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Full text of "Dizionario geografico fisico storico della Toscana : contenente la descrizione di tutti i loughi del granducato ducato di lucca garfagnana e lunigiana"

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DIZIONARIO 
GuReGraTIco TIstco sreRzao 
DELLA TOSCANA 


——— 


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DIZIONARIO 
GEOGRAFICO FISICO STORICO 
DELLA TOSCANA 


conrazata La pascunone 
DI TUTTI I LUOGHI DEL GRANDUCATO 
DUCATO DI LUCCA 
GARFAGNANA E LUNIGIANA 
COMPILATO 
Da Cmanzele Repetti 
toc» paro 
DELLI. = KR ACCADENIA DEI GEORAGOFILI 


v 
2 Di VANS ALTRS 


sr 


VOLUME SECONDO 


Aly 


FIRENZE 
PRESSO L'AUTORE E EDITORE 
cor riDi DI 4. rorant 


1835 


S7/S Sed - I/3 


AVVERTIMENTO 


La generosa ed obbligante indulgenza dal Pubblico 
elargita al primo volume di questo Dizionario GzocRaFICO 
Fisico Srozico mi sprona a manifestare al benevolo Letto- 
reingenerale, ed in special modo ai cortesi signori Asso 
ciati i sentimenti della mia eterna riconoscenza, e a rinnuo- 
vare la solenne protesta di continuare col solito ed anche 
maggior zelo le mie cure, perchè il resto dell'Opera rendasi 
sempre meno indegno di sì gentile favore. 

E gentile infatti debbo dirlo, quando penso che contem- 
poraneamente alla mia impresa facevansi di ragione pubblica 
quelle di tanti chiari ingegni toscani in andar raccogliendo 
doviziosa suppellettile di fatti illustranti la storia fisica, eco- 
nomica e civile di questa classica provincia italiana. 

Nè potrei senza taccia d’ingrato nascondere, che di 
molto conforto mi fu una consimile cooperazione. Inoltre 
debbo singolari obblighi ai diligenti lavori statistici prepa- 
rati dal chiar. sig. Gaetano Gasbarri capo dello Stato Civile 
del Gran-Ducato; agli spogli di documenti degli Archivj pub 
blici di Siena con tanta solerzia riuniti dal sig. Ettore Roma- 
gnoli; ed a quanto l’ onorevole sig. dott. Giovanni Battista 
Magini facea tesoro per quello che concerne il confronto 
statistico fra le'tre epoche costantemente notate nel mio 
Dizionario sotto ogni Comunità del Gran-Ducato. 


Ma così citando questi soli personaggi non intendo ne- 
gare il tributo della mia riconoscenza a tanti altri, i quali 
con generosa cortesia mi favorirono molte importanti no- 
tizie storiche ed economiche non meno del territorio riunito 
del Gran-Ducato, che dello Stato Lucchese, della Garfa- 
gnana e della Lunigiana. 

Rispetto poi al numero de’fascicoli di cadaun volume, se 
mai oltrepassa quello enunciato nel manifesto, i signori Asso- 
ciati ne troveranno la ragione e l’apologia nel grazioso animo 
loro, del pari che nel desiderio del mio a far cosa che fosse 
meno indegna di essi. Io ho dovuto estendermi più di quello 
che non avrei voluto per fare, il meglio che da ine si potesse, 
la descrisione del territorio di ciascheduna comunità, e la 
storia dei loro capoluoghi ; sia perchè quella e questa rimane- 
van desiderate ; sia perchè in alcune di esse volevansi rettifi- 
care molti fatti politici, o svisati o taciuti da scrittori poste- 
riori all’età in cui tali avvenimenti accaddero, e che furono 
da me non senza lunga e penosa assiduità svolti dalle perga- 
mene originali, o dagli spogli degli Archivj, e più che altrove 
dal doviziosissimo R. Diplomatico di Firenze. 

Finalmente rinnuovo la preghiera a tutti quelli che 
amano il suolo natio e le glorie pairie, di volermi prestare 
il loro favore nella malagevole mia impresa, essendomi cor- 
tesi di notizie e di correzioni, acciò divenga meno imperfetta 
quanto feci, e più soddisfacente quanto mi resta a fare. 


I 


SEA RE TATE PE 


TE 3 BS£ 


se 
xE2 





Alcune Enzsra essensiali non corrette nel Volume I. 





Errata Corrige 
nn) Pr 
col 
' Dice. di Siena e Comp. 
3 14 che termina a piramide che termina a terrazza 
z n 
2 37 S. Donato ia poggio 
2 Sovicille di 
9 e di Yojano 
1 30 Com.e3migl. 
2 45 Coreglia 
1 22 Bigliolo 
1 47) Vettoriai 
2 30 del vese. fiorentino. 
1 31 nellamaremma di Messa nella Vidia 
2 44 siaggiunga Ta Com. de? Fucine mantiene un me- 
dico e un chirurgo. pel così. di 
a 50 seggi Doe altre fiere si praticano 
sogrinse Ambra, nei giorni 94 di giug. e 17 sett. 
1 39 perr. già Gliale par. filiale 
1 51 di Fcadinoroe di Fosdinovo e del A. Sardo 
1 4a copiziodifrati ospizio di frati Certosini 
1 51 atre nante a una navata 
116 L’Aptifomo dell'Uscian» — L'Antifosso lungo l'Usciana 
1 63 alla cateratta della Gu- all: cateratta del Padule di Fucecobio 
sciana 
2 15 8. Marta 8. Matteo 
335 esazione delleIpoteche — esszionedel Registro in Fucecchio; la Co- 
servazione 
3 So CASTELLETTO nm CASTELLETTO w VENDASO 
MONTE PO' 
1 31 valloneello d'4ntena valloncello d'Orsanella 
2 18 Comp. di Firenze. Comp. di Pisa. 
Quadro S. Marta, Pieve Non è più perrocchia, 
1 54 a maestr. di San-Casciano asett.-grec. di Muotespertoli 
2° 9 siegziunga La parr. di Cispiano ha 6g abit. 
© 21 CITILLE in Val-d'Elsa CITILLE in Val.di-Greve. 
1 42 dopo 13 migl dopo 11 migl. 
In molte eopie del fascicolo I, vol. II, sono da cerreggere 
1 21 Due corsidiversidisequa Tre corsi diversi .......} cioè, il torr: 
im Toscane si sppellano Else che scende dall’Appennino di Ros- 
(-rednnintia! ta nel fi. Sieve fra Borgo S. Lorenzo e 
1 19 in del Purgatorio -—"XYXIII del Paradiso 


