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DIZIONARIO
GuReGraTIco TIstco sreRzao
DELLA TOSCANA
———
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DIZIONARIO
GEOGRAFICO FISICO STORICO
DELLA TOSCANA
conrazata La pascunone
DI TUTTI I LUOGHI DEL GRANDUCATO
DUCATO DI LUCCA
GARFAGNANA E LUNIGIANA
COMPILATO
Da Cmanzele Repetti
toc» paro
DELLI. = KR ACCADENIA DEI GEORAGOFILI
v
2 Di VANS ALTRS
sr
VOLUME SECONDO
Aly
FIRENZE
PRESSO L'AUTORE E EDITORE
cor riDi DI 4. rorant
1835
S7/S Sed - I/3
AVVERTIMENTO
La generosa ed obbligante indulgenza dal Pubblico
elargita al primo volume di questo Dizionario GzocRaFICO
Fisico Srozico mi sprona a manifestare al benevolo Letto-
reingenerale, ed in special modo ai cortesi signori Asso
ciati i sentimenti della mia eterna riconoscenza, e a rinnuo-
vare la solenne protesta di continuare col solito ed anche
maggior zelo le mie cure, perchè il resto dell'Opera rendasi
sempre meno indegno di sì gentile favore.
E gentile infatti debbo dirlo, quando penso che contem-
poraneamente alla mia impresa facevansi di ragione pubblica
quelle di tanti chiari ingegni toscani in andar raccogliendo
doviziosa suppellettile di fatti illustranti la storia fisica, eco-
nomica e civile di questa classica provincia italiana.
Nè potrei senza taccia d’ingrato nascondere, che di
molto conforto mi fu una consimile cooperazione. Inoltre
debbo singolari obblighi ai diligenti lavori statistici prepa-
rati dal chiar. sig. Gaetano Gasbarri capo dello Stato Civile
del Gran-Ducato; agli spogli di documenti degli Archivj pub
blici di Siena con tanta solerzia riuniti dal sig. Ettore Roma-
gnoli; ed a quanto l’ onorevole sig. dott. Giovanni Battista
Magini facea tesoro per quello che concerne il confronto
statistico fra le'tre epoche costantemente notate nel mio
Dizionario sotto ogni Comunità del Gran-Ducato.
Ma così citando questi soli personaggi non intendo ne-
gare il tributo della mia riconoscenza a tanti altri, i quali
con generosa cortesia mi favorirono molte importanti no-
tizie storiche ed economiche non meno del territorio riunito
del Gran-Ducato, che dello Stato Lucchese, della Garfa-
gnana e della Lunigiana.
Rispetto poi al numero de’fascicoli di cadaun volume, se
mai oltrepassa quello enunciato nel manifesto, i signori Asso-
ciati ne troveranno la ragione e l’apologia nel grazioso animo
loro, del pari che nel desiderio del mio a far cosa che fosse
meno indegna di essi. Io ho dovuto estendermi più di quello
che non avrei voluto per fare, il meglio che da ine si potesse,
la descrisione del territorio di ciascheduna comunità, e la
storia dei loro capoluoghi ; sia perchè quella e questa rimane-
van desiderate ; sia perchè in alcune di esse volevansi rettifi-
care molti fatti politici, o svisati o taciuti da scrittori poste-
riori all’età in cui tali avvenimenti accaddero, e che furono
da me non senza lunga e penosa assiduità svolti dalle perga-
mene originali, o dagli spogli degli Archivj, e più che altrove
dal doviziosissimo R. Diplomatico di Firenze.
Finalmente rinnuovo la preghiera a tutti quelli che
amano il suolo natio e le glorie pairie, di volermi prestare
il loro favore nella malagevole mia impresa, essendomi cor-
tesi di notizie e di correzioni, acciò divenga meno imperfetta
quanto feci, e più soddisfacente quanto mi resta a fare.
I
SEA RE TATE PE
TE 3 BS£
se
xE2
Alcune Enzsra essensiali non corrette nel Volume I.
Errata Corrige
nn) Pr
col
' Dice. di Siena e Comp.
3 14 che termina a piramide che termina a terrazza
z n
2 37 S. Donato ia poggio
2 Sovicille di
9 e di Yojano
1 30 Com.e3migl.
2 45 Coreglia
1 22 Bigliolo
1 47) Vettoriai
2 30 del vese. fiorentino.
1 31 nellamaremma di Messa nella Vidia
2 44 siaggiunga Ta Com. de? Fucine mantiene un me-
dico e un chirurgo. pel così. di
a 50 seggi Doe altre fiere si praticano
sogrinse Ambra, nei giorni 94 di giug. e 17 sett.
1 39 perr. già Gliale par. filiale
1 51 di Fcadinoroe di Fosdinovo e del A. Sardo
1 4a copiziodifrati ospizio di frati Certosini
1 51 atre nante a una navata
116 L’Aptifomo dell'Uscian» — L'Antifosso lungo l'Usciana
1 63 alla cateratta della Gu- all: cateratta del Padule di Fucecobio
sciana
2 15 8. Marta 8. Matteo
335 esazione delleIpoteche — esszionedel Registro in Fucecchio; la Co-
servazione
3 So CASTELLETTO nm CASTELLETTO w VENDASO
MONTE PO'
1 31 valloneello d'4ntena valloncello d'Orsanella
2 18 Comp. di Firenze. Comp. di Pisa.
Quadro S. Marta, Pieve Non è più perrocchia,
1 54 a maestr. di San-Casciano asett.-grec. di Muotespertoli
2° 9 siegziunga La parr. di Cispiano ha 6g abit.
© 21 CITILLE in Val-d'Elsa CITILLE in Val.di-Greve.
1 42 dopo 13 migl dopo 11 migl.
In molte eopie del fascicolo I, vol. II, sono da cerreggere
1 21 Due corsidiversidisequa Tre corsi diversi .......} cioè, il torr:
im Toscane si sppellano Else che scende dall’Appennino di Ros-
(-rednnintia! ta nel fi. Sieve fra Borgo S. Lorenzo e
1 19 in del Purgatorio -—"XYXIII del Paradiso
DIZIONARIO
GEOGRAFICO PISETCUO STORICO
DELLA TOSCANA
Dacu nella Valle superiore del Ser.
chio in Garfagnana. Due cs., Dalli di
Sopra e Dalli di Sotto,coa una parr. (SS.
Ippolito e Cassiano),esistono nel piviere di
Piazza, Com. e 2.jn 3 migl. a sett.-maestr.
di Sillano, Gier. di Camporgiano, Dioc.
di Massa ducale, già di Lani-Sarzana,
Due. di Modena.
Risiedono entrambi i casali sal
fianco merid. dell'Appennino fra l°4lpe di
Mommio e l'Alpe Faggiola di Sillano,alla
destra del torr. Dalli; il quale dopo es-
sersi accoppiate a quello detto Soraggio
dà origine al ramo sinistro del 6. Serchio.
Fa questo paese signoria di alcuni val-
Sendatarj della contessa Matilde. Erano essi
cossorti dei march. Malaspii siccome ap-
parisce da due istrumenti isione
fendi, sotto gli anni 1231 e 1289, (ra quei
marchesi e i nobili di Gragnana, di Castel
vecchio e di Dalli in Garfagnana.
Questi ultimi dinasti, sotto il governo
di Castruccio, vensero espulsi dai loro feu-
di e dalla Garfagnana; dove però ricom-
parvero appena estinto quel capitano, ri-
tornando ai loro powessi di Dalli, da pri-
(isa che, nel 1369, pe:
gli anziani locchesi, Lagi quei nobili cen-
Sermata la signoria del castello e roeca di
Dalli, com titolo di luogotenenti della Re-
pubblica. La quale rocca nel 1396 venne
imprevvisamente assalita da una mano di
armati condotti da Giovanni da Castiglione, mati
istigato dall’Appiani di Pisa. Ricuperata
un
la rocca poco dupo dai Lucchesi, venne per
ordine della Rep. bentosto demolita.
La perr. de8S, Ippolito e Cassiano a
Delli conta 404 abit., dei quali 335 sono
in Delli di Sopra e 169 in Delli di
Sotto.
DALMAZIO/S.)nelleMasse di Città pres
0 Siena. Contrada che porta i titolo della
sua perrocchiale, nella Vicaria di Cassiano
delle Masse, Com. Giur. Dice.
Comp. e 3 mig]. a maestr. di Siena.
È posta la sua chiesa salla strada R
romena faori di porta Camullia sopra ua
alto piano fra Funtebecci e l'osteria del
Ceppo, fra la Valle dell’Arbia, di cui è
tributario il torrentello ressa che na
sce sotto il fanco australe di 8. Dal-
mazio, e la Valle saperiore dell’Elsa,
dove si getta il torrente Staggia che
riccoglie le acque della Carpella sulla
pendice settentr. di S. Dalmazio.
Il comunello di $. Dalmazio nei primi
secoli della Rep. senese aveva il suo sie
daco, abolito prima del 1$00.
Questa chiesa, di cui trovansi memorie
sino dal 1349,era cappella dipendente dal
parroco dUopini, situata in luogo solitario
prima Pima che fosse aperta (anno 1759) l'at.
tuale strada R. romana, abbandonando
l'antica ehe passata per Uopioi e le Ba
desse sino a Castiglioncello, dove si univa
alla strada moderna postale.
La soppressa badia a Quarto de'monaci-
Cistercensi, sino dal 1773 alienata ai par
Nicolari, è compresa nella cura di 8. Dah.
La per. di $. Dalmazio conta do abiti
2 DANC
DALMAZIO (S.) in Val-di-Ceciva. —
Ved. Casrer S. Darzazio.
Pazmazio (S.) nel Val-d'Arno infe-
riore. Chiesa che fu a piè del poggio di
S. Maria a Monte, nota unicamente nella
storia del'a Toscana per un congresso ivi
tenuto nell'aprile del 1248 ad oggetto di
stabilire una lega fra varie Comunità, centi
e altri nobili raccomandati delle città di
Pisa, di Lucca, di Volterrae di altre terre
della Toscana,
DAMA (S. LORENZO a) nel Val-d'
Arno casentinese. Cas. e parr. nel piv.
Com. e circa 3 migl. a pon. di Chi
sentinese. Giur. di Poppi, Dioc. e Comp.
di Arezzo.
È posto sul fianco scit. dei poggi. che
stendonsi dall’Alvernia e da Chusi fra il
Corsalone e la Ras.ina, sulla destra della
strada provinciale che da Bibbiena per 1”
Alvernia guida i Val-Tiberina.
La parr. di S. Lorenzo a Dama conta
280 abit.
DAME (S. PIETRO a) io Val.Tibe
rina. Cas. e parr. della così detta Willa d'
Acquaviva nel piviere di S. Marco a Pog-
gioni, Com. Giur. Dioc. e circa g migl. a
grec. di Cortona, Comp. di Arezzo.
Risiede in costa sulla pendice orientale
dei poggi che stendonsi frail vallonccllo del
Nestore, e quello della Minimella, i qua
li formano contrafforte al durso del mont:
cortonese, denominato l’A/ca di S. Egi
dio.
Ebbe il titolo di Dame in 4eguaviva
da un rio che percorre un breve canale,
detto Valle-Dame, iunanzi di gettarsi nel
torr. Minimella, che è uno dei tributarj
del famoso Gume di Roma.
La parr. di S. Pietroa Dame comprende
la villa di Acquaviva e quella di Ransa,
che ha un oratorio (SS. Biagio e Gio. Bat-
tista) fondato nel principio del secolo XVI,
nel quale esisteva un quadro d'piato dal
cav. Pietro Berrettini, prima che fosse
trasportato nel secolo decorso nel museo
Corazzi a Cortona.
La pamr. di S. Pietro a Dame conta 311
abit.
DAME (VALLE) nei Monti cortonesi.
— Ped. Dane (S. Prerso a).
DANCIANO in Val.di-Pierle. Castel
luccio nella cura della pieve di S. Donni-
no, la cui antica chiesa è situata a piè del
poggio omonimo. Danciano costituiva
DECC
uno dei Terzi della soppressa Com. di
Val-di-Pierle. — ed. Donmsno (S.) in
Val-di-Piorle,
PALBIA o DABBIA in Val-di-Magra.
Vico compreso nella cura della pieve dei
SS. Ippolito e Cassiano, nella Com. Giur.
« a migl. circa a scir. di Bagnone, Dioc.
di Pontremoli, già di Luni-Sarzana Con.p.
di Pisa.
Fu una delle ville dei marchesi Mala
spin« di Bagnone, nel 1491 incorporata
con quest*altimo castello alla Rep, Loren
lina. — Wed. Bacnone.
Non è da dire, se a questo piuttosto
che ad eltro luogo della Lunigiana riferire
volesse il vico Abbia rammentato nella
fondazione della badia dell’Aulla fatta nel-
1°884, allorchè dal march. Adalberto di
Toscana furono assegnati beni posti in
quella sua villa di Lunigiana; comecchè
il nome di Dabbia jù verosimiglian-
za che quello della villa di Arlia sopra
Fivizzano già da noi a fal uopo segnalata.
— Ved. Auus.
DEBEDUSE, a DOBEDUSE iu Val-di-
Vara. Vico di poche case nella parr. di S.
Giovanni di Borséda, Com. Giur. e circa
migl. 1 4 a maestr. di Calice, Dioc. di
Pontreme'i, già di Luvi-Sarzana, Comp.
di Pisa. —, Wed. Borszoa..
DEBICÒ
È situato in valle alla destra del 6. Ao-
saro. e la sua parrocchia conta una popo-
lazione di 106 abitanti.
DECCIANO, o DICCIANO (Decia-
num) in Vai-Tiberina. Due borgate (Dec-
ciano e TiG) nella stessa parr. di S. Ma-
ria, già Badia a Decciano, tel piv., Com. e
circa 2 migl. a pon. ‘aprese, Giur.
della Picve S. Stefano,
cro, già Città di Castc'lo, Comp. di 4-
rezzo.
Sono due borgate situate alla sinistra
della fumana Singerna: Tifi più in alto
è a pon., Dicciano più in basso è a lib. del
cast. di Caprese.
Furono entrambi casali posseduti si
dal secolo XI dai conti di Montauto e di
Galbino, poichè nel 1081 era abate del
mon. di Dicciano uno di quei patroni
(Pietro di Ranieri di Galbino), a favore
DECI
del quale duc suoi fratelli rinunziaro-
no i loro diritti di giuspadronato, tanto su
quella, quanto sopra altre chiese dei di-
stretti di Caprese e di Anghiari. — Ved.
Babia a Dacciaso e Tiri.
La perr. di S. Maria s Dicciano e Tif
conta 179 abit.
DECCIO nella Valle del Serchio. Vico
con parro (S. Frediano) nella contrada e
piviere di Branooli, delto perciò Yrancoli
Deccso, Com. Giur. Dioe. e Duc. di Luo-
«a, dalla qual città Decio è 9 migl a
sett
La soa chicsa è situata alla sinistra del
Serchio, fra il poote a Moriano e quello di
Diecimo, lungo la strada maestra che gui-
da ai Bagni di Lucca c io Garfagnana. —
Ved. Baascori.
La parr. di S. Frediano a Decio conta
191 abit
DECCIO = CERRETÒLI in Garfagoa-
ma nella Valle superiore del Serchio. Due
borgate che danno il nome alla parr. di
S. Andrea a Cerretoli, nel piviere e circa
3 migl. a lib. della Pieve-Fosciana, Com.
Giur. e un migl. a pon. di Casteluuoro,
Diec, di Massa ducale, giù di Lucca, Duc.
di Modena.
Le ville di Deccio e Cerretoli sono sì-
tuate in collina alla destra del 6. Serchio
fra Castelnuovo, Rootaso, Colli e Anti.
sciana.
La parr. di Sì Andrea a Cerretoli coo-
ta 236 abit.
DECIMO (S. CASCIANO 4) in Val-di-
Grete. — Ned. Sun-Casciazo ia Valdi
Greve.
DECIMO (S. CECILIA a)(4d Decimum
milliare) ia Val-di-Grevc. Cas. coo anti
ca pieve matrice della vicina Terra di Sao-
Cascisso a Derimo, da cui è un terzo di
d'ippremo alla prima posta da Firenze,
che è 8 migl. toscane al suo ostro, pari a
10 migl. romane di otto stadj per miglio.
Se è vero pertanto, che il nome di De-
cimo conservato a questa località sia deri»
vato dalla decima pietra migliare, a parti-
re da Firenze, non ne consegue altresì,che
per di là passasse un'antica via militare, o
consolare.
DECI 5
Sal qual proposito parve al Borgbini
da avvertire, che fra i molti e veri se-
gni del proprio e primo sito della cit-
tà di Firenze non fosse da dispregiare
questo di cotai nomi delle miglia, che io-
torno intorno la cingono; perchè emi ci
accennano col dito e ci misurano il luogo
appunto, dove ella era; avvegoachè non
s000 questi i modi di chiamar le miglia,
nè i nomi de'tempi bassi de’Longobardi,
ma del proprio secolo romano.
Se è vero taltociò, convicne altresì am-
meltere per vero,che tali nomi di Quarto,
Quinto, Sesto, Settimo, Ottavo, Deci-
mo, ci richiamino alla costruzione delle
vie vicinali o municipali aperte in vario
direzioni nel distretto de'respettivi muoi-
cipj sotto il romano impero, dopo però che
quest’ullimo variò con le leggi i costumici
nomi antichi; quando ciuè ogni capitale
di provincia e ogni potente cittè, aprendo
muove strade, o restaurando le vecchi;
trodussc l'uso di segnare la numerazione
delle miglia a cominciare dal capoluogo di
quel distretto, e non già dal migliare au-
reo di Roma, siccome per il tempo tre-
passato erasi praticato per le grandi strade
romane, Appia, Flaminia, Aurelia nuova
@ vecchio, Emilia, Cussia, ec. Quindi
gno in favore della badia di Nonantola, si
direbbe, che la corte di Decimo e la pic-
ve di S, Cecilia ivi rammeatate, fossero
state donate da quel conquistatore del re-
quo ai monaci Nunaoto-
lani. on
All'art. Cmaxri (S. Manta Novazta in)
sì accennò un istrumento fatto nel
del 1043, nel quale è rammentata la pie-
ve di S. Cccilia a Decimo, e la corte di
S. Pietro a Decimo, oggi detto S. Pietro
di Sopra. La qual chiesa con sua corte
apparteneva al conte Landolfo figlio del
conte Gottizio dci nobili di Monti
di nel Chiaoti, nel tempo stesso che i ve
scovi di Firenze tenevano signoria nel ca-
4 DE CI
stelle di Decimo e in altre ville e casali
dello stesso piviere.
Ipfatti nel secolo X Lottario III imp. e
poco dopo Ottone III, per favorire i prela»
ti Gorentini, escatarono i popoli del pi-
Viere di Decimo dall'imposizione dell’4/-
bergaria dovuta ai re d'Italia, o ai loro
vicarj nel tempo che essi percorrevano la
Toscana. La quale esenzione venne con-
fermata ai vescovi di Firenze dai march
Corrado e Federigo, mentre rappresenta-
vano il sovrano nella Toscana (anno 1120
€ 1127).
I diritti dei vescovi sopra Decimo si -
stesero sino a quello di nominarvi un giu-
sdicente con titolo di rettore o di potestà,
aociò giudicasse nelle cause civili con ap-
pello inti al potestà di Firenze; dal
cui governo quei terrazzarii dipendevano
per il politico e per il criminale, nella
stessa guisa che allora praticavasi per gli
abitanti del Bonco S. Loazuzo, di Casrm:-
Fionssrizo,ec. dove pure i suddetti vescori
tenevano i loro rettori. Infatti sap-
piamo che il vescovo Ardingo Il, quando
determinò di dare ai suoi popoli di Deci-
mo muovi siatuti civili, essi vennero ap-
provati dal Comune di Firenze col consi-
glio del potestà, non tanto, credo io col
Borgbini, perchè, dovendo ricercare alcu-
na fata l'esecuzione del braccio secolare,
ci volesse questa cerimonia e consentimen-
to, quanto per aver anche la Signoria di
Firenze sua generale superiorità e propria
ragione in que'luoghi, onde fusse necessa.
rio, come in cosa di comune partecipazio-
ne, formare alcuna maniera di governo,
ove aveme ciaschedunorispettiramente par-
te e soddisfazione. (Boncmni, Dei vesc.
Firenze.)
La pieve di S. Cecilia a Decimo, nel
principio del secolo XV
ta e danneggiata dai suoi parrochi,ia gui
che il pont. Eugenio IV, con bolla data
in Firenze il primo nov. 1460, l’ammensò
coi suoi beni al convento dei canonici A-
gostiniani di S. Donato a Scopeto presso le
mura di Firenze. Tale unione però fu
sciolta dal poot. Calisto INI con bolla spe-
dita li 26 ottobre del 1655 all’arcivescoro
di Firenze S. Antonino, mercè cui furono
lasciati ai camonici Scopetini i beni po
«o innanzi donati alla pieve a Decimo da
Attonia di Pierozzo Stroezi,vedova di Mi-
<hele di Lapo da Castellonchio.
DECI
Diminuita ognora più di patrimonio, la
parrocchia matrice di Decimo declinava a
proporzione che aumentava il concorso al-
la vicina chiesa filiale di San Cassiano, si-
tuata nel centro del castello omonimo;
talchè questa venne innalzata all’onore
di collegiata, e finalmente, nel dicembre
del 1997, dichiarata pieve in luogo dell’
antica di S. Cecilia a Decimo, stata nomi-
mata conteraporaneamente prioria.
La pieve di S. Cecilia a Decimo conta.
va 16 parrocchie, attualmente ridotte a die-
ci; cioè: 1. Prepositura e insigne collegia-
ta de'SS. Ippolito e Cassiano. a Decimo;
2. Prioria di S. Maria a Casavecchia; 3.
Prioria di S. Martino detto del Pescovo,
o di Argiano; 4. S. Andrea in Percussi-
ne; 5. 8. Maria di Argiano; 6. S. Barto
lommeo a Feltignano; 7. S. Jacopo di
Mucciana; 8. S. Lorenzo di Castel-Bon-
si; g- $. Pietro di Sotto; 10. S. Pietro
di Sopra. Sono annesse delle sunnominate
le quattro cure soppresse di S. Angelo
d'Argiano unita a S. Maria d’Argiano;
di &. Margherita a Caserotta aggregata a
Castel-Bonsi; di S. Stefano in Petriolo,
e di S. Donato a Chiesenuova, incorpora.
te a S. Bartolommeo a Faltignano.
La parr. di 5. Cecilia a Decimo ha 298 ab.
DECIMO, ona DIECIMO nella Valle del
Serchio. Lungo borgo con pieve (S. Maria
Assuola) nella Com. Giur. e circa 2 migl.
a lib. del Borgo a Mozzano, Dioc. e Duc.
di Lucca, da cui è 10 migl. a sett.
È posto sulla destra ripa del Serchio
attraversato dalla strada rotabile che per-
corre la sponda stessa di quel fiume, quasi
di fronte al nuovo ponte di pietra conci
di cheattraversa il Serchio circa due miglia
più basso di quello angustissimo e curva
tissimo, denominato della Maddalena.
11 cast. di Decimo sino dall'anno gét
fa donato dal march. Oberto figlio del re
Ugo a Currado vescovo di Lucca: ai di cui
successori lo stesso castello venne confer-
mato dalla cont. Matilde nel 1078, da Ot-
tone IV nel 1209, e da Carlo IV nel 1355.
Che tali privilegj non bastassero ad
esentare i vescovi lucchesi da alcuni tri-
buti verso gli eredi degli antichi sigoori di
trada, lo fa conoscere il registro Vaticano
di Cencio Camerario, nel quale sono no-
tale tutte le corti, mame, castelli, © terre
appartenute alla contessa Matilde, della
DETO
cui case la Corte di Rome chiemossi erede.
Nel quale registro venne segnalata anche
la Terra in Decimo e le ville in Roggio,
in Convalle © in Tempagnana, luoghi
tutti del piviere di Decimo.
La pieve di S. Maria Amonta a Diecimo
nel srcolo XIII costava per suffraganee
pievi.
Le antiche Gliali della chiesa matrice
di Diecimo erano le seguenti; 1. $. Mi.
chele di Corsegna; 2. S. Lorenzo di Sen
ra; 3. SS. Giusto e Clemente di Petic-
ciano; 4. S. Pietro d'Anchiano; 5. 5.
Pietro di Pescaglia; 6. S. Bartolommeo
di Piegajo; 7. SS. Simone e Giuda di
Convalle; 8. S. Cassiano di Gello; 9. 8.
di Cuma; 13. S. Giusto di Morrone; 14.
$. Pietro di Ottavo; 15. 8. Prospero di
Te 5 16. S. Giusto di Parti
gliatos 17. $. Lorenzo di Domazsano;
Ha s Michele di Fandagno.—Era com-
preso nello stesso pievanato uno pedale
per i pellegriai,sotto il titolo di S. Marti-
mo al Greppo.
Attualmente sono del piviere di Dieci
mo le perr. di Vetriano, de'SS. Michelee
Caterina a Colognora in Val-di-Roggio,
di S. Stefano a Villa e Roggio, e la cep-
pellania curata di $ Elisabetta a Desse.
8. Maria Assunta a Diecimo ba808 abit.
Decimo nel Volterrazo. Cas. perdute, cedi
della cui corte e territorio trovo fatta
menzione in una pergamena del 1293 ap-
portenuta alla città.di Volterra, esistente
attualmente nell’Ancu. Dirt. Fios.
DETOLE (S.) o 8. DITALE în Val
di-Sieve. Picve antica convertita ia una
bella chiesa moderna e semplice parr. con
sanesso convento di Francescani della Ri-
Sorma, nel piviere di Frascole, Com. Giur.
€ circa 2 migl. a ostro di Dicomano, Dioe.
di Fiesole, Comp. di Fireote.
Risiede alle falde occidentali di una
collina, la cui base si estende sino al Gume
Siere, che le scorre a pon., mentre a ostro
è bognata dal torr. Moscia,poco lungi dalla
strada R. che guida per Dicomano e per
PAIpe di S. Benedetto in Romagna.
La pià antica memoria di questa chicea
bettesimele trovasi in un istramento del
DETO 8
seoslo X, col quale S. Podio vescovo di
Firenze concemè in enfiteusi ai fratelli
Giovanni e Remberto figli del fa Petrone,
certe terre poste ad plebem S. Ditaliz,to.
co dicto Mussia. (Lam. Mon. Eccl. Flor.
T. Ilepag. 785.)
Nell’anuo 1100 un conte Alberto di
Tedicio dei conti Guidi di Modigliana ri-
mupziò a favore dell’Eremo di Camaldoli
a quanto possedeva nel piviere di $. De-
tole, ivi chiamato S. Ditelis de Brilla in
Mugello, giurisdizione di Fiesole.
nome di santo ignoto, rammen-
tato anche nelle bolle ‘asquale Il e d’
Innocenzo Il ai vese. di Fiesole, non corri-
spondente a quello di S. Gio, Baltista, che
fa costantemente il titolare della chie
sa di S. Detole, non si sà ancora se de
rivasse da un dito di S. Biagio, la cui re
liquia è fama che pervenisse eò immemo-
rabili in detta chiesa, siccome pensò col
Lami l’autore della Descrizione del Mu-
gello; © piuttosto se lo creò il volo, come
Oopinava un altro erudito, da ichi
sima immagine del Battista dipio
primitiva facciata della pieve 58 Gio
vanni a S. Ditale. Emendo che quella
figura teneva alzato il braccio col dito in
dice disti atto di accennare alle tur-
be il divino Messia che accostavasi al | Gion
Dei 1713 dal piemso di quel tempo fa
freti Francescani Rilormati,
peer rioni Mr srvos
me con l'elemosina raccolte da quei reli-
Qiosi in breve tempo fu eseguita non solo
erezione di un vasto e bene ornato tem-
pio, ma sllato sd emo di un comodo con-
vento con iosa clausura.
in tal guisa la cura e Îl titolo
della pieve a S. Detole, fa per decreto del
vescovo di Fiesole, nel 1719, trasportate
il mo foote battesimale nella chiesa di S.
Jacopo a Frascole, e fra le vicine par
battesimali suddivise le cure suffraganee
della soppressa pieve di 8. Detole.Nel tem-
postemsoilsuo popolofu aggregato alla nuore
parrocchia eretta nell’oratorio di S. Biagio
preso S. Detole, con smegnarie i beni
della soppressa pieve, per sino a che nel
1794 dal diocesano fa decretato la riunione
dei cuci beni al Seminario ficsolano, ele
6 DIAC
traslazione della
dei PP. Riformati
esemplare carità religiyta, nun tanto adem-
piono a questo sacro ufizio, ma ancora nei
primi rudimenti letterarj istruiscono i
i quella contrada.
Nel secolo XII la pieve di S. Ditale, o
di S. Detole, era matrice delle seguenti
chiese: 1. S. Maria di Rincine (attual
mente picve sotto l’invocazione di $. Elo
na); 2. S. Jacopo a Frascole (cretta in
pieve nel 1719); 3. S. Martinoal Poggio
(soppressa); 4. S. Andrea a Picorata
(esistente); 5. S. Michele a Moscia (ro-
vinata c annessa a Vicorata); 6.5. Pietro
di Valle Piana (soppressa) 7. S. Loren-
20 a Fornace (esistente); 8. S. Lorenzo
di Bristallo (sopresa); g. S. Mana d’
Agnano (esistente); 10. S. Stefano a Pe
trojo (esistente) ; 11.5. Niccola a Cornia
(dirata, e la sua cura annessa a Petrojo);
12. SS. Miniato e Donato a Monte Domu:
ni (azzregata a Vicorate, attualmente
pubblico oratorio).
La cura di S. Gio. Battista a S. Dctole
conta 852 abit.
DETOLE (S. BIAGIO a SAN) in Val
di-Siere. — Fed. Derote (S.)
DEZZA nella Valle del Serchio. Cas.
con dogana di frontiera di seconda classe
dipeodente dal dipartimento doganale di
Lucca. Ha una chiesa cappellania (S. Eli-
sabetta) nel piviere di Diecimo, Com.
Giur. e 2 migl. a poo. del Borgo a Mozza-
no, Dioe. e Duc. di Lucca.
Trovasi alla destra del G. Serchio, sulla
strada comunitativa che rimonta la ripa
sinietra del torr. Padugna per varcare
nella vallecola di Camajore o in quella
di Turrite Cava, salendo l’Alpe della Pe-
trosciana. — Ved. Deeimo,o Disciuo nella
Valle del Serchio.
La cappellania di Dezza ba 195 abit.
DIACCETO (Glacetum, o Diaccetum)
in Valdi-Sieve. Castellare con pieve anti-
ca sotto il titolo di S. Lorenzo, già S. Je
rusalem, nella Com. e un migl. a sett. di
Pelago, Giur. e 4 migl. a lev.grec. del
Pontassieve, Dioc. di Fiesole, Comp. di
Firenze.
La pieve trovasi sul fianco meridionale
del monte della Consumo, un miglio a
Dev. della strada R. casentinese, mentre a
ma terzo di miglio più discosto risiede so-
(pra un tondeggiante poggio il diruto ca
DICO
stello, ora villa di Diacceto, già signori:
di un'estibta prosapia di conti rurali,
detti i Cattani da Diacceto, diranata, so-
condo alcuni gencalogisti, dai conti sicili;
ni della casata de Aceto. — Non dirò
come i Cattani da Diucceto acquistassero
e fossero quindi dagl'imperatori
delle castella di Diacceto e di
riserbando ciò all'art. Pau
Pelago,
co castello; solamente è quì da ram-
mentare, che la stirpe Cattani ha
fornito molti soggetti distinti, nelle lette»
re, nella toga, nella spada e nel pastorale;
fra i quali sono noi il platonico
Francess0 da Diacccto allievo del Ficino,
e i duc vescovi Fiesolani Aogiolo, c Fran-
cerco da Diacccto, l'ultimo dei quali fu
autore di varie opere ascetiche.
La pieve di S. Jerusalem a Diacceto è
rammentata nelle bolle spedite ai vescovi
fiesolani dal pont. Pasquale II, agli 11
marzo 1103, e da Innocenzo Il, al 16 nov.
1134. Essa è a due navate di pietre conce,
ma ib cattivo stato con angusta canonica
mancante perfino di una socristia.
Nel secolo XII il suo piviere abbraccia-
va le seguenti g cure: 1. S. Niccolò a
Nipozzano, esistente; 2. S. Pietro a Fer-
rgno, esistente; 3. S. Maria a Ferramo,
siata annessa alla precedente; 4. S. Giu-
sto a Fa/gano, esistente; 5. S. Maria a
Falgano, annessa a S. Giusto; 6. S. Clo»
mente a Pelago, attualmente pieve; z
S. Martino a Bibbiano, esistente; 8. $.
Bartolommeo a Castelnuovo, distratta; g-
S. Salvatore a Licciolo, soppressa.
La parr. della pieve di S. Lorenzo a
Diacceto conta 205 abit.
DICCIANO nella Valle Tiberina. —
Ved. Dacciazo.
DICOMANO, talvolta COMANO (De
cumanum, e Comanum) ia Val-di-Siere.
Grusso burgo, che porta il nome della fiu-
mana che l’attraversa, con antica pieve (S.
Maria), capoluogo di Comunità e residenza
di an potestà nel Vicariato R. di Ponta»
sieve, Dioc. e Comp. di Firenze.
È situato io pianyra sulla nuova strada R.
di Romagna, nel gr. 29° 8' 5” long. e 43°
53° 8" latit., 20 migl. a grec. di Firenze,
10 a settgrec. del Pontassieve, g migl. a
scir. del Borgo S. Lorcuzo, 9 a lib, di
San-Godenzo, e circa 11 migl. dal varco
dell'Alpe di S. Benedetto.
Ni nome di Dicomano (Decumenum) ri-
DICO
montar dovrebbe ai tempi della Repubbli-
ca romana, quando costumavasi di nomina»
re in cotdl guisa i sentieri o stradelli che
Timit da lev. a pon. i terreni delle
caloaie: siccome decumani si appellavano
gli esatturi delle decime, e decumana pu-
re si dieva la porta questoria situata di
frun.: a quella del pretorio negli accam-
parsenti di quel popolo re.
Una tale etimologia per aliro viene io-
firmata da alcune antiche scritture, nelle
quali è fatta menzione delle pieve di S.
Maria in Comano, iuvece di appellarsi
in Dicomano.
Ta tal guisa fra le altre trovasi scritu
in una membraaa archetipa del 2° nor.
1136, appartenuta al mon. della Vallom
bross, ora nell’Arch. Dipl. Fi:
anche è deita ira Comuno nel registro delle
chiese finreatine redatto nell'anno 129,
epabolicato dal Lami,
Lo chè darcbbe luogo a dubitare che il
perse di Dicomano fosse derivato dal se-
Raacaso unito al nome cella località di Co-
meno, invece Ji rimontare al Decumano
dei tempi romani. _
Il documento più antico fra i superstiti,
ck* perli ui questo borge,è un enfiteusi dell
dall'imperatore Federigo Il ai figli del C.
Grido Guerra, e nel 1248 dallo stesso
imperante conferme*o ai di Jul nipoti
Guido e Simone CC. di Battifolle @ di
Poppi. A questa linea pertanto dei CC.
Guidi, nelle divise di quella numerosa fa-
miglia magnatizia, restarono di parte i ca-
stelli di Colle Cà.Martinocon ‘e sue per-
tinenze, la metà del Mercato e del
Mercatale di Dicomano, il castolto del
Pozso con la sua curia e distretto, le vil
le di Fabiano, di Casa-Romana, di Co-
rella, di Paterno, di Farneto, di Ortica-
je e di tanti altri luoghi compresi nell’
attuale Comonità di Dicomano 0 ia quelle
Emitrofe,
Dicomsao fa sempre un'aperta borgate,
cui diede origine la comodità della sua si-
presso allo sbocco in Sieve di due
DICO 7
Giumane, la Moscia e il Dicomano, ceriv:
dall’Appennino della Falterona. Infa
nel suo vasto foro si praticavano i mercati
sino dal secolo XII, mcatre si parla del
Mercatale e non dsl cast. di Dicomano
nel privilegio di Federigo Il testè accen-
pato.
A difesa però dell’aperta borgata sul
porgio alla destra del fiume, e a cavaliere
di Diovmano, fu eretto un fortilizio appel.
lato il Pozzo, già da qualche tempo caduto
ja rovina. Era quel castello del Pozzo
da Dicomanu che il conte Guido da Porcia.
no e da Belforte, nel 1337, alienò a Gual-
terotto de'Barli di Fireoze, e che poi î
di lui Bigli c consorti spesse fiate ai Bardi
contrastarono, non ostante le minacce e
le condanne di esilio sentenziate dal
potestà di Firenze; sino a che quei conti
rimessi ai comandi della Rep. fior., ai 17
genn. del 1354 (stile comune), vengero li-
berati dalle precedenti condannagioui.
Nel 1358 il territoric di Dicomano non
era stato ancora incorporato al distretto fio-
reulino,e conseguentemente non poteva far
parte del suo contado; mentre di costà ot-
tenne il paso,e in Dicomano per tre giorni
la compagaia del C. Lando soggiornò, dopo
la mala ventura ad ema accaduta nel sa-
lire dalla valle del Lamone per il varco
delle Scelerte sul dorso dell’ Appennino
di Belforte.
Avvegnachè la Signoria di Firenze a
miun petto volle che quei soldati di ven-
tara entrassero, neppure di transito,
nel suo contado, prescrivendo loro a tal
effetto lo stradale soguente: - da Marradi
valicare l'Appenzino per il malagevole
sentiero di Bel/orte, quindi scendere a Di-
comano, poi a Vicorata,a Tsola (cia Lon-
da)a San-Leolino,e di là per il varcofra la
Falterona e la Coi penetrare nel Ca-
sentino. — Fed. Betronta di Mugello.
Ciò noe ostante furono quei ladroui dai
contadini di Val-di-Sieve cotanto di male
fn cuore accolti, che presto si trovarono in
Dicomano assediati e stretti al punto,chein
poco d'ora si sarla in questo luogo spento
quel morbo politico dell'Italia, se la cura
della salvezza di quattro cittadini forenti-
ni non fosse stata preferita alla pubbli-
ca salute. (Marr. Vintam. Cronic. lib.
VIII. cap. 76 079. — Axms. stor. Fior.
Mib. XI.)
Emendo probabile, come molti opinano,
Ul) DICO
che il territorio di Dicomano faceme parte
della contea di Belforte posta sull'Appenni»
no omonimo, si può ragionerolmente ar-
guire che questo distretto vi i
tato a quello di Firenze uell’anno 1355,
quando appuoto la Rep, accrebbe al suo
dominio i castelli di Belforte e di
mediante il prezzo di 15000 Gorini d'oro
pagati al conte Guido da Battifulle in vi.
gore del contratto rozato ai 13 giogno
1374, quiadi nel 31 luglio sasseguente
a un mazziere della Repubblica stessa
datone il (Amns. De'conti
Guidi, e Istor. fior. lib. XIII.)
La chiesa plebana di S. Meria a Dico
amano, da lunga età di padronato della men-
sa arcivescovile di Firense, risiede sopra
un poggetto un quarto di migl. » lev. del
borgo. Essa fa ricostroita a tre navate, e
consacrata li 3 maggio 1569. Ha un qua-
dro all'altare maggiore dipinto dal cav.
Destro il borgo esistono diverse chiese,
fra le quali è molto frequentata quella del
soppresso ospizio, delta della Madonna
dello Spedale da una devota immagine che
ivi si venera.
Aqui più grandiosa e ricca di marmi è
la chiesa di S. Quofrio con vago disegno
edificata e dipinta sulla fine del secolo
scorso a spese della famiglia delle Poeze,
La bella tavola che adorna V’e'tar mag-
giore è pittura di Lorenzo Li
In questa chiesa nei giorni festivi
ufizia il pievano, per esere della pio
ve amai più comoda al concorso del po-
lo.
1) piviere di Dicomano nel secolo XII
avera le segueati 5 succursali: 1. S.
Stefano di Ficolagna; 2. 5. i
Orticaja; 3. S. Pietro di Fosti
mente anpesso a $. Donnino a Celle); 4.
8. Donato a Villa; 5. S. Donnino a Cel
le; 5. S. Andrea a Samprognano, o a
Riconi (attualmente annesso a S. Jacopo
di Orti
Nel 1444 le chiese dipendenti dalla
predetta pieve erano aumentate sino al
pumero di nove; poichè vennero in quell”
anno tassate tutte all’occasione del ba/ze/-
lo imposto ai pivieri del contado di Fi
renze; vale a dire, la pieve di S. Maria
a Dicomano, S.Jacupo di Orticaja, S, An-
drea a Semprognano, S. Bartolo a Ce-
siello, 8. Stefano a Vicelagna, S. Croce
DICO
al Santo nuovo, 8. Donato a Villa, S.
Pietro a Fostia, e S, Donnino a Celle.
Comunità di Dicomano. — Il territo
rio di questa Comunità abbraccia una su-
perficie di 17474 quadr.; 420 dei quali
sono occupati da corsi d’acqua e da
pubbliche strade.
Lo sua figura è irregolarissima, asai lun-
qa dalib. a sett-grec. angustissima mel
fianco e sulla schiena dell’Appennino,
più larga alla sua base merid. cirocecritta
dal 6. Sieve e dal torr. Moscia.
Esa confina con 5 Comunità. A sett.
per una traversa di circa migl, 1 $ ha di
fronte la Comunità traosappennina di
Marradi, che trova sul dorso del Colle C&
Martino a lev. del varco di Belforte pres
so le sorgenti del fosso di Costamartoli.
Il qual fosso, dopo averlo costeggiato alquan=
to, abbandona a maestr. davanti al poggio
di Sprugaoli. Costà il territorio comunita.
tivo di Dicomano voltando da sett. a pon.
trova la Com, di Vicchio, con la quale
per sei e più miglia scende di conserva
Inazo lo sprone dei colli che fiancheg-
giano a lev. il valloncello di Corella, fra
il casale di questo nome e la diruta rocca
d’Ampinana, rasentando la strada pedonale
che guida pel passo delle Scalette nella
valle del Lamone, finchè entra nel borro
della Capannaccia e con eso nel f. Sie-
ve. Allora voltando nella direzione da mar-
str. a scir. seconda la corrente del Gume,
col quale forma un seno tortuoso prima di
maritarsi al torrente Dicomano, che trova
davanti al capoluogo, e di là continua
lungo l’alveo della Sieve sino a che, dopo
duc altre miglia, entra nello stesso fiume
il tributario torr. Afoscia.
A quest’ultima conluenza la Com. di
Dicomano abbandona a pon. il fiume Sie-
ve,dove piegaudo a ostro sucnede alla Com.
di Vicchio quella di Pelago,con
circa un miglio rimonta il torr. Afoscia.
Oîtrepassato il poggio di San-Detole, in-
contra la Com. di Londa, cui serve di li-
mite per il tragitto di un altro migl. il
torr. prenominato: poscia entra pel fosso
Cornia che viene dal lato di ler., e con
esso le due Comunità attraversano i con-
trafforti orientali che diramansi dalla Falte-
DICO
roes Sulla cima di
poni cena la Comonità di Londa, e su-
bentra a confive quella di Sso-Godeozo,
con la quale il territorio della Comunità
in questione, piegando a grec., scende nella
vallecola del Dicomano, il di cui torr.
caralea allo sbocco del riodi Aequetorta,
due migl. sopra il capoluogo della Coma-
sità
Costà voltando faccia a lev. attraversa
1) torr. Corella per dirigersi sullo sprone
che fiancheggia dal lato di lev. quel val-
loncelto, e di là per i borri di Margalla
e della Badiaccia rimonta sul giogo dell”
Appennino di Cè-Martino,.al di 13 del
quale ritrova la Com. di Marradi.
I maggiori corsi d'acqua di questa Co-
muniti sono quelli che bagnano la parte
inferiore del suo territurio; cioè il torr.
Dicomano, che gli passa in mezzo; il Mo-
scia, che ne lambisce i meridiunali confini,
e la Sieve che entrambi gli accoglie dal
lato di lib. e di pon.
Doe strade provinciali rotabili postano
del Gume, e l’altra che guida io Romagna,
mesa esrrozzabile da Leorono E sino alla
base del monte di San-Godenzo, e per mu-
pificenza di Leosotno II attualmente a-
atraverso della ripida giogana dell’
Alpedi S. Benedetto per scendere sino ai
confini della Romagna Granducale lungo il
fume Montone.
La qualità del terreno di questa frazio-
ne di Appenaino nom offre eccezioni ri-
marchevoli, oltre quelle delle tre rocce
consuete che costitpiscono l'esterna e qu
si usiversale osstura della catena moo-
tuose che serve di spina fra la Toscana e
la Romagna Granducale.
Solamente è da avvertire, che l’arenaria
schistosa e lo sriisto marnoso sono le
due rocce predominanti di cotesta contra
da, emendo mevo frequente delle preor-
deoti la pietra calcarea compatta, ossia 1’
alberese, e colombina.
In alcuni valloncelli verso sett. e grec.
di Dicoesano lo. schisto marnoso presentasi
sotto uns tinta variegata di rosso ciliegia,
di Bor di pesco e di verdosporro.
I prodotti di suolo più copiosi consisto-
mo, nella parte superiore, in foreste di fag-
Van
di quelle dirama gi
DICO
vi soltostanno le selve di castagno
pascoli naturali,
gue e di
inferiore e a un clima pi
me è quello dei contorni di Dicomano e
preso il torr. Moscia; nel mentre che i
campi più ubertosi sono situati lungo il
Sieve, fra S. Detole e S. Jacopo a Orti-
a
Antichissimo, e di un gran concorso
grani, di bestisme vaccino e porcino, di
pollami e di mercerie, è il mercato di Di-
comano, il quale si pratica setlimanalmen-
te nel giorno di sabato.
Vi si tengono pure due Gere annue, una
delle quali nel primo sabato di maggio,
l’altra nel primo mercoledì di ottobre.
Coo il regolamento del 23 maggio 1774
sull'organizzazione delle comunità del con-
todo Fiorentino fu costituita questa di
Dicomano, aggregando ai 5 popoli dell’an-
tica Comunità del suo nome, quelli delle
soppresse Comunità del Pozzo e di Corella,
intutto 15 parrocchie; cioè 1. Dicomano,
pieve; 2. Orticaja; 3. Riconi, 0 Sam
prognano ; f. Fostia; 5. Vicolagna; 6.
d4gnano; 9. Tissano; 8. Frastolei >
Detole; 15. Corella.
La Comunità di Dicomano mantiene un
maestro di scuola e un medico-chirurgo.
Risiede nel capoluogo un potestà di
tera clase dipendente per le cause cri-
di polizia dal vicario R.
del Pontassieve.
Non è, ch'io sappia, conosciuta l'epoca
precisa dell'erezione di questa potesteria ;
ma se io non tecni d’ingancarmi crede
rei, che non dovesse risalire più innanzi
dell'anno 1500; mentre sino al 31 ottobre
1485 trovo un istramento che rammenta
la potesteria di Belforte nelle parti del
Mugello, la quale più non csistera nel
1505, giacchè ai 18 giugno di detto aono
trovasi nominato il popolo di $. Croce al
Santo Nuovo e la potesteria di Dicomaao,
cni eno popolo appartenera. (Asca. Dirt.
Fion. Carte di S. Domenico di Fiesole.)
L’ufizio di esazione del Registro trovasi
al Ponte a Sieve ; la soa cancelleria como-
nitativa al Borgo S. Lorenzo, la conserva
zione delle Ipoteche e la Ruota in Fi:
remo
10 DICO DICO
QUADRO della popolazione della Corsunità di Dicowaso
a tre epoche diverse.
nr
Nome dei luoghi. | Titolo delle chiese. i Dive. cui Ana0
apparten 1833.
—_—_—r__—_a_—_—€—<"—"°’° i”
Agnano S. Maria, Prioria Fiesole of 15] 18)
Casa-Romana $. Lucia, idem ty gu 157
Corella S. Martino, Pieve 651 | 376 6
Detole (S.) S. Gio. Battista, Cura 98 | 160] 852
Dicowazo 8. Maria, Pieve i 544 | 529] 857
Frascole 8. Jacspo, Pieve 230 | 3606f 616
Orticaja e Riconi, cssia| SS. Jacopo e Andrea,
Samprognano Prioria 1793 | ig | 138
Tizzano S. Andrea, Cura 59 69 | 142
Vico-Lagna $. Stefano, idem Firenze | ‘4 | 129 | 289
Vico-Rati S. Andrea, Prioria Ficsole 73] 80] 195
{ 2133 | 2105
Frazione di popolazioni p-ovenienti da altre Comunità.
ome dei luoghi. ? Titolo delle chiese. | Com. delle quali derivano.
re |[.—_———6 °—-—_—_—_yY__—“‘2
Londa SS. Concerione Londa 3a
Petrojo per l’anpeso
di Cornia 8. Stefano idem 179
‘ DICOMANO fiume, (Decumanus fl.)
altrimenti detto di S. Goveszo. Fiumana
tributaria del fi. Sieve. Essa narce sul dor-
so sett. della Falteroni, a circa 2000 br.
liversi si raccolgono in due fossi
1 il Boccina e il Castagno. Riu.
Dili in un qolo alveo acquistano il nome di
Torare. dbitanti N° | 4202.
£. Godenzo dal sottostante castello omoni-
220, alle falde orientali del di cui poggio
passa la Gumana per giungere sulla stra»
da R. di Romagna al borghetto e albergo
che porta il nome del Ponticino. foco
appresso la stesa fumana accoglie dal lato
di sett. il borro di Petrognono, e tre mi.
più sotto il torr. Core./a, quindi pas-
sotto il ponte davanti a Tizzano, e poscia
sotto quello di Agnano prima di attravere
sare it borgo di Dicomano, duve trova l
uîtimo ponte uo quarto di miglio innanzi
di sboccare in Sieve. La sua confluenza,
stando alla livellazione larometrica fatta
DIEV
mel 1815 dal cav. Giovanni Bailloa, cor-
rispooderebbe a br. 266 4 sopra il livello
del mare Mediterranco ; vale a dire, che
dalla sorgente al suo sbocco in Sicre il
Dicomano ha una pendenza di circa 133
di
lo Gellar le smotte pi
sui fianchi di quel vallone, una delle quali
mel 15 maggio 1335 fa descritta da Gio-
vaoai Villani, (Cronic. lib. XI. c. 26.) e
l'altima ai tempi nostri. Tali avvallamen-
ti pertanto portarono tale c tante quantità
di terra argillo-cretacea, e di uu tal colore
rubiginoso, che per molti giorni restarono
tinte le acque della Sieve e dell’Arno sino
al mare.
I Gume Dicumano è rammentato in un
diploma del 26 f-bb. 1191 a favore delle
monache di S. Ellero in Alfiano sotto
Vallombrosa, alle quali recluse l'imp. Ar-
rigo VI, ad imitazione di Federigo I di
lui padre, confermò fra le altre cose le
pomesioni che avevano intorno ai Gumi
Moscia e Decumano. (Lam. Mon. Ecch
Flor.)
Dicomano nel Val-d'Arno pisano. Lo.
calità che fa nei contorni di Cascina,
rammentata in una membrana del 19
maggio 933 relativa alla collazione della
pieve dò Cascina, coa cui si amegna al be-
nefiziato, (ragli altri beni di suolo, "n pes-
zo di terra, quae tenet unum cuput in
Decumano. (Munsr. Ant. M. devi.}
DIECINMO nella Valle del Serchio —
Ped. Deeso nella Valle del Serchio,
DIE VOLE in Val.d'Arbis. Villa signo-
rile nella cara di Vagliagli, Com. Giur. e
circa 7 migl. a maestre. di Castelauoro
della Berardenga, Dinc.a Comp. di Siena.
Questa bella casa di campagna con an-
nesta fattoria della nobile famiglia
dePMalsvolti risiede sopra un poggio alla
destra del 6. Arbia dirimpetto al csstellare
di Vagliagli e sulla strada comunitativa
che ds Radda per S. Fedele a Paterno
freida a S. Giusto alle Monache e a Siena.
Non è da asserire, se appartenine alla
stesa prosapia de'Malevolti, evrero alla
stirpe de'Ricassli, o a quella de'Cerreta
ni, quel Ciampolo che nel 22 giagso 1298,
stando a Dicvole, assegnò questo suo po-
dere si frati Domenicani di Siena, dopo
molcsimo, cambiato il 500 nome ia fr. Do-
DOCC it
menico. (Anca. Duc. Fior. Carte di Val-
lombrosa.)
DIMEZZANO, cia’ MEZZANO nel Val
d'Arno superiore. Villa nel popolo di
Lucolena, Com. Giur. e circa 6 migl. a
lib. di Figline, Dioc. di Fiesole, Comp, di
Firenze.
Trovasi sopra le sorgenti del torr. Cg-
sto, presso la cresta dei monti che separa-
no la Valle superiore dell’Arno da quelle
di Greve e di Pesa
Probabilmente a questa villa di Dimer-
sano riferisce il luozo o casale di Mezza-
ma del piviere di S. Pietro a Cintoja, di
cui si trova fatta menzione in una mem.
brana degli 8 ottobre 1069, appartcnata
alla badia di AMoote-Scalari.
DOBBIANA in Valdi-Magra, Cas. con
parr. (S. Gio. Battista) nella Com. e a
migl. circa a sett. di Caprio, Giur. e
Dioc. di Pontremoli, Comp. di Pisa.
È situato ia poggio sulla ripa sinistra
del torr. Ondola,e comprende pel suo di-
stretto varie al
sotto i nomignoli
© Terasco, che tulte insieme costituiscono
con il luogo di Dobbiana una popolazione
di 220 abit.
DOCCIA nel ValtArno fiorentino.
Tre luoghi presso la capitale della Tosca-
na portano lo stesso nome di Doccia; la
Doccis che di il titolo alla pieve di SL
Andrea, fra Monte Loro e Munte di Croce,
8 migl. a grec. di Firenze; la Doccia nel
la deliziosa collina di Fiesole, da cui
prendeva il titolo il soppresso convento di
£. Michele a Doccia dei Francescani, ri
dotto attualmente ad uso di villa; e ta
acquidotto) trassero natural.
mente origine da qualche stillicidio nato-
rale,oda un artiGiciale acquidoccio, su cui
scorrevano incanalate acque perenai, le
quali fluivcono da quelle
DOCCIA versi FIESOLE.
Gier. Dioc. e circa wa migl, a scin di
Fiesole, Comp. di Firenze.
Risiede in costa presso le scatarizini del
torrentello Africo sopra la strada di Maja
no, di dove si vagheggiano i deliziosi colli
DOCC
popolatiesinza valle di Firenze,
la cui città è 3 migl. a lib. di Doccia.
Fa in origine una casa privala con
podere e busco annesso che Niccolò di
Robirto Davanzati comprò nel 1611 da
Zanobi di Salri Beniutendì, e che tre an-
ni dopo assegoò a un penitente romito di
quell'età, fr. Francesco detto da Scarlino,
sebbene nato a Firenze, e vriundo di Li.
mari in Val-d’Elsa. Il quale fr. Francesco
per mezzo di elemosine ivi fabbricò uo
piccolo eremo con cappella sotto il titolo
di S. Michele, dove raccolse alcuni suoi
compagni romiti Terziarj Francescani, i
quali confermarono il padronato del luogo
alla famiglia Davanzai
Nello scorrere degli anni una porzione
di quei Terziarj passò in altro conventino
fuori di porta la Crucr, e soli quattro di
essi restarono alla Ducc:a. Ma essendo sta-
to ucciso nel 1483 fr. Ciardo da un suo
compagno che era ministro ia quel luogo,
il convento di Doccia fu offerto dalla fa-
miglia Davanzati ai PP. Minori Osser-
vanti, che vi entrarono in possesso nel
1486, dopo avere ottenuta l'approvazione
e un breve dal pont. Innocenzo VIII.
Tanto il convento quanto la chiesa di
Doccia furono restaurati e abbelliti nella
fine del secolo XVI coa il disegno lasciato,
al dir di alcuni, dal divine Buomarruti
sotto la direzione di Sapti di Tito ; del
tuttora esiste all’altar maggiore, rappre-
sentante la crocifissione.
Fu questo convento soppresso nel 1808,
e alienato nel 1819 a posideute privato,
che nel convertirlo ad uso di casa di cam
pagna procarò di conservere al fabbricato |”
antica forma, tanto nel materiale, quaoto nei
suvi annessi. Cosicchè quell’edifizio fa sem-
pre da lungi bella comparsa coa la lunga
nell'orto e nel bosco veramente romantico
di cipressi, spartito con comodi viali,e ciuto
da tutte le parti di mura.
Lo stemma dei Davanzati esiste tuttora
nella facciata e nel piccolo chiostro. Un’
arme di marmo sopra un'arca trovavasi
nella cappella gentilizia di quella famiglia
I sepolero dl celebre giureconsulto,
e vomo di stato cav. Giuliano Davanzati,
frrlio del fondatore del convento di Doc-
ni
che meotata coll’iuvestire i monaci
DOocc
Poco al di sotto di Doccia risiede l'antica
chiesina di S. Maurizio, riedificata dai
fondamenti nel 1520 da Francesco Mine:-
betti arcivescoro di Sassari, quando vi
fece costruire due case di campagoa, in
una delle quali abitò S. Luigi, allorchè,
nel 1577, Pier Francesco del Turco con-
dusse l’Angelico Gonzaga a Firenze.
In seguito con le entrate di quest'ora
torio si formò la prebenda di un canonica
to ab ezera ercito nella cattedrale di
Fiesole, di padrunato della famiglia Mi
nerbetti.
DOCCIA (S. ANDREA a) nel Vald*
Arno fiur. all’oriente della capitale. Pieve
antica e cas. nella Com. Giur. e circa 4
migl. a sctt.-maestr. del Pontassieve, Dioc.
e Comp. di Firense. °
Risiede sul Ganco merid. del Monte di
Croce alla destra di un canale omonimo
tributario del torr. Sieci.
Questa chiesa era di padronato dei ve-
scovi fiorentini sino da quando il vesc.
Iidebrando, nel 1018, fra gli altri doni
che fece al mon. di S. Miniato al Moete,
furvi quello del cast. di Moutalto preso
Galiga colla chiesa de'SS. Bartolommeo e
Miviato del piviere di S. Andrea a Doccia
La qual donazione pel 1024 non solo fu
confermata dall’imp. Arrigo VI, e dai ve-
scuvi Lamberto e Azzo successori d’Ilde-
brando, ma venne da questi ui
niato anche del giuspadronato della pieve
di Doccia, siccome apparisce da una bolla
del pont. Lucio II, data nel 118$. Ciò
nonostante mon sembra che i prelati flor.
ribunriaserro ai luro diritti sopra i popo»
li e fedeli dcHa pieve di Doccia, siccome
lo danno a vedere le prestazioni di vas
sallaggio che, pel 19 maggio 1293, gli uo-
mini della pi di Doccia fecero davanti
al sindaco di Andrea vi di Firenze;
€ siccome ne fa prova il diritto di li.
bera collazione che la mensa arcivescovi.
le di Firenze riprese e conserva tutto-
ra sopra questa chiesa plebana e altre di
lei suffriganoe.
Erano anticemente sue filiali, ol
superstiti, le segaenti 5 parrocei
presse; 1° _S. Maria e S. And
voli; 2. SS. Bartolommeo e Mii
Monsalto; 3. S. Stefano a Pitella
SS Michele e Pietro a Strada; 5. SS.
Miniato e Romolo a Monte di Croce.
DOCC
l'annesso di Pitella; 2. S. Lorenzo a Ge-
liga com gli aonessi di S. Margherita d'
dceraja, giù del piviere d’Acone, e quello
di S. Bartolommeo a Montalto ; 3. la prio»
ria di S. Maria al Fornello; 4 S. Marti-
no a Sieci.
La perr. della pieve di S. Andrea a
Doccia novera 563 abit.
DOCCIA (FABBRICA vers PORCEL-
LANE a) nel Val.d’Arno fioreotino, Gran-
diosa manifsttora dal march. Ginori stabi
lita in prossimità della sua villa di Doccia
mel popolo di 5, Romolo a Colonnata,
Com. Giur. e appena mezzo migl. a grec.
del burgo di Sesto, Dice. e Comp. di Fi-
renar, da cui è 6 migl. a maestro.
La Toscana che ba credito di emere
stata una delle prime nazioni a fabbrica-
re e dipingere vagbe e nobili stoviglie,
mote sotto il vorabulo di Vasi Etruschi;
la Toscana che forni alle belle arti, mercè
due orafi e scultori Gurentini (Luca della
Robbie, e Benvenuto Cellini) le prime
opere di terra invetriata, ei primi smalti
Gisati sulle piastre di oro ; la Toscana vide
sache, per le core di un illustre fiorenti»
so, stabilire preso la capitale la prima
manifattera di porcrllane che sia sorta ed
prosperato in Italia.
Comecchè questo delicato e ricco ge-
pere di stoviglie fosse usato nella China
e nel Giappope 2000 anni innanzi l'Era
volgare; fu solamente pella prima decsde
del secolo XVIII che, a forza di prove fat-
te dal chimico Tirschenkausen alla nuo
va fabbrica di Meissen presso Dresda, si po-
%2 ottenere, nel 1710, la prima pasta di
mae vera porcellana,
i al fo (918) peo fe
gitivo di Meinen comunicò i procemi di
quella masifsttura a uno consimile fabbri.
ca, che allora si ereme in Vienna, e che fe
de madre di altre molte dell'Alemagna, e
fore anche di questa Borentina di Doc-
Lord
Erano già dee seni, dacchè il marchese
rnatere Carlo Gineri, meditando di stabi-
Hire alla sua villa di Doccia una manifatte-
ra di porcellane all'eso di quelle di Sasso=
nia, aveva fatto eseguire diverse prove per
riuscire mel eno scopo, quando egli
DOCC 43
1737 fa inviato a Vicnna a complimenta.
re l’imperatore Francesco I. Fu in tale oc-
cssione che il march. prenominato fissò al
suo stipendio due artisti tedeschi; ono
dei quali (Carto Wandelein) perito nella
chimica, e forse a portata di qualche se-
greto attioto nella fabbrica di Vienna per
stabilire e dirigere a Doccia la manifattura
delle porcellane : 0 l’altro,semplicista,’ Ala-
rico Prugger) per creare e mantenere un
orto o giarilino botanico nella stessa villa
Ginori di Doccia.
Dopo molte dispendiose ricerche e pro.
cessi tentati, la manifattora del Ginori nel
1740 cominciò a porre in commercio i suoi
prodotti. I quali consistevano in porcellane
a pasta dara, @ coperta A
feldipatica e terrosa; le q:
a pasta e coperta duru,assai pi
te delle porcellane tenere, 0 d’intonsco
wvitreo, avevano subito pella fornace en ca-
lore corrispondente, se mon superiore, a
139 gradi del pirometro di Wedgwood.
In totti i paesi, nei quali furono intro-
dotte e stabi! ili manifatture eve,
© non ebbero lunga durata, o noo si so-
stennero senza il patrocinio e munificenta
dei respettivi sovrani, che le'eremero e
le fecero lavorare per conto propio.
All'incontro la manifattura di porcella-
ne di Ducciasi sostenne costantemente dal-
la stessa nobile famiglia che la fondò, e
che sino dai primordj ottenne dal governo
la privativa di emer l'unica in questo genere,
senza però escludere la concorrenza delle
porcellane e di altre stoviglie provenienti
dall'estero.
Mancato si viventi pel 1957 il marche-
se Carlo Ginori, il di lui figlio e soccemo.
re,senator Lorenzo, ingrandi gli edifizj e le
officior, aumentò i comudi e le macchine
relative al lavacro, al miscaglioe prepera»
zione delle terre e delle paste, e diede al
fabbricato la forma esteriore che oggi
re conserta. Seguitanio egli i metodi e i
processi medesimi di fabbricazione lascia
ti dal padre, e impiegando materiali ora
toscani, ora esteri, fece costraire statue,
qui e altri oggetti di porcellsca dura,
delle più grandi dimensioni ; e pervenne a
“al consumo interno del Grandoce-
ione allora noa inceppata
dei limitro6 Stati italiani.
Sino all'anno 1805 la manifattara di
mel Doccia si era unicamente servita della
DOCC
porcellane.
Nel 1806 fu costruito un forno cilin-
drino verticale, cume quelli che erano già
stabiliti io Francia nella R. fabbrica delle
porcellane di Sèvres, e poscia introdotti in
Taghilterra in quella di majoliche da
w
tal'epoca la manifattora di Doc.
cia igiorà roche mella AGcentezza della
sca coperta, nella vivacità e ricchezza dei
suoi colori: in guisa che si trovò essa ben
ire contemporanea»
più numerosa della popolazione.
Rei 1819 l'attuale march. Leopoldo renze.
Carlo Ginori immagi costruì un forno
circolare a quattro pi: @ lusse
200 l'economia del combustibile efetti assai
vantaggiosi. Questa fornace alta braccia 37
richiamò l’attenzione e la lode delle per
sone dell'arte e de'scienziati, fra i quali il
celebre naturalista Al. Brongnart, che ne
pobblicò 13 descrizione e la figora nel
pesa Dizionario Universale Tecnolo-
ico compilato in Francia da una società
di dott, è quiudi tradotto a Venezia.
Lo stesso march. L. C. Ginori aumentò
il fabbricato, costruì una vasta sala do-
ve riuni una momerosa collezione di
scelti model
€ rese sempre
la parte pittorica con le altre branche nu-
merose d’industria che concorrono al buoa
soccesso di si complicata fabbricazione.
Etiste nella manifattora un’accademia
di musica e una scuola elementare per
comodo e sollievo dei lavoranti stessi.
Potrebbe in questo momento, altesi i
grandi aumenti operati nelle officine, e-
atendersi la fabbricazione di Doccia in guisa
da supplire al consumo di buona parte d’
Italia, se i numervsi Stati nei qualiè divi
sa mon avessero adottato ua sistema d'iso-
lamento pernicioso per tutti gli abitatori
della penisola con dazj gravosi e proibizio-
pi che impediscono la circolazione medi.
terranea dei prodotti nazionali a vantaggio
degli esteri.
Se all'Italia sarà concesso (com'è spera
bile) di ottenere ad esempio della Ger
mania un sistema doganale proprio dei dei
soci bisogni economico-indosiriali, anche
DOCC
la manifattura di Doccia potrà progredire,
€ acquistare maggiore estensione ne’tuoi
rapporii commerciali; meutre l'attivo ©
igenza nè spesa per accrescere pregio €
conservare alla patria e alla sua famig
in stato florido questo genere d’industria,
che alimenta circa 200 individui domi-
ciliati presso Doccia, e che fa ornamen-
to alla Toscana e decoro all’illustre prosa-
pia che lo creò e lo possiede.
DOCCIA (VILLA GINORI m) nel
Val.d'Arno fiorentino. Villa sigaorile con
estesa teuuta presso la fabbrica delle por-
cellane, nella parr. di S. Romolo a Colon-
vata, Com. Giur. e mezzo migl. a grec.
del del Borgo di Sesto Dioe. e Comp. di Fi-
Questo palazzo di campagna assai bene
spartito e per comoda abitazione signorile
modestamente ornato, non offre cina degna
d'omervazione, eccetto un fresco della cap-
pella fatto dal cel. pittore Sabatelli.
Collocata in una favorevoli
alle falde del monte Morello, e circa 220
br. sopra il livello del mare Mediterraneo,
questa villa nta ana estesa visuale
sopra la deliziosa valle dell'Arno Gorenti-
no, e la città soa regina.
La villa di Doccia però è molto rag-
guarderole, se si contempla relativamente
ai soci annessi.
Il march. Lenpoldo Carlo Ginori attual
proprietario, negli sni 1816,e 1819 di
carestia deplorabile, per dar sostentamento
alla numerosa desolata vicina popolazione,
fece recingere da muro per il giro di 5500
braccia uo vastospazio di terreno scosceso
e sauioso, che ridusse con grave dispenlio
a delizioso parco. Kiuni, e condusse dal vi-
cino Munte-Acuto e dalla valle del Rimag.
gio multe sorgenti d'acque per adornarlo,
mediante acquedotti, ostia doccie murate
per il cammino di gfoo br.
La strade che danno accesso alla mani-
fattura, alla villa, agli edifizi idraulici e
al parco sino alla sommità del monte, là
dove trovai il sito romantico e solitario
di Carmiznancllo, sono state costruite dallo
stesso march. Ginori. Esse presentano uno
sviluppo di br. 18000, delle q
Sotto la villa di Duccia, nel 1833 è stato
fabbricato wa frantojo, 0 mulino da oliv;
DOFA
costruzione tra le più estese e perfette di
simil genere che esistono in Toscana. Esso
è corredato di varti annessi per distende-e
Je olive: in guis. che nel gennajo 1834 potè
produrre iu coscervato barili 30 di oliv
per ogni giorno (di ore 24).
I cor'orni della villa di Doccia merita
privato,e di godere la veduta della capitale,
di tutta la sua valle e delle colune deliziose
chela circondano. Domandando il permet-
to può ottenersi l’accesso nel parco, e per-
correre il monte ser.:a incomodo, a caval.
loo ia vettura leggera.
DOFANA in Val-d’Arbia (Duo Fana).
Doe chiese che ebbero origine da due an-
tichi oratori, uno dei quali fu eretto in ch.
parr., e 1 altro in santuario a memoria dell
apostolo di Siena S. Ansano, che iri cose
le p.Ima del martirio, nel piviere di Pa-
cina, Com. Giur. e 5 migl. a lib. di Ca-
stelonoro della Berardenga, Dioc. di Arct-
zo, Comp. di Siena.
‘Trovansi entrambe le chiese di Dofana
nella pianura, o campi Ji Biontaperto, fra la
ripe destra del torr. Malena e la sipistra
de 6. Aria, anterzo di miglio distanti
fra loro, scbbene il santuario di S. Ansa-
no sia più prossimo alla confluenza del dis
lena, € appena £ migl. a lev. della città
di Siena.
Detta cappella di S. Ansano, dove ripo-
teva il corpo di questo martire dell: fede,
si trova fatta menzione sino dal secolo VII.
Emendochè per attestato di un vecchio
tacerdote, stato rettore della medesima dal
965 alPanno 715, si seppe che quell’ora-
forio compreso nel niviere di Pacina sotto
ls diocesi Aretinà era di giuspadronato
del loagobardo senese Willerat, dal quale
fa restaurato dai focdamenti all’epoca in
cui egli vi fece consacrare due vue n
maggiore de'quali era il corpo di S. An-
sano, mecatre l'altro fa dedicato a $. Maria,
15. Pietro ea S. Giuliano. Nel 750 Gua.
tperto h. castaldo di Siena vi fece erigere
un euoro altare, che fu dedicato dal ve.
scovo di Siena senza l'annuenza del dio-
crmamo aretino. Ciò bastò a rinnovare |
autica lite sulla giurisdizione. vescovile
dei due prelati, lite che fa portata daventi al
pont. Stefano 11; il quale nel 20 maggio
dell'anno 752 emise sentenza a favore del
tescoro di Arezzo.
DOFA 15
A conferma di ciò fu publiicato ua
placito, nel 4 marzo del 783, da Carlo Ms-
gno, il quale confermò la chiesa, ossia mo-
nastero di S. An.auo alla giurisdizione
ecclesiastica
II titolo di monastero che soleva appli»
l'età de'Longobardi per denotare
una piccola ch., 0 semplice oraturio, piutto-
stoche un convento di cenobiti, ba fatto cre
dere «d slconi storici essere stato questo
di S. Ansano in origine una badiola di
Benedettini, comecchè niun documento
superstite possa farne prova,
L'antica chiesa, dove fu martirizzato il
», fu riedificata nel
1509 da:1- compagnia secolare di S, Ansano
della città a, dopo che quel Comune
gliene cedè il padronato. Essa è di figura
ottagona, rovinosa da ogni lato per i H
spacchi prodotti in quelle mura dall’evral
lamento del sottostante terreno argilloso,
bagnato a pon. dalle scque dell’Arbia, e
scalzato a lev. da quelle del torr. Melena.
A un quarto di miglio a grec-lev. esi-
ite la chiesa priorale coo fonte battesi-
male di S. Ansano a Dofana, riedificata a
tre navate nel 1529 insieme con la cano-
nics, una parte della quale 10 ridotta ad
uso di casa di campagna peruna fo
miglia che nel se. XVIII l'ecquistò con
gli aonessi poderi dall’univeraità della Se.
pienza di Siena, alla quale era stato quel
l'eoclesiastico benefizio dalla Repubblica
senese con l’annuenza pontificia .mmensato.
8. Ansano a Dofana conte 118 abit.
DOFANA s MONTAPERTI. Cas. con
castellare e ch. parr. ($. Moria) nella
Valle dell’Arbia, piviere di Pacina, Com.
Giur. è 4 migl.a lib. di Castelnuovo della
Berardeogs, Dioc. di Arezzo, Comp. di
Siena.
Tanto il cas., quanto la chiesa di &
Maria a Dofana, sono situati sop1a ls ripa
destra del torr. Malena, a contatto del
poggio, su cui esisteva il castello di Moo=
taperto, e un quarto di migl. a scir.ler,
della moderna villa di Montaperti du’si-
gnori Brignole di Genova, già de’Gori ne*
Braneadori di Siena,
La per. di S. Maria a Dofana fu annes-
sa alla cura del distrutto cast. di Moota-
perto, entrambe sotto l'invocazione di $.
Maria. — Wed. Monramzaro.
La parr. di S. Maria a Dofans e Monte-
perti conta 238 abit.
santo apostolo di Si
16 DOGA
DOGAJA (Ducaria) = MEZZO-PIANO
nella Valle dell'Arno inferiore. Cas. ch’
ebbe nome dalla sus posizione presso la
Dogaja, 0 fosso artefatto, per dare scolo
alle acque piovane nella pianora sotto-
staate al poggio di Sanminiato, fra la
posta della Scala e la bocca d'Elsa.
Era una delle ville del distretto di
Sanmipiato, mellibro del balzel
lo che la Rep. fior., nel 1444, impose a
tatti i popoli e ville del suo contado.
Questo luogo di Dogaja è rammen-
tato in una pergamena rogata li 2
febb. 1139 in Sanminiato, e relativa alla
vendita fatta da uo ta) Rustico del fa Fe-
derigo e da Lamberto del fu Fraolmo ad
Oderigo del fu Tignoto, di un pezzo di ter-
ra posto nel piano del borgo di S. Genesio,
ia Inogo detto Dogafa, pel prezzo di lire
8, soldi 8 e denari 9, moneta pisana.
(Ance. Dirt. Fion. Mon. di S. Paolo all
Orto di Pisa.)
DOGANE e PRONTIERA pazza TO-
SCANA. — Innanzi che sedesse sul trono
dell'Arno l’Augusta dinastia felicemente
regnaote, il sistema doganale del Grandu-
cato era cotanto complicato e intralciato
da dogane intermedie, che' i Granduchi
Medicei mantennero ia vigore sui confini
de’preesistenti contadi, distretti e territo-
rj dello Stato antico e muovo, che le re-
opettive Comuni di Firenze, di Pisa, di
Siena, di Pistoja, ec. coi loro state ti par
ziali imponevano gabelle e stabilivano ner la
Boro esazione tali e tante cautele . così
differenti riscontri, che veniva paralizzata
l'industria manifatturiera, agricola e com-
merciale della Toscana, come quella che
*rovavasi esposta a continui inceppamenti,
molestie e vessazioni.
Volendo pertanto il Gran Legislatore
Leorotco I con paterne cure preparare
mna vita più felice ai suoi sudditi, e attiva
re con una ben intesa libertà di commer
«0 l'industria nazionale, con suo Moto-
proprio del So agosto 1781 soppresse nel
Grandacato di Toscana tatte le dogane
Interne, che, sotto i nomi di paseggerie
DOGA
© di catene, si trovavano sino allora in vis
gore nei territorj parziali del pisano, pi-
stojese e senese contado, e in varie altre
comunità, sostituendo in luczo di quelle
una gabella unica per tutto il territorio
riunito del Granducato.
Coasiderò quel Legislatore per territo
rio staccato del Granducato, ed in con
seguenza esentato dalle gabelle e dalle
antiche catene varie parti della Toscana;
fra le quali quelle più lontane della pro-
vi di Lunigiana, dei vicariati di Pie-
trasanta, di Barga e di Sestino, la potesteria
di Sorbano e il territorio di Valdi.
Pierle.
Coa la legge del 3 settembre 1815, es-
cendo i incorporato ai Granducato 1°
ex-principato di Piombiao,e l’ex-feudo del
Movte S. Maria. restarono abolite le doga-
ne limitrofe fra quei due paesi e il Gran-
ducato ; e con la notificazione del 23 apri-
le 1834 farono incorporati al territorio
riunito il vicariato di Sestino e il terri-
torio di Val-di-Pierle.
Le Dogane di frontiera del Grandaca
to sono divise in cinque dipartimenti doga-
nali, dipendenti dall’ ammibistratore ge-
nerale delle RR. rendite del Granducato.
Essi prendono il nome dalle città, alle
cui porte si pega la gabella d’introduzio.
ne; cioè, Firenze, Livorno, Siena, Pisa
e Pistoja. Ognuno di questi 5 dipartimen-
ti doganali è preseduto da un direttore,che
abbraccia colsuo distretto uua parte deter.
minata del territorio unito del Grandu.
cato,
Tre altri Stati, oltre il Granducale, so-
no compresi, oppure s'innoltrano con .le
loro dogane nel perimetro della Toscana
designata in quest'opera. Sono questi il
Ducato di Lucca, il Ducato di Massa e Car.
rara, la Garfagnana e la Lunigiana Esten-
se, e il Reguo Sardo per la parte della Lu-
nigiana che gli spetta: siccome può vedersi
qui appresso dai Quadri VI, VII e VIII
posti în seguito ai primi cinque relativi
ai preaccennati dipartimenti doganali del
Granducato; porti
17
N. IL
QUADRO delle Docanzdi Fronrizns dipendenti dal
Dirartinsnto Docanare di FinENZE. (1)
NOME ICOMUNITA|CLASSE| STRADE PERMESSE | DIPENDENZE
delle Dogane | nelle quali, | della
di Froatiera. [son compiese| Dogana.
e
OSSERVAZIONI.
$. Andrea Cortona |3. ClassejPer le strade maestre della|Eretta nel 1835.
ia Serbello Dipende d.l dogs
laccia.
drone idem | idem ‘Perla via mazntradi Città|Dipende dal dogan.
| di Castello a Castiglion-| di Castiglion «
Fiorentino. Fiorentino.
Mazzo Arezzo — |r, ClumefNon ha strade surguate. {Con la legge del
Capanna delle] Palazzuolo
Guardie
Tmola a Palazzuolo.
idera [Vie maestre che veoi
Carglia |Berberino dij idem {Via maestra che viene da,
idem
dal
Magello pende dog
Castiglion. | Castiglion
Ceniglioncello! Firenzuola | idsm [Via maestra d'Imola; e via
di Firenzucla di Castel del Rio.
Due Termini | Cortona | idem ÎPer la via Pesciajola che
viene dal Borghetto sul| nicre di Osseje.
Lago Tresimeno,e per la]
via di Castiglion del Le-
6°, che pessa dal Bonci-
no
(1) Le inaovazioni sulle Digane di Frontiera del Granducato, che avranno
darante la stampa di questo Dizionario, saranno riportate al Sorrusmenro
3
a di| Filigare soprin-
ramaziune della via Fiam.| tende anche alle
minga che dai Tre Pog-| Dogane di Case-
gioli, © segnatamente dai| glie, della Fure
Sassi Rossi, volge a poa.| e a quella di Pie-
gare.
|a. Classa Via maestra che viene da Suprintende anche
Civitella attraversando il! alle Dogane di 5.
rio Canino. Marina, di $. So
fia,ti Veldanieto,
di Poggio- Vec-
chio e di Massi.
Monte |3. Classe Strade di S. Secondo, di Dipende dal doga-
S. Maria Lacano e Val-di-Pietrina! niere di Monter-
che si riuniscono sulla] chi.
strada maestra di Gioje!
sE lo. Via del Siguretto. .
Anghiari | i [Strade marstre che vengo-|Dipende dal doga=
nodaCittà di Castello, dal| niere di San-Se-
Pistrino e da Citerna. | pelero.
idem |Strada maestra che viene da|Dipende dsl doga-
Forli nella ValledelRabbi..
Marradi | idem ÎVia Gamberaldi, e via di
Grufieto direttamente. | nieredi Popolame.
Verghereto | idem |Vieche vengono da S. Aga- Questa dogana di-
ta, e della Mama per il) pende dal doga-
Ponte alla Para. Biere di Galeata
Mercatale | Cortona | idem |Viadelt'Amita,eviadiRe- Fa eretta con la
sichio che mettono ia! legge del 33 apri-
quella maestra di Merca! Je 1834; e dipen-
tale per quest’altima di-| de dal doganicro
rettamente. Vis del Gume| d'Ossee.
Nicone che viene da
sacinaglia pelGraaducato.|
Giojetlo
pei
NOME |COMUNITA|CLASSE| STRADE PERMESSE | DIPENDENZE
delle Dogane | nelle quali | della che conducono e
di Frontiera. [son comprese| Dogana. alle Dogane. OSSERVAZIONI.
Modigliana | Modigliana |3. ClamelVie maestre che veagonel
da Brisighella, da Fogns-|
no e da Faenza.
Monte-Casa le |San-Sepolcro]| idem [Perla via maestra che vie-
ne da Ancona.
Monte - Citaro-|Monte S. Ma-| idem [Via di S. Angiolino che|Ladogana di Mon:
sia dal territorio dì Città dil se Cicerone di-
Sestino | idem MV che viene da Belforte Dipende dal doge
per il Mulinsocio diret-| giere di Sestino.
tamente. Via che viene] *
dal Palazzaccio.
Mooterchi |2. Classe|Via rotabile di Città di indoganieredi ton
Castello direttamente. Via] cerchi soprioten-
di Citerna. Via del Mon-| de anche alle Do
te S. Maria. Via di Lip-| ganedi Pantane-
piano. to, Rovigliano,
' Monte”. -Citerone
Giojello.
Cortona | idem suda R. che viene da Pe Il dogeiere di Or
rugia. saja. sopriatende
anche alle Dogane
dei Due Termini,
del Passaggio, di
S. Andrea e di
Mercatale.
Parszzvoro | Palazzuolo | idem {Via maestra che viene da Il doganiere di Pa-
Ossasa
fn Romagna Imola; via di Gruffieto. | lassuolo soprin-
tende alla Dogs»
na della Capanne
delle Guardie.
Pantaneta | Mooterchi |3. Clame;Via maestra procedente da: Dipende dal dogan.
| Citern di Monterchi.”
Petriolo Cortona | idem |Via maestrà che viene da Dipende dal doge-
în Val-Tiberina] Città di Castello lungo] niere di Cesti
il Game Minimello. | glion- Fiorenti-
no
Passaggio idem idem Strada maestra che viene da Dipende dal doga-
fn Valdi-Pierl Valdi-Pierle. Via delCoo- piere d'Ossaja.
cio che vien da Perugia.
Piancaldoli | Firenzoola | idem |Via maestra d’Imola. Viajl dogan. di Pion
dello Spedaletto. caldoli soprintes-
de alla Degsoa fi
Costiglioncello
sul fi Santerno.
Pietramala | Firenzuola |3. Clase|Per la sola via Fiamminga. Dipende dal dogan.
Peo | 8.2: de Perla via che viene da Ser. sE pria
Poggio-Veo- | 8. Piero | i er la via che vi - Dipende dell doge
chio in Bagno sina lungo il Savio. mere di Galeata.
Pororaro ‘3. Claase|Per le vie di 8, Adriano e'1l doganiere di Po.
di Campora. Via che dall polano sopriotea-
molino vaal ponte di Ma-| de anche alla Do-
rgn:n:, ed ll tronco dil gana di Marradi.
strada prov. dal pente di
Marecchia] scio per il & Marecchia] soprintende anche
alla Dogana delle
Bolse.
Bovigliano Monte |3. Clase/Perla strada di Città dilDipende dal dogan.
i Castello, di Monterchi.
$. Sepoccno | S. Sepolcro | idem {Per la strada maestra che!Soprintende anche
viene direttsmeote dal alla dogana di S.
Città di Castello. Leo.
3. Classe Per la strada maestra che)
8. Sofia
" $ subborgo
Sbarco del Ca-|Mentepolcia-| idem |Provenienze dallo. Stato!Dipende del doga-
so Pontificio per mezso dell niere di alieno.
Chisro © Lago di Moote.
priciane.
Sestino idem |Per la via che vien da Car- Questo doganiere
pegna per le serre diret-' sopriatende an
tamente e per la via chel che alla Dogana
viene dal Palazzaccio. di Monterone.
[Terra delSo- 1. Classe Per la strada mocstra che)
le | vien da Porti pel G. D.
5. Piero |3. Clame:Per la via del Borello che La doga:
iu Bagno vien da Ranchio per Rab danieto dipende
lato direttamente, e por, del dogsuiere di
quella che viene da Mer-' Galeata.
cato Sarscino per Careste
direttamente. I
IMontepukcis-!3. Cleme!Per la vis Lauretana ; via 1 doganiere di Pe-
no di Petrignano; via della Ziano soprintende.
Foote; via de’Paduli,e via anche alla Dogana
d'acqua per la Chiana. | dello Sbarco del
Capennone.
Vasa
N. IL
QUADRO delle Docans di FronziERA dipendenti dal
Dipartimento Docamatre di Lipormo.
Baraiti(Porto)] Piombino |3. Clame|Scalo di Mare. Ndoganiere di Por-
di toBaratti soprin-
tende alle Dogane
diBibbone, di Ce
stegneto, .. Ca-
stiglioncelloe di
N. III.
QUADRO delle Docane di Fronrieza dipendenti dal
DirantimENTO Docanate di Siena.
NOME |COMUNITA|CLASSE| STRADE PERMESSE DIPENDENZE
e
OSSERVAZIONI.
asi;e per
le pale, bi dro alla
Querce, stiola.
Per le strade del Sughere-|Dipende dal doga-
to.FomodelChiarone,Mon-| nieredi Pitiglio-
talto, Ponte della Badia. | no.
$. Casciano |$. Cusciaco | idem |PerleviediCittidellaPiere,
i [TrevinanoePonte sCentino.
San Giovenn Per la via di Proceno, e per|Dipende dal dogan.
delle Contee quella di Onano. di Radicofani.
Piam-Casta- [Pip - Casta-| idem |Perke vie che vengono da
Bnajo PonteCentino edaProceno. |
Per lestrade di Onano, Va-
lentano, Farnesa, Mon.
Poer'Escotz | Orbetello
Posro8.Srarsno| — idem
Aupicorami | Radicofani Per la strada R. romena, e|Soprintende alla
per la strada maestra che| dogana di $. Gio.
Viene da Proceno. delle Contee.
3. ClassejPer le strade di Onano, di
Gradule, di Grotte e La
tera, passando dalle Croci.
2. ‘Clase; Scalo di Mare.
|> Classe! Imboccatura del fiume Al-
Torre idem idem |Scalo di Mare. [Dipende dal dogen.
î di PortErcole.
Trappola Grometo | idem {Perla bocca d'Ombrone;e|Dipende dal dogan.
Scalo in detto fiume. diCastiglionedel-
la Pescoja.
Torre delle Se-| idem
dine
N. IV.
QUADRO delle Docanz di Fnoxrizna dipendenti dal
DipantIMENTO DocanALE di Pisa.
NOME |COMUNITA|CLASSE| STRADE PERMESSE | DIPENDENZE
Strada maestra da Pisa a doge
Castelmaggiore, a Campo| niere de’ Sagnidi
di Croce, e alla testa dell S. Giuliano.
Poste grande : stroda al-
pestre del Castagno
scende tra Asciano e i Ba.
pi .
Filettole idem [Per la strada del Monte di Dipende dal doge
: Quiesa, Via d'acqua deli niere di £ipe-
Rellino derivante dal lago| frasta.
di Mamecincculi.
sel Padule di Biea-,Jl doganiese diPio-
tina. . nora sopri
sochealla Dogana
di Fajano. _
Pistre a Pa idem Strada maestra di Quiesa; “
"dala via d'acqua pel fosso del
Rellino. Tutte lestradesi-|
no al 6. Serchio esclusive.
|®. Classe |Per le strade RA.diViareg-|
gio € di Pietrasanta. Per
la via del Padole che vie-
me dal lago di Mssucino
coli € imbocca nellastra-
da suddetta.
Vejano Biestina |3. Clase:Scalo sul Padale di Bicn-|Dipeode dal doga-
| tina, 0 Lago di Sesto. | niere di Pianore.
s4
N. V.
QUADRO delle Docane di FroxriERA4 dipendenti dal
DipantiMEnTO DocamaLe di Pisrosa.
R]
NOME [COMUNITA |CLASSE | STRADE PERMESSE | DIPENDENZE
delle Dogane | uelle quali | della che conducono e
di Frontiera. [son comprese| Dogana. alle Dogane. OSSERVAZIONI.
—__[
«rrorscio |Monte-Carlo|2. ClasselPer la strada Francesca jI doganiere dell’
che viene da Locca pas-| Altopascio s0-
sando per il Turchetto. | printeode anche
Per la perte d’acqua la; alle dorane di
foma navareccic del Ps-| Punte del Gru-
dule di Bientina, cioè, lo gra 0 di Barron
Scalo.
Boscoroxeo | Catigl'iano | idem [Perla strada R. modenese. n deransre di Bb
scolungo sopria-
tende anche alle
dog. d' Cutiglie-
no,di Pupiglio e
di Vixsaneta.
Botronchio Contelfasoe 3. Classe cao sel Padale di Bien-|Dipende dal dog--
di Sotto nic di diego
Caapiro Pescia |2. Classe/Strada R. postale che vie-|N do doganiere da
Castelvecchio | Venlano |3. Clase [Strada muestra che scien di dg
dal Lucchese
per Stiappa e S. Quiri. Peel
co a Vellanc, © strada]
detta del Bercio.
Carersano Vernio | idem [Via del giogo dell’Appen-|Dipende del doge
nino proreniente dal Ba.| miere di Monre
quo alia Porretta, Bargi,| piano.
Baviguo, e Bremenone.
Cutigliano | Catigliano | idem [Perla via dell’AlpeatlaCro-|Dipende del doga-
06; via dell'Acqua niere di Bosco-
NOME |cOMUNITA|CLASSE| STRADE PERMESSE | DIPENDENZE
delle Dogane | nelle quali | della che conducono e
alle Dogane. OSSERVAZIONI
—_@—€&
di Frontiera. [son comprese; Dogana.
Lentulo, già | Cantagallo |3. Classe/Per la strada maestra che) Dipende dal dogs.
Treppio Viene da Bargi e Stagno] niere del Pontea
del bolognese, e per quel:| Taviano.
la che proviene da Badi.
Mente-Chiari [Monte Carlo| idem |Per ls atrada maestra che| Dipende dal doga-
viene da S. Martino in| niere di Squar.
Colle, e passa dalla Tor-| ciabocconi.
re del Seravallino.
Monte-Piano | Veraio idem |Per la via bologuese deljIstituita con legge
Giogo,e via dell'Abadia,| de'25 ott. 1816.
© del Busco, provenienti] Questo doganiere
dal Bagao alla Porrette,| soprintendeanche
da Bargi, da Bavigno, e da| alla dogana di Ca-
Brescipone. varsano.
Pietrebuona | Vellano | idem |Per la strada maestra d')Dipende del dogs-
Aramo; per quelledi Fib-| niero del Cardi-
bialla e di Medicina, chef no.
craducono direttamente
alla dogans.
Ponte a Pupi-| Piteglio | idem (Strada muestra che viene|Dipende dal doge
| glio da Locchio. Strada dell’| niere di Bosco
erta Abetina che viene] /ungo.
da Pontito,
Posre a T.f Sambuca |a. Classe|Per la strada maestra del. Il doganiere del
riano Reno che viene dal Baguo| Ponte a Tuviano
alla Torretta. Strade che| soprintende sa-
vengono da Moscacchia e| che alle dogane
dal Pontaccio. di Lentala, e
Pracchia,
Pracchia Porta alBor-'3. Classe [Per la strada maestra che! La dogana di Prec
so vieue da Montauto, e| chia dipende dal
dal Vizzero nel Bologne-| doganier.del Pon-
se. Via dell'Orsigna. Vial te a Taviano.
di Maresca che si divide!
per Ponte Petri, e $. Mar-|
ecllo. Via di Portafranca.
Penta S. Maria | idem |Scalo del padule di Bien-:Dipende dal doge-
del Grugno | aMoote tina. | niere dell'Alto»
pascio.
Squerciaboc- Pescia n. Classe|Per la strada provinciale Questo doganiere
coni che viene da Lucca pres-! soprintende an
so la R. postale. che alla dogana di
Montechiari.
Viszaneta |S. Marcello 13. Classe/Per la strada maestra che Dipende dal dogaa
vienedall'AlpealaCive | di Boscolungo.
ta 4
26
N. VI.
QUADRO delle Docane di FrowriERA comprese
nel Docaro di Lucca.
NOME |COMUNITA|CLASSE STRADE PERMESSE
delle Dogane | pelle queli | della che conducono
di Froutiera. lson comprese | Dugana. alle Dogane
ln 2__1—][
Aramo —[Villa-Basilica]3. Classe|Per le vie di Vellano, Pietrabuona e Sorana.
Camasone Camajore (a. Classe/Perlastrada maestra di Pietrasanta, e per quel-
le alpestri di Farnocchia e di Val-di-Castello.
Carezzazo idem ©. Clase|Per la strada R. postale di Genova, e per
quella di Val-di-Castello.
Casoli di Lima|Bagnodi Luc-|3. ClamelPer rada maestra che viene dal Ponte a
PI Pupiglio. Per quella di Lanciole e di Piteglio.
Cusrex di Co-| Coreglia |a. ClaselPer le strade del Burghigiano, e dell’Appeo-
aroria nino Modenese.
Casrer-Vsc- | Capaonori | idem |Perla strada maestra che viene da Tiglio, è
caio dallo scalo del Padule di Bientina.
3 Criasonma Lucca |1. Classe[Per la streda R. postale di Pisa.
Conwro (S. Gr-| Capannori | idem |Perle vic alpestri del Monte Pisano venendo
nese di) da Castel-Maggiore e dalla Verruca.
Dezrza [Borgo a Mot-/a. Classe|Per le strade alpestri di Turrite-Cava, e della
rano Petrosciana.
Gazticano | Gallicano | idem |PerleviedellsCarfagnansEstenseeGranducale.
S. Manta del | Lucca idem |Per le strade del Monte Pisano, che vengono
Giovice dai Bagni di S. Giuliano e da Asciano.
S. Martino Capannori |3. Clase/Per la strada maestra che viene da Monicchis-
in Colle ri per la torre del Seravallino.
Morsone Camajore |2. ClawelPer Ja via R. di Pietrasanta; escalo di Mare.
Nozzaio Lucca idem |Per la via maestra di Filettole, e per il Serchio.
P Pescaglia idem 3. Classe) Perle vie alpestri di Trassilico e Pietrasantino.
na
1. Classe/Per le strade che vengono dalla Garfagnana.
idem |Per la strada R. Pesciatina.
Quirsa Viareggio |2. Classe /Per le vie di Migliarino e di Filettole.
Sovasciszoc: | Collodi | idetm Perla strada Prsciatina che viene dagli Alber-
com ghi e da Monte-Carlo.
Taaxerso Coreglia | idem Perla nuova strada R. che viene dall’Appen-
nino modenese per Monte Rondinsja.
Forme del Laso| Viareggio | idem [Per lo scalo del Lago Massaciuccoli, e per la
strada maestra di Migliarino.
Toscurrro | Capannori |1. Classe/Per la strada Francesca dell’ Altopasci
lo scalo del Lago di Sesto, ossia
Tuasrra Cara Gallicano |a. Classe/Per la strada alpestre della Petrosciana, e per
le vie del Barghigiano mediante il Serchio.
VIAREGGIO | Viareggio | Dogana [Scalo di Mare e del Porto. Vie del Litorale,
27
N. VII.
QUADRO delle Docanz di Fronrizr4 del Ducaro di
Massa e Cannara e della GanracnanA nella porzio-
ne spettante alli Srari EsrENSI.
DIPENDENZE
e
\OSSERVAZIONI.
Ditezione Poganale di Alodena,
Avenza Per la strada R. postale di'Il ricevitore di Avene
bi Genova direttamente; e via| a soprintende an-
dota Silcia che viene dal che alla dogana del
la pieni di Aven
Marina di Avenza Scalo di Mare; e viaSilcia che] [Dipende dal ricevito»
viene dalla Marina di Luni.| re di Avenza.
Cassiss È Parmignola Per la strada R. pootale dij idem
Genova direttamente.
Castel poggio Per la strada maestra dell
Spolverina e per quella di} re di Carrare.
Castelamoro di Magra.
Tecchia nel Monte!Per la strada alpestre che idem
Sagro viene da Vinca.
Perpoli [Per la strada provinciale che! Dipende dal ricevito»
viene da Gallicano e perl re di Castelnuovo
Casrsazzoro scqua mediante il Serchio.| di Garfagnana.
di GASPA-A Trassilico [Per la via di Turrite-Cava. idem
quana Varco dell'Alpe di Per le vie alpestri che ven] ii
$. Pellegrino | gono dall’Alpe di Barga
re di Mana.
Mussa Buca- ] Ferne,o Rocca Fri-|Per le vie alpestri di Vinca) idem
PÒ © della Tambura.
Marina di Masa |Scalo di Mare. Strada del lit- idem
Capannascia Per la strada R. postale di Dipende dal ricevito=
Genova.
toraleche viene dal Cinquale.
N. VIN.’
QUADRO delle Docayz di FrontiERA comprese nella
parte della Lunicrana spettante al ReGno Sanpo.
NOME NOME STRADE
delle Dogane | delle Dogane] che
principali. | subalterne. | | rimettono alle Dogsoe.
OSSERVAZIONI.
Direzione Doganale di Genova. — Ispezione delle Spezia,
Bollano {Perle viedi Albiano, di Podea-|Vi risiede un ricevitore
zana, e di Gioragallo. particolare.
Cosseinuovo|Per le vie che vengono da Ca idem
di Magra | stelpoggio e da Fosdinoro.
Cepara
ma [Per lericche rengonodaAlbiano, idem
e da Cali
Marinella |Sealo dalla parte di Mare, e perl idem
di Luni | Bocca di Magra,
Ortanavo |Per le vie di Moneta, di Fonti, idem
e di Sorgnano del Carrarese.
Padivarma ie di Calice, di Suvero idem
Santana ( sulla Vara | e Rocchetta, e per il fi. Vara.
Parmignola | Per la strada R. di Genova, c|Oltre il ricevitore parti-
per quelle che vengono da Care| colare vi risiede un ve-
. rara, o dalla Marina di Aventa.| ditore.
Prans |Per le vie che vengono da Albia-|Vi è
di Trrrew4| no mediante il Game Vara,
S. Michele \Per .le vie che vengono dall’/Vi
di Crovara | exfeudo di Giovagallo e da Ca-| particulure.
lice mediante il Gume Vara.
S. Stefano [Per le vie che vengono da Ca-|Oltre i
di Magra
Sanzara ssegnate. [Dogana principale.
Fessano nel|Scato dei Porti pel Golfo della|Besidenza di un ricevito»
Golfo della | Spezia. re particolare.
Spezia
Las saretto idea idem
del Vari-
grano
Sessa Lerici idem tre il ricevitore part.
. vi si trova un veditore.
Porto-Vene. idem 'Ricevitoria particolare.
ve
Srezia | idem,e perle vie interne. [Capoluogodi Divisione, e
residenza diun ispettore.
| Brugnato [Perle vie che vengono dall'ex-|Vi risiede un ricevitore
Lavaaro feado di Suvero, e da Calioe. | particolare.
idem idem
da Licoai Y Boramote
DOLC
Deer, 0 Dootr4 in Val-di-Fine. Vico
perduto, da cui ebbe nome la parr. di $.
Doesto a Doglia nel piv. di Pomaja, Com.
della Castellina marittima, Gior. di Rosi»
fuaso, Dioc. e Comp. di Pisa.
N docamento più antico che io conosca
relativo a questo casale distrutto è una
membrana dei 15 maggio 1053 fatta
cas. di Doglia (Dogla) per la quale un
tal Ciullone del fa Rollando donò al mon.
di $. Felice a Vada la sua porzione di
caselino com terreni pesti presso la chiesa
di S. Lorenzo (cioè di Col-Meztano) nel
territorio di Rosignano. (Ascn. Dirt. Fior.
Carte della Primasziale di Piva.)
la seguito acquistarono diritti tanto
sella corte di Doglis, quanto sulla chiesa
di $. Lorenzo a Col-Meszano i monaci
di 8, Salvatore a Mozi, siccome Li
da una bolla del pont. Pasquale I spedi-
ta da Firenze li 19 sett. 1106 a Benedet-
to abate di quella balia. — Wed. Dux Ba-
me (La) della Carvatuma Manrrima.
DOGLIA im Vol-d'Elsa. Cas. che già
diede il titolo a una chiesa parr. (8. Jaco-
po a Doglia) nel piv. di S. Appiano,
Com. una volta di Cepperello, omia di
Mostesanto, attoalmente di Barberino di
Vald'Elee, Dioc. e Comp. di Firesse.
N cas. di Doglia trovasi situato sulla
vallecola del torr. Drove, a lev. della
strada R. postale di Siena.
Nel 1286 il rettore della cura di S.Ja-
copo a Doglia intervenne al sinodo tenu-
te in Firenze nell'aprile di detto ammo per
stabilire e classare l'imposizione da peger-
si dal clero della diocesi fiorentina.
$. Jacopo a Doglia continuava a esere
cara non solo mel sec. XV, essendo che ilsuo
popolo fa inscritte nel balzello imposto nel
1444 dalla Rep. forentins, ma ancora lo
era alla metà del secolo XVI, mentre la
= di Dogliaè designata nella statistica
dello Stato vecchio, ordinata da Cosimo I
tetto Fanno 1551. A quest'ultima epoca la
perr.di $. Jacopo a Doglia contava 33 abit.
DOGLIO (MONTE) in Val-Tiberina.
— Fed. Mostrnocuo.
DOLCIANO ia Valdi.Chiana. Villa e
© Pattoria com chicsa curata Leopol.
do) soberbana di Chiusi, dalla qual città è
Sppena 2 migl. a sett. Com. Giur. e Dico.
medesima, Comp. di Arezzo.
È situata alla base sett. della collina di
Chinsi presso il lago di questo nome.
DOME 29
La R. tenata di Dolciano è attraversata
dalla nuova strada /ongitudinale, solle
tracce dell’antica via Camia, nella già pa-
lustre, sterile e malsana bandita del Pa-
glieto, convertita in um fruttifero suolo
creato dalle colmate, presso dove, quasi
contemporaneamente, fu eretta la chiesa
parr. sotto l'invocazione di quel to, il
eni nome è cotanto caro ai Toscani. —
Ved. Curom Città.
S. Leopoldo a Dolciano ha 300 abit.
DOMAZZANO nella Valle del Serchin.
Cas. con parr. (SS. Lorenzo e Donato)nel
piv. d'Ottavo, già di Decimo, Com. Giar.
€ circa 4 migl. a lib. del Borgo a Mozzano,
Dioc. e Duc. di Lucca,
Trovasi alla destra del fi. Serchio nella
vallecola percorsa dal torr. Ottavo.
La parr. di Domazzano conta 229 abit.
Dowzwico (Mowrs-) — Ved. Monre-
Domznico.
DOMENICO (8.) n CAMPIGNO. —
Ved. Cammoso nella Valle del Lamone.
DOMENICO (S.) sorro FIESOLE. Con-
vento che fu de’frati Domenicani dell”
Osservanza, ossia Gavotti,nella cui chiesa è
una delle care suburbane di Fiesole, un
miglio a cetro.lib. di detta città, Com. e
Giar. medesima, Comp. di Firenze, da
cui è migi. 1 $ a maestr.
In fondo ai magniBco stradone della
grandiosa villa Guadagui,detta della Lune,
fondata da Bartolommeo Scala storiografo
e segretario della Rep. for., davanti a ua
vasto piazzale e a mezza costa del deliziono
poggio di Fiesole sorge la chiesa e il sop-
presso convento di $. Domenicodi Fiesole.
Fu fondato dal B. Gio. di Domenico Ban-
chini Gor. dell'ordine de'Prelicatori, poi
cardinale e arcivescovo di Ragusa; il qua
le pel nov. dell'anno 1405 ottenne da fr.
Jacopo Altoriti vescovo iesole e dei
canonici di quel capitolo uno spazio di
terreno lavorativo e vignato in luogo chie-
mato Camerata per costroirvi per i frati
del suo ordine un lo convento ; che
tre anni dopo consegnò ai religiosi Do-
menicani di Firenze, con l'annuenza dd
pont. Gregorio XII, il quale, con bolla
spedita da Luoca li 14 giugno 1408,
confermò al frati di $. Naria Novella la
prescoennata cessione fatta da Giovanni
Preto cardinale di S. Sisto, mentre ivi
si erigeva la chiesa e convento di &
Domenico di Fiesole.
so DOME
Nel 1418 i frati donarono il pedronato
di quell'incipiente convento ai i
Barnaba degli Agli di Firenze, il di cui
pedre aveva disposto per testamento, che
a spese di sua eredità si dasse compimen-
to al Cabbricato e vi si ponesse l’arme sua,
siccome tattoriò dagli eredi fa eseguito
i 6000.
pri
costà una più rigida osservanza vennero dal
convento di S. Maria Novella di Firenze,
quando se era superiore e maestro dei no-
vizi il prenominato B. Giovaani Baschini;
quello stesso che pochi anni prima avera
dell'abito di S. Domenico vestito S. Anto-
nino primo arcivescovo di Firenze.
Divene pie persone fiorentine concor-
sero con elemosine ad aumentare il cl
stro, e al maggiore adoruamento dell’an-
messa e vaza 552 chiesa, la quale venne ar-
riccbita di fini marmi edi egregie pitture.
Ema fa eretta in parrocchia nel 1796,
epoca della soppressione della viciaa badia
Fiesolana. Nel 1808 fu tolta di là quella
femiglia religiosa e reso inamovibile il
parroco, che attualmente è congruato e di
collazione del Sovrano.
La parr. di S. Domenico a Flesole con.
ta 43) abit.
DOMENICO (8.) a MURCI. — Ped.
Monc: nella Valle dell’Albegna.
DOMENICO (BORGO S.) a Cortona
in Val.di-Chisoa. Porta questo nome il
subborgo orientale di Cortona, fuori della
Pai già detta Pecci-Verandi, poscia di
Domenico per ragione della chiesa e
convento omonimo, che è situato presso
alle mura della città.
i l'epoca precisa e il fondatore
della chiesa che diede il nome a questo
borgo, sebbene i PP. Predicatori esistesse.
ro ia Cortona sino dal principio del seco-
lo XIV. Ciò deducesi da alcune perge-
mene cortonesi, e ialmente da un bre-
ve nel 1334 spedito da Guido Tarlati ve-
scovo di Arezzo alle monache di S. Mi-
chele del borgo S. Viucenzio di Corto
na, cui concedeva facoltà di vestire l'abito
de’frati Domenicani, e di osservare la loro
regola. AI quale effetto costitui i religiosi
di quell'ordine in suoi vicarj per la di-
rezione spirituale di quelle reclase.
La pci di S. Domenico fu demolita
du gran perte nel 1552, allorchè Cosimo I
de’Medici ordinò che si abbattemero i tre
quando giunse il (avarevole rescritto,
coavento e il tempio di S. Domenico
erano già stati demoliti per metà.
Dopo un lasso di soni i frati Dome
nicani, rifogiatisi in altro più angusto locs-
le ottennero dal G. D. Ferdinando I di
poter riattare l’antica chiesa e convento,
dove emi ritormarono nel 1594, e quivi
stettero sino alla loro soppressione ac-
cadata pel 1808.
XI quadro dell'altar maggiore di questo
tempio diviso in più tabermacoli è opera
del B. Gio. Angelico da Fiesole ; dello
della Madonna del Rossrio è del’ cav. Ja
copo Cardi da Cigoli. — Ped. Cosrona.
Poori di questo borgo trovasi l'antico,
ora s0p| monastero di monache Bene-
dettine che portavano il titolo delle Con-
tesse, veoute costà da Moatemaggio. —
Ped. Mosrzzaccro.
DOMENICO (8S.) = GIUSTINO a 8.
PELLEGRINO. — Ved. Pettacmno (S.)
tu Santerno.
DOMINI (MONTE-) — Ved. Monte
Down.
DOMO VECCHIO presso Arezzo. —
Ved. Duoso Veccar.
DONATO (S.) nel pian di Luoca. Con
trada che ha preso il nome da un'antica
chiesa, già ospizio con canonica, siccome
lo diede a ana delle porte della città di
Lucca, detta anche porta a Pisa; attusl-
mente semplice cura pel piviere di Moo-
tuolo, Com, Giur. Dice. e Duc. di
Lucca.
5. Donato net pian di Lucca ha 908 abit.
Donaro ($.) ad Asso. — Ped. Asso
(5: Don aro ad).
DONATO ®) tn AVANE nel Val-d’
Arno superiore. Cas. con parr. nel piv. di
G
. Giur. e 4 migl. a ostre
ine, Dive. di Fiesole, Comp.
di Firenze.
Risiede sul Ganco sett. dei monti che
separano il Val-d'Arno uperiore dal
Chianti presso la rooca di Monte Domini
fra Gaville e Meleto in una piaggia ore-
tosa, che cuopre ua esteso banco di £i.
gnite.
È chiesa prioria di giespadroato
de'conti Capponi di. Firenze, e dei
DONA
priacipi Borghesi per Peredità avate dii
duchi Salviati.
La per. di S. Donato in Avane conta
240 abit f
coli, Dioc. Lucchese, già Pitana, Com.
Giar. e Due. di Luoca, da cui S. Donato
a Balbaoo è circa 5 migl. a lev.
Trovasi alla destra del 8. Serchio fra
Mozzano e Massaciuccoli, circa un mig). a
1780 staccate dalla Dioc. di Pisa con bolla
del pont. Pio VI, e data in compenso
di più altre alla diocesi Lucchese;al cui go-
verno Balbanogià apparteneva nel politico.
La perr. di S. Donato a Balbano conta
$19 abit
DONATO (5) a BANZENA. — Ved.
Baszzna pel Val-d’Arno casentinese.
—— ar BORGO atta COLLINA. —
Wed. Bosco alla Coruna.
—— 4 BRENDA. — Ped. Bazmpa
mel Val-d’Arno casentipese.
—— a CALENZANO. — Ped. Ca-
teszapo,
—— in CARRAJA, — Wed. Cannara
sel pian di Lucca Le
—— a CASALE pi PARI. — Ped. Ca-
nate di Pad
—— a CASTELNUOVO p’AVANE.
— Fed. Avaya (Casrezzuovo d').
—— a CERTIGNANO. — Wed. Cr
resssa do
at CISTIO. — Ped. ‘Cumo
valore.
—— 4 CITILLE. — Ped. Crue.
— 4 COFFIA.'— Ped. Corni (8.
Dosaro a).
—— n COLLINA. — Wed. Coruna
(S- Dosaro in).
Donare (S.) a Cirrano in Vald'Ar-
bia. Pieve e villa distrutta, nella Com.
€ Giur. di Bonconvento, Dioc. di Arezzo,
di Siena. :
Fa usa delle chiese battesimali contro-
verse nella lunga e farsosa lite giurisdi-
zionale fra i vescovi lena e quelli di
Arezzo; si quali ollimi fa specialmente
confermata dal poot. Onorio IlI con bolla
del 29 maggio 1220, -
DONATO (8.) a DOMAZZANO. —
Pod. Donazzazo,
DO Na st
DONATO (8.) a FILETTO. — Ped.
Fusrio di Pom.
© — « GALLIANO. — Ped. Gu
Luano.
—— 4 GINESTRETO. — Ved. Gr
RBSTRRTO.
— n GRETI. — Ped. Gm.
— a GUISTRIGONA. — Wed. Gun-
staicona.
DONATO (8.) ac’ISOLA nel Val-d*
Arno inferiore. Vill. e chiesa perr., nella
Com. Giur. Dioc. e circa a migl. a Jev.
della città di Sanminiato, Comp. di Fi-
renze.
Giace salla ripa sinistra dell’Arno pres-
s0 la confluenza dell’Elsa, dove probabil-
mente un doppio ramo di quest'ultimo
fiume, circondando una porzione di terre-
no intorno alle rive dell'Arno; formava
un'isoletta, dalla quale prese il titolo la
contrada 6 la chiesa parr. di S. Donato
all’Isole.
Era essa una delle parrocchie suffraganee
della pieve di S. Genesio, siccome appa
risce dalla bolla del pont. Celestino III
del 1194, e dal registro delle chiese della
diocesi lucchese del 1260. Dacchè fa eretta
fn cattedrale la pieve snonominata, la
parr. di S. Donato all’Zso/a divenne ana
delle delle chiesa maggiore di
Seami
Biferisce a questo villaggio d'Isola va
privilegio deio in Ssnministo pel 1164,
col quale il conte Everardo legato impe
riale di Federigo I, diede al vescovo di
Luoca alcune possessioni della pieve di $.
Genesio poste in villa dell'Isola esso di-
stretto.
$. Donato all'Isola conta 322 abit.
DONATO (S.) a LAMOLE. — Ped
Lanotz in Val.di-Greve.
—— 4 LIVIZZANO. — Ped. Lina
sano in Val-di-Pesa.
—— a LUCARDO. — Fed. Lucanvo.
—— 4 LUCIANO. — Ped. Lucuso
in Valdi-Greve. i
—— 4_ NARCIANO. — Ved. Mur
raro nel Val.d’Arno casentinese.
=— a MENZANO. — Fed. Merzazo
del Pran di Scò.
—— a MOMIGNO. — Wed. Momioso.
—— a MUGNANA. — Ped. Muona-
ma in Valdi-Greve.
—— 41 PARI. — Fed, Pan dell'A
DaneamcA.
39 DONA
DONATO (S.) a PATERNO. — Fed.
Parzazo di Vicento in Mugello.
DONATO (S.) a PERGOGNANO. —
Ped. Pescorzano.
DONATO (S.) im POGGIO, (già in
Poci) nella Val.di-Pesa. Borgo cinto di mura
«on satica pieve. Fu capoluogo di Com.
e di Giur. ora nella Com. Potesteria e 3
migl. circa a lev. di Barberino di Val-d
Siena nel crine
quelli occidentali sepa
rano la Val-di-Pesa da quella dell’Elsa,
18 aigl. a ostro di Firenze.
La memoria più antica che si conosca
relativa a questo luogo è una membrana
scritta in Pasigoano nel gennajo dell’
anno 989, per la quale Teudegrimo figlio
del fa Sichelmo, chiamato Sighizio, donò
al mon. di S. Michele a Passignano la por-
zione dei beni che teneva
tello, situati in E/ceto e a Sparpagi
puta nel piviere di S. Donsto in loco
Pocie. (Auca. Dirt. Fion. Badia di Passi-
gnano.)
Fu pure in loco Pocie, territorio flo-
$. Pietro a Ema a tenore della disposizio-
ne lasciata dai di lei patroni e fondatori.
(Fionenmini. Memorie della C. Matilda.)
La prima volta che io abbia visto nomi.
mato il borgo di $. Donato ia Puggio, mi
sembra che sia in un istramento della
stessa provenienza scritto nel marzo 1090,
inburgo apud ecelesiam S. Donati in Po-
cis. Comecchè un secolo dopo (anno 1191)
dall’imp. Arrigo VII fosse stato assegnato
a titolo di benefizio al C. Guido di Modi-
gliana la metà del borgo di S. Donato in
Poggio, pure un tal feudo a precaria non
venne confermato al pari di tanti altri
conorsi ai Gigli ed eredi di quel conte sei
diplomi che essi ottennero da Federigo IL
ll borgo di S. Donato in Poggio è se-
gualato nella storia patria perchè costà,
nel 1196, e di nuovo nel Po rasbosi conchia-
se un trattato di pare fra le Rep. di Fi-
renze e di Siena je perchè fu da $. Donato
in Poci quel militare, da cui Semifonte ri-
etere può le sua distruzione, per avere
gli nel 1202 introdotto proditoriamente
DONA
tumamano di Fiorentini armati nella torte
dai Semifontesi affidata alla sua difesa.
Finalmepte furono di S. Donato in
Poggio quei sei soldati pennonieri, alla
testa dei quali era ser Panza di Tunso da
Stignano gonfaloniere della Lega di S. Do-
mato in Poggio, allorchè io un tal giorno
di aprile del 1309, nella piazza del Comu-
ne di Firenze, e in altri luoghi della stessa
città, mossero, di rivoluzione contro il
li popolo e la Signoria di Firenze accla-
mando: evviva i Magnati.
Per il quale movimento di ribellione,
con sentenza dei 22 aprile dell'anno’ me.
desimo, furono essi condannati a morte in
cootamacia da mess. Albertino Musatto
de’ Mussi da Padova, allora Esecutore
degli ordinamenti della giustizia del Co-
woane di Firenze; da quell’aumo medesimo,
che poco dopo troviamo acerrimo ghibelli-
no, capitano e sturiografo di Arrigo VII al
l'assedio di Brescia e di Firenze, (Ance.
Dirt. Fios. Badia di Passignano.)
Della comunità di S. Donato ia Poggio
sì trova fatta menzione sino dal 1263,
quando il pierano della stessa chiesa sta.
Sil alcuni patti con gli vomini di S. Do-
di nato in Poggio.
Era già questo borgo fortificato di mura
e di ana rocca, quando fu preso nel 1313
dall'esercito di Arrigo VII, nel mentre
che era accampato fra San-Casciano ©
Barberino di Vald'Elta.
già signori di mol
te ville © castelletti di Val-di-Greve, Val
di-Pesa e Val.d’Elsa,
Questa pieve era matrice di 12 succur-
sali, attualmente riunite ia cioque
S. Lorenzo a Cortine,(Prio-
a. $. Maria a Cerbeja, (20-
cessa alla pieve); 3. S. Martino a qoni
(ora ia S. Maria del Morocco); {. S. Mi-
chele a Montecorboli, (Prioria annesa
alla seguente); 5. S. Miniato a Sicelle;
6, S. Pietro d’Olena, (esistente); 1. SL
Polo di Tierre, (annessa alla pieve); 8
S. Silvestro al Ponte di Argenna, (annes-
sa alla pieve); 9. S. Giusto a Aicavo, (esi
stente); 10. S. Giorgio a Rosa, ossia a
Strada, (annessa ad Olena); 11. S. Gio-
vanni alla Zi/lo, (annessa alla pieve); 12.
S. Bartolommeo a Piumiano, (annessa
anch'essa alla pieve).
DONA
Erafleast.di $.Donatoin Poggio residen-
12 di va potestà i i
Vald'Etsa, eni
muse con il regolamento organico del 23
parrio 1774. — Wed. Banreatzo di Var
d'Eua.
Nel paese di S. Donato in Poggio ogni
auso ha luogo twna grossa fiera di bestiami
€ meiri, che dura tre giorni dopo la terza
domenica di setterabre.
La perr. plebana di S, Donato in Pog-
fio conta 910 abit.
DONATO (S.) a POLCANTO. —
Ped. Porcasto.
—— 1 POLVEROSA. — sed. Po
trasi nel suborbin occid. di Firense.
—— 4 PORRONA. — Ned. Ponsosa.
-—— a RENDOLA. — Wed. Renpor:.
—— a RONTANO. — Ped. Ronrano.
— tn SAMBUCHETA. — Wed. Sam
acrarta in Val-di-Sieve.
DONATO (S.) a SANGIMIGNANO,
già detto extra scuro di detta Terra in
Vald'Elsa, Cas. che porta il nome della
sui chiesa perr. nel piv. Com. Giar. e 2
miglia circa a lib. di Seo-Gimignano,
Dice. di Colle, già di Volterra, Comp. di
Siena.
Risiede sal Gi..nco sett. del monte di Ca-
melvecchio alla destra del fosso Libaja,
fra i canali di Castelvecchio e di Ranza.
La chiesa di £. Donato eztra muros
fa confermata al preposto della colleziata
di Sau-Gimignano dal pont. Onorio III
cea bolla del 3 agosto 1220. — Ema
Goeta una rione di 151 abit.
DONATO (S.) a SCOJANO. — Ved.
Sconso in Val-Tiberina.
Dosaro (S.) a Scorrro presso le mura
di Firense. Moosstero che fu de’canonici
porta Romana appena reciti da Firenze.
Era in origine una chiesa perrocchiale renze.
dai monsci Cistercensi della
Badia a Settimo, quando il pont. Martino
V l’amegaò ai canonici Regolari di S. Sal-
vatore di Bologna. I quali bea presto, meroè
leoblazioni private,i sussidj dellaRep.fioren-
tina e il favore del pont. Eugenio IV, che
tmmensò al convento di S. Donato a
Scopeto il priorato di S. Andrea a Moscis-
no e la pieve di S. Cecilia a Decimo coi
lm beni, edificare sulla più
DONA 35
Firenze una decente chiesa e una comoda
abitazione claustrale.
Fa uno dei monasteri per ordine del
governo pell’anno 1529 atterr:
geito d'impedire ai nemici venuti all’
dio di Firenze un puoto di appoggio sile
loro opere militari. (Vancmi. Jator. Fior.)
DONATO (S-) a SERAZZANO. —
Ved. Ssnazzano in Vabdi-Cecina.
—— 4 SERELLI. — Ved. Senezti nel
Val.d’Arno cascotinese.
DONATO (S.) a SESTINO nella Valle
della Foglie. Cas. con ch. parr. nel piv.
Com. Giar. e circa migl. 1 è a maestr. di
Sestino, Dino. di Sansepolcro, già Mullius.
di Sestino, Comp. di Arezzo,
La ch. di S. Donato a Sestino risiede
in costa fra i primi rivi che tribu'ano le
acque al fiume Foglia, il quale scorre a
catro della chiesa medesima.
“ —— a STABIANO. — Ved. Sr.
—— 4 STRABATENZA. — Wed
Srassarzaza nella Valle del Bidente.
—— a TERRICCIUOLA. — Ped.
Tsamicervora in Val.d’Era.
—— 4 TORRI. — Wed. Ton alle
Fatte nel Val.d'Arnn Gorentino.
+ —— a TUBBIANO. — Wed. Tossiaro.
—— in VAL-M-BOTTE. — Wed.
Borra (S. Dosro in Valdi).
—— « VERZETO. — Ved. Ventero.
DONATO (S.) pressoS. MARIA « MON-
TE, o SS. GIUSEPPE s MARIA a S.
DONATO nel Vald'Arno inferiore. Cas.
che cambiò l'untico nome di Pompiuno 0
Poppiano, e il titolare della sua chiesa
corata ($. Donato in Pompiano) con
quello della chiesa moslerna dedicata a $.
Giuseppe e a $. Maria, nel piv. Com, e
quasi 2 migl. a ostro di S. Maria a Moo-
i Castelfranco di Sotto, Dice.
niato, già di Lucca, Comp. di Fi-
È situato sulla riva destra dell’Arno în
mezzo a ubertosi campi colmati dalle tor-
be del vicino fiume formanie costà una
irimpetto ai borghetti di Antta e
di Filetto i nell'altra riva del tiume.
parrocchia di S. Donato di
Pompiano una bolla concistoriale del pont.
Eagenio III spedita nel 16 genn. 1150 a
Gottifredo pievano di S. Maria in Monte,
colla quale conferma ai rettori di quella
pieve tatti i privilegi conceni dal pont.
sa DONN
lanccenzo Il suo predecrsore, con latte
Ve cappelle o chiese succansali; fra le quali
eravi quella di S. Donato de Pompiano.
- Aggiungasi a tatto ciò un giodicato
inziato in Lucca nell’anno 857 dal
ito dai vasi
vescoro di quella città, a
fenperiali, dai scabinie da altri giudici, die-
tro l'istanza fatta da Anualdo pievano di
8. Maria a Moote. Peroochè redlameva dal
prete Ghisiprando le possessioni lasciate
alla sua pieve dal fu Rachisiado, le quali
ioni erano state acquistate in com.
pra ds Gumperto de loco Poppiano.
Anche attualmente li spaziosi poderi di $.
Donato a Poppiano fanno perte del patri»
monio della piete di S. Maria a Moote.
+ La parr. de’SS. Giuseppe e Maria a S.
Donato conta 503 abit.
DONICILIO (S. MARTINO 4) nella
Valle del Savio in Romagna. Cs. e chiesa
perr. nel piviere una volta di S. Maria di
Bagno, attualmente di S. Andrea di 40/e-
ro, Com. e circa 9 wigl. a sett.-gree. di
Verghereto, Giur. e altrettaute migl. a
gice-ler. di Bagno, Dioc. di Sansepolcro,
già Nullius di Bagno, Comp. di Firenze.
Risiede salla ripa sicistra della fumana
Paro, frs Selvapisna e Corneto, negli ao-
tichi predj della badia del Trivio, perre-
muli in seguito io potere dei nobili Fag.
giuolani della discendenza dci famoso
Uguecione Bglio di Ranieri da Coroeto, al
di cui Giglio Neri, alla pace del 1353, fra
le 72 bicocche coafermate a quell'appeni
nigeno dinesta, trovasi asseguato anche il
castrum Donicilii.
11 giuspadronato della parr. di S. Marti.
mo a Donicilio fu lungamente contrastato
e preteso dagli arcipreti di Bagno contro
l’abate ei monaci Camaldolemi del Trivio.
Fra i quali pretendenti favvi Innga cootro-
versia anche per altre chiese di quella con.
trada, ciocome apparisce dalle bolle pontif- i
cie spedite agli aroipreti di S. Maria in Ba-
quo sotto gli anpi 1136, 1156, 1181, 1193
0 1226. — Wed. Avazia di Bacwo,e Baono.
S. Martino a Dupicilio conta go abit.
DONNINI nel Val-d’Arno sopra Fi
renze. Villa e contrada nel pop. di S. Pie.
tro a Pitiana, Com. Giur.
a maestre. di Reggello, Dioc. di Fiesole,
Comp. di Firenze.
Giaoe questa villa nell’imenatura di un
valloncello percorso dal torr. Vicano di
#- Eliero, alla bass occid. del monte di
DONN
Vallombrosa, fra Pitiana, la tenuta di Pa
terno e quella di S. Ellern.
Ignorasi se il luogo di Vonsini acquistò
il nome da qualche cappella dedicata a
quel martire, o piuttosto dall'antica fami»
glia Dounini, che diede due gonfalonieri
giustizia alla città di Firenze; cioè
Vanni Doonini, nell’anno 1314, e Dume-
nico Donniai, nel 1356.
DONNINO (S.) a BROZZI. — Wed.
Bosso S. Donno sotto Firenze.
DONNINO (S.) a CASTEL-MARTINI
in Val-di-Nierole, Villa con ch. perr., già
ospizio, in mezzo a una tenuta che fu del-
le RR. possessioni, nella C. 3 migl.
a pen. di Lampurecchio, Giur. e 6 quigl.
a ostro di Seravalle, Dioc. di Saominiato,
una volta di Luoca, Comp. di Firenze.
posta presso la gronda orient. del pa-
dole di Fucecchio alle falde delle colline
che stendonsi dal Monte-Albano.
Nom mi è noto, come questa pren»
desse il nome di Castel-Martini; posso
solamente dire, che la sua chiesa esisteva
tino dal secolo XII!, sotto il titolo di S.
Donnino a Cerbaja, lango la strada che
guida dl Ponte di Nievole a Fucecchio.
Eravi allura a contatto nno spedale di pa-
dronato della badia di Buggiano, compreso
però nel pievanato della chiesa battesisnalo
di S. Lorenzo a Vajano, da lunga mano
traslatata col suo titolo nella chiesa di S,
Michele a Moote-Vettolini, che fa una
delle sue filiali. — Wed. Wasano.
Avregnachè. nel 1298, il pievano di S,
Lorenzo a Vajano mandò un mogitorio al
prete rettore dello spedale di £. Donni-
no di Cerbaja per obbligario nel sabato
onde
pure nelle altre soleonità fra
presa quella del titolare della pieve.
prot
VIN e a Pazunello vese. di Lucca, addo»
cenilo per ragione: che lo spedale © chie-
sa di S. Donnino a Cerbaja dipendevano,
tanto nello spirituale come nel temporale,
dall'abate e monaci di Buggiano. (Ascom.
Din. Fior Cattedrale di Pistoja»)
Però poco lesmpo iunanzi l'ospedale di
8. Dvonino a Cerbaja apparteneva si CC.
Guidi; un ramo dei quali, nel maggio del
1355, vendà alla Rep. Gor. la sua quarta
parte del cost. di Cerzeto con i padronati
. DONN
di varie chiese, fra le quali fa compresa
aoche la macsiune del cempio di Cerbeja,
€ il bosco di Cerbaja nella giurisdizione di
Cerreto. (P.Inoeronso. Opera cit. T. VIII.)
Comecchè la chiesa di S. Donnino a Ce-
steb-Nartiui, già a Cerbaja, si trovi regi-
strata sino dal 1360 gf pina delle
parrocchie, momasteri e oratorj della dio-
cri lurchese; e che in quell'epuca fosse
compresa sel piviere di Vajsno; con la
seguente indicazione, Ecel. S. Donnini ia
territorio Pistoriensi, ciò nom ostante non
sipeò dirc, che simo d'allora essa fome cu-
ta d'anine, siccosse tale la si trova nel se-
colo XVI, e segnatamente nella statisti-
< dell'iaso 1551, quando il popolo di
Custel-Mertini era composto di sette fa
nigliecon 52 iudividai.LSstessa parrocchia
dopo Perezione della cattedrale di Sanmi-
niato fa noita alla chiesa prioria di S. Nic-
colò a Cecina. Ritornò ad esser cura nell’
sove 1,82, dopo che la B. tenuta di Ca
uicl-Martni venne alienata alla casa Ban-
chieri di Pistoja, autorizzata 000 sovrano
rescritto dei 3 nov. 1981 alla dotazione
della per. di $, Donnino a Castel-Martini.
Nel 1833 la parrocchia di £. Donnino
4 Casirl.Martini noverava 695 abit.
DONNINO (S.) a CELLE. — Fed.
Ca 2)
mo (S.) a Casraz-Mantist.
DONNINO (S.) sor I AFONE, DI
MAJANO in Val-Tiberina, Cas. con aa-
tica pieve, sella Com. Giur. Dioc. e Comp.
di Arezzo, dalla qual città è 7 in $ migl.
aletoscir,
Risiede alla destra del terr. Cerfone
tribetario del Tevere, sal dorso dei poggi
che dividono il Valul’Arno aretino dalla
VabTiberina; lungo la nuova streda R.,
deta dell'Adriatico, presso la villa deno-
mineta il Palasto al Pero.
Nella copia del diploma di Carlo IV,
teeceiso nei 1356 alla città di Arezzo, leg-
fui n castello E. Domenico del territorio
€ distretto Aretino, comecchè di esse non
cista, che io sappia, alcuna commemora.
tiene nri documenti coevi. Ciò se induce
= debitare, che quel castrum S. Dominici
del diploma sudd. riferir debba al cast.di S,
Fou Majano sul Cerfone, che fino
a dipendera ed era compreso nel
Verriterio eomunitativo di Arezzo.
DONN 55
La pieve di 5. Donnino a Majano su-
ticamente aveva oma sola succursale ; cioè.
S. Egidio a Usciano tattora esistente. At-
tualmente ha per suffraganea, oltre quella
di Usciano, anche la retturia di S. Biagio
2 Rassinata.
8. Donnino a Majano conta $07 abit.
DONNINO (S.) razsso EMPOLI nel Val.
d'Arno iuferiore. Piccolo cas. ch'ebbé nome
da una piocola chiesa dedicata al martire S.
Dosoino, nell'antico piviere, Com. e
di Empoli, da cai trovasi luogi u quarto
di migl. a poo., Divc. e Comp. di Firense.
Esiste tottora l'antica chiesa ridotta
per metà a cappella privata, e per metà
oa
vecchio cemposantodi Empoli, fra Cipe
nietra dell’Arno e la strada detta Lucchese.
È quella stessa chiesa che fa riedificata
dal suo rettore nell'anno 1273, siccome
lo attesta una lapida, che è tuttora mu-
tata sulla esterna parete meridionale.
Trovssi 8, Donnino la prima fra le 30
chiese succursali della picve d'Empoli no-
tainata nelle bolle spedite dal pontefice
Celestino III (anno 1192) e da Alesan-
deo IV (anno 1258) al capitolo e pievano
di Empoli. (Law. Mon. Eccl. Plor. T.IV.)
La perr. di S. Duonino preso Empoli
era già copprema pel 145f, giacchè in
quell’anno più non comparisce tra i popo-
li del piviere d'Empoli registrati nel date
sello imposto dalla Rep. Goreatina.
£. Dooaino fa sin d'allora aggregato al
beneplacito del pont. Giulio Il, Spedito da
Ostia li 14 maggio 1509, fa accordato di
Garfagnana cittadini lucchesi, allora di-
moranti ia Empoli, per Fanno canone
di-47 siaja di grano, di g0 lire di mone-
ta Gor,, di cento ova, e di tre paja di cap.
poni, da pagarsi nel giorno di $. Dunaino,
(n Ricerche storiche della Garfe-
Frizioni Pirani Ade
Berzano, Duc. di Modena.
36 DONN
Risiede sopra le rupi di macigno alte-
rato dalle rocce pirogeniche, il borgo sulla
strada macstra
castellare e la chiesa fra due rupi coniche,
sctto le quali passa 1 0. Serchio poco dopo
ere rinaito in en solo alveo i due
Serchj, quello cioè dell'Appennino di So-
raggio e.il ramo del Serchio che viene
dalla Pania di Minucciano.
La prospettiva di S. Donnino di Ger
fagnana offre una remantica e sommamen- bio
te pittorica veduta al viandante, sia che
egli rimonti il 6. Serchio, sia che scenda
in Garfagnana dal monto Tea, e dall’Alpe
Minaccianese e di Fivizzano. — Ned. Cau
0ac1ano Comunità, Piazza e Sara.
Nl popolo di 5. Doasine confina a lev.
con il cas. di Petrognano ; a sett. con Orza-
@ Caprignana; a pon. con Piazza e
+Sela; a cstro com Casciana e Cascianella
modianta il 4. Serchio.
5. Domnino si trova nominato
in una carta lucchese del 1179 citata dal
Psochi nelle sue Ricerche istoriche della
Garfagnana, dove pure tiene avvertito, che,
mel 33 meggio 1390, il popolo di S. Doo»
mino tornò all'obbedienza della Repabbli-
ca di Lucca, della quale ottrone
delle ribellioni fatte a istigazione degli
Antelminelli allora signori di Castiglione
di Garfagazza.
Anobe il cast. di S. Donaino ebbe i suoi
nobili di contado, fra i quali è noto va
Ugolino Sandonnisi seguace di Arrigo VII
® di Giovanni re di Boemia, e un Andrea
Sandonzini che ottenne dall'imp. Carlo IV
ma diploma di nobiltà, e di cui fa nipote
Nicolao di Bartolommee Sandoenini sc-
gretario del pont. Paolo li, pei vese. di
Modena, traslatato nel 1499 alla cattedra-
le di Luoca.
A costui devesi la riedificazione dell’at-
tual chiesa parrecchiale di S. Donsiso,
dove si conserva una lapida colla seguente
iserizione : Micolaus de S. Donnino civie
et cpiscopus Lucensis hanc ecclesiam pro
salute sue, et suorum a fundamentis
erezit. Anno a Nativ. Dom. 1590.
Eno fa che sel 1489 citenme del duca
Ercole Î per sè e per i suai nipoti l'investi-
tera de frade di S. Denaino con titolo di
vontes, confermato in seguito agli eredi
da Aliceso I (1518) e da Ercole Îl (1535)
duchi di Modena.
Un ramo di questa famiglia nella per-
guida in Lanigiana, il Rep.
DONN
sona di Mattia Sandonsiai nel 1499 «
riparò in Empoli sotto la protezione della
Boresitina, dalla quale ebbe stipendio
ed esenzione dalle pubbliche gravezze; e
fa custà dove la sua discendenza si estinse
mel secolo XVII
Ls parr. di S. Donnino di Garfagnana
nel 1832 noverara 154 abit.
DONNINO (6.) premo Pisa. Conres-
to de già priorato, nel enbor-
his mcrilioaie di Pia compra ei pepe:
le di $. Giusto in Cannicoio.
Fa in-erigine un piocelo monastrro
edificato circa il 1240 fuori di Pisa dalla
parte di Kinzica nella Carreja del Ponte
Fecchie, luoge chiamato lc 4 vie, in va
terreno di proprietà della badia di S.
Paolo a Ripa d'Arno. — Venne riunito
alle due badie della Castellina in Val-di-
Fine per bolla del pont. Urbano VI
dei 13 agosto 1384. — Pod. Banis (La
Dex).
Caduto ia bassa fortuna, dalle guerre
devsatato e di mosaci rimasto vuote, fu il
mon. di S. Donsino assegnate con le suc
sostanze si PP. Certosini dell’isola di
mediante an breve spedito dall”
arciv. di Pisa Gialiano Ricci sotto li 31
lug. 1425. (sil. pia.)
Ma tale unione sorti il seo effetto,
mentre i Benedettini di Firenze ad istanza
dei Pisani inviarono costà alcuni dei loro mo-
paci a rinverdire l’omervanza e ripopolare
l'abbandoneto monastero, nel tempo che
la maggior del superstite patrimonio
di & odiino era a bosco de'prieri
commendatarj, Fa l’ultimo benefiziato,
il carfinale Ferdinando Medici, poi terso
Granduca dì Toscana, quello che nel 1569,
con l’asouenza di Cosimo I di lui padre,
assegnò la badia di 5, Donnino si religiosi
Cappuccini, per l’uso de'quali fa rinnova-
to il convente.e la chiesa di S. Donniso,
dove essi tuttora convivono.
DONNINO (S.) w SOGLIO nella Valle
del Montone in Romagna. Cus che chbe
nome dalla sua perr. nella Com. Giur. e
circa 6 migl. a pon-meestr. di Galcata,
Dioc. di Bertinoro, Comp. di Firenze.
È posto sul dorso dei monti che separa-
no la Valle del Rabbi da quella del Non
tone, nell'antico dominio dei signori di
Calboli; l’ultimo dei quali, Franorsco di
Paoluocio, nel 1380, lasciò erede la Ro-
pabblica fior. di ogni suo bene, e dei 13
DONN
easielletti che pomedeva fra il Rabbi e il
Mestuse; nel numero dei quali ere il
est. di S. Donnino ia Soglia. — Ped.
Secuein
DONNINO (S.) in. VAL-a-PIERLE
nella Valle del Tevere. che porta il
nomignolo di un piccolo det
to il Zero di Vel-di-Pierke, nel secolo
decoro riunito alla Cum. e Giur. di Cor-
ose, da cui 5. Duanino cirea 10
miglia a lev. Dic. perimente di Cortona,
nas volta di Arezzo, al di cui Comp. sp-
partiene.
isiede nella vallecola perocrsa
dal tore.
Picena tributario del Tevere, fra i) poggio
Montanere, che ha a poe., e il marchesato
di Sorbello, che è posto al sno lev.
La pieve di S. Donzino in Val-di-Pier
Ne fu ssergaata con i susi tre poderi alla
conil battistero e la canonica nella gras
disaa vicina chiesa e. laicale della
Nalcasa della Croce. La quale. ultima
nel arcole XV era stata ereita dalla pietà
deledeti in cocre di una divota immagine
di Nostra Donna che ivi si adora. >
La par. di S. Donnino sella Madonna
delle Croce in Valdi-Pierle \cebta 830
abit.
DONNINO (S.) a VILLAMAGNA. —
Fed Varanceza nel Vald'Arno fies-
"Sommo (PIEVE vi $) già di 5.
DONO 37
3. $. Maria a Begneno; 4 S. Maria a
Lancialberti (anito al spent); $ £
Margherita a Scieno; 6. S. Martino a
Liffoli (unito al predetto); 7.5. Ippolito
a Mecognano (annemo alla pieve).
La pieve di & Donnino, o di $. Gio.
Battista a $. Jerosalem conta 320 abit;
DONORATICHINO nella Maremma
pisana. Villa e tenuta nella Com. della
Gherardesca, parr. Giur. e cirra 3 migl a
estro di Castagneto, Dioc. di Mama marit-
tima, Comp. di Pisa.
Risicde sopra un’amilo collina alla de-
stra del borro di S. Biagio tribatario del
terr. viva, cirea un miglio a meestr.
della Torre £. Vincenzio e del litorale.
Donoratichino faceva parte della contea
di Donoratico dei conti della Gherardesca
inzamzi che, nel secolo XV, vi acquistasse
boscaglie e poderi mess. Niccolò di Loren-
no Soderini, uomo animoso, assai potente
Juvsazn « Semironre in Val-d'Ela. (uttora
todo, di Begnano e Vice di Vad'Eka. -
Vod. Saurronrz.
Dl vero titolo della pieve di $. Donnino
era quello di S. Jerusalem, detto suche
5 Gia, Battista in Jeruselem — Il suo
piriere i cette i seo
Quenti, attoalmente riuniti ia r
5. Michele a Semifonte distratto); 28
Sielano n Bognano (ansesmo al seguoate);
più perti fra ii fosso della Torre S. Vin-
cenzio e Deneratiso. — Wed. Canmoria
di Maremma
DONORATICO sella Maremana pisana.
Casa torrita ch'ebbe nome di cost. nella
Com. delta Gherardesca, parr. è Giur. di
bi) DORN
di Doneratichino e le abbattute resche di
Biserno e di Segalari; pomemi tatti che
diedero il titolo a diversi remi dell’illa-
stre prosapia Gherardesca, attualmente
concentrati e riuniti nell'attuale conte
Gui 'o Alberto, unico discendente masco
lino dei coati di Donoratico e di Carta
gneto; di quel ramo, cioè, che più degli
altri divenne celebre negli sanali della
storia pisana. Essesdochè fra i signori diDo-
noratico figura aci fasti storici quel Gh
rardo del conte Tedice, che nel 111$ sì
condusse da erve alla conquista delle Ba-
Jeari, siccume celebre divenne quel conte
Booifazio signore e capitano della Rep. di
Pisa nelle prime decadi del secolo XIV.
Per altro rapporto occupano ua posto di-
stinto pei tristi della storia pisana il con-
te Gherardo di Tedice giuniore decapi-
tato in Napoli insieme con il re Corradi-
no, e il di lui anche più infelice
conte Ugolino, che morì coi Ggli e i nipo-
ti nella Z'orre della Fame.
Finalmente fu della linea stema dei con-
ti di Donoratico il B. Guido eremita, mur-
to in odore di santità, verso il 1115. Il suo
corpo restò sepolto nell’oratorio di 8
Maria de Gloria premo Dosuritico sino
all'anno 1212, epoca della sua traslazione
nella chiesa di S. Lorenzo a Castagneto.
— Wed. Guzzsnvesca.
Nel 1406 Donoratico con tutti gli altri
castelli della Gherardesca si sottopose alla
Rep. di Firenze, dalla quale quei popoli
ottennero particolari statuti, governati pe-
rò dai conti della Gherardesca, come vi-
carj del Comune di Firenze.
Nell'agosto del 1449 alla discesa ia
Maremma dell'esercito del re Alfonso d'
Aragona, Doooratico al peri degli altri
luoghi della Gherardesca, fa devasiato da
quell'oste venuto in Toscana a danno de’
Fiorentini. — ed Caumotu di Ma-
aura.
Attualmente non resta dell’antico Do-
moratico che una torre e una porta semi-
diruta, detta la torre del conte Ugolino,
dove nel 1290 Paganello di Ranone conte
di Castagneto dettava il suo testamento
nelle camere dei conti Guelfo e Lotte di
Donoratico. (Asca. Dire. Fios. Carte del-
da città di Massa).
DORNA (Durna) fn Val.di-Chiana..
Cas. e tenute, dore fa nes ch, perr. (SS.
Vito e Niscolò) nel piv. del Toppo, da
DOVA
eran tempo annessa a S. Bartolomeo al
Piso, sella Con. Giur. e 3 L ascir.
di Civitelta, Dioc. e Comp. di Arezzo, da
cui il ces. di Doraa è circa G migl. a lib.
Forse is tenuta di Dorne fa compresa
mella donazione fatta ncl 939 dai re Ugo
€ Lotario ai canonici del duo vecchio
di Areszo, quando cioè fa lore esseguata la
selva di diberoro, come quella che confi-
nave, da wa lato 00m l'acqua della Chia
na, $ da un altro Lato ca la piscina Cor:
usque in via Durnensi, et usque
tn Vitionem. Cumecchè sia trattavasi
senza dubbio del lcago di Dorna ia un'al-
tra donazione a favore della canonica e
chiesa aretina, fatta nel febbrajo del 118%
da un certo Rolandino di Mambilis, che he
ò quanto egli possedera pel cast. di
sun distretto, in cestro Durna et
in tota curte ejusdem castri, esceptis
duobus hominibus in Malfiano, quorum
unus vocatur Micinellus, alter vero Via
liolus, guos relinguo Abbatiae de Agna-
animas mese remedio, etc. (Aron.
de’Casome: di Anszzo.)
Infatti l'attuale possessore della tenata
di Dorna paga sempre a tal'effetto uo an-
nu canone al capitolo della cattedrale
aretina.
Anche ta badia Camaldolemse di $. Qui-
rico delle Rose, altrimenti appellata di
Nasciano ia Val-di-Chiana, possedeva co-
atà un pezzo di selva, detta la Fratte di
Durne, di cui si fa menzione in un intra»
mento del 1229. (Anna. Cawato.)
DOSSO p’ARCIONE nella Maremma
Grometena. — Wed. Anciosa (S. Ma
sua ia).
DOVADOALA (Dosdola) in Romagna
nella Valle del Montone. Borgo con rocca,
già contea di un ramo dei conti Guidi, ora
capoluogo di Com. nella Giar. di Terra
del Sole, sal confine delle diocesi di Forlè
edi Bertinoro, Comp. di Firense.
a destra del 6. Monto-
il quale attraversava la valle innaszi che
le acque fluenti del Montone si fossero
fatta strada fra esso, rompendo li sireti
orizzontali di quel suolo; strati che sono
corrispondenti sulle due ripe del Gume
tino sd un'altezza di cento e più brac-
“il borgo di Doradola era difeso dal leto
DOVA
del peggio da un'altissima torre quadrata
tattura esistente, e le cui cortine abbrac-
Ciavaso la parte più esposta e più facil.
mente accessibile del paese.
Dovadola presenta col suo fabbricato la
figera di np triangolo; la di cui parte in-
Seriore, giù appellata Badignano, è attre-
verista dalla nuova strada R. forlivese, la
quale cavalca il 6. Montone sopra due pon-
ti, nuo a lib, e l’altro a sett., sopra e sotto
allo stesso borgo; meotre la perte supe-
riore silnal costa fiancheggia lu strada
che guida in Val.di-Rabbi.
Quest'ultima porzione di Dovadola di.
pende nell’ecclesiastico dal vescovo di
Bertinoro, nel tempo che Paltra è sotto la
diocesi di Forlì.
Domdola è pel gr. 39° 33' long. e 44°
9 latit., 360 br. sopra il livello del mare
Adriatico, 6 migl. a sett-grec. della Rocca
8. Casciano, altrettante migl. a scir -lev.
di Modigliana, il simile a cstro-lib. di
Terra del Sole, e 10 migl. da Forlì
Non si conoscono memorie relative al
esst. di Dovadola che possino dirsi ante»
rioti alla dinastia dei couti G e dei
conti, o dacbi Traversari loro consorti.
Fu per gran tempo Dovadola sede dei di
scendenti di quattro fratelli, i CC. Ruggie-
ri, Marcovaldo, Guido e Aghibolfo, nati dal
C. Guido Guerra di Modigliana e da una
torclia di Pietro Traversari; a favore dei
quali nipoti il conte Pietro Traversari,
rogato nel 1195, ri
ogni diritto che egli aveva so0-
pra i castelli di Dovadola, di Monte-Acuto
è di Gello in Romagna: rinonzia che fa
rianovate, pel 1235, da Paolo figlio di Pie-
con dee figli ed ered, i CC. Ruggeri ©
Guido Guerra secondo.
1 conti di Dotadola sì distinsero fra
tatti gli altri nella storia forcatiaa; sia
per il partito Guelfo che da epsi quasi co.
stantrmente fu professato ; sia per le lu
minose cariche di eapitavi e di potestà
preso le repubbliche di Firveze e di Sie segnalato
ma con decoro le; sia per il valore mi
litare che teloni di loro dimostrarono.
Mon sarà discaro, io spero, di rammentare potesi
tette: questo articole i personaggi, e le
DOVA so
azioni più rilevanti la atoria civile e po-
litica spettante ai conti di Dovadole.
Sino dal 25 marzo 1254 il conte Gui-
do Guerra Il figlio di Marcovaldo firmò
l'istrumento che trattava la vendita al
Comune di Firenze del cestello di Monte-
murlo, ceduto per la soa parte insieme
coa un mulino situato nel luogo detto al
bosco de'Conti sol Gume Agna con la
selva anpessa: presenti al contratto, fra gli
altri testimoni, la contessa Beatrice di lui
madre e il cel. Brunetto di Bonaccorso
Latini. La qual vendita di Montemarlo e
sue pertinente fa ratificata nel 19 aprile
dell’ anno stesso dal di lui fratello (il C.
Ruggieri) nella chies della pieve di &
Maria di Bagno ia Romagna, e dalla cio-
tessa Lena di lui sposa, nel tempo che es
sa abitava nel cast. di Dovadola.
Nel 1255, di maggio, i medesimi due
fratelli alienarono per lire 9700 la quarta
parte dei castelli, territor] e giurisdizioni
che avevanoin Empoli, a Cerreto, nella man»
sione di Cerbaja, a Vinci e in Collegonzi.
Nel 1263 segui in Dovadola un atto di
divisione e permuta fra i prenominati due
fratelli conti Ruggeri e Guido Guerra da
una parte, e il conte Guido del fa Aghi.
nolfu di Romena loro cugino dall’alira,
circa i respettivi diritti, feudi e vassalli
di Romagna, .
Mancato ai vivi il conte Raggieri, nel
3291 furono stipalati alcuni petti fra il
Comune di Tredozio, il conte Guido di
Remena, e il conte Guido Salvatico, figlio
del fa conte Ruggeri di Duradola. Il que
le conte Salvatico, nell'anno 1393, resti.
tal al Comune di Firenze le cestella che
{1 C. Ruggeri dopo la gicranta di Monte
aperto e pelle rivoluzioni di Firenze
vennero dielu, se le aveva usurpe»
Ve; quell’istesso conte Selvatico che, nell
ottobre del 1278, fece fine e quietan
za di certo debito che la Rep. fiorentina
aveva contratto con i fratelli conti Rugge-
ri e Guido Guerra, pedre e zio. -
Dl credito del C. Salvatico sali a tal
grido, che nel 1283, mentre era potestà
di Siena, venne eletto in capitano della
Taglia Guelfa in Toscana; nel 1386
in comandante dell'esercito fio.
reatino contro i Pisani, o naovamente ri-
chiamato nel 1288 a cuoprire la cerica-di
tà nella stema città di Siena.
Nel 1289, medizota un atto rogato nel
40 DOVA
piano di $. Ruflitlo presso Dovadola si
ultimo dei quali
toccò di parte il castello e distretto di
Dovadola con tutti i diritti baronali, che
egli poi, nel 1301, ced al C. Roggeri
di lai Aglio emascipato. (Pan. Icseromio.
Delizie degli Erudici. T. VII.)
Non fa minore la ripotazione che pres-
en il partito Guelfo si arquistò il C. Rog-
geri figlio del C. Guido Salvatica, poichè
nel 1304 la Rep. Gorentina lo nominò al-
l'importante ufizio di potestà, quello me-
desimo che nel 1322 dalla Rep. senese fu
eletto in ino del popolo.
Neli lo stesso conte Ruggeri di
Guido Salvatico fu investito dal re Rober. bri
to di Sicilia di tutte le ragioni e diritti
che il conte Manfredi d'Ampinana figlié
del fu conte Guido Novello di Modigliana
pretendeva sopra il cast. e distretto di
Tredozio, per essersi Manfredi posto dalla
parte Ghibellina, e a tale effetto dichi»
rato ribelle della chiesa e della Repubbli-
ca fiorentina. .
Diveramente dai sunì maggiori, dirim-
petto alla Signoria di Firenze, si comportò
il conte Marcovaldo di Dovadola figlio del
prenominato C. Ranieri. Emendochè nel
1340 macchinava,d'intelligenza con i Bardi
e i Fresc baldi, di sovvertire l'ordine
di quella Stato; sicchè restò rimunerato
del suo atlentato in maniera tale, che fu
posta su di lui una grossa taglia. Se non
che, cercando egli ogni strada per tornare
io erazia della Repubblica, ‘finalmente, al
dire dello storico Ammirato, in considera.
zione dei servigj prestati dal C. Roggieri
“e da'suoi antecessori stati sempre devoti
sl popolo Borentino, gli riesci di ottenere
IPassolozione dal bando della testa e da ogni
altra pens, come pure di riacquistare al
cuni castelli stati messi ai libri della come-
ra del Comane, come cosa della Repubbli-
ea. La quale elargità fa sccompagnata
dell’oferta annuale, per la
. Giovanni, di un pelio di seta în
seguo di ossequio, ma nom già di soggetio»
mne verso il Comune di Firenze.
Nel 1349, quando il conte Marcovaldo
TI di Dovadola non era più tra i viventi,
4a di lui vedova donne Fiesca figlia del
marchese Morcello Malaspina di Valdi:
Magra e di Alagia Fieschi, si 24 maggio
1349, trovandosi nel cost. di S. Giovanni
DOVA
fn Val-d’Arno coòtrasse muovo ma'rimonie
con it vobile Niccolò del fa Bertoldo No
vello della casa Cavalieri del Pecora di
Montepniciano, nell'atto che ema stessa a
titolo di dote sborsò al nuovo marito 1500
fioriai d'uro di peso c conio fiorentino,
previa una donazione di fiorini cento che
il prenominato Niccolò fece alla sposs.
(Bacn. Dirt. Fion. Carte dei Crociferi
di Firenze.) — Ved. Mosrepot-iano.
Alla morte del C. Marciwald» II, snoce-
dè nelta signoria di Dovadola il C. Fran
cerco di lui fratello, nato pur esso dal coo-
te Raggieri. Il quale, vendo mosso questio
i domina contro i figli del
di Monte-Grsnelli, e sem
ii favoreg=
i preferenza dalla Signoria di Fires-
iovò degli amici che teneva pel cast.
di Portico per distaccare quegli womioi
dalla dipendenza della Repubblica fo
rentina. E, quasi che ciò non gli bi
staue, andava fanendo grandi scorre-
rie in Romagna in tempo che egli tenera
in Portico Giovaoni d’Azzo degli Ubaldisi
suo cugino con un buon numero di lance
dell'esercito del Legato pontificio. Onde
è che il Com. di Firenze ordinò, che r'in-
viassero costà 300 lance capitanate da mess.
i di Buondelmonte. Il qual duce,
storiografo Gorentiao Marchionne i Cop-
po Stefani, che con molta modestia rest
cnato dell'esito della sua impresa in Bo
magna, alla rubrica 586 delle sue istorie.
sentire lo stesso Autore. « E per
lodare me mi tacerò della
» teria, salvo che ne dirò, che in
»° mesi fu il conte Francesco di Dovadola
» sì stretto nel son castello, che di com
» ch'egli avesse al di fuori, di niuna 008
» gli fu possibile a metter dentro, se non
quello che vi si era; e la brigata Yi
» vette di quello di fuori continuo del lo-
» ro... . Insei mesi ch' etti com
» perdei oltre a 15 uomini, e de'sooi 8°
» vemmo 123 prigioni, e tollemmo Bet-
» cova (così) per forza, ed vegli ridone
» lotte le sne foriczze e sè dentro de
4» muri; e giammai non si potò mettet
» oste ‘per le grandi nevi che farono is
DOVA
a quest'anno, e sempre sono în quel pae-
» se grandissime. Tornai compiuti | wi
» torsi a Firenze,a di 10 giugno 1397, ed
» andovri Buono di Taddro Strada, altro
» cittadino fiorentino, il quale vi stette
fino a settembre ; tanto che la pace
» Chiesa fo fatta. »
CI - -
la san patria, e intese tali doglianze a Fi-
renze, il governo commise ai suoi amba-
sciatori di dire al pontefice: che il cast.
di Duvadola era stato donato e non comprato
dal conte Malstesta suo legittimo signore.
Merto questo conte, nel 1409, i suoi
quattro figli, Giovanni, Carlo, Francesco e
Guelfo, pregarono la Signoria di Firenze
nd accettarli in accoma ja coni loro
costelli di Monte-Vecchio, Tredozio, Par-
ticeto, ec. La qual cosa infatti fu loro con-
cema con l'obbligo di dare il tributo annuo
del palio, e con dover dichiarare, chela
zione del cast. e pertinenze di Tredozia, già
opeltante al conte Niccolò del conte Ban
dino di Monte Granelli, rimanesse in pote
re della Rep. fiorentina, come quella che
Senoa che uno dei figli del C. Malatesta
(1 C. Guelfo) seostrei dai Fiorentini per
seguitare il partito deilloro nemici, associ
dosi agli OrdrlafGi di Forlì cal duca
na. Talchè nella guerra del 1440
Gaello, trovavasi con l'esercito di Niccolò
Piccinino, quando fu bandito della testa
irenze, che fece dipinge»
palazzo del governo la
sea figura appesa per i piedi in compagnia
di quella del Piccinino.
Uno degli ultimi avvenimenti di guer-
n relativo al cast. di Dovadola segul
parte
DOVA 4
nel 1469, allorchè, fallito il disegno ai
conginrati fiorentini contro Piero di Cosi
mo de’Medici, due di
sistiti da Gio. Francesco di Palla Strozzi,
con ogni diligenza e con insinuanti
talmente commomsero il senato di Venezia
contro il partito Mediceo, che nel 1467
ne fecero tosto ii
tino nelle parti di Romagna; e nel primo
assalto (non essendo ancora i Finrentioi ia
ordine) arsero il borgo di Dovadola, e fe
cero altri guasti nel paese all’intorno. (Ma-
cava. Istor. fior. lib. VII.)
Alla pace, pubblicata li 27 aprile del
1468, il cast. di Dovadola col suo territo.
rio fa reso alla Rep. Borentina, al di cui
dominio d'allora in poi quel popolo sì è
costantemente mantenuto fedele.
Comunità di Dovadola. — La Com.
di Dovadola occupa una superficie di
11363 quadr., dei quali 363 sono presi da
consi d’acqua e da strade, — Vi si conta una
popolazione di 1975 al ragi
di 141 individui per ogni migl. quadr.
saolo imponibile.
La sua figura irregolarmente ovale è
contornata da tre comunità dl Grandu-
cato e da una dello Stato pontificio. Dal
lati di scir.-lev., di cstro e di lib. ba di
froate la Com. della Roona $. Casciano, e
partire dalla sommità del poggio di S.
Martino in Avello, e traversando il var
co per ii quale passa la strada pedonale
che da Dovadola porta nella Valle del
Rabbi. Discende quindi in cotest’ultima
valle formando un angolo rientrante,
da primo per termioi artificiali, poscia
lungo il rio di Calboli, che presto lascia
fuori per rimontare il poggio sino al ter-
mine delle Gazze. Costi, voltando faccia
ir. a stro, e poco appresso verso lib.,
costa che acquapende nel fi.
sino presso allo shorco del fosso,
detto del Campo-mosso. Al quale punto
attraversa il fiume e quiodi la nuova
strada R. per innoltrarsi sul Ganco occid.
della stesa valle per il poggio del Prati-
cino. Costà forma un angolo retto per
dirigersi da ostro a pon. sul monte della
Serra, valla di cui sommità ripiega nella
direzione di grec., onde ritornare per ter
mini artiBciali sino presso al fume Mon-
tone. Dalla quale vicioanza bentosto ti ri-
6
42 DOVA
piega nella direzione da greo. a maestr. per
aadare incontro al torr. della #ille-Reno-
sa, e poscia al fosso di Castel-vecchio.
Poco avanti d’entrare nel fuso suscees-
mato, soltentra a contatto la Com. di Mo-
digliana, con la quale del fosso predetto
passa in un suo tributario, che porta il no-
mme di Canoverto. Lungo esso la Comuni-
tà di Dovadola volta faccia da lib. a
maesir., © per termini artiGiciali arriva
alla strada provinciale rotabile di Modi.
gliana jal di là della quale entra nell'alveo
del Samoggia, che forma confine alle due
Corounità sino al fosso detto dell’Aequa
salata. A questo punto la Com. di Dova.
dola lascia il torr. Samoggiaela Com. di
ligliana, e piegando da marstr. a greo.
trovasi di fronte alla Com. di Terra del
Sole: da primo mediante il fosso predetto,
quindi per termini artificiali ritorna a
varcare il 6. Montone sopra il rio della
Croce. A poca distanza dal fiume, piegan-
do a lev. tocca, langa il rio di Casina,
Com. di Bertinoro dello Stato pontificio,
con la quale,mediante quello ed altri borri
suoi tributari. sale sol monte di S. Mar-
tino in Avello, dove ritorna a confine
la Com. della Rocca £. Cascisno.
Due strade rotabili pamano per questa
Comunità; quella regia che mercè la ma-
nificenza sovrava stà presso al termine di
sua costruzione, a partire dal 6. Dicomano
solto S. Godenzo sino a Terra del Sole. La
seconda via, aperta essa pure da pochi an-
mi,è provinciale.Questa staccasi daModiglia»
na, e imbocea nella R. forlivese fra la Rocca
S. Casciano e Dovadola. Tatte le altre sono
vie pedonali, fra le quali contasi quella
che gnida per Val.di.Rabbi a Galeata.
Il fiume Montone che attraversa da lib,
a prec. la Comunità di Dovadola è il più
copiosa corso di acque, nel quale fluiscono
quasi che tutti i mioori ri e torrenti
dello steso territorio. Fra i poggi ele
vali avei quello di Castel- Ruggiero, il
quale s’innalza 628 br. al di sopra del
livello del mare Adriatico, mentre la som-
mità della torre di Dovadola fa segnalata
dallo stesso astronomo Pad. Inghirami a
un'altezza di 303 br. sopra il livello
dello stesso mare.
In quento alla strottura e qualità del
suola dei contorni di Dovadola, giova qui
richiamare ciò che fu brevemente aceen.
pato allreve) e precisamente agli artico
DOVA
li Arvsuziso Toscano, e Bscso, Comu.
nità.
Si disse nel prismo luogo (pag. 97, rol.1.)
che, l'esterna ossatara dei contra i che
spinge l'Appennino dal lato dell’Adris.
tico, è formata, a preferenza delle altre
rocce sedimentarie, di argilla Gusile e di
grés calcareumicaceo a strati inclicatisi.
mi, di rado gli uni e gli altri interrotti dal
calcareo-sppenninion. Le quali rocce vanoo
gradatamente modificandosi in marna e in
argilla cerulea a proporzione che i monti
si abbassano € si accostano alla pismara.
Fa poi avvertito all’artic. Baoso (pag.
238, v. 1.) che nella ira costa dell’Ap
pennino che acquapende verso l'Adriatico,
© segnatamente fra le valli del Savio edel
Lamone, l'argilla schistora può diri la
roccia predominante. La quale, allorchè
trovasi esposta all’azione delle meteore ba
sì debole grado di durezza, che alla super
Scie si sfoglia, si stritola, diviene pulvero-
lenta. del colore delle marne cerulee, e
consimile, in quanto all'aspetto, a quelle
che ricuoprono le colline subappeonine
dal lato del Mediterraneo.
Che se si aggiunga a tutto ciò la ciroo
stanza di riscontrare molti frammenti fos-
sili in quelle rocce racchiusi, e la disposi
zione @ giacitura dei loro strati quasi sera»
pre orizzontale o ad angolo ottusissimo,
tuttociò porta a giudicare: che il terreno
costituente l'esterna ossatura del fianco
dell'Appennino voltato vers il mare A-
driatico, se non è di una più recente for
mazione di quella del lato che guarda il
mare Mediterraneo, è al certo assai diver
so nella proporzione degli clementi essen-
ziali, dai quali quelle rocce rudimentarie
vennero costituite. Un esempio luminoso
che serve di conferma a cotesto fenomeno
geologico apparisce chiaramente nel terri.
torio di Dovadola; sia che si rimonti la
valle del Montone, a partire dalle colline
di Terra del Sole
che si attraversi la
Avvegnachè i colli a pop..macstr. di
Terra del Sole (che possono dirsi l'estremo
lembo ocridentale della valle del Monto-
ne) è specialmente quelli dal Falcone al
pregio Sina, trovansi coperti di un tufo
calcaren.siliceo poroso, di tinta ora grigia,
ora gialla, pieno zeppo di mollaschi bival-
DOVA
vi, del genere ostriche, veneri, pettini, e
alte specie di spoglie di conchiglie mari-
ne deponta per famiglie, da fr conce
il cemento in cui sono impasta-
d0. TI quali too in molti pu riposa so-
pra usa marna losa di tinta cerules,
persa di straterelli di lignite, o di fran»
menti di altri corpi organici; mentre dallo
stemo terreno quasi a Gor di terra, o se si
Una
le polverslenta, sottostante al sabbione
calcareo conchigliare, contiaua a trovarsi
camminando cuatr'acqua sui fiaschi dei
colli che fianchieggiano il Gume Montone e
il torr. Semoggia; con questa diferenza,
che a proporzione che uno si avvicina
verso li sproni più alti dell'Appennino, la
reecia diviene sempre meno friabile, finchè
si consolida in una scissile arenario-
caicare-argiliosa molto sozioga a) grés schi-
stoso dell’opposto Appennino. Allorchè
de Ma perti
vere macigno adoprato per stipiti, scalini
carchitravi nell'arte edificatoria, se poi
prevale la caloe, si usa come l’alberese
per fare calcina. Il suo tessuto però è sem-
pre feliaceo, più terreo e meno com
della pietra serena e della calcareaappeo-
misica. Gli esempi di tale conversione
della marna molle in roccia solida, prima
Logni altro, vennero segnalati dal ch. geo-
logo Brocchi nel Frignano modanese, sei
contorni di Bologna, di Urbino, di S.
Les e a Cingoli nell'Appennino del Furlo
sella sua Conckiolegia Subappennina.
Accade un'altra particoletità nello schi-
sta marnoso impieirito di Dovadola, e dei
suoi contorni; ed è, che per la sola azione
delle meteore egli si sfalda e si disgrega in
guisa da lasciare slcune parti prominenti
sottr forma di grossi nuclei eliltici meno
friabili del restante di quell’aggrogato. Il
quale fenomeno va a grado a grado dimi-
auendo a proporzione che si rimonta ver-
to i costrafforti superiori dell'Appennino
setto l’Alpe di S. Benedetto, dove la roc-
cia stratiforme si mostra di tessuto unifor-
me e totalmente pietroso. — Wed. Rocca
£ Casciano, Comunità.
Oitre le polle di acqua salsa che contà
DOVA 435
ritrevansi sotto la marna argillosa, avvi
rasente l'alvoo del Montone, poco sopre
Bernicia, acqua acidula leggermente
la prima volta dal medi.
dottor Pietro Barboni ; per
cui dal prof: Giuseppe nella soa Sto-
rie delta Acque Minerali di Toscane,
‘omo V. p. 185) fu denominata, dogua
del dott. Barboni a Dovedole.
Per ciò che riguarda la coltura agre-
riae qualità di prodotii, il suolo spettante
al grés e allo schisto marcoso testà descrit-
tiè generalmente destinato ai pascoli, al
bosco e alle selve di castagni. Quest’alti
me somministrano il maggior prodotto a
questa, al pari che a tante altre comunità
situate soi due fianchi dell’Appenniro.
Lo schisto-marnoso, allorchè è divenuto
polverulento e fendibile dalla vaugi
tiva a poderi e a vi; }
Di
sono disposti a ripiani, e cisscuno di casi
è fornito di una piccola torre quadrata
termioante in una colombaja. Per modo
che le vigne formano uo vago anfiteatro,
non solo intorno a Dovadola, ma anorra
prevalgono, si forma on quelle
Finalmente sul tufo conebigliare dei
colli fra la Semoggia e il Montone prospe-
rano gli ulivi e i gelsi; emendochè Vedu-
cazione dei Glugelli costituisce in Dorado»
jpatto la un oggetto importante di risorsa, sicoo-
me lo è il frumento e il grano siciliano
(mais) che si semina a preferenza di ogni
altra granaglia nelle insenatare dei borri
© dei torrenti, come pure luogo il Gume
stesso del Montone.
È oggimai un'omervazione confermata
dall'esperienza, che la vegetazione dri ce-
reali riece prosperamente nei lerreni ar
Gillosi, massime quando essi contengono
sostanze fossili e saline.
Noa si trascora nei luoghi medesimi la
coltura della canapa e del lino, così quella
dello piante legnminose e dei bulbi di patate.
La circostanza di trovarsi riunite nella
Comunità di Dovadola, e qualche volta
nel perimetro di un piccolo valloncello, le
due diverse qualità di suolo poco sopra ac-
cennate, e queste in una disposizione lo-
cale assai favorevole, fa si che costà appli»
care si potrebbe con successo la marnazio *
ne della creta argillosa mescolandola col to fo
siliceo-calcareo marino, mercè l'istruzione
prstica sulle Colmate di Monte con tanta
44 DOVA
precisionee chiarezza descritta,e conil fatto
laminotamente dimostrata nella Val-d'Elsa
dall’illustre proprietario e direttore del
Podere modello di Meleto. — Ved. Gioa-
mate Acnanzo Toscaxo, Annata I, e Il.
Fra gli animali domesici’ da frutto,
oltre quelli spettanti alla pecuaria, for-
mano ua articulo di qualche lucro i polli
d'ladia che a branchetti si alimentano
dai coloni e dai powidenti, mentre noa vi
ba forse casa di pigionale, «love son
grassi più d'un porco; siccome son vi è
vigoa che non sbbia il suo nido di colombi.
La Com. di Dovadols, con la legge del
23 sett. dell’anno 1775, fu riunita a quella
della Rooca S. Casciano, dalla quale lo
stesso Legislatore la separò con regola.
mento speciale de'18 agosto 1998.
Sotto il governo della Rep. Bor. e dei
QUADRO della popolazione della Comunità di Dor4nor4 a tre epoche diverse.
DOVA
grandachi Medicri, Dovadola fscera comua
nità e potesteria distinta, la quale era for-
mata dei popoli di Dovadola, di Gello, Ba-
lia di sopra e Balia di sotto, Montacato, |
Castel-Reggieri, Montepolo e Mizuola.
La Cumunità mantiene uo medico, na
chirurgo e um maestro di scuola.
Nell'inverno, nel giorno di lunedì,
pratica costà un mercato per gli ani:
porcini, e 3 fiere. Le quali Gere sogliono
cadere sotto i gi 5, e 36 del mese di
agosto, e nel 9 di settembre.
Il tribunale civile di prima istanza
Doradola è a Terta del Sole, dipendente
per il criminale dal vicario della Rocca $,
dove ha la cancelleria comuni»
tativa e l’esazione del Registro. La con-
servazione delle Ipoteche e l'ingegnere di
Circondario risiedono in Modigliana. La
Ruota è a Firenze.
Nome dei luoghi| Titolo delle chiese. lDioc. cui ap-) Anno | Anno | Anno
partengono. 1765 | 1833
PT, }«—— —-
*Arello S. Martino, Pieve Bertinoro | tor ta0
Badia di S. Ab-| 5. Andres, Rettoria Fodi | 328 392
S. Stefano, idem Bertinoro 201 9
$. Maria, idem Forlì 133 158
palo
Dovavota di sotto | SS. Annunziata, Pieve idera sa 879
Dovanora di sopra | $. Rufillo, idem Bertinoro 139
Abitanti, N° | 1606 | 1133
Frazione di popolazioni provenienti da altre Comunità.
Nome dei luoghi| Titolo delle chiese. |Comunità dalle quali proven
gono.
nr | co—r_T—_— _—— _—_—_
Calboli S. Michele Rocca S. Casciano a
Cerreto 8 in Vineulis Terra del Sole 84
Limisso 5. Maria Rocca S. Casciano 1a
Valle S. Maria Estera 10
Villa Renosa | S. Mercuriale Rocca $. Casciano 80
Torus. Abitanti, N°! 1975
N. B. Una perte della popolazione della parrocchia contrassegnata con l'aste»
riseo* spetta ad altra Comunità.
DUDD
DOZZANO in Val-di-Magra. Cas. de
qui ebbe il nomignolo la ch. parrocchiale
(S. Lorenzo a Dossano) nell'antico piv.
di Vignola, Cor. Giur. e circa migl. 2 a
pos. di Pontremoli, Dioc. medesima, già
di Laai-Sarzana, Comp. di Pisa.
Trovi costa alla sinistra del torr.
Gordana, sulla via alpestre che rimonta }a
Gordana da Pontremoli per Zeri, e di là
timo alla vetta del monte Gottaro.
La chiesa r. di Dozzano della
metà del secolo XVIII era upita a quella
di S. Felicita a Codolo, ta sotto il
regno del G. D. Leopoldo Î, che la fece e-
figere nuovamente in parrocchiale.
La parr. di S. Lorenzo a Dozzano nel
1833 noverava 189 abit.
Ducanra. — Ped. Docaz.
DUCATO vi LUCCA. — Ped. Luoca. chiesa
DUCATO pi MASSA pi CARRARA.
— Wed. Mussa di Cannana.
Dvcanra, o Dvcawrora nel Piano
orientale Lucca. Vico perduto che
diede il titolo alla parr. di S. Martino «
Ducentola nel piviere di Marlia, Com.
Giur. Dice. Dac. e circa 4 migl. a leva
gres. di Lucca.
DUDDA (S. MICHELE a) ne) Val-d
Arno superiore. Cas. e perr. nel piv. di
Cistoja, Com. Giur. e 4 migl. a grec.-lev.
di Greve, Dioc. di Fiesole, Comp. di Pi-
resse.
È posto in presso la cresta dei
mooti che separano la Valle dell'Arno so-
periore da quella di Val-di-Greve, lango
la muova strala provinciale che guida da
Figline a Greve, sulla sinistra ripa del
Rorr. Cestio.
Trovasi Dadda registrato nei diplomi di
imperiali tra gli antichi feudi dei coti
Gridi insieme con il castello di Torsoli
(he è situsto sullo stesso dorso di monte.
La parr. di S. Michele a Dudda conta
356 abit.
DUDDOVA ia Val.dAmbra. Cas. e
per. sotto l'invocazione di $, Michele,
mel piv. di Capannole, Com. Giar. e 4
circa a ostro-lib. del Bacine, Dioc.
@ Comp. di Arezzo.
Risiede in costa sul lato sinistro del 8.
Ambra, «a miglio e pon. del castello
stesso di Ambra.
La chiesa di S. Michele Arcangelo di
Duddova mel sesolo XIli fa di pedronato
degli Ubertini, prima che emi ne investis-
DUOM 4
sero l'abate e i monsci Camaldolensi della
badia di S. Pietro a Ruoti.
La parr. di $. Michele a Duddora eon-
ta 216 abito
Doovzcrmo in Val-di-Chisna. La pieve
di S. Ansaoo in vico Duodecim presso Ris
fomagoo, sebbene si trovi citata in poche
membrane, pure una di esse della cattedrale
di Arezzo, seritta nel luglio del 1053, non la-
scia alcun dubbio sulla di lei ubicazione.
Trattosi di on istrumento stipulato in
Arezzo, col quale la contessa Ermengar
da figlia del fu conte Alberto, lasciata ve-
dova dal conte Ranieri di Walfredo di
Asciano, cedè in proprietà alla cattedrale,
all’episcopio ed ai canonici aretini, la sua
parte di padronato, pervenutacli per Mor-
gincep, (ossia dono mettutinale) della
lesa e canonica dci SS. Martino, Nic-
colò e Egidio, che dice situata nel conta-
do aretino, e precisamente infra plebe
97 Amsani in vico Duedecim, in loco et
vocabulo Rigomagno.
La stessa donazione fu preceduta, e ped
Tiguardarsi come conferma di altra offerta
stata fatta nel sett. del 1036 dalla stessa C..
Ermengardae dal C. Ranierisuo marito, al
lorchè quei coniugirinunziarono ai canooi=
ci di Arezzo la loro porzione della ch. di
& Maris, S. Martino, e S. Egidio, posta
in Rigomagno preso il castello. (Came.
Dei march. di Toscana.)
DUOMO VECCHIO fuori di Arezzo
(SS. Stefano e Donato) l'attoale
camposanto dei canonici di Arezzo, che
giace sopra un’umile collina sui fondamen-
ti della vecchia cattedrale, nel suburbio
quabdeotale di Arezzo, € appena va terso
fuori della porta S. Spirito, fra
la strada R. perugina e quella della Chiusa
de’ Monaci in Val.di-Chiana
Era invalse la consuetudine nei primi
sevoli del Cristianesimo di costruire le
chiese matrici. e quindi anche le sottome-
trici alquanto lungi dall'abitato. Noa fa
pertanto Arezzo fra le antiche città ve-
scorvili la sola che tenesse la sua cattedra-
le faori delle mura urbane; mentre i citta-
dini di Fiesole, di Firenze, di Pisa, dl
Lucca e di Chiusi, innalzarone i lore
Duomi extra moenia, 0 assi d'appresso
a unadelle porte della loro città.
Era forse il Duosro vecchio di Arezzo
la cattedrale più vetmta che contame la
Tossana dopoil risorgimento delle arti,qua-
46 DUOM
Bora si eccetui per anzianità iS, Giovanni
mia l’antico Duomo di Firenze.
Imperocchè l'edifizio del duomo aretino
fa incominciato nell'anno 1014 sal mo-
dello della più bella della cristia-
nità, voglio dire, del S. Vitale di Ravenna.
Fu ordinato dal vescoro Elemberto, che
inviò a tal effetto colà a levare il disegno
del tempio del re Teodorico l'abile ar-
chitetto bear il quale presedi
esecuzione dell'opera, rimadta com
nel 1022 n piena soddisfaziane di Teo-
baldo, allora vescovo di Arezzo. — Wed.
Acazz.
Nell'anno tuto il popolo di Arezzo,
anelando di avere la cattedrale dentro la
città, venne in contesa col clero non seo-
sa recare qualche guasto al Daomo vec-
chio, Per la qual violenza l'imp. Arrigo
V, nel suo passaggio da Arezzo per Roma
(anno millerentoundici) comandò, che a
castigo degli Aretini si atterrassero le torri
e le mura antiche di quella città. —
Ved. Anzzzo.
Non cessò per altro il capitolo maggio
re di ufiziare e far pontificale nei giorni
solenni nel Duomo vecchio, benchè si
trovi contemporaneamente uo altro capi.
tolo, un nnovo episcopio, e altra cattedra
nella chiesa del popolo, cicè nella pieve
di S. Maria di Arezzo, la quale fu sempre
dentro le mura della città, a diff‘renza
dell’altra pieve di S. Maria in Gradiz, 0
in Graticiata, con la quale da molti renne
confusa la pieve magziore. E fa forse in
quel lungo trambusto fra il popolo e il
clero aretino che le ceneri dell'apostolo 8.
Donsto si trasportarono dal Duomo vec
chio nella chiesa del popolo.
Onde meglio provvedere alle bisogne
dei cittadini di Arezzo, dietro le ripe
tute istanze del clero, e le favorevoli infor-
mssioni date alla S. Sede dal vescovo di Fi-
remze e dall’abate di Vallombrosa, ad
sedandam discordiam et inveteratum
odinm eztinguendum. il pont. Tonoccozo
TH, con bolla dei 26 aprile 1203, uni il
Duomo vecchio di S. Donato alla chiesa
dì 8, Pietro, giù detta in Castello, ossia
$. Pier maggiore, convertita poi in cat-
tedrale. La quale ultima fu riedificafa
nella forma che vede sul declinare
dello stesso sec. XIII con il disegno di Lapo
Tedeeo,esegnitoda Margaritone di Arezzo.
Gli edifizj del Duomo vecchio, della
DUOM
tua canonica e dell’episcopio, vennero ra.
i sino ai fondamenti per fatale rescritto
di Cosimo I, dato li ottobre 1561;
sul riflesso che da quell'amile collina po
tesse, nei casi di guerra, dall’oste recai
danno alle nuove mura e bastioni stati
innalzati da quel sovrano mella parte me-
ridionale e più bassa della città di Arezzo.
Della struttora, magoifoenza e pregio
del Duomo veochio mancò di darne
n e biografo Gio
gio Vasari, tanto nelle vite di Spinello
aretino c di Gaddo Gaddi, quant’ache
nel proemio di quell'opera.
« Conciofussechè (egli diceva nel proe
mio della seconda edizione) il detto tempio,
come si è potulo vedere a'tempi mostri, a
oltofacce, è fabbricato delle apoglie del iee-
tro, colosseo ed altri cdiézj, ch’eramo stati
im Arezzo innanzi che fosse convertita alla
fede di Cristo; fu fatto senza risparmio, e
on graadiunma ape. di colonne di grani.
o, di porfido e di mischj, ch'erano stati
dee dette fabbriche antiche, adornato. »
Lo stesso autore,.nella vita di Spinello
aretino della prima edizione del Toleati.
no (Firenze 1550) aggiunge: « che questo
pittore dipinse al Duomo vecchio fuori
della città di Arezzo la cappelli chie
sa di S. Stefano, nella quale i colori suoi,
per enere lavorati risolutamente e a buoa
fresco, sono ancora finissimi e accesi che pe-
jono dipinti al presente. E in detta chiesa
fece di pittura una Nostra Donna, la que-
le è tenuta dagli Aresini iu divozione .
Nella vita di Gudo Gaddi Gor. dello
atesso biagrafo si legge: « che quel pittore
lavorò nel Duomo vecchio fuor della città
di Arezzo, per i Tarlati signori di Pietre
mala, alcune cose di musaico in usa volta,
la quale era tutta di spugne, e cuopriva la
parte di mezzo di quel tempio; il quale
emendo troppo aggravato dalla volta aptica
di pietre, inò al tempo del vescoro
Gentile Urbinate (sulla Gne del sec. XV)
che la fece poi rifare tutta di mattoni. »
Le rovine del Duomo vecchio furono
fin seguito ridotte a camposanto pei cano-
nici della nuova cattedrale; e, nel 1610,
il vescoro Pietro Usimbardi volle erigeri
una cappellina con apposita iscrizione:
« ne vetusti Templi olim diruti memo
ria, cultuque temporis injuria penitus
interiret. ele n
47
E
En FIZJ pi FOLLONICA. — Wed. For-
noeica nella Maremma massetana.
EGIDIO (S.) a CAMPRIANO. — Fed.
Canzuaso nel Val-d'Arno aretino.
—— soma CORTONA. — Fed. Arta
di S. Ecipro.
—— a CROCEDEVOLL — Wed. Cno-
casevoni.
— a GIUNCARICO. — Ped. Giox-
Camco
— pi GRACCIANO VECCHIO. —
Ped. Graccssro in Val-di-Chiana.
a FRASSINETA. — Ped. Fuur
sera nel Val d'Arno casentinese.
— « RISTONCHI. — Yed.' Risros»
cai in Val.di-Sieve,
— — a SAN-PANCRAZIO. — Ped.
San-Pascaazio in Vald'Ambre.
—— (SS) = MARTINO 4 SALEC-
CHIO. — Ved. Surzocmo.
EGLIO ni GARFAGNANA (Eglium)
mella Valle superiore del Serchio. Vico
che fece parte del popolo di Sami innan-
zi che avesse ceppellania curata (S. Maria
e S. Rocco a Eglioj diprodente dal par-
roco di Sassi, nel pievanato della Pieve
Fosciana, Com. e 2 migl. a pon. di Mo-
e migl. 3 a sett.-maestr. di
di Massa ducale, già di
Lucca, Duc. di Modena.
È situato in monte nel vallone della
\Torrite di Costelnuovo, fra Brucciano,
Molassana, Mont’ Altistimo e Sassi.
\La prima ch. parrocchiale di Eglio fu
fabtricata nel 1495 per comodo di una
porzione del popolo di Sassi, al quale sino
allora il vico d’Eglio appartenne.
“La parr di Eglio con la sezione delle
Alpi di Sassi e Eglia conta 604 abit:
dei quali £12 sono della sezione di Eglio.
ELBA (ISOLA bi) —Ved. lora diEtsa,
ELCI (Iicie, o Hoti Castrum) in Vab
&-Cecina. Villa, giù casi. che diede il titolo
a una contea e a un'illustre prosapia, ora
capoluogo di Com. cou pieve (8. Niccolò)
già filiale della distratta matrice di Sor-
ciano, nella Giur. e circa 6 migl. a_cstro
di Radicopdoli, Dioc. di Volterra, Comp.
fi Siena
Risiede sopra una rupe che precipita
sulla ripa sinistra del fi. Cecina alla base
sett. delle Cornate di Gerfalco, sul fianco
dei poggi che separano la vallecola del
torr. Pavone da quella della Cecina stessa,
8° 40' 2” long. e 43° 12'8"latit,,
1. a Jey. di Castelnuovo di Val-
di-Cecina; 6 migl. a sett. di Montieri; 16
igl. a sett.-grec. di Massa-marittima; 18
a scir. di Volterra, e 22 migl. a lib.
di Siena,
Non vi è da dubitare sull’etimologia
semplicissima del nome che porta questa
villa o castelletto sorto in mezzo alle fore-
ste de’ Lecci. -
N cast. di Ekci fu signoreggiato da diver
si dinasti; esendochè, nel 989 di agosto,
vi risedeva col ricchissimo conte Idebran-
do degli Aldobrandeschi
fo principe di Benevento e di Capua, ve
dova lasciata dal conte Rodolfo di altro
Rodolfo. E fu costà dove la suddetta si-
guora col consenso del figlio © suo mon»
dualdo, per atto pubblico alienara alcuni
beni situati in Pisignano di Val-di»
Pesa, piviere di S. Stefano a Campoli.
(Axcn. Dir. Fros. Badia di Passignano.)
I quali personaggi si trutarano nella
vicinanza di Eli, allorchè, nel di $ otto.
bre del 1007, stabilirono una petmuta di
terreni, case e giospadrunati di chiese
con Benedetto vescovo di Volterra. Il qual
contratto venne rogato e 6rmato dalle
porti contraenti, da più giudici e notari, e
dai periti stimatori, in loco Papiana (0
Papiena) prope ecclesiam S. Felicia tere
ritorio Volaterrense.
La qual chiesa di Popiena, da luoga
età distrutta,trovavasi compresa nel piviere
di Sorciano, di cui era filiale anche la par-
rocchia di Elci. — Ved. Sonciano (Piz-
radi) ©
Dai conti Aldobrandeschi il cast. d’Elci
(ignoro il
Federigo!,
3 agosto
1164, confermò al giovinetto conle Alber
to i castelli e luoghi appartenuti al conte
48 ELCI
Alberto di lai avo. Mediante l'atto delle
divise tra i Agli del C, Alberto giuniore
il cast, d'Elci, e varj i-Ceci.
na e di Va'.di-Cornia toccarono di parte
al conte Rainaldo signore « di Monteroton-
do, uno dei di lui Gigliuoli.
Quest'ultimo dinasta, nel 1213, vendè
al Comune di Volterra i suoi diritti, forti»
lizj e powesioni che avevi Castelono:
vo di Cecina e in Elci; per cui gl
wamalli di questi due castelli, sotto il di M
maggio 1213,prestarono giuramento di fe-
deltà al sindaco inviato da Volterra.
Non corse però gran tempo che il cast.
d'Elci pauò in feudo a un ramo della po-
tente famiglia Pannoochieschi, cui appar
teneva quel conte Ranieri d'Elci figlio di
Manovello di Ranieri signor di Travalle; il
quale,con atto dei 6 aprile 1256, acquistò
da Ranieri del fa Castiglione di Castelnuo-
vo una casa e podere, situati nel cast. di
Buriano, con tutta la giurisdizione,e gli uo»
ini che appartenevano al venditore nel
distretto di quel castello. (Asca. Dirt.
Fios. Carte della Com. di Volterra.)
Da! conte Manovello di Ranieri di
Travalle nacque altro conte Ranieri, che
troviamo nel 1295 potestà in Volterra. Di
uo conte anonimo, detto il Conticino d'
Elci, fanno pure menzione gli storici in-
torno a quest'epoca, e se;
mo 1288, come amico dei Pisani; in soste-
gno de'quali accorreva
200 soldati di cavalle
stato raggiunto per via dall'esercito fio-
rentino staccato da Sanminiato di Val.d'
Elta, che quel drappello assali e disperse, e
il Conticino d’Elci fece prigioniero.
Fratello forse dello stesso Conticino
emere doveva quel signore di Elci, che un
istramento segnala col nome antonoma-
stico di Conte. Imperocchè di lui erano
figli Manovello II, Guglielmo e Gaddo,
tre fratelli che stavano, nel dì 26 marzo
del 1327, nel palazzo pubblico di Colle
per assistere a un rogito, mediante il
quale essi venderono, per il prezzo di lire
2000, cinque delle 7 parti del cast. e di-
stretto di Bruciano (Castrum Bruscia-
ni) jn Val-di-Cecina a farore di un
loro consorte, chiamato Andronico del fu
Cantino de’conti d'Elci.
Con altro contratto rogato nel cassero
di Fosini lo stesso Andronaco del fu Cao-
tino rivendè per lire 3000 a don Albizo
ELCI
del fa Scolajo de'Tancredi da Colle co
pitano di detta Terra cinque delle sette
parti dell’intiero distretto e cast. di Bru-
ciano, suoi fortilizj, giurisdizione, e servigj
li.
11 quale atto di vendita, portando la data
del 2 maggio dell’aono 1331, starebbe a
contradire l'epoca della morte violenta da-
ta dai Colligiani al loro arciprete capita-
no Albizo di Scol:
i 10 marzo 1330, (Cro-
ib. X. 6. 173) se non si dicesse, che
lo strumento del 34 maggio 1331 fa ro-
gato da uri notaro di Sanminiato, che di.
chiarò, ivi, i
logico della sua città, simile a quello pi.
sano, vale a dire, che iva di un anno
le date croniche dell’antico stile Gorentino.
— Ped. Cortez di Val-d'Elsa.
Se poi quella vendita sveme il suo pio
no effetto, e per qual modo Bruciano ri-
tornasse con l'andare del tempo iu potere
de’conti d'Elci, lo decifri chi lo può. Es-
sendochè nel 28 sett. 1422 il conte Nic-
colò del fu conte Andronico di Aldobran-
do de'conti d'Elci vendè per sè e per il
fratello suo Aldobrando per fioriai 840
di conio fior. tutti i diritti di Bruciano
al Com. di Volterra. (Asem. Dirt. Fiona.
Carte della Com. di l'olterra.) — Ved.
Baucramo in Val-di-Cecina.
Asgiongasi che alcuni storici senesi, im
occasione di parlare del cast, di Fosini
quando si sottopose alla loro Rep. com atto
del 18 apr. 1332, vien detto già signoria .
di mess. Albizo de’Tancredi capitano di
Colle. Il quale Albizo aveva edificato il
castello di Fosini, ornandolo di palazzi e
circondando di mura quel cast., che oggi
altro noo è che una casa da fattore. (Gro-
cuara Tommasi. Fstor. di Siena. lib. IX.
— Ance. Dim. di Sizzs. Kaleffo veo-
chio.)
Ma presentandosi dipoi, Ciongono
essi) il conte Gaddo d'Elci, e
ch il cast. di Fosini si aspettava ad "eso
di conservarlo
per il Comune di Siena, i Signori Nove
glielo accordarono a titolo di feudo con 1”
obbligo di un annuo tributo, e di altre
condizioni onerose.
Anche gli uomini del Comune di Mon
talbano, poco innanzi vassalli dei figli di
Cione de'Malavolti di Siena, con atto pub-
blico del 3 giugno 1331,sottoposero i lore
ELCI
meri. e lutto il distretto del cast. di
Montalbano alla Rep. sencse. (Axcu. dell’
Ouan. di Siena.)
I conti d'Elci ;° passaggio dell'imp. Car-
I IV da Siena ottennero vu amplissimo
e onorifico dipluma, che li dichiarava con-
ti palativi; talchè mediante una tal prote.
zio > essi pervenner | a ricuperare l'asso-
lata padronanza del loro fcudo, come
più ampiamente si narra nella relazione
gel 1569 dall'assessore du.la Pratica
segreta di Fireoze, l'auditore Lelio Tu
reti. A.
A tenore della qua‘e relazione’ T conti
d'Elci v-oncero dal G. D. Cusimo 1 cor.
fermati in tatti i loro privilegi, e dichia
rati esenti da ogni sorta di sugrerione ed
omaggio per la contra d'Elci, che roitò a
tal effetto .eparata dallo Stato senese.
ritti feudali cessarono dupo com.
L M”ab. licione dei feudi ; per
par il ertiiorio di Elci fa riunito allo
Stato senese, e i suoi abitanti fatti part -
cipi del benefici» di una legislazione che
seo'ava emanando il Solune della Torcana.
Il quale legislatore, con motupropri. spe-
ciale del 9% maggio 1779, costitui la nuo»
va Comun'tà di Elci, con rdarle 1°
amministrazione delle sue
tutte le altre,
Comunità di Elci. — ll territorio di
Comunità conserrasi press a poco
Lo stesso di quello che era all'epoca del
179 testè accennala. Esso occupa una
mperficie di 19278 qu: Ir., dai quali sono
da detrarre 999 quadr. per corsi d’acqua
e strade
Vi si trovava, nel 1833, una popolazio
ne di 1269 individr:, a ragione di
it. per ogni migl. quadr di suoli
trafforti sett. del poggio di Montieri e del.
le Cornate di Gerfalco, presenta una figu-
ra iconograsca di un romboide irregolare,
la di cui diagonale è dirctia da grec-a lib.
Esso confina con quattro Comunità. A
sett. ha di fronte il territorio di Monte-!
stelli della Com. di Castelnuovo di Vi
di-Cecina, col quale resta a contatto dal
la conffuenza del fosso Borrone nel torr.
Pavone, e di là rimontando l'alveo di quel
fesso sino allo sbocco in esso del borro che
scened dalla chiesa di Movtalbano. Giunto
sulla cresta del poggio attraversa la strada
von
ELCI 49
di Monte-Castelli, quindi scende rel burro
Ricavolo nel vrr. Fodera, e cuo esso nel
fi. Cecina. A tale sbucco trova sulla ri
li, con la quale
suo influcate Lucignano, che dopo breve
tragitto lascia fuori; quindi per termini
iali, attraversando i borri Riverdello
€ Serraja, ziuuge sulla strada rotabile
chi guida da Montingegnuli in Maremma.
to, voltando faccia da sett a
Quartino, di dor
sale sul poggio
je, nella di cui opposta pea-
incontra con la Con. di Montieri.
Costà ripassa la strada maremmana, e per
il fosso delle Gulleraje ritorna nel 6. Ce.
ciua, che cavalca allo sbocco del fosso di
Rio-alto. Di lè, incammicandosi alle sor
genti del Riostes.o, varca il poggio di Ser-
ra, dove trora la via che scende da Ger.
falco 1 Elci sul fianco delle Cornote sinv
21 burro di Sambucheta. Indi piegando da
lev. a ostro passa sul puggio Mutti, dopo
aver tagliato la via che distaccasi dalla
Massa per cvodurre a Fosini,
e ritornare nell'alveo del Pavone, che ri»
trova ss:aì d'aupresto alle suc scaturigioi.
Sul Pavone ivcontra la Com. delle Pome-
sance, con la quale front
tutto, mediante il borro del ine, po-
scia, piegando a pon e quindi a maestro,
per termici artiBciali rientra nel torr,
Pavone. Pocu innanzi di arrivorvi lascia
1, Com. delle Pomarance e ritorna a conf
nec quella di Castelnuovo nella sezione
del suo capoluogo. Con quest'ultima fron-
teggia per breve spazio mediate il Pavone
medesimo «ino al così detto Botrello, dove
abbandona a pon. il torrente per correre
lungo i puggi de’ Tre.colli, dai quali pie-
gando a maestr. riscsnde nel Pavone davau-
fattoria di Sessa. A cotesto punto il
torr. medesimo torra a esscr limite fra la
Com. di Elci e quella delle Pomarance si-
n0 alla confluenza del fosso Botrone; lun-
80 il quale, a partire dall’imboocatora, la
ima entra di nuovo a confine con la se-
zione di Monte-Castelli spettante alla Co-
munità di Castelnuovo al luogo di dove sj
partì.
La Cecina è il maggior como d'acqua
fra quelli che attraversano da ostro a sett.
questa Com. Nella qual direzione corre por
re il torr.. Pavone, che è il secondo per
7
lev. rimunta
50 E LCI
ia d'seque, e che scorre lungo il lembo
occideutale dello stesso terrilorio.
Noa vi sono strade maestre rotabili, me.
no qualche breve tronco, uno de'quali
ataccasi dalla villa d'Anqua per Montinge-
suoli dove truva la strada provinciale
‘maremmana.
La maggior parte della superficie di
questa contrada è coperta di ondulazioni
montuose e di gibbosità provenienti dalle
diramazioni spettanti ai poggi di Montieri
e di Gerfalco.
La qualità del suolo appartiene nella
tnassima parte alla calcarea stratiforme di
vrigine secondaria, in multi luoghi conchi
Glifera, e quasi sempre retata da filoni di
Spato calcareo, che quella roccia in tutte
Re direzioni attraversa, scompagina e la
massa stratiforme in minuti frammenti
stritola e divi
Donde consegue, che i Ganchi inferiori
dei poggi di Elci si trovano coperti da
una quaotità prodigiosa di sassolini appena
La causa di cotanti filoni sratici, penetrati
«fra gli «pacchi della preesistente calcarea
carbonala, non è misteriosa per chi si dà a
contemplare lo stato Gsico di cotesta con-
la copia e varietà dei gas che abuca-
no dalla sua superficie, o che latenti ser,
giano nei contorni del territorio di Elci;
quando si osserva, che la stessa Comunità
ttruvasi collocata tra i /agoni, ossia fumac-
chi di Travalle, quelli di Castelouoro e di
Monte Cerboli; quante volte si esamina,
che dal suolo medesimo di Elci emanano
i gas acidu idroselforico e
acido carbonico, liberi o associati ad altre
“sostanze miveralizzanti; quando si veggo»
no fra mezzo a quel terrenustratiforme le
masse di gabbro, di serpentino e di dis.
epro; l'ultimo de'quali abbunda nel pog-
«gio Muti, fra Fosini e il torr. Pavone.
Aggiungasi a tutto ciò il bagno sulfureo
delle Galleraje, il quale, sebbene fuori
di confine della Com. Ici, tramanda al-
‘cone sue ramificazioni nella riva manca del
£. Cecina spettante a questa Comunità.
Ne fece parola il Targioni, prima del
“Santi, che disse esservi in riva della Ceci
ne presso un mulino due sorgenti d'acqua
ocidula sulfurea termale. Ultimamente il
puof. G. Giulj diede la descrizione di quel.
Je sorgenti, che' egli csam
tre; due delle quali sgorgano dalla parte
sinistra della Cecina, e di sotto a un terre
no calcarro.
Una di esse polle, appellata Aequa for
te delle Galleraje, è fredda, scidala da
germente ferruginosa.
L'altra, che guesi col nume di 4.
equa rosa delle Galleraje, è deva pure
fredda ed scidala, e più ferruginosa della
precedente, ma cou minore duse di gas
acidu carbonico. — La magnesia, la calce
€ la soda formano la base dci sali che trw
vansi ia csse discielti. (G. Giors. Storia
delle Acque minerali, eo. Vot. III.)
ll suolo circostante a quelle acque aci.
dule è stato ricoperto da banchi di calca
rea concrezionala (eravertino) con le qual
pietra nel secolo XVII il cav. Marcello de’
conti d'Elci fece costruire la magnifica sur
villa in Anqua. — Ved. Auqua.
La villa di Anqua che è posta sui colli,
la cui base australe è baguata dal Aimag-
gio, mentre nell’opposto fianco vi scorre
sotto il torr. Fodera, ha intorno, o assai
d’appresso,un burghetto di case, fra le quali
quella comanitativa, ‘slchè Anqua può dirsi
il capoluogo d'El
1 prodotti più rilevanti della Comuaîtà
di Elci ritraggonsi dai pascoli, dalla pa-
storizia e dalle selve di castagno, pianta
che gigantrezia in colesto terreno, per cai
sembra essere la risorsa principale del pio-
se, dove pure non mancano siti favorevoli,
nei quali si coltivano con qualche successo
gli olivi, le viti ed altri alberi
Ja quanto alla sementa di civi
la segale, l'orzo e il frumento sogliono sfrut-
tare debolmente agni due o tre anni lo
stesso terreno, che al certo sarebbe suscet-
tivo di assai maggiori prodotti, se vi fose-
ru più braccia, più strade rotabili, e ue'
aria più salubre nella calda stagione.
Non vi sono fiere nè mercati, se si co.
cettui una buona fiera di bestiame che si
tiene nel 6 di settembre nel luogo, detto i!
Palazzone.
Alla Com. di Elci soprarvede il potestà
di Radicondoli dipendente per gli atti di
polizia e per il criminale dal Vicario regio
di Casole.
Ha la sua cancelleria in Chiusdino, 1°
ufizio del Registro, e l'ingegnere di Cir-
coudario in Radicondoli. La conservazione
dell'Ipoteche e la Ruota sono a Siena,
ELCI
ELCI
QUADRO della popelazione della Comunità di Erer
Nome dei Puoghi.
@ dus epoche diverse. (1)
_—o—
partenzono.| 1965
Titolo delle chiese. Dive. cai ap-| dano | dinno
1833
inn? tan unt in)
(1 88. Rufo e Bartolommeo, | Veltetta | 344 | 362
Pieve >
Bua 8. Niccolò, idem idem 179 | 194
Fossi SS. Niorolò, Pietro e Do- idem | 1283 } 258
nato, .
Mentalbeno 8. Lorenzo, Cura idem 2929 | 2%
* Mostingegnoli $ Sisto, Pieve idem tia | 206
Torazs. Abitanti, N° | 1145
Pieve; 2. $. Maria Assonta a Scieva, Ret-
toria; 3. S. Leria a Montigiano, idem;
4. SS. Jacopo e Andrea a Massarosa,
idem; 5. S. Nicolao a Gualdo, idem; 6.
8. Martino a Walpromajo, Cappella cura-
ta; 7. S. Antonio a Viareggio, Cura sm-
amnisirata daì PP. Francescani della Ri-
Forma.
La parr. della pieve di S. Pantaicone
a Elici conta 433 abit.
ELCINE. — Ped. Era ia ValTibe
rina.
Etena (S.) in Burano vella Valle del
l'Orcia. Vico com due cappelle (S. Salvato.
ree Sì Elena) da molti secoli distrutto.
E rammentato in alcuse membrane appare
alla badia di S. Salvatore sul Mon-
tamiata; fra le quali una dell'anno 821
verita nel rese di giugno in Balano. È
un istrumento relativo alla rinnovazione e
conferma di un contratto livellario di ana
Waleari rettore dell'oratorio di S. Salva
tore posto in Balane aveva comprato in
Citiglinno, territorio senese.
L'altro documento, del maggio 828, fu
rogalo a S. Elena in Balano, vico che di-
chiarasi situato nel territorio senese.
È «a giudicato provunziato da Pietro
diacono figlio del fa Berbolano Sculda-
scio di Arezzo, delegato da Lamberto ve-
scovo Aretino, per terutinare una coatro-
versia insorta tra fl monastero del Monte-
Arista da una, e Aliperto prete e rettore
di S. Donato di Citiglieno, per conto
della sua chiesa, dall'altra parte, a motivo
di due pezzi di terra con vigna posti nel
casale denominato Balano. (Bsussrti.
Cod. Dipl Voc. Il. p. 1.) — Ped. diro
(S. Donato ed).
ELENA (8.) a RINCINE. — Fed
Runciva in Valdi.Sieve.
ELEUTERIO (8) a SALUTIO. —
Ved. Saxorro (8. Esxureno a).
Etrneo (ice) nel pieno orientale di
Lueca. Vico che fe nei contorni della R.
villa di Marlia, il quale è rammeotato spe-
cialmente in una carta locchese dell":
608, relativa alla chiesa di S. Terenzio
del vico Elingo nel piviere di Marlia.
(Menoa. Losca. T. IV.)
ELMO
ELLERO (S.) a COLOGNOLE. —
Fed. Cororsore in Val.di-Siere.
ELLERO (S.) a GALEATA. — Ped
Avazia di S. Ecuzao.
ELLERO (S. MARIA a S.) — Wed.
Arriuro (S, Ettzso di).
ELMO in Val-d'Elsa. — Fed. Aperwo,
© Exo badia.
ELMO (MONTE sett’) nella Valle
della Fiora. È usa montansità solla riva
sinistra del fiume Fiora, che può rizuar=
darsi come parte, se non è il corpo mag-
giore del monte Vitozzo, cui questo del-
Elmo si congiuage dal lato meridionale,
Va di cui sommità trovasi 1591 br. al di
sopra del mare Mediterraneo, mentre le
sue radici si distendono a lib. sotto la de-
serta città di Sovana . simo al popo-
lato castello di Sorano.
È incerta qual sia la derivazione del
fuo nome, per quasto a prima vista si da-
rebbe a un qualche antico eremo, situato
sul selvoso doro del monte, da cui forse
derivò l'eremo di S. Benedetto di Calvel-
lo, convertito più tarli in una badia di
Vallombro-ani.
Se mon che i raderi della prima abazia
di Calvello sono stati riscontrati presso la
base meridionale del monte dell’Elmo ein
piccola distanza dal villaggio dov'è presen-
temente la «hiesa parrocchiale di S. Gio.
battista dell’Elmo; lungo nmido assai,
perchè oltre all’essere alla radice del maon-
te, vi passa accosto uu'abbondanie vena di
aequa potabile, chiamata tuttora il fosso
del Romitorio, e che serve a dar moto
alle mecioe di un mulino. — Fed. Bunia
di Carvasto.
Potrebbe entrare nel numero bpreti=si
re sull’etimolozia del monte dell’]
Lister tes che diede origine alla ba-
dia di Elmo, perchè fa fondata da uno
chiamato Adelmo, se non si sapeme che
mei contorni di questo moote fa prima e
dopo il mille un\vico denominate Ulma;
€ che di eso trovasi spense volte fatta men.
gione nelle pergamene della badia Amia-
tina, e segnatamente sotto gli sani 991,
800, 804 e 884.
Nè è daopo qui rammentare, che gli
scrittori dei secoli bassi solevano per lo più
terminare le Gnali, fei
per dire che Ulma fa
im0,0 di O/mo.Arroge a
di Ulme, ovia Olmo esisteva anche nella
ELSA
Gue del sec. XVI. Essendo che, sotto il 24
maggio 1598, l'abate di S. Salvi eleme in
rà o badia di Calvello a Sovana
il monsco D. Verdisno profemo Vellom
brossno, del east. di Olmo. (Asca. Dire.
Fon. Certe delle Badia Amatina e di
i)
ELMO (VILLA per’) snella Val
le della Fiora. È us piccolo villaggio con
chiesa battesimale (Decollazione di S. Gio.
Baitista) nella Com. Giar. e circa 2 migl.
asett. marstr. di Sorano, Dioc. di Sovana,
Comp. di Groserto.
Trovasi alla radice del Monte dell’E&
mo, di cui porta il nome, a poca distanza
dal fono del Anmitorio e dai ruderi della
Bulia di Calvello. — Ped. Esso (Moste
“Di 18 ir ut
Elmo conta 365 abit
ELSA Gume (Elsa fl.) Due corsi diver
ti di acqua in Toscana si appellano col so-
me medesimo di Elsa; uno nella Valle
dell’Albegna, di cui è tribatario il torr.
Elia; l'altro, che ha un maggior corpo
acque e un più tango corso, dà il nome sì-
la Valle dell’Elea.
N primo ha la sea origine sulla pen-
dice occidentale dei poggi che stendon-
ti lengo la ripa destra del Game Fio
ra, tre migl. è sci. di Manciano, e che
sbocca nell’Albegna alla base sett. della
collina della Marsi dopo un tortuoso
ire da lev. a lib-poo. di circa 14 miglia.
L'alte*Ztso che ha l'onore di eserr chis
mela Game, sebbene tributario dell'Arno,
di il soo nome a una fertile e lunga valle,
fmportante tanto rapporto alla storia na-
terale, quanto alla storia patria. — Ped.
Vatte dell'Eusa, 0 Vacnetaa.
NG. Elsa ha le sue più remote fonti col
fianco occid. della Montaguuola di Siena
preno la pieve a Molli,fra Siena e Radicoa-
deli, nel gr. 35° 3' long. e 43° 17° latit.
Costà porta il.nome di Elsa morte forse
gta iizione che non alimentano pol
le vive, siccom’è quella copicsimima che
asorza dal suolo al luogo di Onci, detta P
Else viva; la quale si accoppia sll'Edse
morte, dopo che quest'ultima ha percorso
ne tragitto di 8 migl. e poco jonanzi di
sare setto il seccado ponte all'antica
fiere Elia. — Wed. Conts, Comunità.
Trova il terzo poste davanti al borgo
di Spagna,sotto la città di Colle,e il quar-
«chè a ragione
ELSA 33
to presso le mara occidentali di P.
si; al di sotto del quale dhe n
alla Steggio.
porgi di Ssn-Gimigneno, di Gem
bassi, di Montajone, di Castelauoro, di
Mcleto, di Canneto e di Sen-Miniato, men-
tre dal lato destro rasenta quelli di Ces
taldo, di CastelGorentino, di di
Gransjolo e di Mosterappoli. Passa ia
questo tragitto sotto 4 ponti di pietra e
rino di legno, cioè davanti a Certaldo,
a Castelfiorentino, 2 Gronajolo, al Mu-
lin nuovo e al Ponte d'Elsa:sino a che
fre Empoli e Sanminiato, giunto nel gr. 38°
32° long. e 43° 43' 5” lati, a Zocca d
Elsa si scarica nell’Arno, dopo un cammi-
no di quasi 4o migl. attraverso di una
valle coperta di grandiose case di campa.
gua, di popolosi villaggi, di terre e di ca-
stelli; di una valleche ba circa 12 migl. di
larghezza, e che può dirsi la più centrale
della Toscana, nella stessa guisa che si diese
caser tale rapporto all’Italia, quella della
Chiana.
Non dirò della natora del terreno per-
corso dall’Elsa, nè della qualità e copia
dei sooi prodotti, per non ripetere quanto
fa pubblicato, o quanto serò per dire mel
seguite dell’opera agli articoli speciali del
le respettive Comunità della Val-d'Eles,e
al generale della stessa valle. So
lamente qui aggiangerò alcunchè a quanto
fa accennato intorno alla proprietà incro-
stante dell’acqua dell’ Elsa
l'art. Cotun, Consunità.
Alla qual deposizione delle soque d'
Ela viva devonsi ripetere quei tantiope
quoni 0 travertini che rivestono le
colline e le pendici dei poggi che da Onci
‘a Spugna fanno spalliera al 6. Elan; cio
Fazio degli Uberti nel suo
Dittamoado (lib. INI c. 8) cantò:
viva sotto
Mon è da trepamare, e starsi muto,
Dell'Elue che da Colle a Spugna corre
Che senza prova non l’arei creduto.
Io dico ch'io vi feci un legno porre
Lungoe sottile;e pria che fose unmere
Grosse era, e peetra, quando 'l venni
(6 torre.
La proprietà dell’soqua d'Elaa, d'incro»
stare è impietrire i corpi che vi immer
s4 EMA
Ciò fa com somma avvedutezza osservato
dal gran prosstore di Certaldo, allorchè
nella soa opera de fluminibue, etc. così
scrisse dell'Elca: et circa ejus initiza,
quidquid in ejus aquas profeceris, infra
breve dierum opatium lapideo cortice cir-
e quod post. modum
in processu sui cursus non facile facit.
Hic suis tantum undii tuo cursu in
ezitum usque claristima effuit
Profonda e non meno degna del sommo
vate fa la similitodine ch'egli fece al canto
XXXIII del Pergatorio, allorchè disse:
E se stati non fosser acqua d' Elsa
Li pensier vani intorno alla cua mente
Ma perch i° veggio te nell'intelletto
Fatto di pietra ed in peccato tinto,
Sicchd'abbaglia il cuore del inio detto,
(co.
ELVELLA, terr. nella Valle della Poe
glia. Ha la sea origine sal poggio di San-
Casciano de'Bagui,e dopo un miglio in cir-
ca di discesa da sett. a cstro, volge il corso
@ lib. Da questa voltata appunto inco-
minoia l’Elvella a servire di linea di de
maressione fra lo Stato pootificio e il
Granducato sino al Ponte Centino che
lo cavalca presso la sua confluenza nel fiu-
me Paglia, dove l'Elvella si perde dopo
un breve cammino di circa sei miglia.
EMA (Jma). Torrente volgarmente
chiamato fiume, che dà il nome a una vale
Iecola del Val-d'Arno Borentino a ostro-
scir. e a breve distanza dalla capitale.
Fn cotesta vallecola ebbe signoria la ce-
sa Besadekmonte; contro la quale Dente
per le bocca di Caocisguida esclamò :
Molti sarebber liti, che son tristi,
Se Dio t'avene conseduto ad’ Ema
La volta ch' a città venisti.
Si aprecal Banco sett. del Monte-Scala.
ri, nel gr. 39° 3' long. e 43° 39' Intit. Di
costassà l’Ema discende per 2 migl. verso
mmerstr. quindi per altre due migl. totoe a
pon, là deve ancor povere di acque pena
EMA
sotto al-primo ponte. A breve distanza dì
là piega a sett. e continue nella stesa di-
rezione per circa 6 migl. secrescendesi
per via col tributo ehe vi spingono i torr.
minori, fra i quali, a sinistre il Graasina,ca
destra i torr. dell'Anselta e del RBimesse
no: per sino a che presso la confiuenta
del Rimezzane passa sotto il secondo ponte-
Di là volgendo muoremente il sue corso
a pon. l’Zssa lambisce la base sustrale del
poggio di MontesRipaldi, © poi di quello
di S. Pclice a Ema, dove trura il terzo
ponte, al quale è sseei vicino il quarto
nuovamente ampliato sulla strada R. ro-
maca alla seconda thigliare da Fi-
renze, non più che 10 migl. fungi della soa
sorgente, e poco innanzi che l'Ema entri pel
G.Greve,fra il Gellazzoeil poggio di Certosa.
EMA (S. FELICE 4). Chiesa assai do-
cente e vasta,una delle antiche parrocchie
prepositere
due migl. a ostr. di Firense, nella Com.
Giur. e un querto di migl. a lev. del
Galluzzo, Dice. e Comp. di Firense.
Risiede alla radice enstrale del poggio
detto Imperiale, sulla ripa destra e quasi
di fronte al penultimo ponte dell’Eme.
I priori di 8. Felice a Ema sono nomi.
nati belle carta della chirea Gorentina si-
no dal secolo X. Sal declinare del secolo
ieri ne cedè il
ta mel 1156
La quale donazione fa
dal veso. Ambrogio,e,nel 1151 e 1192, dei
poot. Eugenio è Celestino II.
1 perrochi di $, Felice a Ema, sino dal
sec. XI, erano tributarii della mensa ve:
scovile, cui ogni annodae denari
d'argento, pari a 2 denari di moneta
asuale; è ciò per cagione di due pezzi di
terra concemi .alla chiesa di S. Felice a
Ema del vesc.Gottifredo de’CC.di Capraja.
Più tardi, in grazia della vistosa soa
rendite, questa chiesa fa data in commenda
dal pont. Leone X a Pietro de Lana.
Presso S, Felice a Ema fu trovata uo’
iscrizione in distici greci, spettante al s>
polcro eretto a un cane dal suo padrone;
esempio, che fu poi imitato dentro Firen-
ne etesse, nel 1530, dall'ambasciatore di
Venezia per memoria di un sao cavallo.
EMA
S. Pelice a Ema conta 1072 abit.
EMA (S. GIUSTO 4) ossia a MEZZA-
NA in Val-d'Ema. Chiesa parr. e cas. nel
pir. dellImpruseta con l'annesso di S.
Maria a Carpineta, Com. Giur. e = migl.
a lev. del Galluzzo, Dioc. e Comp. di Fi-
penze.
Risiede in collina alla sinistra dell'Ema,
fra Mezzo Moote, ossia S. Giorsulé, e il
poggio di Monte-Ripaldi.
La chiesa di S. Giusto a Ema è indi.
cala col titolo di Afessana tra le cure
taffraganee dell'Impruoeta descritte nelle
bolle coscistoriali dai pont. Adriano e Nic-
colò IV spedite a quei pievani.
Pe in origine padronato degli Amidei,
cai succederono per eredità i marchesi
Niccolini di Firenze, ché toltora lo con-
verrano.
La parr. di S. Giusto a Ema conta 393
EMA (8. PAOLO a). Cas. che porta il
titolo della sua chiesa parr. nella valleco-
la omonima, spettante al piviere di Val-di.
Bubbiana, Com. Giur. e circa 7 migl. a
sett-grec. di Greve, Dioc. di Fiesole, Comp.
di Firenze,
È situato alla base sett, del Monte-Sca-
lari nell’insenatura del monte, dove sca-
tarisce il torr. Ema che gli scorre a ostro,
«ia mezzo agli antichi possessi dell’estinta
prompia Buondelmonti.
La perr. della prioria di S. Paolo a
Ema coota 196 abit.
EMA (S. PIETRO a) cessa tm CAM-
PIGLIANO. Chiesa prioria e borgata omo»
nima, nel piviere dell'Autella, Com. Giur.
ib. del Bagno a Ripoli, Dioc
€ Comp. di Firenze. .
Fa chiesa manuale dej monaci Clunia-
censi, poi Olivetani di S. Miniato al Mon-
te, sino da quando limp. Corrado I cun
diploma degli 10 marzo 1038 minacciò
pre a coloro che avessero recato molestia
si beni della chiesa di S. Pietro a Ema,
eee iaia cilena uo secolo prima nel
di Campigliono o Campignano.
Tafstti, nel nov. del 1066, il conte Ber
nerdo del fa conte Adimaro, per il bastone
che trmeva in mano, rinunziò alla chiesa
di $. Pietro a Ema, le terre cheesso alla
medesima contrastava, le quali erano po-
Me a Hipa, nell'Isola d'Ema,a Fontanel-
le e a Fornace. (Acu. Dirt. Fios. Carte
della Badia a Settimo.)
EMPO 55
Non è da decidere, se trattavasi delle
stesse terre ritolte dagli eredi del C, Ber-
nardo,quando unodi essi,il C. Guido Bor
gnone di Capraja, con atto pubblico del
18 marzo 1184, stando în Cortenuova,
rinuoziò al mun. di S. Miniato al Monte,
un pezzo di terra posta a Campigliane
nel popolo di S. Pietro a Ema. — Ped.
Conrz-nvova nel Val-d'Arno inferiore.
La chiesa di S. Pietro a Ema ritornò
sotto la libera disposizione della mensa
vescovile di Firenze per rinunzia fatta,
nei 31 agosto 1373, dei monaci Olivetani
di $. Miaiato al Monte; i quali però si ri-
tennero una parte de’suoi beni.
Fu dichiarata prioria con decreto dell*
arciv. Martini dei 13 lagl. 1998; e nell
anno 1819 è stata restaurata e ampliata del
priore Luigi Villa suo zelaute pastore,
La parr. priorale di S. Pietro a Ema ha
919 abit.
EMPOLI (Impolum, Empulue, Em
poriur:) nel Val-d’Arno inferiore. Terra
la pià popolata della Toscana, di forma
regolare e ben fabbricata, che da ogni parte
trabocca dal secondo cerchio delle torrite
sue mura, capoluogo di Vicariato R. e di
Comunità cou pieve e insigne collegiata
(S.Andrea) nella Dicc.e Comp. di Firenza,
Giace in uo'aperta pianura che porta il
nomedellastessa Terra, presso la ripa manca
dell'Arno sallastrada A. pisana che gli passa
in merzo, quasi nel centro del Val-d’Arno
di sotto a Firenze, dalla di cui capitale è
migl. 18 4 a pon. passando per la via pos
stale, e 16 migl. per l'antica strada maestra
che attraversa il poggio di Malmantile; So
migl. a lev. di Pisa; £ mi Bocce d*
Ela, e 6 da Ssnminiate nella stessa dire
zione; 18 migl. a ostro di Pistoja per il
giogo di Mout'Albano, e 15 migl. a lib.
dalla città di Prato.
Questa popolatissima terra, che le sto-
rico Guicciardini chiamava il gransjo del-
la Rep. fiorentina, nel secolo XI nom era
che una piccola borgata eol foro davanti
alla sua
Non Pistto memore di Empoli che
possano dirsi più antiche del seo. VIII. Il
luogo di una delle sue chiese
(S. Michele a Empoli vecchio) è il primo
che si legga fra le carte superstiti del me-
dio evo. Intendo dire della fondazione
della badia di S. Savino a Ceresiolo preme
Pisa, dove tre fratelli di origine longobara
s6 EMPO
da. sino dal 780.sì riunirono per condurre
vita monastica, dupo aver assegnato a quel
c.Lebio il vasto luro jatrimomo, situato
nella Valle dell'Arno pisano, e in quella di
sotto a Firenze. — Erano fra i luoghi di
quest'ultiua valle alcune corti e chiese,
fra le quali contavansi quelle di Petro
o, € di Empoli con La chiesa di $. Micie.
Pu ituata; e ciò poco innanzi, che le
Pontorme, di Cortenuova, c di
Fibbiana con varie altre chiese del Val!”
Arso inferiore dipeudessero dai conti Ca-
dolingi, poi Upezzioghi di Pisa. — Ved.
Asazia di S. Savino.
To non *'
motissime di giuspadronato, che avevano
nel distretto Empolese cospicue faraiglie
pisane, derivar potesse quel piccolo
che a lunghi
fo c'la cattedrale di Pisa, (fra gli anni 8j0
€ 1012) da a'tuni pievani della chiesr ma-
trice di Empoli.
Nè tampoco io potrei asserire, che da
cotesto tributo immaginata fosse la |
da da molti trouta per vera: che il p
re, cioè, con tutto il distretto di Empoli,
prima del secolo XI fucese parte della
diocesi e del contado di Pisa. Alla qual
Veggenda fece una condegna cornice l'a
crifu documento trovato d.ll'Ughelli nell’
archivio del Vaticano, da esso lu' pubb'i.
l'ItaliaSacra, allaserie degli Arcive-
acovi di Pisa, e segnatamente soîto l'arci.
vescovo Ubert. de'Rossi Lanfranchi, che
ti figara esserne stato l'autore
Avvegaachè in quel fozlio si vuol dare
ad intendere, che, mentre Guidone di
Travalda reggeva la chiesa pisana, nell’ap-
no 1015 (ab incarna‘ione), la citùà di
Pisa venisse distrutta dai Pagani; e che
900 dopo, rimasta priva del suo pastore,
quel clero invitame il vesc. di Lucca a pre»
derne cura Il quale prelato io tale circo-
stanza incorporò alla soa molte pievi del.
la diocesi pisana: mentre facevano dal cao-
to luro quasi altrettanto i pontefici delle
diocesi trofe di Volterra e di Firen-
se. Giacchè quella storiella soggiunge:
« che dalla parte del distretto fiorentino
i confini diocesani e del contado di Pisa
arrivavano al termine di Pietrafitta, dore
fa una lapida, ivi ancora eristente, si legge
Questa iscrizione: « Titus Flaminius et
Titus Quintus Consules Pisee Milliario
KXXILMie posueruni fines suae civitatis.o
EMPO
Quindi ilo rammenta fra le pie
vi dal vese. di Firenze state telte alla chie
sa pisana quella di Zarappoli, che con o
me corrotto (dice lo scritto) oggi si nomi
na Ermpoli.
La qual pieve fu carpita al
rberardo vescovo fi rentiuo per
cpera di un conte Guidone ! 1!
Tale e si grande è l'ammasso di erre
in quella scrittura, da
Cove. concludere cu. Lami e col Mattei,
nop esser. quella opera di un arcivesoro
pissao, 0 che Uberto, cui venne attribuita.
scriveva ciù che di certo egli non sapera.
Per ciò che rigu «da l'iscrizione di Pie
trafitta, luogo fra Empoli e Pontormo,
stala poi in vario modo supplita e inter-
pretata, ciascuno pò riscontrarla più esat-
tamente che in altre nell'opera del Tar.
Gioni (Fiaggi per la Toscanu. T. IX). La
quale confronta con quella incisa nella
pietra originale, attoalineote esisten*» nel
cortile del palazzo degli Antinori ci Fi
ze,dove fa nel sce. XVIII dalla villa di La
ciano trasportata. Essa riducesi alle eguen-
ti poche parole di bella forma e disposte
mel modo che appresso:
T- VIN. TIVS-T.F-
FLAMNININUS
C...$-
PISAS»
N. R. Fre sl QVIN e il TIVS. T. P-
havvi nella colonna un'erosione che
«a.cenna la mancanza Ji due lettere.
Tale similmente si affaccia nel terso
rigo fra il C e PS, come pure nel
quarto dopo PISAS-
In tutto il restante della pietra non si
presentano scabrosità, né indisj che
possano far dubitare di alcuna sil-
laba, parola o numeri stcti consunti.
A togliere di mezzo qualunque dubbio
sulla supposta dipendenza di Empoli dalla
dioresi di Pisa, all’epoca del rescovo Gui.
done degl’Upezziaghi di Travalda, gioverà
ricordare due strumenti della cattedrale
Fiorentina. Col primo dei quali il S, ve-
scovo Podio, nel febbraio dell'anno 996,
diede a livello delle terre spettanti alla
sua mensa poste in Empoli; e col secopdo,
EMPO
nell'anno 1013, Iklebrando vescovo di Fi-
resse in dote al monastero di S.
Miniato al Monte, tra le altre rendite, la
su corte di Empoli nel piviere di S. Ao
dres. (Lam. Mon. Ecci. Flor. T. 1.)
amc
che, e perfino mel principio del secolo at-
teale,scavati sotto i fondamenti delle stes
se mara castellane di Empoli: indizj mani.
cagione delle colmate dell’Orme e
dell'Arno, Finalmente lo dimostrano le
otte grandi lastre di marmo /engite, cava.
te nel secolo XI dai ruderi di qualche tem-
pie amei più vetusto per inorostare la
di fini marmi della collegiata di
chiesa fra le più antiche della
Toscana ;
ti docementi, uno dei quali rogeto nel
1166 ndl battistero di S. Giov. Battisia
èTupoli, che si dice situato nella Judi
EMPO ‘87
Empili comparisoe una pubblica dichia.
razione del di 10 diormbre 1119, fatta a
Bolaado,cuetode e della pieve di
Empoli, dalla contessa Emilia moglie del
C. Guido Guerra signore di Empoli.
La quale contessa Emilia, stando in Pi-
stoja, col consenso del marito promise e
giurò tutto ciù che era stato promesso e
giurato in Empoli dal conte Guido Guerra
di lei consorte; cioè « che, da quell'ora
| sino alle calende di maggio avvenire, î daé
coajugi avrebbero obi
distretto dj Empoli,
igato gli vomini del
che abitarero alla
+ spieciolata, 0 che stasero riunili pei ca-
stelli, borghi e ville dell’Emmpolese contre-
+ da, compresi quelli del luogo di Citzadel-
ta (fra Empoli vecchio e Empoli nuovo),
tin ea tabilisero il loro damiciio
intorno alla chiesa matrice di 8, Andrea
di Empoli, donapdo per tal'effetto a tutte
le famiglie un pezzo di terra, 0 casalino,
safficiente a costruirvi le abitazioni, e il
luogo per erigere il nuovo cestello. Inoltre
prelodati dinasti ‘promisero di difendere le
muove case coo gli effetti doaeti ; in guisa
che, se fowe mai in vita loro accadato il
“caso che, 0 per cagione di guerre, o per
violenza dei ministri dei re d’Italia,
Qualsiasi altro modo, le nuore abitazioni di
Empoli fossero stato dalla forza abbattute,
i due conjugi Guidi si obbligavano di ri-
farle » loro spese. » .
Faceva parte di questa stessa promesta,
a favore di Rolando e dei sucì sucormori,
la difesa di tutti i possessi mobili e immo-
bili apettanti alla pieve d'Empoli, e a 15
chiese delle 30 soccursali esistenti allora,
sotto la giurisdizione di quel pievano. Inok
tre fu detto e giurato dei conjngi feudate-
sj: ch'essi gi. i avrebbero ordinato, nè
ad altri dato licenza di ediBcare alcun altra
cappella, badia, monastero, o cella mo-
mastica nel distretto di Empoli senza il
consenso del ‘pievano pre tempore. Una
promessa simile a quest'ultima era stata
fatta due anni prima allo stesso pievano dal
veso. fiorentino Gottifredo de’conti di Ca-
pri di Poatorme e di Cortenuova, con
la spedita. da Capalle li 1a agosto
1117. (Lam. Mon. Eccl. Flor. T. IV.)
Se a cotesto decnmento si aggiunga P-
epiteto di vecchio dato dopo quell’epoea
alla contrada delle care soppressa di S.Lo-
renzo, 8. Donato, $. Mamante e S. Michele,
tatto di Empoli vecchio, dre ‘an miglia:
88 EMPO
a pon. del prese sttazle, chi mon troverà
nel sopra esposto documento gl’incunabuli
meno che equivoci della Terra più popo-
tata della Toscana?
Dissi 15 delle 3o chiese at seo. XII di
prodeati dalla plebana d'Empoli, essendo-
chè 30 appunto erano quelle designate nel-
le bolle che i pontefici Niccolò II (anno
1059, 11 dicembre) Celestino II! (anno
, 29 maggio) è Alessandro IV (anno
1258, 3 luglio) coafermarono ai pievani di
i lein questio
Empoli nuovo evecchio,(2unema al capitolo
d’Empoli nel 1473); 2. S. Lorenzo a Em-
poli vecchio, (no si conoscono le sue vesti-
gia); 3. S. Lucia in Cittadella (esistita
fra Empoli e Ripa); 4. S. Maria in Castel-
lo, (esistente sotto nome di Ripa); 5. S.
Donato a Empoli vecchio, (annesso a S.
Moria a Ripa); 6. S. Mamante a Empoli
vecchio, (annesso nel 1442 alla seguente);
3. 8. Michele a Empoli vecchio, (aggrege-
to nel 1787 a S. Maris a Ripa); 8. 5.
Stefano a Cassiana, (da lungo tempo di.
strutta); 9. S. Cristofano a Strada, (uni-
ta a Corte-Nuova); 10. S. Jacopo d'
dvane, esistente; 11. S. Pietro presso il
$. drno, ora detto a Riottoli, esisten
te; 12. S. Martino a Vitiana (unita alla
seguente nel 1983); 13. S. Cristina a
Pagnane-conina, esistente; 14. S. Leo»
mardo a Cerbajola, esistente; 15, SS. Si-
mone e Giuda a Corniola, esistente; 16.
85. Ippolito e Cassiano a Wale oltr*Arno
(annema nel 1459 a S. Maria a Petrojo);
19. S. Giusto a Petrojo (cappella unita
nel 1754 alla pieve d’Empoli); 18,5. Rf.
fino in Padule, (da gran tempo distrutta,
preso la clausura della chiesa di 5. Giov.
Battista de’Cappaccisi); 19. S. Jacopo a
Bagnolo, (annessa a S. Donato in Vel-di-
Botte); 20. S. Frediano in Wal-di-Bocte,
la villa del Cotone, da lungo tem.
po unita alla seguente); 21. $. Donato in
Vabdi-Botte, esistente; 22. S. Maria a
Fibbiona, esistente; 23. 5. Michele a
Lignano (annesso a $, Donato in Val
di-Botte); 24. S. Maria a Corte-Nuove,
esistente; 25. S. Martino a Pontorme,
idem; 26.5. Michele nel Castello di Pon-
torme, idera; 27. S. Ponziano a Pratigno-
ne (cappellania carata nella stessa parroc-
chia della pieve d'Empoli); 28. S. Maria a
Paguanarmina oliz’Arno, altrimenti det-
EMPO
ta a Spicchio, esistente; 29. $. Bartolom-
meo a Sovigliana oltr’Arno, esistente;
3o. S. Maria a Petrojo oltr’Arno, esi-
stente.
Tali cono i nomi e i luoghi delle anti.
che cappelle succursali d'Empoli, attual-
mente riuoile in 15 parrocchie. Sennon-
chè, nell’anno 1786, fa eretta una nuora
cura sotto Pin, de’SS. Michele e
Leopoldo alla Tinaja, staccata in parto
dal popolo di Corte-Nuove,e peril resten-
te dalla per. di Limite, in quanto alla
porzione della popolazione che quest'alti-
ma aveva sulla sicistra ripa dell'Arno.
Nel 1473 il poat. Sisto IV ordinò 1°
esame e api dei nuovi statuti e
costitazioni del capitolo di $. Andrea
Empoli; al quale capitolo l'arcivescovo di
Firenze Rinaldo Orsini, con bolla spedita
dal suo palazzo di Roma li 9 dicembre dell’
anno 1498, concesse privilegio del cappac-
cio e della pelle, privilegio che fe poco do-
po confermato dal pont, Aleandro VI fa
quelle due bolle venne compartito alla ch.
di S. Andrea di Empoli l'onorifico epiteto
d'iosigne fra tutte le collegiate della Bo.
rentina, e di altre circonvicine diocesi; e
pochi anni appresso (22 febb. 1531) fa
quel pievano dal poot. Clemente VII deco-
rato del titolo di cui venne nei
tempo stesso accordato l'uso del roccetto e
della moretta psocazza.
Ma ripigliando il corso della vicende
iatoriche Empoli è da sapere, che la
stessa facciata della chiesa piebzoa, ora
collegiata, fa presa per sigillo e divisa dal-
la soa Comanità, e che tale ancora si con-
serva da tempo assai remoto.
Fa nel 1182, in quell'anno di carestia,
che valse lo stajo di grano soldi otto, quan-
do il Comune di Firenze intento a tenere
fa frenoe di mamo ai conti e ad
altri baroni le rocche e onstella, dalle quali
essi aogariavano vassalli e pameggeri, e da
dore facevano alle strade orribil guerra,
fa allora, che la Rep. di Firenze costrinse
gli vomioi di Empoli a prestare ubbidienza
e ad esser fedeli alla capitale. Con tale atto
rogato ne) palazzo pubblico a Firenze, nel
3 febb. 1182, stile comune, gli abitanti
di Empoli si obbligarono di seguire la vo-
lontà della Rep. fiorentina in ogni guerra,
eccetto contro gli antichi loro pedroai i
conti Guidi; e di pagare un tribato anco
di lire Se, oltre l'offerta. nel giorno di
EMPO:
E Giovanni Battista di un cero maggiore
di quello che erano già soliti di offrire gli
semini di Pontorme, in tempo che esi
erano vamelii del éonte Guido Borgognone
di Capraje, ch'era pure il signore di Corte-
Nuora. — Ped. Coxra-Nuova. o
Agziongrsi che,a forma di unodei capitoli
deltrattato fra i Fiorentini ei Lucchesi del
421 lagl.1184, il Com. di Laoca sì obbli-
1) « oo der ajato veruno ai nobili di con-
tado nè a chiecheaia, perchè non fabbricas-
sero alcun castello nella diocesi e contado
fiorentino, e vominatamente dal fi. Elsa a
Firenze; e che dentro quei confini i
dhesi noo fare alcun'altro acqu
uie.(Aumar. Istor. Fior. lib.1.)
1l progressivo ingrandimento della Rep.
Sorentisa pon fece store ariosi, sè impau-
riti i conti e gli altri magnati di contado.
Più di ogui altro si maveggiò il conte Gui-
do Gaerra Il di Modigliana, il quale tro.
masdosi al servigio di Federigo Î, mentre
questo re d'Italia, nel taglio del 1185,
pesra di Toscana,ed ebbe alloggio in Fi-
tease, gl'insionò a voler rintuzzare cotanta
alterigia de' Fiorentini, scciò che imparas-
tero ia seguito a ubbidire e non a con
traslare agl’'imperatorize esere ora il tem-
po opportuno innanzi che be
Mic prenda più forza. Non il gran fuoco,
8 quale ciascuno pon mente, ma la piccola
farilla meleastodita esser quella che arde
la cia. Perciocchè, se all’acutezza degl’io-
Wei i Fioreotini aggiungevano la poten»
dinima
thedaemofa decretato:si togliesse al Comu-
e di Firenze il dominio di tutto il conta
do infino alle sue mara, privandolo d'ogni
Gierisdizione che sopra diemoin qualunque del
modo sequistato c’avense. (Ammar. Zetor.
Fili ci)
eco tempo altro durò in questo
vaio vuilisate la città di Firense, siente»
chè ad emma, nell’anno 1188, fu reso il cop-
talo, il quale estendevasi a .quel tempo
Fino alle dicci tniglia dalle mura della
si
Smacnchè, nel 1288, i Fiorentini aven
EMPO' 59
do in foro potere molte castella, state tol-
te alla signoria dei vicini conti e cattani,
ipigliarono l’antico pensiero di ampliare,
pin e stabilire con legame maggiore
di quello della forza le cose del contado,
costituendosi in domini, e facendo giurare
fedeltà come sudditi di Firenze ei vassale
Ni dei già vinti, avviliti, © espulsi baroni
della Toscana. «o
Frattanto consideravano i Fiorentini,
quanto importasse alla Jero politica liber
tà di toglier di mano si conti e cattani
rurali i castelli e le rocche poste in sitoa-
zioni atte ad impedire agli eserciti il pes
saggio; motito per cui esi obbligarono
i conti di Capraja e di Pontorme a riceve»
re i soldati della Rep. nei loro forti; i c00-
ti diberti di Certaldo ad sbbandonere alla
volontà del più forte Pogna e Semifinte; i
cattani di Barberino a fare lo stesso per la
rocca di Combiate,e la consorteria dei conti
per amore ciò che gli sarebbe stato d'uopo
di abbandonare per forza, risolvettero di
Ùl primo contratto di tale vendite fa
rogato in Empoli li 6 maggio dell’enno
1255 pel vecchio de’conti Guidi
piurta del mercatale col palazzo vaoro; la
porzione delpadronato della pieve diEmpoli,
dello spedale di S. Giovanni di Cerbajola,
l'intiero padronato delle ch. di $, Marti-
no a Visiana, di S. Lorenzo, di S. Doss-
100 di 5. Mamante a Empoli vecchio con
dipendenza feudale; come pure tutti
Bates distintamente 'Somsiagi, cite
alienazione di molti altri luoghi che per
60 EMPO
essere faori del distretto di Empuli non
starò quì a rammentare. — Wed.
Gr, Vizci, Monzz.ancm e
mosto.
11 simile fu fatto per lal--ro quarta par-
te dal conte Guido di Romena, Gzlio del
fa C. Aghinlfo s.tto il giorno 10 di sett.
per la somma di lire 9000; e contemj.o-
raneamente dai due fratel siti Guido
Novello e Simone figli del cante Gui
lodigliana del fu C. G: Guerra il
Rep. Gr. si obbligò pagare lire
diecimila.
- Finalmente l’altima quarta parte del
distretto Fmpolese, come anche quella di
Vinci, di Cerreto-Gaili, di Collegonsi, ec.
fu alienata con rogito del di 3 agusto 1273
dal conte Guido Salvatico figlio del conte
Ruggieri di Dovado!a per il preso di lire
ott: mila.
Tate le ali somme i Reggitori della
Rep. Bor. con partito del consiglio gene-
rale divisero fra le respettive popilazi.ni e
castelli vendati, accordando a quei populi
facoltà di rivalcraene nell’imposizione |re-
diale, cesia della Lira. (P. Iuneronso. De-
fu concluso in Empoli (nel di primo di
febbre. 1255, stile comune) oa trattato di
pace fra i Comuni di Firenze, di Lucca e
di Proto da una perte, € quello di Pistoja
dall'altra, quando i capi Ghibellini reduci
dalla battaglis di Monte-Aperto scelsero
Empoli,come luogo più centrale, per tenervi
Ia famosa dieta, nella quale si prozettà di
dietore la città di Fireoze, e costruirne
una nuova in Empoli. Lo che sarebbe
fome evvenuto senza l'insistente oppo-
sizione di Farinata degli Uberti. i
Imperocchè egii solo fu quello che con-
tro l'opinione concorde dei primi capi
delle città di Firenze, Pisa, Siena, Arezzo,
€ Pistoja, de’conti, signori e barsoi della
Toscana intervenuti a quel memorabile
parlamento, egli solo con indegnazione d'
animo si oppose a far fronte a colanta
scellerata proposta, perchè la vittoria dell’
Arbia non producene un frutto sì fanesto
da emer la rovina della patria sua.
Uo altro perlamento ebbe luogo nella
pieve d'Empoli, nell'anno 1295, dopo la
cacciate da Firenze di Giano della Bella,
per trattare di una lega Guelfa contro i
memici della Chiess, ‘cioè contro i Ghi.
La quale lega fa conclusa per va
a condipriare ilal primo di viug.
, fra i Comuni vi Firen
edi Colle, lasciando luogo a Pistuja e azli
altri Comuni di parte Guelfa della fo-
scena.
Multe altre volte la Terra di Empoli fu
destinata per la sua centralità, co. e il Ino-
essi politici,
iorché nel 1297, di nu vo ncl 1304,
fermò la Jogo Gnelfa della Tosca.
ma; sia quando nel 1312 il governo di
Firenze, asp. ttandosialle mura della città
l'esercito di Arrieo VII, con gli ambascia-
tre città e terre di parte Guelfa,
di ambasciat i riuniti nella pieve d'Empo-
Ti concluse allcanza e discasse il modo di
resistere a quell’imperante.
Noa si può con dati certi asseverare, se.
la costruzione «lele prime mura castr‘lane
di Empoli risalga al scolo XII, siccome lo
danno a congetturare le espressioni del
dcumento del 1119 di supra socsnnato,
quando i cimjugi CC. Guidi concessero
uomini del piviere d’Empoii terreno
safhciente a fabbricare intvrno alla
i° luro don'ciliu e tanto luogo per difen-
dere il paese di Empoli nuovo mediante
un castelli.
Si può bensì con qualche raginnevolez»
ta argoire, che le prime mura castellane
di Empoli non fossero di una grande soli-
dità testo che non, si ritr .varono i suoi
i più profondi di dae braccia
attuale, che è da quell’epo-
ca molto più elevati; e tit: che quella
mura non firruno atte a resistere all’im-
peto della piena dell'Arno accaduta nel
1333, per cui restarono in gran parte at-
terrate. (Grovanzi Viutam. Cronio. lib.
21 6. 1.)
Tale svéotara fa appreszata dalla Rep.
Borentina, la quale con rua deliberazione
del 1336, poco dopu l'escursione ortiie
fatta sal territorio Empolese dal faornsel
to Ciupo degli Scolari capi i
no della Scala, provvide al rit:
le mura di Empoli e di Pontorme, cooce-
dendo a quei popoli, per sustenere le spese,
alcune temporarie franchizie ed esenzioni
dai pubblici aggravj.
Si potrebbe credere, che una tal provi.
sione pel rifscimento delle mura di Em-
EMPO
poli volesse riferire solamente a riparare la
porzione danneggiata dal diluvio cel 1333,
arulse si conta un epoca più recente del
la edificazione du de: errehio delle
sico. se apparisce da.l'iscrizi ne sopra la
Porta Pisano, .mecchè tale © struzione
cvotinuae anche qualche ann dopo.
Il cerchio delle artiche mura di Empo-
più ristretto di giro,
tuale di figura quasi
iatervalli di t.rr;,con
4 purte, sì modo chelo da a conoscere fr.
le sspenstiti, ana delle purte pusta » ‘pon.
premo quella pisana e una di quelle torri
fituata nell'angido fra cetro e lev. presso i"
alteale spulale, già l'antica fortezza. Fu
quest’altina vperm di Cosimo I, per «rdine
del quale la Terra di Empuli venne ciro.»
data di anni ripari, di argini e baloardì e
risacito il servado cerchio delle sue mura
Da queto i curaggiisi Fmpulesi avrebbe-
re apoti meglio afruntere e respingere le
truppe Tratonico-lsparo-Papali, che dal-
l'assedio di Firenze Alessandro Vitelli e
D. Diego farmicnto nel maggio del 1550
coedamen: ad assalire la ho patrio, se
fuse stata minare la «lappraggine di Pie-
ro Orlandini e di Andrea Giagni, lasciati
dal bravo Fe.rucci alla guardia di Empoli
contr: gli assalitori.
Di un tale avvenimenti, che a confe»
sine dello sturio» Scgui in gran perte
detie perduta la guerra ai Fiurentini, Em
pali ccaserva la memoria sulle mura di nu
bustine dalla parte dell'Arno, che ha
tattea le imprinte delle palle dell’arti.
Gieria del generale spegn‘o Sarmien-
lo (Reluziune di un 4wonimo Eurorzse
contemp.raneo press il Lami. Hodoepor.)
Ai tristi effetti della guerra e del sacco
si aggiunse altra nen meno grave calamità
the fece grandissima strage in quest’istesso
maso 1530 nella campagna e dentro la
Term di Empuli, chè, la peste; alla quale
prr colmo di misura venne ben tosto die.
tro una terribile carcstia.
L'odio e presa di Empoli può riguar-
dani come l'altimo avvenimento sturico di
questa Terra, se non si voleme tener com
We di una macchinazione segreta tenuta
dursete la guerra di Siena dai nemici del
Sorerno Medico per consegnare Empoli
EMPC 61
ai Francesi, pagata col taglio della vesta da
Gherardo Adimari, e da Taddeo da Cs.
Wtiglione,
Stabilimenti destin ti ul culto. —
Qualora si contempla Empoli sotto
spetto dei suoi elitizj sacri e profani,
«li benelicenza, d‘istruzione e di pubblica
comalità non deve sorprendere, se slcusi
aut.ri di geoyrafie universali. supposero
questa Terra una piccula città, cumecchè
dovria recare maraviglia di leggere in un
opera di geugraGia tradotta a'tempi matri
in Italia, Empoli designata città, esode vo-
scorile.
Fru i sscri tempj il più ragguardevole
per tatti i rappurti è la- chiesa collegiata,
la di cui csierna facciata conserva in gran
perte la firma che gli fu data nel 1093.
Fu essa restaurata e nella attual forma
interoamente ridutta nel 1738, cioè un
lo dopo che fa fatto il coro, e pochi
pi prima che restasse coperta (nel 1763)
la soffitta.
Cuntiguo alla collegiata è l’antico batti-
stero di $. Giovan Battista con due îavole
rappresentanti i SS. Giovanni e Andrea
cootitulari della primitiva pieve di Em-
poli. Le storie del martirio di $. Andrea
dipinte nei gradini dell'ritare sono atiri-
isuite al Ghirlandajo, mentre il fonte bat-
tesimale di marmo bianco è dell’anno
144
al persi di ecsellente scultura si tro
vano nella stesse collegiate, ci.è, ana sistua
È: 8. Sebeetieno del Romellino, un bamo
rilievo rap la Madonna, che si si
Fra le opere di pittura somo da ram-
mentarsi un affresco» rappresentante 5. Lu-
cia alla soa erppella, opera di Giutto, che
si erede anche l'eat re di a'cani quadretti
situati pell'altare della compegoia di $.
Andrea; an S. Tommaso d’Jacope da Em
poli; il Cenacole del Ci
Guia del Corpus Domini
rappresenta la visione di S. Giovanai E-
vangelista opera del Ligorzi nel 1622.
Scconda per antichità e ampiezza ci si
offre la chiesa di S. Stefano, che fu dei
frati Eremitani di S. Agostino. I quali re
ligiosi sino dal secolo XIII averano un con-
vento nel sobborgo occidentale di Empoli,
e EMPO
contigso alla distratta chiesa di S. Maria
Maddalena. —Ingrazia del terreno ottenuto
per deliberazione del 3 loglio 1367 dal
magistrato degli Oto, ossia degli otto uî-
niali delle castella e fortezze del Comune
irenze, quei frati eressero dentro Em.
poli il novo claustro e la grandiosa chiesa
di $. Stefano, dove si mantennero sino
al 1808, epoca della loro soppressione.
Trovasi oostà una tavola della Presents-
gione al tempio, dpera dell'Empoli, e ua
della Natività di N. S. dipinta dal Passi.
gnaoo, oltre varj a fresco del Volterrano,
e quelli di non inferiore autore che furono
barbaramente imbianoati c scrostati, all’
ingresso della chiesa.
Ua quadro del Cigoli esprimente |
Esaltazione della Croce è da vedersi nella
chiesa di S. Croce delle Benedettine, ossia
delle Monache vecchie. Sono cosi chiama-
te, per ragione dell'anzianità del loro con.
etto a csafronto di un altro di Domepi-
ene. Vennero le prime in Empoli, vel
1513, dal monastero di S. Brigida esistito
mel subborgo meridionale presso il primo
convento degli Agostiniani; mentre l’altro
monastero di Domenicane sotto l’invoca-
gione della SS. Annunziata fu costruito,
fra il 1631 e il 1633, per disposizione testa-
mmentaria di Cosimo di Domenico Sandonni.
ni di Empoli, e nel 1785 dal G. D. Lso-
sotno I ridotto a conservatorio, affinchè
quelle claustrali si prestassero all’educa-
zione e istruzione delle fanciulle.
Tre altri conventi di religiosi contava
Empoli foori del paese innanzi che fosse
soppresso quello dei PP. Carmelitani a
Corniola. Gli altri due di mendicanti esi-
stono tattora; uno è dei PP. Francescani
minori Omervanti, situato a S. Maria a Ri.
ps fori di porta a Pisa, e l’altro dei Cap-
puccini sulla strada di Monterappoli, che è
due terzi di migl. a ostro di Empoli. I primi
Zoccolanti furono chiamati nel 1484 dagli
Adimari di Firenze, che lor cederono i
beni e il giuspadronato della chiesa di S.
Maria a Ripa; i Cappuccini vennero nel
1608 nel eonvento fabbricato da Gio-
wanpi di Benedetto Giomi da Empoli sul
suolo donato dalla famiglia nobile degli
Alemandri di Firenze, mentre l'empolese
Tommaso di Gio. Del Greco faceva circon»
dare di uraro l'orto della clausura.
Stabilimenti di beneficenza, d'istru-
sione e di pubblica utilità. — Empoli
EMPO
ha un ricco Monte Pio fondato nel 1530
00 regolsmento, nel mese di dicembre di
quell’anno stesso, dal Grandnca Cosimo I
approvato.
Gli assegnamenti per tale azienda, picro-
li in principio, andarono progresivameo-
te aumentando, in guisa che adesso il Mon-
te Pio di Empoli ha un capitale di circa
So,ono scudi, oltre qualche altra rendita
fondiaria. Arroge a ciò, che molti dei
suoi avanzi servirono; e sono costentemen.
te erogati in oggetti di pubblica là.
Ospedale di Empoli. — Verj cspizi
contava Empoli nei secoli trapassati, uno
in via de'Guidaoci, nel luogo dove fu
eretto il monastero di S. Croce, e l'altro
mel borgo occidentale intitolato a S, Me.
ria delle Grotte, oltre quelli di S. Leo.
nardo a Cerbajola e di S. Lucia a Pie-
tre>fitta. Ma questi spedaletti piuttosto
che giovare ai terrazzani per ricovrarli nei
culi di malattia o i mineria, servivano di
fagio ai biapti, che con il passaporto di
un bardone e di un sanrocchino sulle spal-
le, girando per il mondo, cercavano di
campare la vita alle spalle di chi voleva
Vucrarai i) pane col suo sudore.
* Decretata nel 1750 la soppressione di
simili ospedali, meno quello di S. Lu-
cia a Pietrafitta, e i loro beni
ti allo del Bigallo di Firenze, la
Comanità di ‘Empoli rivolee le sue cure
all’erezione di un più vasto, pià atile
€ meglio organizzato refagio ai poveri
malati del suo distretto.
Il magistrato civico acquistò a tal uopo
dalla casa Dazzi l'antica fortezza eretta o
ingrandita da Cosimo 1; in guisa che quel lo-
cale, che fu destinato alla distruzione dell’
umana specie, videsi dal 1746 al 1965c00-
vertito nell'asilo degl’iofermi, nel tempio
della salute con ben inteso disegno dell’ar-
ta di 600 scudi che cavasi dall’eredìi
cel. scrittore’ e archiatro dott. Giuseppe
Del-Papa.
Quest'uomo benefico che lasciò il visto=
so suo patrimoniu di 90,000 seadi a pub-
blico benefizio degli Empolesi, questo cit-
tadino generoso fu per la sua patria un al-
tro Lazzaro Fei, in lode del quale Arezzo
tributa annualmente una ben meritata ora»
sione.
EMPO
E forse îl dutt. Del-Papa seporò il Fei
besefattore della Fretermita Aretina i
quiato che, oltre l'erezione e manteni.
mente dello spedale sostenato in gran par-
fe dall'erediti Del-Papa e dai recenti vi-
siosì lasciti dei due fratelli empolesi
Lorenzo e Pietro Fensî, si cavano dalla
ma eredità ogn’anso So doti di scudi 25
Pausa per le fanciulle della Comunità di
Empoli, e si mantengono quattro posti
di stadio, due per cinque anni a favore
di giovani secolari nelle Università di Pi.
mo di Siena, e due per sci anai a favore
dei chierici pei Semimarj arcivescovili del
Gran-Ducato.
Nè minore è il benefisio che dalla di-
iposizione testamentaria del dott. Del-Pa-
pa risentono i preti di Empoli, mentre a
dicuso di loro, tanto canonici quanto
cappellani, sumentò di un mesto
Felemosina giornaliera della meisa senta
ebbligo di applicazione ; e finalmente rad-
deppiò l'osorario di 73 scudi che fino sl-
Nora ritirava il maestro di scuola dalla Com.,
per cui potà eleggersi un solto-maestro.
Daumero dei maestri di scuola fu re-
tentemente somentato con gli assegnamen-
ti egli avanzi fatti dal Monte Pio. Le
Boete scuole comanitative vennero a-
perte nel 1820 nel so convento
dei PP. Agostiniani, distribuito in quat
tre cattedre ; la prima per la logica e geo-
metria elementare; la seconda per l’u-
mesità e la retorica; la terza per la
Grenmatica; e la quarta per la calligrafa
è Paritmetica.
l’industria cui per indole e per favore:
tue posizione sono dediti gli Empolesi,
cigerebbe anche un buoa maestro di tecno.
scuola di calligrafia @ aritmetica un me-;
telo più adatto alla moltitudine dei fan *
dialli che vi concorre. SI
Tatti i maestri sono eletti dal
fe comunitativo , mentre alla disciplina
delle scuole e alla parte esomomica sorve- chè
Riso due depatati.
Tu quanto all'istruzione delle fanciulle,
tua è affidata alle Domenicsne del con-
terraterio della SS. Annunziata poco so-
fra rammentete.
EMPO e5
coclesiastico. Questi ultimi appertennere
al ch. empolese Giovanni Marchetti vesco»
vo di Apcira, dai di cui nipoti ed eredi
li soquistò il sig. Giuseppe Bonistalli st-
tuale preposto della collegiata por farne
davo al pubblico, siccome apparisce da
un'iscrizione in marmo fatta porre nel vo-
stibolo dal magistrato civico di 9
Una ricca collezione di MSS. fa lastio-
ta nel 1691 alla qua patria dal benemeri
to pievano Giovanni di Andrea Maleps,
ma. quei libri si dissiparono dorsote Il
sacco e la peste dell’anno 15305 siccome
all’età nostre con maggior danno ascora
sono state dissipate,o rose affatto dai topi,le
bolle pontificie e tante altre preziose per:
gemene dell'archivio della collegiata 1!
Empoli conta pure un’accademia lette
raria in pià tempi risorta e illanguidita.
paolo La più antiea, che risale al sec. XVII, ap-
pellossi l’accademia delle Cene. Trovavasi
in somma deosdenza e quasi che spenta,
quando essa nel 1910 fa rinbovata col ti-
tolo che tuttora porta dei Gelosi-Impe.
sienti. Ma emendo ancor questa caduta in
abbandono, nel 1751 venne nuovamente ri-
pristinata da 20 individui, aumentati nell”
anno 1816 sino al namero di 36, e scelti
dalle famiglie più rispettabili della Terra,
Anvesso alle stanze dell’accadessia fa
eretto sino dal 1691 il primo testro dalla
famiglia Neri che le cedè, nell’anno 1910,
agli accademici; per conte dei quali fa in
€ finalmente,
paese
1804 un’eocademia di Filarmonici, compo-
sta di 38 sonstori, the nel 1805 prese il
nome di banda militare addetta al ‘corpo
dei cacciatori della
contornata da una gradinata ornata di 4
leoni sugli angoli, che gettano ‘altrettante
fonti. La quale tutta di marmo di
Carrara fa disegnata dall'architetto fior.
Gi
G4 EMPO
Non dirò dell'ediGitio grandioso detti.
da questo stabilimento ricerè incremento
armpre maggiore il commercio di Empoli
per la concorrenza di tante vettare e
persone che cosà venivano a prurvederlo
da quasi totto.il Granducato.
EMPO
ri, che stampò fra le altre sue rime il ber.
lesce poema, in cai si Canta l'eccelsa e
siagolare impresa di Sanministo e
capitan Cantini, che, nel 1399, ripuetara
da quella Terra per trofeo an chiesi.
stello, il quale a Similitodine del catoro
cio di Anghiari fa appeso al palezzo
pretorio di Empoli, dove si mostra tet
. Nè dirò del palazzetto com portico si- tora.
Alla serie degli uomini illustri empole-
si pubblicata dal Manni molti altri soee
da aggiungere, fra quelli che vissero del
fimato nella piazza del mercato di fronte al
la cui facciata conserva pit'are
‘storiche a buon fresco di mediocre autore,
se non peravvertire il corioso esere fama,
che in cotesta casa si adunasse ‘il parla
mento dei Ghibellini dopo la senguinou
battaglia, che fece. scorrer l'Arbia in
romo; qomeccit la ula di qui gli alti
congressi politici tenuti in Empoli forse
la chiesa della pieve di S. Andrea.
Dirò bensi che nella casa medesima
venne alla luce pel 1648 Giaseppe Del
Papa,l'altimo archiatro della dinastia Me-
dicea, il piò dotto e il più benemerito cit-
tadino he contre pora Eagoli el o
** Score lÌ più dito del mo scolo, pes
‘and alla lista nuinerosa di Empolesi che
ia più tempi si resero illustri ia varj rami: abit.
dello scibile amano, con cura stati raccolti
dal dott. Bartolommen Romagnoli d'Empo-
li, e da Domenino Maria Manni pubblicati.
(Sigilli Antichi. T. XV.)
Fra gli uomici più valenti, enza toglie-
re a' Pontorme il suo Alessandro Mar
chetti,. farono da Erepoli diverti pro-
Senori dello Stadio pitano e di quello
fiorentino, Fra i Domenico Vanghet-
ti, Leonardo Giachioi, Giachino Sandun-
mini e Anton Francesco Giumi, che lessero
nell'Università di Pisa, mentre nello Sta-
dio for, dettarono i profesori Frazcorso
Vannozzi e Gioseppo
Pa pure nativo di questa Terr we ce
raggioso viaggiatore, Giovanni
inardo o di Lodovico da Empoli, il quale
lasciò una descrizione dell'Isola dell’Ascen-
sione, scoperta’ mel 1501, € visitata per la
seconda volta, mentre il to Gio-
vanni accompagnava, nel 1503, Alfonso
Albarqaerque all'Indie.
Nella pittura primeggiò Jacopo di Chi-
menti da Empoli, conosciuto cal nome del-
la bo ssa ptc — Nella poesia si distinsero
Domenico Bartoloni, autore del Diti-
nate di Bacco in Boomisj e Ippolito No-
to un nome alla posterità, voglio dire, del
dott. Vincenzio Chiaragi, Hi Ù
vanni Marchetti, entrambi autori di applao»
dite opere nella loro profcssione ; e senoa
fome mancato ia troppo verde età, coca pato
avrebbe na posto distinto Giuseppe Salva.
quoli. — Ped. Conmoti.
Comuaità di Empoli. — Tì territorio
di queste Comunità abbraccia una super-
Geie di 18150 quudr., 899 dei quali sono
presi da corsi di fiumi, di torrenti, di fossi
i steaziavano 13095
it, 2 609 individui per
ogni mig], quadr. di suolo imponibile.
Cosfina con 8 Comonità. Dalla parte di
sett.. mediante il fi. Arno ha di fronte le
praja, a pertire cioè da
montando con la Com. di Cerreto l'Armo
sino alla confluenza del torr. Sereda, dopo
aver passato alla Motta sopra il nuoro
te dell'Arno.
Dal torr. Streda siao alle Grotte, PI
sopra della ch. di entra a com
fice la Com. di Vini, e più oltre quella
di Capraja sino dirimpetto allo sbocco del
fono di scolo di Fibbiane. A questo puoto
il territorio di Empoli piega di sett. Ver
entrando nel fowo di scolo iasto,
il quale serve di limite fra la Com. di Em-
poli e quella di Moatelapo, com la quale
la prima si accompagna dal fosso di Fi
biana nella strada R. Gorentina, ‘e di tà
nella così detta Fiaccia, per la quale
entra nella strada Maremmana. Luogo
quest’ultima le due Comunità, camminan-
do di conserva mella direzione di lib, pes-
sano per Prupecchin,e di là nel rio di S.
Donato in Val-di-Botte, cino a chelo ab-
baadenano per entrare. nel borro dello
EMPO
Grotte. A questo punto cessa la Com. di
Muatrlapo e subentra quella di Monte-
spertol:, con la quale attraversa la strada
che dal Botinaccio conduce alla villa
del Poggiale per scendere di là nel fumo
del Terrino, poscia in quello della Leccia,
col quale passa nel torrente Orme. E ri-
montando quest'alreo per breve tragitto
«ne alla confluenza del rio del Pallone,
la Com. di Empali, rivolta a ostro, scorre
lungo il rio stesso del J'allone, poscia
per quello di Camarilli entra ngl piccolo
torr. Ormicello, dove trova la Com. di
Castel-Fiorentino. Con quest’ultima quel
la di Empoli scende insieme per l'Or-
micello sino al fosso di Ontana, rimontan-
dolv alquanto innanzi di trapassario per
entrare nella via detta Salajola; luogo
La quale attraversa la collina di Monterap-
poli sino alla strada R. della 7'raversa, che
eltrepama per ginngere, mediante i
Canneto, uel È. Elsa. Tì qual fiume divide
costà dal lato di lib. la Com. di Empoli da
quella di Montajone sino di faccia 21 bor-
abetto di S. Andrea, dove sottentra per
il Guane struso la Com. di Sanminiato, con
la quale ritorna in Arno a Bocca d'Elsa.
EMPO 68
Tofatti il sigillo della stema Lego) illu-
strato dal Manni (Sigilli Antichi, T. X.),
comprendeva le divise dei tre Comuni
suddivisati.
La qual Lega era formata di 24 popoli;
cioè, 13 parrocchie del Com. di Empoli,
9 di quello di Pontorme, e 4 del Com. di
Monterappoli.
Il suo territorio, non solo sotto il regi
me della Repubblica fiorentina, ma ancora
sotto i Grandachi della casa Medici, costi.
tulva pel civile la potesteria di Empoli, al-
lora dipendente per gli
criminali dal vicario di Certaldo.
Allart. Anso, (vol. 1. peg. 140) fa da-
to un breve cenno sulla strnttnra geogno»
stica del bacino della Valle dell'Arno in-
feriore, nel cui orntro è situata la Com. di:
Empoli, quando dimi, che essa Valle tro-
vasi Gancheggista da due linee ‘di poggi
coperti da terreni di natura affatto diver.
sa fra loro; cioè, dal lato dell’Appennino,
dai terreni secondarii stratiformi di grès an-
tico, (macigno) di calcareo appenninico.
(alberese) e di schisto argilloso (bisciajo).
1 quali terreni, verso la base meridionale
dei suoi contrafforti, (com'è Mont’ Albano)
restavano coperti da immensi banchi di
elottoli e di ghiaja di natora consimile al.
le tre rocce presccenvate; mentre che nel.
l'opposto lato dello stesso bacino, fra ostro
€ pon., si fanno innanzi le colline formate.
di terreno terziario conchiglifero.
Più specialmente poi agli art. Caressa,
@ Csaarro-Guioi, Comunità (val. 1. pag.
464 e 664), în proposito della desarizione
del loro suolo, aggiunsi: che i colli di Ca-
+ praja possono dirsi collocati sulla linea di
transizione fra le rocce stratiformi secon-
+ darie (macigno, alberese, bisciajo) e le mar-
83,0 Contraca.
Sebbene oggi manchino a me dati da ae-
certario, ho però un gran dubbio che le
feste popolari del sarncino, della cucco-
gna, della corsa, del ginoco delle bandie-
re, e quella del volo dell’asino, pratica
te io Empoli nel giorno del Corpus Do-
minî, e residuate altualmente al palio alla
langa e al volo ‘asino, lanciato dalla
cima del le della collegiata. ho
gran dubbio, io diceva, che tali feste
Ppolari rimontino all’epoca dell'elczio»
® desi
afiziali della Lega dei tre Co-
Eopoli, Pontorme e Monterap-
ne terziarie marine, mentre alla base delle
colline medesime serre di bordo il terreno
di allarione coo an profondo hanoo di ciot-
toli e di arome ghiaje depositate dai fiurai..
La conferma di un tal vero s'incontra
nel territorio della Comunità in esame,
sia che egli si contempli pres gli orti set-
tentrionali langolArno, a partire dalle col»
line di Collegonti sino a Colle-Alberti, sia
che si osservi dalla parte della vallecola
dell’Orme cino al di là dei colli di Monte.
ranpoli, luoghi coperti tutti di marna ce-
rulca conchigliare consimile a quella che
forma l'omatura delle colline subappesiino
nella Toscana granducale.
66 EMPO
Altrende la piseura di Empoli, posta
fra le due sopraindicate diramazioni di col
Nine, è stata ite colmata dalle
zioni trascinate costà dal 6. Arno,che
di secolo in secolo rialza con il suo letto
quello del circostante bacino, siccome da
mo canto apparisce dall’impiantito delle
antiche fabbriche di Empoli, tre in quat-
tre braccia più basso del piano attuale,
e dal nome di pedule restato a un inse-
matora a più del colle di Corniola.
Fra i snaggiori corsi d'acqua che attra
versano, o che lambiscono il territorio di
questa Comunità, contasi il fi. Arno, il di
coi alveo, a guiea di due segmenti di cer-
chio, amo concavo el'altro convesso, lo co-
steggia dal lato di sett., mentre il fiame
E lea gli serve di limite dal lato di cociden-
te, e il fiumicello Orme coni suoi in-
Siweoti Ormicelio e Piavolo lo percorre
nella direzione di ostro a settentrione. —
Quasi tutti gli altri corsi d’acqua, piut-
tosto che rivi, sono altrettanti fomsi di scolo
per mantenere asciutto, sano e fruttifero il
io di Empoli, massimamente fra l'Orme
€ il fosso di Fibbiana ; lo che non avver-
rebbe sensa il soccorso di tali operazioni.
È incerto se le scque del fiumicello Or-
me an di impaladasero in Val-di-Botte;
‘sibbene quelle che scolavano dalla collina
del Cotone, sierome lo provano i nomi-
guoli di pantaneto e di padule conservati
a una porzione di cotesta pianora presso
i Cappaceini.
Anche l'Arno (il cai livello avanti a Em-
poli fu riscontrato 46 br. smperiorea quello
del mare Mediterraneo), in qualche luogo
biforcando lasciava un'isola in mesto. E
bipartito un di egli scorreva davanti a
Empoli al distrutto mulino, dov'è 1°
isola del Piageione; e forse anche fra Li.
mite e Corte-nuov nanzi che i Granda.
chi Medicei, prosciuzando e culmando |’
antico letto che appellasi 4rmo-recchio,
ereamero colà la R. tenuta della 7'inaja.
— Ved. Tira nel Val-d’Arno inferiore.
A tanti bonificamentj dell'Arno sarebbe
da desiderarsi che fosse aggiunto an pigno-
me a gradinate davanti la Terra di Empoli
per jà facile accesso ai navicelli, onde
can più Gdanza la pusterità poteme crede-
re, che costà veramente fu la stazione
del Porto «ull'Arno dei tempi romani,
© Emporio mediterraneo dell'Etrusca re-
Gione,
EMPO
Non solamente la favorevole luezlità, ma
ancora le facili comunicazioni e le strade
rotabili, che per varie direzioni fanno cs.
po a Empoli, sono altrettanti mezzi incen.
tivi delle industrie e l’anima del commer-
cio di piccelo Livorno mediterra-
neo. Oltre le due strade AR. postali, la
pisana che passa per Empoli, e la etrada
traversa 0 Francesca di Vald'Elsa, si con
tano altre vie rotabili; fra le quali la stra-
da detta lucchese, che staccasi dalla R. pi.
sana all’aratorio di S. Rocco nel subborgo
occid. di Em che si dirige sull'Arno
circa mezzo miglio a lev. del ponte nuovo;
appellata di sotto è colli, perchè
tracciata sul fianco delle colline che com.
tornano da scir. a lib. il territorio Empo.
lese, da Moote-Lupo per Samontana a S.
Donato in Val.di-Botte, e di là per le ville
del Cotone, di Corniola e di Pianezzule.
Giunta al luogo del Terrafino attraversa la
strada R. pisana per incamminarsi soll’Ars
no al di sopra di Bocca d’Elta, dove trova
il nuovo ponte fatto costruire, tra il 1833
e 1835 da una società anonima col dis.
gno e direzione dell'ingegnere pisano Ri.
dolfo Castinelli.
Questo pante,che non è ancora stato de.
scritto, è situato tra il navalestro della
Motta e quello di Bocca d'Elsa presso al
luogo dove fa capo nella ripa destra la stra-
da che staccasi sotto Fucecchio dalla Fran
cesca. Esso riposa sopra 6 piloni di mate-
riale, che sostengono 7 archi, ai quali è
sovrapposto un piano di travi di querce,
della lunghezza di 251 br. e di br. 11 di
larghezza compresa la cornice.
Ogni pila è fondata sopra una solida pa-
lizzata composta di 158 pali e di una dop-
pia graticciata di travette di pino. La lar
ghezza delle pile nei fondamenti è di br.
move; sopra fondamento di br. 6, edi
4 all’impostatora degli archi.
La loro altezza dalla prima risega al
piano stradale ragguaglia a br. 16.
Le fiancate, che sono basate sopra 260
pali e sulla stessa doppia graticciata delle
pile, hanno i muri ad ala con una scarpa
esterna di 4 br. per ogni br. di altezza.
Solida non meno clie ingegnosa è la co-
«truzione delle arcate con 24 br. di corda,
stanicchè sono composte di quattro ca-
valletti per esdauna; e ogui cavalletto è
armato di puntoni, di puotoscisi, di spro-
ni, di asticciuole, ec. collegati fra loro mes
EMPO
diante catene di ferro e di legno, che for.
meno nell'insiome n.° go persi di querce
n i a 590 br. lineari. Cosiechè
tutta la trabeazione del si compone
din* 630 travi facienti totl'insicme la
temma di lineari br. 3gge. -
Sopra le aeticcinole de’cevalletti posa
tn impiantito di travette di pino ben con.
nessé e incatramate con suo gocciolatojo
nella cornice; il quale impiantito è coper-
to da eno strato di solido smalto,e quindi
da una mamicciata alla Mocadam.
Lespallette, formate di legname e di fer
ramenti, heano per soccarto due canapi di
{o di ferro, già serviti con ingegaoso tro-
vato alla più facile formazione dei pooti
quattro di materiali da costruzione. Si fa
inoltre en esteso commercio di peglia da
cappelli, tanto greggia quanto lavorata,
la quale suole ammontare ancualmente
7 in 8000e0 libbre.
Un vistoso numero di vettare per berat-
to di quelle che pertono da Firenze prr
Livorno, @ per Pisa e viceversa, i molti
“carri per il trasporto del sale alle comu-
nità limitrofe e per, il concorso setlime-
male al mercato di Empoli e più sremo al
Moste Pio (che è il solo fra Firensz e
peserà Pia) sono altrettanti mezzi di risorsa per
molti artigiani, e per varie classi di persone
di cotesto passe. .
Ogni giovedì si fa in Empoli un mer-
cato di grandissimo concorso, che sembra
Empoli da remo»
tissimo i potestà, fra i quali due sono di
rea rinomanza per altro aspetto :cioè, Mi-
narra
ne
poli,e Franoeso! Ferrachi oepitono famero,
Roverno
Empoli poco innanzi che si estiaguene
06 lui la Rep. Sorentina.
Nel 1772 il G. D. Lzosotao I innalzò
le potesteria d'Empoti al grado di Vice
riato di 4 classe con la giorisdizione civi--
le e criminale vu totta la Lega di Empoli,
© per il criminale soltanto sulla poteste-
ria di Cerreto-Goidi. Ta seguito, essendo
steta quest'altima assoggettata al vicariato
di Fuoeockio,fa assegnata al Vicario di Em-
poli la giurisdizione criminale sulla po-
QUADRO della popolazione della Comunità di Euros:
«tre epoche diveret.
———_——————
Nome dei luoghi. | Titolo delle chiese. picci cn Anno | dono | danò
apperteng:| Nap e, 1833
——_—_—_—|__—r_— WI
Avane
Basti (S. Fiore alle)
Brusciana
598
4a
Corniola
Tinaj:
Val-di-Botte
Frazione di popolazioni provenienti da altre Comunità.
ome dei luoghi. Titolo delle chiese. ‘Com. dalle quali derivano.
———yr|—T_—Ty "| @a—-°— _—_—<
Gramajolo $. Matteo Castel. Fiorentino
Tora. Abitanti, N° | 13095
ENTE
+ EMPOLI VECCHIO nel Val-d'Arno
infenore. Contrada che una velta compren-
dera quattro chiese caccursali (£. Loren-
so, $. Donato, £. Mamanse e $. Michele)
sicane delle quali da molto
te, altre riunite alla cura di S. Marie a
Ripa, già detta in Costello, nel piviere
Com. Giur. un miglio o pore più a pos.
di Empedi, Dice e di Firease.
Qureta contrada, che attualmente di il
Some a una fattoria com cose di campagna
del march. Renaccini di Firenze, è ‘situata
fra te strada R. pisana e la ripa sinistra
dell'Arno, fre Empoli e Avaue. Vi chbero
cotà signuria i tre nobili fratelli longo-
bordi che fondarono, nell’anno 786, la be-
dia di $. Savi Pisa. Più tardi vi
anquistò giurisdizione la famiglia de'conti
Guidi, la quale dopo la metà del secolo
TINI alienò i suoi diritti alla Rep. fior.
Delle chiese di S. Lorenzo e di &. Do-
nuto a Empoli vecchio non si cencecomo
aeepere le vestigia. Quella di 6. Momonte
fa incorporata alta cura di S. Michele a
pont. Euge-
por. di $, Michele ef al wo
rien dalla badia sunmominata,
cui soppressione (sono 1561) com
alnfoe pater Ari
me coi suoi beni all'Ordine equestre di S.
Belaso.— La parr. di $. Michele a £m-
peli vecchio fa aggregata a quelle di $.
Maria a com decreto arcivescovile
de16 fetb. 1789. — Pod. Rana (S. Ma ti
mr
ENEA (3.) in Val-di-Chisna, Una delle
2) ville, che formavano il complesso dei
Comuni di Castiglion-fiorentino, Monteo-
chis-Vesponi, Momtsniaa e Mami, quen-
de con provvedimento del 14 nov. 1774
em ville furono unite tutte all'attuale
Com. di Canti
Ebbe nome di $. Enea dal santo Litola- questa
ne della vua distrutte chiesa, una delle an-
\iche filiali della pieve di S. Maria di Chie,
alla quale parr. de qualche secolo è stetamità.
“IL Ved. Caso.
siatistica del 1551 rhcilze
Sf oc tporò per 36 uni
EKFOLA (CAPO 3 ila, an
du — Fed. Coro è’Ezror.
ENTE è LENTE (Em fl} Piccola
fune tribataria del Î. Oscie, che scatu-
tie fea le rocce trachitiche nella pendics
ENTI 9
occidentale del Mont'Amiata, due miglia
2 dev. della Terra di Arcidomo.
Veggomi le. sue copiose sorgenti cadere
a seeglioni da una discosorsa altissima rupe
mel inogo detto a tale effetto degna da Alto;
nome che conserva quel rio sine alla sa
unione cea aliro torrentello denominato
le Melacce, a cui si marita poco innanzi
di rasentare dato di grec. le mura di
Arcidosso, sotto Je quali accoglie il tribu
to del torr. Arcidosso, dopo che questo dal
lato di estro e lib. ha solcato la base del
poggio in cui stà ad «rcidosso la terra no-
tminata. Costà, passando sotto il primo pon-
te riceve il torr. Chioce, e di lè drizzan
do il corso, prima da scir. a maestr., quia-
di a sett. corre fra la base occid. del pog-
gio di Castel.del-Piano e quella orient. di
Moote- Laterone. Passata cotesta gola, da-
vanti a Monte - Giori vi confluisce il fouo
Villa, poco dopo quello assai più copiose
del torrente ivo, entrambi derivanti dal
Moot’Amiata. A tante acque limpide e
perenni un miglio più sotto si iano
Sele del greto tari Zancina chron.
to all'Ente in un più largo e unico letto,
riceve dal lato della montagna stessa il torr.
togre pesbili, mtili all’agraria è
>, se non ve ne fosse una sin-
qolare per il naturalista, © avvertita dall’
autore del Vioggio al Monte-Amiate,
quella, cioè, che serve il sno corso, quasi
direi, di linea di demarcazione fra le rocce
cristalline e volcaniche, che costituiscono
Ve periore essatura del Monte-Amiata,dal-
la sua sommità sino premo alla riva destra
dell'Ente: mentre nella
Asunene, è Casas. del -Puso, Comu-
Banca, Janrica, Aszurica nel Val
d'Arno fior. Cas. forse sinonime della villa
di Awrica al suo luogo descritta, e la di cui
chiesa pare, di S. Andrea faceva parte del
iviere e Com. di Rignano, annema da
mano alla cura di $. Cristofano in
Perticaja, Dioc. di Fiesole, Comp. di Fi.
renza
so EQUI
Vero è, cheil cas. di. Entica è Jentica
doti presso il cast. d'Jentica, che dichiara
Lannl.atandi A pare. di S. Maria Ughi.
Stenno a conferma di ciò diversi strumenti
dello steso archicenobio dei Vallombre
seni, rogati sotto i giorni 23 sett. 1129; 29
gio un di fece perte dei feodi Malaspina
del remo del merch. dell'Aquila, ai quali
i terrazzasi di Equi, di Moszone, di Vieci,
di Casciana e di Codiponte, nel 1418, si
reolemando -
protezione dal
commissario che la Rep. fior. teneva in La-
Digiena. — Nod. Covisonri.
Equi è noto nella storie netrale per
La parr. di S. Francesco a Equi conta
abit.
EQUIS (8. MARIA re) i SPINELLO
nella Valle del Savio, — /ed. Snezzo,
ERA fiume (Ziera fl) Uno dei più co-
piosi confluenti dell’Arno, da cei prende il
mome il vallone fra Volterra e Pontedera,
fiancheggiato da mimori vallecole che nell”
Era tribetano le loro scque.—Nasce l'Era
da due rami diversi di posizivae: l'Era
viva, che sorge nelle piaggie di Pignano
sal fianco cocid. del poggio di Castel
Vecchio, e l'Era morta, che scetorisce
ERBA
Reczno sll'Era tribato dal lato destro,
vette Vollerra i torr. Strolle e Capreggi»
ne, € più basso il Pregione; di fronte a Ca-
io Rici € davanti a Ca-
V'influiscono dal
ipriano e lo Spedalet-
tail borro dell’4rpino ; fra Spedleto e
Lajatico il torr. Ragune; fra Lajatico e
Terricciola il tor. Stersa della Castel.
lina; fra Casa-Moova e Capannoli il Re-
sciano; e fra Ponsscco e Pontedera la Gu-
mana di Cascina.
Miletto sel quale percorre il 6. Eraspetta Tc
cossotemente a una marna cerulea ricca
& conchiglie bivalvi e univalvi marine,
terreno che costà appellasi volgarmente
biencone, omette jone.— Wed. Vard'Ena.
ERA (PONTE >’) —. Wed; Poxreva-
ua, 0 Porrapzna.
ERBAJA vassso MONTE-CARELLI in
Valdi-Sieve. Villa signorile e tenuta omo-
nima della nobil casa for. Dini, compresa
nella enra di S. Michele a Monte-Carelli,
Com. Gior. e 6 migì. a gree. di Barberi-
no di Mugello, Dioc. e Comp. di Fi-
renzo. °
Gisee rul Banco australe dell'Appenni-
no di Monte Fò, vssia della Futa, in una
valicola percorsa dal torr. Sorcelle, di
cui è tribotario il fosso Secchieto, dal
quale la tenuta di Erbaja è attraversata.
È an luogo meritevole di emer visitato
dal geologo che percorre la catena del no-
stro Appennino, deviando appena mezzo
mizlio a lev. della strada. R bolognese, a
partire dalla posta di Monte-Carelli.
Avvegnachè nella tenuta di Erbaja la
sratinra fisica della catena Appenninica
offre una di quelle singolarità 1: me omer.
Vala e avvertita all'art. Ameamumo (vol. 1
1-97); quella cioè di vedere rraboccare
fra le rocce sedimentarie stratiformi
le massicce e cristalline, nelle quali pre-
dossina il serpentino e il gabbro.—È preci-
tamente sol fusso denominato Lupina do-
ve si osserva a contatto di una roccia ga-
latrina calcarea, da primo apparire dei
persi erratici di clisspro comune e di vario»
ktv,guindi, a proporzione che unos'inooltra
verso va tarul» naturale fatto a forma di
capola, trovansi le falde e l’intiero poggetto
fermato di serpentino diallagico, cui serve
di bose il disspro, mentre a questo ea
quello fanno curona lc rocce stratiformi di
Dietro, © di arenaria calcarea.
EREM ni
Filoni di roccia ofiolitica e ino-
sa si affacciano in due altre località, une
delle quali sul torrente Sscchieto Del po-
dere di Prunecchio; e l’altra nel podere di
proprietà del sig. Bali Martelli, denomine-
to di Gualda, che è posto alla siuistra del
Barr. Stura, e merso migl a maesir. della
di Monte-Carelli.
ERCOLE (PORT*). — Fed, Ponr'En-
cora.
EREMO, o ROMITORIO. Nome gene
rice che conservano molle località della
dove fu ua qualche abitaro, o
cescbio isolato di penitenza.
Gli eremi più antichi ersao tagurj di
amecoreti, che viversoo nelle spelonche, in
luoghi solitarj e senza regola fissa, indipen-
denti da qualunquesuperiore,e conscii solo
n sè stessi delle loro
Fu solamente dopo l'istituzione della
Regola Eremitana di S. Agostino, e delle
Congregazioni Csmaldulensi e Vallom
brosane, quando si ssocià alla disciplina
anscorelica la vita cenobitica
Donde consegue, che tutti i lunghi desi
guati cel distintivo di Eremo, 0 Romite-
rio, se son furono spelonche abitate da un
solo anacoreta indipendente dal superio.
re di an vicino coavento, in cui si. profes-
sassero i statuti di qualche religione mo-
mastica, si debbono tali Romitorj rignar-
dare come altrettante celle, i di.cui ro
miti vivevano sotto una delle regole ere-
mitane di $. Agostino, di &, Romualdo o
di S. Giangualberto.. è .
EREMO (S. MARIA atx”) sullAlpe di
Sen-Godenzo. Cas. .con chiesa parr. nel
pie. di $. Babila, o £. Savello, Come
circa 3 mi a sett. di San-Godenzo,
Giur. di ‘Dicomano, Dioc. di Fiesole,
Comp. di Firenre.
Risiede sul crine dell'Appennino fra le
sorgenti del toer. Rio-destro e quette di
Acqua-cheta, i quali due rivi prima di
giungere alla bedia di 8, Benedetto in 25
Sorco lansi al torr. Fronca d'Owe,
dove perdono tutti il luro nome in quello
del & Montone. .
Potrebbe credersi che fosse questo quel.
l’Eremo dei Camaldolensi di Biforco fon
dato ‘da $. Romualdo nell'anno 989, e
da esso lui 32 anni dopo riformato, sieco-
me'appariace da un diploma del 31 die.
1031, dato in Ravcona dall'imp. Arrigo I, se
noq si espemse che quell'Eremo era situato
"2 EREM
mel ierritorio dell'Esarcato di Ravenna:
mentre la ch. di $. Maria all’Erema sino
da quella età dipendeva dalla giarisdizione
fiorentina, ed era compresa nella diocesi
Gesolana. Esendochè, nel 29 aprile del
lanoo 1028, Jacopo Bavaro vesc. di
sole, nell'atto di fondazione della badia
S. Gaudenzio a piò dell'Alpî, ameguò in
patrimonio a quel monastero, fra le altre
cose, il giuspadronato e la cappella posta
fn laogo denominato $. Maria all'Erento.
(Vermiza Ital. Sacra in Fis. Peesul.)
le cappella coi suoi beni fu cou-
fermate. all'abbadia di 8. Gaudeuzio dal
‘pont. Onorio INT con bolla del 12 settemb.
1216; e tale si mantenne sino a che, insie-
me con la detta chiesa rape fi
possessioni, fa ammensata dal pont. Sisto
IV al convento e frati dell'ordine dei
Servi della SS. Aonuoziata di Firenze,
co ubbligo a questi ultimi di proporre
all'approvazione del vescovo fiesolano un
sacerdote secolare per la cura dell'anime.
Era vel distretto di questa parrocchia
vn'altra cappella sotto l’invocazione di S.
Alessandro nell’./pe, detta di Frassinello,
da lunga meno distrutta. — Wed. Basta
(S.) e-San-Govenzo in Val di Sieve,
La parr. di S. Maria all’Eremo conta
319 abit.
EREMO pi ACONA nell'Isola d’Elba.
— Ved. Acosa.
EREMO pi S. ANTONIO pest’AR-
DENGHESCA, 0 ROMITORIO pi VALLE
ASPRA bella Valle dell'Ombrone senese,
popolo di Casale di Pari, Com. e circa. (13
guigl. a sett. di Campagnatico, Potesteria e
quasi é migl.a pon. di Pari, Dioc. e Comp.
di C:rometo.
Era uno dei conventi dei PP. Agosti
i Eremiti, per cui questo © altri
mili cenobj presero il nome di Eremo,ossia
di fiomitorio.
Ha dato materia di discassione lettera
ria un’iserizione stata nella chiesa
di questo cenobio, pubblicata dall'Ughelli,
dal Landucci e dal Gigli, e ultimamente dal
prof. Giuseppe Giulj riportata nella sua
Storia delle Acque Minerali, (tom.1V, p.
216.)Nella quale iscrizione si dior, che quel
tempio di S. Antonio fu eretto da Biagio
eresmita, consagrato da S. Donato, al tempo
del pont. Damaso e di Valentiniano imp.
l'anno della Redenzione 370. .
+ Ma tali‘e tapti sono gli errori eronolo-
EREM
gici è gli anscronismi di quella lapida, che
mon vi è dunpo dubitare dell'ignoranza e
della intenzione di chi in tes:pi meno ss-
tichi la fece murare costà.
Tutto ciò che di più certo può dirsi di
questo eremo dirato si è,che nel g maggio
1206 i conti Ardengheschi con atto pab-
blico donarono al romito Bannerio selve e
intorno a Palle-Aspra per erigervi
un'abitazione eremitica; che an secolo
dopo questo lungo era abitato dai frati A.
gostiniani della congregazione Leccetena
della provincia senese. Di che fa prova ua
breve dato in Cortona li 11 maggio 1308,
legato pontificio card. Napoleo-
ad istanza degli Eremiti Agonti-
S. Lucia di Val la della
Dioe. di Volterra, e di quel . Anto
io dell’Ardenghesca della Dioo. di Gros-
seto, annullò un precedente breve da eno
spedito a favore di Pr. Vanni di Sasso-For-
te, che diceva essere devoluta alla 3. Sede
a tenore del Concilio Lateranense la cal.
lazione dell'abbadia di Giugnano nella
Dive. di Grosseto spettante ai suddetti due
Eremi. — La qual badia di Giugnano da
longa età distrutta esistera nel luago detto
ara le Casacce, sul fosso Fenaje tributa.
rio del fi. Bruna nella Com. Giur. e circa
4 migl a lib. di Roccastrada.
L'Eremo di Walle-dspra fu onorato dal
pont. Pio II, mentre era a far uso dei
gui di Petriolo, 3 miel. a erce. di
quell’Eremo, allorchè fu a visitare Fr. A-
Vessanilro Oliva generale dell'Ordine Ere
mitano di S. Agostino, e Cardinale del ti.
tolo di S. Susanna sua creatara. TL quale
porporato per far la corte al pont. abitava
in quell’orrido tugurio, circondato da mon-
ti, da selve di sugheri, di castagni e di lro
ci, dove raramente capitava (dice lo stesso
pont. nei suoi Commentarj) umana ore»
tara, mal sicura dai lupi é dai cignali, soli
abitatori di quel deserto.
EREMO vi S. ANTONIO a MONTE
PAOLO in Romagna sulls vallecola deltorr.
Samoggia, tributario del Marzeno, nella
pare. di S. M:
£ Casola, Com. e virca
Rocca $. Casciano, Dioc. di Forlì, Comp.
di Firenze.
È situato nel dorso di Monte Paolo, uno
dei risalti orient. del monte Trebbio sulla
ripa destra del torr. Samoggia.
È fama che costà negletto al mondo 4:
«prionca
pine, ia veglie e in diziani, imitando i più
Nel 1639 Giacomo Paganelli nobile
Rstennate dimorante in Castre-Caro a pio-
cola distanza dall’anzidetta spelonca, fondò
usa cappella a onore del sento Taumatur-
go douadole di rendite: Nel 190, l’eb.
Michelini di Forlì, dopo svere acquistato
dai Paganelti quel luogo già in rovina, rie-
diflcò ona chiesa più vasta con l'abitazione
per na prete che vi risiede a uliziarla.
Fazuo di S. Avronto sul Monre Pr
saro nélla Valle del Serchio, sul Binco
sett. del monte che guarda la città di Lu>
ca. — È tradizione che cuetà si ritirasse e
morisse um santo prete discepolo di $, Pao-
Fao; e che assi più tardi (aono 10f$) ivi
peetsoaleni devoti costruisero altra chiesa
dedicandula a S. Pancrazio, fino a che, nel
113,4 pont. Inabcenzo 11 lo stesso eremo
fa segregato si camonici Lateranensi di $.
Predisao di Lacca. Ma nel 1233,del pont.
pitulo della cattedrale di Luoca. (Fa. Fio.
tastim. Origines Hetrusc. pietat. e. g.)
Fazuo di S. Banana aGancona. —
Fed. Gamocwa in Romagna.
Fano di S. Banrotonmzro a Gasraa.
bili Garvea nel Vald'Arno supe
EREMO vi CALCI, è salta COSTA v
ACQUA nel Val-d'Arco pissno, pievana-
Vo de'$5. Gio, ed Ermolao a Calci, Com.
Giur. Dive. Comp. e 5 migl. a lev. di Pisa.
Eremo, dedicato ai 88. Jacopo e
Veriano, fu sotto:ta' regola degli Eremiti di
Camaldoli, dal secolo XIF1 sino alla fine del
secolo XIV, siccome risulta dalle pergame-
ne che esso' intanzi che fosse am-
meneato coi suoi be of alla' badia di 8. Miche-
ki di Pisa. — Pod. Cua.
EREMO pi CAMALDOLI, ces Di
CAMPO AMABILE o se‘ FONTEBUO-
Îh. — Pod. Camarvors, . i
Frexo di S. Eeipro, 0 de’ Farar. —
Vod Axva di 5. Eorpso in Valdi-Chiana.
EREMO ni S. GUGLIELNO, già detto
ad Stebalum Rodi pella Maremma grosse-
tina, perr. di 8. Andrea è Tirli; Com.
Giur: è 5 migl a'macstr. di Castiglion
della Pescaja, Dioc. e Comp. di Grometo.
tun
EREM 73
Risiede nell'inernatara di aspro e selvo-
so monte, dove ha la prima origine il fosso
dì Mala-Valle, 0 della Valle, fuso che
scende a Iributare le sue acquenella Guma-
na di Castiglione della Pescaja puoo innanzi
di entrare in quello scalo ili mare.
L'Eremo di S: Guglielmo appellossi
in origine lo Stabbio di Rodi, forse per
indicare che in così abietto tagario si
erano ritirati vomini d'arme di nobile li
guaggio, tra i cavalieri di Rodi reduci
dalla seconda Crociata.
Lo fondò verso la metà del sccnlo XIL
8. Guglielmo, detto il Grande, son tanto
per la nascita, o per l’austera e senta vita,
che egli insieme con pochi cruciali ivi
coaduoera, quanto soche per la figura gi-
gantesca della sua persona.
Non è pertanto da confondersi, come
molti fecero, coa S. Guglielmo dei duchi
d'Aquitania, viuto a'tempi di Carlo Ma-
gno, nè con qualche altro duce di lai suc-
cessore, come furono Guslielmu IV e Gu-
11 qual Eremò divenne la sede
lizia, sicoome fu il) convento, dell’
austera regola che da S. Gnglielmo si disse
de’ Guglielmiti. La quat regola fu sbbrac-
ciata da molti antichi monseteri sparsi
nello Stato senese e nella ssa Maremma.
Poche vestigio restano di questo cel.
monastero, ridotto sttualesente a piccolo
oratorio dedicato al S. Fondalure, le cul
ceneri farono trasportate nella chiesa ple-
bana di Csstiglion della Pescaja, dove con
gran sono vénerate, — Ped Ca-
sriction della Puerazi.
EREMO: pi MONSERRATO nell'Isola
d'Elba. Santuario di Nostra Donda, tenuto
in grande venerazione dagli Elbesi, e se-
Gnalamente dagli abitanti. di Longone, dal'
cui castello l’Eremo di Monserrato è sp-
pena un migl. a maestro: — >
Vi si arriva per una strada fiancheggiata'
da una doppia linea di cipremi, salendo
sopra una rupe di disspro comune, da duve
si apre una delle più belle vedute pitto-
riche che, spesso offre da molte situazioni
l'Isola di Elbe. i
Fra i-detritus e i frammenti di disspra
€ di serpentino, che costituiscono l'osatu-
ra di quei poggi, vegetano e fioriscono le
Agave omericane, i fichi d'India; gli olivi
no
7 EREM
e qualche pianta di
vertesi costà in noa vera ambrosia.
EREMO n MONTENERO. — Wed
Mostzseso di Livosso.
EREMO pi MONTESENARIO.
Fed. Mostisezanio, e Ausanio (Most).
ERAEMO pi MONTICIANO. — Ped.
Moxriciaso in Val-di-Merse.
Eaxwo Nuoro di Srnanarenza o dell’
Arx di Conrina nella Valle del Bidenteia
Romagna. — Wed. Consioto (S. Prerao al).
FREMO o ROMITORIO n ROSIA ia
Val-di-Merse, Antico convento di Agosti-
iani Romiti con vasta chiesa (S. Locia)
ripa destra del tor. Rosia, nella
Com. Giur. e 9 migl.a grecale di Chiusdi-
no, Dioe. di Volterra, Comp. di Siena.
Questo antico cunventé dei Romiti Ago-
stiniani, ora ridutto al aso di casa colonica
delle tenuta 8 ui resta a con.
talto Sl tempio de’SS. Antonio e Lneia,
trovasi nella tortuosa gola del torr. Rosia,
nella traversa della Montaguuola, fra Mon-
te-Arienti e il ponte di Roia.
N Roitorio di Rosia, al pari dei doco-
menti superstiti ad esso relativi. rimoota
al srcole XITI. — Esso dotè molto alla ge-
nero«ità della nobil famizlia senese d°’
Spannocchi, stata costantemente signora di
quella vasta lenula.
Imperocchè, con istrumento del di 16
die. 1225 rogato in Mont’Arieoti, Gherar-
dino de' i permatò con fe. Pal-
merio priore degli Agostiniani dell'Eremo
di S. Lucia di Rosla on pezzo di bosco in
Tuogo detto al colle, riceveudo in cambio al-
tro pezzo di terra nella corte di Seja. Con
istrumento poi del 20 geun. dello steno
anno 1225, eb incarnazione, il prete Ghe-
rando di Uguecione, rettore della chiesa
perr. di 5. Maria a Montarienti, vendè a
fr. Palmerio priore di S. Lucia di Rosla,che
riceveva per i suoi Romiti, ana porzione di
bosrn situsta.tn lugo detto Petreja pren
60 il romitoriodi Ania. — Dal quale voca-
Bolo di Peernja sembra potersi dedurre.
she sino d'allora fossero Costà delle
cave di marmo simile a quello di Monta.
fieuti, come infatti vi si trura. —Cos altro
rogito del 23.dic. 1234 gli Eremiti enddetti
donarino a prete Andrea canonico della
pieve di Rosia per ls sua chiesa la porzione
del suolo che loro apparteneva al di quà
del-Vedo di Fargeto, e dalla parte oppo-
eta tanto locale da costrairri un mulino.
EREM
Con breve dato in Ischia, li 19 maggio
1267 Azzo vesc. di Grosseto concalera
indulgenza di 40 giorni ai suoi diocesani
purchè avessero succorso com elemosine la
chiesa dell’Eremo di S. Lacia di Rosia
della diocesi Volterrana ; e tre giorni dopo
un simil breve fa dato in Marsilizna da
Ruggieri vescovo di Massa marittima.
Alla qual'epoca la stesa chicca c.ser do-
veva presso al suo compimentn,stantechè il
pout. Clemente IV, cun breve del 37 nor.
1266, compartiva indulgenze a chi avese
visitato la chiesa dell Eremo di S. Lucia
di Rosia nell’ottava della saa dedica.
Nel 3 £bbr. 1271, Zaccaria del fa Buo-
maccorso da Spannocchia,per rimedio dell’
anima di suo padre e di doena Aligrada
sua madre,donò a fr. Bonsjuto priore deli’
Eremoanzidetto os perso di terra in luogo
denominato deguavivole; e cu altro i-
strumento del 3 aprile 1398, fatto premo
Vo stesso Eremo, Accorsino e Viviano del
fa maestro Grazia degli 2, vene
derono ai frati di S. Lacia di Val-di-Bosla
un pezzo di terra in I. d. Corte. — Fival-
mente nel 19 maggio 1286 Pietro del fa
Palr:erio de’Spannocchi alienda fr. Filippo
siadaco dell'Eremo di Rosla tre quarte
perti pro indivise d'au perso di terra
boschiva posto in 4equovivela. (Anca. Dirt.
Fica. Carte di S. Agostino di Siena.)
Enzmo di Rors-Cara vel Moote Pi.
sano. Antico romitorio dedicato a S. Mari,
nella parr. di S. Pietro a Cerasomma, pit.
di Montuolo, già del F/esso, Com. Giur.
Dico. < Dec. di Lucca,la quale città trova.
si & migl circa a greo. di Aupe-Cave.
Veggoosi le sac vestigie in una cavità
del Monte Pisano alle spalle del cast. di
Ripafratta, fra la dogana di tal nome e
quella di Cerasomea.
All’eremo stesso fa aggrega*a la preesi-
stente Cetla del Frete Rustico, di cai si
è fatta menzione al suo laogo.
Fu cao fondato nel principiv del sooolo
ZITI nei beni dei mobili di Ripafratta, che
ne tonservarono sempre il giuspedronato
per aver essi domato una porzione di quel
monte agli cremiti di Rupe Cava, la di
cui chiesa (S. Maria) fa convagrata nel
1216 da “Rob:sto vescovo di Luce», Quei
romiti dovettero abbracciare la regola Ago-
stiniana pei bolla pontiGcia del 1285.
La altime memorie dell’Eremo di Mw
pe-Cava ssrivano all'anno 1368.
ERME
EREMO ni SELVANAGGIO. — Vel
Asronto (S.) del Bosco
ERENO ne'VALLESI. — Ped. Var
um ia Valdi-Chiane.
ERENO ru VIVO sor MONTE A-
MATA in —
drraruis citano mne
moreno
uva
ESCH 75
pisane. Pieve e ces. nella Com. Gius. e cir-
ca 3 migl, a cstro di Lari, Dioc. di San-
miniato, già di Lucca, Comp. di Pisa.
Riciede sal dorso di uu poggio selroso,
nel cui fianco oocidentale scaturiscono le
prime polle del fiumicello Jeola. È un lu-
rido cssale com piccola chiesa, in cui esi-
stono due lapidi, dalle quali ri apprende,
che essa fu rifatta nel 1630 da Obizzo di
Federigo degli Upezzinghi di Pisa antichi
signori di colesta contrada, e conssorata
nel di 3 marzo del 1719 da Francesca
Maria Poggi vescovo di Senminiato.
Però questa cora trovasi nel
delle chiese della diocesi di Lucca, redatto
mel 1260, ec'to il piviere di Gedlo delle
Colline (Gello Mattaccino) da dove sino
dal 1444 fa costà trasferito il sacro fonte.
Il territorio di$. Ermete confina a sett
grec. con csello di Crespina, a lev. ecm
Usigliano di Lari, a scir. com Parlascio, a
estro con Gello Maltaccino, a pon. con
Lorenzana, e a maestr. con Tripalle.
S. Ermete a S. Ermo conta 540 sbit.
ZAMETE (S.) nel sobborgo australe di
Pisa, già detto in Orticaja. Borgata sull’
antica via Romès,0 di Emilio Soanro,.0g-
gi maremmana, con chiesa parrocchiale,
che fa badia de’ Cistercensi premo il
Portone del Borgo di S. Marco alle Cap-
pelle, nella Com. Gier. Dioc. e Comp. di
Pisa, la qual città è appena un migl. ascir.
La di S. Ermete fa unita nel se-
cole XIIT a quella della Ferruca Cella sten»
sa Congregazione dei Cistercensi,
Nel 13 mero 1380 li pont. Urbeno VI
direme ana bolla da Peragia all'arciv. di
Pisa e al vesc. di Luoca, cea la quale di-
l’ab. del mon. di S. Ermete di
icaja, e quello di & Michele della
Verruca dell'ordine Cistercenso dall’ub-
bligo di portarsi a Roma per la conferma
della loro elezione.
Nel 1447 il post. Niccolò V, ccm breve
del 19 marzo dato in Rome, approvò una
E Tccg è quale di. Ere d'Oro
e
€ della Verruca di Pisa.
5 Ermete a conta 569 abit.
ERMO (S.) nelle Colliae pisane. —
Ped. Exusra (8.) a S, Eano.
ESCRETO MICHELE 19) al prod
te Pisano nella V:
prese il sla vallo toga pista =
rivestivano questa località, cea parrocchia
76 EUGE
succursale del piviere di Massa Picena,
nella Com. Giar. Dice. e Duc. di Luoca,
da cui è $ migl. circa a ostro.
È fatta menzione di questo Escheto in
usa certa della cattedrale di Luoca del
li suoi Gherardo e Sismondo, Ggli
di Pietro di Walperto,donarono alla chiesa
de'8S. Pantaleo e Reparata di Lucca un
pezzo di vigoa siteato Ischeto.-
$. Michele in Escheto conta 161
Escusro, 0 Iscazto presso Monte-Rig-
gioni in Val.d'Elsa. Così appellavasi io-
torno al mille la parte inferiore del padu-
le presso la Badia all'isola, nella Com. di
Monte-Riggioni, Giur. di Sovicille, Dioc.
di Colle, già di Volterra, Comp. di Siena.
Escarzro, 0 Scaiero nella Val-d'Era.
Contrada che diede il titolo a uo'antica
Chiesa diruta nel piviere di S. Giovan Bst-
tista a Villamagna, Com. Giar. e Dioc. di
Volterra, di Firenze.
BSTINE ALTE x BASSE, o LESTINE
ia Val-di-Merse. Due cas nella stessa par-
rvochia de*S8. Quirico e
go ternpo sencesa a quella di Bagnaja, nella
Com.e 6 migl. a poo. di Moateroni, Giur.
di Buonconvento, Dioe. e Comp. di Siena.
Trovanei bicvoche nelle piagge
fra l’Arbia e la Merse. A tali Estine ari
pella vb diploma dell’imp. Arrigo IV. (.
giuga. 1081) a favore detla badia di S. Eu-
genio presso Siena, coofermato dall’imp.
Pederigo I nei a agosto 1185. (Arca. Dirt.
Fin. Certe del mon. di S. Eugenio.)
ETRURIA: — Wed Toscaza, e Irrso-
nariosa al Disosano.
EUFENTA (8.) n MONTALTO nella
Valle del Rabbi in Romagna. Cas. con ch.
parrocchiale nella Com. e 3 migl. circa a
lev-groc. di Premiloore, Giur. di Galea-
ta, Dice. di Bertinoro, Comp. di Firenze.
Risiede im costa sopra il torr. /ansella
& merzà via fra Presilcore e Galeata.
La perr. di-S. Eufemia conta 159 abit.
EUPEMIA (S.) a PIETRAPAZZA nel
la Valle del Bidente in Romagna. Vico con
parr. sotto le sorgenti del Bidente di Stra-
ha 203 abit.
RUGENIA (8.)' a BAGNORO.— Ped.
Rasnoso presso Arezzo.
EVOL
EUGENIA (S.) nelle Masse di S. Mar.
tino di Siena. Borgata ecm antica chiem
parrocchiale nel vicariato e piviere del
Bozzone, Com. delle Masse di S. Martino,
Giur. Dioc: e Comp. di Siena, da cui è
mezzo mig], a lev.
Si creda che da questa chiesa una volta
1 il nogne naa delle porte della città
di Siena, ora detta Pispini. volgarmente ap.
pellata al Santo viene, siccome ci legge
mello statato senese del 1310.
La parr. di S. Eugenia conta 353 abit
EUSEBIO (S.) asta CANONICA, —
Fed. Caronica (S. Evssaro alla). » _
EVOLA (Ebula fl.) Piocola Gumana
che corre per un'angusta ma lunga valle.
cola nel bacino inferiore dell'Arno fra P
Elta el'Era, e quasi parallela a- questi
due fiumi.
Nasca sal monte del Cornvochio da dae
sorgenti fra il Castazno e San.Vivaldo; il
fonte più alto,e più prossimo al orociechio
del Castagno, porta il nome di Evola; l'
altro che scaturisce più d'appresso a Muo-
tignoso ba il nomignolo di Elvelle, e
corre presto a noirii all'Evola sotto il
poggetto di Orgia. Di costà inoltrandui
nella direzione di scir. a maestr. bagoa il
fianco occidentale dei poggi di Figline e
di Moatajone, quindi corrode le balze cre-
tose fra i casteli ‘onda e di Mura; ol-
trepassate le quali trova il primo ponte fra
Barbialla e Collegalli. Quindi prosegoe
fra i colli di Balconevisi e. di Moriolo, €
Ginalmente dupo aver lambito a destra le
colline di Ciguli, a sinistre quelle di
Stabbio, scende nella piapurs Sanminiate-
se, dove attraversa le strada R. pisana ©
pessa sotto il secondo ponte di pietra alla
base orientale delle colline di S. Romano,
dopo un tragitto di 20 miglia, e poco più
d'an miglio innanzi che sbocchi nell’Arno.
Pioooli inffciscono nell’Evola dalla
parte sinistra, mentre dal lato destro
lie per ria,sotto Barbialia il torr. Or/o
che scende da Moatajone, e più in basso il
torr. Fnsi che viene da no.
La qualità del seolo di questa valleonla
appartiene quasi costantemente alla marsa
cerulea marina (mettajone) disposta a stra-
ti, e pei posti più eminenti coperta dal
tufo giallastro conchigliare. I quali strati
di tafo talvolta alternano con straterelli
di ssbbia e di ghiaja, ivi depositate ia
epoca inaccemibile alia storie.
77
E
Fuma — Vod Fasusa
F.SBIANO. — W. 4. Fassaro di Dico-
mano, Faniaso di Pistoja, Fesiano di Se-
«avezza, e Pamano (S.)
FABBIO. — Wed. Pamo.
FABBRI (CASTEL sa’) nella Valle
dell'Ombrone pistojese. Borghetto nella
part. de'SS. Filippo 3 Jacopo L Per
reccia, Com. Giur. e 3 migl. a sett. di
Tissana, Dioo. di Pistuja, Comp. d' Fi.
renze.
Gisce in pianura fra la strada R, pi-
stojese e il 2. Ombrone.
Si dise forse il cat. de'Pabbri per
avere ‘ppertenato a una famiglia di case
to Fabbri, a per essere abitata da fabbri
'ABBRI (COSTA al). Contrada cca
vill: signorile sel subarlio di porta 8.
Marco di Siena, dalla cui cità è an miyla
lib., nel pop. di S. Maria a Tresa, Com.
delle Messe dì Città, Giur. Dioc. e Comp.
di Siccn
Risiede sopre una piaggia che a pon. è
verrosa dal torr. Sorra, a lev. dal tor.
Tresa, monte le passa davanti la strada
A. grossetana, ed ha alle spalle la collica
delli Agoncali sparsa di amenisime case
campagaa.
Prende il nome dalla Costa a Mabbri
tua vago casino del coote Pieri di Sienz,
fa mezzo a un giardino attraversato da
viali, e contornato d: statue di pietra che
dicon scolpite da Bartolommo Mazzuoli
artista cencsr.
È pere salla Costo a Febbri la villi
desomiasta la Pere, già della nobile
famiglia Placidi di Siena,
Fazna:ca nella Valle dell'Arno areti-
no, cmia delle. Ca14554. Can. distratto che.
diede {1 Litola alla ch. parrocchiale di S.
Maria @ Fabbrica, nel piviere della
Chiassa, Com. Giur. Dice. e Comp. di
Arezzo, dalla quale città cra appena 6
migl. a sett.
Noa sarebbe improbabile che tali nomi
lauero derivati anche dalle antiche fabbri»
che di terraglie, trattaadosi di luoghi dove
più facilmente si trovano depositi ar
ta
gillosi dei Gumi;e tanto più che erano poco
luogi di qua i casali di Fabbriziano, e di
Centocelle, paesi cui si attribuisce una
consimile derivazione — Ped. Cincesu.
FABBRICA nella Valle dell'Arno in-
feriure, osmio Fassaioa di Cioou. Vill.
con pieve (S. Giov. Battista) nella Com,
Giur. e migl. 2 a pon-mwstr. di Sao-
tniniat,, Dino. stessa, già di Locca, Comp.
di Fireuze.
Il villaggio di Fabbrica di Cigoli ri-
siele sopra una piocola e deliciona collina
a cavaliere della strala R. pisana, poco
langi dal distrutto castello di Cigoli, oggi
cosvertito In ua villa signorile, denomi.
nata tuttora il Castelvecchio. — Ped.
Cioou.
de’SS. Giov. Battista e Sata:
mo menzione di questo villaggio di Fab.
dus fra le più
vetusto pergameos schivio arcive.
suovile di Lacca, delle quali una dell'anno
170, relativa al prete Liutpraado fizlio di
Pertalo abitante a Fabbrica, che conferma
una donazioue di beni fatta tre sani pri.
ama alla chiesa di S. Dalmazio; e l'altra
dei 909. quando Pietro vescovo di Luo-
ca costital il prete Dmenico in pievano
della pieve di S. Giuvanni Batritta e
$. Saturnino, situsta in loco et finibus
Fabrica.
Il piviere di Fabbrica presso Cigoli, nel
126o,contava le seguenti 18 sffrazanee: 1.
8. Lucia a Montebicchieri (esistente); 2.
8. Pietro di Wimossn (ignota); 3. 8. Sal-
vatore in Piaggia (idem); 4: S. Michele
di Mugnano (diruta); 5. $. Doneto di
Mugnano (idem): 6. S. Michelo del Ce-
atel di Cigoli (annessa alla pieve); 9..&
Pietro di Gosano o Nosuno (perduta);
8. SS, Romano e Matteo alla Villa di S.
Romano (dirata); g. SS. Stefano e Lucia
di Scocolino (idem); 10. 8. Jacopo di
Pilla S. Albano (idem); 10. 8. Maria
Madlslens di Puticciano (idem); 19. &
Pietro di Montalto (idem) 13. $. Maria
di Soffiano (idem); 14. 8. Martino di
u
78 FABB
Ventignano (idem); 15. S. Maria di
Fibliustra (idem); 16. Mon. di S. Gonda
© Gioconda (ora villa Borghesi); 19. S.
Aodrea di Bacoli (distratta); 18. S. Bar-
tolommeo di Stibbio (esistrute).
Nol cast. di Fabbrica di Cigoli fa fon-
dato nel secolo XIII es convento dei frati
Umiliati con chiesa dedicata a S. Maria,
soppresso dopo la metà del secolo XIV.
Del resto sla storia di Fabbrica emendo
comone a quella del cast. di Cigoli e del
borgo di S. Gonda, a quegli articoli si
rinvia il lettore.
La par. di S Giovanui alla Fabbrica
di Cigoli abbraccia una popolosa cuntrada
con la sottostante borgata di Santa Gonda,
la quale nuvera 2040 abit.
Fanzarca in Vald'Elea
nel piv. di 5. Jerusalem, omia di
sino a Lucardo, Com. e circa 3 migl. a
Jev. di Certaldo, Giar. i Castel-Fio-
rentivo, Dive. e Comp.
In cotesta villa di Fatbrio ebbe pode-
re il gran conte e march. Ugo; il quale
nel 998 dotava la badia di Poggiboosi
con assegnare fra le 210 case, casslini e
mmensi, che uno di essi è situato nel piv. di
S. Jerusalem a Locardo in luogo deno-
minato Valli presso la villa di Fabbrica.
— Fed. Lucanvo (S. Donato 4).
FABBRICA i in Va
scir. di PpArrt i di i, Comp.
di Pi.
Bisiede in collina ella destra del fi.
E: fronte alla vallecola della Stersa
di Castellina marittima.
Fi
se poli
te nominato belli statuti del 1284 di
quella città (lib. 1, rabr. 83) in cui si
assegnano al capitano della Vald'Era su-
periore residente a Monte-Foscoli i di.
stretti di Monte-Foscoli, di Latreto, di
Fabbrica, di Montecuccheri, di Monteo-
chio e di Cedri.
Acquistò podere in Fabbrica la potente
famiglia pisana de’Gaetani, a cui si deve
la costruzione del castello già quadriturri-
to toccato pelle divise alla discendenza di
Pietro di Benedetto de'Gaetani; a quello
stesso che dopo la caduta di Pisa (anne
1406) venne a stabilirsi con la sua prole a
Firenze.
FABB
Una porzione della tenata di Fabbri.
ca, el 1576, pervenne nella famigla
patrizia de'Ricciardi; e più tardi (anno
1657) per una quarta parte vi acquistò
ragione l'illustre casata de'Galdi; le quali
tre prosapie pomederamo in comane li
vec. hia rocca di questo villazgio, a'lorchè,
nel 1685, fecero erigere in luogo di ema
un naovo pelszzo, sulla di cui facciata
vennero collocate due iscrizioni dettate
dal poeta Gio, Battista Ricciardi, per ri-
cordare le accennate vicende della rocca
di Fabbrica e dei loro padro
La chiesa plebons di
stadi
rica è va-
tica struttura, di pietre quadratea
Ur nivate. Esa è stata rimodermata nel
1833, forse von senza scapito della ma
primiera architettora.
La pieve di S. Maria a Fabbrica al si-
nodo. Volterrano dell’anno 1356 en
te rionite in due; cioè
Monteloppio (esistente) Uncia a
Montecchio (esistente); 3. S. Michele a
Celli (soppressa sul declinare del secolo
XVIII); 4. S. Giorgio alla Rocchetta di
Montecuccoli (sopprer 2).
Nei secoli posteriori sembra che al pi-
viere di Fabbrica fosero incorporati i po-
del comane di Ghizzano ; cssendochè
gno 1512, ammensò al capii
renzo di Firenze le chiese di S. Maria a
Ghizzano e di S. Mustiola unite,e spetta.
ti alla Dico. di Volterra nel piviere di
Fabbrica. (Monesi. Mentor. della Basil
ca Laurenziana.)
La parr. della pieve di S. Maria a Fab-
brica conta 768 abit.
FABBRICA jo Val-d'Orcia, altrimenti
appellata FABBRICA PICCOLOMINI
Villa con parr. (S. Regolo) nella Com.
Giur. e circa 2 migl. a grec. di Pienza,
Dico. medesima, già di Chiusi, Comp. di
Siena.
Risiede sopra un elevato poggio fra le
sorgenti del torr. Tresa e la villa del
Palazzo Massaini.
Fu un antico possesso dei conti della
Scialenga, ai quali apparteneva quel C.
Ranuccio di Fazio Cacciaconti, stato signo»
re di Fabbrica intorno alla metà del se-
colo XIV. Allo stesso sec. convicne ripor-
tare la fondazione della ch. di S. Regolo =
Fabbrica, dichiarata più tardi
FABB
Seappertenota alla diocesi di Chiusi sino all’
rezione della cattedrale di Pienza (anno
462), cai fu assegnata. Ciò seguì un anno
rima che Jacopo Piccolomini nipote del
pont. Pio I comprasse la tenuta di Fab-
brica da Gregorio Mamaini, da cui a quel
tempo era posseduta.
'
Suatizia de'Buondelmonti. — Questo ca-
stello trovasi rammentato nel priocipio
del ercolo XI fra le membrane state del-
la badia di Passignano; mentre una di
eue dell'anno 1013 contiene una promessa
di non inquietare il mon. di Passignano
mel possesso di una sorte în luogo detto
Colio del Prete Lando, promena che
fa fatta nel cast, di Fabbrica nella casa
di abitazione dei fratelli Gotizio e Pietro
pati dal fu Gherardone.
Fra i documenti della stessa provenien-
za riferiscono egualmente al cestello di
cai si discorre altri tre contratti; uno dei
25 febb. 1015, rogato il cutello
di Fabbrica nel piv. di Campoli; un
altro istramento dell'agosto 1036, fatto
avanti la chiesa di detto castello; e final.
mente ona scritta di locaziono stipulata in
Fabbrica, nel mese di giugno 1065, per la. £
quale Ranieri del fu Tedaldo affittò 6
l'annno esnone di 4
si nell’alba del giorno del
£ Natale del Signore nel cast. stesso di
Fabbrica,
A partire dal 1098 in poi i vescovi fio»
reatini patetica il giospadronato del
castello e chiesa di S. Andrea a Fabbrica,
per donazione fatta în quell’anno al vere.
Ranieri da Uguccione del fu lidebrandino
degli Scolari-Baondelmonti,jl quale conces-
se la ma porzione del cast., chiesa, case e
FABB 79
terreni posti nel territorio di Fabbrica;
donazione che fu poi confermata, o sm-
mentata nel secolo XII dai nipoti del
predetto Uguocione. Talchè i vescori fio»
rentini nel secolo XII nominavano per
proprio conto un loro giusdicente o retto-
re anche per il cast. di Fabbrica.
Attualmente, questo luogo coosiste in
una riunione di case, la maggior
destinate all’uso colonico della polini
fattoria con villa sonessa della march.
Luisa Ferroni, nata Buondelmunti, che è 1°
ultimo rampollo di quell'illustre prosspia.
La porr. di S. Andres a Fabbrica ha
ona popolazione di 220 abit. .
FABBRICA in. Vi leve, Cas. che
ha dato fl titolo alla parr. di Î
Fabbrica, da gran tempo annesso a8, Do-
nato al Cischio, ostia Cistio,nel piviere di
8. Cresci a Valcava, Com. Giur. e circa a
mig!. a lib. di Viochio in Mugello, Dico.
e Comp. di Firenze. .
Questo ess. ridotto a poche abitazioni
coloniche risiede in collina sulla destra
del S, Sieve, quasi alle falde sett. dj Mon-
te-Giori. .
Vi dominarono sino dal mille ì nobili di
Cercina, di Moute-Rinaldi ne di Mooteloro,
cui apparteneva quella donna Waldrada
det hi Roberto moglie di Sigifredo di Ro=
dolfo, la qual donna, mentre abitava in
Cercina, pel di 24 aprile dell’anno 10$2,
emendoautorizzata dal giudice e da altri
buonuomini, vendè o piuttosto regalò al
figlio Rodolfo e a tutta la sua discen-
denza molte corti e case situate a Firenze,
a Sesto, a Petriolo, in Val-di-Marina, in
Cercina, in Cerreto, a Mozzanello, a Ca-
sole, a Fabbrica, in Monteloro, a Fi
gino, a Riofino e in altri luoghi del
’ab-d’Arno € della Val-di-Sieve. (Ance.
Dirt. Fion. Carte della Badia di Passi-
nano.)
Nel secolo XITE stò tenuta nella
curia di Fabbrica e del Cistio la famiglia
Allotti, denominata de’nobili di Padule
nel Mugello; i quali nobili, nel 4 gennajo
1252, prestarono ubbidienza come livel.
larj della chiesa Sorentina al vescoro Gio-
vanpi da Velletri.
La cura di 8. Maria a Fabbrica sino dal
1390 si trova unita a quella di 8. Dona-
to al Cistio. — Ped, Cumo.
FABBRICA asus PIASTRE presto
CIREGLIO nella Valle dell’Ombrope. pi-
Porta al Borgo, Giur. Dicc. e circa
migl. a sett. di Pidoja, Comp. di Firenze.
È posto io monte fra il Gume Osabrose
€ la strada R. mclenese.
Questo casale di Fabbrica, che ebbe
probabilmente la sua crigine al pari di
molti altri da qualche officina, trovasi ram j
mentato in varie carte pistojesi sino dai
secoli XII e XII; per cei si distingue da
sitri casali 0 castelluoci omonimi situati
nel territorio pistojrse.
FABBRICA pi CELLE o pe ARCI
GLIANO sella Valle dell'Ombrone | isto-
A questo luogo, situate sul lorr. Vinci
preso Arcigliano, alledono specialmente
due atti pubblici; col primo dei quali, ro.
gato in Ripalta di Pistoja li 27 nurembre
del 1051, un tale Gherardo figliv del fu
Tassimaone con -sua moglie Cuoizza dosò
alla cattedrale di Pistoja un podere si-
tuato nel luogo e confini di Fabbrica. Con
istrumento fatto in Pistoja,
Febbrica comprava per la chiesa perr. di
£. Frediano di detto luogo ua piccolo pe-
. Dirt.
i. Iacopo di Pistoja)
FABBRICA si CIGOLI. — Fed. Fas-
marca nella Valle dell'Arno inferiore.
FABBRICA PICCOLOMINI. — Ped.
Farsaica in Val-d'Orcia. "
FABBRICA vsita PORCELLANE. —
Ved. Diccra (Fasaarca delle Poncarrane).
FABBRICHE in Val-di-Chiana. Due
Ieoghi di questo porse furono nella stessa
Valle, la borgata di Fabbriche sotto la
Terra di Lucignano rammentala pelle cer-
te della Badis di Agnano; e le Fabbriche
di Quarto, di cui si trova fatta più spes-
so parola nelle pergamene dells cattedra.
le di Arezzo; e segnatamente allorquan-
do, sotto il di 2 ettobre dell’anno 1025,
il vescovo Tedaldo concesse si monaci
Benedeitini di S. Flora a Turrita preso
Arezzo un pezzo di terra con selva posta
mul. monte di Fabbriche, nel piv. di 8,
FABI
Mustiola a Querto, tifera a confine con f
cassh di Sergiano e Villalhe, e con la via
ica. (Avcu. della Carrano. di Anazzo.)
FABBRICHE selle Valle dell'Ombrone
pistojese, Villa cos oratorio (SS. Annus-
zista alle Pebbriche) nel piviere di $.
Giovanoi Evangelista in Pal-di-Bure,
perr. di $. Pietro in Candeglio, Com. di
Porta 5. Marco, Giur. e Dioc. di Pisto-
ja, Comp. di Firenze.
FABBRICHE w FOLLONICA nei lit-
torale di Piombino. — Wed. Fotto.
nica.
FABBRICHE serzza GARFAGNANA
nella Valle del Serchio. Tre piccoli casati
omonimi, due dei quali derivati delle off
cine di ferrosi trovano ia cotesta valle: la
Fobbrica di Castiglione alla sinistra del
Serchio sal torr. di Castiglione alla base
dell'Alpe di S. Pellegrino, e due altri
ca di Fabbriche posti alla destra del
Serchio medesimo sul Ganco orientale dell
Alpe Apuasa, dettala Panie della Croce.
Di questi due uno è compreso nella perr.
di Careggine, e l’altro da il titolo a nea
ch. parrocchiale ($. Jacopo) nella pieve di
Gallicano, Com. Giur. e 4 migl. a lev. di
donò Trassilicu, Dice. di Messa-ducale, già di
Lnora, Due. di Modena.
Rinede quest’altimo oss. fra la Torrite di
Castelnuovo e la fumana della Petrosciana.
— Elibe origine da un convento di Agosti-
uiani Romiti, chiamato l'eremo de’SS.
Giergio e Galgano a Vallebone, fondate
nel 1214 sui terreni domati dalla Corn. di
Trassilico. Il quale convento esende stato
soppresso nel 1461,fa poco stante edifoa-
ta in sua vece una-neova chiesa per co-
medo di quella; ione addetta in gra
parte alle fucine del ferro. La qual chiesa
(S. Jacopo) vennecosarrata li 21 not. dell
1530 dal vese. locchese Guinigi.
La perr. di‘S. Jacopo a Fabbriche mel
1832 contava 639 abit. .
Fassaicrano nel Val-d'Arno aretino.
Cas. perduto che diede il nome a una ch,
Perr. (S. Michele) nei piv. di Sietina,
Com. di Ca; Gior. e
di Arezzo, da cui era circa 4 mig»
sett. Ved. Panzarca sulla Chiassa.
FABIANA, FABBIANA nella Vall
dell'Ombrone pistojese. Vico nella perr. di
8. Maria a Piteccio, piv. di Seturnana.
Com. di Porta al Borgn,- Giur. Dice. e?
migl. a cett. di Pistoja, Comp. di Firener
FABI
Giace nel sruo della valle persto la ripa
sicitra del &. Os bronr, fra Piteccio 6 le
Crore a Uzso. -
nomi di Fabiana, di F.
di Fabio, 0 Fobivne, che is sicuni si fan-
te risalire a on'<rigine romona di coloni,
© predj apportenati alla grate Fabio, po-
trehbero in 1ere nem avere altro richis-
mo fecri di quello della primitiva cappe
le stata ivi ceotruita e dedicata si $$. Fa-
Vbimmoe Selestiano wertiri.
Ciò tento più induce a credere il
tende di Fabiena im discorso, le di cui me-
morie mperstiti ci avvisano che, costà ap-
pento csisteva ama chiesa sotto il titolo
dei dee mati mortiri prescminati.
N più antico dorumrato inedito che lo
eenosca, relativo e questo luogo, è un atto
di rmascipeziene di srrvità fatto in Pi-
tioja i 26 geonajo 1206 de Visconte e
Guastavillano fratelli e figli di Spidalerio
di Agliana, tanto per conto proprio,queoto
seche arme tutori di te altsi fratelli e di
ea loro sorelle. Col quale atto rai assoì-
vetiero Bernardino del fa Baldinello della
Valla di Villa Pobiana, i veci Bgli © po-
Meri da ogni condizione servile, mentre
3 iui vendevanc, a forma dello siatuto di
Pistoja, iterreni che già quel servo la.
vara per csato loro, cccettuando del.
la vendita le terre messajole. (Ancn.
Da Fior. Carte dell'Opera di S. Jo-
di Pisteja.) °
ST de i menti del 13 pena. 1333
e del 18 genoa, 1934 fatti in Pietoja, ram»
meslano un Ammenoato del fu Bernardi-
no da Fabiana (forse figlio del nominato
tel 1306) in tempo che egli era conver-
me cusiede dello spedale di S. Bartolom.
neo sell’Alpe del Preto del Vescovo.
Ma i più di tutti dana
Ve regio in Pistoja H 31 maggio 1342,
1 quale il presorennato Ammennaio del
fa Bernardino da Pubisna comprò un pes- Simona
te di terra posto a Cavriana preso 8. Fe-
ce sel &, Ombrone vendeto da Giunta del
Fisolmente gli momisi della villa di
Fabiano, nel di 7 marso del 1246, per met-
10 del lero console risunziaromo a una li-
fe che ii comenelio di Fabiana evea mos-
FABI st
10 contro lo del Proto del Vesto
vo per cavea di va dezio. (Acea. cit.)
FABIANO,FABBIA NO(Febismum,Pe-
Ublanum) neli’Alpe Apuona del Pietrocan-
tino. Pircclo ces. compreso nella. perroc-
chia di lla pieve di $. Martino ella Cap.
prila, Com. Giur. e circa um migl. a sett.
di Sresvezza Dice. una volta di Lani-Ser-
zano, ora di Pics, sì cui Comp. apper-
Cene,
E pesto pel domo del. mente di Baseti
verso la ripa sinistra del tore. Serra 0 di
Rimagno, in messo alle selve di castagno,
fra le cme di mermo della Coppella e
quelle del monte 4ltissimo, — Ped. Sn
Suverza.
. FABIANO nel Galfo Lunense 0 della
Spezie. Vill, com parr. Andrea apost.)
nella en dr pare (A edera pet)
lib. della Spezie, Provincia di Levante,
Dice. di Luni-Sersana, A. Sardo.
Questo villaggio, posto sulla schiena del!
monte della Castellana, fu tra i frudi dei
warch. Malsspina e ro consorti sino da
quendo vi riscdeva il march. Adalberto.
TI quale march. nell'anno 1059, orstà in
Fabiune, segnò un atto di donazione al
monastero di S. Venerio del Golfo; do-
nazione che ampliò o confermò nell’
nno 1099. (Munsr. dntich. Estensi)
La perr. di $. Andrea a Fabiano nel-
l’anno 1832 contava $08 abit.
FABIANO ver MUGELLO in Valdi
Sieve. Cos. la di eci antica chiesa parr. di
$. Lorenzo fa sunessa a S. Lucia a Caso
Romana; cel piv. di Corella, Com. Giur.
€ quasi 3 migl, a sett, di Dicomano, Dice..
€ Comp. di Firense.
Risiede sullo sprone dei poggi che scen-
dono dall’Appenaimo di Belforte. Esso fa-
Ampinsna de'CC.
(i) FABI
secolo XVI fa staccata e raccomandata al
parroco di Casa-Rumana. — Wed. Casa-
Ronapa.
FABIANO (S.) call’Arbia. Villa h’cb-
he il nome da un'antica chiesa ac}la parr.
Com. e circa mezzo migl. a seit. di Noo-
iena. .
È citosta ia ona piaggia fra la ripa
sinistra del 6. Arbia € la sponda destra
del torr. Biena.
Questa villa, attusimente posseduta dal-
la casa Forteguerri di Siena, appartenera
nel seculo IX al conte Wuioigi sutore dei
dinasti più antichi del territorio senese, al
fondatore della badia di S. Salvatore del.
la Berardenga, alla quale con atto pubbli-
co del febbr. 867 lasciò, fra gli altri beni
€ pedeomati, quelli della sua corte di S,
Fabiano sopra il fi Arbia. — Ped. Ba
Ransesca.
FABIANO ($.) arze CAMPERIE ni
AREZZO. — Fed. Canrrare (S. Fastaso
alle)
Passano (S.) di Campos, 0 di Me
si-Farco nella Val.di-Pesa. Antica vil
Iata il cei pop.lo da varj sevoli inito
a quello di S. Maria a Campoli, altrimenti
detto a Mercatale, Del piv. di Campoli,
Com. Giur. e circa 3 migl. a lev-scir. di
San-Casciano, Dice. e Comp. di Firenze.
— Ped. Camvori, e Canrotese.
FABIANO (S.) ni CASTIGLION-AL-
BERTI. — Ped. Carriosios-Atszariin Vab
d'Ambra —
—— 4 FALCINELLO. — ed. Fa-
eumao în Val-di-Magra.
— ni FIBBIANO in Val-d'Fra. Can
la di cai parr. fa soppressa nel declinsre
del secolo XVIII, e raccomandata al par.
roco di S. Pietro a Ulignano, nel pivicre
di Negra, Com. Giur. Dioc. e circa 4
migl. a grec. di Volterra, Comp. di Firenze.
. —— n MONTE SOPRA RONDINE.
— Fed. Mosrs soma Rospinz nel Val
d’Armo aretino.
—— ni NONTERONI. — ed. Fa-
maso ($.) soll’Asbia,
—— a MONTE-SILVESTRE. — Ped.
Morra-Sicvasras nel Val.d'Arno Casen
tiace.
— n QUOSA. — Ped. Quosa nel
Ja Valle del Serchio.
— m RIVALTO. — Ped. Rivazro
molle Colline pisano.
FABI
FABIANO (S.) se S. GIMIGNANEL.
LO. — Wed. Gucsazzzto (S.) in Valdi»
Chizna.
—— ni SPECIA. — Wed. Srucza nella
Valle del Bidente is
—— n STIGLIANO nella Monia
Enola di Siena. — Fed. Sriciuaso in Val.
di-Mene.
—— di Tuuzsse. — Ped. Taszaso
im Vald'Elaa. .
—— i TREMOLETO. — Pod. Tux.
motero nelle Colline pisane.
—— ni TROJANA. — Fed. Tuosssa
nel Val-d’Arno superiore.
FABIO, FABBIO (Fabium Flabium)
nella Valle del Bisenzio. Cas. con parr. (S.
Martino) filiale della pieve de’SS. Vito e
Mcdesto a Sofignano, Com. Giur. e circa
4 migl. a sett.-greo. di Prato, Dion e
Comp. di Firenze.
Qarsto casale, che fa una delle 45 ville
dell’antico contado di Prato,giace in costa
sulla riva sinistra del fiume Bisenzio e
sul fianco occidentale del monte della
Celvana.
Se le ie non fossero troppo in-
certe, e che talvolta non si trovase in
antiche carte scritto F/abium invece di
Fabium, si potrebbe attribuire a questo
luogo la derivazione stessa che fu data a
Fabiano e a Fabiana. °
Esistono in questa
case di campagna di cittadini
le quali si conta quella della famiglia
issochi, già patrona della chiesa di Fe-
v che” ron hei
rammenta la corte di Fabio, o F/obio,
risale al mese di aprile dell’anno 1024,
quando il vescovo Tidebrando donò, o
piuttosto confermò al monastero di S. Mi-
misto al Monte sopra Firenze, fra le altre
cose, la corte di Fabio, quae es infra ter-
ritorium de plebe $. Joannis sita Sufi-
gnano, una cum ecclesia in honorem S.
Petri sita in loco, qui dicitur Cavaldi-
rus etc. (Lam. Mon. EccL Flor.)
Fra Je carte che riferiscono alla cura di
Fabio, meritevoli di essere qui rammen-
tate, avvene una del di 18 maggio 1230
riguardante la vendita di una casa. po.
sta nella Terra di Prato dentro le cerchie
antiche nel Sorgo di Palazzuolo, con la
mallevadoria del prete rettore di S. Mar
FAEL
line a Fabio del piviera & Se@Byanno; e
l'altra del 13 luglio 1686 eonoeracate la
"altra è N
arciv. di Firenze, che investl tosto della
sensa chiesa ‘abio il chierico ser Lat-
ta di Bartolommeo da Prati» (Asom. Dir.
Fu. Bodia di Va, . — Monssi. Me-
mor. della Basil. Laurent.)
La parr. di S. Martino a Fablo conta
abit
FABRORO (S. MARIA er) nel Pian di
Bipoli presso Firenze. — Ped. Bapiozza
al Parimso,
FACIANO, o FACCIANO io Romagna
nella Valle del Savio. Cas. cos parr. (S.
Mimante a Facieno, altrimenti detta a
riti nella Com. gio circa 10
migl. a gioco. di Dioc. di Sarsina,
Camp. di Firmen E
Risiede sulle ripa sinistra del fi. Savio
fra la città di Sarsina e il vill. di Sejao-
cio — Era uno antichi 13 comuoi
inniti nel 1795 în ma solo corpo ammi.
Ristralivo col nome di Comunità di Ba-
Uno. — Fed. Bagno, e Roseruio.
FAELLA(Paella,etalvoltaPavilla) el
Vabd'Amno superiore. Due luoghi omoni-
mi nell’istemo distretto: cioè, il franato ca-
mtello di Paella e Îl sottostante prosperoso
Borgo, nella parr. di S. Maria a Faella,
piriere, Com. e circa 3 migl. a ostro-
tcir. del Piso-di-Scd, Giar. e 2 miglia
Ros-maestro di Castel.Franco di Sopra,
Dice. di Fiesole, Comp. di Firenze.
Ml luogo dove fu l'avtico castello di
Faella è situato sopra una piaggia di ar-
{lla ceralea sullle falde oecidentali dell'Ap-
pranino di Pratomagno, fra il torr. Paella
che gli resta a lev. e quello del Resco Si-
mentono che rode la soa base a pon.
La vatera friabile del terreno,che costi-
tuisce le frastagliato colline di Pian-di-
Scò, di CasteLFranco e di Terranuova
mella ripa destra dell’Arno, ha cagionato
l'iatiera rovina dell'antico cast. di Paella
2 pari di quelli di Ostina, di Ganghereto
edi varj altri, dei quali sono perdete, è
appena vestigie.
L'olierno borgo di Faelle, che conta
circa (00 indastriosi abit., è posto mezzo
mirlio a lev. del paggio. in cui esiste
FAET 83
oe nel fiume Arno davanti a Figli
tetto Ja strada comunitativa fre Castel:
Franco di Sopra e Figline, la quale ulti.
ma Terra, mediante Arno, resta 3 migl. a
Vib. di Faella.
La chiesa di questo borgo fa ere!
prioria nel 10 nov. 1637, e otteone il fon.
te battesimale per decreto del 16apr. 1901
da Orazio Panciatichi vescovo di Fiesole.
Venne restaurata e quindi consacrata li 8
sett. 1792 dal ves. Ranieri Mancini; ed
attualmente la regge l’erudito priore Gio
wacchino Antovielli di Faella, benemerito
delle lettere toscane per l’accurata e niti.
da edizione della Cronica di Giovanni
iMlavi, se nel 1823, €
dotta coi testi a
€ note dell'editore.
PSii distretto di Poello, confinante cosi la
ripa destra dell'Arno, è un campo di ricer-
che per i geologi, trovandosi nei suoi con-
torni îl più ricco deposito di carcami fim-
Ceeres Fianco di Soma, e Tasnazvora
Comunità. è
Inoltre è da notare come tali fossili di
rado s’incentrinn in luoghi lontani dall’
Arno, e in piagge più elevate di 200 brac-
cia dal suo alveo, e conseguentemente
superiori a quelle di Paella; piagre la
cui superficie in tempi amai remoti do-
vera costituire l’alti-piano formato dai
detritus delle rocce appenniniche depo-
sitate nel Val-d'Arno superiore.
Doe popoli prendevano Îl nome dal
territorio percorso dal torrente Faella:
cioè, 8. Michele di Sapre, e S. Mi.
chele di Sotto a Faelia, entrambi com
presi nella Com. di Castel-Franco di So.
pra. — Ped. Casret-Pasnoo di Soma,
La prioria di S. Maria a Faella conta
19 abit.
FAETA, PAJETA, FAETO, FAGGE-
TA,» FAGGETO. Luoghi tutti sinonimi
derivati da selve o macchie di piccoli
faggi ivi per lungo tempo esistite, per
cui diedero il titolo a an casale, a un
castelletto, 1a villa, o a una cara di
campagna eretta in vicinanza di tali Peg-
"Tae era nella Valle dell'Arno casenti-
ness il $, Bartolommeo a Pasta, nel piv.
di Socana, della Com. di Castel-Focogna-
n0; tale il Faeto del Vald'Arno superio
84 FAGG
re, da cui ehbe e conserva Îl tito'o la
perr. di $. Muria a Preto nel piv. di S.
Giustino al Boero, Comunità di Lars;
tale è il Faeta alla destra del torr. Corsa-
done, la cui ch. di S. Maria fa auita a S.
Aadrea a Cami, nella Com. e Giur. di B.b-
biena; tale il Pueta, di cui prese il nomea
ca. di S. Biagio a Pasta nella pieve di
Compito, Cm. di Capanaori nel Duc. di
Lucca; tale è il Fuera di ValTiberica
nel popoio e Com. di Caprese ; tale Goal.
mente è il Pajetoo Fazgero di Bymagoa,
nella Com. e Giar. di Madigliana, per
lasciare di molti altri.
FAETO (S. MARIA a) n:t Val-d'Ar.
no superiore. 190 popolo superstite fra
tanti cas. omprimi, cella Cm. e circa 3
migl. a lev.di Loro, Giur. di Terrawapra,
Diso. e Comp. di Arezza
È posto ia costa sulla pentice merid.
di Prato.maga», fra i torr. Ciofenna e
Agna, che ano ba a por. e l'altro a ler.
Essoè cast di Fueto 0 Pueta dal
circoadario Aretiao ramm-atato oel di-
Pploma concess) nsl 1356 dall’imp. Carlo
1V alla città di Arezzo.
La parr. di $. Maria a Fasto osata 28;
abit pare. 9
FAGGIOLA, FAGGIUJLA, FAZO.
LA, FAJOLA, = FAJOLO. — Diverse
sezioni dell'Appennino conservato ua tal
mome, sia perchè furono, 0 perchè tuttora
si mantengono rivestite di faggi, che sono
gli alberi aaturali e aborigsa1 dei moati
piÙ elevati della Toscana, dure essi vese-
tano sino alle più alte cine, e a aaa
temperatura atmoiferica più bawa di
quella che potrebbero comportare i cer.
ri, gli aceri. i frassini, gli abeti, gli cotaai
e altre piaote dell’Appeunico.
Noi citerem» fra le più coa meiute Fag-
giole quella dell’Appeania» di Soraggio
nella Garfagnana, rammzotata all’articolo
Acea Paro; la Paggiola di Palarmaalo
ia Romazaa sul confiae del Granlucato;
la Faggiola di Strabatenza, sul dorsa del
la Falterona, che dieleil nom: all’Erem)
di Fajolo, ma più nota sotto il
ativo di Macciée dell'Opera di S.
Maria del Fiore di Firenze, ascennata agli
art. Brano Comunità, Cons.ovo nella
Valle del Bidsats e Facranoza.
Une però delle più estese: Faggiole
“dell'Appenciao Toscano è quella che dal
Sasro Eremo di Camaldoli si distende de
FAGG
muaeste. a scr. per i gioghi della Faltere-
na, per quelli della Badia di Prataglia,
e per il Bastione dei Trivio: msatre li
sproai che diramansi dal Bastione fra il
Savio, il Tevere e la Marecchia veggooii
ricoperti dalla Paggiola di Verghereto,
da quella della Cella di S. Alberico e dal
la cotanto ricercata F°
origine, e dure propagò il su) avito dun!
nio il valoroso Uzaczione della Faggiole,
nato dal Faggiolano Raoie-i da Cordeto, che
Dante con inò nell’Inferro per essere del
namer.. di quelli che fecero alle strade
orribil guerre, in ada parola l’autore di
quell'Usaccione che i :calzò la sua stirpe
fra i dinusti di Moate-Feltro, di Sarsina è
della M 132-Tcabaria.
FAGGIOLA pi CAMALDOLI. All'ar-
tielo Cawucoou già si è parlato di questa
maestosa Paggiola, famigerata ciao da quan-
di il reso. Gior: i Arezzo donava al
pont. Adriano HI (verso Panno 870) una
porzione di quella Faggio] ; quella «esa
di cui più tardi i vescovi aretini flea-
berto, Tedaldo e Imzone (ael secuio XI)
concederan» altra porsions agli ere niti di
Camalisli.
Eraquert'altima Paggiola sitarta sul
giogn dell’Appaanino che divids la Bra
goa dalla Toscana," e i'ratico crutado di
Arezzo da quello di Firenze; siccome lo
d'chiard Arcigo INT re d'Italia nel privile-
gi» concess» ai 3 di gena, del 1059 etre
srcoli dopo dall'imp. Carlo IV confermato
agli ereaiti di Camaldoli. (Anxu, Caso.)
Pao.tord (Carretto della). Molti
scrittori di merito, attenendosi per ave
ventara più alle tralizioni cue ai fatti
della storia, prescelsero per patria di
Uguscione quela selva o torre della Fas
giola ch: più si cunfacava ai desiderj di
chi bramara voler per concittdino qual
patent avventoriere.
Allo scopo di riaverzaro ov fome il
castello della Faggiola, quasi arata fualos,
Albertino Masatto lo cercava nel canta
do di Rimini, mas. Antonio Graziani nel.
le sclre della Gallia Togata, Lorenso
Guazsesi e gli Annalisti Cacaluoleasi nel-
l'Appennino di Bagao adi Caprese, mea-
ten a Domenico Maiani sembrò d'ararlo
scaperto nelle mootazne di Montefeltro;
verso dove a tal uopi, nel 1824, si reca-
va dal mizzo giorno d'Italia il ch. autore
del Veltro Allegorico,l'illustre mio ami
FAGI
cs Carlo Truya, per visitare nel monte di
ine del desiderato castello
di Moote-PFeltro io-
ica torre di quelle selve,
che della Fuggiolà si appella.
Mo coa buona pace di tanti vomini ri-
spettabili, se fose lecitodi pruferire dopo
di vs auche il mio parere, direi, che il
eatello della Paggiola, 0 non è esistito
gismasi, 0 se tale si volle appellare uu
delle 72 bicocche confermate a Neri di
Ugsccione colla pace di Sarzana del 1353,
bis.gnacrede:e che quella rucca fosse situa-
ta arll'Appeunino di Val-ili-Para, ci
nella sede aotica dei Faggioluui. — Ped.
Consero della Facciota.
Infalti è a Corneto dove il curioso do-
vrebbe rivolzere i suvi passi per andare in
triccia del controverso castello, mentre
eustà egli troverebbe presso la chiesa di S,
Martino a Corueto la tuttora esistente
Torre della Faggiola, da cui prese il
corsume la n'bile prosapia Sarsi
&Fasgiolaui,e la contrada, in e‘ pei
jpliero secolo essi ebbero la più due
te sienoria.
Dissi la più estesa signoria e-sere stata
nel territorio e diucesi di Sarsina, e me
ne purze ragione, oltre il trattato di pace
di Sarzana, un istrumento del 10 ottubre
4350, in cui viene segnata la demarcazione
dei confini tra i possessi del mon. della
Cella di S. Alberigo inter ambas Parns e
quelli spettanti ai nobili della Faggiola.
— Fed. Carra S. Atrauco.
Pusiano, Pasiano (Pasianum) nel
iubarbio orient. di Pisa. Burgata che din.
de il titolo a ana parr. (S. St-fano) su
barbana della chiesa primaziale, oclla Com.
Giur. Dioc. e Comp. di Pisa.
Esistera sulla riva sinistra dell'Arno,
fra Putignano e il Portune fuuri di puria
Fiorentina
Vi ebbero siznoria i magnati pi
Vemaccia. on di cui ramo trasse il eogno-
Me di Nicosia, attualmente abitato dai re-
— Fed. Nitoma nel Val d'Arno pisano.
Le memorie
Fazione o di Fasiano s'iocontrano fra le
Te
FAGN 86
pergamene pisune, e segnatamente fra i
cuutratti appartenuti al mon. di S. Lo.
renzo alle Rivolte; uoo «dei quali del
1109, fu rogato in Fasiaoo, iu detto
Prato Regio, prug la ch. di 5. Ste
fe ua, nell’anno 1382, Guido da Fe
giano figlio di Raguerio, sigaore di Salvia.
nu e di altri pacsi del Purto Pisano, nel
suo lestamento dichiarò, che qualora egli
tnorisse senza eredi, la sua torre di Fagia-
no fosse convertita iu un ospizio di po-
veri pellegrini. Lo che ci richiama a quel-
larstessa torre, che fa atterra'a nel 1504
dall'esercito lvreutino, mentre assedia.a
Pisa, per servirsi del suo pietrame, onde
costruire attraverso dell'Arno una stecraja
destinata a deviare la più grau parte delle
fra Riglicue e il Portone di Pisa,
fronte all'immissario delle B-ochette. —'
Ved. Nicuvas, e Pisa Comunità.
FAGNA (Furia, Pannia) aclla Val.di-
Sieve, Cas. con anlica pieve (S. Mari»)
nella Cum. Giur. e circa ao migl. a catro»
lib. di Scarperia, Dioc. e Comp. di Fi-
renze.
Questa vetusta chiesa a tre corpi, ri
de sopra un'araile e vaga collina al
stra del terr. Levisone, un migl. innanzi
che esso sbucchi nel fi. Sicre, e amai d'
appresso all'antica strada maestra, che di
là s’innoltra per il giogo di Scarperia.
Trovasi a 479 br. sopra il livello del
Mediterraneo; presa l'altezza dalla cina
del suo campanile.
‘etimologia più plausibile del nome
di Fagna senibra quella derivata dag!
beri delle Farnie (Quercus peduncui
Linn.), genere di alberi assai comune nel
Mugello, mentre multe annose querce, ad
onta della smisurata distrazione dei boschi,
adornano e Giaucheggiano molta delle pub-
bliche vie di cutesta fertile, deliziosa e
pittorica contrada.
La pieve di Fagna è nominata, sitio
dal 16 giuzoo 1018, 10 una donazione fat-
ta da uo Rolando potaro figlio del fu Pal.
meri a Berta sua moglie della terza perte
dei suoi possessi situati nel suburbio di
Firenze e nei coofini del Mugello, fra ì
quali si spreiGcano alcune sostanze poste
a Ferrone nel piviere di S. Maria a Fa-
più vetuste del cas. di gna
La tema pieve di Fagna, e form glica-
86 FAGN
tori degli Ubaldini, si trovano rammentati
‘ta alcune membrane del scc. XI, (ra quelle
senti dal mon. delle Camaldolensi
= di 8. Pietro a Luco. Con una di esse,
data ia Footebuona nel febb. dell’anno
1985, il cohte Goltizio (Gottifredo) figlio
“che fu di altro C. Gottizio o Gottidio in-
sieme con la sua consorte runizza del
Ta C. Alberto, confessando. entrambi di
Vivere a legge loogobarda, alicnarono al
Sonte Taido figlio del fa conte Pagano
la loro porzione dei castelli di Luco e di
Cantemerulo con tatti i beni che quei
coniugi possedevano nei pivieri di S. Gio-
vanni Maggiore, di S. Maria a Fagna,
e di S. Felicita a Faltona. Nè meno im-
‘portante apparisce per la storia e per la
altro istramento, nel mese stesso
di febb. e arino 1085, scritto egualmente
«nel laogo di Fontebuona, meroà coi i co-
niugi medesimi rinunziarono a favore del-
lo stemo C. Taido, tutte le ragioni e
giurispadronati che essi avevano nei coo-
tadi fiorentino, Gesolano, aretino e senese,
‘al pari che in tut! Marca Toscana, ri-
servandosi i le corti di Firense,
di Campi, di Decimo, di Corella, come
anche la corte e cast. di Luco, quella di
Cantamerulo in Val-di Sieve, e quella di
Mecerata in Val-di-Pesa, meotre alicna.
vano al C. Taido quanto quei coniugati
pomedevano nel castello e villa di Monte-
Rinaldi con la chiesa ivi edificata di S.
Martino, nel cast. e corte di Grignano
con la ch. de'SS. Lorenzo e Niccolò, nel
cast, e corte di Ricavo con la ch. di S,
Stefano, e nel cast. e cortò di Camprato
<oo la chiesa di S. Michele, Inoghi tutti
situati nel C siccome gli stesi co.
miugi rinuoziarono al C. Taido la corte
e castello di Rio.fredo con la chiesa di S.
la corte e cast. di Rio-cornao
presso la pieve omonima; la corte
di Castro, e la corte di Frena nell’Alpe
del Magello; per le quali vendite e ri.
mupzie riceverano dal compratore pre.
scelto il prezzo di lire 300 lucchesi. (Ax-
sat. Canato.)
Ho già ricordato all'art. Cmusri (8.
Mista Novmzta fn) che, sino dell’anno
1063, un conte Landolfo figlio del eonte
Gottizio, e probabilmente fratello del C.
Geottizio sopranominato, allorchè contras-
se matrimonio con Aldina figlia di Adoal.
do, stando in Piancaldoli, donò alla sposa
FAGN
a titolo di morgincep la quarta parte di
tutti isuoî beni e giuspadronati: fra i que
li eranvi molte possessioni di quelle alie-
nate dal conte Goltizio e dalla contessa
Cunizza al conte Taido. A questo stesto
conte della consorteria dei signori del Mu.
gello arroge pure un altro istramento di
donazione a favore del monastero medesi
mo di Luco, rogato li 20 dicembre dell
anno 995. (oc. cit.). i
A quei nobili Mugellani eziandio appar-
tenevano dae fratelli, Bernardo e Teuderigo,
figli del fu conte Ugone, i quali con Gem.
ma vedova del conte Ubaldo, allora moglie
di Bernardo, nell'ottobre del 1103, stan.
do nel cast. di Monte-Corbeli 'al-di>
Pesa, venderono per 300 lire lucchesi al
mon. di 8. Pietro a Luco la loro porzione
della corte e cast. di Luco con la chie
sa di S. Lorenzo e quella di S. Niocolso
(alla Rena); la corte e castello di Rio
Fredo con la sua chiesa; la corte e cast. di
Cantamerulo, quella di Rio-cornacchia-
joe di molti altri luughi compresi fra il
‘corso del fiume Sieve e la montagna della
Radicosa; ad eccezione dei servi e delle
ancille che i donatori si riservavano nei
paesi preaccennati. Le quali corti e c»-
stella si dichiarano poste nei pivieri di S.
Maria di Fagna, di S. Giovanni mag-
« giore, e în altri pievanati. (Annat. Ca-
mato.
Se di tali magnati di contado era con-
sorte la famiglia degli Ubaldini, ovvero
quell’Albizzo di Rustico che, nel 1089,
donava a Ranieri vescovo di Firenze ogni
suo diritto ‘e proprietà nel piviere di S.
Maria a Fagna, non recherà maraviglia
di sentire, che presso la piere medesima,
quasi nel centro, e sopra l'antica strada
maestra che varca l’Appennino, fra il
Santerno e la Sieve, che nelle parte più
bella del Mugello venisse poi edificata
la princi, dove l’arcivescovo
legato Ottaviano Ubaldini ac-
cogliera con magniGcenza pari alla sua
grandezza porporati, pontefici e teste co-
ronate. Avvegnachè nel distrutto palazzo
di S. Croce, presso la pieve di Fagna, fu-
rono invitati e da esso: accolti in ospi-
zio, nel 1252, il pont. Innocenzo IV con
tutta la sua corte; e, nel 1272, Carl
Angiò re di Sicilia, Baldovino re di Ge
rusaleme e il pont. Gregorio X.
Della qual villa ci accengano dal Broc-
FAGN
dii le vestigie intorno alla-chiess, già
parr. di S. Lorenzo a S. (rece, di cui
cosservarono il padronato gli Ubaldini,
sino a che due fratelli, Ugolino e Ubaldi-
no di Catelaso Ubaldini da Monte Gaglia-
»n, coe atto pubblico dei 20 merzo 1414,
crecessero i loro diritti snlla ch. e beni
di S. Lorenzo a S..Crcoe alle monache di
£ Francesco di Firroze. Le quali reclu-
se, mediante istramento degli 1
bre 1910, cedettero le loro ragioni al.
le famigha Guidacci di Scarperia, (Bnoc-
ai Decris. de del Mugello.)
dal secolo XV, e forse anche
ma, il gisispadronsto della chiesa pleba-
na di Fagna apparteneva all'illustre pro-
spia de'Macbiavelli; siccome lo ‘prova
la prima fra le lettere familiari del famoso
segretario Borentino. Il quale, nel di 2 di-
cembre 1499, a nome di tuita la casata dei
isvelli scriveva a un-preleto romane,
affinchè presso la corte papale non venime
permesso che la sua prosspie, antica si-
sora della possessione di Fagna, restame
spogliata. dei suoi legittimi diritti per
rivcntirne la famiglia dei Pazzi, la quale
sembra che allora vi agognasse.
Infetti il giuspadronato della pieve di
Fagna restò costantemente ai Machiavelli,
di cui per femmine forono eredi i marche-
di Tanto di Modena. Senonchè a uno dei
Machiavelli (Ristoro di Lorenzo diNiccolò)
ribelle del G.D. Cosimo de'Medici, vennero
confiscati i beni, in guisa che il sovrano su-
Brairò ad ogoi tre vacanze nel diritto di no-
mina atutti i benefizj ecclesiastici di quella
famiglia per l'eredità confiscata a Ristoro.
Peraltro verso il 1981 il psdronato del.
la rioce pieve di Fagna ritornò per intiero
selle na Rangoni-Hechimelli do dopo che
il Gran-Duca rinunziò alla sua voce con
la sola condizione, che il pievano pro teme
pore dovesse dare scudi 200 alla cassa eccle-
tisslica per distribuirle alle care povere.
Nel vestibalo di cotesta chiesa di Fa.
(4 ebbero tori piuttosto cenotafio, il
presominato cardinale barra Ubaldini
e il celebre gioreconsalto Dino Mugella-
pievania
'agna, del cata.
lego delle chiese della dioc. Gor. fatto nel
1399, noverava le seguenti otto. chiese
i. S. Giovaani a Senni (prio-
ria esstrate); 3. S. Martino a Lago (s0-
prua alla seguente); 3. $. Michele al
FAGN 87
Ferrone (raccomandata nel 1387 in par
te al parroco di Signano, e.in parte a
quello di Scarperia); 4 S Andrea a Cer-
fano (esistente); 5. 5. Simone alla Rocca
(onita nel 1550 alla precedente); 6. S.
Clemente a Signano (esistente); 5. S. Do-
Ned secolo XIV fu eretta in parrocchia
le, e quindi in prepowitura la chiesa de'SS.
Jacopo e Filippo, già cura di S. Barnebo,
nel castello di Scarperia; ed inoltre fa
staccata dal piviere di S. Piero a Sicve la
cura di 5, Bertolommeo a Perrone, per în-
eluderla nel pievanato di Fagna, cui tutto»
ra appartiene. — Fed. Scunpraie.
La cura della pieve di S. Maria. a Fagoa
conta 459 abiti
. FAGNANO nel Terzo delle Masse di S.
Martino di Siena jn Val-d’Arbia, Villa si-
quorile, già Cas. compreso nel Terzo diCe-
folta par. di S. farino aCellole, Com,
ino, Giur. Dioc. e
ie
Risiede sopra un'amena collina a l
della strada prov. che guida alla Castelli»
na del Chianti sulla ripa sinistra del torr.
Boszone, tributario del fi. Arbis.
. Fagnano faceva comunello nel secolo
avi unito a quello di Cellole. Attoal-
mente consiste in una tenuta con casa
campagna della nobile famiglia Ban-
dini Piocolomini, edificata nel 1698 da
Gio. Battista Piccolomini con suo dise.
gno. Ha nella cappella due quadri del Caf
sblani; spaziosi viali, fontane e giardini
inglesi fono corredo a questo bel resn
dio. — ed, Cansots in Val-d'Arbia.
FAGNANO o FUGNANO in Val.
d'Elsa. Cas. ‘che diede il nomignolo alla
sopprema ia di S. Maria a Fagns-
no o Fagnano, raccomandate vol finire
del secolo XVIII al parroco dei SS. Jacopo
e Filippo a-Ponzano nel piv. di S, Ap-
piano, Com. Giur. e quasi 2 migl. a cstr.-
lib. di Barberino di Val-d’Elsa, Dico. e
Comp. di Firente. — Ned. Armaso (5)
€ Poxzazo di Val.d'Elsa.
FAGNANO (Famianzon) sella Vallo
del Serchio. Cas. antico. che ha dato il
nome alla chiesa di S. Maria a Fagnano
del piviere di, Montuolo, già del Fl
86 FAGN
so, acila Com. Giur. Dice. e Dea di
Lucce, da cui trovasi luagi circa 4 miglia
a libeccio. .
La perr. di $. Maria è Pagusao nel
1833 contava 339 abit.
FAGNO (Famuum) nella Valle dar
Omsbrone pistojese: Cas. ch'ebbe parr. or:
scenplice oratorio (S. Franersco) nella pie:
ve e cura di-S, Donato a Momigno, già in
quella di S. Pancrazio a Celle, Com.
e miglia a grec. di Marliana, Giur. di
Seravatte, Dice. di Pistoja, Comp. di Fi-
renze.
Questo casale è citunto in poggio sul
fianco siaistro della valiecola percorsa dal
torr. Vinci, che tributa le sue acque al fi
Ombrone presso Pituja — Fagno era un
antico feudo della cattedrale di 5. Zen
ne € dei moi vescuri, ticcume epparisce da
varj documenti, fra i quali sno del nov.
1069, col quale il vesc. Leone di Pistwja
diede a livello la pieve di S. Pancrazio a
Celle coi suoi ben e offerte de'pupola
delle ville soggette, nel di cui nuwcru era
anche Fagno. L'altro è degli è lug. 1223,
col quale un lal Venato del fu Signoretto
di Momigno venne investito del podere
lasciato dal fa Giovanni di Gualando di
Momigno, giurando di stare agli ordini del
vescovo Grazia Dio che lo conferì.
Lo provenienza di tal fcudo nella meo-
sa vescovile di Pisi.xja ricale a un atto di
donazione dell'anno 90, fatt a quella
cattedrale dal conte Guido del fu conte
Tendegrimo e dalla sua consorte contessa
Gerrina; i quali coniugi cunccssero alla
mensa e canonica di Pistoja diversi poderi
€ case massarizie con alcane terre, situate in
Alliana, in Cuscese et in loco nuncupair
se & Fagno. (Cama. Dei march. di To-
sca;
ine.) ,
È lo stesso documento che ci souopre il
figlio di quel conte Teudegrim ;, 0 Tegri-
"mo e compare del re Ugo, già da
moî rammentato agli articoli Avazia di
‘Foers Taosz, e Agna in VaLd'Ombrove
venissero dalla Germania in Italia.
* 11 sinodo pistojese del 36 aprile 1313,
tra i diversi rettori di chiese della diocesi
Pistojee trovasi nominato anche quello di
Faguo. (Zaccaniae. daecd. Pistoriena.)
FALC
FAGOGNANA. — Ved. Faoasssi di
Susmnaro pe Vald’Arno inferiore. -
Fasota, Fasoro (Eazwo di S. Prerno
4) — Fed. Conswco,e Sraasarasza nella
Valle del Bidente.
FALCIANO nel Val.d'Arno cascati-
nese. Cas, di coi porta il litolo un'so-
tica pieve (S. Maria a Falciano) nella
Com. Giur. e 2 miglia a grc.-rett. di
Subbiano, Dirc. e Comp. di Arezzo.
Risiede in costa sopra ano ocrid.
dell'Alpe di Catenzja, fra la Fina. dora
del turr. Chiama e la sinistra del
Gravenna, entrambi influrati a piera
dell'Arno.
N cs. di Falciano faceva perte della
signuria degli Ubertini sino dal seculo I,
se è voro che appellara a quest'illusire
prosapia dci contado . Aretino un istru-
mento fatto nel sett. del 1027, mercè del
quale Ugo Gzlio di altro Ugn, sopracchia-
mato Signoretto, ed Ermengarda di lui
mi consorte, fecero dunazione alla cattedrale
di Arezzo di terr-vi situati in diverse parti
del evatado Aretino, frai quali pesscssi
furti an podere posto in Falciano. —
Ved. Aoszzi.
Con altro istramento, scritto li 3 olt.
del 1080,donna Berta figlia di Lindolfo e
vedova lmciata da Ranieri di Fescherio,
premesso il consenso del padre e di Arri-
80 suo cognato, vende alla cuttedrale di
Arezzo tuitociò che le era pervenuto per
parte del suocero, 0 per scriltara di mor-
Bincep dal lato del marito; cioè le terre,
urti, torri, chiese, posscesi dumiaicali, ec.,
situati pei pivieri di S. Martino a Caliano,
di $. Stefano alla Chiessa, di S. Maria in
Gredis, e di S. Maria in Falciano.
Più friquenti s'incontrano le memorie
delta pieve di Falciano li annali Ca-
nine signo
i sul poggio detto Ro,
Si i
del Saeso, sotto l'’iavocazione di S. Gio.
vanai Battista decollato. A favore delia
quale badia, ncl 1101, un nobile aretimo
pr norme Azzu, comecsse (ulti i saci beni
i cun qualunque diritto che aver poteste nel
i piviere di S. Maria in Falciamo e segna
tamente in loco Agnano.
Ne call 8 cori di Palciano dalia
Camgerno e di
Li alire di Falciano aveva due sole
chiese succursali, de gran tempo dirute,
tia, . Maria de Ghiora, è S. Andrea di
Agnano, oltre la badia del Sesso, da gran
tempo ridotta a semplice oratorio. *
Dlne di S. Marie a Falciano
coota 486
FALCINELLO ia Val-di.Magra. Vill
cu perr. (SS. Fabiano e Sebastiano) e:
la Com. Giar. e Dioc. di Sarzana,
appena 3 migl. a greo.
META alle fide dellaltina diremazio-
ne occid. dell'Alpe Apuana sopra un
Ge che fa perte del monte i Fosdinovo
preso le sorgenti del torr. omonimo, ap-
peltato la Giorra di Falcinello.
arazofE Goria ln) e SurQuns
FALG 89
FALCONE (MONTE). — Ped. Mos-
r3-Farcose. i
Faresta nel littorale di Piombino, ore
detto Porte de’ Faliesi,o Porto se
Piocolo seno di mare che fa del
fo di Piombino, distante un migl. agreco
lev. di quella piccola città, nella cui perr.
Com. e Giur. è compreso, Dice. di Mama.
marittima, Comp. di Grosseto.
Era vana delle stazioni longo l'antica via
Aurelia, segnalata negli itinerarj maritti-
mi e nella tavola Peutingeriana, fra it
i porto di Scabri (Pontone di Scarlino) e
quello di Populonia (Porto Beretti).
Rutilio Numaziano, che vi approdò con
la sua feluca verso l’anno 415 dell'E. V.,
me fa menzione nel suo itinerario mariti:
mo, mentre gli abitanti di quel littorale
Sesteggiavano la divinità egiziana di Ontri-
de, simbolo della germinazione.
N qual viaggiatore ne informa, che sino
da quell'età esisteva nel seno di Faleis
tuno stagno palustre; affidato a uD tel qui-
ralo circonciso, che indispettiva com i suvi
modi inurtiani quel curioso viaggiatore.
Finalmente fu in Falesia, duve i 6 figli
del conte Tredici della Gherardreca, ncli*
anno 1032, fundarone nei loro pomemi il
distrutto mon. d:°$8. Giustiniano e Bar.
tolommeo di Falesia, le cui vicende fu-
tono rammeniate all'art. Asana di Fa
toria, — Ned. Prowso.
pibri (CASTEL). — Ped. Casraa-
FeiLcano (Palganum) in Valdi
Sieve. Cas. e casiellare ds cui presero il
nome due chiese parr. (S. Giusto e S. Ma-
ria) da gran tempo riunite, nel piv. di
Diacceto, Com. e circa 3 migl. a vett. di
Pelago, Giur. del Poutassigre, Dioc. di
Fiesole, Comp. di Firense.
Risiede l’uso e l'altro sul fiameo ocei-
dentale del monte della Consuma alla si-
Prsinegizii Rufina tributario del fi
Fu Falgano tra i fradi dei CC. Guidi del
remo di Batti&ile, di Romena e Poppi,
specibicato nei diplomi concessi a quei di-
mosti dall’imp. Federigo Il.
ti fr mere de rete de
Camaldolensi di Tosina, e più spesse volte
fra quelle della bodia dei Vallombresani
di S. Fedele a Strumi, è rammentato il
east. di Falgano.—A ppartiene sì Camaldo-
Rensi un'atto del 1099, col quale il conte
90 FALL
Alberto figlio del conte Guido di Romena
concesse ai monaci di Camaldoli per i
mon. di Poppiena sulla Falterona la ‘por-
zione delle corti che essi possedevano in
Acone, a Moote Bonello. alla Rulina, a
Pomino, a Falgano e in altri luoghi.
Docamenti di data anteriore trovensi
fra le pergamene della badia di Strami,
molti dei quali scritti io Falgano sotto gli
anni 1064, 1068, 1072, 1073, 1079, 1080,
1086, 1094 e 1095. Rignardano ewi per
lo più donazioni di terreni posti nel po-
polo di Falgeno, territorio della pieve di
S. Jerusalem, o di 8. Giovanni » Diacce-
to, allrimerti detto a Strada nella giuri-
sdizione fiorentina e fiesolaca.
Ta ia di S. Maria e S. .
a Pulgano conta 258 abit.
FALLE pel Val-d'Arno sopra Firenze.
Villa signorile con sottostante borghetto
lo non dirò sull’ori
seppure Falle non sia una corruzione del
vocabolo Falde, comecchè alcuni lo re-
potendolo derivare
dalla parola latina Falando, avvegnachè
cia, al dire di Fasto, equivarrebbe a
luogo eminentimimo : e questo delle
Falle è un umile collinetta situata alle
falde del Monte-Loro, baguata a lev.
dal botro omonimo, a pon. del torr. Zas-
bra e a ostro dal fiume Arno, da cui
entrambi quei confluenti sono accolti sotto
la villa delle Falle.
Fu questo luogo sino dal secolo XTI dei
Gubaldueci, posteriormente de’ marchesi
Guadagni, autori di quel sontuoso palazzo
che costà tisiede, ed a cui un
fucile sooeo grandiosi. vali Gancheggiti
e difesi da doppia linea di annosi cipressi.
Esso fa pochi anni indietro dall'attuale
Proprietario sig. Danti di nuove fabbriche
e aumentato di vaghe prospct-
inte, figurate, o dalla natura ben
diretta create nella vasta e ben coltivata
fattoria che circonda quel resedio.
Nel borghetto delle Falle, posto sulla
stroda R. postale, esisteva anticamente
uno sprdaletto per i poveri pesseggeri
e pellegrini sotto il Litolo di S. Maris alle
Falle.
FALLITA nel suberbio di Pistoja.
Villa cua oratorio (S. Maria Amunis) pel
FALT
popolo di S. Biagio a Cascheri, Com. di
Purta al Borgo, Gi i
da cui la villa
È posta nella pianura sella ripa simistra
del 6. Ombrone. — Ved. Cascasas.
FALSANO pi CORTONA. — Wed.
Fattaso in Val.Tiberina.
FALTERONA (MONTE pi) Afons
Falteronae. Una delle più centrali e più
elevate montuosità dell’Appenuino to-
torr. Dicomano e nella sua schiena i tre
Bidenti il fume Rabbi: questi* tribo-
tarj del nare Adriatico, quelli del Me-
diterraneo.
La sua più alta sommità, nel gr. 39°
19° long. e 43° 52' 9” latit, fu trovata
dal ch. astronomo prof. loghirami essere
2825 br. e8 soldi al di sopra del mare
Mediterraneo.
Essa è situata nell'estremo confine della
Toscana,e dell'Esarcato di Ravenna, sino do.
vearrivano per varia direzione dalla perte
della Toscana le diocesi di Ficsole e di A-
rezzo, e dal lato della Romagna i vescova-
ti e antichi contadi di Sarsina e di For.
linpopoli.
Questa montagna è fra totte quelle del
nostro Appennino la meglio rivestita di
sanosi faggi che ne ricuoprono la sua
folta giogana, mentre le faonnala iotorno
ai sy fianchi maestose schiere di cminen-
tisfimi abeti, e a loro servono di base selve
continuate di castagni.
Da quella sommità della Falterona frail
poggio Mocali, Prato al Soglio e il pog-
gio a Scali, sul I giago onde a Camaldoli
si viene, pare che l’Ariosto scuoprisse i£
mare schiavo e il tosco. Realmente arri
vato che uno sia su quella cima si può
ripetere con Fazio degli Uberti:
Vidi Mugello, e vidi el Casentino
Amansinistra, e vidi onde Arno esce,
E come vae da Aresso al Fiorentino.
(Dirramono. lib. IV, c. g.)
Fino costassù giunge la macchia esto-
ima della Faggiola di Strabatenza, ora
dell'Opera della cattedrale di Firenze, alla
quale dal lato di lev. si congiunge l'altra
Faggiola di Camaldoli, entrambe già de-
scritte agli art. Baoso di Romagna, Con
FALT
meo nella Valle del Bidente, Camatpoti,
Faocwta, cc. :
1 primi e più alli contrafforti che si
aitaccano, 0 che derivano immediatamen-
te dalla Faltervoa, consistono, per la parte
di Romagna, nell’Alpe delle Celle, in
quelle del Corniolo e del Castel dell'Al-
i. Dalla te-poi della Toscana sporge
Tino palrpirtoni monte di Camaldoli, a
seit. l'Alpe e Comunità di S. Godenzo,
< a lb.il monte di Pietrafitta, l’ultimo
dei quali collegasi al giogo della Consuma
equestoal Secchieto della Vallombrosa e
Qquiadi al Prato-megno per dividere il
Mugello dal Casentino,mon che della Valle
dell’Arno soperiore; nella stessa guisa che
{1 giogo di Camaldoli cun le suc propagini
del moate Calvano e del Bastione divi
N Val.d'Arno casentinese dalle Valli
Bidente e de) Savio, e le Comunità di
Poppi e di Stia da quelle di Bagno, di S.
Sofia e di Premilcore.
La natora del suolo costitaente l'ossar
tera esteriore della Falterona apparticne
per la massima parte alle rocce stratifor-
mi di grés antico (macigno) e di argilla
scbistosa (bisciajo); mentre di rado #°
facootra la calcarea appenninici (pietra
alberese e colombina), la quale però tal
volta si affaccia in qualche insenatara di
monte, e precipuamente nei valloni della
Cossoma. Pià spesso suole trovarsi nell’
tao e nell'altro fianco della Falterona lo
tchisto galestrino, alterato da filoni me-
talliferi disferro e di manganese,
friabile sono ap)
che ogai tenti aeni subissano nelle valli
da qualche falda dello stesso monte, e spe-
cialmente dalla occidentale fra 1’A)-
pe di S, Godenzo e la cima della Faltero-
na; delle quali rovine si contano da pochi
moli tre esempi solenni già stati conse
quati alla storia; .
11 primo è uma rovina del monte acca-
duta ai 15 maggio del 1335, e raccontata
da Gioranni Villani nella sua Cronica
foreatima, a) lib. XI cap. 26; quando uno
sprone della montagna di Falterona, dalla
perte che discende verso il torr. Dicoma-
ne in Mugello, scotorse più di quattro
miglia infino alla villa del Casta;
quella com tutte le case e persone
tie salvatiche © dimestiche e alberi su-
Biuò con ausai di terreno intorno, gittando
FALT dd
abbondanza d’acqua ritenuta, oltre all’
usato modo torbida come di lavatora di
cenere. Quella stessa melletra ‘ discese
col tore. Dicomano, e tinse il fiume della
Sieve; e la Siere tinse l'acqua del fi.
Arnò infino a Pisa; e durò.così torbido
iù di doe mesi. (loc. cit.)
PA iecondo prc improvvisa.
mente accadde dopo 306 anni, nello stesso
Bianco della montagna e nel mese medesi-
mo; cioè, adi 18 maggio dell’anoo 1651.
Se credere dobbiamo alle parole di Be-
nedetto Buonmattei, che descrime una co-
tal frana in una fettera a Pier-Francesch
a prima volta mesta alla luee
dal can. Domenico Moreni (Firenzé1829),
ivi «i racconta, che il primo seoscendimen-
ide to, già descritto da Giovanni Villani, lasciò
a piè della frana
laghetto, che si chia
Montefuino, non slo fa riempito dal
monte franato, ma trascinando al basso col
terreno centinaja di faggi, tutto il vallon-
cello ingombrò di macerie e na monticello
muovo si formò, scappando fuori da quella
colmata laguna molti pesci colla pelle
nera, ma di carne bianchissims, ivi rima.
Mi a secco,
Nel tempo stesso che dalla Fal'erona
vabissara verso il Magello sopra le sor»
genti del Dicomano il Montefaino, dalla
banda del Casent si afacellava nn'altra
plaga terribilissima, che da Capo d'Arno
sino sopra a Porciano trascinò nella ca-
duta una gran tenuta di castagni. %
Né è da credere che cotesta smotta dal
lato della Falterona casentinese fosse la
prima fra quelle accadute nei secoli tra-
pasati,mentre una simile rovina era socces
ta circa Bo anni innanzi, quando si srel-
sero e restarono atterrati fra quelle rui-
ne infiniti abeti, trovati quasi incarboniti
pel 1641, allorchè essi restarono scopeiti
© trascinati a) basso con la falda del ter-
reno che gli aveva accolti.
ll più moderno scoscendimento dal la-
to di San.Godenzo segui nel di 15 maggio
dell’anno 1827, nel giorno medesimo, in
coi era accaduta, nel 1355, la rovina reo-
contata da Giovanni Villani. Sennonchè
la più moderna frana caduta nel pian di
Cancelli premo Montefaino, portò nella
9° FALT
Summa del Dicomano, è di là per la
Sieve in' Arno tale quantità e qualità di
argilla color di cinubrese, che le acque
fcentisino al mare si mantennero per più
settimane tinte di rossigno, in grazia forse
degli cmidi di ferro e di manganese diffo-
si ael'a roccia argillosa e nel galestro c0-
stituenti il suolo franato. Ved. Dico.
mano fi, e Sin.Gopenzo, Comunità.
FALTIGNANO x CIGLIANO in Val.
di-Greve.Contrada composta di più villate,
nella parr. di S. Bartolomeo a Paltigna-
no, cna gli annessi popoli di S, Stefano a
Petriolo e della Chiesa-auuta, nel piv.
Com. Giur. e 2 migl, circa a sett. di San.
Casciano, Dioc. e Comp. di Firenze.
Trovasi posta nel poggio de' Sco)
sinistra del fi. Greve e a pon, dell
R. postale che sale a San-Casciano.
La chiesa di S. Bartolummeo a Falti-
guano fu concessa con le sue rendite al
capitolo della insigne collegiata di S. Lo-
renzo a Firenze, per bolla del 28 nov.
1177 del pont. Alessaudro III, cui la con.
fermaroao i suoi successori Celestino Il
Ma
da
renze, e quiadi la mensa arci
Firenze.
La parr. di S. Bsrtolommeo a Palti
gnano novera 292 abit.
FALTOGNANO, o FALTUGNANO
(Faltunianum} nel Val.d'Aroo ii
re. Cas con chiesa parr. :S. Maria) nel
di S. Ansano a Greti, Com. e un
grec. di Vinci, Giur. di Cerreto
Guidi, Dioc. di Pistoja, Comp. di Fi-
renze. .
È situato presso la sommità del monte
Albano, fra la torre di S. Alluccio e la
cresta di Pietra-marina, sul bivio delle vie
che da Lamporecchio e da Vinci a Faltu-
gnano s'incontrano per valicare il monte
Albano o del Barco, passando per S.
Giusto, e di là scendere a Carmizaano e
al Poggio a Cajann.
La parr. di S. Maria a Faltognano cop-
La 308 abit.
FALTOGNANO, o FALTUGNANO
nella Valle del Bisenzio. Cas. con chiesa
prioria (SS. Giusto e Clemente), cni sono
annessi due altri popoli nel piviere di Sofi-
nano, Com. Giur. e circa 5 migl. a sett.
FALT
gree. di Prato, Dive. e Comp. di Fi.
tene. 24
Bisiede in poggio sul fisnco occid, dell
mole della Calvana, ed è la sua chiesa
di giuspadronato delle famiglie Bonacici
di Prato, e dei conti Strozzi di Firenze.
La parr. de’SS. Giusto e Clemente a
Faltugnano novera 234 abit.
FALTONA nella Valle dell'Arno ca-
sentinese. Vill. con piere (SS. Lorealioo
e Pergeotino) nella Com. e 2 migl. a
macstr. di Talla, Giur. di Castel-Fucw
gnano, ossia di Rassina, Divc. e Comp, di
Arezzo.
Ritiede sopra an poggio che fa parte
dell”, di S. Trinita nel lato destro
e della sua valle, fra i cast. di
Talla e di Focogoano.
La corte di Faltona è rammentata ia
iploma dell'imp. Federigo I, dato in
Lodi li 25 giuzno 1161, a favore della
badia di Capolona, cui fra le altre posses-
sioni conferì, o confermò in dono curtem
de Faltona cum omnibus suis pertinen»
tiis. Poco dopo per nuore conceszioni im-
periali la badia di Capolona essendo stata
data io benefizio al conie Guido di Modi.
liana, questi dinasti estesero anche costà il
loro dominio, siccome apparisce dai diplo-
roi di Arrigo VI {anno 1190)e di Pederizo
Il (anno 1220) che dunarono al conte
Guilo la metà di Faltona e la commenda
dell’abbadia di Capulona.
Ni cast. però di Faltona trovasi (ra gli
antichi possessi degli Ubertiui di Castel-
Focognano; accettati, nel 1360, sotto 1°
accomandigia della Rep. fior. — Il comu-
nello di Faltona restò unito al territorio
comuuitativo di Castel-Focogaano sino
all uzione moderna della Comunità
di Talla, cui venne aggregato — Ped.
Tarza.
La chiesa por. di Fultona, già Gliale
della pieve di Socana, fu eretta in pieva-
Ù vescoro di Arezzo con decreto
del di 25 maggio 1759.
La parr. de'SS. Lorentino e Pergenti-
no a Faltona ha 399 abit.
FALTONA ‘PIEVE pi) o ni LARCIA-
NO nella Val-di-Sicve. Pieve antichissima
dedicata a S. Felicita nella Com.
i del Borgo S. Lorenzo, Dice.
e Comp. di
chiesa trovasi distinta nelle veo.
chie carte ora col nome del tors. Faliona,
FALT
che pe rasenta le mura dal lato orientale,
€ spene volte è chiamata S. Felicita a
Larciano, da un cast. che si dice esistito
wu maglio sopra la pieve.
Non s‘mbra però che abbia grande ap-
poggio il supposto di coloro che dissero
la pieve di Faltona in origine situata più
tangidi lì nel cast. di Lerciano; eche do-
po eser questo rovinato, fosse traslucata
in en convento di monaci Basiliani, dove è
Situata attoalmente. (Baoccm, Descris. del
Mugello, pag. 203).
Ta qual cato siano da tenersi tali tra-
dizioni ce lo danno bastantemente a co.
morcere i documenti del muo. di $. Pie.
troa Luco futti di pubblica ragione de
ghi annalieti Camaldolensi; tre dei
Gilerò, come ovafsceoti al nostro poni
prsito. Due di essi, rogati nel dic. 1016, è
nel febb. 1085, rrammentano la pieve di &
Felicita situata sia d'allora io Fultona,
tale a dire molto prima della venuta ia
Julia dei monaci Basiliani. Al contrario in
un istramento del 15 oltobre 1076 e in
moltissimi altri di data posteriore la ates-
ta pieve è iadicata nom già dal torrente
Faltone, ma dal luogo di Lerciano.
L'attuale chiesa di S. Felicita conserva
FALZ 95
sanctam, oto. Magister Jacobus canoni-
cus plebis S. Felicitatis, Tottus Cienni
et Giannetto Perusti dicti
campane, che si pet gir
li spettava
quell’Autouio Pucci poeta che converti in
terza rima la cronica di Gio. Villani, ven-
€ rifase nel 1806 dal piera.
insieme con altra cam-
pena outa alla chiesa di S. Lucia a
Monti, in cui era scolpito l'anno 1336 e
il nome di Ugolino di Foscolo che la fe-
ce, (Desu’Uosa. dg giunte MSS, alle De-
scri. del Mugello del Baocent, nella
Bibl. del Seminar. fior.)
ll piviere di Faitona comprendeva le
seguenti perrocchie, cioè: 1. S. Romolo
& Bivigliano, (Prioria esistente); 3. S.
Donato a Poloanto (esistente); 3. S. Nio-
colò alla Pila (snocssa alla precedente);
4. S. Clemente a Momte-C.roso, 0 alla
Tassaja (esistente); 5. S. Michele alla
Carsa-vecchia (onita nel 1350 all'abba-
dia di S, Bartolommeo di Buonsolazso);
6. 8. Lacia a Monti (scamensata nel 1935
alla pieve) ;. 7. S. Andrea a Monte-Giovi
(da lengo tempo diruta)..
Bono ia questo steso piviere
{ due ssatesrj di Mootesensrio e della
Madonna di Poleanto, con la soppressa be-
dia di Buoneolazzo.
La parr. di $. Felicita a Larciano in
Val-di-Faltona conta 412 abit.
FALZANO, FALSANO (#Falsanum)
ja Val.Tiberina, Cas. con chiesa
solto l'iavocazione di $. Maris, cui fa an-
pensa l'altra di $. Augelo, nella Com. Ginr.e
circa 10 migl. a grec. di Certona, Diecs
medesima, già di Giu di Castello, Comp.
! di Arezzo.
È posto sulla pendice orientale della
piaggia che diramasi dal. monte del Pog-
des filio suo me fecit. # Mentem san.
ciam spontancas honorem Dev et pa-
trise liberativnem.
Nell minore, ata fun nell’anno 1333,
legge» ippo e Bartolommeo Puc
ale Piocsasii me fecero. & Mente
vu
vallecola di Dime, lungo la
stra del torrente Alinimella, sei
prima che entri arl Gume Nesto-
re tributario del maggior flume, il Teo
vere,
N cas, di Falzano cou il suo distretto
era signoria dei nobili del Pgzione dell’
antica casata A!feri di Cortona, i quali,
con istrumento pubblico fatto in Cortona
nel maggio dell’anno 1214. posero sotto 1"
accomandigia del Cum. di Cortona le per-
sone e i beni che possedevaso ia quel di
stretto: @ plebe Fulsani et a flumino
13
Monte-Maggio,
nel far la stama sottomissione al Comune
Cortonese, designò fra i possessi di quell”
meceterio la corte di Ranza, dal mulino
della pieve di Falzano sino verso Corto.
ma. (ALticoszi. Risposta apulogetica, eo.)
La chiesa di Falzano è autica; essa nel
lPistituzione del vescovato di Cortona (an-
mo 1325) fustsocata dalla diocesi di Ci
di Castello; insieme con due succursali
soppresse (S. Agata e S. Angelo),la prima
aemmensata a S. Pietro a Dame, l'altra alla
pieve, che è di padronato del vescovo.
La perr. di-S. Maria a Falzano, o a
Falsano conta 196 sbit.
FALZANO in Val-di.Magra. — Wed.
Fazzaso.
FANGO (BADIA at) — Ped Bapiora
#1 Fasoo,
FANTELLA nella Valle del Rahbi in
Romagna. Cas. coo parr. (S. Maria) nella
Com. Giur. e 4 migl. a pon. di Galeata,
Dice. di Bertinoro, Comp. di Firenze.
La ch. di questo cas. solla ripa
destra del 6. Rabbi, fn di padronato della
badia di S. Ellero a Galesta, cui venne
confermata dal pont. Eugenio IV con bol.
La degli 11 marzo 1438, — Ped. Gatzara.
© La parr. di $. Maria a Fantella conta
214 abit x
FANTINO nella Valle del Lamone jin
Romagna. Cas. con perr. (S. Antonio sha-
te) nel piv. di S. Giovanni a Misilco,
Com. Giur. e migl. circa a catrodi Pe-
lezzolo, Dioc. e Comp. di Firenze.
* Risiede sulla ripa sinistra del fi. Lamo-
ne alle falde orient. del monte Pravali-
no, sulla cui prominenta esisteva il forie
cast. di Leszole degli Ubaldini e dei no-
bili di Sosinana che farono signori del
Faentino. — Wed. Lozzona.
La parr. di $. Antonio al Fantino con.
ta 128 abit.
FAOGNANA, FAGONANA, FAU.
GNANA nel Vald'Arno inferiore. Con.
trada nel suborbio della città di Sanmi-
misto, de coi prese il nome la soppressa
prepositora di S. Martino nell'antico pi-
Wiere di S. Genesio, ora cattedrale di San-
miniato, Com. Giur. e Dioc. medesima,
(iù di Lecce, Comp. di Firenze.
Del luogo di Faognana ci trova fetta
FARN
menzione sino dall'anno 988, allorchè le
figlie lasciate dal nobile longobardo Imi.
to da Faognana alienarono le loro pomes-
sioni della corte di Fargnena sì vescoto
Giovanni di Luoca. (Brarini. Memor.
Lucch. T. IV.)
Tre secoli dopo la strssa corte di Feo
gnana con tatte le sue case e poderi fu
finunziata da qualche pia persona sì mon.
di S. Ponziano di Lucca, siccome appari
sce da una sentenza pr-ferita in Pisa, li
17 genn. 1073, da Gottifredo march. di
Toscana e dalla contessa Beatrice sua coo-
sorte, contro i detentori della corte di
Faognana reclamata dall'abate di 8. Poo-
riano di Laoca. La qual sentenza fa rinno-
vata li 4 marzo 1074 dalla contessa Matilde,
per la ragione che molti nobili individoi
di Sanminiato, ad onta del primo giudi
continuavano a ritenere le pomessio-
“ni di Fsognana e di altre corti poste nel
distretto Ssominiatese. (Lam. Monua
Eccl. Flor. — Froszsrini. Memor. della
contessa Matilde.)
Intorno a quella età nella contrada di
Faognana fu edificata la chiesa de'SS.
Donato e Martino, decorata in seguito del
titolo di prepositura, e rammentata fra le
chiese suffraganee della piove di S. Genesio,
nella bolla spedita nel 1194 a quel pre
dal pont. Celestino III.
FARNETA, FARNETELLA, FARNE.
TO. Casali e contrade ch’ebbero pome
dalla qualità delle piante (Quercus Far
nia), come quelle, che vegetarono e rive
stirono i luoghi quì sotto descritti.
FARNETA pel Val.d’Arno casentinese.
Piopolo cas., già cast, con parr. (S. Stefano)
attualmente unita a quella di S. Niccolba
Soci, Partina, Cum. Giur. e que
si 4 migl. a grec. di Bibbiena, Dioc. 0
Comp. di Arezzo, .
Risiede sui culli che separano le acque
dell’Archiano da quelle del torr. Sove.
Era di proprietà de’conti
ra quendo un loro Gittuzrio, nel 1034, re
segnava all'abate del mon, di,S. Fedele a
Sirumi tattociò che teneva a Hivcllo in
Farneta di duminin diretto del conte
Guido di Rattifolle, (Camier.)
lo realtà quei dinasti ebbero signoria in
Farneta sino all’anno 1359, allorohè Mar-
60 figliuolo di Galeotto de’conti Guidi,
di Soci e di Farneta, rimise sd
etesso e le cose sue liberamente alla Rep.
FARN
Rer.; dalta quale fa ribendito, fetto citta
Gijo, e datogli 5300 fiorini d'ero cosi per
evato di Soci e della ville di Farneta, come
aeche per le ragioni che egli svera nel
Conel.Sen-Niccolò, mei popoli di- Vado, di
donne, Margheri-
ta di Benvocio Salimbeni «i Siena. (Marr.
Var. Cronie. Aumsa. Tstor. fior) —
Fed. Casrun-San-Niccorò e Soci
FARNETA in Valdi-Chiana. — Wed.
Bamsa di Fanssra.
Pavsra(Farni RI tn Val.d'Era, Cos.
Com. è
di Lucca, Comp. di Pisa,
Fu Farneta una delle 30 villato e co
vielletti,le di cui rendite e decime parroo-
dhiali, nell'anno 989, vennero per metà
allivellate da Guido vescovo di Lucca al
mobile Te figlio del fa Ferolfo.
— Fed. Gravamo (8.) in Val-d'Era.
FARNETA in Val-di-Serchio. Con
trada com-parr. (S. Lorenzo) Giiale del-
la pieve di Arlisno, nella Com. Ginr.
Dior. e Due. di Lucca, da cui è circa &
migl. a meestr.
Risiede in costa alla destra della strada
postale che da Ponte S. Pietro ci diri-
pe sel monte di , — Le memorie
seliche relative’a questa contrada si
trovano fra le membrane dell’arch. arciv.
di Laces, è sotto gli anni
timo da Gherardo vescovo di Lucca a faro-
me dell'arciprete pievano di Arliano.
Nella contrada e part. di Farneta fa
eretta nel sec, XIV una delle prime Certo-
FARN 9
Queste tenata spettante una volta alla
nobil prosapia Gaetani è situata sulla ripa
destra del fi. Tora e della strada Emilia,
© R. Maremmana, fra l’osteria 0 il ponte
della Torretta, CastebAuselmo e Laciana.
Farono da Farneta due notari, wo Si-
mone di Glaadino che nel 1918 rogò im
Moote Massi (presso Nugola) ua istrumem-
to di donazione, dettato dal coste Tegri-
mo del fa conte Ubaldo. L'altro notaro
era Guglielmo del fa Fabiano, il quale
nel 9 aprile 1303 in Costel-Aneelmo sti-
pulò un contratto di vendita di terreni
posti nel popolo di S. Eufrasia di Me-
detro. (Ance. Dot. Fica. 5. Paolo di
Pisa.)
Questo luogo di Farneta si mantenne
vestito di farnie sino all'anno 1980, epo-
ca în cui quella selva di, Faroeta fa attere
“rata dal di
FARNETA (FONTE) nel Veld'Arno
essentinese. Villa e tenuta nella. Com.
Gier. e un migl. circa a lev. di Bibbiena,
del Corsalone dirimpetto al poggio di
Montecchio; ed è forse il Foeta ch'ebbe
ch. parr. (S.Maria) soppressa dopo la me-
tà del secolo XVIII, e raccamendata al
parroco di 8. Andrea a Campi.
Infatti tanto Faeta, quanto euche Fonte
Furoeta farono possessi dei monaci Ce-
maldolensi di Partine, soppressi nel 1808,
dopo la quale epoca la tenuta di Mense
Farneta fa acquistata dai march. Corsi di
Firenze.
FARNETELLA ia Val-di-Chiana. Vill.
già cast. con pieve (S. Gioraa Battista)
sella Com. Giur, e $ migl.a sett. di Asina=
tanga, Dico. e Comp. Aretino.
Risiede in collina presso il cast. di Ri
gomagno salla pendice orientale dei mooti
che stendonsi fra la valle dell’Oa:brone e
quella della Chiana sopra la foce de’ Va
desi, per la quele fcoe si apre il varco il
torr. Foenna. ppRO
Fu dei conti
bevi i del Com. di Siena,
che ilconte di Farnetella, nel 1271, fece
laggio,
sati i dio ui Iaorucii di contre»
rio partito
6 PARN
a fabbrica della chiesa di Farnrictia
attusle rimonta all'anno 1392; e i cosi
partiesiari statuti, superstiti arif Arch
Dipi. di Siene, perteno la deta deli’'snno
1559.
La popelazione di Farnetelio nel 1549
ascendeva a $02 nell'anno 1640 fe
ceva 371 abit, pei 1755 se aveva
350, e all'epuen del 1833 la oua perr.com-
tara 518 abit.
FARNETO (Fernecrmm). Fra i caseli
ewosimi di Farneie ne susistone de
fempo remuissimo tre ia Val.di-Sieve, i
quali ‘Jero i vorabole ad altrettanti
popoli: uno nella curia di Mulezano (Fif
le nuova di Farneto) nel pivicre di S.
Cassiano in Padule; l’altro nel piviere di
S. Stelano in Botena, ora di Vicchio nel
Mugello, e il terzg in quello di 5. Andrea
a Doscia, Com. del Pontassieve.
Inoltre ua casale di Ferneto fa nel pi
viere di Settimo ari possessi della famiglia
Nerli; uno ia Val-d'Elsa nel pievanato di
$, Pietro ia Bossole ; uno nella Valle del-
l'Ombrone pistojesr, noto attuzimente sot-
to il somigsolo di Farnieto sella Com.
di Marliana ; uno nel Vald’Arne inferio-
re nel piviere di Bati, che diede il nome
Sile chiesa di S. Pietro a Ferneto; ci ha
Ferneto in Val.di-Greve
nel piviere di Sillano, re.
FARNETO me BOTENA nel Mugello
fa Valdi-Sirve. Contrada che diede il no
me a due perr.; una esistente (S. Berto
lommeo), l'altra sunema a S. Michele a
Ripa Canina nel piv. Com. Giur. e circa
migl. a a grec. di Vicchio, Dioc. e Comp.
di Firenze.
Questa villa di Ferneto, con le ville di
Casa-Romana , di Cormiola, Paterno è
Rouejo, fa confermata ia feudo dagli im-
peratori Arrrigo Vle Frderizo Il si conti
Modi
lisna, nel tempo che le ch.
conta 181 abit.
FARNETO m DOCCIA im Val-di-Sieve.
Contrada da cui prese il nome il casale e
perr. di $. Martino a Farneto nel pivdi
Doccia, Cam. Giur. e circa 4 miglia a
Risiedo nel Baneo ericatale del Monte
FARN
di Croce sella ripa destra del terr. drgo-
menna tributario del si. Sieve.
La poi vetusta rrmsiniscenza di questo
Ferneto rincnta vrrio la metà dei secolo
VIIL giac hè fa a questo Iuogo, dal quale
prendeva il nome na rio, cui voli riferi»
re un atto di donazione del march. Uber-
fo ficlio di Ugo re d'Italia e padre del G.
C- Ugo, fatto in Revrana a favore di Gui-
de suo frdele, allorchè gli donò alcune pos-
sessi-ni e cosali situati ia Val-di-Sicre,
confisenie da en lato col fomo di Far
neto, dall'altro lato con il torr. 4reomen-
ima, cla! terzo lato con la terra di Geliga,
€ dal qua:to con le irnute di Carerano e
dire jane. (Anssa. Dei ducki e marche-
2 Più tardi sequistarono podere in que-
sta catrada gli Ardimanai, uno dei qua
i mel artt. del 1236 cedè la sua parte
di giuspadronato sulle chiese di S. Mar-
tino a Farnete, di S. Stefano di Pi
tella e de'9S, Michele e Pietro a Stra
da al vescovo di Firenze e alla sua men.
alla quale tuttora appartiene la chiesa
S. Martino di Farseto com il suo an
nemo di Pitella, noveraado una popolazio-
ne di 322 abit.
FARNOCCRIA nella Versilia sall'Alpe
Apussa del Pietratantino. — Monte e vil.
laegio com chiesa parr. antichissima (S. Ni-
chele) già Giliale della pieve di S. Feli
cita in Val.di-Castello, poi di quella di
£. Narlino a Stazzema, che è il capoluego
della soa Com. circa migl. 1 4 a macetr.,
nella Gior. e 5 migl. a lev.-scir. di So
ravezza, Dioc. di Psa, già di Lucos, Comp.
Pisano.
Il Monte o Alpe di Farnoochia, sulla
cui piapgia settentrionale riposa il village
gio omvnimo, è una continuazione del
moale Gabderi, che sporge nella vallecola
È Cemejore, ed i di voi più elevato
pinoscolo fa riscontrato del ch. prof. pad.
loghirami essere a 18959 be copre il
livello del Mediterraner, è la posizione
geografica fra il gr. 39° 59° 52” long. è
il gr. 43° 58° 13” latit.
L'oltezza del monte Gasberi fa misu-
rata ezisndio dal ch, professore Michele
Bertini di Lucca, che la ritrovò corrispoa-
dere a 1880,3 br. della misura lucchese,
fa quale corrisponde a 0,5g05 di metro
francese, per ogni br., mentre la toscana
misora usata dal primo geografo equivale
FARO
20,5836, 25 di meiro.per ogsi bracci
Gerratino.
L'Alpe di Farnocchia si altacca a scie.
col monte Gekteri;a lev. col monte al Pro-
n0; a seit. com l'Alpe di Stazzema e la
Penia-Forate; a marstr. ha l'Alpe di
pos. i monti del Settino e
dell'Argentiera che scendono vero Pie-
trasania fra Val.di-Castello e Val.di-Bosi-
na; a ostro i poggi di Mente-Costrese
« di Monte-Petri, che si sbbenano sino
alla via R. postale lungo il Litorale di
Camejore.
Pertanto i monti di Farpoorhia ponoso
[rominenze del ripidissimo singolare grup-
po di terreni Nettuno: Plutonisni che co-
diitnisenmo l'Alpe Apuana; ed è altresi
interno ai monti di Farnocchia, dove
che altrove s'incontrano, fra le rocce di
schista, talesso e di calcareo salino, filoni
menllifi ri di ferro omidalato, di solfuri di
piombo argentifero, di zinco, di splime.
sio, rici mercurio © di arenico, — Ned.
Aure Arvans, Ascesrizza, Mi
Tioeana, e
n vili. di
antica menziooe v'incuire in usa perga.
mena turchese dell'anno -98, era sino dei
ercoli intorno sì mille ira i luoghi pose-
dpti dai nobili di Corvaja e di Velleo.
ehia, tocrati al remo de'Cervaresi medisn-
Ve l'atto di divisione di beni fatto tra le
due cwe consorti con isirumento del 9g
ottobre 1219. — Pod. Cosvazi.
La contrada chbe forse nome dalle
cli abitoati di Farmocchia vivono della
pestoricia, dell' dill'arte di embe
maje di fabbricanti di furbdici e altri arnesi
di ferro proveniente dalle &rriere di Ro-
tino.
La par. di $. Michele è Farnorchia
trenasi pel registro dell'anno 1560
Lucra, della quale diocesi fa smembrata
nell’anno 1798, e auegnala » quella di Pisa.
— Ved. Prorassara.
Lo perr. di S. Michele a Farnoochia
tenta 718 abit
FARO (VICO) (Vicur-Ferius) nella
FATU 97
ne alla ch. perr. di S. Maria Maggiore foo-
rn di Porta Lucchese, nella Giur. e Dioc.
© fertile pisoura si.
tosta fra le mura di Pistoja e la ripa sini-
stra dell'Omlrune, sul borgo dell'antica
porta di S. Andres.
Ebbe casa e podere in Pice-laro sine
dal sesolo X il conte Cunerado figlio del
fa Tedici, e padre del conte Cadolo auto»
re il più remoto della nobilisma prosspia
dei Cadelingi signor di Moote-Cascicli,
di Capraja, di Fescecchio ec. Îl qual conte
Cunerado di Tedici, nel sett. dell’anno
3 stando in Pistofa, donò al capitolo
8i quella cattedrale Ha l’anima di
mengerda sua consorte e del di duet
lo le pussessioni che aveva ia Vico-Fa-
più rio premo Pistoja.
Avvertasi che poco dopo ue altro di-
nesta antore dei conti Guidi, quale fa
il conte Guido del fa Teudegrimo, nel
dono che fece, nel 940, alla stessa caite-
drale di. dodiei case masserizie di sua at-
Linenza poste nel territorio Pietojese, era»
vene pore una situata in Vice-Fario —
Ved. Aerrara, Faoso, Saruzzana, co.
La parr. di $. Mesia Maggiore a Vico
Faro cmprende 1208 abit.
Fascrano, 0 Fasciaso premo Volter
ra Vico che ei suberbi della città,
temmentato in un istrumento del 1030,
col quale Gunfredo vese. di Volterra col
consenso del suo copitule donò sila badia
de’58. Giusto e Clemente preso la sicora
città le corte di Majano con la cappella di
£. Quirico, e la curte di Fesciano 0 Fal
ciano posta nelle prodiei di Volterra.
Fassaro premo Pi. — Ved. Fa
Giano.
FATAGLIANO in Val.di.Cecina. Vico
che ha date il some alia ch. perr. di $.
Pietro a Falagliano, la quale sul cadere
del secolo XVIÎI venne riunita alla nuova
de'bS. Pietro e detta alle Soline,
nel suburbio e circa 4 migl. a ostro della
città di Volterra, Com. Giur. e Dice.
Comp. di Firenze.
È bituata in. pisnora sulla riva destra»
del 6. Cecina preso le RR. Saline nuore,
ed ha una popolazione di 336 abit, la
‘maggior perte addetta a quelle lavorazioni.
— Fed. Mors, e Ssuszdi Vorrenna.
FATUCCHIO (MONTE) o MONTE-
FATTUCCRIO (Mons Fasucchius) mel
Chi FAUG
Vakd’Arno casentinese. Cas. con
(SS. Pietro e Paolo) nella Com. e 4 migl.
a sett. di Chiusi caseutinese, Giur. di
Poppi, Dioc. e Comp. di Arezzo.
Risiede in poggio fra il torr. Corsalone
e la strada provinciale che da Bibbiena
Guida all’Alvernia, da cui Monto-Fattec-
chio è 3 migl. a sett.
Sì trova una delle più antiche memorie
di Monte-Fatucchio e del suo territorio
mella dotazione fatta nel 1008 agli eremi-
U di Camaldoli dal vescuro di Arezio
Elemberto, il quale, oltre ever donato
loro gran parte di quell’Appeonino, vi
aggianse un poderino (manso) posto in
Monte-Fatucchio dov'era un vigneto fatto
piantare in quelle piagge del Corsalone,
con l'obbligo ai Camaldolensi di prose
guire costà la incominciata coltara e pian-
tagione di vigneti.
TI qual documento sarebbe importante
per l'arte agraria per la meteorologia, se
si conoscesse con precisione sino a qual
punto dei monti del casentino giungeva la
coltivazione delle viti e la maturazione
delle uve innanzi che sì propagasse per
ogni lato il diboscamento dell'Appennino
toscano, che ha reso probabilmente più
rigido il clima, o quindi più fallace e più
rara costà la vegetazione della vite.
Apche in questo casale ebbero signoria
gli Ubertini di Arezzo, sotto i quali gli uu-
mini del Com. di Monte-Fatucchio forma
rono i loro statuti (anno 1396), rinnovati
@ sanzionati li 33 genn. del 1465, quando
que) peese fa incorporato a) contado e al
governo immediato della Rep. Gor.
Uno degli articoli di questi ultimi sta-
tuti promettera un premio a chi desse la
csocia e uccidesse lupi e orsi, grandi o
piccoli, ai quali.premj doveva contribuire
per la metà il Com. di Monte-Fatucchio,
€ per la quarta parte ciascuno dei Com.
Nimitrofi di Corezzo e di Fressineta.
(Fap. Mosozzo. Del corso dell'Arno.)
La parr. de'SS. Pietro e Paolo a Mon-
te-Fatucchio novera 212 abit.
FAUGLIA, FAULLIA (Fevulline Ca-
+00r.) in Val.di-Tora. Vill. capoluogo di
Comanità e di piviere, nella Giur. di Li
verno, Dioc. di Sanmiziato, già di Luoca,
Comp. di Pisa.
Giace sopra uiba pisrgia mernosa nell’
ultima linea delle Colline inferiori eteri pi:
«une fra Colie-Salvetti e Lerenzana,
FAUG
Guata a lev. dal torr. Tavola e a pon, di
quello di Fauglia, ambedne infloenti del
fiumicello Zeo/a, che gli scorre a levante,
mentre le passa a pin. il fi. Tora e la
strada Emilia o R. maremmana. Il village
gio di Fauglia è posto sotto il gr. 28° 10'
5° long. e 20 48° 33’ 2” latit., appena ua
to cast. di Montalto,
quasi tre migl. a scir. di Colle-Salvetti,
a lev. di Livorno; 6 migl. a
poo. di Lari; 13 a scir. di Pisa; e al.
trettante a sett. di Rosignano.
Fauglia è ano de'villaggi più popolati
delle Colline pisaoe, fabbricato aborgbetti
abitati da molti artigiani, i più dei qualisi
applicano al mestiere di carto.
Una delle memorie più remote, nelle
quali sia rammestato questo paese, è
na membrana del 13 ottobre 118 scritta
in Pisa, e appartenuta al mon. di S. Ber-
nardo di quella città, attuslmeote nei R.
Arch. Dipl. di Firenze. Trattasi ividi une
selva posta in Colle di Bacarello nei cos-
torni di Montalto, venduta da Lamberto
del fa Ugolino de Favulia; la qual selva
aveva a confine da un lato le terre dell'ar-
civescovo di Pisa, e dall’altra parte le
pomessioni dei figli di Gualfredo di Sante
Rei
sgolo.
Da Fauglia trasse il casato, e forse costà
ebbe in origine sigaoria un'illustre fami-
pisana, la quale godeva gli onori della
ittadinanza sino dei primb tompi del.
la Repubblica di Pisa. Non dirò se
altenese alla medesima prosapia quel
Pietro di Beriolotto da Favaglia che,
nel 1282, veudeva la sua quarta parte del-
la villa e territorio di Favuglia insieme
col giuspairunato della ch. plebana di &
Lorenzo in Piazza ai canonici Regolari di
S. Agostino di Pisa. (loc. cit.)
Meotre Fauglia dipendeva nel civile dal
governo Pisano, vi esercitavano giuriedi-
zione spirituale i vescovi di Lucca, la di
cui dicccsi anche nei secoli longobardiel
sino costà sulla Tora alle estreme colline
pisane si estendeva.
11 paese di Fauglia nel 1345 ci ribellò.
al Com. di- Pisa con altri villaggi delle
Colline limitrofe, per soggestione dei figli
del conte Bacarozzo di Monte-: -Scedajosco-
slituiti dalla Repubblica pisana nell’afizio
di viearj della proviocia di Maremma.
Tornato -ben presto il peese di Fauglia
all’obbidienza della madre patria, fa ad
FAUG
qua ritalto nel 1406 dall'oste fiorentine,
« quadi cel 1243 per breve tempo ri-
pres dalle genti di Niccolò Piccinino al
tervigio del doca di Milano.
La chiesa di $. Lorenzo s Feuglie on di
fscera perte del pievamato di Tripalle,
euia di S. Giovanni di Val-d'Isole, insie-
me con la perr., ora suo annessa, di S.
Giusto a Pugnano.
L'sotica chiesa era situata fuori del vil.
laggio dalla perte di settentrione. Quella
attesle trovasi dal lato di scir. nel punto
più eminente della collina, costraita con
il meteriale della distratta chiesa e del
fortilizio, Ottenne il sscro fonte nei seco-
W IVI. Pa eretta in pieve dal vese. di
Seaminiato Alessandro Strozzi li 15 otto.
bre 1635, e quiadi decorata del titolo -di
prepesitara dal vese. Domenico Poltri nei
16 lugl. 1994. Le farono date per cuffra-
qoee le core di Tremoleto, di Tripelle
«di Valtriano, già pieve di Triana.
Comunità di Fauglia. — Jl territorio
di questa Comonità occapa una superfì-
de irregolare di 31633 quadr., da cui
reso da detrarre 953 quadr. per corsi
di sequa e strade.
Vi riciedera nel 1833 una popelazione
di Se39 abit., nella proporzione media
di 193 ladividui per ogni miglio que
deste di suolo impon'bile. -
Pl seo territorio, perte ia pienera e
arte sitoato in colline, ha una figura bi-
dp cre Îl lato più augusto rivolto a
estro, e la testa che guarda a sett
Cosfina con 5 comunità. A-lev., che è
uno dei lati più estesi, trovasi a contatto
ceo la Com. di Lari, a partire da grecale
dalla confluenza del fonetto del Padu/e nel
fem Reale 0 del Zannone, dove rimonta
da primo la ripa destra del fometto, quin-
di per termiai artificiali arriva sulla stro-
da merstra che ds Censja condace a Pon-
Vallinzi e di Brivedere sino a che entra
nella via che da Tripalle va ad Usigliaso,
N deve sottentra a confine la Comunità
di Lortazana. Allora voltando la fronte
a eroib. si dirige nel valloncello del fl.
Mola, sal di cui alveo ripiega verso scir.
puado sotto le piagge di Montalto e di
FAUG 99
Faeglia per arrivare al molinosal 6. Tora.
Costà furmendo un angolo rientraate, dopo
passato il fiume, si rivolge da scir. a lib.
salire il. Ganco orient. delle colline di
ama 6 di -Sento-Regulo, dove lascia la
Comunità di Lorenzana e. trova quella
di Orciano. Di fronte a questa Com.
piega suovamente a scir. salendo il pog-
getto di Colle-Pinsuti, dove -a Posse
willa rivolta faccia a lib. sino a che al vie
cino fosso della Conella sottentra a com-
fine la Com. di Colle-Salvetti. Con quest”
ultima Com. dopo ua curto tragitto nella
stesa direzione, attraversa la strada comu-
nitativa che staccasi dal Crocicchzo della
strada R. maremmana o Emili», nella que-
le scende per il rio di Rimassano. sel
torr. Morra. là jn ceguito la via
Emilia verve di confine alle due Comunità
cavalcando: mediante il ponte della Tor
retta il Game Tora per pasiare alla soa
sinistra, e poco dopo ripassare alla sua
destra sopra un altro poote che sppellasi
di &. Oro, seguitando costantemente il
corso della strada B. sino presso al villag-
gio di Colle-Salvetti, e precisamente sino
allo sbosco della traversa, detta le Wie
della Botra. Costà dirigendosi da lib. 4
Jev. entra nella via prelette, che sbbando-
ma presso al rio della Tavola, col quale si
volge nella direzione di sett. sino a che il
rio non entra nel fi. Isola, Alla quale cos-
ficenza trova la via della Merginate, fl
di cui andamento dai lato di libeo.
cio verve di limite alle dee Comesità
sino al foto Zeese odel Zannone. A que
#0 pento, passata la villa di Gresciamo, si
rivolge da lib. a sett. e andando -centr'e-
equa trova
no, dure nel secolo passato esisteva
le macerie la colonna migliare fetta porre
200 FAUG
dall'imp. Abtonino Pio al miglio 188 ab
Urbe Roma, ora nel Camposaato di Pisa.
Una strada provinciale scorre a sett. del
le Com. di Fauglia. Ema staccasi dalla pri-
ma a Vicarello e per Cemaja si dirige a
Ponsacco; tutte lc stre sono comunitati.
ve, e molte di esse rotabili.
Tn quanto spetta alla natara del terreno,
fa d'oopo rammentare ciò che fa avvertito
all Corus-Satrerri Comunità; dove
si disse, che cotesta pianura è profonda
mente coperta da depositi receoti, meatre
le colline intorno a Faaglia per lo più
spettano alla marna argillosa o al tufo are-
mario conchigliare.
La coltura del pisco è a pascoli, a ce-
resli, a grantorco e a viti maritate a
pioppi che producono debolissimo vino.
Quella delle colline consiste in oliveti, in
vigno, in geli è tri alberi da frutto,
dove pure si seminano varie civaje. Più
rari sono i boschi di alto fusto e cedai, i
quali si tagliano ogni to, 0 19 sani
Negli statoti di Crespina, di Faeglia e
di Tripalle, redatti negli anni 1 {07. 1528,
1539 € 1550, come anche nell
prervisioni sulla permissione di pieno
per condurre a serratico, sona rinnovate
e antiche severe proibizioni del tagli
gli alberi da frutto boschivi, iq
dichiarano esere la quercia, l'istia,
farnia, i cerri, i castagni, i lecci, gli olmi,
4 frassini e gli aceri. (Mauri. Odeporie.
MSS. delle colline Pisane.)
TI prodotto del bestiame grosso e
40 potrebbe essere ia cotesta contradi
opioso di quello che attualmente lo è in
proporzione dei foraggi.
NS mero però di pigionali si
lia celle arti per. vestiario
ierrtedii che suole esitarsi ai
FAUG
settimanali e alle fiere in questa e in altre
limitrofe comuuità.
mercato nua copioso di Fi
giorno di mercoledì. Prende
fiera nel di 10 agusto, nel 29 e 30
settembre. Una fiera pure di bestiame, di
pannine e di mercanzie ha luogo nel dit8
dicenbre ie Luciana, altro minore villeg-
gio della comuuità di Fauglia.
Sono mantenuti pel servizio pubblico
due maestri di ola e due medici-chi
i quali risiedono a Fauglia ea
Crespina, i due più popolosi villazgi.
Priea del regolamento Leupuldioo sal
l’organizzazione delle comunità del Gras.
ducato il comanello di Paaglia si riduce.
va all'estensione della sola sus parrocchia,
confinante a sett. con le cure di Cenajae
di Colle.Salvetti; a ostro con quelle di
Tremoleto e di Luciana; a lev. coa Tri-
palle e Crespina, e a poo. coa le parr. di
Castel-Anselmo e di Nogola.
M cvmunello di Fauglia abbracciava
nel suo circondario i seguenti luoghi, i
primi tre in collina egli altri in pianura:
Fauglia; 3. Montalto; 3. Farnete,
cui sa Ferneta; 4. Pugnano; 5.
Grecciano ; 6. Valtriano.
Col regulameato del 19 giag. 1776 ven-
nero incorporati alla Comunità di
glia i comunelli di Nugola e di Castel
Auselmo, dei quali faceva parte la curs di
Colle-Salvetti, innansi che quest’altimo
luogo fone dichiarato (nel 1810) capolue-
go di una naova Comunità. — Ped.
Cotue-Satverri, Comunità.
Fauglia ha la cancelleria comunitativa
e l'esazione del Registro in Lari; la sua
Giur. civile e crimioale, l'ingegnere di
circondario e la conservazione delle Ipote-
che sono in Livorno; la Ruota è a Pisa.
POPOLAZIONE della Comunità di Favetra a tre epoche diverse.
——__——-
Nome dei luoghi{ Titolo delle chiese. \Dioccui ap-} Abit: | Abit | dbit.
partengono.| 1551 | 1945 | 1835
nr | o_,_-_r |
Crespina 8. Michele, Prepositara | Saaminiato | 379 | 1200 | 1849
Fauglia S. Lorenzo, idem idem 231 | 1280 | 1808
Luciana S. Lucia, Privria Posa 63 | 44} 62:
Tripalle ISS. Jacopo eCristofano,i4.! Sanmioiato | 69 | 371 | 951
Tora. dbitenti. N°
762 | 3265 1 50297
FELC
Farsz im Val-di-Pesa. Cos. perdo.
1 . dove fa uma ch. parr. (S. Lucia in Fa-
v1le) nel piv. di Panzano, Com. e Giur.
di Greve, Dice. di Fiesole, Comp. di Fi-
menbrasa del genn. 1100 sppartenuta
alla bedia di Buonsolazzo, © in un istra-
mento di enfitrusi rogato nel merzo del
1228 alla chiesa fiorentina.
FAVALTO (CROCE pi). Scemmità del
mostè Marzano, che trovasi situata fra la
Valle Tiberina e la Val-di-Chiana, a
1833 br. sopra 71 livello del Mediterra.
neo, sella parr. di S. Giovanni a Mar
sano o Marsana, Com. del Monte 8.
Maria, Giur. di Lippiano, Dice. di Città
di Castello, Comp. di Arezzo.
Vi ebbero dominio i march. del Monte
$. Maria, e quindi i conti di Celiole; |
Quali ultimi, con istramento del 23 ottobre
1913, nell'atto di sottoporsi al Com. di Cor-
tene si obbligarono di non costruire alcun
fortilizio nel distretto della loro contee,
cioè da Cegliole sino al lago Trasimeno, e
da Fevelto sine alle Chiane. — Ped.
Maasaso di)
FAVANO in Valdi.Magra. Vico ‘nella
cora di 8. Andrea a Gabbisna, Com. e
FAZZANO, o FALZANO în Val.di. Fatica e)
Cas. nella
Mn pere. di S. Maria di
Monte dei Bisochi, pi. di Codiponte,
Com. Giur. 0 5 maigl. è cstro di Pivicisoos
Dice. di Pontremoli, già di Luni-Sarzaca,
Comp. di Pios.
Risiede in costa alla base sett. dell'Alpe
Apezze, che scende dalla schiena del Se-
{ro per il monte di Tenerano, fra il torr.
Lucido e i fi. Aclella. — Ped. Mosrz
deBurrm
FEDELE (S.) sn PATERNO. — Fed.
Pirmso nel Chienti.
FEDELE (S.) a STRUNI. — Ved.
€ Po.
FEGATESI (MONTE). — Ped. Mos.
12 Facaraz.
la Freonins. — Ved. Fi
“Rive (A Qquinco azza) nel Vab-
d'Arno sopra a Firenze. Cas e parr. nel
pin. Com. e 3 migî. a lib. di Rignano,
FELI 108
Giur. del Pontasieve, Disa. di Fiesole,
Comp. di Firenze,
Risiede in costa sul Ganen orient. dei
i chestendonti da Monte-Scalari verse
le ripa sinistra dell'Arno, fra l'Incisa e Ri-
quano, fuego il il torr. Selceto.
Ebbero podere, e farono pat:
della pier isorfpiniegion
Vernio, cui sono attualmente subentrati
per eredità i conti Guicciardini
La porr. di $. Quirico alla Felcé conte
145 abit.
-FELCETI (Filicetum) nella Valle dell
Onbrone
Sorripole, piviere di Ciregiio, Com. di
Porta sl Borgo, Ginr. Dice. € cirm é
tnigl. a toecatr. di Pistoja, Comp. di Fi-
renze.
Trovasi alla base della Montagna supe-
riore Pistojee, fra i due torr. Vinci, alla
sinistra della strada R. modenese che sale
alle Piastre.
FELEGARA.in Val. Borgata
compresa nel popolo di S, Giorgio a Co.
eano, Com. Giur. e circa 5 migl. a sett.
di Fivizzano, Dico. di Pontremoli, già di
Lani-Serzsna, Comp. di Piss. — Ped
Comaso ia Val-di-Marra.
FELICE (S.) 18 PINCIS. — Ped. dra
mo ($. FuLicx in) nel Chianti. .
FELICE (8.) « EMA. — Ped.Ena ($
)
FELICE (8.) nella Valle d'Ombrona
pistojese. Contrada e popole che prende
il nome dalla sua antica chiesa, nel pi-
viere di Sstarnana, Com. di Porta "i
Borgo, Giur. Dico. e 3 migl. a sett, di
Pistoja, Comp. di Firenze.
Risiede in valle sulla ‘ripa sinistra dell’
Ombrone - {I ponte, sul quale pesa
l'antica strada maestra che varca l'Appeo-
nino alle sorgenti della Zimentra, dopo
le sorgenti dell'Ombrone.
Sino dal secolo XIV il popolo di $. Fe
Vice costituiva un comunello, mentre tro-
vasi rammentato nella riformagione del
berita, lia: marzo 1358, consiglio de.
gli anziani e del popolo della città di Pi.
stoja, ad aggetto di sedare i postiti e le
sommosse nell’anno antecedente sccadute
bella Montagna di sopra, c per richiamarne
i banditi. (Zeccansa. Anecd. Piston.)
8. Felice vall'Ombrone ha 398 abit.
“i
109 FERC
FELICITA ($.) a CASOLA. — Ved.
Casota ip Valdi Magra.
—— a FALTONA. — Fed. Faurona
(Posvz di).
—— 4 GATTAJA. — Ped. Garzia
in Val-di-Sieve.
—— 4 LARCIANO. — Wed. Farrona
(Preva di).
—— a PETROGNANO. — Ped. Pu-
trocsazo pel Val.d'Arno aretino.
Ferzonica nel Val.d'Arno casentine-
se. Cas. ch’ebbe porr. (S. Cecilia) nel
di Socana, Com. di Chitiguano, Giur.
Castel-Porognano, ora in Rassina, Dioc. e
Comp. di Arezzo.
Fixanro (Corte) nella Valle del San
terno. — Ped. Farra.
* FERALDI (VICO-). — Ped. VicoFe-
mato: in Val.di-Sieve.
Fracionz in Valdi-Chiana. Cas. di
stratto che diede il titolo alla chiesa di
8. Michele al Fercione nel piv. di Ba.
cialta, ora di Terontola, Com. Giur. Dive.
€ cirea migl. $ a scir. di Cortona, Comp.
di Arezzo. — Ved. Trrontora.
FERCOLE: (POGGIO ni) nella Valle
dell’Ombrone senese. Poggio dove fu un
cas. soto attualmente per un buon alber.
go salla strada R. grossetana, a°mezza
strada fra Siena ‘e Grosseto, nella parr.
di S. Donato a Casale di Pari, Com. e
circa 12 migl. a sett. di Campagnatico,
Gi lib, di Pari, Dioc, e
lo di Fercole nei possessi
della PA pc badia Ardenghesca,
il di evi abate col consenso dei suoi mo-
neci, pel 21 dic. 1240,concedè a enfiteusi
a Ventura di Pepone e suoi eredi totta la
possessione sul poggio di Fercole per l'
amnuo canone di soldi 10 di moneta sene-
se; e dopo 25 anni nel giorno medesimo
(21 dic. 1265) lo stesso abate alienò a
Pietro di Scotto fra le altre servitù, pi-
gioni e affitti, che si pagavano alla badia
Ardenghesca, che quelle dovate dagli
abitanti della villa e poggio di Feroule. —
Che poi costà di buon'ora fosse sperta up
osteria, vien dichiarato da un altro fon
tratto della stessa provenienza del 14:
dopo che i diritti e beni della badi:
Ardenghesca dal pontefice Eagenio IV
furono roncemi ai monaci Agostiniani
Soopetini di S. Maria degli Apgeli .di
Siena. 1 quali ultimi, nel di 9 novem
FERO
bre di detto anno diedero ad afitto per
tre enni a due fratelli figli di Santi di
Mco di Civitella un albergo com orto porto
nella corte di S. Lorenzo d'Ardenghaca,
nel luogo denominato il Poggio e Ferce-
de, per l’annuo canone di lire 100, (Arce.
Duc. Fior. Carte del mon. di &. Maris
degli Angeli a Siena.)
Faaaxo (Casaze di) in Val.di.Mene.
Cas. perduto nei contorni di Estime (Mon
te Lestine) parr. de'SS. Quirico e Giulit
ta a Bagnaja, Com. e circa 6 migl. a pon.
di Monteroni, Giut. di Buonconvento,
Dice. e Comp. di Sirna. :
Era uno dei casali sivo dall'anno 730
donato al mon, di S. Eugenio da Wuar-
mefrido gastaldo R. nella città di Siena,
che ne fu il fondatore, e che gli conceme
fra gli altri beni alcune possrssiuni poste
in casali Feriano prope montem Listine.
(Monar. Ant. M. devi. e Accn. Dir
Fion. Carte di S. Eugenio presso Siena.)
FERMINA (S.) nel Vald'Arno aretino.
— led. Fonwesa (S.)
Fixonta (Leco di) — Ved. Presns:
tasra.
Frsonisno în Val-d'Orcia. Cos. per.
dato dov'ebbero podere i monsci della
badia di
fra le di cni pergamene trovasi
mento dell'anno 819 fatto nel cum. di Fe-
roniano. Anche l’imperatore Corrado II,
con privilegio del 5 aprile 1027 confermò
alla badia Amiatina la corte
niano. (Anen. Dire. Fios. Carte della Ba-
dia del Montem
Frnoniano o Fravniano nella Valle
dell'Era. Vico da ‘gran tempo perduto
fra PEra e la Cecinella nel: piviere di S.
Gervasio, Com. e Giur. di Palsja, Dioc.
di Sanminiato, anticamente di Lucca,
Comp. di Piss.
In questo vico, stato la prima volta, ch"
io sappia, rammentato l'anno 722 fre le
carte dell’arch. arciv. lucchese, fa fonda-
ta, nell'810, da Odalberto figlio del fu
Lamberto premo la sua casa di abitazio.
ne, una ch. dedicata a S. Maria, che di
x loco Feruniano. La qual
la poscia in ginspadronato
ai vescovi di Lueca, mentre uno di essi (il
ietro) nell'anno 897, mediante un
giudizio pronnnaiato in Firenze del conte
Amadeo in presenza di Adalberto march.
di Toscana, la rivendicò dai nobili wi
FERR
Seamisiaio insieme con la ch, di S. Maria
a Valisno nel pievanato di Mosciano, at-
tasieente di Mootopoli.
Un ercolo più tardi (sapo 980) Guido
vese. di Lacca allivellò a Teudegrimo del
fe Farolfo con la metà del cast. e corte di
S. Gervasio in Val-d'Era diverse terre e
cue momerizie di quel piviere, una delle
iano.
tafitrusi a Siemondo di Sichelmo de'nobi-
li di Uzzano e di Montrebiaro in Val-di-
Nievole i beni posti ® aliene vicino a
Ferunieno fiume Ere. — Ped. Gan
vano (Prrva di S.) ie Vald'Era.
FERRACCIANO in Val.di-Sieve. -
Ved. Trazaso. -
FPERRAGLIA in Val.ii-Sieve. Cas. con
catellore che dà il nome a un'antica ch.
par. (5. Niccolò) nel piv. e Com. di Va.
Pi da gui borgo è distante migl. 3 j a
eetro, nella Giur. di Dioc. e
Comp. di Firenze.
Giace sopra mes piccola collina alla de
ttra del terr. Carza e della strada R. boo
legnene, mezzo miglio olirrpassata la prime
posta di Fontebuona.
Era aaa prasesione della ema Medici,
atitaimente dei principi Corsini, sebbene
fl tinpadrenato della chiesa di Ferraglia
dia pervensto nella casa Pitti-Gaddi, che
ancera lo conserva.
1 rettore di S. Niccolò a Ferreglia
stistà cal suo pievano al sinodo Gorentine
La pert. di $. Niccolò Perraglia con-
ta sigabit.
FEGRAJOLO im Val.dArbie. Piccolo
gun. che insieme con il popolo di $. Bar.
® Moetethiaro formava un co-
mesello della Com, di Costelauovo della
Berardenga, altualmente annesso alla cura
«8. Pietro a Vico d’Arbie, nella Com.
del Terzo di $. Martino, Giur. Dior. e
Camp. di iena, dani trovai Smigt a ev.
Bisiede in piaggia fra il torr. Bozzone e
la ripe destra del G. Arbie. — ed. Mon-
menaso di Val.d’Arbia,
FERBALE nel Val.d’Arno .inferiore.
Can ca (S. Anlonio) pel piv.
di & Amano a Greti, Com di rie
Dica. di Piotoj, Comp. di
FERR 103
Risirde in poggio sulle pendici eocid.
del Monte-Albano. _
FERRALE in Val-di-Siere. — Ped
Pactiansecio.
FERRANO nel Val-d’Armo sopra a Fi.
renze. hand che diede il nome a due parr.
altoali inite (S. Maria e S. Pietro)
nel pivict è Discceto, Com. e 2 migl a
rec. di Pelago, Giur. del Poatassieve,
Dioc. di Fiesole, Comp. di Fifenze.
Risiede in costa sulla ripa destra del
torr. Vicano di Pelago, fra la base occid.
del monte della Consama equella settent.
i ‘confine del-
nache di S. Ilario in Alfiano, ora di S. El-
lero, allo sbocco del icanò di S. Ellero
fra il Pontassieve e Rignano.
Quindi la corte del Ferrano si trova
confermata in feudo alle monache di Al-
Sano dall’imp. Arrigo VI con diploma dei
26 febbrajo 1191, pubblicato dal Lami.
Le pià aatira certa che rammenti il cas.
di possesso di unasorte posta in leogodetto
Ferranoe Postino. (Asca. Dirt. Fios:)
La chiesa di $, Maria al Ferrano, sitna-
ta più in alto di quella di $. Pietro, fa
sopprema innanzi la metà del secolo IVIIT,
€ ridotta in a compo anio della
superstite cara di-quel luogo
Nel 1551 $. Maria sì Ferrano ecotava
106 abit. mentre ne aveva 335 la cura di
£. Pietro, entrambe le quali risalto nel
1765 noveravano 400 abit.
Nel 1833 S. Pietro al Ferrano ecotera
438 abito
FERRATA ($. CECILIA 4) car POG-
GIO FERRATA .in Val.di.Chieno. —
Ved. Pocaro S, Cacsua.
FERRIERA sesta PESCIA di Mares:
ma — Vedo Paecia nella Maremma di d
betello.
FERRIERA ni ROSINA, = PALAZZO
parta FERRIERA. — Ned. Romina, e Se:
mavazza,
FERRIERE vì FOLLONICA. — Ved
Foronea.
FERRIERE setta LINA. — Ved. Lr
na fi, 0 Saxuazcanto Comueltà.
204 FEST
Fassozo in Valdi-Sicre. Castelletto
diruto nella vallecola di Faltona.
Era siguoria dei vescovi di Fictole, dai
quali fa dato in feudo nel 1269 a Ruggeri
di Ferrautino, e nel 1291 el famoso Corso
Donati, cui venne dal vescovo Fra Filippo
il casello di Ferriolo nel 1298 rinnorate.
FERRO (MINIERE paz) 4 RIO.— ed.
Rio nell'isola di Elba, e Misizaz della To-
scasa. .
FERRONE in Val .di-Sieve. Cas. la coi
par. (S. Michele) con l'antico annesso di
di S. Martino a Lago fu raccomendate in
parte alla cura di Signano, e parte alla
i Scarperia nel piv. di Fa-
€ mezzo migl, a_maestr.
di Scarperia, Dioc. e Comp. di Firenze.
È situato in pienura solla ripa sinistra
del torr. Levisone fra Scarperia e la ma-
quifica villa del Palagio, giàdei Castellani,
ora dei march. Tolumei Bi6 di Firenze;
ta qual villa era compresa nel popolo di
Ferrone al pari dell’uratorio di S. Marti-
no a Lago, che fu parr. nel secolo XIV
insieme coo la chiesa di S. Maria del
Vivejo posta presso le mura di Scarperia.
Appella ai luoghi del Vivajo e del Fer-
rone nel Mugello una donazione dei 16
giogno 1018, fatta da Rullando notaro fi-
Glio del fu Palmerio a sua moglie, dove so-
no dtscritti i luoghi i erano posti i
beni donati, tra i quali si leggono Vivarie
«1 Ferrone. (Lam. Mon. Ecel. Flor.)
FERRUCCIA nella Vatle dell'Ormbro-
me pistojese. Vill. composto di più borga- £.
te cun pieve (SS. Filippo e Jacopo) nella
Com. Giur. e 3 migl. a sett. di Fizzana,
Dine. di Pistoja, Comp. di Firenze.
È posto in pianura sulla riva destra del
£. Ombrooe, a poca distanza dalla strada
K. che do Firenze pastasdo pel Poggio a
Cajano guida a Pistuja, Pescia e Luoca.
La pieve de'SS. Filippo e Jacopo a Fer-
raecia muvera 1152 abit
FESTIGLIANO » PRATOLINO nel
* Vakd'Arno frratino. Conirada da cui
prese il nome ta parr. di S. Jacopo a Pra-
tolinò, già detto a Festigliano, nel più.
di S. Cresci a Maciuoli,»Com. e ci
migi. a cstro di Vagi
Fiesole, da cui Festigliano è quasi 3
miglia a cett., Comp. di Firense,
Risiede in poggio fra la strada R. bole-
fuese e il torr. Mugnone nei delirioro
parco della A. fattoria di Pratelino.
FEZZ
Fa la corte di Festigliamo dei vescoti
di Fiesole sino ds quendo uno di essi, Re-
girabaldo Gglio del fa Regimbaldo di
Ronzo, stando jo Firenze, li 3 febb. dell’
anuo 1018, alla presenza del vese. Sores-
tuo lidebrando, del primicero, dell'arci-
diacono e di altri cssonici di quelle ciui,
donò al capitolo della sua cattedrale, fra
le altre sostanze, dieci mansi o poderi di
sua pertinenza, oltre un mezzo podere situa-
to sel luogo di Festigliano.
Come poi la contrada acquistasse la de
mominazione che porta generalmente ades-
to di Pratolino tanto la R. tenuta omo-
nima, quanto la chieta parrocchiale di Fe
stigliano, sì può puramente congettu-
rarlo dalla circostanza che costà premo
e nello stesso popolo di Festigliano es
steva il Proto è la Selva Regia, Fanvo
fede di ciò le bolle pontificie di Pasquale
NI (anno 1103) è d'ionocennio I (2000
1134), che confermano ai vescovi di Fie
sole, fra le altre possessioni, le corti di Pe-
stigliano e del Prato Regio,state giù con-
cedute dei sovrani d'Italia ai prelati di
quell’antica diocesi. Inoltre net catale
80 delle fiesolane, scritto pel
1299, trovasi indicata sotto il piviere di
S. Cresci a Maciuoli la parr. di S. Jacopo
a Festigliano, © l'ospedale di S. Pietro
de Silva Regia. — Ved. Paxtouso (S
Jaccro 8).
FEZZANA o FEZZANO in Val-di-Pe-
va. Cas. che ha dato il nome al popolo di
. Jacopo a Fesseno nel piv. di S. Pso-
crazio in Val-di-Pesa, Com. Gior, e quasi
3 migl.a cett.-greo. di Montespe:toli, Dioc.
€ Comp. di Firenze,
È situato in costa fra il tor. Wirginio
€ il 6. Pesa un migl. circa a scir, della
magnifica villa di Monte-Gufoni, fondata
dalgran siniscaleo Niccolò Acciajuoli sui
beni aviti, mentre la soa discendenza eb-
be podere anche in Messeno, comsertato
sino all’altimo fiato di quella famiglia col
giospadronato della ch. parrocchiale.
È incerto, se applicare devesi a questo
Frzzaoo ua istramento del 2 febb. 1018,
col quale Regimbeldo vesc. di Fiesole, già
rammentato quì sopra (art. Fasrictiaso)
domò al capitolo della sua cattedrale 10
poderi, uno dei quali situato in Fissano
(Lau Mon. Eccl. Flor.)
La parr. di $. Jacopo a Fersano così
138 abit.
FIAT
FEIZANO nel Golfo lunesse 0 della
Spezia. Vill. com perrocchie arcipretura
(S. Giovanni Battista) nella Com. di Por-
totrnere, Mandamento della Sprsia, Pro-
viscia di Levante, Dioe. di Lupi-Sarzana,
RL Sardo. ”
È situsto nel lato occidentale del Gol-
fo della Spezia alla base del monte della
Castellana, nel fondo di un'anse, o cala
che internaci im terraferma fra*Marola e
il Larzareto di Varigoano.
Fa Feszano sino dal secolo IX uno dei
feudi appartrarti ai mare. Malsspina e
Jero consorti, rammentato negli atti di do.
nazione fatti al mon. di S. Venerio pel
Golfestesso. Con ono dei quali istrumenti,
srritto ia Arcola li 6 genn. 1052, il march.
Guidone figlio del fe march. Alberto,
concese a mon. di S. Veneri nell'isola
di Tiro esaggiore, (oggi del Tino) la
suoi beni situati nei luoghi
di Vafiguano, di Panicaglia e in Cignano
dino al Frizano e al Capo di Monte. La
siena elargizione, nel 3 sett. 1058, venne
compartita a quel monastero dal march.
Qherto figlio Pos march. Alberto. (Mo-
turon. das. Estene.) ©
La per. di $ Gin. Battieta a Fezzano
sel 1832 contera Gig abit. *
FIANO, o ALFIANO la Vald'Ela.
— Fed. Arruso.
FIANO nella Valle del Serchio, Vill
esa perr. (S. Pietro) nel piv. di Vald*
Ottaro, Com. Giur. Dice. e Due. di Lee.
«s, de cui il vill. di Fiano è circa 8 migl.
a mentro,
È situato in costa sei poggi che scendo-
ne da Moato-magno, i quali dividono la
vallecola della Freddana da quella del
terr. Padogne.
8. Pietro a Fiano conte £34 abit.
FIATTONE, o FIATTONI sella Valle
del Serchio, Vill. e castellare com perr. ($.
Pietre) nelle Com. Gier. e miglia fa
tett. di Gallicano, Dioc. e Doe. di Lucca.
Risiede sopra una repe a cavaliere del
‘L Serchio, sull'ultima propagine dell'Alpe
Apuma spettante all'4/pe della Croce, la
quale diramazione si estende sino alla ri-
v destri del Serchio.
FIBB 195
Ls rocca di Fisttone fu smantellata nel
1170, all’occasione della guerra fra i Pi-
ni e i Lacchesi. (Seacamm. Cronacle
Lucchesi. MSS.)
Non vi sono dati da assicurare, se di
costà jrsesse il nome la famiglia Iucchese,
delta de'Fiattoni o Fiadinî, cui sppar-
tenne l’erudito vescovo fra Tolomeo Luc-
chese, suttre della storia ecclesiastica e
degl nali di Lacca. = © .
S. Pietro a Fiattone conta 280 abit.
FIBBIALLA di Valle-Ariana solla Pe-
scia di Collodi. Cas. già cast. con pirr.
mel piv. di S. Martino a Medicina, Com.
Gior. e circa 3 migl. a sett-grec. di Vil-
la.Basilica, Dioe. e Duc. di Luoca. .
È posto in poggio sullo sprone meridio
nale che scende dal monte di Battifolle
fra le due Gumane che di Pescia maggio-
re e di Pescia minore, cuia di Collodi
la denominazione.
N cast. di Fibbialla fa tolto-ai Luc-
chesi dall'esercito della Rep. fior. durante
la guerra del 1429 al 1440, € restituito
dai Fiorentini alla Rep. di Lecca nel
marso del 1462 — Wed. Cotton.
8. Michele a Fibbialla ba*184 abit.
FIBBIALLA ve’CANONICI nella Val-
Ve del Serchio. Vill. che dà il titolo alla
parr di S. Pletro a PobbieZ/a nel piv. di
8. Macario, Com. Giur. e circa 8 migl. a
scir. di Camajore, Dico. e Duc. di Lucra.
La situzzione di questo cesale di Fil
Ebbe de’Catonici,
stante a la sua corte fa donata sino
dal 1113 (22 loglio) da diversi condomisi
al capitolo della cattedrale di &. Martino
di Lucca, convalidala în segui
pitolo, dai sovrani Arrigo III (2nno 1124)
Folcrio 1 (ano 1198) e dal duca Guel-
fo marchese di Toscens (anno 1160).
8. Pietro a Fibbialla conta 386 abit.
FIBBIANA (Pibiana e Fabiana) nel
Vald’Arno inferiore. Vill. com pare. ($.
Maria) nel piv. di Empoli, Com. Giar.
emigl.a fa pon di Montelapo, Dice. e
La perr. di S. Pietro a Fialtone era tra Comp. di
quelle succursali della pieve di Fosciana,
Guafermeta a) suo pievano dal post. Alcs-
adrò INI con bolla concistoriale data in
Benevento i 23 die. 1168, :
Trovasi in pianora lungo la ripa sioî.
stra dell'Arno premo il navalestro di Fib-
biana « Ia torre dei Fressobaidi, dove’già
fa una pescaja con mulino, rammentata
106 FIBB
all'art. Anso, come quella della quale ivi
si conservano visibili tracce nelle sostuu-
zioni di nn edifizio da mulino.
I primi signori di Fibbiana, di Pon-
tormo e di altri luogbi
prono sino dal 580 tra quei
godanli che fondarono ia badia
vino presso Pita. I quali nobili auegna-
rono in dote al mon. medesimo, molte
corti @ giuspadronati di chiese di loro
proprietà, situate nelle Colline pisa
Maremma e nella Valle dell'Arno fra Pi-
sa eFirenze; e compresero in tale dono
le corti di Pontormo, di Empoli e di Fib-
biuna con tutte le loro apparte
Nel rec. XII lo storia segui
fra i signori di Fibbiana i conti di Capraja
edi Pontormo, alla di cui prosapia apper-
teneva quel Gottifredo del C. Alberto ve.
scovo di Fireoze, il quale, a di 13 novem-
bre 1142, confermò el mon. de'$S. Tom-
masi c Giorgio a Capraja, dov'era badessa
la sua cogina Berta Gglia del conte Ilde-
brando, tutte le decime che il C. Alberto
padre del vescoro Gottifredo e il conte
Na-brando genitore di essa Berta. averano
offerte alla chiesa e monastero medesi-
mo con una porzione dei loro poses-
si posti in Fibbiasa e altrove. (Lam.
Monum. Eccl. Flor. — Criaccemi. Dei
la quale i conti di Capraja ebbero consor-
teria, e lo strrama a comune (consisten-
te in tre spade » sghembo), non che i
poreni e i giaspadronati delle chiese.
vidi Maonelli subentrare
iritti dei conti di Capraja anticbi
eve di Settimo e di S. Maria
tti che tuttora mantengono.
Che perciò si rende probabile che, per
cagione della stessa consorteria, sino dal
1342, insorgessero controversie fra i Man-
nelli e i conti di. Pontormo e di Capreja.
Controversie, che promossero in quell'an-
mo stesso un lodo del duca d’Atene allora
signore di Firenze, per ristabilire la pece
fre le doe famighe, nella quale si trovano
meminati da trenta individui. (Manni. Si-
gilli antichi. T. XI. Sigillo VI.) —
Fed. Posrosmo, e Sermimo (Pieve a).
ba perr. di S. Maria a Fibbiana conta
663 abit.
FIES
FIBBIANO in Vald'Era. — Ved. Fa
mano (S,) di Fisuaro.
FIBBIASTRI nel Val-d'Arno inferiore.
Borgata dove fo una chiesa parr. (S. Ma-
ria della nevo) Giliale annema alla pieve
i bri
pendice eccillent. della città di Sanmi-
miato, fra il subborgo di S. Chiara e il ca-
tello di Cigoli.
Della villa di Fibbiastri fece meo:
Giovapni Lelmi nella sua cronica Soi
Diatese, all'aano 1316 sotto il di 37
aprile, quando Ugoocione della Faggioola
e signore di Pisa con i snoi Ghi-
mosse dalla balia di S. Gonda
per predare e dare il guaato alle ville di
Monte Donico, Bacoli e Scoccolino, arri-
vando infino a Fibbiastri, presso S. Chie
ra, e per la via di Felcino.
La perr. di Fibbiastri trovasi notata nel
registro delle chiese della diocesi di Lucca
fatto nel 1260, Essa fa sopprema cul de-
clinare del aecolo XVIII, poichè nella sts-
tistica della diocesi’ Sanminiatrve dell’ao-
no 1745 contava la soa cora 662 abit.
FIBOCCHI (CASTIGLION.). — Wed.
Casnicuos-Fisoccsi.
Ficasozo in Val-di-Pesa. Cas. perdoto
ehe dava il nomignolo alla chiesa di $,
Giovanni a Ficajolo nel piv. di 8. Leoli
no a Panzano, Com. e ..di Grero,
Dice. di Fiesole, Comp. di Firense..
Ficarra (Monre) in Valdi-Greve. —
Wed. Moxre-Fionaru.
Fiesnzro (Piarz di) in Val-di.Chiana.
— Ved. Mascaipo in Vel-di-Chiana.
Ficanzro in Val-di.Sieve. Cas. perduto
nel piv. di S. Cresci in Val-Cava, Com. e
Giur. del Borgo 8.‘ Lorenzo, Dioc. e Comp.
di Firenze,
Ficzccaro, — Ved. Focscemo. .
FIESCHI nel littorale di Lani. Con-
trada arenosa sparsa di macchia basa e di
selve di pini e di piuppi fra la bocca della *
Gumana Parnignola e la Marinella di Lo.
ni nella perr. di Cassano, Com. e circa 3
migl. a ostr. di Castelnuovo di- Magra,
Mandamento e Dioc. di Sarzana, Provin-
cia di Levante, R. Sardo.
Porta il nome dalla nobil famiglia de’
conti Fieschi di Levagna, che questo ter.
reno da lunga età poniedono. _
FIES
FIESOLE (Fesulee) Città entichie
time, di cui sussistono da tre lati i resti
delte ciclopiche sue mara, ridolta quasi al
biente per scarsezza di abitazioni e di abi.
tasti, mentre le sue lici di ebiese, di
monasteri, di ville e di storiri palazzi sono
ripiene. È capolnogo di Comunità, residen-
23 di va pulrstà minore sotto la cascelle-
ria criminale di Firenze, sede di un antico
vescovato, el Comp. fior.
Misiede nel gr. 38° 57’ long. 43° 48°
97° latit.. a 575 br. sopra il Jivello de) Me-
diterranco, calcolato dal prato davaoti il
«eavento de'FratiFrancrscani,dov’era l’an-
tica recca, sopra un continuato poggio di
duro macigno, alle cui falde scorre dalla
perte di maestr. e pon. il torr. Afugnone,
mentre poro lurigi dalla sna base meridio-
sale posta il 6. Arno di mezzo a Firenze,
ebe appena è 3 miglia discusta dalla soa
La ua origine è cotanto remota che si
è perdute fra la caligine dei, secoli, ad on.
ta che molti abbiano tentato d'indagerla
‘ll'etimologia del suo nome, appoggi
desi benespesso a favolose novelle, talvolta
ad archeologiche congetture e quasi sem»
pre a indezioni poetiche e immaginarie,
per darle una nascita remotissima, shbli-
mej in guisa tale che per avventura non
le maseò che un Virgilio per fer di Fie-
sele Alba di un altra Roma. "
Per verità le vicende storiche di Fie-
tale e del suo contado collegansi, a sotto
aleuni rapporti s’immedesimano in guis
cea quelle più vetuste di Firenze, che
non si peò raionevolmente far di-manro
di riepilogare le più emenziali, onde farle
servire di esordio e di appoggio alla storia
sell’origine è incremento della sua bella
figlie Firenze. îî
Fiesoleda molti secoli smantoTiata e diser-
tala. non già per asprezza di clima,o incomo-
diti del sito, che di questo più salubre nè
più temperato © più ameno si potrebbe da
0gri altra città desiderare, ma per la pros-
timanza grandissima a Firente che insie-
me con le ricchezze le più influenti fami-
flies 1è richiamò, Fiesole, come dimi, non
preenta altre vestigie della gna antica im-
perfinza se non che la celebrità del nome
accompagnata dai momentosi ruderi delle
me mrazlie, mentre ogni altro avanzo di
recchi edifizj, che si additano come i più
veinsti, appartengono si tenspi del romano
FIES
fmpero, senza dire di quel
conta di un'età posteriore.
Di Fiesole etrusca non ne sappiamo
niente più che di Luni e di Tiferno, tat-
te tre città, al pari di Lucca, sul confine o
solle porte dell'Etroria; siccome fa di-
stinta più specialmente questa di Fieso-
Se dal rumano orature. A tale dichiarazio-
me accrescono fede*Pulibio e Strabone, il
primo dei quali accertò, che i Liguri, ai
i ibal
107
più che ivi
del territorio di Arezzo, segnando l'Arno
per linea di demarcazione fra il loro pae-
se e quello degli Etruschi.
Nè molto diversatneote da Polibiosi es
preme il greco geografo, tostéchè pose la Li-
guria nelli stessi Appennini fra la Gallia Ci»
spadana e l'Etruria, e lostcéhè circosrise
quest’ultima regione fra le radici meridio=
nali dell’Appennino, il corso del. Tevere e
it mare inferiore, deito perciò Tirreno, 0
Toscano. (Sraarow. Geogr. lib. V.)
Non è da dire per altro che ii coro
preciso dell’Arno fosse da un lato ‘la linea
costante di demarcazione dell'Etraria con
quella de’Ligeri, siccome non può dirvi,
che ia tutti i laoghi il Tevere dividene
la regione degli Etroschi dall'Umbria,
dalla Sebina e dal Lazio.
Emsendochè i popoli dell'Etraria pro.
priamente detta, parlando dei tempi prese.
cennati, tennero dal lato orcidentale l'una
© l’altra riva dell'Arno con fl parse in-
torno ; @ dal lato orientale sembra che
fn qualche luogo oltrepsssassero le sponde
del Tevere. Rapporto alla prima parte, ne
abbiamo la prova in Pisa e nel territorio
di Luni, che sino al Golfo della Spezia
con l'Etrasca regione negli ultimi tempi
della Romana Repubblica si_ estendeva;
13 dichiara ‘la città di Fiesole che fa
sempre degli Etruschi, sebbene situata con
una grao parte del suo contado fra l’Ap-
pennino e l'Arno, mentre dalla parte del!
Tevere può citarsi Tiferno (Città di Ca-
stello) che fo volta degli Umbri, e
quindi etempi di Plinio il giovane riguar=
davasi percittà Ei
Lasciando però di Fiesole le cose anti-
chissime e più favolose che simili al vero,
come dette abbastanza da altri; che ella
fome una delle prime città edificate in Ita
Lia, se non una delle 12 capitali della Tor
208 FIES
neana; che si gorernane come le altre con
leggi proprie e a modo delle repobbliche ;
che soggiacesse al pari di Arezzo, di Chiu-
si, di Volterra. e forse all'età medesima
(circa l’anno U. C. 74) al dominio dei
Romani, soa vi ha cagione da dubi
mè motive da riendarvi
Altronde sarebbe inutile il retrocedere
verso quella età che trascorse dall'Etruseo
dominio a quello della Romana repubblica,
giacchè la prime volta che acatesi ram
mentare Fiesole, ma appena per incidenza
dai greci 0 romani scrittori, è nelle duei-
chità Romane di Dionisio di Alicarnasso,
all'anno 3og innanzi G. C., ossia 444 dopo
le fondazione di Roma. — Quasi un secolo
più tardi ci trova di Fiesole an cenno re-
egli diecuere della battaglia data dai Galli
preno Chiesi. Vicino a quesl'altimo tem-
po (2ono 219 prima di G. C.) ne fa meo.
Rione T. Livio (Miscor. Row. lib. XXII)
quando rasconta il paseggio di Ansibale
ia Togeta bella Toscana, ot-
ppenainode’Liguri, e quis-
di la fertile regione dei csmpi Etruschi
tra Fiesole e Arezzo; e un enso dopo, al
dire di Silio Italico (De-bello Punico. lib.
111) una coorte di Fiesolani, paese che
avera sommo credito nella sciensa sru-
epicina, si trovò tra le file romane ella
battaglia di Canoe:
Adfuit et sscris interpros fulminie alis
Foesula.
Finalmente Cicerone più a Inngo si
trattiene a discorrere di quel Manlio ami.
60 e capo della congiura di Catilina, che
apparteneva a uma potente famiglia della
eolonia Fiesolana stabilita da Silla sul ter-
gitorio tolto agli antichi abitatori di quel
municipio.
Quali, quenti è dove fomero i prodi
Fiesolani pubblicati i ai fave
fori e si legionarj di Silla, mancano do
cumenti per asserirlo, siocome egualmen-
fie muta è rimasta la storia rapporto alla
quantità e ubicazione dei terreni della no-
vella colonia Gorentina dedutta appena
40 ansi dopo la Gesolana, che tanti a vn
Girca ne torsero dalla dittatura di Silla
alla vittoria di Perugia, quando Cesare
Ottzyiano vincitore dei suoi colleghi
tische di eaziare l'iagordigia di 170,000
FI1ES
soldati a danno degli erarj comenitativi,
del teuro sacro, delle proprietà privne
che togliere si vedevano agli antichi
coloni, si cittadini dei manicipj, ai più
ricchi ed ubertosi territorj delle città d'
Italia, senza dare e senza promettere la
tninima retribuzione a chi ne restava spe
Gliato, ed afBitto.
Le violenze dei Silleni, rapporto alla
mostra Toscana, contre i i indige-
ni degli antichi contadi di Fiesole, di Vol.
terra e di Arezzo, furono senza dubbio di
gran lunga minori di quelle che vensero
esercitate dai veterani di Aogusto. I quali
si erano resi già padroni delle nostre Ms
remme col pretesto di custodire il littora
le dalle scorrerie de'oorsari sotto il comso-
do di Sesto Pompeo, *
* Pacifici cittadini d'ogni claue e di ogni
età si videro iu quelli anni sodare ramie-
ghi e tapini per le vie, spogliati di sostan-
2e, di abitezione e di poderi. La desnlazio.
ne e le lacrime delle madri, de’fancialii
e dei veschi dhe da ogni parte accorrevano.
@ Roma per chiedere giustizia da un im
potente e servile senato, furomo con tali
6 sl forti colori dipinte selle loro istorie
da Dione Cassio e da Appiano Alemandri-
no, che faono inorridire chiunque ha ses-
timento di equità.
Un’egual sorte dorè tuccare ai Fiesole-
ni, fossero stati essi seguaci del compremo
partito di Pompeo, o di qualché estisto
rivale di Ottaviano. Avvegnachè simili co-
cuparioni delle sostanze altrui si operase-
ro, dirò, quasi senza legge e senza regola,
er quanto una ia apparenza dai condot-
tieri della colonia fiorentina se he invo
casse (la legge Giulia): cusì non sarebbe,
fuori di ogni regione, chi ricercame in
fatta divisione del territorio ficsolano a
favore della colonia Gorentios la primà
srigine e istituzione di quest'ultimo cos-
Tafatti se si dà en'occhiata alla situa-
zione e vicinabsa di Firenze alla soa ma
dre patria, alla reciproca promiscuità del
due territorj posti in una istema romana
tribù (la Sepinia), promiscuità che si
mantenne nei secoli posteriori, noa vi è
ragione che vaglia a contralire chi dicesse:
che da tale divisione fosse costituito il com.
tado fiorentino im mezzo al ficsolano, san-
sionato ia segnito dal governo politico isa-
periale, e cs solenne suggello conferme»
FIES
ta. allorchè furono stabiliti i confini e le
giurisdizioni rpettive delle due diocesi
ecclesiastiche. — Med. Diocen di Fis-
FIES 109
{1 nome di città, la giurisdizione sua pro-
pris, e di emere la sede di uno dei
più antichi vescovati della Toscana, isti-
taito in un tempo, in cai il circondario
civile di una città soleva servire di norma
e di limite a quello della giurisdizione
eoclesiastica.
Se peraltro l'istoria di Fiesole atempi
Etruschi e Romani sterile di fatti si pre-
senta anzi che nò, esa anche più incerta
€ languida diviene nell’età posteriore;
per modo che in mezzo a questo bujo, do-.
ve non sì può camminare per la pesta, con-
viene andare a tastoni il megliv che si
poò, e sempre a gran rischio d’incontrare
dei precipizj. .
Ognuno sa, che- nella prima inverione
dei Goti e dei Sciti in Italia, quasi appe.
na incominciato il quinto seculo dell'era
volgare, allorchè Redagazio con numerose
orda di barbari penetrò nella Toscana, giò
occupava Fiesole e i suoi contorni, quin
do gli si fece incontro il gran Stilicone per
costernarto. Imperocchè nei monti Gesolani
Radagasio con Latte le sue genti venne asse=
diato, vinto e preso. Tanto e sì copioso fu il
numero de'prigioni fatti in tale strategica,
chedai vincitori sì venderono ai paesani per
pochissimi denari a guisa di pecore. Sen-
nonchè una ferimima epidemia, soprag-
giunta ai patimenti sofferti, ritulte si com-
pratori quel nuovo acquisto di servi op-
portunoa ripopolare le già. deserte campa-
56; e l'ora estrema della vita politica di
Fiesole era già per battere, siccome anda-
va con essa sd avricinarai quella della.ca-
dute dell'impero di ocridente.
Imperocchè la malaventura di Radagasio
mon bastò a tenere in freno, o neghittose,
fiere tribù della nordica regione, le quali,
avendo radunato nuora e copiosissime mi-
lizie, tornarono a combaltere l’armata dei
Greci in Italia.
Stavasi il re Vitige col suai Goti, l'an
no 539 dell’E. V., studiando la maniera
di mantenersi in possesso delle provincie
italiane, mentre l’imperatore Giustiniano *
faceva ogni possa. per riconquistarle con
. rinfreseati eserciti che affidò al comando
» del gran Beliurio.
lustro in cui la stesa città a quell'epoca
di menteneva. — Masopratattola più elo-
quuente riprova per la parte politica si è
Questa, di avere Fiesole conservato sempre
vi
Era in quel tempo la città di Fie.
sole talmente forte e si ben difesa, che il
greco generale d’armata dovette distaccare
dal sunesercito due valenti uffiziali, Cipria-
no e Giustino, per esegairne un formale
15 °
210 FIES
medio, nel che egli inventiva la
città di Osimo. Infatti dopo molto tempo
e fatiche, vane fatto ai due capitani sun-
nominati di costringere il presidio di Fie-
vole per penuria di vettoraglia a capitola.
re la resa.
Qual sorte toccasse a questa città dopo
la soa cadata (dall'anno 539 in poi) la sto-
ria von lo dior, nè più la remmenta orme
luogo atto alla difesa. Paria bensì all’anno
542 della vittoria riportata da Totila so-
pra i Greci, e di ciò che avvenne in conse-
guenza di quella. quando il re dei Goti
epedi un esercito in Toscana per assedia-
re Firenze, alla cai difesa era quello stes.
s0 capitano Giostino che poco prima aveva
conquistata la città di Fiesole. E fu per
soccorrere isamente Firenze che il
generale in capo Belisario distaocò tre di-
visioni, le quali investirono e vinsero l’ar-
mata de'Goti nella contrada del Mugello.
Pare da ciò, che, ad cata della copitola-
zione onorevole del 539, indicata da Pro-
copio, di conservare la vinta Fiesole, que
sta venine dal comandante Giustino sman-
teWlata, e più che altrove dal lato che guarda
Firenze; (siccome da questa parte tuttora
appariscono minori le vestigie delle sue
muoragli) per fare probabilmente d'allora
in ia poi di Fireuse en nuoto punto mili
8°” a cnta però degli sforzi ch'ebbero are
le armate dell'imp. di Costaptiuopoli, a
fine di ritogliere si barbari i paesi d'ita-
ia, mon giovarono essi contro il valoré di
Totila, al quale arrise la vittoria tanto,
che occupò quasi tutta la penitola. nel
riconquistare la quale
il richiamo di Belisario a Costapi opel
inviò l’eumoco Narsete, come colui che si
E ben corrispmerui fatti all'espettati
fmperocchè vinto e disfatto l'esercito di
Totila con la morte del re, e puco ap
presso anche Teja che gli era surorduto
altro: vò l'anno 553 quando Narsete
aveva già riconquistate tutte le città della
Tostana, ad eccezione di Lucera, che sola
per tre mesi os fer fronte al fsvorito di
Giustiniano. Nel aumeru delle città già
alate in mano ai Goti, e che si ssttoprerro
senza resistenza a Narsete, furupo Volier=
re, Pisa e Firenar, senta ranmentare più
Fiale, che per la situazione montuosa c
FIES
isolata, per la fortezza delle sue mara e
della sua rocca, nel 539 valutavasi da Vi.
tige come un baluardi da puter far froete
all’armata di Bolisario,
Dal semplice cenno di tali cose di fatto
ognun può da per sè stesso conoscere, quan
to sia da prestar fede a quei che le carte
di sogni, come sembra che fomero
gli aulori di certa lergenide circa il medo
cea cui dai Fiurentini, nell'anno toto, fa
sorpresa e abbattuta la città di Fiesole
all’occasione della festa di S. Romolo, e
come da quell'epoca solamente fosse fatto
del fiorentino e del fiesolano un sole c0a-
lado,
Avvegnachè, senza aver duopo di ram-
mentare che la cattedrate di Fiesole, dove
si conservava il corpo di S. Romolo, esi.
steva quasi un miglio faori delle etrusche
mura Gesolane, altri documenti ne avvi-
sano, eserre stato assai prima «del mille il
contado fimolano aggregato, se nea im-
medesizato, a quello di Firenze, quasdo
Già era il Ceponsucco nel mercato
Disceso giù da Fissole.
Lascerò ai più diligenti e. più esperti
di me il considerare, se tale #$gregazione
de’due territorj preacrennati possa rimon-
tare all’epoca della distruzione del regao
de’Goti, nel tempo in cui l'imp. Giostinia
no, che al dire del grau vate Alighieri
Dentro alle leggi trasse il troppo e it
(vero
nel tempo, dissi, che ordinara nuora ri.
partizione territoriale delle provincie d'
Ttalia, € che probabilmente erigeva coo
provvisione parziale i subalterni distretti
di alcune città.
Nè io saperi qual divisione giurisdizionale
campo e quinili adottata, comecchè di un
regulamento politico introdotto nell’inten
rezno corso fra l’espuliune dei Goti e 1’
entiata dei Loogubirdi i im Italia (dal 553
al 568) si n cepno in Paolo Dia
cono e nel Pontificale Ravennate.
Dalla guerra gotica iu poi la storia
può dirsi taciturna relativamente a Fie-
tule; e quel poco, che ad essa riferisce,
sembra limitarsi alle vicende della sua
chiesa episcopale. Avvegaachè Ficsoje, dopo.
sivà alta ora di un semplice ca-
nello e talvolta di corte.
Infotti negli atti della vita di S. Ales
ssadro vescovo di Firsule si viene a sco-
prire, che sino dalla prima invasione dei
Leguberdi forono tolti molti beni
Esamdite be istauze dal re Autari, ritor-
mava Alessandro alla sua sede cua il real
privilegio, quando per malvagità degli
usurpatori delie sue rendite, fu gettato da
mi uel Reno bilognese, ove colse la pal-
ma del martirio.
Ha che lacrimevole siato sul declinare
del serolo mestesimo fuse ridutte la mensa
vescurile di Fiesule, lu disc il pont. S. Gre
gono Magno in un'epistola a Venanzio ve
scovo di Luni, (lib. mu, cpist. 44) cui
rarcomandava di soccorrere quella chi
csdata io puvera fortuna; comecchè a
tante bisogne nom potesse ri il me
parare
schino soccorso di pochi soldi che con
lettera si domandavana.
La storia cromokgiea dei vescovi di
Firiole è interrotta al pari di quella del
princi,
Quasi alla metà del secolo IX; giacchè più
mon si trova alcun prelato che sodlesse in
quelli caitedra, fuuri del vescuto Teodal
de. Il quale preside comparve nel 715 a
Siena come testimone nella osusa fra il
vescovo di quella città e il gerarca areti-
mo Dupo Trudaldo noa si affaccia altri
che Geusolfu vescovo Fiesolano sottmscritto
al concilio Romano preseduto dal pont.
Eagrnio II, nell'anno 826.
NelPanno 844 il santo vescovo Dinato
di Scozia recossi dalla sua sele di Fiesole
a Boma trovandolo presente all'incorona-
riese di Lodovico 1I figlio di Lotario I:
€ coli lo stesso Donato due altre volte ritor-
nò per assistere cioè, nell'853, sl concilio
Remano tenoto dal pont. Leone IV, e l
sitima volta al coscilio Lateranense ce-
Iebrato ott’anni dopo (861) sotto il ponli-
ficati reculò IL
amtico arcidiacono, fra quelli cono-
sciuti, della cattedrale di Ficsole, in quel
£. Andeva di sazione scoszese, il quale in-
uitme col eno pastore S. Donato pure di
FIES ti
Sonzia, edificò il mon. di S. Martino a
Mensola, e nella di cui chiesa gli fa pui
dedicata uns cappella per venerare le sue
reliquie. — Fed. Messori (S. Mantis 2).
Ja questo frattempo, per il lasso di
circa 4 30 anni, non riesci tampoco all'eru-
ditissimo Borghini di trovare memoria che
in si lungo intervallo mostrawe alcun ve-
scovo di Firenze, meno fortunato în ciò
dell’Ughelli e del Cerrecchini, i quali
Ma della decadenza e miseria della cat-
tedrale fiesolana ne fornisce nuovo argo.
tento, sebbene meno antico di quella poco
sopra rammentato, un diploma dell’imp.
Guido, spedito in Pavia li 26 marzo dell’
anno 890, col quale si concedono a Zano-
rescovo di Fiesole per la sua catte-
arie corti e terreni, compresa la
villa di Sala (attualmente Saletta) posto
di là da Fiesole, e che dichiara situata in
comitatu Fesulano et Florentino.
Dalle quali espressioni sembra apparire,
che i due contadi fior
già da quel tempo, e forse di
nanzi, erano riuniti ad una medesima gi
risdizione civile, sotto il capo del governo
della provincia, ch'era il conte di Fi-
renze.
Nè questo è il solo fra i molti esempj
che avrei da poter mettere in carapo, se fus»
se questoaltro libroche nn dizionario isto-
riunione dei due distretti (Morentino e fie
solano) non avvenne la prima volta nell”
anz0,0 poco dopo l’anno 1010, siccome fa
immaginato nella leggenda copiata da Ri-
cordano Malespini e ripetuta da Gioran-
ni Villani. Sceglierò peraltro fra i docu-
menti più opportani a pruvarlo tre carte
della badia di l'assignano, le quali cr offrono
altrettanti esemp] solenni per farci co-.
noscere il contrario di quel che finora in-
Lorno a ciò fu supposto...
La più antica pergamena riguanla un
istrumento del 27 marzo 113, rogato. nel
mon. predetto; fa seconda è scritta uel
mese di maggiu 996 a Castiglione nel ter
ritorio fiorentino, e la terza nel marzo del
dettata Ricavo Valali-Pesa, le
lì esser faite nel
contado,o giudicaria forentinaefirsolana.
Come andassero le bisogne, e in quale
stato si trovasse la città di Fiesole prima
210 FIES
assedio, mel tempo che egli investiva la
città di Osimo, Infatti dopo molto tempo
e fatiche, venne fatto ai due capitani sun.
nominati di costringere il presidio di Fie-
sole per penuria di vettovaglia a capitola.
re la resa.
Qual sorte toccame a questa città dopo
la sca caduta (dall'anno 539 in poi) la sto-
ria non lo dice, nè più la rammenta come
Inogo atto alla difesa. Parla bensi all'anno
lifesa era quello stes-
so capitano Giostino che poco prima aveva
conquistata la città di Fiesole. E fu per
soccorrere isamente Firenze che il
generale in capo Belisario distaocò tre di-
visioni,-le quali investirono e vinsero l’ar-
mata de'Goti nella contrada del Mugello.
Pare da ciò, che, ad onta della copitola-
zione onorevole del 539, indicata da Pro-
dopio, di conservare la vinta Fiesole, que
sta venine dal comandante Giustino sman-
tellata, e più che altruve dal lato che guarda
Firenze, (siccome da questa parte tuttora
avpariscono minori le vestigie delle sue
muraglie) per fare probabilmente d'allora
in poi di Fireuse an nuoto punto mili-
tare:
Adonta però degli sforzi ch'ebbero a fare
le armate dell’imp. di Costaptinopoli, a
fine di ritogliere ai barberi i paesi d'Ita-
lia, mon giovarono essi contro il valore di
Totila, al quale srrise
che occupò quasi tutta
riconquistare la quale Giustiniano dopo
il richiamo di Belisario a Costantinopoli,
inviò l’eunuro Narsete, come colui che si
presomeva assai-pratico e più abile dell’
altro duce negli affari d'Italia.
E ben corrispmerui fatti all’espett:
imperocchè vinto e disfatto l'eserri
Totila con la morte del re, e poco ap-
preso anche Teja che gli era surorduto
ivò l'anno 553 quanilo Narsete
riconquistate tutte le città della
Toscana, ad eccezione di Lucca, che sola
Per tre mesi mò fer fronte al favorito di
Giuttiniano. Nel numero delle città già
senza resistenza a Narsete, furono Volter-
re, Pisa e Firenae, senza rammentare più
Finsalg, che per la situazione montuosa e
FIES
isolata, per la fortezza delle sue marne
della cua rocca, nel 539 valutavasi da Vi.
tige come un baluardo da puter far froete
all’armata di Bclisario.
Dal semplice cenno di tali cose di fatto
ognun può da per sà slesso conosoere,quan-
to sia da prestar fede a quei che le carte
empion di sogni, come sembra che fomero
gli autori di certa lergende circa il medo
cea cui dai Fiurentini, nell'anno toro, fa
sorpresa e abbattuta la città di Fiesole
all'occasione della festa di S. Romolo, e
come da quell'epoca solamente fosse fatto
del fiorentino e del fiesolano un sole c08-
tado.
Avvegnachè, senza aver duopo di ram-
mentare che la cattedrate di Fiesole, dove
si conservava il corpo di S. Romolo, esi.
steva quasi un miglio faori delle etrusche
mura fesolane, altri documenti ne arti:
sano, eserre stato assai prima del mille il
contado firtolano aggregato, se noe im-
medesizoato, a quello di Firenze, quasdo
Giù era il Ceponsucco nel mercato
Disceso giù da Fissole.
Laxcerò ai più diligenti e. più esperti
di me il considerare, se tale apgregeioni
de’due territori presccennati possa rimon-
tare all’epoca della distruzione del regao
de’Goti, nel tempoin cui l'imp. Giostisia
no, che al dire del grau vate Alighieri
Dentro alle leggi trase il troppo e ì
(vano
nel tempo, dissi, che ordinava nuora ri-
partizione territoriale delle provincie d'
Italia, e che prubabilmente erigeva con
provrisione parziale i sobalterni distretti
di alcune città.
Nè io saprei qual divisione giurisdizionale
sotto quell’imperatore fome stata messa ia
campo e quinti adottata, comecdlè di ua
regulamento politico introdotto nell'iter
regno corsu fra l’espulsiune dei Goti
entrata dei Longobardi ip Italia (dal 553
al 568) si trovi un cenno in Paolo Dia
cono e nel Pontificale Ravennate.
Dalla gocrra gotica in poi la storia
può dirvi tacituroa relativamente a Pie-
tule; € quel che ad essa riferisce,
vembra limitarsi alle vicende della saa
chiesa episcopale. Avveguachè Ficsoje, dopo
FIES
l'asne 539, si rammenta appena, e quasi
sempre per jocidenza, ora sollo some di
serà i, ora di ua semplice ce-
stella e talvolta di corte.
Infatti negli atti della vita di S, Ales
seadro vescovo di Fiesole si viene a scv-
(prive, che sino dalla prima invasione dei
Lieguberdi furono tolti molti beni alla
meusa vescovile Greolana, per cui il sant”
sumo ricorse personalmente al sovrano.
Eazudite le istauze dal re Autari, ritor-
neva Alessandro alla sna sede coa il real
privilegio, quando per malvagità degli
sssarpatori delie sue rendite, fu gettato da
esi ul Reno belagnese, ove colse la pal-
ma del martirio.
Ta che lacrimevole siato snl declinare
del sernto meesizno fusse ridutta la mensa
vescovile di Fiesole, lu dissc il pont. S. Gre-
gono Magno ia un'epistola a Venanzio ve
souro di L ib. viu, epist. 44) cui
raccomandava di soccorrere quella chiesa
calula in purera fortuna; comecchè a
taste bisogne nom pulesse riparare il me-
selino socrorsu di puchi soldi che con
quella lettera si domandarana.
La storia crunokgica dei vescovi di
Firso!e è interrutta al pori di quella del
mo regime civile e amministrativo, a par-
tire dal principio del seculo VIII sino
quasi alla metà del secolo IX; giacchè più
mon si trova alcun prelato che scilesse in
quella caitedra, fuvti del vescuro Teodal
de. Ii quale preside comparve nel 715 a
Siena come testimone nella osusa fra il
vescovo di quella città e il gerarca areti-
no. Dupo Trudaldo non si affecria altri
che Geusolfu vescoro Fiesolano sottmeritto
al concilio Romano preseduto dal pont.
Eugenio 11, nell’anno 826.
Nell'anno 844 il santo vescovo Diunato
di Scozia recossi dalla sua selle di Fiesole
a Roma trovandolo presente all'incorone-
zione di Losluviev Il figlio di Lotario I:
e coli lo stesso Donato due altre volte ritor-
nò per assistere cioè, nell’853, sl concilio
Remano tenuto dal pont. Leone IV, e 1°
uitime volta al concilio Lateranense ce-
lebrato ott’anai dopo (861) sotto il ponli-
ficato di Nicoslò L
E qui cade il destro di raomentare îl
più aatico arcidiscono, fra quelli cono-
ociati, della cattedrale di Ficsole, in quel
£.Andrva di nazione scossese, il quale in-
sicme col eno pastore S. Donato pure di
FIES i
Sonzia, edificò il mon. di S. Martino a
Mensola, e nella di coi chiesa gli fa poi
dedicata una cappella per venerare le sue
reliquie. — Wed. Mansore (S. Manzo 2).
Jo questo frattempo, per il lasso di
circa 430 anni, non riesci tampoco all'eru-
ditissimo Borghini di trovare memoria che
in si lungo intervallo mostrasse alcun ve-
scovo di Firenze, meno furtnnato in
dell’Ughelli e del Cerrecchini, i quali
infra cutesto spazio di anni scuoprirono dae
altri vescovi della chiesa Gorentina.
Ma della decadenza e miseria della cat-
tedrale fiesolana ne fornisce nuovo argo
mento, sebbene meno antico di quello poco
diploma dell’imp.
anno 890, col quale si concedono a Zano-
bi vescovo di Fiesule per la sua caite-
drale varie corti e terreni, compresa la
villa di Sala (attualmente Saletta) porta
di la da Fiesole, e che dichiara situata in
comitatu Fesulano et Florentino.
Dalle quali espressioni se:nbra apparire,
che i due contedi fiorentino e Gesoleuo,
già da quel tempo, e forse da inulti secoli
riadizione civile, sutto il capo del governo
della provincia, ch'era il conte di Fi-
renze.
Nè questo è il solo fra i molti esempi
che avrei da poter mettere in campo, se fov-
se questoaliro libroche na dizionario isto-
rico, onde persuadere il lettore, che tale
riumione dei due distretti (fiorentino e fie.
leggenda copiata da Ri-
cordano Malespini e ripetuta da Giovan-
pi Villani. Sceglierò peraltro fra i docu-
menti più Opportani a pruvarlo tre carte
'assignano, le quali c1 offrono
j soleoni per furci co-.
i0 di quel che finora ia-
torno a ciò fu sippesto.
La più autica pergamena riguanla un
intrumento del 27 marco 13, rogata nel
mon. predetto; fa seconda è scritta nel
mese di maggio 996 a Castiglione nel ter
ritorio Rorentino, e la terza nel marzo del
994, dettata in Aicavo in Val.li-Pesa, le
quali tutte dichiarano di emer falte nel
contado, giudicaria fiorentinae firsolana.
Come andassero le bisogne, e în quale
alato si trovasse la città di Fiesole prima
112 FIES
del Gaganto toro, lo diranno quei pochi
camonici della cattedrale e di $. Alessandro,
allorchè, nel 167, interrogati dal lire vesco-
vo Zanobi 1} di tal nome, per qual ragione
essi fossero cotanto scarsi di numero, ri-
sposrro: per la distruzione e dissipazione
der beni della chicsa Giesalana, che a quel
tempo trivavasi affatto smunia, desolata
e in rovina.
Commosso da tanta miseria il pio pre-
pate con pubblico istrumento assegnò al
letto clero diversi terreni a Mon
Fanno, la metà delle entrate spetta:
alla chiesa di S. Maria Intemerata (poi
ja Primerana) posta in mezzo alla
Fiesole, e ulire a ciò un podere
t< presso il fivine Mugnone con altro cam-
po pesto in Inopo detto ad Putes (forse le
Puzzelle) presso la chiesa cattedrale di S.
Romolo. Ls qual donazione fere il pre-
fato a condizione, che i pre!
venti le due chiese maggiori (il Doo
moe S. Alessandro) vivessero in comune
nella canonira solto la direzione di Pietro
Prepasto e nel tempo stemo arciprete
quel capitolo. Era forse quello stesso Fie.
tro che succedè a Zanobi JI nella sede
fiesolana, e che nel 984 ottenne due pri-
vilegi dall'imp Ottone III. Col primo di-
ploma, dato li lio nella città di Car
tro poderi, due dei quali posti in S.
Gandenzio, il terzo a Trespiano e il quarto
nella villa di Terenzaoo. Con l'altro pri-
vilezio,firmato nella città di Rossano, pure
in Calabria nel di 31 Ingl. dello steso
anno, fu assegnato alla cattedrale fie-
padronsto del mon. di S. Sal.
presso Pistoja con tatti i
favore di Juccpo Bavaro, di
che con bolla del 25 febb. 1028 trasportò
dentroFiesule, col titolo, le reliquie dell’
anostolo S. Romelo dall'antico duomo, ch*
era situato alle falde del poggio, trasfor
srando quel Incale in una badia. — Ved.
zan Firsorana.
Alla stesso veservo Jacopo Fiesnie de-
“” l'attnale cattedrale, monumento insi-
gne che terrà in pregio e viva, finchè sarà
per durare, la storia del medio tvo relati
FIES
va a cotesta città. La quale poco mancò
che 130 anni dopo nom restsse anche
priva della sede vescuvile, e in
za del nome che solo le resta di città; se
la Rep. Gurentina non si opponeva alle
mire del vesc. Rodolfo II, quando egli vo.
leva fare di Figline una nuova città epi-
scopale, col trasportare in quella chiesa
parrocchiale la cattedra di Fiesole. — Ped.
Ficumz pel Val-d'Arno su
Non corsero però grandi anni che la
fior. sd istanza del pontefice Gre
nel 1228, cedè a Ildebrando ve
iesole per nè e per i suoi succes.
sori il libero possesso e la piena giuristi.
zione della chiesa di S. Ma:
dentro Firenze, obbligendosi
un palazzo snorsso per residenza libera
dei vescori ficsolani; e così offriva sila
storia ecilesiastica l'anomalia di trovare
dentro la siena città due vescovi e due
tadi riuniti in uno solo, — Wed. Fi.
ame.
A ravvivare il lostro e le glorie di
Fiesule, spparve verso la metà del secolo
XIV il santo vescovo Andrea Corsini, che
ridume (13 ottobre 1350) a monastero di
donne suttola regola di S. Agostino quel.
lo delle romite di S. Maris del Fiore a
Fontechiare, posto nel pinnacolo del
poggio dove fa la rocca fiesolana, nelle
case fabbricate a tal vopo dal fiorentino
Lapo di Guglielmo lero Benefartore.
Tale istituzione e conversione di cave
Sparse in un monastero con clausura, fa
preceduta da una sentenza data in Firen-
te li 3 aprile del 1348 nella cappella del
palazzo del Comune, presenti il gonfalonie-
re di Firenze Fra di Lapo di Gio
e Manno Pagni degli Albizzi priore
rti, nel tempo che era potestà mese.
Quirico di mess. Cardolo da Narni. La
qual sentenza fu proferita dal magistrato
degli otto uffiziali della Torre, ivi no-
inquisizione e procedura
promossa sino dal 20 gennajo ultimo
passato (anno 1349 stil. fior.), sd oggeito
di ricuperare tuttii beni in quahiasi mo-
do appartenenti 0 appartenuti al Comune
di Pirenze; et marime quoddam terre-
num, sive summitatem podii super quo
consuevit ese rocca de Fesolit, quod
terrenum vulgariter eppellatur la rocce
F1IES
di Fiesole, et positum est in populo cano»
micne Fesolanse loco dicto di supra a
Sencio Allesandro, cui @ primo est eccl.
$. Allesandri, a secundo, tertio et quore
te Ecerestoz Camonicar Fasoranaz,zr
ao pasrem Episcoparte Fasorantone
— habitogne super illis colloquio cum
dkeasinis Prioribus Artium et Vezillifero
Vmstitice, vigore auctoritatis et boliae
mobis in hac parte concessarum etc, di
thiarano e sentenziano,che il terseno dove
fa la rroca predetta con iutte le sue di-
pendenze doveva appartenere al Comune
di Firenze ammeno che i canonici di Fiesole
mon mostrassero che fosse stato da essi a nome
della lcro chiesa legittimamente comprato
dagli uffziali del Comune stesso, aventi ba-
tia di ciò, satvoil diritto di Lapo di Gugliel-
mo per gli edibzi ivi fabbricati. (Ance.
Du Fion. Mon. di Lepo.)
A mostrare però i dritti di quel capi-
tolo sopra il terreno duve fu la rocca fe
solana, pare che non hastasse il contratto
del 1a dic. 1335, col quale il canonico
esolano Jacopo Frescobaldi, priore di S.
Jacopo oltr'Arno di Firen inò al ca-
pitelo della cattedrale di Fi e per
emo a Filigno proposto della chiesa ho:
las (poi vescoro nel 1337) un perso di
terreno di sua proprietà posto nella som.
mità del monte di Fiesole, in /oco ubi an
tiguitus esse consuevit, et situata fuit
rocca Fesolanae civitatis, confinatum a
prima parte via, a secunda tertia et
quarta camonicae, sive dictae ecclesioe
Fesolanoe, et jus dominii et propriete»
ti domorum ei quorumlibet edificiorum
super dicio petio terrae comstructorum,
salvo jure omnium Heremitarum inhobi-
tantivm in ejs, etc.; il qual possesso fa
alienato per il prezzodì fior. 200d°oro. (1.c.)
Aveva però la chiesa ficsolana e il suo
mettere in campo
sella bolla del ponteice Pasquale Il,
13 marzo del 1103 a Gio-
iesole,mercè la quale gli fa
dominio episcopale e domi-
micale della rocca, e della città Fiesolana.
Che il capitolo oltenese la vittoria in tal
eraflitto, si può arguire dal continuo pos-
sessi, 0 dal diretto dominio in cui, dopo il
corso di fanti secoli, tuttora si trova la
csarmica fiesolane del suolo e del poggio
deve fa la rocca, del foro di Fiesole, delle
FIES 133
vetuste muraglie e del pomerio della città.
Ma le espressioni di tutte quelle bolle pon-
, nelle quali si tratta di confermare il
diritto possessorio di beni già altre volte
donati, sppellano natorslmente a un pre
oedente privilegio perduto, e che dovè ne-
orsariamente sccordusi alla chiesa Ge-
solaoa da qualche imperatore o re d'Îta-
lia—Accadde costà per modo d'esempio le
atesso di quello che si praticò dall'imp. Fe-
igo 1, verso il vesc. di Luni allorchè, nel
1164, donava qual sacco d’ossa le spoglie di
quel curpo estinto, compresori il circatte
delle ene mura, il diruto anfitestro, e la
spiaggia di Lupi. Cosicchè ciò che dalle
leggi civili era stabilito come proprietà
pubblica diventò allora una proprietà pri-
farci vedere, mediante la bolla di Pasqua-
le Il, che, nell’anno 1103, la rocca fieso-
lana era ridotta al niente; cioè, quella roc-
ca medesima da Giovanni Villani rafiigu-
rata 22 anpi dopo (vel 1125) difesa da
gentiluomini, e in tale e sì valido stato,
che solamente dopo ua lungo asedio fu pre»
di
Blia degli amediati: che per forza mai, egli
soggiunge, non l'avrebbero avuta, e fecion-
la tatta abbattere e disfare infini fon.
damenta, com decreto che mai in sù Fieso-
le non s'osasse rifare niuna fortezza. (Cro-
nic. fior. lib. IV, e. 32.)
Se tali documenti sincroni sono suffi-
cienti a rettificare e preseotare nel suo
vero aspetto la storia, non starò a rispon:
dere a tutti quelli che hanno servile.
adottato gli aneddoti storici anteriori
età di Giovanni Villani, scrittore altret-
*tanto semplice e di buona fede,da ammette
re per vere leggende antiche, quanto egli
era preciso e veridico nel descrivere gli
avvenimenti socaduti alla sua età.
Monumenti Etruschi e Romani tutto-
ra esistenti in Fiesole. — Di questi,
€ dialtri molto meno vetusti edifizj di Fre-
sole e dei suoi contorni fece raccolta, e di-
pinse le vedute nel 1814, l'autore dell'Itine-
rario di una giornata d’istrutione a Fiesole,
che in aggiunta alle Lettere fiesolane del
canonico Angelo Maria Bandini, e_del
Viaggio pittorico dell’ab. Francesco Fou-
città di Fiesole, di qual forma, di quanta
114 FIES
mole, e quali siano gli avanzi delle etro.
sche sue mure; l'ubicazione delle sue ab.
battute perte; di qual forma e a quanti
erdini di muraglie fosse la distratta rucca
fiesolans. — Ds quei disegni, asssi meglio
che uulla faccia del luogo, potrà il curioso
riscontrare i ricoperti roderi e sostru-
el tratro fiesolano, poco al di sotto
della cattedrale, mentre più lungi di là
gli si addiitano gli avanzi di romani acque-
dotti e la fontevotterra.
Ji monnmento però, se non più antico
di tutti, il meglio conservato e più di ogni
aliro venerato e pregevole, è la basilica
che i Fiesolani dedicarono al loro santo
vescovo Alesandro.
Tn questo tempio si veggaso in posto e
quasi che intatte 15 delle 18 colonne fa-
cienti ala al corpo di mezzo, le quali divi.
dono la fabbrica in tre corpi o navate.
Quantunque a noi manchino documen.
ti coetanei per potere affermare che sia
stato questo în origine un tempio pagano,
ridotto in seguito per l’uso della rel
cristiana; pure, allorchè sî riflette alla con
srebbero senza dubbio rotte, se
fossero cadate e poi state rialzate da qual-
che abbattnto edifizi
deri che il pavimento interno dell’attuale
Basilica fu riscontrato amai più de
del piane esteriore; e che davanti alla sua
platea in tempi remotissimi erano state
artatamente scavate nel macigno tre gran-
di buche a cilindro rovesciato, reputate
Savisse, e per tali ammeme dall'architetto
Ginseppe Del Rosso, e dal prof.Sebastiano
Ciampi illustrate ; tali e forse altre ragioni
ch'io non produco, possono far eredere, che
la basilica di S. Alessandro, innanzi che si
convertisse in chiesa del Cristianesimo, e
satto-matrice della cattedrale dedicata
la prima volta a S. Pietro ii Jerusalem,
che essa chicsa, io diceva, fosse stata una
hasilica o Inggiato anticamente esisti
presso on temjin papano.