DIZIONARIO 


GEOGRAFICO PISETCUO STORICO 


DELLA TOSCANA 





Dacu nella Valle superiore del Ser. 
chio in Garfagnana. Due cs., Dalli di 

Sopra e Dalli di Sotto,coa una parr. (SS. 
Ippolito e Cassiano),esistono nel piviere di 
Piazza, Com. e 2.jn 3 migl. a sett.-maestr. 
di Sillano, Gier. di Camporgiano, Dioc. 
di Massa ducale, già di Lani-Sarzana, 
Due. di Modena. 


Risiedono entrambi i casali sal 


fianco merid. dell'Appennino fra l°4lpe di 
Mommio e l'Alpe Faggiola di Sillano,alla 
destra del torr. Dalli; il quale dopo es- 
sersi accoppiate a quello detto Soraggio 
dà origine al ramo sinistro del 6. Serchio. 
Fa questo paese signoria di alcuni val- 





Sendatarj della contessa Matilde. Erano essi 
cossorti dei march. Malaspii siccome ap- 
parisce da due istrumenti isione 
fendi, sotto gli anni 1231 e 1289, (ra quei 
marchesi e i nobili di Gragnana, di Castel 
vecchio e di Dalli in Garfagnana. 

Questi ultimi dinasti, sotto il governo 
di Castruccio, vensero espulsi dai loro feu- 
di e dalla Garfagnana; dove però ricom- 
parvero appena estinto quel capitano, ri- 
tornando ai loro powessi di Dalli, da pri- 








(isa che, nel 1369, pe: 
gli anziani locchesi, Lagi quei nobili cen- 
Sermata la signoria del castello e roeca di 
Dalli, com titolo di luogotenenti della Re- 
pubblica. La quale rocca nel 1396 venne 
imprevvisamente assalita da una mano di 
armati condotti da Giovanni da Castiglione, mati 
istigato dall’Appiani di Pisa. Ricuperata 


un 


la rocca poco dupo dai Lucchesi, venne per 
ordine della Rep. bentosto demolita. 

La perr. de8S, Ippolito e Cassiano a 
Delli conta 404 abit., dei quali 335 sono 
in Delli di Sopra e 169 in Delli di 
Sotto. 

DALMAZIO/S.)nelleMasse di Città pres 
0 Siena. Contrada che porta i titolo della 
sua perrocchiale, nella Vicaria di Cassiano 
delle Masse, Com. Giur. Dice. 
Comp. e 3 mig]. a maestr. di Siena. 

È posta la sua chiesa salla strada R 
romena faori di porta Camullia sopra ua 
alto piano fra Funtebecci e l'osteria del 
Ceppo, fra la Valle dell’Arbia, di cui è 
tributario il torrentello ressa che na 
sce sotto il fanco australe di 8. Dal- 
mazio, e la Valle saperiore dell’Elsa, 
dove si getta il torrente Staggia che 
riccoglie le acque della Carpella sulla 
pendice settentr. di S. Dalmazio. 

Il comunello di $. Dalmazio nei primi 
secoli della Rep. senese aveva il suo sie 
daco, abolito prima del 1$00. 

Questa chiesa, di cui trovansi memorie 
sino dal 1349,era cappella dipendente dal 

parroco dUopini, situata in luogo solitario 
prima Pima che fosse aperta (anno 1759) l'at. 
tuale strada R. romana, abbandonando 
l'antica ehe passata per Uopioi e le Ba 
desse sino a Castiglioncello, dove si univa 
alla strada moderna postale. 

La soppressa badia a Quarto de'monaci- 
Cistercensi, sino dal 1773 alienata ai par 
Nicolari, è compresa nella cura di 8. Dah. 


La per. di $. Dalmazio conta do abiti 


2 DANC 


DALMAZIO (S.) in Val-di-Ceciva. — 
Ved. Casrer S. Darzazio. 

Pazmazio (S.) nel Val-d'Arno infe- 
riore. Chiesa che fu a piè del poggio di 
S. Maria a Monte, nota unicamente nella 
storia del'a Toscana per un congresso ivi 
tenuto nell'aprile del 1248 ad oggetto di 
stabilire una lega fra varie Comunità, centi 
e altri nobili raccomandati delle città di 
Pisa, di Lucca, di Volterrae di altre terre 
della Toscana, 

DAMA (S. LORENZO a) nel Val-d' 
Arno casentinese. Cas. e parr. nel piv. 
Com. e circa 3 migl. a pon. di Chi 
sentinese. Giur. di Poppi, Dioc. e Comp. 
di Arezzo. 

È posto sul fianco scit. dei poggi. che 
stendonsi dall’Alvernia e da Chusi fra il 
Corsalone e la Ras.ina, sulla destra della 
strada provinciale che da Bibbiena per 1” 
Alvernia guida i Val-Tiberina. 