Fra gli avanzi delle opere romane, tro-
vati, ed esistenti ancora in Fiesole, si po-
trebbe indicare all’ercheologo un'ara, o
piuttosto tma base di marmo bianco lunese
jalche statua tattora fuori della
basilica di S. Alessandro, nella quale fu
scolpito in carattere dei buoni tempi il
titolo in più lince rimaste muzze per un’
FIES
incamatara rettangolare etalavi aperta a
asepoca potrior, ode rpor qulhe
tichi edifizj i bassorilievi di pietra del paese,
nel medio evo adoprati per servire di pe-
fapetto a un pozzo nel chiustro della ca-
ponica, dure possono vedersi attualmente
nel muro sotto il portico. Noa starò a dire
fizj più moderni, ovvero trasportati nelle
subiacenti ville, e molti di essi a Firenze,
ove poterli contemplare quasi altrettanti
monumenti gloriosi dell’antica patria. Con-
ciesischè del fasto e opulenza dei Fieso-
lati diede una solenne riprova il console
Cicerone, per far conoscere al
senato di Roma, quento quei Fiesolsoi
derivati dai coloni i si dilettassero
consumanilo le loro iu deliziosi
poderi, in numerosi Fosso nell’imbane
dire sontuusi conviti, mentre per mania di
fabbricare chiamavami beati. (Cicza. Ca-
titin. Il) — Ved. Frassra.
Arroge a ciò la senperta di circa 90 lib.
bre di denari d’argento trovati nel 1839,
scassando uno dei poderi della villa Mozzi,
entro l'antico recinto di Fiesole, nocanto
a uo muro di pietre rettangolari, e a vsa
sottostante cisterna di macigno del pame
scorniciata a Gorari e teste infantili. Poco
lungi di là furono pure dissotterrati alconi
loculi con monete di rame di Massimino imp.
{anno 235 dell'era nostra), mentre nio-
no dei denari d’argento scoperti nel primo
nascoadiglioera di coniu posterioreall'epoca
della congiora di Catilina. Tali giusti ri-
Geni diedero a pensare al ch. antique
rio R csv. Zannoni, che up tal deposito
fosse fatto da qualche pauroso o fuggitivo
dopo la vittoria di Campo Piceno (anno di
Roma 691).
Monumenti sacri del Medio evo. —
Dopo la basilica di S. Alessandro, nella
quale fa collocato il primo battistero di
Fiesole sotto l’invocazione di 5. Pietro in
Gerusalemme (titolo equivalente a S. Pie
tro nel Giordano ossia nel Battistero) ao
L
‘magine si venerava costà sino dal-novoceo»
to, e forse anche prima.
La qual chiesa è rammentata ia en bre-
FIES
ve del vescovo Zasobi Il, all'anno 969, al
lorquaado egli donava al capitolo di Fie-
sale la metà dei beni spettanti alla chiesa
della B, Vergine Intemeruta, compresa
una mansione posta ivi presso, e da esso lui
atquistata per farvi l'abitazione col refet-
torio per il clero delle due chiese maggio
ri, cioè, la cattedrale di S. Romolo, e la
Basilica di S. Alessandro.
La gaale casa © canonica, dopo la co-
ttraziose dell'allra contigua all'attuale
cattedrale, fa convertita sella sala muoi-
Cipale. (Basoun. Leste. fiesol.)
La tavola dell’antichissima immagine
della B. Vergine Maria che si venera nel-
la chica prenominsts, porta il Gesù Bam.
biso diventi al ventre; la qual maniera:
i riebiama alla persecuzione degli Icono-
cladi sotto limp. Leone lszurico (snno
935-341). La chiesa medesizna possedeva
ta quadro pregevole del Lippi, alienato da
Qualche ammo. .Vi si ammira tuttora. nella
Cappella a consu epistòlae un bel basso
rilievo ‘di terra invetriata della Rubbia.
Ma il tempio più vasto è quello dell’at-
tale esttedrale, dove il vegoovo Jacopo
Bevaro nel 1038 trasportò con il titolo le
reliquie di 8, Romolo e di altri santi dal
duomo vecchio sppi del monte riunendovi
fl titolare della pieve di S. Pietro in Ge-
ruselemme accennate.
Sebbene la forma di questa cattedrale
amomigli in gran perte a quella della ma-
Gnibca basilica di S. Miniato al Monte del
re premo Firenze, tanto rappotto allo
Uito della fabbricà in tre navate, quanto
al coro collccato nel piano superiore alla
confessione, ciò. nondimeno non è da cre.
dere che tatto quest'edifizio fosse compi-
to derante la sede del vescovo Bavaro,
rsarigni indica di essere stato accre-
in tempi posteriori, e sino alla metà
del cecolo XII i
Iafatti se si fa attenzione all’impiantito
chiesa posto a un livello di due
bractia inferiore a quello del soolo esté
riore che la circonda ; se si esemina Îl ma-
teriale impiegato nei mmri esterni, i qua-
Ni mari, sebbene tutti dell’istesia pietra dell
peese, si vergono fatti di perzi assi di-
Veni per forma, per mole e per età;
Mierchè si contempla l’interna struttara
delta tribuna sopra la confessione, e quel-
la della navata di mezzo fiancheggiata da 16
elcnne di mecigno (8per parte) e sostenen=
FIES 113
ti archi a sesto intero disegoali fra loro
massimamente i più prowimi all'ingresso
maggiure; se finalmente si posa lucchiv sui
capitelli collueati in origine, 0 ripuri
posteriormente sopra, quei fusti, alcu
dei quali sono di marmo biaoco, ma spro-
porzionati al fusto che li sorregge, di ur-
i lavoro diverso, mes
di emere aj
tenuti a ediGzj
riflessi danvo adito a congetturare, che la
fabbrica della cattedrale ercila dal vesa. Ba-
varo continuasse per un lungo girv di
anni. Infatti che sia stata essa rialzata ©
prolungata di mole dall'anno 1028 siao
almeno al 1256, ce lo indica usa me-
moria inserita in una colonna dellu stemo
trmpio, mentre altra iscrizione nel pavis
mento superiore socenna l'anno 1213, în
cui fu terminata la torre del campanile,
innalzata sino a 70 braccia dal piano ter-
reno per conto dell'Opera.
Non parlo della facciata ch'è lavoro del
secolo XIV compila in tempo del vescui
£. Andrea Corsini, la di cui cattedra
conserva qual monumento di veneraziuge.
Fra gh oggetti di arte più meritevoli
da considerarsi costà sono le diligenti ope-
re di Mino da Fiesole, che scolpi alla me-
tà del secolo XV l'altare della cappella
dirimpetto al deposito del vescuro Leonar=,
do Salutatî, il cui busto è pure lavoro
dello stesso Mino .
Nalla dirò del quadro creduto del Ghir..
landajo, nè degli affreschi di NicudemoFer»
rucei, perchè sono pitture guaste @ quasi
perdute. <-
Nel tempo che si edificava il duomo di
Fiesole fa posta mano alla contigua cass
dello canonica, essendochè il vesc. Bava-
ro con bolla del 1032, dopo la dichiara»
zione di aver innalzato dai foodamenti la.
muova cattedrale di Fiesole, voleva anco
costruire contigua alla chiesa priocipa-
le la canonica, affinchè quel capitolo as.
sidnamente vi dimorasse sotto la presiden..
za del proposto, profesando vita regola».
re. (Uonatti. Za Episcop. Ferul.)
La stersa canonica, dopo quattro secoli:
minacciando rovina, fu restaurata mediau-
te una deliberazione presa nell’anno1439»
Del quale restauro e riparazione abbia.
mo conferma jo una apperto»
nuta al convento di S. Francesco di Fiesox
le, ora nell'Archivio Diplomatico Fiorenr
216 FIES
tino. È un istrumento rogato li 27 luglio
1439 nel popolo di S. Maria in Campo
col quale mess. Salutato di mess. Coluccio
Salutati proposto del capitolo di Fiesole,
ad oggetto di provvedere alla riedificazio.
ne della canonica, comeochè lo impeditse-
ro le gravezze imposte dal Comune di Fi.
renze e dalla Sede apostolica, col consen-
#0 del capitolo fiesolano adunato in S. Ma-
ria in Campo, e con l'epprovazione del ve.
scovo Benozzo, veodè per il prezzo di Go-
sini 30 d'oro a Giovanni di Antonio Pa-
rigi per conto dei Frati di $. Francesco
di Fiesole quattro pezzi di terra nella mi-
sura distsja 10 a corda, e staja Be un ter-
20 a seme; le quali terre si dichiarano si-
toate presso il preaocennato convento dei
Francescani. (Ance. Dirt. Fion, 4, c.)
Tale documento giora to non so-
lo a fissare l'epoca della ricostruzione del
la canonica prenominata, ma serve eiian-
dio a confermare la continazzione del pos-
sesso, a favore della chiesa di Fiesole, di
quel poggio dove fu la rooca, non ostante la
sentenza procunziata li 3 aprile 1348 d:
uffiziali del magistrato della Torre per ri-
vendicare la cosa pubblica allo Stato.
* Erabsi ritirate sino dal secolo XIII sul
io dove fu la rocca fiesclana alcune
romite, dette poi di Lapo dal benefattore
che acquistò e donò loro il locale.
Questo convento è situato sula sommità
del poggio più prominente di Fiesole ver.
so occidente, da dove si vagbeggia tutta
Ie valle di Fireoze, e i deliziosi colli che
gli fanno fiorita corona. La fabbrica riposa
sai fondamenti dell’. li, cesia della
rooca di Fiesole. La quale rocca, secondo i
riscontri istituiti sul posto parve all'archi-
tetto Giuseppe del Romo, che avene nn
triplice recinto di muraglie, l’ultimo dei
quali abbracciava anche il tempio già de-
scritto di S. Alessandro.
Sulla fine del secolo XIV, dopo che le
monache di Lapo erano scese a piè del
monte lungo il torr. Mugnone, in luogo
chiamato Pietrafitta, dove abitano anco.
ra, fu comegnato l'antico loro monastero
ai frati Francescani della Riforma, che vi
si stabilirono, al dire del Wadingo,sino dal
1399, o come vogliono i più, nell'aprile
del 1409. Fu questo il primo convento
dell'Omervanza di tutta la provincia To-
scana di quei Religiosi, famigerato per gli
womini distinti di questa famiglia; tra i
FIES .
quali egli conta (in qualità forse di Ter.
siario) an Niccolò da Uzzano illustre Go-
rentioo, che destinò ana parle del suo pe-
trimonio a sollievo de'poveri e alla fonde
zione dell'ospedale del Ceppo in Fiesole,
non che all'edificazione del palazzo della
Sapienza presso la piazza di S. Mares,
ridotto poi ad uso del serraglio per le Pie
re, e ora a RR. scuderie.
Noo starò qui a rirpil le più asti.
che memorie relative ta Eoavene
di Fiesole, se non per dire, che costà si
conservava la bolla originale del concilio
Ecumenico di Firenze, data li 6 luglio
1439,e sottoscritta da) pont. Eugenio IV,
dall Giovanni Paleologo e da otto
cardinali; bolla che fa consegnata a Fr.
Alberto da Sarteano compagno di $. Ber
pardino per portarla nelle parti di Orieo-
te, accompagnato da un breve pontificio
dato in Firenze li 22 agosto 1439, che lo
nominava commissario nell’India, Etiopia,
Egitto e Gerusalemme per la conversione
degl'Infedeli. Si trovavano pure in cotesto
convento due i
Firence del di 28 agosto 1439, per rac-
comandare Fr. Albertoe i di lui Secpagni
a Giovanni imperatote d'Etiopia e a Tom-
maso imperatore dell'India, entrambi dal
papa tenoti cristiani per fumo.
Altre otto bolle dello stesso Eugenio IV,
date fra il luglio 1442 @ il maggio 143,
esisterano costassù innanzi che fossero tra.
sportate tutte insieme nel R. Arch. Dipl
di Firenze dove. si consertano. Cioque
delle quali sono dirette al medesimo Pr.
Alberto che si trovava ancora in Jtalia,
ora ministro della Provincia della Rifor-
ma, detta di S. Antonio di Padova; ora
Vicario generale dell'Ordine Francesca.
no; mentre l'ultima bolla del 28 maggio
1443 fu spedita da Siena a Fr. Alberto da
Sarteano ed a Jacopo da Montebiosdoso
ounsj alla ch. patsiarcale di Aquileja, co
autorità di poter awolvere dalle censure
quelli i quali sovrenimero con denari l'
armato che si preparava allora dai Vene
ziani e io Ungheria contro il Turco.
Invanzi di scendere dalla sommità del
poggio di Fiesole, e di lasciare il convento
di $. Francesco, fa d'uopo entrare ia
chiesa per contemplare, nel coro una ta-
vola rappreseotante la Madonna incoro.
nata, che è fra le poche opere di Piero di
Cosimo, sebbene abbia ceduto il posto ad
FIES
ne più ampio qeadro dell’altar maggiore
rappresentante le Stlimate di S. Francesco
ron £ Antonio e S. Bernardino. Fu eno
Bortaleemmeo, detto dal Vasari Michrlor-
20 di Michelozzo. di cui è opera la villa
Medici (ora Moczi). Quest'uitima posta
Sini premo è argnelata nella storia non tane
te prr essere stata designata come il luogo
deve dovera scoppiare la rongiara dei
Parsi, ma per tanti letterati che vi abita-
reno, e che ne fecero la residenza dell’acca-
denia platonica sotto Lorenzo il Magnifico.
mn
FIES
Molto tempo dopo la sop
117
del
convento dei Gerolamibi, fu instituita n
le sue Lise Una commen: ibbaziale
la chiesa, e devesi pure a lui il quadro di
8. Girolamo del sel. prof. Sabatelli—Fra
le varic opere d'arti che adornano cotesta
chiesa merita distinzione una tavola di
fr. Angelico de -Fiesole posta nel primo
altare a destra. Nè doveva emere di minor
valore quella dirimpetto, all'altare dei
Rocellai, divisa in trespartiti, se nun fosse
Gotarro mal:senata. Della stessa mano è il
grado della predella, il quale sembra mi-
miato non che dipinto con tale amore, che
assomiglia al fare del monsco Camaldolea-
se Bartolom neo della Gatta.
Ml secondo altare a destre di chi entra
ba un'ancona levorati marmo bianco
da Andrea Ferrucci, autrre pur anco di
tm ciborio a basso riliero murato nella em
Qrestia ; mentre all'ingresso del si
presenta il deposito di Franessco di Giuven
dint
stesso lavorato in porfido sopra
sione nella quale si legge. be che, pera
stato egli il primo a scolpire in guela
dura pietra orientale, lo rammentavi
ezcitanda suorum Municipum
allorchè vivente ti andava preparando nel
1596 quel deposito.
Lo imitòà nèlla stess'arte Romolo, uno
dei quattro figli di Franersco Ferrocci,
cai lasciò il segreto di scolpire in porfido.
Nella contigua parete vedesi un'anti
chissima tavola rappresentante N. Donna
vol santo Bar-bino, dove leggesi il nome
del pittore greco Andrea Rico da Candi
In vicinanza della chiesa de’Gervlamini
sono due oratori, che uno è del Crorifis0,
detto di Fonte-Luceni», sitasto verso mae-
atroe appiè del pàggio dei Frati di Fiesole.
L'altro oratorio dedicato a S. Anseno tro-
vasi enlla strada preo al di sotto della villa
Mozzi, già Medici, E«snefu acquistato dal
ch. Angelo Maria Bantini che lo ridusse
c0tn la case annessa a nn piccolo museo di
piitore e di altri cegelti d’arte, e-poi lo
aergnò con altri fondi in prebenda a un
Buotoesnonieatodella cettedrale di Well
sua petria, con obbligo al prebendato di
sedete costà e d'istruite nbi prieni rodimen:.
16
418 FIES
tii faneinlii della contrada. Ma coleste sone
opere che appellano alla moderna età.
Stabilimenti più moderni di Fiesole.
— Il ceminario vescovile è tal edibizio,
che esso solo (qualera si ecceitai la catte.
dale) sopera tutti gli altri riuniti insieme
della piazza di Fiesole. La sua mole, quella
del daomo con la torre e il convento di $,
Francesco, è tuttociò che può vedersi da
longi circa li «materiale delle superstite
città Gesolana. La fabbrica posa sopra ua
rialto alla base occid. del poggio della roc-
ca con la facciata véita a lev. Ha ua al-
sato di 4 piani, e in una lmogbesza di
«sirca 300 br.
Ebbe tenoe principio mel 1639 del
vere. ‘Lorenzo della Robbia; l’aumentaro.
mo i vescovi suoresmori; nel 1699, Neri
AUoviti; nel 1936, Luigi Stroezi; nel 1937,
il vesc, Francesco Maria Ginori, e nel 1983
si agrionee utili ansesi mons. Ranieri
Mancini. Ma niuno di quei prelati per
venne a faro quanto a prò del seminario
di Fissole fa operato per le ardenti cere
dell’attuale benemerito vescoro Giovanei
Baitista Parretti, che non solamente dal
lato meridionale tetto il corpo della fab.
ma di una bella scala è
Este all'altare dello cappella del se-
minario un quadro con predella di terra
della Robbie, in cui si legge, che fu mo
Guito per ordine del vese. Guglielmo Fol-
FIES
si contemporaneo di fr. Aogelico fa il di.
ligentissimso scultore Mino da Fiesole, che
lasciò nel duomo il suo capo d'opera. A lei
vien dietro Francesco di Giovseni Ferrecci
ilseniore, nato da una famiglia fiesolana che
fu per due secoli ua girato gi artini e di
momini di grande iogegso.
esa appartiene il pittore Ninodemo, pini
tore e ornatista Andrea di Piero, dalla cai
scuola esciromo il Montortoli, il franco or-
matista e scultore Silvio Cosini da Fiesole,
e quel Franorsco Ferrucci giuniore, che
sotto il Granducato di Cosimo I ritrovò la
maniera di scolpire nel porfido. Finalmes-
te devesi rammentare il più famoso di
tatta le famiglia nel capitano Francesco
Ferrucci, il quale comandò gli ullimi
eserciti della Repebblica fioredtina a Em
poli, a Volterra e nella montagna di Pi-
stoja sino alla battaglia di Cavinaoa, dore
perì da forte, — Wed. Camnaza, e Euro.
Jo genere di scienze matematiche fece im.
pressione allo stesso Neuwton ua Filippo
Mangani da Fiesole, di arte contadino; ma
mel secolo trapassato portò sopra ogu'altro
la palma nelle lettere greche, latine e
italiane l'autore del catalogo ragionito
della Lavrenziana, il canonico Anton Maria
Bandini, insigne benefattore della sus pe
tia, per l'instituzione di alcane doti al
le fanciulle, domo di libri d
ietruzione agli educendi del Seminario, di
no maestro di rudimenti, di un medico e
chirurgo pensionati per assistere i poveri
della comunità di Fiesole, e di un canoni.
catoaggiantoalla cattedrale della soa patria.
Diocas: di Piasota e suoi confini. —
Che i vescovi delle diocesi antiche, com'
è senza fallo questa di Fiesole, ostendesse-
ro la loro giurisdizione a tenore del distret-
fo civile delle città dove fimerono la lo-
ro sede, sembra una verità dimostrata si
no da quando il pont. Sisto IT, 0 come altri
. Felice I, (fra il 259 e il 270
dell'E. V.) deoretà, che non si polese so-
onsare un chierico foeri della sua provis-
cia. (Grariam. Decreta Sizti Il.)
L'ostscolo maggiore si è quello d'igno
rare quante fossero le diocesi della Tosca-
ma sottoposte al suo metropolitano, e 9 e que
Ha un diprene i confini dei contadi
dele gieriadizioni civili delle singole città
della Toscana medesima all'epoca dell'e
ditio dell'imperatore Graziano, pobblicate
fm Toeveri fi 32 aprile dell'anno 35€
FIE$S 119
Giù dieei, che oscara e confusa riesce la
le sua diocesi e del fenomeno di tro.
+ warla spartita in due territor] l'ono doll
altrò isolati,
Appellasi a tale effetto Teola di Fiesole
la contrada cireoscritta da quel pezzo di
+ diocesi che gira intorno alle dirute mara
+ € alle pendici del colle fesolano, com.
prendendofi suburbiodella stessa città. Esso
abbraccia 22 perroschie, fra le quali vi
: contano, la canonica della eottedrale e le
Itro chiese plebane di Monte. h
di'obeco, di Maccibolie di Momcnilta
Quest'oltima pieve, la più orientale di
tutte quelle dell’isola di Fiesole, confina
£ lev. con Il Monte-Fiesole, comecchè emo
alla diocesi Gorentina, che gira
intorno all'isola da tutti i lati, sebbene a
una certa distanza ritorni a confine dal
lato op la diocesi Gesolane. Cosicchè
{1 corpo distaccato dalla testa è serrato
fra la diocesi di Firense che lo costeggia
dal lato di pon. e quella di Arezzo che gli
resta a contatto dalla parte opposta di lev ,
menire per più corto tragitto la Gesolena
confina dal lato di sett. con le diocesi tran-
Siena, dove è a contatto con la dioc. di que:
st'ultima città. —Innansi che venissero score
porati nel 1593 i popoli della Castellina
del Chianti, di & Fedele a Paterno, di &.
Leolino in Conio, di 8. Miniato a Foote.
Ratoli e di S. Michele a Rencine per noirti
alla nuova diocesi di Colle, cotesta di Fie-
vole pesetrava nella valle saperiore del-
l'Elsa e si coegiungera da quel lato con
l’antico territorio della diocesi di Volten.
re. — Ped. Corta di Var-d'Eua.
Il perimetro attoale della diocesi Sesola-
fo pregare dall'isola sobarbene, mi sem.
bra si come
Percile delle vita dala. da’
Arno alla confiuenza della Sieve confica
con la diocesi forentina mediante quest’
ultima fiamana, che rimonta sino allo
abooso del torr. a pere il
do da pon. a masstr. percorre lungo
sponda sinistra del torrente
20 a che lo attraversa fra T'issino © $, Be:
vello per selire lungo il contrafforte che
staconsi dall’Appenzino fra il torr. Corel»
120 FIES
la e quelle di S. Bavello. A questa cima
il territori» della dicorsi ficsolana oltrepse-
sappennina di Faenza: e insieme con esra
scende verso il fosso de' Romiti sino alla cs-
duta di 4cquacheta celebrata dall’esule
porta, volgarmente detta la Caduta di
Dante. Costà lasciandoa gree. l'Acquache-
ra rale il monte di Londo, quindi per le
prata dell’Adriasso si dirige sul monte
della Penna, edi Faggio si
‘attraversa on
porn al di cotto dell'Ossersa nuove. Di-
rimpetto alla quale trova la foce del torr.
Troncalossa nel fos«n di S. Benedetto.
«endo il-nome nel fi. Montone. Quà lasci
la dior. di Faepra e trova quella di Ber.
tinoro, ossia di Forlinpopoli. ce n la quale
prosegue il cammino verso lev. andando
ineantro la corrente del Tonca/ossa per
risalire sulla criniera dell'Appennino che
ritrova snila schiena dell’ Alpe di
Godenzo. Lungo essa giogana
nella direzione da maestr.
schiena della Falterona.
stà a confine l'antica discesi
nina di Sarsina, poi Wul/ius di Galeata,
e ora di Sancepolera. Accompagnaniosi con
quest’ultima si dirige «ul Prato al So
elio, estremo confine fra la Romagna e |
antica Toscana, fra la Com. di
quella di Stia, fra le diocesi
di Arerzo; l'altima delle quali di
tentra longe lo sprone, che stà fra Capo
dArno e l'Fremo di Camaldoli comso
sù procedono entrambe di conserva
il tragitto neo più corto di 45 mi
quante a on circa si possono calcolare dal
Prato al Soglio sino di
di'8. Polo nel fiame Arbi
giogo dell'Appennino presso l'Eremo di
Camaldoli entra nella valle Casentinese
per il contrafforte che separa Ja vallecola
del Fiumicello da quella del tori
iedi proseguendo lungo la sinistra dell’
Arne: lo attraversa quasi di fronte al
confluenza del Solaro, la cui vallecola
rimonte, mediante lo sprone destro della
medesima, per arrivare «nì zingo ci Preto
Magnochetrova sopra la diruta badia dels
le Pratola. Di cistà entra nel Val.d'Arno
FIES
saperiore passando dall'antica mansione
delle Case Cesariane, altrimenti detta Ad
Finet, nel popolo di Certignano, sino è
che mediante il torr. Spine ritrova Ar
no davanti alla Terra di San-Giovanvi. A
questo punto volta faccia da scir. a grec.
per rimontare contro la corrente del Gume
tino al confluente del torr. Dogena sopra
la Terra di Montevarchi.
Custà, piegando nuovamente verso scir.,
per il torr. predetto si dirige verso i pogri
che chiudono a lib. la Val-d’Ambra, e
per Moocioni e Vertine sale qui monti che
separano il Vald'Arno superiore dalla
contrada del Chianti. Da quella sommità
con la frunte a ostro s’involtra fra Barbi-
Ie, fra Lerchi e S. Polo sino sì
. Qua lascia la diocesi di Arezze,
e vobentra per breve tragitto quella
Siena nella riva destra dell'Arbia sotto il
poegio di Vagliagli, donde volgesi da ostm
2 lb. per rimontare il como dell’Arta
fra iagli e Paterno, dove trova li:
dicersi di Colle. Con cotesta rimonta il
torr. Tregolr per talire sull
cidentale del Chianti verso Fonte-Rntoli.
Fiesole anticamr-
-d’Elta, dove con-
finava con la i Volterra, me-
diante la pieve di S. Leolino in Coni.
Attualmente il poggio di Fonte Autoli.
mò riguardami dal lato di ostro cone
l'angolo più prominente e il punto estro.
mo della diocesi di Fiemle, nella stesa
guisa che si è visto esserlo dalla parte di
Ver. i Prato al Soglio sull'Appennino
Di ste sommità di Fonte Rucoti la dior.
di Fiesole voltando a pon. retrocede verso la
sorgenti dell'Ardiola. per passare fra la
Castellina e Colle Petroso: quindi seen
dendo pel fosso Cerchiajo in Val-di-Pesa,
torna di nuovo a confine con la dice. fior
con la quale fronteggia più per termini
tificisti che natarali, da prima sel fisnco
dii poggi orcid. del Chianti che otendonsi
dalla Castellina vernò S. Donato in Poggio,
quinditre Sirelle ePiazza, dove entra inProa
seguita il
buca. Costà
ine per il Pagsiosvento fra la Ssmbue
ca e Passignano, girando da lib. a macstr.
per traversare tra Sillann e Macerato i
colli che corrono tra la Pesa e la Greve,
il di cui ultimo fiume cavalca passsta
FIES
Virchio.Moggio, per entrare nella strada
di Val di-Rubisna, sino a che per S. Do-
ssi is Cullisa ritorma nel Vald’Arno so-
per» Firenre pessendo per Terre a Poni,
peggio dell'incontro, poggio a Leon, e di
li per il fosso di Rosano nell’Arno. Il
qual fame rimcata jer ritornare alla crn-
furaza del Game Sieve sino si puoto don-
de si porti.
La diccesi fiesolana nel declinare del
sreslo INIT contava 335 parrorchie, oltre
la eaitedrale. Vi erano allura 19 mopasteri,
(12 di comini e 5 di duone) cioè, il sero
Eremo di Vallombrose, le bedie di Passi-
une, di Coltibuemo, di Monte-Scalari,
di Tagliafoni e di Soffrna, tolte shitate da
monari Vallombrosani ; la Badia fiesolana,
quella di S. Gaudenzio in Alze e l'eremo
di Gastra, che farono dei monaci Casi.
erasi ; la bedia di Montemaro e i priorati
di Tosina e di Pietrafitta, dei monsci Ca-
maldolemi — Appartenevano alla regola
Brerdettina le monache di Majano, di Ro-
tas e di $. Ellero scito la Vallombrosa;
eremo Camaldolensi le monache vecchie
» Pratovecchio e quelle di Poppiena sopra
Sta nel Cosentino. .
1 conventi soppressi dei Domenicani e
dei Gerolamini sutto Fiesole, dei France.
troni Miorri Osservanti della Doccia, dei
Coppoccini della Lastra, dei monaci Val-
tembiosani si Ponte-Rosso e dei Mi.
neri Conveniuali a Figlie, del pari che
le rerluse di S. Bartolommeo al Pino, di
Carignano e di Montevarchi. foroco mons-
uieri fondati tutti in un’epors posteriore a
quella del arcolo XITI sopraindicate.
Nel'o stato attuale la stema diocesi
cesta 351 parrocchie, non compreia la
cattedrale e la pieve di S. Maria in Campo
Perno la residenza del vescovo dentro Fi-
renze, più due collegiate (a Figline e a Mon-
terarchi), am oraterio ufiziato de una con-
Ertrzione di cappelleni (a 8. Gioranoi
in ValdArno), e 37 pievi. Quattro di co-
teste chiese battesimali sono dentro il cir-
endario dell’isola di Fiesole; $ in Val-di-
Sicre; 5 nel Cosentino; 19 nel Val-d'
Arro, sea contando le due oollegiate di
Fizine e di Montevarchi pure plebane ; 6
evisppertengono al Chianti alto e basso;
€2 altre alla Valle superiore dell'Ema.
Pr ito monasteri di nomini eristenti
FIES 121
ora nella dicorsi Gesolana si noverano, ie
insigni badie di Vallumbrosa e di Passigne-
no,sebbene quest’ultima sia ridot! pizio
con parercchia annessa, tre conventi dri
Francescani della Riforma, a Fiesole, e S.
Detale in Valdi-Siere e a Muate-Cart:
nel Val.d'Arno superiore; due conventi
di Cappuccini, che uno di esi a Figline
€ l'altro ‘a Montevarchi; altrettanti de:
Minori Omervanti, al Pontassieve e al
Vivajo preso lInciss j e quello dei PP.
delle Scuole Pioa Figline, subentrati ai
Fraocescani Conventuali. Sei monasteri
di monache sussistono tuttora ; cioè quello
di Lapo sul Mugnone, già delle Agusti-
piane ora Benedettine; le monache
vecchie Csmaldolensi a Prato Vecchio
ad altro asceterio di Domepi.
cane ($. Maria della Neva); le Agostiniane
di S. Croee, e le Oblate della Carità a
gline; le monache della stessa regola di
Agostino a Sen-Giovanni, dov'è pure no
mos. di Francescane, e a Montevarchi quel-
lo delie monache Agostiniane, attualmente
ridotto a conservatario per l'educazione €
istruzione delle fancialle.
I vescovo di Fiesole nel 1420 fo di-
ebiarato suffragoneo del Metropolitano di
Firense, epoca dell’ervaione di quest’ulii-
una chiesa le in arcivescovile.
11 capitolo della cattedrale di Fiesole è
comporto di g canonici, con più due altri
eb extra. Il preposto è la prima ed unica
diguità di quel clero.
Fra i vescovi più rinomati che sedera
no in quella cattedra, è celebre per cantità
S. Andrea Corsini. — Precodè questo
santo prelato il vescovo fr. Corrado, che il
Tiraboschi sull'amerzione del pad. Ximenes
(Prefazione al Gnomene fior.) citò nella
sua storia letteraria, come astronomo e au-
tore di una regola del Calendario, scritta
in an codice della biblioteca Magliabechia.
se, pel declinare del ee. cima lno
re di quell'opera si dichiara G... Episco-
puo Insulanus, cioè d'Isola piccola città
opere sacre, e ano dei deputati.
del Docamerose, fatta dal Giunti pel 1573.
110 FIES
Comrnta' di Fimous. — La Com. di
Fiesole ha una mperficie di quadr. 16034,
dei quali 1191 quadr. como occupati da
corsi d’acqua e da strade, con 7888 abit.
equivalenti a 429 individui per ogni mi
glio quadrato di saolo imponibile.
Le sua fiera rappreseota ya triangolo
irregolare, uno dei di cui angoli di Fiesole
è a sett.<grec; col giogo detto alle Cre.
ci,, nella pendice sustrale di Montesena-
rio, l'altro che guarda scir. posa sulla ri-
va destra dell’Arno alla confiaenza del torr.
Falle, mentre il terzo angolo voltato a lib.
tocca il pomerio di Firenze culla piazza
dell'Arco trionfale alla Porta S. Gallo.
Confina con 6 Comunità. A lev. ha co-
stentemente di fronte la Com. del Poates-
sieve, da primo mediante il torr. Falle
FIES
del torr. Zambra per Torre, Terenzano e
Girone sino alia ripa destra dell'Arno, Ce-
stà il corso del Gume ha di fronte la
Com. del Bagoo a Ripoli sino alla confinen-
ta deltorr. Falle, di faccia a Remoluocie,
dove abbandona col fiume la Com, suddet-
ta per tornare a confine com quella del
Pontassieve.
Fra i corsi d’acqua più copicsi che re-
sentano 0 che nescomo e masieno pri rr.
ritorio delle Comuaità in came si costs.
no tra i primi: a pon. il torr. Mugnone,
«a ostro il fi: Arno. Spetiano si secondi
i terr, Zambra ‘e Falle che scendono
verso soir. dai poggi Gesolani, mentre
verso ostro si vaotano perimente nell’Ar-
dalla sua confiuenza in Arno sino a Cas solano.
olte, poscia per termini artificiali sino al.
la strada delle Salajole nel varco alle Cro-
ci premo la sorgente del Mugnene sopra
l’osteria dell’Olmo. Costà ripiegendo a mee-
str.-poo. sobentra la Com. di Vaglia, com
la quale percorre i poggi posti alla destra
del Mugnone lungo le pendici australi
deli? R. tenota di Pratolino per arrivare
sulla strada R. bolognese, che trova tra
Montorsoti e Trespiano. Costà incontra la
Com. del Pellegrino, cui serve di confine
# corso della strada R. preindi sino al
Ponte Rowo su _Mugnone, si tocca
con la Com. di Firenze, e insieme con ema
dirigesi alla chien della Madonna della
Toma, di là per lu strada maestra reseote
#l Parterre foori di Porta $. Gallo. Di co.
età prosegue per la strada R. foori delle
mura di Firenze fra ia Porta suddetta e
versano prendendo la strada del CrociGeso,
quiadi per il Ajposo de Vecchi si dirige
verso il torr. Africo, che attraversa per
arrivere alla Contà forme va
angolo rientrante per dirigersi alla villa,
giù mon. di 5. Bartolommeo a Gignolo, e
di là per lo stradimo che gaida sul torr.
Mensola, il quale rimonta e poscia trapamsa
al ponte sotto $. Martino a Mensola, in-
noltrandosi sulla costa delle circostanti
colline nella direzione di grec. sino alla
strada che và e Castel i
punto forma va angolo ripiegendo
nella direzione di scir. e quindi di ostro
per scendese per Mente -Beni alla destra
Quattro strade comunitative, le quali
sido a un certo punto sono carroszabili,
conducono da Firense a Fiesole ; la pri-
me è quella Junge la ripa destra del
Magnose che stsccasi dalla R. bolognese
fuori di Porta S. Gallo al Ponte rosso e i
borghi di 8. Marco vecchio e di Lepo gius-
ge alPonte la badia, dove sale l’erta sinoa
$. Domenico, Costà si unisce sd altre due
strade rotibili che partono da Pirense,
una dalla porta S. Gallo rimontendo la
ripa sinistra del Muguone per la villa de’
Tre.Visi, 0 di Schifano)
esce dalla v'iancltra per
la R. Villa della Quercia sella deliziona
collina di-Camerata. Tutte tre coteste
strade «i riuniscono nella pistsa di 8. Do-
menico, af di là del quale punto un'omca
strada sale la costa per la fonte di Baccio
al- Bandinelli presso la villa e osteria delle tre
Pusselle, e di là trasi lasciando a
destra la villa Vitelli, € accostandosi poi
all'altra più fersosa d@Moszi, state entram-
be della famiglia de’Medici.
La quarta via più lange, ma di pià
agevole cammino, è quella che dalla porta
» Pinti per S. Gervasio, 8. Martino a
Mensola e Majano è stata resa carroszabile
sino al soppresso coavento della Doccia;
talchè non manca che un mezzo miglio di
salita per arrivare sulla piazza di Fiesole
situata pel collo del poggio bipartito su cui
sedeva l'antica città. Dalla stesse piazza
partono altre vie comupitative; una delle
quali prosegue la piccola giogana verso
grec. per cnirare nella valle della Sicve,
FIES FIES 123
probabilmente sulle tracce della strada le. La quale pudinga effettivamente altro
Vicinale che staccavasi dall'antica Cossia. non è che un ammasso di piocoli fram-
Non mepo antica dev'essere la strada menti di macigno e di altre rocce strati-
formi del nostro Appennino, impastate e
impietrite mediante un cemento siliceo»
calcareo che ne formò un nuovo aggregato,
ena pietra più moderna e meno compatta.
Della qualità del terreno costituente il
poggio della rocca ne abbiamo un'antica
testimonisnsa nelle profonde buche, o
vogliansi dire fevisse, scavate nel vivo
macigno, e una recente conferma nei se-
poleri che si vanno attualmente tagliando
entro la pietra serena sol Banco meridio-
nale della basilica di S. Alessandro; men-
tre per l'epoca intermedia lo dimostra il
bellissimo macigno di Fonte-Lucenze, che
supera ogn’altra pietra arenaria per Gnes-
22 di grata, per colore plumbeo-ceruleo,
e per unifermità d'impagto, come quello
ch'è suscettibile di più Bno latoro e di
qualche pulimento, noto nell'arte col no-
me di filone bendito, al pari dell'altro che
scavasi sotto Majsno.
Dei diversi strati di pietra serena, bi.
gia e leonata che costituiscono il monte
Ceceri, e tutti i poggi che di là sì dira»
mano verso Settignano e Monte Loro, ne
abbiamo una dimostrazione permanente
nel numero delle cave aperte costà sino
da quendo ne furono estratte quelle gran
di moli: adoprate nella eostrusione delle
eiolopiche mora Sesolane, le quali per
tanti secoli hanne resistito alla lima del
Sempo e alla violenza degli uomini.
Dirò solamente, che i monti di Fiesole
forniscono all'arte architettonica la pietra
arenaria per eccellenza, il tipo di tatti i
macigni della litologia Europea, non che
di quelli che si estraggono ds tante altre
diramazioni dell'Appennino toscano.
La lenta decomposizione dell'arenaria,
e l’altra più sollecita del biscisjo, ossia del
Tramersuolo che. alterna con i suoi stra-
ti, costitoisce quel sottilissimo strato di
terra vegetale. argilioso-silicen. di cui si
rivestono le piagge delizione di Majano e di
Catierata, ove sembra che l’arte edificato-
ria, l’agraria e il giardinaggio facemero a
gara, onde abbellirle di palazzi e di
abitazioni, ornandole di delicati squisitis-
simi prodotti di Flora e di Pomons, a co
mineiare dal dolce Geo al fragrante ananas,
so, dell'indigeno tulipano alla settemplice
amelia, per poter dire con ragione che
494 FIES
Firenze possiede al pari di Rome il suo
deliziuto Tuectlu
Prendeva il nome da Fiesole una delle
76 legbe militari del distretto fiorentino
erette sino dalla metà del secolo XIII. Es
sa continuo anché sutto il governo AMedi-
ceo a compiendere nel suo perimetro non
solamente l'attuale Comuni! # quel
la del Pellegriro, ma ancora i subborghi
di Firenze, alla destra dell'Arco e quasi
tatto il distretto della giurisdizione ci-
vile.
L'insegna delta Lega di Fiesole era co-
me quelle della citt: una mezza luna; il
QUADRO della popolazione
FIES
quale emblema chbe comune con la di-
atutti Luni, quari per avvisare la poste-
rità chie a Ixrv toccò una cu 1 sorte
1» Fiesoic ha luogo una sola fiera pri
anno di vettovaglie e di articoli da vesti»
cadere nel di 4 di utt
Vi risiede uno dei sette putestò
viburbani di Firenze; on medic -
chirurgo e un maestro di scuola È «a
luogo di ua iugeguere di Circondario e di
una cancelleria com..nitativa, La sua esa-
zione del P.sgistro,la cunservazione del'’Ipo.
tecne, la Giur.criminale e la Ruota si :ro-
vano in Firenze.
della Comunità di Fizsorz
a tre epoche diverse.
xe 0__
None del troghi.| Titolo delle chiese. pie sie] Abit. | Abit | Abit.
tengono. Nor ILA 1833
NINNA n T___ !
"Bassiano Lorenzo, Cura Fiesole 16] usÌ 96
Corerciano 8. Maria, idem £
4Fiesok 18. Romolo, Cattedrale
idem 18. Domenico, Prior'a
Gervasio (.) mel:68 Ge Gervasio © Protasio,
Suburbio
Miobizo, sco. 8 Sirino, Prioria
00) S. Marco, idem
Mensola ) 8. Martino, Cura
Montereggi e Ba- 8. Ilario, Pieve
fano .
Muscoli IS. Michele, Cora
i {8. Maria, Prioria
Pontanico 18. Maria, Cura
Pugiio supra Fie- 8. Clemente, Cura
sole Ù
Quintule e Giro- SS. Pietro e Jacopo, Prio-
ne | zia
18. Margherita, idem
Saletta
Sveglia ‘8, Audrea, idem
Terenzano 8. Martino, idem
Torri alle Falle ‘8. Donato, idem
Viociglista
Toraza. dbitanti. N°
* ia di Basciano, che sino
ult $. Lorenzo,
1 4016
6344
a: 1833 fu compresa nella Comunità
7888
del Pellegrino, manda nella Comunità di Vaglia una frurione di 74 abitanti.
+ Menoa la cifra della popolazione di
Fiesole all'anno 1551.
FIES
FIESOLE (MONTE) in Val-di-Sie-
ve. Porta il nome di Monte-Firsole l'el.
timo risalto orientale di una montuosi.
tà che distendesi da pon. = lev. fra la
Siere e l'Arno dal poggio di Fiesole per
Moote-Loro, Monte - di Croce a Monte
Fiesole, estendendo le sue radici oricata. -
Xi vino alla ripa destra del fi. Sieve fra il
burpo della Rufina e il Pontassieve.
Dallo stesso Monte-Fiesole prende il
vocabolo un diruto castello detto i
sellore, e l'esistente ch. plebaoa
Lureazo a Monte-Fiesole,
Sebbene cotesto nome ci richiami a un’
epoca, sella quale il Monte-Fiesole doveva
far parte del contado Gesolano, contutlo-
ciò da ua tempo assai remoto eso appar=
tiene ed è compreso nella giurisdizione ci- na.
Vile ed ecclesiastica di Firenze; mentre
i casì vescovi sino dsl secolo XII tene-
vano giasdicenti per far ragione ai lori (a-
deli e tributarj in Muote-Ficsole.
Fra i documenti superstiti in appoggio
di ciò potrei citare un atto di donazione
regsto nel 1) marzo 1159, col quale Ugue»
rione di Orlandioo da Barbischio aliend
a favore del vescovato foreotino varie pus-
sessioni che aveva nei contorni di Vico in
Valdi Sieve, di Licciolo e di Monte-Fio
sola. — Non sterò a far menzione degli
aiti di vascallaggio a favore dei vescuvi
firentiai circa i possessi di Monte-Fieso-
le, atti che trovansi pei li ra
Serre della stesso mensa rinnovati” sotto
li seni 1139, 1353, 1387, 13020 1303;
sitrero rammenterò la nomina fatte nel
1339 di an potestà per intererse del ve-
temo fior. rapporto ai diritti che egli
ateva ia Monte-Fiesole, a Vico, a Piere-
verchia, a Monie-Rinaldì, a S. Cresci in
Viborta, a Castel-nuovo, a Pagliareccio,
® Mont'acato, a S. Stefano in Butena e
nei loro distretti.
N numero dei Gttuarj e coloni di Monte-
Ficole, che nel 251 prestarono giora-
mento di fedeltà e vamallaggio al veso.
fat. Giovanni da Velletri furono 91; e
tel 1297 alcuni fodividui delle famiglie
Benci e Menamazzi di Monte-Fiesole si
fiomchbero livellarj e fedeli della stessa
mensa vescorile, -
La pieve di S. Lorenzo Monte-Fieso.
cui circa 3 miglia a sett, Dioc. e Comp.
Tn
FIGH
1925
Lucia
Strada con gli annemi di S. Maria ia
Arata, è S. Niccolò a Pico, già detto
Vico-Pansanese.
La parr. della pieve di Monte-Ficsole
covata 265 abit.
Fronina nel Val-d’Arno superiore. -
Ved. Frou
FIGHINE vi CHIUSI (Fichinium, et
Fixuinaé Castrum) nella Valle della Chia-
sa. Piccolo vill. già cast. cia chiesa pre-
positura (S. Michele) già nel pinere di E
Maria Ass al Palszzone, Com. Giur.
€ circa 3 migl. a grec. di San-Casciano de’
Bagni, Dioc. di Chiusi, Comp. di Sie
Se rintracciare si dovene l'etimologia
di cotali nomi di Fighine, Feghine, Fè
i si crederebbe
più ile qu Uehe
fabbrica di Gguline, tanto EI
vicini all’etrusce città di Chiosi, la no
ricca di figuline, trovensi cituati i peesi
di Ficullee di Fighine. -
Risiede quest'ultimo fi gi ‘uno del pog-
gi che staccansi a scir. del monte di Ceto
na fra i torr. Fomalto e Argento, infuen
ti entrambi cella Chiana pontificia al cal-
tone di Carnajota.
Bra Figbine uno dei castelli dei vi.
aconti di Campiglia d'Orcia, antichi nobi»
H chiusini, che fnroso anche dinasti di
San-Cascianu de'Bagni e di Celle. È quali
a seconda della fortuna della guerra, o
dei partiti predominanti, ora al Comune
di Orvieto, ora a quello di Siena, raceo-
mandavansi. — Wed. Canmotra d'Oscia €
Cats in Val-di-Paglio.
Tof.tti nell'archivio diplomatico di Sie
na (Battasa delle Riformagioni n° 18)
viene fatta menzione di un diploma dell
imp. Federigo II, del 1226, dato nella
villa di 8. Gimignano a favore di Tancredi
Visconte di Campiglia d'Orcia suo vas
vallo e feudatario per i castelli di Bagno,
di Fighine, eo.
Auche l’imp. Lodovico Bavaro nel pri-
wilegio spedito a quei dinasti da Roma li
5 aprile 1328, rammentò i castelli di Fi-
ghine e di Camporsevoli, per emere sul
confine della contra o podere dei Me-
peuti di Sartrauo con i possessi dei vi-
sconti di Campiglia d'Orcia.
12
426 FIGH
. Appella a qursta stessa contrada wa pla-
cito promuoriato bel maggio dell’anno
1058 dal march. Gottifrodo marito della
contesa Bentrice, alla presenza di molti
prelati e nobili dei contadi di Chiusi e di
Orvieto, per decidere una consa vertente
fra Pietro vescovo chiusino e l’abate del
monastero di Capoluna presso Arezzo, Il
qual placito fa pubblicato nella villa o
palazzo di $. Pellegrino presso Fighine
(fore l'attual vili. del Palazzone) nel
distretto di Chiosi.
Pina più sperialorate fa rammentata la
stesa pieve di S. Maria di Fighine con
le sue cappelle nella bolla di Celestino
III spedita li 29 dicembre 1191 a Teobal-
de vescovo di Chinsi. — Nes Caron, e
Patarzaga in Val-di-Chiane.
Porta la dota del 23 sett. 1641 una let-
tera di Giovenai di mess. Monsido da Sen-
Casciano de'Bogni diretta alla Signoria di
Siena, in cai si sche la tem
di Figkine da 50 anni in quà era capitata
in molte musi; da primo Gien Tedesco
la. rubò ed arse, e sirtte cosi abbatteta
dee oasi; Bigordo la riprese e preghiere
di urne. Moneldo, e dopo due snni la dind
ad un seo momo d'arme, chiamato mess.
Bolognino Beccatorta ; il quale le ritenne
circa due sliri anni; dopo vi entrarono i
fanti di Cortona al de'Bianchi; 6-
malmente Paolo Orsiai ed il Mostardo ca-
pitani della Chiesu la venderoso per il pres-
zo di Gorini 200, mentre i Comune di
Orvieto la pretendeva per averla pomedu-
ta altre volte. Ma intanto il pepe troncò
questo nodo domando Fighine e il suo ter-
ritorio ai conti di perte Guelfa Corrado
€ Luca della consorteria dei Maneati.
Dopo tale esposizione di fatti mess.
Giovanni di Monaldo de’visconti di Sen-
Casciano ti puse sotto l'accamsadigia del-
la Rep. di Siena con totti i suoi feudi,
non escluse le sue ragioni cul cast. di Fi-
qhine. (Ancn. Dirt Ses. Xede) atto).
La sottomissione fatta dai
Fighine alla Rep polenz Bpagionereiiai
più valida e solenne dsl post. Pio II,
allorchè ccn breve dato da'Bagni di Pe-
triele, 1 mage. 1466, investi la Si-
quoria Siena del castello e giuri-
adizione di Fiyhiwe com titolo di vi
cariato perpetuo, a condizione di pagare
amoeso censo di lire 25 alla Camera apo-
Gtolicn
FIGL
Dupo però la conquista di Siena Fighi.
ue fa incorporato al dominio di Cmime
Medici primo Gran-Duca di Toscana ; ©
il di Ini figlio e saccessore Ferdinando |,
nel 1606, cresse cotesto peese in feudo
con titolo di marchesato a favore di As.
gelo del Bufalo-Cancellieri nubile romi-
no. La quale investitura fa rinnovata
nel 1738 in testa del march. Ottavio del
Bufalo che vi mantenne um gimedicenie
sino a che non comparve tacere mol
abolizione dei feudi
La parr. della prepositura di er Miche
le a Figbine conta 309 sbit.
FIGHINELLE in Val.di-Pesa. Villa si
guorile nella parr. di 5. Donato ia Poggio,
Com. Giur. e circa 5 migl. a gree. di Bar-
berino di Val-d'Elsa, Dioc. e Comp. di
Fircose.
Questa villa della nobil famiglia Nar-
dini di Firenze rammenta quella più sn-
tica dei Fighimelli (Agli di Nello) da cai
probabilmente trasse il vocabolo la cas
torrita e la tenuta omonima. Ad essa ri-
ferisee probabilmente quel Colto di Fi
Bhinelle in Val-di-Pesa, di cui si tro
la più remota ricordaaza in una menbra.
va appartenuta alla badia di Passignano,
scritta nel mese di novembre dell'aono
1059. (Asca. Disc. Fioe. Lc.
FIGLIANO in Val-di-Sieve. Vill. da cui
prende il vocabolo la parr.di S. Michele a
Figliano, cui è annesa quella di S. Barto-
lomméo a Miralbello, nel piviere di $.
Gior. Maggiore, Com. Giar. e 3 mil. a
sett.-maestr. del Borgo S. Lorenso, Dioc.
e Comp. di Firenze.
È posto in valle presso la ripe sinistra
del torr. Bosso sulla strada che da Scas-
poria guida a 5. Giorsani Maggiore.
La perr. di S. Michele a Figliano
mel 1833 contava 661 abit, dei quali
r individui appartengono alla Cow. di
rperia.
FIGLINE, ci’ Fieasro, Frexrne, o
Faooxizz (Fighinoe, Fighinum, Figli
nas). Celchre burge, pei Lera ragguarde-
vole nel Val.d’Arno superiore, una delle
più centrali e più popolate «ella Toscana,
ora insigne colirgiata (S. Maria), în origine
una delle chiese Gili a
molo a Gaville. —
nità, di canorlieria comunitativa, di wn in
FIGL
RL di Seu-Giorsoni, nella Dioc. di Fie-
grogri
"39° 8° long. e 43°:39ai"
sta fra il gr. 29°
latit., a 220 br. sopra il livello del mare
Nediterranco, 18 tigl. » scir. di Firenze
pamendo per l'antica stroda R. di S. Do-
saio in Collina, e 24 migl. per la muora
urada postale lungo la foce di Rignano e
Tuca; 26 miglia a maestro di Arezzo,
5 dalla terra di San-Giovi 8 da
Noste-Varchi nella stessa direzione; 4
migl. a pon. di Castel.Franco di sopra ; 8
miga . da Terranuora; 11
migla lev. di Greve,e 14 migl. a sett. del
Pontassieve.
Ha Figline un giro di mura, della for
ma di un parallelogrammno che termina in
dee coni troncati, attraversata nella sua
dalla strada R. aretina
da decenti abitazioni, spe-
a borgo di mezzo, e iutor-
no alla vasta piszza del suo mercato. Tro.
ti appena ua sesto di miglio distante
dalla ripe siciotra dell’Arno che ha di fron.
tenellopposta riva le ville di Viesca, di
Fuella e di Mosicoro, a piè delle colline
fhisjose che formano nn continuato lem-
he fra il corso del Gume e i monti secon.
derii che circoscrivono il Val-d'Arno sa-
periere, mentre sulle creste dei colli so.
vrisati » Figline farono già, o ora no
restano che i nomi di Figlin-Vecchio, Ce
mel Guineldie Castel-d' Asso, coi poderi
Vel Casrel-vecchio della Foresta, ora
detto la Torricina, e del Castelluccio de
Benzi.
L'attuale Pigline è appena on migl. a
pencmeestr, dello sbocco del Cesto in
Arno, mezzo miglio a sett. di Costell'de-
se,e un quarto di mig]. a lev. di Figlim-
Vecchie, nel di cui luogo esistono il ces-
vento e la clausura ini
L'esistenza di questa Terra non è più
tatia del 1150, alla qual epeca rifabbri-
faresi è più delle colline di Figlia-vecchio
l'ttasle Borgo intorno sla piasza dove
sine d'allora si teneva il mercato.
Prrinemo ciò mon è d'uopo di aggiunge-
te, che totti i fatti storici e tutti i doco»
menti anteriori al 1150,
Wuero va qualche ra,
Vald'Arno di soprs, Piebboosi rife riferire al
eatel verchio di i
FIGSL 127
Le più antiche carta superstiti che ram.
amentino Figline vecchio appartenevano si
monaci Vallonibrosani di Passignano, co
mo quelli che possedevano, in grazia di dr.
mazioni ricevute, il giuspadronato delle
chiese di S. Burtolommeo a Scompata, di
S. Lorenzo a Custelveccì
ig ine appariscono gli
i di Gaville,figli di quell’Azzo che
diede il suo nome al ilistrutto castello di
dz30,0r2 detto il Castellaccio, posto suai
dappeeso a Figline verchio sulla destra
del Cesto, duve sono ancora i rueri di
un cassero 000 sua cisterna. — Ned. Azzo
(Casrar d').
Imperocchè nel mese di marzo del 1008,
e nel novembre ‘dell’anno stesso, due fru-
telli, Teuderigo e Rodolfo, Ggli del fu Az-
so,stando iu Firenze, alienarono a Teuzzu
del fu Gioranpi una porzione di terra po-
sta « Fighine, in luogo detto Valle maggio-
re, deli piviere di S. Romolo a Corcule,
ossia di Gaville.
All'articolo Cascina del Val-d'Arno fiu-
rentino fu sccenuato un contralto ivi fat
to nel 24 aprile 1049, col quale Waldra-
da del fu Ruberto moglie di Sigifredo di
Rodulfo vendè per una filbia u'oro al fe
glio suo Rodolfoe ai di lui succewori tut-
te le case, terre, corti e castelli (civò cme
torrite) che possedeva nel contado flo-
rentino e fiesoleno, pervenutegli. da
Guido di lei primo marito, e da Ro
fo suo suocero; i quali possessi «i
i
chiarano puti a Firenze, a_ Petriolo,
a Sesto. in loco Marina, în Cerci-
na, in Cerreto, in Mozzanello, in Ca-
sole, in Fabrica, in Monte-Loro e in
Monte-Fanna, con più due corti e ca-
stelli che Waldrada pomedeva in loco Fi-
Glinee in loco Riofino con i loro annessi,
Appellauo alla stessa consorteria degli
di Gaville, non che a quella dei
menti confeorati a far conoscere che quei
tuagoati Gorentini avevano podere, e forse
doninio baronale in Figline e nel suo di-
stretto. Citerò fra gli altri un atto del 35
luglio 1051, mercè cui Teuzzo chisemto
Rustico figlio del fu Giorauui, stando in
Fighine, giudicaria fior., alla presenza
di tre giudici oltre il notaro, riauuziò a
Rodolfo del fa Sigifredo tutte le curti, ca
atelli, chiese, terreni e servi che avera
198 FIGL
comprato da Sizifredo del fu Rodolfo pi
dire dell'acquirente. Le quali sostanze
dicono poste nelle corti e esst. di Riofi-
no, di Fighine, di Petriolo, di Cercina,
di Cerreto e di Moszanello.
Nel 3o sett. 1084, Teuzzo detto Baca-
rozzo Gglio del fu Benso faceva donazione
alla hadia di Passignano, e per essa all’
abate Rodolfo, della terza perte di alcune
possessioni poste nel Cesto presso il castel
di Fighine; enel 1 marzo del 1109 Uber-
tino del fa Rolando, stando nc} Castel
d'Aszo donava al monastero medesimo
case e terre situate nella corte di Castel
d'Aero, di Fighine, in Camporso, a Fo-
restello e in Piscinale, conti totte com.
prese nei pieieri di S. Romolo è Cortule,
(Gavilie) di8. Vito a Schergnano (Incisa)
e di S. Repa i Firenze; eccettui
beni che egli medesimo sveta donati alla
chi S. Maria di Fighine, e quelli
che si riserbava per l’altra chiesa di S.
Michele a Pavelli.
Abitava in Fighine stesso, nc mese di
aprile del 1110, Bernardo del fa Fazauo
nel tempo che egli offri ia di
Passignano 19 sorti, 0 pezzi
ste nella corte di Fighine, acq.
cevute in ipoteca da Uberti
land» testè momineto.
Nel 4 marzo 1122, Benno di Gerardo,
la sua consorte Gila di Guiueldu ed
Ermengarda, del fu Rolando, di lui madre,
rinunziarono a Buono del fa Segnore nelle
Giovanni prete e preposto della ch.
artolommeo a Fighine (altrimenti
detto a Scampata) alcune sostanze situate
nelle corti e cast. di Mefazzano e di
Monteficalli (a Greve).
Ai 9 nov. del 1135 stavano nl cast.
di Fighine vecchio ‘Ugo del fn Alberto
di Ubaldo e Teodura di Uguccione sua
moglie, quaodo donavano allo spedale di
Riobne (in Piaa-Alberti) un pezzo di ter.
ra presso all’aja di esso spedale. — Quat-
tr'anni appresso (6 matzo 1139) dal cast.
d'Asso di Fighine Niebrando del fo Si
chelmo di Renzo, per rogito del not.
Sertio, rilasciava a favore della chirsa e
canonica di s perio a Pavelli il mu-
line di
Nel 3o prseoli del 1148 fa pure sti
[a fm Fighine dallo steso notaro
matto, pel quale Teuzzo di
Ceudericole di Ranbertino alienò ella
del fa Ro
FIGL
badia di Passignano tutte le biade che
egli e suo padre crano soliti percipere
titelo di feudo da Albertino da Cercina
e dai snoi figli nelle corti di Riofino, del
Quercio e di Pian-Alberti, ricevendoa tal
effetto dal predetto mos. lire 50 per mano
di Alberto prete e priore di S. Bartolo
a Fighine.
L'Ammirato nelle vite e azioni dei ve
scovi di Fiesole scrisse, che mel 1155 il
vete. Rodulfo a preghiere di Alberto prime
della chiesa di Fighine confermò allo spe-
dale di Riofino nel Pian-Alberti, (nun
già della Rufina) tutti i beni che powe-
deva. L'istraumento del' 30 dicembre 1148
da noi poco sopra accennato ci. mette
in chiaro rapporto a una delle chiese di
Figline che sim d'allora era designata co-
me privria, quella cioè di S. Bartolon-
meo a Scampata, dalla quale dipendeva |’
ospedale di Riofinu in Pian-Atberti, dato
in origine alla badia di Passignano. Alla
stessa badia nell’anno 1190 due fratelli
dei nubili di Combiate, Turpino e Ugo
figli di Uberto, con diversi altri cattani
del Mugello rinunziarono al mon. suddet-
to per cento lire di denari veechi locche-
si i loro diritti sullo spedale di Riofino
nel Pian-Alberti, sull’ospizio Combis.
te, sulla ch. di Casaglia in Val-di-Mai
sulla cancuica e ch. di Vigesimo a Bar-
berino, e su quella di S. Bartolommeo
di Figline. — Wed. Commare, e Bamua di
Vicesmo.
Imporiantisimi per la storia coclesia-
stica e per le vicende della chiesa maggio
re di Figline sono
più che alcuni di essi restano tuttora ine-
diti fra le pergamene del R. archivio di-
plomaticu o i Firenze.
Hp
ni febb. 1159, nella badia di S,
d@Vallombrosani, col quale Orlaudino di
Ubaldino da a favore
del mon. di Passignane il giuspadronato,
zione delle chiese di S. Ma-
ria a Fighine, di S. Lorenzo a Fighine, e
di S. Tummaso a Castelvecchio.
Non corse molto che una di quelle
chiese di Figline fu convertita ia un mo-
mastere sotto la regola Benedctlina, sioco-
me lo dimostra fia gli altri un istrumento
rogsto nel monasiero medesimo
agosto dell'anno 1160, quando ll
badessa del mon. di S. Maria a Fighine,
FIGL
col consenso del prete Tebeldo e delle sne
suore, ise a Launberto abate di Pas-
cigsano per onore della chiesa fiesalana
€ della congrezszione Vallombrotana
osserrare con le sue compagne la regola
di S. Benedetto. (Ance. Dirt. Fron. Badia
di Passignano.)
Frattanto la poj.clizione del distretto di
Figline sino allora sparsa nelle colline di
Figline vecchio, a Castelvecchio della Fo-
resta (ora la Torricina preso la villa di
S. Cerbome), al Castebd’4330, al Castel
luccio de’ Benzi cc. andava raccogliendosi
intormo al fero di Figli:
che il vescovo fiesolano Rudolfo 11, veden-
do il popolo di Figline crescere giornal-
meste in fede e in numero, con bolla spe-
dita da Fiesole il primo aprile 1195, eres-
se nella cb. di S. Naria di Figline un bat-
tistere, dopo aver distaccato dall'antico
piviere di Gaville le chiese, tributi e so-
stanze delle seguenti cappelle, che affiliò
alls nuova chiesa plebana ; cioè, $. Mi-
chelea Pavelli; S. Maria al Tortigliese;
SS. Bartulommeo a Scompata; 5. Pietro a
CastebGuineldi; S. Seguore; S. Andrea
a Ripelta; S. Mergherita e $. Andres a
Campiglio; S. Maria a Carpignone; 8.
Dossto a Spiccieno; S. Martino » dlte-
reggi e S. Miniato a Celle.
‘Alle quali chiese fu aggiunta quella di
S Biagio a Gaglianello dopo che, con
atto palblico del 14 giugno 11 pipale:
to nella di S. Maria a Fighine, il
pievano di S. Vito a Schergnano (preso
I'Tucisa%, presente Lanfranco vescovo di
Fiesole, rinunziò la chiesa predetta di S.
Biagio al pievano di S. Maria di Figline,
riservandosi la metà dei proventi parroc-
chiski e dei diritti di stola.
Mentre il vescoro Rodolfo instituiva in
Figline il battistero, gettava i fondamcati
della nuora pieve @tollegiata con canonica
eospizio annesso per i poveri, trasporlande
fm essa isscri arredi dal poggio del prete
Benedetto, sul quale era situata l'antica
chieua di $. Maria.
Ma quì pastore Besolano meditara a
favore di essa chiesa privilegi anche mag.
Giari, ce la Rep. fiorentina non aveme e
lei impedito di traslatare la cattedra di
Fimele a Figline. Del quale progetto
vesi contezza in un ricorse fatto nel 1187
ala Sede da don Alberto suc-
cemore di Ugo abate di Passignano contro
novo, in gnisa Sc:
FIGL 129
il pierano di Figline, per reclamare alcu-
ni beni col giuspa dronato della chiesa dî
, © i danni fatti‘per
Îl distrutto monastero di S. Maria, e per
riavere gli arredi, reliquie e campane sta-
te tolte di là ; oude fareva istanza afiuchè
scuro obibligave il pievano e i canu-
Figline sotto pena della ceosora
a restituire alla badia di Passignano con le
dette sostanze anche le chiese sunvomina-
te. (Ance. Dip. Fios. l. c.)
A tali vertenze se ne aggiunsero altre
rapporto al prisrato di S. Bartolommeo a
le quali promosero un lodo
1192 dall'arbitro Daziano magsiro di di-
i ico in quell’aniversità ; il nale
a favore di mese. Muran-
du pievano di Figlioe, e in parte a farore
di don Gregorio ab. di Passigoano. Nè il
lodo bastò, poichè ad esso tenne dietro
ona sentenza preferita nel 1194 da Pio
tro prete cardinale del ritolo di S. Ceci
Lia, e finalmente ana bolla del | pont. Ales.
sandro IV divetta da Anagni li 12 ottobre
1255 al'vesc. e capitolo di Fiesole, e quia.
di partecipata dal pont. medesimo. da Fe-
rentino li 30 aprile 1256, all'abate di Pao
siguano per avrisarlo di aver dato l’or-
dine al vescovo di Fiesole di restituirgli
chiesa e il mosastero di S. Maria di
ne cou le altre cose più volte recloma
Coincide infatti a quest'ultima epoca la
cretrozione dell’attuale chirsa colleziata di
Figline; emendoché nel giorno 23 (elb.
del 1252,7 nativitate, il vescuvo di l'iero.
le Nainetto, dupo aver benedetta La prima
pietra da collocarsi nei fondamenti della
chiesa plebana di S. Maria di Figline,
viò costà Bernardo caucnico Gesolano per-
chè formalmente in sua rece sul luogo la
murasse.
Firora delle cose ecclesiastiche e delle
chiese di Figline, senza che alcun docu»
mento ‘ammentato relativo alla ste-
ria civile o all’amministrazione governati-
va del paese.
L'istrumentu che, sotto un tale rap-
Cerba (forse il torr. Cervia
che scende da ia in Arno fra Sane
Giovanni e Figline). È una promessa fatta
dal notaro Davanzato in nome del Co-
sane di Figline di pagare lire cento a
430 FIGL
donns Midunia niuglie di mess. Ubaldo,
qualora essa prestasse il consenso al con.
ima vendita fatta dal sno marito di
Niò nom vstaute Figline molto tempo
prima di quell'età aver doveva una tal
quale organizzazione amministrativa e un
territorio suo proprio, mentre Gio. Targio
ni rammenta un strumento delle Kiforma.
giom di Firenze del 19 saggio 1098 re-
promessa fatta dall’univenità
di Figline vecchio di pagare
renze 26 danari per ogoi
focolare, eccettuati gli uomini addetti al
servizio nulitare. La qual promessa di
sudditanza alla Nep. Bor. trovasi rinno-
vata on secolo dopo dai Figlinesi per
mezzo del loro sindaco.
Ma uel 1223 gli abitanti del castel
bio di Figline per aderire alla causa
quo della parte contraria ossia deli
sm; e nuvvamente insorsero ai danni di
allorchè, nel 1252, acculsero gli usci
fiorentini con le masnade degli
e il conte Guido Novello loro
condottiero.
Fu allura che i reggitori di Fircuze in
viarono pel Vald'Arno di sopra una ma-
mo di armati, che stette ad cote a Figline
finchè gli assediati si arresero a oparevoli
patti. Fra ie condizioni fuvvi quella
concedere ai Ghib.Ilini usciti la facoltà di
poter ritornare a Firenze. « E ciò fu, (sog-
giunge Villani, Cronic. lib. VI, c. 51),
perchè più casati Guelfi ch'rano ter-
razzani di Feggbine nom piscendo luro
la signoria de’Ghibellini cercarono detto
trattato. E chi dime che quegli della casa
de’Franzesi, per moneta ch’ebbono dai
Fiorentini, avevano urdinato di dar loro
il castello. Partiti gli assediati e il conte
Guido con la sua gente, Feggliine ad onta
della convenzione fu rubato, arso e ab-
bettato dai vincitori. »
Sennonchè i Ghibellini dopo la me-
msorabile vittoria di Montaperto (tra il
1260 e 1265) fecero man bassa sopra le
esse dei loro nemici; nè Figline restò eseo-
te dalla loro vendetta. Avvegoschè sino
dall'ottobre del 1260 Lapo di mess. Bio-
do Alamanni, Gentile del fu mess. Scola.
jo da Lucotena e altii canouici della pie
Ve di Figline con va:j Ghibellini luro se-
Quaci usarono tali violenze alla chiesa di
FIGL
S. Bartolomaaro a Scampate, ai suoi beni
€ al suo rettore, che con scrittura del 3o
ottobre 1260 l’ab. lidebrando di Pami-
nano cercò d'implorare il braccio serolare
dal conte Guido Novello, allura potestà di
Firenze; ma ciseudo questo illusorio, ri.
come al braccio ecclesiastico perchè fal-
minasse, rome fece nel 4 frbb. 1261, coo-
tro i persecutori la scomunica. (£ c.)
Nell'estimo ordinato dal Comape di Fi.
renze per conoscere i dauni cagionati i
quell'epoca alle proprietà dei Guelî csc-
ciati dalla loro patria, fn reeistrato, che a
Figline i vincitori di Montaperto distrer-
sero unalorreo palazzo nel
di
lis. degli Eruditi. T. VI.)
Dabito pertanto che volesse riferire è
cotesto dannu il rimborso che fecero gli
ufiziali della orre ossia. della Parte
Guelfa ai Ggli di mess. Fortebraccio Pal-
mieri da Figline, quanilo gli stauziò lire
1275 per valuta di una torre e di quatiro
botteghe state rovinate dai Ghibellini.
(Tanciom. Viaggi. art. Figline.)
Tali avvenimenti contribuirono viemag-
Giormente per fare scendere dal poggio
alla sottustante pianara i terrazzani, e per
accrescere le abitazioni intorno al foro 0
mercato della terra attuale di Figline,
che bella ma senza alcun recinto di mura
trovarasi ancora nel 1312, quando ti
pensò l’esercito di Arrigo VII di Lusem-
borgo, mentre veniva dalla parte di Ares
20 all'assedio di Firenze.
Nuoti iufortanj a cagione di guerre il
borgo di l'igline ebbe a soffrire nel 1356,
e nel 1363; da primo allorchè fu po
sto a ruba delle. masnade ghibelline ron-
dotte da Saccuoe Tarlati di Arezzo, poscia
dall'oste pisana che insieme a una com-
pagnia di avventarieri ifizlesi per îl poggio
li-Greve penetrò nel
Val-d'Arno di sopra, quando improrvi»
samente assali Figline, dove potè racco
gliere rioro huttino di vettovaglie, di mas-
rivolse ad assedia-
re la fortezza, situata presso la porta fio-
rentina, lì dove si veggono ancora i suoi
resti sotto mome di Cassero. Ciò av-
venne nell’anno stesso in cui fa compi-
to il giro delle mura-torrite di Figli.
ne. AI pas cerchio fu posta mano nel
FIGL
primo mese dell’enno 1359 (ab incor
walione) per solenne pruvvigione, dal Co-
mune di Firenze, stata nel dic. del 1356
deliberata : acciocchè fosse cinto di mura
ce due porte marsire il borgo di Feghi.
se, come gremajo della città dì Firenze,
per l'abbondanza della vettovaglia, che
contiscamente a quel mercato cuncorre-
va (M. Varani. Cronic. lib. VII. e, £5,)
Iafetti i merenriali di Figline servivano
di norma, ed erano riportati a confrooto di
quelli di Firenze, segnatamente pei
di carestia. Un tal vero è dimostrato da
ua codice inedito del march. Tempi, inti.
telste Specchio Umano, e di cui fa au-
tere na biadajoolo Borratino fra il 1309
e il 1336. la esso libro trovansi notati i
prezzi correnti delle varie qualità di gra-
no e biade che si vende:sno in Firenze
volla piazza di Or S. Michele, e tempo
per trimpo i nomi dei potestà o vicarj re-
fii e degli ufiziali dell'abbondanza, i prov.
Wdimeati che essi fecero e i casi che se-
guirono nelle maggiori carestie, quando Il
Comune di Firenze, oltre gli acquisti di
Urneglie fatti all'estero, mandera bene
speso a comprare îl erano sì mercato di
Figline, che sino d'aflora cadeva, come
Un'altra tempesta minacciò il perse di
Figline nel 1329 per macchinazione di
sicani landiti fiorentini dell’espulo paro
tito dei Ci quando eni,
adire deg raici
raslleinvisrono di notte tempo dal Chianti
ne Vald'Arno di sopra una mano d’are
moti per cocupere in sull’aprire delle
porte la terra di Figline.
Pl che facilmente sarebbe venato fatto,
te Îl potestà del luogo, avvertito ia tempo
dei covrrnanti la Rep. di Firense, non
rene ordinato di aprire le porte più
siete (Amainar. Zetor. E)
l'eposa Je memorie
ne el di preeZtino fit relativi alla vee
tieria civile che nom siano comani agli
altri paesi del territorio Burentino.
Li uistuti particolari di Figline, che
touervanci in um libro membranaceo nel.
Craszioneti li 36 maggio del 1637.
Ed:fizj pubblici sacri e profani. —
mal si co fai
sbenda di chiesime, di eralorj e di com-
PWpie n due temp] maggiori, per quan
FIGL 13t
to essi tutt'insirme nun bastino a ronte.
nese la popolazione che ogni anno va
costà sempre aumentando. Fra le des
chiese più vaste contasi la collegiata, (uni-
ca parroce! è quella del contento di.
Francesco, — Della si accennò la
riedificazione nell’anno 125:
chè l'attuale fabbricato conti n'epica
sessi posteriore; tanto più che di naa ripe.
razione eseguita sal declinare del secolo
XV fa menzione la bolla relativa ali”
tempi erezione della pieve di Figline in collegia-
ta insigne. Fu Ul privilegio concroso dat
pont. odro VI li 39 luglio 198,
sebbene l'ordine dell'esecuzione fuse in-
vinto li 5 vitobre dell'anno medesimo a
Ruberto Folchi vescovo di Fiesole, e a
mess. Francesco Rncellai dereno della mo-
tropolitaue Sorentina. I quali due delegati
pootifici,li 28 dello stesso mese, si recaro»
no a Figline per installare in preposto
della insigne collegiata di. $ Maris
il suo anteordente pievanp Dio-
ti a tal vopo dotati dai respettivi fonde.
tori.
Sono pertanto degne di emere avvertite
alcune frasi di quella bolla, che qui perciò
si riportano : Quod licet ecclesia preodi-
cta(5. Mariadi Figline) olim entiguis tem»
poribus collegiata (la quale evpremione
appella alla bolla del vero. Rodolfo IT del
1175) +. - tamen deficiente sucossn
temporis inibi canonicorum collegio, ec-
clesia praedicia desiit eme collegiata,
divinusque cultus in ea non parum fuit
diminutus, Verum si pracdictam eccle
siam dilectus filius Jecobus de Manmellio
canonicus florentinus, olim illius rector,
pia ductus devorione de proprits bonie
suis decenter reparaverat et restauro»
verat, in collegiatam ecciesiam cum una
dignitate, quoe ibi praepositura nunca-
paretur, et dignites principali existeret
pro uno preeposito et XIl canonicatus,
etc... erigeretur. . » Quinh esposcodo
È dirti dl tre patroni ala nomina cal
preposto vi compren.le per ana vuce
famiglia Serristori, non già per la dotszio-
ne di dee camonicati, che uno fondato quale
che tempo innanzi dal giureconsulto Gio»
van Battista Serristori, e l’altro da Am-
tonio suo figlio, ma in ‘vista soltanto
che la cma medesima avera speso 200 fio»
rini nella riparazione della chiesa di &
359 FIGL
Moria di Figline, c 300 Gurivi per |°
acquisto di arredi sscri. (Ancx. della Cor.
1sctera di Ficust.)
Non ostante tuttociò la chicsa collegiata
di Figline, ridotta com'è pello stato pre-
sente, offre motivo da crederlo di fattara
posteriure al secolo XV, tanto nell’archi-
dettura degli altari, quanto in quella dell
arco della tribuna, lvorati tatti in pie-
tra serena.
Di data anche più recente sono i bassi-
rilievi a chiaroscuro e Paffresco del sacri
fizio di'Abele dipinto nella soffitta dell'ore-
torio del Corpi Domini, contiguo alle
collegiata, opere entrambe assi lodate del
pittore Sor. Tommaso Gherardini, e forse
le migliori pittore di quel tempio, qualo
ra sivecerttui l'immagine che ivi si ve.
mera di N. Donna:-attribuita at Cigoli o
alla sua scuola.
11 preposte della collegiata conserva
sempre gli antichi attriboti dî capo del
piviere line, il quale ba due cano.
nici per vico-parrocbi. Il piviere di Figli.
ne conta attualmente sette succursali,
cioè; 1. 8. Maria a Pavelli, priori
S. Bartolomeo a Sennpata, idem; 3.
Maria al Tertigliese, idem; £.S Andrea
a Ripalta; 5. S. Maria del Ponte-Rocso;
6. S. Martino a dltoreggi; 9. S. Biagio
a Gaglianello.
Seconda per anzianità, non già per
grandezza, Ggora in Figline la chiesa di
£. Francesco fondsta dei frati Minori 04
servanti verso la metà del seculo XIV.
‘Avvezoschè noa si conosce di essa ricordo
che rammenti questa famiglia di Fran-
cescani prima del 1278, anno in cui fu
rogato il testamento della contesta Bea
trice Giglia del conte Rodolfo di Caprajs,
stata moglie del conte Marcoraido di Do-
vadola. Con il quale testamento fra i mul-
tissimi legati ferono assegnate lire 35 ai
Srati Minori da Fighine.(Lem. Monum.
Eccl. Fior. — Bacxern. Codice Dipl.
Fior. Vol. I.)
La chiesa è a ab solo corpo a croce la-
tina con soffitta a cavalirtti come la colle»
giato, sebbene di essa alquanto più larga
e meglio illuminate. Un mal avventuroso
partito fo quello di dar di Lianco alle par
reti della medesima, piene d'istorie dipin-
te a fresco nel sec. XV da non dispregevule
artista, siconme sppariste da uaa tesia stata
scoperta nel sosrapposto intonaco a più di
FIGL
chiesa, e da un quadro superstite della B.
Vergine Aonunziata dall’Angelo nell'an-
tica cappella gentilizia de’Serristori. Da-
vanti alla quale esiste la lapida di quella
famiglia benemerita di Figline posta pel’
anno 1400 da Ser Ristoro di Ser Jacopo
per sé e suoi discendenti. — Il quale Ser
Ristoro ci ricorda quel notaro della Bep.
9 di ottobre del 1380 nella
rove presso Siaggia cogò la ps-
ce con il re Carlo di Durazzo.
II cappellone contiguo a corma ere»
gelii fo costruito dai duchi Salviati, che
fra gli altri beni ereditaruno dai Fravzesi
della Foresta un’ insigne reliquia della
S. Croce, pesata con l'acquisto della te-
Cerbone presso Figline nella
casa Lanibruschioi. — Wed. Crasons (5.)
d'Arno superiore.
È cariosa la genralogia della provenieo-
2a di cotesta reliquia incita nel reliquis-
rio e ripetuta in una lapila sotto l'altare
preaccennato con le seguenti parole:
Partem Crucis, quam Carolus Mag. a
Constantino. moz a Philippo Musciattu
Fransesius dono suscepit, Fighinum ad-
vezit, deinde Ni Musciazti fili
«jusdem Fransesiae domus Ezc. D. Je
cobo Salviati Juliumi duci tradidit, tan-
dem Franciscus Maria filius una cum
potribu in hac ara culendam reposuit.
dinno Donuni 1688.
Fra le pitture superatiti di questo te-
antiche tavole, una
cornu epistolae, fatta dipingere
tel no 1392 dai capitani della compe-
Io spedalio-
S. Maria Nuova di Firense, per I"
anima di Benso da Fighine loro benefat-
tore.
L'altro quadretto, posto al primo altare
di
ritrovare la man.rra di Giovanvi da Sen
Giovanni; comecchè siano di mano infe-
riore le alte storie di
ritratti dei padri pi
el chiostro e i
i della regola
fra i quali si vede
ua oriundo Figliuese nel cardinale Pal
FIGL
meri; e sotto quello l'arca delle nobile
Famiglia degli Ardimanni orfopda pur casa
Gi Figline.
Ersnoa contatto della ch. di $, Francesco
tre compagnie, una delle quali è stata
cunvertita in scuola di educazione per le
frsciulle, dove in parte si conservano nelle
pereti sturie a buon fresco del sea, XV. La
compagnia della Misericordia, aperta da
pochi auni sul modello e con il Glantro.
fee scope di quella di Firenze, è situata
tolto il portico della ch. sopra sominata.
Esse occupa il locale di
Siate sel Di arttivio dipl. di FL
tenze si conservano varie carte di
provenienza, a partire da wo brevi
dic. 1372, col quale da Andres Corsini
Fa opera di cotesta società il monastero
delle Apostipiane di S. Croce posto nella
tina piazza di S. Prancesco, di che fa
fede la segarote iscrizione sopra la porta
di chiesa: Societes S. Crucis funduvit an
ro D. 1646.
Alla stessa compagnia Figline devo il
tuo primo spedale, fondato sino dal seco-
le XIV, per conto del quale, Del ore
1470, furono nequistati ti la Fran
seco di Leonardo Serristori cittadino
ferentino abitante allora in Figline, e
suee di Laigi Serristori che, nel 1668,
inealzò dai fondamenti Ja più belle fab-
brica che conti Figline, pre uo di pede:
le con un esteso nella piasta del
mercalo di (route nile collegiata Costà i in
falli trovansi collocate a terreno le sale
per gli oomini e per le doona inferme,
co decente chiesa; e vel piano superiore
ua comedo quartiere par il patrono
Fabicione per le saservienti. A mastesc.
re ile atiimesto farcno assegnati fondi
Tale istituzione Sluntropica, che fa benefiche
temirare il cuore di chi la posa sd efet-
te, nen basta però ai bisogni che presenta
gi la vemercea clame di quella gente,
She i Romani solevano appellare proleze-
FIGL 435
Vi è inoltre fuori. di Figline un pioco=
lo ecavento di Csppaccini (8.
eretto nel 1910 sulla collina di Migling
vecchio dal G. D. Cosimo IL .
Fra gli edifaj pubblici profani, oltre
il cerchio delle sue muraglie, nea Fi
line che il palazzetto del pretorio per
Fesidena del potestà è per le adonanze
comunitative,
Etso ba la figura di un piecolo quadrato
con torre alquanto pendente, costraiti 1
uno e l'altra contemporanesmente, e poco
dopo terminato il lavoro delle mura cs.
stellane. — Sopra la stessa torre del pre-
torio conservasi l'antica campana, nella
di cui iscrizione è registrato l'anno 1303
in cuifafuss. Probabilmente è quella cam»
4 pana del east. di Susinaca di là dall'Ap=
pennino, che per lettere rilasciate dalla
Signoria di Firenze, li 5 giugno 1389, a
Tano di Pietro Laasjolo di Feghine, fa
consegnata sei giorsi appresso dal pobil
uomo Domenieo di Guido del Pecora
sittadioo for, allora vicario della Rep. in
Palazruolo, al -latore di ese per recarla
a1Comune di Figline ad perpetuam destru»
ctionemet mortem totius partis Ghibelli»
nae.(Anca. Dirt Pros. Sped.di Bonifasio.)
Sopra la porta della torre medesime fa
murato posteriormenle ua marmo rappre=
centante l’arme di uno dei potestà di Fi-
gline, che dichiara essere stato posto, di
tempo di Marsilio di Zanobi Ficini Ps
di Figline, l'anno MDLX.
Tale docemento giora pertanto a farci
conoscere un oriundo figlimese, procipo.
te del famoso Marsilio Ficino filosofo pie-
tonico, e nipote di quel Ficino, eni pel
1530 fa mosza la testa in Firente, man
tre la città trovavasi assediata dall'esercito
imperiste ai comandamenti del papa Cla
mente Vil; e cid in punizione al Ficino
di evsersi apertamente espresso : che a grau
ragione Cosimo de'Medici aveva meritato
dei Serristori a la
pira “tica pavia Figa pe
siede una scuola per le fanciulle sotto la
cura e ammeestramento delle donne; e da
anni quattro scuole comanitative
Me. per atilità del nesso virile; cioè di colli
grafie, di aritmetica, di Fou lotina,
154 FIGL
Rao perts da tre enni è mao
tenuta a spese dei particolari una scuola
per insegnare pei di festivi i principj di
disegno e di meocanica agli actigiani; bo-
tanto pria rile, di Firenze.
Figline povera eziandio una sala da
teatro per esercitare la gioventò melto
propensa all’armonia.
Un posto con l’ansuoamegnodi: s0scsdì,
per mantenere un giovane sci anni all'Uni-
versità di Pisa 0 di Siena, fu fondato nel
1822 dal Gglinese dot!.Gio. Battista Buoni;
alla cui pietà deve Figline varii guri ca pa
sitatevoli ricordi ; come
doi alle fanciulle e il pane da diopennand
"Be da Figline dovessero dini oriundi
tunti personaggi illustri che diedero le
famiglie Serristori, Palmieri, Franzesi
della Foresta,
casati cosi:
terra più Gigli
Ma supplisce per molti, e niuno ed esa
contradice il restauratore della filosofia di
Platone in Italia, Marsilio di maestre Dio-
Lifece, medico e scrittore, fratello di Si-
mone, che fu il bisavo di quell'altro Mer-
silio che trovammo nel 1560 putestà nella
patria avita.
Nel secolo XVI figorò fra i poeti mae.
stro Jacopo da Figlie segretario del card.
Pietro Corsini; nel secolo ensseguente nac-
que pure costà Giovanni Fabbrini dotto
illustratore di varj classici, e autore di ua
libro sulla Teorica della lingua latina.
La qual teorica fece strade a un consi
mile metodo sul declinare del secolo XVII,
sotto il titolo di versione inserlineare, 0
latinista Giu
seppe Averani prof. nell'Università di
Pisa nscque premo Pigline; siccome più
tardi da genitori figlineri vi nacque
1739 5 ertebre Loreuso Pignotti af afibiato
alla cittadinanza di Arezzo.
Comunità di Fizline e Incisa. — Lo
Com. di Figline, sino dal 1828, sumento-
te di eito perrocchie già spettanti alle .
Com. dell'inciss, ccsspa attualmente una
nel poggi
FIGL
sepericie di 0129 quad di quali 1107
sono presi da corsi d'acqua e da pabbliche
strade. Vi è una di trovo
abit., che ripartitamente
bero a 338 persone per ogni miglio quadr.
di suolo imponibile.
Confina con sette Comunità. A sett. ha
di froate la Coca. di Rignanv,s partire del.
la ripa sinistra dell'Arno alla confore-
no del fosso Saliceto mediante il ter.
rente medesimo; e di là dirigendosi
verso pon. attraversa la strada comasi-
tativa che dall'Tucisa va a Rignano, detta
del pian d'Isola. Pamato il malinsccio
della Felce, entra pel torr. vmonimoe,
mediate il quale va cootr. tem
il ponte alle Zame, indi all'altro della
Felce, sa%e va) poggio di 8. Donato in Ca-
dina attraversando l'antica strada R. areti-
na per arrivare sila conforaza dei fon
Troghi @ del Massone. A questo punto
volta la fronte a A andare
incontro alla strada comunitativa che cos-
duce in.Ema. Quindi torna »_ piegs
re salendo il monte contro il rio deb
la Docciolina. Giunta sal crive dei
poggi che dividevano l'antica comuuità
dell’Incisa da quella di Greve, fronteggia
con quest'ultima dal lato di pon. campi.
mando insieme sulla eresta dei poggi del
Cerchio e di Biggiano, e di là eatraado
nella strada comuniltativa, s’indirizza s>-
pra il Moste-scalari fra le sorgroti del
borro della Bagnaja,tribatariu dell’Arno,
€ le scatarigiai del borro Paude che seen
de dalla parte note di Greve. Alla cosfuese
del Faule nel borro de'Frati il terri
toriv della Com. di Figline si rivolge
verso il prato della badia di Moate-scalari,
al di la del trova ano dei più re
moti rami del torr. Cesco. Costà' piegando
da pon. a lib. entra nell'alveo sinuoso del
Cesto, cal quale scende nella valle, e
strada facendo trova la confluenza di ss
altro ramo che vicne de Lucolena sopra
Ù ponte agli Strulli. Da questo pesto
per termini seticiali con le
Situedone è pra le Con. di Grow
FIGL
firgsado 1 stre scende di crnserta con la
Com di Carriglia tango. il borro soprac-
eraasio, sino a che l’oltrepane per entra-
re ia quello del Piscinale, col quale ar-
rea alle Grillaje, e poscia sbocca nel
fono di Meleto. Mi il qual fowo
ti artompagna nel torr. di S. Cipriano,
detto pare del Afulinnccin, correndo pa-
ralleloalla strada di Pian-Franzese fiochè
arriva alle Stenguccie, dove ripiego a
estro avriandosi per termini artificiali
venoicolli di Ripalta, del Tartigliene e del
Resione. Arrivata sì fosso del Forestelto
estrae nel tronro di strada vicinale che
stimtacoo quella R. aretina preso la ripa
sinistra del torr. Mulinaceio o di S. Ci.
pieno, dove cera la Com.
ettentra quella di S. Giovi
uliima dal lato di scir.
quella di Figline passando dal poste del
Porcellino sulla strada postale, indi corre
per l'alveo del torr. prenominato, Gochè
depo un quarto di miglio sbocca in Arno;
che dal lato di lev,-gree. per on mig]
fines a dividere le due Com., da primo
medizate l'arginone della Fornace, poscia
per la strada provinciale degli Urbini fino
Al termine delle Funtacce. À questo pun-
to piegando più verso grec. la comunità
di Figline trovasi a confine con quella di
Castelfranco di Sopra, mediante la strada
degli Urbini, sino al ponte che cavalca il
terr. Faelle, al cli li del quale trova sul
la strada e lato medesimo la Com. di
Pisa di Srò che l’arcompagna nel torr.
Resco. Trapassato questo torr. senza devis-
redalla via degli Ul bini cammina di co-
serra con la Com. di Reggello sino al torr.
del Pepini, enl quale ritorna in Arno.
Da questo funto il corso del fiume co-
stituisce dal lato di Jer.«grec. il confine
naturale fra le dae Com. di Figline e di
Reggello fino al ponte del Sacchetti, dove
ritrova dalla parte di sett. la Comunità di
Fra i maggiori corsi di acqua che at-
no © che rasentano il territorio
della Comnvità di Figline e Incisa, dopo
Faro che per 10 migl. lambisce il suolo
È questa Comu contano i tore. Ce-
te, Mulinaccio o di 8. Cipriano, i borri
dl Paate-rocso e di Troghio Salceto.
1 poeti che cavalcano l'Arno lungo il
comunitativo di Figline, sono
quelle dell'Incisa e il ponte delle Panche,
FISL 135
ersia di Bruscheto; ma solo il primo di
esi è largo, solido € carrozzabile;
condo, impostato molto basso, è a piccoli
archetti diseguali.
Quello cos detto degli Serulli, ceia
ponte del diavolo, posa l’unico suo arco
sopra altissime rupi di macigno, sulle pro-
fonde ripe del torr. Cesto che cavalca fra
S. Leoa Colle e la pieve di Gaville, Alcani
dubitarono che fosse questo di opera ro.
mana lungo nna strada consolare, (/e
Cossia) per quanto stia a infirmare tale
supposto la topografica situazione dello
stradale, la qualità della cretruzione, e la
troppo angusta sua carreggiate.
Nel torr. Cesto fluiscono per varj rami
tutte le sorgenti e le acque che cadono
sul fanco orientale dei poggi ultimi del
Chianti, a partire dal giogo di Afonte-
Domini sino a Montescalari.
Le stesse acque per tanti diversi rivi
provenienti dai poggi su.
li di Cintoja, di Torsol
al castellare di Dudda; poco lungi dal
quale ese corrono furiose gorgoglian-
do fra le scoglicre che sostengono l'allissi-
mo poote agli Serulli.
Ml torr. di S. Cipriano, omia del Muli-
i rii e borri che dai
ano sern-
dono in Pian-Franzese, e di là ci pere
in Arno fra San-Giovanni e Figline.
Al torr. del Ponte-rosso danno il pri.
mo alimento i poggi di Piuu.d'Altero,
nei quali ha origine la vallecula che de-
china da Monte-scalari verso S. Miniato
aCelle,e per le ville di Porgiale e di Cam-
piglia arriva al Ponte-rosso sulla s'rada R.
aretina, un quarto di migl. a maestr. di
Figline, e altreti del
Il torr. Troghi, sia di Selceto, prin.
cipia sotto la villa della Torre a Cuona,
e dopo aver corso parallelo alla strada
maestra aretina, passa sotto il ponte della
Felce la stessa strada indi girando
verso lev. s'ingrosa dei borri di Aimag-
gio e di Besticci, dopo di che trova il
ponte di Salceto pel piano d'Isola, al di
3 del quale si vuota in Arno.
Una sola strada R., cioè, quella posta-
le aretina, passa per la pianura di questa
Comunità, dall’Iocisa al ponte del Por-
cellino. Ema fu sostituita nel 18162 quella
R., ora provinciale, che scende da S. De-
136 FIGL
moto io Collina passando per le Turre »
Ceons, il pispo di Troghi e di là per il
borgo di Boechio scende all'Incisa, dore
si unisce alla R. postale che viene dalla
riva destra dell'Arno, dopo avere atira-
Fra le strade comunitative rotabili si
conte quella stata aperta nel 1833 fra
Figline e Greve, varcando i poggi del
Chianti inferiore fra Cintoja e Lucolena.
Un tronco di via pure rotabile rimorta
il Cesto vino a Geville staccandosi dalla
ibergo del Poroellino.
traversasce il territorio comunitative di
Figline per le ragioni che saranno espo-
ote all'art. Via Cassia.
La qualità del sonlo, che cuopre la su
perficie territoriale della Comurità di Fi-
di può ridere a tre classi; cioè
mento pci sparso di fossili ani-
mali e vegetabili ; 3.° a terremo di dleposi-
to di recentisime alluvicni. Spettano alla
prima classe le pietre arenarie che costi»
tuisconc quasi sole l'ossatura spparente
dei poggi, fra i quali scorrono i torr, del
Cesto e di $. Cipriano, e donde si eera-
vano i macigni © pierre serene impiegate
per apere di edificatoria e per lastricare le
. deposi!
di marne arg'llose e di Info arenario che
sostituisenno i varj strati delle colline in
termedie fra le rocce secondarie dei pog-
gi predetti e le recenti colmate lungo
il @ Arno. In coteste piagge ghiajose
furose sepolte erlve estesissime di al-
to fasto, e intere famiglie di gigante.
schi quadrapedì, mentre errve loro di co-
perchio ana mumerom serie di banchi
osissontali comprati di ghiaja, di rena ©
di ciottoli di più grandezze, derivati dai
gasletro, jmili altre rocce appennini-
che. In tal guisa si presentano meglio
che altrove tango 1 Lorro dei Cappuo
cini di Figline; così che dalla profondità
di quei baschi e della dimensione dei
ciottoli si potrebbero quasi numerare le
vorie alluvioni più
FIGL
della Valle dell'Arno, invaczi che le
acque Quenti ne trascinssero nua parte
per la tortuosa foce dell'Inciss. — fé
PArt Anno.
Che il Val-d'Arma di sopra a Firenze,
avanti e dopo il mille, fome frigido €
palustre per causa dci spagliamenti de'
fiume reale e degli influenti che dai
fianchi vi csncorrono, è a parcr mio na
fatto dimostrate in modo cridente dall
ubicazione dei più autichi castelli e pievi,
dsi raderi delle È rocche, casali e pacsetti
piu vetusti, la di cui situazione risconira-
si a on livello molto superiore a quello
dei vili:ggi, dei lourghi © terre, e delle
parrocchie più moderne del Val-d'Arno
medesimo; chiese e pacsi tutti, i quali
non contano una età più vetusta di selle
@ otto secoli.
Che poi l'Arno anche in tempi meno
antichi vagamo nella stesa valle, ce lo at-
testano tanti terreni conquisiati da'''arte
idraulica, ta “ bisarni
i carpi che rassem»
br no altrettanti giardini.
L'isola del Mezzale nel piano dell’Inci-
ra di front sl Vivajo, stata colmata e ri.
dotte a ungran poce"e omonimo, fa caps-
ce nel 1312 di accogliere l’esercito dell’
mp. Arrigo VII. (Gio. Vitami. Cronica
1X, e. 46.) — Di vm'isola di Arno
dirimpetto a Figline, nel popolo di Cash
Guineldi, si trova fatta menzione, non so-
lam. ate pel provvedimento fatto, li a ot-
tobre 1753, . dal magistrato della Parte
Guelfa di Firenze per aggiodicare i dat-
mi e ritrovare i confini delle terre som-
mene vione dello stesso fiume, ma
«usa è ricordata nelli statati fiorentini ve
datti nel 1321 (lib. IN, rul r. 3), dove si
trata della direzione da darsi al Gume
Arno per il distretto di Figline; c ciò
per effetto (dichiarasi in «ssa rubrica) dei
frequenti spagliamenti dell'Arno, il quare
a e rendeva totalmente infruttifere
4000 stiora «li terra a seme nell'isola cir-
condata dall’Arno. Per la qual coss fu de
liberato doversi sddirizzare il corso e dere
tun migliore cegolamento allo stesso fiuente
& spese dei ponidenti frontieti.
Tali ea altri succemivi prorerdimenti
idraulici nel giro di più secoli, presi dal
magistrato medesimo, non furono cuficienti
FIGL
® mantenere ecstà nel suo canale l'Arno.
rocchè, senza contare il grande dile-
vio del 1333, che tutto il Vald'Arno
abbonda soprattutto di boschi a palina d *
Quercieli, di castagni, di querce e simili.
Le colline sono in gra perte coltivate
a vite e ad ulivi. Quelle coperte di marna
argilicna è di tufo srenarin, distinte coi
nomi di piagge o di sabbione, sono spo-
Gfiate di alberi, ma si seminano cca pro-
ftto » grano na sno ile l’altro no, e pell’
tano di riposo si ponzono le fare, e vi
© lesciono crescere le esipraggini (Gallega
«ficinalis) seminato l’anno innanzi sopra
FIGL 237
il grano, che poi si sovessiano alle nuvm
cementa dell'anno mi
Più fertili e più produttive sono le piag-
ge di sabbione, composte di banchi di mi-
nuto renischio, che i Valdernesi chiame-
no Sansine.
Uns giudiziona condotta delle acque po-
trebbe marnare e ccrreggere il terreno più
sterile delle pisgge argilicoe col sistema
delle culmate di monte, stato ben descrit-
te epraticato dal march. Cosimo Ridolb.
La coltivazione della pianora intorno
Figline è molto accurata e ben dirette. Il
Cicatani da Figlie. Per la qual coss i
mestanti sono scarsisimi in proporzione
alla popolazione che vi traboccs.
158 FIGL
Jofatti nom si trevano in Figline ma-
, ad eccezione di una f.r-
casa Serristori. di cinque
@ sei bottegnole di fabbri per coltelli e di
pochi fabbricanti di funi.
Le cave di mucigno sotto Gaville forni
scono materia a varj esvalori e scarpellivi
del pare.
L'arte della lana, antica risorsa dei Fi-
glinesi, e quella dei tessuti ordinari di li.
no, una dopo l’altra farono erlivate da
industrie più moderne e più fallaci, sic
come era una quella della treccia e cap-
pelli di paglia, la quale per qualche anno
alla classe più numerou del popolo fornì
pane. denari e qualcor'altro.
Del resto il mercato settimanale, che
cade in martedi, costituisce quasi che
tetta la risorsa dei pigionali di Figli-
FIGL
nre, bottegaj, braccianti, barcecianti e fse.
chi
La Comunità mantiene cm chirurgo
due medici condotti.
La potesteria di Figline è tra quelle di
prima classe. — Essa non estende la sna
inrisdizione civile foori della comunità
riunita di Fi e Incisa. Per il criminale
e per gli atti di polizia dipende dal vics-
rio R.di iovanpi. Vi è una cancelleria
comunitativa di terza classe, la quale serre
anche alle Com. di Greve e di Reggello.
Parimente di terza classe è l’iogegnere di
cireondario residente in Figline, il quale
abbraccia, oltre le tre sunnominate, soche
la comunità di Rignano. JI suo nfizio di
esszione del Registro è situato in Monte-
varchi, la conservazione delle Ipoteche in
Arezzo, la Ruota a Firenze.
QUADRO della popolazione della Comunità di Fretrxz e Incisa
« tre epoche diverse.
Nome dei luoghi. | Titolo delle chiese. | Dioc. cui | dit. ] die. | dit.
apparten.} 1551 | 1545 | 1833
—_——_—_—_y—r_—_eer_— i: | mn
Altoreggi S. Martino, Cor 160 | 205| 218
Avane S. Doeato, Prioria 190 | 196 | 240
Borri 55] 54] do
Campig! a 83 | 204] 26.
Cappiano £ 205 | 304 | 384
Castagneto s 60 | 253 | 308
Celle n 166 | 205 | 166
Ficume Maris, Collegiata 1224 | 1938 | 5651
Gaglianello S. Biagio, Cura — | sl 20
Garille S. Romolo, Pieve 357 | 582| 789
Incisa S. Alessandro, Piere È — | 1064 | 1351
Loppiano e Incia —|S. Vito, già Pieve, ora
Pri Hi 359 | ago 335
Noote-Scalari S. Cassiano, già Badia, ©
ore Cura £ -| -| 8
Monteli S, Quirico, Cura # 426 | 269] 3
Morniano S. Nichele, Prioria v 69 | 89] 113
Pavelli S. Michele, idem i sé | 153] 266
Ponterosso nel Borgodi| S. Maria, già Badia, dra)
Figline Prioria pa 31 | 3c0| 639
Ripalla S. Audres, Cura i sto | 139] 162
Scampata 8. Barolommeo, Prio- i '
ria É 167 I 193
Tartigliese $. Naria, idem È 215 | 200
Terreno S. Pietro, idem 168 | 3ja
Vivejo SS. Cosimo e Damia-
no, Cura
Tora. Abitanti, N° | 4462 | 6836 |11000
PIGL
FIGLINE nel Vald'Aro aretino. Con.
deve fo una per. cotte lì titolo di $. Mi-
chele a Pobbriciano, nel piv. di Sietina,
di cui ora è sonena, posta preso l'Arno
tel confine della Com. di Subbieno con
quelli di Copoluna, nella Dicc. e Comp.
di Arezzo.
PIGLINE in Valdi-Bisenzio, o FIGLI.
KE = PRATO. Vill. con ch. prioria €
battistero (S. Pietro ed Figulinas}, nella
Com. Giur. Dioe. o circa 3 migl. a sett.
è Prato,
Risiede in valle fra la base orient. del
Monie-Ferrato © quella occidentale del
Peggio detto della Costa, colla strada co-
mesilotiva diretta alle vicine cave delle
FIGL 239
antica perr. di S. Biagio 1 Teppo-Fi
ghina Eilsen » S Egidio s Prassi.
neto sel piviere di Rigutino, Com. Giur.
Dico. e Comp. di Arezzo, dalla quel città
Questo css. di Pighine siluto ia meno
alla colmata fattoria di Framineto delta R.
Corona, trovasi remmentato sino dal 1044
@ 1099 nelle carte della chiesa aretina
insieme col padule, che costà premo al
perto di Alberoro ristagnando bilicava fra
febb. 1783, fu riunita alla nueva chiesa
de'8S. Biagio e Egilio a Frassineto —
Ved. Carna, Fuasusszo e Tesro-Pi
marine di gabbro, dette perciò di Figline. enins.
Ha tore che attualmente è ridotta sd uso
i compenile della chiesa parrocchiale,
servi già di difesa, e il cartello che vi è
mersio secenna l'epoca della sua costra-
ticer, le quale rimonta al secolo XII.
dove più
scquistò 1 onsi cei
Lo chic camera nelle se pere al- «tando 1) slebre sziore Mereto
pare.
cune pittere del 1600, € una tavola del
saslo titolare che riceve le chiavi dal
GH abitanti smo im gran parte cavato-
ri e scorpellini di marmo errpentino e
pietra di gabbro che estraggonei dal conti-
fse Nonte-Perrata, cotto nume, il
di Nero di Prato, e Palira di Pietra da
macine. Tali macisi cono le più ricerrate
per malini fra tutte quelle della Toscana.
Del serpentimo di Prite farono incrostati
Serino, da esi ricevere il primo
Same questo villaggio di Figline © la vee
La par. di & Pietro a Figline conta
tego .
TOPPO- dopo
Chisne, volgertsente appelisto
FIGRINE. Cas. che ha dote il nome all’
podere, e passò
Risiede sopra il pogrio dilione fra
Moatajone, $. Vivsido e Gambassi, presso
le sorgenti del Aio-petroso, che scende
a levsate per iributare le sue scque nel
fi. Els, mentre dalla parte di poo. scor.
re puco più langi di là la fiumana dell’
Evola e la. strada proviaciale che da
Moatsjone conduce a S. Cristina, dove si
cuagioage ella strada R. Volterrana che
Viene da Castel-Borentino.
Se io non m'iagsano a partito, o le
memorie di questo pacse sua suso più
antiche del secolo XIT, 0 esse si perdono
€ ferono comuni com quelle dei distrutti
ut. dei conti rurali di Camiporena e di
Montecuccari. — Wed. Mentacuccani
in Vald'Ers.
Lostoriografo Montejonese, Ammirato it
giovane, pelle vite dei vesc. Volterrani,
aver rammentato, cotto l'anno 1161
di geanajo, l'alienazione Satta a favore
FIGL
per le Torre a
1536
mato in Collina
Ceons, il pispo di Troghi e di là per il ecque
torgo di Bocchio scende all'Incisa, dove
si unisce alla R. postale che viene dalla
riva destra dell'Arno, dopo avere attra.
versato îl ponte dell’Incisa.
Fra le strade comubitative rotabili si
conte quella steta aperta nel 1833 fra
Figline e Greve, varcando i poggi del
inferiore fra Cintoja e Lucolena.
te tronco di via pure rotabile rimorta
il Cesto sino a Gaville staccandosi dalla
R. pestale all'albergo del Poroellino.
L'autica via Cania non credo che st-
traversasse il territorio comunitativo di
Figline per le ragioni che saranno espo-
ote all'art. Via Cassia.
La qualità del suolo, che cuopre la su-
perficie territoriale della Comurità di Fi.
gline, si può ridurre a tre classi; cioè
1.° a terrena secondario formato di rocce
stratiformi compatte ; 2.°a terreno di sedi.
mento post-diluviano sparso di fowili
mali e vegetabili ; 3.° a terreno di dleposi
to di recentissime alluvicni. Spettano alla
prima classe le pietre erenarie che costi-
tuisconc quasi sole l'ossatura apparente
dei poggi, fra | quali s:orroso i torr. del
Cesto è di S. Cipriano, e donde vi reca-
vano i macigni o pietre serene impiegate
ce,
di marne arc'lose e di tufo arenario ci
nostituiseono i varj strati delle colline in-
termedie fra le rocce ie dei pog-
gi predetti e le recenti colmate lungo
il £. Arno Jn coterte piagge ghiajose
furose sepolte erlve estesisime di al-
to fasto, e intere famiglie di gigante
schi quadrupedì, mentre serve loro ili co-
perchio una numerom serie di banchi
osizsontali composti di ghisja, di rena ©
di cietteti di più grandezze, dei dai
massi di pietra calcarea, di macigno e di
&siestro, o da simili altre rocce appennini-
che, In tsl guisa si presentano meglio
che altrove lungo Il Lorre dei Cappuo-
cini di Figline; così che dalla profondità
di quei baschi e dalla dimensione dei
FIGL
delle Valle dell'Arno, innanzi che le
Quenti ne irascinemero nna parte
per la tortuosa foce dell'Incis. — fed.
W4rt. Anno.
Che il Val.d’Arno di sopra a Firenze,
e dopo il mille, fosse frigido e
palustre per causa dei spagliamenti de'
Bume reale e degli influenti ehe dai seri
fianchi vi cencorrono, è a par:r mio nn
fatto dimostrato in modo cridente dall’
ubicazione dei più autichi castelli e pievi,
dai raderi delle rocche, casali e pacsetti
piu vetosti, la di eui situazione risconira-
si a va livello molto superiore a quello
dei villsggi, dei Longhi o terre, e delle
parroechie più moderne del Vald'Arno
medesimo; chiese e pacsi tutti, i quali
non contano una età più vetusta di sette
© otto secoli.
Che poi l'Arno anche in tempi meno
antichi vagame nella stena valle, ce lo at-
csmpi che rassem
br no altrettanti giardini.
L'isola del Mezzale nel piano dell’Inci-
ra di front al Vivajo, stata colmata e ri-
dotte e ungran poae-e omonimo, fa caps-
ce nel 1312 di accogliere l’esercito dell
imp. Arrigo VII. (Gio. Vatam, Cronica
lib. IX, e. 46.) — Di "u°isola di Arno
dirimpetto a Figline, nel popolo di Cast
Goineldi, si trova fatta menzione, non so-
Jem.nte nel provvedimento fatto, li a ot-
tobre 1753, . dal magistrato della Parte
Guelfa di Firenze per aggiodicare i dat,
ni e ritrovare i confini delle terre som-
merse dall’aliuvione dello stesso fiume, ma
usa è ricordata nelli statuti fiorentini ve-
datti pel 1321 (lib. III, rul r. 3), dove si
tratia della direzione da darsi al Gume
Arno per il distretto di Figliue; e ciò
per effetto (dichiarasi in «sa rubrica) dei
frequenti spagliamenti dell'Arno, il quare
devastava e rendeva totalmente infrattifere
tI di terra a seme nell'isola cie=
Arno. Per la qual cos fa de-
liberato doversi addiriszare il corso e dare
un migliore regolamento allo stesso fiuente
a spese dci posidenti frontieti.
Tali ea altri succemivi prorr:dimenti
idreulici nel giro di più secoli, presi del
tnagiatrato velficienti
imedesiazo, non farono
FIGL
è mantenere costà nel suo canale l'Arno.
senza contare il grande dile-
Vio del 1333, che tutto il Vald’Arno
sesemense, nè la piena del 1353, molte al-
Intioni posteriori devastarono e coprrsero
Si seque tanto la pianora di Figline, quane
to quella dei paesi limitrofi.
lu conseguenza di ciò trovasi nelle
carte e nei libri di questa Comunità, che
il magistrato civico di Figline, nel giorno
aprile 1406, poscia nel 28 frbb. 1411,
H9 pid 1468, aggiudi.
vene
Arne; del quale, nell'inverno 14545, 0
ia quello del 1465 farono portate via
er'aperta
sit
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si
FIGL 237
il grano, che poi si sovrssiane alle nuva
cementa dell'anno sueseguente,
Più fertili e più produttive sono le piag-
ge di sabbione, composte di hanchi di mi-
nuto renischio, che i Valdersesi chiame-
no Sanzine.
Uns giudiziosa condotta delle acque po-
trebbe marnare e correggere il terreno più
sterile delle piagge argilicee col sistema
delle eulmate di monte, stato ben descri!
to epretieatoda! march. Cosimo Ridoli.
sta pianura » seminare foraggi di tato le
stagioni. I soresci di lapini e di fave vi
HA
sti
"LL
Ì
#
E
i tocra ai coloni, il frutto di tutte coteste
risorse agrarie in ultima analisi va a ter.
minare nelle borse dei possidenti terrieri,
per la maggior parte domiciliati a Firenee
olontasi da Figline. Per la qual cosa ibe-
mestanti sono scarsissimi in
alla popolazione che vi trabocca.
|
158 FIGL FIGL
Jofotti non si trevano in n bottegaj, braccianu, barcocianti e fse.
i ori La Comunità maliene un chirurgo e
‘© sei bottegnole «di fubbri per coltelli e di due medici condotti.
pochi fabbricanti di funi. La potesteria di Figline è tra quelle di
Le cave di mscigno sotto Gaville forni- prima classe. — Essa non estende la sna
scono materia a varj cavatori e scarpellini o i
del parso.
L'arte della lana, antica risorsa dei Pi- e per gli atti di polizia dipende dal vies-
glinesi, e quella dei tessuti ordinarj di li. rio R. di San-Gioranpi Viàuna cancelleria
no, una dopo l'altra furono erlissate da comunitativa di terza classe, la quale serre
industrie più moderne e più full: sic- anche alle Com. di Gi MA e di Reggello.
come quella della tri Parimente di terza ingegnere
pelli di paglia, la quale per qualche anno circondario residente in Figlio il quale
alla classe più numero del popolo funi abbraccia, oltre le tre sunnominate, anche
pane, denari e qualcor’altro. la comunità di Rignano. JI suo nfizio di
De] resto il mercato seitimanale, che esazione del Registro è situato in Monte-
cade in martedì, costituisce quasi che varchi, la conservazione delle Ipoteche in
tutta la risorsa dei pigionali di Figli. Arezzo, la Ruota a Fireoze.
QUADRO della popolazione della Comunità di Fretisx e Incisa
« tre epoche diverse.
Fome dei luoghi. Titolo delle chiese. | Dioc. cui | dhit.
] dit. | dit.
apparten.| 1551 | 1245 | 1833
————_—y—r_{ c__—__- i |- (9a)
Altoreggi S. Martino, Cor 160 | 205 | 2:18
Avane 8. Dosato, Prioria 190 196 ao
Borri 8. Stefano, Cara 55 54 do
Campiglia S. Apdrea, Prioria 83] s046| 262
Cappiano 205 | 304 | 384
Castagneto 60 | 214 | 308
Celle 166 | 205 | 166
Fiom 1224 | 1938 | 5671
Gaglianello — | 1400 ec
Gatille 357 | 582| 789
Jnciva — | 1064 | 1351
Loppiano e Incisa
Mopte-Scalari S. Cassiano, già Badia,
Salosotdi IP 169001] MI[AP uos atqorosied oq anni
ora Cura 87
Montelli S. Quirico, Cura su
Morniano $. Michele, Prioria 113
Pavelli S. Michele, idem 266
Ponterosso nel Borgodi| S. Maria, già Badia, dra)
Figline Prioria 639
Ripalla S. Andres, Cura 163
Scampata $. Bariolommeo, Prio-
ria afo
Tartigliese $. Maria, idem 28.
Terreno S. Pietro, idem Bio
Vi SS. Cosimo e Damia-
tel no, Cora -—| —| 565
Toras. dbltanti, N° | 4462 | 6836 |11000
FIGL
FIGLINE nel Vald'Arso aretino. Cos.
deve fa una perr. sotto il titolo di $. Mi
chele a Pobbriciano, nel piv. di Sietina,
di cui era è ancrea, posta premo l'Arno
sol confise della Com. di Subbieno eva
di wei aretini di delicatiesimo lavoro, co.
teolo ricercati nelle mense dei Lucalli
mmeni, ed anche degli Etreschi. — Vod.
Caseniz:, Fassasca e Fassascsano.
FIGLINE in Valdi.Bisenzio, o FIGLI.
NE = PRATO. Vili. con ch. prioria e
boltistero ($. Pietro ed Figulinas), nella
Com. Giur. Dice. e cirea 3 migl a sett.
i Prato.
Risiede in valle fra la bose orient. del
Monte-Ferrato e quella coridentale del
FIGL 239
antica di 5 Biggio dl ZoppoFi
Ghina Gra senene = È Egidio Premi.
neto pel piviere di Rigutino, Com. Giur.
Dice. e Comp. di Arezzo, dalla qual città
trovasi circa 9 migl. a cetro.
Qureto cas. di Pighine situsio ia mezzo
alia colmata fattoria di Framineto della R.
Corona, trovasi remmentalo sino dal 1044
€ 1099 nelle carte della chiesa aretina
fnsieme col padule, che coi. premo al
pesto di Alberoro ristagnando bilicara fra
le due Chiane; una cioè che volgeva il
suo gigro corso verso sett. per entrare nel
Val-d'Arno aretino, e l'alira verso estro
fra Montepulciano e Chiusi,
pogzio detto della Coste, solla strada co- de'55.
mernitativa diretta alle vicine cave delle
le,
servì già di difesa, e il cartello che vi è
marsto sccenna l'epoca delle sua costro-
Sione, la quale rimonta al secolo XHI.
La chiese conerrra nelle sue ab
cune pittere del 1400, e una tavola del
santo titolare che riceve le chiavi dal
Gili abitanti uno in gran parte cavato-
ri e scorpellini di marmo errpentino e
ST Pia i inte dir) pi
Pag Toscana. — Un altro remo d’industria
Pn ra i e la cea
ehirsa porrecchiale.
La porr.. di $ Pietro a Figline conta
617 dit
FIGLINE è FIGMINE io Valdi
Chiese, volgarteente TOPPO-
Moatajone, $.
le sorgenti del Rio-petroso, che scende
a levsate per iributare le sue scque nel
$. Elv, mentre dalla parte di poa. scor.
antiche del secolo XIT, 0 ese si perdono
€ ferono comuni con quelle dei distrutti
cut. dei conti rurali di Camtporena e di
Montecuccari. — Ved, Menracuecan
im Vald'Era Amzion di
Loutoriografo Montajomese, A mrui
piovane, nelle vite dei vese. Volterrani,
dopo sver rammentato, sotto l'anno 1161
di granajo, l'alicnazione fatta n favore
140 FIGL
della chiesa di Volterra di tattociò che
alcani costi rarali ponederano nei
otretti di Moatecuccari, di Camporena,
Coddra, co. egli qggicose, che
per
do rogeto pel febbrajo del 1133 dio
sorteria
Saladi:
cemtelli di Gambani e di Figline con le
live curie e distretti. Dalla quale
eccomaadigia ilmente derivò il di.
ritto per cui il putente vescovo Volterra
so, lidebrando Paunocchieschi, ottenge dal
te Arrigo VI vivente l'imp. Federigo I di
Jai pedre up privilegio nel 1186,001 qua-
le gli fa confermata la signoria di Moate-
wuecari: ivì non si rammenti il
cost. di Figline stato giù ai vescovi Vol
terreni pochi anai innanzi dai loro signori
raccomandato.
Contottecià questo Figline per luoga
persa fece parte del distretto di Mootajune,
aderente i porerso e territorio di San.
Miciato, siccome apparisce dal trattato
relativo alla demarcazione e ri i
dei confini fra il contado di Sanminiato
9 Sl distretto della Rep. Gorentina sotto
l'anno 1399. Essendochè tri sono topica»
mento specificati | luoghi e i nomi dei
termini artificiali e naturali per servire
di limite fra la Com. di Gambessi spet-
ftente al territorio fiorentino e quella di
Mostsjone appartenente al Comune di
Senminiato; vale a dire: d loco Ebulae
vursne versus levantem usque ad podium
de dlliona propter vallem quae dicitur
dguabona, et e podio de Allione usque
in fomato qui est inter villam de Fi- Ci
Ghino et cilvam de Ritondulo, et vicut
trekit ipse fosatus usque, cive prope
Castellare, seu Costellacci tab in
de toa sicut trahit inter terram
Soeriam recte ed Bulneum de Fighino,
i. quali espressioni, secondo il testo
del trattato, ci davno a conoscere, che nell”
anno 1397 Figline era ridotta a una sem-
plie vitla, e che il suo antico castello, 0
rocca che fosse, era ridotto a ce-
otellare © eastelloccio, vele a dire de
molite molto tempo innanti che Noota.
fone con Figline e altri psesi si seperas-
cero dal distretto Sanminiatese per ema
ve incorporati al coatsdo di Firenze, sic
cume stresne nell'anso 1363. (Lum.
NA dale
e in potere della Rep.
ignori di quell villaggio fe-
rono ammessi con tutta la loro contortcria
alla cittadinanza di Firenze, conservando
{ beni alludiali e il giuspedrenato delle
ch. parr, de'$S. Cristofano e Antonio.
11 trattato del 1297 poc'anzi accenna»
to rammenta sulla linea di confine fra le
Comunità di Gambani e di Monteajone un
Bagno di Figline; bagao ossia lerma,
da lungo tempo distrutto, ei di cui avane
zi con impiaatito a mosaico e torsi di sta-
tue di marmo, scoperti presso la villa de’
signori da Pilicaja, richiamano attualmen-
te le lodevoli cure di quei proprietar).
Forse allo stesso romano edilizio potero»
mo appartenere alcuni cimelii stati trovati
mei tempi trapassati all’occasione di lavo-
iglioe, dove ro»
piccole torri eretto ia
quelle alture all’età dei conti rurali.
AMa sua vil Figline con tanto tra
sporto sccorreva il celebre poeta Via
ceuzio da Filicaja, che nel ritornare di
costà a Firenze, mentre descriveva i
sommi pregi della stersa città, terminò un
suo sonetto col diret . . . altro difatto
Non trovo in voi che il non aver Figline.
La parr. de'SS. Cristofano e Antonio a
Figline conta 261 abiL
FIGLINE pi PRATO. — Wed. Fiou-
ma in Val-di-Bisenzio.
FIGLINE (TOPPO.). — Wed. Fiou-
se in Val-di-Chiana.
FILATTIERA (Peleteriae,Filateriao
in Val-di-Magra. Cast. già capo-
marchesato, attualmente di una
Comunità granducale, nell'antica pieve di
Pico, detta la pieve vecchia (ora arch
pretura di S. Stefano) nella Giur. civile
inale di Bagnone, Dice. di Pontre-
une volta di LuniSarzane, Comp.
li Piso,
MN cost. di Pilattiera è recioto dagli
evonsi delle sue vecchie mara, catro le
quali esistono le cadenti pareti della
rocca e quelle del palazzo dei fu marchesi
Malmpina di Filattiera.
È situsto vna vaga collina posta
è cavaliere della strada R pontremulese,
Già detta Francesca, ra i tort. Copria @
Monia; il primo de'quali inficenti scorre
alla esa bose settentrionale, e il secondo
CI
FILA
FILA 2141
dal compromesso sulla enfiteusi di alcun
di quei domiaj. fato nel 1203 fra i Male-
spina e il vesc. di Luni, in vigore del lodo,
al quale presterono il consenso, fra verj
tidomini è vub-feudatarj, anco i signori
di tutta la casa di Tresana, di Filati
ra, di Mulasto, ec.
ADorchè i nipoti del march. Malsspi.
ma (Obiszo il grande, cui Federigo 1 nel
1164 aveva confermata la quarta parte di
Filattiera), nel 1221, separaronei di stati e
di stemma, Filattiera toccò al ramo di
Corrado l'antico; di oyi era bisnipote, Al-
berto di Obiccino che, nel 1295, si divise
di beni eco i march. di Olivola e di Ver.
rucola, nati da un suo fratello. Mediante
la quale separazione pervennero a Niccolò
Marchesotto Gglio del march. Alberto
tutti i feudi upiti a Filattiera, cioè Ba-
lorchè emi diedero origine nel 1351 ad
altrettanto lince di marchesi di Bagnone, |
di Filattiera, di Malgrate, di Castiglion
del Tersiero 0 di Treschietto, e
tonesrono la fendo | cast. di Frilattiere,
igliana, Biglio, Oramala e altri luorbi,
confermati loro com dipluma dell'imp. Car.
Ie.TV nel 1355; in tempo che lo stesso
Ricrardino, era: copitano di euerra della
Ben. fior. Discendente di Riocardino fu
quel march. Bernabò di Manfredi che per
cnatratto del 1) marzo 1569 vendè il
feno di Filattiera e,Cosieo I, allora dora
di Firenze, riservandosi totti i diritti
Ippolito capitano degli eserciti imperiali,
nato per avere edificato a sne spese solto
l'impero di Pietro Leopoldo un «abborgo
della città di Vienna (Joceph.etraue), che
poi vendè al magistrato della stema città.
Era zio dell’altimo march. di Filattie-
ra il senatore Marcello giurecoosalto di-
stinta e governatore di Siena per il G. D.
Francesco Il ;e questi si meritò una meda.
glia di onore con
nium. (Mann. Sigi
ne Memor, di Lunigiana.)
19
142 FILA
Comunità di Filattiere. —
comunità. il di cui territorio si modellò
con l'ea-fendo di tal nome, era formata
castello e corte di Filattiera, e delle
ville annesse di Lusignano, Migliarina,
Zigliana e Biglio, inpanti che questi
due ultimi casali fonero
nati con le
lor pertinenze alla Como, là Bagnone.
II suo antico distretto trovasi designato
nella domenda d'investitora fatta li $1
mmnegio 1355 all’imp, Carlo IV dal march.
Biccardian Malaspina, duve si leggono i
nomi dei castelli del suo marchesato di
Filattiera, cioè Filattiera con
Biglio e i loro distretti in quest
ni: eb una parte flumen Mocrae.
Flumen Capriae et ab alia summitas 4l-
più versus boscum.
La smembramento del territorio di Ri-
glio ha fatto del dis'retto di Filattiera due
frarioni di suolo, l'ana dall’altra isolata.
La superficie attuale è di 4261 qnadr.
ds cui tono da defaleare 313 quadr. per
corsi d'acqua e strade. Ha arrocchis
dentro il castello, che conta nel nerse 356
abit è Son nella campagne. L'altra cura
di Tenismana siiuata nella porzione alpe.
ster è più elevata, pon ha che gi abit.
nel territorio di Filatticra, mentre il re-
stante sngita alla commnità limfirofa
Paenone. Totale 835 che stanno a
razione di 150 individui per ogni migl.
quadr. di sunto itponibile.
La porzione maggiore del territorio,
che è nore la più prodattiva e pià abitata,
rarchinde il capolsoro. Essa presenta la
fenra di nn trisngola troncato, che ha la
hier sl fi. Maera, l'angolo opposto torca
PPAppennino di Monte-Orafo, e i due lati
vanno calle tracce dei torrenti o canali di
Monia e di Capria; îl primo verso scir., 1°
altro verso maestro, rispetto a Filattiera,
voltati.
con 6 comunità ; 4 delle quali del Gr:
dnesto, e 9 spettanti agli ez-fendi
reato di Modena. — Dal lato di sett. a
marsir., mediante il torr. Capria. ha di
fronte la Com. granducale di Caprio sino
41 suo sbocco in Magra, dove per brevissi.
ma passa davanti dal lato di pon.
alla Com. di Pontremoli che abbandona
alla fece del torr. Teglio. Alla quale
foce soltentra nella riva destra del @.
Magra l'ex-Seudo dei Malespica di Mulas.
FILA
sa sino alla confluenza del turr. Mangio
lu. A cotesto punto il letto del fiume
serve di linea di demarcazione fra la Com.
granducale di Groppolì e quella di Fila
Liera sino allo sbocco del così detto canale
della Fosca. Di fronte alla Mossa la Com.
di Filattiera lascia a poo. il letto del f.
Magra per rivolgersi dal lato di ostroserso
la boéca amplissima del torr. Monia; il
cui alveo rimonta dalla parte di ler. di-
rimpetto agli ex-feudî dei Malaspina di
Malgrate e di Villafranca sino a) poggio dî
greo. sino al torr. Ca.
pria, dove ritrova il confine da col parti.
L'altra sezione, posta a grec. della pri-
ma, è on angusto ma lango sprone che stac=
casi dal Mont'.Orsajo poco Iungi dal Le-
go Santo, prima origine del fi. Parma.
Su cotesta criniera per il tragitto di un
terzo di migl. ha di fronte, sul rovescio
dell'Appennino il Ducato di Parma, quia-
di scendendo ds quella elevatezza per il
così detto Canal Maestro della Capria
sino alla frane, e di là per il canale di
Molandola, poscia per le strade vicina.
Vi della Fornmacetta e di Lusignana, ritro-
va dal lato di pon.-maestr. la Com. granda-
enle di Bagnone. Presso Lusignana vol.
tando faccia bruscamente da pom. a fer. va
inecatro all’'ex-frudo Malaspina di Tre
schietto, com col risale sul giogo di monte
Orsajo al varno detto la Fusicchie 0 Pu.
cicchia di Vico. che è a circa 3166 br.
sopra il livello del mare; là dove esiste il
cnafine della Toscana con la Lombardia,
e del Dacato di Parma coa il Vicariato
granducale di Bagnone.
Una cola strada maestra attraversa îl
territizio inferiore fra Filattiera e il Q.
Magra, quella cioè R. pontremolese, stata
recentemente ridotta carrozzabile, e retti.
firata anîle tracor dell'antica Pie Fram
cesen, 0 Romda della Cisa.
che diversifica la strattura
Ma comunità di Filattiera,
varia egualmente per l'indole del terreno.
TI quale nella parte montnosa consiste in
toron stratiformi delle tre qualità predo-
minanti nell'Appennino; mentre le pen-
dici estreme delle ultime colline della
stema catena si riducono per la maggior
parte in argilla cerules conchiglisre, im
Grée calcareo-siliceo-terziario, e in depositi
FILA
fievialili, o civitoli calcarro-silicei-argillo
si Giariono questi mella parte più bassa
fraîl Copria e il Monia, alla sinistra del
6 Magra, le cui acque bene spesso in.
vidono tolla la pianura che attraversa il
fesso Pedale, pianura che porta meri
mente il uome di Ghiaja di Filoctiera.
Nou dirò quanto sia sterile e fallace le
predazione agraia di cutesto pantano,
qualora si debbano escludere le poche al-
berelle di pioppo ele intermittenti pa-
stare; dirò bensi che cotanta magrezza
trovai ia qualche modo ricompensata
dalla fertilità dei campi vitati delle supe-
riori colline marnose, dai rigogliosi casta.
qui, e dalle raporite e perpetue pastore
della porte alpina, non che dalla indu-
Wiricsa opera di quei villici, che il be-
Bemerito autore del Calendario lunese
rammentà ad esempio di quasi tutte le
altre comunità della Lunigiana.
Infetti la Com. di Filattiera produce
quasi altrettanto Geno quanto ne raccoglie
quella a lei contigua di agnone, che ha
una saperficie territoriale più che quattro
volte maggiore di quella di Filattiero.
Scerseggia bensi questa di ulivi per
erudezza di clima, 0 esposizione sfavorevo-
bi pda eccettuino le collies intorno
al lnogo, le quali compariscono feraci
Gopi peedezione © campestre e di fr:
arboree, del castagoo e noocieola
800 e al sesino.
La comunità di Filattiera è stata la
prize tra quelle della Lonigiana grando.
cale a der l'esempio o delln semen-
ta del trifoglio e della lupinella peri
prati artificiali, come quelli che contribui-
sesco ei doppio scopo di sumentare il
FILA 143
prodotto del bestiame da frutto e ;1 rac-
colto delle biade che per arvicendemento
vi succedono.
Dafla statistica pubblicata nel Calenda-
rio lynese per lanvo i
che la superficie produtti
di Filattiera può a un
distribuita cume appresso:
In cohi . quadr. 602
A viti.e ol «+0. + +» 138
In terreno lavorativo nido. . » s4t
Tn boschi PIERI » 183
In castagneti + +. + > 1038
Jo praterie attifciafi. . » . » i80
To pastura naturale . . . . » 1659
Ja prodetti diveni +. . . . » 16
Infabbriche .-. . 0.0.» 15
Toras. guodr. 3955
Noo vi sono industrie opificiarie, giac-
chè non si trae profitto dalle cadute dei
canali di Capria, di Monia, nè da aliri mi.
nori fiuenti ad essi intermedii, meno che
per muovere qualche macina da malino, e
qualche frallone per gualchiera.
tre l’aficio per l'esezione del Registro e
la conservazione della Ipoteche sono ia
Pontremoli; la Ruota a Pisa.
QUADRO della popolazione della Comunità di Firarrisza
a due epoche diversa
Fome dei luoghi. | Titolo delle chiese. |Dioc.cuiappar-| dbitantî | dbitanti
tengono. Inel 1765|mel 1833
n —_—_- /_—T7y_T—_< [cor | |
Futremaa . Stefano, Arcipr. | Pontremoli, 518 24
(1) Lusigoana |SS. Vino. e Anastasio | già di Lari ini 9!
Torun dbitanti N° | 689 835
(1) Della popolazione di Lusignana è stata computata solamente la porzio:
ne alture di là dal canale detto Posponte (Post pootem) che spetta alla Com. di
Filattiera. L'altre porzione è compresa nella Comunità limitrofa di Bagnone.
244 FILE
FILETTA in Valdi-Merse, Borgata
con albergo pressi le acque termali det
Doccio, poco discost
dal ponte a Ma-
S. Andrea a Fron.
Lignano, cui fu annessa la cora di S. Bia
pro a Filetta, Com. Ginr. é 6 migl a
estroscir. di Sovicille, Dioc. e Comp. di
Siena, :
Giace in uno pianura, che distinguesi
col noree di pian di Fileita sulla ripa si-
mistra del 6. erse, luogo la strada R.
Gr.asetana,e dirimpetto al poggio e castel
lare d'Orgia.
1 bagni » Macereto nel piono di Filetta
sone rammentati da Giovauui Villani all
oressinne che, nell'estate del 1313, ne
fece seo l'imp. Arrigo VII di Luxrmbur
go. (G. Vazam. Croni
sett, 1375 fatto iena, in cui si trova la
seguente particola : Jrem petia terrene po-
sita in curia burgi de Filetta comite-
tu Senensi prope flumen Mersac, et
Sessatum ecclesiae S. Blasni
‘acum de Filetta in via, qua itur Bagna»
ria. Et praedicta bona pertinent ed mo-
nosterium S. Eugenii de Senis. (Arca.
Dim. Fios. Mon. de’ SS. Pietro e Paolo
« Monticiano) — Ved. Faontionaro în
Val-di-Mense.
FILETTA in Vald'Ombrone pistoje-
se. Cas. compreso nel popolo di S. Pietro
a Cssal.Guili, Com. Giur. e circa 4
sbigl. » scir. di Serravalle, Dioc. di Pieto-
fa, Comp. di Firenre.
È situato sullo destra del torr. Stella
alla base settentrionale d:1 monte Albs-
no, cesia di quella diramazione montaosa
desigoata nelle carte pistojesi cul nome di
Monti di setto.
FILETTA pella Valle de) Tredozio in
Romagna. Doe cassli sotto i nomignuli di
Filetta di Sopre,e Filetta di Sotto, esi-
stono fra i popoli di S. Andrea a Pere
ta e di S. Lorenzo a Scarzana, nel piv. di
£. Valentino, Com. e 2 ia 3 migl, s ostre
di Tredozio, Giur. di Modigliana, Divc.
di Faenza, Comp. di Firenze.
Risiedono entrambi fra le selve nel ro-
vescio dell'Appennino di S. Benedetto,
Bengo il vallone percorso dalla umana
del Tredozio.
Ho. gra. Vill. con parrocchia (55
FILE
FILETTO nel Val-d’Arno casentinee,
Cao, che di il nome a usa ch. pers. ($,
Donatoa Filetto) nella Core. Giur. e migl,
2damarstr. di Poppi, Dioc. e Comp.
di Arerzo. "
Risiede alla base meridionale del pog.
gio di Cestet S. Niccolò presso la com-
Siuenza del Solano in Arno, lungo la via
comuaitaliva che rimonta questo fame fra
Poppi e Strada.
Era uns delle ville comprese nel
stretto dei conti Guilli di Poppi,
la ch. di Pilett tra le Goli del pi
viere di $. Maria 0 Bajano, «ino da quan.
do l'imp. Federigo Il con privilegio del
1220, e suovamente nel 1367, confermava
ai fratelli Guido e Simone figli del conte
Guido-Guerra le ville del distretto di
Poppi, cioè Quorle, Loscove, Filetto,
Lierna, Sele, Porrena, Corsigneno,
Buchena e Pergentina.
La chiesa di Filetto fa eretta nel 1141
sotto il pedronato dei conti di Poppi.
La parr. di $. Donato a Filetto costa
tir abit
FILETTO (Filetum) in Val-di-Ma-
Filippo), A di vicariato
ippo), prepositara e i vicariato
foraneo, nella Com. e Sn mie
Villafranca, Giur. di A
se ducale, già di Luni-Sarzana, altual-
mente nel Duc. di Modena.
Giace ia pianura sulla destra del torr.
Bagnone, alla sinistra del A. Magra e della
strada R. pontrem.olese.
1 villaggio di Filetto una volta faceva
parte del feudo dei Malaspina di Malgrate
discesi dal march. Bernabò figlio di Nio.
calò Merchesotto di Filaitiera, nel modo
he apparisce dall’atto di divise del 13510
dal privilegio dell'imp. Carlo IV del 1355,
in cui trovasi un aticolo che specifica:
Malgratum, Gragnana, Urtoranum, Fe-
letum, Moconum et Îrola cum ejus confi-
nibus, qui sunt, ab una perte flumea
Macree, eb alia flumen Bagnonis. —
Ved. Matcnare.
La perr. de’SS. Jacopo e Filippo di
Filetto nel 1832 noverava 466 abit.
Fizarro in Val-di-Serchio. — Wed.
Fi
nerrota,
FILETTOLE in Val-di-Bisenzio. Villa
con antica pieve (S. Maria) nella Com.
Giur. e migl. 1 4 a grec. di Prato, Dioc.
€ Comp. di Firenze.
FILE
Risiede im cesto sella ripe sinistra e
allo sbooro della valle del Bisenzio nell’
estremo confine della diversi e dell'antico
territorio di Firenze, sulla costa estrema
poggio, dal quale si domina la vici-
ma città di Prato, l’inferiore bacino dell’
Onbrone, e una porzione di quello deli’
Arno a partire dsl Poggio a Cajano a Ser.
ravalle, e da Firense sino e $i
Era Filettole una delle 45 ville del
distretto di Prato, dove da tempo smsi re:
moto presiede una tenuta cca vago casino
I'illosire casa fiorentina de’Rucellai.
La pieve di Filettole di padronato
della mensa arcivescovile ba attualmente
sottoposte Ve seguenti parrocchie; 1. S.
Biagio a Cavogliono, Prioria ; 2. 8. Cri.
3. 6. Paolo a Certoeno;
4. S. Michele a Canneto; 5. S. Leonardo
Fovvi inoltre nel pivirre di Filetto.
le na convento di frati Eremitani (8.
Ava), de lungo trmpo ridotto a uso di
villa; e uno spedalcito cca cratirio (8.
Maria Maddalena di Ponte Perrini) delto
volgarmente lo Spede/e de'Malsani pel
lo di S. Cristina a Pimonte.
parr. della pieve di Filettale conta
469 abit.
FILETTOLE, talvolta Frzerro (Fili
tulum) in Val-di-Serchio. Vill. com parr.
(5. Maurizio) e una dogana di frontiera di
terta classe dipendente dal deganiere di
Ripafratta nel Dipertimento dogamale di
pompini fe a sett, di Vecchiano,
Giur. dei Bagni di 8. Giuliano, Dioc. e
Comp. Pisaso.
È posto solla ripa destra del S. Serchio
fm una collinetta che confina con quella
di Costiglioncetlo dello Stato e Dico. di
Lucca.
La memoria più selica che si comosce
della chiesa di S. Muwrizio di Filetto sta
im una pergamena della cattedrale di Loc
ta dell'sono 836, quando quella mensa
Guito perdè, sebbene tentame di rivendi.
earto con altri diritti, allorchè Pietro veso.
di Lecca li reclamò nell’anno got ia Roma
dall'imp. Lodovico di Provenza Infatti
FILI 145
Irò allcra en privilegio R., ia cuici
pati inava che eta fe Rodelando
cittadino lucchese, fra le altre cose resti.
(uise et ecclesion unam fundetem in
honorem S. Meuritii in loco et fundo
Filituti. (Bravint. Memor. lucch. T. IV.
— Fioszsriaì Memor. della C. Mo-
tilde.)
Contaltceià la chiesa di S. Mrurisio di
Filettole nel serolo XIV si trova
nel piviere di Ripoli della diocrsi di Pisa;
dal quale diocesano, ncn so a qual epora,
venne eretta in battesimale senza core
suffraganee.
Cemprende pel svo distreito dee orsto-
1j pubblici intitolati, S. Girolamo di Le-
jono e 8, Maria Moddalrna de' Rozzi.
NI paese di Filettole nell’anno 1436 fa
occupato e messe @ ruba dall'ermata del
duca di Milano, capitanata da Niccolò
Piccinino, cui venne ritoito » mezzo marso
dell'enno suseguente dell'esercito Boren-
tino.
La ch. phbna di S. Maurizio a Filt-
tole conta gog abit.
FILIANO o FILLIANO ie Valdi.Sie
ve — Ved. Fiewaso.
Firsaro 0 Fretiazo in Val.di.Pesa.
Cas. da cui ebbe titolo la ch. di 8. Jaco.
po a Fillisno da lunga età distratta, nel
. di $. Stefeno a Campoli, Dice. e
Comp. di Firenze,
FILICAJA in Val.di-Sieve. Torre con
bastione e cassero semidirato, detto tatte-
ra il Palagio, sall’ingremo orientale del
Pontassieve, nel popelo Com. e Giur.
medesima, Dice. e Comp. di Firenze, da
cui è 10 migl. a lev.
Risiede nella collinetta che propagssi
dal poggie di Quoma sopra la testa del
Ponte a Sieve dalla parte destra del fin.
‘me predetto.
Fu il costelto di Filicaja fatto marerò,
nell'ameo 1363, dalla Bep. di Firenze per
servire di difesa sì sottopceto borgo e
te, fondato soi terreni che la mense e.
scovile sino dal 1207 acquistati sveva dei
nobili da Quoea e da quelli da Filicaja,
due antiche prosapie megnatizie, che fige=
rano di buon'ora fra i reggitori della Rep.
fior. Una di esse superstite e tuttora illu-
stre, quella che porta il casato de Filico-
ja, nell'anno 1313 ricevè dal vescore
di Firenze l'investitura della chiema di $.
Michele a Sieve, ora parrocchia prepe-
146 FILI
situra della terra del Puotamiove. — Pal.
Pomramera.
FILICAJA in Val-di-Tora. Car. che
diede il nome alla chiesa di S. Regolo a
Filicaja, già filiale della pieve di S. Lo
renzo iu Piazza, da lunga mano annessa
alla pieve di Parrana, nella Coni. e circa
4 migl. a ostro di Colle.Salvetti, Giur, e
Dive. di Livoruo, già di Pisa, al di cui
Comp. appartiene.
È situato alla bam settentr. dei Monti
livornesi salla destra del fi. Tora, fra le Par-
race e Castell'Anscluo. — Wed. P.
mara
Fruicazia © Fermosna in Val-di.
Magra. Cas. di cui portò il titolo Lu cap-
pela di &. Pietro, nel popolo di S. Gior-
gio a Gomane, Com. Giur. e circa 4 migl.
a sett. di Fivizzano, Dioc, di Poniremoli,
già di Loni-Sarzana, Comp. di Pisa.
Trovaai le sue ventigie snì Gaoco me-
ridionale dell'Appennino, che prende il
nome di Linari dla un’an'ica rovinata ba-
dia, fra Mont'Orsajo e l’Alpe di Campo-
reghena, sopra uno dei sproni che fan.
eBeggiano fe prime fonti del torr. T'ava-
rone, mentre sulla schicna dell'Alpe mo-
desima nasce il laghetto Squineio, da cui
ripete la sua più remota origine il 6. Ensa.
Non dirò se questo cas. di Felegaria
corrisponda al Fenocluria dei marchesi
Malaspina o dei loro consorti, ano dei quali
nel 1000 e l’altro mil 1051 donarono al
mon, di S. Venerio nel Gulfo lunense la
loro porzione di besi che possedevano in
Fenoclaria. Dirò bensi che questo casale
è spesse volle rammentato fra gl’istrumen-
ti appartenuti alla badia di sotto
nome di Felegaria, Filigaria e Filega-
rée, ano dei quali rogato in Filiguria, li
25 sparso 1306, tratta di ana locazione di
terre che l'abate e i monaci di Linari
diedero a due figli del fu Adorno da Fili-
garia. Nel 10 marzo del 1337 li stessi
trali affittarone a Alberto del fu Go-
glielmino da Piligaria diversi terreni si-
tusti a Monti. Nel 29 lug]. del 1393 Car
livo del îu Pranceschino vendè a uno da
Filigaria un perso di terra posto nel
Com. di Terra-Roma. Finalmente la chie-
sa di S. Pietro di Felegaria emendo vacata
per morte di Cosimo de’march. Malaspi
na, che n'era il rettore, fu dal pont. Cle-
mente II, con breve del 1 agosto dell'anno
2910, incorporata coi suoi beni al conven»
FILI
to di S. Gio. battista degli Agostiniani di
Fivizzano. (Anca. Diet. Fion. Carte di
questo convento»)
Fiticcione 0 Fiticione in Val-di-
Siewe. Cast. da molto tempo distrutto,
eomecchè nou abbia cambiato questo con
l'antico vocabolo di Filicino. Da esso pre-
pece fra i Guel.
fi e Ghibellini festegginta in Fireoze solla
piszza vecchia di S. Maria Novella per le
enre del card. Latinn.
Uno degli Ubaldini di cotesto ramo fa
quel Geri del già Ugolino da Filiccione,
al quale la Signoria di Firenze sborò
1800 fiorini d’oro, 0 altrettanta som:
pagò a Francesco del cav. Ugolino
Senni per la veodita da essi fatta avche
a neme degli altri fratelli del cast. di Mont”
Accisnico, mentre l'oste della Rep. (1°
anno 1306) lo stringeva di assedio, e po-
neva i fondamenti della Terra di Scarpe-
ria per servire di battifolle.
FILICHETO delle colline Pisane in
Val-di-Tora. Villa signorile fra Crespi
e Tripalle, nella Com. e circa a vaigl.
lev. di Fanglia, Giur. di Livorno, Dico.
ù Sanminiato, già di Lucca, Comp. dî
ina
FILICHINO o FILICINO in Valdi.
Sieve. Cas. da coi ebbe il nomignolo la ch.
di S. Andrea a Filicino o Filichino, nel
S. Giov: fazgiore, Com, e Giur.
del Borgo S. Lorenzo, Dico. e Comp. di
Firenze. — Ped. Fiticci
FILIGARE nell'Appennino di Pietra.
mala. Cas. con posts, albergo c dogana di
frontiera di seconda classe nel Dipartimen-
to doganale di Firenze, nel popolo di S.
Micbele a Cavreono, Com. Giar. e circa
sei miglia a maestr.-sett, di Firenzuola,
Dioe. di Firense, già di Bologna, Comp.
Fiorentino. :
Trovasi sal rovescio della montagna Ne-
dicasa, preso alle prime sorgenti del @
Idige tributario del mare Adriatico, solla
strada N. postale bologurse, e alla quinta
posta (35 wigl.) a sett. da Firenze.
Il vasto e veramente edibzio della
dogana delle Filigare, stato rocentemente
costruito da capo a fondo di pietra lavo
FINE
tata, era portici e magazzini grandinsi sor.
perade per la sua magnificenza il passeg.
gere, nel vedere tanta grandema all'in
LI
P
—
»
Pinem) fra Pomafa e la Castellina marit-
Une
N 6 Fine ho le ove sesterigioi nel
fiseco cerid. del monte della Cerreta
della Castellina sopra la pieve e vil di
Pomsia, Rianite tali fonti in un solo sl
ves incomminasi il fiumicello vero pro.
accogliendo per via i borti e torrentelli
e veniamo de S. Loce e da Orciano sino
Sile Via Emilia alla radice settentrionale
del poggio di Rosignano. Costà volgesi dal
late di netro per correre quasi parallele
alle strade regia prescoranala sino al pon-
te della Pescera, dove accoglie quest’ulti.
mo tributerio; indi piegando nella dire
Siene di lib. lescia fuori la strada regia, e
Wipesi al mare Mediterraneo che trova
FIOR 147
fra Rosignano e Vada dopo uu barre cam
mino di circa dieci miglia.
Sul rovescio dello stemo monte, in
cul nasce cotesto fiumicello Fine, sorge da
minori polle un canale o rio tributario del
fi. Cascina che porta lu stesso'myme del
fiume Fine testè descritto.
A cercare l'etimologia del vocabolo,che i
dae fiventi devigna, sembra naturale quella
che gli derivò per aver servito emi di con-
fine a due diverse giurisdizioni. Così son
è improbabile che il fi. Fine abbia dato
il nome sd una mansione lungo la strada
Emilia, che fu registrata nella Tavola
Peutingeriana colla vie Emilia di Seat»
ro, ossia Aurelia nuova, alla trentaduesi-
ma pietra migliare, quasi 26 migl. toscane,
a partire dalla città di Pisa.
Per egual ragione può oredérsi che {1
fiume prendeme il nomignolo di Finè, sine
da quando fu riguardato come liesa di’
confine fra il territorio di Volterta (cul
apparteneva Vada)e quello di Pica; voglio
dire, invanzi che quest’altitoa città esten-
desse il suo dominio sopra la maeregnma
Volterrana. — Wed. A Fiss, Pna e Vaso
CO
FIOR.m-SELVA,0 LUCIANO nel Val
d'Arno inferiore. Cas, che diede il nomea
una villa dei Frescobaldi con chiesa perr,
(SS. Vito e Modesto), di cuì $. Michele a
Lecieno è un sanenu, nel piv. di Signa,
Com. Giur. e circa 3 migl. a les, di Mou-
telupo, Dioc. e Comp. di Firgase.
Risiede sulle colline già coperte di
selve e speriaimente di pinete, fra
il poggio del Malmaotile e la ripa
destra dell'Arno lange la gola della
Golfolina. — Wed. Locraso sopra la Gol-
folina.
La parr. de'8S. Vito e Modesto a Fior-
di-Selva conta 280 abit.
FIORA (S.) nel Monte-Amiata. —
Ved. Sanza-Piosa.
IFIORA (S.) o S. FLORA in Val-Ti-
berina. Cas. oh'ebbe nume dalla sua ch.
iale {5S. Flora e Lucilla) una
delle ontiche Giliali del piv. di Miceiano,
ora dell’arcipretara di San-Sepolera, alla
cui Com. Giur. a Dico. fu assegnate,
Cossp. di Arezzo.
È situata io meziò a una fertile pisnu-
ra sella ripa destra dell'Arno, fra Anghis»
ri e Sen-Sepolero, dalla cui cià è migl,
adalib
148 FIOR
pare. di S. Fiora in Val-Tibsrina
conte 250 abit.
Fioaa, 0 Fiona (Borso di $.)— Wed.
Bastia nel Val-d'Arno inferiore.
FIORA (8.) pi CARDA. — Fed. Can.
na nel Vel-d’Arno caseotinese.
Fiosa (8.) Piccona. — Ved. Sraa-
ciaso nel Val-d'Arne aretino.
—— ni SARNA. — Wed. Sanna nel
Val-d'Arao casentinese,
—— 1 SCORGIANO. — Ped. Soon -
raso ia Val-d'Elea.
—— 1 STAGGIANO. — Pod Srao.
Giano nel Val-d'Arno aretino. -
—— 1 TORRITA in Val-di-Chiasa,
— Ped. Bavix di Tonnara.
—— 1 VERRAZZANO. — Pod. Vane
mazzaso in Val-Tiberina.
FIOBALLE (MONTE.). — Pod. Mon
ra-Fiosatte in Vel-di-Grevo.
FIORE (MONTE.) in Val.di-! pretendi
Porta questo nomignolo eno
monte che sorde dall'Alpe è di Mon renda
alle prime fonti del Game Auletta nella
$. Pietro a Of ino, Com. a circa
sana, Comp. di Pisa.
Esisteva costò ua fortilizio, (forse quello
che ora appellasi Cestizlioneello) preso
di mira nel 106 da alconi fazioni che
tentarono di di notte tempo,
mediante una scalata per toglierla a Nic-
colò Malaspina marchese di Fivizzano.
Appella a tale aneddoto ana epistola del
Ri marzo di detto sano, scritta da Caso.
la da Giovassi Ser-Nicolai giupdicente
in Lanigiana per Paolo Guinigi signore
di Lucca. (Batoin. Miscellan. T. IV.)
FIORE (MONTE) pelle Valle dell’
pistojese. È ano dei sproni del
Moat'-Albano che scende dalla parte che
guarda Pistoja, munito già di torri.
£ rammentato nelle croniche
ne, specialmente quando quel popolo,
nel 1228, andò a cete la prima volta col
earroccio infino alle burgora di Pistoja;
nella quale occasione farono disfatte le
torri di Montefiore ch'erano molto forti, e
il const. di Carmignano fa tolto ai Pistoje-
si. (G. Vituum. Cronac. lib. VI. c. 5.)
Attualmente appellasi la Gonerna al
Fiore nel popolo di S. Biagio
a Piuvica: e Castel de' Fiorini un'altro
luogo nella parrocchia limitrofa di S. Ma-
FIOR
ria a Msisuo fra l'Ombrone e il torr.
Stella.
FIORENTINO (CASTEL.) — Wed.
Cusre-Fi no»
NO (CASTIGLION.
Ved. Cusrisvoz-Fiones
FIORENZA. — Ped. Firenze.
FIORENZO (S.) « S. FIRENZE nel
Val.d'Arno aretino. Contrada che ha duto
il nome a una part. caburbana di Arezzo
(8. Gio. battista a S. Msren:e) nella
Com. Giur. Dice. e Comp. Aretino.
È citoata in costa di un poggio pietro-
so, ricco di viti e di fra la muova
strada R. dell'Adriat co e il fumo appel-
lato Bicchieraja, 3 migl. a scir. della
città di Arezzo.
8. Gio, Battista a $, Firenze ha 200 sbit
FIORENZO (S.) o 8. FLORENZIO me
VESCOVA nella
maestre. di im DI i Arosio, Camp.
di Sica.
di Vescona, già onstelletto dei
coati Guinigi della Scialeaga. risiede sul-
la cresta di ama piaggia cretosa, per da
ve pana le strada R. Lanretena. che da
Siena per la Taverne d'Arbia si dirier ed
Ascisno, restando alla sua destra la ch «li
#. Florenzio eoa le sorgenti del torr. 4r-
biola, e alla sinistra la villa signorile di
Vescona de’nubiti Seraciai di Siena.
Salla strada maestra esisteva uno di
quei tanti spedili per î pellegrini, di coi
era piena la Toscana. Esso trovasi ram-
mentajo negli statuti senesi sino del 1308.
TI Com. di Siena verso il 1393 fece
costruire in Vescona una roces; disfatta o
rinchiusa attoslmente fra gli edifizj della
villa © fattoria Seraciai preindieata.
La perr. di S. Fiorenzo a Vescoma con-
ta 156 abit.
FIORI (MONTE) nella Valla del Ssn-
terno. È un risalto di monte che fa perte
di una pendice dell'Appennino, detto
Sasso di Cestro, posto sulla ripa sinistra
del E. Santerso, nella parr. di S. Marti-
mo a Castro, Com. Giur. e circa 4 migl.
4 pondib. di Firenzuola, Dioc. e Comp.
di Firenze.
FIORINI (CASTEL na') nella Valle
dell'Ombrone pistojese. — Fed. Fiona
Mostra).
FIRE
FIRENZE, FIORENZA.
PFLORENTIA. — Città metropoli della
Tescana, bella, fortunata, felice; residen.
na dei suoi Grandechi, e sede arcivesco
vile.
cisione di Tacito.
Scarso d'ingegno com'io sono, ma costen.
tee erlaso di adempire, comunque io possa,
all'obbligo spaventevole che mi s000 im
memini scritta e conosciuta, è meglio dir
che difondersi in molte parole.
Mi è duopo inoltre prevenire il lettore,
che all'art. Comustra' di Finzszz, dove
mon è molto da dire dello stato fisico del
suo territorio, come quello che è quasi tut-
to riachimo fra le civiche mura, mi ci.
offre ocessione per sonennare
il giro è posizione dei cerchi più angusti
intichi della citte, e i suoi stabili-
con i principali tempj e
di Firenze, spartita dal fume
quattro grandiosi pooti di pie-
FIRE 149
10 di delizia, amene colline, une Gorrate
ubertosa e salubre campegna, in guisa che
vieta dall'alto une immensa cità toll'in.
contemplata il diviso
Ariosto, quendo nel'capitolo XVI delle sue
rime soriveva :
Se dentro unmur sotto un medesmo.nome,
Foeser roccolti i tuoi palassi sparsi,
Non ti sarian da pareggiar due Rome.
Richiamando alla memoria quanto dissi
all'art. Fizsoce, senza Gavoleggiare sull'ori-
ine di Firenze, 0 sul'etimologia del suo
mome, che cre dal culto del dio della
Guerra, ora dal fiere che porta per eable.
ma, diseesi figuratamente città di Marte,
tà del Fiore, solamente mi farò le-
cito di ripetere qui un satlco prognosti-
ca, che a Firenze meglio fore che ad al
tra città si potrebbe applicare, quando
la Sibilla Eritrea, o chiunque fosse, an.
deva vaticinando di un peese di Euro.
pa il seguente sugurio: « In Zuropee
» partibus ex rore nobili descenden
iam Romuli Romulenes floo quidem
Aioridus candore mirabili Uiltutus sub
Morte nascetur. Sed citra florum
morem cum difficuliote ac dierum
» longitudine deducetur in formam.
» Ante tamen quam arescat sibi multa-
® rum gentium subitciet mationes. Et
issimili si esprimeva la
Sibilla Tiburtina, che dicesi coetanea di
Oitaviano Avgosto, quando ciuè Roma sta-
va per scendere dall'apogèo della sua glu-
ria, mentre la città del Piore era appena
sall'apparire. di quella nobile ruiode
che dava la vitae duvesa far sbocciare e
Bioeire sotto l'influsso del nume tutelare
(Marte) quel candido giglio che fu costaa-
te emblema di Firenze.
Firenze infatti dai Gesolani (Aomulesi)
i imcipio ; dalle culovia
cesariana’ di Angusto acquistò territorio e
ria mercantile più
indipendenza del medio
potenza, foriuna e reguo,
2a che il batbaro Tutile abbia evato il
demerito di distruggeria, uè Carlo Megao
lo giuria di rifabbricarla.
»
250 FIRE
Chi aon desìa der corpo alle ombre è
inutile che vada cercando Firenze o la sua
storia fra quelle delle città Etrusche, pè
di Roma repubblicana; mentre se peo
possiamo accertare nè negare, che a quelle
remote epoche esistessero presso le spon-
de dell'Arno, quà dove Firenze siede re-
gina, delle sparse borgate o casali sotto i
nomignoli di Villa 4rnina, di Cemarzo,
di Fiorenza una di cue ville sino d’allo-
ra venisse intitolata.
Parve bensì ad siconi che Firenze fos-
se già sorta in grandezza molto innanzi
che tadesse la Romana repubblica ; e che
della medesima cità voleme dire Lurio
municipj d’Italia (Spoleto, Preneste, 7n-
teramna e Florentia) furono da Silla
vendoti all'incanto, quesi nel tempo ster-
so che il vincitore di Mario faceva spis-
compagna e
potentemen-
che io quelle con-
te sostenuto dai Sannii
trada dominavano.
scrittori, ne in-
vita di per sè stenta a stare im guardia e
meitere in dabbio, non già l'asserto di
Floro, ma la svista di chi i suoi libri co-
pista, potendo aver lelto per avventara
invece di Florentinum; paese
che corrisponderebbe alla tuttora esisten-
te città di Ferentino, descritta da Strabo-
ne solla via La poco lungi dall'Inte-
ramna del È presso l'odierno cast. d’
Tola sol Garigliano. (Stassos. Grogr.
Hib. V.)
stessa città della Campania rem.
come illosire moniripio da A.
Gellio, e da T. Livio all'anno 569 di
a, (lib. XXXV.) quando nel sno vasto
territorio fo dedotta nna colonia Latina.
Avvegnachè non solo è ignoto, che al
tempo divisato esistesse, non che fiori
città nostra di Firenze, ma totti i fatti
storici concorrono a far credere, che il
Ferentinodei Volsci (detto anche Ferentio
già Firense dell'Etruria, fowe vendi
ol suo territorio all'asta pubbli
la, dopo aver egli disfatto (anno 83 avan-
FIRE
ti G. C.) l’esercito dei Sanniti fuori delle
porta Collins presso Roma, e quello co- +
mandato da Mario fra Segni e Ferentino,
T l'opinione di Colaccio Saluta-
ti, abbracciata con molto senno da Vin-
cenzio Borghini nelle sue elaboratiesime
indagini sull’Origine di Firenze.
Cosicchè senza accettare lutto quello
che su di ciò da molti fu dato sicuramente
per vero, ancorchè alcune cose manifesta.
mente non convengano con la verità dei
tempi e delle cose, e senza rifiutare amolu.
tamente per false tutte le opinioni emer
se e totti i racconti dati per geauini, si
può dire non ostante, che Firenze sotto
l'impero di Cesare Ottaviano avesse un ter.
ritorio suo proprio tolto (siccvme fu. già
indicato all'art. Fizsott) agli antichi colo
ni Besolani, per assegnario a on numero
ignoto di legionar], a ragione di 200 jugeri
per cisscheduno. — Che la colonie mili-
tare di Firenze sorgesse ben presto in va
qualche aplendore, lo fece conoscere Ta.
cito nei enoi Annali, allorchè, nell'anno
16 dell'Era Cristiana, il Tevere fatto
gonfio per lunghe piogee portò tanto gu
sto alle campagne di Roma, che in Senato
a moderare in seguito le
inondazioni di cotesto
fer i quali la Nera e la Chiana.
Forono perciò ascoltate le ambascerie
dei municipj e culonie interessate in tale
afare, fra le quali si distinse quella de’fio
rentini perorando la loro causa; e ffinché
torta dal corso antice non isboccasse la
Chiana in Arno, e i fondi loro inon
dosse. (Tactr. Annal. lib. I. cap. 99.)
Donde chiaro apparisce che i finrentini
coloni. (onme i fiesoleni ascritti alla tri
Scapsia) ottennero sino dai
e legislazione propria: che è quanto dire
contado e amministrazione diversa da quel.
te della città e contado Giesolano. — Wed:
Fissore.
Sebbene la storia per un lango periodo
di secchi non faccia di Firenze menzione
che sia da dirsi di qualche rilievo, pore de
altri argomenti si può ragionevolmente de-
durre, che essa durante il romano impero
obiltà di edifizj pubblici ;
la grandezza del sco anfiteatro, che poò
concepirsi tuttora dalla soperdite porzie»
FIRE
te dell'atabito esteriore, passeggiaodo fra
le piazzette di S. Simone e de’Peruzzi
prossime all’ingresso di quella di $, Croce,
ehe trorssi a lev. fuori del primo cerchio
della citt; mentre al evo pon. porta
sempre il nonse di Terma ana strada, do-
ve furono i bagni pubblici fra le case de’
Scali, poi Bavadelmonti e la loggia de’
Noa parlerò del tempio più insigne
delta cità che nel Battista
Cangiò il primo
come quello che può dirsi, rapporto all"
età, un monumento perpetuo di contro-
vwersia archeologica; nella, stessa guisa che,
rapporto al materiale è oggetto di ammira.
zione per gli artisti, pei curiosi e pei de-
voti sorpiresi © indecisi, ce la materia vio-
ca o sia vinta dal lavoro, 0 sé l'edifizio
primitivo resti ecclisato (come sembra ai
più) dai suoi portentosi atcessorj.
Srato bi Fraznzt gar seconso
dl DscINO sE00LO
A dimostrare che Firense (priacipiando
dal serolo secondo dell'era volgare) già
fome giuota a un certo splendore,
vaso le premura dell'imp. Adriano; il
quale dopo avere governata a nome di
Trajano l'Etruria in qualità di pretore,
divenuto eiso stesso regnante, nell’anpo
secondo del so0 impero (119 dell'E. V.)
restaurò la via Cassia guasta dal tempo,
prolangandola (a tenore delle espressioni
di uma superstite colonna miliare) sino a
Firenze dai confini di Chiosi. 4 Clusi-
norum finibus Florentiam perduzit. —
Ved. Via Casa.
Varie lapidi scritte, e qualche torso di
statua con pochi altri cimelj trovati in
Firenze rammeniano il tempo degli Anto
sini; © forse ci richiama pure ell’epora
stessa il testè citato anfiteatro, che sotto no-
me di Parlagio a'tempi posteriori so-
leva appellarsi.
Era quellostesso Parlagio, nel quale fu
esposto alle Gere coi suoi compagni il fo-
rentino martire $. Miniato solto l'impero
di Decio persceutore acerrimo dei novelli
gristiani. Dei quali Firenze contare doveva
sn buon numero, tosto che 6o anni dopo
quel martirio (313 dell'E. V.) per testi
monianza non dubbia mppitmo che al
sinodo adunato in Roma dal pontefice
FIRE 15î
Melchiade intertenne Felice vescovo di
Firenze. Lo che avvenne 80 anni prima
che S. Ambrogio vescovo di Milano conse-
crete la basilica Gorentina di S, Lorenzo
fabbricata 00) denaro di pia donna; e ciò
un buon secolo innanzi che accadesse la
liberazione della stema città e di totte la
Toscana dalla spaventosa © Foneotioa i
rusione dell’oste sterminata di
scesa nel 408 con il loro re Rata
devastare l’Italia.
Al quale avronimento ci richiama la sto.
ria di Firenze, stantechè Paolino discono
di S. Ambrogio che scrisse di quel ssato
vite, rammenta la seguente particolarità :
che nel tempo io cai Radagasio assodia-
la città di Firenze, il. vescoro Am-
» brogio (pastato all'altra vita sino dall’
» anno 397) appari in sogno ad uno dei
» suoi cari fiorentini, cui promise nel di
» seguente la Jiberazione della patria; la
» qual visione da lui riferita ai suoi con-
» cittadimi li riempiè di coraggi*» Infatti
è nel giuruo appresso, srrivato che fa
» Stilicone geberale dell’imp. Onorio, si
» riportò vittoria de’nemici. »
Tale particolarità supplisce a ciò che
lo pro. non fu avvertito da Paolo Orvsio, da S.
Agostino e dal cronista Prospero; l'alti-
mo dei quali scrisse: che l’esercito ster-
minato di Radagasio, non già sopra Firea-
ze solamente erasi diretto, ma cheera di.
viso în tre parti, per cai fa più facile di
superarlo in quella maniera, che secondo
tulte le apparenze elibe del miraoaloso.
Avvenne perciò, che i forentiai peco
tempo dopo tale liberazione, per consiglio
del loro santo vescove Zanobi, innalsaro.
no qar] tempio che poi divenne cattedra»
le, sotto l'i "invocazione di 8. Reparata, in
memoria del giorno ad ema festivo (8 otto
bre) ia cui la città nostra fa liberata dall
esterminio minacciato dal feroce condatto-
re degli Uoni e dei Sciti.
Ad eteroare la quale gicordanza il po-
polo Gorentina, dopo che ‘era divenuto li-
bero di sè stemo, provvide affinchè nello
atesso giorno si corresse ogn’anno un pa-
lio, il quale prendeva le mosse alla porta
S. Pier-Gattolino sinq al Vescovado.
Un consimile esempio pare che fome
praticato în Lucca, e in altre città o terre
della Toscano, non che della Romagna
contigua al Mugello; essendochè alcune
di quelle antiche chicse matrici furono de-
132 FIRE
dicate alla stema vergine e nisrtire Repa-
rata,
Che Firenze infatti sino d'allora fosse
circondata de fossi e da an cerchio di ma-
taglie ne abbismo una conferme in Proco.
pio. Îl quale sella storia della guerra go-
tea, all'anno 563, racconta, che tre capita.
mi di Totila », castris
tircum moenia pesitis, mentre vi era a
eustodirla‘umo dei più valenti capitani di
Belisario; cicè, quelle stesso deca Giusti
no, che tre anni innanzi cos la sua divi-
sione aveva assediata, presa e forse sache
tmanteltata Fieoole. — Ned. Fissora.
Molti scrittori, riportandosi al racconte
di eloune rroaiche, o piuttosto di leggen-
de favolose, diedero come accatata la di-
st'uzione di Firenze per mano di Totila,
(che talani confasero con Attila): romecchè
le sue ‘folangi altro denno non sembra
che le rerassero fuori di quello che potè
derivarle da un passeggicro accampamen-
to. Che se la stessa ciità in segui dovè
aprire le porla e suitomettei
volere dei tre cs DI
Totila, niun documento ci assicura che
da essi, 0 da chi Iurosuccesse, venisse ab
bat'ata e rovinata.
Se ciò realmente fome accaduto, nè gli
autori di quell'età lo avrebbero taciuto,
nè la città di Firenze avrebbe avuta oct»
sione dieci sani dopo (nel 553) d'inviere
fncuniro a Nassete i snoi rappresentanti,
per avere dall’esterminatore dei barberi
la promessa di salvare la città, gli abitanti
@ i loro beni.
Non veribcandosi la distruzione di Fi-
rente ci tempi di Totila, nè trovandosi al-
un’altra ragione per attribuire lo stesso
supposte si Longobardi, che in Firrose
arrivarono in un tempo in cui illoro
farore ersi siquanto contro le ense e le
genti romane sfievolito, nom ebbe per
conseguenza motivo Carlo Magno di ri
fre Firense più bella che non era; ric.
itome allo stemo fortunate conquistatore
mancò l'orcesione d'ianalzsre la «birse
de'SS. Apostoli nel borgo occidentale di
tema città, che si disse consacrata
il capitano Orlando; e tattoriò in tempo
ehe Carlo Magno era fe centinaja di mi-
glia loutano dall'Italia, mentre tanto Tar-
Dino questo Orlendo mon si irovavano più
mel semery dei vivi.
FIRE
Deve bensi Firenze a Carlo Magno la
ripristinazione del primo poli
tico e militare, sutto il Ltolo di dacs, cui
venne in seguito sostituite quello di conte
con altre subalterne dignità di Giudici,
Senbini, Vicarj, Vicedomini, Avvocati e
Centenacj. I quali ufiziali minori, a for-
ma del Carolingio dell’ asoo
809 (6. XXI.) dovevanti eleggere e stabi.
lire, non dal re, ma dal ‘conte e dal po-
Ja consegurnia di ciò son si dovrebbe
durare gran fatica a credere, che sino da
quei tempi fosse stata in Firense al pari
che nelle altre città del regao Longoban.
do ene tal quale forma di civico regi.
me, e di pubblica amministrazione, senza
dabbio allimo residuo di quella istituzio-
me municipale lasciata dai Roma: che
può dirsi il principio più remoto di quel-
la civica libertà che sorse solto i pe
logiganil
tori Svevi in Italia.
Srare di Freenza nei pari ran secori
DOPO IL wILtea.
NI pertito presenelaee. XI dalla contese
Bratrice a favore della chiesa e dri pari:
caldamente sostenuto
tilde, apri un largo campo
tetti i popili della Toscane, per eman-
ciparsi dal «upremo dominio degl'impera-
tori e del loro vicari. Cosicobè i
fitiche agitazioni si ereme, e qui
larga e solida base fa stabilito na gurer-
ne manicipele retto, da primo dai cvnsoli
e anziani, quiadi dai priori (i signori)
delle varie vorporazioni d'arti e mestieri,
preseduti da un Gonfaluniere, e serviti a
breve tempo da tre grandi ufiziali fore-
alieri, Potestà, Capitano del popo!0, ed Ese-
entore degli ordinamenti delle giustizia.
N quale regime politico Bnalmente per
vense a supplire in ogni genere alla
sovrana autorità.
Fo verso il 1062. dopo la merte dello
selante pont. Nicrotò IT, vescovo di Fi.
nome di Gherardo, quando gli
il papa Alessandro Il che sedeva
sulla cattedra di Luoca; fa allora, io di-
orva, che si diede il primo esempio di va
inaperatore fulminato da quella romanica,
he veminò il germe delle cittadine di-
TIRE
rardie sulto nerre di Popisti e Iu:periili,
“ Guelfi e Ghibellini, di Biorchi
Neri, è nto eltie consimili divise, «he
tutte le città in genere, ma in special mo»
do questa di Firroze, lungamente ogito-
‘ono,
Frattanto in simili tranbuîti p.litici,
hi cuteste guerre fra il sacerdozio e l'im-
re, procperando le oprrazioni mercantili
e T bocce dei Borri, peri N)
si sprivaso muori sbocchi all'indestria me-
mnifatturiera, nel tempo stesso che il terri.
torio della madre patria si ampliata, e che
‘il reggimento del Comone spingeva sempre
«più lungi il cuo potere.
Infatti i nostri primi cropi.ti pongeno
all'anno 1098 l'allargemento del secrndo
cerchio della città, che precedè di 200
anni a rca la deliberazione e le
fondamenta gettate per il ferzo e attuale
*recipto della medesima, sebbene esso non
che molto tempo dopo.
’ di Pressa.
Dalla doviziosa suppellettile di tanti
*ermpilstori di vicende patrie raccogliendo
alcun chè di quanto oceurre a ristringere
in peche pagine le m
che, politiche e smmi ti
città, a partire dalla minorità dl re d’
Ttalia Arrigo 111, si può dire, che la Tcsra-
va, e precipuarente Pirraze, nel perivdo
sopra divisato si reggene in apparenza in
nome del re d’Italia, ma in realtà ad ar-
bitrio di un di lui vicario o della sua don-
ma solto il titolo di marchese. — Vi si.
puoreggiavo la gron contesa Matilde Biglia
del mercb. Bonifario, allorquando ni
»:1 1113, moveva contro Firenze. In gni-
va tale che i cittadini per rin'uzzare co-
tanta baldanza fecero una delle loro prime
imprese militari sccorrendo sd amalirlo in
una Licocca de’eunti Cadolingi, qual era
quello del castello di Monse Cascioli, o
Casiolli, pesto $ in 6 migl. a pon. di Fi-
renze, e pico lungi dell'odierna villa di
Castel-Pulci, dove restò wociso Ruberto
vicario del re. — Ved. Casciori (Menrz)
eCatu-Puro.
Da up si tenoe principio cominciò la
grandezza di cotanta cil tempo in
‘cui fl di Ici contado nos oltrepassara, al
FIRE 153
‘diie &1 divino Alighieri, Trespisno di
di Gallezso. .
Ma ce da un lato la divisione fra il
treno e ‘l'altare; da noi poco sopra acorm-
ata, fa il segnate di usa quasi indipes»
H governati, fra il
Menza fra i g:vernani
pei gioramenti, la rapina,
abborrita schisvità, e vemini ti
oppr'wevano la pivera umanità. Per tal
modo si vis : pei prini anni del secolo
i in Firenze il secondo ccp-
cilio generale (nno 1105) precipuamente
tnotivato dal vescovo Banieri uomo dutto,
quanto giusto. 11 quale prrlsto presedè
62 coni la chico fervotine, siccome pai
perisce dall’epitifio che la città riecno»
scente pose al suo sepolcro nel tempio che
sersi’al primo dumo di Firenze,
Ebbe questo buon prelato (6 în ciò
non fa wlo in quella età)
Sese opinione, the forse
mondo,
erederlo n malvagità dei tem
dalle prave ingerde voglie degli
non meno che dsi ternessoti, dalle inonda»
gioni, dalle apparizioni di ccmete, da mo-
stroosi avveninienti e da tanti altri feno.
eni della natura, che allora in sullaterra
abbondarono.
In mezzo a tale stato di crse si trovava
Firenze, quando il pip.lomini.tv e grasso
orn.inciò a mettersi ib arne per \eprime-
re le oltracotanti schiatte de'Cad.lingi, -
degli Ubaldini, degli Uberti. degli Uberti»
ni di Gavilleedi altre famiglie magnatizie.
Avvegnechè sino d'allora i riggitori della
li, tascente repubblica presero tale partito da
far conoscere alla posterità ch'essi avevano
uma fondate ‘erqui lione intorno l'arti dl
governo. Quindia coloro che aderivano 1o-
Jentieri, e che si mantenevano fedeli alla
città, usavano molti segni di umanità e di
distinzione; sl contrario quelli che ricusa-
vaso di vbbidire erano puniti con l’esclu-
sione dalla borsa dei signori priori e dalle
società delle arti, coll'ammonire ed esi.
liare i treppo fazioni, coll’espognare le
loro torri, mentre le possessioni di ewî
s'incorporavano al contado e patrimonio
della Repubblica.
Estimavano quei magistrati, che sc la
154 FIRE
ala forca del potente talora basta a vio-
cere e negiogaie il debole, non evi che
Ra ragioor, e un modo più umano di go-
vernare che possa afezionare e legare co-
stantemente ìl viato al vincitore. Così la
Signoria di Firenze crebbe in ripatazionee
randezza dopo che fece intendere ai com
ta che per liberarli dalle brutali
estorsioni di sanuguinarj sgherri, e di se
Glicsi feudatari, aveva determinato di
Leverti sotto la sua tutela e perda]
ricomprando dagli antichi padroni le loro
vita e le loro cose, e spese volte rindenaiz.
zando il siguore della perdita dei diritti
e regioni feudali, non che del costo dei
Joro castelli, torri e resedj pegandoli più
di quello che non valevano.
Ognuno che voleme darsi la pena di
calcolare le sole prorrisioni della Bepab-
Blica registrate dagli storiografi forentini,
relativamente allo somme pegate dalla Si-
quooria di Firenze, (senza dire di quelle
che non si conoscono, 0 di cui manca il
valore) facilmente resterebbe convinto che,
forse niun contado fu a cusì caro pretzro
acquistato, quanto quello che nel giro di
tre secoli andò formando la Repubblica
fiorentina.
Mentre i popoli della campagna sccor-
revano da ogoi parte solto l'egida della
legge,. la Signoria di Fireose fabbricava
toro nuove Terre regolari e mualte di mo-
ra torrile, perchè servissero di ssilo ai
sefagiati. I quali con la mercà dei privi.
legi ed esenzioni potentemente alla
causa affiliava, e ciò nel tempo stesso che
di nuvvi subborghi e di numerosi edi
Sri si sccresceva debtro e fuori la città
capitale.
Altronde questo agitatissimo stato di
rivolte, facendo senno dell'uomo plebeo,
promavera îo tanta energia
di vita ua coraggio animoso, e en'indu-
stria sempre crescente in una nazione som-
mamente perspicace, cui tuli’altro epite
to dare si dovera fuori di quello che di
ibuito dalla malignità di
chi disse dei fiorentini, che
Vecchia fama nel mondo li chiama orbi.
Già da gran tempo le generazioni meno
antiche e meno partigiane hanno decisa,
se fa generosità grandissima piuttosto che
cecità quella usata dei fiorentini allora
quando essi offersero ai Pisani di guardare
la loro città dalle interne e anche dalle
FIRE
esterne agitazioni, mentre i cittadini atti
alle armi accorrevano all'impresa delle
isole Baleari (auno 1114 circa). Se fa ce-
cità, allorchè, in ricompensa della custodia
fedelmente i difensori scelsero,
fra le spoglie offerte, i due fusti di colua-
me di porfido, che Lattora davanti alla por:
ta di mezzo del tempio del Battista veg-
gonsi collocate.
Tasto maggiormente lodevole risulta-
re deve colesto generoso procedere di
fronte 1 coloro che ripensano; come l'ab-
bandono delle proprie case per difendere
quelle degli altri, fruttamse ai fiorentini 1’
incendiomateriale della loro patria, e quei
Jo più terribile che derivò da uloine opi-
mioni religiose.
Fa in quell’anno rico del ritorno
trionfale da Majorca, 0 poco dopo, allor
chè cessò di vivere la contessa Matilde, la
quale chiamando erede della sua casa e del
sao podere Îa Bede Apostolica, lasciò alle
generazioni suncessive an fomite inestin
guibile
sioni e di guerre acerbissime. — Quindi
mon passò molto tempo che l'imp. Arrigo
W con poderosa oste rientrò in Italia per
costrastare al pontefice i possessi della sua
corona, gran parte dei quali erano stati
sino allora presi e goduti dai marchesi di
Toscana, per il poverno della quale limp.
condusse il march. Corrado di lui pipote,
Nè lungo tempo passò in mezzo a tali
tarbolenze che vidési succedere al trono
della Germania e dell'Italia quel Federi-
go Barbarossa, il quale mise e sogqnadre
non solo i popoli della Lombardia. ma
che promosse în Firenze una delle più
feroci commezioni popolari, che fu il fu
mesto segnale di Lante altre civiche cale-
mità. Fra le quali disgraziatamente cele
bre per le conseguenze si rese quella del
1215, promessa dagli Uberti per una
donzella nobile fidanzata poi ripudiata da
un Beondelmonte.
Ma le prime risse, che cangiaromi în
battaglie di partito, ebbero un tristo pre-
ladio fino dal 1177, epoca della ca-
duta di una pila del primo ponte, situato
allora fuori della città, voglio dire,
vecchio. Furono quelli della
i più possenti e maggiori cittadini
di Firenze, che coi loro segnaci nubi
popolani, cominciarono a sopraffare i con-
toli, nei quali consisteva la prima magistra-
FIRE
turacleggibile con certi ordiaia corto inter.
più parti della città, da contrada a
cootrada, da torre a torre ; le quali torri
fino d'allora crebbero per la città in buon
mamero all'altezza di 100 e di 120 brac-
cia. (Maresrni. Cronica fior. cap. 80)
Pertanto non è da dire che, nei tempi
posteriori alle due epoche e avvenimenti
testè citati, si vivesse in Firense senza
apargirento di sangue cittadino, arvegns-
chè le sue piazze speme volte servirono
di orribile spettacole a crudeli esecu-
ziooi. .
To non debbo nè pomo quì enumerare
le molte traversie pubbliche e private
della metropoli della Toscana, tosto che
da una numerosa schiera di valentissimi
storici dell'ano e dell'altro lo furono
fatte Innghe e replicate descrizioni più o
meno fedeli, più o meno tetre 0 Inminnee
secondo la loro maniera di vedere e di
Fu infatti da molti ceservato che il
Malespini e G. Villani, mostraromsi pre-
occupati da sssurde e insulse leggende te.
mute da essi in luogo di folti veri; e
“nom senza ragione fn tacciato il Villani di
sentire troppo in favore della parte Guel-
fa, siecome srrivera con pungente rabbia
Ghibellina Dante, il quale sempre indispet-
tito contro giodiri e reggitori che con-
corsero a sentenziare la soa condanna di
esilio, livido nelle cue opere si evventa
alla fama dicoloro che ai suoi diseguvi in
qualche guisa avveni si dimostrarono.
Alcupi di quegli storici supposero, che i
i di Firenze fossero ona consegnenza
© piottosto reliquia del governò r-*
serbbene non siavi più dubbio che ci
magistratura venisse introdotta nelle citt:
decisero per comune interesse di stare all’
obbedienza dei loro maestri, che cunsoli
appellarono.
Coni senza 1°,
ippoggio di dormmenti del
- tempo, e scevri di prove legittime, i primi
cronisti ehhern anche a credere, che molte
Illustri e primarie famiglie, parsaggio
di Carlo Magno, altre all’arrivo di Ottone
il Grande, venissero d'oltremanti a stabi
Vini in Firenze. » Pita, a Pistojao pei
Noro contadi, nei quali ottennero ville e
FIRE 135
cutelli, badie e altre chiese doviziose di
beni di suolo.
Fu detto cusere di queste ultime arri-
vate con Ottone ] la' schiatta dei conti
pranino e nelle Valli dell'Arno snperiore
e inferiore, in quelle dell'Ombrune pisto»
jese, delElso e della Sieve sino dai tem
pi dei re Ugo e Lotario, vale a dire molti
anni innansi la venuta di Oitone il Gran-
de in Toscana. — Ved. Facso, Faro (Ve
00), Pisrosa, ce.
Contro
questi potenti feu
Firenze ebbe
per togliere loro e disfare il castello di
Monte di Croce, fra l'Arno e la Sieve, ora
per acquistare dai medesit
Montemurlo, fra Prato e Piet
Vinci, Empoli, Monterappoli e altri molti
castelli, nel Val.d'Arno i pel
nalmente moltimimi altri più ter.
di in Val-d*AmBra, in Mugello, url Ca
sentino e in Romagna. Operavasi di simi.
cio destro della chiesa e dell’indipendeosa
Toscana,
Imperoechè poco dopo mancato Federi.so
II (20no 1250) i fiorentini cavalcarono in
Magello per punire audacia degli Ubal-
dini, corsero a Pistoja per abbattere i Ghi-
ciarono a_ Pontadera, dove restò ecenfitto
l’esercito Pirano, quando de un'altra parte
facevano fronte aenesi per sostenere |’
pendenza di Montalcino, € tutto ciò
si operava nel giro di uno stesso anno.
A buon diritto pertanto i fiorentini
erlebrarono, come fausto l’anno 1259, il
quale chiamarono l'anno delle vittorie.
Ta questo tempo la città essendo tran-
quilla e felice, quasi per trofeo di
partiti che, vivente Federigo Il, l'avevano
tenuta divisa, fu coniato il fiorino d'oro
della somma purezza di a carati e del
peso di un ottavo d'uncia, con l'impronta
156 FIRE
del ceoto Precsrsore e dei gizlio, m meta
che per la buatà e b-Hla forms fa imitata
da quasi tette le auzioni di E 1r»pe. e con-
servata cum pes variazione di pes> e
mi ma affatto di lega anco ai di sestri, sutto
mome di srochie» gigliato. Del quale Bo-
rino è tre vlte maggiore l'altro più con-
sueto giglisto, ova nciete ia com nercio
csi nome di raspone.
Dar anni prima che tili 008° si opera
sero, Firenze aveva rifo mato il govera»
e militare. affiluodo quello al
consiglio di 12 i, questo a due
Giudici furestieri, priestà e capitan del
quali militavano i citta.
ie ischiere com grafalo.
mi, 30 per La città e g5 nel coniafo, quan-
Li erano allora i pivieri.
Che la fortane usa screcssw it popolo
fioreatino in mezzo alle sue contentezze, e
c'te l'onore e la probità pabblics e priva-
ta soa si lasciassero sempre vincere dalla
bramosia del guadagno o dallo spirito di
partito, lo provano due Tatti storici che
occersero a quel tempo e nell’anno mele
porterò col Villani le parule del
sutore cintemporanro, qranlo
nel 1256, mau larono iu ajuto
degli Orvietani 500 cavalieri, dei quali
itano il cate Gaido Guerra
Gionto questi in Arezzo, senza volontà
© mandato del Comune di Pirenze, caociò
dal governo e dalla città i Ghibellini che
me tenevano la signoria, mentre erano in
pece coi fi-rrentini. Per cui questi ultimi
corsero al oste a Arezzo, e tanto vi stet-
tono, ch'ebbono la terra al loro comanda.
mento e rimissovi i Ghibellini.
Tale racconto prestesi eziandio a corro
borare l'opinione già da me esternata all”
art. Cosrosa, rapporto alla sorpresa e as-
salto dato a questa città nel febb. del 1258
dai Ghibellini ellora dominanti
piuttosto che dai Guelfi faorasciti di en-
trambi i paesi.
L'altro avvenimento che avrebbe im.
mortal.to un cittallino del
di Roma, se a
partenito, seguì dopo la vittoria riportata
nel 1256 al ponte al Serchio dai fioren-
tini sopra i pisani: per la quale i vi
dovettero comprare la pace a cundiziuai
essi gravose, come era quella, di cunse-
FIRE
guare la rocca di M irene pren Pietro
senta. Nu0 patesdo cos Le furza, tentara.
segretamente
alcuni degli anziani di Fireaze, perchè il
cast. di Mutrone fome piatioste atterrato.
Era ano di emi AlJubrandiao Otto.
buoai; il quale aclle prec denti discus
nervi an dispealiose presidio per cuato
della R-pubblica.
Ma dilla cecreta offerta che gli venne
esibita di fac Giuriai d'oro, se a loi riesciva
di far prevalere mel giorno della detibera-
zione la già emesa
tanza ci avvide ch: egli c’iagsanava. Tur.
muto pertaoto in concilio eva tenta elu-
queasa perorò, che giuase a far preadere
il provredime.te cratrario.
Era sslita Piroaze in breve giro di an-
ni a testa prosperità e fortezza, che non
solamente capo di Tis ana divenne, ma
tra le prime città d’Ital moverata.
1 Ghibellini pertanto. veggendoi man-
care di aqui pubblica eatorità, e avendo alla
testa Fariaata degl: Uoerti,si raccolsero tut.
tia Sieca, nua delle città ch'era tornata di
Quovo in guerra coi fi wvatini mercè l'aju.
to di Maofredi figlio di Federig» II re di
Paglia. Il quale regnante nel mese di
luglio del 1260 msadò in Toscana a so.
siegno degl'iaperisli 80 cavalieri tede
schi sotto il comando del conte Giordeno,
capitano in quei tempi assai reputato.
Fa allora che i Ghibellini di Siena as-
sietiti dai pisani e dai faorasci‘i di mol.
U altri bandirono oste a Moatal.
cino. Nè ermbrando cosa. convenevole ai
reggitori di Firenze di abbandonare alle
proprie forze i Montalciaesi, senza porre
fodagio in mezzo, raccolsero e inviarone
colì ua podenno esercito. Il quale per
dei nemici fatto deviare di stra-
da, colla lusinga di consegnargli una delle
porte di.Siena, diede occasione ella fammora
battaglia di Mustaperto, che appellare si
potrebbe il Waterloo del medio ero.
La strage, per la quale fu vista l'Arbia
parve agli scrittori fior.di poterla paragonara
(proporzionando fe cose alle nazioni) alla
difetta di Canne; seppare non la superat
ve nelle conseguenze pubbliche e private.
FIRE
Sarebbe opera lunga e laboriosa il re-
Qistrare tanti esilj, tante crudeltà e tante
vendette operate in Firenze e nel suo con-
tado contro le persone e le proprietà, senza
dire tatte i) male che risenti la Toscana
© gran parte dell’Italia superiora dai vin
citori di Montaperto. Dirò benal essere
gionta la irascibilità di questi a tale vita-
perio, che conculcando ogni legge natera-
le e civile, invel perfino contro lo sfacel-
lato cadavere del benemerito concittadiso
Aldobrandino Ottoboni (cai la patria ri.
conoscente aveva ereito an monumento in
Ville, mobili, poderi e tutte le sostan
se de'Guelli vennero poste a secco, di-
€ mense a comunr, i loro tesedj, le
dei
capi della Lega Ghibellina in Empoli fa
tneso a partito il progetio di disfare da
capo a fondo la stessa città di Firenze : lo
che sarchbe indubitatamente accaduto
senza l'opposizione decisa del copitano Fa-
rinata degli Uberti.
Reggevasi il paese a nome del re Min- che
fredi dal conte Giordano, ma in realtà
sotto l'infiusso di rabbiosi amministratori,
che mutarono la faccie alle cose pubbli-
che e private ditotta la Tossana, sd coce-
zione di Lucca, l'unica fra tutte le città
che in quei momenti nonservame l'antico
© che a molti cittadini esuli of-
gliana, in mano del quale fa riposto anche
# governo della giostizia di Firenze.
Une delle prime operazioni del potestà
Ghibellino fa di cacciare i Gueli da Luo.
e 0 dal suo distretto conduccado l’eser-
cito della Lega, prima nel Vel-d’Arno
inferiore, per occupare le quattro Lerre
dei lucchesi (Fucecchio, $. Croce, Castel
Frasco e S. Maria » Monte), nei
sebborghi di Lucca. Fu allora che i reggi-
tori di essa città si trovarono costretti a
promettere al capitano dei Ghibellini den»
tro il termine di tre giorni di cacciare i
profeghi sotto pena della vita; molti dei
Quali in tale funceta congiuntura furono
vw
FIRE 157
costretti a prendere il patito di andare
in poi ritenne sempre il magistrato
Parte Guelfa di Firenze, cioè, un'aquila
vermiglia in campo bianco con solito en
verde, us
A
delle Feteg Gusdagnata
le morte del re Manfredi, l’ultimo giorno
di febb. 1366, i Guelfi che erano ai con-
€ misero tale paura nel conte Guido No.
volle potestà e governatore dei Ghibellini,
che egli, nel di 11 novembre 1366,
caporali e suoi militi foggi alla: volta di
poi in pieno stato. (G.
lib. VII. a 15
pitani di Parte Guelfa, incaricato d'inca.
merare i beni dei ribelli. Si ordinarone
n
#58 FIRE
diversi comsigli, quello di 13 buonomiai,
senza dei quali nion prugetto, nè alcuna
Spesa si ammetteva: € perchè le sue deli.
berazioni avemero effetto, vi era
che allo peste Gurlfa per breve istante tol-
se il governo di Tescama per favorire i
Ghibellini, i quali mediante un tal favore
in Firenze cocaparono quasi tetti gi us
dello stato. Avvegnachè lo sconfitta di
Tagliscoszo del 23 agesto 168 (la quale
costò il tromo e le vita a ultimo
rampollo degli imperatori Svevi, e a Carlo
d’Augiò assicurò il regno) portò soche la
costernazione nei Ghibellini di Fico
L'anno 1273 fe memarsbile per la cit-
tà di Firenze a motivo della venuta del
pont. Gregorio I com Baldorino imp. di
Costantinopoli e Carlo d'Angiò re di Na-
vtrato di 14 cittadini, dei 8 Guelî
rh i
Togo tutti questi coi, nel 1382, sorse
delle Arti,
FIRE
detti più tardi (anao 1458) Priori di
bertà. — Erano eletti a breve tempo
Ve arti peggiori, (ano per ogni vesto
città) in compagnia
del pih puote)
vo, e tutte le grandi
Repubblica
capitano
eoscuti.
terzo oerchio di mura, che è quello che tut-
Hora si vede, mel tempo che si dava ordine
le, dove allora si tenera Î mercato del
grano.
Le cose dei fiorentini, dope creato il
magistrato de’Priori, procedettero cotan-
to bene, che gli aretini presero il partito
d'imitarne Pesempio coll'afidare *
solo l'autorità concorde di più. ivvenne
però, che il priore da emi eletto persegui-
tando oltremodo greedi, questi, nel 1287,
prestamente le finirono, cacciando i Guel-
pyenipirialage rage cin
verse al vescovo Guglielmo degli Uber-
tini, uomo stimato valoroso e grandis-
cimo partigiano dei Ghibellini. 11 quale
mitreto com l’amalto di Cortona, nel 1358,
aprì la sos cerriera politice-zilitare, e nel
19 le chiuse vittima di ambizione e
di conio com la battaglia di Campal-
Si ug de fe per Innehi soni cele-
brata con palio dei fiorentini nel giorno
di $. Barnaba, santo che Firenze prèse per
secondo protettore della città.
Battaglia fsmese non tanto per le con-
pontefice seguenze, quante per gli nomini celebri
che Ggurarono fra i prodi nelle file dei
fiorentini, tra i quali Vieri de'Cerchi e
Corso Donati, due che si fece.
ro in segsito capi di due potenti fazioni ;
€ per avervi militato Daete Alighieri allora
Guelfo, mentre 22 anni dopo fa allontana
to dalla patria per Ghibellino, nel tempo
che sedeva mel magistrato de'Priori Dine
Compagni, cronista che succedè imme
FIRE
diatamente a Nicorda0o Malepini, quando
sppento lo storico più celebre
Giovani
Era appena cono ‘un anno dalla vittoria
di Campaldino, che si credè bene di fare
una correzione alli statuti, ristringendo a
nei mesi invece di un snno l'afizio dei po-
Vestà di Firenie, e di dar effetto a una
prevvisione che vietava di rieleggere prima
di tre anni ogni priore stato di magistrato.
Noa ostante che i popolani si fossero in-
gegnali più volte di porger rimedio con
provvedimenti e leggi nuove alle civili di-
scordie, onde tenere in freno la potenta
dei grandi, questi però giovandosi del fa
vore pini della reputazione di
n’invecchiata nobiltà e della fresca gloria
da essi acquistata nelle ultime battaglie,
toglierano l'ardire agli offesi di aconsarti;
nè gli stessi gindici ci arrischiavano di
castigarli ogni qual volta l'arcusa fosta
accaduta. Ma quando anche si discorrera
nelle società poprlari della maniera di
provvedere alla salute e libertà comune,
verano mostravasi disposto, e a siuno ba-
atsva l'animo di farsene
capo.
TI valore @ l'industria di un cittadino gettati
mato di nobile
Paes € con.
dotta detl'onivenale N quale
qu
emendo nuovamente eletto ‘de’Priori delle
arti, ed entrato in carica li 15 febb, del
1293, « nativitote, persuase i suoi com.
pagni, che per dare maggior forza al ps:
pole era d'uopo aggiungere all'afizio dei
Pricri uno di maggiore autorità degli sl.
tri. Questo si chiamò il Gonfaloniere di
giostizia, perchè alla sua custodia fo sfi-
dato il gonfalone coa l'ineegua del popolo,
che era la croce rossa nel campo bianno,
@ ona guardia di mille soldati d’infaoteria,
il cni numero poscia per doe volte si
sa)
Si i
nome di Ordini della giustizia, per po:
nire i potenti che avessero
popilani, e fu deliberato, che qualanque la
famiglia avesse avati cavalieri, (erano ia
tutto 33 casste di mezseri) s’'intendese che
Kiusero de’grendi, e che niuno di loro
pr lesse entrare in seggio de'signori, nè
diventare gonfaloniere di giustizia, o al
caso de'saci colleghi.
FIRE
E a questo ordine di cose
fatte le sompernie delle delle arti 0 Copita=
dinî, dando si loro consoli qualobe auto-
rità nei cossigli generali.
Tali malzzioni di stato promovesdo
accuse continue e severe ponizioni, dote.
vano sempre più inacerbire per peura e
pér sdegno i cittadini, i quali nom
totti dalla nobiltà del sengue, ma per in-
dustrie onorevoli, G et i fn
159
Jbettere questo, co-
striogendo Giano della Bella ad’ allonte-
narsì dalla città (sono 1295), cui tenne
dietro il guasto che ci diede alle sue abi-
tazioni, e la condanne di tutto il suo li.
Gnaggio a un perpetuo esilio,
Ml breve Met governo Gorentino
grendi
ch. di Firenze, cioè, 8. Croce, che è il Pan-
teon dei Borentini, e S. Reperata, che di.
venne quella maestosa cattedrale, la quale
si vede sempre da tutti com maraviglia: nel
mentre che l'arte dei mercanti di Cali-
mala faceva sgomberare d'intorno sl betti..
stero di S. Giovanni le srche romene di.
verchi erpoleri per rivestire con migliore
disegno l’esterne mura di nobili marmi
bianchi e neri, invene dei guesti e caden-
U macigni.
Nè questi soli furono i monumenti pub-
blici, ai quali allora si dava opera; impe-
rocchè si ajutavano di denari e di tutti i
mezzi i frati Predicatori per l'edificazione
della chiesa di 8. Maria Novella, e i frati
Agostiniani per quella di S. Spirito, frat-
taoto che s'ingrandiva le piazra contigua
dopo comprate le case dei he
nel tempo stesso che si dura compimento
i atl'aoquedotto che dall'Aroo cotrando per
Ghibellina conduceva per uso
delle arti copiosa fonte ai lavatoj di $, Si.
mone, e
xa porta del secondo cerchio in Oltrarno
al canto della Cucalia, porta che fa chia-
mata di Giuno della Bella.
Chiudevasi questo periodo di magistra
160 FIRE
tora con la merte del primo iolto fivren-
tino Brunetto Lati con la esaltazione
al papato di Bonifazio VIII, pontefice di
alto ingegno è di grande ardire, quello
fiewo vai avvenne lo straordinario acci.
dente di trovarsi complimentato da dodiei
diversi ambasciatori inviati a Roma io no-
me di altrettanti governi di Europa, i
quali totti interrogati : qual fosse la loro
patria? risposero tutti esser nati citta
dini di Firenze; per cui Bobifazio ebbe
a proferire tale sentenza, che defini i fo
rentini per on quinto elemento.
Tonanzi che il secolo XIII spirasse, la
Repubblica ordinò l'edificazione di due
castelli regolari nel Val-d’Arno di sopra,
sotto i i di iovanni e di Castel-
Franco; diede principio al maestoso palar-
zo di residenza della Sigooria, (ora il
Palazzo vecchio) nel tempo medesimo
che fece metter mano ad alzare i fonda-
menti e le mura del terzo cerchio della
città. — Ped. Comunva' di Fiazzzz.
Sraro dî Fiazwex dal 1300 sino alle
caccrara del pica d'Aranz.
Allora quando uno si fa a comiderare
Ia storia di Firenze, fra il declinare del
secolo XIII e l'apparire e crescere del sos-
seguente, resta sopraffalto e indeciso, se
vi sin stata una generazione meno irre-
quieta di quella, 0 se vi avesse altra città,
che per copia di virtù, per chiari comini
@ per private ricchezze di questa map-
Giormente fioriere.
Sennonchè cotante doti de’fiorentini, an-
zichè patrimonio pubblico, essendo per-
ziale corredo d'individui e di famiglie,
queste e quelli, sia che fosse troppo vigore,
‘© piuttosto antico livore, ad ogni piccola
scintilla si vederano sceendere di sdegno,
e convertire le personali discordie in pub-
Bliche micidiali ostilità.
Infatti per cause meramente private da
due nobili famiglie consanguinee sorsero
nuove fa-
Mera. Ciascuna delle quali fa secolta e
presa a proteggere in Firenze, da Donato
Coni la Mera, da Vieri de'Cerchi la
Bianca; due schiatte potenti, una più
mobile, l'altra più ricca, e sempre fra
loro mel d'accordo. Per moro tale che
Pri cme primieramente tornò a mettersi
FIRE
in Firenze tanto scompiglio, che non velò
la città, ma tutto il contado si divise: e
molte volte batlagliando o in altra guisa
si sacrificò chi per l’ana e chi per l'altra
Pd i Ghibellini tennero vo’Cerchi,
perchè speravano aver da loro meno of-
fesa; vi si accostareno quelli ch'erano del
l’animo di Giano della Bella, dolenti della
soa cacciata. A questi si aggiunsero i
renti e amici de'Cerchi © le pervone nos
miche di Corso Donati, tra le quali il
Eecdaso Malcpini, Bacher Tasigh,
boe Tosi
Como Adimari e Waldo Ghersrdini. © in
Colla parte di Corso Donati tennero i
rendi, amici e parenti soci, fra i quali
de’Romi, Geri Spini e loro cossorti,
Pazzino de’ Pazri, la maggior perte dei Bar-
di, quelli della Tora, e molti altri messe» *
ré, 0 cavalieri.
Credendo, o per lo meno figarandosi di
provredere dle discordie interne con P
intervento esterno, la Signoria di Firenze
pregò fl pepa Bonifszio VITI, affinchè
andame un personaggio di sangue reale,
per riformare la discorde città, che ben
presto arrivò, li 4 novembre 1301, e fa
molto onorato.
Ognuno sa che Carlo di Valois giunse
è disporre del governo forentino a se-
conda dell’arbitrio mo; ogaun sa che poco
dopo il suo arrivo farone coofenti ed
li dalla petria Dante Alighieri, il pe-
di5 del Petrisca e mollisimi altri di pare
te Bianca, ai quali per giunta vennero
confiscati e tolti i loro beni e le lore
case disfatte.
Esco le parole di Dino Compagni, te-
stimone oculare: « L'uno nemico offen-
deva l'altro ; si facevano ruberie; i poten-
ti domandevano denari ai deboli; marita»
vansi le fanciulle a forza; vocidevansi wo-
mini, e quando una casa ardea forte mes.
Carlo domandava: che fuoco è quello?
gli era risposto ch'era una capanna, quen-
do era un ricco palazzo, »
Partito da Firenze Carlo di Valois, e dal
mondo Bonifazio VIII, nuove divisioni fra
i grandi e i popolani di parte Nere cau-
ssrono nnove rise, moli e bettaglio cit
tadine, tentochè la Signoria ricorse a Be
nedetto XI appena fatto pontefice, rimet-
tendosi ella sua elezione per avere un
buon potestà. — Questo aneddoto storico
FIRE
Vena l'argomento di una lettera di Loi
paps, spedita li to aprile 1306 da Monte
Rosi alla Signoria, nella quale, nomina
tre o qualtro candidati per cuoprire l'ufi-
mio richiesto, esortando il Boren-
4ino alla concordia e alla pace. Al quale
scopo, egli soggiunge, aveva inviato è Fi-
renze il card. fr. Niccolò vescuvo d'Ostia,
descrivendone l'ottimo curattere nel modo
Non trascararoso i feorusciti di trarre
profitto da tanta desolazione @ spavento,
cogliendo il destro, per rientrare con ar.
mala mano in Firenze; e già erano în
buco numero penetrati nella città, e dato
principio al combattimento, se sn primo
svantaggio noo li sbigottiva a segno da
ritirarsi dall'azione, in gnisa che il loro
colpo per poco senno e per viltà andò
fallito. Invece di vittoria essi abbando-
maruno molte vittime al furore della parte
irritata ; la quale rivolse le armi contro
de castella dei magnati di contado che s
tali imprese avevano contribuito.
Fa allora dai Neri dopo qualche resi-
stenza preso e disfatto ai nobili de'Caval-
canti i castello delle Stinche fra la Pesa
e la Greve, e gli abitanti chiusi,
muove careeri fabbricate in Firenze sul
terreno degli Uberti, (anno 1305) atteal-
mente copvertite in belle ed ariose abita-
FIRE 4648
#oja, i cui cittadini dopo ostinata difesa,
per rabbia di fame, dovettero aprire le
porte agli smalitori (li 10 d'aprile 1306)
€ vedere, ad onta della espitolazione, st-
terrare le mura delle città e le case dei
grandi mettere a sacco.
La terta impresa fo diretta ne) Mugel-
fo contro gli Ubaldini, | quali con -bson
numero di Ghibellini usciti di Firenze, si
fecero forti nel cast. di Montaccianico;
presso il quale la Repubblica fior. fece
edifeare (anno 1306) la regolare terra
morata di 8. Barnaba, osia di Scarperia.
Prima ehe Panno stesso terminane il
beldanza, vollero reforzare il
coll'istituine I'aBsio dell'Eserutore
carica fu Matteo de’ Terniditi di Amelia,
sotto di cui si abbellì alcuna parte di Fi-
renze, e di rifece la via de’Cavalcanti, og-
gi delta di Baccano, di che resta ivi tat-
tora la lapida con lo stemma. Al Terni
ili, nel 1309, successe nel medesimo im-
piego di Eseculore degli ordinamenti del-
Fn realtà la com duArrieo VI ia
dianti dilapidate.
La morte dell'imperatore rinceorò il
governo di Firenze che per un tempo de-
Verminato si era messo sotto la protezione
di Roberto re di Napoli. Imperocchè da
questo coronato s'invisva costà il potestà
sotto nome di vicario R., accompegneto da
Balice cavalieri e de beroal dell
Esso sopravvedeva alla giustizia tam-
do nel civile che nel criminale, comandera
168 FIRE
la guerra previo giuramento, di attenersi
fedelmente acli statuti della lepubblica.
Frattanto muoti casi trassero nuova
procella dalla parte di Valli
apcranza di vittoria. Questa infatti
tenue bre presto solenne e completa (30
agosto 1315) contro l'oste riunita dei Fio-
rentini, Senesi, Volterrani, Pistojesi, e di
tattele Terre di paric Guelfa della Tosca-
na, raccolta fra la Pescia maggiore e la
Nicvole, in guisa che la battaglia di Mon-
teentini fu quari uo altra disfatta di Mon-
taperto.
Dissi, quasi di Mootaperto, avvegnachè
non giunsero questa volta i vincitori Ghi-
bellini di mettere a soqquadro come allo
ra feckro la Toscana intta; e se ad alcnni
di essi in Firenze riesel di riporre il pie-
de, mancò loro la forza di prendere stato.
AI caftrorio i vincitori inssprirunn i vini
talchè agli usciti prolnagareno la pena
esilio, pubblicando i loro heni, e sen-
inte Alighieri, nel tempo stesso
Izivano le nuove mura, dalla
quella di
Vi fu anche un viomeuto in cui Firen.
ae si ralligrà, quando senti avvenota in
un giorno medesimo (10 sprite 1316) 1"
espulsione di Ugucrione dalla Signoria
quali i Gorentini en tutti i loro alleati
ben presto ottennero i prigioni fatti alla
sconfitta di Montecatini.
Sennonchè in luogo di Upuecione sorse
in Castruocie un più intraprendeote capi.
si
legaachè egli diede
susi che fare e bene spesso triste lezioni
ai fiorentini Gnchè viue.
Egli adunque senza alcuna provorazione
rompendo can Firente la pace, alla testa
dei lucchesi e dei pisani, nella primatera
del 1320,e nuovamente pel 1321 e 1393,
nella Val-di-Nicvole, e di la nel
dunno € saccheggio si paesi aperti, o di-
fori da muri e da rocclie dl cuntado
reatino, e ardi prifino con l'oste di avvici.
marsi a Prato. Lo stesse duce nell’anno
FIRE
1325 pervenne inaspettatamente a impa-
drogirai di Pistoja. Qnest'ultimo colpo di
mano di un destro politico e di an valuro-
20 militare provocò tale ira e vergogna nel
governo e popolo fiorentino, che si rac-
colse in città un esercito più nameroso di
quanti altri ne aveme avoti Firenze in
proprio, senza contare l'aumento che ri-
cevè dalle milizie a piedi e a cavallo delle
città collegate.
Ma una sì numerosa oste, che credeva
di potere conquistare Lecca non che i
peesi tolti da Castruocio, restò vinta con
grande strage (li 23 sett. 1325), e in gran
parte esangue 0 prigioniera di più accor-
to capitano fra le patudi di Bientina e di
Fucecchio. La rotta dell’Altopascio, che
contasi fra le memorabili sconfitte degli
eserciti fiorentiui, mosse il vincitore ver-
so Firenze con l'idea di profittare della
paura e dello scompiglio del popolo, onde
con manuvra di mano maestra vedere d'
‘impadronirsi del'a stesa città. Fu allora
che'a insulto e scherno dei vinti fecc
Battere moneta a Signa e correre tre palj
da Peretola sino al ponte alle Mosse, che
è on miglio presso a Firenze, mentre i fio-
rentini stavansi riachiusi dentro le nuove
mura che procurarono in massima fretta
di circondare di fossi e fottiGcare. Se in
quell’occisione non fosse comparsa a sal.
vare la patria an’altra Velturia nella ma-
trooa de'Frescobaldi, la quale per la carità
delta patria distoglisse il figlio Guido Tar-
lati vescoro di Arezzo dall’unire il suo
esercito a quello di Castruccio, Firenze
avrebbe dovatosoccombere a tanta sciagura.
Ginnse poco dopo in sussidio Gualtieri
duca d’Atene, in qualità di vicario interi-
no di Carlo duca di Calabria coa 400 ca-
valli. 11 quale Gualtieri
berto scrumpagnato da una splendida cor-
te. Ma le pompose feste date dai Gorentini
per riconoscere quel principe in quasi as-
soluto signore della Repubblira, piattosto
che occuparsi in raccoglicre gente per ten-
Ure di respingere il temoto Castruccio,
fecero perdere tanto tempo, che quest'ac-
corto capitano potà porsi in grado da ripa-
rare a tutti gli assalto, che dopo gli furono
mosi contro da più lati con la croce, con
la spada e con le cungiure.
Ad aggravare la somma di tante sciagure
FIRE
fl commercio di Firense riernii cuatempo-
raneamente alla disfotta dell’AHopsscio va
denne immenso pel fallimento di 00,070
fiorini d'oro della società mercantile de’
Petri e degli Scali.
Che più! e celere di Castruccio sta-
va per muoverti dalla Germania com nu-
marroso seguito Lodovico dura di Baviera,
venire a incoronarsi re a Milamo, a
Rios imperatore. Ma 1) copitano Iuccbcse,
rifabbrirare i ponti, le mura e le vie del
Com. di Firense si sposere più di 150,0n0
Sorini d'oro.
il sentire come pochi mesi
dopo accaduto tanto fisgello, si tornasse a
ricostruire. non solamente i ponti, muri e
altri edifizi abbattati, ma si ipendessero
grandi somme per lanpona, per il magni-
fico palazzo alzato topra lc logge di Or $.
Michele, dopo la provvisione dalla Signo.
ria decretata, nel di 25 sett. dell'ani
1336, mentre si gettavano i fondumcoti
FIRE 163
della torre maraviglicsa di Giotto; e lutto
ciò nel Lempo stesso che si attendeva alla
dispendiosa guerra e atla malaugurata com»
pra di Loca, per la quale i reggiuri di
Fireme spesero invano una disordinata
soma di moneia, non calcvlandu quella
che convumessi nelle guerte di Lombardia
contro Mastino della Scala.
Del dumiaio e della entrata che aver
© Comune di Firenze tra il 1336 e
1938 ne ragiuoò lo storico G.
cittadino guelfo, e uno de'mer: ul
reptini, quando le sua patria sicnoreggia.
va in Pistoja, in Colle di Vald'Elsa e nei
respellivi contadì, quando teneva 18 ca-
* stella murate del territorio di Lurca, e
46 castella forti del distretto e contado di
Firenze, senza le tante rocche e castelletti
di proprietà dei cittadini, oltre una grsn»
dissima quantità di tere, borghi e
nen murale.
La somma dell’entrate di Firenze stiva-
si più che altrove. mel commerci», che fre
mata la maggior ricchezza dri cittadini;
i quali però ebbero poco dupo fins fatale
sooesa nel fallimenio dell
Pervzzi e dei Bardi, cre.
fioriai d'oro per mmministrazioni futte «
Eduardo II re d'Iughilterra, che noo tro
vossi in grado di soddisfare.
Pareva alla Sigsorla di Firenze di non
potere fra tante avventure sostenere. me-
glio il governo che affidandone l'esecutivo
ansi dupo la graud’alluvione, senz'ebbligo
i tbbidire agli ordini della giustizia, nè
di render conto sd alcuno fuori che ai
Priori delle arti, tenne sl aspro e crudele
i gorerno che alcune potenti famiglie cer-
earono di cupirare nella città per abbet-
Baldi, de'Rosi, de'conti Geil, i Paesi di
Vald'Arna, i Tarlati di Arezzo, gli Uher.
Gini, gli Ubaldipi, i Guazzalotti di Proto,
{ Belforti di Volterra e più altri: i quali
dinveano levare la città a rumore per ucci
dere il capitano della guazdia, e rifare in
Firenze nuovo stato. E sarebbe loro certa-
mente venuto fatto, se nen vi fosse stato
chi rivelame la congiura, che scoppiò cum
trito effetto dei congiurati nel settimo
compleanno della disastrosa pieva dell
164 FIRE
Arno, cioè il di d'Ogaissanti 1340. Era
nel numero dei congiurati mess. Jacopo
de'Frescobaldi priore di S. Jacopo Oltrar-
mo, quello stemo che nel 1335 alienò al
capitolo fiesolano i terreai posti sal poggio
dove fa la rocca di Fiesole, e che a cagion
di simil coagiura fa condannato come ri-
belle del governo oxa la cosfisca de'moi
averi. — Ped. Fiesta prg. 113, cel 1.
Da tale macchiassione macqae ana ri-
forma nel regime di Firenze, da quale
frattò, invece di uno, dae
abusivamente detti, della pace. A questi
fa socordata maggiore autorità di priesa, ad
uno per sorcegliare la città © all'altro il
contado; siochè dal cattivo gorerao di co-
storo si venne presto a cadere nelle pessime
mani di Gualtieri duca d’Ateoe, chisma-
40 a coprire lo stemo ufisio di Conserva.
tore della pace, quale altre volta esercitò
cea plauso e giustizia. Cosicchè poco dopo
#1 popolo si diede di buona voglia ia brao-
cio a lui acclamandolo, invece di Con-
servatore per un anno, Siguore di Firenze
6 Principe a vita coa illimitata sutorità.
Che però se al duca riesci facile di aogni-
tare la città e dietro a essa tatto lo stato
di una Repubblica che in libertà aca sa-
ni medesimi,
elamato ppi nino .
Le accme secrete, i tormenti, le con.
danne in denari, le panizioni a on daro
carcere, al taglio della testa, della lingua
© della maao, ed altre turpitulioi e dis.
solutezze, farono i flagellì che subentraro-
no alle esaltanti feste di gioja fatte nel di
8 settembre 1362 a onore del duca d'A-
tene. A rendere le quali più. solenni vi
concore perfino la persona più rispetta
bile della città, quale fa il vescovo fr.
Aogelo Acciajuoki, che a coronare la festa
dele Signoria, del duca Gualtieri, die
VO ie ‘eredute
del mascherato priacipe appresso il
PoReituacooe manicra di operare del du-
ca d’Atene e dei suoi satelliti, gli preparò
contro ia ua tempo medesimo tre cospira-
zioni diverse, di grandi e di popolani, sen-
ga che una sspesse ana dell dell'altra.
Lo stesso vescovo di Firenzb Acciajuoli,
FIRE
pentito di avere ingiustamente lodato if
ragno, si era fatto capo della prima e
più forte congiara. Alla testa della vesoa.
da ci posero i Dmati e i Pazzi, meotre
della terza cra il primo Antonio Adimari.
La scoperta di tante e sì numercse ma-
chinazioni sparentò, ma non avvili il da-
6a, il quale si proparava a farne vendetta
dasuo pari, quando tutti i cittadini corsero
armati in piazza per assediario ia palazzo,
tracidare i suci agenti e cacciare via il
tiraano dalla residenta dei Signori com
perpetuo esilio dallo stato,
T 21 gonfaloni delle arti maggiori e mi.
nori, che oga'anno nel giorno di $. Anna
sventolano intorno si pilastri della chiesa
di Or 8. Michele, rammentano la festa an-
niversaria della cacciata del daca d’Ateno
(26 luglio 1343); il di cui governo aca
lasciò altra memoria lodevole faori di quel
la che per tristezza sas derivò in ben alla
città, mercè la rianione di molte famiglie
oospicae per odio inveterato fra eme d'eni-
moalienate, cla magnifica strada che a tom-
po sno fa ampliata da Or S. Michele sino
allo sbocco della piszza della Signoria.
Sraro di Prswse dal 1363 alla
carrsovazione di Pisa.
Posata alquanto la città dal farore dopo
le cacciata del duca d'Atene, 14 cittadiai
rp dal popolo sotto la. presidenza
del vescoro Acciajaoli si cocaparono di
riformare il governo e le magistrature; e
vinse i partito che i magnati fomero a
parte degli ufizi per maggior unione dell*
niversale, in gaina che i grandi entrarono
nel cagietrato della Signoria per ua ter
sa perte, e negli altri ufizi per la metà, -
Era stata Goo allora la città di Firenze
divisa per Sesti. cinque alla destra. e uno
alla sinistra dell'Arno, questo era nomina-
to di Olsrarmo, gli altri ci
$. Piero Scheraggio, Borgo (SS. Aposto.
H), &. Pancrazio, Porta del Duomo e
Porta S. Piero; cosicchè, sei Priori (Sì-
guori),ano per Sesto, si erano fatti. Eccetto
che per alcone mutszioni già da noi av-
vertite, talvolta 12 e 13 col gonfaloniere sì
vennero a-creare, ma poco di poi erano
tornati a sei. — Parve bene di riformare la
città da Scatieri in Quartieri, sì per cuere
Sesti di Oltrarno e di S. Pier Scherag-
gio i più imposti degli altri, sì perchè dei
Grandi ago per Quartiere elegger ci voleva.
FIRE
. Mom ostante simili adeore governative
nà i grandi ci acquetarono, nè il
trovò contento di averli per coll ne
Gl'impieghi maggiori, nè la mediazione del
vescovo Acciajoli bastò a contentare gli
sale gli diri.
Contro tali e così frequenti motazioni
sall ordine del governo, che soggettarano
Firenze a conlinus agitazioni e a sempre
la penna dell’esale poeta, quando rivol-
gendosi verso la patria esclamava :
Verso di te che fai tanto sottili
Provvedimenti, ché a messo novembre
Non giunge quel che tu d'ottobre fili.
(Danra. Purgat. cv.)
Ciascano infatti avrebbe co
ciato che fa da Firenze il duca d’Atene, che
potessero i cittadini vivervi quieti, qaorati
eli
tant
meo!
pedi
ren
firut
E
dox
bita
mor.
bili
te dei ponti e nei ca : e fu tanto
sicrisgazrionti st
si trovarono da ogni lato costretti a cedere
all'impeto di tutta una popolazione arma-
ta, e quindi a Lasciare l’afisio. dei Sigoo-
ri totalmente ia mano degli artigiani.
Fu allora che dal ito vincitore si
appellati ieri, promossa dai molti im-
cendj die ai E pa accsdevano;
ve
FIRE
€ fo destinata la ‘campana
165
che si recò da
si Vernio, quando e'appigliara il fuoto di
notte, a darne il cenno dai merli del pa
lazzo del popolo. :
Provvidesi esiandio all'indennità di co-
loro, i quali avevano prestato al Comune,
con iscrivere i loro crediti pei libri del
debito pubblico, mercè d'un provvedimen-
to deliberato nel febbrajo 1345, Il qual
debito si trovò che ammontava a 570,600
Sorini d'oro; cui vi erano da aggiugnere
quasi altri 100,000 Borini, perragione della
compra di Lucca, pretesi tino della
Scala. Pel quale debito la Rep. accordò ai
creditori dello stato il 5 per 100 d'usi-
fratto; ciò che diede origine 21 Moote dei
5 intieri (Mons quinque intégrorumì,
espressione talvolta specificata negli atti
posteriori a quell'età.
A rinfrencare i creditori del Monte c0-
mose la Signoria di Firense destinata
aveva una parte delle rendite lego
belle comunitative. Quali ese ca
qual somma, all'anno 1338, ascendessero
vimili proventi e le maggiori risorse della
Rep. fiorentina, lo lasciò scritto a memo.
ria dei posteri Giovanni Villani nel lib.
XI della sua Cronica; al cap. ga della qua-
le apparince, che : il Comune di Firenze
di suo rendite Gse aveva assai piccola en-
trata, ma reggevasi in‘quei tempi per ga-
belle, e nei casi di bisogno, per prestanza
0 imposte (Balsello) sopra le ricchezze
dei suoi cittadini. Lò quali gabelle ven-
devansi somualmente all'incsato, o rende-
vano al governo ua sono per l'altro circa
3eo,00oliorini d’aroallorquendo questa ma
neta si spendeva a regione di lire 3 e sol
di a a un circa; lo che corrispondeva a
930,000 lire. Allo streso ‘nota pure
il Vilani, che pè il re di Napoli, nè quel-
lo di Sicilia, nè quello di Aragona avere.
mo allora tanto d'entrata.
Rendite fine di Firenze innanai,
da perte dil 1348.
Renderanole gabelle delle porte
pel generi che °
che uscivano dalla città, fforini
Quella della vendita del vino a
mineto, . DI
L'estimo del contado, »
La rendita del sale,
fior. 1931050
ni
166 FIRE
N. B. Le anzidette 4 moggiori gabelle
erano destinate, nel 1338, a far fronte alle
spese della guerra diLombardia,.he in me-
si trentuno e mezio costò al Comune di
Firenze più di 600,000 6orini d'oro.
Somma a tergo... . fior. 193,050
Lagabella sopra iprestatori, » 3,000
— dei contratti » 20,000
— delle bestie e dei macelli
della città, » 15,000
— dei macelli del contado, .» 4,400
— de'le farine e macinature, » 4,250
— delle pigioni della città, » £,150
— delle Jel contado, » 550
- dei cittadini che andavano
di foori in impiego, » 3,500
- accuse e scuse, » 1,00
— dei mercati della città per
Ve bestie vive, » 2,000
— dei mercati del contado, » 9,000
600
. 750
7,000
— delle Trecche, e Trecconi, » 450
— della tasca e mallevadoria di
portare l'arme,a soldi 20 per
cisscano. » 1,300
— dei Meni, . » roo
— dei foderi del legname che
venivano per Arno, » 50
— dei richiami dei Cons.dell’ar-
ti perciò che toccava alCom.,» 300
— degli approvatori di malle-
250
vadorie, ».
1 beni dei ribelli banditi ren-
devano, almeno »
N guadagno della secca salla
1 nobili del contado pagavano, »
L'entrata de' difetti de’ soldati
a corallo e de'fanti, »
Quella delle prigioni, »
Totale, fiorini 306,00
Si avverta «he varie rendite, come quel-
la delle gabelle sulle mulina e pescaje,
delle possesioni del contedo, e altre mi-
nori entrate del Com. di Firenze, sono in-
Cicate venza derne la scamma dallo stesso au-
FIRE
tore.Il quale dopo aver moverate nel
tolo susscgoeate (93) le spese dei diversi
impiegati civili e militari della città di Fi-
renze, discorre nel cap. 94 del numero e
classe dei soci sbitanti, delle quantità del-
le parrocchie, conventi, badie, ec. In gni
62 che stimavasi che fomero allora‘ in Fi-
renze da 25,000 nomipi at
tra i quali 1500 nobili della classe
grandi con 95 cavalieri di corredo.
Si battezzavano in questi tempi in Sen
Giovanni per anno dei 5500 si 6000 bam-
ini; nel qual numero per altro è da av-
vertire esservi comprese le parrocchie su-
borbane dipendenti dalla pieve maggiore
di S. Reparata. Calcol rale popolazione
totale della città a circa 90,900 bocche dal
consamo del pabe che bisognava di conti-
nuo, sebbene mn tal calcolo fosse Per ria-
scire assai fallace, sia perchè la maggior
parte de’ricchi nobili e agiati cittadini
stavano con le loro famiglie £ mesi dell’an-
no,e taluni più, nelle loro ville di contado,
sia perchè molti di loro panizzavaso per
conto proprio.
Entravano in Firense nel giro di va
anno, da 55000 cogni di vino, e in tempi
di abbondanza sino a 65000.
Si macellavano per sono i seguenti ca-
pi di bestie:
Manzi e vitelle circa n°
Aguelti, castrati e pecore >
Capre e becchi » 20,000
Moajali »
moegia N. 16
Entravano pe) mese di laglio della por-
ta S. Frediano some di poponi £000,6 tut-
fe si distribuivano nella città.
I fanciulli e fancialle che frequentavano
le senole di erzno circa N. 10,000
Quelli che imparavano l'abbaco im sei
grandi scuole pubbliche, » 1,200
1 giovanetti che studiavano grammatica
€ logica im 4 grandi scuole, » 60
Le chiese, fra quelle della città e dei
sabborghi, N no
cioè Parroochie, N°
Badie con 8o monsci, » 5
Priorati, » 2
Conventi di frati, » n
Monasicri con 500 donne» 24
N° io
FIRE
Preti cappellani, x
Spedali per‘1000 poveri e infermi,» 30
Bolteghe dell’arte Cella Lana, » 200
Queste impannavano da 70 in 80 mila
pezze di panni lani, che valerano 1,200,000
fiorini d’oro a un circa, e davano lavoro
da vivere » più di 30,000 persone.
1 ivndachi dell’ars di Calimala, ossia
de'mercanti e acsonciatori de'paoni fore-
stieri, erano intorno s venti. Essi accon-
ciavano ogn'anno pi
panni che facevano venire di Francia e
da altre parti oltramontane, per la di
300,000 fiurini d'oro, « tatti questi panni
eran veuduti in Firenze, senza conterc
quelli che si rinviavano all’estero.
I banchi dei eambisti erano circa Bo.
Le botteghe di setajoli, 83
Si coniavano ogn’anno di moneta d'oro
fiorini 250,000, e talvolta sino a 400,00c.
Di moneta d’argento da quatiro piccioli
l'una se ne batteva circa Lire 20,000
N collegio de’giudici era di circa N° 80
800
Quello dei notari, . » 60
I medici e cerusici circa » 60
Le bottezue de’speziali intorno a » 160
1 forni della città » 146
I mercatanti e merciaj erano in gran no-
mero, e da non potersi contare Je botteghe
delle arti e mestieri minori.
Oltre a ciò pon vi era cittadino, popo»
lano o grande, chc non aveme già edifira.
t0, 0 che non fose per costruire in contalo
una qualche possessione con belli edizj e
molto meglio che in città. « E sì magnifica
cosa era a vedere, (cito le esprersioni del-
Io storico) che i forestieri non usati a Fi-
renze venendo di fuori, i più credevano
per le ricche sbituzi ni è belli palagj che
ersoo d'intorno a tre miglia a Firense,
che tutti fomono della stessa città, cenza
dire delle case, torri,.cortitie giardini mu-
rati più da lungi, talchè si stimava che in
torno a sei miglia aveva tanti ricchie no-
bili abituri che due Firenze non svrebbo-
no tanti.»
Tale si manteneva lo etato di questa ca
pitale dopo la cacciata del duca d'Atene,
quando due più micidiali e invisibili ne
mici, uno dopo l’altro,vennero ad asealirla,
e giunsero quasi a distruggerla; voglio di-
re la desolatrice carestia del 1346, € 1347,
e la memorabile pestilenza del 1343 da
Giovanni Boccaccio con tanta eloquenza
descritta.
FIRE 167
Per j quali dee Aagelli mancarono in
questa città quasi 100,000 persone: se po-
re non fu esagerato di troppo il novero
dato dal Boccaccio; aviegnachè 10 anni
innanzi, per aserzione di Giovanni Vil.
lapi, rimasto vittima' di quella pestilenza,
la popolazione di Firenze, noo compresi
gli abit. delle parrocchie suburbane, sti»
che fosse di circa 90,000 abitanti.
msegaamenti che il Comune aveva
i accordati per proseguire la grandiosa fab-
brica di SP itaria del Fiore in questi poni
di traversie furono sospesi, siccome lo tss-
nifesta un’inanza degli Opersj di quel
tempio presentata al magistrato del!
ria li 12 anorzo 1350 stile comune; nella
quale fu esposto: come fino dall'anno: 332
era stato ordinato dai Siguori Priori, che
quelli i quali compravano le gabelle del
Comune pasassero agli Operaj della noova
cattedrale doe denari per lira dell’incasso
che rilraevano per servire alla detta co-
strazione; e siocome un tal ordine nea
era stato osservato, e per mancanza di
mezzi gli Operai erano sul punto di duver
sospendere la fabbrica con disonore del
Comune, per ciò domandavano la confer-
ma di tale provvisione. Infatti la Signoria
rescrime per l'esatto adempimento di ciò
che fa deliberato nell'anno 1332. (Asca.
Dist. Fiona. Carte del Bigallo.)
Ad acerescere nuova alla
desolata ciità ci aggiense, tre anni dopo,
la manifesta estilità d'un potento priocipe
in mess. Giovanni Visconti arcivescere di
Milano. Il quele,impadronitosi di Bologna,
inviava per la valle del Reso va numero
to esercito, che, oltrepassato 1°Appenaino
latofa,
del Visconti gl’Ubaldini delMagello, i Par-
zi del Vald'Arno, gli Ubertini di Vald”
Ambra e i Tarlati di Arezzo.
Finita che fa cotesta dispendios guerra
con il trattato di Sarzana (anno 1353),
Firenze ebbe che fare cen le compa.
guie di avventurieri rimate senza offe-
rente che le sssoldame. E quasi che ciò
non bastasse a tormentare i Gorentini, so-
inse altra cagione di srandalo per
Liic'intertind di doe poteoti famiglie, gl
Albizzi e i Ricci; le quali rinaovareno
«oa la ripristinazione dei capitani di Par-
168 FIRE
te Guelfa le tragiche sorne dei partiti, e
Ve persecuzioni verso i cittadini temoti, o
pergfcnsraigaie gi podiaag nidi
fn suo arbitrio di ammonire chiunque cit- ni
tadino repatasse non perfetto Guello, pri-
vandolo per tal quigo del ditte di po.
ter concorrere ad esercitare alcen ufcio, 0
impiego civile mella Repubblica.
auf seregnaci un tl modo di procedere
a molti,e inelusive a Uguecione
pe gore pit y careniglol; esco
do entrato uno dei priori (sano 1358), con
pitra Legge provride, che si sci copitazi di
Parte Goelfa tre se ne
Pe de re aeree, dei
noe si ammonire va cittadino, se
prima una depetazione di 24 Goelli non
erefermane la sentenza dei capitani di
Parte, che sveva chiarito, 0 dichiarato
muo come Ghibellime.
Nè è da pesare solto silenzio, che in
trezzo a simili vicende civili, politiche e
100,000 fiorini (anno 1355) per la confer-
gna degli anfichi privilegi; di spenderne
35,000 per le costruzione delle mura ca-
Stellane di $. Casciano in Val-di-Pesa; e
ciò nel trmpo istesso che accerchiavasi la
Verra di Figline, e che abbellivazi la città col
prosegsire la sospese fabbrica della cat-
tedrale, col terminare il cerchio delle
mora di Firenze fra porta S. Galle e porta
le Croce, coll'ampliare la piazza del popolo,
« col dar principio alla magnifica loggia dell’
Orragna, appena che questo insigne artista
«hbe compito il sontacse taberascolo del-
la Madonna d'Orsanmichele, il quale costò
Va forte comme di 80,000 Gerini d'oro.
A tanta prosperità intera corrisponde.
vano le cose di fuori, sia per l'espulsione
della compagnia del conte Lando dal terri-
torio Borentino, per la quale Firenze ac-
colse con pompa strsordinaria e quasi
trionfo il capitano Pandolfo Malatesta con-
dottiere dei sasi eserciti; sia per l'acquisto
che si fece poco dopo (enmo 1360) de’parsi
tolti ai Tarlati, agli Ubaldini e ai Bellorti,
FIRE
mobili cittadini la tirannia dei di
Parte Guella, i quali ad onta della legge del
1359, che deveratenergli in freno, averano
ricomimcialo ad asmonire senza riguardo,
© pietà.
Nè guari andò che alcuni nobili Gereati-
ni,stati esclusi dagli impieghi come ammo-
col dsano pabblico ves-
ica delle ore private ratarano nico
te meno che di dare Firenze in mano al
Viscosti di Milano. Figerava nel numero
dei congiaratiBartolonmeo de’ Medici,vomo
asdito ed grande animo, i qualeso pe ri
morso di carità di patria, o per
im pericalo, svelò (anno 1360) 1 segreto a
Silvestro, fratello più virtuoso e di matora
amsatinimo della sua patria, pregandolo
di allo scampo seo ed a quello
della repobblica. Infatti i capi della coo-
Giura forono arrestati e decapitati, e tatti
gli altri condapnati all'esilio.
Con l’anno 1361, dopo molte reciproche
violazioni di trattali, si venne ad un'aper
ta rottora tra, i forentini ed i pisasi
4 quali erano “da cinque ansi inaspriti,
per aver quelli abbandonato il Porto pisa-
no e stabilito il loro commercio mariti»
i mo nella Maremma senese al porto di Ts-
lamooe.
Nel mentre si vivera nella città con si.
rava le cose politiche all’esterno; fra le quali
ie maggiori che accademero nel1361
fa di spedir gente a liberare Volterra dalla
tirannia di Bocchino Belforti, mentre
porgevano ajuto i pisani. Ciò bastò
sprire la ferita riaperta mel 1359 a cagio
ne delle antiche franchigie tolte dalla ro-
pubblica di Pisa alle mercenzie dei Gor.
che venivano per lavia di Porto pisano, e
che costrinse il Comune di Firenze ari
volgersi verso Siena per giovarsi
dei saoi porti, benchè questo fome più re-
moto e assai meno coprodo scalo.
Le piocole e indifferenti scarammocie
accadute, dal 1359 al 1361, fra i due po
poli non presero l’aria d'an’aperta ostilità
se non dopo l'occupazione d’on castellet-
to copra Pescia (Pietraboona); pel quale
si accese tale incendio, che diede occasio.
ne ad una guerra disastrosissima, tanto
per Firenze, quanto per Pisa.
Avvegnachè, se la prima compagna fa
quasi sempre nell’esito delle battaglie fa-
vorevole ai fiorentini, nella soconda e ter-
FIRE
i rivoltò la fortuna dal lato dei pisani;
per la morte del prode capitano Pirro
Farnese; sia per la peste che tornò a lare
strage iu Firenze, dove toke ai viventi
vo aliro storico in Matteo Villani ; sia per
l'ajoto di una numerosa compagnia d’av-
ventarieri inglesi che, militando per la re-
pubblica pisanasti diedero a percorrere a
man salva e da ogni lato ardere e meltere
a sacco il contado fiorentino sino alle mu-
ra della capitale.
Ma ogni scorso, se non bastò, a ripa.
rare Matti i i danni accaduti, fa cancellato
proseguire la gran torre di Giotto e la
fabbrica della chiesa principale ridotta
già al chiudersi delle sne volte ; e fu nell’
anno 1366 che in questo ssero grandioso
edifizio ebbe Inogo la prima fanzione pub-
blica, allorchè il cav. bresciano Guglielmo
de'Pedezzocchi, come potestà di Firenze,
prestò solenne gioramento nelle mani del
Gonfaloniere di giustizia Michele Castel
Jani assistito dai Priori delle arti, da'Col
legi e da un immenso popolo.
N a per altro vivere in pace i
fiorenti sospetto che essi avevano di
due grandi potentati,sl momento che s’in-
camminavano verso 1° Italia, il papa Ur-
bano V da Avignone per la via di mare, e
Pimperatore Carlo IV d dall’Alemagna per
l’Alpi della Chiarentana (Carniola).
Ma l'oro e la destrezza del fior. bastaro-
mo a riparare tutto; talchè ad essi fu affidato
il difficile incarico d’intromettersi pacisrj
tra la nubiltà e ii popolo di Siena dupo la
sollevazione det 1368, ch'ebbe a costar la
vita a Carlo 1V in mezzo a ana numerosa
cavalleria costretta a prendere la fuga; e
fo pere opera dei fiorentini quella d'in-
darre (sano 1369) l'imperatore stesso a
Timettere alla testa del governo di Pisa
Piero Gamsbecerti, ch'egli medesimo pechi
FIRE 169
anni innanzi aveva fatto esiliare dalla cua
patria.
quale ultimo avvenimento fa di pre-
ristabilire con profitto recipri co
pisani e i Borentini le antiche iron
chigie delle mercanzie, tornando questi ad
approdare con i loro legni al Porto pisano,
e abbandonsndo quello più remoto e me-
mo sicuro della Marcmana senese.
In una parola la politica fiorentina per-
enne quasi nel Lempo stesso a sventare i
Agnello
recuperare la Terra di Senminiato ad on-
ta di un esercito milanese che difendeva i
saliera, col cri ppm È
vere Frrmdemere ce-
ra contro i maneggi della diMilano,
condivvandoli col denaro, per ridurre il vi.
imp. Carlo IV È lsoiase Lucca
forze e il pensiero del nemico verso i suoi
stati, portando’ la guerra in Lombardia,
sebbene questa riesci di corta durata.
Ma per fatalità delle cose ussane, se il
più delle volte le guerre esterne solevano
altemprare e assrpire le discordie interne,
la pace con le putense limitrofe era qua-
il prelodio
ie
Per i suot meriti nelle guerra pisana
di grande era stato fatto popolano il valo-
roso difensore di Bargs, Benchi de'Beca-
delmonti, mercè cui egli diveniva abile
a poter sedere pel magistrato de'Signori.
Nel tesapo che il Benchi sspettava di en-
trare dei Priori si fece una legge: che nie.
no de'grandi fatto del popolo potesse eserci-
tare quella magistratera se nea dopo un
intervallo di anni venti,a meno.che le per
sona graziata non molame arme e casato,ri-
fietando la consorteria e agtica.
Il quale maligno divieto mome a sdo-
(uo la persona che più di ciescun’altra era
ateta presa di mira, siechè il Benchi, ac-
cozzatosi coo Piero degli Albizzi dittato»
re della setta de'Gaeili, indusse il liranni-
co magistrato della Parie a tornare ad
ammonire eci più ferocia di prima. —
Per le quali sciagure molti probi cittedi»
ni mossi dell'amore della patria, dopo ve
rii consigli si recarono nel palazzo del po-
470 FIRE
polo per indurre la Signoria a porre un
rimedio a cotanto arbitrario e oppressivo
procedere contro il vivere libero in un
paese che aveva nome estemma di libertà,
Il provvedimento preso (anno 1392) dai
Signori iu di ercare î Dieci di Libertà, e
di affidare a 56 cittadini il difficile incari-
co di liberare con mezzi opportuni la Rep.
da tali ingiustizie. Tale provvedimento sp-
punto servì per dimostrare quanto fosse vero
l'assioma politico del Machiavelli, quando
disse: che gli assai nomini, sono più atti
«conservare un ordine buono, che a sa-
parlo per doro me. ritrovare.—ln-
,6 deputati
rono più a spegnere le, esistenti sette
quello, che a tor via le cagioni delle futu-
re, nè l’ona cosa nè l’altra conseguirono,
Imperciocchè esi esclusero pcs un tricn-
nio da tette le magistrature tre principali
individui ceIle fami; izzi ici,
messi fra i capitani di Parte, cagione pri-
maria di ogni scandalo. La quale de-
liberazione, se tolse per eguale misora si
due capi di setta il seggio della Signoria,
quello del magistrato de’ Guelfi restò
aperto a Piero degli Albizzi, dove tenera
grandissinna autorità; e se prima egli
suoi fautori erano all’ammonire caldi,
ventarono dopo questa ingiuria ardentis-
airmi. Alla quale mala volontà nuovo ar-
dire si aggiunse, dopocbè nel 1393, per
timore di quel tremendo tribunale,non so-
lo fa rigettato dal senato fior. il progetto
di ana legge il cui scopo era: che nessu-
na ammonizione avesse effetto per l'avve-
nire, se prima non futse approvata dal ms-
gistrato de’Signori e dai Collegj, ma appe-
na che escl disignoria il Petrobuoni, de cui ,
tal riforma venne proposta, fu egli arrestato
e, quasi per grazia, condannato all'esilio
dai Robespierre della Rep. Borentina.
A coteste vendette cittadine si aggiun-
sero pubbliche afflizioni colla carestia del
1394, e con l'ostile contegno del cardinal
di è. Agnolo Legato di Bologna; il quale,
sozichè sovvenire i Gorentini di viveri,
mentre di questi tutta Romagna abbonda-
%a, come appari la primavera del: 375, con
grande esercito» valicò l'Appennino di Fi-
renzuola nell’animo di affemare e così di
qoter impadronirsi di Fircoze. La qual
impresa sarebbe socceduta sscondo i suol
FIRE
voti, se le truppe mercenarin fossero state
più fedeli al Lecato, e se ai Goren'ini fos-
se mancalo il rimedio Potentissio, cui sa-
pi vano ricorrere nei mali più perigliosi, per
corrompere la compagni jaglme, moreè il
regalo di 130,000 fivri
la ad abbandonare il ca
spettare per 5 anni il di ]
Nè questo bastò alla Signoria intenta a
punire l'ambizioso porporato nemico.Impe-
rocchè quella guerra, che nou si voleva in
casa propria, fu portata nello stato donde
era pactita. Si creò tosto uo magistrato li
otto cittadini, chiamati dal popolo
Otto santi dell: guerra, con autorità di
poter operare senta appello, e spendere
senza darne conto. Si fece lega con Berna
bò Visconti, si psero delle tasse sul cle-
ro, e si giunse in; ochi mesi a far ribrl-
lare al pontefice molte città, fra le quali
. Forlì, Gubbio, Città di Castello, Perugia,
rom-na, come prima suoi ami
crstaniemente e validamente difesa, cul
suoi nemici la potevano senta timore af-
fliggere e meltere a soqquadro.
Essendo morto il papa Gre,orio XI
(anno 1378)e rimasta Firenze senza guer-
ra di fuori, tornò s viversi in gran conf
sione dentro la città, Cure i capitami di
Parte erano giunti atanta audacia che, nè
ai Signori, nè agli Otto di guerra porta
vano alcuna riverenza, per modo che coll’
am.ronire divennero gli a:bitri del potere
ei padroni di escludere dagli’ uffzj più
importanti della repubblica chiunque da
loro fosse stato preso
La prima coraggiosa resistenza a
tirannia vennc da una famiglia di ricchi
popolani, che acquistando sempre più
credito e fortuna si pose più tardi al timo-
ne della repubblica, e finalmente se ne
appropriò tutto il carico. Quel me.ser Silk
vestro de’Medici, che pochi anni iunanzi
aveva rvclato alla Signoria la congiura, in
cui era implicato il di lui fratello, quello
stesso fu il promotore di una legge che }”
oligarchia dei capitani di Parte doveva raf-
frenare, e agli esali, al pari che agli om
moniti, dare speranza di poter esere alla
patria e alle dignità richiamati.
La legge stessa arringata, combattata e
popolo
a secompiglio totta la città, e che partori
la popolare sedizione, meglio conosciuta
eri ere virette praliche per richismarli in
città a costo anche di dare la petria in ma-
mo a uns qualche potenza nemica.
M che eva cagione che in Firenze con
derza della casa, nè
sua, per campare n
Ai quali pericoli, oltre l’aggiungere altre
leggi e nuove armi soldare in fortificazio-
ne e difesa del Comune, con una somma di
danari si provvide che il re Carlo di Da.
razzo, sù cui i fuorasciti sppoggiavano
ogni speranza, nel passaggio dalla Toscana
non recasse molestia alcuna alla Bepob
blica Gorentina.
Tn mezzo a tanti avvenimenti la tran-
quillità interna non fu scontolta, se non
quando (anno 1381) la violenza di due po-
polani tolse ad arpata mano dalle carceri
del capitano del popolo an falsoe vilissimo
accusatore d’ innocenti e ragguardevoli
cittadini, meritamente condannato al sup-
plizio.
Tale violenza scandalizzò la città; eGior-
gio Scali,uno dei suoi prumotori,venne ar.
restato, giudicato e con alcuni dei suoi più
stretti amici in mezzo sì popolo armato in
pubblica piazza decapitato. E perchè Firen-
te era piena di diversi umori e desiderii,
ognuno, innansi che l'armi si possssero, di
Pole minato. Io tito, per che
terminame l'anno 1381, si formò un go-
verno, per ii quale alla patria tutti i con-
Buati dal giugno 1978 in pei si restitui-
roso, nel tempo strsso che ripristimossi il
mogistrato dellaParte, e che allearti infme
e alla plebe fu tolto l'onore dai Ciompi sc-
cordato gi emere senmene agli e63j e alle
magistratore della Rep., riduconilo ai terzo
1 Pribri delle arti saleeri cd peledendo
dalla dignità di goo! ere di giu.
nai Fn pato provvisioni e rifor.
me fa pare ristretto l'abuso di far grandi
i popolani, e arcigrandi i grendio ma-
quati.
Cadde sotto la giustizia del capitano
del popolo un seguace del decapitato Gior-
gio Scali, Cierdo vinattiere plebeo,la di cui
taberna pei Camaldoli di S. Lorenzo por-
ta tuttora il nome di Cella di Ciardo.
Costui dovè subire la stessa sorte del ano
protettore, un nuoto tomulto po-
polsre si levò, nel febb. del 1382, che pro-
dune l'esilio di un numero grande di cit.
tadini ; fra i quali parve sopramodo così
172 FIRE
dotestabile che fome compreso Michele di
Lando, dimenticando le ingolci sua vie
Uì di avere salvato, nel 1
passim die i cid
Fermata finalmente Ta socmossa cun
sevori castighi, visse Firenze infuo al
1393 bastantemente quieta, ma noa essa.
te dal vodere i cittadini esiliati e amesoni.
tiz asl terapo che la repubblica al di faori
estendeva il suo territorio con la compra
della città e ccatado d’Arezzo (an. 138{).
Tale cquisto, che semi rallegrò i fiorenti -
bentosto
dopochè Giorsoni Galeazzo conte di Vir-
tà, impomestatosi della persona di Beraa-
bò suo zio, si era reso di tatta Lombardia
principe. Irapsrocchè Viceaza, Verona ePa-
dova con latte le terre dei Sigaori della
Scala è dei Carraresi erano cad ate ia po-
tere del Visconti, quando egli rivolse le
armi e gli artifzj vorso la Toscana per
staccare Pisa, Siena ed Arezzo dall’amici.
gia de’fioreatini.
Mai reggitori di Firenze in mezzo a
tanti pericoli, a tanti segreti mioeggi, a sì
mamerose armate, che sotto le insegne del-
la biscia milanese militavano, non si lascia-
tono puato nè poco spaventare; e se era
più canto ano dei suoi condottieri di eser-
citi, il evate Giovanni d'Armagnmo, da
vanti Alenandria della Pagli (2001891)
#1 daca di Milano andava a rischi
La reciproca stanchezza, benchè gli odj
noa fassero scemati, fece re orto-
chia alle proposizioni di pace, la quale si
coasluse in Genora nel geanajo del 1393;
tneroè cui ritoraarono estramba le parti
nello stato in cui erano prima della guerra,
dopo avere sofferto danai scambievoli, im-
toemse spese e fatiche. E perchè dagli agro»
ti del permico si domandava idonea malle
wadoria per osservare il convenuto trattato,
Guido tar Palagio, uno degli ambasciatori
Sornatiai, a quel coagressa con granderta
d'animo rispose : La spada sia quella che
sodi, poiché Giovanni Galeazzo ha futto
esperienza delle nostre forse e noi delle
cue. (Ama. Istor. Fior. lib. XV.)
Attendeva la Rep. Gor. a respirare dalle
[meg molestie, e a provvedere con nuove
a riempire la città di abitazioni, ob-
Desa chiaague veniva fatto cittadino a
FIRE
fabbricare una casa in Firenze, almeno di
centofierinid’oro,econdaanando al
coloro edi avemero soddisfatto a tale
obbligo iposto con precedente riforenagio
ne del 1378. Così prorvide:i ad sccrescore
il numero de'cappellani nella nuova cst-
tedrale forentina, afiachè si celebrassero
i diviai ufizj con cnaestà proporzionata al
tempio e al carattere di un populo devoto
€ dorizioso, e quiadi pubblicomi una legge,
«he per ciascua testamento, legato, 0 codi-
cillo si dovessero pagare soldi venti all”
Opera di 8.
Nol principio dell’anno 1393, segal-
tando le cose ad omere quiete, si ridussero
le sorittare pabbliche Pa libri che sino
ai nottri giorol portano il nome delle Ri-
firmagioni; © questi, conservati nella sala
de'grandi del palazzo del popolo, vennero
affidati alla diligenza e fede di doo probi
cittadini.
acciaio poi, che la mooeta del fiorine
'oro per lasua bontà era trasportata fuori,
dovecambiavasi coa gaadazoo, fa proibito
di estrarre dal territorio della Repubblica
più di 30 fiorini d'oro per volta,ne! tempo
stemo che si accrebbe del cinque per cento
la valata del Gorino muovo in coafronte
di quello del suggello vecchio.
Comò la quiete interna della città toste-
chà prese possesso del gonfalonierato di
Giustizia (sett. 1393) Maso di Laca degli
Albizzi, nipote di Piera a cui nel 1399
i fa mosso il capo. Serbava egli nell'animo
fresca la memoria dell’offesa con ferma de
liberazione di vendicarsi (quando ne avesse
il destro) de'suoi nemici, e în
degliAiberti: a uno dei quali (Benedetto) La
morte di Piero degli Albizzi fa imputata.
Maso colse l’occasiune di ano, che sopra
certe pratiche tenute coi ribelli fa css-
minato, il quale diversi individui dagli
Alberti fra i complici di quella congiera
nominò. Per la qual cosa molti di costoro
venendo arrestati, fu deliberato che tutti
della stirpeAlberti,salvoAatosio ei fratelli
suoi, figli di Niccolao, fossero fatti de’
grandi e confinati, pél tempo che molti
popolani furono ammoniti o morti. Tante
ingiurie e condanne mossero le arti e il
popolo minuto a sollevarsi, parendogli che
fosse tolto loro l'onore e la vita. Una parte
di costoro corse a casa diVieri de’'Medici il
quale dopo la morte diSilvestro suo cagino,
dra rimasto capo di quella potente fami.
FIRE
Glia prpolama raumentasdogli, che rome
Shestro aveva salvata la potria dalla ti-
tennia di Piero degli Albizzi, così da lui
il popolo furestino sperava che dagli ar.
tigli del muuvo gonfalunicre e dei suoi
Sintori lo liberane.
Nea mancò che la voglia a Vieri di fer.
si priacipe della città, uè wascò chi aî mo
desimo suggerisse quello che puteva fare.
Ma prosando sll'inetabilità del farore della
piebeche vode freddernente salire sulla furca
chi Il giorno inaezzi avrebbe posto sul tro-
buone
te de’Bignori
zione, eind.ssse Îl pupplo » posare le armi,
tendogli giustizia. Non per questo
discorso del Medici moderò il contegno
del gonfaloniore, nè le cusdannagioni egli
esili si videro diminuire, e milo meno re-
vecare.
Fra cotesti ed altrisimili tentativi degli
conti e dei malcogtenti che avevano in
mira di riformare a loro piacere il gover
mo della città, il duca di Milano non per-
«leva mai l'occasione di ienere ia scatto,ora
cea artiGiziose pruteste di pace, ora median-.
te an'appareate iregua, © ora cou guerra
aperta, i reggitori del dominio fioreo-
tino.
Infatti mon era appena firmato a Geno-
wa il trattato del 1393 che il conte di
Vietà, indispettito di non aver pututo star-
core dell'amicizia dei Fiorentini Piero
Gambecurti signure di Pisa, si rivolse n
corrompere l'ingrato segretario di lui, Ju-
copo diA piani prete da farne il sicario
cme maggiori non senza lusioga di soggio.
gare anche Lucca; siccome il Visrouti
favasi nel tempo stesso a togliere ai
Fiecntini la Terra di Sanminiato, dando
speranza a Benedetto Mangiadori d'essere
F'arbitre della sua pa'ria. Se non che un
simile attentato per fedeltà dei Sanminia-
Uni e delle popolazioni liuitrofe verso la
repubblica fi.rentina non sorti l'effetto
desiderato. lmperocchè i Sanminiate
FIRE 175
mente poso innanzi aveva assassinato (20
frbbr. 1399) un inerme senatore iurenti-
no, Devanzato Davaniati, mente costà
esercitava l'ufizio di vicario.
Se a cotali cose si aggiangano i forti
armamenti del duca di Milano, le scorrerie
«i danni che si facevano la Toscana
dalle masnade assuldate dallustesso Viscon.
ti, nel tempo che egli Lirara pel suo partie
to i reggilori di Siena ed era gii prin-
cipe di Perugia, noo vi è da demandare
qual risoluzione dovesse prendere un popolo
accorto e poteute, che vedeva da ogni in-
torno inerppate le sne comuuicazioni
commerciali @ toeglisi una dopo l'altra
fe principali risorse tendenti a cunquider-
lo, impoveririo ed abbatterlo.
Yu risoluta Îs guerra con piean arbitrio
ai Dieci della falla ade la spingonro con
vi nossolo in Toscana,ma la portassero
pini inLomberdia, cercsu.lo da ogni par.
te e a qualunque piezzo armi e collegat
ooatro il prepoleute tiranno dell'alta
Italia.
seconda guerra col duca di Mi.
lano ebbe fine, 0 piuttosto fa s00pes3, com
la tregaa pubblicata nel maggio 1399,
poro inuanzi che acendesse in Pisa la mur-
te d'Iscopo d'Appiano;al quale succedì nel
governo il Oglio Gherardo. Ma, non
avendo nè il coraggio nè l'uocortrzza del
padre per sostenere la potenza ereditata
di fronte a un'apparente protettore che
voleva con l'inganno, 6 con la forsa sog-
giogare e impadrocirsi di tutte le repub-
bliche della Tuscana, Gherardo dis de ben
le pruposizioni di Giuvan-
quale consegnò per il prez-
20 di 200,000 fiorini d'oro la città e terri.
terio di Pisa, riserrando per sì l'ac
soluto dominio dell’isola d'Elba, del ter
ritorio di Piombino, e di pocbi altri mi
nori castelli fra la Cornia e il padule di
Castiglione
Fu questo un colpo di falmine che sf-
Bite i Fioreatini più che seaveserro por-
duta una battaglia campale. Tentò il duca
eriandio, per messo d'un altro iniquo at-
tentato, d'impossesarsi di Lucca; e ciò col
persuadere un fratello sd uccidere l’altro
fratello, Lazzaro Guibigi, che aveva la
maggioranza nella soa patria.Fuanche per
opera dello stesso Visconti, che ebbero ar-
di ribellarsi dai Fiorentini molti degli
Ubertini ed ulcuui dei conti Guidi;
33
74 FIRE
nel tempo che i Scuesi incantati dal sibi.
lo di quella serpe ci lasciavano accer-
chiare dai saci avvolgimenti, cedendo alle
troppe milanesi la stessa capitale con le
priacipali fortezze della loro repubblica.
A tanto sbigottimento e precipizio delle
cose politiche in Toscana si aggiunse nuo-
va scisgora nella pestilenza , la quale
reorreale l'Italia fece una strage orri-
le ip Firenze per rendere ad essa sem-
pre più Uristo l’ultimo arivo del secolo XIV.
Lo s.legno dei Fiorentini verso il duca
milunese andava tauto maggiormente ina
aprendosi, quanto più si moltiplicavano le
offese, € quanto meno queste rano dirette
e scoperte onde poterle rintuzzare.
Alle quali cose si aggiunse (anno 1401)
il timore che Bologna, caduta soito la si-
prora di Giovanni Bentivoglio, nou fo
‘oro. Tale iniqui»
è deterzint l'offeso ‘Augusto a scendere
sollecitamente iu Italia con mata di
15,000.uomini a cavallo, ed un buon nu-
mero di fanti, nell'intenzione di shal
re di seggio e di panire il Visconti;
alla quale impresa veniva noo meno cal.
damente stimolato dai Fiorentini con la
promessa di grandi somme di denaro. Ma
per fottuna.del duca di Milano, dopo il
primo scontro d'armi accaduto verso Bre-
scia con la peggio dei Tedeschi, l'impera»
tore troromi abbandonato dalla maggior
parte de'principi alemanni
scoumpaguato con le loro o Italia 3
eosicobè ai Fiorentini anmentaronoi perico-
li, dopo aver pagati senza alcun vantaggio
200,000 fiorini a Roberto prima che egli
ritornase in Germania.
Tutanto lo sforzo della guerra dalle vici
nanze di Milano si ridusse intorno a Bolo-
gua (anno 1402), alla eui difesa erano sc-
corsi con l’oste fiorentina molti collegati;
ma questi, invece di tenersi dentro le mu-
ra, vollero azcardare la battaglia tre miglia
lungi dalla città, al poote di Casalcochio,
dove restò sconfilta dai milanesi l'armata
FIRE
pito improvvisamente dalla morte sulle
rive del Lambro (3 settembre ui co
sicchè per inaspettata fortuna la repub
fiorentina si trovò fuori di un peri-
la sua esistenza poli.
così be fine una delle guerre più
annali di Fi fonte.
Le grandi turbolenze insorte nello sta-
to milanese e iu tutti i paesi dove Galeaz-
20 teneva guardia e signuria, ricondussero
ben presto Bologna e Perugia sotto il do-
minio del Papa, e fecero ri
po anchei Senesi a escire di
di Milano e a rappacificarsi coi fiorentini.
Era intanto Pisa toccata a un figlio natu»
rale del conte di Virtà (Gabri la),
che governava il paese con poca «oddisfazio:
‘ne dei smoi abitanti. Dundechè la Signoria di
Fireote, sperando di potere occupare Pisa
per sorpresa, fece marciste segretamente
Verso quella città un esercito, che fu now
solamente dai Pisani respinto, ma che
mosse gelosia nei reggitori della rep. di
Genova, per timore che Firenze, dupo la
conquista di Pisa, fosse per divenire po-
tevra marittime.
chè volessero prendere il
di Pisa sotto la loro accom:
una tale protezione, fu intimato al governo
di Firenze di desistere da ogni oslilità con-
tro il protetto pupillo milauese; ma vedeu-
doche i Fiorentini non prestavano orecchie
a simili minacce, furono sequestrate le
molte merci che essi possederano in Ge-
che Buccicallo mare-
novesi presidiava di gente e di navigli Li-
vorno e altre fortezze del litorale pisavo.
Convenne alla Siguoria di Firenze colere
all'argenza e adattarsi a una tregoa col
Visconti (ao. 1406) promossa e intavolata
dal Baocicaldo, da quello stesto che um
anno dopo affcrse segretamente la compra
di Pisa ai Fiorentini, cercando di persaade-
re Gabbriello Maria ad aderirvi stante la
difficoltà di poler conservare quella città.
FIRE
1 Pisani avendo potuto trapelare un ta-
le negutiato si sollevarono, e dopo fiera
sulîa (31 luglio 1405) custrinsero Gab-
brielle » ricoverarai colla madre e coi suoi
soldati nella cittadeli
i Pisa e
del suo territorio conGinoCapponia tal uo-
po incaricato dal Cumane di Firenze, per
mode che la guarnigione laerista quivi
dal Visconti dovette consegnare la cittadella
di Pisa con le fortezze di Nipafratta e di $.
Maria in Castelio ai Fiorentini, obbligan-
desi questi a pagare al venditore 210,000
fierini d’oro.
Ma benchè la cittadella di Pisa al pari
delle altre due fortezze dalle milizie mila.
nei venime consegnata alle truppe foren-
tine, non per questo i Pisani si lasciarono
cusi facilmente porre il giogo per ubbidi-
rea de’ padroni che degran tempo odiavaso.
Ja guisa che mentre la guarnigione Goren-
tina prendeva le dispusizioni opportune
per soggiogare la città di Pise, arvrone
che, per negligenza o vigliaccheria dello
sentinelle, il presidio della cittadella fa
sorpiesoe faito prigione di Pissoi armati
fm massa alla presenza di tutto un esercito
fiorentino sccampato fuori della città.
La novella di queste perdita rattristò
Firenze, e quindi mosse a sdegno la Si-
gnoria un’ambasciata orgogliosa inviate dai
Pisani a richiedere con espressiuni quasi
«hè derisorie îe fortezze di Ripalratta e
di S. Maria in Castello. C. tar
ra fa di comune consentimento delibeta-
ta gagliarda per terra e per mare con-
tro i Piani, i quali dal conto loro si pre-
perarono a sostencria com il maggior lo-
re sforzo e la più ostjnata risoluzione.
Gino Capponi e Meso degli Albizzi fa-
rono destinati commissari dell'esercito in
tale impresso, ma il Cépponi sopra ogoi
altro si distinse per le mhr rin
rioni da esso date mell’esercito, affinchè
Piso restasse per ogui lato circondata da
formale assedio, per fmpedirle di ricove-
tr qualsitsi specie di soccorso.
Quantunque la grande strettozra delle
vetturaglie facesse sperare che la città ae-
srdliata non potesse lungamente resistere,
nos miante la Signori renze cal
demente desiderata di averla sollecita
mente per metzo della forza.
Si credè perciò di far rimpiazzare
FIRE 475
Gino Capposi e Maso degli Albiszi de dee
nioovi comi ieri Gualegai eda
copo Gianfigliazai, i quali giuoti al cam.
po promisero prandi si sol
dati, se riescivano a penetrare di assalto
dentro Pisa. L'esercito Gurentino tentò in-
fatti di notte tempo la scatata dalla parte
sinistra dell'Arco, ma i Pisani animsosa-
mente vi accorsero armati, ributtaudo com
grave perdita gli assalitori dalle mura della
città.
i accerchiò di
assedio, si cambiò il generale esirinviò al
campo GinoCapponip] quals in vnsol gior=
no (24 giug. 1406) seppe rappaciBcare com
incredibile destrezza gli umori iasspriti dei
due coraggiosi capi lell’osercito lo»
la qual cosa sem-
branlo che fosse per portare più ia lungo
la guerra, determinò i comrissarj fioren-
tini a bandire nel campo, che qualunque
e scorciati i loro panni
venire. Tali ed altre noa
sure, come quella di fer
gettare in Arno uo messo"del doca di Bor-
gogna, inviato al campo dei Fiorentini per
intimare al loro esercito in nome del
suo padrone di astenerti dal molesta-
re Pisa, tolsero viepiù speranza di nol.
vezza agli assediati. Perlochè Giovan»
mi Gambscorti, che allora reggeva la
saddetta città, pensò di fare intendere
segretamente alla Sigaoria dì Fireuze:
che dove egli fowe certo di ottenere al-
cune cocste condizioni, tratterebbe la resa
di Pisa e del suo domivio.
jpulare la capitolazione, le condizioni
della quale furono infatti più vantaggione
al Gambacorii che si Pissoi. — ed.
Pisa.— Allora Gino Cappoui,la mattina de
9 ottob. 1466, marciando alla testa dell’
esercito, entrò placidamente in Pisa, dopo
aver minsociato con bando e cou le for-
che alzate, che sarebbe impiccato chium>
que avense avuto and are
la troppo afflitta e sparuta città.
Cosi cessò la pisana Acpubbbica; e quel-
176 FIRF
Ja città che per quattro seculi Ggirò fra
le prive potenze marittime dell'Europa,
e che fu uu tempo sì grande magnifica ©
popolosa, da quel momesto ia poi vide
strapparsi ogoi sua ragi
re dal vuvero dei
Sraro pi Frazxzr par 1406 sino
ata coseitna DEI Pazzi.
Comecchè il mantenimento della garrra
di Pisa avesse costretto la Signoria di Fi-
Veuze a creare con nuove imprestanze un
nuovo Munte comuar, pon lasciata in que-
sto ventre di abbellice sempre più la città.
provvide a decorare l’ester-
ve pareti della fobbrica d' Orsenichele
con assegnare a ciascuna corporazione delle
arti una picchia 0 pilastro per collocarvi le
sialue di nia: mo o di bronzo dei santi protet-
tori, lavorate dai migliori macstri; e ciò nel
tempo che unodi questi, Lorenzo Ghiberti,
yer commissione dell’arte di Calimala, fon
deva le maravizliose porte del Battistero.
Fu eziaudio dopo finita la guerra pisana che
gli operaj di S. Maria del Fiore insieme
ai consoli dell’arte dilla lana decretaru-
no di fare innalzare quella mars:osa co-
pola che mes'ra il gento del svmmo arte-
fice Filippo Branelleschi.
vi ù uvo ostante aiFioren-
{ii occupazioni di maggior momentw j.cr 1°
«stratezza d. duc papi (Benedetto XIII e
Gregorio XII, i quali nel mentre che con-
le" ‘biavi di S. Pietro, tenevano
tianità. Le premuruse
ze dei ceggitori di Firenze,unite a quel.
altri goveri i, indussero final.
1409, il cardinale Pietro
di Candia,che prese il nume d’AlcssandroV,
scoza peraltro che i duc rivali vinterre-
ninero per deporre, cume promettevano, la
gorio NII, ers prot
tu da Ladislao re di Napoli, il quale dopo
«seni impadronito di Ruma, inultravasi
con paderosa vste in Toscana, disertendo
il cuntudo senese, € minacciando cose peg-
giori si Ficréutini,
0 dell'oste napuletana alle perte
e le mosse che di lì prendeva
pes invadere il tesrilorio della Rep. ti»
FIRE
guasando e metteado a ruba quan.
determiuarono l-Signoria sad
quante maggiori forze poteva.
ita strinse lega cv i Sens,
col cardinal Cuscia legato pontificio e con
Luigi Il d'Angiò rivale a Ladisiao nella
successione del regno di Napoli. ccume
tale dal pontefice Alemandro V proclama»
to in Pisa.
ica impresa che in quel frattempo
riescisse all'esercito napoletano fu d'im-
paironini (30 giugno 1409), per mezzo
di pratiche tenute con quei di dentro,
delta città di Cortona; la quale poscia
Ladislao, per rapparificarsi ced sì Comune
di Firenze, (gennajo del 1411) mediante il
prezzo di 60,000 fiorini d'oro; dopo che la
renti
Ver tale ci
repubblica ne sveva consomati in quelle
spese, rivolsero l'animo a porre un freno
ai suoi gureroanti, affinchè inarvenire con
potessero muover puerra, far leghe, o oon-
federazioni, aè iuviare eserciti fuori del
nio, 0 dure la Rep. fiorentina non
aveva giurisdizione, se prima il progetto
issc approvato da quattro di.
ivè 1.° da quello de'200;
de'131; 3.° da quello
finalmente
Una delle più importanti deliberazioni
di queste quattro Camere fu di couver*ire
legge dello Stato (anno 1415) la com-
lazione degli Statuti fiorentini, stata af-
commi composta
que esperti cittadini, assistiti da P.
di Castro e da Bartolummev Volpi da passi
cino due sommi ginrecuusulti che allora
leggevano nello Studio di Firenze.
In questo meilesinno tempo vennero
duiti i vicariatisdi Mugello e di Val.d'EL
sa, destinando la resideaza loro a Scarpo-
ria e a Certaldo, qaandu icari
Val.l'Arno
residenza di due minuri potestà.
Muncando allora nella circolazione la
piccola monrta dei pircioli, fa docret.to
di cumiarne una quantità col determinare,
e « per lubbricarli fosse compus'a
di undici once di rame e dran'un ia di ar.
ento purissimo per ogui lbbra, della qua-
FIRE
le la secca ne dovene formare mille pic-
culi, corrispondenti fra tutti at valore di
Ire 4.3, 4j quando 1) Gorino nuoro odi
suggello computovat lire 3, 13, 4
Fer buona furtuna la città di Firenze
dopo la pace con Ladislao visse per qual-
«he anov tranquilla denirs e fuori, sicchè
nel 1421 si fece dai Geauresi per 100,000
Gunni d'oro l'importante acquisto del
purto di Livorno, di quel perio che dure.
va divenire uno dei più giaudi emporii
Mediterraneo, e il ceutro del com
mercio marittimo della Toscana
Una perdita però amai lscrimerole fu
fatta ia questo anno medesimo (1421) in
Gino Capponi cittadino benemerito della
sua patria, in servizio della quale cgli
Questo nuoto Aristide
che contribui sopra
ogu'altro nella conquista di Pisa, innanzi
di morire rbbe Lu crutentezza di sapere,
che i Fiorentini cun la compra di Livor-
no avevano assicurato stabilmente l'im-
portante possesso della città e terr. di
ai di cui dirilti eventuali aveva testè ri-
neoriato, ron la pace del 420,FilippuMaria
uno dei figli «lel conte di Virtù che riacqui»
stò la maggior parte della Lombardia.
‘Quest'ultimo duca, per quanto non con-
tasso l'ingegno del padre, ne aveva eredi»
fata tutta la crudeltà e Gozi e
nicdi anni Qui
si ascora quattro anni, quand» Filippo
com poderosa uste penetrato nell'Emba,
frandoleatemente asrali e si rese padrone
d'lavta, di Lugo, di Forlì e di Forlimpo-
al disleale procedere del Viscoue
e così di poter richia-
Ti frnedel duca milanese
la questo tempo Firenze trovavasi in
grande molesi conto delle gravezze
Male impo-te sopra i grandi, coicchè uno
diloro, Ri inaldo Maso degli Albizzi, da
c’suvi coll ghi adunati oel-
la chiesa di S. Stefano al ponte, propose
Sri provvedimenti da prendeni quello di
FIRE 177
scemare della metà il numero delle arti
minori, e cosi di qualti lurle a set
te: afbuebè la phbe nei consigli della Re-
pubblica avesse meno votie autorità, men=
veniva ad acerrscere nei parlamenti
Luenza dei gramdi.
Alla proposta d-ll'Albizzi, comecchè sod»
disfacense il genio di quegli sduuati, popo:
se Niccolò da Uzzauo, uuo dei citt
più invecchiata esperienza, dicendo dhe
il voler raffrenare la plebe senza oppur-
si a coloro, i quali ogni volta che vo-
glione la possono far sollevare, non era
eltru che il nutrire uno che potesse impa-
dropirsi di tutti; cosicchè egli concludeva,
di non doversi cosa alcuna in diminuzione
dei diritti della plebe tentar di operare,
senza guadagnare prima quei ricchi e po-
tenti popolani, i quali sotto zelo di pietà,
di
verri mestieri ed esercis) gli ertigiani, e
fucendo il volgo quasi ministro delle loro
ricchezze, venivano per tali mezsi a im-
padronirsi della molti
Conobbe manifestamente ciastuno che
l'Uzzano intendeva discorrere di Giovanni
quale essendo diven-
natura benigno,e ge-
anche il primo della soa
rità nella sua patris. Fa duuque di couseo-
so comune incaricato Rinaldo degli Albiz-
il confortas-
Ma questi
il rimedio proposto, come quello che por
tare durera manifesta divisione nella città
a rischio della rovina della republilica e
di chi ne fosse stato autore, il Medici
sapprotò il consiglio di Rinaldo e de? nubi.
li suoi colleghi. Conosciuta dal puliblico una
tal pratica, non fece essa che accrescere
popolarità e reputazione a Giovanni e alla
sua casa a scapito del partito contrario.
Ma continuando ciascuno a dolersi di
essere oltre misura gravati nelle tese im-
poste durante la guerra, fu deliberata la
Jegge del catasto (anno 1627) in modo che
ogni possidente dovesse pazare un mezzo
Biorino per cento di capitale.
Noa volevano i graniti sopportare un si-
mile censimento; ma non trovando strada
da disfare la legge che l’ordinava, pensaro»
no al modo di farle contro, col procararle
FIRE
de'malcontenti per avere così più com-
pagni a urtaria.
Mostrarono danque agli ufiziali deputati
® imporre il catasto, come la lezge gli ob-
Bligara ad accatastare eziandio i beoi dei
comuni distrettosti, fra i quali Velterra
ol suo territorio, per vedere se tra quelli
vi fomero altri powesi de’ Fivrentini.
Il tentativo fu fatto; ma la bisogna an-
dò in una maniera puco favorevole alla
quiete della repubblica; gisochè dopo
molte doglianie e dispute mon volen-
do i Volterrani ubbidire, segui ribellione
per opera di ua ardito plebeo (Giusto Laa
disi), che fattosi capo del tomulto trae
le città dalle mani dei Fioren
steso signore della sua patria
6 per sole due settimane vi ci manteone.
Perdota adanque e ritornata quasiochè
in un tratto Volterra sotto il dumpio fio
pentino, siccome a questa sommoma la
guerra di Lucca; la quale città, dupo la
ricuperata indipendenza dell’anno 1370,
era stata agitata dalle interne fazioni nien-
te meno delle altre repubbliche tosceve.
La famiglia Guinigi, una delle più po
tenti € più cospicue prosspie lucchesi,
da quell'epoca in poi si acquistò tele ascra-
dente sopra i soi concittadiei, che Fram-
cesco, pri Lazzaro suo figlio, quiodi Pao-
lo Guinigi fratello di quest’eltimo, quasi
senza interruzione per mezzo secolo vi go-
vernarono come principi.
Someinistrò Paolo Guinigi nell’oltima
guerra cagione di dolerm alla Rep. fiurea-
Giva per aver mandato il figlio con una
upeno o armati nell'esercito del luca di
diede a dubitare che
avesse operato non senza tacita
aa di qualcano de'reggitori di Firenze, ci
riesci poi facile impresa di persuadere i loro
clleghi per impegnarli in una guerra, che
facevasi credere di breve durata, di sicu-
to successe e ulile quanto giusta. L'esi-
te peraltro dimostrò Lutto il contrari
cimento fu lango, difficile, di-
imo e totalmente sfavorevole ai
i cosicché, inveoe di scqui
io di Lecca, la Rep. fiorentina
vide invadersi e disestare una gran parte
el propro.
FIRE
Mentre che questa guerra \vagfiona
Firenze, ribollivano sempre
timori dei partiti dentro la città, e Cosimo
de'Medici, dopo Ea morte di Giuvanni suo
padre, con maggior animo nelle cose pob-
Bliche, cu maggivr studio © solerzia con
gli amici che non fece il di
si governava, nel tempo stesso inten
deva a beneficare e con dimnostrazi
sti liberalità a farsi molti tr
diari Dimodoritè l’esempin suo Mimi
tando il esrico a quelli che governavano,
pareva loro che, il lasciar oresorre in cotal
Guisa la putenza di Cisimo, fosse per di-
venire sempre più opera pericolosa, Ma
pericoloso era il progetto propuste
ocatrerio partito, di csiliare Cusine
dilla patria, siccnme lo fece conuscere
Niccolò da Uzzano. Imperocchè inter
pellato sa di ciò. quest'aumo venerando
rispose: che coloro, i quali peusara
no di cacciare Cosimo di Firenze, do-
verano prima che ogui cusa misurare le
Iuru forze è quelle di colui che volevano
sbalzare. E dato anche riuscisse fatto di
esiliarlo, soggiungeva, emere quasi impossi»
bile, tra tanti suoi amici che vi rimarreb-
bero, ovviare che presto son rimpatriame.
solu adanque l'Uzzano nun volle cos-
re, ma altamente disapprovò di piglis-
re uo partito,che per ogni latu egli vedeva
dannoso alla città.
Queste ragioni disoorse da en uomo di
somma ripatazione nella repubblica, raf-
farne spunto l'animo di coloro che
bramavano la rovina di Cosimo il veochio;
ma seguita la psoè di Ferrera (26 aprile
1433) mercè la quale Lucca col suo terri»
torio restò libera, e non molto dopo man.
cato di vitaNicoolò da Uzzaso, la clttà di Fi-
renze rimase senza guerra, e la fazione dei
Grandi senza alcun freno; onde Rinside
degli Albizzi, chedi tal partito era principe,
impaziente dell’sntorità e stima sempre
crescente di Cosimo de'Medici, e vedendo
che uno dei due di loro doveva ormai soc-
combere, tenne tal modo con i Signori che
Gl'iodusse a chiamar Cosimo in palazzb,
rinebiuderlo in na prigione, e quindi
dalla patria esiliario.
Rimasta Firense vedova di un tante
cittadino, erano tutti sorpresi e sbigottiti,
vinti e vincitori. Dondechè Rinaldo degli
Albizzi dubitaodo della sus apparecobista
rovine, rampognare Quelhi del suo partito di
FIRE
euprd lasciati vincere dai preghi e del dona.
ridri loro nemici, cull'aver lasciato Cosimo
ie rito e gli amica svi nella città; emen-
dechò gli'oomini grandi, o non si hanno a
feccere, 0 tocchi che sono debbonu spe-
Guere sfltto,
Ma il consiglio di mese. Rinaldo esen-
do restato senza l'effetto da esso lui deside-
rotasvrenne che prima di enanno dacchè
Cosimo era stato enofiosto a Padira, appe-
ne entrati di governo otto Priori e il gon-
le, si
falonicre, tutti partigiani dell’
verificò il
irenze quasi
come an cittadino che lorpasse Irionfsote
da ena vittoria, co tanto concomo di
briehattore del popolo, e Padre della
peiria.
Appena rimeni in Fireuze dall'esilio
anti iazieriati cittadini aderenti e segusci
di Cosimo, presarono questi srnz'alcun ri-
spetto di assicurarsi dello Stato e delle.
prime magisirature, spogliando la città di
nemici e di sospetti, e volgradosi a bene.
Scare nuove genti per fore più gagliarda
la porte loro. La fawniglia degli Alberti, e
, piccolo prezzo
fn i putigisoi di luî si divisero; ese
quella di Silla e di Ottaviano potuto que-
S tquiperarsi. Oltre di ciò il pertito
di Corimo cca opportuni provvedimenti,
—prepriandosi le redini della repubblica e
trarado dalle horse degli elettori i nomi de”
Ressici per riempirle di smaici, sempre più
ti fortifeava.Pa dato ai sigg. Otto di guar.
dia amtorità sopra la vita,si proibi a chie-
FIRE 179
guastime, chbero da lui aotale risposta:
esser meglio città guasta che perduta.
Non si affannesero però, giacchè cr
poche braccia di scariatto molti cittadi-
ni ogni di poteva vestire, conoscendo
bene egli, che a mantenere uno stato euo.
vo gli abbisognavano nomini nuovi. Pre
tetta la vita di Cosimo la città di Fi
renze restò comprema nella quieta della
servitù, senta che avesse mai luego une
di quei movimenti, coi quali ana popola-
zione’ suol tentare di risequistere Îs per-
dula libertà, —Reslmente a partire dal
l'anno 1434 cominciò la decatenta della
Rep. bor., la quale sino d'allora restò sotto
il domisio diretto o indiretto della casa de'
Medici. E benchè Firenze av ii
guito aleuni brevi intervalli
eua ricadde bra presto nel primo laccio,
sino ‘a che, abolite coi nomi Je forme
antiche, si converti la repubblies-io prie-
cipato, .
Poco innanzi che tali mutazioni politiche
e proserisioni cittadine fossero incumiscia-
te, siserrò l'occhio della maestusa cupole di
8. Moria del Fiore, nel giorno che
sbarcò a Livorno il pont. Eugenio JV,
quello medesimo che nel dì 25 marzò dal
1436, nel giorno della Pasqua di Resarre=
zione con magnificenza coufectnie a una
graade e ricca città consacrò la metropo-
litana forentiua; nella quale, dopu la se-
cera funzione, fa oresto cavaliere dal
pontefice Giuliano di Niccolao di Ro-
berto Davanzati allora gonfaloniere di giu-
slizia e ripulatissimo cittedino, cui Euge-
nio di sua propria mano cinse il fermaglio
nel petto. , .
Nell'anno stesso 1436 il governo di
Cosimo diede motivo di alterare la pece
col daca di Milsao; poichè sentita la sof.
Vevazione di Genova, i reggitori di Firenze
Secero lega cviGenovesi e coi Veneziani con-
tro quel duca, lo che bastò al Visconti per
ricominciare le ostilità senza altra dichia-
razione di guerra. A fomentare la quale
contribuirono i maneggi dei fuornena fi
rentini, fra i quali precipuamente si di
gtinse Rinaldo degli Albizzi, che da Tra.
pani rompendo i'confini si era recato a
Milano, Accadde la prima battaglia fra i
due qaerciti sotto Barga con esito favore.
vole a'Fiorentiui,capitanati dal conteFran-
cesco Sforza. Questa prima vittoria persua-
se e indume la Signoria a tentare un'altra
180 FIRE
volta l'impresa di Lucca, difesa virilmente
dai savi abitsati, e quindi liberata per
pece costsnza del C. Sfursa; il quale lu-
siagato dal metrimonio di Bianca Giglia
del duca di Milano, shbend.nò il servigio
de'Fiorentini per pesssre a quello del lato
nemico, lo che obbligò a lasciare ia pace
i Lucchesi e aprire con esi un trattato (28
aprile 1438) che accordò al conte Sforza
uns parte del territorio conquistato. —
Ved. Consatta.
Ebbe poco dopo Firenze il maestoso
spettacolo del greco impesstore Giovanni
Paleologo, del pontefice Eugenio IV, di
cardinali, patriarchi, metropolitani, e di
uo beoa numero di prelati ‘greci e latini
venuti per riunire nel Concilio ecumeni-
60 la chiesa greca con la latina.
Prattanto gli esali Aorentini von cesta-
vano di sollecitare il duca di Milano s ri-
metterti in Firenze, dove contaraao fecil.
mente di poter entrare con l'ajate dei fau-
tori che avevano in città. Le toro istanze
farono emedite dal Visevati, il quale sf
dò la spedizione militare al miglior suo
capitano Niccolò Piccipiau. Questi in
moltratosi com numeroso esercito in Ro-
muegna, penetrò nella Toscana per la
volle del Lamone, ed estese le sue
scorrerie ne) Mugelle e sel Cosentino,
di dove trapesò nella valle seperiore
del Tevere. Costà ancorse l’armata: Go.
rentiaa:e a'39 giugno 1460 consegui sutto
Aoghiari la vittoria, per la quale Firenze
vi rallegrò a segno che ogni anno la ram-
mesta con la coma del palio di $. Pietro.
Acorebbe letizia alla città l'acquisto che si
fece poco dopo(marso1 {{ 1) della nobil Ter-
ra del Borgo S. Sepolcro venduta col suo
distretto alla Rep. foreatina dal pontefice
Eusenio1V peril prezio di 25,000 ducati
oro, .
Uno dei commissari dell'esercito fiore.
tino fo Neri di Gino Cappoai, che in que-
ata stema guerra ci era maravigliosamente
distinto non tanto per' i felici succemi
mercè sua ottenati nel Casentino e nella
Tiberina contro il conte di Poppi e
il Pieciniso, quanto sache per molti altri
importanti servigi che in qualità di lega»
to aveva resi alla sua patria ; sicchè egli
era riguardato dopo Cosimo «e'Me.ici il
principale cittadino di Firenze. Si nobili
prerogative dovettero dare tale csmbra al
eepo del governo, che forni a molti cagione
FIRE
di sospettare, che fune stato efrito delle
coperla politica li Cosimo per ablimease la
farea eaatorità delCap;poni,quello di consi»
Gliare il gonfaloniere Orla: lar vw
cilme e quindi gettare dalle finestre del
palazzo del popola il capiteno Baldaccio di
Anghiari, militare sopra ogn’altru ecerì-
lentimimo e grandemente al Capponi sffe-
Fionato.
La morte del daca di Milano (13 agosto
1448) fece restar in tronco le trattative
di intavolate con le Arp. di Firenze
feoezia, quando an Buuvo nemico si
affacciò nel re Alfuaso di Napoli. 11 quale,
chiamato da Filippo Maria all'eredità del-
loStato milanese, veniva avvicinandosi ca
mumeross oste di cavalli e di fanti nella
Toscana. Considersado egli, che per la via
del Val.d’Arno superiore non potera far cu-
s1 alcuna di gran momesto, rivolse il suo
esercito versa il territorio di Volterra, di
dove penetrò nelle pisane maremme. ! Fio-
rentisi veggesdo an re potente ia cas
loro, il quale mos soleva così di leggicri
dalle see imprese desistere, nè putendo
conoscere essi dove na simil contegno vsti-
Veavesse andare a riuscire,lentarono di apri-
re con Alfonso una qualche trattativa di
Ù
ia; per aderire alla quale chiedeva
ri Capponi, il quale affacciò ia cvasiglio
così valide e periuadenti ragioni, che
fa concluso,. nom doversi il governo di
Firenze in alcom modo piegare a far pacc
col re,seil signore di Piombino, che era
de'Fioreotini raccomandato, non si lasciava
dall'Aragoarse quieto nel priaci
Iotaato il re di Napoli rta igai. dior
20 per mare e per terra infestara comti-
nuamente la Terra di Piombino, sino a
€ quiudi dopo gravi perdite di abbendo-
nare la Maremma e Lutta la Toscana.
Nd mentre che l’eserorto d'Alfomeo ri-
turaava messo ed infermo a Napoli,il conte
Fronc.Sferza,come genero del morto Viscon-
ty: adoprava ogni pema de riconquistare
FIRE
per conto proprio il ducato di Milano,
costre voglia di quelle ioni
di erano ssilerate e rimene în libertà cad
sota i
A
Incemincisronsi le ostilità dai due po-
Veniati com l'espulsione dei nazionali Fio-
rentini dai veneti e dai napoletani domini,
tentando eziandio di farli esiliare dagli
scali del Levante, a fine di escluderli dal
commercio di Candia, di Costantinopoli
€ di Ragusi. E per uuvcere in tulte le ma-
miere alla Signoria di Fircnar, i Veneziani
Secero lega cea la Rep. di Siena, e pruca-
rarono di mutare lo stato di Bulogna per
distsocaria dall'amicizia de”) ntini. la-
tasto che questi stringevano alleanza col
muovo duca di Milano e preperavansi alla
guerra, il re di Napoli, che sentiva an
cura la vergogna di emere stato costret-
to a retrocedere con sumerosa oste dal-
la Toscana , invista costà il suo figlio
Ferdinando con 8000 cavalli, e 4uoo fan-
ti. M qual esercito entrato per la Val.
di-Chiana, sì fermò davanti il castello
Fojano, che dopo un pertinace assedio di
43 giorni dovette rendersi a patti (3 sett.
1452) Avato ch'ebbero i nemici Foj-
to, vennero nei confiai del Chianti, verso
ole castello diRenciae che l'ebbuo in po-
ehi giorni. Nun sccadde però lo stesso del-
la Castellina, paese propinquo 10 miglia a
Siena; gisechè per quanto il luogo, per ar-
te e per sito, mon presentasse grandi osta
cali, pure resietè a quell'csercito, che vi
Melle inotilmente un racse e mezio a
intanto che una nuwecro-
vi
FIRE 181
sa llnttiglia del re, scorrendo lungo la me-
rina pisana, per poca diligroza del costel-
lano occupava la rocca di Vada.
I Fiorentivi, non essendo ancore in forse
da misararsi con quelle dell’Aragonese,
stavano sulle difese, schivando di venire a
battaglia, Gino a che i nemici si ridamero ai
quartieri d'inverno. Nel qual tempo la
Bep. in varie guise preparavasi a re-
spingere l'oste napoletana, sia con l'indurre
Renato d’Augiò a venire dalla Provenza in
Italia per contrastare ad Alfonso la suo-
cessione al regno di Sicilia, sia con l’acco-
modare al nuovo duca di Milano 80,000
Borisi d’oro, per ricevere da eso una
squadra di 2000soldati di cavalleria, sia con
l’assoldare Manuello d’Appiano Signore di
Piombino condottiero di r50c0 cavalli.
Com tali ajuti la Repubblica fiorentina riao-
quistò facilmente (nell'estate del 1453)
ciò
medesimo che scoprivasi lu Romagna um
suo ribelle in quel Gherardo di Giovenat
Gambecurti, al di cui padre le Signoria di
Firenze, mercè la capitolazione di Piss,
aveva concesso il dominio del Vicariato di
Bagoo.
Le ostilità del re Alfonso dovettero cb-
bl:gatamente cesare dopo il trattato con-
chiuso, nel gaprile 1454, fra i Veneziani e
11 duca di Milano; alla quale pace aderi-
tono volentieri i Fioreni tardi è di
male in cuore l’Aragonese, costretto a ri
chiamare dalla Toscana le sue truppe e
Il di lui figlio Ferdinando,nel mentre que-
ati sspirava a impadronirsi di Siena.
Pueo dupo questo tempo senti Firenze
come un ristoro ai sofferti mali le notizia
delle morte di un suo fiero nemico in
Alfonso di Aragona, amareggiata però
dalla perdita che poco prima la repubbli-
aveva fatta in un sommo cittadioo, Neri
di Gino Capponi, mancato in Firenze;
li 22 novembre dell’anno 1457, fra i com-
pianti di totta la città; la quale rigasrdò
tempre ia cotesto integerrimo uomo di
stato il fedele seguace delle civili virtà
ereditate dal padre, seppure nom lo sor-
va per maturità nei consigli, per va-
fitta nei mezsi della guerra, © per
che sostenne.
Memore dei Ricordi, che per lui distose
il genitore, fece egli conoscere all'univer-
sale, che il servire la patria è un sacro do-
vere di cittadino sinv al puoto,che neppure
La)
188 FIRE
l'ingratitudine o gli intrighi delle fazioni
poterono affievolire in esso tale duvere, e
molto meno indarto in sentimenti contra-
ii all'intercsse e all’onore del suo pacse.
a parola Neri Capponi fa dopo
Cosimo il cittadino più rispettato di Fi-
renze, con questa differenza, che Neri si
acquistò credito e riputazione somma
wie pubbliche e notorie, in modo che egli
aveva assai amici e nemupi, o pochi parti»
giani; mentre Cosimo, essendosi fatto stra-
da per vie pubbliche e private, aveva più
i che amici.—Fintantochè ilCap-
Visse, gli aderenti di Cosimo per pao-
ra si mantennero uoiti e forti; perduto
Meri, la cai stima universale serviva ai
seltarj d’an qualche freno, cominciarono
i medesimi a trovarsi meno concordi fra
oro, e a desiderare una più assolota au
Infatti morto che fa appena il
ni, ebbe lnogo in Firenze peri ies
mento più di segreti maneggi, che di fora
aperta, per tentare di riformare la conti
tazione del 1434. Avvognachè dopo il ri.
torno di Cosimo il governo erasi ristretto
nelle mani di pochi individui, i quali non
solamente non lasciarano campo alla sorte
nell'elezione della Signoria, erano
fatto nascere tale provrisione,
perfino uno dei più preziosi diritti ai cit-
tadini, cioè la libertà di chiamare in gi
dizio quelli che gli governavano. I parti»
gioni stessi di Cosimo, o fumero fra loro
discordi, 0 si trovassero annojati di questo
perpetuo dittatore, 0 troppo grave cosa
gli sembrasse servilmente dipendere dal-
J’arbitrio di coloro che facevano e disfa-
ecvano a loro sennolleggi e magistrati, rac-
colti insieme ragionavano, e pubblica.
meate consigliavano; 1.° ch'egli era bene
che la dittatoria potestà della Balia, della
quale era per terminare il suo tempo, più
noa si rinnovasse; 2.° che si serrassero le
borse dei Priori; 3.°e che quei magistrati,
non più a mano, ssa a sorte secondo i fa-
vori dei passati squittibj si estraessero.
Cosimo che sapera in ogni modo di non
correre alcun rischio nella sua diitatura,
condiscese alle preci della malcontenta fa-
sione; conoscendo bene che nelle borse,
dalle quali doveva sortire ogni bimestre
Je prima magistratura, erano stati chiusi i
nomi di cittadini ditalti i ceti, la maggior
perte muovi e al Podre della patria per
FIRÉ
avidità d'impieghi, per interessi di denari,
© per ragione di mercatora ligj 0 ben af-
fetti. Ottenata Lale riforma, parve all'unis
versale diavere acquistata la propria liber-
tà, sebbene l'esito mostrò ben presto tutte
il contrario. Imperciocchè fatti gli squitti-
ka ed entrati di Signoria gli eletti, questi
mon operarono mica secondo la voglia di
coloro che tal riforma sverano promossa;
ma secondo il proprio arbitrio, o quello
del loro padrone, la Lt repabblia ‘governava
no. Si accorsero ben presto gl’inmovatori
della loro follia, giacchè nonal Medici, ma
ad essi stessi avevano preclusa la strada alle
cariche e si erano lasciata fuggire di mano
la cosa che ambivano di carpire.
Quello però che fece più spaventare i
malcontenti, ed a Cosimo dette maggiore
occasione a fargli ravvedere, fa allorchè
risascitò il modo di rifare il catasto come
nel1429. Questa legge viota,e digià cres-
strato che la doveva eseguire,
fece risolvere i grandi a stringersi insieme
per scoogiorare Cosimo, affinchè volesse
lire l'ordine oligarchico da eso
Mato introdotto Gno dall'anno 1634. N
dittatore peraltro noa volle corì per fret-
ta dare ascolto a simili lamenti, accioe-
chè i faziosi sentissero più mente
il loro errore, e ne portassero più langa
pena. Tentossi nei cunsigli la legge di
far auova Balia, ma mon si ottenne; e
perchè un gonfaloniere volle senza con-
sentimento adunare il popolo s parlamen-
to, lo fece Cosimo dai Priori di lui colle»
ghi sbeffare in modo, che egli impazzò, e
cume stupido dal palazzo “falla Signoria
alla casa sua fo rimandato.
Nondimeno perchè un tal coategno
aveva fatto crescere I" nei nuori
governasti,e nella plebe gli insulti verso i
grandi, non parve a Cosimo il lasciare più
oltre trascorrere le cose, che le non si po-
temero poi ritirare a sua posta, Dondechè er-
sendo pervenuto al gonfalone della giusti-
tia Luca Pitti, uomo animoso ed audace, si
credè costui un istrumento opportuno per
governare l'i i riservandosi il Me-
dici a favorire fl tentativo dietro la scena,
acciò, se la riforma non sortiva l'esito
desiderato, ogni biasimo a Luca e non a
Cosimo fosse imputato. Volle il Pitti sul
principio tentare la mutazione col per-
suadere i suoi colleghi, che cotcsta intro-
dolta Libertà di elezione era una licenza
FIRE
sfrenata; al quale erroneo consiglio si
cpposero i magistrati con tali forti eupres-
sioni, che uno di cssi come sediziono ven-
me arrestato e posto alla tortura. Fu allo
ra che Pitii ricorse all’arbitrio; e avendo
ripieno di armati il palazzo, chiamò il po-
polo in piazza, cui per forza fece con-
sentire quello che volontariamente non
aveva potuto oltenere, riduccndo il gover-
mo al regime del 1434, @ coronando la
sua opera col fare esilisre quattordici cit-
tadini che si erano dichiarati caldamente
attaccati alla pubblica libertà.lonanzi che
Pitti terminame la sua magistratura si
propose una riformaziune, in vigore della
quale la magistratura soprema della re.
pebblica, stata fino allora appellata dei
Priori delle Arti, dovette prendere il tito-
lo dei Priori di Libertà, quando appun-
to in Firenze era comata ogni libera ra-
Fa Laca Pitti io premio dell'opera sua
dalla Signoria faito cavaliere, e da Cosimo
riccamente presentato, nel mentre quasi
tntta la città coscorreva a offeriegli doni.
Cosicchè egli venne in tanta Sdanza e su-
perbia de por mano a innalzare due gran-
diosi edifizi, che ano in Firenze, cangisto
poscia nella maestosa reggia, (sebbene di
palazzo Pitti conservi tottora il nome)
l’altro a Rusciano sopra a Ricorboli luogo
propinquo un miglio alla città. Per con-
durre a fine i quali edifizj Loca nea perdo»
mavs ad alcuno straundinario modo; per cai
noa solo i cittadini lo presentavano, e del.
le cose necessarie all’edificatoria lo sovve-
nivano, ma le comunità e le popolazioni
del Gorenlino distretto gli somminietrava
, nel temno che agli uomini di ogni
delitto macchiati Luca offriva asilo, purchè
nelle sue case lavorassero.
Gli altri grandi della città, se non edi.
firavano al pari, non erano meno vio-
lenti nè meno rapaci del Pitti; in modo
che, se allora Firenze non aveva guerre di
fuori che la distraggesero,dai suoi cittadi-
ni era distrotta.
Segni durante questo tempo la morte di
Cosimo (il di 1 di azosto 1664); di quel-
l’uomo el'ebbe la forza di tenere per 30
anni nelle sue mani il governo della repub-
blira, e che ne assicnrò il dominio nek
La sua esso, Laciò di sè grandissimo desi.
derio nella città e all'estero. in quanto che
non solamente egli superò ogni altro, dei
FIRE 185
tempi suoi, d'autorità, di pradenza e di
ricehezze, ma anco di magnificenza e di
liberalità. La quale ultima prerogativa si
fece comuoere ansi nte dopo la
jacchè non vi era cittadino di
alcuna qualità cuiCosimo grosse somma di
denari non avesse prestata. E tantoera il
oreilito ch'egli tenevaall'estero, che quan-
doi Veneziani, e Alfunso d'Aragona contro
la repubblica Gorentina si collegarono,
Cosimo col ritirare il suo avere dalle pias-
ze di Napoli e di Venezia, si crede vi la-
sciasse un vuoto tale di numerario, che i
due supraddetti potentati foserr costretti
ad accedere alle proposte condizioni di
pace.
Apparve la magnificenza di Cosimo in
vari ediGizj sacri che in Firenze, nel pog-
gio di Fiesole, e nel contado dai fonda-
menti fece costruire. Il suo granilinso pa-
lazzo in via Larga (poscia de’marob. Ric»
cardi) e quattro sontuose i,
a Fiesole, a Cafaggiolo cl
tolo ediGcò, ma di vasi
da egregiartati di
di altre miuuri fabbriche, cappelle, altari 6
ospizj da esso foudati e arricchiti.
Difficilmente si potrebbe indicare nel.
la storia del medio evo un cittadino che
21 pari di Cosimo sia stato colmato di elo-
nua aver potuto, nel lango periodu cheegli
tenne le redini dello Stato, di un acqui
accrescere il dominio fio-
rentino; e tanto più se ne doleva, quanto
che gli parve essere stato da Francesco Sfur-
za ingannato; il quale mentre era conte
promisegli, sppena si fuse insignorito
Milano, di ture per i Fiorentini l'impresa
di Locca, che poi non mantenne.
Lasciò Cosimo erede delle sue ricchez.
se e del suo potere il Giglio Piero, debole
e infermiccio, cui commise morendo,
delle sostanze e dello stato secondo il com
iglio d'un suo intimo confidente e citta
dino ripatatissimo (messer Divtisalvi Ni-
roni) si lasciasse governare, Ma la GJucia
nell’amico e consigliere non currisposero
nè alle promesse del Neroni, nè alle spe-
ranze del M Imperocchè solto pre
testo di rimediare ai disordiai del patri»
184 FIRE
monio, Diotisalvi indusse Piero de’Medici
@ ritirare dai suoi debitori somme rilevanti
di denari, imprestate loro dal padre per
aoquistarsi nella città e fuori partigiani ed
si, ogauno per diverso fiue, di torre a Piero
lareputazione,e lo stato.— LacaPittil più
potente cittadino dopo Cesimo, morto lui
non voleva esere il seconde. Agnolu Ao
ciajoli,per private cause, nutriva odio cea
i Medici ; mentre Niccolò Soderini, mosso
da mire meno smbiziose, bramava che la
sua patria più liberamente vivesse, e dai
magistrati estratti a sorìa si govermasse.
Parera a questi capi di avere la vitto
sia in mano, perchè la maggior parte del
popole, cem cui essi adonestavano la loro
da alcuni più pacifici cit 2cq
i dissapori, mentre le inimicizie co-
minciarono a manifestarsi aperte dopo la
morte di Francesco Sforza daca di Nila-
no (8 marco 1466). Ma non giorando P
eloquenza del Soderiai, nè l'orgoglio del
Pitti, nè le engrete arti del Neroni a sore-
ditare Piero de'Medici, fuvvi chi fraicon-
giurati propose che si doveme wocidere
quest'aitridolo della plebe; ricordando
quello che a Rinaldo degli Atbizzi, o Pal.
Ta Strozzi, a'Ridulfo Perutai e a tanti altri
grandi della città era intervenuto a cagio-
ne di aver lascieto Cosimo la vila prima
dell'esilio.
A volere con sicsrezza eseguire il me.
4itate disegno, stimarono i fazicsi neces-
«ario un esterno soccorso d’armati. S'im.
pegnò di cosdiuvarli sell'impresa Ercole
d'Este fratello di Borso marchese, poi de-
<a di Ferrara ; îl quale inviò una compa.
guia di sopra mille cavalli verso lA ppen-
mino di Fiamatbo,intento che i nongiurati
Gesignevano il tempo e il luogo di assalire
Piero de’Medici nell'andare o nel tornare
chregii faceva alla città dala sua villa di
Careggi. La destrezza però Gao d'allora
manifestata del giovinetto Lorenzo sao fi
Glio.e quindi gli appoggi de/fautori edami-
ci delta tua cssa, scencertarono talmente
FIRE
e irresalati, molti di cui orederono bene
di venire cun Piero a una riconciliazione.
Ma Niculà Selerini,stimando vaso ca
tal rimedio e troppo grave l'attentato,
sebbene nou condotto a fine, perchè il Mc:
dici volene dimenticarlo, con emergiche
parole etimolò Loca Pitti a ritornare con
ni sie pi fermezza all’esccazione
9° idcriore armi e amici tano a città
che in contado, e si sollecità il march.
Ercole d’Este, affinchè con le sue genti si
facesse innanzi da Fiumalbo pera mou-
tagua di Pisteja. Questa novella; ope spera
da Piero, egli ordinò al figlie Loren:
di esere con Luca Pitti, sfichè con ogni
suo ingegno lo A desistere da
quei muvimenti; lo che a merwsiglia civ-
sci a lui di renderselo mansueto ia guiea
che tenuti inoperosi i congiurati, venne a
terminare il tempo di quella Signoria, nella
quale i contrerj al partito Medioro ave-
mano troppi fautori. Ma entrati di seggio i
muovi priori e gonfaloniere di giustizia,
quasi tutti amici della casa Medici, la par-
te di Piero nea istette più cospesa ua i-
stante ; giacchè non più tardi che mel er-
conde giorno (2 sett. 1466) chiamato il
popolo a parlamento, si crearono qualtro
giorai appresso gliOtto di balla insieme cul
capitano del popolo; e la prima legge del-
la nuova Sigauria fu, che le borse dei
Poeo appreso si
degli esiliati, fra ha quali l’Acciajoli coì
figli, il Meroni e due fratelli, il Soderini
con Geri suo figliuolo, e Gualtieri Pancia-
fichi di Pistoja. Non fu aci nemero dei
confinati Luca Pitti, il che gli accrebbe
biasime, come se avesse pattuito la salvez=
a eva cul daano degli amici e compagni.
Ma bes egli conobbe essergli siata
predetta la verità da Niccolò Soderiui,
precioochè la sua casa nou fa più frequen-
tata, ed egli non più veniva salutato da
pertuna che lo ineoatrasse per via, mentre
altri losfaggivano,e altrigii mermoravsao
dietro chiamandolo rapace e crudele,e mol-
i le cose da loro a Luca donate, come im-
prestate richiedevano; talchè nos solo dall
suo superbo edificare si rimese, ma il ro-
sto della vita che gli sopraranzò finì cocu-
ramente,
Alcuni dei principali esali, fra i quali
FIRE
Neroni e Soderini, si recarono » Venezia,
sapendo che l'udio di quei senatori verso
la case siei Medici, che aveva assistito lo
Sfurza loro semico, RUD era ancora spen-
ta. li desiderio pertanto di vendicarsi mos-
ve i reggituri della Repubblica veneziana
4 dare ascolto si fuurusciti Gorentini, e
sebbene apertamente coutro Firraze nun
si dichiarasero,omministrarone però gro-
te, armi e dense: con il migliore condot-
Liere d'eserciti (Bartulommeo Ci lione),
cui in seguito nnironsi le forze di altri
regoli dell'Emilia e della Aunagna,
Tatanto dai cante suo il geverne di Fi.
sense preparavasi alle difesa do
denari dai cittadini mediante na balsello di
100,000 Gorini d'oro, ullecitendo ajuti.al-
l'estero, € collegandusi per 25 anni col da-
ca di Milano e col re di Napoli. Nrll'csta-
te del 1467 i due eserciti nemici Lrova.
vansi di freate mel territorio d'Imola, do.
ve successe (35 luglio) la batteglia della
Mlinella,la quale sorti un evento indeciso,
schbene da ambe le parti infine a notte si
combatterse con gran fermezza e valore.
Però dopo quella giurnata non a cadde
più (ra le part belligeranti cosa alcuna di
notabile, sia perchè il generale venczieno
con le sue forze si ritirame alquanto verso
la Lombardia, sia per una tregua che,agli
8 di agusto, si fece per intavolsre condi.
zioni di peer; intanto che, sopraggianto
IYroverno, ciascuna delle due armate si
ridusse alle stauze. Peraltro a Firense,
duve non si contava molto sulla concla-
aiune del trattato, si fecero nuore prorvi»
sinni di denari per tre auni sucorseivi
mediante imprestanse, le quali prodassero
al pubblico erario la vistosa somma di
1,200,000 fiorini d’oro.
Tofatti,appena entrato il mese di febb,del
1468, si seppe a Firenze com poca soddi
sfuzione, come il ponteficePaolul] di mazio-
ne veneziano, a guisa di arbitro sveva pub la
blicata in Ronsa la pece, a condizione che
le porti belligeranti, collegandosi insieme,
bai ian pnt fer sr
100,000 scudi a Bartolomaneo Collione per
la guerra che si aveva a fare contro i Tur-
chi in Albenia, e intanto ordinava che ai
Ficeentini il borgo di Dovadola, e al si-
guore d'imola Mordano e Bagnara ci resti.
tuimero. .
Noe piscque alle Signoria di Firenze,
mè al deca di Mileno, di avere a pescere
FIRE 185
con i loro denari ue cspitano di ventura,
€ fecero sentire al pontefice che si sarcb-
bero appellati di tale arbitrio al future
Concilio; ma Pavlo Il vulendo persistere
nella pronunziata sentenza, procedette all’
atto di scomunica contro colore che da
quella dissentivano.
Dpo che e repubblica Gorentina ebbe
creato il magistrato dei Dicci della guerra,
inviato gli eserciti verso le Romagna per
ricomiaciare le ostilità, il pontefice, miti-
ii ile
ioni
di pace, senza fare più menzione del veno
to condottiero. .
Nel tempo che tali affari di feori si me-
segziavaso, la Signoria di Firenze deva il
bando di ribetti al Neromi, al Soderini e
all’Acciajali per avere rotti i confioi,
e per esere stati la cagione di una guerra
dispendiesiscime, alle spese della quale
dovettero in perte supplire le sostanze dei
Fuorusciti. — Wed. Dososaticnizo.
Nell'anno medesimo 1468 la repubblica
fiorentina acquistò in compra da Lodovico
Fregoso per 3o,oc0 fiorini d'oro Sarzana,
Sarzanello, Castelnuovo e alcuni altri mi-
nori castelli della Lunigiana.
Terminata la guerra e sopite le civili
tempeste, Lorento dei Medici, uno dei
principali attori in tali politiche faccende,
volle rallegrare la città com tornesmenti
ed altre feste spettacolose atte ad affrzionare
vempre più ipso alla sua cacse.Se nom
che l'infermità del di lui padre, aggrevan-
dosi egnora più, dava campo agli ambisio-
si del dominante partito di regolore a
loro arbitrio la cosa pubblica. Si voole da
alconi istorici fiorentiai,che un giorno Pie-
ro chiamasse a cè i principali cittadiai, e
parlasse loro in guisa da farli vergognare,
nn d'averetroppo abosato dele
1a Slot che La sl eeva ipo, o pere
pope rianiesibingeboi alaeibetini
capriccio la giustizia,
amano,
la villa di Cafoggialo, Agoele de Acciai
nè ci debitò punto dal
188 FIRE
ne di coloro, i q rali, sotto il manto dell’
aricizia e di un falso amore patriottico, si
erano impadroniti delle prime magistra»
ture della città.
lo taota angustia di
dosi il male della podagra
Li a dic. 1469, erssò di vivere, senza cl
Firenze potesse inlieramente conuscere le
sue virtà. Ma tanto era saldamente sta
bilito il potere della sua casa, che dopo
la morte di lui noo segui motimeuto
alcano; così che i suoi duc figliuvli furo-
no, benchè giovanetti, come capi della re-
inimo, aggravan=
pubblica generalmente onorati. Alla quale _il
tranquillità interna contribuì più di tut-
ti Tommaso Soderini, cittadino di gran
di somma avvedutezza nelle cose
politiche, e sinceramente ai Medici affo-
3ionato. Imperocchè fangi egli dall'initare
11 fratello Niccolò Soderini, mustrò coll’
eSetto quanto la sua fede fosse diversa da
quella del Neroni, allora quando ragunò
uno scelto numero di Borentini nel con-
veoto di S. Antonio presto porta Faenza,
quenza dellecondizioni della citti,di quel-
Ne dell'Italia, e degli umori dei varj princi.
pi di essa svendoa lungo discorso, coacluse,
se uniti, e dalle
dalle guerre di fuori sicuri, era necessa-
gio osservare quei due giovanetti, e loro
le buona riputazione ereditata dal pare
e dall'avo mantenere. Parlò dopo il Sode.
gini Lorenzo con tauta saviezza e mod,
che a ciascuno egli dette grandi speran-
ze di sè; siochè prima che di là partisse.
lunati, giurarono tutti di prendere
come;in figliuoli, e questi vi
ceversa di tenera quei cittadini per altret-
tanti padri.
Continuava la quiete in Firenze, allor
chè nel 1470 occorse in Prate un improv-
Viso tumulto eccitato da un fuvruscite
(BernarduNardi).il quale,introducendosi di
notte tempo con pochi armati nella Terra,
volle tentare un colpo da
tori e la fedeltà dei Pratesi, non che del
eataliere Giorgio Ginori che arrestò il
capo di quella sommoma, fecero pagare ca-
rosi ribelli ua si
Sal declinare dell’enno 1470 Lorenzo
de Medici ebbe il prisgo onore pabblico,
PIRE
quando fu eletto sindaco del Comune, af.
fiuchè a nume del popolo nella metropoli»
tana fiorentina il goafaloniere Giaafigliaz=
u1 per le sue mani fuse vestito cavaliere.
Nell’auao appreso(1$71) con straordi»
naria pompa i Fiorentini accolsero nelle
lori duca e la duchessa di Milano
accumpagnati da wn magnifico corteggio.
In tale circostanza si fecero ssere rappre»
seatanze speltacolose, una delle qu
giouò l'incendio dell’autica chiesa di S.
Spirito.
Prima che Paono
eleggere una commissione di 4 cittadini,
all'arbitrio dei quali fu affidata la nomi.
na del consiglio de'200. A costoro mede-
simi fu data di fare tulto quello
che il populo Gorcatino Insieme, (eccetto
di levare il catasto) soleva per mezzo del-
4 Camere ordinare, annullando per
conseguenza i Consigli del Comune e del
Popolo,all’anno 1382 poco sopra rammen-
tati. Fra le varie riforinagioni în tale oca -
sione decretate, fu approvata anche qaelta
che ridusse al numero di 1a le 21 corpo
razioni delle arti e mestieri.
Nel mentre che tali ryforme in
1e preparavansi, cesava di vivere in Ro-
ma il pontefice Prolo II, cui poco dopo
succede il carilinale Francesco della Ro-
vere, che prese il nome di Sisto IV; quel.
lo stesso Sisto che doveva essere il più
animoso persecutore della casa de'Medi
sebbene da principio dasse segni di gran
favore a Lorenm, allorchè fa destinata
dalla repubblica fiorentina tra i sei ami-
basciatori andati a Roma per compli.
mentarlo. È fama che Loreoro de'Me.
dici avesse avuto acimo di fare il fratel-
juliano cardinale, fone per rimanere
egli più libero nelle cose del governo del-
la città, ma che al pontefice non sembras-
se bene di aggi cotanta ripatazione
3 quella potente famigli
In quell’anno stesso 1471, si suscitaro-
no dei issapori fra i Volterrani e i Fio-
rentini, a cagione di alcune divergenze in-
sorte per conto delle allumiere di Castel-
nuoro, state conoemte in affitto dal Comune
di Volterra a una società composta di
negozianti tanto fiorentini che senesi. I
FIRE
Volterrani affidarono la decisione della li.
trall'arbitrio di Lorenzo de’Nedici, spe-
medo di svere in lui vo patrono, 0 al
teso ua giudice spassionato, ma trovaro-
ne invece ma loro avverssrio e tirauno.
Artegnachè per au fatto meramente pri-
vato fu dichiarata la guerra, aserdiata e
pre Volterra, e Lusto riunita, insicme
<or il seo distretto, al contado della Nep.
Serentina. — ed. Vorteana.
Per consolare l'afflitta città abbandona
t (1472) a an orribile saccheggio, che fa
un sua desolazione, vi si recò l'ar.
bitro Lorenzo, il quale, nel tempo che
apargera denari per calmare lo sdegno dei
vinti, faceva costruire nel punto più pro-
minente della città una fortezza, in mer.
se alla quale vide erigeriì la bostiglia del
Bachio
1 ceste Federigo d'Urbino capitano ge.
nerale di quell’impercsa, fu dalla Signoria
di Firente com grandi onori rievuto, di
preziosi oggetti regalato, e con decreto
Rebblico dichiarato cittadino. Affiachè
Rei la cittadinenza mom paresse vana, il
\ comprò da Luca Pitti, per done
real conte di Urbino, la possessione ma-
ppifca dela villa di Busciono fuori di
porta S. Niccolò
Ma questo generale, con poco decoro
ni Ponta gratitudine a lante dimostra-
ben tosto gli stipend)
della repubblica Gorentina, DE passare al
serrizio del re di Napoli e del poat. Sieto
Ni i pimo de'quali conoscevasi antico e
Scoperto, l'altro novello a più pericoloso
senico della città di Firente e Ue Medici
che la deminarano.
N° tampaco quei due sovrani della bas
1 talia tralasciarono di tentare gli animi
denari signori di Romagna e dei Senesi
Pe ofeadere sempre più d'apprrno i Fio-
Fratini, nel tempo che papa Sisto losinge-
Vi altamente l'ambizione del conte Fede-
n. dichisrandolo duca d' Urbino. Del
quale oetile accorgendosi i reg-
Giri della Repebblica, noe mancaro-
Bo cui di preporarzi alla difesa; sicchè
Cui col deca di Milano, con la Rep. di
Venetia, con i Perogini e con il signore
di Facaza si collegarono. Im questi sospet-
tiesvensità di umori, fra i principi e le
Mpabbliche dell'Iialia, si visse qualche
Sese iemanzi che alcun serio tumulto
Aeceme. Si mosse questo in Milano, nella
FIRE 437
chiesa e nrl gioraodi S. Stefano (an.146)
de pochi congiarati, i quali trucidarono il
duea Galrazzo; lo che fu un tristo prrlu.
dio di altro'hon meno sserilego assamivio,
col quale poco dopo si tentò in Firenz: di
spegnere cum le persone il già colossale po-
tere della famiglia che vi sig lava.
Dopo la vittoria riportata nel 1466 da
Piero de'Medici sopra i di lui prmici, si
era riformato e ristretto ia modo il reggi-
mento della Rep. for. da ridarre le prime
magistrature nelle mani di Loresso o dei
suoi ministri e segazei ; sicchè a coloro che
n'erano malcuutenti, 0 conveniva con pa-
zienza quel modo di vivere comportare, e
se pure avessero bramato di liberarsene,
era duopo il tentarlo segretamente, ‘e
per via di coogiore.
Non ignorava però Sisto IV, che Loren:
to de'Medici, in grazia di loffoen-
za, formava un obice potentissimo alla sua
ambizione, di che esso pontefice già csm-
tava più di una prova, sia allorchè volera
comprare per il nipote Girolamo Riario la
città d'Imola, sia quando il Medici segreta.
mente sjatava Niccolò Vitelli, signore della
Città diCastello, perchè si ere opposto alle’
armi e alle minacce di Sisto, intento a ri-
mettere in quella città i fuorasciti. Adon:
tato da queste, e forse da altre cause me-
no palesi, Sisto IV, appena vacata la sedé
arcivescovile di Pisa, la coaferi(nel 1474)
al cardinale Francesco Salviati, che sapeva
per ricchezze © nobilà ia Firenze delle
più cospicue, e ai Medici rivale. — Aveva
Cosimo de'Medici già da un peso la Bisn-
ca figlia di Piero con Guglieime nipote di
vedera
alla sua autorità riunirsi nei cittadini
ricchezza e stato. fece che a mem.
Jacopo, primo della famiglia Pazzi, ed ai
molti nipoti di lui non solamente non
farono conceduti quei gradi di onore;
che a loro più degli altri cittadini pe-
reva meritare , ma il dispetto e l'ini-
micizia contro i Medici ognora più ia,
quelli si accrebbe dopo che il magistrato’
188 FIRE
degli Otto di balia, per una leggera ca-
gione, Francesco de'Pazzi da Ruma a Fi-
renze cosìriase a ritornare,
Una maggiore onta e danno negl’io-
teressi, per l'infaensa di Lorenio, ri.
venti Giovanni de’ Pazzi altro fratello
di Francesco, allorchè vide carpire alla sua
Lamiglia una riochissima eredità lasciata da
Gioranni Burromeo, e ciò in vigure di uua
Iegge retroattiva, che spogliò la mogli
sus, unica glia del Borromeo, per
fl patrimonio del suocero ia Car-
ir
Nun potendo adunque con tanta nobil
tà e illustri parentele sopportare sì graadi
dogiurie, i Pazzi cominciarono a pensare al
modo di vendicamene, e decisero: che solo
ol sangue di Loreuzo e di Giuliano onte
si fatte potevano ripararsi e spegoere odj
eotaato iotestii e feroci. Dopo varie
cuaferense intavolate a Roma da Fran-
«esco de’ Pazzi, il più ardito di sua
fersiglia, si associò a) criminoso progeito
fl cuate Girolamo Riario nipute del Pa
ps, e quindi il cardinale Sulviati srcivo»
seoto di Pisa, di puco tempo aranti stato
offeso dai Nedici; e Gualmente si tirò,
sebbene non senza fatica, nella volontà dei
ecogiorati il vecehio Jacopo. Furono
@riandio concertali i mezzi per ricevere
di foori un pronto ajuto all'impresa che
ni meditava, temendo i con
disposizione un corpo di caval l
fini della Romagna, comandato dal generale
i tr .Baltista da Muntesecco, uno
torna. Deli Della quale scena si fece teatro la
chiesa metropolitana di Firenze piena di
lo, in di on cardinale, in
ficcno fativo (36 aprile 1478), quindo
si celebrava la principale messa, e nel
posto stesso in cui
Tratto dal ciel misteriosamente
Dai sussurrati carmi il figliuol Dio
Fra le sacerdotali dita scende.
Fatta una simile deliberazione, i con.
giorati se n'andarono » $. Maria del Fio-
re, dive, nell'ora e al momento segnalato,
quelli apparecchiati ad uccilere Giuliano
«00 tanto studio lu ferirono, che dopo po-
chi cadde estinto; ma gli altri
destinati a trucidare il fratello Lorenzo,con
sÎ poca lermasza all’assunto impegao adesa-
FIRE
pirono,sbe egli fu in tempo,con l'armi see
di porsi sulle difcse,e con l’ajuto degl'ami-
ci, che tosto lo attorniaro no,di ricorrarsi e
mettersi in salvo nella vicina sagrestia.
In questo mentre l’arcivescoro Salvia.
ti si era masso 00m un drappello di coe-
giurati verso il palazzo del popolo per
assalire il magistrato della Signoria, er
invece l'arcivescovo stesso e i suoi seguaci,
per online del gonfaloniere, cui pervenne
in tempo la notizia di tanto ecoesso, ven-
neru presto disarmati, e quindi, parte alle
finestre del palazzo con uu laccio alla
Gula scepesi, e parte gettati nella piazza
€ dall'accorso populo fatti a pezzi e trasci-
pati per la città; in una parola quanti
nella congiura si scoprirono complici,
furono presi e trucidati. "
Sraro vi Preswes oa 1478
atL'oLrIMO suo asEDpIo.
Fu in ogni tempo e fra tutte le mazloni
costantemente provalo esere pur troppe
vero il politico assioma dal più scaltru iste
rico Gurentino tre secoli indietro Loi
ziato «che le congiure generalmente s0-
gliono a chi le muove rovina, ed
a colui, contro il quale sono mosse, graa-
derza.Dundechè quasi sempre un principe
d'anacittà da simili macchinazioni assalito,
se non è ammazzato (il che raramente in-
terviene) sale in maggior potenza, e molte
volte, essendo buono, diventa cattivo.»
L'importante istorico che sb.
biamo "tai sopra Laniansdigninefie quasi
tramezzo a quelli dell'antica e della moder-
ma istoria, ha da puter mostrare alla pe
sterità, sia che rivolga l'occhio verso i
remoti avvenimenti della prima, sia alle
rivoluzioni della seconde, malti clamoro
si esempi confacenti a conferinare sem»
pe pi l'assioma del Machiavelli.
ilio di Cosimo, seguito bra
presto dal suo richiamo, portò nella sua
ersona autorità e riputazione tale da
il regolatore della repubblica
fisrentina; la cospirazinue del 1466 com.
fermò a Picro di lui Giglio le redini dello
stato ; finalmente la con
frattò a Lorenzo, detto
ra de'l'azi
come e trinegui,
» Firenze stragi senza esempio, oppressiv-
mi senza freuo, e guerre senza frutto.
FIRE
Dapoche il piane della discorsa ecogiara
è fallito, senta che nella città segui»
im © dai potentati di fuvra
il pont. Sisto IV e Ferdinando re di Ne
poli risolvetteo di eseguire a forza aperta
quello che pon avevabo poluto olten: re
di n.vcuito. Doadechè con grandissima ce-
lerità messi i loro eserciti insieme, ver-
10 Firenze gli fesero incamminare, pre-
cedati dalla dichiaraziove di nua volere
altro dalla repubblica fioreutina, se non
che l'esilio di Lorenzo de'Medici, unico
loro nemico.
Jotaoto incomincisrono a far sentire gli
effetti della loro ostilità col sequestrere le
mercanzie o altre sostanza che i Fiuren-
fini avevano nei dominii di Roma e di Na-
mategno. Si ceroò dalla Rep. fiurentina di
raffremare le forze spirituali fra le mani di
cotaì pontefice col dare ordini perentorj,
affinchè nella metropolitana .stessa, duve
era seguito il sacrilego attentato, si tenesse
un sinodo da tutti i prelati della Toscana
onggetti al dominio di Firenze; e costà in
fatti, mel di 23 loglio 1478, quei padri
della Chiesa discamero e procunziaruno un
appello delle ingiurie e dei torti di Sisto
1V al fataro Concilio.
Si prepararono quindi con ogni solleci-
tudine le armi temporali, mettemilo insie-
me truppe e denari in quella socmta che i
Fiorentisi poterono maggiore ; mandarono
per ajati al deca di Milano e ai Vesc-
zieni, e iu faccia a Italia tatta, dando
prove non equi: dell’ira, della perse-
cazione e dell’ingiustisia del pentefice, la
lors causa con valide ragioni giustilica-
rono.
Noa pisò molto che l'esercito
per la Valdi
Chiana, arrivò sal territorio Gorentino
in Chianti, dove si trattenne 4o giorai ed
amediare la Castellina; e ciò innanzi che la
Repubblica avesse messo ia ordine forze sul-
Scienzi da Gargli fronte. —Frattanto essendo
sepraggiualo il verno senta che il nemico
facene siiro acquisto d'importanza, se si
"
FIRE 189
eocettuii! cest.di Muate Sunsavimo, si ridus-
se agli alluggianseati nel contado di Siena,
al cui governo mostrossi di lui amico.
Al ritorno della prim.vera i Fiorentini
avevano presi tali vigorosi provvedimenti
che fifrono in gredo di respiogere dalle
campagne di Pisa alcune bande di fuoru-
sciti capitanateda valeuti condottieri, e po-
co dopo con un. divisione del lurv esercito
cumandata da Roberto Malatesta ripurta-
rono una luminosa vittoria sull’armata pa-
palina al lago Trasimeno; nel tempo sice-
so che un'altra divisione, campeggisado
fra Colle e Poggibuusi, teneva in scacco
l'oste napoleiana. Ma i disordini che
soprervennero nel campo de’ Fiorentini
preso Poggibonsi (fuse per avidità di pre-
da fra i soldati, o per discordia fra i loro
comandanti) produssero tale sconcerto che
essì con ogei quat di ade ir loro as-
salironsi,e quindi uno di quei cspi (Ereole
Ferrara) rilorouuene con le sue
gesti io Lombardia.
Allora il dace napoletano, profittando
delle accadute dissensioni che l'avversario
avevano indebolito, mome coi suoi rapide
mente da Siena verso Poggibonsi per assalire
il campode’ Fiorentini; i quali scnsa vedere
1a socia del nemico si fuggirono abbando.
nando bagagli, viveri e artiglieria, Con.
venne perciò in tanta sventara cichiarmere
frettolosamente il Malatesta dall'assedio
di Perugia, affinchè cuoprisse Firenze da ua
colpo di mano, e difendese il ene esata-
do messo a ruba dall'oste Aragonese che
aveva: tatto ederole»
Pigna sa l'albo Calabria avesse
profittato della foriuoa a lui uiferte dalla
viltà di ua esercito la cassa
di Lorenzo de’ Medici, e forse la stema Fi-
renze cra perdota. Ma la dilazione, che
fu cempre favorevole agli
che questa volta la città insieme ocl felice
‘protagonista di quella guerra. Aì che si ag-
giunse l'avvicinamento della fredda stagio-
ne, che sospese le ostilità per rinchiuderò
le truppe, secondo l'uso di quell'età,
nei quartieri d'inverno.
Era quasi per Gipire il so0 corso l'anno
1479, quando il papa e il re di Napoli,
dopo due campagne, a offrire
per tre mesi una tregua che fu volentieri
accettata dai Fiorentini; ai quali un tale
tiposo servi per dutiutamente concecere
i sostenati affaani, gli ultimi cri nella
190 FIRE
guerra commessi, le perdite fatte, le spese
invano sostenute, le gravezie e i molti di-
sgusti che la repubblica per l'ambizione
di una sola famiglia ingiustamente sop-
portava. Le quali avvertenze, non solo
tra iprivati, ma nei consigli pubblidi ani-
musamente discorse, mossero Lorenzo dei
Medici ad una di quelle azioni, che so-
gliono giudicarsi dal successo; temerarie,
se infausto, grandi, se l'evento riesce fe-
ice, Risolse Loreuso di recarsi egli steso
a Napoi, per mettere all'estremo ci-
mento lai ssivuante eloquenza sua,e il ca-
rattere dei re Ferdinazdo, comecchè que-
sto per multi csempi lo avesse dato a co-
moscere atrociasimo.
Imbarcatosi egli a Livorno nel cuor del
l'inverno (5 dicembre 1479) con lettere
credenziali della Repubblica,giuose a Na-
poli preceduto da sl gran fawa e ripa-
tazione, che noa solamente dal re, ma da
tutta la città vense omuratamente e con
grande espettazione accolto e corteggiato.
11 trionfo però di Lorenzo fu dopo cuter-
si presentato al trono di Ferdinando, da-
vanti al quale egli con tali persessive ma-
niere e con si grande intelligenza parlò
degli affari politici della sua patria, delle
ooadizioni e diversi umori dei priocipi e po-
poli d'Italia, di quello che si poteva spe-
mare nella pace e temere nella guerra, che
Ferdinando, dopo l'ebbe udito, si maravi-
gliò più della grandezza d'animo di Loren-
zo, della finezza d'iogegne e gravità del
suogiudizio,di quello che noa ci era prima
maravigliato dell’avere egli solo ito tante
traversie supportare. Entrò il re di Napoli
im Latta le vieta dell'ospite già suo nemico,
taato chè mom solo si frce Ja pace (6 mar
20 1480), ma fra loro nacquero accordi
a conservazione de’comoni Stati.
Tornò pertanto Lorenzo ia Firenze gran.
dinsimo, v'egli se n'era partito grande, e fa
dalla città riceveto con quella allegrezza,
che le sublimi sue qualità e i recenti servigi
nieritatano. — Quello che arrecò noja a
tsato tripudio fu la perdita che la re-
pubblica forestina in questo tempo inte
se della città di Sarzana, stata inaspettate
menle eocupsta da Agostino Fregoso di
Genova contro la frde dei trattati; mentre
delta perte di Siena i Fiorentini miravano
nen sensa inquietudiae il duca di Calabria
fermo col suo esercito, e dimostrando di
FIRE
tadini, talchè era fatto l'arbitro delle dif
rense loro al segno,che molti in denari, al.
cuni con le carceri, altri coll’esilio cd aa-
che alla morte avende condannati, diede
all'universale ragioni da sospettare che di
quella città son fosse per divenire tiranno.
Per buvnasurte però de’Senesi e de’ Fio
rentini nacque un' accidente i
patroni re di Napoli e al
maggiori pensier che quelli della Tosa-
na, allorchè (28 lugl. 1480) lo sbarco re.
peutino di 6o00 Turchi sulle coste di Ta-
agosto) di quanta gente essi trovarono i
Otranto, costrinsero il re Ferdinando
chismare con grasde prewura il figlie e
le sue geati dalla Toscana,
Questo medesimno caso obbligò Site IV
2 mular consiglio; e dove prima. non ste
mai voluto ascoltare proposizioni dai
Fiorentiai, fece loro sentire, che quando
si piegassero eglino a domandargli perdoso,
sarebbe venuto a un accordo. — Noa
parve alla città interdetta di lasciar pu
sare una sl favorevole occasione. Furono
inviati a Ruma 12 ambasciatori,i quali, dopo
alonne pratiche, rioevati nel portico di S.
Pietro, dovrruno gettarsi ai piedi del papa
musiso ia trono, circondato da'suoi cardi
nali e prelati, per iscasani dell'socadeto
con espressioni servili e coa i più grandi
segni di umiliazione. Alle quali scust
Sisto rispuse cum parule piene di superbia
e d'ira, rimproverando ai Fioreoliai i pre-
teri delitti è le cattive opere che averne
data cagione s'acormdesse una guerra,che fu
spenta per la beniguità di altri e noe per
i meriti loro. Lessesi le formali
della benedizione e dell'accordo; al
quale Siato IV, oltre le convemute, altre
condizioni onerose aggiunse per obbligare
i Fiorentini a tenere armata una fotti
glia contro il Tarco.
Pareva che gli afari politici di Firea-
ze fossero assai bene assestati, ancorichè
molti si lamentassero, che il Magmifice
cui denari del Comune alle cove sue jri-
vate piuttosto che a quelle della Repub-
Blica avesse rimediato. Solo restava da ri
conquistare Sarzana, che Agostimo Fregose
aveva venduta alla società politico-mer-
cantile del basco di S. Givegio di Gr
nova, la quale a quell'epoca possedeva av-
che Pietrasanta. Ciò diede impuleo a risc-
condere contra i Genovesi nuova guerra;
FIRE
prima operazione fu diretta ad me
e conquistare Pietrasanta, nell'anno
medesimo in cui mori Sisto IV, (1484) e
che s’inmalzò sulla cattedra di S. Pietro il
cardinale Gio. Battista Cybo rol nome di
noe coscbbe ia Italis con chi lo po-
coagiungere che con Madda
Magnifico, cade formaere
che decoroso parente-
Questo infatti si concisse, nelt'enno
L
riebbero questa città.
Riporò la Repubblica tranquilla nella
@ sici talenti di Lorenzo de’ Me-
pece, attendendo 2 fare sequisto di libri
rari, di mes. antichi, di oggetti di belle arti, e
onorando di ogni maniera scienziati, artisti,
Ba generose grazie del moconate.
Pare che sjatamero a rendere più glorio-
so il reggimento diLoreneo alcuni cittadini
intente a far più bella la città coll’edibica-
zione di superbi palezsi; dei quali seota
dubbio quello di Filippo di Matteo Strozzi
costasi par eggi per une dei più nobili e
più amestosi d'italia.
Loreneo trovavasial colmo della sua gran-
desza, quando fa recato a Giovanni suo @-
gliuolo il esppello cardinalizio nella età di
13 emei, per modo che giovane si trovò
{atto pape col someche da esso prese il seco-
lo dei prodigi di Raffaello ediMichelaguolo.
FIRE 190
All'alta rivomenza di Lorenzo
va non tanto il suo merito leiterario, il
giudizio Gaimimo che aveva nelle arti, e
l'impulso generseo ch'egli diva agli stodi,
pei qualiFirener divenne 11 sede della let
teratura e dei sommi art ‘0ropa, quan
lui infetti develtero gli Estensi la pace cl
salvò loro lo Stato nel 148figli Aragonesi
di Napoli il ritorno della tranquillità tar-
beta nel 1486 dalla guerra de’suoi harn-
11; il ponteBce Fanocenzo VIII la sommis-
sione di Osimn ribellata do un suo tiran-
n0; infine l'Ralia tetta di non avere Lo
renzo in veruna maniera socoasentito alla
discesa dei Francesi, quando volevano soc
correrlo contro Sieto IV.
Jo usa perola Lorenzo, comecchè gui-
dame i Fiorentini alle arti eai piaceri per
distoglierli dalle care politiche dei loro
avi, comeochè egli giungesse fino a mano-
mettere il Monte comune per resistere ai
di lai nemici, fa altronde tale uomo che
seppe re con moltissimo bene il
male che faceva alia libertà, parola dive-
mati ormai vuota di senso tra un popolo
che da più di meazo secolo la pabblica li
bertà aveva perduta, e in nn tempo in cui
la gente che cresceva aveva succhiato al-
tro latte e si andava natrendo di principj
diversi da quelli delle già estinte genera-
sioni.
Leonde nom si atrebbe più a ricercare,
dirò col Pignotti, se il Magnifico cia
sato l'oppressore della repubblica ; ma
pisttoste, se il governo repubblicano fos-
se pei Fiorentini a quell'epoca il più
volte adattato. ‘
Morì Lorenzo nella villa di Careggi, li 8
to di
egli veltò le apelle è quel frate Gavotto,
quendo fa da lui richiesto di restituire a
Fireoie il libero regime,
Pi imogenito di Lorenza, non
ostante il difetto dell'età, per partito del»
la Signoria (il cui ere, come se
fome morto il sovrano di Firenze, avera
preso l'abito di corruccio), e grazie all’
intervento dei principi italiani che ave-
192 FIRE
vano inviati vostà i luro ambasciatori
per condulersi della morte del Mugnifico,
Piero, io diceva, qual successore del parire
che nelle cose di stato, fa dichiarato
ile a ‘tutti gli opori, magistrature, di-
ità € privilegi della repubblica. Quao-
però è Lorinzo fee inferiore il figlio,
d'ivgegno e di carattere, lo provò ben
presto Firenze e l’Italia tutta.
Mancato con Lorenzo de'Mrdici il _mo-
deratore dei governi di quasi tatta la pe-
nisala, e succrduta alla ena perdita quella
del pacifico Innocenzo VIII, salì nel suo
posto lo scaltrisim» Rodrigo Borgia, che
Turboss ben presto la psce d'Italia co
lo svilupparai fra i due più polepti prin-
cipi della medesima quei caitivi semi e
tenebrosi motivi che la prodenza di Lo-
renzo e il suo credito avevano saputi te-
freno e comprimere, se noo del
tutto estirpare.
Avvegnachè la troppaambizione di Lodo-
vico Siurza arbitro del duca di Milano,
richiederlo di
rare dalla tutela i) mipote, giunto or-
mai ai suoi 20 anui. Dissimulò Lodoviee;
ma puco di.po si ri ogni Allora
Piero de’ Medici che a "erede potato te
nere la bilancia eguale tra quei due ri.
vali, lasciò travedere qualche propensione
verso Ferdinando, al sospettoso Lodorico,
1 quale per cupidigia di regno meditò di
abbattere la casa Aragonese di Napoli cvl
chiamare i Francesi in Malia, e cul far ri-
tornare in scena il testamento, vero o apo-
erifo, della regioo Giovanna Il; la quale,
dopo saver diseredato Alfonso re d’Ars-
ona, lasciò i suoi diritti a Renato duca d’
Aogiò. *
latanto Lodovico Sforza, più moto col
erprannome di Moro, simulande sempre,
per segreti emissari faceva credere ai prin-
cipi Italiani, ch'egli adopravasi con og’
impegno per stornare il re di Francia dal
pensiero che sveva di scendere con ne
merosò esercito dalle Alpi.
A quest'oggetto Ludovico aveva invisto
n ambasciatore a Piero de'Medici, il qua-
Ie credè di aver in mano l'occasione
pizia per convincere Carlo VIII della mala
fede del suo preteso alleato, onde di:tutlo
dalla meditata impresa. Ma la bisogna
andò tutta al costrario: stantechè tale
civelazione non solamente nom distornò il
FIRE
re di Francia dall'imminente , ma
la condotta di Piero de'Medici, fatta pale
se al Moro, chiuse tra i due governi ogni
strada è qualrinei riconciliazione.
Arroge a ciò, che l'esito diegraziato di
un tale manegzio fa la di n
altro fatto, il quale portò l’ultimo colpe al
credito e all'autorità del figlio del Megni-
ico nella sua patria.
Carlo VMI cue forbito esercito era di
giù nel 1494 penetrato nella Toscana per
la Lomberdia, valicando l'Appennino della
10855!
comandati della preci +0 che giù
quell'oste era intoroo sd amediare Sar
mapa.
L'avvicinamento di ana formidabile ar-
mata, e le atrocità che aveva cummene
nella sea marcia, «lestarono tale indegna-
zine e spavento nei Fiorentini, che ester-
mando il loro mal muore contro Piero de’
Medici, liberamente inculpavano la sua
incomsidleratezza di non avere aulla preve.
dato e nulla apparecchiato,on.le fare argine
a tanta piena, che minacciava l'immi-
nente rovina della città e della repub-
blica.
Parve che Piero allora si scootesse da
tanta ignavia; e ricordaadosi forse per la
prima volla, ms poco a proposito, degli
esempi di suo pad:e, volle copiare quello
che fu eenzo dubbio il più diffici
bantò a segnalare le eminenti quali
Magnifico.
Pierosi decise di partire per la Lumigia-
ma alla testa di un'ambasceria di ragguare
devoli cittadi € lasciò indietro a Pie-
trasanta, per recarsi solo a Sarzana davi
4 Carlo VIII, vel tempo che i Francesi
‘wstivanola fortezza di Sarzanello ; ma egli,
che non aveva nè il genio nè la destrezza
Lorenzo, ritornò carico di accese a Firen-
ae, ove gli fu inibito l'ingremunel palazzo
delta Signoria, per avere erbitrariameno
te offerte e cedute ai Francesi le for
tesse di Sarzana, di Sarzanello, di Pietra»
tanta e di Mutrone, e perfino quelle di
Pisa e di Livorno, membri importantiesi-
mi dello Stato. Per la qual cosa il popolo
fiorentino essendusi contro un tale arl
trio acerbamente irritato, Piero dagli ami-
ci suoi sbigvititi lasciato senza comsi.
Glio, temendo della vita, cen viltà pari
FIRE
alta fretta, foggi coi fratelli angi dalla
peisia.
Per tale sconsigliata partenza, più che
per le arbitrarie concessiuni fatt re di
Francia, Piero, Giuliano e il card. Gio-
vieni Medici, tre figli del Magnifico, fu-
reno dichiarati ribelli, e alcuni dei loro
polszzi dal popele saccheggiati.
Proseguivano intsato i Fraveesi la loro
marcia pr la Toscona, sicchè appena
giunti in Pisa vi forono accolti con tanta
letizia dal popolo, che prese a gridare /i-
iertà. Non poteva Carlo aderirvi senza le-
dere la sua dignità rompendo le conven-
zioni stabilite com Piero in Sersana. Una
depstazione di Pisani recossi al palazzo do-
ve Carlo alloggiave, e seppe con sì fle-
bili espressioni dipingere l'intollerabile gio-
mo de'Fioreniini, che quel coronato, alzan-
do la mano, disse : di voler fare ciò che
Some giesto; la quale risposta fu interpre-
lata quanto una conorsione di ciò che i
Pisani demendavano. Esciti dall’udienza i
depatsti gridaromo al popolo affollato, che
glistiendeva, eserre stata dal re accordata
la prazia. Ciò bestò alla phbe per sbbatte-
re tetti gli stemmi della Rep. Gorentine, e
gettare ia Arno l'insegna del Mersocco,
(1 leone) nella di cui vece fo innalzata
la statua del liberatore Carlo VIII.
Questi, pon sapendo bene le cose che ave
va cosceme, volle che restamero in Pisa
Gi nfiziali de’Fiorentini per exrcilarvi la
solila giuriadiziume, mon oslante che avesse
cedeta la cittadella vecchia ai Pisani,
ritenendo le sue genti la nuova. Quindi
Carlo con il grosso dell'armata si direme
+ Firenze, dove entrò mente, ai
17 serembre 1494, colla lancia alla co-
scia; lo che secondo l’uso francese indicava
signoria della città. Andò ad alloggiare nel
Polezzo de’Medici in Via Larga,e a tuttii
oi militari furono amegnati quartie-
ri destro la città. La quale illuminata di
Bette e addobbeta con tappeti di giorno,
preeniava l’idea di una festa in messo si
Deggioni Qaibreezica sperando.i Fiorentini di
mere in placare il grano
distime sdegno contro di essi concepito da
quel re. Nondimeno, per essere provvedo-
tis ogni caso, aveva il Governo ordinate
ai maggiori cittadini,che empirmero le le-
Tecwe scenltamente di uomini del con-
tale, che vi facemero entrare i condottie
ticoniloro comerati militari stipendiati
FIRE 295
dalla Repobblice, e che cisecuno, tanto
dentro quanto fuori della città, stame at-
tento per correre all'armi al suono della
campana maggiore del pubblico palagio.
Terminale le prime cerimonie festevoli
verso cotanto gravosi ospiti, incominciomi
a trattore di accordo. Le prime proposte
del re furono esorbitanti, pevrdatori, ©
messa in non cel convenzione fa
Piero de'Medici; avvegnachè egli, oltre sie
domande intollerabili in denari,
va di essere riconosciuto signore di
se e del suo dominio; dalla quale ri
sta, benchè Gnalmente si discostame, ‘voleva
nonostante lasciarvi uomini di toga con
una qualche regia giurisdizione.
Erano da ogni parte esacerbati gli sni-
mi, nom volendo Carlo dalle ultime sue
pretensioni declinare, nè i Fiorentini a
somme iroppo gravose di meneta in alcune
Guisa cbbligarsi, nè giuriedizione e premi-
nenza d’impero nel loro state consentirgli,
quando in mezzo a tante diffcelià quasi
imaperabili sviluppossi le virtà di Piero
Capponi, uno dei quattro cittsdiei depu-
Aati a trattare col re. Era il Capponi somo
d’ingegno, come d’amimo grande, e in Fi-
renze slimato per queste qualità, che ren-
devansi in lui più splendide dall'eser ns-
to di famiglia onorata, e dall'avere egli
per avo unleri e per bisavole unGine Cap-
poni, doe nomini che bastano a controbi-
lanciare i tristi di un intiero scoolo.
Avvenne inlanto che Piero Cappeoi tro-
vandosi un di coi suoi colleghi alla pre
senza di Carlo VIII, e legrendosi da un
segretario regio i capitoli immodera-
ti, i quali come ultimatum dul re si
proponevano, Piero ona gesti impetuosi,
tolta di mano del segietarie quella serit-
tura, la sircciò innanzi agli occhi di
Carlo VIII, soggiongendo con voce conti
tata: poiché si domandano cose sì dise
neste, voi sonerete le vostre trombe, e nei
smeremo le nostre compane; volendo
espressamente inferire, che le differenze si
sarebbero decise con l"; e con il mede-
simo impeto, andandogli dietro i compagni
si perti subito dalla presenza e dalle ca-
mere del re de'Francesi.
Quest’azione risoluta ed attiva, che po
teva porre in estremo pericolo ogn’altra
città, fa la calversa di Firenze. L'energia
di Pier Capponi davanti a un potente mo-
narca,in metto a un esercito lanto più or-
194 FIRE
goglioso, quanto che non aveva visto se-
cora in Îialia altro che scene di tradimen-
ti, di bassezze e di viltà, fece tale e tanta
impressione nell'animo di Carloe dei suoi
cortigiani, che richiamati indietro i
tati della Rep. fiorentina, e lasciate le do-
mande, alle quali ricusavanodi consentire si
convenne insieme in questa sentenza; 1 .*Che
la città di Firenze fosse amica, confedera.
ta e sotto la protezione tua della
corona di Francia; 2.° Che le fortezze di
Serzana, Sarzanello, Pietrasania, Motrone,
Pisa e Livorno, cedute da Piero de'Medici,
rimanesscro in mano de’Franersi fino a
che il re non avesse fatta l'impresa del regno
.® Che in questo frattempo la
giurisdizione, il governo e l'entrate di
quelle terre e città fomero secondo rl so-
lito dei Fiorentini; 4.° Che si restituiser
ro sobito tutti Sltri ‘peesi tolti e ri.
bellati allaRepubblics, e li potesse rinupe-
rare coo l'arte, in caso che i rivoltosi rice-
sassero di aderirvi; 5.° Che i Fiorentiai
pagonero al re per sessidio della sua rm-
presa 120,000 ducati a tutte giugno dell
anno 1495; 6.° Che si perdonane si Pi-
sani il delitto di ribellione; 7.° Che
fomero liberati dei bondo di ribelli Pie-
ro de'Medici, il cardinal Giovanni e Gia-
liano di lai fratelli; ma nem potcese il
prieso accostarsi per sento miglia ci confi-
Di del dominio Sereatino, gli altri deo a
cento miglia dalla città di Firense.
Questi furono gli articoli e le condizio.
ni più importanti del trattato fra Carlo
VI e la repebblica fiorentina,
to e giurato solennemente durante la cele
brazione della mena (26 novembre 1694)
nella chiesa ancistendo alla
funzione lo steso monarca con tatta la
corte, la sea truppe in parata e sa sfol-
Tato
Dee giorni dopo il re sbbendonò Firenze,
dov'era dimorate dieci di, partendo verso
Siena accompagnate da doe smbescistori,
cioè, da Francesco Soderini vescovo di
Volterra, che fa poi cardinale, e da
Neri Capponi cagino di Piero.
Contutteciò nè Pesilio della fomiglia
Medici, nè la portensa dell'esercito fren-
cese giovaromo a ristabilire im Firenze la
tranquillità, oppare e portare an più li-
bero regime, dove giù da 60 anai era ri-
mesto poso più che l'apparenza cd il no-
me di Pes
FIRE
In tale stato di cose pensò invece la Si.
{noria di sccrescer forza al potere esecuti
vo. Fa convocato il popolo in piszia (2
dicembre 1696) per srpigli ona tomal
depe- tuaria approvazione onde eleggere una Be
lia, o gianta straordinaria, con pieno po
tere di riformare il governo. Furono quiadi
dalla creata Balla nominati i Venti 4ccop
piaceri, ossia coloro che avevano il dirit-
re e porre nelle borse i no
Gistratore dello State. Si elessero iDieci del
la guerra, che variando titolo furono chis.
mati i Dieci di Libertà e pace. Perchè poi
s08 nascesse più il caso di sopraffare l'en
V'altro per la via dell’arbitrio, fe eletta
una deputazione di altri 10 cittadini de-
atinsti a sgravare chi fome stato troppo
imposto, a far grazia ai debitori vecabi, c a
porre sopra i beni stabili unicamente una
graverza, la quale, dal retribuire la decima
parte del prodotto solia renilita totale,
fa chiamata l'imposizione della Decime.
Cotali riforme, che risiriagevano in
mano di pochi il governo, incontrarono
una grande opposizione dalla parte di co-
loro, cui piaceva un più largo e comune
regime; sicchè sorsero subito due nuove fa-
zioni. i fomite delle civili discordie scqui-
stà maggior scilappo da ua religioso cs-
tusiasmo, tostochè csò prenderti perte un
troppo zelante missionarie, (fra Girolamo
Sevonerola)che salite ia gran fama di uomo
di Dio, nelle sue mescolava
alle massime del vsagrlo le discussioni
politiche, declamate ia tuone profetice. —
La cea voce tsonsado dal pergamo fra il
pertito aristocratico e quello popolare, diè
# tratto alla bilancia a favore del secos-
de, cade questo de’Piagnoni o Mrete-
schi, l'altro degli drrebbiati era chia-
mato, 11 primo trionfo de Piegnoni fa la
destituzione dei 20 Accoppiatori, i quali
uso depo l’altro volontariemente 0 co-_
stretti ci dimessero dal loro ufizio.
Si formò in seguito en Consiglio gene
rale composto di 86 cittadini dell’età di
30 anai compiti, purchè fomero metti di
io, cioè nom inscritti come morosi al
libro delle pubbliche gravezze. Da quel
Consiglio si eleggevano i diversi magistrati
tanto della città, quanto del contado e do-
minio Gorestine. Per l'elezione dei priori
di cadean quartiere, irasvansi a corte dalle
FIRE
bere 26 candidati, quindi si eleggevano
tra quelli 0 pluralità di voti i due destinati
a esirare di signoria, e quandu toccava a
quel quartiere la nomina del gonfaloniere
di giestizia,vipeeva il nome di quello che
ave riunito più voti dei 20 dalla bone
levati a sorte.
Per accogliere sì grande asermbles di
cittadisi, che ia seguito fu accresciuta cir-
@ del doppie, fabbricossi per suggeri-
mesto del Satocarule il vasto salone nel
Jelzzo dellaSignoria, terminato cu truppa
fit da Simone del Pollajolo. Che però
cucdo la sala riuscita bassa e poco lu.
minus, fe più tardi da Cosimo fatta rial
me e dipingere da Giorgio Vaseri.
Mell'eccasione di tale riforma governa-
Ua, in segno di giustizia e d'aver oppres-
te il tiranno, rizzonsi sulla riughiera del
palazzo dellaSignoria, ara sotto un arco del-
la loggia dell'Orgagua, il gruppo di bronze
della Giuditta, opera egregia di Dunatello.
Ma nl mentre gli aninni dei Fiorentiai
tiagitavavo per dare più lerga forma al
Trggimento della città,i loro negezj esterai
nos andavano migliorando, sia per la mani-
Seta ribellione dei Pisani, risoluti di non
tutano i Pisasi, divenuti aggressori, impe
deminni di varie castella tolte ai Fiorentini.
= Si traitò per mezzo di ambesciatori
<ila resiituzione di Pisa davanti al re
dhe l'aveva promessa, e a tal wopo riscossa
uei mme di demsro. Ai lamenti dei Pi.
Nesi, e alle accuse di crudeltà di leggi, e di
erernive gravezze imposte loro dai Fires»
Hni(cui aorva ceo in Roma BurgendioLeo
l celebre giureconsulto pissmo), fa risposto
in nome della Repabblica dal vesc. Soderi-
+ che i Picani furono governati colle stes-
rleggie condizioni degli altri paesi del do.
min di Firense. La decisione sulla sorte
di Pina, veniva sltresì ritardata dal mi-
Sisti del re, avidi di raccogliere grandi
Reame di moneta dasmbe le parti. Tutto
fa di Fiorentini inatilmente tentato; in
mes lo selente freGirolamo,sodsto aPeggi-
besilacenire aCartoVIII,che ritornava da
Nopek, snome di Dio gl'intimò ’adempi-
Mnto della promesse, riportandene sole
FIRE 196
parola di restituire le piazze richiente, to-
stochè il re fosse gionto in Asti.
Arrivato costà com le sue grati il mo-
marca, dopo essersi col ferro aperta la strada
a Fornovo in mezzo a un grand’esercito del-
ordine del re, affinchè Livorno e Pisa fos-
vero restituite in grazia delle convenzioni
tra eno ei delegati della repubblica sto
bilite in Torino si primi di settembre del
lo stesso anno 1495.
Infatti Livorno si riebbe subito cca le
sue torri (15 settembre) senza altra difi=
cuità, che quella dell’ajuto di nuova mo-
meta. Noa seguì lo stesso delle altre fortes-
te,e molto meno di Pisa, il di cui generale
froucese Entragurs Urovava sempre protesti
di dilazione, benchè replicati ordiai rice-
vesse dal suo sovrano. La panione dell'eres
€ l’amore per una giuvinetta picena a tal so-
tuo prevalse in lui sopra l'obbedienza e fo-
deltà dovete sl seo principe, che per
, IEntragurs coneeguò, nel pri-
mo di del 1496, la cittadelia ai Pisani, dai
quali per suo consiglio fa subite disfatta.
Si aggiunse quindi l’altro tradimento per
di lui mezzo vendendo Sarzana e
Stavano le truppe Gorentino compeg-
ricupe.
Gisodo in Veld'Era. per
rue il castelletto di Sojane il commiesario
196 FIRE
questa piazza, talebè si trovò ia grado di
fac fronte alle forze che la striasero di
assedio per terra e per mare: e potè
anche sostenere la penuria di vettovaglie
fino atla comparsa di una flutta dalla Pro-
venza, la quale, passando in mezzo a quel-
la de’ nemici, eatrò. nel porto cun soccorso
di viveri, di armi e di militari.
La qual cosa ravvivò il coraggio e le
furze negli assediati tanto che, rinavvando
di trequsute le sortite con esito sempre
sfavorevole ai
peratore a ritirarsi con le sue genti dall'as
sedio, dopo avere con poca gloria e verun
profitto rischiata la vita.
D'allora in poi i Fiorentini ripresero
(nov. del 1496) la maggior parte delle ter-
re e castella delle collioe pisane, intanto
che l’oste imperiale rpi-gavasi verso Sar-
zana, € cho l’esercito della lega, per di-
scordia dei cani, gelosia dei gabiaetti, man-
canza di paghe e di vettovaglie, stavasi nei
quartieri insperoso, @ disgu:
A quest'epoca rialeil p:3 istituto ia Fi-
renzo del Muote di pietà, proposto nelle
sue prediche dal Saronarula, e per ac-
catto di elemosine fundato a beneficio dei
bisognosi, coo la lodevole mirs di frenare
le strabocchevoli usure.
Si tentò poco dopo una irattativa tra
le parti belligeranti, ma i Veneziani
capi della lega non solo uon vi cenconie-
ro, ta apertamente sestosevano Pie-
sv dei Medici, il quale cercava per
forza di rimparriare . Favorito in se
guito dal duca e dai Senesi,
sveva Piero consertato con ì fautori di
dentro di levare a rumore Firease; alle
gni diligraza alla testa di
3000 fauti la mattina del
28 aprile 1499 videsi accostare, contaa-
do fra i complici suoi aderenti nella cit-
tà Bernardo del Nero allora gonfalonie-
fesa che il goverso bentosto ebbe ordinate,
quei di deutro stettero inoperosi, e Piero
de'Medici con i saoi armati oredé bene di
gii
ritirarsi frettolosamente per Limore
venine tagliata la strada da qualche di;
ne dell'esercit> Gorentino che poter:
chiamarsi ia Val-t'Elsa dal territorio pi-
sano. | capi della congiura farono son-
FIRE
dannati a morte seuza accordar loro il be
ueficio dell'appello, lo che inzspri alte»
meote il partito dezli 4rrabbiuti consi
Frateschi,in gaisa che riesci loro di ven.
dicarene con altre armi e con tali mezzi,
che pu-tarono sul patibolo il frate cia
pione della Gur. libertà (4 maggio 1496).
La quale luttuosa catustrofe fu perce-
duta di pucbi giorai dalla morte di Carlo
VII; così che se cou la perdita del frate
predicatore fu tolto al part.to Mediceo ua
pericoloso nimico nella città, manoò altresi
ad esso ana parte di appoggio nelle fore
esterne e specialmente ia quelle del duca
di Milano perrivolgerlea guardare la cam
propria, minacciata da Luigi XII prosto
a incamminarsi dalla Fiaacis nella Lom
bardia alla conquista di quel ducato. Per
questi accidenti la Rep. fiorentina avendo
creato di nuovo i Dieci di Libertà, e coo-
dotti al suo servizio uomini d'ogni armee
valenti capitani, spingeva coa vigore l'im-
presa dalla parte di Pisa, nel tempo che
da an altro lato faceva fronte a usovi &
serciti de’Veneziani che dalla Roana ri-
moatavano le valli tracssppenniae per
scendere con Piero de'Medici nel Casenti.
mo e ia Val.Tiberine.
Lombardia (anno 1500) e di
ottenere al loro soldo 5c0o Svizzeri e
500 lance,onde riavere ad ogni costo Pisa.
La quale città era loro scappeta di masv
pichi mesi innanzi, all'occasione che fe
atterrata (10 azosts 1499) ana purtedl-
lc sue mura, assalita ed espugaata la rvo-
ca di Stampace. — Fed. P.ta
Ma per avventura auche la posteriore
impresa. milit:re de'Francesi contro Pisa
noa riesci meglio delle altre e fa anzi
la più disgraziata delle precodenti pci Fiv
reatini. Avvegasel > appena arrivato quel-
l'esercito in Lunigiana, tolse Massa e Car-
rara al marchese Alberigo Malaspina amico
della repubblica; occapò quindi Pietra-
sauta, e fece accordo coi Lucchesi di noa
restituir questa Terra si Fiorealini io-
nanzi che essi risequistassero Pisa, Giuoto
finalmente quel corpo di trappe davanti al-
la preaccenneta città, fa incuminciato con,
gran fervore l'assedio, ed cra già aperta la
breccia in una estensione di 40 braccia,
quando per imperizia del capitaao,e per di-
FIRE
lignano con gli meediati, fu sospeso il col
peusio che quest'ultimi rianimati da suo.
tesi quasi inaspettati, tolsero affalto ogni
apereaza agli amalitori di guadagnare la
lore città.
Noa cstante che Firenzo sentisse la
Gratezza di tanti mali, erano però questi di
Gea leage superati dal limore fortissimo
che vi si aggiunse di perdere,nou tanto Pi-
meca le terre e castella del suo antico
31 quale ajutato di
denari, di consigli e di furze dal padre, cun
l'osorato utolo di voler reiutegrare le mesa-
Bra iparse dello Stato pontilicio, sotto la
protezione delre di Francia, aveva rivolte
le mire all'occupazione dell'Emilia, a
tiringendo a faggire da Imola la coutes-
te Calerina Riario qui Gigli, togliendo la
signoria di Rimini a Pandolfo Malatesta,
Pessroa Givvanni Sforta,e Feenza ad Astor=
re Manfredi; l’ultimo de‘quali contro la
Sole della capitolazione fatto prigione, a
Ruma per ordine del duca fu ba: baramente
etraagolato. Questo stemso (or di rirtà,cnde
mantenersi l'acquisto di tante belle opero
ialomagna, stava i i a dare
eascazione a de'concetti enco più smisura=
ti,impegnando Alessandro VI a collegari
per intereme proprio coi Veneziani, nel
Fiateazione di p.tere rimettere inFirenze
l'emle famiglia de’Medici, onde avere per
tesi vicini principi naori, riconoscenti
el amici.
la questo stato di agitazioni politiche
Rrincipiò ul secolo XVI, quel secolo in cui
spirare una dopo l'altra le re.
Iubbliche di Pisa, di Firenze e di Siena.
Per quento i reggitori dello Stato fioreu-
tino nos' trascarassero di vegliare e di prov-
rice alla pabblica salvezza coa ugni sor.
ta di mezzi, pure taota diligenza sembrava
ineuficiente alla grandezza dei mali che
Bi di minacciavano. Cominciò il duca Va-
lettino a mandare a chiedere passe e
toraglie per i luoghi della Repabblica; le
uali cose «ttenge a condizione, che le sue
Seeti non dovemero entrare în terra alcu
Re murata, nè condur seco ribelli 0 sewmici
dello Stato, — Appena peraltro il Veten-
ties videsi arrivato con 800, uomini d’ar-
=, € 7000 fanti a Barberino di Mugello,
&es intendere alla Signoria di Firenze, che
3 nlerio tenere amico, conveniva otgauis-
Vo
FIRE 197
nare an'altraforma di governo ;oltre diche
domaudava che gli venisse accordata qua
Pensione a titolo di capitano di eserciti,
® che fowe data qualche sudiisfazione
ai Vitelli e agli Orsiu:, e qualora volcne
egli intrapreuder la conquista di Prosmbino,
non dovesse essere impedito dallaRepubbli»
ca, seppure uou fo voleva ajulare*— Fuo-
ri che in mutare Stato, fu risposto sl duca,
che si cumpiacerebbe. dla accuetau.iusi e-
gli cvu le sue mesnade sempre più viciuo
a Firenze, gieiopì la città di spaveato,
nou tauto pel numero de'uensici di fauri,
quanto per l' iutelligeuza che dubitarasi
esistema con quelli di dentro,
Antanto, 4 prevenie ogni tumulto, si
presero i uecessarj provredimeati cul guar=
nire i puggi dei coaturni e la città di geu-
te fedele. Emeudo già il duca Valentino
arrivato a Campi, sci miglia vicino a Fi
renze, e veggendo egli i cittadini queti @
il governo fermo cel suo n Da
praggiuntigli in questo mentre ordioi del’
re di- Fraucia che gl'inibivano di mole-
stare la repubblica Gorentiaa, risoltà sce
cordarii secu mediante una pruveisione di
36,000 ducati per 3 anni, cua il solo vb-
bligo di mandare 300 uomini d'arme ad ogni
bisogno di guerra : purchè nessuna delle
due parti fosse per ajutase i nemici o ri
Delli dell'altra, e che la Repubblica nom
desse noja al duca nell'impresa che esa per
fare di Piombino. Firmate le convenzioni,
il Valentino ai 19‘ maggio 3501 perl o
le sue genti per Eiapoli e di là per la
Val-d'Elsa, rubando i paed ehe attrarer-
dava, come se Vi passume ua nemico; il
quale, inuuliratusi in Val-di-Ceoiaa, non
prima del 25 maggio uscì del distretto
della Bepabblica, e per Valuli-Curnia cu-
trò nel Piombiuese.
Frattanto i Fiorealiui ripresero coa
più calore le ostilità cuntro Pisa, dove
le cose sue sarebbeso prosedute cun fo-
lice successo, 40 nuovi tuuulti iusorti iu
Val-Fiberina e in Val-di-Chians, nua
avemero richiamate al.rove le armi della
Repubblica. E perchè d'ogui parte le cre-
scesero i periculi intoruo a questo tempo
(giugoo 1502) il feruoe Valratino tolse la
stato a Guidubaldo duca d’Urbinu, e puo
dopu, eutrato nel dumiuio di Camerino,
con bestiale ferità strangolò com i teneri
suoi figli Gialio Varano di quel paese Si-
guore, nel tempo quasi medesimo no che
198 FIRE
Arezzo, Cortona, Sansepolcro, Anghiari,
Pieve S. Stefa tro
6 ribellavansi aiF'iorentini.ed accoglierano
fra le loro mura Piero de'Medici, il Cardi-
male di lai fratello, e Vitelloezo Vitelli.
Sensonehè quest’ultimo spaventato dalla
eradeltà del Valentino, e temendo di
emerue preda come il Varano (siccome
ia realtà arvenne), si accordò con le trop-
pe Francesi socorse pel Vel-d'Arno spe-
fiore, consegnando - ai © loro ufiziali la
città di Arezzo, la quale bentosto con
gli altri paesi del contado aretino, per or-
dine di Luigi XII, venne nell'agosto del
1502 ai Fiorentini riconeegi
Per quanto quest'ultimo successo re-
casse un qualche conforto a Firenze, tut-
Aavia continuava nei cittadi ii
motivo di temere delli;
Bento dura, emendo ormai comosciuto per
vemo, che nè ad amici, nè a nemici ser-
bando alcuna fede, procurava di sottomet-
tere ogni cosa alla sua crudelisima libi-
dine. Lande în Firenze, per meglio veg-
gbiare cui maneggi di lui, che qual nuovo
gunte di Virtà, niirava niente meno che
e iosignorimi di Siena, di Lueca e di
Pisa, affinchè poi, circondata dalle sue
armi, la repobblica Borentina venisse a
eadergli in seno per forza, fa convoca
te della Signoria il consiglio generale;
mel quale fa deciso di creare il primo ma-
gistrato della Repabblica, non più ogni
ue mesi, come fino allora ermi use
to, ma un primo console s vita eon l'anti-
cu titolo di gonfaloniere; così che per
evitare un estremo si andò a rischio di
incorrere in un altro più pericoloso del
primo. Fortunatamente cadde l'elezione in
Piero Sederini, nomo di somma probità,
secetto generalmente sì popolo quanto
wa Publicole, e privo di figli da non po-
ter dare ombra di aver a destinare ai
tuoi discendenti lo stato, Insieme col gone
faloniere a vito (che ipeominciò col mese
di novembre 1502) fu dato principio sì
tribunale collegiale della Ruota Gorentina
nel palazzo del potestà, levato via, non so-
lo lappello al espitano del popolo, ma
questo magistrato medesimo dichiarato
sione del esrdisal Franemeo di lui fratel.
FIRE
Io, fatta li Sr-maggio 1503, appena tar.
nato dall’ambasceria di Francia. Il novello
porporato fa accolto în patria con solene
entratera e con onore grandissimo dai ma.
gistrati e da totti gli ordini dei cittadiai,
poche settimane innanzi che con letizia da
totta Italia giungesero avvisi della mor.
te di pepe Alessandro (18 agosto 1503)
stimata per molti conti utile ai Fiorentini.
Sali per pochi giorni salla sedia di S. Pie-
troil poot. Piv INI di casa Piccolomini, mi-
pole di Pio Il, per modo che dovette
riaprirsi presto il Conclave. Dal quale
nel dì primo di novembre fu proclamato
ea bertà, ed crasi fami»
liarizzato nell'arte della politica alla corte
di Francia, da esso sino allora costantemen-
te frequentata, — La Signoria di Firenze
inviò a Roma ambasciatori, affinchè, dopo
le consuete cerimonie di ubbedienza, mo-
di sede vacante
ta la città di Faenza e molti altri paesi
|-di-Lamone, nè era
tempo
quest'anno le muili.
tà tra i Francesi e gli Spagnoli nel regno
di Napoli, quando rinforzati quest'ultimi
sotto la condotta del fumoso Comsalro di
Corduva, nelle vicinanze del Garizliono
(dicembre 1
t
na barca, alla fore di quel
sonegato una vita errante
dopo g anni di esilio dalla pat
Chi volesse salire sì Monte Camino ve
direbbe il bel cenotafia,che nel: 552 fece co-
Xi erigere Cosimo Icon la seguente iscrizio»
ne: Petro Medici Magni Laurentii fi
lio, Leonis X Pont. Mar. fratri, Cle-
mentis VII patrueli; Qui cum Gallorum
castra requeretui, er adverso praelio ed
Lirisottiumperiit, Anno netat. XXXIII.
Dopo una vittoria cotanto segnalata, co»
FIRE
minciarono gli Spagnoli a rendersi formi.
dabili a totta Italia; onde il Comune di
Firenze, benchè fose in lega e sotto la
protezione del re di Francia, inviò sl Gra:
capitano Conslro un ambasciatore, sc-
con ogni studio procacciasse di
farlo benevolò si Fiorentini, nè rivolgese
na parte dellesuegenti insoccorsodi Pissy
enatro la quale città all'apparire della pri-
mavera del 1504 si volevano riprendere
con più calore le ostilità. Ma i Pisani di-
sposti » vincere o morire, quesi sempre
eventarono tutti i mezzi e tuiti gli sforzi
la loro dependenza l'una e l'al
e ciò x che, sul declinare dell
1508, il re Cristianissimo, quindi i
Cattolico, mettendo i Pisani a mercato,
indumero i Fiorentini, quando voleisero
senza opposizione dei due coronati, batta»
gliando farsi padroni di Pisa, a pager loro
grosse somme di denaro (100,000 ducati
2) re di Francia, e 50,000 a quelto di Spa-
Bua) je dopo tutto ciò chiese ed ottenne
snche la sua quota (40,000 ducati) Massi.
miliano imperatore.
È altresi vero che quest'altima pags so-
pra ogni alira fruttò alla Repubblica fo-
rentina, avendola efeituata dopo le capi
tolazioni che confermarono al Comu-
ne di Firenze tutti i privilegj concessi.
gli dai precedenti imperatori, compresa la
cessione a tutte le ragioni, che sopra la
città e distretto Gorentino, compresa Pisa
ron l'antico contado,potese mai aver avuto
l'Impero.(Amma. Sc Fior. LXXVIII.)
Frattantoa volere che i Pisani, stretti da
pre
sio alla resa, fu dai Fiorentini sssoldata
pel 1509 una flottiglia, perchè guardasse
Îla costa sulla foce di Arno, e alla città
per via di mare impedise ogni soccorso di
gente e di vettovaglie; mentre dalla parte
di terra Pisa era amediata dall'eserci
to diviso in tre parti
una delle qua.
passi emendo chiusi,
care agli assediati ogui speranza di soc-
corso, per modo che facendosi sentire la
fame con le più lacrimeroli miserie, co-
minciò il minato popolo a tumaltusre.
Simulò il governo pisano di venire ad una
trattativa per tener tranquilla la plebe,
FIRE 199
@ nel tempo stesso tentare un colpo di
mano sopra l’esercito Gorentino; ma la
prima essendo stata scoperta, e il seconde
andato fallito, bisognò che i Pisani si pie-
gossero alla resa.
Era sulla fine del maggio 1509, quando
renero a Firenze otto ambasciate
pisa
uno dei tre commi
rootino, per presentarsi alla Signoria, dalla
quale oîtennero una onorevolissina capi-
tolazione, con am della ribel.
giurie e dauni fotti alle
cose pubbliche e private «de'Fiorentini.
Nell'ottavo giorno ili giugnu i tre com-
missarj della Repubblica presero il poses-
so di Pisa, tornata dopo una ribellione di
15 anni sutto il domiuio Fiorentino, e per
volta, passato di poco il perio-
do diun secolo, viuta dalla fame e dall'oro,
più che dalle armi soggiogata.
Vi furono rimessi secondo l'antico ce-
stame i consueti magistrati, nomiusti però
dalla Signoria di Firenze coa l’approva-
zione de’ consigli tempo brevissimo
vennero eletti per primi, Alsmanno Salviati
in Capitano del popolo, omia Conservato-
re della pace, e Francesco Taddel iu Po-
testà di Pisa.
Acconce in cotal modo le più impor-
tanti cose dello Stato, restava però alla
città di Firenzo il dispiacere delle recenti
nozze senza consentimento della Re.
pubblica contratte da Filippo Strozzi G-
glio di quell'altro po che ediGcò il
grandioso palazzo, per saver egli, contro
una legge che proibiva le parentele coi
ribelli, tolte in moglie Clarice figlia di
Piero de'Medici; onde Filippo fa con-
dannato a una multa, e per cinque anni
ammonito. — Nè poterasi mai prevedere
che la sorelli Leone X col suo marito
Filippo Strozzi,come anche i Gigli che erano
per nascere da quel connubio, dovessero
essere (ieri nemici non meno sì duca Alea
sandro figlio di Lorenzo de'Medici, Toro
respettivo nipote e cugino, quanto anche al
di lui successore doca Cosimo I.
Dopo l'acquisto di Pisa, il governo
fiorentino, avendo rivolte le sue cure alla
parte economica, bandi la moneta d'argento
tosata, e fisò un giusto peso per le altre.
Fa allora che si aumentarono sino a tre,
dove prima erano due, gli uBziali della
zecca, al pari dei Triumviri monetoles di
200 FIRE
Roma; che i coniò, oltre diverse altre mo-
mete di minor valore, quella d'argento, di
cui ne entravano venti per ogni fivtifio d'
ore, la quale dal para allora regnante fu
chismata col nome di Giulio.
Dopo tali provvedimenti il gonfalonie-
re perpetuo, veggendo ewere già finiti 8
onni del suo reggimento, volle dar conto
di tutte le pubbliche spese fatte in tempo
della sua amministrazione, Ordinò a tal vo-
po lo spoglio dei libri della Cartera, omie
della depositeria dello Stato, e raccolto
tutto quello che dai sindacbi del Comune
era atato sallafo, fa trovato essersi spesi in
quel periodo di anni per conto della Ro-
pubblica gn8,300 fiorini d’oro.
Ciò fu notificato ai 12 di dicembre
4510, il giorno innanzi che si’ seuoprime
tna congiura contro il Soderini, ordita
in Bologna da un Prinzivalle di Luigi
Stofa giovine Gorentino, il le, imma.
ginando di aver per compagni alcuni suoi
concittadini, recomi a Firenze per tentare
Filippo Strzzi, che come parente de’Me-
dicie per tale effetto ammonito, eredè pron.
toa en'rare nella cospirazione; ma aecortosi
dalla rispista dello Strozzi, che non solo
mon sercbbe aderito, ma che probabilmen-
te potrebbe evclare al governo il sno reo
disegno, si ricavrò pr utamente in Siena.
Il Solerini che veder doveva in questo
elientato con quali nemici aveva a fare,
Sur-ce di cercare ogni merzo di riconci
S'arsi con il pontefice, conscio dell'attro»
tato, lo sdegnò maggiormente coll’accor.
vende che Giu
suo Legato, e folminò sulla città l'inter.
detto, che provrisoriamente sospese all'av-
vicinarsi dell'esercito francee. Ciò sc
cadde poco prima della famosa giornata di
Ravenna, (11 aprile 1512) in cui si colnò
di glori lorono duca Alfonso d'Este,
e nella restò prigioniero il cardine.
le Giovanni de’Medici Legato pontificio.
Ma la morte del prode generale di Foix,
rimasto nel campo di battaglia, bartò a
disirnggere totti i frutti della vittoria da-
gli alleati de'’
Appena Giulio II vide l’eseri
rarsi grin
rigeo, stimo!
il gonfaloniere Soderiai, non meno che dall
desiderio di avere autorità più che spirj-
FIRE
tasle sopra tutta l'Italia. Dondechè Giulie,
nel laglio del 1512, intimò si Fiorentisidi
rimuovere dal governo il Soderini, preme-
rosamente insistendo,aflinchè si rimeltrerre
tn patriai fuorusciti, e nella pristina
derza la famiglia de’ Medici, Indi spedì a
Firente Lorento Pucci suo detario, per
tentare com l'oratore che vi tenera Dea
Raimondo di Cardona vicerè di Napoli, sl.
Tora grnerale dell'esercito alleato, i Fio
mentini a staccarsi dall'emicizia del re
di Francia, affinchè si unissero alla le.
(2, eni fa dato il titolo di Secre.
Frattanto che si perdeva in
in trattative it gonfaloniere della fem.
blica Brrentina, tenevasi inMantova un con-
gremo segreto fragli ambasciatori della Se
cra alleanza,nel quale sì determinò, che il
ducato di Milano fome reso a Mamimi-
inno Sforza, e che si sesalisse repentiae.
mente il territorio finrentino. Con que
sta deliberazione il Vicere alla testa di
un esercito spagnolo si mosse da
per l'Appennino di Pietramala, dove lo
raggiunse il cardinale Giovanni de'Medici
con la qualità di Legato pontificio in To
seana, di corto foggito verso Milano delle
meai de'Francesi, dei quali era rimasto
sino allora prigiorriere.
A Firenze, inteso avvicinamento degli
Spagnoli, sul timore eziandio che da wa”
altro parte si avanzamero le truppe poeti
ficie, erano gli abitanti in grandissimo spe-
vento, tanto più che puche erano le genti
d'arme, nè alcun capitano di vaglia, eui si
poteme il comando affidare. Nondimeno
ti ceroò di provvedere al ripero sollecita»
mente, quanto la brevità del tempo le
comportava; nè si mancò eziandio di
tentare, benchè tardi, la via dell’accorda,
mandando ambesciatori al Pope e al Vi
cerè. Ma se da un lato Hi primo mostrosi
inflessibile alle offerte e alle preghiere, ri-
spondendo non essere questa impreza sua,
e farsi senta soldati pontificii ; dali’attre
lato il Vicerà, che giò era disceso col suo
esercito dull'Appenniao della Fato a Bar.
berino di Mugello, presso 18 miglia a Fi-
renze. rispondeva per un seo messo alla
Signoria, non emere intenzione della So-
cra lega di alterare il dominio, nè la li
bertà dello Stato, solo che si rimovesse il
gonfaloniere Soderini, e chei Medici po
tessero ritornare a godere la potria. A
tali domande esposte nel consiglio gene-
FIRE
mule, il pontalooiere si mostrò pronto ad
aderire per ciò che rignardeva la sua per-
sona, cal rinenziore la nprema meginirs-
tera, nella quale per consentimento prb-
Mico era tanti anbi seduto: dichiarando
nel tempo stesso, che si altribuirebbe a
singolere felicità, oe questa domandata ri
nuszia e Gi richiamo de'Medici in. patria
emme privati cittadini, e non arbitri
delle leggi e dei magistrati, fosse il ve.
romero della salute della potria. Non
ere dubbio quello che il consiglio gene-
rale avesse a deliberare. per l'inclinarione
ehe sveva quasi tutto il popelo di man-
tenere il governo libero. Perciò con
mrsviglioso serordo fn risoluto, che si
consentire al ritorno de'Medici come no-
mini privati, ma che si rifiutase la do-
munda di rimecnrre il gonfalmniere So.
derisi, e con la vito si attendese a di-
feniere la romene libertà. — Però volti
i penvieri alla guerra, e fatta provvi-
eta di denari, si 2000 fanti con
pechi ormini di csvalleria pella Terra di
Prato; la quale si mera svene a emer
epr multata, siccome Safatti te fa
i giorni appresso dal Vicerè. N quale,
Poichè » Barberino ebbe raccolto l'eser-
cito e le artiglierie, si secostò con Sono
uemisi di quella terribile fanteria, che
aveva sputo sola far argine a tanto impe-
Ve nella fiornate di Ravenna ; indi a poco
Seuinriò a battere com due cannoni le
ter di Prato verso la the ha tut.
tera il nome del Serraglio; e spprna aper-
ta la breccia, s'ordinò l'assalto, non tro
vendo più cstscoli medianie la fuga dei
dicusori.ia guisa che gli Spagnoli, entrati
dentro, corsera liberamente la Terra (il di
39oputo dell'anno 1512) deve sen ora più
resistenza me
petra grida, fuga, violenza, sacco,
Nè srebbe stato calva cosa alcuna dal-
l'ruaritio, libidine e erodeltà dei vincito.
Ti, re fl cordina! de'Medici, meme le pror-
de alta chiese maggiore, (dove era uno dei
tinti seoi bruefizj erelesiastici ) non
arene cerenio di conservare 1°: delle
deoseshe quasi tutte vi si erano rifugiate.
I citadii più facoltosi salvati alla strage,
ferone costretti per via di minacce, e dei
tormenti straziati, di redimersi a cariesimo
presso dalla prigionia de’ Spagnoli.
N misrrabile evento di Prato speventò
tetta Firenze, e più d'ogu'altto iì gonfa-
FIRE 201
Teniere, il quale retto piattoste che vettore,
Irresolote lasciarasi goidare dalla volontà
degli altri ; cosierdà farenvi molti giovani
nobili, e avidi di cose nuove che divenpa
ro più sudaci. Contavasi fra questi Anton
Franorsco degli Albizzi e Paolo Vettori, {
quali già eransi con Giulio de'Medici, figlio
di Giuliano, orcultamente sbboreati in vna
villa del territorio Gorentino dalla parte
di Siena. Ora avendo essi comuniesto Il
progetto loro a Bartolommeo Valori, gio»
vine splendido e al pari del Vettori indo.
bitato, derisero insieme di cavar per forsa
#1 gonfaloniere dalla residenza della Sie
groria. Infatti, due giorni dopo la perdita di
Prato, entrati essi con pochi compagni im
polazzo, e intredottisi nella camera del So.
derini, lo rinarriarono di torgli le vita, se
non si partiva di tè, dandogli in tal caso fe»
de di salvarlo. ANa qual cosa per sover
chio timore erdendo il gonfaloniere, fa trat-
to di palazzo e scrompagnato alla case del
Valori, donde la notte appresso si condose
fuori di Steto.
lisenti particolarmente i tristi effetti
di cotale avventura i) celebre Niccolò Me-
chiavelli, il quale avendo in questo tempo
perdota la carica di segretario della Repub.
bliea, si ridusse a vivere ritirato e meschi.
no nella sua ville!ta a 8. Andrea in Per-
cunina, maledicendo la dsppoceggine di
Pier Soderini, resa cimai volgare da quei
suoi piccantissimi versi:
Le notre che morì Pier Soderini
L'alma wandè*dell'irferno alla bocca;
F Pluto le gridà : anima sciocco,
Che tnferno? Va' nel Limbo de’ bambini.
Ma lo seritto che dè maggiormente neo
noscere il raraitere del Segretario finren.
tino, a me sembra il tenebreso opusrole
da emo lui in detta villa dopo il ritorno de'
Mediei » Firenze sul mbletto del Prin
cipeto compilato, per indirizzario alla ma-
guifcenza di Giuliano, sperando, sierome
'antore faceva presentire all'amico Vet-
Lori, che quel suo lavoro fome per eserre
accetto a un principe, e mascime a ua pria-
Cipe come lui nuevo; e desideroso che
quenti Signori Medici Py gigia pedro
adaoprerlo(Niccold}; perché se
ave parole) non me li quadagnesi, io mi
dorrei di mè. (Larrzaa sur Maenia-
vasi 4 Fraucasco Verroa:.)
209 FIRE
La fraudolenta cacciata del gonfslonie-
re perpetuo accaduta nel giore sesso che
a dei conzi
a dalla Signo
enciva di seggio, e dalle altre magistratare.
Not era appena il Soderini dalla città
pertito, che i muovi Sign
Vicerè legati per trattare
il quale per opera del cardinale de’
ia, come privati cittadini, tutti gl'in.
dui della fomiglia Medi
di ricomprare fra certo tempo i loro beni
fisco alienati; mentre dovè la
in quanto alle cose politiche
di fuori, sd entrare nella Sacra ega, e
inoltre sd adempire agli obblighi verso di
quella contratti dal cardinale, pagando,
cicè, per mercede del ritorno de’Medici
40,000 ducali all'Imperatore; 8o,ne0
Vicerè per le spose della guersa, e per in»
teresse suo proprio altri 20,000 ducati.
Rimossi per tal i pericoli della
guerra, i Fiorentini determinarono con
nuore leggi, che il gonfaloniere ai cleg-
gesse per un anno, sebbene dopo il primo
eletto (Gio. Battista Ridolfi) si ritornawse
all'antico sistema bimestrale. Quindi fa
ritoluto che, senza alterare il senato, 0 sia
il consiglio degli 80 (con l'autorità del qua-
le si deliberavano le cose più gravi), per
dargli maggior vigore gli st aggregassero in
perpetuo totti coloro che nei tempi tra.
scorsi avessero amministrate le prime di-
fuori di Firenze, coloro che, essendo stati
nel consiglio degli 80, avessero anche ese-
guite ambascerie presso qualche potenta,
© fossero stati eommissarj gencrali nella
guerra. Tu quanto al resto rimarero fermi
per allora gli ordinamenti antichi,
Ma troppo erano trascorse le cow, e
troppo potesti nemici aveva la pubblica
libertà. Nel centro del dominio un eser.
cito prepotente e sospetto ; dentro la città
sudscimimi giovani cupidi di opprimerla ;
dello stesso spimo, benchè con le parole di-
anostrasso il contrario, era il curdinale do'
Medici ; il quale non reputava premio de-
00 di tante fatiche il ritorno suo e de'suoi
come privati cittadini.
FIRE
La Signoria avendo ratificato il trattate
dazli ambasciatori euuchiuso col Viceit,
quisti nel 14 di settembre entrò 1m Fi.
renzo, accompaghato da multi soldati e of.
ziali del suo esercito, dal cardinale Gio-
vanni, dal fratello Giuliano e dal lore
Lureuzo.
Quindi nel giorno srgaente, mentre era
congregato nel palazzo del popolo per le
generale cunsiglio, com
guito sotto Litolo di avere a trattare di on
qualche pubblico negozio ; quando ii
d'ora, sopragginota altra gente d'a:
ita la porta, e occupati
Li della residenza, depredando
gli argenti, e ciò che vera per uso della
Signoria, Costretti i Priori dalla forza, do-
vettero cedere alla proposizione fatta da
Ginlianode'Me.lici, presente a quella sorso,
far chiamare subito al suono della cam-
pana maggiore il popolo in piazza. Colore
pertanto che vi concorsero, circundati dagli
Spagnoli armati, consentirono che fone
data ampia Balia a 50 cittadini
doli per un anno della medesima autorità
che aveva presso i Romani la somma dit-
tatura, con autorità di potersi da sè me
desimi per un altro anno roffermare. Fu
rono quindi cotesti arbitri scelti tutti fra î
dipendenti o amici del cardinale, in guisa
che la nuova Bi: forza di riformagioni,
tidusse il governo alla forma medesima
ch'era innanzi all'anno 1494. col ridonare
non solo il perduto dominio e
grandezza,ma col porli in grado di governare
la città pià imperiosamente e con arbitrio
più assoluto di q
stesso Magnifi
quella libertà civile che dal probo gonfe-
loniere Suderini era stata in Firenze ri-
spettata,e per opera di armate straniere que-
sta volta carpita della famiglia medesima,
i nei tempi trascursi era riesento di assor
birla a forza di buone grazie, di munifi-
cenze e di oro.
Era da pochi mesi restituito alla patria
e agli onori l'espulro ramo Mediceo, quan
do #'intes la morte di Gialio II, Setado.
ta in Roma la mattina del di 21 febbrajo
1513, mentre cgli proponerasi di spo-
gliare il prode duca Alfonso del dominio
di Ferrara. Nonostante i wi
coucetti, Giulio II lasci
ricordanza per il gigantesco progetto. di li
FIRE
Berere l'Italia dal dominio dei foreatieri,
abeegli a imitazione degli antichi Roma-
mezzo della guerra e col sangue dei
Cristiani Pimpero temporale della Chie
ws, per l'ardore geserosimimo con cui
favorì le arti belle, e i sorami maestri,
ehe allora fiorivano; cosicchè meroè di
quel pontefice divenne’ ammirabile il
tempio mazgiore dell'orbe Cattolico, e 1°
imac palazzo Vaticano.
iveno del conclave
10). senza disfrepanza di alcuno,
ia poetebce il cardinale Gioranvi
dici di soli 37 sani, il quale assunse il no
me di Leone X. — Senti di questa elezio
ne quasi tulta la Cristianità, e Firenzo
precipusseute, gioja e piacere grandissi.
wu, per la chiara memoria del valore pa-
terno, © per la fama che risuonera per
Letto della Viberalità, dolcezza e amore di
Hei verso le arti e i letterati. — La caval.
«aa solenne del possesso di Leone X, nella
quale si vuole che egli prodigasse la som-
m3 di 100,001 ducati, riesci una festa del-
le più magnifiche,
ve da moltiseculi noo
decorta nèla più bella; e fece quel giorno
più memorabile e di maggiore ammirazio-
ne il considerare, che colai che formava
l'sgetto di tanto splendore era stato l'an-
el di medesimo (11 di a-
frile) fatto da' Francesi piiserabilmente
Prigione alla sanguinosa battaglia di Ra.
treno,
Per tale avsenimentoiFirentini div
Mero entusissti, e tuite le altre città della
Teacina fecero pubbliche feste e sUegori-
e rappresentazioni, fra le quali si rac
conta quella esegnita a Siena col cavallo
Trojano condotto in città, con cui pare che
Sub.licamente si voleste
palo del pericolo che minaccia
Tiberi quella stessa fammi lia, per un fino
diriduo della quale allora si fosteggiava.
Fra i dieci ambuscizori Goreptini de-
Minati a recarsi ja tal circostanza a Roma
fa compreso l'arcivescovo Cosimo de'Paz.
fi. ma sopraggiante da grave infermità,
era di vivere nel giorno atesso della
fran cavalcata di Leone, il quale poco do-
pescminò alla diessa cattedra arcivescori.
Ve di Firenze il cavalicr geroolimitano
Giulia de'Medici anto da Giuliano eno rio,
FIRE 203
quello stemo Giulio,-ehe nella festa pre
ta, armato sopra un grosso corsiere vi-
desi în Roma portare El foofslone della
religione di Rodi, prima
ne nominato cardinale di Santa Chiesa,
Pochi mesi dopo, il pontefice Leone X,
fatto arbitro fra i Fiorentini e j Lucchesi
a cagiune di alcane pretensioni di State,
promunziò sentenza che i secondi dovesse
ro restituire ai primi la Terra di Pietra
con-il suo distretto. — Governavasi
pertanto la città di Firense a piscere e
secondo gli ordini del Papa, il quale in.
dame il magistrato della
in capitano de'Fiorenti,
assoluta potestà Lorenzo sno nipote, @i-
gliuolo di quel Piero che cedé le fortezze
delta Repubblica a Carlo VII) ; nel tempo
che il fratello Giuliano imbercava a Li
sposà figlia di ‘Fip
po daca di Savoja, invitato dal Pape a Re-
ma non senza conforto di farlo salire se-
pra uno dei troni d'italia, per quante il
carattere di Giuliano da tali ambizioni
do
gato apostolico. Giuliane però non trnee
che di nome quella carica; avregnechè
emendosi ammalato, fu incaricato del
comando delle truppe poatiBcie il nipote
Lorenzo, con ordine di petsere in Lom-
Bardia per unirsi alle gruti dei Collegati
destinati a far fronte a'Franonsi che col
loro re Francesco I tornavano in Itslie.
La vittoriosa giornata da questi attenata
(13 sett. 1515) a 8. Donato presso Mari.
Grano, decise Leone X a stringere accordo,
€ quindi a collegarsi col vincitore. At 1
di ottobre i plenipetenziarj convennere
nei preliminari del trattato di pare, mercò
cui il re presò sotto la sua protezione
1) Pontefice, il fratello e il nipote, a com.
dizione però che la Chiesa restituime’
Parma e Piacenza tolta da Giulio IL, co-
me membri del ducato di Milano.
Quindi Leone X, avendo fatto invitare
Franorsco 1 a nn abboceamento in Bolo-
qua, si partì da Roma lì 6 novem. 1515,
secompagnato do 18 cardinali e da un
ente corteggio di prelati, di
esteri e di altri Mostri
ed entrando in Toveana per
la Ie Valle Chiama, preve la strada di Ares-
204 FIRE
so, di Montevarchi e dell’Incisa, di do-
nre $. Dosuto in Collina si condus-
quella di Lorenzo padre del ponlefice,
posta sopra un arce a S. Felice in Piazza
00 sotto queste parole: Mic es Fili
meus dilectus. Altre pompose feste si
rianovarono al ritorno del poatefice da
Bologna. .— Per altro nè cotanta gioja
della città, nè la presenza di sì acclamato
puatefide bastarono a sollevare il di lui
fratello Giuliano dalla infermità che lo
afluggeva,e contro la quale riesciruno vani
tatti i rimedj dell’arte; sicchè poco dopo.
la partenza del Pape, pella Badia Fievola-
ma, dove ultimamente era stato condotto,
Li 19 marzo del 1516 morì nella fresca
età di 37 snai, non lasciaudo che un fi-
glio natorale, Ippolito, che fa poi cardi
pale, natugli menire era esule in Urbino.
Giuliano per le vue loderoli qualità, per
#1 gueto che nelle lettere e nelle belle ar-
ti aveva ereditato, a preferenza di ogni al-
tro della sua ossa, portò l'onorevole pater
no titolo di Magnifico, trasmesto anche
al figlio Ippolito. Egli fa dai Fiorentini
sinceramente compisoto, tanto più che
Ba asa autorità servi di freno all’orgo-
glio del nipote Lorenzo ealle brame smo-
derate di Leone X di lui fratello, tratte
pendolo, finchè visse, dal perseguitare il ge-
meroso ospite del suo esilio, Francesco Ma-
ria della Rovere doca di Urbino. Maappe-
ma maocato ai viveoti Giuliano, tormen.
tato dalla sorella Clarice il Papa occupò
i ducato d'Urbino con una guerra che co-
#6 (dal 151921 1518) non meno di 800,000
ducati, fa maggior parte cavati dai Fiorco-
tini; guerra poco onorata al primo e poco
tile ai secondi, che dovettero conteotarsi
dos anai dupo (luglio 1520) di ricevere
in ricompensa di tanta moneta il Vicariato
di Sestino con la fortezza di S. Leo, e la
regione di Moatefeliro. — Wed. Sssrino.
Questa strssa guerra diede chiaramente
suomesre quante l'efitt del nipolismo
FIRE
Soue di pregiudizio ai papi, com tutto che
dupo il trattato di cessione di quel ducs-
to, Lorenzo de’ Modici,ricunosciuto in nov.
vo duca di Urbino, avesse Gesato il matri.
i mouio (aprile 1518) cea Maddalena di
Bualagne, da cui nacque la celebre Cate-
rica di Francia, che costò la vita alla >
dre (28 aprile 1519-) Riuase anche orl»
lopo del padre (1 5
Fiorentini, come quella di Giuliano; che
anzi per uo rumore divulgetosi, sino di
tenzione di
molti cittadini sentirouo contento della sue
morte. Infatti tostochè la sorte arrise al
duca Loregzo,questi manifestò ua caratte»
re orgoglioso 6 prepotente a segno che
tutti gli affari pubblici si facevano dalle
sue oreature di mudo che. egli cunsider.
va lo Stato Gorentino come un patrimonio
con altro per fer credere sl popolo «be
esso viveva sempre sotto vu liber» regime.
Lo stesso cardinal Giulio di lui ziu, rece»
tosi da Roma a visitarlo, ne riparti ben
esequie con le consucte condoglianze, andò
l porporate @ visitare la Signoria, e
con quella moderazione e politica che
Lorenzo nun conosceva, si trattenne
con essa a riordinare le cose del governa,
mostrando dispiacere, che la scelta’ dei
magistrati, soliti per antico uso a trar
si dalle borse a sorte, fosse stata fatta
ad elezione del duca. E allorchè Leone X
destinò que! cardinale arcivescovo di Fi.
renze in € governatore della Re.
pubblica, questi ceppo co tali prodesu
consigli provvedere al reggimento di ema,
che si fece ammirare volere dal
smaggior sumero de’Fiorentini, noo socor-
tisi ancora dei stavi ambiziosi desideri,
tenuti per tanti anni con incredibile ar-
tiBizio mascherati e compressi.
Vide Leone X nella morte di Lorenzo
mancare il fondamento principale sa cai
FIRE
voleva basare un trono per la sua famiglia ;
« vi to asche alcuno che ia tal'uccasiune
nuo mancò duvanli lo stesso Papa di pe-
terare la causa de'Fiorentini ; avvegnachè
nella persona di lui ri andava a spegnere
il mague legittinio dei disorudenti del reo.
hiv Cosimo, da cui cotanta graudezza era
stata uadata, pregandulo « voler fare vpe-
ra gloriosa e ben meritata col rimettere la
ppiria ja quella libertà che sveva prima.
Nua era ancora terminato l’anno 1519
quando a Leune fu recato l'avviso della
murte ia Firenze accaduta di Maddalesa
dileisorella, madre di Lorenzo Cybo, pri-
mo di quella famiglia fra i maschesi di
Masa e Carrara, e madre parimente di
quel cardinale lunocenzo Cybo che ebbe
cotanta parte negli affari politici di Fi-
trze ai tempi del duca Alessandro, e di
Cosimo 1.
Alle morte della sorella del Papa teune
dietro (7 lebbr. 1520) l’altra della co-
Guata Albena Orsini veduva di Piero de’
Molici, quella che sopra tutti coa ferro»
we istanze aveva iadotto lo stesso Lroue tura
a lare l'impresa d'Urbino, ed alla quale fu
dato sd enfitensi dalla Rep. Gurenlina sea»
na shorso di denari, il padule di Fucecchio,
Coo questa rapidità le grandi speranze
ele grandi fortune nate © sranite quasi
ad en tempo stesso, mostravano in inezzo
alle glrie de’Medici la caducità dell’ama-
ne grandezze; douderbè Lecce da tante
morti ammonito, pensò a fer costruire la
famosa sagrestia nuova di S. Lorenzo a Fi-
renze per cullorarvi fe sepolture del fre
tello Giuliano, e del aipute Lorenzo: per
terquire le quali il Buonarroti, senza v-
puta dei suoi biugraf, nell'aprile del 1531,
lo troviamo a Carrara, ‘done snetie qualche
Vempo a contrattare i marmi delle cave,
che sppellansi del Polvuccio, per quelle
sepolture. — Ned. Sunevazza
Avera per cessato di rere nell'anuo
1519 l'imperatore Massi 0 I d'Au-
trono al nipote Carlu
Vesta per una mirabile
sscorssivai, oltre gli Stati aviti della
Germenia, si riunirono le corune del Ro.
i Spagos, e del-
della Borg-gna e
della Franca Contea. Ottenue la coruva
imperiale per elezione, gli altri Stati per
diritti percrai, e maleioì.
ti
FIRE 205
Quando perciò sì cunsidera quanti fu-
runn i colpi della fortuna, che riunirvuo
sotto il comando di queli”Augusto giuvi-
nelto si vasta porzione dell'Europa e del-
l'America, non si può fare a meno di nua
riconuscere ciò che è stato dagli storsei
chiamato la propizia stella della Casa
d'Austria.
Questa nuova e straordinaria
diede motivo a Leone X di cambiare si-
steina alla sua politica, cosicchè stacc.ui
egli dalla lega col re di Francia per etrio-
gere alleanza col nuovo imperature, sotto
ta di cui protezione pose nel tempo slmo
i suoi parenti, la repubblica fivrentva €
la S. Sede. All'incontro i Vearziani e il
duca Alfonso di Ferrara si collegaroue
coi Francesi, i quali ben presto perdette»
ro Milano, e la maggior parte delle città
della Lombardia, cocupate dalle truppe
Spagnole; e ciò nel tempo che gli Svizseri
al servizio del Papa ricuperarano i duesti
di Parma e Piacenza. Peso dupo l'anauu-
zio di queta fortunata impresa, un'imme-
improrvisa morte colse Lesme X,net
di 1 dicembre dell’anno 1321, non sense
supetto di propinato veleno, trapasso
«ua il cordoglio di non averegli riperato a
tempo all'esplosione di un'eresia che col
pretesto degli abusi di una corte currulta
staccò dal grembo di S. Chiesa una gran
parte dell’Alemagna, cosicobè lu pagata da
quel puoteGice amai cera la gloria di dare
il nome al suo sroole.
Alla morte di Leone il cardinale Giu.
liv de'Medici parti de Fisense per recar-
si a Roma sl conclave; sei quale dopo 38
Giorni di Sede vacante trovossi proclame
to in puatebce il cardinale di Utrecht del
titolo de’S3. Giovanni e-Paolo, che prese
il nome di Adriano VI: Terssinato ib con
clave ritornò in patsia il cardinale Gialio,
sotto i di cui auspioj continuare a gorer-
nari la repubblica Borentina, tanto nello
spirituale quanto nel temporale; più sicu-
ro di prima per aver egli sventati i teu-
talivi del cardinal Soderini seo rivale che
avrebbe voluto tugliere di mano al Medici
Ve redini dello Stato. Conoseva però Giu»
Tio l'amore de'suvi concittadini per la per-
duta libertà, stata sua mercè quasi che
spenta dalla forza esterna; quindi lascia»
va ad essi travedere una qualche speranza
di restituirti nel pristino regime. La qua-
le Giuzivue #-ppe si bene rivestire, che geò
32
ses FIRE
Raneuni in Firenze come na evento tal.
mute sirero, che dispatavasi pertiuy sulla
furua del governo più acconcio alla città.
Verano ia via della Scala i celebri Orti
Oricelierj, cuai detti da Beroardo Rucel.
laj ktterato distinto, il quale, dopo la
muerte del suo cognsio Lorenzo il Afagni-
fice, ivi socolee la orlebre Accademia Pla-
tesice. Ora continuandosi tale riunione,
sì rarceglievauo costà molti giovani amanti
delle lettere per disputare di subbietto po-
Nitico, e leggervi discorsi libei coafa-
eni alla rilurma del governo. Quest'opi-
inse tant’ olire, che “Alesandro
de'Pei compose bn'orazione a sume del
fioreolino per ringraziare il cardi.
mal de’ Medici to benefizio nel gior-
mo della riforme. Fu l’orazione portata
all'arcivescoro porporato, il quale, dopo pr
mere stato più volte interrogato a dirne
il suo parere, rispose che, l'orazione gli
piaceva, ma non il soggetto.
Probabilmente il trovarsi delusi in ta
Ni lusinghe, piuttosto che mossi da fri.
cagivai private, indume alcuni di
quei letterati a cospirare contro la vita
del cardinale; dondechè due di lore fu-
robu presi, processati, ed ebbero la testa
muorta, mentre altri furone csiliati come
cwpirstori. Non sodò senza macchia di
qualche inielligenza com i processati Nic-
colò Machiavelli che i suoi discorsi culle
Orti Oricellarj; i di cui concorrenti fu-
runv iu tal circostanza banditi, e dispersi,
oppure dal governo sorvegliati.
Frattanto il pont. Adriano VI arrivava
della Spagna a Litorno (23 agosto 1523)
ato da Paolo Vettori che; in
munerazione di avere cacciato di seggio il
Souderibi per rimettersi i Medici, fa fatto
da Leone X gencrale delle galeo pontificie.
Dilà il Papa si recò a Romaseguituto peco
dopo dal cardinale de'Medici, che divon-
ne il consigliere
co dopola
del Vaticano (19 novembre 1523) sotto
mome diClementeV'].—Uno dei primi atti
di clemenza del nuovo eletto fu la restitu-
ziune della patria, dei beni e degli onori
alla famiglia Soderini, azione assai lodero-
le, seppure soa fa, come dimero alcuni
quella bolla pontilicia alla Signo.
ria di Firenze epedita per condizione da
euro riceruta sn conclave: o almeno lo fe-
FIRE
ce per mostrare di fuori e col some
quella clemeoza e pietà, la quale egli,
a dir vero, dentro e co”fatti non ebbe.
— Il nuovo Papa, dietro l’esempiu di
Leone X, diseguò subito che la gras.
dezza della casa de’ Medici venisse non ne'
discendenti legittimi di Lorenzo fratello
di Cosimo padre della patria, ma nella
persona d’Ippolito figliuolo natarale del
magnifico Giuliano, ed in quella di Alt
sandro figliuolo medesimamente spurio
di Lorenzo duca d'Urbino. — 1 quali
due individui, sebbene di tenera età, Cle-
mente VII averbbe voluto, se non fargli
uori assoluti di Fireoze, almeno inve
atirli di autorità straordinaria, senza parò
dimostrare di essere a ciò mosso dal seo
arbitrio e volontà, ma richiesto e quai
fegato dai Fiorentioi tutti per il pub
blico bene e salute universale della citti.
La cagione perchè egli andava così riteno:
to e guardingo era, oltre alla natura tes,
il sospetto che avea di Giovanaine de
Medici; così allora appellavasi a distia-
zione dell'altro Giovanni, poi Papa Lee
ne, quel valoroso capitano delle sendo
nere, che fa padre di Cosimo I.
Tanto Clemente VII si adoperò affachè
la Signoria di Firenze decretame l'abilite»
ziooe di Ippolito Bglio di Giulizav a
tatti gli uGizj e dizaità della repubblica,
non cetante l'età sua di 15 anai, che
alla Goe d'agosto del 1524 il Magnifico
(che con questo titolo volle rianorani
in lui la memoria del padre e dell'avo)
fu accolto in Firenze senz'altra cerimo.
nia, affidando Clemente la spedizione del
affari politici, e la disezione del gi
vanetto al Legato Silviu Passerini ore
tona. Questo miniutro metteva ogui sta.
jo nel cuntentare il Papa in tutte le co
de quanto sspeva @ poteva il più, non
curandosi pè di spogliare troppo il pub-
blico, nè di aggravare fuori d'ogni mode
e misura i privati; in guisa che al sce
tempo, quantunque fosse di breve derata,
oltre dur accatti, che si posero si vecolarie
nou comprese l'inoposizioni che si
agli coclesiastici, bisuguò ancura che siven-
denero dei beni delle corporazioni d'arti
e mestieri. Ippulito per tauto cra cuntem-
piaiviu quel murato cune siguore e rap-
prescotante di tutta la casa Medici: nè
si petera aloan afre di Stato dei magi-
dtrati della soy-ubblica Sorentina discutere
FIRE
tenza consolare questo fanciullo, o il car
dieale tuo direttore.
Scerrevano per l’I
der reererti, l'uno della lega di Carlo V,
Paltro di quella di Franersco Î. Clemen=
te VII, iagsanandosi ne'ssoi calcoli po
tici, ahbandonò la lega dell'Imperatore
per tenersi a quella del re de’Francrsi;
quadi avvenne che le milizie di Carlo V,
dopo le vittoria di Pavia, piombarono per
vendetta sallo Steto pontificio ein Tosca-
ta, mentre che per en'altra varcava
l'Appeanico del Mugello un corpo di
truppe della lega contraria, condotto dal
dec d'Urbine, cui il governo fiorentino
Leone X, insieme col distretto di Monte
feltro, a riserva di
Erssi intorno alla stessa epoca, secondo
#l disegno del celebre architetto Antonio
da SasGallo, poste mano a innalzare alcuni
Bastioni fuori detla porta a San Miniato;
{ quali info si poggio di Giramonte ar-
rivmso; mentre per consiglio dei capi-
tusi Pederigo da Buczole, e del conte
Piero Navarra coo infisito dispiacere di
chieague ciò vide, quari tolte le tor.
ti, le quali a guica di ghirlanda a ogni
300 braccia le uura di Firenze coronava.
no, vennero gettate a terra 0 sioo al pari
delle mara racate.
Strano per tanto gli animi dei Fio
reaini ollesti, mentre avevano due po-
testinimi eerciti nel loro territorio, ano
come nemico, l'altro solto nome d'amico,
ma entrambi per manometterio e ssccheg-
Giario. Jofatti le truppe appena arrivate
Rei contorni di Arezzo, si dettero a preda»
re la Val.di-Chiana e il Casentino,
doi simo nel Val
Pepica) AlamannoSelviati, pro.
Sitrodo dell'imbarazzo dei governanti, e
di na pentefior loro pemion, chiesero srmi
ala Signeria sulto pretesto di difendere la
ct contro le soldatesche
Fireate,Ma rinfrancato il Panerini dalle
fetazioni di Baccio Valori, che al vivo
difine in quei primi momenti d'inopiata
in questo tempo pi
FIRE 207
mntazione la titubanza e confusione del
mato anche dai ca.
sciarsi ricondurre inFirenze,
i soldati con le moschetterie forzarono
quelli del palazzo a soltomettersi, e dopo
una convenzione dallo storico Francesco
Gaieci dettata snpra un banco d'una
bottega in via del Garbo, quindi dal car.
dinale Silvio e da Ippolito de’ Medici sut-
toscritta, restarono per essa tutti gli atti
del magistrato della sollevazione annollati,
e a tutti i capi della sommossa accordato
il perdona
ln questo mentre Carlo di Borbone alla
testa di un esercito sfrenato di Tedeschi,
Spagnoli e Italiani, sloggiando da Arezzo
attraversò in fretta il territorio senese, per
arrivare a grandi giornate a Roma. La que-
Je città trovandosi aprovvista e sorpresa,
fu mesa barbara vente a sacco e sangne
da quelle masnade, sebbene sì Borbone co-
Stone la vita (6 mezgio 1529).
Tale orrenda sventura che obblieò Cle.
mente VII a rinchiudersi nel Castel S,
Aogelo, ridestò coraggio nei Piurentini,
sperando di puter cumpire con magzior
fondanento e più prulenta, che non erasi
fatto nel mese inna: disegno di rice»
adegnati contro il Papa;
sere stato dato in ostaggio bi Spagnoli, e
ar n
stardì preferiti alla sua fomiglio nel prio-
cipato di Firense, e per mom averle
Clemente VII mantenuta la promes-
sa di fargli cardinale Pietro suo Giglio
maggiore. All'arrivo di quei due conjugi
a Firenze si tennero segreti consigli, dove
intervennero i principali cittadini, i qua.
Ji indumero la Siguoria a far un decreto
che riapriva il gran consiglio del popote,
salvo che il numero dei votanti limitomi
ille; e di più obbligarono
quei Signori a creare una quova helia di 20
buon'uomini, 5 per quartiere,l'autorità del.
la quale per tutto il laglio vegnente derar
doveme. Deliberossi ancora, che si avessero
(RE
nà (> per quatio
o “e compari. i quali intime
«ngn «rgla e dalia, aveuero anto.
2 cessa ufime si 20 di gingno
= egrerme qupli afizi che onstamavano
= va 1a sesroe semnineti dal comsiglia de’
nuantità tare Filippo Sirozzi partecipò
= endazie Ponerini e al Mellici siffatta
scosse, è Bel tempo stesso snuunziò
si cente Neferi, che la Repubblica non
arca più rogo di lui, nè delle sue
qenrde al pol
pieeleti ta del cordinale tl provvi.
vuen prima di frmarla vi fece aggiungere
8” articoli segnenti (in data del 19 mag-
po 1527); cioè, che Ippolito, Alessan-
dro € li dochessina Caterina de’Med:ci
Soveero eome gli al
presti per cagione di cose seguite dopo
fl 15198; Pre fosse loro permesso di stare 0
di attontamarsi dalla città a loro piacimen-
to ed arbitrio; eche a tutti di Casa Medici
dille pubbliche graverae.
Noe credette per altro il cardinale di
he si potese con sic
pre. la vita privata in una città, mella
Quale si era dominato da principe; don.
dichè determinò di pertirsi con i due gio-
ani, consentendolo il governo, per ordine
del quale furono scenmistati,e verso i con-
fini scortati dai fanti del contc Piero No-
feri di Moatedoglio.
Fa questa la terra ed altima cacciate
di’Medici,i quali stati fuora tre anni a
viva forza, nei modo che qui sppresso si
dirà, ricuperarono ls patria, della quale
si fecero suolutamente signori e padre
ni, compreso tatto il suo distretto e do-
minio.
Una qualche riforma si portò in quest”
sessione sul sistema civile d.l governo,
col nominare nn Sensto di 80 individui,a
col portare a unanno la dursta della prime
migietratora.Coneorse la mapgior parte de’
eleggere goof.Icniere di gioni
sino al luglio del 1528, Nicolò Capponi
figlivolo di quel Piero, che fu entanto
hesemerito della patria, e cognato per
wra di moglie di Filippo Strozzi testà no-
minato, Egli erasi acquistata qualche
riputazione apprese 1 suoi cittadini si-
no de quando in dei ire commissari di
FIRE
guerra all'ultimo impresa di Pise, dove si
era fatto on gran nome Gino seo srervale
nella prime capitolazione della stema città.
Avendo in tal guisa i Fiorentini rice
perata la tanto ambita libertà, molte com
nondimeno venivano a turbare questo quasi
riniversale contesto. Imprronchè la peste
che in quesl’anno ricomparre com leggieri
principj, venne a tale che dal mese di
maggio infine al novembre si trurarone
emer morte dentro la città circa fo,cc0
altre le molte famiglie fagzite per
ripararsi a Prato e mei luoghi meoo «flit-
ti; in modo che, nom le
deliberazioni pe Are seri pl
rale consiglio 800 cittadini, si decretò
che per allora serrisse la metà. Dopo
la peste nacque el gran carestia che prr
molti ansi nom sì ricordava in Firense
nè in contado emere stata la maggiore.
Mi quello che non meno di coteste scis-
gore affliggera i buoni, era il noe treversi
tra i cittadini quell’unione che in tal caso
sarebbe stata neceseria; in guisa tale che,
i sppema verano i Medici di Firenze per
titi, il popolo corse alle lor case per re-
barle,e con gran fatica potè il Capponi,con
altri buon’ uomini difendere le une, e
raffrenare l’altro.
Aggiungssi che a molti parve di vedere
grandimima parte di culor-.pei quali i Me
dici restarono cacciati, nom cercare posto
il vivere fibero e lo stato popolare, ma siv-
vero ua governo di pochi, una vera ariste-
crazia: cui ad nom voleva riferini
qu consiglio di ottimsti da loro me
con sì grande autorità nominati.
Locode in mezzo a tanti mali cagionati
della peste, dalla fame, dalle spese sof.
ferte per guerre esterne, © per interne
sollevazioni, la volse l'animo a
opere di devozione, e a ordinere leggi
cantissime con la mira di poter riformare
i guasti, disonesti e vizioni costumi nella
città.
Avvicinemiori i) tempo. in cai Niccolò
Capponi dovra lasciare la prima magi.
siratera, da lei medesimo fa promoste
nel consiglio generale una preprziione
sopra tutte singolarisuma, quella cioè
di eleggere Gesù Cristo per Re de’Fioren-
tini. 11 progetto fu prcolto è primo give.
ta quasi a pieni anffragi, se
26, che tal decreto ara Si rereceno. -_
Fa il titolo di questa Jegge ceritto sopra
FIRE
la parta del Palazzo della Signoria in let-
‘ere d'ore, attorno cl nome di Greù che
tettora ini sesipito si vede ; nella quale
ce fa megaito il pensiero del Ssvonsrola,
de, in una predica, aveva proclame-
le fra la nemerosa sua ndirnia Gesù
Cristo per Be del Gorentino.
Fer questo fatto Niecolò Capponi cssen-
doi arquisiato maggior favore fra i citto-
diniavermae. che mell'elezione imminente
del mano gonfaloniere egli fa raffermato,
trade avelo ne'secondi favori per emu-
LA qel'onere mess. Baldassarre Car
En la città di Fisense nell'età che
quale cose seguivano, aggravata da molti
debiti, stente le esorbitanti spese che s'era-
no fate per erreire più che altro ai po-
Iini disegei dei Medici, le quali somme
di denaro furono cavate dalle borse dei
Gittalini, 0 per via di belselli a tatta per
di, 0 per via diacestti che mai odi
rado si rendevano. Ed era mecessario che
ia 1a] medo seguisse, tostochè le usuali en-
trute del governo fiorentiso nom oltrepes-
terano allora i 370,000 scodi ia circo, dei
quali se ne asecrbivane 80,200 nel rendere i
frati ele paghe del Monte comune; e inf
ne è 100,000 scudi si annosl
mesie nel palazzo dei Signori, nelle pe-
Ghe degl'impiezati, nelle guardie ordinarie
delle Sisto e delle fortezze, nelle muraglie
FIRE 209
re di Leone X contro i Frasorei; 3oc.sce
d i capitani imperiali prima dell'e»
Jezione di Clemente VII, e nella guerra
che incominciò allora ad accendersi. e che
terminò quando fe consumata la Repob
Blire, si distrussero non meno di Goc,cce
ducati d'ero.
La trista rimembranta di queste e di
altre non meno odiose cose spiageva spes-
ve volte una folla di giorani a trascorrere
agli insulti verso gli antichi reggitori delle
città, e contre tutti quelli che manteno.
ansi ancora, o che ferono amici dei Mo-
did.
Il goafeloniere Capponi eta l'uomo del
Gineto mezzo di quella età, più Piagnone
ehe 4rrebbiato. La sua [en
bra che venisse in lui consigliata dai rigusr-
di dovuti a va concittadino Pontefice, col
quale i Fiorentini venivano indirettamente
ad essere in lega mediante quelle che essi o-
vevano col re ili Francia. Peraltro i fano
tici della muova libertà, i momici più arditi
de'Medici si diedero a calansiare pubbli.
camente Niccolò Capponi; dei quali feorsi
Capo un vomo Baldassarre Carduoci,
già profemore di diritto nell’aniversità di
Padova. Era ecsiui nella mutazione del
governo tornato alla petria con grem fave-
te, sicchè tento alla prime quanto alla
seconda elezione del gonfaloniere aunuale,
era sempre appremo al Capponi, rivale il
più prossime per numero di vati. Dopo la
conferma del i nella carica di gon-
faloniere,il Carduoci fu allontanato dalla cit-
tà con l'onorevole veste di ambasciatore del-
la Repubblioa al re di Francia, scciorchè
impegname quella maestà a non intrigarsi
com Papa Clemente, e per dimostrarle che
Firenze era perotissima ad ogni spesa co-
de sostenere la sca parte in Italia. — Una
meno di giovani nobili, al gonfaloniere
avversi, col pretesto di voler formare vee
compagnia armata per la custodia della cit-
tà, sotto la quale si serebbero pei rioniti
tutti i loro fautori, chiesero perciò ai Sio
(Guori una bendiera col metto Likertos.
Cenchbe quel megietreto l'importensa
delta domanda e tl disegno de'fazioni, on-
210 FIRE
militante sotto i soliti antichi 16 sten-
dardi o goofaloni dei Quartieri della cit-
tà. Ragunavansi ogni mese per le raswegne,
€ per eseguire gli esercizj militari, ar
bande recava diletto, Educia e meraviglia
anche ai forestieri.
Tali farono le pubbliche sciagure, tali
le molte gare private che a quell'epoca af.
figrevano la Rep. Sorentina; mentre in
quanto alle cos di fuori non erano per
anche in Firenze meme le berbe del nuo-
vo regime popolare, che cominciarono a
svellemi da ainbizioni segrete, da inimici-
gie palesi, da opinioni opprete e contradit.
torie intorso al reggimento politico della
stenta città.
Une delle quali opposizioni, sostenuta
een troppo pertito nel generale consiglio,
fa d'importantisime consegnesta a Pi.
renze, come quella che segnatò la perdita
irrefragabile della sua liberti. Esendochè
le truppe imperiali, dopo il ssocheggio di
Roma, mentre stavano aesediendo in castel.
lo il post. Clemente VII, mandarono agen-
ti a Pirenze perchè facessero intendere ai
snei reggitori, che se volevano collegarsi
cone loro, promettevano la ratifica di
Cesare ad ogni convenzione che Some
per trattarsi a favore e in difesa della
repubblica fiorentina e della esa liber
CS
Sopra di che fattesi più pratiche, non
vi fe modo che i cittadini più inf
4 primi capi dell volessero mai dare
orecchi a trattatisa alcena, preferendo
pinttosto che la città fnwse de'France-
di allesta. In siffatta opinione concordava-
mo altresi molti buoni ed onesti cittadini,
che tenevano in riverenza le di
fra Girolamo Savonarola, il quale allorchè
predicava la felicità di Firemer, usava dire
Gigli con Gigli dover fieri
nione, che fu la più confurme si
popolo, jase talmente i reggitori del-
la città, che esi frorre sebito.mna spe-
«ie di conlizione col re Francesco | con-
tro l'imperaione Carlo V, costisione che
portò seco ben presto cna_ sn doleroro e
bungo sesedio la perdita irreperabile della
Repobblice. I Fiorentini rinnovando l'an-.
{ico trattato di aliesoca con la Francia, si’
trovareno per conseguenza ad essere per
singolare coniradiaionè momentancamento
FIRE
alleati eziandio con Clemente VII lore
peculiare nemico.
Non mai o radissime volte avvenne, che
magistrato alcono deliberssse cosa prrsuna
la quale interamente suxldi»fscesse a totti
ed anche non fosse da molti biasimate. Nè
è dabbio che a mantenere quel governo,
bisognava (a parere dello storico Varchi)
lasciata la via di mezzo, 0 accomunare lo
stato anco al minuto popolo, come nella
congiura de’Ciompi, © seguitando il vole
re degli drrebbiati e tirannicamente pro-
cedendossicurarsi aflstto dei capi del po
polo; magli nomini molte volte o son
fanno © noe possono mò risolvere nè cer.
grire ciò che comosonno e quanto vorreh-
bero. Oître che im una repubblica noe br.
ne ordineta, anzi corrotta, com'era 1 allora
questa di Firenze, è del lutto impossibi-
le,0 che vi curgano mai uomini buoni e ta-
lenti, 0 che pare insurgendovi, non siano
invidisti tanto e persegnitati, che eglinoo
enî
ben dirigere il timone della Rep. fiorenti
ne a eni presedeva allora il Capponi, uo-
mo,cei pisceva da wn lato la libertà, mea.
tre dall’attro leto avrebbe voluto concilis-
re con la maestà del pontificato la fortara
della esa Medici e l'indipendenza della
ana patria,
Mentre i nemici del gonfaloniere Cap-
peri eramo intenti s spiarne le pratiche
è le azioni per ruinarlo nella pubblica
opinione, accadde un accidente il più op-
portuno si loro disegni. — Siccome egli
odiava i modi violenti, dopo l'ultima @
spulsione de'Medici, aveva posta ogni sua
cura io frensre quanto poteva la rabbia
dei loro memici riammettendo ogl’im-
pieghi gli antichi aderenti quello
oriata femiglia,e oercando di mon inaspri-
re con misure treppo camstiche Clemente
VII. Teseva pure usa privata corrispon-
denza in Roma con Jacopo Salviati familie-
re e parrate del Pontefice. Aveva appunto
il Cappowi riceveta una lettera, nella
quale, benchè ci diceme che il Papa ame-
va la libertà di Firenze, nondimeno vi si
leggovano sleme espremivoi ambigne st-
te a generare sospetto.
lettera, caduta per negligenza
di tasca al gonfelonicre, fa recsta a uno
dei Signori (Jacopo Gherardi) memmico
FIRE
resrimo del Capponi ; il quale Gherardi
tnando in quel foglio un corpo di delit-
te,chiamò tosto in palazzo i suoi amici ar-
mati, fece adunare il consiglio coi suoi co
leshi,lai quali solircitò om precipitoso giu-
dio, promotendo la sentenza di murte
tipra il quofal.miere. Ma se non restò vin
tu la proposizione del Gherardi, ci vinse
però il partito di deporre il Cappoei dal
la prime magistratura, eleggendo in soa
mor per olo mesi ile 1528)
Francesco Cardacci di fessione merca-
taste.— Credette Niccolò ritornarsene la
versa casa, quando i Signori, di cai era
prepesto l'accusatore Jacopo Gherardi,
raquastisi col auoto gonfaloniere obblige-
teso il vecehio a restare in palazzo per
euere esaminato intorno alla sua condot-
toda wa giuri di Bo cittadini, C
Capponi in presrata dei saoi giudici
per bea due volte, l'altima delle quali
0e0 tania gravità, moderazione e sicu-
verza diecorse di sè medesiano e del suo
eperaio da sventare in ogni parte l'accusa
e tetti i sospetti cavati da quella lettera;
in guisa che quel giuridico consesso, ma-
riviglisto della bontà, della prudenza, e
delle see virtà cittadine, decise che dalla
fetta querela fosse aseoluto. Dopo di ciò
11 Capponi fa onorevolmente da alcuni
megiairati e da molto popolo alla cas
Cit accompagnato. Ù
Era di due mesi 0 wn circa entrata la
nuora ju palezzo col gonfaloniere
i, qeandosentissi il primo accordo
ta il Papa e l'Imperatore, pubblicato in
2°39 gingno. Nel quale tratta.
&, perciò che a Firenze apparteneva, era
to coavezato che l'Imperatore avrebbe
dels per moglie Margherita ona figliuola
talerzle sd Alessandro de'Medici, nipote
di Clemente, obbligandosi Cesare di ri.
Scitere ia Firenze il prefato Alessandro,
fl mezsibico Ippolito, già cresto cardina-
Vendi restituirli entrambi in quella gran»
dea, in cui eramo innanzi la loro cae-
Seta. — Al quale accordo andò die
tre quello conehiuso ja Cambray H Sago-
1 col re di Francia; del quale,sebbene si
Maprradessero dal re i si ci collegati d°
Vul, Prsperienza moedimeno mostrò che
Si veli non raccolsero frutto alcuno com
Muli trandi paci dei due più grandi
meserchi dell'Europa. Tali notizie intere
di Firentini, ureasi accertati. che la
FIRE
Guerra doveva venire loro sddomo focere
tosto diverse per riconciliarsi col.
l'Imperatore e anche col Papa; ma iron»
cata ogni speranza di n
cui
ri
solvettero correre. la sorte terribile della
guerra, disponendo i cittadini e la città
alla più. vigorosa resistenza e difesa.
IL SUO DLTIMO assEbio.
Per quanto alla storia antica, e alla
ancore non manchine
st
F
3
HE
Hi
Aeoto, che o per amure 0 per forza
miaio di Firenze ricuperare.
Per la qual susa, sino dal bel pri
della espulsione della sua Cass, i reggitori
del governo forentino
Shella erano queste 16: 1. Pescia; 3. Bere
6%; 3. Fivizzano e Castiglion del Torsie-
219 FIRE
re; 4. Pietre-Santa; 5. Vico-Pisano; 6.
Scarperia @ Barberin di Mugello; 9.
Borgo S. Lorenzo, Vicchio e Dicomano:
8. Pontassieve è Cassia; 9. Firenzuola
® Piancaldoli; t0. Marradi © Palaz-
suole; 11. Castrocaro e Portico ; 12.
Modigliana; 13. Galeata; 16. Val-di-
Bagno; 15. Poppi, Castel S. Nicculò è
Pratovecchio; 16. Bibbiena, Castel-Fo-
cognano e Subbiano. — Le altre 14 or-
dinanse a Francesco del Monte
farono: 1. San-Miniata al Tedesco; 3.
Campiglia; 3. Pomarance; 4. Radda,
Greve e Celle; 5. San-Gimignano e
Poggibonsi; 6. Terra nuova, Cauel-
Franco, Latsrine, Montevarchi e il Bu-
cine; >. Monte San-Savino, Fojano è
Civhtelia ; 8. Montepulciano; 9. Certe-
ne; to Castiglion -dretino; 11. dres-
lio e Mom
rporfplarizane
che entraue
1539; la quale fa mons ilo determina»
Rione l'anno innanzi presa, di fortificare
€ gettare a terra; € similmente stimassero
emi il valore de’campi o altre terre, che in
fortificando occorrese gusstare. Le quali
stime e valute dovenero Gnalmente esser
valide quando la Signoria con tutti i collegj
deotro il termine di dieci giorni Je aves-
sero approvate. FI che fatto, si dove-
vano i padroni di detti effetti scrivere
ereditori ia un libro particolare del Moo-
te comune, per riceverne gl'interessi a ra-
gione del 5 per cento, inliotanto che il
Comune non avesse soddisfatto loro il va-
lure del capitale.
Quindi per fornire i confini di gente
armata, i Dieci di Libertà inviaruno com-
Imisserio di totte le genti fiorentine ad A-
resso e Cortona Raffsello Girolami; il
quale menò seco otto capitani appartenati
alle bande nere cosi dette, perchè alla
morte del valoroso luro duce, Giovanni de'
Medici, si monturarono tutte a lutto.
Fuautosizzato i) Girolami ad essoldare
FIRE
5000 fanti e quanti potesse il più di quelti
appartenuti alle socemuate bande nere.
Lo stesso magistrato dei Dicei clese
pet ot anso com titolo di governate
sopra le fortificazioni e riperi della città
di Firenze il sommo Michelagnoto Bor
narroti, che eotrò pur anche dei Nove
della milizia.
Perchè poi non mancassero denari da
pagare le compagnie e i capitani assoldati,
farono in uno stesso giurna (6 agouo
159) proposte e vinta tre provvisiosi;
di eme relativa a un imprest-
è di 82,000 fiorini; la seconda fa per
tassare un sccalto a quelli eh: no
latemero avuto nel 1538; o la tema
per iacemerare tutti î residai dei bel.
Lili è prestante, © qualsiaci altre impe
sizione passata e mon saldeta.
Prima che fome eletto in ajutante del
eommisario di guerra ad Arezzo, sveva
militato fra le bande nere il capito
Francesco di Niccolò Perracei, quel
1’ eomo che da privatisimo cittadino,
mentre era potestà di Radda (sono 1617)
diede prove di valore cel ritegliere ar-
5 quiodi,
passato alla guardia di Empoti, darle ra
ta virtà dorante la guerra e assedio di Fi-
renze, che a lui, sebbene troppe tardi, fu
dal suo governo tanta satorità militare sc
cordata, quanta forse nessun altre cittadi.
no dalle repubbliche italiane del medi
evo ottenne
Così il Ferrucci, se în vece di esere
inviato a Perugia presso Malatesta Bs
Glioni, fusse restato con le soldatesche iu
Arezzo, non avrebbe al certo tanto vil.
mente e senza preciso comando, lasciate
questo posto in balia dei nemici ; come fe
ce appuato chi in appreso venne al pre-
tidio di quella strssa città.
Avvegnachè l'esercito Gorentino sotle
gli ordini del commissario Anton Fran.
cesco degli Albizzi,anzichè aspettare quel-
lo del neinico comandato dal principe Fi-
liberto d'Oranges,ritirossi daArezzo aMve-
tevarchi. e costà, umitosi al Malatesta che
Trugia, si accostò a Firenze con maravigliou
sorpresa dei cittadini e dei magistrati. me-
i che senza
consultare la Signoria nè i Dei del.
la guerra aveva scritto all’ Albizzi che
FIRE
vi rilirame com le truppe verso Firenze
per maggive difesa della città. ‘Se poi una
tal misura non mostrò arll’Albizzi trop-
po timute, diede almeno a irevedere ona
ta quale propensivne verso il partito
de’ Nol.ri, cowe alcuni nun sraza ragio-
ne dubituroso, rammentandosi che era
quel medesimo Albizzi che aveva cavat. di
palszzo il guafaloniere Sulerini. Comun
que cia quella strategica fu si mal con-
cepita e di sì grao danno ori resulta-
menti, che putd, se con sccagiouore, al-
memo cellesitare la rurina e cadata della
città.
la tante confusione di 008° quei mo
Era questo formato di cieca 8100 soldati
Serratieri e di Seco viboai distribuiti co-
teme serrati tall gli esercizi, susprro
eemmarcio e lavorio, fuvrchè di vivere
vw
FIRE 85
UaUi armati, e ialenii giorno €’ notte ia
militari ronde e scaramucce.
Nel di 24 ottobre del 1529 il generate
de'nomici pustò lesue genti sullo colline di
Moutici e di Arcetri, nel piaa di Giullari,
alla torre del Gallo ca Giramunte. Da a»
test’ultimo puuto più prosime alle mura
della città fece batiere inulilmente wa
150 colpi di cannone il campanile di Sun-
Mioiato al Alvute, fasciato per cunsiglio
del Buonarroti di coltroni, e sopra Il que-
le era stato collucate un pesso di artiglie-
ria che daaneggisra, senza ricever dunuo,
H campo nemico. Si ‘acerano ugni unto,
ora di uotte e vra di giurao, delle. sortite
dalle bande guidate da Pr Colouua
loro geserale,ud onta che ulie volte fonro
impedite del troppo cauto comamlante se-
premo Bugliuni. Da na altro lato tusto
che l'esercito imperiale si avricinò a Fi-
renze, i Soncsi comiuciarunu a currere e
rubare nel tesriturio Borentiao el loro li-
mitrofo, canciamdu armata mamo i Ricasuli.
di Brulio, dure muerru fauto, e mundsn-
do peste ad amslire Mepiopelcisso, cca
tatto che nua riessisse per ‘allura d'avere
lo. — Aggiungasi che i popoli delle cit-
tà e priacipali terre del distretto Burenti.
no, come Areztu, Pistoja, Volterra e Sea-
Miniato, non potendo tollerare di vedersi
seggriti a quisa di schiavi ad un governo di
ambivano che di assicarazei una stato, per
cui più spesse volte si Medici anziohè alla
Bepubblice, affezionati
e- ambasciatori ieviati a Carlo V, che ritor
nò solo in patria), si diò bando di ribelli
emigrati famiglie . primario
renze : fra i quali Jaenpo Sabviati.
Pier Franorsoo Bidulfi, lo etorioe Fras-
creto Guiccn. divi, Akssaudro Coruni ec.
28
214 FIRE
A Baccio Valori ch'era comminario per
come traditore della patrio, fu efregiata e
adrucita una lista della casa sua da capo a
piè, secondo una legi tica. Nè potè
passare senza taccia di traditore, e pagarne
la pena, Lorenzo Suderini, che raggoaglia-
va Baccio Valori nel campo nemico di ciò
chedi più importante accadeva in Fireoze.
La seventà dell'enunciato bando fu
cagione che molti ritornassero in patri;
tra questi Michelagnolo Buonarrot
quale poso innanzi con Rinaldo Corsini e
Antonio suo creato se n'era uscito
di Firenze. La cagione si fa per aver
egli, come uomo zelante della salute del
la sua patria, inutilmente avvertito il
gonfaloniere Cardurci, dal quale fa mal
accolto, quandolo prerenne a stare in guar-
dia del Malatesta Baglioni, avendo inteso
dire dal suo amico Mario Orsini (uno de'
ovmandanti dell'esercito finrentino che la-
fortemente (siccome i fatti ogni
gioran più lo confermarono) che Malate
sta dovesse far tradimento.
L'esercitodell'Orangesi distese dintorno
alle colline sopra Firenze in guisa da cir-
condare con on semicerchio Lotta quella
parte della città situato slla sinistra. dell’
Arno, mentre dal lato destro verso il pog-
gio di Fiesole e dalla parte del
Sesto e di Campi le comunicazioni si man-
tenner» libere sino e che non calarono
dall'Appennino di Bolagna Soon Tedeschi
mandati dall'Imperatore; di modo che non
nel combattere contro l’esercito il
più agguerrito di Europa.
Nè mancavano a tener vivo il corag-
gio degli anediati, oltre l'amore della li-
bertà e la difesa delle cose più care, le
aleuni fervorvii fr
cani (fra Benedetto da Fi
charie da Fivizzano) i qui
del loro correligiono fra Gi
rola, vaticinsvano vittoria e felicità per le
piazze, per le chiese e persino nel gran sa-
leone del palazzo del popolo.
FIRE
A siflatte prediche tenevano dietro pre
emsioni analoghe per riscaldare sempre
più l'animo de’Fiorentini ; i quali sor
contenti di tenersi sulle difese doneo-
davano spesse volte ai loro capi di emere
condo! i delle mura a combattere
Gli amedianti.—Fra le diverse azioni, due
massimamente meritano di essere quiraa-
mentate ; la prima accaduta nella notte
piovosissima del to novembre 15%
quando il principe di Orange, pensando
di ricerere meno offesa dall’artiglierie, 0
di trovare i Fiorentini, per cagione della
festa di S. Martino, sepolti nel sonnee
nel vino, con 4oo scale, stategli fornite coî
molti altri arnesi di goerra dai Senesi,
Paccostò tempo stesso con tutte le
sue genti alle mura e ai bastioni delli
culi dalla parte d'Oltrarno, cioè dalla
S. Niccolò sino a quella di S. Fre
Siano. Ma oltre che gli assalitori trova
sentinelle e le guardie vigilaoti,
ja nazionale e tutto il popolo sone
all'arme 10 on attimo; sicchè alle quattro
ore di notte era corsa tanta gente armata
in tulte le vie conducenti alle porte di 0l-
trarno,che dalla calca noo si poteva passar più
oltre. Fu in quella stessa notte veduto un
vecchio condarre seco per mano un suofiglio-
lino, il quale dallostorico Varchi interrog»
to, cosa egli far volesse di quel fanciallo, ri-
spose: voglio ch'egli scampi o muora insie-
fiorentine, fu quando esse impazienti dis-
salite il nemico si presentarono ai comss-
danti prontissime ad investirio nei suoi
stessi accampamenti. La qual cosa, cuesde
coni voti e alle intenzioni di Mal-
testa Baglioni, cui poco innanzi a nom
della repubblica il gonfaloniere Rafiello
Girolami aveva consegnato il bastone del
comando generale, fu da lui quasi a inga>-
no consentita; giacchè inviò le milizie
fiorentine al prieo assalto contra la prole
fanteria Spagnola, forte non tapto per il
tito in cui era postata, quanto per ewert
la truppa più valorosa di ogai altra; talchè
dava minore speranza di essere viole, ©
meggior motivo al Baglioni di screditare il
sno emnlo Stefano Colonna, onesto quis
to valoroso comandante di quelle guardit
nazionali, Ordinò dunque il Malatesti,
che la mattina del 5 di maggio 1530
dovemero, divise in tre colonne, eusir fao-
FIRE
me un'era medesima da tre lati, cioè dal
le porta S. Frediano, della purta di S
Fior Gallalini, e da quella di S. Giorgio
falle Cosa; e ciò dopo avere data istru-
Mione ai comandanti, che investissero a
prima gianta e s'impossessassero del poggio
di Colombeja, dove fa il convento di
£ Donato a Scopeto, fra la collina di
SenGaggio e quella di Bellosguardo.
1 poggio era furtificate e guardato da un
reggimento di veterani Spagnoli e da
sa caraggiono loro coloaaeile, Baracone da
Bara, che vi restò morte dopo un csagni»
no sembio: nel quale assalto le milizie
diedere prove non dubbie di coraggio edi
deirezza, Nel tempo che da questo lato
i Fiorentini altsccavano com intrepidezza
ilesmpe, comeodò ai Tedeschi posta.
tialle destra del Gume di mettersi in ordi-
neaza per accorrere in rinforzo azli Spe-
freli combattenti nell'opposto lato. La
terza colonna, che doveva escire dai ha-
HHRs
frabi:
LTAL
LEE
|
IE
t
r
ordine dalle suburbane colline,
dape sver combetteto con sommo valore
Stia quella avesse agito la terza colonna.
Fra i distinti Gorentisi che restarono
quella sanguinosa fazione fuvvi
Fim di Leopoldo de'Pazzi capitano del
Malilene della Vipero, e mess. Lodovico di
Nienii i ch'era il porta insegne
Claitano da Parrano.
Ai 16 di maggio, fatta la rassegna go-
FIRE Ì16
merale delle milizie urbane, quelle dai
18 iabao a 40 anni si trovarono essere in-
torno a 3000, e 2000 l'altre da fo a 55
sosi. Fa poi cantata una solenne mossa su'»
la piazza di S. Giovanni, presente la Si-
Guoria, i Dieci di Libertà e il generale
Com tuite le bande civiche, alle quali si
fece prestare giuramento (toccando ciasca-
mo il libro aperto de'vangeli), che non ab-
baadonercbbe mai l’uo l'altro, c finchè
avene spirito ciascuno difeudercbbe la li.
bertà della patria.
Per cavare denari in tutti quei medi
che i Fiurentini potevano, fu fatto un lot-
Vo di beni dei ribelli, al quale si metteva
tea dacato per polizza; e cominc.ata ai 17
enaggio nei modi soliti la pabblica estra-
Rione, se ne cavaruno 6600 fiorini d'ora.
Nello stesso mese, dop» esser stata messa
a partito uadici volte, fa viota una legge,
mediante la quale si raoculsono tutti gli
argenti e gli ori non coniati dalle varie
Classi di abitanti di Firenze, eccetto dai cite
tadini che allora militavano, e medesima.
mente farono ratcattati gli orie gli argenti
delle chiese, lasciati solamente i meccesarj
all cultodivino, noe escluse le giuje d'iatore
no alla reliquia della S. Croce, e quelle
della mitra che Leone X dunò al capituto
della cattodrale. Quindi fatte le stime, e
accreditaline i respettivi padroni, si mao-
daruoo in zecca, e farowo coniati per sino
4 53vuo dacati di una nuora muneta d'ar.
Bento, alla quale era unito ua poco d'uro,
del peso di denari 13 e gr. 7 l'una, spero»
dendusi ciascuna di ese per uo meczo de-
cato (lire 3, 10). Coteste raonete da una
parte avevano il giglio con le parole iator-
no Senatus Populusque Florensinus s
nel rovessio la croce con una corona di
Spine, e nel contorno Jesus Rex nester et
Deus noster.
Nei tempo medesino che intorno a Fi-
renze ogni giorno si bagnava il terreno di
sangue per le frequenti scaramaccr,nacque
unemochetenne la guaraigione, la città
€ i nemici di fuori intenti a un ducilo, io»
sorto per cagione di amore di dunua più
che di patria. Furono due nobili fioreati-
mi, Lodovico Martelli che militava a faro
re della città, e Giovanni Bandioi ribelle
nel campo nemico. 1 quali, dopo enersi
cun cartello stidati, richiesero di avere
cisscuno us compagao, pare nobile € cit
tadino, nel deellare. Il Maricili si eleme
LI6 FIRE
Dante da Cast-ghone, ed i. Bandioi Ber.
tiny Aldubuaudi. Uscironu i duc cavatici
di Fireuze cou licenza del Malatesta ©
derl'Orauge nelle des.goste arcue in duc
chiusi stcceati, e in prescuca dei due eser-
cit. sul poggio de'Baruoc Ui,vra il Poggio
Lecper iale.Vinnesi al fatto, e nel durilu del
Mutelli coutsvil Bandini resto Ludovico fe.
Fitua morte, mentre nell'altro agone si cum-
baitè cun diversa fortuna,perchil'Aldubrag=
di aveva date cinque ferite a Dautc, che sta
va quasi sulle difese, quando questi mevò la
apala con tanto mpetu contro l'avversario,
ch: do fice di subito morire; e comc.chè
dall'aua e dall'altra
Peidita c lavittoria, ciò moudumeno si ris
pose a para dulla città e dal campo con lo
sparo delle arliglicrie.
| pericolo si faceva più grande,
più crescava l'odio contro 1 tradito:
ri. Per la qual cosa furono condannati
4 morte Ja «pu Corsi e il di lui Giglio Gio-
vanni sccu-ali di avere tenuto trattato di
Pisu.ch'era statu alla
dote cusionta dalla
tema sure uu frate Fi
di guerra a Prato, perciò
pa, il aemico di
quantv accadeva giornalmente in Firenze.
Fasà ribrezzo a taluni 11 seutire, che si
coudannassero alla pena della testa perfino
euloro che pronunziavano parole in qualche
guisa favorevoli agli «utenati degli espulsi
Medici, nom ecoritnsto Cosimu il padre
della patria e Lorenzo il magnifico. —
Reca perciò maraviglia, che vo mezio a
tanta sorvegliauza contro i cittadini sos-
petti di tradimento, e fra cotanti pericoli,
Îl governo now rivolpesse una magi re
attenzione verso il generale Malatesta Ba-
petto dalle cose dette
da Michelaguolo al goufaluniere Candueci,
e dalle stisse di i
la segreta corrispondenza che
con il generale nemico e, indirettamente,
eun papa Clemente: sicrome lo provarono
pui la cedola trovata in petto dell’Uran-
Ge. quando fn spogliato il suo corpo in
i battaglia, e le lettere fatte di
pubblico diristo dal Lonig,
In meezo pero a lanti traditori risalta
va più splendida la fede e il valore di un
doi Cittadinv che rese lonzamente inerti
FIRE
Ve-itu di sì potenti e ostinati nemici fine
alla battaglia di Garinana. Mancò allure
a Firenze un'altr'uumo onme Franorseo
Ferrucci a comandere l'esercito durante
lmediv della città, sicchè la sua vi
potere: stancare, e furse anche. obbligane
l'esercito oemnico a sloggiare di là; e eni
rimettere ad altro teupo la conquista e
la schiavi
Firenze da Clemente VII
ar 'entemente desiderata.
Fu Ferru. ci il slo pitoto che mostiaue
capacità e maggior coraggio im mezsoa
procellusa tempesta Da Empoli, dove
fu inviato col titolo di commisarie di
ra per guardare tuito il Vel-d'Arno
inferiore e sovvenire di vettovaglie l’asse
, terribile quanto il fulmine egli
accurreva, ora a San-Miuiato scalandu le
suc mura per eacciarme i nemici, ora cun
Volterra
sì craribcilata, e cm,
, basteva Spazooli e ita
socursi per riavere la città. — Dopo
glurivia azione, il Ferrucci fa cun
decreto della Signvria inualze a un gr»
i che ludichiaro comi»
screti deila Repub
blica. Fu allura che quel prode asedità di
iù sedita impresa c'e abiua
uni ustacolì e cus pos
chissimi mezzi qualsiasi pencrale, deciso di
prrire 0 di liberare dalla fame e dall’
div ta ssa patria. Fatte le accessarie di
sposizioni per la conservazione e difesa di
Volterra, il Ferra: ci in tre marcie lungo
la Cecina, pel li.torale di Bosignane, Val-
di-Fiue e Val-li-Tura si cundusse a Pisa
con circa 1500 fanti, olire alcune lance e
pi» hi soldati di cavalleria. Giuoto costà i
anunalò di febbre, per cui fa obbligato a
trattenera 13 giorni ; duve sccuziatoni cca
Gianpauto Ursim e cun Bernarto Strueai,
commissarj di guerra in quella città,si ce-
curò nei preparativi della sua imurma
Frattanto egli visto le due cittadei
va più capaci di muovere tumulto; ria-
ni inneve sutto 35 bandiere un esercito
di circa 300n peduni, e di Gov cavalli;
greve) che geltavano fnocu lavorato, per
distubuirie a ciascuna compagnia, pruvti-
desi di pezzi dla campagna. di ana bumma
Quuutola di scale, di vaso qualtta di ser
FIRE
timenti, di multa muvizione da gnerra,
dille neccusarie vittovaglie, fra le q
nua buosa dose di bisculto. Appena e
tivi libero dalla febbre il Ferrucci, nella
Sulle che precrdè il di primo sgusto, usci
valse. esercito di Pisa per la porta di
Laeca, il coi territorio attraversò per in-
comminars: in Valdi-Nierole; mail capita
no Iuiamaldo co@'suvi Calcbresi, segoitan.
do d'ippremo l'esercito del Ferracci,
vu già barricato il pawaggio sulla Piacia
nivere al prate di Squarciuloccone; per
fs qual cuta Ferrucci dutè rivolgere la
Marcia a settentrion., rimontanilo la Val.
le-Ariana; talebè la sera arrivò a Afe-
dicina castello de'Lucc: esi, dure prroutiò.
Li m.itioa del 3 agusto, partito a buonis-
siu'ora, mostrava di vuler condurre l’eser.
cito per la volta dei poggi fra Prato e Pi.
scojaal Montale, per cui fece sembiante
di prcodere la strada che mena a Pistoja;
mo pico stante volse il commino più in al-
to verso le sorgenti della Pescia maggiore,
tuo #1 castello di Calamecca, dure si fer-
tte. La mattina del 3 ago-
timo giorno della vita del
Seoutegna,
dai Csucellicri, che volevano pupire i lo-
fu provai nemici, truvosi invece a Sun-
Ruculo. N quale castello teveudo dalla
parte de'Panciatichi, seguaci dei Midici,
fe cruklissinauente arso e quasi dis-
Letto,
Quesia marcia del Ferrucci pon fu
Kgnota al srineipe d'Orange, cume quello
che venna informato di tutto dal geuerale
de Fiorentimi Malatesta Baghuvi, il qua
leasera promessu di non cumbattere gli
alleggiamenti durante la sua assenza. A
fivato il principe cun circa 8uco sukidati
la Pistoja e Gavinana,ebbe avviso, come il
Ferrocci ere com le sue genti comparso a
Sen-Mercello; per lo che dopo aver rinfre»
Valo l'esercito, si avviò in fretta verso la
Utra di Gavemana per essere il primv ad
eccuparla, neutre sì commissario Surentivo
da l'alezsa mira movendosi in ordinsuza
de Sao-Marcrilu. presentossi da aquel
Pefte quasi coniemporanenmente al capita-
Se nemo Fobbrsio Maramalilo, mi nen-
Be che questi dall'opposta banda per la
Rutera di nm muru slava per eutrervi.
Nou dirò le prove di valure che con
Merpuzivnato numuro di iure fecere i
FIRE 817
sildati Borentini cundotti a quel cimento.
È nota la buona fortuna che emi eb-
berual principio della batiaglia, avendo
visto cadere estinto l'Orange generale dei
memsici; ma ciò non fache un passeggero
segnale di vittoria contrastata da una bat-
taglia ssaguinosimima; nella quale 1 Tede-
faggiva, riafre»
scavano con muove genti il combattimento
dentro e fuori di Gavinana.
Benchè il Ferrucci e l'Orsini avemero
formata tutta una Gla di afiziali e sostenes-
sero gagliardamente Pimpeto Austro-Lspe-
nc-Papale, scagliandosi durunque vedevano
il bisogov maggiore, e incoraggiando isol-
dati, che al combattimento lasciavansi in-
Blzare dalle picche,o trapassare dagl’archi
busi piuttosto che ritirarsi un passo a die-
tro; pur nda ostante tanto ardire, quel
prode Fiesclano vedendo fa piazza di Gavis
mana ricuperta di cadaveri curvere sengne
da ogni parte, nè potendo melto adorare
le trombe da fuoco per le g:andi pi. gge
quel di cadute, dup» essere riasti enuo-
nel campo circa 2500 combattenti, il
Ferrucci con i suvi sjutauti trovussi fatto
prigione. Ma on si bel trivofo nun basta-
va al Maramaldo, il quale contro il diritto
delle geni, per vendicarsi dell’onta rice
tuta a Volterra, dupo averlo fatto disarma»
re, trapassò al Ferrucci la gola, togliendo
barbaramente di vita il più ardito e valo-
ruso capitano di quell'età, colui che per:
no inurendo bra il suo nemico
digli: che egli ommazzava un pia
oramai morto.
Allcrobè giunse a Firenze il fatale av-
visodell’esito di quella giornata, la città fa
vento e di dulore. Ad cata
Jeutura, il governo resistera
usava ad ogni modo di adenre
Gli ageoti Cesareo Papal
rimettere i Medici i patria. Così il po-
polo anzichè capitolare chiedera di esser
condotto a battersi contro gli ssedianti
prima che fusse di ritorno l'esercito nitto-
risco della montagna N Mail Bagiio-
ni, il quale aveva, come si disse, assicurato
T'Orange, che di Firenze non uscirebbe al-
enuo a n.jare il campo durante l'asenza
di lu: e delle truppe iraperiali, ostinata-
mente si oppose a tale istanza uno al pun-
to di minacciare, che avrebbe lasciato il
comando piuttosto che evu un'operazione
918 FIRE
intempestiva procurare la orrta rovina e il
sacco della città.
Quando però la dimisione del Mala-
testa fa dal governo accettata, vedutosi il
perfido deluso, poco mancò che non pa-
Gualane il commissario Andreolo Niccoli
ni nell'atto che questo gli presentava il
congedo. Si sparse per Firenze l'allarme
a cazione di un simile attentato; per cui
il gonfaloniere Raffaello Girolami mosso
a sdegno, risolvè di mettersi alla testa
del popolo per andare a combattere, e a vi-
va forza cacciare dalla città il Baglioni
oramai scoperto traditore e nemico. Ma
questi aveva già fatto occupare dalla fante
ria perugina S. Pier Gattolini, e
sbarrate le vie di là d'Arno con parecchi
pezzi di moschetti piantati sui capistrade.
Firenze era ormai perduta, e alcuna
forza umana non poteva a quell'ora sal
varla dai traditori di dentro e dalle ms.
unade che da lungo tempo la tenevano as-
sediate, avide di aver presto a saziare con
Ve cose josc dei Fiorentini la loro
inesauril ibidine e avidità.
Cosicchè dopo tanto sangee sparso în
endici mesi di asscilio, dopo infinite agite-
zioni intestine, dopo tante privazioni sof-
ferte, di fame, di peste e di stenti, dopo
avere nel periodo di soli tre anni (dall’
agosto del 1527 all'agosto del 1530) a fi
za di contribuzioni straordinarie fc
per le spese di guerra 1,416500 Gorini d°
oro, dopo tuttociò Firenze Goslmente dovè
abbassare la fronte ai suoi interni ed ester-
pi nemici.
Fu in mezzo a tante desolazioni che la
Signoria risolvè d'inviare, la mattina del 10
agosto, quattro ambasciatori a don Ferran-
te Gonzaga, luogotenente generale pel cam-
po nemico, per chiedere una capitolazione.
Le trattative farono aperte nella casa dove
risedeva Baccio Valori incaricato del papa
ii S. Margherita a
di Cessre e di Baccio Valori per conto
del Pontefice da una, e dall'altra parte,
Barde Altoviti, Jacopo Morelli, Lorenzo di
Filippo Strozzi, e Pier Francesco Portins-
ri, rappresentanfi della Nepubblica fioren-
tina. Îl giorno appresso vennero i capitoli
approvati dai Signori, dai collegj e dal
comsiglio degli 80. — Sono troppo note le
condizioni di quell’accordo per nom averle
qui a riportare; nè giova tampoco ram-
FIRE
mentare cser stata posta per base della
capitolazione : che qualunque fome la for-
ma del governo da stabilirsi in Firenze da
S. A. L dentro il termine di 4 mesi, s'ia.
tendeva sempre che la libertà ssrebbrei
conservata, e tutte le azioni passate tente
pel pabblico che pei privati perdonate €
poste in oblio. Avvegnachè di tutti i dieci
espitoli, non solo nom ne fa omerrato sì.
cuno, ma di ciascuno di essi fa fatto preso
che il contrario.
In quel giorno (30 agosto) in cui Bsecio
Valori da 4 compagnie di seldati Coni
aveva fatto occapare il palazzo della $i
guoria, e tuti i capistrade che rimetto
no nella pisssa, ia quel giorno sie
al suono del campanone di palazzo fecrei
chiamare il popolo a parlamento, perchè si
rappresentesse in ringhiera l’ultima fama
repubblicana dai Signori. Per ordine dei
quali adalta voce il cancelliere delle ras
te per tre volte all’adienza domandò: se
piaceva al popolo si creamero 12 per
sone che avessero tenta autorità e be-
lia essi soli quanta soleva everna È
popolo fiorentino tutto insieme? Fari
sposto da quella gente di si, col gridare
palle, palle, Medici, Medici.
Tra le prime deliberazioni prese dal
Dodici riformatori (dei quali fece parte
lo stemo Baccio Valori) fa quella di te
gliere il potere esecutivo alla Signoria,
di levare di mezzo i Dieci di Libertà, e
di cassare gli Otto di Pratica, col cresrme
de’avovi. Nè gran tempo trascorse, dacchè
le promene recentemente giurate furono
scancellate col sengue di molti ciltadiei
giustiziati, «on le deportazioni, le confeche,
le prigiooi, ed altre simili atrocità atte sd
incutere, piuttosto che amore, paura e ter-
tore al popolo, per dovere meglio secoglie-
re il nuovo principe Alessandro, nipote
di Clemente VII, che era per arrivare a
Firenze con la bolla di Carlo V ecol tito
lo di Signore della Repubblica fiorentina.
L4 Dinssria Mzpicra.
Auesanpso E Docs.
Sperevasi che si avessero a estinguere ia
Firenze le fazioni, spegnere le ire e di-
straggere i sospetti con la morte, con le
carceri @ con l'esportazione de'più ardenti
FIRE
Cos uusi fatto apparecchio cuminciò è
anno1531,quando nel mese di aprile si vide.
0 appiccare sopra la porta del palazzo delSi-
gmori le armi del Papa, ade incominciare a
dare alcun segno, come le cose per l’arve-
nire avessero a procedere j e poco stette a
sentirsi la notizia, che Alessandro de'Me-
dici, già Bdanzato di Margherita d'Austria,
incamminavasi verso la Toscana. Giunto
com un numeroso seguito a , nel di 5
di luglio, e, secondo l'Ammirato, nel giorno
medesimo anniversario della cacciata del
daoa d’Atene, fece il duca novello la sua en-
tratora in Firenze per la porta a Faenza, in-
eoatrato da un drappello di giovani, com-
plimentato dagli ambasciatori esteri e na.
zionali, cortegi dalla nobiltà e dal
polo accompagnato alla chiesa della Nunzie-
ta, e quindi al suo palazzo io Via larga.—La
mattina seguente il duea in compagnia del
ministro di Carlo V, del nunzio di Cle-
mente VII, e in mesto a un gran codazzo
di cittadini andò al palazzo dei Signori,
i preceduti dal gonfaloniere Bene-
deu jondelmonti, andarono incontro al
principe sino alla scala.
Tosto che il Daca arrivò nel salone, mes-
sos in una specie di residenza, il ministro
imperiale (ch'era alla destra del prioci-
pe) fece leggere la bolla di Carlo V, in
vigore della quale Cesare ordinava, che
Pillustre famiglia de' Medici, e conse-
guentemente il signor Alessandro de'
Medici duca di Civita di Penna suo
dilettissimo genero,dovesse esere ricevuto
e accettato nella patria con tutta la sun
Alersandro fuse cepo
tal reggimento in tutti gli uffz;,
do ch'era stato deliberato per legge mu-
nicipale nel di 19 del mese di fobbrajo
prossimo passato; e che in tale supremesia
si conservasse,finché durava la vita sua;
così dopo la sua morte succedessero nel
poterei suoi legittimi figliuoli ed eredi.
Venendo poi a mancare la linea di dler-
FIRE 219
sandro, in tal cas S. M. 1. ordina e vuo-
de, che nello stesso dominio succeda il più
propinguo di detta casa de’ Medici della
dinea di Cosimo il vecchio o di Lorenzo
di lui fratello.
Fatta una tale cerimooia, il gonfalonie-
re, e dopo lui i priori ed i maggiori magi-
otrati ivi presenti, con segni e con parole
di umiltà e di riverenza, mostrarono di
sottoporsi mansueti al volern di Cesare,
che ordinava sotto l’imperio de'Medici 1°
agitata loro patria tornasse a riposarsi.
Parendo dunque che in tal modo for
se ogni cosa acquictata, fu stimato che,
come non più necessarie, le armi di ogni
sorta fossero dai cittadini fedelmente con-
segnate. Per conseguenza vennero scope
pressi i 16 gonfalonieri delle compagnie ;
fa dato un altro scopo al temuto magi.
strato dei Capitani di Parte, converten-
dolo nei Nove ufiziali sopra i bastioni,
ponti e strade ; fu tolta via la sicurtà che
di faceva ai magistrati di non poter esser
convenuti davanti ai tribunali come le
persone private ; nè molto in lè andò, che
si volle anche scancellare l'ultima imma-
gine della Repubblica col togliere di
messo la Signuria. Ciò avvenne pell’apri
Ve del 1532 sotto Gio. Francesco de'No-
bili, ultimo Gonfaloniere di giustizia, do-
po una serie di 1372 che per il coro di
240 anni avevano tenuto nel Palazzo vec-
chio il gonfalone della Rep. forentina.
Da quel momento, a tutto rigore, dovreb-
be annoverarai l'epoca del principato del
duea Alessandro, quando cioè la Signoria fa
autorizzata ad eleggere una commissione di
13 cittadini, oltre il gonfaloniere ultimo,
con°piena potestà di riformare l’ammini-
strazione governativa dello Stato. — La
più sollecita operazione fa quella di nomi.
nare 48 senstori a vita, per destinarli
consiglieri e coadiutori del supremo capo
rin.
graziata per sempre e licenziata di palazzo
1a Signoria ; dopo che essa era uscita nel di
3° maggio con solennità a prendere il duca
Alessandro per condurlo nella residenza
dei goofalonieri di giustizia, come spet
(tavasi a chi era divenuto di Firenze asso
Ipto pedrome. Infine per abolire ogni vesti
gio di libertà, fa distratto il campanone
che chiamava il popolo a parlamento.
M senato, o sia il consiglio de’48, per
poter squittinare gli ufizj e spedire le pe-
palazzo vecchio, dor ser già rinoirsi
Al gran consiglio del
Fa N a fine che ga ire mesi de i 48
senatori si trarssero qualtro per formare
«5 magistrato che fa chiamato dei Consi
Blieri. A ano di emi si diede il titolo di
luogotenente del Duca, il quale doveva in
qualche modo rappresentare l’estiuta Si
(ooria e decidere molte cause importanti
a quella magistratura riserbate. Dai 48,
previa l'approvazione del Duca, si delibe-
ravano le leggi, si vinoevano le provvisio-
ni, si prupinerano le imposizioni; cd
era necessario che in tutti i magietrati
della città presedesse alcuno di quei sena-
tori.
Data e stabilita questa nuova forma
di governo, eva dispaccio del 12. maggio
1532 ne fu reso partecipe l'Imperature in
termini a un dipresso del tenure seguente:
«1 Dodici riformatori della Repubblica flo-
rentina si fanno ua duvere di partecipare a
8.2. 1 li riforma stabilita nel gureruo
della città, emendo stato casto il me
Gistrato de'priori, nel quale avendo potu.
le per l'addietro aspirare qualunque del
rasi ridotto una sorgente fecvo-
di sedizioni e di tomulti; che perciò
hanno trasferita tutta l'autorità della Si-
moria in 4 consiglieri da scessi fra la
nobiltà e il Sore della cittadinanza; co-
sicchè a questo nuevo magistrato, alle
città, e a totta la repubblica, i Do
dici riformatori avevano custituito Lo
capo e signore il Du-a Alessandio de’
Medici genero della Muestà cus, nel qua-
in tutti £ suoi succewori legittiusi
Favano transfasa tutta la dignità
e autorità della Repubblica Gorentiua. »
(25 formazioni di Firenze.)
jd oggetto di guadagnar la plebe ed ae-
sopirla nei divertimenti, il doca Alemandro,
a imitazione del deca d'Atene, ripristiuò
4 Saturnali fiorentini, vigarmente
pellati Potenze, significato che davasi a
diverse brigate di persone del popolo; le
quali univansi sotto us capo col titolo ecua
la veste di duca, di signore, di marchese,
di monarca,d’imperatore,di re, o di grant
signore. Ciascuna Potenza aveva bandiera
e insegna sua propria, e soleva comin
i vusì spettacoli dal primo di maggio sino
lì atotta estate,
FIRE
festeggiando per la città, e
gureggiando l'ana cun l'altra per lug,
per invenzione e per briv,talchè sprato tir.
minavasi în risse civili io battaglie eroe»
ti di sauate, in crapule scandolose e ic
altri tamulti popolari. È memorabile |’
iscrizione lapidaria esistente nella [accista
della chiesa di S. Lucia, sul‘ Prato, cume
Quella che rammenta ano di quei cam.
piuni: Imperator Ego vici precliando
lapidibus. dino MDXXXXIV.
Ja apparenza il popolo mustrava di essersi
quasi scordato delle vrochie sofferenze €
sventure; e i cittadini non patriati, at
tradendo a coltivare e a marare, pererà
che ne dassere una apecie di conferma. Era
tra questi Filippo Strozzi, il quale com
prava case per gittarle a terra, vude avere
piazza devanti al suo palazzo; e tatti
culuro che averauo sporti alle case di via
larga, per far il piacere del duca e score.
serre bellezza a quella via, li fecero in
mesi levare. Nell'anno medesimo
che ciò si operava (1534) per dure mag-
giore luce e rendere più salubri le abita
tioni private, fu scoresciuto vnuamento al.
la piazza de'Siguori, ora del Gran-Duoi,
collocandusi davanti alla porta dol palus:
20 ducale e alluto at Davidde del Buonsr-
ruti il gruppo di Ercole e Caoco, scolpite
da B.ccio Bamlinelli,
Ma questa uoa era che oppareaze die
Nicità ; avvegnachè le famiglie più potenti
e più ‘ricche, DE] grandi capitalioti, i mmacstri
delle arti maggiori per dispetto, per li-
more, o per livore ci erauo allontanati li
Firenze; dove in sostanza vivevasi di m>
lavoglia; a. ll’univertale, sia per la nun
del puverno, sia per vedersi in certo solo
degradati, si ancora per la violenza 13,
cume pure per i cattivi portamenti della
famiglia del Duca, e dati che erano
alla sua guardia, Al che si aggiongera po
re, che lo stesso duca Alessandro ia vene
le dunne, di qualunque condizione o gralo
elleno fossero, mustravasi disonestimimo.
Per amicurar sempre più il suo potere,
Alessandro aveva pueta mano a erigere in
più sicuro sppoggio, quale
bio quello che posseggunu
FIRE
nell'amore dei loro sodditi. Per dar luogo
ai nuoro castello, che prese-it titolo
di S. Giu, Battista dal monastero di donne
Vallombrasane ivi presso levato, divet
tere demolisi, fra be altre fabbriche. l'an-
tica villa di S. Antonio degli arcivescovi
di Firenze, e il cootiguo borgo di porta
Faenza. Porzì denari per tale impresa il
ricco Pippo Strozzi, quello steso a cui
quattro asi dopo du fortezza di S. Gio.
Battista servi di carcere e dh tombe.
Vivermi in cotesta guis in Firenze,
allorchè accadde la morte di Clemente VIE
(ag sett.) in quel giorno stesso in cui era
tornato dell'icitio Cosimo di lui bisavolo.—
Luvde vacnoie dopo pochi giorni (15
atisbre) fa coperta del cardinale decano
Alenandro Farnese, che volle emer chia-
mato Paolo Hi.
Frattanto una gran porta dei foesusciti
fierentin? si era raccolta ia-Roma,dove esi
ciminciarono sd svviciaare Filippo Sirosai
esi vesi maggiori Ugiuoli è quindi = far
la corte al cordiale Ippolito de'Medici,
done quello che, in confreato del due
Alemsadro, pe cere maggiane di età e di
treno, sentiva tuttora ii rancore di ewere
tiato de pepa Clemente » lui posposto. nel
principato delta cus patria. Buode avren-
ne che la case d'ippolito esa diventate.l’a-
tile della più nobil perte de’favrusorti,
1 quali acorssorvano. con ogni arte e com
Altmndro, anche i cardinali Ridolfi e Seb
Vinti, messi » ciò dall’interesse privato più
Preso che de valere che la patria loro vi
Van ia libertà. Consiostischè cisschedua
di csi ora nato di ana figlinola di Lorca-
mil Magnifico, nipute di Cosimo, la di
ei lince era mancata in Leoce fra
Ri rione di natali per nobiltà di ssn-
P è pre ricchesse cuspicuo, dubitaudo
ta
i lecoctese, digrawi
‘FIRE ‘224
che Alessandro fosse di mal soimo vers di
Tui che tenea per moglie eva Ggliuola di
Filippo Strozzi, ossrosmente di Firenze
sialloptanò. Nè molto tempo passò cheegli
insieme con Bernardo Ssiviati fratello dell”
stso cardinale, evo Piero di Filippo
Strozzi, ed aliri si recsrono in Spagna
alla corte di Carlo V a perorare la
causa della luro patria, e a dolersi cosa
S. M. I del tiraanico contegno del capo
della Repubblica tiurentina. Furono ascol-
tati da Cesare i. reclami dai nubili foora-
citi fiorentini, ai quali promise che, dopo
fatta l i i
di ciò alle sua tornata in Napoli. Al
lora tuiti quelli che Urovavansi racculti
in Roma deliberarono. di mandare il
cardinale de'Medici a Tunisi com altri
sette. compagni per maccomandarsi all”
lmperstore quauto mai poteseso il più,
asciò volesse degnarsi di ordinare ja Fi-
renze quel geverno che più gli piaceme:
solo.ch'egli ne levasse il duca Alemendrc.
1 uorusciti dubitando. delle. mente. del
cardinale, nè Gdondosi del tutto di lui,
impusero a Quei actte compagni di survi-
glisrlo. Erasi già consumata in quei
aria, 0, come altri dissero, di veleno datu-
gli per conto del duca, ai t0 di agueto si
morì, lasciando ia molti grandissimo deside-
rio disà, ia quantochè egli mostrossi d’in.lo»
ino, e amatore d'ogni
maniera di, virtà. Frattanto s'iatese, che
Cesere dopo la press di Tunis: era aber
cato a Napoli, e che custà aveva assai lu-
singhevolmente ecculto an incaricato de
faorusciti.
1 cardinali RidolG e Salvisti con i
principali evali forentini erano già par-
titi per quella città, onde assutere al pro-
eso che colà agitar duvevasi luveati lo
meno Imperatore, mentre dall'altra parte
il eerdmale Innocenzo Cyb» sollecitava il
daca Aleandro a partire Ja Firenze sc-
compagnato da nubile corteggio e ds va-
lenti giuresonsulti e oratori, affinchè po-
tres. meglio difendersi dagli addebiti di
Gui fa accusato.
L’iatorico Guicciardini gli servì di av-
tocato, è seppe al beur piatire la
del 100 signore, che l'Imperatore ritirò la
proposizione di, rendere il duoe Alessandra
sm
sss FIRE
feudetsrio di Cossre; dopo csavinte,
che la città di Firenne, emendo viata tanto
tempo con summa felca e spesa liberata
cosa giusta nè onorevole di farla suggiasere
mu'altra volta sotto quel giga. Altra ca contr;
gione indusse Cesare a rimettere la cittàe
diuone fiorentina sotto il libero dominio
di colui, il quale cwendo per divenire
genero di Carlo V, devevo comsiderare
Quasi come na suo gorermatore © come se
Bo Stato liurentino facesse quasi parte
delt'i.mpera. Contribui eriandio a (avorire
Alessandro la situazione politica dell'ite-
Tia, por la morte accaduta del duca di Mi-
lano, e per la guerra che andava a acora-
deri con la Francia. Duadechè Carlo V
si decise di assicurare il trono di Firenze
24 Alemandro sollecitando le oetobrazione
del contratto matrimoniale; per conclude.
re il quale il Duca ebbe persitro a sopper=
tare condizioni molto gravose, cade astice.
rare le conveniente della sposa, non me.
no che quelle dell'Angusto
Il Duca per la vittoria
pertata sopra i suoi nemit
so!vtnizzate /li 29 febbrajo 1536) con
Margherita d'Austria, toruò festeggiante a
Firenze, dove accolse fra gli archi trica-
e in mezzo a sontunse feste e spetta
il più potente monarca dell'Europa
più ritegno onde mostrare agni severità
cuntroi walcontenti, imporre furti graves-
2e ai nuovi sadditi,e soddisfare liberamen-
te all'effrensta sua libidine verso le vergi.
ni e le matrone; sino brellegigengio
Pierfranorsco de’ Medici, ch'era
prossimo agnato, ed il minietro |
deate di Aleandro sei piaceri, sperando
di ereditarne 1) trono, piuttosto che di ri.
donare alla patria la pabblica libertà, la
najo 1539, nella propria
lore in Via larga, attorchè il
nel sonno immenso, proditoria»
mente lo scannò nel trentesimo anno della
sua età.
Fu Alemandro de'Medici uomo d'inge.
quo peripicace, di animo irrequieto e in-
saziabile, desideroso peraltro e capace di
grandi cuer. Aveva complessione rubusta,
preatezza ori risolvere, caldo fuor di mo
do nelle passioni, senza. rispetto nelle
use divine, cume nelle umene.
lata può ener giudicate forse me
Gite che de calore, i quali, den creta
nua furono però Lulli cuncurdì nel ducw-
sere delle cause, e dello scope dell'euesi-
mio del primo dura di Fireuse. Quiedi è,
che niuno dei oneri di quella iù apre
riece giudice imparziale a decidere, se Lo-
renzno fn un vile e soelieralo amesina,
Piutirmiechi la brutta copia di wa Biruie
novello. Concicsischè auche all’epoca in
cui vegui quella tragica sosna, per tesi
monianza delle storico Varchi, acreume
Set scieglire quella politica dubbicaa e
darue sentenza che fuse senz'appello.
Cheochè me sia, Lurcazino dupu il duchi.
cidio evase dallo Stato come un cslpereis
di capitale delitto; e il giorno cuseegoca-
te, non vedendosi a Firenze comperice il
principe in laugo veruno, si cominciò dai
tuvi più intimi a dubitare, e inline a cor
titicare quello che era di lui avvenute.
Allora il cardinal lunocenze Cybo, per
chè non si levasse tumulto nella città, pre
cuiò che si Lenrase ocovito il caso avrene-
tn; e intanto scrisse al genciale Alessa-
dev Vitelli, che portisse subito da Città di
Castello. Lo stres'ordine inviò si caman
denti delle bande di Pra, e di Mugello,
affischè ussmcre ugui diligenza e si trasfo.
Cosimo figlie di Giovanni delle Miande
nere; il quale avvisato dai suoi amici, per
ti testo della cua villa del Trebbio nel
Magello per recarsi a Firenze. — Lo pre-
venta di questo giovaneito in patria, il
ran concorso di tenti amici e seldeti, ves.
chi compagni del padre, nel visitare, servi
di puazolo al cardiazie per rsplorare l'ani-
mo di Cosimo. Il quale avendagli dute
molte buone parole, nei caso che fuse elet-
to per capo della Repobblica, di cssertare
con ogni sua pursa le condizioni preposte
gli, Cosime nei terze giorno dupo fa mur-
fe del duca Aleresadro, fu nominato del
cenato fierentine ai governo delia Rep, cd
FIRE
terrziene di un senatore, Palla Racellai,
il sele che protestò nua volere
della morte del duca Alessandro, i repeb-
Niiessi faorusciti «i erano rallegrati, «
Gil monsi da Roma per avvisrsiormati ver.
to la patria, altrettanto gli atterò e sbigotti
limuuzzio della sollecita elezione fatta
di we nitro principe di casa Medici nella
prrena di Cosimo.
- Forà meraviglia agli womini spassionati
di riscontrare alla testa di due spedizioni
militari di fazioni (quella prima di Valli.
Chiana, e l'altra di Montemarto) fra i
capi feorusciti, quel Bacrio Valori che
fa commimario del pontefice Clemente sì-
l'nvedio di Firenze e primo compio.
ne del governo assoluto di questa ciltà.
Ma il giovinetto Cosimo mostrò senne
tupecità da veechio fin dell'esordio del
to regnare, poichè i falsi amici e le mire
dr: srmici espiande, com efficaci misure di
difem a rventare iloro disegni da ogni per
te proreedera e ripersva. .
Nel tempo stesso l'imperatore col
te del ceste Sifonies suo ambasciatore, coa
Mio del 21 giagno 1537, dic'riarava tegit-
tima e valida l'elezione di Cosimo Gizlio di
Giovenai de’Medici, come più prossimo e di
Maggior età che alcon
teicchè il governo
Lodo imperiale nel 1530 pronenziato. Per
la qual cosa veggendosi i fuormesti privati
Togni speraaza, non restava loro altra via
cde il tentare quella dell'armi, animati a
dò anche datta corte di Francia, che pro-
meitera di sesisterii. Si ragenarono per-
6 alle Mirandola, oltre ua buoa necwero
Gi esli Gorentini, intorno a foco selda-
11 Capo dell'impresa si fece Baccio Valo-
Ti; commadante della fanteria fa eletto il
eolesaeilo Capino da Mantova, e capitano
ili mese. Piero di Filippo Stroezi;
fetta gente nuova, e più piera di fero-
<a che di molta esperienza e di virtuose
Spere. Avvegnachè per lo massima perte
dascano di coloro che comparvero in quel
serna ris i sotto il mantello della
Rertà, piuttosto all’ambizione propria,
dl pabblico bene agognsvano.
Larudosi pertanto quegli srmati momi
Vene Belegaa, accadde che il Valori, agi-
FIRE 225
ratori per conto di paghe, senza por men-
te a quello che si firm quastunque nel
governo degli Stati e lì eserciti woino
inteudentissimo egli fosse ripatato, idîle
me con alcuni pochi de'auci, moniato a ca-
vallo, verso Firenze si mosse, come se in
paese amico fose per entrare, con pensie-
ro di far alto alla sua più che regia villa
del Barone situata pocu langi de Monte-
merlo. Il quale disordinato movimento noe
piscrado si capi di quell'impresa per i
mali che ne potevano avvenire, fu pregato
Filippo Strozzi che con aleuni cavallegre
ri quella piccola colonoa raggiungesse e
le Caorsse far alto per via.
Eragià il Valori arrivato alle Fellriche
fm Val-di-Bure presso il Montale di Pisto-
questi pire
ta, egli che molte volle aveva detto di nom
voler ia quella guerra intervenire, da Hac-
cioa praseguir oltre ci lasciò tirare. Giun-
ti esi ai 26 luglio del 1537 alla villa del
Barone con meno di 80 tra soldati a ca
vallo ea piedi: e irurandosi di fronte a
una soviesuta da'sudiliti fede)
molte forse proprie e da quelle dell'Impe-
ratore, viddero bene allora, che non era
quella stanza da starti sicuri; cosicchè dle
liberarono di ricovrarsi nella fortezza qua-
drsta di Montemurlo, che a ostro-libeccio
dui Barone è discosta meno di un miglio
uantanque sino d'allora Montemurlo
te stata ridotta a use di villa dal-
che domina la pisnara fra
ja, e per aver qualche
antiche reliquie di quel fortilizio, fu re-
pelata tattora capese di sostenere un at-
saltò e a servire di difenn.
Intaato Piero Streazi con 800 fanti in-
comminesasi da Bologna per la stessa via
frana, che 2128 dello sesso mese arrivò
Montemurlo, dove giù si erano raccolti
molti contadini armati dai Cancellieri. che
in quelle compagne avevano molli resedj
° Fata elle ri im Fi
na portate in Firenze,
turbarono grandemente il governo e i Pal-
lenchi ; ma quando s'incominciò a sentire
che Baccio Valori avea cavalcato da Moe-
semurio sì Barone, dute quesi in sicures»
ser FIRE
tsatten fera » disegnare fabbriche, a ordi.
more coltivazioni muove ed a pigharni pis
ceri della villa; quando scppesi che, non
oeiapte l'arrivo di Piero Strozzi, e il soprag.
Siungere delle altre genti del paese in lo-
ro favore, ugni cosa negligentemente onstà
si rovernava, incominciò a entrare negli
animi del Dura e de‘saci ‘capitani certa”
AI quale effetto i Palleschi sparsero ad
voci di paura, figurando di segnare
Ù € di preuilere disposizioni
di difesa, fintanto che la uwotte del 31 di
losho 1537. Federigo da Nontsuto eo-
mandante di due compagnie di fenti in
Pistoja. chiamati a 6 tutti i Panciatichi,si
d'resse vers: Montenrerly €
i0 capo dell'impresa,erasi avviato da Firen-
ara Prato con 2000 soldati e goo cavallege
gieri capitanati daRidolfo Baglioni
teneva dietro dalla perte di Fiesole Fram
ceseo Sarmiento ron 1500 Spaxnoli e com
pronta ad
, quando Feterigo da
Montauto del lato opposto aver:
ti i Cancellieri netla badia di cn
Piero Strozzi.che non s'a<pettava ados
si laut piena, erasi di buon mattino spin-
prisaa postati in Prato. Ma appena furon
Vieti i nemici ia grumo numero nel piano
fra M- utemarlo e Prato, lo Strozzi -tro-
vossi dalla cavalleria del Baglioni assalto,
gittato a terra, e fatto prigione; e solo il
Leuefizio delle tenebre, uon essendo suror
giorno chiare, potè salvarlo, cul gittara: da
una ripa, e per luoghi coperti allenta
Bandosi, in sicuro ricovrarsi.
Era sceso dall'Appennino, e giunto la
orra inmanti con tutto il resto delle genti
de'fuorusorti alte Fabbriche Bernesido Sul.
viali comaudupte dell'esercito de‘tuorusci»
di; ma una tempesta grandissima di pioggia
ipresare Untti i torrenti,
gran forza rattenata, ia guisa
potè in alcun modo respingere
Federigo da Montauto che nella badia di
I'acciana e dalla parte di Agliana combat.
feva i Concellieri evi copiton Mattana de
FIRE
Cotiglisnio, nè recare ajato ci capi feste.
seiti rinchiusi nrl castello di Montemario,
dove per ssserto di uno storico contempo
tanre (Bermarito Scgri) non era che va
picrolo presidio armato di Le spingen
de, e difeso da nn antiporto in perte re»
Vinato.— Barrio Valori, e Filippo Streszi
dormivano quasi senza elcun pensiero, e
lo steso faceva Anton Francesco degli
Albizzi, che la sera innanzi era costà arri
valo; tutti tre capi di partito contre i
Palleschi, dopo essere stati dei Medici colo
di fautori ed amici. V'erano di più dee
Filippi Valori, uno figlivolo e l’altro nipo»
te di Barcio, cca Paclsstonio pare figlie
di Baario, e genero di Filippo Stroesi.
L'importanza dei prigionieri, e il >
more che sopraggiugnesse in loro soccorso
il rimancate dell'esercito dei fuoranciti,
servì di stimolo agli assedianti per setlecò
tamente ausalire la casa torrita di Monte
muro, della quale dope breve estecelo si
resero padroni;ma Filippo Strozzi velle sn
rendersi eniremeute al Vitelli, da cai eb.
be parvla di salvarlo. Questo avrenimento
di spavento i liberali della cid ei
fuoruciti con il restante del loro esercito;
fl quale, valtando le epalle el nemico,
si sbandò al di fà dell'Appennino, | pei.
gioni di Montemarlo furono condotti in
Firenee in vile equipaggia, per fare va
trito e miserabile spritaculo in faccia a wa
Popolo estatico di rimirare tanti mobili
stati in governo e come pria
re, momati vilmente sa di va
gavallecrio con wa sudicio sajo în dose e
scura berretti cepo nel declinare di
corente giornata (Îi 2 di agueto) proordende
tonanzi il Vili tricafente di sì gran
vitloria. Dupo queste umiliante compera
una gran parte di quei prigioni a quattro
per giorno Furono conannati a lasciare
la testa sopra un palco davanti ella ris
me con i 2 Filippi figlio e nipote con de-
ton Frenoesco degli Albizsi è Aleusadro
in eui Baccio sette anni inaaati colla form
dell'ermi era catrato rl p.lazzo de'Signo-
ri a riformare il governo della sua patria,
allorchè da spergiuro ruppe la convenzio»
me firmata dieci giorni innanzi nel campo
imperiale sopra Firenso.
FIRE
avere pagati 18000 seudi di li
delli, e i perenti dell'illmtre ‘prigione
Vicche gioje e denari.
Debitendo Cosimo che Filippo, stante i
nolii è potrati mezzi, non ritorname in
grazia di ‘Carlo V, fareva di tutto, affin-
chè gli fame dato nelle mani. Ma l'impera-
tore che aveva promesso al Papa di cam-
«quegli la vita, se egli nom era colpevole
della morte del duca Alessandro, non la-
i lrndere altro, se non che bisogne-
va venire in chiaro di un tale adrebito.
Per questa ragione rirecì al Duca di far
‘euminare lo Stroazi in foriesza e-di otte
nere che si affilasce I aumen
celliere degli Otto di Belia. Furono dati
alcusi tratti di corda a Filippa, che, di
pestilissine com'egli era,
pretendo sessi, venne îevato dal tormento
Seiendo però di Don ssprre cosa
alcuna dell'amsminio ducale. Dupo que
tto fareno messe le meni addosso a Giu.
Kino Gondi cao stretto amico, che venne
traminato a feria di tortura. Compito il
preve, si mandò in Spogne all'impers-
tere; ein seguito di ciò fa dato erdi-
neche lo Strozzi fasce consegnato in mano
di Como. Sodi poi-al dell'o.
00 1538, come Filippo de sè otesso v'era
sunessste ja prigione per sjuto di une
Speda siata lasciata mel carcere, come dis.
tri, a caso de uno di quei che lo gusrde-
tia. Nella quale cocssione si resero
noti alcani suoi scritti, fra i quali quella
Vicgiliana scatena vergata(è fanna)co]. pro-
Rie negre: Eaoriasur aliguie mestrio
(2 coibas ultano
Risso corpo peraltro non fa più vede
M. ni ti seppe mai in che luogo preciso
tesine sepolio.—Camecchè fra il deco i soci
trerzene voce che Filippo si forse per sè
Mem ammaszzio, più certa fama in fra
FIRE 295
pochi fa, ch'ei venisse scanato per ordi-
ne del costellano, 0 dell marchese del Va-
Duca, sel dubbio che voleme per nano del
carnefice farlo giustiziare.
Poichè Cosimo si ebbe levato dinanzi
volere ; sicchè da quell'epoca in poi si
applicò a liberarsi da Lotti quei vincoli,
nei quali lo avevano involto le condizioni
politiche che gli ottennero il trono.—Il ri.
gusrdo dovuto a molti sesatori che aveva.
no la sua elezione; la sogge-
zione che gl'imponerano i ministri e i ge-
nerali di Cesare, erano catene troppo pe-
santi per wn giovine Bero e cupo quale fa
Cosimo, che mel soffriva di dover parteci.
pare com alri il potere e la gloria. Co-
minciò pertanto a ristringere la cogniri
ne degli affari fra pochi saci confidenti, e
ad smsarfsre i magi d una maggior
sabordinazione ai suoi veleri. A tal effetto
pubblicò nel 1549 «n motuproprio, cel
quale ordinava che nessun magisirato po-
tene adunarsi e deliberare senza il suo se-
senso; e fa per qorsto che Giorgio Vaseri
volendo dipingere il Granduca in presen.
na dei senatori, prese per simbolo di que.
ni ultins il aidonsio.
Un'impesisione del selle per cento si
raccolse per de pubbliche contiagenee, e
per sapplire alle spese onde rigilere ella
sicurezza del dorsinio coa l'erezione o ro»
stauro di fortezze e di mara castellane in
varie città dello Stato, per manire di be-
stioni la città di Firense dalla perte di
Oltrarno e per ridurre a fortilizio il po-
lazzn,a uso villa degli arcivescovi, presso il
monastero di S. Miniato al Monte.
Dopo la vittoria di Montemurlo Cosime
manifestò il suo piano politico della Lega
con Carle V, snteponendo di amociare i
snoi interessi con chi dominava le Spagne,
l'Alemagna, ed era iu Italia signore del
togno di Napoli e della Lombardia, piut-.
226 FIRE 7
testo che ascomanarti a quelli della Fram
cia, ove reggeva Caterina de'Medici, la
quale cume ultima erede del ramo di Lo-
renze il Afagnifico riguardò per qualche
tempo Cosimo quale usarpatore de'suoi
diritti alla signoria di Firenze. Questo
politico sisiema pertanto impegnò il duca
a prender parte in lutti gli avvenimenti
che potevano riguardar gl'interessi dell’
Imperatore nelle cose d’Italia. Nè potendo
egli. siccome ambiva, sposare la vedra del
doca Alemandro. per stringere uo vineulo
di parentado e procaociarsi vieppiù la gra-
zia di Carlo V, chiese a scelta di S.M. ona
sposa, ed ebbe Eleonora secoadogenita di
don Pietro di Toledo vicerè di Napoli, spet-
tante alle primarie famiglie di Spagna.
Ema fu pomprsamente scrolta e festeggia»
ta,nel giugno del 1539, nella cara Mediei,
e ua anno dope nel palazzo già detto de’
Signori, riordinato e ridotto a nubile re-
tidensa docale.
Ja eccasione delle mazze di donna Eleo-
nora Cosimo trovossi obbligato a far lavo.
rare gli argenti altrove, perchè in Firen-
me erano mancati i migliori artisti e i
principali manifattori stati dicpersi in
tempo di assertia, 0 dopo la cadota della
Repubblica dalla petria allontanatisi,
Largo nelle spese dumestiehe non
che nel contribuire denaro e gente all'im.
peratore,dilettandosi specialmente nel mu-
sere grandiose fabbriche, e nel tenere in
corso diverse galere, Cosimo 1 consumava
tafinito perulio, in guisa chè oltrel'entrate
ordinarie, oltre i beni confiscati a più di
4roriechi fenrusriti sentenziati, 0 condsa-
mati im onetnmacia con pena della vita,
egli tretavasi soventi volte fortato a impor
grarezse straordinarie alla città e dominio
fiorentiso, non che ad imsistere premo il
pont. Paole III, per avere l’importare
di due decime esatte in Toscana sopra i
beni eeclesiastici, in ricompensa (diceva
ls bella del 31 meggio 1538 che le con
cedere) delle spese fatte per la difesa dei
leoghi marittimi contre il Turco. (Rifor-
mazioni di Firenze.)
Voleva il Papa tornare a imporre altre
decime, ma Cosimo vi si oppose tauto che
frese sensa effetto le armi spirituali contre
@aro e costre i suoi surlditi fulminate, rin-
tersando anche le armi temporali, che
Bvevano incominciato a invadere il terri.
Vorie toscano dalla perte di Cortona.
FIRE
Per le quali contingenze Cosimo ricor.
ve nel 1541 a un accatto, nel quale fure.
re imposizione a lutta perdita onde suppl.
rea una grossa somnia di denaro richiesta
dall'Imperatore prima di consegnare ei
Granduca le fortezze di Firenze, di Pim
e di Livorno,
aver chiesto ripetute volte a
Carlo V il territorio di Piombino, Cei.
mo l'ottenne nel 1548, ma ben prrvo per
un intrigo di corte gli fa ritolto; nè per
questo egli giacmsi apparentemente fece
mostra d'averne sdegno, nemmeno quando
i ministri Cenarei gelosi del favore che
egli godeva presso sì gran monarca, que.
si per deririone, in compens3 di tanti s-
erifizj fatti per la causa imperiale, gli of-
frivaoo de'pomesi in America. — Tusa
costanza, e una così ferma imperturbabilità
apianzrono a Cosima la via onde aggiunge
re ai suoi dumiaj la ciltà e lo Stato di Sie
na, divenuto dopo la caduta della Ben
fiorentina il nido de'farrusciti è di tutti
i malcuntenti del governo spagnolo ie
Matia.
soffrendo che vi si edificame ana fortezza,
sollevossi per discacciare la gnarnigione;
cosiechè nel 1552 s’impegoò una goerra
scranita, nella quale prese parte a favore
dei Senesi laFrancia,non già per sostenere
ta causa della libertà, ma per menomart
la maggioranra che gli Spagnoli averaso
scqaistata nella Penisola. — Wed. Sress.
Perdeta da Piero Strozzi, gran Mare
sciello di Fraocia,nel 2 di agosto 1554, la
battaglia di Marciamo in Val-di-Chiana, le
troppe Cesarro-Medicce si recerono intor-
mo a Siena, la quale stretta e combattata
da ogni perte, dovè finalmente aprire le
porte ai memici (35 aprile 1555) dopo e-
sere state distrutte le facoltà con un ere
porsi
della Repubblica, che finalmente n s
se quattr’enni dopo in Montalcino. —
vero conquistatore di Siena fa Cosimo; il
quale coi suoi deneri e coi suni talesti,
del pelezzo Pitti, riparande a egni bi-
La delesa preattre che i Sruesi fecero
della Lea Libertà è aoo dei periodi più
aeererali dell’itoria italiana, tate da non
perire al confrunto cun alcun di quelli
di Sporta e di Atene.
Greai, le morti e la miseria, in coi ci
prati iauti: pumidreti
tertieri, interilironn cua le indusirie e de-
terierarono le campagne, gran parte del
le quali cino del 1559 aveva ricentiti i
dani delie namerese bandite de Cosimo I
muta le grandi fortone e la forza della Rep.
lune €
fercatica prima di Lorenzo ii Magnifico,
alla di cui cià cominciarono molte lsmi-
Ric mercaniili e varie colonie di operai a
spisare per recarsi ia laghilterra, in
Francia e in altre porti di Europa, dove
Ntublireso ragioni bancarie, fondachi di
Imibcj e drapperie di seta e di oro. Fi-
nalarale quelle arti che tanto contribuire
tere quasi all'inszione, dopo che Cosimo I
riceità di claere uns casta di mobili, coll
intituiee nel 4561 l’ondime coralieresco di
£ Suelsno Papa e Martire, per far milita
re i nuovi i culle galere tesca-
teesatro i Tarchi ; nri tempo che il re-
to della mubiltà si geitora in folla selle
selimmere della corte grandecale, 0 di
Mtnszerava ella vita rociosiontica.
Dopo la conquista di Siene, Cosimo Î,
memare delle gravi contestasioni avute con
Poslo IT, corcò di Corsi molti amici nel
+ sicehà egli contriboi grande.
nente, nel 1559, all'elezione di Pio IV.
Dri quale peetefioe Cosimo orppe guado
funi l'animo in guisr ch- fu sul puoto
Gi emere da lui forgiato del titolo dif. Noa
tibe miner favore del di lui euoremure Pio
Vil quie con solonar errimonis in Re
mu nella sala dei Re, ii di 5 di marz del
1570, gi pose in capo la curona grande-
Cie sd quta delle proteste latte del mini.
SeeCanren; ciochè i sovrani della Toscana
Gotti gli atti pubblici fomeru intestati col
nume del Papa vivente innanzi a quel-
lo del Granduca regnante.
La decorazione del tuson d’oro che più
tardi CarleV inviò a Cosimo,la conseguen-
za di va imprestito, 0 piuttosto di un re-
qulo di 100,50 duesti d'oro.
Stubilito le Stato verchio (che così
559 l’antico dominie
litu cva luState nuovo,
ossia quello della distrutta Rep. senese,
Cosimo I, ass.curato che fu da ogni inter-
so sconvolgimento, pensò a preservare il
duo dominio da quelunque violenza ester-
na che ne polesse mai lurbere la quiete.
— Dopo avere eretto le fortezze nelle città
di Arezzo e di Pistoja, procurò nna difese
alle fsvatiere dello Stato col guarnire di
terri e di fortilisj le coste, col circon.
dare di mura e fabbriesre usa rocca
destro la città di S. Sepolero in Val-Tibe-
rina, coll’innalzare dai fondamenti due
piazze d'armi, ana nell'estremo confine
tempo col nome del fondatore(Cosmopoli
più note però sotto l'antico vocabolo
Porto-Ferrajo. Peer incomine:
porte più ampio a Livorno, costruire nel
Magetto supra S.Pier aSieve l'ampia fortes-
za di $.Mertino, dopo che pressoPuggibonsi
aveva rifabbricato consolida regolarità
il bastione che da Arrigo di Lun-mburge
il wome di Poggio Imperiale. —
Bilcuarsei inoltre Cueimo, e spendeva av
sai. in fare mine per cavare argento e altri
metalli ; perciò » Pietrmenta inviò inge-
Gueri mineristi chiamati dalla Germaaia,
iutrendo molti in simile esercizio senza
ritrarne gran fruito, e piuttosto con scuo
danno, er cresere si deve allo storico Ber.
nando Segni. (Star. Fior. lb. XI.)
Bal bitancio fatto nel 1550 di tatte 1°
entrate ordinarie del dominio fiorentino
appariva, che esse smmonterano a lorde
a ducati 537,934 per anno, e sì netto
delle spese ordinarie a duosti 367,903.
— Però la sorgente maggiore delle ric-
chesze di Cosimo I, colle quali mp-
piiva alle atraurdiaarie sere e al Lato
FIRE
298
amici) quanto anco
mercatura: staplechè
cou le ragioni di riochi
negozianti pelle piazze di Abversa, Bru-
(3, Londra, Lisbona, Barcellons, Marsi.
lia, Lione, Venezia, Napoli e Roma.
AI qual uopo Cosimo impiegava conti-
anamente due galeoni pel tri delle
mersanzie del Levante e dell’Italia nei
porti di Spagna, di Portogallo e di Fian-
dra, da dose ritornstano carichi delle
mero: di quelle contrade. Anoo la granda-
<hen. Eleonora, al pari del marito intenta
a unsimile esercizio, potè in progresso,
sebbene venuta in Toscana com piccola
dote, accumulare un raggeardevolissimo
pecalio.
Per queste ragioni le opere di lasificio
€ i broccati di seta e oro ripresero in Fin
renze un qualche favore, talchè il prodot-
tu dei panni Gui (detti del Garbo) e di
Quelli ordinari. sell’anne 1575, ammontò
alla somma di dae mi i
Griesto caloule si contemplarono i drappi
di seta, nè le più minute macifatture,
che riorverami in America con avidità.
Ta cunseguenza di ciò Cosimo I divenne il
più ricco e denaroso prinripe dell’Italia,
sicchè alla sua morte, stando alle Memorie
MSS. del Gettimanni, il di lui snccessore
Arorà in casa un avanzo di sei milioni e
Mezzo di ducati, parte in contanti e per-
te i verghe di argento e di oro,
Se Cosimo seppe sormoatare le difficol-
tà per stabilirsi sul treno coll’imitere i pri-
mi sani del regno d'Augusto a fnria di
morti. di condanne edi proserieioni; lo sep-
pranche,emolare nella magniGcenza e nel
fare più bella la capitale del suo dominio
per sontuosità di edifizj. Tra i quali giova
q:ì rammentare il primo ingrandimento
del palazzo che conserva il nome del suo
foudatore (Luca Pirti), divenuto la più
magnifica reggia dell’Eorope; il sontuoso
falbriesto eon portico tutte di pietra concia
per servire di residenza a XINI magistra
ti, detto pereiò degli Ufisj;
ridore che cavalca l’Arno
chio per unire la reggia
quella del Palazzo vecchi
Laurenziana disegnata da Michelagnolo e
compita dell’Ammannati, che fu l’autore
del sorprendente « leggerissimo pouto di.
FIRE
S. Trinite.—È opera di Cosinso la edibes:
zione del Ghetto che trovasi cullocato sel
centro della città, fra il distrutto Com
pidoglio, il Foro vecchio e l'Arcivesco
vado. — Instital l'Archivio generale sopra
la fabbrica isolata di Or-San-Afichele per
saccoglierri tutti i pubblici contratti dello
Stato vecchio. Col disegno del Vasari fl
ce edificare il loggiato della Pescheria in
Mercato vecchio, mentre Bernardo Tano
ionalzava piò grandiose logie in Mercsio
nuovo, sopra le quali, nel 1612, furono
collocate le Glse degli originali delle peb
Bliche scritture.
Lo stesso Cosimo ordinò ches'Tenalzam
sotto le logge dell'Orgagna la statua del
Perseo di Benvenuto Cellini; solla piar-
ta di S. Lorenzo le base storiata del
Bandinelli per collocarvi sopra la sta.
tua di Giovanni de'Mediei di lei padre,
Per ordine del sovrane medesimo fu fatto
lPaoquedotto e la gran fonte.
rrucci. Una minore co.
lonne di marmo fu posta s S. Felice
in Piazza, e quella maggiore dî totte che
siruppe prima d’emere collocata nella piss-
2a di S Marco, poco lungi dal gi-rdinode
Semplici; giardino ordinato dallo steso
G. D. uo dopo di quello
tuito in Italia,cui presedò il primo botasb
co d'Europe, il Ceselpino.
Devesi ancora a Cosimo Pistituzione
dell’Accademia Gorentina, fondata rell’a
no 1542, richiamando così a
quella aperta in Firense
Giovanni Manszuoli detto lo Stradiao;
quale Accademia nseque l'altra più
famose del bel perlare, che prese per rim-
bolo il Buratto e il titolo di Crusca.
Nacquero a Cosimo I dalla pranduchesa
Eleonora 9 figliuoli maschi e 3 femmine,
oltre una figlia dalla seconda moglie Cam
milla Martelli, la quale donna però nos
fece vasi riconcerere per
In quanto alle psssieni amorose, e alle
Vicende domestiche attinenti alla famiglia
del prim Grandara, non avendo esse în-
fivenza salle ose pubbliche, debbono te
cersi anzichè prpagarsi dallo storico, che
nos ama onnfondere l'aomo di stato com
l’uomo privato.
FIRE
Forpcasco I, Grursoca Il.
Morto Cosimo I, li 31 di 1596,
nella sua villa di Castello in età di anpi
55, gh sacerme 11 tiglio primogenito Pran-
crem nato mel 1561. Questi sino dal
1564 era stato messo a parte del gover-
no col lola di rezgente, senza però che
it pador gli cedesse uè la corna nè il ma-
serpo degli affari diplomatici. Ciò avven-
ne va anno innauzi che Francesco pren-
demo in sposa Giovanna Arriduchessa d'
tarsi alla testo Orazio Poeci, puni
la morte di alcuai di loro e la condanna
di ribelli di tutti gli altri, segnatò il primo
anno del eno regno. Era tra i principal
cuegiorati Pierino di Lorenzo di Piero Ri-
deli, il esi palazzo in via de'Tornabuvni,
ricco di statoe altri uggetti di belle
arti,fe da Francesco | con il giardino e ca-
se contigue, nel febb. dei 1576, dovato a
Mareo Scittico cardinale di Altemps per
affetionario alla sua casa: e da questo, vel
maggio 1577, venduto per 13000 ducati
d'oro sd Alemandro de’Medici arcivesco-
vo di Firenze; sino a che i suoi eredi,
del ramo de’ Medici de'principi di Ottaja-
n0 di Nopoli, nel genasjo del 1609, alie-
naroeo tatto quel fabbricato per ducati
2fovo a Bardo Corsi di Firenze. (Anca.
Dr. Fis. — Carte del Monte di Pie
secioto dell’imperatore Massimiliano col
Uialo di Granduca di Toscana, e in se-
tuito del re di Spagna e da totti gli altri
serrani, la tal guisa fu terminata ua cla-
morosa cansa di za fra la casa de’
Medici e quella d'Este, stata per 35 anni il
peasieapo diplomatico di tutti i gabinet-
tidi Europe.
Prascesco I, se da un lato snpera
padre ia dottrina, dall'altro lato gli era di
tre lenga sferiore nei talenti di uomo
Mata,
Gitmperatori ed i re, che avevano am-
bi l'amicizia di Cosimo, consideravano il
figlie meramente come un feudatario. Po-
ose, più di ogn'altra cose l’oocupavano
vo
esperimenti. È altresi vero che Francesco
non obliò i grandimi concetti del pae,
come quella di prusegoire le I»rtificazioni di
Livorno, di gettare solennemente (28 mar-
20 1577) la prima pietra «lella nuova cit-
tà, edi destinare asseguamenti oppurtuni a
rande emporiv; @ per «quanto
ta per
Lo stesso Granduca erguitò l'operarione
incominciata da Cosimo | cul far rivestere
€ rinnovare gli statoti municipali, onde
col governo monar-
i delle arti
peraltro
tolse 1 loro patrimoni. — Tutto iv sonnra
rairava in Iui a compire l’opera paterna, ad
estingarre cioè ogni residuo di autorità re-
pubblicana, lasciando solamente le appa-
renze e i nomi senza potere.
Imperocchè sotto Francesco T il magi-
strato Supremo, ossia quello dei 4 Consi-
Glieri e det Luogotenente granducale, che
doveva r.tfigurare l'immagine della Sigav»
ria di venuto un mero tri-
bunale civile: così pure gli altri magistrati,
comecchè decretassero in nume proprio,non
agivano che in forza di un rescritto sovra.
no.—La giurisdizione criminale, per quan-
to fome esercitata dagli Ottodi Guardia, o
di Balia, tutta l'autorità riconeentrossi nel
Joru segretario Lorenzo Corboli da
varchi, che divenne uno de'più terri
prepotenti ministri di Francesco l.
Alta contabilità delle finanze dello Sta-
to presedera ua ministro col titolo di de-
positario generale. A lui erano subordina-
te, non solamente le varie branche dell’
amministrazione economica, ma anco quel-
le del commercio privato del Granduca,
Francesco teneva in corso due ga-
stinati a convojare altri legai ca-
Ù produzioni di varie contrade. La
mercatura delle gioje era la sula che quel
principe esercitasse da per sè stesso, cs-
sendo più d’ogn’altro-intelligente in si fat-
te merci, e vago di averne delle più.rare
e più preziose.
Sein questa parte superò lostesso sno pa-
dre,noa lo imitò peraltro rapporto alla sua
aplendidezza. Impervcchè, se nei primi
tempi Francesco tenne uni corte con fasto
quasi cegio, negli ultimi anni della sua
29
230 FIRE
vita comparve al pubblico troppo ristretta
€ poco dccorosa.
Divenuto per vergogna e per rimono
inaccessibile ai sudditi, viveva ritirato
nella villa di Pratulino, nella cosiruzione
della quale si racconta che egli impiega
se ana somma ianensa di denaro, lascian-
do totalmeote in mano dei ministri le re-
dini dello Stato.
ll prineipato di Francesco 1 non fa d
Tonga durata, essendo egli morto ia cam.
pendio, quasi insieme con la seconda
moglie Bianca Cappello, il di 19 ottobre
1589 nella villa del Poggio a Cajano,
mentre correva l'inno XIV® del suo re
quo e il XLVII® di sua età.
Francesco fa tore dei migliori
artisti, e a lui si deve la fondazione della
sorprendente Galleria di Firenae, stata
notabilmente accresciuta da quasi tatti i
Granduohi della prima e della seconda
dinastia; talchè la numerosa cullczione di
upgetti di belle arti, di pitture di varie
acuole e di va.ia età, può dirsi la più cum-
plota di tutte le Galerie
eccellenti architetti de Fran-
cesso I nelle maggiori sue fabbriche ado-
prati furewo l’Ammannati e il Buontalen-
Li. Il primo di csi disegnò la costosa villa
di Pratolino, per la quale Francesco I
spese scudi 782000; cd è opera dello
stesso architetto il pelasso delle RR.
Guardie in Via larga denominato il Casi-
nu di S. Marco. Diede pure molle com-
insiomi di pitture ad Al Mori,
a Bernardino Puocetti e ad altri; e fu cot-
to il seo regao quando Gio. Bolegna sot-
to va arco delle logge dell'Orgagna ie-
resosi il sorprendente gruppo delle Sa-
Le lettere italiane coltivate a incorag-
gite per istinto della Caso de’Medici, sem-
bra che fssero a quest'epuce la loro se-
de in Firense, dove cumparve il Tocito
Italiano, sseroè l’opera di Berna:du Davan-
mati.
Fseoisazeo I, Gnassuca II
Emendoil Grasducs Fremossco menceto
sensa Ggiruoli maschi, prese tosin le redini
del governo Fesdinando suo fratello mi-
mura, il quale può dirsi il più gran prin-
cipe della dinsetia Medioco, e quelle che
ie dai ceddtà recente siazi,è genera
FIRE
mente stimato, Imperucchè, se da porporato
aveva dato prove luminose di un gran L-
lento e di un nubil., allurchè diven-
mne Granduca si distinse per ogni genere di
azioni. — Creato Cardinale a quatlordiei
anui dal poutefice Pio IV, divenuto adul-
to si recò a Roma
mostrò di buosora
per gli artisti e per gli oggetti più
tari di belle arti, acquistando a caro
to la Venere de'Medici e la famiglia della
Niobe, i Lottatori, l’Ermafrodito, il così
detto Arrotino, e molte altre statue e t--
ste antiche, onde ormare la deliziosa villa
Medicea, da esso lui fatta edificare sul colle
Pinciano. Egli fa che apri in Roma la stam-
peria di Propaganda con caratteri erien-
tali, affine di egerolare la. propagazione
della fede nelle prrti degl’infedeli in O-
riente.
Cos si fasti auspicj Ferdinando I, ap-
pena salito sul truno della Tuecana, vi
sviluppò va piano di politics upposto a
a emanciparii dalla corte di Spagna e a
Vegare al suo sistema i varj principi d'Ita-
lia, tutti diegustati dell'orgoglio 0 della
di Filippo IL
Mi PE e irimeie
contratto nel 1589 con la principessa Cri-
stiua figlia di Carlo duca di Lorena, a pre-
ferenza di un’Arciduchessa d'Austria, e di
uma Gglia del duca di Breganza, che la
Spagua voleva dare al Grauduca: e a ceste
delle rimostranze fattegli, che, a furma del
Uraitato della cessione di Siena nel 1559,
{ metrumony di casa Medici doverano etabi-
tirsi a beneplacito della corie di Madria.
Lorenese
Fresca iioonei averi
quale ia cocasione di tali nozze ecdè egni
sua ragione sui beni di ossa Medici, e ogni
diriato che poteva avere ereditato sul de
italiane nel nuovo leatre costruite sopra
Vo fabbrica degli Uli
cure di Ferdinando 1 fe-
Mil sterpaglie
momia per la felicità dei suni sudditi; cioè
all'aumento € prosperità del commercio
FIRE
di Livorno, al disseocemento della Val-
di Chiana, e alla riduzione della Ma-
remma vencso.
Pieno di desiderio di porre in esecusie-
ne le idee del padre, Ferdinando contiauò
è richiamare in Pisa i mercanti esteri,
puersrando loro magazzini € sbitszioni,
mentre nel 1589 nel porto di Livorno ve-
deva gettare i fondamenti della fortezza
fusa, e dentro il mere piantare le paliz-
sseper foadasvi sopra un muraglione che
noire devera il fanale alla Terraferma;
cetì dovesorgeraao numerosi edifizj, costà
dove scorrevano da ogni contrada com-
Derciomii e artisti di setta 0 reli-
fisse, sotto l'egida di un indulto di tolleran-
tapabblicato nei 1 593, inceraggiti da prov-
vlmenti benefici coloro che vi accurre-
mes, e de utili franchigie per le inde-
sile che vi di esercitavano. Le Onde poi
tvere ena comunicazione più diretta ©
più ficile fra Pisa e Livorno, lo stemo
Rrincipe fece voltare una perte dell'Arno
col dmerorio del canole Naviglio, ciò
dopo aver memo al copesto it littorale
dri comeri, dalle frodi di contrabbando
© sbigutlimento oniveriale, saggerirono
all'simo impertorbebile di Ferdinando
tn netzo di tirar profitto seche dalle
pabbliche calomità. Nella speranza di ri-
Mrarre la sumistenza del proprie Stato,
questo Granduea rivobie le sue care al pro-
teiagamento della Valdi-Chiana, e atla ri
detione della Maremma senese, nel tempo
Hitno che egli procarava di risanare l'umi-
da Valdi-Nievole è la bama pisanra di
La greadezza d'animo di wa tal princi.
pe fa Pimmenso sollievo ai suoi a
benefizio dei quali egli versava a largo ma-
seitrori lasciati da Francesco I. Però fra
Ne diverse leggi agrarie da esso pubblicate,
vene farono di quelle ehe vineolarono Il
eenmercio con la speranza di prevenire le
taetstie, e che conseguentemente paralizza»
Mao cgu’altra misura tendente ad accre»
terre la produzione del seulo, Snstitui fl
Snjistrato dei Fossi per dirigere cca ca
FIRE 231
sistema uniforme le operssioni idraeliche
delle proincie di Pisa 0 di Grometo.
ante. Al qual effetto aumentava egli sa-
nusimente il nussero dei suoi legai, mom-
tati dalle caravane dell'Ordine militare di
$. Stefano; talchè la sua marina era nel
Fra le più ardite e gloriose della
Pit anispnieio pirata
cevaliere Jacopo Inghiremi, fu cesta dub-
bio quella della città di Bona sulla costa
di Barberia (sono 1609), dove si conqui-
starono 11 iasegne, 1500 schisvi, molte
armi e prejettili da faoco.
Una ci felice spedizione eseguita sotto li
nome del figlio primgenito del Graado-
c2, fu appresa in Firenze come ua augurio
della prospera fortuna di questo principe,
allora ia Già di 17 anal, fe tempo eppus
to che trattavasi il suo matrimonio, — Tali
nozze furono infatti celebrate con straor-
Terchi nellArcipelago, nella qualo corasio-
ne si freero 700 prigiunieri con una preda
che oltrepensò ii valore di duc milioni di
ne Ti febbilo usiverale,
lità della sorte volle che tanto giubbilo
fome funestato dalla morte di Ferdinando,
socsiduta bi 3 febbrajo del 16c9, col com-
pisoto dei Tuscani e di tutta l'Europe.
Avvegaschè Perdiaendo I, per quanto
egli potò, fece il bene dei suoi sadditi e
della sna famiglia, siccome avrebbe volate
farlo ali’italia totta col tentare d'iadido-
Hire l’infivenza spagnuols vella belle peni-
tota, al qual Bae egli recò soccorso di fer-
2e, di denari ediconsiglia EnricolV re di
Francia, che fa della rivale.
Ferdinando I,riunive tutte te qualità ne-
bit) FIRE
rmerie d'uo ottimo principe; il so0 gn.
verno noa fa sggeito a intrighi di corte,
ni egli, pel corso di 23 an
consig!
Esteri, Lorenzo Usimbardi per gli
Iuterni,e Carlo Antonio del Po:
vescoro di Pisa Mari li Gi
e di Regio Diritto. — Ingenuo ma can-
to, sazgio ma vigoroso nelle deliberazioni,
risolato ma grande anche pelle
disgrazie, di carattere collerico ma che
sapeva placarsi e conoscere da sè stesso
# suo natorale, per cui egli godeva quan»
do srativa che i ruo ministri avevano s=
trasporti. L' impresa del re delle Api col.
Jo sciame attorno, ed il motto Majestate
tantum, che si vede nella base della sta-
toa equestre fatta da Gio. Bu'ogna der
mctalli ropiti al fiero Trace, ed innal.
sata nella pizza della Nonziata in Firenze
per onorare la memoria liPerdinandoI.de-
nota bastantemente, «he in mezzoalie altre
virtà trinnfava in lui la clemenza. —Qua
to era fruga'e ed eronomo iv fami
trettaoto Ferdinando mostravasi «plendido
e generoso nell’occasioni di pubbliche feste,
pelle grandi imprese, nei sorcorrere i suoi
popoli, mel premiare la virtù e i fedel
servizj.
Fuenze acquistò, mercò quest» princi.
e rarità che la resero infinitamente
più pregevole per i dilettanti del bello;
esendo stila arricchita dell:
gl'a marmorea della Nybe, adoramento
fl più hello della R. Galleria, € ciò
fatto in Ruma da Ferdinando
linate.
Fu pensiero dello stesso principe la
fondazione di un nobile e marstoso ssiloai
trapamati della famiglia granducale, fa-
cenilo disegnare dal fiatello don Giovanni
nato daCusimoTe daEleonora degli Albizzi,
architetto militare più che civile, il tem
pio ottazono della cappella de’Principi
costo alla R. basilica di S. Lorenzo» Fi
mense; tempio che fa incomineiato n:
1604, proseguito dal figlio e dal nipote di
Ferdinando I, e portato presso che a' ter-
mise di usa completa deocrazione dal ma-
fuanimo Grandnra Lereno II frliormen-
îe regnante. — Ved. Comontra' di Finanza.
FIRE
Col disegno del Boontalenti Ferdinse.
do 1 edificò nel 1590 la fortezza di Belve-
der sul poggio di B.boli, e quindi istitai
lo «pedale de’Convalescenti sella piau
senza effetto, il monte de'Vacabil
mira di rimediare s1 danni che risentiva.
no le arti, il commercio e l'agricoltura dal
patrimonio ecclesiastico, come quelle cle
amsorbiva la maggior parte dei l rai della
Toscana, nel mentre che monaci, preti e
fcati wegavano di sod..isfare le gabelle al
princie.—Fece erigere coll'opera di Gio.
Bologna la statua equestre di Cosimo 1 .00
e sulla coscia del ponte recchio del
la parte di Oltr'A-no il gruppo marmoreo
della lotta di Ercole co) Centaare. Donò
all'altare della SS. Anmonziata de’Serri
il gran dossale di argento, scolpito cul dee.
gno di Matteo Nigetti. Impiegò il Boonte
vissimo tempo la villa Fi ppm ot
Artimino, dopo aver costruita presso Moe
triupo quella dell’Ambrogiana. — Fra le
granili opere fatte in Pisa contasi l’acgor
dotto magnifico dal 10 figlio Co.imo IL
compito per condurre da Asciano acque
copiose e salubri dentro le cattà, dore
fece restaurare con grandissima spesa il
duomo, sta!o da un incendio nel 1594 ro
vinato: spri il prisso museo di storia natu»
, ed eresse il collegio Fei
ini di quella Università, in tempo
inistro arci: rarovo delPorro
impiegava besne ricchezze nella fondazione
del collegioPutenno—loSiena avvivò quel
la languente Università col mettervi noa
meno di 35 cattedic. A_ Grosseto cumpi
la costruzione delle sue mura castellane è
della fortezza in ominciate da Frapor-
manifatture eransi mantenui
grado a cui prrvennero solto Cosime I
— Contasi che si fabbricamero allora
annuslmente in Firenze per tre milioni di
scudi fra drappi di ceta, tele d'oro, di ar
di ri ragguarderole soroma di denaro dab
lo Stato indusse Ferdinando s promao
coltera dei gelsi in Toscana. Mali
tiui in quel tempo viaggiarano all'Indio e
FIRE
ia America, ripoetmdo im petriù nuove e
tirivime peodezioni da quelle entrade.
Esi farone che insermarono la mercatura
dic etrabbaado agi'Tag'eui e agli Otande.i,
cri quali allora fa.evano wa ronm-
attiva i Fiorentini, stati incoraggiti dall’e-
tempio dei lora antonsti, Americo Ve-
tpeci e Giovani da Verraziano, due
so uni che inpira.one nei Toscani totti
l'ardice per lenghe navigazioni. —
è di maggior lasso nella R. Galleria sopra
Tiri, invitando nel tempo medesimo da
gni parte artefici per eseguirle,onde emao-
Gipare (cuci stati delle manifatture estere.
L'arte di lavorare e di commettri le pie-
tre dere introdotta da Cosime: favarita da
ton ene ritratti a guisa di musico.
Luciò Ferdinando otto figli, quattro
merchi e altrettante femmine, tutti nati
dalla grondochessa Cristina di Lorema, al-
ls quairasegnò un lerato annuo di 37000
seal, oltre i: libero govermo,sua
tere durante, dei capitanzii © vicariati
di Meatepalciano e di Pietrasanta,e ciò a
Lema de petti nuziali.
Cosrno II, Guanoeca IV.
Soli sal trono -Aeila Toscana Cosimo IT
Srl ciorno in eni mori il di lui padre che
ghi serri di modello, e netta fresca età di
tesi 19 sen compiti, il principio del suo
Gorerno fa illustrato dalle scoperte astro
Raniche dell'immortale Galileo, richiam-
te ds Padova, allarchè qersto genio giele
Pe di Siell Medicee sì satelliti
Giuw, Cancarsero a rendere più splendida
Losrte di Cosimo un'ambescrr a del Sofi
SiPersia e la soccessive vennta a Firenze di
ta Seltano profago, fratello dell’imperato.
re Ottemanuo Aemer; e per altimola rom.
para dell'Emir di Soria, profago egli pare
1 cagione dell'invasione dei suoi Stati fat-
ta dei Terchi. Tali avventure facevano
trditare degni momento crociate di sacre
Urrese e spedizioni in Terra Santa, pro-
irttste da Cosimo TT senza che sortissrra al-
a etto, perchè tetti gli occhi allora @
neo rivolti alla rivalità tra la Francia e la
Sterne, dall'anione delle quali dee mo-
nerchie dipendeva la pace dell'Europa.
FIRE 233
Frattanto gli amici delle quiete pebblica
promossero ira le due dinastie se doppio
parentado, e Cosimo Il ebbe la giuria di es
sere il mediatore e il confidente di si im-
portante patto di famiglia, mediante en
reriproce matrimusio, che fa cenchinso
, fra i Agli
primeerniti e e 6 Giglie dell'ani e dell'altra
Mato da una lega difemviva
fra le due corone. Era percompirsi en terzo
matri moaio fra Caterina sorella di Cusimo IT
ed Enrico principe di Galles, figlio di Gia-
loghi
piezta della dote anteponera una
Eee di cata de Medici a molte altre di fa-
miglie resti, accordando alle fatura nuo-
ra eaîla sua corte l'esercizio libere della
religione cattolica, e promettendo sneo una
modificazione al gioramento di fedeltà che
dai cattolici si prestava in quel regno.
Mail cardinal Bellarmino scoscertò tatto,
e Paolo V negava a Cosimo II la dispense
dei con usa corte eterodore
tanto che la morte im natora del
pe di Galles terminò totte le questioni
Cosimo TT era tetto per ta pace de'suoi
andditi, e trovava sempre il modo di con-
Esropa. Nel suo politiro cost gno peraltro
segui le massime di famiglia tendenti ad
aierire si voleri della corte di Madrid:
cosicchè, in vigore della capitolaziner di
Siena del 13557 mon potè negare un cor-
vo di sassidi de'governatori
spagnuoli ia Milane, si all'occasione delle
controversie insorte «nlîs successione del
Monferrato (anno 1613), iznto allorchè
comparrero, nel 1616, i Franersi in Pie
di monte. Ebbe Cosimo I! molte brighe col
ministro di Francia, dopo che a Parigi fa
asseminato i! marenciallo d°.Ancre,dal che ne
vennero i mali trattamenti fatti do Luici
XI alla pr pria medre Maris ve'Medici.
N governo di Cosma II non
un'epoca tanto importante come quella di
Ferdinando ano padre ; chè sari sotto un
qualche spetto sino d'allora farono sparsi
i semi del fatar» deradimento dell
Egnalmente benigno cerso isadi
era egli egualmente magnanimo,
intraprendente come il padre. Principe
etto, d’indole maderata e di salate cagio-
moss e farei, fu per matera semsibile ai
piaceri dell'immaginaziene, alla masica.
e
254 FIRE
alla porsia e agli spettacoli cmtierenhi.
La eua corte fa montata cos.
«he non era steta si seni ripe de
si nel palazioPitti la società dei nani e dei
bafoai ; gli mancavano le riechezze
del padre e dell'avo, per aver abbandonato
affatto la mercatura. Moltiplicò le cnoce
€ le pesche riservate nelle AR. bandite, e
mel 1619 cominciò 2 concederie anche ai
geotiluemiai con grave danno dell’agri-
coltera. — Nel 1620 cambiò un punto
importante della legislazione Gorentins,
poichè ristrimse, e spugliò in gram parte
Ne feramine del diritto di successione.
Apri un asilo in Livorno ai Mori ese-
Giatì di Spagna, ma fu costretto, stante la
toro feracia, a rimandarli quasi tutti in
Barberia.—Sotto la direzione e sopriatem
denza di don Giovanni d:’Medici suo sio
eoetrui it Mulo che porta il nome di Molo
di Cosimo, accrebbe abitazioni e comuli
alla nuova città, che andava sempre più
prosperando per concerto di merci, di
negonanti e di artigiani.
Fiorirono satto il suo regno, tra gli ar
chitet Matteo Nigetti e Gi
graudiora reggia det palazzo Pitti, della
A. cappella di $. Lorenzo e la costruzio-
ne della loggia del Graao ; tra i pittori
il Cigoli, il Passignano, Cristofano Allori
(@d il Roselli, ch'ebbero tutti commissio»
mi e lavori del Grendaca; tra gl'incisori
in rame il Callotta; etra gli scultori il
Francavilla,il Pancelli, e Pietro Tacea che
divenne il miglior allievo di Gio. Bologna,
cui affidò il lavoro del superbo monumento
eretto pel Molo di Liverno in onore di
Ferdinando 1 di lei padre , rappresentato
in una statua colowale di marmo, al.
la cui base sono incetemati alcuni schia-
i bronze di una maraviglioss. bel-
bezza.
La massima gloria però e il maggior de-
coro di Firenze e della Toscana era in que-
sto tempo Galileo, meritamente onorato
da Cosimo Il; il qual priacipe.se non ve.
ito da morte immatura, non a-
vrebbe forse sofferto di vedere il più gran
genio delle scienze mattematiche lasciato
in balla per opprimersi, come poi lo fa,
dalla maldicenza, dell'ignoranza e dalla
malvagità.
malsitia, e presago di un prossimo fine,
do- credè prevenire le triste conseguenze dei-
la soa morte con en trstaniroto che servisse
di norma al governo della Reggenza del
tiglio minore. — fn tale socasivne egli:
aumentò alle fanciulle le doti instituite
dal padre coll’ultima ena volontà ; asse
gnò ì fondi per il preseguimento dellehA.
fabbriche; costitai ai Gigh cadetti un'an-
nua entrata di 40,000 scudi per ciascuno,
doti
vendi, oltre il governo delle città di Colle
€ di San-Miniato con le loro entrate, di-
chiarsadola Tutrice e Reggente del Giglio
insieme com le vedova grendachessa Cri-
stina di lei madre, e trasfcedendo ia
emc,dorante la minorità del soccresore, il
piene esercizio della sovranità, previo il
parere di wo consiglio di quattro mini-
siri, coi dovevano servire di segretari il
Pichena ed il Cioli.
Chiuse il suo tessroa chiunque, preiben-
do imprrstiti,operssioni mercantili e spese
ntraordinarie: e volle che solo potesse aprir-
si il suo scrigno per detere le principes-e,
© per sorvenire alte pubbliche calareità.
Mori Cosimo II li 38 febbrajo 1621,
nella (resshissima età di 31 anni, Laccsaonlo
5 figliavli maschi e3 femmine, nati dal.
lagranduchesse Maris Maddalena d’ A ustria.
Fessesanzo TI, Geusnoca V.
Nato neli6io, si 14 di laglio, non potè
le redini dello Statose non che
al suo diciottesim'anmo. Per tal modo la
Toscana restò sei anni e mezzo in balia
della Reggensa imetiteita da Cosimo Il
La qual Reggenza cominciò subito a divenir
pesante ai popoli per mezzo d'inopportn-
Si sconvolgimenti e di riforme meno che
beressarie, trascurando ordinate
dal testatore, lasciando sessistere tuttoriò
che serviva sl fasto inntile, e sospendendo
i lavori delle fabbriche granducali. — Le
vedoveGranduchene tatsici si allontenaro»
no talmente dalle massime della pubblica
economia, che la Toscana se me risenti per
longhistima età. Eme medesime intrapre
sero per loro conte il commercio dei grani
della Moremma senese, con che Gnirono di
Fotinare quella provincia sventarata.
FIRE
La reggia condotta di Ferdiesndo II ap-
porre sino dal primo sanno del soegorerno
(save 1624), quando la Toscana fa iovass
da mortifera pestilenza, che rapi a Firenze
goossbilanti, e che portò la desolazione e
09 tolale sevavolgimente sì commercio di
Liverso. Di multo cordoglio fu enche pel
Giorase principe il vedere arrivare con la
tes foniglia in Firenze il duca di Lorena
see cagiao per cercare un asilo in Toscana,
apegluto desuo1 Stati dai Froncesi. Diede
scessiene aciò la guerra de'30 amni,ancesa ia
Europa dai maneggi del cardinal Richelien,
qinito nel cercare la depressione della
cam d'Austria sì in Germania, come nella
Spegaa. talchè nel 1635 quest'incendio si
csmunicò anche all'Italia. I solo duca O-
deerdo Farncse di Parma si lasciò sedarre
delle pratiche del ministro francose, e
benchè Ferdinando II facesse di lutto, per
distorrarte dalla sconsigliata determinazio.
e, uca per questo vi riesci; sicoome fnu-
Ulifarono i suoi sforzi per combinare una
Ieta, che tendeme a mantenere la neutra-
lid ne'priscipi italiani. La guerra conti-
tub, i Francesi ebbero la € toccò
pei al Granduca di salvare il Farnese suo
cognato dallo sdegno degli Austriaci.
L'occupazione di Castroe di Roncigliume,
fetta dai Barberini mipoti di Urbano VIII
è dunno del Farnese, i raggiri e i conti-
Bei dimapori ricevuti dalla corte di Roma
4 cagione di giarisdizione, mossero e fece
twinsorgere fra Urbano VIII e Ferdinando
U rerie contese, che terminarono in una
Guerra. Per rafforzare l’esercito toscane
euetre il Fapa furono invitati tutti i bra.
vietotti i facinorosi dell'Italia : € per so-
Mianerne le furono accresciute di ua
terno legabelle, dict.iarati alcuni oggetti di
diritto di regalla, e introdotto l'am della
carta bollata. Questa guerra ridicola e di.
Matra si ridusse poi ad alcuni piocoli
feti d'armi, e alla battaglia di Moogio.
Viso,segoita li £ cett. 1643, nell. quale nos
i contarono più di 25 morti sul cempe.
letale ocessione, volendo profitiare del-
Te copitolazione di Siena del 1559, tenure
delle quale la casade’ Medici doveva presta.
e sseoerso di milizie alla Spagna ia ogni
Sliagraza di guerra com patto di recipro-
chi, il Granduca avevs chiesto per la pri-
ma volto sassidio di genti di armi alle Spa-
gli fa tosto negato col diplomati»
lipiage, che la corte di Madrid arrebbe
FIRE 235
devoto prestare egual soccorso al Papa, it
quale lo poteva pretendere per l'alto de.
minio cul regno di Napoli, allora sotto il
Guretso spagnolo.
Nell'anno 1662 l’Italia trovandosi
minacciata, e iu procinto di emer po
sta a socqualro da Luigi XIV per ua
dirguetoso accidente cocorse al seo amba-
sciatore in Roma, Ferdinando ll s’intro-
mise in tale spinoso affare, facendosi il me-
diatore di un tro il re di
Francia e il pont. Alessandro VII.
È reputato questo Granduca tra i mi-
Gliori della dinastia Medicea, sebbene nua
migliorsse in alcana guisa, durante il soe
regno, la sorte della T:scana, il di cui ste-
to ecomomieo-agrario fu anzichenò eppres-
to da vincoli sempre maggiori. Duode-
chè la coltura delle terre si abbandonò e
il commercio si affievoli, nel mentre che le
nazioni oliramarine e oltramentaze s’ias-
pedroniveno di tutti i rami di maggior
profitto.
Perdinando Il, cinque anni dopo essersi
messo alla testa del suo Stato, erasi unito
in matrimonio a Vittoria di Ubaldo della
Rovere, priacipessa ereditaria del ducato di
Urbino. cume ultimo fiato della sua case,
e da cui ebbe soli due figliuoli.
La predenza fa le compagna del suo
overno; ma essendo questa virtù per or
dinarie scompagnata dal coraggio, così
Ferdinando ll venne addebit.to di non
aver sapoto far valere le soe razioni per
parte della moglie sal ducato d'Urbino,
di cui ella era legittima erede; di non
avere troppo bene regolata la guerra con-
tro i Barberini, e di avere abbandonato
#l progetto di erigere un monumento a
Galileo, allorché gli fa fatto sentire, non
doversi far l'elogio di un uome ch'era sta-
to nelle mani dell’Inquisizione.
Ferdinaodo al pari degli altri Grandu-
chi suoi predecemori protesse coloro che
profesavano le Belle arti, Lra i quali Pie-
Ure Taoca scultore, al quale ordinò una
copia in broszo del Cignate di marmo an-
tico di Galleria per porle davanti alle
loggie di Mercato amoro ; Giovanni da $.
Giovansi, e Pietro da Cortona pitto:i,
€ Stefano della Bella incisore.
Ma chi si distinse sopra tatti della fa-
miglia Medici nel i cultori deb
le scienze esatte, fu il cardinal Leopoldo,
uno dei iretelli di Ferdinando I. Divenato
che vestiose la
ssera porpora, fundò nei 19 giugoo 1657,
lo celebre socademia del Cimento, la pri»
ma che si dedicasse axl
«sperimentale e che figurasse in Eurupo,
Avvi memoria che presso
Ferdioando si toessero privati
scientifiche fino dal 1648, 1n cui il Vivia-
mi preparò una Raccolta di Esperiente
dove forono descritti molti
disegno nelSaggio diNotu
rali Esperienze. Quest'accadenia, cele-
bre per i gra: ini che la compone
no, € per l'importanza delle scoperte
che diede alla luce, tenne l'ultima sua
adunanza ccientibica li 5 marzo del 1667.
Due farono i motivi che cospirari.no sl
suo scioglimento, la dissei
socademici pro lotta dall’irre
lato. Vogliono alcuni, che anche 1°
Inquisizione vi avesse la sua parte, mal
contenta del principio di negare quello
che non si vedeva.
aumentata. Cominciò incita dei
mei, e-aumentò quella delle Medaglie di
circa 2000 delle più rare, fra le quali 750
in oro. A lui ai deve la prima Collezione
dei disegni che ivi si conserva dai primi
sbozzi de’tcolari de'Greci fino ai tempi
di Raffaello.
A spese di no altro cardinale (Carlo de'
ine fratello del grandoca Ferdinando
i la
tino de’ Medici
Guita da Matteo
1648 da Gherardo Silv
Fu ai tempi di Ferdinando II. quando
Eleonora Ramirez da Montalvo fondò nel
1647 la Congregazione per l'educazione
delle fanciulle nelle case presso quella del
celebre Viviani, in via dell'Amore, attual.
mente io Ripoli, e nel 1650 il mubile
Conservatorio della Quiete preso la R
Vila di Costello. e
Ferdinando MI nel 1633 aggregò al
FIRE
Granduesto la contea di S. Fiora, vende
Ga dalla casa Sforza, e pel 1650 Pontre.
moli col suo territori», comprato dalla cor.
te di Sp:gna. — Mori nel 1670, ai 23 di
amaggio, lasciando due figli nuschi, Cosmo
suv primogenito e Francesco Maria.
Como HI, Gassvoca VI.
Cosimo nato ai 06 agosto 1642, suancer
se inmedistasacate al padre nei
dello Stato, nou però nelle qualità di ani-
mo e uella pobiltà delle idre. Quant
edocato io una corte brita d'uvmi
terati e di tilosofi, pel suo corto talento, e
per una certa propensiune all’ascetticismo
e agliscropoli insiunatigli «lalla madre, Co-
simo non ricavò alcan stile profitto per sè
€ molt» meno per i suoi sudditi.
La maniera di viaggiare ch'egli tense
rie parti di Eurupa, all’età di 36 an
ni, dimostrò chiaramente ch’egti mel
sitare le contrade e i gabinetti nou andava
4 cercar sapienza, nè arte di governare tra
i costumi delle va
una vistota pietà. Non è da maravigliarei
però se il ome che si era fatto io Euro-
pa un letterato del suo segaito, il conte
Lorenzo Magalotti, stato segretario dell’
accademia del Cimento, ofestasse quelle
del principe che socompagnava.
11 fratto,che Cosimo Il! raccolse dalla vi-
sita delle corti oltramontane,fa il dis, rezzo
per le cose del proprio paese; talchè la sua
casa fa montata io una maniera più ea-
quibca e più dispendiosa, la reggia addob-
hata di drappi di Francia e d'Inghilterra,
e genti di servizio per maggior (ssto chia-
mate da remote regioni, e la mensa som-
tuosamente imbandita coi prodotti più
delicati ed esotici.
TI carattere costante di Cosimo INT era
quello di figurare facoltoro e potente. A
tale effetto comprava dall'imperatore per
Grosse somme di danaro il titolo di 4Zces-
faceva lo stesso anoualmente con tut
ministri esteri.
€ con molli monarchi
d'oga'altro emurivano i
mo gli ecclesiaatici, i
prelati di Runa, e inspresal mulo i Ge
i; i quali ultimi sino dal fondo dell”
Asia strappavano da lui gen stvai assegna-
FIRE
menti, che il pupulo per derisione chiame-
vo preasua sul Credo, vo vita specialmen-
te du imuri che w piofundevano agli rieru-
dea: pr omvertisli, ai nevbiti per alimen-
Lul, as santassj per articolirii, ai maissio»
tej sccivo hè Lrattearsarro 1 popio iu
frequenti prediche e provessiuni.
Je cvevguento di queste e di altre c0m-
tinui prure di ambizise maguilicenze e
di pietuse dimustrazioni le avite ricchezze
«quelle dello Stato si essuricuno al punto
ia cinto dei quali.dal 1906 al1911,si cale
cali che pegasse 300,000 duppie d'uru. Per
tali augosise Lruvussi costretto di ricorre»
rea gravose imposizioni straordinarie, os-
sia collette, proprie ad stienargli, prutto
subi a omciliagli l'obbedienza e l'afe-
tivoe dei sadditi ; e ciò uon bastando, bi.
tetti che Cosimo II iputecasse per sino
le see più preziose giuje. *
Nailmale ancor più grave era,che la pro».
pessione del principe per le persone bi-
(etie induceva molti furbi e ribeldi all
Puerisia, come mezzo sicuro di eutrargli
ia grazia. Che però destava unta e dispetto
volere quei falsi devoti prote,
bietolmente e far setta fra luro,
Qlieno praticare taute altre cungregbe se-
Greta da tatti i governi condannate.
A va cosrano di simil Lcepra, e ole sta-
V rigorosamente sul puutigliv delle ceri»
monie;a quello cui mun si vedeva usi sul
en sorriso, sul volto un moto d'ila-
ri, a lei toccò in moglie una brillante
priscipena (Margherita Luisa d'Uslrano)
tetta verzi € tetta grozie,stata già educota
Gila certe di Luigi XIV colla ra di far-
Senna regina di Francia. Non era appena
eoechese il trattato di matrimoniv,che mu-
ti il miaietro Mazzarino, e la marlre di lei
Meatò di ansullare 1) cvotratto; ma Luigi
TV mise la sposa promessa sul duro bi-
tino disadare in Toscava al talamo di
Carino, comvento rinchiusa per
ousicchè alla priucipessa d'
Crimes contenne vbbedire,e di mal ume
Mt cen altra passione in cuure recarsi a
marte ia Firenze.
Al che si aggiusga la scambievole dici
ta
FIRE 257
Stima chestante la diversità dei caratteri,
Len presto nacque fra la suocera Gradu-
chena veduva e la Grauducbrua sposa.
Quindi avvenue che un ai fatto matri»
mavuio fu piego di amarraze, viven
ne) primo decrunio, la granduchessa Mar-
Gherita rimase perire volle incinta e pare
turi,ultre una femmina (Auma Maria Lui-
80) due Bigliuoli maschi, cioè, Ferdinando
premurto al padre,e Giu. Gastone che fu
limo grauduca della dinastia Medicca,
ndo Cusimo credè di avere in tal gui-
sa assicurata la succrsuuvne, cumincIÒ a
coudotta di sua moglie; rimauddin Francia
Ne Joune che
vevauo seguilata, ed essa
legato al Puggio a Cajauv;
la Dun avendo potuto fuggire,
chiese il divoraio. Fu giucu.forza pel 1675
di venire ad un cumpuuimento, nel quale
fu stobilito, che la Grauduchissa si riti.
oto di Montmartre a Parigi,
di duve per avere troppo spesso € cuD pu-
cu decuru iufranta la clausura, nel 1799
fu traslurata uel convento di S.Mendes per
starvi a patti più auoteri.
benchè Gn dal 1688 avesse sposata la vir-
tuosa principessa Violaute di Baviera.
Per assicurare la suocessiune della di-
natia, Cosimo amumoglio il Gglio seconduge-
mito, pui il tratello suo Fraucesco Maria,
chea taleffettodovè spogliarsi della porpora.
Toccaronu ad ambedue (nipote e 2i0) donne
stravaganti; la prima di esse apu voleva
nire in Tuscana per emergli stato narrato il
tragico tiue di tante principesse di casa
Medici; l’alira rifiutavasi di giacere cul
marito perchè s'era tittà in mente di aver
4 contrarre qualche malattia contagiosa.
E siccome ai mali della fantasia rare vol-
te si trova rimedio, questo sesto c peoulti.
mo gramluca Alediceo, condannato a. vi.
vere fra i dusspori e le discordie dome.
stiche, ebbe il dulure di vedere in sua
vita preparata l'estinzione di una cass
che aveva pacificamente reguato per quasi
due secoli sulls più bella parte d'Italia.
Pensò allora ai futuri desuui della To-
di
938 FIRE
scona, ma le potenze di
devauo per eso, e senz
It lodo di Carlo V del 1°30 avera e-
seluso dalla successione le femmine e le
More distaccate dai rami Medi.ci del du-
ca Alessanilro, e di quello più propinque
che gli succe.è del p rauduca. Talelrè
con la morte di Cosimo III e della soa
prole mascolina si riputavano consumate
fe disposi riali, e Fireone rien-
trata in «ritto dell'antica libertà. Questo
pensiero svani sppena posto sul tappeto
del Granduca; nè moltu più giorò na alto
organico disteso dal senato fiurentino, cun
ullando l'esclusione delle femmine
sovranità, chiamavasi alla succr
del trono granduca!r, in mancanza de'ma-
echi, Anna Maria Luisa Elettrice Palatina
Biglia affezionata di Cosimo III.
Con queste norme, morta che fome l'
lee, gli eredi al trono della Toscana
iFarnesi di Parma, cine quel-
erano nati da una sorella diFerdinando
€ conseguentemente i figli di Elisabetta
ima di casa Farnese, sposata a Filippo
Per tal guisa sarebhe venutò ad accu-
si nella famiglia Borbonica diSpagna,
oltre il ducato di l'arma » Piacenza, anche
il granducato di Toscana, lo che teneva ia
perplessità tutte le poteose di Europa.
Finalmente nel 1713 fu convenuto
l'Imperatore, il re di
gbilterra e gli Stati.
il primogenito nato daElisabetta Farnese
e da Filippo V. sarebbe 11 saccessure al
Granducato, perchè la Toscana dovesse co-
stitairsi in feudo imperiale mascolino.
Cosimo Ill si rammaricò di vedere esclu-
ne dalla successione la di lui Gglia predi-
letta, pè gli rimase se noa che la consula.
zione dei deboli, quella cioè delle inutili
proteste.
Morì Cosimo nell'età di 81 enni compi-
4, il di 31 ottobre del 1923, dopo aver re-
guato per più di mezzo secolo (53 aopi 5
mesi eggiorni)col lasciare il suo trono tra le
incertezze, e i sudditi nell’abbattimento,
Fra gli atti della cus amministrazione
economica fuvvi nn debole tentativo di
risanare la Maremma senese, quando chis-
mò eostà ana colonia di Suo faniiglie di
Mainotti,la quale tatta vi peri.—Comecehè
Cosimo III fowe cotanto intollerante in
fatto di opinioni religiose, pere non «de-
FIRE
guò diammettere nei suvi Statii predet
ti greci scismatici, pensando alla riuviooe
della chicsa greca colla la'ina; nei mentre
chenemico acerrimo de'protestanti egli ri-
fiutossi di accogliere quegli Ugonetti che
di po la revora dell'e
vano chiceto di stabili
atric,delle qual
si Bassi: e ciò
bito al Granduca di teutare a loro spese il
bonificamento del litturale tuscano. Del re
ataote la miseria a'suoi tempi crebbe a la
ra da vedere aumeplati i furti e i
delitti in guisa, che nel Cosimo Ill
fu costretto a instituire una Raola criai-
nale per riparare aldixbrigodei molti pr
cessi delittnosi. — Nel 1900 egli fos-
dò in Firenze la congregazione di $. Gio
vaoni Baltista per fornire lavoro e meni
di sussistenza ai poveri, mentre si molti»
plicavano per la Toscana gli onpizj det»
gabondi e dei mendicanti ; nè per queto
gli artigiani restavansi dal tuniultuare per
dei quli
addossarsi lo smercio.
Ciò non ostante nel periodo della ma
lunga dominazione si pubblicarono det
editti importanti: quello del
fu abolita la pena di morte
delazione di armi, il che può dirsi a qu
tempi cosa straor: i
tuproprio, nel 1719, tendente a facilitare
il giro delle proprietà col diminaire la ts
ca della gabella de’contratti.
11 progresso peraltro nelle scienze enti
di arrestde quasi si spense ia Firenze,
cato che fu il fonditore della scuola del
Cimento. La morte del cardinale
accaduta nel 1765, fece prendere n'alte
direzione agli studj, tornando colà dele
sono soliti di principiare, alla cultora do
delle lingue, alla poesia e all'eloquesi®»
AI periodo delle scienze suoredì quello
della letteratura, e perita l'accademio dl
Cimento rimasero quelle della Craxs*
degli dpatisti, la prima dedicata wie
mente alla lingua volgare, l'eltra alle et
se. 11 Coltellini fa il fondatore cileni
ne di questa; Benedetto Averani, i du
Salvini e Orazio Rucellai i capi di quelli
seguiti da molvaltri
Sebbene gli stodj dell buona Glereli
vi ralleninseero sempre più sotto ll rey”
FIRE
di Coimo II, che fu costante protettore
delle dottrine dei Gesuiti, non potè però
Uneurare affatto un Francesco Redi, un
Giuseppe Averani, un Niccolò Guall
ua Pier Antonio Micheli, un Gio. Di
tuta Nelli seniore, ua padre Grandi e
Unt'altri che nelle scienze fisiche, mat-
tematiche, mediche e natorali germoglia-
toco in Toseana a quell'età.
la ona perola le scienze economiche,
morali e Gilosofiche,ai tempi di Cosimo III
noe fecero un passo in avanti; e sebbene
le varie nazioni Europee, all’oocasione del.
laguerra della Successione, si fuesero vi.
cesderslmente comunicate nuove idee,
tuttaria i clanstrali che frequentavano la
certe grenducale, gridando alla corrut-
tc, ne impedivano la propagazione. Pure,
è fune ambizione di Ggurare, o piuttosto
tirtuosa insistenza dell’archiatro Francesco
Bedi, Cosimo III si Jasciò indurre ad ac-
crescere di oggetti naturali 11 museo di Pi-
m, mestre in Firenze arricchiva la Golle
ria dello Statue di pietre preziose e lavore-
ta della maggior rarità.
Guurvarrona Î, Gaanovea VII.
Nicque Giovanni Gastone ai 24 maggio
datano 1671, ed ebbe in duno dalla ne.
tera quelle virtà che mancarono a Così
mo Il, ta givotizia, la clemenza e l’ingo-
avità,
Forrite di un talento svegli potè
arricchire di buon'ore la sua mente dei
preneiti che secultò dai più valenti macetri
di quel veeole, Benedetto Bresciani, Enrico
Norie, Giuseppe Averani, e dai familiari
teagrensi ed esercitazioni del geometra
Lerenzioi, dell'abate Salvini e del celebre
Mockabechi, che fu il Varrone della sua
L'indale di un tal principe, e tali pre
Jodi facevano
* pouedere in lui um sovrano superiore a
Guanti lo prrordettero, Suo padre stesso
Lechiamava il dottore della casa Medici.
— Dedinato dapprima alla porpora, fu po-
tris indoite al matrimonio per dar succes»
Sisar alla casa regnante; ma la discordia
Sepraggionta sino dei primi istanti fra eno
thimozlie, fece dileguare le cumo»pite ape.
tune. L'iedifforvaza del pailre verso d
latecipraca dieivtima del Gglio, la prevista
dal trono per la rubusta vec-
FIRE
ebiezza di chi l'occupata, e la non più spe
rata prole, concorsero ad avvilirlo e a di-
agustarlo. — Era Giangastone di carattere
affabile e sensibile, ma i dissapori sufferti
induirono sopra di lai sino al panto
di cercare nell’indolenza, nel
ne e nella scostumatezza
alle sue sventare,
Trovav tale stato di abbattimento,
quando all’età di 53 anai salì sul trono,
dove gli fu facile trovare in un suolacchè,
te di camera, un altro Srjeno
fafawe ministro di turpitudioi. — Ma il
peggio si fu che,reputandosi usufruttuario,
piuttorto che vero sovrano della Toscana,
Giangastone
259
cura all’arbitrio di pochi,
talavoglia egli operava.
Difficilissimo s'era reso l'accesso de'sud=
diti al suo trono, @ le più volte concordato
a prezzo dai favoriti; rarissime le confo-
renze eva i suoi ministri; talchè in1 4 anni
di governo si conta che tenesse quel Grao-
duca non più che tre consigli di Stato.
— Pare che in materia di politica egli si
la a di Sultr, che i
mondo camuiina da per sè.
Asuefatto da principe a vivere ristretto
per lo scarto assegnamento fissatogli dal
padre, anche da Granduca conservò con-
le pompe, ricusando ogni appe-
a formalità, Quindi le spese
ite della Tuscana non dissipandosi
come ai tempi del suo antecessore, In AR.
asse rigurgiiarono a segno, che potè nei
primi suni del sue governo diminuire una
ordi:
qu
provvedimento importante, che poi
a tanti altri di simil genere servi di mo.
dello, fa quello della Pia cssa di Lavoro,
cui appellò il motuproprio del 18 maggio
1734.quando Giangastone converti lo spe-
dale di Bunifazio sutto il titulo diS. G.Bat.
Consertalorio de'poveri delGraudu.
to per applicarli a quei lavori dei quali
poterauo essercapaci secondola loro condi.
tione.AI quale aggetto concorse l’anauen=
za del pootef. Clemente XII, il quale, con
brere del 15 maggio dello stesso anno,riu-
230 FIRE
wi a quel pio stabilimento l'entrate e i
di qualtro monasteri di donne,
a smzliare peri buca
lo per indurlo a dar
lell» Stato, adombrando la
vantaggio che egli ia tal
grisa avrebbe pri curat: a'«moi codditi.Eb-
Be ta' forza il doro consiglio cheGisagasto»
n° nen solo si dirle @ comprare manilat-
inje, pitture e tutto ciò che gli
proposto, n'a risolvà d'assegnere la
rene di un rospo per seitimena ad
distinti iu seguito
piteto di Auspanti, e segnalati dai
Bro concittadia: per la grande familiari
col principe e per le loto dissolutezae. D'
onde avrenne che 7
perte trasformata in lbert:na.
Continusndosi in questo frattempo a
trattare fra le corti di Furupa della sue-
cessione eventuale al trivo di Toscana,
arrivò l’anno 1529. quando fu deciso dai
Inte da! trattato di Loudra del di 3 ago.
sto 1518 a favore di don Carlo figlio di
Filippo W, e che la Spagna invisme a
presidiare con le sur truppe elenne piazzo
dei Grandueat jangestone ot.bli
perciò ad vecuparsi continnamente in
un argomento, ch'era l'anvunzia inces.
Sante della sua fine, disenstato com'era, do-
vette altresì acconsentire a ricevere nella
reggia l'Infante don Carlo destinato a suc-
ce.lergli, il quale cul titolo di Gran prio-
cipe ereditario delle Toscana nel 1931
sharcò a Livorno per recarsi quindi nel
palazzo Pitti a Forenze.
Due annidepo,enendo scoppiata in Eu.
ropa la guerra per la soccrisione di Pulo-
ma, videsi strascinare nel vortior delle vi.
conde saiversali anchela Toscana, la quale
peer buone di lei ventura, col trattato di
Vienna de'19 nov. 1935 fu creduta in enm-
perso all'antica casa enrana «IellaLorena,
nel tempo che il perscrenuato Infante rico
nosceva in re delle «Ive Sicihe.
Restando per tal innda annullato il trat-
Giangastone calcolsva di
poter esere ritorastu nella con libertà,
Aaniochè rivolse il pensiero a rimettore in
FIRE
campa wa atto, il quale, a iminmezione di
Coumo TI, sino «all'anno 1913 er
Ù emersi dal armato fivreotiso a fa
vore dell'Eletirice Palatina sorella di
getone; e cià nella guisa medesima
fa operato arl 1539, allorchè il se:
nato elesse Cosmo in capo della Repub.di
Firenze. Ma quel osnvrvo non avera più
i) Granduca porlava di sno
aotorità,
desche sottentente alle spagnuole nelle
piazze della T.ocana . Giengosione de-
mandò ai sorraai della quadruplice sb
lesn-a che, qualora il Granducato deren
Passare
Per torre di mezzo ogni sspeitativa di
regremo all'Impero svate il consenso delli
Pim». Carlo VI co dipl
1737 stabilì che,dope
ersco III ili Lorena e nei snoi dworodeoti
maschi per ordine di primogenitura;e che,
mancare la «na discendenza ma»
rifomenero li stessi diritti nel
principe Carlo di Lorema di lui fratello cos
tl medesimo urdine di suocesine,
i Toscani,
che piene venire il caso, in coi il noor
granilura Francesco stesse assente dal tes
io, e che lo Sieto cume provincia per.
reggenti si goveruasse. I mimiotri d'Av-
e di Lorena risposero alle istanze
ù di tele pruposito : che nom restas-
do la Toscana compresa nrila prammetica
sanzione, nè potenti, a forma del tratta»
to dh Londra, ever incorporata esa gli
Stati eredi delle cass «d'Austria, subi
resa Aizi a ed ereile di Carte VI, 11 gras-
durato di Tuscena si trasferirebbe nel se
condugenilo. e 1 mancanza di ese nel
principe
denti, 1 quali per tod.liofare si desicerj del
popola toscano Geserrbbrre cretà la lore
residenza.
dispreizioni diplomatiche si
che la morte venuse a troncare
® Giangastone waa vite seas orme: mjet
Lule infermiti
tti 1
ca Medicro nel 1739, ai
Imscipe di Craon investito dii poteri
P'esiporensiari. prese del Gras.
decato 10 nomo di Francesco III duca di
Lorena e re di Gerosalemune.
Sraro 01 Finxnea sorro na Dimasria
Lorserrerodusraraca
vivicamasta seosanra.
Fussensoo II, Guannoca VITI.
Sino dalle prime parole di questo lungo
artivio dedi a Firenze i titoli di fortu-
meta e felice, oltre quello di helle, che
a bara diritto per il suo materiale tutto
il mondo le accorda. Avvegnachè, se que»
Wi città sotto
petto storico nelle sue
rda, le conviene l'
epi'eto di fortunnia, tostochè durante il
periodo della Repalblica, ad onta di
tstnime rivoluzioni intestine, di
€ revinme gnerre atramicre e musicipal
di pibbliche calam
sue, di elluvioni e i straorili»
nai fagelli, la si vedde per fortuna da
Simili traversie «campata e risorta sempre
più prospervra.
Pa fortunata dnronte il periodo Me-
diere in gena che, dopo tante prosorizioni,
botti. eulj e vendette, in mezzo ai tristi
firmpj di mal costume, pitudini, di
Venze, di arbitr), d’ipocrisie e di abie-
Rimor, fra tanti mali e tonte battitore il
Prede Gurentino, benchè avvilito, sconda-
lusato, oppre so, impoverito, per Sortuna
teowrtò quell'inmato istinto
ca carità, quella dolcezza di costumi, e
quelle mscuime di cristiana pietà che le
Sutimeero in agni tempo e solte tette
Xe forse peditiche.
Pu poi felice Firenze, dopo chela spe
moana di un mig! venire, coo l'e.
Vasa d'una famiclia già ina, poi
Futa deminetrion della sa patria, era per
Wetueni ari cuore degli vomini giusti
el enrsti.talchè «quella generazione, che fa
eretempresnea del grandura Gio. Gesto-
®-. difficilmente avrebbe immaginate di
dare cedere ii nd una mgliore;e
prete infetto furouvi allora
i g di lugho; eil
FIRE s4L
ridotte, di risalire verso il bene e ad un'
più felice tusiagarei.
Tah a .un dipresso erano le circostanze
renze, allorché esa con tutto ilGrea-
so; benchè in sexnito venisse trattata del
nuoro Granduca com tutti quei riguardi
ed ononibeenze maggion che Ella po
teva mai desiderare, sino sl punto di
offrirle la reggeoza dello Stato.
iosa; ingioeti giodizj; pene eccessive 0
crudeli nel sistema criminale; porse sicu»
rezza personale; seilì socri pieni di mal
Gdecommissi inceppati; petrime-
nioeeclesiastico troppo vasto e troppo im-
mune; ona caterva di feudatari: da ogni
parte bandite<ignoriali o comnnitative; co-
loni troppo poveri; dogane intermedie ad
ogni pasto ; dazj onerosinimi, e un debi-
to pubblico di circa 65 milivai di lire To-
neene.
Lo srieglimento di tanti nedi, la libe
razione da tanti vincoli oppressivi, faremo
l'opera pacifica, umane, smmrirabile della
diusstia felicemente regnante in Toseans;
di questa dinastis che non fondò la libertà
sulle parole.nè sù ì contrasti dei poteri, ma
ve la stabili di rroprie istinto sulla base
di soggie leggi dettate dalla filosofia, dalla
morale, da santimimi principj di cristiana
religione di giustizia e di equità, de chi in
una parola noe conosceva altra via fuori di
quella che tracrie la virtù e la vera glorie.
Francesco II duca di Lorena e di
Bar, poi granduca di Toscana Il di que-
sto nome, e l imperatore in Allemagns,
nacque dal duca di Lorena Giuseppe Car-
lo e da Elissbeita Carlotta d'Orlesos li
dicembre dell'an.1508.Eeli discendeva dal
pio e valeroso Goffredo di Buglione primo
re cristiano di Gerusalemroe, da sui la di-
nastia Lotaringia ereditò il titolo, e ciò
che vale più del titolo molti
€ di tanti loro antenati, e
Magno. — Sino dall'età dita anni France»
242 FIRE
sco di Lorena fa eduratoatia corte di Vien-
— Gli avvenimenti poli sopraggiunti
poco dopo aver preso possesso (anno 1726)
della Lorena per la morte del padre, pro-
dunero un cambiamento importantissimo
nella sorte di Francesco III e della sua case,
Avvengnachè in compenso dei suvi Stati e
reditar),egli ebbe in sorranità il granduca»
to di Toscana. Egli lu acquistò poco dopo
enitosi iu matrimonio (12 febbrajo 1736)
all’Arciduchessa Maria Teresa unica figlia
ed erede dell’imp. Carlo VI; per modoche
Francesco JI di Lorena diventò il fortu-
mato fecondo stipite delle Casa Austriaca
felicemente regoante.
Principe guerriere saggio,ietruito e ret
Sioso,egli diede molte prove di
sapere valore, si nei campi di batta.
Glia,come ne'eonsigli dell” ia
Fra i primi provvedimenti economici,
dei quali, appena mancato l'altimo gr
doca di ca Medici, la Testana risentisse i
Buoni efetti, fa quello di estinguere il de-
bito fatto dal suo mente»
mere sei mila spagauoli che per scianni (dal
1731 211739) avevano presidiato Pisa, Li-
vorno e Portoferrajo.In ale cocasioneFrav=
cesso Il, con l'annoenzs pontificia, obbligò
gli coclesiastici e i luoghi pii a concorrere
al pari degli altri sadditi a contribuire la
doro quota a ragione di quasi il tre per
cento, sulle loro readite annuali; e fa a
tale uopo diretto il motaproprio del (nov.
133.008 cai nominò uns depatazione lai
ad oggetto d'avere esatte informazioni sul
patrimonio e stato economico de”luoghi pii,e
delle corporazioni si monastiche come seco»
lari.D’onde appari,che le rendite annue del
patrimonio ecelesiaatico di tutto il Granda»
cato, detratte le doti congrae delle parroo»
chie, le commende di Malta e i benefzj de’
Cardinali, scendevano alla somma di
1,120,829 scudi da
na; 76,152 ad Arezzo; 75,707 ®
66,985 aPisa,e 60,985 alfa divo, di
Che la maggiur parte dette reodii
Stato fosse allora assorbita dai creditori del
debito pubblico per pagare i frutti anevi,
lo dichiarò lo stesso monarca,allorchè con
duo motoproprj, del 3 marzo e 4 aprile
per estiagnere ona porzione
monte; quindi vedendo che tal
non poteva effettuarsi con crlerità co
una cifra proporzio-
nata agli avanzi delle pubbliche rendite,
riducendoil frutto dei Inoghi so peratiti dal
34213 percento. Meutre da una parte
il principe teodera ad alleggerire il ce
bito pubblico, dall'altra parte si cercava di
diminuire il vumero eccessivo degl’impie-
gati, preferendo piuttosto di dare im affitto,
non solo i beni della Corona, ma di appal-
tare, come ai tempi della Repubblica, le re-
galie e gobelle anzichè farle ammioistrare
a conto del sutrano.
Fra le numervse regalle favvi quella
i det gioco del Lotto, che dopo di essere
stato più volte proibito, venne Gnalmente
nel 1949 adottato e concesso in appalte.
quali, sospendendo
calcolabile al commercio e all'industria, ri-
chiamò l’attenzione di Francesco I], gian-
chè nel primo anno del suo governo ven-
mero tolti cinque giorni feriati, a priaci.
piare dal 19 e 23 novembre, destinati a
rammentare l'esaltazione al pontificato e
l'incoronazione di Clemente VII distrut-
tore della Repnbblica foreotina; quindi
i due primi giorni di egosto stati sino al-
lors festeggiati io memoria della battaglia
di Marciano, che decise della sorte di
Siena; è Gnalmente il giorno gdi gennajo,
Firenze.
Dodici anni doro prestò sì principe
una mano il Benedetto
XIV, vista la moltiphità dei giorni festi
vie la oecemità di ridurlia un più ristret-
to naniero, e ciò col fine di facilitare si
braccianti il modo di procacciersi da vive.
re senza offesa delle leggi divine e umane.
AI principio dell'anso 1739 Francesco
Hi, accompagosto dalla ius immurtale coa-
soîte Maria Teresa edal principe Carlo di
Lorena di lui fratello, arrivò in Tuscana;
e nel di 19 di gennajo fece un festevole
e magnifico ingresso nella sua capitale, pas
sando sotto il grandioso arcutrinufale pres-
so la porta S. Gallo a tale effetto inaalza-
FIRE
te col disegno e direzione dell'architetto
Lorenese Giadod.
Dopo aver beato della loro aogusta pre-
senza le città Ji Pisa e di Livorno, gli Au-
Gusti coniugi alla fine del mese di aprile
dell’anno stesso ripartirono per l'Allema-
ga, lasciando in Firenze un consiglio di
h-sgenza,al quale dovevano riferire i con-
era, e di finanze per rende-
re più pronta, facile ed esatta l’esecuzio»
ne della volontà sovrana.
Una delle prime deliberazioni di quel-
1a Reggenza fu quella emessa nel 6 di lu-
glio 1739, quando la Società botanica di
Firenre, instituita sino dal 19716 dall’in-
aigne patoralista Pier Antonio Mi-heli, fu
dichiarata sotto la speciale protezione del
granduca Francesco JI, che le accordò l'orto
de'semplici presso le RR. scuderie di S.
Marco covo un annuo assegno di 300 scendi
per le spese necemarie alla coltura e
conservazione del medesimo, sino a chelo
cl.
ell'imperiale €
ecunomico-agraria dei Gevigulii,
le quale ebbe vita sotto il dominio del.
lo stesso Granduca Francesco Il nell’anno
1753.
Ma il pià evidente vantaggio che abbia
tratto il pubblico da quella Società botani-
«a furono i Viaggi per la Toscana del
dott. Giovanni Tergioni-Tuzzetti, opera
che fa sommo onore alsuo nome, pon
meno che al monarca che la comandò.
Avveguachè Francesco Il sapendo che il
miglior mezzo di rendere attivi e utili i
corpi scientifici era quello di ordinare
dei lavori greadios:, commise alla Società
botanica di compilare la Storia Natorale
de'parsi del Granducato. Il qual in-
carico fa dall'Accademia stessa affidato al
sullodato Targioni, affinchè visitando le
varie parti della Toscana egli faceme quel-
le osservazioni Bsiche, geologiche, mediche,
Botaniche, istoriche che il suo gran sapere
era capace di riuaire.
Tendeva a incoraggire l'agricoltura si-
no dal 1738 l'affitto di tatte le posses-
sioni dellaCorona,e di quelle spettanti al-
l'ordine cavalleresco di $. Stefano. — A
questo stesso scopo miravano i
del 1938, del 1750 © del 1962, coi quali
Francesco II, per il corso di 34 anai dichia-
rèlibera la tratta dei grani della Narooma
FIRE 945
senese, anche nei casi di qualenque care-
atia che fowe per avvenire.
Svincolò da alcuni inceppementi il
commercio interni: fia lo Stato vecchio
(dominio Gorentinu e pisano) e le State
nuovo (omia senese); alleggeri le gabeile di
cou moltiplicare la piantagione
gelsi lungo le straderegie ; procurò
gliorare le campagne della Val-di-Nievole,
della pianora pistojese e grossetana nic-
diante opere idrauliche,
Ma
sistema della riforma legislativa
a svilupparsi allorchè fu preso
le svincolamento di molti beni re-
si Guo allora inslienabil
Mercà la legge dei 22 giugno 1747 fu
ristretta e limitata sino al quarto grado
dopo quello del fondatore la durata de'fi-
decommini ; la qual legge adottata ed am-
pliata dall’Augasto so figlio, 1l granduca
Pietro Leopoldo, venne sempre più a ral-
civi alla prosperità del commercio e dell’
agricoltora.
Con le leggi del a1 opr. 1749, e del 15
marto successivo, sopra i fendi e i feuda-
tari lo stesso monarca ebbe io mir.
berare 1 vassalli prepotenza dei b
roni, e di garapi 1 tempo medesimo
riservando si
tribanali ordinari
pello nelle cante ci
tre vinoolava le le
dei vicari feudali a delle riforme salu-
tari. — Fu allora che tutti gli elementi
della sovranità, come sarebbero i diritti di
mero e misto impero, la potestà legislati
la libera scelta delie milizie dello Stato,
tuttuciò che trovasi compreso sotio il noi
di Regalle, vennero con quelle due leggi
riservate al sommo imperante.
Era pure di grandissimo vincolo alla
Vibera commerciabilità de'beni fondi quel»
l'immenso patrimonio poseduto dalle cor.
porazioni ecclesiastiche e laieali, da tutto
quelle persone immaginarie, che per e-
aistere civilmente hanno bisogno d'essere
rappresentate da sindaci, 0 amministratori.
Le quali meni morte,esendo per loro nat-
ra perpetue e indefettibili, ritengono teoa-
cisimamente ciò che hanno una volta
244 FIRE
Acuziniate e che difficilmente veglione ri-
Aasciare al comane commercio degli uo-
mini. — Per evitare leto questo
condensamento eccessivo di beni in simili
prio del 1 febberjo 1751, proibi il pas-
saggio delle sostanze sei corpi. morali,
sicchè questi non putesero più ricevere
alcuna eredità senza un privilegio sovrano.
Nel 1745, ad oggettodi conuscere esatta-
mente il memero e lo stato de'suvi suddi
in Toscana, il Granduca ordinò al Rucrliai
segretario del Regio diritto un jruspelto
statistico formato sulle note summicistrate
dai parrochi di cadauna divcesi. La quale
statistica doveva registrarsi in allrettanti
prospetti stampati a tal uopo forniti, dure
alle respettive caselle furono speci ì
nomi del luogo, del santo titolare della
parrocchia, della comunità cai appartene.
, delle
sime, indicando | à,
e dutioguende le ci.
igioni
fre denti itopuberi dagli adulti, i muchi
le femmine, quindi il numero de’
i, e fivslmente degli ecclenastici ri-
tri Ecerodosi che vi putessero stanziare,
per famiglie, per sesso e per stato.
Frattanto raveicipandosi il mezzo del
cammino del secolo XVIII, venne fuori una
legge {20 nov. 1749) che ordinò l'uuifor.
muità del computo annuo per tutto ilGran-
ducato; cosicchè gli alti publ
antico dum pisano che fi
vevano seguilato a contar l'
matione, ciUÈ Muve mesi € cm
prima dello stile comune,e gli at pubblici
dell'antico cvotado fioreutino che restava»
mo indietro un anno allo stile pisano, du-
vettero dal primo di gennajo dell’anno
1750 uniformarsi tutti al comune calen-
dario romano. A memoria di ciò fu posta
wu’iscrizione in marmo sulto la loggia del.
l'Orgagoa nella piazza graeducale, dettata
dal celebre Giuvauni Lami.
Francesco Il diede alla Toscana il pri-
mo esempio per far godere agli autori il
diritto della loro proprietà letteraria, e I°
avvocsto Carlo Golduni, beschè nua To-
nosso, fa quello che lo merità. Imperucchè
legio
(29 cett.1758) che gli assicurava per dieci
. FIRE
anni la privativa di stampare 1a Firenzele
sor commedie, minacciando pre e pentita
di tutti gli esemplari a chi avene anlito
intrudarre nel Granducato altre edrioai
lupro- * dall'estero, o cuutraffare la privilegiata.
Francessu protesse gli studj al pani de-
gli autori, mentre amphò il cullegio dei
PP. Scolupi, allora pisto nelle antiche ce.
servire di touola alle levatrici; aprì dl
pubblico la cupiusa bibliotece lasciata dal
Magliabechi; acculse sutta la sua protezione
l'istituto di scuole pubbliche per l'educ»
mone delle fanciolle aperto im Livorop,ec.
Jo generale duraute il regoo di Fran-
cresca Îl si riordiaò la pubblica amunoi-
strazione; e se la Toscaua non riveni
Lutti quei vantaggi che aveva i
quel sommo regnaute di procurare, "tt
sognò attribuirlo alla trista c:fcostaaza
dei tempi più che all'aseoza del princi
pr, ciò alle dispendiose e langhe guerre
che si dovettero sostenere dall'iasmortale
Maria Terrea sua augusta consurte costro
tanti e potenti urunci, dopo. ch'eglino
avevano riconusciato e promesso di nua In
ich diritti solla estesa eredità la-
gli dall'imperatore Carlo VI.
Erano in questo stato le cuse, quande
Sortanatamente il cielo destinò al gorerso
della Toscana l'Arciduca Pietro Leopoldo
secondogenito diCesare, nato il1 5 di maggio
177. Fino dal 1753 erasi convenato fra
CarluIII e l'imp, Francesco di dare in spo
sa al prelodato Arciduca l'Infanta Maria
Loisa di Spagna, previa la libera cessione’
a favore dello steso secondogenito e delle
i sua discendenza, del Granducato, dichia.
randolo indipendente e separato dagli Su-
Li Austriaci.
Por l'effeltuazione del quale atto l'Ar-
ciduca primogenito Giuseppe, come quelle
sè col titolo i diritti diGme-
fratello e della di Lui successione.
Le feste di usi funsto connubio scema
satoin Improck nell'agosto del 1765, faro
lnepr agosto del 165, fare
no rattristate dalla merte
l'imperatore Francesco; e 3 di sett.
del 1765, giunse in Firenze il desiderato
sorrane con l'Augusta comsorte, primo
giuro per la Tuicana del suo secslo
d'oro,
FIRE
Piso Lavroso I, Guanpoca IX.
Chebel nume ! che cara rimembranza per
i Tweani è quella di Pietro Levpuldo!
La pustizia e pro prrità che cou le sue
umane esazgie leggi me apportò, tanti vin-
ce ed aggravi che per il bene delle gene»
ranosi viventi e succesave Egli infranse
cansichili, questi soli dae titoli servono
è analiare e stabilire Pietro Leopoldo sul
tune dell'immortalità finchè esisterà la
specie omana, cino a che si farà buva di-
nile alla ragione.
Basta aprire il libro della sua legista.
tiese per vedere com quale ordine, con
quale proposito deliberato questo principe
e preparava ai snoi piuttosto G-
gli che sadditi 31 loro ben essere, cotreg-
* teado a puco a poov i difetti ed
soqsintati dall'abitodine dei privi
cwporazioni, di famiglie e d’iudit
Ul'nefficacia e pregiudizio di
neati amardi, deplorabi
ulile dei saoi pupoli foste condito dal-
la persamsione di chi lo riceveva; volle di
mostrare sì muodo la maggiore prosperità
di uno Stato, prodotta dalla saviezza di
ue sapreso cd unico Legislatore.
Noa vi è anno, non vi è mese, non vi è
dirò così giorno nel reguo di Pietro Leo-
pside che noe sia fecondo di atili provve
dimenti si nell’eognomico, quanto nel po-
litice, tanto pel civile, come nel morale.
AJ mo arrivo in Toscama tutte le risor
ve delle Stalo, gabelle e regalie di ogni
perl Iati-fondi della Corona, quelli del-
ligione di S. Stefano, tatti i i
del fnaeza ersoo fre le mani Gi svidi
Sppaltatori; le arti e mestieri si trovavano
tellopesti a tasse multiformi, a ingiuste
privative, a fori parziali; il commercio e
l'arricoltera de mille ostacoli, da moliiplici
travi ed angarie oppressi.
Pietro Leopoldo sino dai primi anni
del ano governo prese di mira a liberare
dai vincoli la più sacra delle proprietà, la
individasle, allora quando cominciò a so
mestieri
primere le matricole delle a
(settemò, 1967, febbrajo e maggio 1790) a
dell’ interesse le, onde
far progredire le industrie private. Co-
tallario del medesimo principio fu l’aboli.
Tione delle così dette comandate e di ai-
He prestazioni servili che esigevano le
ta
FIRE 245
comunità dui cuotadiai e dalle luro bestie
da lavoro (giuguo 1776).
Per la stessa massima volle liberare i
suui populi dalle vessazioni indivisibili
dal sistema degli appalti; che perciò von
curando quel Surrauo la diminuzione del-
le reudite regie, presorisse (agosto dell’
anno 1968) l'abulizione di ogni sorta di
privative, d'incette, di monupulj, di esea»
zioni e d’immonità dagli oneri sociali,
tanto per le proprirtà dei privati, quane
to per quelle del principe, de feco,
e di qualsiasi altro corpo e univer-
sità; onde le pubbliche gravezze riu-
scissero meno sensibili, e perchè fossero,
come la giu: ‘esigeva, risentite ugual
mente da tutti i possessori (marzo del
19770). Fu conseguenza di quel sistema le-
gislativo la libera circolazione e negozia-
zione de’generi di suolo, e loro manifattu-
se, sopprimendo a tale sopo ogui sorta di
tasse, di contribuzioni parziali, di gabelle
interne e di proventi delle piazze e mer-
cati (agosto,ottobre e diormbre del 1775;
marzo 1978; settembre 1984).
Nel mentre si ridonava la vita e il ri-
spetto alla proprietà individuale, il magna-
nimo Legislatore applicava la sua. grand*
opera all’ubulizione dei vincoli che inve-
stivano I‘ ità del diritto della pro-.
prietà fondiaria, 0 che ne inceppavano 1°
uso e la commerciabilità (marzo 1769 ®
febbeajo 1979). .
isplendè poi nel maggior lame possi-
bile la paterus clemenza di quel sovra
no verso i suoi sadditi, allorché, per rieve-
Gliare l'amor proprio ne’possidenti, onde
ognano concorresse alle i d’inte-
resse compae, da primocred (92giug-1959)
la Camera delle comonithi vw porse
le del magistrato de’Capitani di Par-
bagnt Ufiziali dei Gumi è del sribonale
dei Nove Conservatori del dominio Boren-
tino; quindi organizzò en sistema gover=
vativo ed econorico per tutte le comunità
del Granducato, incominciando dall
di Volterra e di Arezzo (sett. e dic.
« Persuaro (diceva il Legislatore nella par-
te prormiale)che niuno deve avere maggi
zeloe premura per la buona condotta €
rezione de? affari comunitativi, quanto
quelli che vi hanno tutto l'interene; €
confidando Noi che la lib rtà che averà
cisscheduno di essminare le spese, le di-
atribuzioni delle tasse e gravezar, e di dire
3a
946 FIRE
il proprio sentimento sopra i partiti da
ì lurv talenti im serrigio della patria,
contribuire con tutte le luro forze al
pubblica felicità, nella quale essi sono
prusi interessati, abbiamo risoluto ce. »
Dowie ne conseguì, che le magistrature
comunitative, presedute da un gonfalonie-
re, il quale suole corrispondere vate
mente con il provveditore, csie
della Camera delle comunità del uo Care»
parlimento, vennero a cosituire,rapporto
all'econ mico, una rappresentanza civica
nel Granducato, onuretole al municipio,
utile allo Stato.
Cou altre mrinre economico-governati-
ve fu tentaia da Pietre Leopoldo la labor io-
aver formato un sistema di governo edi am.
Mmiaistrazione immediatamente di-
te della sua sorrana autorità (mer-
ro e dicembre 1766, aprile 19676 1768),
erogò rilevanti sumare di denaro (1,700,500
lure) per l'escavazione di fossi e canali, per
la quetrazione di nuore strade e acquedotti,
più
cesso del pesto di Castiglion della Pescaja.
Tentò inultre di migliorare la sortc degli
‘abitanti indigeni, e di scerescerne il no-
mero, allettando gli stranieri a etabilirvi
la loro dimura mereè di privilcgj persone
li.e di esenzioni commerciali, rimuovea-
du altresi ogui ostacolo all'industria dei
particolari e cassigiiando le comunità
della Provincia iuferiare dello Stoto ceno-
se a voler amernare alle famiglie forestiero
che vi si stabilisero una porte dei moli
terreni comunitativi che restarano impro-
duttivi e inoperesi, mentre il R. erario
stata preceduto da quella sulle mani-mor-
te ace il moteproprie del 2 fiîcso 1769,
che servi di aemento e sviluppo
emanato nei 175: dal Granduca France
sco È sus auguelo genitore.
1 Lo logge sui fidocommissi del 23 giag.
FIRE
dell'anno 1747 (diceva ua profondo gie.
reconsalto, figlio vivente di questa bella
Firenze) quant inque fono state detata da.
bili, di limitare la qualità e matara dei besi
coi quali potevano fondarseme dei nuoti,
d'impedire che la loro istituzione fone il
ineuo possibile pregiudicevole all'intera
dei terzi: pure quella modificazione di
siema de'fidecommini e de’maggiorati per
la gran mente di Pietro Leupoldo, che to
leva lo srinoolamente tetale,pienimumo del
diritto di proprietà fondiaria, era eo site
ma assurdo nella sua base, tono sorgente
inesauribile di mati avorali ed ecosomici
per le sue conseguenze € per i suoi resa
tati. »
« Sapeva Egli, che ona nobiltà immobile
© permanente con delle grandi e costanti
ricchenne territoriali era we vecchio pre
giodizio, una chimera ideale ; e che d'-
treade qualunque gradod’infacaz poli.
ca sulla costituzione dello Stato pome mi |,
attribairsi a cotesta classe della ausieti, ;
Piciro non poteva, nè vale
comprarla a pregiudizio di tutto l'eniver-
sale. Sapeva in ogni onse, che la nobili
non abbisogna dei Gdeccmaziei per coe-
vervarsi, che si rimnovella e si reclute oo
tiovamente ogni gurno snche delle a-
treclassi della civile società, e che le vere
sorgenti della riochezza sl’erdine, l'ecose
mia, l'industria, il commercio fauso sr
per
a quella porzione dell'antica, di cui neppe-
rei tidesommisti in tetto il lore vige
hanno potuto ritardare le decadenza. »(G*
Prose Saggio di un Trotsato sul Lit
ma Liveltaro. T. 1. SI
Frattanto ii benoiso Legielatore dell
Tescana con una delle solste leggi ferien
delle sue più grandi riforme, dopo sven
nel 1782 ordiusto la revolusione di tatti
È Sdensmemini dirci fatti a do fort, sp
pena che uan porzione dei
beni fome rimasta esiulta dal vincele bl-
commissario per l’essurito mil
gradi pren
pevcriti della leggo del 1747, Pr
FIRE
per qualsiasi Lituld di erigere nuove fonda.
di simil genere, 0 a titolo anche di
sostituzione, le quali per qualche tempo
aneorebè breve, rendesero i beni di qual.
siazi specie e natura inalienabili.
Per ciò che rignarda il sistema giodi-
ziario, con legge del 30 settembre del1992
quel monarca vrganizzò il Corbpartimento
i giustizia dello Stato furratino, coll’in-
vestire della giurisdizione civile i respet-
tivi potestà, e riservando la giurisdizione
iminale icarj regi, 0 al magistrato
degli Otto di Guardia e Balla rapporto
a Firenze e al suo circond: limitato
alle sette potesterie minori, In tale occa
sione restò annullata la cumulativa gi
edizione, che in vigore della legge dell’anno
143 i vicarj di Certaldo, di S. Giovanni
im Val.d'Arno e quello di Scarperia nel
Magello ebbero sino allora sopra le sette
potesterie suburbane di Fiesole, Sesto,
Cempi, Lastra a Signa, Gallusso, San-
Casciano e Bagno a Ripoli.
Fipalmeate dopo la riforma di varj tri-
bunali (sett. 1974) fu soppresso (26 mag-
gio 1779) il magistrato degli Otto, allor.
chè venne creato pel criminale un Tri-
bunale Supremo in Firenze, incaricato a
disimpegnare le diverse incombenze del
magistrato suddetto, e di tutti gli altri
tribunali parziali della capitale e di al-
tre città del Grandacato, i quali potessero
avere avuta una qualche gi
mpinale.
upita alla clemenza, e
ogoi
comosciuta l'antica legislazione criminale
troppo crudele e severa e derivata da mas
sime stabilite nei tempi meno felici del-
l'Impero Romano, o pelle tusboleuze dell’
amsrchia del medio evo, e per conse-
quenza non adattata al dolce e man-
sueto caruttere della Natione Toscana,
atabiti, che le querele dovessero darsi per
formale istanza, che si restituinero i con-
tumaci all’integrità delle difese, che le pe-
ne fomero proporzionate al delitto; non
FIRE 247
ammise la confisca dei beni, pon più il ginra-
o dei rei, nè l'accusa contro gli affini;
pedì ogni sorta di tortora, aboli il «le
litto di lesa maestà, e la pena di morte;
drstinò avanzo delle pene pecuniarie e
delle malte a rindennizzare quegli inno-
centi che il necessario corso della giust
avesse talvolta potuto sottoporre al carce-
re e alle molestie di un processo, oppure
lo assegnò è sullicto dei danueggiati pei
delitti altroi
L'effetto fu conforme alle provvide mi-
sure e alle clementi intenzioni del Lezi
Per modo chè la Toscana, guidata da
Pierro Leopoldo precorse le alire nazioni
anche in questo ramo di civiltà; e fin d
vstrare all’Eurupa, che la
da leggi impa i
libertà, non da moltiplici gravose imposte,
pussouo costituire la vera felicità della na-
Zione, e la costante ricchezza del R. erario.
Dupo tuttociò togliere di mez-
‘altra specie di vinonlo alla li
disposizione della proprietà fumdiarii
solo che rimontava all’epuca della Rep.
fiorentina, continuato sotto la dinastia
Medicea,e fortunatamente tolto per sempre
dall’Imperiale dinastia dominante. Impe-
rocchè spesse volte accadeva, che il libero
venditore di uno stabile durevi
si in faccia al compratore e
ile vi
itore dell’ Eret:ca pra»
vità. La quale responsabilità ad ogni sini-
atro evento ricadere doveva a svantaggio
del venditore, incanzi che restasse abulito
in Toscana il temuto tribunale del Sant*
ufizio, — Se non che qualche selante,per-
venne ad impegnare Pietro Leopoldo in
alcune riforme ecclesiastiche, le quali, es-
sendo state prese in sinistro dal popolo e
da Roma, suscitarono tanto rumore, che ne
fu tosto ripiena tulta Europe. Comeochè
sia a lode del vero, la rettitudine dei prio
di quel monarca risplendè e trionîò
anche incotesta delicata materia, tostochè
da imperatore Egli riprutinò i semie
235 FIRE
marj vescorili e vario altre crstumenze
La mania sempre vera, perchè sutra.
Licata dall'espericnza, è quella, che allor
quando si tratta di amministrazione di gio-
stizia, le immonità, le privalivee i privile.
Gi sono, non solo dirritamente cratrarj al
Bene generale di una ben ordinata società,
ma perniziosi per anche agl'individui che
ne godona il favore. 1 quali ultimi soglio-
no usare di quei privileri come di altret.
impegnandosi persino a far froate e a con-
trastare contro la forza di una non equivora
ragione. Tali giusti motivi obbligarono Pie-
tro Leopoldo a parificare pel Grandocsto
indistintamente. i cittadini, perciò. che
rie e tribanali vescovili negli affari seco»
lari, riserbando loro le cause mera
mente spirituali (luglio 1978, e ottobre
1782). Per la sicssa ragione annallò il
tribanale della Nuoziatura, (sett. 1978)
quello dell'Inquisizione (log. 198:
rie altre prerogatire, delle quali fraiveso
5 rappresentanti delle municipali magi.
atrature (giug. 1979) i cavalieri di S. Ste.
fano (1983) e i feudatari (febb. 1986). |
Si ripristi ii
FIRE
tie sirmo Granduca fa in grado, non so
lamente di soddisfare si frutti del debito
pubblico, ma di crigere stabilimenti muo-
vie di estinguere tanti luoghi di monte
per ta somma di lire 56,640,201.
Tra mezto a tutte queste cose Pietro
Leopol.la non tralasciava di ordinare melle
varie parti el Granducato stabilimenti di
utilità pubblica, si per l’edocazione mora.
le, civile e religiona, tanto per soccorso dei
poveri, come anche per decoro della santa
religione che profemava.
Non dirò delle moltissime chiese parroc-
chiali edificate per le compagne, dove, o
mancava chi amministrasse i sscremeni
© non bastavano i mezzi da mantenere i
per vecchiezza cadevano le lo-
-Nievole, dei laghi pro
sciagati, delle grandiose terme rdi-
Scale; nè statò ad enamerare quali,
quante, e a che vistosa somma sscendesse-
ro le strade aperte nel Grandurato sotte
il vao regno. Senza far menzione alcuna
delle vecchie vie maestre restaurate, nè di
quelle per abbellimento e per comodo di
varie terre e città costruite, basterà dare
un'occhiata alla secvente sole officiale.
ao date istruzioni opportune e ordini
rigorosi eni termini e istanze delle cause,
sul modo di spedirle, salle tasse e spese di
Siti, cagli onorari dovati ai causidici, ai
Motari e ei cancellieri (die. 1991 ott.
1779) con provvide intrazioni per rende
meno pesoso il cartere ai detenuti (nov.
1981
pa Pietro che tutte que.
ste riforme, che ci fatte Spelizioni di ame,
di appalti, di propine, di fronte e tante
pubbliche spese dovevano vistosiesimemen-
te diminaire le regie entrate. Lo sapeva e
lo diceva, ma più lo moveva il desiderio del
Beni, una più attira circolazione de'gene-
ri, ene più libere, più ca © migliore
mendattura de' estrali dovevano
mupplire a tuttociò che perdeva. E chiara-
mente le dimestrò col fatto, testo che que-
lire 3,612,895
Da Pistoja fimo al confine Luo-
chese del ponte all’Abbate » 1,000,882
Da Pisa a Livorso »
La Traversa che del Borgo 1
Bargiano conduce a Pis,
e quella che và ad dhe
Mor he 346,603
Loro che si prolunga per
Vico Pisano, Calcinsja eva
di-Nievole 340,193
Quetla della Valdichiana rr
Torrita 273,879
La strada da Volterra stes
tina di Cecina 953.3
Quella da Sicna a Grometo È » 337,082
La strada diMassa sFollonica» 100,0
Tora. Lire 5,573,916
€ quello dalle Fornacelte alla strada di Vi.
Copisano.
Noa oconere indagare quento ecetsssero
i Campisanti costruitilontano dall'abitato, cattedre
in ordine al motuproprio de’30 nov. 1995,
tosteche quella solo di Trespiano, spettante
alla città di Firenze, importò lire 339511.
Per ordine di Leopoldo ua milione di
tire fa erogato negli 83 conservatori e sta-
bilimenti di educazione per le fanciulle di
tutti i ceti, sparsi nel Granducato.
Basta aggiungere, in quanto spetta ella
città di Firenze, che nel tempo medesimo
sorgevano scuole pubbliche per ogni clss-
se e per ogniscno in ciescuno dei quat-
tro quartieri della capitale, nei quali de-
minò chirurchi estetrici e levatrici oti-
pendiate. Amegnò prem) si medici e a
chiunque avene liberato dalla morte ap-
perente selissi ed affogati. Riusl per ca
castto servizio i molti copedali della
nei tre più di 8. Maria Nuova,
degl’iancorati e di Bonifazio, conservan-
da inoltre quello speciale dei Beofratelli.
Ar quali cepedali noe solo sumentò le
rendite e il locale, ma fece rialzare dai
Fondamenti con più ordine e maggiori co-
medi e simmetria quello di Bonifetio Lu-
pi. desti; cna porzione sgl'iavali-
di, l'altra ai dementi dei due scsi.
Well'area già occupata da un monastero
di doone e dal soppresso spedele di &
Matteo, Pietro Leopoldo fece innalzare un
erandicso edifizio per l'sscodemia delle
Belle arti, fornito di maestri del disegno,
dalla pittura alla scagliola, dall’incisione
im rame e in corri al commeno delle pie-
tre dere, e sssegnsado premj agli alensi
emi preparò in quel locale, oltre agli seorn-
mati soccorsi, ana copiosa collezione dimo-
oggetto di reccogliervi
gli antichi docementi MSG in eerta-
pecora. « Avesdo im veduto (dice it
metaproprio del 34 dicembre 1998) li
Smportanti lumi, che tali documenti
250 FIRE
Ma il fatto che più di ogni altro reche-
rà stupore alla posterità, e che renderà
gronde quanto più il
mondo invecchierà, sarà quello di sentire
che un prioripe indipendente, come un
Granduca di Toscana, innanzi che fosse
chiamato dai destini a succedere al defunto
fratello sopra un più alto truno, volle lascia.
re ai enoi sudditi aa pegno prezioso e so-
Jenne della sua clemenza e bontà col
pubblicare un Rendimento di conti esat-
to e sincero assi più di quello che avreb.
be potuto aspettarsi da un ammibistrato-
re o curatore, anzichè da on padrone esso-
luto, cui non restava alcuna cosa, eccetto la
sua coscienza, da consultare. —Quel magna-
mimo e sapiente monarca era talmente per
suaso, che il più efficace mezzo per sem.
pre più consolidare la fiducia der popoli
Verso il governo fosse quello di sottopor-
re alla cognizione di cisscun individuo le
diverse mire e ragioni che avevano servito
di fondamento ai provvedimenti preserit-
ti secondo l'esigenza e l'opportunità delle
circostanze, volle manifestare senza riserva
€ colla massima chiarezza l'erogazione dei
prodotti delle pubbliche contribuzioni.
Che perciò Egli stesso con simili eroiche
parole esordiò il suo famoso Rendiconto,
allorchè fece dare alle stampe il dettaglio
ragionato, non tanto di ciò che riguar-
dava l’amministrazione della Ginanza, dal
suo avvenimento sl trono della Toscana
fino s tutto l’anno 1789, ma di quanto an.
cora potesse mai aver rapporto alle prin-
cipali operzzioni e regolamenti di pub-
blica economia a industriale edi
la pobblica morale e disciplina pri
ca, alli stabilimenti di cari d'istruzione.
Premessa una sincera esposizione dellostato
politico ed economico della Toscana, quel
Sovrano diede un dimost scarico
dellatotalità delle RR. rendite, e della loro
erogazione. Dalla quale dimostrazione ap-
pariva : che nell’anno 1765, ultimo del
governo di Francesco Îl,gli Assegnamenti
ed Entrate diverse dello Stato ascende-
vano a lire 8,958,685. 19. 4, quando le
Spese ed Aggravj, tanto ordinarj come
atraordì assorbivano la somma di
lire 8,448,892. 1. 10. — Avanzo netto
lire 509,193 15 6.
-Altronde il prospetto generale dell’En-
trata c Uscita, desunto dai resultati dell’
PIRE
anno 1789, diede di prodotte, a Entrare
lire 9.199,12. 1. 95 e a Uscite lire
8,405,056. 8. £. Cosiechè restarono supe-
riori lEntrate di lire 984,065. 8. 4.
Per la quale generosa e spontanca di-
mostrazione Pietro Leopoldo, con una sor-
prendente chiarezza,con documenti e pro-
ve di fatto, volle a chiuoque dimostrare
non solamente il resmitato della percezio-
ne, ma anche l'erogazione delle rendite
de’saoi stati per il corso di 24 anni det
suo felice governo, onde far conoscere il
suo massimo disintereme e la costante
premura con cui Egli avera impiegate le
pubbliche risorse nel migliorare l’ammi-
nistrazione economica, sgravando progres-
sivamente lo Stato dal debito che lo affi
,nel tempo che a favore dei suoi suddi-
tiil Granduca rinunziava a molti assegna-
menti, a tante gabelle, tenti appalti, tan-
legj percepiti dai
destini della Toscana.
Non avera sppena cominciato Îl sno
corso l'anno 1990, quando giunse a Fi-
renze la trista nuova della immatura mor-
te dell'imperatore Giuseppe II nella fresca
età di 4g anni, caso tanto più dolente per
i Toscani, in quanto che doveva allonta-
vare da essi l’Augusta personadel benefico
sovrano che con sommo amore e filantro-
pie per 25 anni gli aveva diretti, corretti,
Visitati e beneficati,
Infatti l’imperatore Leopoldo, nel di 1
di marzo del 1790, lanciò Firenze dopo
io di Reggenza
da S, M. R. e Imperiale nella sua
tà di Granduca di Toscana.
Nel settembre dell’sono medesimo 1790
furono celebrati in Vienna i ben augarati
aponsali dell’Arcidnca Ferdinendo secon.
dogenito dell'Imperatore con_1’Infanta
Luisa Ma
1V re di Napoli. La quale celebrazione fa
precedata dall'atto solenne fatto in Vien-
ne, li 21 di luglio 1990, da S. M. R. e
Apostolica a fovore dello stesso Ferdinan-
do suo figlio, cui rinunziò la libera sovra-
nità del Granducato di Toscana.
Infatti il nuovo Grandura fu annunzia-
to e proclamato in Firenze con editto del-
le Reggenza del 7 marzo dell'anno 179
in seguito da un dispaccio dell’imperature.
FIRE
MH motaproprio dei 23 febbrajo 1992,
col quale Pietro Leopoldu annunziò si
Toscani la cessazione del suo governo, 00
slilaisce un munumento storico glorioso
per quel Monarca, per la Nazione che res-
se, per l'Augusto Figliv che gli sumcedò.
Ecco con quali memerande perole quel
generoso Sovrano si congedava dai Tescae.
« Terminando il mio governo dal giorno
della pubblicazione dell'atto stipulato in
Vienna il di 21 luglio 1790, ho credate
di dovere ed insieme di giontizia, di dare
al militare, alla mubiltà, alla cittadinseza,
al ceto degl'impirgati, ai capi di diparti-
mento e specialmente alla Reggenza, come
anche a tulta jnliera la mazione e pu:
polo toscauo en pabblico con
del mio patticolare gradimento, ricono-
scenza e gralitadine per l'attaccamento
che haano dimostrato alla mia persona,
quanto ansora per lo nelo, premura e
buuua velentà, csu cui è stato dagl'impie-
gati e da tetto il pabblico concorso ce.
ta di quante è stato operato nel lempo
del mio governo. Com questa persussione
mi lusiuge ancora, che dagli efietti
sarà rimasto persuaso, che ben luagi dall”
aver avuto fini seconderj, ed oggetti parti.
colari, tutte le pene che mi sone dato
sono siate sempre dirette al pubblico van-
tageio ed all'adempimento dei mici dore
si. È vero che sone siste le mie cure lar.
amenie ricompensate dallo selo e preme-
ra del ministero e del pubblico, il quale si
è interessato alla felice riuscita delle mie
eperazioni ; me appunto mi porge
FIRE 01
Faavinanvo III, Gaassoca I.
Noa vi fa forse nei tempi trapssati ve
sovramo, il quale, trurandosi i
alle più difficili circostanze politiche, sem-
ra eseroiti da farsi ragione e con un picco-
le Stato da governare, sapesse al pari di
Ferdinando Ill frlicitare i sudditi median-
te la dolcesza del suo dominio.
Noa aveva la Toscana in sessanta anni
di governo della dinsatia Lotaringi.
striaca assaggiate per saco le leggi ama-
rissime della cecessità. I primi suoi colpi
@ l'ire prime della fortuna aspettarono
che fune salito sul tr.soil figlio del Gri
Leopoldo, affinchè le più intricate dif
nell'arte di regnare servinsero di tirocinio
all'ottimo principe.
Erano la ment» e l'animo di Ferdinao-
Tale fa la legge del 18 ottobre 1791, sull’
importante oggetto delle dugane, cui ap-
pellava l’editto del So agosto 1781 per
stabilire esa gabella unica e una tariffa
penerale. Tale l'opera utilissima che tanto
l'Avocome il Genitore eransì proposta per
la compilazione di an Codice tuerano, del.
le quale importantissima impresa, con di-
spaocio del 31 maggio 1993, Ferdinando
MI afbdò Viecsrico all’insigue giurecon-
sulto Gio. Maria Lampredi, invitando a
conserrerti coi loro lumi tutti i megistrati
del Grandacate. Tale sucora l’idea che dettò
da legge del 36 sett. 1704 sulla revoca
dell’affroncazione della T.ma di Reden-
sione alle Comunità per l'estinzione dei
Iueghi di Muete, nella veduta di prepa-
rare i mezzi ala rettificazione del Cate-
sto, cui si epposeva direttamente l'opera-
gione dello scieglimento del Debito pub-
blica, ordinata con le lezgi del e
Tole quale Cossve lo predisse fu l'otti-
mo principe Fersiimendo INI, che il suo po
pole amò dalle fasce, e che fatto Grenduea
con efasione cincera di afrtto e di riopette
accolse ed acclemò nel giarno 8 di aprile
dell'anno 1991, giorne in csi Egli giunse
«en l'Augusta Spera nella sua capitale.
duca dal desiderio di pruvvedrre ai biso.
gui in tempi di carestia, pubblicò la: leg-
Ge del g ottobre 1992, colla quale venne
proibita l'estrazione dei generi frumentarj
indigeni del Granducato, e si ristal
ghi ofiiali dell'Annona e della Grascia.
Mo te cublimi qualità, e la dolcezza
del carattere di Ferdinando NI rapporto
oss FIRE
agli affari politici si svilupparono siso
da qussdo prese fuveo la rivoluzione
francese; e fu Ferdimando MI il primo
tra i regnanti, il quale, penetrato dal
senlimento della sua posizione, cunseplis-
se di trattare medianie uu suo mini.
otro cul Comitato di Salute pubblica. Il
trattato dei 5 febb. 1994, che stabiliva
la neutralità fra la Toscana c la Francia,
fu intavolato e sottuscritto dal Granduca
nel desiderio di liberare 1 suoi popoli
dalle sciagure, e se stesso da quei pericoli,
ai quali però ben presto sudditi e sovra.
no si trovarono esposti. lmperocchè sp-
pena le armate della Repubblica france.
ve ebbero superate lc Alpi (annv 1796),
qual Direttorio dopo avere ottenuto che
allontanassero tutti gli emigrai
ti in Tosezna, comandò, che una divisione
dell'esercito di Bonaparte penetrame nel
Granducato, (26 giugao 1796) sotto pre-
testo che la bandiera repubblicana era
ateta insultata dagl'Toglesi nel porto di Li-
vorno, che le proprietà dei negozianti
francesi vi fossero state viulate. lutan.
to che incitore di Mootenotte fa-
ceva eseguire in Livorno il sequcstro di
tutti i espitali del commercio inglese, e di
ogni sorta di mercauzic che putevasi scuo.
prire di proprietà loro, 0 dei sudditi del-
le potenze belligeranti; intauto che, per
colmo di arbitrio, si arrestava il governa.
tore di Livorno inviandolo con dei lamen-
& a Firenze; frattanto che le carpite
merci si vende con multe fraudi; nel
meotre che si mugurvano i negozianti tut-
ti di quel porto con ciaque milioni di li
di riscalto, sovrastava al Granduca il peri.
colo di vedersi togliere lo Stato, siccome
tale era l'intenzione di Bonaparte.
All'epoca di questa prima invasione
francese nella Toscana Firense vide spo-
gliarei di molti capi d'opera di belle arti
V Medi,
fitornati tutti nel 1815.
latanto che i Francesi maltrattavano Li.
vorno, gl’Ioglesi non portavano maggior
rispetto a Porto-Ferrajo, dove nel di g di
are quel porto dopo av
Jo per breve tempo occupato; e ciò poco
dopo che, previo lo sborso di due milioni
di lire le treppe francesi avevano eva
FIRE
cuato Livorno (maggio 1797) impegnando
il Granduca a dovere chiadere agl’laglsi
ì porti del litorale. — Ma non per que-
sto il Direttorio tiutaziava alle sor mire
tendenti alla conquista delnitiva della
Toscana.
L'erwistizio di Campo-Formio, e quinli
ta pece di Udine sospese, ma nou disturno
ill Direttorio dal meditato progetto Arte
i più esaltati a tentare di sollevare gli
anini dei Toscani per natura fore pro
pensi alla pace, e fedeli all'ottimo loro
i preparare
dei fautori alla Francia, e di staccare i
sudditi dalla soggezione e affetto verse il
sovrano. Fu una questa delle ragioni che
obbligò Ferdinando a emanare la legge
del 30 agosto 1795, con la quale deviò i
qualche parte dalle massime che così
scono la mugna carta de’30 nov. 1986 del
Codice criminale tuscano.
« Convinto da una trista e dolorosa
esperienza (diceva
Leopoldu) che un sistema più dulce nella
procedura, più selle pene, per quan
to era coulaccute al carstere “rtomaeto
della nasiune toscana, puteva per al
richiamare dai paesi circouvicini dei sog-
se rosi con grave discapito della
quiete e sicurezza dello Stato e dei suddi-
ti, si trovò Egli perciò costretto a richi»-
toare unmaggior rigore nei giudizj, e ad ag-
gravare il gastigo, onde atterrire i mali îa-
teazionati, e specialmente coloro ole avcs-
sero tentato di sovvertire l'ordine pab-
blico. »
AI principio del 1798 il Direttorio es
ichi
dinando si lusingava di veder compi
suoi voti per il ristabilimento della poco,
specialmente in ÎItali
alle porte dei suoi Stati movimenti
male, e misure di guerra minaccianti la
À sua e dei suoi sod-
necessità di prende.
sa, con vu appello ai suvi bucni Tosca
fatto nel 3u novembre 1999, allurchè in
FIRE
tocava la divina Provvidenza, affiochè vo-
lese preservae da cgni dissstro questo
innocente parer, il quale non aveva se
che de’ di alla riconoscenza di
Si formarono pertanto varj corpi di volon.
tarj da arruolansi ne'battaglivni di Rande,
dipendenti dati ufiziali della truppa re-
golata, onde provvedere alla difcsa della
comuue palris.
Ma il Governo francese che avevs pene-
trato la politica del Granduca, e Ja Rep.
Cisalpina che erasi accorta della vigilanza
che si praticava in Toscana sopra gl'indi-
vidui provenienti
bero ricorso ad un nuovo pretesto, come
quello d'aver favorita e permessa alle Lup-
pe napoletane l'occupazione di Livorno,nel
gevnaj.» dell'anno 1999. Dietro a si fatto
entrare minacciosa nel
divisione dell’ arinata
francese, per rimuovere la quale il Priuci-
pe pagò rile somme onde facilitare
ai Napoletani l’evacnazione di Livorno @
Ja ritirata de’Repubblicani dalGranducato.
Ma poco dopo (marzo 1999) rottasi la
pace tra la Repubblica francese e l'im
inche la Toscana fu compre-
territorio Granducale, e il ventisette di
marzo, giorno di lutto universale, Ferdi.
meado ÎJI con l’Augusta famiglia dovè la-
seiare la sua reggia, e con dolore abban-
donare i suni desolati sudditi dopo averli
esortati ad adattarsi con rassegnazione alla
sorte.
Srare ni Prassza DosantE L'assenza
soasara si Fanoimanso III.
Gli avvenimenti politici, di eni molti
tra noi fummo testimoni, e il desiderio di
altraversare sollecitamente cotesta tempe-
stor laguma per rientrare al più presto nel
porto, renderà più rapido il discorso salle
ticende politiche che chiusero con molte
Neerime il secolo XVIII, e che in mezzo a
tamultnose sevizie diedero principio al
secolo XIX.
Centandiei giorni Firenze e una gran
la Lombardia, eb- i
FIRE 253
miuario di guerra (Acinhard) reggendo
la scmma delle cose, nel 5 aprile anpunzia.
vano si Firentini, che il giorno 18 ger-
minale, avo VII Repubblicano, farebbe
epoca uei loro annali, dopo il veto legal»
mente espresso dai rapprescotanti della
ittà. Stautechè quel giurno era stato desti-
ato alla festa patriuttica dell'erezione del.
‘albero della libertà, davauti al vecchio
palazzo del popolo fiorentino.
Era appena scorso un mese da che le
delle città di Cortona e
ni di furure e di vendetta,
du l’insegoa della rivolta, e gridan-
do Viva-Maria, distruggevano gli alberi del-
la libertà,e facevano manbama sopra chiua»
que fusse stato di francesismo sospetto.
Mentre tali faccende mellevano in graa
pericolo la Toscana, in vista che le forze
de’ Repubblicani erano. _
ra considerevoli
Napoli, il duumtirato di Asinhard e di
Goultier con proclami atterriva (5 mag-
gio 1999) tutte lecomunità della Toscana,
nelle quali si fusero formati attruppa-
menti edizioni.
propri
all’uso di quel governo, v.
dai duumriri con queste ridevoli parole
era avvezzo a vivere sotto le leggi
dine: . . +... Voi che atterrate gli
alberi della libertà, dovevate nel aiorno
in cui ewi furono piantati esclamare 3
noi vogliamo rimanere schiavi; la ra-
Rione non è fatta per noi ; ci dichiaria-
mo indegni di esecitare i diritti dell
uomo !1!.....
Per buena sorte degli Aretini, verso il
Cortona ben tosto non si sottomettevano,
Ma gli Aretini e i Cortonesi nom si sbigot-
tirono; e la tempesta attraversò senza tno-
cere il luro territorio. Quindi le tresangui-
nose giornate della Trebbia (18 19 so giug.)
avendo deciso delle sorti in Italia, libe-
rossi la Toscana dai Francesi; i quali sen-
na attendere alcone truppa regolata dell’
esercito vincitore, nella notte del 4 al 5
lglio, lasciarono Firenze vuota di presidio,
€ di ogai sorta di pubblico denaro.
336
254 FIRE
La loro taciturna ritirata da uns po.
polosa città mise a cimento il buo ordi-
ne e la quiete pubblica in guisa, che ed
onta delle esortazioni dei magistrati prov-
visorj Firenze videsi
zioni di cittadini e
imprigionavano,
ssccheggiavano e ipveivano lumultoaria»
mente contro coloro che avevano servito o
in qualche modo aderito al governo fra-
ctst. = Per bocna sorte l’anarchia non
fa di longa durata, cui successe un go.
verno provvisorio, che nell'assenza tanto
deplori legittimo sovrano sostenne
l’amministrazione dello Stato. Ta questo
modo terminò l’anno 1999, ed era già a
mezzo il corso il 1800, quando arrivò a
Firenze la novella della battaglia di Ma-
rengo, (14 giugno) che ripose i destini
dell'Italia e dell'Europa in meno di Napo-
Veone.
Allora pur anche la Toscana dovette di
muovo piegare il collo al giogo francese, e
nel 15 ottobre di detto anno i generali
Dapont e Miollis entravano io Firenze, £
Giorni innanti che Mounier e Cars-Saint-
Cyr e'impadronissero a viva forza di Arez-
ponessero a sacco. Jotanto un tri-
uravirato di parte franocse era soccedato
alla reggenza che aveva governato pel
legittimo principe que:ta provincia ; quan.
de pel Pritato di Loneville (9 febbrajo
1801) il primo Console Napoleane erdò
& Lodovico di Borbone, figlio dell’Inm-
te duca di Parma, il Granducato sotte il
titolo di Regno di Etruria; regno pe-
gato a cero prezzo dalla Spagna con le ces-
sione della Laigisna, col dono di cinque
vascelli e eno lo «borsa di più milioni in
contante. Si prometteva poi nel suddetto
trattato una indennità piena ed intera al
Grenduce Ferdinando II in Alemagns,
dei anoi stati aviti d'Italia.
Nè è da tacersì la fodeità degli Elbani
verso questo amatissimo principe; poichè
Portoferrajo resietè alle forze di terra edi
tere spedite dalla Franeia per conqui-
etere l'Isola ; nè fa cspitolato se non dope il
trattato d’Amiens fra la Francia e l'in
Ghilierra, e l'annuenza richiesta dal legit-
timo principe, pel quale combattevano; e fa
d'allora in poi che la Francia si ritenne
Vatta l’lsola. Frattanto fe ricevnto dal ge-
nera] Merst nei 19 agosto in Firense fì
re Lodovico, il quele, per quanto disbri.
gar si volesse delle troppe francesi stanzia.
tein Livorno, non riescì che ta.
teplo. — Egli con decreto del a.
dopo il riturao da un viaggio in lipagn.,
morì pel 29 mm: 1803, lafiando il
tranval piccolo figlio Carlo Loduvico, ani.
stito dalla vedova Maria Luisa, come Re.
Gina reggeote.
Avvenivano tali cose in Toscana, qua.
do com passi di gigaote Napoleone bos"
pate da vs Senatus-Consulto nel 18 mag-
gio del 1803, vcuiva dichiarato imper
tore de'Francesi, e nel 3 del surossivo
dicembre dall'immortale Pio VII nell:
metropoli della Francia incoronato.
Quindi mel 26 maggio del 1805 cio
in Milano il diadema come re d'Italia; e
forse credutosi più che mortale non css.
be più freno alle ambizioni. Nè ab''ando
osterlita (nel a dio. 1305, s8-
niversario della sua vittoria morale soll
democrazia francese), e col celebre trattato
di Presburgo (26 dicembre detto), in cai
novelli regni creava, altri ne distraggeva e
quel
nando III, che Gino dal 1803 reggeva Sali-
sborgo col titolo di Ele'tore, ebbe nuora
sede e granducato in Wiurtzbergo, ore
el1809 Eglioreava l'ordine del merito sot-
to il titolo di 8. Giuseppe. Frattanto la
Regina reggente di Etruria noa dimenti-
cava i disegni de'prircipi Austriaci a è»
vor delle lettere, consacrando coì moto-
proprio del s0 jo dello steso aono
fl R. Manco alla pubblica istruzione.
Ma agitando sempre nella css mente
l'imperator de’ Francesi prepotenti cos-
cetti, convenne con Carlu IV re di Spe
(ua, medizate il trattato di Fontaineblesa
(39 ottobre del 1807) che s’incorpors
se la Toscana alla Francia, e che Carlo
Lodovico re di Etmria a titolo d'indes-
nità avesse il regno della Lusitania set-
teatrionale, mentre si destinsvano le pro-
vinee degli Algarvi ia sovranità el principe.
della Poe, eil rimanente del Portogallo sl-
FIRE
Carlo IV re di Spagna, Der questi politi»
di divismenti la Region reggente si tro-
% costretta a licenziarsi nel 10 dicembre
1807 eo'suoi popoli in cotal guisa: « 4ven-
doci l'imperatore dei Francesi e re d
Italia reso noto, che per un trattato
concluso con S. M. Cattolica vengono a
noidestinati altri Stati în conipenso del
regno di Etruria, dichiariamo da que-
ste giorno cessato il nostro governo e
iogliamo la Nazione da qualunque
incolo di sudditanza eo.» — Dist ia
quello stesso giurno entrarono renze
le soldetesche francesi,teneodo il superiore
comando Reille @Miollio, finoa tanto che;
9 luglio dell'anno
mddetto, non ne prese VE moleta direzione.
Divisa la Toscana in tre dipartimenti,
dell'érno, dell’Ombrone e del Mediter-
Pane, ottenne dall'Itmperator de’Francesi
di etrusca origine due gran privilegj, cioè
l'mo del patiio idioma nel foro e nei pub
Blici affari, e lo splcador d’uma corte, di
chisrandone Granduchessa (6 marzo 1809)
la sea sorella maggiore.
Ma per quanto proseguisie la volubil
fortuas a decorare Napoleone di allori
nelle giornate di Eylsa, di Fryedland, di
Eckmaledi Wagram, pure l'ingrasta guerra
da Ini mossa al _re di Spagna per uburpar-
Bi la corona, e l’altra ardimentosissima
«eatro la Russia, furon cagione che tutta
Eorope si collegasse in cotal modo per la
tea raina, che mel di 14 aprile 1814 dura
mectsaità lo astrinse a rinunziare all'impe-
te.— Risenti la Toscana, come ogni altra
provincia, l'effetto delle strepitose vicene
de, e nel » febbrajo di quell’anno era già
partita di Firenze la granduchessa france.
#, enel giorno 6 entrarono nella città mi
Tizie napoletane addivenute amiche e col
Mpate coll’Austria. Ma spuntò finalmente
il ideate giurno del 19 aprile, in cui ne
fu preso piesesso pel sospirato suo antico
Sigrore Ferdinando III; il quale nel 18
setienbre dell’anno stemo fra i trasporti
di gicja e le acclamazioni più vive fece
l'iagremo solenne nella sua metropoli, do-
Ro 15 aoni di dolorosa amenza
Pu il governo francese per i Toscani
le e. duro, perchè governo
suolto e di reggimcoti non proprj al
Carattere di docile Nazione. Nom vi fa
FIRE 958
famiglia, cui non contristause la fatal co.
scrizione; iocrebbero i dirità riuniti;
repotente comando. Pure fra tan-
wvi alcuo bene. Si migliorarono’
le braoche amministrative per la preci-
sione, l'ordine e il rigore introdottivi; fa-
trono moltiplicate ed ampliate le strade in
servigio al commercio, eretti ponti, abbel.
lite e illuminate le cit'à, protetti gli inge-
gui, incoraggiate le arti e le manifatture
coll’erigere a incrementa di ese il Coa-
sertatorio annemo all'Accademia delle
Belle-Arti con una confacente biblinteca.
Piscque la pubblicità dei giudizi, la sollesi-
tudine nelle sentenze, la bontà delle leggi
civili, la severità nella procedura commers
ciale, e ciò che più monta, restò ennera-
to e liberato lo Stato di ogni suo debito
permesso dei beni delle soppresse cor.
porazioni morali.
Gorsano bi Fanormanvo IN! 1n Toscana
DOPO La RESTAURARIONE.
<
Ritornato all’avito trono il desideratissi.
mo Ferdinando III, fece tosto risplendere
pienissima luce quella caratteristica
virtù che seco nacque e l'accompagnò nel
sepoleto, la più squisita bontà.
Infatti nel novello reggimeoto egli pre:
se per guida delle sue opere. la felicità
dello Stato, e noo Te infiammate
de'tempi; nè senti brams alcuna di vendetta
per le inglurie e i delitti, onde furono par
troppo bratti e sanguinosi gli ultinri gioral
del secolo trapassato. Fra è primi atti del
suo animo generoso si fa quello d’inter-
rogar la sapienza de’toscani giureccasalti,
per dare ai sudditi leggi, quali richiedeva
l'età presente e tanta esperienza di cose.
Pose adunque mano nel 1814 a riordi-
nare il gorerno secondo le istituzioni. del
suo Augusto genitore, nè tampoco trascu-
rò le stranicre, che a fui parvero le più
utili alla pubblica prosperità dopo un'espe-
rienza dimostrata.
Per queste ragioni i tribunali, i magi-
strati, le ruote si riprodumero secondo 1°
antico sistema, e in una forma di eviden»
te giustizia; imperciocchè volle che palesi
fowero le azioni delle cause si civili, che
criminali; palesi le accuse, la difese, le as.
solozioni, le condanne. — Con motapro-
prio de' 13 ottobre 1814 creò la Ruota ci.
vile e criminale di Grometo, che compren»
2111) FIRE
deva nella Giurisdizione lutto il terri-
torio dell'antica provincia inferiore sene-
vee nei rapporti di Ruota criminale csten-
deva la sua giarisdizione anche al Piom-
dinese e all'isola dell’Fibs.
Ma il cielo pulitico non era ancora se-
reno; fosche nubi addensaronsi, e minao-
ciarono altra famesta esplosione. Nel 20
marzo 1815 Napoleone, evaso dall'Elha,
entrava in Parigi. e un esercito di Murat
nell'8 aprile in Firenze; e già pendeva
di nuovo i destimi d'Itelia e di Francia,
quando la battaglia di Tolentino (4 mag-
gio) e quella memuranda di Watterloo (|
no) spensero affatto age'incendio di
era, e ogni aperenia di regno e d'im-
vinti cogeati.
ileguavanai le temnte politi
due tremendi flagelli ricone-
parivano ad aMiggere la Toscana, la fame
ed il tifo. Nen è a dirsi con quanto selo
col premovere opere pubbliche d'ogni ina-
niera e in ogni angolo dello Stato; e come
in seguito vincesse lallra, erigendo ovui
que spedali ed ospizj,ed affidamdoli alla cu
di zelanti cittadini. Fa grande allora il
fervor dei lavori pelle regie fabbriche, e
sommo pell’apertora di nuove strade ; fra
le quali soro da ramment quella re.
ia della Val-Tibesina per rewder più pre
to il commercio fra i due mari ; quella per
cui comunica Volterra conSiena,e che si le
pa coll’altra pur nuova chedaSicna guida ad
Arezzo; quella sul littorale del mare Me-
diterraneo che unisce Groweto ad Orbe.
tello, quella che traversa il Casentin
Paltra
comodamente conduce sì Superivre Val-
darno, che fu dichiarata R. postale,
cai non fosse cortese di qualche
privato favore, non passò altresi mese sen.
1 segnalare epoca di un qualche suo
n soviano motuproprio degli
1815 stabiliva il collegio For-
Li Pato nel lunzo della Supien-
Nicentò For-
Geguesri, uno dal 1873 arera donati ame
FIRE
plissimi fendi per l'istruzione della gio.
ventà; e corri atle bemeGche mei.
re di quel porpurato, Ferdinando HI riuai
in quel coll gio tutte le pubbliche scuole
della città di Pistoja. Bere altro molupre.
gera
€ fu vello stesso anno (18 dicembre) che
aprivasi in Firenze la Pia Casa di Lavoro,
per reccoglierti i questuanti della città
€ del suburbia.
Neppare il seguente anno (1816) se.
dò scarso di sue grazie; imperocchè col
motaproprio del 2 settembre confermò la
R. depatazione degli spedali e luoghi più
del Granducato; e la incaricò di rivrga
T° stemarne i loro
beorficò Siena col pio sta-
bilineato di Mendicità, ssociendo i suoi
caritatevoli sussidi alle volontarie obla-
zioni dei benemeriti di quella città. Nel
l’anno medesimo, con notificazione del 16
febbrajo, creò in Firenze un Archivio ces-
(rale, destinato a raccogliere e conservare
le scritture e i documenti spettanti alle
soppresse corporazioni religiose, affinchè
non si smarrissero Così prezione e interes
sati memorie; istituzione carissima agli
eraditi, utilissima alle amministrazioni.
Nel tempo che incoraggiava con sovrana
munificenza la eccreditata Accademia
delle Bello-Arti in Firenze, dava vita in
quest'anno, con decreto del 23 agneto, ad
una sorella di lei nella dotta Alles, recee-
mandando si professori una scrupolosa vi-
gilanza nepra intti gli oggetti di arte
intorno alle chiew, ne’monaste-
#d in altri pubblici stabilimenti, come
inche nelle strade, nelle piazre di Pisa e
nei Inoghi suburbasi, per riupirli all'eopo
nel museo dell’antichità patria, qual è il
Campo santo di quella città. Nella stena
Pisa raddoppiava le sue beneficenze col so-
vrano motuproprio del 28 nor, mereè cui
si socenrrevano molti infelici cun la Gian
tropira sreala de’Sordi-mati.
Giunse pure in quest'anno alla sua
maturità quel disegno che Go dai primi
ecordj del suo governo Ferdinando III avea
conorpito, onde rimunvere le disparità del
to, mediante l'istituzione della tas-
sa prediale da distribuiesi per tutta la su-
perficie del Granducato con proporzione
adeguata al valore dei beni A tale opget-
to, cun motuproprio dc'24 mor. 1817 creò
FIRE
la Depulasione per la diresione del nuo
vo Catasto; per cui nom solo imcoraggi l'
astronomo insigne prof. Giovanni Inghira
mia cna tri per
tatta la Toscasa, ma volle di più che PI.
e R. Governo se ne addostase tatto intie-
ro il dispendio sino ad avere da lui una cor-
Sirio delle Stato civile, dipendente del Se-
gretario del Regio Diritto, destinato a fon
marei registri de’nati, de'morti e de’metri-
meoj nel Graadacato. Dei quali registri
sì henne son solo i resultamenti stati-
alici sì parziali che generali. rispetto
alla me'saci varisti rapporti,
ma altresi le nozioni più precise calla de-
rata media della vita mmana, siccome in
Francia fa datoll primecsempie dalfouresu
delle Longitudini, cai presiedono sommi
scienziati. Si conservano inoltre in tale
ulizio nomerosi campioni statistico. geogre-
fici di tutte le località della Toscana, se-
vendo le diverse loro dipendenze nell'ordi-
me politico, giadiciario, economico, civile.
Dopo aver prorvisto com l'istituzione
di una deputazione coclesisstica per Pam-
ministrazione interna della Metropolitana
fiorentina e del tempio di S. Giov. Batti.
sta, con motuproprio del 29 febb. 1818
lo stesso Granduca creò una
a pete loto sublime, e tutta la
belirzza della meravigliosa torre di Giotto.
Fra così varie e moltiplici cure per
render felice il suo popolo
per numerosi viali e prr le neove fab.
briche quasi vasto giardino rasembre.
Sposò Ferdinando Ill in seconde nocte
nel 6 aprile 182: Maria Ferdinaoda Ama-
Na, figlia di Massimiliano Principe di See-
sonia, e secondando Egli le meterne solle-
citedini del di Lei cuore e quelle della
sua pietosa Sorella, nel Ri mor. 1823 de-
che
patio
s0 del maggior de’bisogni, quale si è un’
ottima madre di famiglia.
Un vivere così bello e riposato in To-
seoma persuase polenti stranieri che ven
nero d'oliremonti e d'oltremare a fermer
la dimora sulle rive dell'i i
germe dei male che a noi voleva barbare.
a, e il 18 giagoo
1824 fu giorno di pianto per tutti; e
co per tutti, perchè, anche gli stranieri
medesimi che si trovarono presenti a così
Urieta e inusitata scena, rimasero talmente
commessi, che proruppero al pari di noi
in trieti lamenti ed ia sincere lagrime.
poldo Il, che or felicemente regge i
mostri destini. L'imprendere a parlare di
un sovrano che siede cul trono, sarebbe
subbietto di noa lieve difficoltà, sc gli ar-
aomenti di evidenta e di fatto noo mo-
strassero vere quelle espressioni di enco-
mio e di lode che gli vengone tributate,
Francbeggiati per tante da evidenti e in-
dabitate prove, noi sslutiamo il Grao-
duca Leopoldo ll, come quel Princi.
pe che, le vie calcate dall’Avo
@ dal Padre, non solo raccolse i frutti da
Joro ti, ma di altri ancora affrettò
le matorità ; e molti più semi Egli và
spergendo per viemaggiormente rendere
6 felice il suo Stato.
Era Egli intento ai placidi stadii sull’
opere del MaguiBce e di Galileo, quando,
mancato il Genitore, gli fu mestieri nel
fiore degli anni dedicarsi alla somma del-
le liche cose.
lì primo atto del eno governo fu uo se
Gualato favore a prò del commercio, sop-
primendo la così detta cessa dot vigilia
delle cerni; allorchè 1. e R, Consalta eco
lla notificazione del 16 nov. 1824 manife-
stava io questi termini i sentimenti del oo.
vello Signore. « S, A. I. e A. meditando i
» providi sistemi di governo adottati dall’
» Avguato dilettiesimo suo Genitore, potè
» apprezzare i progetti di rettiGcazioni
» amministrative, ed i risparmj già dispo-
» sti a maturità, onde sopplire a qualche
» diminuzione delle pubbliche imposte.
» Non tardò quindi a preaderne di
» mira ana, che oltre al naterale suo pe
2» sosi distingueva per essere opposta nel
» tempo steso agli interessi dei proprie.
» tarj e dei cossamatori. Era essa in oltre
» contraria alla eeonomiea
» stabilita cotto il regno giorioso del suo
FIRE
» Avo immortale, onda per lungo esperi-
» mento divenne qui evidente quanta
» pabblica prosperità producs la somma
» di tutte Je industrie individuali eocita-
» te da una libera e leale concorrenza, e
» quanto danno rechino privilegj e prero-
» gative, che, abbagliando con molto lume
» in alcani punti, spargono oblio supra
» tutti gli altri lasciati nell'oscurità.
» LI. e R. A. 8. egualmente animata
» da paterna sollecitudine a favore di o-
» gni chase di persone e di ogni. parte
» del Granducato, ba beni
» del sigillo delle carni, e proventi de’
» macelli, e felicitandosi di porgere la
» nano al compimento del pensiero Avito
» io questo saggio di beneficenza, urdios
» € comoda quanto appresso, cc. »
Con tali benefici sentimenti, e con tale
sapienza economica si assideva vel soglio
toscano il Granduca Leopoldo Il. Il qua-
le, dopo decretata (1 novembre 1825) |”
organizzazione del dipartimento delle ao-
que € strade, pensò ad aprire per tre
grandi vie tre gioghi dell'Appeanino; cioè,
con la strada della Cisa in Lunigiana, con
quella di Urbania, concorrendo per questa
alla spesa anche al di là del Graaducato,
è con la strada di Romagoa per la Valle
. Le ultime due Regi
pongono comuaicazione diretta i due
mmari che circoscrivono la bella Pi la
sizioni, che il Principe al
a grazie più singolari e munifiche col motu
proprio del 4 die. dell'anno medesimo, di
cai è bello Îl riferire le clementi espres-
sioni. « Se fu grato al nustro coore il far
» godere dal 1 dello scorso maggio ai nostri
» amatissimi sudditi i vantaggi dell’aboli-
» sione di un'antica tassa, dannosa un
» meno ai consumatori che ai proprietari
» ed agli agricoltori, molto più consolante
» è il potere nel volgere del cadeote anno
» (1825) accordar loro ua olteriore alle
ento ai pubblici aggravj. Portata da
attenzione sulla pro-
prit dopo esserci assicu-
» rati, che quando circostanze impreviste
ino, lo stato della finaoza
» prediale, al
» re, conforme ordiniamo e vogliamo :
» Che dal 1 gennajo prossimo.avvenirt
FIRE
a resti diminuita della quarta parte la
tas prediale, la quale, a forma del mo-
» tuproprio del 7 oltobre 1817; è impo-
» sta e ai esige attualmente a profitto del
» R. ererio, ec. »
Con universale esultanza incominciava
adunque il suo corso il 1826, nè vi fu uomo
sensibile che non professame sincera gra-
tituvine verso tanto benefattore. Nè que.
sto'è il tetto; imperciucohè in quest'anno
approvò ancora lo stabilimento della Ban-
ca di scopto (27 settembre) con sssociar-
viil R. Governo, e col musirla delle op-
ine garanzie e privilegi. — Prescriase
nell'anno 1827 (20 agosto) i regolamenti
degli afiari riguardanti l’economica ammi»
nistrazione dei patrimonj dei papili
sottoposti, e volle che a favore degli
detti per cause di prodigalità, lipoteca ta-
cita legale su i beni dei loro coratori s'in-
tendessr infisa nel modo stesso e per gii
uicsi effetti, por i quali si acquista a fa-
ore degli interdetti a cagione di demenza
o d'imbecillità, ed a favore de’minori, se-
condo il sistema ipotecst.o del Granducato.
Iotorao al quài sistema, conservato come
cosa nta da Ferdissodo II, altri
resolementi, per renderlo viemaggiormente
utile, vennero in appresso da Leopoldo Il
comandati.
Volgeva l'anno 1828, e sotto i sovrani
aupieiisi apriva in Siena una scuola peb-
blica per iSordi-muti, son tanto scetenata
da spontanee oblazioni, quanto da larghi
sussidi della regia Fam Non era però
giunto quell’anno fertunato al suo termi
motuproprio
azenezio di una delle più erandi opere»
Zioni scientifiche ed :conomiche di quest”
età, che merità l'applarso di Europe, e la
perpetua gratitodine del popolo toscaso.
Per esso siamunziziava ai sadditi il gren-
dioro divisamento di risnare e render
culta, al pari dell’altre terre, la proviocia
grane. Non vi fa accademia, nun vi
fa giornale che non si compiscese di
riferirlo, indicando essere di già spantto
quel giorne, in esi condurre si dovea ad
efietto un diegno da tento tempo cence-
pito, e sempre debolmente tentato. Eccone
le mognanime repressioni: « S. A. |. e R.
» restò profondamente commoma dallo
» squafiore ed insalubrità, che desolando
» tatie le maremme toscane scuraggivano
FIRE 259
» con l'idea dei teatativi praticati senza
» conseguirne lo sperato meglioramento.
» Volle S.A. I. e R. sall’esempio de
suoi Augusti predecemori con assidua
paterna cura risconirare ccularmente
Pestenzione dei mali, è riuni quanti lu-
i emergevano dalla storia, dalla teoria
dalla esperienza. — Potè allora coa-
viacersi che tutte le risorse della natu-
ra e dell'arte non erano essurite, e fi
sando intanto la sua sovrana considera-
zione sopra la pianura di Groweto, la
sottrasse in pochi mesi a quell’elemen-
d'infezione che può emanare dalla
mescolanza delle scque marine colle
pluviali. — Ponendo poi inente alla
Giscitura di quel terreno, e al pingee
trotà condizioni le più favorevoli ad un
sistema di coln.ate Sao al presente ivi
sconosciuto, dal qual sistema im altre
provincie del Granducato si ottenmero i
più felici risultamenti. — In sequela
presa di manifesto interesse per il ter
ritorio grossetano, e di someio vantag-
gio per l'intero Granducsto, emendo
altronde prezioso per il suo cuore il
considerare, che questo nuovo benefisio
per tutti i suol smnalissini sulditi noe
ismporrà lero verano aggravio ulteriore.
» Avutori alla natura © vastità
» dell'impresa, e alla rapidità necessaria
» nell'escoazioue,come pei protredimen-
che di tempo in tempo può essere
proente di adoitare &° A. Lek nen
ha giudicato conciliabile di comme'tere
la cura e le operazioni della bonifios-
zione grosertana agli ordinarj merzi
amministrativi e di arte, che efire P
»
»
»
»
:
»
nr
»
»
» limo che trasportano i sani infuenti,
»
»
»
»
»
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»
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»
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»
»
de; ed è rimasia all’incontro
te convinta, che la condotta delle ope.
razioni idrauliche deve emer libera nel-
la sua azione, cd indipendente dagli
palustri e limacciosi,di
ti, ai quali fu imposto ordine e disciplina.
260 FIRE
Quelle selve nom più deserte offrivmo lo
spettacolo delle rive del Ceilan, e del
suoi viaggi per quella provincia, provve.
dera con nuovi consigli a nuovi bisogni,
vegliava, incoraggiava, remuoerava; tal-
mentecbè ottemne Gnalmente, che nel 26
aprile 1830 în sua presenza e tra i nume.
roi operanti ed il savlto popolo serorso,
in pochi istanti fusse tolta ogni separazione
che tuttora esisteva fra l'alveo del fiume
Otmbrone e quello del gran Canale diver-
sivo,stato aei precedenti mesi escavato.Sti.
pulata omai con quel saggio preliminare
la garanzia di vedere uno strato immenso
di terra vegetabile ricuoprire pestilenti
marazzi, e sorger la messe lì dove
farcivano sterili piante palu
de ed iterato fu il grido di gi
forto. Se fosse questa la sola maznanima
azione di Leopoldo II, durante il suo re-
quo, basterebbe a rendere il suo nome
memorando, immortale!
Di giorno in giorno pertanto vedesi 1”
etrusca maremma ritornare al florido stato
de'prischi tempi, e manifesta la presenza e
la cura della mano dell’uomo. La celebre
via Emilia di Scauro restaurata, anzi di
to di Pisa con quello di Grometo; il pala-
dono Prelio, l'isola di Pacuvio sgombrati
d'acque limacciose e di mofetico orrore;
$ diboscati campi, le messi sorgenti, i sen-
tieri, i ponti, le rustiche e padronali abi-
tazioni edificate, tuttociò desta il plauso,
T'ammirazione e la speranza. Sia lode s-
dunque al sapientissimo Principe che ha
tento in amore l'agricoltara, quell’arte
pobi'issima, fagatrice dell’ozio, dispensiera
di ricchezze, vita della vita socie!
‘veramente indigena, arte nostra, di
fammo maestri agli stranieri e che dob.
biamo a tutta posa riporre in vigore, non
indegni al certo, nè per clima, nè per si
favorevoli suspicii, nè per
gno di possederla. Una nazione divenuta
agricola, diventa conseguentemente com-
merciale; la sovrabbondanza de’tuoi pro-
dotti chiama l'esportazioni; così la pover-
tà ragtica stata prima impiegata per le
FIRE
campagne ad aumentare i prodotti, unfi-
sce quindi la povertà cittadina coll’au.
mento delle manifatture. Q rei dotti fore
stieri, che hanno non ha gnari percorsi I"
Italia, non obliarono di celebrare per k
stampe 1:
remma; (Ved. Viasgi di Alfredo Reum
mont ec.) e qualanque lezgitore nos può
scorrere quelle pagine senza unirsi ai voti
delle popolazioni beneficate verso l’Augu-
ato benefattore.
Mi se Egli cot fervore di tante opere
rallegrava le clami agricole e commerciali,
non pertanto pose in dimenticanza la col.
tara delle scienze e «elle lettere, ani, sic-
Medicei, volle
Gallico-Tosen in Egitto, du
de ritornati nell'anno 1830 i nostri dotti
unmini recarono seco molti capi d'opera,
che esposti furono ella pubblica ammir+
zione, accoppiati a più di 1300 disegni del.
le cos più singolari della classica terra
dei Faraoni.
Acquistò poi l'indigenta an mezzo di
aumentare il gnadezno nella regia sanzio.
ne delle Casso di risparmia; c la pubblica
economia ottenne nuovi vantaggi per cise-
re stata anche la manifattara del ferro ri.
Grandi concetti de’oostri maggiori,
immortale per la solenne inaugurazione
del monumento che finalmente fu inalzato
al Padre della lingua e della puesia Toscs-
na. Così inelinava felicemente per noi al
1830, quando inaspettato
politiche vicende tutta Eurupa commer
sero!
Ma invano per noi romoreggiò la pro.
cella, intanto che il R. Liceo eretto nel
Museo di fisica e storia naturale in Firen-
cenza del Prinei
pe celeberri , sicchè ripresero
quivi gli ottimi studii il suo corso, nel
tempo che si perfezionava la Sprcola, e
di quanto era d’uopo arricchivasi quell’io-
signe stabilimento sede del sapere.
Spettava però all'anno 1835 un'altra di
quelle sovrane risoluzioni che caratteris-
zano la magnanimità di Leopoldo HI, e fu
questa l'impresa della muova circonvall:»
FIRE
zione delle cittò di Livorno, che ereice e
Gesnteggia quasi regina dei mars. È
le a dini, e forse incredibile ai
fa 21 pubblico au
posteri, come appe
meaziato il sovrano volere, mille maoi cur-
seco all'upcra, cuine rapidamente + esci e,
e come dupo 15 lune quasi tocchi al suo
termine vo dif muglia di mura ur-
base; quando im sil: imprese nelle tra-
scorse età furuno tentativi nuo di we-
si sè di annì, ma di successive gencra
Zioni.
Ed ch! qual funesto semico ia questo
d involgere Livor-
mo di lutto, e sd intimurire l'intesa To-
scasa; ed ob! di quali generosi e magna-
niusi seconi, sagge preridenze, e beneficj
di ogni genere fu capsce il cuore vera.
mente paterno del Grauduca Leopoldo Il.
Senza aggiunzere alcun aggravio ai suoi
solditi, versò Egli a lorga mano sul co
sternato popolo di quella città grazie e
favori, eresse spedali, provvide alla pettezza,
a) disinfettamento, premiò i più uperusi €
infine riparò a quanto può attendersi da ua
Principe che tiene per suoi sudditi.
Nè alla marittima città erano sulo rivul
te le care di Lui, ma la capitale ed ogai
altro luogo del Granducato affettuosi»
stività nei natali del Grao principe ere-
ditario, Ferdinando, festa che duvevi
gellare una fortunatissima epora ne'uvsti
Éaeti = imperciocchè in ovsì bella occesio
ne Egli accoglieva nella reggia tutto il suo
popolo esaltante.
Nel principio di quell’anno medesimo,
titimeta le dispendima impresa del cat»
FIRE ect
a direzione per il corpu degl”
acque e strade incaricata di
di tali pi enti il Grandocato cute.
ogzi tante e sì buone strade regie, provin»
ciali e comunitative rotabi è
riuasto quasi angolo della Toscana, cui
iderare etra.le maestre da co.
tuvuicare per varie direzioni.
Finalmente, per raccogliere in breve il
molto che resterebbe de dire, accennerò,
come suttoil felice governo di Leopoldu ll si
vede condotta a perfezione ugni parte cste-
riure del regio palazzo, riordinata e fatta
come pubblica quella classica gelleria
che sopravanza ogn’altra di qualunque
reggia e metropoli; cme da accreditati
pronelli fa dipiato il nuovo quartiere nel
palazzo de'Pitti, oltre la cupola della Cap-
pella «le Principi in S. Lorenzo, dose tutto
# appronta par ultimarla; come si abbel-
Lace og: la città, e massime con la
magnifica via S. Leopoldo, che forma la
continuazione della più bella e più
pia delle sue strade; come si sospendono
a Uraverso dell'Arno sopra e suito la città
due ponti di ferro ; come si amplia la fab-
brica dell’Istitato delle Scuole Pie a be-
nefizio della numerosa acularesca; cume
le pitture di Andres del Sarto nel vesti.
bolo dell'Annunziata furono restaurate e
d-fese; come intorno alla base dei tre en-
spicui e.lifizj sacri di S. Giovanni, della
Metropolitana e della Torre di Or-San..
Michele, farono posti stabili e decenti ripa-
li ferro; come ia fine, per dir tatto in
una parla, si vede condurre verso il sno
perfezionamento quante la grandezza Me-
dicea, la mente del''Avo, e il cuore del
del toscano popolo di urinare.
e ———____1S@w_________—_—_—_-
COMUNITÀ DI FIRENZE.
N circoedario della Comunità di Fira
m,a tenore del mutuproprio del 20 nov.
1781, fa circoscritto dallo spazio delle
sera’ della città, da quello delle fortezza
da Bauso che le attraversa. e dal curso dell’
Arno fra le due prscaje. A questo cirooa»
durw furono aggiuoti nell’auno 1833 sl-
cuni epazii feosi deile mara dalla paste
Lo
destra dell'Arno; cosiochè l’attuale peri-
metro della Comunità di Firenze è con-
segnato dal giro che fa la strada ree
intorno alle mura esterne, dalle qual
alla destra del Gume in quattro punti per
breve spazio si discosta, cioè verso precale
verso levante sopra alla prscaja della Zec-
Eli
268 FIRE
ca vecchia; dal lsto di maestro lungo la
etrada nuova che gira iatorno alla fortezza
da Basso; o dal Dl di libeocio sino al pi-
Hone destro del nuovo ponte di ferro, ri-
suontando di là la sponda destra dell'Arno
sino alla pescaja d’Ogoissanti.
Tutta la superficie della Comunità di
Fireise occupa quadrati 1556,19 (quarti
due miiglis toscane quadre), dei quali qua,
drati 306,47 sono presi da strade e dal letto
del fi. Arno; donde avviene, che la super»
Bicie imponibile riducesi a quadr 1249,90.
La quale superficie è oocupata per circa tre
quarti da fabbriche e per il restante da
orti e i, i
pomerio della città. — l suoi abitanti nell
abno 1833 ascendevano a 95929. (Fed. qui
oppresso it Quadro della popolazione.)
PARIE GRANDESSE DE'SUOI CERCHI.
I giro attuale delle mura, compre-
se le larghesze delle due pescaje che at-
traversano l'Arno sopra e sotto s Firenze,
ammonta tutto a bi fiorentine
16330, egnivalenti a miglia cinque e tre
quarti, più braccia 38 1/3, siccome appa-
risce dalle varie sezioni seguenti.
Larghezza della Pescaja dalla por-
ta S. Niccolò alla Zecca i
chia.
Gite delle moro della fabbrica de
la Zeora vecchi 250
Da questa alla porta V6
Di costà alla porta a Pi 1596
Da porta a Pinti a porta S. Gallo 1339
Datla porta S. Gallo al bastione a
Ievante della fortezza da Basso
© di 8. Gio. Battista. 1466
Giro esterno della fortezza sadd. 1958
Dal hestione a ponente sino alla
porta al Prato. 1058
Dalla porte sì Prato fino alle
porticciuola dell'antica Gora. » 1089
Dalla porticcinola fino alla tea
ja di Ognissanti. 333
Larghezza della Pescaja doge
vanti. 448
Dalla caso della Guardia sulle me
ra di Oltrarno sino al torrino
della Sardigna. 662
Dltorrino sla portsS. Prediano.: 290
Dalla porta S. Frediano alls porta
$. Pier Gattolini o Romana, » 1130
FIRE
Da questa porta a quella chiusa di
S. Giorgio sulla Costa. » 2060
Dalla porta $. Giorgio alla porta
S. Mini » 98
Da questa alla porta S. Niccolò. » 585
Di là sino alla Pescaja. » 20
iToraza Br 16%
» Cerchio più antico. — Quando si vo
Jesse confrontare il cerchio più ai Lico della
città di Firenze (mancando poi di prove
che bastino ad asgicurare, quale mai fumo
ill giro delle sue mura al tempo dei Roma.
vedrà che l'attuale perimetro, quel.
lo cioè decretato dalla Rep. Goreotina net
1284, è circa dicci volte maggiore del pri-
mo, e quattro volte più esteso del secondo
cerchio della stessa città.
Imperocchè il primo circuito quasi ret.
tangolare era situato intieramente nel lato
destro dell'Arno preso dove confuiva il
fumicello Mugnooe.
Il quale Gumicello, per tre volte dorè
letto e direzione, mentre nei tem.
i esso attraversava una parte del.
ittà, tostochè all’epoca del primo
cerchio le sue acque fluivano dove oggi è
la via Larga, presso la quale furono scoper-
ti i piloni di due ponti; uno dei quali dal
la chiesa di S. Marco e l'altro fra il palss-
e la chiesa di $. Giovanoi-
no. In seguito fu quel fiumicello di cosà
artatamente vélto verso S. Lorenzo, per
Girare intorno a questa chiesa,e di Jà dietro
alle mura antiche, di dove sembra che si di-
rigetse in Arno in vicinanza di S. Trinita.
Un solo ponte detto poi il Ponte reo
chio, attraversava allora il fiume Arno fuo-
». Maria, presso Paplica
mercato degli erbaggi,
po santo 0 cii N
Ma delle mura di Firenze, innanzi nile
incominciasse il secondo cerchio della
città, non restano autorità o ipdizj tali
ove poter fondare uu dato sicuro. Certa
è che, dal Malespini in poi, quasi tutti gli
storici Gorentini concorrono a credere che
allora la città non oltrepsesasse (a partire
dal lato di levante) ls strada detta del Pro
consolo, prolungandosi a destra verso la
piazza di S. Firenze sino al cento del
borgo de’Greci, dove sembra che fome la
FIRE
petierla di quei della Pera, detti in se
furto de’ Peruzzi. Di 1ì continuando ver-
® scirocco sino sl palazzo 0 castello di
Alafronte, poi de’Cascellani, v'indirizza-
va sala sponda dell'Arno. Dalla parte
minca, piegando a grecale, proseguiva il
fio dalla via del Proconsolo il canto de’
Pazzi, dove esisteva la primitiva porta Sì
Piero; indi continuando per $. Maria in
Campo, attraversava il suolo degliattoali
Sosdaroenti di S. Maria del Fiore, © vol
geodo lafros! i deni
tro la città il tempio di S. co
il Duome;passato il qualetroviva la secon:
da porta detta del Duomo, dalla quale si
estrava nel borgo S. Lorenzo. Con ta stessa
direzioneimoltravasi sino al canto de'Carne-
secchi, dove piegava a ponente,a un dipreso
perla direzione che tuttora conservano le
strade de'Rondinelli e de” Tornabuoni sino
al cante ‘degli Strozzi. Costà presso era la
Aeria porta detta di S. Brancazio, di sotto
alla quale le mura proseguivano diritto
per via de'Legnajuoli sino alla postierla
detta porta Rossa. Oltrepamata questa
porticciuola, piegando da ponente a cetro,
sembre che le mura rasentassero il borgo
SS. Apostoli per sbocrare alla porta di
Per $. Maria persso alle case degl'Infan-
pui. Di contà per nna linrà egualmente
incerta,fra la via de’Lamberteschi e qui
degli Archibasieri. «i chiadeva il giro al
euiello di Altafronte,
Tale era il giro della città, quando
Fiorenza dentro dalla cerchia antica,
Ond'ella toglie ancora e tersa e nona,
Si stava in puce sobria
N svédescritto primo cerchio, che può
talcolari dell'estensione di circa 3500
be, copriva, come ho detto, wna superficie
di lerreno che appena equivaleva alla de-
cima perte del cerchio attuale,
Se son che il fabbricato di quell’antica
Firraze, situato tuttora nel centro della
città, era oltremodo compatto con poche e
picrale piazze, com si angusto vie, che piut-
Lasto traghetti si chiamerebbero. A render
tali vicoli più tetri ed opachi costribui-
altresi le moltissime torri di pietra
trigia, che a guies panili quadrati
fra le 60 e le 100 bracsia si alzavano.
Ma la fortuna e le ricchezze di Firenze
eticendo im ragione opposta a quelle di
Ficole sua madre patrie, e la popolazio-
ne traboccando de ogni perte, fa gioco fore
FIRE 263.
2a disfare le antiche porte è abbattere le
vecchie mura, per oncupare più vasto spazi
Secondo cerchio di Firenze. — Nell
anno 1078 cominciarono i Fiorentini cos
testo secondo e più largo circuito per
mettere i borghi in città. Quindi il borgo
de’Greci e quello di £. Pietro dal lato
di levante fino alla chiesa di S. Pier Mag-
giore; dal lato di settentrione il sorgo $.
Lorenzo; dalla parte di ponente i borghi
di S. Brancazio; de'88. Apostoli e di Pa.
rione, e dal lato di mezzodi, ossia di Ol-.
trarno, i borghi Pitiglioso, di $. Jacopo e
di S. Felice in Piassa entrarono ix città,
Giravano queste mura dalla porta 8. Pies-
ro al canto di vis delle Spro:re, dove fe-
cendo gomito trovavasi ana postieria dets.
ta degli 4lbertinelli per ana schiatta ché
era in quel luogo, e di cosà si asciva pet
borgo Pinti. Poi seguitando la direzione da
scirocco a maestro cotrevario le mura per
via 5. Egidio, S. Moria Nuova e via
de'Cresci fino a S. Michele Visdomini, Co»
stà trovavasi la porta detta di Se//e dalle
balle di mercanzie provenienti dal bolo»
uuese e della Lomberdia. Di là continvan-
do per via de'Puoci sitraversavano la via
Larga, presso dove si congiunge von la
strada degli Spadaj, ora via de’ Martelli;
donde prosegaivano luogo l'antico alveo
del Magnone, sttreversando la piasra di
8. Lorenzo, e di là intorno ai moderni
esistera una portiociuola detta del fa-
gnonei e poco più giù, in via del Giglio,
altra postieria che prese il nome de quei
Moro. A questo orosiechio fa
ria denominata di dan Paolo,
cominciava quello più moderno, appelleto
tattore d'Ogruisanti, e costà.esistera un*
altra porta della città, detta della Ci
Di costà rimontava la ripa destra dell'Arno
sino alPente di Rubecoste,. dove adtece la
postierla di Aug glori da Quone;quindi pio-
gava verso $. 3idopo tra' Fasi,e reeratando
il Parlegio tornava a 8. Pier Maggiore.
comprendendo nel sesto sestiere il fabber.
cat atuato nell'Oltrarno. JI qual sestiere
d'Oltrarno fo pure
cendato di mu
Borgo. Jacopo langh'Arno, era una por-
ta sopra le case de’Frescobaldi ; il borgo
vero mezzoli da S. Felicita a S. Felice era
chiuso dalla porta detta di Piezza;e il terzo
borgo da levante al persone più che
dibassa mano, detto perciò borgo Pidig/ioso,
corrkpondente slla via de’ 8ardi,
cnduerva a quel
via Cassia, che i
re da Chiusi sino a Firenze. — Ved. Fr
avnze pag. 151, e Via Casta.
Questi tre borghi non avevano altre
mura oltre le accennate porte e î dossi
delle case, che chiuderano i borghi we
desimi enp orti e giardini. Comerchè Gio.
Villani asserisca, che le mura d’Oltrarno
del secondo cerchio cominciavano dalla
porta a Roma (premo S. Lucia de'Magen-
no verso S. Giorgi
ala Costa per poi riescire a $. Felice in
Piarza rinchiudendo il borgo di Piesse, e
quellodi $ Iacopo. qu come andavano i
detti borghi, eg! ingr: che si
feciono le mura d’Oltrarno al pergio pi
alto, eime sono ora, al tempo che di
i Ghibellini signereggiarono la ci
rome.
Interno al qual periodo (dal 1260 sl
1266) probabilmente furono alzate le mu»
tra di Oltrarno fra le poria di Piassa e
canto della Cucalis: svvegnachè di cutesta
rzione di mura è fatta menzione in un
fatromento del 12 febb. 1262 atil. fior.
pubblicato dal Mamni (Sigilli Antichi.
T XXVI. 8).
E fu sul canto della Cuenlia, di fronte
a via de’Serragli, dove nel 1295 per de.
rò la porte di Gia-
Villani, rapport» si fatti socaduti iu Fi-
renze alla sua etò, fa nel fibb, del 1284
si. fior, quando, la città essendo crescinla
di popolo -e di grandi borghi, comincia.
vensi a fondare le muove porte donde conse-
FIRE
quireno le nuove mura; cio? quelle di 5.
a Croce in Gorgo: la posta
di San-Gallo in sol Mugnose, q
Prato d'Ognisanti. e laper'a d'incontre
alle donne «he si dicono di Faenza sn.
cora in snl Magnonr. Ji qual Game alquan.
ma correa avvolto per Cafaggio (poi via
delle Lanoe‘e presso alle sroonde cerchia,
facendosi molesto sssai alla città quando
crescra; e fecionei sà i ponti di
dette porte e rimase il lavoro delle
iumanzi che f.serro all’4-cora, per la no-
vella che venne in Firente della sconfitta
di mare, che il re Carlo d'Angiò ricevà da
Ruggeri fi tori ica Vittam. Cro
nic. lib. V
Dopo due tati fe: 1293) per bisogno
di moneta, non volend : il Comune cresce»
oni, si venderono le mura vee.
chie ed i terreni che v'erano intorno. (ivi
lib, VIII. cap. 2.)
Nel di 29 novembre del 1299 si comin.
ciarono a fondare le nnove e terze mara
della città, a portire dalla Gora di Ogois-
santi inno alla porta al Prato; ma per
nuove pubbliche avversità stette buon
tempo che non vi si marò più inmunzi, e
solamente undici anni dopo per tema del-
la venuta dell’imp. Arrigo VII fu contor=
nata e chiusa da'fossi la città, dalla porta a
S. Gallo a quella alla Croce al Gorgo inf
no al fume Arno, e poi della porta a
8. Gallo infino a quella del Prato. S'ia-
malzarono preo tempo le mura otto
braccia, imperciucchè la città era tutta
schinsa e le mura vecchie in gra parte
disfatto, e vendute ai powidenti vicini.
(ivi lib. IX, cap. 10.)
Nel 1324 la Rep. Borentina deliberò di
contornare al di fuori le nuore mura di
fossi e far loro addosso i barbacani, e ogoi
I, cap. 256) fa ano de-
i del Comune a ciò deputati.
Finalmente nel di 22 di gennajo del
1327, stile forent., si cominciò a fondare
porta Romana, ossia di S. Pier
Gattulini; e in quei tempi si edificarono
le mura nuove che dalla detta porta sal.
gono verso il poggio di Boboli—Nos è per
questo che tutto il terzo cerchio della eit-
tà restasse compito in quell'anno steme,
FIRE
Yircome da molti scritturi
(Aumar. Zotoh. fior. lib. XI
lafatti nel 1360 si compiveno le wu-
n coi merli tra la porta alla Croce
e quella di.S. Gallo, mentre il restante
del terzo cerchio nontimuavasi a lavorare
as he multo tempo dopo, come ne fanno
pros i decreti della repubblica Goreni
na, allorchè nel 1368, la Signoria con
prerrisoni del 25 uttobre, 5 febb., 2, e
16 marzo dell’anmu stesso, e di nuovo nel
36 marzo e 20 aprile del 1369, deliberò
chesi prendesse sd ism;rstito dall'Opera
di$. Rrpara'a del denaro, destinato
i cheesa, per impiegar.
lo sl nmpimento e fortificazion : delle mu>
ra della città di Firenze, che costruivansi
di qui è di là del fuse Arno presso sila
pricsia della porta dell: Giustsia. (Ancn.
Da Op-ra di S. M. del Fine.) — Che
inter arreluo sella città nnn fosse anco»
e1 1388 t0 dimostra il legato
per l'altra metà nella (ebbrica di S. Re
tata. (Avcu. Dirt. Fiva. Carte del Bigal-
to)
Sotto il governo del ducs Alessandra,
fra ls torre piantata sui findamenti del
ponte Reale e la por a di S. Francesco,
quia della Giustizia, nel luogo che servi
per breve tempo officine di
detto tuttora la Zecca vecchia,
cipe fore costruire una spe cie di fortilizio.
Nl portone di pietra forte, esistente tuttora
cut l'arme Medicra, restò in gran parte
Biterrato dal terreno depusitato per le
wrde di Firenze dalla pirna dell'Arno
dell'anno 1559, e che fu per consiglio
dell'Ammannato in segnito dalle vie rac-
calle e Wraspurtato a ridosso alle mura
della città, a lalla porta suddutta
fino a quella di S. Gallo,
Porte del terro ed attuale cerci
della città. — Questo tr20 cerchio eb-
sedici tra porte e postierle ; dieci alla
destra, e sei alla sipistra dell'Arno. Otto
di ee furono murate o disfatte al princi-
fis del toverno Mediceo ; cioè, la porta
Ma Giusti: la porta Guelfe, la po
suerla de'Servi, la porta Faenza e la
Perla Peivernsa, tutte alla destra dell’Ar-
D> Alla sinistra dello stesso Gume farono
Sinne la postierla di Camaldoli, fra $.
FIRE 268
Pier Gal ® £. Frediano, e più tardi
le perte di S. Giorgio sulla Coste, e
quella di S. Afinieto. Quest'ultima per
altro è stata riaperia nel 1834. Cesiechè
attualmente esistono otto perte e ona
stierla; cioè, Porta la Croce, Pinti, &.
Gullo, P.
o, Porticciuela della Gora
Eredinno, $. Pier
to,e S. Niccolò.
ebbe che un solo ponte fuori del suo
primo cerchio, dirimpetto a porta S. Maria.
Sa questo solido ponte furono in seguite
costruite diverse botteghe per uso di ma-
celli, ma Cosimo I, dopo ever fatto innal.
zare il corridore che mette in comuai-
cazione la reggia de'Pitti col Palazzo veo
chio, ordinò che le boiteghe del ponte
Vecchio si riserbassero unicamente agli
orcfici e giojellieri. Prese il nome di
te Vecchio dopo essere stato fatto, nel
1218, il poate alla Carraja che rovinò nel
1269, e varcrsiramente rifatto e ricaduto
due volte, sino a che dopo la piena del
1333 fu solidamente ricostruito di pietra.
Nel 1236 fa fabbricato il ponte alle Gra.
zie, detto di Aubaconte dal nome di Re-
baconte da Mandellu, che allora esercitava
ia Firenze l’ofizio di potestà. Nel 1251
fu edificato il ponte a S. 7: inica che cad-
de, ora per intero, ora in parte, nel 1269,
nel 1333, nel 1346 e nel 1559. Dopo
quest’altima epoca fu costruito di forma
svelta ed elegante dall'architetto Amman-
nato. Nel 1319 ci fondaroa le pile del
ponte Reale ecoceto alle mura della Zec
ca vecchio, pente che son fa mai ter-
minato, de FA co
Dopo la terribile piena del 1333 î1
po da K
muse di Firenze decretò
delle pescsje di sotto a Firenze; onde
con prosvisione del 14 novemb. 1340 la
Signoria avegnò ai monsci della Badia a
Settimo furini 6ro
Ziune di alenoe pescsje di
ad oggetto di rimettere nel corso naterale
le scque del Gume Arno dalla perte delle
mora della città, le quali ragionevaso
inondazioni alla porta
Dure. Pros. Carte di
PRINCIPALI BDIFIZI SACRI DI VIRBESS.
S. Giovanni, Batistero, già Duomo è
Cattedrale. — La sua origine rimonta
266 FIRE
probsbilmente si tempi del gentilesimo,
comecchè taluni congetturamero che fosse
edificato dei Longobardi. La forma della
eua cupola a guisa del Panteon di Roma,
i mermi antichi e le colonse meme più
tardi intorno alle interne pareti, la im-
cristiana il Doomo e la madre chiesa del-
la diocesi forentina seno altrettanti moti-
vi che ci spingono a credere cotesto tem-
Fio umrie fa un'epoca seteriore alla regina
de n
Nei principio del secolo XINI ne era
operajo un tale Arduino; imperocchè a
quel maestro dell'Opera del Duomo di
£. Giovanni di Firenze, nel 39 maggio
19309, il pont. Innoceszo III diresse da
Roma un breve, col quale prese sotto la
protezione della Sede Apostolica tatte le
porsessioni del Duomo di S. Giovanni, coe-
Sermandogli le decime che già ds 50 soni
per la chiesa medesima riscuotevanti dai
suoi opersj.
Riferisce alle stro drduino opersio
na sentenza del 35 nov. 1210, data in Fi
renze nella curia di S. Michele in Orto
da Pace giudice dell'imperatore Fede.
rigo Il per il Comune 'irenze, con la
quale decise una controversia tra i monaci
anno, per ragione di un pezzo di terra
comprato dall’abete di detto monastero.
Abche nel 1219 il vesonro di Firenze
Giovanni da Velletri, sepol
lireme nel mese di novembre ad
4rduino operejo di $. Giovanni n bro-
‘ve, col quale, per favorire le di lui istanze,
confermò la pia elargizione fatta dei ve-
scovi suoi astecessori all'Opera del Duo.
mo delle decime spettanti alla roensa
vescovile per i soli pivieri però di S. Gio-
Ripoli, di Settimo, di S. Ste-
'ane,
Calenzano. Il brrre è Grmato dal vescovo
medesimo e da dieci canonici, comprese le
tre dignità del proposto, dell'arcidiscono e
dell’ arciprete del Duomo. (Asca. Dirt.
Fioa. drte di Calimala.)
Circa l'anno 1293 fa questo tempio per
ordine della Repubblica incrostato di mar.
mi bisachi e neri com la direzione € dise-
Remole, di Fimpoli e di ch
FIRE
quo di Arnolfo capo marstru del Comase,
il quale in tale occasione fece lestricare la
piazza di S. Giovanni.
Posava allora il sacro edifizio sopra o
fjiro di scalere, stato rinterrato dopo il rial.
1amento progressivo del piano della citti;
tempio esistevano le came
lo altare sell’opposta parete voltata a le-
vante. Fra Jacopo da Torrita, Aodrea Tsi
ed ali versi rivestirono la cu-
pol tribuna di mossici. Andrea Pisa-
no gettà, nel 1330, la porta di bronzo dalla
e di meziodì; più tardi (amno 1400)
fa collocata al posto quella vdlta a settea-
trione, opera di Lorenzo Ghiberti, che fa pe-
re l’autore della terza maravigliosa, di
petto alla cattedrale verso levante. Final:
mente le statue di broazo sopra i cornicio
ni delle porte medesime furono eseguite
da Vincenzio Danti, da Franorsco Rosti-
ci e da Audrea Contacci da Sam-Savino,
Metropolitana di $. Maria del Fiore,
già S. Reparata, — Questo grandioso €
solido tempio che abbraccia uu'erea di
22118 braccia quadrate, questo portentoro
e imponente edilizio che basta da sè sole
e
quei cittadini che l'ordinarono, fn deere
fato dsl Comune di Firenze nell'sone
1296, quando commise ad Arnolfo cspo-
mosestro della Signoria: di far il disegno della
rinnovazione diS.Reparata com quella più »l-
ta e sontuosa magnificenza che inventsr
non si posa nè maggiore, nè più bella
dall'industria « poter degli womini; w-
condo che da'più savj di questa città è
stato detto e consigliato in pubblica e pri
vata adunanza, cioè: « non doversi intre
prender le cose del Comune, se il concetto
non 4 di farle corrispondenti ad ua
cuore, che
Sarto grandiuimo per
o dell'animo di più cittadini
jeme in un solo volere. »
11 lungo periodo scorso dalla fondazione
finoal compimento della metropolitana, dit
fuogo alla mutazione di diversi architetti
per succedere a quelli che di mano in
mano mancavano dopo morto il primo se-
tore Arnolfo di Cambio da Colle.
Nol 1332 subentrò l’eccellente Giotto
FIRE
ad esso lui Taddeo Gaddi, che fu rimpias-
sato da Andrea Orgagna e questi da Fi.
Lippo diSer Brunellesco. Quest’ultimo,tor-
mato da Roma nell’anno 1407, consigliò
gli opersi, che si elevasse la cupola, non
già immediatamente sopra gli archi, sio-
come Arnolfo aveva disegnato, ma sopra
un tamburo, onde renderla più svelta e
maggiormente illuminata. Superati da
quel sublime artefice tutti i contrasti dei
di quella portentosa cupola che niuno si
sazia di contemplare. Nel 1439 fu dato
pribeipio all’elegantissima lanterna sul di-
segno dello stesso Brunellesco, la quale rev
stò compita nel 1456, cioè 12 anni dopo
la perdita del sno immortale autore,che or-
dinò si portasse @ un'altezza di braccia
202 compresa la palla
al pavimento della chiesa.
Questo tempio a croce latina con tre
corpi, o navate, è diviso da quattro ardi-
tissimi archi a sesto acuto. Ha di larghes-
za braccia 67 e soldi 2; di lupghezza to-
tale br. 360 e soldi 18. Due tribune com.
fatto di marmi sotto Cosimo ],e contornata
da eccellenti Bgure in basso rilievo, scol-
dell'Opera, da Vincenzio
pari sommi artisti; mentre patta ino
torno sl coro fa delineato da Michelagno-
Ie Buonarroti, l'altro della navata di mes-
so è di Francesco da Ssn-Gallo, ed il ri-
manente di Giuliano di Baccio d’Agnolo.
Ha sette grandi porte, quattro laterali,
e tre nella facciata. Le esterne pareti
del tempio seno tutte inorostate a disegno
di marmi bianchi, rosi e neri, sparse di
piccole statue e di delioatissimi ornati. La
facciata che fu incominciata col disegno
di Giollo, venne disfatia nel 1588 con in-
tenzione di ricostruirla più bella, Ricom.
altro un tal vuoto il iguo
Erepasile, csi la gran tore di Giotto,
opera nel suo genere la più portentosa
dell’aniverto, siecome con tale scopo nel
1334 com fa dalla Signoria di Firenze
la croce di sopra S.
FIRE 967
con queste parole decretata: « Si co-
struisca un edifizio così magnifico, che
per altessa e qualità del lavoro venga
@ superare tutti quanti in quel genere
ne fossero stati fatti da' Greci e daRo
mani ne'tempi della loro più florida
potenza. »
Questa torre, che ha 140 braccia. di
altezza e 100 di circonferenza, finisce
sormuniata da un ballatojo prati
di sopra del quale nel modello e;
guata una curpide alta braccia 50, tr
sciata da Taddco Gaddi, che tirò avanti
la fabbrica dopo la murte di Giutto.
ilica di-S. Lorenzo e R.
dei Principi. — Non vi ha
tmpio dedicato al vero Dio, il quale cop-
ti un'epoca, se non la più remota, senza
dubbio la meno contrastata, della chiesa di
Arroge a ciò che i canonici di questa culle
giata vestirono degli abiti canonicali uni-
formi a quelli dei canonici della catte-
drale, sino a che il pont. Eugenio IV, con
bolla del 23 dicembre 1439, terminò le
nsicni su tal proposito fra i due ca.
î i insorte. (Anca» Disc. Fion. Opera
di S. Maria del Fiore.)
Fo nella primitiva chiesa di S. Lorenzo
dove predicò S. Ambrogio ; fu costà dove
ebbe il primo sepolcro uno de’più anti-
chi vescovi Borentini, $, Zanobi, e dovein
seguito trovaron riposo le ceneri di Così.
mo padre della patria; per la di cui mu-
nificenza la chiesa di S. Lorenzo, bruci:
vel 1419, fu costruita di nuovo sopra un
più msgnidco e grandioso disegno ordina.
to a Filippo di Ser Brunellesco.— È que
sto tempio a croce latina con tre navate
divise da otto colonne per parte d'ordine
corintio, Presso i cappelloni a destra e a
sinistra havvi l'accesso alle due sagrestie,
chia e nuova; l'ullima delle qui
disegoata dal Buonarroti, è i
dai
due depositi maravigliosi di Lorenzo duca
di Urbino, e di Gioliana duca di Nemours,
l’uno e l'altro della famiglia de'Medici, e
scolpitientrambi da Michel più che terreno
Angel divino.—Un altro più sontuoso edi-
gio è quello situato dietro al gran cp
Cinisi Grasduchi Ferdinando L
968 FIRE
Cosimo! e Ferdinando Il che l’arrierhirono
d’istare;, di lavori di pietre dure e di de
positi con due statue di bronzo fase da
Giovan Bologna e da Pietro Tacca. Ma
colasl’opera era restata incompl:ta sì sel
pavimento, si nell’altare di pietre dure,
come nella cupola e nella fascia inferiore,
sino a che il regnante Grandeca Leopol-
do Il ccn i
del suo animo ord:
oti il compimento di sì grandioso lavoro.
TI quale lavoro è ermai giunto, rispetto al.
le cepola, con gras meraviglia del pub.
Blico al s00 compimento, mercè l'immor.
tale pennello del cav. Pietro Benvenal
mentre con incessante attività sudano gli
altri artefici per adempire pienameate si
voti del magnavimo Principe.
Nel chiostro contiguo alla b
del
la quale va attual-
jaandovi la sala a guisa
tonda per rolluearsi uns copiosa raccolta
delle prioripal o Î
Chiesa di S. Croce. — Fu fundata
nel 1294 col disegno di Arnolfo archi»
tetto del Comnne, quando la Repubblica
fiorentina decretava opere degne di Roma
nella sua maggior potenza.
La chiesa è divise in tre navate separate
da olte arcate a sesto acuto per parle,
longa br. ado e larga br. 90
Qui Cimabue die saggi del
suo valore nell'arte di dipingere. Costà
Giotte mostrò la potenza del suo pennello
me’ grandi affreschi; e qui una turba di
pittori fecero a gara nel rappresentare
storie sui muri, salle tavole e sulle
e dei loro capita-
ni, siccome ora è divenuto il penteoa
della nazione per collocarti le osa e
Quà la scultura emulò la
belle statue che adornano i depositi del
ino Buonarroti. di Galileo, di Machia.
Alberi. di Leonarlo Bruni, del
Marsappini, del Fantoni e dell'Aligh-eri.
Chiesa di S. Maria Novella. — Que-
sto ammirabile edifizio dei PP. Domeni-
een, è opera di tre religioni laici dello stor
FIRE
v'ordine, fra Ristoro, fra Giovanni e fre
Sisto. Fu fondato sel 1298, e restò quasi
cumpito all’epoca della fsmuta peste del
1348.
La chiesa è lunga be. 170 » tre corpi
con a:chi a sesto semi-acuto di varia graa-
densi gli archi di mezzo sono più larghi
tuttuciò l'insieme è di un effetto pieno di
armonia. | più valeoti artisti gareggiaruno
i dopo gli altri in sdornaria; Cima-
bue, l'Orgagna, sl Ghirlandajo, il Lp,
Santi tit I Vasar , il Bronziuo, «d
patrona della cappella maggiore, fece pit
turare il coro da Andrea Orgagna, che di-
prnse eriandio uel 1357 gli affreschi
del Paradiso e delle bulgie dell'Inferno
nel cappellove della crociata presso la
sagrestia. Ditavate però ben presto le pit-
ture dall'acque piovane, fa il curo di nuvro
spese di Giovanni Toraab:
naquinci, che vedesi ivi effigiato al natu-
glie, e cua molti altri illestri comini di
età. Tatta questa pittura, che desta
a maraviglia in coloro che gustavo il
bello, mon costò più di mille logini. Fo
terminata nel 1490, anno in cui frori Lo-
renio il Magnifico, in tempo di'pace, di
abbondanza e di prosperità ; come appari
sce dall'iscrizione posta sulla wuraglis «
comu Epistolue, la quale dice: dano
MCCCCLXXXX, quo pulcherrima ci-
vitas opibus, victoriia, artibus, nedificiro-
que poli copia, salubritate, pace pero
Guito da Fra Gioransi da Campi, trovasi
lu famosa cappella del Capitolo, di strut-
tura gutica, fondata circa il 1920 col di-
altro converso Domenicano,
ipoziano. La pittura delie
vago,
t altri ne potrebbe contare Lutto l'ube
FIRE
ciatizno, è Popera mirabile del più gran»
de architetto del suo secolo, Filippo di
Ser Brupellesco. Egli disegnò negli ultimi
tempi di sua vita (anno 1440) queto
portentoso sacro edifizio a eruce latina che
tullevasi sopra cinque ordini paralleli di
coloane a foggia curintia, con basi, capitel-
Li, architravi e fregj di pietra serena con
gran previsione lavorati. Tre ordini iso
lati percurroto con egual simelria l'aro-
Bulatorio, la tribuna e i bracci, che costi-
taseoso la croce latina. Tutto l’edifizio
è lento braccia 161, largo nella crociata
br. 98 e nel rimanente br. 54. Gli alri
dor ordini di cnlonne sono appoggi
pareti del tempio, e servono di uniforme e
Grodicsa ne alle 38 cappelle, che a
sorretto da colonne di verde antico, com l’
alte maggiore, tutto di pietre dure e
preziose commesso, il quale fu dalla nobil
famizlia Michelozzi con la spesa di 100,000
sodi nel secolo XVII fatto innalzare.
Molte pittore di eccellenti marstri s-
dornano gli altari di questa chiesa e delta
coetigua sagrestia; la qual ultima è della
ferma di un bel tempietto ottagono, ope-
ra del Cronaca. — Baccin d'Agoolo fu 1°
autore della svelta torre o campanile; Bar-
tolemmeo Ammanmato e Alfonso Parigi ri.
modernarono gli spazioni chiostri del cop.
ligne convento.
Torre e chiesa di Or-Sam-Michele.—
Questo eminente edilizio, destinato in ori-
fine per l’annona, collocato pel centro di
Fisenze antica e nella parte
Se decretato dalla Siguoria di Firenze sa-
bito dopo che ebbe ordinato a Giotto la
più magnifica torre del mondo. Fu nel
1336 ch'essa ordinò
per tutti i rispetti degna dell’u
Fiorratiai, affidandone il diseguo a Giotto,
© come altri vogliono, a Taddeo Gaddi, e
la cara per l'esecuzione all'Università di
Per 5. Maria, ossia all'arte della Seta.
Fu benedetta la prima pietra sel 29
letlio 1337 dal vescovo di Firenze alla
portata di lutti magistrati della ciutò,
va
FIRE 269
gettando nei fondamenti medaglie d'oru e
d’argeint coniate cun l'impronta del dise-
gnato edilizio, e intorno queste parole: Dt
magnificentia Populi Flor. Artium ee
Artificum ostendatur. Nel rovescio erano
l'armi della Rep. e del Popolo colla leg.
genda : Reipub. et Pop. Decus et Honor.
La Gabbrica è di pirtra concia lunga br.
42, lasga 32, alta 80; ha due orilini di Que-
stroni, e termina oo degli sporti intag]
della Loggia di Andrea O;
imagine della Madonsa, di i
tavola da Ugolino Senese, veneravasi sp-
poggiata a uno dei pilastri esterni ‘di que.
stu loggiato. La quale Madonna, pefl’unpo
ta9:, avendo fatti molti soli
de origine a una compagi
l'elemosine elargite dai fedeli. Tali'etar zi
zioni si secrehbero al puoto, che, all'occa-
sione dell’orribile peste del 1348, più che
oro le furono lasciati in dono
i edili da quella morla.
Per tali ragioni i capitani di enna Com-
pagoia, con l'aonnenza del Guverno ris d-
sero di serrare la giò innalzata Loggia; e
di piazza destinata alla vendita giornaliera
ridurla a uso di oratorio } cr
teso Orgagna, che fu pue
laborsto tabernacolo, dure
nel 1359 quella ioumagine venne collocata.
Non era appena com Questo ricco
e delicato lavoro, quando i capitani della
compagnia medesima deliberavano {14
novembre del 1358) di assegnare all'O;-e-
ra di S. Reparata per la fabbrica della
facciata della cattedrale tutto il danaro
che la .compagnia della Madonna di Or-
Sen-Michele teneva nel Monte Comu
Se nen che poco dopu, revorando essi
parte quelta deliberazione (28 dic. 13:8)
itarosio il dono all’annua offerta di 250
d'oro per un quinquennio, onde im.
piegare il denaro restante all’erezione di
una cappella sotto la stessa loggia o chicse
Michele in onore di S. Apna, in me
ioria del giorno, in cui Firenze fu liberata
dalla tirania del duca di. Atene. (Ancu.
Dini. Fion. Opero di S. M. del Fivre.)
Ci richiama all’epoca della conquista di
Pisa (anno 1406) una provvisione della
Signoria, cop la quale destinò a ciascano
de'collegi delle arti di’ Firenze una delle
niechie nelle esterne pareti della Torre di
Or-San.Michele, perchè vi fucrssero collo
Gare le statue di marmo bronzo dei
35
per
270 FIRE
ture santi avvocati con l'insegna resvelti.
vs delle arti, nel modo che tultora si os-
serva nella base delle varie state eseguite
da Domatelli, da Audrea del Verrocchio,
da Lurenzo Ghiberti, da Bsecio da Moate.
lupo, da Nanni d'Antonio del Bianco, e da
Giovan Bologaa. Simone da Fiesole fu au-
tore della statua di marmio rappresen
fa B. Vergiue col santo Bambino, ordinate
per lario de'iledici e Speziali, che fu
dalla nicchia esterna trasportata in chicsa.
Archivio pubblico nelta Torre di Or-
San-Michele,—Quelle sale in origine sta-
agazzini dell’annona, furono de-
la Cosimo I a ricevere i più pre-
ziosi titoli della j.roprietà dello Stato e dei
privati, quando con decreto dei 14 dicem-
bre 1569 ordinò, che di tutti i
gati dai Lotari fuse conservata una co.
pis originale nell'archivio pubblico, e che
alla morte dei notari venissero trasmessi
costà i protocolli. — Nel 18 lugl. 1572 fu
decretata la separazione dei protocolli da-
gli originali, trasportano questi ultimi
nell'archivio del Prucousolo sotto la cura
€ custodia dei conservatori dell’ a-chivio
pubblico di Or-Sen-Michele.
Essendo stato venduto so stabile del
Proccosola, e trovandosi le stanze surroga
te in quella vece poco comude, venne de-
liberato dal Granduca Ferdinando I, nel
29 maggio 1612, il «rasporto sopra le
lugge di Merrato nuovo di totte le man.
date dei pubblici istrumenti originali.
Finalmrnte con sovrano rescritto del
26 ottobre 1823 fu creato un polo
chivista per la riordinazione degli atti
ginali pcati pelle loggia di Mercato nuoro.
Basilica dslia $$. Annunziata,
Correva al secolo XIV quando l’immagine
della SS, Annonzista dipi ino
gresso di questo tempio divenne l'oggetto
più sacro ilella devozione dei Fiorentini,
Nel 1362 uno di casa Falovnieri aveva
re la prima chiesa, la qu
DI
curo rotondo con una cupola disegnata da
Piero de'Medici ereme la cappella della
Beata Vergine a foggia di padigi
questo lempio nei vestibalo e nei chiostri
FIRE
Franciabigio, l'Empoli, il Rosselli eil Pose
toro fra i pitturi, Baccio Bandiuelli e
Giuliano da Sap.Jallo fra gli sculto.i.
Nell'immeoso sumero dell’altre chiese
meutavo di esser rammoutate quella del
Carmine per le pitture principalneute di
Mosaccio edi Masolivo da Panicale, re
spettate dall’iocendio che distrusse quasi
per intiero questa chiesa nel 1771 come
pure fu rispettata la ricca cappella di 5.
Audica Corsini e il mausoleo destinato a
facciata cul preshiterio, che sono opera
di Bernardo Buoatalenti; uella quale chiesa
la cappella der Sassciti è tutta dipiota e
fresco da Domenico Ghirlandajo.
Nè è da passare în silenzio la vetusta
chiesa dei SS. Apost_li, quelle della Ba-
dia, dde’8S. Michele e Gaetano, di S. Gi
vsnnino delle Scuole Pie, di S. Marco e di
S. Fehcita, per tacere di moltissime altre,
DIL ISTITETI DI BEnErICENZA.
Compagnia della Misericordia, capo
d'uvei a dell’umana corità. — Nas società
in mezzo alla società, più utile di queta,
più zelante, e più teressata sarebbe
iflienle riutraeciar'a. — Fu il suo prinoi.
gio nell’anno 1264, cagionato du.le fre.
queoti pestilenze di quei tempi, che sti-
molaronu de'selanti cittadini ad associari
insieme soccorrere j'umanità ne'cui
d'infermità, o di accidenti fortaiti, se
correndo al primo invito tanto di notte che
di giorno (sun eccettuati | casi di pesti
lenza) per trasportar.: gl’inîermi dalle case
e dalle pubbliche strde alli epedati, è
nel caso di morte improvvisa alla sepolte.
ra. Il popolo Borentino spplandi Dai
opera, e vi concorse geoerosmmente col
servizio della pe sona, coll’elemosime gior
saber. e toi lasciti testamentari. Fone
patrimonio volootario e col-
Eititio fe la ogioue per col la compagnia
della Misericordia per decreto della sep
Bicentina rimase sopprema nel 1625, alb
lorchè si riuni
all'altra compagnia contigua di &. Maria
del Bigalio. Ma i frequenti sconcerti, che
accadetano nella città, per malati © per
morti abbandonati, fece meglio compren.
dere l'utibità e | rata del pio isti.
tuto della Misericordia; cd i cuol statuti
FIRE
tatichi, sottoscritti nel 1491, inducono a
tredere, che la predetta cumpagnia non ri-
mancoc mppressa che per circa Go anpi.
Malti privilegi furono concessi a questa fl
lantropita società, tantusutto la repubblica,
quanto sotto la monarchia; in guisa che la
carità di questa mumerosa e pia congrega
conserva costante quel santo selo ed ardo»
re che diè vrigine a sì umano istituto.
Compagnia del Bigallo. — Ciò che
ferrlacarità per la compagnia della Miseri-
cordia venne fatto dalla religione militene
luto del Rigatlo. — Terminate
battaglie cuntro gli eretici
Paleriai, circa il 129», che bandì fra
Pietro da Verona capo di quella militia
user, sorse la compagnia di $. Maria del
Bisallo, ld dove si dipinsero le glorie dei
erocreegnati la loggia di Niccolò Pi.
toe, chiamato della Misericordia vecchia.
Faroso quindi raccomendati alla pietà di
quite compagnia molti piccoli
(circa 300 di nomero) sparsi per il conts-
de forentino, onde sibergarvi infermi ©
pellesiini. Lo spedale chiamato del Bi-
gallo, nel popolo di 8, Quirico a Ruballa,
dicde alla compagoia il some che porte.
Tale intituzione, e tanti ospedaletti da-
ino allarmetà del see. VINI, quan-
'copitalità comò di essere vo do-
vere di religine, ma il Granduca Così.
$. Martino de’ Buonomini. — Questa
Piceels chiesaola situata fra il monastere
della bedia di Firenze e le antiche case
dei Cerchi, fa fondata nel 986, per uso di
parrocchia sotto il governo de'Benedettini
della vicina badia. Tale si manteneva al-
bra quando il religioso domenicano fra
Asicnino, che fu poi il santo arcivescovo
ferratino, nel 1441, pensò di provvedere
i poveri vergoguosi, e specialmente i cit.
Uadini poveri, che nom ardirano questuare.
A tale oggetto scelse dodici cittadini di
seesto costume, i quali dopo aver riceva»
ta dl foadatore le costituzioni, sdunaron-
“i da primo in casa di unodi loro, quindi
fella chiesa di Sen Martino del Vescoro,
Ae di cas cara fu poi soppressa mel 1491
li tropia di rmelti cittadini
FIRE ‘971
Fra gli obblighi fondamentali di quest”
istituto avvi quello di dovere alienare
qualsiasi fondo lasciato dai benefattori per
erogare il predotto in sullievo dei poveri.
Congregazione di 8. Giovan Battista,
— Eretta da pie persoar, fu confermata
nel 1900 dal Sweranu allora regnsate, e
quiadi protetta e sm Jai RA. Sacces.
sori, ed in special modo da Leopoldo I
felicemente regnante. Tende ca pore a
prevenire le questua somministrando vesti
letta alle nsiserabili famiglie della città.
Fra le caritatevoli istituzioni Firense
conte la casa pia di San Filippo Neri,
eretta nol 1659 da Filippo Franci per
raccogliere 1 fanciulli erranti ed eioni
per le vie. Così le Pia Cosa di lavare, gra. è
pata € utilissimo asilo, fa aprrta. nel "a: 8
per raccogliersi i questuanti, e togliend.4i
dallozlo, impiegarti in
Tali sono le sele infanti
pro:
in Firense per addestrare della più tesera
età i figlioli del povero ai buoni costumi.
Non dirò del grandioso archpelale Li
Santo Maria Nuova e delle scienti.
fiche ivi nel 1818 aumentate; tscerò dello
Spedale degli Innocenti, e dell'altro diB.
nifazio, giscchè a eguun di lore vi serebbe
d’eope di nu lungo articele,
Appartiene allo stano genere l'uspisio di
Orbeteilo fondeto nel 1392 de Niocuiò
Alberti pre ricevere le vittime della se-
dazione, code depesitarvi il loro fate.
srsninimenti D'isravzione PUSILICA.
La via dello Studio fra la cancalce del
Sapienza Era le piasse reo e
della Nanziata, ci rammentano due antichi
stabilimenti di pubblica intrusione,che uno
aperto a spese della Rep. l'altro fondato da
un illustre cittadino Niccolò da Utzano.
Noa era sneora cessata la gran moria
de 1368 allorchè i Fioreutini, pensano
di richiamare gente alla luro città, e dil»
tarla in fama e in onore, operarono sì che
costò fosse generale Studio di varie sevenze,
lettere ad arti; cioè la srora Teologio;
in diritto Canonico; in Giurisprudenza;
in detrologia € Piloofia; in Aledicina $
nelle detie Letteratura.
Era questo studio ridotto alla sola fa
quit di Teli, quan Coil 5f3
tesegnò quelle asse all' Accademia furen
bh FIRE
ina, sino a che questa nel 1
pri ri Epi ri
per le loro scuole.
eee ria Ie Cat dele
Sapienza incominciata a fabbricare verso
il 1430 da Niccolò da Uszaeo, il quale st-
Au sca morte ssergnò ua fondo "i
per mantenimento di Se scolari poveri. Se
nen chè l'edifizio restò incompleto, e gli
asergnamenti a quel eollegio destinati fure-
no dalla Repabblica convertiti ia altr: asi.
in perte a queste vuole i
PP. Gesuiti chiamati in Firrase meli 551
dalle dechessa Eleonora di Toledo maglie
di Cosimo I, e coe generosa liberalità da
quel sovrane e da molti cittadini assistiti.
Cosiechè nel 1559 quei Padri dirdero
principio a Collegio e clima di 8 Gio. da
vangino cel disegno e i mezzi di Rartolem-
meo Ammannato, il quale fa cotanto libe-
rale che douò quasi tutto il suo petr
monio a quei religiosi, per coi negli nb
Limi snoi di sua vita si ridusse indigente.
Ma j Gesuiti nea si curavano molte d'i-
trai i poveri, n.2 favor dei quali vennero
i del Calageazio; e
nellostndie della Gsica e delle matematiche.
Dalle cane de'Cerchi, deve le Scuole Pie
ferono la erigine collocate, pemarone pel.
1775 mel Collegio dei inppressi Gesuiti a
SiuGiovennine,doretut'ora ca gran plsn-
so e profitto della giurestù quei religiosi
msercitano il loro filantropico inistero.
All'istruzione eeclesiastico del clero flo.
trentino proveedone lr sraole delle chiese
cullegiate, e perte scienze sacre i profeno
ri del Sensinerio fiorentine.
AWîa prima istruzione clementese ripe.
suon tre pebbliche srunte di reriproco
imorgnomente, e diversi privoti istituti.
Dope annelleta la testamentaria volon
12 di Niccolò de Uszono, Firenze mon ch-
de più stabilimento con convito per i ste-
denti; e srbbrne ari 1812 si preporeva il
vasto monastero di Candeli per riempire
un tal vuoto in cosi vasta città; pere non
testa cggi che il nome di Liaroa quelloca
ezmmache principisser e servire a tel won.
Più fortuaste furono le fonainile di
egni siasce, le quali, oltre le pubbliche
FIRE
venole dei Quartieri inatituite del G. di
Pietro Leopoldo, costano in Firrase atte
ine TR nai pruadiezi aan
tento interni che esterni per sccresrere
ridare coperto, fatto nel 1564 dal Vaseri,
si commesica con la R. fabbrica degli Ufzj,
€ di là col palazzo Fecchio
1 LR pelarse della Crocerta fe fotto
riedificare e smoliare dal G. D. Pietro
Leopuldo col R Casino di S. Merce, e le
la forciata, e il Cigoli il bel cortile.
Por i tanti mobili palezzi dei privati, i
di cui fondatori cocupone sella storia ve
pasto distinte, rimvierò alte Guide speciali
275
POPOLAZIONE della Città di FIRENZE a tre epoche divera
divisa per Quantizz:. (2)
A TTI I
Ea dla Te Par.| Popoi.
Titolo delle Parrecohie.irecchie
re delle rette. |. Ti
QUARTIERE DI S. GIOVANNK
Metropolitana di $. 1) N. D. Nella
del Fiero, già S. Repora si
cea iseguenti anarmi( 1). ‘politana è com-
$. Pierro Celoro (3). \metr648. preso la
5. Andrea in Mercato|Soppremanel:785. ione dell
vecchio. ite di 884 abit.
5. Denodotto dalla Cano-|Soppresa nel 1771.
(3) Venne ri-
5. Crirtefeno degli ddi- seli796. dotta ad uso di
mori distro il Digello. Biblioteca della
5. Marie Neporecose, 0 .|Sopprema nek 369- Cattedrale simo
Donnino degl Adimari. è che nel 1680
5. Maria degl Aiberi idem si converti meli”
è (3) archivio e edu-
$. Michele delle Trombe. ne 198% nanza del Capi-
5. Tommaso in Mercoto| neh769. n
Vecchio. oni serve tatto»
Basilica e insigne ro.
ta di $. Lorenco.
$. Michele Viodomini. Una porzione
SS. Ananaziata, per uns|Eretta dopola rovi. Veleni
partinne della parreachia| na di $. Pier Mog- Moria degl’AL
è 8. Pi (1783). Pevihi sesbal-
giore. (6) a
e: PP. Domenicani. Levi
E Egidio inf. Moriaoora | Arcispedale.
$ Maria nello Spedale de-|Con l'ammesso di £. (AL altra por
Gl'Inccsesti, cmia degli] Caterina degli Sicne della perr.
S LA |di&.PierMaggio-
£ Gia. Bottista nello Spe-|Con l'annemo di $. Ire fu dataaliaco-
dale di Bonifazio. : abi
(1) La popolazione del 1551 non trovasi distinta per parrocchie, ma sola
mente per case e Quartieri.
274
ossenr azioni
QUARTIERE DI 8. MARIA NOVELLA.
SS. Apostoli, Prioria ae- 459
tica con Paaseno di s
#. Maria sopra Perta inS.|Soppresa nel 1985. 6314 ( ‘357
Biagio,antica Prioria.
£. Gortano in S. Michele! 291
nori, cea gli annessi di
$. Miniato fra le Torri. Sopressa n neli985. 2460
S. Maria Ughi. 224
-S. Donato de' Vecchietti. tic 3o1( '9*
S. Leone nella Piazza de' idem au
h Hem 10336 Re;
870
raso dell" pa tieni n
5. Ru ffilto sulla Piarzet- idem 30 ( "°
te dell'Olio.
8. Moria Novella. PP. Domenicani laSor1 3:53
86. Trinità,con l'annemo di|PP. Valtombrusa 1216 5:
S. Panerasio. Soppressa nel 1809. i520 f 29
8. Salvadore in Ognimanti|Eretta nel 1619. 2900] dit
con lanmemo di PP. Francescani.
&. Paolo dei PP. Tere-;Suppressa nel 1619.
siani, già prioria.
8. Lacia sal Prato. 4664] 504
S. Giovanni Battista nella Cera di Militari. vol — | 1389]
Fortezza da Basso.
Torars. | 10636114231:19944
QUARTIERE DI 8. SPIRITO.
S.Frediano inCestello,Col.| 8302
Veg. com parte della cura dii 28
&. Maria in Versaja. (5)|Sopprema neli784. 160,
S. Felicita, con l’anorsso] 2373] 36458 ja fuori di porta
dell'antica Prioria di S. Frediano fa
S. Jacopo sopr'Arno. — [Sopprena mel595. data alla par
S. Felice in Piazzo. 3369] Sofbirochia nuora
$. Piero in Gattolino. } 4680) 1214 tdi S. Maria sl
8 Niccolò oltr'Arno, Prior. igii 215% Pignone.
S. Lacia de'Magnoli 008 1° 479
anpeso di } 10%
S. Maria sopr’Arno. ressa nel:985. afo,
s portai £. Giorgio] fore 7 733 95)
colla Costa.
S. Maria nella Fortezza di Cora di Militari. — | 37
Belvedere. Ì
Foraze.| 14660i17781|2053
978
QUARTIERE DI 8. CROCE.
S. Michele ia Orto,Prepo- 750 6) La cura di
situra con gl’anocui di S. Martino fa
£. Romolo in Piszze. [Sopprema neli969. 450 ) a ‘aggregataa
5. Bertolommeo in via|Soppresa nel1968. 339 fa PAT
carnjoli le il suo leale
s al Poote con gl'| 1397 [ceduto allaCone
ansenzi di |gregazione | dei
0 Cecilia in Vaccherec-|Sopprema vel1783. 163 ), 1201:fXIl Buouomini
meligg a
4. $- Pierro Scheraggio. |Soppressa mel:561. . Lu
$ Remigio Prioria agtica, 1596: (2)La cora dì 8.
con l'anneuo di listo. 3520f Procolo fu deta
$. Firenze. |Soppressa peli: 318 1 $. Stefano da
$. Stefan - della Badia conlPP. Benedettii. Badia.
di
$. Mertino del Vescoro,|Sopprema nel 149: 929% (8) Altra porzio.
im perte. (6) 9133 ne fu annessa al.
. La |Soppressa nel:955. 6on la Metropolita
Mgberita nella Ma-|Traslocatarell'an- 215 CS
deona de Ricci com l°| no 183%.
ceceno di (9) Tnstitoita
85.Procolo eNicodeme(=){Soppressa nel1788. 309 (" ‘°23% va la porzione
$. Moria degl'Alberighi[Soppressa neliz69. 4oo orientale - della
per ema porzione. (8) Sistratta N
$. Simone, Prioria antica. 2289/1695) le china -di $:
S.Jacepo tra i Fossi, P. 1283| 1941f/ Pier: Maggiore.
tia antica.
& Anbrugio, Priorie an- 47711 693
ties.
3 Cimeppe dalle Cos-[Ereita nel 17 492] 52:
© (9)
$ Ferdinando nella Pia/Eretta nel 1815. — | 833]
Cos di Lavoro.
serns | araliasioe
— tette
RAscapirozazione di tutta la populazione della citeà di FIRENZE
distribuita per Quanrizas.
Anne | Anno
1551. | 145
26335] sais:
106361 143%%
14680 | 47981
g133 | _19996
60773 | 73517
Quantisaoi
===;
MOUVIMANTO della Popoluzione dellu Citiò di FINENZE dall'anno 1818 sino a tnsto aprile 1836, |
|
POPOLAZIONE || NUMERO DEI NATI || NUMERO DEI MURTI|| NUMERO NUMERO
ssa cirtal asi 034 GaATti
pi —_ —_ _ | _—__ sa sonore
FIRENZE noel rorsce || MATRIMONI || GENITORI
82,739 3165 || 1504 | +597
82,984 3536 || 1609 | 1677
83,306 3656 || 1493 | 1422 |
84,791 3594 || 1698 | 1758
85,259 3659 || 1661 | 1640
86,976 3725 || 1450 | 1493
88,088 3693 || 1564 | 1607
3715 È 1626 | 1633
3856 || 1562 | «568
3908 || 1526 | 1682
3806 || 1826 | 1705
3621 || 1590 | 1589
3538 || 1506 | 4532
3845 || 1654 | 1632
3689 || 1720 | 1692
3690 || 24.8 | 2517
3887 || 1518 | 1632
3729 || 1698 | 1866
FIRE
DIOCESI DI FIRENZE
Nom essendoci di alcun vescovo fiorcu-
tino prima del secolo IV memoria che
Cermamente chiara € certa si dire,
ium vuole che si cominci dal vescovo
Felice, il quale nell’anno 313 assistè al
Concilio romano adunato per causa dei
Donasiani.
Essendochè (dirò col Borghini, e con
molti altri dotti scrittori della chiesa fio-
rentina) di quel vescovo Frontino, del
quale parlano alcuni come di un disce-
polo di S. Pietro Apostolo, e da lui spe-
cialmente mandato in Toscana con Pso-
lino e con Romsolo loro compagni a pre
dicare la fede di Gesù Cristo, non
vano scritture nè autorità che sem
potere con sicurezzi affermarlo, onde |
gliare il priucipio della diocesi fiurenti-
ma dal primo sccolo del Cristianesimo.
II più antico «dunque che si trovi tra
i vescovi di Firenze, è quel Felice di so-
pra nominato, dopo del quale per circa
s'incontrano nolizie sicure di
il
vado da ‘quello della oli matrice o cat-
tedrale in cui sederano, nel molo che lo
usarono in Toscana i prelati di Arezzo,
di Lueca, di olterra, ce.
Uno dei più vetusti cenni @ prova
di tal vero lo forniscono per la diocesi
fiorentina molte pergamene del suo ar-
4 ag. 967 solto il vesc. Sichelino, l'altro
«del 5 febb. 990 solto il vese. S. Podio, si
rammenta il Duomo di S. Giov:
Sichelmus (nel primo) et Dom
dius (mel secondo) tune erat Episcopus.
Un'altra membrana del sell. 973 nomi-
ma Domum Episcopalem Sancti Joannis
intra civitatem Florentiae.
Per egual modo nella fondazione del
Ha badia di S. Niniato al Moutc, fatta nel
1013 dal vescovo Ildebrando, quel gerarca
si sottoserisse: Zdebrandus Sancti Jvan-
nis servus ct indignus Episcupus.
altresì vero che la pieve di S. Repa-
vata, (ora S. Maria del Fiore) a partire
vm
FIRE 277
dal sccolo XI sembra che acquistane il
io di coucattelrale, menti x
Midebrando nella carta del no
poco sopra rammentata si qualifica
Episcopus Suneti Joannis vel Sanctae
Reparatae, nel mod» istesso che per at-
to pubblico dei 15 gennaio 100, rogato
in Signa, si offrono terreni alla chiesa ©
canonica det Duomo di $. Giovanni e di
S. Reparata. (Laxi, Monum. Eccles.
Flor. passim.)
Che veramente la chiesa del Battista
fosse la prima sede e la critedrale dei ve-
scovi di Firenze si può eziandio argo
mentarlo dall'antica consuetudine che
avevano i nuovi eletti di cantare la pri.
ma messa în quel tempio, mentre cost
tamquam in suum stullum entravano =
prendern:
Guenza di
poeta chiamava ovile di S. Giovanni la
cittadinanza fiorentina, e Firenze la città
del Battista
In cotanta venerazione ed amore era
tenuto il nume di S. Gi:
fiorentino, che nei pri
mille le terre e le castella, i magnati di
contado e altri signori, quando volevano
soltomettere essi e le loro sostanze al Co-
mune di Firenze, dichiaravano di farlo,
non a favore della città nè de'suoi magi-
strali, ma sivvero a onore di $. Giovanni,
cui promettevano l'offerta di un annuo
tributo. Cosicché il santo precursore di
G. Cristo consideravasi dai liorenti
la stessa guisa che per il dominio e città
, di Venezia era riguardato il $. Marco.
Ma lasciando a parte culeste cose, mi li
milerò piuttosto a dire di ciò che
rellamenie giova a far conoscere l'antico
e moderno perimetro della diocesi in di-
scorso. Quando peraltro dico perimetro
antico non intendo già di risalire al pri-
mitivostato, in cui Firenze venne alla fe-
dle di Cristo, e nè anche partirmi dalla me-
no dubbivsa serie dei suoi vescovi, quando
l'opinione del so-
pralodato |, che i termini, cioè,
della giurisdizione ecclesiastica di Firen-
ze, fossero i medesimi di quelli del lerrito.
rio che fu consegnato ai coloni fioreui
solto i Triwnviri , ossia nei primi
dell'impero di QUlaviano, pere non
36
278 FIRE
scend» qual modificazione territoriale po
steriormente sia avvenuta fra l' Esarcato
di Ravenna e la Toscana, non possiamo
tampoco sapere, se a quella età la diocesi
di Firenze olirepassasse la catena dell'Aj-
pennino, e quindi , Come ora si
vede, nelle valli del Senio e del Sinter-
no. Tanto più lo danno a dubit:re i du-
cumenti di Ravenna, dai quali risulta,
che anche dopo l'epoca Longobarda (du-
raute la quale dominazione vennero tolti
Varii paesi e terreni al greco esarcato e
alla metropoli Ravennate) il giogo dell’
Appennino , sino almeno al secolo IX
avauzato, serviva di limite alla giuriadi-
zione della Romagna ; essendo che allora
questa continuava a estendere il suo domi-
nio usque ad jugum Alpium finibus Thu-
sciae (Fuxruzzi, Noa. Ravenna. carta de-
gli 8 settembre 896).
Comunque sia di quella parte di ter-
ritorio transappenniuo, în cai si vede
inoltrata la diocesi fiorentina , fatto stà
che a di lei favore su questo rapporto non
si contano, se io non m'inganno, memo-
rie valevoli a contestare un'antichità che
risalga più indietro del secolo XL
Pose tali considerazioni, ne consegue
si può con sicurezza dedurre dai
atrare il distretto di
dainiio innanzi che sd ese venime
tolto il piviere di Peggibonci per darlo a
quella Eu moderna seetia bi Calle, è
prima cho la nostra fosse stata sumentata
di varie chiese transeppennine apperte-
nute alle diocesi di Bologna e d’Imola.
do non ternerè 2 for prole del piviere
d'Empoli, che alconi dissero una volta
compreso nella dincesi di Piea,
ne fu bastantemente discorso all'art. di
quella Torra dei Val d'Arno inferiore.
Così all'art. Fizsoc: fu accennato, che
la cattedrale ficsolsna com 22 perrecchie
della stessa diocesi trovansi circsadate
dalla fiorentina in guisa da lasciare il
poggio cd i contorni dell etrusca città
«i Fiesole isolati del restante del ouo an-
tivo contado e giurisdizione.
Promene (ali avvertenze speciali, di-
FIRE
co, che la diocesi fiorentina attuaimen.
te confina con g vescovati; cioè, a lev. e
scir. con la diocesi di Fiesole; a ostro con
quella «ti Colle; a ostro-lib. con la diocesi
di Volterra; a lib. con quella di Sammi.
niato; a pon. e maestre com i vescovati
«i Pistoja e di Prato; a sett. con quelli
di Bologna e d'Imola; e a grecale con Li
diocesi di Fueaza.
Verso lev. e scir. la diocesi di Firenze
costeggia con quella di Fiesole, a partire
dal giogo dell'Appennino di Belforte so-
pra il Passo delle Scalette, scendendo di
la per lo che divide il vallonce!.
lo di Corella da quello di S. Savello si-
no alla confluenza del lorr. Dicemene in
Sieve, quindi seguitando la corrente di
questo fiume sbocca sotto sl Pontassiere
in Arno, il cui corso seconda sino al fos-
10 di Zosane. Costà trapessa alla sinistra
dell'Arno per salire sui poggi @ Zace
e dell'Zacontre, e di la inoltrasi sino sul
dorso di quello di S. Donate in Collise,
di dove retrocede piegando da lev. n scir.
per dirigersi in Val-d'Ema alle falde di
Cintoja. Di costà cavalca in Val-di-Gre
ve questo fiumicello tra Vico
maggio e Citille, quindi penetra in Val.
di-Pesa, il di cui fiume attraversa di
coatro a Sicelle. Quà rimontando il tor-
rente Cerchiajo sale i poggi occidentali
del Chianti simo al loro vertice, dove ces-
sa la Valle di Pesa e si apre quella dell
Elsa. Su questa sommità cessa 1: dioc. di
Fiesole e subentrano gli antichi consi
della dioe. di Siena, ora di Colle, coi que-
li la fioreatina pesta a contatto del pi-
viere di S. Agnese del Chianti, Serre
di limite all'una e all'altra diocesi il tor-
rente Drore, che peneira nel piviere e
comunità di Poggibonsi, staccato dall:
diocesi Gorentima sino dall'anno 1593.
(Ped. Corse disc.)
Giunta Laddove al fiume Elsa si mr
rita il tore. Avene, la diocesi fior. lasci:
dal lato d'ostro quella di Colle, allaquk
sottentra dal lato di lib. la volterma::
con questa si accompagna lungo lo steso
fiume Elsa sino a che fra le tenute di Me-
lelo e di Canneto entra a confiae dal laio
di kb. La dicon di Sanministo. Car
tima presso al a al
dira dl ne Ge abbrnccizze dentro
suo perimetro i popoli della Bestia e di
Morciguana, € vicino al ponte moto ar-
FIRE
soleendo la faccia
destra
sulla destra prg la
Ira, sino di fronte alla
confluenza del torr. Strido nell'Arno.Qui-
vi la fiorentina oltrepassa questo fiume
per arrivare sulle colline di Petrojo e di
Spicchio e di la al villaggio di Zimife,
confine della moderna diocesi di Sanmi-
niato un tempo di Lucra, e sin dove si
estende uno dei lembi della diocesi di Pi
stoja; la quale ultima arriva sul fiume
Arno rimontandolo unitamente a quel-
la di Firenze tra Monielupo e Capraja,
di la per la gola della Golfolina giun-
ge per le pendici di Arlimino presso a Si-
gna. A questo punto li diocesi di Firenze
ripassa alla destra dell'Arno per inoltrarsi
dentro terra lango la strada da Lecore a
Mezzana, dove soltentra la diocesi di
Prato in continuazione di quella di Pi-
stoja, e con essa, approssimandosi al
merio orientale della città di Prato, ri-
monta il fiume Bisenzio, mercà cui coufì-
nano le due viocesi sino presso al Merca-
tale di Vernio. Costà quella fiorentina
il Bisenzio per salire
sulla pendice occidentale del poggio di
Mangona, di dove inoltrasi per il vallone
della Stura nell’ Appennino dello Stule,
i ino «l Sasso di Castro ove incon-
loc. di Bologna, con la quale la fio-
rentina confina dal lato di sett. fra Mon-
te-Beni e Montoggioli, dunde si avanza
sul giogo della Radicosa sino alla dogana
delle Ziligare, e di la per i poggi che
dividono le acque del fiume Idige da
quelle del Sillaro, e la diocesi di Bologna
dal vescorado d’Imola. Con quest ultima
dioc. la fiorentina gira intorno all'Ap-
penninodi Piancaldoli con la faccia a gre-
cale, e quindi attraversando la valle del
Santerno entra in quella superiore del
Senio, che percorre sino al monte Gam-
baraldi. Sulla sommità di questa mon-
tagna trova la dioc. di Faenza, con la
«quale la nostra di Firenze, piegando da
grec. a lev., reirocede verso la Colla di
Cosaglia sull'Appennino che separa i) Mu-
gello e l'antica Toscana dalla Romagna,
dopo esser passata per un contrafforte set-
tentrionale formato dai monti di Prava-
ligo e di Calzolano, col quale sorpassa la
caduta del torr. di Valbura. Dal giogo
FIRE 279
di Casaglia, seguitando la criniera dell’
nella direzione da maestr. a
scir. cammina insieme con la stessa dio-
cesi Faentina sino al Passo delle Scalette
0 di Belforte, nella di cui pendice meri-
dionale ritro vescovato di Fiesole.
La diocesi fiorentina negli ultimi secoli
non ha soferlo se non che piccole varia-
, mentre nel 1593, se essa perdette il
piviere di Poggibonsi per darlo alla dio-
cesi di Colle, nel 1785 acquistò quat-
tro parrocchie transappennine, tre delle
quali (Bruscoli, Pietramala e Laneigenti
staccaronsi dalla dioc. di Bologn:
(Piancaldoli) da quella d' Imola. Final:
mente nel 195 fu fatta una permuta fra
Firenze e Fiesole della parrocchia di Tre-
spiano, che li diocesi fiesolana celè alla
fiorentina. vendo iu cambio la cura
di S. Mai
Il vescovato in discorso conta attual-
mente 454 parrocchie, 8 delle quali den-
tro la città con due colleginte, oltre la
metropolitana. Ha sotto di sò 61 pievi,
quattro delle quali sono decorate di colle-
Gate: e sono, Empoli, Cusicl-Fiorentino,
in-Casciano e l'Impruneta. Si noverano
28 conventi di Regolari, 16 dei quali in
città, 5 nel suburbio, e 7 nel contado. Vi
si conservano 19 monasteri di donne ia
città, 4 dei quali nei suburbj, oltre 11
Conservatorj che uno di essi è fuori di
città, in tutte 770nonache;a liierenza che
all’epo a della chiusura del Concilio di
Trento si enumerarono dentro Fircuze
3823 monache ripartite in 47 monasteri;
e per la diocesi, compresi i suburbi della
città, 14 monasteri con 970 monache.—Vi
sono due seminarj, uno dentro la città,
l’altro a Firenzuola di la dall'Appennino.
Nel 1420 la cattedrale fiorentina fu
dichiarata metropolitina con bolla del
pontefice Martino V, e il vescovo Ameri-
go di Filippo di Tommaso Corsini, nel 12
dicembre «tello stesso anno, stato ii
to in Roma del pallio sacro, fu il primo
che incominciò la serie degli arcivescovi
fiorentini. In seguito vennero destinali
per suffraganei del metropolitano fioren-
tino i vescovi di Fiesole, Pistoja, Prato,
San-Sepolero, Colle, e Sanmii
Nella serie dei vescovi fiorentini, che
sopra gli altri figurassero per santità,
prudenza e dottrina, sono da annoverar-
si il glorioso San Zanobi secondo pa-
280 PIRE
trono della città, San Podio, Giuranni
«la Velletri, il vescovo Gherarilo che fu
pont. sotto nome di Niccolò Il; frate An-
zelo Acciajoli e il cardinale «dello stesso
nome e casato; Pietro Corsini cardinale
€ politico insigne; il vescovo Antonio
d' Orso, che esortò al animò i Fioren-
peratore Arrigo VII.
Nel novero poi degli arcivescovi della stes.
FIRE
sa diocesi precede tutti gli
tri per virià
e dottrina il nostro Santo Antonino, per
entrambi i quali salirono sulla cat-
tedra di S. Pictro, uno col nome di Cle
, l'altro di Leone XI, Tomma.
s0 de' Conti della Gherardesca, Francesco
busti Incontri, Antonio Mart
molli jriuosi e zelanti pre
che sederono sulla slessi cattedra.
—r—rr——->Gaotri———_—
COMPARTIMENTO DI FIRENZE
tichi tempi nn molto vasto contado; giac-
ché il ano distretto non si può dedurre,
«ircome è stato qui sopra avvertito, dall
estensione della
Contentandoci sdunque di prendere le
nolizie dai tempi meno oscuri, fa donpo
partire dall'epoca în cui la Rep. fioren- la
tina incominciò a fa
registrare rego
Biformagioni.
— Quando il Comune di Firenze estendera
» Îl territorio in tal guisa acquistato
faceva parie del distretto fiorentino; îl
quale distretto \raltavasi quasi nel molo
che la Rep. Roma i
i
far uso di statuti e leggi
variando però nella qualità de' tribu
€ per altre tive di cittadinanza.
Altronde gli abitanti del contado forsa-
tino non erano, come quelli del distretto,
capitolati nè conquistati, ma sivvero con-
I esenzioni, sicrome Roma usava verso
le colonie di diritto Fomano.
La stessa ripartizione materiale della
i Firenze, divisa prima in Sestieri,
toi in Quartieri, venne applicata egual.
mente al contado fiorentimo. La qual di
visione servì sotto la Rep. fior. quasi sera-
norma all'amministrazione della
quando le cause del contado si
€ disculevano davanti i giudici
ilwissero i vicariati di S. Gio-
Scarperia, e di Certaldo, i quali
i la
vigore della legge del 1423,
ebbero in certi casi ripartitamente la gie-
risdizione criminale sopra le comunità
del contado fiorentino a partire dalle por-
te di Firenze.
Per ta) ban spettava al Quartiere di
&. Giovanni la porzione del contado po-
sta alla destra dell'Arno sopra Firenze,
cominciando dalle chiese suburbane fra
S. Gallo e l'Arno. Cosicchè dalla
comunità di Fiesole innoltravasi per Pon-
tassieve, e di là per Cascia e Piandiscò
nel Val d'Arno superiore sino a Terra-
nuova e Loro; mentre nel Valdarno del
Casentino non abbracciava che le Comu-
nità di Raggiolo e di Castel S. Niccolò,
situate nella così detta Montagna fioren-
tina.
Il Quartier di S. Croce comprendeva
porzione del contado posta alla sinistra
dell'Arno sopra a Firenze, a partire dalle
chiese suburhane situate fra la porta Ro-
mani e quella di S. Niccolò, e di la ri
montando le Valli di Ema e di Greve, e
quiadi quella della Pesa, giungeva nel
Chianti sino sopra Brolio dove varcava
1-d'Ambra per arrivare con quel fiu-
me in Arno sopra Montevarchi.
N Quartiere di S. Maria Novella cora-
prendeva il contado alla destra dell'Arno
sotto a Firenze, a partire dalle cure bri
burbane fra la porla S. Gallo e porta «1
Prato, abbracciava i pivieri di S. St
no in Pane, di Cercina e di Maccioli
donde per \ Monte-Senario entrava in Mu-
gello, e oltrepussava il giogo di Scarperia
scendendo per l' A/pi così dette fioren-
tine o di Firenzuola. Da quel punto re.
tresedeva per lo Stale e per Mangona nel.
la valle del Bisenzio, che versava sui
confini della comunità di Prato, passando
a sett. di Montemurlo e di là fra Tizzana
e la Com.di Carmignano calava nel Val.
d'Arno inferiore per il Mont'Albano sino
all'Arno presso Fucecchio.
Quartiere di $.
‘rediano,
territorio distrettuale di Sanminiato. Co-
Ja rimoniando il fiame Elsa, com
va alla sua istra i Comunelli di Cati-
guano e di Gambassi con tutto il territo.
rio di Montajone e di Barbiella in Val
d'Evola, punto il più remoto del contado
fiorentino. Di costassà ripiegando verso
la Val d'Elsa rilornava per il territorio
di Castel fiorentino a Certaldo, e di là si
estendeva fra le comunità di S. Gimigna-
no e di Colle con quella di Poggibonsi,
ultima Terra dell’antico contado fioren-
tino dal lato d' ostro.
Totti gli altri paesi terre e città assog-
gettate alla Repubblica fiorentina faceva-
no parte del suo distretto, fra le quali le
città di Arezzo col sso contado, di Borgo
San-Sepolero, di Colle, di Cori i
Montepulciano, di Prato, di Pistoj
Pescia e di Volterm, oltre le Terre di
Val di Nievole, di Sen-Gimignano, del
Casentino e di quelle della Romagna gran-
ducale.
del 23 giugno 1769,
Con moluproprio
allorchè fu eretta la Camera delle Comu-
nità del Grandueato, vennero ad essa
assegnate molle di quelle attribuzioni,
che nei tempi andali erano ripartite fra
i Capitani i parto Guelfa, i Nove Con-
servatori del Dominio fior. e gli Ufiziali
dei fiumi.—Posteriormente con il regola-
‘mento generale dei 23 maggio 1774 fu-
rono organizzate e meglio sistemate le at-
tribazioni delle comunità comprese nel
contado forentino; le quali comunità su-
birono una riforma durante l'oecupazio.
ne straniera, sino » che il regolamento
del 1774 fa ripristinato dalla legge de’
27 giugno 1814; e finalmente comparve
il motnproprio del primo nor. 1825, col
quale furono staccate 15 comunità dal
Compartimento senese, e {o da quello fio
rentino, onde costituire una quinta Ca-
iera di sopriniendenza comunilativa da
risiedere in Arezzo.
I Compartimento fiorentino atlual-
menie è composto di ge comunità com-
FIRE I
prese in 28 cancellerie, e in 14 de' 16
circondari, nei quali è divis
cato rapporto all’ ul
delle scque e strade.
La superficie territoriale del Compar-
timento di Firenze occupa 1,799018,65
quadrati di misnra agraria, pari a miglia
2241. La sua popolazione nel 1833 sscen-
deva a 681083 abitunti, calcolati nella
proporzione media di 304 persene per
ogni miglio quidrato. Da questa stesse su-
perficie però restano a defalcami 67814
rati, ( circa miglia 84 e {) occupati
da corsi di scque e da pubbliche strade, e
quindi esenti dall'imposizione fondiaria.
Il suo perimetro attuale abbreccia Je
valli transappennine del Granducato, a
partire da grecale dalla Valle del Savio, o
di Bagno, sino alla Valle del Remo, ver-
s0 maestro. Di quà dall’Appennino com-
prende il territorio pistoiese e la regione
del Mugello girando dalla giogana della
Falterona sopra i monti della Consuma
€ di Vallombrosa. Da quella sommità fre
Reggello e Piun di Scò scende in Arno
che attraversa fra S. Giovanni e Figli-
di ne per varcare presso al giogo di Moute-
scleri si
in Val di Greve, e i
di Pesa sino a che a S. Donato in
entra in Val d'Elsa, rasentando i eonfini
Orientali della Com. di Barberino di Val
d'Elsa e di Certaldo. Colà oltrepassa
Elsa fra la Com. di San-Gimignano che
lascia al Comp. senese, e quella di Mon-
tajone che abbraccia penetrando in Val
d'Era lungo i confini settentrionali della
Com. di Volterra. Di tà inoltrasi in Val-
di Cecina fra la Com. di Pomarance del
Comp. pisano e quella di Montecatini di
Vi ti Becina con la quale ritorna in
ValWEra a ritrovare i limiti occidentali
delle Com. di Volterra e di Montajone,
di Senminiato e di Montopoli, per modo
chearriva col torr.della Cecimella in Arno.
nella
i confini del Compartimento fi
rentinoe nel tempo stesso quelli delGran-
ducato.
282
PROSPETTO delle Comunità del Compart. Fionaurino distribuito per Cancellorie.
Capelanghi delle Cancrlloie| Palle în cui è compresa) Saperficie tr Fi
comunit. con l'annesse Com il Capoluogo. ritor. in quedr.{della C:
puerond Cancell. un del Savio .
ASTI emo Casetag. Val n Sen . .
a ] Vicchio . ".
Dicomano (R) nn
San-Godenzo .
3 $ Boeciane, Cancell. .
Y Massa e Corzile . 6
RE San-Cascuso, Canc. (A) Val di Pesa e Val di Grete 3ongi,o: 11097
lontespertoli Val di Pesa e Val d' Fisa 6935
i forca di Val d'Elsa | Vald'Eha . . . 2069
Casrer Fionusr.Canc. /ag. detta. . . . . 6053
5 ( Certaldo detta . n 5336
Moatzjone Valli Elsa e d'Evola 8735
Casrarraanco-se-Sorre,
| Cancril Val d'Arno inferiore . | 10449.56 4093
6, Montecalvoli detta. . . .. 1592,5a 150
Moe i detta. . . . 4063,t aBs
li I MS =
detta n 17267.39 130gi
delta. . n 6661,58 4204
2406
detta DLL. 7078,0r
Vald'Ombcone pistojce 2350
Val d'Arno superiore . 15000
detta .
è
Ei
a
Val di Greve . 8247
Val d' giua7
Valle del Santerno daga
Val d° Arno inferiore gIio
è 7749,68 6450
Valid Ridente
Cat cane. Val di tro Gecenfino
Legnaja detta. ne
Bagno a Ripoli della. . .°.
14 \ Rovezzano detta. . .
Casellima e Torri detta. |...
Lastra a Signa detta. . |. . .
Segue . . . quadr. g18951,5; N° 335466
2983
Riporto . . quedr. g18951,54 N° 395466
(S. Vascento, Canc. Zng. | Val di Limo . . . 2446»,93 4805
15) G detta. |. . .-. 18517,03
\Fi detta. . ..
269 Namnane, Cene. Valle del Lamone .
\Palazznolo, /ag. Valle del Senio. . .
t7 Sunisiaro, Cane. Zag. Val d'Arno inferiore .
A Valle del Marsena .
n Val di Nievole .
Vettolini, Zng detta. Sa0y
PESCIA, Canc. fag. delta. 5336
20 ) Honte Carto detta. . . .. Gina
Uzzano delta. |... 3590,64 3867
Vellano (Ri) detta... .. 7111,46 afro
{ PISTOIA Città e Cortiue, .
Conc. Ing. Val d' Ombrone pist. 286,60 trio:
11 ]Porta al Borgo detta. PI 354 13396
Carratica detta. |... 5980, 6738
Porta Lucchcse dea. . . .. 7368,67 -5506
Porta S. Marco delta. |... . 18494,93 6696
Puroca ( Porzeraata pi)
Titans, Cane. detta. . . . . 13004,29 7731
Seravalle detta e Val di Nievole | 12019,97 4867
Lamporecchio Val d°Arno inferiore . 1330158 Gier
2 bri Val re
di Nievole 11985,17
Montale (A) Val d'Ombrone . : as3ghis
Val di Bisenzio . . 93837,54
Val del Reno bolognese!
Postamacva, Canc. Zag. | Val d'Arno fiorentino
detta.
26] Vaglio
14 (Berterino di di Mugello (A)
Ing. (R) Cane.
Vernio
2778973
40377,70 2575
feraz . . . quadr. 1,3990:8,65 N° 681083
Sd presente prospetto la lett. (A) indica residenza di un' Ingegnere auto; la lett. (R)
ta secondo Cancelliere. — NS. La superficie territoriale è stata rottificata.
STRADE REGIE E PROVINCIALI CHE ATTRAVERSANO
IL COMPARTIMENTO DI FIRENZE
Sruox Bicre.
1. Strada R. postale Bolognese. Dalla
porta Sì Gallo di Firenze per la Futa si-
no al confine delle Filigare.
2. Strada R postule Momana. Dalla
porta Romana di Firenze sino al confine
con il Compartimento di Siena fra il ter-
ritorio di Barberino di Val d'Elsa e quello
di Poggibonsi.
3. Strada R. postale Pisana. Dalla por-
ta S. Frediano di Fir. uze sino al confine
con il Compartimento di Pisa sul ponte
della Cecinella.
4- Strada R. postale Aretina. Dalla
porta la Croce per Pontassieve e l'Incisa
simo al confine con il Compartimento d'A-
rezzo fra San-Giovanui e Figline.
5. Strada vecchia, giù postale Aretina.
Dalla porta S. Niccolò di Firenzo per S.
Donato in Collina fino all'Incisa, dove
si accomuna alla R. postale nuova.
6. Strada R. postale Lucchese. Dalla
porta al Prato di Firenze per Prato, Pi
stoja e Pescia al confine con lo Stato di
Luecs alla dogana del Cardino.
3. Strada R. Pistojese per il Poggio a
Cajano. Stuccasi dalla postale Lucchese
alla piazza di Peretola sino alla porta Car-
ratica di Pistoja.
8. Strada traversa Romana. Stuccasi
dalla R. postale Pisana all'osteria bianca
rimontando la Val d'Elsa per Castel-fo-
rentino e Certaldo sino al confine di que
sta comunità e del Comp. fiorentino.
9- Strada traversa di Vul-li- Nievole.
Staccasi dalla R. postale Lucchese al
go a Buggiano, e attraversa la Val-di-Nic-
vole per Bellavista sino al confine del
Compartimento di Pisa al poggio di S.
Colomba, fra la Com. di S. Maria in Mon-
te e quella di Calcinaja.
to. Strada R. Modenese. Dalla porta
I Borgo della citta di Pistoja fino al con-
fine del Compartimento fiorentino e della
per Dicomano e il Ponticino, varca l'Alpe
di SL Godenzo per entrare nella Valle del
Montone che percorre passando per S. Be-
nedetto in Alpe, Portico, Rocca S. Ca-
sciano, Doradola e Terra del Sole sul cou-
fine del Compartimento fiorentino e con
la Com. di Forlì dello Stato Poatificio.
12. Strada traversa dell''Altopascio nel
la sezione della strada antica Momea. Dil
porto dell’ Altopascio fino al ponte dell
Sibolla.
13. Strada R. del circondario esterso
delle mura di Firenze, a partire dalle
RR. Cascine sulla testata del muovo ponte
sospeso, e di la girando intorno al pome
rio della città, termina alla porta S. Fre
diano.
Srau0s Paorinciau srrrrasri sr Con-
rasrimento DI Fiaxuza.
1. Strada del Mugello. Staccasi dalla
strada R. Bolognese presso Novoli,
per S. Piero = Siero, Borgo S. Lorca,
Vicchio e termina a Dicomano.
Strada delle Salajole. Staccasi dalla
R. Bolognese al ponte Rosso presso le
porta S. Gallo «di Firenze, e rimontando
il fiumicello Mugnone passa sotto il pog-
gio di Fiesole, quindi per quello dell'
Olmo entra in Val-di-Sicve e termina al
ponte che cavalca il fiume Sieve davanti
al Borgo S. Lorenzo
3. Strada Fuentina. Staccasi dal Borgo
S. Lorenzo, sale l'Appennino di Casaglia
per entrare nella Valle del Lamone pas.
sando per Marradi, e termina al confine
del Compartimento fiorentino e del Grau-
ducato con la Comunità Pontificia di Bri-
sighella al poute di Marignano sul fiume
Lamone.
4, Strada Militare,o Mulattiera di Bor.
berino di Mugello. Si dirama dalla R. £e-
lognese presso la posta di Moate Carelli,
e do per Barberino di Mugello var-
ca il Monte alle Croci per «ntrare in Val-
di-Marina , indi per Campi s' innoltra sl
ponte di Signa, dove si unisce ella R. Pi-
sana.
5. Strada di 7al-di-Bisenzio. Dalla por-
ta del Serraglio della città di Prato ri-
fiume Bisenzio finchè a Ver
Appennino di Moutepiano inol-
trandosi da questa dogana versoil rio Ai
malpasso sul confine Bolognese.
6. Strala Afontallese. Principia dalla
porta del lio di Prato passando a'
piè di Moutemurlo, e di la per Afontale
7. Strada Francesca, più cumuncwen-
te Valdarnese, o Empolese. Staccasi dalla
strada R. Pistojese al ponte a Nievole,
e passando per Monsnmmeno e Stabbia
arriva a Fucecchio, di dote proseguendo
lungo la ripa destra dell'Arno; passa per le
Terre e di Santa-Croce e di Castel-Franco
di sotto, quindi attraversa i
Guscians al porto di S. Mari
sino a che ziunge al confine «'el Comp.
fiorentino col pissno, che trova alla
vetta sulla strata R. Pistojese.
8. Strada Zucchese, denominata Roma-
‘ma, 0 antica Zomea. Staccasi dulla strada
R. Pisana all’Osteria Bianca, passa l'Ar-
mo dirimpetto a Fucecchio, e di lh per
il ponte a Cappiano, la Cerbaja e Alto
pascio giunge al confine Lucchese pre»
so il Turchetto. (NB. il tratto ‘dal por por
to di Altopascio al ponte Sibolla è strada
ia).
Ù Strada Chiantigiana. Si stacca dall’
antica strada postale dretina alla voltata
del Bandino fuori di porta S. Nicco, e
passando per il ponte a Ema, per G.
e per Ponzano, arriva sì confine della
Com. di Greve con quello della Castel
liua, dove prosegue nel Comp. di Siena,
10. Strada Casentinese. Staccasi dalla
R. postale dretina passato il Pontassieve, e
sale il monte della Consuma al con
fine della Com. di Monte Mignajo presso
I'osteria della Consuma, dove entra nel sal
Comp. Aretino.
11. Primo ramo della strada olter.
rana la parte di Castelfiorentino.
Sistacca dalla R. Romana sotto al Galluz-
20, pessa per i poggi della Romola, in
Val-di-Pesa, và a Montespertoli e Castel
fiorentino; di là per Gambassi sale il
si congiunge al secondo ramo della stra-
de
Folterrana che viene dalla città di ‘ Mi
Colle.
13. Secondo ramo della strada Pol
FIRE 285
terrana. Staccasi dal primo ramio della
strada medesima sotto il poggio di Mon-
temiccioli sino al confine della Comuni-
tà di Colle e del Comp. senese.
13. Terzo ramo della strada Wolter-
rana. ‘Incomincia da Montemiccioli sul
confine della comunità di Volterra con
quella di Colle e per Spicchiafuols
Volterra , e di la per il territono di
Mobtecatino giunge «P principio della
Com. di Guardistallo, fia pri il
Comp. pisano.
Ha Breda Maremmana. dalle
Moje Leopoldine conduce al guado di
Cecina, anzi al nuovo ponte sospeso.
15. Strada provinciale da Fireme a
Siena. Si dirama dalla R. Lerpgin al
ponte nuovo sulla Pesa, e passa: per la
Sambuca e S. Donato inPoggio giunge
al confine della Com.-di Barberino di
Val d'Elsa con quello della Castellina fiel
Compartimento senese.
36. Proseguimento della strada Urbi.
mese de' Sette ponti e Riofi nel Val-d'Ar-
no superiore. La sezione di questa via
compresa nel Compartimento Lino,
comincia presso la villa di Menaccio, e
arriva fino alla nuova strada R.
4retina vicino sl poute dell’ Incisa. —
Fed. Anezzo (Conrarmimento DI).
19. Strada provinciale Lucchese, deno-
lerecigi Romana. Principia dalla R. No
ivio fuori la Pisana di
Empoli, @ conduce sino sl nuuvo ponte
sopra la bocca d' Elsa.
ui p Strade provinciale di Gan Gimigna.
no. Staccasi dalla R. Traversa Moma:
a Certaldo per dirigersi siuo a Sen-Gii
gnano.
19. Strada provinciale, detta la Nuo-
va Polterrana. © Questa dulle vicinanze di
Rioddi si dirige a Capannoli.
so. Strada provinciale Traversa Mo
i mognole. Staccasi dalla muove via R. di
Ronogne presso Dovadola, e passando per
na, S. Reparata e Sessana, giunge
nira lira via provinciale Faestina presso
S: Adriano sul fiume Lamone.
o infe
nrte del
ima a S.
sulla ri-
a miglia
i Castel
ato, una
| Marze.
nel pop.
sia mi
li Fuew-
1 LlCRORENZUOLI (F10-
Liu ea Valle del Santerno, una
— 4 ine. —_Castello
n RAR astelio
sta dd
DL a dioatiria io mmenitetivo, ‘ella
Sl Snsoe di Castro, a maestr. dal Monte
Mei, dei cli Montoggioli , x sett. dalla mou-
lla Radicosa.
trovasi fra il gr. ag® a' 5”
€ 46° 7° 3” latit.; 08 migl a sett
Mi fureate, lo maigl per la sito dire
aiene da Scarperia, 14 migl. a grec. di
rara dall'antica strada
che valicava l'Appennino del
il giogo di fe di Searperia, 4 mig]
attuale strada E bolognese è della posta
€ comodo albergo, del Covigliajo.
Dobbiuse allo storico Giovanni Villa-
ni, quand'eranel Consiglio del popolo fior.
la
imezione che per suo avviso fu
data alla Terra di Firenzuola, tostochè al
Mib. X. cap. 196 della sua cronica egli rao-
conta, come il Comane di Firenze nel-
l'anno 133» ordinò si fabbricasse colesta
Terra oltre Alpe in sol fiume Senterno,
accieoché gli ia non si
. l'incarico a un
FIRE
alla nuova Terra, Giovanni Villani, sug.
gerì di chiamarla Firenzuola; e per aver
la più cara e favorire il suo stato, egli
stesso iggiunge, che le diulono per in
segua c gonfalone mezza l’arme del Co
imune (il giglio ) e mezza quella del Po
polo di Firenze (da croce mesa in com
po bianco). Inoltre fu ordinato, che h
maggior chiesa della nuova Terra si chi»
masse S. Firenze; e feciono franchi colus
che si recassero ad abitarla, e vi ordina
rono un mercato per seltimana. Comin-
ciossi a fondarla a dì 8 di uprile deil'an-
no 1332. (did. e loc. cit.
Fin gui lo storico Villani. AI che ap-
giungerò, che sinv dal ag aprile del 1306
la Repubblica Sorentina nteva fatto nes
e protvizione in pubblico consiglio, coa
quale fu proposte e approvata la rifor-
magione per la costrizione di due nuore
Terre murate, una nel Mugello, e l'altra
di là dell'Alpe. di cca altra rio
magione del 18 lugl 1303, li
stessi Reggitori di Firenze si livaitaroso
a ordinare l’esccuzione per una delle de
Terre, quella ciuò del Mugello, a:Slasdo
loro deputato e capitano,
Mess. Matteo, affinché egli disegnane e
facesse eseguire nel. luogo della Scarperia
una Terra cli quella forma e grandes,
secoudochèé avesse eg'i creduto meglio di
ordinare. La qual Terra si doveva chi
mare Castel S. Barnaba , a lode e rere
renza di quel santo patrono del Comune
di Firenze. (Anca. Diet. Fioa. Carte dell
Arch. gen.) A
F:: pertanto dopo al
uè în campo e si diede
alla provisione della signoria del 29 apri-
le del 1306, quando si rinnovò ordine
diedificare l’iltra Terra in mezzo te Alpi
fiorentine, incaricando sei ufiziali perl'e-
dificazione della medesima, e per redige.
re i suoi stotuti municipali. È primi sci
cittadini fiorentini incariceti dalla Rr-
Co probi © cittadini di quell'età; Guidone di
Spinello dì Morciano, stato giù
Benincasa Fol-
i «hi, e Lottieri da pia jcaja.
primi statuti di
i Firentuola, compilati dai sei cittadini 10
promesso rigato li sr agosto 133» da
Bellino del fu Cino da Rabatta. (Arce.
Dirt. Fios. loc. cit.)
(
Noa ostante che ai primi sei ufiziali
rammentati sino slal 133 fosse stato da-
tadalla Signoria l’incarico di far costrui-
re case, € contornare di mura la nuova
Terra, bisogna hen dire che tale costru-
tione venisse rallentata 0 sospesa, tosto
chè nel primo genn. del 1339 si presentò
in Firenzuola mess. Naddo di Daccio Buo-
telli di Firenze, come eletto dalla Signo-
ria insieme con sci ufiziali deputati a pre-
se‘ere all'edificazione della medesima,
dalle calende di luglio sino a quelle di
{ennajo dello stesso anno. (loc. cit.)
Dopo tuttnciò recherà forse sorpresa il
leepere in Matteo Vii + che cotesta
Ter di Firenzuola, allorchè nel luglio
del 1351 fu investita dagli Ubaldini, non
emancora cinta di mura, né di fossi, uè di
Wecrati, ma solamente incominciata; e
destro v'erano capanse per alberghi, e
lieve guardia per tener sicuro il cam-
mino, sicchè (gli Ubaldini) senza con-
trasie la presono e arsono, (M. Vrrtam,
Creasca lib. IT. cop. 6.)
U guasto dato dagli Ubaldini, e dall’
cute milanese, al quale essi eransi associa-
tiebbligò la Signoria di Firenze a pensar
più seriamente alla difesa dell’Alpi fio
tentine, di cui Firenzuola daven esere
il capoluogo. Qu
keondinata la sua riedificazione, circon-
dindola di mura, quando già il Comune
di Firenze aveva rivendicati i suoi diritti
mell'Alpi medesime, sia per la lite vinta
tel 1358 contro i Bolognesi per le ra-
gioni che i monaci della badia di Setti-
mosino dal 1048 avevano acquistate nello
Stale; sia per la compra che la Repub
Mica forentina avea fatto nel 1359 da
aleume famiglie degli Ubaldini del cs-
Mello di Monte-Coloreto, posto a grec. di
Firenzuola, e di quello di Monte-Gemoli
Alb. della terra medesima; alla quale ul-
tima epoca tutto il distretto dell’ Alpi
ferentine, ossia del vicariato di Firen-
tali, fa recato a contado, e gli vomi-
Ne fedeli di quel territorio dichiarati
indi è che fa nuovamen-
FIRE 287
fiberi. (M. Vinzazi Cron. lib. XI. cap. 26);
lì sia mercè del texiamento di Giovacchino
di Maghinerdo degli Ubaldini , rogato
Ne egli dichi,
ingarde,
rammentino piuttosto i tempi di Loren:
zo il Magnifico, sotto il di cui
la Repub. fior., dopo vinti i nemici in-
terni ed esterni, per amerto del Machia-
velli, fortificò anche il castello di Firen-
suola.
s2, prese
ceduto ‘nel 1371 alla Rep.da Ottaviano di
Maghinardo da Susinana. Nella qual circo-
stanza per maggior enta fu trucidato il
castellano con tutti ‘coloro che erano a
guardia in quel castello, che tenevasi in
nome del Comune di Firenze. La qual
cosa indusse la Signorìa a non lasciare
senza vendetta l’ingiuria ricevuta, sì per-
chè parea che il fatto venisse più da al-
to, sì sarebbe stata infamia per
il governo il soffrire che si dicesse, che
nell’A/pe dei Fiorentini si rubame; im-
infiniti farti si commettevano
commissione ©
i questi dinasti fu messa taglia di
mille Gorini d'oro per cisscheduno, da
pagarsi a chi li avesse dati morti © vivi
melle mani del Comune. Quattro di emi
erano i figlinoli di Vanni da Surinama
con tre nipoti di li due fratelli Maghi-
mardo e Antonio del fa Ugolino di Tano
da Castello con un figlio di detto Maghi-
nardo, e Aurea di Ghisello. — In au-
mento di tale deliberazione fu creato,
come nel 1350, un magistrato d'otto cit
tadini titolod'afiziali dell'Alpi di Fi-
ali fu data autorità di muni
re di nuove difese i luoghi che v'erane
della repubblica e di provvedere sila loro
sicurezza.
Quindi nell’anno susseguente, cmen-
296 FIRE
FIRENZUOLA nel Val-d'Arno iufe
riore. Piccolo borghetto che fa paric del
de' SS. Giuseppe ed Auna e S.
Donato, già detto in # , sulla ri-
pe destra “dell'Arno nella 1» miglia
ostro di S. Maria a Monte, di Castel
franco di sotto, Dioc. di Sanminiato, una
volta di Lucca, Comp. di Pisa.
FIRENZUOLA nella Valle del Marze-
no in Romague. Villata compresa nel pop.
Ai S. Cassiano, Com. Giur. e quasi a mi-
glia a grec. di Medigliana, Dioc. di Fueu-
2a, Comp. di Firenze.
FIRENZUOLA, FIORENZUOLA (Flo-
rentiola ) nella Valle del Sanieruo, unu
volta detta mell’4/pi forentime.—Castello
quadrangolare che può clessarsi fra le
piccole Terre del Granducato per essere
capoluogo di piviere e di comunità, resi-
delaa di an Vicario M. di quinta classe
€ di una cancelleria comunilativa, nella
Dioc. e Comp. di Fireme.
Risiede in pianura presso la riva sini-
stra del fiume Santerno nel centro di un
profondo vallone fiancheggiato a lev. dul
Monte-Coloreta, a ostro da quello di Ce-
stel-Guerrino, da Monte-Fo,a pos.
dal Sasso di Castro, a maestr. dal Monte
Beni, sh a Montoggioli, a sett dalla mon-
cela e ng? a' 57
long. e 44° 7° 3” latit.; 28 migl. a sett.
di Firenze, 1o migl. ‘per la siena dire
'ietramale.
È attra versata dall'antica otrada postale
che valicava l'A) del Mugello per
il giogo di Scarperia, 4 migl. a pon. dell’
attuale strada RL bolognese, e della posta
€ comodo albergo, del Covigliajo.
Dobbiame allo storico Giovanni Villa-
piquend'ernnei Consiglio del popolo fior .
la denomi
mazione che per suo avviso fu re
data alla Terra di Firenzuola, tostochè sl
lib. X.csp. 196 della sua cronica egli rso-
conta, come il Comune di Firenze nel-
l'anno 133» erdinò si fabbricasse colesta
Terra oltre Alpe in sal fiume Santerno;
acciosché gli Ubaklini nom si potesero
così ribellara; e come ferono desti
nati a presedere = tal costruzione sei gran-
di popoleni di Firenze con grande balia;
come poi, i delii ufiziali essendo in cou-
trasto eni Sigueti priori sal mome da darsi
FIRE
alla nuova Terra, Giovanni Villani, seg-
gerì di chimnarla Firenzuola; e per aver-
la più cara e favorire il suo stato, egli
stenso soggiunge, che le dicdono per in-
segua e gonfalone mezza l'arme del Co
mune (il giglio ) e mezza quella del Po
polo di Firenze (/a croce mesa in com
po bianco). Inoltre fu ordinato, che la
maggior chiesa della nuova Terra si chia-
masse S. Firenze; e feciono franchi cole
che si recassero ad abitarla, e vi ordina-
per
ciossi a fondarla a dì 8 di aprile deil'an-
mo 1332. (did. e loc. cit.)
Fin gui io storico Villani. AI che ag-
giungerò, che sinv dal ag aprile del 1306
la Repubblica fiorentina aveva fatto una
rorvisioue in pubblico consiglio, cca
quale fu proposta e approvata la rifor
magione per la costrrtzione di due nuove
Terre murate, una nel Mugeilo, e l'altra
di la dall'Alpe. Quindi com altra rifor
magione del 18 lu; no 1303, li
stessi Reggitori di Firenze ii
. inare l'esucuzione
Terre, quella ciuò del Mugello, aSlando
l’incarico a un loro deputato e capitano,
Mess. Matteo, affinché egli disegname e
facesse
una Terra cli quella forma e gra
secoudoché avesse eg'i creduto meglio di
ordinare. La "quat Terra si doveva chi
mare Castel $. Barnaba , a lode e rero
renza di quel santo patrono del Comune
di Firenze. (Anca. Dirt. Fioa. Curte dell
306, quando si rinnovò l'ordine
care l'.ltra Terra in mezzo alle Alpi
fiorentine, incaricando sei afiziali per l'e-
dificazione delle medesima, a per redige.
bblica furonc mess. Bartolommeo da
Eastel-Aorentino, dottor di legge di soa
mu riputazione; Coppo Borghese, ram-
mentato dal Boccaccio come uno de’ più
Rrobi cittadini di quell'età; Guidone di
puazza; Spinello dì Mosciano, stato già
gonfaloniere ner due volte; Beniucasa Fol-
Si e Lottieri da Filicaja.
Da uu frammento dei primi statuti di
Firenzuola, compilati dai sei cittadini 10-
FIRE
pramnominati apparisce, che
se furono unili i onmuni
Bordignano con i loro territorii
Il più antico slorumento, che io cnno-
sca, stato scritto in Firenzuola, è un com-
promesso ragato 1 agoslo 133» da
Bettino del fu Cino da Rabatta. (Arce.
Dirt. Fioa. loc. cit.)
Non ostante che ai primi sei ufiziali
ino ilal 1333 fosse stato da-
to dalla Signoria l’incarico di far costrui-
re case, e contornare di mura la nuova
Terra, bicogna hen dire che tale costru-
zione venisse rallentata © sospesa, tosto»
) primo gen. del 1339 si presentò
duole ese Naddo di Daccio Buo-
i Firenze, come eletto dalla Signo-
insieme con sci uliziali deputati a pre-
se ‘ere all'edificazione della medesima,
dalle calende di luglio sino è quelle di
gennaio dello stesso anno. (doc. cit.)
Dope tuttociò recherà forse sorprese il
leggere in Matteo Villani, che cotesta
Terra di Firenzuola, allorchè nel luglio
del 1351 fu investita dagli Ubaldi
era ancora cinta di mura, nè di fossi, nè di
‘steccati, ma solamente incominciata; e
dentro v'erano capanne per alberghi, e
lieve guardia per tener sicuro il cam-
mino, sicché (gli Ubaldini) senza con-
trasto la presono e arsono. ( M. Virtam,
Cronaca lib. II. cop. 6.)
Il guasto dato degli Ubaldini, e dall’
vate milanese, al quale essi eransi associs-
ti, obbligò la Signoria di Firenze a pensar
più seriumente alla difesa dell'Alpi fo-
rentine, di cui Firenzuola doven emere
il capoluogo.
te oninata la sua riedificazi
dandola di mura, quando già il Comune
di Firenze aveva Tivendicati suoi
nell’ Alpi medesime, sia per la li
mel 1358 contro i Bolognesi per le ra-
gioni che i monaci della badia di Setti.
mosino dal 1048 avevano acquistate nello
Stale; sin per la compra che la Repub
blica fiorentina avea fatto nel 1359 da
alcune famiglie degli Ubaldini del ca-
stello di Monie-Coloreto, posto a grec. di
Firenzuola, e di quello di Monte-Gemoli
a lib. della terra medesima; alla quale ul
tima cpora tutto il distretto dell’
fiorentine, ossia del vicariato
é di
ni e fedeli di quel territorio. iarati
è che fu uuovamen-.
FIRE 287
pee- fiberi.(M. Vrezani Cron. lib. XI. cap. 26);
sia mercè del testamento di Giovacchino
di Maghinando degli Ubaldini,
nel
»ool
ita di una piccola rocca
Gan lato occidentale, quantunque i suoi
baluardi posti sugli angoli delle mura
castellane con feritoje per le spingarde,
rammentino piattosto i tempi di Lorea-
to il Magnifico, sotto il di cui
la Repub. fior., dopo vinti i nemici in-
terni ed eserai, per amerio del Machia-
velli, fortificò anche il castello di Firen-
auola.
Non ostante tuttociò, nel 1372, un Ge-
i stipendiato dalla Chie-
clio na 1371 alla Rep.da Ottaviano di
Magbimardo da Susinana. Nella qual circo-
stanza per maggior enta fu trucidato il
castellano con tutti ‘coloro che erano a
guardia in quel castello , che tenevasi sa
nome del Comune di Firenze. La
cosa indusse la Signoria a_non riesi
senza vendetta l’ingiuria ricevuta, sì per-
chè parea che il fatto venisse più da al
to,sì sarebbe stata iufamia per
il il soffrire che si dicesse, che
nell’Alpe dei Fiorentini si rubeme; im-
infiniti farti si commettevano
commissione ©
helàini. Che però
nardo e Antonio del fa pine di Tano
da Castello con un figlio di detto Maghi-
nardo, e Andrea di Ghisello. — In au-
mento di tale deliberazione fa creato,
come nel 1350, un magistrato d'otto cit.
tadini con titolod'afiziali dell’Alpi di Fi-
renze, ai quali fa data autorità di muni-
lpi re di muove difese i luoghi che v'erano
della repubblica e di provvedere sila loro
Quindi nell’anno vusseguente, cmen-
«lo siate vintenel suo castello del Framino,
e = Firenze decapitato Maghinardo No-
vello, vini RE il più valoroso uomo della
stirpe Ubaldini , poco dopo il governo a-
vendo compro da pena Francesco il
castello di Caprile nelle Alpi fiorentine,
uistò i castelli di Susinana e di Tir-
li, chei figlioli e il nipote di Ottaviano
degli Ubaldini delle Pignoleriamaziarono
alla Rep. per il prezzo di 7000 fiorini d'
oro, oltre il cast. di Lozzole e le ragioni
che quei sti potevano pretendere nell'
Alpi e vel Podere; per modo che si pose
ro intieramente nelle braccia della Repub-
blica, la quale tolse di endo e Hberò quei
magnati da ogni comdannagi + resti.
tuendo loro i beni allodiali del Mugello
€ dichiarandoli cittadini n
Così dopo la seconda ricostrazione di
Firenznola, spenta che fu la potenza de-
gli Ubaldini dopo essere stati spoglia
dei quali nel Podere, ora distretto di Pa-
lazzuolo, e sei nell’Alpe de' Fiorentini, 00-
sia nel circondario di Firenzuola, la Rep.
instituì due Vicariati nelle parti transap-
fennive, quello ciò di Palazzuolo nel
l'altro di Firenzuola nel con-
perg fiorentino.
La residenza pertanto del vicario del
l’Alpi fiorentine nei primi tempi sembra
che fome in Tirli e non in Firenzuola,
dando ciò a csngetturarlo una sentenza
pronunziata in Tirli li 12 agosto 1409
da mess. Donato Acciajoli di Firenze, al-
lora vieario deli' Alpi fiorentine. (Ance.
Dir. Fia. Carte dell’Arch. gen.)
Io dissi che alle fortificazioni a gui
sa di fortini, esistenti sui quattro angoli
delle mura di Firenzuola, dee precedere
la costruzione della piccola rocca Lage
sulle mura occidentali, mentre sino dal
1377 serviva essa di residenza al potestà,
siccome lo dichiara una pergamena del
#9 maggio di detto anno. — Riguarda
questa il di la ste
Si da Michele di Lendo duo
al quale ufficio dalla Signoria era stato
eletto—Il ritrovare costà Michele di Lan-
do, famoso gonfaloniere di Firenze nell’
anno 1388, depo esere sito pote nel nel
1366 a Mantigno nel Podere
dini, ne induce a credere che cotesto uomo
singolare avesse dimostrato talenti supe-
riori al sno mestiere di scardassiere anche
ima di farsi campione della ri volazione
Latte) dei Ciompi.— Ped. Fraser.
Un'altra membrana della provenienza
sopraccennata, rogata nel dì sg ottobre
1381, riguarda il giaramento to da-
vanti al giudice delle gabelle del Comm-
ne di Firenze da Lorenzo di Piero Ro.
moli beccajo, estratto a sorte in castellano
della rocca di Firenzuola.
Dovè peraltro contribuire all’ incre-
mento e prosperità di Firenzuola la stra-
da maestra bolognese stata aperta dal Co-
mune di Fireuze per il giogo di Sar
periasino dal 1361, ad oggetto di scamsare
TIE
limi
Cormacchiaja e Costel-Guerrimo.— Ved.
Bonco a Consaccmaza.
Infatti Firenzuola fa per quattro se-
coli il luogo di stazione, tanto a chi in
lettiga o sui muli veniva dal bolognese
in Toscana, quanto a coloro che valies-
vano il giogo di Scarperia per recarsi dal
fiorentiso nel bolognese; Peosicchà più
iscrizioni leggonsi tuttora nel o
ve fà l'albergo nella strada di mezzo di
Firenzuola, relative alla fermata che costà
fecero varj principi è teste coronate.
la medesima strada
meestra fn la fondazione di un ospizio
peri pellegrini alla porta bolognese sotto
il titolo di S.Jacopo, e una chiesa dei re-
ligiosi dell’Ordine di S. Antonio di Vien-
na nel Delfinato, i di cui possessi furono
annessi alla precettoria di Firenze dello
stesso titolo, mentre lo spelale di S. Jacn-
po insieme coi suoi beui nel secolo decorso
restò ammensato alla commenda dei cava-
lieri di Malta di S. Jacopo in Campo-Cor-
bolini a Firenze.
La chiesa parrocchiale di Firenzuola,
sotto l'invocazione «lei SS. Giovanni e
Fiorenzo, mediante una bolla del pont.
Innocenzo VIII fu data in padronato al
capitolo della Metropoli
no; 4° S. Pietro a Afoscheta, già ab
bedia de’ Vallombrosani.
La pesizione di Firenzuola e del sno
vicariato oltre l'Appennino indusse il go-
verno, dietro il consiglio dell'arcivescovo
Antonio Martini, ad erigere nel 1800 nel
fabbricato dove fa il maggiore albergo, ri-
dotto già ad uso di pubbliche scuole, un
Seminario dove esere ammessi,
non solamente i chierici al di là dell'Ap-
pennino, ma ancora quelli di altre parti
della diocesi fiorentina, son esclusi i seco
lari che vi volessero concorrere per l'eco-
eine 289
nomina: della retta, e per la beona istruzio-
ne e disciplina che vi fiorisce,
Gli abitanti di Misia sono andati
aumentando anche che questo paese
(aono 1753) cessò di esser Imogo di ferma-
ta e di passaggio per la strada maestra
del giogo. Avvegnachè nel 1551 nom si
contavano costà che soli 350 abitanti ri-
partiti in 55 case; nel 1745 vi ci trova-
vano Ga case con 77 famiglie e 336 abi
tanti, quando nell'anno 1833 vi erano
133 famiglie con 613 abitanti divisi co-
me appreso:
Morimzxro della popolazione del capoluogo della Comunità di Firetsuola
@ tre epoche diverse diviso per famiglie.
Tn Firenzuola ehbe i natali wn celebre
letterato del secolo XV, l'amico di Le
renno il Magnifico, Angiolo Giovannini,
più conosciuto sotto nome del Firenzzola.
Fu costà dove si tenne nel 1736 un
congreso fra i generali dell'esercito
gusolo e gli Austrisci, ad oggetto di cre
certare l'esecuzione
del trattato di Vien
na relativo al della comma
eranduerale della Toscana nella casa so-
vrana di Lorena alla morte di Gianga-
Stone ultimo luca di casa Medici.
i Firenzuola. — 11 territ.
comunitativo di Firenznola eccupa una
superficie di Bo174 quedmati, 2693 dei
no a a pub
quali spetta ‘segua ed a pai
Vi si trovava nel 1833 ma popolazio.
ne di 8316 abit. corrispondente a 87 in-
dividei per ogni migl. quadrato di soolo
imponibile. . .
Confina, di quà dell mo, con
«quattro comunità del ito, e, sul
rovescio della stessa giogana, con nove co.
L'accarnio sutore di un articolo di ste-
Listica inserito nel Giornale agrario te-
scano (T. IK. n.° 34) ha fornito al pub
blico varie notizie, di alcune delle quali
io pure mi gioverò. Egli, a proposito
della projezione di questo territorio, l'as-
somiglia alla forma di un pempano di vi-
te, di cui la sezione del vill. di Bruscoli,
, paò dirsi la base, ossia l'angolo
pintvialicai della siena Agere.
A lev. il territorio di Firenzuola con-
fina con quello della comunità grandu-
cale di Palazzolo, mediante la cresta dei
200 FIRE
i del Cerro e di Momigna, il monte
del Fabbro e il Cimone della Bastia. Di
costà scende nella Valle del Santerno pel
rio dlell’.A/pi rino al suo sbocco nel torr.
Do quale torr. rimonta pieganilo
da ostr-scir. per arrivare sulla cri-
niera dell'Appennino che divide la Roma-
gna dal Nugello. Giunto al borro della
Serra il terri. di Firenzuola lascia la
comunità di Palazzuolo e va incontro a
quella del Borgo S. Lorenzo, con la quale
fronteggia camminando da lev.a pon. lun-
go la giogana, dal monie Paganico sino
alla fonte ai Preti sul giogo di Scarperia.
Là trov confine dal lato di ostro con
la Com. di Scarperia, con la quale per-
corre a sett. dell antica strada maestra
la cresta dei poggi che propagansi dal
Te por Fine Mine le CI draci»
ta, Castel-Guerrino e Spazzavento sino
al Afonte di Fò sulla strada R. Bologne-
se. Costà cessa la Com. «di Scarperia, e
sottentra quella di Berberino di Mugello,
il di territorio è confinato «da quello di
Firenzuola, da primo dalla parte di pon.
e lib. mediante la strada postale, a parti-
re dall'osteria del Afonte di Fò sino a S.
Lucia dello Stale, in seguito si volge ver-
so ostra, e poco stante a pon. sino al di la
della Cascina Lenzoni, giù dei
Cistercensi, detto lo Stele, sull'antica via
di Barigazza,di Sparro,di Castigli
Gatti, di Piano, di Monte Ridente, di Ca-
stel dell'Alpi e di Mongidori, pesi si-
tuati » pon. della strada R. postale di
Bologna, mentre a lev. della strads me-
desima il territorio di Firenzuola tocca
i comuni di Campeggio, di Gragnano, di
S. Benedetto, e di Querceto, villaggi tutti
della diocesi e contado di Bologna; men-
tre dal lato di grec. là dove il territorio
di Firenzuola Jambisce la valle superiore
del Sellaro, e quindi ritorna in quella
del Santerno, ha di fronte la contea Imo-
lese di Tossignano, fino a che arriva al-
la dogana della Faggiuola, dove ritrova
Ja Com. di Palazzuolo.
fatta menzione delle ragioni che
la hedin de' Cistercemi di Settimo aveva
nello Stale, e della causa traliata e vinta
im Bologna nel 1358 dal Costume di Fi-
‘renne, il medesimo storico Matteo Villani
tra i due Stati limitrofi,
e posti per mess. Alderighi
da Siena arbitro in tra i detti Comeni.
I termini assegnati furono i seguenti:
« Il Mulinello a piè di Pietramele
» compreso nel territorio fiorentino,
rigazza. il Poggio del fuoco e quello
» delle Falli, e mezzo Monte Beni, e
» Sasso Corvaro, (Sasso di Castro) eil
» prato di Barigazzo » (Croe. Lib. VIIL
c. 95).
fa generale il territorio di Firenzeola
è montuoso ed alpestre, intersecato da an-
gusti e profondi valloni, e bagnato da di-
versi torrenti, molti dei quali divengono
fiami, e vanno tutti a tributare le loro
acque nel mare Adriatico, [1 solo fiume
Santerno che nasce sopra le balze sciten-
trionali del Monte Fò presso la Futa, at-
travena da lib. a lev., e porcini a gree.il
territorio di questa comuni un tra-
gitto di circa sa miglia. Gli rendono
tribato in questo primo corso, a destra i
torr. Fiolle © Rovigo, e a sinistra i due
Diaterna , il rio Barondoli e altri borri.
La maggior lunghezza di questo territo
rio è di miglia 16 a xo circa, la maggior
4
prof. pad.
Scuole Pie, sono i seguenti:
Montoggioli sopra Pietramala,
si alza sopra il livello del
mare Mediterraneo. br. fior.
183
Sasso di Castro . . . . »a157
Monte-Bcui «+++ sari
Castel-Guerrino. . . . » sgra
Monte-Coloreto, 0 Coloreta. » 1648
Varco della Futa sulla strada
R. bolognese, alla dogana. » 1560
La struttura geognostica di questo ter
ritorio, esaminata lungo il fiume Sen-
terno, presenta una profordla e continuata
sirutificazione quasi orizzontale di gras
dissimi lastroni di grès secondario. La
loro formazione risulta da un deposi
arenaria micacea con più calce ed argi
di quella contenuta nella pietre forte di
Firenze, e nei macigni che affacciansi in
gran copia nella pendice meridionale de
l'Appennino toscano.
Una tale varietà di grès o sia di are
maria marnosa lungo il Santerno, è mol
tissimo conforme a quella che incontrasi
nelle valli transappennine dol Seuio, dell
Lamoue, del Marzena, del Montone, dei
tre Billenti e del Savio, siccome fu già
avvertibo agli artieli Tosca-
Dosadlere cita 1 aveà luego
nuovo agli articoli Mer
di schisto marnnso, 0 di bisciajo.
Lungo il torrente Wiccione, tributario
del Zovigo, si presenta una qualità di
schisto argilloso nero-fume, friabilisi. to
mo, e sparso di migute perticelle mi. q:
cacce che gli danno un lustro setaceo,
I monti però situati a settentrione di
Fivenzuola, (fra Pietramala e Caburaccia)
si mostrano coperti d'una specie di calca-
re dolomitica, semigrazone pellncida e
biancastra; mentre nel rovescio delli
viessi monti, presso le sorgenti del fiume
Sillaro, emergono rocce massive di un
ofiolitequarzose-diallagica, che si usa per
far macine da mulino; alla pietra
i peesani danno il nome di Aeltesca dal
luogo d'onde la scavano.
Allo stesso genere ofiolitico «partie.
ne l'esteraa cesatura di Aonte-Beni e del
Sasso di Castro, due monti a pon.e maesir.
di Firenzuola. Sono cui coperti di di grandi
massi sconnessi di uua specie di breccia
diallagica e feldspatica sparsa di filoni di
candide quarso jaliso, ricchi di cristalli
* di ferro solfurato. A colesta roccia serve
di contorno wna specie di disspro siliceo-
urgilloso, di color rosso-bruno incrostato di
ossido di manganese < di cristalli di que
n0. Ved. Casro (Sasso si) e Mosra-
bal greto del torrente Wialla presso la
sua confluenza nel
desto Praline she è a un quieto dl n
a ostro di Firenzuola, trasuda ui
e minerale fredila, lesgermente aci-
solforom e bile, ma in tanta
piccola quantità che sarebbe diflicile po-
dersene prevalere per uso di bagni.
Eguali, se now più scarsi indizi d'an'
prose
presso allo sbocco
«el torrente ZMorige, sollo le rovine del
Santerno, al luogo
così detto Castellascio, e circa due miglia
2 lev. di Firenzuola.
Dell'Aegua buja, e dei Fuochi 0 terreni
ardenti di Pietramala. .
D'indole, e natura diversa dall'acque
minerali testò accennate è l'Acqua buja
di Pietrumala. Consiste questa in una
piccolissima pozza dogua, situata in un -
avvallamento, o. {rapposta tra Mon-
te-Beni e Moni
lib. di Pietra
lle fiamme tramandino sensibile odo-
re di zolfo, di petrolio, di bitume, o di
altra sostanza consimile.
Mezzo miglio più Lungi di la verso er;
esistono da tempo assai remoto i terroni
ardeuti ossia i fuochi 'ietrumala. Oc-
cupano essi uno spazio di circa qualtro
braccia di diametro su di una piuneg-
giante pendice, framezzo a una rocci
spettante a una varietà di arenaria gal
strina, poco lungi di li un for.
gio che gli sovrasta dal lato di gree. sia
compnsto di calcarea dolomitica. — Nel
eitoosoritto dalle fiamme, i sassi di
l' arenaria, subiscono una coltura, e
di grigiosi cangiano in color di mattone,
come se fossero esposti al fuoco lento di una
limes La terra che contorna lo spazio
rtiene alla siena specie di
prin si , di tinta uerasira, leg-
Germente ‘tnivon, @ quasi sciolta iu re
ni
Le fiamme bono costanti, meno il caso
di un vento impetuoso che le vofoghi; po
co apparenti di giorno, si mostrano visi
bilissime anche da lungi di notte. Esse si
alzano ordinariamente da terrà circa va
st’ultimo fenomeno fa avvertito pure dal-
lo siorice sassone Lorenzo Scradero nel
suo viaggio fatto in Italia dopo la metà
det secolo XVI. (Lava. Sonnaneni, Afneu-
mentorum Italiae Libri IV)
Non ti sono corsi di acqua che avvici-
mino tanto questi, quanto i fuochi dell’
4egua buja, Il fiuido aeriforme infiam-
292 FIRE
mabile che gli alimenta, tramanda
pero adore bituminoso, o di petroli
chè da gran tempo è prevalsa l'opinione
che questa sostanza unita alla decumposi-
zione dei solfari di ferro, sin la causa
principale e l'origine dei terreni ardenti
di Pietramala.
Al cel. ab. Ambrogio Soldani, che vi-
sitò questa località nel 1785, sembrò di
sentire tramandare dai fuochi ardenti di
Pietramala qualche odore di petrolio; ma Prud
in quelli dell’ 4ogue bufa nou vi scuoprì
alcun sentore, donde egli concluse, che dai
minando la stessa località, sentì a una
piccola distauza l'odore nauseante del
petrolio, sostanza che realmente egli ot-
denne in qualche dose dall’ analisi che
instituì sulla terra de’ terreni ardenti di
tramala. Avvegnache libbre 5 terra
estratta d’attorno ai detti fuochi gli die-
dero circa un denarodi petrolio, dell'acid,
idroclorico e solforoso, pochi solfati, e una
piccola dose di borato di magne:
Tali fenomeni, di cui si trovano nel
rovescio dell'Appennino toscano alcuni
altri esempi, e segnatamente nei fuochi
di Portico, e nel gus idrogeno che svilup
pesi dalle acque termali di Bagno, richia-
mano l'attenzione del geologo in cotesta
contrada;sia per contemplare la formatio-
ne del terreno sulla schiena di quell Ap-
pennino,il quale sembra, come dissi, di-
verso da quello che costituisce la sun
pendice dal lato del Mediterraneo; sia
per i corpi organici che vi si racchiudo.
50; sia perla pece montana, che dalle fen-
diture talvolta (come vedesi presso Marra-
di) trasuda, quanto ancora per le rocce mas-
siveo plutoniane che di la emersero, e pre
cipuamente nel distretwo di Firenzuola,
fenomeni tutti che concorrere a
spiegare quello de'sollevamenti parzi:
e di epoca posteriore ai depositi
di cui incontransi esempi assai frequenti
mei erappi dei monti lungo il litiorale
toscano. — Med. Aura Arvana, Anosstano
(Monte), Arrannino Toscano, Cammotta
i Mantua, lsora nes Essa, Mostri Pr
sam e Lavonnea: ec.
Dalla statistica sopramenzionala risul.
ta, che nella superficie del territorio di Fi-
renzuola nell'anno 1834 vi possedevano
FIRE
Jeg- da 1521 proprietarj. Esso fa calcolatori.
partitamente nel modo seguente»
+ «quadri. 56,11
VARE RT;
++ + + » 1723995
Lee ee gta
Selve di Castagni . + » 846998
Prato . . 0.0... » 5865
Sodaglie a pastura . . . »24258,31
lotti diversi . . . . » 154967
Fabbricbe . . . . . . » 152,3
Beni esenti per legge . . » 10866
Superficie Tau, fossi e
strade. . . . . . + » 269265
Totale guadr. 8017415
Attualmente due sole strade rotabili
ino pel territorio di Firenzuola, cioè
regia bolognese, che fu aperta nel 1753,
eche attraversa il territorio di Fi
dall’osteria del Monte di Fò sino al coo-
fine delle Filigare. L'altra via che è co
munitativa, parte da Firenzuola, e sboo-
ca nella suddetta strada R. presso la po
sta del Covigliajo. Il nomignolo che porta
Fia povera, rammenta i tempi di care
stia e di tifo, in cui fa costruita (anso
1817) per dsr lavoro ai poveri.
Due altre strade comunitalive sono st-
tualwente in costruzione; a una di ese
non manca che una porzione spettante alla
limitrofa Com. di Scarperia per mettere
in comunicazione diretta la Valle del
Santerno con quella della Sieve, mediante
il giogo di Scarperia. L'altra via, che si
lavorandosi, deve condurre dalla strada
a pel crine della montagna della Ra-
dicosa al villaggio di Piancaldoli, onde
iù per Castel di Rio a Imo-
Itre strade sono mulattiere.
questa contrada è rigilo
pechi panti
alligni e fruttifichi l'ulivo, e che riesca
meschina la reccolta dell’uva e dei gelsi,
come pure quella di una grem perte di
frutti. Sappliscono invece le copiose rac
colle di funghi, e quella recentemente
dei tartufi.
aria di Firenzuola per quanto sia
umida anziche nò, in vista che il paese
FIRE
trovasi circondato da tre corsi d'acqua,
cioè dal fi. Santerno, dal rio Barondoli, e
dalla gora dei mulini, può dirsi però selu-
bre. Tale lo manifesta l'aspetto de’ suoi
abitanti, e il sapere che un solo medico
condotto può riparare cura di tutti
gli abitanti della Comunità sparsi in una
superficie di circa 100 miglia quadrate.
Ciò non ostante si rimarcano in Firen-
tore dell'art. statistico già rammentato,
osservò che la demenza è un fagello che
affligge più che altrove 1’ uomo in quest’
angolo della Toscana. Avvegnachè nella
Comunità di Firenzuola si sogliono con-
tare setto individui fra tulta la sua po-
polazione attaccati da tal malattia e que
sti generalmente a ‘tengono a lie
dimoranti nelle pilolevate situazioni,
Si fa in questa, al pari che in altre Com.
dell'Appennino toscano, un gran conto
della raccolta delle castagne, masi ha po.
ca cura delle piante che le producono. I
prati e le pasture naturali alimentano nu-
merosi branchi di bestiame lanuto e bo-
vino, e costituiscono una delle maggiori
risorse iali. Ma questa pure viene
diminuita dalle spese occorrenti per le
fide nella stagione invernale, essendochè
molti pastori conducone i loro greggi nel.
la Maremma.
Esistono nel territorio comunitativo di
Fi
cole. — Dal bosco si ritrae è) che
l'alimento delle pecore, Îl'leguiime per
da poco in qua và introducendosi il bo-
sce ceduo nelle località più facilmente
ibili, cui accresceranno valore le
strade roisbili sopra ramsmcatale, onde
È limitata a poco più di ua quinto di
tutla la superficie territoriale la terra la-
Voraliva a seme, e questa ogni (triennio
conta un anse di ozio, per la ragione
» che
ia che si dedicano all'a;
sissime sono quelle che si applica
qualche mestiere, o arte d'industria ma-
mifattariera.
Sebbene | il territorio di Firenzoola sia
percorso da molte correnti ua, pochi
sono gli edifizj che ne prot profitto,
opponendovisi la mancanza, di buone
strade. Vi si contano 58 mulini quasi
(atti di un palmento, una tintoria, vua
Gualchiera ed una polveriera.
La caccia si riguanla come un oggetto
di distrazione piuttosto che di profitto. La
raccolta de'funghi fornisce alle opportune
stagioni un piccolo mezzo di lucro alla
vera gente. Anche la recente comparsa
Rotante bianchi e meri, dovrà valutarsi
come una delle spontanee produzioni di
cotesta conlrada.
I Regolamento comunitativo locale è
in data dei aa. genn. 1776. Riduce eso
Gli antichi 25.comunelli a 27
più due frazioni li, la di
chiesa è situata fuori di questa Co-
munità.
Per l'istruzione pubblica seppliscono i
maestri del seminario, ‘pochi
fuori degli ecclesiastici frequentimo le
scuole. La Comunità per altro mantiene
tn maestro, un medico ed us
Hanno luogo in Firenzuola due
annue ed un mercato settimanale. Le
me si praticano nel lunedì della Pusqui
di Pentecoste, e nel 34 di Agosto. I se
condi, che cadono riel giorno di lunedì,
risalgono all'origine del castello. Il mag-
giore commercio N
napa di Bologna, in
minuto, e in granaglie provenienti in
gran parte dallo Stato Pontificio,
Firenzuola è residenza di un. Vicario
R. di quinta classe n
rta classe, l'ingegnere
Miicdea Palazzuolo, l'ufizio della Conser-
vazione delle Tpoteche a Modigliana, quel.
lo del Registro al Borgo S. Lorenzo, e la
Ruota a Firenze.
3a
294
QUADRO della popolazione dello Comunità di Fissnzvor4 a tre epoche diverse.
ione
nn
Anno | Anno |Auno
aj [S. Giov. Battista, Pieve
Covigliajo Ss. Matteo, Cora
Fruzsuota |S. Giov. Battista , Pieve
Frena IS. Maria, Prioria
Monti |S. Michele, Cura
Moscheta IS. Pietro, già Abbazia
Peglio IS. Lorenzo, Cura
Pellegrino (S.) |SS. Domenico e Giustino
) [Scippellania, Curata."
Pianealdoli IS. Andrea, Prepositura
Pietramala IS. Lorenzo, Pieve
Rapezzo |S. Stefano, Cara
Rifredo IS. Maria Assunta, Prioria
Santerno |S. Pietro, Cora
Ti È Patrizio; Prioria
!S. Bartolomeo, Cura
|SS. Iacopo e Cristofano, Cura
Somma N°6474 N°625:
Frazioni di rorotazione provenienti da parr. situate fuori di Comunità.
Nome dei luoghi Titolo delle Chiese Comunità in cui sono
situate le Chiese
Stale IS. Lucia [Barberino di Mugello n
Caserta di Tiara Visit della Vergine Maria|Palsesuolo s
Teraz Abitanti N‘
FITT
FIRIDOLFI (MONTE) in Val di Pe.
sa. — Zed. Moxre-Finiotri.
FISCIANO ( Fisianum ) nella Valle
jese.—Cas. nella parr.
di S. Giovanni in Val-
Dioe. di Pistoja, dalla qual città è circa
4 migl. a grec., Comp. di Firenze.
- Risiede in costa alle falde merid. del
monte di Fonte-Taona nella vallecola per-
cora dal torr. Bure. — A questo luogo
di Fisciano risce una carta della cat-
tedrale di Pistoja del 1084 (14 febb.) ri-
guardante quattro poderi che il conte
Gaglielmo Bulgaro figlio del fu C. Lot-
tario, stando Fucecchio, donò al vesc.
Guido per la sua cattedrale di Pistoja,
i quali poderi ano era posto in luogo det-
to Fisciano. (Zucca Inecd. Pistor.)
Anche nella doi
to e ai suoi compagni del monte di Val.
lombrosa , vi aggiunse, fra gli altri pos-
sessi situati lungi da quel monte, due pre-
di, uno dei quali posto in Fisciano, e
l'altro a S. Zoro. (Uontnu, in Episc.
Faesul.— Sovoani. Histor. Passinian.)
FITTO DI CECINA nella Maremma
volterrana. — La nuova colonia e borgata
del Fitto di Cecina, sorta quasi per
canto dopochè comparve alla luce l'art.
Crersa { Frrro pi) della presente opera, mi
obbliga a ritornarvi sopra per darne mag-
gior comlezza, e rettificare alcune espres-
sioni relative al casamento di bocca di Ce-
«ina per non doverlo confondere con quel-
lo del Fitto.
Porta il nome di Fitto di Cecina un
palazzetto fallo costruire sulla ripa
stra del fi. Cecina, lungo la via R. marer
mana (sntica Emilia di Scauro) dal Gran-
duca Ferdinando L fru il 1590 e il 1594,
un poco al di sotto di un ponte di legno
eretto alla stessa epoca e dopo pochi lu-
stri rovinato.
La Casa de’ Medici Ta costà mol-
ti beni anche prima che diveniae regnane
te: altri ve ne aggiunse nel secolo XVI
per acquisti fatti da Cosimo I uel 1548,
€ da Francesco I nel 1579. Anche la Gran-
duchessa Eleonora nel 1548 prese in af-
fitto per l’annuo canone di scudi 200
tutti i terreni spettanti alla comunita di
ibbona.
All'estinzione della dinastia Medicea fu
FITT 295
ordinata la vendita di tutte le terre com-
ponenti la Fattoria della Cecina, ed il
senstore Carlo Ginori ne fece l'acquisto
per contratto del 27 novembre 1738. Poco
dopo lo stesso Ginori, comprato che ebbe
dal marchese Carlotti il marchesato di
parbella, e aggiunti altri terreni, per ac-
quinti fatti da varii proprietari, ottenne
lat Granduca Francesco II, con diploma
del 37 giuguo 1739, l'infeudazione dei
esi di Guardistallo, di Casale e di Bib-
Bone, con facoltà al feudatario di riunire
sotto una stessa giurisdizione i 4 castelli
e pertinenze annesse, compresa la colo-
nia di Cecina ch'era per formare, con-
cedendogli a titolo oneroso l’affrancazio-
ne di quel territorio.
Con tali ed altri
1 vasto progetto che meditava, col bonificare
) palustre suolo. Egli per-
celebre idraulico Bernar-
il quale suggerì, che si
acavasse primieramente nel piano di Bib-
bona un canale quasi parallelo al lido del
mare, a partire du) punto più profondo
del padule, ch'era allora fra la Cecina e
la gora della Magona, affinchè quelle ac-
que potessero sboccare nel fiume! Predetto
presso alla sua foce in
sì fatto modo venissero a riunirsi ei
lo alveo i due torrenti, o fossi, den
delle Zane e della Madonna, i quali
devano nei marazai e paduline spore per
bo:
un anno sulla riva del mare
presso la foce di Cecina furono edificati il
vasto casamento della nuova colonia e
ire ai villici chiamati dal regno di
Napoli e da alire contrade. — Nel tempo
steso fu posta mano a prosciugare ip
duletti del piano «li Bibbona c della
quantina, sì dicioccarono molte terre in-
colte per ridurle a sementa; s'i
sero delle piantagioni di ulivi, viti e piop-
pi, e si suddivisero le terre da lavorarsi
ai respettivi coloni. Tale si mostrò l'at
tà, con la quale si progrediva in quel-
trapresa, che i colti a terreni prepe-
rati per la sementa del grano, all’epoca
del 1738 erano di sole saccate 353, men-
tre nel 1753 si trovarono aumentati sino
a saccale 2000.
206 FITT
Era pere intenzione del march. Ginori,
oltre a far prosperare l'agricoltra nella
culonia della Cecina, incoraggirti il com-
mercio coll'introdurvi le arti, le manilat-
ture e la pesca dei coralli.
Ma nel tempo che si poneva mano a
tanti progelti, ncl mentre si sostenevano
ime spese per dar compimento a
così vasta opera, fu pubblicata la legge
del a1 aprile 1749 sopra i feudi e i feu-
datari, la quale puralizzò tutte le speran-
ze del ‘marchese Carlo Ginori, richiaman-
perante tutti i suddi
Dové pertanto il Ginori offrire al gover-
mo la retrocessione di una vasta
sione, che per l'eflicaci di lui cure in
cominciava a variare di aspetto.
La restituzione del Fitto di Cecina fu
accettata dalla log gie? nome del Gran-
delle Tistose spese da lui fatte in cote-
sta vasta, incolta, allora deserta e malsana
pianura.
Dopo tal epoca la tenuta del Fitto di Ce-
cina fu proprietà dello scrittojo delle KR.
possessioni, del banchiere Sassi e di altri;
quindi tornò intieramente nei ssi
lella Corona, sino a cle nel 1634, dupo
facilivuto il transito per questa contra
da mediante il bel ponte di legno sul fiu-
me Cecina, e la contimuazione della strada
A. maremmana aperia con sovrana muni-
ficenza, sulle tracce dell’Emili Scauro,
fu concesss in enfiteusi perpetua una par-
te di quelle terre a diversi privati con ob
bligo di costruirvi case coloniche, e di sta-
dai respettivi coloni, e alcune di esse con
doppia famiglia. Preso il raamentato
poute trovasi giò una parte di tali abi-
tazioni poste a piccola distanza fra loro,
FITT
ta una rivendita di sale e tabacco con di-
verse osterie, oltre l'albergr in cui da gran
tempo fa convertito il ensamento del Ti
to. } guverno inoltre ha concesso l'in.
troduzione di una fiera annua, la quale
fa gperare che. ia per cere di qualche
itrofi stante la centra-
pa
lità del nuovo Retta Cecina, dove forse
un giorno si vedrà anche un mercato set-
re 30 case saranno per fahbricursi co-
stà nel periodo di soli di
tre gli allendenti a tali acqui
numero maggiore delle concessioni.
Si è cominciata con buon successo la
cultura delle viti, dei gel
punto anche degli oiivi.
tificiale, sia di lupinella, si
dica, vi è stata introdotta, dall'efietto
diniostrata della massima utilità.
Il bestiame hovino non più scorre li-
beru nente vagando per quella piannra ,
siccome nei tempi andati, giucché a quello
è stato sostituito il domestico, di cui già
son» ripiene le respettive stalle coloniche.
Ma ciò che più dogni altro deve con-
solare è, che l'esperienza di due anni cor-
tinui ha dimostrato non essere quell'aria
insalubre quauto si era temuto, mentre
famiglie provenienti da luoghi interni
montuosi e di aria fina, vi hanno passuto
due stagioni estive bastantemente in sa-
Jute, e quanto sogliono goderne gli abi-
tanti della pianura pisano.
Ad oggetto di riparare all’iatroduzio
ne dell'acqua salsa presso del Tombolo,
ima , se non forse unica
endemica delle pianure ri-
correnti al mare, sarebbe necessario che
l'amministrazione si occnpasse delle due
foci, della Cecinella e dei Capo-Cavallo,
applicandovi cateratte mobili, siccome con
evidente vantaggio si viJeai enspi nostri
eseguito al Cinquale presso il lago di For-
ta, al Fiume-morto Pietrasanta, 0
pre- alla Fiumara di Castiglione della Pe-
muovi possidenti per ottenere 0 stanziare
costà famiglie coloniche. Un fabbro fer-
rajo vi si è domiciliato dopo averti fab
Iricata una comoda casa, Vi è stata aper-
scaja—Così questa contrada che fu la
‘ma porzione della Maremma toscana boni
ficala e ripopolata, potrà servire di ben
augurato preludio ai miglioramenti che
con mezzi più estesi si vanno attualmen-
te operando dal magnanimo principe che
FIUM
dirige a sempre migliori destini la To
scana.
FIUZIANA, FIUMARA ( Zivizre di Fi
Francesi) —Nc.ne generico dato ai maggio-
ri torrenti che scendono dalla schiena dell’
Appenninu; come la Fiunana della Vel-
Je, tralasciato lo specifico di Acereta, la
'iumana del Frerlozio cc. Anche l'emis-
sario del Padule di Castiglion della Pe-
senja vien designato con lo stesso vocabo-
lo di Fiumana, o Fiumara.
FIUME DI GATTAJA (S. FELICITA
21) 0 S. Fatscrra a Garasa nella Val-di-
Sieve —Chiesa filiale della pieve di S.Cas-
siano in Padule, con l'annesso di S. Mar-
tino al Pagliereccio, nella Com. Giur. e
circa 4 migl. a sett. di Vicchio, Dioc. e
Conap. di Firenze. ,
Que-to luogo ha preso il nomignolo
dalla rocca di Gattaja, e dal torrente omo-
nime, altrimenti denominato il Cutur-
fiume Muccione. La sua chiesa
parr. risiede nel fianco merid. dell’ Ap-
pennino di Casaglia alla destra del torr.
MYuccione, 0 Coturn:, sotto le rovine della
rocca di Gattaja.
Non è da confondersi cotesta località del
Fiume di Gattaje con quella del Castrum
Flumen, castello donato nel secolo XL ai
vescovi di Fiesole dai Longobardi del Mu-
gello, e quindi confermato ai vescovi fieso-
lani dai pont. Pasquale II (anno 1103) e
da Innocenzo IT (nano 1134). Avvegnachè
il Castel di Fiume era posto dal lato me-
ridionale della Val di Sieve, nel piviere di
S. Cresci in Val-Uava, la dove esistono le
macerie di un castelletto che diede il tito-
Jo alla perr. di S. Stefano el Fiume, dal
vicino torr. Fistona. La qual cura.di S.
Stefano nei seroli posteriori fu ammensa-
ta a quella di S. Anssno a Monte-acereja.
La rocca di Guitaja innalzala sopra
una delle creste «lell'Appennino era pos-
seduta dai conti Guidi da Battifolle quan-
do nel ing1, uno di que' dinasti, mili-
tando coi Fiorentini, venne costà ad oste
contro Manfredi figlio del Conte Guido
Novello per avere questi ribellato alla
Rep. il vicino
Vittam Cronic. lib. VII c. 150).
Già a quella suddetta età la bedia di
S. Naria a Crespino, di cui i Conti Guidi
erano commendatarj, possedeva beni in
Gattaja, siccome rapporto al casale di
Fiume vi tenevano pedere e giurisdizione
d'Ampinana. (G. bocca
FIUN
297
care in ogni parte la confinazione dell'Al-
pe medesima e la giurisdizione sa di quel-
la, come pure sul distretto della parrocchia
di S. Felicita nel fiume Coturno.
Finalmente nel 12 giugno del 1301 i
popolani di S. Felicita nel fume di Co-
turno giurarono fedellù al procuratore cel
vescovo Antonio stando nel poggio di Ca--
stel-Potente, che dichiararono essere anche
questo un castelluccio della mensa vesco
vile di Firenze. (Lawt, Mon. Eecl. Flor.)
taja patto contava 544 abit.
Fiunz (8. Sreraxo at) in Val-di-Sieve.
— Chiesa parr. distrutta e aramensata alla
pedi S. Ansano a Montaceraja, piv. di
Cresci in Valcava, Com. Giur. e circa 3
mig. a ostro del Borgo S. Lorenzo, Dioc.
e Comp. di Firenze. — Wed, Frome Di
Garrana.
FIUME MORTO nel Val d'Arno pisa-
no.—S' intende per Fiume Morto quel
canale maestro che, lungo la destra ripa
dell'Arno, attraversa la pianura pisana, a
partire da Caprona. — Esso porta nelle
varie sezioni del suo cammino altrettante
denominazioni; poichè dalla sua origine
fino all’intersecazione del fosso di Ri;
fraita col Fiume Morto, questo appellesi
Fossa Vicinaja; di la fino alla ina
dell'Acqua prende il nome di Fossa di
Maltraverso, dicesi Fossa di Scorno
fino al ponte della Sterpaja, dove inco-
mincia a nominarsi Fiume Morto, conti-
mundo così fino al suo sbocco in mare.
'utta la campagna interposta fra l'Ar-
no, il Serchio Monti Pisani confluisce
nel Fiume Morto ; il quale una volta im-
el Serchio, ed ora ha la sua foce
propria. Fu pensiero del matetastico Ca-
stelli quello di voltare lo scolo di questa
qmperna direttamente nel mare, proget-
to che ad onta della contrarietà riescì feti.
cissimo in guisa che da quel tempo in poi
questa già pelustre pianure ha preso un
298 FIVI
miglior aspetto, essendosi a pocoa poco con
ipuri mezzi agrovomici spurgali e assai
come quelli dli
ristretti diversi paduleti
Ae di Asciano, e
gai di S.Giulixno.
1 mautenimento del Fiume Morto, e
de'suoi influenti per tutta la sua lun-
gbezza fu sempre a carico dell'Ufizio de’
Fosi di Pisa. — Wed. Fussa-Ccccna, c
Fossa-Viciaza.
FIUNE-MORTO di Pietrasanta. ed.
Fosso verte Paara alla marina di Mo
trone.
FIUMI (NADONNA DE'TRE?) in Val.
di-Sieve, Cas. che ha preso il nome da un
devoto santuario sulla stra rovinciale
faentina, nel popolo di Ronta, Com.Giur.
* @5 migl.a seit-grec. del Borgo S. Loren-
20, Dioc. e Comp. di Firenze.
Questa chiesa costruita a tre navale ri-
siede a mezza costa dell’ Appennino tra
Razzuolo e Casaglia sulla ripa destra del
torr. Elsa. — Costà concorrono nell'estiva
stagione molti devoti da varii paesi per
venerare una devota antica immagine del-
la B. Vergine che vi si conserva.
FIUMICELLO (S. MARIA A) nella
Valle del Rabbi in Romagna.—Cas. che
diede il titolo a una parr. nella Com.Giur.
e circa 5 miglia a ostro di Premilcuore,
Dioc. di Bertinoro, Comp. di Firenze.
È posto nella pendice settente. della
montagna di Falterona sotto le sorgenti
della fiumana tributaria del Rabbi, detta
il Fiumicello, dalla quale prese nome il
suo popolo, attualmente aggregato alla
cura di S. Niccolò al Castel dell’ Alpi.
Fu la chiesa di S. Mariu a Fiumicello
della badia di S. Benedetto in Alpe, stata
confermi quel monastero dal pontefice
Cellisto II con breve del 13 aprile 1124.
— Stante poi un istrumento del 13 giu-
gno 1360, lulto in Premilcuore, l'abate di
S. Benedetto iu Alpe diede a livello la
suddetta chiesa ed i suoi beni per g anni
al rettore della cura di S Lorenzo di Pre.
milcuore con l'onere annuale di una can-
dela di due lilibre, cou doverla ufiziare
e pagare le collette. ( Ancs. Dirc. Fiox.
Carte della Badia di Ripoli ).
FIVIZZANO (Firisanun, Firizanun,
Fosum Vinsucoraz Bosoncm) in Val-di- fc
Magra —Terra nobile, grande, ben fabbri-
cata con mura castellane, capo luogo di
comunità, residenza di un vicario regio
FIVÌ
nella Dioc. di Pontremoli, già di Luni-
Sarzana, Comp. di Pisa.
È situata alla sinistra del fiume Rosaro
disotto alla confluenza in esso del torr.
MHommio, sopra di un pianeggiaute con-
trafforte che scende nella direzione di
erec. a lib. dal giogo dell'Appennino ap-
pellato l'A/pe di Mommio. È attraversata
dalla nuova strada militare che dalla Lu.
nigiana per Cerretto dell'Alpe guida a Mo-
dona, ed ha vicino un terzo di migl. a
grec. l'antico castelletto della Verrucola.
Fivizzano trovasi fra il gr. 27° 47”
long. e il gr. 44° 14’ 4" latit., a un'ele-
vatezza di 724 br. sopra il livello del 1na-
re Mediterraneo; 24 migl. a scir. di Pon-
tremoli per le nuove strade rotabili, 20
miglia per le vie traverse, 14 miglia da
Bagnone nella stessa direzione, 14 a sett
di Carrara, 12 da Fosdiuovo, e circa 16
da Sarzana, entrambi questi ul-
timi situati al suo libeccio.
Il nome di Fivizzano non figura ch'io
mi sappia in documenti anteriori al 1200;
che perciò è una mera congettura quella
di coloro, i quali fanno di questo pacse
un corrispowlente del Ziracelum di To-
lomeo, e i suoi monti specificano per î
monti Violati che sccennò Plinio. La co-
sa meno controversa è, che in cotesta con-
trada si estendeva quella tribù de’ Liguri
etruschi, ai quali, dopo essere stati vinti
e traslocati fra i Sanniti, subentrò nell”
anno di Roma 577
dedotta a Lucca, aggregando così all’an-
{ico municipio lucchese una nuova popo-
lazione di 2000 militari ammessi alla cit-
tudinanza della capitale. A ciascuno di
quei coloni i Triumviri destinati a con-
durla assegnarouo una vastissima esten-
sione di territorio della Lunigiana (ju-
geri 51 e 4 per ogni individuo) corrispon-
dente nella totalità a 103000 jugeri di
terre ulpestri state tolte ai Liguri, sebbe-
i e appartenessero agli Etru-
Hist. Rom. lib. XLI.)
i telli e luo-
In
ghi di
coloni lucche:
desinenza di origine latina, ma i nomi
stessi ranmentano dei padroni, cui quei
furono probabilmente consegna
dai Triumviri, o da altri romi
riormente acquistati. Una consi
rivazione mostrano di avere molti
FIVI
gi del territorio di Fivizzano, e della Val
di Magra, come sono, per modo di es. 4l-
biano, Bolano, Cecina, Cesariano,Comano, ri
Gragnano, Magliano, Marciaso, Turano,
Terenzano, Tenerano, Palerano, Pessano,
ece., nomi dei ni
simili nella Ti
ja, in cuisi dentta di fondi assegnati in
ipoteca a' tempi dell'imp. Traj
loni lucchesi, le di cui possessi
tendevano fino nella schiena dell'Appen-
mino di Veleja. Dondechè non sarebbe
strana cosa il dubitare, che il luogo dove
poi sorse Fivissano fosse stato un fondo
di provenienza di qualche romeno, Ver
sano, 0 Vissano, pamato nei fig] i
da far nascere il composto di Fivi
Ma lasciando ai curiosi tali indagini,
dirò bensì che la storia per molti secoli
sembra muta relativamente a questo ‘im-
portante prese della Lunigiana; concios-
siachè la sua località, fino dall'origine
destinstaa servire di mercatale, per molti
secoli venne com) sotto la giurisdi-
gione del vicino castello della Werruco-
de' Bosi dei feudatarj dei
Estensi, i quali sino dai pri-
mi secoli dopo il mille costà signoreg-
però la Werrucola de Bosi facesse
parte del patrimonio dei marchesi di To
scana, discendenti da Oberto conte del pa-
lazzo sotto Ottone il grande, lo prova il
privilegio dell'imp. Arrigo V concesso
nel 1077 ai marchesi Folco ed Ugo figli
del march. Azzo d’ Este, cui confermò, fra
Ve altre terre del contado di Luui, Fi/or-
tiere, la Verrucola, Cumano, l'Abazia di
Linari ec. Ma intorno alla stessa età, o
poco dopo, i march. Estensi dovettero ce-
dere in enfiteusi il castello della Verru-
cola con il suo distretto ai nobili della
casa di Bosone, mentre nel 1104 fu sti.
palato nel cast. di Verrucola, nell’abi-
tazione di quel subfeudatario, cioò in
Camminata Domini Bosoni.
‘mento, col quale i Benedetti
spero a Reggio affittarono a Oddone
60, per sè e per i suoi discendenti, |
possessione della Corte Nasseta, giù donata
i Reggio. Era
ismantova arrivava simo alle scaturigi-
ni del fi. Secchia, ascendendo dal monte
FIVI 299
Palaredo per la strada usgue in fines The
tei La quale eopresione abbiamo qui
ripetuta ‘per dimostrare, che la criniera
l'Appennino nel medio, come
tuale evo, a partire dalla Luni
alle sorgenti del Tevere, ser
fine fra la Toscana e le regioni transap-
pennine. — Med. Arrannmo Toscano.
Ma per tornare a Fivizzano, dirò, che
queto prese prima del 1300 venne riguar-
lato come un sol corpo e popolazione con
uello della Verrucola de'Bosi, meschinis-
simo castello situato sopra il dorso di us’
la riunione di
zione pianeggiante di
spazi jodità assai maggiore si pas-
seggieri e agli abitanti.
Ciò non ostante Fivizzano anche nei
secoli XIII e XIV continuava a dipendere
dalla Verrucnla-Bosi, non solo per la giuri-
adizione civile, ma în quanto anche alla
spirituale; siccome lo danno a congettura-
re le bolle dei pontefici Eugenio III (anno
1149) e Innocenzio INT (anno raos ) d
li botte
free suo
crsali di quella diocesi, dopo la pieve di
S. Paolo a Venduso, si nominano le cap-
pellante di S. Maria di Pognano e di $.
Margherita del Custel di Verrucola; la
quale ultima sembra che servisse allora di
parrocchiale ui Fivizzanesi. Infatti che
Rella cura di Verrucola anche nel sec. XIII
foue compresa la lazione di Fivia-
zamo, si può ‘dedusse da varii documenti
sincroni,e soprattutto dal lodo pronunzia
Serzana nel maggio 1902., dagli ar-
l'infendazione di alcuni ca-
stelli della Lunigiana, ceduti dai march.
Estensi ai Malaspina, e da questi alienati
a Goffredo vescovo di Luni. Alla quale
sentenza furono invitati a prestare il con-
senso tutti i Comuni e nobili feudatari
delle parti contraenti; in che per la
pre rie dci marchesi Molupine, fra gli altri
fedeli, vi comcorse l'adesione dei signo»
del della Verrucola-Bosi, ossia
di Fivizzano, domini et populus de Veru-
cala.— Questo documento, giova eziandio
a confermarci, che il distretto di Fivizza-
\p- no col cast. della Verrucola nel secolo XIII
riconosceva per suoi diretti padroni i mar-
chesi Malaspina , comecchè da cent
innanzi vi dominame costa la fi
300 FIVI
subieudataria dei discendenti di quel Zo-
sone che abitava in Vi mel 1106.
he giurisdi di Fivizzano, nel primo
istrumento di divise della famiglia Ma-
Derpine celebrato nel 1921 nella città
di Parma fra Carrado l'antico e Obicino
figliodel march. Guglielmo cugino di Cur-
rado, toccò sl marchese Obicino Malaspi-
na con gli altri fewdi di Valuli-Magre si-
tuati alla sinistra del fume.
Mediante una succemiva suddivisione
fatta nel 1175 fra il march. Alberto figlio
del nominato Obicino, e due suoi nipoti
mati da Bernabò e da Isuardo, la Verru-
cola col suo Foro fa assegnata aGubbriel-
lo figlio del march. isnardo, da cui ue-
ro î marchesi Isnando II, Aszolino e Spi-
metta. l’ultimo, che per le sue gesta
marniali si acquistò il titolodi grande, non
avendo ottenuia maschile, lasciò il
suo patrimonio ai nipoti nati dai due
cosicchè i figli di Azzolino ebbero
4 feudi di Fosdinovo, di Gragnola e di
Olivola, mentre Niccolò figliuolo d'Isnar-
do TI divenne lo stipite de' marchesi della
Verrucola e del distretto Fivizzanese.
Era Niccolò uno di quei marchesi di
Lanigiana, che il Comune di Firenze, per
atto pubblico dei 26 sett. del 1404, ricevè
coi suoi feudi in uccomandigia dopo che
ebbe dato prove di affezione alla Rep.
fior. siccome lo provano le sue lettore scrit-
te nell'anno stesso 1404 al comune e vomi-
ai di Carrara. Gli abitanti di quel paese
emendo soggeiti ni Visconti di Milano,
erano invitati dal mar. b. a scuotere il gio-
Go del Biscione, innanzi di vedersi venire
addosso come nemiche le masuade che di-
nel 1418 di Leomanio march. di Gragno-
al vecchio march. di
fatti giunto questi alle maggior età ven-
ne ristubilito dalla Rep. Gar. nei suoi di-
ritti al morchessto di Fivizzano; e fu me-
FIVI
dinnte il patrocinio di quei Repubblicani
che il march. Spinetta IL, dopo aver visio
i suoi feudi occupati dall'oste milanese,
li riacquistò per condizione stipulata in
uno degli articoli nella pece di Ferrara
(aprile 1433).
Per altro Spinetta IL nom fu molto più
fortunato del di lui padre, di cui ebbe a
subire un egual fine, divenuto villima
nel 1473 di uma congiura tramata e con-
sumata dagli abitanti di Fivizzano. Dopo
di che i Fivizzanesi, essendosi dichiarati
di vivere a comune, chiesero protezione
dal governo di Firenze, il quale fino d'al
Jora teneva in alcune terre e castella di La-
nigiama giurisdizione e dominio. Fu in-
viétoa tal uopo a Fivizzano (anno 1477)
mess. Agnolo della Stufa diplomatico di
gran fanta, ad oggetto di capitolare co
quei e per regolare altri politici
negozii relativi a quella contrada. (Mas-
xi, Sigilli-antichi T. XX.)
De quell'epoca Fivizzano comii
divenire capoluogo di un capitinato al
pari di quello di Castiglione del Terziere,
detto poi di Bagnone, con l'autorità e
le onorificenze mesle-ime dell'altro di Sar-
2ana, tre capitanati allora dipendenti dal-
lo stesso dominio fiorentino
La Terra di Fivizzano fu travagliata
diverse volte da ostili incursioni. Nel 1317
dalle genti di Castruccio, che obbligaro-
no il march. Spinetta ospite di Uguccio-
ne della Faggiola a rifugiarsi a Verona;
nel 1430, allorchè fu occupata dall’arma-
ta de' Visconti di Milano comandata da
Niccolò Piccinino; mel 1494 fu assalita dai
Francesi scesi con Carlo VIII nni del-
l'Italia, ai quali servì di scorta il march.
Gabbriello di Fosdinovo; e finalmente nel
1537 Terra ehbe a vofrire un van-
dalico seccheggio truppe spagnuole
comandate dal march. del Vi
L'importante posizione di Fivizzano
allo sbocce di una foce dell'Appennino,
FIVI
taute altre mura di Terre e Castelli , ser-
vono d'ingombro piuttosto che di difesa
alle case ivi racchiuse.
Del resto questa Terra è ben fabbricata
con regolari e larghe strade lastricate,
con una vasta piazza sede del suo antico
€ copiaso mercalo, mentre il pretorio tr-
vasi alquauto lungi di là. Nel centro di
essa piazza havvi una bella fonte stata e-
retta al principio del secolo XVIII.
La chiesa parrocchiale col titolo di pre
positura de' SS. e Antonio, situa-
ta prossima alla piazza del inercato fu re-
staurata, se non fabbricata nta, nel
nel secolo XVI, allorchè i si ri ven.
buone pitture, fra le quali
il miracolo di Lazzaro. Alla stessa età spet-
tano tre buone tavole, già situate nel co-
ro, quella cioè che ruppresenta S. Seba
stiano, un’altra S. Rocco, e la terza una
de ine della Croce.
La chie di S. Giov. Battista, presso
cui fu costruito un convento di Agosti.
miaui Leccetani, esisteva sino dall'anno
1321, sicenme lo provano le carte sincro-
ne di quel monastero irsportate nel R
Arch. Dipl.di Firenze. Lo che starebbe
imfirmare l'espressioni di da stata
collocata in tempi meno antichi presso
Paltar maggiore, a tenor delle quale si
crederebbe questo tempio fondato (forse
restaurato) da Puceio di Duccio della Ver-
rucola, nel mese di aprile del 1336.—Il
t. Bonifazio IX sulla fine del secolo
V concesse lu stessa chiesa ai Frati Fre-
‘miti dell'Ordine di S. Agostino, ad
a del march. Niccolò Malaspina, cui è
dovuta la fabbrica del conveni
La detta religiosa famiglia diale varii
momini distinti, la cui biografia fu data
dall A. delle Memorie storiche di Luni-
giana. Meritano tra quelli di essere segna-
lati mons. Agostino Molari sagrista del S.
Palazzo apostolico sotto i pontefici Gre
gorio XIII e Clemente VIII.
la ch. di S. Gio. Batt. di
mon solo arricchita di sacri arredi e di
sante reliq
1535, sotto il di 1 ottobre, un breve dal
t. Gregorio XIII che sopprimeva la
FEdia di $ Bartolomeo « Linari sul gio
go di quell'Appennino, per ammensare i
suoi beni alla ch. e mon. degli Agostinia-
ni di zano. Quest'ultimo venne sj
presso sul declinare del sec. XVIII c pui
vu
FIVI 5of
convertito in un conservatorio solto la
stessa regola di S. Agostino, attualmente
ridotto in monastero di Benniettine.
a lev. del paese, nel.
Dcara di Cerignano, stat » soppresso nel
passato secolo al pari di quello delle mo-
nache Clarisse del cast. di Verrucola; men-
tre il terzo è tuttora abitato dai France
scani zocenlanti fuori della porta «di so-
me Quest'ultimo fu aperto nel 1440 per
cure del march. Spinetta Il; quinti
stato ampliato nel 1490 a spese del Co-
particolari.
jesina dello Spelalino, situata al
principio della strada del borgo, fra le
piazza del mercato e la porta chiamata di
sopra, si crede che sia il primo spedale
fondato dil march. Spinetta il Grande,
in ordine al suo testamento del 1353; per
quanto le memorie locali lo dichinrino
appartenuto ai Canonici, detti di S. Anto-
nio del Fuoco della Congregazione di
Vienna ‘nel Delfinato, siccome lo mostra-
no le pergamene ili quella Precettorìa per-
vennte nell’ Arch. Dipl. di Firenze, e più
specialmente un'iscrizione scolpita sopra
uel fabbricato con l’arme dello stesso
ine religioso.
L'attuale ospedale capace di 30 letti, e
ben provvisto di menti, fu eretto
nel 1733 dal Commiusario di Fivizzano
Giuliano Capponi di Firenze.
Al mantenimento dei fanciulli esposti
provvedono le rendite dello stesso spe
dale secondo il sistema usato da
degl'Innocenti di Firenze, sistema dimo-
strato fecondo di ottimi resultamenti.
Vi è un Monte pio fondato nel 1588
da un benemerito concittadino Giov. An-
tonio Neri; altri legati pii furono lasciati
da diversi benefattori per dotare cinque
fanciulle l’anno.
La Comunità mantiene per
le Benedettine del monastero di S. Gio.
Battista insegnano gratis alle fanciulle
del paese, leggere, scrivere ad i più essen-
ziali lavori donneschi.
Vi sono pure «lue medici, un chirurgo
e una levatricestipemliati dal Comune.—
Bello e hen decorato è il maderno teatra;
ben fornita la nuova tipografia Bartoli,
39
sos FIVI
la quale ci rammenta una delle prime
stamperie dell'Italia stata aperta nel 1479
in cotesta Terra da tre compagni (comi-
tes) gratuitamente supposti conti della
famiglia Onorati; avvegnachè essi da Ve-
nezia si recarono nella loro patria a Fi-
vitzano, dove impressero in detto anno
le opere di Virgilio, comecchè nell’ enno
appresso ritornassero a Venezia, dove e-
vernno appresa l'arte, e dove nelle caso
di Marco de' Conti, stamperono nel 1474
il Giovenale e il Cicerone de Officiis.
Danno occasione di movimento e di
lucro ai Fivizzanesi due mercati settime-
nali di gran concorso nei giorni di mes-
coledì e di sabato, stantechè quà fanno la
loro stazione lanto i conduttori dei pro.
dotti che provengono per La via modenese
dalla Lombardia in nigina + quanto
Iii si esportano il giogo me
imo dalla Riviera di ante eda Li
sorno in Lomberdie.
FIVI
1 prodotti di suolo, che sogliono abboe.
dare oltre il consumo del distretto, sono
te castagne, il carbone, le legna, il bestia-
me minuto, le pelli, il burrc, il cacio e
LA
POT Paduotria manifatturiera avrebbe bi.
sogno costà, al pari, se non più che in
altri luoghi, di migliorare e di accrescer
si, per emancipare la popolazione il più
che fosse possibile da tanti onerosi e vo
lontari tribati. .
Ciò non ostante, imercè le esenzioni
dalle gabelle, che gode questa porzione
di territorio distaccata dal Granducato,
6 in grazia delle strade aperte, delle leg-
benefiche e protettrici dell’ industria,
e dell'individuo, la Terra di Fivizzauoal
peri del castello della Verrucola, da tre se.
coli a questa parte và ozmora più sumen-
tando di abitazioni e di abitanti, siccome
Treo vedersi dal quadro statistico delle s-
tre epoche qui sotto riportato.
Movimento della popolazione della Trnas Di Firizzavo
e del Casratzo osrsa Prsavcota e tre epoche diverse diviso per famiglie.
(1) Za questo numero sono compresi 34 religiori dei due conventi allora esistenti.
(3) Fecsvano parte di
questo
(3) Ciai, 26 sanache clarisse, e na solo prete parroco.
FIVI
Comunità di Fivizzano. — Ta sn
Gie territoriale di questa Comunità fu cal
colata estende 64043 qualra
quali debbonsi detrarre 2533 per i corsi
di acque e strade. Nell'anno 1833
stevano abit. corrispondenti a
vidui per ogni migl. quadr.
di «uolo imponibile.
delle quali subappennina, e l'altra sube-
puana. La di esse, che è la porzio-
ne maggiore,
poluogo, scende ital fianco une
dell’ Appennino sino alla base
che gi ionale, si
poggia dell'Alpe Apuana, a
cominciare dalle sue radici sino alle più
elevate -reste del Pizzo di Uccello
Monte Sagro. Cosicchè il terr.
nella sua maggior lunghezza, che è di cir.
ca 12 miglin, attraversa da ostro a sett.
tutta la valle orientale della Magra, il
cui fondo 0 talveg è solcato dal fiume Au-
lella. In cotesto fondo il territorio della
Comunità in di.corso vedesi talmente
stringere, che riducesi in alcuni punti a
‘uu’angusta tangente, siccom' è quella da-
vauti alle ville di Alebbio e di Serco.
guano.
Esso confina sul crine dell'Appennino
con la Lombardia, cioè a sett. con il Due.
di Perma mediinte la giogana di Cam
ragbena , a partire dalla foce dell'Alpe
detta di Linari al termine triplice della
Branciola , per dirigersi a lev. verso il
laghetto Sguincio, dove attraversa le più
alle scaturigini del fiume Ensa; quindi
volgendo la fronte a grecale trapassa la
Tecchia de C (grotta ), le cime di
Montauto e di Pietra-Saginda, sino a che
al Afasso delle 4 Croci sottentra a confine
dallo stesso lato sl giogo della montagna
#1 Dacato di Modena. Di fronte a questo si
dirige verso il varco della strada militare,
e di la nile prime fonti del fiume Secchi
€ percorrendo in seguito la giogana del
Ue «di Mommio rasenta l'estremo lembo
lla selva ducale del Cerreto dell'Alpi, an
tempo della Corte Nassete dei Benedet-
tini di Reggio, sino a che arriva sulla
cima di Monte-Mondo. A questo punto, do.
ve nasce il torr. Mommio, il territ. comu-
mit di Fivizzano, volgendo la fronte da
gree. a scir., il crine dell'Ap-
FIVi 303
con la quale percorre di conse
ste dei poggi di Monte-Grosso, della Cro-
ce di Ferro e di Monte di Po, sino a che
arriva nei contorni di Turlago, dove ta-
ia la strada comunilativa fra Casola e
Fivizzano: quindi passa per Terenzano,
dopo di che entra nel borro di Sercogna-
no, e lungh'esso arriva nel fiume Aulella.
A colesta tangente il territorio Fivizza-
uese rimonta per breve tragitto verso lev.
il corso dell’Aulella;
a grec. oltrepassa alla
per entrare nella sezione subapuana. Costà
dirigendosi contro la corr. del torrene
Lucido di Equi; quindi rimontando il
profondo fosso suo tribut rio, denominato
il Solco, giunge con esso alla ripida pere-
te del Fisso d'Uccello. Sormontata quell’
altissima cresta dell'Alpe Apuana, sotten-
tra a confine su quella sommità dal lato
di lev. la comunità di Minucciano , spet-
taute allo S a:0 di Lucca. C-n quest'ulti.
ma il ‘territorio comunita di Fivix
tano costeggia circa due miglia per le
nude balze che no i nomignoli di
Tana de'Gracchi, del Bastione, del Val-
lino dell’Asino, e del Sasso-gelante. A co-
testa balza dietro le spalle del monte Tam-
Bura trova dal lato di scir. la Com. di
Massa Ducale, con la quale perviene all’
avvallamento che unisce il monte della
3 prei
di Campo-Cecina nelle sommità del &e-
percorrendo l’erbose cime dei
a
pati prg egiuola, di Birola, di Acqua.
sparta e di Pruto-secco, dopo il tragitto
di eirca tre migl. abbandona a ostro la
Com. di Carrara, al termine denominato
dell'Uomo morto, dove si tocca dal lato di
pon.-lib. con la Com. Estense, già ex-feudo
di Fosdinovo. Di fronte a questa il terri.
torio Comunitativo di Fivizzano Agia
TAlpe Apuana lu Li sino
pestato il villaggio di Cecina, al qual
punto retrocede nella direzione di scir. si-
no verso le ti del fosso di Tenerano,
per dirigersi nel torr. Lucido di Piace,
€ lungh' esso ritornare nel fiume Aulella
porò i dallo sbocco del fosso di Ser
504 FIVI
cognano.— Costk seconda per poro la cor-
sente del fiume sino al borro di Zipa, dove
passa alla sinistra dell’ Aulella per ritor-
ware nel borro Costìa presso îl villaggio
di Cecina : quindi inoltrandosi nella di-
rezione di lib., sale mella schiena dei
monti di Fosdinovo per il torr. di Pali-
ca sino a S. Terenzo de'Mouti, di dovesi
za mella direzione di pon. per andare
incontro al fosso di Auggiaro, e con esso
scendere nel torr. Bardine. — A tale con-
fivente cessa la Com. di Fosdinovo, ed
entra a confine quella dell'ex-feudo diAul
la appartenente pur esta al ducato di Mo-
dena, da primo medi:nte il Berdine, cui
attraversa per quindi varcare l’Au- sopra.
fia Lai nel
i dove in seguito imbocca nel suo
confluente Arcinnasso, e lo
dietroal poggio di Collecchia, proseguen-
do dal lato di pon. per termini artificiali
sino al colle di Migliarino. Costà trova i
coufini degli ex-feudi della Bastia e di
Varano compresi nella Com. Estense di
icci di fronte alla quale il territorio
di Fi no arriva alla confluenza del
torr. Tana coa quello del Canalone 0 Ta-
varene, e rimontando quest’ ultimo, sale
sulla vetta dell'Appennino, la dove ritro-
“va al triplice termine della Zarciole l'e
stremo confine del Ducato di Parma.
Della corografica descrizione del terri-
torio di Fivizzano è facilé congetturare
dell’ di questo peese, come quello
che trovasi situato fra i due grappi più
elevati dei monti tcncani; o pira
rie dell'A; ni sommità dell’,
Pa di Camporeghena trovasi 2 3424 bro
cia sopra il livello del mare Mediterra-
neo, mentre dal lato dell'Alpe Apuana
la cima del Pizzo d' Uccello si alza 3e1s
br.— Colesto Pisse si unisce a lev. con il
più eccelso moute della Toscana, denomi-
mato il Pisanino della Penia, mcalre se:
igonometriche del
Pad. Giov. Inghirami trovasi a 3511 br.
fior. sebbene per le osservazioni dell'astro-
nomo ped. Michele Bertini noa spparisca
Più alto di 3996,4 br. lucchesi. Quest'ul.
fimo astronomo riscontrò la cima del
monte Tambura elevata br. Incch 303,1
sopra il livello del mare.
. Dal fisnco dell'Appennino si stendo
mo sopra il territorio Fivizzanese tre spro-
ni sulmiterai, i quali costituiscono le due
vallecole dell'Aulella e del Rosaro, oltre
rivi
tuna tesna che si forma in mezzo ad ese
mediante l'avvallamento interposto fra
l’alpe di Camporaghena e quella di Mom.
mio, il quale avvallasento è percorso dal
torrente Momunio, Al principio della val.
lecola del Zosaro, fra mezzo a sempre ver
di praterie ed a vaghi boschetti di car.
pini e di oniani,apresi uu limpido laghet-
lo che circonda una rupe caversosa,da cui
ha origine la fivimana del Zosaro, la que-
le scendendo di lu, presso a Fivizzano si
marita al torrente del Mommio, fin tanto
che nel centro della valle non si scarica
nel fiume Aulella.
Dal lato dell'Alpe Apuana si staccano,
Je balze cavernose di Equi, le guglie
di S. Giorgio, di Ajola, di Tenerano e
del moate della Spolverina. Da questi
sproai nascono i profondi burroni, mei
quali scorrono i torr. Zucido d'Egui, Lu-
cido di Fince, e il Bardine, tutti tributo
rii dell’Aulella dal siuistro suo lato.
Gli i dei monti che scendono dalla
parte ppevnino, sono assai più sc-
cessibili di quelli che precipitano mella
valle dal Jato dell'Alpe Apuana, dove po
chi e oli varchi si aprono fra
quell'aggregato di aculissime rupi.
Da pochi apni il territ. di Fivizzano
non contava alcuna strada carreggiabile,
meulre anguste, ripide e mal tenute erano
le vie pedonali e mulsuiere, che nei tesa-
i andati attraverssvano cotesta contrada;
‘alveo dei di cui torrenti e borri serviva
di traccia comune alle acque piovane e al
viaggiatore. Attualmente Fivizzano è at-
traversato dalla vie militare, che da Mo.
dena per Castelnuovo ne' Monti guida in
Val di Magra, passando per Aulla, Fosdi-
noro e Caniparola, dove si unisce alla
strada R. di Genova.
Una nuova importantissima comuni»
cazione rotabile fu aperta nel 1835 tra
Fivizzano e Pontremoli per la nuova stra-
da che mette questa città in comuni:
zione noa solamente con Bagnone e l'Aul-
la, ma con Fornuovo e Parma mediante j
varco carreggiabile dell'Appennino della
Cisa. Una terza strada carreggiabile stà
attualmente costrucudosi fra Foslinoro e
Carrara, passando il varco più
dell'Alpe Apuana sul monte della Spol-
verina.
La via militare modanese, che entra
per la foce di Sassalbo nel terriiorio Fi-
FIVI
vizzanese , è a sufficenza larga e comode.
mente rotabile. Esan, ad eccezione di sb
cuni brevi tratti, nom ha più di $ br. per
100 di pendenza. 1) benemerito autore del
Calendario Lunese, I' avvocato Girolamo
molli dal
distretto
riportate si deduce, che il clima di cotesto
territorio uell'inverno riesce generalmen-
te molto meno rigido, e nella estate assai
più temperato di ciò che promette la ele-
ine del suolo e la posizione da' mos
ti circostanti.
I veuti, che vi predominano, sono il le-
vante, lo scirocco, il ponente e il così det-
to vento d'Alpe, (grecale), il quale ulti-
mo più dannoso degli altri con im-
lo funesto a quelle campagne.
PL neve noe si trattiene molto salle
colline e nei luoghi più depressi della val-
le. La pioggia è per ordinario molto ce-
piosa in tutte le stagioni. Le nebbie di
primavera sogliono esser fatali alle rao-
colle del vino e dell'olio, menire le gran-
dini, che investono perlo più la sola par
te elevata del suolo non riescono tento
funeste ai prodotti dell'agricoltura. -
Generalmente la temperatara del clima
Fivizzanese è sottoposta a subiti
causa noa infrequente di malattie; quindi
le infiammazioni, il di cui svileppo è
giore in primavera e fn autunno,
porisno riguardarsi come le sole malattie
climateriche di cotesto paese.
La struttura geognostica della contrada
in «uestione presenta due formazioni es-
senzialmente tra loro diverse, oltre una
terza e più recente formazione di sereno
massima parìe în arenaria o macigno e in
calcaria compaita. All'incontro dal lato
sustrale il dorso del Moute Segro e del
Pizzo d'Uccello consistono in gran parte
in terreno massiccio di stesschisto e di
calcarea più o meno ssccaroide, cui serve
di mantello la calcarea cavernosa. © _
Laugo la cresta dell’ Alpe di Campora»
rivi 505
qhena, a pertire dal varco delle via mili-
fare sino nl segnale triponometrico del
prof. Inghirami, comperisce la calcarea
appenninica di tinta, ora cenerina, ora ce-
rulea, attraversata da frequenti filoni di
spato candido , ai quali filoni su
Lentrano in coteste altare quelli di solfato
di calce (genso).
Alle sorgenti più remote del fi. Bosaro
si affacria l’arenaria compatta, di struttu-
ra uniforme a quelle di molti altri luoghi
dell'Appennino toscano. Le stessa roccia
continua a mostrarsi sino alla foce di un
profondo vallone denominato dello Spe-
dalaccio, sopra le gessaje di Sessalbo.
aifcianto fianco merillicnate dell'Alpe
i Camporaghena trovasi un fatto geolo
gico importsatizime. Fu nel giugno del
1832, allorchè mi furono di cortese scorta
in colesta montagna due gentili fivizza-
mesi, l'Avv. Odoardo Sani, e Olinto Serie
sehi, poco innanzi che visitasse e descri-
vesse la stessa località il chiar. prof. pi-
mno Paolo Savi ( Nus. Giors. Pisano
I° 63) — È usa ripidissima balza che
porta il nome di Zama dello Spedaleccio
becca di wa macigno convertito in sten:
histo verdastro con vene di solfe in eri-
cente 0 acquista ima tinta cupe tenden-
te al nerastro, sino a che a una mag-'
do n
leppareeo di là mediante le reciproca
306 FIVI
rulco. Quindi, arrivati al podere di Pani.
gagliola sulla vi tare, si affaccia uno
schisto calcareo argilloso. che a luughi con-
vertexi in ardesia, mentre in altre parti
è affatto marnoso. Esso lingesi in color
rosso cupo mercè dell'ossidazione del fer-
rv che ivi intorno si rinviene, talvolta
allo stato di ferro oligisto, tali alire fiate
tnito ul solfo o all'acido solforico, for-
mando così dei filoni di soliuri e di solla-
ti, dei quali souo asperse coleste sommilà.
Nella parte orientale dello stesso con-
trafiorie che forma spalliera occidentale
alia vallecola percona dal torr. Hommio,
ricomparisce il grés antico ( arenaria ) =
grandi elementi ; tulchè esso rafligura, ora
una breccia calcareo-silicea , ora una va-
rietà di calcarea-silicea stratiforme (pietra
Sorte di Firenze), e ora filoni di spato
‘calcareo-magnesiaco (specie di siliememi-
te?), cui subentra uno schisto argillo-si-
liceo, (galesiro), sino a che nel canale
del Risecco ricomparisce il grés sulico
compatto di grana minuta e uniforme,
come la pietra serena di Fiesole. Quest'ul-
tima roccia costituisce i contorni del la-
getto, donde prende origine il fiumicel-
lo Rosaro, e forma le ru c gli
no nella sommità di Appennino. È
pure della stessa iudole la pietra che ri-
cuopre le pendici del moute n destra e a
sinistra della strada militare sino alla
sommità del poggio di Vendaso. Cost sot
tentra lo schisto argi!lo-siliceo friabile
(galestro) di Linta ne; , che alte;na
con la calcarea-arenaria; cui succede una
specie di alberese in stra i inclinat'ssimi
di tinta cerulea e talvo!t: ceciata; le qua-
li ultime due rocce continuano ad incon-
trarsi sino al di sotto del castel'etto della
Verrucola alla confluenza del :orr. Mi
mio nel Rosaro, nel qual punto sila sini-
stra del torr. Zfommio apparisce di nuo
vo l'arenaria-cerulea, ossia il macigro fie-
tolano a grandi elementi; e questa roccia
redimentaria serve di ossatura al poggio,
su cui è fabbricata la Terra di Fivizzano.
Scendendo la pendice di Fivizzano, la
pier reria alterna con una specie di
ia 0 poudinga silicea, la quale, in
luogo denominato le Pelle, si scava per
uso di macine da mulino. Di lì passando
alla destra del fiume Rosaro, oltre il ponte
di Povera, il terreno si di una
marne, nella quale si formano rognoai di
FIVI
petroselce, che incontransi alla superfi-
gie del suolo segnatamente al luogo delto
il Corso del cavallo.
Iv quanto alla sezione subapuana del
territorio di Fivizzano posta nel lato si-
stro del fiume Aulella, sino alla sua
del Pizzo d' Uccello e del Monte
Sagro, rinvierò il lettore agli art Aux
Arvaxa, Asora, Equi, Munzoxr. Text.
mo; e solamente quì avverlirò che da co
testa parle le rocce calcaree, argillose e
arenarie trovausi alterate o cangiate af-
fatto di aspetto. Avvegnachè sui fiavebì
dei monti Apuani il macigno apparisa
in masse di pietra verrucana o schistosa;
la ia argillosa vedesi convertita in ar
desia, e la calcarea compatta cangiata in
‘un terrepo semicristallino di aspetto ssc-
caroide, coperto bene spesso da una cab
carea cavernosa; sicchè in cotesto lato so-
no frequenti Ir grotte che costà volgar.
mente appellansi Bucke o Tecchie; avver-
tendo che la roccia calcarea diviene più
candida e più cristallina a misura che
si avvicina al centro della mon'agna, do-
ve serobra essere stata maggiore la ‘lora
plutoniana, alla quale i geologi moderni
attribuiscono una simile trasformazione
del terreno appenninico.
Fra le produzioni minerali del terri-
torio, sono le cave di gesso di S.walbo,
a poca distauza dalle quali esistono al-
cune tracce di vene e di filoni metallici
contenenti ferro e rame, mentre nell’/l-
opposta delle Panie si cavano marmi
ianchi e venati il villaggio di
Equi, siccome nelle vicinanze di Ajola
si estrae del feldspato fatiscente, o colino
per uso della Fabbrica Ginori delle po»
cellane della Doccia presso Firenze ec.
Cirea i prodosti agrarj il territorio della
Comunità di Fivizzano, secondo i caloli
forniti dal prelod. «utore d:1 Calendario
Lanese, si suddivide come appresso:
i Quadrati 339400
. 390,10
»
» 3otssig
» 12684,35
16471,04
DI: a
64043,15
Totale . .
rivi
La questo territorio I soli prati felciabi-
hi pini denti ciglia
bre Peli donde ne conse
fue, che uno de' più levoli
dati della contrada deve consistere nei
botiame.—I castagni però sono quelli
che somministrano Îl vitto quasi
Giorna-
Fiero alla popolazione agricne, e che co-
un anno per l'altro al consumo della po-
polezione staja ave di cen castagne,che ven.
dute ai Genovesi li forniscono
una rendita di circa rinei lire toscane.
La coltara della vigna, benchè sia in
aumento, non basta ancora al consumo
del paese. Avanza però il prodotto degli
livi, mentre rendono barili 3640 d'olio
circa; se non che le piante, lenendosi so-
verchismente fitte, alte e froudose, produ-
cono meno per loro medesime, e per le se-
mente del sottoposto terrene adug-
fiano.
Il prodotto de’ cereali non basta al cos-
sumo.—Ll grano fè appena del 4, sia per
mancanza di concimazione, sia per il me-
preparare le terre, sia per la molta
owbra delle alberete che ingombrano i
campi. — La raccolta annua dei cereali,
al petto dal seme, è di circa staia 39000,
il loro consumo di circa staia 43500, a cui
si aggiangano circa 7000 staia di formen-
tento reniente dall'estero. Un arti.
colo di risorsa è la canapa accreditata nel
commercio a segno che fl sno prezzo è
di citre un quarto maggiore di quello de
le canapa di Bologna.
ci esporta all'estero: si "ate ce rund frati
le piante
seno le rilevanti. La tità dei
Sii Roli castagni lo querce,
i cerri, i ini, i frassini e altre le
di alberi Si ito fusto forniscono il izle
mne d'uso, nom che per esitarne al di fuori.
Tra i frutti di terra, che non hanno d'
epo di cultura, meritano di emer ricor-
dali, per il lucro che emi forniscone, i
prugneli specialmente di Vinca, nelle di
cui montuose pralerie mascono copiose e
fragranti je
Le industrie poi del poese si riduco
Be a uma ferriera, a diverse fornaci da
FivI 307
mattoni e da calce, a 15 tintorìe, 1a gual-
chiere, 4 concie, 1 sortire, 3 ceci
veriera, 1 stamperia, un
Frasi a fabbriche di cappelli di pelo,
4 fabbriche di , © una trattara di
seta, che è stata a) nel 1835.
Con la Pespoldina del 30 set.
1772, al Vicariato di Fivizzano fu riunita
la giurisdizione civile, criminale e mi-
sta del distretto che competeva all'Audi-
tore di questa Terra, con più nove castel.
la della soppressa press potertria della co del
ta Terra e corte di Codipoote.
Finalmente, il po ilmotuproprio del ag
febb. del 1777, furono n sol
corpo i comuni conosciuti da voca-
boli di terre, ville © castelli della corte
di Fivizzano, più i sr comunelli della
giurisdizione dello stesso Vicariato.
Fivizzano diede i natali a molti vomi-
ni illustri in varie facoltà — Nel sec. XIV,
a Giovanni Manzini, che visse alla corte
del duca Gio. Galeazzo Visconti. Nel sec.
XVI si fece un nome all'assedio di Firen-
20 fra Zaccaria da Fivizzano; nelle scien-
nerale del suo vo Ordine Eremitano, e mons.
Agostino Molari già rammentato. Nel
sec. XVII ebbero fama di dotti canonisti
i fratelli Carlo e Giulio Serteschi. Nei
secoli XVII e XX salirono in celebrità
due altri fratelli Fivizzanesi, Domenico
Battini prof. di medicina all’ Univer. di
Siena, cui sì devomo varii opuscoli impor-
tanti, e Costantino Battini
rale dell'Ordine de' Servi ria, prof.
all'Università di Pim, e ‘attore dell'dpe.
logia de' secoli berberi. Ma superò in gri-
do ogn’altro Fivizzanese l'Orazio italinne,
i Giovanni Fantoni, il Lebindo fra gli Ar-
cadi.—Fra quelli della nostra eta meri-
ta lode il tes defanto prete Emanuele
Gerini per le Memorie istoriche della Lar
nigiana pubblicate nel 1826.
comprende nel
Com. di Casola, e
Com. di Albiano. — Vi è un Cancelliere
comunitativo di terza classe, che abbrac-
cia anche le Comunità di Casola e di Al-
biano. Mavvi un Esattore dell’ ufizio del
Registro; il Conservatore delle Ipoteche è
a Pontremoli ; la Ruota a Pise.
QUADRO della popolasione della Comunità di Firizzano a tre epoche diverse.
| —Fopolazione
Nome dei luoghi ragono | Anno] Knno | Anno”
1551 | 1745 fuso 1833
ignino 438 | 526
Ajola 133
Alebbio e sae ville/S. Gemign 283
Arlia 215
Boltignana 8. Bartolommeo, Cura 135
iporaghena SS. Pietro e Paolo, Cura -_ 238
Canneto ISS. Colombano e Martino ,
Cura — | 174 | 1546
Cecina IS. Giov. Evangelista, Cura 200 | 165 | 169
Cerignano |S. Venanzio Abate, Cura 116 | 271 | 376
Ceserano |S. Bartolommeo, Cora 206 | 248 | 372
Colla e Maglietola :SS. Cipriano e Giustina, Cura 179 | za | 3a
Collecchia |S. Lucia, Cura 195 | 109 | ito
Collegnago |S. Caterina, Cura 135 | 99 | sa
Comano IS. Giorgio, Pieve Prepositura| 863 | 621 | 709
Cotto |S. Jacopo maggiore, Cura 160 | 343 | 215
Crespiano IS. Maria Assunta, Pieve Ar-
ci
Debicò eCaugliano $ rlovsiri Apostolo, Cara
sa: | 96 | 108
Equi |S. Francesco, Cara 135 | 130 | 159
Fivissano ss. Jacopo e Antonio Abate,|
Pieve Prepositura 882 |1329 !1805
Gaissano eGroppoli SS. Lorenzo e Lucia, Cura 634 | 500 | 4go
bolano :S. Martino, Cappellania Cur. 26] — | 29
Magliano |S. Martino Vescovo, Cura 016 | 116 | 141
Momrmio IS. Martino, Cura 266 | 177 | a00
Moncigoti 8. Maria Maddalena, Cura 046 | aa: | 343
Monte de' Bianchi 'S. Maria della Nevee S. Mar-
der | 586
273 | 397
3468 | 193
265 | 361
15) | 256
88 | 107
Buetseg-inm 1p vid ‘iomazineg tp 169001G sifop ovos 1uprrmioilod 2 onng
. n°gbsen*ggr Sn 12673
FLES
Frecso di Lunigiana, attualmente Fes-
nono nel Golfo della Spezia, e non Fiviz-
zano, come fa creduto dall'autore delle
Memorie Storiche della Lunigiana. —
Fed. Fresano nel Golfo Lunense.
Fraccrano in Val di Pesa.—ed.Lao-
umo (S.) a Pamzano.
Frisso ( Flezus ) nella Valle del Ser-
chio. Vico perduto che ha dato il suo no-
me all'antica pieve di S. Martino di Mon-
tuolo, già de Flezu, o ed Flexrum presso
la strada R. pisana, nella Com. Giur.
Die. Due. e circa 3 migl. a lib. di Lucca.
Trovasi l’attuale chiesa del F/esso, ce-
sia di Montuolo, sulla ripa destra dell'Oz-
sari (Auzer fl), la dove questo ramo sini-
stro del Serchio formava un gomito prima
di confluire nel tronco principale, chiame-
to Serclum, che al di sotto di tal confluen-
1a designossi col nome di Auserclam. —
Fed. Seacao e Ozsan:. — L'etimoldgia
del nomignolo. Flexus emerge naturale
qui al pari di altre località, nelle quali
è stato adoperato il vocabolo medesimo.
— Fed. Fizsso nel Val d'Arno fiorentino
e Fiesso nel Val d'Arno pisano.
Nel secolo X quivi sull'Ozsari esisteva
una ja dalla contessa Willa
dre del march. Ugo donata al mon. di S.
Ponziano di Lucca,e dall’imp. Ottone III,
nell’anno g99, fra le altre cose confermata
allo stesso cenohio, con queste
pertii
(Poconesti, Croe. della Badia fior.)
Sembra che si debbano pur anco rife-
rire alla prenominata località le parole
del registro Vaticano di Cencio Came-
rario, tostochè fra i tributi che i Luc
chesi pagavano nel secolo XIII alla Corte
di Roma si trova compresa la Terra a
Fleru. — Wed. Moxruoto.
Fissso nel Vald'Arno pisuvo. — Que:
sto Cas. esisteva nella Comi. € piv.
pisano, forse alla confuenza dell’: ‘catico Bic
sarno che si trovava cost, e nel territorio
di Calcinaja, al cui alveo è restato tuttora
il nome di Arno vecchio. — Wed. Cara
masa- Di questo Flesso Lcovasi menzione
in un istrumento dell’anno 975, col quale sta
Alberico vescovo di Pisa diede ad enfileusi
ai due fratelli march. Oberto e Adalberto
progenitori degli Estensi, dei Malaspina
€ dei Pallavicini, i beni della pieve di
Vico, quali eranvi quelli situati in
“he
FLOS 309
luogo appellato Flesso. Lo stesso casale
è rammentato în altra carta lucchese del
tot relativa alla vendi! ni ef
0. I
i rie alienati
Di 1002 dal march. Adalberto figlio del
fu Oberto e nipote del march. Adalberto,
uno dei due fratelli che l'ebbero in enfi-
beusi ne 975. — Wed. I° Arrexvica alla
presente Opera.
Fizzo nel Val d'Arno fiorentino. —
Cas. perduto situato probabilmente nelle
gicinenze del Biserno esistito nel Pian
i Ripoli, e cl tà prendere il nome
di Flesso dalla dit o gomito che far
doveva il Gume Arno in quella località.
Un'istrumento fatto in Firenze nel 790,
relativo alla badia di S. Rartolommeo a
Ripoli, rammenta nella assegnata
a quel monastero, item lui Flezo casam
Vico pi
Bidente.—Cas. perduto sul poggio sovra
stante alla Terra di S. Sofia in Romagna,
Com. stessa, Giur. di Galeata, Dioc. di
Seu-Sepolcro, già Mullins di Galeata,
Comp. di Firenze,
Questo casale con le sue dipendenze ap-
a parieneva ai nobili di Valbona, dai quali
domato alla badia di S.Maria in Corme-
din, detta ell'Zsola, sul Bidente.— Wed.
a
Ford ( Bosco pi 8.) nel Val d'Arno
inferiore. — Ped. Basria nel Val d'Arno
inferiore.
FLOSCOLI (MONTE) o MONTE-FLO.
SCULI (2fons Flusculi) in Valdi Sieve.
Cas. e poggio che ha dato il titolo alla
ch. parr. di S. Maria, volgermente appel
lata a Monte Fruscoli, o Foscoli cou l'an-
nesso de’ SS. Ippolito e Cassiano a Monte
Flosculi nel piv. Com. Giur. e » miglia a
grec. del Borgo S. Lorenzo, Dioc. e
di Firenze.
Risiede alla destra del torr. Else, un
migl. a lev. della strada feemtina , alla
base eden nino di Coreglia.—A que-
ha relazione un’ documento
importante le storia fiorentine. Contiene
questo una provvisione dei so febbraio
1290, deliberata dalla Signoria di Firen-
2e, com la quale fu nominato e autoriz-
zato va sindaco della Rep. a potere spen-
do
340 FOCE
dere la somma di 3000 fiorini per acqui-
stare dal vescoroe del capitolo fiorentino
ser cigi, le albergarie , og fedeltà e gius
di colonia , che il clero e preside (ioren-
tino avevano sopra gli uomini di mol-
te ville, terre e castella del Mugello; fra
le quali in essa provvisione sono specifi
cate le terre del comune di Pulicciano, le
ville di Aonta, di Fabiano, di Molessano,
iazzono, le corti del Borgo S. Loren-
S. Maria di Montefosculi e di
altri luoghi posti in Val-di-Sieve. (Lu
Monum. Eccl. Flor. T. III. pag. 156.
La chiesa parrocchiale di S. .
Monte-Floscali trovandosi ridotta in cat-
tivo stato, dal padronato del popolo passò
nella famiglia Bruni sino dai tempi dell”
Arcivescovo S. Antonino; il quale con de.
creto del g luglio 1455 ammensò alla
curà di S. Maris] quella di S. Ippolito a
Monte-Flosculi, obbligando i patroni a
fornirla rredi sacri. — Ciò non ostau-
te la chiesa di S. Maria a Monte-Floscu-
li andò sempre più decadendo, così che
nel 3 gem. 1566 fu soppressa con decreto
arcivescovile che aggregò il suo popolo
a quello della pieve di S. Giovanni mag-
giore. ( Dell'Ugna, Note MSS. al Brocchi
nella biblioteca del Seminario fior. )
Ma posteriormente tornò la stessa chie-
[I di Monteflosculi parrocchiale sotto il
La perr. di S. Maria a Monte Flosculi
"uo 1833 contava 140 abit.
FO (MONTE) nell'Appennino del Mu-
gello.— Fed. Morre-Fo.
FOCARDO (CAPO e FORTE) nell’ Iso-
la di Elba, nella Com. e Gi i Longone.
È una panta o promontorio con forti-
no all'ingresso australe del porto, e di-
rimpetto alla fortezza di Longone.
FOCE e FOCI.— Titolo generico che
serve n segnalare varie località, sebbene
sotto an fore petto: di gioeco cioè,
© varco da una in altra va appel
lato Foce e talvolta Colla, {Cotle deren
cesi); oppure, viene usato ad csprimere
la Foce 0 Bocce di un fiume o fiumena,
sia direttameote in mare, sia confluente
in altro fiume. Al seconilo significato ri-
feriscono i tre luoghi seguenti; gli
ultri successivi spettano ul prime caso.
PFOEN
FOCE mt CALA BUJA. — Sboceo del
canal di Piombino sull’estremo promon-
torio ddi Populoni.
FOCE per CINQUALE.— Sbocco dell'
emissario del Zago di Porta nel mare
Mediterraneo fra la marina di Pietrasanta
e quella di Montignoso.
Foce JE o BOCCA DI MAGRA. — Da
questa Foce prese il distintivo til
degli Agostiniani Romitani .
ad fauces Macrae, noto specialmente per
tina lettera dedicatoria, attribuita al prio-
re di quel convento (Fr. Ilario) e diretta
a Uguccione della Faggiuole, per commis-
sioue (a detta del
bulmente da Dante Aligh
prima cantica della divi.
no. — Ped. Tuosa, Feltro allegorico.
FOCE vi FILETTOLE nella Valle del
Serchio, — È un profondo avvallamento
formato dalle pendici del monte di Filet-
tole che resta a sett. e di quello di Avane
che è dalla parte di ostro. Nel fondo di
questa foce fu tentato una volta di Tarvi
un canale per introdurvi un ramo del Ser.
chio, preso sopra la steocaja di Ripafrat-
ta, ad oggetto di condurlo a colmare con
le sue torbe il lago e padule di Massa-
ciuccoli.
FOCE run MASSA x CARRARA. —
Varco della muova strada R. postale sul
monte Bruciana; il qual passaggio separa
il terri sese dal Cai
Varcodell’Appennino nella Liguri
tale, situato in una depressione del Mon-
te-Rotondo sull’estremo confine della Val.
di-Magra, e della Lunigiana.
FOCOGNANO (CASTEL) — Fed. Ca.
stei-Focounano nel Val d’ Arno casenti-
nese.
Foorenaro ( Fodignanum ) nella Val-
Vecola di Marina tributaria indiretta del-
l'Arno sotto Firense. — Cus. che fu nel
piv. di Legri, Com. di Calenzano, Giur. di
Campi, Dioc. e Comp. di Firenze. — A
questo luogo riferisce un atto di vendita
rogato nel febbr. dell’anno 1044 in Sca-
rabrone in Val di Carza. ( Ance. Dirt.
Fion. Carte di Cestello).
FOENNA fiumana in Valli-Chiana—
Uno dei più grossi influenti della Chiana,
che porta in cuiesta valle, come diceva il
cel. Torricelli, arene d'oro. Ha le sue pri-
FOGL'
me fonti sulle penilici meridionali «de’
poggi che separano la Val di Chiana da
quella dell’ Ombrone senese, e la Com. di
Monte S. Savino da quella di Rapolano.
La Foenna infatti nasce nel poggio
di S. Giustim sul fianco orientale del
monte di Palazzuolo, prende di prima mos-
ma la «direzione da sett. a ostro, solcande
una profonda foce fra il poggio di S. Ce-
cilia che rasenta a destra, e quello del
Calcione che lascia a sinistra; quindi do-
po aver bagnato il casale di Modanella,
€ le falde occidentali del poggio di Rif
magno, giunge a
mignanello delle Serre, sull'antica stra
<a Lauretana. Costà riceve il tributo del
fosso Sentino, quindi piega bruscamente
da cetro a lev. passando la foce tra i Val
lesi e Rigomagno, onde nella direzione
di scir. rasentare a destra le colline pie
trose di Farnetella, di Scrofiano e di Asi-
malunga, mentre a sinistra rode le piag.
ge marmose della Castellina e di Bettol.
le, fino a che nella bassa pianura vs sps-
giiando e colmando il suolo
la Foenna è passata sopra
i Montepulciano mediante la cosina
ica a doppia luce.
FOGLIANO in Val.d" STRO on
re tura (S. Giov. Battista) nel
Rice Ri anioni Com. Giur. e circa 4 >
Sovicille, Dioc. e
no risiede sulle piagge cretose fra il torr.
Sorra e la strada R. grossetana, che gli
passa a
Ere du'autica chiesa plebana piutto
sto grande e a tre navate tutta di pietra
di travertino, quando minacciando rovi-
ma, per le ture dell'attuale pievano Luri-
ni fu riedificata insieme com la canonica,
e fu quindi consacrata nel 19 setlembre
del 1830 dall'arcivescovo Giuseppe Nan-
cinì, che in tale occssione deconò quel
pievano del titolo di preposto.
La pieve di Fogliano trovasi ramzien-
Uata nella bolla di Clemente IH1 del so apr.
1184 diretta a Bono vescovo di Siena.
Anche gli statuti senesi dell'anno 1270
fanwo menzione dei sindaci di Fogliano.
La villa di Fozliano solfri par essa i gus-
all esercito Austro-Spagnolo nel
Fierno 6 maggio 1554.
FOGN 3î
La parr. di S. Giovan Battista a Fo
gliano nel 1833 contava 151 abit
FOGNANO, FIGNANO, già Orricns.
no (Offnianum) nel Val d'Arno essen-
tinese.— Cas. che diede il nome a una
parrocchia ( S: Stefano ) e a un comenel-
Ho della Com. e Giur. di Chiusi e Ca
», altualmente annesso al di
E Donato a Banzena nella Com. Giur. e
circa 4 unigl. a grec, di Bibbiena, Dioc.e
Comp. di Arezzo.
Di questo casale, situato poggio
lungo il torr. Corsalone, trovasi una delle
S. Ge più antiche rimembranze nell'atto di fon-
dazione della beilia di Prataglia (sett. del
1008), allorché Elemherto vesc. di Arezzo,
fra i molti terreni di cotesta contrada, as-
segnò alla nominata badia ua predio nella
villa di Offiniano posta nel distretto del-
la pieve di Bibbiena. (Anmat. Camato.)
Ol[fignano, ora Fognano, lu nel nuee-
ro delle ville e castelletti del contado are-
tino confermate alla città di Arezzo dall
imp. Carlo IV con diploma del 1356. -
FOGNANO o FUGNANO in Vi
sa. — Cas, già cast. con pare. (S. Maris
in Funiano ) annessa alla cura di S.Gior-
gio a Cinciano, entrambe nel piviere di
S. Appiano, Com. Giur. e circa a migl.
a scir. di Barberino di Vald'Elsa, Dioc.
e Comp. di Firenze.
Non sarebbe forse ardita com
peltura quella di credere colesto nome di
Fognano una elisione di Fondagnano, ca-
stello che fu in queste perti tra i feudi
posseduti dai Conti Alberti, e uno dei
primi assalito e disfatto dai Fioreutini
nell'anno 1119 pelle icianaze dì Pogna,
appartenuta con Semifonte ai prescoea-
nati dinasti. ( Riconvano Marasrist, G.
Vitsana, Cronic.) — Vod. Fonosoraro.
FOGNANO, © FUGNANO (Feganmem)
to 6 Inigi ci sao ib). nai Comp. di
hi
'irense.
Tanto la chiesa quanto le ville risie-
dono in poggio lungo il lorr. Agna, dal
uale ripetono il nomignolo, quasi fae-
lus Agnanus, per contrazione. ridotto a
Fugnano.— La ch. di S, Martino a Fu-
gnano apparteneva al vicino mon. di S.
512 FOSA
Salvetore în Agna sino da quando l'imp.
Ottone II, nel 984, assegnò l'uno e l'al-
tro luogo in benefizio alia mensa vesco-
vile di Fiesole, Da questa mensa li smem-
brò nel 1197 Jacopo Bavaro, vesc. Fie-
solano, per dare im dote la chiesa di Fu
alla badia di S, Bartolomeo, da
esso fondata nella collina di Fiesole, cui
venne confermata dal pont. Innocenzo Il,
allorchè uella sua bolla del 22 sett. 1141
specificò fra le chiese di suo padronato
“monasterium 8. Salvatoris de Alena ( A-
gna ) cum ecclesia S. Potiti (S. Poto a
Piazzanese) et ecclesia S. Martini in Fu-
gnano, etc. — Wed. Asazia Fiusotana
Acsa (S. Saxvarons n). Irrourro (S.) 4
La per. di S. Martino a Fugnano, o
a Fognano conta 356 abit.
Fosazo vel Val-d' Arno fiorentino. —
rhetto che ha cambiato l'antico nome
di Fojano, quindi d: Forno in Pane, in
che porta attualmente di borgo al
Perve a Rifredi, nel suburbio e un migl.
@ maestr. della città di Firenze, parr. della
ieve di S. Srefano in Pane, Com. del
, Giur. e 3 migl. a scir. di Fio-
sole, Dic. e Comp. di Firenze.
+ Un istramento del 1 ott. 1027, spettan-
te al capitolo della cattedrale di Firenze,
tratta vendita di un di terra
in loco Fojano, ubi et Forno in
vocatur, infra territorium plebis
8. Stephani siti in Pane. — Ved. Pant
(S. Srevazo n) e Posra a Rirazpi. >
FOJANO (Fogianum, Fojanum) in
Val di Chiana. Terra cospiena, ben fab-
bricata, com insigne lata (S. Maro
tino vescove) capoluogo di Comunità e
«di Potesteria nel Vicariato R. di Monte
8. Savino, Dioc. e Comp. di Arezzo.
Risiede nell'ombellico della Val di
Chiana toscana, sull’alti-piano e nel pun-
to più eminente di una fra le umili co-
line che fiaucheggiano il Canal-maestro
della Chiana , contornata da tre lati dal
fiumicelle Esse. —La parte superiore che
costituisce il castello, ossia il primo cer-
chio della Terra di Fojano, trovasi a 694
be. sopra il livello del mare Mediterra.
neo, nel gr. 19° ag' long. e 43° 15° lai
16 migl. a ostro di Arezzo, 1:
FOSA
tuttora le traceie di nn doppio cerchio di
tura; il primo dei quali, girando intorno
alla parte più elevata della collina, costi-
tuiva l'ambito dell'antico castello, di fi-
gura ovale. Era detto cerchio munito di
torri altissime, con tre porte, e tutto fab-
bricato di mattoni. Dentro il superiore
castello sono compresi due uniformi e
grandiosi palazzi, uno dei quali spetta al
magistrato manicipale, e l'altro per uso
del pretorio. Presso a questi esiste Luttora
una delle torri poste a difera della porta
settentrionale del cestello, attualmente
ridotta ad arco.
Di figura triangolare quasi equilatera è
il secondo giro delle mura di Fojano, le
quali racchiudono non solo l'antico cs-
stello, ma due ordini di strade fiancheg-
giate da abitazioni e da piazze, menochè
dal lato australe, dove non vi ha che una
sola via con doppia fila di case tra il ma-
ro del castel verihio,e il secondo cerchio.
Quest'ultimo conta pur esso ire porie,
situate negli angoli, cioè, verso sett la
Fiorentina, dal lato di lev. la por
te delle Chiane, e a lib. la porta Cor-
tonese.
Sebbene finora s'ignori l'origine di
Fojano, pure non è mancato chi tentasse
di farla credere remotissima , quando si
congetlurava, che Fojano fosse una deri-
vazione di Fanum, o di Forum Jani.
Comecchè sia, il castello e pieve di
Fojano si trovano rammentati sino dal
mille; essendochè in una carta del mag-
gio 1021, speitante alla cattedrale di Ares
to, è nominata la pieve di S. Martino sito
Fojano. Costà a quell'epoca vi avevano
giurisdizione e podere i conti della Scia-
lenga e della Berardenga, discendenti dal
conte di Siena Wainigi di origine sali-
ca. — Fed. Bansnenca, e Asciano.
Lo prova un atto di donazione del
2036 fatto dal conte Ranieri del fu conte
Whualfredo, e da Ermenganla sua moglie
figlia del fa conte Alberto, i quali coniu-
gi, stando in Arezzo, offrirono ad una lo-
ro chiesa posta premo Rigomagno nel pi-
ere di S. Stefuno al Vico Duodecim (ora
Vallesi ) la loro porzione della corte pa-
terna di Fojano, ereditata dal conte Wual-
fredo, e toccata per metà al predetto conte
Ranieri mediante le divise fatte con l'al.
tro fratello suo Wualfredo. (Cauca, Dei
March, di Toscene ).
FOJA
Del casale poi, che portò il nome di
Corte vecchia di Fojano, è fatta menzione
in una pergamena dell'eremo di Camal-
doli, data il 1. genn. del 1145, con la qua-
le il march. Guido del fu march. Ranieri
(del Monte S. Maria ) rinunziò a favore
della badia de'' ldolensi di S. Quirico
delle Rose, Nasciano presso Foja-
no, tutti i diritti giusti o ingiusti che gli
polevano apparlenere nella possessione Pi.
nelli, piviere di S. Martino a Fojano, in
loco dicto Cortevecchia.
Lo stesso casale della Corte-ecchia è
rammentato in un istrumento ilel g mar-
20 1315 appartenuto alla Comunità di Fo-
j:n0, — Del resto questo paese divenne
uno dei castelli più importinti del con-
tadoe giurisdizione di Arezzo, cui fa im-
medialamente soggetto, sino a che ne
se possesso nel 1337 la Rep. fiorenti
‘poco innanzi il traltato, chè accord:
temporariamente al Comune di Perugia
ls custodia e governo di Fojano, di Lu-
cigrano, di Monte S. Savino e di Anghis-
ri.— Se non che all’ occasione della cac-
ciata del Dacs di Atene da Firenze, Foja-
noal pari degli altri castelli dell'antico
conta'o Arelino tornò sotto il regime e
giurisdizione della madre petria
nale fu nuovamente confermatoda! p.
rlo IV con diploma dato in Siena nel
maggio del 1356. Tornarono per altro i
Fojanesi volontarj all' obbedienza della
Rep. fiorentina, nel 1383, poco innan-
th ciob, che esa risequistane la città di
rezzo.
Fino da quell'epoca la Signoria di Fi-
renze, e per essa i capitani di Parte Guel-
fa pensarono di fortificare di torri e di
mura Fojsno, che consideravasi allora
come uno de' castelli di frontiera del di-
FOJA 343
non corse molto che la Rep. fior. ricupe
rò Fojano (14 giugno 1435), nella quale
occasione dalla Signoria fa decretato, che
fossero rindennizzati gli abitauti del dan
no sofferto mercò la di alcane
franchigie ed esenzioni.
Dal 1387 al 1513 non meno di 6 sen-
tenze per cagione di confini fra la Comu-
nità di Fojano e quella di Lucignano
farono proounziate dagli arbitri; una
delle qui so ottobre 1441 fu det
tata nella chiesa del convento di S. Ma-
ria a Vertighe de Francescani Riformati
presso il Monte S. Savino dal celebre pre-
dicatore fra Alberto da Sarteano stato elet
to arbitro dalle due comunità.
Nel tempo che Sisto IV solleticava gli
animi dei Senesi, affinchè si unissero a
ed al re di Napoli contro i Fiorentiai,
questi procuravano di riparare e fortifi-
care i castelli posti nel confine orientale
del distretto della loro Rep. — Non s0 se
a quest'epoca si debba (are risalire la co-
struzione del secondo cerchio intorno al
castello di Fojano; vero è peraltro che
nel di ag
morembre 1476, i tan
lì le declina
laggio del Pozzo in Valdi ima,.
garne il prezzo nella costruzione delle mu-
ra castellane di Fojano.— Dopo aver mu-
nito di un secondo recinto il castello pre.
detto,lostesso magistrato della Parte Guel-
fa rilasciò in dono alla comunità di Foja-
no le torri del castel vecchio, il pomerio,
© carbonaja, con i terreni interposti tra il
primo e il seconde maro. Tale ce lo dà
a divelere una deliberazione presa nel
29 marzo 1578, con la quale revocate fa-
rono le precedenti comcemioni rapporto
alle torrì e carbonaje del castel vecchio di
Fojano, allorchè i capitani di Parte Guel-
indo fa ordinaromo ai castellani di richiudere
pesi alla sp ebbero tempo di mu-
nire i luoghi più importanti e di metter
tiene ua ragionerole esercito. Infatti
Ne aperture state fatte nei muri di Foja-
i no, e di rendereliberi tutti i luoghi, ter.
reni e piazze, state occupate da quel co-
mune. Ignoro se il decreto aveme il suo
pieno effetto, avvegnachò alcuni odi@z}
i pubblici eetti ia quella età, fra i quali
a
chiesa collegiata, si trovano collocati
spunto nel o del castel vecchio,
(Ance. Derx. Fioa. Com. di Fojano).
vale stato fossero i due cerchi
delle mura di Fojanoall'epocadell'altima
Guerra di Siena, lo indicò l'Adriani nell
54 FOSA
isteria de’ suol tempi, quando Piero di Fi-
ippo Strozzi generale del-
T'esercito Gallo-ltaliano, nel luglio del
1554, dalla parte della chiesa di S. Fran-
cesco piantò due camuoni per abbattere la
muraglia della Terra di Foiano occupata
dai nemici; e poichè dopo 140 colpi fu
fatta tanta ruina che agevolmente per l'a-
Fasi vi si poteva entrare, vi si mosse
l assalto. Questo per sorte toccò ai Fran-
i, che mescolati con alcuni valorosi Ita-
li, facendo loro la via innan-
zi, si misero con tanta furia a salire un
pedi di serpe, la quale era rimasta sopra
che presto pene penetrarono dentro il
mar e bente il custello da quella pirte
resse un eltro cerchio di mura da ritirar-
visi i psesani con la guarnigione, nulla
giovò, perchè colero che ‘ano lasciata
la prima, feggendo senz'ordine alcuno
al loro scampo, abbandonarono anche la
seconda difesa.
+ In tale assalto fu messo il fuoco al mag-
gior numero delle case di Fojano, uccise
senza distinzione alcuna di sesso o di età
da 160 persone, fra le quali il castellano
Carlotto Orsini, essendo gli altri rimasti
prigioni insieme col potestà Pandolfo Ben-
venuti.
La perdita di Fojano mosse il march.
di Marignano com tutto il suo esercito
Austro-Spagnolo, il quale da Oliveto di
Val-di-Chiana recossi ad assalire Marcia.
no occupato anch'esso da 15 insegne d'Ita-
liani. Piero Strozzi udito l’avvicinamen-
to del nemico, si mosse da Fojano con tutte
le sue genti, e fa costà ne campi fra
Fojano e Marciano, dove, nel giorno due
di agosto 1554, ebbe luogo la strepitosa
battaglia che decise della sorte della Re-
senese.
Nell'anno stesso Cosimo I, con decreto
del 13 nov., esentò per tre anni la popo
lazione di Fojano dalle tasse e contribu-
zioni ordinarie e straordinarie, onde com-
nsarla dei dansi sofferti nel saccheg-
gio datole dalle genti di Piero Stroezi ; il
quale privilegio fu prorogato due altre
volte per il tempo e termine di un no-
‘vennie ciascuno.
Finalmente i capitani della Parte Gael.
fa di Firenze, con atto degli 11 febb.
« le carbenaje intorno alle pati
FOJSA
esteriori di detta Terra in tatto il loro
circuito, fino alla larghezza di 50
braccia, con la proibizione però di eri.
gere fabbriche intorno alle mura castella-
ne più vicine di so braccia.
Fra il primo e il secvado cerchio fu
eretta la nuova chiesa plebana di Fo
no, dichiarata collegiata da un breve di
Leone X, spedito li 23 dicembre 1515 al
pievano e agli abitanti di Fojano. Es-
sendochè questi avevano fatto istanza di
erigere dentro il paese an'altra chien
bettesimalc, per essere la pieve vecchia
troppo lontana, e di sopprimere la chiesa
parrocchiale di S. Leonardo, situata nella
piazza alta dov'è il pretorio, perchè, ame
la troppo
i, ai ballie
alle risse che spesso in cotesta piazza
cadevano a turbamento dei divimi
e perchè fossero assegnati i suoi beni allo
nuova chiesa che si desiderava di erigere
in collegiata. — Leone X concesse la gra-
esta per la chiesa plebana,che in-
nalzòall'onoredi collegiata insigne con sei
canonici euna dignità, l'arciprete pievano.
Tafatti la nuova collegiata fu edificata
fra il primo e il secondo cerchio, senza
che la chiesa di S. Leonardo restasse folla
di là. Essendochè trovasi questa sino si
mostri tempi fra le parrocchiali di Fojs-
trasferita nel 1783 nella ch. di S. Cri
ina, e finalmente nel 1,88 DI
il suo popolo aggregato a quello della chie
sa collegiata.
La pieve di S. Nartino di Fojano com
ta attualmente quattro perrocchie sv
cursali, cioè la prioria di S. Angelo nel
Castel vecchio; secomla $. Cecilia; ter
S. Maria del Carmine presso Fojaso;
quarta $. Biagio sl Pozzo. — La prioria
di S. Cecilia nel secolo decorso fu tr
slatata nell'oratorio di S. Maria della Pa
ce fuori di porla Fiorentin:. La ch. di S.
Maria del Carmine fuori di porta Cor-
tonese fu erelta in parrocchia con de
creto vescovile del 13 agosto 1291, ricor
me lo fu quella di $. Biagio nel villg-
gio del Pozzo mediante un decreto vere
del 21 luglio 1728.
Esistevano pure in Fojano due con-
ino di frati Domenicani (S. Tow-
altro di Francescani Owervanti
(S. Francesco ). L'antico mon. di Bene-
dettine sotto il titolo di S. Silvestro cor
FOJA
mrvai Lattora, e riceve fancialle in edu-
cazione. Nel territorio di Fojano era cora-
presa la badia de'Camaldolensi di S. Qui-
rico alle Rose. — Wed. Anazia pi S.
mico arte Ross.
Esiste poco langi d' Anasciano il tem-
pieito ottagono della Wittoria fatto innal..
rare da Cosimo I sopra il risalto di una
collina, ia memoria del trionfo che colà
nel a agosto 1554 riporto l'esercito Au
stro-Ispano contro i Franco-Italiani.
Fra li stabilimenti di beneficenza Foja-
uo conta sino dal secolo XV una pia con-
gregazione che ebbe, e che conserva
medi Fraternita, la quale dispensa
ti dei suoi capitali a sollievo di fa Î
bisgnose, e nel dotare oneste fanciulle.
Vi è un ricco Monte pio che couta la
sua esistenza sino dal secolo XVI.
Gli antichi due spedaletti sono stati
rimpiazzati da un più comodo e meglio
provvisto spedale comunitati vo, stato eret-
to da Leopoldo I nel soppresso convento
di S. Francesco fuori di Fojano.
Fra le molte e belle abitazioni, che reo-
doso più decorosa questa Terra, quelle
che più delle ultre grandiose, sono i due
edifizj pubblici di quasi uniforme archi-
tetitura, esistenti nella piazza alta, e la
cass di deli
porta Cortonese. Un vago teatro
fa costruito col disegno di Leonardo Ve-
gui fra la porta sudd. e il castelvecchio.
Malti oggetti di belle arti possiede Foj
mo, fra i quali meritano di essere veduti i
bellissimi alto-rilievi di terra invetriata
della Robbia nelle chiese di S. Angelo,
mella Frateruita e nella Collegiata. Io que-
s'ultima fra le buone pitture si distingne
ema tavola di Luca Siguonelli, rappresen»
tante la coronazione di Nostra Donna.
L'eradito artista dancse dott. Gaye, nel
1836, ha riscontrato nell'archivio di que-
sta collegiata la ricevuta Grmata da Luca
Signorelli di Cortona, nel dì 14 di giugno
1533, nella quale dichiarò di aver egli
compito mel termine prefisso di 16 mesi
la piuura allogatagli nel 34 marto 1522,
e di aver ricevuto la somma pattuita di
90 decati d'oro. Cotesto quadro pertanto
deve comtarsi fra le ultime opere di Luca
Signorelli ; oltre di che serve a rettificare
maerrore biografico del Vasari, il quale
diole quel pittore per morto nel 1521.
della famiglia Passerini mei
FOSA 35
La Comunità di Fojano mantiene
medici e un chirurgo; due muestri
scuola nel capoluogo, e uno nel villaggio
del Pozzo, dove risiede anche un medico
chirurgo.
Pochi Fojanesi si distirisero nella re-
pubblica letteraria, se non fu quel frate
Benedetto da Fojano predicatore famoso
in Firenze durante l’ultimo sio assedio,
e che in Castel S. Angelo pagò con usura
lu pena alle sue diatribe contro il pont.
Clemente VII e la Casa de' Medici; e pochi
ranmentano un Niccolò Mannozzi, che fu
medico, e autore di un piccolo opuscolo
apologetico sulla salubrità dell'aria di
Fojano, e sull’antichità di Cortona, pub-
Dlicato in Firenze nel 1613.
Lo storico Adriani fece menzione di
un capitano Biagio da Fojano, che mili-
tando pei Senesi si distinse nella guerra
i i Si l’occasione dell'assalto
dei quali ultimi Fojano sino del medio
eto fu, quasi direi, l'emporio della feg-
tile Val iena. — Lo provano attual-
mente i suoi frequentatisimi e copiosi
rcati che si praticano nella muttina
di ogni lunedì; lo dice il concorso alle
Sue tere, che succedono nel lunedì della
settimana chiamata di Passione, nel gior-
no dopo la Pentecoste, nel
agosto, e nel terzo lunedì ili ottobre; men-
tre per i tempi più antichi lo dimostra,
fra gli altri, up istrumento del 18 agosto
1297, col quale i sindaci di Fojano a nome
e per interesse della loro comunità ven-
derono a due banchieri di Arezzo 32000
staja di grano buono, da pagarsi a rate
nel temine di anpi otto, per la sorama di
lire 5500 di denari pisani, cioè, a ra-
gione di soldi 3 e denari 6 lo stajo. (Asca.
Dirt. Fioa. Comunità di Fojano.)
Sul quadro della popolazione della Ter-
ra di Fojano, che si esibisce a tergo, giova
avvertire che la popolazione delle parroc-
chie delle quattro parrocchie costituenti
i tre Zerzieri di Fojano, non abita tutta
dentro la Terra, mentre quasi una metà
delle famiglie designate trovasi sparsa
per i sobborghi e per le circostanti cam-
pagne.
Movimento della popolazione della Tama pi Fossano
@ tre epoche diverse, divisa per famiglie.
Tmpuazzi
apuLei
Comunità di Fojino. —Il territorio
della comunità di Fojano può assomi-
gliarsi alla figura d'un cono con punte
riamte, la di cui base è volta a sett.
tondeggia:
e il vertice a ostro — Esso abbraccia una
11787 quadr. fra i quali so-
quadr. occupati da cor-
strade.
superficie
no compresi 40g
si di acqua e da
Nel 1833 vi si
Canol-maestro della Chiana; dal lato di
vstro e di lib. ba di fronte la comunità di
Asinalunga, dal Canal-msesteo sino alla
Casa-rossa, dove subentra la Com. di Lu-
cignano; con questa ulti: i
so pos., rimonta il fi
alla strada comunitativa, che guida al vil-
leggio del Pozzo; e finalmente di costà
per termini artificiali, voltando la fron-
te a maestro, e quindi a setl., ritorna al
Ca di conserva con la Com.di
Molte strade, tutte larghe, tutte buone
e rotabili, attraversano în varie direzio
mi il terri comunitativo di Fojano.
Fra tante vie sccennerò solamente le due
inciali, cioè la Longitudinale della
al di Chiana, che passa per Fojano da
sett. a estro, e l'antica via 1,
© delle Folci, che attraversa il territorio
da maestro a libeccio.
MNotabiti avanzi di un' aritica strada,
(forse la via Cassia) segnalò nel sec. XVIL
Baldassarre Nardi, autore di un libro ine
dito sulla bonificazione delle Chiane. Un
tronco di essa tra Fojano e il Pozzo, €
un altro # incontra presso Foate
a Ronco, dove ritiene sempre il nome di
ia della Selce.
Le pianura del territorio di Fojano è
bagnata da due diversi corsi d'acqua, a
Jev. dalla Chiana, mentre da maest a lib.
€ quindi da ost. a scir. è circondata dal
fiamicello che porta il distintivo di Esse
di Fojano, per non equivocarlo con l'al
tro fiumicello omonimo, il quale scorre
nel lato opposto della stessa valle, ape
lato Esse di Cortona.
1° Esse di Fojano, detto anche del Mon-
te San Savino, trae orig: la cima
del monte di Palazzuolo sul confine della
Val-di-Chiana cou la Val-d'Ambra; di co
stà scende a lev. a scir. passando
canale formato dai poggi di pietre n
naria del monte S. Savino, a piè dei quali
riceve il tributo del fosso Zeprone; quin
di voltando faccia da scir. a lev. s'avvit
fra le piaggie cretose di Marciano, del Pot
20 e di Fojano, cui serpeggianilo lambisce
alla sua sinistra, fino a tanto che voltanlo
faecia nuovamente verso lev.-grec., avvia»
si parallelo al Canel-maestro della Chie
ma, nel quale sbocca alla base orientale
della collina del Pozzo. n.
L' Esse di Fojano, e diversi altri î-
fluenti che scendono a destra e a sinistr:
nel Canal-maestro, banno dovuto cangiare
l'antica loro direzione, ch'era verso astro.
rivolgersi verso sett., dopo che l'arle
Pirometrica ha saputo obbligare per via di
Venite ma ive colmate l' inversio.
ne della Chiama toscana. — Wed. Cau
FOJA
Siffatto corso sinnosissimo, e in gran
perle artefatto, di un fiumicello come è
quello dell’ Esse, il quale raccoglie le s0-
que fra terreni ora solidi come il macigno,
ora fri. come la creta, è di una gran-
dissima utilità alla pianura del distretto
Fojanese. Essendochè cotesto finmicello,
il quale, ad imitazione delle Chiane, riescì
lunga età dannoso e funesto alla fer- n
tilità del suolo e alla salubrità degli abi-
tanti di Fojano, è stato all’età nostra con-
verlito in profitto grandissimo delle stesse
campagne e dii chi le abita.
A megliocomprenilere l’anzidetta verità
importa che io aggiunga due parole sulla
struttura fisica del terreno che cuopre la
superficie di cotesta comunità.
Imperocchè la qualità precipua del di
lei suolo appartiene al terreno appellato
i parte del quale rimonta all
autidiluviana, quando cioè depo-
sitaronsi costà le crete lufacee con intiere
famiglie di conchiglie marine, terreno
che riveste l'antico fondo della valle, in
mezzo a cui attoalmente scorre il canal
fiancheggi:
maestro, 0 il falveg, ch'io chiamerei la
carena della valle.— Fed. Corana fiume.
Testimoni d'un tal deposito debbono
riguardarsi i banchi di ostriche e di al-
tre conchiglie marine, tuttora esistenti
nelle colline fra il letto della Foenna, e
quello dell’Esse, riunite in banchi che si
presentano allo scoperto presso la Castel-
lina fra Fojano, e Asinalunga, e a Ca-
salta sulla strada comunilativa che guida
da Luci a Bettolle,
tufo marino nelle colline,
drupedi di speci
quelli sepolti nel Valdarno aretino, e nel
Valdarno sopra e sotto a Firenze.
AI principio dell’inversione dall'an-
tico corso dell'Esse, presso la strada Zos-
gitudinale tra Fojano e Dettolle, il terreno
addussato alla pianura che stà all'oriente
del colle di Fojano, è tutto di alluvione,
fulto o quasi lutto da tre secoli a questa
parte conquistato sopra le acque dell'Es-
se e quelle delle due Chiare che costà
va
i lunghe
FOJA 317
“lungamente pigre impaludevano.— Ped.
Cana e Faammero.
Fu il Comune di Fojano il primo a
sentire la necessità di affidare a una mano
te l'impresa del bonifieamento della
‘al-di-Chiana, sebbene la Rep. fior. più
volte vi avesse rivolte le sue mire per
irlo a carico delle vicine
comunisti di Fojano,
isolvettero di cede:
re, per atto pubblico del 10 giugno 1525,
quei fondi palustri sl cardinale Ippolito
de' Medici nipote cugino del Pont. Cle:
mente VII, e socio in tale impresa, affin:
chè eglino a proprie spesc e per loro vai
io, ma con quelle cautele e condizio.
i prescritte, la malsana pianura della
Chiana potessero bonificare e riderre a
perenne cultura.
Ma gli avvenimenti politici già di-
scorsi all'articolo Fraxxzz impedirono al
cardinale Ippolito e a Clemente VII di
continuare i lavori incominciati. Quindi
tanta impresa restò interrotta sino a che
Cosimo I, oltre la conferma del contratto
frigidito e malsano; siccome lo dimostra-
vala perizia eseguita nell'anno 155: dall
ingegnere ducale Antonio Ricwoli, e la
mappa idrografica che l' accompagnava.
Dalia quale perizia risulta, che allora la
pianura orientale delle comunità di Fo-
jano era stagnante, e che per il Iragitto
di circa 9 miglia, cioè dal porto di Pilli
@ quello di Fojano, le acque della Chiana
non avevano pendenza sensibile nè verso
il Tevere nè verso l'Arno, sicchè solto
alla collina di Fojano il padule spagliava
per la larghezza di miglia 1 e {, ed era
tre braccia profondo in tempo ordinario,
e br. cinque nel tempo di escrescenze e di
ie. — Vedi Curana.
Attual te però quasi che tutta l'e
nunciata estensione di terreno palustre
‘e malsano vedesi bonificata mercè il me-
todo di tenere il fumicello Esse in col
mata; il quale avendo rialzato con le sue
torbe la superficie del terreno, inca
malarsi in an piano inferiore col dare una
decisa pendenza alle acque che ivi arresta-
vansi: in guisa tale che ne emersero due
estese tenute della R. Corona, le quali dai
peesi delle sovrastanti colline presero il
nome di Fojano e di Posso.
“i
3418 FOLG
La qualità del terreno testè accennato
rende le acque che v'infilirano cariche
di sali a base argillosa; cosicchè mancan-
do costà sorgenti di acque salubri e leg-
gere, gli abitanti di Fojano usano di quel-
la piovana delle cisterne.
La porzione maggiore del territorio di
uesta comunità posta collina è col
tivata a viti e la minore por
zione couservasi nda a seminagione
di biade.—La pianura che circonda da tre
lati le colline di Fojano e di Pozzo
stinata ad uso di praterie, vasti campi ea
sementa di cereali, di legumi, di mais, di
lino e di canapa, mentre i campi e le pub
blicbe strade veggonsi finucheggiale da
gelsi e da loppi, a cui sono raccomandate
le viti. II prof. Giuli, autore di una Sta
tistica agraria della Val-li-Chiana, nel
1825, fra gli altri calcoli valutò che vi fos-
sero costà 8400 capi di animali domestici.
POLL
Con regolamento del 14 nov. 1774 fu
approvata dall’Augusto Legisintore l'or-
gunizzazione della nuova comunità di
Fojano, il di cui territorio abbraccia i tre
Terzieri; cioè S. Martino a Fojano, sc
dentro la Terra medesi SA
tembre 1772, relativo al nuovo comper-
timento dello Stato fiorentino, fu confer.
mato Fojano residenza di un potestà di
de. prima classe, dipendente pel criminale
per la polizia dal Vicario R. del Monte
San-Savino.
Havvi in Fojano la Cancelleria comunit.
che abbraccia le Com. di Lucignano e di
Nurciano. Vi è un ajuto dell'ingegnere
di Circondario di Cortona; l'ufizio ili ese
zione del Registro trovasi a Lucignano, la
conservazione dell’ ipoteche e la Ruota so-
no in Arezzo.
QUADRO della popolazione della Comunità di Fosano a tre epoche diverse.
esziere di 5. 6. Martino, Collegiata Si lor |anso
Martino \S. Leonardo, Prioria 59 1 2|8
S. Cecilia iu S. Maria del. | #7
ini Pace, Priori ie Î 289 | 52
detto di S.An- £S. Michele Archaug., Prioria| & & [1078 | 658
gelo S. Maria del Carmine, idem LED -|-
slo
Villaggio di Pozzo | S. Biagio, Rettoria FE [305 [too
Somma totale . ....
Ferzonaco 0 Foicnaco in Val-di-Ma-
gra. — Villata nel popolo di Monte
de' Bianchi, Com. Giur. e circa 4 migl.
a ostro di ino, Dioc. di Pontre
moli, già di Luni-Sarzana, Comp. di Pisa.
Risiede in una piaggia bagnata a pon.
dal torr. Zucido di Vinca, e a sett. da]
fiume Aulella.—/ed, Monrt pe’ Buson.
Foruoa: e Scatvasa in Val-di-Merse.—
Ved. Lunum.
- + Abitanti n°3844w° 459726425
FOLLO (Follum) in Val-di-Magra. —
Vill con pieve prepositara (SS. Martino
e Leonardo ) capoluogo di Com. nel Man-
damento , Dioc. e circa 6 migl. a pon. di
Sarzana, Provincia di Levante, R. Sardo.
È situato alla destra del fi. dietro
ai monti della villaggio
era tra i feudi dei marchesi Malaspina, i
quali nel 1202 cederono in enfitemi per
petua al vescovo di Luni, fra gli altri ca-
FOLL
nielli e casali che possedevano nella Lu-
sigiana, anche questo di Follo, che poi
un altro vescovo assegnò in feudo ai con-
ti Fieschi di Levagna — Ped. Besaarno
La Com. di Follo sbraccia le popo-
lazioni seguenti, dove nel 1833 si nove
ravano sino e 2013 abitanti, cioè:
1 Follo, SS. Martino e Leonario,
Prepositura . . abit.
* Carnea, S. Maria Asta, Ret
»
3 Polverata;S. ‘Ricoolò vesc. di Ba-
ri, Rettoria. o»
4 Sorbolo, S. Lorenzo, idem ‘o »
5 Tivegna, S. Lorenzo, Arcipret. »
6 Piana di Battolla, $. Maria, Ret
FOLLONICA nel littorale di Massa ma-
filtima. — Cas. che serve di residenza all'
ulizio delle miniere e fonderie granducali,
nella parr. plebana del casello di qui )
Com. Giur. e 6. migl. a scir-lib. di Ga-
vorrano, Dioc. di Massa marittima, che è
to migl, a sett.-grec. Com Grosseto.
Di questa borgata, che deve la sus ori-
gine ai forni fusori della miniera di ferro
costà trasportata dalla vicina isola di El-
s'incontra una debole rimembranza
in an istrumento rogato il dì primo geun.
1038. Trattasi di una donazione fatta alla
badia di Sestigna di un pezzo di terra
posto nel luogo Fu/lorica.—L'etimologia
di un tal nome sembra pertanto doverla
ripetere da qualche antica officina fullo-
nica, ossia follo a acqua; aÌ che agevol-
mente doveva prestansi cotesto litorale,
nel quale scendono i canali di acque
dai poggi di Massa e dalla su-
piana.
+ La storia di Follonica, trovandosi con-
Nessa con quella del vicino cadente ca-
stello di Valli, sarà riportata all'articolo
Vatu di Fottonca, discorrere i
questo dello stato attuale de) nascente hoc
60, e dei celebri suoi forni fusorj.
Allorchè il R. Governo, nell’anno 1836,
disciolse l'amministrazione della Mugo-
ma, coll'allivellare tutti gli edifizj e fer-
riere della montagna di Pistoja e del Pie-
fraatino, creò una nuova amministra»
FOLL 319
zione delle Mi € Fonderie del ferro
nazionale, destinando Follonica a centro
della medesima. Du tale amministrazio-
ne pertanto dipendono gli impiegati alle
miniere dell’ Elba, quelli dei forni e fer.
riere di Valpiana e di Cecina, e le mac-
chie cedue che le furono assegnate in dote
onde ricavare in parte il carbone neces
sario ad alimentare i lavori di quelle ci-
clopiche fucine.
Forni di Follonica; quantità di fer-
raccio che vi si fonde, e lavori di getto a
disegno. — La situazione di Follonica
sulla riva del mare, rimpetto all’ isola
dell'Elba, ed alle miniere di Rio, da cui
è seperata da un canale di circa 20 mi
di traversa, e in mezzo ad estese macchie,
può dirsi senza dubbio li più favorevole
alla lavorazione del ferro e la più adattata
al suo commercio. — Esiste costà un forno
con macchina sofliante a vento asciuito,
alto br. 14 e soldi 3, e largo nel suo mag-
giore diametro br. 3 e soldi 16.
Cotesto forno è capace di fondere e di
produrre da 45 u So migliaja di ferraccio,
o ghisa per ogni 24 ore; cosicché a piena
lavorazione (che è dal dicembre al gin-
«no) si calcola di ottenere uu prodotto di
.. cirea otto milioni di libbre di ghisa.
Si eseguiscono eziandio dei getti di
ferro fuso in forme; per es. projettili da
artiglieria di ogni sorta, tubi per acque-
dotti, stufe, fuocolari ec.; e non ha mol.
to che si è dato principio ad eseguire og-
getti d'intaglio di non poca difficoltà, co.
me sarebbe il tempietto di ferro eretto
sulla piazza di Grosseto per adoruamento
di quella fonte, edi pioli e colouniui per
la balaustrata intorno ai fondamenti del
Duomo di Firenze. All'oggetto di accre-
scere e perfezionare una simile manifat-
tura, la quale stare a confronto con
quella delle fabbriche estere, è stato di
recente costruito in Follouica un gran-
dioso edifizio ad uso di fonderia con un
forno, al quale verrà applicato il metodo
stato già introdotto nell'Inghilterra e in
Francia, quello, cioè, di servirsi dell'aria
riscaldata.
Frattanto, a favorire sempre più l’in-
dustria e il commercio di questo prodot
to natorale e nazionale, è stato notubil-
amente abbassato il prezzo del ferraccio,
col ridurlo a lire 41 toscane, ossia franchi
34 per ogni mille libbre. — Arroge a ciò
50 FOLL
Ba qualità del ferro di sua natera miglio.
re di quelenque altra miniera de'”'Eu-
ropa , per arguire che sempre maggiore
pose divenire il consumo per l'interno,
€ l'esportazione della ghisa di Follonica
per gli stati esteri.
Del Forno di Valpiana, della quantità
e qualità delle acque motrici. Dicesi
e l'argi.
dal littorale più depresso di Follonica.
Ja Valpiava si trova un forno fusorio
sall’antico sistema delle trombe a acqua,
il quale di rado è messo in attività,atteso il
maggior costo dei trasporti del minerale.
Oitre il forno el un ino, sono in Val
iana tre ferriere al una fabbrica cilin-
Rcics lemgo il cono di quella gora o ca-
nale che viene dal poggio di Massa, e che
prosegue per Follonica sino al mare.
Il meccanismo di tutti gli opificii qui
sopra rammentati riceve il movimento da
due sorgenti, la Zonna e le Wenelle, le
cui acque si riuniscono in un solo canale
poco al di sopra delle officine di Valpia-
na. La sorgente della Monna scaturisce lim.
pidn e tepida dalle rocce di calcarea caver-
mosa che formano l'esterna ossatura dei
colli di Mama; ma a proporzione che le
me scorrono all'aria aperta, eme,
ni mdosi dal muturale loro tepore,
depositano lungo il canale una dose di car-
donato (travertino) non minore
‘del tartaro, di cui il f. Elsa incrosta l'al-
FOLL
struzione col disegno e direzione dell'ar-
chiteito Francesco Leoni, addetto alle of-
ficine di Follumca. Colesto ponte è for-
mato i 16 0 19 pontoni, 14 dei quali
sono foderati di rarae nella parte sommer-
sa nel mare, nel quale s'innoltrano per
il tratto di circa a20 braccia; per modo che
avvicinarsi alla testata del pooie
rocdesimo tutti i bestimenti che non som
stre Moremme, indusse
tentare nel 1836, sotto la direzione dell
amministratore attuale Raffsello Sivieri,
la perforazione di un pozzo artesiano nell'
orto della casa di Amministrazione, che è
circa 400 braccia lungi dal lido del mare,
e 4 br.al di sopra del suo livello.
Con tutto che unn siasi ottenuta acqua
saliente sopra la superficie del suolo, pure
l'esito ha corrisposto allo scopo, mentre al.
la profondità di br. 4o circa, doro aver -
trapanato un allissimo strato di creta cab
carea, si trorò un getto, il quale ascecde
sino a un braccio al di sotto de'la super-
ficie del suolo, e che tanto d'inverno quas-
to d'estate somministra per via di tromba
una buona acqua polabi!e nella quantit*
di circa no barili per ora.
La popolazione di Follonica nella :t+
gione delle lavorazioni, (dal movembre al
giugno) da pochi anni progressivamente è
aumentata, talchè, se prima otto o nove»
penne bastavano, ora non sono suffici
ti le venti case che attualmente si cont»
no in colesta spiaggia, non comprese kl
officine, i magazzini, e le abitazioni spet
tanti alla R. Amuinistrazione — Perl
crescente popolazione di Follonica il g
preno- verno ha ordinato la costrazione di un
muova chiesa invece dell’ antica, ormi
tre quelle di sopra accennate.
al facilitare sel did di Follonica lo
reo e l'i ircezione Generi; e
elalmente a fornire un più comodo de
Io ai bestimenti che costà la
vena del ferro di Rie, fu fabbricato nel
1834 na ponte di leguo di solidimima co-
massetana.
In Follonica è stato aperto di recente
run macello e una farmacia; e vi si tic
una fiera di tre giorni nl
mese di aj
prile. i;
FOLLONICA (POGGIO Di)ia Valdi
FOND
Nerse — Porta il nome di Follomice un
poggio nel distretto della parrocchia di
Montc-Pescini. Com. e Giur. del Murk di
mon
loaica della Val di Chiena, sia per la di-
reione, che è a destra della via prove.
miente da Roma, sia per la disuunza mag-
giore, quanto ancora per la qualità del
terreno tufaceo e scevro di miniere, come
è quello che ricuopre il Monte Follonica
presso Monte Pulciano; mentre Li con-
(ada di Monte-Pescini, dov'è il Poggio
di Follonica, è formata in gran parte di
gabbro e di serpentino, due qualità di
rocce, nelle quali ‘ogliono incontrersi
Joni 3 nadi prù o reno ricchi di rame.—
Ved. Vazenano del Vescovado in Valdi-
Merse.
FCLLONICA o FOLLONICO ( MON.
TE)— Wed. Morra-Foctossco ia Valdi.
Chiana.
FONACO o FONICO (8. MARIA A)
im Val-Fiberina. Cas. che ha dato il no-
me a una parrocchia nella Com. Giur. e
circa » migl, a ostro di Monterchi, Dioc.
di Sansepolero, giù di Città di Castello,
Comp. di Arezzo.
Risiele in monte alla destra del torr.
popolazione di soli 8a abit.
Fonvscnazo in Val d' Ela. — Ved.
Faonoscnare.
FONDAGNO nella Valle del Serchio —
Cas. con per. (S. Michele) nel piv. di
migl. a lib. del Bor-
jar. del Ragno , Dioc. e
# posto in costa sulla destra ripe del torr. II, che
Padogna, che scende
Serchio de Anne di appellato
anch’ esso na di castello, apparteneva ai
vescovi di Lucca, ai quali fa confermato
dall'imp. Ottone IV, con privilegio del
14 die. 1209, e dall'imp. Carlo IV, nel
16 febb. 1355.
alla dritta del
FONT MM
La perr. di Fondagno conta 136 «bit.
Fospionane, è Foorcaaro in Val-di-
Marina. — Cas. perduto nel piviere di Le-
gri. Ad eso riferisce una pergamena della
badia de’ Cistercensi di Settimo, del lugl.
1044, relativa a une vendita di terreni
ti in Fodignano nel piv. di S. Sere
Fedi Marina — (Anco. Der: Fioa, Carte
i di Cestello e di Settimo).
Fensot: nel Val.d'Arno superiore. —
Css, che diade il nomi alla chiesa di
S. Lucia a Fondoli piv. di Cascia. —
Ved. Cascia.
FONGAJA nella Montagnnola di Sie-
na — Fed. Foneasa.
FONTANA, FONTANELLA, FONTE,
FONTANELLE, FONTL,_— ti ed
altri nomi consimili nervo « Qesignare
diverse villate e casali in Toscana.—-Tale
è la villa di Fontana nel popolo di S. Pie-
tro in Collina della Com. di Porta Lucche-
sedi Fistoja; la Fontane Ghisi nel piro.
re di Saturnana, Com. di Porta al Bor-
(0, pure di Pistoja; altra villa Fontana
mel popolo di Loppia, Com. e Giur. di
Berga; la Fonte o Fontana-Teona nella
montagna di Pistoja che diede il nome a
una badia; il Poggio Fontane nel pop.
e Com. di S. Maria a Monte, ec.
regolamento governativo del
di » giur. 1777.— ed. Buonconvanro.
FONTANELLA (8. MARIA IN) nelle
Valle del Rabbi. — Ces. e parr. volgare
mente appellata S. Moria del Rio di Com
nelle Com. e Giur. di Premilcoro,
di Bertinoro, Comp. di Firenze..—
A questo Ces. di Fontanella alludevano i
digliana, fra gli altri luoghi della Rome-
anco il di Fontanella. — 7ed.
se Came.
FONTANELLE in Val-diChiene. —
Cas. che diede il titolo alla perr. di &. Ber
tolemmeo alle Fontanelle, unita nel 1783
al pop. di 8, Andrea a Petreto, Com. Gius.
33 FONT
e circa 3 migl a lev. di Costiglion-Fio-
rentino, Doc. e Comp. d'Arezzo. — Ved.
Perazro e Forrameuza.
FONTE RONCO in Val-diChiana.—
Fattoria della R. Corona nel popolo di S.
Marco di Alberoro, Com. Giur. e circa 4
migl. a lev. di Monte Sap-Savino. Dioc. e
Comp. d'Arezzo.—Il fabbricato della Fat-
toria risiede alle falde orientali dell’alti-
piano che rasenta la parte occidentale del
Canal-maestro della Chiana sopra la strada
Longitudinale.
La fattoria di Fonte a Ronco si compo-
ne nella massima parte di terre che infri-
gidivano » piè delle colline della Fonte a
fioncoe di Tegoleto, state conquistate in
gran parte daiglue primi Grandu
cè le colmate ; € poscia cedute al
ordine di S, Stefano Papa e M.; il quale
andò sempre aumen tando il boni ficomen-
to di simili possessioni fino a che ene, nel
1809, ritoruarono in potere della R. Co-
rona. — ed. Ataznono e Tacorrro.
FONTE (PIAN DELLA) nel Vald'
no superiore — Med. Incisa.
FONTE-BENEDETTA nelle Masse di
Citta _ al Beneperra (Fos-
73) in Val di Ti
FONTE. BENEDETTA (ABAZIA DI )
mell'Alpi di S. Trinita. — Ved. Asuzu
»i S. Tarmrra nell’Alpi del Casentino.
FONTE-BECCI presso Siena. — Wed.
Bacca ( Fosrr).
FONTE-BUONA pr CAMPI nella Valle
dell’ Ombrone Senese. — Wed. Amsazu
nesta Bensnorsca, x Benuapizca ( Mora-
erzao ELLA ).
CATE BUONA, © FONTEBUONO ni
SIMALDOLI. — Fed. Camarpori (Sacao
Eazwo pi )
FONTE-BUONA in Val-di-Sieve. —
Borghetto e prima posta da Firenze sulla
strada R. bolognese, 8 mig!
stessa città, nella parr. di S.
Macchie, già a Fonte-Buona, piviere
Macciuoli, Com. e quasi 3 migl. a ostro
di Vaglia, 6 Giur di Scarperia, Dioc. di
Fiesole, Com) ino.
Tn questo Torghetto, posto in pianura
alla sinistra del torr. Carza, nei secolo XI
s'incontrano i primi magnati del Mugello.
Tale era quel conte Gotizio figlio di altro
C. Gotizio di legge longobarda, il quale
insieme con la contessa Cunizza sua mo-
glie e figlia del fa C. Alberto, nel febb.
FONT
del 1085, mentre risiedevano in /oco qui
dicitur Fonte bona, cederono al conte Ta-
lio del fu conte Pagano la loro
Fs Hestiazgt castelli di Zuco e di Can
Lemerlo con tutti i beni che essi possede-
vano sei pivieri di S. Gioranni Maggio
re, di S. Maria a Fagna, e di S. Felicita
a Faltona pel Mugello.— Nellosiesso mese
ed anno i coniugi medesimi, dal luogo
pure di Fontebuona, fecero altra domazio-
ne a favore del prefato conte Tagido, cui
rinunziarono, per il prezzo di lire s00, le
proprietà e ragioni che essi uvevano in
tutta la Toscana, ad eccezione delle loro
corti di Firenze, di Campi, di Decimo, di
Corella, e dei castelli di Luco, di Can-
tamerlo e di Monte-Aceraja. Nel tempo
stesso iuvestirono il predetto coute Tagido
di tutto ciò chea
va nella villa di
pedronato che av
Martino del cast. di frivolo su “retta
di S. Stefano nel cast. di Camprato in
Chianti, sulla ch. di S. Michele nel cast.
di Rifredo, es quella di S. Maria nel
cast. di Zio Coraacchiaja presso la pieve la pieve
di S. Maria e di S. Giov. Battista;
pure rinunziarono a favore dello Steno
C. Tagido i diritti loro sulla corte di Ca-
stro e sopra quella di Frena nel fiume
Santerno. (Ama. Camazp.)
Più tardi in Fontebuona fa eretto uno
ale per i pellegrini ; ‘e attualmente
Foonr <P bilico pura sotto il titolo
di S. Carlo, raccomandato al parroco di
S. Niccolò a Ferraglia della Dioc. fioren-
tina. — Ved. Maccune (S. Micneta atta).
FONTE-CHIUSI nella Valle del Savio
in Romagna. — Cas. che dà il nome alla
parr. di S. Maria a Fonte-Chiusi nella
Com. Giur. e circa 5 migl. a grec. di Ba.
gno, Dioc. di Sunsepolcro, già Mullius
Bagno, Comp. di Firenze. —Risiede
monte presso Custel-Benedetto, dalla cui
comunila ia dipendera Foote-Chiusi innan-
zi l'esecuzione del to del 19 ago-
sto 1775, che ordinò l'unione di questo
comunello alla comunità di Bagno — ed.
Beraperro (Casrat).
Fonte-Chiusi e Castel- Benedetto fu-
rono nel numero dei luoghi di Val-di-Ba-
gno che l'imp. Federigo II inserì nell' si
timo prizilegio da esso accordato nel
ai conti Guidi questi
masti nel 1295 ne avevano fatto acquisio
ì
la
»
»
s
»
"
»
va
FONY
dii centi «li Castrocaro. — Si crede che
= Fonte-Chiusi nascesse la beata Giovan-
ma vergine di Bagno.
La perr. di S. Maria a FonteChiusi
conta 350 abitanti.
Fonrs-Manzina nell'Appennino di Fi-
renzuola nella Valle del Santerno. — An-
tico spedale dirmto (£. Nicola @ Fonte
Mezsina) ora detto la Cà bruciata, sulla
face dell'Appennino che stà fra il giogo
di Catel-Guerrino e quello di Scarperia,
lungo l'inospita strada anticamente trac-
ciata sotto il cast. di Monie-Gemoli e pres-
i i Obaldini.
tentine, e Bonco a Conzaccatara.
FONTE-PAOLINA nella Valle del Sa-
vio in Romagna. — Nome rimasto a una
dogana di frontiera del Granducato, si
tnata salle pendici occidentali del monte
Mescolino, nella strada che viene da S.
Uberto dello Stato pontificio, € che costà
Sunisce a che da comduce
2 5 Sofia. sella Degno
Forse derivè il nome di Fonte-Peolina
da una chiesa sotto il vocabolo di S. Pao
le in Fontana, che fu di pedronato di un
conte Ranieri di Bertinoro, stata da que-
sti nel 1153 rinunziata alla badia di S.
Maria in Cosmediu all’ Isola. — (Ammar.
Carate.) —Il doganiere di Fonte-Paolina
è dipendente da quello di Galeata. _.
Fosrs-Pinzisna (S. Maria a) Fed.
Poisciano in Val d'Elsa, e Bamta di SL
Piero a Cenucro.
FONTE-RUTOLI (Foas Rutoli) in Val
d' Elsa. — Cas. giù esstello, con chiesm
petrocchiale (S. Martino ) mella Com. e
gi 3 migl. a ostr. della Castellina del
ia Giur. di Radda, Dioc. di Colle,
{iù di Fiesole; Comp. di Siena.
È posto sulla cima dei poggi che sepa-
rano il Chianti dalla Val d'Elsa, nell’an-
tico confine della Dioc. di Fiesole, e del-
la giurisdizione politica dello Stato fio-
restino. — Da colesto poggio ha origine
mel lato australe il terr. Steggie, mentre
mella schiena volta a sett. maste sopra il
Ces. di Tregoli uno dei primi remi del
Gi. Arbia.
Ebbero signorìa in Fonte-Ruteli i no-
bili di Staggia: în seguito acquistarono
il riespadronato della chiesa perrocchia-
le di S. Martino i monaci Val ni
diPanigaavo, all: quale badia venne con-
FONT 5235
fermato dal poet. Aless.ndro III con bre-
ve dell'anno 1179.
Nel Gottebre del 1208 fà firmata sopra
il poggio di Fente-Rutoli una conventio.,
ne fra i sindaci delle iche di Fi-
renze e di Siena, in cai si trova la rinun-
zia che ultima ficeva alle ragioni e
diritti che aver potesse in Poggibonsi e
sue jineute. (Lam, Afon. Ecci. Flor.).
S. Miniato a Fonte-Rutoli ha 69 abit.
FONTESTERNI nel Val-d'Arno sopra
Firenze. — Ped. Forrisriant
Fonte-Teona. — Ped. Arsa mi Fox
Tara-Taona.
FONTE (S. ILARIO ALLA) nel su
barbio meridionale di Firense. — Ped.
Cocomsaza (S. Itanro 1).
FONTI (S. MARTINO ALLE) ove
ro a TIGNANO in Val d'Elsa. — Cas. e
parr. nel piv. Com. e un terso di
sip: scir. di Castel-fiorentino, Dicc.
+ Comp. di Firenze.
La chiesa di Cas. riposa sopra
tune piccola alla sinistra della
strada R. Traversa che guida a Poggi-
bonsi. — Prende il titolo da una fontana
che appiè delia collina scaturisce. La chie-
sa perr. di S. Martino alle Fonti è di gius-
to delle nobili: famiglie Cattani
i Firenze 0 Mancini di Cortona. — Essa
conta 335 abit.
FONTI (S. PIETRO ALLE), e sorna L=
Foxn nel Val d'Arno inferiore. — Case
‘parr. anticamente filiale della pieve di S.
Genesio, attualmente suburbana della cat-
tedrale di Sanminiato, bere qual ka è
appena un migl. agree. Com. e Giur.
medesima, Comp. di Firenze.
È una delle chiese nominate nella bolla
concistoriale spedita dal pont. Celestino
MII, li 24 aprile 1194, al della
pieve di S. Genesio in Yico-Welari, al
quale confermò anche la chiesa di S. Pie
tro super fontem con totte le sue appar-
tenenze.
S. Pietro alle Fonti conta 584 abit.
FONTIA nella vallecola dell’ Avenza.
— Vill. coa perr. (S. Niccolò) nella Com.
Giur. e quasi 3 migl. a lib. di Carrara,
Due. e Dioc. di Massa ducale, gii
della pieve di Ortonovo, spettante alle
Dioc. di Luni-Sarzana.
Risiede in costa nella pendice orienta-
le del monte che separa il territorio di
Carrara da quello di Ortonoto, compreso
524 FONTI
mel R. Sardo; ua miglio a maestro del cast.
diAventa, e s migl.appena dal littorale—
La chiesa perr. di Fontia fu smembrata
adalli pieve di Ortonovo, ed era di giuspa-
dronalo del capitolo di quella cattedrale.
La perr. di Fontia contava nel 1833
zione di 3oo abitanti.
TANO in Val-di-Chiana.— Cas.la
esi perr. di S. Biagio fu riunita al popo.
lo di $. Andrea a Pigli, o Pilli, pi
8 Mustioli rio, Com.
Comp. di Arezzo, "Asia qual civ è Smigl.
a ostro.—Risiede sopra la strada R. posi
che da Arezzo conduce a Peragia, alle fal
de occidentali del poggio di Lignano.
Nel lugl. del 1133 il Cas. di Fontiano
coa le sue appartenenze fu comprato dal-
T'eblate di $. Flora e Lucilla coi denari
ritratti da altri effetti che quel mona
stero possedeva in Castel-Focognano nel
Casentino, e che all'abate del mo-
mastero di S. Trinita in Alpe. — Fed.
Pitu in Val-di-Chiana.
La parr. di S. Andrea a Fontiano e
Pilli cata 588 abit
FONTISTERNI, O FONTESTERNI
(Fonsternis ) nel Val Arno sopra Fi
renze. —Cas. che di il titolo alla parr. di
S. Lorenzo nel piviere di Pitiana, Com.
Giur. e circa 6 migl a maestr. di Reg
gello, di Fiesole, Comp. di Firenze.
4 Risicde sulla ripa destra del torr. 7i-
cano di S. Ellero, torr. che prende il no-
me dall'antico mon. omonimo, che è quasi
un migl.a pon. di Fontisterni.—Nell'at-
to di donazione, del 3 lug. 1039 a favore di
S. Giangualberto, la badessa di S. Ellero
rammenta, fra i beni donati a quel santo Ger
abbate, un castagneto confinante con Fon-
testerni.—_lufatti portano la data di questo
luogo diversi contratti della badia di Val-
lombrosa, fra i quali uno dei so maggio
1194 e un altro degli 11 gingno 1212.
(Axcu. Dir. Fios. Carte di Vallombrosa).
La parr. di S. Lorenzo a Fontisterni
conta 350 abit.
FONZA (CALA e CAPO DI) ed. Ca-
ro pi Fora nell'Isola d'Elba.
PONZANO, o FRONZANO(Fonsenum)
nel Val-d'Arno superiore.—Cas. con
(S. Donato) nel piv. di Pit:
Giur. e a mig]. a sett. di Reggello, Dioc.
di Fiesole, Comp. di Firenze.
del monte di Vallombrosa fra il torrente
FORC
Marnia, che viene da ostro, e il borro
Trana, che scende dall'opposto lato.
La parr. di S. Donato a Fonzano conta
443 abit
FORCI (Ficus Forci) nella Valle del
Serchio. — Cas. ch'ebhe chiesa parr. (S.
Michele ) attualmente annessa alla pieve
di S. Stefano a Torre nella Com. Giur.
Freddana e del fi. Serchio, nel quale poco
lungi da Forci la Freddana si scarica.
Ha dato il lustro a Forci una villa della
dei Bonrisi di Lucca, che fu di
Or fa che col Menocchio e col gentile
Balbano e gli altri che nel cuor mi stanno
Riveder possa un dì Forci e Lopeglia.
Sono altresì note agli ernditi le conver-
sazioni accademiche di Ortensio Landi,
che intitolò: Questiones Forcianae.
Foscorz (S. Mrcuete 1n) di Pistoja.—
Badia
mente situata nel suburbio orient. di Pi-
stoja, poscia rinchiusa nell'attuale e più
ampio cerchio della stessa città.
FORCOLE, FORCOLI (Castrum Fur-
colae) in Val-d'Era.— Vill. con più bor-
gate e case di delizia, dal di cni territo
rio prendevano il titolo tre chiese (S. An-
nino Ss Frediano) da lunga
ale priori
diano a Forvole, nell'antico piviere | di
ora nel Caposesto e 4 migl. n
pon. di Palaja, Com. e Giur. melesima,
Dioc. di Sanminiuto, una volta di Lucca,
Comp. di Pi
La parr. e le ville di Forcoli
sopra piagge cretose lungo la ripa
del fi. Era e del tore. Noglio che ne cor-
rimpetto i vil.
laggi di Capannoli e di Solaja che sono
inistra del fiume predetto.
La storia di Forcoli ci si presenta al-
queto complicata per la pluralità dei
inasti, che ivi tennero giurisdizi
dominio ad un tempo istesso.—Avvegn:-
dinastie Estensi e Malaspina, de
Pallavicini di Lombardia, e dei
FORC
di Massa e di Livorno. Uno dei quali di-
scendenti (il march. Alberto del fù m:
these Obizo ) con istrumento celebrato
3. febb. del 1061 in Casal-maggiore sul
Pò, offrì in dono alla badia di S. Michele
a Poggio Marturi (Poggibonsi) la por-
zione delle corti, castella, e territori ap-
parteuuti al di lui genitore nei contadi di
Lacca, di Pisa e di Volterra; fra le quali
possessioni ivi si specificano quelle di Ca-
pannoli, e di Forcole in Val d'Era, di Ce-
‘3050 nel Val-d'Arno pisano, ec.
Posteriormente i cenobiti di Poggibou-
si, e per essi il loro abate Ridolfo, con atto
stipulato nella ch. di S. Maria di Casole,
pel di 4 settembre del 1129, alienò a Rug-
gierì arcivescovo di Pisa per soldi 3540
tutte le possessioni che quella badia con-
tira di avere nel territorio pisano, desi-
qrando per confine, da Capannoli sino
all'Arno e di là sino al mare.
Lo stesso arcivescovo Ruggieri tre an.
mi innanzi (9 settembre 1126) per lire 80
lucchesi aveva acquistato in compra da
Guido Malaparte fglio di altro Guido, e
da Galiana sua moglie, il castello e il
borgo di Forcole con le sue pendici e di.
stretto, il tutto nei seguenti conf ,
a lev, serviva di termine il torr. Alica,
4 ostro il fi. Era sino al mulino di Mal
tempo, e dal lato di occid. il rivo di 7re
giaja. Quindi un nipote del suddetto Gui.
do, stando în Strido, nell’anno 1153 ven-
dé a Gregorio ves. di Lucca la sua terza
parte del castello, poggio e borgo "or-
cole, pervenutagli di ragione nelle divise
fatte tra esso Guido e Ranieri zio mater
no, e tra i figli del fu Malaparte suo zio
paterno. Dodici anni innanzi di tale ali
nazione di Forcole al vescovo di Lucca,
un conte Guido, figlio del fu conte Ugo
della Gherardesca, aveva posto sé e i suoi
feadi sotto l accomandigia degli arcive-
scovi e consoli di Pisa, prometteudo di
difendere e mantenere a favore della chie-
giore, non che della città di Pisa,
tatto ciò che il C. Guido Malaparte e Ga-
liana sua moglie avevano posseduto nel
«ast. di Forcole e suo distrelto.
Ecco pertanto due vescovi (il lucche-
we e il pisano ) entrati ciascuno nl pos-
sesso di una porzione del cast. e distretto
di Forcole, per alienazioni fatte dai loro
nalichi dinast
Jafatti nei diplomi concessi dagl'imp.
vs
FoRC 525
Ottone IV ( 14 dic. 1209 ) e Carlo IV
(15 febb. 1355) fu rmata ai vescovi
di Lucca partem castri et curtis, guod vo-
catur Forcule cum suis pertinentiis, po-
dio videlicet 8. Martini, cum silvie, pra-
tiz, ete.
Ciò non ostante il possesso reale e la
giurisdizione civile di Forcole sino da
quel secolo spettava alla Rep. di Pisu,co-
me quella che teneva guardie e caporale
in quel castello, che posteriormente, es-
sendo caduto iu rovina, venne convertito
in una casa di campagna.
Nel 1285 il cast. di Forcole fu tolto al
Comune di Pisa dai Fiorentini che costa
tennero per qualche tempo una piccola
guarnigione, assoldata dagli Upezzinghi
ribelli pisani.— Nel 1362, essendosi riac-
cesa la guerra tra le due repubbliche, l'o-
ste de' Fiorentini capitanata dal march.
Bonifazio Lupi di Soragna assali e diede
il guasto in Val-d'Era a circa trenta tra
villaggi e castella dei Pisani, fra i quali
fuvvi il borgo sottostante al castello di
Forcole, denominato allora il Mercata-
le. Ma tanto l'uno che l’altro luugo, nel
1406 si assoggettò alla Rep. di Firenze
contemporaneamente a lulti gli aliri pae-
sì dell’antico contado pisano.
La villa signorile di Forcole, situata
nel luogo dove fu il csstello, appartenne
i iglie patrizie pisane, la pri-
elle quali fa quella degli Upezzi
€ poscia l’altra del Torto. Da esse
la e tenuta di Forcole entrò nelle
del Mosca e del Borgo pur no-
pisane, sino a che nel 1811 acquista-
compra dal €. Giuseppe Conti, que-
sti rialzò dai fondamenti un nuovo pa-
lazzo, con uu ponte per avere un più fa-
cile accesso dalla parte della collina che
gli stà dal lato di sett.; al che aggiunse
un vago giardino inglese il di lui figlio, il
principe Don Cosimo Conti.
Fa parte del distretto e del popolo di
Forcole la villa di Montachita della casa
Landucci di Pisa, situata sulla cima di
una collina cretosa mezzo miglio a sell.
di quella di Forcole.
La parr. di S. Frediano a Forcole o For-
coli conta 772 abit.
FORCOLI (MONTE) in Val-l'Era.—
Ved. Monrx-Foncoti.
Foscorise, o Foacutise($ Busrotow-
xt0 19) — Ped. Ansama DI Buonsuttazzo.
“i
FORLI (S. NICCOLO” a), già a Forle,
nel Vald'Arno superiore. — Cas. e
mel piv. di Cascia, Cose. Giur. e quasi ua
i Reggello, Dioc. di
Nel 1521 la chiesa di Forli fu ammeu-
sata insieme con le sue entrate dal pont.
Leone X al capitolo della basilica e insi..
gne collegiata di S. Lorenzo di Firenze,
S onere di mantenervi un parroco
congraa
iper di S. Niccolò a Forli nel 1833
moverava 149 abit.
FORMENA (S.) o S. FIRMINA a S.
Foauzza nel suburbio merid.di Arezzo. —
Cuor . nel piv. di S. Eugenia al Be-
ar. Dioe eConpd di Are
coltivazioni e case di campagna, alle falde
seit. del poggio di Liguano. — Essa ba il
merito di essere stata culla all’ inventore
del più nobil metro poetico, essendo nato
costà fra Guittone di Arezzo, catal. Gau-
dente, poi monaco Camaldolense, e primo
fondatore del più vasto monastero (S. Ma-
ria degli Angeli) che questa stessa Con-
gregazione abbia avuto, e che in parte
conservi in mezzo alla capitale della To-
scana.
rr. di S. Formena conta 483 abit.
ppolalica (ISOLA ). — Fed. leota
Fao iiIcnE DI GROSSETO — Ped.
Isorarts perte Fosmicne di Grosseto.
FORNACE, FORNACI, FORXACET-
TE ec. — Nomi di molte ville e borgate,
le quali naturalmente rammentano l'ori-
giue loro venuta de qualche fornace di
mattoni o di altre terraglie. — Omettendo
di riportare qui i nomi di luoghi che non
riuniscono ua gruppo di case, o che non
danno il loro rocsbolo a uns chiesa per
rocchiale, ci limiteremo a segnalare sola-
Chianti’ sulla
confine del piviere e parr. di
dell’Antella, e del pop. di S. 2
Strada, spettante alla pieve dell'imprune-
ta, Com. Giur. e 4 migl. a lev.-scir. del
Galluzzo, Dioc. e Comp. di Firenze.
FTORN
A questo berguocio probabilmente ri.
ferire volle una donazione fatta nel nov.
dell'anno 1046 dal conte Bernardo Adima-
ri alla ch. di S. Pietro a Ema celendo.
le i suoi diritti sopra alcune terre poste
nei luoghi di Zipa, nell'isola d'Ema,e
Fontanelle, e @ Fornace. ( Auca. Dn
Fiona. Certe di Cestello).
FORNACE (S. LORENZO A) in Val
di Sieve —Ces. già cast. con parr. nel piv.
di Rincine, Com. dpi 3 migl. a oa
di Londa, Giur. di Dicomano, Dioc. di
Fiesole, Comp. di Firenze.
Risiede in monte alle sorgenti del toer.
Moscia, presso il varco del Casentino,
‘@ sopra l'antica strada per la quale da Di-
comano e Londa passò con le sue masnade,
nell'anno 1368, il conte Lando famoso ce-
pitano di ventura.
‘ Alla dirata rocca di questo casale ri
feriscono i diplomi imperiali di Arrigo
VI e Federigo II a favore dei conti Gui-
di, ai quali furono confermati i feedi di
Fornace, di Picorata, di S. Zeolino del
Conte con le respettive corti,
Nel 1356 il conte di Battifolie e il con-
te Guido Domestico di Modigliana vende
Too 8) Comune di Fire le ville di
lincine , di Fornace e di Castagno per
1650 fiorini d'oro. — Le vestigie della
rocca di Fornace sppariscono dal lato sett.
della pieve di Rintine. — /”ed. Leouso
(S.) 1 Morra.
Lo rr. di S. Lorenzo a Fornace conta
277 al
FORNACE nella Valle del Serchio. —
Piccolo borgo lango la ripa sinistra del
fiume Serchio sulla strada che
Barga, nella pare. di S. Maria a Loppis,
Com. Giur. e circa a miel. a ostro di Bar
g2, Dioc. e Comp. di Pisa.
FORNACE E” BORGHETTO in Vab
Tiberina.— Borghetto nel suburbio occid.
delia città di San-Sepolero, parr. di S.A-
gostino ai Serri, Com. Giur. Dioc: mele
sima, Comp. di "Arezzo.
FORNACELLE nelle Masse di S. Mar
tino di Sie Villa della casa Palmie-
ri, già dei T‘ lomini, sulla strada
R. romana, e 4 migl. a maestr.
quasi allo sbocco del Pian del Zago.
FORNVACETTE nel Valal' Arno pis
no. — Borgo e posta di cavalli sulla stre
da R. pisana con ch. parr. (S. Andrea)
gia detta al Castellare, o al l'ozzale, nelle
orta»
FORN
Com. Giur. emigl.a » pon. di Pontade-
ra, Dioc. e Comp. di Pisa, da cui è migl.
ge mezzo a levante.
Della parr. di S. Audrea al Castelinre
trovasi fatta menzione in una carta della
primuziale di Pisa del 13 aprile 1213, co-
mecchè il vero nome di questo Castellare
sembra che fosse .fifiano, di cui la più an-
tica notizia risale all'anno 975. — Zed.
Arriano nel Val-d'Arno pisano.
Sono annessi di questo popolo le sop-
presse cappellanie de'SS. Loreazo, Marti-
no e Donato in Cesano, piccolo distretto
nella cura delle Fornacette alla destra
dell’ Arno.
La chiesa predetta fu rifabbricata più
negli anni 1786 e 1787, r.el luogo
dell'antica, e dirimpetto alla bella pilazzi-
na degli Orsini possidenti dello stesso luo-
go. Nelia tribuna vi è un quadro dipinto
dal Vallombrosano D. Ignazio Hugford.
T'oco lungi dalle Fornacette trovasi sul-
l'argine del Trabocco dell’ Arno l'inutile
Regolatore composto di 31 arcate. — Fed.
Aasaccto.
La perr. delle Fornaceste, ossia di S.
Andrea al Pozzale conta 985 abit.
FORNACI nelle Masse di Città di Sie
na.— Piccola borgata lungo la strada R.
grossetana sul torr. Sorra, fra la Costa le
Pino e la Costà a Fabbri, 9 migl. a lib.di
Siena. — Ebbe nome dalle fornaci di mat-
toni che esistono costà ‘sino da quando
con il materiale ehe esse fornirono si edi-
ficava il palazzo del Comune, il duomo, e
una gran perte delle rbitazioni pubbliche
€ private della città di Siena,
FORNACI in Val-di-Bure. — Villata
nel pop. di S. Alessio, Com. di Porta S.
Marco, Giur. Dioc. e mezzo migl. a grec.
di Pistoja, Comp. di Firenze.
FORNACI in Val-l'Ombrono pistojese.
Borghettosulla stradaR. Lucchese nel pop.
di S. Pantaleo, Com. di Porta Lucchese,
Giur. Dioc, di Pistoja, dalla qual città è
3 migl. a pon., nel Comp. di Firenze.
FORNELLO nel Val-d' Arno casenti.
di S.Stefano, nel piv. Com. e circa
a lib. di Monte Mignajo, Gi
S. Niccolò, Dioc. di Fiesole, Comp. di
Arezzo,
Risiede sulla schiena del monte di Pra-
temagno, fra le sorgenti del torr. Scheg-
gia. — Ha una popolazione di 159 abit.
FORN 327
FORNELLO in Valdi Sieve.— Cas. con
parr. (S. Maria al Fornello) nel piv. di
Doccia, Com. Giur. e 5 migl a maestro
del Pontassieve, Dioc. e Comp. di Firenze.
Questo Cas. posto sul fianco merid. del
monte di Croce, iu un tempo signoria dei
conti Guidi, poi dei vescovi di Firenze,
S. Maria al Fornello ha a53 abit.
FORNI DI FOLLONICA — Zed. Fot-
tosica nel litorale di Massa marittima.
FORNI DI RUOSINA — ed. Ruosrma.
trimenti appellato Rocca-Frigida
con ch. parr. (S. Pietro) filiale dell'antica
pieve di S. Vitale al Mirteto, Com. Giur.
Dioc. e Duc. di Massa ducale, dalla quale
città è circa 3 mig], a sett.
È situato alla base dell'Alpe Apuana fra
1° Alpe di Vinca, il monte della Tambura
@ quello di Colonnata del Carrarese. Sca.
turiscono poco lungi dal Forno le copio.
se e limpide sorgenti del Frigido, donde
prese il nome la diruta rocca sovrastaute
al villaggio Esso fuun tempo abitato dai
lavoranti ai forni del ferro, che costà lun-
go il Frigido esisterono finchè abbonda
rono le selve di castagni, in mezzo ai
quali risiede i Attualmente es-
ne è addetto alle telaja di panniliui e mez-
ze lane, mentre i maschi si occupano spe-
cialmente a fabbricar cappelli di feltro,
che esitano a Massa e nelle città limitrofe,
È per anco indecisa la lite che insorte
nel principiu del secolo XVI tra gli uo-
mini del Forno e quelli di Vinca per ca-
gione dell’ Alpe Autaja, situata a confine
€ pretesa da ciascuno dei due popoli pre-
accennati; soggetto che servì di argomen-
to a una lettera del 9 marzo 1512 (stile
com.) diretta a nome della Rep. fior. al
suo Commissario a Fivizzano da Niccolò
Machiavelli negli ultimi mesi del suo se-
gretariato sotto Pier Soderini.
La parr. del Forno conta 789 abit.
FORNO (CALA DI) — Fed. Cata-sr
Fonxo,
FORNO-VOLASCO ne! la Valle del Ser-
chio.— Vill. con parr. (S. Francesco) nel-
la Com, Giur. e circa 3 migl. a lib. di
Trassilico, nel governo provinciale di Cs-
atel-nuovo della Garfagnana, Dioc. di Mas-
sa ducale, già di Lucca, Duc. di Modena,
Risiede in una gola dell'Alpe Apuana
398 FORN
solcata dal torr. Petrosciana, sulla strala
mulattiera che da Galliano rimonta quel-
a della Pania-forata, e presso al
pinco la Com. di Stazzema e il Vi
cariato granducale di Pietrasanta con il
distretto di Trassilico spettante al Duca
di Modena.
Ebbe origine questo piccolo e tetro vil.
Iaggio, nel secolo XVI o poco innanzi, da
una compagnia di Bresciani e Bergama-
schi costà venuti per cavare il minerale
del ferro tra mezzo si filoni e vene che
attraversano le roccecalcareo-granose, dal-
e quali furono ricoperte le percti supe.
riori di cotesta montagna.
È tuttora in attività ano di quei forni,
nel quale però si lavora la ghisa estratta a
Follbica dalla miniera di Rio dell'isola
d'Elba; essendo che a Forno Volasco gli
scavi del minerale sono stati da lunga ma-
no abbandonati.—Costà s'incontra una di
quelle caverne, o grotte, che sogliono es-
sere assai frequenti nei monti calcarei ca-
vernosi. Essa porta il nome della Grotta
che urla, stante l'eco che tramandano le
diverse sue concamerazioni, tulle incro-
state di stalattiti tartarose, le quali pen-
dono dalle volte come l'acqua ghiacciata
starebbe alle gronde dei tetti.
Poco al di sopra di Forso Volssco, lun-
o la strada della Petrosciana, la dove
ul terreno siratiforme compatto soltentra
quello massivo di calcarea semi-cristalli-
da cotesto passaggio di formazioni,
to scaturiscono le copiose fonti,
dalle "quali è formata la fiumana della Pe
trosciana, detta la Torrite di Gallicano.
La parr. di S. Francesco a Forno-Vola-
sc0 conta 315 abit.
FORNOLI, ossia Foswvoto in Val-di-
Magra.— Vill. con perr. {S Michele) nel.
di Bagnone, Dioc. di Pontremoli, già di
Luni-Sarzana, Comp. di Pisa.
È situato in poggio fra la ripa
del fi. Magra e la destra del torr. Civiglia.
Fornoli fece perte del march. di Ca
ne del Terziere dei march. Mala-
spina, dai quali quei vassalli si ribellaro-
no nel 1430, tostochè videro Bartolom.
meo e Gian-Lodovico, marchesi di Casti-
glione del Terziere, mancar di fede alla
Rep. fior., di cui eruno raccomandati; co-
sicche anche il popolo di Fornoli si diede
FORN
in balla di quel governo, che lo dichiesò
distrettuale dello stato fiorentino.
A questo luogo di Fornoli riferisce un
fatto d' armi raccontato dall’ Ammiralo
(Zstor. fior. lib. 33) sotto V': 538;
quando il capitan Luchino da Fivizzano,
non potendo più tollerare che quelli di
Fornuolo, o Fornoli, sudditi del duca di
Firenze, fossero alcuna volta stati oltrag-
giatì dai vassalli del march. di Villafran-
ca, dopo non essergli riuscito di corgli in
mn luogo in agguato, con Sco fanti ragu.
nati dal paese, aveva occupato loro Verru-
coletta (oggi rgoletta ); il chei
Malaspina si gettarono ne nelle Besccia degli
Spagnuoli, I quali di loro consentimento
(come fu creduto) entrarono di furto una
notte in Fivizzano, mentre facevano le
viste di volervi amichevolmente alloggi»
re.— Ned. Fivizzano.
I distretto della parr. di S. Michelea
Fornoli prima del 1834 era compreso nel-
la Com. di Bagnone, dalla quale pessò ia
quella più vicina di Terrarossa.
Ta parrocchia di S. Michele a Fornoli
conta 581 abitanti.
FORNOLI,0FORNORI nella Valle del
Serchio.— Vill. già cast. con parr. (SS.
Pietro e Paolo) nel piv. dei Monti di Vil
la, Com. e quasi s migl. a seit. del Borgo
= Mozzano, Giur. del Bagno, Dioc. e Duc.
di Lucca.
provinciale della
È situato sulla strada
Garfagnana alla destra del fi. Lima, e di
fronte al ponte di Chifenti, che è quasi
alla confluenza della Liza nel Serchio
— Fed. Camunn.
Fa in origine il cast. di Fomoli, o
Fornori, feudo dei vescovi di Lucca, i que
li vi possedevano beni sino de quendonoo
di esi (Corrado) nel 930, ai 160tt,li
concedè in feudo ai nobili di Corvaja i»
sieme con altri luoghi della Valle del Ser-
chio, e quindi vennero ni discendenti di
uella stirpe confermati, nel 992, dal vesc.
Gherardo, e nel 1062 dal vescovo Ansel-
mo che fu poi Papa Alessandro II.
I medesimo castello fu diroccato nel
1187 per essersi quegli abitanti ribellati
più volte alla madre patria, si quali f-
nalmente nel 1308 s maggiore pui
loro fu tolto il diritto della cittadinanza.
(Manoz. Lucca. T. III. — Provom. Ansel.
Lucens.)
Fornoli nella bolla d'oro dell'imper.
FORN
Carlo IV fa compreso fra i castelli della
Gerfagnana che militavano per la causa
ghibellina , ossia dell'Impero.
La perr. de' SS. Pietro e Paolo a For-
moli conta 357 abit.
Foasoti (Rocca e Pisrs di) nella Val.
de dell’ Ombrone senese. — Della distrut-
ta Rocca di Fornoli, ora detta Rocce af
Forno, restano pochi ruderi quasi migl-
1 4 a scir. di Roccastrada. Veggonsi quel.
le macerie sopra un risalto di monte; men-
tre & miglio più lungi, in un ciglione
n appellate la Pieve Pecchia, che alcu-
me memorie dicono stata dedicata a S. An-
dres. Questa è quella Plebem de Fornuli,
la quale insieme con le sue cappelle tro-
vasi rammentata dal Pont. Calisto III nel-
le bolla spedita, nel 13 apr. 1188, a Gual-
fredo vescovo di to.
In quanto poi alla Rocca di Fornoli
tetti di storici senesi concordano nel di-
re, che essa faceva parte della contea dell’
sca, ma niuno di loro indicò la
ubicazione. Questa per altro ap-
vamente fu accennata dall'atto
della città di Grosseto e suo
prosi
di posseno
Siena; poiché, de-
scrivendosi ivi i confini del territorio
Grossetano, furono dal lato di
sett. segnalati i seguenti termini
de Sasso Forte usque ad Fornori,eta Ci-
vitella usque ad Sarum etc. (Matavosri.
Istorie Senesi, Parte IT).—Le cronache
e gli atti pubblici di Siena parlano della
Rocca di Fornoli all’ anno 1209, quando
i conti dell Ardenghesca, e di Monte-Pe-
scini nel Vescovado, vinti dalle forze della
Rep. senese, si obbligarono a pagare un
anmuo tribato per i loro castelli di Valdi.
Merse e di Val-l'Ombrone, fra i quali si
novera la Rocca di Fornoli. (Arca. Dirt.
Sen. Kaleffo dell Assunta).
Nel 1238, ai 24 d'aprile, Scolario del fu
Bernardo, Ardingo del fu Tancredi, Ra-
mieri del fù IkJebrandino, e Malpollione
evati di Fornoli, insieme con Napoleone
del fà Guido e Ruggeri conte di Pari,
stando in Foro de Ardenghesca , donaro-
no all'eremo di S. Maria di Monte-Speo-
Ù tenuta posta nel distretto di Mon-
(Ancarv. Dir. Fia. Cart. del
Foro 39
Nel 1254 Ranieri di Malpollione e
Bernardo di Scolario conti di Fornoli,
giurarono fedeltà al re Maofredi e al Co-
mune di Sieua, promettendo di tenere la
Rocca di Fornoli a libera disposizione
dei Signori Nove di quella città. (Axcx.
Dart. Sen. Kaleffo Pecchio).
Nel 1270 il conte Ugo-Forte, rifugiato
si nella Rocca di Fornoli con altri fuoru-
iti, avendo ricusato di sottomettersi e
di obbedire alla Rep. Senese, i di lei go-
vernanti dopo varie pratiche spedirono
una mano di soldati all'assedio di quel
fortilizio, il quale dopo 3 mesi, nell'ugo-
sto del 1272, fi preso e sino si fonda-
menti diroccato. (Dai, Cron. Janese.—-Mi-
1avorni e Tommau, Zstor. Sanese).
FORNUOLO — Ped. Foasoti 1n Val.
di-Magra.
FORO, o MERCATALE (Forum Mer.
catorum).—A diversi luoghi della Tosca-
na, e dirò anche dell’ Italia, è rimasto il
Foro ossia di Mercatale, come
quelli che trassero la loro origine dai mer-
anzichè dai Fori di giustizia, che
luoghi aperti nei tempi feudali sole-
vano praticarsi, e conseguentemente al
quanto lungi dai castelli e residenze dei
conti, marchesi o altri baroni che in quel-
le tali contrade dominavano.
Giova pure avvertire, che tutte le lo-
calità destinate nel medio evo a servir
di mercato, sorsero e samentarono di po-
polazione, in guisa che il Mercatale di-
venne il pacse più popolato e finalmente
il capo luogo del distretto feudale.
Un tal vero, restando confermato dalla
storia dei secoli trascorsi, concorre sem-
pre più a provare, che l'industria e il
commercio non amano inceppamenti di
sorta, nè angarìe militari. Sono di que
sto numero i Fori mis
FORO, o MERCATALE di Valdi-Pe-
sa.—Ved.Cansorase (Mosre) e Mesestata
di Camroti.
FORO, o MERCATALE di Droomaso
sotto il Castello e nell'antica giurisdizio»
ne de’ Conti del Pozzo. — Wed. Dicoma-
no, e Pozso in Val.di-Sieve.
FORO, o MERCATALE della Tonns S.
Reranara in Val d' Ambra.— Wed. Tonus
di Mencaraza, già de’ Con
FORO, 0 MERCATALE di V:
le-Fed. Muncarate di Conrona, già dei
Marchesi del Monte del ramo di Sordello.
330 FORT
FORO, o MERCATALE del castllo
dei Conti di Vernio. — /ed. Mencarate
di Viaxio,
FORO perta VERRUCOLA in Val-di
Magra. — /"cd. Fivizzano.
FORRA, FORRE, e FORRETTA. —
Vocaboli twpografici di varii luoghi della
Toscana, usati precipuamente nel Pistoje-
se per denotare una stretta, profonda o-
ce di monti. — Tale è la Forra nell’ Ap
pennino di Cutigliano; la Forza Gonzi
in Val di Brana; la Forra al Fico nl
moute di Seravalle, e la Forretta sopra
Piteglio in Val di Liwa.
FORTF o TORRE DI ANTIGNANO.
— Ped. Axrius.
— DI BIBLO: Ved. Binona.
— DI BOCCA D'ARNO. — /7ed. Buo-
ca v' Anso.
— DI BOCCA di CECINA. — Fed. Cx-
cima ( Bocca DI).
— DI BOCCA DEL SERCHIO. — ed.
Bocca ver Sracmo.
— DEI CAVALLEGGIERI uel Litto-
rale presso Livorno. — ;ed. Livonno.
— DEL CINQUALE nel Littorale di
Pietrasanta. — Fortino fatto costrui.e dal
G. D. Pietro Leopoldo I. allo sbocco del.
1° emissario del lago di Porta, presso le
cateratte mobili, erette nel 1810, ad ogget-
to d'impedire ia promiscuità dell’acqua
sull’economia fisica degli
i gio di Montignoso.
— FORTE DEL FALCONE. — Fed
Poarorzazao.
— DI FOCARDO. — Zed. Loncon:
wauu' Isoa Etsa.
— DEI MARMI alla Marina di Pietra
santa. — È uno scalo munito di un for-
tino e di guardie, appellato dei Marmi,
perchè si caricano costà i marmi prove.
nienti dalle cave di Seravezza e di Staz-
zema nel P'etrasantino.
— DI MONTE-FILIPPO.—ed.Poar"-
Excots.
— DI MOTRONE. — Fed. Mornoxs vi
Preraasanta.
— DELLA STELLA nell’ Isola d’ El.
ba. — Zed. Poaroreanzio.
— DELLA STELLA nel Monte Argeu-
taro. — Zed. Poxr'-Encous.
— DI TORREMOZZA.-— ed. Tonnx-
most.
FOSC
— DI TORRE NOVA. — /ed. Toare-
nova.
FORTEZZA DI S. MARTINO sulla
Sieve. — Fed. Sax-Pieno a Sieve.
FORTIM MONTE). — Zed. Moxrs
Fosriso.
FORTINO (SASSO). — Fd. Sasso
Foario.
FORTUNA (S. GIUSTO IN) o ww FOR.
'UNI in Val di Sieve. — Cas. < parr. uel
piv. Com. € mezzo miglio circa a manir.
di Ssu-Piero a Sieve, Giur. di Scarperia,
Dioc. e Comp. di Firenze.
È posta la chiesa in pianura alla sini-
stra del fi. Sieve dirimpetto alla fortezza
di S. Martino. Essa è di pudronato dei ve
scovi fiorentini, i quali possedevano ler-
reni e case in questo distretto sino dal
secolo undecimo. Lo prova una donazione
fatta ai 30 genn. del 1100 da diverse per
sone alla mensa vescovile di Firenze di
tutte le possessioni, che esse avevano nel
casale di Fortuni, cioè, in curia et distri.
ctu curtis de Fortuni infra terr'torium
$. Petri ad Sievem.— Infatti nei tempi
successivi i popolani di S. Giusto in For-
luni prestarono omaggio ai vescovi di
renze come loro tributarii dei terreni 6
case coloniche da essi abitat:. (Lumi, Mon.
Eccl Flor.)
La ch. di S. Giusto è sempre di padro.
nato'della mensa arcivescovile, comecchè
verso il 1370 fosse governata da un mo-
naco Vallombrosauo della badia di Spr
gua, con l'annuenza dell'ordinario. Ciò
risulta dalla visita fatta a questa pri
sotto il di 6 ottobre 1370 da don Simone
ca Gaville generale della Congregazione
Vallotubrosana. — ( Date’ Ucxa, Note
MSS. al Brocchi).
La parr. di S. Giusto in Fortuna, o
Fortuni, conta 225 abit.
Fosci, Fusci, ora Foci, in Val d'El-
sa. — Contrada e torr. omonimo che di-
dero il titolo a due chiese (S. Martino, €
S. Stefano) nel piviere Com. Giur. e circa
lev. di San-Gimiguano, i
Colle, giù di Volterra, Comp. di Sì
Inquestoluago, che ripeterileve
timologiada un Fusci,nome usatoduiLon-
gobardi, teneva corte e poderi il march.
Ugo di Toscana, il quale, con istrumeuto
dato nel luogo di Fusci nel genn. del 997,
confermò ed aumentò la donazione stata
fatta dalla di lui madre la contessa Wil
rose
Mo all'Abbedia di Firenze; mentre pochi
mesi innanzi (1 ottobre 996 ) Ermengar-
da figlia di Qualgario aveva offerto alla dena
Badia medesima un pesso di terra con
casa, posto presso il burgo di Fusci, con-
finanie col fiume omonimo, con la via
pubblica, e con le case e terreni del mar
<hese Ugo. I quali terreni del march. Ugo
tennero da esso poco dopo assegnati în
dole (10 agosto 998) alla Badia di S. Mi-
chele a Poggibonsi. — A confermare più
solennemente tali donazioni alla Badia
fiorentina si aggiunsero i diplomi di Otto-
ne Ill (8 genn. 1008) e di Arrigo JI (14
maggio 1or3 ) nei quali privilegi sono
comprese fra le corti donate, una quae di-
citur Casalia; alia vero Fusci.
Con pri del 1186 Arrigo VI ac
cordò al Vesc. di Volterra Jldebrando Pan-
nocchieschi il cast. di Fusoi; dove conta-
«eno allora una qualche giurisdizione e
polere anche i conti Cadolingi di Fucec-
chio, per ragione di donne.
Che poi la contrada di Fosci dasse il
Bome a due castelli del contado di Vol-
terra, compresi nel piviere e distretto del-
la Terra di Ssn-Gimignano, non ne lascia
dubitare una bolla del Pont. Lucio III,
spedita da Velletri li 29 genn. 1182 nl ca-
pitolo della prepositura di San-Gimigna-
no, cui fra le altre cose confermò: guiguid
babetis in curte de castello Fosei, in cur.
te de Casalia etc. Anche nella bolla del
Pont. Onorio III, data in Orrieto li 3 ago.
#t01130, si confermarono al preposto della
pieve predetta le due chiese poste in Fo-
sci, cioè S. Martino, e $. Stefano di Fe-
sci — Ved. Cannoria, e Costa ns Morra
in Val d'Elsa.
Nella rinnovazione dei confini fra le
comunità di Poggibonsi e di Sen-Gimi-
gnano, nell'anno 1345, il distretto del ca-
stello di Fosci restò diviso fra i due ter
ritori cmnunitativi. —(Taxciom, Viaggi
Tomo VIII.) °
FOSCIANA (PIEVE ). — Fed. Pravo
Fosciana e Bastuica (Pieva) în Garfa-
grana.
FOSCIANDORA di Garfagnana nella Pc
Valle del Serchio. — Cas. che insieme con
altre tre villate costituisce una piccola
comunità di una sola parrocchia (SS. Mi-
chele e Andrea a Migliano ) stata filiale
della Pieve Fosciana, ora eretta in hatte-
simale, nella Giur. e quasi a migl. a lev.
FosD SA
di Costel.auovo di Garfagnana, Dicc. di
Marsa ducale, già di Lucco, Due. di Mo-
Tote le qualiro villate del popoto di
Migliano sono situate sui i che sten-
donsi alla sinistra del Se dai con.
trafforti occidentali dell' Appennino di
casali ha
i
S. Maria Lauretans a Migliano.
La popolazione di questa parrocchia
quadripartita, come sopra è detto, all’an-
n0 1832 sscendeva a 788 abitanti, cioè:
marchesi Malaspina, ora sede del R. De-
legato governativo della provincia Esten-
se di Luni; chiesa prepositura
(S. Remigio) nella Dioc. di Massa ducale,
testè di Luni-Sarzana, Duc. di Modena.
È Fosdinovo situato sopra wa monte
che si specchia sn] mare e sulle rovine
di Luni, a destra della strada R. che gui.
da per Sarzana a Genova e sulla nuova
strada militare piodapese. © Troni, a
54 br. sopra il livello mare lie
b 40° 8" long., e 44°
abile; 6 mig]. a sett. dall'anfiteatro di
Luni e 7 dalla foce di Magra, 19 migla
lib. di Fivizzano, e 8 migl. a maestr. di
Carrara.
Non vi è ragione per credere, nè alcu.
ma giusta critica per sostenere, che Fondi.
movo sia un'alterazione del nome di Fosse
apiriane, cioè di un'antica mansione esi-
stita sulla
il
forma di quanto è accennato di
Teodosiana e da altri Hinerarii.
chè le Fosse esistevano fra Pisa
Frigido, e non già fra il Frigidoe Luni,
roso
nel piano, e non già in cima a un monte
com'è quello di Fedi Che perciò
rapporto a questo castello non possiamo
allontanarci dall’ epoca, in cui Earincia
a conoscersi nella storia. — ed. Fosse
Parizsans.
Di Fosdinovo pertanto non s'incontra.
no, che io sappia, più vetuste memorie di
quella del concordato celebrato in Terra-
rossa (13 maggio 1303); col quale atto,
essendo state decise per lodo È vertenze
fra il vescovo di Luni con i marchesi Ma-
laspina da una, e i nobili di Vezzano
dall'altra parte, dovettero prestare il con-
senso anche i consoli, i nobili e il popolo
di Fosdinovo.
Se credere dobbiamo all'autore delle
Memorie istoriche di Lunigiana (tomo II
pag. 21), signoreggiavano allora in Fosdi-
novo, come feudatarj dei marchesi Mala-
spina, i nobili di Erberia c quelli di casa
Battafava: ai quali subfeudatarii devesi
i del cassero di Fosdinoro,
un’eminenza per comodo ed ono-
re dei consoli e del comune, siccome ap-
pare dai rogiti di ser Conforto dell’anno
3202, Questo fortilizio fu acquistato assie-
me con altre terre e ragioni per il prezzo
di 500 fior. d'oro nel 1340 dal march. Spi-
netta Malaspina; e venne poi sì fattamen
te ampliato, che potè servire di resedio
feudale ai discendenti di quella famiglia.
Attualmente è residenza del Delegato
ducale della provincia della Lunigiana
Estense, che di Aulla e di Fosdinovo for-
ma a vicenda il capoluogo; mentre la fa-
miglia Malaspina, che ne fu Signora, abita
in mezzo ai suoi possessi allodiali a piè
del suddetto monte nella magnifica sua
villa di Caniparola. (Ganatonti, Calend,
dunese per l'anno 1835, )
Morto in Fosdinovo, dove nel 1352 fe-
ce il suo testamento, il march. Spinetta
Lì suoi feudi e possessioni ai ni-
Ri nati dai march. Isnardo e Azzo
ino, i quali nel 1355 ottennero dall'imp,
Carlo IV la conferma delle precedenti in-
vestiture imperiali.
11 march. Galeotto, figlio del sopranno»
minato Isnardo, divenne lo stipite dei ton
parchi di Fosdinovo, nella di cui chiesa
‘maggiore esiste il suo deposito ricco di
marmi—AI march. Galeolto succedè, nel
1367, ilsuo primogenito Gabbriello II, il
quale morì senza prole nel 1396; allora
FOSD
questo insrchesato restò diviso fra i due
fratelli minori, Spinetta LI, che fu daca
di Gravina, e Leonardo. A quen'ultimo
toccarono i feudi di Gragnola, di Castel
dell'Aquila, di Viano, altri villaggi,
mentre al duca di Gravina restò il feudo
di Fosdinovo con il suo distretto.
Spinetta Il, mancato ai viventi nel
1398, lasciò due figli, Gabbriello III, il
quale morì senza prole nel 1405, e An
tonio Alberico I, in Idero non so-
lamentetuttele ragioni del marchesato, ma
ne aumentò egli stesso la polenza e giuri-
sdizione; sia allorchè nel 1419, all'oo
casione della morte violenta del march. di
Olivola, riebbe le ville di Pulica e di A-
gnino; sia allorquando, spentasi la linea
dei marchesi di Gragnola e di Castel del.
l’Aquila (anno 1441) polè riscquistare
una parte dei feudi aviti.
Il march. Antonio Alberico era racco
mandato della Rep. fiorentina, dalla que-
le fu onorato con pubblico decreto (anno
1419) della qualità di cittadino fiorentino
da estendersi a lutta la sua successione.
Se non che egli un momento si stacoò da-
gli antichi suoi protettori per unire le
sue genti a quelle del duca di Milano, che
in Lunigiana scesero a far guerra alla Rep.
fior. Ma ben tosto quel marchese dovè an-
che sostenere l'infortunio di vedersi to
gliere nel 1430 varie castella da Niccolò
Piccinino generale di Filippo Maria Vi-
sconti; le quali, riconquistate nel 1437
dal conte Francesco Sforza generale dei
Fiorentini, farono rese ad Antonio Albe
rico I, sotto il cui governo si diedero anco
gli abitanti di Massa di Carrara per libera
convenzione, stipulata nel dì 8 dic. dell'
anno 1643.— Zed. Massa pucate.
Nel 1445 cessò di vivere il march. An-
tonio Alberico I, lasciando 5 figliuoli, cioè,
Spinetta JII che fu autore dei. Malaspina
di Verona, Lazzaro che divenne marchese.
di Gragnole, Giacomo, a cui toccò Mes
sa, e che nel 1473 ingrandì il suo dominio
coll’unirvi la signoria di Carrere per via
di permuta fatta con Antonietto figlio di
Spinetta Fregoso; e finalmente il quario
figlio, Gabbriello IV, in cui ben presto
(anno 1466) si accumulò la porzione del
quinto fratello Francesco, fu riconosciu
t0 marchese di Fosdinovo.
Appena stipulato nel 1 nov. 1467 l'at
to di divisione fra i quattro fratelli super
Fosdb
riti, il marchese Gabbriello stando in
Fosdinovo, con istrumento del 18 nov.
dell’anno stesso 1467, cedò in permuta
a uno dei fratelli ( Spinetta ) i beni allo
diali, che la famiglia ina ra
mel Veronese ricevendo il feudo di Olivo-
la che era toccato al predetto fratello.
Lo stesso Gabbriello IV net 1468 rin-
norò sn trattato di amicizi la Rep.
Sor, per la quale, nel 1471, militò nella
guerra di Volterra, e nel 1478 alla difesa
e custedia di Sartama. Se non che egli
escurò i suoi meriti in faccia ai Fiores-
tini medesimi, ed alla sua famiglia, al-
lerchè si accostò ni Francesi discesi nel
1696 im Valdi Magra ai ‘danni della To-
scana: e ciò nella lusinga rere il
deminio che i prati
vano in Fivizzano.—Gabbriello IV cessò il
di vivere nel 1508, lasciando 4 figli ma-
schi, e una femmina (Argentina) maritata
al pusillanime guafaloniere della Rep. fio-
rentina, Piero imi.
Il march. Lorenzo fu dei 4 figli quello
che continuò la linea di Fosdinovo, eche,
per privilegio nel 1529 concesso dall'imp.
Carlo V,institui'la primogenitura del few.
do nel suo primogenito e successore mar-
chese Giuseppe, che succedè nel 155: al
feudale di Fosdinovo, rendo-
ne l'investitura ap. Ferdinando I.
Maucato questi ai viventi nel 1565, il di
lai figlio march. Andrea, dopo riformati
gli statuti particolari di Fosdinovo, lasciò
colla vita il marchesato nel 1610 al suo
figlio Giacomo II, dal quale pissò nel 1663
in eredità n Pasquale di lui maggior na-
to. A questo marchese F Imp. Leopol-
do I rinnovò l'antico privilegio di bat-
fer moneta, siccome apparisce dall’ iscri-
zione apposta sulla facciata dell'edifizio
della Zecca di Fosdinovo.
Al march. Pasquale, morto nel 1670
senza prole, suecedè il fratello Ippolito,
sialo neciso dopo a tradimento dall’
altro fratello Ferdinando, lasciando la mo-
glie incinta di un figlio. Questo postumo,
chiamato Carlo Agostino, mancato al mon-
do pel 1722, lasciò due figli cioè, il march.
Azzolino, che stabi a Napoli la sua fa-
miglia, e Gabbriello V primogenito; a fa-
vore del quale, nel 1723, fa confermata
l'iavestitura imperiale di Fosdinovo, feu-
do, che nel 1758, toccò al suo primogeui-
te Carlo Emmanuele, che non ebbe figliuo
vor. Il
FOSD 335
li, € che fa l'ultimo feudatario di que-
sto marchesto. — Avvegnachè nel 1796
egli ne fu spogliato dai Francesi che asse-
gnarono l'ex-feudo di Fosdinovo al terri.
torio della Rep. Cisalpina, quindi al re-
Ti pace di Vien.
Malaspina di Lu
corporato al ducato di Modena, restando
al vivente march. Giuseppe, nipote dell’
ultimo feudatario di Fosdinovo, i beni
alloliali delta sua famiglia, ai quali ap-
partiene la vasta tenuta e villa signori.
le di Cariparola.
Questo bel palazzo di campagna fu edi-
ficato a piè del poggio di Fosdinovo, cir-
a fanno 1724, dal march. Gabbriello V
nel luogo dove esisteva una torre, e com
terrapieno scavato dai fondamenti sorse
un monticulo accosto alla villa di Cani-
parola, intorno al quale monticello fu fat-
ta una piantagione a piccoli ripiani di
scelte viti di una qualità che diede un li-
quore squisito conosciuto per la Lunigia-
na col nome dell'artefatta Pollina, il Aon-
fesagna.
Nel 1828 fa dipinta la gran sala dal
pittore napoletano Natali, nel tempo stes-
so che il marchese proprietario tentava
di promuovere e rendere proficua l'esca-
vazione della recentemente abbandonata
miniera di antracito posta poco lungi ilal-
la sua villa È Contparola.
Fn edifizi saeri Fosdinovo conta
tre comode e ben ornate chiese, due delle
lì, la pieve prepositnra e l'oratori»
des Bianchi, possiedono un eccellente or-
gano dei valenti Serassi di Bergamo.
Fra gli stabilimenti di pubblica beneti-
cenza vi si conta un'ospedale insito nel
secolo XIV, il di cui precipuo scopo è
somministrare vitto e medicinali ai pove-
ri infermi al loro domici Viè un mou-
te frumentario eretto dal Comune di Fo-
sdinovo sino dal 1759 per distribuire nel-
l'inverno e nella primavera le granaglio
del monte suddetto ai coloni e ai poveri
possidenti terrieri, oude riaverle con un
piccolo sumento dopo la raccolta, eroga:
done quindi il lucre in altre opere di be
neficenza, o in supplemento allo stipen-
dio del maestroili scuola. —Vi sono inol-
tre diversi legati pii per sussidii dotali
o per distribuirsi al più bisognosi della
parrocchia,
w
su FOSO
Fosdìnovo ha un piocolo teatro di pro-
prietà della famiglia dei march. M.laspi-
ma, € tua ifica arena per il gioco
del pallone fuori della porta che conduce
a Sarzana.
La Com. mantiene un maestro di scuola
elementare, un medico e un chirurgo.
Vi risiede, oltre il R. delegato gover.
Comunità di Fosdinovo. Mancando per
ora di nolizie catasiali, non si può cono-
scere l'esatta esteusione della superticie
territoriale della Com. di Fosdinovo, la
quale nel 1832 coutave una popolszione
di 4208 abitanti.
Essa confina com 5 comunità; civ, da
lev. a sett. c0a la Com. granducale di Fi-
vizzano; da sett. a maestro con quella dell’
exfeudo di Aulla; da maestr. a lib. con
Ia Com. di Sarzana spettante al R. Sardo;
da lib. a scir. con quella di Castelnuovo
di Luni pure del R. Sardo; e dalla parte
di scir. con la Com. di Carrara del Duc.
di Modena.
Due torrenti nascono nei fianchi del
moute di Fosdinovo, dal lato che guarda
il littorale, cioè verso ostro il torr. Zsuro-
me e verso lib. la così delta Ghiara di Giu-
cano, entrambi tributarii diretti del fiume
Magra sopra e soito Sirzaua. Dalla parte
poi che guanja sett. ha origine nella foce
del monte di Fosdinovo il più alto ramo
del torr. Bardi 1 quale porta il nome
di Pulica dal villaggio che avvicina.
La qualita predominanie del terreno
di questa comunità spetta alla formazio
ne dell'arenariz, ouia gros stratilorme an-
tico, ed alla calcarea appenninica.
Al chiar. prof. Paolo Savi si del
le più recenti, e più accurate ispezioni
solla giscitura della lignite di Caniparole,
la quale riscontrò nell’istessa disposizione
geogmostica di quella da esso lui visitata in
Vatiroziai lescompernani costà l'a-
Gi
contemplare con le massima evidenza, nel-
la perie superiure del suolo entracitico un
conglomeratodi alluviune disposto in stra-
ti orizzontali, mentec aldi sotto appariva
astrati quasi verlicali, 0 leggiermacute in-
FOSD
dinati, no' arenaria miraces groveolina
friabile più © meno ripiena di perticelle
earbonose. Lo quale arenaria, da primo al-
ternava con strati di marna argillosa mo-
scolata d’impronte di fossili vegetabili-
marini (Fucoides intricatus,e F. " furcatus)
e di vegetabili terrestri, e di piante dico-
tiledoni; quindi ione che ap-
profondava la roccia stessa diveniva leg-
te bituminosa, e racchiudeva fra
i suoi strati di varia grossezza di i
te dicotiledoni, e per conseguenza di pr
epoca geologica nou mollo antica. In se.
guito vide succedere al di solto del letto
antracilico nuovi strati di marna e di are-
maria; ma in ragione che questi ultimi
ai allontanano da quelli della lignite, ri-
tornano gradatamente a vero macigno, os-
continuano in tal guisa verso il monte di
Fosdinovo per i poggi che di la si diri-
gono dal lato di pon.-maestro versò la ci-
ma di monte Grosso, € a scir., mentre
verso il monte di Castel-Poggio li strati
icchi di calce, e
rina specie di al-
berese, 0 calcarea compatta dell'Appenni-
mo.—Tutti questi passaggi,
si osservano nello stesso canale d’A/ba-
Chiara teibutario dell’ Zsarone, basta ri-
montarlo per lo spazio di mezzo miglio.
Da tutto ciò il ch. autore fu condotto ad
ammetlere per conseguenza: che la Ligni-
te,chiamata impropriamente Carbon Fos-
sile di Caniparola, ul pari di ogu’altro
terreno carbunifero di quella local
ve riguardarsi come la parle più super
ciale ed estrema della formazione arena
che cinge le montagne calcaree dell’ Alpi
Apanne.
Tali osservazioni del ilotto fisico pisa
no mi sembra che armonizzino e sertano
di appoggio a quanto fu da me debolmen-
te accennato, allorchè nei Cenni sull'Alpe
Apuana e i Marmi di Currara (pag. 9)
io diceva : che i fianchi meridionali «del
marmoreo monte Sagro sopra Carrara cou.
in altrettante diramazioni, le quali
a proporzione che si allontanano «dal suo
centro vanno cangiandosi in varie forma-
zioni di schisto micaceo, talcoso e argil-
loso, di calcareo intermedio compatto e
di grauwahe (macigno ) sino a quella del
carbon fossile (lignite), di cui s'incoutra
FOSI
La pruspetiiva di Fosdinovo è fra le
più delizione che presentino le vaghe col-
Niue formanti cornice al littorale di Sar-
anna, non eselive quelle che fanno corona
almugnifico pollo di Luni,ora delia Spezia.
11 suo clima è lemperato, l'aria è bul-
samica,i prodotti di suolo squi;
getazione vigorosa e varialissima,
re dall'»lbero indigeno della monligna,
il castagno, sino alle piaute più delicate
dei giardini.
Formano un iuagico contrasto con una
tal variata e rigogliosa vegetazione le sco-
scese e nude cime del monte Sagro nel
Carrarese, le quali cime sovrastano dal
Jato di Jevante al paese di Fosliuovo.
Tra i prodotti di suolo è noto il vino
squisitissimo, che da circa un secolo si ot-
tiene dalle viti piantate, come dissi, sull”
artifiziale collina di Montesagna presso
il palazzo di Caniparola. — In gererale
però l'agricoltara, e le industrie che ne
dipendono, restano costà indietro in con-
fronto della vantaggiosa località, e della
FOSI 335
feracità del suolo; comecchè il savio am-
ministratore che da qualche tempo dirige
la cosu pubblica a nome del suo principe,
procurando qualche rimerio. Tale
quello «di asicurare meglio al pro-
prieterio i frutti del suo podere, e di pro-
movere incitamento con adeguato premio
ai più zelanti cultori del suolo. — Zed.
Calendario Lunese del 18:
Non passa vano per Fosdi strade ro-
tabili innanzi che fosse stata aperta la via
ilitare molanese, tracciata nel 1822 ira
il Monte Grosso e quello della Srolve-
rina, la quale attraversando in tal guisa
la foce di Fosdinovo, dove non si monta-
va se non mediante uno di quei malage-
voli cammini che Dante scgnalò fra Le-
rici e Turbìa. —Essa attraversa tutto il
territorio comunitativo, dal Portone di
Caniparola al confine
lunghezza di circa 8
che cade nel primo di ottobre, giorno di
S. Remigio patrono e titolare della chiesa
propostale di Foslinovo.
POPOLAZIONE della Comunità di Fospinoro negli anni 1832 e 1833.
Corignano Natività di Maria, Rettorla & 205 | sus
Cortila » i PI 6o | 63
Fesmsovo 5 1350 | 1448
Giuecano . Fa ni 336 | 320
Gragnola SS. Ippolitn e Cassiano, Prep. = 393 | a70| 3%
Marciaso S. Battolommeo, Rettoria È STE | 267] as9
Pieve di Viano |S. Martino Vescovo, Pieve 5d | 687] 783
S. Martino, Rettoria 2 Si 362 | 488
Posterla S. Bretolommeo, Rettoria z FS A 230 | 340
Pulica S. Giov. Battista, Rettorla Fiaki au | 253
Tendola S. Caterina, Rettoria 330 | 358
FOSINI in Valdi-Cecina.—Villa Lo
li una rocca, che 1
. parr. (SS. Pietro Niccolò
e Donato}, un di filiale della pieve di Mor-
ba, nella Com. e 4 migl. a lib. di Elci,
Giur. di Radicondoli, Dioc. di Volterra,
Comp. di Siena.
Risiede sopra una rupe sporgente da
t-) FOSI
«no sprone che resta a maestro del monie
di Gerfalco nel valloncetio del torr. Pa.
cone che gli scorre = pon., fra Brusciano e
Travalle, e quasi nel centro di quel suolo
agitato donde costantemente sbuffano con
sibilo i così detti famacchi dei Zagoni di
Li di Serazzano, di Montero
tondo, di Monte Cerboli e di Travalle.
Il ent. di Fr +, ora villa della casa
Scrgardi di Siena, è stato dominato da più
padroai, sebbene la sua più antica origi-
ue si debba all'estesa consorteria de’ conti
Pannocchieschi di Marcmma.
Essendochè da quei dinasti Fosini pas-
sò sotto il dominio temporale e assoluto
d° Hidebrando Panmocchieschi vescovo e
signore di Volterra , a cui fu confermato
per l'intiero con tutte le sue pertinenze
«tal re Arrigo figlio dell’imp. Federigo I,
mediante un privilegio dato in Senmi-
miato Li 38 agosto 1186.
Mancato il te vescovo Ildebrando,
il cast. di Fosini toccò a um ramo de'Pan-
norchieschi che più tardi prese il casato
dai castello di Elci, mentre uno di quei
consorti, il conte Andronico d'Elci figlio
«lel fu Coutino, stando nel suo cassero di
Fosini, li s1 maggio 1331 (stil pis., e
1330 stil. com.) vendè per il prezzo di
lire 3000 a don Albizzo del fu Scolajo de' i
arciprete e capitano di Colle,
£ delle 5 perti di tutto il cast. di Bruscia-
il suo distretto, che egli medesimo
comprato nel 26 marz01339 dai fra-
Gaddo fi-
Eli, — Zed.
dovettero i conti d' Flci a quell'epoca
ulienare il cast. e tenuta di Fosini, to-
stochè gli storici senesi asseriscono, che
prete Albizzo, tiranno della sua
patria, fu riedificato il castello in discor-
so. Ma poco appresso avvenuto essendo il
tragico fime di già rammentato all'art.
Cotts, gli uomini di Fosini con atto del
18 agosto 1333 si sottomisero al Comune
di Siena. Pete perio a morte di Al
bizzo, il conte G. * Elci occupò Fo-
ini in nome dei Signori Nove di Siena,
dai qui l'ottenne nel 1340 in dominio
‘on il titolo di vicario della Repubbli
e coa l'obbligo di un auuvo tributo; in
rim che da tempo in poi Fosini
costantemente fece parte del distretto del-
FOSS
la contea, e ora della comunità di Eki.
— Ved. Ever.
Di una maggiore importanza per il 6
sico naturalista riesce questo luogo, noo
tanto per essere sparila a piè della
di Fosini una scalurigine d'acqua salle-
rea, quanto per le cessate detonazioni sot
terranee, che di costà si facevano seulire
coa maggiore forza che altrove, allorché
l'aton diveniva tempestosa. (G. Gr-
13, Storia delle acque min. della Fosco
na, T. I. pag. 43).
La chiesa attuale di S. Niccolò a Posini
fu eretta nel 1601. — Essa nel 1833 no
verava 258 abit.
sa pianura. Tra le varie fosse 0 dogeje
noterò le segeuti come più distinte nella
storia idrografica della Toscana.
FOSSA BURLAMACCA nel littorale di
della casa Barlamacchi ria]
che tracce delle Fosse Fapiriane degli
antichi iinerarii. Ne induce a credere ciò
lago di Massacciuccoli, il q
in mare mediante il canale di Viareggio.
— Fed. Visnaooso e Fosse Parrarane.
FOSSA CANMILLA nel littorale della
Cecina. — Seolo a sul declinare del
secolo XVIII dal conte Cammillo della
Gherardesca nella vasta tenuta di quella
illustre prosapia , sd effetto d' incanalare
le acque che ristagnavano fra il suo cast
di Bolgheri e il lido del mare.
FOSSA CHIARA in Val-di-Tora. — È
un canale che raccoglie nn gran corpo d'sc-
que della pianura situata fra l'Arno ele
colline inferiori pisane.— fossa, che
può dirsi una continuazione dell’antico
Arnaccio, parte dalle Fornacette peralle
la nl Rio del Postale, sino a che pessa sot
t0 uno de' Ponti di Stagno per unini allo
scalo di tutti gli altri corsi d'acqua di
q ianora, e quindi perdersi in mare
perla for. Calambrone.
ross
FOSSA CUCCIA fra l'Arno e il Serchio,
sall'argine dell'Arno; pende dentro esa il
suo nome il Fosso Scorno, e vari altri
fossi che mettono in mezzo lo stradone del-
le RR. Cascine, lungo l'antico letto del
Serchio, — Due istrumenti del 13 maggio
1085, e del 24 luglio 1098, appertenuti
al mon. di S, Rossore di Pisa, ramimentano
la Fossa Cuccia. Un terso ne riporta il
pad. Grandi nelle sue Epist. de Pandectis
dell'anno 1143 sul giudizio dato dai messi
© legati imperiali in una caesa vertente
fra i monaci di S. Rossore da una parie,
il vescovo con i canonici della Primaziale
confermati alla chiesa maggiore di Pisa
dal duca Guelfone marchese di Toscana ;
e quindi nel 1158, dallo stemo imp. Fo-
derigo I, sotto nome di Selva Tom
bolo Pisano, i di cui confini descrive co-
sì Suucibus veteris Sereli usque od
drni, et a Fossa Cuccii usgue ad
‘mare, sicut eadem fossa in directum re-
spicit versus fuvium duzeris, — Ved.
Pisa Comunità.
FOSSA MAGNA fra l'Arnoe il Serchio,
— Ha principio da due capi, e riceve
Le acque di scolo della pianura di Nodica
S; i ventre, a sett. della strada R. di
‘iareggio, indi vuotarle nel la
di arattacolicodi == Na 136 1 Pete
Innocenzo Il confermò alla chiesm di S.
Niccolò di Migliarino i beni stati ad essa
concesi dalla contessa Matikle, i quali
dichiara situati fra AMontione e la Facce
Megna; comecchè un'altra Fosa Magna
diversa da questa di Massaciuccoli esi-
stesse nella pianura meridionale di Pisa
mlla sinistra dell'Arno, scavata nell’anno
2159, nella lunghezza di 1500 pertiche, dal
Coniue di Pisa; cioè, Fossem Magnom
in Leporare a Cornio (f. Scornio)
prope petrariam Tuf. (Tascrom, Viaggi
‘om. 1.)
Li bellezza e vastità di questa porzione
FOSS ti
di Pisana, soggetta altro
deulfe Bene spero imprdelat ha rive.
gliato più volte il desiderio di portervi
ualche miglioramento, ma sempre
per le care dell’ olandese Wander
ottenne dal I principe la
proprietà lerreno losto lo avesse
stabilmente bouificato, Egli infatti tentò
di prosciugarlo mediante l'iniersecazione
di frequenti canali e fosse, che altestava.
no alla Fossa Magse,sperando in tal gui-
sa di poter condurre tulte le acque della
ianura ini fscendovele salire col
Fico dei molini vento, Ma due gradi
inconvenienti, cioè la forza del vento che
fra noi non è regolare come in Cianda, e
la qualità del terreno limaccioso e fragi-
lissimo, resero inutili le fatiche di quell’
intraprenditore e le enormi spese che ss-
sorbirono tutto il patrimonio i
sta; in guisa tale che noa è restato a quel-
la palustre pianura altro che il nome di
Pali sra
FOSSA DI MALTRAVERSO.— ed.
Fossa ni Vicrmasa, e Frumz Moaro.
FOSSA NUOVA nel Vald'Arzo pie
0, — Quest antica lunga i
nura orientale di Pise ha origine dale
vicinanze del fi. Cascina preo, l’estreme
pendici settentrionali delle colline pisa-
ne, fra Cevoli e Ponsacco. Essa in prio-
cipio si dirige da scir. a maestro; quindi,
esrvando a pon., scorre fra il fosso del
dannone, che gli passa n sinistra, e la fossa
dell: Salajole, che accoglie a destra con
il rio del Possele, sino a che perde con
gli altri fossi il proprio nome al confluen-
te del fi. Tora, poco innanzi di passare
sotto i Ponti di
A questa Foesa Nuova riferisce la ra.
brica 19 del libr. IV de' Statati pisani
dell'anno 1284, intitolata: De Fosse No
va Gonfi. — Foveam dictam Fovoam no
vam, quae est in Gonfo Vallis Arni
ciemus ampliari , ut agua per cam possit
discurrere in Ghinghium, sive Stagnum.
FOSSA Vice Val d'Arno pi-
sano.—Questa fossa raccoglie le acque che
scolano fra l'Arno e il Monte Pisano, a
rtire da Caprona presso il torr. Zam-
[mi fino all'intersecazione del camale di
Ripafratta, 0 dei Bogni di S. Giuliano, do
3 FOSS
ve prende il nome di Fossa di Maltra-
verso: — ed. From: Muaro.
La prima spertura della Fossa Fi.inaja
fu fatta eseguire nel secolo XIII da Enri-
co Gatti cittadino pisano (Statuti pisani
dell’anno 1284. Lib. IV rubr. 18).
FOSSATO nell'Appennino pistnjese.—
Vill. già cast. con parr. (S. Lorenzo) filiale
della pieve di Treppio, Com. e 4 migl. a
sett. di Cantagallo, Giur. della Sarubuca,
Dice. di Pistoa, già di Bologaa, Comp. di
Firenze.
È situato sul dorso dell'Appennino, alla
destra della fiumana Zimentra contluen-
te del piccolo Reno, presso la dogana di
confine Pdetta di Zentula.
È questo uno dei castelli, che insieme
con Treppio, la Sambuca, e Torri, dopo
lunghe controversie, nel 1219, fu ritendi-
cato dal Comune «li Pistoja per sentenza
proferita dal card. Ugo vesc. d'Ustia eletto
perarbitro fra i Bolognesi e i Pistojesi; ma
poco dopo ii pont. Onorio III con lettere
date li 18 febb. 1291, parlando dei paesi
nell'Appenninodi Bolo;na ricuperati,e di
quelli posti in Val di Bisenzio, come ap-
pertenati alla contessa Matilde, nomina
‘come suoi i cast. di Monticelli, Mangona,
Fossato e Torri, terre che il prescceunato
Pont. asseriva pervenute alla S. Sede,
dalla quale erano state dite in feudo ad
conte di Prato per l'annuo tribu-
torre e di due bracchi. (Savio
ua, Annali Bologn.)
Possedeva sostanze a Monticelli e in
Fossato la badia de'Vallombrosani di Va-
jano, siccome apperisce da una permuta sacci
fatta, nel 10 aprile del 1136, coni fratelli
Ulwkino e Ubertino figli di Guido di
Ubaldo. (Asca. Drrx. Fioa. Carte della
Badia di Ripoli.)
La parr. di S. Lorenzo al Fossàto conta
443 abit
FOSSATO in Val-di-Merse. — Cas. che
diede il nomignolo alla ch. di S. Barto-
lommeo al Fossato, stata filiale della pie-
ve di Tocchi, Com. di Sovicille, Dioc, di
Volterra, Comp. di Siena.
Fosst Pariniarz (Fossre Papirianae)
nel littorale fra Pisa e Pietrasanta. —
Alcuni scrittori supposero che alle Fosse
‘Papiriane, segnate come luogo di stazione
militare uella Tavola di Peatinger lungo
la via Aurelia nuova o Emilia di Scauro,
polesse esere subentrato il pacse di Fo.
FOSS
sdinovo; ma oltre che le fosse di scolo non
sogliono praticarsi iu cima ai poggi. dove
non vi può essere ristagno di acque, an-
che la posizione geografica di Fosdinoro
fa tolalmente contro a Lale suppusto. Av-
vegnaché la Tavola Teodosiana di Peu-
tiuger pone le Fosse Papiriane 12 migl
romane a pon. di Pisa e 10miglia ionan-
rivare ad Tubernam Frigidum, che
era la penultima mansione lungo il lit-
cinè 36 E i a pui
|. dalla stessa città di Pisa si trorauo
i Je fosse della palu-
stre campagna di Massaciuccoli, fra le
quali quella navigabile sino al mare, de
nomiuala attualmente Fossa Burlamacca.
Non vi sono documenti da poter dire
col Demster: che di Lili opere idrauliche
fose stato autore Z. Papirio Crasso
I. Papirio Cursore, stati eutrambi in
ittatori in un' epoca, nella quale
poi iriuo non si era ancora
impadronito dell’È
Bensi di un L, Papirio giuniore trovasi
fatta menzione in un marmo: esi
siente uel casino de'Nobili di Lucca. È un
iscrizione voliva di Z. Fapirio Augusta-
le in Pisu e in Lucca; in guisa che la cri-
tica è piuttosto a fuvore di questo Z. Fa-
pirio funziunario a Lucca e a Pisa, per
sospettarlo autore delle Fosse Papiriane,
e delle terme, delle quali restano alcuni
avanzi in quella contrada. — Ped. Mas
jUOOOLI.
FOSSETTO per PADULE n CASTI.
GLIOX patta PESCAJA. — Ped. Panorz
ni Casriotion parta Precasa, e Guossiro.
FOSSI in Val-di-Sieve. — Cus. che da
il nome alia parr. di S. Maria del Carmi.
ne ai Fossi, nel piviere di Pomino, Com.
Giur. e circa 5 migl. a grec. di Pelago,
Dioc. di Fiesole, Comp. di Firenze.
Risiede sul dorso del monte della Con-
suma nello sprone che scende in Sieve
fra i torr. Rufina e Moscia.
È una cura eretta sul cadere del secolo
XVIII per provvedere alla sparsa popola.
zione di quell'alpestre.loc.lità, da cui e-
rano alquanto distanti le chiese parroc-
chiali di Pomino e di Tosina, cui prima
di allora dovevano ricorrere i popolari
dell’attuale cura di Fossi.
FOSS
Li perr. di S. Maria del Carmine ai
Fossi novera 165 abit
FOSSO «detto ANTIFOSSO »'ARNAC-
CIOLHI largo alveo dell'Arnaccio,giù ca-
mal di diversione di una parte dell’Arno,
abbandonato nel 1761, trovasi attualmente
ripieno e colmato in guisa che lungh"
esso è stata tracciata la strada rotabile di
Arnaccio, la quale in linea retta dalle For-
acelte comluce pei Ponti di Stagno a Li-
più corta di quella del Zan-
li circa due miglia. — Ad oggetto
pertanto di raccogliere le acque che spa-
gliavano nella pianura, furono aperti due
Fessi, che corrono paralleli al colmato
alveo di Arnaccio; il fos: ro si chia-
ma Rio del Pozsale, i) des o tifoso
&'Armaccio, 0 piuttosto Fossa Chiara.
FOSSO, dello ANTIFOSSO pezta GU-
SCIANA.— Fed. Guscriana.
FOSSO pe’ BAGNI pi S. GIULIAVO
presso Pisa — Questo canale aperto da Lo-
reuzo de'Medici, detto il Magnifico, e com-
pito da Cosimo 1, ha la sua origine dal fiu-
me Serchio; il quale mediante una steccaja
con cateratta, a guisa di gran gora passa
dal principio per un murato € co-
perto, puscia con curvo giro rasenta la ba-
seoccid. del Monte Pisano fino ai Bagni
di S. Giuliano; e là dopo raccolti gli scoli
di quei poggi, con cammino quasi diretto
é un sutticiente declive readesi navigabile
fino dentro a Pisa, e serve strada facendo
a metter in moto diversi mulivi nel suo
tragitto di circa miglia 7 e ; prima di
vuotarsi nell’ Arno.
FOSSO ARNONICO, o RIYONICO,
giù Fomo Vecemo, o prta Gussm. —
Fr. Anvaccto.
FOSSO BANDITO, o FOSSO MACI
SANTE, dell'Isola delle Resli Cescine.
— Questo gran fosso, che rasenta le mura
crril. della città di Firenze preso la Por.
ticzianla d’Ognissanti, e che pei sec. XIV
e XV serviva di Gora si Frati Umiliati
del vicino convento per lavare: le luno e
per gualchiere , nasce dalla pescaja dell’
Arno posta dirimpetto alla chiesa e muro
d'Ognissanti, di dove per un callone en-
tra in wn canale detto delle mulina, per-
ché dà il molo a varie macini sopra e solto
al giardino della Vagaloggia, ridotto ml
mo di pubblici bagui; di Fa ‘posa de-
vasti alla porticciuola della città, detta
fila Gore, per entrare nelle RR. Cascine
FOSS 3359
dell'Isola, dove è cavaloato sul gran viale
d'ingresso du un larghissimo ponte di pie-
tra lavorata. In seguito cammina in linea
retta quasi parallelo all’alveo dell'Arno
sino a che,‘dopo due miglia di corso, me-
Iveo del tort.
del Barco,
R. pistojese
ian
diante una botte altra versa l'
Mugnone davanti alle m
quindi passa sotto la stra
al borgo di Petriolo, per dirigersi nel
no dell'Osmannoro, dove raccoglie i fo
e dogaje di quella bassa pianura, finché
alle mulina di S. Moro, sette miglia lungi
dalla sua origine, entra nel fi. Bisenzio,
e con esso ritorna nell'Arno al ponte di
Signa.
La costruzione di questo Fosso e dei
suoi influenti (fra i maggiori de'quali è la
Dogaja o Fosso Reale)rimonta a un'epo-
ca assai remota; slaniechè tutto il suolo
costituente le RR. Cascine dell'Isola, pro-
seguendo fino verso Brozzi, sembra che sia
stato formato da uno di quei Bisarni,che
allora incontravansi nel corso del fiume.
Infatti al di sotto della
accennato all'articolo Bisai
te, e loindica il nome anti:
Te R. tenuta delle Cascine, e meglio
lo provano li Statuti fiorentini del
. 11. rubr. 63), dove si conosce quanto il
Comune di Firenze provverlesse a prosciu-
fare più che fosse possi i fertili ter-
reni di alluvione della piamura percorsa
dal Fosso Macinante.
‘antico Fosso, 0 Dogaja, che raccoglie
le acque della pianura fra eCanpi,
fu protongato dai gramuchi Modicei me.
diante l’escavazione di quel Fosso Reale,
che passa sotto il nuovo punte della str:
da R. lucchese al fosso dell'Orman-
noro, e di la si dirige nel Fosso Maci-
mante alla chiesa di S. Mom.
FOSSO DELLE BOCCHETTE—Ned.
Riutione,
FOSSO pr CARIGIO in Val-di-Tora.
—_ È una continuazione det Forso /ec-
chio, che pacte dalle Fornacette nella dire-
zione da lev. a pon. quasi parallelo alla
strada R. pisana, sino a che vicino alla
strada Maremmana cambia direzione da
pon. a ostro e prende il vocabolo di Fosso
Tarigia;il quale si confomie con la Fossa
Chiara dopo che ha raccolto le acque dei
Fossi del Forule, del Nugolajo, e di Ora-
tojo. .
FOSSO MACIXANTE di Ficense. —
Ved. Fosso Basorso dell'Isota delle RR
Cescine.
POSSO MACINANTE di Pim. —red.
Femme sa: Baos: n: S. Goosiaso © n Rs
pasmarta.
Comunità.
Fosso e RAVICELLI da Pisa a Li-
verno.— È ua casale naviglio sperto dal
Grandaca Ferdinando I fregi sini
sica dell'Arno presso Porta a mare di Pim
[4 manienato dalle scque di detto fiume,
mura meridionale di Pisa fra le
, la strada RL di Maremma,
© Emilia, e l'Arno. — Ha la sua origine
fiori fra il cast. di Leoli
cop i terr Ugione e altri mimeri senli
e
artefatti.
FOSSO DI RIPAFRATTA — Vel
Foo pe: Baez ve S. Genciamo.
POSSO VECCHIO. — Ved. Fomo sar
FOSSO DEL ZANSOIE —Ved. Feo
100 Recce se Carammone.
FOSSOLA e MONETA nella Vallecola
di Avenza. — U a
Grappa
crescono le abitazioni nei contorni del
tempio stalo eretto nel io di que
sto secolo alla destra del fiumicello 4ven-
2a sotto l'invocazione di S. Gio. Battista,
titolare dell'antica ch. parr. del sovrastan-
- te cast. di Moneta —/od. Mostra
La perr. di Fossela e Moneta mel 1832
moverava 754 abit.
FOSTIA ( Fustie) in Valdi Sieve. —
Cas. la di cui ch. parrocchiale di (S. Pie.
i tro) mel 1565 fu aggregata alla cura di
i S. Doonino a Celle nella Com. Giur. e 4
i migl. cirea a scr. di Vicchio, Dice. €
(renze.
È situato alla destra del 6. Sieve, quasi
di froate alla confluenza del Dicomano, fra
i casali di Celle e di Villa. — Fu signoria
dei CC. Guidi di Romena venduta a Tor-
rigiano de’ Cerchi, per rescritto ottenuto
dalla Signoria di Firenze li 13 marzo del
1300. — Zed. Cetze (S. Dosumno a).
FRANCESCA ( VIA). ed. Vu Fu»
usci , Franciceza 0 Ronin
FRANCESCO (S.) DI PAOLA a Barro
nella socanso. — Poggio sperm di deliziose
ville, che prende il nome da un soppre-
so convento, presso le mura, e a lib. della
città di Firenze, fra la Roman:
e la porta Pisana o di S. Frediano. È
compreso nella parr. di S. Vito a Bell
sguardo, Com. di Legnaja, Giur. del Gal-
Juzzo, Dioc. e Comp. di Firenze, dalla
quale città è appena mezzo migl. luata-
FRAS
no. — Pa convento dei religiosi Paolotti,
soppresso verso il 1780, e convertito nel.
T'archivio comunitativo e casa del Can
celliere glie comunità del Galluzzo; di Grosse!
Legnaja, della Lastra a Signa, di Criel
ina e Torri, del Begno a Ripoli, e di
Rovezzano.
FRANCESCO (.) DI FIESOLE. — È
uno dei primi conventi dei frati France-
scani della riforma di S. Bernandino da
Sicna, eretto dove già fu un mouastero
di Romite, detle le monache di Lapo,
mpra il colle e sui fondamenti della rocca lo,
ficiolana. — ed. Fresecs.
FRANCESCO (SS.) E MARCO ACL
STRONCELLO.— Fed. Casraoncerto in
Valdi-Chiana.
FRANCESCO (8.) A GANGHERETO
— Fed. Gavazzazio.
FRANCHI (MONTE) nella Valle dell
senese. "ed. Moara-Fasson.
FRASCOLE valina
ch plebana (S. Jacopo Maggiore) cca l'an-
tico ameno di S. Martino a Cansena, nel.
la Com. Giur. e mezzo migl. a lev. di Di-
comano, Dicc. di Fiesole, Comp. di Fi. ZMecter
renze.
Risiede iu collina, e a cavaliere del
pecse di Dicomano, alla cui base seltén-
triomale scorre il tor. Dicomano, a pon.
il & Sieve, e a catr. il torr. Moscia.
Era Frascole nel circondario del di.
stretto di cast. del Pozzo , le cui vestigie
veggonsi Luttora nella villetta Cerini so-
pra la chiesa di S. Martino, già parroo-
chiale, stata unita a quella di Frascole
decreto vescovile del 15 nov. 1468.—ed.
Pozzo (Cusret per ) in Val-di-Sieve.
La perr. plebana di S. Jacopo a Fra-
scale conta 616. abit.
FRASSIGNONI (S. MARIA DI ) nel
la Valle del Reno. —Cas. con per. nella
Com e A mig) a lib dalla Semo Gi
di San-Marcello, Dice. di Pistoja
Bologna , Comp. di Firenze, —
mella schiena dell’ Appenvino pitone
presso al confine del Granducato con la
provincia di Bologna, hango la strada mae-
stra che per il Reno conduce ai Bagni del
la Porretta nel
La parr. di S. Maria a Frassignoni con-
fa 201 abit
FRASSINE, o FRASSINO ( MADON.
SA DEL ), già al Guatso x Bagno per
Rc ia Val di Cornia — Cus. e pasr. nella
vu
Rotondo, che è 5 migl. agrec,, Comp. di
En ona piccola devota chiesa, stata
poscia ampliata ed abbellita , sopra una
collina alla sinistra del fiume Cornia, alle
cui pendici occidentali passe il fosso Ma/-
guado, dello anche di — Il colle
del Frassine nei secoli andati appellavasi
di S. Regolo da un oratorio, in cui si cou-
servavano le ceneri del martire S. Rego-
prima che si traslocamero alla fine del
secolo VIII a Lucca da'vescovi di questa
città, stati patroni dell'oratorio di £ Re
olo nel Gualdo del Re.— Med. Conuso
{Conrano). x
L'oratorio di 8. in Gualdo nel
secolo XVII fa restaurato dal perroco del-
Ia sottostante chiesa di S. Maria del Fras-
sine, siccome ne fa fele iscrizione che
bileci 1625.
Il piano interposto fra il: f. Cornia e
Ja collina del Frassine è in gran parte co
perto di piante di frasini, dove tattora
si scuoprono rovine di @diflaj antichi, fra
i quali il Casone 0 Palazzo detto del Rè:
siccome del Rè si diceva entesto hosco
(Gueldum) del Fressine e le sue Terme.
— Fed. Baoma Varucosizna.
li
tuale chiem parr.della Madonna del Fres-
sine, stata rimodernata nel secolo trapss-
sato. In essa si venera da molli secoli con
gran concorso dei popoli di Maremma in
un'immagine di leguo la B. Vergine Ma-
ria, e nel mese Mariano (di maggio) si
adi pratica così una fera di gran concorso.
La parr. della Madonna del Framine
abbraccia una grande estensione di ler-
ritorio, nel quale si trovano comprese le
bandite dei castelli distrutti di Frecasi,
di Castiglion. Bernardi e di Vetulonia.
La parr. del Frasine conta 436 abit
FRASSINELLO (TOPPO) in Val di
Chiana. — Una delle 27 ville della Co
saunili di Castiglion-Fioreatimo nella pie-
ve di Montecchio-Vesponi, e circa a migl.
a scir. del capoluogo. n
“4
s42
FRASSINETA nell'Appeunino di V.
bereto.— Ces. ridotto a casa colonica, già
compreso fra i 72 castelletti e altre bicuc-
che confermate a Neri di Uguccione del
la Faggiuola nel trattato di pace del 1353
fra la Rep. fiorentina el Arciv. di Milano
con i loro aderenti.
FFRASSINETA nel Val d'Arno casen-
tinese. — Cas. con perr. ($. Egidio) nel
piv. di S. Martino a Gello, Com. e 6 migl.
a sett-maestr. di Chiusi casentinese,
Giur. di Poppi, Dioc. e Comp. di Arezzo»
La bedia di Prataglia acquistò poses-
sione nel casale di Frassineta fino dai pri-
mi tempi della sua fondazione, mentre fu
nel 1016 che vennero consegnati a quel
imonastero alcuni efletti situati nei casali
di Gello e di Frassineta.
Nel 1357 gli uomini del territorio di
Galeata , traversanilo il contiguo Appen-
nino, depredarono il casale di Frassineta
e altri luoghi del Casentino di pertinen-
za della badia di Prataglin; dondechè fu
spedito un monitorio dal Conservatore A-
postolico all'arciprete della piere di
Pietro di Gallenta, affinchè i popolani del
detto piviere, sotto pena di scomunica,
jparassero dentro 15 giorni i danni fatti
ai luoghi del mon. di Prataglia.
La villa di Frassineta fu donata nel
1369 da Guglielmo Ubertini vescovo di
Arezzo all' Eremo di Camaldoli con tutti
i beni e ragioni che la sua mensa uvera
nel castello di Seravalle. (Annat. Camato.)
Frassineta cadde in seguito în potere
dei Tarlati di Pietramala, ai quali fu tol-
ta, nel 1360, dai Fiorentini, mentre le
loro truppe assediavano la Terra di Bib-
biena. (M. Vea, Croaie. fior.)
La parr. di S. Egidio a Frassineta nel
1833 contava 105 abit.
FRASSINETO in Val di Chiana.—Vil.
la e pai
s
con l’anvesso di
chine, nel piviere
. Dioe. e Comp.
di Arezzo, dalla qual città la villa di Fras-
sineto è circa g migl.a ostro.
È questa una delle fattorie della Coro
na granducale posta sulla ripa destra del
Canal-maestro della Chiana dirimpetto
all altra fattoria R. della Fonte a Annco,
in ua suolo stato per molti secoli un fondo
printre Avvegnachè questa contrada nel-
amtiche carte fu designata con l’espres-
sione iater ambas Clanas; ed era altresi
FRAS
nei suoi contorni dove, nel secolo XVI,
fw riscontrato il pernio, o la pendenza
incerta delle due Chiane; giacchè in un
istramento dell’ uprile 1079 win cui si
tratta della vendita di terre poste nel di-
stretto di Palicciano, lasciate alla conte
sn Sofia vedova di Arrigo dei marchesi del
Monte S. Naria, i confivi delle medesi-
me somo designati : sicut vadit via de Top-
po de Fighine usque in palude. — Gil
si è avvertito, che la contrada di Frasi
veto abbraccia quella del so) popo
lo di S. Biagio al Toppo Fighine, ste
to unito alla chiesa parr. di Frassineto
per decreto vescovile del ao febb. 1783.
— Fed. Froume 0 Fiom di Val-di-
Chiana.
La tenuta di Frassineto e quella della
Fonte a Ronco furono delle prime state
colmate dall’ amministrazione della Reli-
gione di S. Stefano, cui l'assegnarono in
dote i primi Granduchi della Toscana.
Esiste in questa tenuta una delle prime
filande a vapore che vennero introdote
S. in Toscana fino dal 1811.
La parr. de' SS. Egidio e Biagio a Fre
sineto conta 685 abit.
FRASSINI in Val.di-Merse. — Villa
compresa nella parrocchia di S. Lorenzoal
Castelletto, già S. Lorenzo di Boesolino,
Com. Giur. e circa 3 migl. a grec. di
Chiusdino, Dioc. di Volterra, Comp. di
Siena. — È posta sulla strada che da Fro
sini conduce a Chiusdino.
FRASSINO nel Val d'Arno casentine
se.—Cas. con parr. (S. Pietro) nella Com.
Giur. e un migl. circa a lev. di Ortigne-
no, Dioc. e Comp. di Arezzo.
Risiede in poggio sulla ripa destra del
torr. Treggina fra le selve di castagni,
sostituite a quelle del frassino, da cui il
casale ebbe nome.