La parr. di S. Lorenzo a Dama conta 
280 abit. 

DAME (S. PIETRO a) io Val.Tibe 
rina. Cas. e parr. della così detta Willa d' 
Acquaviva nel piviere di S. Marco a Pog- 
gioni, Com. Giur. Dioc. e circa g migl. a 
grec. di Cortona, Comp. di Arezzo. 

Risiede in costa sulla pendice orientale 
dei poggi che stendonsi frail vallonccllo del 
Nestore, e quello della Minimella, i qua 
li formano contrafforte al durso del mont: 
cortonese, denominato l’A/ca di S. Egi 
dio. 

Ebbe il titolo di Dame in 4eguaviva 
da un rio che percorre un breve canale, 
detto Valle-Dame, iunanzi di gettarsi nel 
torr. Minimella, che è uno dei tributarj 
del famoso Gume di Roma. 

La parr. di S. Pietroa Dame comprende 
la villa di Acquaviva e quella di Ransa, 
che ha un oratorio (SS. Biagio e Gio. Bat- 
tista) fondato nel principio del secolo XVI, 
nel quale esisteva un quadro d'piato dal 
cav. Pietro Berrettini, prima che fosse 
trasportato nel secolo decorso nel museo 
Corazzi a Cortona. 

La pamr. di S. Pietro a Dame conta 311 
abit. 

DAME (VALLE) nei Monti cortonesi. 
— Ped. Dane (S. Prerso a). 

DANCIANO in Val.di-Pierle. Castel 
luccio nella cura della pieve di S. Donni- 
no, la cui antica chiesa è situata a piè del 
poggio omonimo. Danciano costituiva 














DECC 
uno dei Terzi della soppressa Com. di 
Val-di-Pierle. — ed. Donmsno (S.) in 
Val-di-Piorle, 

PALBIA o DABBIA in Val-di-Magra. 
Vico compreso nella cura della pieve dei 
SS. Ippolito e Cassiano, nella Com. Giur. 
« a migl. circa a scir. di Bagnone, Dioc. 
di Pontremoli, già di Luni-Sarzana Con.p. 
di Pisa. 

Fu una delle ville dei marchesi Mala 
spin« di Bagnone, nel 1491 incorporata 
con quest*altimo castello alla Rep, Loren 
lina. — Wed. Bacnone. 

Non è da dire, se a questo piuttosto 
che ad eltro luogo della Lunigiana riferire 
volesse il vico Abbia rammentato nella 
fondazione della badia dell’Aulla fatta nel- 
1°884, allorchè dal march. Adalberto di 
Toscana furono assegnati beni posti in 
quella sua villa di Lunigiana; comecchè 
il nome di Dabbia jù verosimiglian- 
za che quello della villa di Arlia sopra 
Fivizzano già da noi a fal uopo segnalata. 
— Ved. Auus. 

DEBEDUSE, a DOBEDUSE iu Val-di- 
Vara. Vico di poche case nella parr. di S. 
Giovanni di Borséda, Com. Giur. e circa 
migl. 1 4 a maestr. di Calice, Dioc. di 
Pontreme'i, già di Luvi-Sarzana, Comp. 
di Pisa. —, Wed. Borszoa.. 

DEBICÒ 























È situato in valle alla destra del 6. Ao- 
saro. e la sua parrocchia conta una popo- 
lazione di 106 abitanti. 

DECCIANO, o DICCIANO (Decia- 
num) in Vai-Tiberina. Due borgate (Dec- 
ciano e TiG) nella stessa parr. di S. Ma- 
ria, già Badia a Decciano, tel piv., Com. e 
circa 2 migl. a pon. ‘aprese, Giur. 
della Picve S. Stefano, 
cro, già Città di Castc'lo, Comp. di 4- 
rezzo. 

Sono due borgate situate alla sinistra 
della fumana Singerna: Tifi più in alto 
è a pon., Dicciano più in basso è a lib. del 
cast. di Caprese. 

Furono entrambi casali posseduti si 
dal secolo XI dai conti di Montauto e di 
Galbino, poichè nel 1081 era abate del 
mon. di Dicciano uno di quei patroni 
(Pietro di Ranieri di Galbino), a favore 























DECI 
del quale duc suoi fratelli rinunziaro- 
no i loro diritti di giuspadronato, tanto su 
quella, quanto sopra altre chiese dei di- 
stretti di Caprese e di Anghiari. — Ved. 
Babia a Dacciaso e Tiri. 

La perr. di S. Maria s Dicciano e Tif 
conta 179 abit. 

DECCIO nella Valle del Serchio. Vico 
con parro (S. Frediano) nella contrada e 
piviere di Branooli, delto perciò Yrancoli 
Deccso, Com. Giur. Dioe. e Duc. di Luo- 
«a, dalla qual città Decio è 9 migl a 
sett 

La soa chicsa è situata alla sinistra del 
Serchio, fra il poote a Moriano e quello di 
Diecimo, lungo la strada maestra che gui- 
da ai Bagni di Lucca c io Garfagnana. — 
Ved. Baascori. 

La parr. di S. Frediano a Decio conta 
191 abit 
DECCIO = CERRETÒLI in Garfagoa- 
ma nella Valle superiore del Serchio. Due 
borgate che danno il nome alla parr. di 
S. Andrea a Cerretoli, nel piviere e circa 
3 migl. a lib. della Pieve-Fosciana, Com. 
Giur. e un migl. a pon. di Casteluuoro, 
Diec, di Massa ducale, giù di Lucca, Duc. 
di Modena. 