La parr. di S. Pietro al Frassino conta
871 abit.
FRASSINO nella Valle del Senio in
Romagna. — Cast. con rocca diruta nella
parr. di S. Michele alla Rocca, pir. di
Nisileo,Com. e Giur. di Palazzuolo, Dice
e Comp. di Firenze.
Fu tino dei castelli degli Ubal
la linea de'Pagani di Susinana, ribellatisi
alla Rep. fiorentina nel 1373, quando nel
la rocca del Frassino l'oste fiorentina a-
sediò Maghinando di Susinana, che comi-
deravasi come il capo e il più ardito mi-
FRAT
litare di quella iamiglia; in ghisa che
endoto insieme col suo Îlo del Fras
sino, egli fu condotto prigione a Firenz»,
e come ribelle dal potestà condannato al
taglio della testa. — Allora il cast. del
Frsi mo fu spinto insieme com quello
di nana , rovisione fatta
suo 1387 pole Bla dei Dieci di guerra,
cou l'approvazione della Signori» di Fi
renze: (Ammnat. Zstor. fior. lib. XV.)
FRATELLE nella Valle Tiberina. —
bey con parr. (SS. Cristofano el Agata)
piv. di Gorliano, Com. Giur. e circa 5
A a sett. della Pieve S, Stefano, Dioc.
sepolcro, già di Arezzo, Conip. Are
"AR iviede alla sinistra del Tevere sulla
strada che sale verso le sue sorgenti, nel
la forra di due contrafforti occid. del pog-
gio chiamato de' Tre Fescovi, e ditim-
petto al giogo appenninico del Bastio-
me che gli resta a maestro.
11 casale di Fratelle era di giurisdizio
ne dei conti Orlandi di Chiusi casentine-
se, da essi ceduto alla badia del Trivio
sino dal declinare del secolo XIII. Infatti
gli abeti di quel monastero esercitavano
giurisdizione in Fratelle anche alla fine
dll secoln XIV, siccome lo dimostra un
bblico del so dic. 1393, col quale
D abbete del Trivio, stando
mel castello di Valsavignone, dichiarò ap-
cuni
partenergli a titolo di reversione
diritti e terreni
ciano, Bulcianello,
cia, Fratelle, Pialsovignone. Anche nel
trattato di stipulato in Sarzana nel
2353 fra la Repubblica fioreniina da una
Peivelli CI dall altra l’Arciv. Visconti di
i loro seguaci, si trovano fra
LI fel n Ivoghi confermati alla bedia
del Trivio, di Fratelle, Civitel-
canto.
La parr. di Fratelle con quella di Val-
savignone costituiva la comunità di quest'
tiltimo nome innanzi che il to
del 13 agosto 1776 l'avesse riunita in un
sol corpo con la comunità della Pieve S.
Stefano.
La parr.
FRATTA in Val-di-Chiane. — Molti
luoghi e villate, specialmente in Val-di
Chiama,
piccola
SATTA (VILLA pezza) fra Torrita
€ Asinalunga in Val di Chiana. — Cas. con
villa signorile e oratorio uel pi
SS. Martino e Costanzo, Com. PG; 03
migl. a sett. di Torrita, Dioc. di Pienza,
peg Arezzo, Comp. Aretino.
Questa bella villa signorile della nobile
schiatta Gori-Pannilini di Siena, fa ar.
chitettata da Baldassarre Perozzi. Essa è
posta alla sinistra della strada rotabile
che da Asinalunga guida a Torrita, com-
aocomodare lo
stomaco al ricco abbate di Clugny, men-
tre con treno principesco si recava a far
uso dei bagni Chianti
FRATTA DI CORTONA o VILLA
tezza FRATTA in Val-di-Chiena.—Cas.
he dà il titolo alla parrocchia di $. Age
ta alla Villa della Fratta uel di S
fuecbio a Cegliolo, Com. Gi
di Cortona, da cui è circa 3
lib., Comp. di Arezzo.—Giace in pianura
fra il rio di Zoreto e 1l torr. Bess di Cor
tona, alla sinistra della strada comunita-
tivo, la quale stsccasi dalla R. perugina
#® S. Eosebio per avviarsi di là verso il
Chiuso di Coricua, alla Fratticciuola e a
Farneta
Questa Villa della Fratta faceva parte
della contea di Cegliolo, per cui si disse
la Fratta de'Conti, cioè de' conti Bendi-
nueci; comecehè nel secolo XIV vi pose
desse una gran tenuta il conte Betto del
conte Guglielmo de'Guidi di Modigliana
marito di Donna Tescia; la qual tenuta
alienò in pari con istrumento del s apri-
le 1347, a un figlio di Orlando Grifbli
di Cortona. Ma la maggior dello
stesso pesscsso fa venduta, per atto del 14
qgonio 1376, da Benedetto ierio vescovo di
+ per lì somma di lire 1481 di
mon. cortonese, in esecuzione del testa-
mento del prenominato conte Betto, e per
il possesso della Frotta de’ Conti iu un pa-
lazzo, e in un minore casamento con ter
re, vigne od altri annessi, il tutto situa-
to nella villa di Cegliolo. (Anca. Dirt.
Frea. Carte di 8. Chiara di Cortona) —
Fed. Crorsoco.
La chiesa parr. di S. Agata alla Villa
to de’ conti
1400 a Mess. Giovanni di Tommaso della
Boscia, da cui derivò la nobil famiglia
cortonese de'Tommari. Quindi è che per
enne in quest'ultima casa la metà del pa-
dironato di detta chiesa, e per un'altra metà
nelle monache di S. Trinita, dove eransi
ritirate nel 1439 due nipoti ed eredi del
conte Cristofano Bamlinucci.
La parr. di S. Agata alla Villa della
Fratta nel 1833 contava 594 abit.
Fasrra i Fosaro, di Gui
in Valdi-Chiana.—Erano in colesta parle
della Chiana tre posessioni con resedio,e
casa-torrita, aventi il nome di Fratta; una
detta di Winildo o Guinildo; l'altra di
Paterno, e la terza Fratta di Ranuccio,
lute tutte dai monaci Camaldolensi
di S. Quirico alle Zose 0 a Masciano,
quali era stata donata nel 1086 da tre
me marilate a tre figli di Guinildo si-
di quel territorio.
Tufatti le bolle dei pont. Eugenio INI
(anno 1151, 29 marzo) e di Gregorio IX
(anno 1337, 23 giugno ) confermarono
alla badi S. Quirico alle Rose, appel-
lata anche di Fojano, oltre i lerreni si-
tuati nelle tre Fratte prenominaie, anche
la ch. di S. Giorgio della Fratta Winil-
di con il castella, o resedio padronale, ivi
situato. — Med. Basta pi S. Qurarco ante
Ross, 0 di Nascrane.
Chi sì che la chiesa di S. Cristofano
della Fratta registrate verso il 1390 fra
Île della diocesi di Arezzo nel piviere
li Fojano, noe corrispooda alla Fretta
Winildi? Ciò tanto più le dà a congettu-
rare, in quanto che nello stesso registro
è notata la chiesa di S. Clemente de Fre-
eta Renuccini, 0 Bainucci, nel piviere di
arca:
Frett, che diede il vocabolo alla
esa perr. di S. Maria al Mfurello, po-
seburbio
sta già nel , quindi
FRED
dentro all'attuale cerchio della città di
Arci, riferisce ua privilegio a favore
della badia di Capolona , concesso dall’
imp. Corrado I nel 1037, e
nella contrada che dalla chiesa di 5 Ma
ria al Afurello scende alla porta della città
(di Arezzo) per la guale si andava a $.
Zaurentino. ( Annar. Camaro. — Pocci-
matti. Crouic. della Badia fior.)
Faerra 81 Parzazo in Valdi-Chiana.
— Ved. Fusrra Di Fossano.
Faarra pi Ranuccio ia Val-di-Chiana.
— Ved. Fasrra Di Fosano.
Facrra Pinicor in Valdi-Chiana. —
Ved. Fuarra Di Fosse.
Farra (Mont pr) in Romagna nella
Valle del Montone. — Era une dei castel-
letti dei conti Guidi di Modigliana, a
favore dei quali gl'imp. Arrigo VI e Fo-
derigo II confermarono Castrum de Moa-
te de Fracia, et dimidium patronati eb
batiae $. Bencdicti de Bifurco ete.
FRATTICCIUOLA = CERRETO in Val
di Chiana. — Fed. Canarro di Cortona.
ì FREDDANA nella Valle dl Serchio. t
un torr. copioso di seque no
me alla vallecola che fra Monte-
Magno e il fiume Serchio. — Ha origine
tramezzo alla convalle del monte di Quie-
sa col Monte-Magno, e che strada facendo
ingrossa col raccogliere in fondo alla valle
che percorre le dal fianco sett. del
primo e dalle pendici meridionali del se-
condo. Esso cammina parallelo alla via
provinciale, denominata di Collina, e dà
il suo nome di Mreddana al valloncello
circoscritto dai monti preaccennati sino
alla sponda destra del fi. Serchio, mel qua-
le si scarica davanti a Mon-S.-Quilico.
FREDDANA (S. MARTINO 12) nella
Valle del Serchio. — Cas. com perr. nel
piviere di Val.d'Ottavo, già di Monsagra-
ti, Com. Giur. Dioc. e Duc. di Lucca, da
eni trovasi quasi 6 migl. a maestro.
Risiede alla base orientale del Monte
Magne sulla strada provinciale di Colli-
ne, detta anche di S. Afertino, o della
FREG
Froddane, alle sinistra del ‘terr. da coi
prende il vocabolo.
La perr. di $. Martino in Fredieua
mel 183» contava 237 abit.
FREDIANO ($) £ ARAMO. — Ped.
Arno.
— a ARSINA. — Fed. Anssna.
—a BURGIANICO. — Fed. Bunen-
meo.
— a CAMPIGNANO. — Fed. Camm-
naro di Viareggio.
— a CAMUI
Guiso.
— a CHIFENTI.— Wed. Cusani nella
alle del Serchio.
— 4 CASTELVECCHIO n 8. Gun
euano. — Med. Casrasvaccuo n S. Guu-
curo.
— a DECCIO. — ed. Droco.
— a FORCOLI. — Wed. Foncou in
Val-d'Era.
— a LARI. — Ped. Faxpiano (S.) pa
Ussetiano , ossia S. Faxpiano atta Cave.
— a LUNATA. — Ved. Lonara.
« —a MONTE-FEGATESI.—ed. Mos-
rx-Frcarsa.
— a MONTIGNOSO. — Fed. Mosr-
euoso di Volterra.
— a NEBBIANO. — Fed. Nusatano in
Val.di-Pesa.
— a PIAZZAKO. — Ved. Prazzano in
Val-di-Serchio.
+ — at SASSO. — Fed. Sasso di Garfa-
quana. .
— a SETTIMO. — ed. Serruso nel
Val-d'Arno pismuo.
FREDIANO (S.) DI USIGLIANO DI
LARI, detto anche S. Fazpiaro atte Ca
vt in Val-d'Era nelle colline pisane. —
Piccolo cas. che prese il nome dalla sua
ch. parr. (SS. Frediao e Lorenzo) di Usi-
@liano, ora riunita alla cura di Casciana,
— Fed. Cane.
già di Lucca, Comp. di Pisa.
È noto questo luogo per le sue cave di
pietra lensieolare, 0 lumachella (tufo cal-
arto marino), a.leprata comunemente nei
ietrami per le porte e finestre. — Zed.
lascria no pi Lani.
PREDIANO (S.) m VECCHIANO. —
Ved. Vaccasaso.
FREGAJOLO o FRAGAJOLO in Val
Tiberina. — Cas. che diede il nome al
pop. di S. Biagio; uno degli antichi co
Canoni
FREGGINA nel Vald' Arno eoontine.
se. — Cas. che diede il titolo a uus ch.
parr. (S. Felicita) trasferita in S. Niccolò
di Seravalie, nella Com. Giur. e civca 4
migl. a sett. di Bibbiena, Dice e Comp.
di Arezzo.
Risiede in io alla destra del terr.
Archiano lungo la via che guida el sacro
Eremo di Camaldoli.
Una donazione fatta nel 1034 alla Le-
dia di Prataglia, rimmenta colesto casal
di Freggina, uel distretto del quale era for-
se situato quel Corto Fregginese, che il
cente Bandino di Romena, nel 1368, alie-
nò ai Comaldolensi del sacro Eremo uui-
tamente al camle di Asgua.
Le parr. di S. Felicita a Freggina fu
unita Imente a quella di Seravalle
per decreto vescovile del 1e dic. 1790.
FREGIONAJA (S. Maria a) nella Valle
del Serchio, — Monastero celebre dov’ eb-
be origine, e di cui portò il nome le Con-
gregazione dei Canonici Lateranensi sotto
la regola di S. Agostino, detti i Zocuetti-
ni, attualmente ridotto in ospedale dede-
‘menti del Ducato di Lecca, della qual zittà
trovasi 4 migl. a ponenti. di
Questo grandioso io è situato so-
‘un’amena collina alla destra del A.
io, e a sinistra delle strada postale
del monte di Quiesa. Esso fu edificato in-
torno all'anno 1109 dalla celebre contes-
sa Matilde; quindi in più vasta forma
Finnovato nel 1253 a spese di Marcoval-
do Malpigli lucchese; e finalmente nel
incipio del seonlo XIX, dapo soppressi
Canonici Lateranensi di S. Frediano di
Lucca, il monastero di Fregionaja, dall
illa a cui era stato ridotto da quei.
, fa convertito in cas pei de
menti dello Stato tuechese.—/'ed. Locca.
FRENA nella Valle del Santerno. —
Cas. con antica perr. (S. Marie ia Frene)
talvolta detta in Colle Frenerio, vella
Risiedo In coste alle destra del fame
Santerno e della strada provinciale che
scende a Firenzuola dal giogo di Scar-
ria.
Piena fe ma fra le tante corti, chiese
€ castelli di gii del comte Goti»
34 PRIG
zio e della eontena Canizza, coniugi altre
velte citati; i quali nel 1085 alienarono
al conte Tagido tuttociò che possedevano
nel piv. di Rio Cornacchiajo, compresa la
corte di Frena e il giuspadronato dî quella
chiesa, che allora era dedicata a S. Nicco
lè. — Fed. Bosco a Connaccaraza, e Fox-
ra-Bena in Val-di-Sieve.
La parr. di S. Maria a Frena nel 1833
noverava 362 abit.
FRENELLO e LOPEGLIA — ed. Lo-
mroru nella Valle del Serchio.
FRESCIANO nell: Valle superiore del.
la Marecchia. — Vill, e chiesa plebana
SS. Pietro e Paolo) nella Com. Giur. e
I. a maestro della Badia Tedaldu,
disetti Sansepolcro, già di Montefeltro,
cm Arezzo.
sulla ripa sinistra del fi. Ma-
nell mel nodo centrale dell'Appennino,
sotto il poggio de' Tre Vescovi che gli
resta a maestro avendo al suo pon.il pog-
gio della Zucoa, e dal lato di ostro-lib.
la, della Luna.
di Fresciano comprende
sei parr. cioè: 1. S. Pietro a Fresciano,
Pieve; 3, 5. Bariolommeo a Caprile, Prio-
ria; 3. S. Maria a Protieghi, Pieve; 4.
S. Maria a Reffelle, Cura ; 5. S. Emilio
a Fiamaggio, Cura; 6. S. Tommaso a
Momsebetaline, Care. — Fed. Bapra Ta
ur parr. di S. Pietro a Fresciano conta
155 abit.
Frigidus ) nel Massese.
e raccoglie le sue limpi
scyue dalla base marmorea del monte
Tambura,e da quello dell'Alpe bassa nella
pendice meridionale delle Aipi Apuane
spettanti. al ducato di Massa di Carrara.
sue più remote riono di sopra
al Vibio di Balzo Dr la strada
della Tambura, circa 6 miglia lungi dal-
la sua foce in mare; ma la fiumana non
il mome di Frigido se non quan-
do si avvicina al villaggio del Forno, sì-
trimenti detto di Rocco Frigida, dove
nuove ti si accoppiano a quelle del
canale di lo,
Di là riunite in un solo alveo percor-
rono fra le rupi di calcarea carbonata, or
saccaroide, ora semigranosa, e a luoghi ca-
vernosa, interrotta da strati di |tenschisio,
sino a che giunge borgo occi-
dentale di Massa. Costa Îl Frigido pausa
PRON
sotto a un allo e stretto ponte, per quindi
essere cavalcato da uno più moderno lar-
£0 e pianeggiante, fatto tutto coi marmi
di Carrara, per servire di tragitto alla
nuova strada R. postale di Genova. — Al
di la di questo hel ponte terminano i pop-
gi che fiancheggiano l'alveo superiore del
Frigido; il quale libero si avanza: in me-
20 alla deliziosa e leggermeute incliuata
pianura Massese, sino a che trova l'ulti-
moe più antico ponte sulla strada Emilia
di Scauro, detta della Selce, o Francesca,
dove esiste tuttora la chiesa col soppresso
ospedale di S. Leonardo, noto negli lti-
nerarii del Medio Evo, forse nel luogo
dove in più antica età esisteva un alber-
&0 0 mansione designata solto il vocabolo
di Taberne frigide, o Taberna frigida.
Passato l'altimo ponte, la fiumana, nel
Ioogo denominato i Tinelli, sembra ingo-
jata dal terreno sopra il quale pasa; in
gruisa che quando il Frigido è meno rico
di acque, queste spariscono nel greto del
fiume, e solamente dopo mezzo miglio ver-
goasi ripullulare non molto luugi dal lido
del mare. — Fed. Massa pucatz.
FROMENTALE, 0FORMENTALE nel
la Valle del Serchio. — Cas. con parr. (Sì
Bariolommeo) filiale della pieve di Arlia-
no, nella Com. Giur. Dioc. e Due. di Luo
ca, dalla quale città è circa 5 mig]. a po-
mente.
Si trova fatta menzione di questa con-
trada in una carta dell'archivio Arci:
Lucca, all'anno 893. È ura decisione
pra una controversia fra il pievano di Ar-
liano e quello di S. Macario, l’ultimo dei
quali e quell'età pretendeva di avere giw-
risdizion: sopra la ch. e popolo di Fr
mentale. — Zed. Anziano.
La parr. di S. Bertolorameo a Fromeo-
tale nel 1832 noverava 77 abit
Fronprcriamo in Val-l'Elsa — Vol
Funorotiaro.
FRONTIGNANO ( Fruntinianum ) ia
Val di Merse. — Villa signorile dei mar
chesi Zondadari, dalla quale prese il tito»
lo uno degli antichi 33 comunelli delli
Com. di Sovicille, e la sua ch. psrr. (S.
Andrea) ora annessa a quella di S. Bir
gio a Filutta, nella Com, Giur. e cir
migl.6 è a ostro<cir. di Sovicille, Dioc e
Comp. di Siena.
'Risiede in una piaggia alla sinistre
della strada R. grossetana e del fi. Mer
FRON
melle altime propagini sett dei poggi di
Murlo del Vescovado.
Eblro nel comune di Froatignano po-
dere e mulino i monaci di S.
presso Siena, siccome apparisce da un istru-
mento del 5 set. 1375 appartenuto al
convento degli Eremitani Agostiniani di
Monticiano. (Asca. Dirt. Fiox.)
È nota la villa di Frontignano per le
sue cave da gesso, e per esservi albergato
nel 3 aprile 1538 il Pout. Peolo IIL
La parc. dei 58. Andrm e Biagio a
Frontignano e Filetta conta-1
FRONZARO nel Vald'Arno di epr a
Cas. con parr. (S. Donato) nel
itiana, Com. Giur. e circa a migl.
i Reggello, Dioc. di Fiesole, Comp.
di Firenze.
È situato nella pendice meridionale del
monte di Vallombrosa, sull'anlica strada
anaestra che dalla Pieve a Cascia porta a
quella di Pitiana, e di là per Pelago in
Val-di-Siere.
La chiesa di S. Donato a Fronzano dal
vescovo Bavaro di Fiesole fu assegnata coi
suoi beni in dote e giuspadronato alla ba-
dia di S. Bartolommeo sotto Fiesole, e a
questa confermata «al pont. Innocenzo IT
mediante una bolla del as sett 2141.
(Uonetu in Episc. Fesulan.)
II padronato della chiesa parr.. di Froo-
ano nei tempi posteriori passò nella casa
Pandolfini, da cui l'ha ereditata per fem-
mina un Samminiatelli di Pisa.
La parr. di $. Donato a Fronzano con-
ta 443 abit
FRONZOLA, o FRONZOLE nel dad”
Aruo casentinese. — Antica rocca
con parr. (S. Lorenzo) nel piv. Com. Gi
e un buoa migl, a ostro di Poppi, Di
e Comp. di Arezzo.
Risiede sopra un risalto di monte che
sta a cavaliere di Po li cui dinasti vi
acquistarono giurisdizione siuo da.quan-
do l'imperatore Arrigo VI destinò i conti
Guidi protettori e custodi della badia di
Capolona,assegnanido loro il cast.di Fros-
sola a titolo di commenda, et
tiam de Froazola. Avvegnachè
0 I, con pri legio dato in Lodi li 35
ingno 1161, nel confermare che fece alla
lia preoominata i beni già donati, vi
1 casale con la pieve di
1 castello di Fromsolo.
L'assedio e la conquista di questo forti-
Federi.
FROS. 347
Vizio, fatta nel 132» dall'esercito aretino
capitanato dal veso. Guido Tariati, formò
una delle gloriose imprese del belligero
prelato, le quali farono scolpite mel ma-
guifico cenolafio di marmo, esistente nel-
£ cattedrale di Arezzo.
Con tuttociò il cast. di Fronzola poco
dope la cacciata da Firenze del duca d’Ate-
me fa ritolto al fratello del vescovo Tar
lati mediante l’ajuto di 5eo soldati di
cavalleria che la Rep. fiorentina inviò al
conte Simone di Battifolle (anno 1344).
Signoria
di Firenze nel 1440
poreneazento è una perte delle mur di
quando fa espulso dal do-
conte Francesco di Battifolle, in
punizione di aver Uroppa perte con
F'oste dei Visconti di Milano, Negli a vanzi
delle mura di Fronsola si conserva tut-
tora l'insegna gentilizia de’ conti Guidi
(il Leopardo). — Fed. Porri.
Dal poggio di Fronzola si domina la
più gran parte della valle del Casentino.
La perr. di S. Lorenzo a Fronzola nel
1833 non aveva che 76 abit.
FROSINI (castrum Frosinse) in Val
di Merse. — Villa sigoorile, già castello,
con vasta tenuta omonima, stata grancie
della vicina badia di S. llpuoo, mella nella
parr. plebana di S. Maria a Monti , ora
detta di Malcavolo, Com. Giur. e circa 6
migl. a grec. di Chiusdino, Dice. di Vob-
terra, Comp. di Siena.
La vuoca di Frosini csisteva sopra ua
poggio alto e scosceso di calcarea semigra-
nosa avente an dirupo dalla parte del sot-
ta toposto torrente. La villa di Frosini, fi-
nora semplice faltoria con alcune ense at-
torno e una cappella (5. Galgano) saocur-
ale della pieve di Malcavolo, trovasi alla
base del poggio sul fosso Frelle, uno
del’ conueati d della Feccia, presso La otra
da provinciale che per Rosla guida a Chiu-
sdino.
La corte di Frosini faceva parte di una
contea sino da quando i! conte Gherardo
figlie di altro C. Gherardo, autore della
casa Ghevardesea, nel 1004 dotò il mon.
di S. Maria di Serena presso Chiusdino,
con assegnarle, fra le altre sostanze, la sesta
rte del castello di Frosini, della chiesa
i S. Michele e della sua corte. In seguito
ill eastello medesimo si trova neminato in
ua lodo pronunziato in Pim li 16 ego-
be‘. FROS
st0 1634 dagli arbitri, nominati dal porti.
Junecenzo ÎL, per termiuare una contro-
menia fra Crescenzio de’ conti Pannoc-
chieschi vesc.di Volterra da Una, e donua
Gena moglie del C.Ugodi Guido coi suoi
figli dall'altra parte. Fu pertanto giudice
to, che la detta donna insieme coi figli
doveme, nei casì di guerra, dare asilo nel
eusiello di Frosini alle genti armate del
vescovo Pannocchieschi, e che il vescovo
prsmettose di rilasciare in feudo ai figli
del prenominato Ugo il cast. medesimo di
Frosini con la sua corte, purchè non fone
molestato nel dominio della metà del cast.
di Chinadino e di Montieri.
I conti di Frosini per altro continus-
momo a recare molestie al vesc. Crescen-
zio per causa dello stesso castello, sicchè
Crescenzio tornò ad appellare al Poniefi-
ce Innocenzio IT, che affidò la causa al
vesc. di Firenze, il quale proferì senten-
ta favorevole al suo collega ed. Caru-
anno.
A infirazaze, se nou le ragioni, al cerio
41 dominio temporale dei vescovi di Vol-
terra sul castello e corte di Frosini, dovè
coatribaire di assai la sottomissione di
quei couti alla Rep. di Siena, ad onta del
privilegio conceduto da Arrigo VI (anno
8186) a favore del prelato volterrano Idel-
brando| ieschi, cui confermò l'in-
tiero cast. e distretto di Frosini.
Arroge a tuttociò il giuramento che
prestò nel 1204 uno di uti conti alla
tenza de'Signori Neve di Sicaa, quando
dichiarò di non saver mai nè venduto né
iu altro modo ceduto al vescovo Ildebran-
do la sua porzione dei castelli e distretti
di Frosiai e di Miranduolo, promettendo
di non alienarli senza il consenso e l'ap-
provazione del consiglio della repubblica
senese. — (Azcz. Der. Sex. Kalefo dell
Assunta).
Con tattociò usa perte del territorio di
Frosini fino d'allora trovasi posseduta dai
vescovi: volterrani Iidebr.ndo e Pagano,
entrambi della stirpe de' conti Pannoo-
chieschi, autori e benefattori insigni del-
la badia di S. Galgano, alla quale avevano
cedeto enehe il cast. e distretto di Frosini.
Nel secolo XIII fu eretta in Frosini
una mansione, ossia ospizio per i pelle-
grini, siccome spperisce da wa istrumen-
to del a gennaio 1243 fatto in Frosine.
Tratta di un’obbligazione di fra Olivie-
4805
to, rettore dell'ospedale situato nella cor-
te di Frosini, di pagare a Giunta di Mar.
tino notaro 12 stija di grano per salario
annuo dell'assistenza da lui prestata e da
prestarsi nelle cause che aveva l'ospizio
di Frosini contro Ranieri e Ildebrapdioo
(rutelli e figli di Ranieri, e contro Ghe
rando dei conti di Frosini. ( Ancu. Dart.
Fioa. Carte di 8. Agostino di Siena).
Erano questi due fratelli Ildebrandi
no e Ranieri quegli stessi, che nel 5 mar-
20 1257, stand» in Siena, venderono lare
sta parte per imliviso-di tutto il distretto
del castellare di Miranduoto. (Taxcion,
Fiaggi.)
Dopo il secolo XIV il territorio «li Fro-
sini fu detini
censi di S. Galgano a Montesiepi, bali
d'allora in poi assegnata in commenda
« prelati domestici, 0 a porporati. L'ulli-
mo commendatario, cardinale Giuseppe
Maria Feroni, sotto il governo di Pietro
Leopoldo francò la tenuta predetta, in
guisa che potè liberalmente disporre di
‘essa a favore dei suoi nipoti ed eredi.— Il
march. Leopoldo Feroni di Firenze, a cui
toccò di perte la fattoria di Frosini, ba
fatto canginre d'aspetto a questa posse
sione mediante le molte e ben intese col-
tivazioni intraprese, e i nuovi edifizi che
vi fa erigere; fra i quali merita di esere
qui rammentato un ricco tempio che, in
luogo del piccolo oratorio di S. Gals»
no, si va attualmente a compire con lan
nessa canonica, per servire di chiesa hab
tesimale e di residenza al pievano di Mal-
cavolo. — Ped. Marcavoto.
Il tempio di Frosini, disegnato dall'a-
bile ingegnere; il onv. Baccami di Firenze,
è di architettura dorica con facciata, ire
imm)
luogo. È lungo br. 31, largo br. 16 eun
terzo, e alto br. 32. La volta è adorna di
stucchi dorati; i quadri destinati ai ire
altari, dell'altezza di br. Pt -, e della lar
gbezzà di be. 3, sono
prof. cav. Benvenuti. Buello dell'altar
maggiore rappresenta la B. Vergine del
Buonconsiglio, titolare della nuova
su;gli altri due raffigurano,
ne di S. Galgano, e l'altro ildi
vatore con varj apostoli e geuti.
1 poggi di Frosini, che propagansi da-
gli sproni meridionali della Montagnvola
FUCE
di Siena, sono coperti di marmi echi
rana presso che saccaroile, di Li
inco-grigia, venati e a colori susceti!
bili di un bel pulimento.== Ped. Monta»
vztota I Stesa.
FUCECCRIO (Ficiclum, Ficeclum,
Ficecchium e Fucecchium) nel Val-d'Ar-
fore. — Terra nobile, grande e
segno che trabocca da più lati
dall'antico cerchio delle sue mura torrile,
(S. Giovanni pinta nella Dive. di San-
to, una volta, di Lucca, nei Comp.
Firenze. nello
La parte più antica è posta som
miti di una collina, gine ua quellee che
ronsi lungo la ripa destra dell'Arno
E Ndote. Albano per i colli di Cerreto
Gruic'. La porzione moderna di Fucec.hio
si estende per er più strade quasi parallele
sulla docile pendice della collina merlesi-
ma dirimpetto al fi. Arno, che è appena
suo ostro-lib.; men
Joe migl. lungi di
la, passa il cana) deila Gusciana emiuario
navigabile del padule di Fucecchio.
È una delle Terre più centrali del Val
d'Arno inferiore sopra l'antica strada Ro. il
wnea, casi Francesca, attualmente appet
lata la Traversa lucchese. —Giore fra il
CA 28° ab' lopg. e 43° 43° 8” latit., 36
rene, e 7 da Empoli
la stessa direzione; sa migl e lev di
scir. di Lucca, e altrettante a
14 migl. a ostr.scie,
2 sett-maestro della
bis ch'io rammenti agli
he rm te del re Deside-
rio, nè i frammenti delle Origini di Ca-
gene scoperti, a immaginati da fr. deeio
Viterbese, per non avere a socnare con
Iui dei Fecesi coloni, cai attribuisce il
pome di Fucecchio, e del no Lago Fo Fo
cenze; avvegnachè l'origine di quest’ ul.
timo 6 euni moderna, mentre quelle del
dimora tuttora + fra le tene.
Prc'dei secoli anteriori LI mie dell'Era
volgare.
Ma se l'istoria da un lato ci ricusa di
appalesare el’ incunsbali di Fucecchio
più chiaramente di quelli che adombra-
{i finora li mostrà agli eradili setto i no.
un
sana, essa Jall’altro canto ci
sceoprì mei
primi dinasti di Fucecchio una Celle più
antiche famiglie nobili della Toscana , la
quale per il giro di tre secoli signoreggiò
in molti fa contado pistojese e fio.
rentino. Avvegnachè uno di quei discen-
denti ( il conte Lottario di Borgonuovo )
nell'anno 1006, presedeva
giudizi come conte imperiale nella citta di
istuja, ed era suo
siga di Monte-Cascioli,e di Monte-Or.
landi, il quale un secolo dopo (anno 1113)
combattendo con l'esercito di Arrigo III,
motivò le prime mosse di guerra dei Fio-
rentini, i quali a M nte-Gascioli vcrisero
il Vi Regio, e quel castello dai fou-
damenli diroccarono. — Wed. Cascio:
(Mosrz) e Fratuse.
Dabbiamo specialmente ai prezioni ar-
chivii della cattedrale pistojese la sco
perta di due illustri prompie di coni
periali, che tennero patrimonio e
nio nella città di Pi
do, molti anni innanzi che scendesse in
Ttalia 1° Temp. Ottone LL
Noa starò a rammentare quel bei
degrimo, dichiarato nel 93, < mpare 1 |
re Ugo, 11 quale può stabilirsi come stipite
più remoto della polente d
conti Guidi; ma solamente mi fermerò
sopra l'alira prosapig di conti, che nei
secoli intorno al mille dominara nel di-
stretto vi Fucecchio; voglio dire dei conti
chiamati Codolinghi, o Ca lolingi da un
oro antenato per nome Cadolo. Questo
C. Cadolo, che nel 988 non era più nel
mumero dei viventi, aveva fondato, appiè
del poggia di Fucecchio, un oratorio che,
nel 1004, fu dal di lui figlio conte Lot-
faria ridotto ad uso di monastero sotto il
titolo di £. Naria e £. Salvatore e Bor-
— Fed. Armi pi Boaconvore.
Ma non è tam vero che il conte
Gadolo fosse a rigore lo ptipile P più an
tico di quella schiatta, tosto che fra le
carte della cattedrale pisiojese si Lrova-
reno ire istramenti degli anni 933, 933,
€ 961, nei si danno a comoscere, non
sala il padre del conte Cadolo, che por-
pri
lava il nome di Currado 0 Cui
anche lava di lui, appellato T'
(Canta, Dei Marchesi di Toscana.)
Dall’ istesse membrane inoltre appari.
s02, che il C Codelo avera sposato in pri-
45
350 FUCE
mne nozze donna Berta, e che teneva per
sorella un' Ermengarda marilata a Tassi.
manno nobile pistoiese.
Più nota e più illustre fu la seconda
moglie del C. Cadolo, la contessa Gemma,
come quella che nasceva da Landolfo priu-
cipe di Capua e di Benevento : della qual
Gemina fu sorella la contessa Willa
ta al C. Rodolfo degli Aldobrandeschi di
Maremma. — ed. Sovana, x Saxra-Fiona.
Al conte Cadolo pertanto sopravrise
uale fino
dengheschi. — Ped. Casa-novote.
Unico tra i figli del conte Cadalo fu
quel C. Lottario fondatore del monastero
gi oratorio di Borgonuoro presso Fucec-
chio, e benefattore ne dell’abbadia
di S. Salvatore a Settimo, quello stesso
Lottario, che nell’anno 1006 esercitava
l'ufizio di Conte imperiale nella città di
Pistoia. — ( Anca. Dirt. Fioa. Carte del
Capitolo di Pistoja.)
intanque di Fucecchio non si ab-
biano memorie vetuste al pari di quelle
del suo Zorgoruovo, pure questa stessa
qualificazione di nuovo accenna di per sè
stessa la preesistenza di un borgoo castello
più antico, che poco lungi dal Forgonuo-
vo dovera trovar. Infati che sino dal
secolo undecimo esistesse il poggio
«i Fucecchio un casale o palazzo domi.
micale, lo dimostra il solo nome di Sala
Morsana, che portava il colle su cui ri.
elede il monastero con l’attuale collegiata;
essendochè nei tempi longobendici le più
gradi ville signorili solevano designarsi
col vocabolo di Sala, 0 di Saletta. — Che
reslmente nel poggio di Sala Marzana
si trovasse a quell'età un resedio lo di-
chiara un'istrumento dell'anno 1114 dato
in Colle-Alberti nelle vicinanze di Fucec-
chie; col quale il C. Guido, signore di
Cerreto e dì Empoli, e la contessa Emilia
figlia di Rinaldo sua consorte, rinunzia-
reno a favore della cattedrale di Lucca la
metà della terza parte che loro si aspetta
a del poggio e castello di Sale Marsana
insieme con la chiesa e torre ivi situate.
(Lam, Hodoepor.)
Comecchè la bisogna andasse è indubi-
fato, che il castello di Fucecchio trovasi la
ima volta nominato in un isirumento
del 14 febò. 1034 spettante alla ch. mag-
FUCE
di Pistoja. Trattasi di una donzzione
ita dal C. Guglielmo Bulgaro, a favore
della cattedrale pistojese, di 4 poderi per
sullragare l’anima dei suoi genitori, cohle
Lottario e contessa Adelasia, e di un suo
fratello defunto Ugo. Il quale istrumento
fu rogato in Fucecchio judicaria pistoriea-
se. ( . 4 Pistor. — Area.
Din. Fioa. Capit. di Pistoja ).
Oltre il fratello sonnominato ebbe il
conte Guglielmo per sorella la beata Ber
ta, resa chiara per santa vita, stata bades-
sa del monastero di Cavriglia dell’ Onli
ne Vallombrosano, e fondatrice di quello
di S. Vettorio in San-Gimiguano; alla
quale badessa: Berta fu ita la chiesa
predetta di S. Vettorio per atto rogato in
Catignano il dì 1. ott. 1075 alla presen-
za del conte Uguccione figlio del nomina-
to C. Guglielmo, e conseguentemente ni-
pote della stessa Berta badessa di Cavri-
glia. — Fed. Curionano D1 Garnase:, Ca-
vasonia (Monasrano di )
Il conte Guglielmo ebbe dalla sua mo-
lie contessa Cilia mata da Peuzzo quattra
li, cioè: Ugo, Ranieri, Lotario II, e
Bulgarino. I dre primi risedeveno in Fe-
cecchio, allorc! ao maggio 1096 ri:
munziarono a favore della badia di Passi.
{mano i loro diritti sopra un possesso s
tuato în luogo Falle 4 piviere di S. Pie.
tro a Sillano, stato già ucquistato dal C.
Uguecione loro padre. (Anca. Dirt Fis.
Carte della Badia di Passignano).
Più frequenti sono i documenti del G-
Lotario II, sia quando unitamente al sso
fratello il C. Ugo, nel 25 agosto 1101
confermò la dounzioge paterna e materna
alla badia di S. Ma x Monte-Piano; sis
allorchè nel 3 genn. 1104 questi due fre-
telli, mentre erano in Monte-Carelli del
Mugello,sssegnarono un censo alla badia di
Settimo; sia finalmente quando gli sie»
si personaggi nell'aprile ad 1to5,slando a
Varna sotto Gambassi, investirono il vesco-
5, da Pisa, i due germani mede-
rinupziaronoa favore del monasiero
di Borgonsovo la metà del loro castello €
corte di Fucecchio, la metà dei castelli di
Norrona, di Catignano e di Monte-Cascio-
li presso Firenze, di Monie-Magno nel Pr
stojese, del castello e corte sulla Pescia c
di tutte le ville, castelli e corti che pos
FUCE
selevano nell’ Appennino, riservandosi
soltanto di tali donazioni l’usufrutto.
Finalmente Bulgaro, o Milgarino, quar-
I
gli a
ne del s dic. 1097 fa
Au consistente in un
ra posto nella Pescia minore.
Bal garello è nominato in altro documento
del sett 1097, appartenuto alla badia
della Berardenga; e finalmente tuti e
quattro i figli del conte Uguccione sono
rammentati dal Pont. Calisto IT, in una
bolla del st maggio 1191 a favore della
badia di Morrona.
Nel1 106, uno dei quattro fai il Gue
con la sua moglie C. Cecilia, me
tavano nel castello di Monte-ascioli pres:
#0 la chiesa di S. Michele, ‘Ronarono alla alla
badia di Focecchio, e per essa all’ abbate
Anselmo, una parte del poggio di Sala
Marzano, di q| quel porgio, sopra il quale
fu fabbricata un'altra chiesa con mona.
stero e le sotto lo stesso titolo di
S. Salvatore; mentre circa al 1100 io 1
maci di Borgonuovo preseduti dall'abate
Anselmo avevano chiesta al Pont. Pasqua-
le IT, ed ottenuta facoltà di traslocare sul
poggio il loro cenobio. Allo stesso abbate
Anselmo nel 1110, fu rilasciato per la sua
bedia di Fucecchio il giuspadronato della
ch. e badia di S. Bartolomeo a Cappiano
stata di recente edificata sopra il fiume
Arme, che si disse poi la Gusciana.
Nel 1107 ai s1 nov. il C. Ugo suddetto
€ donna Ccciliasua consorte, nel tempoche
Mantignano un possesso che tenevano n
luogo detto Cesari nel piviere di Settimo.
Nel 1113, avendo cessato di vivere il
C. Ugo del fu C. Uguccione, sembra che
con esso Ini si estinguesse la propia
dei conti Cadolingi di Borgon:
sendochè nel giorno 20 persa 1114 la cou-
tessa Cecilia lasciata vedova dal conte Ugo,
mentre risiedeva in Focecchio, alla pre
senza di Ugo Visconte e di altri buonomi-
ni, ordinò che fosse data esecuzione all°
ultima volontà del suo marito. Che perciò
investi e rifiutò a favore dei vescovi di
Lucca, di Volterra, di Pistoj
del capitolo di S. Reparata a Firenze la
metà di tutti i castelli, corti, poderi e case
che il conte Ugo possede:
FUCE po]
nominati vescovali, eccettmato il diritto
spettante alla vedova per dono mattatina.
le, detto il morgincap, ed escluse le mili-
zie e i servi di lui; e tutto ciò a tenore
del testamento, nel quale era espressa la
condizione, che tali ripartizioni ai vesco-
vi dovessero avere cielo Del caso che il
testatore non lasciasse i, e frat
tanto dichiarava la C. etti sua moglie
usufruituaria di tutti i beni, purchè essa
mantenesse onestamente il lelto vedovile.
Infatti, a tenore dell’ accennato testa
mento, gli esecutori del medesimo inve
lirono Rodolfo vescovo di Lucca della in-
tiera metà del poggio, del borgo € corte
di Fucecchio con tatte le sue pertinen-
®, della metà della corte e cast. di Musi-
gliana, di quella di Massa Piscatoria,
della Cerbaja, del Galleno, di Monte.Fal:
cone. ( Ance. Anciv. pi Lroea ).
Un' eguale consegna fu fatta ni vesco-
vo di Volterra della metà dei castelli, ter-
reni e ville uti dal fa conte U;
nella diocesi Volterrana, fra i quali
iguano, Gambassi, S. Benedetto, Moc-
ebio, Paliciano, Colle-Muscoli, Campor-
biano, Casaglia, Fosci, Morrona, Monte
Vaso e Pietracassa. ( Amaro, De' Wesc.
di Volterra.) di
A tenore nto nto il conte
Ugo presriaZnei puo testimen to, la di lui
comorte C. Cecilia continuò a ritenere e
sfrattare i luoghi sopradescritti, ricono-
scendo solamente în domini direiti i ve-
scovi respettivi. Perciò poi che riguarda
Fucecchio, la predetta vedova, 119,
riunovò il giuramento di fedeltà a Bene
ipendenze di F sa
‘ucecchio,
ati i di lei allodiali, o sia la porzione
stata donata dal marito nel gioruo dopo
le sue nozze a titolo di morgi
Fu probabilmente in forza di cotesto
diritto della quarta perte di tutti i beni
del conte Ugo, trasfuso nella contessa
Cecilia di consorte, che dall'anno
1114 în poi venne sostituita per una
parte del dominio di Fucecchio un'altra
prosapia non meno illustre della Cadoli-
gia, quale fu quella dei Nicea
spettauti al ramo degli Opezzin,
Poome Come ciò pra si rende facile a
congetturarlo dai documenti superstiti re-
Iutivi all'ultimo conte della stirpe de Ca-
doliugi, dai quali apparisce, che egli non
pi | rueg
lascià prole dalla contessa Cecilii, mentre
da un primo talamo contava non
meno di due figli, siccome apparisce da un
atto di donazione fatta, nel 1089, dal di
lei marito alla badia di Morrona, con no-
le parentela avessero col conte U/
CS Ugolino e “Raimuccino lo
limero essi stessi, allora quando si sotto
scrisero a piè dell’ istrumento testè a0-
cennato, dove si dichiarano figliastri del
C. Ugo, cioè : fi suprascriptae comitis-
sae Caeciliae. (Laons Unsavar. Chronic.
Imper.)
Questo documento dà quasi per sé solo
x dimostrare l'estinzione della stirpe Ca
dolingia, la quale dopo sette etnerazioni
{da Tedice di Pistoja al conte Ugo di
Monte-Cuscioli ) s'innestò per via di dou-
na in un ramo della illustre prosspia de’
i Pisa.
chiari emergono i diritti, coi
quali la vedora medesima donava al con-
le Arduino figlio del conte Guido la sua
quarta parte della corte e del castello d'Ac-
qui (Bagno a Acqua) sulle colline pisa-
ne, nel modo stesso che lo spiega una po-
sleriore cessionie fatla dal conte Arduino
il 20 nov. 1131 alla primaziale di Pisa,
della quarta parte di Acqoi, guae sibi
{Cacciliae ) evenit per morgincap proe-
Sati comitis Ugonis viri sui. (Munaron
Ant. M.Aevi T. III.)
Non è qui il luogo da discatere il que-
»ito, se discesero dal suddetto Ugolino Vi-
sconli quei due fratelli Guido cardinale
di S. Chiesa e Ubaldino, filii guondam
Ugonis de castro Ficercle, i quali, nel
18 marzo 1144, donarono al Pont. Lu-
cio II la loro porzione del castello di Mou-
talto presso l'Arno, nor. tanto per ciò che
toccava ai due fratell! predetti, quanto
per la porzione stata ceduta a uno di esi
da due altri fratelli, cioè Upichio ( leggo
Upithio ) e Ranuccici mentre i due fra-
telli donatarj dichiaravano, che le quattro
parti suddivisate del cast. di Montalto re
stavano ancora indivise con una quinta
di pertinenza di Turpiuo figlio del fu Ro-
lupdo altro quinto fratello. (Munaron:,
FUcE
tainmeniato era quel discond
creato nel no. de nato dal Pont Inno.
” di i
lamente a rammentate, che Pisa conser
va tuttora in S. Francesco due lapide se
una delle quali cuopre i resti
i Guido Visconti di Faoecchio, e l'alin
quelli dei suoi eredi. Quali fossero questi
eredi ce li scuopre vin istramento del 35
maggio 1313 rogato nel distretto di Fu
cecchi il fume Aruo, dove inter
vennero, fra i varj Visconti di. questa Ter.
ra, un Upezzino figlio del fa Guido Vi.
scon nome di Upezzino sembra
che divenisse casato della pisana prosapis
Upezzinghi, la quale innestò al poseni
aviti di Calcinaja quelli pervenutile per
eredità materna dai conti Cadolingi di
Morrona e di Fucecchio. — Dondecheè sul
declinare del sec. XLI, e in quello succes
sivo, la famiglia Upezziaghi, allorchè fe
riconosciuta signora di varie castella da-
el'imperatori Federigo I (anno 1178)e
Ottone IV (unno 1309), come anche nei
trattati stipulati nel 1385 e 1296 fra i no
bili di Calcinaja e la Rep. di Pisa, in
lutte queste occasioni vide i diversi indi
vidui della sua casa pubblicamente que-
lificati e riconosciuti come de'Cadolingi;
de domo, sive domibus Upeziagorum di
Cadolingorum. (Tuonc, Annal. pis.
Gauunamm, Famigl. nob. Umbr. e Tosc.
— Lai Hodoepor.)
Nell'agosto del 1187, dopochè Arrigo VI
da Fucecchio con l'assistenza dei Visconti
del luogo, Guido e Orlanilino, aveva spe-
dito due diplomi n favore dei monasteri
di S. Salvi e di Montescalari, lo stesso im-
rante, nel 19 agosto 1187, invi ra da
Feioena un privilegio si Fucecchiesi, ai
concedeva tutti i casamenti e terre
da poggio di Fucecchio senza obbligo di
annuo censo con la facoltà di edificarri
un castello. Inoltre dichiarava, che quan
do il paese di Fucecchio fosse stato ncca-
sato dentro le mura castellane, i suoi abi-
tanti, nel termine di quattro anni dover
sero consegnare al R. fisco tante terre po-
ste fuori della curia di Fucecchio, quan
to potevano valere quelle occupate nel
poggio suddetto spettanti al patrimonio
regio.
Dalle quali espressioni sembra di poter
PUCE
eonchiudere, che prima dell’anno 118}
Fucecchio non avera castello, e quindi
che fu gratuita l'espressione dell’annalista
Tolomeo lucchese, allorchè solto l’anno
1139 parlò della distrazione del castello
di Fucecchio.
i molti terreni del distretto di
Fi io a cella età apparienessero al
la R. corona ne ahbiumo
conferma, sia fitto) per atto pubbli
rogato sel borgo di S.Genesio, li 21 marzo
1190, un legato dell'Imp. Arrigo VI pre-
se a rautuo per conto del governo mille
marche d' argento da Ildebrando vesc. di
Volterra, a favore del quale mutaante ri-
lasciò , fra le altre rendite della Corona;
quelle della cotte e castello di Fucecchio;
ndo l'imperatore Federigo II, con_me,
dipina dato in Sanminiato, nel 1496 di
giugno, confermò alla badia di Fucecchio
totto quello che le fù donato dall'Im
Arrigo VI, compresa la percezione a
lei favore di tulte le decine degli ai e
terre di nuàvo isto, ossia delle colma-
te dell'Arno, e della Gusciana, poste nella
curia o distretto di Fucecchio. ( Lum:,
Hodoepor, e Monum. Ecc. Flor.)
La rocca o torre di Fucecchio con le
mura castellane erano bensi in piedi all
epoca della battaglia di Montaperto, stan
tccbè in esso castello, nell’anno 1361 di
settembre, i Guelfi ramioghi per la To-
scana rono sostenere un mese di asr
sedio, allorquan!o vi si pose a oste co
suoi Ghibellini il conte ido Novelle
so Gila al più forte, ricevendo fra le
Toro mura, (nell pro 1263) le milizie
che queste al loro tun
di costà (anno ra67)
dal contrario partito.
Non scorsero quindi molti anni da che
Fucecchio, dilziasdo vistosamente ilsuo
distretto, divenne la Terra più importante
mlla destra del Valdarno inferiore; men-
tre, nell’anno 1280, si aggregarono alla dopo
giurisdizione di Fucecchio gli nomini e il
comune di Massa Piscatoria; nel 1281
fecero lo stesso gl nti di Cappiano,
€ nel 184 quelli di Galleno e Orentano.
FUCE 355
Se non che tante concessioni di diritti
« tanti acquisti giurisdizionali fatti dal
comune di Fucecchio sopra il territorio
6 distretto della Cerbaja, suscitarono ben-
losto motivi di controversia con gli altri
comani limitrofi,c segnatamente con quel-
lì di Santa-Croce e di Castelfranco. A que-
st’ epoca pertanto rimontano le Tunghe di.
spule, che ad onta di ripetuti Zodi e sen-
tente per il corso di più secoli si rinno-
trarono fra le comunità sopraccennate.
Frattatito Fucecchio, stante la centra-
Ji della sua situazione, dopo di avere ac-
colto fra le sue mura varj marchesi del-
la Toscana, iniperitori e re d'Italia, fu
destitata negli anni 1393 e 1308, come
punto d di riunione, per rappacificare ii insie-
di primo i Pisani, di poi la parte
Ghibelliba con ls Guelfa di tutte le re-
pubbliche della Toscana,
Fintauto che la Rep. di Lucca si £o-
vernò a parte Guelfa, Fucecchio e tut-
te le altre terre lucchesi del Val d'Arno
inferiore si mantennero fedeli a quell
città, ma dopo che vide cacciati da
(ugl. 1310) i Guelfi con il vicario del re
di Napoli e acclamato in capi-
tano e signore quella città Uguccione
della Faggiuola, i popoli del Val.d'Arno
con maggior cuore di quello che
avevano usato nel 1361 i Guelfi, iu guisa
he Fucecchio, Santa-Croce, Castelfranco,
S. Maria a Monte, e Monte Calvoli si det-
tero în guanlia alla Repub. fiorentina,
sostegno costante e il più valente della
lega Guelfa in Toscana, Infaiti nel 13:15
era già stato inviato da Firenze per po-
testà di Santa-Croce Baldovino Uberti, il
uale insieme con i consiglieri e deputati
i quella Terra, nel s1 laglio 1315, eles-
se il sindaco per conchiudere un trattato
di lega con tutti gli altri comuni del Val.
darno inferiore. Ciò fu poco innanzi che
arrivasse a Fucecchio il capitano di tutta
la parte Guelfs, Piero fratello del re Ro-
berto con il di lui nipote Carlo e le loro
quantie a covallo, mentre si recavano a
battaglia a Ugeccione sotto Monteca-
tini; battaglia che fa al pari di quelta dì
Monimperto fatale alla libertà toscana; e
dopo le quale giorn giornata (29 agosto 1325) il
’acecchio prestò un opporte»
ui scampo e refugio a molti capitani e
soldati dell'esercito scoufitto. Che Facec-
chio si mantenesse fedele alla parte Guel.
she FUCE
fa anche dopo la vittoria dei Ghibellini,
è dhe i quei cbilunti nos imitamero Pe
sempio di molti altri peesi, con l'andar
dietro al vineitore, Li prote il fatto di
Cerreto:Guidi e di Vinci, due ri
bellati alla ibblica fiorentina poco
dopo la disfatta di Montecatini: mentre
ni racconta, che, N sg marzo 1317,i Luc per
chesi con 350 cavalieri vennero
la
gli usciti di Lucca, immediatamente ar
matisi, loro esser più forti, sotto
ll'onsa Tio di Mocsido Oll'umonteer cr
gli avversarii im detto leo-
#0, dove arrivati incominciarono a far
fatti d'armi, e ognuna delle due parti nel
combattere si aloperavae virilmente, ma
pare alla fine; fosse astuzia ovvero sor-
te, i Ghibellini ru i Guelfi metten-
do questi in faga, benchè la vittoria riu-
scise loro assai dannosa. (Giov. Lar,
Nello stesso anno 1317, ai 19 di magg, in
Napoli davanti al re fa conchiu-
so ma trattato di pece fra i Pisani e Luo
chesi dal lato ghibellino, mentre dalla
te guelfa stavano i Fiorentini, i Sanesi,
i Pistojesi ed altri li della Toscana,
tra i quali i sindachi di Facecchio, S. Cro-
ce, Castelfranco, Cappiano, Ultrario, Mas
m-Piscatoria, Santa-Maria-a-Moute e
Montefalcone; i quali 8 comuni si prote
sterono di far pace solo coi Pisani e non
coi Lucchesi. (Amuinaro, st. for. lib. 7.)
accadere
colle masnade dei Pi: leò improv-
visamente nel Valdarno, (aprile del 1320)
guastando e ardendo nel territorio di Fu-
euochie; dove investi e prese il cast. di
, la torre sul ponte della Gu.
sciama e il cast. di Montefalconi; luoghi giù
Quardati dai Fiorentini. — Una seconda
volta con eguale sorpresa, ma con sinistro
successo Castruccio, ai dì 19 dicembre dell’
anno 1333, con più di 150 uomini a caval-
lo e Seo a piede si partì da Lucca per ar-
rivare di notte tempo in Fucecchio, dove
temeva corri con alcuni di quei
Ce effetto il piano meditato,
FUCE
terrazzani, i quali avevano smerato usi
delle porte per introdurvi il capitano luc.
chese con le sue genti. Le quali combat.
tendo fra le tenebre, occuparono
minciata a fare i Fiorentini,salvo la torre;
ma i Facecchiesi facendo cemni di fuoco
erano milizie del Comune di Firenze,
queste vi accorsero all’ apparire del gior.
no, sicchè terrazzini e solilati combatte
rono con tal valore per le piazze e per
le vie barricate, che rari esempj la storia
di quella età ci presenta di una giornata
simile ostinatamente battagliata fra le mu-
ra di un castello.
Benchè Castruccio in tanto cimento,
assalito da più parti, facesse ufizio di sob
dato e di capitano, pure avendo tocco usa
ferita nel volto, a gran pena scampò la
vita, dopo esser caduti dei suoi più di
150 fra morti e prigioni con tutti i eavab
lie segno. Che ve incitori incalzan-
doi vinti fossero corsi dietro a Castrac.
cio, fa tenuto per cosa certa che si sarebbe
in quel di fine = una guerra,la qua-
le portò vall'orlo della rovina, e fu per
metter fine alla esistenza politica non che
alla libertà dei Fiorentini. ( G. Viu
Croaie. lib. TX. cap. 333.)
Due anni dopo Fucecchio servì di ri
fugio a una parte dell’ esercito fiorentino
stato sconfitto (25 sett. 1335 ) nelle cam-
pagne dell’ Altopascio dal valoroso capi-
Uano lucchese, ma non bastò tanta vitto
ria a far aprire le porte di Fucecchio al
vincitore. Che più? nel giugno del 1337,
fin questo paese,.love si era raccolte,
quantità di armati stava per mettere ad
li cavalcare a
Lucca ande sorprendere la città, se il pro
(etto non veniva scoperto in tempo e man-
dato a vuoto dal vigilante Castruccio.
Nell'anno 1330, mentre i Fiorentini ste
vano all'assedio di Lucca, le commi di
di fra
60 fecero istanza alla Si;
di essere ammesse soito Îa potestà e domi-
nio della loro Repubblica; alla quale istan-
ra con deliberazione del 12 nov. 1330 fà
risposto; e finalmente sotto il 14 dic. sue
cessivo, alla presenza dei delegati della co-
munita e nomini di Fucecchio, nel pala:
zo del fior. furono ricevuti sotto
il dominio, e giurisdizione della Repub
FUCE
blica a onorevoli patti e condizioni, redat-
te in 17 capitoli e giurate dal giureconsul-
to Bartolommeo da Castel-fiorentino depu-
tato della Rep. c da Guiduccio di Ser Chel-
Je, da Maestro Gi i, Ser Vanni, Fore-
sino, e Ser Puccino sindaci tutti che rap.
mtavano la comanità di Fucecchio.
Fra i Focecchiesi testé nominati figu-
gano due individui Ser Yami e Foresiao
della Volta, famiglia stata assai ‘potente e
una qualche fiata arbitra di Fucecchio
sua patria.
Nacque dal primo di essi (da Ser Van-
mi ) un Messer Currado, detto anche Con
redaccio, e il prete Bonavolta che a quell
epoca medesima era pievano della pieve
di Fucecchio. Dell'altro individuo, Fo
resino della Volta, illustrò un sigillo il
Maoni ( Sigilli antichi T. VIII ). Nella
quale illustrazione si trovano documenti
alti a far conoscere che, all'anno 1337,
Guidaccip figlio di Mess. Corradaccio del-
la Volta di Fucecchie-fu creato in Fi-
3o dic. 1342, relativo a un reclamo pre-
sentato da donna Costanza figlia ed erede
una terza perie del fu Poserello del
fu Mess. Forese, detto Foresino della Vol-
ta di Fucecchio, e moglie di Napoleone
del fù Lippaccio di Mess, Lamberiuccio
de’ Frescobaldi. Dello stesso Foresino si
nominuno in quel decreto due altri figli
Uberto e Bandaccio, sull’eredità dei quali
la stessa donna Costanza pretendeva una
terza parte.
Allanno 1345 lo storico Villani rac-
conta, come a dì 7 d'aprile, quelli del-
la Volta, nobili e de’ più possenti di Fu-
cecchio, coll'ajuto de’ loro amici di San-
miniato e di gente del contado di Lucca,
corsono la Terra di Fucecchio per ribel-
larla e torla alla Repubblica di Firenze.
Lo che sarebbe loro venuto falto, se non
era il subito soccorso delle mammnade de” Cappon
Fiorentini ch'erano nelle castella di Val
d'Arno e di Val-di-Nievole, le quali com.
battendo quelli della Volta e i loro se-
guaci, sconfisero e cacciorno dalla Terra
con assai morli e presi e impiccati per la
gola. (G. Virrane, Cronic. lib. XII e. 45).
Ma quasiché ciò nou bastasse, puco do-
po il une di Firenze fu di nuovo in
FUCE 55
pericolo di Fucecchio, euenda
scesi di motte dalla rocca del Ceruglio nel
la Cerbaja 500 fauti che i Pisani vi tene.
vano alla guardia, dai quali fu tentate
di sorprendere Fucecchio; comecchè per
forte contrasto trovalo mom ries-isse poi
loro il diseguo. Finalmente nel 1349 nac-
quero in Fucecchio nuovi scandali Re
i i ia Volta fuo.
la Signoria di Firenze di rimetterli in
Patria e di restituire loro i beni confisca.
ti. (Ammar. Zstor. fior. lib. X).
A quei di la Terra di Fucecchio era go -
vernata nel militare da un capitano della
torre, ossia cassero del castello, per il cui
mantenimento il comune di Fucecchia
pagava a quello di Firenze lire 1200 per
Zuso — Rei ile e criminale ora retta
un potestà, eletto a sorte dalla Si,
ria di Firenze fra i cittadini imbortati;
nei casi però di un secondo giudizio le
cause si portavano al giudice delle appel-
lazioni a Firenze. Regolava l'economica
un consiglio di anziani preseduto del gom-
faloniere che amministrava e vendeva
trata delle gabelle della vendita del
rino quella dei “fumi Arno e Gusciana ,
le porte ‘ucecchio, i pascoli, ec.
La Comunità manteneva un medico e
un maestra di scuola, siccome spparisce
da una deliberazione di quel consiglia
ita 1) 26 sett 1345, colla quale fu de-
ciso di dare lire 65 a maestro Simone me
lico da Pistoja per residuo di suo salaria
del servizio prestato in due anni al co-
mune di Fucecchio, a tenore dell'istanza
di Ser Giovanni tto da Firenze mao.
stro di scuola de°giovanetti del comune
di Fucecchio. ( Anca. Dirt. Fioa. Carte
della Comunità di Fucecchio).
Nel 1350, ai 5 ott. il consiglio comuni-
tativo di Fucecchio nominà quattro ufi.
ziali con balla di riformare li statuti con
maunilativi.
Nel 1430, a dì ag aprile, Neri di Gino
i commissario geuerale dei Dieci
Balìa di Firenze diede ordine si come=
i di Fucecchio di chiudere a loro spe-
ae il passo del Poute a Cappinno, e di eri,
gervi un fortilizio a tenore della delibe-
razione dei Consoli di Mare, per conto dei,
quali nel di g marzo 1435, fu ordinata
costrazione di una sega ad scqua da
segare i legni ad uso della marina. = ©
e FUCE
Finalmente con sto pubblico dl 15
sett. 1515 la comunità di Fucecchio, e
ge di Val-di-Nievole concoruaronocon
Niccolò di Michelozzo de'Michelozzi
cittadino e notaro fiorentino, come proco-
gatore di A'fonsina Orsini vedova di Pie
ro di Lorenzo de' Medici, per la cessione
dei terreni che la stessa Donna Alfonsiza
si proponea diseccare intorno al Zago
muovo, comunemente appello Lapo di
Fucecchio. — Fed. Papure di Fucsccmo.
In quanto spetta illa storia ercle."usti-
«a, Fucecchio deve il suo lustro all'antica
badia di S. Salvatore del Borgonuovo,
rifabbricatu nel principio del secolo XII
nel poggio di Salamarzana, sul quale ri-
siede tuttora la ch. e il ccnvento, sebbene
volto ordine e sesso diverso di religiosi.
Emendochè il Pont. Gr.goriò VII con bol.
la del g maggio 1085, confermata da molti
altri Papi, csentò l'abbadia di Fucecchio
da qualsiasi giurisdizione episcopale,
dichiarò immediatamente soggetta
Sede Apostolica. In grazi. pertanto di tali
privilegj l'abbete del monastero di S. Sal
vatore esentato dai diritti del pievino di
Cappiaso, in cui Fucecchio era compreso,
dominava e investiva liber..menie lulti i
rettori delle chiese ima ce)
Je quali era l'attuale collegiata di S. Giov.
Battista stata eretta in bat ”
per pri
Pout. UrLa-
mo II. — Ciò suscitò banga lite fra l’abbate
di Futecchio e il vescovo di Lucca, per
cui il Pont Junocenso III, dovè più volte
(dal 1205 al 1208) a diversi delegati apo
molici aflarne l'esame e il giudizio, sts-
t0 sempre favoretole agli abbeti di Fu-
eecchio.
* Ma nel 14 ottobre del 1357 per ordine
del Poet. Alessandro IV, l'abbadia di Fa
erechio restò soppressa, i di lei possessi,
diritti e privilegi ferono trasferiti nelle
prime e nella bodessa delle Clarisse di
ttajola presso Lucea. Dalia quale seg-
grzione le chiese di Fueecchio pestarone
sciolte, allorchè furono amegnaie alla die
bey Saaminiate, siccome fu fici
%0 dal Pont. Gregorio XV con bolla d
, che riguarda l'erezione
dalla nuova, mentre questa fu innalza
te uel 1782 a ferma di crose latita sui
FUCE
Fondamenti dell'antica con più svelto e
grandioso disegno, con la «pesa di sopra
:2000 lire fiorentine a carico della cor w-
nità. Nua vi sono pitture moderne che
fermino l'artista, il quale ha bensì di che
occuparsi nelle tavole della sagrestia ap-
pirienute alla vecchia chiesa.
po
lia di Vallombrosani, furo-
France: ‘ani Minori conven.
tuali, i quali nel decl'nare del sec. XVIU
cedcitero il loro posto alle Clarisse e Ile
Camaldolensi, costà riunite dopo la sop-
pressione dei due r'onasteri di S. Chiara
e diS. Benedetto, fino allora esistiti dentro
Fucecchio.
L'arcipretura di Fucecchio fu eretta in
collegiata con breve vescovile del HA
le 1780, conferma, dal Pont. Pio VIE
nel a giugno 1815.
Il suo capitolo, la cui memoria risale
al 1546, è composto di 12 canonici, noa
compresa la dignità dell' arciprete pieva-
no. Conta due canonici cè extra, e 6 ca
Mani curati, 4 dei quali residenti in
‘ucecchio, il 5° alla chiesa di S. Bai
Jom-neo a Gappiano, e il 6.° a S, Pierino
altr'Arno, due cappellanie curate, dipen.
. denti dall'arciprete di Fucecchio, ca
lanìe che sono per etigersi iu par.occhie.
La collegiata Ji Fuceechio è uno dei
Caposesto, o Vicariati foranei della dio-
cesì di S«nminiato, il quile abbraccia le
parrocchie delle comunità di Fucecchio,
di Cerreto-Guidi e quelle della Com. di
Lamporecebio che spettano alla diocesi
ta.
ut chiesa di S. Andrea a Fu-
cerchio premo la porta di Cappiano, esì-
steva fino dal 1235, poichè nell'agosto di
quell’anno, vi fe stipulato un contralto.
Abche la società di S. Ma.ia della Gro-
ee a Facecchio conta mensorie del scso-
lo XIV.
Un altro convento di Francescani 200-
calanti, la Nergine del Ritiro, esiste a più
del poggio sulli strada dell'Arno, ossia sell
antica via Francesca, dove va sorgendo
un borgo nuoro, e dove trovasi altra c'e
vota chiesa, la Madonna delle Vedute, da-
tanti alla gran piazza di sotto, dov'è sta-
to alificato en elegantissimo teatro.
Nella piazza di messo posta rel centro
della Terra esiste il palazzo comunitativa
7UCE
be] gran tempo ridotto ad uso di pretorio;
in questa piazza di messo, davanti
imagine gigantesca di $. Cristele
no tuttora esi: ‘ente, dove nei secoli tra-
scorsi rogavanzi i contratti della Comu.
nità, senza la quale formalità gli atti pub-
blici dichiaravansi di niva valore
Beca però sorpresa di non trovare in
Fucecchio fra gli stabilimenti di pubbli-
ca pietà un ospedale, dopo che costà fino
dal principio del secolo XI ve n'era uno
per i pellegcini, affidato in segui
compagnia secolare; e santo pi
testo paese coniazi fra Je Ter.e più popo-
late del Grandorsto, e e che per la buona
delle sue rendite la Co-
maunità di Fucecchio conta oggi in avan-
20 una somusa non minore di 700,000 lire
toscane
FUSE 357
-Sapplisseno iu parte allo r>opo le be
nefiche disposizioni testamentarie di due
benemeriti Fucecchiesi, il canonico Lui-
gi Paperini, € Vincnzio Montanelli, già
gonfaloniere; avendo essi destinato a be-
nefizio dei poveri il frutto dei loro patri-
monij ( circa 7000 scudi di fondo ).
La Comunità per altro mantiene due
medici, die chirurghi e due maestri di
scuola, che uno di elementi, e l'altro di
belie lettere,
Circa l'aumento straordinario della po-
polazione di Fucecchio, dal 1551 al 1833,
si ve-lere nella tavoletta quì a)
20 GT quale da d'uoposv et, che la
popolazione del 1501 è compreusiva di
tetto il distretto comunitativo di Fuoe-
chio, valea dire, che cum equivale appena
della popolazione attuale.
Movimento della popolazione della Tess Di Fucaccuto e sue pendici
«tre epoche diverse, divisa per famiglie.
Comunità di Fueecchio.— 1) territorio
Che costituisce questa comunità è di tyg-ura
bislunga e irregolare ; ha la base più lar
(2 volta a sett. cr* riposa nella Cerbaja,
mentre il \eruce verso ostro tocva la ripa
dell'Arno. Esso abbraccia una superficie di
18090 quadr., dei quali quadr. Sos sono
presi da corsi di acqua e da strade.
Vi stanziava nel 1833 en> popolazione
di g940 abit, corrispondenti a circa 450
individei per egni mig. qued di suolo
im)
Erli com i teritori di otto comu-
nità. — Del lato di sett. per il tragitto di
circa messo migl. he di fronte la Com.
di Uzzano mediante il fosso Sibolla, a
partire dal ponte sulla strade R. traverse
della Val.di-Nievole sino al ponte detto
ile Porte che cavalca il fosso medesimo.
val
Ivi sottentra a eonfine la Com. di Bug-
giano lungo lo stesso fewo, con cui si
accom) nel canal nuovo del Capan-
none, che poi attraversa da pon. a lev..
[n per varcare il pedule inferiore di
‘acecchio nella sezione denominata l°.f-
jone, onde giungere al canale del Terso
che trova al porto delle Morette. Quivi
subentra a confine dal lat> di lev. la Com.
di Lamporecchio, con la quale percorre il
etto canale sino davanti alla chiesa
. Aquesto parito tro Com.
Cerreto-Guidi lungo il canale del Terso,
finchè esso, un miglio più sotto, si socop-
pia a quello del Capannone, dove i due ca-
nali cambiano il nome in quello di mae
stro della Gusciane, emissario del pedule
di Fucecchio; canale che neò riguardarsi
come ana contiauazione del fiume Nio-
4
358 FUCE
vole, che va a tribatare le bp ic
Arno, puco lungi dalla Seresse, emissario
del lago di Bientina. — ed. Guecuna ©
Nirvots fiume.
Il terreno che costituisce l' esterna os-
satura del porgio di di Faceochio, è simile
a quello le colline
longitudinali alte 1 Greciana, consistenti
in ripetati letti di di ghiaie della grossezza
di una di un-uovo
di struzzo, ghi je andtini tutte da rocce
di macigno, e di alberese trascinate costà
dai monti detti di cotto Finiaia, cia dal
rappo di rep:
e CE poi dell'Arno vagassero
in un Leste lungo le colline di Cer.
reto-Gi quelle di Ripoli e Fuceochio,
lo dichiara il nome di Sreri che rino da
otto secoli almeno porta questa coni
e che lrpniangrnn ini pepincichar
ti per un alveo, ossivvero
Sicara, 1 nno somaro ati oc
menti del medio ero; fra i quali ci
rò l'itinerario di Filippo Augusto re di
Francia, allorchè reduce dalla terza cro-
ciata (an. 1191), da Roma si avviava per la
strada Francesca nell'alta Italia. (Anro-
1oc1a se Frazsar, Giugno del 1833 peg. 16).
Allora la strada Francesca attraversava
pito il poggiodi Puoecchio dor imesi dell tenzi
uello a sinistra, il più discorto
lima, ppellevasi Arno nero, e 10-
ei dll'Altopescio S
te "la Loilina di esso Fucecchio, designa-
vasi col vocabolo di Arne bianco. Anche
sia questo bisarno, chiumato Armicimo in
alcune carte del secolo XIII, l'Lmp. Fe
derigo Il con privilegio dell’aprile 1244.
diede facoltà alli stessi Ospitalieri dell'
Altopascio di costruire per comedo ed uso
dei Laven n ‘una specie di ponte mobi.
Nel secolo XV Je alluvioni del fame
dovettero ostraire l.fro bianco, ossia il
ramo più piccolo, mentre al terreno di
quel letto colmato restò I°
mignolo di Arnicino. Tale
un contratto del 1481, col quale Gagi
ta
LI
F
"
atario perpetuo della mansio-
ne d'Altopescio, permutò e cedè ai com-
FUCE
soli dell'arte del cambio di Firenze, fra
beni, on di terra premo
che ad drnicino premo il fiume Arno
(Lan, Modoepor. parte IP.)
Le terre acquistate per l'incanalamen-
to in un solo alveo dell'Arse davanti a
Fucecchio, vennere în potere della badia
presccennata, alla quale
dripoll, cn 1 cn privo ne potrai
decime dovute al R.
Fisco: Se ti ini do cime
universe: terrarum et novorum. agroram
ium ed Curiam de Ficiclo, et ejus
pinza percipere , vel habere. (Luni,
Esisteva costà, nelle terre dei nuovi
acquisti fra le ripe dell'Arno e Fucecchio,
una chiesa sino dal secolo XII in luogo
detto Grimagneto, per la quale era iu-
sorta lite fra l'abbate DAnsetino di Foceo
chio, che sosteneva esser di padronato del
suo monastero, e il pievano di S. Gene
sio, che la reclamava come filiale del seo
piviere; sicchè il Papa Pasquale II sea
questa causa, e la sentenza fa
Soaternzta da Celestino III nella bolla
delag aprile 1194 a favore del preposto di
Genesio. — Anche rapporto ai confini
distrettuali del territorio alla sinistra del.
l'Arno, sino da quel tempo erano insorte
controversie fr il comune di Fucecchio
« quello di Sanminiato, per terminare le
quali, nel 3o sett. del 1294, fu pronune
ziato un lodo da quattro erbitri eletti dal-
le perti; nella quale circostanza furono
eziandio apposti i termini e tracciata una
fossa nuova lungo la via detta il Petrorio,
nella fossa di Cavene sino al Gume.
In quanto al distretto di Fucecchio si-
tuato alla destra dell'Arno e nella Cer.
heja, si prese per norma una
ne dei 30 sett Pio fatta dal collegio
de' Priori degli Anziani della Rep. di
Lucca, con la quale fu concesso ai Co
muni di Oltrario, di Massa-Piscatoria e di
Ceppiano la domandata unione con quel
lo di Fucecchio. (Asca. Dre. Fioa. Carte
della Com. di Fucecchio.)
A quell'epoca, ed anche nei secoli po-
steriori, la comunita di Fucecchio dava
FUCE FUCE 359
ia afitto i pascoli della Cerbaja alla de- convertito in seguito in un mulino delle
stra del canal della Gusciana, cioè, di RR. possessioni.
Orentano, di Galleno e di Stafioli. Per Ma le vicende idrometriche del
efkttio di i suoi sindschi, nel 1413, Tago della Gusciana , rinvio il lettore
(13 agosto ) affittarono per cento fiorini agli articeli Gosciama, e Pasuta ne Fu-
l'oro l'anno quelle pestare a Mess. Gen- csccsso; solamente mi limiterò qui a rem-
tile Giglio del fu maestro Tommaso del mentare il benefico editto de' 4 settem-
Garbo medico farzoso di Firenze; quindi, bre 1780, col quale, dopo quasi un se
sel 1400 ai di giep., Il potest di FE colo di reclami dei Valdi
renze eletto in giudi È dai Nievole, e di Fucecchio, dopo tant ripe-
sindachi dei comuni di Fucecchio,diSan- tute visite e relazioni di sommi matema-
ta-Croce e di Castelfranco per cagione dei tici, che reclamavano le cure del R.
detti pascoli, mediante en lodo da eso verno per ottenere la massima
promunziato, fa assegnata a ciascuno dei ne scque del pàdule di Fueecchio
sopraddetti comuni la loro porzione del. con la demolizione indispentabil della
leCerbaja, descrivendone i respettivi con- pescaja alzato nel 1435 al ponte s Ceppia-
fini. In y alle differenze nate fra le mo; il sommo legislatore i»
Com.di € quella.di Larciano, Pisrao Leorotso I, di sempre cara memo-
confini le RR. bandite, < fa bor]
5 ibertà ai fronti
di pisa piper derivi
colmare
terreni. E quasi che simili atti di
ità non bastamero, volle quell
Li colose che nell'estiva siagione vi sta»
tiavano.
Da quanto ci è finora diseorno è feci
Je arguire di qual natura siano i
e
Ahi Redi, E icceme dificilmente quei ri
ni arrivano sani alla calda stagione, si
ricorre al cempeneo della distillazione;
Lg bit di fanta Gees
‘propria degli al di Santa-Croce.
In Fuosechio l’arte più estesa è quella
di pettinare il line e la canapa, due generi
che in oggi sone peristi costà per la mag-
gior perte dall'estero, mentre questo me-
stiere in origine mecque e ci propagò in
Fuoecchio pel bisogno di lavorare il pro
dotto del proprio prese.
Esisionb 1a Fucecchio sei tiatorie Lari
Lingere i temuti di filo e di canapa; vi si
contano due fabbriche di cappelli di feb
tro; e sulle sive dell'Arno sono due for
maci di
Ta conformità dell to
vale de' sg. sett. 1974, relativo all'orga
nizzazione di un migliore sistema eco.
‘Îmomico delle csmunità del distretto fio-
rentino, anche a questa di Faoecchio, con
editto speciale del 19 dicembre dell’anno
predetto, fu prescritto un muove sisiema
amministrativo, e l'estenzione del suo ter-
Vengo la strada la Veldernese « quella
Traversa luoche.
fa Fecvloaicoa molli fe
tiro pi iena nm mereaie del più
tati della Valle,
IA ogni
sto dope l' Ascensione, e l'altra nel mar
dedi successivo alla festa di Tutti i Senti.
‘Se contare si dovessero i Visconti fr
i soggetti di maggior merito che ha for-
‘mito Fucecchio, noi dovremmo citere non
solamente il card. Guido di Ud
‘meniato, ma Filippo Visconte di Fucse
chio, che nel 1288 comandava uma galera
‘alla battaglia della Meloria; e Corsine Vi-
sconte, che fu giudice degli appelli ia
Volterra nell'anno 1265.
Era forse della stessa consorteria quell
Earico Conte e Vescove di Luni, che dall
anno 1273 al 1296, governando la su:
chiesa, rivendicò molti diritti e giurisdi-
tieni; e fa egli che pensò a (ar traecri
vere tutti i diplomi, privilegii, lodi, ces-
Aratti di
vi ia un li
N Ara mella castle di Ser
sana sotto îl nome di Codice Pellericisa
FULI
di
te postero di Carteirnnco
ssi
sotto, edi
comunita
POPOLAZIONE della Comunità di Focsccsro a tre epoche diverse.
+ Abitmti 1958x° SSg9 n? 9940
Somma italo .......
FUGHANO nella Valle dell'Ombrene —Essa nel 1945 contava 66 abit., mentre
pistojese. — Ved. Fosusmo. mel 1551 aveva soli 28 individai.
FUGNAFO e BILIANO in Va}-d' Era.
lecolline, che diramensi dal monte di Vol
terra fra il borro drpiso e il fi. Era.
Mel 1293 gli abitanti di Fugnono 0
Biliono rinnovarono il giuramento di fe-
deltà alle città di Volterra (Ance. Duri.
to
Foa. Comunità di Polterra).
Fra le case di compagna ne esiste costà
ta di proprietà della petrizia famiglia
‘Velterrana Mafiti.. .
La perr. di S. Michele a Fugnano nel
21745 contava 5g abit.
FUGNANO di S. Gimignano. — Cas
da cai perr. di S. Rertolemmeo apperte
nera alla Dioc. di Vohern, innanzi che
Fr niaien sul declinare del secolo
FULIGNANO (Fulizienum) in Val.
d'Elm. — Cas. e antica ch. perr. (S. Lo-
renze ) con l'annesso di S. ale
ignoli , cca plebana, una volta filiale
ch. prepositura di .
da cui è cirea migl. s $ 2 lev. nella Com.
e Giur. medesima, Disc. di Colle, una
se FULT
Nell'anno poi 1087, ai 25 aprile, quat
tre (ratelli fedi di contado; riusitii
mella badia di S. Salvadore a Isola, ven
derono a quei monaci la loro porzione di
corte di Fuliguano con la sesta parte del
la corte e cast. di Siaggia, eccettuata la
torre dentro il castello e una casa dentro
le mura di Castiglioncello (Ghinibaldi ).
Anche in un atto di donazione, fatto
nell’ott. del 996 alla badia fiorentine, si
mominano due corti poste in questo casale
di Fulignano: siccome pure i Pont. Lo-
cio II nel 1183, e Onorio III nel 1310,
confermarono ai i della pieve di
Sen-Gimignavo i diritti che aveva la loro
chiesa nella corte di Fulignano, e nella T'
Lorenzo.
sua cappella di S.
La perr. di S. Lorento a Fulignano
conta 267 abit
Fouronano nel Val-d' Arno sotto Fi.
renze.— Ces. che fu nel piano di Sesto,
di S. Romolo a nata, Com.
e . di Sesto, Dioc. e Comp. di Fi.
renze.
A questo lsogo di Falignano riferisce
un istramento rogato, nel nov. del 1042,
in: PiancalJoli dell'Appennino Imolese,
ora del Vicariato R. di Firenzuola; col
psetrà atto il C. Landolfo figlio del fu C.
della
tifredo, detto Goltizio, a seconda
Vegge rda che professava, donò
cagione di more (scorgincop ) alla fas
sposa Allina figlia di Adoaldo la quarta
perte d'en gran numero di corti che pos.
sedeva mella Toscana, e precisamente nel nità.
Chianti, nel Mugello, e nel piano di Se.
cui nomina fra le altre la sua curte
di Fulignano.
Aoche i canonici della cattedrale di
di
Firenze, e più tardi la chiesa collegiata
di 8, Maria Maggiore della siocsa città te
mevano dei fitti in Faliguano del popolo
di Colonnata, In quanto alla cattedrale 6o-
rentima si rammentarono due documenti
sotto gli anni 1072 e 1084 bg Co
romzara me Sesro; rapporto poi a S. Ma-
ria Maggiore, essa nel asd sc “a
di terra situato nella villa di C>-
mata in luogo denominato Fuligneno.
— Fed. Cowornata m Suso.
FULTIGNANO nella Valle del Bisen.
io. — Ped. Fartasaro.
FULTIGNANO ( EREMO pi S. SAL-
VABORE a).—È uno dei primi conventi
di Romitazi Agostiniani che si conosca
FUMA
im Toscana, che poi, aggregato a
della Selva del Lago nel Mon ri
presso Siena, diede il titolo alla Congre
Fr ita
UN; (MON
no di Verghereto. ) monie posto
sul confine del Granducato con la regione
Urbinate di Nonte-Feltro e di Sersina,
fra il monte Cornero e le Balze risiedo
nel nodo della catena centrale dell”,
nino, da dove incominciano a schi
tre valli le più centrali dell’ Italia; cioè,
la Valle del Tevere, quella del Savio e la
valle della Marecchia nell'antica provia-
cia dell'Alpi Appeunine. — Ved. Bus
"eo,
ALDA.
Il monte Frimajolo fa designato in un
istrumento del 1330, nel quale si dichiara
che la chiesa di S Giovau Battista inter
embas Peres, attualmente per. plebena,
era situata fra il. monte Ocri de Saxeno
(forse quello che on è chiamato È Ser
doni, a cagione grandi i sc00-
nese di learn dolo che lo ricuo
prono), la piaggia di S. Alberigo, il mon
dedi VunbialEt ti monte di doguilone.
Anche in una convenzione stipalata, li 10
ottobre 1350, fra i nobili della Faggiuola
e il priore di S. Gio. Battista fra le due
Carte di $. Eu
La ch. di S. Fabiano a Fumelgello, ce
sia di Tensano era di padronato della be
dia di Poggibonsi sino dal 1180, siccome
apparisce da un contratto del 36 nov. di
detto anno , riguardante una permula di
Esso è rammentato fino dal 715
‘agitata in Siena per cagione del
ievi del contado senese, comprese però
si diocesi di Arezzo; mentre a quell”
epoca deva il titaloa unacappalli ($- Pin.
tre in fundo Gellino) compresa nel
re di È. Maria ad Altaserra, attua)
te pieve di $. Maria e Montebenichi. —
Forse a questo fondo Gellino riferisce un
istramento del gennajo 1003, col quale i
bisnipoti del Conte Wuinifgi coni
no alla loro bedia della Berardenga, fra sel
gli altri del Chianti, quelli i iu
Gellino putido in Colle fenali, in Sezia-
no, in Piscinule etc. — Wed. Bensasen-
64, e Atrasenna.
Funse-Luco nella Valle dell'Ombrose
senese. — Wed. Casusoas, e Luco ($. du
eso mn).
Furse-M scuo nel littorale di Livor.
no.— Podere che fu dei Conti della Ghe-
rardesca, fone sino da quando Wallresto di
Radgauso cittadino pisano assegnò in du-
te, nell'anno 754, alla sua badia di S. Pie- *
quale Bavvi una case di cmpegna delle
miglia Borghesi di Siena
. di $. Michele a Fnngaja con
etti Lorenzo al Colle conta 118
Dr. Fivs. Badia di Coltibuono )
FUSIANO, o FUSCIANO (Fusianum)
nella Valle dell Ombrone pistojese. —
Villata che diede il titolo alla chiesa di S.
Biagio, il di cui popolo da'lunga nno
è aggregato a quello della pieve di S. Ma-
ria a Bacchereto , nelle pendici orientali
n04 FUTA
di Monte-Albano , Com. Giar. e ci.ca s
a pon. di Carmignano, Dioc. di
Distoje, Comp. di Firenze.
La ch. parr. di S. Biagi
© Fusiano è rammentata in una mem
ber na dell'antico mon. di S. Bartolom.
meo di Pistoja sotto il di 7 aprile 1398,
@ in quelle de' PP. Domenicani della st-s-
sa città, al 18 geon. 1430. (Ance. Dirt.
Fia. Carte di quei due Monasteri).
FUTA (MONTE patta ) ossia MONTE
» FO' nell Appennino dello Stale. —
Porta il nome di Futa il varco più fre
quentato della catena centrale dell’ Ap-
1nnino, che trovasi a 1560 br. sopra il
livello del mare Muliterraneo, circa 60 br.
più depresso della sovrastante cresta del
Monie di Fo
Di costà, venendo di! cast. di Gagliano,
passava l'antica strada «asestre, che dalla
provincia dsl Magelle varcava il giogo
dello Stale, da dove proseguiva nel rerri-
torio di Bologna. La qual via maestra fu
afforzata pel 1358 dalla Rep. fiorentina,
onde difender il contado da una n
cursione che meditavano di eseguire per
il passo dello Stale le compagnie di capi.
tani di ventura; sicchè (p>r asserto del
cronista Matteo Villani ) in breve tenspo
fa fatta lungo l'Appennino dello Stele
tina chiuse per la traversa dei poggi di
ot iglia con fossi - steccati, torri e
speme bertesche di legname. ( Marr. Via-
tant, Cronica ).
Fri in quell occasione che i reggitori
delle Rep. Sorentina fecero rintracciare
l’istrumento della donazione del territo
ric dello Stale fatta ai 7 dicembre 1048
dal C. Guglielmo Bulgaro di Fucecchio
a favore della badia di Settimo prese Fi-
renze cui amegnò in dote la contrada, che
poi prose il nome di Conica dello Stale,
affinchè quei monaci vi erigemere un
l'arte degli albergatori nelle città, mo
meno nelle aperte campagne e mei mont
ia ii iti dell'A, mino.
Tali ricerche fufono spacistmente pro
mosse dallo scopo di rintracciare i conf
ni fra il territorio bolognese e quello fin
rentino, nel quale ulti.n0 era corapresa la
vasta tenuta dello Stele, ossia dell'Ospe
dale; tenuta che ivi c'ichiarasi posta nella
contrada di Gall'‘ano Nella specificauzio
ne ci tali confini, sebbene non sia ge
ficato il varco della Futa, ossia del Afoe-
te di Fò. pure sembra ivi designato cca
le espressioni di Colline di Feo di Ubal-
do e di Feo di Carbone.
La fabbrica della dogana della Futa,
tutta di pietre ivato, fra fatta costrai-
re dal G. D. Piani I, che isti
tai questa dopana la soppressione
della Contee dello bordi Vea. Sta.
Fanno capo alla dogana della Futa le
merci che entrano nel Granducato per le
in vie che provengono da Piano, da
ne e da Barigazza. — Il dogagiere della
Futa è di terza classe, e dipend= da quel
lo vi seconda classe dellé Filigare.
TI pesso della Futa era temuto una vol.
tu dai passeggieri per la violenza dei venti
che sofiano su quello nude somu.ità dell'
Appeanine, spec:almente lungo la crinie-
ra dei monti ira la Futa e l'eslerio dll
Traversa presso il Sesso ci Castro, la qual
criniera divide la valle transappentina
del Santerno da quella superiore della Sie
ve, ossia del Mugello. La rmunificenza del
Grandu.a felicemente regnante ha proce.
Tato un riparo a tali bufere, mediante sa
costrazione di due lunghi e rossi mure-
glioni, che a guisa di bastioni difendoso
le vettore e i passeggieri nei punti più
esposti al vento in mesto a quel passaggio
G
Gis — Fed. Can srors e Gan
suora.
GABBARI ( MONTE ). — Wed. Aurz
Arosa, Fansoccsta , Sramesa.
GABBIANA o GABIANA (Gabiana) in
Valdi-Magra. — Cas. che dà il nome
la pare. di S. Andres a Gabbiana
Com. Giur. e circa 3 mij N
Dioc: di Pontremoli, già di Luni
Sruta, Comp, di Pisa.
Risiele sopra un poggio, la cui base è
bagnata dal torr. Civiglie tributario sini-
siro del finme Magra quasi sulla foce del
Teverone.
Questi nomi di Gabbiana, Gabbiano,
Gabbiola, Gabiaule, e simili, parve a mol
U erediti che essi ripeer del la loro
etimologia ed origine da predii apperte-
tuti a coloni o altri romani addetti alla
pente Gabbia o Gevia. .
Fanno perte della zione di Gab-
li Casso-
biena diverse villate, fra Je
lana, Greciola, Baratti, Degliò, Favale,
Casella, ec. consistenti tulte in piccoli
greppi di case e di famiglie.
N casale maggiore, quello di Cassola-
ne, è nominato in en istramento di di-
vitione di fedi, fatta nel 1295 fra di-
GABBIANELLO (Gabianellum) in Val.
di-Sieve.— Cas. la cui ch. parr. (S. Miche-
Xe) è annessa alla cura di Laci fiano nel
- Giue.
Frati.— Ped. Locsesuno.
GABBIANO nel Val-d' Arno inferiore.
= Cas. ridotto a un colle boschivo con
oratorio (S. Barbara) già parr. dell'anti-
% piviere di Montopoli, dalla qual Terra
è dreca un migl. a ostro, nel Com.
‘ ‘gia di
istessa, Dioce. di.
Comp, di Firenze.
mn
£ il colle di Gabbiano bagnato a pon.
dal toer. Cecina, a non molta distanza dal-
la via comunitativa che da Montopoli gui.
da a Palaja. si
GABBIANO in Val di Chiana. — Cas.
e parr. (S. Firmena) nel piv. ino
Com. Giur. e circa 7 migl. a lib. di Cor-
tona, Dioc. medesima, una volta di Chiusi,
Comp, di Arezzo, -
Trovasi in un poggetto alla sinistra del
rio Massarone, alla cui destra passa la
strada provinciale che da Cortona guida a
Valiano sul Canal maestro della Chi:
La par. di $. Firmena a Gabbiano no-
Vera 192 abit
GABBIANO in Valdi-Greve.— Villa
che fa dei Ridolfi, attualmente Romelli
del Turco, nella parr. di S. Andrea a No-
vole, Com. Giur, e circa migl. 4 4 a lev.
di Sancasciano, Dioc. e Comp. di Firense.
GARETATO nelle Valle Ombrone
jese. — Cas. con rr. (S. Miche
) nel piviere di Vinatclano; fissa della
Porta Luochese di Pistoja, Giur. e Dioc.
della stessa città, dalla quale è circa 3 mi.
glia a poù. Comp. di Firenze.
Giace alla base orientale del poggio di
Seravalle alla destra del tore, Piuci, e
della strada R. lucchese.
La «par. di S. Michele a Gabbiano ha
149 abit. . ù
GABBIANO in Val-di-Sieve.—Cas. con
parr. (S. Lorenzo ) nel piv. Com. e circa
migl. a $ a sett. di S. Piero a Sieve, Giur,
di + Dice. e Comp. di Firenze.
* Cotesto Gabbiano è in una pia»
mura salla strada comunilativa che diri.
guai per Gagliano lla destra del tore Cor.
«sal confine della Qoe. di S. Pio
ro a Sieve con quella di Scarperia.
L'altare maggiore della ch. di Gabbia»
no ba una bella tavola dipinta da Jacopo
Vignali rappresentante il titolare con al.
tri tre sentì della Congregazione Vallom-
brosana stata patrona di questa chiesa. Fi.
mo al principio det XIX era esa
governata da un curato monaco Vallom-
brosano della badia di Vigesimr, sebbene
mel secolo XIV fosse manvale della badia
4
366 GABB
de’ Vallombrosani, come apparisce daila
visita fatta li 6 ottobre 1322 da don Si-
mone da Gavill: generate di quella Con-
gregazione. Attualmente il parroco è ina-
movibile.
La parr. di S. Lorenzo a Gabbiano con-
ta 111 abic., 30 dei quali spettano alla
Com. di Scarperia.
Gannrano, e Cassiera nella Valle del
Serchio in Garfagnana. — Villa perduta
dove fr. un monastero nell'antica vicaria
€ piviere di Gallicano, Dioc. di Lucca,
Duc. di Modena.
i; li Corvaja, ai
T trumento del 1266
lato nella villa di Gabbiano, in orto 7ia-
ciguerrae quondam domini Peltri olim
de Castello Aghinolfi. ( demor. per ser-
vire all'Istoria di Lucca. T. III.)
Il monastero di Cavhieta o Cabbiata
trovssi registrato nel piviere di Gallica-
mo sino dal 1260.
GABBIAVOLA, GABBIAVOLI, già
Gansracra e Ganasone in Val d' Elsa.
Jo dubito che questa villa di Gabbia-
vola sia quella che diede ii
di
mmeniata in un istrumento rogato insCa.
stel-fiorentino nel 1415 ai 18 fuglio. Es
#0 contiene la vendita di un pezzo di
terra nel popolo di S. Bartolommeo
a Gabbajala, nel piau di Pesciola, fatta
di un popolano di S. Quirico alla Sodera
mel piviere di S. Pietro in Mercato (Ance.
Duer. Fioe. Carte di Cestello); e forse è
la medesima chiesa di S, Bartolommeo a
Grabbiolla che trovasi registrata nei cata-
loghi della diocesi fiorentina e nel balzello
imposto dalla Rep., nel 1444, sotto il pi-
Viere di diouterappoli.
Comecchessia l: cura di S. Bartolom.
meo a Gabbiavole, giù detta a Cabajole, fu
annessa alla cara di S, Frediano a Neb-
Jima a sinistra della strada provinciale
volterrana che da Montespertoli guida a
Castel.fiorentino. — Wed. Cusssote.
Cotesta villata, al pari di altri castel
Vi di Val-d' Elsa, appartenne ei conti Al-
conte Rainaldo e il conte Maghin.r-
do, «ratelli e figli del C. Alberto e della
conte» a Traversara, noti specialmente
per la guerra di Semifonte che fu pur
loro feudo. Nel quale istrumento, fra le
essioni dei conti Alberti i
Val-d° Elsa e in Val
tano le corti di Ripa, di Zignano, di Foe-
dignaro, di Bagnolo, ui Gricciano, di Tre
valli e di Gubbiauia. (snc. Dirt. Fio-.—
Cane dell'Ospedale di Bonifazio).
Tali possessioni dei CC Alberti ci ri-
chiamano a una del:berazione fatta dalla
Signoria di Firenze li 13 aprile del 1318,
mercè cui furono deputate 15 persone
per esaminare i privilegi di esenzioni dal.
Je gabelle che reclamava un conte Alberto,
chiamato Berto, che tu figlio lel C. Azzo
lino, e nipote di Alberto del C. Maghi
nando sopranominato. Il qual conte Berto
di Azzolino, nel 1318, abitava il palazzo
antico dei conti suoi agnati în Certaldo,
sessioni di i -
(Taxciom, Fiaggi T. VIII p. 114 e sett)
4'la predetta chiesa di S. Bai Mommeo
Gubbiavola , ossia a Gutajola, riferi.
izione ivi collocata , nel 159%,
dal C. Alberto figlio del C. Antonio degli
Alberti di Firenze, che prò leggessi nel
Lami. (Afon. Eccs. Flor. Tom. Il p. 783)
GABBIOLA in Val di Pesa ( Cavianle
© GobiiAula).— Cas. che ebbe ch. pen.
(S. Stefano) il cui popolo siuo dal secolo
XVI fu annesso alla pieve di S. Giovanni
in Sugana, attualmente oraterio pubblico
nella Com. della Case'lina e Torri, Giur.
e circa 4 migl. a maestro di San-Cascie
no, Dioc. e Comp. di Firenze.
Risiede in mezzo alle pinete sui pog-
di della Romola, alla destra del primora-
mo della strada provinciale volterrana che
si stacca dalla R. romana al Galluzzo.
La
fu a per decreto dei
da Mons. Guido Serguidi
scovile ad istanza del pi
Poco lungi dall'oratorio di Gabbiola,
ma alquanto più in alto, si vedono le trae-
e coi fondamenti di un muro nella lau-
qbezza di br. 104, e nella Larghezza di
br. 50, indizj di un gran fabbricato qua-
GABB
drilungo, ad uso probebilmente di casa
torrita, giacchè luttora cotesta località
conserva il nome di castello.
A questa Gabbiola, detta Castel-vecchio
di Val di Pesa, probabilmente appella un
istrumento del 27 ott. 1075, stipulato in
Gabiaula giudicaria fiorentina, col quale
Pietro del fu Alhino da Gabiaz/a vendè
la quarta perte del poggio di Castelveo-
chio. ( Arca. Dirt. Fiona. Badia di Passi.
ittero (Gebretum ) in Valdi-Ceci..
ma.— Cast. distrutto dietro ai poggi di
Monte-Catini di Val-di-Cecina, alla cai
chiesa filiale fù riunita la pieve dei SS.
Dionigi, Rustico ed Eleuterio di Gabbre
to, Dioc. di Volterra, Comp. di Firenze.
Il castello di Gabbreto deve il suo no.
me alla qualità del suolo di che in
cotesti monti predomina; ed era uno di
quei tanti castelletti del contado volter-
rano, che Arrigo VI nel 1186 concesse con
titolo di feudo a Iklebrando Pannocchie-
schi Vese. di Volterra.
Ma simili privilegi, comecchè personali
e di precaria durata, risultando sempre
fn pregiudizio della pubblica libertà, în
un tempo in cui tutti i popoli tentavano
di rivendicarla, anche gli uomini di Gab.
breto, al pari di tutti gli altri abitanti
delle ville registrate nel diploma preac-
cennato, tornarono presto sotto l' ohbe.
dienza del comune di Volterra. Infatti nei
suoi archivii si ritrovano g
Blici di sottomissione prestata di
popoli di quel contado al potestà
terra, atti che vennero rinnovati dopo
com le forze dei Ghibellini mercè
le battaglie di Benevento. Quindi anche
i sindachi del comune di Gabbreio giu-
rarono obbedienza alla citta di Volterra
nel giorno 35 genn. del 1373, siccome
l'arevano giurata i soci antecessori nel
die. del 1335 e nel nov. del 1351
mao nella somma di lire 7150, mentre
Mienimo fu tassato in L. 1250, Sorbajano
e Agnano in L. 500 per ciascuno. Cosic-
chè il totale della prediale toccata nell'an-
no suddivisato a un distretto territoriale
Î,
9400 di quella moneta, corrispondente a
GABB 367
ua dipresso a circa 36000 lire fiorentine
del cono sttuale.— (Asca. Dirt. Fioa.
Carte della Comunità di Volterra).
Il ca fabbreto è rammentato come
‘uo fortilizio in un Urattato di tregua fat-
ta nel 1315 fra i Pisani, e i Volterrani
dopo la battaglia di Monte-Catini di Val
di Nievole.
La pieve di Gabbreto comprendeva nella
sua giurisdizione le seguenti setto chiese:
io di Munte-Catini, eretta in pie-
stesso titolo; a. $. Giovanni di
1.8. Bia,
Te solto
Caporciano; 5. S.
esistente; 6. la chiesa di Terenzano , di-
strutta; 7. S. Andrea di Miemmo , chiesa
riedificata dal G. D. Pietro Leopoldo I.
Gabbreto fu segnalato sul confine dell'
antico coutalo pisano nei diplomi eon-
cessi degl’ Imp. Arrigo VI, Ottone IV e
Carlo IV a quella città.
Nel 1403, ai so agosto, l'arcidiacono di
Volterra, come delegato apostolico, ineor-
rò al decanato della cattedrale di quel
PR città la pieve di Gabbreto e la chiesa
di S. inn di Scandicci nel piv. di
Pova, ossia a Pitti, della Dioc. ima,
unitamente ai loro beni. (Anca. Dart. Fior.
b- Olivetani di Pisa). — Ved. Moxra-Carin
di Val di Cecina.
GABBRO,GABBRETO,MONTE-GAB-
BRO, MONTE-FERRATO, MONTE-NE-
RO, MONTE-TIGXOSO, NONTE-PELA.
TO, MONTE-ROGNOSO ec. — Sono di
quei nomi dati a una qualche contrada,
poggio o castello, ordinariamente situati
d'appresso, 0 anche sopra un terreno che
i naturalisti toscani chiamarono gabbro.
11 qual terreno generalmente di tinta ver.
de-nera, d'aspetto ferriguo, di qualità ma-
gnesiaca , suol esere poco propizio alla
vegetazione di molte piante. — Noi in-
dicheremo quì appresso alcune poche cow-
trade designate col nome di Gabbro o di
Monte-Gabbro cow nella Toscana.
GABBRO ( ‘EL pt) nei monti Li-
i in Val di Tora. — Vill. sperto e
di alcuna rocca o torre con
Le le (S. Michele) nella Com.
e circa 6 migl. a ostro di ColleSalvetti,
308 GABB
Giur. Diec. e 8 migì » poncecir. di Li-
vorno, di
Risiede in costa sulla lice orienta.
rgeastiariri ivornesi
Scauro, ossia R.
Centrino, titolo com cui
sua ch, parr. di S. Michele, quando era fi-
liale della pieve di $. Giovanni a Cama-
jano, situata sul botro di Riardo nel luo-
go denominato tuttora la pievaccia. —
Ved. Camazano.
La memoria più vetesta che a me siasi
presentata, relativa a questo villaggio di
Gabbro, è în una pergamena del 1203 ap
partenuta al mon. di S. Lorenzo alle Ri-
volte di Pisa. (Asca. Dirt. Fioa.)
La perr. di S. Michele a Gabbro, nel
1551 contava soli 198 abit., nel 1745 ne
uveva 369, e nel 1833 ne noverava 836.
Gassso in Val-di-Cecina. — Cas. esi-
stito nelle spalle del poggio di Montieri,
da cui ebbe titolo la chicsa della Camo
nica di Gabbro, faciente parle del sop)
so piviere di Sorciano fra Montieri ed
Elci, Dioe. di Volterra, Comp. di Siena.
GABBRO (MONTE) in Val d'Elsa —
Costellare che chbe il nome da un poggio
Il cast. e distretto di Monie-Gabbro fn
cuncesso dall'imp. Arrigo VI al vescovo
di Volterra tue ndo Pannocchieschi,
dai successori del quale pamò nelle poien-
te famiglia Belforii , stata per lunga età
signora di Moaie-Gabbro. Anche la chiesa
itara di Sew-Gimignano n
ni nella corie di Monte-Gabbro, con-
fermati a quel ;:reposto dal pont. Osorio
III con holla del 3 agosto raso.
La natura del terreno però nori corri-
sponde al nome di Gahbroche porte que-
sta collina, quantunque poco lungi di lì
si trovino rocee ofiolitiche. Avvegnachè
il Monte-Gabèro trovasi coperto da un tufo
arenario ripieno di conchiglie fossili ma-
riue, e procipuamente di grandi terehea-
- registrate tra quelle dell’
GAGG
mò in parte per nna smotta di quel ter
reno.
Ta prossimità di un terzodi migl, ale.
dei raderi di Monte-Gabbro , trovasi ua
masso di calcaria maruosa che ha una ne
turale perforazione internamente caver
nosa, la quale al mutare dei tempi tra.
manda un risentito soffio di vento, deb
perciò il buco del vento.
GABURRACCIA. — Ped. Casunnion
nella Valle del Santerno.
Gaznza o Gaseuna in Val di Chiare
— Cast. distrutto che diede il titolo all
. di S. Maria a Gajenna nel piv. dd
Com. e Giur. di Civitella, Dio.
e Comp. di Arezzo.
Sl cast. di Geenna pere che sia esistito
presso la badia di S. Martino al Piso;e-
sendochè un istrumento del 6 sett. 1306
appartenuto a questo stesso monastero, al:
tualmente nel R. Arch. Dipl. di Firenze
(Carte dell'Ospedale di Bonifazio) na
menta alcuni beni post? nella curia di
Goenneo Gajenna spettanti alla badia del
ino.
La chiesa di S. Maria a Gaennà irorsi
tico pivieredel
Toppo (adesso Badia al Pino) vel at
.. logo delle chiese della diocesi aretina com
pilato sulla fine del secolo XIV pubbli
cato dal Lami. (Mon. Eccl. Flor. T.II1)
“Fu uno dei castelletti rammentati fr
qui del contado aretino mel privilegio
li Carlo IV spedito nel 1356 alla città €
comune di Arezzo.
GAGGIO o GAGIO (Gejum e Gagian)
nell' Appennino di Piola; Valle del Be
senzio, di S. Mi reppio,
sona di Gutpl
Com. e circa a migl. a sett
i i Vernio, Dioc. di Pistoja,
lo, Gi
Comp. di Firenze.
1 vocaboli di Gaggio, Gejo, Cajo. Cap
giolo, Gajole,ce. applicati dai ini
ai boschi con pascoli, sono consertati sd
alcune località, che furono, o che sos
tuttora foreste com naturali pestare. Ciò
lo dichiara meglio di ogni altra scrittari
tin diploma del sr magg. 1014 dell'Imp.
Arrigo 11, col quale accondò al monastero
di S. Zeno a Verona l'aso di alcune selve
regie: nt in regalibus silvis tam ia Goja
see
nTroceaa
Sb
LA -LAZAZA GIA ehi
GAGG
GAGGIO e CORTI in Val.l'Elsa. —
Due Cas. che ebbero parr ( S. Niecolò e
$. Lorenzo ) nel piviere di S. Giov. Bat-
tista in Castello, ora annessi a. Martino
& Leno, nella Com. Giur. Dice. e circa 4
igl. a ostre di Colle, Comp. di Siena.
due villate cone situate in col.
Nina, fra il fosso degli Strulli e il fi. Elsa,
presso dove si riuniscono le due strade
comanitative che da Colle e dalla Pieve
d'Elea si di; a Casole.
Se non fù una di coteste la villa Gajo
che rammentesi nell’istrumento di dona-
zione fatta nel 998 dal search. Ugo alla
badia di Poggibonsi, alla suddetta certa»
mente: unatto di procera fatto alle
Corti nel glogl tion di popolani dell
Corti è ‘aggio, o Gaggio per promet-
tere olbelicna osi comune di Celle (
Det. Fiea. Certe della Com. di Colle) —
de R. romana con une borgate, che
8
appena è mezzo migl. fuori della
Tier Gatiolini, nella pare, di S. Îlurio =
tico esistito quà viei-
de scesi, tigre at” te figo e:
ni, al iglie Be-
roni, e Pulci, la qual torre si dice, che nel
secolo XINI servisse di luogo diritirata per
Ie conventicole di alcuni cittadini foren-
tini della setta de' Paterini.
Arvegnachè le monache propriamente
dette di S. Gaggio sino «la quel secolo esi-
sievano nel poggio medesimo, mentre a
GAGG 369
quelle donne rinchiuse di &. Gagio (S.
Ceio), sino dal 1a30 fi lasciato per Usa:
mento un legato di 10 lire dalla contessa
Beatrice figlia del conte Rodolfo di Ce-
prio
sizmi- ’ L'attuale monastero di S. Gaggio, giù
detto $. Caterina in Alonte, data la sua
primitiva fondazione nel mese di die. del
1344 ; mentre per atto del a die. di detto
sanno fù fatta la prima compra di due po-
deri con case anuesse, nel
di S. Hario a Colombaja in luogo detto
Sengaggio, per il prezzo di 1300 Sorini
di S. Feli-
ve in Piazza di Firenze, la quale donna
dichiarò, che comprave i coddatti predil
ad oggetto di edificare in mezzo ad emi
ua monastero.
Mel di ‘1: dello siemo mese ed anno,
gute in cata di Mese Tammaro di Conino
della 5. Sede, inerendo alle preci di
na Nera, che domandava di fondare ua
‘monastere sotto il titolo, e in onore di S.
Caterino V. e M. nei poderi suddetti, in-
(Ancu. caticò l'abbate del monastero di S. Miniato
Falcon: plinti indien
Iuogo; il quale avendolo trovato oppor-
tuner ie benedisse, e concedà fscoltà a don-
ns Neradi fondarvi sopra un monastero di
deane con Capena ei da povna
rina vergine e martire; e inoltre di poter
ella nominare per la prima volta 1» fan-
ciulle da mouacarsi e la badessa. In con-
seguenza di che donna Mera nell'atto
isteno, ia presenza dell'abbaie nominò
intento 4 delle dodici fanciulle, cioè: Ca-
Elisabetta figlia di Gherardo Corsini, e
Agnesa del fu Ammannato Amidei, tutte
fioreutine. Dalle quali fanciulle l'abbate
medesimo a nome del-candinal Legato ri-
cevè la professione solto la regola di S.
Agostino, e finalmente donne Nera elesse
per prima ludessa del monastero di S
370 GAGG
Caterina in Monte seor Agnesa figlia del
fa Ammennato Amidei testà vestita mo-
naca.
All'edificazione del nuovo tempio, e del’
sacro asilo di nobili vergini fiorentine
contribuì assaissimo mess. Tommaso Cor-
sini, e donna Ghita sua moglie, cui aj
parteneva una figlia, e una nipote tra fe
quattro prime claustrali di S. Gaggio; in
che talvolta quelle monache furono
sprellate le Signore di messer Tommaso
Questo ci dice l'epitafio scolpito inun
arca magnifica di marmo con la figura di
Tommaso Corsini eseguita dal Silvani,
e collocata T’alter maggiore della
ch. di S. Gaggio, sotto il sepolcro del
uale riposano le ossa di donna Nera fon-
dario € quelle di donna Ghita degli Al
Bizzi consorte dello stesso Corsini.
A benificare il monastero di S. Gaggio
concorse eziandio uno dei figli dei preno-
minati due coni cioè il cardinale fio-
rentino Pietro Corsini, il morendo
alla corte di Avignone, nel 16 agosto del
1465, lasciò la metà del suo nre al fre
tello Mess. Filippo Corsini, e l'altra metà
alla sorella e alla cugina sua, entrambe
monache in Sen Gaggio.
Infatti tra le carte a;
sio monastero esiste un
in Avignone li 19 agesto
20 del tesià detunto cardinale Pi
sini, di tutti i mobili, arredì sacri, gioje,
denaro e di una scelta e doviziosa collezio»
ne di libri in mena e în papiro.
(Anca. Drrs. Fion, Monast. di $. Gaggio).
Il monastero di S. Caterina in Monie
stò ben to un tal credito, che gl
soli dopo ta sua fondazione accolse nel
suo claustro anche le monache del vicino
asceterio sotto il titolo di S. Gaggio.
Avvegnachè nel dì 17 dicembre 1353,
la badessa di S. Gaggio, dopo aver sup-
plicato a nome delle sue monache il vica-
rie del vescovo di Firenze Agnolo Accia-
foli per la riunione dei due monasteri,
la sua carica nelle mani di don
Matteo da Narni vicario vescovile, an-
nuendo a ciò le monache di S. Caterina
al qual monastero nell'atto me-
unito queto di S. Gaggio con
i suoi beni.
Nel 5 dicembre del 1354, essendo morta
le prima badessa del monastero di S. Ca-
GAGL
terina, frà Benedetio del convento di S
Sepolcro a Colombeja, dell’online di S.
Agostino, per mandato speciale delle mo-
nache, ottenuta licenza dal suo superio-
re, nominò ed elesse per badena del pre-
fato monastero suor Andrea figlia del fia
Sennozzo e di donna Nera fondatrice ; la
ual nomina nel dì 13 dello stesso mese
fa canonicamente confermata dal vicario
vescovile. Dopo le morte della seconda su-
periore, accaduta nel principio del 1387,
fu eletta in abbadessa di S. Gaggio (li 6
mar. 138) sti). com.) Suor Elishetta Cor-
sini; mancata la quale fà nominata (nel
a» genn. 1396 stile comune) suor Felice
di mess. Niccolò di Guelfo de'Cavalcanti,
e finalmente nel 6 die. 1408 venne ac-
clamata suor Caterina di Mess. Tommuo
Corsini una delle prime quattro fanciulle
elette mouache da donna Nera fondatrice
del tuogo. — Che se a tutto ciò si aggiun-
ga la lettera scritta da S. Caterina da Sie-
na alle monache di $. Gaggio per confor
tarle dell'afllizione che risentivano a ca-
gione della morte di donna Nera, quando
scriveva loro: che eravi per esse monna
Ghita Corsini, le pregava di prestare ad
essa obbedienza in tuite quelle cose che
sono ordinate secondo Dio e la S.Religio-
ne; se a tutto ciò, io diceva, si aggiunga
questa lettera, chiaro apparisce, che tanto
la fondatrice, quante la moglie di Mess.
Cor. Tommaso Corsini furono protettrici piut-
tostochè direttrici di spirito, e non mai
badesse del monastero di S. Caterina nel
Monte detto di S. Gaggio. — Fed. G. B.
Casorn, Memorie istoriche dell' I;
neta.— Auca. Dari. Fiona. Carte del Mon.
di $. Gaggio.
GAGGIOLETO in Val-di-Chisna. —
Era una questa delle 26 ville del distret-
to di Castiglion.fiorentino compresa nel
Terziere di Mercato, e riunita sotto una so-
la amministrazione comunitativa col Re-
golamento del 14 nov. 1774.— #"ed. Ca-
stiovion-Fiontetizo.
GAGGIOLO o CAGIOLO di Val-d'Ar- *
bia.— Villa che fu uno dei 34 comunelli
dell'antica comunità di Buonconvento in-
nanzi che fossero stati riuniti in un sol
corpo mediante l'editto del a giug. 1772.
— Fed. Buoscoxvento, Cacto, Gaso, Ca-
eioto e Gasote.
GAGLIANA, gia GALLIANO ( Gallie
num) nella Valle del Lemone nella Ro
Sorco, con diploma
CaGL
magna granducale. —
Ratio) nella Com. Gi
a sett-crec. di Narradi,
Comp. fiorentino.
Risiede sul fianco meridionale del mon-
te di Budr'alto, presso al onfine della Ro-
magna granducale con lo Stato pontificio,
fra la strada prov. di Modigliana, che gli
passa solto a lev., e il fi. Lamone che gli
scorre dal lati di pon.
Fu signoria dei conti i quali
per privilegio degl'Imp. Arrigo VI e Fe
derigo II venne confermeto tutto il teri
ritorio di Galliana, o Galliano con i ce-
sali di Ateto, di Pupolano ee.
11 p.dronato però della chiesa di Cal.
liana, era stato concesso dall’Im,. Arri-
go HI alla badia di S. Benedetto in 2i-
del 31 dicembre 1023,
‘a quella badia che era stata da tem
com par. (S.
e circa 5 migl.
Dioc. di Faenze,
Po indietro edificata , dice quel privile.
gio, super res nostri juris in Alpe guae
dicitur Biforco.
rr. di S. Ruffillo a Gagliana conta
131 abit
GAGLIAVELLO e GAGLIANELLA
11 popolo di
al piviere di S. Vi
Lanfra
parte del piviere di Figline,
riservando al pievano Hi S, Vito la metà
dei proventi pirrocchiali. — Ped. Fi.
Figline,
Le per. di S. Biagio a Gaglianello
conta 201 abit.
GAGLIANO o GALLIANI ( Gallia.
ni Castrum) in Val-di-Siere. — Antico
borgo con sovrastante castello e ch. parr.
(S. Bartolommeo) nel piviere di S. Gavi.
no Adimari, Com. Giur. e circa 3 migl. a
grecclev. di Barberino di Mugello, Dioc.
€ Comp. di Firenze.
Risiede sopra un poggetto un
la strada R. bolognese su
Via maestra che dalla pieve di
. Agata
i te ghibell
do del governo di
GAGL Sa
dirigevasi sul giogo dell’ Appennino del-
la Futa.
Fu Gagliano capo luogo di un vuto di.
arie enendermi sino al confine bo-
lognese innanzi che si formasse la contea
della Tenuta dello Stale. In Gagliano nel
tao: fu sanzionato un trattato di con-
cordia fra il Comune di Fircnne n
di Firenze fatta nel principio del secolo
XIV, per la quale fo ordinato il riatta-
mento ce'la pubblica via che in mezzo a
un bosco da Gagliano passava per il po-
dere degli Ubal fino al distretto fio-
rentino, per cui si ordimava il taglio degli
alberi da una perte della predetta strada
per la larghezza di 4o braccia, nociò i
viandanti potessero passar liberamente.
Ilegrini che esisteva in quei tempi in
Fagliano. (Aace. Dire. Fist Bonifazio).
adetà. (Rironmactoni vi Fia.) — Il cast.
istenso fu disfatto nel 1352 dedine
renze, affinchè non ser.
vine di ripero ai nemici della Rep. fior.,
€ specialinente all’ oste milanese che a
l'età guerreggiava contr i Fioren-
tini in Val-di-Sieve.
Da questo 0 da aliro cast. di Gagliano
prese probabilmente il casato la famiglia
fioronti gliani , che Ciede eccellenti
sica.
Vi è tradizione che la chiesa di Ga-
i gliano fosse consacrata da S. Tommaso
Cantuariense, mentre egli nel 1163 pas
sava di là dirigendosi a Romi. Esa fa
eretta in prioria con decreto arcivescovile
del 7 nov. 1548.
Ta Galliano esiste tuttavia una casa che
fu degli Ubeldi li quelli del ramo di
Tano da Castello, alla qual liner apparten-
ne mons. Pier Francesco Ubaldini, che nel
34 giug. 1545 fu consacrato vesc. di Na-
zianao dal pont. Paolo III, traslurato poco
«mr alla cattedra episcopale di Pistoja.
perr. di $. Beriolommaeo a Gegliano
conta 659 abit.
ve GAIO
GAGLIORANO,0 GALCIORANA nel
Ta Valle dell'Ombrone pistojese. — Villa
mella parr. della pieve di S. Giovanni
Evangelista in Vi Com. di Por-
fa S. Marco, Giur. e Dioc. di Pistoja,
Comp. di Firenze.
. Questa villa posta in costa sal'torr. Bx-
re, circa 3 migl. a grec. di Pistoja, fu
ratamentata sino dal 6 agosto 1189 in una
membrana appartenuta all'Opera della
cappella di S. Giacomo di Pistoja. (Anca.
Det. Fior.
Gassrvarico o Goaraparica. — Ved.
Posra-Caxzanca di Pistoja.
Gasanna — Ped. Gazuna în Valdi
iana.
GAJOLE (Gajolae già Cajolum) del
Chianti nella Valle dell'Arbia.— Piccolo
borgosalla strada provinciale del Chian- Di
ti alto, di comunità con
ve (S. Siglemordio a Gajole) già S.
tro in Avenano, Giur. di Radda, Dioc. di
Fiesole. Comp. di Siena.
Risiede nel fianco occidentale del mon-
te Grosso 0 Gressi lungo il torr. Massel-
lone sulla strada provinciale del Chianti
che da Siena guida a Montevarchi, nel
15° 6° long., 43° 38° 5' latit; circa
3 migl. a lev.scir. di Radda, g a lev. della
Cestellina, ro migl. a ponlib. di Mon-
tevarchi, e altrettante a sett. di San-Gio-
vanni in Val-d'Arno.
1 vocaboli di Gajole o Gajolo, quelli di
doane e Avenano, con cui vennero desi-
mate tre pievi del Chianti alto, ne ri-
chiamano all'antico stato selvoso di co-
testa contreda posseduta da marchesi, da
conti e da altri baroni della Toscana, i
quali costà nel Chianti nei secoli intorno
Movimento della popolazione del
@ tre epoche diverso diva per famiglie.
cn
casa signorile) il Gagio o Gagiolo — Wed.
Zeum Averiso, Baouo, Casier, Gaaeso
e Caasoro.
Forse a questo Gajole corrispondeva la:
villa di Gajo di cui si fa parola dal march.
Ve tg meri fatta nel 998 alla
ia di ibonsi, alla quale assegnò
(ra gli altri terreni del Chilnti ‘un man.
so posto in villa Gajo, e uno în quella
di Ama.
Il borgo di Gajole chbe origine dai mer-
enti che in mezzo ai boschi e pascoli di
Gajole lungo la strada maestra nel secolo
XI{ si praticavano; per mado che il Mer
cato di Gajole, 0 il Mercato di Barbistio .
sono rammentati in varie mene del-
la badia di Coltibnono, ora nel R. Arch.
ipl. di Firenze, segnatamente sotto gli
1077, 1214, 193561
paese non aveva a quell’ epoca
ancora una chiesa parrocchiale sa pr
ia, ma era compreso nel popolo della
di S. Pietro in Avenano, poscia di
S. Maria a Spaltenna, situata in un pog-
gio poco lungi dal borgo di Gajole, di do-
ve nell’anno 1709 fu traslatato il betti-
stero nella chiesa di S. Sigismondo a Ga-
jole riunita a quelle di S. Margherita a
Castelvecchio, mentre i beni della pieve
di Spaltenna dalla famiglia Ricasoli pe-
trona della pieve medesima vennero am-
mensati al canonicato fondato nella Mo
di Gare unito alla cura di Vsarinz.
GAJIO
Comunità di Gejele. — U territorio co-
munitativo di Gajole abbraccia una su-
perficie di 36954 quale., 63y dei quali
some occupati da corsi di acqua e da stre-
de—Visi trovava nel 1833 una popolezio-
Cita-Mura, e quindi sulla cima di Mon. d
te Ficalli, dove si dischiude la valle dell
Ambre, lasciando a terso quella dell'Om-
SS. crtice, piegando verso ler.;
s Doe lungo il tor. dell Ambrelle nel
fi. Ambra, alla cai influenza nebentre
confine la Com. del Bacine. Con questa
rizmouta l'alveo del & Ambra per. Sui
verso maestro sul
del quale davanti alla Ai esonero:
xa le Com. di Montevarchi. Di ffonte sila
medesizna percorre la giogana dei monti
più elevati del Chianti sino al poggio dell
Costa ‘subentra la Com. di Cavri-
dre. la quale continua a percorrere
nella direzione di mssstro da dina sio
, sino passato il giogo fra Monte;
Sento larice, di di della cr
da provinciale del Val'd' Arno. Al borro
detto del Lovetofo pesci nel Val d'Ar
no per abbreciare ma. parte della pen
Spore dad ce i gilet
badia di Colui Costà
to Fucia la Com. di Castiglia cd otra di
a confine quella di Radda, com la quale
risale sul crine dei passando a sett.
di S. Donato in Perzmo. Quinli volta dal
lato di pos. per scendere dalla sommità
del moule, lungo i lorri di Fontercoli e
di Vallimaggio, passa fra Radda e Ver-
Line sino a che aldi La della ch. di 8 Gio
Vv. ab
n pai È
mentre quasi lutti i poggi che lp ricuv-
Erono pomono dirt alisettzati contrf:
dalle occidentali
® meridionali del Monte Luco, la cima del
quale innalza a r4sa breccia sopra il
livello del mere Mediterraneo Ed Lo tut:
tor
questi poggi consiste iu calcarea sere.
ninica (alberese) ricoperta bene spesso da
schistoso alterato, noto ia To-
sima all'olivaealla vite, nonche agli ab
beri da frutto di più allo fasto: ed è ap-
punto nella Comunità di Gajole dove si
oltengouo squisitissimi vini, e lucidissi-
me sete, che somsministrano al commercio
specialmente le ewute di Gacchiano e di
Brolio della casa Ricasoli. MES
prodotto
Ta dive paci Tale colte di ar
sue nesmerose, e folle selve di ca-
stegio, e dai boschi di leccio e di cerro,
in mezzo alle quali trovano pingne ali-
mento numerose mandro di majali, il com»
mercio dei quali fornisce in molti luoghi
del Chianti la maggiore risorsa di quei
proprietari. 1 ed più pico pi
s74 GALA GALA
esteso un siflaito genere d'industria agra- di Brolio dall' intelligente agromomeo il
ria resterdbbe da desiderare qualche nuo- barone Bettino Ricu.
va strada rotabile più agevole c di quelle, La Cosiuvità di Gajole mantiene va
de starmene attraversano il Chianti medico e ua chirurgo, Il Vicario regio
< I° Ingegnere di circondario risiedono in
pid porti Ù Radila, l'ufizio di esazione del Registro
manifatture agrarie contasi la ‘stà in Greve, la Conservazione delle Ipo
praline gattini mel castello teche e la Ruota a Firenze.
POPOLAZIONE delle Comunità di Gascrs e tre epoche diverse,
Nome dei luoghi
TPitolo delle Chiese
55, Jacopo e Filippo, Ret
Brolio 8 Riese; Prioria 3
Campiglie S. Maria, Rettorìa 20o
Castaghetoli 278
Coli 194
Garone 395
3
Lucignanello — | S Cristofano, Rettozia 185
Nonteluco a S.
8. Vincenzio, Pieve * 181
—”
116
490
195
335
193
558
158
386
n —
Somma totale ........ Abisanti 3882023782 9° 4398
GALATRONA (Galetrana, giù Ci ’ano- telaco del Chianti sulla sinistra del fiume
Comp. di Arezzo. . te altre ce lo indica una carta del 25 may-
Riziede sulle cresta deî poggi che forma- gio 983 scritta in Comaserume, sella qua.
mo il contrafiorie seltenirionale a-NMun be sì tenta della rcnantia urta da un Tesi
GALB
diperto Gglio del fu Rigimbaldo della por-
none del suo giuspadronato silla chiea
di S.Ma-tino posta in luego Streula for
«e Stielle) gel viviere di S. Marcellino 1n
Chianti. (Axcn. Dirt. Fion. Zadia di Cal-
tibuono ).
Hi castello di Galatrona, e la torre di $.
Reparata con altre terre del Viscontado
di Val-l'Ambra dei CC. Guidi, furono
occupate da Sicrone Tarlati, al quale le
+ allorche
itanti furono affrancati per cin-
raverzo. — ( Giov. Viu
XI cap. 41.)
magi strato degli Otto
destin.ti alla conservazione delle fort. zze
e rocche del Comune di Firenze diedero
la consegna, come dastellani, Cella rocca e
torri di Galatrona, a quei cittadini che fu-
(As
Din. Fioa. Carte dell'Arch.
Li pieve di S. Giovan Battista a Petrio
laoia a Galatrona, fu dichiarata arcipre-
tura con decreto vescovile del 2. mapgio
45. Essa nel socolo XIV contava una
. attualmente ridotte a 7, ci
15. Maria di Stardo ; a S. Giusto a /
genna; 3 S. Donato a Rendola; 4 S.
chele a Pontenano; 5 S. Biagio alla Zorre
a Mercatale; 6 S. Reparata a Mer. atale;
1 SS. Jacopo e Cristofano a Solata.—Lt
altre quattro chi. 1 $. Mat
tia a Casfzlvecci a S. Lo
Caposelvi, assegnata al piviere di
Croce a Pietravelsa, sop-
indrca » Cennano as egnata
Fiesole, e traslocata nella
Terra di Monlevarchi.
La chiesa latrona è di antica «o-
n baftistero di
lata favorato
dagli artisti.della Robbia.
AI pipolo di Galatrona apparteneva
quel Nepo fatto comparire Mago da Lo-
renzo de Mi
ci detto il Magnifico in una
tro) ricoloss. e lunga, che
raepontasi tatto medico miaestro Mani
una giocosa novella del Lesca, ri
tati nelle l'eglie piuccooli del Manni.
La par. piebana di Pelriolo, ossia di
S.Gior, Batista a Galatrona colla 356
abi
GALBINO pr Mosravro nella Valle.
Tiberina.— Vill. che lia dato il titolo al.”
l'illustre famiglia de'conti da Muntauto,
GALSC 975
i quali dominarono nel contado aretino
dal secnlo decimo: e costà in Galbino
i suoi ereli ehbero e conservauo naluzzo
e tenuta, nella parr. arcipretura di S.
drea a Galbino, Cum. Giur. e maigl. +
a pon.-maestro di i Ang
Sepolcro, giù ili Arezzo, Comp. Aretino.
Risiede sulla ripa destra della fiumana
Sovaraalla hase meridionale del Xiont' Au
to, sopra l'antica strada provinciale che
dalla valle dell'Arno aretino per il varco
del Ciiavaretto entra iu quella superiure,
del Tevere.
La memoria più antica» sn di
Gallino appella a quel nobile'Ranieri di
0, che nel si ‘maggio dell’ann. to50
assisté i4 Firenze a un placito della con-
tessa Beatrice march. di Toscana a favore
«lella badia della Berardenga. Erano figli
di Ranieri di Galbino All
quali fonuò nel 1104 la badia di S. Bar-
tolommeo in Anghiari.
Nel 1187 i nobi
Matteo e Guglielmo
Presero ai ti
stello di per
cui quei moi reclamarono al Pontei
che delegò Ranieri vescove di Fiesole, e
questi nel 1199 citò detti nobili a compa-
rire presso Capoloita. — Med. Azamaar,
Bapia a Decciaxo, MontpocLIO e Moxrau-
to di Val rina.
S.Andrea a Galbino conta 345 abit.
GALCIANA nella Valle dell'Onbrone
pistojere.— Borgata con ch. parr. ‘S. Pie-
tro) ne! piviere di S. Ippolito a Piazza
nese, Com. Giur. e quasi a migl. a pon.
della città di Prato, Disc. di Pistoja,
Cop. di Firenze.
È posta su'la ripa sinistra del fosso Bar-
dino, in mezzo a un'ubertosa pianura lun-
0 la strada che da Gonfienti per Gal
na e S. Ippol
di Galbino, Alberto,
li di Ro
lito n Piazzanese va a riunirsi
al ponte di-Agliana alla strada R. postale
lucchese.
Golciana, di cui s'incontrano memorie
anco nel secolo XI, era una
ri ville, che in mum. di 45 sii
Repubblica fior. facevano parte
ionale di Prato.
fu riunito da
indietro lo di S. Pao-
lo della villa di “Armignano; che ne è
ra separato nell'anno 1551, quando il
376 GALE
pop. di S. Pietro a Galciana noverava 450
abit., e quello di Armignuno 85 abitanti.
Nell'auno 1745 le due ville ri con
tavano G8g abitanti, e nel 1833 si trova.
mo aumentati sino a 1369 individui.
GALEANO. — Ped. Gatiano e Gu-
euro.
GALEATA ( Golieta,
nella Valle del Bidente.
Casciano, con antica chiesa arcipretura (S.
Pietro ir Bosco) nella Dioc. di San-Se-
polcro, già della badia di S. Ellero, in ori-
ine di Forlinpopoli e Bertinoro, Comp.
di Firenze. .
«È situato sulla sini
lungo la strada
per Meldola e Civitella di Galeata rimon-
ta la valle dei tre identi—Il borgo priu-
cipale è fiancheggiato da decenti abilazio-
mi, perla maggior parte fornite di portici,
con vasta pi; i i situata al-
la testa d | borgo. nel gr. 29°
34’ 4” long. e 44° latit.; 8 migl. a scir.
della Rocca S. Casciano, 16 migl. a ostro di
Forlì, 3 4 asett. di Santa-Sofia, e 12 mig].
circa a sett-maestro di Bagno.
Favoleggiarono molli scrittori sull’o-
rigine e sul nome di questo luogo. Talu-
mi lo tepnero per un romano municipio
denominato Mevaniole, cui diedero im-
pulso varie iscrizioni antiche trovate pres-
s0 Galeata , ora nella chiesa areipretura;
fra le quali è nota quella scolpita nel pie-
distallo di marmo che serve at-
base e di bacino -al fonte
tualmente
battesimale.
Ivi si legge in bel carattere del primo
‘o secondo secolo dell'era nostra la seguente
iscrizione: — Q - Vescomnar * L: F + Stat.
Piocuto * DecvasoniMEYANIOLAE-CC.
N M-Parnono-Hoxonr * Conraxtos* Iurtx-
voro Rassrr-Er (pro) Deoicatione +’Sra-
var + Nomra + Coi + lrsonvn + Sroarei.
Daser »-Stso + Derazios Bisos. L. D.D.D.
Altri vi furobo i quali, esaminando la
situazione di Galeata posta nel fondo di
un'ungosta valle, e il sao pristino ome
di Caligata, sospettarono che dovesse at-
tribuire la sus denominazione al verbo
caligo, quasi luogo nehuloso e fosco; co-
mecchè- iano di parere, che cost
iu Caligatà si stabilissero molti lavoranti
GALE
di Calceari (Caligarii), tanto più che di
predj dei Caligarj, situati in colate parti,
trovasi fatta menzione fra le antiche carte
dell'archivio arcivescovile di-Ravenna.
Arroge a ciò il caso di vedere tuttora
if Galcata le arti de’ calzolai e de' sarti
le più numerose e più costantemente eser-
citate dal popolo, che ne ha fatto sempre
ranarticolo di sua maggiore industria ma-
ififatturiera, e di commercio nei mercati
setlimanal °
Il principio della storia meno incerta di
Galeata può attaccarsi a quello della sua
lebre badia di S. Ellero situata sul pog-
io sovrastante al borgo di Galeata dallato
di pon.-maestro, la quale badia può dirsi
senza dubbio la più antica di quante se
ne conobbero nella Toscana, e nella Ro-
magna granducale, — Med. Anasta ni Ga-
sura.
Quindi non è da tenersi in gran conto
la vaga tradizione sorta nei secoli più
prossimi alla nostra età di un palazzo di
campagna che fece costruire il.re Teo-
dorico a grecale del poggio di S. Ellero,
in una collina luogo detto la Saetta, mex-
20 migl. a seit. di Galeata.
Che però nei secoli anteriori al mille
Galeata, o Calicata, come allora veniva
appellata, non fosse che un piccolo luogo
dipendente dai monaci di S. Ellero, ne
Io assicura una lettera del papa Adriano I
scritta a Carlo Magno (anno 786), e una
bolla di Gregorio V all'arcivescovo di Ra-
venna (anno 996), dai quali due Pont
Galeata fu designata col titolo di vice, di
luogo, o di predio. — Adriano I con quelle
lettera reclamava presso il nuovo re di
Lombardia i danni fatti dalle genti con-
dotte in colesti monti dal suo duca fio
rentino Gundibrando, perchè egli ave
va messo a lì ospizj di pertinenza
del monastero-di Galeata, fra i quali le
corte Sassantina; corte che pt con
rispondere all'eremo del Sasso,alirimenti
detto dell'Alpe di Cortine nei monti del
Corniolo, dove s'incontrano i suoi ruderi;
vale a dire poco lungi dal giogo dell'Ap-
pennino della Fallerona, confine nate-
rale della Toscana, e dell'antico contado
fiesolano.fiorentino. — Ped. Conniote e
Sassarro pi Saxra-Soma. :
Rapporto alla bolla di Gregorio V,al-
lorchè confermava a Giovanni arcivesco
vo di Ravenna il monastero di S. Ile
GALE
rio, dichiarò essere questo situato in agra
cognomento Caligata. —_*
Ìl paese pertanto
secolo ottavo dipendev
monaci di S. Ilario, donato in origine da
‘un riobile ravennate Obritio, sebbene il
jn seguito tornasse solto-
di Bertinoro o ai loro
d uesti ultimi, un ramo
dei quali prese, il titolo di conti
Zuolo, avessero qualche fiata tolto ai mo-
naci di S. Mario alcuni possessi e giori-
sd lo conferma un testamento fatto
nel genn. del 1062, col quale il conte Ghe-
tardo figlio di Ugo conte di Bertinoro fra
le allre cose dispose, che nel caso in cui il
di lui figlio ed erede non lasciasse succes-
sione, fosse restituito al mon. di S, Ila-
rio tuttociò che egli possedeva in Galea-
ta.—(Faxruzu, Morum. Ravena. T. I.)
La badia medesima aveva a quel tempo
anco giurisdizione sul vicino castello di
Civitella di Galeata , attualmente nello
Stato pontificio. Quindi si trova, nell'an-
no 1076, che Manfredi abbate di s. Ellero
col consenso de’suoi monaci confermò a
Wiperto Arciv. di Ravenna il cast. di Ci-
vitella cou tutte le dipendenze, e quello
sli Castel vecchio, situati entrambi nel
contado di Forlinpopoli, pievanato di S.
Pietro in Bosco, ossia di Galeata. (Ammar.
Canato.) Dondechè gli abbati commenda-
GALE 377
Uri di S. Ellero sino de quella età, con be-
neplacito, prima dei Melropolitani di Ra-
venna, poscia dei conti di Bertinoro, e fi-
nalmente dei principi Malatesta di Forlì,
esercitarono doppia giurisd., spirituale e
temporale, non solamente nel di Go.
lenta, ma sopra gli abitanti della loro dio-
cesi abbaziale; e ciò finchè i popoli di Ga-
Venta, nel 1411, si costituirono a comune
con proprii statuti, e finalmente, nel 1425,
si sottoposero alla Rep. fiorentina, a patti
di pegare un annuo tribato a S. Giovan-
ni Battista, e di ricever potestà e castella-
no dalla Signoria di Firenze.
Se non che uno dei primi ad esercitare
colesto ufizio in nome della Re-
pubblica fa quel Zanobi del Pino, che nel
1426 vilmente cedè le rocca sopra Geleata
all'esercito del duca di Milano.
L'attuale chiesa maggiore ossia l'arci-
pretara di Galesta fu consacrata nel 1183,
€ la facciata restò compita nel 1194, anno
di gran terremuoti, cui fu spesse fiate sog-
getta questa contrada. .
L'arcipretura di Geleata, sotto il tito-
ietro in Bosco, attualmente ha
Movimento della popolazione di Gareara e S. Evtazo
a tre «poche diverse, divisa per famiglie.
Antica diocesi abbaziale di S. Ellero.
— Il territorio della giurisdizione ecele-
siastica e civile di Galeata ai tempi della
repubblica fior. e del gorerno Mediceo
abbracciava’ una gran parte delle valli
superiori dei tre Bidenti, a partire dalla
moutagna di Falterona,e di la proseguendo
sulla giogana dell'Appennino per la mac-
chia dell'Opera del Duomo di Firenze sino
a quella del Sscro Eremo di Camaldoli.
378 GALE
Confinava nelle parti di Romagna. a pon.
della Rom. S
calle del
inabuente «al lato «i
terminava con i vescovi di
di Forlinpopoli compresi attualmente per
la maggior parte nello Stato pot
Permodochè il territorio antico di Galca-
tu doveva far parte, o almeno av ere a con-
fine, da pun. a nuestro la tribù de' Galli
Bui, cangiata poscia nell'Esarcato di Ra-
da dev, a prec. i popoli Sarsina.
imbria, ea ostvo-lib. la Tosca.
na mediante lu criniera dell’ Appennino.
— Fed. Arrizzizo To ro.
Dall'abbate di Gareaia dipende ca
badia all'Iso'3,cotrambe le quali giurisdi-
zioni albraccavano il distretto d
giù descritti all'art. Bapia
ma 1% Comuepis. Coteste popolazioni si
ridussero jn seguito a 19 comunelli della
comunità di Gaieata, descritti nel Rego-
lamento parziale del a1 agosto 1775 relu-
tivo alla nuova organizzazione a riforma
della stesa comunità dipendente dall'a.i-
tico distretto ficrentino.
La dinecsi abbaziale di S. Ellero a Ga-
pressa nel1784,e le sve chiere
parroc. biali assegnate al vescovo di San-
sepolcro con il titolo di abbate perpetuo
dì S Ellero e di S. Maria in Cosmed'a.
— Fed. Sunseroreao ( Dioctst Di )
Comunità di Galeata. — Il territorio
‘a l'antica comunità di Galea-
ta componevasi, siccome fu festè accenna.
to, di 1y comunelli ; ‘na in ordine a uf
decreto dell'Imp. Napoleone, emanato li
fu essa ridotta a 12 co-
do gli altri sette per la
nuova comunità di Sarta-Sofia.
Contemplata la Com. di Galea'a nello
stato attuale, essa occup. una superficie
territoriale di 21 460 quadr., dei quali 805
quadr. sono presi da strade e da corsi di
— Vi si trovava nel 1833 una po-
polazione di 28g0 abitanti, equitalenti a
circa 112 individui perogni miglio quadr.
di suolo imponibile.
Confina da tre lati con altre:tanie co-
del Granducato; dal quario lato
lambisce per termini artificiali lo Stato
GALE
nantificia. Essendochéè ver
n
nta il Rabbi
che poi abbandona a pon. per entrare
tario del lato «le.
core, con la quale per term
sale sal poggio di Montalto c qu
versa il torr, di Fantella e la sua val
lecola per ritornare sul contraflrio che
separa la valle del Rabb
Bidente. In questa se
V Premilcore, e subentra vers
ostro quella
il territorio di Gulesta #' incammina di
conserva nel fiume Bidente, cl
sata la Casa nuova della strada anacstra
fra Santa-Sofia e Galeala. I cono di!
dente separa per un breve traeitto dal
lato di Jev. la Com. di Galeata dallo
; di fronte al quale si
ci cl poggio della Torre Boniu.
accompagna per mezzo migl. col tor
se, e quind' rivolgesi verso il fi
nel cui alveo ricnira davanti la col
della Saetta, volgarmente nppellat
villa del re Teodorico. Da quest'u
punto fino alla chiewa del Pantan
dente serve di limite fra Ja Cor
leata e lo Stato pontificio, col q
guita a fronteggiare anche alla sinistra del
fume, ca ominando contro la corrente del
fosso del Z’antano per
nice alla valle del Rabb
quale il terrivorio di-Galcata riscende me
diante il borro di Aonengtia. Crati
senza valutare una piccola frazioi
lo che ha questa Com. poco lun
in mezzo allo Stato ponti;
rimonta sul vertice di Monte Colanbò,
dove ritorna a contatto la comunità della
Rocca S. Case .
MI territorio di Galcata è attraversato
dal fi. Bider'e dopo aver: questo accolto
in wa solp alveo i tre Bidenti delle val
lecole superiori; cioè il ‘Bidente del Cw-
niolo, quello di Valbona o di Zudracoli,
GALE GALE 379
e îl Bidente di Strabatenza. — Wed. Bi- tealire comunità della Romagna grandu-
sesti fame. , . cale, tedono al caraltere in i
Uno dei monti più elevati di questa sia per l'abuso dei liquori; sia per il quasi
cumunità è quello sitoato a lev. di Galea- quotidiano usu'del formentone, di che il
ta fra il Bidente e il torr. Soasa, il que- maggior numerò degli abitanti di com-
Je è segnalato da wma torre, denominata pagna suole nutrirsi; sia per i pessaggi
del Boaini. Esso si alza 1146 br. sopra il Lroppo istantanei di temperatura. alino-
tivello del mare Adriatico. : . sferice; cui è soggetta cotesta contrada. *
La qualità dominante delsuolo di que- —Il borgo di Galeata è stato frequenti
sta contrada corrisponde quasi, perfetta- volte soggetto a forti scosse di terremuo-
mente a quella delle altre valli trasversa- to, alcune delle quali fanno epoe: nella
li alla schiena dell’ Appennino, e segma- storia. Tale per es. fu quella accaduta nel
timeole al terreno stato giusegnalato nel- 1194 registrata nella facciata della chiesa
le valli superiori dei fumi Savio © San- battesimale di S. Pietro in Bosco, dove
ceso i gelsi, talchè il prodolto dei filu- Casciano. Esso abbraccia nella sua giuri-
hi per i possidenti di Galea- sdizione civile l'antico distretto della co-
ta un articolo di risorsa agraria. In pochi munità, cioè quello di Galeata e di ‘Sen-
leghi l'olivoa
gna costà al pari che nelle ta-Sofia.
trota pare un cancelliere
i cleue, il quale
Sauta-Sofia. Vi
no sopra
bechive di cerci, lecci, faggi, ed abeti. rio di Modigliana, dov'è
Eccetiuata fa stagione invernale il cli- ne dellé Ipoieche. L'Ufizio del Registro
ma di Gelcata può dirsi temperato; le ma- stà alla Rocca S. Casciano, la Ruota a Fi.
lallie dominanti in questa, come in mol- renze. -
POPOLAZIONE della Comuaità di Gazsrs a tre epoche diverse
Sunta-Sofla
Tontdla
3.B. L'asterisco * indica che uno frazione di quel popolo spetta a unioltra Comunità.
GALENA. — Ped.Gatszza e Gazzano.
GALGANO (S.) in Val di Merse—Fed.
Avszza se S. Garuaso, e Faous.
Gariano nella Valle dell'Ombrone. —
Ved. Garzisro.
GALIANO in ValdiSieve. — Fed.
Gaoziaso
Gaticanze. — Ved. Caticanza.
GALIGA (Cestr. Galicoe ) in Valdi-
Sieve, — Casa-torrita da cui ha preso il
tina chiesa gerr. (S. Lorenzu)
ngi pivilre di s. andrea = Doccia, Com.
Giur. e cirea 5 migl. a sett. del Ponte:
sieve, Dicc.. e Comp. di- Firenze.
Risiede in fra Monte di Crece,
Monte Giovi e Montalto, alle sorgenti del
tore. tributario alla destra
del fiume Siero
Fu Galiga signoria dei conti Guidi fiao
«dall'anno 960, quando il march. Oberio
figlio del re Ugo e la sua moglie Will,
stando in Ravenna, donaroso li 24 aprile
del 960 al loro fedele Guido (tredo il f
Gio del conte Teudegrizno che ebbe a com-
GALI
ire lo stesso re Ugo) na tenuta nella
Fica posta in luogo detto Porcaje, la
quale confinava, da un lato col fossato i
Farneto, da ur'altra perte col Sumicello
«frgomensa, dal terzo leto con la serra di
Galige e Ssalmente dal quarto Jato con
la terra di Caterano e Tilliono , luoghi
tutti compresi nel piviere di Doccia. —
Ped. Ancenezza e Fansero ni Doccia.
corte e distretto fu confermato ai CC. Gui-
di dagl Imp. Arrigo VI, (anno 1191) €
Federige Il (anno 1230). — Nel febb. del
2115 un Gherardo del fa Berto donò al
mom. di S. Miniato al Monte
renze tutti i beni mobili e i il che
pella corte di Galiga compresa
i sen'chiesa,e i possessi che gli apparie-
nevano nella Petri Siontalio col gio
spadronato della cl e
to aveva nella corìe e castello del ‘cate
di Croce con la chiesa; donò anche i beni
della sua corte di S. Maria di Acone con
la stesa cappella, e quelli della corte di
Petrojo con la ch. di AE Artio nel nel pi-
Poste api prmentedronro Le que
li postsesioni il desalario dichiarò ciro
scrile nei seguenti confini, cioè: dalla
pile di Monte Giovi sino alla Croce, e di
laa Monte Lore, edo Monte are sine ia
dr da Argomenna sino a Ba
Teitne e alla chiesa di 5. feno di Pre:
mala , guindi alla fosse, che per il Ful-
cone scende ml torrente Sieci.— Fed. Ba-
aciano di Val-di-Sieve. .
La parr. di S. Lorenzo a Galiga nel 1551
abit., che nel 1745 erano n0-
mentali a 332, e nel 1833 sino a 245.
Garsorzza nella Valle dell'Ombrone pi dela
stojese.—Villa che fa nel popolodi S, Mi.
chelea Vignole, Com Giur e cieca 3 migl.
a stti 'izzama, Dioc. di Pistuja, Comp.
di Firenze. — Ped. Vionora.
GALIGNANO (Galinimmnm ) nel sabur-
bioa lib.di Siena nella Valte dell'Arbia—
Villa, già comunello con esemo, pei ch.
porr. (S. Maria a Galigaano) oca annesso
alla pieve de' SS. Giusto e Clemente a
Cosciano nella Com. delle Masse di Città,
Giur. Dice. e Comp. di Siena, da cui è
circa due migl. a lib.
Risiode sopra la collina eretosa di ipo.
soli la Costa ai Fabbri alla destra
della strada RL grossetana, fra i lore. Tres
se Serra.
van
GALL
Sino dell ra 3394
Siiadino senta de ai de Co
i cOn sue testamento del 24 et.
tobre 1324; € già nel 3e ottobre dello stes
sonno trovasi fatta l'elezione del priore
dei nori eremiti, comecché esi non abi-
Infatti il castello di Galiga-con la sua . «
che tem tale rianione la
ali Gali, La ber mico ti-
tolare în quello di S. Andrea, attualmen-
te cappella di S. Andreino a Gali;
La inmiglia Moni de «Fortini,
giù ietari. villa de.
norinata la Monaca, fece collocare nell'al-
tare della chiesa di Galignano un vago
quadretto dipinto da Ventura Solimbesi.
Garzia, Gastone. — Val.
Paxzano. .
GALLENA, o GALENA mella Monta.
di Siena in Val-d'Elea. — Villa si-
gnorile che ha dato Îl nome a un autico
casale e ad una chiesa parroorhiale (S. Pie-
tr0) nel piviere di Squola, Com. Giur. e
di Dioe. di
È posta sul fianco.
tagaeola nella ripa sinistra del fosso det-
to il Aio di Messo, tribatario deil'. Ela,
pira tor
Maggio, per causa di nosse donò a Sia-
deia cal spore. figlia di Guido Visconto
la quarta parte dei beni che posedeva mei
cootadi di Volterra, di Firenze, di Sicna
6 di Fiesole, fra i quali la corte, la rocca
s9
Cda GALL
€ chiese d'Elm,la corse di Piscina nigra,
detta Gallena cc.—V'ed.Forsenano, Sac”
lena e uno di Rodi Montano. (Asca Der è
Frea: Corte di $. Eugenio, e del Mono-
stero delle Trefisse di Sirna.)
La perr. di S. Pietro a Gllena nel 1833
contava 113 abit.
parr.di S Maria Maddalena di Val
pistoni Gior. e circa 3 migl. a
perineo rn
quite catmmeno per carme coo melt
poco argento.
Kn villa di Gallena è rammentata
€ di Vallecchia. Così pere negli 11 Iugli.
del 1314 fa presentata un'istanza da quei
dimnsti al gi di Uguecio
ne della Faggiuole in Pica, nella spe
ranaa di emere veintegrati dei lmoghi tolti
loro in Versilia, fra i quali luoghi si no
mina la villa di Galleno. — Fed. Ancas-
‘una di Pietrasanta e Mimeax della To-
scama.
GALLENO, già GALLENA in Valdi.
Ni con ch. perr. (S. Pie-
tro) nella Com. Giur. e circa 5 migl. a
isfede in pianura alle hase seltentrio-
nale delle cotline della Cerbaja; a levan-
cecchie, a pesente quello di
® un terreno ricco di macchie c
Bendochè nell'itinerario di
ippo Augueto (suno 1190) coteste luo-
posto sulla strada Momba fu qualificeta
con l'epiteto di Grassa Gallone.
Trovasi sull'inerociatera di due sira-
de maestre, l'antica Frencesoa o Fraver-
mome a un borro tribatarie del padale
di Bientina, detto anticamente dei Corvi,
Cerveja, dove finiscono le del
ie colline orientali delle Cerheja, jmchusi-
ve di quelle che pel rio di Fal di Terre
scendono dal fiance settentrionale del Pog-
gio Adorno.
Ai costi Cadolingi di Fucecchio tenne
po signoria suche nel Gallen, sino 2 che
quei dinasti, il conse Ugo, nel
nziò la metò della corte del Gal-
tività
. leno e suc pertinenze ni vescovi di Lucca.
— Fed. Focsecno.
Una delle più natiche carte, ini cui si
rammenta i horge del Galleno, è datata
li 16 apriledel to8o. Riguarda emo une
i- donazione e vendita (atta per il prezzo di
20 soldi al mon. di Monte Cassino da Te
dice figlio del fu Flamma (sic), di tatte le
iomi e diritti che gli erano perre-
nuti da [appro rate cagioni
dre.che fe figlia di na Sigiomonda le
li possessioni erano situate mei leoghi di di
Téupescio (era Altopascio) , di Orentame,
as. Martino in Oliveto, nella Cerbaja, hoo-
o detto S. Nazario com una porzione di
Skira 0 am Galle cin Cappiomo.
Uan
to (Sigilli pa T. cane sand
to del comune di Galleno con-
wna porta di ferre che chiude
ingresso di una specie di torre merlata,
sopra la quale leggevi : Galleno.
la denzzione del coste Ugo i ve-
scovi lucchesi ottennero dagl'imp. Orione
Moglie 1309) e Carlo IV (15 feb. 1355)
due privitegii uniformi che confermevano
a quei prelati, fra le altre giurisdizioni
temporali, quella del così. di S. Maria i in
Monte con lulto il seo distretto sino al
borgo del Gallene: a loco videlicnt gui di-
citur Catiana ad de Uisciana, ot
dicitee
preti vito pascuis etc. — Vel. Sarra
Massa 1 Monre.
Il Gelleno finalmente fa rammentaio
a confine del distretto della Cerbaja nel
privilegio concesso da Gievanei re di Boe-
vedova del conte Ranieri di Colle,
da Arrigo suo figlio faroto offerti alcuni
beni posti ziel comune del Galleso ui
luoghi detti Greppio e Pratài quindi ai 10
marzo 1203 fu vendato al rettore dell'o-
spedale medesimo un mulivo sal rio del
Galleno o di Cerbi da un tal Baonvassalio
mativo del luogo; la qual vendita venne
confermata nel 1a genn. del 123: a Al-
ber maestro e ritor dellAltopescio
fel 1384 sotto il 3 giugno gli vomini
comune di Gallerio domandarono
esere ammessi e dichiarati legittimi ter-
razzani e comunisti di Fuctochio, promet-
tendo ad Anselmo medico figlio del fa Fi.
lippo, come sindaco e rappresentante del
Com. di Fucecchio, di solloporsi a tutti
gli oneri e privilegi della stessa Comu.
nità. Un Pichi atto di sottomissione fu
riamovato nel primo febb. 1368. (Ance.
Dux. Fioa. Curte della Com. di Fuceo-
chia.)
aprile del 1354 il comune di S.
Fietro al Galleno clene usi procaratore =
difendere qualunque lite che dettò comu-
me aver avanti i potestà e vicarii
del Valdarno di Sotte e di Val di Nievole,
vendere le
Devesi però avvertire che 145 abitanti
spettano alla comunità limitrofa di Ca-
uielFranco di Solto.
GALLIANA, e GALIANA,e GALIARO.
— Fed. Guecissa, e Gaotisso.
Gaziaro, 0 Gatiaro (Galianum Castr.)
in Val.d'Ombrooe senese. — Casa torrita,
cele, o grancie È della [bey italia 9
resta altaalmente rude!
se esiolere a
di pulonia, di Parma,
GALL 385
Avvegnachè il cost.di Galliano sull'Oun-
Ja brone è rammentato ju varie membrane
della prenominata abbadia, dalle quali si
rileva, che esso fu posseduto dai conti Al-
dobrandeschi di Sovana e di Grosseto ;
mentre uno di quella consorteria, il mar-
chese Lamberto Aglio del march. Îide-
Brando, sino dal 18 aprile 973, abitando
mel suo cisiello di Giano i in Waliano
intus castello meo, est super fivio
Umbrone, vendè, © piuttosto Corale
al prete Ropprando figlio di tto
per la cospicua somma di discimila lire,
pagate in presenza di molti testimoni del
contado di Chiusi, 45 corti coi loro castelli
€ pertinenze, le quali corti trovavami
byiw mei contadi di Roselle, di Sovana,
Castro, di Toscane!la, di Chiusi, di Po-
Piacenza, Genova ec.
comprendendo in tal vendita totti gli al-
di, aldiane, e bestiami divisi e indivisi.
Una delle 45 corti slienate nel contado
di Roselle, fa questa di Goliano col ca-
stello, la chiesa e la che dichiara
posta sulla ripa del fume Ombrone. —
(Anca. Det. Fion. Carte della Badia del
Lamberto fossero ignorati, piuttosto
che alienati al prete Pidele
ce da un altro atto del 17 apri-
le 989, rogato in fe, col quale la
C Raaie.
ri, rimasta vedova del suddetto merchese
Lamberto, ri dal medesimo
per la stes
ne Timma di lisci mila live iste la cs
corti prescormaate. Delle qrili corti la
viessa contesa col consenso
di Uberto di lei mondualde, vendò le metà
Finalmente in Galliano davanti la ch.
di 6. Salvatore, è datq ue istrumento del
asvfebb. 1007, col quale Winizzone ab-
bale del mob. di Monte Amieta allivellò
© Îidizio figlio di Adelmo une casa massa.
rizia ( ossia podere ) posta in luogo detto
Campagnatico per il censo anquo di de-
nari 18 di argento da pagarsi alla cella
di Gaglianzlo spettante a detta badia.
Infatti pei due diplomi dall Imp. Coere-
do II concessi a quella badia (5 aprile
1027, € 10 1036) e in quello con-
fermato nel 20 lagl. 1194 dall'Imp. An
finti diem Ced. Sal-
GALLICARO (Galioezam) nella. Valle
del Serchio. — Borgo con sevrastante ca-
stellare e piev capoluogo di comunità,
sede di ua giarisdicente di prima istan-
2a, nella Dioc. e Duc. di Lucca, che è cir
ca (5 migl. al suo ostro.
Trovasi sulla destra del torr. Petrc-
sciana, detto anche la Torrita di Galli. i
cano, presso al suo sbocco rel S Ferehio, soli
di fronte al moote © Terra di Barga, da
cui Gallicano è 3 tnigl. { a fb. alla beso Gall
orientale della Pania della Croce. È
mel gr. 38° 6' long. e 44° Hotit. sull”
incrociatura della strala provinciale che
da Lucca rimonta la Valle del Serchio
sino a Casteluuore di Garfagnana con
quella comunitativa che scende da Barga
alla foce del torr. Corsonaa, e costì pur
sato il Serchie prosegue por Gallicano
sall'Alpe della Petrosciana rimiontendo il
torr.vmonimo per eutrare nella vallecola
opposta della Fegilia, spettante al Pie
trasalinò.
Una delle reminiscenze più antiche di
questo luogo di Gallicano comsertasi in
una menibrana dell'archivio arci vescovile
di Luoca dell'anno 778.) ua istremento
remota, supponendola
rivata da un qualche predio di famiglia
romana di simile cassio. Ciò lo da tan
to più facilmente a sospettare il trovarsi
GALL
fmi i nomi dei coloni Velejati e Lucchesi
i di Trajano, reglatrati nolla Ta-
alimentaria di Veleja, un Cornelio
Colico.
Kel secolo decimo i nobili di Corvaja
acquistarono giurisdizione in Gallicano
anediante un trattato di enfiteusi fatta nel
991 fra i figli di Fraolmo Visconte lne-
chese e Gherardo vescovo di Linee Gand
il quale ultimo allivellò ai pi
dei beni ‘delle chiese plebane di Ss. sii
e S. Giov. Battista di Controne, Ste
fano e 8. Giov, Battista a Bargi (ora Cer-
reto del Borgo a Mozzano), e le decime che
dovevano pagare le molte ville e abitua
ti di quei contorni, fra le quali si trova
compresa anco la villa di icaro. —
Ved. Cenusro del Bosco a Mozzano, e
Corrose.
Iafatti la consorteria dei nobili di Cor-
vaja e di Vallecchia dominava im Galli-
cano nel 1190, allorchè costà quei dinasti
l paese i.
di nuoro si ribellò nel 1390 per opera di
Rolando Antelminelli fuorascito di Lecce.
i di questa città sd
lp sopra l’antiporto, Salligando quei
razzani a rinuovare il giuramento di fe-
deltà al Comune di Lacca, siccome fi ese-
guito per atto pubblico stipulato mel 17
mov. 1371 nell'arriago (ossia piazza ) de-
vanti alla chiesa plebana di S. Giacomo.
Nel 1429, i popoli della vicaria di Gal-
licano, compreso il capalnogo, sì soltomi-
sero al march. Niccolò III di Modena; ma
appena cessò di vivere il march. Leonello
di lui ‘successore, (ottob. 1440), il goverso
di Lecca foce assalire all'improvviso cote-
sta parte di Garfagnana dalle sue genti,
le quali riuscì cos agevole riconquistare
molte terre e castella, come lv furono Gal-
ignana. mai
"ile avviso il duca Borso, succeduto
nel'irono di Modena e Reggio sl fratel-
de: lo Leonello, spelì tosto in Garfagnana
sotto due capitani, Alberto Pio da Carpi
€ Manfredo da Correggio, un buon mu-
mero di milizie, mercè cui non sulamente
GALL
Ferono ri ti i Inoghi testè nominati,
ma parecchi altri vennero tolfi di quelli
d — In conse.
qoena
ta a cercare ua aggi media
l'interporizione dei Fiorentini, e quindi
rimettersi nell'arbitrio anziato li 28
aprile 1451 dal Poot V.—la vi
gure di ciò fu sentenziato, che le terre. ©
ana, Prassilico, Velico di sopra è
Felice di vst, i muali avevano fatto par-
te sino allora "delle vicaria di Galliceno,
rimanessero al dominio Estense. Donde.
chè il duca di Modena da l'epoca eres-
ne sei suoi pesci di Gerfagnana una
lata tuttora di Trassi.'
Così ebbe fine P'intrakciata e confasa
divisione politica della Garfagnana, spo-
cislmente di quella così detta Garfista:
ne lesse. Avvognachè la Terra di Barga,
Sommo-Cologua con altri minori peesi, si-
testi alla sinistra del Serchio di fronte a
furono confermati definitiva
trattato da essi concluso nel 1341 con Me-
Mino della Scala.
Giò non ostante ancora non sono sopite
le verienze che sino da « quell'età insor- Chiesa
GALL 385
cedeva l'erezione di una nuova chic
battesimale, da farsi coi materiali dell
antica dentro il cestello.
Nel 1aGo la stessa pieve contava mel-
la sua iadizione 23 chiese, alcune del-
le quali da lungo tempo distrutte; le al
ice esistenti spettano per la maggior par-
te alla vicaria di Trassilico, e alla nuo-
va' Dice. di Massa ducale.-I titoli delle
chiese di Gallicano erano i seguenti: 1 $.
Jscopo a Gallicano, attuale pieve, »
Aadrea a'Gallioeno (soppressa); 3 58. Lo.
renzo e Stefano a Cascio, reltoria esisten-
te, 4 S. Martino di Versi, rettoria esisten-
. te, 58, Pietro a Tyassilico, rettoria esi-
stente; 6 S. Maria in Giuvieno
7 SS. Jacopo € Cristelano i ia Valico di
sotto, rettoria esistente: pa ondiei
Valico di
toria esistente, 13 S. Maria al Piamusso
(annessa nel 1340 alla perr. di Gallicano);
14 S. Genesio al Cardoso, rettoria esi
itente; 15 8 Timoteo a Ci o, di
uratta; 16 SS. Alessandro e herita
reitoria esistente; 17.8. Mi-
dhe dai Mal ; 18 S. Berto
Sossio in Cole dicano altera
ta), 23 Eremo di Waliona della Gerfa
= gnane (distratto).
Nella chiesa maggiore di Gallicano si
ammira una delle più belle storie in bes-
i so rilievo di terra verniciata di Luca del-
la Robbia, la quale non cede al confron-
Gaseno to di quella bellissima che accennammo si-
csputio
eie.—Proca, Mem. Zoter. delle Garfe-
quese).
La vecchis pieve di Gallicano, trovan-
dosi siquanto lungi dal castello in luogo
tcemodo e Fip È, quegli abitanti im
Innocenzo VII un
parprni 1485, col quale cou-
È lev. com
l'art. Banca, situata nella chiosa delle
Clarisse di quella Terra.
Comunità e Giurisdizione di Gallicano.
— La Comunità di Gallicano confina a
quella Granducale di Barga mo-
diente il corso del Serchio, il Monte di
i, Graganci tre di Treppigntne, i qul
uitimo è tributario sinistro del
nato fiume. — Per la perte di sett. la Co-
meunità di Gallicano ha di fronte fl ter-
ritorio comunitalivo di Castelnuovo ; a
ansestro quello di Molazzana, e dal lato di
poa, la Comunità di Trassilico, tatte tre
dipendenti dal Duca di Modena ; mentre
396 GALL
a ostto Crenteggia con la Comunità luo
these del a Mozzano.
Noa si consace ancore l'estensione se-
perficiale del so territorio, che può dirsi
costituire insieme com di Barga
l'ingresso australe della powder
sa; alla quale serramo l'accesso, verso pon.
le Alpi della Petresciona e della Cro-
ee; mentre dall'opposta pendice scendono
dall'A ino pia sinistra del Serchio
i contraforti dell’ Alpeselia, dell’ Alpe
di Barga, e del Monte-Rondinaja—Ved.
Gansaonaza.
Nel territorio dell’ attaale comunità
di Gallicano esistono 10 , tre dei
quali ( Zupinaja, Rione, grana )
somo alla sinistra, e setie di essì trovansi
alla destra del Serchio.
La natura del suolo di questa comuni-
tà è per la massima com) di cal.
Cirva compatta La “Male lange tl Serchio
vien coperta da ripetuti banchi di ghiaja
€ ciottoli trascinativi dzi torr. che scen-
douo, a destra dalla Pania delle Croce, e
dalla Petrorciona, a sinistra dall'Alpe di
Barge.
S' incontra da tto il casta-
mo, peri paese, cui
succedomo i pascoli naturali; quisdi la
pecuaria e i boschi costituiscono le pri-
cipali risorse di Gallicano. In minor co-
GALL
pia vi sllignauo le piante leguminose e i
cereali; r abitato e lungo i i torreu
semina la canapa e ij lino. Copiosi».
sime riescono le raccolte dei funghi; scar-
so e sempré immaturo il prodotto delli
vigna; e anche più raro quello dell'ulivo.
Da Gallicano sua patria prese il nome il
Padre Gregorio autore di un libretio mul
modo di comporre e recitare le prediche.
In Gallicano risiede un giusdicente di
prima istanza e un duganiere di seconda
classe. La Ricevitoria del Registro è al Bor-
go a Mozzano, la Conserv. delle Ipoteche,
e i Tribonali maggiori sono a Lucca.
I popoli della Comunità di Gallicano,
in quanto allo spirituale, restano attual-
mente divisi fra due diocesi, giacchè le
parrocchie poste alla destra del Serchio,
riferiscono col priorato, ossia vieario dio-
cesano di Coreglia, d dipendente dal vese.
di Lucca; e quelle poste alla sinistra del
Serchie sono comprese nel priorato, ossia
vicariato vescovile di Castiglione, riunito
alla muova diocesi di Massa ducale.
La Vicaria, ora Commissariato di Gal
licano, nel 138 contava 344 famiglie
zione si noveravano 2464 abit.,
nel 1832 la sua popolazione ascende:
3078 individui ripertiti come nella Tavo-
Vetta qui appresso:
POPOLAZIONE della Consunità di Garricano nel Ducato di Lucca
nell’anno 1832.
Bologneza SS. Alessandro e Margherita, ser
Cardoso 8. Genesio, Reitoria . 353
Fiattone SS. Pietro e Paolo, Rettorìa 280
Gariscano S. Giov. Battista e S. Jacopo, Pieve 1087
Lapinaja S. Pietro, Rettoria 196
Perpoli 8. Michele, Rettoria 206
Riana S. Silvestro, Cara 285
San-Romane, già in Spu-
litiono 8. Romano, Rettoria
Treppignena S. Merlino,
Verm s
pi
.pE
GALL
GALLO (TORRE DEL) nel suburbio
avwoirale di Firenze.—Casa tosrita con po-
deri annessi sopra un'elevala prominenza
facente porte di quei colli di Arcetri, che
siendonsi di iù verso sett. sino alla co-
us de Magnoli e si poggio di Boboli des-
tre Firenze.
Îa Torre del Gallo, osservata dal viven-
te astronomo Padre Giovanni Inghirami
delle Scuole Pie, fa riscontrata alta 344
hr.sopra il ivello del mare Moditerranco.
{l poggio del Galjo.confina a sett. con
Di le, a gree. con S. Miniato al Mon-
te, verso lib. col Poggio Imperiale, a estro
tel Pian-di Giullari, e a poo.-maestro con
la fortezza di Belvedere e la città di Fi-
rence, che è appena wa miglio lontana di
Ken pettine Aroetri,
Com. Giur. e cirea due migl. a gree. del
Gallezze, Dice. e Comp. di Firenze.
Non che io voglia, nò debba ad ogni
peso rammentare tante case-terrile che
fasno corona sui poggi intorno alla valle
deliziosa di Fyrenze, per quanto molle di
ee sollo varii rapporti interessino l' i-
maria di cotesta classica terra: ma perchè
serthbe omissione indegna di un caltore
delle fisiche discipline di non segnalare
pella presente opera la casa-torrita delle
Terre del Gallo, come quella che, per fa-
ma tradizionale di due secoli, ci sta
nove ammi di carcere pelia vicina villa di
Areetri, denominata il Giojello.
La Forre pertanto del Gallo è un fab.
tricato solido e quadrate con ua cortile
mel centro contornato per tre lati da un
leggiato sorretto da etto colonne di maci-
gno di online corintio e di na
maniera
tica del
Gello, se il più ve-
sereno fra gl'istorici forentimi, Ricorda
no Malespini, non ne aveswe avvertiti, che
tette poggio era Into dalla fami-
Glia magnatizia de’ Galli. Stantechè, dice
vi egli nella Istoria fior. al cap. 59, che
All'età sua dentro la città di Firenze, in
Porta Senia Moria crano i Galli, che già
GALL 387
avevano un poggio allato a Sante Minie-
to al Monte, che si chiamava il Poggio
de' Galli, e toglievanvi (cioè riscuatevano
il pedaggio) per antico passaggio, me il
Comune (di Firenze ) ogni cose obbatsà.
La casa de' Galli pertanto era in origina
grinde « pomente, ma avendo abbraccia.
teil partito ghibellino con quella de' Cap-
pirdi loro vicini e consorti, si ridusse în
povera fortuna; (G. Viscam, Cronie. lib.
|V. cap. 13) e all'eccasione della pace del
Cardinal Latino fra i due iti, (asino
1286) alcani della casa de'Galli furono
confinati, e i loro beni confiscati: sicchè
quel terreno con la Torre del Gallo ai fra-
telli Grassi, e da questi ne fece 1
l'attuale possessore, il ch. avvocato fio»
rentino Luigi Piccioli. |’
Possedeva la Porre del Gallo con i pò
deri anvessi la famiglia Lenfredini al tem-
po in cui risule l'attuale fabbricato, che di
poca età dotè precedere quella dell ulti-
mo assedio di Firenze, quando in
Filla del Gallo, nell’ oitobre del 1529,
venne a'postarsi una perle dell’ esercito
imperiale-papalino, e con esso il colonnello
conte Pier Maria di i men
T'Erta canine,
Vitelli, e verso la Porte
Vicino a 8. Leomardo, si
Vasto, Nella villa de' Balducci Pirro Co-
in sal poggio di S. Margherita e Mon
tici il signor Sciarra-Colonna, e nel Pian
di Giullari nelle case de' Guicciardini il
principe d’ Orange, comandante in capo
p- dell'esercito di assedio. —(Vancer, Zetor.
for. lib. X.)
» Ancora i westri (aggiunge Bernardo
Segni) avevano messo due pezzi di arti-
glieria sul campanile della chiew di S.
Ministo, coi quali infestavano il campo
nemico; ed essi all'incontro di que'poggi
vicini, e al dirimpetto del Gello, villa
de’ Lanfredini, avendo piantati due altri
perzi growi, tiravano sl campanile, es-
368 GALE
sendovi il sig. Mario Orsini vicine, e il
sig. Giorgio Santa-Croes con altri ca;ija-
mi e lo stemo Malotesta Bagli ne (gene
rale dei fiorentini). Fu ferito il sig. Mario
edilsig Giorgio da una pietra, onde mo-
rirono ambedue, e così alonni altri giu-
vani fiorentini vi farono feriti e ne re
starono mosti, fra i quali fu Averardo Pe
trini ,,. (Stom Zstor. for. lib. III.)
Ma sela Torre del lo riesci allora fa-
mesta ai. Fiorentini, esca caneeliò eziandio
cola a quell’occhio che vide ne
ro più egli solo che tatti gli occhi insie.
mme dei dotti trapueati. — Sì, fu il som
mo Galileo
«menie detta a Mesza-Pegeni, Gliai
GALL
di Arezzo, dalla qual città trovansi Je duc
ville circa 3 migl. a Jev.
GALLUZZO nel suburbio meridionale
rize. — Piccolo borghetto capotuo.
go di una vasta comunità spersa per ogu*
atoruo di comodi palazzi e di case di ram-
scarsissima laggi aggruppoti,
Sita da Lenga eli residenza di uno dei set-
te potestà minori dipendenti dal Commis
sario del Quartiere S. spirito
Firenze, dalla qual città il Galluzzo è a
migi.a sett., nella pprr.di S. Lucia a A
sa Pagani (Massa Paganorum)
di
la chiesa
nella Dioe. e Cossp. fiorentino.
È situato sepra wa piccolo risalto di
collina che attraversava l'antica strada R.
Viccpli romana, là dove si stacca il primo rano
Si ui me id Gip pr
pian di Guulleri, circa 300 passi distante alla
dall’eminente poggio del Gallo, nella cui
torre è voce tradizionale, che egli si re-
casse a eficituare alone delle importantie-
sima sue cuservazioni astronomiche, i quan
do le dovè combattere l'opinio-
ne IP. Losi ll cre dl lee dapeide
della luna.
Erano fra gli affezionati discepoli che
allora ramo sì sublime maestro,
oltre Vinoenzie Viviani, due religiosi Sce-
lopj, H Padre Aagelo Sesti, ed il Pe
dre Clemente Settim}, i quali servirono
al Galileo di amenuensi anche negli ul
timi duc anni di sua vila, divenato cieco.
la dorata
fondò la
fuer date Se Pie 8 Gimvrpe Cale
senzie; il quale scriveva da Roma ne' 16
aprile ‘1639 st Padre Ministro delle Scuole
di Firenze queste aureo ‘parole: Se
pina prandelli
per qualche nette restasse là (in Arcelri) colo
Reverenza glielo
TP Clemens, vostra
Fin aretino. — Due ville che facevan
parte delle Compete suburbane di Arezzo,
nel quartiere del Bagnoro, popolo di S.
Maris a Penct:, Cum. Giur. Bioc. e Comp.
di quella provincisle volerraua, preso
ripe Lari della fiumana dell' Ema
molla Greve, fra il gr. 28° 53° 5” long. e
43% 44° 3° latito
È ignota l'origine el'amtichiti del Gab
lazzo, comecchè Dante abbia fatto ram
mentare questo luogo al o trisavolo Cac-
claguida, quando dine:,
O quanto fora meglio esser vicine
Figini ne, dico, ed al Galluzzo
Ed a 2 respiano aver vostro confine.
Certo è, che So anni prima che Dante scri-
vesse il divino poensa, fu indicato il Gel.
luzsa, allora quando alcune compagnie di
armati senesi © pisani, mel 1253 fecero
una rapida scorreria infino alla Pietra
del Galluzzo presso Firenze un miglio e
per onta lagliaro il capo al Galluzzo.
(Anvaza Bu, Cromic. Semese ). — Donde
vembra poter congetturare, che il borghet-
fe del Gelluzze, fino d'allora situalo sulla
strada muore che guida a Sicna, prendo»
se. il nomignolo da una qualche insogne,
(forse di Taberna ) raffignranie un pic-
gallo, i; di fusiglo Boreatine
inte alle di tI Line
porla poieni fiorenl
de Gelli e de'
+ Nè fia tampeco probabile, che la ma-
È guatizia feumielia de Galluzzi avesse costà
qualcano di quei resed}, cose-torrite o pa-
Jazzi di campagna sino d'allora in. copia
esistiti nei colli intorno a Fironse.
Di un podere della chiesa fiorentina,
pesto presso il Galluzzo, denominato il
Palagio, ci trova fatta monzione in un
GALL
istramento appartenuto alla badia di S.
Miniato al Monie stato rogato nel mou.
della Certosa , li ag ott. dell'anno 1393,
ora vel R. Arch. Dipl.; siccome è pure
GALL 359
nello stesso Arch. altra carta del 4 marzo
1335, dove è rauamentato il luogo del
Galluzzo net popolo di S. Lucia a Masse
Pagani. (Carte del Mon. di Nicosia LE
Movimento della popolazione del Guttoszo, ossia del suo popolo a Mussa. Passi
a tre epoche diverse, divisa per famiglie.
Comunità del Galluzzo. — Lù territorio
di questa comunità si estende nel subur
bio meridionale della città di Firenze in
una superficie di 20151 quadr., dei quali
607 sono presi da corsi d’acqua e da pub
Bliohe vie—Vi stanziava nel1833 una po-
selt. fronteggia con Firenze lungo la stra-
da regia che gira fuori delle mura della .per
città, dalla porta S. Miniato sino a quella
di S. Pier Gattolini, ossia Romana. Alla
piazza fuori di questa porta subentra la
comunità di Legnaja, con la quale vol-
gendosi da sett. a maestro entra nella pri-
mma strada che staccasi dalla R. postale per
salire il poggio, dov'era il convento di S.
Donato a Scopeto, sulla cui cresta seguita
la direzione verso lib. sino al bivio, il
cui braccio sinistro diramasi per la villa ne; mercè cui
di Colombaja, per dove s'incammina nel-
la strada maestra delle Campora che passa
dalla villa, già monastero delle Aomite,
sino alla via di questo nome. Lungh' essa
scende nel fiumicello della Greve, il quale
Soltando la fronte a pon. va incontro alle
sorgenti del Viagone, quindi oltrepassa
mik
Ir. te îl borro
{l. colle di Giogoli, dove iungo il borre
della Magnaja irriva alla provia»
ciale volterrana, mediante la quale confe
nano-le due comunità sino alle scatari.
gini del borro di 7ramonti. Quà solten
tra la comunità di S. Casciano, con la
le questa del Galluzzo fronteggia medi
tto sino a =
Greve lungo la forre cai
Montebaoni. Da cotesto panto la siewa
Greve serve di limite alle due comunità
$1 corso di circa 5 migl., da
nella direzione da sett. a ostro, poscia da
a seir. Oltrepassato che sia il ponte
di Cappello e la strada traversa che dall
Impronta guida a Mercatale, entra nel
confluente Calosina, lasciando a pon. il
fiume Greve. A questa confluenza saben-
tra a confine la Com. di Greve, dalla quale
è divisa priina dal torr. Celosina,
dal fono Sorbeto e da quella del
Pegi che separano
la vallecola ‘della Greve da nella dell'E-
‘ma ‘traversando la strada CAiantigiona,
finchè pel borro delle Mortinete entre in
Ema. A questa fiumana sottentra dal la.
to di lev. In comunità del Bagno a Ripo-
li, di conserva alla quale l'altra del Gel.
Tuzzo seguita il corso dell Ema sino allo
sbocco in essa del torr. Grassina. Qui pie.
gando da lev. a sett. rimonta per ‘breve
tragitto ® cono dell Grassina, poria na
suo influente manco, denominato il
mo a che entra nella strada delle Cingue
gie quindi per quella comunitaiva ule
il poggio di Moplici passando davanti al-
la chiesa perrocchiale; ichè voltaa-
do. faccia a lib. s' inoltra per il Pian-di- d
Giultarî rasentando fra le case de' Guic-
ciapdini e la villa del Giojello, abitata dal
sommo Galileo. Al trivio, in cui termina gi
V'altipiano di ( di Giullari, volta faccia a sett.,
e percorrendo la strada che dirigesi fra il
poggio della Torre del Gallo e quello di
Eiramonte, arriva alla Yolta San-Minia-
to, e quindi poco appresso imbocca nella
strada dell’ Erta-canina , lungo la quale
scende alla S. Miniato.
. I corsi principali di che passano
per il territorio comunitativo del Galluz-
zo sono la Greve e l'Ema, due fiumane che
si riuniscono fra la collina del Galluzzo
€ il poggio di Certosa, dove l'Ema pende
il nome, e di la per un solo alveo si diri- serve
gono le loro acque nell'Arno circa 3 migl.
a pon. di Firenze.
Una strada regia, la postale romana,
percorre la Com. del Galluzzo dalla porta
S. Pier-Gattolini sino al ponte «li Monte
buoni sulla Greve. Essa pel tragitto di un
migl. e mezzo è stata rettificata deviando
dall'antico corso, a partire dalla villa del
Fossone, presso il borgbeito di Ss. “Gago,
ad oggetto di scansare le salite di Mala
volta, del Portico e del Gallezzo per dove
pessara la vecchia si le, nella
quale rientra fra il Gelluzto è i ponte
della Certosa sopra l'Ema.
Si contano fra le strade provinciali
il primo famo della volterrana, che stacca-
si dalla postale sotto il Galluzzo, Ia strada
che entra nella comunità
Chicatigiona
(e sono molle) appartengono alle comu-
mitative, meno lo stradone regio che dalla
poeta S. Pier-Gattolini. sale dolcemente
io fra doppie
file di anvosi cipressi alla R. illa del Pog-
gio Imperiale.
Pochi e angusli ripiani presenta il ter-
iterio € variatissimo di questa
romanità, stantechè lo cuoprono per ogni
GALL
Iaio le amenissime colline, che inghirien-
dano la valle dell'Arno fiorentino, da lib.
a scir. della capitale. Infatti a lev. della
strada R. romana, sormoniaudo il Poggio
Imperiale per l’alti-pianodi Giullari, di-
ramansi i deliziosi colli
Nootici, di Monte Ripaldi ©, aocutre a
La strattara fisica dell suolo di questa
contrada può dirsi un' appendice di quel.
la dell'opposto lato dell'Arno, dove si al.
zano i poggi di Settignano e di Fiesole.
Sennonchè dal lato del Galluzzo la roccia
iante consiste in un'arenaria più
ricca di calce della fiesolana. Tale è per
esempio quella pietra stratiforme'che co-
stituisce la Costa de' Magnoli e il poggio
di Boboli, e di là continua per l'alti-piano
di Arcetri a Montici.
i qualità consimile è la che
li ossatura alle colline di Bello-
sguardo, di Colombaja, del Portico e del
Galluzzo. Esta è conosciuta volgarmente
sotto il nome di pietra forte, come sel
che resiste più della pietra fiesolana all' ©
azione degli agenti meteorici, e gi presta
meglio di i altra all’.uso dei lastrici.
iò, che cotesta pietra forte
strati di confacente gros
sezza, per lo più disposti quasi che oris-
sonialmente, e alternanti con sottili stra-
terelli di schisto marnoso. Possono vedersi
tali pietre specialmente alla Costa fuori
della porta di S. Giorgio, nelle colline di
Colombaia, del Portico, e a Monte Bipal.
di presso Montici; ed è in questi ultimi
due luoghi, dove sino dai secoli di mes-
20 furono aperte le cave delle pietre, con
le quali si lastricano a grandi poligoni le
belle strade di Firenze, sino agli antiporti.
La bisogna cammina ben diversamente
rapporio alla qualità dei terreni che s' iu-
contrano nei poggi fra l'Ema e la Greve,
massimamente dove questi due fiumicelli
più d'appresso si avvicinano all Impre-
Dela; avvegnachè macigno pare
abbia sofferto una sì fatta alterazione, che
sebhene non possa dirsi un'opera manife-
sa del fuoco, egli però è sì pocò atto all’a-
gricoltura,che ne restano offese e quasi ab-
GALL
brociate le tenere piante; dondechè molti
an i toscani sogliono appellare
colesta qualità di terra, gol terreno
Socujolo, e talvolta galestrino. Infatti è
‘nella vicinanza di tali aridi poggi, det-
ti delle Mortinete, dove si affacciano le
rocce ofiolitiche di'serpentino e di gab-
bro diallagico dell'Impruneta.
Due terzi del terreno di questa comu-
nità è coltivato a viti,a olivi, grano e frut-
te, prodotti tutti che riescono di squisito
Anche le minori raccolte conosciu-
te sotto il nome di riprese, come carciofi,
sparagi, piselli, fravole ec. danno un'es-
trata vistosa ni padroni e ai coloni dei
poderi della comunità del Galluzio , per
quanto tali enirale oggi siano diminuite
in confronio Selen trascoral; stanta che
coltivazione li prodotti, se prima
pra tiva dei poderi dentro. il
raggio di uno o due miglia intorno alla
città, essa da qualche tempo si è estesa qua-
si in tutti i distretti comunità se
burbane a Firenze, cioè: del Gallusso,
Bagno a Ripoli, Novessano, Fiesole, Pel.
legrino j
L'attenzione colla quale sono tenute le
piante da frutto, il terreno ito dai
sassi e dalle erbe cattive, il vigore della
“ sone per l'abbondanza dei conci-
mi che i villici suburbani vanno gior
malmente raccogli: capitale, ren-
dono un tal suolo, benchè di natura sas-
meo, fertile al punto che giunge a
durre dell'8 e $ per uno. Qui i ee
cotesta parte della campagna di Firenze
vedesi rivestire un ito di continuati
giardini piuttosto che di poderi.—Al ap-
pagare vie meglio l'occhio dell'osservatore
concorre assaissimo la moltitudine dei pa-
lazzi e delle case elegantissime sporgenti
sul dorso, nei fianchi e per ogni lato delle
mumerose e variamente disposte colline, le
li dai poggi della Zomola e da quelli
i Scopeti di Sen-Cuscianosino alle por-
te di Firenze si distendono.
Chi, per esempio, nou ammira il vasto
e imponente fabbricato della R. Villa del
Poggio Imperiale? Chi nom adocchia an- breve del
che da lungi il grandioso ‘giù de
‘Ricci nel poggio di Pozzolatico, dov'è fama
trattenesse quell'Agnolo da Fire»
suola,che per astrazione dissi.amico di Lo-
renzo il Magnifico, quando questi morì
innanzi che l'altro nascesse? dii capitòa
GALL 5A
Firenze senza conti la città e i sudi
porolai contorni dalla casa torrita .che
fu de'Michelozzi a Bellosguardo? Chi non
resta .sorpreso nel vedere sul poggio di
Montauto in forma d'isolato castello il
grandioso convento alificato da' Niccolò
Acciajoli per i PP. della Certosa?... Ma
io non terminerei così per fretta se nume.
rare solamente dovessi le case di delizia
che a centinaja s'incontrano nella comu-
nità del Galluzzo, talchè noe si potreb-
bero ripetere nel caso nostro espressioni
più adeguale di quelle che cà DA-
riosto, allorchè contemplando la valle in-
terno a Firenze esclamò: | - >
A quier picn di tante ville i colli
Pas che'l terren ve le germogli , come
Vermene germogliar suol’ e rampolli.
Non meno di 9 monasieri, oltre quello
principesco della Cerios, esisierano nei
tempi.scorsi nei contorni del Gelluzzo.
Fra i conventi degli vomini citerò;
quello di S. Maria nel poggio di 5. Se-
di Firenze ; 3.* il convento de’ frati Ber-
mardoni , denominati Foliscensi , eretto
detto Za Poce dalla Granda.
nel l
chessa ima fra il Poggio Imperiale e
Je muta della cià.
Frai monasteri abitati da doene, oltre.
i dae di S. Maria della Disciplina al
Portico, e di $.Caterinae $. ut
tora esistenti , si contava quello di Mos-
ticelli a Colombaja foudato dal Carl. Qi-
taviano Ubaldini, e uno di Benedettine
assai d'appresso la S. Miniato ,ab-
battuto esso pure nel 1539 per ordiue della
Signoria di Firenze. Il mon. delle Cla-
rise a S. Matteo in Arcetri, ora ridotto a
uso di villa; siccome è stato ridotto quel-
lò di S. Michele alle Momite dell'Ordine
di S. Agostino preso il Gallezzo; il quale
ultizao fe soppresso sino del 1446, per
pooi. Eagenio IV, che riunì i
suoi beni a quelli di S Donato a Scopeto.
Fra le arti d’industria più frequenti
nella comunità del Gallozzo possono tom-
tarsi quelle dei scarpellizi, cavatori, e la
voranti di pietre da lastrico, e i numero
si vetturali impiegati al giornaliero tra-
GALL
dei iastroni in città.— Ancolefor-
munita, ialmente all’ Impreneta, al
Ponte all’Asse, a Malavolta e alla Ports
Romena.
Fra le atili manifattore havvene una
muovamenie introdotta con la i
della Colla-forte in un comodo locale fuo.
ri della porta a S. Miniato sul confine del-
le comunità del Gellazzo con quella del
Bagno a Ripoli — Autore e direttore della
medesime è indusiriono chimico Vinore-
20 Manteri di Livorno, il per av
ventura che siasi pt re introdurre
in Toscana quest'importante ramo mani.
fatturiero, sino da quando eresse nel 1833
due fabbriche di Tila forte a Castel del
Piano e a Colle di Val-d'Elm. — Pod.
Caerzroer-Puro.
Gennonchè la più recente di tette fon-
data per associazione presso la porta S.
Miniato è messa in attività dal vapore
mediante ui a] ito, nella co-
lngegaoso
strezione del quale trovasi semplicità, in- dei
telligenza
mi
desiderio costante
tena lavorazione siffatta, unito all’intizaa
convinzione che il Manteri nutriva soll’a-
zione ta qualche mode distruttiva del fa
<o sopra Î carnicci e altre sostanze anima.
GALL
tina simile azione alterante non può sver
luogo per l'applicazione del vapore, per
cui deve ottenersi, siccome egli ottiere,
con tale processo minor perdita di materia
€ perciò maggior quantità di prodotto,
il quale riesce eziandio di miglior qualità.
meno snervaio, più tenace è più perfetto
di quello oltenato col consueto.
L'azione del vapore dell'acqua che
qroleni dalla sottoposta caldija s° intro
luce nell' apparato capace di contenere
circa 1500 libbre di carnieci, cesia de'
ritagli delle pelli di animali, per estrarne
tatta la Colla-forte, che possono somimini-
strare; la quale Colla, dopo circa 12 ore
dell'azione del vapore resta compita, e di lì
si estrae perfettissima mediante una chia-
veita di ottone, senza il soccorso di ulie
riore operazione. Finalmente raffreddata
che sia in catinelle npposite, con facile
mali dipendeva dal Vicario di Certaldo,
in seguito dal dei Signori Or
to, ed ora dalla Criminale di Fi-
La cancelleria comunilativa del Gel
lusso ebbreccia , oltre la comunità in
discorso, quelle ‘del Bagno « Ripoli , di
Rovezzano, di Legnaja, di Casellina e
Torri, e della Lestra a Signa; comeochè il
canoc'liere, e i libri della cancelleria sia-
mo collorti aS. Francesco di Paola mella
Com. ai Legnaja.— L'afizio del Registro.
le Conservazione delle ipoteche, I° Inge-
qa Ci.condario e la Ruota sone a
di reme.
9835
POPOLAZIONE della Comunità del Gasvzso a tre epoche diverse
3
. - guai, Prioria ‘3
Giogoli con Ten A si
nemo di Calle) $ Mezia dii #
Gioreatà (18) -| S Pietro, Frioria È
Tpreneta S. Maria, Pieve, Pro.
» positura e Collegiata
Menteboni & Pietro, Prieria i
Monteripaldi S. Michele, Rottoria
*Montici $. Margherita, Prioria | >
Fino S. Michele, Retieria Pa
Le" | & igiria c8.Bag È
2 a Mocsoli î 5. Beigida, "i È:
Poroletico S. Stefano, Prioria
Size Ri
'S. Martizio, Prieria
& Maria 2 Montanto
|
CHLOGRARO nel Vald'Arno aretino: € Comp. di Aramo, da cui era circa 3 mi:
i a dimratto da vai proc ì momigne. Gi. a posi. met SI
a
04 GALO
Flor. di detta città, dalle quali apparisce
de i monaci ebbero giurisdizione co-
ptc] ‘941 per beni donati da un
Guglielmo figlio TE re drizio, nel Gag-
i Finile e nella selva praro detto
io ipertanie alla chiesa di S. Maria
in Montione; le quali Romersioni erano sta
fe rilolte ai monaci dai discendenti dei
primi donatarj. Tale affare diede occasione
a diversi reclami di quegli abbati davanti
el Conte del S. Palazzo, oppure agl'impe-
ratori st siccome risulta dai placiti
ati negli anni 970, ggo, e 1014
Pivore della badia di S. Flora e Lacilla
di Arezzo. — (Mvnaroa:, Antick. Estens.)
Nell'anno 1032 l'abbate gd i monaci
della precitata badia col consenso del vesc.
Teodaldo ebbero in permuta altri beni,
alcuni dei quali situati nello stesso pivie-
re'di S. Martino a Galognano, ossia agli
Ortali,e mei canli di Quarata e di Cam-
fanti
re 1115 ferone donate al mo-
masiero medesimo altre possessioni poste
nei contorni di‘ sul Semicello
Castro. (Munaron:, Ant. A. evi.)
Nel 1383, agli 8 sett. Guglielmo abba
fe di S. Flora elesse il rettore della chie-
sn di S. Andrea a Quarata, il quale chie
se ed ottenne la conferma dal pievano di
ino.— Finalmente con decreto ve-
del 10 aprile 1354 gli abitanti del
ho villa di Pretantico nel distretto
della parrocchia plebana di S. Martino
di Galogneno ottennero facoltà i di poter
edificare una nuots chiesa pa
(£.-Giov. Battista. @ Prato-Antico) con
assegnere alla medesima le decime e sov-
venzioni solite pagarsi da quei popolani
alia loro antica parrocchia e pieve di Ga-
— Fed. Quunata e Montiona nel
Val-d'Arno aretino, Carvsvna Ossarznca
€ Puaro-Awnco.
GALOGNANO in Val-d'Elsa. -_ Casa
GAMB
Di questo Galoguano e della sua chiem
di S. Ansano è fatta menzione in wn istre-
mento di donazione del 998, col quale il
march. Ugo offrì al mon. di S. Michelea
Poggibonsi anche il giespadronato di que
sta cappella. —Molte altre pergamene dello
steso luogo pio danno 3 conncere che ad
esso spettava anche nei secoli XII , XIL,
e XIV la chiesa di Galognano, siccome le
provano tra le altre le membrane del 17
aprile tro dl 17 Giugno 1283, e del 9
lu
a villa dì Gelognano nel secolo XV
fu acquistata dalla famiglia della
alla quale appartente il capitano Cositso,
‘autore Della Serie degli antichi Duchi e
Marchesi di Toscana, dove di questo pos.
sesso di famiglia vien fatta menzione (pag.
173-174.)
GAMBARUCCI în Val di Merse. —
Villa posta nel monte delle Serre di Po
triolo confinante con il comunello di Tec-
chi, con quello delle Serre al Santo, con
Petriolo e con Fesa, di cui fa perte pelle
parr. de' SS. Iacopo e Filippo al Sent,
Com. di Monticiano, già di*Sovicille,
Dioc. e Comp. di Siena.
Fa Gambarucci uno dei 34 comunelli
della comunità di Sovicille rammentato
nel regolamento parziale del » giugno
1777 relativo all'organizzazione ammini»
segna
a In seguito divenne Gambercs pare
lella grancia d'esa spettante allo.
di S. Maria della peri Siena.
Nel 1371 decreto della Rep. senese
Gambaracci Fa designato residente di n
notaro civile. Attualmente riducesi a un
che abbraccia tre poderi.
JAMBASSI in Val-d'Elsa.— Borgo con
lì Firenze.
Risiede in un risalto di poggio , su ori
esisteva la rocca, a una elevatezza di Sya
braccia sopra il mar Mediterraneo, sul fian-
Cei” dinesti;
fea i quali com
Guido del fu Rauieri, che in quel giorno
offrì a Ganfredo vese. di Volterra la terza
parte della sua porzione del poggio, ecs
stello di Gambassi con la chiesa di S..
fano. Nel secolo a (anno 1113 ) il
C. Ugo del fu C. Uguecione de'Cadoli
fra le molle terre, casali e castelli
possedeva, è la metà di dominio di
Quelli posti nel contado di Volterra ai ve-
soovi di detta città; fra i quali luoghi e
giurisdizioni si novera' anche Gambassi,
Quindi è che tra i castelli conceduti in
feudo da Arrigo VI a Ildebrando rescoro
di Volterra, fu compreso anche questo
di Gambassi; meatre l'imperatore Fede.
rigo ILL pochi dopo diede l'investi-
tura del castello mertesimo a Gualtieri de
gli Opezziughi da Calcimaja, a quello stes-
20 seggetto,che nel 1222 esercitava l'ufizio
di potestà nella Terra di S. Gimignano.
(Taone, Annali Pisani ).
Peraltro un atto pubblico del 1234 dato
in Gambassi, stà a provare una certa. in
dipendenza degli uomini di questo psese,
trattandosi di un compromesso fatto
Galgano «la Moute-Tignoso e in Stagui-
gno della Pietra per terminare le
versie insorte fra i Lambandi
e vecchio. fa viriù del qual compromesso
gli arbitri proferirono un lodo li 26 mag.
gio 1224, nella chiesa del castel nuovo
di Gambassi, che assolve
dai dazii stati loro imposti
di Gambassi per il transito delle merci e
del sale portato dalle loro bestie a soma.
(Ance. Dirt. Fioa. Carte della Com. di
San-Gimignano.)
Dal documento lestà cilato pertanto ri-
sulta, che fino dal 1224 il.cast. di Gam-
bassi aveva un borgo nuovo e la sua ch.
parr. sato il castel vecchio.
Inoltre, nel 1330, coa suo decreto a Si-
gnoria di Firenze diede facoltà a Gianfan-
te di Berbellotio di Fante cittadino fio-
rentino di contro la Comunita
di s Gimignano per il diritto di viscon-
che vere nel castello
no e Ulignano; ma quegli abitanti aven:
do fatto sentire i loro reclami, fu compro-
messo in Otto da Mandello potestà di Fi-
renze, Questi nel Ra Sargant PERSI daile
comune ) seutenziò,
- 1501, raba
GAMB 305
S. Gimignano in riguardo dei diritti di
detto Gienfante dovesse sccettasio in po
testà di detta Terra con un’aunua. reizi-
buzione di lire 300 (oc. cit.)
Dopo la pace di PIC (ento 1393)
Gambassi col suo contado fu incorporate
al territorio della Rep. fiorentina, che ne
costital una comunità a confine com il
territorio di San Gimignano, con Mon-
tajone, e con-quello di Castel-Fiogentino
mediante il fiume Ein. —
Nel 1317, il di Gambini, im
contemplazione lei danni ricevuti dall'o..
ste pisana, venne esentato visione
della Signoria di Firenze Soli pabbliche
graverze. Sennonché più tardi egli Lerppiena
a soffrire danui maggiori (magg. del 1433)
quando la Val d'Elsa fu
Teague di venture Sonde ceste da
Post) della Carda, ai danni della
. di Firenze. Riconquisiate
presso dalle armi fiorentine, Combezi
dopo quell'epoca noa vide altri memici,
comecchè l’esercito nipoletano-papelino si
accostasse alle sue mura, dalle quali fu
respinio-nel 15 seit. 1479, e che più tardi
fosse stato mialtrattato dal duca Valenti-
no, allorclià di costà, nel maggio del
con le sue genti ‘piuttosto
come ladroni, che come uomini comprati
a tal logo, e fa conosciuto col
Cieco da Gambassi, Giov. Gian
lì nelli, rinomato seultore di plastica nel se-
colo XVII, sebbene: privo fosse di vista.
Gambasti era potesteria e di
uva comunità, che abbracciava 4 comuni,
Gumbassi, Montignoso , Camporbiano, e
Pulicoiano, com altre 8 parrocchie ; cio,
Farma, ire popoli di Catignano, Geri.
gnalla, Agresti, Badia di Correre e Ss
Cristina. — Queni dodici popoli fure-
no ii ti alla comunità di Montajo-
ne mediante il regolamento del 33 mago
gio 1774 sulla nuora organizzazione del-
le Comunità del Contado fiorentino.
La ch. ‘prepositura de'SS. Jacopo e Sie-
fano a Gambassi conta 574 abit.
GANBERAJA, o GAMBERAJE nella
vallecola ilell’ Ema sopra Firenze.— Cas.
itolo vna
ja)
mente di padrpuato della illastre Casa Re-
nuccinî, e'annesso al popolo di S. Donate
im Collina mel piviere dell'Amtella, Com.
396 GAMO GANG
Gime. è circa 4 migl. a scie. del Bagno scovo di Faenza d’ impedire e di annal.
di cul lare tale ii — Peraltro col
1 Corg i Fiane di cl Dec ie orzo Cali ci
i questo casale fu considerato come un solo corpo con la
la dè un istrumente della badia di Val soltostante badia di Acereta, siuchè diven
leeabrosa del gen. 1085, rogato ia Gem. ne insieme con essa benefizio di un ahbe-
bereja piviere dell'Antella.—La prenomi- te commendatario. Tale era, allorquando
tata badia per contratto de' sg nov. 1166 Clemente VII, con breve del 14 nov. 1533,
comprò dei terreni posti nel cestello di ammensò badia ed eremo al capitolo di £
Antica, e nella corte di Gamberaja.(Ancu. Lorenzo di Firenze. — Nel 1736 la chiem
Darx. Fion. Carte di Vallombrosa). di Gamogna, minacciando rovina per le
GAMBERALDI (C: um, quasi forti scosse di terremoto accadute costi, lu
Campus Araldi) nella Valle del Limo È ficonralt opere dl capitolo preset
te. — Monie e cas. che ha dato il titolo ato, il quale previi gli opportuni consemi
una parrocchia (S. Matteo a Gamberaldi) alienò quei beni per acquistarne altri nei
sall'estremo confine della Romagna gran- contorni di Prato. — ed. Mezzana.
ducale e della diocesi fiorentina con il Nell'eremo di Gamogna si cominciò
coatado e diocesi’ di Faenza, nella Com. prima che altrove l'uso della recita gior.
Giur. e circa 3 migl. a maestr. di Marra- Riliora dell’ufizio della B. Vergine, per
di, Dioc. di Faeuza, Comp. di Firenze. consiglio di S. Pier Damiano, ma essendo
Il monte di Gamberaldi è uno dei con- stato sospeso per tre anni colesto pio eser-
trafibrii settentrionali della calena cen- cizio,accaddero agli eremiti di Gamogna
trale dell'Appennino che si alza fra.il Se- disavventare straordinarie. (Pera. Daxu-
sio e il Lamone nella Romagna tos.ana. ni, Epistolar.— Banoni, Annal. Eccles.
Fu questo luogo posseduto solamente ad ana. 1056.)
per una terza parte dai conti Guidi di —La parr. diS. Barnaba a Gamogna con-
Modigliana, siccome apparisce dai privi- -ta 332 abit.
legj concessi loro da Arrigo VI, e da Fe- —GANGALANDI nel Val-d'Arno sottoFi-
derigo II — Fed. Masnapi. renze. — Coutrada con più borgate che
bri fa S. Mattro a Gamberaldi diedero il nome a un'estesa comunità, or
detta della Lastra a Signa, dov'è wi [og
“tion: 0 GAMUGNO nella Valle dicente minore nel piviere di Signa, Dio.
Acerela io Romagna. —Autico eremo, ora e Comp. di Firenze, dalla quale città L
<h. perr. (S. Barnaba) già membro dell'ab- borgata di S. Martino a Gangalandi trova
dexia di È Gior, Batista di Acerela nella si lontana 7 miglia a ponente.
iur. e circa 5 migl ascir: di Mar. Dicesi più specialmente di Genga
peer ioc. di Faenza, Comp. di Firenze. di il paese che dalla posta della Lastra
Riziede in monte fra le foreste di faggi Signa sale il poggio a ostro-lev., dove s0-
. le sorgenti del torr.detto della Pal- no tante case, tante ville signorili con dor
il quale scorre alla sua sinistra € sulla chiese © un grandioso convento, che li
schiena della giogana dell'Appennino di langi Gengalandi ha l'aspetto di un vasto
S. Benedetto. deliziono rillggio, piuttosto che di più
In questo luogo S. Pier Damiano nell’ casali
anno 1053, meroè la donazione a lui fatta — L'istoria giù ‘antica di Gangalandi e
dal conte Guido di Modigliana e dalla dei nobili di simil cognome si promisct
contessa Ermellina di lui consorte, fondò talmente con dei conti Cadolingi
.un eremo per i Camaldolensi della sotto- di Fucecchio,
stapie abezia di Acereta, dove egli si ri- la famiglia magni
tirò per qualche tempo (suno 1061), men- non apparienne
tre era maggior generale della Croce Avel- Cadolingi, fosse almeno nel numero dei
Jatta. — Nel 1191 il superiore di Gamo- loro visconti. Essa era estratta, come dice
gua aveva ri beni di quest'eremo G. Villani, da da quella schiatta di signorie
a quelli delle vicina bedja senza licen- di haroni, che poi si chiamarono Catte-
za del diocesano, per cui "Celestino II, nio Lambardi; ide le schiatta era in-
cu bolla del 3 genn. sigSrordindal ve: valsa la fama che 1) gran conte Ugo pri
sramnisenana
GANG
ma del mille creasse cavalieri i signori
da Gangalandi ixsieme con i Giandonati,
i Pulci, i Nerli, quelli della Bella ec.; fa-
guiglie utte che ebbero coi Fi i,
ecoi conti Cadoliugi case torrite e altri
maggiori forti! in cotesta contrada.
Chei conti di Borgonuovo, o sia di Fa-
cecchio, dominzssero fra Settimo e Gusiga-
laadi, lo dimostrano molte carte de'Ci.
stercensi di Cestello, ed i fatti marzi
accaduti nei contorni della Lastra a Si-
regasché
Caxioli risiedeva a migl. a lev. di Gan.
galandi fra Castel Pulci e il borghetto de'
Granatieri, mentre nel luogo di Monte
Orlando trovasi attualmente il convento
di S. Michele e S. Lucia dei Frati Fran-
cescani della Riforma.
Non meno antiche sono le memorie re-
lative alla ch. di S. Martino a Gangalan-
di, la quale, benchè filiale della pieve di
S. Giov. Battista a Signa ‘posta alla destra
dell'A ottcane il fonte battesimale
sino dall'anno 1498 per privilegio ‘con-
cesso dal cardinale Giovanni del titolo
di S. Teodoro, Legato apostolico in Tosca-
may all’occasione ch'era stata’ inlerrotia
la libera comunicazione fra Signa e Gan-
galandi per la rovina del ponte di Signa,
che sino d'allora esisteva sopra il fiume
Arno. i
Uso dei documenti più vetoati, quello
che dichiara la ch. di S. Martino a Ganga-
labdi priorìa con capitolo, risale al 1108.
Essendochè nel detto anuo Beruardo di
Adimaro ed altri magnati , dopo che ch-
bero tolti e per qualche tempo sfruttati
i heni delle cure di S. Martino e di S.
cappeli lipendessero da un selo relto-
re con titolo di Priore. Per la qual cosa
«nell'atto medesimo fu assegnato da essi lan-
{0 terreno quanto poléva occorrere per
costruire la ‘canonica con În clausura, ag-
giungendovi di più il dono di ww'allro
mar
- Meria a Gangalandi.
GANG 397
terreno presso la ripa del castel di Gan-
galandi. Quindi sottoposero al superiore
della chiesa di Gangulauidi l'ospedale allo»
ra esistenie nel Monte Politane, riservan-
do i donatarii per loro edi loro eredi il
giuspadronato sopra le medesime cose =
titolo di protezione. (Luni, Monam: Eccl.
Flor. T. IL p. 1439)
Contuttociò la ch. di S. Michele a Gan-
galaudi fu parrocchia sino al 1648, epoca
in cui vi entrarono i Frati dell'Osservan-
za, allorchè edificarono l'attual conven»
la cara di S. Michele fa ‘annestia
con i suoi bent alla prepositare. —
Che poi la thiesa di S. Martino a'Gan-
&alandi avesse capitolo e canonici viventi
vita comune col superiore, basta a pro-
varlo un istramento dell’anno 1111, col
quale il priore e capitolo della chiesa e
canonica di S. Martido a Gangalandi si
obbligavap pagare sì vescovo di Pistoja
uan annuoributo, consistente in una lam-
preda e in 24 denari, a forraa dei petti ivi
stipulati. Ma cotesto tributo essendo an-
dato in disuso, nel 135 il vescovo pisto-
jese Guidaloste ne reclamò l'oservanta
avanti il Pont. Alessandro IV ; il quale
con breve, dato in Viterbo
1257, nominò delegato a
testo affare il pievano di S. Pie
po della Dioc. di Lucca. Questi con lodo
del 33 ott. dello stesso anno decise, che il
superiore e î canouici di S.Martino a Gan.
*tulaudi dovessero retribuire al vescovado
di Pistoja l'angico auauale tributo di una
lampreda e di dae soldi di moueta
chese n pisana. (Anca. Dirt. Fica. Carte
del Vescovato di Pistoja.)
Un'altra riprova sull'antichità della
collegiata di Gangalandi può fornirla un’
investitara del 1333 fatta dal priore del
S. Eremo di Camaldoli, 'enided il consen
sodi Andingo vescoro di Fireoze, che con-
ferì il priorato di S. Margherita a Tosiua
al prete Alberto Corsini. canonico di $.
(Ance. Dirt. Froa.
Certe di $: Michéle in Borgo a Pisa).
L'attual battistero di Gangulandi odu-
siste im una gran vasca ‘ottagona di mir
mo bianco, 4 specchi della quale furose
scolpiti da eufficieate scalpello in figure ‘a
basso rilievo. Esso porta la data del 1433.
Tn quanto alla prosapia de'Gengalandi,
portò essa il titolo di Conti senza che a
Vesse giurisdizione feadale 0 coutea.
i
)
si
£
RI:
E
È
Hi
Sarri dit re fmaro Leve Bata Abi o ge
i allormea olfensiva e difensiva. tità di priore di Gangalandi. È una
cotto il nome di Lega fra-diverse come- berazione presa dai giudici dell'Arte di
"ità ghibellino delle Toscona; un Chienzi Calini st i di 9 di giugno tt,
de'Conti da Gongalandi stato potestà di ad petitionem Merci Parentis nomine
Monde Coselli in Valdi Cecina nel 6G: E api de dr Bf
ud è forse quelll'istesso Chionni i figlio del clesiar8. Martini de
{a Carrado,'che nella riconciliazione dei dinare il gravamento a carico di Biagio
osti precaria nel robe ai Fiorenini di Ai onto muratore per la somma di 4l
cardinale Lotino, fa compreso fra i fiorini. — (Anca. sac Macerr Sorazme
qhibollini esiliati da Firenze insieme Frceme.)
Tan Pollino, con Tano figlio ner dif Mete
'epriraeme. mella e Comp. di Arena
regedit] 1 COL di Guaghereto, di cui s è se
schiatte fiorentine, che . n° zione nell’istoria toscana, oggi non è al
“» n. > la bella insegna porte. qrragiiae $ di migl. n tre dlta ch per
Dal ran Barone,il cui name cil cui pregio: Lig feto
<La fera di Pameso rice. et Terne apra Patio ft
. Finalmente prese più tardi il cognome gliate, corrose e avvaliate, in messo a n
ben di ica patria un piego gici
della ica mei 1254 in A Fà Ganghereto signoria dei conti U-
reato bertidi di Softaa molto innanzi che l
ou l'incarico d'iater- acta di dote mille peonito i n
ali edi le intenzioni del re Guidi, ai
di Boemia, il quele si era neoeso con Arri; Vil Feieigo ie
De sug genti per colore in Italia. — (Arca. istrumento, dale no Gobb, 1988, ife
Der. Fiona. Corse della Cosi. di Volter- castrum qui nominetor judice
GANG GANG, 399
A Genghereto si sequartierò nel 1248. ma, nel tepnpo che Carlo de Ricasoli re
il conte Giordano vicario di Fi Il galava agti stessi Francescani l'amena
in Tescatss © di cost si asse comi vedi cellina di Boote-Cario sell'opporta peer
Tederchi ci altre milizie ghibellino per dice. Fisioline.
assalire il cast. di Montevarchi, dove si
erano rifugiati e fortificati i Guelî &o-
Fvotini essli dalla
glio intornp alle prode tolte dalle milizie Canto nel Val-d'Arno superiore. .
senesi ai terrazzani di Ganghereto nell’ Nom meno di tre chiese parr. eran com.
escarsiene che feogro nel Val-d'Arno con prese nel distretto e
re di Gropina. °
La chiesa di S. Francesco a Ganghere-
to conserva nell'altare a coreu evagelii
. una tavola rappressatante S. Francesco,
la quale fa creduta dipinta da Margheri»
tone d'Arezzo; per quanto ritoccata da più
moderno autore che rivestì di neri panni
il Serafico d' Assisi.
Derivò da Ganghereto il giureconsalio
Giuliano, che la Rep. Sor. impiegò in
varie eocasioni come suo delegato, una
fra e altre; per tonfermare nel 1297 in
Fap trattato di lega fra le tomunità
i i della Toscana. .
Firenze, degli Ubertiai*da Soffena e Sino dal secolo.-X per .domazioni fatte
Gaville con alcuni de'Pazzi di Valdarno, de varii individui comserteria degli
<= n
di Firenze; lo che ci‘richiama al- dia, e con quelli di Sofftaa alla Congre.
congrega di Ghibelini fecentini a S. gazione di Vallombrom. =.
alla quale assistò l'osule poeta. Infalti il giuspedremato e la nomina
Rel diecetto di Canghoreso, “ Pollari pori epica
) a spettava
i di S. Gi del mon. di S. Giorgio di detto luogo,
sì credt che sia siaio eretto uno dei pri- siccome lo dimostra l'investitura da csso
mi conventi della religione francescana data li sg lug. 1267 al nuove parroco di
dallo stesso fondatore dell'Ordine Sera- S. Niccolò, previa la premessa di un’an-
fico. Il qual convento si andava riedi mux offeria di 60 pati di grano cd altre
cando verso il: 1430 dai Frati della Rifor- grasce al priore patrono. — Anche il cast.
400 GARF
Terra muova, eretto dalla Rep. fisren-
mel 1337 sul t.rreno degli Ube; tini
© dei Guidi , port nome ir origine
di Castel di S. Maria a Ganghiereto. Tro-
vasi inoltre una deliberazione del dì g
feBbraio 1366, mercé cui l'abbate di S.
Trinita nell'Alpi con altri p i
nasteri dipendenti da quella badia accor-
darono facolta a Giacomo priore di S.
Giorgio a Ganghereto di poter vendere
per vautaggio del sto monastero due per-
zi di terra posti nella corte del cast. di
S. Maria di Gaaghereto., uno dei q
dicesi posto nella contrada del Pozzo, e
l'altro nel piano di Cioffenna. —(Auca.
Dirton. Fioa. Carte della Badia di Ri
i).
La parr. gli S. Francesco, già di S.
Giorgio a Ganghereto. conta 149 abit.
GARFAGNANA nella Valle del Ser
chio (Carfaniona, alcuni Cagero-
nia e Lucus Feroniae.)— Dicesi Carfa-
emana la valle superiore del’ Serchio, po-
sta fra Î'Appennina, l' Alpe Apuana e i
contrafforti che scendobo da questa e da
quello, i quali si riscontrano, nella parte
superiore, fra le sorgeuti del Serchio, la
dove la Garfagnana resta a contatto della
Val.di-Magra, mentre li parte inferi re
della stessa contrada mi sembra che ter-
mini fra i poggi di Corezlia e il monte
Bargilio alla conffuenza, della T.ima ‘nel
Serchio sotto la foce della Torrita Cava.
Presa pertanto la Garfagnana nella sua
iù estesa longitudine e latitudine, esa
a dal lato di grec. la catena dell'Appen-
nino che divide la Toscana daila Lombur-
dia, la Valle del Serchio da quella della
Secchia, la moderna dalla più antica sede
dei Liguri Etruschi, meutre sull’ opposta
giomaja dell'Alpe Apuana, il cui Canco me-
ridionalesacquapende verso il littorale,
trovasi a-confine col distretto lucchese di
Camzjore, con quello granducale del Pie-
trasantino, e col ducato Estense di Massa
e Carrara. - .
I ponti estremi presi dalla Garfagnana
n contatto della Val.di-Magra,-® maestro
sono segnalati dille altissime rupi del Piz-
20 di Uccello, fra le di cui scogliere veg-
go scaturire le prime fonti del Serchio
i Minucciano, a grec. dai giogh! Appen-
zinici appellati dell'Alpe Fassola € dell
Ospedaletto, nelle cui pendici meridionali
i Soraggio. 1 con-
ha origine il Serchio n
GARF
ersi insieme presso al va
così detto Monte Tea, Cra il gr. 44
latit., e il gr. 27° 53'long.— Due mi.l.a
scir. di esso varcosi ri.
alvco le due sopra indicate fiumane del
Serchio, fra le pittoresche guglie ufoliti-
che di Piazza, di Sale, di &, Donai.e
e di Petrognano.
Quilora poi si voglia Jimitare la Gerfa-
gnona bassa alla confluenza della Lima nel
Serchio, può essa considerarsi quasi chiu-
sa dai contrafforti che dalla pirte di lev.
scendono dall’Appennino Rendinaja,men-
tre dal lato opposte propagansi dall'Alpe
Apuana fra le profonde foci solcate dalle
limpide fiumane di 7orrife di Gallice-
no, e di Torrita Cava. Avvegnachè fra emi
innoltrasi fino al Serchio una diramazio-
ne di quell’ Alpe che termina nel monte
Bargilio, fra il gr.46 u'latiteilg:. s8°
13° long.
“La langherza pertanto della Garfagna.
na essendo di-cirea 20 migl. geog.:afiche,
nella direzione stessa del fiume che la per:
core, vale a dire da maestro a scir., e la
sua larghetta media da grec. a lih. calco.
Ita per approssimazione a 12°migl. li-
neari, ne terrebbe a resultare une super-
ficie quadr. iti circa’ 840 migl. geografi
che.— Che se vuolsi aggiungere l'aumen-
to di un quario per le grandi gibbosità,
Je quali.intersecano la stessa sape-ficie,
ne avremo una di 300 migl. geogr. N
uu valenti
nel +83
ragione di circa 119 teste per ogni migi
quadr. toscano.
I chiari professori P. Giov. Inghirami
di Firenze e P. Michele Bertini di Lanca,
oltre 51 Maggiore del genio Giuseppe Ca-
randini di Mot:na, hanno calcolato me-
diante ripetute golazioni l'afiezza
dei monti e luoghi qui sotto descritti, i
quali ridotti a br. fiorentine, danno le se-
guenti allezze » Ù
Altezza del Pisanino dal sernale
del Prof. Inghirami Br. for. S521,02
— della Penna di Somhra idem » 3027,03
— del Monte Rondinaja idem » 3325,05
— Panis della Croce idem. . » 3188,03
— Alpe di Mommio idem -. » 3a8s,o1
GARF
Altezza del Pisanino dal
del Prof. Bertini . . Br.
— Al'Cardosetto sull’ Alpe stessa
di S. Pellegrino, idem. . . » 2817,50
= Sal poggio di Mont' Alfonso,
dalla garetta
forte. idem. + .......» 7434
pei
siste ia grés antico alternante con lo schi-
me argiuloio, ed eziandio con la ealcarea
compatta; alle quali rocce nelle pendici in-
feriori soltentra una calcarea ocracea am-
mooîlica, che ricuopre hanchi d' ligpite,
mentre sotto l'Appennino di Sillano si
formarono fra le roccé stratiformi com-
terzio, il quale a iuoghi trovasi conven
filo in .oece ofiolitiche ricche di diallag-
finein uno scisto lucente che accostasi
2 quello della lavagna. —- Wed. Caxroa-
«uso Comunità.
Se poi dalla storia della natura si passa
a quella dei popoli, nom vi hà d'uopo che
ie mi fermi a fer lunghe parole sulla pre-
ten derivazione del nome di Garfagnana,
dope che lo stesso fu magistral-
mente discusso dall'abbate D. Pacchi nelle
GARE 40%
sue Riceiche isteriche delle Grrfagnana,
Ta dove vennero richiamati ad esame i sup-
posti frammenti delle Origini di Cotone,e
dell'Itinerario di An'onino, noa che le tea-
duzioni interpolate della Geografia di To-
lomeo, nei di cui codici greci sarebbe fa-
tica inutile di ricercare il preteso Zucus
Feroniae, che molti traduttori infedeli di
loro arbitrio inserirono fra Luccs e Losi.
Sirabone, che a comun sentimento fa
Î1 geografo più istruito e pit esatto della
sua età, nell'accennafe di vola la com-
trada fra Lani e Lucca non nomina per
ombra la Gerfa
tata a vici, a castolletii, a case aggruppate;
€ tale ossa si menienne e si conserva tmi-
spicolalata come are
ir n gh pr pe i
ni-o altri i che
paletti
re del Taro, nell'anno di Roma 579, ven-
nero ‘distribuite, nella vistosa. ita di
103,000 jugeri, alla colonia di 2000
ditì romani dedotta a. Lucca ; comecchà
quest’ ultima città insieme col suo terri-
torio alla stessa epoca fose inclusa nella
provincia de' Liguri addetta alla Gallia
Cies]pina, dalla quale restò separata all'ee-
casione della nova divisione politica dell
Giù agli articoli Are Arcasa e Arvax-
urne Toscano dimi, che i Liguri spettanti i
traii nella valle seporiore del Serchio, luo-
Gamente visi benchè
respinti, noe mei i e avviliti dal.
Teste romano. Bissi, che gli eserciti in:
Viati da Roma a Pisa tennero quasi cem-
pre la stessa via, rimontande cieò il cerso
del Serchio, dove i Liguri invasori, na-
svosti fra discoscese balse, fra convalli
HI
li
sb i
Hei
i maglio agguerriti
Grande istorico petarino, a colui che per-
corse la Gorfagnana alta, sombresj quasi
di peterlo ravvisare mel sito, dove le tri-
bù dei Liguri Etreschi assediarono il
mo. Imperocchè espres
sioni di T. Livia, (Decade 17. lib. 5.)
alerchè @. Minucio da Pisa inoese il suo
csutito inconire si momici, mentre al-
traversava per laoghi stretti, i Liguri pro
ser quel pesso e chiusero la vie; sicsbè soa Modena.
potendo più evanti, @, Minu-
Lie face der volta Preprigeni i ipa
ritornando per il varco dend' erano pene-
trate lo trorarono econpeto dei nemici.
Che se moa riperava ai poriglio l'ardire di
800 cavalieri Numidi coll’attraversare a
briglia sciolta le poste de'Liguri per met-
ter fuoco alle ville e spavento negli asse-
dianti, la memoria si rinmovava, dice .le
focico, della sconfitta delle forche camli»
ceduia'in gran perte i gerarchi della
chiesa, ora a titolo di eredità, ora sette
GARF
tenirato il.dominio dei re Franchi e dei
Sessoni,sotto i loro gorerme i marchesi ve-
era per exall'epoca de' Loogobardi quel
vescove di Lacca Walprando figlio del du-
prese alcune suo p
prebende li
ca uni Sale, 0 plzzo del detto Wat
iluato faniense ;
eek dicci tute a pedi Sega
partenenino nei luoghi di Maglimo, Ce-
fagnana supe-
riore. — Quindi alcune delle possessioni
ferie nominate, nel 940, dal vescovo Cor
rado furono dale ii im feudo al nobile Redi-
remezzana (ivi); in loco Sugrage (£ So-
raggio), in loco Capruguano, € in loco
Cassiano. (Auon. Aacrv. Luocz.)
"Giai CELTI coco DX e ii Iecoto XIT
signoreggiazeno nella provincia in dister-
#0 a nome, ora sno ora di un altre co.
monato, i march. di Trccna fin i quali
si rese nella sioria politica
lia il figlio tenta Bonilizio di Lucca,
quell'Adsiberto il Ricco, che nell'88o do.
nò alla cattedrale lucchese le decime delle
Seg.cueti e porsmsoleni che aveva ju Lucca,
2 Brancoli, a Pescia, a S. Genesio e nella
mentre 4 aani dopo lo stesso
foperca destinò Î'annuo tribulo sopra i
suoi veti pui di Lanigiana e di Gar
mom. di S. Caprasio de lai
primer lari
sa dell'Aulella nella Magra, dove avera
Ja sua corte e castello dell'Aulle. — Zed.
GARF
cin quanto ci Malapiar
ha
nol 1341 dei Fierentim ‘di 64 ville che
Sa la marchesa è gran conìesa Matilde,
Ja quale senza ordine e senza consenso del
Dissi, com'è fama, mentre, quella mat
chop, scbbene ira Condatarii d'Italia lee.
se polentissima, pure rappresentava uni-
camente in nome dei regnanti di quell'otà
il negio dominio nelle parti di Toscana e
della Liguria ; non estente che da sloani
$ Patio (n Fe] fe
i suoi
contessa Matilde, scriveva: Dicesi (si noti
r ione ) che Garfagnana e la mag-
GC perte del Frignato fa me. — %
Men sò quante possa dimestrersi cen ua
dicen il dominio di una estesa contrada,
quando i diritti della conteme non pote.
vano emer diversi da quelli che ivi eb-
dere i merchevs Adalberto Rioro, el
Rime i Palleviciai cdi
ritti, che dovettero limitarsi a
cca ei ni oe
ione di un assoluto dominio.
Arroge a'tettecià, che le ricchezze della
contessa Matilde erano state formate da
tenute enfiteatiche di castelli baronali con
le loro’carti, e da molie altre possessioni
“di Pa, di Modena, e di Mantova ec.
* Avvegnachè nei seonli intorno al mille
“avvenne alla Gerfagnana ciò che accadeva
ia ghe pri della Toscana e dell'Italia.
proposito giova qui rammentare
pontino Su del aci Marsiori avvertito ne'svoi
ceto ir ‘non soleva aerivare
i gnglideni cel diretto dominio. Uno
(rea cacciatori di tali beni (soggiun-
Frpoeiinos Annali) ere il marchese
fat delle gloriosa contessa
Maiden sembra apparire che, .se la
‘merchesana i
tene mente e prep in
nome di Onori 31 in qual cegio di
-tribeti ficii nom si parla già della
intera, ma di peche ferre, po-
‘deri, decime e masse pervenate alla S. [oa
de verosimilmente dopo la della fi-
glia del march. Bonilszio. di,
sto mamere le terre o masse di £. Pietro
5 Casone. , delle Fille di Migliana, di
i della certe di Casti.
RR pen apt er si
tuate in Garfagnana, ovvero posite in Co-
munitata Lucensi.—(Ginumri Mlustras.
di un Sigillo. — Paocu, Op. cit.)
i tificie dichiarò, cl
guerre che inferi
mai tra i lucchesi e i pisani, tra il sacer
doio € l'impero, fa allora che quei baro:
mi dopo avere nel 1185 chiesta e ottenuta
la libertà, col riconoscere in legittimo so-
vrano l’imp. Foderigo I, fu 113 anni dopo
la morte di Matilde, che un numero dei
lora quando con atto pubblico, rogato li
26 ott. 1238 nella pieve di Pagnano pres-
so Ripefratta, essi 0 i loro rappresentanti
si sottoposero volontariamente («ponte ju-
raverunt ), alle Corte di peri 7
indi è, che tre anni dopo (anno 123:
malto il Comune di Lecca cercava di pi
coperare quella provincia, il Poat. Gre
gotio TX fa una circolare diretta all'in
civ. di Pisa, ai vescovi di Lani, di Vol
terra e di Pistoja, per ripartire fra di lore
il limitrofo territorio della futerdetta dio-
ia
mò la Garfagnana Terram iae Ro.
manse ; nè in tale occasione frattanto la
rammentò come avente su di cssa antichi
diritti per donazioni fatte dalla contessa
Matilde. Sivvero in quelle circolari poo-
dati in accomandi:
Ma i Locchesi, che avevano potuto via
were da Federigo Il la restituzione della
Garfagnana, poco dopo che quel reguan-
te l'ebbe amegnata in benefizio al figlio
maturale Enzo re di Sardegna, nell'au-
mo <aso, inviarono cel vicario Impcria-
le marchese Qberto Pallavicino i loro ar-
mati al occupare tutta la valle seperio-
re dl Serchio. — Avvertasi, che 14 anni
dopo il giuramento di fedeltà prestato
nelle mani del delegato pontificio dai si-
nori della Garfagnana, quelli istessi Cas-
tani (tanto erano variabi
le cose politiche d' Italia)
me del nominato march.
terono pendio da Federigol vuol
1242 ) la conferma del ilegio stato
ad essi concesso dal di lui avo Federigo I.
Con tuttociò il Comune di Lacca tornò
iva forza a farsi padrone di tutta la
Garfagnana, dove continuò a gorernare
GARF
per lunga età, sebbene spesse fiate le sue
genti venissero inquietate ora dai Pisani
ora dai parenti ed eredi di Castruccio An-
telminelli, ed ora dagli eserciti inviati
costà dalla Lombardia.
Pieno e pacifico ne chbe Lucca il pos-
sesso dal 1377 al 1429, nel quale ullimo
anno l'oste fiorentina corsa all’assedio di
quella città, invase e si ritenne la massi-
ma parte della Garfagnana. — ed. Bax-
«a e Conotia.
Fu in tale invasione che gli abitanti
dell'Alpe di Silico assai prossimi al Fri-
nano, previe convenzioni reciproche, "
riorno 17 dic. 1429, si posero sotto la tu-
fila di Niccolò d'Este marchese di Ferra-
ra.— Nel 3 febb. dell’anno successivo l’e-
sempio di Silico fu segale dalle terre e
villaggi di Corfino, Castelnuovo, Pieve
Fesciana, Massa di Sasso-Rosso, Gra-
gnanella, Magliano ed Eglio, dei quali
popoli si costituì la Vicaria di Castelnuo
vo, Molti altri paesi della Garfagnana alta,
tosto che “imasero liberi dulla soggezione
della Re». fioreut..«a ricar.ero essi pure
all'Aquila Esiense (anno 1446) che ne
formò la Vicaria di Camporgiano.—Quin-
di avvenne, che nel 1450 i Lucchesi, aven-
do riconquistato alcune ferre già inco
porate al dominio Estense, non solo esse
furono ritolte loro dalle armi del mar-
chese Borso d'Este, ma vennero occupati
diversi altri castelli tra quelli che Luc-
ca conservava in Garfagnana; e di que-
sta nuova conquista fu creata una lerza
Vicaria che si nominò di Trassilico dal
capoluogo del giusdicente. Finalmente di
altre villate sparse nella Garfagouna supe-
riore in numero di dieci, essendosi dale
mel 24 lugl. 1451 spontaneamente al so-
vrano di Ferrara, ne sorse una quarta
Vicaria chiamata delle Terre nuove, co-
mecchè a questa provvedcsse il medesimo
giusdicente della Vicarìa di Casteluuovo.
Posteriormente al 1451 la Garfagnana
sofferse altre politiche vicende; essendochè
mel 1512 fa iuvasa dalle genti condotte da
Francesco Maria della Rovere duca di Un
bino per conto del pont. Giulio II, dalle
cui armi restò ben presto liberata. Nell’an-
mo 1520 parimente fu occupata da uu eser-
cito inviato costà dalla Rep. fivrentina ad
insinuazione di papa Leone X; ina an-
che allora l'invasione ostile disparve dal-
la Garfognana stante la morio accaduta
va
GARF 405
alla fine dell'anno istesso di quel Zeon
che l'ha fra gli artigli avuta. — Nel
1602 e 1603 di nuovo i Lucchesi tenta-
rono mediante la forza, e quindi nel 1806
per via di ragione, di ricuperare la por-
zione di quella provincia già da gran tem-
po perduta: ma le forze non valsero, e le
ragioni davanti al tribunale Cesareo di
Milano non furono giudicate più buone.
Dopo di ché, nel 1613, i Lucchesi ritor-
nando a fare nuova guerra cogli Estensi,
anche quella fiata ebbero la peggio, lanto
I lato della spada, quanto da quello della
toga; essendochè l'Aulico tribunale, nel
1678, sentenziò per la seconda volta inap-
pellabilmente a favore dei duchi di Mo-
dena e Reggio..
Le tre vicarìe del dominio Estense in
Garfagnana; cioè, di Castelnuovo, di Care-
porgiano e di Trassilico, contano tutte iu-
sieme gs tra villaggi, terre e borgate, non
compresa la piccola città di Castelnuovo.
Presedeva nel politico e nel civile, sicco-
me tuttora vi presiede, un luogoleneule
ducale col titolo di governatore. In colesta
qualità farono inviati dai duchi di Ferra-
ra nella Garfagnana due celebri poeti, Lo-
dovico Ariosto nel 1522, e il conte Fulvio
Testi nel 1640. A tempo idell’Ariosto non
erano ancora sopite le politiche discordie,
le quali dovettero influire non poco a ren-
dere gli abitanti di cotesta contrada più
risentiti e più litigiosi; talebè quel lette-
rato governatore disconiento auziche nò
del soggiorno è dell'impiego, verseggiuo-
do nella satira IV descriveva la corogra-
fica situazione del capoluogo della Garfa-
gnana Estense con le terzine quì appresso:
La nuda Pania tra l'aurora e il noto,
. Dall'altre parti il Giogo mi circonda
Che fà di un Pellegrin la gloria noto;
Quest’? una falda, ov'abito profonda,
Donde non muovo i piè senza salire
Del selvoso Appennin la fiera sponda.
O starmi in rocca, o voglia all'aria uscire
Accuse e liti, e sempre gridi ascolto,
Furti, omicidii odo, vendette ed ire.
Che le sopra enunciate guerre di par-
tito e di nazioni influissero alcun ce a
rendere più ostico il popolo Garfagnino,
lo disse il poeta medesimo nella stessa sa-
tira, quando alluder volle alle invasioni
vstili fatte nella Garfagnana dalle truppe
Sa
406 GARF
lucchesi, e poscia dalle fiorentine agli or-
dini del Pont. Leone X:
Dei saper la licenza in che è venuto
Questo paese, poichè la Pantera,
indi il Leva l'ha fra gli artigli evuto.
Quindi’ non deve recare una gran mara-
viglia se l’Ariosto, nel tempo che conti-
nuava nell'impiego di commissario duca-
le, mostrasse alquanto di m3l umore verso
i suoi amministrati anche nella satira VII
con i seguenti versi:
Piuttosto di ch'in lascerò l'aspresza
Di questi sassi, e questa genie inculta
Simile al luogo ov'ella è nata e avvezsa.
E non eorò quel da punir con multe,
cal cea minacce, e da dolermi ognora;
gui la forza alla ragione insulta.
Di carattere più pacifico, e in tempi
meno ostili governava Fulvio Testi la
stessa contrada, della quale egli ne fece
ico veramente immagino.
10, come è quello che esprese in uno sua
ode cos :
dove argenteo il corso
CLETO dsciaglo reco viene
4 maritarsi innamerato il Serchio;
E sul meriggio al dorso
Del gran padre Appenain opache scene
Di Sur ictiati fatgi al alzan coperchio,
Merto mio nò, soverchio
Favor del gran Francesco osio midiede,
E fè ne’ regni suoi regnar mia fede.
Ml territorio di Castiglione, appartenente
al ducato di Lucca, è stato recentemente
ceduto all’amministrazione civile e poli.
tica della Ga ia Estense, alla quale
dovrà essere unito un giorno con altri
distretti limitrofi, secondo ciò che fu sta-
bilito nel 1814 col trattato di Vienna.
Riepilogando il discorio dirò, che la io
Garfagnana non fa mai il Zucur Fero-
nise, nè il Caferonianum attribuito, quel-
lo a Tolommeo, questo a un'opera di Ca-
tone e all’Itinerario di Antonino; bensì Li
che essa è la contrada montuosa e anonima
fra l'Arno e la Magra, uella' quale, anco ai
tempi di Strahone, abitava gente bellicosa
a borgate, quella provincia verso cui, più
volte movendo da Pisa per la valle del
GARF
Serchio, penetrarono non senza stenta le
romane legioni scaramucciando senta e-
nervi piè fermo, guerreggiando senza sv-
vilire nè abbattere gl indomiti Lipari &
no costà ti dalle Conti della pa
bott pipi della Secchia, finche i
Romani incorsi di la dal giogo, nel Fri-
quano furono asediati dalle legioni dei
Consoli P. Cornelio e M. Bebio intorno
al mente drido sede dei loro maggiori; e
di costà, resisi prigionieri , vennero tre
Lazool in numero di 40000 nel centro
Sannio fra gl'Irpini. Ad essi poco dopo
si aggiunsero 7000 Liguri di quella tribù
Apuana che abitava verso le ti del
fiume Magra, stati colà investiti e presi
dalla seconda e quarta legione del Cons.
@. Fulvio Flacco e condotti anch'emi fr
i Senaiti. (T.Levn, Decad. IV. lib. ge te.)
Pal quale ultimo fatto istorico desritio
da T. Livio ne emerge sè sto
l'importante motizia, che i monti tr
Lacca e Luni non erano la nativa stanza,
ossia la sede antica dei Liguri Apusni, e
molto meno dal lato che acquapemde verso
Camajore, Pietrasanta, Massa e Carrara;
mentre quel liltorale era compreso nei
territorii di Pisa, ovvero di Luni, dee
città sino d'allora allente dei Romesi.
Un tal vero lo manifesta im più luoghi
lo stesso T. Livio, tamente , allor-
chè toccò al Cons. P. Muzio a guerreggie-
re intorno al fiume Audena in
per panire quei Liguri, che 18 anni in-
nauzi eno scsi a derubare nell’ Agro
Lunense e Pisano numeresi bestiami, che
trasportaromo nei loro vici e castelli posti
sulla schiena del vicino Appeonino del
Frignano. (T. Livu, Zib. 35 cap. 41)
— Fed. Prarnasanta.
Espulsi della Garfagnana i Ligeri, e
quindi occupato il terreno dai coloni ia-
Viati da Roma, dopo quanto ho già dette
all'art. Fiviszazo, o che sarò aggiue
gere a quelli di Lomsarana ©
mon domanderò più, se il che
subentrò e si nelle valli del Ser
chio e della Magra, sia di provenienza ro-
mana piuttosto che aborigena Etrusca, o
P'indole e il carattere dei Ger
dehbesi ripetere dalle razze di
i che un lempo stanziarono co.
stà, 0 piuttosto dai popoli che in epoche
posteriori dominarono nella siessa con-
Urada.
GARF
Comunque sia di ciò, la vita pastorale
ed agreste degli abitanti di cotesta provin-
cia, e forse unche la geografica posizio-
ne, influirono sul carattere e sull’ indole
del popolo, antito, fiero e ’nso alla
vendetla: per cui l’aureo latinista P. Be-
verini nei suoi Aunali lucchesi dichiarò
quegli abitanti aspera et bellicosa gens.
— Più estesamente, con maggior verità e
certa scienza parlò dei Garfagnini nei
suoi opuscoli i il Vallisneri, quando disse:
che gli uomini sono per lo più di piccola
statura, di colore la maggior parte tirante
Di fosco, con occhi vivaci, forti e nerho-
deli delle fagiurie, "d'argato e versatile
ingegno, amici ai forestieri, dell'ospitalità
amantissimi , fedeli al suo padrone, atti
alle lettere, dotati dalla natura dell'ame-
nissimo parlar toscano, allegri , destri al
salto ed al canto, spiritosissimi, i ingegnosi
nelle arti e nelle mercature solleciti.
La Garfagnana nei tempi antichi dove
va essere assai diversa dalla Garfagnana
dei tempi nos inco da quella del me-
dio evo, sia pel numero € Squali de'suoi
abitanti, sia pel genere delle Prodezioni
agrarie della sua contrada.
Dall'istoria si può congetturare che sot-
toi Liguri, e durante il dominio della Rep.
Romana, colesta porzione montuosa della
Toscana fusse rta Dirt di folti boschi (rob
edi pascoli naturali nei luoghi
€ discoscesi. Sottentrati ta
Goti e i Longobardi, nell'ultimo
secolo di questi docaipatori, trovansi per
sizioni della Garfagnana superiore
riore; lo che starebbe a far credere, che il
GARF 407
allorquando si osservano Je cime dei suoi
monti, e segnatamente di quelli delle Pa.
nie, la di cui schiena è volta a tramon-
tana, per quattro 0 cinque mesi dell'anno
rivestite dì neve; q. si contempla la
criniera delAppronio dove furono già
selve di faggi e di abeti, rimasta ora qua-
si spogliata a cagione dei diboscamenti
e delle successive coltivazioni di quel suo-
lo; quando si riflette, che nella speranza
di uocrescere la semeuta delle granaglie,
il paese trovasi assai più di prima esposto
alle bufere e ad ogni sorta d'intemperie
meteoriche; allorchè si vede la parte al-
meno infrultifera ,
riscontrare costà l'albero di Minerva ve.
getante nelle più umili e ‘favorevoli po-
sizioni difese dai venti boreali, o fra le
convalli dei monti aperti a scir. ea mez.
sogiorno, dove anche la coltura dei gelsi
si và ognora più
Tutto il resto sono selve di castagni o
pascoli naturali, meno pochi campi intor-
no ai castelli, terre e villaggi, seminati a
grano, vecciati, segale, a canapa o lino.
Dond'è che la pastorizia può dirsi gene-
ralmente la sorgente di maggiore utilità
dei Garfagnini, i quali vivono del pro-
dotto dei castagni e delle mandre. Queste
ultime consistono per la massima parte in
pecore, essendo assai minore il numerv
delle capre, majali, vacche ec.
Le pecore e le capre nell'inverno abban-
donano i monti della Garfagaana per pas
sare la rigida stagione nelle Maremme
granducali el anco nel Lucchese.
Giusta l’adeguato «ull'ulltimo decennio
formato sopra dali ofliciali, la Garfagnana
Estense, nel luglio del 1832, possedeva
N° 66217 animali domestici delle specie
seguenti;
8836
47505
6958
1367
3
606
ava
Bestie bovine . . .
LI
»
de»
».
»
Totale degli animali N° 66217
La quantità di castaguò, che formano,
408 GARF
come dissi, l'elemento precipuo ella
DIS sete ri Cortina, sen ho
fatto dimenticar loro alcuni
tura agraria, e tali dla potere riescire ha-
stantermente prospernsi, fra i quali la pro
Pagazione delle palate, comecchè essa pi
trebbe anmentarsi di più nell'Alpe.
Anche l'educazione dei filugelli pare
che ivamente si arcresca con la
iantagione dei gelsi: talchè oggi giorno
Pro: Garfagnana Estense sommnistra
50000 libbre di bozzoli per mamdare fuu-
ri via la seta senza lavorare.
Nè tampoco si lira quel profitto che si
potrebbe dal pelo, dalle pelli di capra e
d'agnello, come nè anche dalla lana: giac-
chè le pelli col pelo s° inviano greggie
all'estero, e la lana resta per la massima
parte nel Granducato e nel Ducato di Luc-
ca, dove sono tosati i greggi prima di ri-
condurli in Garfagnana; mentre la lana
sere rozzi panni lani..
Tu ena contrada tanto ricca di ‘acque
perenni con cadute e pendenze portento-
se, come quelle dei due Serchj di Minuc-,
ciano e di Soraggio, della Torrita di-Ca-
stelnuovo, e della Torrita di Gallicano,
per tralasciare di Itri minori tor-
reati, sorprende di non trovare edifizii
ad scqua, qualora si tolgano 4 o 5 fer-
riere, ed i mi indispensabili alle co-
muni macinature.
La Garfagnana, oltre le lane greggie,
Ve pelli e la seta, esporia all'estero cappelli
inarii di pelo, tele grome di filati no-
poche pelli tonciate, formaggio,
me pecorino*e bovino, castagne e
legnami da lavoro.
‘Riceve dall'estero olio, vino, granaglie,
panni, telerie, generi coloniali, pelli la-
Vorate e lerraglie.
La bilancia dell'uscita si paò valutare
pari è quella dell'entrata, avuto rignardo
alla condizione, ed economia degli abitan-
ti, il maggior numero dei quali ab
ia
Manca a ravvivarel'industria e il com-
|urre possi
le provinciali, fra le quali si lsecia deside-
GARF
rare una esenzialissima che aprire
una comunicazione rotabile fra la Gerfa-
guana e la Valali-Magra, passando per il
giù deseritio varca del Monte Tea, e quin-
Mungo il fiume Aulella, la quale via da
Castelimovo anderebbe a congiungersi al-
la strada militare di Fivizzano, —
Casritxvoro n: Ganraczaza.
Quanto la Garfagnana superiore fone
più incolta e più scarsa di abitanti nel s0-
colo XIV in confronto dei tempi nostri,
poò dedursi ds un'ordinazione del consi»
glio generale di Lucca del 27 agosto 13715
relativa a ristabilire e conservare la pece
fra le due vicarie della Garfagnana supo-
riore, cioè di Caitiglione e' di Campor-
Giano; allora quando esse sbbracciavano
mella lore giurisdizione tuto il territo
rio delle attuali vicarié di Castelanove,
di Camporgi i Minacciano.
ae all'anno 1371, la vicaria
li Camporgiano comprendeva 4a tra ville
e castelli con N.° 664 famiglie, mentre la
i di Castiglione contava in 26 vil
Re e
Chese si conceda il maziunim della po-
polazione di ciascuna ‘famiglia, presa la
media iù di 5 individei ‘per
focolare, si avranno dalle 1061 famiglie
N° 5305 abitanti, Ia dove nella stessa su-
perficie territoriale, all'anno 1832, csiste-
va rina popolazione quasi 5 volte mag-
giore, cioò:
Tutta la Garfagnana, presa nel perimo-
tro sopra descritto, escludendo per
te dell'antica vicaria di lia che so-
quapende nella Val.di-Luma, e fatta astra-
zione dalle ville del Minuocianese che em.
trano in Vi dividesi in tre vi
carte dello Stato Estense. due del Ducato
di Lucca (Minucciano e Gellicano) e una
del Granducato di Toscana (Barga); Je qua-
jurisdizioni civili abbracciano 18
comunità con 67 parrocchie, e un totale
di 40163 abit distribuiti come appresa.
’
o
n
DI
QUADRO della Popolazione dello Gaersna
divisa per Giurisdizioni e Comunità.
Banca, Greaducale .
Camronsiano, Estense C]
Carriasvove, Estense 5
Gazzscaso, Lucchese «
Murvonano, Lacchese ci
Taacsrtaco, Estense 3
Comunità n° 18
GARGIANO nel Val-d'Arno casentine
se.— Cas. che diede il titolo a una ch. pare.
Biagio) riunita n.1 1784 alla pieve di
Maria « Partina nella Com. Giur. e cir-
ca 4 migì. a sett. di Bibbiena, Dive. e
Comp. di Arezzo. — Ved. Panna
GARGONZA i Val-di-Chiana. — Ca-
stelletto in parte smantellito, dal
e il titolo la cl. plebana de’
so e Sesanna nella Com. Gius. e quasi
4 migi. a maestro del Monte San-Savi
un risalto di alle
fra la strada R. d'Arezzo a Siena, ela fin-
mana dell’Esse di Monte Sen-Savino=Es-
so offre gli avanzi di mura e porte castel
lave con torre ed edifizj interni ad uso et-
tnalmente di una fattoria del marchese
Corsi di Firenze.
Non posso dare indicazioni migliori del
fabbricato di Gargonza, per quanto mi vi
Tramili
Vergemoli
-unateso- anse vaso
Parrocchie 2° 98 Abit.x® 40163
recessi con la speranza di visitarlo, stan
techè i vilico che l'bita, per un tatto di
scoriesia straordinaria in Toscana, la sera
del 19 settembre 1831, ricusandomi al-
loggio, non volle che io potessi dire di ave.
re pessato ena notte lì dove è fama che
un dì capitasse Dante Alighieri.
Avvegunchè il cast. di Gargonza è ce-
lebee per la congrega tenutavi mel 1304
dai Ghibellini di Firenze e di Arezzo, fra
uno dei castelli degli U-
bertini, preso nel 1285 dagli Aretini uniti
ai Ghibellini faorusciti di Siena sotto il
comendo del vescore Guglielmino di Aree-
so. — (Asse. Du, Crosie. Scmes.)
Fel 1307 l'esercito de' Fiorentini, capi-
tanato dal loro mess. Ferrantino
de’ Malatesti, dopo aver li Aretini
e agli Ubertini molte castella in Val.d*
erasi accampato davanti a Gergon-
za preparando le macchine per abbatter
ino, i quali si crede che fosse l'esnle
“0 GARG
me le mura; e sarebbe caduto, se non ve-
miva divertito di la l'esercito amestitore per
ano strattagemma del cardinal Na;
Orsini Legato pontificio e irene e tolta
@uerra contro i Fierentini. Avvegnachè,
nel tempo che egli faceva sparger voce di
un occulto trattato per avere la città di
Firenze, si parti com tutte le sue genti da
Arezzo,e tenendo la via del Casentino, mo-
ch'erano restati a casa, mise in tutti gran-
dissimo spareato, onde la Signoria fece
scrivere con grandissima fretta al campo,
che lasciando Gargonra l'armata accorres-
se a soccorrere la patria posta in pericolo:
e nella medesima sera le genti ch’erano
all’assedio si levarono di
il peese con ‘gran confusione. — (G. Vrx-
ram. Cronica Lib. VIII. cap. 89. — Au-
mar. Zstor. fior. Lib. IV.)
Nel 1381, ai 39 mov.il
e go-
vernatori di Siena per il prezzo di 4000
fiorini d'oro il castello di Gargonza con la
giurisdizione, distretto e col giuspadrona-
to della chiesa * castello di Palazzuolo:
sicrhè Agnolo di Ghino sindaco della Rep.
di Siena ne tosto il (Ance. le
ur o il possesso. (
Dert. Sex.
Ma quattr' i Fiorentini e i
Senesi disputandosi la preda fatta sugli
Aretini per conto delle castella di Val-di-
Chiana, fu risoluto da ambe le parti di ri-
mettere la questione di Lucignano all’ar-
bitrio dei Bolognesi, e che intanto i Se-
nesi dovessero restituire alla Rep. fior. il
Monte San-Savino, Palazzuolo, Gargonza,
e San-Panerazio; i quali vennero
consegnati nel dì 6 ott. 1385 a Lotto Ca-
stellani sindaco della Rep. fiorentina.
Sennonchè alconi fra i castelli preno-
minati, dopo qualche tempo avendo dati
i di ribellione, per decreto del-
la Signoria di Firenze, nel 1433, fu ordi-
nato di atterrarne le mura, tra le quali
quelle del castello di Gargonza. (Amman.
stor. fior. Lib. XV e XX).
Rimase però in piedi con un avanzo di
mura la torre o cassero di Gargonza, quel-
lo che tuttora si vede, e che il governo fio-
rentino ritenne sino all'anno 1545, epoca
in cui i capitani di Parte Guelfa, con i-
o nero).
GASS
stramento del 27 febb. 1546 stile comune,
diedero a livello con il fabbricato di Gar
gonza l'annesso distretto a Luigi Lote.
ringhi della Stufa e suoi eredi, gravan
dolo però di un annuo censo di lire due da
pagarsi alla comunità del Monte San-Savi-
no per l'uso della torre di Gargonzs. Il
qual onere, con deliberazione fatta dal me-
gistrato civico del Monte San-Sa vino, nell
anno 1727 passò nel march. Corsi di Fi-
renze acquirente della tenuta e del castel.
lare, ora fattoria di Gargonza.
La chiesa de'SS. Tiburzio e Susanna a
Gargonza anticamente era filiale della pie
ve del Moute S. Savino.
Esta nel 1833 contava una popolazione
di 564 abit.
GARILLIANA, o GRAGLIANA di Ger.
fagnana nella Valle del Serchio. — Fed.
Guaotiana e Camporamsi. .
GARLIANO nel Val.d'Arno casentine
se. — Cas. coa ch. parr. (SS. Pietroe Do-
nato) nel piviere di Vado, Com. Giur. e
circa 3 migl. a ostro-lib. del Castel-S. Nic-
colò, Dioc. di Fiesole, Comp. di Arezzo.
Risiede in costa sà di uno che
dal dorso del monte di Pratoma-
gno alla destra del torr. Solano, fra Rag-
giolo e Castel S. Niccolò.
Fu signoria dei CC Guidi di Battifob
slcui ramo venne confermata dall
Fede II, nel 1348, villam Garli
insieme a tanti altri luoghi che quei di.
nasti possedevano nel Casentino.
Gli abitanti di Garliano, stante le gra-
vose angarìe usate loro dal conte Galeotto
signore del Castel-S. Niccolò, ricorsero
alla protezione dei Fiorentini di cui
governo nell'anno 1342 î il ter
ritorio di Castel S. Niccolò a quello della
Repubblica, designando la contrada sotto
il nome di Montagna Fiorentina.— Wed.
Casrar-S. Niccorò, e Raccioro.
Li parr. de'SS. Pietro e Donato a Ger-
liano nel 1833 noverava 419 abit.
GASSANO e GROPPOLI in Val-di Ma-
gra. — Vill. e cas. con una sola perr.
(SS. Loren: ja ) nella Com. Giur.
€ quasi 4 migl. a i Fivizzano Dioc.
di Pontremoli, giù di Luni Serzana, Comp.
di Pisa.
Sono situati in pianura fra il Rosaro e
l'Aulella presso la ripa destra di quest'al-
timo fiume. — Sapendo che costà ebbero
siguoris sino dal secolo X gli autori dei
GAST
Pallavicini, degli Estensi e dei Malaspi.
me, si poò dubitare che a questo Gassano
riferire volesse l'atto di fondazione del
mon. di S. Maria a Castiglione presso Bor-
go S. Donnino, (anno 1033), nel quale è
nominato fra i psesi di Lunigiana anche
un Gassano. .
Infatti Gassano è moverato fra le ville e
castelli dei march. Malaspina del ramo di
Fivizzano e Fosdinovo, toccato nelle di-
Vise fraterne del 1393 insieme com Gra-
quola e Castel dell'Aquila a Leonardo, uno
dei figli del march. Galeotto di Fosdinovo,
a quel march. stesso, cui molti vassalli nel
1418 si ribellarono dopo l’orrenila trage-
dia che egli eseguì contro i march. di Ver-
rucola suoi affini. — 7ed. Firizzaro.
La parr. de'SS. Lorenzo e Lacia a Gus-
sano e Groppoli abbracciava nel 1833 un:
popolazione di 490 abit.
Gurrad (5. Baxrosonuzo 4) nel Val.
d'Arno superiore. — Eremo abbandons-
to nel giogo dell'appennino di Pratoma-
gno sopra le sorgenti del torr. Mesco-Si-
montano, fra il piviere di Cascia e quello
del Pian-di-Scò, Com. malesia, Giur. di
Casiel-Franco, Dioc. di Fiesole, Comp. di
Arezzo.
La prima memoria dell’eremo di Ga-
stra risale al principio del secolo XI,quan-
do, nel 12 marzo del 1008, un tal Guido,
chiamato Guinizzone, figlio di altro Gui-
nizzene, stando in Gastra donò alla badia
di $. Trinita in Alpi, e per essa a Boniz-
sone abbate della medesima, quattro pic-
coli poderi posti nel piviere di S. Maria a
Scò, nei nemignoli detti alla Corte, al
Campo Romagnoli, e a Vitoni, oltre la se-
sta parte dei prati e selve cou altri beni
che egli possedeva nell'A/pe di Gastra,
in Frassineta, e a Gestrigola, le qua
li powessioni si descrissero coi seguenti
confini; 1.° rio de Zecwille, qui dividit
intra Frassinetulo et Lecuville usquealla
Incisa; 2° intra Castilione et Monte 4-
Saffena,rinunziarono ai monaci di S.Tri-
nita in Alpi la porzione del giuspadrouato
che lor competeva sopra i beni e la chiea
de'SS. Bartolommro e Benedetto a Gustra,
con aggiunger inoltre il douo di un po-
dere situato in Latorina.
Nel 1278 ai 20 marzo, Ranieri ed al-
tri Pazzi del Val-d'Arno, di quelli che fe-
cero alle strade orribil guerra, promise-
ro all'abbate di S. Trinita in Alpi di re-
stitai possessi che avevano tolti al mo-
mastero di S. Bartolommeo di Gastra, ap-
uti alla stessa badia. (Anos. Dirt.
ion. Certe della badia di Ripoli ).
Nei secoli posteriori l'eremo di Gestra
fa riunito coi suoi beni e con titolo di
priorato alla badia di Soffena, stata pur”
essa membro della belia di S. Trinita in
Alpi, innanzi che l’nna' e l’altro fome-
ro dati alla Congregazione di Vallombro-
sa; cosicchè l’abbate claustrale, quindi
Pabb. commendatario portava il
titolo di abbate di Gastra e Seffene.
Era commendatario di quei inoghi più
l'abb, Beklovinetti di Firenze, allorchè il
Granduca Pisrao Lecrozze I, nel 1379,
soppresse i due giù deserti comobii, asse.
mando il patrimenio di Gestra alla neova
ieve di S. Tommaso » Castel-Franco-di
— Wed. Casrer-Fusnoo-ns-sorna.
ATTAJA in Val-di-Sieve. — Rocca
distrutta nell'Appennino di Corellia so-
pra le sorgenti del torr. omonimo, nel pop.
di S. Felicita al fume di Gattaja, Cor.
Giur. e circa 5 migl. a sett. di Vicchio
Dioe. e Comp. di Firenze. — Fed. Fiu-
me pi Gatta. .
GATTAJOLA"e SALISSINA nella Val-
le del Serchio. — Due-villate riunite in
una sola sezione e (S. Andrea a
Gattajola ) nel piviere di Vico-Pelago,
Com. Giur. Dioc. e Due. di Lucca, dalla
qual città distanno circa 3
Sono situate Je due villate
settentrionale del Monte-Pisano, là dove
allacciansi i nuovi acquedotti delle fonti
di Lecca, e dove fa una foresta chiamata
la selva di Gattajola, ed una casa di
nota ancora è Galtajola per aver dal
itolo a un monastero di donne ( $. Ma-
riae ad Gattariolam ) che il Comune di
Lucca, nell'anno 1198, fece edificare. Es-
ss GATT
do è rassmentato nel Registro vaticano di
Cencio Camerario, € in quello delle chiese
Jucchesi del 1260. Se ne fa menzione nel
‘testamento di Castruccio Castracani che a-
veva tra quelle vergini una sua figliuola. Il
non. di Gattajola fu barbaramente incen-
diato verso il 1330 per vendetta più che
femminile, come dice l'annalista
Beverini, d'una di claustrali, la
quale di notte tempo gli diede fuoco.
Le stesse monache furono in seguito tra-
slocate in città nel mon. di S. Chiara,
conservando però il titolo della primiti.
va provenienza di Gattajola.
Nel 1255 il vescovo di Lascca rinunziò
all’abbedessa e monache di Gattajola i
suoi diritti e giurisdizioni acquistate s
Ja bedia di Ss Salvatore di Fucecchio, sui
i e gius to delle chiese e li
ine EP Poca TOI
Il perroco di S. Andrea a Gattajola è
priore, ‘ossia vicario perpetuo vescovile dei
pivieri di Vico-Pelago, e di Montuolo.
La perr. di S. Andrea a Gattajola e Sa-
lissina nel 1833 contava 316 abit.
GATTANO, o GAETANI (S. GIOVAN.
NI DE) nel suburbio di Pisa. — Contra-
da che prende il nome dalla sun antica
chiesa parrocchiale (5. Joannes Gaetano.
rum) volgarmente appellata S. Giovanni
el Gattano, filiale della chiesa maggiore
di Pisa, nella quale Com. Giur. Dioc. e
Comp. è compresa.
La chiesa del Gattano è un unaile edi
fizio situato fuori della Porta-a-Mare di
Pisa sulla ripa sinistra dell'Arno. Deve la
sua fondazione alla famiglia pisana, della
quale por il tolo sino dal secolo XII,
cui a qeell' apparteneva il padro.
nato. Bondechd il prete mesto Gerardo
reltore di essa chiesa nell’anno 1256, ai
21 aprile, col consenso di Gerardo del fn
Gaetano di Gaddo e di altri individui del-
Ia casa Gaetani, diede licenza alla badessa
del monastero di S. Croce alla Foce d'Ar-
no dell'Ordine Cistercense di poter fab-
bricere sopra un appezzamento di lerra a
Ripa d'Arno, in luogo detto Carrajola
fuori delle mura di
nastero con oratori
gine e di S. Beruanlo. — (
Fioe. Mon. di 8. Bernardo di Pisa.)—
Ved. Anno ( Bocca D'
Molto più anti
vanni de'Geetani che sommi.
GAVE
mistra il Tronci nei suoi Annali pisani, de-
santa dalla tradizione ad esso lui riferi-
ta, cioè, che alcune navi di Pisani ri-
tornando dall’ infelice impresa di Tole.
maide con l'arcivescovo Ubaldo de' Lan-
franchi (enno 1193 circa) si fermasseroa
questa ripa del Arno, dote dopositarono
presso la chiesa de’ Gietani una
di quella terra presa ne' luoghi santi, la
quale terra fa riposta nel piccolo campo-
sanlo vicino.
La perr. di S. Giovanni de’ Gaetani, o
del Gazrano, conta 1583 abit.
GATTOLI (MONTE,)o MONTE GAT-
TORI in Val-d' Ombrone pistojese. —
Villa nella parr. plebana di S. Lucia à
Vinacciano, con cappella (S. Simone ad
Hontem Catuli), Com. Giur. ecirca a mi-
glia a scir. di Seravalle, Dioc. di Pistoja,
Comp. di Firenze.
- Risiede iu costa nella pendice sett. dei
poggi che diramausi dal Mont Albano
“ro la foce di Seravalle.
'ra le varie pergamene pergamene pistojesi che che
rammentano la villa di
avvene una del 5 genn. 1306. dita
un contratto matrimoniale fra Vauni
Duccio da Seravalle con Iacopa di Ba-
schiera di Cambio da Monte Gattori, alla
qual donna, previa dichiarazione di vi-
vere a legge longobarda, lo sposo fece un
dono a litolo di Meta" matrimoniale. (Aacu.
Dun. Fioa. Opera di S. Tacopo di ppiroja)
GAUDENZIO (S.)a CAMPOLI —
Canroti.
— A INCASTRO — Zed. Incasrao.
— NEL PIAN.DI SCO' — Fed. Scò.
— A SAN-GODENZO — ed. Sam.
Gopzszo.
— A TORSOLI — Fed. Toxsoti.
GAVENA nel Val-d'Arno inferiore. —
Villa che ha dato il titolo a pina ch. pere. (S- (Ss
Bartolommeo a Gavena) nel piv. di S. Leo.
nardo a Ripoli, Com. Giur. e circa 3 migl.
a lih.-pon. di Cerreto-Guidi, Dioc. di San-
, già di Lucca, Comp. di Firenze.
La villa di Gavena già de' march. Moa-
talvi di Firenze, ora de' Banti di Fucec-
chio, è posta alle falde meridionali delle
colline che stendonsi da Cerreto a Fuceo-
chio lungo la strada provinciale Valdar-
nese presso la destra ripa dell'Arno.
La perr. di S. Bartolommeo a Gavena
è registrata nel catalogo lucchese del 1260-
Essa nel 1833 contava 21 abit.
GAVI
GAVIGNALLA (quasi Gavini Aula) in
Val-d'Elsa. — Cas, con parr. (S. Andrea)
nel piviere di S. Maria a Chianni, Com.
Giur. e circa 5 migl, a lev.-scir. di Mi
lajone, Dioc. di Volterra, Comp, di Fi-
renze. .
Risiede in poggio sulla fa della
strada provinciale volterrana, fra Pilli e
Gambassi. — Era un comunello di Ga:
bassi, stato riunito alla giurisdizione di
Mootajone con la legge del 33 magg.1774.
La arr, di ‘5. Andeca a Gavigualla nel
1833 contava 182 abit.
GAVIGNANO in Val.d'Elsa. Cas. la cui
eh. par. (S. Donato) fu raccomandata al
di S. Pietro a Cedda nella Com.
Giur. e circa gl. : 4 a sett, di Poggi-
boasi, Dioc.di Colle, già di Firenze, Comp,
di Siena,
Di questo Gavignano fu fatta menzio.
ne dal march. Ugo nella dotazione oa
Bedia di Poggibonsi, all'anno
tore della ch. di S. Donato a [aretini
nel 3 aprile 1286 fa nel numero dei per
rechi della diocesi fiorentina che assiste-
Toro a un'adunanza tenuta in Firenze
per la tassazione di una colletta ecolesia-
tica, — (Lam, Mon. Eocl. Flor.)
Garicuazo in Val-d'Ema.
rita con chiesa distrutta, di
sato una famiglia magnatizia fiorentina e
la parr. di S. Matteo, stata annessa a s
Andres a Morgiano, nella Com.
circa 5 nigl a ostro del Bagno a Ripoli,
Dioe, e Comp. di Firenze.
Esistono gli avanzi di un solido fabbri.
calo, dove forse fu il resedio dei nobili
da Gavignano, convertito in una casa co-
loaica del podere detto tuttora di Gavi-
{mano, appartenuto ai marchesi Capponi.
Trovasi sul fianco seltentr. del Monte,
massi è migl. al di sopra dell'oratorio di
$ Salvadore a Montemassi, ora dello 9.
Donatino, fra Quarata e Morgiano, alla de-
tra dell'' Ema e della Val.di-Rubhiana,
La nirpe fior., che prese il titolo dal
suo resedio di
da Ricordano Mal
Hop 6o. la RR che guoi do Ga.
iguano ebbone tenute inverso Montajone.
"a Gavignano di Val-d'Ema riferisce
0a pergamena dell riguardante una
permuta di terreni 'abbate di Passi-
{nano che ricevò per il suo mon. terre
poste iu Gavignano, e ne cedé in cam-
von
GAVI 4435
bio altre situate nei pivieri di S. Cresci
sulla Greve e di S. Pietro a Silluno.
Fu rogato costà in Gavignano, nel 10
marzo 1141, un istrumento di gl
un podere posto a S. Donato in Col
(Ancu. Dart. Fioa. Carte della Falon:
bBrosa e di dear)
Nel podere di Ga
di an bel macigno di grana fine quanto
quello di Fiesole. E fu ia un masso sca-
valo costk, dove un qualche scalpellino
ebbe il capriccio d'imprimere da destra
a sinistra alcune iuformi lettere cubitali *
in due linee parallele che Cosimo della
Rena suppose potessero essere appartenute
ad un sepolcro etrusco.
La parr. di S. Matteo a Gavignano nel
3551 contava 8 famiglie con 68 abit.
GAVIGNO nell’Appeni pistojese.—
Cas. sulla sommità dei poggi che
si a lib. del monte Casciajo fra
della Limentra e quello del Bisenzio, nel-
la perr, di S. Pietro a Cavarsano, nella
Com. Giur. e circa 4 migl. a maestr. di
Vernio, Dioc. di Pistoja, Comp. di Firenze.
GAVILLE nel Val-d'Arno superiore.
— Piccolo castelletto con antica e gra
diosa ch. plebana (S. Romalo), già
Cortule, 0 Corticella, nella
quia 4 miga a ostr..lib. di Figline,
Comp, di Firenze.
Dioc.
Il castelletto di Gaville, distante un
quarto di miglio dal e, è posto
un poggetto di solida pietra arenaria,
guato da pon. a sett. ì torr. Cesto, e da
a lev. da un ramo del borro di S.
Cipriano, le acque dei quali fluiscono dai
fianchi orientali dei poggi di Lacolena e
di Montedomini.
Il maggior fabbricato di Gaville attnal-
mente si riduce agli annessi della fattoria
che fu del baron Na Neto di Firenze, a-
lionata alla celebre madama di Stael f-
glia del ministro Neker. — Si trova nel
castello l'oratorio pubblico di S. Crista-
fano, forse sostituito alla diruta chiesa
Clemente a Gaville, che fu una del.
tocnte nel caselluccio di Gaville.
Tanta scarsità di gente mi rammentava
la cagione per la quale, sino dal sec. XIII,
53
4 GAVI.
il castello di Garille restò quasi deserto:
euendechè fe estinta una gran perte de'
susi abitanti in vendetta dell'omicidio di
Francesco
1 Magnati signori di Gaville apparien-
mero alla consorieria di nobili del conta-
de fiorentino, di cam degli Ubertini che
si disero da Gaville. — Era della stema
achiatta quell’ Ubertimo figlio di Guido
da Gaville, la cui madre Adelasia nata
Ubaldini, insieme con la figlia Fili »
dona ar Frei nel 1194,
vano & Pietro Fil ipeiatingo del.
di Riofino preso il fiume Co-
sto per-l'anima di Ubertino loro respet-
tivo pedre e figlio, una dite
mella fratta di Carrajola = (duc
Five. Badia di Passignano).
Tale si mostra quel Guido di Ubertino
che, nel 14 dic. 1303, menir'era nel ca-
stelletto di Villole, promise a Guido e a
Paprnzggosirorpanior i pps di far
Îla guerra con lui e i a spese comu-
ni, assistito da poi i li
)
cite (ee GU i, Gaville,
il quale è rammenteto come estinte in un
istramento rogato nel beve ter
LI L 1240, v ita fat
Teor” 2 fimeneto da elio
ia Chianti Gi slcnni terreni posti presso
Monte-Luco a Lecchi, e in Torano: beni
che al suddetto Ubertino da
Garville. (loc. cit. Carte di Valombrosa).
Tale fu quell'Ubertino del fa mess. Gu-
glielmino li Ubertini da Gaville, il
due anni la vittoria riportata
nel 1260 dai pr Monta;
mano armata obbligò i monsci € "abbate
di Coltibuono a cedergli per Sorini 2150
Fe vaste ioni di Afumignano con la
chiesa e lo spedale ivi situati; le quali
ossessioni la morte del detto her
tino i tre figli di lui, cioò, Ubertino No
citt ere ie in
li ti a di lire
8000. Pel la qual cuts i moaeci di Colti.
buono, avendo più volle reclamato al po-
testà di Firenze, nel sg ott. 1394 rinnota-
mono l'istanza affinchè quel giudice supre.
GAVI
mo condannasse Lamberto degli Abati a
restituire le predette cose, ed i figli del fù
bertino da Gaville a pagare i frutti di
| 3a arretrati. — (loc. cit. Badia di
degli Uberti i di Gavillo è di Soto,
unitisi ad altri capi ghibellini, tra i quali
5 della potente famiglia de'Cerchi di Fi-
renze, nel a giag. del 1303, saccheggiaro-
no e abbruciarono la villa di Leacolena
Gatville, e tutta la contrada intorne.
iformazioni di Firenze). Farono quei
mi feorasciti che, uniti ad altri dei
Guidalotti da Sommaja, dei Pazzi di Val-
lire dei Gherardini di Val-di-Gre-
so anno 1309,
Cerchi, tutti i Guidalotti, gli Ubertini di
Gaville, e i Pazzi di Val-d'Arno con Ugo-
lino del fa Ugolino degli Ubeldini della
Pila di Mugello. (Axmaur. Zet. for. ib. MV
© Riformagioni di Firenze). — Ved. Sw
Gooexso.
La chiesa plebana di Gaville è grem-
diosa, di struttura anterio-
re al secolo XII. Ha finestre anguste e bi-
slunghe con tettoja a cavalletti ; trovasi
spartita in tre mavate con sei archi per
taria a sesto intero, dei quali ite più pres.
simi alla facciata sono sostenuti da coloa-
ne di mecigno, gli aliri da pilastri della
stessa pietra lavorata.
Le colonne che i primi due
archi hanno capitelli di scultura ascai sit
fa con figure, animali allegorici e gli
blemi dell'apocalise. L'altar ch
volta della tribuna, e i sei altari. laterali
sono di opera quei più moderna. Îl qua
droa dell'altare maggiore è stato col-
a piò della chiesa sopra la porta di
mezzo. — Nella facciata esterna ua
‘piccolo portico, e al di sopra un'iscrizione
esatta
uoscuuo
“* »
GAVI
dell'anno 1601 con l'arme della nobil cas
Moxsi, attuale patrona della pieve di Ge-
ville insieme con il marchese Torrigiani,
nella qualità quest' ultimo di erede dell
estinta prosa propia del Barone del Nero.
alla chiesa plebana è la gran
diora canonica rimodernata dall'attuale
pievano Pracessini. Essa era costruita sul
consueto disegno dei chiostri delle antiche
battesimali, quando i carati delle cappel-
le suffraganee (intitolati allora canonici)
vivevano in comune col pievano.
ieve di Gaville prima dell’erezior
pi collegiata di Figline sbbmcciama di
nel suo perizetro quasi tatto il distretto
della stessa comunità, innanzi che vi fosse
riunita quella dell'Incisa.— Avvegnachè
le tiche chiese della piere di Figline | fa
Gaville, siccome
$atenale piviere di $. Rope è cm
Rosto di 10 parrooi Romolo a
jeve con l'annesso di S. Clemen-
0 08 Cotnina a Moleto, priocia; 3 S.
Andrea a Cempiglia, prioria; 4 S. Dons- Govi
to in deane, prioria; 5 S. Stelano a Za-
colena, pri
cara; 7 S. Martino a Pian-Frenzese, prio-
ria; 8 S. Cipriano in Avane, con l'aunesto
di S. Maria in Aeane, cara; g S. Miniato
a Celle, antica canonica e priorato, con
l'annesso di S. Leone a Celle; 10 S. Cas
siano a Montescalari, già badia.
Le parr. piebena di S. Romolo a Ga-
ville nel 1833 contava 789 abit.
Garina, 0 Garinza in Val-di-Chiana.—
Nome dato anticamente a una delle por-
te della città di Chiusi, detta ora porte
.— Anche vna delle porte della
GAVINANA — Pod. Cavnaza.
GAVINO (S.) ADIMARI — ed. Ano
mans (8. Gavino ) in Valdi-Sieve.
— AL CORNOCCHIO — ed, Connoo-
«mo in Val-di-Sieve.
Guarino (Cer23 0) nel littorale di Li-
queno — Ville perduta, della quale fe fe
fatta menzione i 'istrumento di
teusi, rogato in Pisa li 15 maggio berd
mercè cui Zanobi vescovo allivellò al con-
te Rodolfo di Ghisolfo la terza perte di
Uuiti i fitti e tribeti che pagavano al
; 6 S. Gaudenzioa Torsoli, figli del
GAVO 45
ta pieve dei SS. Stefano e Cristofamo al
Porto Pisano gli abitanti delle ville di
quel piviere, fra le quali si noverano le
eta È Fondo Magno,. Salviano, Santa
Gasele di Gavino, Villa-Magna,
den altre.
(AVISERRI, già Garisenaa nel Val
d'Arno casentinese.—Casa-torrita ch’ebbe
monne di castello, con oratorio diruto (SS.
Trinità e S. Egidio), attualmente riedi-
ficata e dichiarata parr. sotto l’invocazio.
ne di S. Andrea Corsini nel piviere, Com.
€ circa 3 migl. a grec..sett. di Stia, Giar.
di Pratovecchio, Dioc. di Fiesole, Comp.
di Arezzo.
È situata sul monte di Falterona, fra le
sorgenti di Capo d' Arno e quelle del
torr. Staggia, poco Inngi dai raderi della
chiesa di S. Niccolò e Monte-messano.
Fu Gaviserri de’ conti di Ro.
mena, uno dei quali, il C. Guido del fu
C. Alberto, nell’aprilg del 1054, rinonziò
in favore della chiesa ‘di S. Marina
guano al gi te della cappella di
diante stern capcalla nel
1068 dai Aratelli CC. Alberto © go, due
prenominato C. Guido, venisse
accordata ai religiosi insieme alla ch. di $.
Maria a Po
Sembra infatti che Gaviserri apparte
pesseagli Eremiti di Camaldoli anche ver-
so la metà del secolo XVI, tostochè nel
privilegio concesso li 17 marzo 1355 dal-
l'imperator Carlo IV alla
ne dei Camaldolensi, sono rammentate le
chiese di S. Egidio di Geviserra e di $.
Niccolò di Montemessano, come di loro
izione.
L'una e l'altra delle nominate chiese
eranodirate allorquando fa eretta, nell’an-
no 1786, la nuova di S. Andrea a Gavi-
serri, cui vennero amegnati i
superstiti delle chiese di S. , di
8. Niccolò e di S. Salvatore a Basilica.
— Fred. Basizaca (S. Sarvarone a)e Mon-
qe-mzmano.
La per: di $. Andrea Corsini a Gavi
seri conta 163 abit.
capolsogo Î
di an potestà, con antica pieve (S. Giu-
Riano, già. Cosimo e Guam) nella Dioe.
€ Comp. di Grosseto.
416 GavoO
me che serre ces della
fiogn
Pecora da quella della Bruna, a cavaliere
della strada R. maremmana che le passa
sotto dul lato che guenla sett., in ana pu-
sizione più elevata 458 braccia del livel-
lo dei mare Mediterraneo.
Trovasi nel gr. 38° 34/3” tone, 439 547
4° latit; circa 18 migl. a maestr, di Gros
deto, 13m 1. a vstro di Massa; 3 migl.a
grec. di Scarlino, e 6 migl. dallo sbocco
del suo palule nel mare toscano.
Per quanto siasi detto, che costà verso
Gavorrano doveva trovarsi l'antica man-
sione di Maniliana , vsis Manliana, per
ragione ch essa videsi segnata nella ta-
vols Teodosiana fra Populonia e la Bruna,
con tutto ciò sino al secolo XII la stori:
di Gavorrano resta sepolta fra le distru-
di tapte terre e castelli che quasi
ora cercando
datarie dell rfeisari © dei vescovi.
terono dominare senza grande ostacolo
mezzo a orride selve, a deserti campi,ea
no Paseo si
vetusti di un privilegio dato in Pavia il
no documenti pi
di 14 agosto 1164, col quale Federigo I
tto conte Alberto in feu-
risdizioni appartenute al
luoghi feudali,i castelli ci Cornia, di Scar.
line e di Gavorrano tra quelli che il conte
Alberto seniore possedeva nella maresama
di Mana e Popalonis.
Hi diploma regio testà accennato suc-
cede per ordine di data cronologica una
bolla del Pont. Clemente III, spedita nel
1188 a Gualfredo vescovo di Grosseto,
al quale, fra le chiese plebane spettanti
alla sun diocesi, fa conf.rmaja quella
Govorrano con le cappelle, sostanze, gi
ioni e tribali che sino d' allora al-
isdomini di Massa le pagavano.
II conte Rainaîdo, uno dei figli
te Alberto di Mangona stato privili
da Federigo Î, mediante divisione dei te
mi paterni, fatta li 16 febb. 1208, ebbe di
parte i fendi della Maremma, e consegnen-
temente i castelli di Elci , di Gavorrano,
GAVO
di Scarlino e di Monte Rotondo, nell'al-
timo dei quali il C. Rainaldo teneva pre
cipuamente la sua residenza.
col sorte del C. Rainaklo subentra
di fitti fewitali i conti Pan-
nocchiesch di Elci, di Travale e del ca-
stel della Picura, comecchè gli abitanti di
Gavorrano si allora a comune.
Stà a provare l'indirendenza de;li wo
mini di Gavorrano la deliberazione presa
nel 1378 dal Comune di Velterra,
mise al libero arbitrio dell'università d
Gayorrano l'elezione del potestà che do-
veva nell'anno susseguente entrare in uf
fizio in detta città. Infatti com partito >
munitativo del 26 ottobre del 1378 i Go
vorranesi, adempiendo all’omorevole is-
carico, nominarono potestà di Volterra
nobil uomo Mello, ossia Paganello del
Inghiramo de' Par nocchieschi signore
del cast. della Pietra. Egli era quel Velo
marito della Pie, alla quale l' Alighieri
mise in bocca le misteriose parole :
Siena mi fe', disfecemi Maremma ;
Salsi colui che 'nnanellata pria ,
Disposando, m'evca con la sua gemma.
Quel Nelle, che maritò una sua figlia per
nume Fresc.: al C. Manovello de' Pannoo-
chieschi d'Elci, e ebc , per atto pbblico
del so genn. anno 1300 rinunziò la sa
perte di Gavorrano, di Gerfalco, di Tra
vale e di Fosini al fratel!» suo Mangian-
te. (Ancu. Dirx. Sen. Corte della città di
Man) fazioni di partito, che
alle i più acer
be e cra “eli si resero nel secolo XIV, i
Pannocchieschi per la maggior parte GÌ'.
bellini, insieme coi loro fedeli e vasmalii
commisero ogni sorta di raberie, di omi-
cidii e d’incendii a danno dei Massetani,
mentre questi dal canto loro ‘acevamo rap
presuglie di nomini, di bertiame e di ge-
neri nelle terre de'Pannocchieschi.
Con lettera, scritta li 97 sett. del 1310
al capitano e della città di Mesa,
Carlo duca di Calabria, e vicario in To-
scena per il di lui Roberto ré di
- Napoli, faceva loro intendes:, che per la
morte di Manovello e de'suci fratelli conti
d'Elci ilast. di Gavorrano
tri Panvocchieschi, fra i
lo e Nioccluccio figli di
chieschi di Castigliom-Bernardi, a Ugo e
GAVO.
Neri, detto Scarpa, figlio di
chei medesimi feudatarii,
costretti dal Comune di Mi
past
vello pa aveva per moglie una figlia
di Nello d'Inghiramo della Pietra.
Ciò non ostante i Massetani nea
per
derono di visia la dei Pannoo-
chieschi, onde togliere loro ceni specie di
«<ominio sulle castella del distretto di Mas- della
12, p nd eso limitrofe.
tale scopo tendevano le eomvenzioni
astilio nel do ese del 3327 fra il Co-
Gavorrano
di Massa con obbligo di giudicare secon-
do li siae del luogo, ercettaati alcani
delitti, i quali era d’uopo ricor: ere
al foro” i Mara; 2° che i predoti del
Urare nel territorio nre del 3°
Jendo i Massetani far sequisto dai ne
mocchieschi lella rocca, case, terreni elit
ti, che ? conti posselevano in Gavorrano,
non fossero aumentati i canoni e le pen
sioni ai Gavorranesi; 4.* che questi ullimi
avrebbero consegnato alle milizie Masse-
tane il loro castello; 5° finalmente, che
essi sarebbero considerati come Han ep
di Massa, e che terrebbero
amici di "to Comme vcriana. (da:
ca. Drri. Sus. loc. cit.)
Un anno dopo tile tali convenzio.
mi, i governatori della città di Massa mo-
diante un oro sindaco, per contratto del a
1328, scquistarono dal nobil uomo
Mino di Cione ‘e Malavolti di Siena la
metà del castello e giurisdiione della Pie-
tra, con la de' castelli e rerritorii
Gavorrano e Gerfalco, stati puco tem-
nanzi al Malavolti alienati dai fre-
, per il prezzo di 6000
Rorini, degli catichi diritti sopra i castelli
di Gavorrano e Gerfaloo, oltre li che
potessero pretendere sui cast. di Perolla,
Accem e li. Dondechè nei
GAVO
{| preliminari della pace conclusa is Monte-
poli li 13 agosto 1329 fra i diversi
TT
(Li un
prc spia destinato convalidare
cittadinanza i conti di Elci, di Gioncari»
0, di Castiglion-Bernardi ed altri signori
si riao
consorieria Pa
cesero bea pres serie di di-
scordia fra i Comuni di Siena e di Massa.
Quest’ ultimo, allora con i
Pisani, fra i patti convenati nel trattato
del 3 giug. 1331, non trabiociò quello me
Iativo al castello e giurisdizione che pre-
tendeva sopra Gavorrano.
d'inviare un loro sindaco a Siena
tometteniî muovamente è questa
Miani fa facile ai Malavolti di potere
rivendicare i loro diritti sopra Gevorre-
n0, comecchè di buona o di malavoglia po-
li chianmi innanzi gli avessero a favore di
Massa alienati.
Infatti all’ epoca della sodizione del
1390; per cui i Senesi si posero sotto la
tatela di Giovanni Galeazzo
duca di Milano, i Malavolti, ai quali in
tal fra era stato itato un ono-
rato individuo (mess. Niccolò) allonta-
nandosi dalia patria, si ritirarono in cem-
pagna alle loro castella. Era alla testa di
tutta la famiglia Orlando Malavolti, il
quale in nome sue e dei nipoti Donusdeo
€ Bartolommeo,n°l s febb. 1390,capitolan-
do eon i Dieci di Balia della Rep. fior. fa
accettato dai Fiorentini in accomendi
con tutte le sue castella, fra le eran
vorrano, Pietra, Ravi, A ea (Ma
ravouri, Zst. di Siena P. IT.)
All'otcnsione però dll'invazione dell'e
sercito na ino condotto dal re Alfonso
d'Aragona nelle maremire di Piombino,
di Massa e di Grosseto, anche il castello
di Gavorrano, verso l'anno 1450, fu mili-
GAYVO
18
tarmente occupato. Ma i ni di mess.
Orlando Malevolti, pid le loro
ragioni cos il patrocinio del Poat. Pi
© dei suoi congiunti di cass Piccolom
nel 1460 poterono riavere dal re di Na-
poli il castello e giurisdizione di Gavor-
rano. Sennonchè poco appresso la Rep.
senese obbligò i Gavorranesi alla recogui-
zione degli antichi capitoli di sottomi»
infatti nel 1464 furono essi
anno susseguente i ni
e pronipoti ; di Orlando Malevolti, Lumi
te istramenti rogati li 6 di febb. e li 19
magg. 1465, rinunziarono per il prezzo di
fiorini 5o00 da lire 4 l'uno, ad ogni ragio-
GAVO
ne di possesso sepra Gavorrano in favore
della stessa Repubblica. (Ance. Dir Sex.
I Maleffo dell'Assunta).
Dal 1465 in poi i Gavorranesi seguita-
roso la sorte pipi di Siena anche
dopo che questa Rep. restò incorporata
allo Stato vecchio del dominio fiorentiao.
— Fed. Sura.
Dalla popolazione di Gavorrano indi-
cata nel sottostante quadro si rileva, che
essa, fra il 1640 e il 1745, fa quasi stazio
maria ma che andò progredendo
glioramenti sopravvenuti in cotesta Ma
remma mercè le benefiche cure dall’ Au-
usta dinastia felicemente regnante nel
inducato di Toscana.
Movimento della popolazione della Terra di Garoszano
« tre epoche diverse, divisa per famiglie.
Comunità di Gavorrano. — Il territo
rie comunitativo di Gavorrano, dopo la
soppressione della comunità di Scarlino,
si estende sopra una superficie irregolare
di 66934 quadr. dei quali 883 sono presi
da strade e da corsi di acque.—Vi si tro-
wava nel 1833 una popolazione di 3104
abit. a ragione di quasi 37 persone per
ogni migl. quadr. di suolo imponibile.
Confina con 5 comunità del Grandu-
perito dal lato di lib. il littorale, lun-
il quale la comanità di Gavorrano si
tendo dalla bocca di Alma sino sopra
Follonica; partendo cioè da ostro a sett.
dalla torre delle Civette rasenta il seno di
Portiglione e il pontone di Scarlino, doa-
de, curvando la spiaggia nella direzione da
cett. a maestro, pasta davanti lo scalo di
Folloaica per sino alla foce del borro Sa-
Liveli. Quà trova la Com. di Piombino, e
di conserva cea este, scestandosi dal mare,
percorre nella direzione di vel i poggi
la valle della Pecore da
qual della Cornia per arrivare sino alle
franata torre di Montioni vecchio. Oltre-
Passato cotesto poggio trova le Com. di Se-
Vereto, con la quale cambiando direzione
da sett. a lev. entra nel fomo dell’
nera, € di là nella strada detta della Do-
gana, dove cessa la Com. di Savereto e
sottentra a confine quella di Masa me-
rittima. Con LU ultima attraversa lo
stradone di Valpiana e quiadi i poggi che
sono fra il lago dell'Accesa, il dirute ce-
gente, piega verso lev. per
tro fre sila fiumana Bruce. Mediante l'alveo
della Bruna fronteggia dal ato di lev. con
la Com. di Roccastrada , sino e che da
vanti al Zado Renose lascia fuori la Zru-
GAVO
per volgenii » scir. Da questo lato tro-
lc di Castiglione della Pescaja,
con la quale il territorio di Gavorrano si
tocca mediante l'alveo del terr. Rigo ri-
montandolo di conserva fra il poggio di
Caldana e quello di Tirli, quindi varcan
do quest'ultimo per entrare nel fiumicello
“ima, in quello che conituiace il maggior
corpo d'acque correnti nel territorio di
Gavorrano, e con esso ritorna al mare.
Fra le strade rotabili la sola R. marem-
mana (già Emilia di Scauiro) attraversa
nella sua lunghezza la comunità
di Gavorrano, entrando a pon. nel suo
territorio presso Valli di Fc sinoal
tia dere casa la Com dol
n sa Contai pen
La perte più moninosa del territorio
in discorso spetta a una diramazione dei
poggi che siendonsi da sett. a lib.a destra
della Bruna fra Ravi e Gavor
rano, fra Scarlino e Moute di Muro sino al
littorale di Pian-d' Alma,mentre rasentano
verso pon.-lib. il corso della stessa fiuma-
na, già confine del contado e della dice. di
Roselle cin di Popalonia— Un'al-
Le ti aree sim dist
* quelli sui quali risiede la città di Mas
10, la quale minor giognna, dirigono
da lev. a lib. sino a Montioni
sigari Pecore da quell dela Corni
€ la comunità di Gavorrano dal territorio
di Savereto e di Piombino.
Variatissimi di formazione, d'indole e
di struttura sono i terreni che costituisco
mo la crosta apparente del suolo comuni.
tativo di Gavorrano.
Fa Giorgio Senti il primo fra i natura-
listi a segnalare nella catena dei poggi che
separano la vallecola dell'Alma da qoella
delta Bruna n Cinto Goologico imperia
tissimo, quando disse di aver trovato nei
monticelli a Jev. e a scir. di Gavorrano de. Ma
rupi di granito frapposte @ scogliere di
una pietra tufacea vulcanica (specie di
trechite); sembrandogli questa formata di
terra feldspatosa con dei grossi cristalli
siriati ed opachi di bianco, bene
spesso colorati specialmente di rowigno,
con altri ammassi di quarzo e piccoli cri-
stalli di mica, Fu pere lo stemo
GAVYVO s9.
lista che disse, di avere ravvisato un'ane-
logia fra coleste rocce e quelle che aveva
Visitato sul Mont'Amiata.
Ma di un'importanza assai maggiore,
e più al giorno com gli avanzamenti del-
i nel 18; pp pniar
te 1836 pisano Paelo
ati nel conteeda tal dielasy contea
che egli indicò come una delle più confe-
centi fra quelle della Toscena per dimo.
strare le alterazioni solerte
dalle rocce calcareo-compatte (alberese)
mercà l'emersione. o in grazia di un qual-
Sicquereno cri salino a mansiccio chair
Vicina. — io nen poîrei lio
servire allo 2cepo 10 na cl riportare lo
perole di questo scienziato. *
«Nel gra, ‘monti
vivcia doariiacse (cela lv Pat
lAlma ) dalla Grossetana , trovasi fon
parte settentrionale, precisamente ove sie-
de la Terra di Gavorrano, una messa gra-
mitica che sembra essere stata la causa al
sollevamento de’circoavicini poggi e della
‘conversione di i quel calcare compatte in
marmo salino im abbondanza s’incen-
tra nelle vicinanze. — Se dal Puntone di
Scarlino, rasentando lo Stagno emonimo
si piega verso Gavorrano, i monti lungoi
quali si cammina vedonsi essere per la
maggior perte formati di strati di maci-
gno più o meno compatto, di grana varia
perla che alterna con schisti ar-
gillosi e cou strati di alberese. Il piccole
peese di Scarlino sta sopra un (com -
Foro da questi meerini matri edua'
eguale struttura presso jacontra
sino quasi nile hate del peggio di Gavor.
rano. Ma nelle vicinanze di Po et si
mo, particolarmente avviandosi alla sul-
detta Terra perla strada che cou l'Emilia
si unisce, trovanai il macigno ed i susi
schisti couvertiti in un gelestro moltosi-
liceo, la cui alterazione o platonizzazione
è tanto maggiore quanto più si sccosta al
Rotgio, e quazio iù su di questo si ascen-
poco al di sopra del livello delta
pinsere compariscono degli sirati calca
rei più o meno contorti, coloriti e venati,
che poi divengono in qualche @
vernosi, ed in qualche altro ancor fetidi ;
quei gini quasi sl mmie dell
490 GAVO
do, poroso e sfacelato in guisa da sembrare
a prima vista un fxfo. Questa è la roccia
che dal lato meridionale sta a contatto
della massa granitica.— Presso una torre
diruta, che rimane un tiro di facile fuori
di Gavorrano, dal lato di lib. ossia di Scar.
lino, vedesi in quella emergere un grosso
filone felaspato-calcareo di colore carneo
grigiastro. »
« Il pecsedi Gavorrano è posato dal lato
occidentale sul terreno calcareo, e dal la-
to orientale sopra un granito similissimo
a quello delllola deli ba, cioè di color
tro, di grana piuttosto minuta, ab-
pie in grossi cristalli di feldspeto,
contenente scarsi cristalli di turmalina ne.
ra, per lo più riuniti a ventri gemmati, »
Lascio Gavorrano, se si prosegue la
via verso il paese di Ravi e Caldana, con-
tinaa il terreno granitico per circa un
miglio fino ciot al punto, dovella strada R.,
dopo essersi diretta verso mezzo giorno,
bruscamente rivolta a levante. La roccia
calcereofe ica ricomparisce da que-
sto lato, e tra immediatamente al
granito; essa continua cun quasi sempre della
stessa natura promi; lospazio di
wa tiro di facile dopo di e diviene gra-
datamente più ricca di frammenti calca-
rei, e questi, accrescendosi gradatamente
di volume, fanno caugiare la di a-
spetto, e finisce per convertirsi io una
calaarea saccaroide oppure cavernosa, delle
cui due varietà apperisce costituita la por-
sione dei monti situati a lev. di Gavor-
Tano. »
« Partendo da quel fino al di là di
Ravi, il terreno che Fe è tatto
calcareo; però formato, ora da una roccia
candida e granosa, ora brecciata, ora gri-
gio-cavernosa e fetida, sempre hensì mas-. loca
siocia e senza nessun indizio. di stratifi-
cuzione. — Press'a poco è della stessa na-
tura il monte di Ravi, al pari di quelli
che incontransi da questo paesetto fino a
Caldana. Il monte e le vicinanze consi-
stono in uma calcarea salino-brecciata, la
. proporzione che si avvicina verso
Errata tiempiesi di vene spatose; e la cal-
carea mostrandosi gradatamente memosali-
na,soquista un color rossastro che aumenta
sempre più d’intensità, mentre dalla linta
di fe di pesco passa al color mattone, ed
arriva sino a quello della vinsccia. — La
cava del bel marmo persichino rimane dal
GAVO
lato di grec. del cast. di Caldana,
sta qualità di pietra trovansi sej
sti di grosse conchiglie ammonitiche. —
A scir. di Caldana cessa il terreno calca-
reo e ricomparisce il macigno con l'argilla
schistosa in strati emergenti da scir. a
maestro. — Avanti però di giugnere al
castello, in un poggetto che gli è di
trovansi degli strati schistosi alterati, e
consolidati mercè la silicizzazi:
maniera tale da esser convertiti i ve
ro diaspro. » — (Nuovo Gionnate se'Ler
rurani pi Pisa, N° 78).
Alle falde dei poggi sitnati a sett. di
Gavorrano, in lontananza poco più d'un
miglio da questa Tena scaturiscono di-
verse sorgenti di acqua termale acidula e
leggermente ferruginosa di mezzo a una
calcarea stratiforme alquanto granosa e
sparsa di filoni di spato candido. È questo
bagno rammentato nell'antico statuto per-
ziale di Gavorrano. — Wed. Bacxo DI Ge
rosuno,
Se poi si contemplano i
tioni Sche pria Mato di
la comunità di Gavorrano, nella rinasione
parte consistono in calcarea-argillosa stra.
tiforme compatta, color bianco latte, sparsa
i di Mon
piera sì converte bene sj
lite friabile, disposta a strati interrotti e
frammentarii,ora verticali, ora trasversali
e ondalati, e quasi sempre alternanti o
racchiusi in una creta argillosa. La stessa
roccia in gran parte viene alterata e de
composta dalle emanazioni acide solforose
© dai solfuri metallici; i quali ultimi in
forma di vene insinuansi nella roccia can-
giata in allumite. — È questa una delle
ta della valle di Cornia alta a som-
istrare i materiali la confezione
dell’allume; ed è costà, a Montioni vec
chio, dove si fabbricava l’allume in tem-
pi molto ai i a quelli delle famigera-
te allumiere della Tolfa.1—Ped. Moxrsoni.
Di epoca assai più moderna, e di na-
tura molto diversa dalle rocce dei monti
pre il
Justre pianura d'attorno allo St
Scarlino, e quella della spiaggia di Fol-
lonica. Avvegnachè esso è il resultato del-
lo sfacelo progressivo dei poggi che fan-
no ala e corona alle vallecole dell’ A/ma,
GAVO
della Pecora e della Zonna, le di cui acque
costantemente trascinano seco le rocce sfal-
date e cadute a piè de poggi che lambi-
scono ; cosicchè siritolute in minuti fram-
menti vengono spinte in mere e dalle
traversie lungo la spiaggia alternativa.
anente riso:
Quindi
Lo a far argine ai fiumi.
jeane che per il rulleutato
paduletti
e quello più vasto di Scarlino. Ma que-
sti ed altri ristagni di acque lungo
il littorale toscano, per le provide cure
dell'Augusto Principe, cui stà somm-
mente a cuore il miglior bea essere possi-
bile dei suoi sudditi, vanno a sparire gra.
datamente dalle toscane iparemme, e sono
arra sicura per veder migliorare in ogni
rapporto le condizioni fisiche di cotesta
contrada, la cui atmoslera restò per molti
secoli viziata dalle nocive esalazioni di si-
mili marazzi e lagune. .
Chiumasi Puntose di Scarlino una pa-
lanca posta attraverso al canale di comu.
vicazione fra il mare e lo stagno, meutre
di qui dal Puntone avvi la palizzata per
ritenere i pesci che vi entrano dal mare.
Dietro il promontorio o capa meridiona-
le del palustre lido di Scarlino trovasi
una piccola cala presso la torre di For-
tilione, col qual nome ci si rammenta un
porto, a forse quello istesso di Scupri de-
signato negli antichi Itinerari.
L'Augusto Liororno ll intento a bene-
fieare ogni parte dei suoi felicissimi Sta-
ti, nella fiducia di ridurre all'antica cou-
dizione fisica le maremme del Granduca.
to, ha rivolta le sue cure anco al littorale
massetano.
stagno di Scarli
Pecora un nuovo alveo per il tragitto di
migl. 2 1, affinchè dirigesse le pue acque a
colmare la parte setteutrionale del padu-
le, mentre dal lato di lev. un nuovo ca-
GAVO 4A
feudatari con diritti e potere di sovra-
nità assoluta nella perte occidentale del
territorio di Guvorrano, che spettava al-
la comonità di Scarlino, essi tenevano
qual demanio dello Stato una buona por-
zione .di quelle foreste, mentre i priva-
ti avevano l'onere del leguatico, del pa-
scolo, e in alcuni luoghi della sementa:
fisici prodotti della malsa-
ggiunsero quelli derivati
da una barbare legislazione.
Con Motuproprio dei 18 nov. 1833 il
Magnanimo ao II convito, che tali
servitù, meotre ritardano lo sviluppo e i
progressi dell'agricoltura 7 sono di uon
lieve ostacolo alla facilità delle contratta»
ioni fondiarie, volle degnarsi di abolire
ritti di pascolo e di legnatico eserci-
tati dal demanio dello Stato per conto del
principe o da altre persone, sia per causa
di riservo di dominio, legge, consuetu-
dine ; e in qualunque altra forina risul.
Aunte, nel territorio del già principato di
Piombino; in guisa che da quel gioruo in
poi sutorizzò i possessori a potere alfrun-
carei loro possessi da tali servitù wediun-
te un congruo prezzo, o un equivalente
frutto desunto dal prodotto annuo dell'a
alito servaggio.
Le troppo scarsa popolazione fu di un
terribile obice per rendere più frultifero
quel suolo, comecché di natara feruce.Cià
non ostante nelle vicinanze di Gavorrano
€ nel pian d'Alma non mancano coltiva-
zioni a viti, a ulivi e a frutte di varia
specie. I boschi di sughere e di cerri, le
folte macchie di scope, di marruche, sondri
e ginepri, ( recondito abituro di cignali )
ingombrando quasi per cinque sesti il ter-
ritorio comunilativo di Gavorrano, vale
a dire circa 70 miglia quad. di suolo, sona
altrettante prove lagrimevoli di un paese
abbandonato per molti secoli al iecio
eventuale della natura e alla insalulicità
© desolazione dell'umana specie,
Le selve cedue e di alto fasto da qual-
che tempo vanno progressivamente dira.
dundo, dopo di esser stata introdolta nelle
MNaremme la lavorazione della potassa 0
il commercia della scorza di cerri per le
edi conce; nonostante che, viceversa, siano
Gavorrano e di Scarlino.
Nel lungo periodo in cui i signori
Piombino eruo subentrati agli antichi
van
diminuiti i prodotti delle ghiande, como
del sughero, di quella scorza esteriore che
si può ottenere tre o quattro anoi
grossezza di 5sino a 7 soldi, staccan»
54
422 GAVO
dola dalla querce della prenominata qua-
lità. ( Quercus suber Lino. )
La scorza per uso delle conce costitui.
ace la seconda veste al tronco dello siesso dei Lepori di Ga
te nella sua vegetazione, quando i
l'avvertenza di lasciare verticalmente al
tronco una striscia unita della scorza me-
derime dii Marommani appellata cordoe-
ta pa anni di maggiore lavorazione,
come fu quello del 1837, si calcola che
possa ascendere a circa 12,000,900 libbre;
Tealire 40 il migliajo ammonterebbero
a lire 480,000.
Le cataste e il carbone sono due arti-
coli importantisimi per questa contrada.
Una gran parte del carbone si cava dalle
macchie riservate alle fuciue di Follonica
edi Valpiana: il restante si porta lu
la api di Alma el Pontane di Sc
lino, dove s'imbarea per il Geuovesato.
* Le dogarelle di cerro e di farnia co-
stituiscono il quario prodotto delle fore-
ste, e questo im confronto dei precedenti
è forse il più scarso nel territorio comu-
mitativo di Gavorrano.
Finalmente le fide per i pascoli in de-
terminati tempi dell’anno, sono anch'esse
di non piccola risorsa per i proprietarii
dei boschi, bis Verreni lasciati in ri
poso, ca
La messe è forse di tutte il più essen
ziale prodotto dei possidenti Gavorranesi,
siccome lo è degli altri proprietarii ter-
rieri della Maremma.
Rapporto al bestiame, sia pecorino o-ca-
prino, sia bovino o cavallino, appartiene
per la massima perte a proprietari non
indigeni, i quali conducono o inviano
dull'Appennino toscano a svernare le lo-
ro mandre nelle Murcmame. Dissi per la
GAVO
maggior parte non indigeni , mentre i
trovano costà anche i bestiami stazionarii,
frai quali la numerosa mandria di culi
vorramo.
Tre sorgenti d'industria manifattarim
sono poste nei tre angoli estremi dell
comunità di Gavorrano; cioè, nell'ansob
mite per la confezione emme di o
tioni; nell'angolo a lev. le cave del mr
mo ino di i e a poa, ad
littorale di Follosica la grandiom mui-
fattura Rogia dei forni e annesse ferrien
per fondere la vena del ferro dell'Isk
di Elbe, e lavorare la ghisa. — È altrei
vero che il maggior mamero dei lavoranii
vien costà, e ritorna nell estate nella su
patria, che è verso Pistoja.
Con
del 1833, allorché
venne eretta in Capoluogo di una neon
comanità i Perni, iù
Puos
Il potestà di Gavorrano non ha la giv-
risdizione civile sopra tutta la comunità,
giacchè le ioni di Colonna e di
Giuncarico dipendono dal polestà di que
S'altimo paese; mentre a quella di Tir
li, anche innanzi che fosse staccata dal
la comunità di Gavorrano, provrederi
il vicario R di Castiglion-della Pescaj
anche per il civile, siccome da tai dipen
domo in quanto al criminale tutti duei
potestà preaccennati. — La cancelleria cr-
munitaliva, e l'esazione del Registro seo
in Massa, la conservazione delle {poteche,
l'ingegnere di Circondario e la Ruota sian
ro in Grosseto.
POPOLAZIONE della Comunità di Garoanano a tre epoche diverse
innanzi però che fossero staccati i distretti di Colonne e di Tirli.
Ravi
*Scarlino
(a) Tirli —
N. B. Dei popoli contrassegnati con l'asterisco * non si conosce la popolazione nelle
due epoche più antiche, stantechè essi allora
parte del principato di Piom-
bino. Quelli segnati con la lettera (3) furono dati col loro distretto alla uova Co-
munità di Castiglion delle Pescaja.
GAZZAJA e BARCA nella Valle dell’
Ombrone senese. — Due villate in un se-
lo popolo (S. Pietro in Barca), nella Com.
Giur. e circa migl. 3 Din di Castel.
muovo della Berardenga; Dioc. di Arezzo,
Comp. di Siena.
Gazzaja e Barca formavano uno dei 38
comunelli, che com) rano la comunità
di Castelnuovo suddetto innanzi la legge
del a giugno 1777 relativa all'organiz-
e economica delle comunità dello
Stato senese. — ed, Bennapenas (Carra
Nuove pezza ).
Gritino ( Fondo ) in Val-d'Ambra.—
Ved. Fonvo-Geuzino.
GELLO (Gelli o Agelli Castrum). —
Non vi è valle, non vi ha distretto, 0 con-
tado che non abbia lo, 0 che non con-
alcuni antichi casali di tal mome esistiti
fn Toscana, dissi che l'origine ul
vocnbolo sembrava dovata a un piccolo
prodio (agellur) piuttostochè a momi della
romana famiglia Gellia, e molto meno alla
derivazione che ne diede Du-Cange, de-
santa da vecchi documenti, la quale sta.
rebbe a significare un reso cimario, una
misura di liquidi, 0 vaso di fgulina.
Frattanto sopra due hi di Gello,
nelle Vicchie pitone ri
di Agello, fa duopo che io ritorni
a dire una perola per correggere la già
vegnata abitazione n Sono i primi Ri
molati qui a; Ò .
STAT A Valdichlm —
Questo è quel Gazzo che diede il vocabolo
alla pieve di S. Pietro in Agello, la qua-
le non è da confondersi con la pieve di
S. Pietro in Afontisello presso Rigutino,
come io scrissi all'art. Acecro in Valdi.
Chiana, e tornai a discorrere all'art. Ba-
mia pi S. Quinico perte Rom; mentre la
pieve di dgello doveva trovarsi fra i vil.
i laggi di Pozzo, di Nasciano e di Marcia.
mo, in-mezzo al campo di battaglia, dove
nel a agosto 1554 fu decisa la sorte politi-
ca dei Senesi.
Già dissi che la pieve di S. Pietro, sito
4% GELL
Agelio, è revamentata in una carta del
lagl. anne: 1040, esistente nell’archivi
della cattedrale di Arezzo. Più frequen
perdo le memorie di lei fra i molti
istramenti di donazione a favore della be-
dia di Nasciano, ossia di S. Quirico delle
Rose, sotto gli anni 1075, 1083, 1086,
1094, 1097, 1098,e 1104. (Axmar Camaro.) )
Consistono tutte im rimunaie di
io animae, a favore dei Ca-
i ta, e della
Badiola di S. Michele della Corte di La-
pone, (detta ora Badicorte ) comprese en-
Tombe nel piviere di S. Pietro « Gello,
che appellossi anco la pieve di £. Pietro
rage]
La Corte di Lupone due peszi di terra po
sti nel distretto di Ficareto, in luogo de-
mominato Îlo presso lv
de an
Quinico sacre Rose.
La pieve prevominata esisteva ancora
qui decinre del secolo XV; alla qual e-
ra nel suo distretto, oltre
Di badie die di Nasciano e di Badicorte, le
H S. Biagio
fano a Marciano; 4 S. Andrea al Posso;
5 S. Maria di Caggiolo; 6 S. Clemente
alla Fratta di Ranuccio; 7 S. Giorgio s
Cerreto. — Fed. Manciano, e Possoin Val-
di-Chiana.
GELLO o AGELLO li Romagna. —
Questo casale, che lissi sitaato nella Val
vadola, già feudo dei Conti Guidi
me ammnsestra un istrumento del
favore del conte Pietro Traversari marito tri:
di una figlia del conte Guido Guerra, ed
concessi a quei dinasti dagl'
Imp. Arrigo VI e Federigo Il: i quali
confermarono si CC. Guidi di Modiglia.
na, fra gli altri luoghi di Romagna, Do-
vadola con tutte la sua corte, Gello, Mon-
te-Polo ec.
Nella statistica del 1551 Gello
figura fra i luoghi della comunità di Do-
vadola, dove allora si contavano otte (a-
quiglie com 59 abit.
GELL
GELLO verz'ABATE, o sia GELLO
del Casentino. — Css. da cui prende il
parr. ora battesimale,
le della pieve. di
Partina , con l'annesso si ia
Tramoggiano, nella Com. Giur. e 4 migl
a lev.-grec. di Bibbiena, Dioc. e Comp.
di Arezzo.
Gisce sopra an risalto di poggio alla
sinistra del torr. Corsalone e della stre
da pedonale che monta verso l'Appennino
del Bastione.
Si dine Gello dell Abate stante ce
questo castelletto fu soggetto agli abati
Camaldolensi di Prtaglio, quali pe di-
vennero a poco ® poco signori mediante
varie donazioni falte loro pro remedio
o arimae solto gli anni
agi
vescovo di Arezzo, dal quale passaroso
. mel fratello Pier Saccone e suoi figli; con
tatto chè al Com. di Arezzo fosse stato
confermato da Carlo IV (anno 1356) ki
cast. di Gello dell’ Abate. Ma
i Fiv libbiena, e fatto ivi rp
gioniero Marco di Pier- , egli, o
piuttoste un di lui fratello bastardo, come
scrissero, per nome Lazzi, con la me-
ione dei Senesi annuendovi l' abbete
36
Signoria di Firenze Îl castello di
dell'Abate, onorato da Matteo Villani del
titolo di bel castelletto attorniato de ber
ni terreni, per fornire il quale nel 1399
la Rep. for. invi ire dell 'Ammirato,
cento muli ca
Alla parr. PEA sin a Gello dell'4-
bete fa da lunga mano aggregata quell
di S. Giovanni a Tramog , uno de
gli antichi comunelli di I cp
la di quell'eccellente miniatore, Dome
nin Tramoggiana , che mi
la Metropolitana fiorentina due libri z
rali, pei quali ottenne di premio mille fe
rini posa j (Tmazonon, Bumiliat. Mo
mr T. Tit pes
rai i Cello dell'Abate conta 159
abit.
GELLO si ANGHIARI ia Val-Tiberi-
(S.
Viere di S. Giov. al Ponte ‘ite lore fa
detto a Spolino, nella Com. Giar. e cin
GELL
ca 3 migl. a pon. di Anghiari, Dioe.e
Comp. di Arezzo.
Risiede sulla pendice orientale dei pog-
gi fancheggiati da due fiumane: a por.
dalla Chiassa tributaria dell'Arno, e a
Jev. dalla Sovara che si marita al Te
Vi ebbero signoria i nobili di Galbine
edi Montinto, sino da quando uno di
esi (Bernardino di Sidouia) nell’anno
1106 donò fra gli altri beni il Colle di
Gello agli Eremiti di Camaldoli, qual par
te di dote da quei conti assegnata alla muo-
va badia di Anghisri. Nom ostante il giu-
lronato della chiesa di Gello restò, e
vi mantenne costaniemente mei conti di
Monisato. — Wed. Asemani.
La parr. di S. Niccolò a Gello nel 1833
contava 114 abit.
GELLO e BOTTANO de’ BAGNI di $.
GIULIANO, già detto Gusto di Varso.
soci presso Pisa.— Due borgate unite sot-
to la chiesa parrecchiale ( S. Giovanni
a Gello ) cou l'annesso della sopresa
cura di $. tofano di Bottaro , nel pi
Viere della Primaziale, Com. Giur. e cir
ca ua mig], a stro de' Bagni di S. Giu-
iano, Dioc. e Comp. di Pisa, dalla qual
città è circa mi al suo
Si trovano entrambe le villato lungo il
fesso macinante di Ripafratta, nella pia-
mura di Val-d' Osoli, poco lungi dalle
gronde del padule di Agnano. — Fa pro-
Babilmente in vista della palustre situa-
zione in cui questo luogo, che gli
fa dato il distintivo di Gello Putido, e
quindi di Gello di Val-d'Osoli dal fiume
è fosso omonimo ; il qual fosso, rasentan»
do i Bagni di S. Gialiano, fluiva nell'al-
tro dell'Anguillara, e questo come quello
perdeva il nome nel fosso di Scorno, e
di là nel Fiume Morto. — Ped. Qsou, e
Frumz Moaro.
La perr. di Gello e Bottano nel 1833
noverata 1063 abit.
GELLO del BORGO, ossia di Var-»'Or.
avo nella Valle del Serchio. — Vili. con
qurelletto e par: (85: Ippolito e Cenie:
no ) mel piviere di ia, giò di Dio
cimo, Com. del + Dice.
€ Duc. di Lucca, da cui Gello trovasi cir Can.
igl. a sett-maestro.
le valla cresta dei poggi che scen-
dono dall'Alpe della Petrosciana per sino
alla ripa destra del Serchio, fra la valleco-
la di Padogne e quella di Fassa Cose.
GELL 425
Fa questo Gello aominato fra i castelli
e villaggi della contea di nel di
ploma da Carlo IV, li sa io 135!
Filuscito ® Francesco Caetracati, è che
dopo varie vicende, nel 1441, ritornò ste-
. bilmente setto il dominio immediato di
lag Fed. Conuerza.
parr.. de' SS. Ippolito e Cassiano a
Gello conta 46» ser
GELLO di CAMAJORE, già Acette,
nella vallecola del Camajore. — Ces. che
vnitamente a Vado costituisce una sezio-
ne e una cappellania curata con ch. (S.
Ansano) nel piviere, Com. Giur. e circa
nigi di Camajore, Dioc. e Due.
È posto nel fianco meridionale dell’Al;
Apuana, "ano de' contraforti che
stendonsi dal monte della Maddalena sino
2) famicelle nie gi Camajore.
noto Gello n soppresso mons-
stero di donne drone di $. Beno
detto, il cui fabbricato con chiesa annesm
di antica strattara esiste tettora sotto il
titolo de'8S. Martino e Giusto a Gello.
Poredeo, il quale
360 donò al mon. di S. Pietro di Camajo.
re una casa con porto in delle.
ali tardi si trovano costà i mobili di
temagno, autori dei Paganelli di Luc-
credi Pim. A i si deve il monaste-
ro di S. Martino di Agello, fondato nel
1089, e dal Pont. Eagenie III della stessa
casa de' con bolla del 1248, di-
chiarato immediatamente soggetto alla Se-
de A lica com tutti i suoi beni, dei
quali alcuni in quella bolla si dicono si
tuati nel territorio di Messa de' Marche»
si, attualmente detta Massa ducale.—(Mo-
maroni, dat. M. devi T.V. col. g97) —
Ved. Camazcnz, Monremaeno, del
x e Vaso
Collegiata di
JAIORE.
GELLO sr CASAGLIA, già AGELLO
im Valdi Cecina. — Cas, che dà il suo
vocabolo alla chiesa battesimale di S. Lo-
renzo a Gello, stata Aliale della di
S. Giov. Battista a Casaglia, nolia Com.
GELL
Giur. e circa 5 migl. a lib. di MonteCa- ta
tini di Valdi.Cecina, Dioc. di Volterra,
i Firenze. |.
una collina presso la ri-
pedale pù lg que
passa l'antica strade maestra che guida
in Maremma, dove fu nei secoli andati un
ospizio denominato l'os di Gello.
Trovandosi questo Gello in mezzo a
laogbi posseduti dall'antica prosapia dei
Conti della Gherardesca, fa tenere per ve
rosimile che debba riferire al Gello o 4.
gello di Casaglia un podere con casa an-
messa sino dal 754 donato da S. Walfredo
al non. di S. Pietro = Palzzzuolo preso
Moateverdì, ch'esso stesso fondò ed abitò
dea tutti i suoi quattro figli. — Fed. 4-
censo in Valdi-becine
Fu il distretto di Gello da Arrigo VI,
mel 1186, assegnato insieme col castello di
Casaglia ed altri luoghi del territorio Vol-
terrano .a_Tidebrando ieschi ve
scovo di Volterra; ed è Gello che si
rammenia e confine antico contado
pisano nei diplomi concemi dagl'Imp. Fe-
derigo I, e IL, da Arrigo VI, da Ottone IV
eda da Carlo IV Hel città di Pise.
La parr. di S. Lorenzo a Gello di Cs-
maglia conta 181 abit., dei quali circa la
metà attualmente a; al terri.
torio della comunità di Volterra.
Gai o destro pi Carvsi. — Ved. d-
anche Cor-
liano di Gello, nella Com. Giur. e Dioc.
di Sanmikiato, da cui è circa 4 miglia a
seir., Comp. di Firenze.
Fa questo Gello una delle antiche ville
hh dittretto Sanminiatese, gli abitanti
a quelli della loro pieve
Mal inni a Corazzene, nel nov. del
dire part rue Iallareo danni
raccontate nel Diario del Senminiatese
Giovanai Lelmi.
ne GELLO m GROPPOLI, ia Veld'Om
brone pistojese. — ad. Guersoti sar Pi-
sora.
GELLO » LAVAJANO, e di &. $err-
no pel Val.d'Arno pisano—-Cas. che diede
#1 titolo alla perr. di S. Michele a Gello,
cistta anche al Ponsale, attualmente riuni-
GELL
Si situato in mezzo a una bassa pianura
colmata dalla fiumana Cascine e dalla
Fossa Nuova, sullo stradone di Gello, che
guida dalle Fornacette a Ponsacco — Co
stà si accampò l'esercito fiorentimo, all'oo-
ensione della famosa battaglia di S. Vitto
rio, accaduta li 38 luglio del 1364, fra Ca
scina e la Badia di S. Savino.
Poco lungi dalla chiesa di Gello esiste
tattora un gran casamento colonico in
mezzo a un vasto podere, appellato la Ba-
mia proc: Asim, di cui si è fatta menzio
me all articolo Barra Di Gero.
La sua più antica memoria consiste in
una chiesuola dedicata a S. Maria, detta
del Postale, stata dai suoi patroni Gonsta
alla badia di S. Savino dell'Ordine di S
Benedetto sino dal 980, anno della sua
fondazione nei contorni di Calci. — Ped.
Asazta pi S, Savino.
Ciò verosimilmente diede luogo alla
denominazione di questo Gello di Lav
jano, che le carte pisane appellano tal-
volta Gelle di $. Serino. — la vasta
possessione fu più li dai monaci ceduta
alle sorelle Camaldolensi di S. Matteo di
Pisa: i nacque la voce che nel luogo
del ite casone di Gello si erigeme
ten mon. di donne dell'Ordine stesso Bene-
dettino, tanto più che il capitano Gio
vanni Mariti scuoprì costà delle vestigie
di vecchi edifizj con qualche tronco di co-
Jenne di granitello bigio. (G. Maarm, 0-
deporico MS. sulle colline pisane. )
Coatigua al casamento esiste tuttora
una cappellina, edificata nel tria, sotto
l'invocsziene di S. Maria Assunta e di
altri santi, siccome lo attesta una vetusta
iscrizione situata sopra la porta, che dice
FIII Kal. Novemb. Aano MCXII. In
diet. IV. Nec Eccl. dedicata in onorem
de tempore Domini G. 6. did. Et. Fa. P.
Pisane lesie.
Fama richiama ai tempi di Pietro
Moricone, il quale sedè nella cattedra del-
la Primaziale di Pisa dal 1104 al 1190;
a quelle siesso prelato che, verso l'anno
1114, scoompegnò l'armata navale pis
ma all'impresa delle Isole Baleari.
GELL
A quell'epoca pertanto la chiesa di SL
Maria del Pozzale dipendere sempre dall’
tbbate Camaldolense ii
ra il tempo preciso in cui
Gello pessò nelle monache di
Pisa: alle quali senza dubbio appartene-
va sulla fine del secolo XV. Ciò rilevasi
da un frammento d’ iscrizione, che serve
di soglia ad una finestra del casaunento
saddivisato, dove il imato Mariti
lese... Die...n0 ICCCCLXXXI
sabeta Gaetana Badessa di San .
Nei contorni di Gello, alquani to più
a or vilao de Ma
gione da una cappella,ora dedicataa S.Car-
lo, con la croce Gerosolimitana sopra la
porta, apparteneva alla commenda
degli Ospitalieri di S. Sepolero di Pisa.
Ewa riferisce probabilmente a quella Mo-
gione di $. Croce di Oltremare, compresa
insieme con la chiesa di S. Michele. CLS
Lorenzo di Gello nell'antico piviere di. Vis
Appiano, ossia di Ponsacco, come risulta
dal catalogo delle chiese della diocesi di
Lacca redatto nell’anno 1360.— Wed. An
mano in Vald’Era.
La parr. di S. Lorenzo a Gello di La-
vajano conta 488 abit.
Gitto di P.s045100 nella Valle dell’
Otbrone senese. — Cast. disfatto, che i
nobili di Mont'Orsajo verso la fine del
secolo XII mentre alcuni di
pri dinasti della consorieria dei conti
l Ardenghesca, nel 1305, sottoposero il
Joro cast. di Gello al Comune di Siena; ab-
Benchè lo stesso paese nel 1213 dipende
se sempre da quei dinasti. Nel 1270, Ugol-
forte ribelle della Rep. di Siena, occupò
Gello con altri castelli dell’ Ardenghesca,
ma riconquisialo nell’ anno sussegueute
dalle armi senesi, quel governo lo fece at-
tre, incorporando il suo distretto alla
isdizione di Paganico. (Ance. Dirt. Sex.
i lo e della campana. )
GELLO e PAGOGRANO. — Ped: Gua
co del Val Arno aretino.
GELLO si: PALAJA in Val-d'Era.—
Cas. con parr. (S. Lorenzo) stata filiale
della pieve di S. Gerv lla Com.
igl. circa a lib. di Palaja,
Di di Sanminiato, già di Lucca, Comp.
di Pisa.
Risiede sopra una piaggia cretosa fra
Palaja, S. Gervasio, Collegoli, Alica e Par-
LiDo.— LI cas. di Gello di Palaja nel secolu
+ laja nel 1833 avevi
GELL 4YI
XIII dipendeva nel politico e nel civile
dal vicario di Montefoscoli, ossia di Val-
Era superiore, il quale inviavasi da Pisa
li a forma di uu articolo delli statuti di que
sa città redatti nel 1284.
La chiesa di S. Lorenzo di Gello esi-
steva sino dalsecolo XIII, trovandola com:
presa nel più volte citato registro della
diocesi di sotto l'anno 1260. >
La perr. di S. Lorenzo » a Gelle di Pa-
ELIO e caio ne Pian di Pi.
- stoja in Val«l'Ombrone pistojese. — Cas.
che ha dato il nomea wu’antichissima
chiesa parr. (S. Maria a Gello) altrimen-
ti detta ad Poster, nella Com. della Porta
al Borgo, Giur. Dice. e migl. a adasei
maestro di Pistoja, di Firenze. -
E situato alla dectra del fame Quabrose
lla testata del ponte cha fa «ppellato del
P'Arinajo, presso la confluenza del
'incio
La fondazione della chiesa di $, Maria
© S. Pietro in loco Piante rimonia al so-
colo VIII. — Devesi ali" di un
Winifredo figlio del fa Willerado nobile
pistojese, il quale nell’anno 768, ai g di
aprile, insieme oa tre suoi figli assegnò
all'oratorio da esso lui edificato in onore
di $. Maria e S. Pietro, in luogo chiamato
@ Piunte, varie posessioni com case mas-
brand gine che i contedini, ce.
sia gli uomini romani, ogai anno per cia-
scheduna delle possessioni date loro a co-
Jotla, recassero all'oratorio di S. Maria ai
Ponti un'offerta a titolo di canone in olia,
in cera, cin oro del valore di un tremizse
monelta allora corrente; e che ognuno di
di quei mamari, 0 coloni prestasse in ser-.
vizio della chiesa stessa 4 gioroi di an
garie per anno. —(Zaccazza, dnecd. Pi.
ster. Froanvanri, Mem. Stor. di Pistoia.)
pipi Catansona: ‘delgi
lei secoli posteriori dispose del giuspa-
dtvosto della ch. di 5. Magia ei Posti di
Ta strada fra Pistoia e la Sambuca, avuto
il consenso del vescore e dell' arciprele
della chiesa ,, essa donava alla be-
dia di Fonte-Taona la sua porziene della
chiesa di S. Maria a Piunte. — (Fiona
vanni Opera cit.)
Il priore della chiesa di S. Maria a Gek
428 GELL
lo, nel Se di maggio del 1306, fu destinato
dal vicario del vescovo di Pistoia a met-
Bere in il nuovo rettore dello spe-
dale al Ponte S. Pietro presso l'Ombrone.
— (Zaccanra Oper. cit.)
La paerr. di S. Maria « Gello compren.
de nel suo popolo gli oratorii di S. Spii
to ai Ponti, della Madonna dell’ Umiltà
detta dei Tucci, di S. Francesco di Paola
a Ponsano e Domenico a Longino.
La parr. di S. Maria a Gello nel 1833
contava 828 abit.
Grito,o Acero del Pian di Ripoli nel
suburbio orientale di Firenze. — Cas.
riluto che fu nel piviere di S. Pietro a
ipoli, già detto S. Pietro a Quarto, nel-
la Com. e Giur. del Bagno a Ripoli, Dioc.
e Comp. di Firenze.
Che l'ubicazione di questo Gello fosse
mella contrada detta tuttora a Quarto, lo dà
.2 dimostrare un'istrumento dell’anno 790,
concernente una donazione « favore della
badia di S. Bartolommeo a Ri + detto
© allora in Aecavata, fatta dai bisnipoti di
Adonaldo fondatore primario di quella
chiesa, alla quale, fra le altre sostanze,
assegnarono essi una casa con podere situa-
ta in Gello di Quarte, cioè, casam et pos-
sessionem quae recta fuit per Bonifridum,
quae est posita prope Quartulo, ubi et
Auzito vocotur.
Anche la distrutta chiesa parr. di S. Ce-
ciliaia ze, sino dal secolo X, posse
deva beni in cotesto luogo di Gello, men-
tre nell’anno y66, nel dì primo di aprile,
dal vescovo fiorentino Sichelmo furono
concessi a livello bona posita in loco Gel-
lo in plebe S. Petri de Quarto, quae per-
tinebant ad ecclesiam cardinalem S. Ce
ciliae. — (Lam, Mon. Eccl, Flor.)
GELLO pi PRATO in Val-di-Bisen-
zio. — Cas. che diede il titolo a una del-
le 45 ville del distretto di Prato, ed al-
la ch. parr. di S. Bartolommeo a Gello
sino dal secolo scorso traslstata nell’ora-
torio di S. Maria del Soccorso, nel piv. di
S. Giusto a Piazzanese, Com. Giur. e Dioc.
di Prato, da cui Gello è mezzo migl. a
estro-lib., nel Comp. di Firenze.
Trovasi nel suburbio meridionale di
Prato fuori della Porta di S. Trinita, fra
S. Giusto a Piazzanese e Griguano.
La villa di Gello nel 1551 compren-
deva N° 1210 abit — La parr. di S. Barto-
Iveco a Gello in S. Maria del Soccorse
GELL
nel 1745 aveva solamente 154 abit., men-
tre nel 1833 contava 1288 abit.
GELLO pi PONSACCO. — Fed. Gu
Lo DI Lavasano.
Gatto pi $. Surimo ‘nel Valdarno pi
sano. — Wed. Giuro pi Lavasano.
Getto di Sorana. — Ped. Acezio di
Sorana.
GELLO pi. VALDARNO ARETINO,
detto Gello e Pagognano. — Due piccoli
casali con parr. (S. Bartolommeo a Gel.
lo) nel piv. di S. Polo, Com. Giur. Die.
e Comp. di Arezzo, dalla qual città tro
vansi circa 4 migl. a grec.
Queste due bicocche che costituivano
un comunello delle Camperie di Arezzo,
nel quartiere della Chiassa, risiedono sul
Î ietramala presso l'antica stra-
era di Anghiari nei posessi
aviti di Seccone Tarlati da Pietramala.
di S. Bartolommeo a Gello
AL D'ORCIA. — Fed. 4-
cauto Cartsino.
GELLO pi VAL p'OSOLI. — Fed.
Geo x Borraxo.
GELLO - BISCARDO nel Val-d' Arno
aretino. — Cas. con ch. parr. (Sì Giov.
Battista) il cui popolo costiluisce uno dei
Due comunelli distrettuali di Laterino,
lion-Fibocchi, ca
, da cui Gello-B>
di Montevarchi, Dioc. e Comp. di Arezzo
iede sopra uno sprone del monte che
dal giogo, fra il Pratomagno e l'Alpe di $
Trinita, si stende nella di e di scir.
fino alla Gola dell'Inferno, fra il Val-d'Ar
no arelino e quello superiore. I
Fa uno questo fra i molti castelletti de-
gli Ubertini di Arezzo, i quali domina
rono anche nel castello di Cara situato
sul rovescio dell'istesso giogo. Dondechè
non sarebbe troppo ardita induzione di chi
opinasse che, per distinguere questo dai
. di Carda degli Ubertini, lo appella»
sero Biscardo, quasi bis Carda, o secon-
da Carda; comecchè altri abbiano prefe
rito la suà derivazione da un nome pre
prio, che non trovo tra quei padroni, cioò,
Wiscardo. — ed. Casriosion-Fisoccai.
La parr. di S. Giovanni Battista a Gel-
lo-Biscardo conta 172 abit.
GELLO-MATTACINO (Gellum Ma.
thaei Cini ) già Grito ortus Cozsine in
Ù
'
'
GELL
‘ara.— Cas. dal quale prese il di.
vo la più remota pieve dell’ anti
i di Lucca (S. Martino di Ge!-
lo, a S. Marti-o in Colline) traslocata in
D
Sanminiato, Comp. di Pi;
Questo casale, che fu comunello,
sulla cresta delle colline superiori pisane,
alle sorgenti del fosso Giunco marino, tri-
butario del fiumicello Tora, presso dove
si schiudono e scaturiscono due piccole
valli; cioè, a scir. quelle percorsa dal fiu-
micello Fire, e a lev. la vallecola della
Cascina.
La menorie più antiche superstiti del-
la pieve di S. Giovanni e S. artimo a
Gello nelleColline risalgono agli anui 764,
770 181, fra le pergamene dell'Arch. Ar-
civ. di ivucca, parte delle quali furono edi-
te dal Muratori, e parte da Domenico Ber-
tiri nel vol. IV delle Memorie Zuechesi.
La pieve di Gello era già diruta nel
1260, avveguachè il suo battistero era stato
traslocato nella chiesa mannale o sulirage-
aea di S. Cristi qual chiesa trovavasi
votitolo di S. Maria e S. Giov. Battista—
Dalla località di Tartaglia nel .444, il
fonte battesimale fu trasferito nella chi
sa di S. Ermete, compresa nell'autico pi-
viere di Gello. Conservossi però fl padro-
nato nella casa Opezzioghi, siccome lo
dichiera l'armme loro ed un' iscrizione po-
ports della nuova chiesa di S.
Fate dell’ anno 1630. — Zed, Eanz-
rio di S. Maria Maddalena «
r esso faceva parte del pi-
attualmente è un oratorio
dentro la cura di Palascio e Ceppato.
Perchè poi questo Gello delle Colline
pisane si chiamasse Gello Mattacino, o
Mottacini , è da sapere, che sotto il go-
verno di Cosimo I la tenuta di Gello fn
venduta ad Alessandro di Metteo Cini
cittadino fiorentino, it quale fra il 1548
50 mosse lite alla vicina comuni
inta-Lace a causa di confini di pa-
scoli, decisa mel 1550, quando venne
apposti i termini fra i boschi comunali di
van
GEMO
Santa-Luce e le powessioni di Gello della
famiglia Cini. Fu allora che il nuovo pro-
avendo fatto coltivare « fabbri.
case mella tenuta di Gello
delle Colline, questo luogo pri
di. denomi
» poi per
429
tacini e Mattacino,
Serve a conferma di ciò una notifica-
zione, pubblicata il primo di maggio del
51 dal Magistrato Hello Parte, tima
10 imposizione per i risarcime
strada Maremmana o Emilia di Scauro,
«la Colle-Salvetti al fiume Arsini nella
quale notificazione trov ignato fra
i Inoghi e possidenti froni inche que-
sto Gello di Matteo Cini.
Attualmente Gello Mattacino consiste
in poche case rustiche con un'antica torre
e una cappella pubblica dedicata a S.Fran-
cesco, di padronato della nobil casa pinne
Rosselmini, proprietaria della ten
de! mulino di Gelto, ch'è alimentato dal
copioso fosso del Giu nco. Marino. (Gra.
Maxm, Odeporico MS. delle Colline pi.
sane nella Bibliot. Riccardiana ).
GEMIGNANELLO (8.) — Fed. Gimx-
rametto (S.) atte Senne st Rarotiro,
— D'ALFBBIO. — Pel. Ateseso.
— D'ANTONA. — Fed. Arrona.
SENIONANO (S.) Terra in Val-d'El-
sa. — Fed. Sux-Grsanano.
— DI CARREOLA.— Fed. Cransota.
— DI CONTRONE. — led. Conraox,
— D'IROLA. — Zed. Inora:
— DI MORIANO.— Ped. Giuonano
(S.) vt Monraso.
— a PETROJO, o al POGGIO. —
Ped. Perzoso ri Bansanivo di Val-d'Elsa.
— NI TORANO. — Fed. Toraro di
Valdi-Magra.
— (CASTEL pi SAN-)— Fed. Casrer-
10 pi San-Giutonaro.
GEMINI (ISOLOTTO px')— Dae sco.
gli che emergono fuori dell'und he
se del monte Caiamita del lato . dell
Isola d'Elbe, dai qual prende i il nome la
vicina Cala de Ger
Longone. — Ped.
GEMOLI ( MONTE ) — Fed. Morr.
Gurou in Val-di-Cecina.
rawoti (Rocca Di Morr)— ed. Hon-
ra-Grwoti di Firenzuola.
Gens (Bosco pr) in Val.d'Elsa.— Pic-
colo borgo perduto, che lasciò il suo no.
55
430 GENE
me 21 fosso che fiuiece da S_ Leolino in
Conio nel torr. Staggia, fra Rincine e il
cast. di Staggia, nella Com. Giur: e circa
5 migl. a scir. di Poggibonsi, Dioc. di
Colle, già di Volterra, Comp. di Siene,
Fn signoria una volta dei conti Guidi,
GERF
na perte dei lore beni posti nel distret-
vdl& Gennaro.
Ul castello medesimo con quello suo vi-
i guano, entrambi dei sunno
imasti , faromo disfatti dai Lue
chesi nel 1309, allorchè i Porcaresi ven
nero posti al bando dall'Imp. Ottone IV
per aver wosiso Guido da Pravano poie
stà di Locca. — (Beveami, 4enal. La
cens.)
II pievano di S. Gennaro è priore, ossia
vicario perpetwo dei vescovi di Lascca. La
sua giurisdizione vicariale, ossia Priore.
to, oltre il piviere di S. Gennaro com-
quelli di Villa-Basilica
di, di S. Quirico e di Medi
Mel 1300 era pievano di S. Gennaro un
Guglielmo degli Aotelminelli canonico
di Colto.
Staggia di Lecca, il quale insieme com altri di
Eugenio presso Siena. — Auninar. Ist.
della fomiglia dei CC. Guidi).
GENESIO (S.) e Giueso at Cansoso.—
Vod. Canseso nella Valle del Serchio.
— DI COMPITO. — Wed. Conriro, e
Gianca ($.) a S Ginasio.
— 4 Manmori.— Wed. Mammoci nella
Valle del Serchio.
— ni Giasano pi Basucori.— Wed. Gi-
unaso a Baanceri nella Valle del Serchio.
— ni Prco-razran.— Wed. Bosso S.
Guanto nel Val-d' Arno inferiore.
Fed. Bonco S. Ga-
nesio, € naro città.
GENNARO (S.) nel- Lucchese, — Cast.
che 4l nome dalla sottostante pie-
ve, che domina una ridente contrada spar-
ta di ville, di palsazi di campagna 6 di
casali, nella pendice meridionale del mom-
te Pizzerna, Com. Giur. e circa 4 migl. a
sett.-grec. di Capennere, Bioc. e Duc. di
i sua famiglia, avendo prestato ajuto ai ne-
mici della chiese, fa dal poet. Bonifazi
VII con bolla del 15 setterabre 1301 pri-
vato di tutte le prebende e dignità co
clesiastiche. — (Arca. Dirt. Fion. Opere
8. di $. Jacopo di Pistoja).
La piéve di S. Gennaro è matrice di
sole due chiese parrocchiali, S. Maria As-
santa a Tofari,e S. Pietro a Pi L
La della perr. di S. Gen.
naro conta 1164 abit.
GERFALCO ia Val-di-Cocina. — Cast.
smantellato, era vill. sopra ua monie omo-
nime con pieve (S. Biagio) nella Com.
Giur. e circa 6 mi . di Mon
elevatezza di 1345 br. sopra il Livello del
mare Mediterranco.
Essendo stata designata con il vecabole
isteso di Gerfalco la recon il monte
di Cortona, dove era si dice il Forreene,
ciò darebbe quasi a indicare, che sotto si-
miti nomigneli si velesse una volta dare
gran fatto palese prima del secolo XII.
A quell'età tenevano pertanto en here.
nale in Gerfalce i centi Pammoc-
GERF
chieschi, dalla di cui schiatta era disceso
Iidebrando potentissimo vescovo di Vol
terra che fu, oca tra i seguaci della lega
guelfa in Toscana, ora uno dei capi dell’
opposto partito, militante per Federigo I
e per Arrigo Vi suo figliolo. Da quest'ul-
timo infatti, vivente ancora il padre, nell'
agosto del 1186 il vesc. Ildebrando i impe
zioni temporali dei villaggi e casali com-
presi nella diocesi di Volterra, la confer-
ma della metà del castello di Gerfalco e
del suo distretto, comprese eziandio le
me n miniere di argento.
In conseguenza di ciò i vescori voller-
mani seccessori d'Tldebrando continuarono
ne del feudo e dei
anche dopo la betta-
glia di Montaperio (anno 1260), fostochè
ia ua registro dell’ Arch. delle Riforma-
gioni di Siena, all'anno 1266,
descritti i nomi e il numero degli abitenti
di Gerfalco che dovevano restare fedeli
favore dal vescovo di Volterra della sua
porzione feudale di quel castello.
Nel1303 Dino de'Panpacchieschi, conte
Jendè a uno dei
mei consorti, Maugiante d'Iaghiramo
del casel della Pietra, i diritti che
istrumento del 16 ottobre al Com.
terra altra
vale e di Gerfalco, gli abitanti risolvet-
tero di sottomettersi al Comune di Massa,
dal quale, per quanto essi oltenemero com-
dizioni onorevoli, ben presto si distacca.
Tono; lestochè volontariamente, oppur co-
sretti, mel 1318, ai 13 ott, nediante i
lorosimlachi si solto il patrocinio
dei Senesi, salve le ragioni, che avevano
mel loro paese i conti ‘hieschi.
Un consimile atto di sudditanza, con
l'obbligo di recare nel 14 agosto, unan-
meo tribato a Siena fa rinnovato dai dele-
ali del Comune di Gerfalco avanti ai No.
ve governatori di Siena nel 16 dic. del
1331: € nuovamente, nel 1340, all’ occa-
tiene che il C. Gaddo e il C. Andronico
del fe Cantino signori di Elci alienarono
alla Rep. senese la loro porzione dei di-
GERI 451
ritti che potevano preterulere sn quel ca-
stello. Qui 357 è
nel 1360 le reni
foro ragione sul castello di Gerfalco e suo
territorio alla Repabblica. (Arce. Dir
Fios. e Sus., Carte di To
nero delle Riformagioni di ‘Sizna).
Da quell'epoca i Nove governatori del-
la Rep. senese destinarono in Gerfalco un
giuxdicente minore. per giudicare nel ci-
vile a tenore dello statuto comunilativo.
Il territorio di Gerfalco è noto per i
suoi marmi color persichino, dei quali nel
secolo XIV si giovarono i Senesi per la
fabbrica specialmente del loro bel Duo-
m0 — Wed. Connars i Gearasco
Non sò però quanto potessero trar pro-
fitto i vescovi di Volterra, o chi peressi,
di argento, delle quali fa
fatta menzione nel diploma di Arrigo VI
sopra enunciato. Ad ese i lmente
gono le vestigie di antichi scavi
i piby di Mutti e le due Cornate. —
(Sum, Viaggio terzo per la Toscana ).
- Nell'anno 1333 edificavasi prossimo a
Gerfalco un convento di Eremiti Agosti-
iami sotto il titolo di S. Croce, dopo che
per cagion delle restò devastato un
più antico claustro situato nel distretto
medesimosopra il poggiodenominato.Mon-
te Beni. Noa avendo pertanto quei frati
mezzi suficienti da proseguire la fabbrica
della. chiesa e del chiostro, con istrumento
degli 11 agosto 1323, venderono al Com.
di Massa il to io di Monte
Beni con i terreni adiacenti. ( Anca. Dart.
Fiona. Certe di Massa).
La por. di S. Biagio a Gerfalco nel
1594 aveva 870 abit.; nel 1640 ne conta.
va 717; nel 1745 era ridotta a 413, men-
tre nel 1833 noverava 748 abit.
GERFALCO (MONTE pi ) — Fed.
Connare pi Gaaratco.
GERI (CASA ) nella Valle dell’Om-
lrone pistojese. — Villa nel popolo di S.
Noria Grazie a Satornana, Com. della
Porta al Borgo, Giur. Dioc.e circa 3 migl
a sett. di Pistoja, Comp. di Firenze.
i rammenta questa villa quel nobile
forentino Bonaguida di Geri Frescobeldi,
il quale, nel 14 nov. contrasse ma-
trimoaio in Pistoja con donna Bice di
432 GERM .
Beri di Gone pistojese : la quale donna,
unziò allo ste»
che essa aveva
sall'eredità dei defunto di lei
Un altro documento del
1345 fa vedere, che da quel mat
nacque un altro Gezi di Bonagiunta Fre.
scobakli, la di cui cognata, moglie di Ja.
copo di Bonagiunta, lo elesse in procurato
re nel giorno di giù citato. Dir
Fioa. Opera di $. Jacopo
GERMAGNANO nella Valle Ti
— Villa nella parr. di S. Michele alla
Battuta, alias alla Moutagna, nella Com.
Giur. e Dioc. di Sansepolcro, Comp. di
Arezzo.
GERMANO (S.) a MORIOLO.— Fed.
Montoro.
GERMANO :S.) al SANTO-NOVO nel.
la Valle dell'Ombrone pistojese. — Cas.
che prese il titolo dalla antica sua chiesa,
giù oratorio chiamato al Santonovo, ora
parrocchiale sotto il piviere di Montema-
gno, nella Com. Giur. e circa 4 migl. a
amaestr.di Tizzana, Dioc. di Pistoja, Comp.
di Firenze.
Risiede alla base orientale del Mout'Al-
bano, ossia dei Monti di Sotto Pistoja,
rapporto a quelli che dicousi di Sopra
spettanti alla catenz dell'Appennino, poco
lungi dal torr. Stella, sul quale esiste il
ponte di $. Germano.
La ch. di S. Germano al Santo-Muovo
fu eretta in cura sotto il G. D. Pietro
oldo. Esta nel 1833 contava 507 abit.
GERMINAJA (S. NICCOLO’ a) nella
Valle dell'Ombrone pistojese. — Cas. e
ch. parr. nel piv. di S. Giov. in Valdi.
Bure, Com. della Porta S. Marco, Giur. e
Dioe. di Pistoja, dalla qual città è quasi
igl. a sett. nel Comp. di Firenze.
lede sopra un poggio che appoggiasi
all’Appenuino di Taona, fra le vallecole
della Bruna e della Bure.
Le più antica rimembranza che io co-
mosca di questo luogo trovasi in un'istru-
mento rogato in Pistoja nel lugl. del 10y9,
mercè cui il conte Guido del fù conte
Guido insieme col di lui figliuoloC. Guido,
chiamato Guerra, rinunziarono a favore
del monastero e di S. Mercuri;
le di Pistoja nelle mani di Teberga ba-
dessa a tutti gli usi che essi fruivano sui
terreni e case posie nei luoghi denominati
Corejano, Miano e Germinaja,vebbene di
GERS
diretto dominio del mom. predetto. (Axcx.
Dir. Fros. Carte di quel monastero).
La prima chiesa siata eretta in prioria
con cappellani, fu dedicata alla B. V.Ma-
. ria, siccome lo dimostra un'istrumento del
senn. 1175, col quale il rettore della ch.
aria a Germiuaja, previo il consee-
a0 dei suoi cappellani, si obbligava pagare
al mon. di S. Mercuriale di Pistoja l'an-
muo tributo di 15 denari di moneta luo
chese.
La parr. di S. Niccolò a Germinaja con-
ta 125 abit.
GERSOLE (S.) o GIORSULE in Va
d'Ema. — Cas. sparso di ville signorile
case di campagna coo chiesa parr. (S. Pie-
tro in Jerusalem) nel piviere dell'impru-
neta, Com. Giur. e circa migl. a a lev-
scir. del Galluzzo, Dioc. e Comp. di Fi-
renze, che è 4 migl. lontana.
Risiede sul pinnacolo del poggio chis
mato Mezzo-monte, il quale propagasi dal-
l'altro più elevaio dell'Impraneta che gli
resta dal lato di ostro, fra la vallecola dell
Ema e quella della Greve. Ha una eleva
tezza di 443 br. sopra il livello del mare
Mediterraneo dalla sommità dd
campanile della chiesa, ch'è 13a br. più
basso di quello dell'Impruneta. — Fed.
Turaunera.
Ul nome di $. Gersolè è senza dubbio
un'alterazione di quello di S. Jerusalem
© Gerusalemme, titolo della ch. perroc-
chiale dedicata a S. Pietro in Jerusalem,
siccome lo dichiarano le bolle de' pontefici
Adriano IV e Niccolò IV, spedite negli
anni 1156 e 1291 ai pievani dell'Impre-
uela, in conferma dei privilegi alla se>
sa pieve stati anteriormente concessi dal
pontefice Niccolò Il, un di vescovo di Fi-
renze col nome di Gherardo.
produce buoni
Francesco Redi nel suo Ditirambo, là do
ve per osservare l'uso di guerreggiar po-
tando con Febo istesso, protesta che un
tal costume è preferibile
E più grato di quelch'è
Il buon vin di Gersolè.
Poco lungi dalla chiesa di S. Gersolé
trovasi la bella villa di Mezzo-monte de'
principi Corsini, e più d'appresso alla ce-
monica la casa torrita de'conti Alberti di
Firenze, comecchè anticamente sul pog-
GERV
io di S. Genrolè dov possedere case e
Hc la famiglia magnatizia de' Gherar-
dini antica e costante patrona della chie-
x e prioria di S. Pietro in Jerusalem.
La parr. di S. Gersulè conta 482 abit.
Guosacex ($.)p1 Acone. — Ped. Aco-
ma (Parione pi)
Geaosaten (S.) pi Cascina. — Ped.
Cescrna nel Val-d'Arno fiorentino.
Gruosatza (S.) 1 Guraccsro. — Ped.
Diaccero in Val. leve.
Grisatzu (S.) 1n Pomiso.— Wed. Po-
nuo.
GERUSALEM (S. DONNIKO 1n), 05.
Gio. Barrisra n Janvsacen, già Pieve di
Semifonte. — Fed. Domamo (Pinva ni S.)
in Vald'Elsa.
GERVASIO (S.), S. Cansasso, e S. Can-
vauo nel subarbio orientale di Firenze.—
Villata sparsa di deliziose abitazioni di
campagna edi vaghe collinette. Essa preo-
de il nome dalla ch. de'SS. Gervasio e Pro-
tasio, suecursale della chiesa maggiore di
Firenze, dalla qual città Urovasi poco più
di un migl. a grec.-lev., nella Com. Giur.
e circa » migl. a ostro di Fiesole, Dioc. e
Comp. di Firenze.
Risiede in pianura alla base meridiona-
le delle ridenti colline di Cameruta, che
«dal poggio di Fiesole s° inoltrano fra i
torr. Africo e Mugnone nel piano orien-
tale di Firenze.
Senza contare sulla tradizi
risalire la fondazione primitiva di que
sta chiesa de” SS. Gervasio e Protasio all’
età di S. Zanobi; senza valutare i ricordi
di Leopoldo del Migliore che pongono
all'anno 1065 cotesta chiesa nel grado di
collegiata con canonici, restano fra
i documenti superstiti quelli appartenuti
all'ospedale di S. Paolo in Pinti, attual-
mente nel R. archivio diplomatico di Fi-
renze, i quali sino del 1200 fanno men-
zione della villa e perrocchia di S. Cer-
vasio, e delle terre che ivi inlorno posse.
devano alcune distinte famigli:
me di quell’ età.
I primo è on istrumento rogato in Fi-
renze nel di 8 genn. 1204, relativo alla
veudita che Uberto di Guittone di Gio-
fecero allo spedale di S. Paolo
fnori delle nuove mura della città di
resse, non molto lungi dalla chiesa di $.
Picr Maggiore, di una presa di terra di
, che fa di
GERV 435
po- stiora 15 e panora 9, posta nella Villa di
S.Cervasio, per il prezzo di lire 148 e den.
10 di buona moneta ; la qual terra confi-
nava da due parti con i poderi dei figli
del fu Scartattino cittadino fiorentino.
Cito questo confinante perchè 13 anni
dopo, mediante scrittura del sa marzo
1216, Rinaldo del fa Scarlattino con Te-
i moglie,avuto il consenso di
vicinanza della chiesa di S. Gervasio sp-
‘partengono tuttora alla casa Gondi.
Nel 1326, il 13 lugl., Capitano del fu
Forteguerra abitante nel borgo di S. Pi
Maggiore vend allo stesso spedale di
ti una presa di terra posta nel popolo
S. Gervasio, infra cappellam 8. Gervasii,
confinante da tre lati con i beni di Gual-
terotto de' Cerchi.
Nel 7 febbi del 1383 Folco del fa
Ricovero Portinari, padre dell’ angelica
Beatrice di Dante, e fondatore pri;
dell Arcispedale di S. Maria Nuov. si
mutò con lo spedalingo di Pinti al
effetti che egli possedeva nella parrocchia
i S. Ambrogio, ricevendone altri pori
nel popolo di S. Gervazio. Lo stesso Folco
Portinari, nel 7 di sett. del 1388, diede a
titolo di permuta al rettore dello spedale
sopranomiuato due case situate nel borgo
di Pinti, che egli stesso aveva comprate
nel a1 agosto lente da Bindo del fu
Cerchio dei Cerchi di Firenze, e ne ri-
cevè in cambio un pezzo di terra posto
nel popolo di S. Cervasio, oltre s000 lire
di fiorini piccoli. — f Asca. Dirt. Froa.
Carte dello Spedale di Bonifazio. — La-
mi, Mon. Eccl. Flor.) oeifosi
Il popolo della parr. di S. Gervasio coa-
finava con quelli di S. Ambrogio e di S,
Pier Maggiore, quando queste due perroo-
chie si estendevano fuori delle mura del-
la città. — Attualmente essa è circoscritta
a ostro dalla parr. di S. Salvi, a lev. da
quella di S. Maria a Coverciano, a lib.
arriva sino alle mura della città, a pon.
€ sett. ha la parr. di S. Marco Vecchio.
La riedificazione della chiesa di S. Ger-
454 G.ERV
wasio raramenta la religiosa munificenza
del Granduca Pixrzo Leorotso, che la fe-
ce rialzare dai fondamenti nel 1784 da un
piano ridotto mezzo hraccio più basso del
suolo esteriore. Essa fu consacrata nell’
auno 1800 dall'Arciv. Antonio Martini,
abbellita di affreschi e di decenti ornati
dai parrochi di quella e della presente età.
Nella tribuna dietro l'altar maggiore
vi è un quadro rappresentante il divino
Redentore che sazia la turba famelica,
piuto nel 1592 da Senti di Ti
pure l'autore di un altra pittura rafigu-
rante il martirio di S. Siefapo protomar
Lire all'altare del santo titolare, nella qua-
le leggesi il nome dell'autore che la fece
nell'anno 1599.
La parr. di S. Gervasio nel 1551 nove-
rava 634 abit. Nel 1745 ne aveva 477;
mentre nel 1833 vi si contavano 676 abit.
GERVASIO (S.) in Val-d'Era.—Antica
pieve che diede il nome a un fortilizio
attualmente ridotto ad uso di fabbriche
per una grossa fattoria che costù possiede
Ja march. Alamanni-Uguccioni di Firen-
ze, nella Com. Giur. e circa 3 migl. a
maestr. di Pace Dioc. di Sanminiato,
giù di Lucca, Pisa.
11 casiello di S. Agg risiede in ci-
ma ad un elev ito e scosceso poggelto a
la cui base settentrio-
Sino al secolo IX ‘risalgono le memo- la
della vetusta chiesa batiesimale sotto
il titolo di S. Giov. Battista e dî S. Ger-
vasio, Riferisce alla melesima un istra-
mento di permuta di diverse lerre fatto
da Pietro vescovo di Lucca a vantaggio
«della ch. plebana di S.Gervasiosotto l'anno
899. Anche mel 930 un contralto, rogato
da Bonizio nolaro regio nella stessa chie-
sa di S. Gertasio, tratta di un chiuse con
casa situsta infra Castello istius eccle
siae Sancti Cervasi, che Pietro vescovo
Lucchese accordò a livello per l'aunuo tri-
bato di dne denari d'argento; il qual chiu-
s0 si estendeva di fronte sette piedi della
misura del piede Liutprando, e 14 piedi
mei lati.
ten altro vescovo di Lecca per
ido investì a titolo dentini
Teudegrimo figlio del fu Farolfo della
metà del cestello, corte e pertinenze di S.
Gervasio spettante alla vicina chiesa ple-
Iene dello siesso Llolo, com più la nti
GERV
per indiviso di olto case masserizie, ossia
poderi, due dei quali situati ju luogo dette
Casale e in Ferugnano, tre in luogo de-
nominato Monte, il settimo nel vocabolo
di Campovigne, e l'ottavo dove :.icevasi.
Sotto-strada. Inoltre fu allivelluta al mo
desimo personaggio la metà di tutti i red-
diti, decime e tributi , che pagavano all
e di S. Gervasio i popoli delle ville
Pinocchio, Ferugnano, Montalto, Par-
iglione, Subripule, Villa Aliga, Salecsa,
Appiano, Palli, ( ora Vallichiesi ) Co.
mugnano (forse Comugnori ) Paretiare,
Tugnano, ( forse Tojano vecchio ) Pi.
vaja, Palaja, Collinule, Pulica , Casale
Lapidi, Cardignanula, Tribbiaja ({.Treg-
. giaîa ) Puligno, Marciano, Villa Cer-
retulo, Materaja, Ducenta , Muscianer,
Pic » Sigonzano, Farneta, Colle.
Carelli, Tovernule, Raperano, Carlone
in Cercino, o di qualsi
tanto in opere, quanto in bestiame o in
produzioni di suolo. Per la quale enfitessi
il prenominato Teudegrimo si obbligò de-
re alla mensa vescovile di Lucca l'annoo
censo di soldi 15, con la penale mancando
di 600 soldi d'argento.
Nell'agosto del 1077 stendo il vescoto
liò ai fratelli To
dizione che i fittuarii retribuissero l'an-
muo canone di tre denari moneta lucche
se. Frattanto il vescovo di Lucca si obbli-
Gava per sè e per i suoi successori a difes-
dere i presccennati fratelli nel
della loro porzione del cutello di Palsja,
stato sino da quel tempo circondato di fos-
si e di carbonaje, meno nei casi di dover
far guerra-contro il re, il marchese e la
marchesa di Toscana. — (Ance. Ancv. st
Che
dominio ori pi ferseniciiee nel castel di
S. Gervasio e suo distretto ce lo pale
mo diversi fatti posteriori ai secoli X. e
XI. Lo dice fra gli altri il contratto di
permuta e respettiva cessione di domiaio
feudale di alcuni castelli di Val d' En e
Ceci
Rangerio vescovo di Lucca e il conte U-
60 del fa C. Tedice della Gherardesca; lo
GERVY
attesta un istrumento del 1119 fra l'abate
del mon. di Serena e Benedetto vescovo di
Lucca, riguardante il cambio di varii peesi
situati fra la Cecina e l'Arbo, e precipes-
mente di alcani castelli e ville del piviere
di S. Gervasio; lo prova il trattato di pace
stabilito nel 1175 con la mediazione Fe.
L n
ulacio, di Sojano, di
lonte-C.
visi di Monte-Castelli, di Cerretulo, di
Tojano, di Pianetole,e molti altri peeset-
ti stati invasi dall'oste pisana e dai suoi
alleati.—(Buer. Pro. în Script. Mer. Îtl=
Ance. Anciv. i Lecca, Memorie Lucche-
ca sopra molti paesi della loro diocesi me-
diante un diploma ad essi concesso nel
1209 dall’imp. Ottone IV, e confermate
loro da Carlo IV. nel 1355, nei quale ci
trevano nominati, fra gli altri fendi, ce-
Stella st carten de Planectre cam sil
etc. castrum 8. Gervasii cum
Seiulbus suis pertincutlis et volite usu ad
justitiam faciendom esc.
Altre memorie ci dicono, che nel 1335
la mensa vescovile di Lucca diede a li-
vello ‘un annuo canone lutto
il territorio di S. Gervasio.
Tornarono nuovamente i Pisani a impa-
drouirsi di queste paese, tostochè in alira
pece stipulata nel 1356 (ra i Lacchesi ed
i Pisani, questi si obbligarono di restitai-
re il cast. di S, Gervasio ai delegati Fio
rentini, Ma ossia che i Pisani noa cmer-
vasero i patti, 0 che presto li rompessero,
fatto stà che in altre accordo pscifico del
1276 la Rep. di Pisa ebbligosei a rimet-
tere nelle mani di un commissario pon-
tificio il cont di 5. Gervuio con lu see
le e
Lo stesso cast. fu ripreso dall'oste pisena
nella guerra riaccesa nel secolo vasseguen-
te tra la Rep. di Firenze e quella di Pise;
ma lo riperdé nel 1397. Lo riebbe per
pei. mesi nel 1496, quando il Com. di
ribellossi ai Fiorentini, sotto il cui
GERV 435
dominio S. Gervasio d'allora ia poj abit.
mente ritornò coa gli altri paesi dell'anti-
co contado di Pisa. —(Auma.,Jstor.ffer.)
La chiesa plebena di S. Gervasio ere di
antica struttora, e divisa in tro navate, im-
panzi che coin gran parte rovinasne per
cui nel restanraria venne
Chiusi gli archi delle mavato Intra. —
Alla stessa sine dal secole XII{
era unito il distrutto Di
bano, siccome lo dichiara
chiese lucchesi scritto nel 1a6o. A quell
poca appartenevi \ppartenevano al piv.
sio le seguenti chiese e ville; r.S. Maria
Treggiaja, esiuiante; 3.5, Martino © Pe-
laje, oca pieve e caposesto dilla diocesi
di Senminiato; 4 5 Pietro è Pimeontio,
lata, 5. Stefano e Biagio e Cerre-
Elo Corel, dacia 8. È Maria
di Zepase, ignota;
a Cercino, perduta; $. Vittore di Treg-
giaja, distrutta; g. S. Bartolomeo a Col-
legoli, esistente; to. S. Matia a Pertino,
esistente; 11. $. Lorenzo a Gello, esistente;
13. S6. Giusto e Leonardo de Mocte ed
Falle, ora S. Matteo alla Rotte; 13.5. Do-
Licia asia picvona: Se RT
drea e Tommaso a Colcarelli, distrutta;
at. S. Margherita a Favelle, ignota ; as.
Spedale di S. Maria e S. Pietro al Castel
del Bosco, nuova perr. sotto il titole di SL
Brunone ; 33. Monastero di S. Cascieso
in Carisio. Questa badia peraltro restava
dentro i confini della diocesi di Volterra.
Lt Bor Caso. n
parr. piebena di S. Gior. Bakista
ni esi a aveva più che
84 abit Nel 1745 vi erano ,0
mel 1833 vi si contavano 244 abit. .
GERVASIO (S.) a VIRGOLETTA. —
Wed. Vissacerza in Valdi-magra.
Gear cero ( Pasrx 01 8.) tn Arosa
© 6 5. Maxrino a Oraco. — Ped. Lusaco,
Orco, ovvero Ouaco.
Gar ano (Prerz 01 8) a Mosisno, n
ver a Scenitsvo, — Ped. Parsso.
456 GHER
GETA (PALAZZO DI) nella Val.d Or
cia. — Antica grancia dell'ospedale .ti S.
Maria della Scala Jena nel pop. di S.
Eustachio al Castelvecchio, non inolto lun-
i dall'osteria della Scala, nella Con.
Giur e circa ‘4 raigl, a les. di Castiglion
d'Orcia, Dioc. di Pienza, Comp. di Siena.
Troy ‘Palazzo di Geta preso il
confluente del torr. Vellora nel fi. Orcia,
tazioni postali della Poderina c
di Ricorsi.
La tenuta di Geta prima della metà
«del secolo XIV apparteneva alla potente
famiglia dei nobili del Pecora da Monte
pulciano, uno dei quali, Bertoldo di Ber-
toldo, ne! 1349, r'ienò a Cione de'Salim-
beni di Siena il castello e podere di Get
(Ance. sui Coxrnatti Di Sttna). — Ped.
Nel 1410 la tenuta del Palazzo di Geta
era sempre posseduta dai Salimberi , to-
stochè in quell’ar:no, a di 8 giugno, An-
del fu Salimbene Salimbeni e Gio-
di luî figlio venderono a France
100 del fa G.ibriello de Montepulciano
cittadino senese fra gli altri terreni la
tenuta di Geta con il palazzo e case an-
nese, posta a confine c:n il distretto dell’
Eremo del Vivo. — (Ance. Dar. Ses.
Balsana 118).
GHERARDESCA x BOLGHERI nel.
la Maremma pisana. — Una Comunità del
Granducato contrassegnala con doppio vo-
cabolo. Fu detta della Gherardesca dalla
illustre prosapia dei conti della Ghera
desca, stante le vdsie tenut: ed i mol
castelli che costà fino dal mille possedeva
il conte Gherardo, il quale, se non deve
remoto, è senza fallo
più conosciuto i quelle nobile prose.
pia, che tenne d'allora in poi, anche per gli
i che fornì, un posto luminoso negli
annali della pisana repubblica: e che do-
otto scoli di lustro forma tuttora uno
dei più belli ornamenti della nobiltà to-
scana. — L'altro titolo della comunità del-
la Gherandesca è stato preso dal castello
di Bolgheri situato in mezzoai fendi, ora
quasi nsl centro degli. allodiali della stessa
stirpe a dei monti detti pesciò della
Gherardesca.
Ciò nonostante le magistrature della co.
munità della Gherardesca, tanto nell'am-
ministralivo, quanto nel civile, tengono
GHER
la loro residenza nel castello di Castagne.
to situato sopra una propagine occi
tale poggi uclla Gherardesca ,
trovasi il cassero, ossia il palazzo di quei
dinasti che fecero di Castagneto sole della
loro contea, come poi fu fatto capo'rogo
della stessa Comunità, e di un potestà di-
pendente dal vicario R. di Rosignano,
nella Dioc. di Massa-marittima, Comp. di
Pisa,
I cenni istorici di Castagneto, al pari di
quelli di Bolgheri, di Biserno e di Dono-
ratico, furono dati agli articoli respettivi
cui rioviamo il lettore per non torna ?
a ripetere ciò che fu detto relativamente
conti della Ghcranlesca, ai loro feudi
e privilegii, o per non dire ciò che dovrà
appartenere all’Arrexpice dell'Opera: co-
sicchè in quanto alla comunità della Ghe
rardesca resta solo la aggiungere quì la
descrizione corografica e la stalistica del
suo lerrilorio.
Comunità della Gherardesca e Pighe
ri,—Il territorio di questa comunità cc
cupa una superficie di 40615, quadr. dai
quali sono da defalcarue 716 per corsi di
acqua e strade. — Vi stanziava nel 1833
n'a popolazione di 2476 abit. divisa in
tre parrocchie, a ragione ci
ner ogni miglio quadr. di suolo impon
bile, mentre nel 1551 vi si contavano a,»
pena 19 abit. per ciascun migl. quadrato.
Il territorio comunitativo della Ghe-
rardesca e Bolgheri confina dalla parte di
terra con 5 comunità del Granducato,
mentre dal lato di pon. ha per limite li
spiaggia del mare toscano per una traver
sa di 6 migl., circoscritta a ostro dal torr.
Acquaviva, e da scit. da termini artif-
ituati alla dest.a della Fossa Cam
milla. Da quest'altimo lato trovasi a con-
tatto per quasi 8 miglia con la Com.
Bibl A h
parte tracciata in pianura, la minore nei
colli che scendono dal Foggio al Pruzo,
ossia dalla giogana della Gherardesca. Co-
sul vertice, per dove passa Ta straua
comunale tra Bolgheri e la Sassa; suben-
tra a confine dal lato di lev. la Com. di
Mouteverdì, con la quale l'altra dirigen-
dosi verso ostro percorre fra i poggi di
Castiglioncello e quelli di Caselle. Giun-
ta sulla fiumana della Sterza di Valdi.
Cecina, risale con essa verso il crine dei
GHER
menti della Gherardesca che percorre fra
le sorgenti del torr. Pelosino e il poggio
della rocca diruta di Segalari. Al varco
della via detta di Casavecchia trova la
Com. della Sassetta, con la quale questa
della Gherardesca pissa per iero
te sopra il poggio della Rocchetta, così
detta dal distrutto castelletto dei conti di
Biserno, appertenato alla stessa prosapia della
dei. conti della Gherardesca.
Fra le più remote scaturigini del bor
rm polo della Rocchetto" e quelle del
Acquaviva, subentra la Com. di
Fosderiepata la quale l’altra corre di cou-
serva nella direzione di grec. a ostr,
pe il tragitto di oltre un miglio, sino a
che presso la cima di Monte-Calvi giunge
a toccare la Com. di Campiglia. Con que-
st'ultima voltando la fronte a ostro scende
nella direzione di pon. dalle pendici di
Monte-Calvi verso il horro o torr. di 4c-
quaviva, nel quale dopo a migl. s'intro-
duce mediante un suo fosso tributario,
del mare che
pon. della
ritrova un quarto di mi
Torre di S. Vincenzio.
Frs i torrenti e corsi maggiori di acqu
ehe percorrono, o che rasentano il terri-
torio della Gherardesca , senza contare la
Stersa, il cui alveo per corto tragitto lam-
bisce la perte montuosa a lev. di questa
Comunità, possono annoverarsi, dal lato
di sett. il borro della Zufalaccia che scen-
de dai poggi sopra Bolgheri e termina al
lido nella Fossa-Cammilla; sul confine
australe il torr. di Acquaviva e nell'in-
terno del terri! i borri di Castagneto
e dei Muliai, il primo dei quali corre nel-
la direzione di seir. a maestr. partendo
dai poggi di Castagneto, e l’altro fra quel.
Ni di Segalari e di coni lioncello si ‘av-
via nella pianura da lev.a pon. per unir-
si presso il litorale con l'altro borro testà
nominato.
Poche e cattive strade si potevano
moverare nel selvoso e già deserto terri.
torio della Gherardesca, innanzi che fos.
se ricostruita cou magnificenza veramente
sovrana, e retlificata nell'andamento quel.
la già militare di Emilio Seauro; la quele
quenvenie per il tragitto di nove miglia
la pianura della Gherardesca non mollo
lungi dalla spiaggia. — Anco le vie comu.
mitative che staccansi dalla suddetta sotto
le colline di Donoratico e all'Osteria uyo-
n
GHER 437
wa di Castagneto, come pare la strada fra
cotesta Terra e Bolgheri, sono rese suf-
ficientemente rotabili. Nolla dirò dell’,
pio stradone fiancheggiato da doppia fila
bar pioppine, che dalla strada R. maremma-
na per retta linea di quasi tre miglia con-
duce al castello di Bolgheri, essendo que-
sta opera ordinata e mantenuta dal conte
Gherardesca, per maggior comodità
di lui, e utile dei suoi effetti.
Il terreno della vasta pianora di Bol-
e i consiste in un profondo letto di se
limento moderno formato da frantumi
di rocee e di terriccio traseinati dai su-
periori monti della Gherardesca.
Nelle colline, che stendonsi dai poggi
di Donoratico sino presso slla foce di
Acquaviva, sì afsccia wua roccia feliispa.
cataclismo accaduto in epoche anteriori
alla storia, cataclismo che fa capace di
caugiare struttura ed aspetto alle rocce
‘plutonizzate, che emersero lungo cotesto
littorale Noantri i monti del.
la Gbera di lia, di Gavor-
rano ec. — Quindi non deva far mara.
gigia se poco lungi dalle rocce tracbiti.
ehe il calcareo‘stratiforme compatto, che
costituisce l'osmiura dei monti della Ghe.
rardesea e del Campigliese, cangiò le an-
tiche sue forme stralificate in mussicce, e
rerti iu varie qualità di marmo sic
caroide e granoso. Tale sì disse essere quel-
lo di Fucinaja e di Monte-Calvi all'arti-
colo Camrioria Comunità , siccome tale
può dirsi il bel marmo bianco di Caste-
gneio, oltre i kroccaselli ed i mischi brec-
ciati della Gherardesca Bolgheri, che si
trovano nelle balze intorno al romitorio
La scoperta della formazione rachi.
fica nei poggi meridionali della Gherar-
desca fa, se non erro, segnalata la prima
volta dall più grande naturali
il Micheli, contar possa l'Italia nella pri-
ma metà del secolo XVIII. Fu Giovanni
Targioni-Tozzetti quel dotto che nei suoi
viaggi, fatti sino dal 174» per le Marem-
me pisane, vollerrane e massetane, osser-
vava nei monti della Gherardesca, e se.
fnatamente in quello detto della Mocchet-
lire un'antica cava di marmo bianco,
al marmo dei Monti pisa
certa. pietra dura quanto l'areiiaria, ma
56
458 GHER
della natura del granito 0 del peperino
di $. Fiora, cioè composta di granelli
configurati di spato, 0 quarso laminare
biancastro (feldspato) e di scagliette nere
metalliche e vetrine, 0 vogliamo dire di
schori che sfogliano (mica). In Caste-
gneto se ne servono per fare gli stipiti
delle porte e delle finestre. (G. Tancioni,
Viaggi ediz. del 1951 T. II p. 173,eT.1V
. 334 ediz. seconda).
stessa roccia trackitica fu riscon-
trata dopo g0 e più amni dal prof. Pao-
Jo Savi e da me alla torre di $. Vincen:
zio e a Bolgheri, mentre alle fulde del
Poggio al Prano sopra il cagt. di Bolghe-
ri e în altre località esistono molte altre
masse cristalline spettanti alle rocce ser
pentinose. — Zed. Pocoto ar Paorto.
Dei marmo bisnco sopra Castagneto, e
di quello mischio e colorito im rosso si
scavi nel borro della Roc-
altri ciot-
pietra cornea
pure nelle discere del-
lo stesso monte della Mocchette, dove nei
bassi empi si aprirono profondi cunicoli
estrarre ferro, rame è zinco dai sol-
fi metallici che in forma di vene, di
nodi e di piccoli filoni attraversano quel
terreno piutonizzato.
L'agricoltura delta Gherardesca poò
dirsi insieme con quella di Campiglia ffa
le più avanzate di tutte le altre comanità
della Maremma toscana.
fatto potrà dipendere, più che
dalla natura del terreno, dalla minore ma-
Jignità del clima, dalla maggior vicinanza
ai luoghi ove l'agroconi trovasi in pro-
stato, o piuttosto dalle e
great, pistole preme
se non lo dere a tulle queste cause
ite iurieme.
I principali prodetti consistono in ce-
venti” bestfamme grosso e minuto, boschi,
vino, olio e castagne.
I territorio della pisnera può conside
parsi peru terzo coltivato a sementa, un
altro terzo a bosco ceduo e to fusto,
ed il ‘restante a prati artificiali e a calo
ria. El suolo prestasi assai bene al lavoro
della vanga, stante l'essere molto sciolte
ro è che la massima q!
destinste a sementa viene preparata dall'
GHER
aratro, più per scarsità di braccia che
Volontà dei proprietarii. Le piantagioni
delle viti appoggiate ai pali di scope e
ginepro, ovvero maritate agli alberi di
loppo si accostano ai metodi dell" agricol.
tara fiorentina, al peri che nell'arte di
governare gli ulivi e di estrarne l'olio,
massimamente nelle vaste tenute di Bol
gheri e di Castagneto possedute da un sm
lo e intelligente padrone, il conte Guido
Alberto della Gherardesca.
maggiore di quasi tutte le comunità della
Maremma, assai da vicino quello
ichè le sole teauie testé ao.
minate alimentano da 1500 pecore mas.
sionarie ( von valutando le mandre che vi
passano mell'inverno, e che tornano alla
mootagna in primavera). Una mandria di
quasi 200 cavalli delle migliori razze no-
i, bufi di
dli progressivo aumento, di quantità e di
guadagno, spettano allo steso Signore.
I boschi per le‘legua da catuste, per il
carbone, per la scorza da conce, per le
dogarelle, per la cenere di potassa che se
ne ficava, forniscono il terzo ramo di ri-
sorsa di questa comunità. Di minor re
sultato, sebbene ognor crescente, può dir
si il prodotto dell'olio e del vino. Asmi
maggiore è quello delle castagne.
Anco gli alvesri, in grazia della cura
chese ne tiene nelle tenute della Gherar
desca, song da riguardarsi come un pro
dotto di qualche considerazione.
Rapporto al clima e allo stato sanitarie
della contrada rinvio il lettore agli Art.
Boroszni e Casracuzro,
Fn stabilimenti di beneficenza a
Castagneto si prepara quello di un ospeda-
le, mentre il conte della Gherardesca sino
dal 1817 ha datoun hell'esempio di eti-
le beneficenza coll’aprire dentro il sue
castello di Bolgheri asilo agli orfani
nati nelle sue possessioni per fornirli di
sussistenza, di educazione e in fime di
collocamento.
La comunità mantiene un medico, un
chirurgo e un maestro di scuola , che ri-
siedono in Castagneto, dove, oltre un
potestà che riferisce al Vicario R. di Com-
iste
Piglia, esi
che abbraccia
Je comunità di Monteverdì
GUER
©Sesetia.— L'ingegnere di Circondario è
3 Rosignano; l'ufizio del Registro a Piom.
GHER 439
bino; la conservazione delle Ipoteche
Volterra, e ls Ruota a Pisa. .
POPOLAZIONE della Com. della Garsaoesca € Boosta: a tre epoche diverse.
Pieve
Casmenero (3)
Castiglioncello | S. Bernardo, Pieve
tà è scarse migl. a grec.
sopra il risaltodi una collina fra
i de torrentelli di Measola, e di Affri-
co,in mezzo a deliziose case di campagna,
cri sovrastano le nude balze pietrose di
Monte-Ceceri cun le numerose lapidici ve
del macigno fiesolano.—Porta da qualche
secolo il distintivo di Poggio-Gherardi
dalla nobile famiglia de’ Gherardî , che
sino dal 1433, dopo diversi pasaggi, dai
Malgaldi nei Beroneelli, poi negli Albizzi,
quindi uei Ballesi, e finalmente nei Zati,
fece quert'acquisto che tuttora possiede.
Vi fà chi non dabitò di asserire, che
nella villa di Poggio-Gherardi, onde fug-
fire lo schifoso aspetto della città di Fi-
i novellatori messi in scena nel
Decamerone: tanto più che il padre del
Boccaccio, possedé una villetta nel popolo
Titolo delle Chiese
SS. Jacopo e Cristofano,
S. Lorem, Prepositura
i antica, di un'ampiezza ragguardevole com
Abitanti n° 573 n°218 w®2456
(2) Za popolazione di Castagneto dèl 1745, quand era feudo , non si conosce;
talchè resta da aggiungere alla statistica di guell’anno.
SHERARDESCA (CASTAGNETO
nea) — Ped. Castacnaro della Guznan-
duca.
— (CASTIGLIONCELLO pezza) —
Ted. Casricrioncutto vetta Guinsapesca.
—— (MONTI para ) — Wed. Pose
as Pavso.
di Majano, « corffine con quello di Co
verciano , dei di 1 i il gran
iatore si'compiacque descrivere le bel.
lezze nell Ameto, nel Ninfale Fiesolano,
€ singolarmente nelle Cento Novelle.
Quindi è che, alla dipintura da esso fat.
ta della prima dimora di quella brigata,
parte a qualevno di riconoscere la villa in
discorso, e precipuamente a Roberto Ghe-
rardi, che ne fece soggetto di un apposito
capitolo della sua inelita Zilleggiatura
SO oe sopra una piccola
« il una pi mote
» tagnetta duogni parie lontano alyuanto
» alle nostre strade, di varii arboscelli e
» piante totte di verdi fronde ripiene,
» piacevoli a riguardare, in sul colmo della
» quale era un palagio con bello e gran
» cortile nel mezzo, con loggie, e con sale
» e con camere, ciascuna verso di sè bel.
» lissima, « di liete dipinture ragguarde.
» vole ed ornata, con pratelli d’ attorno
» e con giardini maratigliosi, e con poezi
» d'acque treschissimi,e con volte di prev
» ziosi vini, coce più attea'cariosi bevi-
» tori che a sobrie ed oneste donne ». —
(Boccaccio, Prefazione al Decamerone ).
Osservando la villa del Poggio-Gherer-
di, sia per la sua ubicazione, sia per trovare
si fuori di strada, sia per la soa struttura
440 GHIA
po il 1709 fu ridoito al orto, sia ancora
per il pozzo di mirabile profondità con
acque freschissime, tutto ciò tende ad av-
valorare l’ opinione che in si bel resedio
di campagna, lungi due scarse miglia dal-
la città, si avviasse, e che quà facesse la
prima sua stazione la faceta comitiva del
prosatore.
Garnapirca 0 Gasrapsrca (Bocc4,o
Frrsucora peLLa ) — Wed. Vanuuoora
della Garfagnana. _
GHEZZANO ( Ghitianum ) nel Val.
d'Arno pisano. — Vill. composto di più
borgate nella parr. battesimale di S. Giov.
Battista con l'annessa cura di S. Michele
a Gbezzano, entrambe comprese nell'an-
tica pieve di Caprona, Com. Giur. e cir-
«a 4 migl a ostro dei Begni di S. Giu-
liano, Dioc. e Comp. di Pisa, dalla qual
città trovasi la chiesa a mig]. a lev.
isiede in pianura sulla ripa destra
dell'Arno lungo la strada provinciale di
Calcinaja. Varii docamenti pisani fanno
menzione di questa contrada. Uno de'più
vetusti, che risale al 15 lug. 1030, è un
istramento col quale Ugo Visconti figlio
del fu Gherardo nobile pisano alienò un
pezzo di terra compreso dentro i confini
di Gbezzano, ix /oco et firibus Ghitiano,
dove sì diceva il Prato di Tedice, rice.
vendo da Orso compratore il prezzo di
soldi 100 in un anello d'oro. (Arcs. Dirt.
Fioa. Carte della Badia di S. Michele in
Borgo di Pisa).
Le medesime località di Ghescano e del
Prato di Fedice sono rammentate iv altra
pergamena del 1098. ( loc. cit. )
Nel dì 8. febb. del 1083 Emelda moglie
di Ugo tro Ugo, e figlia di Tebaldo,
il merito di un anello d’oro investì
Leone abbate del mon. di S. Michele in
Borgo di tutte le terre e vigne che ella
Ò leva in Siesiano. (oe. cit.)
lel secolo XIV il di
5 Michele è Ghecsco frmelalue co.
sannello separato da quello di S. Giovanni
Bettista. ( Ance. Dari. Fioa. Carte di S.
Martino di Pisa).
- La parr. di S. Giovan Battista a Ghes-
zano nel 1833 contava 400 abit.
GHIACCETO. — Fed. Duocero.
GHIAZZANO ( Glecianum ) nel Val-
d'Arno aretino. — Villa nella di SL
Pietro a Calbi e Quole, Com. Giur. Disc.
€ Comp. di Arezzo, de cai è 3 migl. a scir.
GHIZ
Risiede sopra il torr. Zingone nella
pendice orient. del poggio di Lignano, ia
mezzo a case di campagna ed a diligenii
coltivazioni di vigne e di ulivi
Guici (Mosrs) pr Taequanna. — Ped.
Morris, gia Monrr-Guicr in Val d'Orcia.
GHIVIZZANO nella Valle del Ser-
chio.—Cast. con parr.(SS. Pietro e Paolo,
già S. Martino ) nel priorato, Com. Giur.
e 3 migl. a ostro di Coreglia, Dioc. e Dec.
di Lucca.
È situato sopra un io bagnato a
lev. dal fosso Sovicchibna. e n pn dal
Sigone, entrambi confluenti nel Serchio
che gli passa un buon migl. a lib., mentre
una fertile pianura resta fra mezzo ai tre
corsi di acqua.
Fu il Cast. di Gbivizzano signoria spe
ciale di Castruccio Antelminelli di Lac
ca, che vi ampliò il palazzo de’suci sn
tenti.
Anteriormente a quell'età Ghivizzano
faceva parte dei feudi de' Rollandinghi
di Loppia, dal cui piviere dipendeva la
chiesa di S. Martino di Ghivizzano.
Poco do pentita Castruccio, Ghiviz
zano con il territorio di Coreglia fu occa-
pato dall’oste fiorentina, alla quale fa ri-
preso nel 1352 da Franorsco Castracani,
da quello stesso dinasta, cui Carlo IV mel
1356 confermò con titolo di contea il fea-
dale possesso del disireito di Coreglia e
del Borgo a Mozzano, compreso il cast. e
rhivizzano.
Ritornò il castello medesimo nel 1386
sotto il dominio di Lucca, ma fu assalito
€ preso di nuovo nel 1439 dalle armi fio-
rentine sotto il comando del conte Fraa-
cesco Sforia, cui, mercè la pace del 1438,
venne assegnata la contea di Coreglia. Se
non che egli, nel 1443, ‘rivend il terri-
tario medesimo alla Rep. di Lucca, per la
qual cessione gli abitanti di Ghivizzazo
Lal voti gli altri della Vicaria di Core
ia, nel 14 maggio del 1441, prestarone
fiuramento di Tale, mediate
dachi agli Anziani di Lacca.
La perr. de’ SS. Pietro e Paolo a Ghi
vizzano nel 1832 contava 517 abit.
GHIZZANO, o GHEZZANO in Vald”
Era. — Vill. già cast. con pieve (SS. Ger
mano e Prospero ) nella Cora. e
circa 4 migl. a lev. di Peccioli , Dioe. di
Volterra, Comp. di Pisa.
+ Risiede sulla cresta delle colline cre-
GHIZ
tose che propagansi dal poggio di S. Vi-
valdo per Castel-Falfi fra le sorgenti del
Mclogio e del Roglio degli Olmi, che poi
questo e quello si accoppiano e quindi
sono accolti dal Roglio maggiore alla base
occidentale delle colline di Ghizzano.
Situato nel confine di due antiche dio-
esi ( Volterrana e Lucchese ), sulla linea
di demarcazione di due contadi (Fiorenti-
no e Pisano) in Ghizzano signoreggiaro na
no a seconda dei tempi diversi padroni.
Il primo che trovo in quel Castello è un
conte Ranieri, detto Pannocchia, figliuo-
lo del conte Ugolino d'Elci, il quale con
la sua moglie Sibilla, nel 1139, median-
successori. Salito sulla cattedra i siterna
il vescovo Galgano de' Pannocchieschi,
li nel genn. del 116» scquistò per la soa
chiesa dal conte Gaglielmino del fu ©
Ranieri della stessa coosorteria de' Pan-
nocchieschi ogni suo diritto sui castelli e
distretti di Monte-Caccari, Csmporena,
Lajatico, Ghizzano e Codri.— ed. Canas.
ia autorità nto eredità in
Ghiszano il potente Îidebrando Paunoo
chieschi successore a Galgano nel vesco-
vado di Volterra, e doppia giurisdizione
per'conseguenza fan loi Poofermata da Ar-
Lodi VI, con diploma del 1186, mercè cui
ottenne l'alto lominio sopra molti presi
del contado di Volterra, come Ghizsamo,
fatico, Peccioli, Legoli ec.
Saf il vese. Ildebrando alternativa-
mente, ora | fra i Guelfi, ora fra i Ghibelli-
mi. Era coi primi quando concorse nella
lega,o faglia conclusa nel nov. del 1:97 nel
borgo
di S.Genesio fra i commissarii delle
città di Firenze, Locca, Siena, ed altre ter
re e dinasti della Toscana. Le qual taglie
fa rinnovata nel marzo del 1201 special
mente tra i Fiorentini e i Senesi: quando
“della lega ghibellina era sostegno: preci.
puo la Rep. di Pisa. Questa infatti inviò osteggi
fa sus gente armata in Val-d' Era sd 00
cupare fra gli altri castelli Peccioli, Le-*
jatico, Legoli e Ghizzano. Ciò svegliò i.
risentimenti del vescovo volterrano
itefice Innocenzo IT, questo minsociò
apr privare daigioni
GHIZ 4“
restitnivano i castelli spettanti al‘) o
Volterrano. — Infatti i Pronta
continuarono ad avere qualche giurisdi-
zione in Ghiscano anche dopo la morte
del vescoro Iklebrando: tostochè nel 1213,
quando sedeva nella cattedra di S. Otte-
viano se Volterra il vescovo Paganello, te-
nuto pur esso della prosapia Pannocchie-
schi, troviamo in Ghizzano il conte Rai-
naldo, uno dei figli del conte Alberto di
Mangona: quello stesso Rainaldo che si-
guoreggiava insieme com i Pannocchie.
schi a Castelnuovo di Val-di-Cecina, a
Elci ed a Gavorrano. ( Ped. questi die.)
Avvegnachè con atto pubblico degli 11
magg. 1213, rogato nelle chiesa di St Ger
mano del castel di Ghizzano, il prenomi-
mato C. Rainaldo del fa C. Alberto per
mille lire di moneta volcerrana, vendè al
Comune di Volterra tatti î vassalli , por»
sessi è giorisdizioni che gli va=
no in Castelnuovo di Cecina. ( Dn.
Fioe. Comunità di Volterra ).
Tentarono saccessivaniente i vescovi di
Volterra di rinfrescare i i Jore diriui coll
autorità Imp. Carlo IV, dal quale
fa facil cosa per hen due volle ottenere
(anni 1355 e 1363) diplomi che ripete.
vano ad verbum ciò che in altri tempi fa
ad essi concesso da Arrigo VI, compresi
{ feudi di Peccioli e di Ghissano: è ciò
mel tempo che lo stesso Carlo IV rinnovava
(anno 1365 ) ai Pisani i privilegi dei
Rep.di Pisa la foridizione del suo a tico
contado, e specialmente dei castelli san-
nominali di Peccioli e di Ghiszano con
il loro distretto.
Infatti gli uomini di Ghizzano fino dal
secolo XII dipendevano nel civile dl dal
capitano che inviava a Peccioli
di Pisa; dal quale si ribellarono, allorchè
Ugolino Visconti Giudice di Gallura, nel
1282, cacciato come Guelfo dalla patria,
si unì ai Fiorentiai, e fatto comandante
preci. generale della taglia guelfa di Toscana,
im Vald'Era, cacciando i
strati è guarnigioni. che stavano in
vo nome degli Anziani di Pisa.
Signoria di Firenze con
visione del 6. lugl. 1299, sulla dontand”
di Ugolino Giudice di
i temer sotto il di lui comando una meno
di soldati x Peccioli, a Ghizzano e in altri
GHIZ
i Val d'Era. Sennonchè, alla pie
del rag3, furono riconsegnati
Pisa i paesi stati fino allora
Qui
anto Peccioli quanto Gbizzano
con il capitanato di Val-d'Era tornarono
sotto il dominio di Pisa sino a che, nel
1363, riacce:
sasi la guerra fra le due Re-
i, quest'ultimo cast. fu dei
dal march. Bonifazio La-
pi di Soragna, generale dell'esercito fior.,
che l’occupò a polti, malgrado che per
tempo vi lînesse il piè fermo. —
Elsendoche alla pace pubblicata in Firea-
sett. del 1364 , fu incluso fra i
‘obbligo di rendere al Comune di
Pila il castello di Ghizzano te giorni e
preso; iccome si dovè consegnare la Ter-
Peccioli venti giorni dopo la pab-
Bliczzione del trattato. — (Marr. Viiani,
e Amm. Iscor. Fior.)
Fu dopo quest'ultima età, che soquisiò
in Ghizzano podere con alcuni diritti bee
ronali la casa Venerosi dei conti di Stri-
do, alla quale appartenne il bel palazzo e
la torre situati nella parte più eminente,
dove probabilmente esisteva la rocca di
Ghizzano, palazzo che fu poi abbellito
Pesciolini-Venerosi, attua-
taria della tenuta antessa. Poco
altra casa di campagna apper-
lastre prosapia tina de’
Ricci, stata anch'essa de'conti Cevoli-Ve.
nerosi di Fisa, che l'alienarotto nel 1729
al senatore Federigo de' Ricci. .
Nella facciata di quest’ultimo resedio
i una iscrizione in ‘marmo riportata
nel Giornale rio Toscano n.° 23 dell’
anno 1832: salle di cui ampollose e affet-
tate espressioni, contru'la storica verità,
lascio il proferire giudizio a chi leggerà
le seguenti parole: « Questo castello di
» Ghizzano fu già dominato dall’ anti.
» chissima, vera e schietta casata dei Ve-
» nerosi conti di Strido; ed era ripieno
i case e di popolo, peese allegro e de-
» Îizioso; adesso le case sono tutte casca-
» le, ed è restato totalmente distrutto di
» persone.—Il conte Gaspero Cevoli fece *
« fare la presente fscrizione per memo-
dei conti Venerosi suoi avi mater-
per l'amore che poriava a questo
stello di Ghizzano, essendo stato al-
» levato in eso nella sua fanciullezza; ed
» ri
GHIZ
» avendolo veduto fiorita, gli dispiaresr
issimo di vederlo al presente iu onì
stato senza speranza alcuni che
pussa ritornare nel suo florido
» stalo ».
» Il nostro Signore Iddio perdoni chi ne
» è stato la causa.—Eresse l'anno 1658 ».
Basterà solamente avvertire il lettore,
che poco innanzi che nascesse quel buon
uomo del conte Gaspero Cevoli allevato
nel castel dei suoi avi materni a Ghiz-
zano, cioè nel 1551, la sua popolazione
non era che di 404 «bit, la quale trovasi
dui al 1745, mentre
ccresciuta di 4o leste
sopra quella dell'epuca compianta dall'au-
tore della capricciosa memoria qui sopra
sil ta
Avticamente la pievg di Ghizzano era a
destra del torr. Roglio,e portava il distia-
tivo di Pieve al Pino, ora sem plice oraio-
rio.
sali; 1. Canonica di $. Pietro in Corte,
soppressa ;2. S. Germano di Ghizznno, om
pieve; 3. S. Pietro di Libbiano, eretta par
essa in battesimale; 4. S. Fri diano el
Pratello, ora cappella privata. — Le se-
guenti Lre chiese verso il secolo XV farono
staciate dalla loro matrice di Monte Fo-
seoli € date alla pieve di Ghizzano; cioè,
S. Prospero di Ghizzano, disfatta nel 1818.
Meria, ora cappei . . Que
ste due cure furono soppresse nel 1512 dal
Pont. Giulio Il, perammessare i lorob-
ni al capitolo della Collegiata di S. Lo
renzo di Firenze.
Ai 3o genzajo del 1406, stile comune,
nella chiesa di S. Germaro del cast. di
Gbizzano, sdunati gli abitanti del comune,
elessero i sindachi per inviarli a Firenze
i Signori dieci di Balla ad oggetto
di sottomettere il comune medesimo sila
repubblica e contado fioret.ino, troran-
dosi a queli' adunanza fra i testimoni il
prete Piero di Antonio pievano della chie-
sa di S. Maria a Monte nel Val-d'Arno
di sotto — (Axcs. Dirt. Fioa.; Carte delie
forme ioni di Firenze.)
chiesa di Gbizzano è stata riedifi-
-cata dai fondamenti nel 1816 per le cure
del testà defunto picvano Raffsello Mat-
teucci, cui devesi egnalmente la Lestagra-
«ione della canonica.
* La perr. di Ghizzano ha 444 rbit.
GIAN
GIACCHERINO nella Valle dell'Om-
Brose pistojese. — Vico che ha dato il
a un convento di frati France
scani della Riforma nella parrocchia di S.
Pietro in Pincio, o a Vico-Petroso, Com.
di Ports Lacchese, Giur. Dioc. e circa a
migi. a pon. di Pistoja, Comp. di Fi
Teme.
Trovasi alla destra del torr. Pincio po-
colangi dalla sua confluenza nell' Om-
Brone, e dal borghetto delle Fornaci che
é al suo ostro sulla strada R. Lucchese.
Er ia antico iu Giaccherino un oratorio
pubblico sotto il titolo di S. Giuseppe
alla Scala con annesso spedale dei pelle
grini, stato membro di quello amaggiore
H+ S Maria delta Scala di Siena.
le soa saprei schiarire il dubbio che
mi si presenta, cioè, se questo nome di
Giaccherino debba la soa origine a un”
Gian-Carlo o Carlino della nobile prosa-
pia de Lazzeri di Pistoja lasciato erede
nel 1348 da Zarino di Vanni de' Lazzeri
cre obbligo di fare nel contado pistojese
uno spedale com sa letti nel termine di
ma sn00; 0 piuttosto se debba la sua eti-
giù , ram
mentatoia vna pisa eli s0i
fircioe dell'aprile 1051. (Anca. Din
Carte dell’ Opera di a Jacopo,'e
della Cattedrale di Pistoja ).
GIANPERETA (Jampereta) nel Val.
d'Armo casentinese.— Cas. con parr. (S.:
Maria t} i le dell’antica
migl. a sett., Com. medesima, Giur. di
+ Dice. e Comp. di Arezzo.
iniede alla sinistra del Corselone che
viene dal Monte Fattucchio, da Monte Sil-
vestri e dall’ Alvernia, sotto la cresta dei
mosti che fanno sprone a quello di Ca/-
vano e del Bastione.
Il dominio del castello di Giamperetà
fe confermato «I Comune di Aretio com
diploma spedito nel 1356 dall'Imp. Car.
le IV; mentre la giurisdizione ecclesia
tica della chiesa perrocchiale di S. Sil
vestro a Giampereta sino del 1155 era sta-
ta assegnata dal pont. Adriano IV ai pie-
vani di S. Ippolito di Bibbiena.
Alla chiesa di S. Silvestro a Giampereta
nel secolo XV, se non prima, fu ammen-
tala lo sua vicina di S. Maria al Corse
GIGL 445
done, per cui l’altra portò in ito il
doppio titolare di S. Maria e S. Sifrestro,
- La parr. di Giampereta nel 1833 noe
contava più che 91 «bit.
GIANUTRI (ISOLA 1) — Fed. sora
ni Giasoras.
rr. (S. Mi-
ur. e circa migl. 4
none, Dioc. di Pontre.
moli, già di tuali Seecine Comp. di Pisa.
Trovasi sulla cresta di un contrafforie
dell'Appennino di mont'Orsajo, fra il terr.
Capria che gli scorre dal lato di maestra,
e il torr. Momia che gli bagna il piede
dalla parle di ostro.
Fu già avvertito all’art. Firarrizna Co-
munità, che Gigliana, ossia Zigliana e
Biglio lscevano parte del feudo dei Ma-
laspina di Filattiera discesi da Obicsino
liccolò Marchesotto, padre di quel
Riccardino Malaspina, che militò da ca-
pitano di guerra negli: eserciti della Rep.
fior., e che nel 3: di maggio del 13
stando nel suo palazzo di Fi
(oscrisse un mandato di
gli agenti da esso autorizzati si recgsse.
ro presso l'Imp. Carlo IV per diman
re a nome di lui e de’: paterni l’in-
vestitura dei feadi aviti, che per diploma
oltennero nell’anno stesso, specificando,
fra gli altri luoghi del marchesato di Fi.
Intera, Zigliana, e Biglio, i cui feu
dichiarano posti fra i seguenti confini: eb
una parte flumen Macrae, ab alia fumen
Capriae, et ab alia summitas Alpis ver-
sus, boscum. — (Munn, Sigilli entichi
T.x — Maccioni, Docum. del feudo di
Treschietto.) — Wed. Baanonz e Fiuar-
nera.
La parr. di S, Michele a Gigliana, o Zi-
gliana conta 242 abit.
GIGLIO ( ISOLA par ) — Ped. Isora
pet Giotio.
GIGLIO (S. MARIA se} nel Vald'Ar-
no superiore. — Borghetto sulla strada
R arelina un quarto di miglio
fuori della porta fiorentina della Term di
Montevarchi, nella Com. e Giur. mede.
cime. Dice. i Fiesole, Comp. di Firenze.
Ha preso il nome da una devota e bel-
la chiesa stata eretta dalla pietà dei fe-
deli, e quindi dichiarata parrocchiale per
decreto del vesc. di Fiesole, nel 1786.
Essa nel 1833 contava 572 abit.
dsl GILI
“GIGLIOLI ( MONTE ) nella Romagna
Grauducale.— Porta questo vocabolo uno
dei contrafforti: che si appoggiano alta
schiena dell'Appennino di Falterona, fra
il Bidente del Corniolo e il fiume Rabbi,
nella Com. di S. Sofia. — La sua cima
trovasi a 799 br. sbpra il livello del mare.
Giowono ( Monastzro DI ) nel saburbio
orientale di Firenze. — Mon. distrutto
e chiesa esistente (S. Bartolomeo) nel pi-
viere della chiesa maggiore di Firenze,
da cui è a migl. a lev., sul confine
di S. Naria a Coverciano e S.
ra alla destra del torrentello Messola,
lungo uno stradello che staccasi dalla stra-
da R. di fuori la Porta alls Croce per riu-
mirsi a quella vicinale di Majano.
La chiesa parr. di Gignoro portava il
titolo di S. Michele. Si crede che possa
essere stata la medesima dell’attual cap-
pella di Gignoro ivi esistente, e di antica
struttura, dedicata a S. Bartolommeo.
Da lunga pezza fis distrutto il mona.
stero di recluse Benedettine, contiguo alla
chiesa. Esso ripete ls sua fondazione da un
tal Pace giudice fiorentino verso la metà
del sec. XIII, comecchè ottant'anni dopo
subentrasse la famiglia de' Baroncelli nel
giuspadromato dello stesso asceterio, aven-
do avuto parte alla sua dotazione un Bar.
tolommeo di Mainetto loro antenato.
Alle donne Recluse del monastero di
Gignoro lasciò un legato di cinque lire,
nel testamento del 1278, Ja contessa Bea-
trice figlia del C. Rodolfo di Capraja, e
vedova del C. Marcovaldo di Dovadola.
Le monache di Gignoro, siuo dal decli-
mare del sec. XIV, furono traslatate den-
tro Firenze, e unite alle Recluse di Re
gina Coeli in Via S. Gallo, volgarmente
dette di CAigrito dal suo -fondatore. —
Fed. Covenciaro.
GILIO (S.) o S. EGIDIO a CAMPRIA-
NO. — Fed. Camraiano nel Val-d'Arno
Aretino. — Simile invio valga per gli al-
tri luoghi e parrocchie di campagna che
portano il titolo di S. Gilio 0 Egidio in
sieme al nome specifico della località.
GILIONI (CASTEL) in Val-Tiberina.
—Cust. ridotto a un podere con castagne»
to nella perr. di S. Gristofano di Monna,
piviere di S. Muria alla-Selva, Com. €
GIMI
juasi 3 migl. a scir. di Caprese, Giur. del.
1 Pieve S' Stefano, Dioe: di Sansepolcro,
già di Arezzo, al cui Comp. appartiene.
Trovasi presso l acqua acidula della
Madonna della Selva: ed è quel Castel.
Gilione dei conti di Galbino e Montaulo,
di cui trovasi falta commemorazione in
un istrumento del 13 nor. 1083, col qu
le Alberico figlio del fa Ranieri di Galbi.
no vendè al fratello Bernardo e al di lui
figlio Ranieri la sua porzione del cast.
d’Anghiari, con la pieve di Micciano, e
tuttociò ch'era di suo diritto in Campie-
no, nel Castel-Gilione, e altrove. — (dn
mar Camaro.)
GIMIGNANELLO (S.) ata SERRE
fra la Val.di-Chiana e la Val-d'Ombrone
senese. — Fortilizio, ora villa Sansedoni
con casale e parrocchia (SS. Fabiano e Se-
‘hastiano).giù filiale della pieve di S. Aga-
ta d’Asciano, ora di S. Lorenzo alle Serre,
nella‘Com. Giur. e circa 5 migl. a scir.di
Rapolano, Dioc. di Arezzo, Corap. di
Siena.
Il castello di S. Gimi
Gimigoanello trae le se più lontane sce-
turigini.
Il cast. di S. Gimignanello fu uno dei
feudi dei conti della Scialenga, signori di
Asciano, ai queli senza dubbio apparte
neva quel C. Walfredo del fa C. Ranieri
di Walfredo di Siscano (Asciano) che nel
febb. dell'anno 1023, menire risiedeva in
questo castello di S. Gemignano delle Ser
re, donò al capitolo della cattedrale di A-
rezzo la quarta parte della Chiuse che fu
del march. Obert Val.di-Chiana. —
Fed. Curosuna Ossarznca.
Comprato dai Senesi nel 1212, San-Gi-
mignanello fu destinato a fortilizio con
residenza di un giusdicente minore sotto
«gli ordini immediati del di Siena.
La chiesa di S. Gi
gnanello fa riedif-
lia senese de'San-
.
GINE
Le nomina del parroco è quernativa
nel 1745 aumentò gino a 288
abit. e nel 1833 avera 198 abi
GIMIGNANO ( TERRA » SÌ — Va.
Su-Gnugzano in Val-d' Elsa.
GIMIGNANO (S.)a PETROJO.— Ped.
Prraoso in Val-d'Elea.
GINESE (S.), a S. GINESIO pi COM.
PITO nel Lucchese — Vill, sotto il Litolo
delle ch. parrocchiale, la quale sino dal
sec. XIII fu registrata nel piviere di SL
Giov. Battista a Compito Giar. e
i Capannori, Dioc.
e Duc, di Lucca, da cui distà circa 5 mi-
gia nella direzione di scir.
È situata alla base orientale del Monte-
La perr.
GINESIO(S)) ‘nel Val-d'Arno inferiore.
— Fed. Bonco S. Giezzso.
GISESTRA,oGENESTRA di MONTE-
VARCHI nel Val-d' Arno superiore.
Antico spedale sotto il titolo di S. Miche.
le alla Ginestra, poi monastero di donne,
soppresso e ridotto nel 1793 a chiesa per
rocchiale con l'annesso di S. Croce a Pie
traversa del piviere di Gelatrona, nella
Com. Giur. e appena mezzo migl. a scie.
di Moatevarchi, Dioc. e Comp. di Arezzo.
Risiede in una piaggia la strada
R. aretina alla destra del borro Chiave, e
sull'antica via mulattiera che sale a Gala
trona per entrare in Val-d'Ambra.
Appella alla chiesa di S. Angelo ala Gi
mestra, e al suo antico spedale per i
grini, una bolla del Pont. Martino I Ur
retta da Orvieto li 13 giugno 1283 all
arciprete della pieve di Moutepalciane,
con la quale lo incaricò di esaminare e
decidere una questione di giuspadronato
per una cappella dello Spedale di $. An
gelo allq Genestra di Montevarchi, a mo-
tivo che il rettore e i fratelli di
ospizio da una perte, e il Comune di Mon-
tevarchi dall'altra lo pretendevamo. —
(Ancu. Diri. Fioa, Corte di Montepul-
ciano).
Tynoro qual fa la decisione dell'arbitro
pontificio, ma qualunque ella fosse, è
certo però, che negli anni precedenti ave-
mm
GINE 445
vano giurisdizione per una quaria parte
sull'ospedale della Ginestra e sue perti-
menze i conti Guido Novello e Simone
î fratelli, e figli del conte Guido e.di Gio-
vanna girini Pallaviciu entre ad
eni, coa diploma del 1247, l'imperatore
Foleriso Il fra i varii possessi confermò
Montis Varchi et Mospi.
Tale de 6 de stra cum ejus pertinentiis, et
totum Mospitale Montis Seechi ec. (Que-
st'ultimo spedale era compreso nel pi viere
di S. Marcellino in Chianti ).
Le altre tre parti dei luoghi soprano.
minati, nelledivise del 1225 erano luccato
alle tre diramazioni dei conti Guidi di
Bagno, di Modigliana e Dovadola,
Psa Il 1aS5eil 1284, vendei
loro
ne di Firenze
sdizioni sopra il casello 0 di «listretto
Moutevarchi, ec. — Wed. Dovavota,
Movrstiaza, Moxrevasom, Porri, Crane:
vo-Gurse e itri castelli.
Nel luogo dello spedale della Ginestra
subentrarono le monache clarisse cou lo
stesso titolo di S. Michele alla Ginestra,
sino a che quelle recluse furono trusla-
inmanzi che na-
tale in Arezzo; e ciò
scese il decreto
2256.1793) col
ne della pai
La perr. di S. Croce e S. Michele alle
Ginestra nel 1833 aveva 298 abit.
GINESTRA (SPED:
Val-di Pesa. — Antico spedale di pelle.
soppresso nel secolo trapassato, at-
le Martino a forni Cos. Giur. e quasi
5 migl. a ostro.lib. della Lastra a Signa,
Dioe. e Comp. di Firenze,
Piziiini sul bivio della strada maestra
gia la ripe destra del fi. Pesa con
qui che iu altra direzione sale i poggi
ila Romola per entrare uel piano di
Settimo. — Wed. Cancuzsi.
GINESTRETO (S. DONATO a) in Val.
d'Arbia. — Cas. con parrocchia ed alcune
tue di delizia nella vicaria ecelesiastica
di Barontoli, Com. delle Masse di Città,
Giur. Dieo. e Comp. di Siena, da cui tro
vuoi circa 4 l. a ostro,
iposa a piuggia orelosa, bagna.
ta a lib. dal torr. forra, fra la pieve di
57
ad GIOG
Fogliano, la chiem di Monsindeli e quel.
la di Montecchio.
to costà dall'Alferi, del Bertola e da altri
suoi illustri smici,
Li 20 die. 133» fu rogata in Giaestreto
urna scrilta matrimoniale, con la quale
doana Aguola del fa Vannetio di Venta
ra da Siona im dote allo Pie.
r0 di Tura del fu Piero notaro due persi
di terra pesti nel distreito di Monterone
di Vald'Arbia, e nel distretto di Gine
streto, in luogo detto Miglieto. ( Auca.
Dot. Fia. Corte degli Agostiniani di
Siena.)
La chiesa di $. Bonate, di cui si trova
di Matioo de Siena, sata dei signori Gori.
Gandetin, soquisisia © donata del lle
dute Romagna allo cme iempio, dov'è
quadro esprimente 5. Gio. Bat-
tinta di Taldoo da Giona. (Ecr. Renaare.
ni, Conni sterievartistici di Bicna e suoi
fu
|rsangirdiepoioeicieacseai trio
é iviore di 8. Cas-
Ve quali erauvi dei prodi
Ramoli, volgarmente dettoColle-Grameli,
dal vesc. Lamberto nel 1038 donati, e a
Atto di lui saccesere nel 1035
GIOR
3.5. Bartolommeo in Tuo, o a Scandicci,
privrato che fu dei monaci Benedettini
di Firerze; g. S. Quirico a Afarignolle,
ritornato solto Giogoli, come lo era nel
secolo XI.— Zed. i respettivi articoli.
La graniliosa villa denominata Collaz-
zi, posta sopra a Giogoli, ap persiane tut
tora alla nobile famiglia + che la
ehuoò
La porr. plebana di S Alessandro a Gio
goli nel 1833 noverava 954 abit.
GIOJELLO in Val-Tiberina—Dogana
di froatiera di terza classe nella parr. di
S. Michele a Verciano, Com. e 3 migl. a
sir. del Monte S, Maria, Giur. di Lip-
gino, Dice. di Città di Castello, Comp.
di Arezzo.
Trovasi alla base meridion-le del Moo-
te S. Maria nella ripa destra del torr. 4g-
gia, sl confine del Granducato, e lango
une strada mulattiera che dirigesi a Città
di Casello, nella quale fanno capo le vie
traverse di S. Secondo, di Zucano, di
di-Pietrina e del Si
jgnorotto.
Ladogana del Gioiello dipende da quel
1 di seconda classe di Monterchi
GIOSELLO pi ARCETRI nel terbio
(Poosro per) e Grestans (Pras pe).
GIONA nel Val-d'Arno Casentinese. —
(PI
e Comp.
Trotesi i in poggio alla destra del torr.
Corsalone sulla pendice occi:'entale dell’
Appennino di Corezzo.— Ebbero signoria
di Arezzo.
anche in Giona i conti Guidi, e
eni di Ca pat: ti
sui i ignori di Copense
alpre di S. Maria a Giona conta 98 Crciaro ii
“dioncio (S.) a CANNETO. — Wed.
Cumero iu Vald'Elsa.
GIORGIO (S.) a CASTELNUOVO
nella Valle dell’Ombrone pistojese. —
Ixpta, dove probabilmente nel medio
eo fu una di quelle case-torrite, cui al-
lora soleva darsi il nome di Castello, con
chiem parrocchiale nel piviere di S. Mo-
tia a Colonica, Com. Giur. Dioe. e quasi
4 migl. a ostro-lib. di Prato, Coi 1)
Firenze.
GIOR 447
È situata in mezzo ad una fertile pia-
nura che abbraccia una porzione delle
RR. Cascine del Poggio a Cajano salla
strada che guida a Prato. — È una delle
45 ville del distretto Pratese da non do-
versi confondere con $. Giorgio @ Colo-
nica, siccome per inavvertenza fa detto
all'art. Casretuvove pi Cororsca.
Il territorio di Qusielnuovo delia Cous.
di Pruto confina a pon. con quello della
Com.di Carmiguano, e a ostro con la Com.
di Signa, le quali si toccano sul fiume Ors-
brone, là dove nel 1300 fa costruito un
ponte di pietra invece dell'antico di le-
quo, sebbene tuttora si appelli il Ponte
dell'Asse.
L'iscrizione in marmo che ivi fa po-
sta, era del seguente tenore. Ia Christi no-
mine amen. Annis Domini uocuerzzrini
hic pons fuit consecratus pro. Comuni
Prati, ct {n amnis Domini occ foctus et
completus
Ta pare. di S. Giorgio a Castelnoero
nel 1833 contava 459 abit.
GIORGIO (S.) a CASTELVECCHIO
nella Valle del Santerno.— Castellare con
chiesa parr. nella pieve di Bordignano,
cui fu un tempo aggregata ; nella Com.
Giur. e circa 6 mig]. a sett.-greo. di Fi-
n: , Dico. e ip. di Firenze.
situato sopra il vertice i un poggio
alle prime fonti del torr. Diaterna di Vi-
Non posso dire, se al castellare
di Castelvecchio riferisca il cast. di Corpi
no del piviere di Bordignano venduto nel
1238 dal si del cast. di Visignano
ad Albizzo di Ugolino di Albizzo degli
Ubaldini. — { Lam:, Mon. Ecol. Flor.
T. IV. p. 4.)
La perr. di S. Giorgio a Castelvecchio
conta 193 abit.
GIORGIO È. ) a CINCIANO. — Ped.
in Val
— a COLIGNOLE. — Ved. Corsenota
nel Val-d'Arno aretino.
GIORGIO (S.) a COLONICA nella
Valle dell’ Ombrone — Parr. è
uma delle 45 ville del distretto di Prato,
nella Com. Giur. “Dice della sio cit,
da cui è quasi 3 a ostro, presso
pieve di Colonica, matrice eziandio di
S. Giorgio a Castelnuovo. — Wed. Coso-
mica nella valle suddetta.
La perr. di 8. Giorgio a Colonica no-
vera Sye abit.
448 GIOR
GIORGIO (S.) ar LAGO nella Valle
del Lamone iu Romagna. — Ces. con ch.
parrocéhiale nel piviere, Com. Giur. e cir-
DI migl. a pon. di Modigliana, Dioc.
di Faenza, Comp. di Firenze.
Risiede sulla pendice oocidentale del
Poggio di Melandro;'e conta una popola-
zione di 74 abit.
— 11 LAPI. — Fed. Lari e Moxrx-La-
scaso nelle Masse di S. Martino di Siena.
— 4 Orrnazso.— Wed. Tonnx (S. Gion-
Gio, atta).
AL OMBRONE di È Piatoja.— Bor
gata che prende il nome dalla sua parroc-
chia e dal fiume che le scorre d'appresso,
nella Com. di Porta al Borgo, Giur. e
Dioc. di Pistoja, da cui è un miglio a
maestr., Comp. di Firenze.
Risiede in pianura alla destra del fiv.
“me Ombrone, € comprende nel suo distret-
to le cappelle denominate S. Maria al Cer-
ro e S. Pietro de' Fioravanti, siccome ap-
parteneva pure allo stesso popolo l'orato-
rio di S. Vito, al quale fece una dona.
zione di beni sino dall'anno 766 il nobile
pistojese Wuinifrido figlio di Wuillera
do, a tenore della dichiarazione specificata
nell'atto di fondazione della chiesa di S.
Maria ai Ponti, ossia di Gello.
La pr di S. Giorgio all'Ombrone ha
418 abit
— a ORBICCIANO.— ed. Onsicciano.
— a PAREZZANA. — ed, Panezzana.
— atta PIAZZA, o a GRIGNANO. —
Ved. Guronazo e Prizzi in Val-di-Pesa.
— a PIAZZANESE. — Fed. Piazza.
musz in Val-d'Ombrone pistojese.
— 4 POMPIANO. — Fed. Poxrrano
e Viaxazo nelle Masse di S. Martino di
— ar POZZO. — Ped. Posso in Val.
di Magra. .
— atri RENA. — Fed. Luco, e Rana
in Val.di-Sieve.
— a ROSATA. — Fed. Rosara nella
Valle del Tredozio in Romagna.
— A RUBALLK. — Ped. Rumatza.
— a SALUTIO. — Ped. Sarurio.
— a TELARO.— Wed. Terano in Val-
di-Magra.
— ata TORRE. — Ped. Tone 'Ot-
raan:0, 0 Tonnzx (S. Grozcio atta).
GIORGIO (PORTA S.) di Firenze. —
Ved. Frarnza Comunità.
GIOV
GIORGIO (SS.) x LUCA a TUORI.—
Fed. Tuont in Valdi-Chiana,
GIORGIO (SS.) LORENZO a MOR.
TALBINO. — Ped. Mowraraiso.
Gioraxni (S.)1n Atrvaa. — Ped. Sun
crovarni nel Val.d'Arno superiore.
GIOVANNI (S.) p'ASSO. — Ped. de
10 (8. pi di).
— DI CERRETO. — Ped. Cannero in
Val-d'Arbia.
— pece CONTEE. — Ped. Saneiovan-
n perte Comme nella Val.di-Paglia. ©
— (TERRA n S) — Ped. Sascroraen
nel Val.d'Arno superiore.
— 4 Pintasvora di Montepulciano, —
Ved. Pircanvora di Moxrarotciano.
Per non ingombrare troppe pagine av-
vertirò di nuovo il lettore, che le villate
spicciolate, le parrocchie o contrade spar.
se, le quali oltre il nome del santo tito.
lare portano seco un altro vocabolo spe
cifico, si troveranno descritte sotto alla lo-
ro denominazione speciale, meno i casi,
come dissi nell’avvertimento al primo vo-
lume, dei borghi, villaggi riuniti, cenelli
murati, di o città, il di cui nome è
collegato al titolo; come Sanerovaxm del
Vatpanno; Sanciovanm delle Conrra ec.
GIOVANNI (S.) MAGGIORE nella
Val-di-Sieve. — Cas. che porta il semplice
nome della sua antica chiesa battesimale
nella Com. Giur. e quasi a migl. a sett.
del Borgo San-Lorento, Dioc. e Comp. di
Firenze.
È una chiesa a tre navate di sufficente
ampiezza pra un’amena collinet-
ta presso la strada provinciale faentina
fra il il cast. di Palio
Borgo, Scarperia e
ciano, quasi nell'ombelico del Mi
Le memorie superstiti della pieve di
S. Giovanni Maggiore rimontano sino sÌ
secolo X, mentre nella più antica colle
zione di fitti spettanti alla measa fioren-
tina, riunita, nel libro detto il Bal/ettone,
si legge, che a' tempi dell'Imp. Lotario,
la pieve di S. Giovanni Maggiore doveva
pagare annualmente al vescovato fiorea-
tino a titolo di censo soldi 17 nella festa
del Battista.
La chiesa plebana di S. Giovanni Mag-
giore fu molte volte rammentata nelle car-
te appartenute al mon. di S. Pietro a Laco,
a partire dal secolo XI. (Annat. Camaro.)
— Ped. Faom, Foxri- Boona e Luco in
Val-di-Sieve.
GIOV
Che intorno alla stessa età vi fosse co-
sà un qualche piccolo fortilizio 0 casa-
torrila appartenuta ai vescovi fiorentini,
lo dà a conoscere iu altra pagina il preac-
cennato Bullettone; e forse il vocabolo di
Corte rimasto a una villa compresa nello
stesso stata un tempo della casa
Foissd trad de Pepi con 'annemo ora»
torio di S. Lodovico, derivò il uome dal
castellareo cortedì S.Giovanni Maggiore.
Il Manni, che illustrò un sigillo del
secolo XIV appartenuto a Niccolò pievano
dello pieve di S. Giovanni Maggiore, ri-
porta le memorie superstiti esistenti in
detta chiesa, delle quali la più vetusta è
un'iscrizione in pietra dell'anno 1533,
collocata sotto un busto di terra-colta pres-
30 l'altare di S. Sebastiano, la quale dice:
che Francesco Minerbetti Arciv. Turitano
restaurò questo tempio quasi diruto, rad-
doppiò le sue enîrate, e insigni la sua fa-
miglia del di lei giuspadronato; diritto
sino dall’ anno 1513 stato concesso dal
Pont. Leone X a Francesco e ad Andrea
fratelli Minerbetti ed ai loro eredi e suc
cessori, nei quali infatti si mantenne fn
siuo all ultimo fiato di quella famiglia,
spento sul declinare del secolo XVII!
L'erudito senator Carlo Strozzi nelle
sue ricerche sull'origine di varie chiese
fiorentine, trovò, che nel 1363 i canonici,
(ossia i cappellani) della pieve di S. Gio-
vanni Maggiore elessero capitolarmente
in pievano un Giovanni di Ber
nile alle 7 seguenti; 1. S. Michele a Zon-
ta, prioria con l'annesso della soppressa
cura abbaziale di $. Paolo a Rassuolo,
nella cui chiesa fa trasferita, nel 1785,
l’altra di Ronta; a. S. Maria a Puliccia-
mo, prioria cui fa unito S. Michele alla
3 3. S. Agata a Mucciano con l'an
GIOV 449
nesso di S. Jacopo fra le Scope, appellato
anche di Pianett 4. S. fap aa
di Miralbello, giù sotto la pieve di Fa-
gna, riunito nel 1992 a San Michele a F7-
gliano; 5. S, Pietro a Zuco, già Mon. di
donne Camaldolensi con due annessi, cioè,
S. Niccolò e S. Giorgio alla Rena, stati
ammensati con bolla del 30 aprile 1473
dal Pont. Sisto IV alle monache di Laco;
6. S. Pietro ad vincula di Casaglia, pri
ria; 7. S. Stefano a con l'an
nesso di S. Margherita alla Rena.
La parr. ‘della pieve di S. Giovanni
iore conta 437 abit.
IOVAN-BATTISTA (S.) a CASTEL-
LO.— Ped. Casreszo (Pieve a) in Val.
d'Elsa.
GIOVE, GIOVI, GIOVO. — Molte
vero dal vertice, o erine dei monti, che
per metafora giogo e in qualche contreda
al lasi s0vo e giovo. — Tale è il giogo
la giogana dell Appennino, il quale
serve di comunicazione ed aggioga le val-
li del mare Adriatico con quelle del mare
Toscano, Tale il Monte-Giove che si fra
ne fra il Val-d' Arno fiorentino e
‘al-di-Sieve; tale il Afonte-Giovi situato
fra la vallecola della C%iassa e il corso
dell'Arno, fra il Casentino e la Valle di
. Arezzo; tale il Afonte-Giovi che stà fra i
valloncelli dell'Ente e del Fico alla base
occidentale del Monte-Amista; tale final-
mente può dichiararsi il Monte-Giove che
fa parte della spina montuosa dell'Isola
a Iba. — Zed. Monra-Grovs, e Moxra-
nova,
GIOVENALE (S.) DI CASCIA nel
Val.d'Aruo superiore.— Villa che ba pre-
20 il nome da una chiesa soppressa, nel
piviere di Cascia, Com. Giur. e un migl.
a scir. di Reggello.
La ch, di S. Giovenale con hreve del
2052 fu ammensata dal vescovo di Fieso-
le Jacopo Bavaro al capitolo della sua cat-
tedrale insieme con tre poderi da esso lui
acquistati. Attualmente vi sono due gran
diose case di campagna con vasti poderi
annessi, nei quali si ritrova il modelle
450 GIOV
della diligeute coltivazione toscana. —
Ped. Cascia.
GIOVI (CASTELLO e BORGO n )
Cestrum Jovis, nel Val-d'Arno aretino.—
20, donde l'Arno agli Aretini
disdegnoso torce il muso.
Fra gl’istromenti spettanti alla Frater-
nita di Arezzo avvenc uno dato in Giovi
strictu
La parr. di S. Marir a Giovi era un
delle antiche succursali della pieve di S.
Stef:no alla Chiassa, il cai battistero
no ilal secolo XIV fu traslocato nel
di Giovi, stata eretia d'allora iu poi in
battesimale.Concorre alla sua data il Prin-
cipe e la casa patrizia fiorentina de' Po-
ruzzi. — Ped. Carassai (S. Sreraro m) e
Cirrassa ($. Manza peLLA).
La parr. di S. Maria Assunta a Giovi
conta 376 abit.
GIOVI (MONTE)— Fed. Monre-Giovi.
Giorraxo (Jovianum ) nella Valle del
Serchio. — Castello distrutto, che diede il
titolo 1 ana ch. parr. (S. Maria a Giovia-
no) nel piviere Com. e Giur. di Galli.
cano, Dioc. e Dacato “cca.
È rammentata la chiesa di Gioviano nel
eatalogo dei pievanati lucchesi del 1260,
mentre il casale di Gioviano trovasi an-
noverato nell’ investitura della contea di
Coreglia, con diploma dell'Imp. Carlo IV
conressa nel 1355 a Francesco Castracani,
— Fed. Gazticano e Coareria.
GIOVO o ZOVO dell' Appennino di
Garfagnana e di Lunigiana (Jovium et
Juvium Alpis). — Varie carte del medio
«vo tra quelle pubblicate dal Muratori
giovano sd avvalorare il mio asserto; cioè,
che i vocaboli di Giove, Giovi e Monte.
Giovi derivino, come dissi, dal giogo dei
monti. — Portano tuttora
rotto di Zovo, o Giovo varie sommità dell'
Appennino di Lanigisna e Garf:gnana.
— Senza dire degli altri varchi, per dove
passano le strade, come quello del Gio-
go di Scarperia, citerò i seguenti docu-
GIRA
menti. In un lodo dato in Sarzana fi ra
magg. 1209, decignando ivi i confini della
diocesi di Luni, si notano quelli del Giu»
della Pavia : comprendendo totam curiam
Corvariae et Vallechiae usque ad moa-
tem, gui dicitur Juva (sic), et ab eo
te usque ad summitatem Alpium ( Apen
ninorum). In altro istrumento del 1333
sulla confinazione del distretto Modanese
col Lucchese lungo la crinicra dell'Appen.
nino è segnalato il confine usgue ed Jo-
vum Alpe. In altra convenzione del 1381
tra il Comune di Cucca e quello di lo
dena per il mantenimento della strada
dell'Alpe di S. Pellegrino, sono espresse
le seguenti parole: a Zovo Alpis, idest a
Zugo Apennini.
GIRAMONTE ( VILLA e COLLE di)
presso le mura al mezzo giorno di Fireo-
ze. — Questo luogo è più fiate rammen-
tato dagli autori delle storie 1iorentine e
. specialmente dal Varchi. Consiste in ua
delizioso casino di campagna situato so-
pra un piccolo poggetto posto fra il mon-
te di S. Miniato, il poggio del Gallo e la
fortezza di Belvedere, nella parr. di &
Leonardo in Arcetri già di S. Miniato al
Mor te, Com. e Giur. del Galluzzo, Dice. è
Comp. di Firenze, che è messo migl. lun-
era nome d'indi
La villa e il colle di Giramonte chiama-
vasi del Palagio, quando l'acquis
1498 un tal Giramonte di Benedetto di
Giuliano Gini, che visse fino al 1532; da
cui l'ereditarono i suoi figli Pier France-
sco e Benedetto, e quindi i successori di
uest” ultimo, dai quaii per testamento di
‘rancesco di Guglielmo di Benedetto di
Giramonte, rogato li 23 aprile 1629, pe»
sò e col podere in Francesco ed Ot-
taviano di Guglielmo da Verrazzano che
poco dopo aver r'edificato il Pelagio di
Giramonte, lo vendè nel 1636 al prete Nic-
colò del fu Giov. Ribaldesi.
Nel 1681 per contratto del 30 dic. Fac
quistò Ferdinando d’Antonio Miglicriai,
la cui famiglia possedè Giramonte fino al
1765, anno in cui lo comprò Giuseppe
Costa. Dall' erede di quest’ ultimo, Pietro
Costa, nel 1832 l'ottenne in compra Fer-
dinando Piszzesi, e da questi nel 1824
per contratto del % febb. l'attuale posses-
sore Sig. Gaspero Paliti.— L'arme di pie
GIRO
irta del Palagio sembra del
Fagiacaria! asino deri
bilmente la bella porta d'ingresso e la
restaueezione del Pelagio.
Ma chi rese quasi celebre il Zalegio è
il colle di Giromonte fu la sea posizione a
cavaliere di Firenze; fu il bastione che
per ondine dei Medici oe lamnzi ll:
to ultima cacciata da , verso Îl
fo pit triste quel giorno, in cei ua colpo
di artiglieria venuto da Giramoate uccise,
fan gli Itri, due valoresi capitani dei Fio-
rentini, Mario Orsini e Giorgio Santa-
Croce. — Wed. Gato (Puuoso set).
Finalmente fn dallo stesco colle di Gi-
ramonte, donde alla stessa epoca fa diret-
Grossa colubrina contre il
ebbe nome da una picnic fa
ta la ia di $. Siefano d'An-
Ailiale della pieve di Micciano, Com.
Giur. e circa messo migl. a lev. di An.
Anghiari, e la ch. di S. Donsto a Tebbia-
Poco tuagi dalle chiesa de' SS. Giro
lamo e Stefano di
che mette in moto diversi
così detto ponticino, davauti al prec
Giug. 1440, seguì il primo scontro
che fu presagio di memorubile giornata
fra l'esercito fiorentino e quello del duca
di Milano comandato da Riccole Piccini.
no. — Fed. Anontans.
La perr. de’ SS. Stefano e Girolamo
nel Pian d'Anghiari conta 339 abit.
GI (S.) presso Fiesole. Fed.
Favou.
GIROLAMO (S.) nel subarbio orienta-
Je di Volterra in Val.d' Era. — Conven-
to dei Francescani della Riforma con ch. -
parrocchiale nelia Com. Giur. Dioc. e ua
uarto di migi. a lev. di Volterra, Comp.
li Firenae.
a Selci in
una piaggia detta già a Yellesoli.— Tonio
la chiesa quanie t convento furono edi-
ficati tra il ph4S e il 1405 a spese del Co.
mune di Voherra che l'assegnò ai frati
Francescani dell’ Omervanza.
Si associò ad accrescere il fabbricato la
ricca borsa di Cosimo de'Medici all'ecca-
sione che si recò a Volterra, nel 1447, per
cui fu collocata l'arme di sua famiglia
nella (acciata del tempio. Compi l'opera
Pietro di Cosimo Medici, siccome apri.
sce da un'iscrizione che leggevasi nel coro
della stessa chiesa così: Corpe
per
po più del vere, e che serviose d'im
si itteri, venne tolta SIF ccessione
fa dipinta la cupola e il coro da Lorenzo
Perconi e da Leigi Lorenze votterrani.
Le due statue di terra cotta, poote si lati
dell’aliar maggiore, sono fra le poche ©-
GIRO
42
superstiti di Cecco da Gambassi. Fra
T'uesdei bavvene uno di Dumsenieo Ghir-
landaje, uno di Sunti di Tito, e un terzo
in cui è scritto: Opus Benvenuti Joannis
de Senis. NCCCELFI.
Melle dae cappelle sotto il portico si
conservano lavori di alto rilievo di terra
detta della Robbia, in uno dei quali leg-
gui: Quore Questa tevola è fatto fare Miche-
ogelo di Niccolajo Ceregli. MCCCCC.
Un'alira bella tavola della Robbia esiste
mel convento contigue.
La perr. di 8, Giro $. Girolamo faori le mera
di Volterra conta 481 abit.
GIRONE nel Val-d'Arno sopra Firen-
ne. Piccolo borgo composto di diversi
i di case detti al Girone, a Bassi e
ST incietta, lungo la nuova strada R.
aretina e di Romagna. Da esso prese il no.
une la chiesa di S. Jacopo a Girone, il cui
popolo fa annesso a S. Pietro a Quiniole,
nel piviere di Remole, Com. Giur. e cir.
1. a scir. di Fiesole, Dioc. e Com
di Firenze, dalla qual città è quasi 4 mi-
Qlia a lav.
Trovasi sella ripa destra dell'Arno al-
la base australe del poggio di Settignano,
dove iveo del fiume forma semicerchio
‘mediante ripari e pigne di muraglie, delli
n i dal giro che facevano
© mura castellane.
Vi fa chi dubitò essere i muri di que
sto Girone vestigia appartenute a qualche
pila del ponte rammentato da Giov. Vil
mi, (Croaic. Lib. I. c. 57) così « il solo che
» avesse allora sopra l'Aruo, nou però do-
» ve sono oggi; ma si dice per molti ch'
» era lo antico ponte dei Fiesolani, il qua-
» le era da Girone a Candegli; e quella
» era l'antica e diritta strada e cammino
» da Roma a Fiesole, e per andare in Lom-
» bardia e di là da monti ».—La quale con-
gettura quanto sia di poco peso lo vede
ognuno di per sè, che voglia dare un'oc-
chiesta nie Rocalità, pie delle
antiche vie e all'autorità degli storici del
Laici il titole le vicine
Da Girone prendono il titol vi
gualchiere vall'Arno, presse le quali è un
oratorio sotto l'invocazione di $. Antonio
da Padova. — Wed. Qurrtota ni Ramone.
GIRONE (S. MARIA m) sa PORTICO
nella Valle del Montone — Perta il nome
di S. Maria in Girone la chiesa plebana
del cas. di Pertice, stante il trovarsi col
GIUD
locata sopra il girone dell’antico castello
di Portico. — Ped. Poanico.
La perr. di S. Maria in Girone conta
440 abit
GIUCCANO, volgarmente detto Zuocu-
20 în Val di Magra —Cas. cem perr. (SS
Fabiano e Sebastiano) nella Com L Gar. e
quali
nelle divise del 1393 toccò di perte con
Fosdingvo, Marciaso, Pulice, Tendole,
Posterla, Colla, Bardine, &. Tereaso in
Monti, Zuccano, osia Giuccano ed altri
. — Ped. Fosornovo.
La parr. de’ SS. Fabiano e Sebestiano
a Giuccano nel 1833 contava 320 abit.
GIUDICE (S. MARIA ver) ossia di
Leone Giupicz nel Monte Pisano ia Val
di Serchio Growo Vill. che porta il no-
me della sua chiesa perr., già suffraganea
della pieve, ora rettoria di Massa Pise
na, nella Com. Giur. Dioc. e Duc. di Loc-
cia gui trovasi quasi 5 migl a ostro.
Risiede presso il giogo del Monte Pi
sano, sul varco della strada mulattiera che
dai Bagni di S. Gialiano attraversa il
monte per andare direttamente a Loca.
Questa chiesa ebbe nome ed ine da
Leone Giudice,
che; figlio di Miro Leste di prfenioe
giadioe il quale fiorì sul declinare del
secolo cui deve probabilmente
Fiale ia Srna cal Cetona di
Maria di Zeone Giudice.— A Leone gi»
riore riferisce un istrumento rogato li 13
marzo 1002 nel di Lucca prese
la porta S. Frediano, col quale {1 marche
se Adalberto Pallavicini figlio di Ober-
to 0 Alberto, che al padre mar
ch. Adalberto, vendò n Leone Giudice Bi
porzione che quel toparca teneva lultora
indivisa coa altri consorti, consi: consistente in
terre e case poste nei contorai di Mic
Arseresse (ora Vico Pisano), a 8. Ge
nesta, Cusaso Fiesso del Vald' Arno e
Vico-Prsano.
GIUG
Anche dal lato opposto del Monte Pisa-
no nel distretto di Calci, e nel popolo di
S. Salvatore al Colle esisteva un mulino,
chiamato il mulino del Giudice.
Nel catalogo delle chiese®lucchesi deb
1360 la parr. di S. Maria di Zeone Giu-
dice‘apparteneva alla pieve di S. Ambro-
gio di Massa Pi:
rò nei tempi po.
steriori da quest’ ultitsa venne trasferito
il S. Fonte nella prima, alla quale trovan-
nate le seguenti tre ch. parrocchia
i; 1, $, Lorenzo ia Poccolî; a. S. Am
brogio di Massa Pisatta; 3. S. Michele
in Escheto. — Ved. Massa-Piuza, e Mos-
73 Pisano.
La parr. di S. Maria del Giudice com-
prende 1766 abit.
GIUDICE (SORBANO pet) nel piano
di Lucca. — Ped, Sonsano del Giupica e
Sonsazo del Vescovo. -
GIUFFENNA, Crorrzuna e Ciorran-
x4, tore. nel Val d' Arno superiore. —È
una fiuimana tributaria alla destra dell
Arno, la quale he il suo pri pio dalle
faggete che cuoprono la criuiera del mon.
te Pratomagno, passa sotto la rocca della
Trappola de' signori da Ricasoli, la
uale accoglie tre borri, il 1° detto di
Todine, il i S. Chimento, e il 3° di
Casale. Poco al di sotto rasenta le mura
occidentali del cast. di Loro, e scemile per
il Cas. di Penna verso il piano di Terre-
uno0a, che l'avvicina dal lato orientale.
Finalmente meszo miglio dopo cuer pas-
sata sotto il ponte che appellasi di Terra.
nuova, entra in Arno quasi dirimpetto
alla collina e al convento di Monze Carlo.
GIUGLIANO, o GULLIANO nel Val.
d'Arno casentinese. — Cas la cui parr.
di S. Giorgio fu annessa alla cura di S.
Maria a Vogognano , nella Com. e Giur.
di Subbiao, Dioc. e Comp. di Arezzo. —
Ved. Vouounaze. .
Giucuazo (Ba014 pr) nella Valle della
Bruna in Maremma. — Quest'antico mo-
nastero di monaci eremili era situato in
mezzo ai boschi sul fosso delle 7'emaje, tri-
latario del fiume Bruna, fra Monte-Lat-
taja, Monte-Massi e Roccastrada, iu luo-
{0 detto attualmente le Casaccie, nella
Com. Gier. e circa 4 migl. a lib. di Roo
castrada, Dice. e Comp. di
Poche notizie di questa badia restano
fra le carte degli Eremiti Agostiniani di
Sicna, ai quali furono riuaiti gli eremi
vu
GIUL 453
di Val d'Aspra, dell'Ardenghesca, e di
Valdi-Boria de Panuocchieschi, che sie
no dal secolo XIII possedevano lu badia di
Giugnano con le sue foreste. — Ped. Eae-
mo di Rosta, ed Eazmo di Vate Asraa.
GIULLARI (PIAN pi) nel saburbioau-
sirale di Firenze. — Borghetto posto sul-
la cima pianeggiante dei colli di Arcetri
che stendonsi tra la fiuinana dell’ Ema e
la ripa destra dell'Arno a partire dalla
costa de' Magnoli, e di Boboli dentro Fi-
renze. .
11 borgo di Giullari è attraversato dalla
strada provinciale del Chianti che divide
costà la Com. del Galluzzo da quella del
Bagno a Ripoli. Si chiama a sentimento
del Varchi, Pian di Giullari dalle feste
come si può credere o Giullerie che anti-
camente vi si facevano. — Nel mezzo al
horghetto havvi una piccola piazzetta, nel-
la quale è un e una chiesuola dedi.
catialla SS, Trinî , già spedale di pel
legrini. Costà fanno crpo tre Da
delle quali viene da S. Leonardo in An
cetri e dalla porta ora sa di S. Gior.
gio, la quale via continaando diritto per
Montici e per Greve dirigesi a Radda nel
Chianti; l'altra che vien da condu.
ce al soppresso mon. di S. Matteo in Ar-
cetri e al Poggio Imperiale, e la terza nel.
la direzione di seirocco porta a diverse
Nelle case de'Guicciardini, che sono dal
Jato di lev. sulla strada Chiaatigiana, pro-
se stanza nel1539 il principe d'Orange co.
mandante dell'esercito che assediò la città
di Firenze, mentre dal lato opposto poco
innansi di arrivare alla piazza trovasi la
villetta del Giojello, celebre per emecvi
itato gli ultimi g anni di sua vita il
divino Galileo, siccome lo attesta al vian-
dante la iscrizione marmorea che i
nella facciata, del seguente tenore:
Ei Btw
DES > Q04s + riatoa
* Liceo
anrosuse
ax10045 » DIVINUS - GALILEUS
COELI * MAXIMUS * SPECTATOR * BT RATURALIS
PAILOSOPEIE * MESTITUTOR © SEU * PoTIUS
PARERE © PSIEUDOSOPMORUM * MALIS * ARrIBOE
CO4CTUS * INCOLTIT * dB * aumo © 1632
HALL NOVEMBRIS © 40 © ANNO!
TITOLUM * dB * JOANNE* DAPTISTA* CLEMENTE
56
454 *GIUN
ELLIO > STEPNANIANI > GODINIS © BQUITE
SENATORE | dC > PATRICIO © FIORENTINO
ASTEARITATI * DICATUM * SUSPICE > antONIO
BONAIUTI "1°C. FUNDI * DOMIBO* ANNUENTE,
GIULIANO (S.) nel Monte pisano. —
distrutta, che diede il suo nome
al monte per cui i Pisan veder Lucca non
ponzo, cai subiacenti Bega di Pisa, det
TU) ci Ss. Gi
chicia cate sulla cima del Mon.
te Pisano dentro i confini della diocesi luo-
chese, siccome apparisce da una membra-
ma dell’Arch. Arciv. di Lucca dell'anno
987. È un contratto enfiteutico, col qua-
le Teudegrimo allivellò a Ildebrando 6
pisano, e inoltre gli assegnò certo tributo
delle Saline situate a Vada, che ritraeva
la sopraddetta chiesa di S. Giuliano. —
Ved. Vana.
GIULIANO (S.) a QUERCIOLANO. —
Fed. Quracioraso.
— a SETTIMO. — Fed. Serrueo (Pix-
va di)
GIULITTA (SS.) e QUIRICO2CAPAN.
MOLE — Fed. Carazote in Val d'Am-
dra. — Egualmente glieli altri luoghi, la cui
parrocchia è sotto i] titolo di S. Giulitt,
saranno descritti al oo vocabolo s
fico.
GIUMELIO nella Montagna di Pistoja.
— Porta cotesto nomignolo uno sprone
di poggio, dove furono tentati dei scavi
di miniera di piombo argentifeto.— Esso
acquapende sul fiume Lima, nella Com. di
Piteglio, Giur. di San-Marcello, Dioc. di
Pistoja, Comp. di Fireuze. — ed. Prre-
cio Comunità.
GIUNCARICO (Juncaricum) nella Ma-
remina di Grosseto. — Cast. con ch. ple-
bana (S. Egidio Abate) residenza di an
potestà, nella Com. e circa 6 mig]. a le
i Gavorrano, Dioc. e Comp.
Gros
iede sulla cima di un poggio coli
vato, fra la strada R. grossetana che gi
pessa sotto a ostro, e il torr. Sovata che
gli gira intorno da sett. a scir.
È Giuncarico uno dei pochi presi della
Maremma, di cui resta qualche memoria
anteriore al secolo IX. — Due pergamene
importantissime per la storia fisico-eceno-
GIUN
mica di cotesta contrada si conservano nel
A. Arch. Dipl. di Firenze provenienti dal-
la badia Amiatina. Sono due istrumenti
di locazione di due poderi situati inci
garico, che Guatifredo figlio
sercitale della città di Chiusi, nel © mes
di marzo dell'anno 792, stando nel terri-
torio di Roselle in luogo detto a $. Do
nato, affittò, uno ad Auderado, e l'altro a
Teadiperto momo libero, con l'onepe ai fil
tuarii di certe angarie e di recare alla @a-
sa dominicale posta nella città di Roselle
nella stagione di tstate dieci. moggia di s®
le, ponendo yna penale reciproca nel caso
di mancare ai patti convenuti. ( Pisa,
Antich. Toscane T. Il. — Revsenm, Ce
dice Diplom. T. I.)
sor alla domanda che tutti fanno, se la
tati, nei que uali vien ingianto ei fiusari
l'obbligo di portare nell'estina stagione
i tributi conventi alla casa dominicale
situata nella città di Roselle.
Resta bensì a sapere, dove mai potera
essere quella chiesa di S. Donato del ter-
ritorio Rosellano, in cui furono stipulati i
due contratti enfiteatici di sopra accea-
nati; sù di che aggianger le seguenti ri
flessioni
Di una pieve della diocesi di Roselle
sotto il titolo di $. Donato, posta ia loco
Morrano, o Murano, fanno menziane di.
versi contratti spparienati alla badia di
presso Golonna. Il più antico di
essi è del 26 gono got, scritto in Morrase
contado di Roselle; il 2° del sg aprile
1032, fatto avanti la pieve di Aforrans; e
il 3° del 6 sett. 1073, rogato in Aforrane
presso la chiese di S. Donato. Nei citati
istrumenti trattasi di beni della bedia di
Sestinga situati nei confini di Morras,
nei nomignoli di Perentina, Mencolaje,
Aperita, o Perita e di Carelle, uoghi che
furono dentro i limiti della comuzità st
tuale di Gavorrano. Quindi vi ha ragie
ne di credere che la chiesa nella quale, nel
marzo del 772, furono stipulate le due
prime contrattazioni livellarie , riferisca
alla pieve di $. Donato a Murano, Mor-
reno, situata forse nel luogo che dicesi ora
Monte di Muro in Pian d'Alma E chis
GIUN
E
castel di Pietra della casa Pannocchieschi,
nraire uno di essi, Ranieri figlio di altro
Rameri, nel ar msarzo del 1094, stando
nel soo casiello di Giuncarico, aftttò all’
tiete del mon di Sestinga porto nel pof:
gie di S. Frediano la: porzione del
medesimo che gli sia) ra, ritraem-
de teeuo canone di sid» di srpes:
te, da pagarsi mel mese di agosto nella
sue corte di Giuncarico.
Più generosi verso i monaci di Sestin-
fa farono nel 1104, tre fratelli, cioè Ro-
dollo, Lamberto e Ruberto figli dl fu Pie-
tro, i quali coo Reberga di lei madre, figlia
di ni 18 ag., mentre abitavano
nel castello della Pietra, venderono
24 soldi al mon. di Sestinga tetta la le
lì €. Frediano e
te dopo Ranieri
to, stando in Portiglione, li ss sett. 1104,
segni di fratelli Ugo e Salvagno figli
fe Guido tatte le ragioni e possessioni
che farono ad essi vendote da Rodolfo,
Pi aio atta
RG 1121 ai 25 die. Benno ab. di Se
Riga, trovandosi in S. Roffino nella corte
di Celle, comprò per s0 soldi da Gerardo
del fu Nello e da lina d'Ildebrando
Dl diversi terreni posti a Manco-
Pei ivi di Gia
GIUN 453
carico e di Sestinga, quando i
Sa o sco a cao aveva eimato
da Bernardo vescoro di Roselle, il
tenue tributo annuo di 4 0 S soldi, la coso
gico di Ple fu, Ain,
gie corti di Zi i, Fatti, Alma,
Caralle rata, Caldana ec.
(elba ti monaci di Stioga dovere:
mo recare siccome infalti recavano an-
nualmente a Grosseto nella vigilia di S.
Lorcuzo. (Anca. Dir Fron. Carte degli
Agostiniani di Siena).
che ai monaci farono subentrati
nella badia di Sestinga i Frati Agosti»
niani Ercmiti, questi ottennero nel 23
febb. 1288 an breve da Rainaldo vescoro
di Sieu» delegato dal pont. Onorio IV,
scritto in Giuncarico, e diretto al prete
Pace proposto della chiesa di S. Gilio di
detto castello, affinchè dentro il termine
di 15 giorai egli compensasse i frati Ago-
stiniani di Sestinga delle decime da lui
percette nel mo piviere. Cioe dl)
nom saprei, se sospensione
dello RASO 4 3 mite he
staure vescovo di Grosseto, nel 1311, are-
va diretto ai parrochi delle pievi di Zu-
riano, Coloana, Ravi e Giuncarico lettere
scomunica a tutti i debitori
di Sestinga, sia per ragione di frutti, di
censi o di altri oneri, di ritenersi nelle
mani il denaro, finchè i detti frati non
avessero pagato alla mense vescovile Îe im-
ni £ lette; per la qual co lì
li Sestinga, solto il dì
arco ulla S. Sede. I
anno 1$13 ai 9 agosto,
curatore dal convento di Sestinga si rest [air
nel castello d'Ischia nel palazzo vescovile
prmar FIGLIO Restauro veneto di Grocato
somma di soldi 8 per il canone di due
anni arretrati. (loc. cit.)
Frattanto il dominio di Giuncarico si
continuava a tenere dalla famiglia Pan-
nocchieschi del ramo dei conti di Travale
i ed Eli. Di essa era capo il conte Renie-
ri, allorchè nell'anno 1282, ubbi
0 E ta pren iano di
to che La Repabica
Papini
ne del castello, pira ig
dI
456 GIUN
mini di Giencarico.— (Mazaveuni, Zster.
di Siena Parte Il).
Rel 1385 il nobile Enrico Gioseppi, ii in
qualità di tutore del conte Ranieri Ma-
novelli figlio del fa Ranieri conte di Elci
e Travale, riottenne il del castello
mmddetto, mediante va rogito fatto nel cas-
vero d'Elci li 14 febb. 1385; per cui
Comune di Siena a certi patti rinunziò
ni suoi diritti sopra il castello di
carico e suo territorio. — Nel 1314 risie-
deva costà il conte Nello della Pietra me-
rito della Pia, il quale in detto anno fece
il suo testamento mella camera del pio
vano; e nello stesso anno 1314, ai 29 mar-
20, si sottomise di nuovo con le me
solennità il castello e distretto di Giun-
carico, alla di Siena, a. nome della
quale ne prese ione il conte Cer-
Jo di Battifolle di lei potestà. — (Muta-
vor, Zstor. di Siena Parte II.)
Nel 1330 il conte Gaddo d' Eli figlio
di Conticino, e signore del cast. di Giun-
«carico stipulò per messo del soo siudaco
n nuovo trattato cen i Signori Nove di
Siena,.obbligandosi di conservare e di te-
mere a disposizione della ica il
cast. e uomimi di Giuncarice, di sommi.
misirare in tempo di guerra $ uomini a
cavallo e 35 fanti, e di mandare a Siena
un cero di libbre 10 per la festa della Ma-
(Axa. Dm. Sax. Laleffo vecchio).
Nel 1360 il C. Ranieri figlio del fa
Giuncarico al Duomo di Siena l'annuo
tributo di un palio di seta del valore al
mene di so fiorini d'oro. (loc. cit. Me
Ie@fo nero, e Maisavoon Ister. di Siena
Parte M). don
Nel 30 ag. 1405, donna Lippa figlia di
Ugolinaocio de' conti d' Elci col consenso
del suo mondualdo e procaratore, dopo
essersi dichiarata contenta delle doti co-
stituitegli dai CC. Bocchino e Federigo
figli del fu Conte Racieri d'Elci, rin
zia in favore del di Jei cugino conte Boo
chino alle ragioni che se le competevano
di sua perte diritti ereditarii delia
madre donna Cia, di Ugolineccio smo pe-
dre, e di Giacomo suo fratello, sui beni
posseduli in Giuncarico e sua corle, e
Tillmente par le regioni sul tell.
Lo stesso C. Bocchino nel 1430 vendà si
Comune di Siena per il prezzo di 400 fio-
rici la la perte di Giuncarico domatagli da
ippa assieme con più case e ter
la stessa somma fumanzi
ii conte ’ederigo del fu C. Ranieri Van
ni del C. Gaddo del fu C. Ranieri, e Ra
nieri del C. Manovello della stessa cos-
sorteria dei C. d'Elci avevano rinunziato
stessa Repabblica la loro parte per ia
della corte e giurisdizione di Gian
carico. (loc. cit. Maleffetto).
Da quell'epoca in poi il paese di Gina-
esrico restò costantemente i al
contado e giurisdizione di Siena, di cui
seguitò la sorte.
La parr. di S. Egidio a Giuncarico nel
1833 Ponta 552 abit.
GIUNCHETO in Val-di-Serchio. —
Ved. Bazaa Comunità, e Trezzo (S. Gre
soa)
GIUNCUGNANO di Garfagnana nella
Valle del Serchio. — Vill. con perr. (S.
Antonino martire), filiale della pieve
di Piazza, caj di comunità, nella
Gir. e circa 5 migl. a maestr. di Cam-
ano, Dioc. di Massa ducale, già di
Foti Seriana, Due. di Modena.
Trovasi nello sprone occidentale dell
Appennino, chiamato il Monte Tea, che
ha dirimpetto le ripi si cuinemi sco-
gliere del monte Pisanino dell'Alpe Apus-
na, preso al confine della Garfagiane
con la Lunigiana, e quasi sal colle fra la
Valle della Magra e quella del Serchio.
La comunità di Giancugnano
Gienongnono, Perrocch. sotto il i-
di S. Antonino mart. . Abit. 176
GIUSEPPE (S.) ne VAL-d' ARNO. —
Fed. Donato (S.) presso S. Manza a Mosa
nel Val=l'Arno inferiore.
GIUSTINA (S.) aL RIO in Val.di-Ma-
gra — Cas. con parr. nella Com. e Man-
GIUS
damento di Godano, Provincia di Levan-
te, Dioc. di Lani-Sarzana, R. Serdo.
Trovasi sulla pendice meridionale del
Menie-Rotondo, che acquapende nel fin-
me Vara, di cui è tributario il Bio, dal
La parr. di S. Giustina al Rio nel 1833
aveva 360 abit
GIUSTINO CE) nel Valdi Arno pepe
riore, altrimenti detto £. Giustino al
ro. — Ces. desiguato col nome pAriget sua
chiem arcipretera, nella Cora. e circa 5
migl. a scir-lev. di Loro, Giur. di Terra-
muova, Dice. e Comp. di Arezzo.
Risiede sul fanco merid. dell'Alpe di
8. Trinita continuazione di Pratomagno,
tango il torr. Agna e sopra la strada pro-
Vinciale delta 'rbinese che pasa da Zé
per il Borro e Castiglion-Fiboochi,
quibdi cavalca l'Arno sopra il Ponte e
luriano e guida ad Arezzo.
sctcaizazione Iucita! 2 8 Giani»
Cabiano, poi a! Berro. Della pieve di &
Giustino è Cabiano lavvi memoria in una
carta aretina del sort.
Nel catalogo delle chiese della stessa
diocesi redatto nel 1265 la Pieve di $. del
Giustino comprendeva due chiese suocur-
mli, cioè, S. Bartolomeo a Cerreto, 0s-
sia a Vitareta, e S. Michele a Cafaggiola,
ammensata dal Poat. Adriane IV alla be-
dia di S. Maria in Gradi di Arezzo. —
Fed. Carseoso nel Val-d'Arne saporiore.
Nella chiesa della pieve di S. Giastino,
Hi 17 agosto del tap rorava il ‘vescoro
Guglielmino di Arezzo, davanti al quale
reclamarono i sindaci dei monasteri di
®. Flora di Arezzo, di Capolena, del Ses
so e dell'Alpe di 8. Trinita, mom. tutti
della diocesi aretina, a cagione di una col-
letta.—(Fraiz. Monozzo, Dello stato del
Arno Parte Ip
Nel secolo XIV la stessa di $.
Giustino, detta allora ei Borre, contava la
Eaton 7 chiese filiali; 1. S. mei
‘afeggio o Cafeggiola, soppreme; a.
Bariolommeo a So Viltareta, esistente; 3.
Maria di Facta o Faeto, csisicnte; 4 &
Biagio al Barro, esistente; 5. $.
mare, distrutta; 6. SS. Fabiano e
stiano alla Trojana, esistente; 7. Spalale
di S. Audrea della 7rojana, soppresso.
La pieve di S. Giustino conta 309 abit.
GIUS 457
Grerrim (8.) a Mazsscrano, ora 8. Mi-
chele a Melisciano © Milicciano cari
RI IIC XIV 10 ch di Mlizzione dovò
mere riedificata sotto l’invocasione che
porta attualmente di S. Michele. ed. Mz-
LAZZUOLO. — Wed. Parazzuoro in Val.
di-Chiana.
GIUSTINO (8.) © & GIUSTO a VE.
pci Ved. Vissaz nel Val-d'Arno
Tifismo (S.) di BRANCOLI nella Valle
contava
GIUSTO (S.) di COMPITO. — Ped.
Commro nel Lucchese.
— a EMA — Ped. Ena (S. Giusro a)
Grosro (Casrst 3.) vell'Arbia. — Ped.
Giosre (S.) Movscss.
GIUSTO (PIEVE nt S.) a BALLI pro
s0 Sovicille in Val.di-Merse. —
antica ch. plebana dedicata ai SS. Gius
€ Clemente nella Com. Giur. e migl. 1 $
8. n sett-grec. di Sovicille, Bioc di Colle;
già di Volterra, Comp. di Siena, che tro-
mi distante 6 migl. al suo lev.
458 GIUS
Sì fa menzione di questa pieve di S.
Giuste in ua giuslizio dato dalla contessa
Matilde, li a tebb. 1078, a furore della
ritti e beni spetta
di Pernina e di S. Giesto con la villa di
Personata, dov’ era una cappella succar
sele.
Tufatti nelle vicinanze di S. Giasto
sussiste tuttora un luogo di Personata,
ove si osserva una villa con cappella gen-
tilizia di figura citagoma di proprietà dei
ignori Fineiti di Siena, come pure vige
il nomignolo di 8. Margherita
ersonata , sd una più vetosta chie.
Radom ridotia ad uso di capanna pres-
#0 una casa colonica con po lere omonimo
La pieve di S. Giusto a Balli è tatta
di pietra, in origine a tre navate, lunga
br. 25, e larga be. 17, con tribrna e tre
altari, due archi per parte a sesto tondo,
4 finestre nella navata maggiore ulte e
strettissime, formate a strombo ovia a
gruisa di feritoja, talchè la luce maggiore
entra da quella siate aperta recentemente
sopra la ‘ingresso.
Pri ia origine la chien era a ue
mavate, st non che un pievano più gotico
di quelli che la fabbricarono, verso la
fine del secolo XVII, fece chiudere la ne-
vata a cornu epistolee, per riduria a cel-
la vinaria.
La pieve di S. Giusto a Balli pei pri-
mi secoli dopo il mille aveva, come si è
avvertito, per succursale la chiem di £.
Margherita di Personata, la quale sussi-
steva anche nel 1356, cla par. di 5. Zar-
tolemmeo ad Ancajeno posta sulla schiena
della Montagnola. Quest ultima essendo
stata devastata nel 1554 dall'esercito Au-
stro-Ispano, fu annessa alla picve di $.
Giusto, si: che il Pont. Alessandro VII
la fece riedificare nel 166» coa nobile
disegno ziolto simile a quello della chie-
m di Provevzano di Situa; € finalmente
mel 1788 dal vescovo di Colle fu decorata
del titolo di
La pieve de' 85. Giusto e Clemente a
Belli nel 1833 contava 277 abit.
Grosto ($.) 4 Canpi nel Val-d'Arno fo-
rentino. — Chiesa che fu del piviere di
S. Stefano a Campi da lungo
messa alla cura di $.. “Cresci me nel
GIUS
Un’istrumento del 9 giugno 1257, ro.
gato da Brunetto di Bonaccorso Latini,
tratta di alcuni effetti posseduti dal e.
pilolo fiorentino nella perrocchia di $.
Ginsto a Campi, sui quali beni fu data
al capitolo una somma di cento lir: che
dotè pagarc al vescoto di Firenze d’or-
dine del pontefice, per ls colletta i Snmposta
pro stipendiis militum Romena: carise
mizsorun in dpuliam. (Lama, sfon. Eccl.
Flor. T. II.) — Ped. Caun (S. Causa a).
GIUSTO ( S. ) a CANPOLESE, o a
CAMPORESE in Val-d'Elsa. — Villa de-
vera una chiesa perr., il cui popolo fa
raccomandato sino dal 1466 al parroco di
Nebbiano dal santo Arcivescovo Antonino,
ed i suoi beni ammensati al monastero di
Mantignano, nel piviere di Settimo. —
Ped. Canone.
GIUSTO (SS.) x CLEMENTE axza BA-
DIA nel subarbio di Volterra in ValdE
ra. — All'art. Asana ni S. Grosro fa dei-
t0, che ema era vicinissima al subbc-godi
8. 8° Stefano, de cui popolo fo parte: ne
tre il borgo che l'avvicina è propriamente
appellato di S. Giusto, compreso nei con-
fini della stessa parrocchia @ chiem sb
be ciale. Comecchè più ino alla cite
tà, € feori della stesa potto di S. Fraser
200 trovisi l'altro borgo, detto di S. Ste
fano e S. Giusto da aus ch. parr. di cui
fa parte; donde è, che invece di una sola
sono due cure, quella cioè della badia di
S. Giusto, e l'altra di S. Stefano extra
" dell’ S. Giu
La uto dell'Abazia di
So cipria oltre il borgo omonimo
anche i! castelletto di Monte Bradoni, i
cui nvanzi sono a grec. della stessa bodia.
La mu chica ba seni tre per par
ee Olure i bel'qu ‘quedro
di le Meta, reppresentanie la
Natività di Nostra Donna, non deve omet-
derti una bellisime tavola all'altare di-
rimpetto, la \ppresenta Maria Ver
gine con S. Leti inedetto e S. LTS, Romushlo ei
altri Senti e Sante dell'Ordine Camablo-
Pyche dipinta da Domenico Ghirlandajo.
affresco dello sfondo, e i due
Setti dell'ordine, Benedetto € S.Ro
mualdo ai lati dell'organo, dipinti nd
1629 da Franceschini.
La perr. de'SS. Giusto e Clemente alla
Badia nel 1833 contava a11 abit.
GIUSTO (SS.) = STEFANO cxira meo
GIUS
nia di Volterra —Chiesa grandiosa eretta
dal popolo volterrano nel subborgo di
porta S. Francesco, detto la contrade di
Prato Marzio, anticamente Monte Albi-
no, era Borgo $. Stefano, nella via che
conduce alla badia dello stesso santo pa:
Arono della città.
La memoria della
me di questa chiesa, i re,
del santo a ogi fa dedicata, del re longo-
berdo che allora regnava, e del vescovo
che sedeva nelia cattedra di Volterra sul
cadere del secolo VII, i tuttora scol-
pita in una gotica iscrizione latina af-
fissa alle pareti del coro nel moderno iem-
espressa nei termini seguenti: Hono-
mos Susti Alchis ialuntte, Castaldine
fieri jussit tempore domini ‘uniperti re-
sis, Ceudentiano episcopo.
Assorbita nel 1697 cile franate balze,
l’antichissima chi S. Giusto, pelle
oblazioni dei fedeli fa dato pri ipio el
maestoso tempio presso la chiesa di S. Ste-
fano già parrocchia, attualmente ca
la, della quale si hanno memorie
dl 1300.
Nella sacrestia è stato collocato ua qua-
dro rappresentante S. Sebastiano, di quelli
probabilmente appartenuti alla sabissata
chiesa di S. Giusto, con la presente iscri-
zione: « Questa tavola an facto fare la con-
» trada di Prato Marzio di Volterra Anno
» Domini MCCOCCLXXVIII ».
Il chiar. Padre Giov. Inghirami delle
Scuole pie nell’anno 1809 fissò nel peri
mento di questa chiesa uno
Nella compagnia contigua alla stessa
chiesa di S. Giusto esiste na tavola
presentante la deposizione dalla croce
6. C., alquanto maltrattata. Essa porta îl
nome dell'autore e l'epoca in cui fu ese-
guita Nicolaus Circinianus de Ripome-
rane pingebat A. D. MDLXXXX.
piazzetta di S. Stefano,
Marzio, esiste un torso di
cui Ciriaco Anconitano
iscrizione allora esistente nella
quale diceva: Sodales d. Novia.
4. F. Pliconti. Sesiro Augustali.
iusto e Stefano ertre
moenia conta 876 abit.
GIUSTO (S.) IN CANNICCIO nel su-
hurbio meridionale di Pi: Borgata
con ch. perr. nel piviere della primaziale,
Cam. Giur. Dioc. e Comp. di Pisa, da cui
Sp; Porri
GIUS 459
è appesa un migl. distante. — Trovasi
fuori della Porta Fiorentina, fra il fosso
de' Navicelli e l'antica strada Romea, è
di Ezilio Scauro, oggi R Marecamana.
La ch. di S. Giesto in Cenniocio esi.
nota al mon. de Canonici Regolri Ago
i S, Martino di Pim, a coi era
GIUSTO S)ALLE MONACHE in Val-
d'Arbia, già deito a Reatennano, talvolla
Castel di 8. Giusto. — Villa signorile
dore già fa un fortilizio, e inoanzi tatto
convento di monache con chiesa sotto
il titolo de SS. Giusto e Clemente nel
popolo di S. Cristina-® Renteonano, da
gran tempo riunito alla cura di S. Cri-
stofano a bar + 0 Lucignano
i . Marcellino in Chianti;
dini q migl. a ostro di Gajo.
- le, Dico. di Arezzo, Coop di Sia di Siena, dalla
mo qual città è circa 6 migi
Trovasi alla sinistra dell riva cri
me dei poggi che separano le crete senesi
dallerocce stratiformi compatte del Chiam,
ti alto, e la valle dell'Omi dalla val.
lecola dell'Arbia sua tribataria, presso »i
luogo do toccano tre diocesi, cioè, di
vezzo, di Siena e di ‘Fiesole, e sull'antica
Five di demarcazione fra il ceatado fo-
Trentino e quello senese.
Tafatti la villa di 8. Giusto a Rentenno:
mo fu segnalata a confine tra i due con-
tadi nel trattato di concordia concluso in
ibonsi nel 1204 dagli arbitri delle
due Repubbliche, fiorentina e senese, in
i Fieso-
del Q.
Mapente di Sarteano, del C. Cacciaguen
ra, e di molti altri testimoni; mercà della
quis convenzione restò fissato il confine
lei due contadi mel Chianti alto Torna:
no, Campi, alla villa di Larginano, alla
chiesa e villa di 8. Giusto a Rentenna-
no ce.
Che poi fino dalla stessa vi fame
in S Giusto è Reotennano ce monssiere
di donne lo fa credere una pergamena del
12 febb. 1206 riguardante naa transazio-
ne di lite che verteva tra le momache dei
SS. Giusto e Clemente a Reniennano ed
i fratelli Guido, Spinello, e Currado di
460 GIUS
Cerreto, a cagione di mulini che avevano
in comune nel Piandi Arsiccia e in quel-
lo di Valle nel distretto di Quercia grossa;
lo conferma nn atto del a lug. 1211 fatto
mel Chianti, col quale i fratelli Ugo e Ra-
mieri, con Uggerio e Bernardino, figli del
saddetto Ugo della Valle, rifiutarono
ogni diritto ed azione che avevano sui
beni del mon. di S. Giusto. — Ped. Can-
nero per Cau.
Finalmente a dimostrare nel secolo XIII
la conservazione del mon. medesimo si po-
trebbe aggiungere una bolla degli 11 mar-
20 1377 del Pont. Giovanni XXI diretta
alla bedesa e alle monache di S. Giusto
le loro posessioni.
Le stesse recluse di Rentennano gode-
vano il giuspadronato della vicina chiesa
pe $ Cristina, mentre esse, con par-
tito degli 8 aprile 1279, elessero il retto-
re della medesima nella persona del pre-
te Pietro Canonico di S. Manellino del
Chianti, Dioc. di Arezzo, al qual rire
apparteneva il monastero di S.
Ia altra membrana del 17 febb. 1296, de.
la stessa proveniénza, si aggiunge, che il
mon. di £. Giusto e S. Clemente a Ren.
tennano trovasi nella diocesi di Arezzo e
mel Contado fiorentino. — (Anca. Dir.
Fioa. Carte delle Trafisse o del Santuc-
cio di Siena.)
Ma non era ancora com)
‘3297, che le monache di S.
traslatate nel mon.
segui
. (loc. cit.)
per altro il nome di S. Giusto
alle Monache al pri
quale fu acquistato e ridotto in fortilizio
nobile famiglia de'Ricasoli, che nel
Chienti fa sempre molto potente. .
Lo possedeva nell’anno 1390 Agnolo
Ricasoli che fu poi vescovo di Arezzo, fra-
tello di Albertaccio e di Bettino palorosi
guerrieri, capi di parte guelfa a
Îl quale Agnolo avendo cognizione ne del
puese, teneva nel suo castello di S. Giu-
sto d'Arbia una mano di fedeli armati, e
cogliendo essi l'opportunità facevano di
GIUS
cosà fr ti danni al contado di Sie.
na, città allora dominata dai Visconti di
Milano. Onde il governo senese inviò in
detto anno ad assalire colesto castello il
valente capitan di guerra Giovanni Ubel-
| com tutte le sue genti il qual le, dopo
varii inutili assalti con i
di loro, avendo recato da Siena le bom-
barde, istrumento di guerra forse perla
prima volta adoprato in Toscana, comin-
ciò a bombardare il castello. A così fatta
batteria non reggere le mura ce
stellane di S. Giusto, dopo cadute buosa
perted euse,gli assediati, avendo date mol-
te prove di valore, si resero lì 8 di giugno
a patti che gli fusero salve le persone e i
loro averi. Frutto di tal vittoria, che pure
del soggiogato cast.
nache, sulle cui vestigia venne in seguito
innalzata la villa che attualmente con i
predii intorno appartiene sl pupillo Ben-
tivogli di Firenze. (Amm. Zstor. Zior.
Lib. XV. — Matavorn, Zstor. di Siena
Part. II.)
GIUSTO (S.) a MONTE RANTOLI,
volgarmente appellato S. Giusto a Moe
te-Martiri fra la Valle dell’Ema e della
Greve. — E una cappella posta sopra il
monte omonimo, nella pre e più re di
S. Pietro a Cintoja, Com. Gi rca 4
migl. a sett. di Greve, Dioc.. di Fiesole,
Comp. di Firenze.
Riziede sul pinnacelo di un poggio i-
solato a greco dalle sorgenti che scendono
dal monte di Cintojay per tributarie nell
Ema, mentre a lib. gli scorre il fi. Greve.
rato Monte de’ Martiri, dopo che
iberardini Vesc. di Fiesole nella
visita diocesana del 1616, ai 10 marzo,
scuoprì e riscontrò sotto l’altare dell'ore-
torio di S. Giusto qualtro loculi coa le
liversi Santi martiri, da
più decente luogo riposti e castoditi, sie-
come lo manifesta l'iscrizione scolpita nel
macigno sotto la mensa dell’altare.
Moate Rantoli è più noto per il suo mar-
mo persichino adoprato, per asserto del
Targioni , a incrostare alcune parti della
aticirale, di Firenze, sebbene sia di strut-
ve la roccia di macigna, che costit
la massa principale del Monte di S. Giu-
GIOV
se, degenera in un galestro tramezzato
da Wirati di calcarea-schistosa , la quale
rocciy è attraversata quasi sempre da filoni
di spato candido, che dal colore lilla passa-
noal persichino e quindi al rosso ocraceo.
Il lnogo dove si affaccia una simile
specie di armo schistoso sppellasi il pog-
gio di Cafaggio, nei boschi della fattoria
di Cintoja di casa Masetti, patrona della
chiesa di $. Giusto a Monte Raztoli, ed
in quelli limitrofi del march. Riccardi.
Vernaccia.
GIUSTO (S.) a MONTALBANO. —
Cappella sulla sommità di MonvAlbano,
preso il giogo di Pierra-Marina , nella
pere. piebana di Bacchereto, Com. Giur. e
dica 3 mig: a lib di Carmigaano, Dive.
di Ri ja, LI Firen
tezza di Ss Giusto a LI a Monl'Albe-
so pinto «al suo campavile fu trovata
dl pad. Giovanni Inghirami br. 720 al
di sopra del livello del inare Mediterraneo,
GIUSTO (S.) a MONTE PESCINI, o
aS.SALVATORE in Val-di-Merse— ed.
Most Pescrni del Vescovado di Murlo.
4 PIAZZANESE. — Ved. Prassane-
ss in Val-d'Ombrone ose
— 1 SALCIO. — tn laccio in Val-
d'Arbia.
_a VISIGNANO. - — Fed. Visicnano
nel Val-d'Arno pi
(CASTEL, 21 S:) 0 »1 PORCARI.
— Fed. Poncanr.
— (MONTE ). — Fed. Moars-Giusto
nella Valle del Savio.
— (VILLA pi S.) — Fed. Prazzanese.
Lo stesso riporto valga per tulte le al-
trecontrade e parrocchie di campagna, che
sotto il titolo di S. Giusto non si Lrovassero
qu rammentate.
GIUSTAGNANA nella Vallecola della
Versilia. — Cas. nella parr. di S. Marti-
no alla Cappella, Com.Giur. e cìrca mer-
20 migl. a sett. di Seravezza, Dioe. di Pi-
sa, già di Luni-Sarzana , Comp. Pisano.
È posto in monte a lev. della strada che
quida alle cave de'marmi, risalendo con-
Are le sorgenti della Serra, ossia del Hio
Meg.
GIOVAGALLO, o ZOVAGALLO, (Ju-
«8,0 Sugum-Galli) în Val-ti-Ma
Cest. con chiesa arcipretura
che fu camluogo di un ex-feudo dei inar-
chesi Malaspina di Mulazzo, ora nella
Con. Gi r. e migl. a e è a lib. di Tre.
va
GIOV 44
sana, Dioc. di Massa ducale, già di Luni.
Sarzana, Duc. di Moilena.
Risiede sopra uno sprone orientale dell
monte Cornevi; lla sinistra del fiume
Magra, fra il territorio granducale di
Calice, che è a pon., e quello di Terra.
Rossa posto a lev., mentre a ostro tocca îl
distretto di Bolano del Regno Sardo, e a
sett. quello di Groppoli del Grandacato.
Il castello di Gioragallo (Cueavallo? ) è
rammentato fino dal 1033 nell'istrumento
di fondazione del mon. di S. Maria di Ca-
stiglione presso Borgo S. Dounino spet-
tante al marchese Adlberto figlio del fa
march. Oberto de'Pallavicini. Dopo fa
muta fatta al principio del secolo
tra gli Estensi ed i Malaspina, il cast. di
Giovagallo tocoò di parte a un ramo dei
march. di Mulazzo discesi da Manfredi fi-
glio di Corrado, che Dante chiamò antico
rr distinguerlo dal suo nipote Corrado
I, da esso raffigurato nel Purgatorio. —
Il march. Afanfredi nato da Corrado I
nel 1260 militò per i Guelfi di Lucca alla
battaglia di Montesperto, dove restò pri-
fioniero de’ Senesi con altri due fratelli,
roello e Federigo. Lo stesso Manfredi,
dopola divisione dei feudi di famig]
ta nel 1266 con gli altri suoi fratelli Mo-
roello, Alberto e Federigo, tutti figli di
Corrado I, divenne marchese di
ore
gallo, Lusuolo, Madrignano e di alcuni al-
tricasali che appartevanoai Malaspina nel-
l'isola di Sa , dove il detto Manfre-
di verso la fine del 128» morì.—Succes.
se nel marchesato di Giovagallo il di lui
figlio Moroello, quello stesso che fa capi
tano dell'esercito lucchese con.
tro Pistoja, tra il 1304 e 1306; cului che
venne adombrato da Dante in quel verso,
Tragge Marte vapor di Val di Magra.
Fgli mancò circa i 1315, lasciando di sò
e di Alagia 'iesco, nipote del pont.
Larita, dee Ri ridi ce incon
Manfredi II è Lachino: più una figlia
appellata Fresca, la quale si meritò în
priue nozze al C. Marcoralda de’ conti
Guidi da Dovadula , al in seconde mozze
( nell’anno 1349 ) a Niccolò di Bertoklo
del Pecora tiranno di Montepulciano. —
Fed. MonraruzciAnO.
Alsuddetto Manfredi, mancato nel 1344,
successe nel marchesato di Giovagallo l'a-
nico tra i suoi figli maschi, Morcello III
59
462 GODA
di tal nome, oltre una femmina chiamata
Alagia, che si unì in matrimonio ad wn'
altro Morcelle di Mulazzo, nato dal mar
chese Franceschino, da me in altro tempo
dimostrato il vero ospite di Dante.
Nel 1347 Argentina Grimaldi, vedova
del march. Morvello INI di Giovagallo, ri-
mase tutrice del figlio Giovanni, il quale
morì in età illare pochi anni
Mu Bondeché tere le metà delie
kw essendo cessata la linea dei march,
I)
S. Michele a Giovagallo,
oltre il east. omonimo, comprende le ville
di Chiusura, della Chiesa, di Pietrasalta,
di Tevella e Pigonsola, le quali tulle
insieme nel 832 contavano 340 sbitanti,
cresciuti sino a 483 bocche nell'anno sqs-
seguente. — Ped. Tazsana.
GIUVIANO o GIOVIANO nella Valle
‘alla bese di un poggio
su cui fu il cast. di Gioviano, detto perciò
il Pian della Rocca, lungo la strada che
dal a Moezano conduce a Gallicano.
All'art. Gaoviazo riportato al suo luogo
devesi aggiungere che, se il cast. di Gio-
viano fu distrutto, esiste tettora il suo
borgo con la chiesa parr. sotto l'antico
titolo di S. Maria Assunta, la quale nel
1832 contava 330 abit.
Assunta) nella Provincia di Levante, Dioc. i
di ito, R. Sardo.
Pisino posto sul fianco meridionale del Mon-
te Rotondo acquapendente alla sini
del fiume Vara. — Era uno degli antichi
possessi dei discendenti del march. Ober-
to conte del S. Palazzo sotto l'Imp. Otto.
ne I confermato per la loro porzione ai
march. Ugo e Folco Estensi figli del mar-
GODA
ch. Azzo con diploma del 1077 delli
Arrigo IIL. — Dopo la permuta fra gli E-
stensi e i Malaspina il castello di Gods
no con la sua giurisdizione pervente si
marchesi di Mulazzo, dei quali fa autore
qui Corrado Malaspina chiamato Antico
ll'Alighieri, al quale nella divisione pe-
trimoniale, fatta pel sas: tra i figli e ni-
poti del march. Obizo il grande, tocx-
rono sè e peri suoi eredi, i fendi di
Mulazzo, di Giovagallo, di Godano, di
Chiusola, di Podenzana, di Tresana con
i
altri castelletti di Val-di-Magra e fuori di
la Nelle seconde divise fatte nel 1408 fra
Dante, il marchesato di Godano e Chiusola
restò a un Morcello del march. Antonio
di Mulazzo, dal quale passò nel di lui im-
mediato successore Antonio II che ebbe un
figlio per nome Antonio III, e che fa pe-
dre di Alessandro ultimo della stirpe dei
marchesi di Godano.
1 signori di Godano sono rammentati
mel loda dato in Sarzana nel 1202 promos-
20 dalle vertenze insorte fra i march. Ma
laspina, i vescovi di Luni e i loro visdo
mini o feadatarii. — Anche li statuti par.
ziali di Pontremoli fanno parola dei Si-
gnori di Godano e Chiusola , i quali do-
vevano pagare la colletta e le imposizioni
a Guisa dei borghesi a quella comunità.
De ciò si rileva che i signori di Godano
erano sotto l’accomandigia de Pontremo-
Jesi senza bisogno di credere, come taluni
opinarono, che essi fossero feudatarii di
quel Comune. = Infatti come raccomsa-
lato di Galeazzo Maria S(orza-Visconti de-
ca di Milano e signore di Pontremoli, f
il march. Aotonio INI di Godano ia
un’istramento iale conchiuso in Pos-
tremoli, li 29 giug. del 1493, in casa dello
stesso marchese, col quale Baldassarre del
fa Bernardino di Anguisola piacentino,
fu investito delle qualità di suo procera-
io, ad effe stabilire con
lano patti di accamandigie.
Ma il governo di Antogio III e del se
Alessandro non do: mollo
1524, gli uomini
con Sforzino Sforza, governatore ducale
di Pontremoli, cui pagarono 500 scudi
per riscattare sè stessi e le loro cose dalla
GODA
schiavitù del march. Alessandro Malaspi-
e ciò nel mentre che quegli abitan-
dici soltoponevano liberamente al
inio insieme con gli uomini di
Chiusole, di Pignona, di Bregazzana, di
Marcatorio, di S. Maria di Godano, di
Sesta e di Scogna. ( Arch. Comun. di
Pontremoli).
Non corse però gran tempo che lo stesso
governatore di Portremoli le fece demolire
sinoai fondamenti la rocca di Godano pro-
pier multa nefanda crimina in dicto ca-
stro et arce perpetrata per D. An-
torium III et Dlezandram è Ti; fili
exmarchionibus Malaspinis de Mulatio.
Ma riconoscendo quel goternatore, di nua
Leonum
ragientium dictum locum injuste possi-
dentium , in vigore delle lettere presen-
tate dai sindaci di quella contrada, egli
js et amore gli in libera e piena
fo di sottoporsi in perpetno alla Ca-
“mera di San Giorgio di Genova, siccome
lo dichiara un'atto- pabblico rogato in
GODA 463
Godano li 38 ottobre 1525 dal notaro Bat-
tista Pignone di Zigmano. (loc. cit.)
De quell'epuca in poi, non scla.sente
cessò il Jomiuio dei march. di Godano,
ma quel feudo coo tatti i villaggi an:
nessi restò incorporato alla Rep. di Ge-
mova, la di cui sorte ha costantemente se-
guilato.
“i distretto di Godano mediante la gio-
&ana del Zfonte Rotondo e del Monte Got-
taro confina a sett. con la Com. di Zeri
€ la Giur, di Pontremoli; da lev. fi
dena; a pon. con il Mandaméato di Va-
rese della Provincia di Chiavari, e dal
lato di ostrolib., mediante il iume a-
ra, col Mandamento di Borghetto della
Provino di Levante, catrambi del Re-
4"in Godvno risiede un sindaco che pre
siede il Consiglio municipale. Vi è wu
giudice di prima istenza, cui riferisce tai-
to il Mandamento, il quale comprende 14
parrocchie, con 4662 abitanti. Il Tribu-
‘nale di appello è a Serzana; l'Intendente
pec l'Amministrazione della Provincia
riziode alla Spezia.
POPOLAZIONE del Mandamento di Gossso nel Regno Sardò all'anno 1832.
Antessio 8. Lorenzo, Rettoria 243
Bergasana, 0 Castel S.
rea S. Andrea, Pieve prepositara idem 271
Bozzolo « | S Antonio Ab, Rettoria Bragosto 158
Brugnato, città S. Pietro, Cattedrale idem 800
Chiusola S. Michele, Rettoria Luvi-Serzana os
Cornice S. Colombano, Rettoria Brugnato 4eo
Godano (S. Maria di) |.S. Maria Assunta, Rettoria idem 167
Guorre vi Gosano ‘| S. Siro, Pieve arcipretara Luni-Sertana 385
Pigro 8. Croce, Rettoria idem 190
Rio - 8. Cristina, Rettoria idem 360
Sesta S Maria e 3. Marco, Pieve arcip. | idem 390
Torpiana e ino vescovo t
Valgiuncata S.Andrea. } Rattorie Hem 157
Lignago S. Pietro, Pieve arcipretura idem 65
464 GOLF
GODEMINI (VILLA pe’) nella Valle
dell’ Ombrone pistojese. — Antica
la cui cappella ($. Girolamo de'Godemini)
posta alla base sett. dei così detti Monti di
Sotto Pistoja, fu da tanga mano annessa
alla parr. di S. Pietro alla Collina, nella
Com. Giur. e circa a migl. a lev. scir. di
Seravalle, Dioc. di Pistoja, Comp. di
renze. — Wed. Contini (SS. Pirrno e Gi-
notano alla ).
GODENKANO in Val.d' Elsa. — Cas.
ch'ebbe ch. parr. (S. Bartolommeo) nel
piviere di S. Leolivo in Conio, riunita
“a S. Salvatore della Castel Com. e
Giur. medesima, Dioc. di Colle, già di
Fiesole, Comp. di Siena.
La chiesa di S. Bartolommeo a Goden.
nano doveva esere în povera fortuna fino
dal secolo XIII, mentre fu esentata dalle
imposte, tanto in occasione della colletta
del 1399, quanto del balzello del 1444,
sebbene entrambe le volte nominata nel
piviere medesimo di S. Leolino in Conio.
chiesa perr., ora semplice oratorio privato
dei siguori Buonamici li Prato, posses-
pare. e piv. di S. Vito a Sofigaano; Com.
Gir. e circa 6 migl. a sett-groc. di Pra-
to, Dioc. e Comp. di Firenze.
Risiede a mezza costa sul fianco occid.
del monte della Galvana, alla sinistra del
fi. Bisenzio, che sotto la villa di S. Go-
denzo si atiraversa sul ponte a Gabbolana.
Era una delle 45 ville del distretto di
Prato, alla quale appellano diverse mem.
brane degli archivii pratesi —Nel distret-
to della villa di S. Godenzo presso al pon-
te di Gabbolana esiste attualmente una
Ferriera cou distendino, dove si raffina la
Ghisa dei forui di Follonica, e si riduce
il ferro in verghe di ogni dimensione. Il
locale appertiene sempre al possessore del-
h villa di S. Godenvo.
La villa di S. Godenzo nel 155: con-
dava in 15 case 114 abit.
GODENZO (CASTEL pi S.) — Ped.
San-Goeenso in Val-di-Sieve.
GOLFO »: ACONA. — Fed. Acona
(Goro pr) nell’ Isola dell'Elba.
— ni CAMPO. — Fed. Cauro ( Gor-
vo pi) nell'Isola dell’ Elba.
— m PROCCHIO. — Fed. Psoccaro
((Gocro ne) nell’ Isola dell'Ejba. .
GOND
GOLFO persa SPEZIA. — Fed. fr.
zia, e Luni ( Posto pi).
— vetta STELLA.— /"ed.Srezza(Gu-
vo psuta) nell'Isola dell'Elba.
— VITICCIO. — Fed. Vrrsocio (Ga
vo pi ) nell'Isola dell’ Elba.
GOLFOLINA. — Fed. Goxrouma.
GOMBITELLI o GOMITELLI « PUO-
SI nella Valle del Serchio. — Villeer
stellare con ch. parr. (S. Michele) dipee-
dente dal priore della collegiata nos
majore, alla di cui spettano
il vill. di Gombitelli la Silla di Puosi,
la quale distà dal primo sopra mezzo migl.
nella Dioc. e Duc. di Loca.
Si trovano ambedue sul crine dei
che separano la vallecola della Freddese
da quella di Pedogna, circa an miei ta
grec. di Montemagno , ai coi
parteneva il castello di Gombitell. Della
sua rocca piccole vestigie si accennano
310 il vill. omonimo, abitato quasi per
liero da fabbri e calderai bergamo
schi, mentre la villa di Puosi idace a
una cass di campegna con pochi poderi
annessi.
La parr. di S. Michele a Gombitelli nel
1832 contava 334 abit.
GONDA (S.) o S. GIOCONDA (Bd.
DIA 1) nel Val-d' Arno inferiore.— Bor-
&betto, altrimenti detto Za Catena, sulla
strada R. pisana nella perr. di S. Giov.
Battista alla Fabbrica di Cigoli,
. medesima, giù di Lucca,
Comp. di Firenze.
tra Firenze e Pisa presso
ulla base sett. delle colline che stendonsi
da Sanminiato verso Cigoli.
ALlArt. Carena pr-S. Gonpa fa avvisato
in qual maniera a questo borghetto restas-
se il nome di Catena, meutre il suo più
antico nomignolo era Obacula o Bacale
derivato dal rio vicino, e da una chiea
di S. Andrea stata designata col nomi-
gnolo ad Obacula. — Ved. Bacuna.
A questa subentrò l’altra di S. Giocce-
da che divenne ospizio e badia di Camal-
dolensi con il doppio titolo di S. Barte-
lommeo e S. Gioconda , poi di S. Gonda.
Infatti le sue memorie non cominciano
che dal secolo XIII; mentre il primo do
cumento, nel quale (per quanl'io sappia )
si fa menzione dell'Abazia di S. Gondz,
GOND
Dioc. di Lucca, è del 15 febbraio 1953,
dato nella casa della chiesa di S, Barto-
lommeo a Sovigliana sull’Arno nel piviere
dEapoli, Com. di Vinci. È un'istrumen-
to, col quale il conte Guido Guerra figlio
del fa conte Marcovaldo e di donna Fre-
sca Malaspina, rinunsiò il giuspedronato
della chiesa di S. Maria di Pietrafitta con
tutti i suoi beni a favore dei monaci Ca-
maldolensi nelle mani di don Martino
priore generale di Camaldoli. Il qual prio-
te accettò l'offerta, dopo aver preso consi-
glio da don Benedetto abbete di Pozzevo-
li, da don Paolo abate di S. Gioconda e da
altri priori e monaci Camaldolensi. (Ax.
me Coraza )
Il moa. di S. Gioconda trovasi rammen-
talo nel privilegio amplissio concesso
nel 13 lugl. 1258 dal Pont. Alessandro IV
all ione di Camaldoli, e nel di.
ploa rinnovato alla medesizaa dall'Imp.
Y soito li 17 marzo del 1355.
Gli Apnalisti dello stesso Ordine mo-
sarti hanno pubblicato i nomi di molti
abeti di S. Gonda, dopo quell’abate Paolo
sprasominato. Tra i quali «n Enrico
Gherardo abate di $. Gio-
nel 1315; ed an Romualdo
Gli abati di S. Gonda per un certo
tempo farono superiori spirituali del mo-
mastero di S. Benedetto a ppio tuo
ri della ivisi, ossia di si
icita 2 Seamibinto. CIA ersenne dopo
che le monache di Monteappio, nel 1330,
impetrarouo dal vescovo di Lucca facoltà
di poter cambiare l'abito nero di S. Ago.
stimo in quello bianco di S. Romualdo,
di prendere la riforma e la disciplina
dell'Ordine camaldoleuse, e di potersi
seiloporre all'abate e monastero di S. Bar.
tolommeo e S. Gonda della stessa regola
€ diocesi.
Jafatti con atto del 39 marzo 1343 don
Boeaventura di Coma
deli concedà facoltà alla badesse e alle mo-
tiche Camaldolensi di S. Benedetto a
Snmiaiato di poler alienare wn
di terra per estinguere un Toro debito,
prerio il consenso di don Romuakio e
lele del son. di S. Bertolommeo a $.