Le ville di Deccio e Cerretoli sono sì- 
tuate in collina alla destra del 6. Serchio 
fra Castelnuovo, Rootaso, Colli e Anti. 





sciana. 
La parr. di Sì Andrea a Cerretoli coo- 
ta 236 abit. 
DECIMO (S. CASCIANO 4) in Val-di- 
Grete. — Ned. Sun-Casciazo ia Valdi 


Greve. 

DECIMO (S. CECILIA a)(4d Decimum 
milliare) ia Val-di-Grevc. Cas. coo anti 
ca pieve matrice della vicina Terra di Sao- 
Cascisso a Derimo, da cui è un terzo di 






d'ippremo alla prima posta da Firenze, 
che è 8 migl. toscane al suo ostro, pari a 
10 migl. romane di otto stadj per miglio. 

Se è vero pertanto, che il nome di De- 
cimo conservato a questa località sia deri» 
vato dalla decima pietra migliare, a parti- 
re da Firenze, non ne consegue altresì,che 
per di là passasse un'antica via militare, o 
consolare. 








DECI 5 

Sal qual proposito parve al Borgbini 
da avvertire, che fra i molti e veri se- 
gni del proprio e primo sito della cit- 
tà di Firenze non fosse da dispregiare 
questo di cotai nomi delle miglia, che io- 
torno intorno la cingono; perchè emi ci 
accennano col dito e ci misurano il luogo 
appunto, dove ella era; avvegoachè non 
s000 questi i modi di chiamar le miglia, 
nè i nomi de'tempi bassi de’Longobardi, 
ma del proprio secolo romano. 

Se è vero taltociò, convicne altresì am- 
meltere per vero,che tali nomi di Quarto, 
Quinto, Sesto, Settimo, Ottavo, Deci- 
mo, ci richiamino alla costruzione delle 
vie vicinali o municipali aperte in vario 
direzioni nel distretto de'respettivi muoi- 
cipj sotto il romano impero, dopo però che 
quest’ullimo variò con le leggi i costumici 
nomi antichi; quando ciuè ogni capitale 
di provincia e ogni potente cittè, aprendo 
muove strade, o restaurando le vecchi; 
trodussc l'uso di segnare la numerazione 
delle miglia a cominciare dal capoluogo di 
quel distretto, e non già dal migliare au- 
reo di Roma, siccome per il tempo tre- 
passato erasi praticato per le grandi strade 
romane, Appia, Flaminia, Aurelia nuova 
@ vecchio, Emilia, Cussia, ec. Quindi 

















gno in favore della badia di Nonantola, si 
direbbe, che la corte di Decimo e la pic- 
ve di S, Cecilia ivi rammeatate, fossero 
state donate da quel conquistatore del re- 


quo ai monaci Nunaoto- 
lani. on 

All'art. Cmaxri (S. Manta Novazta in) 
sì accennò un istrumento fatto nel 
del 1043, nel quale è rammentata la pie- 
ve di S. Cccilia a Decimo, e la corte di 
S. Pietro a Decimo, oggi detto S. Pietro 
di Sopra. La qual chiesa con sua corte 
apparteneva al conte Landolfo figlio del 
conte Gottizio dci nobili di Monti 
di nel Chiaoti, nel tempo stesso che i ve 
scovi di Firenze tenevano signoria nel ca- 








4 DE CI 
stelle di Decimo e in altre ville e casali 
dello stesso piviere. 

Ipfatti nel secolo X Lottario III imp. e 
poco dopo Ottone III, per favorire i prela» 
ti Gorentini, escatarono i popoli del pi- 
Viere di Decimo dall'imposizione dell’4/- 
bergaria dovuta ai re d'Italia, o ai loro 
vicarj nel tempo che essi percorrevano la 
Toscana. La quale esenzione venne con- 
fermata ai vescovi di Firenze dai march 
Corrado e Federigo, mentre rappresenta- 
vano il sovrano nella Toscana (anno 1120 
€ 1127). 

I diritti dei vescovi sopra Decimo si - 
stesero sino a quello di nominarvi un giu- 
sdicente con titolo di rettore o di potestà, 
aociò giudicasse nelle cause civili con ap- 
pello inti al potestà di Firenze; dal 
cui governo quei terrazzarii dipendevano 
per il politico e per il criminale, nella 
stessa guisa che allora praticavasi per gli 
abitanti del Bonco S. Loazuzo, di Casrm:- 
Fionssrizo,ec. dove pure i suddetti vescori 
tenevano i loro rettori. Infatti sap- 
piamo che il vescovo Ardingo Il, quando 
determinò di dare ai suoi popoli di Deci- 
mo muovi siatuti civili, essi vennero ap- 
provati dal Comune di Firenze col consi- 
glio del potestà, non tanto, credo io col 
Borgbini, perchè, dovendo ricercare alcu- 
na fata l'esecuzione del braccio secolare, 
ci volesse questa cerimonia e consentimen- 
to, quanto per aver anche la Signoria di 
Firenze sua generale superiorità e propria 
ragione in que'luoghi, onde fusse necessa. 
rio, come in cosa di comune partecipazio- 
ne, formare alcuna maniera di governo, 
ove aveme ciaschedunorispettiramente par- 
te e soddisfazione. (Boncmni, Dei vesc. 
Firenze.) 

La pieve di S. Cecilia a Decimo, nel 
principio del secolo XV 
ta e danneggiata dai suoi parrochi,ia gui 
che il pont. Eugenio IV, con bolla data 
in Firenze il primo nov. 1460, l’ammensò 
coi suoi beni al convento dei canonici A- 
gostiniani di S. Donato a Scopeto presso le 
mura di Firenze. Tale unione però fu 
sciolta dal poot. Calisto INI con bolla spe- 
dita li 26 ottobre del 1655 all’arcivescoro 
di Firenze S. Antonino, mercè cui furono 
lasciati ai camonici Scopetini i beni po 
«o innanzi donati alla pieve a Decimo da 
Attonia di Pierozzo Stroezi,vedova di Mi- 
<hele di Lapo da Castellonchio. 














DECI 

Diminuita ognora più di patrimonio, la 
parrocchia matrice di Decimo declinava a 
proporzione che aumentava il concorso al- 
la vicina chiesa filiale di San Cassiano, si- 
tuata nel centro del castello omonimo; 
talchè questa venne innalzata all’onore 
di collegiata, e finalmente, nel dicembre 
del 1997, dichiarata pieve in luogo dell’ 
antica di S. Cecilia a Decimo, stata nomi- 
mata conteraporaneamente prioria. 

La pieve di S. Cecilia a Decimo conta. 
va 16 parrocchie, attualmente ridotte a die- 
ci; cioè: 1. Prepositura e insigne collegia- 
ta de'SS. Ippolito e Cassiano. a Decimo; 
2. Prioria di S. Maria a Casavecchia; 3. 
Prioria di S. Martino detto del Pescovo, 
o di Argiano; 4. S. Andrea in Percussi- 
ne; 5. 8. Maria di Argiano; 6. S. Barto 
lommeo a Feltignano; 7. S. Jacopo di 
Mucciana; 8. S. Lorenzo di Castel-Bon- 
si; g- $. Pietro di Sotto; 10. S. Pietro 
di Sopra. Sono annesse delle sunnominate 
le quattro cure soppresse di S. Angelo 
d'Argiano unita a S. Maria d’Argiano; 
di &. Margherita a Caserotta aggregata a 
Castel-Bonsi; di S. Stefano in Petriolo, 
e di S. Donato a Chiesenuova, incorpora. 
te a S. Bartolommeo a Faltignano. 

La parr. di 5. Cecilia a Decimo ha 298 ab. 

DECIMO, ona DIECIMO nella Valle del 
Serchio. Lungo borgo con pieve (S. Maria 
Assuola) nella Com. Giur. e circa 2 migl. 
a lib. del Borgo a Mozzano, Dioc. e Duc. 
di Lucca, da cui è 10 migl. a sett. 

È posto sulla destra ripa del Serchio 
attraversato dalla strada rotabile che per- 
corre la sponda stessa di quel fiume, quasi 
di fronte al nuovo ponte di pietra conci 

















di cheattraversa il Serchio circa due miglia 


più basso di quello angustissimo e curva 
tissimo, denominato della Maddalena. 

11 cast. di Decimo sino dall'anno gét 
fa donato dal march. Oberto figlio del re 
Ugo a Currado vescovo di Lucca: ai di cui 
successori lo stesso castello venne confer- 
mato dalla cont. Matilde nel 1078, da Ot- 
tone IV nel 1209, e da Carlo IV nel 1355. 

Che tali privilegj non bastassero ad 
esentare i vescovi lucchesi da alcuni tri- 
buti verso gli eredi degli antichi sigoori di 








trada, lo fa conoscere il registro Vaticano 
di Cencio Camerario, nel quale sono no- 
tale tutte le corti, mame, castelli, © terre 
appartenute alla contessa Matilde, della 


DETO 
cui case la Corte di Rome chiemossi erede. 
Nel quale registro venne segnalata anche 
la Terra in Decimo e le ville in Roggio, 
in Convalle © in Tempagnana, luoghi 

tutti del piviere di Decimo. 
La pieve di S. Maria Amonta a Diecimo 
nel srcolo XIII costava per suffraganee 





pievi. 

Le antiche Gliali della chiesa matrice 
di Diecimo erano le seguenti; 1. $. Mi. 
chele di Corsegna; 2. S. Lorenzo di Sen 
ra; 3. SS. Giusto e Clemente di Petic- 
ciano; 4. S. Pietro d'Anchiano; 5. 5. 
Pietro di Pescaglia; 6. S. Bartolommeo 
di Piegajo; 7. SS. Simone e Giuda di 
Convalle; 8. S. Cassiano di Gello; 9. 8. 





di Cuma; 13. S. Giusto di Morrone; 14. 
$. Pietro di Ottavo; 15. 8. Prospero di 
Te 5 16. S. Giusto di Parti 
gliatos 17. $. Lorenzo di Domazsano; 
Ha s Michele di Fandagno.—Era com- 
preso nello stesso pievanato uno pedale 
per i pellegriai,sotto il titolo di S. Marti- 
mo al Greppo. 
Attualmente sono del piviere di Dieci 
mo le perr. di Vetriano, de'SS. Michelee 
Caterina a Colognora in Val-di-Roggio, 
di S. Stefano a Villa e Roggio, e la cep- 
pellania curata di $ Elisabetta a Desse. 

8. Maria Assunta a Diecimo ba808 abit. 

Decimo nel Volterrazo. Cas. perdute, cedi 
della cui corte e territorio trovo fatta 
menzione in una pergamena del 1293 ap- 
portenuta alla città.di Volterra, esistente 
attualmente nell’Ancu. Dirt. Fios. 

DETOLE (S.) o 8. DITALE în Val 
di-Sieve. Picve antica convertita ia una 
bella chiesa moderna e semplice parr. con 
sanesso convento di Francescani della Ri- 
Sorma, nel piviere di Frascole, Com. Giur. 
€ circa 2 migl. a ostro di Dicomano, Dioe. 
di Fiesole, Comp. di Fireote. 