Guoda. (Curte del Capitolo della Cat-
tedrole di Sanminiato).
GOND 485
Nel:1(03, ai a novembre, l'abate del
mon. di S Goada elesse e investi la ba-
dena del mon. di S. Benedetto posto fuo-
ri dî porta Poggivisi a Sanminiato. (Car-
te dell'Arch. cit.)
Ma le fortune e i beni della badis di
S. Gonda circa detto tempo farono dile-
pidati in guisa che il Pont. Martino V,
con breve dato in Firenze li 20 a)
1419, accordò all'abate di S. Gonda l’ap-
plicazione di 1500 fiorini d'oro delle cose
mal tolte per sollevare la miseria della
bedia medesima. La qual badia per asserto
dello stesso pontefice, di ricchissima che
fe, ed ospite generosa di pellegrini, per
cagione di guerre trovavasi ridotta iu ta.
le povertà, che le sue rendite non basta.
vano appena a mantenere l'abate com un
solo monaco, senza dire che tutta la fab-
brica cadeva in rovina—-Axsar Camato.)
Fu pure in colesto tempo, quando l'a-
bate di S. Gonda cedò i suoi diritti di
elezione della bedessa e giurisdizione sul
mon. delle Camaldolensi di S. Benedetto
doli. Dondechè il di lui saccessore ab. Am-
brogio Traversari, nonostante i reclami
di don Michele abate di S. Gond», nomi-
nò di suo pieno diritto la badessa del mon.
di Montesppio.
Totorno alla stessa età il mon. di &
Gonda fa incorporato con i suoi beni alla
Frepositura dei Frati Umiliati di S. Mi-
chele di Cigoli, finchè l'ab. Delfino, Mag-
giore di Cameidoli, alle istanze del ma-
fistrato di Sanminiato, cercò di rimuove-
re il priore diS, Benedetto di Monteappio,
dopo che questo mon. era stato riunito coù
suoi beni alla badia de' Camaldolensi di
8. Felice in Piazza a Firenze; e quindi
lo stesso Maggior Delfino nel 1501 rinun-
ziò la badia di S. Gonda al Cardinale pro»
tettore dell’Ordine camaldolense. Final-
mente il capitolo generale, tenato nel 1513
in S. Maria degli Angeli a Firenze, deter
minò di unire la hedia di S. Gonda al
mon. di S. Benedetto fuori le mura di Fi-
renze, siccome aj da uns bolla del
Pont. Leone del 5 giugno del 1514.
Non ostante tali determinazioni la ba
dia di S.Gonda non servì più che a som»
ministrare un titolo di commenda abe-
ziale a dei secolari o prelati domestici de”
pontefici , sino a che esa con i suoi beni
466 GONF
divenze proprietà dei duchi Salviati di
Firenze ,.dai quali l'ebberu per succes
sione ereditaria i principi Borghesi-Aldo-
brandini di Roma, cui la badia, ora villa
riscuolevatoil pedaggio delle merci, cou-
fermato ai medesimi dai Fiorentini, al
Iorchè il Comune di Sanminiato si diede
a quella Repubblica col trattato del 19
febb. 1369. — Fed. Carena a S. Gonna.
GONDO nel Val.dArno sotto Firen-
ze. — È un podere compreso nella R. Te-
mata di Castello e della Petraja nel
lo di S. Michele a Castello , Com. Gi
Dioc. e Comp. di Firenze.
Fa eretto tostà nel Gondo un edifizio
corredato di nuove macine differenti dalle
ordinarie con gran pressa idraulica che
il Grandoc: Leorotso II felicemente re-
guante orditò, e fece venire appositamen-
te da Loadra, affinchè serriue di modello
e di utile eccitamento da imitarsi dai tic.
chi possidenti di oliveti pet la atigliore
manifattura dell'olio , oggetto di somma
im) nia pet l'oleifera Toscana.
NFIENTI, o CONFIENTI in Val.
di Bisenzio. — Ved. Cont.
— nel Val-d'Arno inferiore. — Ped.
Bassa (S. Manzi alla ) e Rurosa (S. Lao-
marpo A)
— {Bocca pi) Ved. Conrizari (Roc-
ie Val-di-Merse.
NFO NUOVO VECCHIO (Con.
fire © Gusfam) nel pi no useridionale di
Due coni o tenute palustri,
rina delle quali esiste nelle vicinanze di
Vicarello, mentre il più antico Gonfo era
sitosto più d'a a Macerata, e dava
51 nome alla distrutta chiesa di S. Fre-
diano in Goefo uel piviere di S. Cascia.
no a Settimo primo nella Com. di
Colle-Salvetti, 1° tro | in di Casei.
na. Di questo sue cappella
fanno menzione fra gi altri due lira:
menti pisani, che uno del ss settetabre
dl 3piGSatto in Gofo premo la chiem
&. Frediano, e l’altro Pinto in Pisa,
n 19 maggio 1336, relativo alla vendi
di un pezzo di terra posto in Gonfo mei
confini di Macerata. (Anca. Det. Fica.
Carte della Primaziale di Pisa.)
Questa stessa tenuta del Gonfo di Mo
cerata con diploma del 28 dic. 1219 dal
GONF
l' imp. Ottone IV fu concessa in fetdo
insieme col castello di Tondla in Val d'E-
vola ai fratelli Guido e Ventilio figli dol
fu conte Ildebrandino dei couti della Ghe-
rardesca di Settimo e dei loro succesori.
Ja conferma del quale diploma si aggiut-
se an privilegio dato in Pisa, li 4 geub.
del 1221, da Corrado vescovo di Spira
cancelliere e Legato imperiale iu Ialia,
cheavvalorava le concessioni medesime in
favore dei due fratelli couti del castello
di Tonda. ( Anca. Dirt. Froa. Carte della
Com. di Sanminiato ). — Ped. Tonvi
Gonfo era posto tra l'antica pie
o, ora di Crespina, e quella
;avvegnachè le terre di quel
* Gonfo futono. acconlate in dote della pie-
ve di Miliano ai vescovi di Lucca dall
Imp. Ottone IV con diploma del 14 die
1209, cioè, et plebe de Miliano cun
mansis et dilote, e justitia, prots pi
scuis, et cum terra guae Coat,
ty/ri albergatia, ete.
fo vecchio e nuovo 2)
dipl dell'Imp. Corrado IL, dato ine
rimberga li 18 laglio 1138, a favore di
Baldaino Arciv. di Pisa, cui tonfermò fra
le altre cose Ganfum vetus et nov; il
qual dova, a petizione dell'Arciv: Ubaldo,
rinnovato alla chiese pisana dall'Imp.
Federigo I coa privilegio dato in Pavia
MU grmafzo 1178.
scs le sone itguasti del Geafò mero
venivano raccolte in una fossa omonima:
mentre la rubrica 19 del lib. IV, intito
lata de Fossa nou Gorf, tratta di far
ampliare la delta Fossa mora, guae est
in Gonfo Vallis drni, ut oqua per com
possit discurrere in Ghin, sive nte-
quer ( (cioè ui poeti di ). — la.
dicesi Lattora lo Scolo del Gogfo ua
fossato, confluente nella Fosse muova cs-
sia nel Gonfo nuovo che pesa la via E-
milia di Scauro sotto an ponte chiamate
della Fossa nuova, o del Fosso Meale. —
Ved. Fossa Nuova, e Ponri s1 Sraeno.
GONFOLINA, o GOLFOLINA (Petre
Gaulfolina) nel Val-d'Arno sotto Firense
fra il Porto di Mezzo sotto Signa e Sea
miniatello sopra Moulelupo. — -Quesio
nome è rimasto alla chiusa, ossia stretio
in cui termina il Val d'Arno fiorentino, e
dove per ua tortuoso passaggio fra le api
di duro macigno che Giancheggiano a de-
GONF
stra i poggi del Barco di Artimino, e a
stra quelli di Malmantile, il fiume si
perta la via per entrare uel Val d'Arno
inferiore. — Quiudi gli antichi scrittori
appellarono questo luogo lo Stretto della
Pietra Golfolina , frase che in tre parole
da a conoscere la qualità del sito, l'indole
del terreno, e il gonfo, 0 golfo che cosà
dovè forma; intendo
ire, ii che l'arte
presentasi sotto forma di
GONF 407
metrici o meglio apco teodoliti ripetito-
vedrebbe che dalla pescaja di Ognis.
di Firenze simo al pglo dell'Arno
davanti a Empoli, che è circa 7 miglia
iù sotto della Golfolina, la pendenza dell”
rno ammonta a circa br. 29; cosicchè
prendendo la media pro i
ràdi 2a per
dA rete hl
i decl
pi branza di cotesta
chiusa, sotto nome di Pietre Gulfolina
la trovo in un'istrumento del il
1124, col quale Ubaldino figlio
maro fece una permuta di beni con Gio.
prete e preposto della cattedrale
ingresso superiore dello - vanni si
gusto della Golfolina, donde di S, Giovanni e S. Reparata di Firen-
mente potè derivare il nome di Artimino, ze; per effetto della quale Ubaldino cedè
quasi dretus minor. «+ 31 Gapitolo alcune vigne, terre ec. pose.
Comecchè sia è ben credibile che la ro- dute da Bernardo arcidiacono figlio
sura luago il seno della Golfolina sia opera
fatta o quasi tutta della natura, piuttosto»
chè tagliata dall'arte, siccome fu creduto
di
lani. Pu forse questi il primo a opinare
che il taglio della Golfoling fosso stato
comandato dalla necessità di far sporgare
Terni n
€
ficizione della Pietra Golfolina è stata ri-
istorie fiorentine da Piero
Boninsegni, da Bartolommeo della Scala,
dall'Ammirato e dal Borghini. Per egual
modo molti seguitarono a rTe com
Jo stesso Villani, che Castruccio fasse co-
tanto credulo da lasciarsi infinocchiare dai
maestri periti ingegneri, che non si po-
teva con pna grossa muraglia alzare il co Med
sa del fiyme Arno allo stretto della Pietra
Golfolina per fare allagare Firenze, stan-
il calo di Arno da Fiorenza in fin
laggiù era 150 braccia, e perciò lasciò di
Îare tale impresa. (G. Visuani, CGronie.
Lib. IX. cap. 335).
Chi però si fece ad emendare questo
passo del Villani, e de' segaaci suoi, in-
conse in un'altro fallo, siocome avvenne
all'autore della prefazione della Aeccolta
degli scrittori dell'Aogue, il quale asserì:
che se avessero i maestri ben misurato,
trovato avrebbero, che il declive d° Arno
non era se non le trentesima parte di
guanto essi ritrovarono, vale a dire di
sole 5 braccia da Firenze alla Golfolina.
Me ove si adoprino istrumenti baro
tro Bernardo, e ricerò in cambio due mog-
gia di terreno boschivo, posto sul Mio
Maggiore, che sboccava id Petram Gid.
Îti istorici, a pertire dal buon Vil. folinam. (Lam, Mon. Ecel. Flor. T. Il.
- 1840)
Pic tutta quella foce era coperta di
macchia bassa, di lecci e di pinete che
formavano , a destra le pinete de’ Fresco.
baldi, poi il R. Parco di Arti
trea sinistra, di dove scorre il rio di Colle
il nome delle Selve
personaggi
Galileo Galilei, alla magnifica villa di
Bellosguardo del marchese Pucci, giù de
ici, a quella di Zuciano degli Antino.
ri, posta fra le Selve, il Malmantile e la
folina, ec.
lella parte p'ù angusta dello stretto di
Golfolina esistono da gran tempo molte
cave di pietra serena, consimile per grana,
per colore e per uso a quella ma,
cui viene adoperata per usi architet-
lonici, e medisnie l'Arno, o per l'Omabro-
ne pistojese suo confluente all ingresso
della Gonfolina, viene spedita per acqua a
Firenze, a Pisa, Livorno, Pistoja e in
varie altre città della Toscana,
M dotto Giovanni Targioni-Tozzetti
nell’ esaminare la struttora delle rocce
che costituiscono l'esterna ossatura dei
monti di Artimino e della Gonfolina, e
Je cave di pietra serena ivi aperte da una
#98 GONF
remola età, osservò che la direzione delli
strati è con la testata volta a grecale e la
base a lib.; che essi variano notabilmente
fra di loro in altezza, in consistenza e in
di grana, donde ne derivano es-
senzialmente macigni di qualità diversa.
In generale però la pietra arenaria della
Gonfolina è di grana meno fine e meno
uniforme di quella di Fiesole, racchiu-
dendo bene spesso dei frammenti etero-
genei, tanto del genere di altre pietre,
quanto di fossili vegetabili, fra i quali
precitato naturalista riscontrò delle ma.
ferie carbonizzate sotto l'aspetto di car-
bon fossile. (Tanciom Viaggi ec. T. 1.)
Coo la pietra di macigno alternano mi.
mori strati di schisto marnoso, gossia bi-
sciajo.— Nella parie esterna del monte
la pietra serena molte volte è rimpiazzata
da strati di un conglomerato siliceo com-
posto di piccole ghiaje di varia qualità e
coleri, la qual roccia avendo una figura
consimile al legume chiamato cicerchia,
dagli antichi litologi toscani fu appellata
pietra cicerchina, corrispondente ad una
pudinga, © grossolano conglomerato di
arenaria.
AI principio dello stretto della Gonfo-
lina ho detto che shocca in Arno il fi. Om-
brone pistojese, il quale dopo passato il
Poggio a Cajano entra in un'angusta fora
lambendo a destra i poggi di Artimino e
di Comeana, mentre a sinistra rasenta le
colline di Sigua. — Wed. Ousox ni
atosIE.
La strada R. pisana tracciata sulla si-
nistra ripa lungo il tortuoso alveo dell'Ar-
mo nella traversa della Gonfoliua, fu resa
carreggiabile, sotto il granducato di Fran-
cesco ÎI, dopo la metà del secolo XVIII;
giacchè nei tempi anteriori la via princi-
pale, conosciuta allora sotto il vocabolo di
strada militere pisana,alirimenti detta di
Molmaatile , passava attraverso del monte *
daranti a quel castello che diede argo
mento al giocoso poema del Lippi, e ri-
tornava sull'Arno a San-Miniaiello presso
Montelupo.
Noa giù che prima di allora nou fosse
stata aperta una strada sull’ andumento a
di presso dell’attuale R. postale pisa-
Sì certo essa vi esisteva fino dal 1369,
anno in cai la Signoria di Firenze con-
chiuse un trattato con il governodi Pisa,
mesoè cui Îra i due popoli furono ristabi-
GORA
franchigie delle respettive
‘mercai è essendo stato riaperto
ai legi le merci dei Fiorentini il
Porto pisano, i senatori (dice l'Ammiralo)
per comodità de’ mercanti dettero ondine
di far la strada che passa per Golfolina
lungo Arno,acciocché i carri vi andasse.
ro lente. — Ma o gli ordini nou
furono eseguiti con troppa precisione, o
con l'andare del tempo la strada della Gol-
folina tornò ad essere impraticabile dai
carri più di quella selciata delMalmantile,
jecome tale fa riscontrata dal prelolato
‘argioni Tozzetti nel 1742, quando disse
La strada per la quale io passai dalla
» Lastra a Montelupo è sufficientemente
» larga comoda e piana; solo intornoalle
» Zatomie della Golfolina è alquauto di-
+ rupeta e impraticabile ai carriaggi; ma
» con poca spesa si potrebbe ridurre usa-
» bile, e allora si farebbe assai meno sco
» scesa ed uspra dell'altra ». — Fed. Vu
R. sosrate risana.
GONZI (COLLE. ) — Fed. Cous
Goi
NZI (MONTE ) — Ped. Mosre
Gorni.
GORA DI BRANA. — Fed. Gou u
Sconmo nel suburbio di Pistoja.
GORA pi CANDEGLIA nel subarbio
a grec. di Pistoja. — Una delle molle
Gore pistojesi , che prende l'acqua soilo
la confluenza delle due Bure La
chiesa di Candeglia, e di la si dirige da
grec. adib. alla Porta S. Marco di Pistoja
il cuila È
lite le antiche
borgo ed un gran servizio all
gazione degli orti che sono tanto fuori la
città quanto dentro le mura, nel piano di
Pescina, del Pantano e di Pelago. ed.
Poara S. Manco si Pisrosa (Comunità)
GORA pi GORA, ossia GORA »'OM-
BRONCELLO nel sub. sett. di Pistoja.—
Fra le diverse Gore che attraversano Li
pianura suburbana a seit. di Pistoja, lt
maggiore di tutte è quella che diede il no-
me a un comuuello, e che porta il distin-
tivo di Gora di Gora, o di Gora di
broncello. Essa prende le acque da ui
steccaja alla coscia sinistra del Ponte dsi.
natico, quasi a migl. a sett. di Pistoja di-
rimpetto alla villa e alla colli i
sguardo, di dove si dirige all'antico editi-*
GORA
rio della rameria acquistato sotto il Gran-
sa Francesco Il, riedificato nel 1752
iù vasta dimensione e ridotto ad uso
di ferriera con cilindro per filiera.
Presso quest'edifizio la Gora di Gora
si divide in due giore dei
quati prosegue il corso al di la della fab
drica suddetta fra la ripasinistra dell'Ota-
brone e lo stradone della Porta al Borgo,
ossia la via regia modenese, mentre il
suo raso minore, appellato la Goricina di
Capo di Strada, attraversa lo stradone
medesimo, lungo il quale costeggia dal
lato di lev. rasentando il fabbricato dove
fu lo spedale ili S. Lacia di Burgianico,
presso cui la Goricina si accoppia alla Go.
radi Scornio che proviene dal fiumicello
Bramu. — Ped. Gona ni Scono.
Ul ramo maggiore della Gora di Gora,
© di Ombroncello, si avanta dalla Filiera
verso Pistoja mettendo in moto le ma-
cine di 13 mulini, oltre l'efflusso con-
tino di nove fori di privilegio. Strada
essa passa di mezzo al podere de-
nominato tuttora di S. Michele in Gore
dall'antico monastero e chiesa omoni
della quale chiesa restano indizii nella
cina casa colonica. Quindi per la via detta
de' Mulini la Gora di Gore
le mura di Pistoja, nella quale città s'
troduce sotto il bestione di Porta al Borgo
dirimpetto al convento di S. Francesco;
e di la, traversandola in linea diagonale
Hengole stradeosotto le case, va finalmente
a riunirsi alle Gore di Scornio e di Cas-
deglia dopo aver provvisto al servizio di
molti edifizii e officine, nel tempo me.
desimo che una porzione delle loro acque
dirigesi per varii fori di privilegio agli
stabilimenti pubblici, ai palazzi, o giandi-
ni privati —Le Gore riunite escono dalle
mara orientali di Pistoja presso la cittadel-
la, dove mettono in moto le macine di un
malino innanzi di vuotarsi nel fiumicello
Brana —Ved.Poxri ar Boxco, Comunità.
Quale direzione sino dal secolo XIII
avesse la Gora di Ombroncelle dentro la
mesa città lo manifestano fra le altre le
dell' antichissimo mon. di S.
meo di Pistoja, e specialmente
usa riguardante la deliberazione presa
mel 1294 dal consiglio generale di detta
città, con cui si ordinava: che ciascua pro-
prietario di case sopra il fi. della Gora, ed
ì fintori e quojai che tenevano lungh'essa
vu
GORA 469
le loro officine fossero tenuti, almeno una
volta l’anuo, a far cavare la melletta e i
sassi da detta Gora, acciocchè l'acqua po-
tesse scorrere libera nel suo letto, proi-
bendo a ciascun quojaio-di metter tanti
cuoj nel prenominato canale della Gora,
© di farvi alcuna chiusa di legno o di pi
tre, dai qo ostacoli derivar potesse il
trabocco Tielle acque della Gora a rischio
di vederte scorrere per le strade.
Nel 16 magg. del 1295 gli operai del
mon. letto di S. Bartolommeo fecero
istanza a Mainetto degli Scali potestà di
Pistoja , acciocchè a tenore degli statuti
della città facesse giustizia, coll’impedire,
che restasse turbato il che aveva
uel mos sopra | le acque della fore dell
Bisbroscelio Gora
corre per Ta. ci di Pistoja dalla osa
di S. Francesco fino el mulino di pro-
prietà dello stesso monastero. Tultociò si
reclamava dagli operai per essere stato iu-
cominciato un acquidotto, il quale era
per prendere e deviare ad altro uso una
parte delle acque della Gora d'Ombron-
cello.—(Anca. Dirt. Fion. Carte del Mon.
di S. Bartolommev di Pistoja).
GORA sorro MARLIANA iu Val-di
vole.—Porta la data dellaGora sotto Mar-
liana un istrumento del 30 agusto 1285,
col quale il procuratore dello spedale di
Spazzavento fece una permuta di beni
cou il parroco della ch. di S. Martino di
Groppore. (Axcu. Dir. Fia. Curte dell
Opera di $. Iacopo di Pistoja.)
GORA DI OGNISSANTI alla Posric-
cora ni marxzx, ossia Fosso Macimasre.—
Questa Gora, che la lasciato il suo nome
2 una strada posta fra le mura della città
di Firenze, la piazzetta della Porticciuola,
eil borgo di Ognissanti, ci rammenta quel
Fosso Bandito o Fosso Macinant: dell’Iso-
la delle RR. cascine già descrilto al suo
articolo , dove si annunziò , che uei seco.
i XIVe XV egli serviva di Gora alle la.
vorazioni della lana dei Frati Umiliati
del vicino convento di Ognissanti. — In
prova di che qui solamente aggiungerà la
notizia del primo acquisto fatto dai Frati
Umiliati dilun Un terreno con casu annessa
rasente questa sino d'allora esistente Gora.
È un istrumento del 30 maggio 1250,
rogato nel monastero di S. Salvadore a
Vajano nel distretto di Prato, col quale
Iacopo di Mainero Tornaquiuci giudice
bo
470 GORA
ecittadino fierentino, ed i figli suoi Folk
lerio e Lottieri venderono a fra Ruflino
dell'Ordine dei Frati Umiliati, priore del
convento di S. Donato a Torri un appez-
samento di terra con casa situalo quasi
appresso (prope vel quasi prope ) la città
di Firenze. La qual case e terreno css
mavano, a 1° com la via
la terra che fe d'Iscopo Altogradi, e
della chiesa di S. Lucia mediante la fos-
va a comune; a 3.° con i beni della chiesa
€ canonica di S. Paolo e di Uguccione Pra-
diai
che
Pe "130 e seg.) — Ped. Fosso n ada
© Macmaxrs dell'Isola delle RR. Cascine.
GORA x OMBRONCELLO. — Ped.
Gona ni Gona, € Poxra at Bonso, Comu
nità.
cli m PRATO. — Fed. Paaro,
COTORI 1 SCORMIO, 0 GORA sa BRA-
NA nel suburbio sett. di Pistoja. — Que
sta Gore ha il suo principio preso le ch
perr. di Bargianico dal fumicello Brace,
di deve dirigsi nel grandi porco di
Scornie, quindi introducedosi in un sc-
‘imaralo e coperto
magnifico palszzo di campagna del cav.
Ricolò Porcini di Pistoja per fino a che
arriva sulla strada R. modanese, ed ivi si
congiunge alla Goricins di Capo di Stra.
de, dove appunto le due Gore danno il
moto alle macine di un mulino, e ad una
cartiera. Di costà lungo la strada R. mo-
desese le due Gore per un solo alveo si
dirigono al bastione a ler di Porta al Bor
(o, percorrendo la città; e
Soi cere di Gora è a quella Can
deglia. — Vod. Gona mi Gona, Ponta ar ii
Beaco, Comunità, ‘e Soonmo (Vezza ni).
Il mulino unico con casa ammessa e car-
tiera, cui serve la Gora di Scornio o di
Brene fuori di Porta al Borgo, oggi de'Be-
i, Ppattenne un tempo alle mona-
gele in Gora, siccome dedu-
cesi da un'isirumento del 13 marzo 1466
proveniente da quel monastero. — Ped._
Gone (&. Micusts in).
passa soito il di T;
Gonna
GORA (8. MARIA ASSUNTA 12) nella
Valle dell’ Ombrone pistojese. — Popo-
losa borgata che prende il distintivo dal-
l’antico comunello di Gora, e dalla chie
sa parrocchiale foudata 60 indietro
un miglio a sett. di Pistoja, nella Com.
della Porta al Borgo, già di Gons, Giur.
€ Dioc. di Pistoja, Comp. di Firenze.
Giace in pianura sullo stradone © bergo
attraversato dalla via R. modemese, alla si-
nistra del fiume Ombrone, menire all
destra le scorre la Gora di Scornio e il
fiumicello di Brano. — ed. Gona di Go
na, e Aseunta (S. Manza ) di Porta al Borgo
di Pistoja.
La parr. di S. Maria Assanta in Gora
nel 1833 noverava 1206 abit.
Gosa ( S. Micustz D:) nel suberbio
settentrionale di Pistoja. — Fu ua mo
mastero di Benedettine nga mano de
si possedessero dalle Sedesime clanstrali
dopo che esse dovettero trasferirsi in Pi
Noja; donde che il luogo comserva
tattora il nome di &. Michele di Gora —
Esisteva pella parr. di S. Moria Assunia
in Gora, Com. di Poeta al Borgo, Giur.
Dioc. e mezzo migl. a sett. di Pistoja,
Comp. di Firenze.
La memoria più antica a me nota della
chiesa di S. Michele di Gora è del g gie-
[edii n ndo alcuni
LISI A prighia di Salice
all’oscasione che fa tolta ai crocesegnati
la città di Gerusalemme (anno 1187), a-
vendo ritrovato la chiesm di 5. Aageo
di Gore in povera fortuna, spesero in be.
nefizio della medesima il denaro che de
essi era slalo' messo insieme iu siffatta im-
> ibitare.
ra gli altri documenti spesi ri
Serisce alla stessa chiesa di S. Michele di
isco- Gora un testamente regalo alla Piscina
aadare oltremare in servizio di Dio, le
sciò diversi legati pii, fra i quali a S
Angelo in Gora, allo spedale del Ponte di
Brana, a quello di Ossello, e all'altare di
S. Jacopo di Pistoja una rendita ommne di
di olio per ciascuno. (Aacu. Dirt. Free.
Carte Opera di S. Jacopo di Pi.
“a luglio 1239 donna Spociesa ve-
GORA GoORD 471
primo. — È uno dei villaggi che fecero
perte dell'ex feudo n Rd
, Gorasco seguì i politici
stini. + Ped. Avesa.
La parr. di S. Bartolommeo a Gorisco
nel 1832 contava 163 abit.
GORDANA in Val.di-Magra. — Grosso
torrente o fiumana tributaria del lato de-
stro della Magra, a cuisi riunisce sotto la
città di Pontremoli. — Nasce la Gordens
MEF),
È
8
elfit
Hi
RL Po)
i
1jE
esi dovuti al monastero di $. 4ng:
Gora. (Corte del mon. di Gera nell'Arch. di fosso o canale di Gottara, quindi sotto
citato
Fa nel move di marzo del 1320, al poggio di Zeri, dove il no.
Gare i
porte nella perr. di S. Moris in Torri, le acque della Dorziole, chescendono dei
Late ero crncese de Senguigoo del fa vescciticti dl lie Rotrado, matie
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orta, abi
Ja: del fa Agnolo di Ser Rambo cha la spalleggia destra,ci
Pico euî sborsarono il ta baia
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A
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472 GORF
loro dorso i superiori macigni; e ciò fiso
a che l'impeto delle acque non abbia più
estesamente scalzaia la base per aprire
da cima a fondo an libero varco, mella
stessa guisa di quelle chiuse che nei tempi
antichi vennero franate ed aperte dalla
forza delle acque fluenti al ogni siran-
golamento di ciascun vallone.
Passati li Stretti di Giaredo, la Gor.
dana accoglie alla sua destra il rio di To-
rano, detto della Azem/a; il quale de-
riva da monte Burello sopra il villaggio
di Arzellato; quindi, rinchiusa frai poggi
di Vallelonga edi S.Cristof«no, la Gordana
corre a scaricarsi nella Magra dirimpetto
Gavazzana Gonparza.
Gospena (Bacri D:1) in Valdi.Cor. febb.
nia. — Yed. Bacm Vrrvronzni.
GORFIGLIANO o CORFIGLIANO
(Corfiglianum) nella Valle superiore del
Serchio. — Vill. con parr. (S. Giusto)
filiale di S. Lorenzo in Tassonera, nella
Com. Giur. e un migl. a scir. luecia-
mo, Dioc. di Luni-Sarzana, Due. di Lucca.
È situato preso la serra che chiude la
valle del Serchio, sal fianco orientale del
monte Pisanino, sotto le sorgenti del Ser-
chio Minuccianese che pasta sì suo sett
Doe vetasti documenti relativi a Corfi-
gliano furono accennati all'art. Ganra-
uara ( Vol. IL p. 503). Hprimo di essi,
mantunque scritto nell’anno 793, ci ri-
Hi alle del duca di Lucca Wal
e del di lai Giglio Walprando, che fu
‘vescovo nella stessa città prima del 755.
Il secondo documento
l'anno g4e, relativo ad una enfiteusi che
Corrado vescovo di Lucca fece a favore
del longobardo lucchese Rodilando figlio
di Canimondo, cui assegnò fra le altre
cose due i situati in finibus Cor-
faniana ubi dicitur Curfiliano. Egli e
‘forse quel castello medesimo di Corgli
no, al quale appella un mo fatto da
Gherardo ves. di Lucca (anno 997) nel-
la corte dei fratelli Ranieri e Fraolmo
signori di Corvaja e Vallecchia contro
Cunimondo, appellato Cunizio, figlio del
hifredo, e contro Sigismondo del fa
GORG
Corfliano, 0 Gerfiliano, e della più
Cellicane. — FAI, Guriscaro. Fieài
Anche la Corie di Ro:na in tempi meno
antichi poté scquistare signoria, se nen
feudale , almeno di utile dominio in Cor-
filiano e nei pacsi limitrofi, mentre nel
Registro valicano trovansi notate fra le
altre quelle provenienti dalle terre poste in
Petroniano, in castello de Curfiniano, etc.
La porr. di S. Giusto a Corfiliano, o
Gorfiliano conta 529 abit.
GORGA.SCURA (ROCCA DI ) nella
Valle della Marecchia. — Castelluccio
nella Com. e Giur. della Badia Tedalda,
Dioc. di San-Scpolero, Comp. di Arezzo
La rocca di Gorga-Scura dava il titolo
ai conti della famiglia Schianteschi-Can-
tagallina di San-Sepolcro, estinta sul fi-
mire del secolo XVIII nel conte Francesco
Schianteschi. — Dopo di che il Granduca
Ferdinando IMI con monproprio de'
ordinò, che d'allora in poi il
comune di Gorga-Scura posio nel vica:
ziato di Sestino, per il civile dipendesse
dal potestà della Badia Tedalda, alla di
cui comunità in tutti i rapporti fu incor-
to il territorio di Gorga-Scura.
GORGO (PORTA at) di Firenze. —
Fed. Fux, Comunità.
GORGO (S. PAOLO in), ossia Piesr
m S. Pioto nel piano orientale di Lucca.
Com. Giur. e a migl. » pon. di Capan-
nori, Dioc. e Duc. di Lucca.
Lica pieve, che prpellosi di S
Paolo in Gurgite al pari di altra distrutta
chiesa di S. Maria in Gurgite, è situata
sulla strada Francesca che da Lucca si
dirige in Val-di-Nievole, passando per
l'Altopascio. Entrambe presero il nomi
gnolo di Gorgo (in Gurgite) nome che ch.
ben e comune con va vicino casale, stan-
costà formava gomito, e ia,
ecltamo del ame] aechese che appeliossi
I" Ozzeri , ora dell' Ozseretto , siecome
dell Ozzeri sempre si appella l'ultima
sua sezione, la quale scorre da Pontetetto
fino alla sua confluenza nel ramo prin.
cipale del Serchio,
Quindi i nomignoli d’Ynterocula (An
traccoli) di Zraponzio, di Zico-pelago .
e di Gurgite stati dati, e conserva!
perte alla contrada percorsa dall'anti
Ossari, indicano abbastanza qual era la
condizione idrometrica di colesta boma
pianura innanzi che accademe la deviazio
GORE
ne del ramo i, cui forse riferise 6.
petrelibe il famigerato miracolo di S. Fre-
diano. — Med. Osoci, Ossza: e Scacme.
Del vico di Gorgo, del monastero di S.
Maria in Gurgite (ora bilmente di
Paganico) e di altra chiesa dedicata ai SS. al
Pietro e Paolo in Gurgite, si trovano pe-
membrane del se-
colo VIII. La prima è an istrunento del
257, rogato nel contado di Lucca în Pico
Gurgite, col quale Eonando offrì alla ch.
. Maria sita in loco Gurgite, ubi Leo.
naci abar preesse videtur, terra men,
que habere visus sum in loco Tripontio. Il
finava, da una partecon en
Jtra parte con la via pubbli-
ca, e da rin terzo lato con un podere dal.
lo stesso donatario stato offerto alla vicina
. Pietro, (Mamon. Lucca. T. IV:)
nno 789, un altro lucchese per
nome Tanimundo, figlio del fu Gianfredo
de loco Gurgite, ottennea locazione da due
fi inberto delle terre con casa
«lonato alla chiesa di S. Maria situata in
loco Gurgite, con l'onere al locatario dell’
annuo canone di cinque buoni semissi di
suoneta spendibile, e la penale di un tre-
misse nel caso di non lavorare a dovere
le terre della chiesa predetta, e di essere
espulso di la. — Il qual contralto fu ro-
gato nel territorio di Tuca nel laogo de-
nominato Vico di Gundualdo (loc. cit.)
Con Linta scarsità di documenti e in du
gran distanza di età sarebbe inu
Ver rintracciare da qual Gundualdo pren:
«lesse il nome il /”ico suddetto: solo dirò
che anche il medico dei re Desiderio e A-
delchi pernomeGuudualdo, nell’istramen-
to del 5 fehb., anno 766,0 767, relativo al
Ja fomlazione del mon. di. Biartolommeo
di Pistoja, fra gli altri beni che gli asse
enò in dole, fuvvi una sua corle posta
- sul fiume Ozzari nei confini di Lucca - et
aliam curtem que dicitar ad Osare fini-
bus Lucensis. ( Ancm. Dari. Fioa. Carte
LA pieve di S. Paolo fa Gorgo nel 1260
aveva sollo di sè le seguenti chiese suc-
curnsali, 1. S. Donato di Carraja, retto-
ria esistente ; a. S. Giorgio di Caratula,
ora di Parezzana, cura esistente; 3. S.
Pietro di Toringo, reltorìa esistente; 4.
S. Michele di Mugnano, distrutta ; 5. S.
Stefano di Tassignano, prioria esistente;
GRAC qs
6° S. Maria di Paganico, prieria,
quale presiede un vicario a
perpetuo.
La pieve di S. Paolo abbraccia una po-
polosa e fertilissima campagna, nel cai po-
rimetro all'anno 1832 esistevano 1029
bi tanti.
GORGONA (ISOLA DI). — Wed. lsoca
Goncona.
GOSTA, a Costa, Accera in Valai
Nievole. — Wed. Acosra. x
GOSTAGGIOLI, COSTAGGIOLI o
Morra Acvcuove nel Val«d'Arno sotto
Firenze. — Piccolo poggetto che scende
nella pianura del piviere di Settimo, nel
cui distretto trova: pi
Casellina e Torri, Giur. della Lastra a
Signa, Dioc. e Comp. di Firenze.
Questo luogo oscuro per la geografia,
può recar qualche debole scintilla alla
storia municipale per quel Zillan d'Agu-
glione che fu giudice collaterale del ‘po
testà di Firenze nel Sestiere di Porta S,
Piero, il quale segnò la prima sentenza di
esilio contro Dante Aliguieri.
Costaggiuoli e Monte Aguglione fato
no registrati in una membrana del ss
olt. 1340 appartenuta alla badia di S. Sal-
vatore a Settimo, Trattasi in essa di un
compromesso fatto da Baldo del fa Tii
da Firenze di vendere a Baldino del. fa
Tignoso di S. Martino alla Palma per il
prezzo di 300 fiorini d’oro un podere po-
sto nel popolo della pieve di S. Giulizao
a Settimo, in luogo denominato Costag-
© giuoli, 0 Monte Aguglione. (Anca. Dirt.
ron. Carte di Cestello ). — Ped. Aov:
ciiore ( Y
GRACCIANO in Val-di-Chiana.— Cas.
con ch. parr. (S. Egidio ), da cui
il nome una delle porte della città di Mom-
tepulciano, che è circa migl. 3 a lib. di
Gracciano, Com. Giur. e O medesima,
una volta di Chiusi, Comp. di Aretso.
Risiede alle falde sett. del monte sulla
cui vetta risiede Montepulciano, lungo la
rada Zongitudinale della Val-di-Chiana,
destra del torr. Salarco, in mezzo
ad an’amena e uberiosa cam
HI popolo della villa di Gracciano in-
nanzi l'erezione della cattedra vescovile
in Montepulciano (anno 1561) faceva par-
te “della. diocesi di Chiusi iusieme con
quelli di S. .A/bino e di Cervognano. —
Fa fede un lodo dato nella curia
romana li 6 maggio 1551 da Francesco
474 GRAD
de Recainati referendario dell’ana e dell'al
tra Segnatara, arbitro eletto da Giovan-
mi Ricci vescovo di Chiusi da una parte, e
dall'altra perte dagli abitanti delle ville
di S. Albino, di Cervognano, di Gracciano
© della vecchia badia de'Caggiolari (forse
le vifia di Argiano), tutti luoghi del di-
stretto di Montepulciano, per termi
le vertenze insorte a cagione di tributi,
ossia d’alcune decime pretese dal vescoo
di Chiusi, oltre quelle che i popoli mede-
simi solevano pagare ai respettivi parro-
chi.— (Ance. Dirt. Fiona. Carte della Co-
wrunità di Montepulciano ).
La parr. di S. Egidio a Gracciano nel
1833 noverava 840 abit.
GRADO ( S. PIETRO m ) nel subar.
bio a lib. di Pisa. — È uu tempio antico
a tre navate con cara d'anime, di cui l'Ar-
civescovo è il primo ‘con titolo di
Priore . — Giace sulla ripa si-
mistra dell'Arno presso la strada R.di Li.
vorno e il fosso dei Mesicelli, nella Com.
“Giur. Dioc. e Comp. di Pim, della qual
città è appena 3 migl. a lib.
Stando alla testimonianza di Strabone,
se è vero che la città di Pisa all'età sua
era soli venti stadii lentava dal lido,
Gredur, e dov'è tredizione che l'Aportolo
8. Pietro venendo d'Antiochia discendes.
ne dal naviglio e approdesse su! suolo etre-
sca; aggiungendosi, che nel luogo del suo
sbaroo egli edibcò il prito altare pe ri
generare alla vera fede una parte del po-
polo idolatra. *
Varii scrittori di una età mollo meno
vetusia csavalidarono simile tradizione,
comecchè nom si trovino fra loro concordi
circa l'epoca più precisa dello sbarco.
Tn uno dei sermoni scritti intorno alla
si
la prima chiesa di S. Pietro in Grado fa
edificata dallo stesso Principe degli Apo.
stoli assistito da alcuni suoi discepoli, e
che essa poscia fa consacrata dal pontefice
Clemente I di lai ruccessore.
Distretto dal tempo il piccolo oratorio,
i Pisani ne eressero uno più grandimo
tatto di pietra lavorata , nella quale rie-
dificazione essi adoprarono
eni ,
che tamente
GRAD
ritelli, stipiti e molti di quei marmi che
erano serviti ad altri edifizii sacri e pro
funi di epoca assai più remota.
Di simile provenienza debbono riguar.
darsi le 26 colonne che dividono in tre
ambiulaiorii la chiesa di S. Pietro inGr-
do, delle quali coionne 15 sono di marmo
re greco el 11 di granito orientale. Di opera
egualmente romana sembrano quei
telli di più ordini architetlomici, di stile
e di grandezza fra loro diverse, che fe-
rono sovrapposti alle medesime colonne
nella riedificazione del tempio.
Tati dovevano emere i mani dei por
tici esteriori tolti di la nel 1790, allor
quando nuovamente restaurata la chiesa,
la nn bianco intonaco di calcina fu rice
perta la sua rispettabile antichità.
Nella presccennata riedificazione del
tempio di S. Pietro in Grado vennero ia
modo adoperati alcuni marmi serit
ti, siccome ne fa fede un cippo migliare,
stato murato nel Îla chiem. e
ilttrto dal Chimenti muteli (De ame
pag. 42). Li facilmente
Teens dota milo pebblica Via nelle
Viciuanze di Pisa, mentre aveva lettere
e nuneri che indicavano il IV uaiglio:
4 Cirrrart Pisana M. P.ITII
Frepoca della seconda costruzione di si
venerando edifizio \te precede
quella della Primaziale pinm,
avvegnachè nelle mura della tribuna, state
imbiancate nel 1791, farono efigiati i poe-
tefici fino a Gi XIII, che è il 130°
nella serie dei Papi, il quale sedò nella
cattedra di S. Pietro tra l'anno g65 e il
973. Dondechè noe srà vano il credere cel
Morrona , che costà fosse stata dipinta la
serie dei Papi fino a quello setto di cui
fo dato mano: riedificare in più grandio-
00 forme la chiesa ta.
La torre però del campanile è opera di
quadro disposta a liste di marmi bianchi
€ nori secondo ΰ uso dei secoli immedie-
al mille.
S. Pietro în Grado fino da quella cà
era di pieno diritto degli arcivescovi pi-
mani, siccome lo dichiarano un documento
del 1148, dell'Arciv. Villano, e un lodo del
1252, quando l'Arciv. Vitale reclamava
la suddetta chiesa dalle mani secolari,
‘mentre ne era Gottifredo da Por-
cari; e finalmente nel 1312, allorchè l'Ar
civ. Oddone Sala supplicò il Pont. Cl
GRAG
mente V, affinchè faceme restituire alla
sua mensa arcivescovile la chiesa suddetta
concessa da Bonifazio VIII in benefizio
x Benedetto de' Gaetani di Pisa, e dopo
la di lui morte stata occupata da altri se-
colari. Quindi Clemente V, annuendo alle
i dell'Arciv. Oddone, con bolla del 10
luglio 131» ordinò che la ch. di S. Pietro
in Grado coi suoi beni fosse restituita a-
gli arcivescovi pisani.— D'allora in poi
i al governo della di
Pietro in Psi indi
posto a nome dell'arcivescovo di Pisa, che
è il parroco ‘nato di questo vetusto e do-
vizioso priorato.
La parr. di S. Pietro in Grado nel 1833
contava 779 abit.
GRAGLIANA eCAMPOLENISI in Val.
di-Serchio nella Garfagnana. — Sono due
casali con una parr. (SS. Marco e Leona
do) nella Com. e 3 in 4 migl. a ostro di
Trassilico, Dioe. di Mawsa ducale, già di
Lucca, Duc. di Modeua.
Risiedono sul dorso dell'Alpe Apuana
solto le sorgenti della Torrita Cava che
gli passa dalla perte di scir., sul confine
dello Stato lucchese e di quello della Ver-
silia granducale, ossia del Pietrasantino,
poco lungi da una strada le che
dal lato di Pomezzana.
un antico sj le
lama, il quale mel 1415 fu
perpetuo insieme con i suoi beni
alla chiesa parr. di Trassilico. Posterior-
mente però fu ereila costassù in Campo-
lemisi una muova ch. parrocchiale a cui
somministrò la necessaria congrua il par-
roco di Trassi Com
Le perrocchia di Gragliana e
lemisi nel 1832 panier it. Pi
GRAGNA in Val-di-Serchio nella Gar-
fagnana alta. — Piccolo cas. della Cow. e
parr. di Pontecchio, Giur. di Campor-
Giano, Dioc. di Massa ducale, già di Lu-
ni-Sarzana, Duc. di Modena. — /"cd. Pos-
recemo di Garfagnana,
GRAGNANA di Cannana. — Vill. con
ch. arcipretara ( S. Michele ) nella Com.
Ginr. e quasi s mig]. a maestr. di Carrara,
Dioc. di Massa ducale, già di Lunì-Sar-
zana , Duc. di Modena.
Ri costa alla destra della strada
monte della Spolverina nella
parte occidentale dell'Alpe Apuana, presso
GRAG 475
al confine con Pex-fesdo di Fosdinovo,
che è dalla perte di ., mentre dal lato
di lib. avvicimasi al iandimento Sendo, di
Ortoooto, e mediante il giogo dell'Alpe
verso seit. si tocca col territorio
della comunità granducale di Fivizzano.
La perr. di S. Michele a Gragnana nel
1832 contava 760 abit.
GRAGNANA, o GRAGNANO (Gragna-
num, vel Grinianam ) nella Gerfagnana
alta. — Castellare con soltoposto borgo e
cappella succursale (S. Margherita) nella
rr. di Nicciano filiale della pieve di
jazza , che è distante un miglio a scir.
sotto la medesima comunità, nella Giur.
@ circa 4 migl. a maestr. DI
Dioc. di Massa ducale, già i-Ser-
zana, Dec. di Modena.
Ul'esstellare risiede sopra un poggio
isolato facente parte dei contrafforti che
serrano la valle superiore del Serchio, fra
ll rorr. Lasca, che gli scorre a lib. e quello
di Gregnana, che lo bagna da belt. a lev.
La borgata di Gragnana è posta lungo
la strada mulattiera che guida nella vi-
cima Val-di-Magra, pessando per il casale
di Capoli, che è l’ultimo paese della Gar-
fagnana alta. .
II castello di Gragnana fu dominato da
una prosapia lucchese della cousorieria dei
nobili di Versilia. Erano tra ‘quei fedeli
di Garfagnana, a.favore dei quali l'Imp.
Federigo I spedì un diploma li 4 luglio
del 1185, confermato da Federigo II li 12
genn. del 1242. Farono gli stessi signori
di Gragnana subfeudatarii dei marchesi
Malaspina , siccome lo dimostra un trat-
tato di alleanza conchiuso nel 1303 dal
march. Guglielmo del fu Morcello Mala-
spina con il Comune di Modena. Nel quale
Ravvi la promessa del marchese di fare
osservare le stesse condizioni di,
di Gragnana, ai Soffredinghi, a quelli
della casa Gherardinga e ad altri nobili,
o cattani di Versilia, di Garfagnana, e di
Lunigiana.
Il castello di Gragnana, trovandosi co-
me dissi situato nella serra della Valle del
Serchio, da dove si domina l'ingresso, fa
occupato militarmente da Castruccio Am-
telminelli, allorchè costrinse a soggeltar-
La cappellania di S. MargleriG in Gra-
Gragnano novera 205 abit.
N Val.
di-Magra. — Cast. distrutto dell'ex feudo
di Malgrate già dei march. Malaspina di
Filattiera, nel popolo di S. Lorenzo a Mal.
grate, Com. di Villafranca, Giur. di Aul-
la, Dice. di Massa ducale, poco fa di Luni-
Sarzana, Duc. di Modena.
11 cast. di Gragnano fu dato in sublea-
do a usa famiglia di caftani che presero nel
il titolo di conti di Gragnano.
Fra i nobili di questo Gragnano il Boc-
caccio tramandò alla posterità quel Nicco.
lè di.Gragnano, o Grignano, di cui era
rimasta vedora donna Spina figlia del
marchese Corrado II di Villafranca, che
in modo assai romantico nel 1282 diven-
ne sposa di Giolfredo Capece di Napoli
Alla stessa prosapia dei signori o conti
di Gragnano appartenne quell’Azzo che
nel 1315 rina figlia di Castruccio An-
telminelli ; e forse fu della stirpe mede-
sima quell Ugolino de Gragnana, cui
appella wma lapida esistente nella chiesa
dì $. Francesco a Sarzana, per rammentare
il padronato della cappella ivi dedicata al
santo d'Assisi, di sua fondazione.
GRAGNANELLA nella Valzlel-Serchio
in Garfagnana. — Vill. che ha dato il ti-
tolo alla ch. parr. di S_ Bartolommeo a
Gragnanella, nel piviere di Fosciana, Com.
Giur. e circa 3 mi maestro di Caste].
nuoro, Dioc. di Massa ducale, già di
Lucca , Duc. di Modena
Risiede in poggio sulla destra del fi.
Serchio, intersecato dalla strada Vandel.
Ni, la quale sale sull'Alpe Apuana al varco
della Tambura per scendere di lassù nella
vallecola del Frigido a Massa ducale e a
Catrara.
La chiesa di S. Bartolommeo a Gragna-
nella era tra quelle registrate mella bolla
spedita ’anno' 1168 dul Pont. Alessandro
Il al pievano di Fosciana , ivi appellata
.$. Bartolomeo de Gragnano.
Verso il declinare del secolo XVI la
cura di Gragnanella restò unit
di Cerretoli, quando sulle lore
Poot. Clemente VIII assegnò
50 ducati al prete Pietro
che egli fosse creato car.
dinale di S. Chiesa.
La parr. di S. Burlolumineo a Gragna-
nella nel 1832 contava 3157 abit.
GRAG
Guecsaro in Val-di Nievole. — Cas.
tolo alla chiesa di
60 fra quelle del piviere di Noe-
ora nella Dioc. di Pescia, già
di Lucca. Comp. di Firenze.
GRAGNANO, talvolta Gaionaro, nei
colli all'oriente di Lucca. —Cas giù an.
che serve di nome specifico alla ch. perr.
dis Nicolo, già $, Maria a Gragnino,
ere di Segromigno, Com. Giur. e
to sopra gli ultimi colli che ser-
vono di base al monte delle Pizzorne po-
sto a cavaliere della strada R. postale tn
Lucca e Pescia. di 6
È quel io di Gragnano preso il
Colle delle Donne, dove fron fiorentioa
si accampò di passaggio nell'ottobre del
1330, e una seconda volta nel 27 marto
1342 in Grignano fermò per un mesee
mezzo il quartiere generale Malatesta da
Rimini capitano di
che la Signori
la speranza che tali forze bastassero a l-
vare i Pisani dall'assedio della città di
Lacca.
Fu questo castelletto dominato dai no-
bile da Porcari, uno dei quali, Donauccio,
chiamato Sirico, nel 1039, offrì alla catte-
drale di Lucca la metà delle rendite e tri
buti che ritraeva dai saoi possessi di Por-
cari, Tofori, S. Gennaro, Gragnano ec.
La ghiesa parrocchiale di Gragnano,
nel secolo XIII era la prima del piviere
Segromigno. Essa nel 1832 abbrac-
GRAGNARO,e Guronivo i in Valdi-Pe
su. — Fed. Guicnazo in Val-di-Pesa.
GRAGNANO o GRIGNANO in Valdi
Sieve — Fed. Gusovano in Valdi Siere.
GRAGNANO, in Val-Tiberina. — Cas.
che ha dato il titolo a una ch. parr. (SS.
Lorentino e Pergeatino) nell’arcipretara,
. e circa 3. misi a por
maest. Com Arezzo
È posto in pianora alla simistra del Te-
del castello di Mou.
tedoglio, slato però ri per iuti
po il 1833 alla comunità di Sansepolcro.
— Fed. Anomani, comunità.
La prrr. di Gragnano nel 1833 con
tava 269 abit, del quali 126 in quell
GRAG
anno apparienevano alla comumità di An-
"’ERAGNANO » TORRI nel Vald'Arno
— Uno degli antichi comunelli
HI
i
FE
fi
È
ne
fe
t
fi
GRAG 4TI
Lace, me che all'occorrenza di torbidi
© di guerra il Granduca di Toscana po-
tesse mettere sui monte di Gragno un pre-
sidio di soldati.
Fatto sta, che da quell'epoca in poi con-
viamarcne, nè posto diri encore pica:
mente sopito fra i doe popoli, le vertenze
sul conlese monte per diritti di pasture,
di passo, di tributi ec.
GRAGNOLA in Valdi-Magra.— Vill.
con sovrastante rocca denominata Castel
dell'Aguila.— Esso diede il titolo a ua ra-
mo dei marchesi Malaspina di Fosdinovo,
Hit ui Con € Giur. attualmente
tiene, e del cui capoluogo Gragnola distà
circa "0 migl agrer— ria una chie pre
Tri (SS. Ippolito e Cassiano ) nella
. di Massa ducale, già di Lani-Sarza-
ma, Duc. di Modena.
ca, ed 2 sett. dal fi, Aulella, presso alla
oonfienza dei soqua.
Alf art. Fosarnovo fu avvertito, che if
marchesato di la tre anni dopu la
merte del march. Gabbriello di Foedi.
castel dell'Aquila, che, nel 1418 con cc-
eccupò i castelli di Ver.
no, dopo assassinati quei
marchesi suoi congiunti per impadronirsi
delle loro terre. Ma ben presto egli pagò la
di tanta crudeltà, mentre la Rep.
nigiana ua buon numero di fanti e ca-
valti per ritogliere a Leonardo II ciò che
nen era suo, nel lempo siesso che a lui si
ribellarono i suoi antichi vassalli dell’ 4-
quila, di Gragnola, Vessanello, Piano,
€ di alre ville ediscenti, i quali ritorua-
reno sotto il dominio del marchese di Fo-
sdinove &ntonie Alberico L Fualla mor-
questo Alberico I, (anno 1445) che
uno dei di lai figli, Lazzaro III, divenne
merch. di Gragnela e dei luoghi annessi.
A Lazzoro II successe viel 1451 il figlio
Leonardo II, il quale propegò questa li-
nen di maschesi, e rinnovò cca gli altri
Ci
478 GRAM
mei consorti, per istrumento del 1468,
petti Mena è di accomandigia com
How Rep. fiorentina.
Leonardo LII lasciò alla sua morte tre
figli, che nel 1516 si divisero il feudo
paterno. Gragnola toccò a uno di essi,
per nome Galeotto, da cui passò nel march.
Boerado di lui figlio. Da questo ereditò,
verso il 1574,il marchesato medesimo Gio.
Baitista, che lo lasciò (circa il 1603) al fi-
lio seo Cosimo. Quest'ultimo, non aven-
le feudo nei
1638 al fratello Alessandro, il quale nel
1642 dichiarò erede del suo marchesato
Ferdinando II Granduca di Toscana.
Tale disposizione dell'ultimo marchese
di Gragnola bastò per suscitare uns lunga
lite fra l'erede chiamato col testamento
del march. Alessandroed i marchesi Mala-
spina di Olivola e di Verona, i quali affac-
ciarono diritti di successione, come di-
scendenti del march. Antonio Alberico I
di Fosdinovo. La lite ehbe termine con
1a sentenza della Corte aulica di
na, che decise la causa a favore dei Ma-
laspina del primo ramo di Fosdinovo; per
guola mai più d'allora in poi fu distac-
cato da quel distretto feudale.
parr. de'SS. Ippolito e Cassiano a
Gragnola nel 1832 noverata 250 abit., ma
nel 1833 quella popolazione era aumenta-
ta sino a 331 individui.
Gran acaro, o Gaonarcio ($. Leca DI)
— Fed Gaum4ccio alli Golfolina nel Val
d'Arno sotto Firenze.
GRANIGNANA, ° GRAMIGNANO di di
ILARI in Val.d' Era. —Piccola bor;
popolodi Vitis d di Lari
to, di
Trovasi nelle colline superiori pisane
a ie] Via sulla strada comuniltativa che
Li Imp. Massimiliano I.
Gramignano formava uno degli antichi
comunelli di Lari rammentati nello Sta-
tuto fiorentino del 1415.
GRAMOLAZZO si MINUCCIANO nel-
la Valle superiore del Serchio, ossia nella
Garfagnana alta. — Cas. cou chiesa suc-
pa
effetto della quale il marchesato di Gra- G:
GRAN
cursle (S. Bartolommeo) compresa nelle
cura di Minucciano, alla cui Com. e Gi
appartiene, nell'antica sua Dioc. di Luni
Sarzana, Duc. di Lucca.
Giace nella pendice orient. del moute
Pisanino sotto le sorgenti del Serchio di
Minucciano, fra le rupi marmoree e le
selve di castagni. — Zed. Ninucciano.
GRANAJOLA, o GRANAJOLO in Val-
di Lima. — Cas. già cast. che dà il titolo
alla ch. parr. di S. Michele a Granajole,
i e dei Monti di Villa, nai
stagni
a ripiani a guisa di anfiteatro.
In Granajola acquistarono podere i no
bili di Vallecchia e Corvaja sino dal se-
colo X, siccome lo altesta un'istrumen.
to del gg1, in cui trattasi di un livello
fatto da Gberando vese di Lucca, della ter
ch. plebana di S.
Ù che
ichiara situata in /oco et finibus
ubi dicitur Granajolo. — ed. Conraone.
In seguito Granajola con lutti i luoghi
della vicarla di Coreglia fece parte della
contea di Francesco Castracani degli An-
telminelli, della quale il Cas. di Granajola
seguì i politici destini. —/"ed. Contcua.
La parr. di S. Michele a Granajolo, 0
Granajolo nel 1832 contava 274 abit.
GRANAJOLO in Val-d' Elsa — Villa
Giur. e circa 3 mig]. à sett. di Castel-Fio-
ice. e Comp. di Firenze,
pianura lungo la strada R.
traversa, ossia Francesca, alla destra del
fiume Elsa, dirimpetto al bel ponte di
che il march. Roberto Pucci signo
re della vasta tenuta di Granajolo fece
edificare sul declinare del secolo XVIII.
— Fed. Guunisoro ( Posta pi)
Granajolo, Monterappoli e Corbi
Carbonaja, fecero parte dei molti fee-
di che possedevano nel Valdarno inferio-
rei conti Guidi, dimostraudolo i privi.
legii ad essi concessi da Arrigo VI, nel
1191, e da Federigo LI, nel 1200 e 1247.
GRAN
La villa Pacei di Granajolo corrispon-
de al Cas. di Borgovecchio, la di cui cap-
pella, contigua alla villa, couserva il tito
to di S. Maria al Borgovecchio.
Il giuspadronato della chiesa di S. Mat-
teo a Granajo!o dal secolo XV in poi ba
subìto molte vicende. Nel 1486 apparte.
neva a Francesco di Lodovico di Gira-
mmonie Frescobaldi ed ai figli di Nicrolò
di Paolo Frescobaldi, i quali in detto an-
no setto il dì So agosto, Il Ar-
iv. di Firenze Rinaldo si
Cor.ini
lemor. dello
Bertoldo di Gherardo di Fili;
€ dei loru figli. (Monzm,
Basil. Laurenz.)
Più tardi divenne pedronato delle ca-
«e Venturi e Riccardi, ed attualmente le
è della mersa arcivescovile.
1 confini del comunello di Granajolo,
corrispondenti a quelli del circondario
della sua parrocchia, si trovano regi
nella demarcazione del distretto Sanmi-
miatese con il contado fiorentino fatta
nell'ottobre del 1391 dagli ufiziali a ciò
ti dalle respettive comunità; cioà, I
dalla perte dell’ Elsa confina col distretto
di Castelnunvo mediante il fiume e la stra-
da di Sai to; di quà da Els, a sett.
con il territorio di Monterappoli, a lev-
grec. con la parr. di Celiaula mediante il
torr. Ormicello, e dal lato di scir. con
quella di Cambiano.
La per. di S. Matteo a Granajolo nel
1833 noverava 182 abit.
GRANAJOLO (PONTE »1). — Questo
bel ponte tulto di pietra lavorata , largo
e pianeggiante, fà cpera del matematico
etro Ferroni, eseguita ml declinare del
secolo XVIII a spese del march. Roberto
Paoci signore della vasta fattoria omo-
nima. Esso cavalca il fiume Elsa sopra
otto piloni e sette archi; ciascun arco è
fornito di cateratte da calarsi mediante
e. onde son resi
del vicino malino di Granajolo, nel quale
sono messe in moto otto macine nel tempo
medesimo.
Gaasarozo in Valdi-Sieve. — Villa da
lunga mano perduta, che fù nel piviere
di S. Giovanni maggiore, Com. e Giur.
del Borgo S. Lorenzo, Dioc. e Comp. di
GRAN 479
Firenze. — La corte di Granajolo nel pi-
viere di S. Giovanni maggiore è rammen-
tia TI jatrumento dell'archivio det
litana tina, to nella
chiesa di S. Loreaso in Magello nell'an-
no 941.— (Lusi, Mon. Bcol. Flor. T. 1
+ 898).
PEanarmEnI (VILLA na’) nel Valdar-
mo sotto Firenze. — Villa e borghetto sul-
la strada R. pisana nella parr. plebana
di S. Giuliano a Settimo, Com. di Caselli
ma e Torri, Giur. e 2 migl. alev. della La-
stra a Signa, Dioc. e Comp. di Firenze.
Prese il titolo da alcuue statue di terra
cotta raffiguranti de’ Granatieri in fazio.
ne sui mari della villa Fenzi.
Nel poggetto che si avanza dal lato di
estro assai d'a) alla villa de’Grana-
tieri esisteva il castello di Monte Cascio.
ti dom mel 1313 Roberto Tedesco vice
Cedslingi, cha fe l'alto ipeore dial.
ingi, rltimo; di
la bicocta: — Ved. Casciors ( Mosrs).
GRANCE, o GRANCIA nella Valle del.
.. di Grosseto,
‘bene nella Dioc. di Sovana.
È cituata nella ripa sinistra dell'Om-
brone, a lev.-grec. della strada R. ma-
remmana che guida a Orbetello, fra il col-
le pietroso dell' Alberese che resia a ostro,
€ quello di Poggio Cavallo che è al suo
maestro.
Debbo pertanto quì retti ficare un equi-
roco pres all'art. dcosame, dote fa ca:
fusa la parr. di S. Maria della Grancia è
Grance con la vicina ch. curata di S. Ro-
heno all'Alberese — Fa costà alle Capan-
me di Grosseto un convento di Frati Os
servanti dell'Ordine di S. Francesco, i
quali nel 140 abben.lonarouo quel con-
ventoela parrocchia cheammibistravano.
Prese dopo quell'epoca il nome di Gras
cia, stante che quell ione dal
verno fu douata
1833 contava 10 abitanti.
GRANCE, o GRANCIA dello Spedale
di Siena, — Fed. Mowna ia Val d'Orcia.
490 GRAN
dino dell'Italia, facendo astrazione al suo
territorio staccaio, coufina da ostro a grec.
on lo Stato pontificio, dal lato di sett. con
layLombardia modanese, da maestro a lib.
con il Ducato di Lucca, e da lib. a ostro
col'mar Tirreno o Mediterraneo. — Esso
cocupa circa tre quinti dell'antica Etrx- solo corpo
ria, qualora si contempliso i suoi più
moti confini fra la Magr:, il Tevere, l'Ap-
pennino e il mar Tirreno. Alla quale sa-
perficie si deve aggiungere la parte tran-
sappennina della Romagra granducale, ed
una porzione di territorio transtiberino,
rià conosciuto col nome di Massa Tra-
‘ia. Avvegnachè nei die territorii testà
nominati il Granducato de 19 co-
munità in una superficie di 576,107 quadr.
agrarii, peri a miglia toscane 719 e un
terno, dove nel 1833 si trovava una po-
polazione fissa di 57,986 abit.
Ta quanto alla porzione disunita del
Granducato di Toscana , esca comprende
diversi distretti all’ occidente del Ducato
di Lucca. Tali sono il Pietrasautino nel
la Versilia, consistente in
distretto di Barga nella
Garfagnana, ed i territorii di Pontremoli,
di Bagnone e di Fivizzano con le poteste.
rie subalterne di Albiano, di Calice ed
altre 6 comunità nella Lunigiana. In tatte
35 comunità con 66,852 abit. in una su-
perficie di 078,506 quadrati, equivalenti
a quasi 347 migl. quadr. toscane;
dire meno della metà di estensione terri.
torio disunito havvi uns popolazione più
ebe doppia di quella posta di là dall'Ap-
pennino e dal ti Tevere.
Spettano pure al Granducato varie isole
del mare Tirreno, la maggiore delle quali
è quella dell'Elba, che abbraccia 4 co-
maunità, e che nell'anno 1833 noverava
16,450 abit.; mentre l'isola del Gigli
nutri, della Gorgona, di Munte.C
Tutto il Granducato, compreso il ter-
ritorio disuuito rinchiudesi fra il gra-
GRAN
do 37° 20° e 29° 3o' di long. sd il gr. 42°
i deutro i quali li-
porzione di 1 a 200,000 del celebre astro-
momo P. Giovanni laghirami Jelle Sosole
ca posto
dagli antichi dominii della repubblic + fio-
rentina e di quelle iuniti
giudiziaria dopo l'ultima conquista di
sr (anno 1509,) meno il distretto Piom.
binese e quelli delle Isole dell'Elba , di
Montecristo staccati nel 1399
costituirli in
discendenza
Nel 1531 tatto il dominio della repab-
blica fiorentina cadde della ce
potere
sa Medici, allorchè si dichiarò capo della
repubblica di Firenze, quindi sovrano ss-
soluto della medesima, îl duca Alessandro.
TI di lui successore Cosimo I ampliò
+ vistosamenteil nuovo dacato con i seguea-
ti acquisti. Nel 1546, nel vicariato di Be-
gbone, giù capitanato di Castigliom del Ter-
ziere, comprò dai conti di Noceto la Roc-
igillina con le sue ville; nel 1549 dai
sua consorte il marchesato di
della Pescaja e I Isola del Giglio.
Tostochè il territorio della Rep. di Sio-
na venne în potere di Cositno I mediante
il trattato concordato in Firenze li 3 lagl.
del 1557, ratificato da Filippo II re di
Spagna li 29 nov. 1558, il duca medesi.
mo seppe riunire alla sua corona il domi-
nio dello Stato Gorentino con quello della
nuovamente spenta Rep. di Siena, co-
servando a quest’ ultima un'amministre-
zione giudiziaria, civile e politica sua pro-
pria. Fu eselnso il territorio di Orbetello
coi paesi adiacenti, stante che il re di
Spagna volle ritenerlo sotto il nome di
RR. Presidii di Toscana.
Da quell epoca fu distinto l'uno dal
T'altro ducale dominio, qualificando il
fiorentino col nome di Stato vecchi
il senese di Stato muovo. — Dal 1:
al 1569 Cosimo II intitolavasi Duc di
GRAN
Firenze e di Siena, finchè nel 1569 fa di-
chiarato dal Pont. Pio V, e incoronato
primo Granduca, titolo che fa confermato
imiliano a quel
regnante ed ai suoi successori.
All’ occasione del trattato del 1557 per
la cessione dello Stato]senese, Cosimo I
ottenne in compra da Filippo II il castello
di Portoferrajo con il suo eun lizai-
tato distretto nell'Isola
Francesco I, Granduca secondo, nel 1574
aggiunse alla sua corvna i paesi di
lo e di Riccò, e 4 anni dopo il castello di
Groppoli con i loro distretti lano e gli
altri posti in Lunigiana, per compra fatta
dai marchesi Malaspina.
Ul terzo Granduca, Ferdinando I, nel
1604 e 1606 acquistò dai conti Giov. An-
tonio, e Bertoldo figli del C. Alessandro
Orsini le contee di Pitigliano e di Sore-
no; per modo che potò in tal guisa in-
corporare ai suoi dominj quel territorio
che da Cosimo I soleva chiamarsi il s0lfa-
&Îtalia.
ta-Fi
1 Otie
nolfo di Flamminio Ottieri.
stò dal March. Fabrizio
-feudo di Terrarossa in Lu-
nigiana.
Nel 1633 il Grauluta Ferdinando II
otteune dal conte Mario Sforza duca di
Segni la contea di S. Fiora, e nel 1650
egli aggiunse al territorio del Granduca.
to il distretto di Pontremoli per acquisto
oneroso futto da Filippo IV re di Spagna.
Nel 1770 il Granduca Pietro Leopol-
do I co\aprò dai MM. Malaspina di Mulaz-
zo il territorio di Calicee di Veppo nella
Lanigiana, di cui formò una polesteria.
Col trattato di Luneville del 1801 fu
riunita al governo dell Etruria l° Isola
dellElba, smembrata momentaneamente
dal Granducato per servire di reggia 0 ub-
bidire essa sola a quel Grande, cui ! Ea-
ropa intera sembrava campo troppo sn-
gusto alle sue gigantesche imprese.
Finalmente nel 1808 furono riuniti al
dominio toscano i RR. Presidii di Orbe-
tello ec; e col trattato di Vienna del 1814
venne aggiunto il Principato di Piombi
mo, nel tempo che fu tolta ogni specie di
GRAN 438
Fiorisdizione beronzie i conti tasrchesi
i feudi imperiali di Vernio, di Montsa
to e del Monte S. Maria.
Dirissne Eccrasrastci
Das Gaspucato
Bsisiono nel Granducato $ vedi arcivo.
scovili,a Firence;a Pira eda Siena, e 19
cattedre episcopali, delle quali 6 sono suf-
fragance dell itano di Firenze,
cioè Pistoja, Prato, Fiesole, Colle, Sam-
miniato : San fi ” Sono nddeti al
metropolitano di vescovi di Livorno
e di Pontremoli; e al metropolita.
SI LI Siena, ciod Chiusi, Planta, Serene,
Grossetoe Massa marittima —Levei città
vescovili di Arezzo , Cortona, Volterra,
Montalcino, Mi @ Pesio re
d'Imola , di Fsenza , di Forlì,
tutti dello Stato ponti-
adizione spirituale sulla
di Città
le, le quali rammentano le metropoli di
tre estinte repubbliche, od oltre le 19 cit-
tà con sede rereovile, si contano nel Gram:
ducato tre piazze forti, cioè ferrojo
sede di un governatore civile e militare
nell’ Isola dell’ Elba, Piombino stata ca-
pitale del principato del suo nome, e Or-
betello giù capoluogo degli Stati dei A.
Presidi, tutte tre decorate del titolo di
città, sebbene non sieno vescovili. In con-
seguenza di che il Granducato attualmea-
te conta oltre la capitale, 24 città con circa
180 terre, borghi, e grossi castelli murati.
Esistevano nel 1836 dentro il territo-
rio del Granducato N° 243 conventi; dei
vali N° 130 appari a di
diversi con 2358 frati. I monaste-
ri di donne sotto regole diverse sono 65
con 3451 monache, ed i conservatorii per
ricevere ia educazione N° 48 con 1544
482 GRAN
ebiate. Totale fra religiosi, monache e o-
Dblate 353 individui.
Il regio magistrato della Giurisdizione,
© Segreteria del Regio Diritto, prende co-
gnizione di tutto ciò che può interessare
i diritti della Corona granducale e dei
privati nelle materie ecclesiastiche e be
neficiarie, accorda il regio ereyuatur a
che
Fonera ir pitt ed altri luoghi
non dipendoso dagli ufizj comuni
invigila alla conservazione e risarcimen-
to delle fabbriche sacre. Dipendono dal
suo dipertimento gli economi generali de'
benefizii vacanti di tutte le diocesi del
Granducato, oltre le ingerenze che inte-
ressano gl'individui, i corpi, i
diritti degli ecclesiastici, e le materie di
disciplina che, a tenore dei regolamenti
leggi fondamentali del Granduca
to, richiedone la sovrana autorità.
Finalmente il Segretario del A. Dirit- aj
to, iu coerenza della legge del 18 giug.
1819, ba la sorveglianza dell’ufizio dello
Stito Civile, dei registri di nascite, mor-
ti e matrimonii che accadono nel Gran.
ducato.
Dirismaz corsanarivi e ciuDIzIANA
DELLA CAPITALE DeL Gaanpucaro se-
COSDO LE PIÙ MODERNE DIFORNE.
Firenze è la residenza del Sovrano, e
greterio dei Di; ti di Sraro, di
Lapgrintg P-Lopeit Arrau ssr8-
27. — Sono eme te dal Primo Di.
presodui
vettore delle RR. Segreterie, che è Segre-
tario R., Consigliere Intimo di Finanze
e di Guerra. Presiede alla seconda :l Di-
rettore della R. Segreteria di Stato; al
Va terza il Direttore delle R. Segreteria
di Pinanze « della R. Depociteria; e alla
quarta il Direttore del Diportimento del-
la Guerra e degli Affori esteri.
Per rapporto al sistema giudiziario ri-
siedono ia Firease le seguenti magistra-
tare disposte per ordine di precedenza
GRAN
I, La suprema magistratura è quella
dell'Z. e A. Consulta di Giustizia e dire
zia. Essa rappresenti il Sovrano regnaiie
in ciò che riguarda la vigilanza del ge
verno per l'ammiaistrazione della giusti-
zia nei tribunali e criminali del
Granducato, e per render conto al Pria-
cipe, oppure per risolvere in suo nome
gli affari di Giustizia e di Grazia.
la soprintendenza a tutti i tribunali
i di giastizia del Granducato, e ad essa fa
Luopo ricorrere per le sentenze di qualun-
que magistrato 0 giudice sebben delegi-
i; to, allorchè mancano i rimedii onlinarii,e
quando le leggi vedono col solo mer-
zo di ricorso rauo regnante.
È incaricata di minotare le leggi a mi-
pr delle commissioni che ne riceve dal
le RR. Segreterie di Stato, Finanze e
i Guerra, e deve alle occorrenze
quelle riforme che le sembrano utili nel
sistema della legislazione toscana, oltre va-
rie altre particolari attribazioni.
II. La seconda magistratura gii
Ilasi Consiglio Supremo di Giusti
Gieile, il quale giudica in seconla 4; x
pellazione le senteuze proferite dalle A;
Ruote di prime appellazioni civili di Fi-
renze, Pisa, Siena, Arezzo, e del Tribunale
collegialedi prima istanza ere!
seto con motuproprio del 31 dic. a
TIL Una Ruota Criminale Essa eu.
la sua giurisdizione tutte le cause
criminali del Granducato, escluse quelle
del Compartimento di Grosseto, i di cei
Litoli si puniscono con pene inferiori aila
detensione nella fortezza di Volterra, 4
la reclusione sarrogata al confino per
litti di faro, mei quali casi provvede il
ibunale di prima Istanza di Grosseto
con l'appello in seconda istanza alla AL
Ruota Criminale di Firenze.
IV. Una Ruota Civile di prima appel
lazione, la quale conosce in seccnda istau-
za delli interposti dal'e sentenze
emanate dei Magistrato Supremo di Fi-
rente, dul Tribunale di Commercio della
stessa città, dal Tribunale collegiale di
V. Un Magistrato Supren.o Civile, che
a istanza tutte le cause co-
seuli 200 fino a qualrnque
30 esse ordinarie, sommarie, e-
mealive, mere civili, © miste della città
GRAN
e contado fiorentino circoscritto dalle set-
te Potesterie minori di Campi, San Ca.
sciano, Fiesole, Galluzzo, Lastra, Bagno
a Ripoli e Sesto. N
Inoltre le cause di merito inferiore al-
li scudi 200 sino alle lire aco sono deci.
se da un solo auditore, egualmente che
alcune cause di merito incerto. In simile
modo da un solo auditore si decidono in
seconda istanza tutte le cause di merito in
feriore a lire 200 giudicate in prima istan-
za di testà minori e dai vicarii sog-
getti alla Ruota di Firenze, esclusi i vica-
pe
della Corona, e il Fisco, ad eccezione di
uuelle di competenza degli auditori dei
Corerni di Siena e di Livorno.
Fa parte del Magistrafo Supremo civi-
le con voto consultivo ub auditore che ha
il titolo di Provveditore amministrativo
ed economico, perchè a lui è affidata la
soprintendenza ai patrimonii dei pupilli,
dei minori e degl’interdetti. Egli Eifnol.
tre l'amministrazione economica della can-
celleria del Consiglio Supremo di Giusti-
zia, della Ruota civile, dello stesso Magi-
strato Supremo e del Tribunale di Com-
anercio di Firenze.
VI. Il Tribunale di Commercio è com-
posto di un assessore legale e di due giu-
dici mercanti estratti ogni anno dalla li-
È di sua ingerenza la de-
ione delle cause commerciali dei nego-
zianti domiciliati in Firenze e nel circon-
dario delle sette potesterie minori. L'asses-
sore legale inoltre adempie alle funzioni
di giudice commissario in tut falli-
capitale.
VII 4l Presidente del Buom-governo
tiene la direzione speriore della Polizia
e del Buon-governo per tutto îl Grandu-
cato, e corrisponde perciò con (ulti i Di.
rlimenti e Ministeri. Egli al
rano per il canale della Le X Cone
sulta gl'impieghi provinciali di giudica-
tura. — Dipendono da lui i tre commis-
sarii della città di Firenze e tutta lu for-
2a civile esecutiva dello Stato. Ha inoltre
Ila facoltà d'imporre delle pene economi-
che nei termini preseritti dalle leggi è
dai regolamenti veglianti.
GRAN 485
VIIL I tre Commissariati della città
di Firenze sono designati coi nomi di tre
Quartieri; 1 8. Spirito alla sinistra dell’
Arno, a $. Croce, e 3 &. Maria Novella
che abbracciano metà per ciascheduno il
Quartiere intermedio di £. Giovanni alla
destra dello stesto fiume.—-Essi giudicano
nel civile i prima istanza le cause di un
merito non superiore alle lire 70, ed è per
il loro organo che il Presidente del Buon
Governo fa eseguire gli ordini di polizia,
e governativi.
Dirisionz Gorensarira x Groviziania
Pza LE CITTÀ DEL Gasnpocato FUORI
DELLA CAPITALE.
Nell ordine governativo e giudiziario
il Granducato ha quattro Governi provin.
ciali, i di cui capi, appellati Governatori,
iedono in Siena, in Livorno, in Pi
in Portoferraje. Ciascuno di essi ba un
consaltore con titolo di auditore del go-
verno, il quale pe iziari
le attribuzioni dei vicari regii
I Governatori di Livorno e di Porto.
Serrajo, oltre il dere al civile, hanno
anche il governo militare nella circoscri-
zione del loro territorio. Il Governatore
di Livorno estende la sua giurisdizione
militare e sanitaria a tutto il littorale to-
scano, mentre quello di Portoferrajo si
limita alle Isole dell'Elba e di Pianosa.
Tutti i quattro Governatori rappresen-
i per l'osservanza
per il buon regolamento del-
la provincia amegnata loro. Inoltre sono
superiori locali nelle materie di Buon-go-
verno e di polizia, soggetti però in que
sta parte alla direzione del Presidente di
Buon governo.
Sono finalmente nel Grazilucato cin-
que Commissari regii, resident
seto, in Aresso, a Volterra, a Pistoja ed
in Pontremoli, Quello di Grosseto , ossia
della Provincia inferiore di Siena, so-
pravverle all’ economico in tutta l'esten-
sione del Compartimento di tal nome. Il
Commissario R. di Aresso estende la sua
di Castiglion-Fiorentino, di Cortona, di
San-Sepolcro, di Aughiari, della Pieve
Stefano e di Sentino.
riedizione "
tremoli, sopravrede per gli affari di Buon.
Figino Fivizzano e tempo
la criminale deve ri
Veggi, huon regolamento e peli
sit ii siritorio di ss giariedizione. co.
mani a i Comumiserii regii, uni
quelle dei vicarki loceli melle ma-
terie criminali per tutta l'estensione del.
l'imtieo loro viesriato. Essi centenziano
in prima istanza tutte le cause ordinarie,
semmerie, esecutive, mere civili,
commerciali di dette città e loro territorio,
siano di um merito superiore alle
seo. Nelle cause di un merito info
riore giudica in prima istanza il loro can-
io pesate aa ipogei tanto
cancelliere suddetto quanio dal pote.
stà di Calice e dai Vicarii RR. di Fiviz-
zano e di melle canse di un me-
rito inferiore alle lire a00 si ricorre al
Commisserio R. di Pontremoli; ma per
di maggior merito alia Ruota ci-
quelle
vile di Pisa.
Il Commissario R. di Grosseto limita
speciale.
to alla elasenzione giudiziaria
bra menti di Pisa, di Siena e
li Arezzo, in ognuna di saddette
città risiede una Ruota Civile come nella
capitale, mentre la Ruota di Grosseto con
il Motuproprio del 31 dicembre 1836 è
Jorn Spiri sebilito a Tribu
di prima istanza civile e
mine oracle giada te pei
Wa istanza di Latte le cause civili che supe-
rano in merito certo il valere di lire 400,
ed im seconda istanza proferisce sentenze
nelle cause appeliabili state decise dei tri-
buneli inferiori del Commissariato R. di
Grosseto. Compete sì tribunale medesimo
il comeseese « risolvere le domande d'in-
Com- esistenti si puni:
GRAN
terdizione. Nelle materie criminali è com-
a decidere le cause relative a de
tti ed a trasgressioni che si commettes-
sere nel terziiorio della Provincia inferie.
re di Siena, e che dalle leggi cd omservenze
di
1 dicembre
1836 i vicariati di Fiati cdi ono
glia con le potesierie dipendenti de que-
20 ultime (meno quella di Castagneto che
fu aggiunta al vicariato di Rosignano),
‘vennero stacenti della Ruota di Pise, e
Sreenti al Tribunale di prima inatze di
mentre Lat l'economico LAG
cario di Compiglia dal di
Volterra è passato sotto quello di Grosseto.
N° L Paosrerro per Cisconnaze pasza
Rovers Corna pi Finauss con 1 sos
TAIDUNALI SONALFEZIA DISPOSTI PER ce
sis aLrazance.
Nome dei Capeluo-
, Vienz. di IV
sensa Potesterie
Empoli, Vie.di III di. Mootelupo
> bee a Ripoli
FIRENZE, Magistra. Fiesle
to Supremo, e Tri- { Galluzzo
bunal di Commer- ) Lestra a Sigua
dio 8. Casciano
Firenzuola, Vie. di
IV classe sensa Potesteria
;, Cerreto Guidi
Faceechio, Vic. di IT Gostel-Franco di
sotto
Marrodi, Vic. di IV
sclazse Pelsazuolo
Modigliana, idem =— senza Polesterie
Borgo Buggiano
Peocia, Vic. di I cl. è Monte-Carlo
Monsummano
GRAN
Vome dei Copoluo-. _Nomedei Capo-
ghi di Tribunali Col. luoghi delle Pute
legiali,Commissaria sterie dipendenti.
ti e Vicariati Regii.
nane, _r
Montale
Purosa, Trib. Colle. ) Samboca
giale Seravalle
Tizzana
Pontassieve, Vic. di
III classe Dicomano
Carmignano
Praso, Vic. dil el. d Mercatale di Ver-
nio
Radda, Vic. di IV cl. “Greve
Bocca $. Greffe
ci Premileore
fe. di II classe Y Terme Uci Sole
Castel.Franco di
San-Giovanni, Vic.di ) Lama
IU clane igline
Reggello
Terranuora
Sea Marcello, Vie. di
II classe senza Potesterie
San Miniato, Vic. di ( Casel-Fiorentino
Montajone
1 claze tì Montespertoli
Barberino di Mu-
Scarperia, Vic. di NI ) _ gello
classe Borgo S Lorenzo
Vicchio
Votreasa, Commina.
riato Regio Pomarance
=
N.* II. Paosrerro per Cinconpano veLt4
Ricora Cirie di Pisa cor stor Tur-
BUSALI SUBALTERSI DISPOSTI PER ORDINE
atraseTICO.
Nome cc. come sopra. Nome ec.comme sop.
n
ic.di IV cl. senza Potesterie
Barga, idem idem
Fivizzano, Vie. di Il
classe Albiano
Leri, idem Chianni
Peccioli
Luvorso, Magistr. Ci.
vile e Consolare
Pietrasanta, Vic. di
I classe”
anti
‘senza Polesterie
Seravezza
GRAN 485
Nome dei Capoluo- —Nomedei Capo
ghi di Tribunali Col- luoghi delle Pote-
lesiali,Commissaria- sterie dipendenti.
ti e Vicariati Regii.
NO
PISA, Tribunale di
prima Istanta
Bagni di S. Giu
liano
Pontedera, Vic. di Il
classe Palaje
Poxrazzoni, Commis-
sariato Regio Calice
Portoferraio, Vie. di y Langone
Il cl {x Marciana
Rosisnano, Vic. di Castagneto
IV classe {austin
Vico-Pisano, Vic. di
II classe * senza Potesterie
N.° HIT. Paosrerto DeL Cinconpanio DELLA
Rvora Cirice pi Siexa con 1 stor Tare
BUNALI SUBALTERNI DISPOSTI PEA ORVINE
ALFABETICO.
Yomeec. come sop.
pai
Nome ec. come sopra.
—
Abbadia S. Salvado-
Asinalunga, Vie. di f X°
III classe Ra
Casole, Vic. di IV cl. {ion
Radicondoli
$ Cetona
Chianciano
Sarteano
Barberino di Val.
d'Elsa
Poggiboi
San-Gimignano
"pato di Ve
Chiusi, Vic. di Vel.
Colle, Vic. di II cl.
Montalcino, Vic. di fon NL Vesco.
IV classe vado
Montepulciano, Vic.
di UT clase senza Potesterie
Pienza, Vic. di Vel. San-Quirico
Radicofani, idem —1San-Casciano de
Bogni
Gartelnuoro della
SIENA, Tribunale di } — Berardenga
prima Istanza Monticiano
Sovicille
da
496 GRAN
N° IV. Puosrarto DEL cisconp4zo DELLA
Ruor4 civine p° Aaszzo con 1 suor Tu-
BURALI SURALTERNI DISPOSTI PER ORDINE
dLpaszrico.
Nome dei C. Nome dei Capo.
ghi di Tribunali Col. luoghi delle Pote-
legiali,Commissaria. sterie dipendenti.
ti e Ficarioti Regii.
no _—
Anghiari, Vic. di IV f Lippiano
classe Monterchi
si ‘Bucine
AREZZO, ite
Sabbiano
Castiglionforentino,
Vie. di IV cl. sensa Potesterie
Cortona, Vic. di el. Frint
x n ivitella
Monte 8. Savino, Vic-$ Fojano
li ILE classe Luci,
iguano
Pieve 8. Stefano, Vic.
di IV classe senza Potesterie
Bibbiena
Pratovecchio
Rassina
Strada
Sansepolcro, idem senza Potesterie
Sestino, Vic. di IV cl. Badia Tedalda
di cl.
N° V. Paosrzrro peL Ciscoxoanio DEL
Tusunaza Crvits e Carminare DI Gros.
s3ro com 1suo1 Tarsunai sUBALTERNI
DISPOSTI PER ORDINE ALFABETICO.
Nome cc. come sopra. Nome ec come sop.
nu vu
. ((Cavil del Piano
Arcidosso, Vic. di 11 )Cinigiano
Monticello
cane Rocca Albegoa
È Sante-Fiora
Campiglia, Vic. di IV
clame Moateverdì
Castiglion della Pe- f Gavorrano
cole. Vie. di V cl. \ Giuncarico
GROSSETO, Comm. ( Campagnatico
Regio,e Vic.di IVJ Pari
classe ( Roccastrada
Giglio, Vic. di V dì. ‘sensa Potesterie
Manciano, idem idem
GRAN
Nome dei Capoluo. —NomedeiCapo
ghi di Tribunali Col- luoghi delle Pote-
legiali,Commissaria. sterie dipendenti.
ti e Vicariati Regi.
_—r bea Ani
Massa-Marittima, i- terotondo
dem rata
Orbetello, Vic. di IV
clane Porto San-Stefano
Piombino, idem sensa Potesterie
Pitigliano, Vic. di IV
classe Sorano
Scansano, idem Moatiano
=
Divisione Mirirans ps Granpocaro.
Il Dipartimento di Guerra è solito
la direzione di un Coi iere T.e R. Se
gretario di Stato. Il comando generale del- *
le truppe di linea è affidato a un Generale
maggiore; la R. Guardia del Corpo e quel-
la R. Palatina ricevono gli ordini dal
Principe regnante, o direttamente o per
il mezzo del Maggior domo maggiore.
Vi sonn due Governatori militari, a Li-
vorno e all'Isola dell’ Elba. Quello di Li-
‘vorno a il comando della stessa città, suo
porto e distretto con tatto il litorale tosca-
no, com] le isole del Giglio e di Gor-
gona. Il Governatore dell'Isola dell'Elba
ha il comando militare della detta Isola
€ di quella di Pianosa e loro dipendenze.
I Corpi di truppe del Granducato con-
sistono in due Reggimenti di Fanteria, in
un Battaglione di Granatieri, uno di RR.
Cacciatori a cavallo, un corpo d'Invalidi,
Vetera uno di Artiglieri tre Bat-
taglioni di Cacciatori volontarii di Costa,
e in quattro compagnie di Cannoaieri
.guardacoste sedentarii dell' Elba.
Dirisione Economica £ SursariciE
Tuaeroasate osL Graspucare 1n
Tuasarzana.
La Toscana granducale
tutto divisa in tre pro
Pisana, e Senese; quindi con la legge
del 18 marzo 1766 fu suddivisa la Senese
in superiore ed inferiore; finalmente col
meotuproprio del : novembre 1835 venne
ripartita in cinque Comparlimenti.
restò prima di
Pagg alter;
GRAN
Sino dal 2» giugno del 1769 con So.
trano motuproprio fu creato il diperti-
mento della Camera delle Comunità so-
stituita all'antico magistrato dei Nove
Conservatori del dominio fiorentino, a
quello dei Capitani di Parie, e agli Uf-
ziali dei Fiumi. Dopo la restaurazione il
so\rano motuproprio de' 27 giugno 18;
destinò quattro Soprintendenze conuni-
talive, tante quante erano Je Camere o
Compartimenti territoriali del Granduca.
to. Le quali Camere erano presedute dai
respeitivi Provveditori sotio l'ispezione
di un Soprassindaco per governare l'eco-
sonic, dell Comunità, Luoghi pii, Ao
e Strade.
Vor la legge del 1 novembre 183.5 alle
quattro Camere di Sopri:
allativa, che esistevano a Firenze, Pisa,
Siena € Grosseto, ne fu aggiunta una
quinta da risedere in Arezzo. Nel temp»
steso venne la carica di Sopras-
sindaco insieme coll’ufizio che ne dipen- ra
dea, affidando ai Provveditori delle Ca-
mere dei respettivi Compartimenti le in-
tabenze del Soprssindaco. di
In cocseguenta di tali sovrane di;
sizioni i Provveditori delle 5 Camere. di
Srprinten lenza comunitativa con imme-
dista dipendenza dalle II. e RR. Suxre-
terie dirigono esclusivamente gli afbri
crosomici delle Comunità e Luoghi più
comanitativi, soprintendono al
i dei fiumi,
GRAN 487
nomica dei Bagni di Monte-Catini, men-
tre la direzione dei lavori spetta al di-
partimento del Corpo degl’ Ingegneri.
Così la Camera di Pia alle attribuai
ni generali di tutte le altre Camere
juistra gl’interessi delle masse
spese dell'Arno e scale
Inoltre il Provveditore della Camera me-
desima presiede la depatazione generale
amministrativa de’ fiumi, fossi e canali
della provincia pisana.
È poi di speciale attribuzione della Ca-
Sieun la soprintendenza ai be-
data del Sovrono, il
nefi
mente 242 comunità in Terraferma e 5
nelle Isole. Al ioro servizio provvede
civile di notabil
ri) preseduta dal gonfaloniere,
mistrata dal cancelliere comunitativo, l’ u-
mo e l'altro di nomina sovrana.
I cancellieri comunitativi per natura
del loro impiego sono i consultori legali
delle comunità e degli stubilimeati co-
i castodi degli archivi muni-
cipali, ed i ministri ii del Catasto.
"Sono mm
essi sotto l'immediata
strade provinei se perla perte cosmo.
mica si favori strade regie, dei ponti
€ strade pro‘ ali, dentro i
limiti del ciscoedario del loro Comparti.
menle respettivo.
Giascano de’ 5 Proveeditori esercita la,
ma giurisdizione in tutti gli afari benel
pi laicali È di sua attribu: ione L'esame
ed approvazione, trata fa-
coltà, de'contratti livellarii e di tuti gli
sitri istramenti che si celebrano dai. mp
presentanti Je comunità, looghi più, e
monti del Presto, o di Pietà.
Di speciale competenta della Camera
del Compartimento di Firenze è la sor-
veglianza all’ Azienda del monte dei Pre-
nti della capitale, e l'ammiisirazione eco-
ducato sono 79, divise in cinque classi,
in guisa che una cancelleria comprende
nella sua giarisdizione una, due, e tal-
volta auche quattro e cinque comunità in
della importanza degli affa-
ri e della vastità del territorio.
Il Compartimento di Firertue conta set-
te città, compresi la capitale, cioè, Fi-
renze, Fiesole, Punia Pi Prato,
Sanminiato e Volterra. Esso abbraccia
novanta Comunità sotto 28 Cancellerie.
Rapporto alle comanità dipendenti da
una stessa cancelleria, vedasi il Quadro
delle Comunità all'art. di cissena capo
luogo di Compartimento.
Il Compartimento fivreniino ha una
1,876,645 quadrati agrarii,
488 GRAN
corrispondenti a miglia toscane 2336 ];
delle quali miglia 84 }, peri a quadr.
67,814, sono occupate da corsi d’acqua e
da pubbliche strade. Sulla stessa superfi-
cie territoriale nell’anno 1636 esisteva
una popolazione fissa di 671,857 abit.
Cosicchè presa la media proporzionale,
e concedendo alla parte transappennimica
ciò che si detrae dalla popolosissima valle
dell'Arno sopra e sotto a Firenze, verrebbe-.
ro a riparlirsi nel Compertimento fioren-
tino circa 288 individui per ogni miglio
quadrato.—ed.la tavoletta prima qui ap-
Romagna Guanpucate.
‘ompartimento di Pisa, oltre il
eapoluogo di Piss comprende tre altre cit-
tà, Livorno, Pontremoli e Portoferrajo.—
Innanzi le riforme compariimentali del
1834 e 1837, esso contava 56 comuni
tre delle quali, cioé, Piombino, Campi.
glia e Suvereto, furono date nel 1834 al
Compartimento di Grosseto, cui inoltre le di
sono siate aggregate nel 18397 due altre
cumunità, cioe, Monte-Perdi e Sassetta.
Quindi, se si contemplano le ultime ri-
iorme dell’anno 1837, il Compartimen
to medesimo si troverà ridollo a 51 co-
n:unità sotto 14 cancell Delle quali
comunità 30 sono nel Territorio unito, al-
tre 4 nell'Isola dell'Elba, e 15 situate nel
Territorio disunito della Veni della
Lunigiana e della Garfagnana granducale.
Le 5» comunità del Compartimento pi-
suno di Terraferma, inuanzi le ultime ri-
forme, abbra
987,587 quadi
scane; dei quali quadrati. 47,530, ossiano
miglia 59, spettano a corsi d'scqua e stra»
de. Vi stanziava nell’anno 1833 una po-
polazione di 307,616 abii corrispondenti
in proporzione ripartita a 350 individui
per ogni migl quadralo.
Non si conosce esattamente la dimen-
sione territoriale dell'Isola dell'Elba, do:
mounilà del pont atinn di Pisa nel
1833 ammontava a 323,838 abitanti.
GRAN
3.n Compartimento di Siena, di cuiè
capitale la stessa città, abbraccia trenta»
quattro comenità, fra le quali vi sono
quattro città, cioè Siena, Colle, Montalci.
noe Pienza, ed ha 10 Cancellerie comuni
talive. — Occupa nel totale una
cie di 1,006,358 quadrati, equivalenti a
1253 } migl. quadr.; delle quali quasi
migl. îg, ossiano quadrati 31,208 sono
e corsi di scqua e per pubbliche vie.—
trovava nel 1833 una popolazione
di 134,320 abitanti; che litamente
corrispondono a 109 1 individui per ogni
miglio quadrato.
4. Il Compartimento di Arezzo, dicui
è capoluogo la città medesima, compres.
de 49 comunità con le cinque città di 4-
rezso , di Chiusi , di Cortona, di Moate-
pulciano edi Sansepolcro, il tetto anni.
nistrato da 17 cancellieri comunitativi.
Euso occupa una superficie territorie
presso
le quali migl. 41 f circa, pari a 33,260
quadr sono da corsi di acqua e da
strade .—Nel 1833 vivevano costà 211,939
tanti, corrispondenti in proporzione
media a 156 individui per ogui migl. que:
drato.
5. Il Compartimento di Grosseto, di cai
questi città è capoluogo, contemplato 2
tutto il 1833 contava 18 comunità, una
delle quali costituisce l° isola del Giglio.
Comprendeva allora quattro città, cioè,
ittima , Orbetello,
le territoriale di 1,372,712 qu
drati agrarii, equivalenti a migl 1709";
dei quali quadr. 30,574 ( pari a mig. 38)
6 i da corsi d'acqua e da stre
. Vi stanziuva nel 1833 una popolazio
ne di 59,926 abitanti, dei quali 1502 is-
dividui spettano all’Isola del Giglio. Doe-
dechè esistevano in Terraferma suli
Lei cui ralenti a circa 33 - indi.
lio quadrato. Però al
cino di 1837 il Compertimento di
Grosseto era anmentato sino a 23 come
nità, distribuite in 8 Cancellerie.— Ped.
la tavoletta seconda della pagina 495qui
appreso.
UJIU VUE Iv viiivion suse merino ie
sore voli
11946 segui
4106 secc
orti Lori
16016 166%
.
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DI
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OVANNN
MOVIMENTO della Popolazione del COMPARTIMENTO Di PISA dal
‘prima delie ulti: erritoriali.
NUMERO DEI NATI
a
vanune | rorsce
258,184
263,059
267,097
286,356
291,795
295,500
3og,3ty
312,245
316,042
319,819
323,838
s
a
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a
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'
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OIIGVUGI I INVVILIVIFE SU AMIVWSI I dito
1sg6gi
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gvo'cei
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ocy'ber
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1
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mona | imper
fUVN tono va ; .
“FIXFI |1LvN 120 ANCIZYIOdOI
OVAKON
MOFIMENTO della Popolazione del COMPARTIMENTO in AREZZO dall'anno 1818 al 1836 inclusive.
08,8 183,499
By 187,634
i800 188,743
1834 233,535
1835 n26,6,8
228,616
z
a
io LL
NUMERO DEI MONTI
roraLe
5y90
5
53iy
NUMERO
pu
MATRIMONI
NUMERO
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GENITORI
324
45°
CENTE.
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uva 130
OVINON
*1]2140134423 SULIOfiy SUITIZA 0) BImIRZ®A MOR
SAIINIOU) 969! fw grgr cewo.s/0P OITESOND 19 OENARIENIATMOI 179 suorsepodo Co OINTMIAON
1,348,759
1,365,708
8,393,3%61
1,601,336 09,184
T,621,997 27,040
1,696,785 26,991
9
é
8
8
7
4
3
E)
DI
6
8
4
2
8
RIC APITOLAZIONE della Popolazione e della superficie territoriale
del Gaanvucaro în Terraferma nell'anno 1833.
653,338
307,316
134,320
221,999
i] 5.° Comr. pi Grossxro 58,624
Totale della Te ferma
del Gre.rducato, dbit.n®1,375,417
—__———_—_
RIC APITOLAZIONE della Popolazione e della superficie territoriale
del Granvvcaro in Terraferma ..ell'anno 1836 secondo le ultime Riforme.
1,870,645 23367
840,193, 1045
1,006,358 1353
1,841,764 RILLI
20,105
it.n°1,418,156 | Zot.6,385,045 Tot. 7951 } | Tot.180}
|
Totale Abitanti . . . n° 1,436,985
496 GRAN
Diraarinznto pxr Carasro.
La prima istituzione del Catasto in Fi-
renze rimonta all'anno 1388, sebbene un
estimo daziale fosse stato proposto fino dal
1366 sotto il governo del conte Guido No-
vello vicario regio in Toscana per il re
Manfredi di Sicilia; mas quell’estimo non
ebbe effetto, e invece fu una delle cause
molrici dell'espulsione del vicario ghi-
bellino e del suo partito dalla città e do-
aninio fioreatino. — Dal 1288, variando
sempre metodo per difetto di giusta riper-
tizione delle guivenze, si arrivò al 1437,
anno in cui Giovanni di Averando de’ Mc-
dici propose alla Siguoria la riformagione
dal 27 maggio, mercè cui fu stabilito il
tasto, sopra del quale i puamente
Cotto pe dl que pripazmenie
vezze dei cittadini arruolati, distribuiti,
e accatastati nei libri detti della Deci-
ma dei qualtro Quarticri della città, cia
scuno dei quali ieri era suddiviso
in altrettanti gonfal
Per altro non sempre uniforme resal-
tata la quota che assegnavasi agli acca-
tastati, mentre se la riformagione del 27
raggio 1437 determinò la gravezza impo-
mibile sulla decime parte del fruito netto
degli stabili, a ragione del 5 per cento,
degli bi, gine ol 5 pr cn
fondiaria venne compulata, dirò quasi a
scaletta, cioò, a proporzione delle entrate
del contribuente. Dondecbè coloro che
avesano soli cento fiorini di rendita netta
daogui aggravio pagavano di decima il
3 per cento, quelli che arrivavano a 200
fiorini di rendita pagavaco il tre e mezzo
per ceuto, il 4 per cento chi ne aveva 500
di rendita libera, e così gradatamente au-
mentava la deci fino alla rendita di
mille o più fiorini, che pagava il 5 per
cento di censimento.
Non ostante siffatto provvedimento, col
quale ripartivansi le gravezze
in proporzione delle forze di coloro che
«dovevano sopportarle, vi restarono sempre
due difetti radicali. Il primo era quello
ludere nelle liste ca-
sottoposte alle leggi e imposizioni dei go-
verni esteri. L'altro vizio derivò dal com-
prendere nella distribuzione delle gra vez-
GRAN
ne l'industria personale. Tali difetti con-
tinuarono a tenersi in vigore simo a che,
nel 1494, la Rep. fiorentina ordinò la for-
mazione di un nuovo censimento che in
titolossi Decima per i fondi urbani, Esti.
ano per quelli di contado; e tenendo fer
mo il principio già stato adoltato del cea-
simento sopra la decima parte delle ren-
dite per i beni stabili compresi ncl domi-
nio fiorentino, seanero escluse le proprie-
tà che i citta possedevano nei terri-
lorii esteri, togliendo dal catasto le lase
dell'industria, del traffico e di ogni altra
sorte di frutto che non rinasce.
In tutte le riforme anteriori e posterio-
ri alla Jesee del 1494 si adottò il prin
cipio di rile la Decima, o dalla ren.
dita degli stabili, o dalla stima che resul.
dava istrumento di compra, dai li-
bri degli Estimi dellecomunità, nei quali
trovavansi iscritti i beni fondi, o dalla
perizia che si ordinava agli stimatori del-
le Leghe del contado, e nei casi di contro-
versia, dalla stima di altri periti giudi-
cialmente deputati.
Prima della riformagione del 1534, con-
fermata nel 1570, e convertita in legge per
tutto il Granducato, non vi era differen
22 tra il modo d’imporre la Decime agli
stabili della città e contado fiorentino, e
a quelli del suo distretto.
Avvegnackè sino all’epoca testè accen-
mata fu introdotta la consuetudine di ri-
levare la decima catastale sulla valuta de-
gli stabili a ragione di den. uno e mezzo
perogni fiorino d'oro, corrispondente a
lire 41 e soldi 3 per ogni mille fiorini
d'oro di capitale; vale a dire, che fu cab
colato a ragione del sei percento il frel-
to di quel capitale, di cui era gravata hl
Decima pei terreni e case del distretto
fiorentino.
Tanto più onerosa riesciva poi una tal
prodiale, in quanto che gli stabili situati
nel distretto fiorentino erano soggetti, ol-
tre all’estimocatastale, alle gravezze delle
respettive comunità , nel territorio delle
uali si trovavano situati: e in quanto
die glistabili dai cittadini fiorentini una
volta acquistati nel distretto erano esen-
ti dalle gravezze comunitative. Donde ar-
iva che il censimento delle comunità
cadeva quasi per l’intiero sopra i terreni
dei distrettuali. Cotesto metodo continuò
a praticarsi sino alla legge del 1570, con-
GRAN
fermata nel 1590, mercò cui venne tolto
un tal privilegio, obbligando i cittadini,
abbenchè ascritti al libro della Decima in
Firenze, a pagare al pari dei distrettuali
le gravezze ilovute alle respettive comu-
nità, nel cui territorio si trovavano i lo-
ro possessi siluali.
Ma nel progredire dell’ età si affaccia-
rono sempre nuovi difetti, o per errore
di misura, o per inesattesza di siima, o
per omissione, o per complicanza di pas-
saggi di beni fondi, o per progressivo au-
mento di case edificate, e di terre incolte
rese produtlive, © viceversa.
Per riparare a tali ed altri simili di-
sordîni, il governo francese, dopo che eb-
be incorporato al suo impero il grandu-
cato di Toscana, fece eseguire le mappe,
le misure, e le stime parziali dei beni
fondi di varie comunità. Alla qual opera
si rivolse ben to l'animo benefico del
Granduca Ferdinando III, allorchè resti-
tuito ai voti del suo popolo nel dì 7 otto-
bre 1817 ondinò la legge fondamentale del
‘moderno censimento per tutta la Terrafer-
ma del Granducato, per ricondurre la di-
stribuzione delle gravezze iche ad
tina misura eguale e con proporzione ade-
quata alle rendite dei beni stabili, mercè
di un nuovo generale estimario, che vo-
leva che fosse compilato con intelligenza,
con uniformità di sistema, e con quelle
migliori regole che la scienza, l'arte, l’one-
stà e l’esperienza dovevano suggerire.
Con altro motuproprio del 24 nov. del-
lo stesso anno l'Augusto Principe affidò a
una deputazione la direzione di sì im-
portante lavoro, sia nei rapporti metrici,
quanto nei rapporti economici. L’opera
era quasi presso al suo termine, quando
la legge del 1 nov. 1825 instituiva una So-
printendenza alla conservazione del nuo-
vo Catusto per invigilare e dirigere il cen-
simento dei fondi urbeni creati o aumen-
tuti dopo la compilazione di quell' esti.
mario, e per soprini
del dazio prediale correspettivamente ai
eangiamenti delle proprietà fondiarie e lo-
ro volture estimali.
Finalmente col motuproprio del 31 di-
cembre 1834, essendo già siato messo in
ività il moderno Catasto, fu soppres-
di Soprintendenza e creato un
Conservatore del Catasto con speciali al-
tribuzioni.
tendere alle divisioni miglia
GRAN 49
Dirastimzuro pasta Acque 3 Srnuoe.
Questo dipartimento ripete la sua cres-
zione al Sovrano Motuproprio del 1 nov.
1825, ol quale fa istituito wa Corpo d'I-
gegneri d'Acque e Strade sotto l'i
del Soprintendente alla conservazione del
Catasto. In seguito la legge del 3: dicem-
bre 1834 stabilì indipendentemente dall’
Ufizio del catasto quello relativo alla di-
rezione dei lavori di Acque e Strade.
Questo dipartimento riunisce in gran
parte le attribuzioni degli antichi ufiziali
de’Fiumi e dei capitani di Parte Guelfa,
la cui istituzione rimonta all'epoca della
Rep. fiorentina. Ma chi diede il primo
impulso a tale institazione fa quel gran
Principe che risvegliò in Toscana l’agri-
coltura, I industria, e il commercio dal
loro letergo, soccorrendo l'una e le al-
tre con disposizioni magnanime e libe-
rali.— All'art. Fiutsaz, vol. IL peg. 248
fagià avvertito, che senza valutare le atra-
de maestre rettificate, e quelle che per
mancanza di tempo non restarono ultima-
te, Pietro L 1 nella sola costrazie-
ne di dieci strade regie nuove impiegò la
somma di 5,573,916 lire toscane.
Il Granduca Ferdinando III, seguitan-
do le tracce dell Augusto genitore, volle
che l'utile di queste grandi comunicazio.
ni fosse risentito prontamente anche uelle
parti più interne del Granducato. Quindi
con motuproprio dei sa febb. 1793, ri-
chiamato in vigore con l'editto de’ 13 sett.
1814, fa introdotto l' utilissimo sistem:
degli accolli delle strade comunitative. Fi
nalmente con la legge del 1 nov. 1835,
dato vita al dipartimento delle Acque e
Strade, l'Augusto Legislatore ba in tal
guisa provveduto all'unisona utilissima
direzione e sorveglianza dei lavori di pon-
ti, corsi d° neque e strade.
Lestrade accampionate nel Granducato
a tutto il 1832 correvano lo spazio di 7042
lia toscane, cioè:
Lunghezza delle Str. Regie. . mig. 72
— delleSte. Provinciali.» sei ”
— delleStr.Comunitative» 543t
Lunghezza totale . . mig. 7042
Ad eccezione di un direttore speciale, il
Corpo degl'ingegneri rimane qual era nel
1825, cioè, un Consiglio centrale degl’in-
Tue Ispettori resi.
denti nei capoluoghi di Compartimento,
e gl’ Ingegneri de'respettivi Circondarii.
tribuzione di questo moderno di-
imento la formazione e discussione dei
progetti del Principe, la sorveglianza del-
P'esecazione tanto dei lavori di acque e
strade per conto regio, quanto dei lavori
di acque, strade e fabbriche per conto co-
munitativo. Spetta al Direttore la sorve-
glianza salle operazioni degl’ Ispettori,
sotto-ispettori ed ir i di Circonda-
rio. Egli propone all’ esame e risoluzione
del Consiglio degl' Ingegneri tutti gli af-
fari di sua competenza a forma della legge
del 31 dicembre 1834, ed in coerenza del
regolamento ed istrazioni dei to dic.1826.
Lo stesso dipartimento ha la direzione
dei lavori ai Bagni di :fortecatini e lam.
ministrazione del Padule di Fucecchio.
Con la legge del 1. nov. 1835 tatta la
d' ingegneri erdine di ani
appresso esserlo stalo riconosciuto che al-
cani di quei circondarii erano troppo va-
sti per non potersi ben sorvegliare da un
sulo ingegnere, vennero perciò divisi in
due sezioni la minore delle quali fu affi
data alle core di un ingegnere giuniore,
cui fu dato il titolo di 4yato: comecchè
egli debba al pari degli altri riferire di-
rettamente con l'ispettore del suo Com-
partimento.
—_——————=z
Cinconpasn per Comparrimzzzo
* Fioxsurino.
Residenza degl'In-
gegneri e i
territoriale di cia-
seua Circondario.
eaana
Bosso S. Lostsso
Superficie imponibi-
le, quadr. 194,426
Corsi d'Ao
queeStre.
de quadr. 5,044
Nome delle Co-
munità comprese
nei respettivi Cir-
condarii,
n
Borgo S. Lorenzo
Vicchio
Scarperia
Betberino di Ma-
gello
San-Piero a Sieve
Vaglia
Vernio
GRAN
Residemadegl'In-
gegneri e superficie
territoriale di cia-
scun Circondario.
—
Caerar-Fionzernio
le, quadrati 93,470
Acque e Str. 12,373
Exrovi
Sopericie ponibi-
rati 71,878
Acque © Ste. 3,499
SI
Firsoce
Superficie imponibi- )Ssa
le,quadrati 68,347
Acque e Str. 3,524
Superfici
a) ibi
He, quadr, 125,
Acque e Str. 3,874
F5RENZE
Superf. tot. q. 1556
Gatsuzzo
Superficie imponibi-
le, quadrati 66,308
Acque e Str. 2,755
soci po:
i. innponibi-
le, quadrati 83,433
Acque e Str. 5.569
Sa Movicrima di
sErcgonde, Fosa Sa
Acque e Str. 3,874
Mowsmrmazo
Superficieimponibi-
Je, quadrati 47,590
e Str. 1,336
25,422 Gi
Nome delle Co-
munità comprese
nei respettivi Cir
—
Castel-Fiorertino
Certaldo
Moplajone
Empoli
Lastra
[Capraja
Montelupo
(Cerreto
{Firenze
Galluzzo
Bagno s Ripoli
Casellina e Torri
Legnaja
Rovezzano
Sanministo
Fucecchio
S. Croce
Custel-Franco di
Monte-Catini di
Val-di-Nievole
GRAN GRAN 499
Besidensadegl'In. Nome delle Co cerca
n on
territoriale di cia. mei respottivi Cir.-—Craconsani per Conrasrimzzro
Superficie imponibi-
Rn
Pea mit
Erquednti 4 i
Aoque e Str. 1,298
Lun
Marliana Superficie imponibi. ) Fauglia
Porno © ( Pontassieve le, quadre. 120,303 | ColleSalvetti
Superficie imponibi ) Dicoicamo ee N (LT
rar: 131408 ) Looda Luvonso
A * %3°9 ( Pelago Superficie imponibi.
Pur Prato le,quedrati 27,007
Seperficie imponibi- Î Cormignano Acque e Str. 871
quadrati 62,905 Pu
Sert tai) Cc
E le quadrati 78,491 ) Cascina
Divisione di Cirnalei < Ride Piece ii
Pontedera
Sax-Cascaso ( Sen-Carciano Portiere Caponsoli
anni Val. Superficie imponibi. )Vico-Pisano
Bientina
le, quadr. 100,349), d'Ela le, quadrati 48.902
Acque e Str. 3,430 ( Moutesperioli Acque e Str. 2,347
lenta
Gassara in; )S Sofia
Superficie imponibi- i
de, quadr. 145,694 Ema erre Porrizmori
Acque e Str. 4:30 (/Sorbeno Snperficie imponibi.
Sus-Mascetto (Gan Marcello le, quadr. 119,283
Superficie imponibi. ) Se*-Ma Aequee Str. 5,633
le, quadrati 53,385 VS na
Acque e Str. 1,286
Supertcic impe i fin Supericieimponibi
impooibi- ie imponibi-
le, quadrati 81,474 | Cantagallo pride ignota
Acque e Sir. 3,307 ( Tizzana Acque e Sir. ignota
300 GRAR GRAN
. Dicizione di Circondarii e Residenze BesidensadeglIn. Nome delle Co
Fate A, n n ©
dinilosrri Eliteriale di cia. nei regpettisi Ci.
Residenza degl'In- Nome delle Co- scua Circondario. condarii.
Llieriale di cia. ni regpottivi Cir. beettoni n
scan Circondario. —condarii. Montalcino
Bacaconvento
vana — Mosrazano [terrible
Superficie imponiti- $ Quo
Banca (h. ‘205,359 |) Pienza
Acque e Str. 7,879 n ®
Verquedmti 0,978) TP S. Giovenni d'Aseo
Acque è Sir. 1063 Rasoi Ratto
Superficie impenibi. ) Fiizzamo ci Empoli Cesellina in Chi
Je quadrati 59,193 ) Atbieno eStr nto
Acque e Str. 3,514 sità Cavriglia
Superficie imponibi. ) Palaj: Picci S'ciriono dee
imponibi. ) Palaja roca sciano de”!
Fini ei 035 | Tairiziot papa Bela & Salvadore
" Aoquee Str. 4,044 (p; van
Saperi i ponibi-) Bagni di S. Gio- nn Castagmajo
Fede: rele veleiiano Rassconzoni © \Cetele
Ù Superficie i: ibi- È
Fonsnae ni È, quair. 200,570 | Chiusdino
Sepricitiniionaz, ) Custel-Nuovo di Acque eStr. 7,520 Mootieri
Acque e Str. 3,303 Eli
sepolti irta; jOrcisso Superi.tot. quad. 484 {003
le, quedrati 69,857 $ Riparbella Divisione di Circondarj e Re.
Cossellina Morit- Ciro e Residenze
Acque e Str. 2,088 (“tima di Ajuti-Ingegneri.
Mame del terzo di
rr es Soma Gua
Seperficie ibi- / Masse del terzo di
Cisconoazs ses Conramuzsro le, quadrati 91,682 \__S. Martino
. Acque e Str. 2,432 / Monteriggioni
Sarzss.
Residenza cc.come Home «. com rr
sore. u Cinconnani per Conpanrimzero
— —
Aeczaro Arcano Beridensa ec. co Nome cc. come
imponibi- | Castei. Nuovo della =”
, quede. 157,839 —— —
Acque e Str. 5,205 T rada A arez
Cosca Colle — ros 0 bd Castiglion-Fieren-
La paria epr See-Gimignano le, ‘quadr. 196,635 tino
Aogue e Sir. 1,934 Poggibonsi eStr. 5,281 peer
GRAN
Residenza deglIn. -— Nome delle Co-
gegneri © superficie: munità comprese
territoriale di cia- mai respottivi Cir-
scun Circondario. condarii.
_—_
Conrona
Superficie imponibi-
le, quadr. 135,7;
Acque e Str. 4,354
Moxraretciano
Superficie imponibi.
le, quadr. 113,825
AcqueeStr. 2,817
—
Cortona
Asiualunga
Torrita
Montepulciano
Chiusi Città
Sarteano
Chianciano
Cetona
Montevarchi
Castiglion — Uber-
Monrzvazcn tini
Superficie imponibi-
le, quadrati 84,003
Acque e Str. a,prs
Pasva San-Starano
Superficie imponibi-
le, quadr. 153,489
Acque e Str. 4,805
Superficie imponibi.
Li ibi-
sorridi as
AcqeseSir. 3,856
San-Sarorcao
Soperficie imponibi-
Je, quadrati gr,191
Acque e Str. 3,334 Motte nta Ma
PARA ee
di Ajuti-Ingegneri.
Castel-Focognano
Rosa Chiusi ia Casco.
Superficie imponibi.
le, quadrati 67,:
Pisibry 1783 )S Chidgneno
Fosso
le, quadrati 85,017
Acque e Ste. 2,282
vu
GRAN 501
Residenza desl'In —Nome delle Co
gegneri è superficie munità. comprese
territoriale di cia- mei respettivi Cir-
scun Circondario. condarii.
— —_——
San-Giovanni
Castel-Frauco di
sopra
Pian-di-Sob
Lero
San-Grovam
Saperficie imponibi-
le, quadrati 68,048
Acque e Str. a,126
Terranuova
Cinconv.an pr Comparrinznro
Guosserano.
Saperficie imponibi-
le, quade. 19,59, SCI
Acque Str. 6,070
Superficie imponibi-
Je, quadr. 145,429
Acque e Str. 2,534
supchto impomibi.
le, quadre. torri
Acquee Str. , ,910
Massa -Manrerima
Sapertcioimponiti-
le, quadr.334,341
eStr. 3,906
Superficie imponibi
le, quadr. 199,795
Acque eStr. S,utr
Divisione di Circondarii e Residenze
di djuti-Tngegneri.
Supesicio bi- ) Orbetello
ie imponibi-
le, quadrati 92,617 ) Isola del Giglio
Acque e Str. 1,561 A
DI
Rocca-Strada
Campagnatico
502 GRAN
GRANELLI (MONTE). — Ped. Mos-
re-Guasizci nella Valle del Savio.
GRANIA, o GRANCIA m CRETA, nel
la Valle dell'Arbia. — Cas. con chiesa ple-
hena (S. Martino ), cui fa annesso il po-
polo di S. Angelo a Ponseno, nella Com.
Giur. e 6 migl. circa a pon.-macstr. di
Asciano, Dioc. e Comp. di Siena.
Risiede in una piaggia creto fra il
fosso Grania che la bagna a pon.-msesir.
ed il torr. Arbiola che gli pasa del tao lato
di lev., pirciaregini sip rioni
Arbia, Îl quale scorre ee
di Grania verso libeccio. tibeccia.
Fra le membrane della badia Amiatina
una dell'aprile 1038 fa scritta in S. Mar.
tino dicto Grania. È un contratto, col
le Guido figlio di altro Guido, e
brando figlio di Ranieri dei siguori di
Sarieano ad Alpichiso abule
del mon. di S. Salvatore del Monte Amia-
ta di non molestario nei beni che i
monastero possedeva nel contado di Chie
si, ricevendo eglino per tale promessa sol
100 dall'abate predetto.
La pieve di S. Martino in Grania e il
castello omonimo si trovano rammentati
nella bolla del Pont. Clemente III,
li so aprile 1198 a Buono vescovo di Sie-
na, all’ ocessione in cai furono
mati alla cattedra senese gli tichi diritti
che ema aveva sulla pieve di S. Martino
in Grania, e nello stesso castello.
Anche la badia di S. Eugenio presso
Siena, chiamata il Monietero avevi dale
da Rotoszioni i in Grania, in Vescona, in
edinalivi della Val-d'An
bia, remmentate nelle pontificie di
Alenandro III (anno 1176) e d'innocea-
10 III (anno 130) )
11 comanello di Granie è quello di s
Moriino in Grazia ferono riuniti sotto
na cola amministrazione ecomemica al-
la comanità di Asciano con
iale dei 9 dic. 1777.— Ped. Ascuno della
Nella chiem di S. Martino in Grania
esiste wa hel del cav. Francesco
Vanni, descritto a lungo dal Pad. Gugliel-
mo della Valle nelle sue Lettere Semesi.
(Tom. II.)
Francesco Alberti denominato il Pos.
tonto, verso la metà del secolo XVI, fu pie-
vano di questa chiesa di Grania.
Non deve confondersi il Grazia o Gras.
cia di Creta con il castello delle Graace
dellospeiale di Siena, mentre questo cor-
risponde al cast. di Montisi, cui spetta un
fatto d'armi ivi accaduio nel 1554, quan-
do quei viliani coa straordimario anli-
mento ne sostennero la difesa contro l'im
peto delle armi Austro-Ispano-Medicre, sa-
crificandosi la maggior parte per la difeni
della patria. (Axmrnar. Zetor. for. lib. 34)
La parr. di S. Martino in Griaia nel
1833 contava 159 abit.
GRASSINA nella vallecola dell'Ema—
sit. del Galluzzo, Dice. e Comp. di Fi
"E siteato in piamera alla bese orienta.
le del poggio di Mezzomonte e poco lungi
dal colle su cui risiede la semidiruta roc-
ca di Moatanto, alla confluenza del torr.
suo Grassina nella fivmana dell’Ema, sul tri-
quelle Lap-
edi Mesaomeate, 0 dell meta.
posizione di Grassisa sullo sboc.
00 di tre strade doveva esserti un qualche
fortilizia, tostochè il castello di Cascina
è rammentato ia una membrana del s:
1229, fra quelle appartenute alla
ora nel A. Arch.
“asivionia vata
im Valdi Magra. — Cas.
il psese più vicino al varco della Ci-
sa sull'estremo confine della Toscana con
SÌ decato di Parena, cieca un migl. sci.
strada parmigiana della Cisa, cmia
dell'antica via Francesca pontremolese,
accoglie il Civaso/a appena esso arriva
fn Val-d'Antena.
L'Ape di Gravagna cscodo coperta di
pescoli alpini e di faggote indica linda.
GRAZ
stria dei suoi abitanti, la quale nella mas-
sima perte riducesi alla Quitorizio, e al
mestiere di taglialcgue e di tarbonero.
La parr. di S. Bartolommeo a Grava.
gna nel 1833 contava 987 abit.
GRAZIANO in Val-Tiberina. — Picco
lo Cas. con ch. parr. (S. Lucia) cella Com.
a grec. del Monte S. Maria, Giur.
, Dice, di Città-di-Castello,
Comp. di Arezzo.
Trovasi sull’ estremo confine del Gran-
ducato alla destra del torr. Erchi presso
da ima di Monte-Citerone, alle base base
Mosse S. Marie, e appena 3 migl.
= pon della Città-di-Castello. Ignoro se
da questo luogo il casato l'il-
lastre famiglia ! di San-Sepolcro.
La perr. di S. Lucia a Graziano nel
1933 Reverava soli Sp shit
GRAZIE (EREMO pece) © De Aco.
na — Ped. 'Acona (Gosso se) nell'isola
dell’ Elba.
— (S. ANDREA a1-1) — Wed. Sraana
(S. Asnata 1) presso Colle di Val d'Elsa.
— (S. MARTA asce) nel Val d' Arno
essentinese. — Cas. già denominato il
Casalino, quindi designato con quelle
della sua chiesa parrocchiale, nel piviere,
Com. e circa due migl. a maestr. di Stia, sesi
Giur. di Pratorecchio, Dioc. di Fiesole,
Comp. di Arezzo.
Risiede in monte dalla perte sinistra’
dell'Arno sopra la, torre e Cas. di Porcia-
mo, bongo l'antica strada che dsl Casenti- di
ne passa in Vai-di fiere per $. Leolino
del Conte e per Londa.
Prendera costà il nome da S. Maria
delle Grazie una fattoria del R. arcipe
dale di S. Maria Nuova, dal di cui i»
vio. fu estratta copia di ana supplica che
Lorenzo Salucci Trolalingo nel 146 pre
seutò al Poat Niccolò V. Trov:
ta quella fattoria situata in foco gui dici-
tur Casalino infra metas plebanatus ple-
bis $. Mariae supra Staggiam, prope ca-
siram Portiani Fesulanae dicecesis, est
querdam cappella sub vocabulo B. Ma-
rice verve Guazio nuncupata. — (Fuso.
Mosozio, Dello stato del fiume Arno).
Questo documento pertanto ne assica-
ra; che il Casulino di S.Maria delle Gra.
tie sopra Porciano è afliuto diverto dal-
pure S. Maria per titolare della sua
chiesa parrocchiale. — Ped. Casatmo nel
Val d'Arno casentinese.
La parr, di S. Mariu alle Grazie nel
1833 contava 110 abit. i
GRAZIE (S. MARIA parte) nel sa-
burbio meridionale di Arezzo. Conven.
toe chiesa de' PP. Carmelitani Scalzi nel
suburbano di S. Croce, Com. Giar.
e Comp. di direzse, dalla qualcità
dal fosso Pingoae, e a da puello
della Ficchieraja, fra la stendo BI dell’
Adriatico e la postale diretta a ol
Tel luogo del convento di S. Maria
le Grazie esisteva anticamente ta Frate
Tenta, che il popolo di Areste tenne in
una specie di superstizion venerazione,
siccome fu amerito negli atti dei SS, Mar.
tiri Gaudenzio e Columato pubblicati dai
Bollandisti sotto li 19 giugno, e nella vita
di & Bernardino scritta da S. Giovanni
pistrano, e siccome lo prova una deli-
berazione del magistrato civico di Arezzo
dei 19 maggio 1455 pubblicata dal Guar-
im una nota alla sua disertazione sulla
Via Gate. Pad Accuusorri mt Anzsso,
In quel documento pertanto si racoon.
ta, che quando $. Bernardino predicava
Fan to) in S. Francesco fuori le mera
i Arezzo, esisteva nel subarbio meridio-
nale'la Fonte «Tente, alla quele quel po-
palo soleva secorrere a stuolo per i re-
spomsi, nella stessa guisa che ai tempi del
pagsnesimo i ricorreva allomecolo di Del-
. Vedute tali stoltezze, S. Bernardino fé
ce alla tarba un energico sermone, quin
di con una scure in mano, messosi alla te-
essa sta dei suoi ascoltatori, si diresse al fonte
designato per atterrare il supposto oracolo
ninfale, sicceme fu tosto eseguito, riem-
piendo il teogo di macerie s di mi.
Poco dopo il magistrato di Arezzo de-
cretò che in quella stessa località fosse edi-
ficata una chiesa in onore della Natività
di Maria SS. delle Grazie, preso la quale
fu poscia eretta una clausera. — Vi en.
tratono nel 1504 i Frati Gesaati, i quali
afiziarono la stessa chiesa fimo alla sop-
pressione del loro Ordine (anno 1688).
Allora h medesima fu ridotta a benefi-
zio semplice, e coa titolo di comorenda
504 GRAZ
abesiale ad ogni vacanza conferivasi del
vescovo di Arezzo. Ma uno di quelli abeti
commendatarii, sotto il dì 16 merto 1695,
con l'annoenza dell'ordinario cedè la chie-
sa delle Grazie con la clausura annessa ai
le temporarie soppressioni
timo scaduto e di quello che corre, fu re.
learned
arti il bellissimo atrio davanti la chie,
lavoro pregevole di Benedetto da Majano,
siato a lungo descritto nelle vita di lui dal
sto tr pi fre per ve
Twori
celo scorso onde evitare la spesa della re-
staorazione, nel tempo che si ricostruiva
im forma più piccola la gradinata dinan-
zi all'atrio del tempio medesimo.
Meriterebbe per se sola usa descrizio-
ne la tavola a metto rilievodell'altar mag-
con fine artifizio lavorata da Andrea
Robbia ad ornamento della pittura
della B. Vergine colorita da Parri di Spi
nello celebre pittore aretino.
Un'altra buona tavola esiste vella ap
pe. a cornu cpistolae. Essa rappresenta
Nostra Donna cea S. Bernardino ed al-
tri Sami, dipinta circa l'anno 1456 da
Nenni di Lorenzo de' Bicci di Arezzo.
n quadretto dell'altare a destra di ci
eutre in chiesa, esprimente la Nati:
Reilentore con S. Caterina V. e 3. e “
besto Colurabino, è opera lodata di Ber-
nardino Santini.
GRAZIE (S. MARIA verza) nella Val
le dell Ombrone pistojese. — Ped. Sa-
romana
GRAZIE (8. MARTINO vera MA
DONNA ezz1) nel suburbio settentr. di
Montepulciano in Vat-di-Chiane. — Bor-
gala e chiesa perr. sulla strada R. loare-
tana, quasi en migl. fuori della porta di
Gracciano, nella Com. e Giur. di Mon-
tepaloiano, Dioc. medesima, già di Arez-
'20, Comp. Aretino.
Fucostà in origine un convento di frati
GRAZ
Chiesa di S. Maria delle Grazie fuori delle
mura di Montepulciano, da esri per l'ed-
dietro abitata, il prenomimato Legato poa-
tificio ordinava a Buonsignore de Buon-
signori di For, ed a Silverio
di Cortona ‘vicirio del vescor
di conferire la suddetta chi
chierico Rocco de’ Chiarugi lontepul-
ciano. Quindi lo stesso cardinale Legato,
con lettere del 3 agosto 1526, dirette ai so-
pranominati Baonsignore e Silverio, sog-
giungeva, che appena conferita al chieri.
co Chi i la chiesa di S. Maria delle
Grazie in nome della S. Sede, lo mette»
sero della medesima al possesso.
Tale documento pertanto ne induce a
dover credere, che la data cronica indica
ta dal marmo posto nella parete della stes-
sa chiesa non sia troppo esatta, o chei
Carmelitani ritornassero nel convento me
gino molt’ anni dopo di averlo abben-
to.
Certo è che la comuni Montepul-
ciano rivendicando i suoi diritti ritornò
al possesso di quella chiesa, e forse poste
GREG
riermente nel 1361 vi richiamò i Car
melitani dell'Osservanza, i quali vi stet-
tero sino al 35 luglio del 1774, giorno
della ione di quel convento. fm
di ciò la stessa chiesa di SL
Maria delle Grazie fu dichiarata parroc-
chia invece di quella di S. Martino pres
to le mura di tepulciano.
rr. di S. Martino alla Madonna
di Pienza, già di Arezzo, Comp. di Si
Grecena è rammentato nell'esame dei
testimoni sentiti in Siena nel 715 dal no-
taro del re Luitprando, nella causa che
simo d'allora agitavasi fra il vescovo sene-
se e quello aretino, a motivo di giurisdi-
zioni diocesi
me.
GRECIANO o GRECCIANO in Valdi
Sieve — Fed. Guuzzazo.
GRECIANO o GRICCIANO in Val di
Tora. — Fed. Garmso. è
GREGIGNANO in Valdi Sieve. — Ped.
Gucsenazo.
GRECIOLA in Val di
pere. di SL
migl a scir. di Bagnone, Dice. di Pontre-
moli, già di Luni-Sarsana, Comp. di Pi-
sa. — Ped. Gasoraza.
GRECO, : PIEVE S. STEFANO nella
Valle del Serchio. — Due borgate che
davano il titolo a due chiese parrocchiali
(S. Andrea a Greco e S. Stefano a Torri )
riunite alla seconda che è chiesa plebana,
nella Com. Giur. Dice. Duc. e intorno
® 4 migl. a maestro di Locra.
Queste due borgate situate in collina
alla destra del torrente Freddane costi-
tuiscono una delle sezioni della compnità
di Lucca, dove nel 1832 contavanri 459
abit— ed. Tosa: (Pieve mi S. Srevano a).
GREGNANO o GRAGNANO nella Val.
di-Magra. — Ces. dove fino al declinare
del secolo XVIII fa una chiesa perr. (S.
Lorenzo di Gragnano) nella Com. Giur.
dell’exfendo di Tresana o Trezzana, già
dei marchesi di Mulazzo, ora dello Stato
Estense, Dioc. di Lani-Serzana.
Le notizie storiche dei Signori di Gra-
gmeno subfeudatarii dei march. Malaspina
di Mulazzo sembrano doversi applicare
Magra — Vil. gerno
nel 1745 contava 330 abit.
GREGNANO o GRAGNANO ip Val-Ti.
3 migl. a sett. di Caprese, Giur. della
Pieve S. Stefano, Dioe. di Sansepolero,
già di Arezzo, Comp. Aretino.
È posto sulla fiumana Siagerne presso
. la confluenza del torr. Tritesta che viene
dal monte Foresto sotto la rocca di Chiu-
si. — Fu uno dei casali dei conti di Gal.
bino e Moatauto rammentato nella divi-
sione di beni fatta li 12 marzo 1o8s fra
l’altra parte, del castello di Anghiari com
tutti i beni e pedronati di chiese che quel-
la famiglia teneva nella valle superiore
del Tevere, e specialmente di tutto ciò
che possedeva nel piviere di S. Cessiano
in Stratina (Caprese) sino al fiume Sin.
» dove nell'ottobre del
1014 venne celebrato un atto di permuta di
beni tra l'abate del mos. di S. Salvatore
in Popano e quello della bedia di S. Fiora
di Arezzo, fra i quali beni è specificato
@n pezzo di terra posto in Gregnano nel
prenominato piviere. (Camc1, Continuo
sione della ceri de‘ march. di Focene >
lo di Gregnano fa tra gli 11 co.
mundili di Ga riuniti in un sol con
pope fa Carazze.
35 19976.—
La srt Maria a Gregnano nel
1833 noverava 56 abit.
(S) atta TORRE nella
Val-di-Nievole.— Fed. Torsz a: Orraatia.
Gasrins (88. Lacore e Cuisrorazo di)
Jn Val.di-Merse. — Chiesa e casale da lune
#0 tempo. la cui wbicazione era
sulle pendici sett. del monte di Gerfalco,
mel circondario della distrutta pieve di
Sorsciano. Si può arguire taito ciò de va
documento dell'anno 1353, coì quale Rai-
le esistito so-
ca 6 migl. a maestr. di Fuosochio, Dic.
di Samminiato, già di Luca, Comp. di
Firenze. i
Riforisce a cotesto di ù
€ all'ospedale di 4. Naro ca Frate
«i Foderigo LI dell'aprile 1244
i dell’
8. Martini di io ed ci
pula si. de Greppio od cjus potesto
Tn questa stessa lacalità di Greppio, nei
confini del Gallieno, esisteva un malino
che un tal Sardo di Simone nel 25
1225 rinuaziò ai frati dello spedalé d'Al-
topsscio. — (Ance. Dire. Five. Maeccolte
tir Cage rape
li Altopascio). Forse è lo spedaletto
nel comune del Gelleno di cui la meo-
chio dell’anno 1401.
Dopo tali documenti
bicazione dell'amtico di S. Marti
no ia Geeppio il Galleno, lascierò
nd altri giudicare se fa errore quello di
aver collocato nel registre delle chiese Iuo-
chesi, redatto nel 1260, l'ospedale di £.
lore di Diecimo
che precisano l'a-
Ta una chiesa di £. Mertino di Groppo
fa celebrato un contratto da un molare del
duse Guelfo di Spoleto e marchese di To-
scana nell’anno 1160.
GREPPO, GREPPI e GROPPO. —
Varie borgate e vici presero e conservano
GREP
il nome di Greppo dalla lore
posizione che ordinariamente suol essere
im un ripido risalto di poggio, o supra
una rape scoscese che Greppo 0 Groppo ap-
pellasi. Tali sono fra gli altri il Crespo
Greve, il Greppo-Zungo nei monti
di Camaiore e la villa di Greppa di Co-
i ntiglion Fiorentino.—Lo stesso dicasi dei
luoghi che portano il sonignole di Crop
, i quali inconiransi di (requemte pi
nil nella Val di Magra, punti ee
no il Crespo di Begnone, il Groppo di
Godano, il Groppo-Fosco di Terrarorsa,
Il Gropno di Licciana, il Groppo S.
ro di Fivizzano, il Groppo d' Alosio di
Val d'Antena, il Groppo di Bela, di Pe-
nicale cc. ville e casali tutti sitanti sopra
lame, o di scoscese balse nei monti della
Lauiziana. — Ped. Gaorro.
GREPPO-LUNGO e MONTE BELLO
nella Viersiagiesi pupi — Due Cas
con castollere sopra discoscese balae
nelle ia di $. Stefano a Montebel-
lo, già filiale delta pieve di S. Felicita ia
Val-di-Caviello, attuaimente della colle.
ginta di Camajore, nelle cai Com. Giur.
o i due casali trovansi compresi, Dioc. e
Duc. di Lecca.
Ebbero signoria im entrambi i castel
sederano LE quei
delle 45 ville del distretto di Prato che
diede il titolo alla dirate ch. parrocchiale
di &. Michele, il eni popolo da lunga ma-
no fa annesso a quello di S. Martino =
Pupigliano, nella Giur. Dioc. e cir-
gl. a sett. di Pesto, Comp. di Fi-
renze.
T1 poggio franante di Gresciavola spor
fe alla destra del isenzio sopra il ca-
nale che conserva il nome della località.
Un istrumento del 1o sett. 1213, re-
gato in Firenze, rammenta uo Seldense
del fu Guglielmo da Grerciaulo, il que
le, previo il consenco del potestà e cos-
GRES
soli di Firenze comprò da due coniugi due
pezzi di terra posti in Val-di-Bisenzio sot-
to la villa di S. Lucia, ia luogo detto Pe-
polo. — ( Ancs. Dirt. Fion. Carte degli
assisie al sinodo tenuto in Pistoja li 26
aprile 1313 dal vescovo Ermanno a cagio
ne della colletta che doveva imporsi al cle-
Il popolo di S. Michele a Grescimala
nel 1551 abbracciava g fuochi con 45 abit.
GRESSA nel Valdarno casentinese. —
Villa e rooca con chiesa parr. (Sì Iaco-,
po) nel piviere di Partina, Com. Giur.
e circa 3 migl. n sett. di Bibbiena, Dioe.
« Comp. di Arezzo.
Riziode la rocca salla cresta di un pig-
gio, il eni fianco velto a grec. è bagnato
dal fosso che il vocabolo di Gressa
une dei confluenti dell’Archiamo.
Sino dal secolo XI il cast. di Gressa
aveva due recinti di mura castellane. Es-
so dipendeva nel le come nello
spirituale dai recoti di Arezso, i quali
spesse volte recaronsi ad abitare costà fra
i loro vassalli a guisa di villeggiatura.
trovava infatti nel 149 il vesco-
70 Geglicinino 4 li Ubertiai,
nel g febbrajo mpetl’ul beer
brr fn TAASTIcie dhe iveceno
coatribuito con le loro elemosine all'edi- .mone figli
ficazione del nuovo spedale di S_Maria
de’ Ponti sul Castre, allora situato nel sa-
barbio, rinchiuso quindi nella città d'A-
rezzo.
Nel 1357 I PIINC
gare alcuni suoi debiti, il cast.
di Gressa ai Fiorentini, dalle cui. armi
nel febbrajo del 1259 venne assediato,
san, Cronica Lib. VI cap. 67), — Ved.
Conrona.
questa lezione il di l
successore vesc. Brandino de'conti Gui
tornò a soggiornare in Gressa, dove in-
fari egli risiedera nel giugno del 1299,
nel mentre che egli spailì ana bolla alla
badessa Camaldolense di S. Giov. Battista
a Pratovecchio per autorizzarla a far tra.
GRET 807
sincare niella ch. di S Benedetto in Area-
no le reliquie dei Santi dalla chiesa di S.
Hlario a Pulia ch'era di giespadronato di
quei mon. — ed. Pura di Arezzo.
Ul Comunello di Gressa prima dei Re-
golamento, che lo riunì ammi
too di Bibbiena ©
contava 170
‘GRETI (| (S ANSANO ra) nel Valdi
no inferiore — ed. Amano (S.) m Gasri.
GRETI (S. DONATO m) nel Val.d'Ar.
no inferiore— Villata con ch. par. nel pi-
viere di S| Prà Battista in Greti, Com. e
circa migl. 3 { a cstro inci, Gier. di
porte ice. di Pistoja, Comp.di Firense.
Risiede alla base meridionale -del mon-
remotissimi è divenuto il distintivo ‘
Fialectimda, giacchè se ie trova fatta
memoria in una carta pistojese del 767 e
in altra del 780 della badia di S. Savino
Pisa. — Fed. Beans (Vizza pa) nol
'al-d'Arno inferiore.
La chiesa di S. Donato in Greti fa di
ito dei conti Guidi insieme con
quando (atta la contrada omonima, siccome lo pro-
va un diploma dell'Imp. Federigo II Pei
3249 a favore di Guido Novelle, e di Si-
del eoate Guido di Modigliana,
ed il contratte del 1255, col quale i me-
desimi fratelli venderono DA une di
Firenze la di loro gi prizdizione
sopra pi parere chiese, fra le
sono specificate nel Val.d'Arno pi
S. Bartolomneo di Streda, $. Maria di
feîa
il titolo di potestà di Vinci e
Cela Cesazro-Guise, e Vince
del Veld'Arno inferiore.
La parr. di S. Donato in Greti nel 1833
contava 3s0 abit.
GRETI ( PIEVE) nel Val-d'Arno info.
riote. — Una «delle antiche pievi dedicate
al Battista ed a S. Ansano, nella Com. e
quasi 3 migl. a ostro-cir. di Vinci, Giur.
506 GREV GREV
di Cerreto Guidi, Dice di Pistoja, Comp. alla sua destra la grandiosa villa di Ur.
di Firenze. zano appartenuta alla celebre famiglia fio.
Risiede nelle colline cretose che servono rentina di tale casata, ora a quella ma.
di lerabo fra il monte Albamo e la sponda gnalizia de' Masetti di Firenze. Davanti
destra dell'Arno. — È quella pieve di Gre- a Uzzano la Greve, piegando Verso lib
ti jentata nel diploma di Ottone III, e quindi ritornando nell:
spedito da Roma li 35 febbr. del 998 sd » sccerchia da tre lai
Aptonino vesc. di Vi hio-Maggio, di dove
iu seguito fu tolta di ponte di Mercatale. Costà fra il poggo
che insieme con le chiese battesimali di di Colle-Bonsi e quelli che scemciono a li).
Casale, di Lamporecchio o di Spanerec- dell'Impruneta,la fiumana rivolgersi a pre.
chio state poi recnperate nel secolo XI sotto i colliamenissimi di Percessiaa, per
dalle mani dei laici per le cure del vesc. quindi lambire la base orientale del pug-
di Pistoja Nidebrando, siccome lo appe- gio de' Scoperi, e rodere nell’ opposto lat
Jesò il Pont Pasquale Il in una bolla di- il pietroso masso di Montebuoni, al quale
reita allo siesso prelato li 14 novembre gira intorno da lev. a pon. Finalmente
del 1105.—(Zaccasta, doecd. Pistor.) voltando a scir-grecale s' incammina ver.
Quindi la pieve di Greti fu tra quelle so la base occid. del Monteuto, su cui sie
che vennero confermate a Graziano ve- de regina la chiesa e convento della Cer.
scovo di Pistoja da Fi I con diplo. tosa. Costà presso si unisce alla Grere,
ma dato in S. Qeirico di Val-d'Orcia li e in lei perde il suo mome il fiumicel-
4 giugno del 1155. Ciò non ostante va lo Ema.
secolo dopo il di lui nipote Federigo Il Dilà rivol la direzione d: sell
(anno 1247) assegnò le rendite e il pe- a maestro isce alle falde orientali i
dromato della stessa chiesa ai conti Gui- colli di Marignolle e Scandicci, quindi
di, dai quali nel 1355 fa rinunziato con varca la strada pisana sotto il pon! se
altre giurisdizioni, alla Rep. Fiorentina.
Fed. Frurticolo precedente, € Amaso (S.) i, di sotto di Firenze, dupo fai
in Bipiati gito di as migl.
r. della pieve di S. Gio. Battista’ GREVE (BORGO se) — Borgo sell
in pala nel 1835 aveva 035 abit. strada provinciale chiantigiana, caohx-
GREVE fi. (Greve fumen).—Fiamama godi comunità e di potesteria, con chiesa
che ha dato il nomea una vallecola, a un parrocchiale (S. Croce) nel piviere di S
borgo capolsoge di comuniti, a più vil- Creci a Mosteficalle, ore Mortefioralle,
late è popoli posi presse il corso delle mel vi: to di Radda, Dive. di Fiesole,
.— La Greve trae la sua sor: Comp.
sod dalle Ile pendici settentrionali del Riziode lungo lago la ripa sinistra della fia.
i geni il some del distrutto castello mana, della quale porta il nome, alla ba-
iebes Stinche, costituente uno de’ooatraf- se orsentale sio di Montefioralie.
Surti orcidentali dei monti del Chienti, nel gr. 43° 35° 3° latil. e 28° 58° 6” long.
41 quale staccasi nella direzione di 14 migl. a ostro-scir. di Firenze, 8 migl.
Lib da dal I giore fe dota Badisocia di a maestro di Radda, alirettante a sett. della
le sogne € le vellocola Castellina del Chianti, 19 migl. a grec.
delle tip asp qui dal lato oppo- di Berberino di Vald'Else, 10
‘ ato versano nel pon.-lib. di Figline, e altrettante a scie.
Gianta al I cenale di Montagliaci | la Gre. di San-Casciano.
ve accoglie i rii che scendono dai poggi N castello di Greve lo treso rammen-
di Lamele, di Torsoli e di Casole; quia. tato in un istremento del 15 giug. rot
di scorrendo il suo alveo da scir. a mse- celebrato a Greve presso il castello, e in
siro pessa rascate il Borgo di Greve, che un altro del 1 logl. (1085, allorchè S. Ber.
incentra alla cua sinistra sppiè del poggio nardo Uberti nell'atto di vestirsi moss-
deve fu il castello omonimo e dov'è l: co nel mon. di S. Salvi donò a quel cr
cur pieve già sotto il Litelo di S. Crosci a_nobio fra gli altri beni quelli che pose
Mons-Ficalle.— Un miglio a sett. del deva in Greve— (Ance. Dire. Fion. Fe-
detto Borgo la famana della Greve lascia die di Passignano e di Pollombresa).
GREV
In sostanza questo luogo era un piccolo
borgo del piriere di S. Cresci a Monfical-
, nella diogesi di Fiesole, cresciuto vi
stasamente di esse e di abitanti in grazia
della sua favorevole lucalità e dei suoi
anercati settimanali. Avvesnaché il bor-
go di Greve è porto sulla strada maestra
del Chianti que
paesi più centrali della Val di Pesa, della
rualinente distaute dai il
GREV 509
Val d' Elsa, e del Valdarno sopra, e pres-
soa Firenze.
zione, che si riporta nella tabella gui sotto,
popolo
nell’anno 1551 non
vavano 696 abit. con 159 faochi.
Movimento della popolazione del Borgo di Guers
a tre epoche diverse, divisa per famiglie.
Comunità di Greve. — Questa comuni»
tà si este:nde fra la Pesa e i monti selten-
del Chianti fino presso a S. De-
mato in Collina, in una superficie terri-
toriale irregolare, la quale sscopa è 49055
uadrati, puri a migl. 61'toscane; dei
fi quadr. 1011 spettano a corsi di
e a pubbliche strade. — Vi stanzia ta nel
3833 una
lazione di 8849 abit. a ra-
individui per ogni ni
parte di scir. con quella
te il contrafforti Resa staccasi dai monti
del Chianti fi di Torsoli e quello
della Badiaccia di Montemuro, il quale
contrafforte s’inoltra da grec. verso lib. per
il io delle Stinche fra la vaile supe-
riore della Pesa e quella della Greve. Alle
sorgenti del ‘borro delle Stinche, che trova
presso il distratto castello omonimo, il
ferrilorio comunilativo di Greve cambia
ostro per incamminar-
si alla base occidentale del poegetto del del
. di Monte Ripaldi sino al ponte del.
la Pesa sulla strada chiantigizna. Costà
la Com. dells Castellina del Chiau-
ti, con la quale dopo aver vollato faccia da
vb
ostr.a lib. fronteggia mediante la corren.
te dello stesso fiume fino allo sbocco in
esso del fosso delle illaue. Cotesto con-
destro della Pesa serve di limi-
Com. di Greve e a quella di Bar
di Val d'Elsa, rimontandolo insie-
une sul fianco orientale del Peggio a Pen-
i che
le feta valledi Pesa da quelle dall
Greve, arriva alle sorgenti del borro di
Fontanelle ‘presso Tracolle, dove subentra
a confine la Com. di San-Casciano. Si toc-
ca con essa questa di Greve lungo ii fosso
di Stormo, € piegando a maestr. acqua-
pende nella fiumana del suo nome: di là
rivoltando la faccia a lib. seguiia l’anda-
mento dell’ alveo della stessa fiumana di
Greve fino allo sbocco del borro Calosisa,
che fluisce alla sua destra.
Alla confienza del Calosina in Greve
la Com. ia discorso trova di fronte quella
del Galluzzo, con la quale confina da lib.
a maestr. rimontando il Calosina, quiudi
i fossi di Sorheto e del Frassine, finchè
arriva sui poggi che separamo la Val di
Greve da quella miuore dell'Ema, nella
65
sa0 GREV
cui fiumana discende mediaute il borro
delle Mortinete. Allo sbocco di questo ca-
nale comincia la Com. del Bagno a Ri-
poli, con la quale l'altra di Greve cammi-
ma di conserva dal lato di sett. rimontan.
«o per Castelraggeri nei poggi di Val-di-
Riabiana, donde dirigesi verso Montemas-
si. Dia pel crine settentrionale dei monti
che stendo! maestro di Monte Scalari
il territorio di Greve innoltrasi sino pres-
“so a S. Donato im Collina. Costassù sot-
tentra alla Com. del Bagno a Ripoli quel-
la di Rignano, con la quale si uccompa-
gua dal lato di grec., ma dupo corto tra-
gitlo entra a confine con Palira di Greve
la Com. di Figline, percorrendo insieme
la giogana de’ monti che chiudono s pon.
la valle superiore dell'Arno. Cosicchè pas-
sando sul crine del pog
olo, si dirige a Monte-Scalari, dove li
prime fonti del borro Aag ja tri
butario del torr. Cesto nel Val-d'Arno su-
periore. Di la proseguendo sulla schiena
orientale dello stesso monte arriva alla
Fonte al Grillo, che pur'essa si scarica nel
torr. Cesto.
A questo confluente il territorio comu-
mitatiro di Greve cambia direzione da
lev. a scir. per rimontare sulla cresta del-
la giogana alla | Case al Monte, dove cessa
la Com. di ine, e sottenira dal lato
di lev.scir. quella di Ca iglia. Con que-
tra di Greve cammina lungo il gio-
la Badiaccia di Montemuro, do-
suno 0 che paciniioa il territorio co-
munitativo di Greve sono ire;
me che rasenta la comu
to di lib.; 2.° la fiumana della Greve e il
3° l'Em.
I mooti più prominenti del territorio
uesta comunità sono il Mfoate-Sca-
al primo, mentre quello di
Moute Runtoli sporge isolato a lib.
toja elta, fra le sorgenti dell'Ema e la fiu-
mana di Greve.
Fra le strade rolubili avi la provio-
ciale chiantigiana, che attraversa la co-
munità di Greve nella sua maggior lun
Ghezza di circa 14 migl. da scil. a ostro.
ige
Ri romanaal Ponte di Pesa: quella che per
Mercatale guida a San-Casci.no, e la strada
muova che varca il poggio di Ciatoja alta
per entrare nel Val-d'Arno superiore sino
alla R. aretina oltrepassato
La natura del terreno spetta alle rocce
stratiformi appeubiniche; fra le quali «b-
bondano, nc moale e in colliua, il &i-
sciajo ed il galestro. Il marmo persichi-
no, che allacci
si fra il Moute-Rantoli e
intoja alta trovasi subalter
no al macigno, e spetta ad un schisto cal-
careo-argilloso.
I prodotti agrarii della stessa comuni.
tà nella parte montuosa consistono in bo-
schi, in pasture, in selve di castagni, e in
palibe: mentre le colline e le vallecole
aparse di
I colli di
li Panzano, di Verazzano, che
ranmentino nomi d° illustri famigli
rentine, sono celebri per i loro vini, tra
i quali porta il vanto il generoso liquore
delle viti basse di Lamole.
Con sovrano motuproprio dei 13 feb-
braio 1773 alla comunità di Greve, la
quale prima di quel tempo si componeva
hi 16
di 33 parrocci furono aggregati
popoli che costituivano allora la cru:
di Cintoja, in tutto parrocchie 39, ridotte
attualmente a 35. — Wed. il quadro della
popolazione qui appresso.
Tn Greve si tiene un mercalo settima
le nel giorno di sabato. Due piccole Gere
nel corso dell’anno hanno luogo uella sua
Vasta piazza fornita di portici, una delle
quali cade nel primo mercoledì di giu-
«no, € l'altra nel primo mercoledì di set-
tembre. Anche in Monte-Fioralle, nel 10
agosto, e a Panzano, nel 16 detto, si pra-
ticano due fiere di cereali e besti.
vicario R. di Radda. Esso ha a giurisdi-
zione civile nel solo distretto della co-
manità. Trovasi pure in Greve no uf.
zio di esazione del Registro, un cancel.
liere sjuto di quello comunitativo di
gline, dove risiede l'ingegnere di Ci
jone delle Ipoteche
bat
POPOLAZIONE d.Ila Comunità di Garrs a tre epoche diverse.
£. Lucia, Cura
grano S. Moria, Prioria
Crsole S. Andrea, Cura
Cecione £ Martino, Cura
Cintoja bassa
Cintoja alta
Citille
Collecalii
Convertoje
Dedda
Ema
Gun
Lamole s Donato, Priori
Lipari S. Andres, Cura
Lacolena Ss Stefano, Prioria
Moatagliari Cura
Moatefioralli
Moniefsralli e PinoJ S: Stefano, Prioria
Magnana
Portali
Pantano, Pieve
Finzano, Castello | S. Ma
soli io, Cara
Fitigliolo e Pancole S Cristina, Cura
Pooeta 1 S. Giorgio, Cara
Rignana in Vatte {S Maris, Prioria e 5.
Sezzate S. Martino, Cura
Sillano S. Pietro, Pieve
Strada S. Cristofano, Cara
Stiache S. Pietro, Cura
Toroli S. Gaudenzio, Cara
Urzane S. Martino, Prioria
Val di Rubiana S. Miniato, Pieve
Velle S. Martino e $. Bertolom-
meo, Cura
Viochio maggio —|'Sì Maria, Prioria
dee GREV
GREVE a SCANDICCI nel Val d'Arno
sotto Firenze. — Villa presso la quale fa
un castello, donde ba preso il nomignolo
l'antica parrocchia di S. Marin a Greve
Dioc. e Comp. di Firenze, da cui
distante tre buone miglia a lib.
Riiede sopra un'ameni collina, pres-
so le falde dei poggi della Momole che la
spalleggiano a pon., mentre dal lato di lev.
bagna le sue radici il fiumicello Greve.
Îl cast, di Scandioci con l'annessa corte
e chiesa di Greve erano di padronato del-
la contessa Willa madre del march. Ugo,
Ja quale, coi rumento dato in Pisa li
3: maggio 978, assegnò fra gli al
ni alla badia fiorentina da essa
Jora fondata, la sua Corte ed Greve cum
castello, gui dicitur Scandicio, et eum ec-
clesia, seu cum triginta mansis, qui ad
ipsa curts sunt pertinentibus de culta res
per mensura ad justa pertica mensura-
tas modiorum tricentos, et de terris agre-
stibus modiorum quingentos.
Saul qual proposito giova avvertire, che
la misura del moggio qui sopra indicata
doveva esere di una capacità molto mi-
more di quella ch'ebbe posterioriormen-
te, giucchè la sola corte di Greve a Scan
dicci di proprietà della contessa W'
dovesse valutare a moggia nostrali, cioè
& 34 staja per moggio, avrebbe occupato
essa sola una superficie di 19000 staja 2 se-
me, vale a dire più che non è
ro territorio di Scandicci. Altresi
che il re Luitprando, tra le misure che
riformò, corresse e fissò ancor quella della
capacità di tre moggia. Ma quel moggio
era eguale, se non più piccolo dello stajo
comune, sicché la misura trium modioram
a un di presso corrispondeva al nostro
saceo.
La stessa corte di Greve a Scandicci fu
confermata alla Badia fiorentina da Otto
ne II, con diploma degli 8 gennaio del
1008 dato in Paterno, dove quell’impera-
i giorni dopo morì. Eguali pri-
rono accordati a quel monastero
ds Arrigo HI, nel 14 maggio del 1010;
da Corrado II nel 1 di aprile del 1030 e
nel. 1074 dall'Imp. Arrigo IV.Anche nel.
le bolle pontificie di Alessandro II e Ill,
e di Pasquale II, nelle quali si confer:
mano alla stessa Badia i beni donati, si
GREV
specifica lu corte di Greve e la chiesa di
S Martino, cioè quella di Scandicci. Di
ini della Badia fiorentina, mentre il
rettore dell'altra ch. di S. Muria a Greve
era di nomina dal vescovo di Firenze, alla
cui mensa quel parroco nel secolo XIII
era tenuto di pagare l'annao tribato di
un congio di vino.
Di tra corte di Greve, diversa da
uella posseduta dalla contessa Willa, vien
fatta menzione in dae istrumeuti del se.
colo XI. Uno dell’ ottobre 1004 riguarda
un livello fatto da Pietro del fu Alberto di
tro è un contratto del 1 luglio 1085, col
quale S. Bernardo figlio del fa Branone
Uberti offri alla badia di S. Salvi
Firenze fra le altre cose, tulte le possessio
ni che egli aveva nella contrala di /r-
cstri, e la intiera sua corte di Greve con
case, terreni, vigne, e portici ad essa corte
aonessi. (Lum, Mor. Bcel. Flor. — Gar
nam dell'origine della Badia for.)
La chiesa di S. Maria a Greve di Scan-
dicci è attualmente a regia; cla sen
rrocchia nel 1833 contava 510 abit.
GREVE (PONTE a) nel Val d'Arno
sotto Firenze. — Borgata con ch. perr. (S.
Lorenzo al Ponte a Greve, giù detta alle
Cave) una delle subarbane della Metro-
politaua, nella Com. di Legnaja, Giur.
è 3 migl. a maestr. del Galluzzo, Dioc. €
Cowp. di Firenze, da cui trovasi quasi
mig). 3 a ponente.
La chiesa. e la borgata sono situate alla
destra del fiume Greve presso la testata
del
stra
Fi
nieri, posteriormente della mensa arcive-
scovile, sebbene per qualche sempo pes
sasse nella famiglia Deti, la quale ne go
deva il padronato nel secolo XVII.
In cotesta chiesa nell’anno 1361 fa
dai suoi patrini immerso mel bagno mest.
Luca da Panzano la notte innanzi che
fosse vestito cavaliere dell'Ordine caval
leresco del Bagno, e cinto per mano del
‘del Gonfaloniere dalla Sigmoria di Fi.
GREZ
del palazzo del popolo.
renze sulla
mea
La prima memoria che incontro di
sto casale di Grezzano è del 1 logi. 1085,
quando S. Bernardo di Brunone degli
Uberti, nell'atto di vestire l'abito moma-
GRIC 813
dale di S. Maria nuova, cui spetta il do-
minio diretto di una tenuta con villa cmo-
nima situata nella cura di Grezzano.
Sono compresi nel popolo medesimo due
grandiosi cassli, uno appellato Poggifer-
soli, e l'altro più vicino al giogo dell’ Ap.
pennino che porta il nome di Mansaso.
La perr. di S. Stefano a Grezzano nel
LI
Val-d'Arno casenti-
‘Ap- nese. — Cas. cheebbe ch. parr. (S. Maria)
ed una vicina ca
mente raccoma:
lla (S. Giusto) attwsl.
cale nel mon. di S. Salvi, donò alla badia me
matie e vale sonda di drv,
e ra nella cont
pati corte di Greve, il castello e terreni
che aveva in Zucordo, e in una villetta
del piviere di Ciliaula con quanto altro
‘era di sua pertinenza in Mugello cam ca-
stello et curte, quae vocatur &. Joannis
Majoris, et in Gresano, etc. (Unnacui, Ztal..
8acr. in Archiep. Florent.)
I1 rettore della chiesa di S. Stefano di
Grezzano col pievano di S. Gio. Maggie
re insieme con Pietro abate di S. Pietro
di Moscheto ed altri, nel luglio 1086, as-
sisterono in Luco del Mugello a un con-
tratto eufiteutico fra Rodolfo priore di
Camaldoli, e Alberto pievano di Cornae-
chiaja.—(Ammt. Camato.)
Ia seguito nelle ragioni del mon. di
S. Salvi sopra i beni donati in Grezzano
subentrò la bedia di Moscheto della stes
sa Congregazione Vallombrosana, la qua.
le nel secolo XIII pagava un annuo censo
alla mensa vescovile di Firenze, stante che
varii effetti del castelvecchio di Grezzano
mel 1117 farono donati, e altri mel 1290
farono acquistati per la chiesa fiorentina.
(Lum, Mon. Ecel. Flor.)
In quanto alla signoria baronale del
Grezzano pare che appartenesse ai CC. Ri
Guidi, ai quali venne confermata da un guola,
ivilegio dell'imp. Arrigo VI
Ei ded alri di Potere M (negli esal
1230, € 1247).
La chiesa
Giusto apparteneva ai monaci di Camal-
doli per donazione fatta loro dalla contessa
Emilia vedova del C. Guido con istru-
mento del 7 febb.1137°rogato nel claustro
della ch. medesima di S. Giusto in pre-
senz: della donsarice e della badessa Sofia
di Jei figlia — (Arsar Camato.)
La parr. di S. Maria a Gricciano nel
1745 contava 12 famiglie con 90 abit.
GRICCIANO in Val-d' Elsa. — Villa
che diede il titolo alla ressa chiesa
perr. di S. Jacopo, annessa alla cura di S.
Michele a Vallecc!
piaggia fra i terr. Or
del primo ramo
jano un casale de’ conti Al-
berti, toccato di parte al C. Maghimardo
del conte Alberto, mediante l’istramento
di divise stipulato li 23 febb. 1208 nel
east. di Zicignano, col quale toccò al conte
Magbiuardo suddetto tulto ciò che il C.
Alberto di lui padre possedeva nei cast.
e distretti di Certaldo, di Semifonte, di
i 'ignano, di Fondignano, di Bi-
i Gabbiola, di Trevalli, di Grio.
ciano ec.
Nei secoli più vicini a noi la villa e
inenze di Gricciano pessò nei duchi
viati di Firenze, è quindi fa soqui-
stata dai signori Ricci di Livorno, che
attualmente la possiedone.
La chiesa parr. di S.Jacopo a Griocia-
bi4 GRIC
mo è rammentata in una sentenza profe
rita in Firemzeli a1 ott. 1400 dal giudice
collaterale del potestà in causa di una ces-
sione di dote. ( Anca. Dirt. Fiona. Carte
delle Riformagioni).
Il popolo di S. Jacopo a Gricciamo fu
tassato per fiorini tre mi, belzello © im
posizione decretata per il contado e di-
stretto fiorentino con riformagione della
Signocia di Firenze dei 18 dic. 1444.
Faceva parte del popolo di Gricciano
casale delle Cortine, dal fore
nomignolo l'attuale tenuta di Cor-
del Cav. Danti, dove nel secolo XIV
sederano effetti i vescovi fiorentini
GRICCIANO è NO di Crespi-
na in Val-di-Tora. — Villa in mezzo ad
un vasto possesso omonimo, che diede il
nome ad uno degli antichi comunelli com-
presi nel po] Com. e circa 3 migl.
a sett. di Fauglia, Giur. di Livorno, Dioc.
di Sanminiato, già di Luoca, Comp. di
Pisa.
È situato in piatiora fra il fiume Tora,
il fesso Reale, o del Zancone e la Lase
delle colline superiori pisane, in mezzo
a recenti colmate create per cura del pro-
prietario Scolti di Pisa, attuslmente della
principessa Corsini sua figlia ed erede.
Non è da asserire se a questo ri.
ferisca un istramento della cattedrale di
Lace, dato in Griciano nell'agosto dell’
anno 795, per il quale un tal Goisprando
offrì alla di S. Frediano di Griciano
un podere con casa colonica siluato nel
lo stesso casale. — (Mzzton. Locca. T. IV.)
Guicarota nella Valle di Bisenzio —
Ved. Gazsciarota.
GRICIGLIANA nella Valle del Bisen-
zio. —Vill. con ch. . (S. Caterina) nei
piviere di Usella, Eee. e circa 3 miglia
a lev. di Cantagallo, Gior. di Montale,
giù di Mangone, poi di Barberino di Mu-
gello, nella Dioc. di Pistoja, Comp. di
Firenze. coli
Risiede sopra una collina posta alla de-
stra del fi. Bisenzio e della pisepgntatai
ciale di Vernio, dirimpetto al ripido col
le della rocca di Cerbaja.
Nella ville di Gricigliana fa stipulato
li ro genn. 1354 un contratto di matri.
mobio fra Nerio del fa Neri di Usella e
Giovanni di Vamnino da Gricigliana. —
Riferisce poi alla chiesa di Gricigliana un
legato testamentario di en tal Egidio da
GRIC
Prato, col quale si ordinava l'erezione di
una cappella in Gricigliana sotto il tito
lo di $. Bernardo, assegnandole in dote
uu perso di terra di 3o stiora porto nel-
la villa d’Ajolo presso Prato. (Anca. Din.
Fiona. Carte degli Spedali di Prato).
La parr. di S. Caterina n Griciglisna
nel 1833 aveva 240 abit.
GRICIGLIANO se REMOLE nel Vel
d'Arno sopra Firenze. — Villa signorile
nel popolo della pieve di Remole, Com.
Giur. e circa 4 migl. a maestro del Poo-
e, Dioc. e Comp. di Firenze, da cai
circa a lev.
Risiede sulla pendice meridionale di
Monte Loro in una collina, a piè della
quale scorre a lev. il torr. Siecî, a
quello delle Falle. Lun
Era una fattoria con terreni annessiche
la pia società della Medoona di Ortanmi-
chele a cagione di legati più possedera e
che alienò a titolo di livello perpetao a
Niccolò di Ugolino della nobil casa Gorea-
tina de’ Martelli per contratto rogato li 15
giugno 1498.
Eta allora il casamento di Gricigliano
quasi dirato; ma ben presto fa dei Mar.
telli con tale eleganza riedificato, ehe si
decantò la sua bellezza e l'amenissima po
zione in un poemetto latino che ba per
tolo Gricilianum Martelli, del quale ne
diamo un saggio nei 4 seguenti T)
Mons est ascensu facilis, vermasgue niveli
Sidere, quem dirimit senus ab urbe la-
pis
Qua spirant Euri, Boreae, Zephirigue fe
Dora, coronalur regia villa jugo. (reati
Qua coelum perfiant Austri patet Araus
et amplus
Cujus Martellis pars bona servit, ager.
Qua solem videt occiduum donmus inclyte,
gressum
Nobilis inducit flezile ruris iter. ete.
GRICIGNANO in Val-di-Sieve. — Cas
€ chiesa par. (S. Andrea) com l'annesso di
S. Michele a Afonfaceraja nel pivier
Com. Giur. e circa _migl. 3 a ostro del
Borgo S. Lorenzo, Dioc. € Comp. di Fi-
renze.
Risiede in collina fra le falde sett. del
Monie-Gi nelle orient. di Monte-Se-
GRIG
è posta dal lato di”ler. in un poggiea ca-
valiere della strada delle Salajole.
Si castel vecchio sopr la villa de' Ca-
i Gri
eusa episcopale da tempo im.
memorabile speita il paddronato della ch.
parr. di Gricign ino. — Essa nel 1833 con-
tava 116 abitanti.
igl. a lib. di Sen Sepol-
cro, Comp. di Arezzo. — Trovasi in aperta
campagna presso la ripa destra del To-
3 fra lo stradone e la Gora di An-
parr. va Gricignano nek
1833 contava
GRIGNANELLO, GRIGNANO, oGRE-
GNANO in Val-di Pesa. — Due casali e
wu castellare che diedero il titolo a tre
chiese (S. Giorgio a Grignano di sotto, $.
Lorenzo a Grignano di sopra, e $. da-
drea di Grignanello) attualmente riunite
alla cura di $ Lorenzo a Grignano e di
S. Giorgio alla Piassa , nel piviere
Leolino a Panzano, Com. e circa tre
a sett. della Castellina , Giur. di Radda,
Dive. di Fiesole, Comp. di Firenze.
GRIGNANO o GREGNANO_ presso
MONTE- RINALDI nella Val-di-Pesa.—
qui avvertire che due castellelti o-
sistono in due valli e giurisli-
zioni diverse, uno dirulo, l’altro conver-
tito in una magnifica casa di campagna;
cioè, Grignano in Val-di-Pesa, di cui si
parla nel presente articolo Grignano iu
Val-di-Sieve, del quale si farà menzione
qui appresso; tutti due non molto distan-
ti da un castellare che porta il nome di
Monte-Rinaldi.
Il cast. di Grignano iu Val-di-Pesa die-
de il titolo alla ch. perr. di S. Lorenzo a
Grignano di sopra tuttora esistente, e a
quella di S. Giorgio « Grigi
Grignano di sotto, attualmente detta S.
Giorgio alla Piazza, entrarabe nel pivie-
re di S. Leolino a Panzano, giurisdizione
evelesiastica di Fiesole, civile e politica di
Firenze, santeché «pellano s
la Castel del Chianti
GRIG 515
quere il cast. di Grignano di Valdi-Pe-
33, spettante alla giurisdizione di due di-
verse città, dal Grignano di Val-di-Sieve,
che appartenne costantemente alla diocesi
e giurisdizione civile di Firenze.
i diruto cast. di Grignano esisteva so-
risalto di collina alla sinisura del
fiome Pes, di fronte « quello della pieve
di S. Leolino a Panzano che trovasi sulla
ripa destra del fiume medesime.
Le notizie istoriche di questo Grignat
. ro,cherimontano al principio del sec. XI,
pessono cercarsi fra le membrane inedite
della badia di Passignano, e in quelle del
inonastero di S. Pietro a Luco edite dal
Lami e dagli Anpalisti comaldolensi.
Pi
coi si racamenta questo
mento appartenuto alla tedizaiPa ar
no, che porta la data dell'anno 1
venienza, una delle quali dell'agosto 1035
relati lta vendita di terre poste iu Gri-
goano lungo il fiume Pesa, e l'altra dei
31 ottobre 1035; mentre ii
del maggio 1039 fatto in Grignano si fa
menzione del Gregnano di sopra. e del
Gregnano di sotto nel piviere di S. Leo
lino a Flacciano (ora a Panzano). Della
Torricella poi di Grignano, detta attaal-
mente la Torraccia, vien fatta speciale
menzione iu due carte del marzo 1046 e
1048, e in una terza del dicembre 1050,
tutte provenienti dalla stessa badia di Pass
signano.
Aoche un istrumento fatto in Grigna-
no nel marzo 1084, e appartemato alla
badia di-Coltibuono, tratta della vendita
di un di terra in detto
Corte Fecchia, col pregio si ri
servano la porzione di giuspadronalo ad
essi spettante dell'oratorio di £. Giorgio
@ Grignano, piviere di S. Leonino a Flac-
ciano. — Aaca. Dirt. Fion. Carte delle Ba-
die di Pessignano e Coltibuono).
All'art. Curanri (S. Manta Noventa m)
documento dell'anno 1043,
Gotizio, ossia Gotifredo, il quale asseguò
316 GRIG
a titolo di morgincep alla sua sposa Aldi-
na la quarta parte dei suoi beni, e:cet-
tuato il monte, poggio e castel!» di Gri-
guaano con lulte le abitazioni v aliri edi-
faj Lo Lo stesso Landolio uel 1083 ri-iedeta
Rimal i
tei i loro castelli di Monte-Rinaldi e di
Grignano, situati nei pivieri di S. Maria
Novella e di S. Leolino a Flacciano.—
Tre anni dopo (felb. 1083) un altro con-
te del Mugello e del Chianti, fratello del
prenominato Landolfo, cioè il C. Gotizio
del fu Gotizio e la contesa Cunizta sua
moglie rinunziareno a Tagido del fu Pa-
gano, per il prezzo di lire aco, tutte le
corti, casteili e case che possedevano uci
contadi fiorentino, fiesolano e aretino,
iù padronati delle chiese: fra
i quali laogbi sono ivi specificati il ca-
stello e villa di Monte-Rinaldi con la sua
chiesa sotto il tito!o di S. Martino, il ca-
stello e corte di Griguano con la chiesa di
S. Lorenzo, ec. Ved. Fonriacona e Luco
in Vabdi-Sieve.
Nei secoli posteriori dominarono in
Grignano i Bernardini signori eziundio
di Moate Riuakdi, dalla cui inmiglia prese
il nome un poggetto di Grignano, che up-
pellasi tuttora Jonte-Bernardi. — La con-
trada di Grignano ha dato il womignolo
. Loreuzo a Grignano di
sopra; 2.° S. Giorgio a Grignano di sotto;
3° S. Glemente a Grignano, anta
Torricella, detta ora alla Torraccia; 4* S
Andres e Grigaanello.
Una sola chiesa conserva il litolo di
Grignano; ciob puella di S. Lorenzo; u0en-
Guano) fu ridolta a benefizio di pedronato
del Seminario di Fiesole, mentre il suo
popolo fa tanesso a quello della pieve di
Panzono, siccome lo è anche queilo di S.
Andrea a Grignanello.
Alla parrucchia di S. Lorenzo a Gri-
gnano prima del secolo XV era stata ag-
gregata la cura di S; Maria a Monterip
di, o Mouripaldi, per cui essa conserva il
doppio titolo. Il padronato dell’ aua come
dell'altra pussò nelta famiglia Cardecci,
sino a che Bernardo di Tenduro Carducri
lo rinunziò a Raffaello di Francesco Baz.
GRIG
mattei, dal quale essendo stato con testa.
mento dei 28 aprile 1619 nominato suo
erede il nobile Gio. Battisia di Lod vico
Bitti, pervenne nei marchesi Billi Tuio-
mei ui Firenze, che conservano costante
mente la collazione della mede.ina chie
sa di Grignano,
Gli storici Gorentini rammentauo que.
sto Grignano all' anno 1452 all'orcasione
che l'esercito napoletano condotto da Fer-
dinando figlio del re Alfonso all'assedio
della Castellina del Chianti andava scor.
rendo, rubundo e bruciando i paesi iuter-
no, tra i quali Pietrafitta, Grignano e lu
Sortesza delle Stincle; e fu in contempla
‘zione dei danni solierti, che la Rep. fivr.
con sua riformagione esentò quei popoli
per 10 anni delle pubbliche gravezze. —
(Ance. vette Ruronmactosi pi Fiaeuza).
La parr. di S. Maria S. Lorenzo a
Grignano nel 1833 aver
GRIGNANO presso Prato in Val-di-Bi-
senzio (Grinianum, un tempo Gricigna-
nun, e Gherignanum ). — Bue contrade
portavano il nome medesimo di Grigae-
Ro 0 Gherignano, una posta fra il vecchio
& l’attual cerchio delle mura di Prato dal-
la parte meridionale, l'altra sitiata pure
a osiro un migl. e mezzo fuori della stes-
sa città, Tauto qua che là fa un an-
tico monastero dell'ordine Vallombrosan:
sotto il titolo di S. Meria a Grignano.
piloni dentro Prato esisteva sino dal
ipio del secolo XII, dove fu rogato
Eell'ohobre 1130 spettanie alla Preposi-
. vura di Prato. Che il suddetto mon. fonc
in Prato lo dà a conoscere un'atto di do-
nazione fatto nell'agosto del 1171 alla ch.
di S. Maria a Grign:no, che dichiara po
sta nel circondario del'a Piere di S. St
confermano le bolle
dirette agli abati di Vallombrosa dai pos-
tefici Anastasio IV (anno 1152), Alessan-
dro INI (1156); Urbano INI 1186), Tano.
cenzo IIÎ(1 1981204), eOnorioIII(sar6",
nelle quali trovansi confe, mati alla Con-
gregazione Vallombrosana ult i mosa-
steri allora militanti sotto la Riforana de-
medettina di S. Giovan Gualberto, fra i
quali questo di S. Marie di Prato.
La budia di Grignano era compresa uel-
la tuttora esistente parr. di S. Pietro Fo-
rello, di antico padronsto del Capitolo
di Prato, ora del Principe. Ed è da av-
vertire che questo nome di Forc/lo, ade
GRIG
so Forelli si attribuisce all'essere que-
sta chiesa feori dell'antico recinto di
Prato.
Anche lo
ricordia fabbricato fuori delle prime cer-
chia di Prato nel luogo detto Grignano,
dal Card. Ugo del titolo di S. Sabina di-
retta al potestà, al capitano e al consi-
glio del Comune di Prato, con la quale
Spe che la sue protezione lap
» sotto la sua Poy
dele della Misericordia posto fuori delle
mura di Prato in luogo detto Gricignano
(Grignano). — Dubito bensì che dovesse
cin pleno chiesa abaziale di S.
a di no in campagna la ta-
toe Jacopo di del fa Lozio pittore di
Pistoja si obbligò dipingere, per il pre-
o di fiorini otto d’oro, in brevissimo
tempo (dal so gennaio al 25 marzo 1373),
per l'altare della madomna di Grignano,
nella qual tavola rappresentavasi la figura
di Nostra Donna, e quelle di S. Giovani
@ di S.Caterina. (Ance. Dir. Pron. Opera
di 8. Iacopo di Pistoja.)
Finalmente il Pon Leone X. nel 155
il petrimonio del mon. di Gri-
e RIO LI SITi di guaio delle be:
dia di Pacciana e di alcune altre chie-
al capitolo della Metropolitana di Fi.
SI oggetto di sccrescer ΰ entrate
di quei canonici.
Infatti dove erano da chiesa e il clau-
stro di Grignano in Prato sorse la magni-
fica fabbrica del collegio Cicognini, av-
visudolo al pesseggiero una Iapida pres-
so la porta hr collegio, nella quale sono
scolpite le seguenti parole: Nic fuit tem.
pium S. Marice de Grigneno olim capitu-
li Florentiai. EA è per conto del collegio
medesimo che si paga tuttora una rico
gmizione annua in cera al clero della Me-
tropolitana succeduto nelle ragioni dei
monaci Vallombrotani.
Anche la badia di S. Maria di Grigna-
mo posta fuori di Prato da lungo tempo
fu ‘soppressa, comecchè esista sempre il
fabbricate a poca distanza dalla ch. parr.
di &. Pietro a Grignano.
GRIGNANO in Valzli-Sicre. — Villa
signorile con fattoria omonima nel po-
va
spedale vecchio della Mise Gi
GRIM BAT
polo di S. Lacia ala Pieve-Vecchia, giù
di S. Niccolò a Vico sno annesso, nel
viere di S. Lorenzo a Monte-Fiesole, Com.
e circa = migl. a sett. del Pontas-
= Dice. e Comp. di Firenze. °
te-Fiesole alla destra del fi. Sieve, di an-
tica pertinenza della nobile famiglia fio-
rentina Gondi, che tuttora lo possiede con
la fattoria e poderi annessi.
Questo è quel Grignano, il quale tro-
vandosi non molto langi dal poggio di
Monte-Rineldi posto a maestro di Afon-
te-Giove, potrebbe nelle memorie che lo
riguardano confondersi con il Grignano
in Valdi-Pesa, se non si sapesse che que.
sto di Val-di-Sieve fa un tempo di giu-
spadronato dei vescovi fioreatini, nella coi
diocesi è compreso, a differenza dell'altro
che appartenne costantemente alla dioresi
fiesolana.
GRIGNANO (S. PIETRO a) nella Val-
le del Bisenzio. — Contrada con ch. parr.
nora merilionale di Prato, da
cai trovasi migl. 1 & a ostro, nella Com.
e Giur. medesima, Dioc. di Pistoja, Comp.
di Firenze.
La ch.
parrocchiale di Grignano è si-
tuata sulla Strada che dalla Madonna del
Socegrso fuori di Prato guida per Coto-
nica a Campi e a Signa.
easione di un pacificamento fra gli abi-
tanti delle di Grignano, di Casole
edi Faltognano per tutte le offese che si
erano scambievolmente fatte. (Anca. Dre.
Fion. Spedali riuniti di Prato
La popolazione della parr. e vil
S. Pietro a Grignano nel 1551 contava
219 abitanti; nel 1745 neaveva agi, enel
1833 era aumentata sino a 658 abit.
GRIMOLI nella Valle dell'Arno supe-
riore. — Piccole borguccio posseduto in
gran parte dalla famiglia Sacchetti nativa
del luogo nella parr. di S. Silvestro a Mon-
tajo, piviere e Com. di Cavriglia, Giur.
e circa 6 migl. a Jib. di San-Giovanni,
Dioc. e Comp. di Arezzo,
Risiete sul fianco settentrionale dei
monti del Chianti, lango la strada
vinciate che da Montevarchi sale perbot:
tibuono nel Chianti.
66
ss GRON
GROMIGNANA nella Valle-del- Ser.
succursale di Gromignana nel 1832
contava 178 abit.
nappi niro
PS i asa bilena
salire, verso aett. per il Monje Moli-
matico nel duceto di Parma in Lombardia,
rigo 1 cato) Paatramolti, che
vano la perte Guella della lega oeerine
da, gli chiusero il passaggio per il loro
passe. — Pod.
Li cast. e distretto di Grondola comi.
allora come la chiave al varco
tea
) contra.
tanio ai Peziglai che vi
soradovano las detta Cisa, quanto ai Piaceu-
n Borge-Taro, non
tig fonebit tit fu preso di mira unto
dai Parmigiani, che militavano sotto le
insegne Ghibelline, quanto dai Piaceutini
sosenitori dell'opposto partito. Ecco il
a cagioue del castello e poggio di
Grondola la città di Piacenza, nel 13 di-
cembre 3195, Leune un generale consiglio
nel palazzo comunilativo, nel
quale il March. Albero Malaspina Giglio
di Obizzo il Grunde, nell'atto di prestar
GROP
Siurmwento di foleltà si Piacentiaiia ne.
ane proprio e di Corrado suo nipute, al.
loca pupillo, promise di consegnare lle
mani del loro potes Groa-
stretto.
in tal circostanza dal
March. Alberto giurate eravi la seguente:
ita quod neque aliud custrum postit eedi-
ficari, nec levari in tota curte Groadales,
nisi in concordia atgue consenss Comunis
Placentiae et D. Alberti marchionis, a
Conradi nepetis ejus. Dondechè nello ses
. soattoil March. Alberto dichiarò: se por
sidere nomine Comunis Placentise prov
supremo do
minio di Grondola, il Comune di Pis-
cenza incaricò, per ricevere la formale coa-
segna di quel "poggio, Lcopo Calvo eletto
potestà di i; La qual terraa quel
irepo ere parimente unita in lega e sole
dei Piacentini. (loc. cit.)
Malaspine,
Alberto,
rono il loro consenso alla cemione
li Groudola a favere dei Piacentini.
Por simil guisa Corrado Malaspina ap-
pena escilo dalla sainor età, giovine di 18
anni, comperve nel palazzo del Comuse
di Piacenza, e la in pieao consiglio cn
allo pubblice, li 15 marso
la cessione fatta tre an
March. Alberto suo zio ai Piacentini, ©
uel tempo stesso aderì alle condizioni di
pre e concordia state sino dal 6 sorea-
ti9s stipulate fra i Piacentini ei
Puntremolesi con i marchesi Morcelle e
com Guglieluso suo figlio lore raccoma»
dari.
Nel distretto di Groodola, oltre il a
stello e il casule omonimo, vi è ema rit
lata che apppellasi Moatamese.
La pare. di S. Nicodemo di Gromiok
nel 1833 contava 285 abit.
GROPINA (PIEVE ») nel Vald'Amo
superiore. — Pieve antica intitolata aS
Piciro, nella Com. e quasi na migl =
di ‘erranuova, Disc.
Cinffenna sulla strada msestra che da Loro
guida per il Burro al borzo di Luterin.
GROP
La chiesa di Gropina può noverarsi fi
i tempii vercai del Criaienesimo
conservati in Toscana. — Nom parlerò
del coatroverso diploma attribaito a Cor-
lo Magno a favore della badia di Nonan-
nel quale si nomina le pieve di S.
Tropina; nà dirò conn'ema con
tatto il suo territorio fa assegneta a ti.
prabifesgisna tisi
gian per pri begio ottenuto dall’Imp.
Arrigo N di mi age i:
derigo II nel 1220 confermato.
fioverà rammentare, che sino dal 1037
aterano podere nel piviere di Gropina gli
Ubaldini del Mugello, tostochè uno di
esi, nel giugno di detto anno me alienò
una parte sd Adalagia figlia di Petrone.
(Asca. Dir. Fioa. Carte dei monastero
moria come nel piviere di Gropina posse-
deva beni il monastero di SL Ellero sotto
Vallembrosa, al quale farono confermate
con en diploma Sei s6febb.argi onaces.
distorrere della
strattura del tempio di S. Pietro a Gre-
pina per esere desso une dei più solidi e
meglio conservati edifizii d'architettara
2 itato tondo.
La chiesa è a tre navate con una sola
porta d'ingresso; ba due file di coloame,
SÉ pre parte cavate tutto da ua solo per:
le colonne posano
©opitelli e architravi assai differenti fra
Vore com i soliti politi capriczioni ornamenti di
fami, € figure: comecchè i ca-
pipi a destra di chi entra rap-
figare più caricate delle altre
tiluate a sinistra. Merita di essere con.
templata la tribuna tanto esternamente,
nre internamente; avvegnachè essa di
è circondata da due ordini di co-
lonne staccate dal muro, le une sopra le
altre; fra quelle dell'ordine superiore
tistoco due strettissime finestre. Nella
ferie esterna la tribuna medesima è con-
Vernata da un ordine di colonnette stsc-
Venemente con la semplicità della facciata
delta chiesa, la quale è di una solidissima
€ imponente costruzione. Le pietre della
GROP 519
porta, per esempio , sono quanto mai «i
Puo dliderare Hené unite è aderenti fra
loro senza alcun visibile cemento. Della
medesima strattura è il muro esterno la-
terale della chiesa = mano sinistra, al per
di quello della parte inferiore della già
descritta tribuna. Salla mano destra, con-
tigua al muro della facciata, si alza la torre
del campanile, tulta di pietra serena,
lato. In una sua parete è scolpito
Panno 1233, sebbene le vecchie campane
coniasmero un'epoca più antica, massima.
‘mente la meegior quale pestare nel
Panno 1153, la campana la
Fico fora nell'anno sab, e Li maltena,
nell'anno 1317, con il nome dell’auto-
re, Bertusi Florentinus me fecit. ( Anca.
vete’ Orena se $. Manta per Front, degli
spogli del Dott. Gira).
Le due accennate finestre nella tribuna,
€ forse un occhio nella facciata, attual-
mente ingrandito, erano le sole aperture
perle quali entrava ana languida e scarsa
nel tempio di Gropina.
La tettoja è di legno,come usavasi in si-
mil fabbriche. È molto curioso il perga-
mo, trovandosi appoggiato a una delle
colonne della chiesa , come nel duomo di
Siena, sostenuto davanti da due colon-
nette legate insieme mediante un fascio.
La testa del leone, l'aquila, e una ca-
pricciosa figura che si ti ripetono unite in.
sieme nella
blemi
bensì è l'iscrizione della tavola sorretta
dalla nominata capricciosa figura.
Secondo il solito anche in cotesto paese,
01 pari che altrové, molti opinano che forse
costà in Gropina un tempio del prive:
imo , credendo di trovare indi
latrie nei capitelli cc. ec. I quali darai
non mostrano particolarità fuori di quella
di altre antiche chiese che conservansi
nella valle superiore dell'Arno, la cui ar-
chitettonica struttura paò stabilirsi fra il
mille e mille ducento dell'Era cristiana.
Da lettera autografa di Lorenzo
de Medici, detto il Magnifico, diretta
da Firenze li st marzo 1487 all’oratore
Giovanni de' Lanfredini a Roma, appe-
risce, che il pontefice To poceRTO. VII ave.
va ai h di iua in bene-
io i Eat tato Agno Polizino.
(Arca. Mesicso, spogli del Dott. Gaye).
Noncorsero però molti anni della mor-
CUI LINIINIPARATITII NO ORARIO IO 1 IVUNIZION
s920 crROP
te del Poliziano alla bolla del Pont. Lev
ate X lanuo 1515), con la quale la
di Gropiua la ammensata c0u (ui
Leni al capitolo della Metropolitana io.
reulima per acerescere le reudite di ‘quei
i quali appartiene tottora il di-
di nowimare il pievano.
A quell'età il piviere di ab
Lracciava un vasto distretto, dal quale in
seguilo si formarono le comunità di Loro
e di Terranuova. Avvegnachè la pieve di
Gropina sino dal secolo XVI ha coniato
26 popoli 0 chien: suflraganee, cioè 1.° S.
55. Lacopo e Filippo
fano «i Tasso
» Trevigne, 0 di Marta; 15° SS. Apo
linare e Lucia a Monte-Marciano;
Niccola el Terrajo; s0* S. Maria ai Co-
vi; 21° S. Andrea a Zero; 22° S.
Attualmente la pieve di Gropina divide
isdizione insieme con le chiese
battesimali di Monte Marcianò, di Pian
Travigne e di Gengareto in Terranuova,
state tutte sue filiali.
Mel 1833 la perr. di S. Pietro a Gropi-
na contava 198 abit.
GROPPINO (STRETTO n) nella Val
le dell'Arno casentinese. — Wed. Anno.
GROPPO), e GREPPO.— Ped. Gaurro.
GROPPO-DALOSIO, o GROPPO »'
lagra.— Villata nel
Matteo di 7al-d'Aa
Risiede i
mente Molinalico , e quello di mont Or-
adjo, sotto le prime fonti del Gume Ma-
pi
custa fra l'Appennino del
Castellare nella pare.
Fornoli , Com. e circa » migl. a sett. di
Terrarone, Giur. di Bagnone, Dioc. di
i cioi, Mal
Li lo ‘a la balza di un io im
ani Chiesaccia, alle tai falde
«lal lato di ostro scorre il torr. Civiglia,
mentre dalla perte opposta scende il È
Magra.
Il castello di Groppo-Fosco fu tra i
feudi che il March. Obizzo Malaspina pos-
sedevi Lunigiana, siccome apparisce
dal privilegio ch'egli dopo la pace di Co-
tania. nel so pe parce veleni
Imp. Federigo I, e dal
ell dicembre del 1230 fu confermata a
5. favore dei march. Corrado I e Obizzo Il
in seguito nelle divisioni dei feudi fra
aluspina fatte mel 1221: e mel 1275,
[
carono al March. Alberto figlio di Obizzo
11, che fu nipote di Obizio il Grande.
Nel 1351 seguì una terza suddivisione
fra i nipoti del suddetto Alberto, per la
quale si stabilirono cinque rami di mar-
cheuti; cioè, di Filattiera , di Bagnome,
di Castiglione del Teraiere, di Malgrate
e di Treschietto , la quale suddi visione fa
» confermatani respettivi feadatarii mel 1355
[YA Carlo V con speciali diplomi d’inve
itura.
G fosco com Formoli toccò di par-
peri Castiglione del Terzie:
re, dai quali quella ig s43o
i ribellò 4 al fiorea-
tina, — Ped. Posto in Valdi-Magre.
GROPPO-S-PIETRO ia Val-di-Mo-
denominata în peter la quale re
popolo fa
Risiede salla groppa di un contrafforte
che scende dall'A ppensino alla destra del
torr. Tana e alla sinistra del Canalone
fra il giogo di Camporsghena € quello
del distrutto monastero di Linari.
Fu patrimonio degli Estensi, Pallavi-
pina e di altri marchesi deri.
vali da Oberto conte del S. Palazzo sotte
i due prismi Ottoni , i di cui discendenti
GROP
diedero in sablendo il cast. di Groppo $.
Pietro eva il suo distretto. Stentechè alla
«celebrazione del lodo pubblicato nel 1208
im Terre-rossa per terminare le vertenze e
cagione di i tra il vescovo di Lani e
i marchesi Malaspina, mel numero di
quelli che doveroa di omervere
che nilora vertevano fra detto comune ed
i monaci della bedia di S. Bartolommeo
di Linari. infatii i duo sindaci modesimi
im seguito assieme con l'abate di Linari
stabilirono i confiai territeriali fra il ce-
bat: Agostiniani î
Nel 1377 la comunità di
tro, con alto speciale del di smesso, i
pose setto ΰ accomandi
Fe A fregi di Pi Fi
"RI cose EVI nere diete i
sero fra il comune di
Falbate commendatario del oe. di Linari,
Br pr nigi
ua lodo da dae » cioè
dagli arcipreti di S. Moria di Crespiono,
e di S. Maria Nea per questo
12 leglio pubblicata in Fivizzano, l'arci-
prete della pieve di S. Martino di Viano,
Giudice nuovamente delegato in quella
cuese, condannò il reddetlo comane è ce
dere parte contraria il possesso
Iuoghi uno detto Casbeta, e l'atro Mo-
#10 ae pertento nea terminò
bitri, ma si ricorse ai tribunali
im prima, seconda e terza istanza, fino a
che solto il di se dicembre 1575 il Magi-
strato del tribanal supremo di Firenze a
nome del Granduca Cosimo I, conferman-
«lo una sentenza della Ruota fiorentina
dei 17 dicerabre delle stesso anno, annullò
tuiti i giudicati ed arbitri sati pronun-
ziati a favore della badia di Linari con-
tro la comunità di Groppo 5. Pietro.
di due poli
GROP? {|
Finalmente nel 1710 per la morto del
ano rettore Cosimo ina essendo ri
8. Pietro in
mano, con bolla
data in Roma fl 1 di agosto di detto anno,
Gi nori
sopracitate).
TN comune di «Pietro era fra
Mi at comuselli ripieni di Fiviza-
no stati rinniti in un sol corpo di ammi-
nistrazione con fo dei 24 febb.
1779. Ti comunello di -Pietro
nel 1551 contava 149 fuochi com 718 abit.
GROPPOLE nella Valle dell'Ombrone
une GROP
poso persesto di a nome del
Megro sorramo, invece ito im
GROP
chese e sempre indivisibile ci conserrawe
il marchesato, conforme apparisce dal di-
pioma iucale spedito sotto li 4 lug!
dell'anno sopraindicate. ( Ance. vetti
Risoasaesonr si Frazzze ).
Venuto a mancare di vita il marchese
Giulio Sele, egli con suo testamento de-
stinò Suoi succemori nel fendo di
Quindi è che ad istanza fatta in nome
di Antonio Giulio BrignoleSale, ancora
l'altre metà in censi da
fondarti nel dominio di Firenze o di Sie-
ma . Alla quale alienazione diede forza e
validità il beneplacito e la noora inve.
stitora dell’Imp. Ridolfo IL, med
diploma de 1578. a
della cas Medici allora regnante. (Asca.
nesta Rrvoanacioni ni Frazszz).
Allora il Granduca Francesco I incor-
porò il castello e territorio di Groppoli
allo Stato fiorentino, solteponendolo ai
agis € giurisdizione della sua co-
tale.
Nel 1588 il G. D. Ferdinando I spo-
vendo medeme Cristina di Lorena obbligò
il castello e territorio di Groppoli por ss-
sicorezione della di lei dote, in forza
della quale disposizione derogò ad ci
legge in contrario. Ciò avvenne dopo che
con istrumenio de'14 giug. 1588 gli altri
4 fl deldefusto March. Giov. Cristofaro
(Giovanai, Gaspere, Ottaviano, e Cesare )
ratificarono le vendita di Groppoli fatta
dal March. Azzone loro fratello con la ces.
sione Picnizime di qualritone ragione a
favere dei Grendechi di Toscana.
Pertanto nei 1559 il G. D. Ferdinan-
do 1 concesse in fondo com titolo di mar-
cheseio il Cost. di Groppoli con tutto il
amo territorio e giurisdizione a Giulio fi-
glio di Niccolò Sale nebile genovese, ai
successori di
suoi figli e discendenti
qualenque sorte in infini
peraltro che uno solianto fosse il mar
i l'investitura del ma
G. D. Fenlinando I approvò l’accennete
disposizione testamentaria di Giulio Sole
march. di Groppoli , e quindi con diple.
ma de’ 37 giugno 1610 Venne rinnovate
Granducale
con la dichiarazione, che maneando,o non
esistendo figli maschi di detto
mito Antonio Giulio Brignole-Sale, sue-
cedemero nel marchesito Gr
altri figli e discendenti
Lo chè infatti segu) i nelle, gene.
posterinri in vigore delle oppor-
tune investiture # tenore delle
ioni e delle successive leggi re-
feudi erenducali.
Se non che alla ione della
legge sui feudi del 1749, il march. Bri-
que ricesò di abbidire al di lei
e di pubblicarla nel suo mar.
chesato. promosse una tanga proce.
dara davanti ad una commissione giuri-
dica a tal’ mopo nel 1756 destinata dalla
Pratica Segreta di Fircnze. A tenore del
cui giudizio fu dichiarato, che il feudo
di Groppoli non cra imperiale, come as-
serivasi da quel marchese, ma incontrasia-
bilmente ‘dipendente dalla Corona gran-
ducale di Toscana, e conseguentementi
sottoposto alla legge generale dei fewdli
del 1749.
la conseguenza di ciò nel 1753 enen-
do stata pubblicata in Groppoli ls lepre
estera questi perdè ogni politica e civile
azione, la quale alla restaurazione della
stia granducale felicemente regnante
fa talta trasfusa nel supremo potere del
GD. Ferdinando IÎI è dei suoi soccassori.
GROr
Comunità di Groppoli. — Il territorio
di questa comunità occupa una superfi-
ie di 3580 quadr., dei quali 885 sono pre-
i d'acqua e da strade pedonali.
trovava nel 1833 uma popolazione
di zi» ragione di 214 dadividui
per uad. di suolo imponi
Fece di To ie c00 due Con.
Granducato alevea
Sarmi ezzio nose a ieri e è pro di
eotesi volti a lev. a sett-macsir.ca ostro-
di un'intera sampe cepe di Puaia cpripole
Gioi: Aregiachà lo panta dl pi
fesdo di Mulazzo dello Stato Estensò sino
2 che l'abbandona per ri volgersi da poa.-
maestro a selt.; costà per
termini artificiali verso la cima di un
poggio del Monte-Beuso, forma aa angolo
fienirente, quindi passando allernativa-
meote di custa in piaggia e di piaggia la
in cosa si dirige verso il canale
mediante un suo minore influente (Cane-
sî), finchè cambiando direzione entra nel
terr. Mengiole, e con esse arriva nella
Magra. Li qual fume del lato di n
serve di confine alla Com. di
di freate n quella por granducale di
lattiera sino allo sbocco in
Grriola. Costà il rerrilorio comunitativo
di Groppoli abbandona la Magra, e vol.
tando la fronte a ostro trova la Com. dell’
ei-feudu di Tresna, Di conserva con essa
GROP
Paghe psi grInsegnin
Ai icescilere di Groppoli è sitasto in
costa alla destra del torr. Yincio, mentre
il borgo trovasi in pianura presso la sira-
da R Lucchese.
Ul castello di Groppore, volgarmente
detto di Groppoli, con l’antica sus chie-
sa di S. Martino è rammentato ia ana car.
ta della cattedrale pistojese dei 13
1043, con la quale il C. Guido figlia di
altro C. Guido, trovandosi infermo nel
suo castello di Vinci, dopo ottenuto il con.
senso dalla sua consorte Adeletta figlia del
fa Mavirizg al capitolo della cat-
l'intera sua porzione del
tini, quae est aedificata infra ipso castel.
lo, sicut a muro « a confinio et a fos-
10 circumdata, una cum propugnaculis
suis..... et terris, et vineis etc..... è
omnibus rebus de jam dicto castello et cur-
te quioquid miki Guido Comes in heredi-
tase et successione religuit de parte b.m.
Guidi, qui fuia genitor ment, tc. (Gone
de Duesi e March. di Toscana
Del castello, corte e giaciadizione di
Gi si fa pare menzione in due istru-
menti dell'Opera di S. Jacopo di Pistoja;
il primo dei quali dell'ottobre 1117, @
l'altro del 4 maggio 1366. L'altimo di
juesti è una locazione di terreno lavora-
tivo, fatta da Ser Leonardo da Baronio
de' Ricciardi di Pistoja. Della stessa pro
wenienza sono aliri istrumenti, nei quali,
1387, Do: 1344
di $. Loren:
di GBbpire, e l'isola del Vinci nel ter
ritorio di $. Lorento e An
che al sinodo pistojese del 1313 assistà
il parroco della chiesa di S. Lorenzo di
La quento sl borgo, alle ch. di S. Mar.
GROS
Lino e alla pieve di S. Michele n Grop-
pore possono consultarsi le certe del 15
nov. 1282, del So agosto 1285 e del 17
Taglio 1346, appertenule all'Opera di $.
Jecopo di Pistoja, attualmente nel A.
Arch. Dipl. Fior.
Quella del 30 agosto 1285 è un istre-
‘mento rogato presso la Gora di Groppare
relativo ad una permeata di beni fatta dal
procuratore dello spedale di Spezzavento
eo il rettore della chiesa di S. Martino
di Groppore.
Rapporto alla pieve di S. Michele a
Sroppore essa è nominata nelle bolle dei
PP. Urbano Il e Pasquale Il (ammi 1094
e 1105) al clero e vescovo di Pistojà, e
più specialmente in un istrumento del 4
it. 1174, rogato e Gi davanti
chiesa. Riguarda esso la corapra fatta dalle
monache di S. Mercuriale di Pistoja di
an uliveto posto nel territorio della
esiste uno dei pergami più ani
perli la storia della scultura italiana,
tostochè esso fa lavorato nell’anno 1198.
Sebbene si distingua poco il soggetto
storico che vi è scolpito, vi si legge chia-
ramente la seguente iscrizione, riportata
nella Guide di Pizioja a pag. 73. dal
Ceo. Francesco Tolomei
Hoc Opus fecit feri S. V. Pleban.
Azzo Donini MCLXXXXVIIT.—-
Nel distretto di Groppoli era una vit
la sotto il vocabolo di Gello, rammentata
in un istrumento del 31 dic. 1309 che fa
degli Olivetani di Pistoja, ed è forse
quella villa di Gello di cui si parla in
e altra carta degli 8 giugno del 1298, fra
quelle dell'Opera di S. Jacopo di Pisiojs,
altrimenti nti appellata Gello di Gulliano.
(Ance. Derx. Fros. )
GROPPOLI* GASSANO in Val.di.Wa.
gua. — Ped. Giussano e Grorrosi.
GROSSA (QUERCE). Fed. Quesc:
Gaossa in Val-l'Arbia.
GROSSA (VILLA) in Val-di.Magra —
Fed. Carica Comunità.
GROSSENNANA ( CANONICA ) o a
GROSSENKANO nella Valle dell'Om-
brone senese. — Ped. Canonica a Gaoe
senza.
]
GROS
GROSSETO (Grossetum) nella Valle
inferiore dell’ Ombrone senese. — Città
Torte, non grande, ma ben fabbricata e di-
fesa da una rocca con sei bastioni intor-
me al giro
Lacittà di
delle solide sue mura.
Moschini, mentre nell'ultima line
gli altri i monti di Roocs-
Porte e di Moute Massi.
Tipi CAO di Grato è 16 braccia più alto ave.
del livello del mare Mediterranea, la cui
riva è cirea 6 miglia lontana. — Trovasi
9° di i long, 43° 46° di latit.,
I. a scir. di Massa-Maritlitan;
28 migl. a seit di Orbetello; 30 a lib. di
“Moatalcino; e 5a migl daSiona per la sira-
«la R. grossetana, equivalenti a un di;
90345 migl. Rorcatima di 69,308 a grado.
Sottentrò alla distrutta città etrusca di
si Freni
cinque Compartimentt del Granducato,
€ consegueniemente solo di una Came-
GROS 525
ta nel medio evo in mezzo ad una valle
che forea uno degli oggetti delle provide
cure e delle generose munificenze dell'Au-
ii itualmente regge i
variamente appel-
pata la spiate è lella grossetana provin-
più delle volte Gros-
Stime, alcun altra fiata Crassetum, men-
Ja denominarono Aosetum; pe-
tè le scritture più vetuste e più genuine,
i le bolle dei pontefici Innocenzo II:, del
1138, di Celestino II, del 1143, di Cle-
mente III, del 1188, dichiaravano chiara»
mente essere il suo vera nome Grosse.
.— A baon diritto pertanto il Cluve-
fio nella ma Italia antiqua chiumò impu-
dentissimo Fr. Annio viterbese, che il
nome della città grossetana alterò in quel-
lo di Zosetum.
La più vetusta notizia di Grosseto po-
trebbe risalire aun di, di Lodovico
Pio spedito nell'815, 0 piuttosto nell'830,
a favore della badia di S. Antimo in Val-
d'Orcia, col quale le concesse une gran
parte di territorio posto fra i monti di
Gavorrano e di Castiglion della Pescaja
sino lungo il mare: deinde justa litus
i -maris pervenit ad locum ubi stagnus in
mare mittit, et ex illo loco pervenit ad
terram S. Laurenti itolare della calte-
i drale Rosellana, ora di Grosseto). L'espres-
vile e criminale, un comandanio militare
della Provincia, 10 capitano comandante
della e del litorale. Vi si trova
inoltre uu ufiz'o del Registro, va cos.
servatore delle ipoteche, un ingegnere di
Circondario, e la RL Amministrazione eco-
nomico.idraulica per i bonificamenti del.
Maremma.
ha
Mentre un raggio di benigna siella
parfiadgricpleesd penis
ciare, anzichè toniare di alzare a poco a
poco la densa misieriam veste, solto la
quale nescondonsi le opere della matura ,
cresce iu ione l'ansietà di cono-
scere le sieri Ficemde di una città soc:
.
jone pertanto di Terra S. Zaureatii po-
trebbe riferire piuttosto che alla chiesa di
Grosseto, ai i che fra il lido del
mare e lo stagno di Castiglione aveva la
cattedrale di Roselle, pervenuti più tardi
al capitolo di Grosseto o all'Opera della
sua chiesa, e finalmente al magistrato dei
Fossi. Non è perciò da far gran conto di
tale espressione per dare a Grosseto un°
origine più remeta di quella che realmen-
le avere.
certo peraltro che nel secolo decimo
si nomina apertamente il castello e corte
di Grosseto com una chiesa che fu di pa-
dronate di un marchese La nato
da lidebrando stato esso pure marchese,
e che Cosimo della Rena me essere
stato figlio di altro Lamberto e
nipote di Adalberto il Ricco potentissimo
marchese di Tuscana. — È un istrumento
stipulato li 18 aprile dell’anno 9-3 nel
enstello di Geliano presso il fi. Ombrone,
col qualc il prenominato marchese Lam-
e
B26 GROS
berto per la vistosa somma di 10009 lirc
alienò al prete Repprando figlio del fu
Henedetto 45 corti da essolui possedute
iu To-cana e in Lombordia, comprew il
ruonastero di S. Fietro a Monteverdi. Era-
no tra i castelii dal Marchese alienati Su-
vereto, e Fromentaria nel contado di Pu-
pulonia, il cast. di Radicofani, quelli di
Cannule, di Monticello, di Manciano e di
Campiano nei cootadi di Chiusi e di So-
vana, la corte e cast. in Alma, quelli di
Scarlino, di Buriano, di Galiano e di
Campagnatico nel contado di Roselle, et
curte Grosito cum castro et ecclesia ibs-
dem consistente. — (Ancu. Dirt. Fion.
Carte della Badia Amiatina.— Uonzci
ia Episc. Volu*crran, — Rusa dei duchi
e march. di Toscana).
ALl' Act. Gatraro nella Valle dell'Om-
brone senese, facendo menzione dello stes-
so documento, aggiunsi, che nel 17 aprile
del 98gls coutessa Ermengarda, stando
nel cast. di Zestaja, dopo la morte del
march. Lamberto suo marito riacquistò
dal prete Roppraudo per la stessa somma
di 10000 lire le 45 corti e castelli alienati.
allodiali essendo mancati ai
gi sopranominati i figli e forse
gli eredi di famiglia, sembra che restar
sero divisi fra i conti AlJobrandeschi, i
conti Alberti, ed i nipoti del March. Ober-
to I conte del S. Palazzo sotto i due pri-
mi Ottoni in Italia. — Ped. Rosazt, So
vana, Scansino, Suraazro e l'Arrenpicz al
Dizionazie.
Na ritornando a Grosseto, ilcitato istru-
mmeuto del 973 ci avvisa, che sino d'allora
in colesto luogo esistora una chiesa di pa-
dronato del marchese Lamberto, riacqui-
stata dulla contessa Ermengarda, la qual
chiesa non deve confondersi con la ple
bana di S. Maria Assunta di Grosseto , la
quale più tardi divenne cattedrale della
più moderni diocesi di Roselle.
Di questa stesta ch. plebana, dell'e;
di sua consacrazione e dedica vien fatta
distinta menzione ia un privilegio con-
cesso li 7 aprile del 1101 da Ilde;:rando
vescovo di Roselle a Domenico abete del
moa. di S. Maria sul Monte Alborense,
col quale il vescovo rinunziò in vantug:
gio di quei monaci a tutte le decime dio-
cesane. Tale rinuuzia fu fatta in presenza
di S. Bernardo degli Uberti cardinale, di
Alberto prepusto di Ruselle e di Ruwicri
GROS
vicedomino : cioè, în loco guod vocatur
Grossetum in Ecclesia S. Mariae virginis
dix dedicationis ejus tertio. — (Ucweu
in Epise. Grosset).
Per altro la chiesa plebana di S. Mu-
ria esisteva in Grosseto anche un secolo
innanzi, tustochè essa è rammentata in
uu istrumento apparienuto alla badia di
S. Salvatore di Monte Amiata rugato li ;
febb. 1015, in Grosseto apud plebem S.
Mariae.
Nel 1138 Grosseto dove
zione e di sicurezza ogni qualvolta si
cousidera che dal Pont. Innocenzo Il fa de-
corato del titolo di città, quando egli con
bolla di detto anno ordinò, che in Gro;-
seto fosse trasferita la sede episcopale di
Roselle: stantechè, per asserzione dello
stesso Gerarca, Mosellana ecclesia mul-
torum praedonum in circuitu habitantium
stimulis , et infestationibus agitatur, ct
populus ejusdem loci ad magnam desola-
tionem atgue itatem est redactus,
communicato fratrum nostrorum consilio,
dignitatem episcopalis sedis iu cadem
urbe hactenus habitam in Grossetanam
civitatem apostolica autoritate trasferi-
mus, etc.
Dalle quali espressioni si deduce che,
se Roselli era a quel tempo desolata di
abitatori ad alle rapine dei ladri
© malviventi di quei contorni, viceversa
iu Grosseto si stava più ul sicuro : sicchè
non vi doveva mancare la une ne
cesaria alla sua difesa. Che però il mu-
mero de'suoi abitanti non fosse quale do-
rebbe averlo una mediocre città, si de-
duce dalla bolla del Pont. Clemente III
dei 1a aprile 1188, con la quale fu conceno
al vescovo Gualtieri di Grosseto fra heal
tre cose la giurisdizione sulla metà di
tutto Grosseto, consistente in 6u casali
€ qualtro chiese cioè: medietatom totias
Grosseti , et seraginta casalinos supre
cum curte, et districiu suo, et toto Tum-
bulo, et coclesiis, scilicat: ecclesia s. Pe
tri, ecclesia s. Michaelis, coclesia s. da-
dreae , ecclesia s. Georgi.
La cattedrale di Grosseto aveva già nel
1143 i suoi camonici, € così cinque ansi
dopo la traslazione del vescovado, nel tem-
r che sussisieva sempre wn capitolo nel-
la chiesa di Roselle. Lo che chiaro appa
risce da una bolla tuttora incdita-di Colo
GROS
stino TI de' 23 dicembre di detto anno,
com la quale si onlina, che i beni della
chiesa grossetana si
porzione fra i due capitoli,
di Roselle presti reverenza al capitolo di
Grosseto come «li maggior dignità. (Ar-
chio. vescovile di Grosseto).
Dopo la metà del secolo XII si
trauo fra le pergamene della badia di Mon-
tamiata molli istrumenti e'-nfacenti a di.
mostrare la signoria che i conti Aldobran-
desebi tennero in Grosseto.
Dal 989 in poi, epoca della ricompra
fatta dalla contesa Ermengarda vedova
del suacch. Lamberto delle 45 corti da
emo alienate, Grosseto con i paesi di Cam-
pagnatico, di Lettaja, di Marciano, di
Campiano, di Monticello, di Suvereto,
di Scarlino, di Buriano, ed altri castelli
delle Maremme toscane, si trovano d’al-
lora in poi sotto il dominio dei conti Al-
dobrandeschi, ovvero dei loro feudatarj.
E qui di paso può aggiungersi che, în
quanto al castello perduto di Campiano,
troransene fatta menzione in un plscito
celebrato nel coutado di Sovana, del luglio
991 dal conte Uberto degli Aklobrandeschi
a favore della badia Amiatina per alcuni
beni posti in Campiano ed in Agello.—
Ved. Acziro di Sovana.
Che infatti i conti Aldobrandeschi te
messero palazzo e residenza in Grosseto lo
stramenti dei secoli po-
U primo odi essi è quello del 7 febb.
1015 di già citato, col quale il conte Il-
debrando figlio del'fu C. Ridolfo, stando
in Grosseto presso la pieve di S. Maria,
per il merito di un anello d'oro promise
izone abate del mon. di S. Salva-
dore di Montamiata di non contendergli
la metà del poggio e cast. di Mone-Nero.
GROS 527
ebbe ad enfitewsi dalla casa Aldobrande-
sca. ( Anca. Dirt. Fion. Carte della ba-
sidente al giuramento prestato in
Siena nel mese di luglio del 1151 dai sia-
daci del Comune di Grosseto, allora quan-
do i-Grossetani promisero di mandare a
loro spese tre volte I° venia nile im
come lo provano tutti i documenti saper.
stiti dei secoli XII e XII, tra i quali
citerò il testamento del conte Iklebrandi.
ne figlio di altro coate Ndebrando , ce-
lebrato li sa novembre 1208 in Sovana
nel palazzo de’ canonici alla presenza di
Viviano vescovo di quella diocesi. Fra le
diverse disposizioni il testatore obbliga.
wa i suoi figli ed eredi a continuare il so.
lito dono annuo all’ Opera della canoniva
di Grosseto, finchè non fosse terminata
la fabbrica della chiesa maggiore. Confes-
sava la dote di mille marche d'argento
ricevuta dallaC. Adelaide sua mogli
ual donna assegnava un’annna pensione
bi tre mille marche, rilasciandole a cau-
zione il castello con le rendite di Selve
na e tutti gli oggetti che il testatore ave-
va in Siena, fra i quali si specifican
si preziosi stati da ii del
ta città, Volle di più che gli eredi rila-
‘sciassero alla medesima contessa Adelaide
le rendite di Arcidosso e di Orbetello, fiu-
chè non le fosse restituita la dote, e inol-
tre l’usofrulto di tutto il bestiame
rino di Garfagnana. Qualora poi i figli
non tenessero la detta loro madre come
La stessa promessa per un egual regalo fu oleva ch'essa
ripetuta nel 6 dic 1047 dal C. NJebran- li Sovana, il Titto, ve. ve
do figlio del prenominato conte, il quale stiario ed abitazione oltre gli oggetti e le
rinunziò alla stessa badia Amiatina con
solo i suoi di ul cast. di Monte-Nero,
ma ancora quelli Monte-Latrone.
Iofatti pel die. del 1152, nel tempo che
risiedeva nel suo cast. di Grosseto, la con-
tema Gemma valova del C. Uguccione 25
sieme col figlio Illebrandino Novello offri.
rono alla badia di S. Salvadore sul Monte
Amiata la metà di tutti i possessi che Ar-
Jilafo da Grosseto figlio del fu Gugliclmo
rendite sannominate. Finalmente insti.
tuiva e nominava eredi universali i di
lui figli, cioè: Zidebrandino, Borifario,
Guglielmo, Tommaso, Gemma, Marghe.
rita, e Cristofano. (Aacu. pero Sezpate
patta Scata Di Sinni N° 1056).
Nel 19 sett. dell’anno 1213 risedeva
nel sno palazzo di Grosseto il conte Ille-
brando figlio miggiore del dina»ta già no-
minato, quando, alla presenza di Ranie-
528 GROS
ri del fu Ugo di Valcortese, dei fratelli
Pannocchia e Mangiante de'conti Pannoe-
chieschi, egli diede in feudo perpetuo con
titolo di /'iscoatado a Mauto del fu Gu-
glielmo di Grosseto ed ai suoi eredi il ra-
stello e torre di Balignano con il suo
atretto, riservandosi la partecipazione dei
slessero, o che potessero riavenirvisi. —
Ved.
micnaRo.
Quanti e quali fowero i visconti feo-
dalarii della casa Aldobrandesca signora
di Grosseto ce lo dimostra un diploma
dell'Imp. Federigo Il, P apedito nel mese
di maggio del 1231 da Messina al suo fe-
dele Zidebrando conte Palatino di Tosca-
na. AI quale conte fra gli altri feudi con-
termo Civitatem suam Grosseti et univer-
sor cives ejusdem cum omnmibus bonis suis,
quae nunc possident et in antea posside-
crilta, collazionata e autentica!
motari di Grosseto alla presenza di più te.
simoni, sotto il di 24 aprile 1249, nella
chiesa maggiore della stessa città, (Munar.
Ant. M. Aevi SLI
far giurare lo stesso iraltato a 2000 uo-
.) erre e castella comprese
nella giurisdizione Aldobrandesca, fra i
quali paesi soggetti i
no Groseto, Muglia
Pitigliano ec.(Maravocni, Zstor. di Siena,
e Ance. Dirt. Sex. Kaleffo dell Assunta).
II popolo di Grosseto comincia a com-
un erado più decoroso di poli-
civiltà all'anno 1222, quando, nel di
8 di aprile nella chiesa di ta Michele di
Grosseto in pubblica adunanza i conti Pa-
latini Hidebrando e Bonifazio in nome pro
i conti Guglielmo e Ildebrandino
volendo remune-
essi ed ai conti
autecessori prestati dagli uomini di Gros-
selo, concederono a questo Comune varii
ilegii ed esenzioni. (Maleffo e Archi-
vio citato).
i mese con
i stenti negli archivii senesi, e precipua-
un grande incendio di guerra, per effetto
cli che la città di Grosseto fu presa nell’
agosto dello stesso anno ad onta che esa
fosse stata valorosamente difesa dai suoi
lata, e nuovamente dai Senesi repressa li
8 settembre susseguente.
Peraltro la Cronaca di Andrea Dei pre-
cisa il giorno della occupazione di Gros
seto, dicendo: In quest'anno (1224) si
prese Grosseto per battaglia il di di S.
Maria di seltembre, e favri preso Guido
ico libretto dell'archivio del ‘Doomo di di
jena , copiato da Uberto Benvoglienti e
riportato dal Muratori in forma di nola
solto la Cronaca del Dei. ( Merum Ztalic.
Script. T. XIV ).
11 qual giornale segna per sbaglio 10
noanzi la di Greta, le;
“nno Domini Vi Saas
septembris capia est civitas Scie a e
Senensibus, muris per violentiam dirutis,
et pro majori parte combusta, et populus
Senas ductus est captivns.
Peraltro non si potrebbero conciliare i
racconti del Malavolti sulla doppia con.
qsista di Grosseto nel breve giro di un
cumenti coevi tuttora esi-
mente con il tratiato di pece stipulato sot-
to i di 24, 298; mosett 1226
Siena e nel pian d'Orgia sulla Merse fra
i conti Aldubrandeschi e la rel lica
senese rapporio cessinne di Grosseto.
Infatti con atto pubblico rogato in
Grosseto li 22 ottobre dell’
2 pagire annualmente un tri-
buto di lire 48 ed offrire So libbre di
cera alla chiesa maggiore di Siena nel
giorno di S. Assunta. La quale sot-
tomissione lu poi confermata in Siena li
lic. 1224 da 23 deputati, c uon già da
6%o cittadini dei primarii di Grosseto, co-
me si trova stampato nella storia del Ma-
lavolti. (Ance. Dirt. San. HaleYfo vecchio).
Anche il vescovo di Grosseto nel 1228
inviò in Siena i suoi procuratori per sot-
I
Ù
A
s
i
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°
“i
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‘A
s
,
ti
,
di
GROS
agorre all'accomandigia di quella repub.
blica , con atto del 30 aprile, 5 suci ca-
stelli d'Istia e di Roselle insieme con tutti
i beni della mensa vescovile di Grosseto,
promettendole un annuo tribato di lire
25, e l'offerta di wn cere di libbre ra
r la Madonna di agosto.
Gli abitanti di Grosseto in quei tem
al pari di molti individui della casa
dobrandesca fedeli alla Rep. di Siena, te-
mevano al partito ghibellino. Infatti nel
novembre del 1242 risedeva in Grosseto
Pandolfo da Fasinuella governatore e ca-
itano generale dello Federigo Il i
osca; londechè nel dì 3 nov. del me-
desimo anno, stando nella chiesa maggio
re di Grosseto, egli emanò una sentenza
per una causa fra alcuni mobili ed il Co-
suune di Sen-Gimignano, mentre due an-
imvnai (mel giugno del 1340) lo stesso
capitan-generale di Fe Il stava all
assedio di Sovana presso il fiume 4rminio
(Fiora) e nel 1043 ai 17 giug. dai suoi
accampamenti davanti al castello di Sel-
vena nella valle di Albegna spedì un or-
“dine di Federigo II date in li 8
tmaggio del 1242, al vicario di Fucecchio.
qua. Det. Fiona. Gere delle Comunità ca
Nel febb. del 1243 lo siero Imp. Fe
derigo II da Grosseto, di dove spe-
di un di a favore del Comune
Montepulciano, cui confermava gl
chi privilegii.—(Anca. cit. Carte
Com. di Montepulciano).
Nel 1245 di marzo trovo in Grosseto
nella qualità di giudice, sotto gli ordini
del medesimo vicario i. fiale Pandolfo
da Fasianella, un mess. Filippo da Brin-
disi, il quale nel 30 agosto dello stesso
anno teneva il suo tribunale in Casole,
sotto il medesimo vicario Pandolfo.
I due documenti inediti testè citati, di
cui trovansi gli autentici fra le pergamene
appartenute alla Badia Amiatina, giorno
per a' tura a rettificare ui
aticinio fatto da Guido Bonatti Fett:
vese, celebre astronomo di quella età, al-
lorché nella sua opera lasciò scritto, ch'es-
sendo l’Imp. Federigo in Grosseto, ed egli
in Forlì, dalla inazione dei piane-
ti conobbe che tramavasi congiura contro
da vita dell'Imperatore, e che avendone
lo egli avvertito, trovossi in fatti che Pea-
GROS
dolfo da Fasanella, Teobaldo, Francesco
€ più altri de'suoi secretarii avevano con-
tro di
lai congiurato, senza che alcuno
degli astrologi della sua corie pe avesse
avuto sentore. —(Guinests Bonarri, De
Astronomia. Tractatus quiatus. — Ti
soscai, Stor. della Letter. Ital. T.
Bonetti nen facesse mol.
to hene i suoi calcoli, o che l'incontro
de' pianeti accadesse in altro tempo, € noe
già quando Federigo II passò da Grosseto
€ dalla sua Maremma, lo dimostrano al.
tri docamenti più positivi. Tale ssrebbe
quello di trovare Federigo nel giugno del
ne non più a Grosseto ma a S. Germano
la Campania, e a Foggia mel sett. del
eroi ire, poco innanzi che Pandok
fo di Fasianella fosse scoperto e pulesato
traditore dell'impero.
Tafatti si 30 di agosto del 1345 la con-
(iura da Fasianella non doveva essere an-
cor nota, tostochè egl cui cuopriva sempre
Pim inte carica di vicari:
di cipiten geserde în Tocaaa; fesa si
4 ott. dello stesso zano le carte Amiatiue
d tenga un Costantino di Sicilia vi-
per Federigo Il nel contado di Sie-
uae ec diocesi di Chiusi.
Senesi in grazia della loro fedeltà ver
20 la causa imperiale ottennero da Gual-
imperiale l' investitura del-
"gl
rosseto, e Il giorno dopo i visconti fo
datarii de tara
nella stessa città, insieme con 4 cittadini
Grossetani nella chiesa vanti
al potestà di Siena premi e
nblidienza a quella Rep. obbligandosi di
far guerra insieme i igpirne Aldo
brandeschi ribelli al
do di tenere ai oottandi della ia di
Siena tutte le castella del territorio gros-
setano, e quelle che i feudatarii possede-
vano nella contea Aldobrandesca. In tale
circostanza i confini er Maremma gros
setana furono designati fra i seguenti luo-
TE i i alipalto ad baco;
Massa usque ad Portilionem (cioè, dal
lato di ponente, dal distretto di Massa fino
830 GROS
alla Torre di Portiglione che trovasi fra
Rocca d' Alma e il pontone di Scarlino} ef
a Gessis de Sassoforte usque ad Fornoli,
et a Civitella usque ad Sassum (cioè,
dalla li settentrione, fino al Sasso
di Maremma sull'Ombrone ) et per Mon-
tamiatem , ut vulgoriter dicitur, usque
il lianura, et sicut trahit fumen dr
minis usque ad mare (pel lato cioè di le-
Vante fino a osiro, mentre da ostro a po
nente forma confine il mare).
Nel tempo che le armi imperiali com.
Iattevano in Maremma le terre e i feleli
del conte Guglielmo degli Aldobrande-
schi, e il di lui figlio Uberto conte di
Campagnatico, seguaci entrambi del par-
tito guello, il loro respettito nipote e eu-
gino conte Ildebrandino figlio del cone
Bonifazio militava con gli Orvietani cun-
tro gl' Imperiali. A costui riesci, median-
te i suoi procuratori, nel 17 maggio del
1251, di accordarsi a buoni patti con la
Repubblica di Siena, promettendo di a-
derire alle antiche condizioni del 1231;
ma hen presto, e più di una volta, tornò
= mancare di fede. (Matavotri Stor. di
Siena).
Appena fa morto Federigo Il i Grose-
tani, anzichè riconoscere l'autorità del re
Manfredi, si stuccarono dal suo governo
e costituironsi a comune, siccome lo dà
2 conoscere
miatina dei
gitori del dominio
nese con prosvisione degli 8 gennajo e
2 febbrajo del 1259, deliberarono di rac-
crgliere un esercito dalla città, dal sob-
borghi, dalle terre e castella del suo con-
tado per mandarlo all’irapresa di Gror
seto sotto gli ordini del potestà. — Ricon-
quistata nell'anno medesimo la capitale
della Maremma, fu dato ordine di fabl:
carvi il camero e di lenervi guarnigione
senese.
Erano le cose della provincia grosse!
na in questo stato, quando i Fiorentii
nella primavera del 1260 fecero una ca-
valcata fino alle porte dì Siena, recando
dauno intorno al paese e stringendo d’as-
selio la stessa
rinforzo di cavalleria tedesca sotto il co-
mando del conte Giordano, già suo vica.
GROS
rio in Toscana, nel tempo che richiama
rono le ganrnigioni di Grosseto, e da allri
Inoghi della Maremma. Fu in tale emer-
impero, ai quali patti neppure questa fix
ta quel dineta fermo si mantenne.
po pochi mesi accudde ( sett. 1360)
la famosa giornata di Montaperto, per
eifetto della quale il Comune i Siena ri-
tempo +9 di recente tornati a ribel-
lassi ai sensi.
Furono perciò rinviate genti d'arme a
Grosseto, espulsi di la gli abitanti ribelli
e tolti a quel Comune i fondi pebbii
per incamerarli a quelli di Siena, o per
assegnarli ni cittadini nuovi e fedeli al
partito vincitore. Un documento inedito
del 13 dicembre 1360 esistente fra le per.
gamene della badia Amistina nell'Arch.
Dipl. Fior. riporta an decreto dei Dispen-
satori delle terre del Comune di Grosseto
eletti da quel potestà Jacopo di Besvern-
to, col quale fu donato un pezzo di terra
ad un nuovo cittadino grossetano per farne
ciò che vuolesse. Quindi nel 1262 rinpo-
vossi la capitolazione fra le due città, ob
bligandosi i Grossctani ad accettare e ub-
bidire al potestà inviato da Siena,
de a favorire
accomunando
legi di quelli di Grosseto.
Nell'anno medesimo 1262 il
nifazio conte di S. Fiora dopo lunghe trat-
tative mentre egli trovavasi al Bagno a
zioni sottoscritte sino dal 19 maggio 1251,
ma aderì cziaudio a molti altri capitoli
stati nella nuova trattativa aggiunti.
La morte però del re Manfredi avendo
shigotiti i ini
tutta la Toscana, l'opposto part prese
tosto speranza di ricuperare la perduta
Va di Grosseto ri
torratico di
Siena (anno 1266) si diede in poiestà dee
fuorusciti e dei nemici di quella repob
GROS
blica; alla testa dei quali si era posto Pe-
pone de' Visconti di Campiglia che poco
dopo perdà con la vita Grosseto, ricon-
istato dalle armi senesi (Ance. Dir.
posi Bicherna).
Venaero frattani
conti Aldobrandeschi, per cui sotto gl
cttobre del 1272, fu stipulata una di
sione de' beni allodiali fra il C. Ildebran-
dino, chiamato il Zosso, figlio dì Gugliel-
mo conte di Sovana ed il C. Ildebran-
dino figlio di Bonifazio conte di S. Fiora.
Ja vigore di tale contratto restarono iudi-
visi,ed a comune fra le due branche Al.
dobrandesche i diritti sulla città di Gros-
selo, sopra Massa, Saturnia, e la miniera
di mercurio di Selvena.
la morte del C. Ildebrandino Nos-
sodi Sovana, accaduta di 6 maggio del
1284, un nuovo istrumento di transazione
fu cchebeato li 6 agosto del 1286 nel ca-
stello di S. Fiora tra la coutessa Margheri.
ta figlia ed erede dell'estinto conte di So-
Vanta, rappresentata dal conte Guido di
Moafoste sto marito, da una, ed i conti
IWebraudino Novello, Bouifazio, Umber-
te, Earico Novetto e Guido fratelli e figli
del fu didebrandino conte palatino di S.
Fiora, dall'altra perte. Quindi pochi an-
ni dopo i prenomimati 5 fratelli couti di Le
S. Fiora iuvieme con la contessa Giovan-
tia loro madre, per mito pubblico dei a
ayusto 1397, rogato in S. Fiora da Michele
d'Iscopo medico e nolaro, si feceru.nuore
divise fra loro per mezzo di polizze tirate
acorie. (Ancu. Dart. Fioa. Curte della
Com. di Volterra). i
In tutti i contratti di famiglia, poste-
riori all'atto di divisione del 1379, fra i
costi Allobrandeschi, uoa si rammenta
più Grosseto, nò si mettono più in campo
le ragiuni che emi nei tempi trascorsi vi
tenuero direllamente, oppure mediante i
lura Viscuati, Lembardì, o Cattani.
Ialatti, previa una capitolazione stipa-
Nata ii ma nel novembre del 1297, i
Gruseuaui si obbligsromo di fer pace e
Guerra a libera disposizione del Comune
di Siena, e di esentare dalle pubbliche
Gravene i cittadini senesi che venissero.
ad abitare nel loru territorio. (Ancu. Dirz.
Sta Maleffo dell'Assunta).
Dopo che Sicua pertanto divenne libe-.
te dominatrice di Grusselo e del vasto
seo territorio, potò pucificamente conli-
GROS s3ì
nuarsi la fabbrica della grandiosa sus cat-
tedrale, uIla quale impresa fu dato inco-
minciamento sino dal principio del seco-
lo XIII, sicc::me apparisce dal testamento
del 1208 del conte lidebrandino puco so-
pra raramentato. Pertanto dalle iscrizioni
superstiti nella facciata esterna di quel
Duomo si rileva, che l'architettura della
stessa facciata fu opera del capo muestro
Sozo Rustichini di Siena, incominciata
uel 1293 a tempo del nobil uomo senere
Filippo Malavolti vice-potestà di Grosse-
to, mentre la parte interna incrostata era
pure di marmo sino alla metà, schbene
ora ramente ricoperta d’intonaco,
iudi murata |’ anno
1295, allorchè il nobil uomo Mino de' Pic-
colomini era potestà di Grosseto.
Più moderna è la torre per uso di cam-
panile, nella quale esiste un’ iscrizione
ara esere cinta fubbricata nel
rovido uonso Domeni
te Merano operajo a vita del-
l'Opera di S. Maria di Grosseto.
Fiualmeute il battistero e la sovrap-
ta lanetta di warno rappresentante la
Ss A unuuziata furono scolpiti dall'arti-
sta Antonio Ghini da Siena, nell’anno
1474, al tempo dell’operajo Salvatore
la riprendeudo îl filo della storia, ram-
menterò come nel 1310, essendo iusorto iu
Siena va tumulto fra i nobili ed il popu-
lo, wolte autiche famiglie feudatarie dei
couti Aldobrandeschi profistarono di taie
circustunza per ribellar.i dal governo se-
nese.
Era tra questi Bino di Abbute del Ma-
lia viscoute di Grosseto e di Batiguano,'il
quale avendo cacciato il partito domiuau-
le, s'impossesò della citta; e quantuu-
leso luugamente maso
tenere iu dominio, pure due anni
gli rieseì d'impadronirsi di nuovo della
meesiva. — Avvegnachè la Siguoria di
Siena essendo conlinuamente iu contrasto
coi partiti di dentro e cva i uemici di
fuori, dovè per un qualche tempo lasciare
Grosseto iu balia agli autichi feudatarii, e
perfino riconoscerne in certo modo il do-
sainio, mediante uma trattativa di
fermata li 17 aprile 1317 fra la Rep. seno
se e i conti di S. Fiora. (Macavonri, Stw-
ria di Siena Parte II).
Si mantennero su Lale stato gli afari
ricccuperene varii pes.
ai della Maremma , fra i quali farvi il eo-
stello di Moatemassi, lungo esedio
riconquistato dai Senesi, nell'agosto del
1338, coll’ aiuto dei Fiorentini.
Passò nello stesso anno di Moremma
l’Imp. Lodovice il Bevare con le sue trup-
pe. È fu ad istenza dei conti di S. Fiora
glie, ma non l'ebbe; cossechè dopo quat-
tro giorni 11 Bavaro ces le sue genti ooli”
anti)
e senes.)
Mei giorno 33 grana dell'1334 del
GROS
nite di ripari e bon difcu, sostenne un 20
selio, intanto che uno dei capi, Abbatine
del Mala, essendosi recato a Pisa a chic
i der soccorse a quel governo, raccolse una
mano di armati a piedi e a carallo,
uali tornò a investire mei contorni
l'oste cemese che mise im fuga,
ponendo a seco e fuoco gli abbandonati
accampamenti (33 nov. 1335).
L'amno appresso i Siguori Nove aven-
do rimandato altre masnade da Sicna a
Grosseto sotto il comando di Ugolino di
Gaide march. del Monte $. Maria, il ri
belle Abbetino del Malia insieme co’ suoi
i, ottennero
rise di e e copi della n
promise di ri
volta da egni handoe. iome,e di
restituirgli una comma di dessero che li
lica aveva riscosso da Simone Pic-
colemini debitore dei Malia per la com-
pre fatta del castello di Batignano.
Gremseto, fa ripresa l'edi-
Sicazione della rocca, dei suoi fossi e car-
bonaje. Al qual effetto venne demolito ua
cosemento la liner giryrgini di
Groneio, il governo nel 1345 acqui-
stò dalle moglie di Guelfo d' Jacopo de’
Lanfranchi di Pisa figlia di Petruccio Be-
. ringhieri di Grosseto. (Mazavoun, Opere
cit. e Auen. Dos. ve Sesua, Lolcffo dell’
Assunta
)
Le rocce predetta fino dal 1350 era ie
le di servire di difesa, tostochè fu cel-
ita nel cassero della medesima una la-
pica, nella quale si leggono tuttora queste
parole: Al Nome di Dio e di Madones
accordare ls facoltà sl giudice di Grosseto Santa Maria, dito Dii uccer:. Si fece
di allentanersi dalla sun residenza questo Masaro, e si fecero tuzse . ....
el tempo. ..... ano e di Lonardo di
mei mesi di luglio, agosto e settembre, col
Iasciarvi un suo vicario. Di più essendo
queste stessa cii-
anco fl pesta la prima pietro. Tole edi-
fizio per altre fu sespeso stante la fugn
dei Mahe prigionieri da Siena, e la maov@
ribellione che per di loro
fa so
noe in 1 per cagione le
1 Gen, nei 1335 spadirone ve cosrcito
con il conte Macvovaldo de'CC. Guidi di
Bovadola loro cnpiteno di guerra sotto
Goosseto. La quale città, omendo sinia mu-
Cholo di Giovani di Gano cittedini di Sie
na e ufitiali sopra el deto Kasaro e mura
cleti per lo Chemune di Siena.
Nella sommossa di Siena del 1355, mel
ti popeli dello stesso dominio, seguirono
ri della capitale, fra i quali furom-
vi ai i Grossetani, e fu allora che il
pepolo tentò di assalire e di cecupare il
cassero. Ma ben presio i rivoltosi imvis-
sono a Siena un delegato a chiedere per.
deno; lo chè fu loro accordate dal gover.
mo-dei Xii a condizioni sempre più cne-
GROS
rose, fra lequalifavvi quella di nbbidire
alle di rinueziare
a tali gl imperiali.
Da quell'epoca in pui Grosseto si man-
tenne costantemente soito. la custodia e
dominio semese, per ordine del quale fa
rifatto nel tosia statuto più conosciuto
di cotesta città. Finalmente esa ebbe a sof-
frire frire muove versie dall'esercito napo
Ifonso di Aragona, allorchè
pare iana del 1447 cccapò Castiglion
della Pescaja è quindi prese stanza fino
ica in Grosseto e nel suo territorio.
l'anni Je campagne e i contor-
ni di ai dere le cinraf guasto dalla
compagnia di avventurieri condotta da Ja-
copo Piccinino n danno della Rep. sene-
se; la quale, di essere stata battuta
nei contini dello Maremma verso Castro e
Tosennella, si fuggì ulla volta di Casti
glion della Pescaja sovvenuta del bisogue-
vole dal re Alfonso. In conseguenza di che
poco dopo essa cecupò il castel di Colos-
na, e lentò dim irsi della città di
daaneggiare viemaggiormen- ma
te i paesi del dominio di Siena. Pacificato
il re Alfonso coi Senesi, questi riotten.
mero quanto era stalo loro tolto dall’
venturiere capitano nelle Maremme di
Grosseto e di Orbetello. Frattanto nou
cessarono le calamità di questa provincia,
la quale andava
minuire sempre più di popolazione, di si-
curezza pubblica, «i produzione di suolo,
edi salubrità di clima.
Grosseto Rorizione, sì fat
li terra e di mare
giù trop-
po trista contrada. La situazione politica
della Rep di Siena era ormai divenuta
vacillanie per incostanza di governo, per
intestini e per gare iche
Îra i gabinetti. Le conseguenze lacrime.
voli di una lunga guerra preparala contro
quella Rep. da Cosimo Î, e sostenula dal-
portarono l'ullimo scempio
menire Piero Strozzi attendeva a forti
care la piazza di Grosseto per nvere copia
espingere di la provvisioni di vettovaglie,
e per accorrere in qualunque luogo del
littorale, noa saprei, dirò col Muratori,
vin
GROS 853
se per difendere o Piuttosto per devastare
d’avvantaggio un troppo infelice paese.
Si sostennero i Francesi a Grosseto fi-
no all'anno 1559, epoca della conclusione
della pace tra il re sla Francia Enrico II
e il re di Spegna Filippo II; dopo di che
sottentrarono im Grosseto e nel suo di.
stretto le armi e le leggi del nuovo duca
di Siena.
Cosimo I, tostochè potè divenire tran-
quillo padrone dello Stato senese e della
sua maremma, pensò di giovare al com-
mercio e all’agricoltara di tutta la pre-
vincia, coll’istituire nel 1560 a Grosseto
per 10 giorni da incomin-
ma il cerchio esagono delle mura "ttunti
con i suoi bastioni sono opere del Gran-
duca Francesco I, terminate «la Ferdinan.
do I poco dopo ilsuo avvenimento al tro-
no granducale.
Fu questo terzo Granduca che provvide
di acque salubri la città mediante la co-
struzione di sei pubbliche cisterne di ac-
que piovane; che fondò in Grosseto uno
spedale filiale di quello della Scala di Sie-
na con una dote sufficiente a mantenere al.
sero maliziosamente Leica) la la de
molizione della pescaja di Castiglione, now
mulini adiacenti al padule di Castiglio
e ciò nel tempo ebe si a opera
alla circoscrizione, e prosciugamento di
una parte del padule omonimo , son che
all frinntura del fiume Ombrone da Gros-
seto fino alla torre della Trappal:
Afiiuchè poi tutte le operazioni idrsu-
tiche fouero saggiamente «ircite e co.
slaniemente ben mantenute, Ferdinando E
stabilì in Grosseto un Ufisio, enni ineta
GRos
MLT erezione DE
da fara, la mano
dei Foesi, al cui
ciali istruzioni
dei i ponti, strade, argini cc.
he benefiche misure a favore di
Piscera] e delle sue campagne furone
meatenule in vigore ce protette da Cosi.
mo II figlio e successore di Ferdinando I
nel breve periodo del di lui governo. Im-
dal 1609 sino all’ultinzo semo di
Sua vita (1631) il Granduca Cosimo II fece
continaare l’escavazione di un canale ne-
vigaote nella pianura grossetana, e di altro
canale più d'appresso alla città per ser.
vizio dei mulini e dell'abbeveratojo ; ri-
gene dalle lire 15 a lire 7 4 per moggio
la gabella della tratta dei grani; fece edi-
ficare nuore case in per como-
do dei forestieri che andavano a stabi-
lirsi in Marecama, e endi i provve.
dimenti relativi alla pulizia menicipale
€ alla riforma dell' Ufsio dei Fossi poco
emunciato.
Frattanto che la rigenerazione della Ma-
renama grossetana andava lentamente ope-
randosi sotte il governo di Ferdinando I
e di Cosimo Il, bisogna altresì confessa
re, che cotesto ‘periodo fu per quella pro-
vincia il più felice tra quelli del governo
Medicco. Avve dopo quell’ epoca
non solo tropps isolati farono i bonifica»
GROS
scoli nello siesso periodo di tempa dalle
lire 101,179 si ridussero a lire 39,956.
Dondechè l'abbandono , 0 la poca sr
veglianza delle opere idrauliche , se noe
distrusse affalio, rese però quasi senza ef-
fetto tutto ciò che era stato fatto sotto il
governo di Ferdinando I e di Cosime IL
Alla metà del secolo XVIII il fame
Ombrone senz’ argini era sperio ia cesto
lati, i canali e fossi di scolo dell’agro gres.
selano si erano interrati e ripieni, il pede-
le di Castiglioa della Pescaja spandeva a
capriccio le sue acque nella circostante
mara, nò quesle si scaricavano
Snc
alta delle sua socchette.
ne. —Nel tempo
valenti matematici di quell'età per co.
mando sovrano metteva ulla prova un pia-
no rogioato di ice ridazione dell pira
in marittima semese, il magnamiuto
ripe ordinava un sisiema di gorerno e
di amministrazione ccomomico-civile, che
doveva dipendere immediatomente dalle
sua sovrana autorità. Con la legge dal 18
menti ordinati da Ferdinando II, da Co- chi;
timo III è da Gian-Gasicne
la Maremma grosseiana da una futtuosa
caduta, ma si cenò di sorvegliare inde-
fessomente all’ esatta manutenzione delle
operazioni idrauliche state anterioriente
eBetteato. — Che se talvolta alcuni prov-
vedimenti da un lato si temperarono, dall’
altra parte vennero abrogate mella loro
pienezza diverse leggi economiche, cui
sostitaironei altre, le quali divennero po
tenti ostacoli alla desiderata riescita di
mina fisico-economica riduzione della nu
principio del soc. XVII ascendeva a 3oce
abit. essa all'entrare del secolo XVIII nua
Haiti plenarie
per salvare i
stessa Pinar olo pdicriane
Frattanto si comandava l'arginatura del
fiume Ombrone, il ricavamento dei canali
vano nella pianura Eroseeiaca;si ricostra;
vano i già acquedolti cen al.
tre operazione premier si rendeva più
comodo e più sicure l'accesso dello scale di
Castiglion della Pescaja; si aprivano seo
ve strade, si migliorava fa sorte degli ab
tanti coll'abolire le serviti: de’ pa:
aumentava il numero dei propricirii
digeni , mel tempo che si allcitavano gi
sirnnieri con egni sorta di favori e col
concedere loro a larghe condizioni La di-
Visione dei latifondi di mani-morte. — Si
promuoveva l’ industria meroè privikgii
GROS
ed esenzioni commerciali; si rimborsa.
vano dal R. erario della quarta ed an-
che della terza parte della spesa i fonda
tori di nuove case. Finalmente alle fami-
glie avventizie che recavansi a stabilire
ci, 0 infrigiditi, e divenuti
di poca 0 niuna utilità.
Di tale natura, taute e sì generose fu.
rono le sovrane disposizioni a favore del-
lu Maremma grossetana dal Granduca Pix-
mo Laorotvo I ordinate, oltre l'organis-
tazione di vo’ amministrazione economi.
co-governativa, allorchè nel 1775 Egli no-
minò una depulazione composta di pub-
blicisti, economisti , matematici e periti
agrarii, affinchè visitasse e riferisse sulla
condizione economica e fisica della Ma-
remma, sulle opere dal Sovrano ordinate.
La depatazione dopo avere adempito l'o
norevole commissione, nel lug]. del 1776,
abbassò al trono la sua relazione divisa
in due parti; la primn delle quali riguar
dava le proposizioni economiche, e la se-
conda le proposizioni idrometriche, nella
quale farono descritti i lavori idraulici
in tulto o in parte effettuati.
La fabbrica della cateratta costruita sul-
la ripa destra dell’Ombrone, per accoglie-
re una porzione delle sue acque mediante
il Fosso Navigante, fu rammeotata la pri-
ma fra tutte le operazioni idrometriche,
in quanto che riguarduvasi come lavoro
fondamentale, su coi si appoggiavano dal
matematico Ximenes e dalla deputazione
medesima tutte le altre opere relative alla
riduzione della grosseta
Fra i lavori idraulici giò compiuti nel.
ta pianura di Grusseto s'indicava il nuo-
vo Fosso Navigante cou i tre Legolato
ri, dai quali le acque che traboccavano
dal Mevigante si scaricavano per il Canal
di Rinfresco ueì padale di Castigli
Erano pure fra le operazioni idrauliche
già completate il Sostegno detto del Quer-
ciolo, la Cateratta grande del padule, l'e-
difizio del mulino di Grosseto, l'argine
d'Ombrone, il rivuotamento della Mol-
la, della Molletta, del Lago Bernardo, del
fesso Martello, del fosso Tanaro e di al-
tri minori canali di scolo, l'acguedotto di
Castiglione, la darsena di Grosseto, i) pic-
colo Sostegno di San-Giovanni ec.
GROS
835
Restava ancora a compirsi, fra opera.
zioni idrometriche di quel pini ilC
nal intermedio (nella cui vece fu incomin.
ciato il auovo fosso Navigante) il Canal
j, la colmata di S. Gu-
mento a quel tempo stabilito gioverà qui
riportare Je precise parole della relazione
citata: « Dipende infatti (Ja massima
operazione) dal ravvivamento delle ac-
» que del padule vastissimo di Castiglio-
» ne, che è il cardine fondamentale di
» tutte le dispendiose operazioni idrome-
» triche fino ad ora eseguite nella Provin-
cia inferiore di Siena » e che, a parere
» della deputazione; era il solo bonifica.
» meno possibile del precitato padule.
» Giacchè noi siamo di sentimento (par
» lanoi deputati) ch'esso pedule nor pos-
» sa asciugarsi nè per essiccazione. né
» per alluvione , 0 siovero, nè col metodo
» delle colmate, né col cavo de' nuovi i fossi
» che l'attraversino; e che non posse nep.
» pure ridursi ad uno stagno ripieno di
» acqua salsa.
» Non è pertanto maravigliosa la cir.
costanza che quasi tutti i matematici,
» i quali anche nel secolo prossimamente
» decorso sotto il governo dei Medici so-
» vrani hanno sottoposto all' esame il mi.
» glioramento delle Maremme, abbiano
» sempre proposta ed effettuata in alcuni
» tempi la presa d'un corso d’acque dal fi.
» Ombrone , mediante una steccaja
» sima alle Buoscce, una cateratta all'Znci-
» le corri: +e mediante ameo il
» fosso Barchetti, ch'era un manafatio
» canale escavato nella pianura contigua».
Tali espressioni pertanto dimostrano ad
evidenza da quali principii fossero mosti
i malematici che operarono nei due secoli
ultimamente scorsi, tanto sotto il gover-
no Medicen, quanto setto quello di Pane
Leorotso I, rapporto alla fisica ridazione
delle Maromme: cioè, col procurare di te-
nere meno frigida la pianura mediante
la buona manutenzione dei fossi di soolo,
ma sopra ogun'altra cose col rinfrescare
in estate il malsano pedule di Castiglione
mediante il Fosso Fevipante, e col lener
chiuse le sue cateralte durante l'inverno,
affinchè non vi s'introducessero le scque
dell’Ombrone: e ciò fintanto che i respet-
Vivi influenti mantenevano il pelo delle
556 GROS
sceque del padule oltre i consueti deter
minati segni elevato.
Mostravano quei periti di credere qua-
sichè impomibile di colmare col torbido
Otabrone il vasto padule che lo avvicina ;
ed ia tale persuasione furono comandati
ordiai severi, affinchè al sopraggiunger di
una qualche piena si abbassazse la cate-
ratta del Fosso Novigante per im
l'introdazione delle torbe mel padule di
Castiglione: nè si permetteva che la cate-
rutta si rialzasse se non dopo chiarificate
Je acque dello stesso fiume.
Si agiva pertanto allora con un siste
ma diametralmente opposto a quello che
si và attualisente praticando nelle tosca-
ne Maremme; sistema del quale si cono
scono i feli ltumenti, sia per toto
ciò che si è acquistato col mezzo delle
grandi colmate in Val-di-Chiana, sia per
stando nella Ma-
remota, € specialmente per l'immensa
quantità di terra che fu trasportata fra
il 1833 e il 1837 dalle piene dell'Ombro-
me pel padule soprannominato, mercò le
muove opere idrauliche ordinate dall’Au-
gusto Regaante Leorozzo IL, nella ragio-
mevole lusinga di poter finalmente rista-
Dilire la matura fisica di cotesto suolo nei
perduti suoi diritti.
Lavori preordinati al donifcamento del-
la Maremma grossetana dal Grunduca
Leerocso II felicemente regnante.
Appena salito sul trono paterno ed avi-
to Laorocso II rivolse uno sguardo bene
fico verso la porzione più infelice e nel
fempo siesso più seducente e prodattiva
del Granducato. La prima operazione or-
dinata nel 1826 fu la costruzione di un
solido ponte munito di cateratte mobili
a traverso alla fiumara di Castiglion del-
la Pesaja, ad oggetto d'impedire l’in-
resso delle acque marine del canale di
Castiglione « conseguentemente la loro
miscela colle acque dolci del contiguo pa-
dule. LI buon successo di colesta utilissi-
ma opera fu il segnale d' imprese sessi
maggiori, tostochè essa di poco precedè
il magnanimo motuproprio del novem.
bre 1828, col quale fu ordinata la fisica
riduzione delle Maremme, nel tempo stes-
so che l'Augusto Sovrano affilava la di-
mezione degli opportuni lavori al una
“GROS
commissione economico-idranlica , all:
ituito un Ufizio
preseduto, per la parte idraulica, dal di
rettore del Corpo degl'inpegneri Ca v.com-
mendatore Alessandro Maueiti, e, per ciò
che spetta alla perte economica, dal Cav.
Giacomo Grandoni provveditore della Ca-
li ii comunitativa di
Colmazione del Padule di Castiglio
me. — Questa vasta laguna, che fu sempre
riguardata come causa precipua della mal.
sanla della valle grossetana, fa anche la
prima ad esser presa di per di:
gere con lei i suoi maletici miasmi. — È
sato poco sopra accennato che nei tempi
ti la scienza idrometrica aveva ine-
tilmente tentato di pervenire al desiderato
intento mediante il mantener fresco in
estate il padule di Castiglione con le se
que chiare dell'Owbrooe; giacchè gl'idraa-
lici allora consultati giudicarono quasi im-
ile il poterlo bonificare per colmate.
All'incontro col sistema attualmente pra-
ticato si vede progressivamente colmare
e impicciolire il padule, nel tempo che
n di Ria più patire suoi influenti
maturali, e più che altro mercè l'apertura
di due vasti canali artificiali, per i quali
entrano nel palustre bacino le acque del-
Ombrone a depositare le loro torbe de-
rante le piene.
Unoderl'infiuenti naturali èla Sorate,
ta quale fiumana insieme con i minori
suoi tribetarii che scendono nel padale
di Castiglione dai poggi di Buriamo, di
Tirlì e di Castiglione, fa la prima ad e»
sere riordinata e inalveata (anno 1829) per
la lunghezza di miglia 6 è in circa.
11 torrente Brusa che raccoglie tutte
He acque che scendono dai raonti di Prata
€ del distrutto castel di Pietra, venne esso
pure nel 1829 incanalato, rettificato ed
il suo alveo circoscritto di nuovo per la
lunghezza di oltre cinque migi
egu:le operazione fu eseguita nel torren-
te Fossa e nei suoi influenti, che poriano
nel padule medesimo le acque fluenti dai
poggi di Roccastrada, di Sticciano, di
Moute-Laitaja e di Monte-Pescal
ja. — Un
assai più grandiose fu
l'anno 1830 con l'escavi
Canale diversivo di Ombrone; il quale fu
aperio alle così dette Bucacce sulla ripe
GROS
destra del fiume dirimpetto al Poggio Ca-
vallo, in distanza di circa migl. a ?
lev. di Grosseto. Dopo essere stata rinfor-
zaia la ripa dell'Ombrone con
@ botti presso la cateratta del Ximenes,
fu costruito all'apertura del nuovo cana.
le un robusto denzello ed una steccaja
obliqua alla corrente del fiume, in guisa
tale che il dentello spinge nel canale il
filove delle acque nei tempi di piene,
mentre la steccaja obbliga ad introdurvi
le acque del fiume medesimo, allorché
sono esse al pelo ordinario.
Questo Canal diversivo, che ha 5 mi-
glia di langhezz: ina larghezza di 28
Braccia all'orlo, e 14 alla base, giunge nel
pedule ul punto denominato Zago Boccie,
© Trogone di Barbanella. Esso è attra
versato da tre solidi e bellissimi i genti di
to questo lavoro, che potrebbe credersi
rn'opera di molti anni successivi ed il
ritratto di langhe e straordinarie imposi-
zioni, fu per maraviglia ordinato, diretto
ed eseguito senza imposizione di alcun
pabblico aggravio nel breve periodo di
centosessania giorni, dall'inverno alla og
imavera dell'anno 1830, mercè di un
forle volere, di una vigile sorveglianza,
di operose braccia e di una ben diretta
‘esecnzione.
Nello stesso primo Canale diversivo
preso la svolte di S. Martino è sata co-
struita una caleralta di presa d'acqua, la
quale mette in moto le macine di un mu-
lino edificato presso l'antico nel luogo
chiamato il Ponzicino di Grometo, nel
tempo che le siesse acque giovano a rin-
frescare e lavare i canali, nei quali scolano
Je clonche con tutte le altre izie
della città.
11 secondo Canale diversivo fa aperto
alla cateratta Ximenes, circa due piglia
solto al primo diversivo, mediante un'al-
tra steccaja obliqua, che obbliga le acque
a dirigersi nel padule quasi per l’istemo
andamento dell'antico Canal Navigante
al luogo detto
che trova alla distanza di circa miglia 3
€ 3 dalla suddetta caleratta.
GROS 857
1 risultamenti delle colmate ottenute
fino al mese di maggio dell'anno correa-
te 1837 sono vistosissimi, per non dire
superiori ad ogni espettazione. Avvegna-
chè la superficie del padule di Castiglione
della Pescaja, compreso lo spazio delle
gronde che occorreva colmare per costi-
tuire il terreno di nuovo acquisto adegua-
tamente pendente al mare, nell
si estendeva a 33 miglia quadr. Della qual
superficie nel mese di maggio del 1837
fu riscontrato che oltre 14 migl quade.
emergevano quasi dalle acque, eche poco
mancava per giungere al desiderato com-
pieto risanamento e fai riduzione di
la stessa porzione di padule, onde
dirla convertire in un La coltivabile
gi ion innocuo. — Wed. Pavorz ne Casse
"° oltre l'emissario antico del pedule alla
fiumara di Castiglierie sono stati aperti
nel 1833 due altri rami di sbocco; une
è contigue al ponte delle cate-
ratte mobili per il più facile scarico delle
acque del padule chiarificate; l'altro emi»
sario, denominato di £. Leopoldo, è state
senvato nel tombolo di Castiglione fra la
torre di S. Rocco e quella delle Marse.
Esso è cavalcato da un solido ponte com
porte a bilico e scmtse, stlaalmonte în co.
d'impedi: peri repadieriLani
i] re
sffe ecque marine con le palustri,
mentre quest’ultimo emissario, a ride-
zione completa del padule, dovrà servire
di continuazione sino al mare dell'alveo
della Bruna che ora speglia le sue soque
nel pedale a dirimpetto.
Bonificamento per essicoazione. — Il
Iagacciuolo Bernardo, detto anche.
del Fescovo per enere di pertinenza
la mensa, è stato prosciugato total-
poor Pepi gici rofondare il
suo emissario (fosso Nallave che va par
eso = penlersi mel padule maggiore di
Castiglione
3 miglia da grecoa esci. Tale operaio:
ne idraulica può dirsi il compimento di
quella stata già incominciata dal Ximenes,
mercè cui una gran parie del Zago Ber-
mardo per essiccazione si bonificà.
Per equal modo il padele dell'Albereso
posto vulla sinistra dell’Ombrone, ma den-
tro i confini della comunità di Gromete,
è stato inlieramente dissoccato coll’ aper-
8358 GROS
tera di opportuni acoli alle acque che ivi
inca pa parlerò delle altre opere fara
fiche che per munificenza sovra
fem mente a queste del territorio
grossetano si eseguiscono nei minori padu-
fili Scarlino e di Piombino, e nel lagodi
Rimigliano. Nè starò neppare a noverare i
molti lavori architettonici, non le varie
strade regie e provinciali che si aprirono,
eriordinarono, non i numerosi e marmorei
ponti che s'i per le Maremme,
dovendo io qui limitarmi alle opere re-
ceutemente eseguite nella città e distretto
grossetano. È d'uopo bensì di aggiungere,
che per provvedere la capitale della Ma-
rerama di acque fresche e salubri, l'Au-
Gusto Regnante nel 1830 fece trasportare dal
mella piazza maggiore di Grosseto una di
i macchine, com le quali si
trivellano i così detti poszi artesiani
L'opera sorti un tale effetto che, dopo un mai
costante lavoro di più mesi, la trivella-
zione del suolo essendo penetrata alla pro.
fondità di circa aro braccia , scal!
di sotto a quell'immenso deposito pira
diluviano e postdiluviano copiose acque
potabili dolci e perenni le quali salirono
fino a otto braccia sotto il livello attuale di
Grosseto.
Due trombe circondate da un vago
tempietto gotice lavorato col ferro fuso
si terni di Follonica indicano alle gene»
razioni viventi e futare uno dei tanti e
sommi benefizii di Leorouso Il a favore
della popolazione di Grosseto.
Mi: i provvedimenti importanti e Len
li relativi Mila edi.
ficazione dei macelli tungi dalla città
Grosseto, il riordinamento e il lastrico
zione ad ameno passeggio ico dei
bestioni, che circondano la città, e le
estese piantagioni di alberi che fiancheg.
fino ea adombraso le pubbliche vie su-
Alle quali cose seno da aggiungere i
Rpiglioramenti er imati ed eseguiti a spese
la comunità di Grosseto e dei partico
lari, incoraggiti dell'esempio e dalle bene.
ficenze del magnanimo Principe, il
facilità loro ogni mezzo d'industria con
saggi provvedimenti per la ripartizione
- Magriniechian di Fires
GROS
delle proprietà fondiarie, e col destinare
Grosseto centro di un più vasto Compar-
timento, e sede di un Tribunale coll, giale
ivile e criminale, quivi stabilito al prio-
dell’anno che corre 1837.
Per l'istruzione della gioventò vi è un
maesiro comunitativo per le scuole ele
mentari, un aliro che insegna la lingua
latina e le belle lettere. La Teolugia mo-
rale vien dettata da un canonico del'a
cattertrale. Si mantengono due alunni
secolari nell'università di Siena, e due
altri nel seminario di quella città per il
chiericato.
La comunità di Grosseto mantiene un
melico e un chirurgo condotti con l’ol-
blieo di fare il servizio anche allo spe-
fr gli ufizi pubblici di sopra accen-
nati che risiedono in Grosseto debbo ag-
se quello di una cancelleria co-
tiva, la quale abbraccia le comu-
nità di Grosseto, di Castiglion dello Pe-
scaja, di Magliano e di Scansano. AI
tronde non esiste costà, come fu detto in
principio, un comandante milita; : della
ma sibbeue un comandante
della piazza e del litorale , che è pure il
Maggiore del terso batiagiione dei Cac-
ciatori volontarii.
si chiude. — In santità può nominarsi il
beato Andrea dal Grosseto Minore Osser.
lettere
quellAndre da Grossete che tradusse in
agua italiana prima del 1280
li Albertano da Brescia, un co-
i la biblioteca
in scienze fisi-
Grosseto vantere un suo be-
benecrt medico in Gio. Antonio Pizzetti,
che tenne cotesta clità per sua seconda
patria, se la Terra dell''Abbadia S. Sal.
vadere non lo rivendicasse come suo al
ri dell'autore delle Antichità Foscene,
ietro Paelo Pinzetti di lui fratello. Fi-
nalmente in giurispradenza , in politica,
in erudizione sacra e profana
ale per molti il nome di Giovanni Valeri,
morto in Siena nel 1827, e il di cai se
polero ceisie mel duomo di Grosseto.
Diocesi st Gaosszro. — Dalla etrusca
città di Roselle macque Grosseto, come
da Fiesole ebbe vita e si elevò al rango
di capitale Firenze. Ma se le reliquie
di Roselle al pari di quelle di Fiesole fu-
rono dai re d’Italia donate ai loro ve-
scovi, non può dirsi pertanto che eguale
sia stata la lore sorte. Avvegnachè Fie-
lesi si mantenne costantemente sede di
jone episcopale, nel tempo
che Firente cresceva d'importanza poli.
fica, civile ed coclesiastica, quando Ro-
selle era divenuta una macia di sassi, €
mentre Grosseto andava socorcisado e re-
stringendo ognera più il territorio e le
giurisdizioni ia esa trasfuse dalla sua vi
cina e vu di celebre città.
Quando fosse inviato a Roselle il sue
primo vercoro è lattora ignoto, e forse
triuno le saprà mai; giacchè assai poche
D, delle quali possa dirsi l'e-
e indubitata del foro primo
Roselle si conosce il più
Rolando che nell'anno {99
nodo romane tenule dal Poot.
uit a Si
previ
antiche diocesi la giurisdizione episco-
pale seguisse l'andamento della civile, e
che comuni fossero i termini all'una e
altra potestà. Contullociò niuno po-
trebbe assicurare, se dal tempo dell'isti-
ftuzione dei vescovati fino all’età in cui
cuininciano a comparire i docamenti delle
ive diuresi, fossero accadute rifor-
per la parte civile,
per quella cceliiantica. dani
Movimento della popolazione della città di GROSSETO e tre epoche diverse,
divisa per famiglie.
Nell' ipotesi pertanto che all’epoca de’
Longoberdì stassero sempre fermi i li-
miti della diocesi ecclesiastica di Roselle,
non possiamo ricorderne altri fuori di
quelli che dal lato di grecale avvicina-
vano la rosellana com la diocesi aretina,
i quali confiai dovevano incontrarsi se:
Fr Tim bocciare dell'Orcia nell'Om.-
Conciossiachè nella deposizione dei
testimoni esaminati in Siena nell'anno 735
scrivese per abbreviatura fines Musinas
invece di fines Rusellanas, e che l'oma
maense dopo tre secoli trascrivendo qui
deposto, interpetrasse fines Pisanas, In-
fatti nell’accennate procedura fra i te.
stimoni esaminati fa un tale Fforentine
prete della pieve di S. Restituta in Val
d'Orcia, il quale asserì che, quando man-
cava il vescovo in Arezao egli
il criema ‘ta Siena 0 da Roselle. Quindi
iecesi ; e per la stessa ragione di vici.
manza fu pare interrogato, e sentito l'as-
serio di Fabrone chierico del confine fe
sellano. — Che poi le diocesi aretima dalla
rie di Val d'Orcia si estendesse uspue
in Sancto Angelo fine Pisana (leggo Ru-
sine ) lo altestava un altro chierico, per
540 GROS
mome Alerato, quaralo depose, che la dio.
esi di S. Donato si estendeva da quella
al di la di Sancta Mutre Ecclesia
te Mensolas (che era l'antica pieve di
Montalcino esistente
bediprrr isp Romano nativo del
eastel Policiano.
Donde conseguirebbe, che nel principio
del secolo VIII la diocesi di Roselle pro-
babilmente confinava verso S. Sigintone
do ed il Poggio alle Mura con la diocesi
aretina, mediante la pieve esistenie tut
tora di S. Restituta e quella di S. .fn-
pelo a Bollenis, del qual ultimo piebana.
to faceva l'oratorio di S. Marie in
fundo Sexta.— ed. Anoaro (S.) 1n Corts.
Di costà passando alla sinistra del fiu-
me Orcia doveva soitenirare a confine lu
diocesi di Chiusi, con la quale questa di
igendosi a scir. di conserva con
ri
verosimilmente per il torr. Ribusie
gì a maestro di Monte-Labro; cioè, fra
Clo: già della diocesi chiusina, e
Cinigiano che fu della diocesi rosellense
e poi della grossetana. Su quella mon.
tmosità terminando i confini colla dio-
ces di Chiusi, incomincia rano quelli con
la giurisdizione di Sovana, con la quale
la diocesi di Roselle scendendo di con-
serva per uno dei canali delle Melacce,
Hi di là, dopo attraversati i torrenti del-
le Trasubbie, inoltrandosi verso ostro fra
Monte-Pò e Monte-Orgiali, abbracciava
quest'allimo paese, come rileverò fra po-
co, per salire la giogana dei monti a po-
nente di Scansano. Di costà continuando
il cammino verso libeccio per i poggi che
seperano la valle dell’ Ombrone da quella
dell'Albegne, passava verosimilmente per
Montiano Vecchio, l' Alberese e VUccel-
lina, tracciando a un dipresso N
confini sustrali della comunità di Gros-
seto, per arrivare finalmente fra Collo.
lungo e Calafaria sulla riva del mare.
Sebbene languido, pure forniscono un
qualche lume atto a corroborare la sopra
espressa congellnra, prima di tutto la
bolla del Pont. Pio Il del 13 agosto 1460
relativa alla fondazione del vescovato di
GROS
Montalcino, cui assegnò cinque pievi del-
la ‘Tioced di di Grosseto, cioè, Camigliano,
Argiano, Poggio alle Mura, Porrona e
Cinigiano. la secondo luogo per ciò che
riguarda la parle altualmente compresa
nella diocesi di So
ignoti dalla diocesi porgi
c- qualche iadizio la bolla del Pont. Cl
mete III del 13 aprile 1188 @ Gualfrede
vescovo di Grosseto, alla risdizio-
ne confermò i diritti che la sua mensa
aveva nel castello e distretto di Monte
Orgiale e nel distretto di Monte-Calvi.
ia quanto spetta alla chiesa e abbazia
di Monte-Calvi, che fosse essa realmente
sotto la giurisdizione dei vescovi di Ro
selle, lo manifesta un privilegio concesso
nel da Ildebrando vescovo Rosellano
all'abate di quel monastero, in fa vore del
quale rinuaziò a tulte le decime dioces»-
ne. Ma più chiaramente lo dicono le lettere
monitorie scritte nel 1131 dal Pont. Cab
listo Il al vescovo rosellano, quando que-
ato ricusava di mantenere le elargizioni
e privilegi stati connessi a quei monaci
Île decime e al diritto di sepol
Episc. Rosell.
ilmente uno si persua-
derà, che la diocesi di Sorana estendesse
la sua giurisdizione sino presso le mara di
Roselle, come avrebbe dovuto accadere se
il corso dell'Ombrone avesse costantemes-
te formato, nella guisa che ora vediamo il
s'innoltrava, come attualmente, sulla par-
te sinistra del medesimo fiume sino a quat-
tro e cinque migli miglia lungi dall'attuale po
rimetro
In quanto ni confini della stesa dio
cesi con quella di Popalonia, ossia di Mar
sa-Marittima, dalla parte di libeccio. fa-
dal Poat. Gregorio VII in
lita 0 nov. 1075 a Ge
glielmo vescovo di Populonia. Dalla quale
resalta, che il corso del fiume Alma ser
iva di limite fra le due diocesi; in gui
se che dul mare rimontava i poggi a por.
di Grosseto per la strada d'Altma passando
per Else, per Pietra Bianca ( forse il di-
rato castel di Pietra) e per altri luoghi
ora ignoti.
Del lato poi di maestro la diocrsi di Re-
selle confinava e sempre confiua l'ativale
di Grosseto con quella Volterrana salendo
GROS
verso le sorgenti della Merse, fra i monti
di Prata e q' sett. di Boccheggiano,
lungola cui criniera dirigevasi verso lev.
mel vallone della Faria sino verso Petrio-
lo, dal lato di sett. dove anticamente seme-
bra che entrase » confine cou la diocesi di
Siena. L'ultima delle quali pi po-
i dovè oltrepassare gli antichi suoi
e penetrare nella vallecola del Zan-
ne sino a Paganico, giacchè fra le altre ch.
di quella vallecola l'abbazia dell’Arden-
Ghesca, ora spettante alla diocesi di Siena,
rieneva a quella di Grosselo.
to il vescovo rosellano per nome
Relando, che alcuni hanno erroneamente
creduto esere asceso ( anno 1159) sulla
cattedra pontificia col nome di Alessan-
dro INI, la sede da Roselle fu trasferita
in Grosseto; comecchè per alcun tempo
i vescovi grossetani tenessero bene spesso
la loro residenza nel vicino castello d'I-
schia, o Istia sull’Ombrome, dove essi
vano en palazzo, le di cui roi
stano tuttora una qualche magni
Se si dovesse tener dietro a una tradi.
zione inveterata, si direbbe che dopo la
presa di Roselle fatta dai Saraceni il ve-
scovo ed i canonici da Roselle andassero
ad ufiziare nel cootiguo colle, deriomina-
to la Canonica, il quale giace tra il poggio
di Moscona e la città di Grosseto. he
tanto più è da credere in quanto che ru-
deri frequenti i in quei dintorni danno per
loro stessi pensare, che fossero anti-
che abitazioni; siccome vi si sono visti
sino al secolo scorso gli avanzi di una
chiese piuttosto grande costruita di pietre
lavorate. Se non che il nome di Canonica,
solito ad indicare un luogo dove fu una
parrocchia plebana, dovrebbe più verosi
milmente riferire alla distrutta pieve di
Moscona, della quale esistono documenti
per fine al secolo XIV.
Ia prova di che citerò fra gli altri un
appello Gitto li 8 luglio del 133: davanti
a Donusdeo vese. di Siena da Fr. Agostino
di Grosseto priore del convento degli Ago-
stiniani di Sestinga coutro una lettera di
Ceuni pievano della Pieve di Moscona vi
cario d'Agnolo vescovo di Gresseto, con
la quale si avvertiva la popolazione di
Colonna, che,i frati di Sestinga erano ca-
duti pelle scomuniche fulminate dal Car-
Legato spostolico, per uom aver quei Frati
vs
GROS
pagato alla mensa tana i
ti.— (Axcs. Dirx. Fioa. Carte di $. dgo-
stino di Siena).
Ecco frattanto una delle pievi state o-
mese nella bolla di Clemente LII al ve-
scevo di Grosseto, seppure il pettiziero di
Moscona noa fu eretto dopo ii
chè ne sia, nel secolo XII dover: ne Cin.
re varie di quelle cinque pievi
tate nel 1462 dal Pont. Pio IL allorchè le
staccò dalla diocesi grossetana per darle al-
la auova di Montalcino. — Nè tampoco la
bolla del 1188 fa parola della pieve di S.
Giovanni di Cajano, o Ancajano, che fa
nella vallecola del Lanzo, la quale esistere
doveva non molto lungi da Paganico, es-
sendochè la ch. parrocchiale di Monte-Ver-
di sall'Ombrone era una delle sue filiali.
Così la soppressa badia di S. Lorento del-
l'Ardenghesca sotto Civitella, quantunque
dopo la metà delsec. XV sia stata compresa
nella diocesi di Siena apparleneva, come
legi
te a quel cenobio.
Non esiste allualmente nè in Grosseto
nè in tutta la sua diocesi alcuna grancia,
coavento o badia, mentre noo meno di
18 monasteri si contavano anticamente
nella stessa gii È
1. La Badia de’ Benedettini, poi dei Ca-
monici Regolari Leccetani di S. Lorenzo
dell'Ardenghesca, mel 17
soppressa
9. La Badia de' Benedettini, poi dei Ci. +
nercensi di S.Maria dell'odiberese, all'Uo-
colline, da lunga mano diruta.
Quella di Grosseto sotto il titolo
di HI Fortunato dello stesso Ordine, cedu-
ta ai Frati Minori vivente $. Francesco;
ed il cui monastero venne im parte de-
molito al tempo della costruzione delle
muove mura della città. Soppressa nel prio-
cipio del secolo XIX.
4. La Bediola di S. Fencraiode Fan
de' Benedettini, lielmiti,
Sita eretta i in palato dal Pont. Pio
II per la famiglia Concini, quindi asse-
quata alla Religione di S. Stefano papa
e mactire. Nel 1717 sussisteva ancora colà
una chieta dedicata a S. Libertesca.
5. Badia di S. Bartolommeo di Sestia-
a presso Culea prima de Bengdettiui,
li Agostinidai itani.
Lapp aironi del secolo XVII
era già stata abbandonata dai claustrali.
[A
GRO$
fra Tirli e Castiglion della Pescaja; cas
generalizia dei Guglielmiti. Diruto.
1. Badia di Giugnano dei Cistercensi
i S. Galgano, poi Eremo degli Agesti-
niani. Da lunga cià diruta nel distretto
*di Rocca-Strada. — Ped. Giucnaso.
8. Momasiero dei Cammaldoleusi presso
Moutecucco. Diruto.
9. Monastero di S. Stefano dell'Ordine
Cistercense, presso il Cast. del Sasso di
Maremma, e Grencia di $.
« Galliano sotto Campayeatico. Eatram-
bi da più secoli distrutti.
10, Convento di Agostiniani a Ti
Soppresso sul cadere del secolo XVIII.
11. Cosvento di Agostiniani a Scarli-
no. — nel priacipio del seco
lo XIX.
19. Convento di Agostiniani Eremiti
soîto il titolo di S. Antoni,
dotto ad
chessa Cri:
14. Convento di S. Croce presso Beti-
guano, priwa abiluto dagli Agostiniani,
poi dai Stinori Osservanti di Sì Francesoe.
S nel principio del secolo XIX.
15. Convento di Franceseani Minori
Osservanti preso la porta di Castigliva
delli Pescaja. Da qualche tempo ditute.
16. Convento di Omervanti, detto le
Nove, presso Monl'Orsajo. Abbandonato
nel 1751.
17. Convento di Oservanti a Monte di
Muro presto Scarlino. Diruto.
18. Monastero di Benedettine in Greo-
seto, poi di Francescane . Totalmente de-
solito all'uccasione che vennero rifab-
bricate le mura di detta città sotto il
Granduca Francesco I. Ne fa però costruito tutti
un altro in vicinanza dell'antico, che
venne soppresso sul declinare del seco-
lo XVIII.
Non menodi 14 sarebbero le pievi della
divcesi di Grosseto, delle quali si è per
duta la memoria, e per fino di molte iguo-
rasi la esalta wbicatione. — Sono di que-
slo numero;
Le Pievi di Rocca, Alma, di Pa
, di Cominimo,
lartura, di Morrano, di
dule, di Bagno!
di Fornoli,
GROS$
Pugna, di Tobieno, di Lettaja, di Mo
scona e di Ancajano.
Fra le parrocchie soppresse da più di
un'iccolo seno la Persia Lettajo e le
cere di S. Andrea e di S. Lucia in Gros
seto. — Di quella di S. Giorgio, che dava
il nome a uno dei Terzi della città, non
trovo più memorie dopo la metà del se
colo LIV. Quella che diede il vocabole al
Terzo di $. Michele a Grometo fa sop.
pressa soîte il G. D. Leorecce I. — Ap
iene a alti la
Siano della aevoschia di B. Maria e Ces:
ico, di S. Marta a Colle-Masri,
di S. Leonardo a Belagajo, di S. Donato
a Scarlino, di S. Siefano a Monte-Pescali,
e di $. Antonio alla Torre delia Trappola.
La diocesi aituale conta 26
5 delle quali plebane, com; la calo.
drale di Groseto. Quest'ultima aveva i
suoi canonici fino dal 1143, siccome è
stato da noi di sopra avvimio.
Dodici Camoaici , fra i quali il Prepo-
sto unica dignità del Capitolo e Pievano
breeze pit ulti poni
sete, nove ippellani comprese i sagre
stano, e sei Chierici sti i dell'Opera
formano attualmente il Clero delle catte-
drale di Grosseto.
1 patrimonio dell’ Opera di S. Maria
di Grosseto, cui fa rienito quello della di-
rata chiesa di S. Lorenzo di Roselle, era
POrabrune e la fiumara di Cestiglione ,
fl padele e la riva del usare. Cotesto lati-
fondo fino dall'anno 1592 fu sesegnato in
dote all’Ufsio de' Fossi.— Per il restante
l'Opera suddetta fu obbligata dalle leggi
veglianti sulle mani-morte ad allivellare
possessi immobili, dai quali me ri-
tree una rendita di circa lire 11000.
A tenore dello Statuto di Grosseto era-
no devolate all'Opera le sostanze di colo-
re che fomero mancati senza eredi egit-
timi,
Fra i vescovi di Grosseto che meritano
re menzione sono da contarsi:
1° Fra Giacomo Tolomei Minore Cen-
ventuale, nunzio di Urbane VI e prodi
catore dejla Crociata contro l'amtipapa
Clemente VII. Il quale vescove però im-
GROS
plicatosi in una congiura contro la Re- i
pubblica senese, morì nascosto e ramingo
dalla sua sede e dalla patri
2° NI Card. Autonio Casini, vescovo
di Siena, il quale teneva-im amministra
zione anche il vescovato di Grosseto.
32 I) Card. GiulianoCemrini di molta
dottrina ed esperienza negli nflari ecclo.
siastici, che specialmente si rò nel
coscilio Ecumenico di Firenze per l'unio-
ne delle due chiese;.e che ottenne esso
pere in commenda la diocesi di Grosseto.
4° Il vescovo Claudio Borghese cele-
brato per erudizione dall' Arciv. di Siena
Francesco Piccolomini suo maestro.
Gomunrri vi Guosazro — Le superficie
territoriale di questa Comunità occupa
118,956 quadr.agrarii, dai quali sono da
detcare 2,957 quadr. per strade, per corsi
siii e era nel 1833 una
ione fissa di 073
dente repartitamente n
ogni migl. quadr. di suolo im-
pat ile; compresi però nella stessa m-
je anche i pedi leghetti e padu-
line in O attuale bonificamento.
Il territorio comunitativo di Grosseto
ta la di o, uno
Eat caro becio confina ol mare,
mentre gli altri tre trovansi a eontallo
con 5 comunità del Granducato.
Dal lato velto a pon.-maestro toc:
comuuità di Cestiglica dell Pesca
partire dietro alle case poste sulla sinistra
del porto; di dove, rimontando la iumara,
rasenta la gronda occidentale del padale
«li Castiglione sino allo sbocco in esso del
torr. Bruna. Costà subentra la comunità
di Roccastrada, con la quale l'altra di
Grosseto piega da pon. a sett. passando
insieme per la colmata degli Acguisti sotto
Monte-Pescali, finchè entrano nel torren-
te della Fossa, col quale nella direzione
di gree. salgono sopra i Batigna.
mo. In cotesto angolo del territorio coma-
mitativo di-Grosseto viene a confine la
Com. di Campaguatico, con la quale la
ima voltando da sett. a scir. attraveria
strada che da Batignano guida = Mou-
torsajo, quindi tagliando la strada R. se-
nese, passa dietro il poggio Mortajo, lascia
a pon.le rovine di Rmelle,e scende perlg
vallecola delle Gonete nel fiume Ombrone.
Costà cossa le Com.:di Campagnatico ed
l'alveo tortuoso dell'Om-
brone fino dirimpetto ad Istia, deve shoc-
ca il fosso Majano, che le due comunità
rimontano di conserva alla sinistra dell’
Ombrone per salire sul poggio di Cer-
ralto. A coleste punto cessa la comunità
di Scansano, sottentranto quella di Ma-
glia, con la quale la nostra di Grosseto
percorre nella direzione di grec. a lib. il
erine dei colli che separano la Valle dell
Ombrone da quella dell’ Osa, passando a
n. di Montiano vecchio, e di là per il
fosso Rispescia scendendo insieme nella
pianura dell’Alberese, dove attraversano
le vestigie dell'antica via Aurelia
al bivio della strada R.. Orbetellana con
quella della Grancia. Costà finalmente,
salendo il poggio dell'Uccellina, i terri-
torii delle due opposte comunità rasen
tano quell'abbandonato cenobio, per scen-
dere di là nell’opposta pendice fra Cala
di Forno e Colle Lungo alla costa
del mare. Da cotesto punti
Bocca d'Ombrone, che è quattro gl. al
suo pon. e di là sino al porto di Casti-
glion della Pescaja che è altre 9 miglia a
pon.-maestr. di delta foce, serve di confine
il litorale toscano.
1 Cinque raderegie,oltrequellaintorno
rio di Grosseto, partono per S venti
SAC lta e citt PA set IR prveosi
a maestro quella per la Maremma di Mas.
sa, provvisoriamente tracciala per Monte-
Pescali; a ostro la strada R. Orberellana;
lib. lavtrada di S. Zocco diretta alla ma-
rina, e a lev.-grec. quella di Scarsono.
Dell’antiea via Aurelia fa distrutto da
pochi anni un residoo della solida sun
Posriociata lungo la macchia del Tombolo
fra Castiglione, il pedule e il fuse Om-
brone, mentre poche trecce della mede-
sima via consolare sussistono tatlora tra
1° Alberese e Collecchio.
Spettano alle comunitative rotabili la
strada da Grometo alla Grancia e a Mon-
tiano ; quella che staccasi dalla R. Orbe-
tllana per condurre lungo la ripa destra
dell’Ombrose alla sua foce, e il tronco
di strada che della sesso R. di S. Rocco
Longo il Tombolo porta a Castiglion della
Pescaja.
Fra i comi d'acqua che entrano nella
comunità di Grometo, il mag e più
copioso di acque è il fi. Ombrone, it quale
544 GROS
da primo rasenta, quindi attraveria la
stessa comunità da grec. a lib. —
dal poggio di Batignano a sett. di Gros-
seto il fosso Molletta; e dai bagui di Ro
selle posti alle (alle occid. del poggio omo-
mismo prende alimento il fosso della Mo/-
le, questo e quello iribatarii del padule
di Castiglione con altri fossi minori. Ivi
presso parimenie si scaricano, a maestro
di Grosseto le scque del torr. Fossa; poco
più a pon. quelle della Brusa, e final-
mente rasenta il suo conliue occidentale
l'alveo della Sovara.
Più numerosi sono i fossi artificialmen-
te aperti da due secoli e mezzo indietro
solto i nomignoli di fosso Mertello, di
fosso Nevigante, (oso Tunaro ee., molti
dei quali divennero di poco, o di nieno
effetto, specialmente dopo che nell’anno
1830 fu aperto il primo canale diversivo,
dopo un secondo canale,
Grosseto per pie
na letorbe dell'Ombrone e condurle in
varia direzione a colmare il pui di
Castiglione.
chi volesseavventurarsi nell'investigazio-
ne delle cause sulla malsenia dicotesta cou-
trada: avvegnachè non vi è secolo, non
vi è anno, non v'è quasi giorno che non si
scrivano memorie, che mon si facciano
osservazioni, che mon si pabblichino viag-
gi ed altre opere più o meno veluminose
intorno al clima delle toscane Maremme.
Pare ad onta di tatto ciò vi è ancora chi
dubita, che la caosa della malaria delle
italiane Maremme si nasconda al peri del
Cheléra- Morbus fra quei i di me.
dicima fisica, cri non è dato ancere di po-
ter risolvere. at per di quallo
Ul clima di Gresseto,
del seo vasto distretto, è Fatcninea te
temperato fatti dalle meteorologiche
esservazioni instituite per il corso uon in-
terrotto di due aasi da un doitissimo
canonico grossetano, la di cui modestia
m'inibisse di nominarlo, comecchè molte
ed importanti notizie a lai io debba, dalle
» ie diceva,
i mento trovavasi sotto il gr. 36°
GROS
che a mezzo giorno è due gradi più alto,
e che nell'estate il mercario dell’ istra-
mento medeximo resta inferiure di vu gra-
do almeno.—Lo stesso osservatore avvertì.
che nelle maUînate d'aprile e di maggion
Grosseto il termometro dalla levata sino a
tre ore di sole cresce di nove interi gradi,
mentire di estate nelle ore meridiane resta
inferiore di un grado almeno alla lempe-
ratura segnata da quello di Firenze.
HI barometro a Grosseto va ordinaria-
mente d’accondo con il Ximeniano, delle
Scuole Pie, oppure non ne diferisce che
di qualche decimo di linea.
Le osservazioni igrometriche istituite
in Grosseto dal prelodato canonico nos
abbracciano che lo spazio di un anno in
irca; nel qual tempo due igrometri, uso
fabbricato a Parigi e l’altro a Siena, non
generale l'igrometro a Grometo di prima
mattina è superiore a quello dell osser-
vatorio Ximeninno di 10 gr. almeno, e
tetta la scala al di Îà del ceutigrado.
Di non minore rilievo potrebbero essere
dato da altri csempii cor.simili quello re
centemente orervato dal dott. Bertoli, me
dico già da 18 anni in Grosseto, cioè, che
gli abitanti dei piani superiori delle case
più elevate nella addetta città sembrano
meno soggetti degli altri alle malattie en-
demiche del paese.
se altra Jarrett ellerta
lla maggior longevità donne, te
stochè nel ventennio ultimo decorso vi
GROS
enirambe, nè uscirono giammai dall'agro
Grossetano. Inoltre non è difii
tonio Pizzetti merlico di
atinto, il quale esercitò con plauso la sua
professione per anni 4o a Grosseto.
Tutte le osservazioni sulla statistica me-
dica di cotesta comunità tendono a dimo-
che
le malattie predominamti. tono inflamma-
torie e gastriche, pa specialmente sull'av-
vicinarsi «dell’antunno febbri periodiche
«i ogri tipo e carattere. Tali malatiie
siii ego cera le più
nenti negli anni, nei quali i calori
estivi sono preceduti da invernata umida
e rigida, precipuamente nei nc uoghi deve
scarseggiano © mancano
potabili, e dove la 'octtezza dette strade,
delle abitazioni e degli individui suole
maggiora.ente trascurarsi.
Acque stagnanti del Serritorio grosse.
tano. — Il territorio della pianera di
Grosseto fn più 0 meno sperso di ncque
lacustri e palustri, con tutto che sempre li.
hero corresealmare il fame maggiore del
contado senese; ma non sempre egual.
mente vasti, egualmente iciosi all
mana economia furono i
Par teta 11 doppio nome di
Anais, e di Locus Preclius o Prilis che
gli fa dato. Dirò bensi che eno de erea
Senpo si rese mo dei più vasi fomiti d'ia-
Maremata
Sezione della grossetana,
le ementazione pari aelle micelio
che morivano nel suo bacino, sia
per la miscele alle acque palustri delle se-
linee minerali che vi finivano dai
di Moscoma e di Batignano, sia finalmente
per il suo letto coperto di torba o di cuo-
Pa,eui trovasi sottoposto un deposito con-
GROS 545
«Bigliare marino, che molti fisici sogliono
. riguardare come'una delle cause della ma-
taria maresamana.
Sul qual proposito gioverà ch'i
rammenti al lettore quanto d
addietro, allorchè farono pui
- Antologia di Firenze (agosto 1823) a/-
li cune mie osservazioni intorno el clima
delle Maremme.
« Se l'infezione dei pecsi deve in gran
» perte ripetersi dal pedulamento di
» acque, nelle quali infradiciamo materie
» organiche, e dal concorso reciproco delle
» acque salse € termali con le palustri, è
» fuori di dubbio che, ad onta di certe
» anomalie le quali în ragion del clima
» cader possono in alcuni siti, il maggiore
» alimento dell’aria cattiva delle Marem-
» me si nasconde nelle materie putride
» d'un suolo coperto di frequenti rista-
» gui e di vlmastre lagune, donde nelle
» calde stagioni esalano pestilenziali va-
» pori che poi, abbandonati a sì stesti, ri-
» codemo salla terraal levare e tramoniar
« Se inoltre si rifletta che en nemero
» di malattie contagiose, 0 ha la sua sede,
» 0 maggiormente infierisce nelle regioni
» marittime, facilmente si scenderà nel-
» l'opinione di coloro i quali accordano
» una non infinenza ai venti che
hanno lambito la superficie del mare
prima d'attraversere (terreni palusiri
ed immondi. Pertanto, come l espe.
rienza ne ii talî essere i venti se-
» labei © nocivi quali sono i luoghi per
» dov'eni passano, ne conseguita, che
medesimo vento secondo la posizion
pessi potrà avere diverse el anche
di afiree dilibeccio, "eso percha dopo
attraversato il mare lambisce e trascina
verso Grosseto i vipori che nella calda
stagione emanano dalla palestre
pedale di Castiglione,
la terrestre impregnata di into
salubri esalazioni. Infatti alcuni valenti
546 bei
medici nell'in cause, per le
quali il contagio della feta Gialla suol
limitarsi lungo le spiagge del prc iiv tro
varowe la cagione precipua nel
n
Ad cata di tuttociò, nè queste nè al
si osservazioni potranno uscire
dalla sfera dell’ se non allora quan-
«do sollentreranno in loro soccorso prov:
più, evidenti, e fatti meno contrastabil
Indole salmastrosa del suolo grosseta.
no. Var: rendere le paludi grossetane più
malefiche be concorrere la natora
del circostante suolo salmasirose, non me-
no che i rifiuti delle scque salino-termali
che alle stagnanti finora si unirono. -
Tali sono, rapperto alla natura del suo
lo, quelle vaste piazzate di .torreuo ste
rile € coperto di eflorescenza selina , di
incipalmente nei bassi fondi della pa-
dulina fra il Tombolo di Castiglione e il
suo padule.
""iba è pertanto difficile a dedurre da
tutto ciò, come, e perchè il padule di Ca-
stigliene divenisse fetente o causa di ma-
aria, specialmente quando all smidità
del saelo si aggiungevailcalor solare. —Il
cratere che serve di becino al padule ed
alla pianera grossetana trovasi, come die
si, coperto di spoglie vegetabili (torba è
emora) e di sostanze marine, le quali al-
Jorchè sono profondamente ricoperte dalle
acque conservansi quasi inalierate per l'
azione del sale da cai il terreno è intup-
pato, © per alcun altra di quelle cagioni
che devono ritardare ed impedire la pu-
trefazione, e renderne almeno gli eslui
ibili. Fra gli ostacoli alla putre.
scibilità primeggia la colonne ‘d’acqua
che ricuopre in inverno quel terreno,
mentre nell'estate la loro alterazione e
putrescenza è dovuta all'alternanie con-
corso dell’ umidità e del calore estivo.
È up fatto tristamente
ghi di aria sanissima sul lido del mare, e
apecialmente pei porti, quello di vedere
comparire in un
uncuo i più mi
sporre a ceujatto dell’aria una grani ques
titò di alga e altri prodotti organici ri-
guitati dalle onde sul lido, ossia delle ma-
terie limaociose scavate dal fondodel mare,
sulle quali le pioggie ed il sole abbiano
GROS
sabilito una viva fermentazione, le di
cui esalazioni sono capaci a spopelare e
render mulsane le più lridenti Crane.
Una solenne conferma di ciò fu dita
sette anni fa dal March. Cosimo Ridolfi,
allorchè nella pubblica adunanza dei 16
giugno 1830 all'accademia dei Georgoîli
descrisse i resultati chimici da esso cite
mati coll’analisi della terra itati nel
palude di Castiglione della Pescia. La
Qual terra di natura argillor e di ule
sapore, era colorata leggermente in eri
gio-celureo simile al mattajone dei terreni
terziatii marini delle Valli dell' Elsa, del-
T'Era, dell’ Arbia e dell'Ombrone , mes-
tre esposta al contatto 0 l'aria nel dis
resultato per ogni libbra di terra denari 4
e gr. 8 $ di sal marito, più guai 9
di sostanza vegelo-animale eminentemes-
te patrescibile. La qual altima sostsu
esposta all’evaporazione esalò, da prio
cipio un odore particolare disgasteso e
ammoniscale, dipoi grato e somigliati»
simo a quello del brodo. Potè l'analiza-
tore accertarsi , che una dense soluzione
in acqua della nominata sosta:
anliale, now seperata dai sali che sccoa-
pagnano la terra, conservavasi in van
appropriato senza corrompersi , e sesta
salare cattivo odore; mentre separata dsi
sali, la stessa sostanza organica pronti
mente alterandosi tadeva tal tutta in preda
di wna decisa putrefazione.
Chi sò dire Fittnio, se a Quest'allim
causa noa sia da attribuirsi la malaria
ehe si respira in estate nel profondo vil
lone della Farma intorno ai bagni di Pe.
triole, a quelli di Macereto sul fiume Afer-
se, alle terme di S. Filippo e di Vignose
poste lungo il Formone e il fiume Or.
cia? — Senza aver duopo di. remmest»
re altri peesi, bastano questi soli per fer
credere che la malattia maremanana nos
circoscritta unicamente ai laoghi
al mare e alle paludi, toste che gue
tootbeltati, quantunque esenti da pal
quelle malattia che conosce vasi nell'agro
GROS
romano sino dai tempi di Piauto co) neme
di morbo solstiziale; quello siesso morbo,
per il quale Tiballo avvertiva i suoi ami-
ci di som recarsi negli ardori dei mesi
canicolari in Etruria a fare uso di quei
bagoi; (Tisue. Lib. 2/5. Eleg. 5. pesi
morbo, pel quale 150 anni dopo di Ti
lo me avvisava Plinio giuniore, che l’a-
ria del littorale etrusco (dal Toverea Za-
25) era grave è malmna. (pira. Zi. v.
6)
Contattocià il clima maremmano fu mi-
Gliore di oggidi, siccome furono i
mominati luoghi più abitati e asai più
frequentati nella calda stagione da perso
maggi Î .
" Son mne Inienzione di
secolo abbia progredito in peggio al segno
a nom ritromani oggi quat che peste
© pante reliquie di varie castella, città,
terre, ruoche, pievi, monasteri, che colà
esistevano tanio nel priuo come nel me-
dio evo, dei quali luoghi la storia mo-
«lerna non ci ha conservalo appena appena
chef poni.
che innanzi il mille frequen- sie
vavasi Ile nom solamente nei tempi
estivi, ma che nel mese di agosto ivi si
celebrava la festa maggiore della dioce-
si, la quale cadeva, come ognun ch, nel
g;iorno di S. Lorenzo, titolare dell'antica
cattedrale; il trovare in Roselle di set-
tembre (anno 893 ) l'imperatore Guido
con la sua corte; il vedere per le Ma.
Femme di Groetò e di Sovana gli eserciti
di Foserigo Hdi pu4o al 1045) mei
tempi estivi accampersi, ora nti le
mura di Sovana, ra intorno a
sediata fra l'agosto e il settembre (an-
mo 1234 ) da poderosa oste senese la città
dii Grosseto, sotto alla nel 1328 nel.
la prima metà di ‘settembre stette a bi-
waoto 4 giorni con le sue genti l'Imp.
Lodovico il Bavaro; questi, e tanti altri
fatti che qui tralascio, mi sembrano ar-
GROS 547
gomenti valevoli a dimostrare, che fra il
nono cd il decimoguarto secolo i mali del:
le Maremma non fouero colanie maligoi
€ perniciosi all’unena economia, sicco-
me lo divennero sempre più nei lempi
posteriori.
Quantunque però la costituzione geo-
ponica ed atmosferica del litorale tosca-
ma sia andata deteriorando, ad onia che
@ tullo rigore sianchino argomenti con-
facenti a dimostrare che, prima del do-
minio romano l’aria delle nostre Marem-
me fosse di rara bontà, contutiociò non
dobbiamo pregiata dei funesi preso
stici fatti fai
dulo nei duo mi pon suoi valicinii
altro che positivi. (ed.
Le ia memoria intarmo ! clima delle Mo.
remme nell'Axrorocza n: Fiazzzz del 1833).
Se vi fu cangiamento di livello nel ma-
chiamano qui
sioni emesse da un crlebre architetto ( il
Cav. Antonio Niccolini ) dal quale nell”
vimento dell'antico caio detto il Tem-
pio di Giove S.
Al tenti nominato Niccoi parve di
mer d devant agli ecchi dei fa
r dedurre, che 4 diverse tesi
ite nel mare dopo l'edificazio-
ne "del Tempio di Pozzuoli; fasi ( dic'e-
Gli) che potrebbero influire sulle rilevanti
eperazioni che in varie parti si praticuno
per lo miglioramento d'alcune Maremme,
le quali forse resistono alle benefiche cure
dei respettivi governi per l'ostacolo me
desimo del rialsamento del mare.
Lascio da parie le speciose idee sopra
mena nuova teoria della terra messe in cam-
po pochi mesi dopo dallo stesso autore ad
Oggetto di spiegare le cause di alcui
‘ampi
za mon dovrebbe
recar maraviglia, se per due volle avvallò
il seno Bajamo, vale a dire nel 1198, epoca
dell'eruzione della Solfatera di Pozzuoli,
€ nel 1538, epoca della comparsa del Afua-
te nuovo, allerchè sparì la maggior purte
«del pescoso Zago Lucrino, quando por-
346 GROS
zione delle sue neque sì arrestarono nell’
avvallato ppi che circondava le bri
superstiti e semi-sepolte colonne
tempio di Strapide a Pozzuoli. Tuttociò
srmonizzerebbe con la storia fisica di quel-
la vulcanica cootrada: ma che tali fenome-
mi siano stati comuni a tutti i littorali
del Mediterraneo e dell'Oceano, questo è
quello che non resiste a una giusta crili-
ca, e che sta in cont ione dei fat
segnalati dai geografi,
Uta Europa. |
che spetta al riliransento o avanzamento
dei mari, ciò mon ostante quelle eseguite
finora nei diversi becini dell'Europa nou
hanno fornito risultamenti che possano
dirsi fra loro corrispondenti e concordi.
È altresì vero che le indagini fatte in-
torno al mare Mediterraneo, e nella parte
euperiore dell’ Adnatico, potrebbero ser-
vire di appoggio all'opinione di quelli
che sostengono il rialzamento piullosto
che l'abbassamento del mare; ma è alirei-
tanto vero che anche all'epoca attuale esi-
stono delle cause tendenti ad accrescere
ressivamente la spiaggia del littorale
toscano, ch'è di sua natura inclinatissimo
all'orizzonte, massimamente nelle grandi
re e in vicinanza alla foce dei fiu.
mi. Basterà di dere un'occhiata al peri
polti dell'Italia antica per convincersi che
delle Maremme toscane più
riduca fido la già un fondo di mare,
stato aggiunto al continente della
sola in un'epoca che la geologia s1 p
pellare recentissima, perchè è l'opera
maturale, costante, progressiva dell’ab-
bassamento dei monti, e delle materie che
Je acque correnti seco trascinano col rial-
soltostante pianura, ed accrescere
la spiaggia a furia di tomboli o dune pa-
rallele fra loro, e così respingendo sempre
più lungi le acque del mare.
In quanto agl' interrimenti recentissi-
mi del littorale di Grosseto ne abbiamo
fra le altre una prova evidentissima alla
foce dell'Ombrone, il di cui fiume a me-
porla di uomini fu visto protrarsi circa
iglio dentro le onde.
"= chel il livello del mare toscano dal-
iò circabr.a
GROS
L'E. V. in pui abbia sofferto una sensibile
alterazione , questo è quello che non tro
vasi concorde al vero, e che non
armonia con la topografia fisica,
le vicende istoriche della Toscana lio
ranea.
Sesi tiene per dimostrato che, ai tempi
di Cicerone e di Tito Livio il fiume Om
brone ed il lago Prelio, ossia di Casti-
glione, fomero accessibili si mavigli che
vi penetravano dalla parte del mare, bi-
sogna egualmente accordare che il livello
di quest’ ultimo fu poco diverso, se noa più
elevato, di quello che oggi sparisce. Av-
vegnachè, se attualmente ds Grosseto alla
foce d'Oambrone contasi una pendenza di
À rr migl., se il corso dell'e-
missario alla fiumara di Castiglione fu
riscontrato rapido anzi che pigro, sareb-
be difficile cosa oggidì senza il soccorso
di mezzi meccani: bastimenti il
sormontare le stesse foci. Questi soli due
fatti piuttosto che favorire starebbero a
scupito del preteso rialzaznento del mare,
qualora non si rifettesse che gl’i
menti della spiaggia
zamento della pianura che l’avsi
— Ognano di noi infatti potrebbe i
scontrare tuttora esser tale, siccome lo fu
14 secoli indietro, cioè sparso di piccoli
scogli a fior d’acqua, il giro esteriore del
promontorio Argentaro, intorno al qua-
le nell'anno 420 costeggiò descrivendolo
Rutilio Numaziano, Ognuno può ritrova.
re lo stagno salso d'Orbetello tale quia
fu visitato 18 e più secoli indietro dal
geografo Strabone. Che se fosse giammai
avvenuto da quell'epoca în poi alcuna
fasi sensibile nel livello del mare Medi
terraueo, sarebbe indubitatamente succe-
duto, nei casi di de di livello, il
prosciugamento dello stagno di Orbetello,
come quello che è di fondo bassissimo;
mentre nel caso contrario, supponendo
che il livello del mare si alzasse pi
quello che lo è, o più di quello che lo fa
lalla fotidazione del paese di Subcosa, lo
atesso laogo ( corrispondente alla città di
Orbetello ) sarebbe rimasto in gran perte
‘sommerso dalle onde.
Nulla dirò dei paesi littoranei situati
4 ponente della providci grossetana, do-
vendone iv far parola ai loro respeltivi
articoli; solamente avvertirò qui, chean-
che all'età nostra sull'ingresso del piccolo
Ki che sertono a quello scalo di deb-
bioto ingresso , nella stessa guisa che ce
lo dipinse il poeta Rutilio, allorchè vi
approdò con la sua feluca.
Dopo questi pochi esempi, cui si po-
trebbero aggiungere varii altri da veder-
si all'Art. Lerronata Toscaro, sarà forza
sonchalere, che il mare Mediterraneo dall’
pei
retta influito, nè può da esso dedursi alot-
na cosa sulla deteriorata condizione fisica
delle Maremme; intendo « dire cogione
impedisce il li-
Minzoni]
jpesse finte con le acque dei
rini si promiscuano a danno eri-
dente della vnnsua economia nei tempi
ativi
Le antiche s:line esistite presso la boo-
ea di Ombrone, e Île situate fra la
torre delle Masse e la fiumera di Casti-
gemma e sal ma-
rino da supplire ai bisogni interni e da
soddisfare al commercio esterno della To.
scana, — Ped. Mor Vocrinnare.
e furono mel 1822 in
riedificate dal Graal
delpoggio occientaledi Moscona, 3 miglia
circa a sett. di Grosseto.
Fra i monti più elevati della comu-
nità di Grosseto uno è quello dell’ Uocel-
lina, la cui elevatezza calcolata dalla cima
del campanile di quell'abbandonato ce-
riscontrata dal ch. astronomo
prof. Inghirami in quel punto a 564 be.
mpra il livello del mare. .
Il territorio di questa comunità è for-
mato di quattro antichi comuni, distinti
coi numi dei loro capoluoghi: cioè, Gros-
sto, Batignano, Istia , già Ischia e Ro-
slle, Grancia con l'Alberese.
u distretto della Grancia ed Alberese
avvesnachè i
Livoranti di quelle tenute, 0 sono avven-
Uil, 0 vengono a pernottare in Grosse-
vu
GROS . 5549
to. = Il Poggio.Cavello, quelli di Mon-
te-Cabi, dell’Alberese e Gell'Uecellina,
situati tutti a levante del fiume Ombro.
ne, sono coperti nella maggior parte da
una calcarea semigranota attraveiata de
frequenti filoni di ferro e di manganese,
che comunicano a quella roccia un aspetto
di marmo venato di linta ora grigia, ora
cupa ed ora persichina. Sono della for-
mazione medesima i della Canoni.
ca,di Moscona e di Roselle situati alla de-
stra del fiume, ma la roccia calcarea di
i ultimi trovasi più lataraente squar-
ciata e quindi ripiena da filoni di spa-
to calcareo cristallino. Esistono in cotesti
poggi, specialmente sulle pendici occiden-
i tali, dei potenti banchi di breocia calca-
reo.silicea composta di ciottoli
alberese e di pietra cornea
un cemento siliceo e tal:
biaja di
i da
massicciata delle pubbliche strade,
Tali sono quei bauchi che incontransi
lungo la strada R senese sui monti di
Batignano e di Mont'Orsaio. La strut
tura di essi consiste in una roccia cal-
carea ora compatta, ora cavernosa,
quale subentra, nelle pendici infe,
travertino poroso ( calcarea coucreziona.
ta),.la cui formazione per un gran (ratto
propagasi dal poggio di Roselle verso la
Pianura grossetana.
Ta quanto spetta alla formazione geo.
gnostica del suolo di Grosseto un bel mo-
numento è stato di recente somministrato
alla scienza dalla trivellazione del pozzo
attesiano eseguita nella piazza del Duo-
mo. Im) sino alla profondità di
do Mao Tape iena al livello del
suolo fu trapanato un terreno di deposito
consistente in una marna argillosa.-Sotto
le 40 braccia fino alle 98 di fondità
V'incontrarono ghiaje e ciottoli di calca.
rea grigio-nerastra con larghe vene di
spato di natura cousimile a quella che iu
contrasi nelle pendici occideatali dei pog-
gi che circoscri vono la valle a setleutriono
di Grosseto, Dalle braccia 98 sino alla pro-
130 la irivellazione nun estrasse
da quel profondo letto altro che una pret-
la Zig plastica scevra di conchiglie,
mentre al di sotto di quel pulente banco
argilloso cominciò a scuoprirsi una mar-
na ricca di conchiglie microscopiche; la
70
sò GROS
quale marna continuò acempeoise sino sl
la scatarigine dell’acqua viva, che emerse
Le Pali pie ended iaia
‘'agricollura grossetana come
di tatta la sua Mervarme è le
limitata alla coltivazione della cascola
rossa, 0 grano mazzocchio resso ( Triticaum
aestivam , spica erecta, subfusca), della
vena, dell'orso, e delle altre biade.
11 grano rende per l'ordinario noi ter-
GROS
veni della pianura, anche cenca le cure di
una diligente enltara, del seite e dell'otio
per uno di seme, ma nelle terre concimate,
cioè nelle mandrie, nelle cetine, 0 grasce.
te, non è straordinaria la rendita del 13
sino al 18 per uno. I prodotti però della
vena £ dell'ora sone proportionatzme
te più copiosi di quelli del grano.
Eccone due esempii di fatte tratti da
due epoche diverse.
Confronto approssimativo della samunra e della naccorra di granaglie
nella Comunità di Guosssre a due epoche diverse.
NOME
DII Luoesi
Quante volte per altro si rivolga l’oc-
chio all estensione dei sopraccitati terri-
Ila quantità del terreno che po-
‘si a cultara, al sistema
delle terserie che ivi si pratica in guisa
tale che, meutre una parle è neminata,
sn'egual porzione si prepara per la se-
menta dell'auno sucetarivo, © le tera
porzione
raccolia , si lascia in riposo, ognuno a
prima vista si accorge, che lo stato attuale
di poca o di nina entità.
11 granturco si semina în così piccola
quantità da non bastare al consame che
jnao le persone mercenarie avventi-
zie, le quali scendono nella Maremme
grossetana per occuparsi nei lavori delli
compagna, © nel taglio delle boscaglie
fortunatamente un tale languore noe
solo apparisce nella sementa del grano, ma
cora nella coltivazione delle piante di
Ito fusto, e soprattutto delle più wiili e
più ricche, quali serebbero gli ulivi ele
i vili, comecchè la quantità degli slivi
salvatici e delle vili gigantesche, che in
Maremma si veggono, indichine ewere
colesto il loro suolo predilcito.
Si trovano è vero nell'agro grossetano,
espocialmente mei poggi di Batignano, ©
ann
Sn _ = w
el
GROS
d'Istia ulivi dogiestici entend una
sollecita e prospera vegetazi ma sono
lasciati quasi dirò in preda a Joro stessi
senza polarli, nè porri pece
al piede, e bene, ab.
ra.
domestici dell'agro d'Istia
l'anno 1824 non resero
olio, e quelli di Batigna-
mo staja 575.
Veggonsi pure costà diversi vigneti di
varia e E ensione. Sono generalmente viti
basse, piantate, piuttosto che in costa, in
pianura ed a fogna aperta. Contuttociò la
lore coltivazione riesce costosissima ai
Serre tevorarela vigna
te a vveatizia e massima
pace. Quindi Fonsegue cab Lol:
tura fer della vi vite riesce limitata e meschina,
da per fa quat, cone perla qualità
to; nè questo bastar può a
plire al coniamo delle respettive penché
popolazioni. >
Tafatti la raccolta imativa del
vino nel suddetto anno 1824 nell'agro di
Grosseto fa di ....... Barili 1:00
Nel distretto di Batignano . . »
A stia e suoi contorni .
Totale . . . Barili 1814
Cotesto vino è per lo più spiritoso,
non ingrato al gusto, ma alquanto sal.
mastroso, grave allo siomaco e poco 0
punto ricercato in commercio.
La pastorizia forma sicuramente uno
dei peibcipali articoli dell'industria agra-
ria, c_poò riguaniani La prima risora
economica ed il più importante fra i pro-
dotti del territorio comunitativo di Gre
1 lo smercio delle lane, dei
, come ancora per
dei majali, pra
agnelli e dei molti i oli di bestiame vac-
cino, cavallino, ec.
Nel 1894 il bestiame da frutto e da
Iavoro.in tutto il territorio suddetto am-
montava pprowsimativamente a a 15,918
capi di bestie nou comprese le bulaline.
Esso fa calcolato ripartilamente nei
seguenti capi:
13,618
| Mel distretto di puro
«N° 9
Fotale del Bestiame..... Capi N° 15,918
Il bestiame grosso, vaccino e cavallino,
per inveterato uso nell'attuale montatura
dell'azienza agraria maremmana, suol ie-
narsi migrante, indomito, talvolta feroce
€ quasi salvatico, sotto la denominazione
di bestiame braido . È lasciato in balia di
sò stesso, in mezzo a vaste tenute, a ster-
peti, a macchie, 0 hendite, di notte come
di giorno esposto all’intemperie delle sta-
gioni. Vero è che, dietro le disposizioni
economico-govermative state recentemen.
te emanate, i maggiori possidenti sotto
stati obbligati a chiudere di più solide
difese le loro bandite, Tagiubgendo ai
guardiani delle mandrie una sorveglisn-
2a più esatta. Ciò non ostante l'uso di
tenere il bestiame grosso nelle stalle e di
difendorio dalle intemperie, il bisogno
igliorere le razze cavalline e la qua-
PA dei pascoli non è sentito ancora quan-
to besta, sicchè in pochi luoghi e da po
chissimi” proprietarii trovasi praticato in
gia da veder migliorare e rendere più
proficuo cotesto importantissimo articolo
d’industria maremmana.
Parlando del commercio che, mediante
la produzione del regno animale, ha luo-
(0 nel territorio grossetano , non devesi
se GROS
commettere quello che ivi si ottiene coi
mezzi della e della caccia.
Kelle selve di Batignano, d'T
Gravcia e dell'Alberese trovano asilo e
mentre fra i vola
starne, maglie, le beccaccie, gli asto-
papi le tortore, le pernici,
«li storni, i tordi, i merli, e tutti i pio.
coli volatili spettanti alla Classe dei par
luoghi palustri e bessi allignavano
io quantità le anatre, le pavoscelle, le
oche, i pi i heccaccini, i cigni, ec.
u padule. Castiglione della Pescaja
soleva essere copioso di pesci , consistenti
‘in anguille, lucci, tinche, gevonchi e
testaggini di acqua dolce. Tali di
pesce nei tempi andati eramo sti
Va stagione malsane e cattive: decchè però
il nominato pesa trovasi circoscritte in
più angusto "= attraverso
e Mimeatato "in acque [resche e correnti,
i seoi pesci 1000 delicati, salabri e di ee”
cellenie sspore. Aoche i fossi della pis-
nara grossetana abboodene di quei vermi
( Je sanguisughe ) la cui faciolta cocti.
sce, specialmente da 4o anni a que-
parte, wa articolo di produzione na-
turale, benchè indifferente ali’ interesse
degli quali lasciano a benefizio
degli avete una simile raccolta.
Rel mare, a Cala di Forno, si pescano
nella stagione del passo Je acciughe, e
da Cala di Forno @ Castiglione della
Pescaja grandisime quantità di pesci di
varia qualità in tutte le stagioni.
«Oltrechè i boschi sono, come dissi , il
vivajo, la mandria, l'ovile e il serbe-
tojo degli animali da frutto domestici e
salvatici, essi forniscomo molte piante di
alto fusto mei cerri, lecci, ie, ii
soprattutto nelle sughere, il di cui taglio
irregolare e continuo somministra molto
eguame da costrazione, moliissimo vien
ridotto in doganelle, in carbone, e in
cataste da ardere, © convertito in potas-
sa, oltre una pro ligiosa quantità di scor-
2a che staccasi dalle sugbere; tutti que-
sti prodotti boschivi hanno procurate e
procursno un annuo lscro alla Maremma
in generale ed anche alla comunità di
Groueto, cui appertiene la vasta pineta
GROS
del Zembolo posta fra il padule di Casti.
glione e il litorale. Da quest’ultima mac-
chia, oltre il legname ed i pascoli, suole
ritrarsi un qualche fratio dalla vendita
into dei pinocchi. Ma il lucro dei
i in generale e specialmente nella
; maremma grossetana anderà sempre de-
crescendo, non tanto per la diminuzione
del suo legname, quanio ancora per lami.
nor pastura che resterà ai bestiami, sep
pure noa si cercherà di supplirvi com l'im.
troduzione delle praterie artificiali, Je
quali presto © tardi dovranno divenire
la più vantaggiosa e la più confacente col-
tura all'economia agraria del
d’industria manifatts-
riera le comanità di Grosseto conta varie
fornaci Ba calcina e da mattoni; più usa
di terraglie in Groweto. Vi è da pochi
anni una fabbrica di lastre di vetro a Be-
tignano, ta quale può dini la prime di
tal genere che sia stata aperta in Tosca
na. — Pod. Barsonaro.
La vendita delle grasce che compari
scono nel commercio suol praticarsi mella
del dd Costi iedipiti Pio scalo
porto di iglione, o per
delle boca di Ombre o della Vorre di
S. Recco, s'inviano per mare s Livorno,
isola di Elba, a quella del Giglio, in
Corsica, a Genova e altrove.
Uno dei mezzi più efficaci e più utili
@ promuovere il commercio della Ma.
remma grossetana fu quello senza dubbio
di migliore le strade che già csisie
vano, e di aprirne altre tutte ampie e
rotabili. pie
AI principio del presente articolo si
sono già accennate le strade maestre che
im sei diverse direzioni partono da Gree-
seto. Alla fine dell'articolo si possono ve.
dere quali e quante sirade regie e pro
vinciali, senza rammentare le comunita.
tive, esistono altualmente, e tutte rotabili,
nel Compartimento grossetano. Resta solo
a compirsi, e non anderà guari, che il col-
mato pedule di igli permetterà
redlirpei nuovo suolo rialzato e ris-
nato ua tronco della strade reeia Marem-
mana, che da Grosseto verrà diretto per il
litorale di Masca senza il bisoguo di i ner
sare, come era, per Monie-Pescali . Men-
cano, ch'io seppie, a Greseto fiere am
muali e mercati settimanali.
n
i
'
n
°
:
n
1
"
:
3
n
,
n
e
”
Nome dei luoghi
Alberese (2)
Batignano
Grancia
Grosseto
Istia d'Ombrone | S. Salvatore, Pieve
Forns...
POPOLAZIONE della Comunità di GROSSETO a tre epoche diverse.
« Abitanti n. 1919 n. 884w.27%n
(2) La cappollenia dell'Alterone fa porte della parrocchia di Monticano.
Conranmmenro se Guossero. — Allor-
chè li 27 genn. 1250 (a mativitate) Gual-
Sicilia diete il pomesso di Grosseto al
potestà di Siena e al sindaco delle sieuo
Comune, fi la Provincia gros-
tro i limiti poco sopra (pag. 529
e 530 ) designati.
In seguito la Provincia marittima se-
nese abbracciò un perimetro più esteso
dalla parte di settentrione e di ponente,
dopo la conquista di Massa e del suo ter-
ritorio . Finalmente il Granduca Piera
Laorezso Î, con suo motuproprio del 10
mov. 1765, nel dcsiilerio di migliorare la
sorte delle toscane Maremme, divise in
20 1766 vi ordinò un governo economico,
iario col farne centro la città di
dette sovra Uan votaci.
Fuallora che ai 4 capitanati di Gres
seto, di Massa, di Sovana e di Arcidome,
approvati con rescritto del granduca Co
cime II setto i 10 genna. 1691 (« nos
vitate), furono aggiunti i territorii delle
ex-contee di Scansano, Pitigliano, Sora
mo, Castellottieri, S. Giovanni delle Con-
tee, e di S. Fiora con più l' ex-marche-
sato di Castiglione della Pescaja e dell'I
sola del Giglio.
Nel 1808, essendo stati restituiti al do-
minio toscane i RR. Presidii, fa aggian-
to alla provincia grossetana e also
verno il vicariato di Orbetello. ”
Finalmente cen motuproprio del 17
giugno 1814 la stessa provincia ricerà
una nuova organizzazione economica,
tr puando Grosseto fu destinata sede di una
imera di soprintendenza comunitativa
del Granducato composta allora dj 18 co-
munità, e aumentata a tutto il 1836 di
altre cinque che vennero staccate dalCom-
partimento Pisano.
In conseguenza di ciò il Compartimen-
to grometano , non compresa le comunità
dell'Isola del Giglio, in Terraferma nel
1836 contava sa comunità in una super-
ficie territoriale di 1,408,804 quadr agra-
rii, peri a migl. toscane 1754, dove .esi-
stevano 71,894 a proporzione cioè
di gu individai per e miglio quade.
—Fd. Foscana.
PROSPETTO delle Comunità del Compartimento di GROSSETO distribuiti
per Cancellerie secondo le ultime Riforme del 1836, ma con le statistica
dell'anno consueto 1833 e la superficie territoriale rettificata.
Palle
in cui è compreso
comunitativa e Ing. 118956,68
1 < Casrio:son petra 60138,01 2438
Magliano 93101,23 1473
Scansano 80171,97 1088
Massa-Mantrrima, Cancel. 129380,16 LITTI
liere e Ingegnere 6199
vorrano 70816,43 2376
Canmoria, Cane. e Zag. | Valle di Cornia 3358210 atti
Piombino Idem 40680,01 1443
3 < Suvereto Tdem 2708e,29 355
Mooteverdì Idem 28421,67 768
Sassetta Idem 7072,34 689
i) Roccasmapa, Cancelleria] Valle inferiore dell’
4 comunitativa Ombrone senese 101317,66 4080
Ycsrapagnatico Idem 103589,22 3136
Cane. e Ing. Valle dell Orcia 27168,77 4365
Castel del Piano Idem 23071,71 4583
$ dGinigiano Valle inferiore dell’
Ombrone senese 5963384 3658
Roccelbegna Valle dell Albegna 48460,31 3016
Senta-Fiora (R) Valle di Fiora 4253416 4397
) Pimezzaro, Cane. e Zng. | Lie: l 29902,33 3193
6 2 Manciano ValdiFiora e Albegna| 143757,71 2555
È Sorano Valle di Fiora 67490,60 3855
2 | Osseratto, Cane. (4) Valle dell’ Albegna 96178,52 4833
8 | Giozso Isola DEFEAT 2502
Totale ...... Quadrati 1408804,53 Abit. n? 65880
NB. Le lettera (A) indica residenza di un Ingegnere ajuto, e la lett. (R) residenza
di un secondo Cancelliere.
STRADE REGIE E PROVINCIALI CHE ATTRAVERSANO
IL COMPARTIMENTO DI GROSSETO.
Srasox Recis srerranri ar Compaari- - dove continua nel Compariimento semese
mento si Geossero sino a Siena.
1. Strada R. postale Senese.Dalla porta —.Strada R. Afaremmana,o continsa-
muova di Grosseto passando per Batigna- zione della Via Emilia. Dal confine del
no, Paganico e Fercole conduce a Petriolo, Compartimento pisano passando per Ge-
GROS
verrano, 0 provvisorismente per Monie-
Pescati entra in Groueto.
. Rooce. Dalla porta
wecchia della città di Gromete alla torre
di S. Rocco sul littorale.
4. Strada R. Orbetellana. Fuori della
che gira attorno alle mura della città
per dirigersi alla barca dell Alberese do-
we si passa l'Ombeone, e di la per l' Osa
e quindi per l’Albegna che varca, il
presso la torre di Talamonaccio , Paltro
alla torre delle Saline, e va ad Orbetello.
5. Strada R. da Grosseto a Scansano.
Sisccasi dalla strada R. iniocno alle mura
fuori della porta vecchia di Grosseto , si
dirige per Pelia, dove si passa in barca
POebrose, e di là conduce a Scansano.
6. Strada R. del Sostegno. Si dirama
: da quella di S. Rocco e va al alla fabbrica
del aulino del Sostegno, luogo l'antico
Fosso Navigante.
7. Strada R. fuori delle Mura. Gira in-
torno ai bastioni della città di Grosseto.
Srasoz Paorincrari cat «rrasrznsano
11 Companrimento Grossarano.
1. Strada di Massa, o del Cerro Buca.
to. Dal confine del Compartimento di
Pisa in lpogo detto il Cerro Bucato gii
GRUG 556
GROSSO (MONTE ).— od. More
GROSSOLI (MONTE). — Fed. Mea
a3-Guosoi € Monte Guoset.
GROTTA (S_ MARIA nesza).— Ped.
Monrsocsto delle Masse di Città di Siena.
GROTTE (S. MARIA ansa) o a RL
PA. — Ped. Rura (S. Mansa a).
GROTTI in Val-d'Arbis, Casa torrita,
giù fortilizio nella cura diS.Mi-
mo chele a Palombeja ,aumessa da lungo tem-
po alla parr. plebana di S. Gio. Battista a
Corsano nella Com. e cirea 5 migl.a pun.
di Buouconvento,
colle alla cui
base dal lato di grec. scorre il torr. Sorrs
€ da pon. le acque scendono nel fi. Merse.
La grandiosa torre, già fortilizio della
famiglia Ugurgieri, è ridotta ad uso di
casa di campagna dal March. Nerli di
Siena attuale possessore.
La torre di Grotti fu presa e devastata
con le case annesse e la vicina torre delle
Strine dai soldati austro-ispani nell’ulti-
na contro Siena e Montalcino.
GRUFFIETO nella Valle del Senio
Romagna. — Cas. mel popolo di S. Mi
chele alla Rocca, Com.-Giur. e a mi
iun- lev. di Palazzuolo, Dioc. e Comp. di Fi-
&e 2 Grosselo, passando per Massa-Marit- renze.
fia @ Monte-Pescali.
2. Strada Massetana. Dal confine del
Comp. di Siena iu comunità di Montieri
Giunge a Massa.
3 Strada di Montalcino. Dal confine
del Comp. di Siena presso l'Ombrone
si unisce alla strada R. Senese in vicinag-
za dell'osteria dei Cannicci,
4. Strada di Castel del Piano. Dal
confine del Comp. di Siena in comunità
di Castiglion d'Orcia conduce a Castel del
Piano.
5. Strada da Sorano a Scansano. Da
Sorano arriva a Scansano passando per
Pitigliano e Marciano.
6 Strada dei Cannicci o di Castel del
s Giovanni delle. Contee, Celi Qeteri
€ S. Valentina fino a Sorano. .
È posto sulla schiena del munte Gam-
beraldi dal luto che guarda sett.-maeste,
lungo la via qulattiera che da Palazzuolo
per Gruffieto esce fuori del Granducato e
si unisce alla provinciale Faentina sulla
ripa sinistra del fi. Lamone.
GRUGNO ( DOGANA parta PUNTA
ver) in Val-Ji-Nievole. — Dogana di ter-
za classe dipendente dal dogauicre dell
«È situata allo scalo del lago
di Bientina fra la dogana della Zamora e
quella di Botronchio nella parr. di Stef-
one c gira 6 mie. a maeste. di
di
Santa-Croce,
ta, Dioc. di Senminiato, già di Lucca,
Comp. di Firenze.
Questo nomignolo di Gragno mi ri-
chiama alla memoria un isirumento dei
prile 1198 appartenuto lla comunità
di Fiececchio, ’ ii
Foa. Carte di Fucecchio).
356 GUAI
GRUMAGGIO, o GROMAGGIO nel
Vald'Arno sotto Firenze. Aulico conven.
pene tiene casa colonica con oratorio
titolato a S. Luca nella parr.
dis S Fietano alle Busche, piviere di Ar-
timine, Com. e iur. della Lastra a Si-
qua, ve è distante migl. 3 a pon.,
mella Dioc. di Pistoja, Comp. di Firenze.
Trovasi salla ripa destra dell'Arno, po-
o innanzi di arrivare allo stretto della
Golfolina, e pessata la foce dell’ Ombrone
Deve la sua origine a Mess. Leonardo
di Niccolò Frescobaldi cittadino fioren-
tino, saggio al pari che pio, il quale do-
po aver fondato nei ii beni di Gra
maggio l'oratorio di S. , lo concelà,
ai so luglio 1413, con una piccola rendi
. ta annua a Fra Carlo dei conti di Monte
-Granelli fondatore della Congregazione
dei Girolamini a Fiesole. La qual dona-
zione fu convalidata nel 5 aprile 1430
da Francesco di Tommaso Frescobaldi, e
indi dal Pont. Eugenio IV con bolla
3 geno. 1442 approvata. — (Masnz,
Sigilli antichi Tom. VII.)
Gaonoto,nel Val-d'Arno pissno.—_Cas.
da cui prese il titolo la diruta chiesa di
$. Frediano di Grumolo nel piviere di S.
Lorenzo alle Corti, Com. e circa 4 migl. esi
a pon. di Cascina, Giur. di Pontedera,
Dioc. e Comp. di Pi
. Frediano di Gru
molo trovasi rammentato nelle carie della
Primaziale di Pisu. Ped. Conn (S.Lo-
nunso atte).
Gavmoto, o Cumeto nella Val d'Ero.
la.— Cas. periluto ch'ebbe nome di ca-
stello, e che diede il titolo alla chiesa di
S. Martino di Cumulo, o , nel
piviere di Barbinaja, Com. Giur. e Dioc.
di Senminiato, gii Lucca, Comp. di
Fireuze. — Ped. Cumalo.
GUADALTO, o QUADALTO (MO.
WASTERO nr) nella Valle del Senio in
Romagna. — od. Parazsvoso di
magna.
GUADO. — Fed. Vaso.
Guavo-zonco ( S. Munrino pr) altri.
menti detto iu Kisssca, già nel suburbio,
poscia dentro la città di Pisa—/ed. Piss.
Guavo-ronco nel suburbio orientale di
Firenze. — Wed. Vantusco.
Guassnarica (Porrd). — Ped. Ponta
» ora Cannarica di Pistuja.
GUAL
Guasa (Piera vi 8. Massa vi Temi)
sal Moate-Pisano. — Era una chiesa ple-
bana , alla quale io dubito che fosse più
tardi sostituito il nome di S. Mari:
Massa-Pisana. Alla pieve di S. Maria
Terra Gualda,o Walda, «appella una mem-
brana dell’Arch. Arciv. di Locca dell'881,
uando Gherardo vescoro di detta ciuà
diede l'investitura della pieve. medesima
al prete Alprando con l'obbligo di pa-
gare ogn’anno alla sua mensa 6o denari
d'argento.
Nel susa l'Arciv. ‘di Pisa avendo fatto
inizio del vescoro lacchese, questi
ricorse al pontefice Innocenzo II, il quale
destinò il Ven. Atto vescovo .li Pistoja in
arbitro di detta lite; e tale fù il lodo ema-
nato che ordiuò all'arcivescovo di Pisa
di disfare dentro il termine di otto giorni
giorni
il nuovo castello per ordine di lui comin-
sul poggio di Terra /7al-
»i Lucca).
Nell'atto della fondazione della Bedia
di S. Savino presso Pisa (del 30 aprile
780) i tre fratelli nobili pisani che la
eressero, assegnarono fra le altre cose al
muovo monastero la metà della corte che
i possedevano in Terra /Walda (Anni
Camato.) Ped. Massa-Pisana.
Guarprmans (Posrs) pi Paaro. — Pal.
Paaro città.
GUALDO, GUALDA, e GUALDIC-
CIOLA. — Varie località coi
che in Toscana il nume ori
sco di Gualdo (7Wallum)
un bosco speciale, privilegiato e di uso
quasi riserrato al solo suo signore.
Tale era il /Waldum Domini Regis ap-
partenuto ai re longobardi, situato alla
sinistra del fiume Cornia, nel bosco dove
oggi trovasi la ch. parrocchiale del Fras-
sine. Tale fu l'altro Gualdo pusto nella me
desima alla destra dello stesso fi. fra
Ro. Monteverdì e la Sassetta, il quale diede il
titolo a un comunello, c ad una distrutta
pieve ($. Maria de Gualda), c di cui
conserva tuttora il nome la coutrada. Ap
partenue anch'esso ai re longobardi, e
forse faceva parte del Gualdo dl Re che
abbiamo poco sopra nominati ché
nov. 1075 il Guido che descrive 2 000
GUAL
fine fra la pieve di S.Giovanni (di Campi-
glia) e la cappella o basilica di S. Filip)
Monteverdì, è appellato Gualdo del
Ro: inde vero ed Sanctum Johannem in
Gualdum Domini Regis et ad S. Philip-
pum et inde ad Montem iridem —Ma ai
tempi di Gregorio VII il Gualdo di Mon-
teverdìi era passato in potere dei cunti di
Suvereto, tostochè il conte Ugo figlio del C.
Ridolfo e di Ermengarda, con istrumento*
del 10 giugno 1053, vendè alla badia di S.
Pietro a Palszzuolo presso Monteverdì,
e per essa ad Azione nbate di quel mo-
mastero il castello e distretto di Gualdo,
ossia di Gualda, unitamente al giuspa-
dronato e beni della pieve di S. Maria
de Gualda.
Tale acquisto fa confermato al mona-
stero di Monteverdì dal Pont. Alessandro
III nel 1176. — Era console della villa
di Gualda un tal Gualandello, allorchè,
nel 1230 ai 9 giug., gli uomini di questo
comunello insieme con quelli di Monte
vendi e di Campetroso, con l’annuenza
dei monaci loro signori, non avendo essi
forze sufficienti per difendersi dai baro.
gare per cinscano dei due comunelli l'an-
nuo tributo di mezza marca d'argento nel-
la vigilia di S. Cerbone. (Anca. Der. Fion.
Carte della Com. di Massa).
ino 1298 l'abate ed i
lonteverdì, per es-
ser difesi nei beni che tuttora restavano al
monastero,asseguarono al Comune di Vol-
terra per il tempo di a9 anni, contro una
piccolaretribuzione livellaria, laterza par-
te di tutte le selve situate nei territorii di
Monteverdì, di Canneto, e di Gualda.—
(Aacu. Duri. Fion. Carte delle Com. di
Volterra). — Ved. Anazia na Moxtavensi,
e Moxravzane Comunità.
Guazvo pet Rs in Val-di-Cornia.All'
ari. Coasiwo (Conra0) feci menzioue del
del Gualdo del Re, presso
sino dal seculo VII esì
quel martire. All'art. Frassine (Maponza
set.) aggiunsi alcunchè relativo allo stes
10 Gealdo del Re, in mezzo al quale sot-
vu
GUAL 557
to il reguo dei bardi fu editicata
la devota chiesa di già citata.
Il Gualdo e Bagno del Re con l’orato-
rio di S. Regolo in Waldo Domini Regis
sono spesse fiate rammentati nelle carte
dei vescovi longobardi di Lucca, alla di
cui mensa, per eredità lasciata da quei ge-
rarchi,sembra che pervenisse una parte del
Gualdo stesso col padronato della ch. di S.
Regolo, il di cui corpo sul declinare del se-
colo VIII venne di la in Lucca trasporta-
to.—Dopo il mille una porzione del Gual-
do del Re posta alla sinistra del fiume
Cornia si appellò Gualdicciolo, nome che
fa comune a due mulini sulla Cornia si-
tuati a confine con il distretto territoriale
di Campetroso, lochè è dimostrato da va-
rii istramenti della città di Massa sotto
anni 1266 (25 gen.), 1279 (25 magg),
1294 (26 nov.) e 1322 (5 giugno) negli
ate Dare. Five. e Serne, © 100) 266
GUALDO nel Val-d'Arno casentine-
se.— Cas. con parr. (S. Stefano al Gualdo)
nel piviere di Romena, Com. e circa 4
migla pon. di Stia, Giur. di Pratovec»
chio, Dioc. di Fiesole, Comp. di Arezzo.
Risiede sul fianco orient. del contraf-
forte dell'Appennino che congiunge il
i monte di Falterona a quello della Con-
i suma nel mezzo alle selve di castagni.
La perr. di S. Stefano al Gualdo nel
1833 contava 171 abit.
GUALDO nel Val-)'Arno fiorentino. —
Cas. posto sul giù selvoso monte Morello,
dal quale ha preso il vocabolo la parroc-
chiale di S. Giusto a Gualdo, cui fu an-
nessa nel 1783 la cura di S. Donato a
Lonciano, nel piviere, Com. Giur. e cir-
sett.-grec. di Sesto, Dioc. e
li Firenze.
Giace sulla parte più alpestre del mon-
te Morello, il di vertice fu già rive
stito di abeti e di altre piante di alto fu-
510. ed. Mosre-Mosszto e Losciaro.
La chiesa di S. Giusto a Gualdo è di
giuspadronato dei Fioravanti di Firen-
suola. — La sua parrocchia nel no
verava 141 abit.
GUALDO nella Valle del Montone in
Romagna. — Cas. con chiesa parr. (S.
Antonio in Gualdo) già detta in Salutare,
nella Com. Giur. e circa 3 ib. di
Terra del Sole, Dioc. e Comp.
Trovasi nella ripa destra del fi. Mon-
tone sal confine estrento del Granducato.
sr
853 GUAL
La perr. di S. Antonio in Gualdo nel
1833 contava 96
Goaso nella Val-di-Magra. — Nome
perdato sebbene perduta nom sia la selva
che tuttora si conserva in quell'al;
località sagli ultimi poggi peri rn
pa Apaana, nella parr. di Ceserano, Com.
Giur. e circa 5 migl. a sett. di Fosdiuo-
vo, Dioc. di Masse-ducale, già di Luui-
Sarzana, Dac. di Modena.
Si fa commemorazione di Gual.
de in un istrumento della cattedrale di
Lucca dell'anno 8-9, allorehè Gherardo
Vese, di detta città fece una permuta di
ti nel contado di Leni, ix loco
ubi dicitur Pulicha prope Celugnole,
confinanti da un lato con le terre e selve
della chiesa maggiore di S. Maria di La.
ni, e dall'altro lato con quelle della catte.
drale di Lucca; cioè, in Waldo finibus
Lunensis prope rivum Pisciula, a Lo
guatica , ci Ciserano. — Vod. Cisensso,
e Cosossota in Val-di.) n
GUALDO a: VIA! 10 nella Valle
del Serchio. — Cas. con ch. parr. (S. Ni
n ivsto) nel piviere di Elci,
inca 7 migl. a groc. di Via:
reggio, Dioc. e Duc. di Lecca. — Risiede
la vetta del monie di Quiewa fr
inciale, che da Camajore per
Freddima guida a Luc.
ca, e la via R. che dalla stessa città, va:
caudo il moate di scende mel lit-
torale di Viareggio e di Pietrasanta.
Trovesi memoria del Gueldo di i Viareg:
gio in un istrumento di concordia, del
mese di giugno 1099, fra i canonici della
chiesa mspriore di Lecca € Guidone figlio
d'Iidebrando signore di Montemagno, per
le rapine che i di lui vassalli sodevano
facendo sei beni e persone di ti dall
capitolo lucchese, melle corti di Masse-
Rosa, di Riscetalo, di Montisciana, e
di Gualdo. (Mrnar. Ant. M. devi.)
La chiese di Gualdo sul monte di Quie-
sa nel secolo XIII era setto l’invecatione
di S. Giusto nel piviere medesime di EL
ci, ma nella vicaria di Camajore, dalla
quale venne staccata mel secofo XVIII.
La parrocchia di S. Nicolzo di Guai.
do è semplice ca; cerato, la quale
mel 1532 contava 189 abit.
GUALDO ( PADULE e ) nella valle-
cola dell'Al Maremma. — Piccolo
ristague di scqee mel seno di Scarlino
GUAR
rr la terre detta del Barbiere, fra la
iva mare e îl 0a
di Troja, nel ilari Scartino, Com
Giur. e circa migl. 1a a lib. di Gavor-
rano, Dioc. e Com Grometo.
GUARDAVALLE in Val-di-Chiana—
Villata che formava ua comunello nella
Foglie di E Stefano di Guardavalle
uasi quattro secoli stata annessa alla
giata di Torrita, Com. e Giur.
Jasrssiangi cin di Pienza, già di Are:
20, al cui Compartimento appartiene.
lede in costa sulla pendice dei pog-
gi che diramansi a sett. del Moete-Fol
Ionica fra Torrita e Ciliano.
Tucominciò Guardavalie a figurare nel.
la storia municipale dope gli allori colti
dai Senesi nei campi di io
sont di perepo di iene eil il ce
lio nel 1251, deliberò d'ia-
tire un giusdicezie minore, o notaro
civila a risedere nel cast. di Guardavalle.
Questo luogo sembra che desse il suo
mome ad una famiglia potente di Torri-
ta, alla quale riferisce un istrumento dei
br: sett. brio È ca mandato di prece
illa di Ciliano mella casa
di
curo ii vendere a Niccsiuccio di Ghi-
no dei Guardevalli un pezzo di terra in
selvosa jin parte prativa e palastre,
posta nella contrada di nel piano
della pieve di &. iscenzio. — Un altro
istramento del 19 genn. 133: regalo nei
castello dell'Amorosa da Gio. di Biagio
da Torrita riguarda la vendita di due
Roteri con case annesse posti nel disiretio
i Torrita e di Guardovolle nel contado
di Siena. ( Anca. Birt. Fron. Carte della
Com. di Moniepulciano, e dei PP.Cro
ciferi di Firenze).
Alla stessa famiglia de'Guardorelli 2p-
pelio una deliberazione della Rep. di Sie
ma, dela:agosto 1444, con la quale fu so-
cordata Ia somma di fiorini 200 a Ber.
toldo di Magio dei sobili di Guardavalle
per emersi manienati fadeli ni Senoi,
con pericolo di vedersi togliere le pos
sessioni proprie dai Moniepulcianesi.
La chiesa
davalle
. di S. Stefano a Guar-
padronato de' frati Agueti-
+ fa a lore istanta soppressa
Pont. Sisto IV con bolla del 15 maggio
1473, permettendo che venissero iacor-
GUAR
porati i suoi beni all’entrate di quel con-
vento. ( Axca. Dir. Fios.Carte di $. Ago
stino di Siena). — Wed. Monra-Foronca
e Ton.
Guania ( Pitta 1) in Val-di-Fine
Villa distrutta che diede il nome
chiesa di S. Michele di Guordia nel
viere di Pomaja, da lunga mano stata riu-
mita alla parr. di Pastina, nella Com. di S.
Luce, Giur. di Lari, Dice. e Comp. di Pisa.
TI nome di Guardia nel medio evo
ia frequentemente che altrove
ani, fra È quali soleva equivalere
ad una
Tale era la Guerdia-Baldini, la Guardi
muova e vecchia nel distretto di Crespina,
la Guardia-Orticaria a S. Ermete presso
Pisa, la Guerdia-Silvatica nel Comune
di Malaventre, la Guardia di Putignano
mei contorni di Casciua, ec.
Questa di Pomaja esisteva nell'estreme
Colline superiori pisane fra Pastina e
Pomaja, la dove dal espin Mariti sulla
fine del secolo XVIII fu visto nel pre-
sbitero della chiesa di Guerdia un’ iscri-
zione relativa alla sua riedificazione,
fatta nel 1920. Dalle rovine n for-
tilizio trovate sal poggio di S. Michele di
Guardia, e dalle macerie di muri e di
case sparse in quei contorni lo stesso
viaggiatore Gio. Mariti rilerò, che colà
fosse esistito un castello. È altresì vero
che questo luogo col nome di Willa di
Guardia si trova designato in un istru-
mento rogato li 20 maggio 1301, davanti
alla porta della chiesa di S. Michele di
Guardia, allorchè i popolani preseduti
dal prete Orlando pievano di Pomaja, ed
in presenza del rettore della chiesa di S.
Bartolommeo di Pastina, del parroco di
S. Luce e di molti altri ‘lestimoni , ele
sero ed investirono ii vo Rettore della
chiesa vacante di S. Michele della Pilla
di Guardia, Com. di $. Luce , piviere di
Pomaja, Dioc. pisana. (Giovama Mani-
n, Odeporico delle Colline pisane MS.
mella Biblioteca Riccardiana ).
GUARDISTALLO, già Gualdistallo,
nella Marcmma della
sottosianie borgo, capoluogo di comunità,
residenza di un potestà, di un cancelliere
comunilativo, e d'un ingegnere di
condario, con pieve prepositura (SS. Lo
renzo e Agata) nella Dic. di Volterra,
Comp. di Pisa.
usava:
. e 65°g' lati
la di Cecina
GUAR 859
È posto salle.ralline seltose ( quasi
Stallum Guuldi ) a sett. del poggio al
Pruno fra la Cecina, la Sterza ed il lit-
torale di Bibbona, nel gr. 819° long.
igl. a lev. di Bocca
6 mi a lib. di Volterra,
11 a scir. di Rosignano, € circa 34 migl.
a ostro di Pisa.
Guardistallo era una delle più grosse
borgate con cassero tuttora io piedi, già
appartenute all’ illustre casa Gherarde-
sca, dalla cui famiglia discendevano quei
due fratelli Gherardo e Ranieri figli del
fu conte Gherardo, i quali nel a giugno
del 1155 douarono alla chiesa volterrana,
€ per essa al vescovo Galgano, la porzione
dei beni che essi possedevano nel castello
di Guardistallo, nel suo borgo e distretto.
Che tali doni per altro fossero precarii
lo dimostra un altro istrumento dei 25 lu-
glio 1160, mediante il quale gli stessi due
conti con le respettive mogli offrirono allo
spedale di Linaglia, da godersi però dopo
La loro morte, tra le altre cose una macchia
ta in Zscheto sotto Guardistallo fra la
terza e la Cecina. Ed erano quei mede-
fratelli, che 17 «nni dopo, nel 1
dic. dell'anno 1177,'trorandosi in Vada,
assegnarono a quel monastero di S. Fe
lice a5 pezzi di terra situati nel piviere
di Rosignano. Alla stessa donazione pre-
starono il loro consenso le respettive mo-
gli, cioè, la contessa Erminia moglie del
C. Ranieri, che allora abitava in Monte-
acudeio e la C. Adelasia moglie del C.
Gherardo nel tempo che risedeva in Guar-
distallo. (Anca. Dart. Fion. Carte del Ron.
di S. Lorenzo alle Rivolte,e di S. Paolo
a Ripa @' Arno di Pisa).
Fu senza dubbio un equivoco preso dal
Targioni quello di confondere la chiesa di
S.Agata a Guardistallo della diocesi vol-
terrana con la pieve di $. Giorgio a Gua-
stalla, dipendente allora di:
Reggio;tostochè l'autore dei V
Toscana credè applicare a questa di
distallo un documento del 1070, nel qua-
le si dà notizia di tutti i castelli, pie
vi, cappelle, loro possessi
il potente marchese Bonifazio aveva ot-
tenuto in feudo dal vescovo di Reggio;
i apparteneva anche
ora cattedrale di
alla, cioè, ef Plebem de Wardestalla
cum cappella S. Georgi et cum contun
560 GUAR
jugera. — (Musaroni, Ant. Med. Aevi
Dissert. XXXVI,
La chiesa pertunto di Guardistallo,
ina scraplice cappella sotto
il doppio titolo de' SS. Lorenzo ed Agata.
Tale ce la manifesta anche nel scolo XIII
un istrumento del 29 lugli: 34, col
quale il prete Alberto Cappellano e Ret-
tore della chiesa dle’ S$. Lorenzo rd Aga
« Guardistallo vendà allo sperlale di Zi
naglia, situato fra Guardistallo e Casale,
la metà di an pezzo di terra presso Lina-
glia, in luogo detto le Valli, nella curia
e distretto di Casale. ( Ancn. Dirt. Fioa.
Carte del Mon. alle Rivolte di Pisa).
Nel sinodo volterrano del 1356 la ch.
di Guardistallo, sebbene al di lì della Ce-
cina, era riguardata come quelle del Sesto
della città di Volterra. Infatti essa dipen-
de costantemente dal capitolo della catte-
drale vollervana, cui spetta la lizione
delle bolle della prepositara di Guardi-
stallo al pari di molte altre chiese subur-
bane, comecchè attualmente Guardistallo
appartenga al Sesto di Montescudajo.
La chiesa di Guardistallo era per altro
repositura innanzi del 1436, avvegnachè
in quest'ultimo anno Cosimo dei MeJici,
denominato Padre della pitria , scrisse al
suo amico Roberto Adimari vescovo di
Volterra per raccomandargli specialaen-
te il Preposto della chiesa di Guardistallo.
(Ammrnar. dei Vesc. di Volterra).
Le vicende storiche di Gaardistalin so-
io della Rep. di
Pim. ciò fino a che questa fe dai fio
renlini conquistata; alla qual epoca (an-
so 1408), Guardistallo f@ uno dei pri-
mi tra i castelli della Maremma pisana
a invisre i sindaci £ Firenze per giura-
re sottomissione e fedeltà alla nuova Si-
majo 1410, elessero procuratori per ragio
ma delle questioni di confini fra il loro
territorio e quelli delle limitrofe come-
ità di Gello di Casaglia e di
del contado di Volterra da un lato,e fra i
comuni di Casale e di Montescudajo del-
l'antico contado pisano, allora del distret-
GUAR,
to fiorentino, dall'altra parte. —(Anc.
Dirt. Foa. Comun. di Volterra).
Dopo la qual epoca quasi sempre Gnar
distallo si mantenne fedele ai dominatori
di Firenze, ai quali fu tolto per brere
tempo nel 1447 dalle armi del re Alfot-
vo di Aragona.
Comunità di Guardistallo — Che i ce.
fini territoriali della comunità di Guar-
distallo siano poco diversi da quelli che
ino dal 1410 vennero determinati dai
periti dei respettivi comuni limitrofi, ven
vi sono prove da accertarlo, nè da uegar-
lo; dirò solo che il suo distretto abbro
cia una superficie di 6660 quadr. agrarii
eq nie a circa migl. 8 e un quarto;
che la sua figura iconografica potrebbe
quasi assomigliarsi alla porzione superi
re di un braccio nmano, la cui vagoli
sia volta a lev. ver;o dove confluisce il
torr. Sterza nel fi. Cecina. Dell'acceona
ta superficie però 249 quadr. sono occe-
pati da corsi di acqua e da strade. Vi
si trovava nel 1833 una popolazione di
a ragione cioè di
suolo
si circoscritta, come nell'anno 1410, dalla
parte di sett. cou le parrocchie di Casaglie
6 di Querceto, due antiche comunità, st
tualmente comprese in quella di Yontece
tini di Val-di-Crcina; dalla parte di sett.1
pon. con la Com. di Montescudajo me
diante le colline che gutrdano la marina
di Cecina, e dal lato di li
Com.
montando di conserva i botri del Consle
e delle Caprareccie. Giunta alla sommità
dei Gabbri questa di Gu
Com. di Afontecatini, gi» di Casaglia.
cou la quale riscende nella vallecola della
Sterza, che oltrepassa presso la sua cos-
Givenza nella Cecina, per abbracciare cia-
que o sci poderi alla destra delle dre sì-
time fiumane.
Tutte le strade di questa comunità sono
anguste e non rotabili, muno quella che
staccasi della R. maremmana per salire»
Guardista'lo; alla quale forse now resterà
più lungo tempo un desiderio la con-
giunzione di un ramo di strada roiabik
per meltere il paese in comunicazione con
in parte a viti, a
il più è rimasto bosc
melicochi condotto e un maestro
i siede un potestà, che ha
giurisdizione civile anche sulle comuni-
GUAR 861
tà di Bibbona, Montescudajo € Casale; è
dipendente per la polizia e pel crimina-
le dal Vicario R. di Rogno Con Re
golamento recente è pato eretto Guardi-
stallo caj di an Ingegnere di Cir-
Soodario e dina Camelia comusit
tiva; l'uno e I’ altra abbrecciano oltre
questa le comunità della Gherardesca, os-
_ sia di Castagneto, di Bibbona, di Mon-
tescudajo e di Casale. —L’ufizio di ese-
zione del Registro e la conservazione delle
Tpoteche sono in Volterra; la Ruota a Pisa.
Movimento della popolazione della Comunità di Goasisrazto
@ tre epoche diverse.
GUARLONE ( VILLA naz ) e annessa
coatrada nel subarbio orientale di Firen-
te fuori della porta alla Croce.
Dicesi Guarlone il più vetusto possesso
che conservano lattora i monaci Vallom-
brosani di Firenze, donato al loso istitu
fore S. Gio, Gualberto insieme coa la chie
mm di S.Salvi fino dall'anno 1048 (26 mar.
so e 16 aprile) per dote del muovo mous-
sero da erigersi costà nel luogo già detto
Paratinala.— ed. Anazra va S, Sauri.
è La tenuta del Guarione consisteva in
iversi poderi con un palazzo torrito, at-
tualmente ridotto a n casone abitato da
una famiglia colonica di quei monaci, co-
stà dove nei primi secoli risiedeva l'abate
generale della Congregazione Valombro-
sana. — Trovasi sulla ripa destra dell’
Arno presso la confluenza del torrentuo-
dio Africo, un miglio circa a lev. della
città di Firenze, nella . e dirim
ill chica di S. Salvi, Cor. ar. To
migl.a maestr. del Bagno a Ripoli, Dioc.
e Cap. di Firenze. Po pel
"nomi di 7erlungo (già Vado-longo),
di Guarluae, Bisarno e Ripoli rimasti alla
contrada che costeggia l'Arno sopra Fi-
renze danno a vedere, che in cotesto tratto
di paese l'Arno spagliava le sue ac-
que e formava de' lunghi e larghi guadi
e dei d alvei o disarni.
Sino dal secolo XII esisiere dovevano
lungo la ri I Guarlone quelli abban-
donati mulini di S. Salvi, le eni vestigio
sotto nome di Mulinaccio, e di Casaccia
(ridettanosteria) attualmente si appellano.
Avvegnachè si può dubitare che a cotesti
edifizii volessero riferire le parole del pri-
vilegio che l’Imp. Arrigo VI nel 1189
(29 aprile ) accordava ai monaci di S. Sal-
vi, ai quali fra le altre cose confermò om-
nia uedificia, quae sive in fiumine Arsii,
sive in aliis agnis in suo proprio fundo
habent. — Senza dubbio alle stesse muli-
ma del Guarione appellò Giovanni Vil
lapi nella sea Cronsca (Lib. XII cap. 117)
quando progettava al governo di quel
tempo la costrazione di un muro nella
ripa destra dell'Arno, il quale dalla co-
scia del poate reale (cssia dal luogo detto
attualmente la Zecca vecchie) continuasse
verso levante fino alle mulina di S. Salvi
362 GUAS
per raddrizzare il corso del finme e allar-
Pare Îl sco ingresso in città.
Forse questo lavoro fa eseguito poco posi
dopo non senza danno della ripa opposta
Mel fame: giacchè trovo nel 16 lugl. 1359
una sentenza del Potestà di Firenze, con
la quale fa aggiudicata al monastero di S.
Salvi una grande estensione di terreno
posto dirimpetto alla tenuta del Guarto-
ne, che le piene dell'Arno avevano invaso
nelle parrocchie di S. Pietro in P.lco e
di S. Ministo al Monte: cioè dul Bisarno
sino all: Pigna di Camarzo. — Ved. Bi-
sanzio e Camanzo.
Nel 1381 il mulinaccio del Guarlone
era già divenuto inoperoso per causa dell’
essersi l'Arno gettato verso la rip: destra,
e reso inutile il canale della superstite
gora con le mulina di S. Salvi, poste nel
luogo dove ora si dice la Casaccia.
Nel palazzo del Guarlone tenne la sua
ultima residenza il prepotente Don Rng-
gieri dei Buondelmonti stato abate ili Pas-
signano, poi di Vallombrosa, il quale nel
di 14 agosto 1316 vi morì, e comtà con
suo testamento nel giorno innanzi dispose
che fossero restituiti alla badia di Passi-
goauoe a quella di Vallombrosa gli arre-
i ed i vasi sacri di argento che
egli si era arbitrariamente appropriati. —
Fedra 1 Passiczaro.
Goaantazta vel Val.d'Arno sopra Fi-
renze. — Cas. perduto che diede il titolo
ad una chiesa parrocchiale ( $. Maria
@ Guarnialla ) nel piviere di S. Pietro a
Pitiana, Com. Giur. e circa 3 migl. a
sett. di Rignano, Dioc. di Fiesole, Comp.
di Firenze. — Ped. Prrana
GUASTICCE (S. RANIERI arte) in
Val.di-Tora. — Nuova popolazione sorta
sopra an terreno nuovo poco lungi dai
i di Stagno, nella Com. e 4 migl. a
li Colle-Salvetti, Gi Dioc. e 6
di Livorno,
la qual città è circa ro mig).
Ti nome di Guastiece quasi di per sè
solo basta per indi ine poco fa-
vorevole della sua ubicazione: stantechè
cotesta contrada fu lungamente
guasta dalle acque palustri e saline che
nella sua bassa pianura spagliaveno, in-
mnanzi che venissero racoolie nei fossi e nel
rio, detto tuttora dell’4ogua-Salse.
Cominciò l'opera Cosimo I, allora quan-
do fece dirigere le torbe acque dell’Arno
GUGL
per lecateratte delle Bocchette di Riglio
ad oggetto di colmare con le loro de-
ioni i bassi fondi della pisnara me-
Pisa non escluso il palustre
terreno delle Guasticce.
rono aperti li scoli del pedule di
rello mediante il taglio di due
line, fra le quali vennero tracci
nali artefatti che dalle Guasticce dirigomi
nell'Antifosso Reale: Per effetto di ciò si
bonificarono ridonando alla coltura mil
le stiora di terreno malsano e infecomlo,
convertito dagli attuali proprietarii Ca
rega e Carmignani in altrettante agrarie
tenute utili precipuamente alla pastorizia.
GUAZZINO (S. MARIA pezza GRA
ZIE Yo alla Casrettima in Val-di-Chio
na. — All’Art. Casretuma pi Astsarorea
. e 2_migl. a grec. di lunga,
Dioe. di Pienza, già di Arezzo, Comp.
Aretino.
Qui solamente aggiungerà, che il voca-
bolo di Guazzino potrebbe esser derivato
dai possessi che ebbe costa an Guazzimo li
Montepulciano, del di c
Siomenuiti inno ricevi
mo dei Caval
d'oro per restituirgli
chiesta. (Ance. Dir. Fioa. Carte di detta
Comunità).
La parr. di S. Maria delle Grazie a
Guazzino nel 1833 contava 486 abit.
GUELFA (PORTA) di FIRENZE. —
Ved. Fracnze Comunità.
GUFONI (MONTE). — Wed. Mosn-
Guromi.
GUGLIANO o GULLIANO del Visoo
(Gullianum) nella Valle idell ’Orabrone pi-
stojese. — Vico che ha da
comunello del distretto di Pistoja con
cappella ‘S.Maria Maddalena) dell'antico
piviere di S. Pancrazio a Celle, poi di
S. Pierino in Vincio, nella Com di Por-
Gi
Trovasi nei poggi che scendono a ler.
della vallecola del Fincio sulla strada det
GUGL
ta di Gugliano, mediante la quale il ter-
ritorio comunitativo di Porta-Lacchese
confina con quello di Porta-al-Borgo di
Pistoja.
Una delle più vetuste reminiscenze di
Gugliano conservasi in un istrumento del-
la ch. pistojese dell'anno 1067, quande
# vescovo Leone nel mese di novembre
di detto anno investì a titolo di enfitemsi
Signoretto di Gherardo di tutti i beni,
decime e degli altri omeri dovuti dagli
dis.
pra (27 geni ) dal suo Jetario.
( Ancu. Dart. Froa., Certe di detta Opera).
GUGLIANO DI COMEANA nel Val-
d'Arno sotto Firenze. — Vico com cap
pella (S. Andrea ) nel popole di S. Mi-
chele a Comeana piviere di Artimino,
Com. Giar. e circa 3 migl. ascir. di Car-
mignauo, Dioc. di Pisioja, Comp. di
Firenze.
È posto alle falde orientali del poggio
di Artimino fra la riva destra dell'Om-
rome pistojese e la sinistra del torrente
Elsano nella R. tenuta delle Ginestre.
La chiesa di S. Andrea a Gugliauo fu
anticamente di padronato della nobil fa.
miglia Mazzinghi. La qual ch. sino alla
fine del secolo XV era ia distia-
ta e non ancora riunita a quella di Co-
macine, ticcome la credette l'im to nell
suo libro delle Famiglie nobili fiorenti.
ne, alla Gente Meszinghi
Avvegnachè fra le dell'Arte
della Lana depositate nell'Arch. Dipl.
Fior. havvi un istrumento dei 28 agosto
3480, fatto nella casa d°. del ri
lino Mazziaghi posta sel popolo di 8.
Andrea a Gugliono del Comune di drti-
mino , col quale atto tante Jacopo come
Bernardo
Domenico di no
minarono il rettore della di
S. Andrea di Scozia porta ch. di
8. Doanino di Brozzi, allera vacante e di
romato.
GUGLIANO ( Jullianum, oJulianum )
nella Valle del Serchio. — Cas. con chiesa
parc. ($. Stefano ) l di cui è vico
rio perpetao, nella Com. Giur. Dioc. e
Di un’antica chiesa sotto l’invocazione
de’ SS. Martino e Giorgio in loco Ju-
liano della diocesi e contado di Lucca tro-
vasi commemorazione in una pergamena
dell'Archivio Arciv. lucchese dell’anno
807. — Per altro questa del piviere di
Toeri sino dal 1260 fu designata nel ca-
talogo delle chiese di essa diocesi con il
titolo che conserva attualmente di S. Ste-
Sano di Guiliano.
La parr. di S. Stefano a Gagliano nel
1832 contava 135 abit.
GUGLIESCHI ( BIBBIANO ). — Wed.
Beratano Guetizicai.
GUGLIONE per UGLIONE, o AGU.
GLIONE.—AIT'Art. Acuozione, 0 piuttosto
Ueziona di Val-d'Elsa, dissi, esservi chi
pina che da quell' Uglione traesse i na-
tali quel ‘giuadicente Baldo, quel Villan
d'Aguglione, che confermò ed sggravò la
prima condanna di esilio di Dante
ghieri, seppure quel viliuno giudice non
traesse i suoi natali da uma località più
vicina a Firenze, posta nel della
pieve di Settimo, chiamata Monte 4gu-
Blione, 0 a Guglione. A questo poggio
adunque spettano tre pergamene inedite
dell'Arch. Dipl. Fior. — La prinsaa)
teneva alla badia de' Cistercensi di Setti.
mo.È un'obbligazione del saottobre 1340
con la quale Baldo del fu Tiugo del Rosso
del popolo di S. Felice in Piazza, proregò
il termine decennale, per cui si obbli-
gava di vendere a Baldino del fa Tigno
so del popolo di £. Martino alla Palma
nn podere posto nella perr. della pieve di
Settimo, luogo detto Costaggioli, o Mon-
te Aguglione. La seconda è una carta del
mon. di S. Docato a Torri del 38 nov.
1352 relativa alla vendita della metà per
indiviso di una cass con terre anneme po-
sta nel pop. della pieve di Settimo luogo
detto a più di Monte Aguglione;e la ter-
ra, che ue al oa. di 5. Pier Mag-
giore ’irenze del 26 sett. 1388, tralta
del fitto di un pezzo di terra posto nel
lo suddetto, luogo detto Moste-Gu-
liane. — Ned. Auvorrone, e Uotione.
GUGLIELNO (EREMO DI S.)— Fed
Eazmo si S. Gueizuno.
5684 GUID
GUGLIELMESCA in Val-di-Chiana.1—
Antica rocca, già detta di Gerfalco, la
quale è situata sul vertice del monte so-
praCortona. Dalla rocca Guglielmesca pro-
se il distintivo la chiesa di S. Nuria Mad.
dalena a GuglieImesca, giù parrocchiale,
quindi ridotta a benefizio e raccomandata
i parroco di S. Giorgio, poi di lov.
Battista dentro Rss Finalmente
nessa alla cura di S. Carlo a T'orroone.
Cotesta rocca ebbe probabilmente nome
di Guglielmesca dal vescoro Guglielmo
Ubertini , il quale appena impadronitosi
di Cortona (anno 1238) con isirumento
de’ 6 febb. dello stesso anuo alienò al Co-
mune di Arezzo il poggio superiore a Cor
tona, dov'era la rocca detta di Gerfa/co,
a partire dalla Porta Moatanina sino alla
Porta di Castellonchio , compreso tutto
il terreno fra la chiesa di Marzano e la
Bocca di Gerfalco con le sue adiacenze,
dichiarando tutto quel poggio di perti-
menza del vescovado di Arezzo. — Ved.
Conrura e Tosnzonr a Gronizimesca.
Geiravo, Gatzaxo, giù Cautraro nella
Maremma Grossetana, — È un tenimeuto
appartenuto alla prepositura della catte-
drale di Grosseto posto sulla ripa «lestra
del fi. Ombrone a 4 migl. dalla sua foce.
Non domanderò se questo luogo potè ac-
uome che porta da una chiesa
no esistita nel piano di Gros-
sa possedeva in Colliano. È una scrittara Pr
dell'anno 803 di agorto con la quale Je.
copo di Luoca diede ad enfiteusi
i beni della chiese di S. Ginrgio di Gros
seto di padronato della mensa lucchese,i
quali beni erano posti in loco Grossito et
in Calliano. (Mimon. Loccs. T. IV pag. 38).
I possessi di Galliano pervennero n
capitolo della cattedrale di Grosseto, e
formavano parte della prebenda di quel
Proposto, che li alienò pochi enai indie
tro per rinvestirne il
GUIDI (CASALE).—Fed.Casat-Guipi.,
GUIDI (CERRETO). — ed. Cenasro-
Gen.
GUIN
GUIDI (MONTE).—F ed. Mowra-Gore.
Grioinca (Rocca). — Ped. Convasa.
GUIDO (CASONE x CAPPELLA »i
S.). — Fed. Botoazat, e Gaxnanpasca.
Gorezranara (Guillarada, 0 Willarade
nel Val-d'Arno pisano. — Cas. perlato
che diede il titolo a una chiesa tuttora in
edi (S. Maria ) nel piviere e parr. di
+ Giur. Dioc. e Comp. di
la qual città è circa 7 migl. a lev.
Il suo nome di origine longobanla
paò
dare un qualche indizio sall'epoca della
fondazione della ch. di Willarada, di cai
i trovano memorie nei secoli intorno al
mille fra le carte degli Olivetani di Pisa
e della primaziale. Infatti al patrimonio
del capitolo maggiore di Pisa appartene-
vano i beni col padronato di $. Maria in
Guillarada, il tatto confermato dal Poat.
Adriano IV con bolla dei g 56 di.
retta da Benevento a Leone
ai canonici della chiesa maggiore di Pisa.
GUINADI in Val-di-Magra. — Villata
con chiesa pare. (S. Pietro) nella Com. di
Zeri, Giur. e circa 5 migl. a maestre. di
Pontremoli, Dioe. medesiana, già di Lani-
Sarzana, Comp. di Pisa.
Risiede presso la cima dell'Appennino
sul monte Molinatico, innanzi che il torr.
Werdesina entri nel fi. Verde, in mezzo
a praterie natarali , a selve di faggi e di
castagni al confine Toscana
con il Ducato di Parma.
Se le abitazioni di questa villata fo
sero insieme raccolte, esse formerebbero
un grosso villaggio, stantechè la parroc-
chia di Guinadi nel 1745 contava 112 case
con 636 abitanti, il cai numero andò
descrescendo in proporzione che aumes-
tava quello della vicina città. — Ped.
'onrazmoLI.
Nel 1833 la pare. di S. Pietro a Guivali
contava 503 abit.
Gornstro (Casrat). — Ved. Carne
Gornstvo nel Val-d'Arno superiore.
Gormano, Giuntaro, e Giotnazo (Be
pr4 31) nella Maremma grosetatia. — Mo-
nastero distrutto, che fu sul fosto enaje
tributario della Bruna. Era ana piccola
badia dei Cisterciensi di S. Galgano cos-
cessa loro dal Pont. Innocenzo IV, e qui
di ai medesimi confermata dall’ limp. O!
tone IV con privilegio spedito
di S. Galgano li 31 ott. 1209. ( Ucsatt.
In Episc. Voleterr.)
GUIN
Non è da dire che fosse la stessa di quel-
la chiesa di S. Pietro in Guinieno, la qua-
le insieme con altra (S. Maria in Arcio-
ne) fa data nel sas:
quelli della badia d do
, passaruno nei frati Agostiniani Ere-
Siti di Siena. Ped. Exxno si S. Antonio
penr'Anpasoazica e Bapia pi Sesrixoa.
Guiminoo (Faarra 01) 0 di Guinst-
no. — Ved. Faurra 01 Foruno.
Gornizisoo, 0 Guimiernco (Casret) in
Valdi itol
dal suo signore, e che lo diede ad uni
sa parrocchiale (S. Martino) nel pivi
di $. Agata in Mugello, Com. Giur. e cir.
ca due migl. a pon. di Scarperia, Dioc. e
Comp. di Firenze.
Lra questo luogo di un Cavalcanti per
nome Guiaizingo, il quale fioriva nel priu-
cipio del XHI. — Nel distresto e
il castel Guinivingo, nei a1 sett. del
1123, fa royato un istrumento, mercè cui
tal. Ascianello del fu Ottaviano di
Gricciardino vendè una casa e un resedio
posti ne. castel di Gui preno
minato Guinisiago e ai figli.
quali, per i danni ricevuti nella loro
re, palazzo e case distrutte dai Ghibellini
dopo la giornata di Moniaperto, la Rep.
Fior. scconlò una ricompensa. Quindi è
che nell’estimo ordinato dal Comune di
Firenze sopra i gua:ti cagionati in con-
tado ai possidenti Guelfi fiorentini si no-
tarono, nel contado del Sesto di Porta del
Duomo, fra le altre cose danneggiate ai
fedeli della Rep'bblica anche le seguen-
ti : Za terza parte del castl d'Ascianello
con sei case e curic esistenti in detto ca-
stello di proprietà dei figli di Guinisingo
dei Covalcanti. Una casa con mulino e co-
dombaja nel rio Tobiano presso detto ca. colo decorso dal
stello. La metà del cast. di Guinizingo,
del palazzo e torre di Guinizingo dei sud.
detti fratelli Cavalcanti, ce. (P. Iuparon-
so, Delizie degli Eruditi T. VII.) —Ved.
Asoramztzo in Val-di-Sie
Finalmente gli uomini del comune di
Guiniziago \rovamsi fra quei popoli che
Ja Signoria di Firenze con provvisioue
del 18 luglio 1306 invitò a recarsi ad
abitare la nuova terra che quel governo
vu
GUIS 865
faceva edificare a piè dell’Alpi del Mu-
gello (Scarperia ), ad oggetto di tenere in
freno la superbia degli Ubaldini. — Wed.
Scanranza.
di S. Donato nell'antico piviere di Pacina.
H suo è divi ita,
quella cioè di Asciuno sall’Ombrone, che
è 7 migli. a ostro-scir., e la Com. di Cs.
stelnuovo della Berardenga, che trovasi
quasi 3 migl. al suo lib. dalla perte che
guarda icampi di Montaperto, nella Dioc.
-+ di Artzzo, Comp. di Siena, da cui Gui-
strigona dista circa 8 ev.
Infattiquesto villaggioesistesulle piag-
ge cretose che a lev. tributano le acque
nell'Ovbrone, mentre nelle pendici a
pon. scaturiscono i rivi che alimentano la
terri la quale si scarica nell'Arbia.
ttualnente passa per Guistri; una
strada rotabile che la comonila “li Conto
nuovo ha aperto dal capoluogo alla R. di
Biena o Aretina, mediante la quale e stata
resa molto più comoda e più sollecita la
comunicazione fra Castelnuovo e la città
di Siena.
L'antica chiesa sotto il titolo di S. Giu-
sto a Guistrigona era di giuspadronato
dell'abazia di S. Antimo in Val-l'Orcia,
cui fu cunfermata, nel 1051, dall'Imp. Ar.
rigo Ill; diversa da altra cappella di Gui-
strigoua,cheil Pont. Alessandro II nel 1181
accondava alla badia della Berardenga. A
un quarto di migl. a maestr. della chiesa
parrocchiale esiste la bella villa signorile
iGuis.rigona con vaghi annessi, spettan-
te alla nobil famiglia Bolgherini di Siena.
La chiesa e la canonica di S, Donato a
Guistrigona insieme con le sue possessio»
ni furono vistosamente migliorate nel se-
suo benemerito
Gio. Battista Guidi di Castelnuovo della
La suddetta parrocchia nel 1833 conta.
va 224 abit., a1 dei quali apperienevano
alla comunità di Asciano. Wed. Asciano
Comunità.
Guserrz (#00 D1) — Wed. Gonco ($.
Paoto m).
Guizzazpa (Rocca). = Ved. Loso nel
Vald'Arno superiore. ì
n
306 GUSC
GUSCIANA, USCIANA, Jvscisna (Jo
ziana), ed una volta, almeno in parte,
ite Bora se i put ro
‘alla mavigazione
barche per circa pia, dell'anno, rsc-
coglie tutte le acque della valle di Nie-
vele che scolino nel vaste bacino del pe-
dale di Faceochio, anticamente cono-
sciuto sotto il nome di Zago 0 Padule
dell'Usciana. Attualmente l'Usciana non
è che la continuazione dell'emissario del
pedale sunnominato; il quale emissario
4 partire dalle gronde del padule sino
alle cateratie, 0 Celle del Ponte a Cap-
piano appellasi il Canel-Naestro.
Dalle Calle di Cappiano in poi il fiume
di Gusciana coa placido declive dirigesi
da grec. a lib. rasentando le pendici me-
ridiomali dei colli delle Cerbaje di Cap
di MontoCalroli, per quindi tributare
teme nmell'Arno alla Booca d'Uscia.
ne, ra detto il Bufalo.
L'Usciana 0 Gasciana nel suo tragitto
di circa sette migl. è cavalcata da 5 ponti;
il 1.9è il poate aC il 2.9 il ponte
del territorio di S. giù di Rosi jolo,
dove fa una torre rimmentata da
Villani sotto l'anno 1337; il 3° è geetio
del distretto di Castel-Franco di Sotto; il
4° trovasi sulla strada provinciale del
Val-d'Arno a piè della collina di S. Maria
a Monte, che fu rifabbricato ed ampliato
mel 1735 sopra i piloni del vecchio
di Bibbiano; e finalmente il 5.° cavalca
la
Grusciana sotto Monte-Calvoli.
L'Antifosso, che corre quasi parallelo
alla ina, dal Ponte a Cappiano sino
alla sua docca in Arno, è opera ordinata
dal Granduca Francesco II, e primo dell’
Imperiale dinastia regnante, eseguita nel.
l'anno 1740 dal matematico Tommaso Pe
roelli contemporaneamente all'arginazio-
me dell'Arno e dell’Usciana.
Finalmente il corso dell’ Usciana rice
fezionamento mel 1774
I
Le più antiche memorie superstiti che
siano a mia notizia relalivamente a que-
sto corso di acque ed ai varii pomignoli, »
mille de sue diverse
GUSC
può aggiongersi un docamento anche più
vetusto , relativo alla foudazione della
Abazia di Monteverdi, che è dell’am-
no 754: allorquando Walfredo nobile
sano assegnò a quella badia fra gli altri
beni un prato presso il padule di Uscie-
na, e la porzione dei terreni che egli por-
sedeva ad Arsicciola. — Ped. Anssocsoza
Fra le memorie dell’Usciana posteriori
al mille ne citerò quattro provenienti
totte dall’Arch. Arciv. di Lacca. Le due
prime sono del 106 e 1068, quando il
vescovo lucchese diede ad enfiteusi, e le
contessa Beatrice con suo placito sanzionò
un’ investitura fatta a favore di un conte
Guidi alcune ioni situate mei
luoghi di Usciane © sel Vico Auseresro
re. — Fed. Avseszssa.
Le terza è un istramento di cessione
del 1114, col quale l’esecutore testamen-
tario del conte Ugo figlio delC. Uguccione
de’ Cadolingi di Fucecchio investi il ves.
di Lucca della metà dei possessi che il
conte prenominato teneva nella diocesi
lucchese: fra le quali possessioni si no
i beni posti sull'Usciena. Final.
® documento è una vate
di alcani posessi che la cattedrale diS.
Martino aveva în S. in a Monte, nel
luogo denominato Zibiano inter Araum
et Uscianam.
Nel documento del 754 di sopra ram-
mentato si chiama la Gusciana col nome
di padule tosto che di fiume © cana-
te le; nella stessa guisa fa appellata mel 1181
da Tolomen Annalista lucchese, allorchè il
Comune di Lucca fece riconoscere come
acquisto della Rep. le terre che erano sta-
te colmate e abbandonate dai peduli di
Lavane, e dell'Usciana.
Che una volta la Gusciana lungo il
corso del suo alveo spagliasse per i cam-
pi contigui e gli lasciasse coperti di acqui-
trini, ne abbiamo un riscontro nel nome
di Usciana vecchia rimasto sd un antico
suo letto fra il ponte di Castel-Franco e
quello di S. Maria a Monte; e più che
dal altro lo dimostrano le ragioni che indes-
sero il Perelli a proporre l'apertura del
l'Antifosso della Gusciana con lo
di liberare una vasta estensione di pia-
dalle score che, în inverno
i per la sua depressa situazio.
ne costà pigre in grandi e frequenti acqui-
i trimi si arrestavano.
GUSC
Una riprova delle premure usste dal
porerno di Lucca , allorché dominava in
Gusciana le adiacenti campa.
nella di obbligare nel 1279 le co-
gr
venire non si potesse più edificare sopra
l'Urciana cosa alcuna.
Sennonchè essere stata ceduta la
Val.di-Nievole al dominio della Rep. fio
rentina ( anno 1339), vennero bentosto
rifabbricati mulini e pescaje sullo stesso
fame; e sebbene ott'anni dopo per ordine
del gorerno medesimo taliedifizii fossero
difatti, nondimeno poco dopo simili la-
vori vennero rimessi in piedi, e poi nuo.
vamente nel 1370 disfatti.
Ma nell’anno 1394, in occasione della
Guerra insorta tra i Pisani e li Fiorentini,
con atto di riformagione de’ 27 aprile di
detto anno, la Signoria di Firenze, consi-
derando che per utilità della repubblica
era necessario di fortificare e chiudere
molti passi, particolarmente dalla pre
4el Valdarno di sotro, acciocchè non fosse-
rodefraudate le gabelle,e che non entras-
sero nel territorio fiorentino le società di
armati, decretò l'istituzione di un magi-
strato di cittadini guelfi autorizzato ad or-
dinare opportune difese. Quindi con altra. che
deliberazione del 4 maggio successivo ln
Ù medesima elesse per deputati
sopra le fortificazioni da farsi nel Val
d'Arno inferiore gli otto Ufiziali di Guar-
dia; i quali con ordine dei 16 febb. 1395
concederono al Comune di S.Croce facoltà
di poter fabbricare e ridurre a modo di
fortilizio en mulino ed una pescaja sul
fiume Gusciana presso sì ponte; colà dove
era esistito an consimil edifizio che fn ca-
Gione nel 1343 di una fiera mischia fra i
diversi popoli della Val ole e i Fa-
ceschiesi da una parle, e quelli di S. Cro-
Castelfranco, di S. Maria a Monte e
poi
ratti,e di altre vicende idrauliche della
stessa contrada, il lettore troverà mag-
fiori notizie nella Nelazione sopra Bella-
GUSM 867
vista dell'abate Grandi ; in Pargioni.Tox-
zelti nella sua opera le cause dell
insalubrità dell'aria di Val-di.Nievole,
€ nell'Odeporico dell'ab. Lami. — Fed.
Pavvte p: Fucsconio. .
GUSMÈ (S.) NEL CHIANTI, 0 $. GU.
SMÈ IN CAMPI (Cast. S.Cosmae) in Val
d’Ombrone senese. — Castello che ebbe
nome, dalla sua autica chiesa parr. (Ss.
Cosimo e Damiano), nel piviere di S. Fe-
Nice în Pincis,Com. Ginr. e circa 3 migl.
a sett. di Castelnuovo della Berardenga,
Dioc. di Arezzo, Comp. di Siena.
È situato sul collo del monte cui so-
‘vrasta a selt..la torre di Campi, detta Ja
Castellaccia, le più alte @ prime
scaturigini del fume Ombrone, sulla stra-
da provinciale del Chianti per il Val-
d'Arno, la quale non è, almeno per ora,
rotsbile che da Siena fino a Ss Gre,
questo uno dei principali castelli
dei conti senesi discesi da quel conte Wi-
nigi di Raginieri o Ranieri, il quale fino
dal febb. 867 insieme con Richilda sua
moglie donò al mon. di S. Salvadore del.
la rdenga nell'atto di sua fondazio»
ne lutto ciò che egli possedeva nella villa
di Cam, i im Sertano insieme com la
chiesa de' SS. Cosimo e Damiano, guae
sita est ibidem in Campi. La qual dona-
zione con istramento dato in Siena, nell
aprile dell'88 C. Berardo e dal C. Ra-
nieri, figli dei coniugi fondatori, vennero
tutte quelle possessioni paterne confer-
mate allo stesso monastero, nel mentre
i era badessa una loro sorella per
nome Îita.
Nel 1167 Cristiano Vere. di Magonza,
e vicario per l'Imp. Federigo I in To.
scana, diede in feudo, e nel 1187 Arrigo
VI confermò l'investitura del Cast. di S.
Gusmè a favore del milite Ranieri dei
Ricasoli, la cui famiglia sino da quella età
possedeva grandi tenute e costelletti nel
Chianti. (Ance. Durz. Sex.) .
Cotesto castello di Campi insieme con
la rocca di Sesta nel 1403 fa occupato da
due fratelli fuorusciti senesi, figli di Meo
di Giovanni Giantiui; sennonchè essi ceca
la mediazione dei Fiorenti: K E
guente riconsegnarono i due fortilizii ai
govermanti di Siena con ritirarne Boo
fiorini (Joc. cit.) \ i
Nel 1478 agli 11 settembre l'esercito dell
re Alfonso d'Aragona occupò S. Guru.
bi GUSM
Rel 1518 signoreggiò per poco in S.
Geesanò altro ribelle senese per nome Gio-
vanni Damiani, il quale costà assoldò alca-
mi massadieri per teniare di entrare con
essi furtivamente in Siena. (Maravonni,
Star. Sen. Parte IH ).
Più daunov agli abitanti di S. Gusmè
fa la visita fatta loro dalle truppe Austre- Pi
Ispane nell'altima guerra di Siena, sia
fundo nei contorni di S. Gusmè, ai a5
bb. del 1554, ebbe luogo una fazione
di armi fra gl'Imperiali e i Senesi, sia
allorchè tre mesi dopo (13 maggio 1554)
l'oste medesima ripassando per S. Gunmè
mise a sacco e fusco le abitazioni di quella
contrade.
N paese di S. Gesmò fu residenza di
tn giusdicente minore, e capoluogo di
una comunilà, siata riunita a quella di
Costeluuoro della Berardenga col regola.
mento del 2 giugno 1777. — Fed. Beasn-
nenca (Casei nuovo peLLA')
i Sigilli antichi (Tom.
GUzz
Attualmente la ‘parte di S.- Gu.
ami è di proprietà della nobil fassiglia
senese Clementini, cui spetta anche Li
romina grandica illa di Arcena gd
‘aja, anticamente pur essa appartenuta ai
conti della Berardenga e della Scialenge.
S. Gusmè in Campi fa patria di quel
Pei jo da Campi rammentato
dall'Alighieri nel canto XIII del Parga.
torio;'e costà vel 1556 ebbe i natali il
celebre pittore Pietro di Giuli
scepolo di Arcangelo Salimbeni , e dipoi
di Domenico da Passigaspo. — È opere
di lai woa tavola che si conserva nella
chiesa parrocchiale di S Gusmò.
La per. di S. Cositno a S. Gusmò ne
1833 noverava 642 abit.
Gozzano, Gurzzano ( Gutianum ) sul
monte Javello nella Valle dell'Ombrone
pistojese. — Vico ode i
nella parrocchia di S. Pietro di Albiazo,
iviere e Com. di Montemurlo, Giur. di
XXVII) ne illustrò ano appartenuto alla to, Dice. di Pistoja, Comp. di Firense.
comunità di S. Gusmè avente la leggen- GUZZO, è Dazo (I A) Ped.
da intorno: &. Comunis Scò Ghusmè, com Uzso (Caoce a
la figura di S. Cosimo in abito di lucco, GUZZO, cUZZO (S. LORENZO a)—
cà ua vaso nella meno sinistra con un eZ. Usse (S. Lonzzao a) nella Valle dell
non so chè altro nella mano destra. Cinbrone pistejese.
AVVERTIMENTO
Era già stampato l'Art. Gnampucaro pt Toscana ia Dizionario
allorchè comparve il Sovrano Moteproprio del 7 settemi bre 1839, la cai
merc vieu eretto un sesto Commissariato Regio nella Romagna grandu-
cale di residenza nella Rocca S. Casciano ; il quale cstenderà la sua
gierisdizione governativa e politica sopra i 4 Vicsriati RR. di Modiglia-
sa, di Marradi, della Rocca S. Casciano e di Bagno. Con lo stesso Mo
fu ordinato nella Rocca S. Casciano un Tribunale collegiale di
tma istanza pel civile e pel criminale, da incominciare il suo ufizio dopo
fa 12 novembre dell’ anno st stesso 1837. abbraccerà nella sua gie-
ristizione tutta l’esteasione del nuovo Commissariato R. della 3
grandecale, ed avrà le attribuzioni e regolamenti medesimi del Tribunale
collegiale stato sperto con l'anno 1837 in Grosseto. — Cca '0 stesso Me-
tuproprio furono Ne Potesterie di P'alazzeolo e di Premilcore, ris-
nendo quella di Palazzuolo pel civile, siccome lo era pel criminale , al
Vicario Regio di Marradi, e Potesteria di Premilcore al Vicario R. della
Rosce-S, Casciano,
Ticopino (s.) 19 PoLVEROSA,
giù S. /acopo della Barella nel mburbio
occidentale di Firenze. — Contrada fuori
della Porta al Prato, dalla quale prese
il nomignolo la chiesa, poi monssiero di
S. Donato a Torri, ossia in Poleerose,
convertito nella grandiosa Ville Demi:
miglio a pon.-maestro. l
Portava una volta il neme di Polverore
mon solo quel traito di pianura che dalla
Porta al Prato sino al di là di S. Donato
di Polverosa; la quale ultima fa abbat-
tuta con le mora della città, allorchè il
primo Duca di Firenze vi sestitui le For-
Vezza da Basso) Restò bensì il nome alla Novella
superstite Via Polveresa, che alla Porta
<emonima conduceva traversando la via
«lella Scala ed il podere Stioszi, fra la
Porta ei Prato è la distratta Porta
Faenza. — Pod. Gro. Viszani. Cronie.
Lib. IX C. 356. .
Parimente nel di S. Lacio fra
Ia Via Polveroca e al Prato fuvvi
un ospedale detto di S. Eusebio in Pol.
werosa edificato per i lebbrosi nel sece-
do XIII, in un tempo cioè, in eni quella
porzione di paese non era compresa den-
tro l’attual cerchio di Firenze. .
Egli è ben vero che lo spedale di S.
Eusebio in Polverosa, anche il terzo
ed ultimo i
Lasciato sulla piazza della Poria al Prato,
dove si riceverono i lebbrosi fintanto che
mel 1533 il suo locale fu assegnato alle
monache di S. Auna. D'allora in poi
L'ospedale di S. Eusebio venne traslocato
mel monsstero di S. Giuliano fuori delle
mora di.Porta Faenza, nel locale donde,
a cagione dell'assedio della città, erano
uscite poco innanzi le monache dome-
nicane di S. Giuliano, sotto la cura dei
frati di S. Maria Novella dello stess’ Or-
dine de’ Predicatori.
Era sin d'allora nella parrocchia di S.
Maria Novella la ch. di S. Jacopine in
Polverosa , altrimenti detta alla Barella
dalla famiglia fiorentina, dalla quale in
origine la sua collazione dipendeva. -
Msc ipo) F oratorio medesime nei
l apparteneva a maestro Salvi
di Benincam della Burella medico fioren-
i tino, abitante nel popolo di S. Maria Ro-
vella, il quale nel 1350 donò, e poi nel
1261 ai 15 sett. confermò l'atie di dona.
zione della ch. di S. Iacopine, insieme
con sei stiora di terra ed alcune caso an-
messe , al capitolo e frati di S. Maria No-
vella ra) i da fr. Aldobrendino
Cavalcanti priore di quel convento. Il
basata piesi sea api
3250 elesse il prete Salvi in cappellano
amovibile della chiesa di S. che
Gichiarasi pesta nel popolo di Maria
,e Le
dal priore di quei claustrali. *
Fon era ancora compito il se-
cole XIII quando l'oratorio di S. Iacepi-
no in Polverosa venne eretto in cappel-
lania suberbana del piviere maggiore di
8. Reperata, essia di S. Giovanai di Fi-
renze.
Nel 136 la stessa chiesa fu riedificata,
© restaurata, a spese dei frati di S. Maria
Novella, i quali nel 1780 ne rimunaia-
rono il giuspedronsto a favere delle mo-
mache di £. Donato in Polverasa, sicco-
me loatiesta un'iscrizione in marmo mu
trata sulla facciata esteriore di queltempio,
la nomina del di cui pasrevo spetta attual-
mente al Principe.
La parrocchia di S. Iscopino in Pol:
verosa nel 1833 contava 1368 abitanti.
TACOPO (S.) ALL'ABBADIA a- RO.
FENO. — Fed. Bania a Rovreso.
— 10 ACQUAVIVA. — Fed. Ao.
viva si Lavonso.
,° -— 4» AGAZZI.— Fed.-Aesan a Ca-
re-ae-Monre riunite.
3570 IaCO
TACOPO (S.) an AGNANO. — Fed.
Aozazo preso Pisa.
— 1» ALICA. — Fed. Ata.
— a» ALTOPASCIO. — Fed. Arto
rascio.
— a» AVANE — Fed. Avara (S. L-
oro ap).
— a BALCONEVISI. — Fed. Barco
nuvi. n
— a BARBISTIO. — Fed. Bansisno.
— atta BASTIA. — Ped. Basti in
Valdi. Magra.
— a BOLGHERI. — Ped. Boznasu.
— at BORGO. — ed. Bonco a Mos-
saro.
— a BOVEGLIO. — Fed. Bovezio.
— a CAFAGGIOREGGIO a META.
TO. — Fed. Caraceionzecio.
— a CAMPORGIANO. — Fed. Cam-
rorenazo.
— avtaCAPANNE s:CAREGGINE —
Pod. Cavannx pi Ganragnana.
— a CARDETO. — Ped. Canprro.
— a CASTRO.— Fed. Casrao nell'Ap-
pennino di Firenzuola.
— atta CAVALLINA. — Ped. Cavar
uma in Val-di-Sieve.
— a COLDAJA. — Fed. Corvasa.
— a CONVERSELLE. — Fed. Con
versata in Romagna.
— a CORTENNANO. — Fed. Conrsn-
naro in Val-d'Elsa.
— a COZZILE. — Fed. Cossizs.
— a CRAPIANA. — Ped. Cnariana.
— a CULIGNOLA. — Fed. Curioso.
ta nel Vald'Arno pisano.
— a FABBRICHE. — Wed. Farsarcaz
mi Ganracnana.
IACOPO ( SS. ) » FILIPPO a FER-
RUCCIA nella Valle dell'Ombrone pi
stojese.— Villa con chiesa plebena situata
nella Com: Giur. e circa 3 migl. a sett.
di Tizzana, Dice. di Pistoja, Comp. di
Firene.
Ebbe origine cotesto nomignolo di
Ferruccia da una donna pistojese chis-
mata Afonna Ferruccia, la quale con suo
testamento dei 7 dicembre 1385, fatto nel!
territorio d'Agliana, ordinò di esere sep-
pellita nella sua chiesa de' Ss. Jacopo e
Filippo, chiamata lo Santo di Monna
Ferruecia, nel territorio di Vignole con-
Ancheunistramentodei 15 genn. 1396,
relativo alla compra di un pesso di terra
IaCO
acquistato dagli operai della società di
Maria vergine, dichiara questa società
Rosta nella chiesa de’ $. lcopoe Filippo
nominata /o Santo di Moana Ferruccia
di Vignole. (Anca. Dir. Fion. Carte del
Pescovato, e dei PP. Serviti di Pi.
stoja).—Ped. Fraavocta, s Vicwota nella
Valle dell'Ombrone pistojese.
IACOPO (S.) a FEZZANA. — Fed.
Faztaxa 0 Fassaro in Val.di-Pesa.
— a FILETTO. — Fed. Fierro ia
Val-di-Magra.
— a FRASCOLE. — Ped. Faascoss.
— a GALLICANO. — Ped. Gauy
cao nella Valle del Serchio.
— a GAMBASSI. — Ped. Gamzacn.
— a GRESSA. — Ped. Gansea.
— a IMPIANO. — Fed. Ixrtano.
— 4 LONGONE. — Ped. Loscore.
— a LUGLIANO. — Fed. Luezsaro.
— a MANDRIOLI. — ed. Maxparui.
— a MASSAROSA. — Fed. Mamanona.
— a METATO. — Ped. Caraccionze.
sro Mrraro.
— a MOCCIANA. — Ped. Mocciana.
— a MODINE. — Ped. Mopine.
— a MOGGIONA. — Fed. Moaciona.
— a MONISTERO D'OMBRONE. —
Ped. Monterano »'Oxzzoss, 1 Besassersa
( Mowsyzzo petta ).
— A MONTE-CALVOLI.— ed. Mos-
ma-Catvot: nel Val.d'Arno inferiore.
— a MONTE-CARELLI. — Wed. Mos-
qu-Canezu.
Mosra-Casreti.
— a NAVACCHIO.—Ped.Navacono.
— a ONTANETA. — Fed. Oxranzra.
— a ORTICAJA. — Fed. Oxricasa in
Val-di-Siere.
— a PEDONA. — Fed, Pasona.
— a PIETRAFITTA. — Wed. Prxrna-
vrrra del Chianti.
—a PODENZANA. — Fed. Pos
sasa nella Val-di-Magra.
— a POLVEROSA. — Ped. Jacorino
(S.) rn Porvazosa.
— a PONTEBOSIO. — Wed. Posrs-
sosto nella Val-di-Magre.
— i PONZANO. — Fed. Ponzaro in
Val.d'Elsa.
— a PRATOLINO. —Ped. Paaroczzo,
e Fasnotiazo.
—a IGNANO. — Fed. Por»
euaso nel Val.d'Arno inferiore.
IANE
IACOPO (S.) a QUARTAJA. — ed.
Quastasa.
— 1 QUERCETO. — Zed. Queacaro.
— + RECGELLO, — Fed. Rscossro.
— a RIO. — Ped. Rio ni Tarvozro.
— atta SAMBUCA . — Ped. Samoa
ia Val-di-Pesa.
— 11 SANTO. — Fed. Suxro in Val-
diblene.
— a SCARPERIA. — Ped. Scanranta.
— 1 SOLATA. — Fed. Soara.
— a SPICCHIAJOLA. — Fed. Sexc- Com
nuora.
— a TAENA. — Ped. Tann.
— a TRECENTO. — Fed. Tazcasro.
4 UZZANO. — ed. Uzzano im Val-
— 1 VILLANUOVA. — Fed. Vira
tvova in Val.di-Siere.
—a VOLTIGGIANO. — Pod. Vir.
nesuso in Val-d'Elsa.
IACOPO ( BORGO pa S. ) — Ped. Ac-
quaviva (S. Iacoro m ) e Livonso.
IANDAJA nella Valle dell’Ombrone
pistojese. — Contrada che diede il nome
a un comunello dell'attua comunità del
€ circa 5 migl. a lev.di
Firenze.
Ul comunello d'Iandaja nel 1551 con-
Uva 231 abit. — Fed. Moxrate.
IANELLA, o GIANELLA.— Due ville
fortano questo vocabolo; una di esse
tall'Istmo del Zombolo nel lembo occi-
dentale dello Stagno fi Orbetello, Com.
Giur. e cirea un migl.
da quella città. L'altra
è posta nel Val d'Arno î ica € diede
il titolo alla ch. . Michele a Janella
nella ia
Piviere di S. Maria ® Limite, Com. di
1ERA sai
Vinci, Giur. di Cerreto.Gaidi, Dioc. di
Juno (S. Donato 1)— od. Aestamo im
Vab-d'Ela.
JANO nella Valle dell’ Ombrooe
stojese.— Vill. coa ch, parr. (Se.
€ Lacia) nel pie, di 5! Gio. Betista în
Val-di-Bare, Com. di Porta S.Marco, Giur.
Dioe. e circa 4 migl. a gree. di Fistojs,
di Firenze.
siede in costa sui Delegati
no la vallecola del tore. Bars da
della Brona sopra Candeglia.
La parr. de'SS. Martino e Lucia a Ja-
no nel 1833 contava 365 abit.
JAVELLO (MONTE ), detto
GIAVELLO, o CHIA'
da maestr. a si spe e separa le comunità
di Cantagallo e di Prato, poste nella Valle
del Bisenzio, da quelle del 1 Montale e di
Monte-Murlo, Fregi nella Valle dell'Om-
brone pistojese.
Nel tempo che i conti Alberti signo
reggiavano sul fianco settentrionale del
Monte-Iavello, i conti Guidi dominava.
no nella pendice meridionale dell’istesso
‘monte sino alle sue propagini estreme.
Con tutto cio sembra scevro di ogni
fondamento il discorm è di Ricordano Ma-
Jespini (Zstor. Fior. Cep. LXXI.) ripe-
tuto da Gio. Villani tt: ‘ronica Lib. IW.
C.26.), quando si dava a credere, che i
Pratesi la prima volta che si ribellarono
late, ed'erano fedeli dei conti Guidi ec.—
Fed. Puuro città.
Ti fatta menzione del monte Chie-
vello in una membrana dell'Arch. Dipl.
Fior. a| alla badia di Vajano.
È un atto di donazione del gennaio 1138
che due fratelli da Castiglione di Val di
Biensi fecero al Mon. Fino
ue li terra, uno dei qual pedri
Atioliglio eV l'altro a Chievello.
JERA nella Val-di-Magra. — Ces. con
ch. parr. (S. Martino) nella Com. od ex-
572 IGRO
feudo di Treschietto, Giur. di Aulla, Dioc.
di Massaducale, già di Luni-Sarzana, Duc.
di M
È from lo in monte presso la vetta dell’
Appennino di Mont Orsajo, ed era una
delle popolazioni e castelli facenti parte
dell’ex-marchesato di Treschietto.— ed.
Tusscnerto.
La parr. di S. Martino a Jera nel 1832
contava 257 abit.
JERUSALEM (S.).— Fed. Gevsaran
(S.)e Ginsoà (S.) .
JESA in Val-di-Merse.— Vill. compo-
sto di sette casali i seguenti no-
maignoli : Cerbaja,Ze-Case, Contra, Jesa,
iglioni e Solaja, vutti della
chiesa battesimale di S. Michele a Jesa
nella Com. Giur. e 14 migl. a ostrodi So
vicille, Dioc. e Comp. di Siena.
Risiedono tutte le ville sul monte a
dell'alto poggio delle Serre di Pe
triolo fra il fi. Merse e il torr. Farma:
l'ultimo dei quali dal lato di ostro lam-
bisce le falde del poggio d'Jesa e sue
ville.
Il territorio di Zesa confina a maestro
uello di Afonticiano; a sett. con il
popolo di Tocchi; a lev. con quello delle
Serre al Santo e di Gamberucci;
con Peri, mediante il torr. Ferma; è sa
ostro con la tennta, già popolo di Bela-
&ej0;ed a pon. con Torniella e Scalvaja.
SLI mertbrana del convento di S. Ago.
stino di Siena, del 1 aprile 1338, rammen-
ta la contrada di Gamberacci e del Bayno
4 Petriolo confinante con la via che và
alla villa d'Iesa.
Nel 1071 la Rep. senese destinò in
Tese an giusdicente minore dipendente ti;
dal Potestà di Siena: ma più tardi tale
friuriedizione, fa riunita alla poteste:
'ari nel civile, e nel criminale al Vica-
rio R. di Monticiano.
La chiesa plebana d'Jesa è di libera
collazione dell’ Arcivescovo di Siena. —
Esse nel 1833 contava 415 abit.
seno nella Valle dell'Ombrone
comprese nel
Piazza del piviose di Reendeglio, Com.
Porta al Borgo, Giar. Dioc. e circa migl.
4 a sett. di Pistoja, Comp. di Firenne.
È sitoata in collina alls destra del fiu-
me Ombrone di froute al ponte di San
Felice. — Cotesto grandioso fabbricato fu
ILAR
cretto ad uso di villa verso il 154521pre
del cardinale fiorentino Roberto de' Puc-
ci, in tempo che era vescovo di Pistoja
Vi fu chi, favoleggiando sull’etimolozio
di questo nome Zyno, sospettò che il tto.
£0 medesimo traesse l'origine dal fuoco
socro delle vergini Vexali, le quali sino
dai tempi della Rep. Romana, ed anche
iunanzi la battaglia di Catilina poiessero
avere abitato costà un asilo sacro alla Da
Vesta. — Wed. Fionav urti, Memorie isto
riche della città di Pistoja.
ILARIO (S.) 1 CAMPO. — Fed. Can
#0 (S. Ianio m).
— a COLOGNORE. — Fed. Cao
cuonz in Val-di-Sieve.
— a COLOMBAJA.—Fed. Comu.
— a GALEATA. — Ped. Garni.
—a ISOLA. — Fed. Isora in Val
d'Arbia.
— a LUNGAGNANA.— Fed. Luce
orana in Val-d'Flsa.
— a MONTEREGGI. — Ped. Kom
noe: Fiesole.
— a ONETA.— Ped. Oxxna.
— a PITIGLIOLO. — Ped. Femsuo
to in Val-d'Ema.
— a SETTIMO. — Fed. Serro nel
Val d'Arno fiorentino.
Inazro (S.) in Sttra-Lowca, nel Val
d'Arno pisano. — Ciiesa parr. cl e fu da
lapgo tempo antessa alta lare di S lo
renzo a Pagnatico nella pieve di $.C>
sciano a Settimo, Com. e circa migl sa
pon. di Cascima,Giur. di Pontedera, Dioc.
€ Comp. di Pisa, da cui era 6 migl.a let.
La chiesa e comunello di Selre-Longe
giaceva lungo la strada R. pisana fra Set-
imo, Casciavola e tico. Essa chiee
nei ci secoli XIH e XIV era di padronalo
dei monaci Cistercensi di S. in
Orticaja, e di S. Michele alla Verroua.
Un istramento del 1170 pene
alle monache di S. Lorenzo elle Rivolie
di Pisa, ora nel R. Arch. Dipl. Fier.fu
rogato in Selva-Longa, luogo cetto Pe
gnatico.
Nel medio evo la Selra-Zonge coprire
pera
carta del 1041, appari:
S. Miebele in Borgo di
alcune terre poste in Se/va-Zoage, ii
eo detto Codali, presso la chiesa di S. Ber-
tolommeo a Moroni. Nel 1089 (8 aprile)
IMPI
il nobile pisano Erizio del fa Erizio donò
ui canonici della cattedrale di Pisa, i quali
viverano allora regolarmente, alcuni suoi
beni situati in Pagnatico, a Selva-Zonga,
a Musigliano, a Scorno, a Cucigliano e
a Lugnano. (Auca. Die. Fion. /oc. cit.)
ILARIO (S.) DI TITIGNANO.— Ped.
Tinesuso nel Val-d'Arno pisano.
ILATRO, nel littorale della Cecina —
Piccolo scalo posto fra il Forte di Bihbo-
ma e la Bocca di Cecina. Esso ha tolto
il nome da! borro Z/atro che, rasentando
il tombolo fra il fosso delle Tane e quello
della Cecinella, corre quasi parallelo al
litorale ed alla strada R. Maremmana,
nella Com. e circa miglia 3 a lib. di Bib-
bona, Giur, di Guardistallo, Dioc. di Vol-
terra, Comp. di Pisa.
Ebbe lostesso nomignolodell’accennato
borro un'antica chiesa denominata S. Bia-
gio de Ilatro, la quale iusiemo con la sua
corie o distretto, nell'anno 1004, fu dona-
ta alla badia di S. Maria di Serena pres
to Chiusdino dal conte Gherardo figlio
di altro conte di simil nome della nobile
stirpe dei conti della Gherardesca ed.
Comunità.
ILCETO (MONT*)}—ed. Moxr'Atcero.
ILCI. — Fed. Ezci, Etc, Leccio, e
ILCINELLO (MONT")— Ped. Mor
Avanzo,
ILCINO (MONTE) — Ped. Mowrar-
oso.
ILICETO.— Ped. Laccero.
TUBROGIANA.— Fed. Amsaocrana.
IMBUTO (MULINO pasc') nel Pal-
d'Arno aretino. Ped. Anzo, e Monta s0-
Rossore.
na
IIPIANO (Cast.de in Plano) nel Val-
d'Arnoaretino. — Cas. con ch. parr. (SS.
Jacopo e Cristofano d'mpiano), al quale
è stato annesso il popolo di S. Andrea a
Mortarfoni, nel piviere, Com. e circa
nigl.1 $ a scir. di Laterina, Giur. di Mop-
tevarchi, Dioc. e Comp. di Arezzo.
È situato sulla ripa sinistra dell'Arno
sie boo o della gola denominata la Fat
Inferno, dirimpetto al ponte
Romito, altrimenti deito della Palle.
_La memoria più antica che mi sia dato
di poter riscontrare, dove si rammenti la
Villa di Piano nel piviere di S. Cassia
no di Campavane, ossia di Laterina, è un
istramento del febb. 1074 rogato in Arez-
va
IMPR 873
20, e ap; to alla badia di $. risi
in Alpi. Trattasi in esso di una dona-
zione che due coniugi fecero al monaste-
ro predetto di un pezzo di terra di loro
proprietà situato nel piviere di S. Cas-
siano di Campavane nella villa denomi-
nata Piano.
La chiesa 6 spedaletto di S. Cataldo al
Ponte di Valle erano nel popolo della par-
rocchia di Piano, il di cui parroco nel g
giugno 1372 a nome dell'abate di S. Tri-
nite in Alpi mise in possesso di quell'o-
spizio il rettore della chiesa di S. Pietro
di Sopioro compresa nello stesso piviere
di Laterina, ossia di Campavane. — (Ax
cu. Diet. Fion. Carte della Badia di Ri-
»
Ur parr. de' SS. Jacopo e Cristofano a
Impiano nel 1833 aveva 375 abit.
RUNETA, già in Pinera, in Pi
wir4, in Pinzro fra le vallecole dell’Ema
e della Greve.— Grosso Vill. con antica
liato di alberi, stato coperto da una
fineta che diede il notice villaggio d'a
pineta, ora Impruneta. Il qual villaggio,
se non ripete la sua origine, certamente
deve il suo incremento e la sua
rità alla costante devozione dei fedeli ver-
so una miracolosa immagine della Ma-
donna, che venne da molti secoli indietro
ritrovata nel luogo dove si edificò la chie-
sa plebana. Fu questa costantemente pro-
tetta dalla potente casa de Bondelmonti
già signora della contrada, ed a cui si devo
il grandioso, devoto e ben adorno tempio
che ivi si ammira.
Il villaggio dell'Impruneta è un com-
plesso di varie borgora staccate le une dal-
Je altre, lungo le quali per diverse dire-
zioni trovansi altrettante vie che sboccano
nella vasta piazza della devota chiesa; la
quale è Jovargirodganioi di vi po icara
tante a quelli separano la val
dell'Ema dalla Val.di-Greve.
Per quanto la pieve dell
debba contarsi fra le più cospicue
tusie chiese sottomatrici della diocesi fio.
rentina, pure non riescì al suo erudito
illustratote Gio. Battista Casotti di tro-
Fi)
574 IMPR
puo documenti ud cose relativi. che pes
seno dirsi anteriori al secolo XL
Avvegnasbò la cb. di S. Maria dell’Im-
di tutto ia
fu Gottifredo all'altare di $. Gio. Evan.
Gelista eretto nella pieve di S. Reparata
a Firenze, è innanzi stalo conse-
Grato da Ti vescovo di Arezzo. — Si
della stessa chiosa in
ario iioto de è legito reti e senbea
che appelli all'anno 0054 l'iscrizione in ca
marmo csistente nella facciata del tempio
medesimo, nella quale fu indicata l'epoca
della sua consacrazione fatta da Umberto
cardinale di Selva-Candida. — Fu poi
eslebrato nella stessa pievo di S. Marie
in Pineta ea istramento, nel di 13 no-
vem. 1074, relativo ad una certa divisio
ne di beni. ( Ancs. Dyrt. Fios. Bodio di
Passignano).
Sono note abbastanza le bolle dei poo
telici Adriano IV (anno 1356) è Nicco
beni, e nominatamente la giu-
risdizione e tributi che loro dovevano i
Mil nie Cell'Inprezite cossa
vo si
succursali, state riunito in 16, ob
tre la chiese — Attualmente il
suo territorio confina dal lato di sett. com
31 piviere di S Pietro a Ripoli è con lo
chiese suburbane della cattedrale di Fi
reaze; da maestro a pon. avvicina il di-
stretto dal piviere di S. Aleandro Gie- i
5 da poa. 3 estro confina com il pie no,
Ci ria din
a lev. con quallo di S Cresci a Monte
sulla Greve; a lov. con le pievi di
@ di S. Miniato di
dine Miano da Pro i Doglia;
». 8. Stefano a Possolatico; 3. S. Pietre
È Montebaeai, giù detto di Mulier male;
4. S. Martino a Bagnolo; 5. S. Pietro in li
Terusalem, volgarmente chiamato S. Ger-
solà; 6. S. Andrea a Zujano con l'annes.
so di $ Romolo de Berti; 7.8. Mi $. Miniato
a Quiatole; 8.S. Gristeloro a Strada; 9:
S, li dell'Opera; a
TMPR
Giorgio a Ponto; 16. S. Giusto a Mar
nare, cosia a Ema, cca l'annesso di S.
tino a Cofferi; 16. $ Michele” a Nizsano,
traslatato nel 3791 nell'oratorio del Cro
cifisso a Montoriolo.
Le bolle pontificie di sopra accenzate
mummentano due altre chiese: quella di
8. Stefano a Bifonica, già romitorio, ed era
cappella semplice nella perrocchia dell’
Tmpraneta: e l’altra è la chiesa di S. Pie
tro a Montecchio, della esistono i
raderi insieme coo quelli del rovinato ca
Mielletto omonimo a sett. ed un terzo di
mig ci lmpruneta.
LI sentore di tile im za il bene
fisio dei pievani dell'Impraveta, che mat
te volte fu chiesto ed oitenuto i
menda da vescovi e da cardinali; el'isto:
cafone die gi e
Ma più
oto dll cirtataate critiche, perle que:
li paletti lecci
si , 0 per disavventere di pe-
ae fe degli i
ebbe ricorso alla miracolosa Im-
Con istrumcate cel nella pieve
del dì a marzo 1431 (e
nmativitate), fa dato il possesso al nuove
settore di una cappellania ivi fondata dal
pertanio risalta,
che la pieve dell Impruneta sino d’allo
ra aveva un capitolo di cappellani, i quo
iveeno vil Fegolare e conenica per ul.
sese di ci di e
Gui istituzione,
IMPR
tosto che creata, venne riformata con una
le del Pont. Giulio II, nell’
famiglia magnatizia de' Buondelmonti,
patrona antichissima della pieve c di qua-
si tutte le cappellanie e parrocchie del
suo vasto circondario.
Vero è, che uno dei suoi pierani, e nel Com.
tempo stesso Vesc. di Volterra, Antonio
degli Agli nobile fiorentino, durante la
sua amministrazione ( dal 1439 al 1477)
si vaole che impî più di tacco fio.
rini d’oro in Lincizio della ch. dell'Im-
pruneta. È altresì vero, che mediante la
vendita delle ricche suppellettili, lasciate
nel 1593 per legato dal Cav. Francesco
Bueon!elmonti, la restaurazione del tem-
pio dell'Impruneta potò essere portata
qui.i a quel punto medesimo, iu cui st
tua'mente la si vede.
Finalmente nel 1634 la sua facciata fu
adornata del Rortiooa spese della Confra.
ternita delle Stimate di Firenze.
po si all'Impruneta nei tre gioroi
dopo la festa diS. Luca, e la cui rappresen-
danza è stata luata dal no'o, bizzar-
ro balino d'/acopo Callot, che con ma-
ravigliosa maniera l'intagliò in ramo.
Con solenne fanzione nella terza do-
ica di luglio dell’anno 1834 l'Arciv.
. di Firenze Ferdinando Minucci dichiarò
la .pieve dell' Impruneta collegiata. pre-
pesitara con g cunonici, 3 sostituti e la
ità del preposto pievano, dopo
fu letto dal cancelliere arcivesco-
vile il brevea ciò relativo del Pont. Gre-
gorio XVI dei 7 giug. antecedente.
Nella qual eircostanza nell' istrumento
di concessione fu rammentato, che la Pie.
vo dell'Impraneta era stata decorata del
titolo di collegiata sino dall'auno 1469
con breve del Pont. Paolo II, per quanto
a quel breve non fosse stata data eseca-
rione per mancanza del consenso de’ le
gittimi patroni della chiesa plebena e del-
Je cappellanie dell'Im
N villaggio dell’Impraneta nei tempi
della Repubblica fioreatina dava il no-
me, insieme con il Galluzzo, ad una Ze-
INCI 875
ga delle milizie di contado » al una del-
le Potesterie suburbane della capitale. —
Ved. Garruzio Comunità.
La parrocchia «li S. Maria dell'Impre-
neta ta 1833 comprendere 2592 abit.
INCASTRO,0 INCASTRO (S. GAU-
DENZIO att’, 0 4) in Val-di-Siere.—Cas,
e pare. dove” fa piccola badia nel
pieviere li S. iano in Padnle nella
Giur. e quasi due migl. a sett. di
Vicchio, Dioc. e Comp. di Firenze.— Ri-
siede su di un risalto di poggiu che for-
ma perto dello sprone dell'ag nino di
Belforte fra i torrenti pai la e Muc-
cione.
Innanzi che la chiesa abaziale dell'In-
castro divenisse padronato dei conti Gui-
di, confermata loro dagl’ imperatori Ar-.
tigo VI e Pederigo II, il castelluceio del-
l’Incastro dipendeva dai vescovi di Fi-
tonze, alla cui mensa appartiene Luttora
Ia collazione di quella cura. Derivò in
pr eiò da una permuta di beni fatta
l'abate e monaci di Zoncastro ed il
vescovo Sottifredo per contralto dei
Li 19 aprile 1986 assistà al sinodo di
Firenze il rettore della chie di $. Gan
deuzio all’Incastro, la cni parroochia nel
1833 contava 118 abita:
Incuota, 0 Intinotd.— Wed.
INCISA, ANCISA,e talvolta LANCISA
(Ancisa)nel Val-d'Arno superiore. Bor-
£0 con sovrastante castello, e chiesa parr.
($. Alessandro, una volta $. Biagio) stato
eapo-luogo di Com. e Giur. prima unita.
mente alla Com. di Cascia, poi solo, fin-
chè nel 1828 fa riunito all: Com. e Giur.
di Figline, nella Dioc. di Fiesole, Comp.
di Firenze. %
Trovasi l'Incisa sulla sinistra dell'Arno
dirimpelto nd ‘una torre e ponte di pietra
della così detta Gola dell’Za-
dalla quale fa creluto che potesse
derivare il suo nome (ad sara incisa): co-
mecchà il lungo e tortuoso tratto, per il
quale passa Taro dall’Incisa fino al Poo-
tassieve, altro non sia che una rosura
rata dalle acque correnti fra la serra
576 INCI
poggi che scendono dalla Vallombrosa,
dal Moate alle Croci e da Monte-Scalari.
La stessa chiusa separa il Valdarno su
dal Valdarno di Firenze, e mo-
stra visibilmente la corrispondenza che
mna volta esisteva fra gli strati dell'una
« l'altra ripe.
All Incisa si riuniscono le due strade
regie di Arezzo, l'antica che da Firenze
per il Bagno a Ripoli sale all'Spparife,
attraversa il poggio di $. Donato in Col.
lina e di Torre a per scendere al
Pian della Fonte, vecchia mansione ed
ospedale l'Ineisa, a 15 miglia da
Firenze. L'altra è la via postale che dalla
Porta alla Croce percorre lungo la ripa
destra dell'Arno passando per Pootassie-
ve, S. Ellero, davanti a Rignano, e quin.
di varcato l'Arno sul ponte di pietra di
fronte al borgo dell’Incisa, và a riunirsi
costà, dopo lia di cammino, alla
vecchia strada aretina.
Una delle rimembranze superstiti del
castello di Anciza trovasi in un istra-
mento del 18 febb. 1135 appartenuto al-
I'abbadia di Montescalari, rogato nel ca-
stello dell’Ancisa, che fino d'allora esi-
steva, e forse corrispondente a quello
che porta tuttora il nome di Castelvec-
chio, ch'è poco distante dalle mura castel-
tane sopra il borgo attuale dell Incisa.
Avche iu una bolla del Pont. Anasta-
sio IV, spedita li 30 dic. 1153 a Rodolfo
vescovo di Fiesole ( colla quale conferma-
va alla sua mensa le chiese plebene, i mo-
masteri della diocesi fiesolana allora esi-
stenti è molte altre possessioni ) furono
ficate anche le sostanze che i prelati
i Fiesole avevano nella corte, o distretto
dell'Ancisa. ( Uouziu in Episc. Fesul.)
La rocca del sa fa edificata sopra
{1 Borgo a guisa di battifolle, nell’anno
1033, dalle Rep. Borentina, fa difesa di
quell'augusta foce, non solamente per te-
nere a freno i Pazzi, gli Ubertini di Ga-
ville, i Ricasoli ed altri nobili di con- gio dell’ 4;
tudo nel Val.d'Armo superiore, ma affin-
chè rimanesse sempre aperta la strada di
poter far guerra ai nemici domestici che
signoreggiavano troppo dappresso alla
stessa città.
Nel 1312 di sett. al cestello dell’Incisa
secorsero da Firenze popolo e cavalieri
chiudere il del ponte e castello
dell'Incisa sll'Imp. Arrigo VII, mentre
INCI
da Arezzo marciata con numetoso eserci.
to contro i Fiorentini. Le genti imperiali
di prima giunta si accamparono nel pi»
no dell' Incisa sull’Zsola, che allora esisie
va in mezzo all’Arno, la quale appellare
si, come tuttora quel luogo si spell, dl
Messule.— Ped, Frisa, e Zsora sar
Mrzsvrs.
Quindi reggendo, che l'oste fiorentina
non voleva avventurarsi alla battaglia,
T' esercito ghibellino si mosse di là, e per
angusti passi valicando i poggi di sopra
all Incisa, di costà assalì € mise in fuga
quei soldati della repubblica cho gli si
fecero innanzi, seguitandoli con la spedî
alle reni inéino nel borgo dell'Incise. La
suoi due migl. sotto in un luogo, chiam»-
to da Leonardo Bruni, Borgo del Padale,
dende la mattina si mosse verso Firenze,
nella filucia d’impadronirsi della città
senza contrasto, mentre aveva lasciato il
nemico come asseliato e impaurito der-
tro il castel dell Incisa. —(G. Vacua,
Cromio. Lib. 1X C. 46).
Assai ggiore fa il danno e lo sp
vento de' Fiorentini nel 1356, allorchè i
Pisani cou le compagnie degli avvento
rieri Inglesi, essendo penetrati sino nel
Val.d'Arno superiore, assalirono, presero
il passo dell'Incisa, e cacciaron di là i Fie-
rentini. I quali trovandosi senza capit»
no, morto a Figline, noa difeo-
dersi meglio, nè cuntamente patteggizrela
propria salvezza, nè quella degli abitanti
dell Incisa, il coî bego in Ri
fa posto a ruba e.in famme dai vincitori.
Il castello, 0 borgo dell'Incisa sino dal
secolo XIII formata corpo di comusità,
e già nel 1337 aveva i suoi particolari
statuti. Ciò apparisco da una delibera
zioni arzo di detto anno, per cai
ieri e
rrocchia di S. Bia-
i chiesa esistera
tosi a suono di campe-
na nella casa comunitativa tenuta a pigio
ne, a forma dello statuto speciale, elesse
in sindaco Michele del fa Buti di detto
popolo e comune, ivi presente e accettan-
te, afiuchè prendesse iv affito dai monaci
della Badia di Montescalari, siccome egli
nello stesso giorno eseguì, per conto del-
la comunità dell'Incisa, un mulino a due
INCI
palmenti posto nol fiume Arno presso il
ponte dell' Incisa (oggi detto il mulino
delle Coste) a condizione di dover pagare
a quei monaci un annuo canone di ro
moggia di grano. etum in castro An-
cisae prope castellum et ecclesiam S.
Che
dell'Iucisa fosse allora, e per molto tempo
dopo, S. Biagio, lo attestano varii docu-
menti, uno dei quali del 16 marzo 1333
appartenuto al Mon. di S. Pier maggiore
di Firenze; mentre nei secoli posteriori
fino al XVIII, più spesse volte si ram-
menta la parr. di S. Biagio all'Incisa
nelle carte dei Capitani di Porte, e Ufi.
ciali de fiumi del Dominio fiorentino.
Alla comunità dell’Incisa erano uniti
altri sei popoli; cioè Lorri, Cappiano, Ca-
stagneto, Hontelfi, Morniano e Loppiano.
Da Loppiano attualmente prende il no-
me l'antica matrice dell'Incisa sotto il
titolo de’ Ss. Vito e Modesto, în luogo già
detto a Scergnano. La qual pieve nel seco-
lo XIII contava 12 chiese suffraganee;
1. S. Biagio, ora S. Alessandro all'Zncisa;
a. Sì Quirico a Montelfi, esistente; 3. S.
Locenzo a Cappiano, te; 4. S. Ste-
fano di Alfiano, ignota; 5. Canonica di
S. Pietro al Terreno, esistente; 6.
gio a Gaglianella, data nel 1199 alla
i Fi Giusto di Sn
lio, ignota
esistente; g. S. Cerbone a Castagneto,
esistente; 10. S.Stefano a Borri, esisten-
te (forse Îa stessa della soprannominata
di dlfano); 11.S. Maria a Morniano, di-
stratia; 13. S. Bartolommeo a Foramala,
ignota.
Nell'anno 1786 fu eretta in parr. e în
pieve la chiesa di S. Alessandro nel borgo
dell'Incisa, già succursale di S. Quirico +
a Montelfi, poichè si trova sulla riva si-
mistra del borro di Chiesa-nuova, il qual
borro divideva la cura suddetta dalla par-
rocchi: S. Biagio all'Incisa.
AJ piviere dell'Incisa fu aggiunta nel
1807 una nuova parrocchia eretta nella
chiesa dei SS. Cosimo e Damiuno al 7î-
vajo dei Frati Francescani.
Neastello dell'Incisa è celebre per essere
stata patria dei progenitori di Francesco
Petrarca, la di cui casetta paterna esiste
tuttora dentro il castello sovrastante al
borgo, posseduta una volta dalla nobil fa-
INNO 877
miglia Castellani, attualmente dai Braos: .
lassi dell’ Incisa,
Dall’Incisa trasse pare l'origine e il
casato un letterato del secolo XVII, Pier
Autonio di Filippo Dell'Ancisa, la cai
famiglia fa consorte di quella dell'im.
mortale Petrarca.
Nacque nel borgo dell'Incisa nel 1715
Angelo Nannoni, che può dirsi il restau-
ratore della scuola chirurgica toscana.
Finalmente lo storico Varchi ricorda
un fatto memorabile accaduto nel 1528 a
una tal Lucrezia Mazzanti presa dai sol-
dati dell'Oranges, per esporla alle libi-
dini di un loro capitano, la qual donna
con stentagemma potè allontanarsi dalle
guardie che la tenevano in custodia, e in-
contaminata nel vicino fiume.
La parrocchia di S. Alessandro all lu-
elsa nel 1833 contava 1351 abit.
INCISA nella Valle del Savio. — Fed.
Srxvartana pi Baono in Romagna.
INCISA nella Montagna pislojese.
Fed. Lancisa.
INNOCENZA (SANTA) asta PIANA
nella Valle dell’Arbia. — Piove antica
con villa signorile nella Com. Giur. e ua
migl. circa a maestr. di Buonconvento,
di Siena.
sero eseguite le opere idrauliche, per le
nali restò colmata una delle insenature
li quella fiumana, e nel tempo medesimo
irenne radrizzata la strada R. dal Pon-
te d'Arbia a Buonconvento.
La Pieve di S. Innocenza è nominata
nella bolla del Pont. Clemente III spe-
dita nel 1189 a Bono vescovo di Siena.
La sua canonica conserva il claustro
come quando i cappellani o viceparro-
chi convivevano canonicamente col pie
vano. Nella stessa canonica la sera del 7
luglio 1538 alloggiò îl Pont. Paolo III al
suo ritorno dal con di Nizza.
La villa della Piana, già fattoria, o
Grancia dell'ospedale della Scala di Sie-
na, fa acquistata nel secolo XVI dalla no-
bil famiglia senese de’ Vecchi, alla quale
attualmente appertiene.
Doveva essere una volta rinomato il
IOLO
vino moscadello di cotosta Piana, tosto-
ché il pievano di S. Innocenza per patto
det obbligare: pagare alla mensa
arcivesonvile di Siena l'annuo canone di
tina soma di uva moscadella.
La pieve di S. Innocenza alla Piana
nel 1833 contava Sgr abit
INFERNO ( VALLE pete’). — Due
profonde gole in Toscana sono designate
col nome di /'alle dell'Inferno, la prima
è queila che dallo stretto di Fondine, 0 sia
dell'Imbuto, apre all'Arno il passaggio dal
contado di Arezzo nel Val-d'Arno supe
riore, la qual gola si schiude al ponte al
Romito; la seconda Valle dell’ Inferno
trovasi in un'insenatura dei monti fra
Tirli e Castiglion della Pescaja, lungo il
fosso denominato della Valle.
Inraaccora.— Pel. Autasocoti, e Gor-
60 {S. Paoto rr).
10LO, già ASOLO ( Ajolum ) nella
Valle dell’Ombrone pistojeso. — Contra-
da composta «li più borgate, da cni
dono il nome due popoli, cioè l'a
pieve di S. Pietro di Ajolo, e la parroc-
chia di S. Andrea di 4jolo, nella Com.
Giur. e quasi tre migl. a lib. di Prato,
Dice. di Pistoja, Comp. di Firenze.
È posta in pianura presso il fosso di
Ajalo confluente nell'Onibrone fra Prato
e le cascine del Poggio a Cajano.
La memoria più ontica che io abbia
tuo vedere, spettante ad Ajolo, è un
istrumeuto inedito del giugno 1055 ap-
partenuto alla prepositara di Prato, nel
quale si tratta di terre poste nel vico di
Ajolo.
Per contratto de'a8 Dic. 1098 Ildebran-
dino figlio di Soffredo de Ajolo promise
878
a Ugo preposto del capitolo della cattedra- Fio:
le di Fistoja di pagare alla soa canonica
Pannuo censo di 48 denari per tutte le
terre che egli e il di lai fratello Drudo
tenevano a livello dalla chiesa pistojese.
Fu poi rogato, nel maggio 1130, in 4jo-
In contado di Pistoja, un istrumento re-
Intivo alla vendita di diverse prese di ter-
ra. (Anca. Det. Fox. loc. cit. e Carte
della Badia di Montescalari).
sale, tette nel distretto di Prato, cambiati
IPPO
con altri beni dei contorni di Pistoja. Nel
quale contratto le terre coltivabili e li-
dere furono valutate a ragione to
6 soldi to per ogni stioro, © quello sg-
gravate di censo livellario , a ragione di
lire 3 per ogni stajo di fitto. (Ancr. Drrt.
Fron. Carte del Mon. di S. Bastolommeo
di Pistoja.)
La pieve di S. Pietro ad Ajolo è ram
mentata nelle bolle pontificie state spe
dite ai vescovi di P'istoja dai Pont. Pa
squale IT, Innocenzio IT, Anastasio IV,
Onorio III ec.
Forse da questo Inogo tras:
uno dei più antichi scrittori
volgare, giacchè innanzi il 12,8 traduse
i Trattati morali di Albertano gindiee di
Brescia; quel Ser Soffredo del Grazia fi.
glio di Soffrelo che si dichiare di $.
Ajuolo nel territorio pistrjese: seppore
$. Ajuolo non fa una delle villate, la
cui chiesa parrocchiale era dedicata
Agnolo, come, per es. $. Agnolo di Pix
ciea, che per lunga età la Piecedi
$. Agnuolo, oppure l’altra di S. Agnolo
alla Piazia.
IOVA. — Fed. Giona nel Val'd'Arno
onventinese.
JOVI, x TOVO..—= Fed. Gevi, e Giovo.
Irrotiro ($.) 4 Accors, 01m Ansra
mo. =Ved. Anme, e Manra (S.) a Mowre
IPPOLITO (S.) a LATERINA. — Fed.
Larrarna nel Val-d'Arno superiore.
— a PIAZZANESE. — Fed. Primi
nasa nella Valle dell'Ombrone pistojese.
— (PIEVE pr S.) iu Val-di-Magra.—
Ved. Baoxonz.
— nt VAL-D' FLSA. — Fed. Casre-
Fronzermso, e Pievr-Veccnia pr Casno
ARATTNO.
— — pi VAL-DI-PESA.— Pieve an.
tica, il di cui baltistero è stato di corto
traslocato in una delle sue chiese suffra-
ganee (S. Giovanni Evaugelista ) a Moe-
telupo, Com. e Ginr. cedesima , Dioc. e
Comp. di Firenze.
La vecchia chiesa plehana con l'an-
niessa canouiea di S. Ippolito è situata al-
la base meridionale dei poggi di Nalman-
tile presso la strada provinciale tracciata
sulla destra ripa del fi. Pesa. Il suo pi-
re abbraccia un'esteso teiritorio fra
il fi. Pesa e lo stretto della Golfolina, il
prese di Montelupo e la montnosa cos-
trada del Malmantile.
ISCE
la di 8. Ippolito ia Valdi-Pes è
di to della patrizia famiglia dei
Prescobaldi, la quale, oltre chesveva costà
iurisdizione, da li vi
Tusieie ile e sereni. Fa ber detrnio
ucivescorile dei 25 aprile 1789, ch'eswa
venne trasferita col Litolo nella chiesa
di 8. Giovanni Evangelista a Montelupo,
facendo dell'antica parrocchia plebena un
annesso del popole di Montelupo con la ri.
vedenza di un ca) ino cerato.
Il piviere nel medio eve contava
16 parrocchie, oltre due spedali. Attual-
mente trovansi riunite in otte care, cioè:
x. Pieve di S. Ippoli
n Moatelupo; a. S. Maria a Marliano,
S. Andrea
Coastratole, i
SES Detto e Biondi 8. Stefano
a Spicchiello; 3. S. Maria di Sammonta-
ma con l'annemo di S. Giusto a Petro
Sano de S. Maria a Pulica cou l'annesso
S. Gaudenzio a Palica; $. S. Pietro
ZLaciano. 6. S. Miniato a S. Miniatello,
ossia a Montelupo; 7. SS. Quirico e Locia
all'Ambrogiana, ; 8. S. Martina
Carcheri . Il popolo di
‘quest'eltima ch.
parr. con deervio del d gno 1769 fa
segno vere 'incenzio »
par vi la soppressa cura di SL
Ras: Mebiola fa seeembrata dall'an
tico piviere di S. I io, e unita alla
chiesa parr. di S. Mi in peni
entrambe finalmente in al popo-
di Ciliaule.
Pietro di Capraja nel di SMI
niosello trovasi da piaga distret
to.— Fed. Uonrmoro.
IPPOLITO ($.) è $. POTO A VER-
RIO. — Fed. Viano.
IPPOLITO (SS.) £ CASSIANO. — Pod.
Casciaso(S.); Casstaso(S.};0 Sax Casctaso.
rallari i
dell'Aulla, Dice. di Masso-ducale, già di
Modena. ij
Luni-Serzane, Due. di
Riziede in uno
dal Monte Orsejo, |
che si distende
torr. Monia « Be
. cata coa le
frenr. sino alla dialotra del & Magn. —
dgr LTrla ta uno dei canelloni fe
dei March. Malaspina di Viltufraa
<a. — Fed. Vazaranca
La perr. di S. Gemignano e Iroia nel
183» noverava aro abit.
ISCHIA, ora ISTIA »'OMBRONE ( 4-
schiee Cast.) nella Maremma grosseta-
ma. — Cast. in grin parte diruto con sn-
tica piero ( (S. Salvatore) nella Com, Giur.
Dioc.e Comp. di Grosseto, della qual città
è circa 4 migl a groc-iev.
Risiede a più delle ultime diramazioni
orientali del poggio di Mossone sulla ripa
destra del fiume Ombrone, ta dove si at-
traverse in navalestro per continuare l
strada R. da Grosseto a Scansano.
Una delle memorie più antiche del ca-
stello d'Zstia di Roselle, @ dei signori
che vi ebbero podere, conservasi fra lo
dell'Arch. Arciv. lucchese. È
n istrumento celebrato in Lucca li g ott.
dell’ 862, col quale il conte lidebrando fi-
glio del fu Heriprando conte di Marit-
tima, (l'amicissimo del potente March.
albecto) conii di ini prmaneGeremata
vescovo di Lucca stabilì di fare una per
muta di beni di sua proprietà contro al
tre possessioni che la cattedrale di Lac-
ca teneva nelle Maresme, cedendo la cor.
- teele case di sua pertinenza poste nel luo-
fo di Cammiano, porzione dell'ersturio
di S. Maria situato a Zazioro ed il pe
dromato della chiesa di £. Maria a Tore.
glio im Valdi-Lima. Dall'altra porte il
Vescovo di Lucca rinunziava aldi lui fra-
tello altri beni della mense vescovile lee
chese, fra i nali la corte è casa domni-
posta nellaoge di Muc-
giano val territorio di Soana, ed il giu-
della chiesa di 4. Eusebio e
tempo innanzi teneva a titolo di
brain pnt impara poi
Ildebrando ricevè dal vescovo Geremia i
380 18CE
stro Bludovions Imperator direatt missos
suos, idest Teudilascius diaconus et cap-
pellano , et Teudimondo vesso ipsius Ci-
saris , qui ambulaverunt cum alios bonos
ei credentes homines, atque renuntiave-
runt nobis secundum legem , etc.'( Aucu.
Axciw. Looca. e Memorie per servire all
Istoria del Zucoto di Lucca T. V.)
Ignoro, se grazia di tale permuta
i conti Aldobrandeschi di Sovana co-
inciassero sd acquistare un qualche do-
io in Ischia, al che questo castel-
lo insieme con Roselle fa poi rammentato
fra i molti feudi della casa Aldobrande-
sca nelle suddivisioni accadute nel seco
lo XIII fra gl'individui delle duo dira-
matiopi di quella dinastia, cioè, dei conti
rep e dei conti di Sovana; comec-
chè la signoria feudale d'Ischia, al pari
dell'altra di Roselle, sino dal técolo XII
si trovi costantemente appartenente ai ve-
scovi di Grosseto.
Una prova, che Ischia d’ Ombrone pen
tasse ai suoi vescovi l'abbiamo nella bol-
la di Clemente III al vescovo Gualfredo,
coi venne confermato tutto intiero il ca-
stello d'Ischia: Castellum de Ischia inte-
gre cum ecclesiis, curte et districtu suo, di
aquis, piscariis et molendinis, et quic-
quid edificii est, vel proveniri potest in
Aumine Umbronis , infra curtem, et di-
strictum praedicti castri et in Lacu Ber-
nardi , et guicquid juris a praenominato
Auvio juste ab Episcopo poterit jure do.
poi a Roselle la stessa bolla
gerarca di Grosscto gli avan-
si di Roselle, che non appella più città,
ma Costellum de Rosella cum curte, et di.
strictu suo, praediis, pratis, pascuis, rivis
et unicersis possessionibns suis , et guic-
quid juste, et rationabiliter habes in Ca-
monica de Roselle, videlicet medietatem
omnium testamentorum, et circa nomina
pensionis singulis annis decem solidorum,
et albergarias duas generales cum vigiati
quinque equitaturis, et speciales quantas-
cumgue cum septem vel octo eguitaturis
per annum recipere volueris.
Dalle ultime espressioni sembra appari-
re, che Roselle a quell'epoca non fosse pri
ibitanti e di abitazioni. Nè lo fu mol.
i dopo, tostochè nell’ Arch. diplo-
metico di Siena conservasi un mandato
di procura dei 27 sgosto 1387, col quale
1SCH
il consiglio degli uomini di Bosefle, ch
tenuto il consenso da Fra Bartolommeo
vescoro di Grosseto loro Signore, cless
in sindaco Guiduccino di Pazzetto (lb
stesso uomo che 12 giorni innanzi era st-
to eletto in sindaco dagli abitanti del ca-
atello d'Zschia ) per autorizzarlo a stipe-
lare un atto di accomandigia colla Repub
blica di Siena. —(Axca. Dirt. Sax. Ho
leffo dell'Assunta).
Taofatti, che il distretto del cast. d’Ischia
fino d’allora stasse unito a quello di Ro.
selle, lo dimostra un altro documento del
1262, quando furono stabiliti i confini
fra quei due comunelli ed il distretto di
Grosseto, mediante un atto celebrato li
g luglio dell’anno 1262 in Ischia nel pe
lazzo episcopale. ( Ximexrs, Z. ame dell
Esame, 380).
Già dissi all'art. Gnosezro (Vol. II pag.
539 ) che il vescovo di questa città con
istramento del 30 aprile 1238 aveva po-
sto sotto l'accomandigia della Rep. seno
se i suoi castelli d'Ischia e di Roselle.
Per effetto della quale accomondigia, al-
lorchè l'esercito senese (anno 1259) ri-
conquistò la città di Grosseto con i peesi
quella Maremma ribellati al partito
fpibellimo, € imperiale, i Signori Nove di
iena ad istanza del vescovo grossetano
fecero significare al conte Giordano e agli
altri capitani dell'esercito della lega impe-
riale, che avessero proibito ai loro soldati
di recare danni ai mulini e case d'Ischia.
(Asca. Dire. Sax. Consigli del Popolo).
Dopo la terza impresa di Grosseto, fatta
dai Senesi nell’anno 1266, i reggitori di
quel governo deliberarono di far conse
gnare la rocca d'Ischia in custodia del ca-
pitano del popolo senese; comecchè per
il civile rendesse ragione ai ni n
potestà a nome dei vescovi. È opera di
questi ultimi la torre d°Istia contigua ad
ut vasto palazzo diroccato, dove una volta
i prelati grossetani tenevauo frequente,
se non l'ordinaria loro residenza.
Fra i documenti inediti, che stanno a
conferma di ciò, citerò i seguenti. Un bre-
ve spedito in Ischia, li 17 maggio dell'am-
no 1267, da Azzo vescovo di Grosseto
conowdere indulgenze a quei diocesani che
fossero soccorrere la fabi della
chiesa di S. Lucia degli Ere di Rosia.
(Fed. Easso pi Rosta). Il secondo dorw-
mento è dei 27 ottobre del 1399, allorche
ISOL
rescovo di Grosseto, stando nel-
Salvatore d'Ischia, costituì un
ISOL pt; I
miglia Pepi di Firenze col Uitoloaaluno.
mastico d'/rola.
sua mensa e la badia di Montamiata. (Car-
te di detta Badia). Il terso istrumento,
dell'anno 1313, 9 agosto; fu fatto nel ca-
stello d'Ischia nel palazzo vescovile, quan.
do vi risieleva Restauro vescovo di Gros-
Ischia restano tuttora
re molti avanzi, safficie!
della sua grandezza.
I castelli d’Ischi;
di Roselle con i
ttivi diritti feudali vennero ceduti
intieramente alla Rep. di Siena, nell'an-
no 1462, dal vescovo Giovanni Agazzarri
celebre canonista dei suoi tempi, il quale
sentendone poscia rimorso donò alla meu-
m vescovile grossetana alcuni effetti che
egli possedeva in proprio a Seravalle in
Val d'Arbia presso Buonconvento.
Nella vendita delle possessioni d'Ischia,
eseguita nel 1198 dal go senese a
favore di Gasparre Petrucci di Siena, si
nomina lo spedaletto dei Battenti d'Ischia,
siccome di una chiesa di S. Maria Madila-
Jena in Ischia e del suo rettore vieu fatta
commemorazione in.una membrana del
9 agosto 1288 appartenuta nl convento
degli - di Siena, ora nel A.
dreh.
La . della pieve di S, Salvatore
artichili 0a Ietia d' Ombrone, nel 1595
aveva 243abit., nel 1640 ne contava 137,
nel 1718 era ridotta a 50, nel 1745 non
aveva che 48 abit, mentre nel 1833 no-
verava 103 abit.
ISOLA ‘nel Val-d'Arno superiore. —
Molti luoghi quantanque in mezzo al
«vntinente, ma che sono, 0 che furono una
volta isolati dalle acque correnti di una
fiumana o da un lago palustre che li cir-
condò, appellaromi Zsola. Tule esser do-
veva questa del Val.d'Arno saperiore luu-
po la stretta gola dell'Arno fra Rignano
€ l’Incisa , nel popolo di S. Salvatore al
Leccio, Com. e 3 migl. a maestr. di Reg-
gello, Gior. del Pontassieve, Dioc. di
Fiesole, Comp. di Firenze.
Nel piano di quest'Zsola fu innalzata
mei ha; ampi una villa, o resedì for-
izio, posseduta dalla nobile fa-
w
diCetiuavecchia li 14 ottob. 1099,apperte-
nuto alla hadia di Monte Scalari
blicato dal Manni nei suoi Sigilli aatichi.
Di data più recente, ma forse di maggio-
re importanza storica, è una particola di
testamento rogato in Firenze nel
de' SS. Apostoli, li n4 febb. 1368, col quale
Naldino del fu Niccolò degli Altoviti di
detta città, per l'un sua e di donna
Soave del fu Baldo lione, vedova
di Bardo di Niccolò Altoviti e cognata del
testatore, della quale era sisto erede, la-
sciò al monastero delle recluse di S, Mar-
ta a Montughi nn podere con casa sopra
€ terre lavorative, posto nel popolo di S.
Salvatore a Leccio, in luogo detto Ca-
Saggio. Di pi ivuse due altre pre-
se di terra situal detto popolo mell°
Isola d'Arno, ec. (Ancu. Diet. Fiona. Car-
te del Mon. di S. Marta a Montughi).
Isova per Muszurs 1 Incisa-—
Un'altra Zsola più vasta e asssi più nota
nell'istoria esisteva in mezzo all’Arno so-
pra l'Zncise, appellata /sola del Mesaule,
dove nel 1313 si nccampò con talto il suo
esercito l'Imp. Arrigo VII. Ma questa iso-
letta da molto tempo fu riunita alla ripa
sinistra dell'Arno, in guisa che il nome
di Mezzale si è conservato alla sua locali-
tà, ch'è situata sul lato manoo del fiume,
dove I Arno stesso fa una curva fra il
fosso di Ribottoli e quello di Rimaggio
presso alla Massa.
Un cartoce delle terre rilasciate dal
fiume Arno nel Messule dell'Incise, e
consegnate l’anno 1582 dagli ufiziali dei
fiumi, conservasi nell'Incisa presso la fa-
miglia Brucalassi. È autenticato sull'ori-
giuale della siessa pianta esistita mella
gli altri, un istrumento degli
3434, rogato all'Incisa, mereè cui due fra-
telli popolani della pieve di S. Vito all
lucisa venderono 4 stiora e un 8.° di ter.
ra seminativa posta nel Afescule dell'de-
cisa in luogo detto alle Zama. ( Aaca.
Dir. Fion. Carte del Mon. di S. Pier
Maggiore,di Firenze).
sa
ses ISOL
Irena ver Muszssz , o vi Mezzsna
presso la Badia a Seilimo nel Val-d'Arno
fierentino 4 in 5 migl. sotto Firenze.
Nell ietessa guisa che speri di mezao al-
V'Alcse l'Isela del del Messule all'Incisa, è
scompersa quella che nel secolo XIV esi-
steva fra Mo lBedie e Settimo e S. Donnino
a Brozsi nei Val d'Arno sotto Firenze;
nella quale ultima isola, denominata pe-
e del 'Messale, è di Mersano (quasi di-
re in messo al fiume) esisteva mel 1318
un podere di 4o stiora di terra, che i figli
di Mainetto del fu Rinaldo Pulci di Fi-
renze in quell’anno ( li 3: agosie ) ven-
dereno alla bedia di S. Salvatore a Set
"ISOLA (S. DORATO a, © mare’) mel
Votre interire — Conirmde cid
tuttora esistente, già compreso
Police piciere di 8. Genesio, ora parr.
auberbena della ctteleae di Stnminiato,
te dell'Imp. Fo
derigoI ia Tosesna, diede l'invenitera
pinentipundg pai scismetico a Luoca di
leuni beni di quella mensa vescovile si-
testi nel borgo di S. Genesio € nel suo
distretto, cioè in Filla dell'Isola e suoi
confini, ceme pere in Colonica di Ce.
stiglione, oltre 1°, di altri
possessi, che Aldobrandino figlio del fu
Ugo di Palaja teneva a fitto dalla catte-
‘drale di Lecca, posti nel osstello di San-
miniato e sua curia.
La chiesa di S. Donaio dell'Isola è
ISOL
sino ILI diretto al preposto delle
testà nominata. Essa è quella medelima,
gie polo il vocabolo di S. Dosete Del-
leggesi nel registro delle chiese del.
la Dioc. lucchese compilato nel 1260.
Nel 1833 la parr. di S. Domato ell'Zse
le, o dall'Isola contava Sas abit.
Isova per Leso Puts, 0 di Casvaotro
me serra Pascaza_ — Wed. Banca ar Fanco
ISOLA in Val-d'Arbia.— Ces. con ch.
rr. (S. Hario all'Isola) nel vicariato
di Moateroni, Com. del Terzo del
le Masse di S.Martino, Giur. Dioe. Comp.
di Siena, da cui é quasi 5 miglia a scir.
Trovasi la chiesa di S. Lario coa la cos-
trada d'Zsole lungo la strada R. romana fra
il AL Arbia ed il terr. Tressa; od è quel
luogo d'Zsofa di Arbia corso e devasiato
nel 1364 dalla compagnia di Brettoai co-
mandati da Giorauni Augad, di che è
fatta menzione da molti storici senesi.
Nel 1380 fu tagliata una
bia davanti all'Isola, la
mente derivà ilsuo nome dall'essere stata
ua dì isolata dalle acque dello stesso fiume,
La ia di S. Ilario a Isola nel
1833 contava 139 abit.
ISOLA nella Valle del Bidente in Ro
magna. — Pod. Basta ni S. Maat mn Co
suzser, 0 aun'isora.
ISOLA ia Val-d'Elsa, ossia di Sta
Gta. — Pod. Anazza parz'isona. >
Tuora vi Ausssa in Bocca di Magra. —
Fed. Maora fi. e Manrzazta se Leni.
pren Prov. ppt Dice. di Luni
Sarzana, R. Sardo.
È una contrada stata un di coperta e
quindi isolata dalle soque del golfo lunen-
se, ossia della Spezia, tuttora assai pros
sima ai marazzi di acque salse del conti-
30 seno di mare, chiamati /i Stagneni.
Cotest' Isola consiste in un aggregato di
case, essendochè la maggior popo-
zione della sua perrucchia vieme costi-
dagli abitanti del saperiore vill. di
,dove si contamo inlorno a 100
Svezia Comunità.
de' SS. Jacopo e
'Zsola di Speria e Miglio
rina nel 1832 contava 636 abit.
1ISOL
ISOLA Samicello in ValdiTom. —
Nasce nelle colline ri pisane sal
fianco occidentale del poggio di S. Ermo
0 S. Ermete, nella Com. di Lorenzana, di
dove, dirigendosi da scir. a sett., attra-
‘verm il così detto Pian d'Zsola, lasciando
ella sua destra il Vill. di Tripalle; di là,
il cammino a lev. di Colle
vetti, corre quasi parallello alla strada
R maremmana fino al Fosse Aeele, nel
mperiore,
Zoora nasi'Azso Vaccaro
ne piso. — ed. Cuscus,
"ISOLA SANTA nella Valle del Serchio
Risiede sel dorso dell’, ‘Alpe pesi fea
il Mont Altissimo e la Penne di Sombra,
le ti della Zorrita di Castel.
maovo, fra i faggi e le naturali pastore.
La chiesa e il cas. d'Isola-Santa ebbero
origine da un vecchiospedale, che nel 1360
fn tassato di tire 80 per le Crociate. Nel
1608, attesa la troppa distanza dalla parr.
di Careggine, gli omini d'Isola-Sauta e
di Capanne concorsero, ciascuno per metà,
afle spese o mantenimento di un parroco
conceduto dal vescovo di Lucca. Nel se-
colo XVIII la parrocchia d'Zsola-Sanse
fu traslatata in altro piccolo casale, chia-
moto sino dalla sua origine le Capen-
ne. — Wed. Caranm vi Ganraonana,
All’Zsole-Senta esistono i ruderi di un
edifzio, dove sì fondeva la vena di una
vicina miniera di ferro ossidulato.
la del cas. d'Isola-Santa,
indi; te da quella delle Ca-
ialire nel 183» riducevasi a 95 abit.
Isocz per’ Amiranaco Toscaro.
Le Isole sparse e appertenenti al Mar
tirreno, stendo alla divisione geografica
da noi adoltata, sono tutte quelle situate traesse
ad una certa limitata distanza dal litio.
rale della Toscana, a portire del promon-
ferio di Portoveneri sno al di là del
promontorio Cosmuno: nel quale spazio la
ISOL 8835
pià settentrionale è l'Isola di Polmaria,
la più meridionale quella di Giannutri,
e la più occidentale. l'Isola di Capraja.
La prima e l'ultima delle tre isole testà
nominate appartengono al ducato di Ge
mora, Regno Serdo; Giannutri con le
isole del Giglio, di Monte-Cristo, di Pa-
majola, dell Elba e della Gorgona di-
pendono dal Granduca di Toscana insie-
me con i minori isolotti di Pa/majola,
Cerboli, di Troja, la Formica di Mon-
te-Cristo, di Burano e quelle così dette
di Grosseto, oltre lo scoglio in messo al
banco della Meloria.
Noa si conosce esattamente la super-
di Genova, una volta di Lani , R.Sardo.
L'isoletta di Capraja, la quale occupa
appena 7 migl. di superficie quadr. e 16
incirca di circonferenza, è situata fra il
gr. 87° 26° 5 e 27° 0 2°' di long., ed il
gr. 43° ' 3 643° 44° 4" di latit — Tro-
vasi 23 migl. a maest. dall'Isola dell'El-
ba, 5a grec. dal Capo-Corto, 30 migl, da
Bastia in Corsica, 42 a lib. di Livoruo,
e 110 migl. a ostro da Genova.
È di forma bislunga, montuosa, scosce-
sm e di difficile accesso, meno che verso la
cesta orientale. Da questo lato è il vil-
laggio sopra un porto protetto da un'forte
vwna rupe, stato fabbricato
I principio del sec. XII.
igl. circa distante al suo sett. havvi
un altro piccolo scalo denominato il Porto
vecelio, dove lultora apperiscono rederi
di un antico e di una chiesa con
momasiero dedicata a S. Stefano. hola
Non è i bile che cotesta
tracsse il tmpesiii Capraja delle molte
capre, che tuttora salvatiche si trovano
ceetà el peri che im altre iselcue più de
verte dell'Arcipelago toscano.
La qualità del tuo terreno è nella mas-
584 ISOL
Sima parte di recce cristalline, crale quali
sì noverano diversi marmi serpe
graniti e delle lave, alehé più è più di ll
lista dicbiarò quest'isola di origine
Imeno plutoniana.
Ermenegildo Pini, che
molte fatture del nostro
ua che el fuoco, di-
chiarò, che l'isola di Capraja era certa-
mente un prodotto del fuoco ; perciocchè
la trovò sparsa intorno di lave, di scorie,
di pozzolana e di ceneri valcaniche, e
nella perte centrale della medesima vide
un lughetto, il di cui bacino qualificò
per un antico cratere di vulcano spento.
(Pim, Osservazioni sulla miniera del fer-
ro di Rio ec. 6. 38).
Renlmente nella punta bite
i ‘apo Zenopido
«dal porto di Capraja circ. 4 migl. veno
1a specie di cratere vul.
ta credito il terreno al-
loeno cosperso di pozzolana mista a
dei Srammenti di pomice.
Sopra poi la sommità della piccola
tena ni monti costà emersi dal mare, di-
cai gl’isolini sogliono qualificare col vo
eabolo di Stegnone.
L'ossatura predominante dell'Isola è
formata da una rorcia quarzosa di tin-
-periccia, da uno stenschisto co-
<!
indigeni per fabbricare stoviglie.
TI terreno è generalmente sterile; le
produzioni del suolo si riducono a poche
Eramaglio, ad una scarsa saporita pastura
bissim' olio. La principale risorsa
se dei Caprajesi sta nel raccolto del
vino che riesce di eccellente qualità.
Gli abitenti sono neturalmente mari.
nari, dovendo essi per la maggior parte
grundaguarti da vivere mediante le pesca,
ll’idoletra pe-
trizio francese Rutilio Namaziano. Il qua-
de ricordò i monaci della Copraja nel
ISOL
tempo che, veleggiando lengo il ttt
le toseano, scriveva il suo itinerario
Processu pelagi, jam se Cepraria coll,
Squallet lucifugis insula plena viris,esc.
Infatti i cenobiti della Capraja vi do
verano essere siati in copioso numero,
tostochè la spedizione «li un'armata me-
ai tempi dell'Imp. Onorio, emea-
incamminata verso l’Affrica per re
primere il ribelle Gildone, l ammasiraglio
di quella folta, asserio dello storico
Paolo Orosio, cla. le approdare con slcuni
legui a Capraja ad oggetto d'imbercere
una porzione di quei monaci, dei quali
l'isola allore era
In quanto alla giurisdizione ecclesia.
stica, sembra che la Capraja nei primi
secoli del Cristianesimo fosse compresa
insieme coa la Gorgona nella diocesi di
Lani, siccome apparisce da alcune lette.
re di S. Gregorio Magno scritte al Ven.
Venanzio vescovo della prenominata cit-
tà. — Fed. Loni.Sasana Diocesi.
L'isola di Capraja dopo il secolo X,se
non prima, restò quasi sempre una dij
denzl della Corsica in nato al ‘politico,
siccome lo era stata RA i per Je per
te ecclesiastica. — La conquistarono i
Saraceni, ai quali fe ritolta dai Pisi,
e a questi confermata mediante ripetuti
diplomi imp. da Arrigo VI, Ottone IV e
Carlo IV, insieme con le isole della Cor
sica, della Gorgona, dell’ Elbe e della Pia
noes. Più tardi la Capraja divenne signo
ria del patrizio Iacopo di Maro,che venne
spogliato, nell’anno 1509, dalla Rep. geno-
vese. Allo stemo governo fu ripresa dai
Corsi nella loro sollevazione del 1767, e
Nel 1814
astilmente
raglio Nelson fino dall'anno 1796 aveva
fatto saltare
tezza sopra il porto.
forza del trattato di Vienna, l'isola di
Capraja fu consegnala com tuito il terri.
torio Ligure al Re di Serdegna.
Circa litari costituiscono la guer
nigione di Capraja, il di cai comendente
ha l’incarico della polizia e della sanità.
ISOL
Risiedono nel ques di Caprie, oltre i il
comandante dell'Isola, un commissario di
marina el un giudice di prima istanza,
le cui sentenze per alfa:
sino alle lir. 300, sono inappellal
L'Intendenza generale, l' ufizio dita
conservazione delle Ipoieche ed il tribu-
male di Appello sono in Genova.
La parr. arcipretura di S. Niccola di
Bari a Capraje conta circa 1000 abit.
ISOLA DELL'ELBA ( Z/va de' Lati-
ni, detalia dei Greci ).— È la principa-
le delle isole dell'Arcipelago toscano, po-
sta fra il gr. 27° 46 e 28° 6° di long. uri
il er. 43° 43° e 40° 53° di latit.
L'Elba ha di fronte, ed è circa 8 migl.
a lib. di Piombino, a partire dai puuti
più vicini al continente, circa 12 migl. a
@stro-lib. dal porto Baratto, o di Popule
ascir. dall'isola di Capreja,
gl, a sett-grec. dall'isola di Pia.
nose, pertendo dal golfo di Campo, so a
pon. della s| Follonica, e 50
1836 si contavano 17099 abitanti, equi-
valenti proporzionalamente a 285 teste
per ogni migl. quadr.
Em presenta la figora di un gruppo
‘moniuoso riparti che allungasi dal la-
to di pon., do colossale, men-
tre verso lev. i avanza per due
opposte direzi: verso sett. sino al
Capo della Vita, e l'altra verso ostro che
termina sì monte e Capo della Calomiio.
Queste tre diramazioni sono collegate e
comunicano insieme mediante minori
monluosità, osia poggi subalterni, i quali
nei punti di maggiore depressione costi-
tuiscono ntiguste profonde vallecole, che
servono di cornice ai frequenti seni di
mare posti a sett. e ad ostro dell’ Elba.
La base pertanto di questa piccola 7ri-
macria può costituirsi, verso pon. nel mon.
te Campana, o Capana; il suo centro uel
mouie Wolterrajo,e la testa volta a ost.
sul monte della Calamita, mentre il mon-
te Giove forma la fronte che guarda sett.
Il giro la costa fu calcolato,
come disi, miglia, mediante i gran-
diosi seni che s'internano nell'Isola, i qua-
Li servono di ricovero sicuro ai naviganti.
Il pento più elevato è sulla cima del
* scano.
ISOL 885
‘ampone, che si alza 1744,9 br.so
del mare. È il monte più
più massiccio e più eminente fra
tutti ucili delle isole dell'Arcipelago to-
solo costituisce la parte più oc-
cidentale dell'Elba, fra la marina di Mer.
ciana volta a sett., € la marina di Campo
che quarda il lato opposto.
L'Elba non è intersecsta da lcon fi
me, sivvero ds piccoli torrenti, molti dei
quali sono alimentati da rivi di acqua
sorgenti perenni e potabili, se si eccet.
tuino quelle che diedero il nome al peese
di Zio, presso il quale si affacciano le
ue sslino-ferruginose omonime.
“i clima dell'Elba in generale è tem.
perato e sano, meno nel piano di Lungo-
ne, e in qualche altra insenatura, mas-
simamente la dove slle acque marine si
promiscuano quelle terrestri quando vi ri-
stagnano. Non vi è poi situazione nell'Iso-
la che non offra un aspetto magico
0g
variate e pittoresche.
vuol contemplare dal lato
meli maturale , 1° isola dell'Elba a
diritto appellare i potrebbe il più
dovizioso gabinetto mineralogico della
Toscana. È questo il sito dove sembra che
la natura ahbia voluto riunire in un pie-
colo diametro sorprendenti fenomeni, e
tali da richiamarvi costantemente i di lei
i e Sllettati, nom solamente
mopli, ma ancora della ricchezza
delle miniere, e dalle preziose variate
eristallizzazioni dei molti minerali che
lo XVIII, che in pente © parzialmente
la percorsero e la descrissero, possono con-
tarsi il medico fiorentino Alberto Giusep.
pe Buzzegoli che, nel 1769, pubblicò en
Sup trattato sopra l'A ua minerale di Rio,
ed il chi ldo Pisi,
niera di Ferro di Bio Prigerzi tre parti dell'
Isola d'Elte—Più copioso è il novero dei
naturalisti ollramontani che visitarono e
scrissero alcunchè sulla mineralogia dell
Isola medesima; tali furono Ferder, il
386 ISOL
Boron de Dietrich, Tronssen de Coudrai,
il redesco Moestlin, ed il celebre De-Sans-
sure, che, per asserio del suo bi
Sennebier, nel di lui Viaggio inedito dell’
alia comprese anche l' Elba.
Nel secolo attuale I' Isola medesima fa
visitata dal ch. Alessandro Brongniort,
e nel 1808 fu particolarmente descritte dal
naturalista Thicbent De-Berneand, nel
tempo che il matematico Z. Puissone per
ordine del suo governo sai monti e pro-
montorii dell’ Elba institaiva triangole-
zioni geoiletiche, e l'ingegnere geografo
6. B. Poison disegnava cd ombreggiava
cioè Paolo Savi di Pisa e Giuseppe Giu-
Lj di Siena.
Dirò, che io pare nel 1830, sal decli-
nare del mese di marzo, e nei primi gior-
offrì l'occasione d'imparare,
che le rocce plutoniane in molti luoghi
si erano fatte strada, e avevano alterato le
rocce calearee, le schistnee ed i macigni;
che le rocce granitiche trovavausi in ab
iti imprigiomate nelle rocce strati-
formi a guisa di filoni; che il granito co-
usi lmente la ce
cidentale dell'Isola, a partire dalla me-
rina di Marciana rino a quella del lato op-
posto di Campo; che la stessa roocia cri-
stallina compariva di nuovo nel golfo di
Lungone, e specialmente dal lato orien-
tale di quel seno, subalterna e tramez-
20 ad una roccia di gmeîs; che il calca-
re salino avente i caratteri tutti di
marmo sublamellare, e talvolta ssccaroide
bianco-perlato, vedesi ora a contatto delle
ito, segnatamente a libeccio
di S. Ilario in Campo, in Inogo detto Pra.
ta di Cavoli, ora contiguo alle rocce ser-
pentinose, tale mostrandosi al Capo di
LArco, che è a lev. di Porto Lungone, ed
anche dal late oppesto dell'Isela nel golfo
di Procebio alla base settentrionale dei
porri che servono di spina alla portione
macigio dietro il poggio dalla miniera di
Rio, nel golfo della Stella, sal corno si-
ISOL
nistro del golfo di Procchie, a S. Piero
Campo ec.; che la spiaggia esteriore di
Palesrzanag al luogo della Ghiaja sitosta
a maestr. è poco lungi dal Falcone, era
coperta di ciottoli ovali di varia mole,
spettanti ad una roccia feldspatica com-
patta di aspetto bianco amorfo, spersa
di particelle di mica, di turmalina e di
piccoli cristalli quarzosi; la qual roccia
feldspatica fu vista in posto al così det-
to Capo bianco, donde la violenta del-
le traversie e la forza dei fiutti staccano
di continuo quei massi, li retelano, li lo-
gorano, e li trascinano sulla
iaggia.
fine potei quivi osservare un’ altra qualità
di ciottoli edi ghiaja tufacea di colore ce-
ciato, la quale spesse volle incresta e forma
un aggregato con i ciottoli feldepatici te-
sè nominati, e dieci i fermato
il poggio del Forte £. Ziario premo
Capo bianco.
sembra che dope una più
gente ri.
cerca ve li Sopriee tampoce il prof.
pismno Paolo Sai
Quest’ allimo naturalista mel tempo
che dava a sperare di fornire ai scienziati
r
dell'isola dell'Elba, onde far conoscere
alecni fatti utili alla scienza, e non sn-
cora da altri dotti stati avvertiti, 0 sep-
pere setto tull’altro aspetto ammunziati.
Giova quel Cenno ai studiosi per avere
ten’idea chiara, non solamenie della siret-
tura geognostica dell Elbe, ma dei pria
i i geologici che
V'Elbe (diceva il Prof. pisano) si forma
dall'alta e conica montagna di Marciaza,
ch'è per la massima parte gramitica. Un
erappo di monticelli di macigno e di >.
nile, che da Portoferrajo giangone sl
Capo di Fonsa, scorrendo \resversalmente
all'Isola, cioè da sett. a estro, ne costi
twiscono la parte media. Questa, mediate
una specie d'istano formato da recce ser-
pentinose, si unisce con la coriea-
tale, ch'è la più estesa delle altre ; la quale,
dopo aver dato origine, dal late di seit,
1SOL
al seno di Portoferraio, vermini termina al Capo
della Vite; mentre la medesima branca
dal lato meridionale estendesi sino a le-
vante del Golfo della Stella, dove forma
il monte di Capoliveri e il Capo della
Colamita ».
< Qualtiro seno le rocce pietrose che
post slim porzione del-
Tacigno, il Perrucano carta
(breccia direi Galan
il Serpentino. »
« L'altra porzione montuosa nella parte
settentrionale dell'Elba, vale a dire, la
piccola giogsna che sul lato di Portofer-
raje si avanza da lib. verso grec.-lev.,ap-
pertiene alla formazione del Alacigno,
composta cioè di arenaria ( pietra serena),
sie gino. marmereo ) edi
schisto gelestrino base della stessa
montuosilà
noa
stenti i
serpentino e granitone, le quali
separano i monti che voltano la froule a
da quelli checostituiscono la costiera
Srientale inosi Capo delle Colamite. Le
sterma ossalura di quest'ullima costa ma-
rittima consiste in te di calcere
piùe © meno salino, e di quell'arenaria
designata col nome di Merry
cene, di cui crede il Savi che, a cagione
delle rocce pistoniane che l'avricinszo,
sia una à quel gneis altere
menie a coniatto del Verruceno, o piut-
tosto fra esso e la roccia calcarea, il Savi
riscontrò i filoni metalliferi e le grandi
masse del ferro dell'Elba, una delle quali
costituisce l'antica ed inesaeribile minio
ra di Rio »
Nell'Isola stessa, come dissi poco sopra,
non havvialcana fermazioneretleribile al-
laserie di quelle che i geologi vogliono sp.
pellare serreni serziarii.
de terreni alluviali, e fra questi il pre
lodato Savi include una P'udiage a
mento calcareo, siiuala in due punti dia
Costa settentrionale dell’Isole, il pri.
cioè alli Scalieri nel Golfe Fiticcio,e l'al
tro al Capo della Vita mella peula più
prominente dell’ Isola verso la Terrafer
ma. Entrano pare fra i terreni di allu-
Viome i ciottoli di feldspato candido della
spiaggia delle Ghieje, imprigionati fra i
ISOL 587
cui depositi di tafo, che inorostanoed
Steilapparo le siosse ghiaje feldspatiche
soito il Capo bianco.
Due anni dopo esser comparsa la
moria geologica tesià indicate, fu pabilio
cato in Siena per i torchi di Oaorato Porri
un opuscolo del Prof. Giuseppe Gialj, che
portava il te titolo: Progetto d'una
ed. ticadella To-
scans per servire ella tecmelegia, calmo
do di rendere utili i minerali del Grandu-
cato alle arti, ed alle manifatture; a cui
fi paisce la carta topografica pregnastica
ed orittognestica dell'Isola dell'Elba, ed
isolette adiacenti colle necessarie spiego-
sioni per dare una idea i
del Progetto.
La prima parte relativa al n
fiorna-
le di Belle-arti e Tecnologia di Lampato
in Venezia. lenivernel spice ion ell
esecuzione particolare del P.
è presa per modello l'Zsola dell Elba ven
ne alla luce ln prima volta nell'anno 1835.
A questa ultima trovasi unita gas piccola
Carta geognostica ed dell
Elba e dei piocoli sata, re,
ceduta da un'illustrazione per
oso pinipanpina pirla Giuly
vorrebbe eseguire il suo laborioso e gran-
«le Progetto per tutta la Toscana da esso
Jui a tal fine visitata.
che è comune
@ isolotto di Cerboli nel
cutal di Piombino il Serpentino, 3°
lo Schiste-calcarso, 4° il Granito, 5°.lo
Sohisto-argilloso, tù le Miniere estece di
Serro.
Con une speciale avviso nella nota (2)
5, si avverte il lettore, che il Mo-
cigno esiste soltanto nell'isola di Pel.
mejola..
"Fra le specie minoeati, l'antore indien
le i 18, cioà: 1° Maolino; 2° 4-
line; i
Menganere,8® Smeriglio; 9° Cie-
nite; 10° Ferro sojfato. 11° Berille,
13° Granato mobile; 13° Rame; 1 *Fe
888 ISOL
Altri, non io, potrà, se vuole istiluire
confronti con le opere di quelli autori che
Visitarono o che scrissero sulle varie cri-
stallazioni minerali dell'Isola dell'Elba,
(per es. il P. Pini nell'opera citata, e
Ottaviano Targioni-Tozzetti nella sua de-
scrizione dei minerali ritrovati in un sol
masso di granito dell'Elba); dirò sola-
mente, che, in quanto alla serie dei ter-
reni dell'Elba, designati mel Progetto dal
Prof. Giulj, a taluno forse non sembrerà
giusto di vedere escluso il Macigno, tosto-
chè molti nataralisti ve lo trovarono in
tanta copia da occupare un posto impor-
tante nella carta geognostica della stessa
contrada. In quanto poi alle specie minera-
li segnalate dal Prof. senese, non troverà
coerente al principio ammesso dall'autore
quello d’inserire fra i minerali il marmo
statuario, e forse anche alcune altre so-
ne, della qualità e classazione scientifica
delle varie specie di quel minerale, del
suotra a Follonica e altrove per fon-
dere quella Yena in ghisa o ferraccio ec.
L'isola dell’ Elba
filoni
nella storia mineralogica che non lo
nella civile e politica: donde consegue che
da tutti con enfasi si ripete quel noto ver»
so di Virgilio,
Insula inechaustis chalybum generosa
metallis.
Là dove il Prof. Savi na va della di-
sposizione ostica e della natura delle
rocce che costituiscono il monte della mi-
miera di Rio e sue attinenze, volle anche
riepilogare quel più che da lai stesso nel
Cenno geologico del 1833 era siato an-
munziato relativamente ad altri filoni di
ferro che incontransi a qualche distanza
dal monte della miniera di Rio. Fra i
quali citava il filone della Cavina di Capo
del Pero, che l'autore considera wna ri-
ISOL
petizione in piccolo della miuiera di Rio.
Così al monte della Calamita indicava un
grosso filone di ferro inserito , anzi posto
a immediato contatto della roccia calcarea
con quella del Verrucano,
Quantanque, a parere del Prof, Savi,
non siavi dubbio, che la miniera di Rio
debba esser riguardata come appartenente
alla serie delle miniere in filoni, pure
sono, dic'egli, scusabili quei naturalisti, i
quali hanno asserito altrimenti. Avvegna-
chè oltre ad essere costà potentissime le di
ramazioni del gran filone metallico, osi
del complesso, 0 nodo di grossi filoni,
quali in più direzioni attraversano molte
porzioni delle rocce pietrose del gran filo.
ne matrice, pure tali rocce trovansi sì fat-
tamente dal ferro alterate che si
con la miniera confondere; mentre altre
porzioni pietrose del errucano Brecci
restano tolalmente nascoste e sepolte sotto
gli sterminati ammassi delle gettate, ossia
degli spurghi della miniera medi
Gli strati pietrosi che servono di tetto
alla miniera di Rio appartengono a un
Calcare compatto, in alcuni luoghi
rato e convertito in Calcare cavernoro
ripieno di piriti tessulari. ©
Tali strati hanno una generale incli-
mazione da levante a ponente, la qual
direzione fu riscontrata dal Prof. Savi
comune a quella di tutte le rocce strali»
formi sparse nell'isola dell'Elba. Gli stra-
i delle rocce pietrose che costitui:
i letto della miniera suddetta, in vici
manza della marina, appartengono alla
formazione del terreno di macigno alte
rato, ossia al Zerrucano del Savi,cni ezli
attribuisce l'Arenaria guarzo-talcosa eli
Schisti siliceo-magnesiaci verdanri di
quella località. A quest'altima formati
riferisce anco l’Zsolotto davanti a Mio, ed
tina perte del monte a destra della marina
di Rio, su cui è fabbricata la Torre, come
pure il selvoso Afoate Giove, il quale sl
timo è separato verso grec. dal monticello
della miniera per un assai scosceso burro
ne.— Ped. Rio Comunità.
La miniera del ferro ha dato, come
dissi, una remota celebrità all'isola del
VEIba; essendochè la sua scavazione era
conosciuta fino dai tempi di Alessandro
Magno, seppure il di lui maestro Aristo-
tele fu il genuino autore dell’opera che
porta per titolo De mirobilibus euscai-
ISOL
tationibur ; giacchè in essa la miniera di
ferro dell'Elba è rammentata sotto nome
di Perro Populonio, non solamente per-
chè l'Isola stessa apparteneva al distretto
di Populonia, ma perchè erano in Popu-
Jonia i forni, nei quali anche nei primi
secoli dell’ Era volgere quel minerale si
fondeva. — Se Virgilio pertanto aveva
ione di chiamare inesauribile la mi-
niera dell’ Elba, ebbe torto altronde St
bone a scrivere, che questo terreno aves:
tele e tanta virtà da riprodurre le mi-
niere nelle fosse, donde i metalli erano
stati scavati (Geogr. Lib. V). Che se alla
tradizione non prestò molta fede dodici
secoli dopo Stabone, la rimise per altro. in
campoil naturalista senese Yannoccio Bi-
ringucci, dicendo: essere opiuione di mol-
certo tempo in quel terreno,
310. Finalmente nel se-
imo passato in una Memoria sul-
la miniera di ferro cristalliscato dell'I-
sola dell’ Elba , il francese 7ronsson de
Condrai ritornò al aficciare
Strabone, sppoggiandola al fatto
pieconi incrostati di minerale, che egli
vedde presso l'intendente di quell’esca-
tazione; opinione che, senta negare il
fetto di piocoui, fu dichiarate erronea dal
P. Ermenegildo Pini nelle Osservazio- da
ni mineralogiche su la miniera di Ferro
di Rio (6. 30), da quello stesso naturali-
sta, che dissentì pare dal sentimento del
Ferber: che il monte cioè della mi
ra di Rio potesse essere une continuazione
di alcune montagne del vicino continen-
te, e segnatamente del Campigliese, di
Massa marittima ce.
Vidi io uno strumento di ferro
che fa dissepolto da alcuni di que!
bandonati scavi, il quale arnese trovavasi
da un'intousco ferraginuto. In-
cerostazioni di tal fatta le vide cd esami-
nò il prenominato Prof. Savi, il quale
giustamente ne assegnò la cauca a quella
stessa, per la quale si formano le stalattiti
nei terreni calcarei, coll'attribuire un tal
acque cariche di ossido di ferro ch
Giltrado quotidiniamente dentro le
re di Rio. Nelle viscere di quel monticello
nasce e riceve i suoi principii salino-fer-
roginosi l'acqua minerale di Rio, che sc
turisce alla sua base oricut. Essa fu di-
vor
i mata dall'aggruppumento
ISOL 589
ligentemente analizzata ncl 1828, e quin-
di pubblicato il chimico risultamento dal
farmucista Portoferrajese Giov. Battista
Pandolfini-Barberi, in guisa da noo aver
d’uopo che una suova aralisi venisse po-
steriormente istituita nel 1834 da due al-
tri farmacisti di Portoferrajo. Ned. Rio
Comunità.
Comecchè la marina di Rio non abbia
uno scalo sicuro e sufficiente a ricoverare
in tempo di traversie i molti legni desti
nati al trasporto delle doviziose miniere,
pure ad essi presta refugio opportuno il
vicino sicuro golfo di Porto-Lungone.
Dalla miniera di Rio si estraggono un
cavò la miniera, di nuovo Ceci
vece!
Genova, e uel regno delle Due Sicilie.
Già fino dal principio del presente ar-
ticolo si disse, che l'Isola dell'Elba è for-
lcune mon-
tuosità emerse dal mare, li di cui scoscesi
contrafforti in varia forma e direzione
vanno ad immergersi nel mare Mediterra-
neo, formando intorno all'Isola una costa
frastagliata e spesso incavala da seni, e
turali più o ineno estesi, pro-
fondi e sicuri.
Per quanto però quest’ Isola debba dirsi
ri i ho terreno da coltura. In-
i moi rocce graniliche A
dell'Isola, al pari di “quelli esposti Paro
ter. ed a sett. sono quasi per ogui dove
vestiti di lecci, di querce, di castagni
di alberi da frutto, soprattutto di noci
wi quali monti faono pendice i colli sporsi
di i, di oliveti, e di piante LI
dei climi più meridionali. Sono di que-
sto numero la palma da i
«l'India (opunzia) l'aloe (agave ameri-
cana), le quali ultime due piante nascono
spontanee, e servono nell' Elba come a
iombino per circondare i campi a guisa
sicpi. Fra i suffrutici e i frulici abbou-
dano i lentischi , il rosmarino,
33
ISOL
mint, po, il timo, le scope, gli al-
Datri, i citisi, le madri-selve, le sabine ee
Nel 1816 il Prof. Antonio Targi
Tozzetti nel visitare quest’ Isola raccolse
lcune notizie statistiche, che fornirono
argomento ad una sus memoria letta al.
l'accademia dei Georgofili a Firenze.
I vini del!" Isola dell'Elba, massime
quelli che si ottengono dai vigneti
tati nella parte orientale, riescono di olti-
ma qualità, al pari dell'aceto fortissimo
che vi si fabbrica: talchè ad annata pieni
la raccolta arriva a 100,000 barili di vino
di eccellente sapore e spiritoso, gran parte
del quale si spedisce in Toscana e altrove.
Scarseggiano i cereali ancora l'o-
590
3n0, ma il più copioso e
é il caprino, del quale esistono all’
Jba fino a 1t00 capi. La Lonnie
dell'Elbs fornisce latticini delicati, 1
un mele squisito in grazia dell” erbe e fo.
ri aromatici dei quali si uatrono.— Scar-
sissimo è il bestiame porcino ed il pol-
lame.
Fra gli animali salvatici vi sono lepri,
igli, scojattoli, ghiri ec. I lupi edi
ciog] a da gran tempo furono estir-
pati dall'Elba. Vi nidificano, fra i vola-
le tortore, le quaglie, le
a''ri wocelli di simili specie.
11 mere intorno all'Issla ofre abbon-
dantisiime e varinte pescagioni; fra le
quali riescono le più lucrose quelle dei
todini, delle acciughe e delle sardelle.
Le saline del golfo di Portofer.ajo po-
ste lungo la spiaggia, da libeccio a ostro
del capoluogo dell'Isola, furono ordinata
dal Granduca Francesco Il, e possono for-
nire annuahoente perfino 260,000 sacca di
sale di circa 140 li il sacco (8,400,000
libbre) che si deposita nei vicini magazzi-
ni, il piu vasto dei quali fu fatto costrui-
re alla punta del Capo-Bianco dal Gran-
dua do IL
Da pochi anni in quà ilchimico Giov.
Battista Pandolfini-Barberi, previ: l'an-
nuenza del ottenne dalle acque
madri delle salime di Porioferrajo una
vistosa quantità di ottimo sale purgativo
1SOL
(solfato di magnesia ) la cui costante rac-
solta non solo giovò a supplire agli efetti
modicinali del sal Mahe slip od'Ep
rino li Portoferrajo, che imanzi la
cennata operazione soleva unirsi a quelo
prodotto dalle acque madri. -
Vi sono due tonnare, una nel golfo di
Portoferrajo, e l’altra, che è la più estes.,
nel golfo di Procchio. presso il luogo de.
nominato il Zagno. In esse dalla prims-
vera sino al novembre si fa un’abbondao-
te pesca di tonno.
Si contano in utta l'Isola dell'Ella.
Molti di essi sogliono costruirsi nel picco-
lo coni tiere della mari
coraggiosi marinari.
In quanto alla storia civil: e politica
dell’ Isola dell’Ziba mancano notizie si-
cure dalla decadenza delle cose romane
fino al secolo XI dell'Era volgare: ed an-
che poco o punto se ne conosce dei tempi
di Roma antica quando pure nua si vo-
lesse prestar fede all’ enfatico Silio
Ialiv. ed a certe altre legger.le create
da troppo semplici, o da truppo maliziosi
scrittori. Qmello che si sà di meno deb-
bio è, che nel secolc VI dell'E. V. l'Isob
dell'Elba dipendeva dal governo civile ed
ecclesiastico di Popelonia, e che in ema
il santo vescovo di quella chiesa, Cerbone,
ed i suoi preti si refugiaruno dalla pers»
cazione del duca longobardo Gumariti,
quan:lo tutta la volterrana Maremma e la
c<ttà di Populonia fa messa a ferro e fuo-
co. Durante il domir.io dei
l'Isola dell'Elba e tatio il Frosini lorale to-
scano, per as'erto del Pont. Andriano I,
dipendevano dal duca della Merce fosce-
na residente a Lucca, 0 a Pisa.
b Nel secolo XI però l'Isola dell'Elba sem-
ra che restasse sotto la speciale dipenden-
denza dei i del Comune di Pi-
52, cui venne tolta dai Genovesi nel 129n,
ni dopo la fatale giormata delle Me-
La recuperarono i primi a petti cnere-
si dettati dai secondi mercè di un trattato,
nel 1309, quando era potestà e capitano
il conte Foderigo da
generale «dei Pisa
Montefeltro. In tale
ISOL
poverno obbligati a somministrare la som-
asa di 56,000 fiorini d'oro destinata a pa-
gare l'imposizione per l'acquisto dell'Elba,
col ricevere in cambio una proporzionata
partita di vena della miniera di Rio. Il
qual fatto taciuto sinora, (se pur non erro)
dai cronisti pisani, manifestamente lo mo-
strano tre pagamenti fatti nell’anno 1310
(stile comune ) da diversi cittadini di Pi-
sa. Il primo è un istramento rogato li 11
agosto 1311 (stile pis.) col quale un tal
Laperello albergatore della cappella di S.
Matteo di Pisa pagò 5000 fiorini d'oro nel-
He mani dell'esattore del Comune di Pisa,
per l'imposizione di 56,000 fiorini , che
dovevano servire per comprare l'Isola del-
F'Elbo a tempo di Federigo conte di Mon-
sefeltro potestà e capitano generale di Pi-
se. ( Anca. Dirr. Fioa. Carte del Monast.
di S. Michele in Borgo di Pisa).
11 secondo appella a un'altro pagamen-
to effettuato ai ar agosto dell'anno me-
desimo da uu tal Nrari0o Livornese, *
daliugo e patrono dell'ospedale di $.
nieri di Livorno, frac che shorsò
all'esattore del Comune fiori
d'oro in conso dell'imposizione alla città
e contado di Pisa per presso della vena
del ferro dell'Isola dell'Elba da vendersi
o quelli, ai quali era stata mandata l'impo-
sizione.—Un terzo to è del 5 nov.
dell’anno stesso 1311, quando Bartolo del
fa lacopo da Montemagno confessò al pro-
euratore generale d' una società mercan-
Lile, che amministrava Ja vena dell'Elba
per interesse del Comune di Pisa, di aver
ricevuto tre centenerj di quel minerale,
del peso di libbre 33,333 & per censenaro,
al di fiorini 180 d'oro, equiva-
lenti a fiorini 6o per ogni censenaro; col
quale atto quel debitore prometteva di fa-
re il convenuto pagamento dentro il ter-
mine di mesi sei. (Anca. Dirt. Fiona. Car-
se della Primaziale di Pisa).
L'Isola dell'Elba si governò con le
leggi di Pisa fino a che, nel 1399, il ca
pitamo di quel popolo, Gherardo di Ap-
piano negoziò e vendò la patria, e com
essa tutto il dominio pisano nl duca di
Milano Gio. Galeazzo Visconti. Di che
venne egli remunerato con grossa somma
di moneta e com rilasciargli il libero go-
verno della porzione più remota del con-
tado pisano, cioè della maremma di Piom-
bino me cou le Isole dell'Elba, di Pia-
ISOL 591
nora e di Monte-Cristo, che allora ne di-
pendevano. — ed. Proxamo.
Era mancato già da tre anni Iacopo Ap-
piano V dinasta di Piombino , che lasciò
tn figlio pupillo sotto la reggenza della
madre, quando, nell'aprile del 1548, gli
apparati di varie indossero l'Im-
perat. Carlo V a far consegnare una por-
zione dell'Isola dell'Elba, cioè il territo»
rio di Portoferrajo al duca di Firenze Co-
simo I per fortificarlo e presidiarlo. Que-
st’ allimo paese è così ben favorito dalla
natara che, mediante uu colle bicipite po-
sto alle sue spalle, il seno del Ferzajo re-
sta quasi chiuso dall’ aperto mare, ed ha
poi si suo ingresso una lingua di terra,
che, stendendosi in mezzo al golfo, viene
a formare la bocca del porto.
Furono infatti da Cosimo I inviati al
Ferrajo con mille soldati 300 guastatori
e muratori per intraprendere sotto la di-
e dell'architetto militare Gio. Bat-
tista Camerini la costruzione dei tre punti
da esso lui designati. Fu quindi dato il
nome di Felcone alla fortezza eretta sulla
prominenza maggiore posta a sett. del por-
to; si appellò Stella l'altra fortezza sul-
la prominenti a grec. del paese, stantechè
le di lei fortificazioni trovansi disposte a
que di raggiera; e fu detta Zinguella
solida torre otlangolare
siremità di una lingua di terra sull’ia-
gresso interno del porte Alle quali forti-
ficazioni, ite con mirubile sollecitu-
dine e diligenza, il Granduca che a tutto
provw sue stanze di Livorno,
fece aggiungere un recinto intorno al sot-
toposto paese di gagliardissime mura,chia-
mandolo del suo fondatore col vocabolo di
Cosmopoli. Ved. Pontorzazazo.
Il territori qpell'eccsione assegna.
to al distretto di Portoferrajo si estende-
va dentro terra per un raggio di circa due
miglia nei li no dipresso di quelli
che costituiscono l’attuale comunità.
II Fanale esistente sulla punta estrema
del forte Stella fu fatto innalzare nel 1588
dal Granduca Leopoldo
Nel 1553 una flotta Ta.
Francese, comparve ai
ti all’Elba con animo d' gnoriesi di
Portoferrajo. Smontò a terra le sue trup-
pe dalla parte di Porto-Lungone, prese
Capoliveri, assalì la forlezza del Giogo
(sopra Monte Giovc) e devastò le Terre di
rnita ad altra
392 ISOL
Rio e di Marciana, mettendo a sacco e
fuovo tutta la contrada ; ma Portolerrajo,
gagliarlamente da Cosinao I provvista di
soldati e di munizioni, restò illesa da
tanto danno e sorpresa.
In tutto il restante dell'Isola dell'El.
ha, costituente le tre Comunità di Mar-
ciana, Langone e Rio, continuarono a
comandare.i principi «di Piombino, se si
ecoettui il Porio di Lungone, nel quale il
governo di Filippo III re di Spagua sotto
aspetto di ricovrarvi una flotta di galere,
ma in realtà per tenere in soggesione le
fortificazioni del Portoferrajo, nel 1596
enorme moneta per fabbricare
stro di quel seno la grandio-
sa fortezza che ivi si vede, dove per il corse
«li un secolo e mezzo stette di presidio una
numerosa guarnigione spagnola, rim-
piazzata nel 1759 dalle trappo napoletane
soggette al ramo Borbonico attualmente
regnante nelle Due Sicilie. ed. Luncom.
Dagli avvenimenti politici che per le
cose di Fra sconvolsero 1°
nelle ultime decadi del secolo XVIII e
i mi del secolo che corre, non
l'Isola dell'Elba.
Non dirò dello sbarco a Portoferrajo
emigrati da Tolone sopra
+ accaduto nel primo giorno
dell’anno 1794
Non dirò come sopra questa piazza for-
te, dopo che le truppe francesi ebbero
ocecupato Livorno, si diresse un'armata
narale inglese dalla Corsica; nè come
fo, in forza di una convenzione
dei 10 luglio 1796, dal presidio del Gran-
duca di Toscana fa ceduta agi’ Inglesi.
Nesameno starò a ripetere in qual guisa
questi ultimi, nell'aprile dell'anno 1797,
dovettero riconsegnare la stessa piazza nl
suo legittimo sovrane; nè per quali vicen-
de tutta l'Isola, nell'aprile del 1799, ca-
desse sotto il dominio del direttorio frau-
cese. Nou farò perola dell'assedio soste
vato dal presidio napoletano nella fortezza
di Luagone, nè dell’ insurrezione degli
Elbani, quando uniti alle suddette truppe
mspoletane assediarono quelle della Re-
pubblica fra nelle fortificazioni di
Portoferrajo , sino al punto di obbligarle
itolare la resa (19 lugi
quiadi imbarcarsi per ristabilire costà il
governo toscano in nome del Granduca
Ferdinando If. ti
ISOL
Dirò solamente , essere stata tale la fe
deltà degli Elbani verso l'amato loro prin
cipe, ehe, mediante il trattato di Lune
ville (g febb. 1801 ) l'Isola dell'Elba
sendo stata cedata insieme con la Toscana
all'Infante Lodovico di Borbone wsoro
re di Etruria moderna, il presidio di Por-
toferrajo ai coraggiosi abitanti si
opposere e resisterono animosi alle forze
unite di terra e di marespoditedalla Fran.
cia per riconquistare l'Isola. Ma ogni sfor-
to riescì vano fino a che il Granduca Fer
dinando III, dopo la conclusione del trat
tato di Amiens (25 marzo 1801) noa inviò
al comandante di Portoferrajo la sua as-
nuenza, affinchè si sottomettesse al governo
francese, cui era stata in ultima analisi
ceduta tutta l'Elba. Questa venne da pri
mo separatamente amministrata, poscia (7
aprile 1809 ) riunita al Granducato sotto
l'amministrazione di Elisa' sorella dell’
fia + fino a che
maggio 1814 al 26 febb.
lui cotanto angasta sede abbandonata per
correr dietro a quella sorte che gii aveva
voltate le spalle; sicche I° Isola dell'Elba
fa nell'anno istesso consegnata al gover-
netore per il suo ben amato sovrano. —
Ved. Ponrorszazio
ISOLA DI GIANKUTRI (
degli antichi, e Artemisia di Plii
Piceola isola di due migl. appena di se
perficie com 4 di perimetro. È della figera
di una mezza luna con le corna verso le
vante che fanno ala sd
Ha una superficie di quasi 3
è situata fra il gr. a8° 45"
long. ed il gr. 43° 14° e 42% 16 Iatit., cir
ca 9 migl. a ostro del promontorio Argen-
pro
Mancano notizie velusie intorno a co-
testa isola , siccome è cosa alireitanto in-
ceria , se il suo primo nome di Diarum,
© Dianca, derivasse da un qualche tem.