Risiede alle falde occidentali di una 
collina, la cui base si estende sino al Gume 
Siere, che le scorre a pon., mentre a ostro 
è bognata dal torr. Moscia,poco lungi dalla 
strada R. che guida per Dicomano e per 
PAIpe di S. Benedetto in Romagna. 

La pià antica memoria di questa chicea 
bettesimele trovasi in un istramento del 





DETO 8 
seoslo X, col quale S. Podio vescovo di 
Firenze concemè in enfiteusi ai fratelli 
Giovanni e Remberto figli del fa Petrone, 
certe terre poste ad plebem S. Ditaliz,to. 
co dicto Mussia. (Lam. Mon. Eccl. Flor. 
T. Ilepag. 785.) 

Nell’anuo 1100 un conte Alberto di 
Tedicio dei conti Guidi di Modigliana ri- 
mupziò a favore dell’Eremo di Camaldoli 
a quanto possedeva nel piviere di $. De- 
tole, ivi chiamato S. Ditelis de Brilla in 
Mugello, giurisdizione di Fiesole. 

nome di santo ignoto, rammen- 
tato anche nelle bolle ‘asquale Il e d’ 
Innocenzo Il ai vese. di Fiesole, non corri- 
spondente a quello di S. Gio, Baltista, che 
fa costantemente il titolare della chie 
sa di S. Detole, non si sà ancora se de 
rivasse da un dito di S. Biagio, la cui re 
liquia è fama che pervenisse eò immemo- 
rabili in detta chiesa, siccome pensò col 
Lami l’autore della Descrizione del Mu- 
gello; © piuttosto se lo creò il volo, come 
Oopinava un altro erudito, da ichi 
sima immagine del Battista dipio 
primitiva facciata della pieve 58 Gio 
vanni a S. Ditale. Emendo che quella 
figura teneva alzato il braccio col dito in 
dice disti atto di accennare alle tur- 
be il divino Messia che accostavasi al | Gion 














Dei 1713 dal piemso di quel tempo fa 
freti Francescani Rilormati, 
peer rioni Mr srvos 
me con l'elemosina raccolte da quei reli- 
Qiosi in breve tempo fu eseguita non solo 
erezione di un vasto e bene ornato tem- 
pio, ma sllato sd emo di un comodo con- 
vento con iosa clausura. 
in tal guisa la cura e Îl titolo 
della pieve a S. Detole, fa per decreto del 
vescovo di Fiesole, nel 1719, trasportate 
il mo foote battesimale nella chiesa di S. 
Jacopo a Frascole, e fra le vicine par 
battesimali suddivise le cure suffraganee 
della soppressa pieve di 8. Detole.Nel tem- 
postemsoilsuo popolofu aggregato alla nuore 
parrocchia eretta nell’oratorio di S. Biagio 
preso S. Detole, con smegnarie i beni 
della soppressa pieve, per sino a che nel 
1794 dal diocesano fa decretato la riunione 
dei cuci beni al Seminario ficsolano, ele 





6 DIAC 

traslazione della 

dei PP. Riformati 

esemplare carità religiyta, nun tanto adem- 

piono a questo sacro ufizio, ma ancora nei 

primi rudimenti letterarj istruiscono i 
i quella contrada. 

Nel secolo XII la pieve di S. Ditale, o 
di S. Detole, era matrice delle seguenti 
chiese: 1. S. Maria di Rincine (attual 
mente picve sotto l’invocazione di $. Elo 
na); 2. S. Jacopo a Frascole (cretta in 
pieve nel 1719); 3. S. Martinoal Poggio 
(soppressa); 4. S. Andrea a Picorata 
(esistente); 5. S. Michele a Moscia (ro- 
vinata c annessa a Vicorata); 6.5. Pietro 
di Valle Piana (soppressa) 7. S. Loren- 
20 a Fornace (esistente); 8. S. Lorenzo 
di Bristallo (sopresa); g. S. Mana d’ 
Agnano (esistente); 10. S. Stefano a Pe 
trojo (esistente) ; 11.5. Niccola a Cornia 
(dirata, e la sua cura annessa a Petrojo); 
12. SS. Miniato e Donato a Monte Domu: 
ni (azzregata a Vicorate, attualmente 
pubblico oratorio). 

La cura di S. Gio. Battista a S. Dctole 
conta 852 abit. 

DETOLE (S. BIAGIO a SAN) in Val 
di-Siere. — Fed. Derote (S.) 

DEZZA nella Valle del Serchio. Cas. 
con dogana di frontiera di seconda classe 
dipeodente dal dipartimento doganale di 
Lucca. Ha una chiesa cappellania (S. Eli- 
sabetta) nel piviere di Diecimo, Com. 
Giur. e 2 migl. a poo. del Borgo a Mozza- 
no, Dioe. e Duc. di Lucca. 

Trovasi alla destra del G. Serchio, sulla 
strada comunitativa che rimonta la ripa 
sinietra del torr. Padugna per varcare 
nella vallecola di Camajore o in quella 
di Turrite Cava, salendo l’Alpe della Pe- 
trosciana. — Ved. Deeimo,o Disciuo nella 
Valle del Serchio. 

La cappellania di Dezza ba 195 abit. 

DIACCETO (Glacetum, o Diaccetum) 
in Valdi-Sieve. Castellare con pieve anti- 
ca sotto il titolo di S. Lorenzo, già S. Je 
rusalem, nella Com. e un migl. a sett. di 
Pelago, Giur. e 4 migl. a lev.grec. del 
Pontassieve, Dioc. di Fiesole, Comp. di 
Firenze. 