ISOL
pio dedicato a quella Dea cacciatrice .
Certo è peraltro, che in Giannutri c'in
contrano tuttora non pochi ruderi di fab.
briche romane, e tali da far credere che
esso fossero di una qualche magnificenza.
Della forma,e di alcune vestigia romane
disegnate me 1807
ingegnere
(io stile discorso a lungo, "ii Onoltio Boni
in nua sua lettera Gio: Gherardo de Rot-
si, pabblicata in un giornale di Firenze
(L'Ape) nell’auno 1809 insieme con una
ed
ISOL 503
» Sno alla Puata di mezzo giorno La lar
» ghezza è circa un miglio, pria
» Spio della Cela dello Spelmadore @
» termina alla Cale Meestra ». le
« Sopra la piag contano le se-
» Goenti cale, anzio indo l'indica-
» zione di esse dalla parte di lev.. cr
» seguendo il cammino verso me:
» no, e tornando al pento da cui sé
» partito, si conta la cala dello Spa/ma-
» dore , la cala del Zino, l'altra del Polo
di notte, che è la più Vicina alla punta
i mezzo giorno; € passata la medesima
» e’ incontra la cala del Grottone; a pon.
» la cala del Frigantino; verso maestro
to dal » lacala Afaestra; a tramontana la cala
gran parte solterrate. merano allon
F-reriaepedirt to dell’ Isola del
bianco, de'(rammenti di tavolette di por.
fido, di serpentino, di giallo e di verdean
(ico, dai quali probabilmente erano rive-
stite le pareti di quell’edifizie, creduto un
tempio, avanzando tra quelle macle dei
resti di pavimento marmoreo di mosaico.
Di monumenti scritti null'altro in quel-
la breve escursione fu sc ssontio che
Oltre a ciò vi faromo trovati dei mat.
colle iscrizioni circolari. —
questi frammenti vennero traspor-
tati nella R. Galleria di Firenze colla
memoria del luogo, mel quale erano stati
rinvenuti.
Più recente è la notizia che dell'Isola
di Giaunutri ba fornito al pabblico il pri
Prof. Giuse;pe Giulj nel giornale senese
del lagi. 1833, intitolato l'Zadicetore,
nel quale, a pag. 35,ci avviso, che l'Isola
è moòataosa eil è composta di pietra calca-
rea; che quasi nel centro havvi una col.
lina di breccia calcarea, sopra cui (mel
1806 ) fa costruito un fortino, altual-
mente diruto affatto per essere stato fal-
bricato malamente. Quindi lo stesso au-
(lore soggiunge:
« La circonferenza dell'Isola sarà cir-
» ca 5 miglia, la sua maggior lunghezza
» è di » migl. circa, ed ha principio dalla
» Punta secca a tramoatana, e si estende
» di Punta secca e l’altra dello Sfondo,
= € volgendo verso oriente si ha la cala
» del Cannone ».
« Non vi esiste alcuna traccia d' anti-
» che coltivazioni , e solo vi si trovano
» degli Olivi salvatici , dei Corbessoli,
» dei Sondri o Zentischi, e delle grose
» Sabine ».
« L'isola è priva di sorgenti di acqua,
» e per questo, quando nel 1806 vi fa
» posto un presidio militare, vi manda-
» vano ia botti questa bevanda dal vici-
» no monte drgentale ».
Pore l'Isola di Giannutri al peri di
rammentata nel pri-
« Carlo Magno e nella
I Pont. Leone III, che il primo
donò e l'altro conferinò al Mon. de' SS.
Vincenzo e Anastasio ad Aguas Salcias,o
alle 7re fontane presso Roma , I° Ansedo-
nia col suo porto, il tombolo della Feni-
glia, Port Ercole, lo Stagno, il monte
Argentaro , le isole del Giglio e di Gian.
ino a cento miglia di mare. I quali
ilegii molti secoli dopo furono rinno-
vati a favore dei. monaci delle Zre fon.
tane, dai pontefici Eugenio II, Anasta-
sio IV, Adriano IV, Alessandro III e Lu.
cio HI, rammentendo in tutte quelle
bollè il domo fatto da Carlo Magno dei
castelli, stagai, porti , ed isole sopra no-
minate.
Tutti questi paesi con i diritti feudali,
mediante un' istrumento del 1299, dall”
abate delle Tre fontane furono ceduti a
titolo di enfiteusi perpetua al conte Ikle-
brandino, detto il Bosso, figlio del C.
Goglie de'conti Palatini di Sovsua, La
qual enfiteusi venne rinnovata in Orbe-
3594 ISOL
tello nel 1286 a favore della contesea Mar-
gberita figlia unica del snddetto conte IL
debrandino,ederede della casa Allobran-
desca di Sovana. Onde imprimere una più
solenne validilà a cotesta investitura, con-
corse eziandio il heneplacito del Pont. Bo-
nifazio VIII, mercè di un suo breve spedi-
to dal Laterano li 10 di marzo del 1303.
Finalmente l'abate delle Zre fontane,
per atto pubblico rogato in Roma li 16
maggio del 1358, inveutì i conti Ildebran-
dino, la e Gentile della famiglia Or-
sini conti di Sovana, rinnovando in te-
sta loro il feudo medesimo del territorio
Orbetellano con I° Ansedonia, il Monte
4rgentaro, le Isole del Gigli ii
nutri, luoghi tutti già stati
favore dei loro genitori C. Guido e con-
tessa Anastasia, come figlia questa ed ere-
de della C. Margherita tesi nominata.
Una simile rinnovazione del feudo del-
T'Ansedonìa fu fatta in Pitigliano li 15
giug. 1401 da Fra Bernardo monaco Ci-
stercense dell’ abbadia delle Tre fontane,
sindaco del suo monastero, in testa del
conte Bertoldo Orsini di Pitigliano, di
Orso, d'Iidebraudino, e di Nicola suoi
figli ed eredi. Finalmente con atto dei 12
agosto 1433, previo un lodo del Pont.
Niccolò V, l'abate e i monaci delle 7re
fontane cederono liberamente ed in per-
petuo il suddetto feudo alla Rep. senese
per l'annuo tribato di 50 fiorini con al-
tri patti e condizioni; il qual tributo più
tardi fu ridotto a ducati 5 d'argento. —
In conseguenza di luttociò, per quanto
di niun frutto, l'Isola di Giannutri si
conservò € costituì costanternente una por-
zione del territorio giurisdizionale di Or-
belello. — ed. OnsaretLo, e Piricsiano.
ISOLA par GIGLIO (Zgiliam)—È do-
po Elba l'isola del Giglio la più grande,
più popolata, e per natura del suolo la
più conforme a quella dell' Elba fra tutte
le altre dell'Arcipelago toscano. — Vi si
trova un grosso castello capoluogo di co-
munità, residenza di un vicario R. e di un
comandante militare. Ha una ch. plebana
(S. Pietro) con una cappella curata nella
Dioe. Nullius dell’Abbudia delle Tre fon-
tane,una volta di quella di Sovana, Comp.
di Grosseto.
L'Isola del Giglio è bislunga con due
opposti capi, che uno nella direzione di
sett. e l'altro di ostro-scir. —Avvi inol-
- mentre poche cose scrifte su di essa
ISOL
tre un promontorio sporgente in mare dal
lato di pon., il quale costituisce il corno
destro di un largo seno aperto a sett. che
si appella Golfo del Campese.
Trovasi l'isola del Giglio situata fra il
gr. 28° 31° 5" e 29° 35° 5" di long. ed il
Gr. 42° 19° e 42° 04° 5° di latit.
Il suo porto guarda a lev. dirim]
al prorsontorio Argentaro, dalla cai pai
più occidentale (Capo d'Uomo) è 11 migl.
lontano, mentre resta 15 migl al suo
lev.-grec. il Porto S. Stefano.
Scarsissime anzi che nò possono diri
le notizie superstiti rela! alla storia
civile @ politica del
vennero sino a noi degli autori romani,
e quasi per avventora fa incidentemen-
te rarmentata da G. Cesare { De Bello
Civili, Lib. 1 cap. 19) quando Domizio
Enobarbo coi marinari Gigliesi e Cosse-
ni armò sette navi leggere, con le quali
veleggiò sino a Marsiglia.
Dopo una lacuna di quasi 5 secoli pas-
sava per questi mari il poeta patrizio Ru-
tilio Numaziano, il quale scorgendo dalle
coste del promontorio Argentaro Ze sd-
moriti dalla ferocia dei barbari discesi a
danni dell'Impero in Italia.
Merita di essere qui riporista l'elegan-
te ed enfatica descrizione di quel poeta:
Eminus Igilii silvosa cacumina miror,
Quam fraudare nefas laudis honore suae,
Haec proprios nuper tutata est Insula sel-
tus,
Sive loci ingenio, seu domini genio.
Gurgite cum modico victricibus obstitit
armis,
Tamquam longiguo dissociata mari.
Haec multos lacera suscepit ab Urbe fu-
Batosi
Haec fessis posito certa timore salus.
Se il poeta, come vi è ragione di sup
fu veridico, questi quattro distici,
nel tempo che fanno un ben meritato elo-
gio all’ ospitalità di quegli antichi iso
lani, ci dauno anche a conoscere che lo
stato geoponico del Giglio nel secolo V
dell’ Era volgare doveva essere ben diver.
so da quello che ci
attuale, cioè hei
1SOL
Darante l'invasione dei Goti, e poi
dei Longobardi nella Toscaua, niuno scrit-
tore, nè alcun documento è pervenuto, ch'
io sappia, fino a noi per dirci una parula
dei Gigliesi, o da qual' amministrazione
economica e politica la loro isola diptu-
desse. Solamente le memorie dell’ antico
monasicro de’ SS. Fincenzio ed Anastasio
i dguas Salvias, ossia alle Tre fontane,
ci hanno fatte. credere, che nel principio
del secolo IX Carlo Magno donasse a quei
moaaci le Zsole del Giglio e di Giannu-
tri con cento miglia di mare oltre il ter-
ritorio Cossano.
Gia si è vedato all'Art. Giasavsar, che,
nel 1259, l'abete delle 7re fontane in-
fendò i luoghi medesimi, comp-esa PI
sola del Giglio, al C. lidebradino di So-
vana, ai suoi figli ed eredi, contro l’an-
nuo trilto di qualche fiorino, riservan-
mamero dei nuovi sudditi faroso anche
i Gigliesi, per mezzo di certi capitoli, in
Î quali ottennero delle limit..e
esenzioni, che ogni 5 anni venivano pro-
rogate, col recare 4 Firenre, come tutti
gli aliri popoli coagristati , l’aoruo tri-
bato del pallio nel giorno di S. Giovanni.
presa dai Gigliesi in una solenne ade
manza tennta nel giorno 25 di magg. 1408
nella loro chiesa ri di S. Pie
tro, quando neminarono due siudaci
inviarlà a Firenze a il Tiro
@maggio alla Signoria, e an palio del
valore di etto fiori! nto lo Ban:
sta. (Asca. Dir. Fioa. Carte delle Ri-
formazioni).
A asovi e più lontani padroni, per qua-
si tre lustri, ebbero i Gigliesi ad ubbi-
i 1558 (stil. for. ) venderono
prova di che citerò la deliberazione tata.
1SOL 595
dire, tostochè nell'Isola loro sbarcarono
i soldati dell’ ta navale di Alfouso
d'Aragona ré di Napoli; per di cui conto
vi stette un presidio dall'anno 1447 sino
al 1460. Allora il Pont. Pio II avendo
potuto aggiustare le vertenze fra l'abate
commendatario delle Tre fontane e la
Rep. senese relativamente al territorio
Orbetellano , in vigore di una sua bolla
dei a: maggio 1459, egli ben tosto pro-
curò ed ottenne dal re Alfonso per il di
lui nipote Antonio Piccolomini d' Arago-
na e suoi successori la libera cessione dilla
figlio con il ca.
stello e di»tretto di Ca: lione della Pe-
scaja , e le Rocchette di Pian d'Alma: la
qual Signoria dallo stesso Antonio P
colomini fu ceduta poco dopo ad un di
lai fratello, Andrea duca d'Amalfi, con
diritto di successione a favore dei di lui
figli ed eredi.
Alla stessa discendenza di Andrea Pic-
colcmini gl'Isolani del Giglio ubbidiruno
fino a che donna Silvia Piccolomini, el
il di lei marito don Indico da Capestra
previo l'assenso del re di Spagna Fi
po II, con atto pubblico deg!
ino,
Isola
desinna, Castizlion della Pcicaja e le Roc-
chette di Pian d'Alma a Donna Eleonora
di Toledo moglie di Cositno I allora daca
di Firenze, per il prezzo di 32,162 ducati
mapoletani. Alla morte della stessa Donna
Eleonora tanto l'Isola del Giglio come
Castiglion della Pescaja cow le respettive
giurisdizioni furono incorporati al domi.
nio granducale di Toscana.
re cor poco favorerole
successo nel s40 dominio, vi fa anche quel.
lo di una miniera di ferro nella costa 00
cidentale del Giglio, poco sopra rammen-
I1 terzo Granduca di Toscana , Fendi.
mando I, con suo testamento destinò, che
dell’ Isola del Giglio unitamente ad altri
beni se ne formasse una pri mitera a
favore del figlio Principe ereditario Co-
simo LI da re ne' suoi discendenti e
i al tromo della Toscana. In con-
Segecaza di Isola ha l'onore di
seguenza di ciò quest 'omore di
dare il titolo di Signoria speciale ai figli
primogeniti dei Sovrani della Toscana.
Tostochè il Grasduca Leopoldo I, sep-
396 ISOL
pe che gli abitanti del Giglio mancavano
di mulino da macinare loygranaglie per
il loro consumo, ordinò che si costruisse
sopra una eminenza dirimpetto al castello
un mulino a vento, stato a torto dai Gi-
gliesi abbandonato, e finalmente nel 1816
distrutto nel timore che potesse servire
di punto di attacco contro il paese nei
casi di un qualche sbarco ostile.
Nel 1796 il Granduca Ferdinando III
fece restaurare con molta spesa il porto
del Giglio, i di cui abitanti grati al loro
benefattore, con pubblico decreto offri-
rono al medesimo non meno di 12 colon-
quelle cave sino
Tre anni dopo i Gigl
ve di valore, allora quando nel 18 otto-
bre 1799 una flottiglia di 1a legni Alge-
rini gettò sulla loro spiaggia una quan-
tità di barbareschi a depredar l'Isola ead
iarestire il castello , contro il quale per
due giorni con accanimento da loro pari
iera d'armi adoprarono ; ma gli
non solamente far fronte
spettata tempesta, ma ebbe:
che il coraggio d' incalzare gli
respingendoli nel mare, ed C ibligand
con perdita di gente a rimbarcarsi e fug.
ire.
ti Sono infatti gli uomini del Giglio sd-
detti ed esercitati nel servizio militare
sotto un capitano di linea, il quale co-
manda al presidio della fortezza e del por-
to, a quello del golfo del Campese e delle
torri intorno alla costa pel servizio sa-
tiera occupa approssimativamente una
. quadr.
Nel 1833 vi si trovavano 1502 abit., a
a ragione cioò di 188 individai per ogni
migi. quadr.
La maggiore popolazione è riunita nel
castello omonimo sitaato sulla pei
orientale del monte che resta a ca
del porto, dov'è una borgate disposta a
semicerchio sulla rada con circa 00 sbit.
Poche altre capanne di pescatori difese
da una torre si trovano nell'opposto seno
dell'Isola al golfo del Campese.
Il castello del Giglio ha di long. 38°
33 e di latit. 42° 23°.
L'isola è tutta montuosa. La-maggiore
larghezza, presa dal porto del Giglio alla
ISOL
Punta della Salina nell’. promon.
torio, è di 3 migl. lineari, alla quale di-
stanza si può aggiungere na miglio per le
gibbosità « dei monti ni che l’attraversano. La
sua maggior lunghezza presa dalla punte
settentrionale meridionale, . dal Capo
Fenario al Capo Rosso è quasi sei migl.
lineari , ossiano migl. setle in circa qua-
lora si debbano valutare i basto-rovesci od
i monti che l’attraversano.
La qualità del terreno di quest’ soka
appartiene quasi generalmente alle rocce
‘he. Sono esse di fondo cenerino-
chiaro picchiettato di frequenti macchie
nere di gr
nito ta le sue masse in forma di
graudi rupi. Al Giglio, più frequento.
mente che non segue all'Isola dell’ Elba,
la parte esterna del granito d’ordinario
diviene fri in guisa che î
suoi ii i finiscono col ridarsi in
sabbia feldspatoarenosa di una tinta re
biconda e talvolta di colore giallastro.
Non mancano però titunzioni dote lo
stesso granito si palesa duro e masciccio
con i suoi natarali caratteri, specialmente
a levante presso la Punta del Castellare,
e accanto al porto. — Di costà infatti i
Romani, al peri che nell" Elba, scavarono
grandi vasche e colossali colonne, donde
era agevole il caricarle, condarle alla
capitale del mondo, o altrove. A
istesse cave appartengono le colonne di
ritrovarono nella vicina
i, mentre altre in mag-
gi ero rimasero abbozza e sulle cave
in questa del Giglio.
Sul dorso dei monti del Giglio îl gra-
nito, a parere del geologo Brocchi, resta in-
tersecato da filoni di una specie di grani.
tello che offre uniformità di aspetto, osa
i di cui elementi e parti cristalline sono
assai più minute di quelle del ito.
Cotesto granitello presenta una tinta
biancastra a frattura ineguale ; ed è iu st
fatti filoni, dove si racchiudono le belle
turmaline nere del Giglio accompagnate
da bizzarri groppi, o da cristalli isolati
di quarzo jaliuo di un ragguardevole ve-
lume. Alla stessa qualità di rocce grani-
tiche a piccoli cristalli appartengono certi
roguoni, più foschi di tinta, più
elementi
fra le masse del granito. Un consimile fe-
nomeno presentasi eziandio fra le rupi tra-
ISOL
chitiche del Monte-Amista, e precipua-
mente verso la commità della montagna,
dot trovano grossi noclei di re
trachitica, ma di colore, di feltre di
grana diversa, conosciuti volgarmente sot-
to il nome esprimentissimo di anime di
sasso: rapporio al quale fenomeno geolo-
gico fa fatta parola all’ Arr. Arsapia S.Sar-*
vasonz, e di esso dovrò toruare a discore
rere all'Art. Morre-Amuara.
Le rocce granitiche dell'Isola del Giglio
trovansi in alcuni luoghi compenetrate
da filoni metallici, segnatamente di ferro
mnicaceo a piccole lamine brillanti, nel
quale si racchiudono cristalli di quarzo.
Tale è quel filove del monte chiamato della
Vena , a cagione di una miniera di ferro
che vi fu aperta sotto il Granduca Fran-
cerco I, poco dopo s«bhendona-
forse per cagione che quel filone uon
internava nella montagna, per quanto
apparisce dai luoghi dove fa scavato.
Dissi poco sopra, eopdelearegi ri
è quasi generalmente coperta di graniti;
ed alla stessa formazione enfmente spettà
la piccola catena che costituisce la
centrale dell'Isola, dal Capo Fenajo al
Capo Bosso; ma il promontorio occiden-
tale, ossia del Capo Franco, il di cui pa-
rimetro littoraneo comincia dalla Punta
delle Saline sino sì Golfo del Campese,
appartiene a tatt'altro sistema. Impe-
socché esso è formato da an gruppo di
monticelli calcarei comunicanti con Îa ca-
tena principale mediante una piocola val-
Iecola, o canale che si in e
te DTT Or a Prella impropria
21 calcare che s'incontra costà è varia»
mente modificato, ora cellulare 0 caverno-
10, ora compatto di color ceciato a larghe
venature di spato candido, ora grigio
plambeo fetido, e finalmente in alcuni
Tuoghi di tessitora quasi cristallina. Si-
anilî rocce calcaree trovansi interrotte, op-
pure alternano con delloschisto argillosoe
palestrimo. Presentesi quest’ ultimo nella
panta più meridionale del torio
del Franco attraversato da vene di fer
ro solforato e micaceo, talchè la roccia
argillosa acquista i caratteri di un’alu-
mite. Infatti la stessa località è desigua-
ta con la denomiuazione di Cava dell'Al-
lume. A questo puuto di puasiegio, dove
terminano le rocce stratifonni e ritorna»
mo i graniti, scaturisce quasi sall’orlo
vm
ISOL 897
del mare uno stilicidio di acqua mine-
rale acidulo-ferruginosa, la quale chimi-
camente saggiata, sembrò sÎ Prof. Gio.
Giulj dovesse contenere una porzione di
acidolibero, che egli suppose probabilinen-
ido solforico, e più dei solfati di fer-
ed. Grots Storia nate
nale delle degne miarali della Toscana
"Da pochi natoralisti quest’ sola fa vi-
sitata e descritta. Noa vi capità nel secolo
passato Giorgio Santi, per quanto molti
giorni impiegasse intorno al vicino mon-
te Argentaro, forse poco favore-
volmente prevenuto ccoglienza che
i Gigliesi qualche anno innanzi avevano
fatto al nataralista abate Fortis, che fa-
garonoa colpi di sessi, come colui che fu
preso per un negromante. La visitò bensi
pacificamente e con gran frutto, nella pri-
mavera del 1818, il ch. naturalista Broc-
chi, e la sua visita recò alla scienza la
più dotta e più estesa relazione geologica
orittognostica e statistica di quante altre
memorie finora siano comparse alla luce
relative all'Isola del Giglio. Vel. Bibliote-
ca Italiana Vol.XI dalla pag. 3562lla 350.
Sotto un altro aspetto vi approdò nel
1395 P'abile ingegnere Alessandro Nini,
il quale per commissione det Granduca
Ferdinando III presedè alla restaurazione
di quel molo, affinchè si ricovrassero al si.
curo i i pescherecci dei Gigliesi.
L''inedita relazione del Nini ed altre
molizie statistiche raccolte dal giurecoo-
salto Giovanni Lessi servirono di rate
riale ad una «di lui memoria economica
sall’ Isola predetta, stata letta e quindi
pubblicata negli Alti dell'accademia de'
Georgofili. (T, V della prima colezione ).
Il più recente autore che abbia ‘visto
e scritto cull'isoli medesima, al pari che
salle altre del Granducato, è il prof. Giu-
seppe Giuli, al quale, oltre il saggio ana-
litico dell’acqua ferruginosa qui sopra an-
‘munziato, appartiene un articolo sulla sta»
tistica agraria dell'Isola -del Giglio che
oguuno potrà riscontrare nel Vol. 79 della
già citata Biblioteca Italiana, dove fu in-
serito nel 1835, e che può servire di ap-
pendice a quanto era sialo avvertito dal
dott. Attilio Zuccagni-Orlandini nella sua
Tavola geografica fisica e storica dell'Ar-
Cipelago toscano.
Hu
598 ISOL
< La ie del Giglio (secundo i
calcoli del ulj) è ricoperta in par-
esto in una super-
alata circa miglia 7
| delle ‘montague s050
bi alla prese zione delle viti e dei cerea-
i terreni si trovano nella
rie Serttazionie € nella meridionale;
poss dicesi del Fenajo, la seconda del
Capo Rosso. la questi due panti i Giglie-
ci seminano ua anno il grano, e l'auno
dopo le civaje p piante baccelline. »
« Nei terreni dove è stato raccolto il
grano, dopo la svinatara vi sotterrano le
vinacce e nel marzo susseguente vi semi-
nano fave, piselli, lenticchie bianche e
vecce nere, quali semenle occupano un
quinto delle steso terreno; negli altri esse
distro quinti vi sogliono semiuare i fa-
giuoli.Viene calcolato, (soggiunge lo stesso
autore ) che vi si destinino cento moggia
di terreno a grano ed altrettanto a le
cuni. »
« La raccolta media del grano è di mog-
gia 3ee, ossiano 7300 staja, e altrettanta
nella dei fagiuoli, con più 8eo staja di
Fra le piante naterali del Giglio il
bunicnne menta rire por
suopre la superficie delle rupi granitiche
Sei GIN più prossimi el mare: € che si
del Prof. Giulj) quattro
cente somari, cento pecore, mille capre e
poechisimi majali; vi si alimenta un gran
numero di galline e di piccioni, e rara-
mente si del continente qualche vi-
tello per ingramario ».
« Gli nomini seno nel tempo stesso ma-
rinari, militari od agricoltori; ed il Broc-
chi acserì che il gonfaloniere meJesimo,
che è la principal carica del comune, le-
vera il suo campo. Quelli che abitano nel
perio, per la maggior perte Napoletani,
pesseggono delle piccole barche, con le
; 12,000 barili per
i emassima parte mel Conti sente, perchi: i
- Gigliesi si contentano dissetarsi dell s0-
ISOL
uali trasportano in Terraferma il vino
dell'Isola il pesce fresco che pescano, e
le acciughe che salano; tre oggetti «
durtria commerciale dei Gigliesi. 1 genc.
ri pricipali d’importaziene si riducono
a carne bovina da macello
salate, generi coloniali e agli
occorrono ai bisogni domestici ».
< Le donne vi menano una vita assai le-
boriosa, essendo di loro incumbenza pre-
parere il cibo per la famiglia, e portarlo
bot campo o altrove, macinare a mano nel
Ila notte il grano per panizzari»,
scerere, filare e tessere il divo e la cana.
Vere e trehbiare il grano ee.; in guisa che
possono essere assemigliate alla doo-
na forte della sacra Scrittura ».
Più dettagliata ancora è la statistica
economico-agraria del Giglio stata pub
blicata dal Dot. Attilio Zaccagni-Urlan-
dini nella Tavola XX del su, dilame
dell: Toscana. — Egli avverti a, che la
vita laboriosissima dei Gigliesi, nomini
e donne, non basta a ottenere da Quelle
rupi granitiche framente proporzionato
rid panbinelizarenrgi grano manca
per sei mesi dell'anno; che le piante di
castagni perirono tutte; ehe il Leon vi.
no, che ollengoro in quantità media di
anno, vendesi per la
querello, © mezsevino,e neppure in tutti
i tempi dell'anno; che la raccolta dell
olio nou oltrepessa i rs herili. Noa vi è
frantojo. nò tampoce vi sono mulimi, de
po abbandonato e distrutto l'unico me-
linea vento fatto provvidamente costrui-
re dal Granduca Leopoldo I. Il grano per
a è macinato a mano grosso
lanamente, tulchè produce un cattivo pe-
ne. Le olive si schiacciano fra due sassi
per averne il poco d'.
Gi Aiberi da frutte vi
specie e dauno pori sapori
bibbo è un prodotto molte utile. Ron vi
sono gelsi, e vi si contano pochissimi al-
veari.
Non banie quest’isolani bestiame vac-
cino e pochisimi sono i ce Vi
conteno circa see pecore, ed sltrettami
majali. Havvi bensì une maggior copia
ISOL
di capre soverchiamente dannose. I più
mumerosi fra gli li domestici sono i
somari, i quali oltrepassano i 600.
A confermare l’ottimo carattere dei Gi.
gliesi concordano unisoni li due prelo-
dati via i
fra di lero plot nè di quelli che
hanno camulate molte ricchezze. Il furto
è rarissimo, e rarissimi sono gli altri de-
Vitti, sicchè vi regna in generale la pace
ed il quieto vivere, e sono riconoscenti
al loro Sovrano, da cui ricevono molti
benefiaj.
Il naturalista lombardo aveva inoltre
avvertito, che il buon ordine regna nell'I-
sola del Giglio fra tatti gi per
ui rarissimi sono i latrocinii, come qua-
ue altro delitto, e l'ottimo carattere
dei Gigliesi altrettanto più risalta all’oo-
chio dell'osservatore, quando voglia pera-
gonarlo all'indole trista di alcune altre
popolazioni dell’ Italia meridionale. Po-
trebbesi dire, che nelle isole di piccola
estensione in molto minor namero debbo-
mo essere i delinquenti, attesa la maggior
difficoltà dello scampo. Comecchè un ta-
Je riflesso sia vero, non crede il Brocchi
che questa possa essere l'anica causa della
Buon condotta dei Gigliesi, Un'altra ve-
m'ha, a parer suo, più efficace e più ge-
1SOL 599
neralmente applicabile, Lia cioè, che
nei paesi nei quali Je proprietà sono re-
partite fra molti, e dove il contadino è
esso medesimo posseditore di un fondo,
ivi a preferenza degli altri leoghi man: >
gieni il buon ordine, e più osservate seno
leggi, e rispettate.
Risiode nel castello del Giglio wa vi-
cario R. di quinta classe, la cui giurisdi-
zione civile, inale e politica è circo-
scritta dentro i limiti 10 Lola. Vi è
anche un comandante col grado di capi
tano, ed un sottotenente castellano della
torre del porto. Il primo è pare depu-
tato di sanità, ed entrambi ricevono gti
ordini dal Governatore di Livorno co-
mandante del littorale.
Trovasi al Giglio la cancelleria dell'a-
nica sua comunità. L’i di Cir.
condario e l'ufizio del Registro stanno a.
Orbetello; ix conservazione delle Ipoteche,
e il tribunale di prima Istunza a
Ttta l'Isola ba una sola perrocchia ar-
cipretura (S. Pietro apostole), la cui chie-
sa esisie nel su) castello, arri
cappella curata nella soltoposta ta
del'Forto. Per la giurisdizione ecclesia.
stica vi tiene ragione il Cardinale Abate
commendatario delle Tre Fontane.
L'isola del Giglio nell'anno 1745 evera
859 abit.; nel 1633 ne contava 1502, che
aumentarono fino a 1530 nel 1836. Essi
erano distribuiti come appresso.
Movimento della Popolazione della Conusira ssi’ Iseza pur Giovo
« tre epoche diverse.
ISOLA pitta GORGONA (Urgon o
Gorgon degl i, poi Gorgona). Pic-
cola isola dell pelago toscano posta fra
la Corsica e Livorno, dal quale ultimo por-
to è 22 migl. a pon.-lib. con chiesa pîrr.
(S. Maria e S. Gorgonio) nella Com. e
€00 ISOL
Giur. di Liverno, Dior. medesima; già di
Pisa, e anticamente sotto quella di Luni,
Comp. pisano.
La sua posizione geografica, presa dal
cima più elevata e centrale dell
mel gr. 7° 33° long. e 43° 26' lati
È tutto un monte marsiccio che a gui.
sa di pice sporge di mezzo al mare. Ha
quasi 4 miglia di circonferenza, ed wa
di superficie quadr. com un piccolo seno
voltato a settentrione, mancante però di
spiaggi
alcuni magatziai ed una chiesa sotto la
protezione di ena torre posta sullo sprone
ino poggio. Nella cima del monte
trovasi un fortino ewstodito da un presi-
dio incaricato di dare gli opportani se-
gnali al Fanale di Livorno.
Le rovine dell' antico monastero de’
Certosini vaggonsi tuttora nel poggio ehc
Piega verso il seno settente. in vicinenza
della torre, dove sottentrò la Grancia o
casa di fattoria dei Cortosini di Pisa.
La ni fa mommentala, fra gli en-
tichi geografi, da Plinio, Pompenio
Mela e da Toleme6. A questi si potreb-
be aggiungere Rutilio Nemaziano, come
colui che pe perlò com maggior distin-
zione per inveire centro quei solitari
mitica e cristiana.
Assurgit Ponti medio circumi/iua Gorgon,
Inter Pisanum, Cyrniocumgue latus.
Adversus scopulos, damni monimenta re-
centis,
Perditus hic vivo funere civis erat.
Noster enim nupre juvenis mejoribus am
9,
Nec censu inferior, conjugione minor,
Impulsus furiis homines, di reli.
quit,
E tar pom laiebram credulus ezulavit.
1 cenobiti della Gorgona sono in altra
quis rammentati da due luminari del
ISOL
Cristianesimo, S. Agostimo e S. Gregoriana;
avvegnachè il primo vi fu acsolto în ospi-
zio, allorehè alla Gorgona epprodò wel
suo trpitto dall'Africa a Luni; ed il Pont.
S. Gregorio rammentò cotest' Isola in al.
cune leitere inviate al ven. S. Venazio
nedeitimi di S. Maria e S. Gorgonio della
Gorgena ottennero dal Pont. Alessandro IT
un breve, spedito da Lucca li 16 agosto
1070 a quell’abbate Adamo, nel mentre
dichiarava il monastero della Gorgona
di S. Vito, la qual
ai Se. Milziade e Gorgonio.
claustrali della
frequenti rapine dei corri,
rone quasi che affatto l'Isola per riunirsi
in Pisa alle nuova famiglia nel convento
che eressero a contatto della cappella testà
mominata. Ma snche questo claustro, a co-
gione di guerre , di pestilenze e di altre
traversie, andò di mamo in mamo deci-
mandosi di claustrali, talchè nel 1374,
non vi essendo rimasti che seli tre monaci,
fu soppresso con bolla del 19 febbr. del
Poot. Gregorio XI, e nell'atto medesime
il suo locale insieme con i beni amneni
venne assegnato si Frati Certosini, affio-
chè questi ripopolassero e restaurassere il
deserte cenobio dell' Isola di Gergona.—
Nell'enunciata bolla il Poot. Gregorie XI
ricordava, che fl monssiero della Gor-
gona fu già di gran devozione, e popeleto
di monaci.
jose numero di
vi sbarcarono i Barbareschi che presero e
condussero aleumi di que (rati im schio
vità. Ciò viene affermato dal Pont Mar
tino V in usa lettera scritta mel 1423 ai
menaci della Gorgona, € uell'anno susso-
quente all'arcivescovo «di Pisa Giuliano
Ricci, nella quale gli remmenta, che nel
1421 i corsari erano sbarcati alla Gorge-
ma, dove tattociò ch'era distante dalla rocca
180L
€ dal presidio, cioè, chiesa, convento,
case, malini, barche; e quanto altro
capitò loro alle mani, tutto fu rubato,
cppere distrutto; e due frati conversi, un
lato, a pet ect y del monastero
condotti in schiavità. In conseguenza di
ciò i Cerivsini,al pari dei Benedeltini, do.
vetiere abbandonare la
dell'Italia. (Marraanii, Mistor. Eeol. Pi.
san T. II. — Ance. verra Riroan. vi Fia.)
I Pisani, che sino dal secolo XII avera-
mo l'alto dominio della Gorgona, in vista
«li tanta sciagura, esentarono i Certosini
€ Je lero possessioni dalle pubbliche gra-
vesse, ad del Pont. Martino V
che li esonerò dalle ecclesiastiche collette,
Gorgona
rentine, Vi seno bensì buone ragioni per
mezmente all'acquisto di Pisa e del suo
contado (anno 1406), 0 almeno all epoca
Sella compra di Liverno e del suo capii
sia,
dipendenza della Gorgona al dominio fio-
rertino, quanto ancora la spesa che vi
voleva per la costruzione e mantenimento
delle fortificazioni, e dei soldati che vi
erano di presidio, come pere la quantità
dei viveri che colà s’inviavane a sosien-
tamento di quei poveri abitanti. ( Anca.
Fnfaui mi . la Rep.
lafatti in progresso di teca
or. si determinò di abbandotere la di-
fem della Gorgona alle cure dei frati Cer.
tosini di Calci, ai quali tuttora =
mevsmoi beni dell'antica shuzia di i, Ma-
rin eS. Gergonio; ma anche questa volta
«dovettero essi rinunziare all'impegno di
custodire l'Isola, mancando loro mezzi
adeguati al eopioso numero dei Berbere.
schi che spesso La infestavano. Quindi è
che la Gorgona, nel 1509, fu da prime con-
cosa in eaftonsi a dee fratelli nobili pi
ISOL 608
seni della casa Grill, e ciò fino a che Leo-
ne X nel 15:8 con sua bolla dichiarò
l'isola medesima esente e libera dal do-
sità, perchè questa
tro nvesse cesto di ponederla i
conferì la temporale giurisdizione al Co-
rico- mune di Firenze, riservando alla S. Sede
ta giurisdizione spirituale. Frattanto con
l'animo di veder cotest’ Isola ripopolata,
con breve del 1520 il Pont. medesimo ne
diede l' investitura al padre maestro Ste-
fano di Bisignano dell'Ordine Carmeli-
tano da goderla per sesuoi eredi o persone
de esso lui nominate, a condizione pe-
taltro, tanto egli quanto i suoi successori,
di juramento di fedeltà alla Si-
'irenze , senza il di cui con-
guardarsi come nulle lo
nomine che dal pedre Stefano di Bisi-
nano 0 dai ruoi succemori venissero fatte.
Dondechè il religioso prenominato, sot
to dì 4 lugl. 1530, davanti il magistrato
degli Otto di Pratica, giurò sottomissione
alla Rep. fior., nell'atto in cui ottenne da
eun alcuni itolî, che esentavano gli
abitanti della
ogni
fosse per servire al loro vitto
ebbe miglior fortana dei claustrali che
prima di lui avevano possedeto la Gor.
gona; avi chè nel 1564 un’altra clas-
se di ecclesiastici ottenne dal Granduca
Cosimo I l'Isola medesima . Fa dietro le
istanze dell'arcivescovo di Cirzico, il
quale si obbligava di far custedire la Gor-
gona dai suoi monsci Basiliani, che ven-
me accordata facoltà a quei cocollati di
abitare e difeudere la Gorgona, amegnan-
do alla nuova colonia monastica l' annua
pensione di scudi 00, peri alla somma,
cui necendeva la spesa del presidio di det-
ta Isola. Peraltro nell'atto d'infeudazio-
ne il Granduca Cosimo I di proprio pegno
ingiungera le clouosla seguente « che i
» monaci possino. godere dell’ usufrutto
» della Gorgona, dell’us lignendi per loro
=» consumo; che nen possino peraliro aver
» il diritto della pesca, riservando perpe:
» tuemente il diretto dominio dell'Isola
» a S. A. R.; che si dia loro (ai monaci
» Baciliani) l'uso della foriezza e di
» la sbitazione che vi è, e ne sbbino l'uso,
» mentre che i deiti frati vi staranno ».
002 1S0L
Ma anche cotesta colonia di monaci stra-
ISOL
nonostante le piante boschive, le viti gli
dlivie gli abitanti forono nei tempi an-
di og i il
per e conto della R. Corona.
Vegetano tuttora cosà i lecci, pochi oli.
«astagni, con qualche altro albero po-
i mifero. I vigneti della Gorgona, che for
pel mantenimento di un presidio, e
della fabbrica del Castelvecchio e Torre
nuora, dovemero i Certosini lasciare alla
pagata per lo studio di Pisa; 4° che
in facoltà dei soldati della Torre
loro uso,
i da frutto;
H; potere
di $. A. R_di ordinare leggi, statuti e far
amministrare giustizia ai secolari che an-
famero a subiti nella Gorgona; 8°che
fome permesso ai detti frati di poler pe-
scare nel mare come tuiti gli altri sud.
diti del Granducato.
Nella stessa occasione furono disegnate
le mappe dell'Isola, nelle qua-
Di veniva his Ci cile de.
marcazioni il terreno che S. À. R_ erssi
riservato in vigore della saddetta conven-
zione. (Ance. nerte Revenstacioni se Fi-
nen).
Dei pochi cenni istorici testè riportati
ne consegue, che l'Isola della Gorgona fa
sempre scarsa di abitazioni e di abitanti,
€ che la ragione principale dovè essere la
sterilità del suo terreno, e forse anche la
penuria di soque perenni e potabili. Ciò
i gone, fn le varie pi
nivano un liquore, ora sono resi
sterili e in gran parte inselvatichiti per
mancanza di braccia.
11 Prof. Antonio Targioni-Tozzetti, ap
prodando nell'estate del 1836 alla Goe-
erbacee vi rae-
il Cheiranthus incanus , lUrtice
pomini il Teuerinm marum , la
Globaloria aispum, il Golium purpa-
reum, il Gelium erectam, od altre
Attualmente tutta la popolazione fissa
della Gorgona si riduce a 50 individai,
preso il presidio sotto il comando di
un 'Epitano di linea.
La risorsa precipas, e quasi umica del
paese, consiste nella pesca delle ottime sc-
ciughe, che in questo mare =pparisceno
tra il principio di luglio e la metà di ago-
sto. Alla stessa pesca prendono parte, e
fanno il loro recapito alla Gorgosa, Goo
berche di pescatori loscani, genovesi e
tami. Sogliono costà salarsi wegli
anni più ivorevoli ja appositi pipi
da 900,000 libbre di acciughe le più
stose e più ricercate di tatte dele Si
si pescamo e si fattorano nelle altre isole
e porti del mare Mediterraneo.
La parr. di S. Gorgonio ella Gorgona
nel 1833 contava 70 abit.
limio, e secondo altri Zsola di Men
pra ). — È cotesta isoletta tutto uno
scoglie colossale eminente di granito, st-
tuslmente disabitato, il quale sorge in
mezzo al mare 28 migl. = poo. e mell'i-
stessa latitodine dell'Isola del Giglio È
ta più lontana dal Contisente fra le Isole
dell'Arcipelago toscano, ls più elevata di
tutte dopo il monte Capema dell Elba,
grichi to ra jma trovasi più che a tree
rello del mare.
La sea posizione geografica è nel gr.
27° 57° long. e 42° a1° di latit., 20 migl
a scir. dell'Isola di Pianosa, 3a
ostro dell'Elba, e 39 migl.a pon. dal Mon-
te-Argentaro, che è uno dei panti conti-
mentali il più vicino a Monte Crisi.
ISOL
Si valuta che quest’ isoletta possa eccu-
pare circa 4 migl. di superficie quadr.
con 6 di perimetro. Essa ha una figura
quasi cilindri_a senza spiaggia, senza seni,
scalo volto a maestro,
la dove precipita in mare l'unico borro,
il coi alveo serve di strada per salire în
rupe. In capo alla stessa via tro-
vasi il dirulo monastero di Monte-Cristo
con la chiesa, giacente in un piccolo ripia-
no circondato da cape, frouJose € sempre
verdi piante di lecci che coronano quelle
scogliere, ed i cui rarai sull’onde del ma-
re com romantico effetto si «pecchiano.
Fsori della via Jel borro di Calamarrira
tette Je rupi all’ intorno dell'isoletta si
alzano quasi perpendicolari al pelago che
le circonda, fa puis che a niuno, » cui
mos si-no dati ali ed artigli, fia possibile
il rmmpicarvisi.
L''sola di MonteCristo non è rammen-
tata da alcan romano scriltore, meno che
da Plinio, il quale l'accenna di volo
sotto nome di Slate. Non ne fece tam.
[poco menzione Rutilio nel suo itinerario
mariUtinzo ca Rcma a Luni, comecchè egli
indubicatamente non avrìa tralasciato di
descriverla, se fome veridica un'
tradizione, cioè, che nell'Isola medesima
gl'idolatri avessero innalzato un tampio Mic
al loro Giove Ottimo Messimo.
LL istoria pertanto di Monte-Cristo in-
comincia dopo la metà del sec. V, cioè dep
poichè in essa con alcuni
fugionsi (circa l'anno 455 ) S. emilia
no vescovo di Palenao, stato espulso dai
Vandali dalla sua sede. Dopo tale emi
grazione fa eretto in Monte-Cristo ua de-
toto eremo con chiesuola ufiziata da quei
prefachi Crist'aui, che vennero poscia
Li e assistii tti da ricchi e pictosi
personiggi.
Molti documenti relativi a cospicne do-
mazioni fatte dai dinasti della (Corsica ai
monsci di Monte.Cristo furono ri
«dal Maratori nelle rae Antichità del Me-
dio Eco, e dagl: Aunalisti Camaldolensi.
A questi ultimi inoltre dobbiamo quel
poco che si conosce intorno. alle vicende
del momastero di Monte.Cristo.
Avvegnachè nel 1232 il Pont. Grego-
rio IX, con sua bolla del 10 marzo diretta
da Rieti al vescovo di Massa marittima,
lo incaricò d'it re il Mon. di S.
Mamiliano a Monte Gristo della sua dio-
falsa l'istrazione
ISOL 603
cesì all'Ordine Camaldolense, mentre cow
altra bolla pontificia del 15 marzo dell’
anno istesso commetteva al Priore del S.
Eremo di Casm:ld.li d'introdurre nel
claustro di Monte-Cristo la regola di S.
Romualdo tosto che il vescoro di Mussa
avesse formalmente ammensato quel ce-
nobio alla Congregazione di Campldot.
Ma il Priore "el Seero Eremo noa semi
bra che trovasse di sua convenienza un
tale scquisto, in guisa che Gregorio IX
cou nuova bolla degli & dicemire è 1335,
diretta all'abbate Camaldolense di Can-
deli presco Firenze, commise a questo la
riforma del Mon. di Monte-Cristo,giacchè
(soggiangeva il Pout. ) il Priore di Ca-
muldoli noa solo noa aveva voluto esegui-
re una simile commissione, ma ancora cos
scandalo aveva quel luogo abbandonato.
Nè l'abbate di Candeli fu più ubbi-
diente del Priore di Camaldoli agli or-
dini del Papa, donde che questi nell'anno
susseguente (7 marzo 1238).diresse un
breve al potestà del Comune di Piombino,
ucciò costringesse i monsci di Monte
Cristo a ne qu S Michele
in Borge di Pisa, al quale aveva invisto
riformarli.
pae sn
ma di S. Romualdo. (Asca. Dir. Fiona.
Corte di $. Michele di Pisa).
La nuova famiglia diCamaldolensi abi-
tè mantenne nell’ Lsola di Moaote
Cristo sino a che venne proce lalla
di Pisa dominatrice puei pena
accaduta la cessione dell'Isola agli Ap.
i con Piombino, la Pianosa e l'Elba,
rezza pirpioni ti di Moate-Cri-
lando la difesa naturale € la
imsccessibilità di quelle rupi, essi doret-
teroabbandonure l'isolto ritiro alle capre
salvatiche, alle martore, ai conigli ed ai
«topi, i soli romiti abitatori superstiti di
Monte-Cristo.
Ul Prof. G. Giulj, che al pari delle al-
tre isole del granducato visitò anche que-
sta, fece inserire nell’ Zudicatore sane.
luglio 1833 una sua deseri-
604 ISOL
te-Cristo e della contigua chicsa, l'unica
fabbrica che ivi resti luttora în piedi.
La pianta del claustro, compreso il pic-
colo tempio, è di forma quadra, che wi-
sura 3a br. per ogui lato. La facciata della
chiesa è voltata a poneute, nel suo in.
terno a metà della navata vi sono due
mori, dai quali viene quasì ad esser di-
Visa in due parti. La luce vi penetra dalle
pareti medianie finestre strette e costruite
a guisa di feritoje. —
Kei dintorni del diruto monastero s'in-
contrano varie grotte, presso una delle
quali sgorga copiosa fontana perenne.
Sussistono ancora alcune murelle poste a
sosteguo di piccoli campetti, dove vegetò
la vite e l'ulivo. I viaggiatori che
usero visitare quest'isola disubilata, e
per conseguenza sottoposta alla contuma-
cia, è d'aopo che si facciano accompa-
guare da guandie di sanità, quali potran-
no prendere all'Isola dell'Elba , oppure
a quella del Giglio.
ISOLA vi PALMARIA ( Palmoria),
e isolette adiacenti di Tino (T'yrus major)
e Tisorto ( Tyrus minor). — Tre isolet-
te, ana più piccola dell'altra, la maggiore
delle quali è la Pa/maria davanti a Por-
to-Venere. Sono tulte tre situate davanti
all'imboccatura del Golfo della Spezia
(antico Golfo hanense ) dalla parte occi-
dentale, ed assai vicine al promontorio
golare quasi equilatera, che ba la ponta
di un angolo veltala a maestro, e da que-
sto Mato $i avvicina è 300 braccia dalle
rapi di Porto-Venere, formando con esse
la Bocca piccola del suo porto. L'angolo
dell'Isola che guarda lev.-grec., costitui.
sce la Zocca grande dello stesso Porto.
Venere dirimpetto ul seno di Maralonga
e a quello di Lerici. Davanti al prolonga-
mento di quest'angolo della Pa/moria
sorge dal mare a guisa di appendice uno
scoglio, sul quale i Genovesi costruiro-
no una torre che gl' Inglesi fecero salta-
re in aria nel 1800, nota sotto il vocabalo
d’Iolotto e Forte di Scuola. Finalmente
il terzo angolo guarda l’aperto pelago a
ostro; e da esso è distante 400. br.. 0 poco
più, dall'isolotto di Tino, già detto Tiro
ISOL
maggiore, il quale ha quasi nn
di Grconferenta. A questo di av
per una bocca di mare di 150 braccia il
è sparsa di scogli e di rupi difScilmeote
accessibi W
, mentre dalla parte interna
che Sunrda il .seno di Porio-Venere i
suoi colli archeggiando pianeggiano con
pittoresca gradazione.
Dalla giacitura, e uniformità delle roo-
ce non è difficile di » cho la
Palmaria insieme con le isolette di Ti.
no e di Zinotto, situate una dietro l'al
tra, formano un solo sistema ed ana cos-
tinuazione dello siesto promontorio di
Porto-Venere, il quale è disgiunto deb
le tre isole mediante altrettanti avvalla-
menti inferiori al livello del mare; ia
guisa che da Porto-Venere sino nl Zieo
to, secondo il « to fatto dal celebre
astronomo barone di Zach, non vi è più
lunga distanza di 3000 metri.
La situazione geografica della Palmo-
ii suo centro, è nel gr.
Y 3° long. e-44° 2° 5” latit.; quasi 4
migl. a lev..groo. di Lerici; circa 5 migl
a ostro della Spezi: migl. a lev. della
Bocca di Magra.— intiera ba una
circonferenza di tre migi. con una super-
ficie di circa un migl. quadr.
La strattara e indole delle rocce cale
ree e dei marmi: neri venati di bianco e
di giallo, che s'incontrano tanto nel pro
montorio di Porto-Venere, quanto melle
isole in discorso, chiamarono costà distis-
ti naturalisti, come Spallanzani, Spade
ni, Ferber, ico Viviani, Cordie
e qualche altro. Ma le principali nozio-
ni he della Palmariu le dob-
biamo al naturalista Girolamo Firme:
il quale fu il primo a sceoprire dei fossili
nel calcareo bigio di Porto-Venere e delle
sue isolette, come rivalta dalle sue Orson
Spezii
per l’anno 1827.
To compagnia del Guidoni visitò mel
1829 le stesse locali ingle
te De la Biche, il quale ne rese conto
in una sua memoria, che fa perte deglà
1ISOL
Annali delle scienze matorali che si pub-
blicano a Parigi.
Osservazioni ulteriori furono rese di
pebblica ragione dallo stesso Guidoni (an-
no 1830) nel giornale dei Letterati di Pi-
sa, e due anni dopo nuove indagini sulle
formazione dei monti del Golfo e delle
Api Apuane fornirono al naturalista stes-
so eda Lorenzo Parcto dei fatti ti
che vennero inseriti nella Biblioteca ita-
liana (T. 67). Donde ne conseguiva non
solo la conferma sull’ esistenza dei fossili
racchiusi fra il calcare compatto delle Iso-
le, e del promoutorio di Porto-Venere ec.,
ma ancora fa osservato, che quelle rocce
bene spesso perdono la tessitura compatta
acquistandone una semigranosa sino al
pento da modificarsi in una specie di bar-
diglio (marmo nero venato di Porto-Ve.
mere). Un esempio di questa modificazione
di calcare fa incontrato nell’Isola del Ti-
motto da Guidoni e Pareto, che segnalaro-
non banco di calcare scuro contenente dei
molluschi bivalvi, dei quali se ne perdere
ogni vestigio di mano a mano che la rec-
cia calcarea competta appariva più gra-
nos e marmorins. À contatto del calcare
trevavasi ua banco della stesse formazio-
ne che racchiudeva mumerosi ammoniti,
ed altre conchiglie concamerate.
È infatti nell'Isola della Palmaria, dove
esistono le antiche e moderne lapidicine
del bel marmo di Porio-Venere, chiamato
dai Francesi marbre Portor, perocchè ha
ua fondo nero sparso di vene e di macchie
giallo-dorate. Tali macchie per altro ta}
volta mancano, opp ingono supplite
da altre vene di un più moderno calcare
bianco cristallino spatico.
A cotesto marmo deve la Palmaria la
qua celebrità, sebbene sia ancor dubbio, se
le prime escavazioni rimontino più in-
dietro del secolo XVI (Tancioni Yi
ediz. a. T. XI); mentre altri, e fra questi
Chabrol nella sua mensoria sul Golfo della
Bpezia, e il Cav. di S. Quiutino nelle sue
ire Jezioni sui Marmi lunensi, sono di
parere, che i marmi delle lapidicine di
Leni, adoprati dai Romani sino dai tempi
di G. Cesare, si cavassero dai due
moatorj del golfo di Luni, cioè dal
Corro, dove esiste uva qualità di marmo
giallo-rosso, prossimo ad un cal-
care bianco saccaroide, e dal promontorio
di Porto-Venere, non che dalla Palmari ec.
vn
ISOL 605
(Fedi i miei cenni sull'Alpe Apuana ed
imarmi di Carrara pag. 84 a bi )
Allorché l’abile Vincenzo Barelli, capo
di sezione nell’amministrazione dell'In-
terno, pubblicò iu Torino (1835) i suvi
Cenni di Statistica mineralogica degli
Stati di S. M. il Re di Sardegna, unche
i marmi della Palmaria ebbero al loro
posto la respettiva descrizione geogno-
stica e mineralogica con i momi delle lo-
calità donde si estraggono.
Ivi pertanto fu avvertito ( pag. 357 )
« che il marmo detto Portoro ( Calcareo
di Porto-Fenere ) è di tinta nera con ri-
legature e venule gialle color d’oro, ro-
ses-bianchiecie e bigio-violacee, e che la
sua frattura è tra la granulare e la mi-
mulamente scaglioss; che esso presentasi
nella punta meridionale dell’ Isola Pal-
maria disposto a strati, la cui grossezza
varia da metri 0,50 a metri 3,00; e che
la loro direzione è di gradi 65 a scirocco
con l'inclinazione di gradi so a grecale.
Dalle analisi fatte risulta, che la pasta
scura o nera dei marmi sopra descrilli è
colorata dall’ossido di manganese; la
gialla poi è una marna ferruginosa in-
durita. »
« Una cava di marmo Zorforo di color
bigio-scuro, quasi nero, e variegato da
rilegature e venale biancastro-giallicce,
esiste all'estremità occidentale dell’ Isola
medesima. Consiste in un banco della
grossezza di circa 4 metri, diretto a gra-
di 50 a scirocco ed inclinato di gradi 15
a levante.»
« Poco distante dalla medesizaa cava,
denominata della Fornace, havvene una
detta del Canale, dove gli strati di varia
1222 sono diretti a tramoniana, ed in-
climati di gr. 33 a levante.»
= La loro escavazione e lavorazione vie.
ne effettuata da lavoranti Carraresi, tanio
alla Palmaria, quanto nel seno delle Gra-
zie, due località che somministrano alle
quel Golfo.»
isiture all'Isola
pi di fossili, cioè molluschi bival:
valvi e zoofiti, mentre nella estre:
cidentale delle isole presccennate trovò la
n
ISOL
lcare cangiata iri una specie
janca e granulare. (Savi,
Studii geotogici sulla Toscana nel gior
nale dei Letter. di Pisa N° 31 anno 1833).
Sotto un altro rapporto” scientifico la
Palmaria è nota agli astronomi, dopo che
costà fissò an punto della sua triangola-
zione il matematico Antonio Rossi da Por-
to-Venere; ed il semaforo, che ivi si vede,
rammenta tuttora le operazioni geodetiche
intraprese, e gli scandagli fatti nel 1812 da
quello scieuziato e da lui notificati
1820 al baron di Zach, che li pubblicò
nel Vol. IV delle Corrispondences Astro
nomigues ( pag. 479 € 547). Il Rossi volle
anche aggiungere ui suoi lavori geografici
e idrografici un cenno storico-statistico
della sua patria e dei luoghi prinripeli del
Golfo della Spezia. i
dirsi una conferma di
blicuto dal benemerito Giov. Targioni
Lina i nella seconda edizione dei suoi
ditferenza però, che, se nel 1777
veva molti frutti, molti uli.
veti e deliziosi vignali con alcane villette
vicine alla marina, attualmente essa tro
vasi quasi aflatto abbandonata ed insel-
vita, per mancanza di breccia. Il Rossi
sulla va,
nella fiducia che alla
tin paesetto sppellato Forgo $. Giovanni,
per quasto pupi alcune ben-
chè minime vestigie, e che tatte le fabbri-
che della Palmaria ora siano ridotte aduns
casetta abitata da un culto straniero.
Sulle tracce di meno dubbie e assai più
antiche memorie lo stesso Autore afferma-
va,che l'Isoletta di Tino, ossia di Tiro mag-
giore, era stata un tempo nella massima
parte abhoschiia di pini.
Altri ripeterono scrivendo, che costà vi
fa un tempio dedicato a Venere, mentre
alcuni storiografi, non saprei con qual
fondamento, sono giunti a dire, che non
si riscontra im queste isolette alcun antico
vestigio di opera umana. non sono
totalmente distrutti, e veli anche al
giorno d'oggi gli ava. li un monastero
che all' Loletta del 7ino esisteva fino dal
cadere del secolo VI. Costà visse un santo
eremita per nome Menerio, e costà fu ve.
merato il suo corpo fino a che, nell'an-
no 8s0 ai 13 novembre, venne dall' fso-
Jetta del Tino trasportato nella badia di
S. Prospero a Reggio in Lombardia.
asserzione di alcuni morici, cra dai marchesi
ISOL
Ma le continue incursioni de'Saraceni,
costrinsero alla fin fine i motaci dell'ere-
mo di S. Venerio ad abbauilonare 1°:
i Ziro muggiore, ed a ritirarsi in più
stanza, nel fondo di un seno del Gol.
fo della Spezia. Abitavano già essi da qual.
che tempo il convento di S. Maria delle
Grazie fabbricato nel nuovo locale preso
l’attual Lazzeretto di Varignano, suando
dal Pont. Eugenio IV vennero riiormati
sotto la regola di Monte-Oliveto, el av
torizzati a fruire degli antichi possessi,
fra i quali erano comprese lc isulcite di
Tiro maggiore,minore, € Palmaria ; sulle
quali conservarono fino al 1796 il diretto
lominio, medianic un piccolo censo che
ritraevano dall'affittuario.
Nella sommità dell’isolotto del Ziaoi
Genovesi fabbricarono una torre per
pedire gli sbarchi che ad ogni istante vi
facevano i Barbareschi.
Che cotesta isoletta, e non già la Pal-
maria, si appellazse Tiro maggiore ce ne
fornirono ripetuta prova le carte dei mo-
maci di S. Vencrio reccolta dal Muratori
€ pubblicate nella Parte J delle 4 michità
Etensi, come quelle, nelle quali si tratta
di donzzioni fatte nei secoli XI e XU
itori della casa d'Este,
dei Malaspina, dei Pallavicini ec. di beni
posti in Panigalia, » Parignano, in Fe
sano, a Porto Venere, in Tiro maggio
re cc., a favore del Mon. di S. Venerio
posto nell’ Zeofa di Tiro maggiore.
Fra le suddette è un istrumento rogato
in Motte Rosso (di la da Purio- Venere) li
30 ciarzo 1056, mercò del quale il march.
Guido figlio del fu march. Alberto, dopo
varii atti di generosa pietà fai
dello stesso luogo negli aoni 10:
quando abituva nel suo castel di Arcola,
I 1056 dissi, donò ai monaci di S. Ve
nerio nell’ Zsola di Tiro mesgiore la por-
zione di beoi che gli si «ppartenevano
nelle tre Zsole di Porto- Venere.
Sul quale proposito, sentendo io qui
nominare le tre isole col nome d'/sole di
Perto-Penere, mi fa rammentare di una
lettera di S. Gregorio Magno responsiva
ad altra di S. Venerio vescovo di Luni,
per soggerirgli il contegno che dover
tenere nel costigare ecclesiasticamente un
diacono abbate di Porto-Venere, ch'era
caduto in nua sv qual pecceto.
Finalmente all’isolotto cel Timo nel
ISOL
1833 con lieta brigata approdò uno spiri-
toso erudito genovese, Davide che
quando nel suo Piaggio per la Liguria
marittima (T. LI. p. 153) ) erazionamente
di questo Inogo scri
IL’ isolotto del acui poscîn ap
» prodammo, è pure tutto del marmo sies-
» so (Zortoro). Ivi trovarzàmo
« In ua luoghetto solitario e bello
» posato un pranzo faltoci cortesemente
2 Fambandire de una grazia vennta anch'
» ella a rallegrarlo col beante suo aspet-
» to. L'erbe ed i fiori ci porgevano il
» desco ed il seggio. Un pino ed un elce
» facevano orabrello alla mensa. In altri
» tempi io v'avrei con ben altri colori
» dipinto questo desinare nel più capric-
» cioso li eremi. »
« Due oli abitatori ha l'isoletta del
» Tino, ed è loro ufficio aver cura del
» Faro che accendesi per servigio dei na-
» vigaati sopra una vecchia torre eretta
» dai Genovesi in una punta dell'Isola ».
« Il Ziaotto, terza ed ultima isola a
» mezzogiorno del Golfo, non è che un
breve scoglio coronato da rovine di un
ntico edifisio. Reca la tradizione (a
detta del Lamorati) che vi albergassero
licuni pii solitarii, ma niun documento
lorico lo contesta e la disciplina eccle-
fica forse non lo avrebbe permesso. »
viene usar cautela, nè fia pradeute,
che i naviganti si azzardino d’accostarvisi,
giacchè l’angustia del luogo, e qualche
secca GA l'acqua ne rendono periglioso il
Prost 1 PIANOSA ( Planasia Insula,
ed anche Planusia).—La Pianosa ha pre-
so naturalmente il nome dalla sua figura
quasi tutta piana, ad eccezione di un tu-
mulo, piccola collinetta che si alza poche
braccia sopra il livello del mare, volgar-
mente appellata la collina di Gianfilippo.
La parte centrale della Piunosa è nel
gr. 37° 42° long. e 43° 35° latit. — Dalla
sua spiaggia seltentr. è circa 15 migl. di-
stante il litorale di Campo nell'Isola dell
Elba, che è posta al suo grec., ed ha circa
20 migl. al suo scir. l'Isola di Monte-Cri-
sto. — È di figura i triangolare con
La base a ostro, e l'angolo opposto prolan-
gua di terra che guarila
li
i do e Ottaviano. Fu
ricevere i piccoli legni, comecchè se
dia il bel titolo di poeto. — Contigua ad
esso ha begin proporzionata allo
scalo ed al paese che ivi fu. Dirimpetto al
porto sorge dall'onde uno scoglio designa-
to col nomi ‘medorimo di quell 7
tualo sulla punta della Palmaria
greso gelo Rapina Spezia, cioè di Scuo-
la. El pertanto Marziano Ca-
la a pticcaalizà lo sbarco all'Isola di
Mosa :
Follaz navigantium, mentiens que propin-
quitas. (De Nupt. philos. lib. 6.)
La qualità del suolo della uniforme
Pianosa risulta da strati orizzontali di tu-
fo costituito da arena granitica collegata
da un copioso cemento calcareo, e da in-
mumerevoli avanzi di fossili marini, i
quali appartennero a conchiglie univalvi
bivalvi, a coralli, echini, ed altri radiati.
Sotto gii strati di simile tufo talvolta
scuopronsi dei banchi di argilla plastica.
Questo terreno pertanto si presta fa-
cilmente all'escavazione delle grotte ar-
tificiali dei pochi isolani che nelle vi
nanie del piccolo porto della Pianosa ne-
Ti Inogo
detto la Botte sulla riva occid. dell'Isola.
La Pianosa è stata di recente illustrata
dall’erudita penna del Dott. Attilio Zuc-
cagni, il quale, dopo avere dato un repi.
dissimo cenno istorico dell'Isola stessa nel
suo Atlante loscano, più a dilungo ne ba
discorso in una posteriore descrizione to-
pografico-fisico-storica della Pianosa, alla
Pole serve di corredo una Mappa deli-
vesta in proporzioni maggiori di quaa-
te altre finora comparvero alla luce.
Il primo articolo dell’ opuscolo accen-
nalo versa sulla ropografia fisica; il se-
condo destinato alle notizie storiche di-
chiara essere tuttora ignoto , se gli Etru-
schi abbiano abitata la Pianosa, giacchè
le se prime memorie non oltrepassano
epoca del triumvirato di Pompeo, Lepi-
fatti dopo che Ot-
ivenuto l'unico
taviano Augusto cra
608 1S0L
imperante del mondo allorquando,
dalle carezze e dal pianto dell'ambi:
sima Livia, cacciò nella Pianosa Agrippa
Postumo, di lui nipote per parte della
fizliuola Giulia, comecchè il giovine esi-
liato, per asserto di Tacito, rozzo in ve-
ro d'ogni gentil costume, fosse altronde
di ogni colpa innocente.
ttanto Ottari sentendo rimorso
i sparse voce in Roma che nasco-
stamente, e solo con lui Fabio Massi;
recasse nella Pianosa, e che costò scioltisi
in pianto fra l'aro Augusto e l' infelice
nipote, si dassero segni di tenerezza re-
ciproca ; ond' era sorta speranza che ren.
derebbesi Agrippa agli aviti lari.
Tale abboccamento, svendo palesato
Massimo alla sua moglie, e dessa a Livia,
questa con frettolose lettere richiamò dall
Illirico il figlio Tiberio Nerone allora Ce
re, che arrivò in tem] 0
Augusto in Nola spira
momento istesso proclamato Imperatore.
Prima impresa del nuovo Augusto fu
(soggiunge Tacito) l' eccisione di Agrip-
pa Postumo alla Pianosa , cui sopraffatto
ed inerme, quantunque d'animo saldo,
‘un centurione stentatamente ammazzò.
Nella Pianosa il nome di Agrippa dopo
18 secoli non è ancora spenio, € questo
solo fatto costituisce l’arvenimento sto-
rico il più celebre che possa citarsi di co-
test lola; giacchè rimontano al tempo del-
la relegazione di Agrippa, gli avanti delle
Terme giacenti sulla spiaggia appellata il
Bagno di Agrippa, mezzo miglio a set.
del 1 piccolo porto.
iò che accadesse nella Pia nosa sotto
ri impe dei Barbari tacque la storia.
li nome di Pianosa ricomparisce nelle
battagliatr nei primi tre secoli dopo il
mille fra le due emule repubbliche.
Nel 1112 una flotta genovese di sette
galere navigò ella volta della Pianosa che
tosto.invase, ma sopraggiunte poco dopo
forze superiori pisane, i Genovesi dovette-
ro ritirarsi da quella conquista dopo ave
re distrutte le fortificazioni del castello
e quelle del suo porto.
Da un placito pronunziato in
9 Nov. 1138 ab Tncernetione dui giudici
e consoli di quella lesa come
il Comune di Pisa, riccequistata che eb-
ISOL
le l'Isola di Pianosa, la cedesse in feudo a
diversi magnati, e fra questi Leone di Ca-
nizo, il quale per atto pubblico rinunziò e
donò la metà dell'Isola medesima a Baldui-
no Are. di Pisa, Dondechè i giudici, e fra
questi un tal Marchesio, restituirono all’
Arcivescovo il possesso della metà di Pis-
nota. —(Munaroa, Ant. M. Aevi T. HIL)
Perattro i Genovesi tornarono nel 1283
a sbarcare con numeroso naviglio nella
Pianosa, quando, al dire dei loro Anpali-
sti, l'Isola medesima era popolata da al-
cuni coloni di crudele e pessima indo-
le, che vivevano di prede di mare. In
tale occasione furono distrutte Je nuove
torri, posta a ferro e fuoco la borgata,
condotti prigioni a Ge-
questa fiata dopo pochi
tornarono ad impadronirsi della Pianosa.
A conferma degli nitimi fatti testà ci-
tati si presta on istrumento inedito dell”
archivio Roncioni di Pisa del 5 febbraio
1284 comunieatomi dall’eradito pisano
dott. Gio. Battista Coletti.
‘una provvisione presa dagli anziani
e dai collegii del perdi dai consoli di
mare, e delle orti, dal capitauo, consiglie-
ri e gonfaloniere della città di Pisa, pre-
messo il gioramento di Filippo potestà
dei Pisani, dietro l'istanza del loro arci-
vescovo Ruggero. Aveva quest’ultimo esi-
bite a que Signori alcune lettere dell’arci-
vescovo di Genova, in cui si narrava, che
Niccoloso del fu Tatone da Chiavari, chie.
rico di S. Siro di Ponte, era detenuto nelle
i pissne da quelli di Pianosa, e
faceva istanza che fosse liberato. In vieta
di ciò l'arcivescovo Ri proponeva
al, governo di liberare il suddetto chie.
rico genovese, a condizione per altro che
il Comune di Genova facesse uscire dalle
sue carceri, e rimandasse libero alla pa-
tria Ugolino figlio di Uguccione Verna-
galli chierico suddiacono, e Pievano del-
l'Isola di Pianosa, stato preso nel mese
di aprile o maggio ultimo passato, e fino
da quel tempo detenuto nelle carceri di
Genova coi laici pisani. La proposizione
la fatale disfatta accaduta pochi mesi do-
po alla Meloria, rese i Genovesi pedroni
del mare toscano e insieme della Pianosa.
ISOL
Della quale Isola i Pisani tornarono nel
secolo susseguente al possesso, a condizio.
ne per altro (se dobbiamo prestare fede
agli storici di Genova) di lasciare la Pia-
nosa incolta e deserta di abitatori.
Era in tale meschino stato cotest’ Isola,
quando nel 1399 toccò a Gherardo Appia-
ni insieme con le altre dell'Elba e di Mon-
te-Cristo, oltre il paese di Piombino.
Durante il dominio degli Apj
bra che la Pianosa sì ripopolasse
€ che vi si riuttassero le abbattute forti-
ficazioni; avregnachè un'armata navale
Gallo-Turca nel tempo che depredava 1' I.
sola dell'Elba, corse anche sulla Pianosa;
€ dopo di averne smantellata la torre po
sta a difesa del piccolo , condusse
schiavi quanti di quegl' isolani potè tro-
vare.
Da una lettera scritta su tale emergente
da Deodato Spadari, stato pievano di quel-
la lazione, a Ventura Bufalini ©.
di Massa-maritlima, si rileva, che nella
stessa occasione seguì la distruzione del
paese della Pianosa abbenchè questo fosse
circondato di muraglie, e nel mezzo avesse
wna bellissima rocca, quale restò espa-
guata per la rottura alito von cisterna,
aggiungendo quel pievano, che il villaggio
«di Pianosa era formato di 4o in 45 fuochi.
( Nina1, Stor. dell'Isola dell'Elba pag.93).
Una pergamena dell'Archio.Dipl.Fior.
mi ha dato a conoscere qual fu il santo ti-
tolare della chie«a parrocchiale dell’ Isola
di Pianosa. —È una bolla del primo di ot.
tobre 1538, con la quale il Pont. Paolo III
assegnavainbenefizioalCav.Giorgio Ugo-
lini di Firenze castellano del Castel S. An-
gelo di Roma la chiesa plebana di $.Gau-
denzio dell'Isola di Pianosa, ossiano le sue
rendite superstiti, assieme con quelle di
Santo Pietro nelle Colline pisane, e di $.
Maria a Chianni preso Gambassi.
Per riparare l'Isola di Pianosa, e difen-
dere il litorale toscano dalle incursioni
dei Barbareschi, ilGranduca Ferdinando I
nel 1594 fece istanza all'Imperatore di
averla in fewlo insieme con l° Elba e
Monte.Cristo; ed infatti gli furono pro
messe, comecchè per altre ragioni la pro-
messa non avesse effetto. Donile avvenne
che la Pianosa, finchè stette sotto il domi
leseria di popolo.
Quindi non saprei con qual fondamento
nto, mero, e 300 di loro condotti in sel
ISOL 609
di verità fosse fatto credere a M. Zicbaut,
che gli abitanti di Campo e di Marciana
dell'Isola dell'Elba pervenissero a discac-
ciare i Barbareschi eil a rendere alla Pia-
nosa lo splendore suo primiero.
« Ma sono ora circa 20 anni (scriveva
Thiebaut, nel 1808 il suo viaggio all'Isola
dell'Elba ) che, dopo una lunga resisten-
za e una perdita considerevole da una par-
te e l'altra, i coloni furono vinti dal nu-
Questadisgrazia (soggiunge egli )
in poi allontanò il coltivatore dalla Pia-
nosa, che non domanda altro che braccia
per produrre delle ricche messi. »
Il silenzio della storia sopra un fatto
troppo vicino all'età in cui viviamo, ed i
documenti dei tempi già scorsi ci fanno
tenere in poco credito la raccontata di-
sgrazia e molto meno si vorrà credere,
che per effetto di ciò il coltivatore Elbano
esc. non siasi più accostato a seminare i cereali
nella deserta Pianosa, giacchè quest' uso
fu continuato, in special modo dagli abi-
tanti di Campo e di Marciana, fino al.
l’anno 1834, e| cui tutta l'Isola di
Pianosa fu condizionatamente dal gover.
no toscano concessa in enfiteusi perpetua
ad un solo proprietario.
Nel principio del secolo che corre la
Pianosa venne incorporata alla più
municipalità dell'Isola dell'Elba (S. Pier
in Campo); e dall'Elba parte tuttora men-
sualmente la inuta del presidio destinato
a guardare il piccolo scalo della Pianosa,
difeso già da una torre, innanzi che que.
sla fosse fatta saltare in aria dagl'Inglesi
nel maggio del 1809.
Nella rovinosa caduta di Napoleone dal
seggio imperiale, allorchè il destino lo gui-
dò all'Elba, fu unita a questa la si
ria di Piauosa, la quale dopo 18 secoli v.
de in lui un altro Augusto; e fu sì grata,
dice il Zuccagni, l'impressione eccitatasi
in Na ie alla vista di quel luogo di
delizie, che formò tosto il diseguo di mam-
darvi una colonia agricola.
Quale si fosse lo stato agrario dell'Isola
di Pianosa nei primi anni del secolo attoa-
le lo disse il Prof. Antonio Targioni-Toz.
zelti in una sua lezione all'accademia dei
li, letta nell’anno 1817, allorchè
arvisava, che la sua superficie irregolar-
menie piana, coperta in gran parte da
macchia di olivastri, di albatri, edi son
Gio.
180L
dagl
i quali da molti anni solevano dalla loro
Ieola dell’ Elba trasferirsi alla Pianosa
nelle stagioni a taleoggetto più opportune.
specie di lavoranti avventurie-
ri andava scegliendo quà è là delle piazza.
te di terreno capace alla sementa, quindi
tappata la terra, e di rado sdoprendo Va
ralro, vi spargeva sopra il grano nella
uantità media di circa cento sacca, ossi;
300 staja. Dopo raccolta la messe si
ino quei campi senza alcun’altra
coltivazione per l'anno velà
si trasportavano dall’Elba a pascere i bo-
inmi, i quali consisterano per la mag-
gior parte in capre e in un mi-
nor uumero di bovi e cavalli, che nel to-
tule ascendevano a circa:1600 capi.
11 grano alla Pianosa, benchè coltivato
nel modo qui sopra annunziato, solev:
«lare dell'otto per wno, ma la raccolta sof-
ri grande scapito, se nella prima-
vera non cadevano piogge a rinfrescare
quelle aride campagne.
Niun altro cereale, nè di bia.
de nè di legumi, si raccoglieva in que
st'Isola eccettuatone il grano. —
chissime viti si trovano alla Pianosa, e
quelle salvatiche e sterili verso la spiaggia
occidentale nel li denominato le Can.
nelle. Sotto il governo dei principi di
Piombino i coltivatori di Marciana e di
Campo, a titolo di fitto delle terre che
seminavano nella Pianosa, pagavano lire
due toscane per ogni sacco di sementa, il
che portava all'erario del principe L. 2v0
l'anno. Restava bensì a carico dei col.
tivatori la provvisione del deputato di
ragione di L. 2 soldi 13 eden. 4,
più per giorno, la page del op
pellato a una lira il giorno per il tempo in
cui gli Elbani erano obbligati a tratte
nersi per le doro faccende nella Pianosa.
11 governo francese nel luglio 1807
seravò dell'incarico delle suddette spese
i coltivatori e fittuarii della Pianosa, e
addossandosi il myntenimento della sani-
tà, sumentò il fitto del suolo col portarlo
a lire 4 soldi 5 e den. 4 per ogni succata
del terreno che occupa
A quell'epoca il Prof. Targioni-Tozsetti
valutò che vi fossero nella Piamosa da cir-
1SOL
ca 20,000 piante grandissime di ulivastri,
dalle quali non era stato mai ritratto al
cun utile nè dal pubblico, nè dai partico
tivatori che ne solevano fare strazio . Al-
cuni agricoltori di Campo raccoglievano
bensì dai sondri circa un cento di sscca
di seme per estrarne olio da ardere , pote
done ritrarre a un bel circa 24 barili.
Inquale stato si trovasse nel 1836 l'Isola
di Pianosa, e quali fossero le sue ultime
eoudizioniagrarie, lo fa poi conoscere l'o-
scolo del Dott. Attilio Zaccagni Orlan-
lini poco sopra rammentato. In esso tro
vansi riportate le condizioni, con le qua.
li il governo toscano, nel ,, conceme
inaflitto perpetuo al cav. Stichling coo-
sole del Re di Prussia a Livorno talla
l'Isola di Pianosa, col pagare il canone
annuo di L. 1500 fior., esonerandolo per
anni dieci da qualunque imposizione.
In forza pertanto di quel contratto l'af-
fittoario si è obbligato d'introdarre nella
iro di dieci i non
meno di so famiglie di contalini , pre
parando loro altrettanti poderi con case
€ necessarii annessi.Gli corre altresì l'ob-
bligo dentro lo stesso decennio di far di-
shoscare e potare la vastissima inselva-
jchita uliveta ( 30,000 piante ) onde
va domestichezza.
allignano e vi crescono in copia,
piante bulbose, gli anagiridi, le cipolle
scille, i porri domestici e salvatici, e
questi ultimi in numero prodigioso.
Anni:lano sempre nell» Pianosa, al pari
che nelle altre isole disabitate del Mare
tuscano, grossi e numerosi topi , conigli
e lepri, benchè questi in più scare onpia.
Non avera appena il nuovo ailituserio
dell’ Isola di Pianusa incominciato a dare
opera a una così importavie quanto Labo-
riosa intrapresa, che già un battello a va-
pore veleggiando da Livorno per le Tsole
dell’Arcipelagotoscano con unacomiti va di
Viaggiatori delle tre giornate, approdò an-
ISOL
che alla Pianosa per visitare la novella
colonia e i nuovi lavori. Nò corsero mesi,
che comparve nel giornale Agrario tosca-
no la leitora di uno dei viaggiatori mede-
simi, del Cav Commend. Lapo de’ Ricci
iadiritta al console Cav. Carlo Sticling,
con la quale si suggerivano al coraggioso
proficua dell’
Jola: consigliandolo, per es., di non impe-
gnarsi nella costruzione di molte fabbri-
che, nè in affrettata coltivazione, ma di
ii re dalle operazioni facili, delle
quali il successo non sia dubbioso, senza
lasciarsi illudere da mania di troppi ten-
tativi, avendo veduto molle volte, che la
passione di fare bella mostra in ugricoltu-
ra nuoce alla buona € saggia: economia,
quale deve aversi in mira in ogni sorta di
"PISMLA ve LAGO si BIENTINA.—
Ves. Birra, e Laco vi Biaxrina.
ISOLA ROSSA davanti al Monte-Ar-
gentaro. — Ped. Anexxrano ( Moxrr).
ISOLA pi TINO, o Tino Maeotonz. —
Fed. Inora vi Parmazza.
ISOLA pi TINOTTO, 0 di 7ino Mf;-
nesz.— Wed. lsora pi Parmanta.
Isera pi Lospa in Val-di-Siere.— ed.
Lousa.
Zora sul Pincio, nella Valle dell'Om-
brone pistojese. — Contrada che fu comu-
nello e dice il nome alla chiesa parr. di
8. Pietro de Isola , annessa a S. Michele
Piazza, nella Com. di Porta a! Borgo,
oc. di Pistoja, da cui dista circa
4 migl. a maestr., nel Comp. di Firenze.
A questa contrada, forse un dì stata ri-
dottaad Tsoladall'Ombrone e daltorr. Pin-
cio presso la vi!lr di Romagnaua , appel-
laso molte membrane app:rienute all'0-
pera di S. Jac di Pistoja, attualmente
nell’Arch. Dipl. Fior. Tra
quelle rogate li 30 apr. 1265,
1383, li 31 marzo 1298,
eli 34 seit. 1329. Da quest'ultima si ri-
leva, che il luogo d'Zsola anche in quel
tempo formava un comuncilo del piviere
di Groppoli ; è tale si mantenne sino al
7 giugno 1975, allorchè in aumento della
legge dei ag Sett. 1774, che dovè servire
di fondamento per Y' organizzazione eco
nomica delle comunità della provincia pi;
stojese, fu emanato il motup » pel
quale vennero incorporati diversi comu.
ISOL Ci
nelli, fra i quali questo d'Zsola con S. An-
gelo in Pinzsa alla nuova comunità della
Cortina di Poria al Borgo. — Ned. Poara
at Borco, Comunità.
La Ch. d’Zsola fu confermata ai vesco.
vi di Pistoja dalle bolle dei pontefici Pa-
squale II, Innocenzo II, e Onorio III.
Nel 1313 ill parroco di S. Pietro d'Zsola
in Wincio fa tra quelli che concorsero al
sinodo pistojese tenuto dal vescovo Er.
mauno per tassare il clero della sua dio-
cesì, che doveva coucorrere alle pubbliche
gravezze. ( Zaocazia, Anecd. Psr: ,
ISOLANO, già Zasutaro in Val-di-Ma-
gra.— Cas. con cappella (S. Martinv) com-
presa nella pieve di Viano, Com. Giur.e
circa 6 unigl. a ostro di Fivizzano, Die.
di Lani-Sarzana, Comp. di Pisa.
Risiede alla base sett. del monte Spol-
verina sulla schiena del marmoreo pico
del Sagro di Carrara fra la ripa del torr.
Lucido di Vinca, che gli resta a lev., e la
strada militare da Fosdinovo a Modena,
sull'estremo confine del territorio
zanese con l'exfeudo di Gragnola del di-
stretto di Fosdinovo.
Gli uomini d’Isolano dipendevano dal
March. di Castel dell'Aquila, o di Gra.
gnola, allora quanilo vollero liberamente
sottomettersi alla Rep. fiorentina in com-
pagnia degli ‘abitanti di Tenerano ( 20
aprile del 1504), dalla quale Rep. nell'atto
medesimo ottennero diversi] privilegi e
favorevoli esenzioni.
La cappellania corata d'Isvlano dipende
dalla pieve e fa parto della parr. diS. Mar-
tino a l'Vieno, sebbene quest’ ultima sia
compresa nel territorio Estense di Fosdi-
novo.
La cappellunia d' Isulano nel 1853 cou-
tava solamente 79 abit.
ISOLETTA, o FORMICA pi MONTE.
CRISTO. — È
mezzo a profondo mare tra l'Isola di
mosa e quella di Mont:-Cristo, l’altima
delle quali è circa g migl. al suo scir.
Questa formica ha una circonferenza di
quasi due terzi di miglio, ed è situata
nel gr. 27° 49° 5” long. e 42° 13° 9° latit.
ISOLETTE, o FORMICHE p: GROS-
SETO. — Diconsi le Formiche di Gros-
seto quattro o cinque piccolissi Ì,
o scogli che spuntano dal mare disposti
un dietro l'altro nella direzione da mae.
ate. a scir. davanti alla spiaggia di Gros.
lt) 1SOL
seto, € di faccia alla bocca
di Ombrone, che è 8 in 9 migl a grec.
delle Formiche predette.
1 piloti non hanno costà da temere d'
investire in secche né in baje, mentre il
mare intorno alle Formiche di Grosseto,
secondo gli scandagli (atti dal celebre geo-
grafo nautico Cap. Smyth, è profondo dal-
le 20 alle 180 br.
ISOLOTTO pr CERBOLI. — È uno
scoglio disubitato sporgente dalle onde a
puisa di una cupola in mezzo al canale e
4 migl. a ostro di Piombino, el egualmen-
te distante, per il lato di pon., dal Capo
del Pero dell’ Isola di Elba.
L'isolotto di Cerboli è in gran parte
rivestito di mortelle, di lentischi e di ab
tri fratici silvestri. — Sotto la dinastia
dei principi Appiani sopra la rape di
Cerboli fu edificata una torre, stata giù
da gran tempo abbandonata, e le cui ro-
vine servono di tranquillo ricovero ai ser-
penti ed ai topi.
Li , 0 SCOGLIO paura ME-
LORIA. — Ped. Maronta (Banco pezza )
Livonzo, e Posro Pisano.
ISOLOTTO pi PALMAJOLA. — Una
rupe composta di macigno e beare
compatto di doppia estensione dell’isolot-
to di Cerboli (circa un miglio di perime-
tr0)e di figara triangolare. Trovasi situata
fra quella di Cerboli e il Capo della Vita,
che è la punta più sett. dell'Elba, da cui
Palmajola è appena a migl. distante.
Rella sommità della Palmajola bavvi
coste che l'avv no.
Non molto lungi, e nella stessa latit.
fra il Capodella Vita e quest’ isolotto di
Palmajola, esiste un altro scoglio, che dai
suoi naturali e più nume: ilatori
porta il nome d'/sola de’ Topi.
ISOLOTTO ni TROIA. = L'isolotto
di Troja sporge dal mare dirimpetto al
prossoniorio ed alla torre della Troja, si-
tuata nella punta australe del seno di
Scarlino, fra il littorale di Pian d'Alma
€ il fortino delle Rocchette, nel gr. 28°
22° long. e 42° 48" latit.
Per quanto questo scoglio non sia più
di messo miglio lontano dalla spiaggia
TVaKk
di Scarlino, pere esso ha per ogni intor-
mo wa fomlo di ire non minore di 8
hr. che a luoghi pesca sino a 60 be.
ISOLOTTO, o FORMICA se BURA-
NO.—È uno scoglio che siede sopra un
banco a fior d’acqua situato circa due mi
glia discosto dal tombolo che chiude il
Zago di Burano e dal fortino di Macckie-
tonda, che gli resta di fronte.
È l'isolotto più meridionale dell'Arci-
pelago toscano speltanie al Grandugio.
La sua posizione geografica stà nel gr. 28°
5g' long. e 42% 23' latit.
ISTIA »'OMBRONE. — Fed. Leon
mella Valle inferiore dell’Ombrone sc-
mese.
Fusciana, Usciana. — Ped. Guacuno
Tutrano di Radicondoli in Val-di-Mer-
se.— Cas. che diede il momignolo a es
chiem perr. (£. Cristina de Juliano ) da
lungo tempo distrutta, nel piviere, Com.
€ Giur. di Radicondoli , Dioc. di Volter-
ra, Comp. di Siena.
La chiesa di $. Cristina d' Juliano tro
vesi designata fra quelle del pievanato
di Radicondoli nel sinodo volterrano ce-
lebrato nell'anno 1356.
Juziazo nella Maremma grossetana. —
Ved.Guisano e Gattiano nella Valle in-
feriore dell’ Ombrone senese.
IVARIO, Zruro, ed ora Avaec in
Val-di-Nievole. — Cas. che fu comunello
ed aveva la sua chiesa di S. Michele filiale
della pieve di S. Leonardo alla Serre,
ella « circa a migl a sett di Mar-
iama, Giur. di Seravalle, Dioc. di Pistoja,
Comp. di Firenze.
Risiede sul vertice del contrafferte che
scende dai monti di sopra a Pistoja fra
le sorgenti della Nievole e quelle della
Pescia maggiore. — Vi ebbero podere i
Lambardi di Montecatini stati patroai
della chiesa di S. Michele d'/voyo, sieco-
une apparisce da un atto di protesta fatte
lie. 1243 a nome del pievano rel
la pieve di Serra e degli womini della
Com. d’Ivaye a cagione del giuspadrona-
to della chiesa seddetta nel piviere preno-
minato preteso dai Lambardi, mentre gl
nomini d'Zreyo sostenevano, che non ai
Lambardi, ma ad essi spettava il diritto
di presentare al pievano il prete rettare
della parrocchia. — ( Anca. Dir Foa
Corse dell'Opera di S. Jacopo di Pi-
stoja. ) — Ped. Avsario.
613
L
Lunico, 0 LOBACO. — Ped. Lusa-
co ( Piva pi) nei monti di Fievole.
LABREVE (MONTE ). — Fed. Nos
re-Lasae ve
Lacora. — Ved. Acona e Lacuna.
Zaconz. — Ved. Aconz.
Lacuna. — Ped. Lavusa.
Locran:s. — Ved. Larrara nella Valle
inferiore dell'’Orabrone senese.
LAGACCI ( Se. NARIA x PRUDEN.
ZIO 11) nella Vaie del Reno. 2 Due
villate (i Zagacci di sopra, ed i Za,
di sotto ) nella Com. e circa migl.3a i.
della Sambuca, Giur. di saio,
Diee. di Pistoja, già di Bologna, Comp.
di Firenze.
Trovansi alla siistra del Reno lungo
la strada inacstra che pessa per la foce dell"
nino pistojese, diri i al Cast
ils Sambec, @ di la peri Bagui della
res: Chiesa pior. dei Lagacci li
ti rr. dei nei secoli
scorsi nave i sitola di | 8. Michele di
Stagno nel piviere di S. Gio. Battista alle
ci — dei sul de.
GTI ol Vitta dico de.
la diocesi di Bologas, e insieme con quelli
della Sembuca, di Pavane, del Cassero e
di Frassignoci fu riunito alla giurisdizio-
mne vescovile di Pistoja, siccome già da
lange tempo innanzi i lsoghi medesimi
pel civile € per il politico dipendevano
dei magistrati di quella stessa città.
1 vocaboli di Stagno e di Zagacci che
comservansi in cotesta contrada, derivaro-
no materalmente dai ristagni formati dal
fame Reno, non tanto per la poca inclina-
zione del suo alveo , come ancora per
stmotte dei terreni che volte dila-
mano dalle superiori halze di schisto mar-
moso, e che trattengono în questa elevata
Gonfolina dell'Appennino pistojese lo sco-
lo libere alle scque fiventi.
La parr. di S. Maria e S. Pradenzio ai
Lagaeci nel 1833 contava 142 abit.
LAGACCIOLI »: CAPALBIO nella Ma-
remma orbeicllana. — Consistono in va-
nii i d' acque ricche di carbonato
Ciccio, Fi cui lembi e campi limit
vu
sono latamente incrostati da un traver-
tino cellulare, il quale s'incontra lata-
mente sparso a pochi piedi sotto la terra
vegetabile per tutte quelle Marem
i Zagaccioli distanti tre migl. a
sett.-grec. di Capalbio, sul lato destro della
strada comunitaliva i che cu a Mancia
ook Canio, vi a ii deb-
una pozzanghera piuttosto che
meritare il titolo di lag.
Quasi nello stesso meridiano, ma 5 in
6 migl. a pon. «le' Zagaccioli testè accen-
mati, esiste tra piccola laguna d' ac-
que stagnanti, la quale ema pure
l'immeritato nome di Zago del Cutignolo.
Più vasto di totti spande in mezzo al
travertino le sue acque il Zago di S. Flo.
riano, situato alla base meridionale del
poggio di Capalbiaccio alla sinistra della
strada maremmana che guida a Montalto
nello stato Pontificio, quasi al bivio dove
sbiocca la via vicinale che scende dal Cast.
di Capalbio, da cui il Zago di $. Flo-
. a lib.
Ved. Gera (Bonco 01), e
Anctra.
LAGHETTO »r STAFFOLI nel Val
che forma appendice verso scir.
di Bientina dal lato più angusti
st’ultimo, ed intorno al quale sono poste
Je dogane di Farilere: "ae Grugno, delle
Panora e di Vi
Porta esso il 1 stintivo di Zaghetto di
Staffoli dal nome del popolo în cui è com-
preso, nella R. tenuta delle Panora a lev.
della strada R. pistojese del Vald'Arno
inferiore, nella Com. e 5 migl. a macst.
di Santa-Croce, Gi li Castelfranco di
sotto, Dinc. di Sauminiato, già di Lacca,
Cop. di Firenze.
del di 11 mor. 1736
il iste e conside
rate le ragioni, Ti Zero fi Sf
CIA LAGO
foli di pertinenza della sua corona, e mon
della mensa arcivescovile di Lucca, la
quale sino a quel tempo ne aveva goduto
il trutto.
Leisiza, 0 Lancaniva — Ped. Ance
Azcrmso, e Lanoramo nel Chianti.
(CO. ATO. — Med. Lacaccioti
ni Caraznio.
LAGO D'ACQUA MARCIA. — Fed.
Laco Scarasoro.
LAGO pett' ACCESA. — led. Accesa
( Leno per)
LAGO perta BASSA nella Maremma
ln. — È un angusto lago pelu-
ra bisluoga posto fra il Lago
Burano e il fosso del Ckiarone
nella deserta pianura dell'estrema Ma-
remma toscana. Esso è alimentato
horri e fossi che vi scolano dai poggi "
periori di Crpalbio, il più copioro
quali, al iiato il borro del Sarso, scorre
tra Capalbio e il torr. Chierone.
LAGO »i BIENTINA, o ni SESTO
( Zacus Sexti). — E il più esteso, e forse
il più costante fra i Laghi della Toscann,
noto dal secolo VIII in poi col nome di
Lago di Sesto, perchè vicino sd esso dalla
parte di maestr. Cast. che pre
se il nome dalla sesta pietra migliare esi.
stita sulla vicina strada waestra che da
Lucca guida nel Val-d'Armo inferiore.
La linea di confine fra lo stato di Lac-
ca e il granducato di Toscana attraversa
il Lago merlesimo quasi nel mozzo,mma in
linea diagonale, a partire verso lev. dal
rio dell'Altopascio simo alla dogana del
pei verso lib. — H% dal lato di maestr.
ianura di Lucca, dalla parte orientale
al-di-Nievole percorm dalle due Pe
ha sett. i porgi di Monte Carto e di
Porcari, mentre le falde estreme delle
servono al Lego
. a lib. — Il Lago di Bientina o di
, compreso il suo vasto lembo palu-
ng superficie di circa 14
nigi. que, la metà della quale trovasi
costantemente coperta dalle nedè
distinta dal Pedule col nome di Chiaro.
Esso è di figura irregolare e bislunga di-
retta da maestr. a scir., fra il gr. 28° 19°
al 38° 23° long. e il gr. 43° ar’ 7%al 43°
26° 4° latit.
LAGO
Comecrbi alcuni abbiano opinato, che
nei tempi remoti questo Lago non csistes.
te, perché non vien rammentato dai gro-
grafi né dlalle memorie storiche anterior
mente al sce. VIII, quantunque il mate-
matico Ximenes abbia asserito, che il Ze-
go di Sesto tino al secolo X\ son fu che
un’angusta e bassa palude; pare la sua
topnerafica giscitara, in un suolo assai
depresso e mantenuto lacustre non sol.
mente dalle «cque correnti dei fossi che
vi flaiscono, ma dalle polle naturali che
scaturiscono «Lal fondo del suo bacino, ci
i per luro stesse a do.
la sus origine nd en'e
poca molto antericre al secolo VIII, allora
quando cioè il suo fondo doveva enere
mollo pià depresso di quello che attual
menie apparisce.
lo debbo astenermi da ‘qualsiasi rile»
sione propria di un idraulico anzi che di
uno storico; ma se è vero, che il pelo
dio dell'acqua di questo Lago noa ;
che s0 be. a gu iva superiore si livello
del mare Mediterraneo; se è provato, che
il piano della città di Lucca, e le “m
del Serchio al Ponte S. Pietro sono se
pit alte dello stesso mare se fu da geo
metri e da insigni malemalici più d'una
volta calcolato,
che la livellazione del
prova dall'esercito fiorentino mentre nel.
l'anno 1430 accampeva nei contorni del
piano di Capannori con inlenzione di al-
lagare la città assediata, restando invece
il campo degli assedianti invaso dalle ac-
que artiticialmente dal Serchio deviate;
se è vero, che la tendenza del Serchio a
straripare verso il Lago di Sesto fu pare
avvertita nel sec. XVII dal celebre idrae-
lico ab. Castelli, e con lagrimevole deso-
lazione recenterrente dall'effetto dime-
strata, allorquando il Serchio setto la
confluenza della Freddana nel 1810 reppe
gli segini a San Quilico, e di 1a allageo
do il piano di Lucea, prese naturaltyente
la via di Sesto; se è vero tultociò, sea
deve sembrare strana fa coorettura di chi
altra volta opinò che il ramo del Serchio,
conosciuto nelle amiiche carte col nome
LAGO
geme per Aniraccoli, S. Paolo in Gor
6°, e setto îl poggio di Porcari entrasse
— Al che si aggiuo-
Fabri quasi piccolo Auser, Auseresso-
Seressa vecchia fu appellato: —
dvszs:ssora, Braxton, Carannoa:,
Osaza: è Sencano.
Mom ostante che il livello del Lago di
Bientina o di Sesto sia inferiore a lo
del Serchio preso nello siesso gr. di lati
costutiociò il fondo del di lui ino, la
circostante pianura e il pelo delle sue ao-
que dal secalo XII in poi debbono essersi
sensibilmente rialzati e riempiti. Cosio-
chè quell'Ozseri che si voltara verso lev.
per voolarsi Lulta, 0 quasi tutto nel La-
eo di Sesto, delle Chiane
Liv
quer sì rivolta a pon. per entrare nel
fiume Serchio, e l'altra inca:
ken. forse per il vecchio alveo si vesta
mel Lago mediante un' fosso che perta il
mederno nome
e sparì quasi per mezzo al Lago di di
LAGO 685
lo delle
Lindgren pali: cpbat
nale del Granducato.
Il Zago di Burano dal lato di terra sc-
coglie le acque terrestri che vi porta dalle
parte australe il fosso Chiarene, e dal lato
seit. il fosso Melone, il primo che scende
dai forni delle ferriere della Pescia ro-
mana, l'altro che pessa fra il poggio delle
Tombe, ossia fra 11 Tricorto € Capalbiac.
Pregate tombole il Lago
di Burano comunica e promiscua le sue
arse con quelle del mare mediante uma
foce aperta quasi a nesta via presso la
Torre di Burano.
La diga intermedia fra il Lago e il
mare è vestita di macchia bassa, che dà
di Burano, mentre dalla parte di Terra-
indeed
ferma esistono due piccoli si
Sesto odi Bientina, quell'Isota nella qua- confise
le-farono misurate 15 colire di terra di
imenza dei monaci dell'antichissima
lia di Sesto e dov'è fama che fome
en fortilizio presidiato da 300 Lucchesi,
nel 1147 furono costà assalti dai
Fissi ppi altresì el progressivo
psc,
e di rialzare talerite aci suoi emise
mrii, affinchè le acque dell'Arno nei tem-
pi di pi piena non si versino ed allaghino
b Sara di Bientina.
to alle motizie storiche cd co elle
soniche.. vegetabi] ani
mali di l'arresto
rapporto ai diversi fossi suoi tribotarj ea
quelli che gli servono di canali emissarii,
Letra supplire in gran parte gli arti
ra, Carammoni e
coli Brrrrix, Mosre-Cazzo.
LAGO Di Bunano mel Littorale di
separato dal mare mediante una diga na-
turale o tombolo che stendesi lungo il
litiorale, a partire dalla torre di $. Fia-
porta il vocabolo di Zago di £. Flerie-
10.— Wed. Lacsceion: ni Carazato.
Îl Lago di Burano è nominate nei pri.
Vilegi pontificii « favore del momasiero
delle Tre fontane, = cui apparteneva col
territorio dell’ Ansedonia anche coteste
Lago sulso prima che fosse ceduto ia sub-
feedo dagli abati commendatarii di quel
Iwogo pio alla essa Aldobrandesca di Sova-
n € da questa nell’anno 1331 venduto
senese per il prezzo di fior. 1500.
(Ance. Sex. Kalefo dell'Assunta ).
LAGO ni CASTIGLIONE. — Ped. Pa-
muta se Casricuion netta Puscasa.
LAGO, o CHIARO se CHIUSI ( Zecus
Clusinus) nella Val.di.Chiana. —
Lago, conirasegnato col nome della cità
che sopra vi si specchia, costituisce une
dei rintagni più centrati del fame Chia-
tia.—Esso attualmente irovasi posto quasi
sul bilico, dove incomineia per due oppo-
ste direzioni la pendenza fra le due Chia-
ne, ci dello stato Pontificio che
per l'antico alveo si dirige sino al fieme
646 LaGo
Paglia verso il Pevore, e la Chiana gran.
ducale che per forza di arte da Chiusi
per un cammino inverse al suo corso an-
Lico sino alla Chinss de' Monaci sotto le
sue antiche fonti lentamente s'incammi-
na, così chè di Ta presipita nel pisno in-
feriore del Val.d'Arno aretino. — Fed.
Corara fi.
Tu cotesto pesto di pendenca incerta,
nei contorni di Chinsi la Chiana spagliar
dovera le sue acque fino dai tempi di
Angnsto , testoché il geografo Sirshone
rammentò il pescoso Zago ricine « Chiu-
si. ll quale Lago non è improbabile che
a quella remota età fese più profomlo di
oggillì, siccome realmente ora assai più
hasso il pelo delle sue acque e il fondo
del suo hacino, in guisa che insieme con
quello di Moniepalciano peteva per av-
ventura costituire un selo corpo di ac-
que. — Fed. l'Art. Comm.
Attualmente il Lago,o Chiarodi Chiusi
di circa
igl. quade. nom valutando le sue
gronde pain. Queste peraliro dlisten-
donsi più che alirove dal lato di pon., e
di ostro; talché da quella parte i suoi pe-
glieti per quanto inuiti conservano
tuttora il nome di padule delle Boste.
Il Zago petali trovasi situato fra
il er. mi 36 8 al i
gr 43° 3° al 49° 4° a
ripa meridionale, là dore si alzamo le due
insuliaati torricelle di Beccati questo, e
Beccati quest'altro resta un migi. circa a
sett. prec. della città che gli dà il nome.
A Chiusi nell'età di mezao riguardavasi
con tale imporisuza cetesto piccolo Lago,
che, ricopiando in tura la solenne
funzione della i
»posare il mare Adristico nel giorno dell'
suono delle trombe e gii urli del bandi-
tere, che ad alta voce proclamava essere
il popelo e comune della città di Chiesi
libero, unico e assolute signore di quel
Lego. — Ved. Carra e Corvsi, Comunità,
LAGO ser COTIGNOLO. — Ped. La-
scacco ni Carazaro.
LAGO
LAGO nen’ EDIFIZIO, ossia SOL.
FUREO in Val-di-Cornia fe Alba
lac, 0 Aquae Calidoe), — Lap
rinchiuso in wa incave di poggie due
mil. circa a pon. e nella parr. di Mon-
te-fiotondo sulla ripa destra del fi. Cor
nia, nel quale Raise! 11 van cmiesario AI.
secco, già sal Versitoriale del di-
strutto castel di Cornia, a poca distanza
dal castellare di Vecchiena. Esso presenta
una figara quasi circolare di ma quarto di
Miglio di saperficie; ed è situzto nel e.
28° 34° 5° di loag.e 43° g' di latit., circa
igl. lungi dallaspiaggiadi Piombino.
Prese il nome di Zego dell'Edifizio da
uma vicina fabbrica, della quale esistono
tuttora le rovine , fatta per la confezione
del vetriolo verde che si estraeva da quel-
le acque minerali.
È alimentato da polle termali che pal
Tulano dal fondo del sue becino, caldis-
sime, fumanti, e che tramandano odore
mio albiccie, per
cui mei secoli bassi ad alcune di quelle
Rolle venne datoil Vpgatole di Aguas Ca-
sedi
Arvvegnachè alcene carte dita medio evo
tendone a farmi credere, che colesto Lago
deil'Edifiio abbia per avventura a corri-
spendere alle Acque elbule, e calde della
fal-di-Cornia, quali furono designate sino
dal secolo VII elle pergamene dell' deck.
Arcio. Lucch. e in quelle appertemate alle
comunità di Massa e di Volterra; e conse
quentemente che esso Lage conti) sua ori.
fime già da molti secoli. (Tascroni, Miag-
get. 1V pag. 220). — Al'Art. Bagni
infoniensi fu da me avvertito ( Pal. F
di quest'opera, pag. 231) che sino dall'a
no 754 erano rammeniate le Aopue 4/-
bule nella valle di Cornia a confine col
tt. si avvicina al Fagno
del Re,da cui è aiquanto più settentrionale
il Zago Sulfurco dell'Edifizio.
Delle stesse Acque colde fanno menzio
me più e diverse carte della commmità di
Massa, fra lequali citerò un istramento dei
15 marzo 1031, rogato nell'abbedia di Pa-
lazsuolo presso Monte- Verdi, all'eccasione
che un Guido d' Oddone dosò sì Moo.
suddetto tuttociò che porsedeva all'Acpse
Calda. Con più precizone le rammentò
il Pout. Gregorio VII in una bolla spe
LAGO
Gita al Vesc. di Populonia li so novem-
bre 1075, con la quale vengono designati
i confiui della diocesi di Populonia , che
dal lato della Val-di-Cornia incontrava i
seguenti luoghi: inde ad Sanctum Jokes-
nem in Gualdum Domni Begis, et ed S.
Philippum et inde ad Montem Viridem,
ei inde ad fontem Foatignani per Faje
Aquan Carpozan,
65 ad campura
Sussianum, et erinde ad Viniale, ere.
pubblico istrumento degli
21 sett 1254 relativo al possesso preso dal
siudaco del comune di Mar del distrutto
‘astiglion Bernardi e il
Val di Cornia, so-
genn. 1105 celebrato ino castello
della Leccia del distretto volterrano ,
quando la contessa Gisla vedova del C.
Rodolfo nato dal C. Ugo, col consenso
i Uguccione di lei figliuolo e mondualdo,
ordine al testamento del predetto suo
marito fra le altre possessioni
all'abbadia di Palazzuolo a Monte-Verdi
una massa, 0 lenvia, posta in Cafaggio
e in Ague Albule, oltre la metà di altra
massa situata nel luogo che denomina
lerza massa in luogo
Finalmente, che alle Acque calde di Val
l'altual Zego Sul-
non ne lascia dub-
iarazione dei testimoni esami-
olterra nel 1395 al oggetto di
intracciare i confini territoriali del già
istruito castello di Cornia. I quali te-
imoni dovendo indicare i nomi delle
dalla parte della corte di Lustiguano con
questa mediante il Gume Cornia fino alla
contluenza del borro di Micavo, e di là «
cuse Mallicui,ci tendit ipsum cd Avvan
LaGo 617
Carinsu et ipsum super Vecchenam et
descendit ad S.Quilicum, et descendit ad
pianum de Cagivoli , et trahit per viam
Rii purridi (ora Riputine) usyue ad fon-
tanellam , et trahit sursum ad podium
Montis Cassiani, et descendit in botrum
rivi Tassi (forse il così detto Ritasso)
et trahit sursum ad Serram Stechariae,
et inter dictos canfines est curia castri
de Cornia. (Axe. Dir Fion. Carte di
Polterra.) — ed. Conmia, Castello.
Comunque sia, certo è, che il Zago del-
ua , che porta
il nome di Botte o Cantina del Re.
Il Zago dell'Edifizio offre lo spettacolo
proprio dei Zagoni del Volterrano e del
Jassetano, cioè acqua caldissima, torbida
fumante con strepito esterno e solterra:
che fornisce acido borico, e solfati di
mina, di calce, di ferro ec.—Fu
gliere quest'uli
cui havvene jor quantità, che costà
nei secoli passati si eresse l’Edifizio per la
sua estrazione stata interrolia e ripresa per
varie volte, e finalinente affatto abbando-
mata, sicchè dall'edifizio dove si confezio-
nava il vetriolo prese nome il Lago.
LAGO »: FUCECCHIO. — J°ed. Pa-
vor vi Frosocaio.
LAGO par GHIARACCIO. — ed. La-
00-Prroso.
Laco pi Lar 4x0, 0 DI Lartazo nel Val
d'Arno re.— Il Zago di Lavano,
0 di Zuviano io dubito che abbia esistito
mel luogo detto attualm le Prata del-
la Vajana sulla ripa tra dell'Arno
fra il Castel del Bosco e la bucca «del tor-
rente Cecinella.— Questo Lago da gran
tempo sparito e colmato trovasi rammenta»
to più fiate dalle antiche carte dell'Arch.
Arciv. di Lucca, e da Tolomeo lucchese
negli Aunali della sua patria, segnatamen-
te allorchè quest’ultimo ne avrisò, che nel
1382 il Comune di Lucca fece
la quantità di terreni palustri abbando-
ti del padule di Zavano, dalla Gascia-
ns, e dal padule di Sesto, come pure l’ae-
quisto che si era fatto nella Cerbaja di ter-
reni colmati dalle acque della Pescia. Ved.
Lariano (Piava 1).
LAGO ni MASSACIUCOOLI presso la
Marina di Viareggio. — È il secondo Lago
Lucca, com' è il Lago di Sesto sull’ estre-
mo confine orientale dello stesso dominio.
13 Lago di Manacieccli giace fru il gr.
29° 56 al 28° 1° long. e il gr. 43° 49' al
43° 51° lazit., circa 8 migl. a pon..lib. di
Lacca , e 4 in $ migl. a grec. di Viareg-
gio. Occupa esso una superficie di 3 migl.
quadr. com una periferia tre in qualiro
volte più estesa; è compre:o per la massi.
ima perie nella Com. e Giur. di Viareg-
gio, nel di cui comale, mediante la Fossa
Barlemacca, sbecca il suo emissario, men-
tre una quinia del Lego medesimo
dal lato seridicanio appartiene alla Com.
di Vecchiano del territorio granducale.
Questo Lago ha vastimime adincenze o
poglieti palustri, per cui il suolo intorno,
meno che dal late di sett. dove le sue
groade vanno gradatamente ad alzarsi
poggiando verso il moote di Quiesa, per
Sutto altrove è intersecato da frequenti
profonde fosse, perte delle quali tribu-
tano le loro acque nel Lago, e parte ne
ricevono il rifiuto per versarlo leatamen.
te nelle gran fossa emissaria e navigabile
cede entra in Viareggio.
All’Articole Fossr Pariniave io ester.
nai un dubbio, che la Fossa Burlemecca
i almeno in parte, alle Fos-
Bacino del Lago di Massaciuccoli è emi-
menlemente silicen, mentire vasto
lembo palustre consiste di terreni in gran
ma argillosi e calcarei. La
ato‘alla pendenza tra il Lago di
Massaziucroli ed il livello del mare Me.
diterranee, il primo, secondo i calcoli del
matematico Li: , presenterebbe un
declive ragguagliatamente di un'oncia di
. per miglio. — Ped. Vianecaro.
LAGO, 0 CHIARO pi MONTE-PUL-
La, — Chiuma-
trovò la Chiana in eotesta pianura del ter-
ritorio Montepulcianese, nella stessa gui-
ss che elle ristagnano sotto Chiusi, col
di cui Lago questo di Montepulciano co-
LAGO
munica per mezzo del Canele denomina.
i to il Passo alla Querce.
Ul Chiaro di Montepulciano è di figara
bislunga da sett. a ostro; egualmente che
l’altro di Chiusi, ed ha il sco lembo oriea-
tale a confine con lo stato Ecclesiastica.
La sua posizione fica è tra iler.
29° 34%al 29° 352% long. e il gr. 43° 4'al
43° 6* 5% latit., sei iu sette migl. a lev. di
Montepulciano, 5 migl. a sett-unaestr.
della città di Chiusi, e sole tre migl. di.
stante dal lembo inferiore del suo Chiare,
la cui estensione poco diversifica da
la del Zago Chiusino; e conservò finora
al pari di esso i suoi paglieti, sebbene
questi ‘mezzo dell’arte idraulica vada
no gradatamente a ristringersi e colmarsi.
Il Lago di Montepalciano fornisce in
delicate tinche, anguille, lecci,
he, e molti germani, per coi la
dalla stessa comunità la gabella del pesce
del Lago, per il qual dazio nell’anno 1417
ritrasse lire 340 da Berioldo Magi appal-
tatore di quel Chiaro. — Ved. Carana e
Comunità.
tenze, perchè costassù fra le sorgenti del
fiame tenna, e del Sestajone sì tro-
vano a confine tre Stati e tre diverse
Diocesi, cioè, Lucca, Modena e Pistoja pel
Granducato. L'emissario del Zago Nero
costituisce le prime fonti del torr. Seste-
Jone noto per il grandioso ponte che lo
cavalca sulla strada R. Modanese.
LAGO, o STAGNO ni ORBETELLO.
— Fed. Onseresto, Comunità.
LAGO PELOSO, già Piscina Pelose,
nell'Appennino pontremolese în Val-di-
Magra. — È questo al pari del Zago Nere
‘uno dei piccoli laghetti di limpide e fre
sche acque soliti a forinarsi iu una qualche
concavità sulla cresta erbosa dell'A ppea-
mino toscano. Il Zago Peloso ed il vicino
laghetto Ghiaraceio, entrambi di piccoli».
sima superficie, trovansi sull'erta groppa
della così detta Pelata di Zeri fra monte
Gottaro e monie Molinatico, vicino a ca-
LAGO
pe selve di cerri, nette
di Pontremoli, nella cui gi
no entrambi compresi, quantunque spei.
tino" alla Com. .!i Zeri nelComp. di Pisa.
Se io uon temewi di errare direi, che
appellare volesse a questa Piscina ossi
Lago Peloso, e forse anche all’ori
dl paese di Zeri. un placito o giudizio
pronunziato li so agosto dell’anno 972
«dsl March. Oberto autore degli Estensi,
dei Malaspina, e dei Pallavicini, quando
trovandosi egli investito dai due primi
Ottoni dell'eminente grado di Conte del
S. Palazzo in Italia, da quei rernanti ave-
vaanche eltenuto in benefizio il dovizioso
Mon. di S. Colombano di Bobbio.—Trat-
tavasi di wna lite fra il monastero di S.
Martino di Pavia, e quello di $. Colom.
heno di Bobbio reclamando ques’ uhi-
mo davanti a quel giudice supremo i suoi
diriui ed il danno ricevuto in una sua
foresta di cerri posta sull'Appennino pon-
tremolese, dove erano siati tagliati arbi-
trariamente da an cento di alberi d'ordi-
me del Mon. di S. Martino, cioè: ia silva
una guse est posita in loco qui dicitur
Mosraoscun. Della qual vastisima sel-
va farono indicati fra tri i confini
seguenti: Silva deceri Cerro, ubi ab
antiguis clavos ferreoe (sic) infizus sf
ret; verum etiam de ipso Cerro, dein-
de. .... per vites, quae ..... . Pisci-
qui dicitur de Blide ete.
tichità Estensi, Parte IL
LAGO ne PEROTTO.
molla spesa e di corta de-
rata fabbricato nel vallone della
Bruna fra i monti di ta, sl Lego
dell'Accesa, ed il distretto settentrionale
di Gavorrano. Fu denominato di
tre, già sede di Nello marito della Pia.
Gli avanzi del gren muraglione, sai quali gov
Vattora si ia, incontransi lungo la
fiamana Bruna, circa 3 migl. a sett.-grec.
di Giuncarice, mel luogo appellato il Mu-
lino del Muro.
Fu preposte e deliberato dal Comune
l'anno 1489, come fu scritto dai cro-
nisti senesi, ma sivvero nell’anno 1169,
mentre era architelto di quel Comane
Francesco di Giorgio di Martino cittadi-
no senese, allievo del sommo Brunelle-
sco e maestro che fu dell'esimio Baldas-
sarre Perazzi.
Mercè le indagini fatte nell'archivio
diplomatico di Siena dall’erudito Prof.
Ettore Romagnoli, si è venuto a couosce-
re, che all'architetto Francesco di Giorgio
fa affidato l'incarico di diseguare la gran
peuraglia del Lago di Pietra, ma che quel
bell ingegno non assistà all' esecuzione
dell’opera. Al qual muramento, computa-
to 6000 canne di lavoro al prezzo di lire
sei la canna, fu posta mano poco tempo
dopo, precedendo il taglio delle (olle selve
che rivestivano quei deserti. Fu scelta per.
tanto un'apposita insenatura o ferre di
poggi per attraversarla con uo leago gros.
sissimo el elevato muraglione che potesse
raccogliere e tenere in collo tanta popia
di acqua dei torrenti tributari del fiu-
ue sopraindicato; e tutto ciò ad oggetto
di poter fornire in tutti i tempi alla città
di Siena gran copia di pesce. Il prelodato
Romagnoli tenendo dietro a tali ricercl
trovò nell'archivio suddetto, al Vol. VIII.
Ragioni rivedute, sotto l'anno 1473 no-
tato, che il muramento del Lago artifi-
ciale progrediva sotto l'ispezione di An-
i tonio di Matteo Piazicajolo operajo del
muremento del Lago, e che l'impresario
del lavoro era un mastro Adamo di mastro
Domenico da S. Vito Lombardo, cui era
stata pagala dal Comu Siena in due
acconti la somma di lire 10,800. — Quin-
di Pietro dell' Abaco calcolatore della Re-
pabblica fu incaricato di misurare il mu-
faglione faito per il nuovo Lago, che fa
ealeolato canne 3572. Rapporto alle spe-
se della calcina, dei materiali, e degli ar
rermanti di quella città, sotto di 25 la-
glio di dettoamno, ordinarono che diversi
maestri dell'arto andassero a visitare il
Lago della Bruna; e finalmente mel di-
cembre del 1492 scrimero lettere pressan-
tisime al loro architetto Francesco di
690 Laco .
Giorgio di Mariimo che icovavasi a Napo-
lì, richiamandolo sollecitamente a Siena, e
lufatti pochi mesi dopo la gran mare-
glia cedò alla immensa pinta del gran
volume di acque ivi raccolte, dove dove.
vano essere trasportati 120,000 libbre di
io sanese: come il 1 gennajo dell'anno
ivò novella, qualmenie il Zago
remma , nel quale noa si era anco
cominciato a pescare, averacaccialo in ler-
ra il muro, e allagato molto puese, e mor-
to uomini e bestiame; e che questo era
accaduto per difetto di chi l'aveva fatto.
(Munar. Scripe. &, Italie. T. XXIII).
LAGO, o STAGNO ni PORTA (Zacas
de Porta Beltrami ). — Lago palustre,
situato nel gr. 43° 59, 5 late 23° 491,8”
long. il quale occupa la superficie di un
migl. quadr. coo la periferia di circa 3
migl., presso il littorale e tre miglia a
pou-maestr. di Pielramnta, egualmente
distante, ma a scir. di Massa di Carrara.
È alimentato da sorgeati che pullulano
dalle vicinanze del dirato fortino della
Porta di Beltrame e dalla pendice meri-
dionale dei monti che stendonsi fra la roc-
cadi Montignesoe la finmana di Seravezza.
Nun vi è ricordo della sua esistenza an-
teriore al sec. XIIL Fu regala dei signori
di Corvaja, concesso in seguito dalla repub-
blica di Lucca a un nobile lucchese, Pe
rotto degli Streghi, per cui d'allora in poi
lo Stagno di Porta denominossi Stagno
di Perotto, sino a che, nel 1513, il Lago
stesso unitoalterritorio di Pietrasanta vea-
me sotto il dominio della Rep. di Firenze.
L'estrazione che fu fatta recentemente
dal letto del Lago di Porta di un termine
marmoreo con le sigle E AR, più la cifra
numerica CXIIX sollostanie, ed il tro-
vansi nel fondo dello stesso letto coperto
dalla cuora il selciato di una strada, sem-
brano iudizii sufficienti a dovere con
qualche ragione afermare, che le dune,
e i riaterramenti lungo la vicina spiag-
gia abbiano potuto far nascere nu lago
dove evistevano campi e regie vie. ed.
Fra Emizia ni Sceoso.
Laco Presso, 0 Di Prinz. — Ped. Pa.
pia me Casricnion mesta Pescasa.
LAGO ser ROSARO nell'Appennino
tengono.— Pe
LAGO
fivizzanose. —È forse questo il più piito
resco fra tutti i laghelti dell'Appennino
toscano, che dà origine € noese al fiume
Bosaro, uno dei maggiori influenti Well
Probabilmente a questo laghetto mon-
lano diede il titolo che porta un vecchio
cespuglio, © rosajo silvestre ( Mosa carina
Linn.) le cui radici internansi nelli spao-
chi matareli di un gran masso di maci
che sorge in mezzo al Lago, dove è fame
che la stessa pianta da tempo immemora.
bile si riproduca, siccome annualmente
nella primavera germoglia e fiorisce renza
pericolo di essere manomessa, perchè
Nè gregge nè pastor se le aovicina.
È situato poco al di solto del giogo, e
a scir. del varco per dove passa la ‘strada
militare di Modena, in una insenatara
del monte Ferame, che forma lo sprone
occid. dell'Alpe di Mommio, sulla di cui
schiena si raccoglie un più esieso Lago,
quello di Cerreto dell'Alpi, di pretzenità
della Lomburiia tnodanese.
Il Zago del Rosaro presentasi in forma
bislunga circondato ds olezzanti praterie,
cui fanno ombra e cornice fronzeti rami di
carpini e di ontani. La sua periferia è di
circa un 4. lie, a una elevatezza di
1900 br. sopra il livello del mare Mediter-
raneo, nel gr. 27 A 17° lait
sulle 7 migl.a i Fivizzano, alla cui
comuzii il Zagos il fume Rosare appar
Fivistano, Comunità.
Lac0 01 Rosta —Ved. Laico (Pian ser).
LAGO: RUMIGLIANO,oss1a ne TOR-
RE-NUOVA nel littorale di Piombino.
È un Lago che va a sparire dalle mappe
geografiche della Toscana, come quello cui
receniemente fu aperto un emissario a li-
vello del suo fondo, e con una pendenza
sufficiente a condurre le sue acque 1n ma-
re. Questo Lago della figura di un ange-
sto parallelograsoso era lungo il tembolo,
che per due miglia costeggiava fra la terre
de'Coralleggieri e la Torre-nuova, presso
al corno seit. del Porto Baratto, già di
Popalonia, nella cui parrocchia lo stesso
Lago è compreso, Com. Giur. e circa sette
migl. a sett. di Piumbino, Dioc, di Masse-
marittima, Comp. di Grosseto, una volta
di Pisa. — Fed. Piomemno, Comunità.
LAGO SANTO sull'Appennino di Ber-
fa. — È un piccolo laghetto
LAGO
tuato sulla souamità dell Appeunino to-
sano, denomiuato l'Alpe di Barga nel
gr. 289 15° long. e 44° 8° 5° Iatit.S'
Li
da altissime rupi
orizzontali fessi verti
un Largo margine coperto di faggi.
caltt gua veduta meciprizia perla grane
trapelando la lure solamente fra
netto ai folti rami dei faggi che l'attor-
ni
i) l'asturalista Carlo Amoretti, che
questo lagbelto nell'estate del
una lettera al celebre Spellazza
cbe impropriamente gli fu attril
denominazione di Lego Sunto, meritando
questo piuttosto di esser chiamato Zugo
dofernale.
La sua figura bislunga è di circa 600
i larghezza e gi
iglio. La limpidez-
za delle sue acque permette di scorger-
ne il fondo, tutto disseminato di pietre.
11 loro trabucca, sufficiente a far girare
rime il
cirie ii alla pianpre di
so nome in quello di Panaro.
I lerabi occidentali del Zago Santo ser-
pascoli dei Bargbigia-
indizione spetti alla
vincia molanese del Frignano. Med.
ca, Comunità.
LAGO, e LAGHI pi SANT'ANTONIO
AL BOSCO, detti anche di Savoia in
Val-d'Elsa. — Sono due piccoli ristagoi
di acque, uno dei quali chiammsi Zago
Scuro, e l'altro Lato della Chiesa o di
S. Antonio. Presero entrambi il nome
dalla parrooci + nel cui distretto sono
situati. Trovansi alla destra della strada
ansestra che dda Monie-Riggioni guida a
Colle, fm ‘Castiglioncelle” Staggia e la
Badia di S. Salvatore dell'Zsola , cui tali
Feat asei lempi trascorsi appartenevano
vocabolo di Padule del Canneto.
fu qual condizione si trovasse nei se-
coli intorno al mille questa palustre con-
Urada lo accentò un breve dei 23 apri.
Le 1038 dato nella Badia dell'Zsola da
Genfredo vescovo di Volterra , col quale
confermò all'abate e monaci di quel mo-
ven
LAGO
nastero le decime del vicino Padule. Ar-
wa Jleliberazione presa nel 1245
abate dell'Zsolu di fare ap-
. profondare La fossa emissari del Podule
di Canneto, perchò le sue acque più facil-
nente scolassero nel fiume Slapgia. Appel-
ta allo stesso ristagno di
e finalmente vi riferisce una provvisi
dalla Signoria di Siena del primo agosto
ou la quale ordinò ripulire la fos-
ria di quel Podle, il di cui
deposito iufestava l’aria della circostante
contrada. — Fed. Asazia peru'Isora.
Un terzo e più esteso laghetto palustre,
nelle vicinanze dei prenominati, venue
recentemente colmato el il suo terreno
ridotto a cultura «di proprietà della no-
fumiglia Bianchi di
Rammentò i doe laghetti i dell'Abbadia
a Isola Giorgio Merul nella sua Cusmo-
grafia ( parte II lib. 4) come dotati essi
di qualità prodigiose, allorché scrivera:
che in Toscana presso il Vico della Badia
tra i confini del territorio fiorentino e
quello di Siena tono due Laghi di-
Suoi Tuno dall'altro un tiro d'arcu,
de' quali uno ha le acque chiarissiune, né
al dire di quegli abitanti vi si trova fon-
do; l'altro un poco più piccolo contiene
uu' acqua nera come la pece, priva affitto
di pesci; e se vi si getta «dentro un legno,
questo va tosto al fondo uò più «pparisce.
LAGO SCAFAJOLO sulla afontagna
di Pistoja, — É forse il Lugo alpino più
celebre di tutti gli altri posti sul dorso
dell Appenniuo toscano, ed e più di vgui
Lu
stojese Antonio Matani, allorchè pubbli.
cò nel secolo passato una sua Arlazione *
istorica e filosofica delle produzioni na-
turali del territorio pistojese.
Giuoe il Lago Scufajolo vall''estremo
confine della Toscana in una specie di
mine
Carso salle Seal che "Eli rete a scir. e
dall Alpe alla Croce, la quale stà fra il
Lego Scafajolo che guarda a lev. e il
piccolo ristagno di acque denominato La-
#0 d'Acqua Marcia situato al s00 macsir.
9
690 Lago
Giorgio di Martino che icovavasi a Napo.
li, richiamandolo sollecitamente a Siena, e
lufatti pochi mesi dopo la gran mare:
glia oedè alla immensa pinta del gran
volume di acque ivi raccolte, dove dore-
vano essere irasporiati 120,000 libbre di
pesci dal Lago di Perugia.
Racconta il cronista Allegretti nel sue
diario sanese: come il 1 gennajo dell'anno
1493 arrivò novella, qualmente il Zago
di Maremma, nel quale non si era anco
comincialo a pescare,avevacacciato in ler-
ra il muro, e allagato molto paese, e moc-
to vomini e bestiame; e che questo era
accaduto per difetto di chi l'aveva fatto.
(Munar. Script. R. Italie. T. XXIN).
LAGO, o STAGNO ni PORTA (Zacas
de Porta Beltrami ). — Lago palustre,
situato nel gr. 43° 5g‘, 5 lat, e 25° g49',8”
long., il quale occupa la superficie di un
anigl. quadr. con la periferia di circa 3
migl., presso il littorale e ire miglia a
pon.-maestr. di Pietrasanta, cgrualmente
distante, ma a scir. di Massa di Carrara.
È alimentato da sorgenti che pullulano
dalle vicinanze del diruto fortino della
Porta di Beltrame e dalla pendice meri-
dionale dei moati che stendonsi fra la roc-
cadi Monlignesoe la finmana di Seravezza.
Non vi è ricordo della sua esistenza an-
teriore al sec. XIIL Fu regalìa dei signori
di Corvaja, concesso in segzite dalla
blica di Lucca a un mobile lucchese, Pe
rotto degli Streghi, per cai d'allora in poi
lo Stagno di dorte denominossi Stagno
di Perotto, sino a che, nel 1513, il Lit
stesounitoalterritoriodi Pietrasanta ven-
me sotto il dominio della Rep. di Firenze.
L'estrazione che fu fatta recentemente
dal letto del Lago di Porta di un termine
marmoreo con le sigle E AR, più la cifra
numerica CKIIX soltostante, ed il tro-
vanti nel fondo dello stesso letto coperto
dalla cuora il selciato di una strada, sem-
brano iudizii sufficienti a dovere con
qualche ragione affermare, che le done,
ci riaterramenti lungo la vicina spiag-
gia abbiano potuto far nascere un lago
dove esistevano campi e regie vie. Ped.
Fra Emizia i Sceuno.
Laco Passio, 0 vi Pace. — Wed. Pa.
mia ni Casrrozion nesta Pescara.
LAGO per ROSARO nell'Appennino
tengono. — Fe
LAGO
Giviszanene. —È forse questo il più pito
resco fra tutti i laghetti dell prigauLicaa
tecno che di ci € nome al fiuase
Aulalla, ricco \ibulatio del fiume Magra.
Probabilmente a questo laghetto moe-
tano diede il titolo che porta un vecchio
cespuglio, © rosajo silvestre ( Mose cabina
Lian.) le cui radici internansi melli speo-
chi natareli di un gran masso di maci
che serge in mezzo al Lago, dove è fama
che la stessa pianta da empo immemora.
bile si riproduca, siccome annualmente
nella primavera germoglia e fiorisce senza
pericolo di essere manomessa, perchè
Nè gregge nè pastor se le aovicina.
È situato poco al di solto del giogo, e
a scie. del varco per dove pasta la ‘strada
militare di Modena, in una insenatura
schiena si raccoglie un più esteso Lago,
quello di Cerreto dell’Alpi, di pertineaza
della Lombanlia modanese.
Il Zago del Rosaro presentasi in forma
bislanga circondato da olezzanti praterie,
i fanno ombra e cornice fronzati rami di
carpinie di ontani. La sua periferia è di
circa un 4° di miglio, a una elevatezza di
1900 br. sopra illivello del mare Moditer-
raneo, nel gr. 27° 53 long.e 44°13" latit.
sulle 7 migl.a grec. di Fivizzano, alta cai
comunità il Zegoe il fume Zosare appar.
Fivizzano, Comunità.
Luco 01 Rosta Ped. Lico (Prax ner).
LAGO s: RUMIGLIANO, cessa se TOR-
RE.NUOVA nel littorale di Piombino.—
È un Lago che va a sparire dalle mappe
Geografiche della Toscana, come quello cui
recentemente fu sperio um emissario a li.
vello del suo fondo, e con una pendenza
sufficiente a condurre le sue acque 1m ma-
re. Questo Lago della figura di un auge
sto parallelogrameso era lungo il tembolo,
che per due miglia costeggiava fra la torre
de'Covelleggieri e la Torre-nuoca, presso
al corno seil. del Porto Baratto, già di
Popalonia, nella cui parroochia lo stesso
Lago è compreso, Com. Giur. e circa sette
migl. a sett. di Piombino, Disc, di Massa-
marittima, Comp. di Grosseto, una velta
di Pisa. — Wed. Pionsino, Comunità.
LAGO SANTO sull'Appennino di Ber
(3. — È an piccolo laghetto montano si-
LAGO
tuato sulla sowmità dell' Appennino to-
rano, denominato l'Alpe di Barga nel
gr. a8® 15° long. e 44° 8° 5° 1 mai
bissa in un cupo burrone chiuso a po
da altissime rupi di maci gno in stra
tali fessi
en Largo margiue coperto di faggi.
La sua veduta raocapriccia per la granle
oscurità trapelando la lure solamente fra
mezzo ai folti rami dei tai che l'attor-
nisuo.
questo prgn nell'estate del,
run lettera al celebre Spallazzani
cbe impropriamente gli fu attri
denominazione di Zago Sunto, meritando
questo piuttosto di esser chiamato Zugo
Iofernale.
La sua figura bislunga è di circa 600
br., tre quarti meno la sua larghezza e gi
ra intorno quasi un miglio. La limpidez-
za delle sue acque permette di scorger-
ne il fondo, tutto disseminato di pietre.
Il loro trabucco, sufficiente a far girare
una grossa waciua da mulino, scende per
% lembi occidentali dell Zago Santo ser.
vono di confine
comecchè la gi ione spei
provincia molanese del Frignano, Ped.
Banca , Comunità.
LAGO, è LAGHI vi SANT'ANTONIO
AL BOSCO, detti anche di Sracora in
Val-d'Elsa. — Suno due piccoli ristugai
di acque, uno dei quali chiamnsi Zago
Scuro, e l'altro Lago della Chiesa o di
S. Antonio. Presero entrambi il nome
dalla parrocchiale, nel cui distretto sono
situati. Trovansi alla destra della strada
maestra che da Monie-Riggioni guida a
Colle, fra Castiglioncello, Staggia e la
Badia di S. Salvatore dell’Zsola, cui tali
laghetti uwei tempi Urascorsi appartene vano
solito il vocabolo di Padule del Canneto.
lm qual condizione si trovasse nei se-
coli intorno al mille questa palustre con-
ted ccennò un breve dei 23 apri
38 dato nella Badia dell'Zsola da
Gotireto vescovo di Volterra , col quale
confermò all'abate e monaci di quel mo-
ven
LAGO 624
nastero le decime del vicino Pedule. Ar-
tugea ciò una deliberazione presa nel 1345
da Lucherio abate dell'Zsolu di fare ap-
profondare la fosse emissuria del Padule
di Canneto, perchè le sue acque più facil-
anente scolassero nel fiume Staggia. Appel-
la allo stesso ristagno di acque presso
l° Zsola una rubrica delli atntuti senesi
del 1384 relutiva al Padule di Canneto;
e finalmente vi riferisce una pros visione
della Signoria di Siena del primo sposto
cou lu quale ordinò ripulire la fos-
i quel Podue, il di cui
a depoaito iufestava l’aria della circostante
contrada, — Fed. Asazia pat'isova.
Un terzo e esteso laghetto palustre,
nelle vicinanze dei prenominati, venne
recentemente colmato el il suo terreno
Rammnentò i due laghetti dell'Abbadia
x Isola Giorgio Merula nella sua Cosmo-
grafia ( parte II lib. 4) come dotati essi
di qualità prodigiose , allorchè scrive
che iu Toscana presso il Vico della Badia
tra i confini del territorio fiorentino e
quello di Siena esistono due Laghi di-
stanti l'uno dall'altro un tiro d'arco,
de' quali uno ha le acque chiarissinae, né
al dire di quegli sbitan trova fon.
do; l’altro un poco più piccolo coui
uu'acqua ocra come la pece, priva affatto
di pesci; e se vi si getta dentro un legno,
questo va tosto al fondo ué più
LAGO SCAFAJOLO sulla
p'
celebre di tuiti gli mltri posti sul dorso
dell' Appenniuo toscano, ed è |
altro rammentato dalli scrittori
quali Buccaccio, Agricola. Gewero, Clau-
dio, Fromond, Vai Saverio Ma-
netti, e finalmente il giurcco;
stojese Antonio Matani, allorchè p
6ò nel secolo pastato una sua Arlazione
istorica e filocofica delle produzioni nu-
turali del territorio pistojese.
Giace il Zago Scufajolo sull'estremo
confine della Toscana in una specie di
mana o inenrvatura formata da due pro-
minenti curna dell'Appennino, cioè dal
Corno alle Scale che gli resta a scir. e
dall’ Alpe alla Croce, la quale stà fra il
Lago Scafajolo che guarda a lev. e il
piccolo ristagno di acque denominato La-
59 d'Acqua Marcia situato al suo snaestr.
"9
622 LAGO
Il Zago Scafajolo è posto nel er. 38°
|aSo hraeria
20° long. € 64° 2° 4” la
sopra il livello del mi
sul lembo della Com.
= sett. di San-Marcello, Di
Comp. di Firenze.
La figura del Zago Scafafolo si avi-
cina a quella di an parallelogrammmo della
lunghezza di s60 br. e della lerghezza a
un dipreno di 100 br.
È invalsa nel volgo l'antica tradizione,
che si sollevi sulle acque di questo Lago
una orribile barrusca tostoché vi sia get-
tata dentro una i
un tronco di legname
mente è inverisimile, ma è stato provato
erroneo da tutti coloro, cui è venato il
poi
Lago Scafajolo sia costantemente coperto
di toquel è da spera, che lo elimeota
une sorgente perenne, e che vi scolano le
acque e le nevi della arte occidentale del
Corno alle Scale, e dei poggi più promi-
menti , dai quali è contornato.
LAGO
Dans. Fros. Raccolta membranaccad' /stra.
menti dell'Altpascio ).
LAGO SOLFUREO » MONTI-RO.
TONDO. — Fed. Luco dellEverizio, e
Lacost del Volterrano e Massetano.
LAGO SQUINCIO sull’ Appennino fi
‘Piccolo laghetto montano si-
latit. ad una elevatezza
spni i livello del mare,
ardarsi come
ì Tiaghi. lt, Appeunino toscano.
Trovasi sull'estremo confine della To
scana e del territorio fivizaanese con il
ducato di Parma, il di cui fiume Ban
imi e più loetani tributi dal
VERDE sull’A,
tsvmolse. = L'alto è Pa ioamai i:
gbetto alpestre della Toscana occidentale
che trovasi presso al confine del ducato di
Piacenza.
LAGO pi SCARLINO. — Fed. Paro Parma e
Berra
LAGO »i SIBOLLA in Val di-Nicvo-
te. — Piocolo leghetto alimentato dalle
soque che scaturiscono dal fondo del seo
hacino Mia de destra della Pescia di Col
lodi, Ma pianura delle Cer
baje, fra il poggi poggio di Monte-Carlo e quello
della Madonna della Queer pei lo e
un migl. circa a lev. del te
ie e eo. Bloc ai
Pescia, già di Lucca, Comp. di Firenze.
n canale emimario del Lago di Sibolle,
a emo il fosso Sibolla, attra-
picariger ci del Val d'An
al Lego di Silella cd al mo
fosso emissario un decreto del potestà di
Lecca sotto li sa agosto 1363 relativo al
L'ordine dato ai frati delli ANopereio di
escavare il fomo o della Si-
bolla mel terreno di loro proprietà, già
stato incominciato, per la parie che le
apparteneva, dalla comunità di
omia del distretto che
prese il nome di
È posto nel gr. 27° 27' €" long. e 44°
24° 5" latit. Ha preso, o pinttosto egli fu
che diede il nome al fiume Verde, il quale
masce în coteste balze.
DI Zago Perde ha la sua sede in
senetera del monte Colombo, fra il Zego
Pelose, che gli rosta a lib. e la chiesa di
Certara, nella cui parr. è compreso, Com.
Pinigi pi sigg di Zeri, Giur.
Dioc. e 6 a maesir. di Poatsemoli,
Ceto Pt Pali Zina Great
Zaco val Monrs Mosstto in Valdi.
Sieve. — Della corte del Zego donsta
sino dal secolo X dal vescoro fiorentino
Sichelmo alla canonica di S. Giovanai
ne fanno mensione molti storici dell:
Ni Reni Pra questi dii iecathi
quale nel rammentare il prociiato de-
cumento opina, che la corte del
Monte Morello corrisponda sl luogo chia-
malo. del
Mogelle ( pag 184) fudica asintemte ia
un podere detto il , fra Pimati e
Scirabone, cioè, selle schiena già setvose
del Monte-Marello.
LAGO ( S. GIORGIO IN ) nella Valle
del Lamone. — Cas. e ch. parr. che da il
è nome a ua piccolo popolo nel pivicre
ur. e circa 4 migl. a pon. di Mo.
LAGO
digliana, Dioe. di Faenza , Comp. di Fi-
renze.
È sitoeto nelle ultimo ini ceci.
dentali del monte Pond ignora
confine della Romagna granducale.
La parr. di S. Giorgio in Lago nel 1833
contava 74 abit.
Luco (S.Maxr150 4) in Valdi Sieve
Contreda che portò il distintivo della sua
chiesa parrocchiale, soppressa nel seco-
10XIV. edi ci popaofo riunito » quello
di S. Michele a Ferrone, attualmente an-
messo alla ch. prepositara di Scarperia,
da cui dista circa a migl. a maesir., Com.
e Giur. medesima, Dioe. © Comp. di Fl-
renze.
vene uno del so apri
Sita mentione della pa pila .
tino e Lego, è della Selve posta nello
stesso popolo.
Vi si trova pore una quietanza dei ag
Dic. 1388 firmata nel Afercato de' Petro
ni, (oggi detto a Petrone) dal notaro Guido
Bouacchi del Zago; mercè la quale ilsin-
«laco dei consoli dell’arte dei calaolai della
città e contado fiorentino diede facoltà a
Dino del fa Leone del popolo di S. Ge-
vino sl Cornocchio, corte muovo Meestro
Calzolaje, di esercitare il suo mestiere,
stante l'aver pagato soldi dieci di fiorini
piccoli per il libero esercizio della mode.
sima arte. (Ancu. Dirt. Fioa./oc. cit.) —
Fed. Funsonr
A LAGO (PIAN ner) in Val-di.Merso.—
una piccola pianura rinchiusa fre i pog-
gi di Lecceto della Selva e la Monta
nola, circa 4 migl. a pon. di Siena. Prese
$l wome che tuttora poria da una quantità
di acque,lequali, non trovando une libera
foce, in questo piano ristagnavazo con
grave danno delle campagne, dei limitroò
Shion e perfino della città di Siena. Sotto
il Granduca Leopolde I, Francesco Bin
di-Serpandi gentiluomo” senese incorag-
gito dalla protezione del Sovrano, diede
opera all'ardita impresa trovare ua
Gsitoalle sequecheimpedulavano nel Pioe
del Lago. Ma avendo egli essuriti i mezzi
senta compire l' irapresa , vi accorse ep-
portana la mano genero del Gran Leo.
poldo, mercè cui furono traforati monti e
rupi in guisa che le seque pigre e sts-
Quanti ebbero scolo costante e sicuro mel
LAGO 623
inferiore della vallecola di Mosia.
“tal modo sanificato e reso fertile il
Pian del Lago, quasi Egntemente nei
tempi andati coperto pei ne
Veio Print demo i col
a colui ehe nelle puoi pesipiniani
sua fortuna aveva sacrificato.
LAGO (SELVA pet). — Pod. Lecce
10 pesi Serra
LAGO (TORRE 0) nella marina di
Viareggio. — Contrada cca nuova ch.
rr. (S. Giaseppe ) nel pievanato di
assacioccoli , Com, Giur. e circa 3 migl.
a scir.di Viareggio, Dioe.o Due. di Lucca,
Questa contrada ha preso il pome della
torre posta sul lembo occid. del
Masseciuocoli, poco lungi dalla duntaita
strada R. di Viareggio alla fine del seco-
lo XVIII fu edificata una chiese, che tut-
- tora si appella la Chiese nuore, e tosto
dichiarata parrocchia per comodo delle
circostanti al
ul parr. di S. Giuseppe alla Torre di
el 1832 contava 694 abit.
enzo (VILLA par) o di Cosse-Ms
«sone sotto la Valombrosa. — Villa in
none di Calle Mignae ne popo di
nome ‘olle-Mi,
Miniato a Bibbiano, pi' di Diacceto,
Com. e circa 4 migl. a lev. di Pelago,
Giur. del Pootamiere, Dice. di Fiesole,
Comp. di Firenze.
La Willa del Lago è posta fra {l monte
'alombrosa e la Consuma, sulla ripa
tra del torr. Piceno di S. Bilero, in
@na selva ch’. era posseduta e riservata
esccia dei principi di casa Medici,
nata in seguito ai Beriolini, e da questi
venduta ai monaci di Valombrosa. °
In tanta distanza di tempi e senza spe-
ciali indicazioni e confronti non Vie
damento da poter a questo luogo di Zego
riferire an istramento dell’anno mille
citato dall'abate P. L. Galletti nel suo Rg-
gionemento sull'origine della Badia fi
rentina, a pag. 149. Trattasi della dona.
sione fatta alla Badia fiorentina di una
II trovare corte delZago in un'
dine dove sembra difici-
VILLA n) preme Dicmano in
Val-di-Sieve. — Villa signorile delle fa-
miglia Vivaj. con oratorio (S. Maria, giù
5. Berbera ) nella perr. Com. e Giur. di
Latini, nè le Selse de' Froncesi, ma civ-
vero consistono in un fenomeno reolegice
Che si affaccia particolarmente in sette ov-
vera otto diverse località situate intorno
ad una moniaosità dove si schiudono tre
diverse valli, cioe, nelle faccia vetta a sot-
fentrione la vette della Cenina, in quella
olta a estro la valle delia Cornia è sut
Forse la scienca nen chbe finora nn
vocnhelo speciale @ adeguato per cspri-
mer colest fenomeno meglio di quello
ou cui gli abitanti indigeni.
cotesti Lagoni cem gli epiteti di Sgffioni,
di Balicami è di Fumecchi.
Fu resità i vocaboli di Sofleni e di Fu:
macchi danno a conescare benissimo l' of-
fusto e le qualità distietive è precipne
dii Legoni reltervani; avvoguenhò questi
sbucano impernccamente del terreno con
tn sibilo consimile sd ua mentice che
sofi in un forno da ferriera, sibilo quasi
da vrente vapore
je volterrane.
adore più e meno intenso di eva putre- SETTI non perso dissimatore =
fatte ( gas idrogene solforato ). pappe pripreni gote get
peglio sogliono È
di bolle framenso ad ua terreno fangoso, colla alle China, al Giappone nd sì Thi
sensi più umide di quallo proprio dei 6gf:- bet, come mai, io diceva, tali fencmeni
ffeni . in tale condizione i Lageni, spo patevano iguecarsi , nd onor taciuti degli
LAGO Lago €25
entini; il quale sul declinere del sec. XIV sunt ferveris , ut injoeti animelis vivi
esendo stato inviate dalla Rep. fior. in. essa emenpie carne sudata sursum emer-
sieme col suo cancelliere Celuccio Salutati
di pei,
eranati. ( Unscam, De Bolasis. ) e-fu egli che.vi trovò l'acido berico in
Altrende se nea traveggo mi sembra, dose -veriebile. A una libbra
|
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Hi
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Ì
ci, quando Bra
(libro IV ) trattando delle Zocune vel. già andava tentando di trar profitto dal
derreno , scrivere, come n lai era stato vapore, o piuttceto dall'acqua dei gorco-
nerrato, che testochè il tempo si dispo. glianti Lagonivelterrani, quando nel 1810
seva alla pioggia, lo steepito, il gorgo- cercò ni governo di quel tempo un bre
glio eil famodei nominati Zagasi piùson- vetto di privativa per la medilata immpre-
sibile, più veemente e copiose apparira. i poco
Un'secolo depo del Bacci Pasio Me- fuquesto dsl Mascagni ceduto sd altro
rela nella Commografie generale ( Parte specalatore, il quale nom seppe ricavare
AI. Lib. 4 Cap. 13 ) discorrendo dei La. del fenomeno dei i quel profitte
ghi, Padali, Stagui-e Lecune della Tosco. che È
mne, ed ncctansado i della Loecia bene sviluppota dal fisico’ testà lodato ;
Monte Roteado, li descriveva mel- rapporte cioè al giovarsi del calore uremte
mqnenie guiea: « Meud procui Lesia: chex guisa di vento sbuffa dai Lagoni; sio:
6% LAGO
come la seppesviluppare con profitto l'at-
tuale intraprenditore. Fra questo e quel.
Io, cioè, dal 1814 nl 1818, si applicoalla
stessa intrapresa della raccolta dell'acido
borico, e dalla successiva lavorazione del
borsce il chim. livornese Giuseppe Guer-
razzi, il quale, dope aver otienato dal
primo impressrio l'Edifizio dei Lagoni
di Monte Rotondo, intorno a questi si
occupò con tale industria, che essendosi
accorto, come una parte dell'acido borico
veniva trascinata fuori dei Lagoni dalla
forza dei cocenti vapori, e quindi abhban-
donata lungi dal cratere, ed
che quelle acque erano suscetti
ricarsi di una maggiore dose di acido bo.
rico, egli cercò il meszo di saturare
maggiormente quelle dei suoi Lagori; e
vi pervenne coll’aprire nel terreno delle
pendici superiori diverse cavità , onde
saccogliervi e riunirvi le acque dei supo-
riori Zagoni, o di altre polle per quindi
imviarle di là nei sottostanti Bulica-
mi. Per tal guisa il Guerrazzi ottenne
dalle acque dei suoi Zagoni uns quantità
di scido borico tre volte maggiore di
quella che naturalmente nei tempi jente-
riori avevano fornito i Zagoni volterrani.
“Non fu questo però che un lampo pre-
cariore di più estesa, più ingegnosa e più
proficua scoperta , che l’arle e la scienza
giustamente debbano all'ingegno d'en
imtelligente negoziante francese, il Cav.
Larderel.
L'anno 1818 segna l'epoca della costa
impresa Guerrazzi e della muova e più
esesamente attivata dalla ditta Chemin,
rono aggiuilicati a titolo di fitto perpetuo i
Lagoni di Monte Cerboli, situati nel ter-
ritorio di quella comunità; Zagoni che
dirsi attualmente i più estesi e
Pil ricchi di scido borieo di gli al
tri dell’antico contado e diocesi di Vol-
terra riuniti insieme.
Quattro edifizi farono contemporanea-
mente costruiti dalla nuova impresa, cioè
= Monte Cerboli, a Castelnuovo, a Monte
Rotondo ed a Lustignamo , e tatti furono
assai presto in grado di somministrare in
breve tempo tale quantità di acido boriog
da poterlo fornir puro, 0 în stato di bora-
ce alle fabbriche di tetraglie dell'Europa.
LAGO
Era d'ospo pertanto di aumentare l'e-
sito con il ri!-asso del prezzc; lo che ace
sarebbe mai senza trovare usa
via più facile, al un metodo meno dispen-
dioso per oliener dai Zagoni del Volter-
rano l'acido che si ricercava.
Noa starò qui a ripetere i varii tenta.
ivi che in linea di prove farono intra.
presi dall'iadustrioso Lerderel , quendo
nno che vale per tutti è bastato ad esone-
turlo dalla spesa del combustibile, e della
metà almeno dei lsvoranti che v'impie-
Pa
Larderel si deve il meritato elogio
ver saputo allacciare e quasi incep-
pare e dirigere a sua voglia e lungi dalla
sua sede l'arente ed elfrenato vapore dei
Lagoni, indelo dal chiusino artifi-
ciale per via sotterranea ristretto in com-
dotti di piombo sino alla fabbrica del
gran fornello riscaldato dal vapore mede-
timo, nel mentre che questo stesso vapore
trapassa sotto le numerose caldaje conte-
menti l'acqua dei Lagoni.
Una solo di questi soffioni vaporosi în
tal guisa allacciato e diretto usero
vafficiente » meltere in ebollizione fra
brere spazio so ed anche 30 caldaje della
capacità ciascuna di so barili di acque,
e conseguentemente di far bollire al tem-
po stesso 84,000 libbre di liquido salso.
Dopo la primavera del 1833, epoca ia
cui visitai per la seconda volta i Lagoai
di MonteCerboli e di Castelamovo , en-
trambi sulla strada provinciale di Mas.
sa-marittima, avendo già vedati nel 1830
quelli lungo la Valle superiore della Cor-
ria, dall'anno 1833, io diceva, all’aono
1837 le lavorazioni per il borace sono tal.
mente sumentate da superare di
ga i calcoli sino d'allora stati esibiti in
rapporto, di cai io fai relatore invito
Ficevato dall'Accademia dei Land
sieme con il Prof. Gioracchino Taddei. E
ciò ad oggetto di render conto di una me-
moria sisia presentata dal Sig. Larderet
sulla impresa dei suoi Legosi.
i. — Infat
ti nel 1833 le fabbricheerette a Zoatn
Rotondo, a Castelnuovo, 31 Sasso ed a
Serazzano non rendevano tutte insieme
più che 300,000 libbre di acido borico
per anno, mentre quelle sole di Afon-
te-Cerboli in 45 caldaje disposte in due
fabbriche producevano dello stesso aci-
do 600,000 libbre. Del quale acido una
LAGO
ottava parle veniva combinato con la soda
per ridurlo in borace artificiale identico,
0 quasi, a quello dell’ Indi rimaneni
si spediva in natura all’estero per la
di Livorno.
Ma non è l'acido borico l'unico prodotto
dei Zagoni volterrani, achè non
mancauo di accoppiarsi alle si
Lose altre sostanze, fra le quali lozolfo,:
talvolta si separa isolato, ovvero uni
ferro in stato di solfuro, oppur
ido idro
uida con-
Il prodotto medio anaso dell'acido bo-
rico, fornito nell'ultimo decennio dai cia-
que Zagoni dei luoghi testà iodicati,
trovasi riportato nella Statistica del Grao-
ducato di Toscana recentemente pubbli-
cata dal colonuello conte L. Seristori nel
modo qui appreso.
LAGU 627
4 LAGONI perca LECCIA. — Ned.
Lucma in Val di-Cornia.
5 LAGONI si LUSTIGNANO. — Fed.
Lusrignano iu Val-di-Cornia.
6 LAGONI pi MONTE CERBOLI. —
ii Cecina.
7 LAGONI n MONTE-ROTONDO,
LAGONE CERCHIAJO e SOLFUREO
in Val di-Cornia. — Portano il nome di
Lagoni di Monte-Rotendo tutti quei Fu.
maschi e Bulicami compresi nel popo-
lo di Monte-Rotondo, Dioc. di Volterra,
Comp. di Grosseto. — Sono questi Za-
goni situati salle pendici occidentali dei
monti che servono di contrafforte alla
Cornata di Gerfalco stendendo i suoi brao-
i go le ripe della Cornia. Alla si-
ci
mistra di questa fiumana esiste il
più noto per la scoperta dell'acido bori-
co, cioè il Zago Cerchiajo. Di tatti i La.
del territorio di Monte-Rotoado il
grande e quello denominato dell'Edi-
fizio da uua fabbrica erellavi nei secoli
ti, di cai restano ancora le rovine.
‘a alzata, come dissi all'Art. Lago dell
Edifizio, per estrarre da questo Zagone
uno dei suoi ingredienti, qual'è il solfa-
to di ferro (vetriolo verde).
Appartengono pure ai Zagoni di Moe.
te-Rotoado quelli detti del Bonifei e delle
Pianocce descritti dal Santi, dal Guer.
razzi, e da altri scieazi
8 LAGONI per SASSO. — Ped. Sauso
di Vai-di-Cornia.
9 LAGONI ma SERAZZANO. — Fed.
Svaaszazo di Val-di-Cornia.
LAGUNA nella Valle del Montone in
Romagna.—Piccola contrada,che pure fa
una special signoria situata mila pendice
del monte che resta a levante della Rocca
S. Casciano, fra il popolo di Calbola e
quello della Rocee presominata, che tro-
vasi a un'incirca due migl. al suo pon.
nella Com. e Giur. mede»ima, Dioc. di Ber-
tinoro, Comp. di Firenze.
Il piccolo distretto di Zegune sino al
1763 fa un ridotto di contrabandi, ben
chè Kei luogo sia circondato per tatti
i lati dal territ del Granducato
628 LAJA
ducale togliere di casa sua cotanto abu-
so, credè di huoua ragione sottoporre l'af-
Alla partecipazione degli ordini invia-
ti dalla reggenza del Granduca France
sco II l’arcivescovo di Ravenna on Ira-
lasciò di le sue ragioui, le qua
li esaminate dal magistrato della Pratica
segreta; furono trovate prive di appoggio
e di ogni sorta di documento che porgesse
un qualche indizio di privilegi ed eseuzio-
ni sulla Zaguna della Rocca S. Cusciano.
Frattanto nel 1774, dopo muovo dili-
induca Leopolilo I con
i 6 giugno dic!
pertecipato al metropolituno di Ravenna,
dal quale poscia uel 1776 fu pienamente
approvato.
Finalmente nel 1775, all’occasione dell”
organizzazione economica della comunità
della Rocca S. Casciano, gli abilaati del
territorio di Lagana, mati nel di-
stretto di Afonsignano, furono ripartiti
fra il popolo di S. Maria a Calbola, e
quello di S. Maria alla Rocca S. Casciano.
Lasaro nella Valle inferiore del Ser
chio. — Cas. che diede il some alla di
strata chiesa di S. Maria a Zajano nell
aulico mato di Pugnano, Com. di
Vecchi + Giur. dei Bagni di S. Giu-
liano, Dioc. € Comp. di Pisa.
Ta questa contrada di Zajano pouedeva
beni la primaziale di Pisa siuo dall’an-
no 857, quando Giovanni vescovo di detta
diocesi, cou istrumento de' »6 giugno, a
nome e per conio della sua cattedralealli»
vellò alcuni terreni situati in Zujuno.
(Monaroni, Ant. Ml. devi ).
La chiesa di $. Maria a Lajeno trovasi pra
registrata nel catalogo di quelle della dio-
cesi di Pisa, redatto uel 137
(Castr. Ajatici è Lejatici), —Cast. ca-
poluogo di comunità com ch. plebana (SL
Leonardo) nella Giur. di Peocioli, Diuc.
spettante ad uso sprone interpmio fr i
torr. Siersa e Regone alla sivistra del
LASA
fiume Era. — Trovasi nel gr. 28° 23° 5
Jong. e 43° a8’ 6" latit., circa 380 br. più
elevato del li vello del mare Mediterrsuev,
5 migl. a astro di Peccioli, altrettante a
Î Terricciuola, 8 migl n sett di
n Vuliti-Cecina, e 14 migl.
passando per la stra-
al-d'Era.
nooria in cui si fac
u luogo denominato
Lajatico trovasi iu una carta dell’archi-
vio arcivescovile di Pisa dell’anno 891,
già pubblicata dal Muratori; ma quel Ze-
jatico esser doveva nel distretto di Livor-
‘no della diocesi di Pisa, e per conseguenza
ben lugi, el affatto distinto dal Lajatico
di Vabd'Era, che fu sempre della diocesi
volterrana.
Forse al Zajalico livornese appellurano
Je parole di un istrumento del 21 age
sto 1314, venuto nell'drch. Dipl. di Fir.
dal Mon. di S. Lorenzo alla Rivolta di
Pisa; nel quale atto pubblico si nomina
un luogo di Zejatico presso Colle-Alber-
ti in Val-di-Tora.
Comuoque sia la bisogna, certo è che
il castello di Lajatico di Val-d' Era nel
secolo XII apparteneva ai conti Pannoo-
chieschi d'Elci, giacchè il conte Ravieri
Pannochia, figlio del C. Ugolino d'Ekci
la contessa Sibilla sua comurie, medi
zioue di Lajatico fu cedu
1160, dal coate Guglielmino, della stessa
consorteria dei Paunocchieschi, a Galga.
vescovo di Volterra, Finalmente il succes-
sore di quest'ultimo prelato, il potente
Ildebrando Pannocchiexchi vescovo e s-
guore di Vollerra, potè ottenere da Arri-
186), nercò
polilica so-
patificamente
ne godesse il Lo
stochè sino dall'esondio del secolo XII do-
minavano cosà santi , nogostauie che
essi fossero ammoniti dal poutefice Inmo
cenzo III, ricusendosia| ito di conse-
guare i castelli di Peccioli, di Ghizzano,
di Legoli e di Lajatico al Vesc. volterraso.
A ciò essi tato più si riGulatano,in quan-
LAJA
toche lo stesso Imp. Arrigo VI aveva assi-
curato ai Pisani con diploma dei 30 map-
gio 1193 l'alto dominio noa solamente
del Cat. di Zujazico, ma ancora di multe
altre corti e puesi del vescurado di Volter-
m. Un sinile privilegio fu_poverior-
mente concesso al Comune di Pix: da O1-
tuve IV (anno 1209) e da Carlo IV jauno
1335). Se uon che ilopo accaduta lu ter-
ribile giornata navale alla Meloria,
vali o nemici dei Pisani profilo della
circostanza, tentarono di ritornare al pr
sesso dei paesi stati lorv tolti da quel Cu-
mune 0 di acqi i
_Comparve fra i pretendenti
nieri degli Ubertini, Vese.
in il quale per procurarsi un valido protet-
con atto pubblico dei s1 dicembre
sé e la sua inema con 22 ca-
Helli ’, fra i quali Zajatico e sei ville del
vescovado volterrauo,solto l'accomandigia
e di ergento di sua gi
chè il vescovo di Volieri
faceva batter: monela piccola, la repub-
blica fiorentina ne ammise la circolazione
nel territorio del suo dominio, a condi
zione però che la moueta fosse della lega
€ buotà di quella della zecca di Firenze.
Con lo stesso atto fu accordata facoltà al
governo fiorentino di puter costruire un
porto lungo
correndo il vescovo nella metà della spe-
sa. — Tu conseguenza di tale concordato,
solto gli 12 gennajo 1285 (stile comune )
do stesso prelato Ranieri fece prender pos
sesso da un sindaco del Comune di Fi-
renze del castello di Lujatico, ed in con.
seguenza di
giuramento di fedeltà alla Rep. fiorentina.
(Annnato, dei Vesc.di Pollerra.—Anca.
mere Rarotmasioni. )
Noa era per corso ancora un decennio
ehcalla pace di Fucecchio(12 luglio 1293)
poese di Lajatico con molti altri della
al d'Era furono dal governo di Firenze
a quello di Pisa riconsegnati.
o fior. Lib. 1
LASA 629
Ul cwtello di Lejation, nell'agosto 1362,
ricadde nuovamente iu potere dei
tini, all’occazione cioè di una nuova guer-
ra contro i Pia quali però fu Leo
»o con la morte del
— Continuò
versi. reggitori
di Pisa fino alla cacciata di Gabbriello Ma-
rin Visconti, allorauando (luglio 1105;,
i Pisani si sollevaruno contro di quel ti-
ranuo, che inaneggiavasi di vendere la
loro pa .— Allora iu, che
Pietro Gaelini, uno dei poteu
pisani, occupò armata mano, e si
per proprio conto i castelli di Lajatico,
di Orciatico e di Pietra Cassa, tre luo-
ghi che pochi mesi dopo lo stesso Gaetani
Dopo cotaute peri
stretto di Lajatico pisò nel
Ance.
Taxvion , Viaggi T. HI
Non dirò
zani di Lajatico e dei luogbi prenominati,
accaduta nel 1431 per opera di Niccolò
Picciniuo generale del duca di
delle conseguenze che poco dopo accud-
dero, quando in pena della ribellione la
Rep. fior. ordinò al suo generale ( anno
1434) di smantellare le fortezze di Laja-
tico, di i Pietra Cassa. Dirò
bensì, come castelli con i loro
distretti e pertinenze, mercè un diploma
dei 10 giug.1644, dal Granduca Ferdinan-
do Il furono concessi iu feudu con titolo
di marchesato al nobile fiorentino Bario-
Jlommeo del fu senatore Filippo Corsini
per esso, per i di lui figli e discendenti ma-
schi, cou ordine di primogenitura, cou-
tro il prezzo di scudi llosso fior.
AI marchesato di Lajatico lu qui
corporata la vicina tenuta dello Spedale
to, che lo stesso Bartolommeo Corsini sino
dal febb. 1609 ( stil. cos. iu scqui.
stata per scudi 31000 da Alberigo Crbo
principe di Massa e Can ri
toria dello Spedaletto, giù di Agnano, era
stata comprata da Francesco Crbo avolo di
Alberigo suddetto, ed autore dei princi
So
650 LAJA
pi, poi duchi di Massa e Carrara, sivoda
quando ebbe luogo, e forse innanti il con-
tratto di matrimonio fra lo stesso France
sco Cybo e Maddalena de'Modici figlia di
Lorenzo , chiamato il Magnifico.
Hi, marchesato di Lajatico dopo la legge
dei si aprile 1749 sopra i feudi grandu.
LAJA
cali ritornà, iu quanto alla giurisdizione
civile, sotto l'autorità del sommo impe-
rante, e finalmente conta moa delle c-
comunità dell'antico dominio pisano.
Movimento della Popolazione del Cusrerso Di Laterico
« tre epoche diverse, divisa per famiglie.
Comunità di Lajatico. Qaesta comu-
nità abbraccia una superficie territoriale
di 17,435 quadr., 1173 dei quali sono
occupati da corsi d'acque e da strade.
esisteva nel 1833 una popolazione di 1536
abit., « ragione di 7 individui
Ì. quadr. i
Essa confina con sei comunili
figura iconografica potreLbe assomigliarsi
ad un trapezio con un angolo proluogato
verso selt., dove passa a guisa di tangente
il Eru, il cui alveo dal lato di grec.
tre dal lato di po: ì
termini della Com. di Lajatico con quella
di Terricciwola il torr. Steri imoniando
questo dalla sua foce in Era sino al borro
della Grillaja. Costà cessa il confine coa
Terricciuola e sottentra la comunità di
Chianni , con la quale la prisa prosegue
ad andare centr’ acqua sa per il torrente
sino el poatone di Strido , presso cui il
braccio sinistro della Steraa si riunisce al
destro, che appellasi la Stersuole. Lungo
il vodi
Riparbella, sino a cheallo sbocco
di Micmo la comunità di Lejatico, piegan-
borro . tano uno dopo l'
do da lib. a cstro, lascia colla Stersaola il
confine di Riperbella per dirigerai dalla
enni Jugo i borro di Miemo i
quest'ultima la Com. di Lajati
diante il torr. Foscecchia si unisce al pa
gone e con esso lui scende nel fiume Er;
alla qual confluenza sottentra la Cora. di
Peccioli servendo ad entrambe di confine,
come dissi, lo stesso fiame sino allo sboc-
co del torr. Stersa in Fra.
1 corsi d'acque più copiosi che per-
corrono, re che rasentano il territo
rio di Lajatico sono, dal lato di gree. il
d
Foscecchia, i quali due sl mi si va
‘altro nel toer. Magone te-
sé sccennato, a lev. del capo-luogo.
LAJA
Tutte le strade comunitative di que-
sto gibboso distretto sono pelonali, o a ne
bastina, meno il trosico che ul ponte del.
la Stersa staccasi dalla via nuova lungo
V'Era, ossia dalla R. pro' ale delle Se-
line per condurre al Cast. di Lajatico.
L'indole e struttura geognostica del
terrenu di questa comunità è complicate
€ sconvolia; stantechè dalla parte dei pog-
gi che innoltransi verso le sorgenti della
Stersa veggousi comparire ad intervalli
rocce cristalline e massicce del genere o-
Bolitico, oppure di natura calcarea o si-
liceo argillosa, mentre sul loro confine
furono sepolie intere selve di piante mo-
mocoliledoni convertite attualmente in li-
grnite. All'incontro le colline inferiori a
Pietra Cassa sono formate di marne ce-
rulee, ossia di biencane che rivestono
continuimente le piagge orientali e set-
tentrionali dei poggi di Lajatico, rico-
perte esse medesime nei posti più emi.
nenti di una panchina tufacea o renischio
si copioso di fossili di varia
specie.
"i; 'oeulatisrimo Giovanni Targioni-Tor:
setti, fino dal 1342 viaggiando
boia fuoci di Lajatico
testacei differentissimi, ed appena visi.
bili coll'occhio nudo. — Non trovando per
quelle biancane che pochissime case da
Iavoratori, parta al preloda:
di doverne attribuire le cause
mancanza delle auque sane beribi
Jo smotamento del terreno, e poca stabi.
lità degli edifizii ; 3.% alla troppa magrezza
LAJA 634
sivvero con l’ajato di cister-
facendo sì che abbiano maggiore
stabilità gli edifizii mediante palafitte @
sproni ai fondamenti, oppure collo sce-
gliere i luoghi che consertano dei residui
i tufo e di panchina per piaotarri sopra
le case; 3° in quanto poi a correggere la
mnagrezza e qualità argillosa del metiajone
lo stesso Targioni suggeriva un metodo
che dopo iettant'anni con tanta economia
e successo fa praticato dal fattore Agosti-
no Testaferrata nella vasta tenuta Ridolfi
in Val-d'Elsa, quello cioè di marnare Ze
creta, ossia il mattajone, per messo della
rena del superiore disfatto ec. (Tan-
eiom, Viaggi T. 3.° pag. 15 ealtrove).—
Wed. Marxro di Valti Isa.
Di un'acqua minerale idrosolforata e
fredda che scaturisce nei contorni di Or-
ciatico rese contezia un secolo fà me.
diante una lettera filosofica il Dott. Carlo
Taglini di Chianni, distinto Prof. nello
stadio pisano.
li del territorio
cibo pia pFraipa ta il
più delicato della Toscane.
Si tiene in Lajati
nuale di bestiame li 25 settembre.
La comunità mantiene un medico chi-
rargo, e due maestri di scuola, che uno
residente in Lajatico e l'altro a Or
delle diencane, ed alla mancanza o troppa ciatico.
scarsità delle pasture. E considerando al
modo di rendere frattifere ed abitabili
eoleste vastissime cam) delle valli
dell'Era, della Cecina, dell'Elsa ec. coper-
fe nella massima perte della stessa creta
+ che appellasi metiajone o
Per lo cause civili questa con ii
compresa nella putesteria di Peccioli, ma
inquanto al criminale vi fa ragione il
Vicario R. di Lari, dov'è pere
di esezione del Registro
condario risiede in Peccioli; la conserva-
zione delle Ipoieche in Livorno, e la
Rvota in Pie, '
POPOLAZIONE della Comunità di Lasatico a tre epoche diverse.
S. Leonardo, Piere
S. Michele, idem
Tora...
LAMA me CALCI vel Val d'Arso pi
sano, — Cas. con chiesa perr. (S. Andrea
@ Lama) nel piviere di S. Gio i Evan
glelista di Calci, Com. e Giur. di Pisa, da
chi trovasi circa 7 mig]. a lev., nella Dioc.
° <a sr) ignoto di, Lema suole
to somi; î
plicarsi bene spesso a talune di ‘quelle
Forre di poggi, i di cui fianchi scoscesi
sono stati corcosi e dilemati da uno o più
corsi di acque.
Infatti alla Zama di Calci ha data
origine e nome il limpido lorr. Tambre,
che scendendo da Zracolle sulla faccia
meridionale del Monte-Pisano, fra il Ca-
stel maggiore e il paese di Calci, passa per
la dilamala contrada della Zoma, lascian-
do alla sua sinistra la chiesa di S. Andrea.
Non starò qui = descrivere quei luo-
Cbetti, che sebbene portino il nomignolo
di Zema, pure nos diedero mai il titolo
a un qualche vico, casale, ossia popola-
zione. Sarebbero di questo numero la Ze-
ma della Corsonne di Barga, la Zama
della Siagerna di Caprese, la Zoma sul
torr. Pavone di Castelnuore di Valdi Ce-
cina; le Zeme di Tredozio, di Modiglia.
na, di Castelfranco di sopm, ed anche
dell Appennino di Zeri in Lunigiana; le
Lama di Vicchio in Mugello, le Zeme
di Pelago sotto Valombrosa, la Zama di
Ports sl Borgo di Pistoja, quelle di Ler-
ciano sal Monie Albano, di Castel-Foco-
gnano nel Casentino ec. — Mi limiterò
perianto a registrare qui appresso sola-
mente un'altra villata che diede il suo
vocabolo sd un popolo coa l' indicazione
specifica di Lema.
po
4 quello di S.
Pietro a Casaglia, nel piviere di Carraja,
Com. e circa 7 migl. a sett. di Calenzano,
Giar. di Campi, Dior. e Comp. di Fireo-
ze, — Ped. Cisscrra pr Cararzano.
LAMARI0 LANMARI, nel piano orien-
tale di Lucca. — Contrada con pieve (S.
Jacopo) nella Com. Giur. e circa » migl.
a maestr.-sett. di Capannori, Dioc. e Duc.
di Lucca, dalla qual città è 3 migl. a prec.
Incontrasi sulla parte sinistra del vec-
chio Osseretto fra la R. villa di Marlia e
la strada R. pesciatina, in mezzo a delizio-
me ed a ben coltivate campagne.
le antiche membrane dell' archi.
vio arcivescovile di Luoca, due ch'io sap-
pia rammentano la pieve e contrada di La.
mari, una dell'auno 906, e l'altra dell'anno
56. A tenore della prima pergamena, la
bettesimale di Aroma nel 9 er
dedicata a S. Giovanni Battista e a S.
ria. L'altra poi del 1056 tratta
donazione per l' anima del defunto Vero.
Giovanni fatta da Benedetto chierico 2)
cattedrale di S, Martino, cui assegnò vai
pezzi di terra situati è Sugromi
Tramonte presso Brancoli, in Marli
in Zamata e in Lameri.
La pieve di S. Jacopo a Lemari non ha,
nè pare che abbia avuto nei lempi indie-
tre alcuna ch. parrocch. sua suffraganea
LAMNO
La pieve di 5. Jacopo a Lomeri, © Lem-
mari nel 1832 contava 2665 abit.
LAMOLA, o LAMOLE. — Varie con-
trade segnalate con la denominazione di
Zemole 0 Lemole, vale a dire di piccole
Lame, danno di per sè siesse a conoscere
che la loro posizione è poco lungi da un
corso di acqua, dove ruppe e trascinò via
una perte cdi ripa.Taleé ln borgata di Ze-
amole allo stretto della Golfolina, il casale
di Zamole sul poggio corroto dalle scque
della Greve, la chiesa di Lemole fra Arci-
dosso e Monte Latrone sulla ripe sinisira
dell'Ease, tre luoghi che quisotto descrivo.
LAMOLE pera GOLFOLINA nel Val.
d'Arno sotto Firenze. — Cas. con annesso
Lorghetto sppellato Bavcransse, nella par-
rocebia di S. Maria a Lamole, piviere de'
Se. Giov. e Lorenzo a Sigua, Com. Giur.
€ circa 3 migl. a pon. della Lastra a Signa,
Dioe. e Comp. di Firenze.
11 casale e chiesa di Lamole sono più
a pon. del di Brucionese, en.
trambi però sella strada R. pisana nella
dall'Arno in Gol.
Rina gote lungi dalle cave di pietra
i maci
Dir perr. di S. firiaa Larnole nel 1833
coniava 529 abit.
LANMOLE in Val-di-Grere. — Cas. che
dà if titolo ella parrocchia di S. Dunato a
Lamoale nel piviere di Maria Novella
in Chianti, circa 3 migl.a
r. di Greve, Dioc. di Fiesole, Comp.
Firenze.
Trovasi sulla pendice settentrionale
del poggio delle Stiache, fra i due primi
rami della fiamana di Greve, nella strada
che guida sulla cresta del moote
di Cintoja.
1 vigneti che danno il buon via di Ze-
mole colanto lodato, sono piautati fra i
mocigni di colesto poggio, quasi sull'in-
greuo della contrada del Chianti.
Ss. Donato è Laznole
di
159 abi
LANOLE LAMOLA, "rota (Ze
mulae ) in Val-d'Orcia. — Pieve antichie.
sima (S. Mariaad Lemulas) aitualmente
ridotta a pubblico oratorio nella parr.ar-
cipretale diS. Clemente a Monte Latrone,
dial qual castello è distante circa un mi-
glio a lev.scir., ella Com. Giur. e migl.
1 A a maesir. di Arcidosso, Dioc. di Mom-
tolcino, già di Chiusi, Comp. di Geosseto.
LAMO 635
R una chiesa di antica struttura a tre
Ravate, situata quasi a mezza strada tra
Arcidosso e Monte-Latrone, sul cammino
tracciato lungo le di-coscese balze che ba-
gua alla sue sinistra il fiemicello Fate.
Del vico e pieve di Lamole sussistono
memorie finn dal secolo IX fra le carte
della badia del Monte Amiata, al quale
Mon. sino d'allora la stessa chiesa plehana
rieneva. Il più antico istramento fu
stipulato nell’anno 853 di gennajo nel vico
di Lamole. — Anche la grancia, ossia
cella di S. Maria a Lamule venne confer-
meta alla badia Amiatina dall'Imp. Lo-
dovico II con diploma dei 4 lugl. 853
spedito in Pavia dalla residenza regia. —
Sette‘anni dopo il preposto della stessa
badia, per atto pubblico rogato in Mon
Licello, allivellò
tributo di 9 denari in
fora di vino da recarsi
Che 1° ubicazione del casale, ossia vil.
lata di Zamole, fosse dov' è tuttora la chie.
smogià omonima, lo prova un con-
tratto dia Sesta badia i regate io Chiusi
li 12 sett. 899, per il quale Pietro abate
di quel monastero diede a livello un pezzo
di terra posto nel cacele di Lemole con.
ottenuto nn privilegiodall' Im
Guido, dato nella ein Roselle li Hi
setto 850, mercè cui farono confermati
alla badia, di S. Salvatore nel Monte Amia-
ta tutti i feudi, giurisdizioni, decime,
chiese , celle e corti statele concesse dall’
Imp. Lodovico II, a condizione peraltro
che gli abati ed i monaci ne erogassero il
in benefizio dello spedale sia d'al-.
esistente all’Abbadia S, Salvadore, ed
in elemosine ai poveri.
Tn tale occasione lo stesso Imper. Gui-
do concedà alla badia Amintina la facoltà
di aprire un mercaso sabbatimo, po
terlo stabilire dove fosse piaciu!
al proposto del mousslero, con
consueti da in vantaggio dei mo.
naci e dei poveri pellegrini. — Infatti il
muovo mercalo venue dui monaci aperto e
introdotto nel casale di Lamole, e non
già all'Abbadia S. Salvadore, come in
principio aveva io congetturato, e di che
654 LAMO
tni fanno ricredere tre inediti docamenti
di quel celebre monastero. Uno è dei 15
giugna 1340,stipulato nella curia di Mon-
te Latrone, quando Munfredi abate del
Monte Amiata davanti a don Graziano
custellano imperiale di Arcidosso prote-
stò, e recatosi nel campo imperialedavanti
al castello di Selvena rinnovò la proteste
innanzi dos Pandolfo capitano generale
in Toscana, dichiarando: qualmente il
monastero del Monte-Amista possedeva i
diritti pro individuo sulla meti del mer-
cato di Lamole, esibendosi l'abate Man-
fredi pronto a rispondere ai suoi contra.
ditori in giudizio.
Il secondo documento riguarda l'esame
di diversi testimoni fatto li 5 marzo" 1249
per ordine spedito da Poggibonsi li sg
Nov. 1248 da Federigo d'Antiochia vica-
in generale in Toscana per l'Imp. Fede-
rigoll di lui padre.I quali testimoni com-
pini davanti a ser Matteo notaro Imp. in
Quirico asserirono, che il mercato Sab-
Batino era solito farsi dal Mon. di Mon-
tamiata cb immemorabili davanti alla
Pieve di Lamole.
Finalmente il terzo documento è una
citazione fatta da Iacopo notaro del Ca.
stel dell' Abbadia di commissione del vi-
cario Imp. Federigo d'Aotiochia , cou
quale fa intimato Giovanni cam
e rappresentante della comunità di
dosso a comparire personalmente di
il termine di otto giorni nella curia
proprio paese
un mercato in pregiudizio di quello che
il Non. Amiatino teneva nel luogo di La-
mole. (Asca. Diet. Fioa. Badia cit.)
Nel secolo XIV la chiesa di S. Maria
di Lamola, ossia Zamole, continuava ad
essere la pieve matrice di Monte-Latrone,
di cui è filiale l'attuale arcipretura di
S. Clemente, siccome lo dimostra fra gli gra
altri na istramento degli 8 ottobre 1363,
LAMO
popolo di Moate-Letrone, comecchè per
venerazione del santuario la chiesa di La.
mole resti costantemente ufiziata nei gior-
ni festivi. — Ped. Lamora (S. Manta n).
LAMONE già Amoza fi. (Amon, o Ane-
monili PI; i di
scino. — Questa del Lamone ba principio
da due rivi che scendono a destra ed a
sinistra del giogo, presso la così detta
Golla diCaseglia, perdove passa la sirada
provinciale di Faenza. TI ramo destro a
partire dall'origine porta il nome di Zu-
mone che conserva sino alla sua foce nel
mare Adriatico. Sotto la hadia di Crespino
si unisce al primo, e costà perde il pro
prio vocabolo di Crespino il ramo che
scende da ponente. Per tal guisa il Lamone
rsicchito di acque precipita con marati-
lioso effetto balzando a scaglioni di rupe
ia rupe, spumafti in estate, ma che fra
i diacciuoli nell inverno scendono senza
strepito dall'eminente pittoresca cascata di
Falbura. ln tal guisa fra poggio e poggio
ilZamone si avanza nella valle del sno no-
me, e scoogliendo per vii ti dei borri
che vi flaiscono verso pon. dai raouti Cal-
solano e Pravaglio, arriva sotto il castel.
laccio di Biforco, dove, dopo la discesa di
quasi mille br., la stessa fiamana s’ingrosa
con il copioso tribnio del torr. Campigno
perattraversare rigogliosa la Terra di Mar-
radi.— Poco al di sotto det ponte a Popo-
lano l'alveo del fiume serve per quasi ire
i linea di confine fra la Romagna
pontificia e la granducale, la quale ultima
abhendona al ponte di Marigusno.
Non o mio scopo argiangere, come il Le-
mone continui placido i cumino, la
bendo per via il pomerio delle mura meri:
dionsli di Puenza dopo essersi riuni
lui la Semoggia ricca del Marseno
molti subalterni tribatarii Lella Romagna
lucale; nè dire, qualmente da Faco-
za dirigendosi a grecale, il Lamone arrivi
alla spiaggia dell' Adristico tra il fiume
Posaro e la città di Ravenna.
La qualità del terreno che questo fiume
attraversa pel territorio granducale consi-
ste nella massima parte ia un gréssilicto
micacso argilloso alternante con uno schi-
stocalcareo-maracso,dis; im strati oria-
soatali dalla porte dell’ ino di Cre-
spino,e premochè verticali dal latocrieni,
LAMP
donde scende il primo ramo del Lamone.
Una siraile giacitura verticale nta la
rocciu medesima dall'unse dall'altra spon-
licuale
piano sono coperte da
calcarea cavernosa stalagraitica , concre.
zioni che nou sono rare in essa
Fed. Manna: Comunità.
Lacazsro, o Acazsri in Vald' Ela.
Cas. che diede il nomignolo ad una ch.
parc. (S. Michele a Lagresto, o Agresti)
nel piv. mbassi, Com. e Giur. di
Monajene, Dioe. di Volterra, Comp. di
Firenze. — Ved. Garsasa.
La parr. di S. Michele a Zagresto nel
1551 contava 58 abit.
LAMPAGGIO nel Val-d'Arno inferio-
re.— Piccolo cas. o villate nella parr. di
S. Giorgio a Porciano, Com. e circa migl.
1 } a lev-grec. di Lamporecchio, Giur.
di ’seravalle, Dioc. di Pistoja, Comp. di
Firenze.
Risiede
mo la sommità del Monte so
f.nuPP. e martire della prosapia dei pria-
cipi Rospigliosi di Pistoja.
LAMPORECCHIO ( Za: lac) sul
Nonte Albano nel Val-d'Arno inferio-
spicciolato chi ebbe an qual.
0, dla cui ricerà l'onorevole ti.
tolo di castello che dà nome ad una chiesa
plebana (S. Stefano ) e ad una comunità
mella Giur. e circa di Se
ravalle, Dice. di Pistoja, Comp.
Contuttociò a questo luogo di Lampo-
reccl o, piuttosto che il titolo comparti-
i di famoso Castel per quel
Masetto , si addice meglio quello di con-
trada, menire gli manca una riunione di
fabbriche con strade che circoscrivono una
porzione di terreno col nome specifico di
questa popolazione, che è spicciolata in
poderi, case e ville sparse su per la gib-
osa peadice occidentale del Monte-Alba-
no. Tale può dirsi la villa di Spigchio
dov'è la maestosa casa di campagna de'
pi Rospigliosi con i suoi vasti
nessi, fatta erigere con disegno del
dal Pont. Clemente LX della stessa
famiglie pistojese. Tali sono le villate di
Papiano, di Orbignano, di Porciano, di
&. Baronto e di Lampaggio, che quasi
. telto pistojese, che
LAMP 65
circondano il capoluogo della comunità,
ridotto alla chiese parrocchiale ed alla sua
canonica con qualche casa Il appresso.
Della rocca, porre, 0 altro fortilizio, che
tolo
meggianie recinto di 70 be. lengo, 4o
largo, e a grosso, murato sopra una emi.
mena sovrastante alla chic di Lamporec:
chio che chiamasi il Castellaccio, comec-
chè per la debolezza dei suoi m
ruderi abbiano forma piuttosto di uu di-
roccato convento che di forlezza.
Fa d'uopo peraltro avverti
dal lato rivolto a pon., qua:
sussistono lultora due ferito;
terreno ad una certa profondità, vi fu sco-
perta una piuttosto spaziosa cisterna.
Di faccia a cotesto poggetto del Castel.
laccio dal lato che guarda pon., varcaudo
una forra, o insenature di poggi, vedesi
la sommità di un altro risalto una
torre quadrata, forse alta 30 br.
cata con buon pietrame che ha dué porte
per entrare nei due piani, uno sopra }
tro, divisi da volte reali, pi comunica
ti fra loro per jntermo angusto passag»
gio. Ma il descritto edifizio non sembra di
costruzione molto sulica, nè trovasi cir-
condato da alcun altro antemarale o ba-
stione. Chiamano cotesta torre il Cartello
del Fitoni, perchè di proprietà di Done-
mico Vitoni discendente dal celebre archi.
soleva appellarsi Fo-
naventura di Arrighetto Vitoni dalle for-
re di Lamporecchio. — Ped. Fonsa.
Noa si conoscono memorie di Lampo.
recchio anteriori al secolo XI, nè io bu
presente verena scrittura , nella quale si
faccia menzione di esso anteriormente “
un contratto dei 19 genn. 105:
alto, col Li uale Martino vescovo di Pistoja
donò la ch. di S. Mercuriale di suo padro-
nato al Mon. di S. Martino a Cesanzova
di Farazzano di varie povessio.
ni, situate nel luogo di Za: io,
in Alfiano, in Caviniano, in Nievole ec. Si
arene qui la tradizione fra quei villici,
che nel luogo del Castellaccio sopre de:
scritto sia esistito um convento, la cui com-
pena fu trasportata a Vinci.
Una holla del Pont. Pasquale I diretta
658 LAMP
a Iidebrando vescovo di Pistoja li 14 Nor.
1105 coufenaò alla chia cattedrale di
derta città, fra le altre cuse e possessi le
suc Corti situate a Casule, a Lampo.
recchio, n Greti, e n Spangrecchio, le i
quali erauo siate carpite alla mensa cpi-
scopale, € quiudi rivendicate dal preno
minato vescovo Ildebrando: meroè cui la
sua mensa riebbe quelle sostanze, guas
solertia vestrac religionis ( scriveva il
Papa ) de laicorum eripuit manibus.
dominio temporale di La
del suo distretto cooperò anche un diplo-
ma imperiale di Federigo I, ipedito da S,
Quirico în Vald' Orcia li 4 luglio 1155 al
vescoto Franci, cui donò fra le altre giuri-
adizioni baronali Monte-Magno con Zam-
ed ogni suo diritto, diritto che
riducevasi all’anuuo tributo di 19 soldi
moneta lucchese, e di due torte.
Infatti come fedeli del vescovo di Pi-
stoja gli uomini di Laraporecchio e di Or-
bignano compariscono nel 1224 , quando
un castaldo della città di Pistoia, a nome
dello stesso Contune e per online del pote-
protestò in pubblica adunanza nella
chiesa del castello di Lamporecchio da-
vanti al vescovo Graziadio, contru l'atto
di sommissione e di fedeltà che questo
prelato riceveva dai consoli e dalla mag-
gior parte «lel popolo di Zemporecchio e
di Orbignano come vassalli della soa chie
sa. lu seguito di tale protesta fu aggiunta
all'atto di fedeltà la seguente clausola : sa/-
va la giurisdizione, consuetudine e ragioni
che aveva sui sudditi e territorio di Lam-
poreechio e di Orbignano il Comune di
Piztoja. (Zaccanta, .Anecd. Pistorien.)
uesta era la prima volta che i vesco-
Ni Pistone dopo il privilegio ottenut
dallimp. Federigo I e confermato da Arri
go VI {28 ott. 1196) e da Ottone IV (anno
1209), si tennero per signori di Lamporeo-
chio e di Orbignano; ecendochè sino dal todi
1264 cru in-oria lite tra Solfrelo vescoro
di Pistoja da una parte, e gli uomini del
comune di Lamporecchio e di Orbi, o
dall'altra, querelandosi questi d'insoliti
servigi di vansallaggio, d'indebite esa.
zioni ec.; e pel contrario il vescovo op-
poneno, che gli sosmini delle due
mila anzidette, essewdo di sua giuri
zione spiri nale e temporale, non corri-
spuadevano alla mensa vescorile ciò che
LAMP
avvegnachè erano giù
dacchè eglino uvu sula-
mente negavano di prestare le albergarie,
ma facevano delle congiure e delle ghe
iudizio dei suoi diritti. La lite tu
ta davanti al lost. Innocenzio dl
i S. Ponziano di Lucca. — Ma la
sione andando in lungo, il Poni
mo con bolla del 3u mars 1216 so
all'Arciv, pisano e all'abate di S. Pon-
Firenze, e Opizzone canourco di Lira.
Da questi tre arhi a Firenze
nel pelazzo di S. Giova
lato pistojese di poler sima
re le terre di quella
munità, siccome aveva praticato uci tem
pi trapassati. (Anca. Dirt. Fiva. Carte di /-
l'Opera di $. Jacopo di Pistuja.)
Il fonti
colo XIII conlorui di
fu guardato dalla fazione ghibellina di
sojs, tostochè con petizione del
A
plicavano i rappresentanti del Comui
di Pistoja , affinchè ad onore della pai
rendewero In difesa e custodi:
e del suo distretto, onde
rare quegli abitanti dalle scorrerie dei
Ghibellini, che allora occupavano il ca-
stello di Lamporecchio. (Zaccaria |.
Durante le guerre accese nelle }:
decadi del secolo XIV fra il Comune di
Pistoja e quello di Firenze, ed in seguito
fra i Fi Uguccione della Fag
giuola , cui non mollo dopn tennero die-
tro vicende anche più disastrose per con-
Castruccio si
dovettero ubbidire ora. datore ora all’aliro
Vingilore. la morie del capitano ter
chese il Cast. di Lamporecchio tornò all’ob-
bedienza dei Fiorentini, i quali col trat-
tato di pace dei 34 maggio 1329 restit
rono ai Pistojesi il castello medesi
quello di Castro e Conio, entrambi
tuati sul Mont'Albano. ( Ammiaar. Zsfor.
For. Lib. VIT).
. LAMP
Finalmente la comunità di Lamporer-
chiv gli 11 apr. 1351 si sottomise separata»
mente alla Rep. fior., che dichiaro il ter-
ritorio medesimo faciente parte del di-
stretto fivrentino.
Donde avvenne, che la corte di Lam-
porecchio, trovandosi a confine «lele ©»
anunità di Tizzana e di Cerreto Guidi
Lampo 637
comprese nel contulo fiorentino, fu-
cono poste ira queste e quella le Passeg-
ie 0 Dogane di ivmtiera che il Conta-
i fra due stati e due dui;
si. — Fed. l'Articolo Fiaxnse Compar-
timento.
Movimento della Popolazione del Pisrararo vr Lawroaeccuro e sue ville
a tre epoche diverse, divisa per famiglie.
Comunità di Lamporecchio. — Il ter-
ritorio comunitativo di Lamporecchio oc-
cupa una superficie di 1326 quadr., dai
quali sono da detrarre 425 quadr. percor-
da acque di fossi e torrenti e da pub-
ragione cioè di 360 individui per ogui
migl. quadr. di suolo imponibile.
Sulla gio.
Confina con sette comuni
grana del Monte Albano , ossia del Barco,
ha di fronte verso grec. la Com. di Tiz-
zana, a partire dal bivio della via di Ze-
poraja per entrare in quella che dirigesi
a S, Alluccio, mediante la quale i due ter-
rilorii si accompagnano insieme sino al
così detto tabernacolo de' Buufanti, e di
la per confini artificiali arrivano al ter-
miue del Susso Bianco, Costà subentra la
comunità di Seravalle, e con questa l'al.
tra di Lamporecchio passa il poggio delle
Banditè per quindi entrare nel borro dell’
Ulivecchio, col quale scende la pendice oc-
cidentale del Nonte Albano, finche alla
confluenza del rio diCerina davanti al ca-
stelletto di questo nome il territorio di
Lamporecchio rimont l'alveo del borno
Cerralto. Giuuto sulla cresta del monte
nella via della Ciliegia, votbanito faccia da
van
sett. a pon. scende verso la Valdi-N
di conserva con il territorio comupilalivo
delle due Terre di Monsummano e Monte
Vettolini , da primo per la sirada della
Casalina, poi peri il viottolo della pietre
‘ajano, qui ici
Paduletta e di Brosi tributarii del rio
Cerina, finché con esso rio giunge al Ca.
nale del Terzo sulla gronda orientale «el
padule di Fucecchio. Lungo il Canal del
Terzo, il territorio comunilativo in di-
miglio, e poscia coa quella di F
un buon miglio, finchè sulla strada
zione, lavera
dal lato di ostro-scir. la Com. di Cerreto-
Guidi. Con esa fronteggia mediante la
strada predetta, poi per lo stradone della
Palle di Bagnolo, percorso il quale tri-
passa la via che da Cerreto-Guidi va a
Lamporecchio. Coetà piegando verso lev.
sottentra la Com. di Vinci, con la quale
attraversa per lermini artificiali le si-
nuosità dei poggi tra Lamporecchio e V
ci, finchè entra nella strada di Leporaja
e con essa ritorna sulla sommità del
Monte Albano, dove ritrova sulle shocco
di
638 LAMP
della via comonitativa di $. Alleccio il
territorio di Tizzana.
per
corrono il territorio in discorso, fra i que-
li il più esteso e copioso di acque sarebbe
incio. Egli è uno dei tributarii del
Fucecchio, dalle cui torbe ine
fronda orientale per colmare e bonificare
quel suolo. l Pincio di Lamporecchio,
ch'è ben diverso dal Zincio che sceude nel
fiame Ombrone dai Moti di sopra a Pi-
stoja, nesce sulla pendice occidentale dei meg!
Monti di sotto, mentre le sue più lontane
sorgenti pertono dalle vicinanze della così
detta Pietra Merina.—È questo il punto
più eminente del Monte Albano, il inogo
donde si una gran parte della To-
scana occidentale e meridionale, giacchè,
eccettuato l' Appennino pistojese € l'Alpe
Apuana, non gli si parano davanti moati
ad esso superiori, quento la Pietra
Marina non sia che 944 br. al di sopra
del livello del mare. — Di quà si gode a
scir-lev. libera prospettiva della valle fo-
rentina e di tette le vallecole sue tribu-
tarie, a sett la catene dell'Appenzino;a
pon.le valli di Nievole, dell'Arno inferio-
re e del Serchio, con tatto il delta pissno,
dal ino al mare, da' Monti Li-
‘vornesi alla ponta del Corvo, ossia al pro.
montorio di Lani.
La qualità del terreno della comsaità
di Lamporecchio, in quanto spoita alla
pendice superiore del bano, ap-
partiene nella massima perie a una calce-
rea stratiforme compatta spesse volle al-
terata e unita ad altre sostanse terrose e
metalliche in guisa da farle cambiare co-
lore e converlirla in palestro venato, men.
tre alla hese occidentale presso al lem-
bo del padule di Focecchio il suolo tro.
vasi coperto da ciottoli, da ghiaje fluttate,
e da un deposito marnoso palustre.
Essendo into le rocce com ti
il territorio superiore della Com. di Lam-
porscchio di mature idenlica © quasi si-
mile a quelle che cuoprono le spalle allo
»
LAMP
steso monte sopra Carmignano e Tizzana,
non vi ha d'uopo domandare, se ctà vi
prosperino le vili, e qual sorta di vimo for-
i uoi grappoli.Che se mai alcuno
saprà dal Redi, che fra i vini
lella Toscana fu da esso desi-
fuato il topazio pigiato in Lam) chie.
Anco quattro secoli innanzi del Redi il
vino di questa contrada era talmente in
credito, che i vescovi di Pistoja facevano
recare alla loro mensa in tanto Suor viso
di Lamporecchio i tributi e censi che que
uli abitanti solevano pagare dei terreni
appartenuti alla sua cattedrale.
Al pari dell'uva riescono oitimi i frutti
di varie specie di piaute che vegetano co-
stà sul Monte Albano, fra le quali la più
ricca e produttiva è quella dell'olivo.
La piccola e variata cultura è quella che
lio si addice ‘puedo ruolo calcareo are
grilto-siliceo, per la maggior appode.
rato e sparso di case coloniche e di ville,
ecceltuando la porzione più alta della co-
munità, destinata al bo-co e alla pastura.
La chiesa di Lamporecchio sotto il tito-
Jo di S. Stefano è molto antica. Esca cra a
tre navate, una delle quali è stata chiusa
per uso di Compagnia. — Non vi si legge
tia nome nè un millesimo sopra i sepol-
cri, le più antico del 1612.
Ervi un bellissimo altare di mezzo ma
tavola rappresentante la Visitazione, com-
posta di quattro figure quasi di naturale
grandezza; cioè la Madonna, S. Elisabetta
in ginocchio, S. Rosco e $. Sebastiano,
il tutto lavoro di terra invetriata della
souola della Robbia.
Anche i pilastri della tribuna sono
adorai di bassorilievi a frutta diverse e
a i di vario colore.
Il pierauo di Lamporecchio è vicario
foraneo , e spettano aL suo piviere le se
guenti tre chiese parrocchiali : 1. S. Maria
Maddalena a Orbignano; ». S. Beronto,
già abbadia ; 3. S. Giorgio a Porciamo.
La comunità di Lamporecchio innanzi
la legpe del 29 seit. 1774, relativa alla ri-
forma delle comunità el diretto fioren-
(ino, era composta dei lì di S. Stelo.
no a Lamporecchio, di S. Baronto e di S.
Giorgia a Porciano ; ina in vigore del re
polamento dei 7 giugno 1975 i sunuomi-
mati tre comunelli furono incorporati con
altri undici alla comunità e poiesteria di
Seravalie, dalla quale venuero usuvamen-
LANC
te stacenti nel 1810, in quanto all'ammi
nistrazione economica, per ri
sol corpo con i popoli di Orbignano, di
Larciano, di Cecina, e di Castel-Martini,
nel sodo che tuttora si mantengono
Rbbe i ni in Lamporecchi poe-
ta Francesco Berni, sebbene i di lui ge-
nitori fonero da Bibbiena; siccome di
Lamporecchio fu oriundo, e fore nella
LANC 639
torre di sua famiglia nacque il cel. archi-
de per il
per il politico ed il criminale dal com-
mivario R di Pistoja, dove ha la sua can-
Ti l'ufizio del Regi-
POPOLAZIONE della Comunità di Lumroazccato a tre «poche diverse.
S. Baronto, già Badia
S. Donnino, Prioria
S. Niccolò, Piere
S Giorgio, Rettoria
S. Stefano, Pieve
Pistoja
San-Miniato,
Torats........... Abitanti n. 2800m.34762.6122
LANCIALBERTI in Val d'Elsa—Cas.
che diede il titolo alla cura
S. Maria a Lancialberti, attualmente
ta a S. Margherita a Sciano nel piviere
di S. Giov. Battista in Jerusalem, un di a
Semifonte, volgarmente di S. Doni
a Locardo, Com. e quasi a migl. a scir.
di Certaldo, Giur. di Castel.Fiorentino,
Dioe. e Comp. di Firenze.
Risiede Laocialberti una piaggia
di tufo conchigliare alla destra del fieme
Elsa e della strada R. Francesca.
Ebbe costà la nobil famiglia
Grifoni di Firenze, che fa petrona della
chiess di Lancialberti sino a che questa
cura con decretoarcivescovile dei 36 aj
le 1802 insieme con l'altra di S. Martino
a Lifoli fu alla parrocchia di S.
Margherita a Sciano dello stesso pievama-
te.—Ped, Scisso,a Asciazo in Val d'Elsa.
LU lì Lancialberti nel 1851 con-
tava 48 abit. e 87 nell’anno 1745.
LANCIOLE , o LANCIUOLE ( Castr.
Lanciolae) in Vul-di-Nievole.— Cast. con
dogana di frontiera e chiesa perr. (S. Bar-
tolommeo) nella Com. e circa 3 migl. a
lib. di Pileglio, Giur. di San-Marcello,
Dioc. di Pistoja, Comp. di Firenze.
È situato ni ‘monti di sopra a Pistoja
presso le sorgenti della Pescia maggiore,
sulla tarada che guida a Pontito Tachi
nel dominio lucchese, presso il confine
della Dice. pinolee, è © del Grandacato
con il Dueato di
Fu uno dei da della Montagna pi-
sojese che tenne la fazione ghibellina,
la quale nel 1290 venne cacciata di costà
e dal castello di Calamecca da un capo
di fazione guelfa, Spino di Ti
essendo dopo tornati i Ghibel
610 LANG
ciole ‘vennero questi di nuovo amaliti
dalle genti del Trivulzio, che scalarone le
mara castellane, riportandone completa
vittoria; în guisa che ogni anno nel giorno
16 di febbrajo il popolo di Lanciole co-
stomava solennizzare il compleanno della
gloriosa giornata. — Fed. Cursrora.
Con provvedimento dell'anno 1330 da-
gli Anzi Pistoja îu deliberato, che
anche La le nvesse il suo sdicente
ore, il quale facesse ragione al po-
polo di Lanciole e a quello di Crespole
solto la dipendenza criminale e politica
del capitano della Montagna.
Nel 1403, di ottobre, il cast. di Lanci:
le, essendosi sedale le fazioni Panciatichi
e Cancell i i glial-
tri castelli della Montagna di Pistoja al
governo del Comune di Firenze, dal qua
le ottenne alcune favorev, pitolazioni.
Nel 1428 insorsero controversie di confi-
ne tra le comunità di Crespole e Lanciole
del doi fior. e quella di Pontito del-
la repubblica lucchese, le quali restarono
terminate nel 1429.
{I dogaviere di Lanciole è di terza clas-
se, e dipende da quello di seconda che ri.
siede alla dogana del Cardino sulla strada
R. da Pescia a L
La perr. di°S. Bartolommeo a Lancio
le nel 1833 noverava 312 abit.
LANCIOLINA,0 ANCIOLINA eCHIAS-
SAJA nel Val-d' Arno superiore. — Vill.
ica rocca che dicde il nome al po-
Angelo all’Anciolina, già nel pi-
e circa a migl .
Terranoova, Dioc. e Comp. di Arezzo.
È posto sul fianco occidentale e vicino
al giogo dell'Alpe di S. Trinita fra le più
alte sorgenti del torr. Agna.
inciolina feudo par es-
di Modigliana confer-
nel 1220 dall'Imp. Fe-
passò Lancio.
li Soffena
mato ai
. Villani (Cronece Lib. IX cap.
273), là dove racconta, come uelle calen-
de di ottobre del 1334 si arrendè al Co-
LANO
mune di Firenze il castello di Lanciolina
per cagione che, rziando il contado
i Val.larno Aghinolfo di Bettino Grosse
bertini con sua masnada che di-
co di sopra, e da q :
per relimersene Aghinolfo dovè riune-
ziare ad ogni ragione sopra la presomi-
mata rocca € suo distretto a favore del Co-
Il peese intorno a Lanciolina nel 1302
ccheggiato dai bell
dei Pazzi e degli Ubertini di Valdarno.
Per la qual cosa con sentenza dei 21 luglio
di detto anno il potestà della repubblica
condanuò quei ribelli in-contumacia alla
pena della testa. — Ped. Gamezzazio.
È fama che dalla rocca di Lanciolina
traesse i natali il celebre Poggio Braccio
sebbene i suoi biografi abbiano
icato in vece di quella il capoluogo del-
la potesteria , cioè Terranuova.
Nel casale di Chiassaja, compreso ne
l'antica corte e distretto territoriale di
Lanciolina, è situata la ch. parr. di eu-
trambi i paesi, la cui popolazione nel
1833 ascendeva a 253 abit.
LANCISA o ANCISA nel Val-d'Arno
superiore. — Ped. Incisa.
Luscisa, 0 Ancisa di Varvi-Bacvo
in Romagna. — Fed. Seavariama nella
le del Savio.
LANCISA, o ANCIS:
— Cas. con cappella (S. Maria) nel pivie-
re e popolo di Lizzano, Com. Giur. e cir-
a : a sett. di San-Marcello, Dioc.
di Pistoja, Comp. di Firenze.
È situato in cova fra Lizzano e Sen-
Mercello sull ica strada maestra mode-
nese, siata aperia o piuttosto restaurata
nel 1235, sopra uno sprone della monta-
qua che scende alla sinistra del fiume
Lima. Era Lancisa wa comunello di Liz-
zano, che com
LANO e CORTI
late composte di dee popoli insirme riuni-
ti (Sx. Niccolò e Lorcozo delle Corti, e
S. Martino a Zeno ) nell'antico piviere di
S. Gio. Battista a Castello , Com. Giur. e
o estro di Colle, Dioc. mede-
LAPI
Le vill:te di Zano e delle Corti s'in-
eontrano nella strada provinciale tra Ca-
sole e Calle sulle piagge che rasentano
dal lato manco il corso dell’ Elsa mor-
ta. Ped. Conn (1a) in Val.d' Elsa.
La perr. di S. Martino a Zano e Corti
nel 1833 noverava 119 abit. — Confron-
tata con la popolazione del 1551, la pare.
delle Corti allora av , e quella di
Zano 53 abit., mentre nel 1745 la parroo-
chia delle Corti era ridotta a dal,
e l'altra di S. Martino a Lano a 4:
LAPI (S. GIORGIO 2) nella Sal 79
bia. — Antico comunello del Terzo delle
Masse di S.Martino, che portò il distintivo
della sua chiesa parr. attualmente diruta,
e da lunga mano riunita al popolo di S.
Pietro a Monie-Liscai nel piviere e vica-
riato foraneo del Bozzone , Giur. Dioc. e
lena, da cui il Cas. di Lapi,
quasi tre migl. a grec.
in un’ amena collina fr
torr. Bolgione e Bossone, che bordegi
o îl così delto Piano di Lapi.
Ebbe origine da un monastero di don-
ne della congregazione di Camaldoli, eret-
to nella prima metà del secolo XII sopra i
beni donati a quelle recluse dall'abate del
Mon. della Rosa, e più tardi spesse fiale
sovvenuto per pubblico decreto dal Co-
mune di Siena.
Alcuni istromenti rela!
S. Giorgio a Zapi, 0
trano fra le membra
Trafisse di Siena; il più antico dei quali
è dei 15 giug. 1306 o nella chiesa
del Monastero di $. Giorgio all'Api. ln
altro contratto, dei 23 aprile 1316, trat-
tasi della compra di un mulino detto del-
la Querciole posto sul finme Bozzone, che
fu soquisiato a nome delle monache di $.
Giorgio all'Api. (Ancu. Dirt. Fiox. Carte
del Mon. delle Trafisse).
Queste strali nel 1409, essendo ri-
I namero, furono incorpo-
rate al vicino Mon.
Pelli — La chiesa peraltro di S. Giorgio
continuò a servire di parrocchiale sotto
il governo di un religiowo sucerdote Ca-
mmaldolense , sino a che verso la metà del
secolo XVIT, minacciando essa rovina, fu
soppressa , € la sua cura raccomandata al
parroco di S. Pietro a Monte-Li
regolamento Leopoldino del a giu-
quo 1777 relativo all'organizzazione eco-
LAPP 64
nomica delle comunità della provincia
superiore senese, il comunello di S. Gior-
gio Zapi, oall'Api figurò fra quelli che
componevano la Com. del Terzo di S.
Martino di Sicna.
AI presente non esiste di quel fabbri-
cato altro che un avanzo della tribuna
della chiesa ili S. Giorgio a Zapi, il cui
distretto nel 1640 consisteva in otto
deri, dove si trovavano 50 abit. — Zed.
Sura ( Comunrrà pri Tiazo pr S. Maxri-
no DI )
Luxrica o Lasanrica, detta anche An-
rica nel Val-d' Arno superiore. — Villa
signorile che diede il nome a un'antica
chiesa par. (S. Andrea) da lunga mano
riunita al popolo di S. Cristoforo a Per.
ticaja, nel piviere e Com. di Rignano,
que del Pontassieve, Dioc. di Fiesole,
di Firenze. — Fed. Axrica nel
Sr ’ Arno superiore.
LAPPEGGI, APPEGGI o LAPPEG.
GIO nella vallecola dell’ Ema. — Contra-
da sparsa di bei palazzi di campagna, fra
i quali una villa magnifica della casa
granducale Nedicea con cappella (S. Ma-
ria Maddalena de’ Pazzi) nel popolo della
pieve di S. Maria all'Antella, Com. Giar.
€ 3 migl. a ostro del Bagno a Ripoli, Dioc.
e Comp. di Firenze, dalla qual città le
ville di Lappeggi sono a un bel circa 5
scr.
secoli trapassati portava singolar-
mente il titolo di Zappeggi una casa tor-
rita e rinchiusa da muri esistente tuttora
sull'ingresso dell'alto piano di Lappeggi
nella strada che guida a Mondeggi; co-
mecchè sotto nome di Lappeggi o Lap-
peggio s'intende una estensione di terri-
torio fra il torr. Grassina e l' Ema nella
perte merislionale del popolo dell’ Antel.
I», contrada celebrata dal Redi nel Bac-
co in Toscana, allorchè cantava:
La casa torrita di Lappeggi testè no-
minata, nel secolo XIV apparteneva alla
badia di Montescalari, il cui abate l'alli-
vellò insieme con un podere ed altre ter-
re annesse. Riferisce a una tale enfiteusi
fra gli altri un istrumento del 1.° aprile
1337 rogato nel popolo della chiesa ple-
642 LAP
hana di S. Maria dell Antella foco dicto
Lapegio, col quale Guidlarcîo del fa Ghe-
rardo del fu Buonagiunta de' Bardi di Fi
renze prestava mallevadoria per
sto di un podere fatto dal Mon. di S.
siano a Monte-Scalari, obbliguadosi a ti
levare quei monaci da ogni casu di coa-
danna, bando, confisca, 0 prestanza, lira
dell'estimo, gabelle imposte e da imporsi
dal Comune di Firenze, come pare da
ogni i possibile ninenna per
conto di eresia ec.
Appella anche più
Casa torrita di Lappeggi wu atto pul
co dei 24 gennajo 1340.— Traitavasi
rivendicare al Mon: di Monte-Scalari un
growso podere posto in Val-di-Rubiana
coutm gli eredì di Cione del fu Uberto
del popolo di S. Amilrea a Linari, pivie-
re diS. Miniato a Rubiana, con molte al-
tre terre e case, tra le quali il palazzo con
la torre di Lappeggi, ivi designati così:
quandam domum altam sive turrim cum
quadam alia domo positam juxia cam ci-
latam turrim in Loan plebis Antillae,
loco dicto Lappeggi. (Anca. Dirt. Fion.
Carte della Vedie di Monte-Scalari).
La Torre stessa di Lappeggi coo la
Casa aunessa e il vasto podere contiguo
nel 1750 da! Mon di Monte-Sealari furono
allivellati al Cardinale de’ Bardi, da cui
pervennero nei suoi nipoti ed eredi. Estin-
ta la sua linea nel conte Girolamo Bardi,
fu rinnovato il livello fra l’attuale pos
Rimediotti e l'Opera esterna
Maria del Fiore, subentrats nelle
ragioni della soppressa badia di Monte
Scalari per clrgita sovrana.
Ma i possessi più estesi, le case di
le più grandiose, i lunghi e
i, i molti giardini, le fonti ar-
per cui è salita in maggior no-
me la contrada di Lippeggio, furono in
gran parte acquistati dalla casa dei Me-
dici, che a Zappeggio ed alla gita di
Mondeggi ehbe parco, poderi e
no dall'epoca di Leone X.—
pivci.
La villa reale però di Lappeggioco tutti
i vasti aunessi, giardini ragnaje, paseggi,
vasche e fontane copiosissime di acque
condotte dal poggio a grec. per il cam-
mino di quasi due miglia im varie dire-
sioni ai possessi Medicei, sono
opera del cardinale Francesco
23° îMon
uasi tutti
ria fra-
Larp
tello di Cosimo IIL Per volontà del qua-
e sorsero in pochi anni sul piameggizn-
te doro detle colline di Lappeggio stra
pai Giuncheggiati da una doppia lines
pressi con statue sui quadrivii, sui
e ad ogni capo strain. Fa quel
porporato che fece convertire incolte sel
ve in ameni giardini, case coloniche in
campestri palazzi, malagev
in ampie strade carrozzabili . Ma per
sapere quanto sperò a a Lappeggio il car-
dinal big pio
il poteva ir meglio del piacevole
porta Fagiuoli, del quale ne giorerà qui
ripetere il veridico ragguaglio inviato
alla principessa Anna Elettrico Palatina,
nipote del cardinale prenominato , con
le seguenti terzine.
Bisogna ire a Lappeggio, e veder là,
Addove pare che per via d’incanti
Fiuccia quanto mai vuole e quanto si.
Dove non era goccia d’acqua, tanti
Le vasche, le conserve, le peschiere,
1 boschetti, le grotte e le verzure
Si fanno dal vedere al non valere.
N'un tratto salten su siatue e
Gallerie, gabinetti, terrazzini,
Lontanauze, vedute e diritture.
Oggi due mute insiem vanno a gironi.
Ogni cos lassù fassi in an volo;
Viè tuttofuorchè iltempo; oquesto mai
Non v'è, nè se ne dà pur ua saggiolo.
Questo «ignore a quel che io owervai
S'altatteria al divin : che le parole _
Però si prova a fare ciòch'ei vuole: (sto;
Prenderia un po' d'onnipolenza in pre-
Ma tal servizio a niun far mai si suole.
(G.B. vot1, Mime piacevoli,
Parte I. cap. 5.)
Ma sul declinare «del secolo XVITT la
R. Villa di Lappeggio con tutti i suoi am-
nessi fu data ip affitto, e quindi venda-
. Dopo di che gli olmi Ò cipressi fango
li per il giro di circa quattro m
vennero atterrati, e lo stesso palazzo di
LARC
sfatto più che per metà, e poi riedificato
dall’atival possessore Cap. Cambiagi.
LARCIANO pi LAMPORECCHIO nel
Val-d'Arno inferiore. — Vill. cou pieve
(S. Silvestro) già della distrutta ma-
trice di S. Lorenzo a Vajuuo, nella Com. e
quasi ducmigl.a maestr. di Lamporecchio,
Giu Seravalle, Dioc. di San-Miniato,
una volta di Lucca, Comp. «li Firenze.
Risiede sul fianco occid. del Monte-AI-
bano, ossia dei monti delti di sutto rap-
porto a Pistoja, fra Lamporecchio, il Cas.
di Cecina e la chiesa di S. Barouto, un
miglio presso alla sommità del monte
preaccennato.
Sino dalla metà del secolo X , fu Lai
ciano antica signoria dei conti Guidi;
veguachè nell'ottobre dell'anno g4:, due
figli del Conte Tegrimo, ( l’autore dei conti
Guidi di Modigliana)cioè Ranieri e Guido,
stando in Pistoja, per l'anima del Radre
€ di donna Iugheldrada loro madre
rono alli cattedrale de' Ss. Zenone, Ru.
fino e Felice, e per essa al suo vescovo
Kaimbeldo casslino dove era stata
fondata la Pietro, ie loco
dicto Casise preso la villa di Larciano,
com tuite le lerro vigne e masserizio a
quella apperienenti. — Wed. Cascase nel
Val-d'Arno inferiore.
Infatti il Cast. di Larciano trovasi nel
mo 1235 sollo lì 23 Nov. furono venduti
dei 4 fratelli figli del conte Guido Guer.
ra di Modigliana al Comune di Pistoja
mi pistojesi dovettero obbligarsi @ pagare
alla stessa città un a00uo tributo in de-
LARC 685
Dall'anzidetta epoca in poi il Comune
di Pistoja fortificò ura e di baluardi
il castel di Larciano; talchè questo sole
riguardarsi fra i principali castelli dci
monti di sotto. Quindi è, che nel 1309
avendo i Fioreutini coi Lucchesi us v
a Pistoja, una delle prime imprese
fa l'assedio di Seravalle, alla cui resa
tenne dietro quella del Cast. di Larciano
{ott 1302), avvegnachè troppo tardi arrivò
in soccorso una schiera di armati da Pi-
stoja a tale scopo inviata.
Alla pece del 1329 Larciano fu resti.
tuito dai Fiorentini all ico dominiu,
fornito di armi e diarmati, specialmente
all'occasione che nel 1391, calando dalla
mootagna di sopra verso i munli di sotto
un esercito mandato dal Visconti duca di
Milano contro i Fiorentini ed i Pistojesi
insieme alleati, questi ultimi scrissero let.
tere (19 seit.) ai terrazzani del castello di
Larciano, dalle quali apparisce, che an-
che allora costà continuava ad avervi rc-
sidenza ua polestà istituitovi fino dall’au.
no 1330, e costà in Larciano nel 1401
fe rafermato, quando il Comune di l'istoja
coa atlo pubblico degli 11 ottobre deli-
berò, che la città col contado pislojese foss:
in avvenire contado fiorentino. Fu allora
che tutte le del pistojese, nou
dipendenti dal capitanato della Montagua
soperiore, furono ridotte al numero di
quattro, alle quali venne stabilito il pre
torio al Moniale, a Tisana, a Seravalle
eil a Zerciano.
Con editto del 1 nor. 1972, in esecu-
zione del motuproprio de' 30 selt. prece-
dente, relativo al nuovo compartimento
dei tribunali di giustizia del dominio fio-
reutino, la potesteria di Larciano fu sp.
pressa e riunita alla giurisdizione del po-
testà di Seravalle. Quindi nol 1774 la co-
muuità di Larciano restò riunita con Ce
cina, Orbignano, Porciano e S. Barouto
in un sol corpo di araministrazione a
quella di Lamporecchio. — Ped. Lux-
rossore.
La perr. di S. Silvestro a Larciano
nel 1853 moverava 1692 abit.
LARCIANO pi BAGNO in Romagna.—
Cas. che ha dato il
e un migi. circa a grec. di Ragno, Dioc.
di San-Scpolcro , già della Badia Nellins
di Rugno, Comp. di Firenze.
644 LARG
Risiede in collina alla destra del Bume
Savio, sopra i poggi che stendonsi. verso
maestro dal monte Comero.
Auche questo Larciano fu signoria dei
conti Guidi di Modigliana dopo che i
figli del conte Guido Guerra , quelli me-
desimi che avevano venduto nel 1235 il
lina da diversi diostetr pera contrada,
fra i'quali un conte di Castrocaro, per il
prezzo di lire 960 di Ravenna. Dondechè
nel privilegio dai CC. Guidi ottenuto la
seconda rolla (unno 1247) dall'Imp. Fe-
feudi di quei
derigo Il, fu comprea
le sulla metò
dinasti anche la giuri
dei tre castelli prenomi
In quanto alle vicende istoriche del
Larciano di Buguo, essendo state comuni
con quelle d del capoluogo, invierò il let.
LaRI
dei due territorii e giurisdizioni politi.
che dì Siena e di Firenze sel lodo pronuu-
ziato dagli arbitri iu Poggibunsi Li 8 lu-
glio del 1203, nel quale documento cute-
sta fronticra trovasi designata col seguente
ordine: Mons Zucus de Lecchi,
num , villa de Larginino, Cacc ,
Mons Castellum ( Moati ? ) Torricella,
Brolio eve.
popolo pel allora dipendeva dalla
comunita di Querce Grossa.
Sulla fine del secolo XIV il popolo di
Largenino doveva cer già unito toa giello
di Lucignano, tostoché queste due
formata un 101 comunello quando i suoi
abitanti nel 1385, ai 15 aprile, come
pendenti in qualche modo datia giarindi.
zione d'Arezzo, prestarono Giuramento di
i 30 fedeltà ed ottennero alcune esenzioni dal.
te-Grauell gni tutte le ragioni
che al medesimo per qualsiasi titolo po-
tevano compelersi sopra i castelli di kE.
gno,di Larciano, della occu di Corsano,
di Zancisa, ossia di Selvapiana, del Ca-
stel Benedetto, di Monte di Sacco e del
castello di Tredozio.
LARCIANO (PIEVE mt), o si FAL
TONA.— Fal. Fasrona (Piave n) nella
Val.di.
LARGIN TX0,0 LARGENINO, taltolta
l'Ancevsina nel Chianti all Val-d'Ar-
bia. — Poggio e casale che fa comunello
con chiesa parrocchiale {$. Pierro a Lar-
giaino ) da luugo tempo diruta, la quale
tu ammensata con S. Giusto a Renienna-
no alla parrocchia di Zuci ossia di
Lucignanello nel piviere di S. Marcellino
in Avane, volgarmente chiamato a Bro.
lio, o in Chianti, Cum. e circa 6 migl. a
entro di Gajole, Giur. di Radda, Dioc. di
Arezzo, Comp. di Siena.
Agli Art. Axcena, Ascersima e Arozso
fu avvisato, che tali nomignoli erano ri-
musti ad alcuni poggi collocati sul lem-
bo, e facenti quasi argine fra il Chian-
ti fiorentino e il Chianti della Berardenga
cenese. Infatti il poggio dell''Arpennine,
0 sia di Larginino fa segualato a confine
la Rep. fior.—Fed. Ancamn ma, Avant $.
Mancestiso anperca, Locsuzaso,
Grosro {$.) asta Moxacas.
LARGNANO nei Val-d'Arno casenti-
nese. — Ped. Lazzaro.
LARGNANO nella Val.di-Chiava. —
rr. (S. Michele Angelo )
di + Com. Giur.
a grec. di Castiglion-Fio-
rentino, Dioc. e Comp. di Arezzo.
È situato quasi sul vertice del Moute
Marzana fra Je sorgenti di tre fiumicelli,
il Nestore, il Cerfone ed il Fingone, che
imi volti a ler. e scir. scendono
I-Tiberina , il terzo nella dire
percorre in mezzo alla de-
liziou Val'di.Chio , che è la Falchiusa
di Valdi-Chiana. " —
La ch. di S. Angelo a Lerguuno fa
eretta in prioria per decreto vescovile dei
23 magg. 1757.
La parr. medesima nel 1833 contava
soli 79 abit.
LARI celle Colline superiori pisame.—
Terra murata con sovrastante castello at-
tualmente ridotto a pretorie, capolsogo
di comunità e di piviere (Sì Maria e S.
Leonardo) nella Dioc. di Sanminiate, già
di Lucca, Comp. di Pisa.
Travasi Lari sopra una collina di telo
conchigliare posta fra la vallecola della
Cascina, che l'avvicina dal lato di lev. e
LARI
li Valle della Tara, che gli resta = pon,
mestre dal lato di sett. gli sî dal
ti le Valli dell'Arno pisano € del Ser.
Tucchese..
Sebbene la situazione di Lari non
più elevata di 356 be. sopra il livello del
mare Mediterraneo, ciò nonostante scuo.
pre di costà un’ estesa veduta , cui fanno
Gera per la perte di lev. a gree. i monti
LARI 645
scir. si appellava la Porta Wolterrane, o
del Ponte Easa lu demolita nell'anno 1780
per facilitare alle carra ed alle vetture
l'eniratara nella Terra. Sopra quest’ul-
tima poria era murata altra iscrizione in
pietra. con li stemmi dei sotto nominati
vicarii, cioè: Tempore Bonacursii Luce
de Pittis Vic. MCCCCLIII. = Laurea
dii fianni Vic. 1453.
Di questa Terra principale delle colli-
né pisane noa s' incontrazo memorie mol.
i to antiche, qualera non si voglia fabbri-
care castelli in aria, andando in traccia
di vaghe congetture per dare wna stirac-
panorama i chiata spiegazione del suo vocabolo, che
alcuni cercarono fra le divinità pagane dei
Lori domestici e dei Lari delle compa.
pre, altri fra i nomi e prenomi di fami-
tomane, menire ceriuni credettero
li trovare a questa congettura qualche
appoggio nella fatta nei contorni
igl. di Lari d'idoletti e medaglie amtichissi-
io
e cui dà unico ingresso usa scala di g5
qrdisi com antiporto. Alla metà delle
Li hevri altra cinerna
Mico fatta mel 1448 oe l'arma
equele delli Sai li viari ile ni
Hae pisane a Lori.
Il cerchio inferiore delle mara che cir-
eoadano il castello di Lari racchiude tra
questo e quelle una strada, la quale gira
intorno all'alto rotondeggiante fortilizio,
da grin che priebbe amcoigiiani quasi
= pere. mentre esso sporge di
supra de de la chiesa
beta della Terra. Le quest'altima
hanno tre antiche porte, per le quali si
stra dentro il paese; cioè una a grec. det-
è la Porte fiorentina con l'arme de’ Medi-
sopra l'arco, dal lato siuistro lo sierama
de Salviati,e a destra quello di Leri, che
è una forre sopea un'iscrizione del seguen-
teienore: Al tempo di Batista di Giano
ppi pali
Renate Zire Livorno è
vu
ple- mento deg!
ne, siccome fu eseguito mediante
me di broazo e di argento, alcune delle
qui si mostravano nella villa signorile
i Pamdolfini fuori della Porta pisana,
presso il subborgo chiamato del Colle.
Comanque sia, di una corte e castello
di Lari nel contado pisano si fs menzio-
ne in ua placito o giudizio pronenzieto
in Pisa li 31 agosto 1067 da Gottilrede
march. di Toscana; mercè cui fa ordinato
di restituire al vescovo pisano ed alla ma
cattedrale i beni e il pedronato di nua
chiesa situati nella corte e castello di Ze-
ri; in conseguenza della donazione che era
giù stata fatta alla di lui mensa da un Il.
debrando figlio di un tale Alchero.
Si può peraltro credere, che durante
l'esistenza della Rep. di Pisa il castello di
Lari sì ritenesse sempre presidiato per
conto di quel governo, giacchè da un istru-
Dic. 13,5 apparisce, qual-
mente gli abitanti di ‘Lori, consideran-
do all’inconvi
nuovi capitani delle colline pisane, i
quali venire solevano sino d'allora a rea-
der giustizia ii in Lari, deliberarono, a agra-
vie del loro comune, di acquistare in
compra a tal uopo una sulliciente
mento Lesià citato. ( Manm, Odeporico
delle 1 MS. nella Riccardiana ).
Nel 1164 i terrazzani di Lori presero
parte nelle turbolense insorte fra diversi
da
646 LARI
paesi del dominio di Pisa, contro i quali
i governanti di questa città inviarono
ite armata per farli ritornare alla
Figi dovuta. Peraltro nel secolo sus-
seguente il popolo di Lari sedotto nuò-
“vamente insonse, e l’apportunità del sito
restasse ardire ad alcuni potenti
ribelli e fuorusciti della patria,
si fortificarono costà.
1a ieore igaoia l'epoca pella quale il
Cast, di Lari fu f: , ma nel 1330
vi si ritirarono gli Upezzinghi dal vici.
no loro di Maczigamboli, e da
eni i che vi fosse la prima volta
costruita la rocca saperiore, stata più tar.
di rifabbricata con maggiore solidità, e
finalmente convertita nel palazzo preto-
zio, e negli annessi della curia, conser-
vendo sempre il nome di castello.
Noa saprei tem dire, nè quando,
mè come il castel di Leri principiasse ad
euere destinato a fortilizio presidiato e
sotto l'immediato dominio della Rep. pi-
sana. È fama peralito che il giuspadro-
mato del luogo fosse [put renato per titolo
di donazione dagli inghi Idi May
sagamboli ne ti Ercivascori di Pi
cells comunità di Lari, e più tardi la
Corona di Toscana rita tn piccole cen-
Se il atene ricaio nai
gato sulla porta interna del pretorio, leg-
(esi la seguente anaccheronica oltava:
Ero cosa ceduca, chictia e vile,
Minacciaco rovina ad ogni vento,
Ta me nen era loggia mè cortile,
0058 piens .
pippa porcini
Zon Sa dal ciel favor mai tarda o lento,
LARI
me murata nel cortile del pretorio leg-
gonsi i seguenti qualtro versi :
Temporis et muri sacvas subitara ruinas
Trenstalie intutum signa beni gnus amor.
Qui struzit fasta lonze, resmotus ab mai
Nosnine Capponius ss era.
Al Capponi reddetto precedè di un as-
no nell’isiessa carica Alessandro di Pietro
di Mariotto Segni (dal 25 sett. del 1524
al 25 marto suseguente) il cui stemma
ed anno trovasi fra le numerose armi mu-
io Segni
è ripetuto în un bellissimo alto rilievo
di scultara di Luca della Robbia che con-
servasi nel quartiere del vicario di Le
ri. —È wn ovato rappresentante una Me-
donna co) S. Bambino tulto di vernice
bianca, contornato da un festone di fiori,
di frutti e di fogliami a diversi colori.
La Terra di Lori si sottomesse con alle
pubblico al dominio della Rep. fior. nel-
l'ottobre del 1406. D'allora in poi la ca-
pitania delle colline superiori e inferiori
pisane prese il titolo di vicariato di Lari,
ed il primo vicario fiorentino che vi
tenne ragione fu Angelo di Giovanni da
Uzzano.
Gli statati comunitati i Lari ven-
mero riformati solo il rio Niocolò di
Roberto Davanzati, e contano la dala del
1 febb. 1414. Delle nota peraltro degli
stslutarii che concorsero a fermarli rile
vasi, che li statati medesimi erano appli-
cabili a tutto il vicariato, al quale allora
trovavansi soggetti i comuni seguenti:
1. Zari, 2. Cascina, 3. Pariescio, 4. Cep-
pato, $. Sanl'Erme coa poche ville, 6.Col-
Te Nostenioo 7 Bagnoe doyna,e S. Raf.
fino, 8. Ceroli e Gramignano, g. Levajo-
mo, 10. Crespita cia Carpinzio, Feb
Per razia desto nobil Gianfigliazzo con Ri
| Di «il tugurio divento palazzo,
Ma chi scrisse questi versi nom vide
forse i due dintai che forono impresi e
cotti colla terra verniciata delia Robbia
insieme coll'arme di ua altro mobile fio-
remtino, stato vicario in Lari pel Comane
Fa questi Bor-
La chiesa parr. di Lari è notata nel
catalogo del 1260 fra quelle della Dioc.
Jnochese come filiak: della pieve di S. Dar-
LARI
tolemmeo a Zriena.Il palronato della me-
doma spettava da tempo immemorabile
3l pupolo, comerchè nel 1418 vi concor-
teme per una vore l' Arciv. di Piss.
Giò richiansa alla mente il placito del
1063 del march. Goitifrelo, mercè cui
furuno restituiti al Vesc. pisamo dei be-
ni con il padronate di una chiesa pelle
e di Luri per donazioni ante-
riermente fatte alla sua mensa vescovile.
Con decreto delli 10 dicembre 1372 il
vescovo di Lucca diede licenza al rettore
della cera di Lori di bettezzare i susi po
poleni per la Tagione, ch'era stata distrut-
ta la pieve di Triana. Con tuttociò il se-
cre fonte nen venne collocato nella chiesa
di Lari prima dell’anno 1449, e ciò me-
Aliante Tonno tributo alla mensa
se di libbre due di cera.
Lo chiesa plebana di Lari è di una sola
navata, ed ha sull'architrave esterno «lella
porta scolpito l'anno Sul fron-
lone della facciata sono state collocate due
staterite di marmo bianco, comsecchè nom
fesro fotte per quel porto. Una di cme
ta la SS. Annunziata , e l'altra
Fiero Gabbriello. Sono enirambe di
buono scalpello : € qualche intendente le
La sapponte npera ili Temuzaso figlio del
triebre Andrea Pisano scultore, archi-
tetto e eno de’ più valenti allievi di suo
prede.
af pieve non conta alcuna parror-
chia seffragamea, ma piacque a Mons. Sua-
tea Vese. di Sanmigiato di costituirla nel
LARI 657
ua dei caposesti , ner quali distri-
iese della sua diocesi , assegman-
do al capusesto di Lori le parrocchie di
Cevoli, di , «del Bagno a Acqua,
di Colle Nonunino, Parlascio, Sent Ermo,
sciana, Usigliano, Fauglia , Crespina,
Tripalle e Tremoleto. ti
Dalla sopra esposta nota dei varii co-
musi che concorsero alla compilazione de-
gli statuti di Lari e di tutto il distretto
resalterebbe, The nell'anno 1415 quel
vicariato non codiprendeva mella sua gia-
risiziune altro che le colline superiori
pissne, le quali pel civile troravansi al-
lora suddivise nelle potesterie di Zeri, di
Crespina e di Rosignano.
Pochi anni dopo peraltro il vicariato
di Lari si estese nou solamente sopra tutte
i pisane,
cheggiono la Valle deli’
quenza di chè la sua gieriadizione oltre
Ne tre potesterie di sopra nominate ebbe
noche quale di Peccioli e di Palio
Nei secoli posteriori lestesso vicariato fa
soggetto a diverse modil nni
bramenti, il più recente dei quali seguì
nell’anno 1833, quando fu eretto il vica
riato di Rosignano.
11 clima di Lori e dei suoi contorni è
mitimo, ele scque dei fonti, quantunque
casse, sono buone.
Nell'estate sappiiscone le x acque delle
cisterne, e quelle di una fonte pebblica
per gli usi più comuni ed esterni.
Iorimento della Popolazione della Tassa vi Lau a tre epoche diverse,
divisa per famiglie.
Comunità di Lari. W territorio di que
sta comunità abbracci a superficie di
278:9quadr. agrarii, dei quali 8-1 quadr.
gono cerupati da coni di acqua e du pub
bliche strade. — Vi si trovava nel 1833
una popolazione di 3483 abit., calcolati a
648 LARI
ragione di circa 726 individui per ogni
migl. quadr. di suolo imponibile.
Questo territorio, che presenta una fi.
guera conica irregolare cos la base tra
e lib., trovasi circondato da g comunità.
La le volta a scir. confina con la
Com. di Chiassi mediauie il torr. Fine
detto di Rivalto, per distinguerlo dal fi.
Fine che scende dall'upposta pendice dei
moati di Chianni alla myrina di Ro.i-
guano, mentre il torregte Fine iributa
le suo acque nella Cascina. A questa con-
fiuenza subentra dal lato di lev. la Con.
di Terricciuola , con la quale l'opposta
di Lari cammina di conserva lungo la
presccenuata fiumana. Alla strada tra Ce-
voli e Sante Pietro incomincia la Com.
di Capannoli, seguita il corso della Ca-
scina sino a che giunta vicino a Ponce
(0 lascia a destra il fiume e con esso la
Com. di Capannoli. Quà voltando da lev.
a grec. incontra il territorio della Com. di
Ponsacco , cui serve di limite la Fossa.
nuova fino alla casa del podere omonimo,
dote sottenira la Com. di Pontedera, con
la quale l'altra di Lari fronteggia di cou-
serva per lo siradone di Pelmerino, che
costituisce la puata del cono sopra indi-
ato. Costà il territorio di Lari voltando
da gree. a maestr. e quindi a pon. incon.
tra la Com. di Cascine, e và con essa di
comerva medizale fossetto dello Stros-
sé e lo stradone di Pe/merino sino al
Fosso del Fannone. A questo fosso trora
la Com. di Fauglia e con essa questa di
Lari corre lungo tratto dal lato di pon,
ora lan-
faccia da pon. a lib. trova dirimpetto ce
quella di Santa-Luce, con la quale diri
gesi verso la strada comunilativa che gui-
da a Colle-Moetanino, e di là per termi.
ni artificiali col torr. Fise di
Rivalio,, nella direzione da lib. a grec.
finché ritrova la Com. di Chienei.
Fra i maggiori corsi di scqua che altra-
versano o che raseatano la i Lori,
ponono contare, a lev. la fiumana della
scina, a sett. il fiuraicello Cre.pine, e
dal lato di sett. il Fosso Neale 0 del Zaa-
none. Quest’ultiso ha la sua origine sulla
pendice sett. della collina di Lari, men-
tre il Crespina mise nella collina di Usi.
liano a cstro dello stesso capo-Luogo.
LARI
Molte e buone strade rotabili sono state
aperte nel territorio di questa comuni-
U ale rasenta il ter.
dal lato di lev., a
partire dalla R. pisana a Pontedera, la
quale passando da Ponsacco e di la lungo
la Cascina giunge al Bagno a Acqua. Ù
altro tronco dui tira) provinciale si stac-
la collina di fida € costì rimoniando
il fosso dello Zassone pertiene a Lari.
La qualità del terreno di questa co-
munità riducesi quasi tutta ad un telo
calcareo arenoso più o meno ricco di an
gilla. Egli ha un colore giallo rosas
è zeppo di molluschi di varia specie
univalvi, bivalvi e coscamerati, la
grandezza delle ostriche di un palmo siuo
alle conchiglie quasi microscopiche. Sono
di quest'ultima classe gl innumerabili
ammoniti che costiluiscouo il tafo pie
Iroso, ossia la Zamackella delle cave di
Ss Frediano a Usigliano di Lari, e del
poggio di Parlascio.
Sal coufine a lib. della comusità di
Lari, comecchè la matura predominante
del terreno sia costà pure dello stesso ge-
nere, ciò nonostante il tufo che lo ricuo-
pre è più scarso di testacei.
In questa siessa comunità è compreso
il famoso Bagno a Acqua, devominato
atche il Bagno di Ca.ciane , sopra il
quale non starò ad argiungere parola a
quanto dissi al suo Art. Acqua (Euro 4)
L'agricoltura nei contorni di Lari vi
è ben praticata, e le sue terre ricche di
molluschi calcimati col continuo loro tri.
ingono più feconde , quas-
ue gl'ingrassi artificiali e gli avvi-
grarii vi potreblero
Le raccolte consiste
in molto vino di
mediocre qualità, in grano al suli
ciente al consumo, in una quantità vi-
stosa di pere, mele, pesche ed altri frutti
che si smerciano ai mercati di Pisa e di
n carciofi ed in copiosi piselli
ina la lupinella in dose più
che sufficiente al bisogno degli animali
cavallini, i quali non sogliono essere trop-
pi in questa comunità.
Fra gli albefi da frutto sono in semen-
te i gelsi, mentre le selve di castagni van-
LARI
mo gradatamente a diradarsi e quasi a di-
sruggersi; siccome sembra che siano stati
distrutti i boschi di lecci e di pini, il più
lougevo dei quali cadde nel 1782, e sino
dal 1632 per la sterminata sua allezza e
Grossezza riguardavasi lamoso, al pari del
colossale guercione esistente tuttora sul
trivio fra la Sis sireda provinciale da Pon
sacco al Bano a Acqua e quella che con-
duce a Santo-Pietro.
Il capitano Gi Mariti autore di
varii Qdeporici per le colline pisano da
eso eseguiti a intervalli sulla fine del
secolo XVIII, potè cal
del raccolto annuale dei
nella comunità di Lari,
In ordine al motuproprio del 19 Gi
dna Leopoldo i
1726, col quale il Granduca
rese comuni all'antico territorio pisano
quei benefizj che avera già compartito
al contado fiorentino, allorchè ordinò un
Inoltre
‘bomuaitat
LARI 649
piano economico per iutte le comunità
più confacente al sistersa di quell'utile
e giusta libertà che frattò punti beni alla
Toscana, in ordine, di uel sovrano
motuproprio, la comunità di Lari abibrse.
ciò in un solo corpo amministrativo dieci
preesistenti comunità nella guisa che at-
tualmente conservasi. Fed. la Tor. della
sua popolazione a piè del presente Art.
Le emenità di Lari muntiene ua me-
dico-chirurgo nel capoluogo,e: mae-
stri di scuole elementari residenti in Lari,
fn Casciana,al Bagno a Acqua ed a Cevoli.
io di Lari, cheè di seconda
buon governo e alla po-
Vizia è nolleporto al governatore di Pisa.
Egli ha la gioriedizione civile su totta la
comunità di Lari, e le limitrofe di
Lovenzana e di Senta-Luce. In quanto al
la giurisdizione criminale, oltre le già
nominate, abbraccia il distretto delle po-
testerie di Peccioli e di Chianni.
di IT classe, la
anche alle Com. di Fauglia, di Colle-Sal-
vetti, di Lorensana, di Sente-Loce e di
Chisnni.— Vi è an ufizio di Gagzione del
istro, ed un ii di o,
Lilo compre de oltre questa di Lari
le cinque set ratnominate comunità.
La conservazione delle Ipoleche è in
Livorno, la Ruota in Pisa.
POPOLAZIONE della Comunità di Lau a tre epoche diverse.
10 a Acqua
emo
Cevoli
Colle Moutanino
S. Ermo
Lan e sue ville
Parlascio e Cep
pato
Perignano *
Prioria
SMavise8, Loosando, id.
Ss Quirico e Giulia,
OIepurmong Ip seasosg rire
cun1de asqaoaLIRÌ 01 SURI
60 LARN
LARI (USIGLIANO n) — Ped. U
suna n ass.
LARI (S.) nel Val-d'Arso pisano. —
Fed. Trmasino.
LARNIANO in Val d'Arbia. —Cas che
tolo a due chiese (S. Maria e
s Schastiano a bagni annene alla
Us
ne un istramento dell’Arch. della caue-
drale di Siena del 1224 contenente la con-
ferma fatta dal Vesc.sencse Buonfiglio di
diversi beni spettanti alla chiesa di Lar-
niano lasciali a quei canonici dai vescori
Leone e Gualiredo suoi antecesseri.
Un moderno oratorio sotto lo stesso ti-
tolo di S Maria a Laraiano esiste presto
della nobile famiglia Bianchi.
ino era uno dei 38 comunelli
la Berardenga riunito alla comunità di
Ca-teluuoto con speciale regolamento dei
a giug. 1777. — Fed. Bensasesca (Ca
aver novo vasta ), Comunità.
TARNIANO è LARGNANO | Zernia-
sum) mel Val-d' Arno cacentimese. — Vill.
con chiesa prioria (S. Michele) nel pi
re Com. Giur. e circa 7 migl. a seit. di
Poppi, Dioc. e Comp. di Arezzo.
Trovasi sulla ice occid. del moule
€ sulla destra della strada per la quale si
và 6 Camaldoli, esstado il $ Eremo da
Larniano circa 3 migl. più a fev.
Larniano una selvosa ieania dei
nel 1027 il vescoro Tredakde donò ai pri-
mi eremiti cli Comakdoli le decime chela
mensa di S. Bonato ritraeva de cotesta
contrade. La quel donezione fu confer-
mata al S. Eremo nel 1637 del vescovo
aretino lemone, e nel 1064 dal Vese. Cr
ino, quindi da altri loro successori e
de un Luo numero di bolle pontificie.
(Amrat. Camaro.)
prioria om decreto vescotile dei
22 mageio 1757. — Essa nel 1833 conta-
va 160 abit.
LARNIANO in Val-d' Elsa — Cas. con
parr. (S. Nartino ) nel piviere di Celloli,
Com. Giar.e circa 5 migl. a pon.-maestr.
LAST
di S. Gimignano, roc. di Colle, gia di
Volterra, Comp. di Siena.
Rixiede in poggiu fra la sommità del
monte del Corno, Va strada R. volter-
rana e le sorgenti dei due tore. Cassiani.
La pare. di S. Martino a Lurziano tro
nel catalugo delle chiese del.
di Volterra redatto nel sinodo
di quella città solto li 10 nov. del 1356.
Il popolo di Zarnieno e quello annesso
di Guinzono, innanzi il regolamento spe.
ciale sull'organizzazione ecunomica della
Com. di San-Gimiznano ( + marzo 17:6)
formavano due comnelli separati. — Pod.
Sax-Gunenaro, Comunil
La perr: di $. Martino a Loriano nel
1833 contava 315 abit.
LASTRA ALLA LOGGIA, oppare sn
pra la LOGGIA me PAZZI nel suburbi»
guorili ed un soppresso o-prilale di pelle
grini lungo la strada R. alla
secanila pietra migliare, nel popolo di S.
Croce al Pino, Com. del Pellegrino, Giur.
Bioc. e a migi. a pon. di Fiesole, Comp
renze.
Appellasi questa le Zastra allo Loggia
da una soltosiante villa signorie che for.
3 appazionne anticamente alla nobil la
miglia d-’ Pazzi, e ciò anche per distia-
guerla da va altro puese cmmunimo situato
fra la chiesa di Gaupalandi e Signa, chia
moto la Zastra a Signa.
La Lastra alla Loggia dei Pazzi Va
siede sopra l'ultimo poggio che dal
di sett. si accosta a Firenze, fra il monte
di Fiesole che resta a lev. e i colli di
«n berphetto di peche case piantato sopra
grandi lastroni di macigno, ossia di pietra
serena, delle quale
n e
L'antica sirada mocsira bolognese peo
sera di mezzo al quasi sbbundensio ber
Ghetto della Lestra situato a cavaliere del.
la strada regia attuale la quale rasenta al-
cune vaghe palazzine di campo, gna poste
sul giogo che domina la città di
La Lavire, della quale ora si dicneve,
è nota nelle eronache, specialmente per
chè fu costà nel 1305 tna ragunata di
Ghibellini di diverse contrade com l'in-
tenzione di sorprendere Firenze e corri»
re dal suo governo la perte guelfa. « A di
ag luglio di detto anno, scrivera Gio. Vil.
LAST
lusì, quegli armati marciarono con lan-
{3 segretezza, che furono prima alla Le-
stra che in Firenze si sapesse colale sor-
presa, e poche volte si trovò la città in
maggior confusione. Ma essi sì arrestaro-
no la nolle ad albergo alla Zastra ed a
Trespiano in fino a Fontebuona per alten-
dere 300 cavalieri pistolesi con molli sol-
dali; e vegpendo che la mallina seguente
non venivano, lasciando i Bolognesi alla
Lastra,si vollono studiare di venire ad as-
salire Firenze, credendosi di averla senza
colpo di spada, tanto più che allora non
erano alla città le cerchie delle mure
more, nè i fossi, (cioè il terzo cerchio
attualmente în piedi ) e le vecchie mure
erano schiuse e rotte în più parti. Ma
la mala condoita di quei capita
e per viltà cli quei combattenti al pri!
assalto di una delle porte ( quella degli
Spadaj, ossia di Fia nuova ) tutta l'oste
si mise in confusione ed in fuga (G. Viu
111, Cronaca Lib. VII cap. 72).
Oil'anni dopo dovè trattenersi alla Za-
stra Riccolò Vese. di Butrinto, quando
insieme con Pandolfo Ricasoli venivano
cone ambasciatori straordimarii di Ar-
rigo VII, per vedere di poter indurre i
Fiorentini a ricevere quell'imperalore
con il suo esercito pacificamente in città.
quanto allo spavento e all'assalto di
quel!
U
a
dice acoma conta da Fireose per o.
tiameli, tutto ciò fu dallo stesso vescovo
dellagliatamente descritto nella sua Ae-
lazione del viaggio di Arrigo VII.
Della terrazza della Lastra
alli vista di chi viene de fuma
delle più belle prospettive della capitale
della Toscana , dei suoi popolati sebbor.
ghi, dei mille palazzi e case di campagna
che adornano le seducenti e deliziose col.
line coronanti il piano di Firenze.
Questo piccolo luogo ha il merito di
euere patria di uno dei più grandî lette.
nti fiorentini che fiorissero nel seculo
XIII, cioè Ser Brunetto Latini. stuene
del di lui fratello e dei suoi maggiori.
tasî
LAST 651
parla per esso un istrumento del 17 lugli
1208 esistente nelle Riformagioni Fi
renze, 0 fra baldoni storici spogliati
dal Migliore, i quali conservansi nella Bi-
Blioteca Maglinbechiana. — È un atto di
procura fatto iu Firenze, coi si trovaro»
no presenti i segnenti due cittadini; Ego
Bonaccursus Latini de Lastra, Ego 4r-
noldus Arrighi de Riccis.— Appartiene
poi a Bonaccorso figliuolo di Latino giu-
riore un altro documento già edito da
Domenico Manni. È l' esemplare di un
istramento della cattedrale di Fiesole dei
14 aprile 1072, autenticato sull’ ori
male sotto dì 12 maggio rago per ordi-
ne di Alcampo Bonafedi giudice civile del
Sesto di Porta S. Piero per il Comune di
Firenze dal notaro Buonaocorso di Lati
no, che si firmò : Ego Zonaccursus Larini
de Lastra. (Munsi Sigilli antichi, Pol.
Sigillo 8.)
Che nel secolo XIII la famiglia di Bru-
nelto Latini abitasse in Firenze nel pu-
Maria Maggiore, oltre che non
sepolero di Brunetto
€ dei suoi, esistente tuttora în parte nel
chiostro di quel convento, giova cziun-
dio a confermarlo un altro documento
prelato ed al suo seguito dalla fiorenti:
vocatur, guond
&. Mariee Majoris Florentice. Ecco
Traitanto un terto. Bonaccorso di casa
Latini, nipote del nolaro testè nomina.
to, e figlio che fa di Ser Bruactto Latini,
anto io sappia aî biografi
Keo cotesio fiblogo fiorentino.
Per egual maniera fisora fa iguorato
un altro figlio di Ser Brunetto Latini,
chiamato Ser Cresta, esso notaro. Co.
slui era già mancato aî viventi nel 1306,
tostochè com istrameuto dei 12 febb. 1307
( stile comune ), rogato in Firenze nella
chiesa di S. Salvatore del Vescovato, don-
na Bice vedova di Ser Cresta figlio che
Avregnachè documenti sincroni ne avvi- fu di Ser Brunetto Latini del popolo di
tano, che dalla Lastra presso Fiesole fa-
tono, o almeno si dichiararono malivi un
Mess. Buonaccorso di Lotino seniore, svo
di Ser Brunetto e di Ser Buonaccorso di
Latino giuziore, eutrambi di professione
BOl2ri— In quaniy a Buonaccorso scniore
&. M. Maggiore di Firenze; come tulrice
di Tieia e di Francesca figlie pupille di
Kei e del mominato Ser Cresta, previa I"
autorizzazione di Cione di Baldovino suo
mondualdo, in nome delle stesse figliuote
donò tra i vivi a Parizio pievano della
(1) LAST LAST
Che riceveva mo ini Fj
Lautederg etc feeragai nio Fon rada
«um pezzo di lerra posto popolo 4 capitano
pieve di S. Martino a Sesto, in huoge de List roll
momimato la Selva. ( Anca. Dert. Fior. storico Ja-
corte della Badia a Settimo). borgo della
Che se ai prenominati due figli di Ser rlate e tor
Bruncito sì aggiunga il solo noto di lui ro a quelle
figlinolo Perseo, che abitava nella me- no alla Le
desima parrocchia di S. M. Maggiore as- e in pioli.
che nel 1331, come avrò luogo di far «> sella volta
moscere all’ 4/t. Leccn (Moera Loco a), hi- di Bocco,
sognerà ben dire, che sia siaia en poco guida io di Gangalendi alla chie-
troppo severa , € forse ingiusta T'accusa sa pe: cena zi die
data dal poeta delle tre visioni al suo mae- e quella pisena a pon. denso ingreso ci
diro Rrubette che nelle bolpe dell'Inferno egieno all'antica sirsda RL di Fim che
fra i peccatori più schifi e più motarati tragaava in mezzo al borgo della Le
le figurò. stra, attualmente tracciata fuori delle me-
All'art. Basta ser. Piso accennai un al ra dalla parte della collina.
tro cittadino della Lastra (Maso di Dru- —La storia finalmente dope il lungo in-
dolo lanajolo), il quale nel 135» assegnò
la chiesa del Pino, da esso lui fondata e
dotata, a benefizio dei monaci cistercensi
della hadia a Settimo, che vi amine]
un piccolo monasiero, stalo soppresso
Poot Niccolò V.—Fed. Pro (S. Caocs a).
LASTRA A SIGNA, ossia di GANGA-
LANDI nel Val-J'Arno sotto Firenze. —
Cast. già di Gangalandi, stato sempre sot-
to la perrocchia di S. Murtino a Gasge-
landi, della cui antica comunità è attuali
Trovasi sulla ripa sinistra dell'Arno fra
le pendici sett. del poggio di Gangalan- queste
di è la ripa sinistra del Gimme Arno, vici
mo al ponte di Signa e lungo la strada
R. pisana, che ha la posta dei ca-
valli presso le mura della Lesira; 7 migl.
a poa. di Firenze, 10 migl. a ostro di
Preto,e 11. a lev. di Empoli, nel gr. 38° stra.
teutici, che riferiscamo direttamente a
questo Cast. della Lesira con tutto ciò vi
sono delle ragioni da far credere, che il
Juogo dove è sorto questo Cast. ncquisias-
Le dere dagli steti di
macigno posti verso il poggio e coi quali
il peese scoomunò il nome. — Per ora
mi omienterò ripetere con all
che cotesto Inogo nel 1365 dai Pisa
ti alle compagnie Inglesi fu ssccheggiato
fervallo di wn secolo e mezzo torna a dir
ci una parola del castello della Lastra,
quando nel 1529, all'occasione che l'eser-
die imperiale stava assedisndo Firenze,
fe postato alla Lestra un presidio mili-
tare, perchè da tal bande venivano co
modamente pro visioni alla città da Ee-
dov'era commisario quel valoruso
‘rancesco Ferrucci, il quale di la ammi.
sistrava gli ajuti per la con gna
DE ap a elio stentato ri
auimose consiglio. « Aveva csstui, scrive
il Segni, mandate nella Lestra per com-
missione dei Dieci di Balia tre olapegnie
di soldati, le quali dovessero custodire
perchè ET iainici ine imoi-
guorcudcetse. noe chiudessero
La qual cosa avendo presentito i placa
d'Oranges generale în capo dell'esercito
imperiale, staccò subito dal campo sei in-
segne di Spagunoli per combatter la Le-
arrivati sotto il castello e pre-
tentati colle scale alle muraglie, fareno
ributtati da quelli di dentro; ende ade
quali i capitani chiesono all'Orange; l'ar-
Foreign ‘battere la Terra, ed svatsle
0a più 500 Lanzi mandativi dal Principe,
la batterono a due bande,e dipoi dieronvi
lassalto. Mentre che agli nerdizti men
cava la manizione da trarre, e ragionava-
la
i- gli Spogonoli salvisero la vita
parte de'soldati, e si contentassino
LAST
tele teglie. Ed era to d'al
Jera il castello, quando Otto da Montauto
commissario proposto alla guardia di Pra-
temarciava di la con quattro bande in
mu difesa. » (Sexi, Storie fior. Lib. IV.).
Dopo tale avvenimento bellico il Cast.
della Zestra non sesabra che patisse altre
marziali vicende; nè pere che nella storia
civile si possano di lui contare fasti mag-
fiori di quello di essere stato dichiarato
a residenza di un potestà minore, allor.
ché il 300 distretto insieme a quello della
Com. di Casellina e Torri furono staccati
dalla potesteria di Montelupo e dal Vi-
cariato di Certaldo, mentre in quanto all
amministrazione economica la Zastre a
Signa diede il suo nome all'antica co-
munità di Gangalendi.
Solamente la giurisdizione ecolesiasti-
cs, più ferma per molti rapporti nelle sue
abiladiai e soddi visioni di plebanati, mo-
ta di nea veve vario pento né poco porg
nella denominazione e dependenza del
Peng eri irpagig ivi rt
fopolazione del suo castello sino dalla sua
gine fece parte,
Cita ei prepono di SMartino a
Geagalandi.
Ciò non ostsate non a chiara.
menie manifesto che il ci dem
landi fosse in poggio, dov'è la i
tera di S. Martino, e mollo meso s'in-
€ tuttora si conserva il casiel
LAST 653
comtrano futti per dire, che euo sia csi-
stito più im alto, dove si sù che fu
tro fortilizio conosciuto mella storia col
nome di Cast. di Monte Orlando. Altron-
da tutti i documenti superstiti concorrono
& far credere che il ricercato Cast. di Gan.
Galandi fosse nello stesso luogo della Lastra.
All'ert. Gancatano:, fa rammentato
tin documento dell'anno 1108, col quale
diversi nobili fiorentini patroni delle chie-
se di S. Michele e di S. Martino a Gan.
pet ,
monio all’ammiuistrazione e governo del
preposto di San Martino a Gangalandi,
cui donarono fra le altre sostanze delle
case e delle terre poste juzta ripam cestri
i. Se si trattasse qui della
ripe Kip piuttosto che di una ripe di
uesiione si mostrerebbe decisa
Treo dell Lastre. Concorre peraltro
a corraborare quest'ultima opinione il se-
pere, che da lunga mano esisteva dentro
della Lastra un rioco ospedale per
ricevere i pellegrini sotto il titolo di S.
Antonio, che fa pure uno di
quelli conservati dall'editto del 1751,
comecchè dei suoi beni ne fosse già stata
instituita una commenda per l'Ordine dei
cavalieri di S.Stefano PP. e martire.
Neimento dela Popolazione dele Pamsocesta persa Lussas,ortia di Gase. seni
‘a tre qpeche diverse, divisa per famiglie.
Comunità della Lastra a Signa. — lì
territorio di questa comunità i
una saperficie di 12581 | gundr., dei quali
dividui per ogni migl. quade. di snolo
fretniterio di questa comunità presco-
530 sono presi da corsi d'acqua e da stre- ta la figura di un romboide coa uno dei
de.— Nel 1833 vi stanziava una popola- suoi angoli (quello volto a grec.) troncato.
tiene di 8023 abit, a ragione di 535 in- Faso è confinato fra cinque comunità. Dal
"n
(1 LAST
Jato di sett. ba la Com. di Signa, median-
te il fi. Arno, a partire dallo sbocco del fos-
so Ri fino a quello del horro della
Mocinaja, che è sull'ingresso della Golfo
dina. Dal qual punto il tortuoso alveo del-
T'Arno serve a separare la comunità della
Lastra da quella di Carmignano sino alla
fornace e alla nave di Camajone. Costà la-
scia a destra il fiume, e voltando faccia da
sett. a pon., trova la Com. di Montelupo,
con la quale taglia la strada R. pisana e
di la salendo il poggio di Luciano, at-
traversa l'antica strada maestra di Pisa,
che per breve tratto costeggia; quindi par
sando a lev. del castello del Malmantile,
entra nel borro Rimicchiese, e con esso
l’altra della Lastra cammina di conserva
su per i poggi della Romola; da primo ri-
montando il rio Aitortola, qui pre
mini artificiali arriva sulla cima del pog-
gio di Careheri, e di lh per la via comu-
nale della Ginestra riscende la pendice
sett. del poggio medzsimo per avviarsi
verso l'Arno, servendo alle due comunità
di coufine, da primo il fosso di Valimor-
ta, poi la così detta strada di Momunia,
e quindi i termini artificiali, lungo i
quali attraversa la strada R. pissna mezzo
igl. circa a lev. della Lestra per av-
viarti col fosso Zigone nell’Arnodi fronte
alla Com. di Signs.
Due girade messtre atiraverano da lev.
pen. la comunità della Lastra a Signa,
l'antica pisana che passa per il pog-
li Matmentile, cla boderna R po
stale, che stiualmente è praticata fuori
del castello dalla parte del poggio di Gen-
sii alla natura del terreno, per
ciò che riguarda il piamo delle Lastra,
ceo censisie Letto di terreno finitato, e
colmeto dalle alluvioni dell'Arno, men-
i. esottoalla Lastra,
LAST
di schisto marnoso, ossia di bisciajo, sic-
come fu già avvertito all'Art. Gosroriza.
Ivi pure fu detto che la superficie di co-
teste ora popolose e ben coltivate colline
era coperta di pinete e di selve di lecci,
talchè col nomignolo di Zeccero viene
indicato un so convento di Dome-
nicani Gavotti. Porta il distintivo dell
Selva la chiesa parrocchiale del Malma:i-
tile (S. Pietro in Selea), ed il soppresso
convento dei Carmelitani dell'Osservanza
di Mantova, come pure la villa Salviati,
, e l'altra detta anch'eca la
el Cav. Strozzi, ora Chem:n.
Il territurio comonitativo della Lastra
dal secolo XIV in poi ha quasi totalmente
cambiato di aspetto, sia dalla parte dei
colli, dove alle folte pinete ed alle selve
di campagna.— Altrettanto può dirsi che
abbia variato di aspetto la pianura sopra
un di il fume Ar-
no, senza sponde, senza pignoni, e sem-
2’alcun argine, a suo capriccio correva
per doppio alveo.
Tofutti davanti al Cast, della Vastra, nel
popolo di S. Martino a Gangalandi, il
fiume nel secolo XIII formav: bi:
come quello davanti alla bad)a a Settimo:
€ costà a Gangalandi basso gli sissi mo-
maci di Settimo sino dal 1253 ottennero
dal governo fiorentino licenza di fabbri-
care una pescaja sulla 1ipa sinistra dol-
l’Aruo, in luogo che appellavasi il Mer-
catale di Signa. Quindi con atto pubblico
dei quattro marto 1253 il prete Rognose
pievano di S. Giovanni a Signa, previe
il consenso dei canonici della sua pieve,
vendà al mon. di Settimo una pescaja di
Giuncheto, situata nel fiume Arno presso
icello.
realmente la prenorainata pescaja
fosse dalla perte sinistra dell'Arno, e per
nel distretto della Lastra, non
ne lasciano dubitare tre altri contratti;
cao dei quali fa celebrato ia Signa li so
gennajo 1268, mercà cai tre possidenti
venderono ai ‘monaci di Settimo la loro
porzione di un malino con fa porta
nel frao presso Signa in |
| frame ere luogo
mento del so nov. 1278 treiteta di une
permuta di terre peste nel popolo di S.
LAST
col suo esercito armeggiava negli sccam-
pamenti di Signa, concedà soito di 26
febb. un salvacondoite a favore dei
mugnai, dei lavoranti, de' contadini , €
di tutti coloro che si recavano si malini
della badia a Settimo preso Signa a ma-
cinare il grano e le biade darante la
Guerra che facevasi dal capitano lucchese
al Comune di Firesze. (Ance. Dirt. Fica.
Carte della Badia e Settimo ).
Alli stessi mulini ed alla pescaja fra
Gangalandi e Signa sppellano eziasdio
issime deliberazioni dei
Laloniere di giustizia e della
fior, discase fra il 1319 0 1900, sin0 a
+ previa una com;
sui ce, pei ue congra npa
terrere tatti i mulini tra Signa e Ganga-
Ludi e di demolire le relative pescaje
per declinare € rimettere nel corso natu-
il decreto ) delle frequenti
che per tali impedimenti accadesano tan-
to parto destra della pianera tra
Brezzi e Sigua, quanto dal lato opposto
dopo la demelizione delle po
sesje di Gangalandi molto terreno, che
innanzi era coperto, e circondato dalle so-
que dell'Arno, restò asciutto e libero alla
coltara, talchè la Signoria di Firenze con
riformegione degli 11 ag. 1361 comandò
che gli-ufiziali del magistrato di Torre
confinsssero e reperlimero, sia il terreno
dell'Zsole che più non esisteva nell'Arso
presso Signa, quanto le terre scoperte che
avevano serrito di letto sd una parie dello
stesso fiume, avvegnachè
talmente diretto dall'altro lato. ( Ance.
Dirt. Fior. l.cit. e Rivonmaeion ni Fin. )
Così quella pianura che fa sterile greto
dell'Arno, a poco a poco bonificata dalle
colmate dello stesso fume e da quelle
si era to-*
LAST (cd
i ; l'agraria,
nera Teatina 1 vini fa ato Pia
4 poa. il Valdarno inferiore; ed a ostre le
Valli della Pesa e dell'Elea: colline tutte
ridenti per la moltitodine dei .
signorili , per
frequenti giardini, accellari , boschetti e
viali, è che coronano ua anfiteatro ederno
di piante fruttifere di ogni
Ma la ricchezza fiore degli abitan-
ti della Lastra e di landi consiste
nella manifattura dei cappelli di paglia,
le cui trecce ivi ed a Signa dalle donae
Specialment bbricano com tale mae-
stria, che quei portano il lero ne-
sto solo
da la
Dopo il mot:
3774 relativo
maja; 3. S. Stefano elle Busche (di Ob
trarao); 4. S, Pietro în Selne ; 5. $ Mar.
tino a Gasgalandi con la sus Zega , cioè:
6. $. Maria a Pulica; 7. S. Martino a
Fista RE irira Mertiane
)i g- S. Maria a i
Te. S. Dotato a Misciono (idem 12.
Pietro a Mebbiatoli (idem); 12. $ Barto-
lerameo a Brecciatice (idem).
Mediante le riforme fatte nel 1833 véa-
ne staccato dalla comunità della Lastra
ed incluse nella Com. di Carmignano il
territorio e la popolazione di S. Stelsno
alle Busche situato alla destra dell'Arno,
e viceversa farono incorporati alla prima
dei tore. Fiagone @ Migone, divenne va ‘i popoli di Castagnolo, di S. Mario è di
556 LATE
S. Romolo a Settimo, giù della Com. di
Casellina e Torri. — Wed. Canmsosaso,
Coserzima è Tona: Comunita.
La comenità della Lastra a Signa man.
tiene um medico chii
pagni
ata a quella co-
tanto benemerita di Firenze.
Si Gieue alla Lastra a Signa una Gera nel
di 16 agosto. Da due snai ia quà vi è
slato intredolto ogni 15 giorni un mer
cato che cade nel mercaledì. A tal efett
fu costraita Ù
Ebbe i matali alla Lastra a Signa, e
LATE
sepolcro nella sua ch. perr. di Geugalan.
di il Dott Alemandro Bicchierai medico
varii scritti, fra i quali è ben conosciato
bu inoso trattato sui Begmi di Mon-
alta Lastra uno dei 7 potestà
quberbni cosdintore del commisario del
Quartiere di S. Spirito della città di Fi-
renze;egli abbraccia nella sua giuriedizio
ne civile, oltre la Com. della Lastra, quella
della Casellina e Torri. — La sua cancel
Veria comunitativa, l'ufizio di esazione
del Registro e l'ingegnere di Circenda-
rio trevansi in Empoli. La conservazione
delle Ipeteche, e la Ruota sono a Firenze.
POPOLAZIONE della Comunità della Lasras a Siero, già di Garcararoi,
« tre epoche diverse.
LASTRA ( POGGIO atta ) — Ped.
Poocro arca Lasm nella Valle del-Savio
in Romagno.
LATERA in Val-di-Sieve. — Costelle-
re, che fa wa forte rocca, della quale por
ta ii vocabolo un'antica ch. perrecchiale (S.
e]
È
Dl
Li
a
=
3.
b
113001G rs oueade ot
+ Abitanti 3.17375.5677 3.0023
Riccolò)cui fu annessa la soppressa cure di
$ Moria a Casi, nel piviere di S. Giovan
ni in Petreio, Com. Giur. e circa a migl.
a estro di Berborino di Mugello, Disc. e
Comp. di Firense.
Le rovine delle rocca di Latera disfatta
LATE
nel 1352 per ordine della Rep. forenti
rojo..
pabrnn il nome dallo stesse luogo di
Latera ua altro popolo sotto il titolo di S.
Maria a Latera, situsto dal lato opposto
della Sieve, innanzi che quella cera, nel
2516, per comodità degli abitanti fosse
trasferita nell'attuale chiesa di S. Jacopo
posta nel borgo della Cavallina.
Una delle memorie più autiche super-
stili, in cui si rammenti questo luogo di
Latera è stata riportata dai Lami nei sooi
Monumenti della chiesa fiorentina a pag.
1420. È uu contratto di compra e veu-
dita di beni fra Teuzio di Arduino e Pie-
tro figlio di Farolfo, rogato in Zafera
iudicoria fiorentina, anno Mo ab Iacernatio»
ne 1034, Imperii Currodi octaro, mense
e, +, indictione IL.
Fa il castel di Letera dei Lambardì o
Quitani da Barberino e da Combisie rino
quando, nel 1052, (1 genn.) due fre-
telli Uberto e Teaderigo Agli di Ugo,
stande nel loro castello di Latera inve.
stirono il rettore dello spedate di Selva-
pinna prevso Africo in Vak-di-Marina di
tica sirada da Firenze a Barberino, nel
principio del secolo XIII, vi era ea lao-
69 destinato alle smercio delle vettora-
Elie ec. che appellavasi il merosto
di Motraceto di Latera; e fu costà mei di
primo maggio del 1312, dore sa tal Gio-
vanni rinanziò in mano di Cs
- priere della canonica di S. Moria a
Figerimo, che riceveva per la bedia di
di giuspadronato dei Cattani da Berberi-
no; alternativamente con i marchesi Gua
sconi.
Dai documenti citati dal Brocchi mella
. da maestra aretina, ca)
LATE 657
da Latera trame la sua prima origine :
faraiglia magostisia dei Magalotti.,
quale tanti womini esimii fornì alle n
tere, alla spada e alla toga.
Di un'ercica, benchè povera donna da
Latera, moglie e madre di 35 anni si rac-
conta una scena lagrimevole dal Rondi-
nelli nella sua relazione del contagio sta-
to in Firenze dal 1630 al 1633, scena che
dal ch. autore del romianzo, storico, la
qei puvocioli, ebbe il coraggio di ab-
re semiviva la casa del marito ed
i suoi teneri figli per timore di nen co-
manicar loro il contagioso morbo; sicché
strascinatasi così malata all'abitazione del
becchino della parrocchia, lo scongiurò
per tema di non impestare gli oggetti del
suo amore a volerla seppellire moriboada
com'era. Questi sorpreso da sì straordina.
rie affetto che la induceva a far ciò, pro-
cerò invano conselarla, sicchè adagiatasi
tina stanza presso la tomba, poche ore
dopo rpirò la dove fu seppellita.
parr. di S. Niccolòa
moverava 3o4
LATERINA, già Zursarso e Le Tsors
nel Val d'Arno superiore.—-Cast. com solte-
posta borgataa cavaliere della vecchia stra-
di comu.
mità dello stesso nome e di una chiesa
lebuna, che portò il vocabolo della sua
a, denominata Campavane, Giur.
& Montevarchi, Dive. e Comp. di Arezzo.
Riziede il borgo sopra wa alto-pia
presso la ripa destra dell'Arno, circondato
da tre parti da corsi di acque; cioè, a
pon. dal torr. Zoreno, a lev. dal torr. Bre
gna, e dal lato di ostro dal fiume Arno.
Trovasi quasi sullo sbocco della così detia
Valle dell'Inferno , dirimpetto sl ponte
al Romito, detto anche a Valle, nel gr. 29°
n3° s'° long. e 43° 3r' latit., $ migl. a
lev.--grec. di ,72 levscie.
di Terrannota, e circa 9 migl. a pon -
maestre. di Arezzo.
Se fosse natentico un diplema attribuito
all'imperatore Otione I, che pabblicò la
prima volta il Zazzera nella sua Nobiltà
d'Italia, e che nel corrente secolo fu ri-
messo in campo da Giorgio Viani, il quale
le stampò nell’appendice alle sue Memorie
nel 1833
@58 LATE
delle Famiglia Cybo, e delle Monete di
Macsaedì Lunigiana, si direbbeche, tanto
del cassello e distretto di Laterina, quanto
dell'altro di Montevarchi (ose stato feu-
datario un fedele di quell’imp. per no-
ia , nominate nel.
me Guidone C,
962, l'anno 26 del mo impero. Na oltre
che un simile documento non coasuona
per nessun rapporto com la storia, ha poi
quello seritto troppi manifesti contrasse
gui di falsità, per dichiararlo apocri(o, sia
Tapporto all'anno dell'isapero di Ottone,
sia perebò nel Dic. del g62 eglisi trovava
a Pavia e non a Viterbo, come ancora per
molte espressioni inverosimili e imusitate
che i
ji signori di Laterina conosciuti
mell’istoria furono gli Ubertini di Arer-
90,— Già all'Art. Gasrna fu accennato un
istrumento dell'agosto 1014, col quale due
nobili di quella consorteria, Uberto figlio
di Guido e Ranieri nato da altro Ranieri,
stando nel loro castello di Soffena dona
rono ai monaci di S. Trinita in Alpi l'o-
Gastra con
ultimi, guidati
mino, della stessa prosapia deg
mi, e da Guido Novello potestà di Arezzo,
nel maggio del 1388 eransi sccampeti
nella posizione vantaggiota di Laterina,
posizione che fi come la chiave
all'ingresso del Val d'Arno di Arezzo; e di
costà la stessa oste aretina irascorrendo în
sul contado Borentino pose a ruba tutto il
paese intorno = Montevarchi e a Figline,
‘penetrando fino a S. Donato in Collina.
Per ls qual cosa la Signoria di Firenze
volendo rintuzzare cotanto ardire, bandì
Ja guerra contro il comune di Arezzo e tuiti
i soi aderenti; sicchè messa insieme un’
armata numerosa di tatte la Lega guelfa
di Toscana, mosse questa verso il contado
aretino, e in su le prime giunte prese ed
abbatte alla sinistra dell'Arno il cast. vee
chio di Zevone, chiemato cosiel Leona,
quindi alla destra del fiame, fra Geaghe-
reto e Laterina, i castelli delle Conte e di
Castiglion degli Ubertini. Trovò l'oste
maggiore estacnlo da superare a Laterina,
alla evi guardia stava un valente copita-
LATE
no, Lupo gi Farinate degli Uberti di A-
rezzo, quello stesso che tempo dopo
ebbe il comando delle compaguie ghibel.
line contro la città di Chiusi, da dove
però fu cacciato dai Guelfi la gior.
maia di Getpibiao. co Ped Chrom ee
Ma il castel di Laterina, ad onta della
sua favorevole situazione, per quanto for
se di gentce di ogni cos guarnito da po
ter reggere un assedio per tre mesi, noe
fece resistenza più che otto giorni; e Lupe
degli Uberti, al la guardia di Le-
terina dgli Aretini affidata, senza rossore
di sè e della sua ciltà resesi per vinto,sca-
sandosi con chi lo rimproverava: noe esser
costume dei lupi a lasciarsi rinchiudere.
(Gro. Vitam, Cronica Lib. VII. c. 110).
CadutoLateri poter dei Fiorentini,
venne da essi guarnito di presidio e di
nizioni; e dopo unanno(li 15 sett. 1388)
i campi di Laterina furono per rinnovare
la memoria di Alba Longa a tempo de-
Gli Orazi e dei Cariazi. Avvegnachè sen-
tendo gli Aretini la cavalcata che faceva
verso Laterina l'oste dei Fiorentini, ani-
mosi i primi spedirono ai secondi il gesa-
to della disida, designando per i
di
pparato i Fiorentini s'armaromo ed usci-
rono dal castello per schierarsi in sulla
ripa destra dello stesso fiume sfidando l'e-
ste aretina alla richiesta battaglia; ma
questi anzi che dare risposta con le epre
piuttosto che in parole, dopo inutili sus-
novre senza muovere spada dal fodere vel
tando le spalle, tornarono in Arezze. —
(Gio. Vrcant, Cronies L cit. cap. 124).
Cotesto fatto è di poche'settima-
ne la giornata di Campaldino, che fa la
gloria delle armi . Per la quale vit-
toria sì ripristinò le mel
la bilancia Politica della Feccane a favore
della Rep. fior. D'allora in poi nos sele
restò un presidio in Leterina, ma mel 1398
vi fa edificata una rocca, la quale nel
1304 dagli Aretini e dalle masnade de-
gli Ubertini e dei Pazzi di Valdarno ven-
ne assediata e pechi giorni stette ad st
rendersi; perocchè essa era rimasta mal
LATE
fornita di viveri e di armati. ( Gio. Vn-
nasa, Cromac. Lib. VIII. cap. 73.)
Di quel falto in poi il Cast. di
rina tornò in potere degli Uber
lo custodirono per conto del Comune
Arezzo. Sennonchè nel 1326 il potente
Guido ili Pietramala, signore quasi as-
soluto di quella città , poté accorgersi che
Buuso degli Ubertiui,allora propusto della
cattedrale di Arezzo, assistito dai parenti
si maneggiava nella corie del Papa per
fare sbalzare dalla cattedra di S. Donato
il ghibellino Tarlati, nel tempo che tutia
le consorteria degli Ubertini cercava di
conciliarsi l'amicizia dei Fiore.ti ri col
rimettere questi ul possesso di Laterir:.
Allora il vescovo Guido corse con le suc
milizie all'assedio del prenominato ca-
sello, e conquistato che l'ebbe, lo fece
disfare i.. guisa che, al dire di G. Villa
ni, non vi rimase pietra sopra pietra.
{ . cit. Lib. IX cap. 343).
fa appena che Buoso degli Ubertini
fa eletto dal clero in vescovo di Arezzo,
egli tanto per conto proprio che a none
della sua prow pia, nel 1336, richiese l’a-
micizia dulla Rep. fior. offrendole il pos
sesso delle terre e castella degli Ubertini
da poterle ritenere fino a guerra finita
cumtro il Comune di Arezzo. Fra i Inoghi
consegnati favvi anche il castello di La-
terina, dove, attesa l'importanza del sito
e specialmente perchè dominava la trada
maestra sulla de:tre ripa dell'Arno, la Si-
guoria di Firenze ordinò che la rocca fos-
se ivi nuovamente riedificata.
maneggi dei Tarlati fooru:
mom togliessere ai Fiorentini il castello
de esi rifatto; ra coperta la congiura, vi
si riparò onl (ar mozzare il c«po ai ribelli.
Finalmente il peese di Laterima, dopo
la compra fstta per la seconda volta di
Arezzo e del suo contado, mediante ua
contratto rogate nel castello medesimo
sotto li 5 Nov. del 1384, venne stabil-
mente ii lo al distretto fiorenti
(Aznarase. deter. fr.) no
il nomignolo del H
esiste la pieve vecchia, cioè di S. Cas-
LATE 639
siano a Compavane. Essa talvolta si disse
dell'Zsola stauie l'essere situata in un'umi-
le collina dirimpetto al Ponte a Falle,
: circoscritta a lev. dal torr. Sregna, a poo.
da quello del Zoreso e dal borro Cam:
parane è piultosto vasta, ed aveva in ori-
gine tre navaie, sebbene al presente siu
ridotta ad una sola. Nella parle esteriore
esiste un’ iscrizione de’ secoli bassi con lo
stemma della famiglia Bardi. Sulla pic-
cola piazza all'ingresso della chiesa
de uu residu>d'impiantito a pietre bi
che e lurchine a guisa di mosaico, e nei
coniorni molte vestigie di fabbriche che
danno a conoscere esservi stato un vil.
laggio. Al presente altro non resta în
piedi, oltre la suddetta chiesa, fuorché
la torre o campanile con due 0 tre case
coloniche puco discoste di là.
Di quest’ antica pieve fu falta inen-
zione in una carta del 1051, li‘a marzo,
con la quale un certo Gotizo figlio che fu
di altro Gotizo vendè alla badia di S.
Flora di Arezzo, siluuta prope Episcopio
Sancti Donati , la sua porzione del pog-
gio e castello di Monsoto con la parte del
giespadronato che gli apparteneva della
ch. di S. Gio. Battista edificata nello stesso
castello, piviere di $. Cassiano a Cam-
, con alcuni beni posti nella villa
di Piano di Scò dirimpetto a Latcriua.
Fu eziandio all'Art. Latiano fata men-
zione di un' istrumento del icbb. 1054
appartenuto alla badia di S. Trinita
Alpi, col quale, come bo dello poco so-
pre, fa donata casa e podere in Laterina
mo monastero.
Salla fine del sec. XII il pievano di
Laterina sernbra che continuasse a rise.
dere nella chiesa mairice, tostochè la sua
ch, plebana designavasi sempre col titolo
di $. Cassiano a Campavane.
Tale ancora venne indicata iu un istru-
mento del mese di dic. 1196, rogato nello
spedale di Monsoglio, col quale fu fatta
ba Hi Ti di
Pi
viere di $. Cassiano a Campavane. (Anus.
Din. Fio. Certe della bodia di Ripoli
Doe anni depo il pievano di Laterin:
ottenne an privilegio dal Pout. Clemente
“0 LATE
Ul, che gli confermava la giuri
salle chiese suffraganee della se batiesi-
male, dalla quale allori dipendevano le
seguenti cappelle, cioè : 1. Ceggia detto
dell'Usoletta (forse quello di Monsoglio);
2. S. Maria di Costa; 3. 5. Biagio di Cam.
pavane ; 4. S. Lorenzo della Perna (esi
stente); 5.5. Maria a Poggiacato (perduta);
6. S. Bartolommeo a Caselli (forse l’at- ii
tuale parr. di Viterete }; 7. 8. Michele a
Caprenne (distratta }; 8. S. Giorgio al
Piano di Cestiglioa. Ubertini ( riunita
alla parr. seguente, della quale porta il
, titolo); g. S. Stefano al sg (annessa
alla nie ); 10. S. Maria di Ser
2 Edna (dirota); 1.88 laopo e cr
stoforo d' Zmpiano ( esistente ); 12. Ospo-
dale di S. Cataldo al Ponte di Valle di
ruto ); 13. S. Pietro di Soppioro, ossia di
Casannova (esistente ); 14. $. Giov. Bat-
LATE
Vitta a Montote (esistente ); 15. SS. Flora
€ Lacilla alle Comie ( distratta ); 16. SL
Maria a Valle (attualmente cappellauia
aunessa alla prepositura di Laierima );
19. S. Pietro a Mondine ( esistente ).
Attualmente sono rimaste suffraganee
i Concorrenza
Fr i pievani nom residenti a Lato
riua accennerò un mes. Giov. Beltista
pella di ripepaintà
mella chiesa di S. Miniato al Monte del
Re presso Firenze.
Movimento della Popolazione della Passoccuta vi Lereuna
. @ tre epoche diverse , divisa per famiglie.
si Comunità di Leterina. —LI territorio
lì questa comunità occupa una superficie
dii 7003 quadr, dei quali circa 30 veno
‘equi lenti a 33: abit. per egni
jusdr. di suolo im
com sci comunità. — Dal late
di sett. ha di fronte il territorio della co-
munità di Arezzo, a pertire dalla ripa de-
stra dell'Arno fino alla strada che porta
il nome di vecchia aretina, sl di la della
quale subentra dal lato di sett. il terri-
torio dei Zue comuni distrettuali di Le-
terina, ossia di Castiglion. Fibeechi . Di
Conserva cen eso, dope attravernato ii
torrente Bregne, ci dirige verso pon. nei
torr. Zereno, dove trova la Com. di Ter-
masora Coe quent'ekima percorre pelle
stessa direzione le Vitereta
simo al terr. 4; uffi
ITER A
ini, e con esse dirigesi
mell'Arno. Costà risontazido il corso del
fimme cammina di comserva com il terri
torio dei Cingue comuni di Val-d'Ambre
sino a che al ponte sl Romito trmpessa
selle ripe sinistra dell'Arno per correre
contr’segue mel feno di Poggi. Quindi
mediante una strade reiabile, € poscia per
una pedonale si dirige verso ostro sulla
via RL postale aretina , che percorre del
pian di Pergine sino al fesso del Gen-
scione. Costà sottentra la Com. di Ci vitella
LATE
rimonlando insieme per breve tratto il
fosso preletto, e di li penetrando in
quello di Zodola, piega con esso da ostro
a scir. e quindi a lev. finchè ritorna in
Arno col borro di Aimaggio.
Fhai corsi d'acqua che altraversano il
(erritorio comunilativo di Laterina, il
iore di tutti è I’ Arno che gli, resta
ti torr. Agna, che gli scor-
poo. re il Zoreno ed il Bregna
gli passano in mezzo, dirigendosi, il primo
da sett. a ostro, e l’altro da grec. a lib.
Due strade macsire traversano questa
comunità: la Vecchia aretina che parle
da Arezzo, e varcando l'Arno sul ponie a*
Bariano, passa sotto il castello di Laterina
i a quella detta Urbine»
regia postale che lumbe
le della stessa comunità.
struttara del so0 ter.
erale a due formazioni
talvolta si Sorano dispersi i carcami for
sili di grandi mammiferi apparienuti a
razze perdute.
L''ossatura visibile dei poggi che stan
no alle spalle di Laterina, come di quelli
situati nel lato opposto di Val-d'Ambra al-
la sinistra dell'Arno, consiste nella massi-
ma parte in macigno stratificato. Il quale
macigno, se a luoghi emerge da un tufo
giallastro che lo ricuopre, altrove resta
tuttora nascosto da un terreno di tra-
sporto , sotto wa sabbione che costituisce
il suolo coltivabile di quelle piagge. — Il
POPOLAZIONE della Comunità
LATE 664
terreno terziario marino che preoedé que.
sl'ultimo, e che deve aver ricoperto le
rocce di grès antion e di calcareo compatto
se non fu, come è supponibile, trascinato
via dalle acque correnti , esso peraltro non
comparisce come dovrebbe fra le due for-
mazioni sopra enunciate.
Di mezzo al lerreno superiore sgorgano
di basso im alto Va ripa sinistra dell’
Arno varie polle di acque minerali solfo-
rose ed acidale fredde, come sono quelle
vicino al ponte al Romito , ed alla nave
dell'Inferno.Taliacque furono analizzate,
descritte e pubblicate nel 1827 dal chi-
mico aretino Dott. Antonio Fabroni nella
Storia ed analisi dell’ acqua ecidula.mi-
merale di Montione e di varie altre di quel-
le vicinanze.
Ml clima di Laterina e del suo territo.
rio è salubre e temperato; le produzioni
del suolo varie e tutte squisite, fra le
primeggiano i vini, i cereali, l'o-
lio, i filugelli ec.
La comunità di Laterina fu costituita
dei cinque popoli che tattora conserva,
quando ricevè la sua organizzazione eco.
nomica col regolamento parziale dei 33
maggio1774.—Essa mantiene un medico,
uo chirargo e un maestro di scuola. — La
polesteria di Laterina nel declinare del
Registro. L'ingegnere di Circondario stà
in Sun-Giovauni , la conservazione delle
Ipoteche, e la Ruota in Arezzo.
di Lureusa a tre epoche diverse.
Nome dei Luoghi | Titolo delle Chiese
-_.— +—
e]
Casimmora, già a 5
Soppiore S.Pietro, Rettoria sis
Impiano SS.Jacopo e Cristofano id. ni
Larevu SS.Ippolito e Cassiano, gii 5%
in Campavane, Pieve Fi
Penna S. Lorenzo, Rettoria [i
Vitereta S. Bastolomaseo, idem 44
Teraz........ ».. Abitanti n.1153n. 138;
ma 8
062 LATT
LATERINA (PORTA) — Ped. Sua.
LATERONE (MONTE) — Med. Mon.
m-Lamone.
LATERRINE, o ave TERRINE (S.
AGATA ) — Fed. Tuanns.
LATICASTELLI nella Valle dell'Om-
brone senese. — Villa che diede il titolo
a un comusello nella parr. Com. e Giur.
di Rapolano, Dice. di Arezzo, Comp. di
na.
Fa uno dei comuselli riuniti alla co-
manità di Rapolano e cn regolamento spe-
ciale dei a gii
LATIGNANO nel Val-d'Arno pisano. —
Gron borgata che du il nome slla sua
rr. (S. Pietro) nel piviere, Com. e
miete fr or ostro-.ir. di Cascina, Dioc.
Cela in ana bassa pianura fra il rio
di Possale, 0 Fosso Ar sonico, e la Fossa
nuova, lango lo stradone che da Cascina
dirigcoi pes Cello di vajano a Ponsacco.
La parroccuia di S. Pietro a Latignano
nel 1833 cootava g8a abit.
LATRIANO. — Zed. Tatana e Turano.
LATRONE (MONTE) — Fed. Moxre-
mons.
LATTAJA, e MONTE-LATTAJA nella
grossetana Maremma. — Ca:tellare, ossia
casa territa, che ha dato il titolo ad un
un'antica pieve, attual-
S. Andrea a
nigi alb. di Roccastrada, Dioe. e Comp.
i
Porta poi il nome di Monte-Lattaja vua
piccola eminenza coperta di ulivi e di vi-
gue con casa di campagna fiancheggiata
a pos. dal rio dei aj, el a lev. dal bor-
ro Bandinella \ributario del torr. Fosse,
fra Stieciano, Monte-Messi, Monte Pescali
€ Roccastrada, mentre quasi un miglio
discosto dal Monte Latsaja trovasi il luo-
(o di Lattaja che diede il nome alla sua.
chiesa plebana già da un secolo profanata
€ dirata.
n Cast di Lettaja nei noli trascorsi fe
ebitato da villici, da servi e da padroni; e
costà nella baronale torre di Laitaja le
memorie superstiti hanno segnalato, all
anno 973, un conte Ridolfo nato da altro lunq
nome Gherardo che fu conte del
lia, mentre un altro docu-
mento ne avvisa, che all'anno 89 risie-
deva nello stesso Cast. di Lattaja una con-
LATT
tesa Ermengarda vedova del marchese
Lamberto d' lidebrando.
Sono due perpamene pervenute nell’
Arch. Dipl. Fior. dalla badia di Mutua-
mia"1, nella prima delle quali fu scritto
un istrumento di compra e vemdlita di due
peri i terra con una vigna posti nel ter-
di Campagnatico, che un tal Gen
nari del fa Amalperto alienò per il prezzo
di venti soldi al conte Ridello figlio di
Gherardo che fa conte «lel Palazzo. — Fat-
to in luogo lo Lariaria nella Tor-
re. — Rogò Giovanni muaro dell Ipo
ratore.
Con l'altro istrumento del 19 aprile
989, celebrato paririente in Zaftarie dallo
stesso notaro Giovanni, Ermengarda fi
ia del conte Ranieri, e vedura di Lam
d'Ildebrando che fu marchese, dopo
avere sollo suo vero giorno, per ‘rogito del
medesimo notaro imperiale, ricomprato
per diecimila lire 45 corti e castelli alie
nati nel 973 dal suo marito, nel prevletto
dì 17 aprile 989, col consenso di Oherto
suo mondualdo, vendè per il prezzo di
i a Guptardo prete figliv di Wal.
età di una casa massari
sia podere con sue atlinenze, posta mei
contìni di Galliano. — Fed. Camracnan-
co e Gattsano nella Valle dell' Ombrone
senese.
A qual prosapia appartenesse il primo
ignore di Lat-
residente co-
stà 16 anni dopo, non è qui luogo a discu-
terlo; dirò bensì che il castello, il monte
€ la corte di Lattaja tre secoli dopo era
signoria dei conti Pannocchieschi , sicce-
me fra gli altri lo dimostra rn istrumento
del so marzo 1321, col quale la nobil
donna Necchina figlia del conte Bonifazie
di Travale e ie lasciata da Guccio di
tignoria che questi avere per la sesta
castello e corte di Ravi e nel
Gatello è corte di Lattaja, a condizione
che il Comune di M
difendere i raccomandati pupilli da qua-
insalto. ( Asca. Dirt. Str. Carte
della città di Messa )
Ja quanto alla pieve di Lattaja esca
ino dal secolo XII, siccome lo
il Pont. Clemente III nella bol-
LAVA
la del 1188, con la quale confermava al
vescovo di to fra le altre chiese an.
che la battesimale di Zasraria con i suoi
beni, decime e distretto. doro
Essa pieve fu tra quelle soppresse
entrato il secolo XVIII, allorchè il suo
territorio fa diviso fra la cura di Monte
Massi e quella di Sticciano.
AUnalmente il cadente palazzo, ossia
la casa-torrita di Lettaja con i terreni
annessi appartiene ai marchesi Zondada-
ri, mentre il Monte-Lattaja con le coltiva.
zioni intorno spetta ai Brancadori, altra
lia senese.
La pieve di Lattaja nel 1640 era ri.
dolta a sette poderi con soli 25 abit.
LAVACCHIO (Zavecium ) nella valle.
Risiede alla destra della fiumana del
Frigido valla pendice meridionale del
mente Bruciana fra le selve dei castagni
«sopra vaghi terrazzi piantati a vigueti
dirimpetto al lido del mare.
Diversi luoghi in Toscana ehbero e
conservano tuttora il nome di Zarecchi,
® Lovacchio, sebbene tatti siano stati sem-
illate di poca considerazione.
Sono fra questi uu Zereschio di Ce-
stelvecchio nel Barghigiano , forse quel
Zosaclo, posto in loco Corsania (o Corse
ma), che fu rammentato in una membrana
dell'Arch. Arciv. di Lucca dell’ 853 (24
agosto). Un Zavacchi
inferiore, cai appella an altro istrumento
dell'898 (9 maggio) entrambi licati
melT.V, P.II delle Mem. iste
va enaliro luogo di Zevecchio nella Com.
di Sesto presso Firenze; ano in quella di
Pelayo sopra il Pontassieve; uno nei monti
di Cantagello; uno nel piviere dì Cintoja pella
in Val di Greve; uno nell'Zsola dell'El-
ba, comunità di Marciana; e finalmente
un Luvacchio, ora Lecaggio Rosso nelle
i di Lunigianh. Forse a questo ul.
Fani piuttosto ‘che al Zevecchio del Fri-
gido appellava quella corte di Zoroclum
rammentala in un privilegio di ite.
me I spedito nel 963 ai vescovi di Luni;
tanto più che il villaggio di Zavaggio
Rosse dia tuttora il titolo a una popola-.
tti L
LAVAJANO VECCHIO x NUOVO ia
Val.d'Era. — Due villate che diedero il
nome a due popoli (S. Michele di Ze-
vajano vecchio e S. Martino di Levajeno
nuoro) riuniti alla perr. di S, Lorenzo a
Gello di Lavajano sottoposti anticemente
alla distrutta pieve di Triana, attualmente
son di Fonmoco lla Com. Giur. e
irea migl. 34 a lib. di Pontedera, Dioc.
di Seofinisto, già di Lecca, Comp. di
isa.
Trovavansi entrambe queste villate a
pù dell'estrema base delle colline pisane
fra Lari, Ponsacco e Ceuaja, in mezzo a
una pianura già stata fondo di pedale,
chiamato tuttora del Pescale, pedule che
le torbe delle mperiori colline depositate
:. dalle»equede) Fhrso Zenone edella For.
0-Nuova hanno di secole in secolo visio-
Fra le memorie più antiche di Zeva-
jano e del suo Agello, cuis Gollo, citerò
un contralto dei 24 nov. 880, cel quale
Gberardo recore di Luoca allivellò una
cata padronale con certe e podere annes.
Îs, posta in loco ubi dicitar ja
prope dgello,!a qual casa era di inenza
[oh RETTA ein
soccann, Mem. Zucck. T. V. P. IL)
Havvi on'altra carta dell'anno 986, ma
questa riferisce più specialmente s una di-
strutta pieve della Dioc. lucchese, detta a
Laviano, talvolta a Zavajeno, 00 Lorano.
Forse anche alla stessa perdata pieve ap-
pile una permata fatta mel rarg tra
abate e monaci della badia di Serena e
il Vesc. di Lucca, quando questo a 114
rinunziò alcane piene erge
Lariano, 0 Lovajano, a Mente-Castel-
lo, ec.
È per me dubbio ancora, se debba ap-
ì castello e borgo di Zerajeno
veniva del castello 6 borgo di Lovejano
col sue distreito e cen tatto ciò che lo
stesso Gualfredo temeva a titolo di pegno
nella corte di Strido, nel castello e di-
664 LAVA
stretto di Monte-Vaso ec. { Menar. Anf.
M. Aevi T. II).
Nè tampoco io credo che tratti del La-
vajano di P..nsacco una pergamena dell'
Areb. Arc. di Lucca dell’anno 731, re-
lativa alla dotazione di una chiesa sotto
il titolo di S. Meria fondata in Zaveria-
; mentre ana nola scritta a tergo della
carla con caralteri del secolo XI o XII,
porta la seguente
nee in S. Maria de la
indi giova piuttosto per la chiesa
di S. Maria a Jajano o sila Pajana dell
antico piviere di Montopoli, già di Mu-
sciano, alla qual chiesa riferiscono molti
altri documenti del medio evo. — Med.
Fincwraso e Patsaro di Montopoli.
AI Lavajano di Ponsacco appellano
bensi le Cronache pisane all'anno 1369
(stile comune ), allorchè costà in Lavajano
quel governo fece edificare una specie di
rocca con fossi intorno e ponte levatojo.
La qual rocca fu combattuta, presa ed
atterrata dall’oste fiorentina pochi anni
dopo (1388). —( Munar. Monum. Pir. in
R. Ital. Scripr.T. XV.)
I popolo di Lavajano si sottomesse e
giuramento di fedeltà alla Rep.
restò
fior. sotto li 10 nov. 1406, e nell'alto me.
desimo farono concesse alcune capitola»
zioni a quel comunello insieme s1 popolo
mo)
di Perignano. (Rironx
Portò il cognome di
tria un distinto diplomatico
Gasparri di Zavajano, i di
nel 1406 frattarono a Giotani
corti per oltenere dalla Signoria di Fi-
renze nn largo partito all'occasione dela
resa della citta di Pisa stretta da fame
per lungo assedio. — Ved. Gato m Lu-
vazino,
LAVAJANO'GELLO pr).—Ped.Griso
pi Lavasaso.
La.Vasaso, Lar ano, 0 Larraro (Pre.
#2 01) nel Vai-d'Arno inferiore. — Pieve
distrutta fino dal secnlo XIII e traslatata
fn Monte-Castello, nella Com. Giur.e cir-
a 3! a lev. di Pontedera, Dioe. di
Sen. to, una volta di Luera, Comp.
di Pim.
11 luogo di Zeveno, 0 Zevieno, da cui
il vocabolo l'antica chiesa bettesi-
male di S. Maria e S. Giovan Battista, bo Loca:
molivo di credere che esistesse presso la
sponda sinistra dell'Arno fra il tore. Ce
LAZZ
cinella e Castel del Bosco, in una palustre
pianura da luaga mano colmata e ridotta
a poderi della fattoria di Varramista con
praterie designate tuttora coll’ origiuaria
denominazione di Prata della ojane,
siccome fa già indicato all'Art. Zuco pr
Laraso 0 di Lararaso.
Fra i più antichi docamenti che ram-
menlino cotesta pieve, harvene uno
to in Lucca nell’anno 968, col quale it
vescoro Adalongo , aruto il consenso dal
suo capitolo , investì il chierico Garsone
della pieve di S. Maria e 8. Gio. Battista
di Laviano. (Ance. Anciv. ni Lucca ).
Concorre eziandio a far riconoscere l’u-
bicazione di cotesta perduta chiesa battesi-
male un altro istramento della stessa pro-
venienza, dato in Lucca nel 986; mercà
cui il nobile lucchese Guido del fu Ten-
degrimoricerè a livello da T. imo
vescoro di Lucca alcuni terreni apparte.
nenti alla pieve di S. Gervasio, i quali
erano situati presso il casale di S. Ger-
vasio, ed i
rizie poste in loco Zaviano ie
Lasi prope finvio
Forse a questo stesso luogo di Zevigno
riferince, come ho già detto, un contratto
del 1119, col quale seguì una permota
di beni, fra il Vesc. di Lucca € l'abate del
Non. di S. Maria di Serena presso Chiu-
sdino, Monte-Castello, a Colle
Careli a Capannoli, nel /uoge
i, a Forcol
. di Zaviano, e altrove.
La pieve di Laviano nel 1260 avera
una sola chiesa succursale, dedicata a S.
Remigio nella vallecola appellata Mami.
sta, vallecola che col progredire dell'età
per contrazione si disse Valramista ed
ora di Verramista, nome della villa rma-
gnifica del marchese Gino Capponi di Fi-
rente posta su piccolo tumulo alla si.
nistra del torr. Cecinella e della strada
R. postale che guida a Pisa. — Yed. Mos-
stento, Pasero (8. Mara 4), Van-
namstA.
Lurart, e Larano. — Ved. Arava,
LaVasano e Loco pr Laramo.
LAVELLO nella Valle del Montone in
Romagna. — Ped. Avato.
LAVENZA. — Ped. Avena.
LAZZARO (S.)a LUCARDO.— Ped
ao.
— a LUNI in Val-di-Magra. — Pie
cola borgta che conserva il nome di va
LECC
amtico ospedale di lebbrosi situato sulla
strada R. postale di Genova viciuo al Por
tone di Caniparola, nel lo, Com. e
quasi due migl. a lib. di Castel-Nuovo di
Magra, Mandamento e Dioc. di Serzana,
Regno Sardo.
La borgata con la chiesa di S. Lazzaro
esiste alla base meridionale del poggio di
Castel-Nuovo di Magra, (ra i campi dove
fe Luni e la città di Sarzana, un migl.
luoghi, ed anche alcuni
pbi di città, conser
taro; quasi sempre indizio che ivi
no degli ospedali per lebbrosi, i quali a
tewore degli statuti municipali solevano
edificarsi e tenersi un miglio lungi
dalla città, quando quella immonda ma-
fattia catanes non era ancora estirpata
dalla classe dei povi
la propagarono per l° Ita
spedale di S. Lazzaro presso Pontremoli,
quello di S. Lazzaro fuori della porta Ro-
mana a Siena, il S. Lazzaro fuori di Porta
ai Sel i Volterra, il S. Lazzaro alle For-
nasci di Porla a Lucca fuori di Pistoja ec.
LAZZERETTO di S. Jacopo, di S. Leo-
puee di S. Rocco a Livorno. — Fed.
Teaso.
LAZZERETTO »i VARIGNARO. —
Ped. Vizienaro nel Golfo della Spezia.
LECCETO ( ERENO e CONVENTO
amche di Fcirieraro, uella Com. delle
Mane di Città, Giur. Dioc. e Comp. di
Siena, da cui Lecceto è distante quasi 5
migl. a pon.
igne convento che fa sede
principale, e che diede il nome alla cone
degli Eremiti Ago-
fianco orientale del
Moaie-Maggio sopra un terreno calcareo.
cavernoso, ed in mezzoa una folta oscura
selva di lecci, che portò il distintivo del
Zago da un subiscente pro:ciugato Lago
fiuo al cadere del secolo XVIII esistito
nel Pian di Rosìa.
Quantunque alcuni scrittori abbiano
@pinato, che la fondazione dell'Eremo di
Lecceto risalga all'epoca remota di S. Ago-
stino, ciò nonostante non si è Irovato in
un documento che pos.
3. Con esso
LECC 665
conte Uguecione figlio del fu C. Ar.
dingo della cusa Ardenghesca donò alcu-
ni soci terreni, vigne e selve alla chiesa
di S. Leonardo posta nella Selva del La-
gel 1a dove per altro non apparisce che al-
lesse alcun claustro, o riunione
br frati romiti.
Riedificata poco lungi di là una nuova
chiesa nel principio del secolo XII, fu
questa consacrata, nel maggio del 1202,
da Buono Vesc. di Siena, che la dedicò
a S. Salvatore, alla B. V. Naria, ed a
S. Benedetto, frattanto che l'altra di
Leonardo alla Selva del Lago convei
vasi un Eremo sotto la regola di S.
Agostino.
Tafatti mediante due contratti del so
febb. e 29 agosto dello stesso snno 1233
il prete Giovanni priore della chiesa di
S. Leonanito alla Selva del Lago fece due
permute di beni immobili col cedere al-
cune terre che il suo eremo possedeva nel
vicino Piano di Arnano, e in luogo de-
nominato Campo al Lago.
Comecchè la chiesa con il convento di
S. Salvatore a Leoceto fosse distinta da
quella di S. Leonardo, e preseduta da
persona religiosa diversa da quella dell'al-
ciò non ostante enirambi i
portarono il titolo di Zecceto, os
sia della Selva del Zago.
fra gli altri
fatto nel
tignano li g nov.
93, col quale frate
Ugo del fu Ranieri, come sindaco degli
Eremiti Agostiniani di S Salvatore di
Faltignano della Selva del Lago, di
Zeomardo della detta Selva, e degli Ere
miti del poggio di $. Agata a Siena,
diede a lavorare per la metà dei pro-
doiti un podere posto nella contrada di
Arnano e della Selva del Lago, comunità
di Pastina di proprietà dei ire suuno-
minati conventi di Eremitani.
Ciò non ostante il convento maggiore
€ la casa generalizia della congregazione
Leecetana era a S. Leonardo di Lecceto.
Que:to fu in parie.edificato nel 1330
da un Fr. Giova: Incontri, indi
a spese degli stessi claustrali circondato di
mura, di torri e di altre fortificazioni per
ripararlo dalle incursioni dei fworuscili e
dalle compaguie di masnade, che in quell’
età solerano andare frequentemente a gi-
reai.
068 LECC
una porzione di selva
fortilizio dei frati di $.
elva del che il Co
mune di Sicua diede ad enfilensi e quei
religiosi Eremi i
L' Eremo della Selva del Lago fu più
di una volta visitato da S. Caterina da
Siena, e varie sue lettere sono dirette a fr.
Guglielmo da Lecceio. Anche S. Bernar-
dino coa molti altri preclari
rarono questo siesso eremo,
nel 1387 capo d'Ordiue. Pi; tardi S. Pio
V celebrò la messa in una di quelle cap
pelle che poscia gli fu dedica
Nel 1642 nel vasto locale del convento
diS. Leosardo a Lecceto fu accolto in espi-
zio con la sua corte il Pont. Eugenio IV,
sitarono questo celebratissimo clausiro,
Ta quanto alla Selva del Leo 7
documenti, oltre quelli poco sopra
provano che fino dal secolo XIII pa ap
parteneva al Comuue di Siena, dal quale,
almeno in parle, venne concessa a titolo
di enfilensi alli stesi Eremitani, siccome
lo dimostrano varii provvedimenti della
Signoria di Siena sito gli anni 1306,
1as1, 1949, 19 1258, 1266, 1291,
mor € 1306, tutti relativi alla sorveglian-
na e lavori richiesti per la conservazione
della Selva del Lago. ( Ance. Don. Sx.
Kelefe vecchio ).
Nel 1433 al convento di Leccsto faro.
no ammensati tutti i beni dell’eremo di
S. Maria di Montespecchi per trovarsi ne-
so allora quasi diruto, Nel 1514 di be
mitani di Lecceto sumentareno le loro
rendite mediante due contratti di compra
fatta nel 13 ottobre dal magnate Borghese
del fu Pandolfo Petrucci di una selva
dell'estensione di 72 stiora, e di alcuni
i di terra, il tutto situato nelle Masse
di Città. (Asca. Dre. Fioa. Carte di $.
« Lecceto).
Malgra:o la sua isolata e selvesa situa.
sione, malgrado la santità del Imogo che
conla una trentina di besti , pure l' Ero
mo di Leuceto mon fu escate da alcune
Visite incomode e devastatrici. Tale sem-
bra che fosse quella dei 17 merte 1554
fatta dalle treppe teutonico-spegnuele che
LECC
misera a rabe mche colesto pecifico asilo.
L'Ecemo di S. Salvatore della Selva
del Lago fu abolito nel 1783.
II grandioso convento di S. topo
epistolae i
nel 1614 dal Restichino; quella dell'al-
lare contiguo è epera fatta nel 1630 dal
Petrazzi, Vi si trova anche un S. Pietro
di Raffaello Vanni.
Nella sagrestia erano quadri di sommo
pregio che vedonsi attualmente mella rac-
colta alle Belle arti in Siena , fra i i quali
la bellissima Natività del
doma. L'affresco del refettorio e tuto
“da Appolionio Nassini, la Smeritane è
pittara del Salimbeni.
uoti, Cenni storico-artistici ST Siena e
de’ suburbj ).
LECCETO, 0 LIOCETO nel Val-d'Ar
no sotto Fireaze. — Convento che fa di
frati Domenicani Gavolti cui tut
tora il locale bei L'oratorio de Taco.
po e Filip] di S. Martino a
EA ponga della Lastra a
Signa, Dioc. e Comp. di Firenze.
Siede presso le sommità dei poggi che
stendonsi da quelli della A al Mak
mantile, una volia coperti di Zecci, da
cui prese il nome cotesta località, situsta
circa 388 br. sopra il livello del mare
Mediterraneo,
Era in origine un piccolo romilorie
con chiesa dedicata a S. Maria, che la popo-
Inzione di lendi con il consense del-
la Signoria di Firenze, nell'aprile del
1470, douò ai frati di S. Marce di Firenze
dell'ordine dei Predicatori con l'obbligo
di un annuo tribato alla loro comunità,
consistente in usa libbra di cora, a titole
di ricaguizione di dominio.
Tentio il romitoriequanto la chiesa fe
mne ampliati e riedificati, fra il 1475 e
1478, per elargità di Filippo di Matteo
Strozzi, il quale va Costà vasta te-
nota con la villa delle Se/ve; e lo stone
benefattore son atte di ullima volootà, re-
gato li 14 maggio 1494, lasciò alla chiese
di S. Naria di Lecceto tsnte terre per il
Valore di Soe fiorini d'ore, a condizione
di fare ogni anno le festa dei 85, Filippo
LECC
e lacopo, ai quali due apostoli nel 1587
fu consacrata la chiesa attuale.
LECCHI {MONTE LUCO a) o a LEG.
CHIO nell: Va’ superiore dell’ À.
Cas. gia castello posto sul risalto di un
poggio che ha dato il vocabolo a due
chiese parr. ( S. Martino e S. Michele ),
nc! piviere di S. Marcellino, Com. di
comunità di Gajole nel Chianti alto, sul
coafine dell'aulico contado fiorentino con
mezzo ue fortilizii, ora palazzi signorili,
Brolio e Cacchiano: voglio dire il Monte
Luco a Lecchi, ed il Monte Luco della
Berardenga, Sicde quest'ultimo sulla
uma del Nunte Benichi, 4
Gajo'e, già descritto Beranvexsa
( Mosrz-Luco pista ). — L'altro Afonte
Luco a Lecchi è situato circa 3 migl. a lib.
di Gejole iu un poggio bagnato a le
torr. Massellone , ed " poo. dal fosso
Paterno o di S. Giusto in Salcio, tatti
tributarii superiori del fiume Arbia.
Un lodo proferito in Poggibonsi dagli
avbitri, cel giugno dell'anno 1203, per
cons di coufini territoriali fra il coutado
fioreatino e quello senese, rammenta il
Monte Luco della Berardenga sì pari del
Monte Luco a Lecchio per essere entram-
bi citmati sulla linea di iemsarcazione dei
sesmominati contadi. La quale linea fu
tracciata od pedem Myntem Luci de Be-
his usque ad Petram Grossam,
mentre l'altro Monte Luco trovasi
gato dalla parte più occident. del Chian-
ti, rimontando da Paterno usgue ad fos-
satum Montis Luc: ad Lecchium , et per
Montem Lucum de Lech, Laciguanam,
villam de Lerginino , Ci cte.
Più tardi Monte-Luco a Lecchio diven.
ne signoria della magnatiria famiglia de
Ricasoli, ai quali apperteneva, poni
LECC 667
Mosè, abate del Mon di Coltibrnno, con
istrumento rogato i Siena nella piazza di
S. Cristofano, li 8 dic, 1182, col cvasenso
dei suoi monaci riavnziò a quanto posse-
deva in Monte-Luco a Lecchio a favore
di Drudol» figlio di Ruggiero da Cac-
chiano. — Con altro contratto fatto pure
in Siena li 6 genn tigri nella casa dei
figli di Mal- volte Ruggiero di Sasso as-
senò a donna
parte della Torre di 'Monte-Luco a L'occhio
con delle terre poste intorno a detta lor.
Che infatti il sunnominato Dioti-
lo dimostra un aito celebrato li 4 ot-
tobre 1229 nel palazzo del Comune a
Firenze, col quale Giovanni di Boccaccio
potestà della citta medesima promise a
Guarnellotto da Tornano . e a Diotisal
da Cacchiuno e suoi consorti di restituire
loro le torri del castello di Monte-Luco
terminata che fosse la guerra tra i Senesi
ed i Fiorentini. — (Ance. Dirt. Fion.
Carte del Mon. di Fallombrosa ).
Molti altri documenti della stessa pro-
venienza parlano di questo loogo e dei
loro signori; fra i quali uno dei 28 marzo
1240 riguardante la vendita (atta in Sie.
na a favore di Drudolo di Diotisalvi da
Cacchiuno di una casa con orto e tre per-
zi di terra posti a Moate-Luco a Lecchio,
nei confini del fossato di Ricavoe di quel
lo del Massellone, fin dove si estemlera
la strada che guida per il Mo::re-Zuco a
Leechio alla pieve SPS: Polo Lo prova
l'elezione del castellano della torredi Mon-
te-Luco a Lecchio fatta li 3: dic. 1245
nella persona del suddetto ibrudolo da di-
versi nobili da Ricasoli cousorti e condo
sini dello stesso luogo; lo dichiara un
istrumento dei 20 luglio 198;, col q.
Salvi Druitolo da
elemosina perpetuo di live sei l'anno a
favore dei poveri delle pi
rocchie di S. Lucia Oltrarno e di S. N
renze; nella prima delle qua
‘hie egli aveva contratto matrimo-
nio e nell'altra fissato il suo domicilio,
mentre nell'atto medesimo assegnò una
rendita di soldi 30 l'anno alle chiese di
S. Martino a Monte-Luco a Lecchiv e a
quelle di S. Lorenzo « Ama e di S. Mar.
cellino in Chianti. Lo afiermi eziondio
688 LECC
Lori di beni posti a Monse-Zuco
@ Zecchio, fatta nel castello medesimo li
EE; aprile 1289, tra Mem. Drasolo del fa
Rinaldo del fu Ranieri da
polo di Mess. Salvi di Drudolo da Aoate.
Luco a Lecchie confermò per 39 anni il
fitto di un suo re poste nel to
ds Loren Piane Pr dere
nti, e Caccrraro.
Havvi pere fra le stesse membrane del-
la Vallomi un’ istramento che nomi.
ma un curatore legale, fatto in Firenze li
3 febb. 1303 per interesse di Pollo e di
Ci ratll e figli pupiltidi Mew. Ciom-
polo di Mess Sai Monte-Luco a Lec-
chio;stautechè il predetto Ciampolo a vera
abbandonato il mondo e si era vestito
frate col nome di fra Domenice nel con-
vento dei Domenicani di Siena, — Ped.
Darvor.
I nominati due fratelli Cione e Volto,
essendo mancato ai vivi fr. Domenico, al
secolo Mess. Ciampolo loro padre, con
atto pabblico dei 23 aprile 1314, asse.
guarono la dote a donne Geena loro so
rella, proziessa i Tegghia figlio
di Zono del fu Gentile de' Ritiri
di Firenze. La qual dote fu costituita in
um podere € terre vilale, posto il tutto
nel popolo di S. Mertino « Ceci
Finalmente ne icombe qui rammen-
tare una scrittura del a sett 1331 rela.
tiva al pagamento di Lire 3ose fatte nel
popolo di S. Michele di Monte-Luco a
Lecchio da Giovanni del fa Cione di
Ciampolo di Salvi solvente per il def’
to seo padre nelle mani di Cino Nelli
del del pope di di S. Simone di Firenze, che
ualitò di rappresentante
pos Latini del popolo
di S. Maria Maggiore di detta città. —
Vel. asta Loco.
La per. di S. Martino di Monte-Laco
a Lecchio, o a Lecchi con l'annemo di S.
Michele mel 1833 contava 317 abit.
LECCHI (S. MARU a) in Vald'El.
sa. — Ces con ch. perr. ( £. Maria de
Lecchis, cusia de deckis) mell'aniico pi.
Viere di S. Agnem in Chieti, giù è
Felcione , Cola. Giur: o quasi 4 Mmigl. a
scir. di Poggibonsi, Diec. di Colle, una
volta di Siena, Comp. senese.
. della badia di S. Salvatore
LECC
Siede sopra una piaggia dei monti oc
cideutali del Chianti, Ila destra del torr.
Staggia e circa un a sett. del ca-
stello di questo sesto nome.
Era una delle chiese di giu:
dronsie
11° Isola,
sebbene dal Pont. Bonifazio IX nel 1339
fosse stata dala in benefizio ad un chie.
rico fiorentino, siccome lo dà a conoscere
fea gli altri un atto pubblico degli 8 nov.
t40r, col quale quel beneficiato pontificio
rinunziò la rettoria di S. Maria a Lecchi
di con breve dei 25 agosto 1469 coa.
ferì al prete Lolovico di Bernardo fiore.
tino la ch. parr. Maria a Lecchi,
per quanto ivi si ri essere di pei
tinenza del Mon. di S. Salvatore dell'Lole.
Alla soppressione della testè citata be-
pit entrarono al dei beni e al
to delle chiese di detta badia,
frecusci di S. Eugenio sì Monastero, è
più tardi i Camsineai di Siena.
La perr. di S.Maria a Lecchi nel 1833
contorte. 183 abit.
LECCHIO, o LECCHI (S. MARTI.
NO 1).— Ped. Leccn ( Morr:-Loco 2).
LECCIA nella Valle della Cornia. —
Cos. già Cast. che di il titolo alla chiem
pr di S. Bartolomeo, un di suffraganea
Ila distrutta pieve a Morhe, nella Com.
Giur. e circa 12 migl. a estro delle Po
marance, Dioc. di Volterra, Comp. di Pisa.
È situato sul dorso occidentale del mon-
te che separa la vallecola della Cornia dal-
la Val.di-Cecina, presso all’estreme peo-
dici meridionali dei poggi che stendonsi
da Serazzano sino alla riva destra del
fiume Cornia, fre cupe selre di sugheri
€ di lecci, che gli diedero il titolo, e pe
colungi dai Bulicami o Lazoni di Lee-
cia descriti da Paolo Merela nella sua
Epi it fia, e da noi accennati all dirt.
DI
L'istoria di questa biconca trovasi col-
legata non solamente con quella di Vol.
terra e dei suoi vescovi, ma ancora de’
costi Panpocchieschi e di altri illustri
magnati della Maremma volierrana.
prima a comparire signora
ato castello di Leocia è nna contessa Gisle di
vedova di un conte Ridelfo, nato da Ugo,
ch'esso pere fu conte. La qual donna .
mentre nel so genn. 1105 risiedeva mel
vena pertila
di terreni situati in Cefeggio, in Aeyse
Albole, cea altro porzioni di terre poste
im Wecchiena, e nel leogo denominate
Gordeana. — Vel. Buon Verucomensi,
e Goavo ses Re' in Valdi Cornia.
Anche nel cast. di Leccia i monaci di
Monte-Venli acquistarono una sesta per
te di giurisdizione, siccome apparisco da
un breve spedito dal Pont. Alessandro IMI
nai trmugfio 1136 favore della nomi-
ni tudo della Loccia trovasi quindi
annoverato tra quelli dati in fesdo al
Vesc. di Volterra Ildebrando Paenocchie-
schi mediante un largo privilegio di Ar-
rigo VI, nel tempo in Li viver limp. nesi
Federigo I di lui pedre (sano 1186).
E quantuaque l'alto decainio del Cast.
di Leccia venime reclamato dal Comune
di Volterra, cui nel 1204 e di nuore ne deu!
gli amni 1252, 1354 e 1356 i suoi abitanti
insieme con quelli dei casteetti limi
trofi del Samo e di Seraszano giurarono
fedeltà, pure alcuni vescovi di Volterra
non mancarqno di reclamare sopra di quel-
li dei diritii teziporali.
Infatti esiste tuttora la scrittara di un
trattato fra il Comune di Volterra da
parte ed il Vescovo Alberto dall'altra, sti
palato acì DENTATE e i oli di
zano, Leccia e Sasso. — Fra le diverse
comunità del distretto Voll
ma degli statati di quella città, desoritte
e allirete nei 1388, trovasi impostata quel-
la del cast. di Leccia per lire 3800 d'im-
posizione di fondiaria. (Asca. Dart. Fioe.
Carte delle Comunità di Volterra. — Ce
ua, Notizie Iter. di Volterra).
Già all'Art. Consrs, castello, fa avver-
tito, kr il territorio comunitativo di
di Leccia confinara con il distrut-
to cast. di Cornia mediznie il corso del
fiume omonimo.
Finalmente nel 131g,sottoli 24 di no-
concorda
di questa città per togliere di messo le
Iunghe controversie esistite fra i presidi
vai .
LECC 609
della chiesa volterrana ed i rappresca.
tanti del Comune a cagione di giuri
sione lemparale calle casella dello Atipo:
merence , di Monte-Certoli , di Serazia-
ne, della Leccia, e del Sarso con le loro
dadi i distrettuali medesimi tornarono
a prestare giuramento di fedeltà dopo la
Firenze del
cacciata da Doca di Atene
(anno 1343), quando i XIV reggitori
della repubblica fiorentina restituirono al
Comune di Volterra la sua pristina liber-
tà. (loc. cit.) — Wed. Vorrama.
La parr. di S. Bartolommeo a Leccia
nel 1833 noverava 169 abit.
Frane nei Monti livoc-
i Vil rile di casa Sproni nel-
Papi di Selvizno, Com. Giar. e Dioe.
di Livorno, Comp. di Pisa.
È situata sulle estreme pendici occi.
deutali dei Monti livornesi fra lu strada
maestra di Salviano per Val Benedetta c
le spiaggia dell'Ardenza.
Vari documenti pisani sppelano que
a
sto luogo di Zeccia, dove ebbero podere i
canonici della cattedrale di Pisa, comc
apparisce da una bolla ad essi dirt dl
Pont Adriano È IV li g giugno 1156.
Tuiti i Santi di Pisa celebrato nella chi
na di quel mon. li 6 sett. 1360 (stile
Oliveto, di Salviamo, di Leccio, di Tre-
o e di Plescieno, contro l'annuo fitto
staja 54 di grava, e lire 19 di deuari
.— (Ance. Der. Fion. Carte di S.
alla Rivolta).
LECCIA x MILIANO in Val-di-Tora.
— Due gas. riuniti in na antico comu-
nello rr diede il titolo ad una distrutta
Pa Con: "i Pi
'Sono attualmente due poderi di questo
85
ce LECC
nome tri im ea pianera fra il
Sasso di Crespina e il fiumicello Zsoia.
AMa pieve di Leccio, osia di Miliano,
appellano varie pergamene dell'Arch. Ar-
civ. di Lucca, alcune delle quali sono state
pubblicate nel temo quario (P.I e IL.)
delle Memorie per servire alla storia luc-
chese. Fra le altre mi giova citarne una del
998 relativa all'ordine di presbiterato da-
t0 da Adalengo Vese. di Lucca ad Alberi-
ce diacono figlio del fa Ropperio appel-
Battista e Pietro di Miliano. — La stessa
pieve è rammentata nel trattato di
stabilito mel 1175 fra i Pisa edi Lee.
chesi, allorchè vennero restitaite alla cat-
tedrale di Lacca le pievi della sua diocesi
peste nelle Colline pis ine, e segnatamente
quelle di Miliano e Loocis, ripelle
€ di Triana. Rella visita diocesana, fatta
nel 1383 da Giovamai vicario di Antonio
vescovo di Lecca, fu avvertito, che il pie-
vano della pieve di Leccia, o di Miliano,
mon risiedeva che soli tre mesi dell'an-
mo nella sua canonica, slempi alsen
vizio in divimis U cerato di S. Michele di
il aveva anche in bene.
Aizio la ch. di 5. Stefano a Volparia suf.
LECC
ch. parr. (S. Salvatore) nel piviere di Ca-
scia, Com. Giur. e quasi 4 migl.a maestre
pon. di Reggello, Dioc. di Fiesole, Lor p.
di Firenze.
E posto alla destra dell'Arno prewo La
nuova strada R. aretina, fra l'Incisa e Ri-
grano, nel così delto pian del Leccio, dote
di Leccio. Sono di tal numero tre contrat
ti, che uno de 36 ottobre 1169, il secondo
de' 27 febb. 1170 rogato nel chiostro di
8. Selvatore del cast. di Leccio, e il terzo
to la dol testamento
iti di Firenze, in cui si nm-
Lecco (8. Mama 4) nel Vald'Arno
fiosentino. — Era una delle chiese del pi-
viere di S. Stefano in Pane situata presso
il borgo di Petriolo, al cui popolo fe da
miato al Mente del Re
ILLEOGIO ( S. MAR!
(I
popoli (S. Romole,
Firenze.
La chiesa di È, Martino a Leccio è po
, str nella vallocola di Morise sal sienco
occidentale del Monte-Morello peco tuaci
dal torr. Marinella che gli passa del oto
di poomte. .
ch. di 8. Romolo a Leccio la trovo
rammentata in vn'istramento inedito dei
18 ott. 1314 regato da Gherardo di Ghe-
rarde da Leccio, col quale Benino del fu
Bernardo del popolo di £. Fomole e Zee-
cio vendè » Francesco e a Dolce di Giun-
LECO
Ve di Bojerde dele famiglia de Sommaje
va perso di terra posto nel di $.
Maria tra le due Marine, ricerendoue il
rà a quel castello di
di Val.di-Bisenzio annoverato nel 13,6
da Carlo 1V (ra i luoghi dichiarati fedeli
all'Impero eeetro la Lega guelfa toscana.
$. Martino a Zeccio conta 204 abit.
LECCIOLO è LICCIOLO in Val-di.
Piviore di Biacexto, Com. e circa 3 migl
moretti. di 3 Giur. del Pontessieve,
Dice. di Comp. di Firenze.
D gi to della chiesa di $. Sal-
Priore dell Erumo di Comaldolil'intiare
mo gi
o giepicm gli chiedi Zola
qgi, BE Ferla di Castel mere e
dis. ar gherita i Tesina. (Ann
mara. T. IV.)
LECORE nel Val d’ Arno sotto Piren-
ne. — Contrada dove ferono tre
chie, da lenga età riunite in due, cioè
Pietro di Lecore e S. Angelo in $. Bi:
a Lecore, comprese tutte sei pi Com
€ intorno » migl. a sett. di Signa, Gier.
di Campi, Dice. e Comp. di Firenze.
1 porsezsi che la menta vescovile di Fi
renze teneva in Lecore sono rammentati
LEFR 1
aticstato regate li a giugno 1383 da Agnolo
di Latito da S. Dogaite, col quale i po
recchiani della ch. di S. Biagio a
sopra
Fioa. Corte dell'' di Bonifario)..
Fa que paola de Gio
mella donazione fatta circa l’anno 930 dal Ricci
vescoro Raimballo del giaspadronato del-
la pieve di Signa con futti i suei diritti
€ possessioni a favore del capitolo della
cattedrale fiorentina.
Della chiesa poi di £. Pirtro di Lecore,
come antica apperienonza della cosa me-
guatizia de'Matziaghi, si accennano me.
morie fine dall'anno 865. Tn quauto all'al-
tra chicsa di S. Aagolo a Lecore stata do-
Finalmente della chiesa di $, Biagio a
Lesore, e della famsiglia Sodi di Compi
che me fa un tempo patrona, ragiona wu
672 LEGN
LEGNAJA (BORGO 1) nel suburbio
occidentale di Firenze. — Grossa borgata
servi stata una rocca. — Essa dà il nome
ad una comunità, e a due popoli (S. Qui
rico e S. Angelo ) suburbani della chiesa
maggiore di Firenze, situati tra il primo
Fireuze, nella
Giur. del Galluzzo, Dioc. e Comp. della
stessa città.
Trovasi in una pianura poco distante
la ripa sinistra dell'Arno, fra il borgo
di Monticelli e quello di S. Lorenzo al
Ponte di Greve, in mezzo a una popolosa
e ben coltivata campagna, cui fanno co-
roma dal lato di scir.a lib. i colli deliziosi
di Bellosguardo, di Monte-Oliveto, di
Marignolle e di Scandicci, mentre dalle
parte di oltr* Arno ha di fronte da sett. a
grec. le popolose colline di Sesto, di Ca-
stello, di Careggi e di Fiesole.
Io non starò a ripetere le tradizioni di
coloro che credettero derivare l'etimolo-
i i quantità dei legna-
LH
tre etimologie egnalmente vaghe ed in-
certe, come quella di fare originare il suo
nome dalla piantagione del lino (Zinaria)
sul riflesso che nell'umida pianura di Le-
eotesta pianta.
trada di Leguaja fino dal secolo XII fa-
ceva perteglel'coniado suburbano di F
iccome lo provano di
menti del monastero di S. Fel
il Ponte-Verchio, pubblicati
(Monum. Eccl. Flor.); due dei quali
1ott0 il 25 agosto 1136, e 37 nor. 1166
LEGN
furono celebrati in Zignaria fiorentina
judicaria. -
Più antica memoria della chiesa
di S. Quirico a Legnaja, trovandosi esa
r«mmentata in un privilegio dell’ Imp.
Corrado 11 del 1038 a favore «della badia
fiorentina, cui confermò quidguid tenui
et habuit in loco Lignaria in S. Quiri-
60, ere.— Presto la stessa chiesa di S. Qui-
rico a Legnaja fu rogato nel o febbr
un istrumento appartenuto
Cistercensi a Sellimo, esistente hg
mente nell’ Arch. Dipl. Fior.
Il pedronato della chiesa di S. Quirico
a Legnaja nel 1526 era di pertinenza del
cardinale Lorenzo Pacci, mentre nel pre-
citato anno fa da lui permatato con quel
lo di S. Matteo a Granajolo dipendente
dalla famiglia Frescobaldi. La quale fa-
tniglia era signora di terreni, case-tor-
rito e chiese fra l'Arno, le Grere e la
Pesa, e nel 1560 teneva al governo della
chiesa di S. Quirico in qualità di par»
co un Giramonte di Francesco Frescobal-
di. Il suddetto fatto induce a credere,
che la rinunzia anteriormente fatta (anno
1486) dai Frescobaldi della chiesa di Gra-
najolo a diversi individui delle casa Cor
sini, come fu avvisato all'Arr. Gaza.
to, fosse di corto effetto, mentre i Pucci
realmente nel secolo te si tro-
vevano posewori di vesti predii e patro.
ni della ch. di S. Matteo a Granajolo, sio
come lo sono tuttora i Frescobaldi di quel.
la di S. Quirico a Legnaja.
I parrochi delle due chiese di Legnaja
sono nominati nel congresso del 3 a)
le 1386 tenuto nella cattedrale fioreotina
per ripartire la tassa imposta al clero di
tutta la diocesi.
Movimento della Popolazione delle due parrocchie di S. Anoto e di S. Quiarco
@ Lecsasa a tre epoche diverse, divisa per famiglie.
LEGN
Comunità di Legnaja.— 11 territorio
di questa comunità occupa una superficie
di 12582 quadrati agrarii, dei quali 530
sono presi da consi ue e da pub.
bliche strade. — Vi si trovava nel 1833
una popolazione
Jenti a 544 indiv
drato di suolo imponibile.
Confins con sei comunità. Dal lato di
grec., mediante il corso dell'Arno, ba di
fronte la Com. del Pellegrino a partire
dalla metà del nuoro te sospeso sull’
Arno, di fronte alle RR. Cascine dell’Iso-
la, sino alla confluenza del torr. Mugno-
ne, dove soltentra, piegando verso sett,
la comunità di Brozzi, con la quale pro.
segue il corso dell'Arno fino allo sbocco
del fi. Greve. Costà abbandona l'Arno,
e voltando faccia da sett. a pon. trova la
Com. della Casel e Torrì, con la quale
rimonta il corso del fi. Greve sino al di
sopra della strada R. di Pisa; dopo di che
oltrepassa Jo stesso fiume per entrare nel-
la strada comunilativa che dirigen verso
Mosciano sulla piccola giogaja dei colli
della Romola, e lungh' essa innoltrasi sino
sul poggio di Spassavento. In cotesta som-
mità piegando da pon. a ostro-lib. entra
nella così detla via della Querciola per
arrivare salla provinciale volterrana. Me-
diante quest'ultima il territorio di Le-
gmaja si tocca dal lato di ostro con quello
della Com. di San-Casciano , a cui dopo
un breve tragitto sottentra dal lato di lev.
la Com. del Galluzzo. Con quest’ ultima
la nostra di Legnaja fronteggia dal lato di
orientale per lungo tragilto, prima scen-
dendo dai colli della Siombla col tore.
Fingone, poscia per varii tronchi di stra-
de comunitative, finchè ona di essela ri-
conduce sul fi. Greve che cavalca sul ponte
ell'Asse per passare ella destra ripa, e di
la varcare la collina delle Campora sino
al podere di S. Donato a Scopeto, già di-
strutto Mon. dei Canonici Regolari | Lecce
tani. A questo punto entra nella via det-
ta del Guzzera, e con essa scende la costa
orientale di Colombaja per sboccare nella
regia romana presso la porta S. Pier Gai.
telini. Costà voltando a lev. trova la Com.
di Firenze, con la quale l'altra di Legnaja
percorre lango la strada R. intorno alle
2mura della città sino alla porta San-Fre-
diano, e di la proseguendo il corso delle
mura sino al greto d'Arno, scende lungo
LEGN 673
#ss0 al breve tragitto per dirigersi alla te-
stata del nuovo ponie sospeso cui stà di
fronte la comunità del Pellegrino.
Fra i principali corsi di acqua che ba-
gmano il territorio comunitativo di Le.
gnaja, oltre l’Aruo che ne lambisce i con-
fini dal lato di grec. e di sett., contasi il
fiume Greve che în parte rasenta ed in
parte attraversa, tagliando quasi in mez-
zo il territorio di questa Comunità Rap-
porto ai torrenti, il Zingone può dirsi il
più copioso di tutti gli altri che percor-
rouo cotesto territorio, tributarii del fiu-
me Grere, ovvero dell’ Arno.
Varie strade rotabili attraversano in
molte direzioni il territorio di Legn:
La principale fra quae è la via regia pi
sana che passa per la comunità dalla por-
ta San Frediano sino al ponte a Greve, So.
no comunitative rotabili quelle di Scan-
dicci, delle Campora, di Bellosguardo ce.
La natura fisica del suolo può distin-
guersi in due terreni di formazione di-
versa; quello di alluvione che costituisce
la pianura, ed il terreno appenninico for-
mato delle solite tre rocce stratiformi;
cioe, di calcarea compatta più o meno si-
liceo-argillosa, di grés antico, ossia di ma-
cigno, e di schisto marnoso. Coteste tre
rocce costituiscono quasi generalmente I°
ossatura dei poggi che fanno corona dal
lato di ostro al Val-d’Arno fiorentino.
Dissi quasi generalmente, poichè nelle
pendici della piccola giogana della Romo-
la, per es. nei colli di Mosciano, di Scan
tati da un calcare carbonato, in guisa che
la roccia simala talvolta l'aspetto di un
granitello, suscettibile di essere lavorato
per usi architettonici. Tale è quella spe-
cie di pudinga di colore bigio-nerastro,
composta di ghiajottoli di arenaria gros-
solana e di
no molti nummuliti, roti
ti, ed altre specie di iglie polita-
lamiche. Di questa sorta di granifello veg-
gonsi attualmente in Firenze colonnini e
grandi pioli ben ti posti davanti
all'ingresso di alcuni palazzi.
Sopra il testè descritto terreno strati.
forme allignano a maraviglia le viti, gli
ulivi ed ogni sorta di albero fruttifero.
I cereali riescono di ottima qualità tanto
in collina come nel terreno che cuopre il
€74 LEGN
piano di Legnaja. Quest'ultimo però è
n giù per la miglior qualità, sivvero per
la quesiti degli ormeri di ogni peci, il
cui prodelio costituisce le ricchezza
da Livorno sino sì n
— o de toro serpe cine
popolazione Piguosese, popolose bergo si-
tasto lungo la ripa sinistra dell'Arno, tro-
vasi per la maggior parte dedicsia al mo.
came, e cassielli.
Asehe il bergo di Monticelli, che è il
imo ad esere attreveriato dalla strada
Ch conta diverse masiletture, fra
Je quali ena fabbrica di cristalli dei fra
telli Bornioli, una di majoliche de' Can
tagalli situata premo la porta Sen Fre.
diano, mentre pià lungi di lè e segregata
SAT datato: 10 iuego denominato il Pi
Iuonsino, dai Baccicalapi fa giù da qual-
che enne eretta una fabbrica di colla for-
LEGN
came dentro i confini medesimi esiste tet-
tora il monastero di Monte-Oliveto,
del Castagno, abitato da pochi religiosi di
quella languente Congregazione. Vi éal
tres nel borgo omonime il Comsertaterio
di S. Pietro a Monticelli, già dela badia
di 5. Antimo in Val-d'Orcia, stalo cedute
pisana ine questa
Soana ciro go
1331 a più del poggio A boschetto Sire
Moato-Oliveto; i
Tea ti i
villa ripe contorai api
sese una commemorazione storica, sia
la persona che la fondò, sia per l°
tetto che Ia costraì, sia per gli ospiti che
vi faremo accolti, sia per i fatti che
alcune di ese avvennero. Una sola
queste situata a contatto della magnifica
villa eretta da Michelozzo Michelorai, ac-
colse in più fiate il divino Galileo; e lo
de all'attuale possessore della medesima,
Cav. Alberigo Albizzi che ba volute per-
petserne meglio le memeriz con un bene
boste marmereo dell’ astreneuo
Ki distretto della TIT di Lagaaie
nei tempi scorsi conlava mumoresi con-
venti di varia € di vario seme.
Noa dirò di quello di S. Duaate a Sco.
peo sul poggio di Colombajs, disfatto per
ordine del Comune di Firenze nel 1528,
di Legnaja esisteva anche il convento dei
Girolamini di 5. Maria alle Campora, sic-
lodata gie 1774, relalivoall’erganizzazione evo-
momica delle comunità del contado ti
rentiso, i ino, i popoli, che dall'anno 18n9 in
comunità di
[plberigr sesamo pira
tazza, del cui potestà essi dipendone tei-
tora per le cause civili.
Tn Monticelli, uno dei borghi giò ram
meniati, ebbe i matali da poveri genitori
il rinomate pittore Agnolo Allori, chis-
malo il Frenzine.
La Comunità di Leguzja mantiene un
LEGN LEGO 675
maestro di scuola, menire le monache del irofe di Casellina e Torri, delle Lastra a
Conservatorio di Monticelli provvedono Signa, del Galluzzo, del Bagno a Ripoli e
all'educazione di multe fanciulle. di Rovezzano. — L'ingegnere di Circon-
Nell'antico convento di S. Francesco di dario è quello del Galluzzo, residente pe-
Paola, situato nel territorio di questa Com. rò in Firemze, dove trovasi l'ufizio di ew-
solo di Legasja, ma delle comuaità limi- le Ipoteche e la Ruota.
POPOLAZIONE della Comunità di Lecnasa & tre epoche diverse.
Titolo delle Chiese
Bellosguardo con
l'annesso di Seo
cli ino Pa F
Ciatoja F
[ossi ti
Lecisr Ch)
Morignolle 54
Marignolle i
Moeticelli È
Pignone sottestre- î s
to a Verzaja (1) [I H
Poute a Greve H
Scandicci a Grove "R
Scandicci
(1) RL D. Nelle cifra dell'anno 1545 alle popolazione di S. Meria a Wersaja,
era al Pigace, trovasi compresa Ia porzione di abitanti che la stessa par-
vecchia aveva allora dentro le città di Firenze.
Laczasa (Rocca D:). — Le istorie i sto di Giuntino da Cutigliano. Il secon-
rentine mon rarameniano, ch' io sappia, do istramento riguarda egualmente al-
tema rocca esistita sotto il vocabolo di Le- tra consegna della Rocca di Legnaja da-
gueje, eppare noe vi fa un altro luogo te li 28 maggio 1341 da Venterimo di
0a questo sicsse nome. Guiduecio castellano della medesima a Ra-
Due decamenti dell’ Arcd. Di) Pit mieri di Bindo Vecchietti di Firenze che
provenienti da quello generale di eo i enirava nella qualità di umovo casi
I primo è le presa li 23 aj LEGOLI (Castram Zeguli) in Val
Fo da Tieri di Carruocio Agli di ù d'Era. — Cast. con per
renze nuoto castellano della Rocco di meo © Giusto) giù Hliale dell'antica bet:
Legnaje, per otte rogato dal notaro One- tesimnale di Tojano, nella Com. Giur. e
€76 LEGO
cir 4 2 lev. di Poscioli , Dice. di
Volterra, Ò
Sace, alle cui falde da lev. a sett. seorre
il terr. Cerfelo, che divide le piagge di
Legoli da quelle di Tojano e li to
ragione da dubitare
dalla conteme Willa madre del gran con
te Ugo alla chiem di S. Ponziano di Lac
ca, cui assegnò la vua corte de Liguli in-
sieme con la terra che dioetasi Morte.
dinga, e un' altra corte Seni
miato, son vi sarebbe fra le memorie di
Zegoli una più satica di
tenne dietro un
tampoco dere com
coli simpre queto Tappi tive, pai
trambi con chiesa dedicata a £. Bertolo
meo, e l'uno e l'altro in Val.d'Era: poi
chè il primo fe sempre della diocen di
Volterra, e l'altro della diecesi di Lecca,
attenlmente di quella di Senminiato.
Quindi fe stare in guardia sol
l'equivoco, nel quele incersere certi copi:
ni di satiche carte, delle quali astinsero i
sucosssivi scrittori, coll’ applicare al ca-
stello di i documenti di Colleoli,
oppere di Cigoli, come anche altri che
volessero riferire al Villaggio di Celi,
sul Gume Cascina, ossia di Cevoli, nella
ripe destra dell’ Arno pisano.
Quindi nou pomiamo citare relativa-
mente al Cast. di Legoli istramento più
antico di quello del 22 genm. 1:39 pub
Micato dall'Amesirato nella ses opera dei
vesori di Volterra, di Arezzo e di lie
sole. Riguarda esso un contratie, col quale
il conte Ranieri di Travale dei Pannoo
chieschi figlio che fa del conte Ugolino,
€ la consessa Sibilla sua moglie, stendo nel
loro castello di Travale, venderomo per
il prezzo di cento lire ad Adimare Adi-
mari fiorentino vescovo di Vokerra , che
acquistava per ls sus chiesa, tutti i beni
che eglino i n
fiumicetlo Fosci che mette ip Cecina, e
LEGO
dallo stesso Cast. di Pigueno secondando
il corse dell'Era sino sl seo sbocco in Arne,
e di Da persino al mare. Nello stesso sitei
dueconingi Pannocchicschi rinuaziarone
al giuspadronato che ad essi competevasi
della chies dei SS. Giusto e Bartelom
meo nel castel di Legoli, e a tatteciò che
potesse ap, loro mel distretto ane-
desimo di Zegoli, in quelli di Vignale,
X di Castel.Fal£, della vilta di Celle, di
Ghizsano , di Lajatico, di 8. Ottaviano
e di S. Pittore. — Ved. Casres-Fan,
Garzzano, cc.
Salito pertanto che fa sulla cattedra di
Volterra il potente IJebrando della stema
ia dei Pannocchieschi, gli riescì fa-
cile di ama € rendere più valide
le proprie forze con i diritti della sua chie-
1, allorchè nel 1186 egli ettenne da Ar-
ia, fra i quali fendi fa compresa la met
pera giurisdizione di Legoli, di Vignale,
di Castel-Falfi ce.
A fer meglio comoscere l' incostenta di
quei tempi concerre un diploma spedite
2 favore dei Pisani dallo steso Arrigo VI,
doposalito sul trone imperiale (snme1193),
col quale furono assegnati dentro i confini
del contado di Pisa, e conseguentemente
seito la giurisdizione politica di quel Co
melli di Peccioli, di Monte
sfere il fortilizio di Legoli per timore che
nei terrazzani v’introducessero de’ Guel-
GI na fe diedero spenta
li abit di i si die
nesmente ai Fiorentini nel 1405, dai
uali otlennero favorevoli capitolazioni.
antenque mella posteriore sellevazio
me di Pisa, (anno 1494) Legoli ritornasse
setto il dominio pisano, non cersero
molti mesi che la Signoria di Firenze in-
ste con due commissarii di
guerra ( Pier Capponi e Bernardo Nasi)
a ricuperare in Val-d'Era le castella che
tanto baldanzosamente dai Pisani ereno
state tolte; talchè di prima giunta l'oste
resse al castello di Legoli, i di cui
, datisi liberamente ai Fiorentini,
furono ricevuti senza far loro alcun dan-
mo. (Ana. Zstor. fior. Lib. XX).
La parr. de'SS. Giusto e Bariolommeo
a Legoli nel 1551 contava 496 abit. Nel
1945 ne avera 423, e nel 1833 erano au-
mentali fino a 658 abit.
LEGRI ( Castrum Ligei ) nel Vald'
Arno soto Firenze. — elet) a
il nome la pieve di
fron filiale (S. Pietro a Le
gri) ora annessa alla prima, nella Com.
€ cia 6 mig a vile di Calenza:
no, Giur. di i, Dice. e Comp. di
Firenze. r
È situato salle pendici meridionali del
moate delle Croci di Combiate fra il terr.
Rerinella, cha gli passa vicino verso lev.,
ed il fimaicello Neriss, che dà il nome 4
alla vallecola , il quale scorre a pon. di
Legri. Hanno origine catrambi dallo stes-
se monte delle Croci, e lungo la Marisa
è iracciota la strada provinciale di Bar
beriso di Mugello.— Fia vano rintrso-
ciare l'etimologi: di questo nome di Ze
pi, Legari © Ligari, che taluni sognare
no poleme sfpetare = quella razza di an-
tichimimi Liguri che dalla regione del
Magello sino al monte delle Croci pene
trareao molto prima che i Romani c.pi-
tasero nelle Valli di Sieve e dell'Arno.
Due documerti fra i più vetusti, che
appellano alla ch. piebana di &. Severo de
Ligori, furone rammentati dal Lami nei
suoi Monum, Eccl. Flor. Il primo di esi,
ora csistonte nell'Areh. Dip. fra le per-
tamene della badia di Passignano, è un
contratto dei 25 lagl. 1051, col quale Teuz-
sese chiamato Rustico figlio del fu Gio-
vanni, stano in Figlime del Valdarno di
sopra, rinunziò a Rodolfo del fu Sigifre-
de le ragioni che aveva su tutte le corti,
castelli, chiese , case e terreni
drca a Cersino,
va
LEO 677
però di $. Severo e Ligari , e di 8. Gavino @
Tassocle (poi detto Adimari).
L'altro documento, del 1138, appella ad
tana donazione di bun: fatta da Gotlifredo
ti
conti; avvegnachè
Arrigo VI, nel 1191, e poscia Federigo Îl
di lui figlio, nel 1450 e 1340, conf
rono ai conti Guidi di Modigliana tatto
ciò ch'essi possedevano nel monte More!-
lo, nominanlovisi specialmente Malensa-
num cum tcia curte Ina, et quariam par-
tem castri de Ligari.
Finalmente il giaspadronato della
ve di Legri cadde nella famiglia patrizia
Canigiani di Firenze, la quale dei beni
di Legri costitui una commenda per l’Or-
dine cavalleresco Gerosolimitano.
La pieve di S. Severo a Legri era me-
imensata al capitolo
della' Metropolitana); 4. S. Martino a Zec-
cia (esistente); 5. S. Romolo a Zeccie
(annessa alla precedente ); 6. S. Michele
« Cupe (annessa a Seeciano nel pievanato
di S. Maria a Carraja).
La parrocchia di S. Severo con l'an
nesso di S. Pietro a Legri nel 1833 avera
547 abit
LENTULA nella Monta zna pistojese.—
Dogana di terza clavse nella frontiera del
di Bologna, Comp. di Firenze,
Risiede sulla schiena dei monti di Can-
tagalio nella Valle del Reno bolognese,
poco lungi dalla confluenza del lorr. Zi-
mentra, valla strada maestra che da Trep-
io si dirige nel territorio. verso
gi e Stagno.
TI deganiere di Lentala dipende da
quello di seronda classe residente al Ponte
Taviano sul Reno bolognese vicino al
. Cast. della Sambuca, sotto il dipartimen
to doganale di Pistoia.
LEO (SAN) ner PIAN v'ANGHIARI
nella Valle superiore del Tevere.—Vil-
86
678 LEOL
lata con chiesa parr. che dì pare il nome
a una dogana di frontiera di terza classe,
nel piviere di Micciano, Com. Giur. e cir-
ca due migl, a lev. di Anghiari, Dioc. e
Comp. di Arezzo.
È situata sulla nuova strada R. dell’A-
driatico presso un ponte sul torr. Gora e
circa 4 migl.a ostro di San-Scpolero, allo
shorco delle strade che vengono costa da
Citerna e da Anghiari.
Non è certo, se a questa chiesa di S.
1,e0, 0 ad altra volesse appellare un istru-
mento del giugno 103 pubblicato dagli
Annalisti Camaldolensi (T. II), col qua-
le un tal Bindo di Bulgaro, stando in Arez-
20, assegnò per testamento al S. Eremo di
Camaldoli il giaspadronato di molte chie-
se coi loro beni in Vai-Tiberina, fra le
quali si trova pure et eccleziam S. Zeo.
Il doganiere di Sau-Leo dipenile da quel.
10 di Il classe residente a San-Sepolcro sot-
to il dipartimento doganale di Firenze.
S. Leo nel 1833 contava 295 abit.
LEO (S.) a MONTIONE.— ed. Mos.
rioex presso Arezzo.
Lnot: (Corte pr).— Ped. Cortacoui in
Val-d'Era.
LEOLINO (S.) o S. LEOVINO m
CONIO, giù detto in Collina, nella Valle
dell Elsa. — Pieve antica nella Com. e
circa 4 I. a ostro della Castellina del
Chianti, Giar. di Radda, Dioc. di Colle,
già di Fiesole, Comp. di Siena.
Risiede in collina sul fianco occiden-
tale dei monti che separano la valle di
Pesa da quelia dell'Elsa presso le scatu-
rigini del torr. Gena.
La pieve di S. Leolino in Conio fu stsc-
cala nel 1592 dalla diocesi fiesolana per
acsegmarla a quella di Colle insieme con
gli annessi delle soppresse cure di Zoe-
dinelle e di Lecci
la.
antica pieve sal declinare del
secolo XVIII sotto il pievano Lelli fa in
gran parte riedificata con la canonica.
Un miglio a pot. e nel distretto della
stenta ia vedesi un imponente fal
bricsto che ha l'apparenza di wn forti
zio, sebbene non serva che ad uso di villa
jgnorile, denominata Campelli. Era dell’
es cas senese Francesconi, attual-
mente dei fratelli Morelli di Siena. —
Fed. Camo (S. Lentzo rx).
LFOLINO (S.) pe. CONTE, o S. LEO.
NINO m MONTI ( Castr. S. Liolimi ) in
LEOL
Val-di-Siere, detto volgarmente San Zo.
rino. — Cast. che prese il nome dalla sua
chiesa plebana , e che lo diede in seguito
ad una coutea dei conti Guidi di Poppi e
Bsuifolle; che poscia divenne un feudo
granducale con titolo di marchesato, nella
Com. e circa 1! a scir. di Londa , Giar.
Le vestigia del vecchio fortilizio di Sn
Leolino ed il moderno palazzo marchiona.
le trovansi presso la pieve omonima sul
vertice di an poggio alla sinistra del torr.
Moscia, poggio che fa parte del comura'.
forte dell'Appennino per cui si collega il
monte della Falterona a quello della Con-
suma, fra la Valle dell'Arno casentinese e
la Vel.di Sieve.
Tre pievi sotto l’inrocazione di S. Leo
lino vescovo e martire conta tuttora la
diocesi fiesolana , oltre quella di S. Zeo
lino in Colliua, ossia îa Corio, passata
nella diocesi di Colle; cioè questa di S.
Leolino in Monti, l'altra di S. Leolino
@ Pantano, una volta detta @ Flecienr,
e la pieve di S. Leolino « Miguero.
Tn quanto al dominio temporale del ca-
stello di San Leolino in Afont', come an-
co di quello di Fornace e di altri luoghi
limitrofi, sino del secolo XI apparteseva
ai conti , cor-fermato loro dall'Imr.
Arrigo VI (anno 1191 ) e da Feserigo ÎI
(anno 1220).
Uns delle più
stiti fu pubblicata negli Amnali Camal-
dolensi sotto l'anno 1100. È una doss-
zione al S. Eremo di Camaldoli fatta in
detto anno dal C. Alberto del fa C. Tedi-
cio, di Leni che egli posscdeva nel piviere
. Leolino e in quello vicino di $.
Detale.
Nel Cast, di San Leolino risiedera nel
1239 il C. Guido Guerra di Modigliana
figlio del fu C. Marcovaldo e della con-
tessa Bentrice, quando egli rinunziò al di
lui fratello C. Ruggeri alcuni castelli della
Romagna . (Pao. Icsarmmo, Delis. degli
Eruditi T. VII).
Nel luogo medesimo troviamo nell'an-
no successivo la stessa C. Beatrice sun-
nominata, vedova del C. Maronvaldo, al-
lorchè con istrumento rogato nel Cast. di
S. Leolino li = marzo 1240 (stile fioren-
)casa adira con benefizio d' imventa-
rio all'eredità lasciata dal di lui pedre C.
antiche memorie super.
LEOL
Rodolfo di Capraja.— ( Ance. Dore. Fion.
Carte della Badia a Settimo).
La coatea di S. Leolino in fosti fu
compresa con molli altri castelli nell'ac-
susliga ia che il conte Guido figlio del
(C. Ugo di Battifolle, mediante scrittera
dei 15 giugno 1367, ottenne dalla Rep.
for, sccomaadigia che fu resa perpetua
per le istanze del conte Francesco di Pop-
pi solto dì 27 agosto 1439. Se non ché
nell'anno sesseguente quel conte essendo-
sifatto ribelle della ica, i saoi
poli fmi Aperpirei aerei tag
vennero liberamente riuniti al dominio
fiorentino. In tale cocasione fu accettata
la somsai di San Leoline con alcane
apiiolazioni a favore degli abitanti, con-
al senatore Neri Guadagni, a cui restaro
mo i soli beni allodiali e pochi altri di-
ritti dopo la lege sulla soppressione dei
leedi
IE ETIIAES. Leclino, fabbricata tetta
di pietre quadre, era di giurisdizione dell
popole, ora del Granduca; sebbene possa
credersi che per qualche tempo vi
stasse ragione il capitolo della basilica di
S. Lorenso di Firenze, dal ale il Gran
tro
di S. Leolino del
eo l'obbligo di riavesdre il prezzo in
tanti luoghi di monte.
La pieve di S. Leolino del Conte a quel
tempo estendeva la saa giurisdizione spi-
rituale sopra 5 popoli; cioè : S. Gauden-
zio a Farena ( anneso alla perr. della
,, pieve); a. SS. Concezione a Zonda, cop-
pella carala eretta in parr. cel 1795, ua
tempo stata unita alla pieve; 3. S. Maria
a Cajano, prioria; (esistente ) 4. S. Lo-
renzo a Fierle, idesa; 5. S. Donato a Sam-
dito und di qual conte. duchete, idem
Un sigillo apparienute a una comuni-
US Leolino fu pubblicato dal Broo-
chi nella sua descrizione del Mugello a
pe-s89.
È Granduca Ferdinando II nel 1645
eresse nuovamente in feudo con titolo di
marchesato il castello di Sen Leolino del
Conte com tutta la comunità, cui aggiunse
altri 4 comunelli, cioè, Sambuchera, Bu-
sipna, Vierle e Verena, compreso il ca-
mele della Rate, mentre soltoponera li stes-
si luoghi in quanto al criminale al vicario
di Poppi, e per le cause civili e misto all'
atuiale residente nell nuovo marchesato di
Koei Leolino in Val-di-Sieve.
di Filippo Salviati Maggior-doma della
Corte durante sua vita naturale. Ma suc
ctsivamente con altro i o de
11 febbraio 1651 fu accordate all
Arch di poteo lticiere dopo sort il mad
detto marchesato sl di Jei fratello Tom:
mato Guadagni, indi ai
di lai figli Alle ceti pe sli
Perpetna pri;
Bd 1718 dal Granduca Francesco Il lo
La piove di $. Zeolino del Conte, ossia
in Monti, nel 1833 contava Sg abit.
Lsotino ($)) 4 Fracciano. Ned. Leo
tuno (S.) a Parsaxo.
LEOLINO (S.) a PANZANO, già a
Fiaeciaro iu Valdi-Pesa. — Pieve an
Ea com sotlostante borgata nella Com.
Î
passa la strada
pra una piaggia
iapti, atroci dine
provinciale del
gl. a ostro del castello di Panzano.
È un vasto tempioa tre navate e molto
ITA
Robbia, murati a corna cpistoles
ine di nu evangelii dell'altar maggiore, fra i
eacon
quali specialmente quello a mano
è di uno squisito e delicato lavora
cs0 LEOL
Le memorie della pieve di S. Leolino
a Flacciano risalgono al secolo X, men-
tre fra le pergamene della badia di Pas
signano essa è ranmentala sino dal 982.
Agli 4rt.Caraxn(S. Manra Novanta m),
e Gaaanano di Val di Pesa citai due istra-
menti del 1 199, in cui si perla di
beni posseduti da cei nobili di contado,
alcuni dei quali erano situzti a £. Zeo-
lino a Flacciano. — In questa chiesa fa
rogato nel 13 ag. 1196 en istramento di
donazione a favore della hadia di Posi.
gnano, La prima volta che la piove di
Flacciano venne designata col vocabolo
di Panzano, mi parve esere quella della
bolla spedita nel 1103 dal Pont. Pasqua-
le Il a Giovanni vescovo di Fiesole, alla
cui mense vescovile, fra le altre gierisdi-
zioni, confermò plebem 8. ini sitam
in Panzano cum curte. (Uoment in Epise.
Fesulan.)
La pieve di San Leolino a Panzano dal
secolo piatt al XVI inclusive contava
suffraganee le seguenti 14 chiese: 1. She
tro in Pesa (attoalmente annessa alla cura
della pieve ); a. S. Maria nel castel di
Panzano (esistente); 3. S. Giorgio a Gri
, ora detto alla Piazsa (esistente );
4.S Lacia in Favale (distratta); 5. S.
Lorenzo a Grignano di sopra (esistente);
6. S. Maria a Monte Ripaldi (riunita al
la precedente ); 7. S. Clemente a Grigna.
ia alla Torricella (anmessa alla pie-
Andrea a Grignonelio ( idem}
g- S. Michele di Alontenino (ignota);
To. S. Maria în Petriolo (esistente; 10.5
Pietro alle Stinche ( riunita a S. Marti-
no a Monte Rinaldi); 12. S. Stefano di
Bruotino (ignota); 13. Niccolò di Mee-
te); 14. S. Jacopo a Pie
ta otto parrocchie, cioè : 1. la pieve di S.
i S. Maria a Pam-
gnano; 4. le pri
5. la cura di 5. Gioegio alla Fissa; 6. La
cura di S. Jacopo a Pietrafitta; 7. la cera
di S. Niccolò a Montagliari; 8. e la cura di
S. Pietro alle Stinche in Monte Rinaldi.
Nel tempo che il certosino Leonardo
LEON
di S. Leolino a Panzano e la chiesa di S
Pietro im Pesa com tutti i lore beni; dei
quali ne fu formata una fattoria tuttora
esistente, ed il cui fabbricato pormi quasi
a contatto della canonica — Fl giespadro.
mato peraltro della fe rilasciato sì
vescoro di Fiesole, che lo cede mel 1787
Panzano nil
1833 contava 388 abit.
S. LEOLINO a RIGNANO. — Fed.
Rus nel Val-d’Arno sa;
periore.
m VAL-»° AMBRA nel
con chie
S. LEOLINO
ValfArmo seperiore ernia
sa che porta il nome sua parroco
chiale, già saffragacea della pieve di C»-
pannole, ora pieve essa stessa, nella Com.
Giur. € circa due migl. a lib. del Becine,
Dioc. e Comp. di Arezzo.
Siede in collina fra il Cast. di Connina
€ la torre di Galatrona lungo la via comu-
mitativa che varca i poggi alla destra del
fiumicello Ambra per entrare mel Vald”
Arno superi
Anche questo S. Leolino entrava tra i
fendi dei conti Guidi di Modigliana, «m-
ministrato da cn loro vicarie col titolo di
Visconte; il quale faceva siva
alli, noa solamente di S. Leelino, me del
Bacine, Pogi, Galatrona, Torre S. Re
parata, 'Rendola, Mercatale, Tentennzno
ed altri luoghi del Viscontado di Vald*
Atabra. — Fed. Bocrse, e Amana ( Vascon-
vaso se Var)
La perr. di S. Leoliso sino all'anno
1764 era compresa nel piviere dei SS
Quirico e Giulitta a Copennole.
Eretta nel seddetto anno anch'essa in
chiesa plebana, prestano il servizio alter
nativamente ad esse e a quella di Capa»
mole le parrocchie suffraganee descritte
all'Art. Carson in Val.d'Ambra.
La parr. di S. Zeolino o di S. Leemino
di PadAmbre nel 1833 aveva son abit.
Lsona ( Casrat DI ). — Ved. Lavasa
vanno.
LEONARDO:S.)a» AQUILEA. — Ned.
Aquizza nella Valle del Serchio.
— m ARCETRI. — Fed Ancera:.
— 1° ARTIMINO. — Fed. Axrueran.
—a CERRETO. — Fed. Canarro-
Baonafede era spedalingo di S. Maria Nuo- Gusme
va a Firenze, il Pont. Gialio II, cedendo
alle di lui proghiere con bolla del 1508
ammensò all’ ospedale prodetto la pieve
— m COLLINA. — Fed. Concma (S
Laonanso m ).
'— ves FRIGIDO. — Chiesa antica con
LEON
vasto fabbriento annesso, giù ospizio per
i passeggeri sostitwito a un'antica mam-
sione romana, situata lengo la via Emi-
lia di Sceure in luogo denominato dd
Tabernam frigidam, ospizio che fimalmen-
te fa ammensatoagli Olivetani di S. Ma
ria delle Grazie nel Golfo della Spezia,
€ che ora è ridotto ad use di villa privata.
Trovasi sulla ripe sinian del fieme
Frigi (LI lo cavalca
pi pred apini Lai denomionta la
Silcia, per essere selciato il suo antico
fmpiantito, circa migl 1 ; a estroib. di
Massa di Carrara, nella Com. Giur. e Dioc.
medesima, Duc. di Modena.
Cotesta mansione irovasi rammentata
mella Tavola Itiveraria Teodosiana con Leccero
l'indicazione di Teberna Frigida , ossia
dell'Osteria sul Frigido —Esanelsec.XII
era già ridotta ad ospizie sotto l'invo-
cazione che conserva tattora di £. Zeo-
mardo, siccome lo diede chiaramente a co-
moscere l'itinerario di Augusto,
icato dal Peterborough nella Vita
i Arrigo II rè d'Inghilterra, quando quel
nè di Francia, reduce dalla terza crociata,
nel 1191, parti da Roma, e per il cammino
della Toscana, passando per la via France-
sos , arrivò a Zuece, di dove prosegui per
il monte della Cervia, per $. Leonerdo, per
Luni e Sarzana, Villafranca, Pontremo-
Li ee. — (Fed. un mio articolo sull'An-
damento della via Emilia di Scauro nell
Antologia di Firenze del giug. 1823 = pag.
16€ 17). .
Lascerò agli eruditi îl giudicare, se a
izio di $. sul Fri.
gido fosse preceduto wa più anlico spe
dale con altra chiesa contigua sotto il ti-
tolo di S. Meria Maddalena di Calco
siccome fu dato a credere al Tar
Gioni ; e se il vicino poute sul Frigido si
appellame Ponre di S. Martino. Nè anche
starò a ripetere l’altro supposto, che lo
spedale di S. Leonardo in discorso fosse
foudsio dai marchesi di Massa e dotato
dalla marchesana Donzicella Benedetta,
moglie di Barisone Giudice di Cagliari
nella Sardegna, e figlia di Andrea March.
di Massa. Alla quale marchesana fa adde-
itato, che nel 1218 essa togliese l'ospi-
zie di S. Leonardo ai cavalieri Gerosoli
tani per darlo ai monsci Benedetti
S. Venerio dell'Zsola di Tiro, di
reno eredi gli Olivetani ne Golfo della
LEON (1
Speriaco— Fed. Tanezost, Viaggi, T.XIl
LI ‘anche
ie et
me bianco la porta
ante
l'ingresso trionfale di G. Cristo in Go
rusalemme, e da due statue nella facciata
della piccola chiesa di S. Leenetdo sul
Frigido, dell'entichità di quelle gofle
sculture. ed. Mama Ducare Comunità.
LEONARDO (S.) rm GRETI, o a RI
POLI. — Ped. Guari e Ruirota nel Val-
darno inferiore.
— a LAJATICO. — Ped. Lasanco.
— a LUCARDO — Fed. Lucano.
— asta SELVA ner LAGO — Fed.
nerta Serva ner Luco.
— azta SERRA in Val.di-Nievole —
Pieve antica, ora senza chiese suffraganee,
e sotto l'invocazione di S. Maria, nella
Com. e circa 4 a sett-maeste. di
Marliana, Giur. di Seravalle, Dioc. di
Pistojs, Comp. di Firenze.
Risiede fraîi contrafforti dei monti sel-
vosi, donde si disserra la valle della Pescia
‘maggiore alla sinistra dello stesso fiame,
fra Calamecoa, Vellano, Castelvecchio di
S. Quirico el Avaglio.
Esistono tnttera le vestigia con grosse
tanra di macigno della pieve vecchia di
6. Leonardo alla Serra, circa un miglio
distanti dalla ch. attuale. Essa era dedi-
cata a S. Giov. Battista e a $. Leonardo
melti secoli innanzi che fosse treslocata
nell'attuale chiesa di S. Maria alla Serra,
stata già di lei succarsale.
La corte di Serre è rammentata in un
diploma del 35 febbrajo 997 concesso da
Ottone HI, ad Antonino vescoro di Pi-
soja; ma più specialmente in wa altro
Frigilerio spedito li » giugno 1155 da
’ederigo I a favore della chiesa pistojese,
cui fra le altre cose confermò Ze corte di
Serra col detto al ninlino. (Ames.
Dir. Froa.Certe del Peseovedo pistojese).
Tn quanto alla pieve di Serra essa fu
rammentata nelle hole spedite da Pasqua-
le HI, da Onorio II, le quali furono da
tanti altri pontefici confermate ai vescovi
€ clero della caltedrale di Pistoja.
All'Art. Ivano o Ivaro fn detto, che il
comunello, essia il popolo di S. Michele
d° Zearo nel secolo XIII trovavasi nel pi-
fu viere di Serre, siccome lo fu ltra par-
rocchia sotto il titolo di S. Maria di Col-
ese LEON
ina. Citerò è conferma di ciò un istru-
mento regalo in Pistoja li 27 magg. 1299,
«ol quale Corrado di Lanfranco da Cem-
piglia di Cireglio si offrì in converso alle
con tatti i suoi beni al rettore della chie
se di $. Maria di Collina del piviere di
6. Giovanni di Serra.— Attusimente il
distretto di questa pieve è limitato alla
sola parrocchia plobena.
Cale La pieve di Serra lesse sotto il com-
sueto titolo di S. Giovanni Battista lo as-
verisce ua altro istramento della stessa
renienza , stipulato in Marliana li 19
luglio 1339. Traltasi ivi di una transa- le
zione fatta per conto di certi interessi fra
dl pievano di S. Giovanni di Serra e due
fratelli da Marliana. (Ancu. Dare. Fion.Can
te dell'Opera di S. Jacopo di Pistoja ).
A quella suddetta età, mediante lo sta-
tuto del 1330, il Comune di Pistoja in-
viava a-risedere nel castello di Serra un
polestà minore dipendente dal cepitano
della Montagna pistoj
Noa tutti gli Nascheciogi vorranno ara-
mettere per auleutica un’ iscrizione lapi-
daria scoperia nel secolo XVIII nel moo-
tuose territorio di Serra, iscrizione che
fa spiegata da Domenico Cini, e che può
riscoatrarsi da chii , trovandosi mu-
pa comuniltativo
di Pistoja. Appella ad ua tempietto pa-
no fondato e dedicato in colesta Serra
un M. ditilio Serano nelle calende
di maggio dell'Olimpiade CKLVII; co
mese i Romani avessero dimenticato i
E Fasti conselari per fare onore alla
Grecia, preodendo ppta nen più dii
Consoli, ma dalle Olimpiadi.
La . di S. Laonerdo in S. Maria
di Serra nel 1833 contava 380 abit.
LEONARDO (S.) a S. ZENO.—Fed.
Zeno (S.) in Val-di-Chiane.
LEE CSTEL) = FVed.Lavara vac-
— Pasca. — Mosracatsn di Val-di-
Lose (Mosre)in Val Evola.— Pod.
Mosrs-Lrons di Sax-Minare.
LEONE (S.) A CELLE nel Val.d'Arno
. Pod, Cozze ma Gavizza.
NE (S.) a S. LEO. — Ped. Leo
(S.) nel Piax ni Avemani in Val-Tiberina.
— 4 MELAZZANO. — Ped. Miu
saso in ValdiGreve.
— a SATRIANO. — Ped. Sarzano iu
Val Tiberino.
LEPO
LEONI (VILLA a) o IONI ta Val
diSieve. — Villa signori
(S. Francesco) nella pare. di Sì Lorenzo
Croci, Com. Giur. e circa migl. 32
di Barberino di Mugello, Disc. e
p. di Firenze.
Rriziede questa villa sal. contrafforie
dell'A, ino che stendesi dal del
la Fato per Mosse Carelli ven li Feggie
delle Maschere, lungo la strada R. bolo
4° Prese e conserva il nome di Lioni dalla
quinta famiglia fiorentina Lioni,alle que:
Pinete rr
lato \trizia gente de’ Ricci.
TA i
fattoria dei marchesi Ghigi di Siena, com
anusessa ch. perr. ($. Bartolomeo a Zeo-
mina ) nel vicariato ecclesiastico di Mon-
taroni, Com. Giur. e circa 8 migl.
uo'amena collinetta ce
Risiede sopra
perta di tafo, alla cui base scorrone a
ostro e a maesir. due borri tribatarii del
Sino dal secolo XII eravi in Leonina
na cappella del capitolo del Duomo di
Siena, riedificata ed eretta in parrocchiale
verso il 1600.
La perr. di &. Rartolommee @ Leonim
mel 1833 noverava 24
LEONINO SURE LEOLINO (Sì).
LEOPOLDO (S.) a BOSCOLUNGO.—
Fed. Boscorenco all’Ascrose.
—a CINTOLESE. — Fed. Curreuem
—a DOLCIANO. — ed. Dorcuso.
— a PETRAJA. — Ped. Perassa nella
Val-di-Chiana.
—aru SALINE di Volterra. — Ped.
Mose, 0 Sarina Vocrianaza.
Lxr02414 (Castr. Leporariae ) in Val
d'Etola.— Cas. perduto fra Sibbio, Cige-
li e Montebicchieri alla sinistra della fiu-
mana Evola, ed il cai suolo ora trovasi
nella Cos. Giur. Dioc. e intorno a 4 mig.
a poa. di Sen-Niniato, Comp. di Firenze.
‘Questo casale, sebbene noa shbia date
mai titoload alcun popolo, figurò ua tem-
lo, ed è ramimentato più
di Giovanni Lelsi all’
se, di fazioni e di piccole
guerre municipali ivi accadute nel prime
irenienaio del secolo XIV.
LEPO
Na più che altro Leporaja ha figurato
nel trattato del 1369 fra i Sanminiatesi ed
il Comune di Firenze;allorchè fa convc.
nuto, che le teere di Cigoli, di Monte-
bicchieri e di Zeporaja con i loro abi-
tanti
intendessero più incluse nella
ione e distretto di Sanmi
giusdicente, cosicchè potessero corti
4 comune indipendentemente dai Sanmi-
niatesi. — Wed. Cooots.
Infatti ott'anni dopo, volendo la Signo-
ria di Firenze riattare In strada maestra
che da Sanminiato dirigesi a Castel-Fran-
eodi Sotto, per trovarsi guasta în guisa che
inmoiti punti non si riconoscevano i con-
fini, con dichiarazione del sr io
138 il nobil uomo Lotto de' Castellani
Vicario per il Comune di Firenze nel Val-
d'Arno inferiore, ordinò alle comunità di
Seni to, di Cigoli, di Stibbio e di
ja il riattamento della sunnomi.
nata strada. (Ancu. Dirt. Fior. Carte della
Comunità di Sanminiato ).
LEPORI ( MONASTERO n: ), ora S.
HMarrso m Aroma, — contrada di
Lepori che diede il nome ad un bagno da
lmgo tempo perdato, altrimenti chia-
mato il Bagno a Montici , servi di stanza
da primo ai frati Romitani che vennero
s stabilirsi in Firenze, più tardi ad un
monastero di donne sotto l'invocazione
di 8. Mateo a Lepori, nella parr. di S.
Felice a Ema, Com. Giur. equasi a migl.
a grec. del Galluzzo, Dioc. e Comp. di
Firenze.
Stà sopra un rialto di poggio che siede
i
rammentata dallo storico Ammirato, cadde
nell'anno 1309, dopo che il vescovo Gio-
vanni aveva dato licenza a sei fanciulle
piccolo eremo, poichè
pel principio del secolo XIII cost in Ze.
pori abitavano i Romitani dell
Arostiniamo.
Tefatti nel 1251 i frati di S. Matteo a
lepori avendo otlenuto una donazione di
alqua oto terreno nel luogo dettoCasellina
LEPO
presso al Borgo S. Ji
683
sopra lo stesso
; ‘scopo, sopra |
suolo essi fondarono la chiesa di S. Spi-
rito e l'annesso convento, nel quale clau-
terreni annessi posti a Zeporis in populo
S. Felicis de Ema, in favore di tre donne
fiorentine dai loro sindaci rappresentate.
Quindi il vescovo di Firenze Giovan-
ni volendo favorire quelle pinzochere,
che insieme con tre altre donne avevano
risoluto di ritirarsi in Lepori pe: ov-
servare la povertà, la castità, e l'obbe-
dienza, egli con breve spedito li a aprile
1269, nella ch. di S. Salvatore del Ve-
scovado, concedè loro facoltà di racco
gliersi in quel claustro di Lepori, di po-
tervi celebrare e farvi celebrare i diviui
ufizi, e di accrescere il loro numero fino
a 13 compagne. Accordò alle medesime
facoltà di eleggersi una badessa dalle reli-
giose del monastero di Moatisoni, o da
altre claustrali, e di poter fabbricare in
detto luogo di Lepori una chiesa di nuovo
con tutto ciò che fosse loro necessario,
valval’obbedienza ai vescovi fiorenti!
Nel 1970 era badessa di S. Matteo una
delle fondatrici per nome Colomba figlia
di Simone, la quale nel 16 dic. di detto
anno acquistò un pezzo di terra con casa
annessa per le Rinchiuse di S. Matteo
presso al pian di Giullari nel piviere di
$.Giovenni di Firenze. (Anca. Dirt. Fiox.
Carte di detto Monastero ).
Fra i pii iegati testamentarii lasciati
nel 127$ dalla contessa Beatrice figlia del
C. Rodolfo di Capraja e vedova del C.
Marcovaldo dei CE. Gui li , fuvvene uno
Lepori, di poche lire a favore delle monache di
S. Matteo in Arcetri.
Queste claustrali nella prima loro isti-
tazione professarono la regole di S. Ago
stiuo sino a che, nel 1391, fecero istanza
ed ottennero licenza dal ponietice Bonifa-
zio FX di abbracciare l'ordine di S. Fran-
cesco. Soito colesta Je Clarisse di
S. Matteo si sannienmero fino alla sop-
pressione del loro monastero (anno 1809),
i in dote ai Frati
e irenze, che
hanno ridoito quel fabbricato a quartieri
da villeggiature.
Meno nolo nell'istoria municipale, ma
più antico del convento suddetto, era il
perduto Fagno
Nato Bugno di Monti
stanro qualche volta richiamo lc cure del
Comune di Firenze . Ciò lo dimostra fra
le altre ama provvisione dei Signori e
Collegii della Rep. dell’anno 1418, quan-
do fu assegnata la somma di tiorini 600
d'oro per restaurare i Bagni di Morici.
(Maiaziona , Firenze illustrata).
Anche il Malespini, e più tardi il Var-
chi, fecero menzione dei Bagni di Moati-
ci, già tanto celebrati, e al secolo XV del
tutto dismessi. — Che poi soito la quali
di Montici s'intendessero i Ba-
gni di Lepori sotto il Pian di Giullari,
lo da a divedere lu stesso Malespini, tosto
chi al capitolo 57 della «ua cronica, ac-
cennando la Torre del Gallo sopra il Pian
di Giullari, la dise situata presso ai
Lepri. — Ped. Garso | Tonxx pc)
Ma se il hagno di Zepori o di Montici
da lunga mao è distratto, won si è frat-
tanto perduta una rioca sorgente li acqua
ile, che dalle colline sopra il poggio
imperiale, fra Lepori ed i, Cosi
mo Î fece arrivare per acquidotti nel giar-
dino di Boboli e nella sua Reggia de’ Pit-
ti. Cotest' operazione del primo Granduca
di Toscana suggerì al Sanleolini urgora. n-
to ad uno dei suoi epigrammi ia lode di
quel sovrano, all cantò:
Arcetri culmine ab alto
Cosmi opera longis ducta fuere tubis.
LERICI (Castrum et Portus Îlicis,
talvolta Erycis) dentro l'antico seno la.
mese, attualmente Golfo della Spezia.
Terra, già castello, situata alla base di
un monte omonimo, sul lembo di una cala
che pori il distintivo di Porto di Leri.
ci-Èa
di Com, di piviere e
I paese nel gr. 27° 34' long.
latit., alla base interna del
promentorio orientale del seno della Spe
zia, nel conearo di una coavalle che co-
stituisce una delle più vaste, più profonde
e sicure cale del seno imato, gia
Porto di Lui, di fronte al suo promon
torio orientale, ossia di Porto-Venere, ii
che è 4 migl. a ponlib. di Lerici ;
meno distant: dalla n po
sa al sco grec.; 5 migl. u scir. della Spe-
LERI
zia per la via di mare, e ro migl. per
strada R. postale di Genova.
Quando l'antica Luni non era per amo
ridotta alla città dei sepolcri, non solo il
promontorio del Capo-Corvo , ma la cal
di Lerici con l'intiero seno della Sp. zia
erano compresi nel distrelto territoriale
Lanense, che prese più tardi il nome di
Lunigiana. Dondechè, richiamando io
il lettore a quanto disi nell'avvertimeu-
to al primo volume della presente opera,
spero ch'egli non vorrà addebitarmi di
usare arbitrio, se în questo Dizionario
geografico ho compreso ì principali luo
ghi e paesi intorno al grandioso porto di
Lani, oltre quelli situati alle spalle dei
‘monti che lo circondano dal lato della Fa.
ra, fiumana tributaria di quella mag-
Io non starò qui a ripetere la insaxsi-
stenie congettura di chi esere
stata nel monte o nel luogo di Lerici la
città di Luni, filando forse Lroppu sopra
tina espressione di Sirabone, che situò e
Magra fra Pisa e Luna, dopo peraltro
avere egli stesso avvertito i suoi lettori,
che i greci «ppellavano egualmente Zane
(EsAève) tanto la pircola città, stata sem-
pre alla siui.tra della Magra, quanto il
suo grandioso porto, situato alla destra
della stessa fiumana.
Molto meno mi appoggerò all
di coloro che derivarono patrabe stag
Lerici da un tempio stato eretto alla des
Venere Ericina, \erapio immaginario, che
alcuni serittori dalla Sicilia, altri dalla
Poria Collatina di Roma trasportarome sul
meaie di Lerici, ovvero sulla rupe del
torio di Porto-Vesere; e che imu-
tilmente cercarono appoggi = simili idee
megli avanzi di una chi
cristiana, e di sti
evo, i quali avanzi veggonsi talora sopra
5 paese di Porto.Vesere.
e da molli più tendi
pebblicila in questo modo: Zeuse - Me-
trusose * Incolis - Inquilinisgue * Pop.
Rom. Anicitiam B.M.e Meri - ad di
Direi quasi la stessa cosa chi nom vo.
leue riscontrare nella città di Sarzana
un'altra iscrizione marmorea, per quento
tia si mostri fornita di tatte le caratte
briini dalla diplomazia archeologica de-
te.
Parlo di wa catalogo di nomi di Pa
troni edi Decurioni di una compagnia di
artiui scolpito in uns tavola di marmo
Itevata, per quanto sembra, nei contorni
di Luni; la quale iscrizione conservasi nel
vestibulo del palazzo Grif-Magni.
Avvegnachè il Muratori, avendola fatta
copiare, la pubblicò con Îa seguente inte-
stzzione: Nomina Collegi Fabrum Îtic,
invece di quella che ivi si legge: Nomine
Collegi Fabrum ZIC. Quindi quel sommo
astiquario interpellò l'ul sigla, che
riferire ad un Collegio di Falei Pim al
sopra designata otei nssice-
carni, che non già la perola abbreviata
ILIC, ma sirvero il memero romano IO
seaz'slcuna intermedia lacana fa sco!
tale, quale tuttora distintamente ivi si
Vere — Podanzi È i miei Cenni sopra l
lpe Apuana, 75.
Molti eziandie ci 6 fidarono sopra la Geo-
grafia di Tolomeo, e pochi avvertirono,
chenel testo greco di quello scrittore man-
caso le stazioni del Veneris e del
Portus Eryoîs , state interpolate fn epo
che assai posteriori dai traduttori e dagli
interpetri pei MISS, e nelle edizioni latine.
Che però se dobbiamo sbbandomare i
sogni, i documenti apocrifi e la fettce la
mitologia per esser guidati da
torta, l'istoria , ci troveremo co
tiretti a confessare, che Lerici deve il suo
Some non già ad un tempio di Venere, o
di un sue figlio Ziice, ma sivvero alla qua-
lità della pianta (Quercas Zez)di cui era
anticamente rivestito il monte che a Le-
rici si atterga. Euendochè fino dai primi
secoli dopo il mille portava il distintivo di
Moss Îlicis il selvoso promoatorio lunen-
teche da Lerici sino al Capo-Corvo si
LI
da selena ore
LERI . 685
stende verso il mare; cosicchè Fezio degli
Uberti nel secolo XIV lo indicava nel suo
Dittamondo così :
Da questa selea Toscana incomincia
Che velve in mare al monte delloCorbo.
Corrisponde a quello stesso Mons Ili-
dis,che insieme col porto e coll'uso della
paco nel 1185 fu dall'Imp. Federigo la
di feudo confermato a Vesco
ben Lusi ed ai suoi succenori. È quel
Podium Ilicis, che il Com. di Genova nel
1174 dal March. Obizo Malaspina in per-
te acquistò a ‘tolo di compra insieme col
vicino castello di Petra-tecia. ( Carram,
Anzal. Gensens. Lib. MI).
Non avevano peraltro a quell'epoca i
Genonvesi esteso il loro Jominio sul corno
orientale del gollo della Spezia , sebbene
vi vi affacciassero interpolatamente con le
masnade comandate dai loro capitani e po-
testà. Conciossiachè nei secoli XII e XIII
signoseggiava sempre in Lerici la Rep. di
uale sivo dal 1161 era stato
riedizione sopra il mere e i diritti im-
pinyin
a ca e erntoo For Pins:
Respira d'impedire che
alcana persona , città o altra potenza eri-
geme fortificazione verana nel littorale
tre il monte del Corro e fa booca d'Aruo.
Si vole inohre che sia opera dei Fi-
seni la costruzione dei
prime fortificazioni di
Giogne del 1379 si riunirono gli amba-
sciatori delle città di Pisa e di Genova
per trattare, con la mediazione del cardi-
male vessovo d'Ootia legato del Papa, quel
fu con tanto treno giurata,
corto tempo mantenuta. Îm.
HR. di Genera, mentre era
Patente ad estendere le gua polenza nas-
rittima , non leva tampoco di mira I°
occupazione di tutti i luoghi lungo la sua
riviera di Levante fino alla Magra.
oa erano infatti ancora trascorsi 40
anni dalla pace di Lerici, che nuore ini-
micizie, frequenti insulti e fazioni (ra i
Pisani cd i Genormi a cagione del Cast. è
porto di Lerici si vidlero ripnenere.
696 LERI
11 vantaggio della posizione, considera-
ta sotto il deppio rapport 10 delle relazioni
commerciali e degli Pasbilimenti maril
timi che offriva ai navigli il seno di Le-
rici, non poteva passar di vista ad un po-
polo altivo, industrioso e marittimo come
il Genovese; sicchè la sua oste ritornata
in Lerici, decise che il castello di mi-
gliori difese si fortificasse. — Due iscri-
zioni lapidarie, rimasie qualche tempo
aflive nelle mura del Cast. di Lerici,
provano nom solo il frequente passaggio
di quel psese da uno in altro padrone,
ma anche il caustico procedere di due po.
li gelosi. L'iscrizione stata posta dai
Fini in linguaggio antico volgare, era
di scherno ai Zenoesi, Porto-veneresi ed
ai Zucchesi. L'altra dettata in latino fu
messa dai Genovesi per rimproverare la
poca vigilanza a quei loro rivali, tosto-
che il Comune di Genova resiò padrone
di Lerici ( anco 1256 ); e fu allora che
il castello venne circondato, di muraglie,
lo attesta un'altra
ioè, nel dicembre
menire governavano in
tolo di capitani del comune
e del popolo Oherto Spinola e Oberto Do-
ria, i quali fecerunt de novo fieri lune
burzum et lioc opus Ilicis.
Non per questo uno zelante vescovo di
Luni, Enrico da Fucecchio, tralasciò la
rivendicazione dei temporali diritti al suo
untecessore ed alla sua chiesa dall'Imp.
Federigo I concessi, rapporto specialmente
al poggio e Cast. di Lerici, al suo porto e
alla pecca. Ma le proteste di quel mitrato
non potendo essere accompagnate dalla
jone rispettabile delle bajonette, le
lare rimasero vuole di effetto, e pre-
della cattedrale
quattro secoli e mezzo tardi dall U
ghelli e dal Muratori.
Dopo l'epoca testè accennata rare volte
© per corto tempo le potenze limitrofe ri-
tolsero ai Genovesi il Cast di Lerici; giae-
che quella Repubblica, avendo riporiato la
ta vittoria navale presso la Meloria,
estese il suo dominio perfino alla Magra. E
ad onta delle fazioni cittadine, che poste-
riormente la tennero divisa, tarpandoleali
LERI
alle see giorione i japre matittime, e go.
vernando quasi per proprio conto le sue
castella ; d'ant nta che alla gelosia interna
inisse quella dei potentati
Ma Liguria vicini, contuttociò dal 1256
mente il dominio delle due Riviere da
Lerici a Turbia. Dissi,quasi costantemen-
te vi si mantennero i
nella prima metà del secolo XIV
vide e ubbidì a diversi padromi, ora a U-
guccione Potestà di Pisa; ora a Castruccio
Capitano di Lucca, ora a Luchino Viscoa.
ti Signor di Milano; infine per pochi
mesi (anno 1414 ) si Fiorentini.
Ciò nonostante nel secolo XIV Lerici si
contempla parte di dominio tosca-
mo,siccome ne avvisava nell'Ztimerario Si-
riaco il Petrarca, il quale vi capitò anche
nel 1343, quando seriveva al Card. Gio-
vanni Colonna : Dum recto tramite pre-
ficisci vellem, haud procul Laventia erer-
citus ambo ( milanese € pisamo ) consti-
tuerani , tiranno graviter urgente com
tra pisanis Mutronem suum summa vi
tuentibus, coactus sum apud Erycem me-
ri iterum me credere, et Corvum scopu-
lum a colore nominatum, oc Rupem cas-
didam, et Macroe ostium, ec
olim famosam, potentemgue, nunc nudum
et inane mumen, praeterventus, nocte com-
cubui apud Matronem castrit expositus
etc. — (Fa. Perna. Za Fam:l. Lib. V
Epist. 3))
Non mi parre foori di proposito il ri-
portare questo brano di lettera del cam
tor di Laura, stantechè vi è descritte to-
itorale
da Lerici sino alla spiaggia di
non lasciare che poco più da aggiungere;
e quel poco che potesse maucare, relativa»
mente alla parte idrografica € geoponica
del seno lanense, era già stato detto dalle
steo sulore nel sno poema dell'Africa
e nell’/tinerario Siriaco. Anzi da que”
ullima opera geografica ramente
parisce, che a quel tempo Lerici noe di
pendeva dalla Rep. genovese, tostoché i
suoi confini distrettuali nel
rientale non oltrepune
10 di Portovenere, mentre ivi si dichiara
il Capo-Corvo posto contra eztremoes Je-
nuenses fines; doro a aver appellato mostro
il castello di Lerici.
LERI
Molte teste coronate in varii tempi ap-
rono, 0 pertirono per oltremare da
ici; fra le quali mom Ge da lasciare in
silenzio Carlo V, il quale ds Genova, nei
settembre del 1541, corteggiato da molti
sotraai, al Golfo della Spezia si diresse,
e di costà fece vela con numerosa armala
navale per tentare l'impresa d' Al
Fu pare in Lerici, dove poco innanzi
l'ammiraglio genovese Andrea Doria ave-
va frmato l'accordo di «bbandonere la cau-
mdiFrancescol Re di Francia per favorire
quella dell'Imperatore e Rà di Spagna già
nominato. — Una la in um orto
del fatto
Ardreas eb daria hujus domus hospis
ic e Gello foctus Nisponns.
Un'altra trista memoria per decreto del
terato di Genova fu murata nella faccia-
te di une case sella piszza di Lerici. È
u2’iscrizione, stata tolta di la, poch'anni
dopo, che diceva: DI così mel gitrno se
ile 1678 ta pie ia
dai pi pr
che gli venne tirata in piazza, per cagione
di mere offeso, da Maria Antonio Botti
de ma. della sue case.
Meno antiche sono le memorie eccle
sastiche della chiesa di Lerici; avvegna-
chì, se dobbiamo dedurle dalla nota delle
pievi o altre ie della diocesi di
Lasi, che furono registrate nelle bolle
spelile a quei vescovi dal Poot. Euge-
nio III (sano 1149,) e de Innocenzio III
(1020 1902), fa d'eopo credere, che in
S. Maria Assunta siede appiè del
colle innanzi di entrare nel borgo di Le-
rici, a difesa del quale qualtro
terrioni, che uno serve altualmente ad
uo di pubblico orologio.
Priste in Lerici wo conven
peccini, e nella ch.
cesco del genovese pi
Degli uomini di un qualche merito che
taequero, 0 che furono criundi da Le
rici, fa data una lunga nota dall'autore
delle Memorie storiche della Lunigiana,
€ prima di lai dal Targioni; ma pochi
di quei momi, se si ecceltuino i due nau-
tici Montini ed un Olundini, sopravvie
sero alla loro età.
LERI 687
Comunità di Lerici. Al territorio di
questo comune fa dall'attunle governo ia-
Sepe quello i Sae-Torenzo al Mare,
di È. Lacia di Pagliola, e di S. Giovan
ni della Serre, menire dal giesdicente
del Mandamento di Lerici dij è»
tre letre popolazioni testè indicate, queb-
le del capo Taogo e dei due comusi limi.
troli di Ameglia e di Trebiano.
Non si conosce ancora la dimentione so.
perficiale del territorio di Lerici, il quale
confiue, a lev. con l'Amelia , a sett. con
Trebiano ed Arcola, a maeste. con Vezza-
no, e negli altri lati col seno della Spazi
La cala che costitaisce il porto di Le-
rici è circoscritta da una carva semicir
colare di poggi che terminano a sinistra
«on la rupe, sulla quale s’ innalza intorno
alle betterie la solida torre di Lerici; ver-
23 ac del Golfo trovasi la batteria
i Maraleaga, mentre lo sprone che chin-
de la cala a sett. di Lerici, costitalsce lo
scoglio di Occs pelata e la batteria di $.
LE
i
Ì
i
sporge
«quello poi che costituisce il corno sinistro
= levante di Lerici, scende dalla sommità
del Monte Marcello, giù Monte Caprio
me, col quale forma l'estrema panta del
promoatorio orientale lunense , desomi-
mato Capo-Corvo. Fra quesio Capo e la
calu di Lerici havvi una puota sporgente
in mare a guisa di ua istmo che a|
di oliveti,
della Serre e di Barcole con altre pe-
lazzine
i
piantagioni di oliveti e di viti im ta) gui-
sa, che formano hella corona ai paesi di
Lerici e di San-Fereaso el Mare.
Una sola strada rotabile passa per que-
sta comanità, varcando il sonte alle spalle
di Lerici, ed è quella postale antica di
Serina, aperta nel 1697, amplisia e ret
Lificata nel secolo attuale, — Se uns via,
pianeggiante potesse aprirsi lungo il mare
688 LERI
da Lerici alla punta del Corvo, non vi se-
rebbero forse spiagge più =mene dopo le
poetiche sponde di Baja e di Posilippo
da a confronto con queste del Golfo
delle la.
Per ciò che spetta alla struttura fisica
del territorio di Lerici e alle rocce che
enoprono la saperficie de'suoi monti, l'una
e le altre furono abilmente descritte dal
naturalista Girolamo Guidoni sino da
quando egli rese di pubblica ragione quel»
la sua fatica melianie il Giornale Zigu-
stico per l'anno 1828.
Presso l'estremità del Capo Corvo Gui.
doni avverti, che lo scoglio denominato
la Bianca, il quale sporge dal fondo del
all'altezza di circa veuti metri,
in una roccia calcarea saccarvide,
uanto essa non ‘mettersi a con-
Fronte con quella dA monti di Carrara
e delle Panie di Seravezza. — Il masso iso
lato della Bianca pertanto corrisponde a
quella Rupe candida, che il Petrarca se-
gnalò nel suo passaggio da Lerici a Mo-
trone, appena ebbe oltrepassato il negro
scoglio del Ca 0, dopo avere l'una e
Taltro nel poema dell'Affric. descritto in-
sieme con il banco, il quale a poche brac-
cia soll’'acqua si stende a poca distanza
dal Cipo-Corvo. Ecco le sue parole:
Hoc mihi nunc cantanda loco, sulcantibus
Geguor .
Insula jam Venerique placens @ littore
portus
Ezroritur, contrague sedet fortissimus
Eriz
Ausonius siculae retinens cognomina ri-
Coltua his ipsam perhibent habitare Mi-
nervam,
Spernentemquepatrias oleidulcedine dihe-
nas
Eroritur, Corvigue Caput, tumefaciague
circum
Dissiliun maria, et sazis fremit unda
vadogis
Candidior latè Phoebo feriente refulget.
Post in secessa curvo maris ostia Ma-
crae
Cernuntur rapidi, etc. (Araicas Lib. VI).
LERI
La roccia di calcarea compatta color
grigio nerastro che mostrasi al Capo Cor-
vo, si riaffaccia nelle pendici opposte del
moute di Lerici , ed è in varia direzione
attraversata da frequenti e larghe vene di
candido spato. Essa talvolla alterna, ma
più spesso è ricoperta da strati di macigno
calcareo, che è una specie di pietre farte
consimile a quella dei contorni di Firenze,
avche costà usata per lastricare le strade.
Su questa specie di terreno posano i foa-
damenti della fortezza e di molte abits-
i situate a cavaliere intorno al porto
di Lerici.
I prodotti territoriali di questa Com.
sono variatissimi,a cominciare dall'annoro
leccio e dal castagno sino al cedro ed al
limone. Tanto è tiepido il suo clima da
favorire la vegetazione e fruitificazione
delle piante le più delicate!
La parte superiore del moaie, dove noa
sorgono alberi , è coperla di praterie na-
turali, di fragranti rameri alli
mente ed alire erbe aromati;
digeno il verde e cupo leccio poco lungi
dal castagno. L'alivo e la vite primeggia
no fra gli alberi da fru i varia ©
in guisa che ne fu ammirato lo stesso poeta
di Valchiusa, tostochè costà segnalò la vere
reggia della dea di Atene.
la risorsa e il sostentamento mag
giore del popolo di Lerici lo dà il mare,
poichè di 5000 persone che costituiscono
4 un dipresso la popolazione della sua co-
muniti, quasi la metà è dedicata alla mari-
na, sia in qualità di pescatore, sia di ciun
ma, sia facendo il piloto, oppure padrone
€ condattore per proprio conto di besti-
menti da cabotaggio. È pare da notarsi, es-
sere gli uomini di Lerici nel movero dei
più coraggiosi ed abili marini della Li
edi costà esirono eccellenti capi-
tani di mare, fra i qu.li due ammiragli,
Stefano e Lorenzo Montini. °
Le doone di Lerici e di Sam-Teremao al
Mare disimpegmano non solo le faccende
domestiche, ma con avvedotezza peri a
quella degli uomini negosiano in dettaglio
tutti i prodotti del loro paese e del vicino
eolfo, con più le merci che i loro mariti
portano dall'estero in patria, le qua
continuo vanno ad esilarle nelle ci
luoghi dalla loro patria distanti una mezza
ed anche una intera giornata di comunino.
Fra le manifattore principali di Lerici
LEST
contasi qualche fabbrica di conce di pelli,
e il lavorio che fornisce quel cantiere per
la costruzione dei legni merca
comunale, un doga
sotto quello principale della Spezia, e un
giusdicieote di prima istanza che abbrac-
LEVA 699
cia tatto il Mandamento, Il tribenale
Prefettura è in Sarzana, l’ultima istanza al
Senato di Genova. L'intendente della
vincia di Levante stà alla Spezia,
sono tutte le autorità militari , e l'ufizio
del Registro unito a quello della Conser-
vazione delle Ipoteche.
Diocesi Popolazione
Nome dei Luoghi Titolo delle Chiese cui dell'anno
«ppartengono 1832
Lena, Terre SS. Annunziata e S. Fran | $
ne aBio
Pagliola, Pill. £
Di . 20, Retloria Fs 69
San-Terenzo al Ms » &
re , Borgo 8.n-Terenzo, Prepositura la 1005
Serra Fill. S.Giovanni decollato, Arci- Lo
pretura bi bio
Torat......... Abitanti n. 4844
LESTINE, o ESTINE nella Val-di.
Merse.— Due casali , Estine alte, ed E-
stine basse, che
ico e Giulitta, attual-
mente raccomandata al parroco de’SS. Vin-
cenzio e Anastasio a Bagnaja nel vica:
ecclesiastico di Corsano, Com. e
mil. a pon. di Monteroni
convento, Dioc. e Comp. di
Lestine trovasi quasi 7 migl. a sett.
Risiedono i due casali
V'altro alle falde setteni
slo fino al letto del torr. Serra.
1 casali di Zestine presero il titolo dal
poggio omonimo, dove sino dall” anno 730
Waracfrida, castallo regio di Sicna, pos.
sedeva alcune sostanze; fra le quali in in
quell’ anno destinò in dote al monastero
di S. Eugenio da esso lui fondato presso
Siena una corticelia posta nel casale detto
Feriano prope Montem Listine... et curti-
cella (vel clausura) usque Filecta... simul
Gagiolo nostro de Surra,etc. (fone
to).
Alla stessa corticella del monte Zistine
testé nominata appella un privilegio deb
l'Imp. Arrigo IV, spedito in Roma li 4
giugno dell’anno 1081, € confermato due
volte dall'Ivp. Federigo I, nel 18 feb.
1189 e nel a agosto 1185, a favore dell
abate e dei monaci di S. Eugenio iu Pi-
losiano nel contado senese, cui farono
concesse fra le altre possessioni anche que-
sta di Lestine : et curtem delle Stine (0
i de Lestine) cum ipso castello, ecclesiam
S. Anastasii in Baniaria etc.
La qual corte di Lestine trovasi espres
samente nominata nelle bolle concistoriali
dal pontefice Alessandro INI (li 19
gno 1173) e da Innocenzio IÎI ( li 15 ot-
tobre 1207 ) spedite agli abati di S. Eu-
genio in Pelosiano, delto Mona-
stero. (Anca. Dir. Fioa. Carte di $. Eu-
- genio al Monastero) — Wed. Estinze Ba-
rasa in Valdi Mense.
LEVANE, s LEVANE ALTA, già C4
srer pi Lrova vel Val-d'Arno superio
re. — Borgo, con vicino castlletto deno-
Leona, stata lungo tempo succursal
Pietro a Presciano, attualmei
nella Com. Giur. e circa 3 migl
Nontevarchi, Dioc.e Comp. di Arezzo.
084 LERI
perduto Bagno di Zepori , volgarmente
appellato Bugno di Monsici, il di cui re-
stanro qualche volta richiamò lc cure del
Cocsune di Firenze . Ciò lo dimostra fra
le altre una isione dei Signori e
Collegii della Rep. dell’anno 1418, quan-
do fa assegnata la somma di fiorini 600
d'oro per restaurare i Bagni di Moasici.
(Maczione , Firenze illustrata ).
Anche il Malexpini, e più u
chi, fecero menzione dei Bugni
nto celebrati, e al secolo XV del
ci, gi
tuto dismessi. — Che poi soito la quali
fica ; s'intendewero i Ba-
gni di Zepori sotto il Pian di
lo da a divedere lu stesso Malespini, Losto-
chè al capitolo 57 della «ua cronica, ac-
cennando la Torre del Gallo sopra il Pian
di Giullari, la dime situata presso ci
Lepri. — Ped. Garso | Tonsx DL)
Ma se il hagno di Zepori o di Montici
da lunga mao è distrutto, mon frat-
tanto perduta una ricca sorgente di acqua
fobile, che dalle colline “pr il poggio
lmperiale, fra Zepori ed Arcetri, Cosi
Arcetri culmine ab alto
Cosmi opera longis ducta fuere tubis.
LERICI (Castrum et Portus Îlicis,
talvolta Erycis) dentro l'antico seno lu.
nese, attualmente Golfo della Spezia.
lo, situata alla base di
sul lembo di una cala
he porta il di
ci.—£ capoluogo di Com, di
di Mandamento nella Provincia di Levao»
te, Dive. di Luni-Sarzana, R. Sardo.
nel gr. 25° 34' long.
latit., alla base interna del
e 4404 6°
promentorio orientale del seno della Spe i
na convalle che co-
nie, nel concave
sta al soo grec.; 5 anigl. u scir. della Spe-
LERI
gia la via di
Kiralla R, postale di Gi
Quanilo l'antica Luni
ridotta alla città dei sepolcri,
promontorio ilel Capo-Corvo, st)
di Lerici con l’intiero seno d' «azza
erano compresi nel distrelto
Lanense, che prese più tardi — "SM cum
Lunigiana. Dondechè, rich' ==ma
il lettore a quanto dissi nell = a
to al primo volume della pre “Stam
spero ch'egli non vorrà add. > «Ste ma
usare arbitrio, se ju quesk ax
geografico ho compreso i pri —mme .—
hi e paesi intorno al grandi "tn: Lam
ni , oltre quelli situati al Sn —
To uon starò qui a ripetr ——
stente congettura di chi ! me:
stata nel monte o nel luog” >——
cità di Luni, filando fort mg ® »®
nua Pe ione di Siraboe: =
fazra fra Pisa e Luna =:
avere egli stesso avveztito * ten A
chei greci sppellavano cre n ”
EEA iaia dell Mo TE tg)
pre alla simi.tra
tuo grandioso porto, sitar ==
nz
della stessa fiumana.
Molto meno mi «ppogfe 2°
diEgloro che derivavano az" 23
Leri.i de a tempio siate > Sia
promoni
tilmente cercarono appop e»
i i di una chè
pubblici in queto me 2
frasese © Tacolis © Ing © > mu
Rom. Anicitiom Bh > i
_—=
—
606 LER v
11 vantaggio della considera
ta sotto il doppio rapporto cati relazioni
commerciali e degli Pesbilimenti mnarit-
che offriva ai navig!
rici, non poteva passar di vista ad un po-
3 altivo, industrioso e marittimo come
i sicché la sua oste ritornata
ia Lerici, decise che il castello di mi-
gliori fron si fortificasse. — Due iscri-
zio +, rimaste qualche tempo
alive Lo mura del Cast. di Lerici,
provano nom solo il frequente passaggio
di quel paese da uno in altro ft.
ma anche il caustico procedere di due
li gelosi. L'iscrizione steta posta Di
Fin inguaggio antico volgare cera
altra dettata in latino fu
messa dai Genovesi per rimproverare la
poca vigilanza a quei loro rivali, tosto-
che il Comune di Genova restò padrone
di Lerici ( anno 1256 ); e fu allora che
il castello venne circondato di muraglie,
e di torri. ( Carra. Continzar. Annal.
Aunal. Pis. etc.)
restassero compile le
lo attesta un’ altra
lapida ioè, nel dicembre
dell’anno 12,3, mentre governavano iu
Genova col tito'o di capitani del comune
e del popolo berto Spinola e Oberto Do-
ia, i quali fecerunt de novo fieri hunc
burgum et lîoc opus Ilicis.
Non per questo uno zelante vescovo di
Luni, FEnrim da Fucecchio , tralasciò lu
rivendicazione dei temporali diritti al suo
antecessore ed alla sua chiesa dall Imp.
Federigo I concessi, rapporto specialmente
al poggio e Cast. di Lerici, al suo porto e
alla pecca. Ma le proteste di quel mitrato
non potendo esscre accompagnate dalla
ragione rispettabile delle bajonette, le
scrittore rimasero vuole di effetto, e pre-
sto obliate negli arcbivii della cattedrale
Sarzana, donde furono disseppellite
ttro seroli e mezzo più tardi dall’ U-
ghetti e dal Muratori.
Dopo l'epoca testè accennata rare volte
e per corto tempo le potenze limitrofe ri-
Inlcero ai Genovesi il Cast di Lerici;
alla Nagra. E
ad onta delle fazioni cittadine, che poste-
riormente la tennero divisa, tarpandoleali
LERI
alle sue gloriose imprese marittime, e po-
vernando quasi per conto le sue
castella ; ad anta che alla gelosia interna
unisse quella dei poteut:
Ma Liguria vicini, contuttociò dal 1356
in poi il Comune di Genova e per cise i
di lui Ottimati tennero quasi costanie-
mente il dominio delle due Riviere da
Lerici a Turbia. Dissi, quasi costantemen-
te vi si mantennero i Genovesi, poichè
nella prima metà del secolo XIV Lerici
vide e ubbidì a diversi padroni, ora a U-
guccione Polestà di Pisa; ora a Castruccio
Capitano di Lecca, ora a Lachiso Viscoa-
ti Signor di Milano; infine rer pochi
mesi (anno 1414 ) ai Fiorenti
Ciò nonostante nel secolo XIV 1 Lerici si
contemplava come parte di dominio losca-
mo, siccome ne avvisava nell’Ztimerario Si.
riaco il Petrarca, il quale vi capitò anche
nel 1343, quando scriveva al Card. Gio-
vanni Colonna : Dum recto o tramite pr
Sicisci vellem, baud procul Laventia erer-
citus ambo ( 'roilanese € pisamo ) consti.
tuerani , tiranno graviter urgente com
tra pisaris Mutronem suum summa vi
tuentibus, coactus sum apud Erycem me-
ri iterum me credere, et Corvum scopu-
lum a colore nominature, oc Bupera cae-
dilam, et Macroe ostium, ec Lunam
olim fumosam, potentemque, nunc nudum
et inane munea, praeterventus, nocte con-
cubui apud Mutronem castrit erpositas
etc. — (Fa. Perna. Za Fomil. Lib. V
Epist. 3)
Non mi parve fuori di proposito il ri-
portare questo brano di lettera del can-
tor di Laura, stantechè vi è descritte to-
picamente e con tale esattezza il littorale
da Lerici sino alla spiaggia di Luni da
non lasciare che poco più da aggiungere;
€ quel poco che potesse mancare, relaliva-
mente alla parte idrografica e ica
del seno lamense, era già stato detto dalle
Meno sulore nel soa poema dell'Agrica
e nell'/tinerario Siriaco. Auzi da quest”
ultima opera geografica chiaramente ap
parisce, che a quel tempo Lerici noo
pendeva dalla Rep. genovese, tostochè i
auoi confini i gori
il pia anita contra eztremos Je-
nuenses fines; dopo aver appellato mestre
il castello di Lerici.
LERI
Molte teste coronate in varii tempi ap-
remo, 0 pertirono per oltremare la
3 fra le i mon fe da lasciare in
silenzio Carlo V, il quale da Genowa, nei
settembre del 1541, corteggiato da moli
sovrani, al Golfo della Spezia si diresse,
e di costà fece vela con uuzmerosa armala
Tammiraglio genovese Andrea Doria ave
ve firmato l'accordo di «bbendomere la cus»
sa di Francescol Re di Francia per favorire
quelle dell'Imperniore e Ri di Spugne gii
nominato. — Una lapida, ja va orto
di Lerici conserva riamenbeszza del fato
in poche parole:
Andreas eb Asria hujus domms hospis
Hic e Gallo foctus Nisponas.
Un'altra trista memoria per decreto del
senato di Genova fu murata nella faccia
di Lerici. È
che gli venne tira!a in piazza, per cagione
di onere offeso, da Maria Antonio Botti
de uns della sue case.
Meno aniiche sono le memorie eccle
siastiche della chiesa di Lerici; avvegna-
jiterale col ti-
tolo di S. Maria Assanta sie.le appiè del
colle innanzi di entrare nel borgo di Le
ttro
torrioni, che uno seree attualmente ad
L'attual chiesa arci
rici, a difesa del quale
uso di pubblico orologio.
Esiste in Lerici un convento di Cap
Jaadro dî S, Fra-
Domenico Piola.
nacquero, o che furono oriundi da Le
rici, fa data una lunga nota dall
e prima di lui dal Turgi
di quei nomi, se si eccettuino i due nau-
tici Montini ed un Olandini, sopravvie
sero alla loro età.
pochi di Lerici, el è quella postale n
LERI 687
Comunità di Lerici. Al territorio di
Guesto comune fa dall'attuale governo în-
STuegle i San-Torenzo al Mare,
di $ Lacia di Pagliola, e di S. Giovan
ni della Serra, menire dal giesdicente
del Mandamento di Lerici dipendono, ol-
{rriglre popolazioni testà indicate, que
le del capo Inogo e dei due comuni limi-
Noa si conosce ancora la dimensione su-
perficiale del territorio di Lerici, il quale
confiua, a lev. con l' Amelia, a seit. com
Trebiano ed Arcola, a maestr. con Vezza-
li alti lati col seno della Spezis.
La cala che costituisce il porto di Le-
rici è circoscritta da una carva semicir
i trofi di Ameglia e di Trebiano.
de la cala a sett. di Lerici, costitaisce lo
Pri
!
1
i
del Monte Marcello, giù Monte Caprio
me, col quale forma l'estrema panta del
promoatorio orientale lanense , desomi-
nato Capo-Corvo. Fra questo Capo e la
cala di Lerici havvi una puota sporgente
in marea guisa di ua istmo che a;
lasi Aeraluaga, istmo di oliveti,
dot il fabbricato di ua monastero
a questi ultimi tempi dagli
Agostiniani Romitani,e quà si ricotrarono
quelli che abbandonarono il elaestro di
S Croce in bocce di Magra.
Le ville di S. Zacia, o di Pugliola,
della Serra e di Barcola con altre pe
lezzitie di campagna, veggonsi sparse sul
fianco dei colli ed ia mazzo o a delizione i
piantagioni di oliveti e di viti ia tal
sa, che formano canini pedi di
Lerici e di Sen-Ferenzo el Mare.
Una sola strada rotabile pesta per que-
comuaiità, varcendo il monte alle spalle
Mica di
Siraina, aperta nel 1697, amplista e ret-
tificata nel secolo attuale, — Se una via,
pianeggiante potesse aprirsi lungo il mare
688 LERI
da Lerici alla punta del Corvo, non vi sa-
rebbero forse spiagge più amene dopo le
poetiche sponde di Baja e di Posilippo
da porre a confronto con queste del Golfo
della Spetia.
Per ciò che spetta alla struttura fisica
del territorio di Lerici e alle more, che
cuoprono la superficie de'suoi mooti,l'una
€ le altre furono abilmente descritte dal
naturalista Girolamo Guidoni sino da
quando egli rese di pubblica ragione quel-
la sua fatica mediante il Giornale Zigu-
stico per l'anno 1898.
Presso l'estremità del Capo Corvo Gui-
doni avvertì, che lo scoglio denominato
la Bianca, il quale sporge dal fondo del
mare sino all'altezza di circa veuti metri,
consiste in una roccia calcarea saccarvide
per quanto essa non possa mellersi a con-
fronte con quella dei monti di Carrara
edelle Panie di Seravezza. — i
Taltro nel poema dell'Affric. descritto in-
siemo con il banco, il quale a poche brac-
sott'acqua si stenle a poca
dal Cipo-Corto. Ecco lc sue parole:
Hoc mihi mune cantanda loco, sulcantibus
deguor
Insula jam Venerique placens a littore
portus
Ezoritur , contraque sedet fortissimus
Eriz
Ausonius siculae retinens cognomina ri-
pae
Collibus his ipsam perhibent habitare Mi.
nervam,
Spernentemque patriasoleidulcedine dthe-
nas
Eroritur, Corvigue Caput, tumefeciague
circum
Dissiliunt marie, et sazis fremit unda
Cognitus in medio nautis, dorsàque ni
granti
Arduns assurgit scopulus, eni prozima
Rupes
Candidior latè Phoebo feriente refulget.
Post in secessa curvo maris ostia Ma-
crae
Cernuntur rapidi, eic. (Arnices Lib. VI).
LERI
La roccia di calcarea compatta color
i al Capo Cor-
dd
monte di Lerici, ed è in varia direzione
attraversata da frequenti e larghe venedì
candido spato. Essa talvolta alterna , ma
più spesso è ricoperta da strati di macigno
calcareo, che è una specie di pietra forte
consinaile a quella dei contorni di Firenze,
anche costà usata per lastricare le strade.
Sa questa specie di terreno posano i fo.
damenti della fortezza e di molte abils-
zioni situate a cavaliere intorno al porto
di Lerici.
I prodotti territoriali di questa Com.
sono varialissimi,a cominciare dall'anno
leccio e dal castagno sino al cedro ed sl
limone. Tanto è tiepido il suo clima da
favorire la vegetazione e fruttiGicazione
delle piante le più delicate !
La parte superiore del monie, dove non
sorgono alberi , è coperta di praterie na
turali, di fragranti ramerini, serpilli,
mente ed altre erbe aromatiche. Vi è i
digeno il verde e capo leccio poco lungi
dal castagno. L'ulivo e la vite primeggia
no fra gli alberi da frutto di varia specie,
in guisa che ne fu ammirato lo stesso poeta
di Valchiusa, tostochè costà segnalò la vere
reggia della dea di Atene.
la risorsa e il sostentamento mag-
giore del popolo di Lerici lo dà il mare,
poichè di 5000 persone che costitwiscono
a un dipresso la popolazione della sua co
TI asi la metà è dedicata alla mari-
na, sia in qualità di pescatore, sia di ci
ma, sia facendo il piloto, oppare
e conduttore per proprio conto di basti
Le donne di Lerici e di San-Terrnso ai
Mare disimpegnano noa solo le faccende
domestiche
ed anche una intera giornata di commine.
Fra le manifattore principali Ù
'
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'
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r
'
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D
LEST
contasi qualche fabbrica di conce di pelli,
e il lavorio che fornisce quel cantiere per
la costruzione dei legni mercanti
isiedono in Lerici, oltre il magistrato
comunale, un doganiere di terza classe
sotto quello principale della Spezia, e un
giusdiciente di prima istunza che abbrac-
LEVA 689
cia tutto il Mandamento, Il tribenale di
Prefettura è in Sarzana, l’ultima istanza al
Senato di Genova. L'intendente della pro-
vincia di Levante stà alla Spezia, dove
sono tutte le autorità militari , e l'ufizio
del Registro onito a quello della Conser-
vazione delle Ipoteche.
Nome dei Luoghi | Titolo delle Chiese
Luna, Terra SS. Aonunziata e $. Fran- f
cerco, Arcipretura CH 2810
Pagliola, Pi. Ss. Lucia, Niccola e Loren- pi
20, Retioria DI 619
Sap-Terenzo al Ms- £
re, Borgo Sin-Terenzo, Prepositura fi 1005
Serra Vill. S.Giovanni decollato, Arci- 9
pretora hi $ 410
Torare . ........ Abitanti m. 4844
LESTINE, o ESTINE nella Valdi.
Merse. — Due casali, Estine alte, ed E-
stine basse, che davano il vocabolo alla
cura dei SS. Quirico e Giulitta, att
‘mente raccomandata al parrocode'SS.
cenzio e Anastasio a Bagnaja nel vica
ecclesiastico di Corsano, Com. e circa 6
migl. a pon. di Monteroni, i
convento, Dioc. e Comp.
Lestine trovasi quasi 7 migl. a sett.
Risiedono i due ci
l’altro alle falde settentrionali della pic-
cola giogana dei monti chiamati di Murlo
di Vescovado e che si alza fra la Merse e
1° Arbia fino al letto del torr. Serra.
I casali di Zestine presero il titolo dal
ggio omonimo, dove sino dall'anno 730
Vaia eastaldo regio di Siena, pos-
sedeva alcune sostanze; fra le quali in
quell’anno destinò in dote al monastero
di S. Eapenio da esso lui fondato presso
Siena una corticella posta nel casale detto
Feriano Montem Listir
cella (vel clausara) usque Fileci
et de Gagiolo nostro de Surra, etc. (fone
il Gaggiolo nella Com.di Buonconvento).
Alla stessa corticella del monte Zistine
testé nominata appella un privilegio del-
I'Imp. Arrigo IV, spedito in Roma li 4
giugno dell'anno 1081, e confermato due
volte dall’ Imp. Federigo I, nel 18 fchb.
1182 e nel a agosto 1185, a favore dell’
abate e dei monaci di S. Eugenio iu Pi-
losiano nel contalo senese, cui farono
concense fra le altre possessioni anche que-
sta di Lestine : et curter delle Stine (0
i de Lestine) cum ipso castello, ecclesiam
$. Anastasii in Baniaria etc.
La qual corte di Lestine trovasi espres-
samente nominata nelle bolle concistoriali
dal pontefice Alessandro III (li
gno 1173) e da Innocenzio Ill
Pelosiano, detto
stero. (Anca. Dir. Fioa. Carte di $. Eu-
genio al Monastero) — Wed. Estinz e Ba-
cuasa in Valdi Merse.
LEVANE, s LEVANE ALTA, già C4-
srer Di Leoxa nel Val-d'Arno superio
re. — Borgo, con vicino Fioapisninrn
minato Zevane alia, e chiesa parrocchiale
(S. Martino) con l'annesso di S.
Leona, stata lungo tempo succursale di
Pietro a Presciano, attualmente pi
nella Com. Giur. e circa 3 migl.a scie. di
Nontevarchi, Dioc.e Comp. di Arezzo.
0 LEVA
I borgo di Levane giace in pianara sul-
la ripe destra del fiumicello Ambra all’
thims posta della via R. Arerima che l'at-
traversa da 2 les, mentre in direzio-
me opposta vi passe in mezze la strada che
scende dalla Vald'Ambea fno cll'Arno,
«be è de Levane quasi un miglio discosto.
Poco lnagi de Levane siede in colline un
quarto di migl, al ano grec. il diroccato
castello di Zevane elia, già di Zeona, si-
fusto fra l'Arno e la strada R. Aretina,
11 castello di Zeona, ossia il castelveo-
chio di Tevere, è rammenizio fimo dolio
cop.
€ dal di lei pedre, vendè al capitolo della
cattedrale di Arezzo la porzione dei beni
stati a lei donati dal saccero e dal marito
nel contado aretize, fra i quali una Corte
® Zeona. (Ancu. zsza Carreza. na Anazzo).
Non vi sone dati snfficienti a schiarire,
se quel Ranieri isarito di Beria testò no-
minato ;.e se quell’ Enrico di lei cognato
npporienessero alla consorieria degli U-
bertini di-Sofftna 0 sd altri magnati are-
tini; dirò bendi, ehe alle prndette epoca
non solo comperiscono gli Ubertini, ma
ancora i lore parenti marchesi del Monte
S. Maria possessori in questo castello me-
desimo di Zeona.
ra di ciò la fogmisce il
Una patente
testamento di ettebee 1098 nel
Cosi. di Pleo dal merch, Enrico figlio
march. Ugoaee altro ma
Palmare bet Maria; col
le atto di: 2 favore della sua ava
Siate Sofie figlia del conte Berardo,
contessa Sofia
i \ppariene-
‘vano nel castello di panini in quelli
di Zeome e di Moncione coi loro distretti,
€ cea tulto ciò che egli ponedeva nel ca-
stello e corte del Yessonel Val-d'Arpo se-
iore. (Sonvasi Mistor. Passinian. Lib.
— Wed. Faassineroin Val-di-Chiana.
Della pareniela fine dal secole XI con.
traite fra la prosapia dei marchesi del
Mente e gli Ubertini di Arezzo, ne diede
un cenno S. Pier Daiano in una delle
sue lettere diretta alla contessa Willa mo-
lie di un march. Ragieri del Moote.àvi
ci rammenta, che il di lei suocero
LEVA
march. ©, era fratello aterimo di
quel conte Uberto di Soffeme, la di cui mo-
glie, stante le sevizie usate verso Î poveri
le rovine del dilamato seo castello di Soffe-
ma. — Fed. Sorrzza, e Bavra di Sorvzsa.
Una più chiara idea della famiglia ma-
fuatizia che signereggiò net castel di Zoo
ma, la può fornire un contratto del 3:
licato dagli amnalisti Ca-
. E un istrumento celebrato nel
Cast. di Zeona, col quale il Maggiore del
£. Eremo di Camaldoli rinunziò si figli
del fu Ubertino, a Guglielmino e ad Ada
lagia del fe Ubeldino il gi
a jaspe domato
della chiesa di S. Pietro în Perrine, sisio
ceduto all'Eremo 1A pulrsò, Joro
Era il Cost. di
scovoGaglielmino degli Uberti quando,
nel giugno del 1288 , fu prese dall’ cste
fiorentina e disfatto Î 0 Costi
glion Ubertini e le Conie. (G. Vizam,
Cronica Lib. VII e. 150).
Nel 1358, li 16 nov., Guido del fa Fran-
cesco degli Ubertini vendè a Francesco
del fa Bindo da Zeona, e a Domenico del
fe Ghino da Capennole di Val.d'Ambra
un pezzo di terra porto nella curia di
Zeona in luogé detto Prunete per il
zo di norini Sio d'ora. (Aeca. Dore. Pos.
Carte dell'Osped. di Bonifasio. )
Dieci anni la Signoria di Firenze
ordinò che si dille i ni poet pe
cosirazione della creda che da Zeona qu
de al Ponte a Falle sell’Arno. (Tareson
i Viaggi T. VII).
Contottociò i dinasti di Zeone trovansi
ricevut
sotto di 26-giugno 1385 meddante la per
sona di Azzo Ubertini e di altri suoi con-
sorti, non fanto per il suldetto castello,
quanto ancora per altri luoghi di loro per-
Linenza posti nel Valdarno superiore e mel
Casentino. ( Ancu. razua se
Fin ).
Anche a quell'età la parrocchia di Le
vane portava il distintivo di S. Mertimo
rrocchiale da
‘altra parr. di
S. Giovanni a Zeora, ossia a Levane alta.
LEVI
La chiesa di S. Martino a Levane fu
eretta in pievania con decreto del vescoro la
di Arezzo dei 27 ottobre 1736.
Levane è pota ai naturalisti per la gran
copia di palle geodiche di argilla ferrugi-
mosa, delle volgarmente 4gorajole, per-
chè nel loro interno sono ingemmate di
cristalli di calcarea aragonite di figura
aghiforme e radiata, geodi già descrilte
dal Mervati, dal Cealpino, dal Targioni
e da molti saturalisti moderni. — Ped.
pipi Comunità.
La parr. di S. Murlino a Levane nel
1531 aveva 343 abit., nel 145 erano 595,
e nel 1833 contava 1471 abit.
NELLA nel Val-d'Arno superio-
re. — Borgata con nuora parrocchia ( S.
Lacia ) suffraganea di S. Leolino e di $.
Quirico a Capannole nella Com. Gi
migl. 1!a scir-lev. di Montevarchi, Dice.
Ai
sulla strada R.aretina fra Levane e Non-
tevarchi. — Sul riflesso che gli abitanti
di questa campagna erano troppo distanti
dalla loro parrocchia , il Granduca Leo-
pokio I ordinò, che costà fosse edificata
hiesa, nella quale vennero impie-
gati molti materiali dell'abbandovata
chiesina di S. Niccolò a Ganghereto.
La chiesa di Levanella fu eretta in par
rocchia con decreto del Vesc. di Arezzo,
dato li 4 maggio del 1793.
Essa nel 1833 noverava 595 abit.
LEVIGLIANI nel Pietrasantino, ossia
nella Fersilia. — Vill. con chiesa parr.
(Visitazione di Maria SS. ) nella Com. e
circa 3 migl.a maestr. di Stazzema, Giur.
di Seravezza, Dioc. di Pisa, già di Luni
Sarzana, Comp. pi
Risiede sulle Falne. meridionali dell'Al
Apuana, in quello sj che porta i
E0ud di dlpe di Levigliani è che mo
diante il cauale di Terrinca acquapende
mella tiemana di Axosina o della Vezza,
Ho detto che Levigliani una volta ap-
perieneta alla Dioc. di Lu tostoche i
questa si estendevano sino al.
FAlpe di Levigliani e al canale di Zer-
rinca , col quale arrivava nel fiumicello
della Persilia,medianie il quale la diocesi
di Luvi era divisa da quella di Lucc:
Contaitociò la chiesa. parrocc]
liani men sembra che sia di fonda-
L1BB AH
zione molto antica. L'incremento del vil
€ forse l'erezione della chiesa di Le-
vigliani, derivarooo dalle sue miniere di
Mercurio e di Cimabro esplorate sotto il
gorerno Mediceo; verso le quali a più
prese si rivolsero particolari speculatori,
quantanque con poco favorevole successo.
maggior profitto riescono le esca-
wazioni nuovamente intraprese di
bianchi e mischi sotio l'Alpe di Leviglia-
ni.—l"ed.Srarzzzae Sena vezza Comunità.
La parrocchia di Levigliani nel 1833
noverava 590 abit.
LIBBIA, o LIBIA nel Val-d’Arno are-
illa che diede il nome a una par-
rocchia posta fra la Chiassa ed il torr. Ma-
spino (S. Cecilia a Libia). soppressa per
sovrano rescritto dei 30 giugno 1585, e
con decreto della curia vescovile dei 31
agosto dello stewo anno riunita al popolo
S Polo, Com. Giur. Dioc. e Comp. di di
20, da cui la villa di Libbiu trovasi quasi
3 migl. a sell. grecale.
LIBBIANO , Castr. Zibiani ) in Val.di
Cecina. —_Cast.con rocca e ch. plebana Ss.
Simone e Giuda un di fi
Michele a Micciano, nella Com. a
e circa 4 migl, a lib. dalle Pomurance,
Dioc. di Volterra, Comp. di Pisa.
Siede sulla cima di uno scosceso poggio,
chea ostro comunica con quello di Monte
Ruffoli, mentre alla sua base, da oriente a
sett., scorre il torr. Zrossa, e dal lato di
occid. il torr. Ladio che influisce uel pri.
mo, tributario esso medesimo del fiume
Cecina.
Jo non saprei, se a questo Libbiano, 0 ad
altro castello omonimo del Volterrano di.
stretto (giacchè tre popoli di Libbiano con-
ta tottora la diocesi di Volterra}, volesse
appellare il diplona spedito nel 1180 da
Arrigo VI al vescovo di quella città lde-
brando Pannocchieschi, alloraquando gli
concesse tra i varj feudi ancora un Ca-
strum de Libiano. Mi è moto bensì , che
innanzi quel tempo nel castello di Lib-
biano di Valdi-Cecina avevano giurisdi-
zione i monaci dell'antica badia di Mou-
teverdì. tostochè l' Imp. Arrigo II, nel
1014, © poscia il Pont. Alessandro Ill,
con bolla del 1176, confermarono a quel
Mon. nominatamente Castrum de Mic-
i ciano cum ecclesiis et curte, Custrum de
Libiano cum ecclesiis et curte,ete.Le quali
en LIBB
giurisdizioni di Micciano e di Libbiano,
mediante ua atto pubblico del 27 ago-
sto 1208, vennero rinanziate dai munaci
di Monteverdì, e per essi dal loro abate
Runieri, al Comane di Volterra, a condi.
zione di non esigere de quelli abitanti al-
tri dazii fuori di quelli che solevano im-
porsi ai cittadini volterrani,
Pochi anni dopo troviamo Libbiano
sotie i suoi nobili o cattesi , che allo ste-
rico Ammirato della conserteria
Cavalcanti di Volterra. Erano di questo
numero il milite Bernardino Castiglione,
detto Tone, Barone e Gerardo figli del fa
Tedice da Zibbiano, i quali d'accordo, con
istrumento dei 28 aprile 1257, rogato nel
castello di Libbiano, venderone al une
di Volterra, tato dalsuo potestà dal
Baoatccorso di Bllincione degli Adimari chiesa
atto dei 13 genn. 1073, e posteriormente
nel 1293, prestarono giuramento di fedel-
tà e obbedienza al governo di Volterra
cea la promessa di noe dare asilo ai ne-
mici di quella città.
Nella tassa prodialo del 1288
stretto volterrano il territorio di Libbiano
fu impostate per lire 7300, € successiva
mente ti delComune di Volterra
redatti nel 1343, e in quelli del 1401.
( Lib. I. Rubrice 169. )
Il Cost. di Libbiano coe molti altri luo
LIBB
di S, Pietre a Libbiano nel piviere di
Celloli, Com. Giur. e circe 3 migi. a pon
di Sen-Gimignano, Disc. di Velterra,
Corp. jena.
Risiede sul monte del Castagno, alla
destra del borro delle Velte e poco lungi
dalla strada provinciale
volterrana, la.
le scende di la per Gambassi n CastelFie:
rentino.
Dirò di più, che lo stato delle forze pe
trimoaiali giorerebbe a far conoscere, sa
la- fa questa chiesa di S. Pietro a Libbisno
sopra Gambassi , o piuttosto l'altra di S.
Pietro a Libbiano di Val.d'Era, quella che
veniva a preferenza chiesta in commenda
dai prelati domestici, e che fe uno dei be-
nefizi di Benodeito Baldovinetti, investito
per bolla dei 3 agosto 1530 dal Pont Cle-
mente VIIL (Ancu. Durz. Frea. Carte della
famiglia docolti ).
. di S. Pietro a Libbiano di
Val-d) nel 1833 contava 128 abit.
LIBBIANO iu Val-d'Era — Cast. con
ieve (S. Pietro) già filiale di quella
Pre dal Pino fa tresiocata ia Ghizzano,
mella Com. Giur. e circa 4 migl a Jev.
di Peccioli, Dioc. di Volterra, Comp.
Gbi della giurisdizione di Volterra si ns Pisa.
e ul dominio fiorentino nel luglio
1479,
Ma coiesto peese igara amai più sell’i-
storia maturale per le cave di solfo, per le
giestaje, per l'alabastro, per il vetriolo ver-
de e per altre prodazioni minerali che si
nascondone sotto la superficie del suo pog-
gio serpentinoo, il quale sembra emerso
«di mezzo ad un ierreneo terziario marino
sp.mo per ogei intorno di evsporazioni
mefetiche. — Fed. Pomananta Comunità.
La parrocchia de’ SS, Simone e Giuda a
Libbiano, nell'anno 1551 neverava s02
abit.; nel 1745 ne aveva 166, mentre nel
1833 essa conta: i
LIBBIANO i;
cui porta tuttora il distiativo la chiesa
*Siede sopra un peggio marnoso, alle
cui falde scorre, da lev. a ostro il berre
Melogio, e dal lato di lib. il torr. Moglia,
che il Melogio accoglie lungo il vallea-
cello fra Legoli e Ghiszano.
pi padroneto di questa ch. di S. Pietro
aLibbiano fino dal secote XII fu assegnato
dai vescovi di Volterra si Camabioleni
quale bacia la stessa chi
dal Pont. Lucio If. mediante privilegio
degli 8 marzo 1181, e dal Pont. Clomente
III con altra bolla spodita da Pisa sotto
di 17 genn. 1186,
La pieve di S. Pietro a Libbiano di
Val-d'Era nel 1833 noverava 275 abit
LICC
Liszisno nelle Colline pissne di Val.
di-Cascina. — Cas. e chiesa che più nom
esistono (£. Naserio de Zibiano), l'uno
e l'altra aci soppreso pivire di $. Mare
cca, ra di Sen-M jaiate, Comp.
di Pim. — Fed. Sorictsana (Prive 01)
€ San-Manco (Vasta ne) sulla Cascina.
LIBERATA (TORRE »i $.) nel Pro
moatorio Argentaro. —/ed. Onserztto
Comunità.
LIBRO - APERTO, altrimenti detto
Mowrs vetta Srtanara, in Valdi-Lima
sull'Appennino Bistojee, Com. di Cuti.
liano , Giur. di Sen-Marcelle, Dioc. di
Bici, Comp. di Firenze.
È una delle moatuosità più inemti
dell’Appennino toscano, la cui elevatezza
assoluta ammonta a br. fior. 3308, 8 al di
LIGC es
sieme com Pasicale un piccole fesdo all'
erossione che, mel 1481, cinque fratelli
nati da Giovaeni Spinetta March, di Vil
lafranca si divisero il re
Ferrerossa. — Allora Licciana, Panicale
ad altre villete essendo toccate a Jacopo,
uno dei 5 figli di Giov. questi
nel 1549 ottenne na di d'investi
ture del suo feudo dall'Imp. Ferdinando I.
Mel 1573 sucsessero al marchese Jacopo i
di lui figli, cioè Cornelio, che nen chbe
prole mascolin», e Alfonso, che lasciò il
marchesato di Licciana al di lui figlio per
nome Obizzo..
Frattanto il march. Giulio Cesare Ma-
luspina in proprie nome e del March. Ors-
zio sun fratello, nel 1630, offriva al Gran
duca Cosimo II el ai successori nel Gran-
ducato di Toscana, salvo il beneplaci!
. Cesareo, il marchesato e territorio di
ciama appena gli fome perrenuto dopo la
morie del march. Obizzo senza prole. La
i ge offerta fu ratificata dal march. Ora.
che zio, e quindi dai due fratelli nel 1625
meone, spettante alla ‘modenese,
supera in elevatezza tutte le cime dell’ Ap
pennino centrale, ed è del Libro-4perto
più prominente di 390 br. La cima del
Monte Rondinaja, compresm mello stato
lucchese, trovasi alla 3325,3 br. sopra il
mare, vale a dire br. 16,9 superiore al
Libro. dperto, mentre il Corno alle dele
lenente alla Momtagna pese
pinna prcinirin init;
Ceruaniano Comunità
i Î tra,
è vicariato codlzirtio | Gieceme) nel
la Giur. e circa 4 migl. a grec. di Aulla,
Diec. di Massa ducale, giù di Luni-Serra-
ma, Dac. di Modena.
Siede il fianco dell'A
Gudo il Serarena ni sele giogo dell'Îp-
mino prenominato.
MPI Licciana ua merchessto dei Mata
spina di Villafranca, che costiteiva in-
vs
confermata al Granduca Ferdinando II,
salvo sempre l'assenso dell' Imperatore.
Per altro tali disposizioni mon ebbero
effetto, avvegnachè il march. Obizzo di
Licciana, lasciò il marchesato a Jac u
di lui figlio. Questi ebbe da Bianca
goni sea moglie un Obizzo HI, che alla
morte del padre (anno 1660) successe nel
marchesato di Liciana;e quindi nel 1704,
il nato da quei coningi, J:
Questi ebbe, e qui nel 1746 laci
feudo a tre figli;
nel dominio del marchesato, e con eno
lui si estinse la linea di quei Malaspina.
Attualmente Licciana coa il suo terri-
torio comunale fa perte del dominio E-
stense in Luaigiana.
Le produzioni rerali di questa comuni.
tà consistono massimamente pella raccolia
de castagni, di segale e di pochi altri ce-
reali. Assai ristretto è il prodotto della
vite, che raramente giunge a la na
turità; in minor dee è il raccolte dell
oli, come auche vi scarseggia li gelso. La
peosaria , che dovrebb' essere I° industria
maggiore di quegli aligiani, fa già da
aliri avverlito emervi costà tratcurata.—
Pod. Cartunanso Lunzsa.
88
cl LIBB
giurisdizioni di Micciano e di Libbiano,
mediante un alte pubblico del a7 ago
di Monteverdì, e per essi dal Joro abate
Ronieri, al Comune di Volierra, a condi.
zione di non esigere de quelli abitanti al-
tri fuori di quelli che solevano im-
citadini volterrani.
Pochi anni dopo troviamo Libbiano
sotto i suoi nobili o cettesi , che allo sto-
rico Ammi della couserieria
mi
detto Tone, Barone e Gerardo figli del fa
Tedice da Zibbiano, i quali d'accordo, con
istrumento dei 28 a, 1257, rogato nel
al Comune
di Firenze, la
Borgo e terti
@iurisdizione case, poderi, vomini, villa-
mi ec, por il di lire Suv mon. pise-
na. — Ved. Bavciaso in Val-li-Cocina,
Peraltro gli womisi di Libbiano con
atto dei 13 genn. 1073, e Lì
nel 1293, inn to di fedel- nefizi
199 giuramento di
e abbrdinaza si goverso di Volte
cen la promessa di non dare ssile ai ne-
mici di quelle cità.
Nella tassa prodiale del 1288 por il di-
stretto velterrano il territorio di Libbiano
fu impostato per lire 7300, e successita-
mente dipendenti dal Comune di Volterra
redatti nel 1343, e în quelli del 1401,
(Zib. I. Rubrice 1
Il Cost. di Libbiano com molti altri lno-
Ma cotesio perse figura emai più nell'i-
storia naturale per le cave di zolfo, per ie
gessajo, por l'alabastre, per il vetriolo ver-
de e per altre prodazioni minerali che si
nascondone iotte la superficie del sno pog-
gio serpentinose, il quale sembra emerso
«di mezzo ad un lerrene terziario marino
sp.rmo per ogai intorno di eva; ioni
mefeliche. — Fed. Possnsnca Comualtà.
de'SS. Simone e Giuda a
1833 essa contava 240 abit.
LIBBIANO in Val-d'Eha. — Cast. di
cui porta tultora il distintivo la chiesa
L1B3
di S. Pietro a Libbiano nel piviere di:
Celioli, Com. Giur. e circa 3 migl.a pon
di imignano, Disc. di Veltere,.
Corp. di Siena.
Risiede sul monte del alla
destra del borro delle Volte € poce lragiu
dalla strada provinciale lagua >
le scende dll per Gambani a Castella.
rentino.
n
A questo luego e chies di 5. Pietre. x
Libbiano dubito che poss riferire vm
strumento 1088 lo în °
ok S Pilo e Comet
uale Bolgarello figlio di Rodolfo ced. °°
Catuatdolensi la chiem di S. Pietro a
ziano per ridersi a monastero; a ses
tamento del quale, fra i possemsi dea
dal pio fondatore furoavi pur quelli &
chia di 8. Piro e Laion ian =
irò di più, che lo stato delle fort"
trimoniali gicverchbe è far i
S. Pietro a Li
per bolla dei 3 agosto 1530 dal Pont "®
mente VIIL (Ance. Ds. Fren. Corp
Ù "
. di S, Pietro a Libblena _
Vald'Elta nel 1833 contava 1288 =
LIBBIANO in Vald'Era —Cel., 7
pieve (S. Pietro) già filiale & +
che dal Pino fa traslocata în »
TI pedromsto di questa ch. di 8°.
ali iano fino dal secoloXIl fue, * a
dai vescori di Volterre si Css — “»
della bedia di S. Casciano a
degli 8 marco 1181, e dal Pont.) -
Mii con altra bolla spodita da TS
di 17 geno. 1188, °
La pieve di S. Pietro a Li”
Vald'Er nel 1833 noverava a,
Latine sirene
n di seger e hi pesto ri
» e © ed da ssiistio - £ geubeto otto
acanto rr tes gene - pelo PE
dante n st nr - | sio
A di sr ante < o se
fo e pen Eri de
Nome di.
dei buoghi delle Chiem tanti
Loociasa 8. Giecemo i
+0 N° 450
635
Cisigliona =—$ Lereaso, idem . » 184
Forele ...... ssisir
LICCIOLO. — Fed.
Leociona.
Locrosaro in Val.di-Pore. — Pod. Lo.
cionane (S. Pascaazio a).
LIERNA nel Val.d' Arno essentincee.—
Cos. che ha date il nome a am castelleito
esa chiesa perr. (S. Michele) nel piviere
di Festinto Com. Gier e circa migl. 43
sett di i, Dice. e Comp. di Arezzo.
'Siode in. cepgia bango il terr. Sora sell
alpestre via, merc cui de Moggiona a
Camoldoli si viene.
Tra i moli fendi dei conti Guidi re
mei privilegi ad es i do Arrigo VI
€ da Foderigo Il concessi trovasi spocifi-
cata questa biceces, cioè: Ziernom cam
curte sua, Portinam cum curte sua, etc.
Lierna esa Partina, Ragginopoli ed
altri castellueci di cotest’ Appennino di
Comaldeli nnero al ramo dei CC.
Guidi di , G0ì apparteneva un
cente Bendinn di Monte Graachii ia Ro-
magna nato dal C. Uberto di Aghi: DI
Far plate eri lecinae pda
s0 fece menzione Mstico Villani nella sua
cronica (lib. VHI cap. 9), allorché dime:
che quel conie,con atto lioe di sestom-
Bre 136, vendè allaSignerie di Firemes il
Tori poli per esere divenuio
fa : again
aggregaia al
di Zierna e di Portian. Allo sieno con-
Arallo intervenne e prestò il suo consenso
la meglio del suddetto coute Bandino,
donna Lis di Uberto de' Pazzi. ( Annan
Camera )
Alla morte di Bandino saccene un di
lui figlio conte Giovanni; manceto il qua.
le, nel 1406, ereditò i fendi il conte
Nel 1440 non era restato di quella fa-
La questa donna essendosi estinto il re-
badia di Momena, e
cuetelletti, designali solto i di Cor-
time , Feggeta e Pionacee incino si Gio
#0, di la insino sl Piano del Soglio e
alle Scockette , Costa el Gufo, e Muase
Cotezso. Li quale verienna fu decisa mo
diante sentenza della Ruota Rorentime, sp
provate dalla Signoria con deliberazione
de' 18 aprile 156. ( Ancure, nenax Rores-
maestosi pi Fez ).
LIGL
IUPOLI è LIFPOLI ia Val.d'Ela. —
Cas. che diede il qualificato a una chiesa
pere. (3. Martino) riunita in questo se-
«olo a S. Margherita a Sciono nel piviere
di S. Jerusalem, alias di $. Donzino a
Lecardo, Com. e circa migl. » ! a lev.di
Certaldo, Giur. di Castel.Fioreatino,
Comunità.
LIGA i iu Vald'Era, — Pod, Monr-
aldi
i Cecina,
TA LILIANO (Zilianum) in
Vald'Elsa. — Cas. con antica chies plo-
dana (S Cristina) nella Com.ecirea dee
gie della Castellina in Chianti,
er. di Radde, Dice. di Colle, già di Sie:
ta, Comp. senese.
Posa in costa sulla pendice occidentale
@ei monti del Chianti che scquapendono
bell’Elsa, fra i tocr. Gagliano e Corfizi,
Gatrambi tributarii della Steggio.
In colesto Cas. di Ligliano possedeva
Beni il gran conte Ugo merch. di Tosca.
ma, il quale con gencrota fatta
Li 35 luglio dell'anno g98, rimuzziò a fa-
vere della badia di Poggibonsi molti suoi
possessi, friuli mazzo; 0 picalo te
Li
rammentata fra quelle della di
nella bolla concistoriale spedita li soapri-
le 1269 dal Poat. Clemente Il
score di Siena: € ciò poco innanzi che la
giurisdizione temporale di questo stesso
piviere fosse dichiarata com pel ter
ritorio della Rep. di Firenze. Fu una co-
del lodo proaunziato in Poggi-
boasi li 4 i 4 giugno 1203, col quale vennero
posti i confini fra il comtado senese e fi
tentino. fe subilito,
la trattato pertanto fe stabili!
che i infra ine, de Comitatu ni
fiorentino plebes et se s. desti
ed Podio Boniss, et
ui tolica del di 13
agosto 1573 pei della diocesi
senese nella vicaria di Mouleriggioni, tre
LIGL 805
vasi esritto, che il visitatore ad cocierione
etiam occeszit parrecchialem £.Cristinae
de diano semmerio disuoecia si dei
unita hospitali 8. Mariae
MPT Pavia se
Pic 1838 passa trx: Cristina a Li-
fiano contava 107 abit.
LIGLIANO, o LILIANO in Valdi-Gre-
o. Cas. che ha dato il nome a un po-
polo (S. Lacia) nel piviere di Campoli,
attualmente reccomandato sl di S,
Martino a Cofleri, nella Com. Giur. e que
ti 4 migl. a Lev. di San Casciano, Di oc. e
Comp. di Firenze,
Giace nella ripa sinistra del fumicello
Greve ella base Srientaie delle colline di
Monte-Cam; lungo la strada comu.
nale che da Mercatale guida all'Impraneta.
Si trovano memorie di questo luogo
fra le membrane appartenute alia badia
fu Guido, a Teuzio del fa vaste, di
di terra posti nel piviere di S.
Sani Campoli nei l appellati a
Scalamito e a Liliano. ta altro istra-
mento dell'aprile t0gs fa rogato nel ca-
sello © cass,torrita dello stesso Ziliano.
(Anos. Dirt. Fica. loc. cit.)
1 registri poi della cattedrale Rorentina
ne avvisano, ebe nel castello e nelle adia-
cenze di Monie.Campolese, come anche
mel popolo di $. Zucia di Liliano, di $.
Mortino a Cofferi, ed în altri loghi del
piviere di Campoli, sino dal secolo XIIT
aveva possessioni e ritraeva dei Îrutti la
mensa vescovile di Firenze. Arroge a ciò,
shend popolo di $. Lucia a Liliano fece
uisti il Vese. Giovanni
Sino dal
ST Li
i di S. Lucia a Liliano diven
nero giaspedzonato della mobil famiglia
LIMA
698
Pucci, dopochè al Card. Lorento Pucci ,
mmercè di un breve del Poni. Sisto IV, nei
benefizi
chiesa di
beni
cessa
Liliano , i di cui
guito si destinarono alla fondazio1
cavonicato nella Metropolitana
TI popolo della soppressa cara di Liglie-
no, e Liliano, nel 1551 contava 51 abil
LIGNANO (POGGIO =) in Valdi
Chiana. — Questo poggio, sulla cui som-
mailà esisteva un eremo con chiesa dedi-
cata a S Martino nel piviere di Bagnolo,
Com. Giur. Dioc., e Comp. di Arezzo, co
il trafforte sett. dell'Alta di SL
Egidio, e cl
di grecale: Si alza dirimpetto alle colline
di Battifolle e di Monte, oct le quali me-
dinnie îl poggetto intermedio di S. Flora
a Torrita costitaisce la foce, mercè cai il
Canal-rbaestro della Chiana scende per la
chiusa de' Monaci nel Val-d'Arno eretino.
> Ta cima del poggio di Lignano presa
dal seguale alle Croce l'a trovata dal Pad.
Inghirami superiore di 1431 ! br. Sor.al
livello del mare Mediterraneo.
LIGNANO pi Vacce-Anzara, ossia della
Pescia di Collodi. — Cas. ch'ebbe chiesa
pare. (S. Jacopo ) nel piviere di Medi;
giù delto di Folle Ariana, Com: Giur. di
Viha.Basilica, Dioc. è Duc. ‘di Lucca. -
È posto sul moate ‘del Battifolle hue-
chése, donde scende la fiumana della Po
scii minore, omin di Collodi. |»
AIlArt. Ansana ( Varta) fu fatta men-
sioue di una membrana dell'Arck. dre.
di Lucca dell'anno 976, relati va a'un'enfi.
tesi di beni fra il pievaio di Valle-dria.
ma e tre fratelli figli del fu Goffredo, alcuni
dei quali beni tro in
Fa questo Cas, uno dei comunelli occe-
pati dall'esercito fiorentimo durante ha
Gucrra mossa nel 1428 contro i Lacchesi,
ai gazli fu restituito pel di 27 marzo 1449.
— Ped. Anrana ( Vassa). |
LILIANO. — Wed. Loctuso.
LIMA (Lima f.) — Fiumana tribate
se
u
tina.
ria del Serchio, che nasce nella montagna -
pistojese, e che dà il suo nome a un'imi-
portante vallone dell'Appennino tosca-
no. — Comincia la Lima a raccogliere le
più remote sorgenti sul giogo di Bosco
lungo, o dell' Abetone, sd una clevatezza Cast.
3 circa Soce br. sopra il livello del ma-
ze. — Scende da primo in direzione da
maciir. a scir. sul fianco meridionale del
iude la Val-di-Chiana dal lato nella
LIMA
moute di Zibro- Aperto con un andamento
parallelo alla strada R. modenese, che tro
vasi alla sua destra; accoglie per via dalla
parte della montagna il Rio maggiore,
l'Arsiccio, e il Rifreddo , mentre dal lato
posto riceve quasi dirimpetto a Cati.
gliano, e poco sotto il grandiose ponte
Ximeniano, il tri
Sestajone. Un
gliano la Lima torce il suo corso da scir.a
stro, e dopo il cammino di altre due mi
gliai tore. Volata e Verdiana precipitano
‘dall'Appennino attraverso dei i del
L'Uccelliera e del Crocicchio per vaotani
Lima sopra e sotto Lizzano.
Alta bose occidentale del poggio di Ses-
Marcello, passato il ponte che cavalca la
Lima nella strada R. modenese, sbocca in
essa il torr. Zimestre, di sotto al di cui
confiuente la Lima cambia nuovamente
direzione, e girando a semicerchio, volta
da estro verso lib. e quindi a poo. s'ia-
cammina nel territorio lucchese che trota
il Cast.di Lucchio. Arrivata tra Ca-
soli ‘e Palleggio la fiumana, ripiegaado
verso lib., s'incammina ai Bagni di Lac
ca, dove trova il ponte nuovo, e *»
presso è cavalcata dal poote al Serraglio.
Quindi dopo altre due migl. trova quello
dirato di Chifenti innanzi che la Lima tri-
“utile soe acque spumanti e perda il suo
rome nel fiume Serchio, — Fa la Lima en
corso arcuato di aa migl., fra terreni stra-
tifornii di macigno, di alberese, e di ge-
lestro con una discesa di circa 1700 piedi,
lungo la quale va rodendo e dilamando i
fianchi della strada che essa percorre a
danno dei poggi, dei ponti e degli edifizii.
Non meho di sette ponti attualmente
cavalcano la Lima, quattro dei quali nella
perte superiore compresa nel Granducaie,
€ tre (se non quattro ) nella sczione infe-
riore del Ducato di Lucca.
11 primo poate appellasi di Catigliane,
perchè piantato sotto quel È uno
dei ponti più antichi della Lira superio
re, comecchè anch' esso rovinasse due vel-
te, e fosse rifabbricato nell'anno 1624. II
secondo ponte è detto di Lizzano dalla vi-
cinanza di quel paese. Restò allerreto in
conseguenza dell’avvallarmento e frana del
izzano, nel 1814, riedificato pe-
chi anni dopo N d'appresso. TI terzo ponte
detto alla Lima, ba un solo arco, bellissime
e solidissimo, Esso è ornato di marmi e di
LIMA
due fonti, e conta'gli anni della strada R-
modenese diretta dal matematico Ximenes
sotto il Granduca Leopoldo I. — ll quarto
ponte è quello di Popiglio presso la do-
gna omonima sul confine del Granducato.
Fra i ponti sulla Lima inferiore sì coa-
ta quello vicino a Casoli di Lima; il pon-
te nuovo dei Bagni lucchesi della Villa, e
il ponte al Serraglio. Un quarto ponte
davanti al paese di Chifenti cavalcava la
Lima culla strada provinciale della Garfa-
quana; ma questo rovinò in grazia dell'
tragano terrestre dell'ottobre 1836, nè mi
è noto se vi sia stato ancora riedificato.
Fra i principati edifizi manifattorieri
mossi dalle acque della Lima superiore o
dei suoi confluenti, si contano, nel Se.
stajone una ferriera e un distendino, nel
la Licna alla coscia del ponte di Cutiglia-
ne una ferriera con distendino; ed a Ma.
iano sul Zimestre tre ferriore. Fra le
cartiere havvene ana sisi grandiosa del-
la ragione Giovanni e Cosimo Cini pres
so il ponte alla Lima, e tre altre cartiere
delli stessi proprietarii sul Zimestre.
LIMA (DOGANA petra) ossia del PON.
TE a POPIGLIO. — Dogana di frontie-
ra del Granducato di tersa elame dipen-
dente dal doganiere di Bosco-lungo nel
dipartimento doganale di Pistoja, Com.
di Piteglio,, Giur. di San-Marcello, Dioc.
di Pistoja, Comp. di Firenze.
È vitaata alla testa del ponte di Popi-
glio che cavalca il fiume Lima, tando
la strada maestra che dirigesi a chio,
a Casoli di Lima, e quella che per l'Erta-
d4betina entra nello Stato lacchese.
LIMA (CASOLI si). — Dogana di fron-
tiera di.ierza classe del Ducato di Lucca.
Porta il nome della località dov'è situata,
salla ripa sinistra della Lima, là dove
attraversasi il fiume sopra wn ponte fra il
Cas. di Palleggio e Casoli di Emo, nella
Com. e circa 4 migl. a lev. dei Bagni di
Lacca, del Borgo a Mozzano, Dioc.
€ Due, lecchese. — Fed. Casoui in Val
di-Lima.
parr. (S. Martino) nel pivi
Com. e circa 5 migl. a grec. dei
Bagni di Lucca, Giur. del Borgo a Mox
zano, Dioc. e Duc. di Lucca.
Risiede sulla ripa destra del fiame, da
cui sembra derivasse il nome, lungo la stra-
da che dai Bagni di Luoca rimontando la
LIMI 697
Lima passa sotto Lucchie per entrare nei
Granducato al ponte di Popiglio.
Le carte dell’ Are. Arcio. di Lucca
rammentano fino dal secolo X il Cas. di
ZLimano col vico ad esso vicino di Cer-
Baja, ora detto Cerbajola. Fra le quali
carte havvene una relati in contratto
enfiteutico di beni a| le pievi
di Controne, di Montedì Villa, di Muzza-
no ec, rilasciati da Gherardo Vese. di
Lacca ai fratelli Ranieri e Fraolmo figli
del visconte Fraolmo, che fu dei signori
di Versilia. — Wed. Censasota, Cosraose
e Gaazasoza in Val-di Lima.
La ione di Limano fece parté
costantemente della vicaria di Val-di-Li-
ma; e per quanto questo luogo nella guer-
ra del 1628 venisse occupato dall’ cste fio-
rentina, fa Li to al dominio
lucchese per atto pubblico dei 28 marzo
1449 rogato in Benabbio. — -
La perr. di $. Martino a
ni Kiba Furno Far
IMENTRA nell’ Appennino pistoje-
te. — Sono due fiumane omonime triba-
tarie del fiume Reno, le quali nascono sul
dorso dell'Appennino di Fonte Teona sv.
pra Pistoja. Restano divise nel loro cono
da un contrafforte che scende dalla schiena
del giogo dello Spedaletto di S. Barto.
lommeo în Alpi, nella direzione setten-
Lrionale fra i monti di Treppio e di Torri
sino nel. territorio bologuese. — La Zi
mentra occidentale entra nel Reno oltre
passato il Cas. di Pavane, sui confini della
Com. della Sambuca e del Granducato;
meutre la Zimentra orientale esce del
Granducato sotto la dogana di Zentula
nella Com. di Cantagallo, al di la della
quale percorre verso sett. buon tralto di
cammino innanzi di vaotarsi nel fiume
Reno, che trova a 20 € più migl. distante
dalla sua scaturigine.
LIMISANO nella Valle del Montone.
— Ces coi parr. (S. Maria) nella Cora.
Giur. e circa a migl. a sett. della Rorca
8. Casciano, Dice, di Bertinore, Comp. di
Firesze.
Risiede in poggio alla sinistra del fiu-
me Mootone fra la strada R. gna,
che gli resta a lev., e la via provinciale di
Modigliana , che gli pessa dal lato di lib.
La parr. di $. (A
Limsso nel
appartenevano al lerritorio di Dovadola,
cu LUMI
quello di
Sabocà È Messe
" Gisce ia piazara salle ripe destra del
fiume Arno, nella contrade denominata
i Frati. quei dirimperio alla chiem e Ces
— Questo nome di Limite, co-
palestre gegio pri
turale etimologia derivata, a quel che più
«ragionevolmente ne sembra Sit creere
n h i
fu annuaziato all'Art. 4 Firr TI, Fines)
.ed a quello di Casvacuma n Gezri.
Infatti il territerio del piviere di SL
Maria a Zimite la sempre, e si conserva
tuttora nella diocesi pistojese, però sul
ssaline di due alice gicilizioni paiiche
vcclesiastiche. A
ed vveguachè dal lato di
ostro il Limite di Greti si tocca con il ter-
ritorio della Diao, di Firenze, e dalla parte
di pon.cca quello dell'entice Diec.di Lao
ca, attualmente di San-Miniato.
Ebbero pi
: uno dei quali poderi lo dichie-
rò situato in luego chismato Zimile. —
(une, dei March. di Toscana ).
AI benefizio della pieve di Limite com.
correvano personaggi assai distinti, poi-
ché nel 1531 lo fraiva il pievano Pielro
del fu Taddeo dei nubili Gungalandi .
(Ancu. Dirt. Free. Carte di $. Bernardo
di Pi
Usi
rinunziò alla nuova mess vescovile di
Colle, allorchè il Pont. Clemente VIII,
con bolla dei 5 giugno 15ge decretà, che
Casse all
Lita macocti di Finase lo ti:
gonpenm del potrimenio della
na
pue
Seno aliusimente sucenryali della pieve
di Zimite le chiese pare. di S. Biagio alla
Costellina 0 di 6. Donato in Geuti.
LIMO
i
contava 498 abit.
LIMITE (CASTELLINA ne) — Vel.
Carrarcisa di Gasn.
LIMITE n SESTO. — ed. Sesso (Ben
co pi) nel Val-d'Arno fiorentino.
LIMITI. — Wed. Lamere in Valdi-Ser
chio.
LIMONE presso Livorno. — Villa si-
Cnorile cea una vasta tenata che prese il
titolo da una chiesa piebana dei pivieri
di di Porto Piseno ( SS. Giovanni e Andrea
€ Limone ), il di cui territorio fo in gran
perte incorporato » quello el'altuale pp.
rocchia di S. Martino a Soltiano nelle
Com.Giur.e circa 3 migl.a grer. di Livor-
no, Dice. medesim:, già di Pie, Comp.
medesime.
La villa di Limone risiede sopra una
collina che costituisce dal lato occidentale
la prima scala ai Mouti livornesi, — Tre-
vasi alla sinistra della strada maestra detta
di al-Benedetia,fra il Rio-Maggiore che
lambisce il fianco meridionale pig
nel torr. Ugione.
più aniiche memorie saper-
stili delle villa di Limone conservasi in
i em istrumento della Primaziale di Pisa
de':5 maggio, anmo 949, per cui il vescore
Zavobi concesse a livello a un conte Re
dolfo figlio del fa Ghisolfe la terza perte
di tutti i beni spettanti al pievanato della
LIMO
let de' Sa. Stefano, Cristofano e Gio-
vanni di Purio Pisano, nel cui disiretio
ginrizdizionale erano le ville
di Senta Giulia, di Salviamo, di Li.
mons, e di Ville Magna, comeschè tino
d'allora coteste ville medesime avessero
beltisioro è almeno una lero perrecchia
lafatti la piove di $. Paolo
Villa Magna, derta poi all'4; "i
ramentala in alire carte pisane sine de
il ani 823 e 94s. In quanto alle chiesa
di I. Giulia di Porte Piseno, ossia
Liverzo, se nen venne qualificata col ti-
tolo di pieve in um istrumento dol giu-
fo Bgr, fa specificata tale in altre carte
della Primazialo di Pisa del dicembre
dell'inno 996, novembre 1017. — Iuol-
tre hesvene una del luglio 1005, conte-
nenie ua contralto enfiieulico, col quale
Grido vescavo di Pisa concesse ad enfileusi
sun tale Cameredo, detto Cunizio tre pezzi
di terra posti nei confini di Porto Pisawo,
usò dei quali si dichiara situato presso
alla chiesa di S, Stefano, confinante da un
lo col rive di Cingla (Cigna), dal secca.
de lato ceu la terra che portava il gni
quelo di Aguliana, dal terzo lato
di Mercianella danpresso sl fi. pinta
(Ubi). e de ‘quarto lato con la riva
del mare. Îl secondo pezze di terra è chia-
mato a confine con la chiesa di S. Giulia,
in luego delto Fondo Maggiore; il quale
Verreno fronteggiava da une
dal secondo lato
con la
Verra dei Comti
Molinario, e
i h
detta Ferra-Pisana. Finalmente il terso dii
mons un instrumento del 4 agosto ea
col quale il prenominato Guide resento
di Pisuaffitiò a tre fratelli figli del fe fe. Ma
cirneri (sic) la sesta parte di tmiti li sta-
Bi di proprietà della ch. piebana di S.
Andrea e di S. Giovanni, che dicesi si-
taala ari confini di Porto, eucia di Pian
di Porto. — Qlire la sesta parte dei beni
immobili, con quell' lady ga pied
dute aftrettani di censi
dita è decimo cio soleveno papere
Piero di 8. Miadeca di Limone gh vo:
Limone. ( Monar, dat. N. devi).
Che la parrecchiole di Zimone fosse de-
Î dicota a S. Andrea si deduce altresì de una
carta del 1109 citata dal Targioni ( Li
T. Il p. 339), cuncernenie l'alienazione
fatta da Alberto del fa Alberto » Bernardo
dl fa Tenzmo di un perso di rra puato
nei ni mafzidi palriame presse la chiese di
“sa specialmente si ragione della pieve
di Zimone in una membrana inelita di
CO 1197 apperienuta nl Mon. di
Piso di Tutti i Sunti, alla Rivolta,
attualmente, nell’Arch. Dipl. di Firenze.
È un contratto ragato i Pile, ceì ale il
conte Malsperuta figlio del C. Updi
Malaperata donò silo sprdale di $.
nardosl ponte di Stagno l'uso del procole,
delle acque, dell’erbatico e delle legna mei
suo. possessi situati nel piviere di Limone,
e specialmente nella corte di Oliveto. —
Acroge a ciò altre donazione del primu oi-
tobre dello stesso anno 1399, folta da don-
na Gasdia vedova del visconte Gouifredo
ite, ii imato
conte Mulaparuia dei fu C. Uge, abitando
i mella sua villa di Oliveto, firmò un muovo
atto di donazione a favore dello siemo spe-
daledi Stagno, consistente nelle rinunzia
icino al leto del fiume
Auscione, in laugn appelleto Compo-Tor-
mole. Als quale donszione prestò il ri.
chiesto consenso donna Agnese madre del
conte medesimo.
Nel 1314, ni 6 genn., il pievono della
rea pievedi Limena, orbite abeti dall peri,
alle proferi va lode sopra una caasa che ver-
eva fra lo spodale di Stegno e la chiese
mo LIMO
di E. Mosia di Murola a cagione di diritti.
di coniare sepoltura. (loc. cit. )
Rel 1383 i monaci dell'Isola di Gorgona
acquistarono beoi nelle carie di Limone e
Otsoto della giurisdizione di Porto Pi-
sano.
Già si è veduto che la famiglia dei Cos-
ri, detti poi della Gherardesca, fino dal
mento possedeva delle selva ne distreito
di Porto. Arroge a ciò usa partice-
Je del testamento dei 19 luglio 1338 (stile
pis), meroò cui il poiente conte Fasio
esia Bonifazio Novello, conte di Dono-
ratico, ordinò che fosse consegnato all’o-
peraio della cettedeale di Pisa tatto il po-
dere della macchie di Oliveto e di Limone
del Pian di Porto coa le vor dipendenze,
1 ceadizione peraltro che l'operaio pre-
detto restituisse agli eredi del testatore la
somma di 1500 fiorini di oro puro e di
imsto prestaiagi
” Tnfati la macchia di Oliveto e di Limo-
vorne, abete del Mou. di S. Paolo a Ripa
d'Arno di Pisa, come procuratore dell'Ope-
ra della chiesa maggiore di delta città e
delle monsche di Tuiti i Santi, affiltò ad
alcuni Livornesi il pascolo, le terre e le
possessioni situate nel distretto di Livor-
no, € precisamente nelle corti delle ville
di Oliveto e di Zimone. 1 quali pascoli
apparienevauo per nn terso all'Opera deb
la Primaziale, e per una metà alle eowa-
che di Tutti i Santi di Pisa. Le quali ter-
ree pasture confinavano, da una parte com
la curia e territorio di Livorno, da un al-
tro late con l'Ugione e lo iglio, e
con i terreni che fummo dei marthesi di
Massa Lunense, oenire dal terzo lato ser-
viva di confine la via di S. Zucia de Men-
te, la carie di Afonte Massime (ora Monte
Mussi ) la terra di Anguilleria ( poi V'A-
ilaja ) e in parte le terre degli uomini
i Zetreto e di Conti. Fiunlmente dal
quario lato gli stessi pascoli confinavano
con le torre del piviere dell'Ardensa e iu
parte con la terra appellata Gimesiroto e
Popogna. (Tansions, Viaggi, T. M.)
La pieve de'5S. Giovanni e Andrea
Limone \rovasi regisirota moi estalogi
delie chiese della Diversi pisana fatti ne
Li « nol dei Modici, (poi
LISA
gli anni 1277, e 1371 (stil. pis... — Em
nel secolo LIV comprendeva, oltre la pie-
Pietro de Prassana, e S. Maria de Olicero.
Nei tempi posteriori la perr. di Limo-
ne fu rienita in perte
quella di piierianiata
la cappella iveto, nel
mensati al mon. di Tutti i Senti di Pisa,
per decreto della ceria arcivescovile dei
28 nor. 1418. In segeito il lerritorio di
Monie-Massimo, cssia di Monte- Messi
presso Limone, divenne commenda abe-
3iale, la quale sino dal 1623 trovavasi ia
testa dell'abate Grifoni di Fireuse, il di
cui patrimonio fa impostato all' Estime
di Parrana nei seguenti termini:
« Temata di terra lavorativa, soda , bo-
« scata e macchiosa, cen una casa per il
« lavoratore, della misura di atiora 4831
«e 46; compreso mel comune di
« Monte-Massi, confiazate a 1° c0e Quer-
« decimo, già comanello detto Guardie
« Diecimi; a 3° col borro dell' Ugione;
« dal 3° 4° e 5° lato coi beni del Cardi-
tenuta di Suese)
Nel 1785, ni So di ottobre si cancella
dall'estimo veglianto di Parrana il nome
dell'abate Grifoni, e si accende il cav. Mi-
chele Grifoni come proprietario assolute
della suddetta tenuta di Monte-Massi, cs-
sia di Limone, dopo esserne siato im vesti-
to con sovrano reseritto dei 4 aprile 1774.
Sono pochi anni , dacchè la tenuta di
Limone è passata per altrettante aliene-
sioni dalla casa Grifoni al principe Rue
to Demiduff, e finalmente nei 1835 al
l'artual possessore livornese signor Berte-
lomunei. — Ped. Menre-Masei,0 Masamse.
Nei contorni di Limone presso il bivio
delle due strade della Sami edi VaL
Bereiletta scaturisce da un terremo mar-
moso un’ scqua sell'area gesosa fredda, la
perde nel vicine torr. Ugiane.
VARI nella Val-l'Elsa. — Cast. il
stretto abbracciava due popoli ( Se
Andrea e Lorenzo, e S. Stefano ) attmel-
utente raccomandati parte alla ch. piebana
i S. Appiano, e perte alla cura di S. Ste-
fano « Zimari insieme con quello di S
Deouato a Catigaane, nella Com Giur. e
usi 4 migi nostro lib, di Berberimo di
Val-l' Else, Dioc. e Comp. di Firenze.
1 Cost. di Liuari siede sopra wa peggio
LINA
tufaceo sovrastante ai colli prossimi alla
strada R_ postale che da Firenze guida a
Siena , la quale passa sl suo lev., mentre
dal lato di lib. è circa un miglio distante
di li quella della Francesca, ossia strula
R. traversa della Val-d'Elsa.
Molti sono"nel Granducato i luoghi di
Linari, la di coi etimologia sembrò a la.
Juni poterla derivare dalla quaotità del
lino che in detti paesi si coltivava, men-
tre tali altri da qualcano di questi nostri
Linari derivarono delle stirpi illustri.
Del Cast di Linari fog i
trovano memorie fino dal secolo XI fra
gl'istramenti della badia di Passignano,
due dei quali rogati in Linari nel mar-
203072,e nel sett. 1e8g. Una carta dell'
no 1102 indica per avventura i primi si-
gnori di cotesto castello nei conti Cado-
lingi di Fucecchio; avvegnachò alla ste»
tn prosspia qppertenera Ki quel conte Ugo
del fu conte Ugaccione, che cou atto pub-
Mico, celehento nell'ottobre del ses0, pel-
la badia di diè licenza sd ua
suo vassallo da Linari di renunziare al
monsslero prenominale la terza perte di
un manso situato in
All'art. Cericnaro di 8. Arriaso in
Val.d Elsa fu commemorata una dona.
zione fatta nel 1126 da una vedova da Ca-
Lignano, per nome Zaballina, a favore del-
la mensa vescovile di Firenze, consistente
im varie i, aleane delle quali si-
Dore nella corte del castello di Linari.
uell' epoca compariscono mei regi-
pupi Arch. Arciv. di Firenze pr
persone tributarie dei vescovi fiorentini
per causa di fitti di terreni posti nel di-
stretto di Linari, dove alcuno di quei ve.
scovi fece anche edificare una cass-torrita
a guisa di fortilizio,
11 Cast. di Linari figarò pere nell'isto-
ria militare, giacchè nel maggio del 1432
esso fa investito e preso dalla compagnia
diavventarieri comundata da Beruandino
Saadita dal il capitano Niccolò da
Tolentino.
La ch. perr. di S. Stefano a Linari è
di data della famiglia Frescobaldi di
renze.— Essa nel 1833 contava 303
TLINARI in Val-d'Ema, alies di Rub
vm
LINA 704
biana. — Cas. con perr. (S. Andrea) nel
piviere di S. Martino di Rubiana, Com.
Giur. e circa 8 migl. a sett..grec. di Gre-
ve, Dioc. di Fiesole, Comp. di Firenze.
Risiede alla base meridionalede! mon-
te che sepera la valle dell'Arno superiore
dalla vallocola del fiumicello Ema, il cui
ramo sinistro raccoglie le sue prame sor-
genti poco i di sopra di Linari.
La perr. di S. Andrea a Linari era di
antico giuspadronato della casa Baondel-
monte, oggidì residuata in un ultimo fia-
to, la vi del march. Ubaldo Fero-
ni. — Essa nel 1833 contava 80 abit.
ILINARI nella Valle del Lamone in Ro- -
magna.—Cas. consistente attualmente în
tin podere cou casa colenica, nella parr. di
S. Reparata di Valle-Acereta, Com. Giur.
€ intorno a a migl. a lib. di Moligliana,
Dioc. li Faenza, Comp. di Firenze.
Risiede lungo lu fiumana dcereta, vol.
purmente detta della Palle, ed è gi
di Linari, ramment:
ma dell'Imp. Arrigo VI del
re del conte Guido di Modigliana, cui cou-
fermò in fendo Linare cum tota curte eju-
sdem — Cotesto predio di Linari nelle
divise di i
Simone
tempi più moderui cu-
si jede il casato 2 una fami-
glia cittadina di Modigliana, estiota sul
declinare del secolo XVIII.
Appella parimente al medesimo Linari
di un istrumento di donazione
dei 26 marzo 1088, celebrato in Zinari Ju-
dicaria Faventina, riportato dal Lomi nei
suoi Monum. Ecci. Plor. alla pag. 1435.
LINARI ( ABAZIA p:) io Val-di-Ma-
gra. — Antica badia di Benedettini dedi-
cata a S, Salvatore e S..Bartolommeo , la
diede il nome all Alpe di Linari
sulla sommità dell’Appentino circa #
migl. a maestr. di Fivizzano, dove eri-
ine, nella parr. di Cre-
. di Fivizzano, Dioc.
Lani-Sarzana; Comp.
Risiedono le sue rovine sopra un giogo
posto fra l'Alpe di € Monte
Orssjo, nell'estremo confine della Tusca-
ma con il Ducato di Parma, fra le più alto
sorgenti della Secchia e dell'Enza.
89
a LINA
Di questa badia di Linari trovasi forse
la prima ricordanaà in va privilegio dell’
IV del 1037 a favore dei mar-
chesi Ugo e Folco di casa d'Este, cui con-
fermò, fra gli altri feudi di Lunigiana,
anche il giuspadrenato della bedia di $.
Selvatore di Linari.
Pià tardi la stessa badia è rammentata
mei Registri romani di Cencio Camera.
rio sotto le Diccesi di Leni.
Molte membosne di questa bedia per-
vennero pell’Arcà. Dipi. Fior. dal con-
vento di 5. Gio. Rattista degli Agostinia-
Fivia ino, cui il mon. di Linari in-
Ò suoi beni fu ammensato dal
Poat. Gregorio XI mediante bolla del
prizno olt. 1583.
Fra quelle scritture, la
quali è dei 2 aprile 1207, esiote wn istru-
mento dei 18 aprile 1338, rogato in Li.
nari col quale l'abate ed i monsei die
dero ad enfiteusi
dui di quel luogo le terre e caso della loro
badia poste = Camporaghena per l'annuo
canone di staja 6 di grano.
Cos istrumento dei 15 sett. 1343, cele-
brato in Parma, l'abate di Linari a nome
del suo monastero affitiò al milite Niccolò
del fa Ghiberto da Corcggio di Parma di-
versi terreni posti a Bagnone per l'annvo
tribeto di Nirtrose soldi petali
All art. Grorro-S.-Piuno si rammentò
L'elezione fatta di un sindaco per dar fine
ad alcane verienze fra la comunità
€ l'abate e monaci di $. lommeo di
Linsri a cagione di confini territoriali.
Con bolla dei 14 maggio 1477 il Pont.
Sisto IV elesse im abate commendatario
del mon. medesimo il retiore della chiesa
più antica delle li
LINA
posta nella pieve di £ Pietro a Oli»
n0.— Finalmente il Pont. MU
com bolla spedita da Frascati il CS
fobre del 1583, il moe. pepe
agereganlo i beni gli oneri ala chie
e contento di S. Gioven Battista dei Frati
Agostiniani in Fivizzano. ©
LINARI ia Val-di Merse. — Vila con
entica cappella ($. Lorenzo di Zinori)
nel vicariato ecclesiastico di Baroatoli, al-
la cai ia trovasi ansesa, nella
Com. Gier. e circa 3 migl a lev. di So
picill Dioc. e Comp d Siena, che è dele
da vil i Linari circa 4 migl. a grec
Siede sopra la collina di Beronioli
pen. della strade R. grometana, dove si
crede che cnticamente esisiesse um forti-
i € che di costà sia derivata la mobil
miglia Bolgherini di Siena.
La villa attuale di Linari alla
casa Bandini Piccolomini. contigue
oratorio di S. Lorenzo vi è un buon que-
dro di Stefano Volpi.
Linaa: n: Cxsaxro nel Val d' Arno in
feriore. — Car oto che diede îl nomi
nolo alla chiesa di $. Lorenzo di Lineri,
iviere , Com. e Giur. di Cerreto-Gui-
ico. di Senminiato, già di Lucca,
Comp. di Firenze.— La ch. di P. Zoro
10 di Limari trovasi ineerita mel catalogo
delle chiese dell'antica diocesi lucchese
sato redatto nel 1260.
LINARI (CASTEL pi) 7ed. Lenani in
Val-d' Els.
Lirsano o Linisro in Valdi-Chiana —
Cas perduto che diede Il ilolo ala chien
di S. Giovanni a Zibiano o
piviere di Monte Folonica, Com. e is
di Temito, Dis. di Pienza, già di Aree,
di S. Giorgio a Comano: e con privilegio Com,
dei 13 aprile 1508 il Pont. Gialio II de.
stinò in abate commendatario di Linari
Pietro Angelo di Simone da no
Kan di $. Pietro a ‘a Offano della Diec. di
poi ad istanza del nuovo abate
di Line, Pie lo stero Giulio Il con bolla
dei 3 die. 1510 mimacciò l'imterdetto agli
tori dei beni di quel moe. se den-
tro wn termine assegnato non li resti!
vani «Con bolla dei 20 marso 1599
mente VIII elesse in abate commendate.
rio di Linari Gioranui d'Iscopo da Spis-
zano; cantro il quale abate la comanità di
Linari mosse lite, ju Roma nel
1543, a motivo dei beni di una cappella
Elle signoria in questo Inogo la
tia ng e la ia
mel C. Ra
ri RIA do, il quale, con
teglia del 1006, fesa genero donazione
io del 1040 genero
al capitolo della cattedrale aretina di gio.
spedronati di chiese, e di varie sostanze
poste nelle Valli dell'Ombreme © della
Chiana, fra le ge tre case masseriole
LIPPIANO nella Val-Tiberina. — Cost.
capoluogo di polesteria con chiem plobe-
LITT
ne (5. Michele) nella Com, e circa 3 migl.
a maestr. del Monte S, Maria, alla sini-
stra del torr. Fagriosiedi uno degli ultimi
mentale nel testamento del march. Eari-
eo del fe march. Ugo di Enrico del Men-
te, fino dall’anno 1098 dettato nel suo
castello di Piesle.
Tess. di Lippisno, con altre fartezze
e luoghi già compresi nel merchesato del
Moate S. Maria, fu ricevato în sccomandi-
fia dalla . fior. solte di 27 genn. 1424,
Finsovata volte ad istanza di quei
marchesi, — Wed. Monrx S, Mana.
La perr. di S. Michele a Lippiano nel
17) coeì pai dos abit
iù frequentemente Ls
Posseregià — Fed. Rararmarta.
LITTORALE TOSCANO. — La spiag-
gia della Toscana che abbraccia i limiti di
quest'opera può calcolarsi dal promonto.
no occidentale del golfo lunense (orto-
quo): compreso l'interno seno della
pedi Barano, dove sbocca il torr. Chia
rene. Riguardo il primo pet confine del.
l'antica Etraria secondo il divisamento
da principio specificato, menire il Ckie- di
rone serve attualcsenie di limite alla Ma-
remma della Toscana grandacale con quel-
la pontificia. Tuna il littorale inerme:
pa due penti testà designati trovasi
frilgr. las: 044° 7° di latit. sett. Esso
Mendesi in una dimensione lineare di 104
migl. geografiche, pari a migl. 116 tosca-
ne: misura che aumenterebbe più della
metà, se si calcolassero le sinuosità ed an-
quli sporgenti intermedi, siccome sembra
li valatasse Strabone, il quale dal porte
lì Lani a Cosa misurò quasi 1rSgziadii
sateoiià contigue al lembo del!
mare, sproni dell’A; ligo-
Simi
p della Spezia sono: 1.°i monti dell’A/pe
sel lido del Pieirasantino; 2° i
livornesi a osìro di
no lungo il canale di quest 14°
i monti di Gavorrano e Tirli, che scen>
LITT 705
done verso il mare, dal lato di po@, sino al
Capo della Troja, e dalla otro
sino al porte di Castiglion
Si ops gi dell’ Uccellina è della Bolla
farzilia, posti fra la bocca d'Ombrone
fre PT 6° il Promos-
torio dr che si alza colomale mel
mare dirimpetto ad Orbetello; 2° Îl peg.
god dell'Ansedonia, posto alla base dell’
orientale, la Feaiglia, che congiun-
{e il moate Argentaro al continente.
Fra le accennate montuesità quelle che
si avanzano più delle altre nel mare to-
soano sono: il Promoniorio del Capo-Cor-
19, fra il Golfo della Spezia e la bocca di
Magra; il Promontorio di ia, fra
Populonia,
porto Baratto e il canale di Piombino; il
Capo della Troja, fra il seno di Scarlino
€ quelle di Pian d'Alma , ed il _Promos.
ino all'estremità meridionale del tempi
i impeto all’ antico Porte-Pisaso;
uello al Fanale di Ziverno, ed i due
Levi fondi che stanno a difese del porto
“I pnt seni, o bacini littoranei inter-
posti fra i promoatorii ed i monti sopra-
indicati, cominciando dal promostori.
Capo Corvo sino al poggio dell'Ansedonia,
possono ridursi a sei, cioè; 1° il bacino
ossia Maremma di Lunigiana, fra la bocca
di Magra e la foce del lago di Porta; 2.*il
bacino, ossia Maremma Pi fra Monti.
guoso ei Monti livoruesi; 3 *la Maremma
Volterrana, la cui conla littoranea parte
dalla pendioe meridionale dei. Mouti li-
vornesi sino al Promontorio di Populo-
9 la Maremma Massetana, fra il
Promentorio prenominato e fl Capo della
Troja, nel cui intervallo vengono com
prese le vallecole littoranee della Cornia
€ della Pecore; 5.° il bacino dell’ Ombro-
ne, ossia la Maremma Grossetaza ,a pàr-
tire dai monti di Gavorrano e Tirli fino
= quelli dell’ Uccellina; 6° finalmente
il bacino dell'Albegna, ossia la Maremma
Orbetellana, circoscritta fra il monte del-
1°Uccellina e il poggio dell’ Absedonia,
mentre al di la di quest'ultimo poggio
704 LITT
comincia il bacino della Fiora, di cui la
maggior parte oltrepassa i limiti della
Toscana granducale.
Nel primo e più occidentale bacino del
Vittorale di Leni sbocca la Magra; nol se
condo finiscono mediante il Serchio e
l'Arno tutte le acque dell’ Appe
toscano, a partire dalla Garfagnana sino
a Camaldoli, con quelle delle
balterne che il corso dei due fiumi fiam-
cheggiano, cominciando dal Chianti, dal
suburbio settentrionale di Siena e dai coa-
torni di Volterra sii
della Castellina marittima. Nel terzo più
limitato e meno sinuoso bacino hanno il
Toro corso e la loro foce le fiumane della
Fine e della Cecina. Nel tquarto sporcano
al lido la Corni la P. 1 qu
fluiscono la Fiumara del cl Padule di co
stiglion della Pescaja e il fiume Ombrone
che accoglie nel suo alveo poesia le acque
della provincia sul . Foal-
mente hanno la ioro foce ‘nel hesto bacino
le due fiumane Osa ed Albegno.
Cal, oo d d'occhio sulle principali vicende
isiche accadute prima e dopo il mille
lungo il Littorale toscano.
Cotesio argomento meritevole di altro
libro e penna potrebbe divenire
Un tema essai ira inte, se vi fowero
meno lagune istoriche e maggiori doca-
menti geografici, sui quali appoggiario.
Al che se si nggiunga la mancanza assoluta
degli antichi scandagli lungo il nosiro
torale; l’inceriezza delle misure dla Polibio,
Aa Strabone e da Tolomeo nei loro libri
dicate; lo sheglio delle posizioni nellean- di;
che
errori delle tavole ro-
ne degl'itinerarii peggio
ri ‘estacoli ca-
ziommente «n esatto confronto fra lo sato
antico e moderno del Littorale toscano.
Une dei più essenziali e più imporian-
ti argomenti fisico-geografici relativo al-
le vicende acendute dai tempi storici più
remoli fino ai mosiri sarebbe quello di
dimostrare ena falli inconcussi , se vera-
slato, o nò, cangiamento sen-
sibile di Livello nel mostro mare.
All art. Gaessaro (Vol. II pag. 547 €
stg:) mi trovai costretto ad entrare in co-
al dorso dei monti con di
LITT
testo tema; e sebbene noa fossero molti 1
fatti che mi presentava il liltorale tosca-
no, pare quei pochi mi persero sufficienti
a potere coneludere: che dal secolo di Au-
gristo fino al secolo di mon ap
parivano variazioni sensibili mel livello
dei nostri wari.
e al prolungamento del suo littorale nei
giro di pochi secoli in molti luoghi, ma
accaduto.
pigliando ad esame i soprade-
scritti bacini, comincerò da quello della
Lepigiana, per iare omersare : che dose
i monti approfondansi dentro al mare,
mom vi fa variazione sensibile nel conti-
mente che gli avvicina; ma che all'incon-
intermedi;
quanto
Sade ren lecimente. e più vicino allo
iti dal Cap. Smith
lango la spiaggia del mostro mare, e dal-
la sua carta trascritti in quella geometri-
ca del pedre laghirami, prestausi mirabil
mente allo scopo. A vvegnachè la sonda get-
tata davanti alla bocca di Magra e alla me
rina di Lani, cirer em quarto di miglio
in distanza dalla riva, nel 1824 non pe
scava che Una lesa € mezzo, Cssiano g pie
di parigini; e sole dae tese di fondo fe.
rono riscontrate alla stessa distanza dal
lido tanto davanti alla foce del torr. Per-
m'ignola, quanto alla spiaggia delle fe-
mune di dvenza e del Frigido, nom che
peito all'emissario del lago di Perta,
ossia alla torre del Cinquale.
Volendo dare un'occhiata alle fisiche
Vicende nel giro di pochi secoli accadute
in prima sezione del littorale te-
sano, si vedrà che, dove fu la città di
Lani "no' primi secoli dell'Era volgare
arrivavano ui del mare, poichè senza
altra joverò di quella di Rutili
Numaziano, che nell’anno pt: vi appredò
con la sua feluca. Ma le rovine di quella
etrusca città nel secolo XII nen potevano
essersi allontanate di U lal lido, to-
stochè dalle parole del privilegio, col qua-
le l’imperatore Federigo I donava atno
1181)a Pietro vescovo di Luni gli avan
ni della distruita sua sede, si concepisce,
LiTT
the a quell'età fre le mora di Luni e il
mare nom eravi maggiore spazio di un
pisazale, et plateam, quae est inter murume
civitatis et mare; mentre ora il luogo dove
fa Luni trovasi lontano quasi un miglio
dalla spisggia, e wa miglio e mezzo dalla
foce di Magra.
In quento al litorale dell'Avenza, bor-
go anch’ esso editicato nell'anno 1180 dai
Carraresi presso al lembo del mare, da cui
è distante attaalmente vi buon
si presenta un fatto assei recente deli
lontanamento progressivo del mare da
quel lido. Essendochè non è compito an-
cora un secolo, quando Ercole III duca di
Modcna scerifco iu quelle arene una vi-
stosa soenma di danaro per gettar:
menti di un porto artificiale, e innalzarvi
d'appresse grandiosi magazzini. Ma quelle
cor l’ideato porto sobo rimaste are-
mate un quarto
stimoni costanti e sicuri del
1 littorale.
inquale, 0 di
gresso orientale del bacino
lanense (il Salto della Cervia), rammen-
terò al lettore ciò che dissi all’ Art. Laco
mi Posra relativamente alla formazione
poco sctusta di quel lago, agli avanzi di
tina strada selciata esistente tultora nel
suo cratere, ed alla recente estrazione falta
di un termive marmoreo per tanti secoli
stato sepolto in detto Lago, con le seguen.
ti lettere in esso scolpite, £ A R, e sotto
elle medesime il numero romano CKIIX.
— Sarebbe questo un tema da solleticare
la dottrina di un qualche archeologo
volesse illestrare quel maruio, il quale fa
depositato nei magazzini nh Pos
sessioni a Livorno.
11 secondo bacino, ed il più esteso di
tutti gli altri del litorale toscano, ha una
corda che percorre dal Salto della Cervia
ai Monti Livornesi, ia una lines di circa
3a miglia Erografiche, cioè, dal gr. 43° 28°
ituiti dal Cap. Smith
lango colesta spiaggia apperisce, che alla
distanza di un quarti i
Raglio pescara due tere da
di Motrone; tese 3 { diri
del Camajore, e tese 4 } alla destra del i
canale e porto di Viareggio, mentre dal
lato oppesto mon vi era fondo maggiore di
tese 14. Arroge quì la notizia istorica che
LITT 705
Ie torre di Viareggio, situaia attualmente
dentro terra un mezze miglio, era otata
edificata mel 1572 sulla riva del mare.
(Annali. Lucchesi ).
È facile anche da lungi che
T' aumento del litorale circoscritto dal
Delta pisano debba essere in proporzione
assai maggiore degli altri bacini, testo
chè si contempla l'ampiezza della sua val-
le, l’insensibile inclinazione della sua ma-
remma, la copia maggiore delle acque e
delle materie terrestri che ivi costante
mente vengono a depositarsi dalle piene
del Serchio e dell'Arno.
Non dirò della strada Regia che diede
il nome al castello, ora città di Viareggio,
sapendo quella via essere siala in origi.
ne tracciata lungo la riva del mare, da cui
attualmente è discosta, dove meno di un
miglio, come nelle vicinanze di Viareg.
gio, e dove due miglia, come nei contor-
della loco del Serchio, di quel fiume,
pritna del secolo quinto dell'Era
i e forse molto più tardi, fa a-
perto an alveo proprio ed uno sbocco par-
ziale lungi da quello dell'Arno, al quale
anticemente si univa presso le mura oc-
cidentali di Pisa.
Loscandaglio davanti alla foce del Ser-
chio, preso a on quarto di miglio dalla
riva, pesca doe tese @ mezzo, ed un con.
simile fondo fu riscontrato dal prelodato
nautico Inglese davanti al fortino del
Gombo , cioè, fra la foce del Serchio e
quella dell' Arno.
Ja quanto agl'interrimenti, ed all'al-
che loatanamento del mare dall'antica bocca
dell Arno, ne ha fornito una prova solen-
mo il geografo Strabone, quando valutò
la navigazione per Arno da Pisa al mare
essere di circa venti stadii di cammino.
Qualunque fosse la misura itineraria
adoprata da Strabone, o fose di stadii
nautici è più arditi di tutti, perchè cor-
rispondenti a 500 per ommizne stado geogra-
fice, della qual misura pare che si giovas-
se il geografo Tolomeo; o fossero, come i
pie dotti ammettono stedii di
prossima del mare vi è un tragitto poco
minore di 5 migl. geografiche, e di circa
706 LITT
migliae, quater i facial via dell'Arno
vale a dire tre volte maggiore di quello
the lo era si tempi di Strabone.
pe qui di fap, si piegr>irnili
antica chiesa di S. Rossore,
Sendrta nell 1080 vicino al lido del mare
litera moris , et juzta
due miglia loniana dalla sus foce. — Ped.
Azzo ( ila
Dell. palustre tra
Livorno e d'Arno non vi è d'uopo
citare documenti di vecchia data. Bastano
le memorie storiche della città di Pira, a
partire dal sccolo XI, le quali ci avrise-
80; 1° che i tomboli, dove attualmente
tanti corsi di nequa della pianura Livor-
nese Labertia quindi nel mare median-
te la foce di ivi per ampio
cerchio internavasi quel seno marittimo
dentro al quale esisteva il famoso tritor-
rito Porto Pisano; 3.° che là dove passa at-
tualmente la strada R. livornese al luogo
denominato la Fonte di £. Stefano, ossia
ai Zupi, frangevano i flutti marini che
ora ne sono più di ua miglio lontani. —
— Fed. Posro Pisano.
Se si volesse poi valutare uno scanda-
glio fatto verso il 1442 dal mercante fio-
replino Giovanni da Uzzano, e da lui tra-
scritto nel suo Compasso neutico, edito
dal Pagnini, resulterebbe, che all'ingresso
del seno pisano eravi un fondo piano di
5 passi,e che vi si trovavano in piedi tre
torri, rifatte forse hen longi da quelle che
diedero il nome alla villa di Triturrita
nell'anno 415 dell'Era nostra da Ratilio
visitata.
Nèa questo solo ri limitarono le osser-
vazioni del nautico fiorentino, non
volendo tenere a rigoroso calcolo quell’au-
tore in quanto alla direzione dei venti,
varie nolizie egli aggiunse importanti
me a far conoscere la carta idrografica e
la situazione del distratto Porto pisano,
che egli distingue col titolo di Porto de
catena, « La comoscenza di Porto Pisano
(cito il testo)è cotale, di fuori verso libec-
LITT
«io ha ceeca, che v'è una terre che ha nome
Meloria, cà è lungi dal detto Porto $ mi-
glia. Verso levante da Porto ha una secca,
alla quale ha una torre, onde si fa (rmale,
s fi gui vero levante ha una mootagni
chiama Montenero. » Quindi prose-
gue: « Da Porto pisano alla città di Pisa ha
16 miglia verso manestro; da Porto pisano
all'Isola di Gorgona ha 3o miglia por tra-
montana, Pisa ha wa gran fame, che ha
nome Arno, e he foce in mare, per la
le possono entrare legni sottili; e dalla
pspi Porto Pisano ha 8 miglia per xi
Tocco verse mezzo giorno. »
Dalla eeposta reltzione pertanto sembra
emergere non sclamente la conferma, che
il Porto era poce langi dal porto
attuale di Livorso, circa 8 migl. a scie.
dell'antica foce dell'Arno,e 5 migl. lungi
dalla torre della Meloris, ma che quel seno
di mare aveva un’angusia bocca, il di csi
sbarrarsi artificialmente,
mio, volle far con-
&epire col dare al Porto medesimo l'epite:
to di Porto da catena.
Ora chi volesse esaminare il taogo dove
esisteva il seno del Porto pissno, trove-
rebbe invece di fiatti marini e di
gia del triterrito villaggio, occupato il luo-
Go da peduletie e lagune, tramezzate da
sterili dighe di arena, da frequenti fossi
palustri, da inospite macchie, le quali tra-
tisarono l'aspetto ditquel littorale im guisa
tale che, dove fu Îl vero emporio pisaso
sdemso tutto snnunzia desolazione, silen-
gio e sepolcri, mentre a cinquecento passi
di lì totto è movimento, tatto è vil, pe
polazione e vi,
Sopra so metemortos littoranea non
indi pro:
miuciata perlustrazione del littorale, sole-
mente avvertirò, che nel restante di que
sta sezione, fra Livorno e la base meridio
nale di Montenero, il lido presenta un foe-
do maggiore di tulta la linca, giacchè a va
mezzo miglio lungi dal Fanale di Livor-
alla distanza
dalla riva, sp
al Lazzerelio
no, lo scandagi
gia ara
nano, e 14 davanti a Moe-
iti cotesta spiaggia, al pari
LITT
di tatto il }embo meriitimo dei Monti Li-
vornesi, sino a Castiglioncello di Rosi-
guano, non offre indizio di alterazione
sensibile sia rapporto 21 prolungamento,
come all'erosione della sua ripe.
Eatrando nel becino della Cecina, 09-
sia nella Maremma che appello dacino
Wolterrano in grazia del suo antico porte
di Vada, la spiaggia va grado a grado de-
clinando verso l'orizzonie al che,
olirepassata di due miglia la punte estre-
ima dei Menti Livornesi, non più che un
quarto di migl. distante dal lido, davanti
sila foce della fiwinana Fiee la sonda trova
Parena alla profondità di 6 tese; e presso
all'imboccatura del porto di Vada tese a {
di fondo.
Uno dei più estesi banchi, dopo quello
della Meloria, nescondesi sotto la superfi-
lì Vada alla distanza di circa
dal porto emonimo.
Dagli scandagli del pautico inglese la
secca appari»ce di una lunghezza di quasi
tre migl. da lev. 3: pos, in una lerghezza
non maggiore di sn miglio da sett a
estro. — La parte pi
medesima si avvicina una tesa € mezzo al
pelo del livello del mare. In questa secca,
appellata 7el-di-Fetro, il Comune di Pisa
nel 1380 decretò, che fosse inualzzia una
torre per servire di fanale atto ad indi.
care di potte ai piloti il pericolo di nas-
fragore, cl vicino ingresso nella cala o
porto di Vi
Arssi Vela è l'altra secca, appellata i
Catini, dalla quale ha origine il molo na-
turale di Vada. Tn questa secca la
pisana mantenne l'antico uso di tenervi
due anienne, ossiano pali destinati ad ao-
cennare ai navigli la bocca per entrare nel
porto, siccome praticavasi si lempi romani
per aiserzione di Rutilio, che nel suo iti-
merarie con precisione li deseriveva così:
da Folater ram vero, Vada nomine,
Iagressaz, dubii tramitis alta lego.
Despecta: prorae custos, clovumgue se-
guentene
Dirigit, et puppim voce monente regit
Ancertas gemina discrimina arbore fuu-
ces;
Defrasque affert limes utergue sudes.
Se a tulle ciò si agginagano le colino
e Li stagni salci che fino da quell'età esi
LITT 707
steramo ne lido di Vate, potrò compren»
dersi la regione, quale fa desi-
mare trascinano.
Contuttociò è bastato l'aumento di po-
chi tomboli per interporre fra lo stagno
salso di Vada ed il mare una diga che con-
è privo di angoli rientranti e sporgenti
arri i e brevi corsi di fossì e torren.
ti. E comecchè in questo tragitto di ven-
po
la ragione testè accennata dei piccoli
influenti che izi sboccano al lido, € per
l'andamento dei monti di Bibbona, della
Gherardesca e di Campiglia, i" quali cor-
rono quasi paralleli alla spiaggie
distanza dalla medesima, e finalmente per
Rep. letravce superstiti della via Aurelia ossia
via Emilia di Scauro, che incontransi a
poche tese distanti dalla riva.
Se poi vogliamo fer conte dei docu
‘menti del medio evo, la torre di S. Vin-
cenzio ce ue offre uno valevole a confer.
renato il lido su cui
usa nel secolo XIII fa dai Pisani edifi-
cata, mentre la sua sede trovasi costante
mente sul lembo del mare all'estrema
base occidentale dei menti di Campiglia.
" di Populonia, che del
lato di poa. precipita quasi a picco nei
mare, non lascia punto nè poco spiaggia
intermedia. È altresì vero che be suc brau-
che, © diramazioni laterali dirette, una
verso selt. e l’altra verso estro col disten-
dersi a guisa d'arco intorne al lembo dei
mare, hanno dato erigine a due piccoli
708 LITT
golfi. — Imperocchè devesi, io credo, a
tale config rarazione, dal lato di sett. l'ori-
gine pag porto di Populonia, ora Porto
tto, mentre all'estrema puota meri-
dionale si formò la cala o porto naturale
di Falesia, detto più tardi Porto vecchio
di Piombino,
u di
è conservato il
sempre più importuoso e più pelustre il
litorale Piombinese.
Dissi sempre più palustre, non doven-
do io pessare sotto silenzio la notizia de-
taci dallo stesso Rutilio dell’esistenza di
man pescoso stagno separato dal porto di
Falesia mercè di wa capezzale di arena
lango la spiaggia, intorno sila quale quel
giatore volle passeggiare mom senza
indispettire il querulo ed avaro affittuario
del palizzato lagoa cagione degli seossi fru-
fici e delle sconvolte alghe nei suoi lembi.
Fra il promontorio di Piombino e il
Capo della Troja il lido del mare offre
un aperto seno che gira 25 migl. ad arco,
la di cui corda da una all'altra punta è
più breve della meti.
Dai coatorni di Massa marittima s'inol-
(rano verso il centro di questo seno le
colline che scendono da Montione, le quali
separano la vallecola della Cornia da quel-
la della Pecora. In quest'ultima trovasi
Follonicaa poneate del palustre lido, dove
sbocca la fiumana della Pecore; al dit
Ellie i pai dopo il mille dai
ignalo col titolo peggio-
rativo di Portiglione, nome rimasto tulto-
ra ad una delle torri di quel littoralesitus-
ta sull’estrema base occidentale dei poggi
che fanno argine al padule di Scarlino.
Da Portiglione
gia sino al
percorre il littorale
palustre, detto del Pian d'Alma dal pie
colo fiumicello omonimo che Îo attraver-
sa, e nel di cui lido fino al secolo XII esi-
sé ua villaggio com piccolo scalo, deno-
LITT
minato il castello e porto di Alme. Era
ad esso contiguo fin d'allora uno stagno
Valtora esistente, mentre nel luogo del di.
strutto castello hanno oggi stanza i gulie
le civette, che diedero il nome alla mo-
derma torre di quella foce, detta delle Ci-
vette. Ped. l'Art. Arma ed il Prospetto
alla fine di
ian d'Alora i fi
il piede ai poggi
E ilrena delle Rocchette ;oltrepessata la
quale un’angusta spiaggia , appellete
uri Rocca, si arriva al pers di
Cantiglion della Pescaja.
Tn tutta la costa marittima fra Porti
lione e Costiglioa della Pescaja lo scan
lio immerso alla distanza di un quarto
di miglio dalla riva trovò il fondo, dove
di 4,6 dove di 8 tese, ma davanti al Capo
della Troja,e intorno alla vicina isoletta
la sonda pescò sino a 16 € 22 lese.
Allo sbocco della Fiumara esiste «n
canale che fa le veci di porto. Per questa
foce entrano in mare le acque del sovra.
stante padule che fu giù uno stagno mari-
no. È quello stagno medesimo che Cicero.
reli © Plini Lao
alia parte contra occidentem pergit per
summitatem montis Tirli , inde descen-
dente usque od Lutum (la badiola al Fan-
10); de Luto ad valle Impia ( la vallecola
dell'Ampio), de valle Zmpia od Laserbe,
de Laserbe venit in mare; deinde juzia
l Zitus maris pervenit ad locum,ubi stagaus
in mare miltit,etgue cum ipso stagno, et
bercariis suis. Ez illo loco it ed
terram S. Laurentii etc. ( cioè alle terre
della cattedrale di Roselle che pusseseva
nel tombolo di Castiglione ). — Wed. Ca-
snorion verra Pascasa, Gaossero, e Ba-
psona aL Faso.
Quali fossero le vicende fisiche del Zago
Prelio, convertito con le successive allu-
vioni ia un limaccioso e 1nalsano padule,
si diranno al suo articulo speciale. Îocom-
be ora di esamiuare le vicende fisiche at-
vennte lungo il lembo del tombolo, che
guisa d'istmo separò lo stagno pre-
LITT
detto dal mare, non dirò dai tempi ro-
mani, ma dall'epoca cui rimonta il soprac-
cennato diploma di Lodovico Pio ( suno
815, oppure 830 ) fino alla nostra età.
ai contempla pertanto lo spazio del
(o Hogua di terra porta fra il pe
dule e il mare, a partire dalla Zi
fino a bocca d'’Ombrone, se guardiamo
la forma di quell’istmo augustissimo nelle
vicinanze di Castiglione, il quale grada-
tamente si allarga quanto più si scosta
dalla stessa Fiumara per avvicinarsi alla
foce del fiume; se si riflette che in questo
capezzale circa 20 secoli addietro fu tra
ciata la strada consolare Aurelia Nuova
randagio dis
rto di io dalla mes fu trovato
lo 34, e per sino 50 piedi i per oi alla
distanza di mezso miglio dal lido; se si
considera che la terre della Trappola e le
antiche salime di Grosseto, situate una vol-
ta presso la foce di Ombrone ,ora sono ri-
maste circa due miglia lontane dal ma-
re; questi soli semi sembrano a parer
«mio tendenti a dimostrare, quanto poco pel
corso di venti e iù secoli il mare siasi al
lontanato dalla spiaggia presso la Fiuma-
ra di Castiglione della Pescaja, menire vi-
Stosissimo l'aumento del littora-
le più prgn allo sbocco del fiume
Otabrone, comecchè il lido formi nei due
luoghi un angolo egualmente inclinato.
A° tempi dell'impero di Roma l'imloo-
Osbrone
ofriva uno scalo a guisa di molo suscetti-
bile di dare asilo ai piccoli legni, ed anche della
di poterlo navigare mei primi mesi del-
l'anno, siccome da T. Livio fu avvisato.
(Mist. Boman. Lib. XXXV. Cap. 45)
» Non comparirà spero fuori di propo
sito illustrare le sopra espresse vedute
calle analoghe opinioni esternate dal cua-
te Fessembroni nel suo progetto sulla bo-
mificazione delle Maremme toscane , pro
getto concepito da Ini nell'anno 1628, e
che vi eseguendosi colle più lusinghiere
ve di utilissimi Poatromenti.
Egli ha posto solto gli ecchi dei suoi
Dettori la Ggera del lago di Castiglione in
"u
LITT 709
cinque epoche differenti; e le cinque rela-
figure accuratamente disegnate,espou-
gono gli inlerrimenti successivi che in
quel vasto cratere bi to luogo per
opera delle scque torbide ivi introdottesi.
La figura prima è tirata dalla mappe
Peuntigeriana esistente ia Vieana nella
biblioteca Imprriale. Ed essendo tal car-
ta dell’anno- 360 dell'Era nostra, dimo-
stra, che allora cratere componeva
un vasto seno di mare, quale presso a
poco si conservava alquanto dopo, allor-
chè Rutilio Numaziano vi
navigando, come descri ve nel suo
La figura seconda è estratta da un co-
dice della geografia di Tolomeo
nella biblioteca Laurenziana , il qual
dice appartiene all'anno 1400. —
10 seno di mare si presenta quì come in-
vaso da una gran ua di terra che lu
separa iu due erateri, e la terra mostra
chiaramente essere an tributo dell’ Om-
brone che ivi si vede sboccare.
La figura terza è estratta da un codice
aplendidissimo della geografia di Tolo-
meo colle carte disegnate da Enrico Mar-
tello Tedesco esistente nella biblioteca
Magliabechiaua di Firenze, e apparte
nente ad un'epoca non meno di un se-
colo posteriore di quella del codice pre
cedentemente citato. Quì si manifesta
dentemeni fiemza dei fiumi torbidi
del mare, mentre quello
quali nella figura prece-
dente vedesi ridotto il vasto cratere di
Castiglione , ed in cui si vele sboccare 1°
., questo seno io dico nello spa-
zio di va secolo, 0 poco più, scompari»ce,
€ si trova manifestamente colmato colle
torbe di quel fiume.
La figura quarta è tirata da una carta
incia senese dipinta da Or-
lando tanto Utivotte circa ua secolo dopo alla
di Enrico Martello. Si vedono
uì i considerabili progressi delle torhe
di Ombrone e degli altri torrenti, men-
tre il residuo unico seno a destra di Ora-
brone, che si osserva nella figura prece-
dente,apparisce in questo ristretto alla sua
estremità verso il mare con una lingua
di terra,la uale si approssima allao, la
al negso da lasciere soltanto ri
te alla comunicazione tra il lago ed il
lisce F
710 LITT
La figura quiota finalmente redatta ai
nostri giorni, mostra il Lago di Castiglio-
ne sempre retto, ed in quello stato,
in cui era allorchè dalla gran mente, e
dal paterno cuore dell’ Augusto Laoro-
vo Ii fu decretato il bonificamento di
quella provincia.
Il celebre fisico Humboldt esaminò il
soprailescritto progetto del conte Fossom-
broni, e considerando questa successiva
invasione delle torbe fluviat
egli riguardò l'esposizi
gressi come una specie di anatomia del
nostro littorale.
Nello stesso progetto del conte Fossom-
broni sono indicate le cause della mal-
sanìa ch'esiste per lo più nel lido del
Mediterraneo, mentre quasi tutto salubre
è quello dell’ Adriatico.
Tali cause stanno a confermare gl°
dizii che ne ha di sopra somi
proposito, cause che trovansi dettagliati
mente esposte nel capitolo secondo della
seconda parte di detto progetto; le quali
sì riducono inso.tanz alla differente qua- poco
lita dei venti che investono i due lidi
Dassi fondi di mare adiaceoti al primo
essi, mentre il secondo ha dei fondi
mente, e perdono la neces
luogo a traboo-
« Seconda, che gli
strati di terra, i quali cuoprono il pro-
tratto lido del Nedilerraneo sono più sot-
tili di quelli che generalmente
aver luogo nel lido dell' Adriatico.
Qu prodotti terrestri, e marini,
che putrefatt restano sotto quegli strati di
terra, infettarono meno fucilmente l'aria
del littorale dell’ Adriatico, che quella
delle Maremme ioscane, perché qui gli
strati di terra non furono abbastanza gros
si e compatti per impedire le sottoposte
direzione di lev., trova ben presto la costa
che fa parte del poggio detto di Colle-Lun-
il quale scende in mare quasi a dirupo
dal monte dell'Uccellina. Da questa punta
fino al Capodi Talsmone il littorale mam-
ca affatto di spiaggia, cssendochè i poggi
LITT
dell'Uccellina e della Bella-Marsilia tuf-
fansi direttamente nelle onde, dove lo
scandaglio a poca distanza dalla cosa pe-
sca 10 fino a 16 tese di profondità.
Le due ali opposte di cotesta mon -
tà, a similitudine di quelle del promooto-
rio tra Populonia e bino, cnstituisco-
no colle loro propagini due cale diverse;
cioè, quella verso sett. denominata Calo.
di-Forno, e l'altra volta ad o4ro, che
dicesi Porto di Talamone; la prima
gusta, ma in ogni stagione innocua; l'al-
tra assai più nmpla, ma confinante con
una pestii ifera paduletta
Sul estremità delle due pante che cir-
coscrivono quest'ultima cala vedesi, a poo.
DI castello di Talamone, a lev. la dire-
appellata di Tal
ll di cui base meridionale sbocca
e 4 miglia più verso ostro il fiume Albe.
gna. Fra queste due foci havvi wmo stret-
issimo tombolo , sul quale fa tracciata l'
jca via Anrelia sollevata dal suolo, os-
a, la cai carreggiata è tuttora
istante dalla riva del mare. Questo
Elo documento peò far concepire quan.
to poco costà si sumentasse la spiaggia,
comecchè vi concorrano due grosse fio-
mane. Arroge a tutto ciò, che nel litto
rale fra I Osa e l' Albegna , alla distanza
di un quarto di miglio dal tao lembo, lo
scandaglio pesca tese 6 3 menire la pia-
nura a lev..grec. del tombolo € della via
Aurelia impedisce bero scolo alle sc-
que plaviali nel mare, per csi vi si rista-
gnano quasi ue.
Traversata la foce dell'Albegma, comin.
cia l’istmo occidentale di Orbetello, il
quale percorrendo da sett. verso ostro una
lingua di terra lunga circa sei migl. in
una larghezza di poco meno d° un quarto
di miglio, unisce alla Terraferma il pro
montorio Argentaro. Quest’ isso, cono-
sciuto volgarmente col nome specifico di
Tombolo , potrebbe riguardarsi una com-
tinuazione di quello fra l'Ose el
se dall’alveo del fiume non fosse stato ta-
gliato. Costà la spiaggia è declive al peri
quella del vicino Tombolo, pescando
anche qui lese € *, con la differenza, che
dal lato opposto il Tombolo serve di mer-
gine allo stagno talso di Orbeteita
La costiera maritti del prossenterio
Argentaro è tutta frastagliato im guisa da
formare cale più e meno profende, circo
LITT
scritte da piccoli capi, che scendono a pic-
co nel mare. Le più vaste cale sono quelle
che esistono nei due fianchi opposti del
i estro il Porto
quello alla coda dell
ossia del Tombolo, questo dell’
tale, denomiuato di Feniglia. Il quale i-
umo di Feniglia , nel tempo che chiude
verso pon. lo stagno di Orbetello, si sten-
de laugo il mare in una piaggia dell'al-
tro più spaziosa , 6 confonde la base
cos quella del poggio su cui siedono le
rovine di Cosa, ossia dell’Ansedonia.
La faccia esteriore del promontorio Ar-
qentaro, sembra conservarsi iolalta e con-
forme a quella da Ratilio descritta, allor-
chè costeggiando intorno a quella mon-
tuosità, chiamò dubbioso mare, per essere
anche allora quel lido sparso di scogliere,
d'isolotti e di rupi.
Debito ancora, se una qualche altera.
rione dopo quell'epoca si sia accaduta nellit-
torale che trovasi a lev. dell’ Argentaro e
dell'istmo di Feniglia, cioè, fra il i poggio
dell'Ausedonia e la foce del torr.Chiarone.
Non potendo appoggiare una plumsibile
congettura sull' itinerario di Rutilio, che
da cotesta spiaggia girò largo, e solamente
dell'alto mare vide le antiche rovine di
Cos, conviene che io mi limiti alla prova
del Lago salso di Burano, il quale oggidì
cuopre una superficie di quasi 4 miglia
uadre. Comecchè la sua giacitura sia tale
indicare essere stato formato da una
diga, o tombolo , che stendesi rasente al
lembo estremo del mare in una lunglez-
ta di circa 8 miglia, pure questo lugu
fa rammentato nella donazione fatta da
CarloMagno all'abbadia delle Zre- Fonta-
ne, e tosto nell' 803 «al Pont. Leone Ill
confermata a quei claustrali, cui aseguò
in dote la città dell'Agsedonia cul viciuo
porto della Fenilia, Port Ercole, il Moute
Argentaro ivo a cento mig are, le
î, il cnstello
pere, che la spiaggia di Burano fu
fora in poi, e si è man costante
mente dipendente dalla giurisdizione ec-
desiastica dell'abate delle Tre- Fontane,
siccome lo è siata molti secoli rap-
porto alla giurisdizione temporale; cotesti
LITT 7
indizii, benchè non somminisirino pro-
ve positive, sembrano però tali da far du.
bitare, che il lungo capezzale di Mfac-
chia-Tonda, interposto fra il mare e il
Lago di Burano, dopo il secolo VIII dell’
E. V. non siasi di troppo in lunghezza,
nè in larghezza dilatato.
Da quanto finora è stato esposto ne sem-
bra di tere concludere; 1.° Che fra i
cini lungo il Littorale tosceno,
superiore a tutti
gli altri , sia per la waggiore confluenza
delle acque terrestri , sia perchè il lido e
più sottile, formanilo costà un angolo de-
presso in guisa che le acque dei fiumi fu-
cilmente depositano lungo la loro foce le
materie che seco trascinano, nel lempo
stesso che la pianeggiante spiaggia va ac-
crescendo di tomboli stante il cumulo del-
le arene sollevate dalle marde, e che il re-
flusso non è capace di riprendere per ri-
portarie dentro al pelago , 2° Che le pa-
i marazzi e le Jagune presso la spiag.
gia sono conseguenza dell’ interrisento
dl litorale, e delle gibbose dune tendeu-
ti ad accrescere il suo lembo.
seni di mare lungi dai monti si riempi-
rono affatto, oppure vanno di mano a
mano colinaudosi in proporzione dell
clinazione del suolo, della vicinanza dei
fiumi e della copia delle loro acque. 4°
Che dove i promontorii, o altre montuosi-
tà scendono a picco nel mare, il littorale
limitrofo trovasi più profondo, e meno
esposto a fisiche variazioni. 5° Che i
porti naturali, le secche, ossinno ban-
chi, gli scogli e gl'isolotti, che incoa-
trausi dirimpetto al Littorale toscano,
sembrano tutti il resullamento di una stes-
sa causa: cioè, le secche di propagini più
basse e nascoste dei inouti della vicina
Terraferma; gli scogli, di prominenze
medesime; mentre i porti
maturali indicano più chiaramente
sere una conseguenza della configurazione
di quei monti che estesero le bipartite ali
deatro al mare.
Per ciò che riguarda le vicende geo-
uestiche ed istoriche avvenute lungo i il
iltorale toscano, si troveranno queste in-
dicate agli dei capoluoghi delle
comunità, cui spettano le respellive se-
zioni del già descritto Litorale.
n°
PROSPETTO delle Piazzs, Posti «nari e Dosarz sul littorale del
Continente Toscano, a partire dalla foce della Magra sino a quella
del torrente Chiarone, diviso per Bacini e Circondarii militari.
Nome dei Posti armati | Circondarii Governi
Piazze 4 Do, dai quali da cui
dazse e Plogane dipendono dipendono
Bocca di Magra (Ridotto) Spezia Amelia ‘Bocca Regno Sardo
Marinella dlLuni ‘Batteria e! di Magn
Dogana) idem Seriana | Miglia a idem
Spiaggia di Avenza (Fortino e
Dogana) [Massa ducale] - Carrara » sj Ducato di
[Modena
)) idem |Massadacale' »
Cinquale (Forte) Pietrasanta | Pietrasanta |»
Spineeia di ceti
ig cin Ì
3
Somma .. ..... Miglia ti 10 diToscana
SEOSDDA SEZIONE DEL BACINO Pisamo
Scalo dei Marmi (Forte) Pietrasanta | Pietrasanta | » > idem
Molrnne (Ridotto) ide idem » 3% idem
Fortino di Ponente (Porte) | Viareggio | Viareggio » 3 Ducato di
Viareggio (Batteria.e Dogana) idem idem » 1% idem
Fortino di Levante (Forte) idem — idem » 14 idem
Migliarino (Torre) Pietrasanta Pin » 2.
Bocca di Serchio (Forte e Do-|
gans) idem idem » 3 »
Gombo (Torre) idem idem » 6 i
Bocca d'Arno (Scale, Forte e) .
ma) idem idem » 35
Mezza Piaggia (Torre) idem idem » 35]
Calambrone (Ridetie) idem idea » sj
Marzocco (Torre e Batteria) Livorno Livorao » 18 2
Livorno (Porto e Città) idem idem »ot a
Malinaccio (Ridotto) idem idem »— 3
Cavalleggieri (Forte) idem idem » ZI £
(Torre) Rosignano | idem » 1 H
Antignano (Forte) idem idem » i
Boccale (Torre) idem idem » al
Calaferia (Torre) idem idea » E
Senma ........ Miglia BL
TERZA SEZIONE DEL BACINO DELLA CECINA O VOLTERRARO
Romito (Forte) Rosignano | Rosignano | Miglia a }
Fortallino ( Casa pei Caval-| e
Veggieri) idem idem » 3
Castiglioncello (Forte e Batt.)|] idem idem » 2}
Mosie alla Rena (Casa pei
Caralleggieri) idem idem » n
Vada (Torre e Dogana) idem idem » ».
Capo Cavallo (Casa pei Ca- .
Valleggieri) + ©
Cecina (Forte e Dogama) |
Bibbona (Forte e Dogana) Î
®
i
Porto Baratti (Torree Dogana)
Rio Fanale (Bidotlo)
Falcone
di Scarlino ( Posto
Wusoe0], Tp ojsonpuess) je
otoSuzzieddy
‘orre)
Capodella Troja(Torree Dog.)
QUINTA SERIONE DEL BACINO GRONETANO
Cala-Galera Grosseto Castiglion Appartengo-
(Terr) delta Pecafa Miglia4 | noaiGran-
Le Rocchette (Torre) idem idem » 3} | ducato di
te e Ferte con Boguna) idem
Toscana
idem » 4
Somma e segue . .. Miglia gi
RITA GESTIONE DEL BACIRO ORSETELLIRO
Cannelle di Talamone (Torre),
Capo d'Uomo (Torre)
Talamone (Foriezza, Porto e!
Dogaoa)
Talamonaccio (Torre)
Torre delle Saline (Forte e|
Dogana)
S Liberata (Torre)
Calvello (Torre)
Tre Natale (Fortino)
Porto S. Stefano (Porto coni
Castello e Dogana)
Lividonia (Torre)
Cacciarella (Torre)
Cal»-Grande (Forte)
Cala-Moresca (Torre)
Cala-Piatti (Torre)
Capo d' Uomo al Meate Ar
gentaro (Torre)
Torre della Maddalena (Torre)
Cannelle del Monte Argenta-|
ro (Torre)
Ciana (Torre)
Avvollojo (Torre)
Forte-Stella (Castello)
Port Ercole (Fortezza, Porio
e Dogana)
Moate Filippo (Fortezza)
Senta Caterina (Torre)
Orbetello | Orbetello | Mi
idem idem
idem idem
idem idem —
idem idem
idem idem
idem idem
idem idem
idem idem
idem idem
idem idem
idem idem
idem idem
idem idem
idem idem
idem idem
idem idem
idem idem
idem idem
idem idem
idem idem
idem idem
idem idem
Somma è segue
figlia 3
14
.
4
5
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2. Miglia 3St0
ouoduaeddy
eusoog 1p opeanpusso) [e
eunssog ip otvInpussr) jr cuoduasasdd y
745
YO
S. Pancrazio (Torre) a piè
del poggio dell'Ansedonia
Torre della Tagliata
Orbetello | Orbetello
sturosog
1p oreanpueai
11 ouofuapi
(Forte)
A) d Macchia-Toada (Forte)
(8) < Barano (Torre)
Gratticciaja o Confine
(Ridotto )
1.9 Bacino di Lunigiana orientale Afi
— Pisano...
Ricapitolazione delle distanze
ittorali di ciascun Bacino
dalla foce della Magra
a quella del torrente Chia-
rone
(A) N. B. Gli ultimi quattro posti armati del Bacino Orbetellano, cioè la
Torre della Tagliata, quelle di Macchia.Tonda e di Burano con il ridotto
alla Gratticciaja sal Confine, essendo tutti a levante del Poggio dell'Anscilo-
mia, che è il punto più orieniale della Valle di 4/begna, non spettano a questa
Rima Valle, ma sivvero alla Valle della Fiore.
76 LIVI
SEVERI IVERI (CAPO)— Ved. Care-Livan:,
* Timsonia cronne 2) nel Promoa-
> e circa 7 miglia a
Dioc, Nullius dell Abbadia delle Tre Fon:
tane, Comp. di Grosseto.
È una delle torri, cssiano posti arma-
ti del littorale lungo la Terraferma del
Granducato di Toscana. — Trovasi situa-
ta sul capo seitemtriomale dal Promoalo-
Tio lestè mominalo, sopra una rupe che
costituisce l'estrema punta a poa.-anaestro
del seno di Porto S. Stefano. — Ped. Lir
ronsta Toscaso, Prospetto, a pag. 714 di
resto volume.
LIVIGLIANI nur Prrrnasanemo. — ed.
Leviozum.
ie Que Ganraenaza mella Valle
so n io, — Cas. com per-
sotchia (5. Giova Battista) nella Com.
€ antico pievanato di Piazza, N
circa 4 migl. a sett. di Camporg
Dioc. di Massa-Ducale, già di Luni-Sur-
mana, tata, ererna, di Cane Castelavevo di Garfa-
CULI in alle falde dell'A,
pennino dell LI ossia dieci
chio con i popoli di Cogna e di $. Ans.
Masio.
Le villa di Livignano era uno dei fen-
gi spperteneni sino dei primi secoli dopo
ai vescovi di Lecca, si quali esa
i riecosfonzi dall'Imp QuonelV me-
dianteva Priullegio di uf dice 14 dicembre 1s09,
spedito da Faligno a Roberio vescovo di
Lucca, e ripetete dall'Imp. Carlo IV,
mentre trevavasi în na mel di 15 feb.
braio 1355, avere di Berengario vescovo
della stessa chiesa lucchese.
pel dale Feo 1 quanee di Livi
imcia di Garfi
ui fedeli all’; .
La por. di S. Giov. Bettina a Li
vi nel 1832 noverava 104 abit.
IVIZZANO in Valdi-Pesa. — Cos
con chiesa perr. ( S. Donoto ) cui fa an-
LIVO
che tempo T° iaia
nen di d'ario D Marano TE
bn a sett-maestro di Prati;
Dioc. e Comp.
Risiede in una piaggia posta fra il terr.
Virginio de gi scorre a lev., ed il fomo
T'urbone i passa a lengo La
Soda cossa tatiba rotsbita che de Sio.
tespertoli guida a Moate-Lupo. — Wal.
Moxrasraateti.
La pare. di S. Donato a Livizzaso
mel 1551 era ancora seperta da
di Morzano, e contra esa sela 75 abit.
mentre la cura di Sì Michele a Morcano,
compresa allora nella comunità di Ses.
Casciano, avera 94 sbit. — Nel 1745 le
. due parrocchie riuuite noveravamo 158
anime, e nell'anno 1833 era aumentato
il loro numero sino a 386 abit.
Livoassso, Lirvaviato (Livurnanu),
nel Chianti in Vald'Acbia. — Ces. per
duto, che diede il vocabolo alla parroo-
+ chia di S. Aedrea @ Livornano, filiale
che f' della chi chiesa plchena di 5. Giunto
fn Sal Dice.
di Fila Coop di Siena.
Poche memorie si conoscono attinenti
a questo luogo di Zivornano o Liver
nano. Due sole volte mi accadde di tro
varlo rammentato in due membrane
.- partenute alla badia di Passignano di
monaci Vallombresani, attualmente nel
R. Arch. Dipl. di Fireoze, le quali ri-
montano agli anni 1031 e 1358. — Que
sYullima contiene l'atto di possesso re-
gato in Livorsano li 26 aprile di detto
anno, col quale il pievano di £. Gia.
sto în Salcio, con licenza di Mainetto
vescovo della chiesa fiesolana, diede l’in-
vestitara ad uno dei canonici della piere
medesima della rettoria della chiem di
8. Andres a Livurnano. — Ved. Sac
(5 Gion Giuro 13).
Sembra che a questo casale di Zirer-
di Modigliana, ai quali conferme
feudo fra i luoghi e casali del
distretto della Castellina in Chianti, il
borgo di Gene ( nome di un torrente iri-
latario della Staggia), Livornano con la
sua corte, Sierzi (Lnttora esisionie ) con
la sua corìe ec. ec.
LIVO
LIVORNO ( Zisczr: Cie. talvolta Ls
neo, Lisonn 4, e Lironna) — Ciità megni.
fica, spaziora, altraversala da un canale
savigahile, coa frequenialissinan porto è
buona rada, mora sede ecorile , resi.
denza di un governatore civile e militare,
di tatti i consoli delle potenze amiche, di
ta magistrato Je e conselare, di una
camera di commercio, capoluogo di Com.
e di Giur. nel Comp.Ali Pisa.
è Risiede Livorno sull'esirensa lingua di
terra che faceva riparo dal lato di ostro al
colrasto seno del Parto pisano, fra la foce
dell'Arno e le diramazioni più depresse
dei Moati livornesi, nel gr. 27° 58" long.
it. ci |. a ostro-lib.
di Pisa; 26 da Laca nella stesa dire-
zione; sa migl. a ostre di Viareggio lun-
mir Îuttomie, altrettante a lib. di Pon.
da Pistoja in simile di-
pon. di Firenze
la strada RL postale che passa per Pisa.
Ogni qualvolta uno considera ciò che
era Livorno innanzi il regso di Fenli-
nendo I, e ciò che è divenuta reguando
Lassocso Il; quamio lo storiro vaglia con-
frontare Livorno del secolo XV, con:
siente in un piccolo scale da pei
sehimi marinari abitato, coa Livorno del
secato XIX, ricco per fortaaa, per mu:
ro e per lustro di abitatori , per q'
e bellezza di edifizii ici e peiv:
esa uaa popolazione che alls sola capitale
detta Toscana può dirsi scooada, inarci
rà di stepore le ciglia mel riscontsare in
prova pi
ne diteati frutti la tutela di uma costante
libertà industriale possa divenire madre.
L'elemento del commercio, che ilall'
emporio di Livorno alle Toscana intiera
vitalità tradfonde e vigoria, potrebbe equi-
pororsi alle fanzioni del cuore in ua corpo
animato, donde per due vie la circolazione
si opera del sangue, quella cioù delle ar-
terie che com mote talvolta memo, talvolia
più accelerata, nelle parti tette del corpo
lo spinge e diffonde, mentre al cuore me-
desimo per la via delle vene il sangue
ritorna, onde manlenere con tal mezzo
nell’animale economia l'equilibrio, la sa-
lute e la vita.
A meglio contemplare l'isteria di Li-
verno cul il suo pregremivo sviluppo eco-
rea
LIVO 717
nomico-materiale, dividerò il presente ar-
Licolo in sette periodi, per esaminare que
sto paese; 1.° sotto i Marchesi di Toscana;
2.° sotto la Repubblica di Pisa; 3. sotto
il Governo di Genova; 4° sotto la Brpub-
blica Fiorentina; 5.° sotto la Dinastia Me-
dicea; 6° sotto i primi tre Granduchi della
Casa d' Austria; 7° finalmente sotto Lao-
vocso Il felicemente regnante. +
Lavoazo sorro 1 Mancaes pi Toscana.
gine più remota di quella che realmente
gli si competa.
Imperocchè resta tuttora indecisa la
questione, se al suo porto piuttosto che
sd un altro vetusto scalo del littorale to-
É lor-
pubblico impiegato in Sardegna, qual-
mente un tal Lucejo doveva fra pochi
giorni partire da Roma per quell’ isola e
Mete imbarco nel porlo di Zabrone»
quello di Pisa, qui aus Zabrone ent
js conscenderet. — Che Cicerone con
l'espressione, ant Pisis, intendere volesse
del sno porto di mare, piuttosto che della
ciltà situata dentro terra sulla confluenza
impetuosa di due fiumi, non vi è d°
dichiararlo. Ora se fia da spiegarsi quella
frase nell’ enunciata guisa, come potremo
ammneltere, che il romano oratore voles:e
ill Salebrona dell'Iinerario di Antmino e
della Tavola Teodosiana, situato ulle bocva
della Brona, 0 Bruna, adesso foce della
fiumana e porto di Castiglione della Pe.
scaja.— Infatti di costà il tragitto perda
Sanlegna veniva a riescire anche più di-
retto, qualora Lucejo vi avesse trovato op-
portuno imbarco, piuttosto che andare
go miglia più lungi a eercarlo nel fre-
quentato porto di Pisa.
718 LIvVO
Che diremo poi del tempio eretto ia
Livorno sd
Ercole Labrone, a coloro, i
[Panini primi , che il tempio
di Ercole fu senza altro titola collocato
da quel geografo, non già nella spiaggia
di Livorno, ma sivvero vicino a quella
dell'odierno Viareggio, cioè fra il Pro
montorio di Luna e la foce dell'Arno; e
diremo ai secondi, che la mansione ad
Herculem segnata nell'itinerario, che va
sotto nome di Antonino Augusto, era
lungo la strada militare di Emilio
ro tra Vada e Pisa, cioè
dove furono trovati colonnini mi
ed altri monumenti sufficienti a dirao-
atrare, che la stazione ad Merculem do-
veva essere in quella linea, e conseguen-
Livorno e da Porto pisano pe-
recchie migl. discosta.
Fi fa chi cercò an quarto appoggio a
favore del supposto Zabrone nel vocabolo
di Calumbrone, col qual nome è designato
lo sbocco palusire dei fossi ed altri corsi
di acqua che per i ponti di Stagno e per
la fetta fuori delle mura settentrio-
nali di Livorno in mare si dirigono. —Ma
ancora questa congeltupe di riene inferma,
€ priva affatto di forza, si rifletta
la recente origine dell’ emissario di Ce
lambrone, dove pochi gecoli addietro
steva il seno del Porto pisano, in guisa
che in quella poduletta e nel circostante
suolo, tre in quattrocento anni fa, pene
travano le ni ‘marine, cosicchè le
dell'Ugione del Cigna e di totti gli alri
fossi della pianura sett.
oggi vanno a perdersi a queg]
sboccevano non gi perda fog
l'emissario di Ci + ma diretta-
mente in quel seno di mare.
Comunque sia di colali origini, quello
che non ammette dubbiezza si è, che le
prime memorie di Livornò compariscono
Fitla Ano del secolo DX. Avvegnachè a
quell'epoca troviamo nominata nel pi-
viere di Porto pisano la chiesa di S. che
®, p cicà la prima parrocchia dei Livor-
Che questa . chiesa col vicino peese
giugno anno8g1,
nel quale racimeotati BEdCHio SI mo
LIVO
quae citu esse videtur in Porto pisano;
€ lo confermano molti altri istrumenti
; foeteriori, confacenti a farci riconoscere
vorno sino dai suoi incunabali.
Con più precisione lo stesso luogo fa
indicato È da altra pergamena dello stesso
archivio arcivescovile, sotto l'anno 1.
quando la chiesa di S. Gialia era gi
iunalzata all'onorg di battesimale , aven-
do per tale effetto associato al suo titolare
qui del santo Precursore. La qual pieve
ci e di S. Giovanni Battista non
Porto pirano
prope
rau- presa nella giurisdizione di Porto pissno,
ma si aggiunge, che facevano parte del
suo pi viere varie ville soito i nomignoli di
Sala, Fundo magno, Tribio, Peralda, ec.
Tali documenti coincidono appunto con
quando la
pretende
polente e quasi
per difendere dalle i
muovi pretendenti i beni di recente acqui-
sto, solevano darsi lia alle mense
vescovili, alle abezie, agli ospedali, 0 sd
altri corpi moral quali corporazioni,
per quanto da invasi
quali col titolo di
da padroni sulle pro-
lla loro amministrazione affidate.
quali premesse owervazioni ci pei-
che dano a poco a poco a conoscere l'origine
per la quale tanti luogbi di i nuovo soqui:
sto, come sarebbero i i dei fiumi, i
tuovi laghi o peduli, le spiagge del lib
torale numentate ec, divenute per ragione
di gius pubblico proprietà del principe
© delle limitrofe comunità, venissero ar-
bitreriamente e senza ostacolo dei vice
gerenti imperiali occnpate, e quindi ai
loro fedeli, 0 alle corporazioni ecclesia
stiche a titolo di enfiteusi perpetua © di
precaria cedute e donate.
Fra i governanti della Toscana mel pri-
mo secolo di T'istoria ta
due matrone in Beatrice e Matikie, usa
moglie, l’altra figlia del potente March.
Bonifazio, Le quali feurmine in un modo
Livo
i assoluto per il lenge periodo di 64
pnngrrper tire provincia del-
la Toscana governarono.
Già all'Art. Lerronata Toscano si è ve
sequisto sal mare; e l'istoris del medio
evo è piena di donazioni di beni del-pa-
trimonio regio, situati lungo gli alvei, e
fra le foci del Serchio e dell'Armo—i
starò a indagare, come du di ati origine
potesse derivare l'acquisto del castello e
corte di Livorno che la cceseem Matilde
nel principio del secolo XII di sua libera
volontà a titolo di dono asseguò all'opera
del duomo di Pim, bensì dimostrerò che
merchemma con simile allo non
altro che i beni allodiali da ema
posseduti in Lirorno, © nel suo distret-
ta, deve aveva ua castello, vale a dire ua
resedio dominicale con sunesta corte è
macchia da pastura; non una reca , come
quella che alcuai cronisti congettararono
avere: la contessa fabbricata nel lnoge
della Fortezza vecchia, 0 dere porro
izine di
Livorno, e gli articoli Biaxrina, e Conre.
Rei 1103 quel esstello @ quella corte
medesima di Livorno insieme con l'altra
frrzione di Puppiane dalla contesa
tilde furono assegnate in dote alla Pri.
maziale di Pisa, affiachò il frutto di quei
beni s’impiegnese in benefizio del tem-
pio im costruzione. — Se non che gli am-
ministratori della stema fabbrica, ra
sentati da Illebrando console di Pisa, con
istrumento dei g giugno 1191 (scil. pis.
mille lire ed Aitone arcive-
scovo di Pisa la donata ione della
corte. di Livorno ecu tutti i diritti di
proprietà, a ‘patto peraltro di potere den-
tro un determinato tempo redimere quel
poresso: ed in cato diverso di rilasciario
ad Attone e agli Arciv. di lui successori
nelmodo ed 1. i
cessores praedicium castrum et curtem
( de Liburno) cum omni sua pertinentia
per istam certelam vecvaszrazzo nomrmz,
ed faciendum inde quicquià volueritis
absque omni calumnia donec i
mille librae vobis solutoe ab Operariiz
erunt vel corum misso eic.
LIVO “n9
Sa gli operi dela codesto pina
_
sione del castello’ di Livorno, e se gli
areivescovi di Pisa la codemero altrui ad
enfilensi perpetua, 0 come allora sppel-
lavasi a titolo di feudo , nom è noto, nò
finora compervero scritture che lo dichia-
rino. Ciò che non ammette dubbio si è,
che nel 1138 la stessa ione di Li-
vorno apparteneva ai figli del marchese
Alberto Rufo, discendenti da una delle
quattro liree di toparchi, il di cui stipite
a
Palazzo
Infetti nello stesso anno 1138 l' imp.
Corrado II, con diploma dei 19 luglio,
spedite da Norinberga a favore della cat-
tedrale di Pisa, dichiarò nullo il feudo di
Livorno concesso irragionerolmente al
merchese Guglielmo Francigena e ai di
tai fratelli. i
£ coloro cui importasse di conoscere
chi fossero cotesti sugposti signori feu-
dali del castello di Livorno, ramamenterò
la lite con tento treno agitata fra Andreà
Vese. di Luni e le quattro linee di mar
chesi discesi dsl nominato Oberto conte
del Palazzo , lite insorta a cagione di na
fortilizio stato eretto da quei ber]
sopra il monte Caprione (
Capo.Corvo), Nella qual cause, piatita in
Lucca nel 1134 davanti a Go consoli, rap-
presentava una delle quattro branche di
marchesi lo stesso Guglielmo Francesco,
o Francigena, figlio del march. Alberto
ppre- Zxfo, eno di quelli designati da Corra-
do Il'ch' erano irragienevolmente solten-
) trati nel possesso del feudo Maziidiano di
w a
ivorno. :
È pure incerto, se gli ordini di quell'im-
perante, rapporio ai feudatarii testà accen-
mati, fossero eseguiti, oppure se restassero
senza effeito, 0 se anche l'arcivescovo di
Pise rinnovasse a favore dei marchesi me-
desimi l'enfitensi del castello donato da
Mazilie mella giariodizione di Livorno.
ciò tuttora si tappiame
altro dal di; sopra citate. be il nr.
chese Guglicimo Francesco © Frencige.
na aveva altri fratelli; e‘che di un Ober-
to, altro figlio del rammentato marcî. 4/-
berto Bufo, vi trovano memorie fra i do-
cumenti pubblicati nelle Aatichità Esten-
wi dal Muratori, cui pare dobbiamio la sco-
perta di wa terso figlio del march, Alberto
720 LIVO
Hufo, di quel marchese di Corsica. cui fu
dalo il soprannome di Braftcparia:a , al
Livorno.
glio di questo terzo feu
‘Alberto marchese:in Corsica, }
che della Corsica, il quale dopo mor-
to îl palre, mentre egli abitava in Pisa
preso la Porta à mare, per istrumentò
pubblico dei 26 setterabre anno 1143 istil.
pis.;,, cedè a titolo di pegno ai fratelli
Sixmondo e Conetto, figli del fu Conetto,
per mille soldi di Lucca la sua terza parte
del castello e corte di Livorno cou i corsi
d'acqua, selve, raccolte, albergarie, et
quarcunigue mili per Feudum, vel alio
modo pertinent ; dichiarando, che quel
possesso gli era pervenuta titolo di feudo
dall'arcivescovato di Piss. Le quale por-
zione di feuilo egii consegnata con patto
di prierla redimere dentro due anni me-
ule la restituzione dei mille soldi di
capitale, e del frufto corrispondente, a ra-
gione di soldi 16 e den 8 per mese.
Ora se questo possa dirsi un feudo con
giurisdizione d' impero, 0 piuttosto una
di quelle possessioni acquistate 0 eredi»
tile con titolo che li statuti pisani. del
1161 ( Rubrica 24 ) qualificarone per
Seudo, 0 come noi diremmo fidecom.
‘misso, ognuno meglio di me saprà giu-
dicarlo. — Volendo poi tener dicire alle
vperazioni del march. Alberto , cessio
mario di una terza parte del feado Ma.
i) quale în ultima analisi ri-
dlucevasi a qualche podere cos macchie
© parcoli fra Nénte-Nero, Limone e Sal
giunti in matrimonio con una vedora
lustre prosspia pisina de Yerasc-
ci. Avvegnaché egli per contralto rogsie
Ji 35 febbrajo 1150 nella torre di suo co-
goato Ugaccione, presso la Porta S. Sal.
valore altrimenti detta la Porte d'Oro,
in Pisa, insieme con sua moglie doma
di dagari lucchesi. (Munar. Ant.
4 meglio dimostrare di quali diritti si
irsitame, e qual sorta di fendo fosse quello
LIVO
dti Livorno dalla cuntesa Matilda donaio
alla chiesa pisana, € da questa pervenuto
tclesi di Maxsa-lunense, di Cor-
sica er. ec. oltre i molti documenti rip:
tati dal Tai nel Tomo I dei suoi
x h
glichmo figlia del fu Aodres marc'i.di Mas
sa-lunense, stando iv Pisa, lano peer pro-
prio conto, cune per interesse del march.
Alberto di lui fratello e di altri suoi con-
jede a titolo di feudo, ossia di enfi-
teusî perpetua, all'abate del mon. di S. Ni
chele in Borgo di Pisa, che soguistara
pel suo monastero, di terra eva
vigna situato nei confini di-Selei. di
stretto di Livorno, con obbligo di pagar
toro l'annuo canoue di sei denari.
Potrei rammentare una sentenza
munziala in Pisa li 17 dic. 1261 contmil
prenuminato Alberto figlio del fa Andres
march. di Messa, con la quale soli” grivi
pene gli si comandava di lasciuie in pace
agenti del taonastero di S. Bernardo
Croce alla foce d'Arno e di mom recar lo-
ro più melestia rapporto al possesso di una
Quarta le del territorio di Monte-Mas.
sito, che quelle monache per legato tests.
meniario dal eunie Ubaldo di Pisa ave
vaso ereditato, (Anca. Dot. From. Ca se
di detto Mon.)
Potrei dire, che quel march. Alberto
Siguore di Livorno era ridotto ia sì po-
vera fortuna, che un di lui creditore, per
atto pubblico dei 26 febb. 1270, rogato in
Pica, cedé a terza ‘persona tulii i diritti el
azioni che gli competevano per un credi-
todi lire 25 geoovesi dovutegli dal march.
Alberto di Massa-lunense. (Anca. car. Car-
te della Primaziale di Pisa). u
In una perula, da tatti i documenti co-
nosciuti chiaramente risulta, che il perse
di Livorno non fa mai nella condizione
dei feudi di mero e misto impero; e con-
segueutemente che il suo popolo noe di-
venne, nè fu ia alcuna maniera vassillo
dei marchesi di Toscana, nè degli arcive-
scovi di Pisa, nè dei toparchi di
i di ultra qualsiasi specie di Beroui.
Luvoszo sorro La Rsrossica se Pm
Dopo avere veduto Liverno col sue
Stretto, tanto nello spirituale quanio nel
LIVO
temporale, far parte integrante della gie-
Fistiione di Porto pitaco so8 fe d'uope
domandare, da quale potestà iovrme i
abitanti dipenuessero, lostochè poco
dalle “epolte macerie Nat
La, sorse a . e
più belle e più grandioso
|rorno.
noe si potrebbe conoscere l’ori-
uesia città senza riandare Je vi-
cende istoriche del Porto pisano, di cui
Livorno divenne in seguito il capoluogo.
AIf anonimo autore del Breviur. Mist.
* Pis. dobbiamo l'avviso , che all’imboc-
catura del Porio pismno nell'anno 1157
furono comiuciate a costruirsi due i-srri,
la pritaa delle quali, desominsta del Ma-
gnan, restò compita nel 11%2, e la secon-
da, chiamata della Formica, si terminò
mell'aumo 1163. .
Sono le siezse terri che rammentò il
primo isterico fiorentino, all'anno 1268,
allorchè disse « che il re Cesto di di
ebbe Porto Pisano, eSeos disfare Le ter
ri del Porto. (Ruccnnis. Marzo. Cr.
@p. 189).
Appella all'epoca medesima Zel 1163
la erezione di due aliri importanti edifiai
mei contorni di Livorno, cioè, il Foe
il pacee di
Qui
susseguente è di mantenersi accesa la
Lee Ai Al qual cope gli fa nell'auto
fissalo un congruo salerio, li
e spend lerigali ed alte piùsei le di
i Urimmustre per farardere i) Fanale. guado!
Della determinazione di cotrire de pe
vanti al Porto pimno, a
Li di Pi, dea rd lie quelle di
sopra rammeniale , si Lrova ricordo
statuti pisani del 1984 ( Mur. 6: Lib.
Non è questo ua Epesdeeli.trnter
di far tesoro, uanio di troppi
decamenti tai secoli XII, XIIT e XIV per
dimostrare, che, se si eocettui la
di Livorno, il Porte pisano a quell'epoca
mom coniava aliro dote avessero re
aidenza i pubblici funzionarii del Comune
di Porto pisano; e che in Lirorne, a for ris
ama degli statuti di Pim del 1284 (Mute.
LIVO TA
85 del lib, I):nviavasi il enpiteno, csia
giundiconta del Porto pimno del snodi
stretto. i to di popolare
il paese cdi immane i presero
Porto medesimo, cue i Piseni pride
à Si anni futuri si oo
cati con le loro cose e famiglie ad abitare
« fissare il loro domicilio in Livorno, in-
torno al porto 0 nella comunità . Olire di
ciò il potestà ed il capitano del popole pi-
sano si obbligava di proporre al cossiglio
degli anziani Îa prov visione di circondare
la terra di Livorno di buone e convenienti
Inura; ed in casoefferma ‘delibere.
re su qual disegno e maniera si
quelle castruires (Staror. Pr. Cover. Cod.
nella Bibl. dell'Univers. Lib. I. Rubr..85).
Melli stateti pisani del 1161 in wn'ag-
Ginata pasteriore alla rubrica 54 trat:
‘vedimenti da prendersi, onde fa-
tare il commercio la navigazione [ra
ico porto di Livornee Pisa; avvegne
si trova la deliberazione, che in-
Ailigentemeni le dai periti : se fosse stato
cotesti provvedi
mu a perire difendere e tar proeperare
encazione dedite |
mancassero della
Forni
lì ammalisti
ita pome
È quat see gli main che erano è quer
poppa ripetendo dagli pile:
to e quelle recarono a Genova Feo.
( Casran. danel. Genuens.) af
Il cronista Giov. Villani accrebbe fino
An cinque il numero delle torri siale in
quell'occasione rovesciate in mare fa le
ft
LIVO
fu dificile si fesousciti di Pisa l'entrarvi
nel 1326, ed ai Florentiai l'imposessar-
seue nel 1364, anendo tulto d
via, e solo poterensi salvare gli abitanti
che in tempo sulle barche cercarono scam-
po a sò e sile loro cose. (Marrzo Viucani
Cron. Lib. XI e. go). — Tali riflessi fanno
dubitare, che non sole mon avesse effetio
at- il progetto registrato nel primo libro de-
meute che la Rep. di Pisa obbligata da
tanti disusiri = cercare pece, finalmente
a dure condizioni l'ottenne nell'agosto
del 1299. In conseguenza della quale i
Pisaui procaratono tosto di risarcire | re-
centi danni che alle torri del loro porto ed
a Livorno i suoi nemici avevano recato.
Le prime operazioni farono la costru-
zione di una nuova e più solida torre del
Fanale, non già nel banco della Meloria,
ma nella secca a levante di Livorno, dove
sino dal 1163 era stata eretta quella che
cura del priore dei frati Agostigiani
282 dai consoli di mare venne
data, torre stata in descritta dal
Petrarca nel sno Itinerario Sirisco con il
distintivo del vicino Livorno, et fere
contiguum Liburnum ubi prasealida tur-
ris est, cujus in vertice per no famma
marigantibus tuti littoris signum pracbet.
In quanto poi alleescavazioni da farsi
nel Porto pisano, nulla si parla di lavori
di pontoni atti a (ar concepire l'impedito
ingresso di quel porto, bensi la repub-
Blica di Pisa fece murare intorno alla tor-
ed inoltre diede ordine che si gettanero
in mere altre scogliere a difem della stessa
torre, e che si rimettessero le catene con
i consueti pancacci fra le due torri poste
davanti alla hocca del Porto pisano, a se-
conda di quanto trovasi pelli sta-
tuti di Pisa dell'anno 1305, alla Rubr. 33.
Frattanto che si provvedeva a ristabi-
lire e assicurare l' ingresso del Porto pi-
sano, il paese di Livorno, dovendo prestar
fede a un cronisia coevo, era rimasto a gui-
sa di villaggio privo di mera, e solamente
fn qualche perie sieccato. Dondechè nen
Gli statuti pisani del 1384, relati vamente
al circondare di mora il borgo di Livor-
no, ma dano motivo di credere, che nom
vi fosse tampoce slcuna sorta di rocca,
nel laogo dove fa eretta nel principio del
secolo XV quella che più tardi fu ingraa-
dita (la Fortessa vecchia ) all’ ingresso
del porto che attualmente serve di darsena.
Il disastro testè accennato fa precedato
da un aliro assalto marittime che al Porto
Il ammi»
frone,
e rotte in più pezzi farono
raglio Perino Grimaldi inviate a Firenze,
dove vennero appese come monumento di
gloria sile colonne di porfido davanti al
tempio di S. Giovendi, al palazzo della
Signoria, a quello del Poiestà, e sile
della città. (| . Vuzan. Cronic.Lib. XL
cap. 30)
Contattociò Livorno, ed il vicino suo
porto lormarono ad essere dal governo di
Pisa riperati ; talchè il Pont. Urbano V
nel suo io da Avignone a Roma,
servito da $ galere de’ Fiorentini, potò ap-
prodare în quello scalo, deve i Pini avo-
vano to quartieri per riceverio de-
Guamente; e se quel gerarea, pel deside-
rio di tosto continuare il suo viaggio me-
rittimo, non discese a terra, peraltro vi
approdò nel 1376 il di lui successore Gre-
gorio XI, il quale fu accolto e per 10 gior-
ni con grande onore dai Pisasì tratienato
in Livorno; argomento confacente a far
ennoscere qual fosse a quella età il capo
luogo del contiguo emporio di Pise.
Era in tale stato Livorno, allorquando
Iscopo d' Appiano (anno 1392), tracidea-
do Pietro Gambscorti suo signore, 1° im-
padreniva di Pim e del suo territorio,
Spronzie a tanta perfidia da Gian Galeazzo
LIVO
duca di Milano, cui poce o punto costava
il dere opera ad un delitto, e molto meno
il consigliario. In conseguenza di che nou
selo Livorno col suo porto, ma tutta la
Marerama toscana (avendo già ligii i
ca, quando giunse a vviso del-
la di lui accaduta morte O 1493),
sicchè il laccio si ruppe e il colosso poli.
{ico della biscia milanese per un momento
andò in Per disposizione dell'estin-
to duca, Pisa col suo distretto toccò in
signoria x Gabbriello Mariasfiglio natu
rale di Gian Galeazzo; nè molto tempo
corse senza che si tenessero pratiche coi
Genovesi, per di cui consiglio il nuovo
signore "di Pisa e di Livorno pose sotto
la protezione del re di Francia e del ma-
resciallo Baccicaldo suo luogotenente în
Genova, il quale di pritsa giunta occupò
militarmente il Porto pisano e Livorno.
Levonno sorro tr Govazzo »1 Gruova.
Non era corso un anno dal trattato di
protezione implorato da Gabbriello Ma-
ria, quando egli stesso firmava iu Li-
vorno (27 agosto 1405) la vendita di Pi
sa e di tatto il distretto ai
con giurisdizione di mero e misto impe:
rro, eccettuato Livorno e Porto pisano, nel-
l'atto istesso che consegnava questi due
luoghi alla custodia e tutela dei Genovesi
e del loro governatore Buccica/do. Costui
nel giorno appresso, in Livorno medesimo,
ratificò il trattato a nome del re di Fran.
cia come signore di Genova, e ciò nel tem-
po stesso che il luogotenente regio rila.
sciava ai Fiorentini l’uso e e rendite del
Porto pisano e di Livorno; promettendo
che i Genovesi vrebhero in alcun
tempo imposto dazii, gahelle, i
gravii alle persone e mercanzie
mare quanto di terra, sicchè fosse in fa-
coltà
renze, a condizione però che gli abitanti
di Livorno non gravarsi di più
di quelloche lo erano stati anteriormente
io del Visconti.
obbligava di pagare ogu'anno 631 fiori:
« ero alle truppe Genovesi che presidia-
Se- questo trattato rammentare la
LIVO 725
vano il Porto pisano, Livorno ed i suoi
fortilizii.*
Uns circostariza debbo fare avvertire
ai miei lettori, quella cioè di sentire in
prima tol-
ta, se noa m'inganno, i fortilizii in Li-
vorno, dove pare che già fossero a quella
età, o almeno, che sino d'allora vi si co-
minciassero ad innalzare.
Infatti l'iscrizione superstite nella cap-
pella del mastio della Fortezza vecchie
alla bocca del porto di Livorno, risale
all'anno 1405, epoca in cui fu posta con
l’arme del Buccicaldo quella memoria da
Guglielmo Angiola primo castellano.
Mentre i Genovesi con il loro gover-
natore francese Buccicaldo rilasciavano
chiamano all'anno 1407. Fra gli ordì
di quel vicerè merita di esserne rammen-
tato uno del di 31 aprile dello stesso anno
1409, mercè cui Buccicaldo assolvé lutti
gli abitanti di Livorno dai deli!
travvenzione e ribellione che avessero
commesso nei tempi passati. Col secondo
aito governativo, dato in Genova il «hi
15 del mese ed sono medesimo, Bucrical-
do senza rispetto al io padi
pure si Genovesi, aperamentes'iniitolo
Signore della terra di Livorno, e fu, dic
quell’atto, per mostrarsi benevolo vers»
quel popolo, che esentò gli abitanti di
ivorno e del suo distretto da tutti i
dazii e gabelle.
Questo stato di subdominio e di feuda-
lità dei Livornesi uo maresciallo di
Francia ebbe però
stochè con atto pubblico dei 3 sett., nell’
i annoistesso 1407, Buccicaldo vendè si Gr-
movesi la Terra e territorio di Livorno
per a6o00 ducati d'ora. Finalmente con
altro istramento, rogato in Savona li 16
ottobre 1407, il maresciallo medesimo, non
più come Signore di Livorno, ma in qua-
di luegolenente e governatore di Ge-
Livorno e suo distretto, appartenuligli
724 Livo
ome private signore, li aveva trasferiti e
celuti al re di Francia ed alla Rep. di
Genota , in nome delle quali poienze era
stato invisio come plenipotenziario Gio-
vanni Oltremare per ricevere dai Livon
mesi il dovato giuramento di faleltà. —
Quindi la comunità di Livorno ottenne
dal senato di Genoa (dic. 1407 ) la con.
dell'anteredente si
Un atto di sapremazia del capitano re
sidente in Livorno pel Comune di Genova
conservasi tra le membrane dell'archivio
Roncioni di Pisa. È un istrumento rela.
tivo all'elezione del pievano di S. Giulia
di Livorno fatta li a uov. 1411 în Livon
no distretto di Genova, nel coro della chie-
sa di S. Maria dal capitano per il Comu-
ne dì Genova unitamente vene agli uomini del.
leche in questo frattempo qual-
he altra innovazione accadesse Fapporio
al presidio delle torri del Porto pisano,
tostochè queste passarono sotto la custodia
immediata del governo fiorentino. Quia-
di è che insorsero verlenze fra i due sta-
ti, per terminare le quali furono dalla
Rep. fior. nel sett. del 1408 a Livorno in
Viati due cittadini di quelli della dalia
dei Dieci di Pi Niccolè di Do-
Non sembra però che tali differenze venis
sero appianaie se non mediante un trat--
tato di pace che si concluse im Lucca li 27
aprile del 1413. In tale occasione furono
determinati i confini della giuri;
territoriale di Livorno e del Porto pisano
dentro i seguenti termini, cioè; da un
lato fo Stagno fino al mare: dullensuso
tato i Monti livornesi sino Ito
Chioma; dal terzo lato la linea ei mare,
€ dal quarto lato le terre che del luogo
Chioma scquapendono verso i mari di
Monte Massimo, e in parte nelle terre
del romitorio di $. Maria della Sembura
fino alla chiesa di S. Zucia del Aoeate, e
di la proseguendo sino al luoge chiamato
Acquavivà. Cotesto spazio territoriale fu
dichiarato appartenere di’ piemo diritto
ai governo di Genova. Nel .° articolo
fu stabilito, che il restante del territorio
LIVO
vormo, dovesse rimanere di pieno dirit-
to al Comune di Firenze. Nel 3.° art. fa
Bastia e sl lido del mare lungo le torri
del Porto, le quali si dichiararono dipen-
denti dal Comune di Firenze, mentre il
Porto pisano restava ai Genovesi in quel
modo che era stato convenuto nel 1405
rifabbricare la Tre rossa di Porto pi-
sano, stata rovinata dai Genovesi sine
dal 1360. ‘5° Cha il Comune di Firenze
per lo spazio di So suni non potesse im-
Porre, nè riscaotere, siccome gli era siàte
accordato nel 1405, gabelle o aliro dazie
no; guod ipse portus parvas
noti T' dice del farterdpepniva o
usque aftarrim Fanalis, quae dicitur la
Lanterna inclusive , et non ultra. 6.° Che
fosse ia facoltà dei Genovesi, e non di ab
tri, d'imporre tali gravezze ai Livoremi
ca coloro che vi abitassero, eccettazii
Fiorentini e i loro distrettuali. 7.9
Comune di Firenze potesse imporre g «bel
le, e diritti di ancoraggio nel Porto ) pisa-
no, tantoagli uomini come ai a.
le mercanzie, eccettuate lle
i vesiedei loro sudditi; asia
di Firenze dovesse pagare a quello di Ge
nova sano cento fioriai d'oro perl
mentenimento del lame nella torre del
Fasale di Porto pisano, volgarmente chia-
mata la Zasterna, per provvisione del
custode ed altro . 9.° Che dentre sa mese
dopo la ratifica della pace i Fiorentini
dovessero abl:attere le fortificazioni state
da questi erette alla Bastia nel Porto pi-
sano, coll’obbligo di riempire il fesso,
vallo, e disfare lo steccato in guisa da non
restarvi più idea di fortilizio, ma di po-
ter lasciare la fabbrica del casone ad uso
di magazzino; ben inteso che il dominio
diretto del suolo e dell’ailifizio restasse al
Tali fereno le principali condizioni di
quel trattato, per efieito del quale la sio
ria vide il Lizzarro fenomeno di dee ns
x
in questione, situnto a settentrione di Li- ici
LIVO
mente le pesprie forse csì promiscuzio
fussesso di un poesa, deve cimsuna delle
eserciliva una somi-pedro-
sia dell'altra
Dondechè i Fiorentini, dopo aequistata
a ciuà di Pia, come di loro
Jeprictà il Porto pueno e Livorno, di ma-
amisto petetano selfrire che domiuase
propria una nazione mala in mare,
fante :
zio È dell'Europa.
Quiodi è che sl
di
vistose somune si Genovesi per la compra
iverno. — Venne finalmente il tempo
del bisegua,allorquindo il doge di Genova
Tommaso ,, 001 preiesio della ne-
cessità che si aveva di denare,ad oggetto di
vuedersi contro gli esorciti, dal duca di
ilamo inviati ai donni della propria pe-
Aria, propose a quegli antiani di vend
a coro prezzo Liver si Comune dl
vense. Furono
doyeva fare a di Genova di fiorini
eocusione
per casiela delle i Genovesi fu-
rome obbligati a far constare legiitima-
mente dell prossdentemente da
eni pigiare del suo terri.
torio, conforme dai documenti
LiIvVO mei
Allora por la secunda volta il territorio
comunilalivo di Livorno fu determinato
dai seguenti confini, da un lato, »
principiare dalle Stagno per le così dette
mura di 5. Silvestro e di la fino sl mare;
dall'altro late dal luogo, o torr. chismato
la Chioma; dal terzo leto dal mare; e
finalmente dal querio lato sino alle Serre
)i @ di li per le Serre
verse sett. sino a Monie
‘tequapendono
di Massimo, ed in parte ca i beni dell’ere-
mo di S. Maria della Sembuca fino alla
chiesa di S. Lucia del Monte, ec.
proprie acoraggi
dei loro legni, in crnferma di quanto ad
eni fe concesso da Pietro Gambacorii
quando era cipilano del di Piso.
In seguito di tutto ciò, sotto li 30 giu-
quo dello stesso anco, fu preso possesso a
nome della Rep. fiorentina della terra,
Surtificazioni e terri! Livor.
all'universita medesima,
farono concesse
alcune capitolazioni in vigore delle quali
venne per va irieanio accordato agli abi-
tanti di Livorno l'esenzione da ogni dazio
€ gabella, occeltuate soltanto quelle delle
porte; e nel tempo stesso si dichiarò che il
loro territorio, perio e luoghi annessi fa-
cessero perte integranie del coutado, e non
giù del distretto fiorentino. Dondeché per
tale alto, mom dovendo Livorno e il sue
distretto considerarsi come pese di con-
mi fiorentini a prete
renza dei paesi distrettoali.— Ped. l'Art.
Frazse, Compartimento, Vol. Il pug. 280.
» (Ancn. nesta Ruroamav. ne Frasxse ).
Livenso cervo La Rercasuca rionuntina.
Quasichè il popolo fiurentino ose pre-
sago di ciò che era per diventare Livorno
setto i di lui reggitori, sì rallegrò somma-
i mente di un nequisto da lauto tempo de-
ciderato, perendo che pure uns volta i
suoi negozianti, sparsi per Lutic le piazze
Europe,
di comunescio potessero vol.
gi
LIVO
il loro anisto con fiducia alia navi-
quiete per tal guisa emancipandosi dei
vesi o dai Veneziani, E
Tungo ereno stati ligii dei
tene spo se nigi di È
crescere, le forze pubbliche com le for-
tane private.
Qeladi Nicestò da Uzzano, essendo stato
nel 1439 inviato ambasciatore al duce di
Milano, come a colui che rimproverara i
Fiorentini di avere scquisiio Livorno a
un prezzo molto maggiere illo che
valeva, seppe rispondergli n he La soa
patria comperando Livorno erasi da mol
Lnirint liberata, e per conseguente acqui.
statone comodità grandissima per le pro-
prio merci e per i nazionali trafichi, onde
Fiorentini stimavano averne avuta buo-
ma derrata, e tenevano quel molto
più cero che non gli costò; nà chicchessia
poteva di ciò sdomtarsi, avendo la Signo-
ria di Firenze compro da chi poteva ven- furono
dere quello che era già della giurisdizione
di Pisa ». me Frazrea, Amin.
Istor, fior. XVII)
Coa quest'animo il governo della Rep.
innanzi che terminase l’anno 1421,aven-
bricesero dentro un'anno due ga-
lere groue da mercanzie, e sei altre delle
sottili per guardia e difesa del commer.
cio marittimo, con facoltà ai consoli me-
desîmi di destinare il luogo, o darsena da
tenervi quelle galere e alici navigli a sver-
no; quindi affidò agli stessi consoli la cura
di di Hilsbbricare 1 marmorea 7or-
re rosse, la quale fu-appellata Torre nuo-
ve, conosciuta odieruamente soito il vo-
cabolo del Merz00ce stante l'emblema del
leone che fu mese per ventarola.
Noa era ancora l’aono 1422
metà del suo corso, qufindo fi
amenale di Livorno la prima galera ar-
aggio di Ales.
in tale circo.
perla città di Firenze,
& favorire la repubblica nelle cose di ma-
re, com' era stato a lei favorevole in quelle
di terra. Frattanto la Signoria, dopo avere
nominato capitano della prima galera Za-
per esercitarvisi in qualità di ufialali, in-
LIVO
viò consoli e.ambaseiadori
@ moll' Africa con letiere patata
Gran Mastro dell'Ordine gerosolimitano
» Rodi, al signore di Atene e Corinto, al
tiranno di Cefalonia, e al Soldano di Egit-
to per aver da ciascano di quei principi
salvocondotto perpetuo e piemissima si-
curtà di ‘navigare, di stare, di traficare
€ mercanteggiare nei loro stati alla pari,
se noa a preferenza, delle nazioni cristi».
Corinto ed in Egiite, dice
che i Se stitnarono esser cosa
necessaria imdassero ambascia-
dori al Pi di Babilonia coa ricchi
presenti, avendo prima ridotto il
al peso di quello di Fencsia; il guale fa
chiamato. largo di galea. L'autore
stesso aggiungeva che, gli ambasciatori
‘erlo Federighi e Felice Brae-
casci, ai quali fu data potestà di fermer
‘convenzioni col Soldano guanto più
benefizio della Repabblica fosse
possibile.
Cotesta notizia ci richiama per avven-
tara ad una riformagione della Signori
solto dì 6 maggio 1423, dal Vettori nel suo
Sigillo d'oro a pag. 300 riportata; con
la quale si avvisavano i consoli di mare,
che i fiorini da coniarsi di nuovo dove.
vano essere della consueta bontà, ma au-
mentati di peso in guisa che g6 fioriai di
sigillo vecchio dovessero sccrescersi della
valuta di due quinti di fiorino ia oro.
Fra le istruzioni date agli ambescis-
dori, e le domande da farsi per utile del
commercio dei Fiorentini al Soldamo di
Egitto, eravi nei precisi termini la se
quente: « che la moneia nostra d'ore e
d'argento vi si spenda (in Egitto) e corra e
sia ricevuta come gualungue altra, e mas-
sime il fiorino nostro come il ducato vi-
rigiano; essendo buono e micsioaz na ri-
nizza D'oso, e di pero come quello mo
strando ca nòù ron
assottigliate quanto è possibi
di farne la prova con mettere al fuoco e
fondere i ‘brini © i ducati. E ingegno-
i di avere notizia e dimestichezza com
chi di ciò s' intenda. E questo è di =e
gior im nza d'ogni altra com che
biate a fare, e domnaderete che se ne fac-
cia sperienza, mostrando,cua ru nesro rio-
LIvO
RASO MAI RON Pascionò DI vimzza, € che in
molte parti è cognosciato di finezza e
vietà come il ducata, e più... E ancora
dello mostrate, ma insistete in
sall'oro. E se per questo abbi
fare alcuna spesa, eseguite ito di ciò
siete informati dai consoli di mare, ec. »
Del resto chi avesse bramosia di leg-
gere quella informazione la troverà per
intiero , ad eccezione di varianti,
riportata nel codice Ji Gentium di
Leibaitz Parte II, dal quale la trascrise
fl Pagnioi sel T.II della sua opera della
Decima, insieme con il ra fatto li
29 febb. 1493 (stile comune) alla Signo.
ria dagli arabasciatori reduci dall'Egitto,
Fraitanto che il 1 governo di. Firenze
con ogni sua ra a rendere sem-
più rido il prese alle sse cure si
Li sia con l'ampliare l'autorità ai
consoli di mare, ed scorescere loro baliz,
sia con accordar privilegi e sgravare da
eabelle per introdurre nel territorio della 1°
repabblica nuovi artigiani, nuove arti
tture; frattanto che si deve prie
cipio 'irenze nl ricco mestiere
filato, il quale ben presto ci periò a tale
perfezione, che non vi fe a quel vempo
lore in altro luoge del mondo,
Matte l'arte deli seta nen lavorò mai
tanti drappi quanto allora, nè mai si fe-
cero i più ricchi beeocati d'ero nè stoffe
di maggior pregi; nel tempo che si con-
tavano fra i soli cambisti di Mercato nuo.
vo due milioni.di fiorini d'oro in oro;
mentre che in ogni genere di arti libera-
li, di economia pubblica © privata sor.
gevao in F r-oze vomini di genio, e
cittadini ner prudenza e per senno vene-
randi ; nel le. nochesi spenderano gros-
se somme di danaro per costruire galere,
che si ivano per ogni perle consoli e
ambasciatori ondeappianare la via ai mer- mandor
canti fiorenti
vere per quanto era possibile ogn’impac-
cio al commercio; allora quando si co-
minciava a circondare Livorno delle sue
prime mura merlate, e ce Firenze mi
Tava con ogni sua possa to di
venire un giornoa Fresleggibre con Gino.
va e Venezia, nella speranza di diventare
l'Inghilterra del medio evo; ecco che il
duca Francesco Maria Visconti, educato
alla torbida politica paterna, ora coperto,
ora manifesto, ma sempre nemico impla-
LIVO 297
cabile della
repubblica fiorentina,
Settato che fa sd Impadronini di Gensre,
in messo alla pace poco innanzi da esso
iarata, diede tosto oseasione si Fioren-
tini di terbareela loro, mettendo a sog-
quadro tutta l' Italia.
Uno dei primi possi del doca mila
nese alle ili contro il governo di Fi-
renze fu quello di far catturare dai legni
una nave mercantile di Luca
merci in Porto-Fino.
Invano la Signoria di Firenze inviò
iale ambesciadore al Senato di
coa pressani
l'arresto fatto della nave e delle mercan-
zie contro ogni diritto e ragione; ii
invano
per due volte si mandarono ambasciate
d’illostri cittadini a Milano, prime, nel.
inno del 1432, Mess. Nello di Giulia
no Martini dottore. di legge con Averar-
do de’Medici, e quindi nel settembre
del 1433 lo stesto Nello con Barto-
lommeo di Niccolò Valori, ingiungendo
si medesimi l'obbligo di far conoscere e
quel daca la mes malafede i veci artifizi Fi
€ tutte le cause esporgli, per le q
popolo fiorentino era costretto a prepe-
rarsì alla guerra, seppu: Signoria
non provvedera con sollecita riparazione
@ con effetto, seciocchè prima di tutto (per
giovarmi giovani dle parole originali ) Jaco
mostri panni indebitamente, bet
mostro Porto pisano non sia’ molestato
dai Genovesi, hi de altri soi sudditi,
ma ci siano obeervati i i abbiamo coi
Genocesi de lui come Signore di Genova,
piane senago pie Et ancora do-
maziale (iicera l'istruzione) il selvo-
poter navigare, come ferse
mess. pateng ded degli Strosai purdatAriad
del marchese Niccolò d' Este, et ancore
mese. Franchino nella prima ambasciate.
tace. nerza Rivonmao, si Fia. — Aura.
ve fr Li. XVII)
varie am-
Me Ni hate si risolvettero alla
guerra, eleggendo Carlo Malatesta în lo-
ro capitano, e chiamando molti altri prodi
ufiziali nel loro esercito. Quindi la Signo-
gia strinse lega con Alfonso re d'Aragona,
br] LIVO
al quale avera promesto 1500 fanti per
susalire Genova com la ma armata nanne
e strapperla dalle mani del Viscnati.
Frattanto Alfonso indurestosi a Napo
li e approdato a Livorné, von trovando
pronti i 1500 soklati fiorentini, senza ja-
dugio volle proseguire il suo viaggio per
la Spagna
Nella compra di Livorno del 1491 era
pér aliro coru una condizione onerosissi-
ana c di gran denno al commercio nazio
come quella di obbligare i Fioren-
tostochè volessero navigare nelle par-
posente per l'Olanda, le Fiandre e
T'Inghitterra con punai, lanc, o altre mer-
canzie per condurle in Genova 0 nella sua
riviera, e da Genova a Talamone, a do-
verle caricare sopra navi de’ Genovesi con
re le gabelle conforme erano tenuti
mei tempi irasconi.
Da colesta condizione umilizate il Co-
mune di Fireme, dopo spesi in tre sani
di guerra due milioni € mezzo di fiorini
d'oro, cercò di liberarsi mediante il trat.
tato stipulato in Venezia l'ultimo giorno
dell’anno 1426; nel quale per la modis-
zione del pontefice Martino V restò com-
li Milano, come si-
iberare i Fioren-
tini da qualsiasi cbbliro di far condurre
le lore merci dai porti dell’ Inghilterra e
delle Fiandre sni legni dei Genovesi. co-
une pure da ogni pene nella quale fe femero
pori
Visconti Pertioso ci la pace
continuare la guerra ; sioche i
dovettero ritornare in lizza e spendere
mn altro milione di secchini innanzi di
ini
ridurre il daca di Miteno a chiedere quel.
la pace, che finalmente restò fimala e
conclusa in lerrara li 18 aprile dell'in
ne 1438.
Ciò nen ostante i Genovesi non dosi-
sterono dille rappresagliedi nere, te quati
solamente nel 1439 so«pesero per via di
tregua, ricevendone il contraccambio per
decreto della Signoria di Firenze.
n questo mentire mei cantieri di Li
vorno e di Pisa si costruivano galere gros-
Le ds mercatura © galere sottili de guar:
dia, con l'ordine si consoli di mare di
fabbricerne ana ogni sei mesi. ssegnando
psi puigiito l'anno de' deneri
destinati allo siodio pieme. Infoti due
LIvVO
galere cariche di merci perti perio
di Livorno nel di di febbrajo del
149, e due altre si primi di settembre
dello stesso enno, la via di po
nente per l'Inghilterra e per le Fiandre,
monire diverse galere ci noleggivano dai
mercanti forenlini pet dirigersi in Ro-
mania, nel mare Jonio e nell Arcipelago
con la mira di fare il commercio diretta
mente sopra i propri proprii navigli, e nen pron-
legge dalle potenze marittime
del fartela R A
Nè a questi soli si limitarono iprerve-
dimenti della Repubblica, avvegnachè,
ad oggetto di far prosperare il traffico, ri-
chiamare a Livorno mercanti e nesicurare
il passaggio alte loro merci, i comseli di
mare elibero ordine dalia Signoria di sc-
comodare fuste e gilere della Re;
ai negozianti fiorentini. Delle quali ga-
Vere nel 1429 ne fu dala una per cinque
anni senza spess a Domenico Dolfai mer-
ennie fiorentina, acciocchè facesse î1 viag
gio di Ragusi almeno due volle l'anno,
ou l'obbligo di tornare col muovo carico
a Livorno. Le merci che portava iu Le
vante consistevano in un migliajo di re
2 di penni di lana Frmacesca €
ira, per la maggior parie fabbricati in
Fireme, riportandose di là in combio
argento, or, cera, pellemi ed altre mer
pri fare i
Hererntia nell'isola di Majerca, ec. (Pa-
«mar, Bella Decimo T. Il).
Nei tempo che ri bene cammina vano le
faccearte commerciali, sopraggiansbe des-
iarle ta guerra di Luoca ed wa allm
più (ntale nemico, la pestilenza del 1430,
quella che sumunse di forse e di denari la
do,
licarono , che in vista dei dimineiti
abitanti venisse tidotlo a 100, invece di
150 siaja, il sale, che erano ehbligati a
levare in ciaicun snno.
Tale domanda, essendo siate accor-
dala, ci dè chiaramente a comescere che
la popolazione di Livorno a quell'epo-
ca nen poleva essere molto maggiore di
foo pense, ogniqualvolta conto staja
di sele corrispondesano 2° Seco libbre,
LIVO
vale a dire ro libbre por individuo di
consumo.
Nè tampoco i Genovesi tennero Fa
mo l'accordo delle
poichico per proprio sata. in carri
spinti dal Viscenti loro padrone, essi aje-
tavano questo contr i Veneziani, mentre
ni Lucchesi fornivano sussidii contro i
Fiorentini. Si vendicerono i re i Ve
meziani 'ioremtini, tostochè, nell'agosto
del 1431, l'ammiraglio veneto Pietro Lo-
redano alla testa di sedici palere di sua
mazione giunto in Livorno, ed unitosi
quivi ad upa flot fiorentina gover.
mata da Paolo Rucellaj, si diresse verso
Genuva » combaltere la fiotta dei ne.
composta di ae galere e di una
grossa capitanate da Francesco Spi-
mela. incontraronsi le due armate nella
riviera di Levante presso Perto-fiao, c
senza l'una schivar l'altra, si eccommiroao
mecce,
{HEJIH
i
LiLiE
E
| frutto di questa giornata navale po-
teva euer maggiore se l'armata vittoriosa
avese preso immedistamente la via di
Genova, onde ne fu biesimato il veneto
primarie Big nprpndietrivta
LIVO 729
SETE LITI pelato Rito, bee:
na ino, ban
Bata ponti a Venezia per
+ trofeo ed onere di quella repubblica fome
Può dirsi questa la prima imprese ne-
vole, nella quale prendessero una parte
attiva capitsni fiorentini coa legni e ma-
rinari livornesi.
Fu poi pietosa ed onorevole la spedi-
sione fatta nel 1434 d'ordice del Comu-
ne di Firenze di due galere a Civitavee-
chia per liberare Eugenio IV dai Bomani
temuio quasi prigiene, sicchè non senza pe-
ricolo salvatesi il Post. per il Tevere sulla
quicezia della Repubblica , il di 10 di
giugno srrivò a salvamento a Livorno.
La qual cos fa repatate in Firenze » fo-
hic augurio, per emersi in quel merlesi
giorno serrato l'occhio della famera
pie di dla di Filippo Brunelleschi.
puliado n avvicinani più dappresso all
non (reviamo
ia Fagiolo pula toa iteeno che
munzii una-qualche sorte di prosperità,
forse a eigioni dell’interrotto commercio,
€ delle guerre lestè accennate, e forse an-
che del crescente impaludameni com
tiguo seno del Porto pisano, sicchè gli abi-
tenti, per la cattiva disposizione dell'aria
che quivi già de molli anni si manife
slava, più presto mancavano, o infermi
vivevano da mom potersi che malamente
indestriare.
Arroge a taltociò la guerra colinata che
A Honso di Aragona mosse per mare € per
terra alla Rep. fiorentina, e la vittoria
nevale dagli Aragonesi fra Porto Baratto
€ la Torre di S. Vincenzio riportata (lu-
glio 1448 ); dopo la quale ai Fiorentini
mancò la speranza di acquistare impero
nel mare, e al porto di Livorae, pe-
rità e concorso. In tanti
infortunii i Livornesi, all'eccasione di
cadessero richiedere la triennale conferma dei pri-
vilegii, nell'aprile del 14j9 domendavano
di emere esonerati non selo dalle solita
eunea tassa di 650 fiorini, ma ancora
del debile arretrato, per la ragione, di-
cerano csi, che il‘puese era molto dimi-
maito di abitanti e di sostanze, messima-
mento a cogione della guerra del re d'Are-
ques, nella quale guerra Livorno aveva
devato sostenere delle spese straondina-
rie. Dondechè lo Signoria di Firenee,
750 Livo
0a deliberazione vinta li »8 aprile del
1449, nel tempo che sssolvè il Comune
«di Livorno da ogni suo debito arretrato,
«ordinò la conferma di tulle l'esenzioni
precedentemente concesse, e lo asolvà
dall'annua tassa per le gabolle del vino
e del macello, salvo quella di dover pren-
dere ceuto staja di sale e pagare in due
rate lire 406 del suo valore. Questi stessi
privilegi furono molle altre volte dal-
Repubb! ica confermati con eriori
provvisioni. (Tancrom, Fiaggi T. Il).
Nè minore fu la cura, che ehbe la Rep.
fior. di fortificare Livorno, e fornire nel
tempo stesso mezzi di lavoro alla classe
minuta del popolo, mentre la Signoria,
nel 1458, diede ordine ai consoli dell'arte
di Firenze, come quella che
pertecipora dei vantaggi
mercio con l'estero, di somministrare ai
consoli di mare fiorini 4000 l'anno, fin»
chè fossero erogati nelle fortifica
melle mura castellane, che costruì
lorno al primo cerchio di Livorno. ( Pa-
9
favore dei Li-
beni posti nel territorio livornese, non
‘ostanie che gli atti si rogassero fuori della
stessa sua giurisdizione. ( Ancu. pecte Ri
roswso. pi Fia.)
Tali concessioni erano altresì potente.
mente reclamate dalle turbolenze del Le.
vante per le conquiste del Tarco, sicchè
la Rep. fior. fu costretta a sospendere leg
spedizioni delle galere per le parti di
Romania, ed a il traffico del Mar-
nero sebbene nel 1460 le galenzze livor
nesi, ov'erano sopra tre il i
Fratceso» Vettori, Agosti
€ Bernardo Corbinelli cariche di drappi
e broccati, di panni, di olj e saponi, ap-
pena arrivate a Cost: li fossero sta-
te da Maometto benignamente accolie.
Decima, libro
re ai Livornesi le consuete
esenzioni, vi aggiunse quella delle gabelle
delle porte per quei generi e merci che vi
1° introducessero per eso unicamente delle
LIVO
proprie famiglie, ( Amos. cre. — Tauerm.
Pieggi T.M).
In questo suddetto anno 1477 furono
avprovati dal governo di Firenze li sta
unicipali, in conseguenza dei queli
ili ornesi non polerano essere conve
1] tribunale della Mercanzia di Fi
renze, nè altrove. ,
Qualora peraltro si trattava di una soe-
ma maggiore di scadi 500, era facoltà di
appellare al tribunale dei consoli di mere,
salto per quelle cause che involtenere
articoli di ragione, per i quali l'appello
era comune lanto ai consoli predeiti, co-
me alla Ruota.
U altra rubrica di quello statuto tende
za, in coi era Li
per Li
« vi guadagni, si provvede che, per l'ar-
ire le barche e i navigli di Livorso
« sieno i
« te le navi, e galeszie e altri navigli di
« mercanzie ec. »
La guerra riaccesa coi Genovesi
Pietrasanta e di Sarzana,
a soldare alcuni sbili capi
galere, una parle delle quali
capitanate dal francese ammiraglio Ricca
sens nel novembre del 1484 escì dal porto
di Livorno dirigendosi verso Genova,
moto gli ordini di Niccolò Martelli, com-
missario deli armata a tal uopo dalla Si-
gmoria coo ampia autorità destinato. Ma,
o perchè i Genovesi avessero maggiori fer
ali, 0 perché il francese ammire
resa di molto pericolo,
pi
verso donde era
altre sei:
41 re l'atteso capitano Villama-
fu risoluto che l'armata di genti e
tutte le cose necessarie fornita, senza
altra tardanza si levasse da Livorne, sic
come esegaì nella notte di Natale, e si av-
vinse alla volta di Genova; lo che acced-
(Benzoerro Dar Cromic.— Pacamm, Della de
dall’exloge Gio. Bal
gos0, e della comparsa dava
no di quella nemica. Per la qual com
invece di assalire, fu gioco forza pre
sare a difendersi dai Genovesi, i quali
LIVO
Beatarono per mezzo di wn punione di
battere e conquistare la Torre nuova da-
al Porto pisano, sebbene i Fioreu-
i provvedessero sl ripuro col postare
di contro altro pontone a sus difesa.
Del resto noa vi era luogo da temere
di perdere Livorno, essendo state falle ga-
gliarde provrisioni e trovaadovisi molte
genti d'arme comandate dal conte di Pi-
Liglianoe da Ranuosio Farnese. Alle quali
cose si' aggiunse il ritorno della
gallo-Goreutina che costrinse i nemici a a
levarsi frettolosamente di là, e con gran
disordine darsi alla faga.
Quattro anni doro, nell'apriledel 1489,
Livorno festeggiò lo sbarco d'Isabella d'A-
ragona figlia di Alfonso duca di Calabria,
mentre andava a marito al duca di Mila.
no. In tale occasione la Signorìa di Fi-
i tre ambasdiadori a riceverla
ed onorarla; ma questi restarono di gran
lunga soperchiati dalla maguificenza di
Piero de’ Medici, venuto a Livorno
ordine di Lorenzo suo padre ad oggetto
di farla sua corte con a pomposo sfoggio
alla principessa
Fa duci quel Piero de Medici, il qua
de nel 1494 a Guisa di assolato sovrano
senza auloriszazione del suo guverno,
pena arrivato coni seo esercito Carlo VIII
in Lunigiana, di proprio arbitrio, e te-
mersriamente, fidandosi al debole pegno
di ua foglio firmato da quel re, Irascorse
a consegnare alle tru) francesi le for.
rzanello e di Pie-
mme che da quella perte ser
ve al docinio fiorentino. lu questo modo,
per la temerità di un giovane la Rep. fio-
sentina pendè Livorno, talché all arrivo
in Firenze di Carlo VIII e delle sue gen-
ti, senza
virtuosi sforzi, e le risolute
parole di Pier Capponi la patria con dan- che fosse a
no della sua libertà a troppo disoneste
dominde avrebbe dovuto soggiacere. — re
Frattanto Pisa, Livorno e le altre tre
fortezze a sicarià del re in guardia ai
fra i rimasero, con la promessa di
restituire il tutto ai Fiorentini subito che
fose finita feet del regno
poli Ma non innanzi di
mine di
sa e Livorno ai Fioreatini. In que.to
731
tempo i Veneziani, il ducà di Milano cl
i Genovesi, rivali della Rep. Goreutina di
concerto deliberarono di ajutare i Pirani
non già per assicurare a questi la propria
libertà, e restituire loro | porto di Li.
gorno, me per la cupidità d'insiguorini
dell'ano e dell'aliro paese.
Arrivarono però in Toscana più pron-
tamente dei collegati le compagnie fran-
cesi, e gli ordini del re senza dilazione,
ma nom senza buona somma di fiorini,
furovo adempiti dal comandante della
terra e fortezze di Livorno, che conseguò
nl commissario della Repabblica.
n opposto procedere frattanto agiva
il castellano della cittadella di Pisa, il
quale invece di ubbidire ai voleri del
conseguare la foriezza ai
diede in piena balia di
quel , che per suo consiglio dai fon-
damenti la rovinò. Nè trascorse molto
tempo che i comandanti francesi di Sar-
cana e Sartanello, anzichè cedere quelle
piazze alla soidatesca della Rep. fiorenti-
na, le venderono ai Genovesi quasi con-
temporaneamente alla cessione fatta dai
cestellai francesi, di Motrone e di Pie-
trasanta al governo di Lucca.
Nel tempo che queste cose accadevano,
andava da ogni parte crescendo il pericolo
per Livori danno dei Fioreni
un grandissimo incendio sorgeta. Avve-
qmachè i Veneziani, il duca di Milavo, i
Genovesi, i Senesi e lo stesso Imperatore
di Germania, mossi tutti da diversi fini,
ma tutti con il desiderio di farsi più po
tei a scapito dei proietti, oppure dei
i, concorsero con arii e per
Ù diverse alla difesa di li Pia, e alla con.
quista della terra e porto di Livoruo;
nè vi era fra essi chi non sperasse con
prontezza e facilmente impadronini di
quest'ultima piazza; la quale, riunita
Pisa, pareva agli alleati che
dora di ogni speranza i Fio.
re mai più ricuperare quel-
la città i suo territorio.
Ad acorescere cotante tarbazioni ecci-
tate dai nemici esteri
quel tempo il danno pi
nemico interno, quale si era quello di,
una gravissima pile che o uriagera Fi.
rènze e Lutto il suo
732 Livo
cittadini o i goreraonti di Firenze ste-
vano per Umore più naili e concordi alla
Conseri azione prepris libertà. Fu
altera che La Signoria fra ie altre cose pro-
pose, e i collegii della repubblica delibe-
rareno, di nea aderive si consigli dati dai
ministri della lega nemica, talché fu ri-
fintato di fare dichiarazione alcona con
Cessre,e mollo meno di rimettere ia suo
arbitrio Je ragioni dei Fiorentini sopra
Pisa, se nen dopo aver rioltenuto il pes-
sesso di quella città. Quindi i Disei della
uuerra con ogni solleziiadine allcsero a
dirigeva i suoi eserciti nel conisdo di Pisa.
Calava intento dalla Germania in Italia
Livo
tempo a prendere il lncga, vidersi entrar
« vele gonfie nel perio con la cole pondi
di un galsone carico di gremo, il qual:
dupo pechi giorni venne pur eso ritolie
ir rene me e
ao: jnesio seccorse
Glire al confermare ui Tanimo
dei Fiorentini , dotte ardire a quelli di
dentro di uscire fuori e ssmlire saimen-
menie il compo degli assedianti, i quali
furono battotì e respinti con perdite, gli
uni fine sl ponte di +e gli alri
fino cile sponde del mare.
Nom per questo l' Imporsiore desistere
dalla brama di conquistare per forsa Li-
vorne, avanti a cui erano schierati mille
cavalleggeri, 4oco fanti, e Seo uomini l'
arme, senza le molte (ocne navali. Lo stes
10 Cesare, moniaio in sulle galere visitò
deli- il sito in sino alla boscs delle Siagno; po
in Val-d'Era.
Ms niuna i + niun progetto mi-
litare spercotà Ti governo di Firenae, il
quale, dopo severe provveduto Liverno
di armi e di artiglieria, cercava ogni via
per fornirlo di viveri e di un maggioe
soccorso di gente dalla parte di mare. AI
quale wopo la Signoria aveliò militari
Svitneri, Guasconi e Provenzali cm mesi
pure in progresso fa tanto fevorita dalla
fortune, che nel giorno, in cui arrivò la
vanguandia dell'esercito Tedesoo-Itslimo
per piantare gli sccnmpamenti intorno a
Iivorno, in quel giorno sppunto (28 et-
tobre 1496) si presentarono alla vista del
porto in soccerse dei Livornesi sei nari
cun dei galeoni provenienti de Mersilia,
€ fu quel viaggio accompagneto da ua
vento Coianie presporo che, senza eppo-
sizione delle fiolta memica, cosiseita dal
scia cseminò da qual lato per terra si pote
va con più opperirnità piantare il campo.
Avera egli di già amegnata l'oppugns
Bione della orientale al conte di
Cajazzo, ch'era stato mandato dal duc: di
Milano, e posteri l Lm medzime
fatte pioggie, che non dirò nen combaitere
e assaltare le mura di Livorno, ana nep-
pere dentro i padiglioni potevano gli a
dificeltà per la molestia che lore recavano
Je artiglierie dei difensori.
1 primi assalti furouo direili contre la
Terre di Magnano, la Torre nuova e que
la detta del #elazaonio davanti at
pisano, e ciò vel lnapo medestato che la
flotta degli aliesti investi va Livorno della
parte di mare. Ma l'oppuguazione delle se-
praindicate terri riesciva di poce frate
per ener munite in modo che l'artiglie.
rie poco le offendevano, e quelli di des-
tro spesso uecivano fuori a scaramasciare
animosamente contro gli essalitori, i quali
furono più volte a rischio di perdere i
da campagna, siccome restarono pre
da del presidio molti Alemanni ed Albe
ne:i. — Anche Cesare andò quasi a ricebio
LIvVO
di lesciarvi la vita, avvegnochè fu vece,
che un pezzo di mitraglia trapessere usa
manica del suo abito. ( Guioctaneeni, Am-
minato, € Nanni Zstor. Fior.)
Ma era destinato che la speranza dei
ti, continuata con il benefizio delle di-
rotte piogge, avesse il suo com)
nelle le di mare. i
tusi in quel di ona gaglianda tempesta, fu
da questa in tal modo agitate, dispersa è
conquassala Ia flotta degli alleati, che la
capilana genovese, sulla quale aveva fatto
ggio la persona di Cesre, combettata
Tinrilcete dai venti e dalle procelle,
maufragò con tullo l'equipaggio e le arti-
accidente acradle n due galere venezia
che farono spiniea ira verso nella spiaggia
s d'Acquativa, nel tempo che
altri legni quà e fi ribuitati restarono tale
mente sconci, che essi non fureno più atti
allora a rimettersi in mare.
Per le quali vicende dell'armata mo
rittima, è rel» miua successo di quella di
terra, dopo molte consulte fra l'i
tore cd i suoi generali,
di potere conquistare Livorne, fu delibe-
rato di levarne gli accampamenti. Tal
mel medesimo di che l'esercito si mosse
Ta, l'Imperatore andò a Vico-Pisano, e il
Giorno dopo si avviò verso Bientina per
ricomorcere il paese; al qual luogo essen-
dosi Cesare appressato, gli furono tira
ldasso sette colpi di passatolante. Qui:
tornato che fu addietro,egli fece ragu-
di guerra,
lerceltate,
dell'ambdeciatore francese a Firenze, s'iu-
tese dal contenuto, che qualora il re di
Francia avesse mandato presto 4000 fanti
im Toscana, i Fioreniivi facilmente avreb-
bono prese FP Imperatore prigione: e acî
pere, soggiunee Cesare, racconisado il
fresco pesca i Bientina, e memore di
bs allo Precedentemente avvenetogli solto
ivorno : a soi pere che i Fiorentii
vo; morte piuttosto che preso.
‘n monamento superstite, sebbene gua-
sio dal tempo, rammeota il dei
villici Livornesi nell'assedio dell’anno
tante un 7 il/eno sopra
la fonie pubblica vicina alia Pescheria
ve
LIVO 733
vecchia di Literno, con due cani che gli
siniene accento, si
TEcano ridolte a queto prato le pera:
sioni. quando Massimili:
iere generale di Vico-Pisano ava
ordini agli eserciti alleati, come se volesse
coatinaare l'impresa, tenendo però occulio
ove mediliva d'iocamminarsi; quando
egli coa miun profitto e com minore di-
guità prese all'improvviso la via di Mon-
te-Carlo, di Lucca e Sartema edi la va
licande l' Appennino di Pontremoli, re-
cossì a Pavia, col lasciare gli alleati nella
lusinga di tornare all'assedio di Livorno
un poco meglio sccompagnato.
Im tal guisa si vide ogni deliberazi
ostile svanire, mentre l'oste Fiorentina
avendo preso maggior animo, si diresse a
riconquistare le terre delle colline pisane,
le quali in poler dei nesaici erano perse.
mute, e ciò precipuamente ad oggetto di
più diretta cou Livorno. La
one riecì così pera, che
Terriccieola cdi Sofane i in avi l DR
nre di Sea. olo, Tre-
cirie: ra
Tora,e di là finalmente avviandosi ad as
salire la Bertie di Stagno.
Nom avevano ancora i Fiorentini ter-
minato di riconquistare il perduto con-
tado di Pisa, quando l'esercito della lega
volgeva di nuovo una perte delle sue forze
verso Livorno cna animo di ricuperare
prima di tutto la perduia Ba: i Sta-
gno. La quale impresa andò fallita, stante
che 1500 fanti con 400 cavalleggeri del-
l'esercito Veneto-Pisano, appena erauo
giunti al ponte di Stagno per dar l'assalto
a quel bastione, essi di molle tempo e
all'impensata -dalle genti dei Fiorentini
venmero ausaliti e sbaraglieti in guisa che,
oltre ad essere rimasti molti di Jero pri;
gionieri, sl resto dei vinti riuscì a
coe frettolosa fuga di salvarsi.
senza dubbio accadute dell
altre fazioni nelle vicinanae di Livorno,
combattendosi dall'una e dall'altra parte
con ira e con rabbia, esme sono siate tulle
Je guerre ira i Fiorentini e i Pisani, senza
usa tregua, che fece la Spagna com la
Fremeia (5 macso 1497); mercà la quale
9
per spgiuagere
malmeute all'oste pisana di
stia di Stagno, quantunque poce tempo
dopo lo sleeso posto ritormasse in potere
del Fiorentini, dalle cui mani mon escì
iù. — Fed. Barma presso Livorno.
"i acile peraltro argomentare, che tali
vicende gravissimo danno recare dove-
vano al commercio di Livorno bersagliato
ghe ed ostinale; quin-
nel 1503 di una squadra navale spagnuo-
la, che accompagnava a Napoli il re Fer-
dinando d'Aragona. — Spetta bensì all'i-
storia municipale di Livorno una risol»
zione presa dal cossiglio le di quel.
la comunità, quando li 3 marne del 1507
(stil. fior.) elesse due sindaci per inviarli
a Firenze a domandare l'approvazione e
conferma de' suoi ststati municipali sino
dal 1494 riformati. La quale inchiesta fu
la, deliberata e onncessa dai Signori
e Collegi della Repubblica mel giorno A
dello stesto mese. Fra gli articoli di quelle
tI i bavvi una rubrioe riguardan-
to che sino d'allora ottennero
inuri Livornesi : quelle
ricare com le proprie
Barche le mercenzie che recavano i legai
esteri nel orto pisano. La quale ultima
eupremione di Z'orto pisano velendoi
mesa negli slatuti posteriori del 1509,
e del 1544, ci di in certo modo a conn-
Grandema
e prodare nel contiguo
LIVO
dovessero necessariamente sp-
porto, che attual-
Sicure servedi daracas a quello di Livorso.
Nel 1511 il governo della repubblica
oltre le proroga per cinque a
tichi privilegi, concerse
facoltà di poter eglino senza dazio vende
re a minuio i vini che raccoglierano nel
loro territorio, con ebbligo però di rin-
francare il Comene di Firenze di ciò che
fasse per riscuotere di meno della gabella
solita \garsi dagli osti e tnvernieri. (face.
'raginszionage m Fin)
Ila proroga delle steme esenzioni,
allo 1517, la Signoria di Firenze de.
liberò, che non vendersi nel cir-
condario della giurisdizione di Livorno
vino forestiero nè nostrale sopra le barche
a minuto senta il pagamento «elle antiche
Eabelle, intendendo però di esentare da
tale proibizione i Livornesi sopportesti
gravezze ( loc. cit. ).
Fra le poche ed nilime memorie di
Livorno duranie la repubblica fiorentina
rammenterò, quelmente all'anso 1531
son solo farono d.lla Signoria confer.
mati a q abitant le solite immunità,
ma eziandio essa .leliberò di demolire le
case vicine nlla canonica e pieve di Li-
vorno, nel che poi sì disse la pies-
setta del commercio, onde prepersre vna
Spianata davanti alla fortezze amore che
il Comune di Firenze ern per fabbricare
mel lungo della piccola rocca eretta alla
Boeca del porto sotto il governo di Genova.
Nell'anno 1593. quand era castellano
della foriezza di Livorno Jaca Pietro
Ginori, vi arrivò accompagnato da nu-
merosa folta il nuovo poatefie Adriamo
VI proveniente dalla Spagna, il'quale fn
Coeli festasamente accolio, e con ì doveti
ouori dagli ambasciadori del gorerno fio-
rentino e da sei cardinali toscani corteg-
fiato.
Fra gli nitimi castellani di Livorno
solto il regime della blica fioren-
en capita
le, dopo l'ultima espulsione dei Medici,
invitato dalla Signoria = consegnare la
fortezza ‘commis :rio Filippo Swea.
Livo
capitolare con quel Galeotto guardiano.
Ciò monostanie nulla giovò a risequisiare
Livorno alla moribonda ica, men-
tre la stessa capitale, vadici mesi di
euinato assedio, dovè abbamare la fronte
@ cedere le ragioni del suo gererno agli
espulsi discendenti del vecchio Cosimo e
«i Lorenzo il Magnifico.
Levoazo sorro 1a Dissena Masicsa
Bersagliota quasi sempre ed afflitta la
rpebblio fiorentina , ore delle guerre
Sslerne epense volte dalle tarboleste ine
terue, non di rade dalle pestilenze e dalle
corestie, ginmmai essa .polò, siccome ar-
luni le sgognava , divenire potenza
i ed in conseguenza mancò a
kei quel resuliato che dal dispendioso sc-
quisto di Livorno poteva sperare. — Pare
che un germe dovesse crescere in
altra stagi ui en frate big pd
Tiersi de linastia Medicea,
DAL ieriglamnctte e css più cls.
cia la stesa pianta fecoodare.
"Le guerre lo divisi i inlestina,i tenti ani
@ nì lunghi travagli, dei quali finalmente
restò vittima il eorerno della Rep. di Fic
renze, dovettero seuza dubbio influenzare
salle sorte di Livorno e del suo commer
cio, siccome nei più remoti gra-
visimi danni aveva tito il Porto pi
seno dalle battaglie marittime che fecero
crollare la potenza di Pisa. Quindi è che
la Signoria di Firenze dopo immene spe
cene Araversie, senza potersi immagi-
la piena iena di colanie calamità che do-
verno È lterla, non potè in un modo
pari sl desiderio le sue cure ri
Lal ia importaute scalo della Toscana.
Tie icopo peraltro si rivolse ll pri-
mo duca di Firenze, Alemaniro dei Me-
dici, per di cui comando (a posto in ese-
cuzioce il progeltato disegno di fortifi.
Site Livoras in miglior maniere coll'eri-
gere all'ingresso del suo porte una specie
di eiutasella , oggi detta la fortezza vec
chie, ll
mo steso fa tracidalo il sno fonda
tere (1533).
Nè 2 questo selo si limitò il primo so-
vrano Maliceo in vantaggio di Livorno,
mentre appena che quel = magistrato civico
sale restò terminata nell’an- Samilicomente in Livorne o nel suo ca-
berarono cel perre sopra una fortezza la
bandiera con la Fioss, staniechè
quel.duca la continuate afesio.
prese dal saccessere del duca Alessandro
per richiamare abitanti, mercanzie e com-
mercio ia Livorno; specialmente dopo che
tI duca Cosimo fu entrato al
delle
in favore di quelli che
sbitore in Pisa, a Livorno e nel loro ter-
. ritorio, coll'accordare immunità cd esen-
zioni da certe gravezze, fra le quali ivi
si novera quella dei grogsi nuovi, che i
sudditi dello Stato erano tenuti e conti-
nuavano a pagare per la fortezza stata
eretta dal duca Alessandro in Firenze,
Ioeltre nelle scopo di chiamer gente,
- quell'indulto Cosime accondava ai fo-
i, perchè fesero andati a stabilirsi
tansto, olire i privilegii comuni
[rimini papi puafiri
ansi dalle gravezie ordinarie e sireerdi-
marie rapporto si beni stabili che ivi fo
sero per acquistare, In quanio poi spetta
ad aggravii personali, col modori-
del moi nuovi inquilini dichiaravanzi liberi
Livo
736°
pubblicata La
1548, che può dirsì il primo vabilimento
del privilegio, volgarmente designato sot.
to ome di Livornina; privilegio che Co-
simo È concedé @ gualungne individuo di
qualsiasi luogo, condizione, grado 0 qua-
lità, che si fosse recato,o si volesse recare
ad abitare familiarmente in Livorno, a
Pisa 0 aci loro territorii con pisea pie-
nos conseruenza essere pit
stato nella persona © nei beni da esso ec-
quistati in Livorno e nel sno
Cosimo nel 1548 fose Livorno PortoSran-
ca, e favore in
Anche molli Greci orientali e.
ci, da Cosimo I invitati, vennero a stabi-
lirsi in Livorno, ma la renitonza del Pont.
Pio V, nell’ acconlare a simili Cristisai
la facoltà di usare riti diversi da quelli
Seierminati dal concilio ecumenico di
Firenze, fa cousa della loro di
Nom dirò della idea di Co
simo quando ordinò = Vaseri i
girogno per fondare na gresdissime mele,
nuova terre del Flea più e
tifieasioni per sssioncere
erlpo di mano; pursninaigigi zii
fericusente stimolato dai dep-
LIVO
principi somministrati, cd alle esorbitanti
spese che egli dovè sostenere per istabi-
lirsi sul trono della Toscana.
Livorno si vide tosto popelere
urestieri di vario culle e religione,
specie e comdizione diversa ; perte dei
quali portavano seco ingegno e fortaua,
quando altri men avevano stira dute fuor:
ché le braccia e porn moralità. Fa per fre-
mare le torbide e prave mire di questi el.
timi che in seguite si dovettero sggivage-
re alcune rubriche e muovi capitoli mezli
statuti municipali di Livorno da Cosimo I
nel 1545 e nel 1556 stati approvati. Tale
era la riforma di uns rubrica che obbli-
Gava il creditore a dovere iu
volte il suo debitore innanzi i poter,
vare i suoi effetti, rabrica che fu pic
. steriori statali (anno 1583 Cop. 61) setto
il Granduca Fraucesco I modificata nei
«dei Portoghesi.
scismati- tuto alcuno,
ira
provvedi
nella lerrae distretto di Li verno pone vas
si ad effetto, nen restava per questo i
| teso l'arvczale vecchio di Piats deve per li
della vicinanna delle foreste, per il numero de:
gli astigiani, per le quantità degliarmri
€ per le comedità del locale, continua
mente galese sottili ed siti legni da mo.
vigare cosiraivansi; sicchè Cosimo I, well
anno 1558 trovomi in grado di effrire a
Filippo TT re di Spagna un beca samero
di fabbricate megli arsenali di Pim
ei Lavena evento Damzione di to
tano ammiraglio il suo terze sventu-
rate figlio, giovinetto di spirito cablime
@ di attimo spersaae, ‘era Don Garzia
Nel 156% lo stesso per testimo
ianza dell Adriani, denò sì Papa due sì.
tre galere nuovamente fabbricate in Pi
Filed ella innanzi che torneme della
principe Francomo cu
quattro guisso, le quali feruno teste cos
LIVO
segnale alla condotta del ca Baccio
Martelli, valente ammiraglio, ad oggetto
di peroorrere ΰ
neo per dar la caccia
schi ed ai Turchi. Infati Ligli
scaua ceruò quasi tutto Îl mare che si di
sende fra la Barbera e la Soria, ritornan.
rorno cun qualche proda di
mono 1565, mentre da Cosimo in-
situivasi l'ordine militare di $. Stefano,
fu cunclasa una convenzione con le po-
tenze in guerra contro il Turco, sbbligan-
dosi il Granduca di somministrare per
ciuque anni dieci galere bene equipag-
giaie con 75 seldati sopra ciascuna.
Succedute al dominio della Toscana
nell anne 1574 Francesco I, egli pure
nua mancò di rivolgere le see premure a
favore di Liverso. Al quale oggetto in-
trodusse coll'ambesciatore Tur.
co a Venezia pra mira di ottenere dalla
Porta la conferma degli antichi privi.
‘Arci lago ed i Meli
legii commerciali, che fimo dal 1470 dal lazzi
Sellano ai Fiorentini erano siali concessi,
oltre la residenzz dei Boilo granducale ® piazze
Co.-tantinopoli.
Più incalzanti e più efficaci riescirono
le istanze, che nell'aprile del 1577 fu-
tono falte dallo steso Granduca medi
in conseguenza del quale il
di deci.e per la conferme dei
Granduca Francesco domabdata.
ché le galere della religione di 5. Sielano
dovendo per institato andare in corso con-
tro gl° infedeli, e il susseguente rapporto
al
® ogni via di pacificazione.
Ul coamercio di Livorne non restò per
questo arrenato, poichè quanto si veniva a
Fenice della parte della Turchi el
vante , altreitanto si andava acq
com le suore relazioni eommetciali nei
porti della Spagua e nelle isole Baleari.
In questo ssedesiono tempo Francesco I,
con solenne apparaio militare, civile ed
eoclesiaslico, ni 8 marzo 1577, gettava i
fondamenti delle nuove mura di Livorno,
dre approvò il disegue della pianta
dal eo architelie Buontalesti ,
e si aver compralo dai respettivi
priciarii il terreno che si voleva volta cimeli.
Livo _T37
dere dentro la circonvallazione
Nella quale circostanza fa instituito în
Liverno uno scrittojo delle RR. fabbri-
che con gli lumi menti
Selinare matto, ego rieti è La:
le uopo lo stesso Grauduca
volle destinare assegnamenti opportuni
anpra le rendite della sua corona.
Comecché quel'opera non torti slo
ra grandi resi, li fece per altro gran
dinimi otto il terso Granduca. Ed eccoci
giunti a quel sovr:no che può diri il
vero fondatore di Livorno, Avvegnachè
fu Ferdinando T, che immense spese im-
rr, per circondare questa citò di so-
idiscinne mura, di i lunete, di pali e
bastioni di megai lì ponti
Miles perg quin balia
vasti comodi
vedato, e da salutari discipline rego
Di Tutto cià fa opera del primo Ferdi.
mando, il quale bene spesso a tal'uopo per-
ordinava, incorag-
giva e promovera con lanto impegne, com
(anto amore per la sua nuova ciltà, che
soleva a buon diritto, e quasi per compis-
cenza chiamare Livorno /a sue Dama.
(Ancu. cscacro Menecto, Zert. delle G. D.
Cristina al Segret. Curzio Pichena ).
solo materiale della muova città
arono le cure di Ferdinando L
Tutlociò che puteva accreditare ed esten-
Uere il suo comwercio , era oggetto delle
wollecitudivi di quel principe per accre-
scer fiducia alla mercatura, restituire la
salubrità al clima, promuovere l'industria
Le- manifatturiera, coniar monete d'intrinse.
co valore, e allettare gente di ogni grado,
di ogni rile, di culo, di ogni ma-
zione a stabilirsi Literno; tatto que
sto formara uno dei primi pensieri, dei
vemmi oggetti, delle cure sconomiche di
sovrano. — Si aggiunga il dispendio
Lai sosteneva in una numeruse ma-
na per csercitare i Li, proteg-
pesi ii mercantili, e allontanare dalle
coste della Toscana Barbareschi, od ogai
corta di ladri di mare. È poi cos: mirabile,
738 LIVO
che quanto maggiori sorgevano Gli cate-
culi, anio più questi infendesano uovo
vigore ia quel principe, che sspeva da tui-
to ritrarre qualche profitto per la sua bella
Livorno. Quindi è prepari lucro delle
prede destinate sd accresoete le galere,
procurava di attirere nella muova città i
corsari Inglesi, Qieniesi € di qualunque
altra nazione, i quali, arricchiti dello al-
trui spoglie, venivano iraaquillamente
a goderne il fretto in Toscana, purchè si
stabilissero in Livorno. A tal fine fu coa-
fermato il privilegio di Cosiaro 1 del 1548,
con assicurar le persone, i loro capita!
cui uva ingerirsi nel voler comosorte, e
ruolto meno perseguitare l'autore di qua-
lusque eccesso che fosso siate commesso
fuori del Granducato in chi familiarmen-
te aveva stabilito il suo domicilio easià. —
Quindi poco dope (10 giug. 1593) fa pub
Ilicato toe celebre indulto di
a
tri a fssarsi col lore traffico o nella eittà
di PIPE Livorno.
lu conseguenza Ferdinando I fu per Li
voruo ciò ch'era stato Romolo per Roms;
insperciacché, come questi com l'asilo a
perio alle geuti di ogni classe intese prin-
cipalmente a e ingrandire quella
Mascenie città, così il benefice principe
Madiceo col bando del 15y3 sumentò mi-
rabilmente di gente e di dovizie il uo
vello emporio del Mediterraneo. Ma il
lano del 1593 più cheogni altro favoriva
la nazione Ebraica, la quale quasi quasi
credè di vedere in Ferdiofado I il desi-
lì trovare iu Livorno
i ac
ceunare soltanto tulto quello che il terzo
Mire,
i gente e di stabilime:
alcuno della sun eiù
espresso diversamente da Ferdi
allorchè, sembrando a questo principe sta-
ta mossa sopra troppo vesie dimensioni la
fabbrica della chiesa maggiore di Liver
M0, quasi in alto di rimprovero di
va All'aschitetto: credere tu forse pra
i T'Italia code sotirani
LIvO
il Burmo di Firenze? Pochi altresì avre
bero isemaginato vero il valicinio delle
stesso i; lostachè al Granduca ri-
spose: che guando si (anno fabbriche per
muso pubblico | esse non sone mai
grandi. Di fatti è arrivato il tempo ia
cui, nom solamente si è veduto con ammi-
presiezza compire intorno a Liver
no ana circonvallazione di vob
te più estesa di quelia della ciuà di Fer
dinando,ma eziendio gettare i fondamenti
di un tempio doppiamente maggiore del-
l'antico Duomo , suscettibile a contenere
una gran pariedì quella popolszione cello
Îica per servire degnamente di cattedrale.
Fino dal primo anno del smo innals-
mento al trono Ferdinando I diede pria.
al greu mole che doveva unire me
diante un muraglione lunro 10500 breccia
la torre del Fanale alla Terraferma
Una delle più ardite e delle più gloriose
rpedizioni marittime che contar pesa la
Toscana greadurale, socadde nel 1607
sotto il governo di Ferdinando I, quesdo
fa assalita e presa nello coste dell'Africa
l'antica città d’Ippooa (Bona ); impresa
Ebrei, che gli uomini istruiti come gl indelli,
- i nazionali al peri dei forestieri Lornsno
a rammentare, quante fiate conlemplaso
in Firenze la statua equestre di Fendinza-
do I fatta dei metalli rapiti al foro Tre
ce, 0 che amanirano in Livorno le state:
marmorea del sovrano medesimo cosior-
la alla sua base de ro schievi ter
ersa età fesi da Pietro Tacco
i presi agli Arabi dell'Affrica
cai si own combattuti e vinti mell'Ar
cipelago.
Per ordine e conto di Ferdi pd
offrivano case in vendita, a
Cri i i, che
ndonavano l° Inghilerm i agli
Ebrei che si sbalza La Spagna e si
tetti danza
malconienti del regime dei Genovesi ; si
Fuorusciti che scorrevano raminghi per
insidie ed sil
persecuzione dei respettivi governi; fiaal-
inente a tutti onlore che a Livorno si br
fugiavano per vivere sotto le leggie
petrocinio del . Ma chi ser
imma degli altri corse a popolere Li
ice Torno furseoi Proventali avveguachi ia
quel tempo sppunte lalle le peovincit
LIVO
Sella Francia trovandosi agitate da nea
gliesi coa molli proprietarii di i
gbi della Provenza, diffidando di commer.
cre i Piemontesi, con i Savojardì e i
pet arte valido sostegno, un
generoso proiettore.
Nel 1608 Ferdinando accrebbe il cir.
tondarie di Livorno, coll'estendere la sua
giurisdizione al territorio designato in
seguito col nome di Capitana/o nuovo. E
fu nello siesso auno ch'egli inualsò Li-
vorme all’unore di città
Tale era lo stato uesto pese, allor-
chè mancò alla Toscana e alla sua bella
Liverno (anne 1609) quel munificentis
Pieno di ilesiderio di compire le gran-
diese idee del pare, Cosimo II rinno-
và
vi
do lasingarsi di compire la troppo
intrapresa del gran molo idesta di
e continuata dal padre, deliberò di ri:
vtringerio iu più moderate dimensi
facendo costruire davanii
Cosimo Il aumentò la marina al segno
che teneva sempre proni squadra di
dieci galere ad oggetto di veleggiare nel
Mediterraneo, nell'Arcipelago e nel mare
Jonio, e di conciliare nel tempo stesso il
toleggio mercantile, la pirateria contre i
berbereschi e la difesa delle cosie toscane.
Arroge 2 ciò, che i legni fabbricati in Li-
vorno, soito mome di ga/roni, erano i mi.
PP. ospitalieri di S. Gi i
dar loro l'investitura del nuovo spelale
eretto nel 1613 solo l' invocazione di
5. Antonio shate. Anteriore di 13 anni
era lo spedale detle donne sotte it titolo
di S. Barbera © della Misericerdia, perchè
fondato dalla pia confraternita «ella Mi-
vericerdia di Livorno, che ne affidò l'asìi-
stenza alle suore della carità. — Wed. il
seguito dell'Art. Levonno Comunità.
Mei _
in qualche rai accrebbe i pri. dagi
legiii lavare dei Livornesi; né poteo-
i,
segno Quindi è che Corimo Il deter
i la marina loscana se
LIVO 7%
Livorno; e nell’anno medesima con odit-
to dei 30 agosto esaceme a lutti gli abi
lenti del capitanato vecchio l'esenzione
dalle gabelie per ogni sorta di Lepini
pubblico gabelisbile, parchè l'atto ri-
guordane situate in Livorno
© nell'antico suo distretto. Inoltre, rap-
porto alla gabella delle doti, dichiarò par-
Vecipi dello siesso benefizio anche i sud.
diti dello Stato fiorentino, purchè questi
si fossero stabiliti in detta città.
La prosperità delle mercatara nel porto
prenominale, deve accorre vana principel-
rente Tedeschi , logiesi, Olandesi ed
Ebrei, era per Cosimo II un potente iu-
centivo a vieppiù corredare quel fiorent
emporio di comedi e di pubblici edi
Allo stesse oggetto, e con il fine di po-
polare e di arricchire Livorno; di bo-
palustre e rinierrato seno del
re le sterili so.
di nità del-
l'editto di Valenza dei 22 settembre 1609,
da Filippo III emanato, quando si caccia-
tono tulli i Mori dalla Spagna , lesciamio
per altro a loro arbitrio il farsi condurre
€ sbarcare in qualanque parte fuori «el
Ò
di acquistare tremila di quegli oriumii
Africani, lusingandosi che gente avverza
a un governo aspro ed esercitala nel me
stiere dell agricoltura , fosse per essere
utilissima a bonificare e fertiliszare la
malsana ed infeconla maremma posta =
sett. di Livorno. Seunonchè dopo av
esperimentata la ferocia, lo spirito d'
subordinazione e la poca auitudine le
vori campestri di quella stirpe
fa costretto ad alleata ve e liberarsi da
cotesti incomodi ospiti col fargli traspor-
tare nell'antica sede loro n
Il commercio di Livorao crescente, e
impre gloriosa sotio
i graaduchi Ferdinando I e Cosimo Il,
pere che illanguidissero , 0 almeno si
restassero, dersote la lunga reggenza
1621 al 1628) di Ferdinando Il. Il qual
principe vedendo il mare Mediterraneo
dominato da tante nazioni, che rendevano
i suoi legni da guerra un oggetto dispen-
diose più di Cesto che di utilità, ventà
alla Francia (anno 1647) tutte le galere
dello stato a riserva di due che desti
i conceguensa di une simil misnra econo.
Te Livo
mien la Toscana ceci dal novero delle
tenze marittime, sì qual grado dal
€ dall'avo di Ferdinando fl con tante cure
@ fatiche era stata intelesta.
Ciò nonestante Livorno ripetere deve
da Ferdinando II importanti servigii, sia
che si risguandi im lui il fondatore di sa
munto amenale e di un secondo sei più
vasto Lazzeretto (5. Jacopo ) eretto nei
1653 un miglio e metso distante delta
città; sia che si considerino le grandi
imure di quel principe per erigere ia
ivorno il primo stabili (ano 1633)
d'istruzione religiosa e letteraria mel col.
legio di S. Sebastiano, affidandone ln di-
rezione ai Chierici ri di $. Paolo,
altrimenti chiamati i PP. Rarmabiti; sia
che si contempli in eso lui il fondztore
di quelfi porzione di città, cui in vista
dei molti fossi navigubili che I' attraver-
sano, fu dato il nome di Wenezie nuova;
sin perchè a lui deve Livorno il più an-
ico Monte Pio; sia che vogliasi riguar.
dare nello stesso Granduca pro
motore del sistema di meutralité per il be-
ne della Toscana; oppare che si rifietta ul
commercio meroè sua col Levae
te, dopo la pece del 1664 tra la Porta e
l'Imperatore; nella quale il Grendeca si
fece comprendere come alleato della Cesa
d° Austria. Fu conseguenza dello steso
trattato il Firmano spedito nel 1668 dal
Gran Signore, con il quale sì second»
va sulvo-cosdolto a tatti i sedditi tescani
per potere liberamente andare e navigare
con bandiera e pussaporio imperiale, mer-
canteggiare e stare megli scali e dominii
della Sublime. Porta, pagando il dazio
di per cento sopra le merci, tanio d'in- sbocco
luzione, come d'estrazione. Forse co-
testo Firmamo fa motore di ua grandio-
da folti pelli pereri oli
da molti lamti immagineto;
quello cioè di formare una società ano-
mima di tenti azionisti Îl capitale di
due milioni di scudi, imendoli tetti
al traffico del Levante. Ma la neova asse
ciazione commerciale esigeva de' privile-
gii e delle franchigie contrarie alle ve-
glienti leggi toscane, e contraditiorie
»ll'eguaglianza dalle medesime stabilita
fra tutte le nazioni che trafficavano in Li-
vorne; nè tali franchigie erano concilio»
bili com il sistema della neutralità della
Toscana verso lutte ie potenze che Ére-
Livo
queniavano © tenevano consoli in quel
Porto franco. Tati ostscnli si sarebbero
forse sermoniati; ma l'associazione ‘om
mertiale rimase un desiderio, ed su bel
concetto che la morie di Ferdianado Il
edil governo del sno sucors-
sore totalmente dissipò.
Per quanto Cosimo INI fee luagi dalle
Virtà peterne i a ristorare i sudditi
della perdita fatta di Ferdinando If, pare
fece egli i suoi sforzi per conservarsi ace-
trale nella guerra che al suo inunizisece-
to al trono granduesle andeva in Europe.
Ja conseguenza delle sue pratiche la Fran-
cia, la Spagna e l'Olanda, che na le lore
fioîle interrompevano il commercio nei
Reti del Mediterranea rispeitarono quel
di Livorno, dove ogni bandiera trovas-
do accoglienza, accorrerano a
sopra oga' altro. Al che cosdiuvò sre-
pie un trattato aperto in Livorno fra
consoli esteri, che fu ratificato dai re
ei sovraoi (ottobre 1691) bagni
li prevenire le ostilità porto e nella
rada di Livorno, prescrivendo ai vascelli
da uno spazio di tempo per parti
re mazione, tale da mon temere in
quell'iniervallo di essere inseguiti dai
nemici aocorati mella stessa rada. Que
sto tratlato essendo stato confermato nelle
soccessive, divenne la base più so-
€ più prezione della franchigia del
porto di Livorno, tratiato che fu quasi
costantemente rispettato da intte le poiea-
ne marittime dell
Inoltre Cosimo III nel quinte auno
del seo governo ( anno 16,5 ) tentò un
tendente ad aprire un nuove
legni toscani sino ia America
€ negli stabilimenti Portoghesi dell'Asia.
Trattavasi niente meno di formare una
società mercaatile fra i negozianti di Li-
vorno e di Lisbona con la promesa per
perte dei Toscani di concorrervi per la
vistositsima somma di quattro milioni di
deceti d'oro, dando per mallevadoria
il notissimo magistrato dei espilaai della
Parte Guelfa, cesis la Camera delle co
munità del Dominio fierentino.
La quale ia mercantile doveva
stabilire tre case di commercio, usa a
Gone, l'alira a Lisbona c la terza a Li-
vorno. (Giazuam £sser. del Grandacete
Liber. VIN).
Comecchè il lungo regno di Cosimo III
LIvO
dai grauducbi suoi aniecesori, precipus-
menie rapporioa ua tribunale proprio, ma
anche rispetto al regime civile ed al buon
governo della nazione medesima,in gaisa
che, cou motuproprio dei aodie. 1 ©
ampliò le omorificenze al panto da eri.
gere fra gli ebrei di Livorno una specie
di sensio ereditario composto di 6o nota-
bili, per la cui entratura doveva ciascuno
retribuire alla cassa del principe 200 pez-
ne da oto reali, potendo suecedere di pa-
dre in tiglio per ondine di primogenitara
fino almeno alle serza generazione. Era
nelle attribazioni di quella casta israeli-
tica la sorveglianza della polizia, e l'am-
ministrazione economica della loro ns
zione, sicchè in essi governanti risiedeva
la rappresentanza dell’ intierp corpo giu-
saio livornese.
tauto larghe, franchigie e im-
cotanto ‘estese meritarono molti
«logii alla dinastia Medicea, in guisa che
celebre Montesquiew ebbe a dire, che
Livorno era il loro capo d'opera, ln cou-
seguenza di ciò non potevasi a meno con
tante elargità di.mon richiamare in que-
sto paese, oltre i factor di varie regioni,
ed i mercanti di buona fede ‘e bene in-
tenzionati, anche i male intenzionati, i
falliti, i vagabondi , li fomentatori dim
moralità Infatti questa peste della società
vi accorse, come fu di sopra avvertito,
fino dal tempo delle franchigie elargite
da Cosmo I; tma sotto il governo di Co-
simo III la ciurma dei bianti eravisi tal-
mente propagat:, che il governatore di
Livorno con bindo dci 27 marzo (Boy fu
costretto di esiliarla dalla ciità, dal porto
€ da tutto quel capitanato,
Tre monumenti pubblici rammentano
im Livorno la munilicenza di Cosimo NI,
cioò la casa pia dei mendicanti, un se-
vendo monte di pietà e il gran magazzi-
mo dei buttini da olio— La casa pis iu in
origine (amun 1714) destinata a ricovrare,
istruire e re al lavoro i poveri
vin
LIYO 744
; fanciulli perefipnd e dell'altro semo; il
moote di per far fronte e supplire,
squello fondato nel 1636 da Pan pt
do Il, mentre il magazzino dei bottini fu
* edificato per ricevere e custodire in vasi
murati e chiusi fino a 25000 barili di olio,
che i negozianti con tenue retribuzione
A coslantemente vi deposilano.
Devesi pure a Cosisso III il trattato di
neutralità Armato dalle bellige-
anti per ‘mantener con le franchigie la
neutralità al porto d Livorno. — Fu egli
che chienò i Gouiti, da primo a predi.
donargli un magnifico
Sonia ua livornese ca la
di farne un conservatorio per l’ed:
ne di fanciulle spettanti alle De famiglie Pi
facoltose della stessa città.
Alla morte di Cosimo TII, salito ape
na sul trono l’ultimo rampollo della
nestia Medicea, le principali potenze del-
I° Earopo, riunite più volte a congresso,
cccsperonsi incessantemente della succes-
sione eventuale al granducato di Toscani,
quando finalmente a Cambray si accorda»
rono esse di mettere in esecuzione l' arti-
colo quinto del trattato concluso in Lon-
dra vio dall'anno 1718; cioè, di far pre-
cedere invio dell'Infante di
don Carlo, destinato a succedere al
duea Gio, Gustone, delle truppe spagnuole
per guarnire le piazze forti delli Tosca-
na, e segnatamente’ Livorno.
Grandi armamenti navali nelle coste
della Spagna, crescenti rinforzi di truppe
e di artiglierie a Porto-Loogone nell'Isola
dell'Elba, esploratori ed ingegoeri che
segretamente arrivavano a Livorno, erano
tutti apparati tendenti ad incuter tistore
in Giovan-Gastone, e a fargli riiletiere più
spesso al caso della sua morte, per deter-
minarlo n ricevere il destinato successore
al suo trono. —Ciò nonostante quel Gran-
duca, fermo nelle sue risoluzioni, rigettà
fungo tempo qualsiasi minaccia 0 propo-
sizione di trattato, la quale fose nella
benchè ima parte lesiva della sua li-
bertà e delle sovrane prerogative.
Nel 173: Livorno fu due fiate il
teatro is cui si raccolse il fiore della no-
biltà d'Italia e di una gran parte della
Toscana; la prima volta di ottobre, quae
do vide giungervi una numerosa flotta
Anglo-Ispana di 41 vascelli da guerra con
Gooo uomini da sbarco; la second quan-
»”
74 LIVO
Co) fra il rimbombo dei conno-
si nav l'Infante don Carlo.
Un'altrascena meno brillante, non però
meno imponente, si aprì due anni appres-
so nel cospetto di Livorno, allora quando
mel sso molo sbarcarono 30,000 soldati
spagnuoli, destimati sd agire nella guer-
ra che per i troni vacanti, 0 per quelli che
dovevano vacare in Italia, si
bre 1935 ) i preliminari di que
; rel'unae l'al
LIVO
mei calcoli di Ferdinando I, che ia ogni
modo voleva alletiare i negozianti esteri
a cambinrio contro le loro merci.
Conciossiachè egli fa il primo tra i
grandochi a ordinare (21 luglio 1595),
che si conisssero il Ducaro d'argento, al-
trimenti chiamato Piastra di Pise, ed il
Tallaro all'uso di Alemagna, per destina-
‘monela precipuamente
per lo commercio marittimo, a condizione
di spender la Piastra per lire 6 soldi 13
e den. 4 fior., sebbene (diceva la legge)
che assegnò il Granducato di Toscana al- fosse di molto maggior valore.
la cesa sovrana di Lorena, premessa co-
me base la condizione di confermare al
porto-frenco di Livorno la sua neutralità.
Innanzi di escire dal periodo mediceo
qualcuno forse potrebbe trovare conve-
niente, che io dassi un cenno del sistema
per il quale resta
ceppeto anzichè incoraggito il commer
cio, più che interno, esterno; del sistema
che sotto gli ultimi sevrani dell'estini
dinastia toscana, terminò per converti;
danno dell’oniversale in una privativa
per favorire pochi furbi denarosi:— Av-
vegnachè in mezzo a tanti motupropri, a
tanti ordini, a tanti statuti fatti per pro-
l'industria langoiva i
Toscana , e più che altrove in Liver.
mo, — Ma questi giusti rilievi cadranno
maluralmente e più opportunamente da-
vanti agli occhi del leltore, allorché egli
percorrerà le vicende del paese in discor-
#0 sotto la dinastie regnante.
isura politico
dai tempi di Fer-
i granduchiî Medicei
che mise in commer-
io bile all’estero senza
scapito e senza dilazione. Parlo ora di quel
genere di merce, che forma la base di un
solido credito, voglio dire, della mouete,
di quella misura comune e comoda di
, di quella che sapplisce a
'
n volle esse superano in
valore î generi indigeni di estrazione.
. L'oro e l'argento monetato entrarono
Lostesso Tellaro fa coniato sotto i gran-
duchi Cosimo II e Ferdinando II, aven-
do di peso ciascuno di essi ventitrè danari
e mezzo. La qual moneta vollero che si
spendesse per lire 5. 13. 4, quantunque
più tardi si valutasse lire 6 per una.
Diverso dal 7allaro fa il Tollero, cor
rispondente alla Pezza de otte reali, bat
tuto con il busto e nome di Ferdinando I,
nel rovescio con la veduta del porto di
Livorno, e la leggenda intorno et patet et
Savet. — Questa moneta fu comiata per or-
dine di Ferdinando II, in data del a mar-
20 1655, di peso danari 23è, della bontà
di once undici di fino, e un oncia di lega,
stata prezzata in corso lire 6 l'una.
Dieci anni dopo, previa ordinanza de-
gli 8 maggio 1665, fu battuta la Pesss,
detta della Rosa, con la data di Livorno,
di peso d: i ss, a bontà di once1:dì
'essa da otto reali. Por-
ritto l'improota dell'arme di
casa Medici nel suo rovescio due piante
di rose, e intorno il motto: gratia obvie,
ultio quaesita — Liburni; quasichè fosse
stata battuta in Livorno, dove per altre
non fu mai zecca. li suo valore era di
cevano i conteggi, sino all'editto del 17
genn. 1837, a preferenza di ogni altra
moneta toscana corrente.
La stessa Pessa da otto reali fa battuta
sotto Cosimo III negli anni 1900 e 1707
con la solita leggenda e In data di Livorno.
Anche il Tollero,così il mezzo e il quar
to di Tollero furono fatti coniare da Co-
simo TII a profitto del commercio liver
nese în piu tempi nella zecca fiorentina.
Se non che nel 7ollero del 1709 sopra
il capo del sovrano manca la coroma gras-
LIVO
ducale, invece della quale vedesi nel suo
rovescio usa corona reale sopra l’arme
della città di Livorno, raffigarata da una
fortezza a doppio torrione com la parola
Fides alla base e la consueta epigrafe in-
torno: et patet et favet.
Nei mezzi Tolleri , invece dell'arme
anzidetta di Livorno, bavvi scolpita una
mave della forma delle antiche Ziburne,
con le seguenti parole in giro: pressi
dium et decus = Liburni — 1682.
Ta quanto alle monete d'oro, destinate
ad accreditare la piazza mercantile di Li-
vorno, merita di esere rammentata quel-
la del Fiorino, ossia Zecchino gigliato
fatto coniare da Ferdinando I nell’ul-
tim'anno del suo regno, della solita bon-
tà di 24 carati, ma del peso di danari 3
e gr. 1, come quello che si disse ordinato
dalla Rep. fior. nel 1432, onde fosse sc-
esitato più volentieri mel commercio del
Levante, Il quale secchino gigliatoa quel-
la età si spendeva per sole lire 10. 3. 4.
Se uoa che Cosimo II con legge del 10
dic. 1613 rimise il fiorino di oro al solito zione
peso di 3 danari l'uno, com'era stato
tsato di fabbricarlo dal 1596 al 1608.
Una nuova moneta d’oro fu coniata’
sotto Ferdinando II (nno 1656 ) del
peso di denari a e grani 23, a bontà di
carati 23 }, uguale in tutto all’ anghero
d'Alemagna, che
chiamavasi Tollero, ©
Unghero è oro, avendo. per impronta il
porto di Livorno, e la solita epigrafe, et
patet et faret.
Dell’ istessa bontà e peso fu battuto in
più tempi il medesimo unghero d'oro da
Cosimo Ill; ed è da avvertire, come una
volte fu coniato con la figura intiera di Co-
simo III vestito come uno spadacino del
medio evo , coperto di corazza con elmo e
coroma in capo, mentre nel rovescio della
moneta in una cartella leggevasi: ad do-
nitatem aurci uagarici.- Liburni - 1674.
Parimente la Pessa della rosa di ore
con la messa Pessa fu battuta da Così-
mo Ill si Il covio della Pezza di ar-
gento con la data di Livorno, e le parole
fmtorno « gratia obvia,ultio quaesita ». La
Pezza della rosa d'oro era del peso di dana.
ri Segrani a: di oro, alla bontà di carati gi
#1 { della valuta di lire 13 moueta fioreo- i
tina, ttivo di 4 Pezze da
otto reali. La mezza Pezza d'oro era rag-
Guagliata nel peso e nel prezzo alla prima.
LIVO 745
Fu assegnato per queste due nitime
monete nuove tant’oro.per la somma di
2,450,000 lire toveane.
Anche l’altimo Granduca della casa Me.
dici foce battere i suoi Tolleri d'argento
€ le Pesse della rosa, i primi con la ve
duta del le seconde con Îo stemma
della fortezza e lo stendardo portante il
motto Fides , impresa che onora il com.
mercio ed i negozianti di Livorno.
Lavozno sorto 1 rax mint: Grarpvoni
metta casa »' Avsrara-Loazna.
Allorebè la fortuns portò sul trono del-
la Toscana la stia Lorenese (nel la-
glio del 1737), l' i
mala in pece, in guisa che il generoso
del saccessore di Gian-Gastone
seppe conciliarsi ben tosto fra le varie
classi dei nuovi sudditi amore, fedeltà e
fondata fidanza di una riforma di leggi
che fossero per esere più confacenti al
tempi, accompagnate da un'amministra-
meno vessatori intralciate.
Il sistema di un equilibrio politico che
parve aver riannodato i vicoli fra le
principali potenze europee, doveva ne»
cessariamente influire il ben essere
dei respettivi sudditi; e molto più sopra
Livorno, che come franco attirava
Inglesi, Spagonoli, Francesi, Tedeschi e
Olandesi, mentre la capitale della Tosca-
na col suo brio, con le sue maraviglie, com
le la te , deliziose campagne, con gli
spettacoli di vario genere gli accoglieva,
gli divertiva, gli allettava. Quello spirito
d’intolleranza mantenatosi darante il lup-
go regno di Cosimo III contro i non Cat-
tolici, non era più d'impedi
de
alla Toscana da quel
esorbitanti tributi da
giadici non infrersti
troppo mumerosi erano i tribanali, sis»
LLVO
Livo
Geppare ogni mezzo ogni
di pasti egit civile società.
operame
quello del pedre; anzichè variare sistema
legislivee giudiziario, finì col disper-
cou l'agricoltura e a passo retrogrado cam-
minava il commercio in Livorno. — E sio-
come i mali che ne derivavano erano ra-
dicati sotto il falso aspetto di un suppo-
sto ico bene, non potevano pertanto
essere quelli eliminati e distratti da una
momentanea o repentina
A tali cose apportare doveva qualche
ritardo l'assenza del nuovo sovrano desti-
nato poco dopo a salire sul trono delle casa
più sugusta di Europa.
Premesso tultociò, gioverà avvertire,
che fra le principali cure dell'Augusto
Granduca Francesco Il, a benefizio di Li-
vorno potremo rammentare la facoltà a
chiunque fosse (anno 1746) di consegnare
€ depositare nei magazzioi pubblici di
quel porto , con lieve diritto di stalleg-
gio, ogui sorta di merce straniera, e di
poterla estrarre sopra mare senza alcun
dazio, ointrodurla dentro terra con tenue
dirittodi transito, passando perla Toscana.
Può noverarsi fra i benefizj dello stes
s0 Granduca l'editto del ro ottobre 1748
sulla navigazione marittima toscana; l'in-
troduzione nel granducato di nuore ma-
mifatture, inzamento delle già stabi-
lite, la protezione dimostrata verso quei
sudditi che ai applicavano più di propo-
‘sito alla mercatura , e le reciproche con-
venzioni stabilite con le potenze sere;
nelle quali il princi ferì sempre
iaterche proprio quelo ci mol vela
Potrei aggiungere la legge dei
vembre 1758 destinata a frenare gli abusi
dell'esercizio della professione di mes-
zano in pregiudizio del commercio di
Livorno; quella dei 33 nov. dello stes-
zioni a quei forestieri che vi sì volessero
< stabilire. Devesi finalmente al Greadec
i Francesco Ii la fondazione della pia case
i del Refagio per i ragazzi mendicanti, e
l'istituzione delle prime scuole
per le fanciulle che si raccolsero mel 1766
mell’educatorio di S. Giulia, più moto set-
to il vocabolo del Paredisino. — Pel
Quiodi è che moltisimi affari si fac»
vano da pochi, i quali tesevano nelle lero
mani l'esistenza di una gran parte della
Popolazione livornese.
riserv
ra di tanto momento, mercò di un pizzo
‘economico, di an sistema legislativo cri
e una
dei beni di qualsiasi speci
Allorchè il gran Leopoldo, con una fer.
mezza che costiluisce la sua vera gloria,
con una sapienza da non lasciarsi vincere
dai clamori dei falsi ecomomisti, cos-
templando le vere cause di tanto crosic
smo civile, diede mano alla sublime im-
presa di efficaci rimedii, a partire dalla
graduale nazione dei metodi
nativi che
allora fu che incominciarono a peco a po
to 1 risorgere la fiducia è il coruggi
possidenti terrieri, negli
tozianti , e che Livorno ehbe motivo di
riaversi prima di ogui altro paese col ri
sentire i buoni effetti di unta virtà.
Uno pertanto dei maggiori catacoli $.
manzieri resultava dal vetusto sistema de
no- gli appalti di ogni soria di regia pome
regalia; quindi erano di fisio
impedimento le anguste malagevoli stre
de comonitative e provinciali, la molti
plicità dei dazii e delle dogane che per
LIvQ
inveterato abuso concervavanci nelle por
ti interne dello stesso granducato.
Per giungere al conseguimento di co-
testo duplice scopo fu primo pensiero del
graa legislatore di concedere ai Toscani
libera circolazione per tuite le parti del
granducato delle vettovaglie ed altri pro-
dotti indigeni, di poter contrattare e ven-
dere le saerci a qualsivoglia presto, peso per desti
€ misura senza alcuna servile dependenza
dai magistrati d'arte, da quelli dell'an-
mona o grascia. Fu Leopoldo che pensò a
togliere di mezzo la maggior parte degli
appalti, come pure a sopprimere molte pri
vative, fra le quali a benefizio delle genti
di mare è da conlarsi la pesca (16 gea-
maio 1777). Egl corresse
il modo di esigere i diritti di porto e di
ancoraggio in Livorno (12 giug. 1779);
che abo il privilegio del capitano della
bocca di Porto sulle sevorre (8 maggio
1780); che tolse la moltiplicità delle gabel
le, delle dogane, pes. 0 catene i
termedie, per cui trova!
Urettanie frazioni un medesimo stalo, un
prima necessità, e alleg
quelli atti a fornire mai
pera, affinchè fossero essi di eccitamento
all'industria dei Toscani. i
Fu lo stesso principe che proscrisse dal
foro inveterati abusi, che tolse di mezzo
tuttociò che tendeva ad opporsi, 0 a ri-
tardare il benefico di far godere ai
suoi amministrati, pel loro benessere, sieu-
rezza individualee vita tranquilla. Frut- -
to di tali riforme era la legge del 36 no:
vembre 1783, che aboli ti
personale per i debiti ei
dinava non pote: rrpocre
delle cause decise nel tribuuale di Livor-
mo fuori che davanti al magistrato conso-
Iare di. Pisa, Mercà di misure fa pror-
veduto (17 febbraio 1769) e posto un ri-
lisordiui che allora regna vano nel
della nazione ebrea di Livorno,
togliendo il privilegio ad essa concesso da
Casino Mi merci di quella specie di se-
nato ereditario poco sopra ratamemorato, ni
quaudo gli tolse il diritto di succedere per
ordine di primogenitura sioo a lerza ge-
nerazione; e volle nei casì di ritapiazio
esonerare il candidato dal tributo di pez- tro
i matoasalire sul trono
ì co-lmperiale.
e più ve vasto Lazzeretto del suo S. nome,
alla cara delle persone ed
allo spurgo delle mercanzie portate da be-
stimenti di patente bruifa; mentre con
le leggi del 30 dic. 1779, dei 15 lug.-1785,
e 5.luglio 1787, si presrivevano regola.
menti economici, politici e saniterii da
doversi eseguire in ciascuno dei tre Laz.
sereiti di quell'emporio. — Finalmente
66 deve Livornoailo stesso principe l'attuale
delle lettere, fabbricato
locale della com.
a de' SS. Cosimo e Damiano.
Pia appunto colesia soppressione di po
polari compagnie, ordinata ed eseguita &-
no dal 1785 in Lutto il granducato, fu le
specioso pretesto di una insurrezione che
suscitò in Livoroo la classe più facinoresa
di quella plebe dopo che il gran Leopelde
per la morte di Gitseppe Ilera stato chia:
Austria».
Noa erano scorse appena due settimane
dacchè quell'imperanie, con editto del a
marzo 1790, aveva proclamato la comser-
vazione della legge del 1 agoste 1798 per
tener ferma la neutralità della città è por.
to di Livorno coa le potenze belligerauti,
quando si suscitarono tumulti dei facchi.
ni, getti dalla eontrada che abitano Ye
gica
annali istorici di Livorno
maggio
1790, ie lo farei per tacere di tanti ie
sulti, di tante violenze e di tante rupi-
ne, cui mosse il furore popolare contro
facinorosi ciao oa ore.
dente 4 loro ‘modo. per
Botto questi tristi auspioj di turbata
imngeilità in Livorno (cui tennero die-
città della Toscani) venne a cuo
146 Livo
prire il trono eranducale Ferdinando TI
di sempre gloriosa memoria.
Mai si credè, per quietare il-basso po
polo, di tornare = sopprimere la libera
commerciabilità dei generi di pri
#e normali sd oggetto di vendere alla plo-
be îl pene venale, il vino e l'olio a ua
prezzo inferiore al costo reale. Si dovè ri-
stabilire il magistrato della Grascia per
avere meno grascia, ‘© andar « rischio di
ir la fame per mancanza di vettovaglie.
altri prodotti indigeni nell
grauducato, riprodessero ben presto il
sto resaliato di velere quasi vuoti i
2zi dei commestibili,
trattazione emanò il motaproprio del 17
agosto 1995, diretto a ristabilire la libertà
del trasporto delle veltovaglie da una in
altra parte del suo Granducato.
Ad accrescere l'anguslie interne si ag-
giunsero ben presto quelle politiche in-
sorte dopo la rivoluzione francese che pre-
parava ai Toscani ed al loro ben amato
sovrano nuove disavventure. Si esigerano
dal Grandaca condizioni contrarie all'in-
dole pacifica della nazione, contrarie alle
franchigie ed alla neutralità del porto e
città di Livorno, benchè da lunga mano
riconosciute e guarantite dalla fede dei
trattati.
Quando però
agli avvenimenti sembrava riposare
pece in mezzo al rim'‘ombo del cannone;
mentre Livorno.
la Toscana fatta superiore
legni
delle potenze belligeranti a sommo pro-
fitto del commereio, ecco che in disga-
stoso emergente pose a rischio la sua fe-
licità in guisa che la legge fondamentale
della neutralità del porto di Livorno dorà
più per foraa, che per deliberazione del go-
verno restare sospesa (dall'ottobre 1793 al
febbrajo 1795), ed impedita alla bandiera
della repubblica francese. Era appunto il
tempo iu cui, trovandosi chiusi ai navigli
delle poienze belligeranti gli altri mesoati
LIVO
del mar Mediterraneo, Livorno approfitte-
‘hilamento del commercio di
le piazze marittime,
ricchezza
edivenne perentoriamente ano dei primi
emporii dell'Earope.
Frattanto crescendo ognora più il peri-
colo dell’Italia e della Toscana, Ferdi-
princi procera
possibili la pace e il benessere dei suoi
cari sadditi, pensò di concludere em trat-
tato di amicizia col nuovo reggimento
de' Francesi; sicchè riconobbe apertamon
i tequello che già eseguiva con tscita mo.
derazione; ciò facendo nella lusinga di
ristabilire quiete e sicurezza al suo po;
e maggiori affari al porto di Livorno.
Bandissi la pace conclusa tra la Rep.
francese e il Granduca (g febb. 1795) e
2 suoa di cannoni fa ata in Li.
vorno in cospetto della fiotta inglese. « Si
rallegrarono grandemente i popoli, (se
dobbiamo credere allo storico più elo-
ente de’ nostri tempi) massimamente i
ivornesi, e tatti celebrarono la scienza
di Ferdinando III, il quale, non lasciatosi
trasportare dallo sdegno d'Europa, solo
alla felicità dei suoi sudditi mirando, ave
va loro quieto vivere, abbondanza di traf-
fichi e sicuro stato acquistato ».
A proporzione che la fortuna militare
sotto la condotta di Bonaparte rendeva la
Francia padrona di quasi tutta l'alta Ita-
lia ‘andavano maturandosi i disegni del
direttorio esecativo contro l’innocente
Toscana, ma il principal fine del governo
francese era quello di cacciare gl’ Inglesi
da Livorno, di e di carpirne
gl'Ingiesi tanto potessero in Livorno da
mon avere il Grandaca forza bestante per
frenargli, a tal segno che il commercio
francese vi fosse angariato, e la bandiera
repubblicana insultata.
I fatti e le ragioni addotte non valsero
lo sapesse il "lirettorio,e lo conosceme Bo.
naparte, che a quel tempo era il generale
in capo della loro armata in Italia.
Ordinava intanto quest'ultimo da Re
LIvO
logne (»6 giugno 1796) che nen di
visione dell’ esercito
condotta celerameate del generale 1 eni
ii Pistoja a sorprendere e
i di Livorno. — Appena che
stabiliti im questa piazza eb-
Li
bero avviso del fatto, lasciata con pro-
stezza la città, trasportarono sulle navi,
che a cotal fine tenevano nel molo e nella
rada, le migliori proprietà loro.—Eatra-
vano i Francesi in Livorno quendo ap-
pento i bastimenti mercantili inglesi sot-
to scorta di alcune fregate salpavano dal
suo porto verso la Corsica,
Poco dopo entrava Bonaparte: Agli ap-
plausi , ai teatri gratoiti , Pile illumina
tioni eseguite non per voglia, ma per or-
dine è per paure, socosdettero bel. losto
le ostili confische e le rovinose vendite
lesi,
mapoletane, e porioghesi. Si obbligarono
negozianti di Livorno alla iu-
e dura condizione, o di svelare
le merci altrai, lo che aborrirono, o di
pagare cinque milioni di lire per le mer-
canzie estere, lo che accettarono.
Si disarmava intanto la cittadinanza
di Livorno, che fu la prima fra i Toscani
adoffrirsi e al ottenere da Ferdinando III
(22 luglio 1794) il privilegio di formare
ua corpo di cacciatori voloatarj, onde
mavtenere nella ciità il buon ordine, e
presiare nei bisogni opportuno ajuto alla
truppa regolare. Si cacciavano dai posti
armali e dalle fortezze i soldati del Gran-
duca, e per colmo di prepotenza si arre-
i buon di
matore del porto e della città.
Mentre si eseguivano dai Francesi tali
i le flotte inglesi ser
no il porto di Livorno ed impedivano
commercio in guisa che
ione di fiorente, attiva e lil
în fo breve ora inoperosa, angustiata ed op-
Pai genio e l'attività di Bonaperte
non perdendo occasioue di
potenti nemici domi
della sua patria, tene
vorno al doppio scopo
legali, e per tentare di costà la conquista
della Corsica, dove sapeva che il mal umo-
re contro gl' Inglesi andava ogni dì ay-
‘mentndo. — Frattanto i Corsì fuorusciti
toncorrevano da ogni perte a Livorno, do-
bere divenne
pessaggio
gione delle mavi britanniche che lo per-
correvano, ma tanta fu la destrezza del
francese a cui venne affidato l’incarico di
quella traversa, che gli ri
di ottobre 1796, mal
far partire da Livorno una groma banda
i comandati dal generale Casalta,
edi sbarcarla felicemente in vicinanza del
porto di Bastia. — Bentosto ai fuorusciti
vennero a congiungersi partigiani in gran
numero, e in breve tempo la Corsica sol-
levata dovè abbandonarsi agli assalitori.
In questo mezzo tempo (9 luglio 1299)
una siaadra britannica, velendo pre
mire l'intenzione dei Francesi, si era cpr
sentata davanti a Portoferrajo nell”
dell'Elba ad oggetto di obbligare quella
guaroigione toscana a ricevere presidio
inglese. Alla qual coss si dovette aderire
mediante un onorevole capitolazione che
accordò di conservareil paviglione,e! am
ministrazione del governo granducale
Portoferrajo, e che prometteva di far riti-
rare Je truppe britanniche, e di rimettere
la piazza nelle mani di S.A. R. all'epoca
della pace, o quando l'invasione dle
vorno e del littorale toscano per parie dei
Frabcesi fosse cessata,
, Ma già l'occupazione istentanea di due
inzze forti, tolte da due potenze fra loro
nemiche, aveva costretto Ferdinando III
e al re d'In.
ghilterra
stendo sull'ingiustizia
di Toscana, Ver ciò fino al pento di scam
bievolmente convenire, che sarebbesì ef-
fettuata l'evacuazione dei Francesi da Li-
vorno nel giprno istesso che gl'Inglei
avessero lasciato Portoferrajo.
Infatti nel 16 aprile del 1797 questi
dopo avere imbarcato provvisioni
e artiglieria , posero alla vela dal porto,
trattenendosi però nei paraggi dell'Isola
dell’ Elba fintanto che non gli Ginnse sì
curo riscontro dell'abbandono di Livor-
Livo.
truppe:
Le insidie, le falce nocase, le violenze.
contro la Toscana nelle raccontzie cose
mom si rimasero; con-iuite che il popolo
fedele al suo principe generosamente con-
corteme a fornire tutto ciò che possibil
‘mente feceva d’uopo per combinare la si-
corezza pubblico e riperare alla deficien-
ta del R.erario da straordina-
rii merifizj. Tattociò riescì vano; e forse
(anto amore, tenta fedeltà fa un rimpro-
vero tacito ai domatori di falsa libertà;
sicchè ognuno spaventato dai tristi e no
merosi esempj aveva forte motivo da le-
mere che l’opere tremende'e le soperchie-
rie politiche goa fossero compiute. Si vo-
Neva o per un verso o per l’altro sloggiare
dalla ia de' Pitti il fratello dell'Im
peratore Francesco; si voleva si ia
re senza ostacolo sul pacifico popolo to-
scuno; si voleva eclaliere dalle seulrale
città e porto.franco di Livorno ogni bes-
diera non francese.
Non mancarono pretesti al direttorio
per adonestare coteste mire, ed umo dei
maggiori appigli fa quello di non avere
il Granduca sapato impedire lo sberco di
truppe napoletane a Livorno (nov. 1798),
comecchè queste ben preso (i got 12799)
sì Timbercissero dopo la sconfitta del loro
grosso esercito nelle compegne edi Roma, federai
€ il saccesivo arrivo a Pistoja di una di-
visione francese destinata ad assalire la di-
tislone napoletana sotto le mara di Livor-
BO. Ad accrenere ri materia di lagnanza
aggiungervi testo di segrete ade-
sin del Grandis alla coslizione delle
potenze armate Spies la Fravcia, e sotto
tale aspetto si spiegavano Î preparativi
guerrieri, con l'armamento delle milizie,
che sotto il nome di Zande, l’editto gran-
ducale dei 30 nov. 1798 comandò.
. Si andava avvicinando le primavera
del 1799, sorgeva l' alba del tristissimo
25 marzo, quando si lesse il tacito
doloroso addio dell'ottimo Ferdinando, il
quale per colmo di sue virtà, beuchè co-
stretto a lasciare gli amati sudditi, chie
deva da questi in ricambio di amore e di
gratitudine un rispettoso cuntegno verso
Hi suoi nemici, che a lorme rmretta ino
Appennino contaminare la bella e
fin allora placida Toscana.
Enirava in Firenze una divisione fran-
IVO
cese il & 25 di marzo, nel lempo che sv-
vicinavasi alle porte di Livorno una bri-
Gata della medesime nazione.
Tueerò dei cento giorni (dal 25 marzo
al 4 nglio 1299), nei
eda
eziandio solto silenzio i nee
meno lacrimevoli 15 mesi che si cento
tristi giorni suecederono (dal 5 lugl. 1799
al 14 ott. 1f00), cioè, dalla insurrezione
aretina alla ritirata dell' esercito austria.
co dalla Toscana; ; svvegunché =
essi troppo penoso lio a chi volesse
scrivere la cronica di quell periodo, deve
forse nou troverebbe altra materia da re-
Gistrare se non che insulti 1,30
resti arbitrarii, sentenze po
liszioni d'ogni specie , contribazioni in-
sopportabili, imprestiti gratuiti forsesi,
commercio estero annientato, carestie de-
solatrici, casse pubbliche sempre sperte e
sempre da umeve'arpie divorate.
8 altresì vero che durante l'occupazio-
ne austriaca il porto di Livorno era di-
venuto quasi l'unico emporio dei meri.
facon: ‘varie cazioni, mentre i porti di
ova edi Marsilia erano chiusi dai con-
i. Tafatti il numero dei bastimenti
mercantili, carichi di ogni sorta di pro
duzioni, concorsero in questo tempoa Li-
faroni sequestrati
che da pasa quasi improvvisi gienge-
vano (olt. 3800) a Livorno, nei tempo che
tina divisione comandata da Dupoot oc-
cupava senza ostacolo la capitale della To-
seaua. In aumento di ciò ben altri danni
più eravosi vennero a carico dei commer-
cianti livornesi , sicchè farono essi cn
stretti a somi trare in breve ora un
imprestito forsoso di sopra 3oo,o00 fire
per liberare dai sequestri le mercanzia
presante nemiche, e gli imbarchi dei be
stimenti. Quindi dovette Livorno fornire
a titolo di contribuzione di guerra g0,000
sacca di grano. — Ad oggetto di sanere tali
tali lacghe ferite, di evitare un abisso mag-
giore e di provvedere per quanto era po
sibile all'interesse dei creditori, la Co-
Livo
manità di Livorno dovè andare incontro
# un altro abisso più pericoloso, quello
cinè d'imporre (16 e 19 nov. 1600) un
tributo del a per cento sulle mercanzie
provenieati di sopra mare, che si scarica-
vano nel porto, o che transitavano
terra dalla città, escluse le sole granaglie.
Finalmente nel febbrajo del 1801 fa
concluso a Luneville un trattato di pace,
pel quale il grandacato di Toscana fu.
eretto in regno, e dato in appannaggio
#I0 infante di Spagna don Lodovico
Borbone figlio del «luca di Parma, nipot
« genero di Carlo IV re delle Spagne. —
Una dello prime cure di questo nuovo re-
gnante a favore di Livorno può contarsi
il motuproprio dei 19 dic. 1801, meroò
cai convertì in Camera la deputazione di
commercio, composta di negozianti di di-
verse nazioni, purchè essi fossero stabiliti
da qualche tempo in Livorno: e ridusse
all’uno per cento il diritto sulle mercan-
zio provenienti di sopra mare.
lel settembro del 1802, nella rada di
Livorno ancorò una numerosa flotta spe-
guuola, destinata a imbarcare il ro e la
regina di Etruria per trasportarli a Bar.
cellona, donde poi ritornarono per la sles-
se traversa in Toscana innanzi che spi-
rasse quell'anno.
Fu peraltro troppo funesto a' Livorne
si e al loro iraffico l’anno 1804, median-
te la strage di cui fu cagione un basti
mento che da Malaga portò quivi il germe
contagioso della febbre gialla; e che as-
sai danneggiò il paese al onta delle ml-
sure prese fra il di a nov. del 1804, e il
19 geun. del 1805, giorno in cui la re-
gina reggente per suo figlio emanò l'or-
dine dello scioglimento del cordone sani-
tario, quantunque la guarnigione france-
se fosse di gi tornata ad occupare le
fortificazioni di Livorno.
vvedimenti sa-
ue mesi dal-
febbre gialla, re-
stando quasi tutti fra l'incertezza, l'erro-
re e l''inazione; nel qual frattempo, a pro-
porzione che lc comunicazioni crescera-
no, aumentava cl estendevasi il morbo,
il quale nel suo colmo uccise fino a 40 €
Sa persone in un giorno.
Ma dacchè l'interna polizia valida-
mente si oppose per combattere e spegne-
re quel fuoco micidiale, cioè dal 12 no-
vot
Livo 749
vetbre 1804, giorno in cni fu aperto lo
spetalo provvisorio di S. Jacopo, sino al
19 del susseguente mese di gennajo,
fn cui fa levato il cordone sanitario per
la terraferma, non vi rimase vittima nep-
e pure la terza parte în confronto di quella
perita nei due mesi antecedenti : e tutto
compatando fino dai primi inosservati
momenti dello sviluppo det morbo in Li-
vorno e nei suoi subborghi, vale a dire, in
una popolazione di sopra 50,000 abitanti,
non morirono di centagio più che 1500
* La storia medica non dimenticò di tra-
mani alla posterità, che questa malat-
tia esotica per l'Europa fu portata in Li-
vorno per parziale inosservanza delle re-
gole sanitarie, allorchè si volle dal gn-
verno Borbonico togliere l’abituale contu-
macia prescritta alle provenienze di Spa-
gna ove la febbre gialla all’improvriso
he titubanze, e contradizio-
ni dei medici, come sempro avvi
casi, spesso fatali a chi pubblica
con franco giudizio una funesta verità,
fa con formale processo riconosciuto, e
dimostrato qual fosse stato il naviglio che
fimportò a Livorno questo contagio; avu-
tane la confessione, morendo, dal capi-
tano stesso che lo comandava.
Verificossi che da alcuni marinari del
iscesi in terra, tal
nei soli punti e nelle
rono (in pescheria
‘a vento). Fu provato
che alcuni oggetti levati da bordo, e luo
dei nostri calafati, che entrarono i primi
in quel bastimento, porlarono il conta-
gio tropico in altre parti della città, dove
certamente nascere non poteva neppor
l'idea d'insalubrità e di nettezza
di case, nò sospettare che ro troppo
anguste e poco ventilate, come nella gran
piazza di Livorno: prova evidente, d
col celebre dottor Palloni, checchè mi
ri
lubre, può svilupparsi la febbre gialla, o
altro male ‘contagioso, ove qualche ma-
* rinaro ammalato, o delle merci contagiate
vi siano depositate. —
E se.esso incomincia per lo più nelle
strade e nelle case prossinie al porto, assai
95
marinari sharcati, ed alla maggior facilità
delle loro comunicazioni col mare; giac-
«hè senza aver alla fatto per variare le
lattia terminò quasi per incanto appena
gl’infermi furono separati dai sani, iso-
Isodo i più aggravati elle loro abilazio-
mi, e trasportando gli altri in uno spedale
espressamente situato lungi dall'abitato
mare: finalmente sporgando
ite e portando in Lazzeretto
tetti gli oggetti e mobilie suscettibili di
contagio.
Dopo 1 tanto flagello, che decimò la po-
polazione di Livoroo, e che quasi anni-
suo commercio, non vi furono
post giorni sereni, avvegnachè era per
volgere al suo termine l'anno 1809, quan
dora tavasi nel mondo politico l'ul-
tima scena del giovane morente regno di
Etruria da chì con eguale indifferenza
creava repubbliche u. nome, sa va
troni e scellri appareoti, e quindi appro-
prisvasi vecchie e nuove corone.
Veniva a prender possesso del regno
d' Etruria a nome di Napoleone il gene-
rale Reille, rimpiazzato poco dopo da
Menou, capo di una giunta straordinaria,
che aveva l'incarico di ridurre la To-
scana a regime francese, e di farne tre
nuori dipartimenti pel grande Impero.
Allora la città di Livorno,a preferenza di
Pisa, fa dichiarata capo-luogo di una di
essi col nome di dipartimento del Mediter-
raneo. Da indi io poi mairie, giandarme
rie, leggi, tribunali, demanio, diritti ria-
miti, contribazioni fondiarie, di porte e fi-
mestre, personali, patenti ec., tutto fu mon-
tato sul piede francese. Lasciavasi ai To.
scani fra i pochi privilegi quello onore
vole e siogolare di potere usare negli atti
pobblici della lingua nazionale in con-
correnza con la lingua conquistatrice.
Pertanto la giunta francese non trascu-
rava ogni via per eccitare i Toscani all’in-
dustria, e aumentare il loro commercio in-
terno, giacchè quello di importazione ed
esportazione all'estero nel porto di Li.
vorno era ridotto quasi a nulla, — Si ten-
tè d' introdurre nelle Maremme la col
vazione del cotone; si propagò in Val.Ti
herina e in altre parti la sementa del gua-
do; si permise a cerie condizioni la pian-
LIVvVO
tagione del tabacco; farono incoraggiti i DI
proprietarj di armenti a migliorare le la-
ne; solleticaroosi con premii ed emule
zioni le manifatture toscane per estendere
il commercio dei berretti di Prato, dei
cappelli di paglia di Firenze, degli ala-
bastri lavorati di Volterra, delle fabbri-
che di corallo di Livorno. — Fu doman.
data grazia al sommo imperaute, affinchè
rmettesse le tratte delle sete nostrali da
ivoruo per mantenere viva in Toscana
la fabbricazione dei drappi e la coltiva-
zione dei gelsi.
Fu contemplata poi dagli adulatori
come ana distiazione segnalata verso di
noi, quando Napoleone, nell’atto di resti.
tuire alla Toscana il nome, non l’esistea-
za politica di granducato, nominò a que
ata nuora gran 5 dignità dell'Impero la
toa sorella Élixs, già principessa di Lucca
e di Piombino.
Per tal guisa la miseria del
veniva abbagliata dallo splendore di una
elegantissima corte, da ampollosi titoli,
da imponenti parate ed esercizj milita
Frattanto si avvicinava a gran passi i
tempo in cui parve che nulla più resi
stesse alla volontà dell'uomo straordina-
rio. Solamente gl Inglesi fra tante poten
20 abbattute, fra tante battaglie ordinate
e vinte, soli essi ricusavano ancora di
porgere incensi all'ara dell'altissimo e
potentissimo Imperatore; el î porti del-
l'Europa napoleonica trovavausi chiasi
al sno commercio dai numerosi navigli
della Gran Brettagna. In conseguenza di
ciò Livorno, dopo essere stato spogl
di merci e di denaro, restò per più anni
deserto di bastimenti mercantili e prito
di quel traffico, da cui avera ricevuto
tanta vita e prosperità.
Inebriata la Francia, abbattuta la Ger-
doma l'Ualia, sembrava strano
tore di tanta parle di Europa che
i1 fiero Spagnuolo ed il superbo Tnglese
gli amareggiassero sì gloriosi trionfi.
Ma già i fati del gran capitano erano
giunti al suo apogèo; già la capricciosa
fortuna lo rovesciava dall'altissimzo seggio.
e ciò all'istante in cui egli medilava di.
latare il suo dominio dalle coceuti arene
Gaditane fino al mar Caspio e alle deserte
regioni della Moscova,
Era segnato nei destini, che nel selica-
trione dell'Europa perissero le speranze
Livo
di Napoleone, che colh si cambiassero le
sorti del mondo, colà dove il sarmmato gelo
intirizai, assiderò, spense în pochi giorni
va certo numerosi sein il più bel fio-
redella parte iù culta e più
bella dell” Padani n esercito pace di
vincere gli womini, non mai di vincere
il cielo,
All'annunzio sussarrato di tanto fl.
gello i popoli da ogni lato insorgevano,
i fautori , gli stessi amici di Napoleone
ti, comnosi, intimoriti pie
erano i loro animi a salvare le accumu-
vacchino Mi e quando, vedute le cose di
Russia, e poi quelle di Germania andare
in fascio,egli si voltò ella corte di Vien-
sa, sperando in tal modo di assicurare
esa la disgrazia di Nepoleone quel real
seggio che la buona fortuna di Napoleone
avevagli apportato.
Infine il re Giovacchino, fermati i suoi
casi con l'Imperatore Francesco, si obbli-
gò di lar operare l'armi napoletane di
concerto con quelle impe e con le
trappe che andavano raccogliendo gl Iu-
glesi per te. tare l'alta Îtalia.—Iufatti
poco innanzi che Murat spingesse le sue
teati sino al Taro per misurarsi contro l'e-
sercito del principe Eugenio, compariva
alla vista dì Livoruo una flotta brittao-
nica convogliata da qualche migliajo di
soldati, da seducenti proclami, da ban-
diereesprimenti în parole, /ndipendenza
saliana, e porianti impresse due mani
Giunte, con l'idea di annunziare e LÌ
credere nei nuovi conquistatori solida a-
€ sincera fratellanza.
ni al pari, se non più degli
I i, scotti da ripetuti eserpj di
li allettative, non si fidarono né del
variabile re Giovacchino, nè del poco
generoso lord Bentink.
Era sul terminare dell'anno1813 quan-
do un migliujo di truppe colletlizie sbar-
ca alla spiagi Viareggio per muo-
vere verso Lucca e Livorno, nel tempo
che Bentink, veleggiando con i suoi va-
relli da guerra davanti a quel littorale,
aspettava che il popolo cooperasse al suo
scopo. Non molto dopo, entrarono in Fi-
renze i soldati napoletani, una parte dei
quali nel.di 18 di febb. 1814 occupò sen-
LiIvO 751
1a ostacolo la città di Livorno, e due gior-
ni
del
fortezza dalla
Comunque andasse, fatto è che per Li
analagevoli vie si liberò la Toscana
dominio più odiato che dispotico; si li-
berò Livorno da un blocco troppo lungo
sua fortuna rovinoso; si liberò
cià mente e maestra di Europa,
dallo strazio, dal vilipendio, del timore
di un polente conquistatore, che tripar-
titala fra l'impero gallico, il regno italico
ed il siculo, a suo arbitrio, solo per am-
i maestrarla, per felicitarla, qual inesperta
pupilla la dirigeva, la comandava.
Così la più bella parte della nostra
Penisola dopo una varia luttuosa catastro-
fe di tre lustri, dopo fortunosi eventi non
previsti nè da prevedersi dalla politica
più recondita, e dalle menti più perspi
i al lungo desideriv
si ricompose al pacifico regime del suo be-
namato Ferdinando; sicchè ad un'osti-
nata sanguinosissima guerra terrestre e
marittima succedendo giorni di calma e
di serenità, Livoroo vide aprirsi dvauti
ed ampliare latamente gli sbocchi per of-
frire varie immense e durevoli risorse al
suo commercio.
Fra le prime misare governative di
Ferdinando JII, dopo il suo ritorno al
trono avito, essenzialissima per i nego-
sianti livornesi fu quella detluta dal ino-
tuproprio dei 13 ottobre 1814 , allorché
il tribunale di commercio, stato eretto
in Livorno sotto il governo napoleonico,
fu rimpiazzato dal magistrato civile e
consolare, traslatatovi da Pisa, dove sino
dai tempi della repubblica era stabilito.
Devesi a Ferdinando III l'attivazione
del regolaraento della comera di commer-
cio di Livorno, ordinata con editto degli
8 aprile 1815; siccome è opera dello stesso
Granduca (7 aprile 1818) l'istituzione
di due commissari di polizia in quella
piazza, ano per l'interno e l’altro. per i
popolosi subborghi della città.
ina prova solenne della premura di
quel sovrano nel favorire e proteggere il
traffico di Livorno fu quella di esente.
re nel 1823 con apposito motaproprio le
merci venute di sopra mare, che si rispe-
divano per terra all'estero, dal diritto dell’
uno per cento,— Frutto della sisuuificen-
ta sua è pure uno dei più eleganti, te nos
72 LIVO
più comodi edifizii moderni chè adorna-
no Livorno, voglio dire la fabbrica mar-
morea dell'ufizio di sanità che fu alzato
sull'ingresso del molo alla bocca del porto.
Finalmevte Livorno da lungo tempo
scaregginote di buone fonti e di acque
salubri deve a Ferdinando III l'immen-
20 benefizio di possedere una copiosa quan.
tità di acque pereuni (circa 18,000 barili
per giorno) che divise in diversi getti fra
Lera Spal quo in tutte le pietzo, enei
pali quadrivi della città. Avvegna»
chè, se la cità di Livorno fu provreduta
nella sua zione di una suffi-
ciente quantità di acqua per gl'indis)
sabili di della vita, mediante le pulbli»
che cisterne e le sorgenti tartarose di Li-
mone che vengono per i condotti vecchi
sino alla città, ora non erano più queste
nè quelle bastanti
più numerosa popo!
Farono esaminate le sorgenti migliori
e più copiose dei monti livornesi, e fu
ppreseutato al governo, che le sorgenti
di Popogna gettavano a ragione di barili
156 l'ora, e quelle di Colognole nei mesi
di maggiore arsura fornivano 400 bari-
li per ora. Col motuproprio del dì 7 no-
vembre 1992 Ferdinando III ordinò la
costruzione del nuovo acquedotto di Li-
vorno, affidandoue l'esecuzione al R. in
gegnere ( Giuseppe Salvetti; e con altro mo-
teproprio degli 11 nov. 1797 furono date
ulteriori disposizioni per la continuazio-
ne degli acquedotti di Colognole che cam-
minavano circa 11 miglia, e pei quali era-
mo spesi scudi la melk ® carico
del R. erario e l'altra metà a carico del-
la comunità di Livorno. — Zed. l'Art,
Comonrra pi Livozzo,
Luvoaxo sorto LEOPOLDO II
FRLICEMENTE REGNANTE.
Eccoci giunti all’epoca più brillaute,
sì raomento più fortunato che la città
Livorno offra alla storia dopo la sua pri-
ma fondazione,
fonti e piazze, se tatto ciò quasi pe
canto sul finire del secolo XVI dal Grau-
duca Ferdinando I si ordioò e restò vi-
LIVO
venle lui presso che compito, non recherà
ai posteri minor ubi a uando s-
pranno la con la quale Lauro
50 II medilò, decretò nuove cose, e come
tosto incoragrì migliaja di operaj, intenti
a fur sorgere intorno a Li vorno un nuovo
cerchio di mura della periferia di circa
iglia, ana più comoda e e pi
grandiosa dare Lod in pavicelli, ampi
iazze, lu stra: osi passeggi,
Porte, de dogane, saperdi edifizj sacri
e Fasi ruisa che bellezza, prontezza
€ comodità si Sitiero scambievolmente la
mano per far nascere a contatto della veo
chia una nuova città.
Oltre a ciò non è cosa meno degna di
essere tramandata alla posterità, che come
il Granduca Ferdinando L, mentre (ab-
di chi vi perni all'oppsto l'Augusto
Leopoldo IT, dopo compite tante opere
portentose, quella legge stessa la voluto
abolire, ntuchè nella sua bella e illustre
città marittima non venisse, come a de-
turparla, gente vagabonda el itmurale.
Taoto cangiossi in meglio e progredì cul
pubblico costume la moderna
Fra le prime benifiche disposizioni da
Leorocso Îl onlinate a favore dei Livon
nesi fuvvi quella di compire la volontà
del suo benamato Genitore, allorchè iu
dei possessi fondiari, dichiarò di portare
a carico del governo il pagamento del de-
bito creato dalla comunità di Li vorno per
ni del 1825 furono posti all
spetti vamente aggiudicati tanti stabili e
rtinenza del R. erario, per la
270,000, da pagarsi in tante
azioni di quei creditori.
Già la Popolazione di Livorno, aumen.
Aata di un terzo nel breve periodo di sv
avni, trahoccava da ogni parte fuori del-
le mura i de
Livorno, ed i subborghi
Cappuecini e di Acquaviva fabbricati dal
Granduca Francesco II, quello amplissimo
e popolatissimo del borgo Reale cresciuto
solto l'immortale Avo del Granduca re
guante, crano tutti pieni di popolo e di
Ilorchè in mezzo a sì care memo-
lavanti alla più elevata, più; ridente
e più salubre pianura, Leorocvo II decre
Livo
Gava; nel s8 nov. 1828, nuove opere edi-
fiestvrie grandiose e regolari, nuota porta
nuoltrare dovevasi
della città per il uascente subborgo della
porta nuova di $. Leopoldo, quando si
pubblicava l'ordine sovrano dei 31 ot-
tubre 1829 per alienare circa 15,000 brac-
cia quadre di terreno rasenie gli antichi
spalti del Casone 0 di S. Cosimo, spet.
tanti al dipariimento delle -RR. (abbri-
che, del valore di 84418 lire toscane.
Noa dirò dell istantaneo acquisto di
tali fondi, noa dirò della metamorti
ri dei
tura degli orti, e che
convertita in uno dei
glio fabbricati quartieri; dirò bensì che
fa celerità, con lu quale tanti e così paghi
edifizj sono stati innalzati e compi
tale da dovere sorprendere chiunque î
quatte” anni non vide, e che ora torni
irò che lanta ope-
i fabbricaro, aven-
‘commerciale fissò sempre poi
le vigili cure del Priucipe. Quindi caloo-
lando Egli il bene che doveva produrre
al commercio di Livorno in particolare,
ed alla Toscana io generale, lu magnani-
ma idea di concelcre una piena ed asso-
Tata franchigi
dere i privilegi di portofranco a tanta
e sì bella parte di Livorno situata fuori
delle antiche, e giù troppo anguste mura
tirbane ; e convinl», che tale suo prorve-
dimento dovesse elicacemente coutribuire
ad accrescere con le industrie nazionali
il commercio locale, emanò il memorando
moteproprio dei 33 luglio1834, che fu per
i Livornesi il fausto anvuuzio di un’ Era
novella. Imperucché con quella legge ve-
mivano tolti di mezzo i diritti di stal-
lggio, quelli dell' uno per cento sulle
merci, le tasse dei mezzani, sui caflettie-
ri, locandieri, osti, ec, e fu levato I one
re di servirsi dei pubblici pesatori. Nel
tempo che tutti questi aggravj, questi osta-
coli si andavano ad abolire, lo stesso Le-
gislatore aununziava, che ben presto i nu-
merosi abitauti dei subborghi, sino allora
contemplati come alfalto staccati da quelli
i bero parificati ed amalgamati coi
LIVO 7535
della olttt, avrebbero partceipato delle
franchigie di quel porto-franco, e cereb
ciasse il fabbricato dei tre gra
borghi della città (dei Cappuccini , del
Borgo Reale, e del Casone); e che tutte
queste operazioni si sarebbero eseguite a
carico del R erario.
A ciò si aggionga l'indennità che il
governo ‘3 impegnava di dare ai possi-
deuti dei campi, dei giardini, degli orti,
per i quali dovevano attraversare le desi»
goate mura, gui fossi ed il pomerio
della città.
Da un calcolo approssimativo, fatto allo
spirare del 1826, resultò, che il valore
i delle merci importate in detto anno a Li-
‘vorno, e conseguenlemente sottoposte al pa:
gamento dei dazj, che toglievasi dalla legge
del 23 lug.1834, ammontarono a 6,000,000
di pezze da olto reali, pari a 34,500,000
lire toscane. Sulla qual somma la dogana
avrebbe dovuto percepire per stallaggio
e diritto dell'uno per cento, coerispoa-
denti cumulativamente al 3° per ceuto,
pe- la somma di. ........L.1,035,00
Per diritti dei pesatori ec. . » 165,000
Toiale dei di condonati. L. 1,200,000
A compensare il R. erario di tanto sa-
erifizio, veniva dall'altra perte il dazio
consumo da pagarsi dalla numerosa popo»
lazione di circa 35,000 abitanti dei sub-
borghi che restavano inclusi nel
imetro della città. Aggiungev
di lire 300,000 annue repartibi
» che la Camera del Commercio
cava a pagare per le generose fran-
finalmente |°
mento della tariffa sopra i cereali esteri da
introdursi in Toscana, o che fossero per
attraversare il iereitorio del Granducato.
Oltre a ciò importava anche riflettere
al maggiore incasso doganale che doveva
accadere, dopo che per tali provvedimenti
restavano precluse molte vie e tolti i mex-
zi a tanta gente, la quale da lunga mano
cera abituata re di contenbbando a
scapito del R. erario, a grave nocumento
degli onesti negozianti, e a somma ver-
gogna della pubblica morale.
Inoltre avendo S. A. L e R, rivolto le
sue cure al miglioramento dei sistemi sa-
756 LIVO
vitarj, asl pensiero di mitigar le spese del-
le quaraniene, e il tempo delle contuma-
cie, con lostesso motuproprio del 23 luglio
ordinò la redazione di una nuova tubella
per la contumacia delle ‘mercanzie, E per
rendere proporzionata ai valori correnti
delle merci anche la lussa dei diritti di
purga da percipeni nei tre diversi Lar
zeretti di Livorno, fu comandata nel iem-
po stesso la compilazione di una lari
più confacente sopra tali diritti da do-
versi rinnovare ogni anao,
Per taute elargità che ouoreranno sem-
pre mai la munificenza dell'Augusto Prin.
cipe e la sapienza del suo governo, per
tanla prontezza di numerose ed impor.
tantissime disposizioni Leodenti tutte al
“agevolare le transazioni commerciali , ed
a sospiugere di bene în meglio la
rità di Livorno, la Camera di Commercio
di questa stessa città lle con cl
neficenza verso la clase degli
dimostrare il giubilo che riseni
generose concessioni. È però, appena di
vulgato l'editto del lugl. 1834, essa per
collegiale determinazione decise di pre-
Jerare lire 700 dai fondi destinati per le
spe-e impreviste, e inolire si esibì di sc
celtare quelle offerte, che per spontanee
sottoscrizioni venissero fatte dai nego-
zianti, per des ‘narne
l’istesso scopo
spontaneità
in meno di sei giori
Leuelizio dei poveri ammontarouo a circa
mille scadi.
Allo studio importantissimo dlel modo
il più opportuno per recingere il nuovo
porto-franco di Livorno, prese parte l'ot-
timo Principe che ne governa, recandosi
più volte in 0a a visitare i luoghi,
sui quali erano stati segnati i progetti
dei diversi perimetri di questa grand'o-
pera, la direzione della quale venne af-
fidata al commendatore Alessandro Ma-
netti direttore del Corpo degl’ ingegneri
€ del bonificamento idraulico delle Ma-
remme.
Dovevasi alla città lasciare proporzio-
nata ampiezza anche sulla fondala speran-
za dei futuri incrementi, circondarla con
un perimetro regolare, avere il maggior
possibile rispetto per le proprietà, man-
Venere le comunicazioni di Lerra e d'ac-
que csistenti fra la campagna e i sabbor-
Livo
ghi, i quali tutti dovevano includere,
tranne il più lontano della città, quello
di S. Jacopo d'Aauariva.— Fed. Comos-
ri ni Levonso, Cerchi diversi della città.
Era già condotto a termine nel breve
periodo di due anni, non ustante le tri-
ste vicende frappostesi , il lavoro del più
Molsproprio del 7 mari
che fossero aperte per l'imminente apri-
le le nuove barriere.
Menire da oa lato cresceva di edifizi e
di spazio Livorno, dall"
vedeva sd uno fra i magg
lu popolazione, alla lonificazione cioè del-
In Paduletta fuori di Porta S. Marco, fo-
mite inesausto di esalazioni perniciose, e
aumentavano le opere dei nuovi acque.
dotti per fornire ‘di fonti tutto l'ampi
recinto della ciuà. Già si , che sal
i declinaredelsecolo XVIII Ferdinando I
faceva por mano dal R. ingegnere Salvetti
agliacquedoiti dî Cologuole, e di la pure
derivano divorse fonti di quelle acque
torno. Dopo molti
ripresa la grandiosa opera dal R. inpe-
gnere attuale, cav. Pocci +» nè mollo
tempo andrà, che ultimati desiderati la-
si vedranno fluire tutte le sorgenti
le nel magnifico e sorprenden-
10 del gran Cisteraone, onde far-
una regolare e perenne distri.
buzione in tutte le parti della città e por-
do franco.
Erano inoltre con tanti accrescimenti
rimaste insufficienti ai bisogni della popo
lazione le poche e nou mollo vaste chiese
di Livorno; laonde per provvedere al
servizio tuale, fu dal religioso Pria-
cipe nel di 22 giugno del 1836 segnato
moluproprio, col quale venne dispo-
sto, affinchè venissero edificate deniro Li-
vorno qualtro nuove chiese, compresa la
maggiore, altualmente in costruzione a
levante della ci € che lutte queste,
come quella dei Cappurcini, di S. Bene
detto e dei SS. Pietro e Panlo, dovessero
erigersi in parrocchie auulule.
Sonoaccessori all’increento in tal pui-
32 dato all’attuile cerchio di questa città
marittima molte altre opere edificatorie,
fra le quali la piazza e passeggio di Sì
Benedetto, e quello più lontano dell'An
LIVvO
denza. — Entrano, nel numero delle so-
praccennate, varie imprese della Comu-
nità, il pelazzo del Goveruatore, le nuove
strade foguate, lastricate e illuminate;
mentre ai prì
sii ne archi
gaati abitazioni , che quasi per incanto
da una stagione all'altra si veggono sor-
gere dai fondamenti , ubbellirsi, e, senza
riposo nè scrupolo da
persone tosto abitarsi.
Finalmente l' istituzione recente della
Banca di Sconto (25 gennaio 1837), è
divenuta per sua natura la moderatrice
dei scontisti, nel tempo che giova mol-
tissimo al maggior disbrigo degli affari
commerciali, e all'onore della fede mer-
cantile.
XHovimento della popolazione di Lironro dentro le antiche mura, a tre epoche
diverse, divisa per famiglie, esclusi i forestieri e la popolazione avveatizia
del Pi
orto.
Conusacio pi Livorno oro L'asotizione
DEI DAZI,
Economisti , calcolatori, negozianti,
dotti ed eruditi scrissero, predissero, sen-
tenziarono, chi prò , chi contra la fortu-
na commerciale di Livorno, e certo al
dire degli uni e degli altri non mancava
materi: icchè se da un lato i primi
preconizzavano Livorno, în grazia delle
larghe franchigie, in virtù della geogra-
fica posizione 0 per effetto delle molte ed
importanti cose in poco tempo fatte, de-
slinata a diventare, se non lo è, il primo
porto d'Italia; al contrario i secondi, con-
templando e protestando di possedere una
conoscenza intima della pubblica econo-
mia, predicevano dello stesso porto-franco
meno lusinghiere speranze.
Era fra quest'ultimi l'anonimo autore
di ua elaborato articolo snl Commercio
di Livorno, stato inserito negli Avnali
universali di Statistica a Milano nell’ ul
timo mese dell'anno 1837. ( Vol. 54 pag.
350 e segg. ) "
Vero è, che quando nascono controrer-
sie, sopra circostanze complicate, come
quelle che costituiscono il commercio di
ipotetici, coi quali non fia difficile poter
scendere a conclusioni tanto in favore,
come in disfavore del quesito che ognu.
na delle due parti opinanti cendosi,
quello cioè: Se il commercio di Livorno
sia in via di accrescimento o di deperi-
mento? — Quesito «i a risolversi
modo, se non positivo, almeno persuasivo;
poiché chi sostiene la prima opi
sentirà rinfacciare i tempi passa
produce la seconda non vorrà tener esalto
conto della posizione attuale delle cose
commerciali di questo nostro emporio.
258, quando il go-
interpelli
spondere conscienziosamente a vari que-
siti; fra i quali eravi quello di accenna-
re le cagioni della decadenza del com-
mercio marittimo di Livorno e il m
iche o politiche imprevi-
ste, Livorno andò quasi progressivamente
rosperando în popolazione, in ricchezza,
in attività commerciale.
756 LIvO
Nel 1958 i negozianti livornesi trema:
vano per le franchigie state concesse ai
porti di Nizza, di Civitavecchia, di Na-
poli e di Ancona ; adesso si trema por il
deviato commercio di deposito e di com-
missione, I° ‘unico lucro che dava da vivere
a Livorno 80 anni fa.— (Fed. una Me
moria dei Megosianti Olandesi stabi
în Licorno posta tra i MSS, della Riblio-
teca Marucelliana. A.CCXX. 23 )
Debbo qui esprimere la mia ricono:
cl
scenza al sig. Console C. 4. Dall
figura fra i negozianti più sperimen
"di Livorno, ed al si
Direttore della Banca di Sconto di detta
città, i quali si sono compiaciuti rispon-
dere a varii miei quesiti, e comunicar-
mi diversi apponti di statistica interes
sul commercio attuale di quella
istessa piazz
Certamente si fa un tempo” "(riipon-
proposto quesito) in cui
si operavano da pochi e
quasi ni briga. Ogni anno, per e-
sempio, nelle debile stagi venivano gli
ordini dal Nord per i prodotti del Levan-
generi richiesti. I mezsani di
mercanzie ne facevano la repartizione fra
le diverse case esportatrici, 1 messani di
caricazione assegnavano nd ognuna il po-
in guisa che
vendita, compra, spedizione, lutto si e-
seguiva nella santa pace del monopoli
Così andavano allora le facende; ma quei
tempi passarono e non si rividero più.
Venne altra epoca ; la guerra desolava
l'Eoropa, e pochi erano i luoghi privile-
giati che fossero rispettati da questo fl
gello; Livorno era uno di questi, ed ivi
affollavano le novi americane con i loro
carichi. Le case di commercio in quel
ramo di affari poterono contare alla loro
soli specalatori
sono più. — Furono hei momenti per po-
..00+, Quei tempi non
guitati peraltro da lunga e crudele
one per l'intiera città, Chi potreh-
rarne il ritorno?
Dacchè alle spaventose guerre desola-
trici, alle imaravi battaglie di cen-
tomila combattenti, alle grandi commo-
zioni politiche soltentrarono giorni più
Eduardo Mayer
i sè, non vale csa meglio tell
LIVO
tranqi în coi gli studii delle scien.
ze, gli esperimenti: dell'indostria, i cal-
coli del commercio poterono riprendere
il loro posto, anche Livorno svelò tra le
città d’Italia tale movimento materiale,
morale, manifattariero e commerciale da
sorprendere non sola Î' economista e il
calcolatore, ma il filomfo e chiunque al.
tro seta nell'animo il pregio del pro
gresso, sicchè ognono di essi dovrà alla 6-
ne dei conti coucluilere, che di tutti quei
i prodotti; saranno anche, sc si vuole,
più incerti gli allari; le comunicazioni
dirette fra le diverse contrade ilel mondo
avranno tolto a Livorno il privilegi
esser piazza di deposito; ed oltre a ciò
i
ranno, e sono «li fatto diverse da quelle
di una volta, quando le cose camminava.
no da sé. Oggi periauto governo e com-
mercianti debbono stare all'erta per ri
rare cautamente e solidamente gl
di un fiume che faltosi gonfio minaccia
di deviare dal suo letto per mille canali.
circostanze fortuite fa vorisco-
i mare; conviene gareggiare
con i porti rivali, e attirare a sè quel
maggior traffico possibile, mediante fran-
meroè delle
gi
per non andare a rise
seri il giorno dopo.Ogi Ve aver pre-
cente la massima della più ricca cam mer-
cantile della Rep. Senese (la casa Salim-
heni), che portava per insegna della sua
fortuna questo motto: 7a sos posWrs.
Che se l' attività dell’ unmo è quella che
adesso vien chiamata a far hell:
di svegliarsi mi-
dei trambusti poli
inottici che si ponge
no in calce al presente artionlo.
La posizione peografica di Livorno è
senza dubbio fra le più felici e favore
voli «lel nostro Mediterraneo, perchè a
ta più centrale delle coste
ne, ed anche perchè harti costà tal
LIVO
<i generi di esportazione, che molte mevi
estere, dopo avere scaricato ia altri porti,
Bone spesso venzono a Livorno in zeror-
re per prendervi mercamie da
im patria. Che se per il passato molli na-
vigli scansavano questa piazza per i ca-
richi d'importazione, sal riflesso di noe
soggiscere ai dazii ed alle vistose spese
delle langhe quaraniene, adesto che an
provido governo ha tolto i primi e mo-
E nate I seconde, è ben ragionevole il
che le navi mercantili siano per
tri, nel
mai più riprodurre in Livorno, meno
per imprevisle e passeggere cause poli
Coco quella grande estensione com' era
mei tempi passati, quando infondera lata
vita e moto a quel mercato; non ne con-
segue perciò, che il suo traffico debba an-
dare decrescendo nella guisa che si pre-
vedeva dall'autore dell'articolo poco so-
pra citato.
Ammesso anche per vero, che le comu-
nicazioni dirette tra i paesi di produzio-
pe e quelli di consumazione vadano sem-
pre più prendendo piede, non per que-
sio un tal fatto pertica estendersi al di
i suoi gi iti; dovendosi riflet-
si da wu simile siste
ma nun si ricaverebberoi vantaggi cheal
primo aspettosembrar potessero tali quali
si desiderano; avtegnachè non sarebbe
difficile dimonrare, che spesse volle ciò
risulta a dauno degli stessi «peculatori,
esempio. Dacchè
prezzo
quello del tempo in cui
quegl'isolani mandavano lo stesso pro-
dollo a vendere per loro conto a Trieste,
re per poga
ne spediscono di quelle molto al di la ia
consuma delle Isole stesse; in guisa che,
© ne resta incagliata la vendita, oppure
eltremodo avvilito il prezzo.
La stessa cos accade quando si voglion
mn
LIVO 357
per esempio,
Norvegia, le aringhe dell'Olanda,
gli abeti di Moscoria ec. possono essere
generi di consumo nella Grecia, non sa-
prei qual prodotto ellenico fosse conve.
necole per un carico di ritorno al Nord;
ed in conseguenza, o bisogna che i nari-
gli che portarono simili merci ripariano
d la Grecia vaoti,
utilissime al commercio certe stazioni di
mercato, certi porti di deposii Ù
dio, onde facilitare le operazioni
i paesi e non kanno generi al
talchè rendesi moralmente
impossibile di supplire direttamen-
te con vantaggio ai bisogni diogni peese.
Senza dubbio per gli arti
palie le
a lungo andare il commerci:
luogodi produzione a quello di cossume
deve riescire più vantaggioso di quello
indiretto; ma anche un
soggelto a delle eccezioni
che imprende a fornire di cafe zucchero
il mercato di Naupha, o di Atene, spesse
volte ne ricaverebbe miglior costratto ve:
si fermasse a Livorno. Im) MEELII
bisogni di quelle parti fosse stato supplito
da qualeano che lo precedò, l'arrivo di un
nuovo carico deve produrre tale depres-
sione in quel mercato da non a Con
frouto coa le vicende del mercato di Li-
voruo; nel quale, essendo solito trovar:
un coutinno deposito di generi colouiali,
alcuni carichi più o meno non
materialmente sul prezzo della
mercanzia che vi si porta.
Chè più; dev entrare sempre nei cal-
coli del capitano americano che viene
con le sue merci nel Mediterraneo, non
sola la vendita delle proprie derrate, ma
anche la compra di quelle che dovrà ri-
portare nell'Oceano, € bene spesso fisserà.
secondo lo stato del mercato, fo scope
imcipale della sua speculazione. Im si-
milî casi egli preferirà molte volte il por-
to di Livorso a quello di Trieste, uoa-
ostante lo sfogo maggiore che bai que
758 LIvO
st'altimo Avvegnachè la posizione geo
grafica di Livorno assicura maggiormen-
fe al mercante americano il buon esito
della sua impresa, e costà essendo sicuro
di trovare tutti i prodotti più alla
sua imbarcazione, ed una varietà di ge-
ì tri scali
del Mediterraneo, eviterà un più lungo
viaggio sino al fondo dell'Adriatico, sul
riflesso che tale ritardo possa dar luogo
adaltro competitore di supplire prima di
a quei bisogni del paese dov' egli ave
va divisato di approdare.
Non credo poi vero, che Livorno sis
destinato a provvedere da qui avanti,
come disse l'autore del citato articolo,
unicamente ai bisogni del Granducato, di
Lucca, Massa e Carrara, perchè una gran
parte della Romagna provvede a Livorno
nei suoi bisogni; e di quà si fa un traffico
di qualche conseguenza per contrabbando
colla Sicilia, con Napoli, col Genovesato,
con la Francia con la Sp:gne, e più an-
cora con la Sardegna e la Corsica. E co-
mecchè gl° Inglesi mediante Malla e le
Isole toniche, gli Austriaci per la via di
Trieste e di Venezia, i Fi "
grandis
ste del commercio di Levante,
dell'Egitto e della Barberia, pure è ri-
masta ancora una porzione non indiffe-
rente di questi traffici alle case commer-
cianti stabilite in Livorno.
L'autore dell'articolo più volte ram-
mentato si appoggia molto sull’ostacolo
che presenta la'catena dell'Appennino al
commercio livornese, a motivo della mag-
gior spesa di trasporto; nè alcuno potrà
contradirglielo, specialmente quando trat-
tai, di i generi ve voluminosi, pesanti e di
eli di maggior
Pefore la di la diforenta Zgella condotta si ri-
duce ad un'inezia tale, o da non meri-
tare atteozione, o da doversi contemplare
come bilanciata dai vantaggi che offrono
la vicinanta dei luoghi e il risparmio del
tempo per averla.
qui cade in acconcio il fare osser.
vare, che in Livorno, oltre i generi che
vi +’ introducono di sopra mere, si riu-
nisce un deposito di prodotti indigeni
assai superiore a quello di Genova , e di
altri porti del Mediterraneo, anche senza
voler contare l'importazione delle grana
Livo
glie valutata negli ultimi due anni sopra
30 i di lire. — Fed. il Quadro di
In quanto all'arrivo dei principali ar-
ticoli col dal 1833 a tutto il 1837,i
quali generi importarono il valore ap-
prossimativamente calcolato di 38,500,000
fire toscane, indicherò al lettore il i One:
dro di N° IIlL
Vero è che in Livorno non si
gono dati officiali per subilimaon ne
cisi di una statistica commerciale, laonde
non vi resta altra via da argomentare
se non quella per induzione, qualora da
questa via si dovessero eccettuare le mer-
ci d'importazione, giacchè per queste vi
è il dato dei manifesti dei cari
Gioverà per conoscere a un di presso
la quantità dei generi di esportazione un
calcolo fatto dai tassatori della Camera di
commercio; il quale nel 1835, diede per
approssimazione la cifra di circa 50 mi-
tioni di lire di valuta di mercanzie espor-
tate, e di 70 milioni di lire per quelle
introdotte in Terraferma; di modo che I°
esporiazione sarebbe stata minore circa
4 dell’importazione.
Si noti che tanto la quantità , come le
valute dei generi importati, distribuiti
nei sei gruppi della Tavola di N° V,
vanno naturalmente soggette ad oscilla
zione per circostunze speci comecchè
esperti negozianti livornesi abbiano os-
servato, che la diminuzione di un anno
venga tosto compensata dall'aumento del-
Panno seguente.
Qual sia lo sfogo di quest'annua quan
tità di generi portati al mercato di Livor-
no, si rileva de un breve ragguaglio che
qui riportasi per gli articoli principali.
RAGQUAGLIO SUL COMMERCIO DI LIPORTO.
FRODOTM INFORTATI Dat LEVANTE.
I Coroai sodi dell'Egitto. — Si spedi.
scono nella Svizzera, in Inghilterra,
Francia e nel Belgio.
Le Lane, — Un terzo dell importa
i consuma in Toscana, gli altri
due terzi passano in Francia, inghilterra
e Piemonte. —
Le Sete. — Oltre i bisogni della To-
scana se ne fanno delle spedizioni per
Genova, e qualche volta vengono richie.
ste per la Barberia.
LIVO
Ze Cere. — Gran parte se ne consuma
mel Granducato, e molte se ne spedisce
in Sicilia.
I Lini. — Si consumano per la mag.
gior parte in Toscana...
Le Galle, Gomme, Sena, Zaffrone
ce. — Si portano per l'Inghilterra, per
io e la Germania.
Ja: spedisce ia Francia,
Inghilterra , America ec,
PRODOTTI DEPORTATI DAL POREME
n par noan.
Coloniali. — Un gran consumo ne fa
la Toscana; quantità imponenti vengono
spedite nella Romagna non solo per i suoi
bisogni, quanto per quelli degli Abruzzi.
Livorno inoltre supplisce alle richieste
del Lucchese, a una parte del Modenese
e della Sicilia. Spedizioni assai rilevanti
se ne fanno pure per le Isole loniche,
pri continente della Grecia, per la Bar
Soria, Costantinopoli e Odessa.
Manifatture Inglesi , Svissere , Fran-
cesi ec. — Si può calcolare che } delle
importazioni di questo ricco ramo di mer-
catura venga rispedito principalmente per
F'Egitto, per Py sio per la Soria.
L'altro quarto si consuma in Toscana e
in altre parti dell'Italia.
Salumi. — Quasi lutta l'importazione
si consama nello stesso Granducato , nel
Lacchese, e una porzione passa in Sarde-
gua, all'Isole loniche ec.
Metalli, Legnami, Cotrame e Pece.
Prelevato il consumo locale e della To-
per la Ro-
amansi nello Stato, e altre se ne spedisco»
mo in Romagna, nel Modenese ce.
Zini. — Servono per il consumo della
Toscana.
Fin qui degli articoli principali el
esotici all'Italia ed alla Toscana. Ora par-
Jando del ramo di esportazione dei ge-
meri greggi e manifatturati indigeni che
rengono dalla Tescana , © che si fab.
Eni in Livorno, Piicpeirge ai prin
cipali, , possono ridursi uÌ al
gitinati (Ved. il Quadro he * Vie vi vi) )
Che se oltre al traffico nei sopranomi-
mati articoli si voglia aggiungere la som-
ma di molti altri, come vini forest
oggetti di mode, perle, gioje, chincag!
Livo 759
rie, bigiotterie ce. cos pore il ramo ban-
cario in verghe di oro e di argento, o in
anonele estere eo. ec. noi avremo in. essi
altrettanti elementi d’industria commer
ciale per il Porto-franco di Livorno da
rincorare anche i più meticolosi.
E se a talano sembrasse travodere
tialità in questa esposizione, ne appellia-
mo al giudizio degli esteri, fra ì quali
vorremmo contare il redattore del gior.
male di Marsiglia, il Semophore, dove
sotto la data del so genuajo 1838, può
leggersi un articolo sul commercio di detta
città col Levante, dal quale apparisce:
che durante l' ultimo semestre del 1837
della provenienza dal Levante entrarono:
Nei porti dell'Inghilterra, Bastimenti Na:
mero 388; dei quali un delle Isole
N net Ger N dal
el i Genova, afdei qua.
Nei Porte di Lieocne 08 sul
Nel porto di Marsili.
Ciò nonostante a lode della verità dob-
convenire, che il di Marsi.
nostri giorni si è reso il primo mer.
cato Mediterraneo compresi i mari di-
pendenti, e che il porto di Livorno nel
prospeito comparato del movimento com-
stato di recente redatto, dei 15
principali porti del Mediterraneo, Adria
tico, Arcipelago, e Mar-Nero, vieno al
certo collocato nel quinto posta: sich. do
po quelli di Marsiglia, di Trieste, di
li e di Genova.
lomanderà ora: da chi si fa, e nel-
le mani di chi passa il commercio d’im.
missione e di estrazione di Livorno? Al
che risponderò; che quasi tutto il suo
commercio, se si eccettuano le manifattu-
re, i grani e pocoaltro, suol farsi
to d'amici, cioè per interesse degli quei
Accade peraltro non di rado, che le case
dei ricevitori stabilite in Livorno pren.
dono interesse nelle consegne di America *
e d'Inghilterra. Vi sono pure dei nego-
zianti di seconda mano che alle volte fn
no venire dei generi conto”
Trieste, da M: Pda Genova, Ciò
760 LIVO
rio ia ero per la Francia, e in francisco.
per Genova, appuoto per bilanciare il
valbre di tali
Per la statistica degli stabilimenti csm-
merciali esistenti in Livorno nel principio
dell'anno corrente 1838, vedasi il Qua
iabe dei menti non supera, per
case di prima classe, l'1 e { per anno,
il 4 per le case di seconda clane, eil 5%
per quelle di terza classe. Nel roiale per
tanto la misara media corrispoaderebhe
al discretissimo numero di 11 } peranno
in tutto il commercio di Livorno, .
Buoni effetti del Vapore per le pronte
” i corioni salt:
lo son parlo dei pericoli e del rischio
cuii andarono soggetti messa
Si or rire get dopo meme
pore, poichè Marsiglia, Genova, Napoli e
pur troppo il nostro Livorno ne prova.
rono lacrimevoli effetti ; dirò solamente,
che tutto ciò che accelera e facilita il
consorzio commerciale, infondendo nuora
vita e ior vigoria ad ogni sorta d'u-
mano industria, produrrà sempre un boca cori
effetto, siccome lo ha risentito Livorno
dal commercio spinto dal fuoco.
Per dirne poche fra molte, le sete di
Spagna prima dei battelli a vapore diff.
cilmente gi. a Livorno, sdesso
per la via di ne arrivato con.
tinuamente per alimentare le fabbriche
di Toscane, mentre le sete mostrali di
th più dna © proiao si spedicone Te Dennsi
— Le manifatture del Nord
delle Protti aule Prese cata cdl
la Svizzera arrivano a Livorae con la mas
prua: erge reed i e
mifattare d'invio dalla Svizzera giunee
ia Livorno:e fa venduto il carico, e rispe-
diti i conti con le rimeme del prodotie
21 fabbricante dentro il brevissimo po
riodo di ua mes, dal giorne ch'egli ne
. Toce' la spedizione suddetta.
Il vapore per via di mare tiene Livorne
im relazione com lia, Ge-
LIVO
per via di terra, tracciata che sarà la stre-
da di ferro progetista da Livorno a Fi-
renze, aumenterà senza dubbio il movi-
mento del commercio e delle industrie fra
Livorno, Lacca, Pescia, Pistoja, Prato
€ la Capitale della Toscana, e via faccende
altrettanti bracci secondarii , questi
tolecanno e rendersazo più economiche
€ quindi più copiose le comunicazioni com
Bologna, con Modena, Parma , la Roma
cc
IT fawaggio frattanto dei forestieri per
Livorno ia grazia del vapore marittimo
si è accrescieto in guisa che, nel 1836,
non meno di ‘a6nco quelli che
transilarono di costà.
11 numero delle corse dei battelli a va-
pore nel 1836 fa di 322, ma nel 1833
causa del ritornato,
o Quadro s1
co N° K, indicante le quantità dei basti.
menti arrivati in Livorno da un beon se.
colo a questa perte, sebbene non qualifichi
la loro portata, nè le bandiere sotto le qua.
Ti veleggiarono, nè tampoco le merci che
conducevano , © che venivano a caricare,
tuttevia può dare un'idea della fi
progressiva dei navigli a questo emporio.
Bastimenti a vela quedra arrivati coi loro
cerichi in Livorno negli ani 1836 e 1837,
esclusi i I bestlli a vapore
FPeplisaieos
DO)
3
Totale . N° 631 . N° 1095
LIVO
AMe quali due cifre qualora si aggian-
poso quelle dei bestimenti di vela lati
ni,i vapori ed altri navigli che fanno
il eabolaggio, noi avremo per l'anno 1836
ua totale di 5503,e per l'anno 1837 di
Stgg arrivi...
Pra i 1095 bastimenti di varie nazio-
ni che dopo lunghi viaggi, approdarono
nel 1837 a Livorno, quelli toscani figa-
tane per 40,— La bendiera tosca-
na frattanto intra precipuamente î
viaggi d'Alcmandria, di Barberia e di
Soria. Pochissimi pestano nel Mar-Nero,
poichè di SS: arrivi in detto anno di
quelle perti, Livorno ne contè solamente
tadici toscani. Troppo poco
na com-
ima
di dae milioni effettivi, con la
poiere emettere fino a sei milioni di lire
ia cedole.
L'interesse del denaro in Livorno, pre-
se la rata media, si può stabilire al 5 per
cesto l'anao. Se desso è maggiore di quello
che praticasi in altre piazse cià dipende
dalla specialità delle circostanze che de.
ha di
LIVO 74
terminano il prezzo del denaro più o me-
mo caro. . '
Tofatti dal delle società mer
cantili e delle case di commereio, che
può
vedersi nel Quedro quì a N*1,
Lea spperiste che vi sla La Livorno »
vrabbondanza di mumerario proporzions-
tameate alle operazioni che vi si fanno,
ma vi supplisce una grande attività, e la
somma diligenza nelle transazioni.
La regolarità în generale di queste o-
perazioni è tale che Livorno a di-
ritto passa per una delle piazse più soli-
de; ed è appunto una siffatta attività
quella che mantiene l'interesse dentro il
suddetto i
la Fino al 3 sett. 1837; 5 per $ massimo
Dal 4 sett. al 29 ottobre; 4
Del So ott. al 58 febb. eilr i.
Dal 19 febb. al : marzo detto; 4 $ per $
4
Del a tstao in poi fu rimeno i SpE E
Dal fn qei detto, dai confreati fatti,
dalle cifre officiali riportate, delle molte
industrie, arti e mestieri
ficati mel
cadenza, oppure nella via del rialzimente,
762
R°L QUADRO STATISTICO degli Sraonsmanri Conmasciati pi Liroero
desunto da Note ufficiali dell'anno 1838,
lita, mercè la qua
leil massimoscon.
ito valotasi al S
per % è di vene-
ta di saa natera la
moderatrice sotto
BottegaieFab ) Forestieri ; »
4. Mezzani mag- j Nazionali. N° 230°
giori Israeliti +. 3115,
N° II. QUADRO STATISTICO dell'Imroarazione dei Canzati arrivati a Lir cano
megli anni 1836 e 1837, e loro medio valore. .
Valore medio
Fotalità A Lie wi
delle Secca Secco sotto.
sopra
__
Nel 1836
Sacca 1,047,668 Z. 10,476,680
Nel 1837
Sacca 2,106,817 » 21,06%170
TForaa .. Sacca 2° 1,047,668 1° 2,106,819 Tor. Sacca 3,154,485 Z. 31,544,550
763
N° NI. QUADRO STATISTICO dei Patncirari Anricori Coroniazi
import Lirosno dall'anno 1833.a tutto il 1837,e loro valore approssimativo
— __——————————__——_ ____—_————___&
Aunivi o Imroxrazioni
Qualità precipue .
ate i goloniali Quantità respettiva dei recipienti
loro recipienti
nel 1833 | nel 1834 nel 1836 | nel 1839
1,600,000)
300]
bb. 1,800.000|
860
Pimenti
Palore totale approssimativo
in Lire toscane . . . . L. 5,600,000 8,100,090 6,200,000 9,00,000 8,600,000
CERTE ÌéÌéÌé
\° IV. PROSPETTO dei Favrumznri o Sospensioni di Case di Commercio
nella Piazza di Lironno dall'anno 1822 a tutto il 1839.
della solidità del
rorno è il piccol
numero de' fallimenti, Tooltre molti
di questi furono piuttosto sospensio-
ni di pagamenti, qualora non
provocati da straordinaria calamità.
È poi un fatto che onora la Fede
mercantile dei Livornesi quello di
aver dato un regolare sfogo nell'an-
no calamitoso del 1835 a tutte fe
transazioni in corso. Nessuna proro-
ga per i pagamenti delle cambiali,
o pagherò di Piazza fo necessaria,
come si dovè praticare altrove. Sol-
tanto in linea di precauzione le ope
zioni delle stanze dei pagamen-
\rono trasferite con metamorfo.
si singolare nella sala del nuovo tea-
tro Carlo Lodovico.
lola»
Zawolil
nuaswas- aa
duwauiaa
pri A A
Tora N°2) N°60 N°83 N° 170
Nediennua» 1} » 4 » 5%» 11}
764
N° V. QUADRO STATISTICO approssimativo del Valore medio amavo
del Commercio di Lirosse.
Qualità delle Merci Valore in Lire toscane
che delle Mercanzie
annualmente arrivano È
distribuito annualmente importate
in sei gruppi
I
1. Generi coloniali . Zire 8,000,000/11,000,000| 9,500,000'
a. Salumi, Prodotti del
Nord e Metalli . . . » $,500,000| 8,000,000] 6,9
3. Manifatture Francesi,
loglesi, Svizzere, Te-
desche ec.. 20,500,000 |25,500,000 | 23,000,
4. Cereali. . 10,000,000 | 20,000,000 [15,
$. Prodotti del Levante » 6,000,000| 7,000,000/ 6,
6. Prodotti della Toscana
e d'altri stati d'Italia » 33,000,000 | 37,000,000] 35,000,000,
Torats . . Lirc (05c.83,000,000108,500,000 y5,750,060 20,000,000 75,7S0,s00
N. B. Gli articoli dell'ultima colonna del presente Quanno, venduti per estrazione,
ne raddoppiano il movimento, in guisa che Lire 75,750,000 posscao crescere nel com
mercio annuo sino @ Lire 151,500,000. — Si averta che valore di Li-
Fe 151,5000,000 non comprende il movimento delle verghe e monete d'ore e
d'argento che montano a più milioni, mentre dal solo Levante arrivano di tempo
in tempo dei gruppi di Lire 400,000 per volta.
N° VI QUADRO dei Puovorr: Liroaszsi che si esportano all' Estero.
Qualità
‘dei Prodotti
Ossenvazioni
Molto ricercate in Levante
Per Inghilterra e Nord d'Earopa| coli è uno dei precipui vanti
di Livorno, e vi richiama an-
1. Cuoja conce
a. Cremor di tartaro
3. Saponi e Candele
di sego
4. Cordaggi
5. Coralli lavorati
Per America principalmente
Per Egitto
Per Ioghilterra, Prussia, Russia, | fabbriche
Indie ec. tI
Per il Levante, l'Egitto, la Gre
cia e altrove
Per le stesse regioni qui sopra
rammentate
6. Polvere da botta mente il traffico a 250 perso
ne con una spesa di circa Li
re 9500.— La vendita dei Co
9. Paste da minestra,
Giulebbi, Roso.
li, Biacca, Mobi-
li, Pettini, Cri.
stalli ec
765
N° VIL QUADRO, STATISTICO delle Fassucus Munirirronzz
esistenti în Liroano nell’anno 1838.
——_—_——_—
Qualità delle Manifatture I n°
Fabbriche di Vetri. . ..... N
Qualità delle Manifatture N°
I
Ì
Fabbriche del Corallo lavorato. N° 5! È
del Sal Borace . t ».
8 »
o .
4 » $
3 » 6
2 » 4
aj {di Pettini d'avorio. . » a
a — di Lavori di cotone a mag! » 1
al |J- di Raffinerie da glio . . . . » 4
a ".
» a. Fi sono inoltre '
» »
=» 2| {Mulinoa vaporeche manda 14 maci-* ©
Tdi Cremor di tartaro » ox ne fuori della Porta S. Marco. » 1
— di Munizioni da cacci: » 5| |Mulinia vento nelle adiacenze di Li-
— di Scagliola . . . "or TOMO >, 00. » 3
— di Carta colorata . . . » 1] |Bagni pubblici... ..... » 8
e Carta straccia, . » 1] [Alberghi privcipali ere » to
i sughero. . » 1| [Tentri,. Fa la
N° VIII. QUADRO dei principali Paovorri Gascor e Mumrarronari Toscani
che si esportano all'Estero per la via di Mare. .
tà Luoghi,
api | dove sono esportati
Per l'Inghilterra, Fran
i nostre. Dinimare e Bnata
Per il Levante, Egitto,
Grecia e America.”
s Fagia per|Per
cia e America 15. Coccole di Per Actarico aghilteroa
16. Dogarelle Per Francia e Spagna
ghero 17. Pelli agnel-|Per Francia, Inghilter-
8. Acido bori.|Per l'Inghilterra, Frao-
co e Borace| cia, Belgio e Olunda 18. Legnameda Fer loghitierra, Egit
raffinato .
9. Marmi, A- |Per l'Inghilterra, Ame:
labastri e | rica, Egitto, Francia,] jao.Ferro lavo-|Specialmente im lastre,
Zolfo Belgio e Russia :
vu 97
766 î
MIX QUADRO STATISTICO approssimativo degl Inoiriowi
occupati nel Com mencio e nella Mntna 01 Liroazo.
re 100 a Lire 250 al
mese
Da Lire 80 alle 150 al
mese
Tre individui per ogni
Casa di negozio
Da L. 100 alle s00 al
mese
De L. 60 alle 150 al
mese
Un individuo siuto a
ciascnn Meziano
Tro individai per te-
verna li
.
5. "Negosiaoti sobaterai Da L. 60 alle 120 al
delle tre ultime eatego- mese
rie non tassati
6. Cassieri delle Stanze dei Da L. 80 alle 150 al
gementi mese
3. Ravicaliei DaL. a elle 3 per gior.
A L. a. 13.4. per gior.
Individui determinati Lucro indeterminsio
dalla logge
Impiegati ai banchi e
i i dei Ne-
Da L. a. 13. g.alleL.5
il giorno
Mi FRA pe Da Ls aL. 3.6.8 per
. A
AL 4 giorno
+ Bottaj AL 3. 6. 8. al giorno
. Stivatori di bastimenti A L. 4 per giorno
, Maestri d'ascia Da L.4a L Sal giorno
14. Costrettori di hesti.
menti
25. — detti per restaura. come sopra
menti
16. Calafattari e Tintori di De L, 4 a L. Sil giorno
bastimenti
Soxma degl Impiegati e segue".
767
Segue il N° IL. del Quasno Statistico approssimativo degl' Individui
occupati nel Commercio e nella Marina di Livorno.
Classe
13. Legnajoli, tatagliatori e idem 23 [Da L 0.13.40 L.4
a Locali nelle 5 fb Compresi EE GTO, pergior
18. Lavoranti nelle 5 i maestri Da L 3aL.4 à
briche di chiodi de [De pre
ia 5 officine di Fabbri idem sa
Lù . idem 8o
idem n
as.— in g fabbriche di cor- idem 110 {DeL aa L.3 per gior.
come sopra
Luecro incerto
25.Spenditori, Bottajedal |. ........ . Da La aL. 3 6.8per
tri mestieranti giorno
16.Zavorranti e Veneziani | . . ....... . Luero incerto
per poctare ajuto ai he- i
Slimenti
17. Berebettajoli . come sopra
»8, Baroccianti vi come sopra
s9-Guardie di Sanità de come sopra
Perns degl Impiegati . .
3o. Popolazione avventizia del Porto di Livorno . » 3sce
Tovara degli Uomini . . >
. Desna ‘na vonanri mmecare
1. Alla séelta de’ Cenci, Gomme, Sena, Giaggiolo,
3'Per aucise le vale ed altro alla Marina
Torss delle Dorne... .
R.B. Sc al N° degli 11008 che resulta dalla somma deg! Individui occupati mel
Commercio di Livorno si accorda una metà almeno di capi di famiglia, avremo con
l'aumento di soli tre Iadividui per ogni padre di famiglia circa 27500 persone, che
ricevono la sursistenza direttamente dal Commercio e dalla Marine di Livorno.
N° X. NOTA SONMARIA dei Basrinveri & vara Quaoss e Levin a estrazi
nel Porto di Licorno dall'anno 1768 a tutte il 1837, noa compresi i Bat-
selli.a Vapore.
“Negli ultimi 34 anni del secolo XVITL.
_ 2356
n° n 1965
pisa 2686 17%
ignoto ses:
1768 idem 1538
17% 1606 1896
Hai 1995. 0065
2992 1717 16
1938 176: 18460
77: 1589 - nn
va 1659 > (Lit)
1776 1755 ss
n 1685 n
1798 DL 45Sa
1779 1436 4396
1986 1567 4086
Bin 1508 Zoe
ps 1700 3986
2385 1519 do
1964 1099 4397
2785 1495 2%
1386 1$s97 438
1387 Mb] billo
tai ta si
Kb 2746 Hrt
asp 1998 4847
: 9: 3955 4598
ri i) 4465
1799 pes 4619
Bir cabo qasa
1706 915 4
2997 2792 4488
1798 164 4640
1” si ee; pine
'
3b0o 4356
| Fonms n° 08943 n° 126788
LIVO
Ceuumii m Levonse.
Il territorio della terraferma di questa
Comenità, esclusi cioò gli scogli della
Meioria , del Fanale e l'isola detla Gor-
gun , abbraccia u
quedî. agrarii , equi
€] toscane, quali quede. dia AI
seno eccapeti da corsi di scqua e da po
biiche strade. i
due comunità del Granducato, menire de
maestro e scirocco ba per limite il ma-
me. — Si tocca con îl territorio delle neo-
LIYO 29
perte quel eperò il coverno ha segnato
somma di lire 400,000 lescane. .
Noa s’incontrarono, ch'e sappia, tracce
di vie romane nel perimetro del territorio
Livornese. — Wed. Via Eanzia pi Scav.
no, Le altre vie sono comunitati ve, fra.
le li frequentatissima è. la che sale
al Boershitti di rp viene
‘teconda la strada provinciale maremma-
na, che staccasi da Livorno dalla Porta di
questo nome, e di Ia per Salvianodirigesi
quo sui Moati livornesi per Val-Benedetta e
Gabbro, donde scende in Val-di-Fine per
miirsi alla stroda regia delle Maremme,
già Emilia di Scsure.
Piccoli e brevi corsi d’acqua mascono e
€ non oltrepessano il territorio di la
ceri. Tali sono il Chioma, l'Arden-
20, l'Ugione « il 3 $ primi due
portano rettaméote fi loro tributo al
mare nel littorale a cstro di Livorno, e
li altri due, che scendono dai monti me-
lesimi verso seltentrione, attraversano
mediante fossi la pedaletta a sett. di Li-
vorno, finchè per il colmato seno del Per-
to-Pisano le loro acque si mescolene coi
fiutti marini all'ingreso, cppere essi
d'apgreo alla foce stessa di mbrone.
istituzione della giurisdizione comu-
nitativa di Livorso si perde nella storia
di Porto Pisana, o per dir meglio, usiì
6 tra fini
quello che portà nome di Plabeneto di
di-Porto. Avvegnschè alla giurisdi-
>. zione civile di Livorno sino dai primi
della repubblica pisana
ti mevano tutte quelle chiese battesimali che
frarono qualificate sotto la denominazio.
.
di Livorno; 3° quello di S.Peolo di Villa
Magna, il quale corrisponde alla chiem
iale dell'Ardenze i 4° la pieve di
5. Andres di Limone, siata vaita a quella
: di 4: Afertino è Salvino. “© ©
tr.) LIVO
T.distetto 4erritoriale qui sopra de-
siguaie csincide a un dipresso con quello
ceduto nel 1405 dal Visconti
Fit onto scri di Catoni
re di Francia,stato poi nel 1421 ven-”
Jato alla repubblica fiorentina. E siccome
fino dai tempi della Rep. di Pica soleva
risiedere in Livorno un giudice col titolo
di capitano, così il territorio della sua
giurisdizione appellossi Capitaneto del
Porte-Pisano; quindi, dopo il 1606, Ce-
vecchio di Licorno.
Che sulle tracce del Capitenare secchia
di Livorno,
me fornisce un documento palpabile la
convenzione di Lmoca dei 37 aprile 1413,
stata da noi riportata al principio di que-
al’ articolo (a peg. 734); dalla quale ap-
perisce, che il distretto livornese, già
di Pian di Porto, terminava, dal lato di
sett. con lo Stagno, e di là fino aHa foce
dell'Ugione nel seno di Porto Pisano; dal
lato di ostro, sulla sommità dei Monti li-
vormesi scendendo il torr. Chioma;
passando presto
del Monte, la Sambuca e i muri di Afente
Massimo, o Monte. Massi.
Tale era il distretto livornese quando vermi
il Granduca Ferdinando I, con motapro
dei 14 aprile 1606, ne diletò nota-
[diede] dalla parte di levante, corpo
donde s quel Capitenato una più ester
giurisdizione, per cui il suo territorio ap-
pellossi da indi in poi Capitaneto nuove pei
di Livorno a distimione del vicokio, ce
sia di che ha costituito
rin
I confini pertanto del Capitanato nuo
ingresso passe:
‘do davanti al Marzocso sino alla foce di
Stagno. Costà piegava dentro terra per
arvviarsi al primo Ponte di Stagno, aven-
do a confine il, territorio di Pisa, col qua-
attraversando
arrivava sî Faso Bcele, il cui alveo ser-
viva di linea di demarcazione fino alla
streds di Collina. Per metzo di questa
dirigendosi e Vicerelle me abbreccieve
LIYO
tutta la contrada © la vicina trnata di
Colle Salvetti, n a
adi passava il fiume Tora
sel ponte Sentoro per innoltrarsi alla sm
destre verso le villate di Crespina, Fos-
glia, Tremoleto, Lorezzana, i di cui ter
riterii vennero compresi nel nuove Ca
pitensto. Dalla chiesa di S. Biagio a Se-
letto, ritornando nella Tora, arrivava al
la Pievaccia di Colle Pinzuti; poscia +
vanzandosi a scir. perveniva mei borro,
ja- che porta il nomignolo delle Palle, e cca
emo estrava nel fame Fine, lungo il qur
irpini ipdengeonri
la questo circondario eramo compresi i
Mooti livornesi ed il littorale, a partire
dalla foce del fiume Fine sino a quella di
Stagno, il porto di Liverno, le sseglio
della Lanterna, ed ‘ellorgandosi in mare,
anche la-sesta della Meloria com P'issh
della Gorgeaa. — Peraliro, mentre am-
pliavasi cotanto la giurisdizione civile e
servavasi a un di preso al peri del so
Capitanato vecchio; e ciò sino a che nel
1810 es dovè cedere una porzione del
di loi territorio alla nuova comunità di
Colle-Salvetti. — Ved. l'Art. Conzs Sax-
ver Comunità.
Con il regolamento del se marzo rz6o,
relative all'orgniazazione economica del
comunilativo di Livorne, il Gma-
Sal Leopoldo I dichiaro, che confini del
Capitanoto vecchio dovemero d'allora in
costituire la muova Comunità di Li
torne. Nella qusl congiuntare, volendo
quel Legislatore neere di un favorerele
della munione gi fndaica poiese intervenire
tisedere tà
. quiz if =
prescotante, tato
vice, quanto nel pene liagi nente nai gueerale, cn
voto e 008 Iucce senza alcuma disperità de-
gli altri priori.
Clima di Livorno e della sua compo
LIVO
come più volle si è ripetuto, ha fatto per-
te integrante, il clima non doveva essere
sano, siccome tale divenne nei secoli
successivi , allora quando andò grado »
grado ostruendosi seno di mai
2 che si convertì in altrettanti pestilenti
Teen tore She fosti
recati a stabilire in Livorno o nel suo
distretto, ad onta dei provvedimenti presi
per correggere la cattiva disposizione del-
‘aria e del crescente impadulamento del
litorale a seit. di Livorno, non ostante
tuttociò nel clima di Porto-Pisano più
presto i cittadini mancavano, o infermi
vivevano.— Infatti non era ancora passa.
to il primo decennio, dacchè i Fiorentii
ebbero acquistato Livorno, che i rappre-
sentanti di questa comunità, nell'atto di
domandare allaSignoria di Firenze la con-
ferma delle triennali esenzioni, espone-
vano, come, in vista dei diminuiti abi-
tanti; la quantità del sale, di cui erano
abbligati a provvedersi , era divenuta di
tua lerza parte superiore al loro consumo,
e perciò chiedevano di ridurre a sole cen-
to staja l'annua partita del sale da acqui-
stare. ( Fed, in guesto Pol. a pag. 728).
Non era frattanto pè punto nè poco mi-
@liorato lo stato fisico del paese all’avvi-
cinarsi alla metà del suo corso il secolo
medesimo XV, tostochè i Livornesi, nell"
anno 1449, domandavano alla Signoria di
Firenze che volesse esonerarli , non solo
ua imposizione di 630 fioriui d'
incora dal debito arretrato. La
quale inchiesta fu dalla Rep. fiorentina
accordata, lasciando fermo il quantitativo
delle cento staja di sale per l'anpuo con-
sumo di quella scarsa popolazione. (Zoc.
cit. peg. 739).
Così 2° tempi del duca Alcssandro dei
Medici e dei primi grandachi, che tanti
indulti andarono concedendo a chi voleva
abitare familiarmente in Li-
suo capitanato, sembra che
nta elargità profittassero,
nà volessero, in grazia di tali allettative,
preferire alla loro prospera salute una vita
più breve, o almeno infermiccia per gio-
vare alle generazioni future.
Può servire di prova della scarsa popo-
lazione di Livorno quella dell'epoca di
Cosimo I, quando tuito il Capitenato eco
LIVO TA
chio , vale a dire la Comunité nei limiti
repartiti in 194
Quudro del Movimento
vorno a più del presente articolo.)
Lo disse poetanilo uno dei giusdicenati
di quell'età, i) capitano di Livorno Orsila:
go, quando paragona va il suo clima ad ans
vera bolgin dell'Inferno. — Lo dimostrò
coslantemente la premura del governo nel
far cambiare di frequente la guarnigione
militare «di Livorno, stantechè quei sol- .
dati trovavansi affitti da febbri
tenti, e da quella specie di maremmana,
che sino ai tempi nostri fu contrassegnata
col nome topico di Zivornine.
Giova peraltro avvertire, che coleste
ita
venivano dei ristagni palusi
pagna situata a sett. di Livorno, e dalla
troppa affluenza delle alghe e di altri corpi
organici, i qual alle maree, «b-
bandonati si lasci:
spiaggia; finalmente
fossi e delle fogne della citta, Tali erano le
cause principali che concorrevano ad ii
fettare l’aria di Livorno, cause tutte che
vanno ora gradatamente distruggendosi
dalle incessanti cure del governo, dalla
vigilanza del magistrato civico,e dull'in-
teresse comune di una sempre crescente,
sempre più ricca ed isiruita popolazione.
* Dalle Ricerche di statistica medica,
traprese nel corso continuo di selte anni
(dal 1818 nl 1825) dai sigg dott. Giusep-
pe Gordi iccola Orsini, medici degli
ospedali di Livorno, è resuliato, che la
morialità in essa città, da Sv e più anni,
proporzionatamente alla popolazione, era
considerabilmente diminuita; lochè essi
ripetevano,se non in tutto, almeno in gran
parte, dal miglioramento dell'ari
la progressiva bonificazione dei marazzi
prossimità del lido e della contigua
campagna posta alsettentrione di Livorno.
Ciò nonostante le mal:
servarono più spesso negl
questa città, furono le febbri intermitten-
ti; per modo che dei 24002 malati, capi-
tati agli orpedali nel giro di quel setteu-
nio, 3751 eramo stati colpiti da simili
febbri. Depo le intermittenti, andando
per ordine di nomero, vengono le febbri
reumatiche, malattia comunissima in Li-
mm LIVO
vorno per il cambiamento istantaneo del.
la temperatura ; non essendo raro il caso
di sentire caldo e freddo io un'ora mede-
sima. Inoltre Livorno, stante la sua
sizione marittima, non avendo qu:
cuu riparo dai mouti che l’avricinano
dal lato di levante, e trovandosi sul lembo
di un'aperta campagna, resta straordius-
riamente esposto-si venti, specialmente a
quelli che derivano dal mezzogiorno, da
trumout:na e da libeccio. L'ultimo dei.
del pelago e
la asssì umida,
cui suol designarzi costà con il vocabulo
di spolverino.
La acque che in gran copia circondano
il paese, osservi nel 1899 il dott, G.
Palloni, primo medico dell'ufizio
tà, readono sempre an poco umida
di Livorno, quand'è tranquilla, al tramon-
tare del sole, con preeipitarsi dei vapori
inuialzatisi nel giorno. Ciò rende forse
(diceva egli ) ragione del predominio,
cui sulle altre malattie febbrili, che spo-
radicamente ostrano fra noi, tengon
le intermittenti, ( Memoria sulle costitu
zioni epidemiche e sui mali endemici del
cav. dott. G. Palloni. — Livorno 1827),
La stessa incostanza di clima rende
assai fregnenti e molto pericolose le pleu-
ritidi e le peripueumonie; avvegnachè
mei soli due spedali della ci Di
ni e donne, i sopranomi;
in un seltennio, ne osservarono 1186, con
mporialità del 22 per cento.
Upa infermità molto comune, e più
delle altre di sinistro successo, è la tise:
della quale malattia negli ospedali di Li-
‘vorno iu sette anni furono curati 800, e
morirono 4at individui: benchè tra que-
sti alcuni vi fossero tornati per la seconda
volta, onde essi figararono doppiumeute
nelle cifre quì accennate
La frequenza delle scrofole e dei mor-
bi venerei, il poco riguardo nelle tos
l'abuso dei liquori, l'esercizio di alcune
professioni e la costituzione ereditaria
si reputano le cause più palesi e più fre-
quenti della tise in Livorno, ma forse
vi concorre eziandio, almeno per le ma-
lattie serofolose, la troppa coufidenza che
i Livornesi hanno di abitare le case ap-
pena fabbricate, nella fiducia che la loro
pietra talacea assorbisca in guisa lumi
LIVO
dita della calcina da non nuocere alle
salute, senza calcolare il mattonato.
Struttara‘fisica del suolo livornese. —
La struttara geognostica del terreno di
questa comunità presenta delle varietà
siogolarissime, massime dalla parte dei
suoi monti. Al contrario la pianura, che
Îà fino alla riva del mare, man-
cante di tomboli o dune, sembra quasi di-
visa dal litorale contiguo mediante una
specie di Gronda , la quale principia dal
luogo delle forn: ino al ponte d’Arcio-
ne, La panchina, che dal lato di scirocco
costituisce la base apparente i lo
alquanto superiore alla pianura sitoata a
ponti di Stagno, consiste in un tufo are
mario ricco di resti organici palustri e ma-
rini, tanto animali, quanto vegetali.
Questo terreno che incomincia
derzi nei eontorni di Antignano, e
dirigendosi per l'Ardenza e Acqua:
serve di bese alla città di Livorno, co
lisce nom solamente una spezie di cor-
,, incrostando i lembi di detta spiag-
gia, ma pare che si vada costantemenie
formando sott'acqua nel contiguo litto-
rale. Euo appartiene ad u na
luusschella spagnoca, conchiglifera: e mo-
sira chiaramente di essere un prodotto del
‘periodo attuale. .
I frammenti di terra cotta, scoperti uh
timamente in cotesto tufo presso al La
seretto di S, Rocco, hanno fornito argo
mento al naturalista pisano Paolo Savi
assegna giusto posto che cos-
Tiene . True roccia tufacea , ponendola
cioè fra quelle formate da cause che sono
anche a’ lempi nostri in azione.
ato elle sua giacitura, € alle rocce
che gli servono di base, possono darne us
moati livornesi, la perte inferiore sem
bra coperta în molti luoghi da un basco
i di calcareo cerubeo com-
traversata da grosi
galestro fissile color laterizio; finalmee-
te, salendo ai Mulini a vento di Val-Be
LIYVO
lì affacciano masse serpenlinose
imprigionate nel calcareo compatto alte-
rato, ma più spesso nel galestro, Tale
terazione di suolo si riscontra ccial-
mente intorno al paese che porta il nome
topico della pietra sulla quale esso è fab-
bricato. — Fed. Gassao dei Monti li-
vornesi.
Da un consimile terreno scaturiscono
le limpide copiose polle
pra Col
i Camorra so-
lognole, mezzo miglio a lev. delle
iformi di Wallore, dove si ca-
arenareo-micacee di grana
di elementi minuti, e dì
non inferiore alla pietra serena,
ossia macigno di Fiesole.
Scendendo di lassù verso le pendici che
feardano maestro, continua ad affacci
‘arenaria, sebbene più grossolana di quel-
la di Fallore, e sotto di essa il ealcareo
corpatto alqnanto argilloso, aliernante
con strati di schislo marnoso. — Nelle
colline di Monte-Massi e di Limone alle
rocce lestè accennate soltentrano quelle
meno antiche di ‘marna argillosa e di calce
solfata:e questa talora laminare e fibrosa
(Specchio d'asino) ora granosa e candida
(dlabastro) più spesso compatta e grigia
(Gesso). È in mezzo a colesti formazione
argillo-gessosa, donde pullala qualche ve-
ma di acqua salina e di acqua solforosa
epatica di qualità consimile a quella pus-
solente di Limone.
È forse da un consimile terreno ter-
ziario donde scaturisce alte'scqua minera-
Je salina di recente stata scoperta in un
pozzo dei bagni di S. Rocco a Livorno,
Folla quale il Prof. Antonio Targioni-Toz-
getti fa istituito e pubblicato nel 1838
un’ esatta analisi chimica.
AI Rio maggiore, e sull’ Ardenza torna
a mostrarsi allo scoperto il calcareo com-
patto attraversato da larghi filoni di spa-
to, cui sta a ridosso, nella parte inferiore,
en banco di ghiaja conglomerate.
Se poi si esamina la natura del suolo
di questa comunità dal lato di scir., dove
i Monti livornesi scendono verso il lit-
torale, veggonsi quelle pendici per la mas-
sima parte coperte di macigno grossolano,
bene spesso associarsi a schisti calcarei
colorati in rosso e in verde con vene di
manganese ferrifero. Del qual ultimo mi-
nerale trovasi un potente filone nel fianco
opposto dei monti medesimi, — Tali va-
v. IL
LIVO 773
rietà di arenarie e di schisti calcarei,
che costà come nl Gabbro e ai Mul
vento, furono alterute e semi-plutoniz-
rate dalle masse serpentinose che le av-
vicinano; cui fra le altre appartengono
le grandi rupi e le scogliere della Torre
21 Romito.
TI suolo della Comunità di Livorno ba
richiamato iu pi
le rocce e i resti organici‘che in essi rac-
chiudonsi, Conterò tra i più noti, nel se-
colo XVII, Cesalpino e il livornese Gia-
cinto Cestoni; nel secolo XVIII, Vallisni
vi, Micheli, Targioni e Giovani n
cho, senza dire di tanti altri dotti che
a'tempi nostri questa stessa contrada han-
no già, o vanno tuttora perlustrando.
{l mare di Livorno è ricco di ogni sor-
ta di pesce, dall'acciuga sino allo sto-
rione; talchè lu pescagione dei suoi pa-
raggi provvede costantemente, oltre la
vicina popolosa città, quelle di Pisa e di
Firenze, con moltissime altre terre e paesi
Intermedìi.
Ciò che si ritrae dalla pesca delle sc-
ciughe nel mare della Gorgona, fa già
avvertito all’ articolo di quest’ Isola.
Il passo dei muggini ba dato luogo a
stabilire lungo le scogliere dei Monti
vornesi due mugginaje una delle quali
alla Torre «lel Romito, l'altra sulla punta
di Castiglioncello. Sotto le scogliere di
Monte-Nero si pescava anche il corallo,
ma da qualche tempo siffatta pescagione
fu abbandonata per non trovarvisi coral-
lo, nè molto grosso, nè di colore acceso, în
confronto di quello delle coste d'Affrica
e della Sardegna,
L’ agraria del territorio livornese, per
[uanto essa, dopo gli eccitamenti promossi
alle leggi Leopoldine, sia andata avan
tandosi, pure non si può dire che vi
abbia falto quei grandi progressi che dalla
ricchezza e intelligenza dei possidenti, e
dall'aumentata popolazione si potevano
sperare.—Ma,o sia che i Livornesi rivol-
gano quasi tutte le loro cure e la mag-
ior parte dei capitali nella branca più
+ ad onta del maggior rischio
che essi corrono, del commerci
la natura del terreno si appalesi
to ingrata; fatto è, che troppo arido ed
arenoso apparisee il suolo posto fra i monti
98°
774 Livo
è Livorno, mentre troppo wmido tin.
tiensi quello situato a settentrione della
“ttessa città; finalmente la qualità del ter-
reno dei suoi mouti, comparendo d’indole
in generale galestrina, gessosa o serpenti
mosa, riesce per lo più sterile e in grato
alle cure del suo cultore. Dondechò quasi
rune mietà del territorio in discorso è rima-
lie e a ortaggi con frutta saporitissime.
hi Cerchi diversi delle mura di Livor-
#0, «— Innanzi il 1421 Livorno, come è
stato avvertito qui so era bl picco
tiperto, Il primo giro ra merlate fa
malte È fiorentina, che lo aveva
compito alla metà del sec. XV. A quell'e-
poca la ‘l'era di Livorno fu rinchiusa in
un perimetro di circa due terzi i
‘con sole due porte, una delle li, verso
Terraferma, difesa da n torricnoe Valtra
verso il mare, dirimpetto a un piazzale
fornito di comodo loggiato, dove ora cor-
risponde la fortezza vecchia e la darsena.
Il secondo cerchio della città di Livorno
tbbe principio nel 1879 sotto Cosimo I,
quando l'arcivescovo di Pisa, Bartolom-
meo Giagni, benedì la prima pietra, nel
iorno 28 marzo dell'anno atizidetto. —
quella cinta di mura restò lunghi anni
sospesa sino a che Ferdinando Ì, fra lo
spirate del sec. XVI e il sorgere del XVIÎ,
vi fece lavorare con tanto impegno, che
Al nuovo giro di muraglie, i fossi che le
contornano, i baluardi, i rivellini, le
balterie e fortezze furono innalzate e com-
ite nel periodo di un decennio — to
Eecondo cerchio della città aveva pay
riferia di braccia 10,500, corrispondente
a circa miglia toscane 3, 31. L'area del
suolo com) nel secondo cerchio ccue
pe una superficie territoriale di circa un
terso di miglio quadro toscano.
Il terso, ultimo e più grandioso cerchio
fu decretato nell'anno 1835 dal Granduca
Lesrotso Il felicemente regnante, e que-
Ma grand' opera si è veduta comincisre,
progredire e restare compita nel breve
spazio di due anni.
< A seconda dell'andamento defini
LIVO
vamente adottato, e dopo le dispositi
generali con notificazione del 6 marzo1835
ordinate l'esecuzione della nuova
cinta di Livorno (la direzione della quale
venne nffidata al Commend. Alessandro
Manetti direttore del corpo degl’ ingegno
ri, e del bonificamento idraulico delle Ma-
remme ) si cominciarono i nuovi fonds-
menti, a partire dal Bastione chiuso di S.
Pietro, situato a settentrione delle vecchie
mura, e di là dirigendosi verso grecale
” il tenimento dell'antica Fastia di
'orto-pisano, fu tagliata la strada regia di
Pisa presso l'oratorio di S. Antonino. Da
rotabile di Salviana,
del Fanale, e in ultimo, costegrimado il
canale dei Lazzeretti, arri vossi al Mulinace
cio, dove il nuovo recinto va a terminare
per quella parte nel littorale presso i fossi
del Lazzeretto di S. Rocco.
Tre porte e due barriere interrompono
fl nuovo cerchio per dare il pesso alle
comunicazioni di terra; cioè, la prima
hartiera con triplice cancellata alla via
R. fiorentina; l'altra barriera alla via pro-
Vinciale maremmana.
Le tre porte sono state aperte in tre
diversi lati della città. Guarda il lato
orientale la porta $, Leopoldo, dall qua-
le esce la via di Selviano. Apresi dal lato
meridionale la porta @ Mare, foori della
quale si cavalca un nuovo ponte di pietra
verso il M'ulinaccio, per la via che guida al
ridente popoloso littorale di Acquaviva,
dell'Ardenza e di Antignano. —È volta a
settentrione la porta S. Marco, ricostrui-
ta d'appresto, e sotto il nome che portava
quella di Venezia nuova. Essa è situata
fra la Bastia di Porto-pisano e la nuova
Darsena dei navicelli
le antiche maura la
uella di S Trinita,
per le quali si esce alla darsena e al molo.
All'ingresso al all'egresso di ogni por-
tao barriera barvi un ampio pinzzale,
fntorno al quale è vietato di edificare,
come pure è vietato d'innalzar case nau=
mentare le esistenti ad una distanza mi.
tore di cento braccia dal rio , oss
dal confine-del suolo che fiancheggia la
nuova cinta di Livorno. in
La principale fra le diverse berriere, ©
porie, è quella solla strada R, fiorentina.
LIvO
Quivi sono due edifizii doganali, uno
per la gabellazione delle merci che s'iu-
troducono nel Granducato, l’altro per
quella della maggior parte dei generi di
consumo di città e delle produzioni che
si estraggono dalla Terraferma per via di
mare, La distribuzione dei suddetti edi.
fizii, stati eretti eoll'upera dell'architetto
fiorentino Carlo Reishamer, presenta j
semodi più opportuni, specialmente per
esere sialo seperalo l'ingresso dali"
@ per trovarvisi costruiti due vasti Jocali
coperti, nei quali possono ricoverarsi du.
rantele isito doghaali, barocei,e veLture.
La superficie quadrata della puova pin»
twoccupa braccia cube fiorentine Box, 43},
equivalenti quasi a miglia 1 { quad,
terzo eerehio non presenta, nè
più gli conveniva come alle precedenti
mora, l'aspetto di un’opera di fortificazio»
ne; imperocchè, destinato com' è a recio-
gere una città popolosa, un porto-franco
teatrale di uno stato e di un principe pa-
tifico, era necessario che esso ne portasse
l'impronta, senza che pertanto fosse omes
to quel carattere di edificatoria sorrispon»
denteall’oggetto: cioè, di uno stile rusti»
ee a bozze di breccia e di tufo rozze-
mente tagliate nella faccia, ed in gui
tale che ai frodatori vn osta
13 , le prinse otto delle quali hanno di
Srossezza, in base braccia 2 e un sesto con
scarpata solamente esterna di un decimo
4 braccio, All'altezza delle br. otto avvi
tira modinatora di pietra, consistente in
un cordone che ricorre andante all’ester»
no, sopra il quale inalzasi altra porzione
di muro a piombo alta br. 5. }.
Dove ha ingresso in città il canal na
vigabile, ossia il Fosso dei nevicelli che
congiunge Pisa con Livorno, stà costruen»
deci un altro importante uffzio doganale.
È stato per esso srchitettato dal La -
mer, in guisa tale che l'ingresso dei navi-
celli resta separato dall’egresso ed i navi.
gli hanno ricetto in unospazio eoperio da.
rante le doganali operazioni, Cotest'ufizio
nel centro di na'ampia darsena che
una superficie di brae. 886,000 quadre,
Le mura della nuova cinta gli passano
in mezzo, e dividono il baciuo interno
dall'esterno. Tanto in questo, quanto in
LIVO 778
quello possono in gran numero aver sta»
zione le barche che s'introducono y 0 che
escono dal porio-franco.
Un nuovo canale in comu.
micazione il bacino Foterno della siena
di Darsena col fosso del Rivellino offre una
comoda circolazione ai navicelli; e quelle
acque, per lo innanzi stagnanti. ed infet.
te, attualmente parteci) al moto del
riempifondo , sonasi efficacemente ravvi.
vate al pari di quelle del fosso reale,
che è situato alla bue delle fortificazioni.
La muraglia della nuova cinta si esten-
de nei prescconvati limiti per miglia tre
€ tre quarti in lunghezza, senza però
salcolare quella estensione che è posta
lungo il littorale, cioè, dalle antiche forti»
ficazioni di porta-murata sino al bastione
chiuso di S. Pietro, la quale può valutarsi
della lunghezza di quasi un altro miglio.
1 fondamenti delle mura posano sopra
uno stabile terreno, o ina di tufo
ietroso, meno che dalla parte del seno di
pisano , fra il fosso dei nayicelli e
la bastia, dove i suoi fondamenti, per up
tratto lungo 500 braccia, sono piantati sor
pra palafitte con reticolato di legname.
Le braceiatore cubiche di tali lavori,
eseguiti fino al luglio del 1838, per la co
siruzione della nuova cinta di mura e
delle sue dipendenze, ammontano a brac-
cia cube fiorentine 453,612; le quali sono
da ripertirsi come appresso;
Il movimento, sul quale è fondata la mura»
glia di cinta della città e porto-franco di
Livorno,ascende a .Bracc.eube 160,816
Le chiaviche e ponti. , , . Bi19
I muri a rivestimento della dar-
sena per i navicellie annessi. » 121,607
I muri di ciuta sopra terra. . » 317,883
Le fabbriche sinora costruite per
Je porte, per le harriare e la do-
gene d'aequa . .,,.,.,> 50,895
[ETTI
Totale, . Broec. cube 453,619
‘Dopo compito il nuovo recinto delle
mura urbane di Livorno, sono sfale de
molite alcune fra le porte del sesondo cer-
chio, come inutili ed imbarazzanti il pub-
bli si
porta a Pisa, quella del Rivellino di $.
Marco, ed anche la più moderna del Co-
one. La loro distruzione ha giorato, nom
santo sotto il rapporto della salubrità,
776 LIVO
quanto sotto quello di
Piper i ein nia
Numero delle case che costituivano
il vecchio Livorno . N° 1459
Case riunite alla città ivorno
nell’altima circonvallazione. . » 1477
Torara delle case nel 1839. N° 2936
Stabilimenti Sanitarii.—.
questo rapporto non ha che ii
principali città marittime del Mediter-
raneo e dei mari dipendenti, poichè il
suo porto fu provvisto di tre grandi Laz-
collocati a diverse
sulla spiaggia
meridionale del porto; vale a dire, nella
pianura più salubre livornese. Furono essi
eretti l'uno dopo l'altro da tre Grando-
chi,e quindi destinati appositamente, se-
condo i gradi del pericolo, ai
stimenti che venivano accompagnati da
patente, così dette, metta, focca, e bratt-
isa che ciascuno di quei treo-
ra governato con regole efficaci
e con discipline proporzionate
della loro destinazione.
Lazseretto di S. Rocco, il primo
per auticl perchè edificato nel 1604
sotto Ferdinando I, è il più vicino al
porto, anzi quello che solo da no large
fosso viene isolato dalla città. — Dall'epo-
ca dell'erezione del terzo Lazzeretto, di
S. Leopoldo, sino a questi ullimi tempi il
più antico di S. Rocco sertì alle prove-
nienze con palente netta; ma, in grazia
dei più recenti provvedimenti savitarii
(anno 1834), esso attualmente è destinato
a ricevere, eltre le merci e le persone
delle provenienze suddette, anche quelle
con petente così detta tocca. Dentro lo
stesso locale, sul declinare del secolo pas-
sato, per ke cur di Ferdinando ui fa
a Lul lo porto ad oggetto di ser-
aperto piste pia segua di
line e di sliri piccoli navig]
11 Lazzeretto di S.Zecopo, distente qua-
si un miglio dalla città, fa i
1643 sotto Ferdinando II col disegno del-
l'architetto Antonio Cantagal]
Esso ilnome di S.J;
preso vicino ces vento dei Frati di S.de-
in va, dov'è rimasta la chie-
all'oggeti
Cos
ciale.
vesondo Lezzeretto si riservò ai
LIVO
bestimenti con patente brutta, e 2!
meate a quelli provenienti da paesi, dove
soleva dominare la peste bubbonica. Nel
Lazzeretto di $. Jacopo, l'anno 1754, per
ordine dell'Imperatore Francesco 1, se-
condo Granduca di questo nome, ven-
nero eseguiti grandi accrescimenti in fab-
briche, in logge e fonlaue con un recinto
di fossi, oltre un canale naviglio destina-
to a condurre deotro Livorno le merci,
dopo essere state ammesse alla pratica. Fa
quest'edifizio nella stesa occasione cir-
condato e chiuso da una circonvallazione
regolare e quadrilanga di mura con porta
maggiore davanti a un ponte levatojo,
pposta l'arme impe-
riale con la seguente iscrizione, dettata
dal celebre letterato Antonio Cocchi:
Imp. Caes. Franciscus. Augustus.
Dux. Lothar. M. D. Etr. Ut Liburni.
Portu. Pestilentiae. Contagia. Quem.
Tatissime. Arceentur. Insalam. Pur
gericaibus.
Hominum. Et. Mercium. Hebendis.
Restituit. Ampliavit. Instruzit.
Anno MDCCLIV.
Dopo compito il terzo Lazzeretto, que
sto di S. Jacopo venne'destinato alle sole
provenienze con patente focca; e ciò fio
chè, per sovrana disposizione
so II, fu ripristinato l'antico sisterna di
accogliervi tutte le merci e
te sopra navigli con patente bratta.
Fran Lezieretlo di S. Zeopol-
do, il più distante di tutti (circa wa mi.
lio e mezzo dalla città) rammenta wna
elle più grandi opere edificatorie, e une
dei tanti benefizj fatti da Fato
vore del commercio e della salute pubblica
dei Livornesi.— Era esso in origine desti-
lo scioriso e alla contumacia di
asseggeri provenienti da peesi
appesta Coendochè il fabbricato dadi.
sposto in modo che nel suo interne cos-
tiensi un altro Lezzereito con na girodi
mura isolato da quello esterno che le rac-
ade. Nel qual secondo recinio veni-
‘vano perfettamente isolati tutti gli appe
stati, per modo che il contagio bubbonice
rimaneva costà obbligatamente estinto.
Framezzo ai due primi Lameretti, di
S. Rocco e di S. Jacopo, e perimente
in riva al mare, esiste lo spedale di Os
vervazione; il quale può isolarsi al mo
mento che si vuole dalla Terraferma, e
LIvO
Mettersi tosto in una specie di quaranti-
ma. Fu eretto provvisoriamente all’ epoca
della comparsa in Livorno della febbre
ialla (anno 1804); poscia venne perfezio-
nato e reso più confacente allo scopo nei
casi di sopravvenienza di malattie conta-
giose, come accadde nel 1819 per il tifo
tecchiale, e negli anni 1835e 1837 per
Fisfosa comparsa del morbo asiatico.
Esposto tutto l'edifizio ad una libera
ventilazione, è anche suscettibile di sud-
divisione peri diversi gradi di una stessa
malattia contagiosa ; în guisa che questo
può riguardarsi come uno degli
stabilimenti in simi] genere che onorano
Pumanità, la saviezza e la previdenza
‘dal governo toscano.
A maggior comodità degli ufiziali di
sanità, dopo il ritorno del Granduca Fer-
dinando III, fa innalzata alla bocca -del
porto di Livorno una elegante, se non ba-
stantemente comoda, palazzina di
“appellata I Ufizio della Sanità.
Tempii sacri al culto Cattolico. — La
città di Livorno proporzionatamente alla
sua popolezione ed sl suo lustro scarseg-
gia anzi che nò di chiese; e quelle che
vi esistono non può dirsi che siano di
una grande capacità. In vista di ciò il
Granduca Laozozno II ha decretata la fon-
dazione di qualtro nuove chiese da do-
edifi-
vale, per
tosa cattedrale.
Il duomo attuale, dedicato a S. Maria
Assunta e a S, Francesco è tuttora.’ uni-
«a parrocchia plebana , siccome lo fa fino
da quando Livorno non contava che po-
che centinaja di abitanti.
Alla chiesa plebana .di S. Giulia di
Porto-Pisano, ossia di Livorno, la quale
in origine esisteva fuori del primo cer-
chio, fu sino dal secolo XVI aggregata
uu’opera, con altra chiesa sotto il titolo
di S. Maria, situata dentro Livorno. Quin-
di la chiesa plebana associò all'antico ti-
tolo quello di S. Maria, finchè nell'occa-
sione forse della consacrazione del duomo
mituale, fu preso per contitolare del nuovo
tempio e per santo compatrono di Livor-
mo, S. Francesco d'Assisi.
1 pievano di Livorno venne decorato
del di preposto nell'anno 1632,
LIvO I
all’epoca stessa in cui In-pieve di S, Me-
ria, di S. Giolia e di S. Francesco fu erei:
ta în insigne collegiata.
Il titolare della prita parrocchia di .
Livorno è stato couservato alla compagnia
di S. Giulia, che è un pubblico oratorio
imolto ornato situato di fianco al duomo,
devotamente frequentato ed ufiziato.
A proporzione che Livorno andò accre-
scendo di popolazione, presterono ajuto al
posto pievano diversi cappellani cu-
rati di alcune chiese che di mano in ma-
no si eressero in Livorno, le quali diven
mero perciò altrettante cappelle succur-
sali. Tali sono le cure della Madonna,
di S. Giovanni, di $. Caterina , di S, Se-
bastiano, di S. Ferdinando, ec.
Il duomo è a croce jatina di una sola
navata con sltar maggiore isolato e una
grandiosa apside o tribuna. Evvi un capi-
tolo com di venti canonici, fra i
cinque dignità, e di altrettanti cappe!
con un sufficiente numero di chierici.
Mancavi tultora un seminario.
Il duomo ha buoni a fresco nelle soffitte
e quadri di pittori rinomati alle pareti
ed agli alteri. La vasca del battistero è
un lavoro di marmo bianco di qualche
La Madonna (SS. Concezione, de’ frati
Minori Osservanti), è dopo il duomo la
chiesa più grende, la più centrale e la
meglio uffiziata-di tutte. Conta l'epoca
stessa della chiese maggiore, stantechè la
sua fabbrica incominciò nell'anno 1598,
Ha una sola navata, con l'aggianta poste-
riore di un cappellone a corna epistolee.
I caltori di belle arti vi troveranno due
eccellenti quadri di Matteo Rowelli, e
uno dipinto dal Franceschini, detto dalla
sua patria, il Volterrano.
La chiesa di S. Caterina, dei frati
Domenicani Gavelti, veneti a Livorno
dal convento di S. Marco di Firenze, fu
edificata insieme col claustro fra il 1704
e il 1716. La forma del tempio è ottap-
polare, ornato a stucchi con una capola
grande a proporzione del vaso. All’incon-
tro piccolissima e sproporzionata è la.cu-
pola muova di una più vasta chiees, $. Be-
778 LIVO
nelelto, stata innalzata con i fondi a tal
destinati dalla pietà del negoziante
livornese Benedetto Pogiuali. — ©
La chieza ed il collegio di S. Sebastiano
furono edificati dopo il 1633 a spese della
comunità. Nel quartiere di Venezia nuova
esiste la chiesa dei soppressi religiosi Tri-
nitarj Scalzi, edificata ed arricchita da un
tano delle galere granducali.
‘Dei conventi superstiti fuori della cit-
& di Livorno si conta attualmente il
olo monastero della Madonna di Monte-
{e
piccolo
ria della Sambuca, dei PP. Gesuati, ed il
monastero di S. Gio. Gualberto di 7al-Be.
nedetta, dei Vallombrosani. — Wed. Ac-
quaviva (S. Jacoro pt) Banta pi Nuoota,
Vas-Baxuerra , Monrs-Naso di Livorno,
€ Samsvca nei Monti livornesi.
Altri culti praticati , o tollerati in
Livorno.— lo Bon starò a porre in cam-
tosto ai provvedimenti che
una tolleranza religiosa, il maggior con-
corso di gente e di ricchezze derivato a
Livorno; ne giova bensì far rilevare, che
le più forti case di commercio livornesi
appariennero a famiglie professanti culti
mon cattolici, e che la massima fortana
mercantile sembra importatavi dallo spi-
rito di tolleranza, siato costantemente
manlenato da due e più secoli in questa
città. Cheochè ne sia, dirò che, dopo il
culto dominante cattolico apostolico ro-
mano, si esercitano pubblicamente in Li-
vorno Ure riti lossi, e tono tollerati
privatamente altri tre culti eterodossi,
Olire il maomettano e l'ebraico. Essi ri-
duconsi ai seguenti
4.1 Greci uniti, quelli cioè di rito or-
todosso, i quali professano obbedienza al
pontefice romano. — La loro chiesa, do-
vo si esercita il culto in lingua greca let-
terale, è dedicata all’ Aununziazione di
. Maria. Fu fondata fimo dsl 1601, quando
i Greci vennero chiamati a Livorno da
Ferdinando I per impiegarli nel servizio
Jelle galere. La soddetta chiese è uffiziata
LIVO
da due preti nazionali, uno parroco e
l’altro cappellano; mia non vi si potendo
celebrare, a forma di quel rito, più d'una
messa per gioruo, havvi una cappella nel
chiostro del locale medesimo per comodo
del cappellano e dei sacerdoti forestieri
dello stesso rito.
Concorrono pure a
arabi, chiamati Mele
scono dai Greci uniti in quanto che î
Melchiti usano della liturgia in lingua
araba, celebrano la messa con pane fer-
mentalo, e si comunicano con le due
specie.
a. Gli Armeni cattolici. — Essi pro-
fessano la religione cattolica romana con
cerimonie diverse dal rito latino ; usano
della lingua armena, e consacrano în pa-
ne azimo, — La loro chiesa, dedicata a
S. Gregorio, è uffiziata da tre sacerdoti,
due dei quali fanno le veci di
coatuttociò vi possono celebrare le messe
latine anche i sacerdoti della città.
3, Gli Arabi maroniti. — Esiste in Li.
vorno espressamente per gli Arabi maro.
niti un monaco sacerdote del Monte Li.
bano, che ba una cappella nel convento
della Madonna dei frati Minori Osser-
vanti. Egli dovrebbe celebrare la messa
e gli uffizj divini in lingua siriaca; ma
della SS. Trinità, si pratica il rito della
chiesa greca scismalica , sebbene este
riormente la loro liturgia armonizzi con
quella dei Greci uniti, meno che nel
Bitorgia sia lo pii Licata in lin-
gun Tassa, o Mutend» Quindi è che nella
chiesa medesima della SS. Trinità coo-
corrono, oltre i Greci orientali , anche
i Russi, il di cui Autocrate ne è il capo
€ protettore.
LIVO
1 Greci scismatici baono il loro spe
ciale cimiterio dentro la nuova circon-
vallazione della città, fra il camposanto
vecchio ed il nuovo cisternone.
5. Gli Anglicani, o Episcopali. —Nella
cappella degl' Inglesi, nella quale si usa
la liugua nazionale, si esercita private»
mente il culto dominante in Inghilterra,
ossia l' Episcopale. Havvi on ministro
stipendiato dsl loro governo, comecchè în
cu ca concorrino tutte le altre sette
e riti soliti professarsi dagl'Inglesi, come:
Presbiterani, Metodisti ec. — Nel modo
che gl' Inglesi si servono a comune di uno
stesso tempio, così hanno în comune un
cimiterio, situato fuori degli spalti della
distrutta porta del Casone; cioè, nella par-
te più ridente e forse la meglio fabbricata
a clità.
6. I Luterani eCalvinisti.—La nazione
Olandese-Alemanna ebbe origine e cap- Ma)
Ila propria sotto il regno di Ferdinan-
do I, dal quale ottenne, nel 1607, per mez-
20 del console della nazione Fiamminga
residente in Livorno, la facoltà di erigere
nella chiesa della Madonna una cappella
con altare sotto I’ invocazione di S. An-
drea;e costà la nazione stesta ebbe anco se-
i pi in Livorno, professassero
la religione cattolica, e non la Voi
te.— Fra i varj provvedimenti stati presi
da quella casta, merita particolare men-
zione ano del 5 dicembre 1679, per essere
quello forse il primo documento che di
a conoscere, come si associassero alla
versità Olandese-Alemanna, persone atti-
menti a diverse confessioni eterodosse. Ta-
Je fa la deliberazione di acquistare un al-
tro luogo conveniente ad uso di cimiterio,
oltre la sepoltura che l'università stessa
aveva nella cappella di
Madonna. Infatti il gisrdi
prò nel nov. del 1683, fu ridotto a cam-
posanto, dopo che Cosimo III, con sovrano
rescritto del 18 febb. 1695, ne approvò
T'eso. Imembri della nazione Olandese
Alemanna goderono în passato i
gririienii + ed il governo soleva di
co dei quesiti rel Ì commer-
cio. — ( Fed. i Regolamenti di detta
Nazione stampati in Livorno nel 1832,
e 1° Art. Commercio di riportato).
Attualmente nella sala, 0 cappella della
LIVO 779
nazione Olandese-Alemanna , si pratica.
in privato il culto protestante, tanto di
rito luterano, quanto calvinista e di tatte
le numerose diramazioni di queste doe
riforme; le quali, sebbene in molti paesi
disunite e avverse, in questa sala sem-
brano fra loro perfettamente concordi. La
liturgia è praticata in lingua tedesca, e
ne ha la cura un loro predicatore o mi
stro. — Anche gli Olaodesi hanno! a co-
mune con lutti gli altri protestanti Te-
deschi, Svisteri ec. il loro camposanto,
il quale è situato in fondo al Borgo reale
presso il quadrivio delle Spianaze.
9.7 Maomettani —Bencbè i Turchi non
abbiano in Livorno una moschea, nè al-
cuna sala destinata al loro culto, pure an-
che a questi il tolleraute governo tosenno
si degnò concedere un cimiterio murato,
che può vedersi fuori della nuova porta a
in luogo detto il Afulimacci
Ebrei.— L'università, o nazione
degli Israeliti è la più ricca e più nume-
rosa fra le credenze tollerate in Livorno;
ed è costà dopo quella di Arasterdam la
più decantata sinagoga. — Mentre si agita
ancora in Francia, in Inghilterra e in
qualche altra parte di Europa la questio.
ne, se convenga conferire agli Fri i
diritti civili, essa fa già da gran tempo
risoluta e stabilita in Toscana da Cosimo
tare familiarmente a Pisa e a Livorno.
Non vi fu per questi ultimi un ghetto
io, ma sivvero un quartiere sugli
Fehi meridionali, noo però circoscritto
nè disgiunto dal restante della città, non
ostante che da gran tem
concessa facoltà di acquistare
case in altre strade. Solamente nella pri-
ma epoca venne loro interdetto di avere
abitazione nella gran via Ferdi
me quella che può considerarsi fra tutte
le altre la strada più nobile di
Col volgere però degli an:
lirono e quindi svanirono le
A
gli sltri elementi, ve le ha quasi affatto
-distratte. :
L' interdizione maggiore che colpiva.
in Livorno l'università giudaica era quel:
780 Livo
la di non includere nella borsa del ma-
gistrato civico, fra i nomi dei benestanti,
d mercanti o possidenti ebrei; talchè que-
sti ullimi non potevano essere eletti
sappresentanti il corpo decurionale, sic-
come non solevano lampoco essere am-
nessi alle civiche stanze della città. Ma la
prima interdizione fu tolta dalla saviezza
di Leopoldo I, la seconda dalla .ittadi-
manza francese; il di cui governo favorì
tanto gli ebrei di Livorno da non appli-
caro a danno loro il decreto napoleonico
dei 17 marzo 1808, col quale sì sottopo-
mevano gl'israeliti dell'impero francese a
certe misure per frenare i poco caritate-
voli asurai della nazione.
istruzione del tem-
lo d' Israello divenne
cedettero all'elezione di 5 massari, sorta
di magistrato, il quale presiede per l'eco.
mnomico al culto, che ha la gestione delle
pubbliche aziende, che una volta conosce-
va delle cause civili e crii , le quali
insorgerano tra i loro nazi eccetlua-
te peraltro quelle che portavano alla pena
capitale, o a punizioni infamanti, e le
ause dove intervenivano come parte in.
dividui di altra religione. Ma questo pri-
vilegio gli ebrei da giudici nelle
cause criminali fu tolto dal Granduca
Leopoldo I, che limitò le attribazioni dei
mmassari ai giudiaj civili e commerciali
con l'appello all’auditore del governo,
finchè tal privilegio fa abolito dal go-
verno francese.
La popolazione dei sette culti qui so-
pra nominati non figura i Livorno, ap-
pena per una quarta parie în peragone di
quella israelitica; la quale ultima stà at-
tnelmente in confronto della popolazione
pattolica livornese, come uno a dodici.
LIVO
Nella statistica della popolazione del
Granducato redalla nell’anno 1745, quan-
do tatta la popolazione di Livorno, den-
jim trole mura, contava 3836 famiglie con
28040 abitani
a cifra degli ebrei figura
per 993 fa
Li
Inoltre dallo stato dell’:
apperisce, che la popolazione della città
di Livorno, esclusi i passeggieri, e î
condannati ai pubblici lavori, nello stes-
so anno non superava 30349 abitanti,
quando di questa stessa cifra facevano
parte 8800 tra ebrei ed eterodossi.
Finalmente nell'anno 1837, essendosi
numerata la popolazione di Livorno den-
tro la nuova circonvallazione , senza far
conto dei forestieri e «lei forzati, ascende-
va essa a 59564 ti, mentre quella
della università israclitica non appariva
più che di 4497 ebrei. Il qual ultimo
numero d' israeliti trovavasi ripartito in
1350 fuochi, tra i quali si noveravano 687
famiglie miserabili, sussi
versilà o da sovvenzioni
ipotesi sal numero degl’israeliti
i venuti familiarmente a Livor.
no, dall'altro lato non possiamo negare
il loro vistoso e progrenivo aumento nella
prima metà del sec. XVII, tostocbè nell’ar-
chivio della Comanità di Livorno ( Fil.
sa 1a pag. 812) esiste la seguente nota
delle bocche di quella città.
Anno 1633
Bocche di Livornesi.non Ebrei compresi
dentro la città di Livorno nell'anno
1633, .......... Abit. 7941
Bocche di Ebrei nell'anno stesso 700
Torna Abi von
Anno 1642
Bocche esistenti in Livorno nel
marzo dell'anno fior. 1643. N.° 10336
Ebrei non compresi in detta nu-
merazione .......... 3195
Parte della soldatesca della guar.
nigione sparsa per la città, e-
scluso il presidio ‘delle for-
terre... ......... 645
Somma e segue . N° 12146
LIVO
Riporto . . Abit. N° 12146
Foruati mel Bagno (ne può der note
tescrivano di quello) . .
Nel muovo accrescimento di Li.
persone che 3500 nel Porto copra
4 vascelli: (non si sono numerate
perchè razzo e rerigono) .
Toraza degli Abitemi in Li-
gorno € N° 13300
Fuori di Livorno, ‘nel Capi uato
‘vecchio (camo medesimo 1642) » 857
Poraradegli Abit. della Cc
di Livorno nel 1643. + N° 13139
Mella filza dell'archivio medesimo fu
notato il numero degli ebrei stabiliti in
Liverno nel 1645, i quali ascendevano
Gida 1250 sicchè dal 363321 1645,
vale a dire nel breve periodo di 1a anni,
le popolazione iscaelitica di ii cità
sù sarebbe aumentata quasi del di
256
periore tabella pertanto ci dareb-
de che la popolazione israe-
litica jn un secolo mom ri scerebbe sppe-
vol
LIVO tV,
ma di una quarta perte, meutre ne) perio-
do medesimo la popolazione cattolica que--
ai triplicò la soa cifra. Resterà a sapore,
se i calcoli sono i i tempo esat-
ti, e se chi comandò la formazione dei
respettivi censimenti possa essere stato
‘e per perte i, nello sue. aspetta-
tive defcaadato. =“
Prospetto comparativo degli ebrei -
di Livorno negli anni 1745 e 1839.
+ Delle 1106 famiglie israclitiche esi-
stenti nel 1837 in Livorno, più di ana
quis parte è stata registrata nel ruolo
li mendicità, sorvenuta come si disse,
da sussidj mensuali oa determinate ricor-
renze, nel tempo che una parte delle me.
desime è soccorsa da me private.
Quasi la decima parto degli ebrei pos.
siede beni stabili in Livorno, e circa 4
quinti di loro vi hanno anche domicilio.
tassati dalla camera di commercio, nel
1837 erano 345, e quelli paganti la tassa
di famiglia 473. == I negozianti benesian-
ti, i banchieri e quelli esercenti traffici
maggiori, o professioni liberali, nel 1839; -
ascendevano a 486 notabili; gli altri me-
stieranti ammontavano a 933 persone; fra
tatti 1409 individai.
Riu ero) dell ultimo L'ucmpio cd dal
Tae 00, ) ma esempio dato
do intento sotto l'aspetto di speca. »
lazione commerciale, il numero dei pro-
Ti rigori non agi sce
sciuto, nè in lata, nè
relativa. Trovisi solezsente nella loro sta»
tistica economica un qualche aumento.
nella massa generale dell’entrate; ma niun
fatto dimostra che l'impiego del denaro
in immobili abbia presentato mai agli
israeliti delle grandi alipttative.
. 9
mi LIVO
Minorarono forse alle case di ebrei sta:
bilie costà i lucroci affari che esse face-
vano mediante i banchi di scontisti, pa-
rificati dopo l'apertura della Banca di
sconto . Alla qual Banca si affrettarono
molti ebrei di associarsi col prendere
quabte più azioni potevano. Donde ne
conseguì, che di 249: azioni dalla Banca
medesima dispensa!
assorbite 915 5 dagli israeliti, 445
quali spettanti a case livornesi.
Stabilimenti Pii, e di pubblica carità
esistenti in Livorno. — Fra le prime isti-
tuzioni di beneficenza sono da noverarsi
gli ospedali destinati a prestar soccorso
alla languente umanità. — Livorno non
me contava meno di quattro innanzi che
Leopoldo I li riunisse nei due superstiti,
cai più tardi fu anche aggiunto lo spe-
dale di Osservazione destinato alle malat-
tie contagiose. Del primo spedale di Li.
verno otto l'invocizione di S. Ranieri
incootransi memorie fino dal principio
del secolo XIV. Esso venne accresciuto
di beni nel 1671 con qaelli del soppresso
convento dei Gesuati alla Sambuca, fin-
chè per ordine del Granduca Leopoldo I,
nel 1798, fu anch'ese ii o allo
spedale delle doane, sotto il titolo della
Misericordia : e ciò nel tempo che l'ospe-
dale di S. Barbera, riservato ai militari,
restò ri nello superstite di S. An-
tonio. Que ultimo, destinato. per gli
uomini, fa edificato nel principio del se-
colo XVII nel bel centro della dittà, ed ai
secondi piani di casa; quindi fu progres-
sivamente accresciuto di alire corsie di-
sposte in differenti direzioni e livelli, nè
po ventilate. Trovasi assistito fino
quasi dalla sua origine dai i Reafrnelli,
Sititmiti da S. Giovanni di
All ospedale degli uomini a racedà di
nai quello nominato della Miseri-
cordia, deve la sua origine alla pia
associazione di quesio nome, a quella
stessa caritatevole congregazione , fonda-
ta nel 1595 con lo filantropico e
con ì regolamenti presi dalla madre di
tntte le arciconfraternite di carità, da
quella cioè della Misericordia di Firenze.
Questa di Livorno, negli a
1839, acquistò nuovi titoli alla pubblica
jconoscenza , e pereggiò in selo ed in
cristiane virtà la Misericordia fiorentina
all'epoche delle pestilenze più micidiali.
1834 e dei
LIivO
Oltre il prestare assistenza ed accorrere
in tatti i casi fortuiti di disgrazia, o di
che avvengano nelle
pubbliche strade, la stessa confraternita
‘procura soccorsi spiritnali e temporali ai
carcerati , mediante una deputazione che
porta il ben meritato titolo di Buomomi-
i; e l'unico suo assegnamento per sup
consiste nelle questoe,
eroga: ‘avanzo a soccorrere le fami
glie bi che restano vii
euno di quei casi disgraziati.
Monti Pii.— Livorno possiede due rie-
due tempi di-
versi;al q
dal Granduca Ferdinando II, fa aggiunto
nel 1681: un secondo Monte di Pietà per
sovrano rescritto di Cosimo III — Essi
trovansi riuniti
itamente fabbricato in via Bor-
turini, volgarm.
pra Montini, per
soddisfare in tutti festivi
alle urgenze dei bisognosi.
Fra gli stabilimenti ia beneficenza
sone pure due Case pialo na desti
nata a soltrarre dalle funeste ne
della miseria le fanciulle delia classe del
popolo nel così detto Zuogo Pio, e l’altra
i poveri orfanelli nella Case def 2
Alla prima fa dato pri! nel
con caritatevoli sovvenzioni dei ci ltadiai.
Tre anni dopo Cosimo III, per rescritto
del 16 marzo 1685, assegnò al Zuogo Pie
tutto ciò che avesse potuto fruttare il
diritto di registro delle polizze di sicar-
tà. Nel 1714 restò compita l’ornatissima
chiesa contigua, nella quale leggosi la se-
guente iscrizione.
Pai Templem , Pesperum Pe
tris, gui Deus est, Domicilium venerari,
Cosmi ZII M. E. D. Regii Pauperom
Patroni in hoc Templo ercitando, e
demirare munificentiam, et imilure. —
4. D. 1716.
Nella prima casa ebbero per qualche
tempo riceito i ragazzi poveri dei due
sessi, e perciò era chiamata la Casa Pia
poveri mendicanti, ma im
di tempo essa fu limitata salle sole fsa-
ciulle povere, oppure orfane
Trovevasi di raguazi ociosi, figli è
serabile gente, quasi piena la città, quas-
LIVO
do il governatore di Livorno, Carlo Gi-
mori, mosse a pietà molti de' principali
negozianti, acciocchè concorressero all’e-
rezione di una fabbrica per accogliervi
quei garzonoelli, alimentarli ed istruirli
nelle arti e mestieri più comuni, col pre-
cipuo lodevolissimo scopo di destinare poi
il maggior numero di essi al servizio della
marina toscana.
Dalla clemenza dell’augusto Granduca
Francesco II fu ottenuta la permissione
di erigere a:ta1 uopo nel luogo del primo
camposanto di Livorno la fabbrica pro-
gettata, per la quale fu posta la prima pie-
tra il dì 4 maggio 1755, e; dopo compita,
datole il nome di Casa del Refugio.
In questo stabilimento concorse effica-
cemente la generosa pietà dei Livornesi
tanto che, nel 1760, vi era raccolti
del povero, i quali per la maggior parto
farono impiegati sulle navi per far da ma-
rinaro e il restante per garzoni di bottega.
Dice tutto l'iscrizione collocata sopra
la porta dello stabilimento. Eccone copia:
Imp. Caes. Francisco P. F. Aug. M.
Etruriae Duce, publicae felicitatis Pro-
pagatore Adnuente , Pueris Orfanis, et
Inopibus alendis, Vagantibus congregan-
dis, Rudibus instituendis, quo formentur
mores, tranquillitas constet, artes et ne-
gotiatio civitatis augeantur,
conlata pecunia, prochotrophion aedifi.
candum curavere; Anno Cristi ortu 1756.
Entra finalmente parte (sebbene
indirettamente ) dell'istituto di pubblica
beneficenza la cassa di risparmio aperta
in Livorno dopo quella di Firenze, il coi
scopo economico-morale è quello di allet-
tare l’artigiano a depositarvi quell'obolo,
che ai necessarii bisogni nei suoi gior-
malieri guadagni gli avanza, per riaverlo
con frutto al Giocho delle più pressanti
sue urgenze.
Stabilimenti d' istruzione
Lo stato delle leitere e delle scienze, per
verità, non si può dire che nei tempi an-
dati fosse molto florido in Livorno, come
non lo è generalmente nelle piazze mer-
cantili, meno il caso che queste sieno
attualmente, oppure lo fossero una vol.
ta, città capitali, come Londra,
bargo, Stocholm
wezia ec. — I Li
tutte le disposizio!
LIVO 785
gredire 001 secolo, talchè anche in genere
di pubblica istruzione sembra eh'essi non
voglino restare indietro alle altre piu c0-
spicue citta. ‘
Vediamo quello che era Livorno sotto
questi due rapporti nei secoli trascorsi,
e vediamo quello che è attualmente.
prime scuole pubbliche furono quel-
Je aperte sino dal 1633 in S. Sebasti
a carico della Comunità, la qua
mostrare la sua gratitudine aì PP. Bar-
nabiti chiamati a Livorno
vo di Pisa Giuliano dei Medi
dò la suddetta chiesa, volle affidare alla
loro cara l'istruzione dei gioranetti nella
lingua latina, nelle lettere, nella fisica ec.
Quindi, nel 1780, dal palazzo comunitati-
vo fu trasportata nello stesso locale
blica biblioteca, che conta il suo princi-
pio dall'anno 1765, eche va gradatamente
accrescendosi a spese della comunità, con-
tandovisi adesso da circa 6000 volumi.
La Comunità di Livorno oltre le scuole
di leggere, scrivere e abbaco stabilite vel
collegio di S. Sebastiano, provvede alla
istruzione elementare della popolazione
degli antichi subborghi, ora compresi nel
muovo cerchio della città, mediante qu
tro scuole primarie, due per i maschi @
due per le femmine.
Istituto del Paradisino. — L'origine
di questa scuola per le sittelle rimonta
solamente all'anno 1746, quando per le
cure del preposto Alamanni essa fu aperta
alle fanciulle di varie classi del popolo.
Vent'anni dopo il governatore di
vorno, March. Bourbon del Monte, ecqui-
side Vene ne per il nuovo istituto un pa-
Francesco , che portava il
vo di Paradisino. Soppresso
seguito per debiti l' istitato, fu ripristi
nato nel 1809 solto il medesimo nome
Paredisino, coll’ addossarsi gran parte
del mani imento la Comunità di Liv
no, che gli assegnò, da primo una casa
Venezia nuova, e quiudi, nel ui
porzione del. già convento dei Gesuiti.
Nel 1815 il conservatorio ricevò maggiori
garauzie del Granduca Ferdinando III
che gli destinò altri soccorsi, affidandone
la sorveglianza a.una depatazione prese-
duta dal vescovo. Finalmente l'Augusto
regnante, oltre al rtirgli nuovi sus-
sidj, ba fatto ampliare il locale, dopo aver-
losgravatodella spesa annua della pigione.
me LIVO
Rell'istituto del Peradisino si raccul-
gono tre ordini di fanciulle; quelle di
prima classe vi hanno convitto; nella
seconda classe sono comprese le giovinet-
te civili che pagano un discreto salario
alle maestre; il maggior numero peraltro
spetta alla terza classe delle fi; i arti.
giani e del povero. Quest’ uli ttual-
mente-ascendono a circa 300, quelle di
seconda classe sono poco più di 40, e sole
cinque si contano di fanciulle a convitto.
Scuole di carità de’ Ss. Pietro e Pao-
lo. — Poco diverso dal precedente, e con
lo scopo medesimo d' istruire cristiana-
mente e civilmente le figlie dei Livoruesi
di tutte le classi, fa fondato da un eccle-
siastico pieno di zelo e di carità, con le
elemosine da esso raccolte nelle predica-
zioni, con i larghi sussidii ottenuti dalle
Granduchesse Maria Anna e Maria Ferdi-
nenda, e con l'assegno annuo di 2300 lire,
concesso dalGrandoca regnante alle istan-
ze del suo fondatore. È questi il prete
Giovan Battista Qui quale nel 1838
fuori degli spalti » previa sacra
solenne funzione , pose mano all'edifica
zione del locale, il quale giò da
trovasi apérto al caritatevole a
Lo scopo delle scuole di carità consi
ste nel fare apprendere alle fanciulle di
ogni condizione ed età un’ educazione
iosa e letteraria, ma specialmente
nell’addestrarle a seconda della loro classe
nei lavori femminili. — L'istruzione è
gratuita; bensì le figlie dei benestanti
retribuiscono un: mensuale spontanea
oblazione, la quale viene impieguta (co-
me nei conservatori delle Sulesiane } per
dispensare giornalmente il vitto alle po-
vere fanciulle, 0 a quelle di civile condi-
zione decadute. Attualmente il numero
delle alunne giunge quasi a 300, delle
quali contansi un cento fra benestanti e
artigiane, e sco della classe povera. Le
maestre che le assistono attualmente non
sono più di dieci. I
Istituto per la marina e per i codetti
di ortiglieria.— L'istituzione delle
die marine nel Bagno vecchio di Liverno
porta la data del 1766, quando Leopoldo I,
con rescrilto dei 25 marzo, ordinò la scelta
di ra giovani di iglie distinte da im-
piegarli nel servizio della marina di guer-
r: della Toscana, farli esercitare sulle
mavi armate in tempo di campagna, e in
guar domiciliati in Livorno e suo distretti
LIVO
tempo del disarmo poterli istruire mella
matematica , nella nautica teorica , nella
storia, geografia, disegno di fortificazio
ni, lingua francese e inglese, come anche
nel maneggio delle vele e del cannone.
Oltre a ciò, nel 1769, lo stesso Granduos
ordinò l’istitato per 1a cadetti militari in
apposito locale, nella Fortezza eecchie
di Livorno. — Essendo stati col vari:
dei tempi ì entrambi cotesti
tati,esi vennero in qualche modo da Fer.
dinando III ripristinati, quando nel 1816
fu as to ai cadetti ascritti al batta
dottrine opportune nei varj collegj e li-
cei del Granducato, e quindi completare
il loro corso teorico della nautica e della
matematica in Livorno.
Scuola di architettura ed ornato del
cav. Carlo Michon.—Ecco un'altra utile
istituzione degna del secolo XIX, istitu
zione la quale onora il cuoce e la mente
dell’uomo benemerito che nel 1835 la
fondò, e che a tutto suo carico la mantie-
me, mediante l'assegno di un capitale fisso
di lire 34500, oltre la gratificazione an-
nua di lire 700 ch'egli stesso, in aumento
alla prima, và compartendo agli zelanti
maestri del suo istituto.
È una scuola tatla destinata ad istruire
i giovinetti ed a perfezionare gli arti.
nei mestieri meccanici, sieno mae
ratori , ehanisti, legnajuoli , scar-
Ferchivitara € l’agrimensura, e più, le
zioni di disegno, di ornato, di architetta-
ra, di agrimensura ce.
Il numero degli scolari fa in origine
limitato fra i 12 e i 18 giovanetti, de
T'età almeno di 12 anni, parchè mativi
il numero che vi concorse nom fa mai
inore di 28 a 30 alunni.
La scuola è provvista non solo di ar
nesi necessarj per le lezioni di agrimen-
sura e le livellazioni, ma possiede libri,
disegni, stampe e bassirilievi confacenti
allo scopo.
Livo
Alla fine di ogni biennio il maestro di
ornato presenta al fondatore e direttore
dell’istitato, cav. Michon, la nota degli
alunni capaci di concorrere ai premj, con.
sistenti in una medaglia di argento del
cento allievi sono oggi in grado di eser-
citare con gusto e capacità le arti e me-
stieri di sopra accennati.
Insegnamento mutuo, — Questo isti-
tuto di carità reciproca può dirsi a buon
diritto il modello Pielle renale primarie
dell'insegnamento infantile, sia per la
generosa concorrenza di coloro che lo
mantengono, sia per la buona disci
ma che vi si pratica, come anche per il
mumeroso concorso dei figli più poveri
del popolo, © per la proprietà e como-
dità dello spazioso locale a tal effetto nel
1836 edificato.
Dei progressi di cotesto istituto, dello
slato suo economico, e dei provvedimenti
che si vanno prendendo da una società
composta di circa 140 individui, rende
conto annualmente nel giorno della distri- i
buzione dei premj agli alunni meritevoli
il segretario della stessa società, mediante
rn discorso che suole darsi alle stampe.
Asili infantili. Anche questo mo-
derno ricovero dell’ inferzia” indigente
va facendo vistosi i, mercè lo spi-
rito di filan sgli ottimi sentimenti
di alconi cittadini ed una esemplare ce-
rità di molte signore, le quali in numero
di 120 concorrono sd alimentare e nobili-
tare sì bella fondazione con sostenerne le
provvedere ai bisogni, offrire in
i lavori delle loro mani, ed assistere
a torno le sale di asilo, La prima sala fa
aperta nel sett. del 1834, in via S.Carlo,
dove tuttora esiste. Il metodo che vi si
pratica è modellato su quello dell'asilo
infantile ch'era già stato aperto in Pisa.
Fel 1836, fa aperta una seconde sala
di asilo in via Erbosa. — Circa aco sono
i fancialli del povero stati accolti nei
due ricoveri di carità, diretti da esperte
affettuose e pazienti maestre, intente ad
insinuare in quelle innocenti creature
buoni principj di educazione , dietro la
scorta dell'esperienza e della ragione.
Istituto dei padri di famiglia. — Nuo-
vissimo e veramente meritevole di elogio
LIVO 785
è N istitato letterario che fu aperto in
Livorno il primo a; dell'anno 1833
da una società di padri di famiglia bene-
stanti, con la mira di fare edacare nelle
lettere e nelle scienze i propri figli, in-
no nigi do a turno essi medesimi alla let-
teraria loro educazione, a cominciare dal.
l'età infantile sino alla loro prima gio
vinezza.
Gabinetto letterario. — Fa aperto in
piazza d'arme a Livorno nel 1823 dai
ramo scientifico, le cose d'ogni Jetteratora.
Cotesto gabinetto letterario
infatti per sua natura il nucleo, di
germogliarono e sorsero diverse
zioni filantropiche, le quali sotto i nomi
di società medica, di società pel mutuo
insegnamento, di quella per gli asili in-
fantili, dei pedri di famiglia, e della
cassa di rispermio, naquero successiva»
‘mente ed anche acquistarono forza e vita
provata con sovrano scritto
dei 19 novembre 1816, ed il civico magi
strato l’ autorizzò a tenere le sue pubbli
che adunanze nel salone comunitativo.
Languiva ancora fanciulla quando, nell’
aprile del 1837, credè di rinvigorirsi col
rifondere i suoi statuti e coll’ re
le sue attribuzioni, proponendosi di pro-
muovere in patria l'incoraggiamento, la
sgazione delle cognizioni teoriche e
pratiche, scientifiche ed artistiche, ri.
guardanti l'industria, il commercio, l'a-
gricoltura e qualungue altro ramo di eco-
nomia lica e privata.
L'Accademia è fornita di una bibliote-
ca di circa 6000 volumi, dono per la mag-
gior parte dei suoi membri , e precipua-
mente di due benemeriti socj defunti, fl
dottor Gaetano Palloni, ed il
presidente, Pietro Carcuti.
Non dirò delle varie accademie lette-
versi tempi, come
i, eretta nel 1644, e l'altra che gli
succedà con il nome degli Aborriti, delle
quale coatasi un volume di produzioni
796 LIVO
in versi, dedicato a Cosizio III sotto il
titolo di Gioje poetiche per la liberazio-
ne di Vicuna.
A queste due estinte di languore ten-
nero dietro nel secolo XVIII le accede.
Natura.
Finalmentel'unica superstite fra quelle
nate nei secoli XVII e XVIII è l'accade-
mia dei Floridi , che ebbe vita dopo
no 1797. — Etta è degna di
e di lode, perchè fra gli altri oggetti che
ai propose vi fa quello di stabilire e man-
del pubblico due scuole,
tra di lingua inglese;
di provvedere i migliori giornali politici
esteri per comodo del commercio; di dare
due .volte l’anno accademie di musica o
di poesia. — Possedeva a tal nopo un va-
sto e magnifico locale accanto al teatro
muovo che fu eretto nel 1806. Quello de-
mominato il Giardinetto è stato di recen-
te ricomprato da una nuova Accademia,
detta del Casino, che lo (a restaurare e ri-
pristinare all'antico uso.
Anche l'altro teatro pubblico di Li.
vorno fu ereito nel secolo passato da una
società di filodrammatici, denominata gli
A4vvalorati. i
11 più moderno di tutti è il teatro diur.
0,0 l'Arena, edificato nella parte orien-
tale della città fuori degli antichi spalti.
Livorno ebbe pare i suoi giornali let-
terarij. Nel 1753 si diede opera alla men-
suale pubblicazione del Aagazcino Zte-
liano, il quale dopo un anno prese il ti-
tolo di Magazzino Toscano, ed ebbe vita
fino al 1957.—Sotte nome di Mercurio
delle Scienze mediche comparve pel 183
tn giornale bimestrale, compilato e te-
to vivo per cinque anni da èn numero
li membri della nuova società medica di
questa città.
Finalmente viveefiorisee in Livorno sn
giornale ebdomadario che son si occapa di
« letteratura, nè di scoperte, nè di scienze,
ma unicamente del commercio. Taleèil ti-
tolo di quello compilato sino dal 1823 da
Laigi Nardi , che si pubblica sotto la cen-
‘sura della Camera di commercio. Ha per
LIVO
‘scopo di accennare il movimento di quel
mercato, i prezzi correnti di varii generi,
il corso de’cambii, il valore delle monete
estere, e le osservazioni sul deposito, an-
damento e vendita delle mercanzie diver
se nel porto-franco di Livorno, oltre i mo-
vimenti dei porti esteri, gli avvisi e le leg-
gi sul commercio dei paesi che trafficano
con Livorno medesimo, e cose simili.
Quanto agli uomini scienziati e di let
tere la lista dei Li vornesi non è molto lun.
gs, se pere non si voglia riempire di no-
mi sotto la mediocrità. — Trovansi alcusi
di questi negli elogj pubblicati dal P.Gie-
van Alberto De-Soria, livornese egli stesso,
stato professore di filosofia in Pisa.— Cite.
rò fra i più distinti un Giacinto Cestori,
naturalista che meritò l'amicizia e le lodi
di Francesco Redi; citerò fra i meno anti-
chi un poeta compito in Salomone fiorer-
tino, nclicbrio letterato in Ranie; mini
bigi, uu classico cruscante nel bibli
Gaetano Poggiali, an esimio maestro di
Violino in Pietro Na , un fortunate
poeta in Giovanni dei Gamura , succedato
nella corte Cesarea al gran Metastasio. Fa
un eloquente oratore sacro monsig. Ro
berto Ranieri Costaguti, vescovo di molte
goti fornito; così due Baldasseroni , cioè
+ autore dell opera sulle Leggi e
Costumi delcambio, l’altro, Ascanio, scrit-
tore del Dizionariocommercialee del Trat-
tato delle operazioni marittime. — Vaole
la modestia che io non parli di alcuni li-
vornesi viveoti, per dottrina e per opere
esimie da essi date allaloce,al pari che per
azioni, meritevoli di non i elogi.
Stabilimenti pubblici relativi al com-
merci Sebbene all'articolo Comuner-
iasi dato un breve cenno degli sta-
bilimeuti pubblici destinati al commercio
Livorno, pure dirò non senza mera
ja che una piazza mercantile, qual'è
Livorno, dove il commercio è lo scopo
principale, e quasi l'unico pensiero dei
Livornesi più facoltosi, fa lungo tempo
priva non solo di un tribunale di com-
n di negozianti, ma anco
ra lo è di un edifizio destinato alla Borsa;
sicomme può dirsi, contare essa da pochi
ni una Camera di commercio, e da poco
più di un anno una Banca di sconto.
Fa tuttora le veci di Borsa una
blica strada' ( via Ferdinanda ) nel pento
più frequentato della città (la Trombe)
LIVO
în vicinanza della Darsena. Costà nelle
ore della mattina si trattano i principali
negonii; costà si fanno gl’incanti , costù
si fissano le compre, le vendite, i com-
bj, eo.— Esiste bensì un locale chiamato
le Stanze dei pagamenti, stabilimento
forse unico nel suo genere, che offre un
comodo grandissimo e disbrigativoai ne-
i, perebè vi si eseguiscono tutti î
HI si li mercanzie, ec.
in tre determinati giorni della settimana;
ed è costà dove concorrono insieme debi-
tori e creditori, i quali, mediante una
recij compensazione .ai ragionieri e
cassieri delle Stanze, trovano gli ni
altri facilitate grandemente le operazioni
di cassa le più laboriose e complicate,
qualora eseguire si dovessero nei respet-
tivi banchi , o individualmente.
La Camera di commercio, istitoita nel
qui delie varie nazioni, purchè siano
la qualche tempo domiciliati in Livor-
no. Cotesta Camera , che è la Trappresen-
tanza legale del commercio, corris]
col governo per tutti gli oggetti di sua
Sfere. Ha la boprintendenta alla polizia
della Banca 0 Stanze dei pagamenti, co-
mè pure sopra i sensali o mezzani della
città e porto di Livorno.
Attualmente ilTribunale di commercio
è formato dall'antico Magistrato consolare
di Pisa, che venne nel 1816 traslocato in
Livorno. Questo, oltre le cause ci
giudica în prima istanza quelle di com
mercio sulle tracce del codice francese,
salve al modificazioni.
Inoltre nell’anno corrente 1838, è sta-
to aperto in uno dei tre palazzi della piaz-
za d'arme, di fronte al duomo, un vago
casino di commercio che conta 200 mer-
canti contribuenti. — Si stà pure trat-
tando di erigere una gran società per le
assicurazioni marittime, per gl incendj,
e per la vita dell’uomo, alla quale so-
cietà corre voce che si voglia dare il nome
esotico di Z/oyd toscano.
Monumenti d'arte. — Per le ragioni di
sopra avvertite Livorno conta pochi mo-
numenti di belle arti degni di fissare l'at,
jenzione dei suoi cultori.
Primo di tutti, e soi dente mona-
qpento, è quello davanti alla dersena fatto
LIVO 787
innalzare da Cosimo II alla memoria di
Ferdinando I suo pedre, dove, in una
piazzetta troppo angusta ergesi la statua
Tindatore della prima città,
scultura in marmo dell'artista fiorentino
incatenati quattro schiavi di bronzo co-
Jossali, di età e di atteggiamenti diversi,
gettati dallo scultore carrarese Pietro Tac-
ca; e questi soli costituiscono tal mona-
mento che non disdirebbe a una Roma.
Fra le opere architettoniche contansi
gii ora di Colognole, ed il gran-
dioso Cisternone, entrambe le quali ram-
quello della capitale del mondo, quello che
a preferenza degli altri popoli si distinse
specialmente nella costruzione di anfitea-
tri, di acquedotti e di strade mili!
È altresì vero, che mancava a Livorno
l'acqua dei pozzi da potersi dire potabile,
alloro quandonella prima fondazione a un
tal difetto fa provveduto, non solamente
col raccogliere quelle piovane in pubbli-
che cisterne, ma col portare in ciltà per
acquedotto della lunghezza
ch’ esse contenevano e che strada facendo
depositavano. Quindi è che nel dicembre
il Granduca Ferdinando III in-
\gegneri di visitare i terri-
torj di Popogne e di Colognole, nel primo
dei quali furono trovate sorgenti che get-
tavano 156 berili di acqua per ora, mentre
quelle di Colognole si calcolò che a vrebbe-
ro fornito 400 barili d'acqua per ogni ora.
Ta conseguenza di ciò fa emsnato da quel
Granduca il motuproprio dei 7 nov. 1799,
per l'esecuzione dei nuovi acquedotti e an-
nessi, appoggiandone in seguito la gran-
diosa spesa (salita a più che 4 milioni di
lire toscane ) per metà al R. erario, e per
l'altra metà alla Comunità di Livorno. ‘
Potrei annoverare, fra gli stabilimenti
di pabblica utilità, ì va U
dei bagni di mare, i qu
Livorno nell’ estiva Stagione numeroso
concorso di gente di vario ceto, di varia
sesso e-di diversa patria,
788. Livo LIVO
Livorno è residenza di un vescovo sul-
fraganeo dell'arcivescovo di Pisa, di
re civile © militare, presidente
ea dell'anno 1806,
Ja Rogi: i presti P per S. M. rocchie della Natività di Maria di Castell”
Carlo Liza quelo # Znseimo, dei SS Martino e Giuse alle
La Diocesi di Livormo, dalla sua erezie-
ate alla diocesi pissna, può dirsi modellato ne in poi, è stata aumentata di dieci par-
STE slo muro rocchie, perte delle quali furono cure
tica e civile del capitanato nuovo Soccurasli delle vue cattedrale, mentre sl
è 5 mestre la Diocesi di questo cune altre chiese parrocchiali si vanno
polesine territorie della sua comu- attualmente edificando, o già some state
nità, comprende quello di Rosignano, e fabbricate di nuove.
PROSPETTO DELLA POPOLAZIONE È ella Conosira' vi Leroano
e tre epoche diverse,
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N° Il. PROSPETTO STATISTICO della Popolazione della COMUNILÀ vi LIFORNO dal 1814 sino all'anno 839.
MASCHI FEMMINE
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N° IV. AISTRETTO pri Basrimenri venuti nel PORTO vi LIVORNO nell’ Anno 1897.
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RECAPITOLAZIONE par Basrrazsi — Da Guerra N° 67. Mercantili N° 5907. — Torace N° 5974
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AVVERTIMENTO
DOVE LEGGESI
Peg.53 col. a. Da wn calcolo appros- | .....
simativo fatto allo spirare del 1826 re-
«sultò che il valore delle merci importa-
le cc.
(ivi) corrispondenti cumulativamente
al 3 per cento.
(ivi) Aggiungasi la'tassa di lire 300,000
annue repartibile fra i negozianti che la
Camera del commercio si obbligava a pa-
gare per le generose franchigie accorda-
tele; e finalmente l'aumento delle tariffe
. sopra i cereali ec.
Pag. 58 col. 1. pure è rimasta ancora
una porzione non indifferente di questi
traffici ec. sf
Peg. 759 col. 1. Manifatture I;
sive Sì può calcolare che tre quarti ni
importazioni ec.
(ivi) col. a. Nel porto di Marsilia N.°350
Pag. 760 col. 1. (in principio) in oro
per la Francia, e in francesconi per Ge-
nova, appunto per bilanciare il valore
di tali importazioni.
AI Quae Srarmmco N. 1. col. 1,
«ER, 71- Case di Commercio di prima
cliue . . MER
($01) col. Da messosino 2 e milioni
(ivi) 2,000,000 in effettivo ec.
soi) coli 4. con un capitale effettivo
di 12,000,000 di lire tosc, La Banca di
Sconto però ec.
AlQuasao Srarmco N. V.N.B... Si sv-
verta che questo valore di lire 151,500,000
non comprende ec.
AI Quapno Srarssrsco N° IX, col. 1...
a. Negozianti e Fabbricanti
In fine al Quadro stesso. Donne lavo-
ranti alle 5 fabbriche di coralli . N° 190
SI CORREGGA
--resultò , che i dazii sal valore delle
merci importate nel 1826 calcolaronsi per
circa 9,000,000 di pezze da otto reali, peri
2 52,000,000 di lire ec.
corrispondenti camulativamente al due
per cento.
Aggiunpasi la tassa di lire 300,000 an-
nue repartibile fra i negozianti, imposta
a loro indicazione al commercio in corre-
spettività delle generose franchigie ad essi
accordate; fra le quali era quella che coo-
cedeva Porto-franco anche per i cereali.
mon indifferente di questi traf-
fici, specialmente con la Soria, Cipro e
l'Egitto.
Manifatture Inglesi, ec. Si peò cal.
colare che circa la metà delle importa
zioni ec.
Va aggiunta l'osservazione del Semo
medesi;
« LivornoeGenova che rapidamente creb-
« bero all'ombra delle loro franchigie. »
(si aggiunga) E ciò a cagione della crise
americana, per la quale diminuì molto
l'esportazione dei Prodotti toscani, mee-
tre dall'altro canto gli arrivi delle gra-
naglie dal Mar-Nero, essendo stati assai
numerosi, vi fu nell'inverno e nella pri-
mavera decorsa molta esportazione.
1. Cate di Commereio e fra queste So-
cietà Commerciali ec. in tatto . N.° 393
anonime N.° 5, tra le quali ec.
Da $0,000 sino a tre milioni
N. B. Questa cifra riferisce unicamen-
te alla Banca di Sconto. >
con un capitale effettivo di 12,000,000 di
lire toscane. Lo sconto era molto varia-
bile, la Banca però ec.
Si avverta che i valore delle impor
tazioni e delle esporiazioni non compren
e cc.
a. Commercianti e Fabbricanti
Donne lavoranti ale 5 fabbriche di
coralli . . . N° 450
Pià uomini: | 1 1; i R®a50
LIZZ
LIZZANELLO nella Valle dell'Ombro-
ne pistojese. — Villa nel popolo di S.
Giov. Battista a Satornana, Com. di Porta
al Borgo, Giur. Dioc. e circa migl. 3 } a
sett.-maestr. di Pistoja, Comp. di Firenze.
jede in costa sulla ripa destra del
fiume Ombrone, dirimpetto al ponte di
S. Felice, e poco lungi dalla strada R.
modenese che gli pa:
LIZZANO in Val- LE vin, un dì
castello con antica pieve (S. Maria Assan-
ta) già capo-luogo della Montagna pisto-
jese, attualmente com) nella Com. e
Giur, di San-Marcello, dalla qual terra
il Vi izzano è circa 3 migl. a sett.
nella Dioc. di Pistoja, Comp.
Trovasi sull’antica strada maestra che
per Lizzano varcava l'Appennino di Ca-
Figliano e del Frignano, donde dirigev
verso Modena. Posava il castello sulla
vetta di un poggio di schisto argilloso la
di cui base dal lato di pun. a maestro è
Bagnata dal torr. 7olata,e da pon. a lib.
dal fiume Lima.
Noa è questo paese da confondersi con
altro Lizzano posto sul rovescio dello stes-
#0 Appennino; molto meno con la Selva
Litana della Gallia cispadana, designata
da T. Livio (Histor. Rom. lib. XXI
uesia conviene rintracciarla fra
i Galli Boje quello si trova nel territorio
bolognese. Altronde al Lizzano nel Fri-
gano, ed alla sua corte applicare devesi
tina donazione falta nel 776 da Carlo a-
gno alla badia di Nonantola, confermata
negli anni 859 e 879 dagl' Imp. Lodovi-
co II, e Carlo Manno, suoi successori.
diploma concesso del 26 feb. 997 dal-
T Imp. Ottone III al vescovo di Pi
convalidato nel 4 lugl. 1155 dall'T:
derigo I, non che dai pontefici Urba-
no IV , nel 1ego, Pasquale II, nel 1105,
e da altri | papi e imperatori.
Tn grazia di quello i vescori di
pare che oltre i diritti ecclesiastici nei se-
coli intorno al mille esercitassero sopra
zzano un qualche diritto baronale. E
infatti iamo che, nel sec. XIV, era di
loro dominio diretto il corso di acque ad
uso del mulino di Lizzano. La qual cos
può desumersi da un lodo dei 15 apri!
slell’anno 1343, pronunziato in Pistoja
dal vescovo Baronto per terminare una
L12z 795
controversia tra Lottinodi Lotto ed altri
il Lizzanesi da una parle, ed
e, villa
di Lizzano, dall'altra, a cagione dell'uso
del mulino di Lizzano, stato affittato dafla
al detto Lotto per il ca-
mone annuo di 26 mine di farina
stagne. ( Ancw, Dirt. Fiox. Carte dell'Ope-
ra di S. Jacopo di Pistoja.)
Ma ben presto Lizzano, in grazia della
sua Lasa centrale della Mont:gna
pis! ivenne il paese principale di
Suell'Appennino e la residenza del
sdicente o ‘capitano, che dicevasi la
Montagna, nel modo che la parr. di Liz-
zano già lo era di un esteso piviere, i di
cui bra che abbiano servito di
morma anche al suo distretto civile.
Che dal paese di Lizzano anticamente
passasse la strada maestra modenese non
ne cade dubbio, avvegnachè visibili si
conservano gli avanzi della sua antica
massicciata. Ma quando essi più non vi
restassero, sono rimasti i capitoli stabiliti
nello spedaletto di.Val di Lamula, li a4
nov. dell’anno 1235, mercè cui gli am-
basciatori del comune di Modena e quelli
del comune di Pistoja convennero reci-
mente di mantenere sicaro e libero
il delle strade nei tivi
territorii. Per questi adunque si i obbtiga:
rono le parti a rifare di nuovo, oppure a
risarcire e maotenere praticabile la strada
che da Pistoja conduceva fino a Modena,
passando per Ziasano e per il Frignano;
cioè, per la Palle di Lamale, Serrazzono,
Trentino, Rocchetta, Val di Sasso, e pet
. Paullo fivoa Ruota ea Modena,
i, per i quali una del
credesse bene di farla
sare; obbligendosi le respettive perdi
mantenere la siessa via in buon grado
sicura per tutto il loro contado, prio ci
re alcun nuovo dazio o passeggeria .
(afmar. dat. BI. devi).
Fa eretto in Lizzano nel 1433 perco-
modo dei pellegrini un an cpedale; (Sha
topo), so secolo XVIII, quas.
do i snoi beni furono assegnati alle mo.
nache peter in Lizzano, e di là tra.
slocate in S. Pier Maggiore istoja
dopo la rovina di quel paese. — Cotesta
sventura accadde nel dì 26 gennajo pati
allorchè, senza anteriori accidenti,
dero a poco a poco ko mura di diverse
1796 LIZZ
abitazioni squarciarsi, avvallani, rovi-
tare, e finalmente venire trascinale col
sottostante suolo a molta distanza dalla
primiera loro posizione: € ciò nell'atto
ia cui restarono ostrutte e sparirono otto
È perenni che fiuivano iulorno al
passe. La parte del poggio sopra cai gia-
ceva mo, lo precipitò nella
valle dal lato di poneote guisa
per lasua mole rovinò il sottostante ponte
predpetione la Lima, e si formò costà
sn’ alta sieccaja al corso del fiume.
In quanto all’ estensione distrettuale
della comunità di Lizzano
He parole di un
a dimostrare, che il territorio di Lizzano
si estendeva fino alla sommità dell'Ap-
pennino del Corno alle Scale, dove t00-
«avasi col territorio modenese del Frigna-
mo. Tale si mantenne nel secolo susseguen-
te inneltrato, siccome lo dà a divedere un
lodo pronenziato in Pistoja li 28 genn.
dell’anno 1362, dietro compromesso fatto
terminare una differenza tra Andres
li Alemanno dei Medici da una parte, e
il comune e vicinanza di Cutigliano, di-
stretto di Lizzano e contado di Pistoja,
dall'altra. Nel qual lodo fu deciso, che il
.comune di Cutigliano pagasse sl già no-
minato Andrea di Alamanno de' Medici
lire 66. 13, 4, dovategli tino da quando
egli esercitava l'ufizio di capitano della
Montagne di Pistoja. — ( Ana. Dori.
‘arte dell’ Opera di 8. Jocopo di
Pistoja.)
All'articolo testè citato ( pag-840), fa
detto, che fino al 1419 la chiesa perroo-
chiale di Cutigliano continuò a far
del piviere di Lizzano, comecchè il suo
distretto anche un secolo innanzi, non solo
faceva corpo di comunità, ma sembra che
divenisse ae
invalsa tradizione che fosse quella di uo
tamalto popolare
momini assalirono i) pretorie, e
dalle finestre quel giusdicente per avere
abusato del suo potere verso nn’ onesta
quanto avvenenie e ben nata giovinetta.
La pieve di S, Maria Assunta a Lizza-
mo aveva i suoi caneaici, ossia cappellani
erati: siccome lo dà a conoscere, fra gli
altri, un attestato del 27 sett. 1283 fatto
insorto, per cai quegli grida
gellarono
LOBA
in Lizzano, per asserire, qualmente va
tal Riguccio di Diodato confinato pisto-
jese si era presentato, a forma deglior-
dini del potestà di Pistoja, al prete Togne,
canonico della pieve di Lissono.
ll pievano di Lizzano aveva inoltre
Ma:
di S. Giovanni a Celle, o a Petreto; di
S. Andrea a Pratale, oltre la distratta
chiesa di S. Francesco e S. Domenico delle
2monache Clarisse, rovinata nel 1814.
popolo pieve di S. Maria di
Lizzano nel 1833 contava 797 abit.
LOBACO, LUBACO, OBACO, = CA-
STEL-LUBACO nel Val-d'Arno fioren-
tino. — Castellare con antica pieve ($.
Gervasio d' Aipiniano in S. Martino a
Lobaco ) nella Com. Giur. e circa 8 mi-
di a maestro del Ponlassieve, Dioc. di
iesole, Comp. di Firenze.
Risiede in poggio fra Moate-Rotondo
eil varco delle sureda delle Salajole, pres:
so le sorgenti del tor. Sieci e poco lungi
dal santuario della Madonna del Sasso.
Tanto il castello quanio la pieve di
Lobeco portavano il nome della corte di
Alpiniano, siccome lo dimostrano le bolle
dei Pasquale IT e Innocenzo Il
(anno 1103, e 1134), che confermarono
ai vescovi ficsolani la chiesa plebana di
Ss. Gervasio con la corte posta in d/pi.
niano e la vicina chiesa di S. Miniato,
detta ora a Pagnolle.
Troro ltro che sino dall'anno:
il vescovo di Fiesole Jacopo Be
assegnato la pieve di Aipinieno
fizio al capitolo della muova cattedrale
L( L
een Gertazio,
essendo forse per vecchiezza cadata in ro-
visa, fu traslocato il battistero nella su
Giiale di S. Martino a Lobaco, ii o
parrocchia plebana bar.
vi il devoto e assai frequentato oraierio
della SS. Vergine del Sasso.
La parrocchia di S. Martino a Lobec»
nel 1833 conliva 591 abit,
LOBACO (S. BRIGIDA A) nel Val.
d'Arno fiorentino. — E una perrorchia
filiale della pieve precedentemente de
LOGO
ceritta, dalla quale cirea migl.1 fa lev.
nellaCom. Giur. Dioe. e Comp. medesimo. o
La parr. di Se drigida a Lobaco nel 1833
noverava 597
ILOCANO nella Valle dell'Ombrone se.
nese.— Uno degli antichi comunelli della
comunità di Asciano specificato dal rego-
lanento economico dei g dicembre 1777.
— Fed. Arciazo Comunità.
LOCIMBORGO. — Zed. Luciasunco.
LOGGIA atta LASTRA, già detta
LOGGIA pe’ PAZZI fuori della Porta S,
Gallo. — Borgata unita a quella del Pi-
no nella cara di S. Croceal Pino, già del-
T’Abbadia Fiesolana, succursale della cat-
tedrale di Fiesole, nella Com. del Pelle
grino, Giur. e Dioc. di Fiesole, Comp.
di Firenze, da cui la Loggia alla Lastra
i jo e mezzo a selt.
Porta il nome più petuliare di Loggia
uns villa signorile che fa dei principi
Cybo di Massa eCarrara, li la com-
prò nell'anno 1566 Chiuppino Vitelli,
ad oggetto di rinvestire il prezzo di scu-
di 3500ricavato dalle possesioni di Mow-
tegnana in Val-di Pesa, conferitegli in
dono con di fidecommesso dal
Granduca Cosimo I, che le aveva confi-
scate li della aua corona Paolo An-
ri
tonio Soderini, e Bino degli Altovi
della Loggia però ai tempi del- casa
ll Rcpabblic dovà apperienere ella fa-
Passi, che le diede il suo no-
nh; pervenne nella nobil fami-
si
in questo secolo l'acquistò la celebre can-
tante Catal \— Fed. Piuo (S. Caoce at)
Loscra on71 Guio: vel Vald'Arno
casentinese, —Sollo questo nome i diplo.
mi dei conti Guidi rammeniauo un
stretto che poi prese îl nome di MHontagna
ratina o Comunità apra S. Nicco
; il qual distretto com)
di 'Certce, Spalanni, Terselli, Canaleccia,
Torricella, Montanino, Serelle, Selva, ed
altre. Fed. Sruapa del Casentino.
LOGONANO, LONGOMNANO, : LUO-
istoja, Comp. di Firenze.
e sulla schiena dei Monti pistoje,
sì fra il Montale e Treppio,a stra del
torr. Zrogola, tributario del fi. Bisenzio.
vl
fiorentina Pancietichi, dalla quale .
a le ville Dioc.
LOMB 797
La chiesa di S. Cristina a Logomano,
o Luogomano, sembra che portasse îl tic
tolo di S. Cristina a Capraja innanzi che
fosse stata dichiarata parrocchi
jano, — Wed. Camassa N Cassriza a)
11 territorio di Logomano era di gi
ione dei conti Bardi di Vernio,
ui eredi conti Guicciardini appartie-
ne tuttora quella tenuta e aunesso palazzo,
La perr. di S. Cristina a Logomano
nel 1833 contava 81 abit.
LOSANO — ì. LUJANO e LEGRI.
LOMBARDA (CASTELLINA), Castel»
lina Lombardorum nella Valle dell'Om-
brone pistojese. — Questo resedio, già
ig di antichi nobili di contado, di-
stinti col nome generico di Zambardî,
conservasi alla destra del fiume prenomi-
nato, nel popolo di S. Giorgio di Ombro-
ne, Com. di Porta al Borgo, Giur. Dioc, e
circa migl. uno e mezzo a maestro di Pi.
Comp. di Firenze.
Di mene pistojesi ramme:
tano il Casale di Castellina dei Zombar.
di, o Lombarda, fra le quali una del
aprile 1341 relativa alla vendita di
ta uella Castellina dei Lombardi
disteltto della città di Pistoja. — (Ance.
Dire. Fioa. Carte dell'Opera di S. Jacopo
di Pistoja.)
LOMBARDO (CAMPO) — Fed. Cam.
#0 Lomsanvo.
LOMBRICI nella vallecola di Camajo-
re.— Castellare antico, ora G
(S. Bi.
chiesa di S. Barbera di MonseCastresi,o
Castrese presso Metaso, nel piviere, Com.
Giur, e circa migl. a a greo. di Camajore,
Duo. di
Risiedo id poggio alla destra del rio
Lombricese sul funco australe deli’ AI
Apuana e da monte di Pomezzana , cl
si propega di la.
Non pai dell'origine di Lombrici,
da alcuni archeologi data nen sppogrio PI
Ombricio
Li
i Pisani, ai quali ultimi si attri
l'annalista Tolomeo Jucche:e (anno 1225),
la distruzione di questo un di forte ca-
stello; dirò solamente di un’ urna rpare
10r
798 LONC.
rmorea sepolcrale dei tempi
nei tempi Tei erat pilota:
ta coa la seguente iscrizione:
D.M.
fp arg
U Ciauelli nelle sue Memorie per
vire all istoria lucchese (T. I pre. va)
rammenta una dell'Arcà. dr.
Sie. Lacck. del 1831 nella guele si mo-
minano i figli ed eredi del fu nobil Pa-
ganello da' Lombrici figlio del fu Aldo.
brandino. Essi erano degli antichi conti
rerali o cattani di Lombrici, consorti di
uelli di Corvaja, e Vallecchia, a favore
de quali farone confermati i diritti sul
distratto castello e distretto di Lombrici,
mercè di un privilegio dell'Imp. Carlo IV
pere. Biagio a Lombrici, con
Metato, nel 183» contava 33p abit.
LOMENA. — Fed. Lumzza.
LONCASTRO. — Fed. Incaseno.
LONCHIO ( VILLA pr) nella valle
cola dell'Ema, di 8. Giorgio a
Rubella, Com. Gior. e circa » miglia a
er.
scir. del Bagno a Ripoli, Dioc. e Comp.
di Firenze.
Risiede sulla pendice occidentale del
monte Pili, non molto lungi dal luogo
che appeliasi l'Apporita, perchè di co
a prima vi
chi vi
per l'antica strada postale
La villa di Lonchie è sista celebrata
dalla elegante penna del conte Lorenzo
Magaloti , il quale allorehè la possedeva
volle descriverla sotte il triplice aspetto
fisico, geoposico, e scenografico.
= Quenta villa, scriveva agli nella deci-
ma delle sue lettere scientifiche ed eru-
dite, questo magnifico modello di uu gu-
sto all'antica, risiede a mezzo il declive
d' ua monte, di dove è levata e di dove
è supplite via via la terra, © per servire
al suo comedo , e al suo riparo. »
« È il monte sessi alto ed ampio, e di
falde così deviziose che nelle facce, dalle
quali rimane isolato e rigirato da' proprj
scoli im due torrentelli, si vedono dal
mezzo in giù come inorespate a uso di
girello da soene (crespe però da monte),
racchiudendo ia alouno de'loro fondi e
no' lati di grossi poderi , ed in altri, co-
LONC
me parimenti nelle rivolte esterne, ©
masse 0 lie, e spesso gli le
altre insieme. Sopra il girello da ponen-
to, dove ha l'aspetto principale la
‘oga
ser- qualche scope o ginestra e altri simili
sterni . ec. »
bosco, ec.; de tramootana, su riguardo
assi simile; da levante prato, vigna,
giardino, cappella , e dietro a tutto que.
sto la cima più bossa del monie; e in
fin qai vita che entra per gli occhi sola-
mente. — Per dir adesso di quella, che
v'entra per valta la persona , da nu be
gno che trovate da per tutto, e a tutte
T'ore d'un' temperata (lasciatemi dire)
2 immortalità... A'Loethio, con veltarti
LOND
ANO
d'Arno fiorentino. — Cas. che diede il Pon
. titolo alla distrutta chiesa perrocchiale di
5. Leonardo a Lonciano, o all’ Zsola, nel
piviere, Com. Giur. e circa 3 migl. a grec.
di Sesto, Dioc. e Comp. di Firenze.
Risiede presso la cima del Monte-Morel-
lo in mezzo ai sterpeti e prati naturali.—
11 giuspedronato di Lonciano insieme coi
vassalli fu venduto fino dal secolo XIII
da Secco figlio di Pelagallo a Giovanni
da Velletri vescovo di Firenze.
Però in Zonciano sembra che innanzi
vi avessero una qualche signoria i conti
Cedolingi,ai quali appartenne quel C. Lot-
tario figlio del C. Cadolo che donò alla
badia di Seitimo, fra le altre cose, tre po-
deri posti nel Monte-Morello, in luogo
chiamato Lonciano ( Zuntiamo), stati poi
confermati a quel monastero dall'imp. Ar
rigo II con diploma del 1015. — ( Ance.
Darx. Froa. Carte di Cestello)
Un ser Albizzo di Baldovino de Zon-
ciano notaro rogò ua istramento pubbli-
co in Firenze li 31 marto 1292, (Lunz
Monum. Eccì. Flor. pag. 973 è 1198).
La perr. di Lonciano nel 155: contava
68 abit. e nel 1745 aveva 8a abit.
LONDA, L'ONDA, alire volte detto
Isota in Val-di-Siere. — Borghetto che
di il nome a una comunità, il cui popolo
fu compreso in quello di 8. Gaudenzio a
Verena, stato per lungo tempo annesso
alla pieve di S. Leolino ia Monte, presen-
temente ha chiesa propria (SS. Concezio-
ne di Londa)nel piviere saddetto, Giur. e
circa a 3 a scir. di Dicomano, Dico.
Fiesole, Comp. di Fireme.
È posto a piè di una collina sulla con-
fiuenza del torr. Rincine com la Moscie
LOND 799
nell'antica strada maestra che per il fian-
co della Falterona guida del Mugello nel
Casentino, fra il gr. ag* 13° 6” long. e il
gr. 43° 52° 8” latit., g migl. a greo. del
tessieve, 8 miglia a pon. della s0m-
mità della Falterona, e 13 migl. a mae-
stro di bagoier Casentino.
Questo rbetto portò, come dissi, an-
che il nome d' Zsola per la ragione forse
che restava isolato da varii corsi d'cqua
che scendono dai moati superiori. — Lo
storico parare è in dubbio, se al loogo
di voglia riferire quell'Zsole solla
strada del Mugello nel Casentino, per la
toni passò la compagnia del conte Lan-
» allorchè essa nel 1358 attraversare
dovette il territorio di Dicomano senza
toccare i confini della repubblica fioren-
tina. — Wed. Dicomaxo.
pertanto insieme con i castelli
ino, di Fornace , di
K i questa contra-
da, a pertire almeno dal secolo XI, «pper-
tenevano ai conti Guidi. Dondechà il di-
stretto della Com. di Londa anche nel suo
corpo venne fn seguito a comprendere
T'antico fendo di S. Leoljao del Conte, di
litica al suo
mo (S.) ez.
tro
vandosi il di lei capitolo patrono della
pieve di S. Leolino, quando, con istra-
mento del ag
ino in Mooti, per rinve-
presso in tanti Laogbi di Monti.
Note Mes. alla Descrizione
MOFIMENTO della Popolazione della Parrocchia di Lousa
nell'anno 1833.
800 LOND
Comunità di Londa. — La Comunità
di Londa, oltre il distretto dell'antica
Con-tea di S. Lorino de' Conti, i
appellata di i
Marchesato di $. Lorino, comprend.
sei lì, — Tutta la superficie del suo
territorio occapa attualmente 15544 qua.
drati agrari , dai quali sono da delrar-
re 287 quadrati di
nibile per conto di corsi d’acqua e di
pubbliche strade. °
Vi stanziavano nell'anno 1833 nume-
ro 2351 abitanti, a ragione, presso a poco,
di 124 persone per ogni miglio quadrato
di suolo imponibile.
Coufina con quattro comunità, tre delle
quali, Dicomano, Pelugo, e San-Goden-
zo, versanti nella Valdi ve; mentre
il distretto della quarta, di Stia, acque-
pende nel Val-d’Arno caseulinese, — Il
territorio di Londa ha per limite, dal
lato di lev. escir. quello di Stia a partire,
dalla Falterona dove ha origine il borro
lungo il quale i due di-
usi per la schiena del
moute, quindi pel fosso di Aapale entra-
no nel fiume Aruo, che percorrono insie-
me per breve tragitto. Costa ripiegando
con angolo rientrante da lev. a macsiro,
i a ponente, camminauo di coo-
serva per termini artificiali fino alla stra-
da mulattiera del Casentino. Di quà, ri-
voltando faccia a levante, il territorio
di Lond: piega in Val-di-Sieve pel fosso
Greina , e quindi nel suo tributario di
he ai alle fon-
iglianese. Ivi cambiando
direzione da ostro a ponente abbandona
la Com. di Stia e trova quella di Pela-
go, con la quale scende la montagna
lungo il torrente Moscia, dal di cui corso
per breve tragitto esso devia, e quindi
vi ritorna e lo seconda fino al borro suo
tributario dell'Agna; il quale serve di
comune confine ad entrambe le comu-
nil che lo rimoniano fino alla sua ori-
ine. Da quell’altura il territorio di Lon-
Li dirigendosi a grecale mediante il bor-
ro Fetrice, ritorna nel torrente Moscia,
dove cessa la Com. di Pelago, e solten-
tra quella di Dicomano. Con quest'ul-
tima l'altra di Londa rimonta il torr.
Moscia verso Jev. per entrare in due
territorio non impo. ni
LOND
confluenti, che scenduno alla sus destra;
cioè, il Rincine e il torr. Corni i
alvei nella direzione da ostro a seit. fino
al fosso di Piangianni servono di limite
reciproco alle due comunità. Quà piegan-
do di sett. a lev. i terrilorii medesimi
9° inoltrano verso la sommità del n
risontando l'alveo del Derina:
i quindi per termi
no al Pian di Vajo. In questa sommità
sottentra la Com. di San-Godenzo, con
la quale l'altra di Londa percorre un
tragitto di circa miglia s } dal lato
di settentrione e di grecale, finchè
ritrovano sulla Falterona i tre termini
fra la Com. di Londa, di San-Godenzo e
di Stia.
Nella comunità di Londa non vi sono
ili, bensì molti borri e tre
foscia, il Rincine , e la
Cornia, i quali in tempo di grosse piog-
ge non solo trascinano seco gramdi massi
di macigno da quelle scuscese e poco pra-
ticabili balze, ma souo causa di rovinose
frane, le quali non di rado trasportano
seco grosse falde di terreno e boschi in-
(ieri. — Zed. Farazona.
La struttura del suolo di questa co-
munità, appartenendo in gran parte
fiauchi e diramazioni occidentali fa moa-
te Falterona, fu avvertita agli art. Fa-
runoxa, € Dicomano Comunità, cui rinvio
il lettore anche rapporto ai prodotti più
comuni del territorio di
Il distretto della Comunità di Londa
è presso a poco lo stesso di quello decre-
tato dal Granduca Leopoldo I con il re-
golamento parziale del 9 settembre 1776,
in aumento al motu; io del ag set-
temmbre 1724, sull'organizzazione ecouo-
mica di tutte le comunità comprese nel
distretto fiorentino. .
La comunità in discorso mantiene un
chirurgo condotto.
La potesteria di Londa, stata
sa nel 1835, fu riunita a quella
comano, la quale dipende per la polizia
e pel criminale dal.vicario Regio del Pon-
tassieve, dove risiedono l' ingegnere di
Circondario, il cancelliere comupitativo,
e l'ufizio dell'esazione del Registro. La
conservazione delle Ipoteche, ela Ruota
trovansi a Firenze.
LONN
S. Andrea, Prioria
S. Maria, idem
S. Lorenzo, idem
SS. Concezione, Cura
S Stefano, Prioria
S. Maria, Pieve
S. Elena, idem
S. Donato, Prioria
S Lorenzo, idem
Sawnbucheta
Vierle
Torare . .
LONGONANO. — Fed. Locomazo.
LONGONE. — Pel. Poxro-Loscons.
LONGOTONO in Vald'Elsa. — Ped.
Luncorvoso.
LONNANO, già detto del Pataaro, nel
Val.d'Arno casentinese. — Cas. con ch.
per. (Ss. Vito e Modesto) nel pi ‘i
Giur. e circa due migl. a lev. di Pro
tovecchio, Dioc. di Fiesole, Comp. di
Arezzo. >
Risiede sul fianco del monte di Camal-
doli fra selve di castagni e naturali pra-
terie, lungo la strada che per Prato-vec-
chio mena al sacro Eremo.
La memoria più antica di Zonnano è
rimasta, ch'io sappia, nell'atto di fonda-
zione del monastero di S. Miniato al
Monte sopra Firenze; quando cioè, uel-
‘anno 1013 da Ildebrando vescovo di Fi-
renze fa donata al monastero predetto una
corte di suo patrimonio situata in Low
nano nel Casentino, con una cappella an-
nessa sotto il titolo melesimo di S, Mi
niato. — La qual donazione fu più tardi
confermata dallo stesso prelato, mercè di
un breve dato in Firenze, nell'aprile del
1024. ( Lam. Mon. Eccl. Flor.)
Lonnano nel
Guidi di Poppi, a favore dei
quali gl'Imp. Arrigo VÌ e Federigo Il spe-
dirono privilegi, mercè cui furono a fa-
Titolo delle Chiese
S. Leolino del Conte, Pieve
LONN
QUADRO della Popolazione della Comtnira' di Lonva a tre epoche diverse.
«+ + Abitanti n. 1565u. 1962.2351
vore loro confermati , fra gli altri casali
e castelli, anche Stia, Zonnano ec.
Nello stesso secolo XI acquistarono po-
dere in questa porzione di monte i mo-
naci della badia di Prataglia, per legato
lasciato loro nel gennajo del 1038, da Ugo
figlio di ‘Alfredo, che onda quella badia
las perte di padronato sulla chiesa di
S. Mic sta nel casale di Selva, pi-
viere di a, con diversi beni situati
nei luoghi di Camensa, di Zonnano e di
Camprina. (Anmat. Camaro, T. I )
Nel tempo che gli eremiti di Camal-
doli ottenevano dal conte Guido e dalla
contessa Emilia sua consorte, con istru-
mento rogato nel 1116 nel mou. di S.Mi
chele in Forcole presso Pistoja, la rinun-
zia dell uso e del salito tributo che i due
conjugi percepivano nella curia di Zom-
nano, nell'auno medesimo dai cenobiti
del sacro Eremo, con l'annuenza del feu-
datario, furono acquistati i beni che pos
sedeva nel Cas. di Lonnano il mon. di $.
Miniato al Monte. Per la qual cosa il no-
rinato C. Guido promise di non recare
ai nuovi acquirenti alcuna molestia, salvo
però l'antico uso che dovevano sl con-
fe gli uomini di Lonnano per cagione
delle possessioni di suo diretto dominio.
(Oper. cit. T. IMI).
La chiesa parr. dei S. Vito e Modesto
a Lonnano esisteva fino dal secolo XITI,
LOPE
allora quando probabilmento era distrutta
la cappella di S. Miniato di gias del ve-
sopra rammentalo.
Rel 1833 la parrocchia dei Ss. Vito e
Modesto a Lonzano contava 347 abit.
Zoerase nel Val-d'Arno casentine-
se. — Cas. che diede il titolo alla chiesa
di S. Andres a Lootrina nell'antico pi.
gie Come Giu Giur. di Bibbiena, Dice.
e
u Pont nta I, pm li a mag-
“gio 1155 al pievano di
e più tardi un breve del dea: ocio,
dato in Rieti mel 1289; dal quale ultimo
Tegulta, che a quelle età pel casale di Lon-
fi edificeto un Moa. di Benedetti-
fia co MA dapeli
° (
nella Valle del Serchio. — Cas. psp]
(8. Maria ), le quale comprende i casali
di Batone è di Frenello, nel piriere di
Momsagrati, Giur. Dice. e Duc. di
ca da oi Loppeglia trovasi circa 8 mi
Glia a maestrale.
1 Casale giace sul crine dei poggi che
scendone da Monte-Magno fra il torr. Pa.
@ la Freddana sino alla ripa destra
| Serchio.
© pecse di Loppeglia sino dall'anno 54
è rammentato in un istramento di per.
mata di beni fre la men vesconile di
S. Martino e altri di pertinenza pertinenza regia.
Si perla dello stesso Inogo in altre
carte scritte in Lucca ed esistenti nello
giano archivio arcivescovile. Una di cose
da data del 36 marzo Bio, tratta di un li HI
vello di terreni in Zupeglia, tto
Pps ty Fasano della sea
mensa; e l'altra dell'854 verie inlorno
rina donzzione a fatore della di
8. Maria forisportam, sita foris civitatem
istam Incensem prope portam 8. Gervasi;
i gui beni ui dichiarano siuuati în Joco,
ubi dicitar Flajano prope Lupdie.
(Mem. Lucck. Tom. IV e V, Parte IL}
È altresì nota la ville di lia
T'accoglienza con cai nei li andat
si ricevevano i dotti dalla nobil pei
glia Malpighi di Lucca, le quale cosà
in Loppeglia aveva nna casa di campe-
.— Nè con minore espitalità la gente
Bonvisi faceva festa ai culti ingegni nel-
la vicina villa di Fasci. Per modo che a
LoPp
oeste dee case riferir voleva lo storico
Ppenoetnvg emaivazio Varchi, quando nel-
He sue rime cantava:
Or fia che col Menocchio e col gentile
Reitano, e gli altri che nel cor mi stanno
iveder possa un di Forci e Loppeglia.
La parr. di S. Maria a Lopeglia, o
lia, nel 189» contava 333 abit. —
cui apparieneva la chiesa
tera di
5 Gllnatono è Barga. dalln qual terso
Patate Borgia di Lopie circa migi
a scie. nella Con. Giur. predetta, Dioc.
Din usa volta di Loco, Cont pio
È sitnata alla sinistra del Serchio lungo
la strada rotabile che al
naci stsocasi dalla via pro
Garfagnana per salire a Barga.
Le memsorie più antiche del castello e
di Loppia ce le forniscono le carte
delle For-
ciale della
i Loe- partita td lucchese; tostochè per
mezzo di esse sino dal secolo nono si pa
minciano a conoscere i signori del Cast. di
Loppia , e del sno vasto piviere, nella no.
bile famiglia lucchese de’ Ro-
landiaghi, che fe consorte alla casa ma-
da Monte-Magno, da Corvara, cc.
Cri penito rppate ni suoi beni di
Loppia, era feadataria dei vescovi di Luc-
«a, da tro dei quali, il Vesc. Teudegrimo
nel 982, quindi il Vesc.Gherardo nel 994,
e finalneate nel 1277 il Vesc. Paganello
concederono ai caziazi di Loppia a titolo
petiasens* Alla Sc di © Maio È
e di e
Giovanni Bettino di Loppio.
Probabilmente sppella
stessa consorteria di nobili gii
celebrato in Lucca nel maggio dell'an-
no 1077 (eb incarnatione) per comando
della contessa Beatrice, a di una
lite che verteva fra l'abate del Moo. di Ca-
La pieve di Lepra sl gas:
tinuarono per lunga età ad avere gius-
ato i Rolandinghi di Lucca, nel
secolo XIII aveva sogpette le seguenti 38
chiese: 1.S. Comizio di Pedone; ». S. La-
cia di Colle-Bertiago; 3. S. Martino di
LORE
Ghivizzano; 4. S. Martino di Coreglia;
CA $ Staten di Lucignano ; 6. S. Giusto
io; 9. S. Andrea di Seggio; 8. S.
Silvestro d'Ariana; p. Chiesa di Zocce-
Pettorita (oggi di Pettori); 10. S. Pietro
di Zupinaja; 11. $. Quirico di Casteloeo-
chio 13. Spedale del Ponte.Populi (oggi
rpoli ); 13. S. Maria di Tre) ignane;
S. Michele d'Albiamo; 15.
di Sommo-Cologna; 17. S. Regolo di Ca-
tignane; 18. 5 Nicolso di Calevorsa;
tro di Zitiana; 20. S. Mar-
. S. Pa n
25.5. Simone; 26. Spedale di Calarorna;
27. Monastero delle donne di Campo S.
Pietre; 28. Eremitorio di Giuncheto.
Gli onori e la della pieve
ds Toppi, mediante una bolla di Gio» Ca
vanni vescovo di Lucca del 23 genn.
dell’anno 1390, furono trasferiti nella
chiesa de' Sc. Jacopo e Cristoforo a Berga,
dove però da molto tempo innanzi trova.
vasi il fonte battesimale, per la ra,
dice la bolla, che la terra di eorasitua-
ta ini iù domestico e assai lato.
La pere della pieve dì Sì Matina Lop:
pia nel 1833 coniava 1473 abit.
LOPPIANO perz’ INCISA nel Val-d'-
Arno superiore. — Fed. Oretano, e Scxn-
cnano (Pieve Di).
LORENTINO (SS.) e PERGENTINO Li
»m FALTONA. — Ped. Fatroma.
— pi GRAGNANO. — Fed. Gruczamo
in Val-Tiberina.
‘ — se BRANCO. — Ped. Ranco sul Cer-
fone.
LORENZANA ( Zorentianum © Lau-
rentiana ) in Val-di.Tora. — Vill. che fa
castello, poi di una Contea,
or di una Comuvità del Granducato Ci
ilumsi Colline superiori pisane ; fan-
iati a lev. dal tore. Borra, e = pon.
«lal fiumicello Tore, mentre sulla veita
del colle sovrastante al paese esisteva la
rocca, di cui ora altro non resia che il
mulo nome di castello, là dove in cià
LORE 8903
più moderna fu eretto un già abbando-
Malo mulino a vento.
Questo paese si sente rammentato, non
ima deliecolo decimo, dalle pergamene
dell’Arch. Arciv. di Pisa; due delle quali,
pubblicate del Muratori risalgono agli
anni g37 € 934. Trattano entrambe di
beni concessi ad enfiteusi dai vescovi di
per conto della loro cattedrale, la
iii fino d'allora possedeva ia Valdi.
Fora, e segnatamente nei confini di Zo-
renzana dei terrei e pei fondi posti
lungo il torr. Zigone, fra Zorensana e
Tremoleto. —Fa a conto di questo paese
tenevasi in nia; ma, nel cipr, nè
questo nè quel castello avevano più por
testeria poichè la loro giurisdi-
cenza a quell: nono e era già riunita a Lari.
TI castello di Lorenzana si sssoggettò e
prestò giuramento di fedeltà alla
Forentina Vie authr 1406 sicché rità
le li papitelazioni stesse degli altri comuni
no che si erano resi dopo
Sade cià di Pim o Ghio
al di Lorenzama compilarono insieme
con ta quei di Grespina nel 1416, i loro
statati da essi rinnovati nel 1543. Altri
provvedimenti statutarii furono presi nel
1595, nei quali, relativamente ai pescoli
‘pubblici e ai boschi riservativi si trova
corporato il comunello di Calle-Alberti
Gli womini di Lorenzana nel 1432, e di
nooro nel 1498, si ribellarauo éo
del contado pisano ai Fiorentini, dai
rimessi a dovere.
anoro di Livorno, cui venne
riunito il distretto di questa comunità. —
Fa quindi nel
staccato dalla giurisdizione di Livorno,
allorchè il Granduca Cosima III, con di-
s0Ì LORE LORE
i eotea, a favore del nobile fiorentino acquistato da on Angiolini. — ( Maarri,
3ah Francesco Loreazi , suoi Gigli e di- Odepor. delle Collins line pisane, MS. nella
seendenti maschi per ordine di primogeni- Miccardiana, e Arch. delle Riformagioni
tara.—L'atto del possesso preso li 18mag- di Firenze).
gio 1622; fa rogato nel comunello di Tre L'antica parrocchiale di Lorenzama era
moleto, nel palazzo denominato del Zos- compresa, e dipendeva dal pievanato di
che servì poi di residenza Scotriano anche al linare del seco-
al vicario del conte feudatario. lo XIV. — Iguorasi da me il tempo in
La contea di Lorenzana renne formata cui la chiesa attuale dei SS. Bartolommeo
bear Lorenzana, di Colle-Alber- e Cristofano a Lorenzana venne eretta in
+ di Tremoleto e di Vicchio. pieve; è noto bensì che essa nel:5graveva
UVarii ordini del foverno granducale il suo pievano,e conseguentemente il suo
farono inviati al giusdicente e feudatario battistero.
di Lorenzana, affinchè si osserrasse in —L’antico tempio fabbricato sopra la
quel feudo la legge del 1749. Se son che sommità della collina, fa consacrato il 5
hi caval. balì Francesco Orlando Loren- dicembre 1306, restaurato nel 1585, ab-
zi, terzo conte di Lorenzana, essendo re- battato e riedificato di pianta fra il 1775
stato ultimo di sua famiglia, nel 1783 eil 1776. — La chiesa attuale ha uma sola
alla corona lacale la sua navata, lunga br. 30, e larga be. 15 com un
contea, per cui essa fu riunita allo stato, apside ottagona del diametro di 7 braccia.
€ quindi soltoposta di nuovo alla giuri- » Il paese è attraversato da une lunga
sdizione civile e criminale di Lari, sotto strada, di fianco. alla quale si trovano
Ja quale attualmente si conserva. i Fri
‘beni allodiali della coutea di Loren-
sana abbiamo notizia che farono venduti tanto per gli abitauti del villvegio, ma ma
al cavalier Testa di Pisa per il prezzo di ancora dei luoghi circonvicini.—In capo
18,000 scudi, ossiano di 126,000 lire fio- alin strada medesima avri una grandiosa
rentine; comecchè il palazzo feudale di villa della nobil famiglia Lorenzani di
Tremoleto, anticamente di proprietà di Pisa, la quale è credibile che di costà de.
una famiglia dei Medici di Firenze, fosse rivasse il suo cognome.
MOFIMENTO della Popolazione del Pinraocro di Loasusana e Ville annesse,
@ tre epoche diverse, divisa per famiglie.
Comunità di Lorenzano. — Il terri- i per ogni migl.quadro di suolo im-
torio di questa ita cecapa 5761 ponibile. — Il suo territorio confina con
quadrati agrarii, dei quali 329 quadr. quattro comunità. Verro ostro e libeccio
sono presi da consi di scqua e da pub- tocca quella di Orciano; dal lato di scir.
bliche strade. e iu parte di lev., ha di fronte la Com.
Vi si trovava nel 1833 una popolazio- di Santa-Lace; seguitando da lev. e com-
me di 1384 abit, corrispondente a 190 in- prendendo il lato di grec, confina con la
LORE
Com. Lari; verso sett., mentre dalla
. tocca la Com. di Fauglia.
confine a ostro-lib. fra la co-
monità di Lorenzana e quella di Orciano
il borro della Palle di S. Biagio, quindi i
termini artificiali sino al poggio Gaddo,
dove è posto il segnale dei tre termini, per-
chè costà Lermina il confine della Com. di
Orciano e sottentra quello della Com. di
Santa-Luce, con la quale Com. l’altra di
Lorenzana, dirigendosi da ostro a lov.
grec., «inoltra lungo la strada che per le
Case nuove conduce a Santa-Luce sino a -
che al luogo appellato il Mulinaccio, pas-
do il ponte sul fiume Tora, sottentra la
. di Luri. Con questa cavalca il fosso
del Giunco-Marino presso al suo sbocco iv
Tora, e di 1a sale il poggio alle Tarpe
che riscende dal lato del torr. Borra, il
quale attraversa per risalire il colle Zi-
ciocchi dirimpetto al casale di Colle-d!.
berti. Fiunlmente, rientrando pel rio
della Macera nel torr. Borra, progredi-
sce lungh'esso sino alla confluenza dell’
iù lorr. Borra prende
Varca anche que-
at'ultimo per andare incontro alla strada
che dal Pian dell'Isola couduce a Sant”
Elmo, lungo la quale le due comunità
camminano di conserva sino a che,-pel
rio di Corzeta, montano da pon. a Jev.
alla così detta Casa al Bosco. A questo
punto, cambiando essse direzione da lev. a
sett.-grec., entrano nella strada che guida
da Tremoleto a Lari, quindi passano a
rec. del poggio di Ficchio fino al luogo di
Campo-Lungo. Quù cessa la Com. di Lari
Putida sino passato l'mttino dell’ Zsola,
dove cavalca il fiumicello di questo pome;
finchè voltando faccia da grecale a mae-
atro, entrambi orii fronteggiano
lungo la via di Gagliano, quindi per la
foua Dogaja e fiualmente per le Mor.
tete, per dove arrivano al molin nuovo
de'Lorenzani sul fiame Tora, Passata que-
sta fomana i limiti delle due comunità
si trovano sulla via regia maremmana,
€ costà voltando maestro a pon. per-
corrono per termini artificiali, rasentano
in parte la via viciuale di Santo-Regolo,
sino al luogo chiamato la Chiaratana,
presso cui truvano il horro di Colle-Pin-
van
LORE 805
sufi e'con esso entrano in quello della
Valle di S. Biagio per andare a ritrovare
la pietra dei tre termini sul confine della
Comi, di Orciano.
Fra i principali corsi di acqua, che at-
traversano la Com. di Lorenzana, havvi il
fiumicello Tora, e quello dell'Isola , il di
cui primo trouco porta il titolo più mo-
desto di torr. Borra. — Fra le strade co-
munitative rotabili che passano per il
medesimo territorio, havvi quella che
staccasi dalla regia maremmang alla Tor.
relta per inoltrarsi a Tremoleto e Loren.
zana; e di costà parte un altro tronco di
strada per le colline di Colle-Alberti, do-
ve essa diramasi ia due vie vicina!
una di loro dirigesi verso maestro, me
tre l'altra verso grec. guida a Tripalle e
a Sant'-Ermo. .
Le nozioni geognostiche della comi
nità di Lorenzana furono pubblicate sino
dal 1833, nel principio del Tomo I. della
Storia naturale di tutte l'acque‘minerali
di Toscana, dal Prof. Giuseppe Giulj na:
tivo di Lorenzana, allorchè egli trattar
volle dell'acqua minerale del Bageolo
del Giunco Marino, spettante a questa
comunità. Che però, io mi credo in dove
re di preferire le osservazioni del preno-
minato professore naturalista, come di
uno scienziato che ripetutamente vifità
questo suolo, per giovarmi in proposito
delle sue stesse parole. x
« La Com. di Lorenzana ha il suo ter-
la maggior parte di
i marini, trovandovisi
tà di spoglie i
Lon possono vivere che
e specialmente di tal ne-
tura sono quasi tutte le colline (pisane).
La perte pianeggiante poi è stala prodotta
dalle alluvioni moderne delle acque tor.
bide del fiume Tora, dal torr: Borra e
dai loro piccoli influenti. La Borra entra
nel Fosso nuovo che si trova al Nord-Est
di Vicarello nella piabura pisana, dopo,
aver preso il nome d' Zsola ».
» Verso il lev. vi sono i monti di Gel.
lo-Mattaccino, che si uniscono con quelli
di S. Lace, i quali s'inoltrano verso il
mezzo giorno, composti di pietra
calcarea compatta bigia. Si sa che alla'ha-
se dei monti si trovano le colline, ed in
quelle appunto che formano la' base dei *
monti di Gello, vi ha origine un torren»
108
206 LORE
folle, che è chiamato Gizaco Marino; il
quale in tempo po di piogeio accresce colle
sue scque le piene della Tora, ove influi-
sce presso il mulino che si trova nella
superiore del piano di Lorenzana.
fiano torreatello ha in principio il so
alveo incassato dentro ruccie calcaree
la natura stessa di quelle dei mooti che
sotrestano alla sua origine, ed in seguito
beata dentro il terreno di alle-
Sella parte sivistra del Giunco Ma.
circa 40 be. distante dal panto dove
influisce nella Tora, vi è una piccola ca-
vità artificiale, praticata fra il letto ghia-
jera, di cisca un braccio e mezzo di pro-
fendi cia me ii sequa mine
Dall'analisi fatta dal Prof. Giuli risul
ta, de gr minerale del Giunco Me-
gradi TSO
ra di soli 13 gradi,
Patenti eni
del suo voleme di rbonico da
once 35 di detta sozaa, della qual dose
egli ottenne grani cinque d’irecloreto
LORE
di soda ( sal comune), grani tre d'idre
clorato di calce, grani otto di carbonate
di soda, di quello di lce\grani due, e di
carbonato di ferro grani uno. — Totale
e, 19 di sale in 14400 grani di acqua ».
I prodotti di suolo più abbondanti det-
del- la comunità di Lorenzana consistono iu
olio, in viso, in gramaglie ed in fratte
d'ogui specie che si esitano in gran parte
a Livorne. — Pochi somo i prati stabili,
i i boschi cedui, e vi mancano alfaito
quelli di alto fest. Gli antichi pascoli e
i boschi comunali sono stati pressochè
tetti ridotti a coltera. Essi nel sec. XVI
cominciavano verso Colle-Alberti dal ms-
lino di Palencita, e per la Torella in
sino al piè del poggio di Fontana segui
tavano per la strada che porta pe i Gabbo
a Cologuole, e di là simo a S.
Si faceva una velta ia Locana “n
mercato ogni giovedì. Vi si pratica tuiter
una fiera bestiame, di pemnine e me
cerie nei giorni 24 e 25 agosto, all occe-
sione della festività del santo titolare
della pieve. — La Comunità mantiene ua
medico chirurgo, e ua maestro di scuola.
U suo gi tento per il civil
some per primiaole è il viario A di
QUADRO delle Popolazione della Comunita. di Leszuzsua a tre epoche diverse.
LORE
na, Com. Giur. e circa due migl. a scir.
di Castel-Focognario, alias di Rassina,
Dioc. e Comp. di Arezzo.
1 ruderi del castelletto di Lorenzano
esistono in cima a un poggio ‘che dalla
sua forma prese il nomignolo di Montau-
to. È posto a cavaliere del torr. Saluti
tributario a destra dell'Arno, mentre il
paese di Lorenzano giace in piano presso
la confluenza del torr. Zenna in Arno.
Lorenzano è rammentato in molti istra-
menti degli Annali Camaldolensi, il pri-
mo dei quali è del 26 genn. 1089. È una
locazione fatta dal priore di Camaldoli di
beni posti în Lorenzano, in Valenzano,
al Bagnolo, in Colbenzano e in altri ca-
sali di quei contorni. Qaindi nell’otto-
bre dell'auno 1111 uno dei compatroni
del Cast. di Lorenzano offrì all'Eremo di
Camaldoli la sua porzione di quel castello
e corte, che sotto altro nomignolo appel-
lavasi anche Rio Zoparelli, riserva
la parte superiore o corona del me-
Tesimo Ensichho di Lorenzano e Îl padro.
nato della chiesa di S. Nicolao : riserva cui
LORE 807
Lorenzano pel fiume Arno presso la chiesa
di S. Vitale. (Axpar. Camaro. T. III. )
Leggeri parimente in una certa dei Co.
maldolen: Arezzo, come nell’ an.
no 1291 "Eito pievano di S. Eleuterio
di Socana confermò l'elezione di Bonsi-
ore in rettore della chiesa di S. Vitale
i Lorenzano, incaricando il parroco di
Bibbiano a metterlo in possesso in onore
di Dio e del vescovo Ildebrandino di
Arezzo. (Larreae Carrco-lsromose ni vx
Anxrnio, pag. 38.)
La parr. di S, Egidio ella Zenna, da
lunga mano trovasi unita a questa di $.
Vitale a Lorenzano, la quale nel 1833
contava 223 abit. ed. -Foce-
onano Comunità.
LORENZO (S.) a BALDIGNANO. —
Fed. Barvionano in Val-Tiberina,
— a BASCIANO. — Fed. Basciano.
— ara BASTIA.— Fed. Basta (S. Lo
losi nenzo atta).
SIL n BATTIFOLLE. — Ved. Sranma
( 3)
a. BIBBIANO. — Ved. Bastano Go.
due anni dopo il dovatario medesimo ri- eusascar.
putò con atto rogato li 25 dicembre del
1113. (Anx, Casato, T. II )
Poco dopo (marzo 1114) Griffone figli
di altro Grifone dei nobili Ubertini
Vogognano, stando în Arezzo, vendè allo
stesso priore del S. Eremo la sua porzione
di due mulini posti nel casale e corle
Lorenzano, luogo detto Aemoli, per il
prezzo. di soldi cento di argento; e qual-
tr'anni dopo (marzo 1118) Ranieri, figlio
del fa Grifone prenominato, rinunziò
alle sue ragioni sopra uno dei mulini
Lorenzano, posto nel laogo suddetto
Remoli, per soldi 4o d'argento che ricerè
dal priore di Camaldoli. ( Oper. cé
Nell'aprile del 1130, con atto
Lorenzano presso la chiesa di SN
Renzo figlio del suddetto Ranie
per il prezzo di 4o soldi all'Eremo di Ca-
maldoli la sua porzione dei due mulini
qui sopra rammentati. (Axca. Dart. Fior
Carte di S. Mich. in Borgo di Pisa.)
Nuovi acquisti fecero i Camaldolensi
costa, quando uel genn, del 1:35, per istra-
mento stipulato în Arezzo, Ugo del fa
Tarzione e Berta del fu Azzo di lui mo-
glie venderono al S. Eremo tutto ciò che
essi conjugi possedevano di loro parle
spetto a un mulino posto nel casale di
— (BORGO SAN) — Fed, Bosoo-San
Lonenzo.
— a BOSSI. — Zed. Bosst,
— a BOVECCHIO. — Fed. Borso
caro.
— a BRANCOLI. — Fed. Baancori.
— 10 BULBANA. — Fed. Bozsana (S.
Lonzzzo mm)
— A CAMPI, — Fed. Cameri.
— Di CANNETO. — Fed, Camaro di
Val.di-Cecina,
— atta CAPPELLA, ossia a Moxreca-
rm nella Valle del Serchio. — Cas, che
porta il nome generico della sun chiesa,
che è una cappella succorsale del piviere
di Torri, Com. Giur. Dioc. e Duc. di
Lucca, da cui è 4 mi
È posta fra il Serchio e la strada pro-
vinciale che per Monte-Magno penetra
nella Versilia , alla pendice meridionale
del poggio di Montecatini di Val-di-Ser-
chio, la cui popolazione, già detta a $.
Maria della Ceppell
sta di S. Lorenzo alla Cappel
AI qual luogo della Copella | trebbe
appartenere una carta dall’ Arch. 4rciv.
lucchese, dell’anno 731, con la quale Pe
redeo, che fu poi vescovo di Lucca, donò
alla chiesa e monasiero di S. Michele pres-
808 LORE
so Lucca fra gli altri beni uns sua casa
colonica la im Cappelle.
. ‘Ma e desta mon è le cappella di Moe.
tecatini in Val-di-Serchio, ce la mostrano
più chisramente tale tre pergamene edite
recentemente nel T. VP. II delle Me.
morie per servire alla Storia di Lucca.
Tratta la prima di tail di beni
posto pel li Cappelle di proprietà
della die fr di Lucca, fatto
li 4 ottobre dell’anno 872. La seconda
membrana del 4 dic.874 tratta di un'al-
tra enfiteosi di beni che aveva nel luogo
Cappelle lx chiesa di S. Michele di Locca.
Le terza è un istramento del 10 agosto 884
col quale Gherardo Vesc. di Lucca alli-
vellò per 12 denari d'argento i beni della
cbiesa di S. Pietro in Salisciamo di perti-
© nenza della cappella soa manuale di $.
Maria, quae dicitur Cappella, sottoposta
alla cattedrale di S. Martino, con tutte le
ioni e pertinenze situate in Sali-
sciano , forse l'attuale Saliscina di Gat-
tejaola. — Ved. Mowracarm di Val-di-
Sentina. di S. Lorenzo sita Cappelli
La . di S. nzo al la,
ou è Montecatini di Valdi Serchio
nel 1832 noverava 567 abit.
LORENZO (S.)a CARGALLA. — Ped.
Cancatta in Val-di.Magra.
— a CASCIO. — Fed. Cascio della
Garfagnana.
— a CAPPIANO. — Fed. Carraro nel
Val-d'Arno superiore.
CASTEL-BONSI. — Ped. Carrer
Bons.
— (CASTEL-SAN ) detto anche Case
di Morte San - Loaznzo in Val-di-Cor-
nia. — Castellare che prese il titolo dalla
sua chiesa nella . Cora. e circa tre
scie. di Suvereto, di Cam.
ia, Dioc. di Massa-marittima, Comp.
di Grosseto.
Risiede nella ripa sinistra del fi. Cor-
mia sopra un colle, alle cni falde setten-
trionali scorre il borro Ri; lo © la stra-
da rotabile che da Savereto guida a Mon-
tioni, circa. un miglio a sett. di Ca-
soleppi.
L'origine ele vicende istoriche di que-
sto-castello si nascondono fra le tenebre
al pari di quelle di moltissimi paesi, e
specialmente di tanti che restano per la
raaggior parte desolati o perduti fra i de-
serli delle toscane maremme.
ai
LORE
La memoria ch'io conosca più antica
fra quelle reperiti, in cui si rammenti
il castel di Moate S. Lorenzo, fu scoperta
nell’Arch. Arciv. di Pisa dal Murai
che la pubblicò nel T. III delle Antichità
del medio evo. — È ua istramento del
19 giugno 1139 (stile comune) rogato im
col quale il conte Iidebrando, figlio
di altro conte IlJebrando, e Matilde figlia
di Lanfranco sua consorte offrirono alla
cattedrale di Pisa la metà dei beni perve-
muti al suddelto coute per eredità paler-
na e materna, 0 per aliro qualsiasi modo,
tanto dei fondi posti nel distretto di Bi-
serno, quanto nei castelli di Vignale, di
Campiglia, e nel Castello del Monte di
S. Lorenzo e sue pertinenze.
nella sua Istoria del
T. L peg. 141)
in diversi istre-
apparteneva alla mensa vescovile di Mas.
sa-marittima; e che ciò trovasi anche ram-
mentato in un breve di Papa Alessan
dro IV al Comune di Massa. — Comun-
20,
dita della mensa vescovile di Masse, con-
per molto tempo ad appartenere ai
i Biserno della consorteria di quelli
della Gherardesca. Ciò viene anche dimo
strato da due istrumenti rogati in Pisa, nel
16 giugno 1366 e 18 maggio 1368 (stile
comune ); col primo dei quali donna Ber-
narda del fu Tedice conte di Donoratico,
e vedova di Tinaccio dells Rocca, prese a
mutuo per un anno da Gherardo del fu
ser Baldo da San-Cassiano di Pisa cento
fiorini di oro, sottoponendosi alla penale
del doppio pagamento mancando nel detto
termine alla restituzione del capitale. Ap-
pella l’altro documento alla sentenza pro-
ferita in favore del prenominato credi-
tore per il rimborso dei fiorini cento di
capitale, e fiorini cento di penale, asse
gnando al creditore della vedova di Ti
naccio due terze parti delle soe poser
sioni poste nei confini del Comune di
$. Lorenzo dal Monte, in luogo chiame-
to Cesalappi. — Nella stessa sentenza
fo dichiarato che il territorio del Castel!
di S. Lorenzo confinava; a 1°, con il
Campiglia; a 4°, col comune di Mes
LORE
tioai. — (-Anca. Dr. Fioa. Carte del
Mon. di Nicosia di Pisa.)
La chiésa del Castello di S. Lorenzo,
ul dire del Cesaretti, era filiale della Pie-
ve vecchia di Suvereto: e lo stesso autore
mggiunge, che di essa sino al 1770 esiste
vano le vestigie nella sommità del pog-
gio, e bandita del distratto castello.
LORENZO (S). CASTELVECCHIO.
— Fed. Casrervrocaro in Val-di-Pesa.
— a CILIANO. — Fed. Ciuiano.
— ar COLLE. — Fed. Corte Bucota-
sasa. .
— a COLLINA. — Fed, Cosuma (S.
Lonerzo
2)
— 4 COLTIBUONO, — Fed. Asama
di Corrmsuoso.
— a CORFINO. — Ped. Cosrmno di
Garfagnana.
fira CORTI. — Ped. Conn (S.Lo-
nuo atte ) nel Val.d'Arno pisano.
— a CORTINE. — ed. Conrme iu
Val.d'Elta.
— azza CROCI. Fi oa 8 le
marzo ace) in Val-di-Sieve.
— 4 DIACCETO. — Fed. Disccero. |
— a DOZZANO. — Fed. Dossaro in
Valdi-Magra.
— a FARNETA. — Fed. Faxwera in
Val-di-Serchio.
— a FONTISTERNI. — Ved. Fomm-
son.
— a FORNACE. — Fed. Formaca (S.
Loszzzo
a) .
— ax FOSSATO. — Wed. Fomaro nel
la Montagna di Pistoja.
— 4 FRONZOLA . — Fed. Fnos.
sota nel Val.d'Arpo casentinese.
— 4 GABBIANO, — Fed. Gaxsiazo.
— a GALIGA. — Ped. Gatta.
— a GELLO ni LAVAJANO. — Ped.
Gaaso pi Lavazazo,
— a GRIGNANO. — Ped, Gasanazo
in Val.di-Pesa.
— a MALAVENTRE, — ed. Mata-
vawma in Vab-di-Serchio.
— a MALGRATE. — Fed. Marcnare
Val-di-Magra.
— a MASSACIUCCOLI. — Ped. Ma
ascroonotI.
— a MASSA-MACINAJA.— ed. Mas
sa-macimaza del Monte-pisano.
— a MERSE. — Vill. già Cast. in Val.
di-Merse, cui diede il nome la sua an-
tica chiese plebana, Com. Giur. e circa
L'ORE 809
8 mig]. a ostro di Sovicille, Dioc. e Comp-
i Siena.
Risiede sulla pendice di un poggio alla
destra del fi. Merse, dirimpetto al ponte
a Macereto, che è appena mezzo migl. al
suo levante.
Era uno dei castelli dei conti Arden
gheschi sino dal secolo XII se non forse
prima. Avvegnachè si rammenta questo
fuogo in una bolla del pont. Celestino III
spedita dal Laterano li 19 aprile 1194
all'abate e monaci della badia Ardenghe-
sca, con la quale conferma loro, fra gli
altri benefizj e possessioni, anche la chie-
sa di S. Lorenzo in Val-di-Merse con doe
parti di quel castello. ( Ance. Dir. Froa.
Carte del Mon. degli Angeli di Siena)
Pià chiaramente perlano di questo ca-
stello e dei loro signori le istorie senesi
all'anno 1203, in occasione di un lodo
pronunziato lì 27 maggio di detto anno
tra il Comune di Siena e i conti Arden.
&beschi, mentre questi erano in guerra
con la detta repabblica. I quali dinasti
rimisero ogni vertenza relativamente alla
giurisdizione e signoria dei loro castelli,
© segnatamente del castello di S. Lorenzo
in Merse, in Rustico orciprete della ch.
cattedrale di Siena, € in don Bernardino
abate del Mon. di S. Eugenio. Quindi con
lodo fu deliberato, che la prosapia dei
conti Arlengheschi dovesse gare alla
Rep. di Siena un tenue tril
per conto delle ville e ue
giurisdizione, com
dalla stirpe Au pri ssi stati ceduti nel
da talia da Rao Badia S. Lo.
renzo sul fiume Anzo. (Macavouri, Zstorie
Senesi Parte I lib. 4.)
Sino dall'anno 1271 risiedeva in S. Lo
renzo a Merse un giusdicente; € costà fu
segnalata per lengo tempo una casa sotto
nome di me di pelato di giustizia. In seguito
8. Lorenzo a Merse fa riunito alla giuri.
edizione di Pari pai vile mentre. nel
criminale dipende dal vicario R. di Ca-
sole. Col regolamento del 1579 ‘il Vill.di
S. Lorenzo a Merse venne compreso nella
potesteria di Sovicille, cui fu confermato
dalla legge Leopoldina del 17
plebana di anti-
cala di pietre conce a
bianche e nere, In uno dei suoi al.
tri bavvi una tela del Petruzzi, e il q‘
dro di S, Lorenzo è opera del cav. Nasini.
810 LORE
Le sua perrocchia confina con quella di
Tocchi, compresa nella Dioc. di Volterra,
«con altre due di Recenza, e di Casciano,
mella Com. di Murlo della Dioc. di Siena,
Passa per il suo territorio la strada re-
Gia grossetana, Essa attraversa unu lecceta
sul poggio detto Cetini, che era un bosco
della comunità di S. Lorenzo distribuito
a preselle a diverse famiglie indigene
paganti un annuo canone. — Un altro
bosco di lecci cuopre l'antica bandita di
Montaggi, appertenuto esso egualmente
alla stessa comunità, dalla quale l’ottenue
ad enfiteusi perpetua la nobil casa Bao-
dinelli di Siena.
La parr. di S. Lorenzo a Merse nel 1579
noverava 320 abi
235; nel 1745 ne contava soli 12.
mente nel 1833 comprendeva 26;
LORENZO ( PIEVE ni S.) a
CIANO; 0 a Viracciaso nella Val
gra. — Antica pieve sull’estremo confine
crientale della Val-di-Magra, nella Com.
Giur. e circa due migl. a maestr. di Mi-
nueciano, Dic. di Luni-Sarzana, Duc. di
Lucca.
Risiede sulla ripa sinistra deltorr. 7as-
sonara, tributario del fi. Aulella, alla base
dei più eccelsi e ripidi monti dell'Alpe
Apaana, presso il varco per dove dalla
Lanigiana si penetra in Garfagnana e
mella Valle superiore del Serchio.
questa la stessa pieve che sotto il
semplice titolo di S. Lorenzo i Pont. Eu-
genio INT ed Innocenzo III , negli an-
mi 1149 e 1202, confermarono ai vescovi
€ alla cattedrale di Luni.
Il tempio è un edifizio dei secoli più
vicini le. È diviso in tre navate
con la facciata, secondo l'uso delle an-
tiche chiese, voltata a ponente. L’ambu-
latorio di mezzo ba quattro archi per par-
te a sesto intero che girano sopra colonne
di macigno, cui soprappongono capitelli
ròzzamente lavorati. L'allar maggiore è
isolato sotto l'arco di an'apside ornata in-
torno di archetti nel giro esterno. Il tem-
pio riceve il lume da diverse finestre nelle
mura laterali sirette e a feritoje, in gran
randite e rialzate. Sopra
una finestra ad arco se-
però in due luci me-
a, salla quale posano
due piocoli archi tondi, e imilito=
dine di molle chiese antiche di Lucca,
i nel 1643 ne avera
final
LORE
di Pisa, di Pistoja ec, Tutta la fabbrica
è di pietre conce di macigno non troppo
bene commesse fra loro. Vi sono quadri
di buona scuola dei secoli XVI e XVII.
Castagnuola,
gliano, idera; 5. S. Bartolommeo a Gre.
molazzo, cappellani» curata.
Oltre il casale di Vinacciano, in cai
parrocchia i casali di Bergiola, di Merrs,
di Renzano, di Novella e di Bugliatico.
La parrocchia di S. Lorenzo nel 1832
LORENZO (S.) a MIRANSU. — Ped
Misansò vi Casrettonenio,
— a MONTALBANO. — Fed. Mos-
tacnaro in Val-di-Cecina.
— a MONTALBINO. — Fed. Mos-
ratanro în Val.di-Pess.
— a MONTE-FIESOLE. — Ped. Mon
qa-Fimsore.
— a MONTE-GUFONI. — Ved. Mon
Monrs Lrszzo nella La
ica, le vestigia della
i sull’ ultimo sprone
meridionale dei poggi che separano la
vallecola del Frigido da quella di Avenza,
nel confine della comunità di Massa con
quella di Carrara, dalle quali città questo
luogo è appena due miglia distante, già
nella Dioc. di Luni-Sarzana, ora di Mas
sa-ducale.
È par questa di Aonte-Zibero una delle
pievi antiche della cattedrale di Lani
rammentata dal pontefice Eagenio III nel
la bolla dell” 149,e confermata ai ve-
soovi lunesi 1203 da Innocenzo III.
Un nobile di contado, Corrado da Mos-
te-Libero, nel 1202 assistà in Sarzana al
lodo pronunziato in una causa vertente
fra il vescovo di Luni e i nobil Ver
sano, di Montignoso èc. da una,edi mar
chesi Malaspina dall'altra parte. — Nel
1248 era lite fra Jursacca pievano di S.
Lorenzo = Monie-Libero € Venuto pievs:
Je di S. Vitale del Mirteto, a
la pi
cagione delle decime che ciascuno dei due
parrochi preteodeva dagli abitanti del
moatedi Codepino;ch'è una collina sul con-
fine delle due parrocchie. Fu perciò fotto
LORE
qumpromeseo, fn prete Alberto cappellano
S. Geminiano di dun,
nel di 16 giu-
e del nolaro Ugolino da Mama dei Mar-
chesi, pronanziò il lodo e decise, che le
. decime del monte di Codepino si divides-
sero per metà fra i due pievani litiganti.
( Aaca. Dire. Froa. Certe della Zrime- sb
siele di Pisa).
Non mi è nota l'epoca della soppressio-
me della pievi i S. Lorenzo in Monte
Libero, della quale peraltro cessano le
memorie dopo il secolo XIII. Timo po:
polo pertanto fu di ino, uma porzione del
— a NAVOLA. — Pod. Navora.
— (SS.) x ANDREA a NOCICCHIO. —
Wed. Nocsoceso.
—a NOVEGIGOLA. — Fed, Nove
eueosi.
—a ORBICCIA NO — Wed. Osasocsano.
— a ORENTANO. — Pod. Onartano.
— a PACLANO. — Pod, Paciano.
— 4 PERSIGNANO. — od. Puo
Siaso.
—a PEZZATOLE. — Pod. Pessarora.
— as PIAN ni COREGLIA. — Ped.
Comnenia.
— a PIANTRAVIGNE, — Wod. Pun
Ra venne.
Zoszyso (8.) in Pross im Valdi.To-
Pieve distratta, od il eni bettistero
i di Bltera cdi
LORE sii
Gherardo da una perte, e Atiene arcivo-
novo di Pisa e Mingarda del fa lidebres-
do Visconti vedova del conte Ugo dalla.
perte, per causa di divise sulle eoeti
con le loco per
vasto distretto nei. monti
la perte che
ta io Imperocché eraso enti della
suddetta pieve le seguenti 19 chiese: 1.5.
Macia di Monte Mattime: 3, $. Michele
di Cotoae; 3. $. Michele di Faligaane;.
4. Sì Lucia di PoscioSigeri; 5 [ra
drea di Nugola; Nugela;
r SOI ca Selo
di Ci S. Regolo di Filioarie;
10,8. di
Cestell'Anrelmo; 13. S. Niccola a Far-
. met&; 13.5. Michele alla Corte; 14.5. An
drea di Postiguano; 15. S. Martino di
Torciana; 16. S. Doasio; 17. S. Giesto
di Colle-Romboli; 18. S, Pietro di Colo
guele; 19. 5. Giusto di Parrena.
LORENZO (S.) a PICCIORANA. —
Wed. Piccionuna.
= PIETRAMALA. — Pod. Pura
nasa dell'Appennino di Firenzuola.
IDIMONTE. — Ped. Pres:
mu mosre.
— a PORCIANO. — Pod. Poncuno.
— a SCARZANA. — Pod. Scansano.
— a PRACCHIA. — Ped. Pasconu.
—(SS.) x MARTINO a PULICCIANO.
— Fed. Purscciano in Valdi-Chiana.
— 1 RAGGINOPOLI. — Pod. Racu
moreni.
— a BONA. — Fed. Rosa nol Vol.
d'Arno superiore.
— acts ROSE. — Ped. Rose (1a) del
Geltezzo.
— atzà SALA. — Pod. Basa ‘del Ca
sentine.
- — (95.) a BARBERA a SERAVEZZA.
— Pod. Senavama. |
— atua SERRE. — Pod. fenax me Ra-
pecano.
— a SETTIMO. — è Fed. Serrano (Ba
pu
2 LORN
LORENZO (S.) a SOVICILLE. — Ped.
— a STARGIA.— Pod. Stanca ni
— a SUGROMIGNO. — Fed. Suono
misso.
—ATERENZANO. — Ved.Tenazzaso.
— a TREGOLE. — Fed. Tazeow.
— a USELLA. — ed. Usezta.
— a UZZO. — Fed. Uno.
— a VACCOLE. — Fed. Vaccose.
-— a VAJANO. — Ped. Pasaxo (Pie-
rx raccara Di)
— a VICCHIO. — ed. Vaccaro ne Ri-
masso.
— a VIERLE. — ed. Viana.
— a VIGLIANO. — Fed. Viusiano,
<— a VILLORE. — Fed. Varvoan.
— (SS) a MARIA a VINCIGLIATA.
— Fed: Vincraziaza.
— a VOLPAJA. — Fed, Vosrasa.
—— a ZERI. Pod. — Zen.
LORETINO nel Val.d’Arno fiorenti.
no. — Villa signorile nel popolo di S. An-
drea a Rovezzano, Com. di questo nome,
Giur. e circa migl. ano a sett. del Bagno
a Ripoli, Dioc. e Comp. di Firenze.
iede alla base meridionale del pog-
Settignano presso la strada R. del
contornata da numerose vil.
late e da ridonti colline coltivate a olivi
ea vigneti,
È villa notabile per i maglioli di Zea-
tico che fece venire-il primo e piantare
fe) mei suoi pomessi uno della nobil
iglia Frivomchi, giù della
vila e di Loretino, INA
LO! im Val-di Chiama.— Due vil.
Îete, contrassegnate eon lo stesso vocabolo
di Zereto, s'incontrano nella valle mede- Medi
sima della Chiane, uni al suo ingresso sei-
tenirionale che dava il néee a due chiese
distrutte (S. Lorentive e S, Martino a Lo-
rete) nel piviere del Toppe; l'altra di Lo-
peto, esistente nella perte orientale della
‘valle, che dà il suo mome al rie di Loreto,
ed al contiguo casale e chiesa di S. Cristo»
foro a Bocena, nella Com. Giur. e Dios.
di Cortona, Comp. d'Arezzo. — Ved. Bo-
Com.
LORNANO in Val-d'Elsa. — Cas. ce
chiem piebana (S. Giov. Battista) ne
Com. e circa due migl.a ev, di Monterig-
LORO
gioni, Giur. di Sovicille, Dioc. e Comp.
di Siena, da cui Loruano è circa setle
migl, a sett.
situato in un poggetto, che diramasi
dal monte balls na) del Chianti alla
mali a pronunziare un lodo per terminare
le controversie fra il vescovo di Voliera
€ l'abate del mon. di S. Salvatore dell'I.
sola. (Axca. Dirt. Fion. Carte del mon.di
&. Eugenio).
Questa pieve è rammentata in una hol.
la del Pont. Clemente LII, spedita nel 1169
a Bono vescovo di Siena. — La sua chien
in gran perte fu riedificata nel principio
del secolo XVIII e.consacrata dall'arcite
scovo di Siena nel 1938. Fu in tal occasio.
ne conservato nella ua un affresco
del cav. Giuseppe Nasiui che rappresenta
8. Giovan Battista nel deserto.
La parr. di S. Giov. Battista a Lorna
no nel 1833 contava 194 abi
LORO (Zaurum) nel Val-d'Arno sape
riore. — Cast. che fece parte d'una con-
tea dei CC. Guidi, la quale più tardi
diede il titolo per breve tempo a un mar-
chesato, allualmente capoluogo di comu-
nità e di pieviere nella Giur. di Term
Suora, Dive. € Comp. di Arezzo.
Giace nel gr. 29° 17° 4“ loug.e 43°35*
6% latit., 5 migl. a sett-grec. di Term
muove, mig]. 7 $ a sett. di Mootevarchi,
migl. 8 4 a lev. di Figline, e 18 migl.a
maestr. di Arezzo.
Risiede nella pendice meridionale del
monte di Prato-Maguo, ad una elevatezza
di circa 560 br. sopra il livello del mare
rraneo , fra ripide balze di maci-
goo, in mezzo alle quali si è aperto il
varco il torr. Ciufenna , poco lungi dal-
l'antica sua pieve di Gropina. —lu si
tuazione infelice anzichè nò di questo
paese, nascosto in una profonda convalle,
è resa anche più orrida dal meschino
aspetto delle sue abitazi
Si trova fatta menzione del Cast. di
Loro fino dalla meti del secolo XI, quas-
do esso dipendeva dai conti Guidi, siccome
apparisce da una pergamena dell'archivio
della catiedrale di Arezzo dell'anno 1059
mercè cui il castel di Loro fu dato in sub-
feudo a un nobile Ugo figlio di Suppene
(forse degli Ubertini) di Loro.
LORO
Alla stossa prosapia ppartenne quel
Guizzardo da Loro che per pubblico istru-
mento cedè ai conti Guidi le sue ragioni
sul castello e corte di Loro; sulla Aoc-
chetta, che da essa prese il nome di Aoc-
ce Gaicciarda, su Lanciolina, Caposeloi
e altre castella. — Ved. ( Dipl. di Fede
«ric. II ai CC. Guidi da Battifolle).
Infatti i conti Guidi, allorchè nel 1219
si obbligarono di tenere a onore del Co-
mane di Firenze ilcastello di Montemar-
lo, con riconoscerne nel governo fiorenti-
no il suoalto domiuio, essi per assicura»
zione della promessa, e a solidità della
ale di 2000 marche che si erano esibiti
i pagare, mancano ai patti, vollero che
stessero obbligati i loro castelli di Mon-
tevarchi, dè Loro, del Pozzo, di Lancioli-
na, della Trappola, di Viesca con molti
altri castelli e con tutti i fedeli che eglino
avevano nel Valdarno superiore dall'una
e dall'altra parte della Valle.
I conti Guidi continuarono quasi per
tutto il secolo X.IIIa dominare sul castello
e abitaoti di Loro, finchè la Rep. fior.,
nel 1293, tolse ad essi ogni giurisdizione
di mero e misto impero. Nella qual circo-
stanza fu deliberato che si riunissero al
distretto fiorentino, oltre il castello e ter-
ritorio di Loro, anche quelli di Ganghe-
seto, di Torre-Guicciarda, di Viesca, del
Terrajo, di Moncioni e di Barbischio.
(G. Viruam, Cronica. — Amm Zstor.
fior. Lib. LelV) -
Nel 1306 fa messa a partito dai signori
e collegii della Rep. fior., quindi nel 19
agosto resiò vinta la fatta proposizione,
che pon si dovesse altrimenti distroggere,
siccome era stato progettato, stello di
Loro: che anzi sì couserv:
era insieme col palazzo baron:
esso con tutte le possessioni, state già di
ragione del conte Aghinolfo di Romena,
tiranno di Loro, sia che queste fossero si-
tuate dentro il castello medesimo, sia nel
suo distretto, rimaner duvessero iv pro-
prietà sì Comune di Firenze; e finalmen-
te, che gli abitanti di Loro s°
e fossero tratlati come lutti gli altri po-
poli distrettuali fiorentini. — (Ance. pat-
13 Rironzavioni pi Fiam).
Ma nel tempo che il Comune di Fi.
renze era seriamente accopata nel Val.
d'Arno di sotto per far fronte alle armi
di Castruccio, il Val-d'Arno di sopra a0-
vm
Loro 813
davasi mettendo a soqquadro dagli Uber-
tini di Soffena.— Apparteneva a questa
famiglia quel Aghinolfo figlio di Beni
no, detto il Grosso, il quale per parte di
madre, aveva ereditato dal suo zio conte
Aghinolfo di Romena dei conti Guidi if
castello di Lanciolina; di dov
coni suoi sgherri armato, sce
no di Loro e di Castel-franco, sii
ri popoli di questi due castelli riescì
abbattere coi suoi seguaci il tiranno e di
farlo prigione. — Ped. a
Nel 1646 il castello e distretto di Loro
fu convertito in feudo con titolo di mar
chesato, assegnandolo per il criminale al
jcariato di S. Giovaoni di sopra, mentre
ludice baronale per le cause civi
i danno dato risedeva in Loro. Ciò
venne sotto il Granduca Ferdinando
il quale, volendo remunerare i servigi
prestatigli dal senatore Pietro Capponi,
con diploma dei 26 dicembre 1646 con-
cesse il feudo di Loro al medesimo sena-
tore sua vita durante, e dopo di lui da pas-
sare ad Alessandro cal cav. Scipione suoi
figli e non più oltre. Onde avvenne che,
accaduta la morte di quest'ultimo, il feu-
do di Loro dei marchesi Capponi tornò a
far parte integrante del Granducato.
Della chicsa cappellanìa di S. Andrea
a Loro ne diede notizia un istrumento
del mese di luglio 1065, rogato in Loro
ad Eccl. S. Andreae de Loro Judicaria
‘entina. Con tale atto pubblico Azzo di
ritulo donò alla balìa di S. Trinita
dell’Alpi, altrimenti appellata di Fon-
te-benedetta, le case e ioni di suolo
da esso lui possedute nel piviere di S Pie-
tro a Gropina, oltre alcune altre sostan-
26; fra le quali eravi compreso il Castel-
lare di Lanciolina con la chiesa ivi edi-
ficata ad onore di Dio e di S. Michele
Anca. Dart. Fros. Carte della
Badia di Ripoli).
la chiesa di S. Andrea di
me coi suoi beni fu donata all’
Eremo di S. Bartolommeo a Gastra sul
quale il Pont. Martino V incorporò la mes
103
s14 Loro
desima al monastero di Vallombrosa con-
temporaneamente all'abbandonato clau.
stro diS. Trinita dell’Alpi coa tutti i suoi
beni e giuspad: i chi
L'attuale chiesa parrocchiale di S. Ma- alla
ria a Loro fa staccata dalla pieve di Gro-
pina ed eretta in arcipretura dal vescoro
di Arezzo con decreto dei 7 maggio 1737.
Essa è di collazione del Principe.
Loro
Sono suffraganee, e prestano il seni.
zio reciprocamente alla suddetta arcipre-
tara di Loro, alla prioria del Poggio di
Loro, e alla pieve di Monte-Marciaso le
S. Jacopo a Modine; S. Saia di gu
ceto; 6.S. Margherita di Montalte 3.
Maria di Monte-Lango.
Movimento della Popolazione del Caststto di Loso a tre epoche diverse,
divisa per famiglie.
Comunità di Loro. — Il territorio di
questa comanità abbraccia una superficie
territoriale di 25583 quadrati, da' quali
sono da detrarre 537 quadr. per corsi d'ac-
qua e strade, — Nel 1833 itavano fissi
sono poste sulla schiena dell’ Alpe di S.
Trinita e di Prato-magno net Val-d'Ar-
no casentinese, e tre alire acquapendono
nell'opposta pendice spettante al Val-I'
superiore.
Da questo lato, a partire dalla sommità
di Prato magno, la coma! Loro ha
a confine verso maestro quella di Castel-
franco di sopra, con la quale scende nella
valle, dirigendosi verso lib. per il bor-
ro Zigoli , quindi per la strada maestra
che da Caspri guida a Moline, e di la
va incontro al borro Certignano, che
lascia sulla strada provinciale de' Sette
ponti. Costà sottentra la Com. di Terra-
nuora, con la quale l'altra di Loro cau-
ione da mae-
per alcuni in-
fluenti, coi quali arri va sul torr. Cinfrene
che attraversa alla distanza di circa mer.
20 migl. presso Loro. Passato il Cinforse
ritorna la strada dei Sette ponti con la
uale si avanza nella direzione di scir.
ino al borro Zorenaccio , dove trova Li
Com. dei due Comuni distrettuali di La
terina, ossia di Castiglion-Fibocchi. Con
questa rimonta il borro predetto sino al
giogo, detto della Casa al vento sulla via
pedonale che guida nel Casentino, A que
sto punto entra a confine la Com. di Tal.
la, con la quale percorre da
sito il erine dell Alpe di S. T.
al poggio «etto de' Capponi, dore solten-
tra la Com. di Castel-Focognano, ossia
di Bassina, e con essa prosegue n coster-
giare per la giogana dell’ Alpe medesima
€ del contiguo monte siuo oltrepassato lo
stretto dei Masserecchi.
A quella sommità entra a confine la
Com. di Castel-S, Niccolò, ossia di Strade
del Casentino, con la quale la novira di
Loro percorre di conserva lungo la velta
Ita di Prato-magno innoltraniosi si-
arco alla Fetrice, dove ritornam
LORO
i più alti confini della comunità di Ca-
stel-franco di sopra.
1 principali corsi d’acqua che attraver-
sano il territorio di Loro sono i torr. Cis-
fenna ed Agna, entrambi i quali termi
mano il loro corso nell'Arno fuori di essa
comunità, — Un’antica strada provincia-
Îe, e rotabile, quella dei Sette ponti, per-
corre per questo territorio da pon. a lev.-
scir. rasentando il capoluogo. È comuni-
tativa la strada che staccasi da Terranuo-
va e che rimonta la ripa destra del Ciu-
Senna, sino alla rocca della Trrpole.
Uno dei punti più elevati della comu-
nità è la sommità di Prato-magno al se-
quale trigonometrico fissato dal Prof. pa-
dre Inghirami a br. 2707 sopra il livello
del mare Mediterraneo-—La struttura fi.
sica di questa montagna, almeno nella
parte occapata dal territorio di Loro, con-
siste in arenaria ,0 macigno più o meno
compatto, i di cui strati alternano ti
to con lo schisto marnoso, o biscia;
solo in alcune insenature del moute me.
desimo dove si affaccia il sottostante cal-
careo compatto (alberese), scopèrto dalle
acque correnti, mentre verso At sonine io
feriore, al in cui il territorio
di Soto o sevicina a quelli di Castel
franco e di Terranuovà, sottentrano le col-
Loro si
Line marnose coperte di ghiaje e di minu-
to renischio: ed è costà dove si nascondo
mo corpi organici terrestri e specialmente
carcami di mammiferi di specie perdute.
I prodotti di suolo di questa Com. con-
sistono in semente di granaglie, ed in
pecie di segale; vi ha poco vino, e frulte
serotine; molte sono le selve di castagni
con vaste superiori faggete, che forniscono
legname da lavoro e carbone. — Fra gli
animali da frutto si contano nel territo
rio comunitativo molte mandre di pecore
e majali, i quali trovano in cotesta mon-
tuosa contreda pascoli copiosissimi.
La Comunità mantiene due medici, uno
dei quali risiede nel capoluogo, e l'altro
del Borro. "
a) Cas.
Si pratica in Loro un mercato setti-
manale di bestiami, di granaglie e di al-
tre merci nel giorno di Innedì.
Fu contemporaneo del celebre Poggio
Bracciolini un poeta burlesco chiamato
Lori da Loro. — Molto più antico, e più
illustre per nascita fa quel nobile Guiss
sardo o Guicciardo da Loro,}1 quale fiori
nel secolo XII, e diede il suo ‘nome alla
Rocca Guicciarda, che egli alienò ai couti
Guidi da Battifolle, siccome lo attestano
4 diplomi dell'Imp. Federigo Il a quei
i .— Wed. Rovca-Guraciazna.
QUADRO della Popolazione delle Comunrea' di Lowo a tre epoche diverse.
Nome dei Luoghi
Borro
Chiussaje e Lan
ciolina
Poggio di Loro
Pratovalle
idem
to
Rea iticcionda
Trappole
816 Lose
- LORO (MONTE ) Mons Zaurus nel
Val-d' Arno fiorentino. — Picve antica
(S. Giovanni Battista) con castellare, ora
Cas, del quale prese il nome la contrada
be del contado fioren-
tino, nella Com. Giur. e quasi 4 migl. a
maestr, del Pontassieve, Dioc. di Fiesole,
spingi
che ne lambisor le falde a leve quello
delle Falle che gli scorre a pon., entram-
bi tribetarii dal lato destro del fi. Arno,
dhe è circa un miglio e mezzo a ostro di
Non
«La ‘memoria più antica, che mi sia ca-
duta sotto gli occhi di questo Monte-Lo-
ro, ritengo che sia quella di un istra-
mento rogato in Cercina li 24 aprile del
Tenno 1043, col quale donna Waldrada
del fa Roberto, moglie allora di Sigifredo
figlio di Rodolfo, aotorizzata dal giudice
e da altri buonomivi, rinunziò e figurò
di vendere ai figli del secondo letto tutte
le case, terre, corti castelli che godeva
e fiesolano, di pro-
fra-le quali possessioni eravi una cass e
corte in Afonte-Loro, ed altre nel vicino
Monte-Fano (Axca. Dirt. Fioa. Carte del-
la Badia di Passignano).
La pieve di Monte-Loro è rammentata
nelle bolle dei Pont. Pasquale II, Innoceu-
zio ILe Anastasio IV si vescovi di Fiesole.
La pieve di Moote-Loro mel 1833 aveva
una zione di 255 abit.
RO (POGGIO n:) nel Vat.FArno
. -— Cas. con chiem
beltisero (S.Maria di Poggio)
della pieve di Gropina, nella Com. e
assi due migl. a sett. di Loro, Giar. di
‘erranuova, Dioc. e Comp. di Arezzo.
È posta sul Monte di PratoMagno alla
sinistra del torr. Ciufenna, e alla destra
della rocca della Trappola nell’ ultima
regione delle selve di castagni, e sul con-
fine di quelle dei faggi.
La parr. di S. Maria al Peggio di Zo-
ro nel 1833 contava 267 abit.
LOSCOVE, anticamente Zesgue, nel
Val.d’Arno casentinese. — Cas. con chie-
ì titanio sopra un poggio hagnet
dov. del berro Neville .
LOzz
ica signoria dei conti Guidi,
uno dei quali, il C. Guido figlio del fa
C. Tegrimo insieme con la contessa Gilla
di lui madre, per istramento degli 8 gia-
no 1007, oppure del 992 secondo une
stà della badia di Poppi, conferirono
alla.bedia di S. Fedefe a Strumi quanto
ano nella villa di n
Scadente da on lato col Iuogo di Zosque,
e dall'altro lato con la villa di Quorle—
Due altri istramenti della stessa badia
sotto gli anni 1071 di giugno, e 1113 di
cembre, rammentano il casale di Loque
nel piviere di S. Maria di Bujano, ora di
Poppi, come possesso dei conti Guidi.
Totatti mel diploma di Federigo II spe
dito nel 1248 di aprile ai due fratelli
Guido e Simone conti di Poppi farone
Joro conferiaaie le corti e distretti di
Losgue; Quorle, Filetto ec.
La parr. di $. Maria a Zosgue, 0 Zo
scove nel 16330 com tog abit.
Losqor. — "ed. Loscove.
LOZZOLE eri Valle del Senio ia
Romagna. — Cast. con diruta rocce che
la parr. di S. Bartolommee,
leo, Com. Giar. e dir
valle del possi e quella del
uale a lev. si attacca col mon-
ligo, a pos. con quello Celso
tor da
Eimone,
te di Pr
laro;e quest’ultimo mediante un contraf-
forte meridionale si collega alla catena.
centrale dell'Appennino di lia.
La rocca di Lozzole era uno dei forti.
Tizìi pià celebri degli Ubaldini, ram-
mentlalo spesse volte nelle fio
rentine da Matteo Villani, e specialmente
sotto gli anni 1349 e 1353, Questo, castel.
lo faceva parte della signoria degli Ubal-
dini del ramo di Mainardo di Pagano, per
cui fu questa tenuta designata dagli scri
tori col nome di Podere dei Pagani, si-
no a che, essendo venuto a morte Giovao
chino di Mainardo degli Ubaldini sud-
detti , la Repubblica fior., che aveva già
requisito dei diritti di accomandigia se
qui territorio, fa dichiarata libera ed
assoluta erede dal suddetto dinesta me-
istramento dei 30 agosto 1373 volle com-
prare le ragioni che potevano pretendere
LUCA
sopra il castello di Lozzole e il villaggio
delle Pignole i due fratelli Andrea ed
Ugolino figli di Uhaldini con
tutti i ai censi e mo
mandigie. quest'ultima epoca il
verso fiorentino qualificò il podere &
Pagani Podere Fiorentino, di cui ne fu
fatto un nuovo vicariato. Ved. Pars»
svoto p: Romacna.
La perr. di S, Bartolommeo a Lossole
nel 1833 contava 241 abit.
LUBACO. — Fed. Lonsco.
LUCARDO in Val d'Elsa. — Conira-
da che dà il nome a più popoli nelle co-
munità di Certaldo e di Montespertoli,
Dice. e Comp. di Firenze.
Questa contrada, classica, tanto per la
storia naturale, come per la storia politi-
ca, occapa la parte più prominente dei
colli che seperano la vallecola del Zirgi-
nio tributario del fiume Pesa da quella
det Aglio influente nell'Elsa.
La villa Nuti posta sopra una delle più
prominenti somizità del colli di Lacardo,
dopo quella del castello omonimo, è br.
313 più elevata del livello del mare Me-
diterraneo.
Molte chiese parrocchiali portavano il
distintivo di questa contrada. Tale è la
di S. Panerazio in Val-di-Pesa,
letta altre volte S. Pancrazio a Lucardo;
tale fa la chiesa di S. Giusto, attualmente
a quella di S. Martino a Lucardo;
ttale l'altra di S. Maria Novella, annessa
a quella superstite di S, Donato in La-
cardo, tale la pieve di S. Donnino, alias
di $. Gerusalem a Semifonte tuttora esi-
stente, siccome esiste la pieve di S. Laz
103 Lacardo, corrispondente probebil-
ica pieve di S. Zeomardo.
PQuindi è che la contrada di Lacando,
occupando un tralto di paese alquanto
esteso, fu qualificata col titolo di conta-
do dall’informe copia di un diploma
Carlo Magno alla Badia di Nopauiola, poi-
chi ri si legge, che Carlo donò: in Comi
curte nostra $. Petri in
Mercato, seu curte nostra Monte Calvo,
et curte Campane, (sic) et curte Petronia-
mo, piee S. Leonardi, etc.
menzione iù antica e più
muinadi Piena im nl mote
brana apparienuta al Mon. di S. Barito
lommeo a Pistoja, cui il sno fondatore
Gundaallo medico dei re Longobardi, per
LUCA I
atto pubbliso rogato in Pistoja pell'an-
no 1675, di febbrajo, assegnò in dote fra
le altre possessioni una corte posta in La-
cardo, ch'era di proprietà della sua con-
sorte Rotperga, con tatte le pertinenze.
Fa poi celebrato nelle pieve di 5. Leo-
mando a PLucardo: chiesa rammentata nel
diploma testè accennato, un istrumento
del nov. g89, proveniente dalla badia di
Passignano, ora nell’ Arch. Dipl. Fior.
Fra le stesse membrane avvene altre due
den. dic. 1029, e del a aprile 1076),
n cai si rammenta la pieve di S. Pancre.
zio a Lucardo. Vi è pare un istrumento
del genn. 1035, rogato nel luogo detto al
Castello, in cui si tratta di un livello di
terreni da pagarsi l’annuo canone al pa-
drone nel suo casale di Zucardo. Final.
mente un altro documento della stessa
provenienza, portante la data del a febb.
1046, fu fatto presso al castello di Lu-
Parlasi più imentè della chies
di 5. Doosio a Lucardo jn una perge-
mena, dell he
dia di 8. "i
conte Adimaro figlio del March. Boaife-
zio di Teobaldo ossia di Ubaldo, le donò
il padronato della prevominata chiesa di
S. Densto, confermatogli dopo il mille
dal conte Lottario de'Cadolingi; e final.
mente convalidato dall’ Imp. d dirigo I
con diploma dato nel 1015 in Popiene
(forse Poppiano di S. Casciano, nelle csn-
fe antiche è seritto Papiano e Papiane).
La metà però dei beni della stessa chio.
wa di S, Donato a Lacardo dieci anni do.
era nelle mani del March. Ugo, il qua-
TA 998 asseguò alla badia di
Il castello edistretto di Lucardo fa dan-
neggiato dai Ghibellini dopo Ls battaglia
di Monte; eco Ped, P. Icsaronso, De -
lis. degli Eruditi T VII,
la con li guasti
ceadii don nia pievano della pieve
di S. Lezzero a Lucardo, trovandosi
di Velletri, nel sa 3286, patta) una
Risi illa comunita
della Toscana per il rifacimento dei dan-
P.ti LUCA
zia partito ghibellino recati sila mod sud
i [atiderpi th
DI ne; 4 cui dani eli d0 egli
e Comteni di Toscana ricevuto foriai
at pile e quietanza nel sed-
detto giorno (Anca. Dirt. Fioa. Carte del-
le Comunità di Volterra).
Muovi guasti la contrada di Luc=rdo
ricevò al io dell'esercito di Arri-
&o VII (anno 1313), nella quale ocessio-
ne il vescovo di Butrinto nel descrivere
itinerario di quell’ imperatore, disse,
che qoell'Angusio occupò e ritenne il ca-
stello , dove facevansi buoni
caci, tri castello di S. Maria Novella ( a
Lacando), nel quale ultimo luogo fu fatto
prigione il signore del castello, Corrado
figlio di Giovan Figliacci, dopo emersi
per altro difeso per alcuni giorni.
TI castello di conserva tullora
una perte delle sue mura castellane con
Havvi costà sopra l'arme mu-
i, la quale
Locardo sotto i Grandu-
ignoria
chi de’ Medici,
Nel distretto di Locardo esistevano i
castelli di Pogna e di Semifonte, noti per
le gaerre da quei popoli sulla fine del se-
colo XII contro il Comune di Firenze so-
stenute. — Fed. Pocna e Samironrs.
Finalmente è celebre colesto paese per
Ja quantità dei testacei fossili marini rin-
chiusi nel terreno tufaceo e marnoso, €
per esser costà il primo peese che fornì
LUCA
La perr. di S. Donato a Lacardo nel
1833 contava 370 abit.
LUCARDO (S. LAZZARO a). — Pie
ve nella e quasi 3 migl. a di
Certaldo, Gi i Castel Fiogeutizo, Dice
€ Comp. di Firenze.
Risiede collina fra la strada rote-
bile Tavarnelle a Certaldo ed il torr.
Agliena. ilmente, pesi
fa la stessa, subentrò alla chie plc Pledena
che innanzi il mille designavasi sotto il
titolo di S. Zeonardo a Lucardo. — Veà.
l'Art. primo. .
Questa pieve insieme con i avci beni
per breve del pont. Leone X fu costituita
per d dote del canonicato Gianfigliazzi nel
ttedrale fiorentina, attualmente rem
inamovibile, con S. Pietro a T'ucciano, o
Tugiano, parr. annesse alla te
per decreto arcivese. de' 4 giug. 1784.
La pieve di S. Lezzaro a Luoardo ave.
va 16 chiese filiali, conta attualmente sei
parrocchie sottopoete, cioè: 1. S. Tom-
‘maso a Certaldo con l'annesso di S. Pie
tro a Monte-bello; 3. SS. Michele e Jacopo
a Certaldo con l'anuesso di S. Andrea alla
Canonica; 3. SS. Donato e Meria Novella
a Zucardo; 4. S. Gaudenzio a Aubella,
0a Bacio con gli unnemi di S. Cristina
a Metata e di S, Miniato a Mc
5. S, Maria a Casale con gli annessi ri
S Vito in Jerusalem e di S. Lucia al
Boiro, o a Casalecchio; 6. S. Martino a
Majano con l'annesso di S. Michele è
soito questo rapporto argomento a Gio- Afonte.
i Boccaccio nelle opere. ne 'ilocopo,
Fluminibus etc. per
si della natura invitandoli a vi;
sta imporiante contrada, —ed. Cuaratno.
LUCARDO (CASTEL pi) — ed, l'art
te, e Lonaavo (S. Manto da
— {S. DONATO 1).— Chies
con l'annesso di S. Maria Novella al =
do, nel piviere di S. Lazzaro, Com. e cir-
ca 4 migl. a grec. di Certaldo, Giur. di
Castel-Fiorentino, Dico. e Comp. di Fi-
renze.
i amtichi patroni di S: Domato e
na Novella « Lucardo si è fette
cenno nell'articolo primo, cui
gerò, che il giuspedronato di questa chie-
- posteriormente passò nel pio istitato
congregazione di S. Giov. Bettista
prioni in qualità di erede dell’estin-
ta nobil femiglia Marocelli, sua patrona.
La chiesa plebana di S. Lezzaro a Le-
cardo nel 1833 contava 506 abit.
LUCARDO (S. MARTINO a). A
prioria fuori le mura del castello omo-
mimo con l'annesso di S. Giu;
do vel piviere di S. Pancrazio in Val-di-
joria Pesa, già detto pur esso a Zucardo, Com.
Giur. e circa 3 migl. a scir. di Monte
spertoli, Dioc. e Comp. di Firenze.
Fa padronato una volta della famiglia
Baldovinetti, che in Lacardo fino dal se-
colo XIII ebbe resedio, quindi sottentra-
rono quelli della casa Machiavelli , dai
quali per due terzi pervenne questo com
altri benefizii ecclesiastici nei marchesi
Raagoni di Modena loro eredi.
La proria di S. Martino a Lecerdo nel
1833 noverava 315 abit.
LUCARDO (S. Pancuuno a). — Ped.
Pancaazio (Pieve pi S.) in Val-di-Pesa,
LUCC
LUCCA, Zuc4, in Valdi Serchio. —
Città insigne, di origine etrusca, poi ligu-
re, quindi romana prefettura, colonia, e
municipio: più tardi residenza di duchi
G Longobardi, cui sottentrarono i
conti e marchesi imperiali, sotto i quali
Luoca si costituì in repubblica; e tale qua-
si continuameute si resse fino al priuci-
pio del secolo XIX, quando fu destinata
capitale di un principato napoleonico,
siccome attualmente lo è divenuta di un
borhonico ducato.
Trovasi la città di Lucca sulla ripa
sinistra del fiume Serchio che lo passa
circa un terzo di migl. distante, in mezzo
ad una fertile e irrigati. 1)
coscrilta, dal lato di sci
per cui i Pi) non ponno;
da pon. a maestro mediaute le branche
10° long. e 43°
no appena 32 bracci
del livello del mare Mediterraneo ; 13
migl. a sett..grec. di Pisa, passando per
Ripafratta, e sole 10 migl. per l'antica
strada del Monte pisano; 26 migl. per la
stessa direzione lontana da Livorno; 24
migl. a lev.-scir. di Mussa-di-Carrara;
13 a pon.-lib, di Pescia; 14 a ostro dei
Bagni di Lacca; e 46 migl. a pon. di
Firenze.
Senza far conto della congettura sull'e-
Limologia del suo nome, di Lucca etrusca
e ligure s'ignorano non solo le vicende,
ma qualunque siasi rimembranza istorica
al pari, se non più, di quelle che si desi-
«erano per altre città antichissime della
Toscana. Dondechè quel più che di Lucca
si può sospettare, come un indizio dli ope-
ra etrusca, sarebbero i fondamenti super-
stiti delle sue antiche mura ciclopiche,che
tuttora fra le muraglie di
età si nascondono. — Zed,
usa’.
Non vi sono tampoco dati positivi, to-
stochè gl’ istorici del tempo non ne par-
lapo, pee farci conoscere, in quale anno
le armi romane cacciassero da Luoca i Li-
Lucc 819
guri che al loro arrivo nella Valle del Ser-
chio dominavano.
Nonostante rispetto a Lucca e Pisa, es-
sendo queste le due città della Toscana
che conservano a preferenza maggiori me-
morie tanto dei tempi romani, quanto dei
periodi più oscuri dell’istoria del medio
evo, sarà gioco forza discorrerne più di
uanto comporterebbe il nostro libro.
i re Franchi e Italiani; 4.° sotto i re Sas-
i; 5° durante il periodo della
sua repubblica; 62 finalmente Lucca nei
primi sette lustri del secolo XIX.
Lucca sorro 1 Roman.
Quantunque non manchino valenti
scritiori, i quali, appoggiandosi a uu aned-
doto di strategica mililare raccontato da
S. Giulio Froutino nella sua opera degli
Stratagemmi, opinarono, che Lucca era
in potere dei Liguri, quando alla testa de'
soldati romani un Gneo Domizio Calvi-
no l’assediò, e poi con semplicissimo in-
ganno le sue genti v'introdusse; contut-
tociò, se io non temessi di porre il piè in
fallo, azzarderei dire, che quella sola e
troppo vaga asserzione non sia sufficiente
a decifrare, se la comparsa ostile di Gneo
zio Calvino sotto le mura di Lucca
abbia a risalire all'epoca in cui i Romani
conquistarono la prima volta sopra i Li-
guri questa città; o sivvero, se lo strata-
gemma raccontato da Frontino debba ri-
rtarsi a qualcuna delle guerre civili e
delle grandi fazioni di partito fra le città
italiane sul declinare della repubblica ro-
mana guerreggiate.
Nè io credo che osterebbe alle mie dub-
biezze l'avere Frontino qualificato Lucca
oppidum Ligurum, volendo probabilmen-
fe quello scrittore riferire alla contrada
ligostica, nella quale Lucca fu per molti
secoli dai Romani conservata; nella stessa
guisa che il geografo Pomponio Mela, coe-
taneodi Frontino, chiamò Zuna Ligurum,
meno equivoci, relativi a chi: iI
porto all’ epoca, nella quale Lucca venno
820. LUCC
ta dalle armi romane, altronde i
fatti istorici intorno alle prime guerre e al
priso trioafo riportato dai cossoli nell’
anno 516 di Roma e quelli frmcnatiate
mente posteriori si libri penluti, ci dan-
no a divedere PINI, alla seconda
querra punica i già ubbidiva-
mo 0 elmeno erano alleati Si Roma; to.
stochò dopo la battaglia della Trebbia
(anno di Roma 536) in Lucca con
sicarezza fissare i suoi alloggiamenti il
console Sempronio. — E se è vero, come
ne assicura lo storico palatino, che l'im-
presa delle guerre ligustiche e galliche
soleva dal senato affidarsi ai consoli, cui
talvolta veniva prolangato il comando,
è altresì noto, che niuno dei Domizj Cal:
ottenne il consolato nel secolo sesto
di Roma, tempo coi ci richiama la con-
quista del paese fra l'Arno e lu Magra.
Per altro di un Gn. Domizio Calvino,
stretto in amicizia con Cesare e con Ot.
taviano, parlano gl'istorici Diome Cassio
e Ammiano Marcellino; talchè sembra
Jo stesso personaggio che ottenne la pri-
ma volta il consolato nell'anno di Roma
901, e la seconda nel 714: cioè, due anni
dopo la battaglia di Filippi. Fa allora
quando Qitaviano Augusto faceva dispen-
Soc sue legioni, ip ricompensa della
ta vi ittori: sostanze e terrei
pilo degl'inquilini e dei loro legi
possessori in tutta Italia, Si trattava
temenò che di saziare l'avidità di circa
190 mila soldati a danno e a carico di vec-
chie colonie, di nobili municipii, di rag-
guardevolissime città.
Ron è questo un libro, nè ia sono tale
scrittore da dovermi quante
volte manchino docamenti istorici, delle
congetture, dopo che ho preso per mia nor-
2a € divisa quel passo di Ghrerone: Le
monumentis testes ercitamus. Quindi io
lascerò valentieri ai più valenti l'incari-
«o d’indagare, se lo strattagemma raccon-
tato da Frontino, relativamente alla città
di Lucea dei Ligari, quando essa fu asse-
diata da Gneo Domizio Calvino, fosse pos
sibilmente accaduto in quella calamitosa
età, in cui Piacenza davè a forza di de
naro redimersi dali'avidità dei legiona-
gii; allorchè Virgilio fu costretto ad ab-
bandonare la patria per essergli stato ra-
pito il piccolo suo podere, e ciò nel tem-
po medesimo in cui molle altre città co-
LUCC
raggiosamente si oppone vano alle sfrenate
coorti di Ottaviano.
Rimetterò pure a chi ba fior di senno
la soluzione del quesito: se il lac
chese, a imitazione di quelli di Norcie,
di Sentino e di Perugia, potè allora sen-
tire di sè tal forza e tanto stimolo di pa-
trio onore da chiudere le porte della città
iu faccia alla prepotente milizia condotta
da un luogotenente dei due primi Cesari,
siccome più tardi ebbe coraggio di fare
lo stesso contro un più numeroso esercito
guidato dal vittorioso Narsete.
Comecchè sia di tulto ciò, non vi ha
dabbio che Loca sino da quell'età dove
ra essere città di solide mura e di valide
fese munita, siccome lo dà a coopeito:
re la ritirata costà del Cons, Sem;
dopo la sinistra giornata della Trel Dia
Quello che fosse in tale delloste
to politico e della condizione civile di
Lucca, è tale ricerca che_rimansi ancora
tra le cose da desiderare. Avregnachè di
tante guerre ligustiche nei lucchesi coo-
fini guerreggiate, di tanti fatti d'arme da
TT. Livia con minute particolarità e con
enfasi oratoria raccontate, neppure una
‘volta venne a lui fatto di nominare la città
di Luoca. — Solamente, e quasi pei
denta, la rammentò all'anno di
177, quando vi fu dedotta una colonia di
tto romano, composta di 2000 cittadi.
ni; a ciascuno dei quali vennero conse
guati jugeri 51 } di terreno stato tolto ai
Ligari, aggiungendo egli, che quel terri-
forio, prima che fosse dei Liguri, apper-
teneva agli antichi Etruschi.
lite insorta nove anni
contendeva
era stato loro consegnato; nè dirò del luo
go fra i due popoli controverso, non tro-
vandosi specificata la località; nè altro re-
sultato sapendosi dopo che il senato man.
dò i periti a conoscere e giudicare dei
confini fra i due paesi disputanti, non se
ne può srguire da qual parte i Locchesi
penetrassero nell’ Etruria, ossia nel ter-
ritor della colonia di Pisa, spettante a
tima regione. (Lav. Histor. Rom.
Lib. L6. 43)e Bolamente aggiungerò che la
LUCC Lucc s24
città di Locca anche innanzi la deduzione Liri, nel cui vasto territorio trovavasi
della sua colonia possedeva senza dubbio fino dall'anno 569 di Roma dedotta una
un territorio suo proprio, siccome avere colonia latina (Liv. Lib, XXX 5).— Ma
doveva una magistraturacivica e leggi di- per lasciare tanti altri esempj gioverom-
verse da quelle che erano peculiari della mi di quello solo che più direttamente
sua colonia. spetta al caso nostro, citando il compen-
Vi farono è vero molti, i quali opi- dio dell'opera di Pompeo Festo, scritto
marono, che i Lucchesi all'arrivo della da Puolo Dincono, nel quale apparisce,
romana colonia (177 anni avanti Gesù qualmente Lucca, Pisa, Bologna,
Cristo ) dovessero restare spogliati delle e alire città godevano dei di
leggi e dei loro magistrati mu- nicipio, e di quelli proprii del
i pri (De Verborum Significatione
MHunisipium ).
Conchiudasi adunque che, dovendo a
i buon diritto distinguere i coloni dai cit-
contavano esempj da A. Gellio; ilquale ne tadini del luogo in cui la colonia fu de-
isò che molti municipj, rinunziando dotta, nel caso nostro è buono di avver-
alle proprie leggi, cercarono tire, qualmente il terreno dato ai 2000 co-
di ottenere il diritto delle colonie. loni lucchesi, non fu tolto ai cittadini
Quando però si vogliano contemplare le indigeni, mia sibbene venne mi essi distri
espressioni di due autori non meno clas- buito tulto, 0 la maggior parte di quello
sici di A, Gellio, si dorrà concedere che moniuoso lasciato deserto salle guerre, c
più frequenti furono i casi, nei quali si dill' espulsione dei
combinavano in un paese medesimo colo- Fri di altre si
nie di diritto romano e magistrati muni- di Appennigeni fra loro
cipali eon leggi proprie. Looca Ducsro, Lun: e Lumarara.
41 primo è Cicerone, il quale nell’ar- La colonia pertanto di Lucca andò pro-
ringa a favore di P. Silla (cap. 21) chia- sperando insieme col municipio lucchese:
ramente distingue i cittadini di Pompei nè pare che dappoi decimasse, 0 che la sua
dai coloni stati colà inviati dal dittatore popolazione andasse declinando, siccome
LL. Silla. Il secondo scrittore è S. Pompeo avvenne di tante altre città che sponta-
Festo, alla voce Praefaecturae, la dote neechiescro, o forzate dovettero accogli:
in modo generale egli si espresse, che le re nel loro seno colonie militari, non più
prefetture erano città ridotte iu sogge- come quelle dei tempi della repubblict.
zione dei Romani, e che perciò, se an- Fra queste ultime, dice Tacito, (-Arnal.
che averano colot loro, erano in Inito Zip. XIV c.37)si vedevano legi
da queste disferenziate. — Dopo le quali co’ lor tribuni, centurioni e soldati d'un
testimonianze, (se la storia altro non di- corpo stesso, perchè «l'affetto coucordì, che
cesse ) dovrà ognuno concedere, che in amorerolmenie avevano formato una pic-
un paese medesimo polò trovarsi una co-
Jonia con prefettura, cioè, senza i suoi
magistrati, ed esservene aliri con magi.
strati distinti da quelli della sua colonia. pagni
Ecco perchè Cicerone în una lettera proche, quasi d'u
scritta a Decimo Brato, quando questi che rinfusa insieme accozzavansi, tali
corpi in fine, come in due parole quell”
aureo seriltore si espresse, cioè, formati
numeris magis quam colonia.
Non ho ereduto totalmente inutile alla
sloria colesta digressione, sul
potrà essa fornire un til
che Lucca per buona sorte restò una di
tempo medesimo colonia. quelle colonie romane non più manome»
Così A. Gellio appellò illastre muni- se da altre carovane di soldati faziosi.
cipio la città di Teramo (Zaterenaa ) sul È altresì veroche di questa fatta la die-
su 104
nate aveva qualificato col titolo di mun
cipio le città di Piacenza, di Cossa
Arpino, ec., ciascuna delle quali ern nel
822 LUCC
de a conoscere anche il greco geografo
Strabone; il quale, parlando della situa.
zione di Lucca e dell’andole dei suoi abi»
tanti, ne avrisà, come da questa contrada
«tempi suoi si raccoglievano grandi com-
pagnie di soldati e di cavalieri, donde il
senato sceglieva le sue 1
Uno degli ultimi e
cui Lucca, mentr'era
divenne teatro, fa quando
della Liguria,
G. Cesare proconsole delle Gallie invitò
4 Lueca Crasso e Pompeo, per fissare la fa-
mosa triumvirale allcanza che decise del-
la sorte politica dell'orbe romano. (anno
di Roma 698, avanti Gesù Cristo anno 56.)
In tale occorrenza Lucca accolse fra le
sue mura i primi magistrati di varie pro
treno ai pati ai propretori ec. Al
qual proposito non senza ragione uno sto-
rico moderno ebbe a esclamare: « Tanto
erano allora degenerati i romani dai pa-
dri loro, che essi adopravansi a favorire
la tirannide con eguale ardore con quanto pi
i prischi travagliatoavevano per ispegner-
lu ». — ( Piuraa. e Sveron. in Vit. Cae-
sur, — Mazzanosa , St. di Zucca Lib. I.)
Una città, com'era Lucca al tempo dei
Cesari, centro di un paese molto esteso e
popoloso, doveva necessariamenie essere
fornita e decorata di indiosi monu-
menti e di pubblici edifizj sacri e pro-
fani. Che se ora non restuno di quella
età altro che rarissimi avanzi e sepolte
sostruzioni d' informi mura, vedesi però
il suo anfiteatro, specialmente nei mori
esterni, in gran parte conservato sino alla
uosira età. E fu ben provvida la misura
presa da quel corpo decurionale di lihe-
rave da tanti imbarazzi di orride case
uterna arena per convertirla in una
PDA congresso di Cesare a Lucca finu
alla disfatta dei Goti data da N
cioé, durante il luogo periudo di circa 600
anni, tace la storia sulle vicende speciali
al governo di questa città; e solamente
per incidenza è rammentiata da Plinio il
vecchio la colonia di Luccs, con avver
tire che a' tempi suoi, Colonia Luca a ma-
ri recedens, non si accostava, come poi
atvenne, col suo territorio siuo al lido
Jel mare, — Wed. Lucca Ducaro.
LuUcc
Sotto il regno di Teodorico gli ord
delle magistratore continuarono però a
come quelli introdotti durante
il rosmano impero ; talché si può ben cre-
dere, che Lucca al pari di P'isa e di altre
primarie della Toscana snnonaria
resse i suoi Decurioni, Duumviri, Edi.
li, Questori, Censori, Quinquennali ed al-
tri magistrati, molti dei quali sono ram-
mentati ai 66. 5a e 53 nell'Editto di quel
savio re dei Goti.
Nell'uuno 553 dell'Era volgare la città
di Lucca sostenne un lungo assedio coo.
tro l’esercito dei Greci, condutto dal va-
loroso Narsete. Cosicchè nel tempo, in cui
le altre città della Toscana inviavanoi
loro ambasciatori incontro all'arinata vil
toriosa, Lucca sola osò chiudere le sue
i porte al favorito eunuco di Giustiniano,
Che se dopo una resistenza di tre mesi
questa cillà fu costrella a capitolare, ciò
noD ostante, 0 fosse in riguardo sl dimo
strato valore, o fosse in vista dei vetusti
suoi pregi, fatto è, che Lucca ottenne dal
prode vincitore onorevolissime condizio
ni, e tali da poler contare da quell'epo-
ca'il suo primo governatore civile e mi-
litare col titolo di duca; titolo che venue
posteriormente, e forse con una più este.
sa giurisdizione, sotto il regno de' Longo.
bardi rinnovato.
Locca so170 1 ac Lorcosaapi.
Due quesiti lascia tuttora indecisi La
storia all'oggetto di sapere; 1.° l'anno
preciso dell'occupazione della Toscana per
parte dei Longobardi; 2.° qual forma di
governo politico nei primi tempi ess
stabilirono. Quindi in tanto bujo e in
certezza convien lisaitarsi a dire che, al-
meno dal lato vccidentale della Tuscana,
e conseguentemente i territorii di Pisa, di
Lucca e di Luni dovevano essere caduti
balia dei nuovi conquistatori dell'Ita-
allora quando un loro duce, Gumme-
rit, verso l'anno 574 0 575, melleva a ferme
e fuoco le muremme di Populu
quella contrada fu pui alta gi
risdizione politica lucchese. — Fed. Con
mia, e Conwino (Cox1svu e Stsvowisro.)
Ignorasi egualmente, sc uno 0 più du-
chi esistessero in questa Marca nel tempo
medesimo; se vi | fossero conti, upprare, se i
soli eastaldi regii presedessero nel prime
secolo al governo delle città di Tosca
LUCC
na. — Avvegnachè ad eccezione del pas-
seggero conquisiutore delle maremme di
Pislahino, edi ui duca Allovisino ram-
mentato nella n diploma del re
Caniperto, d: nell'anno 686,
riguardante la fondazione della ch. di S.
Frediano a Lucca: ad eccezione di due let-
tere di S. Gregorio Magno, che danno un
cenno del ministero municipale di Pisa e
di Sovana, poco più ne sappiamo dei Lon-
gobardi e ‘del loro i governo nel secolo IV
dell'Era cristiana introdotto in Toscana.
To una penuria di tanta sproponsi
in confronto del desiderio
porgere qualche munuscolo all'isio:
tria, mi converrà imitare quel villico,
ehe per bisogno di pane va e poi torna
iù volte a spigolare il sno piccolo cam;
MEI omcatae oche be piace spighe:
Per quanto Lucca dirsi fra tutte
le ci” della Toscana la sede prediletta
di alcuni duchi, pet quanto essa conservi
negli archivii della ‘sua cattedrale docu-
menti velusti e preziosissimi, pure con-
viene ingenuamente confessare, che di
Loccs longobarda e dei suoi duchi non
si scuoprirono finora memorie sicare an-
teriori al secolo VIII.
Il primo frattanto a comparire alla
Jace col titolo speciale di duca lucchese è
quel Walperto, di cui troviamo fatta men-
zione in un istramento di donazione sti-
pulato in Lacca nel mese di agosto dell’
anno 13, cur gratia Domni Walperti
Duci nostro ( sic) civitatis nostre Lucen
sis. (Munaron. Ant. Med. Aevi.)
Maneato ai vivi il duca Walperto, in-
contrasi nella cronologia dei duchi di Lue-
lacuna, dal 737 al 754, non ancora
sappia, riempita da memorie coeve.
Lo stesso Muratori trasse fuori da quel
dovizioso venerando archivio arcivesco-
vile una pergamena dell’anno 755, che
il Bertini per intiero, esattamente copian-
dola dall'originale, ristampò nel T.
delle Mem. Zucch. Nella medesima carta
si rammenta ua altro duca per nome Al.
perio, il quale nell’anno 754 (diluglio)
aveva preseduto a un contratto di permuta
di beni che jllore Auriperto teneva
dal patrimonio regio, per cambiarli con
altri della chiesa lucchese.
Nè vi sono documenti sufficienti a far
ammettere fra i duchi lucchesi Deside-
rio, che fu poi re, e il di lui figlio Adel
chi
IV sello, mentre al medesimo
Lucc 823
chi, per quanto il primo tale venisse con-
templato dal Sigouio, ed il secondo dallo
storico lucchese Niccolò Tuoci.
All’altimo periodo del regno dei Lon.
gobardi dovrebbe bensì appartenere il du-
ca Tachiperto rammentato con titolo di
duca în una mena dell'Arch. Arciv.
Lucch. del giugno 773. Sebbene anche
in quella carta non sia specificato altro
che una casa del duca Tachiperto dentro
Lucca, pare alcune circostanze sembra
che concurrano a dar proalla congettura,
ioè, che il duca Packiperto corrisponda
allo stesso personaggio, il quale assisteva
come testimone a un istrumento celebrato
nel luglio del 783 in Cantiguano nel luc-
chese. Col quale atto Perprando figlio del
fa Walperto ( forse di Walperio (°
vammo nel 713 duca di Lucca ) donò ad
una sua figlia terreni posti nel distretto
di Rosignano, cui si sottoserisse come te-
stimone, Zchiperto filius b. m.Rotcausi
de Pisa testis. — (Anca. Anc, Pr.)
Se io qui male non mi appongo, questo
documento mi sembra di tale importanza
da farci rintracciare nel donatario Per-
prando, e nel testimone Tachiperto, i pro-
genitori di due illustri famiglie longo-
barde stabilite fino d'allora nella città di
Pisa. Voglio lire, in Perprando il fratello
del vescovo di Lucca Walprando e di Pe-
trifanso, figli tutti uel Walperto che
fra duca dell ti i Lucca; mentre in
Tachi) del fu Ratcauso pisano,
potria per avventura trovarsi ua fratello
di S. Walfredo fondatore del monastero
di Monteverdì , che nacque pur esso da
Ratcausi cittadino di Pisa, e che pomedera
insieme con Tachiperto corti, predii
line nel territorio di Rosignano e di Var
Fino a qui dei duchi lucchesi sotto il
regno dei edi, darante il quale
regime Lucea ci fornisce an pittore regio,
qualche orefice e dei lavori d'oro e di ce-
riodo gli ar-
tempi.
saziae contasi tra i privilegii più se
gualati che gli ultimi re Lon, li cone
cederono a egualmente che a Pisa,
nello della zecca per battere in queste
dae città moneta di argento e d’oro; giao-
chè fino dull’anno 746 si contrattava in
Toscana a soldi buoai nuovi lucchesi e pi-
sani. —(Murat, dat. MI. devi Disscrt. 34.)
824 LUC.C
ILuoca sorto 1 ne Faanca: e Frazuni.
Se la storia mon fu generosa abbastan-
na per indicarci il tempo preciso della
della Toscana fatta dai Longo-
tardi, essa per altro ne ha in qualche mo-
do ricompensati col mostrarci fino dai pri-
mi anni della venata di Carlo Magno in
“Italia un duca di Pisa e di Lucca nella
persona medesima e al tempo istesso.
Intendo dire di quell’ Allone di na-
zione loogoberdo, il quale verso l'anno
375 tentò di far uccidere l'abate Gausfri-
do pisano, tornato ostaggio dalla Francia.
Che cotesto Gausfrio fosse abate del Mon.
di S. Pietro a Montevendi, e succeduto
immediatamente al governo di quella ba-
dia dopo la morte dell'abate Walfredo suo
padre, ce lo disse il terzo abate di quel
cenohio nella vita di S. Walfredo, ripor-
tata egli Annali benedettini, e ce lo eva-
fermano tre documenti dell’Arch, Arc. di
Lucca pubblicati nel T. IV delle più volte
rammentate Memorie. — Wed. l'Art Ana-
zia pi Moxreveani>
Noo si è a perer mio fatto quel conto
che merita di una lettera del Poot. Adria-
no a Carlo ino, registrata col numero
55 nel codice Carolimo: sia per rapporio
al personaggio qui sopra nominato, che
Adriano raccomanda va alla clemenza del
re: sia per rintracciare l'epoca in cui do-
và quella lettera essere scrilta, e a quali
vittorie di Carto volesse appellare.
Nella stessa occasione Adriano suppli-
cava la benignità del re, affinchè, come
aveva fatto di Gausfrido dopo le vittorie
da lui riportate, col rimendario a casa,
cneì volesse favorire i vescovi delle città”
Leal va ia quel tempo alla chiese lue-
chese il vescoro Peredeo, della di cui as-
senza e richiamo in Francia fa egualmen-
te fede una pergamena di quell’ Arch. del
16 gennajo 783. Ma poco dopo la sconfitta
dell’ esercito di Ratoruso duca del Friuli .
(«anno 776) Peredeo dovè esere ritornato
libero alla sun sede; a vvegnachè nel mar-
20 del 777, in Lucca egli stesso firmava un
contratto di compra di beni per conto del-
la cattedrale di S. Martino. (Banres:, Aem.
Lucch. T. IV).
Da questo ultimo fallo ne conseguita,
Lucc
cel le vittorie, coi appellava nella
stola 55 Adriano I, debbono i
all'anno 776, quando Carlo Magno viase
e castigò i ribelli del Friuli. Alla stessa
epoca perizuto doveva governare, se noa
tutta, ona gran perte della Toscana quel
duca Allone, coniro cui nuovamente il
Pout. Adriano ebbe a reclamare presso il
re Carto, allorchè nella lettera 65 del co-
dice citato egli si lagnava di Allone mode.
simo, = motivo che nom potè mai indurlo
ad armare una flottiglia per dar la cso-
cin e incendiare le navi dei Greci, i quali
scendevano nel lido di Toscana Tacco.
gliere i Loogobardì, costretti dall'indi.
genza e dalla fame » sacrificare la
libertà. Dalla quel lettera resulla, che
l'autorità del ale Allone non ristringe-
vasi al solo territorio di Lacca, tostochè
Pisa e molta perte delle toscane marem-
me dipendevano dagli ordini di un selo
vernalore.
80 N
Ciò sembra dimostrato eziandio dalla
già indicata lettera 55 di Adriano L con ls
quale pregava lo stesso re a erdinere al
duca Allone di restituire le masse comecs-
sea Gansfrido abate di Monteverdì. Lo
pali posessioni è noto che mistevanoin
e nelle sue maremme , là dove tut-
fora conserva un vasto territorio la casa
Fenire della Ghrririco discendente da
quella prosepia. Inoltre sa
confine dei beni della [rude to
Vostes
so duca Allone, palazzo che fa designato
per molti secoli totto Îl nome speciale di
Sala del Duca Allene.— Vod. Pacamsao
della Gherardesca.
L'ultima memoria del deca Allene sem-
Rea quelo di un pico contro wa cho:
rico, celebrato in Lucca nell'agosto del
785, cui presedè con il Vese. Giovanni
soche il deca che si sottoscrizse: Siganm
Allonis gloriosi ducis, qui hanc notitiam
Judicati fieri elegit. — (Munszoni Aut.
M. devi T.L.)
Deve finalmente Lecca sì duca mede
sime la fondazione di una delle one più
autiche chiese com monastero, quella di S.
Salvatore, alla quale nel secole
te (ammo 851) fa dato il nome che porta
tattora di 5. Giustina, e che l'Imp Lot
tario I amegnò in benefizio ad Ermen-
Garda sua consorte e a Gisla leso figlia,
LUCG
Seecesse ad Allone nel governò di Las-
ca il duca Wicheramo, di cui si conser-
vano ire documenti seriti primo dell
anno 7986, il secondo dell'800, e il terzo
dell' 810, tutti originali esistenti nell'
Arcb. Arciv. Locch.
Due fatti, per la storia dei tempi che
percorriamo meriteroli di qualche siten-
rione sono questi; cioè, l'intervento e
l'annuenza (secundum Edicti paginam)
dell'autorità regia per mezzo dei duchi,
qastaldi oaltri messi regj, la maggior par-
te delle volte, ne not di tutti i essi, in
ui si trattava di permatare dei beni spet
tanti al patrimonio ecclesiastico. L'altro
fatto degno'di considerazione è quello di
trovare Wicberamo (dall'anno 999 all’
801) qualificato Duca, mentre in altra
carta del 13 oltobre 810 si sottoscrivera
col semplice titolo di Conte.
Vero è che ii
Conte , e tale altra quello di Duca, sic
core sal progredire del secolo vi si ag-
giunse anche il qualificato, forse con una
Giurisdizione più estesa, di Marchese.
Di un 2ucs e Conte nel tempo stesso può
cilarsi in esempio quel famoso conte Bo-
nifasio I che, nel marzo dell’anno 819,
intervenne in qualità di Duca a an pla-
cito celebrato in Pistoja, dove assistò Spure.
come delegato del Pont. Leone III, Pietro
Duca romgno: mentre in altro giudicato
celebrato in Lucca nell'aprile dell'813,
al testà rammentato Bonifazio fu dato il
Litolo d''illustrissime cente nostro (cioè
di Lucca); essendo intervenuto sl giudi-
cato medesimo uno Scabino di Pisa in
qualità di delegato di Bonifazio, che ivi la
seconda volta è chiamato laudobilis Ducis,
Coe il medesimo titolo di Conte, Boni-
* fazio I è dichiarato nell'istrumento dell
823, quando Richilda del guondam conte
Bonifasio fu ordinata badessa del Mon.
de’ SS. Benedetto e Scolastica in Laccs;al
quale atto prestò il sno consenso il di lei
Îratello Bonifazio If, che ivi si sottoscris-
se dopo Richilda così: Signum Bonifati
Comitis germanus suprascriptae i
gue, per cujus licentiam hoc factum est.
Le quali altime espressioni denotano a
parer mio, non solo il consenso dato da Bo-
nifazio come fratello di Richilda, donna
Libera, ma ancora la licenza dell'autorità
LUCC 825
regia che Bonifazio II a quell’anno eser
citava probabilmente in Lucca come conte
della città. SGINZII
Dopo Bonifazio II inccntrasi fra I' 838
€ l'845 un conte Agano, del quale ci for-
miscono notizie varj istrumenti lucchesi
€ pisani. — Il primo di essi consiste in un
deposto di testimoni esaminati in Lucca
nel mese di aprile all'anno 838; nella
qual scrittura si dichiara 4gaso comes
dstins civitatis, e con lo stesso titolo di
Conte ivi si sottoscrisse.
Il secondo atto rogato lì 31 marzo del-
1839, verte.sopra un cambio di beni fat-
to da Berengario vescovo di Lucca a nome
della sua chiesa, ricerendone altri posti in
Sorbeno ; al qual contratto di permuta il
conte Agano diresse i suoi messi e periti.
Lo stesso conte nell'840, di febbrajo, se-
devain giudizio in Lucca nella corte della
Regina con i messi imperiali e con altri
giudici straordinari per decidere di una
lì controversia fra il Mon. di S. Silvestro e
quello di S. Ponziano fuori di Lacca.
Finalmente in due carte dell'843 e del
844 si rammentano le terre che
va in Lacca il conte 4gano, chiamato tal-
volta conte Aganone,
Ma questo conte, non si sa per quat ceu-
sa, privato che fa della sua carica, per
contratto del s novembre dell’anno 845
ottenne da Ambrogio vescovo di Luoca ad
enfiteusi precaria per sò e per la sua mo»
Glie Teuberga pres anali beni che le
chiesa di S. Michele in Foro possedeva in
Cascio nella Garfs col to del-
la stessa chiese obblign di retriboire
ogn’auno un censo di s0 soldi d'argento.
Finalmente in quella scrittura fa di.
chiarato, che se l'ex-conte Agano, im
la chiesa di S. Michele con i suoi beni vi-
tornasse tosto in e dominio della
cattedrale df8. ino senza alcun dan-
no. (Bansoccena, Memor. Zaccà, T. V,
P.IL pi 395.) — ne
Come andassero tali bisogne nom losò;
la verità è, che del conte Agano r
anno 845 non se ne parla più, e sò
rammenta in una carta dell’ Arch, Asciv,
di Pisa all'anno 858, quando ti tenevano
896 LUCC
5 giudizii in città is sala olim
Azenesis comitis; lo che è nuova con-
ferma che i conti e duchi di Locca pre-
sedevano al governo di queste due ciltà.
Il successore più immediato di Agano,
già conte di Lacca e di Pisi, lo presenta
listoria nel te March. Adalberto!
figlio di Bonifazio II, che trovammo nell’
823 conte in Lacca. — La memoria più
antica relativa al figlio di Bouifazio Il
la fornisce un placito del 35 giugno 847
Lacca nella corte ducale
gastaldo, da varii scabini gi
tri personaggi, in causa di beni reclamati
dall'avvocato della pieve di Controne.—
Fed. Coxmmont in Val.di-Lima.
Egli è quello stesso Adalberto, che col
titolo e in qualità di Marchese, come in-
viato dell'Imper. Lodovico IL, anitamen-
te a Giovanni vescovo di Pisa, sentenziò
in Locce in ana causa d'appello, nell’
aprile dell'853, sd oggetto di annullare
un contratto enfiteutico. È quell’Adalberto
medesimo, che nell’anno istesso e soc pri
'onte
giorni innanzi (13 marto 853) come
di Lacca, inviò i suoi messi a S. Gerra.
Era per accordare il consen-
so regio contratto di permuta di beni
di na chiesa di quel pievanato ($. Maria
di Pel-di-Chiesa) presso Ferumiano, si-
tuata alla destra del fiumicello Aotta. Ne.
Ja stessa qualità di conte di Lacca e per
un consimile oggetto troviamo di nuovo
Adalberto I nominato in altri istramenti
di permate di beni ecclesiastici , fatti in
Iacca li 29 giugno dell'855, e sotto i 26
agosto dell’ ey ( Bansoccan, Memor.
Lucch. T. V. P. II)
Per quanto dai documenti sopra
accennati resulti che il figlio del conte
Bonifszio II usasse, ora del titolo di mar-
chese, orì di quello di duca, e più spesse
volte di conte, non sempre per altro egli
riunì le ingerenze di coore della
qua di Lacca edi marchese della Toscana.
vvegnachè, se nel giudicato del 25 giu.
no 0867 egli Sgurava in Lacca come duca,
nom comparisce però in un placitosiraor-
dinario del dic. 858, celebrato nella corte
ducali iudici dall Imp. Lodovico I
vedere le cause nelle parti
della Toscana, dove v'intervenne con Ge-
remia vescovo di Lacea il conte Ildebran-
LUCC
do di fratello. All'incontro in qualità
di duca il March. Adslberto, nel 27 gieg.
83, tornò a presedere nella corte ducale
di Lucca in una causa promossa a nome
di quella catiedrale. — (Munarowi, e Ban-
soccami nelle Opere citate).
Che il nominato conte lidebrando nel-
1°857, ed anche diversi anni dopo, eserci-
i conte in Lucca, dove
i fratello, e dove tene.
va la sua più costante residenza il di li
amico Adalberto marchese di Toscana,
confortano a crederlo due altri documenti
di questa stessa città.
Il primo è un contratto del g ottobre
863, fatto in Lucca e firmato dal conte
Ildebrando figlio del fa Eriprando, ri-
sguardante un cambio di beni che la men-
sa vescovile lucchese possedeva nelle ma-
remme di Roselle, cambiati con altri pos-
sessi del conte Ildebrando situati in Val-
di-Serchio, e che il contraente medesizzo
tilasciò a Geremia, il le ivi si
lifica gratia Dei hujas Libane eceleiiae
kumilis episcopus germano mee.— Wed.
Tscaa p'Oxmone.
Verte il secondo contratto intorno ad
altri beni, che il vescovo
li »9 marzo 863, af-
fittà al di lui fratello conte lidebrando,
biate con altre della chiesa lacchese si-
tuate nelle Maremme.
In ‘questo saddetto anno nel è di 20 diage
sto, trovavasi pare in Lacea il
berto, la di cai annuenza pal
fn una delle solite permute di beni spet
tanti a una chiesa di Marlia; e nella stes
sa città due anni dopo capitò, inviato dal
i messo straondi-
si, quello stesso che
più tardi ritroveremo conte ordinario
della città di Siena e del suo contado.
Come duca viene il March. Adalberto
designato in altra memoria dell’ ato 866
(11 ottobre), e con doppio titolo di cos-
bi e di marchese trovasi qualificato in
ito celebrato in Lecca li 17 di-
cembre dell’anno 871 ; al quale atto fa-
rono presenti non solo i vescovi di Leo
«a, di Pisa, di Pistoja e di Firenze, ma
ancora il conte Zidebrando ed Ubaldo fe
il Li
LUCcc
Adalberto 1 sono celebrati dagl'istorici
di quell'età : mentre il March, Adalbere
to l'figura per un sempre più crescente pr
tere, non che per la sua versatile pol
megli affari diplomatici dell Ual
coudo personaggio ci richiama a quel con-
te Fidebraudo che lo storico Liutprando
disse conte assai potente, e che fu custan-
teamico ed alleato dei due marchesi Adul-
berti; dal quale Ildebrandò trasse la sua
origine la casa principesca dei conti Aldo-
brendeschi di S. Fiore è li Sovana.
Nel terzo personaggio veggo quel Mar-
ch. Tenbaldo di legge ripuaria, umia quel
valoroso Ubaldo, che Cosimo della Rena
segnalò padre del March. Bonifaziodi Spo-
leto e Camerino; cioè lo stesso di quello
che nell’ 892 alla presenza di tre eserciti
regi nci campi di Pavia con la spada fece
valere l'onore italiano vilipeso da un’ i
solente soldato tedesco (Lurtraanor, Z/i-
stor. Lib. I. cap. 9.)
In una parola dai documenti del scco-
ira ragione dal Muratori o dagli Ac-
cademici lucchesi nelle Memorie per ser-
vire alla storia del ducato di Lucca, si
ha iutivo di concludere, cho non solo il
Merch. Adalberto I fece in Lucca la sua
più ordinaria residenza, ma che egli qua.
lificossi senza alcuna distinzione di tem-
P9, conte, duca cd anche marchese.
Basta per tutti il contratto del 35 apr.
dante una delle consuete per-
beni spettanti alla chiesa di
Donato fuori la porta di Lucca, beni che
confinaveno con il prato e le terre della
contessa Rotilde conjuz Adalberti comi-
tig; ad esaminare l'utilità della quale per-
muta .fdalbertus Dux direzit missos
suos. Questo docunento giova anche a
scuoprirci l'epoca, nella quale il prato di
S. Donato, attualmente detto il prato del
Circo e comertò per lunga età il
e di prato del Marchese.
Fra le pergamene inedite pubblicate li
corto nelle Memorie lucchesi trovai
diploma di Carlomanno spedito in Vero
na li 22 nov. dell'877, a favore e ad in
stanza del vescovo di Lucca Glicrardo che
trovossi presente a quell’atto—Se in com.
pagnia del Vesc. si recasse a Verona pres-
s0 Carloraauno anche i) conte della citta
non è noto. Furono bensì rese note dalla
storia le violenze che il marchese Adal-
Lucc 827
berto I usò contro il Pont. Giovanni VII
per favorire il partito di Carlouauno, al
‘hè nell’anno 878 insieme col suo co-
gnato Lamberto duca di Spoleto corse a
Kuma con gente armata per indurre quel
soumino gerarca a porre la corona impe-
riale sul capo del re Carolingio, Il qua.
le affronto tirò addossu ai due principi
l'eceleziastiche censure, benchè restussero
nell'anno dopo assoluti. — In questo mer-
zo tempo il March. Adalberto ritor=
nato alla sua residenza ordinaria di Luc-
ca, dove lo ritroviamo nel nov. dell’anno
878, ed anche nel settembre successivo,
insieme col suo potente ainico il conte Il-
debrando degli Aldobrandeschi. — Dissi
alla sua sede ordinaria di Lucca, mentre
lo stesso 1oarchese rnava agche altre
città, e forse fia d'allora da lui dipen.
deva tutta la Toscana. Tufatti in una del-
le consuete permute di beni, fatta nell’
ott, dell’anno 878 da
di Pisa, v' intervenne un messo d’ Adal-
berto, che in quella carta viene qualifi-
calo col semplice titolo di conte, quasi
per dirci che un solo conte presedeva,
come ua solo duca si tempi dei Longo.
ha alle due città e contadi lucchese e
pisano. —(Munar. Ant. 2. Aevi T. IMI).
Dal sett. dell’879 al giug. dell'881, è
quindi da questo mese al maggio dell'an-
no 885, mancano istrumenti che diano un
qualche cenno del governo di Lucca e del
suo reggitore March, Adalberto; ed è ben
S. pochissimo ciò che le pergamene super
lell’Arch. Arciv. lucchese accennano
di lui, del suo figlio e molto meno dei
di lui nipoti succeduti quasi a titolo ere
ditario nel marchesato della Toscana.
Uno fra i più importanti documenti
relativi al March, Adalberto 1 è quello
della fondazione della Badia dell’ Aulla,
rogato in Lucca li 26 maggio dell'884;
documento, in cui si nomiuano tre gene-
razioni di quella polente prosapia; cioè, il
conte Bonifazio e la contessa Berta sua mo-
lie, dai quali nacque Adalberio I che eb-
fia prime nozze An:suare, ed in secon.
da moglie Rotilde » glia di Guido duca i
Spoleto, Quest’ ulti
11 ed un altro conte Bonifazio, entrambi
di fondazione testè citato.
Quando precisamente cessasse di vivere
Adalberto 1 non è ben chiarito. Gi
LUCC
228
bensì + qualmente fra 1888 e
1889, Adalberto I cominciò a dar saggio
della cua torbida politica ; mentre, dopo
aver giurato fedellà al re Berengario, ri-
bellò la Toscana affidata al suo governo
per favorire il re Guido zio della sua se.
conda moglie, a di cai sostegno accorse
alla testa di 300 corezze anche il
roso Ubaido, quello stesso che tre anni
dopo ritornò sotto Pavia seguace sem)
del re Guido. — (Anosma, Panegirie.
rengarii in Rer. Ital. Script. T. Il. P.I.)
ne segno indubitato del riportato
trionfo sopra Berengario, e della gratitu-
dine del re Guido verso il marchese Adel:
berto I, paò contarsi un diploma spedito
da questo re li 26 maggio 890 dal conta-
do di Pavia, ad istanza del March. Adal-
berto suo diletto nipote in favore di Za-
mobi vescovo di Fiesole. — ed. Fissote.
Frattanto andavano di male in peg-
gio gli affari del re Berengario, troppo
soperchiato da maggiori forze dell'Imp.
Guido e dei molti principi suoi fautori.
Altro ripiego non svendo, egli si ri.
volse al potente Arnolfo re di Alemagna,
dal quale, nell’anno 893, ottenne vali.
do ajuto, coll’ inviare un'armata sotto il
comando di un figlio, il quale s’incami
mò a dirittura alla volta di Pavia, dove
era postato col nerbo delle sue genti lo
stesso Imp. Guido.
Fu in questa circostanza , e in mezzo
agli sccarapamenti di Pavia, quando il
valoroso Ubaldo, non volendo soffrire le
invettive di un soldato dell’esereito di
Arnolfo contro gl'Italiani, sndò sd in-
contrarlo nel campo, e venuto seco a duel-
lo, gli trapassò con la lancia il caore.
Da questo fatto ardire gl’ Ita-
Nani, terrore i Bavaresi, ed il figlio del
re Arnolfo, o per pecunia avuta, 0 com”
altri vogliono, per richiamo del padre, se
ne tornò con le sue tru) in Baviera:
cui tenne ben tosto dietro Berengario per
supplicare con più efficacia il re Arnolfo
di venire egli stesso io Italia a prendere
del regno che gli avrebbe rinun.
siato. Alla qual risoluzione Arnolfo fa in-
dotto dalle istanze eziandio di molti ha
ropi italiani
con lettere piene di
sioni fatte dall'Imp. Guido alla chiesa ro-
mana , per cui caldamente lo invitava a
rollecitare quelle spedizione.
LUCC
Boodechè Arnolfo avendo raccolto was
formidabile armata, sulla fine dell'anno
893 si mosse verso l'Italia, accompagnato
dal suo protetto Berengario. — le
prime favorevoli imprese nella Lomber-
dia, corsero rchesi d'Italia a solto
mettersi al vittorioso re; fra i quali spe-
lo- cialmente si contarono Adalberto II mar-
chese di Toscana, e Bonifazio suo fratello.
E perchè non piacquero ad Arnolfo le
indiscrete pretensioni di questi, che vole
vano l'investitura di varìi feudi o gover-
ni, prima di tutto li fece arrestare, poi
liberare, previo giuramento di fedeltà.;
comecchè i due fratelli se ne forgisere
di là senza far caso della giurata
(Munr. 4anol. all'ana. 894.)
Gl'istorici lasciaron con tuttociò a desi-
derare, se fa per non dispiacere ad Arnolfo,
0 piuttosto per qualche altra ra che
fn Lucca al pari che in altre città della
Toscana si lasciò di votare il nome e i
titoli del re Berengario, dopo morto l'im.
per. Guido (dicembre dell'894). Impe
rocchè an istramento dell’ archivio Ar
civ. Locch., rogato li So nor. di quell'an-
no, segna la data cronica: regnante do.
mino mostro JPido gratia Dei Imp. 4u-
anno imperis ejustertio, pridie Kal.
Eiceniri Talia XII e in altro di data
posteriore leggesi : 4ano ab Zacermatione
Dom. nostri J. Xti 894 post ovito Dai.
nostri Fidoni imperatoris anno primo.
Edl. januorii , Indit, XIII.
Dorò bensì pochi mesi a stare Lucca
in siffatta incertezza di regnanti, tosto
chè nell'aprile deli’ 595 essa già ricono
seeva per sovrano Lamberto , siccome lo
dimostra una carta del citato Arch. Arciv.
scritta, Regnante Dno. nostro Lamberto
Dei Imp. Aug. anno imperii ejus
10, quinto idas a Indit. XIII.
stessa nota leggesi tra
menti lucchesi posteriori all'aprile dell
895, mentre quelli del più volte citato
archivio arcivescovile, all'anno 896, non
banno data cronaca di alcun regnante, no-
tandovisi solamente quella dell'Era vol.
gare. (Aemor. Luoch. T. V. P. II.)
Ciò starebbe in armonia con la istoria
del tempo, la quale ne insegna, che il re
Arnolfo stimolato da nuove € calde istanze
del papa Formoso, nel seitembre dell'on
no 895 s’incamminò per la secnada volta
com numeroso esercito nell' alta Italia, cho
LUCC
presto soggiogò; in modo tale che, nel di-
cembre dell'anno medesimo, con una
grossa divisione varcando l'Appennino di
Pontremoli egli recavasi in Toscana, dove
attendeva il March. Adalberto Il per de-
gnamente festeggiarlo, non a Luni, ma
nella città di Lucca, dove Arnolfo celebrò
il S. Natale. (Munar. Aanal.all'ann. 895.)
Mentre però questo monarca con parte
del suo esercito svernava in Toscana, egli
ebbe sentore che il marchese Adalberto II,
forse mal soddisfatto del procedere del re
bavaro, segretamente si maneggiava con
Berengario per ribellarsi contro esso lui;
sicchè Aruolfo avviatosi a Roma, dopo
essere stato dal Pont. Forinoso incoronato
imperatore, se ne ritornò in Germania, la-
i di risorgere
Infatti da un documento daio alla luce
nel T. V. P. IL delle Memorie lucchesi,
si conosce, che sul finire dell'anno 896
l'autorità dell'Imp. Lamberto era nuova-
mente riconosciuta iu Lucca, siccome lo
doveva essere per tutta la marca, e segna»
tamente in Firenze. Realmeute in quest’
ultima cità, nel 4 marzo dell'897, fu le-
muto au placito da Amedeo coute del S. pa-
lazzo, in qualità di messo sirsurdinario,
inviato dall'imperatore Lamberto in To-
scava, dove sedè cul giudice imperiale il
March. Adalberto I. È
lucchesi,
solamente l'epoca dell'Era volgare, tacen-
do il nome e gli auni del sovrano che al
lora dominava ia Iulia.
Alla primuvera dell’anno 88, per isti-
qazione della principessa Berta figlia del
defunto Lottario re della Lorena, il di
lei marito Adalberto Il wraò ad alicnarsi
dall'augusto Lamberto; per modo che egli
con il suo amico coute Ildebrando, dopo
aver ragunalo per la Toscana un esercito
tumaltuarios'incamminarono insieme per
Pontremoli e munte Bardunie fino a Borgo
S. Dounino
Intanto avvertito di questa mossa l'Imp.
con una muno di genie a cavallo venne
da Marengo incontro ai ribelli, i quali
al primo impeio si dispersero cou la fuga
vi
LUCC s29
del conte Ildebrando, e la prigionia del
dalberto,
C} e conseguì che, priora del set-
tembre dell'848, Lamberto toruò ad esse-
re riconosciuto imperatore în Lucca e nel-
la Toscana, siccome lo dimostrano le note
cronologiche
tedrale lucchese, sot.
senza dire degli
di settembre dell’auno 898, celebrai
la stessa ciltà o nel suo territorio,
atti portano tulti la nota cronica: Ze-
gnante Dorno nostro Lamberto gr. Dei
Imperatore Augusto,anno regni ejus sep-
timo,— Simili avvertenze giovano a con-
fermare, che realmente al principio di ot-
tobre dell'898 dovè accadere il caso fune-
ato che tolse di vita il giovine imperatore.
Tale inaspettato accidente fece risorge-
re la fortuna del re Bereugario suo emulo,
il di 13 agosto 897,
ri, dal marzo alla fine
città della Toscana prestarono a Bereuga-
rio obbedienza ed omaggio.
Il primo fra gl’istrumenti
ti alla luce, con il nome di Berengario
segha l’anno XII del suo regno, € porta
la data del 24 oltobre dell'8g9, nella città
di Pavia, dove quel sovrano liberò dalla
lucchesi da-
March. Adalberto, per riu-
viarlo «l suo pristino governo della mar-
ca di Toscana.
Che realmente questa provincia di buon
ora si assoggellasse, e ricouoscesse in Bu-
rengario il suo monarca, ne fanno piena
fede i documenti lucchesi comparsi recen-
temente alla luce; dai quali si ha pure
iudizio che, nel novembre dello stesso
anno, il March. Adalberto H era tornato
alla sua residenza di Lucca.
provare tutta la loro rabbia c furore ad
un esercito numerosissimo comandato dal
re Berengario; l'altra fu la comparsa di
quà dalle Alpi di un'armata di Provenca-
lì e Borgogaoni condotta da Lodovico IMI
figlio di Bosone re di Provenza; il quale.
per bruglio di alcuni magnati ilali,
la fazione dei due estinti imperatori,
due Lamberto, fu invilto a calare in Lom
10j
850 LUcC
bardia, comecchè dovesse egli tosto rivali-
care le Alpi per esser corso a combatterlo
ov forze molto maggiori il re Berengario
assistito eziandio dal March. Adalberto.
Furvi anche chi scrisse, esser nato
seguito di ciò qualche dissapore fra
rengario ed Adalberin ; sicchè questi
instigazione specialmente dell’ ambiti
sissima sua moglie Berta, movesse desi-
derio in altri princi
di nuovo Lodovico di Borgogna e unire
in comune le forze e manneggi, per assi-
sterlo alla coni o
Comunque sin è
tornò a ripassare di quà dalle Alpi, e già
nell’ ottobre dell'anno goo egli era signo-
re della capitale di Lombordia. Fa costà
in uma gran dieta di vescovi, di marchesi,
di conti e notabili del regno, quando sd
istanza di Adalberto illustre marchese del- pida
la Toscana il muovo re d° Italia concedà
un privilegio a Pietro vescoro di Arezzo,
con la data del ra otiebre sano primo
del suo regno. Hl qual privilegio venne
poi dallo stesso monarca riconfermato
2 marzo dell'anno successi vo (901) davan-
ti al Post Benedetto IV in Roms, dove
Lodovico erasi recato a ricevere la coro-
ne imperiale.
Accadde bilmente al ritorno dall’
alma città, allorchè l'Imp, Lodotice HI,
si trasferì com tutta la sue corte a Lucca.
Tale fa la magnificenza e lo sfarzo, di
cai in la circostanza il rieco marche
se Adal volle far mostre, che l'Impe-
ratore dovè prerompere in non equivo
che perele di sorprese, quasi dicendo: che
cotesto signore in nulla codeva a un se,
toltone il nome. °
Ciò bastò ad Adalbarto e all’ accortis-
sima sua donna per combiare nuovamen-
te bandiera, e rivolgere più benigni il
loro stimo verse l'ahbattato Berengario,
col fine di ajutarlo a scneciere d’Italia il
rè cmnale.
nom dicesse la storia in qual tempo
preciso ciò socadeva, teramo. negli Con
chivii scritture sufficienti a indicarci che
l’anno 903 era tornata a riconoscere in
sotrano quello stesso Berengario che fu
poi dal March. Arlalberto, nel giorno 10
nov, dell’anno 915, accolto im una sua
illa suburbana di Lucca, memtre nell
Aggi Ò
Si storie dì Laitprando
LUCC
amno XXVIIL® del suo regno quel re pes
sava di Toscana per recarsi a Roma a
prendere dal Pont. Giovanni X la corea
) titolo d'imperatore.
Intorno a questo tempo alcuni scrittori
pongono un sito di donazione, col quale
il March. Adalberto II, per rimedio dell’
anima sua, rilasciò a favore della catte
drale lucchese le decime di 5 corti che
egli ra in Lucce, a Brancoli, in
Gar) , & Pescia e nel Borgo $.
Genesio.
Comecchè non si sa) con sicerezza
L'anno della morte del Murch. Adalberto II,
la quale da molti per congettura fu fissata
all'anno 917, è certo per altro ch'egli
mancò di vita in Lecca il mese di settem
bre: « in sertodecimo septembre notante
oalendas ». Così almeno leggesi in una la-
li in quella cattedrale contenen-
te un lungo elogio di quel marchese, per
quanto egli forse stato frequenti volle ten
rore dei papi, degl' itaperatori e dei re
si ehe an scorretto delle
dato appiglio a
molti scrittori per parlare di questo rio
chissimo principe anche coa più discre-
dito di quel che voleva la verità; e ciò
aver confaso il March. Adalberto di
'escuna con il March. Alberico di Roma
stantechè queste e non quello maritemi
alla famom Marozia patrizia romana. —
(Munar. dani. ad enno 813.— Rusa De'
Merch. di Toscana).
Se la morte del March. Adalberto
SI non fu tento presto investito nel ge-
verno di Lucca e della Toscana il March.
Geido con la di lui madre dachessa Berta,
«id accadde probebilmente per trovarsi ea-
trambi arrestati în Mantova d'ordine del
re Berengario. Ma non potetlo contesto se-
vrano cavare dalle mani dei mimistri fo
deli all'accortissima duchessa le città e i
popoli della Toscana, duvè finalmente ri-
colversi a rimettore madre e figlio in li
hertà col rinviarti in Toscana per gover-
neri a nome di Bereegario, e nom giù
del re Rodolfo sopraggianto di Borgogna.
Imperocchè sebbene questi con'T'
gio di varii principi avesse cosciato
Milno e da Pavia il vecchio Auguste, fa-
cendosi ricenoscere per re è’ liufia (nono
921), el'istromenti lucchesi ne accerieno,
che il duce Guide nel nese di marso del
924 risiedeva in Lunnce, dove egli gover
LUCC
nava a nome dell' imperatore Berengario,
cioò nel mese medesimo, in cui un ingrato
traditore a Verona barbaramente trafig-
geva il Nestore degl’imperatori itali
Fa compienta dui più la morte di così
buon principe, sicchè negli atti pubblici
di Lucca e di altri luoghi della Toscana,
dal marzo dlel 924 fino al settembre del
937, riguardavasi come vacante il regno
d'Italia. E sebbene Rodolfo credesse di
vere în pugno questo regno, egli non do-
vera oramai ignorare che aspirara a sa-
lire sullo stesso trono un figlio del pri-
mo letto della duchessa Berta vedova del
March. Adalberto II. Però questa donna
dopo sessantatrè anni di clamorose vicen-
de, nel di 8 marzo del 925, mancò alla
vita in Lucca, dove fa sepolta presso le
ossa del marito nella cattedrale con un
epitaffio che onora quella duchessa dei
titoli di benigna e pia con molte altre
pompose, e adulatorie attribuzioni.
Era in questo mezzo tempo restata ve-
dova per la morte di Adalberto marchese
d'Ivrea la di lui consorte Ermengarda, fi-
glia del fa A.talberto il Ricco, e di Berta
duchessa di Toscana , la sorella in conse-
quenza del marchese Guido. Ella dunque
non meno intrigante, uè meno ardita dei
tuoi genitori, prevalendosi dell'assenza
del re Rodolfo dall'Italia, seppe far tanto
che, entrata în Pavia, sollevò contro quel
monarca Lutta la Lombardia perquindi go-
veruare il regnoa suo arbitrio. Per la qual
coss accorso Rodolfo dalla Borgogna, ed as-
sedi; ja Ermengarda, questa seppe
<0 seducenti lusinghe chiama: se Ro-
dolfo e staccarlo dalle sue genti in guisa
che, sbandatosi l’esercito, fu liberata dall
assedio la città. Laonde sdegnati di tanta
leggerezza del re borgognoue, i principi
i, ad insinuazione di papa Gio. X,
nell ‘anno 926 elessero in re d'Italia Ugo
duca di Provenza fratello della stessa don-
na Ermengarda e di Guido marchese di
Toscana.
Partì bentosto Ugo dalle coste della
Francia per la Toscana, e nell estate del
926 approdò insieme col fratello Bosone a
Pisa, 0 piuttosto al Porto-pisano, dove il
March. Guido attendeva il fratello uteri-
no eletto re. Appena si seppe il di lui ar-
rivoin Italia, accorsero da Roma e da mol-
tealtre parti della penisola ambasciatori,
principi e magnati a Pisa; la quale città
LUCC 831
pare che anche allora avvicendasse cou
Lucca la sede dei duchi di Toscana; don-
dechè Luitprando scrittore quasi contem-
poraneo qualificò Pisa, Tusciae provinciae
caput. — (Lurrer. Histor. Lib. NI c. 5).
La prima scrittura pubblica, trovata in
Lucca con l'intitolazione del testè no-
minato re d’Italia, è un contratto del 3
settembre dell’anno primo del regno di
Ugo, indizione XV: vale a dire dell’ era
volgare, anno 926—-Immediatamente do-
po la suddetta epoca gli atti pubblici lue-
chesi e dell'intiera Toscana portarono la
nota dello stesso regnante, a nome del qua-
le continuò a governare la provini
duca Guido figlio di Adalberto Jb sicco-
me lo dimostra, tra gli altri, un istramen-
to di permuta di beni ecclesiastici, pre-
via la disamina dei messi di quel duca. Il
qualeistrumento di permuta fu rogato in
Lucca il di primo di gennajo del 928, nell’
anno secondo del regno di Ugo : ipsa die
Kalend. Januarii, Indictione prima.—Ma
nell'anno medesimo 928 il marchese Gui.
do dovè allontanarsi da Lucca e dal
verno della Toscana per recarsi in Roma
a operare inique cose insieme con la pre-
potente donna Marozia, dopo essersi unito
a lei în matrimonio. Imperocchè entram-
bi, nel 928, uvendo segretamente armato
una mato di sgherri, penetrarono nel pa-
lazzo del Laterano per trucidare sugli oc-
chi del Pont. Giovanni il di lui fratello;
e fu allora, quando per colmo
le genti di Gaio posero le mani addosso
e cacciarono în un’oscura prigione a fini-
re in brevi giorni una vita agitata il ge.
rarca della chiesa apostolica romana.
È ignoto se, dopo tante abominevoli
azioni, Guido tornasse a Lucca e al suo
marchesato, come pure resta a sapere l'an-
no preciso, în cui egli tessò di vivere, poi-
chè nulla dicono su di ciò li scrittori del
tempo, e în alcuna memoria, ch'io sap-
pia, tra quelle finora venute alla luce, ydopo
il 928 si fà di quel marchese menzione.
Si crede da multi che al March. Guido *
succedesse nel goterno di Lucca e nel du-
cato di Toscana il suo fratello Lamberto,
i sn di ciò non presentano do-
cumenti fuori di quanto raccontò nella
sua il pavese Luitprando ( Lib. III cap.
13) che descrisse in Lamberio un uomo
bellicoso capace di gran fatti, e una spina
i occhi del re Ugo, che temeva in lui
LUCC
un possibile rivale alla corona d'Italia,
mentre dall'altro canto il fratello Bosone
ardentemente anelava rimpiazzario nel
governo della Toscana.
Arrage a ciò che il re Ugo, essendosi
deciso di sposare la principessa Marozia
fue, se non di più mai
ca ere rado e verso di levar di mezzo l'im.
pedimento «ella pareutela col mezzo di
una calunnia sparsa a disonore di sua ma-
dre. Andossi perianto vociferando, che
Beria giù duchessa di Toscana non aveva
avuto dal marchese Adalberto II alcun
figliuol», e che i tre fratelli, Guido, Lam-
berio ed Ermengarda, erano tutti figli di
altre donne, finti da Berta di averli essa
rtoriti , onde potere continuare anche
morto il marito la utorità sulla To-
scana. Poco dopo essersi sparsa per la corle
le ciarla, il re Ugo intimò
ò al di
Lambertoche non ardisse di appellarsi più
suo fratello. Allora quel duca, trovandosi
colpito nell'ouore, non meno che diffaraa
in quello dei genitori, fece sapere al re di
esser pronto a provare con la spada che,
tanto Lamberto come Ugo, erano stati par-
toriti da una medesima madre. Destinato
dal sovrano il suo campione, si venne alla
prova dell'onore coll’accettato duello; nel
quale Lamberto restò vincitore. Ma non
per questo cessò la persecuzione regia con-
tro il March. di Toscana: fino a che Ugo,
‘adiato fratellastro, fece
aocecarlo, e cacciarlo dil suo governo per
ei rca 120 anui senza intervallo sul-
la provincia della Toscana, Lucca dorè
accogliere un principe di Provenza. Del
dominio peraltro di Lamberto nella sud.
detta città, o in altri luoghi di Toscana,
non esistono, ripeto, documenti che gio-
vino a confermare quanto fu scritto su ta-
le rapporto dallo storico Luitpraudo.
Si trova bensì un primo indizio del du-
ca Bosone, eletto marchese della Toscana,
in un diplomx dato in Lucca nel di pri
mo di luglio dell’anno 933, indizione Vi
col quale il.re Ugo ad istanza del March.
Bosone donò al capitolo della cattedrale
di S.Martiuo lu corte di Massarosa, quel-
Ia possessione, cioè, che fu ili proprietà
della duchessa Berta loro madre.
Il quale Bosone troviamo insieme col
LUCC
fratello monarca in altre parti della To-
scana, e precisamente nel gennajo dello
stesso anno 933 in Arezzo, dove il re Ugo,
per ad alle istanze del sc0 fratello
Bosone, inclito marchese, confermò ai ca-
nonici della cattedrale aretina i beni la-
cessori il titolo di marchese promiscua.
mente a quello di daca, siccome da allri
istrumenti lucchesi degli anni 935 e 936
apparisce. Quello del 16 settembre 936
è per avventura l’altimo documento che
fuccia fede della presenza e del dominio del
marchese Bosone in Lucca ; conciossiachè
dopo il settembre di detto anno accade
un'atto di soperchieria del re Ugo coutro
il già ben amato fratello. Aveva questi
ner moglie Willa, nata da nobile famiglia
di Borgogna, la quale partorì a Bosone
quattro femmine senza maschi. Pervenne
all'orecchio del re Ugo, che Bosone, ad isti-
gazione della moglie, macchinasse contro
di lui delle novità. Trovò bene Ugo la ma-
niera di far imprigionare il March. di To-
scana, e di spogliare i due conjugi delle
accumulate ricchezze, ordinando che la
moglie di Bosone fosse ricondotta in Bor-
gogna. (Lurrenano. Mist, Lib. IV, c. 5.—
Fazvoato. Chron. ed ann. 936).
Dopo la cadnta di Bosone mancano per
molti anni i nomi dei governatori che
ressero la Toscana. Esisiouo, è vero, negli
‘lucchesi e pisani due carte con.
iudicati dei re Ugo € Lottario,
i quelle due città. Dai quali
documeuti s'intende, che il March. Uber
to figliuolo spurio del re Ugo, era in quel
tempo duca della Toscana, e conte del sa-
ero paluzzo; e quasi fosse poco tanto onore
egli dal monarca padre fa due anni dopo
innalzato al governo della marca di Spo-
leto e di Camerino.
Peraltro all'anno 944 la sorte sembra
che cominciasse u distaccarsi dal re Ugo,
reso ormai odioso a tutte le classi della na-
zione; e già Berengario marchese d' Ivrea
wipote dell’ Imperatore di questo nome,
sospirato dall'universale, con poche ti
pe era calato dal Tirolo in Italia (anno
945) acclamato e festerolmente accolto
qual liberatore da molle città della Ve-
nezia e ili Lomba
Questa repentina metazione di cose in-
LUGC
fici pon poco sulla fortuna del March.
Uberto figlio del re Ugo, tostochè intoruo
al 946 troviamo investito del ducato di
Spoleto e di Camerino un Bonifuzio che
fu figlio del March. Teobaldo o Ubaldo,
ché Cosimo della Rena ebbe ragione di
eredere lo stesso personaggio di quel va-
loroso Ubaldo amico del March. Adalber-
tol, più di ana volta da noi qui sopra
agli anni 871, e 893 rammentato.
Nel 947 il re Ugo tormossene in Pro-
venza dopo aver raccomandato il re Lot-
tario suo figlio alla fede dell' acclamato
Berengario, che in lui qualche altro tem-
po consersò la dignità insieme con la
Potestà regia. Infatti Lottario era in Luc-
«a nel 5 luglio del 948, nel qual giorno
ad istanza del conte Aledramo egli firmò
uo privilegio a favore di un suo fedele.
(Moroni Annal, all'anno 948).
È ignoto in quale città il conse Ale
dramo governasse, se nella marca di To-
scana, 0 seppure egli era un personaggio
medesimo di quello che fu poi marchese
in Piemonte, nato dal conte Guglielmo e
da Gelberga figlia dello stesso re Beren-
gario, personaggio che tiensi per il pro-
genitore dei marchesi di Monferrato.
Sì trovano bensì nell'archivio Arciv.
lacchese altre pergamene, dalle quali si
apprende, che il re Lottario nel marzo
del g50, e forse fintantochè egli visse (nov.
dello stesso anno), contiuuò a essere rico-
nosciuto in Lacca per.il legilîmo sovrano.
Poco dopo (15 dic. 950) fu coronato
in Pavia come re d'Italia Berengario IT
insieme col figliuolo Adalberto e con Wil-
la di lui madre nata da quel Bosone che fu
March. di Toscana,
Se il March. Uberto riavesse il governo
della Toscana in nome dei nuovi due re,
non ci si offrono memorie da poterlo as-
serire; bensì da utt istrumento di vendita
di beni posti a Pozzevoli ea Porcari, fatta
dal March. Uberto a favore del nobile
Teudimundo figlio dì Fraolmo, si com-
prende, che nel 3 maggio del 942 în Luc-
«a non sì riconosceva ancora l'autorità
dei due sovrani novelli, e neppur quella
del re Ottone, che era di corto disceso la
prima volta in [tal iacchè l’istrumento
porta unicamente la data dell' Era volga-
re.— Che anzi in quel documento’ no-
minandosi Uberto col semplice titolo di
Marchio filio bonae memoriae domni U.
Lucc 833
goni regi, senza specificare di qual mare
ca egli fosse duca, ciò indurrebbe a far
credere che il March. Uberto si fosse ri-
tirato dal governo di Lucca e della To-
scana. Molto meno vien fatta parola di lui
in tutto il tempo che regnarono Ber
gario II e Adalberto, sotto il cui dominio
alcuni credettero che signoreggiasse per
, per poco, avvegnachè il conte Al-
bert'Azzo fu quegli che ben presto si tirò
addosso l’odio di Berengario, specialmen-
te dopo che il re fu chi: avere il C. Al-
bert’ Azzo ricovrata nella sua rocca di Ca-
nossa Adelaide restata vedova in fresca
età del re Lottario, e dallo stesso conte of-
ferta al grande Ottone, che sulla fine del
951 la sposò in Pavia. Nè corse molto tem-
po dacchè Berengario II, dopo il ritorno
di Ottone in Sassonia, saputo che la regina
Adelaide era in Canosa, si portò con un
esercito all’assedio di quella rocca, în cui
Albert’ Azzo per tre anni e mezzo si tenne
saldo, finchè nel 956 accadde la sua libe-
razione mercè di un esercito inviato di
Germania dal re Ottone.
Non ba la storia nostra autore alcono,
nè comparvero finora alla luce scritture,
dalle quali possa ricavarsi chi fossero î
marchesi, che dal 951 al 960 dominarono
Lucca. Perciocchè del March. Uberto, fi-
gliuolo spurio del re Ugo, non se ne parla
più dopo il meggio del 952, almeno nelle
carte sincronerlacchesi.
Infatti in un istramento dell’Arch. Ar-
civesc. di Lucca dell'11 gen. glio, sopra
una rinunzia fatta in mano del Vese. Cor-
rado du Teuderada vecchia badessa del
Mon. di S. Salvatore di Lucca, adesso di
S. Giustina, a favore della monaca Gri-
ma eletta in sua vece a) governo di quell’
asceterio , si dichiara fatto quel rogito
in Lucea, regnando Berengario e Adal.
berto, senza accennarsi l'intervento d'
cun duca, marchese o .conte speciale di
questa città.
Il più che è da dire intorno si gover.
matori di Toscana durante il regno
Berengario II e del suo figlio, sarebbe di
rammentare un diploma, dato in Verona
nel 30 maggio g6r,a favore dell’abbudia
di Vangadizza, per le premure fatte ai
due re, da Ugo marchese di Toscana, cioè,
interventu ac petitione Ugonis marchio
834 LUCC
mis Thusciae nostri dilectissimi fidelis.
Dal che venghiamo a scuoprire, non solo
che il March. Uberto non risiedeva più
in Toscana, ma che gli era sueceduto un
March, Ugo dal Muratori tenuto per il
gran conte Ugo figliuolo dello stesso Uber-
to, quando il Rena aveva opinato, che qui
si trattava di un personaggio affatto di-
verso e forse a parere mio, del March. Ugo
di legge ripuaria autore dei marchesi di
Petrella, di Sorbello e del Monte S. Maria.
Loca sorro 1 ae Sassoni = Svevi
Stava sempre a cuore del re Ottone,
dopo la sua prima discesa in Italia (an-
no 951), di tornarvi con maggiori forze e
con più stabilità, richiesto ed anche stimo-
lato dalle ripetute istanze dei principi
Iaicali ed ecclesiastici, che desideravano
di avere un sovrano cotanto saggio non
solamente re d’Italia, ma anche di ve-
derlo Augusto, essendo l'imperio vacante
sino dalla morte di Bereugario I.
Era già stato dalla dieta germanica di-
chiarato re d'Alemagna Ottone II, sebbene
nella tenera età di sette anni, allorchè il
di lui padre nel g61 calò per la valle di
Trento coll’ esercito sui Lombardia,
dove fu ben accolto dall’universale, e în
Milauo proclamato re d'Italia. Recatosi
quindi Ottone I a Roma, fra gli applausi
del popolo con gran solennità nel di a
febbr. dell'anno 962 fu dal Pont. Gioran-
mi XII incoronato Imperatore Augusto.
Reduce di lì in Toscana e in Lombar-
dia, egli trovi i 13 marzo dello stesso
anno in Lucca; nel qual giorno spedì due
diplomi, uno a favore di Uberto vescovo
di Parma, che lo dichiarò conte, ossia go-
vernatore di quella città, l'altro ai cano.
mici della cattedrale lucchese, cui confer-
imò le donazioni delle corti lasciate loro
da Ugo e Lotario. Un terzo privilegio a
favore della badessa Grima e delle sue
monache in S. Giustina di Lucca lo stesso
Aogosto compartì nel ag luglio dell’an-
no 964 all’occasione di un secondo suo
ritorno ds Roma in quella medesima città.
Anche nel 3 agosto dell’anno stesso 964
Ottone I continuava a stare in Lucca,
tostochè porta la data di esso giorno un di-
ploma compartitoa! Mon.del Moute-Amia-
ta. —(Anca. Dirt. Fioa. Carte della Ba-
dia Amiatina).
Oltre i documenti qui sopra accennati
LUCC
e quelli citati dal Rena e dai Fiorentini
non trovo altre uotizie della condizione
civile di Lucca sotto il regno dei due pri-
mi Ottoni, nè di alcan'altro dei suoi go-
eccetto il gran conte Ugo figliuo-
lo del March. Oberto salico e della còn-
— Non sto a dire di un pla-
cito dato in Lucca nel 964 dal March.
Oberto conte del S. palazzo, sotto i due
primi Ououi, trattandosi qui di an giu-
giustizia ai reclami che all' Imperatore
presentavansi nelle varie parti dell'Italia.
Il gran conte Ugo pertanto dovè go-
vernare, finchè visse, la marca di Toscana
oltre quella dell'Umbria, e fare di Lucca
la sede principale. Infatti abitava in que-
sta città la di lui madre quando essa, nel
dì 8 luglio del 969, acquistò da un tal
Zanobi la chiesa di S, Stefano in Firenze
con case e terre annesse,situate nel luogo
stesso dove quella pia donna fondò la ba-
dia fiorentina. Troviamo lo stesso March.
Ugo, nell'aprile del 970, e di nuovo nel
marzo del 971, ad esercitare atli gover
nativi in Lucca, dove diede solennissime
prove del suo polere, non solamente sopra
la città ma sopra tutta la Toscana. Ap-
pella infatti ad una delle principali pre
rogative riservate ai regnauti quella per
la quale il March. Ugo fece battere nella
zecca di Lucca moneta in nome proprio.
Tali sono appunto quei due denari di ar-
fento illustrati dal cav. San-Quintino,
uno dei quali porta il monogramma di
Ugo, e nel giro Marchio, mentre uel ro.
vescio sono le lettere di Zuca con la parola
in giro, Civitate. Nell' altro denaro sta il
nome di Ugo in mezzo e nel contorno Dur
Tuscii; nella faccia opposta la parola Ze-
ca e intorno il nome della consorte di
Ugo, cioè: Dux Judita, — (Atti dell de
cademia di Lucca T. I.).
In realtà il marchese Ugo figurò sopra
ogni altro principe italiano alla corte ima-
periale, tanto durante il regno di Ot
ne IT, quanto sotto la reggenza e la
norità di Ottone III.
Dopo la morte accaduta în Sassonia, nel
iugno del gg1, dell'imperatrice madre
del terzo Ottone, è credibile che il mar-
Lucc
chese Ugo tornasse da quella corte al go-
verno delle sue provincie in Italia, to-
stochè nell’anno 993 Ottone HIT mandò
ordine al gran conte Ugo di mettere in-
sieme un esercito per condurlo, come fece,
a punire i ribelli e gli assassini di Lan-
dolfo principe di Capua.
Di li reduce in Toscana, troviamo nel-
l'aprile del gg5 lo stesso March. in Lucca,
eqvivi firmò un atto di donazione da esso
fatta alla badia di Firenze fondata dalla
C. Willa defunta sna madre. Ma sulla fi.
ne dell'anno medesimo egli passava dal.
la maremma di Orbetello, dove nel luogo
per ricevervi e onorare l'Irp. Ottove III
redace da Roma; e fu nella villa di Vico
poco lungi dalla stesta città, dove quel-
l'Augusto a preghiere del gran conte ema.
un diploma per confernfre' all'abate
. Salvatore a Sesto, fra le altre cose,
il castello della Verruca che quel prin-
cipe aveva rinunziato al suddette mons-
stero. Nuovamente nella villa di Marlia,
fral': e il settembre dei 996, Otto.
ne II] fa festeggiato dal suo dilettissimo
marchese, e ciò dopo avere lo stesso to-
parce lasciato in Poggibonsi un' insigne
testimonianza della sua pietà verso l'or-
dine monastico con una vistosissima do-
tazione all’abbadia da esso fondata nel
poggio di Martari ( Poggiboasi ).
1 docamenti posteriori al 998 danno a
conoscere, che il March. Ugo continnò fino
all’altima ora a fare la sua corte ad Otto-
Tale ce lo mostrano due privilegii
Ù i dato in Roma
ottobre del 999, e l’altro in Bologna
settembre del roor . Con l’ultimo di
Ufo, donò a un di Iui vassallo una pos.
sessione del patrimonio regio situsta mella
villa di Rigoli del territorio pisano. (Ca-
mict, dei Duchi di Toscana T. L)
TI privilegio ora citato sembra por av-
vontara l’ultimo relativo agli affari del
i del conte Alberto, che può dii
Lucc 835
marchese Ugo in Toscena, Infatti egli
mel novembre del 1001 corteggia va l'augu-
sto sovrano a Bologna e a Ravenna; quin-
di nell'ultimo raese dell'anno essendosi
egli recato insieme con l'imperatore a
Roma, insorse costà una rivoluzione, nel-
la quale tnolti cortigiani, e probabilmen-
te lo stesso March. Ugo, per salvare Au-
gusto furond fatti prigionieri o rimasero
dai rivoltosi tracidati.
Accaduta
la morte eziandio
il marchese Arduino
Ui da questo re d' Italia fa
spedito in Pavia, li 20 agosto reo, ua
privilegio a favore del monastero di S.
Giustina, già di S. Salvatore di Lucca.
Sennonchè due anni dopo il Ino
chese e lo altre città della Toscana , cam- +
biando consiglio, risolvettero di ricono.
scere în legittimo re d'Italia Arrigo di
Sassonia, detto il Santo, che fa primo re
e secondo imperatore di questo nome.
Quindi è che a mome del popolo toscano,
nel mese di luglio del 1004,
tazione recosti in Lombardia a prestare
ubbidienza al monarca alemanno; lo che
parve al Maratori indizio non dubbie, che
allora la provincia della Toscana fosse seo-
govername.
Realmente a quest’:
gli annali riportano an fatto d'armi com-
battuto fra i Lucchesi e i Pisani poco
lungi da Ripafratta, fatto che per avven-
tera può designarsi per il prime embrio-
ne di due nascenti repabbliche e di due
città che rimasero per tanti secoli ri
Se per altro la città di Lucca restò qual-
che acno priva del suo governatore, son
è per questo che alla maggior parte dei
Toscani mancasse il suo bassà. Tale ci
sembra ra; tato dall'istoria quel
March. Booifazio di legge ripuaria figlio
iù remoto dei conti Alberti di Mangona.
feniva ad essere cotesto Bonifazio, per
rie della contessa Willa , nipote del di
i marito, il March. Ugo, talché, 0 fosse
astio e mal animo ceniro ‘il defuuto zio,
© che i beni da quen'altimo alla badia di
fibonsi denati, appartencssere alla di
lei moglie; sorella del C. Alberto e figlia
836 Lucc
di Boaifezio March. di Spoleto, cosicchè vi
fosse ragione di riguardarli come beni al-
Jodiali della casa dei conti Alberti (la quale
eostà ne'contorni di Poggibonsi e per tutta
la Val-d'Elsa ebbe e mantenne per molto
tempo estesa signoria ); fatto è, che dopo
entrato al governo della Toscana il March.
Bonifazio, questi spogliò la badia di Pog-
gibonsi d'ogni sostanza, costringendo i
monaci ed il loro venerando abate Bono
nio ad abbandonare quel claustro. —(Ax-
satiCamazo. T.I. act Opera citata).
Le quali violenze contro i claustrali
del Poggio-Martari doverano tre anni do-
po essere cessate, seppure un'azione em-
pia con un'azione pia mon si voleva con-
temporaneamente offuscare oppure conì
trappesare; iostochè nel settembre dell’an-
no 1004 troviamo lo stesso March. Boni-
fazio nella montagna pistojese, per con-
cedere in dono ai monaci di S. Salvatore
di
pertinenza, situate in
toja. — Ped. Bacaro.
un' altra donazione fatta,
li 1» sgosto 1009, nel castello di Pianoro
nel territorio bolognese dal marchese me-
desimo alla badia fondata in Firenze dalla
sua zia , alla qual badia egli cedà alcune
corti poste nel Chianti e nella Val-d'Elsa;
donazione che fa poi confermata dall'Imp.
i quando il March. Bo
tra i
storici non si trovino
l'ultimo mar
chese per governatore della Toscana, pure
per tale ci confortano a crederlo due atti,
ii luglio 1008, e di ottobre 1014, esercitati
alla presenza di due gastaldi del March.
prenomivato. (Camec1. Oper. cit.) Che più
im una scrittura contemporanea apparle-
muta alla badia di Poggibonsi, quindi alle
monache del Paradiso in Pian di Ripoli,
ora nell’Arch. Dipl. Fior. si legge, HA.
tuo Ugo Marchio, cum Bonifatius filius
Alberti factus esset Marchio, et monaste-
rium, quod Ugo eedificaverat, devastaret,
venit Marturi, ete.
Comunque sembra cerio però che,
dal 1002 sino almeno al 1016, in Lucca
non fore riconoscisto per cupo del go-
verno alcun marchese o duca di Toscana,
mentre, nè il marchese Bonifazio di legge
ripuaria, vé un marchese Adalberto di ori-
cine , che in Lueca nel 1uos,
LUCC
enel suo contado nel 1011 alienò dei be-
ni avili, nessano di questi due signori
sembra avere esercitato mai alcun domi-
nio nella città e contado di lacchese.
Ve lo esercitò bensì il March. Ranieri
figlio del conte Guido, progenitore dei
marchesi del Monte S. Maria e di Sorbel-
lo, nominato da S. Pier Damiano; il qua-
Ne Ranieri sino dal 1014 figurava in qua
lità di marchese di Toscana; e come tale
in nome dell’ Imp. Arrigo II, nell'ottobre
del 1016, celebrò in Arezzo un placito sr
sistito da Ugo conte della città, Acinerius
Morchio et Duz Tuscanus.
i storici agli anni 1026 e 1027, il qua-
le risiedeva in Lucca nel tempo in cui
quasi tutta l'alta Italia, eccetto la To
scana, si era sottomessa ali’ impero del re
Corrado.— Infatti fu nell’iaverno dell’
anno 1026, mentre questo re si avanzava
dal Piemonte verso Roma per sottomette
re strada facendo i Toscani, ed il ribelle
March. Ranieri che in Loca erasi forti-
ficato, fu allora quando i Lucchesi col loro
governatore,<rovandi i
recarono sapplichevoli
marca per sottomettersi ai suoi voleri.
Volendo però stare al cronista Ermanno
Contratto, sembra che cotesta sottomis
sione fosse preceduta da un qualche sp
parato di assedio, o da altra dimostrazio
ne ostile accaduta nei contorni € solto le
sizione militare di Lecca e delle solide
mura che dovettero difenderla,
della repabblica Romana; 3. sotto l'im
pero di Giusti: .° durante il gover-
no dei marchesi di Toscana.