La pieve trovasi sul fianco meridionale 
del monte della Consumo, un miglio a 
Dev. della strada R. casentinese, mentre a 
ma terzo di miglio più discosto risiede so- 
(pra un tondeggiante poggio il diruto ca 























DICO 

stello, ora villa di Diacceto, già signori: 
di un'estibta prosapia di conti rurali, 
detti i Cattani da Diacceto, diranata, so- 
condo alcuni gencalogisti, dai conti sicili; 

ni della casata de Aceto. — Non dirò 
come i Cattani da Diucceto acquistassero 
e fossero quindi dagl'imperatori 
delle castella di Diacceto e di 
riserbando ciò all'art. Pau 








Pelago, 
co castello; solamente è quì da ram- 


mentare, che la stirpe Cattani ha 
fornito molti soggetti distinti, nelle lette» 
re, nella toga, nella spada e nel pastorale; 
fra i quali sono noi il platonico 
Francess0 da Diacccto allievo del Ficino, 
e i duc vescovi Fiesolani Aogiolo, c Fran- 
cerco da Diacccto, l'ultimo dei quali fu 
autore di varie opere ascetiche. 

La pieve di S. Jerusalem a Diacceto è 
rammentata nelle bolle spedite ai vescovi 
fiesolani dal pont. Pasquale II, agli 11 
marzo 1103, e da Innocenzo Il, al 16 nov. 
1134. Essa è a due navate di pietre conce, 
ma ib cattivo stato con angusta canonica 
mancante perfino di una socristia. 

Nel secolo XII il suo piviere abbraccia- 
va le seguenti g cure: 1. S. Niccolò a 
Nipozzano, esistente; 2. S. Pietro a Fer- 
rgno, esistente; 3. S. Maria a Ferramo, 
siata annessa alla precedente; 4. S. Giu- 
sto a Fa/gano, esistente; 5. S. Maria a 
Falgano, annessa a S. Giusto; 6. S. Clo» 
mente a Pelago, attualmente pieve; z 
S. Martino a Bibbiano, esistente; 8. $. 
Bartolommeo a Castelnuovo, distratta; g- 
S. Salvatore a Licciolo, soppressa. 

La parr. della pieve di S. Lorenzo a 
Diacceto conta 205 abit. 

DICCIANO nella Valle Tiberina. — 
Ved. Dacciazo. 

DICOMANO, talvolta COMANO (De 
cumanum, e Comanum) ia Val-di-Siere. 
Grusso burgo, che porta il nome della fiu- 
mana che l’attraversa, con antica pieve (S. 
Maria), capoluogo di Comunità e residenza 
di an potestà nel Vicariato R. di Ponta» 
sieve, Dioc. e Comp. di Firenze. 

È situato io pianyra sulla nuova strada R. 
di Romagna, nel gr. 29° 8' 5” long. e 43° 
53° 8" latit., 20 migl. a grec. di Firenze, 
10 a settgrec. del Pontassieve, g migl. a 
scir. del Borgo S. Lorcuzo, 9 a lib, di 
San-Godenzo, e circa 11 migl. dal varco 
dell'Alpe di S. Benedetto. 

Ni nome di Dicomano (Decumenum) ri- 




















DICO 


montar dovrebbe ai tempi della Repubbli- 
ca romana, quando costumavasi di nomina» 
re in cotdl guisa i sentieri o stradelli che 
Timit da lev. a pon. i terreni delle 
caloaie: siccome decumani si appellavano 
gli esatturi delle decime, e decumana pu- 
re si dieva la porta questoria situata di 
frun.: a quella del pretorio negli accam- 
parsenti di quel popolo re. 

Una tale etimologia per aliro viene io- 
firmata da alcune antiche scritture, nelle 
quali è fatta menzione delle pieve di S. 
Maria in Comano, iuvece di appellarsi 
in Dicomano. 

Ta tal guisa fra le altre trovasi scritu 
in una membraaa archetipa del 2° nor. 
1136, appartenuta al mon. della Vallom 
bross, ora nell’Arch. Dipl. Fi: 
anche è deita ira Comuno nel registro delle 
chiese finreatine redatto nell'anno 129, 
epabolicato dal Lami, 

Lo chè darcbbe luogo a dubitare che il 
perse di Dicomano fosse derivato dal se- 
Raacaso unito al nome cella località di Co- 
meno, invece Ji rimontare al Decumano 
dei tempi romani. _ 

Il documento più antico fra i superstiti, 
ck* perli ui questo borge,è un enfiteusi dell 























dall'imperatore Federigo Il ai figli del C. 
Grido Guerra, e nel 1248 dallo stesso 
imperante conferme*o ai di Jul nipoti 
Guido e Simone CC. di Battifolle @ di 
Poppi. A questa linea pertanto dei CC. 
Guidi, nelle divise di quella numerosa fa- 
miglia magnatizia, restarono di parte i ca- 
stelli di Colle Cà.Martinocon ‘e sue per- 
tinenze, la metà del Mercato e del 
Mercatale di Dicomano, il castolto del 
Pozso con la sua curia e distretto, le vil 
le di Fabiano, di Casa-Romana, di Co- 
rella, di Paterno, di Farneto, di Ortica- 
je e di tanti altri luoghi compresi nell’ 
attuale Comonità di Dicomano 0 ia quelle 
Emitrofe, 





Dicomsao fa sempre un'aperta borgate, 
cui diede origine la comodità della sua si- 
presso allo sbocco in Sieve di due 





DICO 7 
Giumane, la Moscia e il Dicomano, ceriv: 
dall’Appennino della Falterona. Infa 
nel suo vasto foro si praticavano i mercati 
sino dal secolo XII, mcatre si parla del 
Mercatale e non dsl cast. di Dicomano 
nel privilegio di Federigo Il testè accen- 
pato. 