Tali dimostrazi:
a Corrado il Salico, incoronato poro dopo
(26 marzo 1027 ) imperatore in Roma,
fratterono al marchese di Toscana, se non
certo la carica di governa
disgrazia del mouarca. Quin-
di non fa meraviglia, se da quell'epoca
ia poi non si sente più rammentarlo ne
gli atti pubblici di Lacca, nè io quelli di
altre città della Tuscana.
Bensì Drstoria ci mostra sino dall’anno
1028 a governatore della Toscana il poire
della contewsa Matilde, Bonifezio figlie de!
March. Tedallo di Lombardia, e ciò sci
LUcc
tempe ia cui un fratello del marchese Bo-
mifazio sedeva nella cattedra aretina.
Ci appalesa questo nuovo marchese pri-
lutti una carla del luglio 1028,
pubblicata dall'Ughelli (razza Sacua, il
Archisp. forent.) sfuggita alla diligenza
di tanti accurati serittori.—È una confer
ama di domazione della chiesa e Mon. di S.
Miuiato al Monte presso Firenze, con la
quale il vescovo Lemberto approvò quell
opera pia del suo prodecessore lidebrando
a benefizio spirituale del fondatore, dell
Imp. Corrado, dell'imperatrice Gisla di
Ini conserte, del figlio loro Arrigo, come
pure per la salute del clarissimo mer-
chese Bonifazio.
Anche più chiaramente queste princi]
è qualificato col titolo di serenissimo.
ca e merchese di Toscana in altro istra-
mento del 1032, mercò cai Jacopo Bavaro
vescovo di Fiesole assegnò una dote al
clero della sua cattedrale.
Fi valoce militare le ricchezze, l'esten-
sione dei possessi ed i cospicui matrimo-
mii fecero aumentare via via il potere e
r of litica del March. Bonifazi
sul
del secolo XII, (Axsusri, Mister. Medio
Jan, ) parlando dei principali magnati
che in Italia Borirono sotto l'impero di
Corrado e di Arrigo LUI suo figlio, segnalò
fra i primi Eriberio arcivescovo di Mi-
lapo ed il marchese Bonifazio, qualificam-
doli duo lumina Regni. - .
Non debbo omettere che, se Bonifazio
mon vi nacque, traeva beni l'origine da
Lucca , mentre egli era an discendente
di quel Sigisfredo , che il bi della
Matilde dichiarò Principe pre-
tempi in cui visee il bisavolo di
Bonifazio, nom ci permisero di scuoprire
in qual luogo fa il castello dov'egli chbe
i matali, restano per altro memorie di una
villa del marchese Bouifazio più predi-
Betta, e forse una di quelle ereditate dal
bisavo Sigifredo. Intendo dire del palss-
20 di Vivinsja situato fra l'Altopascio, la
Pescia minore e il castel di Porcari sopra
una prominenza orientale de) poggio sa
cui risiede la Terra di Montecarlo.
Infatti era costà il padre della gran con-
tessa nel febbrajo dell'anno 1038, quando
van
d'Italia, talcbè ano storico di
LUcc 837
nel resedio campestre di Vivinaju con
magnificenza regale' accolse a onorevole
‘ospizio il Pont. Benedetto IX, l'Imp. Cor-
rado con l'augusta consorte e figlio, cio:
infra comitatu lucense intus casa domni-
cata domni Bonifecii marchionis;e costà,
il aa febbrajo dell’anno 1038, fu cele.
brato un placito preseduto dal cancelliere
imperiale con l'assistenza di alcuni vo-
seovi, conti e giudici, nel luogo mede-
simo în cui nel giorno l'imperato
re Corrado emanò tre privilegii a favore
dei canonici e della cattedrale di Lucca.
(Fronestim, Memorie della contessa Ma-
tilda.) .
Chi volesse rintracciare I° ubicazione
della villa signorile, tesiè rammeniata,
della sede di tante delizie, dove Bonifazio
festeggiava la più illustre comitiva del
mondo; chi volesse riconoscere quel luo -
to famigerato, animato da tanta gente e
da tanto brio, non ritroverebbe attual-
anente che latto e segni di tristezza; giac-
chè il lwogo dove fa il palazzo ducale di
Vivinaja, ora è destinato al riposo dei
morti , al campotanto-della
Moatecario! Sic traasit mundi:
Delle esorbitanti ricchézze di Bonifa-
io foce pompe straboccherole egli siesso,
sia allorebè contrasse le seconde nozze con
Beatrice figlia di Foderigo duca di Lo-
rene, dalla quale nacque la gran contessa;
sia all'oecasione in cui il marchese me-
sce,
dio della
Pompos venne ingiunta al nusire Boni-
fazio ana peaiteoza, per il mercato sbo-
minevole che si permetteva di molti beni
di chiese da esso lui setto varii preimii
appropriatisi; in guisa ehe il Mura
non esiziorsi da qualificare Bonifa-
zio, ecelesiasticorum belluo.
Quindi è che l'abate Camici nom potò
difenderlo dalla stessa tacia ; che anzi
ne trovò la conferma in molle memorie
da loi alla luce. Nè fu egli so-
loa dubitare, che la sorie violenta, da
cui Bonifazio restò colpito, impedisse a
106
838 LUCC
questo marchese di restituire alle chiese
quanto sotte moltiformi maniere avera
ad esse tolto.
Nelle Antichità del medio evo trovansi
= dovizia argomenti atti a dimostrare,
con quale franchezza Bonifezio ed i suoi
ministri s’impadronivano dei beni eccle.
sinstici. Basta leggere, rapporto alle dio-
li Verona e di Volterra, due diplo-
mi di Arrigo III, del primo dei quali si
conosce essere siata la chiesa di Verona af-
flitta non solo dalle genti estranee, ma an
che dalle domestiche, ed it al modo
tartassata dal March. Bonifazio che tutto
il distretto di un'isola arbitrariamente le
aveva occupato. In quantoa Volterra hav-
vi an diploma spedito un mese dopo la
morte di Bonifazio (17 giugno del 1052)
a favore del vescovo di essa città; diquale
recossi a piè del trono ad oggetto di re
clemare dall'Imp. Arrigo contro il conte
di Volterra, che durante il governo del
marchese Bonifazioaggravò fuor di modo
tanto esso vescovo, quasto anche il clero,
gli amministratori dei beni della mensa,
€ tutti coloro che tenevano a fitto le so-
stanze della sua cattedrale. — Lo dice la
lunga lista dei castelli, pievi e cappelle
che furono coni loro effetti ceduti in feu-
do dal Vesc. di Reggio al maichese pre-
detto, e poscia da esso lui ad altri soci vas-
salti dati o venduti. — Lo dice un diplo-
ma dello stesso Arrigo IT, spedito da Ve-
rona li 11 nov. del 1055, ad istanza dell’
abate del Mon. di S. Zenone di quella
città; il le reclamava moltissimi beni
che il fu March. Bonifazio e i di lai servi
ingiustamente e violentemente sì erano ap-
propriati.— Ma persrricionmi alle ope
del
fazioni fatte in
sotto il governo
reramenterò un piscito celebrato il di 5
maggio 1055 alla presenza dello stesso im-
peratore nei campi di Roncaglia; dove
erasi recato Guido vescovo di Luni per
reclamare la terza porte della corte, del
monte e del castello di Aghimolfo posto
presso Porta Beltrame (Montignoso), che
aveva usurpato Gandolfo, essendo proprie-
tà detla cattedrale di Leni. — Per quello
poi che riguarda il trattamento, le sevi-
zie ed angarie introdulte da Bomilszio a
danno dei Lucchesi lo indica il Fiorenti-
ni medesimo, quando accenna i privilegi
comozseì dagl'Imp. Arrigo IV e Arrigo V,
LUCC
che farono per la città di Lucca i primi
segni della riacquistata libertà. Avvegna-
chè quegli Augusti condennaroao e sboli-
rono alcune angarie, e perverse usanze in-
trodotte da Bonifazio a danno dell'antica
sua patria, siccome i diplomi si esprimo.
no con le seguenti parole: Consuetudises
etiam perversas a tempore Bonifacii mar-
chionis duriter iisdem hominibus (Laceo-
sibus) impositas omnino interdicimus,
ne ulterius fiant proccipimus. — (Frosse-
un, Memorie della ©. Matilde. Lib. L,
e Anonv. pi Srato pi Loca).
Quiadi non fa maraviglia se Ermanao
Contratto, allorchè annunziò nella sea
Groeica, sotio l'anno 1052, l’accisione del
marchese Bonifazio accaduta presso Man.
tova, non difficultò dare al ricchissimo
Morchese il brutto nome di tiranno. Fu
detto ancora che la gran potenza di Bo-
nifazio, cagionasse in Arrigo III tal ge-
losia, da cercare modo e verso per alloo-
tanarlo dall Italia, e togliergli le redini
del governo merchionale. Che per altro
cià fosse una mera congettura, lo fece co-
noscere l'evento dopo la morte di Boni-
fazio, nella cui carica marchionale del-
la Toscana sottentrò pacificamente la sua
consorie Beatrice. Diede bensì ombra ad
Arrigo ITI il nuovo matrimonio senza sua
taputa nell’anno 1054 conchiuso dalla ve-
dova di Bonifazio con Goffredo duca di
Lorena, tauto più che il secondo marito
fu ribelle dell Imperatore. Quindi
ne, che al ritorno di Arrigo III i
(marzo del 1055), non potendo egli
nelle mani il deca Goffredo, ritenne in
ostaggio la sua moglie com i figli da lei
partoriti al March. Bonifazio.— Nella pri-
mavera del 1055 Arrigo IN inviò Erbe
rardo vescovi Ratisbooa suo rappre
sentante a Lucca; e costà nel palazzo dell
Imperatore presso le murs della città, se-
dendo quel messo in giudizio con Ubel-
do conte di Pisa e con altri magnati, pro
nunziò un placito a favore del vescoro e
della cattedrale di Lecca, a cagione della
corte e chiesa di S. Terenzio a Marlia. —
(Berra, Memor. Luock. T. IV. P. IL.)
Veone poco dopo in Toscana pessando
per Lucca e Pisa lo stesso Imper.tore nea
tanto per assicurarsi dell'inclinazione dei
popoli governati dal successore di Brai-
fazio e dalla sua doona, quanto per Ge
posere le armi ai Pisani e ai Lucchesi,
LuUcc
©h'erano tornati a farsi guerra nei campi
di Vaccoli sotto il Monte pisano.
I Lucchesi, sebbene allora mancassero
di un proprio governatore, stavano in
pece con i loro vicini , quando Augusto,
infermato in e assistito dal ro-
mano pontefice, cui raccomandò il figlio, a
dì 3 oltobre del 1056
La morie assai soli
elt tenera età del figliuolo Ari:
go IV (la cui tutela fu appoggiata all’
perstrice madre) furono le prime cause
i immensi e dell' orribile sconvol-
Gimento di cose, che, non solo a Lucca e
alla Toscana , ma a tutta Italia apporta
rono; tostochè di quà incomincia la sto-
ria che fu esordio di tali avvenimenti po
ci, peri quali si emanciparono quasi
tto i conti e i marchesi dal loro
regime repabblicano.
A intercessione del pontefice VittorioI!
il fanciullo rè perdonò al duca Goffiedu,
e liberò dall'ostaggio la sua moglie con-
tessa Beatrice con la superstite figlia, le
quali donne dopo due anni di prigionia
tornarono a dominare in Toscana.
Accaddero poco ap) due avveni.
menti gloriosi a Goffredo e alla città di
i il primo quando fu acclamato in
Roma per pontefice, sotto nome di Stefa-
mo IX, Federigo fratello del duca di To-
scana. Dondechè Federigo nel giro di po-
chi mesi eletto sbale di Moute Cassino,
poi cardinale e infine papa, non piccolo
anmento di reputazione e di potenza pre-
parata al fratello suo e alla cogn
tessa Beatrice; per modo che, al
Leone Ostiense, disegnavasi fare di Gof.
fredo un re d'Italia al momento in coi
mancò di vita il Pont. Stefano. — L' altro
i ia glorioso pei Luc-
chesì fu l'esaltazione avvenuta nel 1061
dalla cattedra Martino di Lucca a
ro di Roina di Anselmo
io, eletto dopo la morte del te-
stè nominato Stefano IX. Il quale novello
gerarca favorito dal duca e duchessa di
Toscana, e massimamente dal cardinale
IHdebrando de'conti Aldobrandeschi , fu
intronizzato col nome di Alessandro II.
Eccoci frattanto arrivati al punto do-
ve cominciano gli Annali di Tolomeo luc-
LUCC 839
chese, nei quali trovansi accennate le
incipali vicende istoriche, e più spe-
cialmente quelle di Lucca, a cominciare
dall'anno 1062 sino al 1304 ; vicende che
La
ita. ti dal 1304 sino al declinare del sec. XVII.
Che se = queste due opere celebratissi-
me si aggiungano l'altre non meno epie-
gie delle Memorie scritte da Fraucescu
Naria Fiorentini, di quelle che vanno tui-
tavia pubblicando i deputati dell'Accade
mia lucchese, e la Storia di Lucca receu-
temente data alla luce dal marchese Au-
tonio Mazzarosa, avranno i cultori delle
cose patrie în questi sullolati libri pa-
scolo copioso alla loro dotta curiusi
ostili, di tante piccole
unicipio, cui tennero diet
paci, in guisa che, lisi
scorrere delle principali mul
i civili e politiche, potrò progredite
franco nel cammino del presente ar-
ticolo.
Per le notizie dell’annalista Tolomeo,
La i documenti dal Fiorentini accen-
e dai compilatori delle Memorie
lucchesi testà pubblicati, veniami
gnizione che papa Alessandro I
uo predecessore Niccolò Il
Ki Firenze, ritenne, oltre il triregoo, an-
che la mitra e il pastorale del suo vesco-
vato, e che in Lucca più volte egli tornò.
Per più mesi vi si trattenne nel 1064,
quando accordava privilegii alla cattedra»
le di S. Martino, quando alla città di Luc-
di cadonava unsigillo del Comune con l’im-
pronta del Santo patrono, siccome vedre-
mo qui appresso, e quando decora va i cano-
nici di essa cattedrale della mitra cardina-
da portarsi nelle processioni, al pari
ici di Ravenna e di Campostella.
Ebbe occasione lo stesso pontefice di
passare nel 1067 € ripassare di Lucca
nel 1068, prima e dopo aver preseduto
un concilio che si adunò in Mantova.
Nella quale ultima circostanza ( giugno
del 1068) stando nel Brolio, o giardino
dell'episcopio di Lucca, la duchessa Bea-
trice, alla presenza di molti vescovi, conti
e visconti, emanò an placito a favore della
mensa vescovile lucchese, col quale fa com
840 Lucc,
fermata l'investitara di alcuni beni po-
sti ad Asciano e a Fico Auseressole nel
territorio di Pisa.
Tornato iu Lucca Alessandro Il nel
1070 consacrò ed elargì nuovi privilegii
al rinnovato tempio della cattedrale di
S. Martino, pel cui episcopi
tinuamente, molti mesi degli anni 1091
€ 1072, egli abitava corteggiato e onorato
dalle due governatrici della Toscana, Bea-
trice e Matilde.
Fiuì di vivere il buon pontefice nell’
aprile dell’anno 1073 in Roma, dove nel
giorno successi vo alla morte fu eletto in
successore suo quel cardinale arcidiacono
Ildebrando della casa Aldobrandesce, che,
dopo avere singolarmente influito all’ele-
zione di quattro papi suoi predecessori,
salì egli stesso sulla cattedra di S. Pietro
col nome di Gregorio VII. Il qual ponte
fice nelle emergenze tra la chiesa e l'im-
pero mostrò tanta fortezza, tale ardore e
incorrotta virtù, da renderlo celebre a
tutti i secoli avvenire.
Frattanto Matilde, ora sola, ora in com-
pagnia della madre, esercitava atti di do-
minio quasi assoluto sopra Lacca e sn tut-
restante della Toscana.
ssi, i assoluto, perchè ancora un”
ombra di dipendenza regia in qualche
modo nella celebrazione dei placiti di lei
traspariva. Tale, per esempio, fa quel-
Jo dell'8 febb. 1073, dato nel Borgo S.
Frediano fuori delle mura di Lucca, cui
assistà con la contessa Matilde un messo
di Arrigo IV; tale un giudicato del 25 feb-
brajo dello stesso anno, emmato în Firen-
ze nel palazzo vescovile da Beatrice Mar-
chesa di Toscana, ad istanza di Berta
priora del monastero di S. Felicita pres-
so il Ponte vecchio di Firenze, tostochè il
suo avvocato invocava il bando del re.
Ma poco si stette, dacchè il pertinace
sordo ai decreti di
re ecclesiastiche; ed irritato dalle sco-
vversi a Gregorio VII, da Arrigo
in Vormazia (anno 1076) fu quali-
ficato illegittimo il vero pontefice e sco-
manicato. In questo mezzo tempo mede-
simo nel palazzo Laterano, alla presenza
LUCC
delle due principesse di Toscana, ermi
aperto un terzo concilio, nel quale si di-
chiarava Arrigo IV fuori della chiesa, de
caduto dal regno, mentre si assolvevano i
sudditi, i vassalli ed i mipistri di lui dal
giurament ubbidienza e di fedeltà.
D'allora in poi la devota contessa Ma-
tilde cominciò a regnare da assoluta pa-
drona con inlitolarsi negli atti pubbli-
ci, che se ella contava qualcosa, era tale
per la sola grazia di Dio; cioè, Matilda
Dei gratia si quid est.
Quantunque i Lucchesi ed in generale
i popoli toscani non avessero motivo da
lodarsi del suo governo, pure a confessione
del panegirista di questa principessa, essi
per amore © per forza doverono unifor-
marsi ai voleri di quella prdrona: Mar-
chia volendo sibi paruit, atgue nolendo.
Per consiglio del Pont. Gregorio prese
Matilde per ceppellano e consigliere An-
selmo nipote di Alessandro H, che a lui
successe nel vescovato di Lucca , sebbene
viaggiava con la contessa anche dopo la
sua elezione episcopale. Infatti nell’ago-
sto del 1073 troviamo Anselmo in Ve
roua in compagnia delle due duchesse di
Toscana, e costà fa testimone a un atto
pabblico, col quale le stesse donue rinun-
ziarono, 0 piuttosto restituirono, al mo-
nastero di S. Zenone di Verona alcune ter
re prese dal marchese Bonifazio, di que
Je che facevano parte delle stesse
sioni, delle quali Arrigo IMI sino del 1055
aveva ordinata la reslitazione al mona
siero prenominalo.
Sono troppo noti per non dovere ram-
mentare gli avvenimenti politico-ecclesie-
stici che dopo la scomunica di Arrigo IV
posero sossopra î popoli e i principi della
Germania e dell'Italia, e per conoscere
qual parteattiva la contessa Matilda pren-
desse nelle infanste contese fra il trono e
l’altare, fra due re di Germania rivali,
fre un papa legittimo e tre scismatici.
i Solamente dirò che Matilde, appena ri-
masta orbata della madre, e vedovata del
marito Gozzelone duca di Lorena, si di-
iarò più francamente quasi
colo della S. Sede Apostolica elio
forte del Pont. Gregorio VIL
A sostegno di questo e di quella la gra
contessa armò un esercito, che di ottobre
del 1080 nel territorio di Mantova fu bet
tuto e disfatto dai combattenti fautori
LUCC
del IV Arrigo. Al quale monarca piutto-
stochè alla marchesuna di Toscana aieri-
va a quei tempi un buou numero di Luo-
chesi, e. upa gran parte del loro clero,
tostochè molti canonici, trascurando i pre-
cetti di una disciplina più severa e più
casta, ricusarono ubbidire al legittimo
oro pastore, eleggendosi i
vo scismatico, Infatti al passaggio che fece
nel 1081 dalla Toscana l'
lasciare alle sue fedeli
Lacca, tali generosi privilegi, che possono
dirsi a parer mio i primi efficacissimi se-
guali della loro muncipale emancipazione.
Lucca we ranto rentono pira Raruasiica
smo atta moars pi Casravccio,
Più di uno probabilmente si maravi-
glierà che io mi arresti quasi a mezzo il
corso della vi delle gloriose gesta della
gran conlessa , alla quale erano collegate
somme faccende politico - religiose della
Toscana, e dirò anche della cristianità.
Ma cesserà, îo spero, ogni sorpresa quante
volte si vorrà riflettere, che fa appunto
ia mezzo a tante agitazioni e tempeste,
fra l'urto violento di opposte passioni,
fra l'intolleranza e l’assolutismo, donde
incomineiòa germogliare e crescere quello
ibertà, che andò gradatamente
do, finchè giunse a costituire în
repubblica non solamente Luoca, ma
te altre città dell'Italia.
Fra gli elementi primordiali, che con-
tribuirono a predisporre i Lucchesi a re-
gime costituzionale, sono da contarsi (se
male non mi appongo ) i diplomi da Ar
rigo IV nel 1o81 concessi, da Arrigo V
nel 1116 e da Lottario III nel 1133 con-
ferraati a favore di quei cittadini, diplo-
mi che vide Tolomeo negli archivii di
Lucca. Quelli che tuttora ivi conservan-
si sono copie uulentiche, mancando già
da lungo tempo le carte originali. Con
altro diploma del 1100 Arrigo IV conva-
lidò le concessioni del 1081 ai Lucchesi,
a favore dei quali aggiunse i) diritto di
potere senza difficoltà navigare nel fiume
Serchio, e aver libero accesso allo scalo
di Motrone. Nel primo diploma del 1081
l°Augusto diceva, che, per ricompensare
i Lucchesi della loro fedeltà e dei servigii
a lui resi, vietava a qualunque autorità
ecclesiastica o laicale di demolire il re-
cinto delle mura della città; di edificar
LUCC
castella nel distretto delle sei
liva le consuetadini perverse im)
con duresta dal marchese Bonifazio; esen-
tava i medesimi dai placiti e sentenze di
i longobardi, dal ripatico pisano,
igli obblighi del fodro e di curatura da
Pavi li
gi prometteva
trola città 0
reale 0 imperia]
subborghi alcun palazzo
i e finalmente permet-
i teva ai Lucchesi di recarsi a comperaree
vendere nei mercati di S. Donnino e
Parra», dichiarando espressamente escl
da quest’ ultimo permesso i Fiorenti:
In conseguenza dell’enunciato privile-
gio il popolo di Lucca cominciò dal di-
stroggere nell’anno 1086 il vicino castello
eretto in Vaccoli da alcuni nobili di con-
tado; e nell’anno 1100 lo stesso Comune
mandò gente ad atterrare la torre di Ca-
stagnore sulla riva destra del Serchio di
pertinenza di altri cattani; quindi nel
1104,a cagione del castello di Ripafratta,
i Lacchesi rinnovarono contro ì Pisani
un lungo conflitto nei campi medesi
dove cent'anni innanzi gli uomini delle
due città rivali avevano acerbamente dopo
tanti secoli combattuto.
Ad oggetto pertanto di tutelare con più
sicurezza il castello di Ripafratta, per il
lire di Tolomeo durarono cin-
quei valvas-
sori, Ubaldo figlio del fu Sigismondo,
l’anno 1121, si pose sotto Ì’ accomandigia
degli arcivesconi e dei consoli pisani, di-
chiarando di cedere ad' utilità di quella
primaziale e del popolo dè Pisa la por-
zione che gli apparteneva del castello, di
tutto il poggio e distretto di Ripafratta
con le altre terre e ioni che il so-
pradetto Ubaldo e Matilde sua consorte
possedevano nel contado lucchese.
lo documento, oltre che ci sembra
che dia a conoscere, che il distretto di Ri-
pafratta a quell'epoca doveva essere com-
nel perimetro delle sei miglia del
contado di Lucca, conferma eziandio qual-
meole la città di Pisa, e forse Lucca, fino
romana, fu dato il titolo di Consoli.
Per quanto noa vi sia da indicare l'an-
mo preciso, in cui nelle due nominate città
fu stabilito il consolare magistrato; per
842 LUCC
quanto manchino finora docomenti che
prima del regno di Arrigo IV ne facciano
menzione, ciò non ostante è da credere,
che intorno al 1ogo i Consoli maggiori,
ossiano municipali, esercitassero il loro,
uffizio in Lucca, al pari che in molte altre
città e terre della Toscana.
Per quelli di Pisa, oltre il documento
del ani qui sopra citato, dobbiamo al
Muratori la pubblicazione di una carta
del 5 ottobre 1095 spettante a Daiherto
arcivescoro della metropolitana di l'isa,
mella quale Viene rammentato il magi-
strato dei consoli hujus civitatis qui pro
tempore fuerint.
Per ciò che spetta a Locca non è finora,
eb'io sappia, comparso alla luce alcun
documento anteriore a quello dell'an-
no 1119, in cui si nominano i consoli di
questa città, È un istromento del dì ar
ottobre col quale un sindaco di Benedetto
vescoro di Lucca, alla presenza di di-
versi testimonj e di Goffredo del fu Gio-
ine lucensis consul, restituì 2300
vevali im-
prestati al vescovo Rodolfo su
sore; mediante il qual pagamento il vesco-
vo Benedetto riebbe il castello di Monto-
poli stato dato al creditore, come a titolo
di pegno. (Memor. Lucch. T. IV, P. II).
Molte per altro sono le scritture del se-
colo XIl e XIII, nelle quali si rammen-
LUCC
monarca e di Rainaldo arcicancelliere del
regno d'Italia, dei conti Gherardo, Il
debrandino ed Alberto, e di alcuni cos-
soli pisani, fiorentini, e pistojesi, tre com-
soli di Lucca prestarono nel Borgo di S.
Genesio, mentre cinque giorai
Locca giurarono gli altri tre consoli
mmasti in città, davanti al pubblico parla-
qual diploma si viene anche me-
glio a conoscere, non solo mero dei
consoli maggiori che costitui
il corpo decurionale di Lucca, ma ancora
di qual libertà al tempo di Federigo I
fruissero i Lucchesi.
Avvegnachè ciascuno di quei consoli
giurar doveva fedeltà all'Imp. dicendo,
sicut de jure debeo domino Imperatori
meo; el anche promettere di buona fede
che avrebbe in ogui caso ajutato Augusto
nel possesso del regno d' Italia noo che
di Lucca e suo contado. Aggiungasi, che
ciascun console, innanzi di entrare in uff-
zio, giurava di pagare all'Imperatore le
regalie che di dirilto se gli pervenivano;
di più: et conventionem factam de pecn-
nia 400 librarum annuatim solvenda ob
servabo; et nullum recipiam in Consure
70, gui hoc sacramentum de pecunia sol.
venda non juret etc.{Menoa. Loca. T.1)
Nello stesso privilegio permettevasi ai
che Lucchesi l'annuale elezione dei loro con-
soli foretani, ed ogni vicinanza o contrada
avera i suoi, Quindi è che al giudicato fa-
mmoso dell'anno 1124, tenuto nella chiesa
di S. Alessandro di Lucca per decidere
una causa che agitavasi tra il vescovo di
Luni e i marchesi Malaspina, inlervenne-
ro come giudici non meno di sessunta con-
soli lucchesi. (Monar. Ant. Estens. P. 1).
Non erano però questi consoli delle cu-
rie, ana bensì i consoli maggiori, cui spel-
tava l'iogerevza governativa, ed ai quali
appella un privilegio spedito da Federi-
go T li g luglio del 1162 ai diletti suoi
fedeli i consoli di Zucca e a tutto quel
popolo Nel qual documento leggesi la for-
mula del giuramento che, i0 presenza del
soli, con che per altro gli eletti
avrebbero governato il po
polo e la città a onor di Dio e a ser:
ae in Italia, hastando uno di loro per tut.
ti, quando Augusto si ritrovasse în Ger-
mania.
In proposito del pubblico parlanento
di S.
tenuto nella coria di
ca,allorchè i tre consol
Martino di Lue.
£
inrarono le con-
dizioni dall'imperatore Felerigo 1 net
1162 stabilite e concesse, cade in actoncio
giuramento sinzolare
ricordare un altro
fino dall’ei
mercanti: i quali a quel tempo tenevano
i loro banchi, fondachi n hotteghe nella
sa di S.Martino, dov'erano
alberghi per i forestieri.
LUCC
La formala trovasi tattora scolpita in
marmo solito il portico della cattedrale con
homines possint cum fiducia cambiare et
et emere, juraverunt omnes Cam-
biatores et Speciarii, gui od cambium vel
species stare voluerint, quod ab illa hora
in antea non furtum faciant , nec trecca-
mentum , aul faltitatem infra curtem S.
Martini, nec in domibus illis, in quibus
homines hospitantur ...Sunt etiam insu-
per gui curtem istam custodiunt, et quic-
quid male factum fuerit , emendare fa-
ciunt. Anno Domini ICXÎ,
Chi noa leggerebbe in questa memo-
ria il simbolo dei consoli dell'arte del cam-
bio, e dei mercadanti? chi non riconosce-
rebbe nella corte di S. Mertino un luogo
consimile a quello che prese più tardi e
conserva in Firenze il nome di Mer-
cato nuovo? Nei custodi poi della corte mo-
desima incaricati a giudicare e condanna-
chi
Per egnal modo più tardi si a
Lacca un'altra caria, chiamata di
stofano dalla chiesa presso la qualeavera
la sua residenza, e la coi ingerenza consi-
steva în giudicare le cause civili della
città e sabborghi sino al merito di 25 lire.
La curia dei consoli creguani, residente
nella soppresa chiesa di S. Senzio, aveva
per ispezione di stabilire tregue, pronun-
ziare lodi e sentenze per ragione di li.
velli, di penali incorse, di cause civili,
ed anche ecclesiastiche cc.
Vi era poi la caria detta de'consoli fe
reteni cssia foranei, per le cause tra fo-
lacchesi, ovvero tra forestieri e
forestieri; se questa faceva le sue adunanze
mella chiesa di S, Alessandro.
In quanto ai consoli dei mercanti di
Lecca il Muratori pubbliob un accordo
fatto nel s2 febbrajo 1182 tra i consoli
maggiori, i consoli de mercanti di Mode-
ma da una perte, ei consoli maggiori e
consoli de’ mercanti di Lucca dall'altra
perte, mercè cui i consoli della città Mo-
denn obbligaronsi per g anni a difendere
chienque persona della città e distretto
LUCC 865
di Lucca in totto il territorio Modenese,
edi li buona ragione tulte le vol
te che ne venisse fatto reclamo dai consoli
lucchesi , 0 dalle loro lettere segnate col
sigillo della città di Lucca.
A confermire che j consoli maggiori
sin d'allora fossero i rappresentanti del
corpo decarionale della città, rammen-
terò una letiera del pontefice Eugenio III,
diretta verso la metà del secolo XII ai suoi
dilewi figli, i consoli di Lucca, par sor
tarli ad assistere e proteggere î frati che
il loro vescovo Gregorio aveva di corto in-
trodolio nella chiesa e monastero di S.
Paptaleone fuori di Lucca, sul monte di
S. Giuliano. (Bacuzu, Miscellen. T. IV).
In una parola tutte le memorie su-
perstiti tendono a dimostrare che Lucca,
a partire dal privilegio di Arrigo IV, go-
deva di magistrati proprj, siccome d'allo-
ra in poi possedò di buon diritto un ter
ritorio di sua esclasiva giurisdizione.
Il contado di sei miglia tutto attorno
alla città di Loca fa posteriormente (an-
160) ridonato da Guelfo VI duca di
Baviera, quando era marchese di Tosca-
ne col rilasciare ai Lucchesi ogni regalia
; marchionale. Oltre di ciò fo ne stesso duca
rinunziò pure
ca agli allodia
to di cui egli si qualificava legittimo Si
gnore ed erede, purchè i beni della de-
fina contessa fossero stati
© nel distretto delle sei mi
Tale importantissimo privilegio, oltre
ad essere ana conferma dei diplomi da
Arrigo IV e V concessi ai Lacchesi, li so-
pravanza in quanto al dono delle molte
possessioni che ebbe in Luoca e nel suo
contado la ricchissima contessa Matilde,
mol fa del marito, allontanossi dal
Teasersio di Geelle sl segno che ammollo
iti dotali, Quindi essa, nel 19 novem-
fr del 1103, stando nella rocca di Canosa,
alla presenza del cerdinal Berardo degli
4 LUCcC
Uberti legato pontificio in Lombardia e di
altri illostri volle rinnovare
per rogito l'atto di donazione già da lei
da alive teo fata nelle mei dc po
tefice Gregorio Î
sito elle desò alla chiesa romana cai
bona mea, dice la carta, jure proprietario,
fam guar nunc quam quae in po.
donazione matildisna spportame, lo ve-
dremo tra poco. .
Si erano i Laochesi per
di Federigo I riconciliati. con i Pisani,
i sindaci dei quali, nel 1195 alla prasen-
na di Augusto in Pavia, sottoncrissero un
regia
cificazione per la cristianità, fermata in
Venezia nell'estate -del 1177, quando Fe-
derigo I discese alle richieste del Poat.
Alessandro III, specialmente rapporio al-
le investiture dei benefisii, el alla resti-
tuzione dei beni della chiesa romasa, sal
o però le terre ed i possessi appartenati
alla contessa Matilde.
Esiste nell'archivio dei canonici di S
Martino un privilegio dello stesso Auzu-
sto, dato li 35 gennajo 1178 apud Zucem
Civitate in palatio episcopale, che
servire a confermare due fatti: il
che l'Imperatore, avendo preso silegio
nella casa del vescove, mostra che anche
ai suoi giorni non esisteva in Lucca pe-
Ilazzo regio o imperiale, siccome era stato
da Arrigo IV promesso di nen fabbricer-
velo, e come infatti nel 1209 in altro di-
ploma dall’Imp.Ottone IV fu noovamente
ai luochesi promesso di non farvelo.
31 secondo fatto è che Faderigo I, dopo
il 25 gennajo, devà da
tamente a Genova, tostochè nello stesso
nese ed anne in quest’ ultima citià ce lo
danno arrivato i continuateri do
mali di Caffaro, dopo essere stato Federi-
(01 preceduto di ua giorno dell'Inpe
dell'anno
1187 l'esaltazione al trono pontificio di
Locio HI netta del cardinal Ubel-
do dell’estinta casata ‘ucchese degli 4/-
lucingeli. — Abbismo dall’annalista To-
Jomee, come sotte questo medesimo anno
LUCC
1, @ nativitate, fu rinnovata pace fra
i Lucchesi ed i Pisani. In conferma di
ciò l'arebivio della casa Rosselmini di
Corrado, ed emere ancora di una gran-
1
1
1
H
'
'
'
i
‘
'
i
falsari feciam .. <nogne permiliam, ne
que concedam fieri extra lucanam civi-
LDCC
fesem. + 194 faciam ipram monetam lucen-
sem accipi et currere în mea civitate et
Sortia atque districtu, ete—(Ascure. Row-
nomi di via 8. Maria a Pisa).
Se non è da dubitarsi sall’a
« originalità del documerito qui ao
cennato, io dumanderò ai critici, qual
TE2Lo di ubbia a (are delle cose dette dall
amnalisia lucchese, sia quando rammenta
agli anni 1175 e 1176 vox sulenza eun
bando dell'Imp. Felerigo contro i Pissui
di nea coniare moneta siuzile alla lucche-
se; sia quando perla soito l'anno 1178 di
na misera insudita dallo stesso impera-
tere ordinata, privaudo tulte le città della
Toscana di qualunque sia giurisdizione
nel lore contado? inderò pure, se
‘debba tenersi per vera, rispetto alla mo
mota di Lucca, la cenienza di anatema fal-
minata nel 1158 del pontefice Adriano IV,
che inibiva a tutte le cità delle Toscana
di coniare nelle loro zecche moneta lue-
chese, comandando alle medesime di ao-
qeitare nel loro commercio e di far uso di
quella di Lucca. Dicasi le stessa cos di
uu breve di Lacio III, col qual
questo pepe concedè si Lucchesi il di-
ritto della teoca, consigliando le città del-
la Toscana, della Romagna e della Cam-
Lenticità
Don tralaneiò
potevano concelerle quel
sempre uno dei principuli articoli di re-
gplia delle sovranità.
Inoltre, da molte espressioni che leg-
quasi nella concordia del 1181 tra i Luo
chesi ci Pisani, apperisce che sino da quel
tempo, tanto uella città di Loca, quaato
isa esistere dovevano olire i magi-
sirati comselari, anche il potestà, ossia
rettore della giusizio — lato uu Pa-
ano di Ronzino, rammentato da T'olowice
all'anno 1188, esercitava im Lecca l'ufi-
sio di potestà ; nell’anno cioè in cui in-
sorse una rissa popolare fra le genti del
quertiere di Porta S. Fredisno e quelle
quartiere di Borgo, alle quali si uni.
roso gli abitanti della Porta S. Dunato,
mentire quelli di Porta S. Gervasio e di
vu
uale, ne! 1182, diast Pandolfo
sdizio- l'anno 1309 dici
LUCC 885
Porta S. Pietro presero le parti dell'altro
quartiere; per causs di che s’ intromisero
i Fiorentini a ristabilire fra i. rivoltosi
la pace. Sim qui Tolomeo. — Ma il Ber
nardivi, appoggisudosi ulle parole di una
caria dell” ospelale della Misericordia di
Lecca, assicura, che al del potestà
Veber (fr il 1188 di 1189) ferone
caociati da Luoca i Î, 00m
trariavano gli ordini suoi e quelli di Gu-
glielo Vesc. di Lucca, (Bevaausi, daca!.
Luosns. Urbis. Lib. IL)
Dopo tali gare civili, altre se ne scso-
sero di nssai maggior isomento per la mor-
te accaduta nel 1197 di Arrigo Mafpetno]
che il trono imperiule per lungo tem
fu coa!rastate fra Foderigo duca di Steria
di setta ghibellina e Ouone IV di Sasso
tia sostenitore dei Guelfi.
Infatti cotesti sconcerti
dint Pare coscia indu sami
e plichi, cotssesore gli ambesciniori di
uasi tutte le città e terre della Tu:cana,
DETTI furono due consoli di Luoca.
Scopo di esa dieta eni di far giurare é
feti ici sue ice ino per
imperatore, re, duca o ‘marchese senza
Agr Stein Pomena, —
Che però Ottone appena che fu nel-
D rhiacato ii da fo
mocenzo LIL, egli venne risonoscieto iu le.
gittimo monarca dei diversi comuni e ms-
della Toscana, e specialmente dalla
cità di Lucca. A favore dilla qi nell’
auno stesso il nuovo Aupasto,
cembre, spedì dalle ciuà di Fuliguo un
ivilogio più luego di quello comper-
5 ed ia Faligon
TALE Pre le conconioni dell'impero.
tere Quone IV accordate ai Lecohesi me-
nuovo del cerchio della città di Lucca,
come pure le case che dentro tal circuito
di mura si 1 ® che erano
pià fabbricate. — Se 00m m' ingenue, a
107,
846 LUCE
mésembra di sobprire in questo privilegio
un indizio, che ai tempi di Oîtone IV, e
forse qualche anno prima, prosperando le
cose dei Lucchesi, dovevano questi aver da-
to principio al secondo io delle mu-
ra di Lacca, senza frattanto abbattere le
vecchie. (Ciaumu, Memor. Lucch. T. I.)
Arroge a'ciò En altro diploma dello
stesso Qlione, dato in Sanminiato il di due
novembre 1209,a favore della chiesa e ce-
monici di S. Frediano di Lucca, cui con-
fermò quello concenole da Arrigo VI suo
antecestore. Del qual diploma emerge una
motizia finora (credo io) ignota, col farci
conoscere, come i canonici di S, Fredia-
mo a spese del loro monastero avevano fal-
to alzare wo muro di la dalla chiesa per
allontanare il corso del Serchio dalla cit-
tà. Ecco le parole che si leggono nella
pergamena originale: Ziem jubemus et
LUCC
dopo raille regolavano gli affari della re-
pubblica di Lucca, pochi documenti ce li
danno a conoscere meglio di quello del 16
luglio 1234, edito dal Muratori. — (at.
Med. devi Dissert, 46). -
Già da qualche tempo la corte di Roma,
massime sotto Onorio III e Gregorie
aveva messo in ca l'eredità lasciata
al patrimonio di S. Pi dalla contessa
Matilde; nella quale eredità erano com-
prese molte terre e feudi da quella princi
Pesa e dai suoi maggiori, più che altrove,
posseduti nelle li Garfagnana.
conosciute le Paine Pont. Gregbrio IX
ai Pistojesi, al loro vescoro, all’arcivo-
scovo di Pisa, ai vescovi di Lecca, di Lani
iter interdicimas , ut inter murum, poni
nec a potestate aligqua, seu Consuli-
pe sive a Comuni lucanae civitatis, neo
ab aligua persona . . .nisi de voluntate et
assensu prioris et capituli dictae eccle-
siae, etc. Termina il diploma come
Firmiter quogua precipientes,
ictae libertates et concessiones
imen civitati.
a. Arca I Lett. A. 1î2).
Dovendo stare all’asserto di Francesco
Bandinelli, antore di una storia inedita
della sua patria, dovreramo fissare verso
il princi del secolo XIII l' istituzione
in Lucca di ana magistratara civile e mi-
Jitare.I ‘egli ne avvisò che, bra-
mando il senato provvedere alla difesa del-
la libertà lacchese, nell'anno 1308, adi
natosi sella chiesa di marg
si elemero ra priori, ossiano Triburi e
Copilani delle milizie, i quali con le loro
insegne, o gonfaloni, insieme con i Con-
soli maggiori, nel di 23 marzo di detto
annuo, riuniti nella chiesm di S. Senzio
[alpi
Tn quanto poi alla classazione e all'or-
dine dei magistrati, che nei primi secoli
ione di alcuni Iuoghi della Garfagnana.
feri quali dissapori Gregorio TX, nel
1231, disfece in quattro parti la
lucchese, con distribai;
diocesi
Ciò non ostante i Lucchesi tenner sal.
do, daudosi ogni premora per difendere i
loro diritti; comeochè alcuni ‘tal gover
no di Lucca, per iserupolo, dice un mo
derno istoricn, inckinevano a mon far osta
al Papa, mentre altri stacan forti nel so-
stener la ragione.
Finalmente nel 1234 si concluse la bra-
mata pacificazione con un traMato pub
icato dal Muratori, nel si sco
0 per avventara varie magistratare
Fiquelle che allora reggereno la ciù e
il distretto di Luoca. Avvegnachè, voleo-
do quel popalo (dice il documento) wbbi-
dire agli ordini del-papa a cagione degli
eccessi, i quali richiamaromo sopra di lei
le sentenze di scomunica ed interdetto,
tanto per i danni fatti al clero e chiese
dello stato quani
della Garfagnana, con deliberazione a|
provata nel consiglio generale, adunato in
Lucca nella chiesa di S. Michele im piaz-
22, li 26/laglio dello stesso anno 1234, 20
cordlarono e consegnarono a rmaecro Pie-
tro di Guarcino delegato speciale del Pont.
Gregorio IX, ricevente per la Romana
LUCC
chiesa, il possesso e la custodia della rocca,
torre e castello di Castelnuovo di Garfa:
guana, e della rocca, torre e castello di
uitata, entrambi da tenersi per conto del
’apa in pegno delle 4000 marche d' a
to che il Comune di Lucca si obbli
di pagare alla R. Camera apostolica nel
termine di quattro anvi. Alla quale delibe-
razione intervennero cinque consoli mag-
giori di Luoca, i capitani o tribuni della
contrada di S, Pietro maggiore, i capitani
della contrada di S. Cristofano; inoltre
25 cousiglieri speciali per ciascuna porta
di Lucca, 12 del Borgo, 24 consiglieri
d città, oltre un numero
ra ascendeva a 380 persone; numero cor-
rispondente appunto ad altra assemblea
tenuta 6o anni dopo (20 febb, 1294) nel
nuovo palazzo comunale della canonica
presso la chiesa di S, Michele in Piazza.
Fuio contemplazione di voler amplia.
re il pvlazzo del Comude di Lucca testà
rammentato, che il governo acquistò in
compra per il prezzo di mille fiorini d'oro
di grossi, = peso relto di Lucca, ed a ra-
gione di soldi 45 e denari 6 perogni fio-
rino, dal possessore Puccino del fu Lam-
berto medico, due case contigue al detto
palazzo. Il contratto fa rogato il 22 giu-
gno 1297in pelatio în guo detinentur con-
silia Lucani Comunis, guod est canoni.
cae S. Michaelis in Foro. — Presenti all’
irumento di compra furonvi il potestà,
il capitano del popolo, gli anziaui e prio-
ri, tanto quelli che erano in carica, quan-
to quelli che dovevano entrare in uffizio
nei due mesi futuri di luglio e di agosto
dello stesso anno. (Memor. Zucch. T. 1.)
Ecco frattanto an documento confuceu-
te a far conoscere non solamente le di.
verse magistrature primarie della repub-
blica di Lucca, ma che aucora ci notifica
gli anziani subenirati si consoli maggio-
ri, i quali cambis vansigin Lucca ogni due
mesi, nella guisa medesima che a Fireo-
se, dove sino dall'anno 1250 i consoli
vennero rimpiazzati dagli anziani. —Ag.
giungasi, che nel 1250 appunto in Fi
renze occupava la carica di capitano del
popolo un anziano lucchese, Uberto Mos-
50; il quale troviamo cinque anui dopo
LuUcc 847
fra glia ella sua petria— (G.Vit-
ram, Cronic. Lib. VI e. 39. Aunun. Zstor.
Lib. It.Cramu, Memor.ZucchT.I.)
che nientemeno importa di essere
qui segnalato si è, di trovare che il Comu-
ne di Lucca prese la deliberazione” d' in-
grandire il suo palazzo nell’anno istesso-
in cui la Rep. fiorentina diva principio
al suo nella piazza del popolo, che. prese
perciò il nome di palazso della Signoria,
altaalmente di palazzo vecchio. -
Dopotali avvertenze, volendo ritornare
in via per accennare le principali
de civili e politiche secadute nella città
di Lucca posteriormente alla pacificazione
con la corte romana, dirò, che le cose pub-
. bliche dei Lucchesi dopo la morte dell’
Imp. Federigo IT, nei primi dieci anni del-
l'impero vacante, camminarono di bene
fn meglio e prosperarono, non tanto ri-
guardo al modo di condurre gli affari del
comune, come di conservare i paesi che
i Lucchesi a forza d'armi andavano acqui-
stando, ad onta che iu Lucca non man-
te fazioni dei guelfi contro i ghi-
bellini, dei nobili di contado contro la
comunità, del popolo grasso contro il ma-
gro, în uua parola dei popolani contro i
snagnati.
Erano nel secolo XIII i Lucchesi per
uniformità d’istiluzioni municipali e per
sentimenti politici coi Fiorentini sì stret-
tamente uniti e collegati che, ogni affron-
to, qualsiasi danno e pericolo di uno dei
due popoli era affronto, danno e pericolo
dell'altro; quindi nelle guerre, come nelle
tregue, così nelle paci, il governo di
ca in tutto il secolo XII, e nel principio
del susseguente, camminò quasi costante.
mente d’accorilo con quello di Firenze;
edi Signori della repubblica fiorentina
uniti di massime con gli Anziani lucche-
si furono per lunga età l’anima è il mag-
gior nerbo della lega guelfa in Toscana.
Fra le dimostrazio: i scambievole
i due governi debbo rammen-
re quella del 1328, quaudo i Fiorentini,
jaterponeudosi mediatori, furonodichiara-
ti arbitri di una pace fra i Lacchesi e i
i. Ciò apparisce dal lodo pronun-
jeno consiglio, nel dicembre di
nno, nel palazzo del Com. di Firen-
2e, preseuli Parenzo Romano di
Lucca, e varii sindaci della stessa città,
848 LUCC
fra i quali trovavasi quell’ Uberto Hosso,
presso fu eletto il primo
di cui a buon diritto il governo lucchese
deve onorarsi, fu dimostrata, se in non
faperto. Av
1300 cavalli, di cui è fama che nei campi
dell'Arbia si componesse l'esercito guelfo
ianunzi la pugna, dopo la funesta sconfitta,
molti di quelli scampati al macello ven-
nero immolati alla rabbia del vincitore
dure prigioni cacciati. Mai
rovina maggiore aveva percosso le città
guelfe di Firenze e di Lucca; mai più
si pianse in Toscana tanto, quanto dopo
la terribile giornata del 4 settembre 1360;
suo cougiunto.
Da tanta desolazione molte città e terre
della Toscana spaventate, inermi e scorag-
gite dovettero aprire le porle e far buon
viso a vincitori orgogliosi e sempre caldi
d'ira. La sola città Lucca tenne forte,
va a tener lontani
ghibellini, serviva di refugio
e di sostegno si guelfi cheda ogni parte op-
pressi e scacciali accorrevano coslà.
Per altro, Lucca divenuta in tal guisa
fece risolvere le armi di To.
scana tutta di voltarsi
suo territorio. Le quali aggressioni, hen-
chè tulvolta dai Lucchesi respinte fossero
con danno dei nemi
numero di questi fu
terza da esser costretti i suoi reggitori do
po quattr'anni a venire ad an accordo.
Fu pattuito pertanto che i Lucchesi, sal-
ve le patrie leggi, ad esempio dei Fio-
rentini, riconoscerebbero in loro vicario
Mapfredi re di Napoli, giurando di
nella parte ghibellina; che essi allotane-
rebbero dalla città edal contado i quelli re»
forestieri, a condizione però di
riavere il custello di Motrone, ed i prigio-
nieri fatti alla battaglia di Moutaperto.
A questa epoca il Beverini attribuisce,
sebbene senza prove, Îa mulazione dell'or-
dine antico del governo mubicipale di
Lueca, accaduta, dice l' ’anvalista, dopo 1g0
anni che avevano governato i Consoli;
. miaòin suo capi
pro guelfa, gata
LUCC
dondechè il regime della repubblica fa
ttusferito al decerovirato degli Anziani,
eletti due per ciascuna delle 5 regi
porte della città. Di
re suppuneta, che tal cangiamento acc
desse per far partecipare onori
a danno dei ghibel-
quando si è visio, che
il popolo di Firenze in detta occasione no.
ino Uberto Rosso di Lue-
cai che per consiglio di lui furono eletti,
in vece dei Consoli, dodici citlidini, due
perogni Sesto, chiamandoli questi Anzio
ni del Popolo; e che in tale occasione,
per asserio del cronista più vetusto, Ri-
cordano Malespini, si diedero dallo stesso
capitano venti goufaloni a certi caporali
partiti per compagnia d'armi e per vi-
cinanse, come abbiam visto praticato an-
che in Lucca; tutto diceva, darebbe
motivo di credere che la mutazione del-
l'ordine governativo fosse accadata in
sta ciltà molto innanzi che il partito ghi-
bellino avesse acquistato preponderanza
tanto in Lucca come iu varie Polare città
e terre della Toscana.
Con tettociò. Lucca guelfa per genio e
iegare alla parle ghibellima, ri-
tornò ad esser guelfa losto che il più p
tente sostenitore del ghibellini
Manfredi, nel 1366 rimase vinto el estia-
to nei campi di Benevento.
Sebbene d'allora iu poi non mancassero
frequenti guerre battagliate per tenere în
moto e in allarme il popolo lucchese, ore
riell'anno 1291 per conquistare il forte ca-
stello di Montecatini in Val-di-Nievole,
fato nido de' ghibelli:
in sussidio Jolla lega guelfa fanti e co-
valli nel Val-d' &rno aretino; ciò noe
ostante può dirsi, che le cose interne dei
Lucchesi si rimasero tranquille per tutto
il resto del secolo XII.
Frutto di stabilita tranquillità e del
felice sinto dei Lucchesi credo potersi
guardare la costrazione di molli di
sacri di strade e piuzze sm
LUCC
pliate dentro e fuori di città. Delle quali
cose diede un cenno anche Tolomeo, agli
anni 126,0 1298: “uando cioò fu ingran-
dita la piazza di S. Michele e trasportati
altrove gli ospedali di S. Michele in Fo-
ro, e di Ss, Bonto; € ciò nel tempo istes-
riori compratano con i de
soppressi Templari
parte dell'orto dei frati predicatori
di S. Romauo ad oggetto di costruire in
quel suolo case e horgate.
Mentre tullo andava a seconda del de-
siderio dei governanti e dei governati, n
tornò in campo ua malumore che fu pre-
ludio non solo di gravi amarezze, ma che
ogni bella speranza c i disegnati progetti
travolse.—Era appena incominciato il se-
colo XIV, allorquando antichi odii di {a-
maiglie e semi di cittadine discordie ger-
mmogliarono in guisa tale, che resero oltra-
rhibellino contro il guelfo sotto
una nuova divisa, quello di bianca, que
sto di nera. — Vinse naturalmente in Luo
«a la fazione più numerosa del popolo,
cioè la parle nera, di cui era l'a
potente anzixno, molto in grazia della pi
be, e tornato di corto da una legazione al
Pont. Bonifazio VIII. Dico di quel Buon-
turo Dati uomo guelfissizno, e conseguen-
Là
ironia maligna volle sferzarlo insieme con
i suoi concittadini, dicendo, che costà
Ogni uom v'è barattier fuor che Bonturo.
cei (£nferno, Cant. XXI)
Per abbattere la sede donde sotto nuo-
ve forme era portito l'incendio delle po-
litiche fazioni , si unirono ai Fiorentini
i Lucchesi, i quali d' accordo stabilirono
d'inviare i loro respellivi eserciti ad al-
t»ccare le castella del territorio di Pistoja,
e quindi assediare la città foni ri
mi sostegno della parte bianca, fatta
nido dei più acerrimi ghibellini.
Sarebbe ozioso il rammentare le lacri-
meroli conseguenze di quell'assedio e del-
la resa di detla città dopo undici mesi di
ostinata difesa, per non aver duopo di
qui solamente avvertire, che la lega vin-
cilrice spartissi il goveruo della soggioga-
ta Pistoa, riservaudosi i Lucchesi l'ele
loro cittadino per polestà,
mentre era nella scelta dei Fiorentini la
nomina del capitano del popolo.
Insorse ia Lucca poco tempo di poi (su-
il goven
no, che per principio politico teneva dalla
parte popolare, riescì a far escludere dalle
rse tutti i magnati o polenti, eccetto
quelli che ad una delle compagnie delle
ossia dei vel faloni di con-
delle ragioni per riforma-
ti del Comune di Lec-
1308, Lib. III rubrie. 165 e 169).
Supera il numero di cento la nota delle
famiglie nobili lucchesi con quella rifor-
ma state escluse dalle prime magistrature,
oltre i nobili di
di qualunque esi
Boaturo Dati con altri dae
polani, potenti presso la plehe, furono
uelli, che a detta epoca ‘Formirono in ia
jucca una specie di triumvirato, dal cui
arbitrio era regolato quanto spettava alla
Siguorìa e sl governo della repubblica.
Fu tolta l'autorità agli anziani, e la
giurisdizione adici delle diverse vi-
carie del territorio per mettere al loro po-
sto de popolani. Quiudi è che molte fa-
vennero ammonite, molte altre e-
e moltissime disgustate abbaodo-
rouo la patria, mevomando così la città
le rovine, le ioni, Je stragi e isso
cheggi che Lucca ebbe & sopportare all
arrivo impensato ed ostile di Uguccione
della Faggiuola , ( all'anno 1314 ), cioè
poco dopo essere stato Uguccione eletto
in capitano gencrale di una popolazione,
che per troppa vicinanza, per indole del
governo e per circostanze di località na-
cque, crebbe e invecchiò quasi sempre
nemica del popolo lucchese.
Era morto di corto l' Imp. Arrigo VII
terrore dei guelfi in Italia, sostegno dei
ghibellini , quando tornò a ridestare le
speranze in quest'ultimi Ugoecione del-
la Faggiuola, che i Pisani elessero in si-
gnore, invitato da Genova per succedere
ad Arrigo VII nel comando generale dei
ghibellini di Toscana. Inoltre era manca»
te ai vivi il Pont. Clemente V affeziona»
to a Roberto rè di Napoli ; lo che aprì a
850 LUCC
Ugeccione nas più agevole via al conqui-
sto di Lucca, cui già meditava. Infatti
cominciò egli a travagliare sì fattamen-
te i Lucchesi, da costringerli alla restitu-
gione delle castella state cedute dal conte
Ugolino, Volle inoltre, ed otteune, che
gli usciti rientrasiero in Lucca; tra i
quali Castruccio di Geri degli Antelmi-
pelli rivide la patria. — Infine Uguccione
la testa di r1000 e più soldati mosse
vriso da Pisa (14 giugno 1314) e
arrivò dinanzi a Lucca contemporanea»
mente alla moma di un allarme dei ghi-
bellini di corto riaccettati in patria; lo
che agevolò l'ingresso in città del Fag-
giolano e delle sue masnade. I Lucchesi
sopraffatti da interni e da esterni nemici,
nè potendo resistere a tanta piena, vide
ro in brevissim'ora fuggire la cavalleria
poco inzi dal re Roberio
oro fu inviata, e la città fatta
preda degli assalitori. Fu allora quando
con spaventosa rabbia, con isfrenata li.
bidine e insazievole ava: manomes-
se, si calpestò onore, pudore, religione,
ed ogni più rispettabile diritto divino e
umano. Il saccheggio più feroce che fosse
dato mai a ona città da chi avesse ‘soste-
nuto lunghissime fatiche e grande morìa,
serba un nulla in confronto di quello
che al dire degl’istorici lucchesi a
«offrire la loro patria dai fautori e dai sol.
dati di Uguccione della Faggiuola. Segui-
tò la tragedia oito giorni continui, duran-
te il qual periodo furono non solo saccheg-
giate e vilipese le cose dei privati, ma
profanate e spogliate le chiese insieme col
ricco tesoro che il Pont. Clemente V vi
aveva congregato; i fine a colmo di tanti
ti
In tal guisa Lacca fatta bottino dei ghi-
bellini, con uo' apperente formalità lega-
le dov acclamare {r3 luglio 1314) Uguc-
cione in capitano generale del suo popolo,
nel modo che lo era del pisano: e così la.
suoi fuorusciti. I quali, ri
usura sopra i loro concittadini, e speci
mente contro quelli che parevano più
ri al popolo, li scacciarono tosto di patria,
© gli spensoro affatto con la vita. In tal
LuUcc
guisa il capitano del;
solava i ghibellini toscani della morte di
Arrigodi Trssembargo; rendendosi sem-
pre più formidabile e più spaventoso ai
guelfi colui che, a sentimento di un ere-
ditissimo scrittore della nostra età, dal di-
vino Alighieri fu simboleggiato nei Feltro
allegorico, come il Messo di Dio,il quale
uccidere doveva la rea donna,
E quel gigante che con lei delingue.
( Purg. Cant. XXVII)
2500 cavalieri, con questi mosse verso
la Val-di-Nievole per conquistare
stello di Montecatini; sennonchè dall’al-
Uro lato era assai maggiore l’esercito del-
guelfa, messo insieme dai Fiore:
tini. In fine i due nemici, ai 19 agosto
1315, scontraronsi nella valle sul cioe
Lucc
inio in Pisa, ma aprì a
rendere totalmente ligia al suo volere la
città di Lucca. Infatti egli con piede sem-
pre più fermo vi prese a dominare, to-
stochè in luogo del lestà estiuto potestà di
Lecca, elese a sastedergli l'allro suo
figlinoio Neri. Trovavasi questi in uffizio
guado, , pochi mesi dopo la vittori:
lecatini, ccsorse che Castraccio di suo
arbitrio, © come altri vogliono, d'ordine
di Uguccione erasi recato con dei com.
perni colate pe della Versilia e di Mas
Lanense, ponendo a ruba Di pese. Per
h qual cosa appena tornato a Ca
struocio, accusato di ferti e di uccisioni,
fa carcerato e semmariamente condannato
sd avere il capo reciso. Giù già la scare
slava per sal collo del valoroso
capitano, se il popolo lucchese non minae-
ciava di levarsi a stormo; in guisa che in-
timorito il potesià, ne mandò tosto avvi-
so al padre iu Pise. Si ose quel capiteno
‘con le sue bande, ma pervenuto a metà
del cammino fra Lacca e Pisa, ricevò av
viso della repentina sollevazione dei Pi.
sani, che le genti fedeli al Faggiuolano
cacciarono di città. Nel mentre però Ugno-
cione retrocedera per riacquistare in Pi-
sail perdeto dosalaio, i Loschesi dal can:
to loro imitando l'esempio dei Pisani cor-
sero a liberare Castruotio dalle catene e
dalla morte, gridaodolo torto capitano del
popolo. Così Uguccione in un gi
cesso capitanato, n così de-
‘stramente operare, che dal sento e dal po:
polo lucchese, com deliberazione del 4 no-
vembre dello siemo anno , fu confermato
deciso, * pedi Spiri
col titolo di Signore € Difensore della
me- dodici anni del sa0 glorioso
LUCC
851
i città e dello stato di Lucca, la repubblica
ancora per dieci auui governasse. Final-
mente, arrivato il 26 aprile dell’anno
1320, si € fautori, con tacito con-
in
guisa tale che il to degli anziani,
poi i iti è delle contrade, e fnalmen-
teil pari generale sulla piazza diS.
Ilichele edema, ttt concordemente pro:
clamassero Castruccio Castracani in Ditte-
le e qualità ele zioni di due grandi uomi.
ni, ndo i tempi, le ii
la forza dei mezzi ie lit daliose:
pubblica francese con la piccolezza della
bblica di Lucca, chi non riconosce.
in Castraccio il Napoleone del me-
dio evo?
Perciocchè!
© per virtù
mente raro dei tempi suoi, ma ancora per
molti di quelli che innanzi erano passati,
e perchè l'arte strategica, la celerità delle
marcie e la destrerta nel campeggiare fu
meglio, conosciuta e traltata da -Jui che
da ogn'altro capitano della sua età, e fra
tutti coloro che avevano da tempo
indietro figurato in Italia — le certa-
mente che la sua patria, la sede delle sue
glorie non sbbia conservato monumento
che valga @ degnamente ratmmentario al
passeggiero; e tanto più ne ‘duole, in quan-
to che nei pubblici archivii mancano me
morie relative alle provvisioni sul reg-
gimento civile, politico e militare nei
Locca emanate. Parlarono nen) di di tui
tanto che basta gli scrittori; parlarovo le
opere sotto il di lui governo, sia dentro la
capitale, sia nel suo territorio eseguite,
ialmente di ponti, di strade, di ne
, di fortificazioni di vario genere;
Jarono le deliberazioni dei Comuni a
ca limitrofi, spaventati dal genio otra.
prendente di Castruccio, e «alle sue armi
A 0 sull'orlo di essere da
quel fulmine di guerra domati.
Figurara capo del partito guelfo
Italia Robérto re di Natoli, il quale sino
pino dal 1337 cenci intromesso per procerare
‘oscana.
fra i diversi popoli
lofatti un trattato di pece fu conchiuso
maggio 1317,
delle varie città
per opera
presenti gli ambasciat
Corsenz. — Zed. Baan: i Lucca.
stoja, gli avvisava: che egli aveva oster-
mato le sue intenzioni ai reduci ambascia-
stor. M. devi peg. g5 e 96) nom tzaiasiò
2Sapvizere che quella prima aticre, cri
4a dagli anziani in nome del Comene di
Lueca, era sigillata con l'impronta di un
militare a cavallo che brandisce uno sendo
mel braccio sinistro, (eredo S. Martine) e
Sato alle ciù di Licea dal Poni. Ales
modro [I restauratore della caliedrale lac-
ebese di S. Martino. — Il sigillo poi sl
la lettera di Castruccio raffigurava nel-
la perte superiore wa animale simile a
un cancavenie al di setto ano sendo, e in-
torno al letto blasone la leggenda — £.
Castrucci Picecemitis Lunensis.
Cotesta ian olire di essere una
conferme dell'arma gentilizia ch'ebbe fino
d'allora la case degli Antelminelii-Castra-
cani, ci scuopre in Castreocio il grado di
Visconte Lanense; di che sino dal 1317
egli era stzio insignito da Ghererdiuo
Bislaspina vescovo di Luni. — Per la qual
censa, scrisse il biografo Tegrimo: Ca-
LuUcc
LUCC
Frediano di Lucca. I quali argenti o al-
tro, a tenore delle decretali pontificie, fu-
rono dagli squirenti per ordine del gover-
mo alla chiesa medesima restituiti.
Difatto Castruccio durante il suo de-
servato da un fedelissimo giureconsulto
suo vicario, Ugolino da Celle, mentre per
consiglieri di stato egli si giovava di vo-
i nella politica, fra i quali
10 Lupero
ni presi da diverse contrade; ten nd
struccio per massima: che non
Galla i schialta, CI
usato poi
re da Castruccio ordinata per fare di tutto
il territorio, non che di Lucca, un eser-
cito mobile pronto ad ogni occasione, egli
ripartì lo stato in taute divisi
erano le porte della H
di S, Pietro, S. Donato, S. Gervasio, e
S. Frediano, ossia del Borgo; e ciascun vil-
laggio, borgata o castello organizzò in
compagoie sotto periti ufi li e insegne
proprie, con I° obbligo di esercitarie e
star proble a marciare al primo cenno. Per
modo che circa venti ore dopo l'avviso
dato, da un polo all'altro della repubbli-
ca, dalla Val-di-Magra alia Val-di-Nievo-
le, le milizie lucchesi comparivano, asse-
livano, e i più monili castelli conqui-
stavano sì presto e con tanta celerità, che
Je aquile i na alle castruo-
ciane legioni tembravano ai nemici suoi
che avessero le ali per volare.
Dopo tali ordinamenti , dopo assicura-
fo un costante potere, Castruccio alzò i
suoi pensieri a cose maggiori,
nieute meno che a far crollare
ite a repubblica, le gnali per prin-
ipii e per natora di governo dovevano
essere neluralmente sne avversarie.
Ad effetto pertanto di abbattere la più
potente di dutte, Fi onze, senta esitanza
€ rispello ai patti giurati, dirigeva bene
spesso il nerbo maggiore delle sue forze,
ora in Val-d'Arno, ora in Val-di-Nievole
per insignorirsi d’ importanti terre e ca.
stella, e finalmente per conquistare Pi-
stoja; la quale città, dope la psce del 1317,
senevasi dalla parte guelfa sotto il patro-
cinio del re Roberio e della Siguoria di
vu
i rammentare essere dessa ui
LUCC 89535
Firenze, Tanto fece Castruccio coi suoi
€ tanto con le sue armi operò,
istojesi trovaronsi costretti, pel
capitano lucchese in loro proiettore, ui
va la libertà del paese.
Nel frattempo che Castruccio dimorava
mella sua capitale, fece innalzare un'opera
colossale per servire di vasta cittadella,
nella quale rinchiuse, oltre il suo palazzo,
rmi, caserme, chiese, conventi,
private e intiere strade, in gui.
sa che a cotesta piccola città, circondata
dal secondo recinto delle mara, fu dato
il nome confacente di Augusta, quasi per
impresa de-.
qua dei Cesari.
Non contento di aver tolto dalle mani
dei guelfi il governo di Pistoja, volle Ca-
straccio leotare, sebbene senza effetto, di
fare lo stesso verso la terra di Prato, spe-
rando divenirne padrone. Nè un miglior
successo egli ottenue dal lato di Pisa, città
allora governata dal conte Ranieri della
Gherardesca , col quale il dittatore luc-
these era già alleato. Ma siccome pcr esso
ogni modo, purchè fosse atile, eta buono,
trattò segretamente di toglier di quel
signore, e poscia di far gridare il pro
prio nome per le vie della città. Ma la
congiura venne agli orecchi del Gberar-
desca, che pagò del meritato guiderdone
i congiurati, metlendo altresì una taglia
grossissima sulla testa di Castraccio.
Frattanto che il signor di Lucca da
lato tentava per forza © per astuzia
giogare Pistoja, Pisa e Firenze, di
tro canto dava compimento alle ambiziose
sue mire col rendere ereditario mella sua
famiglia il supremo potere, coi mezzi sì-
ire volte adoprati. Fu colto il momento,
in cui il capitan generale era ell'atto di
partire ton l'esercito per aire la
guerra contro i Fiorentini nelle parti di
Pistoja prde nde per quale caso di vo-
vità, lente, dubbiosi gli
centi della guerra, ed 0 anche all'ogget-
to di ricompensare il valore e le opere
egregio del cpitaoo a favore della patris,
venne insinuato nel popolo € Dei ma.
strati di Lucca il modo di eleggere
rice figlio pri: ito di Castruccio in
compagno. Fip nella signoria della
puicla; a vita. La qual proposizione, ai 18
giugno del 1325, per toto unanime degli
56 LUCcC
anziani, dei collegi e del popolo locchese
fu convertita in legge fondamentale.
Per tali mezzi l'Antelmivelli affatica-
vasi per manifesta guerra, o per vie se-
crete di far sempre maggiore la sua gran-
dersa. Ma i Fiorentini che vederano un
giorno più dell'altro mal sicuro il loro
stato a contatto di un nemi il quale
correva a gran passi alla conquista di lut-
ta la Toscana, si diedero ad accumulare
LUCC
stensi nemici ne fossero spettatori, Co
straccio concedeva per quei giorni selve
condoito a tutti coloro ciie a Lecm desi-
derassero concorrere.
Il giorno di S. Martino , festa titolare
della chiesa cattedrale lucchese, il di 11
novembre del 1325, l'a per Lucca meme-
rando; poichè în delto giorno seguì il
pomporo ingresso dei vincitori com le
de e i vinti prigioni: trionfo da molti i-
storici minutamente descritto, e reso anco
i più solenne da molti atti di beneficenza
loro € magnanimità del trionfatore.
amici a Bologna, a Siena e presso tutti i
popoli della lega guelfa toscana.
ndechè, appena essi poterono riuni-
re una buona armata, la mossero verso
Pistoja, e in Val-di-Nievole fino all’ Al-
topascio. Costà accadde, nel settembre del
1335, il terribile scontro fra l'oste fio-
rentina e la lucchese ; costà fu il celebre
campo di battaglia, ne) quale Castruccio ui
fece proiligii di valore, e dove diè le più
evideoti prove della sua perizia nell'arte
della guerra. La bettaglia dell’Altopascio
i Lucchesi gloriosa e completa.
’ochi dei nemici che avanzarono all’
ecciilio poterono, scampare dalle mani
4 i e si raccontò, che infino a
il numero dei prigio-
po dell'e-
15,000 nicend
persona
gi cospicui di Firenze e di altre città del-
la Toscana, dell’ Italia, e per fino di ol-
tremonti.
Per non dar tempo al governo fioren-
tino di riparare in si terribile fraugeute
all’ immenso danno, Castruccio si avanzò
tosto con le sue genti fino alle mure di
Firenze, guastando e depredando tutto il
contado compreso i sebborghi della città.
Quindi onusto di preda, I te di
n buon numero di ioni
nuovamente l’esercito al campo delle n sue
glorie, all' Altopascio.
‘eroe lucchese nel giorno di tanta
vittoria aveva seco stesso determinato di
offrire alla patria uno spettacolo grande,
inusitato e non mai più visto in alcuna
città, meno che in Roma, allora quando
quel senato decretava l'onor del trionfo
proco: incitori di qual-
che provincia, o di un barbaro seno.
Divulgossi per la Toscana il
uma di simil (n trionfale; e affnche fe gli
Seguitarono dopo di ciò le scorrerie
delle masnsde lucchesi in tutto il Val
d' Arno sino alle porte di Firenze, fin
chè la parte guelfa della foscana, il pe-
pa e il re di Napoli, capi di quel partito,
risolverono di fr lutti gli sforzi per ar-
restare lanto impeto del capitano lucche-
10, e frenare la sua baldanza, cui dava
impulso l'amicizia di Lodo-
vico il Bavaro giunto in Italia,
Già Castruccio decorato del gredo emi-
nente di senatore di Roma, si godeva nel-
l’alma città dei migliori onori nei gior-
ni che succederono alla festa dell’incoro-
nazione del nominato imperatore , quan-
do gli arrivò la novella che ai 28 gennajo
del 1328 fa improvisamente dai Fiorea-
tini assalita e tolta dalle mani dei Lac
Contrisiato da tale annunzio, Castreo-
cio lasciò bentosto Cesare e Roma, e di
là avviatosi per le maremme con
delle sue genti , passando ds Pisa, senza
rispetto alcuno al nuovo Augusto, né al
di lui vicario, cominciò a farla da pr
drone, ponendo tasse ai Pisani e mano
mettendu le pabbliche casse affine di 20
crescer modi de riconquistare Pistoja. Co-
sicchè di là recatosi nella sua ca) in
se pochi mesi fu im grado di marciare alla
testa di oumerose forze per espugnare L
Riesci Cestruccio con la sua
tento desiderato (3 agosto
1338 ); se non che le molte fatiche che
egli ebbe a sostenere nel lungo assedio
sotto Pistoja, frattarongli una febbre che
in pochi dì lo tolse dai vivi.
Mancò quest’ uomo straordinario îl di
3 settembre del 1328, nell’anno 4
la sua età, col lasciare di sè tale opinione,
che se non gli fosse stata così breve la vi-
ta, egli sarebbe pervenuto a signoreggia-
orì qual visse, cioè, da
momo forte; e conservò fino all’ estremo
amo respiro tranquillità di spirito, cosic-
chè potè dare un ullimo saggio del suo
senno, come do conoscitore delli
cose umane. Che sebbene egli fosse più
prode capitano, che dotte legislatore, ciò
noe ostanie morendo previde, 0 predisse
to pur troppo , mancato lai, accadde
i Lecca e della sua vasta signoria.
Fra le opere superstiti che rammentino i
il governo di Castraceio, oltre ls ciuadella
dell'Augusta, alla costruzione della quale
s’impiegareno i materi: 1ndici gran-
di torri e di molti casamenti pubblici e
privati, fu opera dell'Autelminelli la spe-
ziora strada che dalla porta della cità gai-
da al ponte S, Pietro sul Serchio, la strada
e il ponte di Syuarciabocconi salla Pe
scia di Collodi, la strada costruita alla
marina luechese da Montramito a Viareg-
gio, la nuova torre in quest ultimo luogo,
oltre diversi pui costruiti © restaurati
< copra i fami io € Lima, senza dire
di molte rocche, torri e fortézse sparse in
vasi penti del dominio lucchese.
Lecci ser seconne Fazione setta Aura.
NLICA stne atta cacciata ner Gunnar
Per si trova vero quel dette
Li rami la prudenza ed.il valore, nè si
seambia ua basso in en'eminentisimo
i
ri fm riconosciute più per grati-
tadiae del pepolo verse il gran capitano
che per i meriti proprii in signore di Leo
ca e degli altri stali acquistati dal padre.
ca, di Lanigiana, di Pistoja e di Garfagna-
ne, figurando di rimettere i Lucchesi al-
Ma ben presto si scoopri ; come la pro-
messa libertà fosse ua vano nome; con-
ciossiachè tatto il reggimento della re-
pubblica fu ridutto nell’ arbitrio di
vicario imperiale; e ciò sino a che le mi
zie tedesche, lasciate dal Bavaro senza il
soldo reclamato, s' i irono di Lee-
ca per venderla al maggior offerente. —
Primi a comparire furono i Fioreatini,
uali sullo stringere del negozio, per
di di esser burlati, non vollero ri-
schiare di perdere 80,000 fiorini. Vennere
di poi i Pisani a presentar la loro offerta
di 6oooo fiorini; ma dopo avere questi
consegnato ai venditori 15,000 fiorini di
caparra , non ebbero Lacca, nò riebbero
il loro denaro: avverandosi per tal guisa
il caso previsto dai Fiorentini ; si quali
per due volte, ma sempre invano, venne
riofferta la ballottata città. Giunse in que-
sto mezzo a Lucca un ricco Ghe-
gare 60,000 fiorini
sborsandone 20,000 nell'atto del contratto
€ 40,000 da darsi nel mese di ottobre suc-
cossivo. Per quest'ullima somma però,
presa a cambio da quattro signori di Go-
nova, dovette loro prestare garanzia il Co-
mune di Lacca, in guisa che i Signori di
Lecca per liberarsi da un governo mili-
Moie o prio h
pel ven ua ghibellino genovese la
propria liberti.
1 Fiorentini però indispettiti del con
«luso trattato, e forse pentiti della non
fatta compra, incominciarono dal togliere
al anovo signore di Locca una parte dei
[nr ati da Castruccio nel pistojese 0 in
ievole conquisiati ; dopo di che
cessi diressero una nemerosa este solto le
mara di Locca con erdine al condoitie
ro di strettamente assediarla.
Allora fa che i Lucchesi, avuto i) con-
sense dello Spinola, inviarono ambescia-
teri a Giovanni re di Boemia in Lom:
Bardia, per ofiriegli il dominio delle lore
Lodevi-. patria, purchè egli sollecitamente invias-
ve forze sufficienti a liberarli dall'assedio
de’ Fiorentini.
Venne in tempo il soccorso desiderate,
sicché nom solamente l'oste fa costretta a
smo dicuae Feel qual cose giù a
sedianti ebbero a ritirarsi dentro ai conf-
ni del loro territorio, mentre il genovese,
divenato gioco del più forte, senza speraa-
i rimborso fu costretto a partirsene
dal dove appena 16 mesi
tota comandi.”
A consolidarsi il deminio di Lessa e
del suo territorio, il re Giovanni ordinò
che gli anziani, Îì popeio e gli nomini
di ciascuna comenità lucchese, dichiaras-
Fa veramente obbliguate il mesodo ordi.
nato per fare che tutti aderissero alla vo-
lontà del re, e così per amere © per forza
promettere a lai servità. Couciossiachè
l'ordine sovrano diceva: che i giurati sol-
tanto avrebbero goduto della preiezione
reale, e che, chi avesse ricusato di giurare,
verrebbe privato del diritto di cittadino,
« nelle cause civili mea ascoltato. Dai regi-
atri che tatiora esistono nell'archivio di
Stato si rileva, che il dominio lucchese
allora consisieva in 9 vicarie, con td
comunelli, compresi quelli saburbaai , e
sicani alii popoli stenti selle riva sini
perno Spree di quelli «pper
GI OTAICI della Saglierstera ferono i
soliti anche durante i trambusti ; cioè,
iam
niuno di quei megisirati si poteva legal
mente adumare senza l'autorità regia, e
quondo piaceva al magnifico vicario, cs-
sia luogotencaie | re Giovanni.
i Carlo figlio del re (gennsjo 1333), il
prbreyagi irrigare? di sia
cero affetto. Presto però alla festevole sc-
caglienza venne ditiro una vagia doman-
da di 4ooso fisrini d'ore,
LUCC
di lui accordate ; lo
chè dal Viuario fu fedelmente cs
geito. — Moemer. Lucoh. T.
il distretto per la somma di 35,000 fiorini.
Per altro noe poterono i naovi sigmeri
gati
Land SETT pae) Wine dell'Sne
ranno di Verona, che restiteì ai Romi i
35,000 fiorini d'ere pagati per l’acquieie di
telto lo stato lecchese. Finzimente le Sca-
ligero, dopo avere si; im Lucca
quasi per un lesico, nei luglio del 1340,
le vende per 180,000 ferini d'ore a quei
Fioreatini che undici anni innonzi re
rano lasciala sfaggire dalle mani per una
somme di era lange misere.
Noe fa
LUCC
governanti di Locca di forzare il campo
pisano e poter introdarre pochi Fioren-
il possessa
questi, ai 35 settembre del 1361,
ni de Medici, vennio in qualità di luo-
goienente del Comane di Fireose. Egli
incominciò ad esercitare la sua carica nel-
T'altimso giorno di quel mese medesimo
di sett. col ricevere dal senato degli an-
niani lucchesi il giuramento di obbodien-
sa alla Rep. fiorentina.
Non si avrilirono per questo i Piseni,
muli egualmente del comprapie
che del comprato; +, striagondo o-
Kuor più l'assodie intorito a Lucca, tr-
o Eteotre che cocirinsero i Fiorentini per gaui
mancanza di vellevaglie a capitolare (4
Vaglio 1342) e cedere quasi intatta si Pi-
sani la costosa preda.
A volentàdi questi novelli malviuipe-
droni, e della increscevele dominazione
pisano, Lueca dovette soffrire quel misero
stato, che fu da essì distinto col brutto
voobelo di servitù babilonica ; la ‘qual
servità continuò per il lungo periodo di
97 sani.
Giunse Sinalmente il 1369, ‘ammi forta-
ibe- cssia
primi un diploma emanato
diana
to anno la prima domenica
dope Pugua. AI qual diplome si sotto.
ira i più cospicui personaggi il
CUI Guido soero di Peglo concia:
meo di Carlo IV esso vicario.in Toscana,
i Vescosi di Spira, di Lucca, di Treveri,
di Spoleto e, fra i primi mobili delle cor-
te imperiale, lo spetiabile conte France
sco degli Albertini di Prato.
4 memoria perpetaa di tale liberazio
me i Lucchesi edificarono nella: loro cat
tedrale una coppella con l'altare, che tui-
tera peria il mense della Libertà (dre Deo
Liberatori); dove da quell'epoca iu
nella domenica in Albis, i magistrati e
il popolo di Lucca com i e di.
Vini ufizj concersero, e finchè durò la re
pubblica, anunalmente ripetevono.
Lucc 857
Non ostsnte la libertà cose fu concessa.
da Carlo V ai Luochesi, sarebbe rimasta
i ERcgppata e sabalierna agli ori del d-
cario imperi questi, stimolato
dal senato e caldimente aliciate dei Fio»
reatisi, previo lo sborso di 125,200 fio-
rini d'oro e l'assenso di Augusto, noa ri-
nunziava, come fece per atto pabblico (feb.
brajo 1276), il suo potere trasfondende»
lo nel degli unzieni, e dichiarando
questi vicarii perpetai di Cosare.
ni quel iberice ricmperò
pre)
Eatzione var Te qual opera sl preere
qui i a modello le istitezioni del governo
line già ritornato dei Lucchesi sin-
ceramente amico.
In vista di ciò, al comperti-
ia quite
mente territoriale dello stato, venne emo
divice, come lo è attualmente, in vicarie;
ma per rapporto all'interno della città,
fa Land ripartita im tre terzieri; dan-
dogli il nome di alcune loro chiese; cieè
di terzieri di S. Paolino, di S, Salvadore
i edi& Martino
11 primo magistrato della repabblic.
par mziani, si compose di dieci
cittadini, quattro nel primo terziere; e tre
per ciascuno degli altri due, e cos a vi-
cenda; sicchè fra i dieci si eleggeva un
capo, cui fa dato il titolo di Goafaloniere
di giustizia, con l'obbligo a tutti gli an-
ziani di risedere stabilmente în palazzo
nel tempo del loro ufizio, fissato‘a due
mesi. A pabblica difesa furogo istituiti
12 compagnie o gonfaloai, quattro per
Verziere: e ciascuno gonfaloniere di com-
A ‘mag
poi, tutti gli altri consiglieri, che eleggevansi
ischede dai due prenominati, co-
Eilairota,depo le ville del 136g.i pe
mi poieri. Finalmente il consiglio gene,
rale fa compesio, nen già di 73, come
858 Lucc
crise il Muchievelli, ma di 180 cittali- cosa
corpi testà accennati, ciascuno potrà sa-
perle dal Sommario delle cose di Loves
scritto dal Mackievelli, o dalle Memorie
lucchesi del Cinelli T. Il, Dissertazio
ne VIL
Gioverà bensì avvertire, che al suddet-
to anno 1369, lo stato lucchese compe-
mevasi di undici vicarie, tra le
le vicarie di Masse-Lanense, e di
Im tatto 277 comoni, fra iqua-
li i suberbeni.
Una delle prime misare del nuovo go-
verno repubblicano lucchese, fu il decreto
del daprile 1370, che coenperve alla luce
in occasione della festa della Libertà, per
dar facoltà al popole di demolire l'antica
bastiglia. Detto, e fatto; la vasta cittadella
dell Augusta, l'opera’ più grandiosa che
lasciasse Castruccio, il suo castello, la reg-
gia, l'embloma insomma della passata
< schiavità, tatto, comprese le torri che
la circondavano, fu con prende ardore del-
la massa del popolo gettato a terra, demo-
bustine is goise da nos saper
più il lmogo dov' era l'Augueta.
“i fema bensì, che le mocerie di quel
disfacimento s'im
sione di due i alle porte di $.
Pietro e S. Donate, come pure alla fab
bricazione e ingrandimento di varie chie-
se dentro la città.
Distrutte tali memorie di sofferta ser-
vità, i lucchesi magistrati dieronsi ogni
cere per conserve e riacquista liber
Al quale ogpetto fa cresto un consiglio
(> agosto 1370) di 16 cittadini, cui fu
dato il meme di conservatori della pub
Blica sicuressa , ridotti più tardi (18 et-
tobre 1375) al nemero di 12 cee titolo di
consernateri della libertà; ‘ngn di
TRICITZ tuta cl, cecpilevaasipli e:
tuti del 1372, nel cni preemio fa ram-
mentato quello dae dai Pisani mel 1342,
come il fretto della tiramaide, e perciò
incompatibile col nuovo ordine di cose.
Infatti le statuto Incchese del 1373,
Lucc
qua sicancaddizioni del 1381, 01298 per
ta una forma più regelere di
sia de Bagimine; pennone
val codice e procedura criminale; il terso
appartiene al gius privato e alla proce
dura civile; od il quarto tiene luogo de'
statuti delle diverse curie di sopra ram
mentate ; le quali curie di tribunali spe
ciali per tal effetto cessarono dalle loro
funzioni. Oît: uattro libri qui ram
mentati, sonovi le aggiunte degli anni
1382 e 1393, e quelle dell'ultimo anne
del secolo XIV, state dal senato lucchese
ordinate. Però l'erudito Sig. Girolamo
ista di Stato, è
sui libri delle rifer
magioni delle repabblice, che lo estate
Si, fierimine redatto valla fine del secele
XIV, appena messo în
gato oa provvisione dei 1
iter re
tigiani, i del Poggio, © tatti gli
minelli; ia guise che più d'uno per velta
di quelle carte non poteva esere eletto
suziazo , e ogni due enni solamente une
per aguazione, fra le famiglie designate,
gonfaloniere.
pompa
lico si era sistemato il governo
dopo la sua liberetione dai Pisani.
Cotesti provvedimenti però, nolle serie
degli anni che soscedettero non ebbero
quel felice successo che sembrave doverne
conseguire; sia por le che, nel
1371 e 1373, alflissero la città © il conta
do; sia per le militari compagnic di me-
sadieri di varie nazioni, le quali isf
staromo le Toscana, e, specialmente mel
1380, recarono aggravio semo e rorisa
‘alle stato di Lucca ; sis finarmente per le
intestine civili discordie che tehero ala
repubblica la quiete desiderata.
LuUcc
Sono troppo palesi nella istoria luo.
Chese per nom ridire tante icione di-
scordie che, sal finire del secolo XIV, in
special modo si accesero fra alcune fami-
i di Lucca; solamente dirò,
che dopo replicate agitazioni e congiure
terminò la tragica scena con la morte di
Bartolommeo Forteguerra e ia di Lax-
trarie fazioni, ia mezzo alle quali potè
farsi innanzi Paolo Guinigi tantochè, per
intrigo e più di tutti del Ser-Cambi, nell'
ettobre del 1400, venne gridato per Lao
cin capitano . del P
Primo pensiero del Guinigi fu quello
onorevole
re wu ambasciata per
notificare il suo esaltamento al duca di
Milauo, e cercare la contimuazione della
benevolenza di Iui. All’istante Paolo nulla
cambiò negli ordini dello stato, lasciando
che gli anziani dell’altimo bimestre di
quell’anno entrassero in carica, e dimo
rando con essi loro in palazzo. Queste mo-
do modesto fece di
il
pri
gli contro tentarone di levarlo prodito-
riamente dal monde.
La trama fu scoperta, me un solo de'
congiurati pagò la pena con
repatare
e facile da op-
altri con l'esilio 0 un poco di
Ma da cotesto primo tentativo
di balìa di essere nominato in signore as-
soluto di Lucca. Niuno csando contradir-
gli, Paolo diede principio ad wa governo
assoluto quasi un mese dopo essere stato
acclamato difensore del popolo, coll’ abo-
il senato degli anziani ed ogni ce.
Hel di comizii consueti ad adunar-
si per l'elezione dei collegi; alla man
canta delle quali magistratore egli fece
supi qualche medo da ua vicario e
da un consiglio di state di sua elezione.
Comeochè altri passi fatti dal Guini-
gi fossero quelli di rimettere in patria
nn baoe numero di esali politici median-
te lo sborso di una data somma di danaro,
€ coll'ottenere dal Pont. Benedetto XII
1° assoluzione dalle censure ecclesiastiche
che gravavano sui Lucchesi sino dai tem-
poro
imersi; per lo che alcuni congiurando- poche
Luce 859
ri di Castruecio, per cagione di Lodovico
| Bavaro: com tatto ciò, conoscendo egli
di avere in cass e fuori assai nemici, pen-
sò alla propria sicurezza; sicchè, imitando
per questo lato il suo antecessore Castruc-
cio, ordinò che s'innalzasse con solleci-
tudine dentro le mura e a scirocco della
città ( dal maggio all'ottobre del 1407, )
ua fortilizio nel quartiere che porta tut-
tora il nome di Cittadella.
Poco per altro è da dire del governo
di Paolo Guinigi, sebbene da assoluto si-
guore per 30'anni dominasse nella patria.
Imperocchè , qualora si eccettuino le mi-
sure prese per provvedere ai casi di care.
stia, per incoraggire le prime sorgenti del-
la ricchezza nazionale, sia allorchè eseniò
per dieci anni dalle liche gravezzo
coloro che venivano dall'estero a coltiva.
re il suolo lucchese, sia col promuovere
ione, per cotesta contrada pre-
castagno; sia col purgare il paese
dagli eziosi i sia finalmente
quando egli proibì l'espatriazione dei la-
Vorauti di seta ; sd eccezione di tali e di
quel.
Io che i politici appel rebbero oggidi del
di
giusto messo. Dondechè tut!
dio consisteva nel cercare
per essere amato dai suoi e per non i
micarsi i governi esteri, mancando al ti.
ranno lucchese la forza per farsi da quelli
rispettare.
farono encomiatori di
un uomo di tal fatta, che loderono fino
alle stelle bontà di cuore e le doki
Il irono altresì molti che, con-
templando il carattere e il governo soste-
nuto per un trentennio dat Guinigi, tro.
varono il primo debole, di contegno sema-
pre sospettoso, in lulli i casì perplesso,
costantemente dappoco; e paragonarono il
secondo a un lungo sobno Prliterbito da
continue paure, le quali finalmente si
convertireno per il governante e per i go
vermati in mali evidentissimi.
Dal suo carteggio epistolare, dal con-
tenuto delle sue ambascierie, dalle rispo-
ate ai reclami delle varie potenze,
risce anche meglio la nullità di queto.
surpatore, collocato sul seggio della signo.
ria di Lucca più per l'astuzia degli ade.
renti; che pei meriti suoi. « Questa debo-
Hezza di caratiere ( concludeva lo storico
860 Lucc
Mazzarosa) serviva di per se stessà a ren-
der molio probabili i sospetti, che i ne-
mici destramente s'ii
su di lui, col fine di perderlo; ed esso poi
venne a confermarli in qualche modo coa
La sua avarizia; difetto che infine lo ave.
va acciecato. Insocama Paolo Guinigi se-
rebbe stato degno di regnare per le qua-
«Ha del cuore, ma difettava di quelle del-
lo spirito. »
Il carattere di Paolo si adattava più
che ad altro a intromettersi mediatore in
qualche accordo fra principi e
che; ed egli ne adempì le parti in v:
circostanze. Rammenteroò fra le altre quel-
la del 1413, allorchè con soddisfazione
delle parti ripianò fra il governo di Ge
nova e Firenze ogni difficoltà rapporto all
acquisto di Livorno, con usa trattativa
conclusa ia Locca nell'anno i
Fed. Lavoso.
1 solo da mediatore, ma anche da
politico qualche volta il Guinigi volle fi-
gurare tra due potenze nemiche. Tale ce
lo rappresenta una risposta data alla Si.
ii Firease dal vecchio Cosimo dei
quale sino dal 20 di maggio del
1423 fa inviato ambasciatore straordina-
rio al magnifico Peolo Guinigi Signor di
Zucca, per notificargli 1° otite
del duca di Milano contre il trattato di
pace verso l'Ordelali di Ferh, de' Fio-
rentini raccomand:
ica ttosto che lasciarsi ag-
girare dal duca di Milano. (Ammar. Istor.
fior. Lib. XVIIL e ( Ancniv. asta Riroa-
mazioni Di Fiaexez.)
Finchè un complesso di fortunate cir-'
costanze favorì il sistema del giusto mer
s0, Gui potè riescire a irarsi d' im-
peccio în varie emergenze politiche assai
delicate; ma alla lunga è bea difficile ad
principe, seppur non è per se stesso
fortissimo, lo starsi di mezzo tra due con-
tendenti di maggiori forse delle sue,
‘mentre non solo Ron può guadagnare da
alcuna perte, ma rischi fortemente di
cader vittima di oso dei due rivi
alla fine del gioco accadde al
Allsrmati i Fiorentini dal vedere Fi-
Lippo Maria Visconti , ora sotio uno, ora
sello altro pretesto, inviare le sue genti
gegnarono spargere dopo
LUCC
in Romagna, in Lunigiana e impacciarsi
assai delle cose di Toscana e di Bologna,
i impadronito di Genova, f-
malmente la Siguoria si decise alla guer-
ti ualche ajato
nel tempo che a lui faceva una simi
manda il duca milanese. Sulle prime il
signor di Locca si schermi con l'una e
cou l'altro, ma alla fine stretto dalle i-
stanze del Visconti , spedì in di lui soc-
coro in Lombardia 700 somini a cavallo
sotto la condotta del figlio. Cotesto pro-
cedere offese i Fiorentini, lanto più in
quanto che, col pretesto di voler essere il
riconciliatore fra le doe potenze, Guinigi
aveva ricusato l'offerta di un'alleanza of-
fensiva. Ciò bastò alla Sigooria di Firen-
ze per vendicarsi con Paolo alla prima oc-
casione, e questa venne, allorchè nell'apr.
del 1428 fu conclusa in Ferrara la pace
fri il Visconti e i-Fiorentini , compresi
gli aderenti delle parti belligeranti, sen-
ta 'però rammentare ignor di Lucca.
Nè per questa sola misura impolitica fia
da sddebitersi il dominatore di Lucca,
mentre altre molle concorsero a perderlo,
ura. -
Al qual fuoco aggiungevan' esca più
essenziali dissapori per conto di confini
territoriali; dondechè, ai 15 dicembre
del 1429, fu decretata la guerra dalla Si-
gnoria e dal popolo di Firenze al gover-
no di Lucca, e tosto furono in campagna
jura di questa città 16000 no-
te Sorentina. — Visio però
sollecito a procurare la
s1 di Lucca, forse per non aver forze suf-
cienti da contraporre in campo aperto, i
commissari di guerra fiorentini ordinaro-
no i preparativi per i lavori i
Aveva incontrato favore l'opinione del
celebre architetto Brunelleschi, che spac-
ciava per sicura la presa di Lucca, vol.
li contro il Serchie; e non ostante
mesi a fare un fosso assai
Letto del fiume verso la città. Si cercò sn-
che di attenere l’acqua nel letto del Ser-
chie inferiormente all'imboccatura del
fosso per averne in maggior copia nel
LUCC
giorno destinato all’innondazione della
città assediata,
Ma i Lucche: iu pratici dei dotti, e
«dei forestieri architetti nelle cose di cere,
mon erano stati dal cante loro eziosi, con-
ciossiachè essi alzarono un arginealla de-
stra del fesso ariefatto per salvarsi dall
allagamento miviacciato: Nè a questo solo
gipero si arrestaroao, fema, che
dopo terminati dagli sssedianti gle argini libertà.
del cansie, e questo essendosi pieno d'ac.!
qua pr scaricarla ria in vere opportuno
scopra la “Botte gli asse-
diati, esci buon nemero da Lucca, -
reppero l'argine alla sinistra del fosso,
in gisa che.l'acqua, correndo verso il
piano di Lenata e di Capanmori, inoadò
coe tal violenza il cempo degli assedianti,
posto all’oriente di Luoca, che questi vi
dovettero lasciare armi, bandiere. e mac-
chine de guerre per salvare il personale
nei colli più vicini.
Noa estanie l'accadeto tristo successo,
i Fiorentini mom desisterono dall'amedio;
che ansi vi s'impegnavano ognor più,
decisi di volere ed ogni modo enirare
Locce, qusndo chbero avvisa, che dal aa
della imavasi ona nu-
iriienena *ppressimav
merosa banda di seldati a piedi e a ce-
vallo sotto la condotta di Fraasesce Sfor-
ma, fiutosi licenziato del’ seldo del duca
cootui realmente
di Milano, comecchè da
un tal soccorre venisse
i, perchè aveva chiesto al Visconti il
s00 rivale Niccolò Picciaino a condottie-
ro delle forse inviate. Al primo scontro
peralire dei due eserciti, il fiorentino es
senile rimasto perdente, devè in fretta è
furia levarsi dal campo isterno a Lecca
€ comteutarsi di wa lirgo hlocce, trasio-
cando i suoi quartieri a Ripafratta.
11 signor di Lucca, per timore di per
dere il principato, avesdo ricusato di met-
tere lo Sforza: con i suoi deutro la città,
cotesto rifiato fa segnale della perdi
Geinigi: giacchè alcuni dei principati
Lucchesi sospettando che egli volesse ven.
dergli agli odiati Fiorentini, e lasiage-
ti dall'idea di potor riacquistare la pende
ta libertà, si focero caporioni di ‘una con-
giura, della quale misero a parte lo Sfor-
mm non solo l’approvò, ma lemea-
«do anch'esso della vendita di Lacca alla
Vv. iL
del i
LUCCG
sero priezao, € superate fe , pe
netrarono melle sianze dove riposava il
Goinigi; del quale facilmente padre.
mirene sel tempo medesimo che Ieri
griderano per le vie della cità popolo è
La mattina depo catrò in Lucon lo Sfor-
ta, ricevuto come liberatore con le sue sol.
dalesche. Bisognò peralire consentire loro
il sacco al palazze del deposto signore,
benchè il tumulteante Incchese lo
avesse rispettato: e inoltre dovè sborsare
Jero la somma di poco fiorini d'ero.
Paolo fu consegnato al generale del Vi.
sconti per inviarlo a Milano a quel duca,
che lo fac spore e rinchiudere nel
qaetello via, dote, di
aver perduto Ia signoria della ma patria,
Guinigi, all’età di Sp anni, nel 1432 ter.
minò la vita.
Ione ei, ta2so tezsone nerta Rerosuca
suo atta recce Manriziazi ser 1596. .
Pià validamente di.ogni altra forza con-
corsero alla rovina del igi 50,000 di
cati dai Fiorentiai esibiti & presto pagati
al conte Francesco Sforza, a condizione
però ch'egli ritirasse le soe genti dal ter-
ritorio di Lecca; siochè con la
di quel coaquisioi reggitori di
miravano di buon occhio luttociò che ten
dere potesse ad allontanare il dittatore ed
suche il prottettore dei Lucchesi.
Tornati questi ultimi al regime repuli-
blicana, cresroco ben presto il collegio,
il consiglio dic credenza e quello genera
no cittadini, afidando
ST tun governo su-
apr Ma i ‘Fiorentini, appena partito
Sforza, stante il convegno fatto e i da-
nari pagati, termerono a stringere d'ar
sedio la città, perché ricusava di riceverti
Ricorsero
Bat Fior,
pretioò Masini vete pon
scondendo la mano che tuoce, sempre con
l'aria di non mancare ai petti giurati. E,
come poco innanzi aveva mandato le Sfor..
sa a soccorrere Lucca, col dichiararlo fuo.
ri del di lui servizio, così questa Gata fi:
109
962 LUCC
gurò, che i Genovesi, allora suoi sudditi,
assoklassero il Piccinino e genti armate
per inviarle prestamente verso
ran già queste, li a dicembre 1430, arriva-
te con 3oco cavalli, e 6ueo fanti presso la
città al panto che il solo fiume dividera
i due eserciti , quando di notte tempo il
capitano milanese guadando il Serchio fa
improvvisamente addosso ai Fior
13 wesì i Piazlio, viddersi
cembre 1430) da un molesto nemico. D'ab
lora in poi per decreto pubblico ogni anno
una festa popolare celebrò in quel giorno
tal memoria ai Lucchesi faustissima.
Alla fine di febbrajo sel 1432 tornaro-
mo i Fiorentini per tentare un subito as-
salto sopra Lucca, ma inutilmente; per
miodo che abbattuti dalla guerra, e dispo
rando della conquista, aprirono un tral-
tato di pece, quale resiò conclusa nell’a-
prile del 1433, a condizione che Lucca
zioltenese i persi perdoti vell' ultima
guerra, Ma questa piuttosto che pace rie-
scà wna tregua, poichè nei primi mesi del
1439, veduto che i Lucchesi erano rima-
ati privi di ajuti esterni, e sapendo, che
questi dalla perte dei Genovesi si trora-
vano sopranmodo infevoliti , credettero
i Fiorentini esser giunto il tempo oppor-
tuno di ritornere setto Lucca, a ciò pre-
cipusmente consigliati da Cosimo de' Me-
dici, tornato di corto in Firenze dall'esi-
lio, mercè gli amici e l'aura popolare. Fu
perciò decretata la guerra contro Locca,
e Francesco Sforza, preso a! soldo dai Fio
’incamminò con l'armata nel
territorio iucchese, dove di prima giunta
ocenpò, dsl lato della marina i paesi di
Viareggio e Camaiore, e dalla perte dei
monti diversi villaggi e castella in Garfa.
guana; dopo di che si occupò a situare gli
alloggiamenti intorno a Lucca.
Erano i Lucchesi a tutto disposti, salvo
a soggiacere ai Fiorentini. Ricorsero per-
tanto, ed ebbero validi soccorsi dal Vi-
sconti, il quale usara ogni mezze affinchè
solesta ciltà non cadesse nelle mani di tal
nemico. Infatti mel tenapo che il Piccini-
mo con le masnade del Visconti marciava
LUcc
ad ostaggiare nell’ ino fra
MARTE TI deo ino sere E
. E- re largo guiderdone allo Sforza , per fer
lo tornare al suo serrizio. Non potevano
questi due modi mancare di
difetto desiderato, cosicchè la tr
Firenze, valendosi da un lato attaconta
scorgeado a disposiziene del suo capitano
sa ad accettare il periito ti
DI duca, si piegò a trattative
uale venne conclusa in prile
del 1436, € quand era sel terminare del
triennio, per altri cinquant'anni venne
putin “i
chesi ostilmente derante T' ullisa guerra
occapeti, meno la terra di. Monte-Carlo,
€ la fortezza di Molrone, — Tecquero ghi
storici la causa che indosse la Signorie di
Firenze a si fatta generosa restituzione;
ma qualunque fosse la ragione di ua tal
in egni modo il fatto stà a di-
mostrare: che se i Fiorentimi, per il cono
rare volte interrotto di 123 anni, dissea-
tendo nei pripcipii politici, furono in
urto è guerreggiarono contro i Lecchesi,
ciò non accadde mica per edio che aves
sero agli abitanti, ma Pirrero al gore
uo ghibellino, da cui Lacca per sì leago
tempo era stala domiosta. — Infatti i Fie-
rentini , dopo la pece del 1438, on sele
dentro il termine dai iti preseritio re
rove della loro filucia © amerevoleza.
ben corrisposero dal canto loro i Les
chesi, allorehè Firenze difettando di gra-
naglie , di eni Lecca , per misnra di ae-
vista, ai richie
ie loro cure a dare na miglior ordine agi
fari laterni per la conservazione di em
viver libero. Le qual cose appariaco de una
Nuov: Resi ee promulgsta mel 1446
uliva potestà, e l’altra perte, che fa pei
pubblicata in Lecca mel 31490 da Arrigo
LUCC
di Golonte, comprendeva le leggi civili e
crini
res
i con le regole delle procedure
Live,
ndech qualora si vogliano ecceltua.
tentate da Ladislao figlio di
Paolo Guinigi, con-lo scopo di riscqui-
stare la paterna signoria, Lucca non eb-
be più scontri pericolosi ua quiete e
governo fino alla venuta. di Carlo VIII re
di Francia in Toscana. Realmente alla
discesa di quei Francesi in Itali:
cesero le estinte amarezze fra i Fiorenti
mi e i Lecchesi, perchè a quest'ultimi il
re franco per pecunia aveva consegnato
L terra e rocca di Pietrasanta, stata pre-
ualche tempo innanzi dai Fiorentini
renovesi ; € Pia ancora contribuirono
fra le due repubbliche gli
copertemente si ri
‘somminisirarono.
jane che, dopo avere i Fio-
iconquistato Pisa ( suno 1509 )
are bstilmente
fortemente ri.
schiato di perdere la sua indipendenza
senza l'a
appoggio dell'impera
soldati
la strada lo sborso di forio
che fruttarono un ampio di loma in fi
vore della lucchese libertà. î Îì qual privi-
legio fu rinnovato nel 1532 da Carlo V,
confermando non solamente quanto era
stato ai Lucchesi dai Cesari autecessori ac-
cordato, ma di più dichiarò nulla la ces
sione di alcune terre obbligatemente fdtia
al Comune di Firenze. L'assedio peraltro
€ la caduta di quest’ultima città con la per
dita della sua dibertà svegliò l'allarme pel
popolo lucchese per timore di un'egual
sorte, E tanto più ne temeva in
che la somma del potere e gl‘impie
Jocrosi, stando fra le mani dei pas; peo
ppetoavansi fra loro in ogni rinnoyazione
di governo. Al che si aggiungevano i so-
prusi per conto di altre misure economi»
che, tendenti a inceppare, anzi che inco.
raggire l'industria principale del
quale si era quella dell’arte della seta;
sconcerti tutti che contribuirono a ina-
sprire la plebe contro i graadi, il popole
mainuto contro il popolo grasso.
Con questa zione d'animi ae
cadde che, nell le del 1531, i tessitori
da leggi oppressive indispettili, e da go
anto .
Lucc 863
vernanti orgogliosi vilipesi, si sdunaro»
‘marono e gridarono inorte al go-
tocratico.—-Fu allora che Luoca
so0i Ciompi, cui fu dato il nome
traccioni, perchè sotto le insegne di
un vessillo nero striccisto, formati in
fichele
Maocavagli però un
di Lando, a voler chei Straccioni di Luo-
ca polewero; «riuscire uel progetto di ri-
stabilire nella loro patria il governo popo»
lare.— L' irresolutezza dei sediziosi cal-
mò a poco a poco il limore dei senatori,
che tito tuitî dal partito dei magnati; e
dellaccitti
lungo andò il gioco, che di molte
tempo, d' l'intelligenza degli anziani, s'in-
trodussero in città da mille vomini
mati del contado di Cemajore,
sorpresero, viusero e dissiparono gli am-
mutinali, Allora il senato lucchese in be.
nemerenza del servigio dai Camajoresi
prestato, decretarono che si esigesse a me-
moria di ciò dentro Camajore una specie
di arco trionfale — Wed. Camasone.
Altre penose cure il governo di Lacca
«bbe a sopportare , allorchè la quiete in-
terna della città fu nuovamente nel 1549
in procinto di perdersi, se non andava fal-
Vita altra congiura di un nobile lucchese.
Pietro Fatinelli andò ‘meditando di farò
arbitro della patria, credendo gli potesse
ianere fa via il favore che egli godeva
la corte di Carlo V, presso cel dagli so-
di Locca era stato più d'una volta
lo; ma aj scoperta la macchine-
zione, fu incarcerato l'autore, e dopo aver
confessato fra i tormenti il delitto, de-
vò lasciare sul patibolo il capo.
In questo mezzo tempo andava aerpe
genio, per Lucca un altro più serio male.
eresia di Latero vi'era stata introdotta
per opera specialmente di varii ecelesia
stici regolari; per oni si agì contro i set
tarii con tale rigore, che quelli i quali
eransi da Lueca preventivamente allonta.
mati, vennero dichiarati ribelli, ed i ho-
ni loro coufiscati e- pubblicati.
A siffatto convulsioni civi
ne succedè ben preso una
dissime che mise il governo del.
la repubblica pio imbarazzo per
la sicurezza propria e dei potentati d’Ite-
lia. Comparve nel 1546 un altro Co»
8904 Lucc
la di Riento in Francesco Burlamacchi,
nato di cospicua famiglia lucchese, il
quale, infatuato delle eroiche gesta dei
capitani della Grecia, che con piccoli
mezzi avevsno operato cose grandi, nien-
temenò agognò che rivendicare a libertà
i popoli italiani.
'Sentiva egli con pena la servitù di Fi-
sense, lo strazio di Siena, l’abiezione di
Pisa; compiangeva Perugia percossa, Bo-
Jogna in catene; in una perola imaginava
che dovesse tornare libera Itali
tempi delle repubbliche del Peloponneso,
i popoli dell'Italia o per vizio degli uo-
più non si reggevano a
giù andavano assucfacendosi ai sistemi
dell’ aristocrazia e dell’assolatisnzo. Per
conseguenza l'idea del Burlemacchi potè
paragonarsi al soguo di un febbricitanie
che vaneggia negli accessi della sua ma-
lattia.— Un falso amico del Cola lucche-
se rivelò al daca di Firenze l'ardito pro-
getto del Burlamacchi, quasi nel tempo
medesimo che un, cittadino senese, stato.
messo a parte del segreto, lo palesava agli
anziani del governo di
Giò bastò, perché il Burlamecchi fosse
preso, sostenuto in palazzo, ed în
sa di un commissario dell’Im
sulla tortura processato: fino a cl
egli dal dolore, confessare dovi
rico disegno da esso immagiuato. Allo-
ra per ordine di Carlo V il reo di stato
fu condotto a Ni gostà con altre
persone implicate in le pensamento ,
venne in pubblico giustiziato.
Dopo di tutto ciò si aggiunse la caduta
della repubblica di Siena, colpo fatale per
quei popoli che contavano di manienersi
fiero € molto più per i vinti che spera
gere a regime repubblicano.
prese
eratore
vece di giovare al subbietto
promossa; il disegno del Bar-
lamacchi, e la caduta di due repubbliche
vicine, avvertivano i signori di Lucca
dei pericoli che da ogui parle li mioso
ciavano. — Nel 1556 il gon(aloniere Mar-
tino Bernardini fu per i nobili lucchesi
uale era stato nel 1297 il doge Pietro
Eradenigo per i veneziani. Egli propose al
senato di converlire in legge la seguente
riforma statuaria: « Ammettere alle ca-
riche del governo solamente quelle fami.
LUCC
glie che allora di tali omori,
col diritto di trasferirli alla loro disces-
densa; escluso però da questo diritto chiun.
gue fosse nato in Lucca da padre forestie.
ro, e tutti i figli di persone del
salvi quelli tra loro, i quali all'epoca
della proposta riforma | partecipavano ast
impieghi governatioi. ».Il progetio più-
cque agli anziani talmente, che lo conver.
tirono in quella legge organica della re-
pubblica, la s grate ad esempio del sensio
di Roma, chiamossi col nome dell'autore,
i Zegge Martiniana. Colesta legge, pubbli.
al Sal dicembre del 1556, fece schia-
matto tra il popolo, ma furono voci senza
effetto, La memoria fresca dei mali arpa
per la ribellione degli Steaccioni, i
ricoli cui erano scampati per le pretesto
ri ‘congiure, la cadota non antica della
repubblica di Firenze , e quella recentis.
sima di Siena, servirono di esempio al po-
polo lucchese per adattarsi alle circostan-
se. — In conseguenza gli statuti
de Begimine, l'ultimo dei quali era stato
compilato nel 1539, riceverono da questa
legge un'allerazione di gravi
Lacce d'allora i poi divenne di diritto
quello che già da molto tempo indietro lo
era di fatto, cis ci
ILooc watt’ vLTISIO reRIonO peLzA sua
ANTICA REPURELICA SINO AL 1799.
Se la legge Martiniana, soggerita senza
dubbio dall'orgoglio, riescisse in effetto
utile piuttosto che dannosa, o viceversa,
non seppe deciderlo un erudito autore mo-
derno; il quale con disinvoltura ed im-
parzialità, scrivendo della sua patria, sa
tal ito diceva: « che forse la quiete
che ne venne a riguardo di
rosi della libertà non avrebbero mancato
di portarsi quà con le loro fotune dai
proprii psesi ridolli in serità, quando
fossero sali a suo tempo ricevali come
veri cittadini i loro figli ».— (Mazzanosa,
Storia di Lucca Lib. VII).
A rendere pi bile il regime dell'or-
dine interno cosdiavò una prudente coe-
LUCC
tenza fa accresciuta in
acquisto di Siena e del suo
eedutogli da Filippo II re di Spagna. —
M trattato di pace nel 1559, firmato tra
la Spagna e la Francia, concorse vieppiù
ad assicurare l'aristocrazia lucchese, to-
sochè in delta pace fa compresa anche
Lacca come peese libero e neutrale.
Cosiechè il gorerno, tranquillo sl di
fuori e in casa, potè occuparsi de'lavori
di pubblica utilità, sia coll’ arginare il
Serchio di contro alla città, sia col risve-
Gliare maggior operosità nella costrazione
delle attuali sue mura, sia col far scavare
mn fosso navigabile per mettere in comu-
icazione Lucca coll'Ozzeri, e di là conti-
muando il cammino a levante enirare nel
gando verso Firenze 0 a Pisa.
Tante spese però avendo depauperato
pubblico erario, impossibilitarono il
governo di soddisfare per intiero alle in-
chieste dell'Imp, Massimiliano Il, che nel
1565 avera domandato alla repubblica
seudi 70,000, a titolo di sussidio per la
guerra contro il Turco; per modo che soli
35,000 scudi gli furono dati:
In tar restante del secolo XVI i
Lucchesi ebbero calma interna e pace al bl:
LUCC 8965
iglio la provvisione seguente: « che il
iritto di governare, salva una grazia del
potere supremo, dotesse d'allora in poi
risiedere nelle sole famiglie che ne erano
al possesso dall'epoca della legge Marti»
miana. .
Quindi è che in ordine alla stesca prov.
visione in un libro, chiamato libro d' oro,
furono registrati i nomi e learmi di tutti
coloro, cui fino a quel suddetto giorno
wu tale diritto si apparteneva.
Si volle dare una qualche apparenza di
ragione a siffatta restrizione, disostran-
do tutto ciò esere di al fine d'im-
ire, che qualcune
iglie senatorie con nomi falsi e perso
ne supposte. Ma piuttosto che ragione, dice
il prelodato storico lucchese, era questo un
pretesto, atteso che molti altri più facili
espedienti avrebbero potuto, se mai, le-
juesio male decantato, in vista
delle città non grande, e del proporzio-
nato ristretto numero degli eligibili. La
vera ragione stava nel volere quelle fa-
miglie, che allora moderavano lo stato,
perpetuare fra loro il comando a somi:
glianza di ciò che to si era nelle due
repubbliche di Venezia e di Genova. —
Dal libro d'oro, che tuttora consertasi
mell’archivio di stato, apparisce, che 226
erano a di epoca le casate con: armi e
soni diversi fra loro, tra le quali ara
di fuori. cognome differenziato.
Per tnrbare quest'ultima coi Nuovi dispiaceri poco dopo si aggiun-
mel 1607 a risuscitare antichi i serv ad amareggiare i Lucchesi, la prepo-
pori
tra i reggitori della repubblica e il duca
di Modena , uno per conservare 0 accre-
acere, gli altri per far valere dei diritti
disusati sopra una porzione di Garfagna-
ma da lungo tempo perduta.
rono fra le due parti preti
piuttosto ladronerie, le qu
Ue sospese da coria pace, si converlirouo
poscia in una manifesta guerra, sino a
che per ordine dell'Imperatore i Lucche-
si e i Modanesi dovettero sospendere la
guerra e quindi starsene alla sentenza che
dalla corte cesarea di Milano sarebbesi
provuuziata. — Fed. Ganracmana.
Li
Posate le armi, il governo di Lucca si
occupò a ristringere la borsa degli eligi-
bili alle pubbliche cariche: e bene
scirono gli anziani che sedevamo signo.
ri nel primo semestre del 1628, quando
essi nel a1 gennajo, fecero approvare dal
tenza di un loro conciltadino vescovo car-
dinale, Marc'Antonio Franciotti; il quale,
non volendo uniformarsi alla legge comu-
ne del paese, ricusò costantemente di far
punire an suo familiare, perchè con den-
no del lerzo aveva abusato del privilegio
di portare la faoco. — L'altra più
generale e più funesta sciagura fu la mo
ria che in Lacca e nel suo contado ripe-
pietà paterna, e
forse anche dalla politica di gratificarsi
la moltitudine per accostumaria vie me-
bedienza di una classe distinta‘
868 Lucc
Quello però che stava più a cuore ci
padri coscritti lnochesi era di allontana
rre chicchessia, a furia di punizioni severe,
e non di rado ingiuste, dall'idea di ma-
€hinare contro il nuovo regime. La storia
ba tramandato ai posteri la tirannica ma-
miera, con la quale un Agostino Mansi, un
del Poggio, un Vincenza Altogradi, pero
maggi tutti distinti e nobilissi
per lievi cause politiche, quello mandato
per dieci anni alla galera, e questi per un
pensiero libero manifestato, condannati
a lasciar la testa sul patibolo.
Del resto non furonvi dappoi turba
menti politici di grande importanza, o di
qualche grave na; sicchè il go-
‘verno, dalla metà del secolo XVII ino
al 1700, visse quieto. — Lie
d'inconsiderata violenza e di parziali in-
rie recarono ai senatori di Lucca, nel
1700, un qualche imbarazzo per parte di
Cai mo III granduca di Toscana, poi
i li Mas
Ma le corti mediatrici fecero posare lo-
ro il corraccio con rimettere in calma i
popoli insieme coi governi allarmati.
Diede pur motivo di qualche amarezza
fra il senato lucchese e la corte di Roma
inchiesta stata dal primo avanzata per
avere il diritto di presentare ol pape une
terna di tre soggeiti idonei ad 0g!
cinza della sede vescovile di Lucca;
chiesta che finalmente nel 1754 dal Pont.
Benedetto XIV fu secondala.—Mosse mag-
giore ramore per coeto del clero lucchese
una dalla ragione politica e civile
sulle Afani-morte consigliata, la quale fa
discussa, e finalmente li 7 settembre del
1764 decretata, per modo che niuno po-
temweiper l'avvenire alle corporazioni mo-
rali donare o testare un valsente superio
re alla ventesima parte del sno patrimo-
nio, nè mai una somma maggiore di scu-
di sco. La qual legge si credè comandata
dal vedere la classe degli ecclesiastici a so-
vrabbondenza provvista di beni; i quali
si calcolò che seperassero il valore di no-
ve milioni di scadi, goduti da circa 1500
individui dei due sessi; lo che veniva a
equiparare circa la metà del patrimonio
de’ privati di tutto lo stato, il quale fu
calcolato essere di venti milioni di scudi,
LUCC
71 tempo aveva fatto scorgere un vizio
grande nel sistema aristocratico, vizio che
a guisa di larlo a poco a poco si
nelle famiglie senatorie il midollo della
loro repubblica.
LUCC
vittorie riportate dai Francesi in Italia
cambiarono affatto le sorti della penisola;
siechè i padri coscritti di Lcd în inotil
mente con l’ambascerie e con l'oro trave-
gliavansi di are la del
direttorio di Francia, di acquistare la be-
mevolenza del loro generalissimo im Italia, soria
di blamdire le fervidissime neonate repub-
bliche Cispadana 6 Transpadana. Lasio-
ghe vane, danari e parole gettate; porcioo-
chè l'occupazione di Laces, per parte dei
Francesi da lungo tempo meditate, ebbe
finalmente il suo effetto nei primi giorni
del 17 uando vi entrò con una parie
della ses divisione i general Serrarier;
rete ecabioniai vettovaglie, di pe-
coni edi È vestiario scoompagnale di da mi-
maoce terribili, vealavano oso)
Soc preme ri rta
ogni ceto. Pare Lbiezioni è ira si gra
vose imposizioni, cotanti spogli violenti,
sopporiavansi da quei senatori nella diffi-
cile speranza di continuare a diri-
Gere il timone della repubblica. Che però,
pensando essi al modo di riescirvi, nel 15
gennajo del 1799, deliberarono di far ri-
torno all'antica costituzione dersoeratica,
coll’ annullare la legge Marticiana del
1556, e le riforme posteriori. Si fecg an-
che di più. Dalla classe privilegiata dei
mobili furono eletti dodiei personaggi col-
l’incarico di modificare, adattando alle
circostanze le antiche costituzioni; e que
sti, nel di 38 dello stesso gennajo, decre-
tarono, che per le fatare-elezioni verreb-
bero dai comizi coloro destinati a
il nuovo regime della rigenera
sione lacchese.
Ciononostante i voti e la scelta degli
elettori cadde sopra eri ven ‘fron preoccu-
pati da spirito di novità, sopra persone
specchiate e meritevoli della fiducia co-
mune, patriotti se ne lagnarono, scon-
giurano il general francese di provre-
dere alle causa loro, che era pur quella
della Francia; ed egli vi. provvide alla
maniera orientale. Farono invitati a pa-
lazzo per la seattina del 4 febbràjo 1799,
a un ora medesima, e in due sale sepe-
rete, tauto quelli da lui segretamente de-
stinati a prendere le redini del nuovo go.
verno, come anco i senatori ed il gonfa-
loaiere della vecchia repubblica. Al
LUCG 8907
determinata Serrurier accompagnato. dal
suo seguito recessi ai due corpi da lui con.
gregati per dichiarare a nome del gene
rale in eapo dell’ esercito d'Italia, al veo-
chio semsto, che d'allora în poi restara
sbolita Tiebli i Leechesi la tà e ogoi
ivilegiata, e dirgli nel
egli aveva scelto da ogni
quelli destinati a go-
un modo provvisorio la re
Lucca
Fielp sica,
classe di cittadii
Pal re il voto di tu!
"Di i ccandosi nella sala, dove eransi
raccolti i nuovi da esso eletti, disse:che per
gli ordini potere esecutivo di Francia,
capo aveva partecipato al
Sela come il direttorio francese per
-secondare i voti degli abitanti per una co-
stituzlone intieremente democratica, ouole
che io (Serrurier) la componga di quei
soli, î quali, per l'attaccamento toro alle
massime repubblicane, per la vastità dei
loro lumi, € per la saviessa dello spirito
Toro, compariranno i più adattati 4 man-
tenere la libertà sensa reazione e la quiete
senza terrore, Quindi soggiunse: To vi
consegno la carta del sistema d'organiz
sezione proovisoria, cui invito voi tutti
di conformarvi.
Così fin) dopo 243 anni il ari.
stocratico di Locea, non per facchecza di
vetustà, ma per quella forza irresistibi n
calata dalle a rovesciare da capo a
fondo non meno che i regni e le duchee,
le vecchie repubbliche.
La costituzione data ai Lucchesi dal
Serrurier fu la stessa di quella della 7 re.
pabblica Ligure. La parte organica.rid
n potere legislstivo diviso în
due consigli, quello dei giuniori di 48,
l'altro di seniori di 34 membri, oltre un
esecativo quinquerirale, che si no-
Koeioò diveltorio,anlaito da cinque mi:
mistri di stato. — Non tacque nei naovi
reggitori il sentimento del ben pabblice,
e varie buone leggi sino dei primi mesi
farona proposte, discusse el emanate; ma
non si Lod) passo nell'ordine gover.
nativo senza l'a tI
comandate e del distri fivnazse. Era.
no i ra| tanti della repabblica di
Lucca tanti automi, che venivano
tamente o visibilmente maneggiati dal-
ora la maestria dei rigenerajori. Avvegnachè
208 LUCC
mulla si secordava ai consigli e alle dr
deliberazioni, ogni cose doveva fa
voglia dei Francesi,
verno e cittadini ubbi:
lisereta 0 indiscreta voglia.
vile al pari della politica non
si comosceva che per iroi ia, o ‘per sfregio
del suo mome; oppressi i mobili, perse-
gui gli ecclesiastici, smunti di nume-
i facoltesi e i mercanti, versati i cit-
da esigentissima seldotosca di guar.
nigione, tali furono i fratti prisatioci e
iù manifesti della lucche-
E° Quindi not è de ececigioe i
Francesi erano costà assai inalvisti ed o-
diati dall'universale,
Trovandosi in tal guisa mu disposti gli
animi degli abitaati di Lucca, e più anco.
ra delle genti di contado, queste c'incalori.
rono vieraaggiormente, e si ammutinaro.
no all’ansuszio del primo successo otte-
muto in Lombardia dall'esercito alleato: e
più ancora dopo la notizia svata delle tre
giornate della Trebbia (1, 18, 19 giugno
del 1799 ) contro }d battagliate.
Appena avnto sentore dell'arrivo degli erano
Austriaci in Toseanz, fu vano esigere dal
popolo ubbidienza al governo e tranquil-
lità. Le falangi tedesche, nel taglio del
1799, faromo accolte in Lecca .con en
sizsmo. Se non che la prima misura dei
muovi arrivati fu quella di dover conse.
Gare tutte le armi da faoco detl'arsenale
© i bellissimi grossi cannoni di bronzo,
che in numero di 130 goarnivano gli ua-
dici bestioni sulle mura della città.
Presto i tripadii si convertirone in la-
goanze, e quindi ia angustie, perse forti
esigenze che si richiedevano dalle trappe
arrivate. AI che si agginnse wa abisso di
mali maggiori, quando si vollero annul-
lare tutte le leggi
democratico, posci:
passate azioni politiche e perfino i pen-
sieri.
Ma giù Je sorti di Lecca e dell'intiera
Tralia stavano un'altra volta per pendere
a favore dei Francesi, meroî il genio di
Bonsperte. Il quale, Hope avere divieto
spento il direttorio, comparve qual fal-
mine con na rinnovato arileulissimo eser-
cito sui gioghi dell'A: ls calando in
LUCC
quistò a Marengo in un giorne, (14 giu-
a gno 1800) quanto i generali suoi prede
cessori avevano perduto in ua anno.
Looca we: vanti serra nuera:
BEL stcoLe sacmenOnO.
Sarebbe mojoso il ridire le tante me
tazioni di reggimento, e le varie impe
rice centribazioni che a cortissimi pe
sorsero e gravitarone sopra il
lo locohese.— Leuney generale di re
cia, che, nel 7 laglio del 1800, anunazia
l'imminente arrivo delle sua brigata ia
Lacca ; Massena maresciallo, il quale co-
manda da Genova gli si sborsi un mi
Lione di frenchi, la metà tempo 34 ore,
giorni per l'altra metà, ordinando
di sequestrare le pubbliche casse e di ar
restare i rappresanti del governo che re-
clamavano contro tanta jeiquità. Si ce
stringevano i nobili a tornare a Lucca, e
si confiscavano i i coloro che a un
tel comando non abbiditano. Tutto ciò
sì operava alla vigilia in cui altre forze
riunite dal general tedesco Sommariva
r ritornare costà, Infatti ai 13 di
dello stesso anwo, appena arri-
vata ia Lucca an'altra sorta di padroei,
pito il mese, che dovettero di qua riper-
tirsese (9 ottobre) per dae Inogo si Fras-
cesì tornati in maggior mumero sotto va
altro genera! di brigata, ma con le stesse
molestissime intenzioni di spolpare perf
no al midollo i bersagliati popoli italiani.
Dorissimi e rovinosi erano talti i mo
di che essi adoprarono, cude lucrare de
maro dai Lacchesi ridoiti alla miseria.
Tn mezzo a queste anj
copcla a eaevile (rg (Mb stette
l’altra tra la Francia e Napoli, segnata in
Firenze il 38 merso dello stesso ammo, fa-
cavano sperare a questo popolo wn vic
mo sollievo. Se nosi che gii restava tai-
tavia cn gran crepacuore nell'animo per
la incertezza della sua sorte. — Piacque
perallora a Napoleone di ridonare a Luc
ca una tal quale esistenza politica medias-
te an reggimento repubblicano, di cui or
dinò l'organizzazione at Saliceti coa l'i
struzione, che si badasse, mella scelta dri
governanti, aÌ maggior censo, e per il re
sto si desse la preferenza ai letierati, si
megosianti e agli artisti più furaigersli.
LUCC
Lo preparata costituzione, pubblicata nel
31 dicembre successivo, in generale fu
ken accolta, perchè basata sui principii
na repubblica democratica temperata,
en nella scella dei soggetti designati
a governarla eranvene parecchi rispelti-
bili per dottrina, per probità e per amor
di patria.
Entrò il potere esecutivo in attività
il primo giorno dell’anno 1802. — Il go-
verno comiociò le sue operazioni con un
pieno perdono e un'assoluta dimentican-
za su qualsivoglia delitto politico; al che
rono utilissime cose. Fra feal-
ponderata e reita giustizia rispetto a
Generale proporzionata reparlizione della
tassa fondi
Infatti la quiete interna andava a ri-
stabilirsi, io goisa che le antipatie poli-
tiche, se non affatto svanite, erano assai
scemate, e la benevolenza del primo con-
la repubblica francese da parole
lusioghiere e affettuose veniva pubblica-
mente dimostrata al governo lucchese, sic-
chè questo incoraggito occapavasi con sa.
vieta e con lode degli affari, e special.
iù
Gl' interessi pertanto di questa piccola
repubblica procedevano, non solo con re-
golarità, ma con profitto della generalità:
utadino non fanatico pre-
inire nell’iccordo co-
€ nel buon effetto di provvide isti-
tuzioni decretate. — Ma cum’ era piaciuto
al sommo imperante di rispettare fino al-
Jora i sacri diritti dei Lucchesi, venuto
il maggio del 1805, epoca dell'incorona-
zione dell imperatore de’ Francesi in re
d’ Italia, menire Genova con le solite ap-
parere spontanee costringevasi a chiede-
re a Napoleone la sua aggregazione sila
Francia, nel letapo medesimo il mi
Talleyrand per insinuazione vlell'orecolo,
cui allora porgera incenso, dovè far sea-
tire al ministro Girolamo Lucchesini que-
sta imperatoria senienza: e voi altri «
Lucca non farete nulla?
Favvi tosto chi spiegò il mistero, e che
suggerì il modo di coonestare il pretesto,
che la costituzione della repubblica luc-
chese non era più adattata ai tempi, al
vm
LUCC 869
sistema delle altre nazioni e alle circo
stanze generali dell’ Europa. Bisoguava
pregare il sommo imperante a dare uno
statuto politico speciale per Lucca, e
fidarne il governo a uno dei principi del-
la ipoleonica prospis..A lenore della
suggerita inchiesta fu redatta una costitu-
gione semi-liberale, per l'accettazione del-
la quale sì apersero i registri in tutte le
parrocchie dello stato lucchese, onde ri-
cevere dai volanti nel termine di tre gior-
dichiarazione della propria
provi la condizione, che chi non firma
to gov pprovaro-
no. Ognuno stava in aspettazione Rel priv.
peratore de' Francesi e re d’
aveva în menle sua a tale piccola so-
ato. Ma presto fu appagala
la curiosità . conciossinchè il goveruo di
Lucca, per insinuazione altissima, il 13
gingno manifestò al pubblico, che avrebbe
chiesto per capo S. À. S. Felice Baciocchi
principe di Piombino, sposo di Elisa s0-
rella di Napoleone. Uu' apposita deputa-
zione in Bologna presentò a quest' l'ultimo
dl voto della nazione lucchese, e costà sotto
i ladirezione dell'imperiale segreieria di
stato fa redatto il nuovo statuto organico
di Locca, nel quale, per salutevole accor-
gimento dei deputati fa inserito -un ui
colo riguardante l'esenzione dei Lucche-
si dalla coscriszione militare francese.
cotal maniera accadde che, chi ave-
vaal popolo di Lucca ridonato la liberià,
fece sparire la più vecchia repubblica to-
acana, per quanto al paese consertasso
quella indipendenta che tarte volta per
brighe domestiche, o per propria de
lezza, 0 per ragioni di gato | i Lucchesi
Italico. Da quest’ ul
con decreto napolconico de' 30 marzo 1808,
dichiarandolo feudo imperiale, ma per
l'arministrazione governativa fu ri
co la Garfagnana (eccetto Barga) al
cipatodi Lucca.Dopo il qualeaccrescimen-
to si ordinò ai principi di Imcca, non
solamente di porre in vigore in tutto il
sio
870 Luce
loro dominio il codice di Napoleone, lo
che poteva dirsi un altro benefizio, ma fa
ingiunto l'obbligo di valere nel loro
stato il concordato per gli affari ecclesia-
stici fatto e sottoscritto fra la corte di Ro-
ma e il fegno italico; lo che riuscì non
poco discaro ai Locchesi, massimamente.
si corpì religiosi dell'uno e dell’ altro
sesso.
Non si contavano allora in Lucca meno
i uomini e 19 di don-
ne: e ad eccezione di sette, spettanti a men-
dicanti, gli altri tutti possedevano più o
Aggiangansi i be-
i
quali tutti vennero colpiti da una sola
sentenza pronvuziata da più alto scanno
che non era quello dei principi di Lucca.
La quale seutenza comandava la soppres-
indei
sione dei luoghi pii, e la
delle loro sostanze mobili e immobili.
grazia di ciò il dominio di Lucca accu
mulò un patrimonio di sopra venti mni-
lioni di frauchi.
Vero è che questa risorsa vistosissima
pose in grado il governo
parte un uso benefico ed atile dei beni in-
demaniati senza per questo agyravare di
troppo i sudditi di contribuzioni e di
dotere spedali
nere gl'invali
i e somministrare i mer
zi oppuoti ine di rendere più utili
e incoraggire le arti belle, le scienze e le
industrie nazionali. Cosicché si dotarono
le accademie, si accrebbero di cattedre
gli studii, si fondarono collegii, istituti
€ conservatorii per educare la gioventù
dei due se: di varie classi nelle scien-
ze, nelle lettere e nella morale. Si ridusse
rono rese
si aprirono di nuovo
r lo stato e in varie direzioni molle e
le strade, nel tempo che altre vie trop-
po angoste si ampliarano dentro la città,
dove furono fatte più spaziose varie |
ze con qualche pubblico paluzzo, Si argi
carono canali e fiurui: ma specialmente si
lavorò intorno al Serchio,
trovandosi a livello del piano
‘minecciava ad ogni piena straordinaria
LUCC
annegare gli abitanti dei sabborghi e le
loro case.
Fa istituita una commissione d° inco-
raggimento per l'agricoltura e per l'arti
con facoltà di comprare macchine e di per-
fezionare le antiche onde animare il genio
naturalmente industrioso dei Loochesi.
Con l'idea benefica di provvedere Loo-
ca di acqua potabile, sotto i principi Bs-
ciocchi fu dato principio alla fahbrica de-
gli acqued che l'attual governo du-
cale borbonico con vistoso dispendio e
più grandiovamente condusse dentro Lue-
«ca dalle falde settentrionali del Monte pi-
sano a utilità e decoro della città.
Tali furono le somme opere dei prin-
cipi napoleonici; molte attre ne fecero
utili in generale per una pronta e più
retta amministrazione della giostizia, €
dell’ entrate municipali, per la libertà
commerciale, ec. ec. Tutte queste «ose fa-
ceva Felice Baciocc! nome, Elisa Bo-
naparte di fatto e di suo arbitrio, sebbe-
ne esse avessero l'appareoza di essere sta-
te deliberate, come la costituzione pre-
scriveva, previo il consiglio e approvs
zione del senato lucchese; il qual corpo
stelle interi aoni senza essere lampoco
congrepalo.
Dopu trentaquattro mesi di stabile di-
mora nel principato, in virià di an de
creto di Napoleone, del 3 marzo 1809, Eli.
i sa recossi a Firenze col litolo di grande
chessa governatrice della Toscana. Im)
cioeché il regno di Etru inciato il
1a agosto 180r, essendo finito col 10 di-
cembre del 1807, fu per volere dell'on-
nipolente imperatore, levata di la Maria
Luisa, regina reggente quel regno pel te-
nem figlio Infante don Carlo rico
di Borbone, e tosto la Toscana dichiarata
viucia del grande impero.
Lr avtunque però i principi Baciocchi,
le del 1809 in poi, risedessero
in Firenze, Elisa non rinunziò totalmente
al suo pi to soggiorno di Lucca, dove
gli pareva di essere în mezzo alla sua fa-
miglia. E veramente ella ambiva, e si sti.
mava di aver rigenerato colesto paese,
giacchè le scienze, le urti, il gentil coste-
me, la eleganza del vestire, um ere
vivere e molte altre cose anche più im-
portanti, tutte si attribuivano al grande
impalso da essa dato, non che alla docile
indole del popolo lucchese ed alla corri
LUCC
bi pre trovata nei zelanti suoi mini
stri che vi coadiurarono.
i fatali per dare il crollo al
grande editizio napoleonico si scoostava-
no. Dopo Ja terribile campagna di Mosca, pris
il mondo parve destarsi per avventarsi
contro colui che lo voleva tuito per sò.
Mentre pericolava in Lomberdia la sorte
del regno italico, si affacciarono devanti
alla spiaggia di Viareggio (9 dicembre
del 1813) navi inglesi per eseguirvi lo
sberco di una fazione di armati; i qua-
MH in numero di uo migliaje murcisro-
no presiamente verso Luoca con bemliera
spiegata, che indicar voleva ei balordi:
Indipendenza d' Italia.
Ma la popolazione giù ammaestrata da
simile esca, non curando le parole, fu in-
differente e muta all'apparire dei sedi-
Pi
fortemente di i
Che acquistare Uli altri, il giorao ‘dopo,
per le vis dosde quelli erano a Luecs La:
‘venuti se ne ritornarono per metterti in
mare. >
Non corsero però molte settimane che
51 re Giovacchino, alleato di corte con l’
Imperatore d’ Austria, inviava una divi-
sione dell'esercito napoletano în Toscima
per cacciarne Elisa sua cognata, la quale
principesse dovà abbandonare snche la
sua Lucca innanzi che si affacciame il gior-
mo 14 marzo del 1814, avendo affidato la
cara del psese al consiglio di stato.
Eatrarono ia questa città i Na
nel giorno stesso 14 marzo; ma
sto vennero piazzarli (5 ben 1824)
gli Austrisci, che tenvere Loc da pe
troni, finché Maria Luisa di Borbone,
già regina di Etruria, non dichiarò di
accettare per se e per l'Infante don Car
lo Lodovico suo figlio Lucca con l'anlico
suo territorio sotto titolo di Ducato; e
in conformità degli articoli i deli
berati col trattato di Viezus ogie
«mo, anno 1815; di tener fermo il diritto
di subentrare nell’avito dncato di Parma
pi nando fosse vacato per morte o per altra #1
linazione dell'ex-imperatrice di Fran
cia, Maria Luisa di Austria. — Verificato
che sarà un tal caso, il ducato di Lucca,
salvo alcuni distretti distaccati , a tenore
dello stesso trattato dev'essere incorpo-
rato al granducato della Toscana.
perdere se stessi piuttosto i
pre- diosissima degli
LUCC 871.
Maria Luisa di Borboze con l'Infante
suo figlio ed erede entrò in Lucca
no 9 dicembre del 1819. Le prime care
di quella sovrana furono dirette alla ri-
zione dei conventi, monasteri @
compagnie soppresse. Fa pagato ai cor-
pi morali l’usufrutto dei fai ecclesiasti.
ci invenduti, il cui capitale asceudeva si
valore di circa àndici milioni di lire lac-.
chesi; al che poco dopo si aggiuase l'abo-
lizione della legge sulle mari-morte fatta
dalla repubblica lucchese , per modo che.
i corpi morali di cotesto ducate sono nuo-
‘vamente in grado di ritornare i possidenti
più ricchi del ducato.
Fa istituita più tardi (sono (gono 1809) le la
confrateraita detta della Corità,
dello di quella esemplarissima e entichis-
sima della Misericordia di Fireaze, della
quale volle il Resle Tolaute farsene capo
all'Istituto fondato da Elise,
la figlia Luisa Carlotta dichiaravasi pro-
fettrice del conservatorio delle fanciulle
in 8. Nicolao. —Si riprisiinò all'antico
uso .nel palazzo de’ Borghi, osia nelle
Quarquonia, il deposito di mendicità; &-
malmente furono riattivate Je cessate sov-
vevzioni alle famiglie -civili eadate in
bussa fortuna, che anticamente pagava
ad esse loro la repubblica lucchese.
Solto il di Maria Larisa, in quan-
to alle opere di pubblica utilità, fe sopra
i ognialtra press di mira quella dispen.
ti, stata inter
quale vennero allacciate ppt vene
nel Moote- pisano, € portale per acque-
datto a ua livello tale che Je aeque pote».
vero innalzarzi sino si prinri piani delle ca-
ve. Nella quale impresa il governo ba con-
sumato finora la vistose some di circa
1,600,000 lire lucebesi. ed, Aozuazor-
+ Looonesi.
Anche l'orto botanico ebbe imcomia-
ciamento nell’anno 1839, e
solto gli auspieii del duca felicemente re-
quante.
S°jnolire fu terminato il R. teatro che
porta il uome del Giglio, fondato sello
872 LUCC
vertigia di quello mezionale davanti a una
moderna piazza, col disegno dell'architet-
to Giovanni Lazzarini.
nobilit
palazzo apposi rate per il Liceo, dalla
stesa sovrana dotalo e corredato di mac-
chine; e finalmente ad impulso del cele
)bre baron di Zach, fu
TI dora ed Infente don Carlo Lodevico
&i Borbone, succeduto nel 1894 nel trono
di Lucca, ha
nano, °
feriale della città.
- Uno dei prevredi menti diretti a que-
sl'oltimo scope fu il moteproprio del 33
aprile 1828, col quale venne ordinato, che
tuti gli edifizii sipubblici e privati della
città di Lucca deniro l’anno 1830 fossero
intonscati e datogli di tinta o di bianco,
e che ltima operazione a i de
Seaniosi Tinnovasse ; che fomero fatti i
canali ai tetti fino in terra, fognate le
strade, ed altre eccellenti disposizioni cir
€ al morare all'esterso, Inoltre fa cresta
un'apposita commissione, nominata degli
Edili , affiochè vigilasse sulle fabbriche
pubbliche e private; allo sele della quale
devesi il vantaggio di aver restituito a
molti vetusti edifizii sacri la loro antica
fisonomis, sis cel fare togliere l'intonaco
sovrapposte alle interne pareti di marmo,
sia coll aver ordinato che si sgombrasse
da orride botteghe, e da meschine casa-
pale l'arena dell'antico anfiteatro per ri-
donergli la pristina sua forma, e per coo-
vertire quell'area in una coctmods piazza.
DOC ATO, ossia STATO DI LUCCA
Noa parlo per era delle vicende acca-
date al ierritorio di Locca dope i tempi
romeni; solumente mi limito qui a con-
templare il dominio lecchese mello stato
attuale, — Sotto tal ra si deve di-
atioguere il Duento di in dee perti:
una pnita, e l'altra disunita, perchè dalla
prima affatto isolata. Sono in tuite undici
comunità suddivise in 351 sezioni, ossia.
mo parrocchie. Fra i capolnaghi delle 11
comunità si contano due ciltà, Lacce e
Viareggio: le elire hanno per residenza
delle terre, de’ castelli, o dei villaggi.
LUcc
Mel territorio unito del Ducato lecchese
trovasi la sua capitale con nove comuni-
tà. Esso è circondato quasi da ogni luto
i- dal Granducato di Toscana, meno che da
seltentrione e da pomente.— Dilla parte
di tramontana ba a confine la Garfagua-
ma granducale ed estense, e dal lato di
ponente termina col lido del mare To-
sco per il tragitto di dieci miglia.
Tn quanto al territorio disunito lucebe-
se, eno è attualmente ridolto a due vice.
rie e comunità, Coinmeciano e Montigno-
10) situate sopre due fianchi opposti dell
Alpe Apunas.Minuociamo è nel lato di
tenirione, e Montignoso dalla
meztgiorne prin di cu fl Gar
a estense e la Lunigiana granduca
ati le seconda fra il ducato di Massa e il
vicariato granducale di Pietrasanta.
L'Apponsine toscano , dal laio di gre-
cale, serve di confine al lerrilorio unite
lucchese, mentre a leranie viene chiaso
dalle diremazioni che dall'A ppennino me-
desimo si avvallano fra le fiumane delle
due Pescie sino all Altopascio. Costà il
Aerritorio Incchese aliraversa de CI
Tib. il Jago di Bientina o di Sesto; quia-
di, volgendosi 2 ostro, serve al Piseno eal
Lacchese di confine la cresta dela
ta del Monte-piseno sino ella ri;
Serchio: alla destra del quale iucdernsi
per la palesire pianura di Massaciuccoli
€ nella direzione da lev. a pon. attrever-
se il lago omonimo per quindi arrivare
alla spiaggia del mare. Di cosà, sadundo
verso maestro , percorre il littorale fino
® Motrone, fischè voltando direzione ver
so selt.-grecale fra Pietrasanta e Camajo
re sale per woo sprone meridionale dell
Alpe Aj ,, e varcando il giogo, ritorna
nella valle del Serchio lungo il torrente
di Torrita Cova.
11 territorio anito del Dacato di Lecca
è posto fra il er. 29° SN e 26° 24° longi
eil gr. 43° 65° 4" e il gr. 44° 75° dilo
tit. — Gli passa in mezzo il fiume Sen
chie; la porzione più settentrionale è be-
gnala dall'ultimo tronco della Lima eda
quelli della Petrosciana, e della Porri
ta-Cava tre fiumane, che una a simistra e
Taltre due a destra del Serchio, le quali
tette si vermpo nel mominalo fiume sull
ii della Garfagnana.
To strattore fisica della pirnura Ino
chese va progressi vamente rialzandosi se-
LuUCcc
un terreno di recente allevione. —
ET Lolino che fanno spalliera -si monti
sono formate delle loro live roccie
costituenti la superficiale ossatura, le qua-
li a mano a mano dagli agenti meieorici
più che dall'arte vengono disfatte e s0-
pra quelle peodici arrestale e convertite
fn terreno coltivabile. .
Stante la variata situszione ed eleva.
tezza del suolo che cuopre il territorio
lucchese, il suo al peri de’ suoi pro
dotti mostrasi variatissimo; perocchè dal-
Jo osserva: termometriche e barome-
triche, nel periodo di 30 anni, sp-
perisce, che la temperatura media di Leo
LUCC 873
cn e dei luoghi più bassi, mella sera e
nel maltino segna il gr. 14 di Resumar
6 il er. 16 nel mezzogiorno; che il mas-
simo caldo fa salire l'istrumento mede-
simo a gr. 39,60, e che nel massimo fred-
do discende a gr. 6 sotto il sero. Nei tuo-
gbi per altro più elevati dell'Appennino
e della Pania lucchese le nevi, se nom
o di perpetne, in alcune si-
tuazioni vi iano più mesi dell'an-
Itezza media del berometro, si-
9
nima fu di 36,11,75:
Arrssze assorore di cari punti della Pranona e della Cirrì Di Locca
al di sopra del livello del Mare Mediterraneo, dedotte trigonometrica-
mente e partecipatemi dal Prof. P. Michele Bertini nell'anno 1838.
Cupola degli de-
guedotti, alla loro| del Monte S.
origine
Lammari,vvmamità|Piamera orien-
del campanile
Lammari,nel piss-
zale dell: chiesa
Antraccoli, pella
del campanile
Autroccoli, nel pi-|
susa
Le Nave, palla del|Pinmura occid.
Campani di Laces
gana di $. Gene-|
se di Compito
Guame, iù del
del Lagodi Bien.
tina, o di Sesto
Pelo del Lago sud.
detto
diresse mente di varie Mowrvosrrs del Ducaro si Lucca al di sopra del
livello del Mare Mediterraneo , calcolate e comunicatemi dalla cortesia
. Michele Bertini di Lucca in braccia lucchesi,
ia fiorentine came 10,000 e 10,117.
Bargilio, sommità delle 24938
torre
Croce delle Pizzorne . 13737
Gaglione soi menti di 23368
Brancoli
Gombitelli, sommità del 2186,7
monie .
RBrancoli, sommità della 2353,3
torre. .
Tereglio/ sommità del 1013,5
campanile
Penna del Monte-Piseno 9317
Monte di S. Cerbone quiò
Vaccoli, sommità del 6339
campenile
Rocra, sommità del cez- 579,8
mile
Castelluccio di Compito 496,5
8. Giuese, sommità del 1790
campanile
Pieve 5. Stefano 4934
Marlia, sommità del der 2684
rapieno della
Ultimosprone austra- | i 1166
le dell'Alpe Apuana
LUCC
Fra Je produzioni naturali sono cele-
bei per l'Europa non'che in Italia le a0-
que termali di Corsena, note sulto il no-
me generico de' Bagni di Lucca; mentre
11 paese abbonda di marmie di macigni.
Cavarisi i primi dal fianco settentrionale
del Monte S. Giuliano, dove pure si lavo-
i Jota di Guamno. L'esca-
la buse occidentale e
rocce di diaspro nel Monte Fegatese e a
Gello sotto il Monte di Pescaglia.
Tn un ragionamentosulla peste del 1596
ub meilico lucchese di quell'epoca scri-
vendo ad un amico lo informava: « che co,
Lucca, essendo da tutte le bande circon-
data dai monti, è dominata più dai venti
caldi che freddi merliante la foce aperta
verso Ripafratta, per la quale spesso piglia
strada il libeccio, vento pessimo, pati
ca. Quanto spetta all'aria voi sapete be-
nissimo essere molto umida, e perciò sono
mella nostra città tante scese, lanli catar
ri, tanti dolori di fianchi , tante ernie e
tante febbri lunghe cc. »
È altresì vero che le condizioni fisiche
del clima di Lucca dal secolo XVI a que-
sta parte sono assai migliorate in grazia
di una maggior cura nelle opere idrauli-
che, sia perchè si tengono più puliti i
fossi e canali di scolo, quanto ancora per
la custodia degli argini e il prosciuga-
mento della pianura traversata dall'Òz-
zeri e dal Serchio. Altronde la città di
Lucca avendo una'lunga foce dal lato
di settentrione, e largheggiando la sua
pianura dalla parte di levante, riceve
conforio dai venti salutiferi che soffia-
no da oriente per cacciar via gli umidi
vapori.
In quanto all’i
i mod,
paesi, essa
tre porzioni , sia per la
lel suolo, sia per la posizione ed
elevazione respelliva del paese. In vista
di cià i Lucchesi distinguono il loro ter-
ritorio agricola in ire maniere; la prima
nel contado delle sei miglia, che compren-
de il piano intorno alla citta di Lucca
con le adiacenti colline; la seconda nel
territorio ilella marina, in coi è Massa-
rosa, Moutramito, Viareggio e Camajore
mscigni è pressoChi- d:
Lucc 875
con la sua ubertosa vallecola; la terza è
compresa nell’agrionltora dell'Appenai-
no, cui spettano , ii
comunità di Villa-Ba
Mozzano, di Gallicano e dei Bagni di
ca.— Dalla prima si hanno nella pianura
granì, ortaggi, ani, legami, fieni,
foglia di gelso €
Île col!
ruente nei colli esposti a
i generosi. Nella parte po
€ la mai suole racco»
gliersi grandissima quantità di eranture
fieno, e di giunchi per uso di seg-
giolame ed stro con vaste pinete, Il vino
fiacco. — Nei poggi delle interne vallevo-
le, oltre il vino e l'olio, abbondano selve
i porzione,
ppennino, nelle parli meglio
esposte e meno elevale, olio e ‘vino ec-
cellente; in generale poi una gran quan-
tità di cistagne, superiore quasi sempre al
consumo del contado lucchese, talchè nel
le buone annate se: ne fa un commercio
anche all’ estero.
Le (erre nella pianura di Lucca sono
per lo più date a livello agli stessi colti
vatori mediante un annuo canone. Nelle
colline ba luogo il sistema della mezzeria.
Ala marina i possidenti ordina
costumano di far
i loro fondi pos
sono per lo più mentre nella por-
zione spettante ppevnino molti col-
tivatori sono padroni diretti
o affittuarii per l'utile dominio.
Non si conosce ancora con esaltezza la
superficie quadrata del territorio unito
lucchese , comecchè esso approssimati
mente sia calcolata insieme con la
zione staccata del suo territorio a circa
. quadrate toscane. Nella stessa
anno 1832, si trovavano
tanti; i quali, proporzione=
tamente ripartiti, darebbero 415 indivi.
dui per ogni miglio quadrato a misura
toscana, lo che starebbe a confermare |°
opinione invalsa, che il territorio lucche-
sc sia uno dei più popolati che conlino
gli Stati di Europa.
876 LUCC LUCC
. Popolazione totale del Fssatrowo svo- Ai, +. N° 3003
cazsz in epoche diverse. Fora’ armata di Lita, » N00 600
Bell anno 1733 la popolaz. era di 113,190 resi ue battaglioni di guar. sio
; Impiegati civil < +» 1370
z Possidenti terrieri e livellarii »
Addetti alle arti e mestieri . » 6,300
7 Addetti alla pesca alla niarina »__ ‘450
»
»
»
»
»
. 165,95
» 147,080
» 350,225
» 166158
Dall’ enunziato prospetto pertanto ap-
parisce, che la popolazione in 104 anni
aumentò di 50,961 abitanti, quasi uu ter-
‘0 maggiore di quella del 1733, e del
e che negli ultimi 19 anni (dal
1817) fas ilo e straordina-
aumento da Lrovare un soprappià
ba 37,506. abit. —
Rapporto alle respettive comunita il
Docaro pi Lucca nel 183n sommi-
mistrò i seguenti resulisti.
Nel Territorio unito
- .
— diGallicano ... » 3078
-— di Camajore .,. » 13,720
— di Viareggio... è 13,166
* Nel Territorio disunito
Comanità di Montignoso, . . » 1,338
—. diMinucciamo, . . » 2,083
Toras . Abit. 150,235
. —
Divisa per classi la popolazione del
Ducaro si Lucca nell’ anno 1832
presentò i seguenti resultamenti.
Famiglie nobili . . . - . N°
Clero secolare e regolare
Somma e segue . N°
105
20098
zoo
Somma degl’ individui delle
classi suddette . . .'. N° 50,393
“Salle quali classi vivevano gli
altri abitanti dei due semi
di tatto il ducato, cioè. » 99,43.
Porae . .. NSS0a35
tria. Avvegoschè dne mila uomini con
ne fc delle loro famiglie passano nelle
de e temperale siagioni per lavorare
im altri paesi, un migliajo nell'isola della
Corsica , sette centinaja a un circa nelle
grandocali maremme; il restante poi gira
attorno all'Europa, e per fino al di lì di
questa, dove vendono figurine di gesto e
di stucco, per quiudi recare îl profitto
che ne ritraggono in patria.
. Vacexna r20° antascuzvozi nezzo Sraro
Loocazsa
Una questione di alta e difficile lena
si addoserebbe colui che volesse dimo-
strare, quali fossero stati i confini dello
stato di anteriormente all'im
romano, Avvegnachè poco più vi è da ss.
‘pere che il territorio in questione, quan-
do faceva parte della Liguria dipendeva
dal governo provinciale della Gallia-Ci-
salpina, e ciò nel tempo in cui Pise col
stretto era compresa nella Toscana, ultima
provincia occidentale dell'Ilalia proprie
LUCC
mente detta, durante il dominio della ro-
mana repubblica. — Che se Polibio nelle
sue istorie, se Sillace nel suo Periplo, fe-
cero dell’ Arno il confiue occidentale del.
T'Etruria; niuno di essi due, nè alcun al
tro scrittore, che a me sia moto, sesabra
essersi occupato di tramandare ai posteri,
se il territorio antico pisano a quell'età
oltrepassasse o nò il fiume maggiore della
Toscana. Ciò non ostaple vi ha qualche
ragione per indurci a credere, che il con-
tado all'ootidente della città di Pisa verso
la mariva di Viareggio s'innoltrasse.
Per dar peso a tale congettura, quando
altra testimonianza non vi fosse,
le parole di T. Livio, il quale ne avvisò,
che all'anno 561 di Roma il territorio di
Luni confinava luugo il mare irmmedia-
tamente con quello di Pisa. Un tal vero
più che altrove ci si rende manifesto la
dove lo storico, (libro XXXIV. cap. 56)
racconta, come M. Cincio, allora prefetto
în Pisa, mandò avviso per lettere al se-
mato, che ventimila Liguri dì varie teibù
avevano improvvisamente invaso e deva-
stato le di Luni, e di la oltre
passando nel confine pisano fatta incur-
Bione in tutta quella spiaggia, cioè: Zu-
nensen primum agrum depopulatos , Pi-
tanum deinde, r finem transgressos, omness
grasse. — Wed, Aura A-
muasa Vol. I. peg. 93.
Inoltre dalle stesse espressioni, non che
da altri riscontri dello storico menzionato
sembra’resuliare, che la città di Luni sino
d'allora son solo dipendeva dal prefetto
residente in Pisa,
Luni verso il rare attaccava con quello
Pisano, e per conseguenza la città col por-
to lunese dovevano allora far parle del-
Jetrusca e non della ligustica regione.
A convalidare an tal fatto qui si presta
opportanamente Strabone, il quale nella
sua geografia istorica, sebbene scrilta sot-
to l'impero, e ne' primi amni di Tiberio,
egli conservò la divisione politica delle
incie italiane secondo Li repartizione
fatta dalla repubblica romana, piuttosto
che adottare le innovazioni attribuite al-
1° Irap. Ottaviano, Atvegnacchè nella To-
«cans, e con nella Liguria, dal greco gev-
di-Luni, comecchè quest”
tino si trovi alla destra del fiume Ma-
gra, e conseguentemente nella provincia
mil . i
ma che il lerritorie di fia
LUCccC 877
l'igustica, Per lo contrario, rapporto al ter-
rilorio lucchese , Strabone seguitando le
traoce degli tichi storici romani situò
nella Gallia Cisalpina o Togsta la città
di Lucca insieme al suo lerritorio com
tutto il restante della vecchia Liguria.
In ogui caso ne conseguita, che l'A.
nei secoli VI e VII di Roma aos era pi )
€ forse non servì mai di coafiue precisa
Tra la Toscana e la proviveia dei Liguri,
siccome sembra che un lo divenisse nep-
pure il fiume Bagra all’occasione che la
città insieme col porto di Loni fu riunita
io romano. Molto meno poi dore-
ll'età fra la Liguria e l'Etru-
re di limite il Serchio, siccome
fa d seppia dall’erudito storico fiorenti»
no Vinoenzio-Borghini; sia perchè questo
va coll’Arno a Pisa; sia per-
emo allraversata,a partire
inenza dei due Serchii, cioè,
da quello di Soraggio cou l'altro ‘di Mi
nucciano, fino da lempo immemorabile fu
sotto la giurisdizione di Lucca.
Frattanto se mi venisse falto il quesito:
qual di demarcazione di Negri
Aerritorio ligustico di Lucca da
scano di Luni e di Pisa?-ris
troppi ostacoli si fra, e soddi»
alata a coleta donde, lsto che niuno
a quel che ne sembra prese finora di mi-
ra la dilacidazione di cotesto importante
subbietto di aulica geografia patria.
Se però vogliamo affidarci alle coma da
T. Livio asserite; e se dobbiamo tener con-
to delle espressioni di Plinio il vecchio,
gioco forza concedere, che il territorio
della colonia di Lucca, punto aè poco si
accostasse al littorale pietrasantina, ossia
della Versilia, siccome avvenne realmente
posteriori.
amiamo di stare alla pecul
re divisione fra la Toscana e la Gallia Ci-
filpina indicataci da Strabone nel quinto
della sua 0/ storico-geografica ,
vedremo, che egliaa traceia in termini
ai confini qui
rpernino ( dice Stra-
cad dalla Liguria well E
truria lascia un angusta spiaggia alla
sua base, finchè dal mare a poco @ poco si
, appena che arriva nel territorio
bone)
878 LUCC
Quindi l’autore medesimo soggiunge: Co-
testa traversa montuose la Tosca.
separa
na e l' Umbria dalla Gallia Cisalpina ».
Se dobbiamo tener conto, io diceva, di
ooleste indicazioni , credo che non ande-
rebbe molto langi dal vero colui che sup-
ponesse aver servito in quel tempo di li-
mea di confine la piccola giogana dell’Al-
pe Apuana, la cui pendice meridionale,
cammiuando da Fosdino Pietrasanta,
fu sempre della jsdizione lunease; sio-
chè essa servisse di limite fra la toscana e
la ligustica contrada, fra il litorale della
Versilia, di Massa e Carrara e la valle
di Garfaguana dal Serchio: in
‘ua parola fra il distretto di Luni e quel-
Jo di Lucca. L'ultimo de’ quali intorno al-
l’anno 538 di Roma(216 anni inusnai G.
Cristo) venne compreso nella' provincia
della Gallia Cisalpina, nel tempo, cioè,
in cai la regi dal romano senato
fa dichiarata provincia ale.
In tale stato continuò a restare la città
di Lucca con tutto il suo distretto, fino a
che la Gallia Cisalpina, per Senatus con-
sulto dell’anno 713 di Roma, e 4: avanti
G.C, fa rianita all'Italia propriamente
detta, affinchè dipendesse immediatamen-
te dalle leggi ed istituzioni di Roma. (Dox.
Cas. Histor. Hom. Lib. XLVII.)
Resteri non ostante una grandissima
difficoltà da soperare, come sarebbe quel-
le di sapere: quali fouero i confini fra il
territorio lucchese e il distretto pisano
dalla parte meridionale di Lacca: e se
mai poteva esser quello, che servì poi di
linea di demarcazione lappo il giogo del
Moate-pisano; in guisa che avvallandosi a
Bientina, dovesse poi voltare faccia per
andare incontro ai contrafforti dell’Ap-
penuino pesciatinò © pistojese?
Tn quanto spetta al territorio della co-
fonia di Lacca verso settentrione, al
tmo d'onde arguire, ch'esso arrivasse sul-
a schiena dell’ Appennino di Parma e di
Piacenza dalla Tavola alimentaria scoper-
ta nel 1747 presso la ripe del finme Nara
nell’ antico territorio di Veleja. Nel quale
monumento dell'età di Trajano veggonsi
incisi, non solo i nomi di molte famiglie
che ipotecarono i loro fondi per sicurez-
na del denaro preso a frutto, sa ancora
vi si legge la loro patria ed i titoli dei
vici, 0 pagi , in cui i detti fondi
LUCC
guati, avvene' ano (i/ pago Afinervio) si.
tuato nella parte monluosa dell’Appeoni.
no velejate, il quale apperteneva alla co-
lonia lucchese. Inoltre ivi si avvisa, cheil
pago Valerio, il pago Pellejo, il pago di-
bense, e molti boschi compresi nel territo-
rio di Veleja, a quella età confinavano con
il territorio della repubblica lucchese; ef
obbligare fundos Terentiamos et Malapo-
cios, qui sunt in Velejate pago Staticllo,
45 rinzs Rurrosuicar Locension. Item
fundos Lucilianos, Didianos, qui cunt in
Pelejate pago Valerio, ad fines Locxs-
sisvs.... Item fundum Satrianum ....
in Velejate pago Vellejo , od rivss Lo-
cems120us ....Îtem saltum Bittuniam 4l-
bitemium, qui xsr in Varzsare stia Lo-
cansi pagis Alberse, et Minervio, et Sta-
tiello, 40 rinas Rui. Lucansiva, etc.
Dopo letta quella preziosa Tavola chi
oserebbe contradire che l'antico agro del-
la colonia lucchese non oltrepassasse di là
di ti poatremolesi e di Borgo-Taro
onde giungere sino al territorio di Veleja?
Cotesta Ti alimentaria potrebbe
a scuoprirci la sede delle
tribù di quei Ligari, i quali tra l'anno
565 e 575 di R. fareno combaltuti ed
espulsi dalle valli superiori del Taro e
della Magra, ed il cui territorio, per l'e
stensione di 303,000 jageri, nell'anno 539
di R., d'ordine del senato venne distri-
ito fra i duemila cittadini romani della
colonia dedotta a Locca. .
Forse qualcun'altro domanderà: da qual!
parte il territorio, che fu mel 577 2ue-
gnato alla mentovata colonia di Lecca,
fronteggiasse con quello dato tre anni is-
nanzi alls colonia di diritto latino dedot-
tx a Pisa? E come mai il territorio della
lucchese colonia, indo nel rovescio
dell'Appennino verso la Lombardia, coo-
ciliare si potrebbe con le parole dì T. Li-
vio, il quale ne assicura, che i 303,000
jugeri del terreno assegnato alla coloai
di Lucca, sebbene fosse stato tolto ai Li.
guri, innanzi tutto esso apparteneva agli
Etruschi ?
Questi importantissime, ma no
confaceuti a un dizionario isterico —
Dirò solo, in quanto all’ultiseo quesito,
che le parole di Livio e la Tavola Vele
jate concordar potrebbero cou le vicende
istoriche, quante volle l'erud
bene i tempi e le cose, richiami alli su
LUCC
memotia altri fatti di natura consi
Giterò a modo di esempio, il caso non in-
frequente pel quale i legislatori del Cam-
pidoglio costumavano concedere ad una
stessa colonia terreni distaccati dal terri-
torio distrettuale della ciltà, o espoluogo,
da cui prendevano nome i coloni. — Per
tal guisa non sembrerà strano, se Cicero-
ne raccomandava a Decimo Bruto la sor-
veglianza e tutela sugli affitti ed entrate
provenienti dei terreni che il municipio
di Arpino, posto negli Abruzzi, possede-
va nell'alta Italia. ( Epist. Fumtl. Lib.
XIII. 0° 116 19).
Né tampoco fa opposizione il detto di
Livio in quanto al territorio assegnato
colonix lucchese , per aver detto, tol-
“to ai Liguri sebbene in origine stato degli
Etraschi. Avvegnachè abche costassù nei
contorni di Modena, di Parma ec. prima
dei Liguri e dei Galli vi signoreggiò per
lunga età quella confederazione che si 2p-
peltò degli Eeruschi Circompadani. È nel-
la guisa che lo storico patavino disse, es-
sere stato dei Toscani innanzi che fosse
occupato dai Galli Boj il ‘territorio, sul
jaale farono deilotte le colonie romane
li Bologna, di Modena e di Parma (Hi-
stor. Lib. XXXVII, e XXXIX), per la
ragione medesima quello consegnato alla
colonia di Lucca polè per avventura es-
li Etruschi Cin
compadani 0 Trantap] i;
vede i dai contceni di Pisconza edi
Liguri Montani, Levi, Apoa-
mi, Briniati, e da altre simili tribù.
Dove spparisce anche meno chiara la
verità, mi sembra dalla parte orientale
del territorio lucchese ; tostochè ignorasi
affatto quali fossero i seoi confini sotto il
romano dominio con quelli della Toscana.
Comunque vada la bisogna, ad ogni
modo non mancano ragioni da conchiu.
dere, che il territorio lucchese all'epo-
ca romana abbracciava un'assai grande
estensione di prese. E questa doveva tro-
varsi ben popolata alla decadenza della
R. repubblica, essendochè la contrada di
Lacca, per asserto di Strabone, era sparsa
di frequenti casali e borgate abitate da
gente rinemata per probità: e dalla quale
$1 senato romano traeva gran moltitudine
di scelte milizie a piedi e a cavallo: Re-
gio tamen probitate virorum (disse quello
scrittore ) fioret, ef robur militare ma-
LUCC 879
guum hine educitur, et eguitum multita-
do, ex quibus senatus militares capit or-
dines, etc. (Grocnara. Vi)
Da quali colonie si scegliessero le le-
gioni e le coorti del senato di Roma ai
tempi del greco geografo lo diede a co-
noscere Cornelio Tacito per bocea dell’
imperatore Tiberio (4anal. Lib. IV c. 5),
quando avverti
dall’Umbria, dal vec.
chio Lazio.e dalle colonie anticamente ro.
mane (et coloaiis antiguitus romanis). Le
quali ultime espressioni, a parere dell’
erulitissimo istorico Borghini, vanuo in-
tese per colonie romane non state mai ma-
nomesse, nè riformate.
Da quanto ho quì accennato può quasi
stabilirsi, che il decreto sulla nuova di-
visione politico-geografica, che staccò dal-
la Gallia Cisalpina il territorio lucchese
per rianirlo alla Toscana, dovò pubbli-
carsi verso il principio del triumvirato
di Ottaviano con Marcantonio e Lepido;
cioè, 38 anni innanzi Gesù Cristo. È seb-
bene il più volte nominato Strabone nella
sua geografia adottasse l'antica divisione,
€ descrivesse Locca col sno contado nella
Gallia Citeriore, egli pertanto non mancò
d ire, che fino da'suoi tempi molti
scrittori designavano la Magra per confi-
ne fra la Liguria e la Toscana, per quanto
le città di Lucca e di Luni, anche nei tem-
pi posteriori al romano i tenessero
una parte del loro territorio nella ligu=
stica regione. — Zed. Lum e Lumsorama.
Altronde vi fa più di uno scrittore il
qu apinò, che non solo dal lato dell’
ppennino anticamente s' innoltrasse il
Aerritorio lucchese, ma eziandio credè che
si estendesse di qua verso la Toscana fino
nel volterrano e nelle grossetane marera-
me. Alla quale opinione presentavano un
baos appoggio varii documenti dei secoli
intorno al mille, apperienenti alla chiesa
cattedrale di Lucca. Ma per aderire a tale
opinione troppe difficoltà mi si affaccia.
mo, quali mi riserbo di esternare qui ap-
presso. Fed. Art. Diocasi si Locca.
Se nel trascorrere i terapi romani noa
troppo copiose fareno le memorie che ri-
ferire potevano al territorio lucchese, an-
che più scarse mi si presentano quelle re-
LUCC
i secoli barbiri, Darante i quali,
risdizione civile ed ecclesiastica
della città di Lucca venne accorciata e
visa dal lato settentri
#!° incontro che essi
andasse allargando dalla parte occidente.
Ie e meridionale sino al punto da per-
venire verso ponente sul lido del mare, e
dalla prrte dj ‘scirocco arrivare nel Val
d'Arno inferiore sulle colline dell'Evola
mel territorio sanministese, e verso la Val-
Ie dell'Era attraversare la vallecola. della
Cascina fino îa Val-di-Tora.
* Mancano è vero docementi anieriori
a) secolo VITI per dimostrare l'acquisto
fatto dai Lecchesi nella marina di Via-
reggio e di Pietrasanta. — Che se non
fosse perduta la pergamena originale della
fondazione della badia di Monte-verdì,
fatta nell'anno 754 da due signori longo.
Bardi, ano di Pisa, l'altro di Larca, forse
Cora parrocchisle di S. Salvatore presso le
mora di Pi santa), LI qual monastero
ivi si dichiara edificato nei predii di Wal-
fredo nobile pisano situati sul confine del-
T'agro pisano e laneuse: guem mos (Wal-
fredo) edificavimus super campo Pisani-
cn et Luniensi.
Infatti il fiume Versilia per lunga età
cervi di confine orientale alla diocesi e
i urisdizione lanense, siccome sembra che
£ fosse durante il dominio romano ra
porto al contiguo distretto civile di Pi.
mm. Se nom che col progredire dei secoli,
a principiare almeno dalla dinastia Caro-
lingia, dubito che le divisioni territoriali
di alcune città della Toscane, e special.
mente di quelle di Luoca e di Pisa, sof-
Îrimero una sensibile variazione. Alla qual
epoca certamente ne ricbiamzuo le carte
dell'Arch. Are. Lucch., le quali dimostra»
mo, come al secolo IX i corifini dello stato
Jacchese, simeno per la giurisdizione spi-
rituale, eransi dilatati al di là della base
meridionale dei mosti di Camajore e di
Pietrasanta, comecché la diocesi ecclesia-
stica di Lecca avesse giù da lenga mono
elirepamaio i confini dell'Arno ed esteso
fl suo dominio alla sinistra di questo fia-
me ‘antica Tescana, = scapito ve-
se ielimente del territorio di Pisa.
Infatti il distretto di San-Miniato, ce
LUCC
sia l'antico ed esteso pieranato di 8. Ge
nesio, nel secolo IX dipendeva dal goren
mo di Lueca anche nel civile, siccome da
CIESSTIIOS
son anesyne
Fi
valle, per diritto di coe-
dliteanto rimento del fisco, fa
ca fra il re e i duchi, dai quali
per dono, 0 per successione Collina
altri potenti rdi piseni e lucchesi.
Ved. Conmro (Carrase e Sossoziso)
Per lo stesso modo, come paese di pri
mì aggressione de’ Longobardi, Leni col
suo territorio di dovè nel civile
olire la carta di donazione del March.
Adalberto TI qui sopra ramzsenizta, colle
quale si dichiarano le corti di £. Genesio
6 di Pescia del contado lucchese, io giù
feci conto, all' Art. Cannero-Guase, di en'
gitogi dimostrare, che a quelle
lo giova » , che a
territorio lucchese esteodevasi nel Val.
d'Arno inferiore fino alle falde del Mce-
te-Albano; comecchè all'Art. Pooscen
non ommettesi di accennare eu istrumen-
to del 1034,in cui si dichiarava alti
mo castello della giarisdizione di Pistoja.
Lucc
Per egual modo la chiesa di £. Donnino
j Castel-Mortini , posta
lell'autica Dioc. Lacch.,
ndeva nel politico da Fi-
stoja,—Fed.Doxziz0(S.)a Casrar-Manrmma.
Confinando pertanto il territorio di
Locca con quelli di Pisa e di Firenze,
mei secoli posteriori al mille dorè andar
soggetto a frequenti variazioni, secondo
gli eventi delle per cagione appun-
(o di castella scambievolmente pretese e
Guerreggiate , tanto nella Val-di-Nievole
come nella Versilia e sella Lunigiana,
e ciò per sinoa che la repubblica di Luo-
ca, dell’anno 1439 al 1513, dovè lssciare
affatto, dal lato orientale il dominio della
‘vicaria di Val lievole, ossia di Pescia,
e Je cinque terre -d'Arno; dal lato
settentrionale le vicarie di Barga, di Co-
stelnuovo,e di Camporgiano, tutte in Gar
fagoana; e dal lato di ponente le vicarie
QUA DRO della Popolazione del Docaro Di Locca a tre epoche diverse.
Nome dei Capiluoghi
Cestiglione di Garfagnana | -....
LUCC 8
dl Masse-Lunense, Carrara 6 Pietrasanta,
Furono erette posteriormente in vica-
rie, Gallicano, Minucciano e Montignoso.
Quelle di Capannori e di Viareggio sono
di più moderna institazione; la prima di
use venne formata con una perte del eon-
tado delle sei miglia, e l'altra con por-
zione della vicaria di Camajore.
La comunità di Pescaglia conta la sue
figine dall'anno corrente 1838. Essa com-
ponesi di 17 sezioni © parrocchie con una
Popolazione di 5455 abitanti, che figura
Quedro qui 21 insieme com la
io lo di cate comenlià di
, di Borgo e di Camaj
Tl più recente smembramento del ter-
ritorio lucchese è stato fatto dalla dina-
Garfagnana, circon-
dato per ogni lato dagli Siti Esiensi. ,
Tera asse dsstanti . : . N° 106,599 150,235 164,151 39,545
(33 Lucc
DIOCESI DI LUCCA.
La diocesi di Lucca è una delle più
antiche, siccome lo era tra le più vaste
della Toscana , il di cui gerarca, prima
di essere arcivescovo ( cioè nel 1726) fu
sempre.immediatamente soggelto alla Ch.
maggiore del cristianesimo, a quella cioè
di Roma, come lo furono fino dal 4 seco-
Io dell'Era volgare tutte le cattedrali del.
le provincia etrusca. Quindi è che i ve-
scovi di Lucca si trovano talvolta solto-
scritti nei sinodi romani del secolo IV
come suffraganei del sommo pontefice.
Che il martire S. Paolino, uno dei
scepoli di S. Pietro, fosse il primo bat
matore dei Lucchesi venuti dal pagane:
mo alla fede di Cristo, ritiensi da ognuno
per tal vero da on aver duopo di rian-
darvi sopra, Benzì non tutti la penseran-
no come la pensò cinque secoli addietro
il fiorentino Fazio degli Uberti, il quale
mel suo Dittamondo scriveva di Lucca:
Ma perchè illuminata dalla fede
Fu pria ch'alira cittede di Toscana,
Ceagiò il quo nome, e Loca sele diude.
Sebbene posteriormente all'epoca diS.
Paolino la storia ecclesi abbia tro-
vato qualche nome di aliri presidi delli
chiesa Inochese, non avendo noi intorno
a ciò dati posi ci conviene scendere
serie dei più antichi vescovi di
land quel Massimo che nell'anno 347
di G. 'dcitto assistò al concilio di Sardice
celebrato nell'Illirio contro gli Ariani, e
negli atti del quale si trovò up
guele i! segnato
jone dei più, le dio-
cesì ecclesiastiche all’epoca della loro pri
ma istitezione costituironsi sal perimetro
al IV secolo dell’ Era cristiana, al-
lora quando cioè esisteva egualmente che
a Locca il pontefice della diocesi di Pisa.
Certo è che dal terzo all'ottavo secolo
uns profonds lacona si pone iunanzi »
colaì che leniasse cimeniarsi ad attraver-
nè io penso, che fesse per truvare
plausibili da persuaderci colui
«el aerciase dodurlo del perimetro che
LUcc
mostrava la diocesi lucchese sotto il regao
dei Longobardi ; cioè allora quando en
io medesimo col titolo
al governo di
persone affini, e
veni vano promossi alla prima dignità del-
la chiesa lucchese, in guisa che eglino a
tri vescovi furono be
capito forse delle vi-
cine diocesi. Non ha 1 pertanto a do-
mandare, te, trovando nol di secolo VIIE
Luoca nelle colline di San-
laja e di Lari, il territorio
lucchese fosse lo stesso dell'epoca roma
la, © conseguentemente che si; allora
vesse oltrepassato gli antichi limili per
entrare in Toscana?
Arroge a ciò, che l’uso d invadere ar-
bitrariamente le parrocchis continuava
eziandio ai tempi di Carlo Magno, sicce-
me lo dimostrò Adriano I., testochè egli
chiedeva assistenza e cooperazione al nuo-
vo re di Lombardia, acciocchè comandas-
se a certi vescovi d'Italia, e specialmente
della Toscana, che mon invadessero le dio-
cesi e pievi antiche degli altri prelati, ce.
(Baroni, Annal. Eccles. ad ann. 399)
Dopo tali premesse repato superfluo di
quì trattenermi per rispondere ad alcuni
per altro rispettabili scrittori, i quali non
contenti di dare alla diocesi lucchese, nei
secoli anteriori al mille, un'estensione
maggiore di quanto realmente se gli ap-
parteneva, ne portarono i lr
lamente dentro i contadi
stoja « di Volterra e di
in mezzo ad altre diocesi dalla lucchese af-
atto distaccate. — Il quale equivoco fa mo-
tivato segnatamente dal riscoatrare nelle
diocesi di Volterra, di Populonia, di Ro-
selle.e perfino di Sovana delle chiese, era-
torii e cappelle di giuspedronato dei ve
scori di Lucca, cui erano pervenute per
donazioni, ossia per diritto ereditario. Ce-
risdizione episcopale, quello, intendo
dire, di non riscontrarsi mai nelle die-
cesì e contali sopra rammentati alcuna
chiesa battesimale, o altra parrocchiale,
dipendente dalla giurisdizione ecclesia-
stica di Lucca.
Che però in ogni case non credo che
la diocesi di Lucca fosse maggiore di quel
LUCC
1a dimostrata in un catalogo delle sue chie-
se, monasteri e pivieri redatto nel 1260
per ordine del Pont. Alessaodro IV. Da
quel registro si conoscono non solamente î
varii luoghi con chicsa succursale, i di-
cora le respetlive rendite di
esse e dei luoghi pii posti dentro i confini
della diocesi, Del prospetto medesimo re-
salta, che nel sec. XIII lu diocesi di Lucca
moverava 526 chiese; 58 di esse dentro la
città con 4 canoniche, 13 ospedaletti, e 5
monasteri; altre 22 chiese erano suburs
bane con 6 monasleri € 3 speduli; men-
tre nel restante della diocesi esistevano
419°chiese, fra le quali 5g pievi, 32 spe-
daletti e 38 fra monasteri celle e romitori
Tote coteste chiese e stabilimenti sacri
al culto, all'anno 1260, possedevano la
rendita annua di 164,433 lire senza con-
Uare l'entrate speciali del vescovato, che
erano di 3500 lire all'anno. Cosicchè, com-
putandosi allora il forino d'oro a poco più
di lire due e mezzo per ciascuno, la ren-
dita annuale del patrimonio ecclesiastico
della diocesi di Lucca veniva a corrispon-
dere intorno a 120,000 scudi di lire sette
per scudo, dell moveta corrente; per cui
si richiedevi le
di, vale a dire 16,800,000
Sappiamo frattadto da Paolo Warne.
frido ( De Reb. Langobard. Lib. IP. 6.)
che i Longobardi al loro apparire in Îta-
lia impossessaronsi della massima parte
dei beni di chiesa; e con tulto che la re-
gina Teodolinda fosse la prima sd impe-
trare dal re Agilulfo la restituzione di
‘vina parte del patrimonio alle chiese cat
toliche, queste non lornarono ad ai
irsi se non spariti i vescovi
. Fiaalmente a favorire le pie istituzioni
di Lucca concorsero i devoti magnati di
questa città e molli véscovi eletti tra le
principali famiglie. Doudechè non deve
far meraviglia, se la cattedrale lucchese
giunse ad acquistare molli beni e giuspa-
dronati dichiese, non solo dentro i coufi-
ni della sua, ma ancora nei territorii di
altre diocesi della Toscana, e specialmeni
nelle picne e rosellane maremme. -
Jeagere i 150 documenti lucchesi
spettanti all’epoca longoharda, che furono
pabblicati nei Prolumi IV è V delle Me:
morie per servire alla storia di questo du-
cato, onde persuadersi delle ricchezze dal-
LuUcc 883
Ja cattedrale di S. Martino scequistate, e
della grande quantità di oratori, mona-
steri e spedali dentro fuori di Lucca fon-
dati. Delle quali chiese, sebbene molte
siano state ad altro uso destinate, o di-
strutle, pure ve ue restano tante anche
i oggidi aperte, e vonservale al culto, da po-
tere dar a Lucca l'epiteto di Città devota.
Che se poi si voglia discendere dal se-
colo VIII sino al X per esaminare altri
1300 documenti di quel tempo, sempre
più si farà manifesto, quanto il patrimo-
nio della chiesa lucchese andasse aumen.
tando: in guisa che per causa di livelli si
resero dei vescovi Iributarie nou solo le
primarie famiglie della città e del contado,
che figarano dopo il mille nella storia di
quale atto il vescovo Gherardo
enfileusi a Kanomino del fa Gi;
Samuele del fu Isacco, cotrambi es
Ebreorun, beni in Sorbenello di perti-
nenza della ch. di S.Maria Forisportan,
Essendo i vescovi riguardati fra i
mi diguitarii del regno longobardo
combeva ad essi l'obbligo in tempo di
guerra di recarsi all'armata per far la
corte al re, o per incoraggire cou la loro
presenza i soldati, Fu-di questo numero
il vescovo lucchese Walprando nato dal
duca Walperto, il quale innanzi di parti-
re per l'esercito, nd Jaglio dell'anno 754,
fece il suo ultimo testameuto in Lueca, che
più noa si rivide, Con tale atto egli asse
guò il suo pingue patrimonio s
Lunigiana, in Gurfagosna, iu Versi
nelle pisane maremme, per metà alla men»
sa vescovilé di S, Martino, e per l’allra
metà alle chiese di S. Frediano e di S.
Reparata di Lucea, dichiarando il testa-
tore che i suoi fratelli superstiti si coo-
tentassero di un legato in denaro.
ricchezze e per lustro
di Wulprando, il quale destinò alla sua
chiesa cattedrale il vasto patrimonio, ch'
gli avera ereditato dal di lui padre Per-
tualdo posto nel lucchese mel pisano, vol-
terrano, populonieuse, e perfino nel ro-
sellano, e sovanese territorio.
QUADRO SINOTTICO delle Pieri, Capitoli, Monasteri, Cappelle e Spedeli
della Diocesi vr Lucca con le loro rendite all'anno 1360.
Porta S. Gervasio 19 a 4 |Valkdi-Serchio
Loc Porta S. Pietro 9 - 3 idem
® Y Porta S. Donato so 4 3 idem
Porta S, Frediano so - , idem
Suburbio della città di Lucca es Li 3 idem
1 di Compito 1 4 . idem
2 di Vorno 3 ' 3 idem
3 di Maise-pisana u s . i
4 di Vico-pelago | 3 a} idem
5 di Flero, ora di to a _ idem
Montuolo .
6 di Arliano . «|- idora
3 di S. Macario I} a idem
8 di S. Stefano 6 -_ |- idem
9 di Mostesigradi sl 1 idem
10 di Torri 5 - t idem.
11 di Sestoa Moriano | ss _ -_ idem
12 di Brancoli [LI -_ , ‘idem
|13 di S. Pancrazio a|-{- idem
04 di Ma 8 _ -_ idem
15 di Lamameri ' -— |. idea
16 di Segromigne -_ . Lui
Pievi < 17 di S. Gennaro : -_ -_ idem
18 di Lanata 5 - -_ idem
19 di S. Paolo s{-|- idem
[ao di Camajore 15 3 a |Valdi-Versilia!
‘nt di S, Felicita 13 LI a La)
sa d'Ilici +6 _ -_ idem
‘3 di Villa-Basilica sq 1 | Valle-Ariana
. -_ . Idi
25 Avellana oellano ri - -_
36 di VicoPancelloro | ‘« | — 1
i 10 -_ |-
7 - LI
6 r -_
17 _ ‘
6 - LI
Loppia 24 s a
33 di Gallicano 19 a 3
34 di Fosciana (*) 4 | .
Souna e segue n° 279 n° 31 #°45.
Nome delle Chiere
della Diocesi lucchese
situate in campagna
distinte
per pivieri
24910
<td umosnio 1P
Riroaro. . . n° «79
35 di Caregine (*)
36 di Sau Pietro in
Campo (*)
39 di Pescia (*)
38 di Massa Buggia-
nese (*)
39 di Monleeatini
4o di Vajano, ora
Monte-Vettolini('
41 di Cappiano (*)
42 di Cerreto (*)
43 di Ripoli (*)
44 di Santa Maria a
Moute (*)
45 di Laviano, di-
strutta
46 di Appiano, ora a
Ponsacco (*)
:: fagdi Triana, ora a
Pievi ro)
48 di Ailliano e Lec-
cia, distrutta
49 di Tripallo (*)
50 di Gello delle Colli
la chiesa di S.
Colombano)
55 di Musciane
in Mon O
56 di Berbinaja (*)
li Quarazano (*)
58 diS.Genesio,ora in
Sau-Miniato (*)
59 di Fabbrica (")
Torae ...° 430 n° 43 n° 53...
so
Chedi
pra
un9s019 1
I
b.
unasoi9 19
sppods n8>p
45...
885
Segue il Quaono Stsorrico delle Pievi, Capitoli, Monasteri, Cappelle e Spedali
della Drocssi pi Locca, e luro rendita nell'anno 1260.
le Chiese
cui sì trovano | 4; ciascun
situate
piviere
eee 8° 138,942
Val-di-Serchio
Val-d'Arno
idem
idem
idem
idem
Val-d'Era
Val-di-Tora e
Val-d'Era
Valdi-Tora e
Val.d'Era
idem
idem
Val.d'Aruo
idem
135
820
3,733
1,743
2,302
765
4265
1097
So
1,846
230
810
1,345
271
650
185
606
2,338
220
2,30
1,350
634
1,300
6348
2,018
ore e #3 164,633
NB. Ze pievi contrassegnate con l'asterisco (*) spettano ora ad ultre Diocesi.
« specialmente a quelle di Sanminiato, di Pescia e di Masse di Carrara,
ven
886 Lucc
Vicerss vinatroniari parta Diocra
mi Luooca poro 11 secoLo xu.
Fi Loca € Pistoja, facilmeote apparirà,
che la giurisdizione ecclesiastica lucchese
nel secolo XIII, al pari di quella di Arezzo,
era senza dubbio la più estesa in Toscana.
Poichè, se l'aretina toccava gli estremi
suoi confini dal gr. 42° 58’ al 43° 48' la.
gr. 29° 15 al ag° 45" long.i que.
nella sua più langa estensione
ivava dal gr. 43° 32° al 44° 12° latit.,
© dal gr. 27° 53’ sino al gr. 28° 35' long.
Tale fu, ed in simile guisa il territo»
rio ecclesiastico lucchese intatto si man-
tenne, finchè il Pont, Leone X separò dall’
antica sua cattedrale (anno 1519) la pie-
ve di Pescia per dichiarare il suo parroco
Preposto Nullius Dioecesis. Alla quale
chiesa semi-episcopale lo stesso Papa vol-
le assoggeltare, olire le consuete chiese
saddite, ossia filiali della pieve pesciati-
ma, molte altre parrocchie della Val-di-
Nierole e di Valle-Ariana, a partire dalla
pieve Avellana, o di Castel-vecchio, sino
ai confini di quella di Vajano, ora di Mon-
te-Vettolini; per modo tale che la prepo-
sitara e collegiata di Pescia, nel 1737, dal
Pont. Benedetto XIII fa eretta in chiesa
cattedrale.— ed. Pescia Diocest.
Il secondo e più vasto smembramento
della Diocesi di Lucca accadile nel 1622,
quando il Pont. Gregorio XI, per erigere
io sede qescorile la prepositura di S. M.
i lucchese i pivieri della giuri-
i vile del Gi lacato di Toscana
com nella Valle inferiore dell'Arno,
in Val-d'Evola, in Val-d'Era e in Val-di-
Lucca seguì sotto il pontificato di Pio VI;
il quale per bolla del 18 luglio 1789 di-
staccò dalle parrocchie lucchesi quelle dei
vicariati granducali di Barga e di Pietra-
santa, oltre il distretto di Ripafratta, che
LUCC
assegnò tatti alla diocesi di Pim, dalla
quale la lacchese ebbe in cambio 7 chiese
sostituenti il piviere di Massaciuccoli.
Finalmente l’ ullimo e recentissimo
smembramento fu decretato nel 1833 dal
Pont. Leone XII, nel tempo in cui fu @-
retta in cattedrale la collegiata di Massa
di Carrara a carico delle diocesi di Luni-
Sarzana e di Lucca. L'ultima delle qualî
dovè perdere tutte le chiese comprese ne-
gli antichi pivieri della Garfagnana; cioè,
accennati la Diocesi Lacca trovasi attual-
mente ristretta dentro i limiti del terri.
torio unito del mo Dorato. Essendochè la
comanità staccata di Montignoso dipende
per l’ecclesiastico dal vescovo di Massa, e
l’altra di Minucciano conservasi costan-
temenie sotto i suoi pastori, che
sono i vescovi di Luni-Sarzana.
Nello stato presente la Diocesi lucchese
uadici del
conta 25: chiese parrocchi
Vi sono in città quattro capitoli, ossia
chi 3” cn la caue
i una dignità. Tra quelle
fuori della capitale vi è Camaiore, la que-
le è decorata di un'insigne collegiata com
14 canonici e una digoità, il Priore, cui
fu concewo il privilegio dei pontifcali.
Conservansi in Lucca due semin:
uno addetto al io della cattedrale,
l'altro alla collegiata di S. Michele.
I vescovi di Lucoa ottenuero il privi
legio del pallio dal Pont. Calisto Il (anno
1120) e, per concessione del papa Alessaa-
dro II, quello della croce come gli arci-
vescovi. Finalmente per bolla del di 11
selt. 1726, Benedetto XIN innalzò la cat-
tedra di S. Martino all’onore di sede ar-
civescovile, ma senza suffraganei
lino Anticcheno, l'apostolo dei Lucchesi;
S. Frediano, insigne loro patrono; 7al-
prando e Peredeo per influenza politica
€ per vistose donazioni alla loro chie;
LUCC
£. Anselmo che col nome di Alessandro 11
riedificò l'attuale cattedrale, accrescendo
onori e privilegii alla città di Lucca ed
al suo clero; e S. Anselmo ZI, il consi.
Gliere della contessa Matilde, ec Furo-
mne famosi per doltrina e per esemplarità
di costumi un vescovo Sandonnini nel se-
colo XV, un Gwidiccioni nel declinare del
secolo XVI, nn 2fansi nel secolo XVIII;
un Sardi al principio del secolo attuale,
eee
COMUNITÀ DI LUCCA
La Comunità di Lacca abbraccia, ol
tre la città, una campagia d'irregolere
periferìa, la di cui superficie non è stata
ancora completamente misurata dai geo
metri che al presente si occupano nei la-
veri del catasto lacchese. — Innanzi la
erezione della nuova comunità di Pesca-
glia , cioò alla fine dell’anno 1837, que-
eta di Lucca abbracciava, nella campa.
gua 89 sezioni , con una popolazione
42,192 abit, ripartita in g110 famiglie,
mentre la città era abitata da 23167 indi-
widui; sicchè nel 1837 tutta la popolazio-
ne della Comonità di Luoca ascendeva al
65359 persone appartenenti a 11888 fa-
miglie; lo che, equivale a Eri
per ogni capo di casa.
Quinta seddetto Comunità confina con
altre sette, cinque delle quali apparte
menti al suo Ducato e le altre due spet-
ì Granducato di Toscana. —Infatti,
di scie. e di grec, essa tocca
dalla
4 confini della Com. di Capannori; dal lato
di sett. rasenta la Com. del Borgo a Mor
sano; dalla parte di maestro ha la Com. di
Camajore , dal lato di ponente quella di
i parte volta a lib. tocca la
Fecohiano, apparienente al Gran-
ducato; alla quale sottentra l'altra Com.
dei Bagni a $. Giuliano, pure del Gran-
ducato, e quest’ ultima confina dal lato di
estro con la Cow. di Lucca mediante la
criniera del Moate-pivno. .
Il tertitorio della Comunità in discor-
do coasisie in ui era. profondamen-
te coperta di ghiaja terre di recente
alluvione, coronata ‘alla destra del Ser-
chio, cioè dal lato di grec. e di sett. da co
line di macigno (arenaria), di ‘bisciajo
(schisto-marnoso), di grès color castagnuo»
lo, di calcarca-corapatia e ili galestro; que-
LUCC 887
so le superiore, e quella in-
feriore alli ‘strati di macigno. Dietro alle
stesse colline si alzano le così dette Pis-
sorne, e il monte di Braneoli, mentre dal
lato di maestro, di pon. e di grec. gli fan-
no spalliera l’alpe di Pascoro, di Monte-
magno, e il monte di Quiesa ; la cui 06-
satura è formata di rocce di calcarea-semi-
Priqpetirrice vene metallifere , di schi-
sto argilloso e di macigno; il tatto spesse
volte da galestro e da schisto mar-
noso alterato. Dal lato poi di ostro serre
di coraice alla stessa pianura il marmo-
reo-verrucano monte di S. Giuliano, ossia
Pisano, anch'esso sovrapposto nei fianchi,
€ alla base da un macigno a grossi ele-
menti (selagite) dal grès castagnolo, e dal
galestro. — Fed. Moxme-Prsaro.
* Tl territorio comunitativo di Lucca, e
LI
glia intorno alla città. Quali fossero le bor-
gate, ville, popoli e pivieri di esso con-
tado, lo dichiarò un altro diploma di Ar-
rigo VI dato nel Borgo S. Donnino li 30
aprile del 1186. Col qual privilegio son
solo fa confermata ai Lucchesi la giuri-
adizione dentro le sei miglia. aitorno la
città, ma affinchè non nascesse duhbio
sulle ville comprese in, detto conta
volle a sufficiente cautela, che fossero «
i
stesigradi (ora Monsagrati ), di S.- Sl
fano, di S. Macario, di Arliano, di
sa (pisana), di Forno, di Compito, di 5.
Paolo, di Lunata, di Lammari, di Mar-
lia, di S. Pancrazio, di Subgromigno,
‘e di S. Gennaro con tutte le ville e bor-
gate comprese dentro i confini dei 15 pi-
ieri, fra i quali però non si trova quel-
lo di Ripafratta. (Memor. Zucch. T. I.)
I siaggiori corsi d'acqua che altraver-
sano il territorio della Comunità di Luc-
ea, dopo it Serchio che scorre -fra le e-
streme falde occidentali delle Pizzorne
e quelle orientali dell'Alpe di Pascoso,
di Monte-magno e det moute di Quiesa,
si contano i torreati Ziachiana, Frage,
Freddana , Cerchia e Contesora, che
due.prisni scendono a sinistra, e gli all
tre a destra per vuotarii nel fiume su
mominato. :
Considerando ora il Serchio nella sola
sczione spettante al territorio comunita.
898 LUCE
tivo di Lecca, a partire dai secoli porte
riori all’ VIII dell’Era volgare, mi sem-
bea rilevare dalle scritture del tempo,
che questo fiume discenilesse a Lucca tri-
partito, in guisa che il primo ramo pas-
sata a pon. poco lungi da Lucca , presso
a poon com'ora succede, lambenilo il mon-
ticello di S. Qurico, davanti al quale era
il ponte omonimo , altre volte «ietto del
Marchese. Il ramo di mezzo rasevtava le
‘mura occidentali dei primi due cerchi del-
la città, e questo appellossi parimente Ser-
chio, o talvolta Auserclo; mentre il terzo
ramo, che passava a levante di Lace, fu
dl to costantemente Auxer, Auxere,
poscia Ozzeri.
+ To non rimonterò ad Aroppo re-
condite, quando una delle tro diramazio-
ni del Serchio, conosciuta toltora eol no-
me suo vetusto di Ozzeri (Auzer) seorre-
va da maestro a scir. nella pianura orien-
tale di Lacca per vaotarsi nel Lago
Bientina, e di la per l'emissario pf
Auxerizeola ( vecchia Seressa ) nel fiume
Arno. Ma qui non debbo ommettere di
rammentare la mirabile direzione data per
me di S. Frediano nel sesto secolo del-
I'Era volgare, forse al sinistro piuttosto
che al. ramo destro del Serchio, affine di
liberare dalle inondazioni la pianura di
Lucca, quando cioè questo medesimo 4u-
ser. discostandosi dalla città prese la di.
rezione di Lammari, di Antraccoli, della
pieve di S. Paolo in Gurgite, di
ec.— Di tale maratigliosa 0)
zione e
dell'andamento dell'Aurer (Ozzeri) dopo
il sesto secolo più non esistono Iracce, se
non è forse quella accennata dall'alveo ilel
fiumicello Osseretto, il gel scorre per
Antraecoli, per la pieve di S, Paolo, per
Turingo e Sorbano, finchè sottentra l’at-
tuale canale dell’ Ozzeri.
Sal qual proposi ioverò della non
dubbia tes inza di un antico e sap-
to scrittore, cioè di S, Gregorio Magno, il
quie al lib. IL cap. g dei suoi dialoghi
liede a conoscere, che 1° Aurer innanzi
l’epoca di S. Fredisno scorreva vicino alle
mura della città, e che spesse volte traboc-
cava dal suo alveo con danno delle vicine
campagoe. Che poi lo stesso Auzer, ira-
dotto în Ozzerî, fosse diverso dal Serchio,
il quale passava dal lato occidentale della
città, anche meglio lo movirava un rozzo
poria,.scrittore del secolo XII, allorchè,
di 1a del corso dell'Ox
Lucc
decanttando le azioni di S. Frediano, dis-
se che, dopo il prodigioso deviamento
dell'Anzer, piacque 215. Vescoro di re.
catsi nella campagna di Lunata, vicoqua-
ja a levante di Lucca; nella
quale circostanza slcani villani di quella
vicinanza fecero al sento vescoro nali in
solti da giungere persino a percuoterlo,
il Bertini, di vedere oc-
vo alveo dell'Auzer i loro
44
cupato
terreni —(Baarini. Memor. Lucck.
pag. 260 e 261.)
Infatti moltissime perganiene lacchesi
posteriori al secolo VII danno bastante-
‘mente a diverlere l'andamento del nuoro
alveo dell'Aurer, nelle vicinanze di S.
Paolo, di Turingo, di Sorbano ec., siccome
fa accennato all Art. Gonso (S. Paotò
17) — Fed. Laco vr Brawrmma, Orsza:, Sen
caro, Soasano ee.
Che però limitandomi qui a far paro-
, che attraversa at-
che in grazia delle antiche naturali co-
mate di cotesta pianura posia lungo la be-
‘se settentrionale del Monte pisano, Kirsond
corso d'acqua ha una doppia,
guida inclinazione; tostochè la
cidentale scola nel Serchio, mentre il ra-
mo orientale dell'Ozzeri fivisce nel Lago
portoni
di Sesto, ossia di Bientina, solto nome di
canale Riogio.
Contuttociò la livellazione del piano
di Lucca e dell'alveo del Serchio, essendo
decisamente sa; al livello del Lago
suddetto (Ved. fe due Tavolette dell'dl.
tezze a pagg. 873 e 874), si dovette ricor”
rere nel 1786 alla costruzione delle cate
ratte in bocca d'Ozzeri, onde con esse ri-
quere al rigurgito del Serchio fluente nel
go, e così impedire le frequenti innos-
dationi, cui era soggetta la pianura oriea-
tale di Lacca, — Ped. Ozma: e Sencase.
Allo scopo di rimediare in per
te a simili incoavenienti dello spaglia-
mento delle acque, che per l'antico alveo
dell'Ozseri scorrevano vaganti e senza ri-
pe nella pianura di Lacca, il governo del-
la repubblica nei secoli andati riseltè di
ridurre il Serci n solo alveo col dare
a questo un'ampiezza maggiore.
Nel 156» pertanto incominciossi la co-
strozione del grande argine di Saltocchio,
chesi continuò fin verso la città, di manie
Luec
ta che ia una estensione di quasi quattro
miglia furono restitniti aHa cultura circa
mille quadrati agrarii di terreno giù stato
scoperto da ciottoli e da grosse ghiaje, —
La quale arginazione fu com maggiore
impegno accresciuta dopo che le straoedi-
narie piene del 1624 diressero gran parte
dell’acque del Serchio nel Lago di Bien-
Lina; donde avvenne che ne conseguirono
forti reclami per parte del governo di
Firenze, in guisa che la repubblica di
Lucca nel 1627 deliberò di far di nuovo
allargare l'alveo del Serchio sino a 300
braccia, e di di
lena dalla pai
al Jato destro del fe ca soi
Finalmente neppare argini es-
sendo riesciti a comteriere il Serchio nel-
le sue maggiori escrescenze, © veduti i
danni da esso apporiati nella piena del
1812 alle campagne di Lucca, per ordine
della prineipessa Elisa furono rifatti im-
portantissimi e dispendiosissimi ine
quindi rialtati gli argini tre braccia più
che non lo erano nel 1812.
Resta a dire del cansle denominato il
Fosso, il quale entra ed attraversa la cit-
tà di Lucca da tempi remotissimi, seb-
bene abbia variato direzione, e sia stato
to dalla repubblica lucchese per be»
della popolazione e degli edifizii
manifatturieri. — Cotesto Fosso prende
da grecale a libeccio in guisa di ana co-
piosissima gora, ora scoperto, ora coper-
to, ma sempre difeso de parapetti e fornito
di frequenti ponti per attraversario.
LL origine di questo canale, come dis-
si, è antichissima, tostochè le memorie di
una gora che entrava in cità presso la
Porta S.Gervasio, rimontano al secolo IX.
La qual gora a quell'epoca passava per
la corte della Regina, mentre (ra S.Gi
lino spetta
Fineula, siccome lo prova un contratto
di fitto di quell'’edifizio fatto nel 5 nov.
dell'anno 862.(Memor. Zucck.T. V.P.II.)
Lùcc 889
Le stesa gora, 0 Foesa dirigevasi dalla
corte della Regina verso la piazza di S.
Michele in Foro, dov’ era attraversata da
an ponticello e quindi da una seconda
pescaja, nel modo che leggesi in uu istru-
mento del 1134 dell’ Arch. di S, Paolino,
in cui sono descritti i confini di una casa
posta in' Lucca juxfa pontem, gui dicitur
ad Forum, ab alia parte coheret cum se-
pe,eto. In altri documenti di poco poste»
riori, sotto gli anni 1169, 1183, e 1206,
lx chiesa medesima è designata con questa
Indicazione: Ecclesia S. Michaclis de
Ponte ad Forum, et juta pontem $. dn
geli in Foro. (Monscont , Dell antichità
di Lucca ec. Lib. FL MS.) .
A rintracciare la continuazione dell’
antico fosso giova al caso nostro un istru-
mento del 1198, ii colesta gora ma-
cinante nella sezione tra la chiesa di S.
Michele e quella.di S. Maiteo appellavasi
la Fossa di Natale, dicendosi: in Ecc.
$. Mathaei in civitate lucana juzta fos-
sam, quae dicitur Natalis. .
Era probabilmente una derivazione del-
la stessa Fosse quella di cui si fa parola
nello statato lucchese del 1308 al capito-
10 33,-» Finalmente con visione del
29 agosto 1369 la Signoria di Lacca or-
dinò, che comodo de'cittadini, per‘
difesa e splendore della città, e per van-
e facilità delle manifatture si co-
struisse uh acquedotto che traesse l’acqua
dal Serchio, e sul quale si fabbricassero
dei mulini, ed altri atili edifisj. La deli-
berazione peraliro non specificò il punto:
donde l'acquedotto dovesse partire, se dal
Serchio direttamente, o dalla continua-
zione di quello che negli Statuti del 1308
trovasi rammentato. .
Noa essendo però quel fosso difeso de
cateratie e da argini sufficienti ad assica-
si dalle escre.
scenze del medesimo, con pro:
21 febb. 1505, dei 13 agosto 1507 fa
deliberato, che la presa delle sue acque
ni facesse di contro alla pieve di Sesto a
Moriano. Ma meppor qui potè sussistere
la cangiata imboccatura dell'acquedotto,
la quale nel 1585 fu tolta di là e aperta
sopra il pacse di Sesto a Moriano, onde
ndurre il canale nella che tutta-
sussiste con grande vantaggio delle
adiacenti campagne e della città. Essendo
chè il fosso mette in moto akuni mulini,
299 .LUCC
e diversi edifisii manifatturieri, oltre il
benefizio.che apporta alle tintorie, alli
fabbriche di conce, ai lavandari, e all'
irrigazione di molti giardini.
Dovendo' rammentare i posti che at.
tualmente cavalcano il Serchio e 1’ Ozze-
ri, dirò, che il primo nel tragiuo che fa
per il. territorio della Comunità di Lucca,
cioè da Brancoli sino al di sotto di Noz-
ano, viene attraversato da tre ponti di
pietra. Il più alto è detto Ponse a Moria-
mo, di cai si hanno memorie fino dal se-
colo VIIL Era anticamente di legname,
poi di macigno, rifatto nel-1490 da Matteo
Gi li; ma nel 1580 essendo in parte
rovinato, farono riedificati i due archi nel
1582 da Vincenzio Civitali nipote del pri-
mmo artista. .
Nel secolo però che corre (anno 1833)
‘un nuovo ponte vi è stato edificato di pie-
tra serena levata delle vicine cave. È del
primo più largo e più pianeggiante, di-
[ala diretto "ir rchitento lucchese
Giovaoni Lazzarini.
Ii secondo ponte, che prese nome dall
opposta collina di S. Quirico, è il più
prosimo di tutti a Lucca. Esso trovasi
fuori della Porta al Borgo circa 1250 brao-
cia lontano dalla città.Era egoalmente del
primo tutto di legname, talchè molte volte
nelle guerre della repubblica lucchese,
per impedire ai nemici il passaggio del
fiame, veniva appositamente disfatto; ma
nel 1363, scrive il Donati, farooo fatti
i piloni di pietra , servendosi, a detta di
quell’autore, dei materiali della distratta
cittadella dell Augusta ; lo che, se fosse
vero, converrebbe ammettere che l'Au-
Gusta venisse demolita innanzi il 1369,
siccome ne informa la storia. Peraltro nep-
pur questo ponte resistè all’arto violento
delle acque, sicchè în una straordinaria
«ircostante po!
fe repabbliche a Luoca limitrofe, il pon-
te minacciando di rovinare fu ordinato
- perla ragione
LUCC
€ 1818; al quale anno appella la lapida
lettere d’oro posta in mezzo al pooie
medesimo davanti a un’ edicola avente
una statuina di S. Frediano.
Il terzo ponte è quello detto di S. Pie
tro, distante più di due mi di
di questi toparchi la sua fondazione , e»
sendochè fu chiamato il ponte del Mer-
chese, seppure non ebbe tale indicazione
delle possessioni che i mar-
chesi Adlalberti e i Bonifazii tenevano fra
la Porta $, Pietro e il Serchio, — Comun.
que fosse. la bisogna, innanzi la fondazio-
ne del poate S. Pietro, costà presso dore-
va esservi per il passaggio del Serchio
uua Nave, il cui vocabolo è rimasto slla
contigua contrada di S. Marteo alla Ne-
ve — Ped. Nava. (S. Marrao ata).
Dall'anno 1372 al 1375 il poute S
Pietro fu rifatto, e nell'anno 1535 nuo
vamente ricostraito, ma sempre di legua-
me, fino a che nel principio del secolo
XVIII si riedificò tutto di pietra.
In quanto si ponti dell Quaeri meo
cano i docamenti per far parola di quelli
che dovevano cavalcare l’antichissimo re
mo dell’Auzer che scendeva dal Serchio,
a lev. della città, deviato dalle sue mara
per opera, come si disse, di Sì Fredisno.
I ponti pertanto che attraversano si-
tualmente il canale dell'Ozserî, a partire
dalle pendici settentrionali del moote S.
Giuliano sino al perno variabile, dore le
acque dell’ Ozserf bilancia
ino con quelle
che fiuiscono per il Zogio nel Lago di
Bientina, souo i segnenti, 1.9il ponte Stre-
da di 10 alla chiesa di Guamo; 2 il
te de' Frati, il quale è posto solto
Eoafienta dell” Ln dove termina lo
stradello lungo il canale della Formica.
Poco distinte di là trovasi il terzo ponte
ia famoso di tutti, sella strada maestra di
Eaters del Giudice, o del Moate S. Gis
liano, Questo poate, che porta il nome di
Poste+tetto, era difeso da due torri, e o
stà l'Ozzeri doveva avere un alveo assi
più largo del fosso attuale, tostochè alesni
archi dell’antico ponte trovamsi solterre-
angosti. Iufatti l'ae-
LUCC
Corradino, il quale si mosse da Pisa per
la via del Monte S. Giuliano contro Luc-
ca; ma dovè retrocedere per aver trovato il
passo di Ponte-tetto difeso dai Lucchesi,
soggiangendo: che ivi est Auzeris agua
profunda et lata , neque vadabilis. — Il
#2 e il 5.° ponte sull Ozzeri diconsi di
Salissimo e di Gattajola dalla contrada
compresi în quest'ultima parrocchia. Il
62 cavalca il canale fra le chiese di Fa-
nano e di Meati; finalmente il 7.° ponte
è sella strada postale fra Ripafratta e Luo
ca presso la pieve di Montuolo, già del
4Flesso; la quale chiesa innanzi il mille
era situata sulla ripa sinistra, e non già,
come lo è adesso, sulla destra dell’ Ozse-
ri. — Fed. Moxrvoto.
Strade maestre mantenute e carico del-
lo stato nel Ducato di Lucca.
1. Le 4 strade postali che escono dal-
le 4 porte della città di Lucca sono, la
strada Pisana, la strada Pesciatina o Fio-
genfina, la strada de' Bagni e la strada
Massese o di Genova.
s. La straila detta delle Tagliate; per
Ja porziene che gira al largo degli spalti
di lev. sett. e maestro. — Essa staccasi
dalla strada postale Pesciatina, passando
dalla chiesa di S. Marco, dal luogo deno-
LI i Giannotti e dal Campo santo
i alla postale Pisana. Il restan-
te della strada medesima dal lato di pon.
e di ostro è a carico della Com. di Lucca.
3. La sirada traversa di Merlio, che
dalla postale Pesciatina condace alla R.
villa e parco di Mari
4. Altra strada traversa per Marlia, che
staccusi da quella postale de' Bagni e con-
duce lungo il torrente Fraga alla stessa
R. villa,
© 5. Strada dell'Altopascio, ossia l'anti-
ca strada Francesca, che stazcasi dalla po-
stale Pesciatina fuori di Porta auova, e
per S. Paolo, Paganico e Turchetto entra
mel Granducato al porto dell’ Altopascio.
6. Straila del Tiglio che si parte dalla
Francesco, al di là della pieve di S. Pao-
lo, e varcando il Kogio sul Ponte Mag-
giore passa per la Badia a Sesto, sotto Ca-
stel-vecchio di Compito, e al Tiglio sul
Lago di Bientina, dove soiteatra il terri-
torio granducale.
2- Strada del Monte S. Giuliano. — È con
LUCC 8%
l'antica via maestra che esce dalla Porta
S. Pietro, per dirigersi a Vaccoli, quindi
passa l'Ozseri sul Ponte-tetto, e di lè per
Massa-pisana sale il monte S. Giuliano;
sul cai vertice continua il cammino nel_
territorio granducale dei Bagni di S. Giu
liano.
ii Lueca presso alla confluenza dlel-
ta Lima .sul ponte di Chifenti, rasentando
la sponda sinistra del Serchio, sino alla
confluenza dell'Ania, dove coritinna nel
territorio granducale sino a Barga. — La
strada poi di Castelnuovo traversa it Ser
chio sul te di Cal edilà
{1 borgo di Gallicano r'incammina è Ce.
stelnuovo dello Stato Estense.
9g. Strada da Montramito a Viareggio.
— Staccasi a Montramito dalla postale
Massese per condurre a Via
10. Strada da Afontramito alla A. villa
di Stiava. — È ua breve tratto di due
migl. a grec. di Montramito.
11. Strada A. Modanese aperta da Ma-
ria Luisa di Borbone nella terza decade
del secolo attuale. — Staccasi dalla stra-
da di Barga fra la Zima e Ia Fegana, e
rimonta lungo la ripa sinistra di quest
ultimo torrente sul fianco occidentale del
monte Fegatese; di là trapassando diversi
ponti sale per tortuosi giri sino al varco
occidentale del Rondinajo, che è il monte
più elevato di tutto l'Appennino toscano.
Costassù alla foce al Giogo, sottentra il ter-
ritorio modanese, nel quale la strada scen-
‘de lango le- prime fonti del fiume Scol-
tenna per di Pieve a Pelago, dove
si riunisce alla postale che viene da Bo-
sco-lungo dell' Abetone nel Granducato.
12. Finalmente la strada per Camajore
lungo la Freddana, per la fiumana di
Mocchi, va ad ampliarsi per la parte di
Val.di-Serchio a carico della Com. di Luc-
ca, e per la parte della vallecola di Ca-
majore sarà tenuta dallo Stato.
Una nuova strada, che chiamerò pro
vineiale, perebè ampia rotabile e utilissi-
ma a pi è quella che
sta attualmente per compirsi fra Lucca e
Massaciuccoli. La medesima si stacca dal-
la postale Aassesà passato il pante S. Pie.
tro, di là dirigési sotto il colle di Nozza-
passa per Balbano, e sale i poggi che
corrono fra il monte di Quiesa e Casti.
292 LuUcc
glioncello, i quali poggi servono di anello
di comunicazione fra l'Alpe Apuaua ed il
Monte-Pisano. Di là la stessa strada scen-
de fra le masse di calcarea semigranosa
sino all'orlo del lago di Massaciuccoli, do-
ve per via di fosse trasportansi le merci
venute di oltremare a Viareggio.
Fin qui del territorio comunitativo,
ora della città. — Ogni qual volla si
tessero avere dati sicuri, che il lastrico
in quest’ anno ed anche nei tempi addio.
tro scoperto a quattro e perfino a braccia
sei e mezzo sotto le strade attuali della
città di Lucca, ogni qualvolta dico quel
lastrico fosse appartenato ad antiche vie,
voi arremmo un dato positivo per con-
chiudere, che il piano più vetasto di Luc-
ca e della circostante vra era almeno
cinque in sei braccia inferiore all'attua-
le. Alla qual conclusione mi sembra che
in perte si prestino le vestigia dell’anfi-
teatro lacehese: avvegnachè lo zoccolo dei
suoi archi esteriori trovasi basato qual-
che braccio sotto la strada che fiancheg-
gia queli'edifizio eretto nei primi secoli
dell'impero romano.
Primo cerchio delle mura di Lucca.—
Tre sono i successivi cerchi delle mura
di questa città, — A qual epoca risalga il
primo, ignorasi assolutamente; poichè, seb-
bene qualcuno abbia sospettato essere sta-
ta quell’ opera ese lurante
di Probo, e qualcun altro ne abbia fatto
iderio, vi
ioni per credere il primo cer-
antico, sia perchè Froolino
diede a conoscere Lucca monita di mura
sino dai tempi della repubblica romana, sia
perchè non poche vestigia di quel cerchio
di costruzione all’etrusca incontraronsi
nei secoli ullimi scorsi, ed anche alla no-
stra età. Infatti delle antiche mura sus
sistono visibili tracce sul canto del pa-
Jazzo arcivescovile nella parte volta a scir,
che guards il bastione di S. Colombano,
€ sul muro cui si appoggia l'oratorio di
S. Naria della Ros. La quale venerata
immagine fa dipinta sulla vecchia mura-
glia dalla parte esterna della città, nel luo-
go istesso dove fu costruita mel 1309 quelo
la graziosa chiesina che Lultora vi resta.
Sono visibili costà grandi massi di pie-
forana parallelepippeda, sca»
vati dal Monte S. Giuliano. Dei quali mas-
si recentemente se n'estrassero alcuni dal-
LuUcc
a parete dello stesso oraterio, della ero»
sezza di quattro e più braccia. Attualmen-
te, sopra la maraglia medesima pose la
facciata posteriore del palazzo arcivesco
vile.
Di altre consimili pietre, cavate in al-
tri luoghi dai fondamenti dello stesse mu-
ra, fece testimonianza quasi due secoli in
po- dietro il caconien Libertà Moricnni nel-
la sua opera MS. delle Antichità dl Lucca.
-Dall'oratorio suddetto, dirigeodosi în
linea retta a settentrione lungo la strada
della Rosa, il muro del primo cerchio do-
veva attraversare la piazza di S. Maria
del Presepe, ossia di S. Maria Maggiore,
detta Forisportam, per essere stata fab-
bricata faori di città insieme colla di-
strutta cl coaligua di S. Gervasio. Da
quest’ultima prese il nome la porta di SL
Gervasio, già romana, per dore esciva la
via Franeesca, o Romèa. Stanno in ep-
poggio di ciò molti istrumenti dell’ Arch.
Arciv. Lucch. dal secolo VIN al XII, i
quali rammentano la chiesa di S.. Maria
€S. Gervasio posta juste murum civitatis
Zueze. — E meglio ancora ce lo manife-
sta altra pergamena dell’anno 1063 dello
spedale della Misericordia, in coi si leg-
ge: Ecclesiae S. Marice, quae dicitar
Majoris , aedificata extra civitatem Le
censem, prope muros ipsius civitatis, et
prope portam , guae dicitur S. Gervasi.
Coalinuando l'andamento del primo
giro, questo dirigerasi lango la strada og-
gi detta dell'Angelo Custode fino dietro
la chiesa di S. Simose, che dal lato della
tribuna eppoggiavasi al muro della città
Cio vien provato, fra i molti, da un istre-
mento del sa aprile 839, col quale il pre-
prietar: unziò al vescoro di
Ecclesia mea 8. Simeonis sita infra hane
civitalem recta muro istius civitatis, ete.
(Mem. Luock. T. V. P. IL.)
A questo paolo pare che terminasse la
linea orientale, sicchè voltando faccia da
lev. a grecale, le vecchie mura della città
per una traversa dirette a macsiro pese
vano dal canto oggi detto dell /mprese
sulla via del Fil-lungo,là quale escir do-
|a Porta setteutrionale che prese
. Frediano. Costà
il muro piegando alquanto ia faori pes
se Boccella e
distrutta chiesa A
Giovanni in Muro, preso alla quale nel
LUCC
secolo XIV fà eretto il Moa. con la chiesa
di S. Agostino.
In cotesta traversa veniva incluso den-
tre la città il teatro romano, i di cui
incontrano lultora fra la chiesa
ino e il convento di S. Maria
ruderi
i . Pietro Soma!
Cigoli, di S. Andrea, di $. Micbeletio, di
8. Frediano, di S. Leonardo e molte altre
restavano nei bocghi fuori del primo cer-.
chio della citt. . x
4 S. Giovanni in Muro, co dello per
esser contiguo alle mura settentrionali,
peste volta vano direzione de maestro a li-
io, passando rasenti alla chiesa di $.
Tommaso, situata, come dice wa docamea-
to del 924, infra hanc civitatem et re-
eta muro istius civitatis. — Pregredendo
di là le muta lasciavano denico la chiem e >
monastero di S. Giorgio, sicceme ne
visano diverie membrane dell'Arcà
iorgi
mezio al.qualo tragitto, nel
canto corrispondente a uu dipresso alla
moderna piazza dei Melcoatenti , doveva
trovarmi la porta occidentale, alquanto
più indeniro di quella del secondo e del
terzo cerchio, cui fù dato il some di S.
Donato da an’autica chiesa che restava
fuori della città insieme con quelle di S
Giustina (già S. Salvatore in Brisciano)
di S. Be Lora del Crocifisso dei
rule dal luogo della Cistedella
Le mura dirigendosi verso levante e gre-
«ale arrivavano al palazzo vescovile dopo
aver rasentato l'orte, ossia il Brolio della
canonica di $. Martivo ; dalla qual linea
restavano cselusi dalla città il monastero
di 8. Maria del Corso, fondato nel 722,6
le chiese ora distrutte di S. Pietro ad in
ceula, de' SS. Filippo e Giacomo, di S. Co-
lombano, di S. Stirentro e della esistente
di S. Bartolommen in Silice.
Tu mezzo a quest'ultimo lato trovavasi
la porta S. Pietro, presso cui sino dall'
pun nd fu eretta la chiesa di S. Silve-
@ l'annesso ospedale per alloggiarti ©
mutrievi ini. —(Memor. Lucch.
ati iueesiazioni x
LA poca distanza dalla porta S. Pietre
esisteva una portieciuola , che nel secolo
vu :
LUCC 893
XI dioevasi fa postieria di Zeone Giudice,
cesia che costà fossero Place ren
magnate luochese, 0 è da tale po-
stierla esciva la strada maestra che colta
in linea retta a S. Maria di Leone Giu-
dice, e di là per il Moote S. Giuliano a Pi
sa. Forse era la icciuola stessa che in-
manti l'epoca di Zeone appollavasi Poste.
rule Maggiore, della quale è fatta men-
zione in ua documento degli 11 genn.
dell'anno 951. (Memor. cit. T.IV.P. 11).
A confermare l'andamento del testè de-
signato perimetro del primo cerchio di
Laocca giovano varie scritture anteriori
all'epoca del secondo girodella stessa cit-_
tà, molte delle quali furono gii
so per pubblicarsi, mercé l' opero! de
li secademici lncchesi, nelle Memorie
servire alla storia della loro patria.
Tooltre lo di ia qualche modo s dive-
dere un rituale della cattedrale di Lucca
cui irovasi registrato
hè qui ne dia
PN Paimogiorno delle rogazioni la
cessione esciva dalla orientale dell
ciuà per recarsi alla chiesa di S,
Maggiore (civè di Forisporiam » di
8. Pietro Semaldi, poi a S. Frediano,
quindi a S. Giustina e a S. Donato e fi-
mie a S. Ponziano, dopodi che rien-
città è nella chiesa di S. Repara-
visitara la chicsa di S. Michele di Bor-
gbieciuolo (ora 5. Micheletto) e rientra-
va in città per la porta S. Gervasio ». _
» Li terso giornola precemione pertéa-
LUI
8% LUCC
do delle cattedrale esciva dalla città per la
Pasto S. Pietro, dove visitava la chiesa di
Pietro Maggiore e quella di S. Maria
(del Corso), indi l’altra di S. Bomano e
di S. Benedei ipoi rientrava in cità
(della porta S. Donato) per visitare È
chiesa di S. Giorgio, poscis quelle di S.
Alessandro Meggiore e di S. Michele in
ale recavasi alla Corte def
predica, finalmente, data la bene-
«lizione, ritornava alla cattedrale ».
Secondo cerchio di Lucca. — Col secon-
do cerchio delle mura restarono rinchiuse
nella città diversi subborghi , varie stra-
de e case che avvicinavano il primo giro,
massimamente dela parte di oriente sai
grecale. La popolazione di cotesti sui
ghi dopo il secolo XII costi nel re
gime della repubblica una sezione delle
città, designata ta col titolo di Quartiere dei
Borghi, e te diversa dall
altra denominata dalla Porta $. Fredie-
no, ossia del Borgo. Wed. gui a pag.
845 e segg.
È opinione che il secondo cerchio di
Lucca venisse decretato dal governo nell
ambo 1200, e che resteme Aerminato zo
60,
interiore confacenti s dimostrare, &
finò dal 1095 si era presa qualche misura
da cerchio la cià,
siccome fra gli sitri lo di a conoscere un
isirumento dell’ Arch, de' canonici di
ino dell'auno 1095, nel quale si par
S. Colombano e S.
Alessandro (detto poi S. Alessandretto), il
unle orto confinata con una via, guae est
Juxta murum veteris civiteti.
Comunque sia, l'annalista Tolomeo ne
avvisò, che all'anno 1184 Alcherio di Pa-
gano, allora console di Laces, fece esce-
vare i fossi attorno alla città, dicendo, che
solto di lui costruironsi le cerbonaje.
Già poco sopra, a pag. 845, fu accennato
ma diploma dell'anno 1209 da Ottone IV
concesso ai Lucchesi, nel quale si ram
mente, non solo il muro vecchio, ma an-
cora il amovo della città di Liicca.
Dovendo pertanto rintracciare il giro
del secondo cerchio, sembra che esso dal
lato di scirocco, a incominciare
ora detto la Scese di piaggic
rane lungo la strada, che vien percorsa
dal fosso, dirigendosi contr'acqua da osiro
indiriz- i
a settentrione quasi
luogo detto Ze Fratta: costà dove nel se-
colo trapassato fu innalzata in mezzo ad
una crociata di strade la colonna della Na-
donna dello Stellario. Questa porzione di
mura non può realmente contare un'età
più antica del secolo XIII; e lo prova fra
iti un contratto del 1197 dell'archi-
Fc ora nella
biblioteca di S. Frediano in cui si legge:
Actum extra muros civitatis, videlicet in
ecciesia S. Mariae Forisportam, sicchè
sila fine del secolo XII la chiesa di S. Ma-
ria Maggiore, oggi detta S. Norie Bian
ca, era sempre fori di città. — Esiste
tuttora la grandiosa porta di S. Gervasio,
sttosimente sp appellata il portone dei Ser-
vi, oppure il portone dell''Anaunziata da
usa chiesa coatigua di tal titolo; la qual
porta, oltre l’incaseatara fatta per la Se-
nacinesca, trovasi in a due torrie-
ni circolari, tutti ds capo a fondo leve.
rati con mirabile arte di pietra squadrata,
nella guisa appunto che essi con la porta
medesima furono descritti da Ciriaco An-
continano, quando nell’anno 1542 pr»
sò da Locca. Ecco le sue parole: Vidimas
praeterea in pracfata egregia civitate Lu.
cana moenia ez vivo lapide circum noviter
recensita conspicua arte elaborata, sed e-
ligna er parte vetustotum vestigia non
mella videntur , et inter petiora pertan
duabus rotundis turribus inziguem vivie
S. ex lapidibus mirifice instruetam; et hinc
inde ab utrague sumnitatis listarum per-
te leonem mermoreum habentera ; quem
vero portam Romanan antigui vocarunt
indigenae, nune vero S. Gervazii nomine
incertum vulgus appellat; ete. (Crana
Arcon. Commentar, Nova Pragmeata.) -
Proseguendo il giro del secondo cerchi
coteste mara da sett,a maestro dirigevansi
verso il borgo S. Leonardo, il quale in-
sieme con la sua chiese, allora in Capite
Burgi, restava escluso dalla città, mentre
venivano dal cerchio medesimo rinchiuse
le chiese di S. Maria Forisportem, di S.
Pietro Somaldi, di S. Pier Cigoli, di S
li S, Micheletto,
Andrea, detta allora im Melleria,
perchè iu quella contrada vi eraeo le con-
nel fosso che
per i Inoghi di sopra indicati.—Esistera
probabilmente da questo lato le postierta
LUCC
che si disse di Pagano, forse dal pedre del
console che nel 1184 edificò le carbonaje,
fatta testè menzione. — Il Mo-
vio dei canonici di S. Martino, segnato
(NY. 102) con la seguente indicazione:
Domus juzia posterulam, guae dicitur
Pogani, in contrata S. Petri Cigoli: te-
net unum latus in muro civitatis, etc.
Continuando l'andamento del secondo
giro della città, sembra che al principio
del borgo di S. Leonardo il muro doves-
se piegare da maesiro a pon. e vollasse
faccia a settentrione. In questa linea fa
aperta la nuova porta di S. Frediano, che
vedesi tuttora nel così detto Portone dei
Borghi, difesa, L i io,
da due lorrioni. Se non che questa di S.
Frediano ha doppio ingresso, i cui archi
tuttora sussistono della forma rotonda e
* pietra concia. Se non che È
lel Portone dei Borghi sono stati
gran parte nascosli fra le a-
jlazioni. Nella facciata esterio»
tra porta S. Ger-
l'emblema della
forma di croce quadra di
anarmo bianco iu campo di pietra nera.
Dal Portone dei Borghi le mura pro-
seguivano verso pon_-lib. fra il bastione
attuale di S. Frediano e la chiesa di S.
Agostino. E qui giova avvertire, che nel
amuro del terzo cerchio, posto fra la porta
di Borgo e il bastione di S. Frediano,
una porla murata costruila nou già
di mattoni, né a sdrajo come souo i muri
del terzo cerchio, ma di pietra squadrata
simile alle muraglia «el secondo cerchio,
cioè a quelle mura conspicua arte elabo-
rata, che Ciriaco Ascouitano all'anno
1442 disse, aoviter recensita. Sarebbe mai
questo un tratto del muro del secondo
cerchio conservato per cortina nella riedi-
ficazione del terzo gico della città? Niuno
altronde, ch'io sappia, parlò della porta
murata, seppure non fu questa una po-
stierla. Certo è che all’esti dnita del bor
diacenti
pellegrini,
un poate e noo spedale per
chiamato di $. Giovanni in Capu di Bor-
59, per essere appartenuto alla distrutta.
chiesa di S. Giovanni in Muro, manuale
ua con
, di quella di S. Frediano. Infati
895
tratto dell'archivio di S. Frediano del
dì 8 dicembre 1260, seguato (.B. 65. Ar-
ca 2.) tratta di ua livello perpetuo fatto
da un canonico rettore della chiesa e spe-
dale di S. Giovanni de Capite Poatis, col
consenso del priore e capitolo di S. Fre-
diauo, a favore di un tal Luparello abi-
tate in detta contrada di Capo di Borgo
fuori della porta, per cui il rettore con-
cede al fittuario per l'annao canone di
soldi aa lucchesi un orlo posto presso È
nuovi muri di Lucca, vicino al ponte del-
la porta di Borgo $. Frediano.
A S. Giovanoi ia Muro il secondo re-
ciato della città dubito che aniasse paral-
leloai bastioni attuali fino presso alla por-
ta S. Donato, nel qual tragitto fucluder
in città la chiesa col monastero di S.
stina, e quella di S. Benedetto, ora
il Crocifisso de' Bianchi.
Costà le mura dirigendosi a scir. pas.
savano fra la porta altusle-di S. Donato
quella del primo cerchio, la quale si do-
veva trovare in capo alla via di S. Puo-
lino.— A sinistra della porta medesima il
muro, rasentindo d'appres.o la chiesa dl
S, Luca e lo spedale della Misericord
lasciava fuori di città il prato del
chese, onsia del Corso, per arriva
la così detta Cittadella, dove voltand
faccia a ostro dirigevasi verso Ievante si.
no al bastione Columbano, dietro il
palazzo vescovile. In questo lungo tra.
gitto, di fronte a lib. e ostro esistevano
oltre le porte di S. Donato e di S. Pietro
alcane postierle, per le quali, a forma del-
li statuti antichi di Lucca (Lib. ultimo,
cap. 55.) non era permesso il passaggio ai
carri. Da questo lato il secondo cerchio
rinchiuse in città le chiese di S. Romano,
di S. Maria del Corso, di S. Alessandro,
ossia di S. Alessandretto insi
nesso ospizio, ed alire antiche chiese sta-
te fino allora suburbane,
Terzo cerchio delle mura di Lucca, —
Uterzo e l’attuale più gran. giro del-
le mura di Lucca fu decretato nell’an-
mo 1504, dalla repubblica, che vi fece la-
vorare dalla parte di levante e di mezzodì
sino al 1544. Per altro fattisi accorti, che
quel inodo di costruire i bastioni circo-
lari e le mura forse coa poca scarpa, 10m
era il più coufacentg a ridurre Lucca, co-
me si voleva, una piazza forte, gli Auziani
affidarono l'esecuzione al altri ingegne-
letto
896 LUCC
ri, fra i quali meritossi maggior lode
Wincenzio Civitali.
la grandiosa opera non restò com-
pita intieramente prima dell’anno 1645,
mediante la spesa di scudi 955,162, peri a
5,510,550 franchi, senza contare il valore
di 130 grossi cannoni di bronto che gasr-
gli 11 bastioni dai queli è difesa
la città. — Le mura dalla parle che gonr-
dano la ciltà sono fornNe di hi ter
rapieni, luogo i quali campeg
ziosa strada carrozzabile. È questa
cheggiata dal lato della campagna da un
comodo marciapiede, mentre dalla parte e-
sterna le mura sono difese da opere avan-
zate contornate da fossi e da terra)
monti sparsi di ville signorili, di
chiese, di torri e di borgate. Il
passeggio sopra le mura non è lampoco
interrotto dalle porte della città, poichè
l'ampia strada vi passa sopra pianeggiante
Jango tutto il giro della citià che misura
7100 br. lucchesi, pari a metri 4199,55.
< La superficie del suolo ‘ccenpata dal
fabbricato di Lecca, compreso il giro e-
sterno delle mura e delle fortificazioni
_ degli spalti, corrisponde a coltre luechesi
81,3, equivalenti a quadrati fio-
566,6, ossiano a undici sedicesimi
di miglia toscane quad
In questo terzo cerchio di Lucca esiste-
vano tre sole porte, (Porta al Borgo, Porta
‘S. Donato e Porta S. Pietro) innanzi che
dirimpetto a una magnifica, veramente
strada regia, fosse aperia la Porta Nuova,
.0 di S. Croce, giù detta Elisa, perchè que-
sta principessa la ordinò nel 1806.
Da cotesta Porta meova, volia a levan-
te, esce l'ampia strada postale Pesciarina
fiancheggiata da doppio marciapiede e di-
fesa da quadrupla linea di alberi.— Dalla
Porta al Borgo, detta anche $. Naria,
esce ln strada nuova dei Bagni e di Bar
3; dalla Porta S. Donato, escono le stra
de postali di Pisa e di Genova; e dalla
Porta S. Pietro parie la strada vecchia
del Moote di S. Gicliano.
“quei documenti
LUCC
Eoen s Sraeinom roma
verza crrra' si Looca.
Chiese più grandiose e più celebri del-
la città. — Quaotunque sussistino melti
documenti scritti innanzi al mille, nei
quali si rammeniano fra e molte chiese
alcune delle più insigni tuttora esistenti
in Lucea, se debbasi ecceltuare la cotte
drale di S. Martino, e dirò anche la chie
di S. Frediano, non sembra che le altre
fossero di quella dimensione e sirattara
architettonica che dopo il secolo X hagmo
acquistato; lanio più che poche di eme
prima di quel tempo furono de più di va
prete, o da più d'una persona ecelesi»
stica dirette e governate.
Che lu chi; or iusigne i
di S. Michele in Piazza, nel secolo IX fos-
se poco più di un oratorio, lo danno a
divedere le carte state recentemente pob-
blicnte nelle Aemor, Zacch. T. IV. ef.
V. P. IL e HI; alle quali aggiungere si
può quel poco che fa accennato qui so
alla . 895. — Fa bensì il
time che si riunirono nell pai
Michele in Piazza alcuni preti per vive
re canonicamente, finché poi vi
i monaci Benedettini; per opera dei quali
nell’anno 1142 quel tempio si restaurò,
e forse nl fa nella grandezza e forma
attuale rieilificato.
Realmente la facciata trovasi eseguita
perla massima parie nell’anno 1188, per
opera dell’architetto Guidetto, autore di
quella della cattedrale. Il second'ordise
però «delle colonnette del lato sinistro del-
la facciata è mia fatta nel 1379.
Il campanile, e gli ornati dalla parte volta
a levante, al pari che l’esterna tribesa dal
di settentrione, contano l'epoca della
moria, di Paolo Guinigi, per ordine del
quale furono fatti, — (Zed, Duo St
cao delle chiese di Lucca, di Mons. Non
si, eccresciuto dal Barsocchini. — Ger.
na Di Lucca del Massarosa).
Della chiesa di S. Maria Fbrisporton
si hanno nolizie fino dall’ anno 788 nelle
carte dell'Arch. Are. ed anche da altri an
chivii; due delle quali, del 7 marzo 844 €
del 31 dicembre 854, sono state
cate nel supplemento ni T. IV delle più
volte citate Memorie lucchesi. Perocchè da
apperisce, che le
chiese riunite di S. Moria e S, Gervasio,
LUCC
sitae sunt prope murum istius civi.
pred lucense: o come dice l’altro istra.
mento, foras civitate ista lucense prope
portare 8. Gervasii, quelle chiese cioè che
rispondono a S. Maria Forisportam, non
erano altro che meri oratorii dal vescovo
concessi in benefizio a un ecclesiastico,
coi era ingiunto l'obbligo d'uffiziarli,
di tenervi il lume giorno e notte, e di
pagare ogn’ anno g0 denari alla mensa
vescovile , più qualel' aliro tributo ivi
specificato. Anche nell’anno 900 la chie
sa medesima di S. Maria e SS. Gerws-
sîo e Proiasio, situata foras civilate ista
Zucense, lu concessa in benefizio da Pie
tro vescoro di Lucca per I’ annuo cen-
so di 20 denari d’argento (loc. cit). Ap-
pella alla stessa chiesa di Forisportam aa
calendario della cattedrale di S. Martino,
. VIII era già rovinata,
mentre, trattandosi ivi del vescovo Jacopo
che presedò alla chiesa lucchese sul prio-
cipiare del secolo IX, si dice, che egli ri-
costruì questa chiesa di Forisportam tut
ta di materiale, la quale innanzi era una
chiesupola: quae nuper diruta fuerat, ei
cum columnis ligneis (episco]
ipsum altare fecit, nec offici.
weinaria, nisi tantum in die dominicae ae-
stivo tempore missa celebrabatur. Modo
mumero.... sacerdotes ibidem diurno et
mocturno officium plenum peragunt siout
in ecclesia $. Martini, eto.
Infatti in un libro di contratti dell’
Arch, capitolare Martino esiste un
istromento del 1330, în cui si rammenta
il prete Orlanilo Maestro di scuola e Ca-
nonico di S. Maria Forisportam. (Memoa.
Loccs. T. IX. pag. 31).
Del luogo dove fu la distratta chiesa
di S. Gervasio ne dà notizia un istrumen-
to del 23 giugno 1034, col quale Gioran-
mi II vescovo di Lucca alli vellò fundamene
tum illud, ubi jam fui: ecclesia $$. Ger-
vasii et Protasii, quod est posito et funda
to foris hane urbem Lucoe prope eccle-
siam S. Mariae et prope Poriam, guae
dicitur S. Gervasii. — (Bamui, Memor,
Lucch. T. IV. P. IL.)
Cattedrale di S. Martino, — Troppe '
memorie confermano a colesta chiesa ma-
trice l'onorificenza fra le più antiche cat-
tedrali dell'Italia, comecchè il bel tempio
LUCC 897
attuale sfa stato riedificato in dimensio.
ni assai più grandiose dal vescovo Ansel-
mo di Bsdagio, mentre egli sedeva con-
temporaneamente nella cattedra di S. Pie-
tro sotto nome di Alessandro fa lo
cattedrale medesima solennemente consa-
er. In quella occasione fu collocato îl si-
malsero del Volto Santo nella cappella, in
cui attualmente si trova. Questa elegan-
te cappella in forma di tempielto ottago-
no venne rifatta nel 1484 col disegno e di.
rezione del Fidia lucchese, voglio dire di
Matteo Civitali, ch° è pure l’autore della
bellissima statua di S. Sebastiano nella
nicchia esterna dietro l'altare del Volto
Santo. — La facciata esteriore del duomo
fa eseguita nel 1204 dall'architetto Gui-
detto, da quello stesso che nel 1188 di.
resse l'architettura della facciata di S.
Michele in = Gli ornamenti dell’
atrio sopra la poria minore, a sinistra en
trando nel duomo di S. Martino, sono del
celebre Niccola Pisano.
Questo grandioso tempio , della prima
maniera così detta gotica, è a tre navate
divise da nove grandi archi
otto de’quali a mezzo-tondo;
di essi, che ibava , essen-
do a sesto acuto fece dubitare essere stata
un' aggiunta principio del se-
colo XIV.La lunghezza interna della roag-
gior navata è di braccia lucchesi 140,6;
la larghezza di be. 44,5; la crociate be.
61,9, € l'altezza della nave di mezzo brae-
cis 45,3.—Nella navata maggiore è pra-
ticato un second’ ordine di archi in nu-
mero doppio dî quelli del primo ordine,
figurati da altrettanti finestroni in due
gallerie che percorrono tutta la chiesa
sino alla tribana, Ciascuno di cotesti ar-
chi è suddiviso da due sottili colonnette
gotiche che sostengono degli ornati tra-
forati in archivolto di sesto semi-acuto.
L'edifizio al di fuori è tatto incrostato
‘di marmo del vicino Monte pisano, e nell’
insieme ta all'occhio un’ srmonia
€ regolarità che per il tempo in cui fa
fatto può dirsi ul
La cattedrale lacchese abbonda di bel.
le opere di sealtara, di pittura e di ori
ceria. All'altare del Volto-Santo esistona
preziosi lavori di cesello in argento dore-
to; così în sagrestia, dove si custodisce una
croce d’argento dorato del peso di libbre
898 Luce
3o, detta la Croce dei Pisani, lavoro del
«secolo XIV assai delicato, e ricco di figu.
rine. Nell’ altare della stessa sagrestia hav-
«vi una bella tavola di Domenico Ghirlan-
Aajo, ed in una stanza contigua va visi
tato il sarcofago d’Ilaria del Carretto, mo-
glie di Paolo Guinigi, per essere un pre-
«giato lavoro d' Jacopo della Quercia.
Dentro alla chiesa poi si ammira sopra
«tutte le opere di scalpello il monumento
sepolerale di Pietro da Noceto, e vicino a
questo il ritratto parlante di Domenico
mecenate dell° arlefice i
tali, cui si debbono ezi:
levi del pulpito, li due angeletti
«di marmo al tabernacolo dèl Sacramento,
e le tre statue coi basso-rilievi nell’aliare
di S. Regolo, mentre le figure scolpite
a Cornu Evangelii sull'altare della Li-
bertà sono lavorate da Giovan Bologna.
Rapporto agli oggetti di pittura, tro-
«vasi di fronte al sarcofaco di Pietro da
Noceto una tavola di Fra Bartolommeo del-
la Porta rappresentante la B. Vergine, ope-
ra delle più pregiate di quell'insigne pit
tore, fatta nel 1509, e contornata da pila-
marmo scolpiti ad ornato dallo
delle navate una
po
tazione al tempio, di Alessandro Allori;
la Cena del Signore del Tintoretto; la
Crocifissione e la Natività, due tele del
Passignano, l'Adorazione dei Magi, di Fe-
derigo Zuccari, e una bella Resurrezione,
del vivente Michele Ridolfi lucchese.
In quanto alla fabbrica della contigua
canonica , essa conta la sua prima fonda-
‘zione sotto il vescoro Giovanni Il, il qua-
Je nell'anno 1048 prescrisse al clero de
sun catiedrale la' vita comune secondo
regole canoniche, per cui concedè al
pitolo di S. Martino un pezzo di terreno
con casa contigua alla cattedrale e all'epi-
scopio; al quale dono fa da Alessandro II,
nel 1063, agginuto un altro pezzo di terra
posto presso la stessa cattedrale. ( Memor.
Lucch. T. IV. P. IL.)
Chiesa di S. Frediano. — È dopo la
cattedrale una delle più antiche e più va-
ste chiese di Lucca, giacchè In sua pri
riedificazione rimonta all'anno 685, seb-
bene vi sia da dubitare che non fosse tale
come ora la si vede. Ciò nonostante essa
è atato segnalata per un'opera dei tempi
:longobardici, e quasi la sola chiesa che
Lucc
sis rimasta in Halia di quell'epoca fa
meno alterata nell'interno; qualora si ec-
cettuino le cappelle in fondo alla chiesi,
e il presbitero visibilmente rialzato
il gradino posto verso la metà della na-
vata maggiore, e del quale abbiamo con-
S. Croce, ed ia S. Ma-
renze ec.
Già da qualche tempo esisteva la chie-
sa dei SS., Lorenzo, Vincenzio e Stefano
MM. nella quale sol declinare del sesto
secolo fu sepolto il corpo del santo vesco-
vo Frediano, quando la stessa chiesa nel
685 fa riedificata da Faulone, creduto
maggiordomo del re Cuniberto, e da esso
lui dotata e assegnata a Babbino abate ed
ni suoi monaci, lo che indica esservi stato
fino d'allora costà presso un monastero di
claustrali. Infatti nell'anno stesso Felice
vescovo di Lucca diò facoltà a quei mo-
naci di vivere conventaalmente, e di am-
ministrare la loro chiesa, promettendo ai
medesimi di non assegnare ad altro luogo
pio alcana parte della pecunia e dei beni
che Faulone aveva donati tessa chie-
sa, e di lasciare all’arbitrio di quei clu-
strali la nomine dell'abate dopo che fos-
rente abate Babbino.
gt
istere io credito, to-
stochè Walfredo nella fondazione della
badia di S. Pietro a Monte-vendi nell'ao-
no 754, nominò fra gli altri l'abate del-
la chiesa di S. Frediano di Lucca, ubi ef
ejus corpus quiescit iumatum. Beosì nel
secolo IX, alcuni testimoni esaminati nell
838 deposero che la chiesa di S. Fredia-
no molto innanzi quel tempo era stata
data în benefizio dal vescovo Giovanni al
di lui fratello Jacopo; il quale a,
to vescovo, nell’anno Sor, rinuuziò il be
nefizio della chiesa medesima in favore
di un preiee di un diacono, cui diede an-
cora facoltà di amministrare il di lei pa-
trimonio.
Anche nel secolo X, e segnatamente
nell’anno 923, con istromento del 5 set-
tembre, il vescovo Pietro ordiuò il
Willerodo rettore della chiesa di Sì Fre
tin tua (egli dice) sit potestate
una cum secrelario, seu et oasis
recta ipsa ecclesi prope candem cc-
clesiam cum edificiis suis, seu curte e
orto, ete. ( Mao. Lucca. Tom. IV. P. Il.
eT.V.P.Il e IM.)
LUCC
Ya conclesione, fino all’epoca del 923 si
perla di S. Frediano come di una chiesa
semplice, senza dichiararla parrocchiale,
e molto meno battesimale. All'onore
altro di parrocebia picbana era stata in-
malzata , quando con atto pubblico del s
dicembre, nell’anno 1043, il veseoro di
Lacca Giovanni Il ordinò il chierico Be-
riedeito e lo investi della chiesa battesi-
male de'SS. Vincenzio, Frediano, Stefano
e Lorenzo, la qual chiesa, (dice il testo)
est aedi) foris civitatera istam lucen-
sem prope flavio Serclo. (loc. cit.)
Posto adenque ciò, converrebbe cre
dere che non prima del secolo XI la chiesa
di S. Frediano divenisse pieve, e conse-
guentemente, che l’uso in essa introdot-
to della benedizione del fonte nel saba-
to santo della Pentecoste von contasse un'
molto più antica dell'accennata.
Alla qual fnazione della benedizi
del S, fonte appella un privilegi
squale LI del 24 maggio 1
di altra bolla dello stesso lefice, data
in Laterano il 38 ottobre delttos, quan
do egli, ad istanza di Rotene preposto €
pievano di S. Frediano, instituì în mezzo
a quella famiglia di preti e curati una
nuova congregazione di canonici,
denominati poi Zateraaensi di S. Fre-
care in più ampia forma la sua chiesa,
come venne registrato in un'antica scrit-
tura di quell'archivio, ora smarrita.—
Tale poi era l'impegno del Pont. Pusqua-
le II nel favorire cotesto instituto, che
molte lettere su di ciò furono pubblicate
mel T. IV delle Miscetlonee del Baluzio
mostrarsi più
propensi verso i eamonici di S. Frediano.
Infatti mancato di vita il priore Roto-
me, e poco depo anche il Pont. Pasquale If,
la congregazione sgostiniana di S. Fre-
diano, o per saodali eccitati , o per in-
sistente persecuzione, coee diue il Pont.
Calisto Il, restò per poco tempo soppressa,
finchè sotto il priore Attone successore
di Rotose dallo stesso Pont. Calisto II
venne ripristinata. D' allora in poi creb-
‘be in fama quell’ordine di canonici re-
qolari lanto, che solto i Papi Innocengo II
LUCC 899
ed Eugenio ITI riesci loro di ottenere dal
vescovo di Lucca la chiesa di S, Salvatore
in Mustiolo con le chiese ed eremi di S.
Antonio e di S. Giuliano, e poscia il con-
vento di S. Pantaleone nel Monte pisano;
dal vescovo di Luni la pieve di Carra
ra; da quello di Siena la chiesa di S. Mar-
tino, e dal Pont. Adriano IV il Mon. di
S. Maria di Bagno in Romagna,
Non deve perciò far maravigli, se în
tanta prosperità di quei claastrali venne
con maggiore lustro restaurata o rifatta
la chiesa di S. Salvatore in Mustiolo; di
presso
ritengo ancora che da essi fosse rifatto la
ch. di S. Frediano, il cui altare, per al-
testato del Pont. Alessandro III, consacrò
per parte a iutiero sesto, sostenuti da co-
lonne di marmi diversi, e alcune diseguali
per l'altezza , con capitelli e basi di an-
tico stile, tutte sproporzionate rispetto al-
la mole ed all'altezza del muro che soc-
reggono. — Danno luce alla stessa navata
delle finestre a strombo, divise da un co-
Jonnino di marmo, alla maniera usata pei
primi secoli dopo il mille.
Vi si vede tuttora una gran vasca mar
morena che serviva pel battistero d’im-
mersione, nella quale sono scolpite varie
storie del testamento vecchio, e sull’ orlo
saperiore il nome di chi !a fece, cioè Ro-
bertas magister la... forse uno scultore
del secolo XII o XIII Il moderno batti-
siero è di Nicolao Civitali, nipote dell’
egregio Matteo.
Fra le slire opere di scultura esistono
in questa chiesa alcune figurine sd alto ri-
lievo sall’ altare del Secramento, e due
statee sopra i sepolcri della stessa cappel-
la, lavori credali dei meno pregiati di
Jacopo della Quercia.
Assi più pregevole bensì è il sarcofago
che l'amicizia ha di corto innalzato in
S. Frediano al defunto letterato lucchese
Lazzaro Papi, scallura esprimentissimna
del fiorentino Luigi Pampaloai.
200 Lucc
Bon spenderò parole sopra mette altre
chiese di antica età e fettura, come quel-
Ne di S. Alessandro, di 5. Piciro Somaldi,
di S.Giovanni, di S. Pier Ci
del
i, cesìa
Lan
zata nel secolo XVI col disegoo di Baccio
da Moatelaps; nè finalmente parlerò del-
- la chiesa di S. Romano rifatta nel secolo
XVII, gisechè ognuno che il voglia può
trovare assai meglio che io mol potrei ma-
teria da soddisfare alle see indagiui nelle
Guide di Lucca , che due nobili ‘ed ere
diti lucchesi, Toimesso Trenta nel 1820,
e Antonio Mazzaresa nel 1529, hause
pubblicato. Dirò solamente, che fra leta-
vole pittoriche più segnalate, di che sono agli
adorni i tempii di Luoce, nem si può a0-
mirare tanto che basta jl capo d'opera di
Fi 'Bartolenameo della Porta nella chiesa
Romano che dipinse per questa chie-
altro meno quadro.
Seconde per merito possono dirsi deo
tavole di Guido Reni ia S. Maria Con
te-Lai s l'Ascunta del lucchese br
chia il vecchie ia S. Agostino; al
piltore speltano altre dee tavole a
. Salvatore in fusiiole, e a 5. Pietro
Somaldi, Ia quest’ allima chicsa esisie nn-
he una tavola di Palma il | vecchio; due del
re i monumenti
rammentare l'antica residenza del Goefa-
Boniere e dei Signori detia repubblica luc-
chese, attualmente reggia ducale.
Ebbe principio quesio pelazze met 1578
col disegno e direzione del celebre Berto- tela
lommce Ammanneto, cai spperijene il
portico interno e l'esterna facciala, a per-
tire dal lato meridionele sino alla graa
porta d'ingresso. Tuito il restante della
facciata davanti alla piszza, e quella laie-
rule volta a setienirione, resiò terminato
verso l’anve 1729 dall'architetto lucche
se Francesco Pini secondo il disegno, seh
ene alquanio alierato, del primo autore,
Quantengue il.palazzo nello stato at-
LUCC
tuale, fornito di due grandi atri, compo
risca grandioso, e sia divenaio uno dei più
comodi e dei più confacenti a una reggia,
pere esso è un buon terzo minore di quel.
Lin origine ine idento dall Ammannato.
La pciocipale facciata doveva esser vel
tata a mezzogiorno, ed è quella perto che
si trova sell'inierno del secondo cortile,
portico simile al primo atrio. Fra que
sti dee è stalo aperio un Sugaifio peri
stilio di coloane doriche della pietra di
Guamo (Selazite) esso dà l'accesso ad una
grandiosa scala con gradini di mermo bi.
anco carratese di sei braccia, tutti di vm
Tale opera fa eseguita, per ordias
Tolle dechese Maria Luisa di Borbone,
dall'architetto lecchese Loreszo Nottoliai.
i quali ferono
|rapperie e mo-
bilie, quasi teite ordinate e lavorate da
fabbricanti fattori lacchesi.
Madoona de'Candelabri, di Raflacilo; ona
tavole della B. Vergine coo S. Anne e
nal quattro Seoti, ch'ect in S. Frodinco, die
piota dal Francia; ana a Vergine col bam
bine, di Leonardo da Vinci; nos piccola
lorita dal Coreggio;
tante Cristo in croce con la Vergiae e S
Gievausi, di Michel Angelo Buoserseti;
la Strage degl'Innccenti, di Niccolò Pons
cin vas $. Cocilia, merza Ggera im telo,
di Geido Resi, e una S. A; &
pinta sel rome, dello eco Gide; va
me taazere, del Berocci; una merz:
figora della Vergine, del Sassoferrete; sa
quadro della S, Casa di Loreto, del Do
‘menichine; ce Cristo davanti al giodice,
di Gherardo delle Molti; tre quadri in
tanti tre miracoli di Gesù
Cristo, dipinti dei ire Carscci ec.
Fra le tele moderne ivi figurono il Cs-
muccini di Roma, il Landi di Piacesza,
31 Necebi, ii Giovenpelli od il Rideli in
O o daoatie petezo police
Lucc
ebo richiama alla memoria ilcecondo magi.
strato della repubblica lucchese. Tale è
il palazzo pretorio, giù residenza del po-
nato nella piaz-
fabbrica , inco-
minciata nel secolo XV e terminata i
rincipio del XVI, presenta unosti
Padre scuola dell'Orcagna, tra il
gotico-italico e il gusto moderno. — Essa
io sro parte si regge sopra una loggia
che ha dirimpetto alla piasza tre arcata
a sesto na meatre aa solo arco tro-
vasi dal Jato della strada, per la quale si
và al palazzo ducale.
Deli valina all'edificio della zecca non
dizio alcuno, essendo già
scorsi begli] secoli dalla distruzione di
quello che servì simile uso al tem
Pe de’ Longobardi. Essendo che la zecca
lucchese , la quale, come già fu avvertito
alle pagina 833, era la più accreditata
per la nei secoli intorno al
mille esisteva presso la chiesa di S. Giu-
sto, siccome ne avvisa fra lo altre voa
carta dell’Arch. dre. ‘Lucch. dell'anno
1o4o, ed on istrameato scritto li 15 giu
«uo dell'anno 1068, presso al monastero ii
di S. Ponziauo, allora fuori di Lucca.
Tear in esso dell'affitto di una
di proprietà della badia di Poggibonsi
la qual casa si dichiara situata dentro
la città di Locca in vicinanza della chie-
sa di S. Giasto prope Monetam, etc.
(Ance. Dirs. Fion. Carte dello Spedale
di Bonifasio).
Assai tardi la fabbbica della zecca Ivo
chese fu eretta dove attualmente si tro-
nella via del Fosso fra la porta
S. Pietro e quella di S. Donato.
Tra le fabbriche destinate all'uso pub-
blico deve rammnentarsi la Zbrre, che
appellasi delle Ore, perchè sopra di essa
è collocato uno dei più antichi orologi a
peso. Fu deliberato questo meccanismo
con provvisione del giugno anno 1391,
€ ne fa commessa l'esecuzione all'artefi.
ee lucchese Labruccio Cerloti con l’ob-
bligo di compire quel lavoro dentro il
mese di febbrajo del 1392; a condizione
che egli dovesse fabbricare un orologio
della grandezza di quello di Pisa al prez-
zo di fiorini sco d'oro, e collocarlo al
posto sulla torre della cata Diversi, stata
dal governo a tale oggetto spaginata. —
(Cianati, Memor. Zucch. T. IL.)
vm
LuUcc 90Ì
Stabilimenti pii e di pubblica carità,
Ospedali, Orfanotrofi, e Diposici di Men
à.—I Lucchesi diedero antiche e co-
pen prove di questi due generi d'isti-
tuzioni , sopra tutto rapporto alla fonda.
zione di spedali presso le porte della città
< lungo le strade maestre del contado. Da
Grau tempo però quegli li, e simili
fio cessati, destinando il loro pa-
trimonio ad altri usi di pubblica utilità,
o riunendoli ad Spedali superstiti.—Tale
siè quello della Misericardia dotato dall’
arte dei mercauti lucchesi sotto la
tezione di S. Luca, cui è dedicata la chie-
va. Fa edificato presso i beni dei mar-
chiesi Adalberti e della gran contessa Ma-
Ide, giacchè il:suo locale trovasi acco
sto at Prato del Marchese,'ossia al Circo
di porta S. Donato.
dobbiamo credere all'iscrizione po-
sta nel muro esteriio della strada che va
da S. Paolino alla porta prenominata, l'e
Ila fondazione di quest’ ospedale
sarebbe dell’anno 1289;essendochè ce lo-di-
ce una lapida ivi murata con l'arme dell’
ale della Misericordia, simboleggiata
alla di seta, sotto una M con queste
parole: Anno Domini MCCLXXEFII,
i Mercanti d'Arti. — Itra lapida più
ì canto della chiesa di S. Luca, dell’
+ per opera del quale l'ospedale mele-
pag fu eretto: Hoc Hospitale fecit fieri
Dominus Bonaccursus Rector Hospitalis
Misericordiae. An: MCCLXXXFIII.
Sal fianco esteriore del portico della chie-
sa ‘edesi scolpita altra iscrizione con l'ar-
me suddetta per avvisare che, nel 1340,
sotto il vescoro Fr. Gaglielmo fu riedii-
cato, 0 piuttosto ingrandita l'ospedale del-
la Misericordia dall’Arte dei Mercadanti.
La chiesa però è stata rimoderoata nel
1735, col futne in gran perle le spese lo
spedalingo , 0 rettore di quel tempo, il
nobile lucchese Francesco Balbani.
Le nomina dello spedalingo dipendeva
probabilmente dai consoli della curia, os-
E dell'arte" de mercanti lucchesi per vi-
gilare sull’amministrazione di questo sta.
sottentrò în Lucca il
reggimento dei principi Baciocchi, quel
governo avocò a se ii giuspadroosto di
questo e di ugni altro luogo pio.
La fabbrica è divisa in due separate e *
spaziose corsie, una ‘per gli uomini 6
14
902 LUCC
l’altra per le donne; cui formano anpesso
le sale per la clinica medica e chirurgica.
Contiguo all'ospedale degli uomini csi-
ate l'ospizio dei fauciulli esposti, e quello
dei maschi orfani,
Sino dall'anno 180y fu ridotto per ri-
covero delle feramine orfane l'autichissi
mo monastero di S. Giastina, giù di SL
Salvatore in Bresciano , dopo uvere ser-
vito per il lungo periodo di dieci seculi
alle monache che professuvano la regola
di to, Altualmeate colesto de-
posito è popolato da circa 550 ragazze fi
Eifane, figlie esposte, oppure dai propri
genitori abba bbeudon te. In mezzo però a
i trova buon ordine, net-
educazione.
'Spedele, de’ Pazzi, All'assistenza dell’
compassionevole, dall' anno
1770î0
presso convento dei canouici regolari Lo
teranensi. — Questo bel claasiro è
di di Lacca, sopra uns
collinetta che porta il nome di Fregionaja;
il sito, e per In sa-
LUCC
Paulus Guinisius
4 fundamentis ana. CID CCCC XI
Priacipis splendidissi
4à popali voluptates scenicis ludis cessi.
Religione et veterum Patrum pictate
In Pauperum custodia
Varietate temporum deserta
Dehine ad Triremes clausit,
Maria Aloysia Borbonia
Pia clemens benefica ingenti cara
Vogantium «genorum mtriusque sera
Findicavit
Baz vestigiis magnifice everit.
An. Dom. sui Serto
R. SCO IOCCCXXIIL
Confraternita della Carità. — Fu isti
tuita dal generale goverastore austriaco
nel 1816, e quindi avvalorata dal duca
regoabte che ne prese la proiezione. Sem-
bra modellata su quella della Misericor
dia di Firenze, perchè i confratelli accon
rono ai casi di disgrazie, si prestano all
assistenza de' malati, non che al Lrasporio
dei defunti.
Monte di Pietà. — Col fine di riparare
che al disonline delle gravose usure che gli
peclama maggiori ajuti e comodità
il copioso numero dei dementi
‘menie sopra cento ) coi mostrasi angusia
la fabbrica a tal uopo destinate.
Deposito di Mendicità. Nel vasto pa-
lazio de Borghi , il quale fu fondato nel
1413, con disegno gotico-moderno, da Pao-
Jo Guinigi che lo destinò pei divertimenti
di popolo, tre secoli dopo venne converti-
a più mo e carilatevole uso, quan-
pai repubblica lucchese nel 1936 vi rac-
colse gl’ invalidi e questaanti della città,
per apprendervi le arti e mestieri onde
Eentaroe la vita. Soppressa quella pia
instituzione, che portò il nome di Quar
conia, venne convertito il locale in un
bagno di galeotti; fino a che nel 1823
de' Borghi fa ripristinato all’
Aia, € mantenimento dei poveri
vagabondi di ambedue i sessi , per occa-
i in mestieri confacenti alla loro ca-
sità,
Gli usì, a cui nei di
palazzo fu destinato, sono ricordati da an’
iscrizione ivi affidata a uu legno, meri-
tevole però di essere scolpita in marmo.
Essa fu dettata dal celebre Cesare Lucche-
sini nelle espressioni seguenti:
ebrei andavano esercitando in Lucca a
pregiudizio dei bisognosi, il governo della
repubblica, nell’anno 1489, fondò os
Monte di pietà sulla piazza di S. Marti
no, ove manliensi costantemente attivo
Stabilimenti d' istruzione pubblica, —
Fra le concessioni nel 1369 dall'Imp. Car
lo IV fatte alla repubblica di Lucca vi fa
quella di possedere una università; loché
poi nel 1387 venne confermato dal poe
tefice Urbano VI per tutte le facoltà,
trance la teologale. — Contuttociò Liso-
gna confessare, che il governo di Luca
non si valse di questi privilegii prima
del 1780. Imperocchè , se dalle lauree di
dottorati state conferite dal vescovo di
Lacca meroè i pri
dio lucchese, nondimeuo dalla storia let-
teraria dell'erudito Cesare Lucchesini,
pubblicata nei volumi [X e X delle Me
morie lucchesi , sì rileva che il governo
sì limitò a chiamare in Lucca, 0 n pes-
nare qualche maestro di umane Jettere
di geumetrià, di calcolo, e poco più. Ar
roge a ciò, che per le indagini fatte nei
libri della repubblica da quel diligente
LUCC
archivista di Stato ( il signor Girolamo
Tommi ), ne conseguita , che, sebbene
nell’anno 1455 e-di nuovo nel 1477 si
penponesse dal gnofaloniere al senato, e
da questo si approvame lo shbilimento
del suddetto studio nel modo consueto di
altre città d' iuma realmente del-
le due deliberazioni ebbe il suo effetto.
Avvegnachè la Signoria di Lacca nel 1521
adotiò provvedimenti affatto contrarii all
esistenza del ridetto studio generale, quan-
do cioè fa deliberato di somministrare
mezzi e soccorsi ai giovani bene istruiti
nella Jiogua latina, onde si ponemero in
grado di recarsi presso qualche università
lare le nazioni scientifiche, In
i eapitoti ia varii tempi
sopra bbliche
approvati, chiaramen-
te resnita, che anteriormente al 1780 non
insegnavasi in Lecca a spese pubbliche
altro che grammatica, retorica, priucipii
d’aritmetica, e talvolla musica, geome-
tria, logica, elementi di filosofia, e le i-
stitazioni civili.
A dimostrare però che anche in tempi
di barbarie il clero lucchese veniva -i- del
teologia, citerò non solamente
'ietro da Lucca distinto.
oralore sacro che in una sua ‘stem
pata în Bologna nel 1506 si qualifica ca-
nonico regolare di 8. Frediano indegno
professore di sacra Teologia, ma dirò,
che fino dal principio del secolo XIII nel.
la canonica del Duomo di Lucca tenevau-
si scuole per il clero. Avvegnachè nell'
archivio di quel capitolo bavvi-una car-
ta del 1226, în coi si rammenta il prei
Orlando magistro scolerum S. Martini.
11 quale prete Orlando era nel tempo stes-
s0 canonico ilella chiesa di S. Maria Fo-
ricpartam , siccome viene meglio specifi
cato da un documento dell'anno 1331 e
da altro contratto del 1239, fatto în Lno-
ca nel clsastro di S.Martino, in presen.
za fra gli altri del maestro delle scuole.
(Zemor. Lueck. T. DX)
Che si professasero în-Lneca anche
fuori del clero di S. Martino scuole di u-
mene lettere fino dal secolo XIT, ne ab.
amo una luminosa prova in quel te
Eorion, benemerito noa che dlizio ma
stro di grammatica e di canto, di coi
conserva memoria in un'iscrizione sepol-
crale in versi leonini posta nella facciata
LUCC 905
esteriore della chiesa de' SS. Vincenzio e
Anasissio in Lucca , dove quel prete era
rettore, e dove morì nell’anno 1167. Ba-
steranno i seguenti versi;
Clauditur hoc parvo vita venerandus in
arve
Presbiter Henricus sapiene pius atque
padicue, — — .
Grammaticus, Cantor, Scholas tenuitgue
magister, —
Istius Ecclesiae splendor, decns , otgue
minister, ete. __
Ad on aliro più famigerato profemore
di belle lettere la repubblica fece grande
onore, cioè, a Gie, Pietro d'Avenza, deito
da Lucca, il quale ebbe egli stesso ai mae-
stro il celebre Vittorino da Feltre. Impo-
rocchè Gio. Pietro riescì valente nelle gre-
ché e nelle Intine lettere al segno che,
dopo avere egli citeneto, nel 1446, la
caltedra di umanità în Vevezia , la Rep.
Tucchese, per decretò del 22 giugno 1456,
lo volle in patria a precettore di eloquen-
a coa.l’onorario di di
Bhe di scolari. Ma in quell’an
desimo (3 ottobre 1457 ) essendo ri
vittima del contagio, in Duomo furono
celebrati a Gio. Pietrn.soleoni funerali
coll'’assistenza della Siguoris, incoronan-
do îl suo capo di allora, e perpetuando la
sua memoria medaglione di mar.
mo, il quale scolpito si vede nel poriico
della cattedrale cou questa iscrizione attor-
uo:'« Jo. Petrus Lucensis doctus Grae-
ce et Latine ingenio miti probogue.
Liceo di Lucca.— Il governo della e.
stiota repubblica domandò ed ottenne dal
Papa nel 1780 la soppressione dei canoni-
ci regolari Lateranensi di S. Frediano, a
condizione d'impiegare il loro patrimonio
e destinare il vasto € beu disposto locale
del convento per pabblica istrazioar.
TI nuoro liceo, che non fa da prima
molto nameroso di cattedre pel caricò
delle pensioni vitalizie
pressi, di prima giunta poriò
d'Istituto de' pubblici studii, poi nel 1802
quello troppo fastoso di Uaiversità.
Colesto Liceo attualmente è foruito di
26 cattedre, compresevi due di teologia
91. LUCG
dogmatica e morale. È repartito in tre
Facoltà; legale, medico chirurgica, e fisico-
matemalica, con un gabiuetto di macchi.
ne e un orto bola La laurea in leg-
ge si conferisce dall'arcivescovo; nelle sì-
tre fecolià la dà il direttore della pubbli-
‘ea imrucione, delegato dal sovrano.
Scuole dei chierici regolari della Ma-
dre di Dio. — Nel-convento di S. Maria
in Corfelaodini, dove chia origine nel
1583 questa dotta e
ne,'si dauno pubbliche Pioni di umano
etere *, specialmente si seminaristi di
um' istruzione religiona e scien-
confacente alla loro carriera.
Inoltre esisie nel convento medesimo
una pregevole biblioteca corredata di cir-
ca goso volumi, molti dei quali apper-
tenuti a Mom. Gio. Domenico Meusi, al
Frenciotti, al Beverini, al Paoli, che fu
rono altrettanti luminari di quella fami-
glia di regolari.
Scuola del disegno e pubblica bibliote.
a. — Accanto alla chiesa di S. Frediano
sino dal 1802-fu aperta una scuola del di-
segno direita da un professore di pittora
lacchese, provvista di sufficienti modelli
con le studio del wudo.
Le sala della biblioteca, che fa perte del
fabbricato ‘di S. Frediano, può
meglio poleva dirsi provvisia i e
di codici inuauzi che vi si appiccusse il
fanco la seru.del 30 gennajo 1822; dal
quale accidente taltora arcano restò dan-
neggiato ssssisimoanche un quadrogran-
dio sorappresentante il convite dato da S.
Gregorio ai poveri, dipintura di Pietro
Paolini di Lucca, che seute della maniera
di Paolo Veronese.
Ha questa biblioteca esistono circa 15000
velumi stampati, melti libri MSS, e to
stà furono riunite le pergamene dei con-
venti e monasteri soppressi al tempo dei
principi Baciocchi.
Collegio
ico. — Sino dal
Cerlo-Lodoo,
1809 nel claustro di S. Frediano, olire.il
mico nel 1819, cambiando il nome di Fe
lice in quello di Collegio Carlo-Lodovi-
co, accrebbe mezzi e locale, quando fu
traslocato il licev-nel palazzo già Lucche-
sini, a tale scopo acquistato, per lascia-
re esclusivamente il fabbricato di S. Fre.
iano ad uso delle pubbliche scuole di
LUCC
umane lettore, e per teo solamente de'
collegiali.
La R. bibliotera palatina , sebbene de
poco Lemj» creata. conta sopra 2560n ro.
lami, molti dei quali sono pregevoli per
ne, per il merito degli autori,o
per l'importanze dei MSS.
Conservatorii.—Sebbene Lucca pei se-
coli scorsi non mancasse di stabilimenti
per le fanciulle, conosciuti sotto mome di
di S. Poaziano, per cedere tutto il locale
alle loro vicine, che sono ronache Ago
stiniane in S. Nicolao.
Archivii di Lucca. — Nom vi è erodito
£he noa conosca per fama, e che capitao-
do a Lacca non visiti il ricchissimo 4r-
ehivio arcivescovile e quello dei Camosi-
ci. Fu specialmente dal primo donde tra»
iero tesori i più celebri diplomatici, ed
è cosà dove per le core dell'Accademia
lucchese, e coi mezzi che fornisce il teso
ro si vanno da quei dotli con di ara
copiande le molle ment ori
quindi tutte si pubblicano e s° Viestrano
per ondine cronologico, sieno o no altre
volte state date alle stampe.
Nell'Archivio poi dello Stato, ossia del.
le Riformagioni della repubblica lacche
se furono riuniti i docamenti officiali del-
lu Sizto, tanto quelli in copie sutentiche,
quanto ia originale, i quali ultimi sono
LUCC
posteriori a Castraccio: e tatti con som-
ma diligenza e perizia dall'attuale archi-
vista disposti e registrati.
pure di essere rammentato. 1°
governo
iNastre famigli i. Questo che
può dirsi uno dei buoni palazzi di Lucca,
fa fabbricato sulla fiue del secolo XVI col
disegno di Vincenzo Civitali.— Resta so-
pra una piazzetta dicontro al pala wo de
Sanminiati , ora detto degli Uffisa', es
sendo costà attualmente riunite le s-gre-
terie di stato, e i primi dicasteri polivici,
amministrativi anzieri del Ducato
Accade e letterarie.—-
nie sé
La R. Accademia lucchese, appellata pet.
doé secoli degli Oscuri, fu tra le più il-
Instri di quante altre società letterario
sonero in nei tempi trapassati sotto
i variati vocaboli degli di dei Fred
di, dei Balordi , deì Principianti , e: dei
Raffreddati sito a quella che chiamomi
A4ccademie dell'Asca. Quest siltima ot-
tenne cortese ricovero fra i chierici ro-
gulari della Madre di Dio in Cortelandi-
ni, dove pur nacque verso la metà del
secolo XVIII un'altra società dedicata alla
storia ecclesiastica. a
i docamenti perser
vire alla storia della città e territorio di
Lacca; impresa che onora assaisimo chi
il governo attuale che la proteg-
&e, ed i zelanti illastri soci dell’ Accade
mia, ai quali fa o trovasi affidata.
* Nè a questo solamente si lisaitano gli
aocade:sici Iuochesi, mentre nelle loro
adenanze measuali leggono componimen-
ti letterarii e scientifici di vario argo-
mento, gran parte dei quali sono fatti
degni della stampa nella collezione dei
loro Atti.
Non dirò di un gabinetto letterario a-
perto di corto da mna società di cultori
promotori delle indastrie na-
sionali, poichè esso trovasi aucora nella
inzia — Piuttosto sarebbe da dire
ltra patriottica associazione de
incoraggire con apposite com-
missioni gli artisti più abili della città,
» buiscono, mediante una
LUCC 905
coll'esporne. annualmente lavori per di
speusarli ai socîi medesimi che vi pootri-
Nè meno utile fia 1°
Cassa di risparmio, pe L
1837; sicchè anche costà trovando il suo
tto l'onesto artigiano, il sobrio figlio
di famiglia e ls giovane lavoratrice, na-
‘turalmente ne consegue che ogni giorno
vanno aumentando i concorrenti per de-
positar alla Casse e rendere fruttifero il
loro cholo di risparmio...
Teatri, Di questi stabilimenti: fon-
dati col lodevole scopo d'istruire il popo-
Jo dilettando, Lucca ne conta tre; il Tee.
sro del Giglio: per fa Musica, il Teatro
della Pantera, e queto di Note, giàCasti-
glioncelli, per la prosa; comecchè mai tatti
‘insieme aperti, e non di rado tutti chiesi.
“. Manifatture nazionali: — Dopo l'agri-
coltara, ans delle pri industrie dei
Lucchesi, e di antichissiona data è l'arte
delle seta, la quale va ognor più cstea-
dendosi nella città © nel territorio. Av-
mente si opina. Conciossiachè comparvero
documenti atti a provare, che perfino dal
secolo IX in Lucca si tessevamo drappi in
seta e lana, e tappeti. Citerò fra gli altri
ma istrumento celebrato costà nel di ro
maggio dell’846, col quale Ghisollo del
fa Simone protsise al vercoro Ambrogio,
finchè vivesse Ildeconda abbadessa del mo-
nastero di S. Pietro posto dentro la stessa
città, di consegnargli ogn’anno a vestito.
di lana tessuto in seta, un tappeto, ed. un
il collegio generi e di pre-
dotti lucchesi fino dal principio del se-
colo XII stabilito, come fu avvertito a
ag. 843, nei contorni del Duomo di S.
listino; poscia un secolo dopo i mer-
906 LUCC
canti di seta spposero la'loro insegna della
balla all'ospedale della Misericoniia; e ciò
«nel tempo che essi tenevano case e wu
di commercio noa solo nell'alta Italia,
tea velle città. principali dell'Europa.
E altresì vero che la maggior prosperità
dell’arte della ceta per Lucca dovè essere
verso la metà del secolo XVI, tempo i
lie ricche, megozi:
drappi, alla caduta della
Rep. Fior. si rienvrarono in delta ciltà,
dove sì conta che vi fassero allora fino a
Sono telaja di drappi coa una popolazione
di 3o,oooabitanti, dei quali ena gran parte
lavorara alla manifattura della seta.— Al-
l'incontronel priacipio del sec. XVII l'arte
medesima era decaduta al segno che, nel
1614, si contavane in Lacca in 700 telai.
Dei dati statist.
che esistono allualmente in questa città
cinque grandi fabbriche di stoffe li seta,
con altrettanti Silatoj e torcitoj, il mag-
giore dei quali si compone di 2400 roo-
chetti. Tali fabbriche danno continuo la-
voro a 2500 ==Vi sono mille telai,
fra i quali 17 alla Jocguard. Due fabbri-
che di galloni e nastri di seta impiegano
ne, e a un migliajo di uomini e ragazzi.
Si contano inoltre nel restante del du-
cato aliri 1600 telaj che tessono tele di
canapa, di lino, e altre di filo e lana, dei
bordatini di cotone con canapa 0 lino, ec.
Terza dopo l'arte del tessere si distin- .
gne in Lucca per gusto e precisione quel.
h der cha intarsiatori e lavoraoti
di legno. — Vi sono tre prin-
Sipoli fabbriche di cappelli di feltro, Sdi
cappelli di paglia, una fornace di vetri,
e una di terraglie; e sparse per il territo.
rio 3o cartiere, varie conce e 3 ferriere, ec.
Commercio di Lucca. — Il commercio
de' cereali, meno che alle fiere, si fa uni-
camente in Laoca. — I mercati sellima-
mali calono nel giorno di subato; il com-
mercio per aitro del hestinme grosso si fa
ancora nei mercati di Viareggio, Il.he-
stiame bovino dello stato lucchese ancen-
de a circa 4000 capi, senza dire di quello
pecorino, porcino ec. — Il principale, e
più ricco articolo di erportaziune consiste
mell'olio d'oliva, la di cui ostima qualità è
LUcc'
hestantemente famigerata, pre l'olio in
apecie raccolto nel distretto delle sei mi
glia nttarnaalla città, L1 media esporiazio
ne sanva del melesimo paò calcolani
circa 700,000 lire loscane.
Uomini illustri lucchesi. — Non dirò
qui degli nomini saliti a eminenti digni
tà, essendo hastantemente note che Luo
ca diede doe pontefici, due principi as
lati della sca petria, nom compresivi il
march, Ranifazio, la gran contessa Matil-
‘de, gli Adalberti ce., oltre i molti cardi
nali, ua maggior numero di vescori e sn
Nè dirò dei tanti dotti il novero, il:
merilo e le te posa dei quali hamno empile
volesse pertanto da quella loderole
fatica coglierne il più bel fiore trovereb
be nel primo di quei volumi mollisi-
mi letterati anteriori al secolo XVI, fm i
quali per opere edite di maggior grido
meritano di esere citati un Bonagiunta
Orbiciani, poeta del sec. XIII to dall
nel suo Purg. (canto 24); nn Fr.
tore «dei primi annali
lucchesi; an Nicolan Tegrimi, primo bio
grafo del valoroso Castracria; un Giovan.
ni Guidicciosi, oratore e poeta; un Fr
Santi Pagnivi, celebre orientalista; no
Simone Candlella, e un Bartolommeo Ci-
viuli, primi tipografia Roma e a Lac
(anno 1671 € 1477); finalmente ma insi-
gne scultore in Mateo Civitali.
Nei secoli che succederono al XVI la
lista dei dotti lucchesi è anche più copio
8a; basta che il Beverini, il Fran
ciotti, Gi ti i
Paoli e ta
scirono.tuiti dalla Congregazione di Cor-
telandinì, che fu per Loca une pepivie
LI
giureconsulio Lelio Aliogradi,
idraulico Attilio Arnolfini, l'eraditisian
medico e illustre storicn Francese Maria
pochi anni «del P.
Bertini, dei due fratelli Girolamo e Ce
sare Lucchesini, cui venne dietro la vele
rana improvvisatrice Bawdebtini, ec. cc.
907
QUADRO della, Popolazione della COMUNITA' vi LUCCA
a
due epoche diverse.
_——_-_r—eey==
Popolazione | Fami-
Nome Titolo e |
A Anno | dano |glie nel
delle Sezioni delle Chiese 1832 | 1837 | 1837
Totale degli Abitanti delle!
10 chiese parrocchiali |21,829 [23,167
LUCCA, città capitale
4,778
Alessio (Sì) S. Alessio, Rettoria 6,6 sa
Aona (S.) S. Anna, idem 1,852 319
Annuoziata (Santissima) |SS. Annunziata, i 294 53
Antraccoli S. Michele, ii 694 193
Aquilea S. Leonardo, idem 474 93
Arancio S. Bartolommeoia Silice, id.| 275 46
Arliano S. Gio. Batista, Pieve 127 si
Arsina S. Frediano, Reltoria 263 43
Bslbano S. Donato, Pieve 513 g6
Brancoli (Decelo di) S. Frediano, Reltoria 191 3;
— (S. Giusto e S. Lorenzo di)| SS. Giusto e Lorenzo, idem | 391 bu
— (S. Ilario S. Mario, idem 86 83
— (Ombreglio di) S. Pietro, idem 154 28
— (Piazza di) S. Maria Assuvta, idem 306 6y
— (Pieve di) con Gignano |S. Giorgio, con l'annesso di
S. Genesio, Pieve 358 67
— (Tramonte di) s Martino, Rettoria (ri
Busdagno e Carignano Ss 6
Campo (S. Angelo in) 163
Cappella e Montecatino S. Lorenzo, idea 95
Castagnori S. Tommaso, 13) 17
Castiglioncello S. Martino, 160 33
Cerasomma S. Pietro, idem 360 6
Chintri SS. Giusto e Barbera, idem | 253 sr
Ciciana S. Bartolomeo, idem 174° 3a
Colombano (S.), S. Concor-
io, Pulta, S. Pietro mag-
giore e S. Ponziano S. Concordio, idem 1,564 280
Colle e Fregionaja S. Maria a Colle, idero 939 167
Convalle SS. Simone e Giuda, idem | 375 87
Donato (S.) nel suburbio s - Donato, idem 138
Escheto î 30
Fagnano 59
Farnela sa
Fisno 88
Filippo (S.) nel suburbio xi
Focchia e Burbamento Ri Baar: Cappellania -_ 38
Formentale S Bartolomnieo, Rettoria 78 1a
Fredduna S, Martino, idem 337 47
Gattajola e Salissimo S. Andrea, idem 316 48
Gugliano S. Stefano, idem 135. 23
Loppeglia, Batone e Freuello| S. Muria Assunti, idem 333 6a
Macario (S.) S. Macario, Pieve 607 105
Maggiauo S. Andrea, Rettoria 192 dr
Segue a tergo .-. . . N°38,561 41,678 7,663"
Segue il Quapso della Popolezione della Comunira' vi Lucca
e @ due epoche diverse.
Fami
Nome À
delle Sesioni tie nel
1839
Marco (S.) nel suburbio
Maria (S.) del Giudice
48
4
3»
bo
260
S. Gio. Battista, Pieve 117
Moriano (S. Cassiano di) |S, Cassiano, Rettoria »
— (S. Concordio di) S. Concordio, idem si
— (S. Gemignano di) So
— (S. Lorenzo eS.Michele di) bri
— (S. Quirico di) “a
— (S. Stefano di) Co
— (Sesto 2) 60
Magnano »
Mutigliano tr
Nave ns
Nozzano 295
Palmata S. Maria Assunta, idea . 3o
Pancrazio (S.) £. Pancrazio, Pieve 392] 58
Pascoso S. Maria Assunta, Rettoria 18)
-Pascoso ( S. Rueco di ) 5 Roc Cappellania “
Pescaglia ietro € Paolo, 196
Firmino S. Frediano, Retta 4
Picciorana S. Lorenzo, idem 85
Piegajo S. Bartolommeo, idem 85
Ponte S. Pietro 55
Pontetetto 6
Pozzuolo 18
Saltocchio 199
Sorbano del Giudice “
— del Vescoro 6
Stefano (S.) Forci e Greco |S. Stefano, Pieve 58
Stabbiano S. Donato, Rettoria 29
Tempagnano di Lunata —|S.Andres, idem bi
Torcigliano di Monsagrati |S. Bartolommeo, idem So
T jeve e Cerreto S. Nicolao, Pieve *%
i sd
Vecol »
Vico (S. Cassiano a) 206
Vico (S. Pietro a)
Vico-Pelago
Vigoale
Vito (S.) a Zunata
LUCC
LUCCHESE, (PORTA) ni PISTOJA,
cea Sussorcui nesta Coxrina pi Poxra a
Lecca. — Ved. Pisrosa.
LUCCHESE (S.) in Val-d'Elsa. — Con-
wento di Francescavi dell’ Osservanza ,
che prende il titolo dalla sua chiesa parr,
nel piv. Com. Giur, e circa mezzo migl.
a scir. di Poggibonsi, Dioc. di Calle, già
di Firenze, Comp. di Siena,
Trovasi nel poggio dove fanno tuttora
mostra di sè le fortificazioni di Cosimo I,
e dove fu la badia di Poggiomarturi, 0s-
sia di Poggibonsi; nel quale limp.
Arrigo VII reduce dall’inutile assedio di
nze, piantò gli accampamenti, e lo
chiamò Poggio Imperiale.
Diede il suo nome al convento prese.
cennato un discepolo di S. Francesco, di
nome Zucehese, che si vuole nativo di $,-
Gasciano in Val-di-Greve, il quale insie
ume con Bona sua moglie si aserisse fra
i primi al .terz’ordine del Serafico d’Assi-
si, e costassù egli e la sua donna rilira-
rronsi per condurre vita penitente, ed esere
citare opere di misericordia. Scrisse di
questo venerabile Lucchese l' Arciv. fior,
S. Aotouino nelle sue Istorie (Part. IN
sit. 24 Cap. 7), dicendo che dopo la sua
morte, accaduta li 29 aprile del 123y, tan-
ta fu l'affluenza de fedeli richiamati af
Poggio Bonizi dai miracoli del B. Lue-
chese, che potè ben presto con le elemo-
sine edificarsi costà una chiesa più gran-
de dell'antica e dedicarla a quel Beato
che ivi si venera con indulgenze concesse
dal Pout. Gregorio X nella domenica di
Passione, (Wapinc, Annal. Minor. T. V.)
La parr. di S. Lucchese nel 1833 cou- (‘
tava 317 abit,
LUCCHIO (Zucchium) in Val-di-Li-
ma. — Antico castello con ch. parr, (S.
Pietro) nel piviere di Vico-Pancelloro,
una volta di Valle-Arigna, Com, Giur.
e circa 5 migl, a lev-grec. dei Bagni, Dioc.
€ Due. di Lucca,
Risiede io sulla ripa sinistra
del fiume diga al mm di Po-
piglio, che è sul confine del Granducato,
Taluni che tengono dietro, e si confon-
dono con l’ etimologie credono derivato
il nome di Lucchio da Zuco ( foresta),
ed slcuai persino applicarono # colesto
paete quel Zucus Feroniae, che altri for-
se troppo francamente assegnavano alla
terra di Pietrasanta in Versilia,
LUCE 909
Nelle storie municipali di Pistoja e dî
Lucca viene fatta frequenti volte men:
zione di questo Zucclio cume castello di
froutiera , bersagliato ora da uno ora da
altro nemico. Fra gli uneddoti però rela-
tivi alla rocca di Lucchio passa per me-
morando nei Commentarii del Beverini
quello di due giovinette di Vico.-Pancel-
laro, le quali un'anno innanzi la pice
fatta coi Fiorentini (dei 28 aprile 1438)
salvarono cotesto castello dalle del
nemico, per essersi accorte quelle zittelle
del tradimento che ordiva il castellano di
Lucchio. Sicchè, figurando esse di nuo»
reggiare con quel militare, poterono fa-
gilmente adescarlo in luogo segregato;
costà legatolo d'altri lacci fuor che quel-
li d'amore, chiamarono ajuto manifestan-
do al po popolo la cagione del loro ingan-
no. Donde che quelle donzelle, soggiuuge
il Beverini, per decreto del senato luc-
chese, quasi novelle Giuditte, ebbero lode
e dote dal pubblico tesoro.
La parr. di S. Pietro a Lucchio uel
1832 conta va 349 abit.
LUCCI (CAMPO) — Fed. Caxro.Loc-
«1 nel Val.d'Arno aretino. ‘
LUCCI (MONTE) — Zed. Muxre-Lu-
a in Vald'Aubra
LUCCIANA. — Ped. Luciana.
LUCCIANO — Fed. Luciano.
LUCCIMBURGO — ed. Lucrmoravo.
LUCE ; SANTA) Ved. Si Luce
delle Colline pisune in Vuledi-Fine.
LUCEMBURGO, LUCCIMBURGO,
EMBURGO nella Valle transap-
na della Foglia — Cas. con patr.
ia) fl
cui dista circa 3 mig) a
ed alla quale Com, e Giur. il suo popolo
apparticue, nella Dioc. di San-Sepolero ,
i Monte-Feltro, Comp. di Arezzo.
de sopra un aspro monte, fra le
el fiume Foglia, ossia dell
antico Isauro, nella provincia dell A/pe
Appenni 1a descritta du Puolo Diacono,
e da nvi all'Art. Bapra Tepatva stata de-
bolmente delineata,
Questa località probabilwente fece par-
te del territorio, che Ottone I nell’anno
967 donò ad un suo fedele con la Mas
sa Verona, il monte dell'Alveruia, il ca-
stello di Chiusi e le foreste del Trivio e
di Caprile nell «Alpe fra il Tevere e la
Foglia. lu seguito vi acquistarono ragiu-
115
dio LUCE
me per diritto di eredità o per effetto di
conquista nori della Yal di.
consorti dei conti di Montedog]
iramala, dai quali molte bicocche dello
stesso Appennino vennero o per diritto 0
a rovescio in potere di Uguccione della
Figgiuola e quindi di Neri suo figlio.
Infatti nel trattato coucinso a Sarzana
nel 1353 fra la repubblica di Firenze e
Giovanni Visconti arcivescovo di Milano,
fra gli aderenti di quest ultimo fu com-
preso anche Neri di Uguccione della Fag-
nservando a lui tutti i castel-
le che possedeva il di lui padre
per privilegio di Lodovico il Bavaro, È
quali castelletti si riscontrano per la mag-
gior parte situati nella provincia dell'4/-
pe Appennina, cioè, fra le valli superiori
del Savio, della Foglia, del Metauro, della
Marecchia e del Tevere, in mezzo a cui
esiste ancora il prenominato casale, o dir
glia castello di Zucemburgo.
Mancato Neri della Faggiuola, il castel-
Jo di Lucemburgo fu dalla Rep. fioreo-
tina confermato ai Tarlati di Moutedoglio
atto di accomandigia dell'agosto 1385.
onchè cotesti irrequieti magnati, es-
sendosi di nuovo gettatl nel partito dei
Visconti, quando mossero nel 1440 altra
guerra alla Rep. fiorentina, queste di buoo
diritto s° impossessò di tutti i dominii ba
ronali dei conti di Montedoglio, ad esclu-
sione de' i è proprietà allodi
quali cose a titolo ereditario verso il 1500
passarono nella casa Schianteschi di San-
sepolcro insieme con Je tenute di Mon-
te-Rotondo, di Gorga-Scura e di S. Sofia
di Marecchia. — Wed. Soria (Sì) di Ma-
meccani e Moxra-Roronso di Sestino.
In quanto all'origine e derivazione del
nome dato al Cast. di Zucembargo, si po-
trebbe credere che essa non' fosse più an-
tica del 1310, quando cioè i nobili di con-
tado, e specialmente i Pietramalesi
mevano ogni sperauza nella venuta io fi
lia dell'Imp. Arrigo VII di Luxesaburgo;
in guisa che Saccon Tarlati diede il nome
di Zuzembargo a un figlio suo, nato pro-
Lubilmente nel tempo che Arrigo VII era
sceso in Italia.
Infatti i figli di questo Zuremburgo
de' Tarlati erano signori del castelletto di
Montanina nel Casentino, quando cotesti,
per atto pubblico del 1385, vollero met-
Aersi sotto l' accomandigia della Rep. fio
LUCE
fentina insieme con diversi altri eonsotti
della stessa numero prompia.
pare. di S. Maria a Lucemburgo sel
1833 cont 45 abit.
LUCENTE (S. STEFANO a) ia Val
di-Sieve. — Chiesa che fu parr. del pi-
viere e Com. di Pelago, Giur. del Pontss-
sieve, Dioc. di Fiesole, Comp. di Firenze.
Questa parrocchia è stata sopprema sel
1818, ed il suo popolo ditiso fra le dee
nuove chiese parrocchiali di S. Martino
alla Rufina e di S. Francesco de' Minori
Osservanti al Pontassieve.
11 popolo di Lucente esisteva fino dal
secolo XIII, poichè la sua chiesa fu regi
atrata nel catalogo della diocesi ficsolana
del 1999; e costà in S. Stefano a Zucente,
© Lucenti, fu rogato un contratto five dal
16 aprile 1222 per interesse dei monsci
della Vallorobrosa. — ( Anca. Dirt. Fien.
Carte di Pallombrosa ).
Costà presso la chiesa di Lacente chbe
ro case e podere i da Quoma, sic
come può dedursi dall'estimo fatto per or
dine della Rep. Fior. dei danni cagionati
dai Ghibellini ai Guelfi cacciati da Fi.
renze dopo la disfatta di Moataperto. Nel
ual estimo sì registrarono in contado,
due care distrutte nel popolo di S. Ste
Sano a Lucente di Gianni de' Bucelli po-
ste a confine con i beni degli eredi di
Filippo da Cuona e la chiesa suddetta—
Le (P.iserunso, Deliz. degli Eruditi T.VIN).
‘Alla suddetta epoca la chiesa di S.Sle-
fano a Lucente soleva pagare alla mena
vescovile di Firenze, per quaato il suo
popolo fosse di altra divcesi, un fitto per
petuo di sei staja di grano coo un pjo
di capponi- per anno. ( Ls, Mor. Fed.
Flor. p. 244).
Dalle stesse carte edite dal Lanmi si ri-
Jeva, che uo altro luogo chiamato Zucre-
ana di S.
S. Stefano a Lueceute nel
1551 aveva 176 abit. e cel 1545 me cos
tava att.
LUCENTE ( CROCIFISSO n FON-
TE). — Devoto oratorio con annessa ra-
noniea posto sulla pendice occidentale del
poggio di Fiesole, alla cui parr., Com.
Giur. e Dioc. appartiene, nel Comp. di
Firenze, da cui trovasi due migl. luntaso.
Del Fonte Zucente fiesolanu, che roca
LUCI
Be dall'alto, pessanilo fra i massi di me-
cigno ombreggiati da nIberi e da arbusti
i i, parlò Angelo Poliziano nel tem.
Kiitinco
Fonte Lucente. Matite il Poliziano seri-
Vera nella sua Zamia così: Ficinus quo
que adhwe Fesulano Rusculo Locens Fow-
gicurus est; ita enim nomen Lt, se
creta in umbra delitescens, ubi sedem
esse nunc quogue Lamiarum narrant mu-
lierculae, gquaecumque aquatum ventitant,
La chiesa di Fonte-Zucente col suo por-
tico fa fabbricata dalla pietà dei fedel
al cadere del secolo XVII per collocarvi
sotto ricco tabernacolo un miracoloso cro-
cifisso scolpito în pietra nel secolo stesso.
Vi sono due cappelle interne che fanno
. AI altare di quella în
cornu evangelii si vede una tavola
pinta nel 1498, rappresentante l'Assun-
zione di Maria con sotto i santi Girolamo
Giovanni Evangelista, che ivi si di
slocata nel 1793 dalla cl
di S. Giovanni Decollato nel
none. A piè della medesima è scritto: 4.
M.D.G—A.D.HCCCCLXXXXVIII.
LUCIA (S.) an ALTOMENA — Zed.
Aroma.
— sI ANTIGNANO. — Fed. Axmianazo.
— A ASINALUNGA. — Fed. Asina-
suse -
— a BARBIANO. — Wed. Banziano di
Val.d' Elsa. .
—a BOLSANO. — Fed. Botsano,
— 4 BORGHETTO. — Fed. Boscarr
0 me Tavansetue.
— 4 CALENZANO.— ed. Carenzano
mel Val-d'Arno inferiore.
— a CASAROMANA. — Fed. Casa
momana. .
— a CATABBIO. — /ed. Carazzio,
— 1 CENNINA. — Ped. Carmina,
— a CICOGNA. — 7elk Crcocna.
— a COLLECCHIA. — Ped. Coruso
ua n Finizsaro.
— atta COLLINA. — Ped, Courma
(S. Loca ata).
—ar GALLUZZO. — Fed. Gaszuzzo.
— 1 LEVANELLA.— ed. Levanazta.
— a S. LUCE. — Fed. Saxra-Luos.
—a LUCIANA. — Ved. Luciaza.
—a MASSA-PAGANI. — ed. Gav
sono. .
— ar MONTE nella Val-di-Bisenzio.—
«di Prato, lssciò fra gli all
LUCI UL
Borgata e villa con chiesa prioria subor-
hana della Prato, da cui è disco
sta due in tre ia, nella Com. Giur..e
Dioc. medesima, di Firenze.
Risiede alla base meridionale del mon-
te della Costa che serra la valle, la donde
si schiude dai monti per atan.
ibera pianura. Trovasi sulla stra-
iale di Vernio tra lungo
la ripa destra del prenominato fiume,
Questa chiesa, per quanto di anlica
strattura, siccome apparisce dalla facciata
fabbricata di pietre squadrate, non offre
lcun chè di singolare, meno un affresco,
che sembra della scuola dei Gaddi , ‘esi.
stente nella contigua sagrestia.
Un documento del 1129, in cui si fa
i S. Luci:
‘essere importante per la storia, come quel-
lo che dà a conoscere la
dominio che fin d'allora [i conti Alberti
avevano sulle acque del Bisenzio. — È un
rogito duplicato del 24 e 35 settembre
di quell’anno, mercè cui i due fratelli
conte Bernardo, chiamato Montigiova
‘conte Malabranca, figli del C. Alberto, in-
,me con la contessa Aldigarda che fu mo-
glie del conte Albertino (forse l'autore de.
Gli Albertini di Prato) rinunziarono nelle
maoi d' Ildebrando, to della piere
S, Stefano, a.favore della stessa pieve
i diritti loro sulla gora che conduce l’ae-
qua al mulino della villa di S. Luci
condizione che il pievano e smoi succes-
sori pagassero ai prenominati concessio-
parli iunuo canone di 24 staja di gra-
— (Ance. Dirt. Fioa. Carte della
. Propositura di Prato).
Con testamento fatto in Prato, li 19
‘dicembre del 1366, Cambino del fu Bon-
naccio della villa di S. Lucia, distretto
legati alla
chiesa predetta an pezzo di terra. posto
dentro i confini della parrocchia , ed of-
frî alla compagnia della stessa chiesa ed
a quella parr, di S. Pietro a Fi,
zi di terra. Finalmente
le legato alle monache di S.
delle Sacca , ora villa del colle
gio Cicogi i Prato. (Anca. Dirt. Froa.
Carte de' Ceppi di Prato).
polo di S. Lucia al Monte com.
prio le molte ville signorili. Esso fino dal
sec. XIII costituiva una delle 45 ville del
contado di Prato. Nell'anno 155: conta.
2 LUCI
xa_157 abit, nel 1745. ne aveva 133, e
mel 1833 noverava 326 abit.
LUCIA (S.)a MONTE-CASTELLO.—
Ped. Camverto ( Movre).
— a MONTECCHIO. — ed. Moxrec-
mo vi Preso.
— a MONTENERO. — /ed. Mowrim-.
no di Val.d' Orcia.
— x MONTESCUDAJO.— Zed. Mon-
TisctDAs0.
— att'OSTALE. — Ped. Osrare.
— 4 PATERNO. — ed. Parenzo nel
Val-d' Arno inferiore.
— a PERIGNANO. — Fed. Pratoxazio
pr Lan.
— a PIETRA-VIVA, — Fed. Prerm-
viva in Val-l'Ambra.
— a PIEVE-VECCHIA. — Fed. Pravs-
vaccala il Pontassieve.
— a PRATO-VALLE. — Ped. Puro
vaxza nel Val-d'Arno superi
* — at POGGIO D' ACONA. — Fed.
Acoxa {Pocsio Di).
— pi RIPOLI. — Ped. Riot: nel Val.
d' Arno pisano.
— atta SALA. — Wed. Sata pi Buozzi.
— i SANTA-SOFIA.—ed. Sanra-So-
ma pi Mansocsra.
— a SETTIMELLO. — Fed. Sern-
muto pi Cavanzano.
— a TERRIROSSA.— Fed. Tuana-
nossa di Val-di-Nievole.
— a TERZANO. — Ped. Trazaxo del
Pian di Ripoli.
— atta TORTA, ossia rn PINZANO.—
Ped. Piszano e Tosra in Val.di-Sieve.
— a TRESPIANO. — Wed. Tursriano.
— a VILLA -TOLUI. — Fed. Vrca-
Tot in Val-d' Orci;
LUCIANA in Val-di Tor. — Vill. fon.
dato forse in una possessione della gente
dei Lucii , con chiesa parr. (S. Luci)
già filiale della re dî Scolriano, nel-
la Com. e un miglio a ostro di Fauglia,
Giur. e Dioc. di Livorno, già di Pisa,
Comp. medesimo.
. Risiede sopra va umile poggetto alla Ma
destra del torr. Morra, che resta a ca
liere della strada Emilia di Scouro, os-
sis R. Maremmana.
Nel 1538 farono aggregati allo stesso
popolo di Luciana e Scotriano quelli di
S. Regolo e di S. Andrea a Posti,
per cui il primo distretto parrocchiale
estese molto la sua periferia. Confima dal
LUCI
lato di lev. con Lorenzana, a ostro com
la pieve vecchia d'Orcisno, a pon. ca
Castell’-Anselmo, e a selt. con Fauglia
mediante il finme Tora.
Te carte dell’.frch. Arcio. di Pisa hao-
no fatto conoscere che, sino dal secolo XV,
cioè dal 1424 al 1476, la cara della pieve
0 fu raccomandata al parroce
comecchè la soppressione del-
eve non acrsdeste prima del
1575; e cid ad oggetto di re i suoi
beni a quelli del Seminario arcivescovile.
La chiesa attuale di Luciana fa eret-
ta nel 1740 poco più în basso dell'antica,
la quale era molto piccola e minacciava
— Essa ha tre altari; in quello
maggiore evvi un quadro rappresentante
S. Ranieri o Domenico Tempe
sti; nella tribuna una S. Lucia, copia di
due altari laterali duo
altri quadri esciti dalla scuola di Pietro
da Cortona.
Questa chiesa ha il fonte battesimale,
quantonque noa sia pieve; talchè il sso
reltore in segno di dipendenza deve dare
ogni anno una candela di mezza libba
al pievano di Lorenzana. È di libera col.
lazione dell'arcivescovo; anticamente ge-
deva il giuspadronato della ch. di Lacis-
na la nobil famiglia Gaetani di Pisa.
Il torr. della Morra scorre dal suo lato
orientale, dov'è il casale di Postignano;e
forma il confine fra Luciana e la cura di
Castell Anselmo. Scendendo lungh' ese
torrente si cavalca la Morra sopra un pse-
te presso una villa e l’annessa osteri»
chiamata la Torretta, poste ontrambe sl
sinistra delle Zia Emilia, andandoaPi
Colesto luogo della Torretta frattanto
mi dà motivo di dubitare che possa corri-
spondere sd una stazione dell'antica stre-
da testè nominata, e forse al Tarrita
strato nella Tavola Peotingeriena fra Va-
a, lungo il am
percorso nel ler-
ritorio di Luciana, fra la Torretta e il
jo, furono trovati diversi coloe-
nini migliari, uno dei quali esiste tultor
sul posto, ed è di marmo bianco lamellare,
cousimile a quelli che somrninistrano i
monti della Gherardesca e di Campiglia.
Rammenterò tra Ieri
contrato dal Tai
Marmigliajo, nel quale legge:
ZENILIA A ROMA, M. P. CLXXXVIN,
LUCI
enme copiò il capitan Mariti , e non M.
P. CLXXXVII, come lesse il ‘dott. Zano
bi Pomi.—(Ved. Tanoion, Viaggi T. I.)
Arroge a questa colonna migliaria un'
altra più importante di tatte, che fu tro-
vata solla strada medesima an migl. più
a lev. del Marmigliajo, trasportata nel
Camposanto di Pisa. Tn essa trovasi scol-
pito, non so se duplicato, o per sbaglio
Se Ispidario, lo steso nemero di miglia
cioè: M. P. CLKXXVIII, come nell'altra
trovata alla villa di Rimazzano, sul finire
del sec. XVII framezzo alle macerie, che
. agi de Poggibonsi
rdino farono messi in opera
molti marmi
guonsi altri cippi
la vicina via consolare, la quale costà per
Val-di-Tora e Vald-Fine conserva il no-
medi Via Emilia.— ed. Manuoziazoe
Toaxerra di Val-di-Tora.
La parr. di S\ Lucia a Laciane nel 1833
contava 627 abit.
LUCIANA or VERNIO. — Cas. ch »
be ch. parr. (S, Martino) annessa a $. Mi.
chele alle Poggiole, nel piviere Com. e
mestro del Cast. di
Vernio, Dioc. di Pistoja, Comp. di Fi-
renze.— Trovasi sul fianco del te pia-
no, detto forse Monte-Lucianese fra le
sorgenti del Bisenzio. Fece perte questa
villa della contea di Vernio, della quale fa
menzione na istrumento del 26 ag. 1453,
rogato nel borgo di S. Quirico, contado di
Vernio, mercè cui Alberto del fa Nanni
«li Notto, Sozzo del fu Roberto, Alessandro
€ Guallerotto fratelli e figli del fu Gio-
vanni di Sozzo, tutti della nobil casa de’
Bardi, elessero il reitore della chiesa di
$. Martino di Luciana contado di Ver-
nio, Dioc. pistojese, come patroni della
medesima. — (Ance. Dir. Fio. Carte
Bonifazio).
LUCIANA, o LUCIANO (Lucianum) di
Sax-Cascrano in Valdi-Greve. — Cut. con
Castellare e parr. (S. Donato) cui è an-
nessa la soppressa cora di S. Martino a
Por ino, nel piviere di Campoli, Com.
circa 5 migl. a scir. di San-Ca-
0, spi joe. e Comp. di Firenze.
lla base di una collina sulla
ripa pin del fiume Greve, fra Campoli
e Vicchio-maggio.
LUCI
Elibem signoria intorno al
93
Cascioli e di Focecchio, uno dei quali,
il conte Uguccione del fa C. Bulgaro,
nel luglio dell’anno 1093, stando in Ca-
tignano diVal-d'Elsa, a none anche del
C. Ugo suo fratello investì Ndebrandino
«el fu Pagano di Ghisolfo delle terre che
quest'ultimo avevagli date in pegno, po-
ste nella corie di Luciano. (Asca. Dirt.
Fion. Carte della Bedia di Passignano).
Un'altra pergamena della stessa prove-
son dell’anno 1288, verte intorno ad
un affitto di terreni i nel lo di
$. Donato a Zsciano” fatto dall’ PaPate di
Pavsignano, con obbligo al fittuario di
piantarvi della viti, scassarle, ricalsarle,
€ scapestarle.
Nel Bollettone della chiesa fiorentina,
all'anno 1130 è rammentato un Guido di
Luciano, il quale nel 2g agosto di delto
anno ricevè iu affiito dal vescoro
renze alcune terre poste in Zuciano.
recisamente in loco dieto Popiano. (La-
Loti Monum. Eccl. Flor.) tao.
La parr. di S. Donato a Luciano nel
1833 Roverava ana abit
LUCIANA, o LUCCIANA nella Val.
di-Cecina. — Cas. con parr, (SS.
e Lucia) nel piviere, Com. e Giur.
sole, Dioe. di Volterra, Comp. di
La chiesa parr. dei SS. Giusto e Lucia
fra quelle del
olo vollerrano
del 1356, — Eun è di data del scoVO
per concorso. — Nel secolo XVI un'altra
chiesa di Laciano esisteva nella stessa dio-
cesì volterrana e nella valle medesima
della Cecina , ma solto il piviere di Sila-
10. — Fed. Stturo di Val.di-Cecina.
Il popolo de’ SS. Giusto e Loris aLe
ciana nel 1833 aveva soli 61
Locranzsa ( Mosre ) li ppennino
di Vernio. — Rocca da Tanga mano di-
stratta corrispondente forse a Zuciana di
FPernio. Sopra questa rocca versano tre
lettere dirette a Fazio conte di Monta-
grana esistenti nell'Archivio delle Rifon
magioni di Firenze, dalle quali si rileva
che Monte Zucianese tornava sul confine
i bolognese
s0 l' Appennino del Vernio. — Ved. La.
rana di Vaxnro,
ICIANO vetta GOLFOLINA ( Zu-
cianum) nel Val-d'Arno sotto Fireoze.—
Hi LUCI
Villa signorile con estesa tentîe che ha
preso il nome da una chiesa parrocchiale,
(85. Pitee Modesto a Luciano) altrimen-
ti appellata in Fior-di-Seloa, più l'an-
nesso di £. Michele e Luciano, spettante
al piviere di Signa, Com. e quasi 3 migl,
x grec. di Montelupo, Dioc. e Comp. di
bey escita cotidentate della foce e delle
i di macigno della Golfolina.
‘a questo Zuciano una vasta tenota
della nobil casa Frescobaldi, che fre Gan-
galandi e Montelopo nei secoli della re
ibblica Fior. ebbe castelli, chiese
ini con vaste possessioni territoriali.
Il palazzo signorile di Luciano chia-
mavasi il Castello , essendo fara averlo
possedato i conti Alberti di Pontormo,
se mon piattosto i conti Cadolingi loro
consorti. — Pervenuto ia potere della re-
pabblica foreotina fu dalla Signoria, ver
1363, concesso a Melano Rastrelli
d'Asti eoudottiere di
seguito dagli eredi
Marcello figlio di Strozza di Pino Stromsi
di Fireaze, finchè gli Strozzi alienarono
Ja tenuta di Laciano per istramento del.
ng novembre 1448, a favore dei fratelli
Bernardo e Antonio di.Tommase Antitio-
pi. Dai discendenti di questi la villa di
Laociano fa ridotta in più elegante forma,
giovandosi del materiale tolto dalle grosse
moraglie che servirono di recinto alla
fortificazione del castello.
La contrada di Laciano, essendo tet-
fora in qualche perte selvosa, ricevà il
more che le si conveniva di Fior-di-Sef.
va. — Ped. Marmamnia.
La parr. dei SS. Vito e Modesto a La-
ino, 0 a Fior-di-Seloe , nel 1833 con-
tava s80 abit.
LUCIANO , sella Valle deli’ Ombrone
pistojese.— Vili. con chiesa perr. (S. Ste-
feno) del piviere di Quarrate, mella Com.
Giur. e circa 3 migl. a lib. di Tizzana,
Dioc. di Pistoja , Comp. di Fireose.
È poste sel dorso del Monte- Albano
presso la sus sommità, dove traggono ori-
gine le sorgenti del rio Formalle uno
dei tributarii
La rettoria
+e 1833 chbe 614 abit
LUCI
Lucio ve Marzans. Ved. Lusso
e Toscrazo nella Valle.dell' Albegna.
LUCIGLIANO me MUGELLO in Val
di-Sieve. — Cas. la cai parr. (S. Michele)
nel 1783 fa riunita al popolo di S. Maria
a Soli nel piviere di Petrojo, Cor. e due
migl. circa a sett-maestr. di Sen-Piero
a Sieve, Gier. di Scarperia, Dioc. e Comp.
* di Firme.
posa sopra un’umile collinetta fra
cubico, la villa delle Maschere e il con-
vento del Bosco si Frati
compreso nel popolo di Locig!
A questo stesso popolo, prima che fome
soppressa la sua parrocchia, fu riunite la
chiesa corata di Gabbiane//o; ch' erano ea-
trambe di giespedronato di quel ramo de-
gli Ubaldini, che si dissero de” Bettini da
en Bettino figlio di quell’ Acerrino degli
Ubaldini, att elionato per pad
nel giugno del 1302 da Cante de' Gab-
brielli da Gubbio potestà di Firenze.—
Ped. Soa (S, Mana a).
LUCIGNANA o LUCIGNANO in Val.
, nella Dioe. e Duc. di Lecca.
Trovasi in uu risalto di poggio spet-
tante a uno sprose di Appennino del moe-
te Rondinejo fiw-i torr. Ania e Fegena,
a sett. della nuova strada R. modenese.
Lascerò ad altri il decidere, se debba
riferirsi a questo luogo di Zacignane, p-
pere.favvi an altro Zuciniano di Sesto a
Moriano quelto reramentato in une carta
Iocobese dell'823, 11 Taglio, colla qule
il pievano di S. Maria a Seste diede
cazione per l'anomo canone di dic tieni
d'argento cesa et res suprascripree Ecd.
quae ast in loco Luciniano. (Bansccons,
Memor. Luceh. T. V.P. ns
Anche un’altra carta del 926, 3 sett.
dello stesso Arch. Areie. Lucch. tratta del
livello di un casslino posto ia foce Ze
ciziano che il vescoto Pietro în nome
potrebbe
* riferire piuttosto al S. Vito di ColleGe-
Li, presso cui è tetlora il leogo, com la chie-
sa di Carignano. — Fed. Concnaso.
Comunque, sia il casale o castello di
Locignapo di Val.di-Serchio, ossia di Za.
cignana, fa compreso sempre nel diretto
giurisdizionale di Coreglia; in guisa che
LUCI
ira è nominato tra Ì casali 0 castelli dall’
up. Carto IV ccucessi con titolo di con-
ta 2 Francesco Castracani degli Anlel-
gi a
La parr. di S. Stefano a Lucignana
mel 1832 comprendeva 339 abit,
LUCIGNANELLO, già Luciarano (Zi.
cinianum) nel Val-d'Arno Aretino.— Vil-
1a spettante alla cure e popolo di S. Egi-
dio a Campriano, nel piviere di S. Polo,
Com. Giur., Dice. e Comp. d'Arezzo, che
è circa 4 migl. a ostro di Luciguanello.
Trovasi questa villata sù di un poggio,
alta base occid. scorre il torr. C/
Gli uomini della villa di Luciguano
nelle Caroperie di Arezzo, per alto pub-
Blico del 6 dicembre 1342, elessero il lo-
ro mandatario all'effetto di prestare giu-
ramento di fedeltà e obbedienza al vicario
di Gualtieri duca d’Atene, signor generale
del dominio fiorentino e aretino. (Ancw.
Dart. Fion. Carte dell’Arck. generale).
Tucignanello era una delle 6y ville
delle Camperìe di Arezzo, rammentata nel
motuproprio del 9 dicembre 1772; allor-
chè Leopoldo I accontò a quella comuni-
tà la facoltà di poter governare diretta
Questi nomi di Lucignano, Zucigna-
nello, Licignano » Liciniano, ec. che tro-
viamo tullora in molte contrade della To-
scana, © più che altrove nel territorio
genna (Hisse T. Livio) praepotens divitia»
rum invidia pelli armis coeptum fuit.
LUCIGNANELLO di Val- d'Asso. —
Ved. Lucicnano D'Asso.
LUCIGNANELLO, o Locrcnano pit
Cuarni, altrimenti detto Lucionaso prr-
ta Bananpenca in Val-d'Arbia. — Cas. che
ebbe nome di castello da un:
torrita; dal quale presero anche
due chiese parc. ora riunite (S. Cristina
€ S. Cristofano) nel piviere di S. Marce
. e circa 6 migl. a ostro di Gajo-
r.di Radda, Dioc, di Arezzo, Comp.
Risiede sulla cresta de’ monti che di-
vidono il Chianti dalla contrada della
Berardenga, fra S. Giusto alle Monache
. . Rentennanum, etc. E più sotto
Luci 5.
€ 8. Marcellino, scorrenidole a pon. l'Ar-
bia, a lev. l'Ombrone.—È"
no, che nella pace del 1196
Sanesi
uel Lucigna-
ceduto dai
Fiorentini con altri luoghi del
Avveguachè datori ivi odi fra gli
altri luoghi sul confine del Chiani
guenti : Montemlucum de Lecchi
cignanum, villam de Larginino, Cacchia-
num, Monte-Castellum, Torricella,
Brolio, Ecclesiam et villam $.Justi ad
Iter (Senenses) dabunt Florentinis teni-
tam, et possessionem corporalem de Li-
ciniano et ejus casa-turris expeditem con
quel che segue. Dall' ultime purole per-
tanto si viene a conoscere, che al secolo
XIV in cotesto Lucignano esisteva wua
torre annessa a qualche casa padronale;
lo che equivarrebbe ad un castello signo-
rile designato sotto il nomignolo di casa-
torre, 0 casa-torrita.
Tu questa contrada di Lucignano ci
bero podere i monaci Vallombrosani
Coltibuono ed i Camaldolensi della Di lia
Berardenga. Infatti all'abate di quest'ul-
tima, nell'unno 1097, i figli del conte
Balgarello promisero di non recar mole-
stia sessi che quel monastero te-
neve nelle corti di Brofio, di Lucigna-
no e di Campi.
padronato della stesa ba
è Guido abate di “que li
Pietro vescovo di Arezzo sino dal se-
colo XI l'aveva ceduta alle mouache di-
Rentennano.
Nell'archivio della stessa badia Berar-
denga esisteva una convenzione, fatta l’an-
no 1154 fra Niccola Ab. di quel Mou,
© Aldiarda bades: S. Giusto a Ren.
tennano, colla quale prometteransi re-
ciprocamente di tenere umbedue in co-
mune la chiesa di S, Cristina di Luciena-
no, a condizione che la badessa di Ren-
teonano pagasse ai monaci della Berar-
denga l'anvuo censo di 18 denari luc-
chesi. Quindi è che la Ch. di S. Cristina
in Zuciniano Berardengo trovasi confer-
mata allu badia prenominata con bolla
del Pont, Urbano INI, data in Verona li
15 mnarto del 1185, (Aumar. Camaro.)
946 LUCI
Per ciò che spetta ai possessi in Luci
quanello di pertinenza della badia di Col-
tibuono, lo attesta fra gli altri uo istru-
mento del maggio, anno 1121, fatto in
lano, giudiciaria fiorentina.Riguar-
la donazione di un pezzo di bowo
i Coltibuono da donna O-
dierna figlia del fu Ridolfo, e vedova di
Federigo di nazione longobarda ; la qual
donna era passata alle seconde nozze con
Uberto del fa Rapieri di nazione salica.
(Asca. Dirt. Fion., Corte della Badia di
Coltibuono. )
Nel tempo che giravano per la Toscana
i giudici incaricati dalla contesea Matilde
stizia, uno di costoro aven-
te, probabilmente della
contessa medesima, nel luglio del 1103,
sedendo in tribunale prope castro de Zu-
cignano juzta ecclesiam S. Christinae,
proferì seutenza a favore dell'abazia di
Coltibuono per beni statile donati da Ugo
fi del nobile Azzo e da Ailelagia di
lui madre. — (Camici, Dei March. e du-
chi di Toscana T. III.)
Forse fa questo il Lucignano di Val-
d'Ambra, di cui fece menzione Giovanni
Villani all’anno 1339, allorchè. scrisse,
che, a dì 6 novembre di detto anno a Luci-
guuno di Val-d'Ambra i Fiorentini fecero
lega e compagnia co' Peragini per mezzo
del vescovo di Firenze e di altri ambe-
aciatori di Perugia, In conseguenza del
ual trattato i Perugini rinanziaronoai
iorentini egni ragione sopra la città di
Arezzo, mentre questi rilasciarono ai pri-
mi Zucignano d'Arezzo, il Monte a Sen
Savi altre castella di quel contado.
(G. Victani, Cronac. Lib. XL.)
La parr. di S. Cristofano a Lucignano
con decreto del vescovo d'Arezzo, in date
del ax settembre 1784, fu incorporata in
parte al popolo di S. Marcellino in Chian-
ti, wentre pel restante restò unita a quella
di S. Cristina @ Lucignano, detta anche
in Rentennano dal vicino soppresso mo:
mastero che ne godeva il padronato.
La parr. de' SS. Cristina e Cristofano
a Lucignano nel 1833 contava 185 abit,
LUCIGNANELLO pi PIENZA. — Fed.
Lucicuaso p' Asso, e Monnicuetio.
LUCIGNANO »' ASSO, 0 Lucicuanezto
ni Pienza in Val-d'Ass0. — Cistelletto con
villa siguorile della nubil casa Bandini-
Piocolomini-Naldi , e chiesa. prepositura
LUCI
sotto il titolo di S. Biagio a Lucignano
d'Asso, nella Com, e due po aostro diS,
Giovanni d' Asso, Giur. di Montalcino,
Dioc, di Pienza, già di Arezzo, Comp. di
Siena, da cui a un circa 20 migl. a scir.
È posto fra S. Giovan d'Asso e Cosona
sopra un'ala pi sovrasiante al fami
cello Asso, che gli scorre a pon., mentre
dat lato di sett, îl torr. 7rove bagna le
pendici del suo poggio creloso.
Era costà presso una delle anliche chie-
se della diocesi aretina, rammentata dai
testimoni esaminati nell’anno 714, all’oo-
easione della lite intentata la prima volla
dal vescovo senese contro quello di Arezzo.
Non di questo Lucignano d'Asso, ma del
Zucignanello fra Pienza e Monticchiello
trattasi nella più antica carta fra quelle
della badia Camaldolense di S. Mustiola a
Siena. È uu contratto del
lativo alla vendita
nel piviere di S Vito a Corsigoano, in
luogo detto Zucignano, Quell'atto fu ro-
gato in Lacignano stesso dal notaro Rol
landino, (Axca. Dirt. Fioa. 2. cit.)
ano d’Asso ebbe un giusdicente
rammentato el 1291 fra le Ri
i della Rep. di Siena al libro
Consigli della campana. La sua comunità
fu riunita a quella di S. Giovanni d'Asso
con motuproprio del » giugno 1777. —
Ped. so (5. Giovan 0°) e Nome
cuneo.
La perr. della chiesa prepositura di SL
Biagio a Lucignano d'Asso nel 1833 com-
prendeva 206 abit.
Lucicnano pi Castiorron-Fisoccs: nel
Val d'Arno aretino. — Cas. che diede il
nome alla soppressa parr. di S. Giorgi
nel piviere di Pontenano, Com. di Casti-
glion-Fibocchi, ossia dei Due comuni di-
strettuali di Laterina , Giur. e circa st
migl.a lev. di Mootevarchi, Dioc, e Comp.
di Arezzo, da cui questo Lucignano è cir-
ca 7 migl. a maesiro.
dei castelletti del ramo de-
, derivato dai figli di Bocchi
dii q il more il vicino castello
di Castiglion-Fibocchi. — Prova me sia
‘una donazione fatta nel marzo del n
per la quale i figli di Bocchi, signori
Castel- Fibocchi, svando preno la chima
di S_ Gennaro di Capolona, dunarome al-
la badia di S. Flora e S. Lacilla di Aresro
.
LUCI
alcuni beni posti in questo castello di Lu-
ciynano, iu Censocelle (Cincelli), in Guil-
liano, to, Vigneto ec. —
Dei duchi e march. di Toscana T.1.)
LUCIGNANO per CHIANTI. — Ped.
Lvcicmanetto per Caraxri in Val-d'Arbia.
LUCIGNANO di Val-d'Arbia. — Bor-
gbetto cou villa signorile, già cavello, di
lunga mano fu unita un'altra parrocchia
(S. Maria dei Pini). — Spetta alla Com.
di Monterui , che è circa un miglio a
maesir.-sett. di Luciguan d
Giur. di Buobconvento ,
di Siena da cui è circa g
Nel luogo dove fu il castello trovasi ln
chiesa plebana due ville signorili.
Siede sopra uo’ umile collinetta isol ta,
a più della quale
sa la strada R. romina, e alal lato oppo-
ato scorregli vicino il fiume Arbia', sulla
confluenza del torr. Biena.
L'esistenza di due Lucignani in una
stessa valle dell’ Arbia, cioè il Lucignano
del Chianti e il Lucignano di Moateroui,
ha fatto probabilmente attribuire a uno
di essi i documenti rela all'altro,
Infatti debbono restii
mo della Berardenga e nun a
Monteroni due istrumenti
vanni rett. di S.Cristina a Tucignano con-
venne con Teodorico vescovo di Siena di
tenere la sua chiesa parrocchiale sotto la
giarisdizione del prelato senese . In con-
seguenza di che, nell'anno 947, (e questo
è il secondo istrumento) il parroco di
Cri:
di pagare a
uella mensa vescovile l'annuo tributo
.)
Ma la chiesa di Lecignano di Arbià
sotto | Monteroni non fu mai, che io mi
sappia, dedicata a S. Cristina; bensì sotto
I'invocazione di detta santa era l'altra
parr. di Lucignano del Chianti che è pure
a S. Cristofano,
come si è avvisato all'articolo Lucie:
mesto pe Cna, per decreto del vesco-
vo di Arezza, alla quale diocesi il Lucigna-
po del Chianti quasi sempre appasicune.
Ho detto che quasi sempre appartenne
“n
(Cams, ©
le. pievi
LUCI
giscchè di tunti giudicati re,
ze pubblicate dai romani coi
917
sanese, non si couta che il ‘giudicato e-
manato nell’anno 853 dul concilio ro-
mano da l Pont. Levne IV e l'hup.
Loduvito 11; quando fu deliberato, che le
Nine nel distretto di Siena,
(e fra queste la pieve di S. Marcellino di
Chianti) dovessero dipendere d'allora in
poi dal diocesano di Siena. — Tale delibe-
razione pare che si mantenesse in vigore
fino a una nuova scotenza proferita nel
mese dî maggio dell’anno 1029 uella ca-
nonica di S. Marcellino in Chianti dai
delegati del Punt. Giovanni XVII, si
come ivi si dichiara, guod i!las pleber
I lato di ponente pas piu
narons, dat. M. devi. T. VI.)
La chie. plebana di S. Giovau Betti-
sta di Locignano fu restaurata, o riedi
ficata nell'av
iscrizione del
no vi si aminirs una tavola di maestro
Riccio sanvse rappresentante ‘la crocifis-
sione, e descritta del Padre della Valle nel-
le sue Letiere sanesi. — Appella a questo
Lucignano un decreto del 29 giùgno,anno
1186, col quale Gontamo vescovo di Sie-
on elesse in suo procoratore Palmerio di
Milagalla per comporre le differenze ver.
tenti fra esso e i conti Guillieschi e Ar
dengheschi a cagione delle possessioni di
Monte.Caprile e di Lucignano — Di que.
sto stesso anno 1186 è il diploma dato
S. in Cesena li a5 ottobre da Arrigo VI, a
favore dei Sanesi, cui unlinò la distru-
zione di Monte-Ca) , che era pressu cu
stel d'Orgia; e quella dell'edifizio inco
‘ato in Licignano, yund in podiv Li-
ciniano est incep'um, et ulterius non ae
dificabitur.—(Munr. Art. M. devi). >
Che a quella siessa età avessero domi-
nio in Lucignsuo anche 1 vescovi di Sio
na, lo ussicura la bolla spedita nel 1189
dal Pont. Clemente III al vescovo di Sie-
na, nella quale trovasi nominato fra $
possessi della mensa vescovile anche um
1] accor
don Buonincoatro ti Guastellone fratello»
della celebre Pia moglie di Netto della
16
AS LUCI
Pietra, la carica di giosdicente în Luci-
nano d'Arbia. — Lo statuto di Siena
dell'anno 1270 rammenta il ponte che
fin d'allora cavalcava l’Arbia sotto il ca-
stello di Lucignano.
Dopo la suddetta epoca sembra che que
sto cavelletto andasse in deperimento,
seppure nou vuolii riferire a qualch' al-
tro Lucignano, una partita del 1373 re
gi»trata nell’ Arch. delle Riformagi
Siena al Vol. III delle
‘rai sopra le fubbriche dei castelli
Trattasi io essa della spesa di fivrini 118
d'oro, e di Sorini 805 piccoli, futta nel
restaurare le mura di Lucignano, che ivi
hiarano già da s00 anui rovinate;
alla qual epoca a u@ circa pe richiama
l'ordine del re Arrigo VI poco sopra enun-
Dir. Sen. Lib. B. N°243.)
Era giù qualche tempo che il Cast. di
Lucignano apparteneva alla famiglia Pe-
troai di Siena , siccome spparisce dal te.
stamento di Franoesco di Nicselò Petroni,
rogalo in Siena nel 1176; seppare non
vi si perlava del Lucignamodi Val d'Asso
re esso nel contado sameve. (daca. Dire.
Fia Corte di &. Francesco di Siena).
Lo statutello dî Leei d'Arbia fa
compilato nel 14»9 da Nanni di Goro San-
sedoni , quando questo passe era gover-
mato da un giusdicente di seconda classe.
Alî’eccasione della peste manifestatasi
In Siena nel 1430, e nuovamente nel 1436,
fa atta la proposizione di trasportare lo
stadio senese in Lucìgnano di Val-d'Ar-
bia, nel lempo into im cui s'inqui-
siva il dottor Franessco Casali per aver
tentato di uccidere il celebre Filelfo(/. cit.)
Attualmente le due ville signorili di
Locignano d'Arbis ia apportcagono alle fa
e Landi.
(8.6 Gio Battista a Luci.
l'altare del-Crocifissu è
gesso d'Arl
opera ia tissima del senese: Arcangelo
Salimbeni. La sua parrocchia nel 1833
cuatava 703 abit.
LUCIGNANO (Zic'nsanom), in Val-di-_
Pesa. — Cast distrutto da cui ha
il titolo una contrada che ablraccia due
i , cioè la pieve di S. Pancrnaio în
Vetai È Pesa, e la parrvochia di S. Stefano
no, nella Com. Giur: e dario in
rec. di Montespertoli , Dioc.
e Comp. di Firenze.
Tento la pieve di S. Pascrazio, quanto
LUCI
la sua chiesa filiale di S. Stefano » Laci-
gnano risiedono sopra i poggi che per
corruno la Val di-Pesa fra il torr.
nio, ela fiumana Pesa, non 1
incrociatura delle strade comuni
vanno da Sap-Casciano a Lucando, e da
S. Piero iu Bouolo » Montespertoli.
Della pieve di S. Pancrazio n Lucigae
no, o a Zicignazo, si hanno mesmurie sino
dal secolo XI nelle carie della badia la
Passignano, solto gli anni 1056, to:
1076, 1079, € 1089. — Quella del son,
(due aprile ) rammenta ae
Ignore e proposto della chiesa € pieve pri
S. Pancrazio a Lucardo, raevire in tutte
l'altre carie la stesa pieve porta il ve
cibolo del distrutto castelletto di Zici-
grano.
Quest ultimo, al peri di molti altri
castelli delle valli di Posa e dell'Ela,
i Veruio e
1 privilegio dell
Imp. Pederigo lo mel 1164, fu puri
to il castello di Licigrano con quelli di
Salivolpe, di Pogna , di Fondagnazo ce.
Infalti costà in Zicigasmo di Val
Pes, nel sa Febb. 1908, fu seguato l'i
strumento di divise fra il conte Maghi-
mardo e il suo fratello rgbl Rinaldo, figli
Bellafante moglie di detto C. Magi arl,
rasi pel sno castello di Moa-
te-Rotondo in Maremma.(Anca. Dart. Fio.
Carte della Bodia di Passignano, e del-
lo Spedale di Bonifazio).
Ma il documento più curioso per como
scere una pratica di giurisprudenza di
quel tempo leggesi in un atto pubblico
spettante all'emancipazione di una figlia.
Con quell’'atto prin ia Moniesper-
toli 1027 dicembre 1348, all’ epoca cioò
della famosa peste descritta dal Boccae-
cio, Stefano figlio del fu Villano del po
polo di S. Stefano a Zicignemo, mercà l'
interposizione dell'autorità , cun deereto
del notaro infrascritto emancipò, e liberò
dalla patria potestà donne Mari sua f-
e licendole: Sii cittadina Bomans,
ed uomo libero. In conseguenza di che la
donna medesima fu dichiarate autorizzata
a tutti i contratti, come se fowe un pedro
di famiglia, rilusciavdule in segno di ciò
il peculio avventizio castrease, e quasi
LUCI
castrense, e inoltre le fu dato in premio
dell'emancipazione, ed a
zione, dallo stesso padre di lei un pezzo di
terra posto nel popolo di S. Stefano a Zi-
cignano, luogo detto in Villa , descritto
nei suoi vocaboli e confini. Del qual pez-
zo di terra la donna suddetta fu messa al
possesso nel giorno 28 dello stesso mese di
dicembre 1348. — Rogò l’istrumento ser
Nuccio del fu Mazza da Montalbino nel
popolo di S. Giustc (a Montalbino) Dice.
Fior. (Anca. Dirt. Fion. Carte dell'Arch.
Generale ). Hi vite
Una delle principali ville, com)
nel popolo di 5: Sielano a Lucignano,
spetta alla nobil casa Guicciardini, co.
mecchè avessero cosà possessioni anche
il Gianfigliazzi, i Cavalcanti, i Macchia-
ec. — Fed. Pancanmo (Pieve pi S.)
Val di-Pesa.
La parr. della chiesa prioria di S. Ste-
fano a Lucignano nel 1833 noverava 381
abit.
LUCIGNANO in Val-di-Magra. —
Ped. Lunsonano, 0 Luscianano.
LUCIGNANO in Val-li-Chiana, detto
altre volte Lucionano D' Anszzo. — Terra
nobile murata, giù castello di grande im.
portanza per trovarsi sul controverso con.
fine sanessaretino. — È capoluogo di cr-
munità, residenza di un potestà sotto il
vicariato R. del Monte S. Savino, nella
Dioc. e Comp. di Arezzo.
Risiede in cima a uno sprone di monte
rerso il centro della valle
da quelli più elevati del poggio S. Ceci-
lia e di Palazzuolo, a br. 701 sopra il li
vello del mare Mediterraneo, fra il gr. 21
25° a” long. e 43° 16° 8" latit. 17 migl.
nmostro-lib. di. Arezzo; 12 e pon. di Cor
tona, 14 a sett. di Montepulciano, e 24
mig]. a lev. di Si
Offre per tal guisa Lucignano uno dei
punti di prospettiva la più estesa per con-
templare quasi (tutta la bellissima valle
della Chiana, in guisa che di custassi si
gole della vista di quasi tutti i presi,
terre, castelli e città, dalle quali è popo
lata cotesta ricce valli
Per quauto di Lucignano non restino
molte memorie vetuste, pure dal poco
che fu di sopra accennato, sull'etimologia
del nome di Lucignano e Liciniano, np-
parisce che l'origine di questa terra dev”
tnere remotissima.— Ciò premewo, dirò
LUCI 29
che uno de' documenti più antichi e più
positivi supersti quello spettanie alla
sua chiesa battesimale di S. Felice, tosto-
chè essa viene raninevtata fino dal secolo
ZI nelle pergamene appartenute alla ba-
dia di Agnano in Val-d'Ambra.—Non fia
per altro da credere che questo Lucigua-
no appartenesse, come alcuni
alla contessa Matilde, per avere incontra-
lo nell’anno risiedere un suo Vi.
sconte in gi in Lucignano, von già
in questo di Val.di-Chiana, ma nel Lu
@uano della Berardenga, ossia del Chianti
Molto meno è da credere che questo
In Val-di-Chiana appartenesse ai coni
berli, siccome da qualche scrittore fu sup-
posto, confondendolo col Lucignano di
Val-di-Pesa. — Ped. i loro respettivi Ar-
ticali
ta del secolo XIII, qi
prendere doveva non solamente per la par-
te ecclesiastica, ma ancora per la civile,
«lal comune di Arezzo. .
Reslmente un mese dopo la giornata
di Monte Aperto troviamo costà in Luci
gnano il vescovo Guglielmino Uberi
Hora capo del governo di Arezzo; il qua-
le nel dì 14 ottobre 1260 costà firmò un
decreto come esecutore apostolico, con la
mira di conferire il priorato di S. Bario-
Jommeo a Scampato presso Figline nel
Val«l’Arno » un chierico suo bene affetto,
a quello stesso Cavalcanti , che ire anni
innanzi da Guglielmino fu inviato al
Pont. Alessandro IV per accomadare le
vertenze fra esso vescovo el i Corlone.
si. — Wed. Contorni.
Dopo però la vittoria di Campaldino i
Fiorentini coi Sanesi loro alleati s'im-
possessarono di molli castelli della Val di *
Chiana fino allora tenuti dagli Aretini,
Erano di questo numero Monte S. Savi.
no e Lucignano, rilasciati ni Sanesi. In.
fatti nell’Arch. Dipl. di Siena ( alefo
dell'Assunta ) esistono varii documenti
, 23 giugno, del 32 dicembre 1289
26 agosto 1290, tutti relativi alla
sottomissione dei Luciguanesi alla repub-
blica di Siena.
Citerò fra questi l'atto del 23 giugno
13%g;stipulato nel padiglione e nel campo
dell'esercito sanese sotto Lucignano,e com-
fermato nella chiesa di S, Franecsco de’
polesià e capiinno di Siena,
dirvimila marche d'argento,
fait, nel segacale capitolo;
sei mesi il loco potestà fra i cit.
con pegargli di salario fe
rini cento. Lo quale condizione nel 14 »g.
del 1299 fu confermata dugli abitanti di
Lucignano, allorché il nobile uomo Vee- però
fa eletto in potestà
previo il consenso dei s0
consiglieri mapginri e del consiglio dei Go.
Quest'ultima tatto, del consenso richiesto
e dato dai due consi
mostra, che il paese dli Lucignano fino
d'allora si reggeva a comune, cioè, con le
proprie leggi ; e ebe l'infivenza dei Se.
neri, riducevasi ad una specie
inttostochè ad rina sud
tio di eapitauo in Lucignano. Dal 1438
in di Siena mandò a Lu
cignano di Val-di-Chispa non più un vo-
bile col titolo di capitano. ma un cittadi-
Do rivestito delle ingerenze di potestà.
Che il castello di Lacigaano tornasse
inio degli Areti
perchè a'lempi suoi
questo di Val-di Chiana appellavasi Za-
cignanod'Aresso,sin perchè all'anno1336,
razionando della guerra fra gli Aretini e
* i Perugini, lo stento storico soggiunge
come appena fu rotto dai Fiorenti Li
trattato di lega coi Pen: pet!
conquista di Arezzo e del suo terrilorio ,
quelli di Lucignano € Aresio essendo
molto i dai Perugini le loro
mrinedl Pre arene sl Rome $ Sins.
» inviarono a Fireme i loro amba-
sciatori con pieno mandato per dani a
questo Comune (Cronie. Lib. XI. cap. Sg).
mon che in conformità di va nuovo
“accordo, dopo che i Fiorentini ebbero Ia
città di Arezzo, fu sonvenuto che il comu-
regi
- (Ammn. Sfor. fier, Lib. VII).
î i Fi
LucI
me di P.rugia rilene-se sotto la suo gior
risdizione per un icmpo delerminato
cetielli e terre di Fojana, di Lucignano,
di Munte S. Sarino e di Anghiari iacieme
nile luro re<peltive corti 0 distretti. (Loco
cit. cap. 61).
Cna alira convenzione fra il comune
di Perugia e quello di Firenze, fatta ia
Lucignano del Chianti, nel dì 6 novem-
bre 1339, i Peregini rinunziarono piene
mente ai Fiorentini egni loro ragione
sopra Arezzo e suo conlado, riservandosi
di Lecignano e dell'a
imi già da qualche
di quelle del distretto
arelino. (Zoe. cil. cap. 105).
È altresì vero che quel trattato non ac
cordava ni Perugini i saddetti luoghi al
tro che per il termine di anni otto e mez-
zo, con obbligo dopo detta epoca , di re-
eli liberamente al comube e governo
di Arezzo; per eGeito slella quale restita-
i doverano ridomare al
vico la cità di Arezze.
propri
Se non che, cadi
simi sotto il
d'Atene, anche marco
di semotere il giogo della Signoria di Fi.
rense, riconoscendo di buona voglia sel
duca stesso un muovo padrune, cui nel 23
Sett. del 1342 giurarono enza a
vita. Lo stesso esempio fa tosto imitato
sefn
questi «lagli uomi
infatti nel 5 dicembre 1343
sominarono il loro sindaco, affinchè a
nome de’ Locigoaneri egli giurasse in
Arezzo nelle mani del vicario del duca
d'Atene di tener lui come Signor gene
rale del dominio fiorentino e aretino. —
( Asca. Dirx. Froa. Carte dell'drch. ge-
nerale).
Neha guim stessa che gli abitanti di
Lucigu«no smitarono gli Aretini,
chiararsi ligii del duca Gualtieri,
furono emi meno solleciti a profittare del-
la sua cacciati da Firenze, e a prendere
dai Fiorentini, tostocbè gli
uomini di Lucignano, con atto pubiilico
dell’ agosto 1368, tornarono a Cuslii
iu libero regime.
In tale sialo per un intiero decennio
i Lucignanesi si conservarono , simo sl 4
aprile del 1353, al qual giorno ci richia-
LUCI
ima una lore enpitolazione con la Rep. fio.
rentine.
Ma non cnrsere molti Verte, decchi le
a dei
dai fuoruscili e ribelli della Rep. senese,
mancanio di forze sufficienti a lenere in
dovere e castigare tanii facinorosi, con
deliberazione dell’11 ottobre 1370 decise
di sotinmettere la terra, abitanti e di.
convennto fra il Comane di Lucignano e
il governo sanese; 1° che il castello di Lu:
Gignano con la sua corte, e territorio do.
verse intendersi d'allora in pi e che
fosse del distretto di Sicua; s.° che i Lu-
eignanesi si obbligassero (ar esercito e
contro i nemici del comune di
cignanesi Jovrssero ricevere di sei i
mesi per polestà un cilladino sanese po-
polare; 5° che ogni anno il comune di Lu.
cignao pane lla Rep. di Siena il ceu-
Cd oltre che ine
'S. Maria d'agosto na
cero ve Sagl simile a quello che man-
dava Montalcino, accompagnato da 15
massari aventi un cero di libbra per cia-
scuno; 6° che i Lucigoanesi nou potes
scro esigere dai distrettuali di Siena sl
cun pedaggio per estrazione o introdu.
zione di mercanzi: ; 9° che il onmune di
Lucignano dovesse recunziare a quelun-
que lega, 0 compagnia che avesse fatta
con altra comunità, e quella cassare ec;
8° che per l'avvenire il comune di Lu-
ciguano non presumesse di fare alcuna
‘soltomizsione del suo castello e
listre tto
ad altri fuori che ai Sanesi; ‘9.° che le
ozie, gra iade del territori
Lucignano putemero trasportarsi
ieche in alcun caso dal com
detta terra si facesse divieto in contrario;
10° che gli womini di Lacignano possano
conservare nella loro lerra e corte il mero
€ misto impero con giurisdizione, in quel-
le cose però che non fossero di pregiudizio
€ contro la forma dei sopra esposti capitoli;
11° che la Rep. di Siena non possa im-
porre dazii nè gabelle agli uomini di Lu-
. LUCI 22i
cigneno oltre quelli prescritti noi soprad>
detti capitoli , ec, — ( Asca. Durt. Ses
Kalefo nero e rosso).
Fersltro dopo tulle celeste solenaità
profesata si Sanesi dagli vomini di Loci-
questi dovellero tornore di hel
nuevo solto la tetela delle Rep. Fiorenti-
ma, allorquando Arezzo cou il restante del
suo contado e antico distretto, fa vendnio
alla Signoria di Firenze nel 1384 dalle
milizie straniere,che l'avevano avidamene
te quasi dirò messo all'incanto. ste) i
fon che anno 1386)
Sanesi per un Lander per l'al
tro, affacciarono le Joro respeitive preten
moti sopra Lucignano contre i Fiorea-
tini che se lo tenevano in tuite pace.
Ciò diede la mossa sd una lite politica, la
cui decisione fa rimesse all'arbitrio del
giudici convorlemente dalle parti nomi-
Nati fra quelli del coniglio pirpresente
. Infalti mel 26 ollobre
del 1386 in Bologna fu promonziato il
luo, col quale restò decisa la conserve.
i zivne di Lacignauo alla Rep. fiorentiua,
a condizione di dover quesia slorsare ai
Sauesi Bono fiorini d'oro. (lee. cis.)
Ta tale stato erano le faccende politiche,
quando nel 1390 i Lucigasnesi si
on iutto il loro territorio sotto la pro-
tezione di Giovanni Galeazzo Visconti da.
no, l'acerrimo nemico dei Fio-
rentini. Per modo che dopo un breve in-
tervallo le milizie del Visconti con le ban-
de sanesi corsero sopra Lucignano ( anno
1390) dove fecero prigioni isoldati che vi
atuvano di guardia, il vicario e il potestà
che reggevano la terra per i Fioreutioi.
Nel Kale rosso delle Riformagioni
di Siena sono rate le condizioni in
detto anno stabi fra i siodaci del co
mune di Lucignano e la Rep. sanese; me-
diaate un atto sti el castello di
Lucignano e roga molare Antonio
del fu Bertinueci di Lucigna
Fi i stabi Uto; 13 che È fl Cast. è
cenere în
ii sotto li giurisdizione di Siena;
2.° che esso debba tener per potestà di sei
ludino sabese con la
alla cattedrale di Siena un palio di
scarlatto del valore almeno di 60 fiorini,
222 LUCI
accompagnato ds 8 massari, ciascuno dei
quali fornito di un cero di libbre; 4° che
il comune di Lucignauo debba ogn'anno
levare du Siena Goo staja di sale, al prez-
so di 3o soldi lo stajo; 5°
di Si
ca, 0 cassero nella terra di Lucignano ;
2° che lo stesso comune paghii ogni anuo
per censo alla Rep. di Sieua 300 fiorini
d'oro; 8.° che i Lucignane,
9° che si Luciguanesi
ter liberamente
re nello stato
10.° che tutti
la suddetta agita che vi si stabi
raono in fuluro, siano e »' intendano veri
munita, privilegi, ce.
votari nativi di Lucigns-
mo, presenti e futuri, s°
se fossero matricolati nell’ univei
Siena, e godano de' medesimi pri
‘In quanto al castello o cassero di Lu-
uno, si apprende da un libro de'
dimenti di conto nell’ Arch. Dipl. Sen.
che dopo la suddetta convenzione in Ire
anni di lavoro l'operajo senese Bariolo
Bartoli vi spese la somora di 6825 fiv
L'acquisto poi
guoria e i Priori della Rep. fiorentina.
Composti in tal guisa gli affari
nesi pretesero che gli abitanti di Luci-
gnano, governati dalle proprie leggi, do-
venero pagare le gabelle de' generi che
entravano nel loro territorio. Alla quale
pretesa essendosi opposti i Lucignanesi,
fu portata la lite davanti il Pontefice, e
quindi , interpellato il celebre giurecon-
sulto Psolo di Castro, fu pronuuziato il
voto fuvorevole ai Luciguanesi. ( Pau:
Casmens. Consil. n° 85 e 342)
La terra per altro di Lucignano col
progredire del secolo XV andò deterio
rando di fortuna e di popolazione, l se-
gno che i suvi abitanti dovettero ricor-
rere alla Sigu
da quel governo una diminuzione del ceu-
10, € della tassa per la quantità del sale,
cui nel 1404 si erano ubbligati. Tali mo-
tivi son resi mauifesti dall: convenzio.
ne del 1440, nel cui preambolo si dichia.
ra, che ciò fu concesso, attesa la povertà -
Luci
Negli somini di Lucignano della Valdi
Chiana , e la mancanza del numero: e
sendoché di 600 uomini che ivi erano,
allora tròvavansi ridutti a circa 3ou, e D
ta annua che essi sostenevano fra ces-
palio, potestà, cancelleria , maestro
di‘scuola, offerta alle chiese, ammootava
a fiorini mille; oltre fiorini 400 per spese
strsondinarie. E poiché la loro comunità
ra enirata, eccetto uo mu-
in vista di Lutto ciò la Rep. di Siena coe.
cedè al comune di Lucignano Ve seguenti
esenzioni ; 1° che venire si po
ghino al polestà, per sei mesi solamente
che i 3on fiorini soliti pe
pi
gli sltri 200 în restaurare le mura e le por
te di essa lerra; 3° che di Goo stajadis>
i le la comunità di Imcignano per l'arte
. nire ne prendesse solamente staja 300, ec
ec. (Ance. Durr. Sen. Kaleffetto).
Finalmente le capitolazioni del 1440
faruno dal governo di Siena, nel 1448, 6
nuovamente. nel 1467, confermate e peral
tri otto anni, con l'ingiunzione ai Lac.
«lell'entrate della loro terra essi dovessero
spendere soli So fiv
più nei risarcimenti delle mura caselle
ne. (loc. cit.)
È da vedersi vu lodo proferito nel di
20 dicembre del 1472 dal cardinale Pa
piense sopra le controversie che spesso su-
ac favansi tra questa e la comunità
trofa di Fojano, rispetto ai fiumi ed altri
corsi d' acqua del loro terri Arropo
a ciò una deliberazione della Signoria di
Firenze dei 15 giug. 1502, con la quale
per terminare lali vertenze fa ordina
di mantenere in osservanza il suddelto
lodo. —Già dissi all'Art. Fosso, che dal
13671 1512 non meno di sei sentenze a
cagione di confini furono pronunziate de
gli arbitri fra la comunità di Fojano e
questa di Luciguano,
Ciò non ostante l'Imp. Carlo IV, me
diante nno dei soliti suoi diplomi , dato
in Siena nel magrio del 1366. confermo
agli Aretini, per quanto noa li riavessero
i, i castelli di Lucignano, di Foje-
uo, di Monte S. Savino ec.
LUCI
+ Sotto il dominio di Siena per aliro Lu-
cignano si mantenne sino alls guerra mos-
sa dalle armi cesareo-medicee contro quel.
la repubblica. A»vegnachè Lucignano fu
dopo Asinalunga la seconds terra de' Sa-
pesi, che nel principio del 1553 cadde
in potere delle soliatesche austro-jspano-
Uacali; e fu cost, dov’ essi trovarono di
guarnigione 300 fanti dell'esercito fran-
co-sanese, comandati da un calabrese. Ma
costui avendo dato ordine,
di.abbandonare il castello, che si sbbra-
ciauero le provvisioni Auttoci
v'era da vivere, i lerraziani aecorti:
ciò gliel vielarono armata mano: sicchè
chiamati i soldati imperiali, questi
iena ita ebbero in
dellare il castello, per non avere a lasciar-
vi un presidio. Ma Len presto il ducs Cu
simo mandò = Lucignano una compagoia
che lo cusiodisse per conto suo;
iù che a lui gioravano le antiche
ragioni che avevi su questa terra la Rep.
fioreotina. Infatti i Lucignanesi con di-
versi capii soltemisero volentierosi,
sotto dì 4 uprile 1553, al secondo duca di
Firenze, Nella
Iogarono rotte le i
franchigie fatte antece.
de quali uns mantiensi tuttora io vig
di poter, cioé, la Comunità di Lucignano
mominare ua suo cittadino per essere
mmapienuto allo studio di Pisa. ha
cooquisia e cessione formale di Siena, gli
momini di
generose capitolazi:
Appena che fu Locignano liberamente
ceduto a Cosimo de’ Medici , questo duca
ordinò lu fondazione di una nuova for-
tezza (anno 1558) fuori del paese dal lato
di libeccio. I bwstioni che restano nel luogo
dei due mulini a vento sono gli sv:
di quell’opera di difesa non mai compita.
Furono bensì da quel princi
lucciate vene di acq
costantemente la guarnigione e gli abi.
tanti, che ne pen
ignauo dala la riforma de'suoi sta-
tuti dal primo anno del granducato di
uale circostanza si riepi- ‘
LUCI 93
Cosimo I (anno 1569), comecchi: dei -pi
antichi ne avesse fino dall'anno 1340, e
forse anche prima, (Ancu. peste Riroama-
cion: pi Strana). —
Di quelli dell'anno 1569 una copia
comerva MSS. della Biblioteca M;
rucelliana , st dal consiglio
della Pratica segreta d
s gennaio 1572. Sono partiti in 4 Capi
inzioni, La prima di 39 rubriche
obbligbi de-
gli ufîiziali, dei
dello spedale e della fraterni!
marliugo generale, del soprastante alle
fosse, ai fiumi e ai fonti, del medico, del
rcia € di quella dei
Frati minori di S. Francesco. 4 quali uf-
si onlina ) debbono ritenere im
i (i
mano la chiave dell'Albero (cioè del famo-
so reliquiario detto l'Albero di S. Fran-
eesco) come si è costumato sempre, e sor-
vegliare all’ entrate e uscite dei boni di
chiesa , ec.
La seconda parte verte sugli ‘obblighi
sua corte, non che sulla procedura delle
cause civili, prescrivendo nella. rubrica
67 e altima, che: in difetto delli Statuti
della Terra suddetta, si ricorra elli Sta
tuti della città superiore, ed in difetto
di questi clle leggi imperiali.
La terza Distinzione divien in 55 ru-
briche tratta del modo di reader ragione
ai Lucignanesi nelle cause crimi
mune, del giuramento da prestarsi dagli
ariefici e bottegai , delle penali agli
che non tengono misure giuste, e a cl
fa corruccio dietro al morto, ec.
Finalmeate nel 1583 furono conferma-
ti al comune di Lucignano i privilegiù
per la fiera solita fa
Per ciò che speti
icu delle chiese
menzione della sua antica pieve sotto l'in.
vocazione di S. Felice, ora S. Biagio,
fino dall'anno 1083, in un istrumento >
appartenuto alla badi Agnano in Val-
d'Ambra. Essendochè in quell'anno tre
fratelli conversi Camuldolensi , Raginie
ro, Morando e Guglielmo, figli del lu
926
Tewso,
LUCI
previo il consenso del lero su
re Guinizzone abile del Mon. di Agna.
no, densrono a questa stesa balia i loro
beni situati nel coutado aretino, e segna-
tamente nelle pievi di S. Savino di Far-
di S. Maria in Toppo, in
Felice a Lucignano e di
Agello (ora a Marciano ) er.
Nel 1094 un altro possidente della Val
di-Chiana donò alla badia di S. Quirico
delle Rose, ossi a Nasciano, quanto eg
possedeva nei pivieri di S Pietro in 4-
File di 8, Felice prevo Lucigano e el
casale di Nasciano. (Ammar. Camato,e Ance.
brr Carramaate pi Asezzo.) ©
La pieve vecchia posta mezzo miglio
fuori di Lecignano più del poggio, è ea
ma fonte battesimale; la sua
00 decreto vescovile del 21 luglio 1,88,
Su riunita ad altra (S. Biagio) ch'era
dentro Lucignano.
Le onorificenze della pieve di S. Felice
“vennero date alla ch. di S. Michele dentro
Lucignano, cui fu associato il titolo dell’
altra allorchè essa fu dichiarata arcipre-
tara per bolla del Pont. Pio Il dei 31 rie
glio 1470.— Finalmente per erigere la
pieve di S. Michele in collegiata con oi-
to canonici, compresa la dignità dell'ar
ciprete, Urbano: VIII con bolla del 1638
decretò, che vi fossero it te le ren.
dite della chiesa battesimale di S. Felice,
della soppressa parrocchiale di S. Maria
Crispignano, e di cioque cappelle con
mefizio semplice; cioè di
decollato, di S. Auna, di S. Giusto, di S.
LUCI
Scacraldo, e della SS. Concezione ; tatte
chiese noverate fra quelle del piviere di
Lucignano nel registro delle chiese are-
tine compilato circa la fine del secolo XV,
e poc'anzi ranimenlato.
Appreudesi da quel regine che allen
erano compresi nello steso pivi
. Lucignano, oltre le chiese palati
ri sto de'
PIOZA 9° fb
DI
n
la
£
n
k
DI
tespioni
l'Ordine; è un lavoro, singolare e fore
unico. La chiesa della SS. Annunziata è de-
MOFIMENTO della Popolazione della Trana v: Locicnano
@ due epoche diverse. (*)
[Femme |due sessi
lega
e La popolazione del 1551 manca, stante che a quell'epoca Lucignano era
comprese nella Giurisdizione della Rep. vanese, indipendente dal regime fiorentino.
LUCI
Comunità di. Lucignano. — Il distretto
di questa comunità occupa una superficie
lorinle di 12616 quadrati, dei quali
418 sonu presi da corsi d' acqua e da stra-
de. — Nel 1833 vi era una popolazione
di 3846 . a ragione repartilamente
di 856
di suolo
persone per ogni miglio quadre
ponibile.
Ml territorio della comunità di Loci-
quano presenta una figura irregolare più
lung» nella linea da scir. a rasestro che
mel lato opposto, la cui maggior larghezza
trovasi sal meridiano del cspoluogo. —
Confina con cinque comunità. Dal lato
minore voltandoa estro tocca la comunità
di Asinalaoga, a partire dalla Caso-rossa,
e di 1h per il borre del Posso sino alla
strada comenitativa pedonale, che rimon-
ta per breve tragitio da osieo a sett. fia-
chè trova quella della Caselle Piselli
ri, verso pon. per scen:
la abbia Raziel peas nella li-
nea di lib. cootro la correute di detta fio
mana, arriva sino alla via che passa dalla
collinetta di Monte-chiari, ed ivi lascia
a lev. la Foenea per andare ® Urovare ©
sitreversare il terr. Pertege, donde inol-
trersi lungo la sponda destra del borro
del Rigajo e di quello di Forniete. Quio.
di per termi riificiali va incontro al
fosso del Molinello, che oltrepassa dopo
corto cammino, piegando a por. fino alla
strada rotabile del Calcione, al di la del-
la quale rientra nella Foenna. Costà vol.
tasido a lib. sotteutra a confine la Com.
di Rapolzno medianie la fiumana anzi-
detta, cui và contr'acqua salendo il pog-
gio da scir. a maestro, finchè, piegando
mella direzione da maestro a lev., tocca
il quale riscende il monte dalla perte di
grecale. Dopo il corso di circa tre miglia
oltrepassa il tor. preaccennato, poscia la
strada provinciale che da Luci gui
da al Moate S: Savino, finchè luage il
borro di Zielto va a trovare il Bamicello
alla strada comunitativa rotabile de' Tre
Posti. Lungh' essa dopo il cammino di
quasi due migl, sottentra dal leto di
la Com. di Fojano, cca la quale la nesira
Vi .
lev. levanteca
LUCI 925
di Lucignano frenteggia per due buone
migl. mediante il corso alil'Ene, e poi
per quasi un altre saiglio mediaute let.
mini artificiali posti luago la destra ripa
del fiumicello prenominato, finchè
alla rossa ritrova la Com.
melunga. .
1 maggiori corsi d’ acqua che attraver.
fano © che costeggiano il territorio di
Lucignano sono, a lev. l'Esse, a lib. il
Fertege; a sett., 0 di nuovo a ostro, quelle
della Foeme.
Fra
la
Asi
‘altra che de Fojauo porta a Lucigauno
passando per la Pieve vecchia; fa quale.
Ultima continua da Lucignano per Moute
8. Savino. —Sneo comunitalive rotabili
la strada che da Luciguano porta a Asi-
nalunga, quella detta Senese che passa pee
Rigomagno, e che presso il mulino di Pa-
lazzuoto si unisce alla strada provinciale
Lauretana delle Folci, la via che staccasi
da quella del Galcione per andare a Moda.
nella sul Poggio S. Cecilia, la strada del
Calciove, e l'allacciatura della provia»
ciale, che dalla Pievevecchia passanito
dalla chiesa di Scerpella si unisee com
l'altra rotabile dei 7re-Poetî.
HI suolo che cuopre la superficie comu
nitativa di Lucignano appertiene a tro
«poche e formazioni diverse, — Del laio
del monte il terrene consiste principal.
mente in calcaria straliforme compatta
(alberese) ed în arenaria, o macigno. Cus
teste rocce sono coperie da quelle mene
antiche tanto al di sopra, quanto a piò
del poggio di Lueignano; mentre dove il
poggio di Lecignano va a collegarsi con
quelli della piccola piagana del Calcione
e di Rigomagno, alla calcaria alterare, ed
alla pietra serena sovrappeogono sirati
di gres castagnuolo, e di schisto argillo-”
siliceo; alla base poi del poggio medo-
simo le rocee di calcaria o di macigno
si nascondono sotto un tufo
te dalle umane dell'Es
focnna , von che dal casole
10
20, della
926 LUCI
della Chiana. — Fed. Curana, e Fosano
Comunità.
Finalmente una terza specie di terre.
mo, il più moderno di tutti, è quello di
trasporto che insieme con cstesi banchi
di gbiajs ricuopre le parli più depresse
della valle, a partire dal piè del poggio
di Lucignano, e dell'alti-piano preoo-
minato, oltrepassando il confine orientale -
di questa stessa comudità,
La perte dove siede la terra di Luci-
nano è coperta per la massima parte di
grandi strati di calcaria appenninica, in
qualche punto ricoperti dall'arenaria a
&rana fine, e tale da prestarsi ai lavori
di architettura quanto la pietra serena
di Fiesole. — Quindi è che due arti prin»
cipali si contano in Lucignano, i forna-
che hanno in casa materiale inesau-
Vini, cui fornisce ottimo pietrame i!
te stesso di Lucignano; il quale insieme
con il Monte S. Savino forma uno degli
sproni orientali del vicino monte di
Palazzuolo, che è esso stesso formato di
schisto argilloso, di macigno, e di are
maria-calcaria ( pietra forte di Firenze)
Se debbo dire qualche parola sulla cul-
tora del suolo di questa comunità, avver-
tirò, che il poggio di Lucignano, s
la sua posizione isolata da tre
per la natura del terreno che lo ricuopre,
sin per la temperatura della valle i ’
risiede, prestasi a marariglia alla vii
ivo; piante che forniscono due pro-
dotti squisiti. Il vino segnatamente del
poggio di Lucignano potrebbe stare a con-
fronto con i migliori della Val-di-Chiana,
seppure non si voglia col nostro Redi
anettere alla testa
Montepulciano d' ogni vino è il re,
Ubertosa a fratte, a vino, 4 granaglie, a
praterie è la pianura percorsa dall’ Esse,
€ dalla Foerna, come pure l'alli-piano, cui
esse fiamane vanno lambendo intoroo.
calcoli datici nel 1838
Giulj, nella sua Statistica
agraria della Val-di-Chiana, la sementa
mopuale dei cereali i
del terreno di questa comunità sarebbe
di staja Booo.
Fra le arti e manifatture, oltre quelle
de'fornaciaj e scarpellini bavvi qualcuno
ehe si occupa uel far trecce e lavorare
LUCI
cappelli di paglia; vi sono due tintorie,
una fsbbrica di cappelli di
fornice di vasellami ordinarii; poche in-
dustrie in confronto della popolazione,
oude poter bastare alla classe iudigente ed
ozioss, cui prestano alironde mezzi da
Conta Lucignano, oltre l'ospedale, due
luoghi pii. La Fraternita, di antica fom-
dazione, e l’Eredità Spagna, attualmente
riunita alla Fraternita, Porla essa il nome
del fondatore Stefano Spagna che fu me-
dico nel secolo XVII del Sultano a Co-
stantinopoli, dove fece le sue ricchezze
che ricoudusse con esso în patria per la-
sciarle ai poveri e dotare delle oneste fan-
ciulle, Que uomo benemerito del suo
paese è sepolto nella chiesa de' Cappoe-
cini a Lucignano.
Delle persone salite in dignità e native
di Lucignano pubblicò una luoga lista
nella sua opera Antigaitatue
» seu De situ Clanarum.
Se di quelle pi
fare il novero, di
fu il cardinal Bruoi, creato nel 1060
dal Poot. Niccolò Il, e la cui famiglia si
estinse di corto nel dott, Bruno Brani ia-
fermiere nel R. Spedale di Bouif.
Firenze. Rummeoteroi un Giuseppe
foli professore all'università di Pisa, am.
basciatore a Parigi per la Rep. sanese,
€ scrittore latino elegaotissimo; un Fraa-
Î reconsulto distinto del se
colo XVIII, e autore del libro testè cita
to; un padre Baffi Francescano Conven-
tuale che figurò al Concilio di Trento eo.
Fra gli artisti Lucignanesi si conta per
faraoso intagliatore in legno un tal Pietro
da Lucignano, il quale fiorì Del secolo
XIV, e lavorò principalmente in Pera.
gia. Del iglia dei Minori Conven-
tueli di ignano , nel secola XV fu il
padre Pietro Pulcetta che il della Valle
dopo aver visitato i sei libri corali del
suddetto convento, dipinti e scritti tutti
dal detto frate, lo decaniò per un eccel-
lente miniatore. La fami; Brocci di
Lucignane foraì molti scultori in pietra;
e da quella de’ Salvi eseirona buoni scul-
tori in legno,»
La Com. di Lucignano mantiene » moe-
stri di scuola, un medico e uu chirurga
i tengono in questa terra tre fiore aa-
LUco LUco 927
nuali, le quali cadono nel maggio (a dl 3), cembre (a di a1). I languidi mercati set-
nel settembre ( primo giovedì ) e nel di- timanali si fanno nel giorno di giovedì.
POPOLAZIONE della Comunirà di Lucicnaso a due epoche diverse (*).
S. Pietro, Rettorìa "
Appartengo-
S. Mi
no tutte alla
Diocesi di A-
forate... . Abitanti N° 340n F*3846
. :(%) Za popolazione’ del 1551 manca, stante che a quell'epoca Lucignano era
compreso nella Giurisdizione della Rep. sanese, indipendente del regime fiorentino.
. Loco ($, Anozzo tn), 0 Loco di Caro.
avez. — Wed. Carosune nella Valle dell'
Ombrone sancire,
LUCO (Lucas ) nel Val-d'Arno supe
riore. — Castellare che diede il titolo
alla distrutta chiesa parr. di S. Clemente,
glio 11 mareb. Ugo; il quale ultimo per
istrumento, dato in Lucca li 27 aprile
ng”, donò al monastero sudiletto una casa
con corte dominicale, quam kabeo infra
comitatum et territorium florentiaum, lo
co qui dicitur Luco, cum castello illo,
quod ibidem aedificatura est, et cum ec-
clesia 8. Clementis ibi constructa, insie-
me con le lerre, vigne ed altre 208 tra
case, casine, e masserizie, che alla sud-
detta corte, castello. e chiesa di Luco ap-
partenevano, ec. (Pocciuetii, Croaica del-
la Badia fiorentina ). .
“Rovato nel 1074 dall’
Lo stesso Cast. di Luco venne pure con-
fermato alla badia fior. dall’Imp. Ottone
INI in suffragio dell'anirin del Merch.
Ugo, medisuie un diploma spedito da
Paterno li 8 genn. 1003, innanzi la
di lui morte; il quale privilegio fn ria-_
a Tap. Arrigo IV.
Pià tordi il castello di Luco dagli aba-
ti della badia fiorentina fu concesso con
titolo d'enfiteusi all'illusire famiglia de'
signori nel Vald'Arno superiore
insieme col ‘vicino castello di Osti
le loro pertinenze. I quali nobil
smesso di pagarne il censo ®
furono costretti, verso il 1220,
Bartolommeo, primo di questo nome,quan-
do obbligò que'signori a soddisfare i frutti
arretrati. — A chi cercasse
stello, risponderei col Borghini , che ap-
pena si potria indicare dove esso fosse
stato; se non che un rio che sotto vi scor-
reva, ritenendo il nome di
Ecel. Flor.)
Da quanto si è detto sembra apparire
non molto esatta la lezione del P. abate
Galletti , il quale nel suo ragionamento
dell'Origine della Badia fiorentina , alla
citata donazione del 995, lesse Ziclo in-
vece di Zuco, come avevano ben copiato il
Luco
ini, il Puccinelli ed il Lomi.
di Firenze , Comp. di Siena.
Aoche in questo Luco ebbe signoria e
giurisdizione il lestè nominato march.
Uro, il quale fra le malte cose nell'anno
998 donate alla badia da esso lui in Pog-
Fibomsi fondata, vi furono anche diversi
predii posti in Zuco, insieme-col giuspa-
dronato della cappella di 5, Martino.
Infatti nella chiesa di S.
Martino a Lu-
% + per quanto molti roma
fici nei seroli XI e XII confermasere al
pievano di S. Maria di Poggibonsi, ol-
tre le altre chiese di quel pi » guico
quid juris babetis in appella '$ Mortin
de Luco. — Fra le carte di quella had
riunite nell'Arch. Dipl. Fior. esiste un at-
to di donazione fatto 1 Mon. medesimo; il
quale fu rogato li 18 maggiv 1130 inZuco,
giudicaria fiorentine, consistente in un
‘pezzo di terra posto nel horgo di Zalcione.
La parr. di S. Martino a Luco nel 1833
coniata 262 abit. z
LUCO di MUGELLO in Val-di.Sie-
ve. — Cas. già castello con annessa contra-
da che diè il titolo a tre chiese (S. Niccolò,
8 Giorgia e S. Pietro) oltre l'iusigne an-
tico monastero loane Camakilolensi,
alla cui parrocchiale di S_ Pietro a Luco
furona da lungs mano ammentate le
tre due, parr, nel piviere di S. Gi
Maggiore, Com. Fire circa 4 mi
sett. del Borgo S. Lorenzo, Dioc. e Comp.
di Firenze.
Di questo Cast, non sussistono attual-
mente se non che pochi gruppi di case,
uno dei quali vicino al clausiro del sop-
presso monastero di S. Pietro a Luco, che
è sulla ripe destra del Fosso, e che hu alla
sinistra il torr. Bagnone, e alle sue spalle
la hase deil' Appennino di Casaglia.
Era anticamente di dominio dei cnoli
Guidi, cui fa confermato dagli impera.
tori Arrigo VI e Federipo Îl (anui 1186
€ 1240), —Ciò anche più chiaramente sp-
perisce da due documenti del 1086 e del
ti01, col primo dei quali il C. Guido in-
sieme con la cootessa Ermelline sua m0-
lie, e due loro figli, Tegrimo e Guitlo,
< promisero a Ridolfo priore di Camalii
Luco
che avrelbero concertato imimune dagli
usi haronali, e accordata la loro prutetio-
‘di S. Pietro di Leco.
mento rogalo presso la
badia di Strumi, ossia di Poppi, une dei
sudiletti figli, il C.Guido d
confermò la siessa dichia a favore
delle monache Camaldolensi di Laco. (Ax
mt. Camaro. — Ped. ne.
Non solamente i conti Guidi, di legge
e di origine ripwaria, sino dal secolo XI
risdizione in Laco, ma altri
a quell'etò
siguoreggiavano nell'Appeneino del Mo-
geello, tostochè alcuni di essi dosarono la
donne ch'era per
A una di tali famiglie appartenne quel
C. Gotidio del fu C. Gotidio, il quale in
sieme con la contessa Cunizza figlia del
conte Orrigo di lui moglie, nel febb. 1085
donò il luogo denominato Lasciaso presso
la corte e castello di Luco con Pila
posti nei pivieri di S.Giovanni i
di RioCornacchiajo, ce. all'istesso Rido
fo priore dell’ Eremo di Camaldoli.
Batodi nel luglio del 1086 quel prio.
re de Camaldolen: tò com Pietro
ubate della badia de' Vallombrossni di
Moscheto alcune terre poste in Zusciano
presso Luco; e ciò nel mentre che si da-
va principio all'edificazione dell'ascete-
rio, nel quale poco dopo entrarono le
monache a professare l'istituto di 9. Ro
inualdo, — Coleste claustrali , nel laglio
del 1094, ad istanza della lore badesm
Beatrice figlia della pia donataria ces
tessa Canizza, essa pure di quel Monzsie
ro, ottennero da Ranieri vescovo di Fi-
renze la conferma del loro istituto e il
libero possesso dei beni stati offerti in
dote 0 che fossero per esere donati e
quelle claustrali.
Chi volesse, potrà negli A:
mal.lolensi riscontrare i princi
donazione, e i nori dei magnati che re
eslarono, son che quelli delle badese
che per foolti secoli presiederono il mo
nasiero delle Camaldolensi di Luco, »
partire dalla sua prima hencfritrice cos-
Aessa Cunizza e dalle sue figlie, Beatrice €
Matilde, sino al declinare del see, XVIII,
in cui quel claustro-fa soppresso.
Luco
Manifesterò beni) un dubbio, che mi
è corso per la mente nel leggere le dona-
zioni e possessioni di tanti nohili e conti,
i quali nel secolo XI e XII concorsero
=Iia dotazione di quel già facoltoso ascete-
io; ed è questo, che per avventora si
deblia ricercare ia alcuni de' prenominati
sigriori di Luco i progenitori noo solo
della potente prosspia dei conti Guidi,
ma ancora i primi ceppi degli Ubaldini
i tardi figurarono colanto nella
AI principio del secolo XIII la chiesa
di S. Pietro a Luco dovà.restaurarsi, 0
riedificarsi dai fondamenti , poichè irovo
che essa nel 10 settembre del 1223 fu so-
Jennemente consacrata da Simone arcive-
scovo-di Ravenna e da Giovanni da Vel-
Jetri vescovo fiorentino. .
Esisteva all’altar maggiore la famosa
tavola di S. Pietro e di altri santi., capo
d'opera dal celebre Andrea del Sarto, tra-
sporiata sul declimare del -secolo XVIII
nella R. residenza del paluzzo Pitti, dove
si può più agevolmente che a Luco da
ogueno avamirare.
Delle chiese di S. Giorgio e di S. Nio
colò a Luro si banno. memorie fino dal
secolo X. Furono entrambe cedute.
dronato con altre chiese del Nugello a
quelle monache Camaldolenzi fino dal lo-
to primo siubilimento in Luco.
chiesa di S. Niccolò esiste tuttora
sopra un poggelto distante circa un quar.
to di miglio dal monastero e chiesa di
S. Pietro. Fu dal Pont. Martino V, con
breve del s0 luglio 1423, incorporata a
quella di S. Giorgio a Leco, che è un
miglio a sett. del munsstero. Ma l'una e
I'altra chiesa vennero ammensale a que-
sta di S. Pietro a Luco mediante una
bolla del Pont, Sisto IV, sotto di 30 aprile
1473. ( Duse Ocna, Aggiunte alla De-
scrizione del Mugello Brocchi, MS.
nella biblioteca del Semin. di Firenze.
La parr. di S, Pietro a Luco nel 1833
contava 623 al
LUCOLENA (quasi Lucus Zenoe ) nel
Val-d'Arno Contrada che ha
ve, Dive. di Fiesole, Comp. di Firenze.
LUCO 229
Risiede presso la sommità del Monte
Domini, dove ha origine il torr. Cesto
di Figline, fra le soppresse badie di Moa-
tescalari e di Montemuro, sul del.
le strade comunilative provenienti ‘da
Radda e da Greve, e che a Lucolena si
fungono per scendere a Guville e a
igline, sopra una piaggia sparsa di vi-
gmeti, che forniscono un liquore dei più
pregiati del Val-d'Arno superiore.
Forse i più antichi ricordi di questo
csstelletto, e dei casali compresi nella
sua corte (Piscina e Torre), trovansi fra
le pergamene appartenute alle hadie di
Passignano e di Montescalari. Il primo
documento, scritto nel luogo dett» S. Cri-,
stofano a Lucolena , rimonta all’
del 989. Traltusi della cessione
20 di terra di dodici posto
chiamato Zavaclo nel piviere di Cintoja,
che Rachiperio del fu Azzo rinanziò ad
Azzo di Teuzzope per prezzo di soldi tre.
Con altro cnatratto del dicembre 1005,
Teuzzone del fa. Gherardo acquistò in
compra per 3o soldi d'argento da Alberto -
del fu Giovanni la metà di una cass mas-
ent terreni annessi, posta in Lu-
n, dove appellasi in Piscina; nel
piviere di S. Romolo a Cortale (Gaville)
giudicaria fiorentina. — Nel 1036 dol
mese di dicembre lo stesso Teazzone del
fu Gherardo con la sus consorte Ermeu-
garda del fa-Riceardo, stando nel luogo
di Celle presso Gaville, donò alla badia
di Passignano la quarta parte delle cue
e sorti che possedeva in Tuoolena, nel vo-
cabolo Piscina. — Finalmente portano
la data alla Torredi ue istru-
menti dello stesso mese, di gennajo del
1059; uno dei quali versa sulla donazione
di tre di terra situati nel piviere
di Campoli, che Pietrò del-fu Gugliehuo
fece alla bydia di Passigunno; l'altro è
ua atto di consenso per tal donazione pre»
stato da donna Itta del fu Ugo muglie del
suddetto donatario, cerziorata da Azzo di
Pietro, come il prossimo di lei pe-
rente. (Anca. Dirt. Fica. Carte dellu Ba-
dia di Passignano). — -
Anche i monaci di S. Casciano a Mon-
tescalari possedevano beni io Lucolena,
siccome. apparisce da una promessa del
6 novembre r088 falta dai fratelli Gio.
vanni ed Ugo, figli del fu Rigaccio, cioè,
nen recar molestia a quei monaci per i
i
di
950 LUCO
possessi che la loro hedia aveva în Loco
Nena. (Arch. cit.)
Forse «la questi signori della Zorre e
LUGL
colena, delicato n un principe 1 cam
Medici dal suo autore Michele di Lando,
del ostello di Lucolema discesero alcuni Ser
magnati del contade fiorentino, che
«liesero da Lacolena , consorti de” Soola:
e dei Bardi. Fra i quali alla pace di Fi-
renze del 1280 fatta fra i Guelfi e i Ghi-
bellini per cura del Cardinal Latino, fu
compreso anche un Cante de' Signori da
Laucolena ; così pore nella rifermagione
delia Signoria, emanata nel setterabre del
1311, nota più comunemente sotto nome
di riformagione di messer Beldo d'Agu-
glione, fra i nobili
da quell'arpistia fusi on Ti
un Cante da Lacolena coi figli,
consorti. — Non per questo Lecolena re.
stò sempre immone dalla rabbia ghibel-
lina, mentre alcuni della consorteria de.
gli Ubertini di Gaville, e di quella dei
Cerchi, nel a giugno del 1303, corsero a
saccheggiare e sd abbruciare la villa di
Lecolena , guastando tutto intorno quel
prese. (Boncami, Spogli ASS. nella Ma-
gliabechiana, Class. XXV. Cod. 45.)
Fu solo dopo la cacciata del duca d°
tene, quando il governo «ella Rep. Fi
speota che fa la rivolta dei Bardi, mod!
ficò la legge che escludeva i magnati ds-
gli impieghi, quando a certe condizioni,
sscrisse 500 di loro fra i popolani, tra
i quali si annoverarono anche i signori
da Lacolena. (Annia. [sor fio, Lib. JE.)
_ Pafai
ra di opprimere la liberta della patria
(Asca. nata Rironmactoni pi Finuxse ).
Nel catologo delle chiese della diocesi
fiesolana, redatto nel 1299, la parrocchia
di S. Cristofano a Lucoleua era compresa. ch.
nel piviere di S. Pietro a Cintoja, men-
tre quella di S. Stefa
tuttora nel piviere di È
di Lucolena invecchiato di
quattr'anni pasta fra i migliori del Val-
d'Arao speriore, e li che fanno co-
roma alla contrada vinifera del Chi:
Nella biblioteca Maglinbechiana con-
servasi (ra le Misc. MSS. (CI. F4LI. Cod.
43.) ua cspilolo in lode del vino di La-
la capricciosa etimologia data a Lucolena
le seguenti lerzine.
Side tra Monte Domini e Lisone
. Una piccol valletta al Tosco lito
Da Bacco amata, odiata da Giunone,
Perchè una Lena amica del marito
Condustrice di Semel vi s'ascose
Mossa da Giove per miglior partito;
Quivi ella a Bacco un Luogo sacre pose,
Dal quale e dal suo nome Luce Lesa,
Nome oggi detto del luogo compose.
La parr..di S. Stefano » Lecolena pel
1833 contava 641 abit.
LUGLIANO (Zuliamm) in Val di Li-
ma. — Cas. ch’ ebbe nome di castello con
parr. (S. Jacopo, giù S. Martino ) filiale
della pieve de’ Moati di Villa, Com. Giur.
e cires due migl. a lib. del Bagno, Dice
€ Due. di Lucca.
Risiede in poggio alla sinistra del fre-
me Lima a cavaliere della strada postale
dei Bagni, la quale passa al suo sett.
Due peesi, Lugliano e Lugnano, desi.
guati anticamente coi vocaboli di Lulie-
nun, Zulianum, e Lunianum, e compresi
entrambi nel piviere medesimo, ci rce-
dono attualmente dabbiosi per decidere,
quale fra i documenti che parlano di uno
di essi possano spettare a Zuglione piot
tosto che al Zugnano di Valdi-Lima.
Dirò bensì che mel molti beni delle chiese
tolo di enfiteusi alla nobil famiglia de’
Soffrediaghi consorti dei signori da Cor-
vaja. A ciò segnatamente riferisce un i.
siramento degli 11 ottobre 939, col quale
il Vesc. Corrado concesse in feudo a Ro
dilanio del fa Cunimundo beni della
Ss. Frediano di Lucca i in Ger.
fognana, nei luoghi Chifenti, Luliano ce.
si Le quali possessioni, nell'anno 991, fe-
rono dal vescoto Gheranio confermate si
due fratelli Ranieri e Fraolmo, figli di
tro Fraolmo che fu Visconte, com
espadronato della chiesa di Luglis-
no, cui vocabulura est S. Martimi. ( Me-
mor. Lucch. T. V. P. III.)
La perr. di S. Jacopo a Legliano nel
1832 aveva 410 abit
LUGN
LUGNANO x BUGNAN
iu Val-di-Li.
due parrocchie adesso ri
S. Donato ) nello si pre
cedenie Zugliano , Villa-Teren-
de’ Monti di Villa, Com, e
. a grec, del Borgo, Giur. del
. e Due, di Lucca.
Siedono in costa sulla faccia occiden-
tale del Monte-Fegatese e di Prato-Fio-
torr. Fegana e
questo Lugnano, 0 Luniano, se non
è il Zugliano precedente, fa menzione
una carta dell Arch. Arciv, di Lucca del
20 luglio 891, con la qual
rardo concede ad entiteusi per l’annuo
censo di 26 danari d'argento una casa
ed orto annesso, ch'era di proprietà della
chiesa di S. Frediano di Lucca, idest ca-
sa et res illas in loco et finibus Luniano,
ubi dicitur a Colle.
Uo'altra pergamena del 13 giug. got,
bblicata nelle Memorie si, (T.
. P. IT.) tratta dell’enfiteusi di due case
mmansarizie di pertinenza della stessa ch.
di S. Frediano, poste in Zoco et finibus
ubi dicitur a Lugnano finitus Contro
nente.
Certo è, che dei poderi e case poste in
Luniano, Bugliano, Montefegatese, For-
noli, Chifenti e altre ville, go anni dopo,
cioè, ggr, furouo date a livello da un altro
vescovo Gherardi guori di Versi
cum singulis hominibus, qui sunt (ad cas
res) astinentibus in villis illis nuncupan=
te, Domatiano, Montefegatese, Lunia-
no, Buliano, Granajolo , Biscolle, Fur-
mule, Chifenti, Luliano, Corsena, Boza-
no, Retiano, Mutiano, Bargi, Vetelgia,
Zipitiano, Controne, Cucurajo, Panule
gio, Colle , Galicana, Menablacha (sic),
Sala, Cerbaja, vel in aliis villis etc.
(Maxon. Luocs, T. V P. HI.)
In quanto spetta al dominio politico
del Cast. di Lugliano, che eo apparle.
nesse-al comune di Luoca nou lascia dub-
bio il diploma concesso nel giugno del
1244 a quei signori, nell'occasione che
avevano supplicata la maestà sua: uf ca-
strum Motronis, Montis fegatensis, et
castrum Luliani, quae surt de Garfagna.
na, cum omnibus jurisdictionibus et di-
strictu eis concederes in perpetuum. (Mx-
mona. Lucca. T. U.) pe
LUGN 934
Un fatto anche meno incerto si è que-
sto, che tanto il Cast. di Zugrano quanto
l'altro di Bugauno, furono compresi nella
vicaria di Coreglia, allorchè con titolo
di contea venne concessa a Francesco de-
gli Antelminelli dull' Imp. Caro IV, me-
diante ua privilegio spedito Ji 12 maggio
1353, — Ved, Contora.
Le parr. riunite di S. Maria a Lugna-
no e S. Donato » Buglisno nel 1832 uo-
veravano 485 abit.
LUGNANO nel Val-d'Arno pisano. —
Borgata con antica parr. (SS. Quirico e
Giulitta ) nel Com.
Giur. e quasi 4 migl.
sano, Dic. e Comp. di Pisa.
Trovasi ls chiess con l'annessa borguta
lungo la strida provinciale di Calci sulla
destra ripa del fi. Arco, alla ‘base meri-
dionale del monte della Verruca , quasi
un migl.a lev. della villa di Noce.
Ebbe podere in questo: luogo fino dal
secolo XIII la badia de' Camaldolensi di
S. Michele in Borgo a Pisa.
Tofatti esiste tuttora sopra Lugnanò
una he fu di quei monaci. E si
fra gli oliveti nel sovrastante poggio
spesso abitata dul celebre P. abate Grandi,
dondechè essa porta anche adesso il nome
di Villa Grandiana.
La nuora torre sd uso di campanile
della chiesa di Lugnano è stata fabbricata
quasi tutta con i marmi e le grandi pietro
state barbaramente tolte dalla disfatta an-
tichissima chiesa del monastero di S. Mi-
chele della Verruca.
Lugnano, S. Giovanni alla Vena e No-
ce vennero all'obbedienza della Rep. fio-
rentina sotto di 27 luglio 1406, è
no stesso ottennero una capitola:
esentava quei popoli dalle pubbliche gra-
vezze per dieci anni. (Anca. peLLe Rurva-
mao, di Finenze.)”
La parr. de SS. Quirico e Giulitta a
Lugnano nel 1833 contava 440 a
LUGNANO uella Valle inferiore del
Serchio. — Due borgate che diedero il
titolo a due chiese parr. (S. Michele e SL
Lucia) riunite alla parrocchiale di S. Fa-
biano alle Zulina di Quosa, nel. piviere
di Pugnano, Com. Giur. e circa due wigl.
a sell-maeste, dei Bagni di S, Giuliano,
Dioc. e Com. di Pisa.
Fa raenzione-di questa borgata un i-
strumegio della Metropolitana di Pisa,
ss LUJA
togato li 13 Cit dol 1355. — È na atte
‘di compra e vendiis di ve pezzo di terra
nel comune di Laguaso in Val-di-
posto
Serchio, luogo chiamato alle Covelle, (An-
cu. Dun. Fin. Carte delle Primaziale
€ Comp. di Firenze.
Rammsento ai lettori questa villata per
dire cea lo storico Buonsecorso Pitti, che
co-tà fino del tempo della Repubblice si
a stare uno dei ire rami della ille
stre famiglia fiorentina de' Pitti, e pro
cisamente dopo che tutta quelle schiaita
venne cacciata da Somifonie dal pertito
dei Ghibellini che sulla fne del sec. XU
vi signoreggiava.
« Pare (dice lo siorica endà.) che delia
mostra famiglia si facessero Lré porti. La
prima si pore a siare a un luogo, che
sichiama Zaje, e aggidì di loro discen-
denti vi sono grandi famiglie, e eno
reveli di contado, et hanso di ricche
e buone sioni , e il nome lore,
cioè di tutta la famiglia, oggidì si chia-
muuo i Zojesi . . . e l'arme come noi
ESRI]
SUI dello Semifonti, il quale fu diato
to per lo Comune di Firense negli an
mi 1908; la qual famiglia porta Lin
« Pitti, ce. > °
11 some del casle di Luja conservesi
(utiera nelle vicinanze del distrutto ca-
siclle di Semifonie; per mode che fa un
aquivor dal ch. Domenico Manni
ullerchè al Vol. III dei Sigilli antichi
(n°6) egli scambiò il Zuja:di Certaldo
iva Zajano dell'Impraneta ,‘cossle che
vien descritto qui appresa.
LUIARO ia Valli. Grove. —- Gr
com perr. (Si Andres) nel pivirre del-
f' Impruneta, Com. Gier. e circa migl.
i disett ha l'Appenaiue di
LUIC
strada comunale che da Sen-Casciamo gui-
da all'Impraneta.
Dubito che a questo luogo, pisttosto
che al Cas, di Ligliano della stessa Co-
munità, debba riferire voa mena
imedita apperienata alla bedia di Passi-
dolingi di Fucecchio, previo sache il coe-
senso del conie Ugo fratello dello stesso
si fece ii mano d'Ildebrando 6
nella corte di Zugiano, 0 Zujemo, rice-
vendo a titolo di Leunechil, un pajo di
Guanti. (Anca. Dirt. Fios. loc. cit.)
Il pettimonie della chiesa di S An
deea a Lujeno fu destinato a uno dei
primi 4 cappellani corali , attuntmente
camonico nella insigne collegiata detl’Im-
prupeta , dal quale canonico dipende i
©) carato di Laj
jane.
parr. di S. Andrea a Le
net :833 contava 13: al
Zoonse ( Pisrs 8) in Valdi Merse.
— Ped. Lenaro e Scatvasa.
LUICCIANA . è LUVICCIANA nella
Valle del Bisenzio, — Cas. com castell:re
e chiem prioria (S. Michele) a Zaviecia-
na e Torricella, con l'annesa cappella di
meziole levi Cantagallo, Giur. e cirm
$ migi. a lib. di Mercatale, Dioc. di Pi.
sofa, Comp.
Risiode
uo poggio che dal lie
un poggio
Pi Moate-Piano, «
detro il monte Javello, a pon, il moste
di Ceo ea lev, i poggi di Griciglia
ne 0 di $, Peto, 0 S. Ippolito di Versia.
I tor. tributario del
Trogola , grouo
Bagna le falde orientali e sett.
età fa parto della giuriodi ‘
politica di Pistoja. Fra gli altri doce-
menti lo:dimosira il trattite concheso in
Firenze li 33 maggio 1329 fra i sindaci
pistojoci e la Signoria fiorentina ; quichò
LUMB
mao degli articoli preserive, che il Comu
ne di Firenze debba iare diberamen
te al Comune di Pistoja il possesso delle
terre di Luvicciana di Val-di-Bisenzio.
(Zacimanra daeodol. Pister.) .
. Presso Laicciana nel secolo XIV esi
steva un castello, chiamato Castel Aoe-
rardi. iccome a pparisoe da. na istrumen-
to del gingno xi) fasto in Luvicciana,
di dell'opera di S, Jacopo di
Pistoja, or ca mel Arch. Dipl. Fior, Alla
a ficera comu-
za il
cumento del s1 luglio 1376 fatto nella
villa di Logomauo. È un atto di aranci»
iome dalla patria potestà fatto da
Posto del fa Francione in favore del
figlio, per nome Francione ( loc. ci.). Lo
prova anche meglio uu' altro istrumento
pubblico del 31 big 1382, stipulato
nella casa del potestà di Bisenzio
in Luvicciana. ( Ance: Dirs. Fiona. Carte
del Vescovedo di Pistoja).
La chiesa di Luicciana nel sinod
tojese dell'aprile 1313.è desig:
distinti vo del luogo alla Torricella.
Lousucara ( Fonpo ) in Val-di-Ma-
gro. — Predio che fu nell'antico territo.
rio e circa due miglin a ponente dalla di-
strutta città di Luni, probabilmente nel
la Com.d'Amelia, Mandamento di Lerici,
Dioe. di Luni-Sarzana, Provincia di Le.
vante, R. Sardo.
Il fondo di Lumbricata è rammentato
da 5; Gregorio Magno in una lettera serit-
ta nel nov. del 598 4 Venanzio vescoro
di Luni, cui concedè licenza di fondare
un monastero di monache (forse.l'asceterio
più antico della Toscana tulta) nelle case
stesso vescovo poste deniro la città
dira) doti Sa faina ap
pella a S. Pietro Apostolo e ad altri ssati,
via legale donazione di beni sta-
ili e di sacri arredi ivi distintamente
nominati, cioè: Fundum Faborianum et
ILumbricata in integrum constitutum in
territorio Lunensi milliaria ab urbe cadem
plui minus secundo, juzia fiurium Ma.
cram cum servis duobus , et boum paria
duo tanium .. calice argentenm unu
Nabentem uncias sez, palesa palenem argenteo
babenicim libras duas, sindones duas, coo-
"n
LUNA 935
pertoriunm super altare unune, etc Wed.
Lon ciuà.
LUMBRICI di Camajore, — Ped. Low.
mici nella vallecola di.Camajore. ,
LUMENA , è LOMÈNA in Vai-di,Sie.
ve. — Ces. con rasteliare e ch. parr..(S.
Michele ) sel piviere di S. Agata in Mu-
gello, Com. Giur. e quesi 3 migl. a mse-
stro di Scarperia, Dice. e Comp. di Fi-
va to posto al.
1a base del Monte Calvi, ono degli speoni
meridiouali che scende dall’ Appeonino
Mougellano, fra Castel-Guerrino e il Gio-
40 di Scarperia, circa un miglio e mezzo
a maestro della pieve di S. Agata.
Del castello di Lamana si fa menzione
fino dal 1159 nelle carte della chigsa fio.
rentina, al cui capitolo fu enito il patri-
monio e giu: Lo della chiesa di La-
ména fino dall'anno 1489, per bolla del
Pont. Inuocenzo VIII.
La parr. di S. Michele a Lumòna, o
Londl. nel 1833 contava 18 abit
LUNA ciuà. — 7ed. Lo,
LUNA (ALPE sella), = _ Iciad Aura
vetta Loma.
Lona {Pura peLtA ) sul poggio di
Arcetri nel suburbio meridionale di Fi.
renze. — Il Varchi nella soa storia fio-
rentina, all'oceasione dell’accampamento
dell'esetcito venuto nel 1528 ad assediare
tò questa 7illa nei con-
li Giullari è di-Arcetri,
ma senza dire a chi appartenesse, nè qual
fosse precisamente la sua posizione; co-
sicobè resta tattora ignoto il vocabolo che
prese dopò, o a qual resedio campestre
tuttora esistente essa debbasi riferire.
LUNATA nella pianura oricatale di
Lucca. — Contrada con antica pieve (S,
Fred ano) wella Com. Giur. e circa due
incontrasi sulla strada
tale pesciatina , fra l' alveo tériuowo
dell'Osseretto, che le. scorre a pon. e la
Fossa-nuwa che scenile dalle Pizzorno
al s00 levante; il primo tributarie del Ser.
chio mediante il canale d' Osseri, l’altra
del fame Arno mercà del lago di Biea-
Lina e dell'emimario delle Seretse.
Della contrada di Lunata si bunno no:
Lizie sino del scosle VI fre le gesta del
138
934 LUNA
vescoro S. Frediano , Il quale vine riti
rato qualebe tempo in Lunata, dove poi
fu eretta la chiesa parrocchiale sotto la
finvocazione dello stesso santo patrono,
Uno dei più autichi documenti relati-
vo a questo luogo fa rogato nel vico me
desimo di Lurate vel novembre del 967.
Consiste in ana donazione di terre a fa-
wore della chiesa di S. Martino a Zunata.
Un aliro isirumento, scritto in Lucca li
14 novembre dell'anno 969, risguarda
Pofferta di altri beni alla chiesa di S.
Frediano in Lunata fuita dal prete Aut-
perto rettore della medesima, riservan»
dosi di quelli l'usufrutto. — Molte altre
carte dei vecoli VIII, IX e X trattano della
ebiesa di S. Frediano, sita loco ubi dici-
tiur Lunata, e alcune di esse carte farono
scritte nella stessa chiesa di S. Frediano
a Lonata. ( Meuon. Loccz, T. IV e V. )
- Ta quanto alla chiesa di S. Nartino a
Lunata, esse torna ad esse: ricordata col bi-
tolo di moanstero, nell'anno 810, quando
11 vescoro Jacopo per carta dei 3 ni
Tivellò monastrrium nostrum S. Mi
“sito in suprascripto loco Lunato, qui fuit
guondam Crispinuli, et nane est perti.
nente Eccl. episcopatui nostri S. Har-
tini, etc. La qual cniem,e annesso mona-
etero probabilmente si trasformarono in
i Lunata per i pellegrini,
registrato nel 1260 fra le chie-
we, motasteri e ospizii suburbani di Lucca.
‘Quando nella chiesa di S. Fred
Lanata fosse eretto îl battistero nou
che io sappia, dalle scrittare supersiti
accennato: bentì la prim» volla che In
chiesa di Lunata viene appellata pieve
battesimale, mi dò a credere che sia in un
istromento dei so aprile Bra, mercè cui
wo chierico abitante in Lunata offrì tutti
i soci beni alla pieve bartesimale sita in
suprascripto loco Lunata ubi Ostrifonsus
diaconus recior esse videtur. ( Mumon. cir.
T.VP.il.)
Dal catalogo delle chiese della diocesi
di Locca del 1360, rilevasi, che il pivie
re di Lunata a quel tempo comprendeva
Je seguenti chiese, cioè: S. Andrea a Tem-
pegnano; S. Quirico a Caparnmre, S. Mi
chele d'Antraccole, e S. Lorenzo di Pic-
ciorana. — Nei secoli più vicini a noi fu
rono aggianie alla pieve medesima, oltre
le chiese parrocchiali prenominate, quelì
di $. Vito a Fompagnano, detta.comune-
LUNG
mente a &. ito, più ancora le chiese di $.
ro alla Badia di Posseveri e di S.
i usto @ Porcari.
Importerà forse alla storia idraulica di
questa contrada il sapere, che ì varii coni
i acqua, dai quali era attra versata cotesta
ara, costi ano nella contrada di
ata un'Zsola, e una Piscina, rammen
fate 10 varie pergamene dell'Arch. Arcio.
Itcchiese dei secoli IX e X, fra le quali
una del 16 aprile 815; in cui si accenna
pezzo di vigos in Zasole prope Lunata,
e inaltra scrittura del a giug. 874 indi.
cante il luogo Lunata ubi dicitura Pi-
scina. —(Mznoa. ar. T. V P.
degli ANlacingoli, la quale diede
al mondocattolico un pepe in Lacio IVe
cou esso due cardinali, creature e parenti
dello stesso pontefice, cioè Uberto e Ghe-
rando del sitolo di S. Allriano, l'ultimo
de' quali da Cesare Lucchesini fa riven
dicato alla casa Alluciogoli.
La parr. plebana di S. Freliano aLe
naix nel 1832 noverava 881 abit.
LUNATA (TEMPAGNANO p:)— Fed.
Truracnano. . .
LUNATA (S. Vrro a) — Wed, Vrro(S.)
nella piscora orientale di Lucca.
Lonz (Viza perte) a S. Domenico sotto
Fiesole. — Villa celebre, perchè apper-
tenne allo storico e segietarin della re-
pubblica Fior. Bario'otme» Scala, attual-
mente de'marchesi Guadagni di Firenze.
Trorasi pochi centi di passi a ostro del-
la chiesa e del soppresso amvento di SL
Dmenico di Fiesole, dalla ittà dista
quasi due miglia nelle perr. di S. Dome
ico suddetto, Com. Gior. e Dioc. fieso-
lana, Comp, di Firenze.
Questa villa fu edificata dal segretario
egli scri vesse
1700 cotesta
prietà dei marchesi Goadagni di Firenze,
da uno di essi ( Donato Maria) fa restaura.
tx, umpliata e ornata nella forma che oggi
si vede, e come lo richiedeva l'arnenità
del luogo. — Fal, Muanni, Dei Contorai
di Firenze.—Banorm, Lettere Fiesolane.
LUNGA (ACQUA ) — Ped. Aoqua ros.
C Val.di-Serchio, e in Val-d'Onbro
ne pistojese.
LUNGAGNANA (Zonganiane), in Val
LUNG
LUNI
Strata, per quam itur a lac de le Sarre
Com. versus Cojanum, seu Sancium Minia
Giur. e circa 7 migl. a lib. di Fivizzaoo, fem... usque ie strotom publicam errsue
Dioc. di Poniremoli , già ddi Luni-Sarza- Zevantem per locum , gui dicitur Sylva
na, Comp di Pisa. — Ved. Crsanuso. Gherardi, ot eb ipro loce reniondo versus
LUNGO (MONTE) — ed. Monra-zun. Seprentrionem per ipsem stratam usque
0 nel Val-d'Arno superi
idem vella Vabdi-Magra. — Fed.
Montaunco pi l'ormaamoci.
— (PONTE) — Fed. Orzsaome muto.
CCA
LUNGONE, « PORTO-LONGONE. —
Ved. Poaro-Leveose.
ad'viam , qua itur ed Bccsessan &. Ma
mar pe Loneorow versus Castrum Flo
rentinum ei eb inde usque ad fiuviun
Els0e, sicut jaoet guacdam fovea, vel via
nsgue in strada gua itur atta Docana,
‘et est guardam viottola, qua itur ud mo-
leadinum plebis de Cajano, pariter in
LUNGOTONO. in Val.l'Elm.— Vill. fuvium Elsse. Per dicia cosfnia et lesa
con ch. parr. (S. Maria ad Nives oua l'an: Seri foceruni plures palos,et figi loco ter-
tico uniuezse della cancuice di S. Niccolò “misorum cic. ( Lum, Moe. Zecl. Flor.
a Collepatti ) nel piviere di $. Pietro a
Cojuno, Com. Giur. e circa un miglio a
tnaesir. di Cestel-fiorentimo, Dice. di Vol.
(era, Comp. di L'irenze.
Trovasi alle sinistra del fi. Ela pres
10 la strada com. Liva rotabile traccia -
ta Jungo l'Elsa, sull'estremo confine della
diocesi vollerraea con la fiorentina, alla
Kiro ima appertemera ana porzione
distretto di Collepolii. °
Fino al regno di
una delle tanie cai ie doga-
mali, dalle quali veniva intralciato e in-
catenato Îl commercio interno del Gran-
ducsia. Colesta in, che apparten-
né all'antico distretto di Sanminiato, ba
lasciato l'originario mome di Zogone a
tn horgheilo tattora esisionie presso Lun-
gotone. — Ped. Carena.
tiubilita nel 1397 fra il territorio della
Rep. forentina e quello dol Comune di
Senminiato, la dove sono desigunti i ler-
mini del distretto Saaminiaiese a con-
tatto con quelli della comunità di Cartel-
Gerentino , fa escluso da quest Hime il
territorio di Cellepatti , come quello che
I fa cosà,
nella demarozzione dei confisi,.
T. L pag. 404 e 405.) i
Nel borghetto di Dogane esisteva sino
dal secolo XIV una cappella, che crede
n bblica tI iaveoione di
meo x
Lo perr. di S. Maria € S. Niccolò n
Langoioso pel 1833 aveva 1049 abit.
LUNI(Zews) nella Veldi-Magro. Pio-
cola città distrutta di origine etrusca, por
quanto sia sita ‘per molle tempo domi-
nata dai Liguri, cui soltenirarono i Ro-
mani, dai quali la città col suo distretto
fa riacita al governò di Pisa, e come
vuentemeate alla provincia Lescana.Quin-
di Luni sotto il Lriuavireto di Ottaviano,
M. Antonio e Lepido dové accogliere una
colonia militare: Del dominio imperiale
im potere dei Visigoti, quindi lurnò
ligia degl Impersiori d'Oriente, tai fu
Aolta al principio del secolo VII dai Loa-
Guberdì che la rinsirono pecifcamente
al loro regno. Vinti cotesti, ed espulsi dai
Frenchi, Loni desadde ogni giorno più
setto il regno de' Cerelingi. Fiazimente
saccheggiata varie volte da di ma
re € disertata di abitatori dei ristagni pe
tustri, che scesero egni giorno più melezno
936 LONI
quel suolo , nel secolo XV fu totalmente
abbandonata anche dal clero, quando si
trasporiarovo a Sirzans con le reliquie di
Luvi le onorificenze di città.
Rare, e meschine macerie, di cui l'edi-
fizio maggiore attualmente si riduce alla
semidirula ossatura di un mediocre anfi.
teatro, trovansi quà e > sepolie nell are-
nosa campagna fra la strada postale di Ge-
mova e il littorale della così detta Mari-
igl. a pon. della fiumana Par-
a lev, del fiume Magra;
raiglio distanti
montorio del Corro, g da quello
tovenere, 5 migl. a lib. di Carrai
8 dalle cave dei suoi marmi, e migl, a }
a pon. di Avenza, nella parr. di
Com. e circa a migl. a lib, di Ortonovo,
Naudamegto, Dioc. e migl. 3 4 a scir. di
tre migl. a grec. del pro-
P
Sarzana, Provincia di Levante, R. S:rdo.
long.e
|. appena on. migl. lontana
re— In conseguenza dal-
ruardando a ostro la vista
si spazia sopra un vasto pelago; mentre da
i corrisponde al gr. 25° 4o'
44° 4' 3" lai
dal lembo del
le arene di Luni
sett. le fanno spalliera.i poggi di Fosdi-
novo, Castelnuovo e Ortonovo; dal lato di
grecale e di levante la sublime e nuda rape
marmorea dell'Alpe Apuana; e rollando
l’occhio verso lib. la visuale confina coi
i di Porto-Venere, e del Cor
udono il magnifico golfo
di Luni, ora detto della Spezia.
I castelli di Amelia, di Sarzanelto, di Fo
situati sui poggi testè accenna!
dente corona al piano di Loni, e sono
un opposto contrasto a quella spopolata
e insalubre spiaggia.
Se di non poche città dirate scarreg.
giano monumenti al punto che si di.puta
nora dagli arc! la loro più pro-
abile ubicazione, Luni è certamente di
questo numero una, Conciossischè, tro-
tandosì essa: collocata sul confine di due
ioni nemiche, ia 0n suolo controver-
e!
tempi fu disputato non sola-
mente dell'origine e vicende, ma ancora
della vera posizione di questa citià. |
ni sulla ubicazione di Lani, troverebbe,
LUNI
che Frate Annio «la Viterbo la confise con
Carrara, che l'archeologo perugino Gia-
cinto Vincioli la scambiò cum l'Avenza;
che Cluverio, Lami, e Chabrol la poser
alla destra del fiume Magra, che Luigi
Bossi lu traslocò nel sito di Sarzana, e
che fuvvi- perfino chi la mandò nel foudo
del golfo, là dove è sorta la moderna città
di Spezia, come è stato di corto conget-
turato da un dotto storico e da un lette
rato genovese.— Finalmente per una sira-
ha combinazione Scipione Maffei disse, che
dopo essersi aggirato più volte nei luo;hi
che furono sede alla stessa città, non solo
non gli riescì di trovare il suo anfiteatro,
ma né tampoco alcuna di quelle ch'egli
chiama pretese rovine di Luni.
nio si favoleggiò leto; questa pove
ra città, che Fazio degli Uberti, Giova
Villani, Francesco Petrarca e Leandro
Alberti fecero delle avventure di Luni
un'altra romanzesca Troja, sicchè per ca.
gione di un amoroso inirigo contavano
di essa, che
Fa alla fine disfatta e confusa.
A mostrare tulte le stranezze che dagli
scritiori di diverse età si dissero di Luni,
non tacerò di Giulio Cesare Scaligero,
che la suppose subissata .nell’onde, men-
tre galleggiante sopra l’onde, per conto
del matematico Domenico Vanilelli, do-
veva restare, losl una sua memo
ria-Della vera posizione di Luni e della
vasta e reale posizione del suo porto, de-
lineò il cratere di questo golfo, a partire
dal promontorio del Corte sino alla rape
di Montignoso, lambendo la base dei poggi
che gli fanno corona. (Fed. la stessa Ne
moria HS. nella Bibl. Marucelliana
Firenze A. CCKXIX. 2).
Giunge opportuno fra tanti dispareri
il giudizio accompagnato dall' ispezione
locale di un erudito R. antiquario pio
moniese, qual è il sig. Carlo Promic Av-
vegnaché egli dopo avere visitato i campi
di Luni, i monumenti e le Inpide state
scoperte nei recenti sca , chbe ordine di
proseguire nuove escavazioni per conto di
5 M. Sarda nel terreno donato dal March.
Remedi, Reduce nella capitale il sig. Pro-
ris, dopo reso conto al suo Re dell’ 9
vole missione, ha fatto dî puliblico
‘un’opera che ba per titolo Memorie della
: è di Luni, destinata a far parte del T.I,
LUNI
Serie TI degli Atti della R. Acoulemia
delle scienze di Torino.
Avendo potuto per gentilezza di quei
scienziati ottenere una copia di csse
morie per mia istruzione, mi è grato rao-
comandarle a coloro i quali bramassero in
poche pagine aver sott'occhio quanto fu
scritto di vero e di falso sopra quella di
ILA e sue atlinenze.
inte lavoro diviso ii
tro capitoli , nel primo dei qua
scorre della topografia della città e del
portoili Luni; nel secondo vien trattata in
succinio Ja sua storia; il terzo è destinato
® far conoscere l'antico suo commercio ;
finalmente nel quarto si riportano i mo-
mumentì superstiti, cui fa appeadice il
corpo epigrafico delle iscrizioni genuine
sceverate da quelle spurie, che pur esse
vengono riportate in calce del libro. _
Ta quanto alla topografia della città
di Luni sembrò al sig. Promis oscuro per
lo meno, se noa anche rorrolto, quel pas-
s0 di Strabone (Geogr. lib. P.) dove dice,
che tra Luni e Pisa è v0 luogo (Y/050V)
detto Macra, che molti scrittori pongono
fea l'Etroria ela Ligoria. Ma con la po-
sitiva asserzione di Plinio, soggiunse il
sig. Promis, e di altri antichi autori che
presero per Macra quel fiume» .
«+ + « Che per cammin corto
Lo Genovese parte dal Toscano,
è forza concludere emervi in quel prsso
di Strabone un'ertore, il
studiare quel testo di Strabone, all'occa-
sione in cni fa pabblicato nell’ Aniolo-
gin del settembre 1829, Vol. KXXV, un
mio articolo relativo » una memoria snl
Golfo della Spezia, pubblicata dal conte
Chabrol de Volvic: nella quale questo dot-
to economista, volendo stare alla nuda let-
tera di Strabone, pose a Lerici la città di
Luni, per sitaare fra questa e Pisa il
Ywpsoy, ossia la contrada della Val-di-
Magra.
To nou dirò se la greca voce di Ywproy
(piccola regione) debba spiegarsi per luo.
0, 0 per il fiume stesso Magra; dirò bensì
che a me sembrò più coerente alla parola
Xwpiov la contrada piuttosto che il fiu-
le- di Luni.
LUNI 937
me posto fra la Liguria. e l' Etruria, da
cui prende nome la /ul-di-Magra; que
la stessa vallata che sta fra Pisa e il porto.
Arroge anche allra espressio-
Strabone volle servire d'in-
to la ci
stesso collettivo senso lo usasse T. Livio,
Ilorchè, al libro XII cap. 19, e nuova-
e al libro XIV cap. g, parlava della
sola città di Zuna; come ancora quando
diceva delsolo porto, allorchè scrisse al lib.
XXXIV cap. 8, e al Jib. XXXIX cap.
a Luna proficisceni
Nà io penso che sia da imputarsi a Sira-
bone ignoranza sulla vera ubicazione del.
la città di Zuna, tostochè, discorrendo egli
di quel gruppo di monti, che separano la
valle superiore del Serchio dalla Luni.
giana marittima, scriveva, che /a città
di Lucca trovasi poco distante dai monti.
che vanno a poggiare sopra Luna, volendo
dire di quella giogana dell'Alpe Apuana,
il di cui fianco occidentale anche dal di.
vino poeta delle tre visioni fu attribuito
a Luni, dove ronca Zo Carrarese che di
sotto alberga, siccome e Luni appairien-
nero le carrai pidicine, mercè delle
quali la memoria della distratta ciità sa-
rà durevole quanto quella della nuova
sua figlia, Correre. .
Una delle principali avvertenze da far
sì, se mal non'mi appongo, fia quella di
dover noi contemplare l'estensione del-
rEt marittima secondo la misira
stabilita dal greco gengrafo. Essendochè
egli comprese nella Toscana, non solo la
città di Luni posta fra l’Alpe Apuaua, il
mare e il fiume Magra, ma ancora il ma:
@nifico porto lunense, sebbene si trovi
illa destra del fiume e più che cento sta-
dii discosto dalla città. Infatti Strabone
segnò fra Luca e Pisa una distanza di
più di 400 stadii; la qual misura riusci-
rebbe'onninamente erronea per coloro che
non volessero comprendere nella parola
Luna anche il porto lunense; mentre dal
luogo dove fa Luni fino a Pisa si cou-
tano appena ag6 stadii, pari a 37 mij
romane. — Di più lo stesso geosrafo lo-
sto soggiunse, ehe in cotesta sudd: ita di-
stanza evvi Luna città e Luna porto. La
qual dichiarazione, a parer sio, è suffi-
perio
dai quali vedesi il mare, la Sardegna e
Gran parie dell'uno e dell'altro lido, (cioè
del mere Tosco, e Ligustico ) ec.
Rettificato alla meglio che da mesi m-
pera na di geografi antica lescane,
Sato asesì valle messo io osaltoversia a
danno di Strabone, io ritorno etls perte
istorien per dere na accenso di eniesta
distruita città. — Non volendo abusare
dei maiwi lettori, io lascerò alle immagini
dei poeti le glorie di Zues see per
cominciare dove priacipiano i documenti
di Luni romana, è terminare con Zuni
del Medio Evo. .
Losi serre 1 Rousui stvo att'rnrasone
nei Basan.
on dirò della erigine, nè del nome
di Zune, che taluni alla figura fnlcate del
suo porto, altri alla pagana divinità, che
iede all'astro metiurmo, vollero attri-
Tifo in puis che dagli abita i di Loni
inma è fama che s'imprimense l'emblema
della Luna selle grandi forme dei loro ce-
see. .
Checchi pe sia, nè il porto lunense peò
i marillima effetivala venl'aeni
LUNI
fatti comprovati da serittosi meritevoli
di fede, 0 a monumenti meno che equi
voci, citerò fra i primi il notissimo ver
so di Enaio, ripetuto da A. Persio, poichè
con quelle parole l'epico latino ne richie
ma alla seconda puoice, quando
seil'anno 537 di Roma il console T. Man:
Lie Torquato recossi con le remane legioni
si porte di Luti per imbarcare e salpore
«i ta in Sardegua; e nelle quali legioni Ee-
nio era uno dei ceniurioni, sioche il
quasi sorpreso dalle naiarali belleane del
graniliose porto di Luni, dove la mstera
ha fatto tuito da se sula, invitava i suoi
concittadini a visitarlo:
Lunai ceci ,
Noa dirò di una spconda spedizione
sotte
11 comando del console M. Porcio Catone,
allorchè un'slira armaia navale dai porte
di Luna pose alla vele per quello del Pi-
renev (Moses ) in Spagaa.
Ii quale ultimo faito precedè di soli due
amui la repentina sullevazione di varie
tribi dei Lugeri, ehe iu numero di 20,000
penetrarono fieo a Lani devastando, non
solo quesio territorio, ma di la lengo la
spiaggi: avanzandosi sino a Pisa.
Con la scorta delle stesse parole di T.Li-
vio, all'art. Loou mi parte di rilevere da
quelle frasi, che il territorio lunense dal
lato della marina doveva essere immediata
mente a contatto col Jistrette pisano, senza
cheallora vi s'iuterponesse quello di Lao
ca, siccome avvenne nei tempi posteriori.
Bope discarse ie guesre che i Romani
chbero a sostenere contro i Liguri Gaiti-
mi della Lunigiana, finchè nom me estir
parono la razza col treslecacli lutti wol
È prelodato autore delle Mfemo
Luini si sofferma alquanto all'anso
597 (177 avanti L'E. V.) por
cercare di provare che a Zusi e nona
ILucsa foma sista delotta La colonia di
i i il'anno stesso
LUNI
Dell’opinione di questi ultimi io mi
ero dichiarato agli art. Are Arvana e Loo-
ca, indottovi prima di tutto ilalle concordi
senienze de due classici sturici, testè ram.
mentati; poscia dalla Tavola alimentaria
scoperia nel secolo passato presso la di-
sirutta Veleja; e finsliente ila una com-
pagnia d'illustri intevpetri, che sostenne»
ione di Lucca e non di Luni,
schiera fanno parte Sig
io, Gronovio, Borghini, Clavi
lario, Muratori, Lami, Targion:, il
di Poggio, Oderico, il Pad. Cianel
molti aliri; senza tampoco voler far con-
to di avere il luneuse territorio ascritto
a quella siessa tribù Galeria, cui fu asso-
gato il distretto di Pisa.
Non giù che alcuno neghi alla città di
Lani i) titolo e le condizioni di col
essa lo fu, non però di diritto romano
i Lacca, ma colonia di
i to
Antonio e di Lepido,
sella
ua sec, e $ do]
di cittadini Hedotti da Roma a
Nella speranza di assicurare a Looi
T'onore di essere stata colonia di cittadini
to tolto ai Liguri, sebbene ii
prricneme agli Etruscl Quind
romis soggiunge: il terri
mon poteva essere stato toli guri, nun
evendolo essi mai pecupato, cosicchè È
monti Apuani ad aliri non potevano es-
sere aggiudicati che alla colonia lunense,
essendo il territorio di Lucca ben da que.
sto diviso per giusti e naturali confini. —
(Meoa. cir.)
Non starò ad aggiungere parole a-quel-
Te dette su tal proposito all’ Artie, Lucca,
dove mi sembra di avere a suffic na di
mostrato , come Don solo il manicipio, 0
sia territorio commnitativo di Lucca, ma
ancora quello della sua colonia faceva par-
te della Ligoria, alla cui provincia dal
senato di Roma Ja città e contado lucche-
se farono date nel tempo, in cui la città di
Luni, il suo porto e distretto vennero as
segnati al pretore romano di Pica e conse-
Quentemente alla regione Toscana, comec-
chè la contrada lunense fosse alla destra
dell’Arnoe in parte anche oltre la Magra.
LUNI 959
All’anno 902 di Roma, nel tempo del.
la goerra civile fra Cesare e Pompeo,
vennero in Italia varii prodigii , sicchè
per placare gli Dei, a detta del peta Li
cano, si ricorse all’oracolo di un aruspi:
etrusco , affinchè spiegasse quei porteni
Ta scelta cadde nel più anziano di tuti
che fa Aronte, abitante di Luni, alla q
le dal poeta fu dato l'epiteto di deserta,
«+ + + Quorum qui mazimus evo
Aruns, incoluit desertae moenia Lunae.
Saria vano di voler indovinare la ca-
gione della scarsezza di abitanti in Luni
a quella età, ma qualunque essa fosse,
fatto è che poco dopo (anno 713 dli Roma)
vi fa condotta a rinfrescare la vecchia
città una colonia di veterani reduci dalla
vitioria di Azio. Tale fu quella i Luni,
di cui fecero special menzione Sesto Giu-
lio Frontino e Balbo nelle loro opere 2
Coloniis. Uno di questi autori av:
l’agro luvense fu repartito con la pren
legge Giulia e nel modo medesimo, com
cui si stabili la colonia militare a
ze; cioè, per centurie di 200 jugeri cia-
scuna, apponenilori i limili con termini
di legno a una distanza di pieli 40 dal
iedi 20 dal tato Car.
ad distinctionem
numeri positi sunt, rali ed recturas li
nearum ‘monstrandas. A
triumvirale per li i)
tani, e quei luc furono con ti al
coloni dj jus nditario. ia
Sul qual proposito mi sembra di non
dover passare in silenzio
resultante da quei lil
Vimiti delle colonie mi
quell'occasione nella Campania e nelle
toscane maremme. Imperocchè nella stessa
opera si notifica qualmente: « in origine
« dal divo Augustofa ripartita si vete.
« rani dei suoi eserciti una parte dei cam-
« pi e delle selve nella regione di Cam.
« panir, e lungo tutta lu via Aurelia »
( cioè vecchia e nuova, ossia Emilia di
Scauro ). « Nelle quali contrade nn si
« di pietra, mu di legno
rificali, distribuiti cost sino dallo
bilimento delle colonie. Però dopo
qualche tempo, cioè, per ordine del-
l'Imp. Adriano; invece di n
quo, "iurcavi collocati dei termini Sapi-
LURI LUNI
quali regolarmente vennero scol- IMP. CAFSARI - D. F
« piti i numeri per ordine progressivo fi- INP. V. COS. VL
.« no al confine dell'agro alla rospeitiva Ul Via - RP.
« colonia assegnato. » (Oper. cit.) PATRONO.
quelli di legno impecia Comecchè colesta iscrizione, a giudizio
parallclepippoda, lo disse-Frontino mede- dell'erudito sig. Promis, non vada affatto
simo a proposito dei limiti a tempo sue esenie da censura, pare gli aalichi ci
siati rimessi nel territorio di Veii per co- lini, non meno che i nuovi ospiti arri-
mando date dall'imperatore Trajeno; per vati ia Lusi, aver dovevano delle buone
ordine del quale Augusto fa'anche. scol: ragioni per accarezzare e venerare in de:
pita in tavole di bronzo la forma e reper- gesto il loro patrono, Avveguachè
ione del contado assegnato alla calonia vivente, la città di Luni devè nom pai
litare di Veii: Postea variis in loci: aumentare di popolazione, ma meroì di
deficientibus veteranis, jussu i imperatoris hugasto l'escavazione, il traffico ed il tre
Coesaris Trajani, agri ter. 13 lapidei sporto dei marmi lanensi tanto bianchi.
sunt assignati: qui termini recipiuat men- ordinari, come quelli bianco-serulei (bar.
suram perallelogrammam. digli) ebbero ad essere copiosissimi, to-
Io avrei liberato i miei lettori dalla stochè, se Oltaviano coa una mano chi:
noja di oesie incidente letterarie, se nea deva il tempio di Giano, con l'altra mano
fosse accaduta apriva il tempio delle Arti belle, nell'am-
scoperta di unodi quei termini marmorei bizione in cui si mantenae fio alla mor-
della figura di sopra designata, da me an- te, di poter dire : 7ropai Zama,
nunziata all'articolo Laco si Poxra; di mationi , ed io l'he folta di marmo.
Dello straordinario uso dei mermi lu-
nensi a Roma e in altri luoghi del ro
i mano dominio ai tempi di Aagusto diede
una solenne testimonianza Stra!
lorchè, sul proposito delle grandi moli ri
miglianza di quelle che, al dire leZgino, marmi bianchi e di quelli teudenti al ce-
{ De conditionibus agrorum ) sui termini ruleo che in grosse colonne e lastroni sca-
specialmente delle colonie di Toscana so- vavansi dai monti di Luni, diceva: che
levano incidersi. La qual cosa mi forai- colesti massi trasportavansi in gran co
sce argomento da credere, che il termine pia non solo a Roma, ma che all'età sua
pescato nel Lago di Porte, fosse uno di Kok care di Lusi ne prorvedevano mel-
etti ‘appartenuti alla colonia militare te altre
li Lami. Avvalora colesta mia congettara = Un rai smercio andò visibilmente au
quella pietra scolpito mentando,allorchè al tempo dei Neroni fa
sotto le lettere 2 AR una specie di li scoperio nelle stesse cave luuensi quel
tuo e di susorpita, quasi per coofermarci finissimo marmo siatuario da Plinio gie-
essere sale uno dei feraini sacrificali, stamente qualificato per più candido e più
che i per coufinare le centarie bello del Pario, soggiungendo che del Pa.
delle colonie. rio marmo fino allora gli scullori svera-
Ace i marmi scritti vengono in ap- no quasi unicamente adoprato; menire del
marmo lunense,e specialmente del bia neo.
cerulco e venato fu impiegnio la prima
scoperte gio- volta in Roma, nelle sue ‘case peste mel
le una trovata a Luni l'an: Monte Celio, da Mamarra Formiano Pro
1° 1706, attua nte esisienie a Serza- feito dei Fabbri sotto G. Cesare.
me in case Picedi. Era una hese che do. Però fino dal regno di Augusto dove
vera sorreggere una qualche statua dal vano presedere, per conto del Fisco impe-
megisieato di Luni eretta al sorrauo e riale, alle compagnie di Iavoranti e cava-
patrono Cesare Augusto uel 6.° suo csa- tori dei marmi lunensi de Meostri, o Ca-
solata, vale a dire nell'anno 756 di Ruma, pocavi, ticcome io ln deduceva da una
«38 eventi G.C. — Buco leswe perole: " lapide dei tempi di Tiberio, che pabbli=
LUNI
cai nel 1820 nei miei Cenni sopra P.AI-
pe Apuana, e che trovasi nelle Memorie
del sig. Promis riportata e spiegata, Al-
prratori i ragio! Ile cave’ lunensi e
21 luogo dello scarico dei marmi al Por-
20 Claulio e in Roma, affinchè si tenesse
registro delle spese e del prodotto, Sono
mote specialmente dueiscrizioni sepolcrali
asoperte preso Roma, una delle quali
fatta erigere agli Dei Mani di un perdu-
to liberto, da 7. Fluvio Successo, ch'era
pur Ziberto di Augusto (della casa de’
Flavii), il quale è qualificato 7ubala.
rius Marmorum Lunensium, L'altea iscri.
sione fu posta da Arctia Capillata i
Dei padre C. Arti berto di C. Zerho,
che fu Tabulario a Rationibus marinorunm *
Lunensium.
Realmente all’età del poetaGiovenale,e
precipuarmente durante l'impero di Traja-
mo, si recavano dalle cave di Luni a Ro-
ana marmi in s) graude quantità e di tal
anole per innalzare la colossale Colonna
Trajana, ed il grandioso cortiguo Foro,
sicchè il poeta ebbe rigione di esclamare
mella sua terza Satira:
Nam si procubuit qui sara Ligustica por ©
Aziovet eversum fudit super agmina
montem "
Quid superest de corporibus?
Dondechè, il vecchio Plinio asseriva *
esser tale a suo tempo il traffico dei mar
mi con Roma, che per il trasporto dei me-
desi iecarono barche di una for
issima e affatto muova, (Mist.
Natur. Lib. XXXVI. C. 1.)
Le quali barche a tal uopo costrulte,
e distinte col vocabolo di marmorarie,
caricavano al. porto di Luni, come disse
Sirabone, e non come suppone il sig. Pro-
mis, alla fossa di Carrara, guoe dicitur
antigua, cui appella una carta della Pri-
mmaziale di Pisa dell'auno 1116; giacchè
questa tratta di una donazionefatta da Pie-
tro vescovo di Pisa alla chiesa de' SS. Sto-1
fano € Cristofano de Carraria , presso it
lido del mare — Aggiungasi che la fossa
antica con quella.chiesa di S. Stefano de
Corraja esisteva al Porto-Pisano, cime
av Art. Cannara dI Poaro Pisano
( Vol. I, pag. 481) e in questo volume II
® pag. 769, solito l'Art. Livonso, |»
von
LUNI sa
Caricati i marmi sopra coteste navi,
conducevansi alla foce occidentale del Te
vere, come ora pure sticcede, chiumate
allora Porto Claudio, adesso semplicemen-
te Porto, ossia Fiumicino
Ragionieri destitiali a ricevere i marmi
per riscontrare le doppie marche numerî-
che, che ogni masso poriava impresse; una
del peso respettivo, l’altra del numero pro.
gressivo. mente al Porto Claudio'i
marmi si ricaricavano sopra una specie
di zaitere per rimontare il Tevere. fino
presso lu porta Ostieusé, dove si deposi-i
in luogo deno=
minato tuttora la. Marmorata.
Loetanei o pusteriori a quella splendida
età sono da dirsi i monumenti superstiti
stati finora dissepolli dal suolo di Lu-
i.— Consistono essi nella massima par-
iscrizioni votive, sepolcrali e di fa-
, la maggior partedellequali vengo
ino pubblicate più corrette e parte di esse la
prima volta dal [renominato archeologo
torinese. — Fra le lapide volive cilerò
uella in onore di Nerone e di Poppea,
ledicata da L. Titino L. F. della tribù
scritta nell’anno 66 dell’ E. V.,
rovata nel villaggio di Cecina
al sett. del poggio di Fo.
sdinovo. Citerò un’ iscrizione dedicata è
Trajano, in cui sono commemorate Plo-
tina moglie, e Marciana sorella dello stes-
s0 Trajano, mentre era console la quiota
volta, cioè, nell'anno 105 dell'E.V.— Una
iscrizione a onore dell’Imp. Adriano, l-
tra a Settimio Severo, a‘Giulia Augusta!
loro figli, dell'anno 200 di G. C. Ua-
imimento di altra lapida spettante a Ful-
via Plautille, sposa dell'Imp. Cara
€ finalmente una tavola di brouzo rela!
va ad ou collegio di artisti, stata scolpita
nell'anno 255. Quest'ultim: insieme con:
an candelabro di bronzo fu trovata nel -
3838 negli scavi-fatti alquanto a lev. di
Luni e poco luigi dalle mura fatte ne'bassi
tempi uella già desolata città. Costà pure
sino dal 1834 presso una pixcina fu dise-
mento a mosaico lungo da
argo circa 10 metri. ,
Arroge alle scoperte di tali ruderi quel
le posteriormente futte Del marzo del 1837:
dal March, Rerbedi-di Sarzana in un suo:
fondo situato a pon. dell'anfiteatro di Luw
ni. Costà casualmente da primo fu scas-
sato un'piede di bronzo ancora impiom
“159
942 LUNI
‘beto nella sua pianta; dipoi essendosi ap-
profondato e dilatato | escavamento del
suolo, si scuoprì an pavimento antico,
con parte di un edifizio lungo metri 3g,
il quale riducevasi a un peristilio largo 5
metri arditi, il di cui lato orier
tro di 0,610 di metro, che avevano
tra gl'intercolonii altrettanti piedi
edifizio che il Promi
sn Teatro. Di quei piedistalli non vi era
fa posto che uno solo, dove leggevasi il
mome di chi lo pose, nelle Memurie del
Prowis pubblicato, cioè:
L. Tires L. L. Parzasovare
Basm Dar.
TI tato occidentale del dissepolto edifi-
sio era formato da sette pilastri Interizi
- Jacghi metri 0,014 e tre quarti, i Il
dovevano sostenere sei arcate. La faccia lei
pilastri che guarda il portico
di metze culoune, el ognuna
sato un basamento di statu:
esi conservavano le segueni
L, Hervivs L. F. Gar.
Porsia.
Più importante però è la seconda isori-
‘ione che dice:
M. Tonrecio C..F. Ruro
Dvo » Vino + INT. Ta, Mi, IL
Cocosi. Er Inconas.
Voltato lo scavo a sett., si scoprì una
linea di colnune grosse metri 0,910; quali
sebbene attualmente siano ridotte = sole
Quattro, prima dovettero essere più nume-
rose. Poggiauo esse sopra nna base attica
senza plinto, € sono costrutle a zooe di
suationi e pietre (Collyria) al pari delle al-
lonne del portico, e come quelle che
P i, Fra una colonna e l'al-
lanza di metri 5,g00: sicchè
fassi manitesto che ene non potevano
reggere architravi, nè arcuazioni. Qui
il sig. Promisa buon diriito opinava, che
fiali coloane non potevano servire se non
che al una decorizione onoraria, soppor-
seggere de busti o delle figure. Cotesta
serie di colonne alla distanze l'un dal
T'alita di quasi sei metri erano fiaucheg-
LUNI
finto dda un muro che si profungava non
gi sa quanto, ed il cui /ambrì era stato
ornato da lastre di mirmo.
i vedere meglio dirette
tali escavazioni, offri in dono quel suolo
insieme coi ritrovati oggetti n S, M. Sar
ds. Infatti quella Maestà, appena sccet-
. tata l'offerta, volle asseguare una con-
rus somma affinchè si eseguissero ulle
riori ricerche, sotto l'ispezione della R.
commissione di antichità e belle arti.
lei esendo nominato il sig.
Promis, questi reogssi sul luogo; e nel
ino con tale successo che il dotto is
tore fu in grado di present: sno Re,
ed alla Commissiune di antichità dovi-
iosi resuliamenti; dei quali è merito
dell'opera fare conoscere ai miei lettori
le cose principali , come quelle che sono
vuffivienti esse sole per avere della Zusi
romana una qualche idee.
Avendo l’archeolago torinese diretto gli
scavi nei campi del March. Remedi, me
diante una fossa larga 144, fu ei
Aracciala una vastissima area lastricata di
armo bianco, fino allora intatta, della
larghezza di metri 19 j,in una lunghes-
ta indefinita.
I lastroni marmorei erano sostenati e
Quattro riprese da piccoli muriccivoli
contenenti nelle intereapedini della ter
ta battuta, ÎI limite meridionale termi.
Nava in un i
ro com nicchia nel mezzo;
di fronte alla quale il piano di opers Si-
op
gnina si abbassava alla profondità di me
tri 3,855 nella larghezza di metri 0,980.
statue ncefale con nna base, e non pochi
tronchi di colonne striate del diametro me-
Uri 0,585. A tali colonne apperienev
stupendo capitello fonico romano,
n lavoro in terra
Ti gusto di
ragione al sig. Promis da giudicare uli
LUNI
Baroni dell'epoca le’ Vespe
cui restano le seguenti pa-
parte mulilate:
Lilli (1.1!
Lil me. FA L).)
11 /oRD PREFE ...
Dl Dx RYPACIS-I )/ 7
Lil. LI
Un altro pezzo di lapida avera la pa-
rola PUBLICE; ed un terzo marino tut-
to infranto appens'lasciò al prelodato ar-
cheolugo comporre questo poco:
L. (VOLUM4a/US + FAVONIUS
A teamontana del muro suddescritto si
scoprirono alcune camere, in una delle
quali erano ammontirchiati pressoché tut-
ti i bronzi, che furono trasportati alla
Accalemia delle scienze a Torino. 1
cnmere s'rapionbanulo, diedero cagione al
Promis di pemare che ne fosse culuto il
apelianti a un ca
Il'archeologo stesso suppusto,
che omtà vi fosse una fucina fioria.
è lampoco iu piccola quaniità furono
scultura scavati dal suolo di
mx aggelti di gran. pregio non sa
piedi di brouzo sopra rammenta!
ottima scultura, e di gelto nitidissimo
si rinvennero invlte statuette parimente le
di bronzo, diverse membra ili statue, de'
capitelli marmo, e moltissimi al
frammenti
se, come di tuute altre che io irala
mccennare, poirannao i mici lettori av
Promis, del più al
quanti altri
Dondechè tanta uberiosa mewe, ed in bre.
mo spazio raccolla, è divenuta a
tempo stesso documento syenne dello 4)
rito patrio e della generosità del Mach.
LUNI
Car. Remedi. ma ancora della
za di S.M.Carlo Alberto, per servire di
ra alla continuazione di tali ricerche, de-
glinate a illustrare, se non la storia di Zuai
eirusca, al certo quella di Zuni romana.
l'Università di Bologna. Essa consiste
un decreto di patronato deliberato nell’
auno 355 dell'E. V. da un collegio
e «enlpito in bronto a onore di £.
Cor. Proculo, come colui che ivi è ap-
pellato: Pir Splendidus Civitatis Lunen
sis, Homo simpl. vitae. Unde credimus .. .
si cum nobis Patron.-cooptemus . . . place»
re cunctis universisque tam salubri rela-
tione Magistror. nostr consentiri, prae-
sertim cum sit et dignitate acci
onore fascium repletus. Unde sati.
deque gratulari possit N. N. si eum nob.
Patr.adsumamus ... Et nos gloriosi gau-
dentesyne offerimus, tabulamque. aeneam
hujus Decreti N. scriptura adfigi prae-
cipia! utinam jusserit, testem futurum in
aevo hujus consensus nostri relationem
cenmerunt. — Feliciter.
Questo maguiloquo decreto di patro.
nato ci ‘hiama a far menzione di altra
iscrizione marmorea spettante a un colle-
Fabbri, selibene di qualche tempo
iure al decreto suddetto. Fu essa pu-
I secolo XVII trovata io due
pezzi nei campi di Luni e di la traspor-
tala in casa Magni a Sarzana — Lu co-
piò e pubblicò il Muratori , quindi la ri
diede il Targioni sulle schede «ell
riograîo sarzanese Rossi , il quale ultimo
lesse nella prima linea, come
quno 1819) leggeva , e caj
seguenti parole: NOMIVA COLLEGI
FABRUM IIC, e non FABRUM 1LIC
come fu data dal Muratori
ae, che le tre letiere IIC, invece di essere
Aue II avanti a un C, dovevano riguar
la prima per un To per un L, è
sicuramente per un G.
i Irsse quella parola mossa in dur
come abbreviatura di FABRUM
LiGaiferorum, o sivero di FABRUM TI-
Guur rum.
dé LUNI
Adottando io quest’ultima lezione del
l'archeologo piemontese, ne av so qui
i miei lettori, perché troveranno .
Linici rammentata colesta tavola
ri lunensi, quando calcolai quell’ 1C
per nuruero romano, in vece di una pa-
rola un poco iroppo mones. Mi gode I°
animo però di aver comune l'opinione
coll'erudito sig, Promis in quanto all'età
della tavola predetta, la quale sebbene
senza indicazione cronica, non dovrebbe
essere anleriore al secolo IV, sul riflesso
che si.trova in essa riunito ai Fabri Ti.
‘gnarii anche il collegio dei Dendrofuri,
rinnione che fu comandata da una legge
dell Imp. Costantino, stata inserita nel
Cod. Teodos. { lib. 14 tit. 8.)
Finalmente al deel are del IV secolo
nense dei
tempi dell'impero di Graziano, Valente
e Valentiniano, la quale consiste in un
creduto cippo migliarin. Essa può dirsi l'
ultima dei tempi romani , e forse la sola
si faccia menzione dell’ intera uni.
versità di Luni, cioè del suo civico ma.
gistrato.
Questo colonnino assai malconcio fu
traslocato a Nocchi, villaggio sopra Ca-
majore, in una casa signorile, ma attual
mente conservasi in quella chiesa parroc-
chiale.
L'epigrafe copiata dal P. Sebastiano
Paoli della Madre di Dio inviata al
Muratori, che la pubblicò nel suo Tesoro
(a pag. MLV. 3.} e dopo lui fu ripetuta
dal Targioni e da me allorché ne fec
N° 14, non crede affalto
esente da-difetti queli ,e poro
esatta la sua lezione, sia perchè in essa è
dato il titolo di Divo a Graziano impera-
tore cristiano e ancor sirenie, come an-
cora per irovarvisi lur. Cass. D. N. Va-
nanni; mentre questi fu imperatore d'O.
riente. Quindi nasce motivo di dubitare
che il colonnino possa essere ( com°
fatto) in quei punti corroso, e che.
10 agziungore per ultime lettere
Vatrermiziano E; il quale imperatore re-
gnà dall'anno 364 al 355. L'epigrafe re.
lativa a Graziano e a Valentiniano II in
tal caso surelibe sata ivi scolpita sotto il
nome e dopo la morte di Palentiniano I
loro padre. Per la stessa ragione l'ultima
produrla sotto
LUNI
fu fatta incidere nello stesso rip:
insieme regnanti.
Come estremo documento della storia
spettante a Lun
gli ultimi versi dell’
Numaziano, se non fosse Lroppo poetica
la descrizione da esso fatta nel mentre
approdava alla mariua di Luni, di eui
cantò:
4dvchimur celeri candentia moenia lapsu
Nominis est auetor sole corrusca soror.
Indigenis superat ridentia lilia sozis,
Et levi radiat picta nitore silez.
Dives marmoribus tellus,quaeluce coloris
Provocat intacias luzuriosa nives.
Imperocchè quel candentia moenia a
giudizio del sig. Promis non deve essere
preso in senso di mura di ma sì do-
gli edifizi massimamente pubblici in essa
compresi, — Frattanto che le mura di
Luni fossero costruite, come dixse Ci Li
di graudi |
tiquario torinese ha delle ragioni per non
convenire su di ciò, sia perché un recio»
a non potrebbe sì facilmente spa-
a perché nelle escarazioni e lavo.
ri stati fin qui , non furono m
discoperti costà muraglioni mar-
morei.
rv: voro L'armro Der Barnazi e To-
SCASA SINO AL SUO AVMICHILANENTO
Mancano affalto notizie di questa citta
dopo il passaggio di Rutilio Numaziano
(anni 416, 0 420 dell'E. V.) sino alla
fine del secolo VI; sicchè nulla sappiamo
delle sue vicende sotio la dominazione
Golica, come tampoco nelle tre prime
decadi del regno de' Longobardi ja Tta-
lia. — L'unico scrittore coeianeo che al
ato una qualche rimembranze di
è $. Gregorio Nagno. Un testimone
lo illustre, un) autorità sod solcnn
ri
renza sopra sinti pochi, i quali luugi dal-
la nostra penisola fecero da cronibti del.
i Lungobandi, senza
dire come essi scrissero la storia di tal
LURI
perindo non giù, come da quel pontefice
fu narrata, nella caldezza delle guerre 0
invasioni di que' barbari, ma circa due
secoli dopo.
L'investigazione per tanto dei falli slo-
rici proprj a fissare, se non con precisio-
ne, almeno approssimativamente l'epo-
ca dell’ irruzione de'Longobardì nelle no-
stre maremme, e Del lerril: Luni,
serobra che non possa riniracciarsi me-
glio che nelle epistole e nei dialoghi di
S. Gregorio il Grande, cui dalla corte di
Costantinopoli per le virtù di lui, e per
la meritata e ine che ne ebbe, grau
parte degli d'Italia venne
affilata.
Fra le molte epistole del santo ponte.
fice sceglierò specialmente quelle diret-
teal venerabile vescovo Venanzio che sedè
nella cattedra di Luni durante il pontifi-
cato «del Gran Greg
È quel medesimo Venanzio cliato nei
dialoghi da quel Papa, sia allorchè rac-
conta il miracolo dell’ Auzer falto da S.
Frediano vescovo di Lucca, sia «le' pro-
digiie predizioni attribuite a S. Cerbone
Populonia. L'ultimo de'quali
all'arrivo de' Longobardi in Italia insi
me cu'suoi preti abbondonò la residenza
di Terraferma per mettersi in salvo nella
Isola dell'Elba dipendente dalla sua dio-
cosi. Comerché s' ignori l'anno preciso
della morte di quest ultimo tescoro, per
quanto da alcuni six supposta verso l'an
no 5,5, egli è certo però che S. Gregorio
nell'opera citata ne parla come di un
tatto acculuto innanzi il suo pontificato.
Alla qual epoca per conseguenza conver-
rebbe riportare l'irruzione delle populo-
miensi maremme fatta dal crudi o
duca Gummaritt.
In quale stato deplorabile la ferocia
de’ Longobandi avesse ridotto quella dio.
sì può facilmente congetturare dal-
l'ordine che S, Gregorio nel primo auuo
del suo pontiticato inviò a Balbino vesco-
vo della di
dargli la vicina chiesa di Populonia,
ch'era rimasta senza pastore e senza par-
onde amministrare a chi nasceva e
@ chi moriva i SS. Sacramenti. ( Epist.
lib. 1. N15.)
Ma in mezzo a Lanta crudeltà, mentre
i Longobardi, come disse lo stesso san Gre-
gorio ( Dialog. lib. II cap, 38), incrude-
poli
di Roselle per raccoman- pei
LUNI 05
livano sopra i iani da disertare
abitanti le compagne, le terre ele ci
truggere chiese e monasieri, io non sa-
+piegare come in mezzo a questi fl
welli polesse un vescovo recarsi tranqui
lamente alla visita apostolica e all’ord
nazione di varii preti e diaconi in un'al-
nel caso che questa fosse stai
in preda di soldatescu eretica e crudeli
ma: dico, di non sapere spiegare ciò se
2a animeltere che le genti Longobarde al
anno 5go dell'E. V., cui appunto corri-
vio del vescovo di Roselle a
+ si fossero ritirate da quelle
maremme, 0 che quei barbari dall'iucen»
. Altronde come
Pisa i ci
ralori, sic-
come può comprendersi dalle lettere «lel-
lo stesso Ponietice agl
cito longobardo stabilito nelle loscane
maremme ?
Comunque sia di tulto cià, non debbo
io escire dall'insestigazione propostumi,
da quella, cioè, tracciare dalle Jet-
tere di S. Gregorio Magno qual fosse ne-
gli ultimi anni del secolo VI lo
vile e politico di Luni e della
trade,
Non meno di otto lettere contansi fra
quelle sicuramente da S. Gregorio dirette
a Venanzio vescovo di Luni, il di
a, dell’anno 594, interdisce
È di stare a-servire gli ebrei abi.
tanti nella città di Luni, e nel tempo me»
accorda a questi ultimi la fa»
nuare a tenere i primi ncl-
i agricoltori delle terre di pro.
prietà degli ebrei, purchè i lavoratori vi
stieno come veri coloni e senza apgravio
di altri oneri da dirsi serv
Cotesto documento, escito dalla penna
di un santo ponictice, è importanti.
loria legislativa; concioniucì
parte di essa cpistola stà a coni
sMra, come i giudei a quel lempo |
mamente possedevano beni-immobi
«fronte anche di un'altra legge, che dovè
esere di corta durata, la quale ordinava
96 LUNI
la coutisca de' beni di coloro che non fu
sero battezzati. (Cod. lib. X De Pugan.)
Il drito pertanto della proprietà im-
tuobile pare che venisse conservato
Ta a 2 favore della nazione isruelit
auche uci secoli posterivri al reguo lon-
gobundico. Su di che è da esaminare quan.
to fu seceunato iu questo Vol. a pag. 383
per conoscere, non solo del diritto mante.
nuto in Lueca negli ebrei, cioè,
scilere beni immobili, ma anche della fa-
colà di poterne liberamente teslure per
tramandarli ai Jorv ereil
Non sueno meritevoli di attenzione so-
no due altre lettere scritte nell'anno 595
da quel sommo Pont.al vescoro Vensuzi
Ju una delle quali si ragivua della peui-
tenta da iulligzeni all'abate di Porio-Ve-
onasteri dell'Iole di Capraja,
CI dello Gorgona; entrambe le quali isole
dovevano perciò esere allora sotto la giu-
risdizione spirituale del vescovo di Lun
cui il S. Pontefice con l'altra lettera ip-
giunge di recarsi cola per sorvegliare i
due peniteuziati.
Inoltre iu una di quelle lettere S. Gre
gurio Magno da avviso » Venanzio di a-
vergli inviato una copia della sus Aego-
la Pastorale, e più una veste, la quale
era destinata a servire al buttesimodi una
Entrambi colesti documenti frattanto
ci fanno strada a conoscere il libero eser-
dei vescovi di Luni nelle cose atti.
tanto nella
terraferma della Toscana, come nelle iso-
le di Capraia e della Gorgou , mentre
nel politico queste dipendevano dalla cor
te imperiale di Cntautinopoli. — Inoltre
galle stese lettere si può erguire della li-
che il re Autari, contemporaneo di S. Gre-
gorio, prvibi ai suoi Longobardi di bat
teszarsi nella fede cattolica
Al ee di novembre dell'anvo 598
isponde la quarta lettera, con la qua-
le il S. Pontefice approva il divissinento
del vexcovo Venanzio di fondare va inv
mastero di vergini nella sua propria cav
denise la città di Lupi € di delicarlo cou
ma
por monaca per costituirla in badessa a diri-
LUNI
la cappella anpeva a S. Pietro Apatolo,
ai SS. Gio. e Paolo Martiri, a S. Era» @
2 S. Sebastiano ia però una lezi
ma donazione di due foudi rustici, che il
vescora possedeva in proprio, posti nei
vocaboli Fubroniano e paio sl
tre un assegno di arrali sacri ivi s specifi.
cati. Al qual'oggeito S. Gregorio due anni
dopa, richiesto da Venanzio, iuviogli
pere quel ssero ritiro di monache, (Fpist.
(Lib. X n° ° 43).
Harvi un'altra lettera dell’anno 599
relativa a una nuora cunvertila inonsca
(forse la ueolita del 595), la quale essen-
retta ul Papa cou una petizione di
«loglisnze contro sua walre, fu rinviata
essa medesima cou la petizione a Vena:
ziu, sciocche, verificata la cow, egli chia-
masse u se la madre dolla monac4, e pre-
curasse di persuaderla picificame Cie
se poi ella non volesse alerire alle
i officio:e di Venzazio, allora dispo»
vescovo assister del.ba e a
la cletta figlia davanti al
giudice. 0 a chiunque altra persona se-
conilo l'uso legale, atfiuché la madre della
jcante venisse cusirella di efelluare
‘23 ciò che ricusava spouisueamente.
Fiuulmente 1° ultima Jeltera fu scritta
da quel glorioso Pontefice nell'anno 600,
€ la diresse al vescovo luvense mediante
prete e un discono di Fiesole, lutori
Per la qual cosa S. Gregorio i
il vescovo Venanzio a dare ni pet.
una ventina di soldi di quel
dellu sua chiesa. Inoltre aggiunger.
prucurasse di aver cura del lesro sj
te al patrimonio ecclesiastico lunense,
finche (diceva S. Gregorio) quando Dio
Ù senza al-
0 controversia venghiuo
te € ricmumvegnate alle chiese, cui
e apparienzone.
DI
pra) a queto
tempo, v puo deu ia uti di dea Gre
LUNI
rin Magno io tengo che sia da riportar-
f l'oceuiazione longobandica della Lu-
Wigiana.
Forse altri prima di me avrà fatte con.
sîmili osservazioni desunte da uno scrit-
tore cotanto rispettabile da anteporsi di
gran lunga a Paolo Warnefrido , che ci
ca sno anni dopo scriveva; come la
guria marittima, a partire dalla città di
Tuni nella Toscana, sino ni confini della
Francia, cadde in potere dei Longobardi
gno di Rotari ( fra il 636 e il
653): civitates ab urbe Tusciae Lunensi
mniversas, quae in littore maris sunt,
usque ad Francorum fines cepit.(De Gest.
Langob. lib. IV.c. 47). E qui merita es
ser poste a confronto una consimile fra-
se usque ad Tusciam dallo stesso Paolo
adloprata , allorchè (al lib. Il c..36) seri.
vendo egli del re Alhoino nel tempo che
ava Pavia (anvo 569-571) attribui-
jane di gran parte dell
Jtalia , invasit omnia usgue ad Tusciam
praeter Romom et Ravennam. Comecchè
fino da quel tempo alcuni scrittori riguar-
dino la provincia dell'Umbria quasi par:
te della Toscana, è certo per altro che ciò
non necadde sotto il regime de’ Longo
berdi. .
Quando precisamente Loni fosse cccu-
pala dalle armi longobardiche, e qual
sorta di regime governalivo v° intradu.
cessero, tuttociò resta ignoto. Quello che
sembra certo è, che a Vei
piuttosto che precedere dovette nella sele
di Luni il santo vescoro e martire Si-
«ardo, o Cecrarilo; sia perchè il nome di
quest'ultimo è decisamente longobardo,
sia perchè nell'anno 6oo, a cui l'Ughe!li,
sulla fede di un'iscrizione posta in tempi
più recenti alla cassa sepolcrale di S. Ceo
cardo nella ciiesa di Carrara, che segna
all'anno Goo il suo martirio, il rese. Ve.
mabzio in quell’anno medesimo continua-
va a carleggiare con S. Greg. Maguo.
Una notizia che sarebbe impor
tanza per decidere della prima disgrazia
e desolstione di Luni, fu data per av-
ventura de un aaiore contemporaneo # ;
ma che dalle lontane provincie della Fran-
cia scriveva delle cose d' Italia. Intendo
di appellare a un paso della Cronica di
Fredezarin tata dal Duchesne (Fran.
cor. Script. Vol. I cap. 71), la dive di-
acurrendu della: conquista della Liguris
LUNI 947
marittima fatta dal re Clotario, n Potari,
rittime di Genova, di Albegna, di
getti, di Savona, di Ubitergio e di Luna,
= mettendole tutto a ferro e foco, spoglian»
do quei popoli, comlannandali alla schia-
vità, e finalmente distruzgendo fino ai
fondamenti Je mara delle pronnminate
città: muros civisatibus subscripiis usque
ad fundamentum destruens, vicos has ci-
vita'es nominare praecepit.
Quantanque alcuni dotti, fra i quali
11 sig. Carlo Promis, facciano buon conto,
e diano una grande imparinnta alle citate
role segontamente per indicare l'epoca
delta prima distruzione di Luni, pare qual-
euno trovò ragione da dubitare che nelle
descrizione di tutte quelle brutte cose,
fatte dl re Roteri a danno di Lani e del-*
la Ligaria, vi sia una gran dose di ess
geruzione, e forse, anche molta parte di
romanzo, specialmente ciò che «petta
sebizeità de' popoli rovine dici
liguatiche, tra le quali quella di Ubitergio
escita di getto dul cervello di quel fran
cese scrittore.
Ad opporsi al racconto di Fredegario
Trpino ‘allo smantellimento delle mura
di Luni, alla schinvità del suo popolo,
all'essere stata tolia dal novero delle cit-
tà ec. ec. stanno i fatti posteriori all'età
di Rota bellicnso sì, ma netalen del.
fe oppressioni dei Longohardi prepotenti
‘n danno dei sudditi sicchè frenare
quelli e tatelar questi, egli fu il primo
re di sua nazione in Îialin, che riunisse
le un corpo di leggi il codice longo-
bardico.
Luni frattanto continuò non solamente
sd essere sede de' suoi vescori, ed a chia.
marsi costantemente ciltà , ma nello stes-
30 sun distretto ehbero case e posessioni
1 duchi longobardi di Lucca, al cui go-
verno politico Lani con tutta la Lunigia-
ma sembra che restasse incorporata.
Arroge a ciò, che l'antico castello di
Montigamo, detto allora di Agi/ulfo, seb-
bene nel distretto di Luni, a' tempi del
re Astolfo doveva dipendere dulla Corte
regia di Lucca. ERO
D.mdechè fra le sostanze del re Astolfo,
con diploma del 753-donate a S Anselmo
perla badia da questo suo cagnato crella a,
2948 LUNI
Nonabtola, sì trova nominato ua oliveto
punto pressa il castello di Agilulfo, con
sue poderi e respettivi coloni , il tutto
spettante alla sun Corte Zegia di Zuc-
ca. ( Tiuscecai, Histor. Nonant. T. Il
pag. 15.)
Che i ducbi Longobardi di Luoca pre-
sedessero anche al governo di Luni e di
tutto il suo contado è un tal vero che non
ainiette discussione; e che i duchi me-
desimi possedemero case e terreni in La-
migiana lo annunziò prima di tutti il Fio-
rentini nelle Memoric della gran contessa
il quale trovò il glorioso duca
WPalperto nel ventesimo anno del regno
di Luitprando, e primo del re Ilprando,
cioè nel marzo del 736, nella città di Lu-
ni, mediaote però un suo rappresentante,
per acquistare in compra una casa con
deîrenì, servi, ancille, campi, vigne,
selve, mobili e immobili. La carta che è
stata recentemente pubblicata nelle Me-
morie Lucchesi (T.V P. II pag..13), fu
rogata in Zunensi civitate in mense sus
prascripto alla presenza
mii, fra i quali due cit A
Conoscendo ora il testamento .del ve-
servo Walprando figlio del duca Il
4€ Wlperto, col quale aito lasciò
sho patrim chiesa di S. Martine,
a quelledì S. Frediano e di S. Reparata di
Lucca, si viene a scuoprire una delle cau-
ie per le quali la mensa vescovile lucchese
e la chiesa di S, Frediano permutavano o
ano beni di loro pertinenza in La-
per esempio è un contratto del
sett. 816, rogato in Luni da Giovanni
prete e notaro della stessa chiesa alla
seuza di due vescovi, Pietro di Luni e
Jacopo di Lucca, mercè cui quest’ultimo
diede a livello sl vescovo lunense totti
i beni che le chiese di S. Martino e di
S. Frediano di Lucca possedevano del.
l'eredità del vescoro Walprando in loco
et finibus Eunense, — Con tutto ciò. i
v i Lucca auche nei tempi
sti in Lunigiana, Essendochè nel 19 mag-
gio dell'843 Berengario vescoro lucchese
fece un cambio con Rodiperio de Zuaa
ivi icerè due poderi posti
cedeudi
verve ana casa massarizia con lerre incol
te, selva cc. posta bi dicilur Culimaulo f-
LUNI
nibue Lunense civitatis, pertinente ipsinr
«piscopatu vestri S. Martini , ecc.
Che il luopo di Coliunulo qui sopra
ramaientato corrisponiler potesse al vico
di Colagnola, o Colugrola ia Val di-Ma-
gra, ne induce a crederlo un'altra carta
lucchese del 9 sett. 8795 la quale sì ag-
gira intorno alla permuta che Gherardo
vescovo di Lucca fece di alcuni beni della
sua chiesa, situati in /oco ubi dicitur Pu-
licha prope Colugnule, finibus Lunen-
i talcbè designandone i confini,
rammentala la selva del vesco-
Maria di Luni, la Pesciola {tor-
rente) Zugnatica e Ciceriano (Cesera-
10). — Med. Coruonora di Val-di-Magra.
Ad esaminare la convenienza di cole-
P. Il.)
lè tampoco mancano docnmenti poste
‘riori confacenti a dimostrare, che i ve
ghi della Lunigia gen
najo dell’ 883, Gherardo del fu Gottifre-
do vescovo di Lucca allivellò una casa com
terre annesse, situate în /oco ubi dicitur
Mossa prope Frigido, ingiungendo I ob-
bligo al fittuario di recare l'annuo censo
di dodici buoni danari di argento alla
corte dominicale dello stesso vescovo, po-
sta in loco ubi dicitur Quarantula prope
Frigido. (Oper. cit.)
‘nte con altro istramento del
986 Teodegrimo vescovo di
per conto della sua calte-
i terra posti alla destra det
s0 la pieve di S. Vitale,
loco et finibus
Longobardi in Toscana, il cammino si
rende talmente malagevole'e oscuro che
fa duopo auidare Lasioni co} rischio cao.
tiuuo di cadere o di perderne la traccia.
Che Luni sotto il regime lougobardo
dipendesse da un castalido, sottoposto egli
medesimo sl duca di Liqoca c di Fis,
LURI:
perisce, che il duca Allone aveva l'inge-
renza e il comando di tutto il littorale
toscano. — Ped. l'Art. Lucca.
Se si cerca di Luni sotto il regno de
Carolingi, mi sembra di vederla conti
muamenie non solo sede tranquilla de'suoi
prelati, ome lo di a conoscere il docu-
mento del sett. 816 di a passi
ma eziaadio dipendente
periore di Lacca. Per ciò che pe part que.
mo quesito stà in suo furore il fat-
dell'apparizione del porlenioso nati»
glio che senza pilolo € senza alcuna guida
dai mari del Le + terso l’anno 782
portò alla spiag; Luni fra le altre io-
signi reliquie quella del Vocro Sanro che
si venera io Lucca,
Frattauto noi ci avanziamo verso l'an-
mo 840, epoca nella quale Luni protò
dai Nori e Saraceni tali disavventure, che
questa città ne restò desolata al segno da
nom poter più d'allora in poi risorgere
dalle sue rovine. Però il graude Annali
jano ebbe ragione di uon fare al-
ri racconiai
Astingo capo de' Normanni
permanenza, poscia dell"
scovo e della prig
Lani, accompagnata dalla distruzione fa-
tale della citta. Tanta barbarie facevasi
dalle genti del Nord che veleggiarono del-
T'Oceano fino alla Magra, credendo di aver
e devastato invece della piccola
tà di Luni l'eterna metropoli di Roma,
altre favolose bizzarrie di simile fetta,
ripetute a sazietà da scrittori di troppa
buona fede e di epoca posteriore alla sup-
posta avventora. Quindi
«dopo avere passat
i principali autori che discorsero di quegli
accidenti, e dopo aver delto, che un'astu-
nia similea quella di Astingo fu attribuita
a Roberto Guiscard oggetto d'i impor
sessarsi di un castello in Calabria siccome
vien narrato da Gi
pensa a buon
ture troppo ripetute svelino un' origine
romanzesca.
Un nuovo imbroglio è messo in campo
ve
o no 860 ivi si legge, che i Dunesi, ossia
LUNI %9
dall'annalica Bertiniana, iscchiall'an.
Magione venaero al
indi penetrati per l°
altrecittà. Ma ne ciò fia vero, dirò
È tori, ben poea cura doreano avere
elIialiani di tewer fortificate e guornite
di buove muraglie le loro citta, massima.
mente in tempi, nei quali ogni dilesa ba-
stava a fermar l'impeto di eserciti i più
eros.
Comecché dopo tanti racconti di bar-
bari pirati, Mori, Saraceni e Xorman
scesi ira l'84o e l'860 a mettere i
rale toscano a ferro e fuoco, Luui devesse
ine e deohazio.
intorno al mille — fata
Luni si tenevauo fiere n mercati, arvegna-
chè in quell'anuo-dall'Imp. Ottone I fu-
rono donati al vescovo i diritti regii sul
mercato medesimo insieme com la corte, o
dir si voglia il distretto della citt di Lu-
al 963 in
ni, ec.
E iu qualche modo il nuove sbarco e-
seguito fra l'Arno e la Magra, nel 1016
dai Mori condotti da Musetto principe ddel-
la Sardegna e delle isole Baleari con dan-
no di Luni, serve a confermare che que-
sta città era sempre abituta e abitabi
Nè tampoco al primo secolo dopo il mil-
Je si potrebbe dire ebe il commercio € lo
scavo dei marmi Lunensi fosse affatto nul-
lo, tostoché, se l'abute Bono nel 1040 per
costruire la prima chiesa e monastero di
S, Michele in Borgo a Pisa si recò a Ro-
ma a comprare colonne
antichi elifi
oche, per fub-
fece venire per mare da Luni il legua-
me di castagno: e che poch' anni appresso
ridusse la fabbrica del suo monastero sì
ben fornita |li colonne che aveva pror-
veduto da Luni e dall Isola d'Elba, in
guisa che lo stesso abate dich
il Mon. di S. Michele di Pisa
portò i suoi reclami a i Rcocielia
Arrigo III, per dirgli che un tal signorot-
to lucchese, Gandolfo del fu Enrico, ave-
vagli rapito ua terza perte del monte
10
Ù30 UUNI
della corte e castello Ji Agilulfo, citunto
prope porta quae dicitur Beltrami, che
era di proprietà della cattedrale di Luni ;
talchè l'avvocato era pronto a cimentare
le sue ragioni mediante il giulizio della
Pugna. Naove rappresaglie soffrirono mel
secolo XII i vescovi di Leni per parte
de' pià potenti dinasti della Lunigiana,
Dicn Jei marchesi Malaspina, che arhi-
trariamente nel 1124 avevano fabbricato
un fortilizio nel monte Caprione, po-
i poveni
e giorisdizione della chiesa di Luni. Per
Ja quale aggressione fa portata la causa
davanti ai consoli Treguani di Lucca nel.
la chiem di S. Alessandro; ls quale ver
tenza fornisce un altro indizio confecen-
te a confersenre la supremazia del governo
lecchese sopra Lani e la Luni
Però a coatrariare la sorte di Loni pià
di ogn'altra cosa vi contribul ia malvagi.
© area interposta fra Luni.e il lembo del
mare, il luogo che fe sede della desolata
città con i fomi ed i suburbj, il dirittodel
ripetico e del telonze com varii castelli
del contado lunense, fra i quali Cerrara
de sue e le lapidicine de marmi, ec.
Frrfegitt età il vescovo sil clero
lunense vagavano dall ica sede a Ser-
€ spesso a Ca
selnuovo di Magra per fori
ire un nemi-
bile, ma più formidabile dei
Mori, dei Saraceni e dei Normanni, come
era la crescente corrotiela dell’ sere ca.
giooata dai paduli, dai ristagni delle
scque marine, e da quelli dell’acqua dol.
ce che spingeva nei campi di Luni la va-
Guate fumana della Magra e che i cre-
scenti rinterri e le progresive dune sen-
scolo ivi arrestavano.
Ju vista per tento della malaria fu dal
Post. -Inuscenzo II, nel 1304 conceuo,
«he la cattedrale di Luai si teasportesm
im S Andeso di Sernena eb ceri: intem-
LURI
perieni. Con tutto ciò il capitolo di Le
ni nom sembra che si stabilisse in Serza-
na, mentre lo troviamo anche dopo il se-
cole XII ad ufiziare in Cestelnuove di
Magra, pecse situato in io, e assi
ticino a Lami. Difatti in novo fa-
trono redatti gli statuti più sotichi del
capitolo di Leni, e in Castelnuovo nel 6
otiubre del 1306 capitò Dante Alighieri,
incaricato dei marchesi Malaspina per
trattare la pace con Antonio da Canella
vescovo di Luni,malato inquell'epi; ca
L'abbandono totale Toni per perte
del smo clero, e il di lai stabilimento fi
male in Serzana, data veramente dal 1465,
anno in cai il Pont. Paolo IL ai at lu
pr segnò la bolla di traslazione forms-
della sede vescovile di Luni
ma; sul riflemo, dice il privi
residenza di quel clero era vagante. Che
però, conservato il nome di città alla stes
tu deserta Zani, ordina che sia traslatata
a Sarzana îl titolo di città: mec noe di-
etum oppidum Sarsanoe in civitotem cum
jure civilitatis, ct cunctis aliis privile.
n... crigims.
4 Coucala Leni del mondo politico e dalle
i storia ecclesiastica, dopo avere trasfare le
sue oaorificenze in Sarzani
il lettore all'Art. di questa città dove sa-
ranno secennate le vicende della sua die-
cesi, mon che le politiche del suo terri-
torio.
1 più attribwiscono a Leni l'onore di
essere stala patria del Pont. S. Eatichi»
no, siccome coa maggior sicurezza si peò
dire emere stato suo cittadino il vescoro
S, Venanzio, tosiochè egli la propria casa
di Lani coeverti in un monastero.
LUXI (PORTO x). — Fed. Lena,
Ponro-Vaxrar, e Srezia (Goiro seta).
LUNIGIANA ( Zaniziana ). — Piccola
regione posta fra liguria e la Toocana,
la maggior perte ome
ispre e fi wuoi influenti, a cui diede
il nome che tuttera conserva di Lenigia-
na, la città di Leni antico cspo Imago dell
eontule e discesi omonima. -
Se noi potessimo esser in grado di ca
rscere il perimetro di ques'antico com-
tado, avremo nel tempo stemo donde as.
dei limiti precisi delle Lani-
LUNI
glana,iquali peraltro oltrepassare dore-
venoquelli del ywe;oy Macra di Stra-
done , ossia della Val-di-Magra.
Ai secoli XI, XIl e XIII il contado del- qu
Marca con la Ri.
la Lonigiana
gli ul
soro (Lib. III c. 3) diceudo; che il primo
vescovo di Toscana è quello di Luna, ch'
è Marca con li Genovesi.
Contuttochè corra per invalsa o)
di essere i vescovi di Luni stati investiti
del titolo e prerogutive di conti della Lu-
migiana sino dal tempo dei Carolingi;
miuno fra i documenti finora pubblicati
specialmente di quelli estratti dul di
zioso archivio arcivescovile di Lucca, nè
tampoco dall'archivio della cattedrale di
Sarzana, presentò una lestimonianza che
possa dirsi coeva al regno dei Caroliogi
per dare a tale opinione il grado di verità.
Certo è che al secolo XI portavano il
titolo di Conti della Lunigiana i prone-
ti del march. Oberto, che fu Conte del
alazzo sotto Ottone il Grande. Della qual
cosa ne abbisino la conferma in ua do-
eumento dell’anno 1050 edito dal Mura-
tori nelle soe Anlchità Estensi { Parte I
cap. a) dove si legge, che 11 March. Azzo II,
tola Comes istius Lunensis Comitatus.
Altronde non risultando dai diplomi
periali , e nè tampoco da quelli ela
dall’Imp. Federigo I al suo ben alfetto
Pietro vescovo di Luni, nè dal lodo del
2202 sulla questione dei castelli venduti
dai marchesi Estensi ai Malaspina, e nep.
re dal trattato di pace del 1306 fra An-
io Vese. di Luni e i marchesi Mala.
spina rappresentati dal loro procuratore
Dante Alighieri, nè avendo io incontrato
alcun utto solenne di epoca anteriore al
sec. XIV, non saprei fissare un
gio regio, mediaute il quale i vescovi di
Luni godettero prima del secolo XIV del-
le prerogative di Conte.
: Venne bensì nell'auno 1355 accordato
loro il titolo di Principi dall'Imperato-
re Carlo IV con uno di quei tanti diplo-
mi, coi quali si concedevano spesse volte
li stessi paesi ed onorificenze a due ed an-
che a più persone, o comunità nel tempo
amelesimo.
Uno dei vescovi più allivi per riven-
LUNI 91
dicare ai prelati della diocesi lanense i
diritti stati trascurati o perduti, fu il ve-
dei nobili di Fucecchio, il
nella cattedra di Luni dall’
anno 1376 al 1296. A lui si deve la ruc-
colta, o copia Î
raccolta che fu e si conserva tuttora riu.
mila in un libro di proprietà della calle.
drale di Sarzana‘, not eruditi sotlo
Fra i molti documenti che il Muratori
estrasse da quella collezione fuvvi auche
Tarbitrio lodato nel 1208 dui giudici
ti im uns causa vertente fra
Gualterio vescovo lunense du una parte
e i marchesi Malaspina dall'altra parte;
nel quale lodo per avventura si descri-
vono in succinto i confini della Zuni-
giana, ossia del contado e diocesi di Luni
che meritano di essere qui appresso ripor=
tati con la stessa ortografia e parole:
Hi sunt confines. d Ponte de Strada
(il poaticino detto fottere di Strada, po
chi passi a ‘pon. di Pietrasanta ) conpre-
iendo fotam curiam Corvarie e Valle-
cle usque ad montem , qui dicitur Juva
et ab co monte usque ad summitatem Al-
piu (dell'Appennino di Garfagnana fra
Mommio e Sillano ).eundo per sumunita-
tem Alpium usque ad Cisam, et inde
comprekendendo totun districtum Ponti.
eli ( Ponticli per Pontremuli ) et Mulaz-
si, et Lovagli, et Calese (Calice), et eundo
asque ad Padulvarinum, et in eundo
usque ad Carpenam compreliendendo to-
tam curiam et distriotum Carpene, We-
sani, Foli, Vallerani, Bevelini, Vesigne,
‘esndo
(Tivegna ?) et Pulverarie, et inde
per maris litora usque subter Brancalia-
nura (borgo di Brancaliano esistito sul fiu-
et inde usque ad pontem de
st in capite Brancaliani. —
rescritti confini ( soggiunge
quel lodo ) tanto i marchesi Alberto, Gu-
glielmo e Corrado dei Mulaspina, quanto
il Vescovo e i loro respettivi no-
bili e vassalli si obbligavauo di prestarsi
reciproco ajulo ec.
Dalle sopraespresse parole perlanto, nea
che dalle bolle pontificie apedite da Eu
io II (anno 1149) e da Innocenzo
Ill (anno 1202) ai vescovi di Luni, sem.
bra resaltare, che la chiesa luocase als»
pe LUNI
colo duodeciaso, non avesse più giurisdi
zione alcuna sulle isole di Capraja e di
la Gorgona, come la ebbe ul tempo di
Gregorio Magno; e che, se dal lato di po-
mente la diocesi Luni al secolo XII
aveva già perduto uma porzione di terri-
torio, sembra che non venisse egualmente
scorciata dalla parte di levanito, dove per
lungo tempo abbracciò il distretto di Cor-
vaja e di Vallecchia in Versilia, Infatti
questa fiumana sino al declinare del seco-
lo XVIII formò l'estremo limite meri-
dionale della diocesi di Luni-Sarzana, si
come dal lato di grecale i suoi confini ,
valicando il monte del Giogo, verso la
Pania di Terripca, percorrevano nella
valle superiore del Serchio, ossia nella
Gurfagnana alla, dote abbracciava tutto
i torio comunitativo di Minucciano
no. Costa oltrepassando il Serchio saliva
sull'Appennino dell’ Ospitaletto, ed ivi
premdemlo la direzione di maestro per-
correva la stessa giogama fino al di là della
Cisa'e trapassato wppena l'Appeni
Zeri, scendeva per Calice in Val-di
quindi per i monti del Golfo della Spe-
zia, e di la per mare tornava sul lido del
la Versilia al Ponte di Strada.
Che poi la contrada della Lunigiana
fosse molto più estesa di quella che porta
il nome di ValJi.Magra , si rileva anco-
ra ilalla notizia pubblicata dal Zambecio
delle città e castella della Toscana descrit-
te all'anno 1376 per valli, e per conirale.
Essendo che (ra i csstelli, i quali ade-
risano allora all'Impero, si trova wella
vincia di Lonigiana segnato per il pri-
Po quello delle Perrucola de' Quosi col
suo distretto (cioè di- Fivizzauo) e per
l'ultimo il comme di Montignoso; men-
tre per parte della Garfagnana lo stesso
registro comprende fra i camelli di que-
slultima provincia, a partire dalla valle
del Serchio sotto la Lima dal castello di
Pescaglia risalendo nella valle superiore
sino al confine della comumitî e plebanato
di Pieve-Foseiam, il cui distretto confi-
mava € confina col crine dell' Appennino
di S. Pellegrino.
Perciò che spetta alle psteriori vicen-
de della diocesi di Larui-Sarzana vedasi
P.frt. Sanzaza,
Coi per fa parte fisica della Valle di
LUPE
Magra, e territorio di Luni invierò i miei
lettori agli Art. Aura Aruasa, Connana,
Lirronate Toscano, Macna, Maainurta se
Lum, Piernasanta ec.
LUPETA nel Val.d'Arno Pisano. —
Cas. che diede il nome a due antichi mo-
nasteri , di cui restano luttora le chiese
con qualche annesso. — Il primo è in-
titolato « S. Jacopo, l’altro a S. Andrea,
eutrambi compresi nella Cor. e Giur. di
Vico Pisano, du cui le stesse chiese trovan-
si poco più o poco meno di mezzo miglio
a grec. nella Dioc. e Comp. di Pisa.
Risiede il Mon. di S. Jacopo sopra ui
viltima propagine orientale del Monte.
sano. Era la sua chiesa divisa in tre cor-
pi, ora residuati sl solo ambulatorio mag-
giore con una traversa senza tribuna, del-
la figura del T con uu solo altire. Con-
servasi però la facciata, che è tulla di pie-
tra verrucana di an’ architettura forse del
secondo secolo il mille. Con questo
monumento della storia architettonica sì
conservò sino ul secolo decorso, quasi per
far prova della di lui antichità, una cam-
frana nella contigua torre che portava scol-
pito l'anno 1186.
Il Mon. di S. Jacopo a Lupeta aveva
titolo di priorato. Sembra che un tempo
l'abitassero gli Eremitani di S. Agostino,
i quali nel 1294 dall'Eremo da Lurpeta si
recrrono nel convento di S, Niccola a Pise.
A viemaggiormente convalidare la no-
Vizia di una numerosa famiglia monastica
che costà dovè abilare restano gli avanzi
dell'annesso claustro e dei corridori si-
tuati di fianco alla suddetta chiesa. Co
testo locale attualmente serve ad uso deb
la famiglia colonica, che lavora i contigui
terreni, i quali insieme con la chiesa fu-
rono dati al capitolo della cattedrale di
Pescia.
L’aftro monastero con la contigua chie-
sa di S. Andrea a Lupeta, trovasi distan-
te un 400 passi da quello di S. Jacopo,
scendenilo verso grec, alla base estrema
del monte, e poco lungi dal canale della
Seressa. — Del Mon. di S. Andrea di La-
trova menzione sino dal 1 marzo
43 fra le pergamene della Primazialo
di Pisa, ora nell'Arch. Dipl. Fior.
Nella facciata di questa chiesa di
tica stritttura circa alla metà dell’alzato
veggonsi quattro leste d'ariete scolpite in
maciguo al pari di tutto il restante «dell
LORI
elifizio. La chiesa è di forma quadrilun-
ga con ampia tribuna rotonda, e presso
alla medesima sono gli avanzi del Mon.
abitato da religiose, le quali si trasferiro-
no più tardi in quello di S. Marta a Pisa,
LUPI presso Livorno. — Villa con an-
messa lenuta nel popolo di S. Matteo, Com.
Giur. Dine. e citea un migl. a sett. di Li-
vorno, Comp. ili Pisa.
1a Torni sulla strada R. pisana presso’
la ripa destra del torr. Cigna e la Fonte
di S. Stefano, così detta da una polla
d'acqua che prese il nome dal
chiesa battesimale di $* Stefano in Car-
raja presso il l'orto Pisano, stata consa-
crata e dotata nel 1116 da Pietro vescovo
di Pisa. —/"ed. Livonno Comunità, e Por
ro Pisano.
LUPINAJA nella Valle-tel.Serchio,—
Cas. con ch. parr. 6 Pietro) nella Com.
Giur. e circa 4 migl. a sett. di Gallicano,
Dive. e Duc. di Lucca.
È situato in poggio alla destra del fi.
Serchio sopra uno sprone occidentale del-
l'Appennino di Barga, dal cui piviere e
giurisdizione il popolo di S. Pietro a Lu»
naja anche nel secolo XIII dipendeva,
A memoria più autica del casale di Lu.
pinaja risale all'anno 754, mentre nel
istrumento di fondazione della badia di
Monteverdì il suo fondatore S. Walfredo
assegnò al monasicro medesimo, fra le
altre sostanze, le porzioni di case e ter-
reni che teneva in loco gui vocitatur Bar-
ga, Ghemio, Zupinario etc. ed. Banca.
La par etro a Lupinaja nel
1832 aveva 196 abit
LUPO (CO' pi). — Fed. Conruuro —
LUPO (MONTE). — Fed. Monratoro.
LUPONMPESI, o LUPOMPRESO nel.
la Valle dell'Ombrone sanese. — Villa
nel popolo di S. Fortunato a Murlo, Com,
€ Giur. medesima, Dioc. e Comp. di Sie
— Ped. Mono.
LURIANO ( Zugrianum ) nella Valle
della Merse. — Cas. già Cast. con
solto l’invocazione di S. Gio. Battista
nella Com. Giur. e circa 4 migl. a scir.
di Chiusdino, Dioc. di Volterra , "Comp.
di Siena.
iede sopra unta diremazione dei pog-
usi che propagansi a lev. ale
Bocchegiann, pei quali è sepa-
rat la valle superiore della Merse dalla
vallecola percorsa dal torr. Farma.
Lusc 955
Alla chiesa di Lariano furono riunite
quelle di Folgori o Scalvaja e di Far-
1a, disperse villate situate fra le due e
igl. a scie. di Luriano.
Luriano nel secolo XIW
+ oltre le chiese testè no:
La pare. rivi
nel 1833 contava 245 abit.
LUSANA in Val-di-Magra. — Cas. con
chiesa par. (S. Andrea) nella Com. Giur.
li Luriano e Scalvaja
scir. di Bagnone, Dico.
di Lani-Sarzana, Comp.
e qua:
Ponzano gi
Pisa,
Giace sul dorso dei poggi che separano
il torr. Civiglia di Cessolana da quello
del Tavarone.
Le ville di Zusana, Busseto e Pagliac-
cio, per alto dei 16 maggio 1566, si sot-
tomisero al G. D. Cosimo L e sei anni de
1833 del 168 abit.
LUSCIANO ( VILLA pr) sopra Rsoce-
noti nel suburbio orientale di Firenze.
Ped. Rusciano (Vara m)
Luscrano di Mucenuo, attuatmeote Car-
sctano. — Wed. Luco pi Mvustuo.
Lusciaso e Tuscrazo nella Valle dell’
Albegna. — Di questi due casali uno vi-
cino all’altro, dove furono due chiesuole
sotto il titolo di S. Eusebio e di £. Gre-
gorio nel distretto di Manciano, territo»
rio della città di Sovana, è fatta menzio-
ne in molte pergamene dei secoli VIII ©
TX della mensa vescovile di Lucca, alla
quale le suddette chiese e vici a quell
epoca appartenevano. — Fra quelle per-
gamene perlanto ve ne sono due, del gior
gno 752, e del 25 marzo anno 753, le
quali ci seuoprono per avventura la ca-
gione, per cui la Ch. cattedrale di Lao.
ca sotto il governo dei duchi longobardi
estese il suo patrimonio perfino nelle ma.
remme di Orbetello, mentre con queè
due istrumenti, rogati in Lucce, Perpran-
do e Petrifunso figli del duca Walperio
venderono al loro fratello Walprando ve-
scovo di Lucca Îa porzione di beni Legion
tenevano a Tusciano e a
sisteuti in case, in terreni colti ra i
QUL Luso
«colti, pomiferi, vignati, olivati, selve, ec.
1 quali beni uniti al ricco patrimonio di
quel Vesc. passarono , per metà ulla cat-
tedrale, e per l'altia metà alle chiese di
8. Frediano e di S. Reparata di Locc4,
‘mercèil testatmentodi Walprandodel754.
— Fed. Trsciano e Lusciano, Sovana.
LUSCIGNANO, 0 LUSIGANO in Val
+ di-Magra.—Cas. c00 parroschia (S. Mer.
tino) nella Com. eun migl. a pon. di Ca
sola, Giur, di Fivizzano, Dioc. di Pontre-
zioli, giò di Lani-Sarzana, Comp. di Pisa.
È posto in costa sopra i poggi che fian-
cheggiano a destra il torrente .dulella,
allorchè scende dal soprapposto Appenni-
mo, appellato l'Alpe di Mommio.
La parr.di Luscignano nell'auno 1833
contava 328 abi
LUSIGNANA in Valdi L— Ab
tro casale del distretto e giuri ione di
Bugnone, con chiesa parr. (SS. Viucenzio
€ Atastasio) nella Dioc. di Pontremoli,
già di Luni-Sarzana , Comp. di Pisa,
Trovasi alle radici del Mont Orsajo
sopra lo sprone che scende alla siuistra
del torr. Caprio, sul canale chiamato Pos-
ponte , mezzo migl. a lev.-scir. della Roo-
ca-Sigillina , e circa 4 migl. a maestr. di
Baguone, confivaute a lev. coll ex-feudo
Estense di Treschietto, mentre dal lato
Fato si unisce alla Com. granducale di
ilattiera , cui Appartiene una porzione
della popolazione di Lusignuna.
Pa perte della parr. di Lusignana una
piccola villata che porta il nome di Vi-
nola (Fineola), della quale villa cadi
bccasione di far parola al suo speciale
articolo +
11 Cas. di Lusignaoa fu già di dominio
del March. Spinetta Maluspina di Fosdi-
novo, dalla cui obbedienza quel popolo si
allontanò per mettersi solto la Rep. Fior.,
che gli concesse capilolazioni assai van.
taggione în data del 7 marzo 1477.
* La parr. di Lusignana nel 1833 conta-
lagiti, gr dei quali spelta!
i Filattiera. — Fed. Bacnore
€ Firarruna.
LUSIGNANO.— Ped. Lecsonaro, Los-
Grana, e Lusciona!
coi
LUSOLO, LUSUOLO (Zuzolune) in
Val.di-Magra.— Villa cou ch. parr.(S.Mat-
teo) nelle Com. Giur. è circa 4 migl.
Mib. di Baguone, Dioc. di Pontremoli, gi
di Luni-Sarzana, Comp. di Piss:
LUST
Cotesta villata insieme con Campoli
stu alla destra del fi. Magra in un suolo
serpeatiroso, totalmente diverso e stac-
cato da quello di Baguone; che è situato
alla sinistra del fiume prenominato.
La villa di Lusolo con quelle di Rie-
de di Giovagallo, situate pur esse alla
destra della Magra, per atto de' 25 lu-
glio 1424 si diedero a titolo di semplice
accomandigia per anni 5 alla protezione
della Rep. Fior. mediante i March. Opiz-
zino e Jacopo fratelli e figli del March.
Gio. Jacopo Malaspina. Quindi con atto
de’26 agosto 1458 fu rinnovata con la Rep.
la stessa uccomandizia per anni dieci me-
nie la marchesana donna Caterina di
Bartolommeo da Campo-freguso. Final.
mente nel 1574, ai 13 die. il March. Er-
cole di Guglielmo Malaspina trasferi e
cedè liberamente al Granduca Francesco I
Je ville suddette , salvo il beneplacito
di S. M. imperiale, e a riserva dei beni
allodiuli. Posteriormente il Narch. Lodo-
Vico figlio del March, Ercole Malaspina,
per istrumento de’ 31 maggio 1608, n
‘atto di ratificare cotesta alienszion
e il prezzo di scudi go0.
La parr. di È Matteo a Luslo nel
l'anno 1833 contava 229 ubit
LUSTIGNANO in Val-di-Cornia —
Cast. con chiesa plebana (S. Martino)
nella Com. Giur. ecirca 1a migl. a ostro..
lib. delle Pomarance, Dioc. di Volterra,
Comp. di Pisa.
È situato sul fianco orientale dei poggi
che fiancheggiano la ripa destra del fiu-
me Cornia, cui restano «di fronte dal lato
sinistro del fiume i castelli e luogbi di
Moute Rotondo e la Leccia,a sett. Seraz-
zano. a pou. Canueto e Monte-Verdì.
Alcune notizie relative a questo castel
letto souo fra le pergamene appartenate
alla comunità di Volterra, ora nell'Arck.
Dipl. Fior.— Un este pertsato esulta, che
nel 29 marzo 1346 costà in Lustiguano i
Larbardi,0 nobili di Castelnuovo di Val-
di-Cecina, venderono e si
v0g che nel di primo giugno
raunello della villa di Lusi
diante procura rinanziò a favore del co-
mune di Volterra al diritto di eleggersi
LUST
Lool alla signo.
da REIT di gra dat e dei
suoi magistrati; che mel 7 sett. 1264 li
stessi abitanti di Lustignano fecero istan- esenzioni
ta al comune di Volierra per aver ajuto
e consiglio onde rifabbeicare il castello in
detta villa di Lastiguano; la quale do-
manda fa emedita dai Volterra mi, sicco»
mme apparisce da un allo 14 giugno
: fatto in Castelnuovo ; che consiste
mandato di procura per riscuotere
dal Com. di Volterra il salario del lavoro
fatto nella ricostruzione delia porta del
eastello di Lastignano, e per riscuotere
il itsebbioli. Anche nel 1a/giugno
186, per istrumento che si rogò nel Cast.
di Lestignano, Bernardo del fa Sigherio
vicario del giudicente di Lustignano, col
consenso dei consigli costituisce un pro.
curatore ad oggetto di riscuolere dal co.
mune di Volterra lire So in sussidio del ri.
facimento delle mura del castello predetto,
Negli statui Volterra del 1388 il
comune di Lustignano trovasi tassato per
la quota prediale nella somma di L.3725.
mente in un deposto di testimoni
del 31 marzo 1296, fatlo per riconoscere
gli antichi confini del distrutto cestello
di Cornia, furono esaminati diversi uo.
mini anche del limitrofo castello di Za-
ati; — Wed. Cossra Casratto.
Me poche notizie autentiche qui so-
sccenuale tull' altro appariscono che
Pilicini di padronsaza avuti 0 pretesi in
Lastignano da Rapieri de'Paanocchieschi
vescovo di Volterra, come scrisse il Cecina.
Nell'agosto del 1430 le soldatesche del
duca di Milano condotte dal Piccinino
in Maremana occaperono e diedero il gua-
sto anche a questo piccolo castello;il quale
Fa neovamente lartassato nel 1447 dalle
truppe d'Alfonso d'Aragona re di Kapoli.
Nel distretto di Lustignano, al pari che
in quelli limitrofi della Leccia, del Sesso,
di $ e di Moaterotondo nella Val.
Ve della Cornia esistono i Lagoni, dei quali
fu fatta menzione agli drt. -Noovo
di Valdi-Cocina,e Lacom del Volterrano
€ Manscisno.
della distretta
[a a Lestiguano
sieme con altri Ubaldini giurave
famiglia
1833 contava 157 abit.
Fins sur Wosume Srcisvo
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