A difesa però dell’aperta borgata sul 
porgio alla destra del fiume, e a cavaliere 
di Diovmano, fu eretto un fortilizio appel. 
lato il Pozzo, già da qualche tempo caduto 

ja rovina. Era quel castello del Pozzo 

da Dicomanu che il conte Guido da Porcia. 
no e da Belforte, nel 1337, alienò a Gual- 
terotto de'Barli di Fireoze, e che poi î 
di lui Bigli c consorti spesse fiate ai Bardi 
contrastarono, non ostante le minacce e 
le condanne di esilio sentenziate dal 
potestà di Firenze; sino a che quei conti 
rimessi ai comandi della Rep. fior., ai 17 
genn. del 1354 (stile comune), vengero li- 
berati dalle precedenti condannagioui. 

Nel 1358 il territoric di Dicomano non 
era stato ancora incorporato al distretto fio- 
reulino,e conseguentemente non poteva far 
parte del suo contado; mentre di costà ot- 
tenne il paso,e in Dicomano per tre giorni 
la compagaia del C. Lando soggiornò, dopo 
la mala ventura ad ema accaduta nel sa- 
lire dalla valle del Lamone per il varco 
delle Scelerte sul dorso dell’ Appennino 
di Belforte. 

Avvegnachè la Signoria di Firenze a 
miun petto volle che quei soldati di ven- 
tara entrassero, neppure di transito, 
nel suo contado, prescrivendo loro a tal 
effetto lo stradale soguente: - da Marradi 
valicare l'Appenzino per il malagevole 
sentiero di Bel/orte, quindi scendere a Di- 
comano, poi a Vicorata,a Tsola (cia Lon- 
da)a San-Leolino,e di là per il varcofra la 
Falterona e la Coi penetrare nel Ca- 
sentino. — Fed. Betronta di Mugello. 

Ciò noe ostante furono quei ladroui dai 
contadini di Val-di-Sieve cotanto di male 
fn cuore accolti, che presto si trovarono in 
Dicomano assediati e stretti al punto,chein 
poco d'ora si sarla in questo luogo spento 
quel morbo politico dell'Italia, se la cura 
della salvezza di quattro cittadini forenti- 
ni non fosse stata preferita alla pubbli- 
ca salute. (Marr. Vintam. Cronic. lib. 
VIII. cap. 76 079. — Axms. stor. Fior. 
Mib. XI.) 

Emendo probabile, come molti opinano, 






























Ul) DICO 

che il territorio di Dicomano faceme parte 
della contea di Belforte posta sull'Appenni» 
no omonimo, si può ragionerolmente ar- 
guire che questo distretto vi i 

tato a quello di Firenze uell’anno 1355, 
quando appuoto la Rep, accrebbe al suo 
dominio i castelli di Belforte e di 
mediante il prezzo di 15000 Gorini d'oro 
pagati al conte Guido da Battifulle in vi. 
gore del contratto rozato ai 13 giogno 
1374, quiadi nel 31 luglio sasseguente 
a un mazziere della Repubblica stessa 
datone il (Amns. De'conti 
Guidi, e Istor. fior. lib. XIII.) 

La chiesa plebana di S. Meria a Dico 
amano, da lunga età di padronato della men- 
sa arcivescovile di Firense, risiede sopra 
un poggetto un quarto di migl. » lev. del 
borgo. Essa fa ricostroita a tre navate, e 
consacrata li 3 maggio 1569. Ha un qua- 
dro all'altare maggiore dipinto dal cav. 


Destro il borgo esistono diverse chiese, 
fra le quali è molto frequentata quella del 
soppresso ospizio, delta della Madonna 
dello Spedale da una devota immagine che 
ivi si venera. 

Aqui più grandiosa e ricca di marmi è 
la chiesa di S. Quofrio con vago disegno 
edificata e dipinta sulla fine del secolo 
scorso a spese della famiglia delle Poeze, 
La bella tavola che adorna V’e'tar mag- 
giore è pittura di Lorenzo Li 

In questa chiesa nei giorni festivi 
ufizia il pievano, per esere della pio 
ve amai più comoda al concorso del po- 




















lo. 

1) piviere di Dicomano nel secolo XII 
avera le segueati 5 succursali: 1. S. 
Stefano di Ficolagna; 2. 5. i 
Orticaja; 3. S. Pietro di Fosti 
mente anpesso a $. Donnino a Celle); 4. 
8. Donato a Villa; 5. S. Donnino a Cel 
le; 5. S. Andrea a Samprognano, o a 
Riconi (attualmente annesso a S. Jacopo 
di Orti 

Nel 1444 le chiese dipendenti dalla 
predetta pieve erano aumentate sino al 
pumero di nove; poichè vennero in quell” 
anno tassate tutte all’occasione del ba/ze/- 
lo imposto ai pivieri del contado di Fi 
renze; vale a dire, la pieve di S. Maria 
a Dicomano, S.Jacupo di Orticaja, S, An- 
drea a Semprognano, S. Bartolo a Ce- 
siello, 8. Stefano a Vicelagna, S. Croce 









DICO 

al Santo nuovo, 8. Donato a Villa, S. 
Pietro a Fostia, e S, Donnino a Celle. 

Comunità di Dicomano. — Il territo 
rio di questa Comunità abbraccia una su- 
perficie di 17474 quadr.; 420 dei quali 
sono occupati da corsi d’acqua e da 
pubbliche strade. 





Lo sua figura è irregolarissima, asai lun- 
qa dalib. a sett-grec. angustissima mel 
fianco e sulla schiena dell’Appennino, 
più larga alla sua base merid. cirocecritta 
dal 6. Sieve e dal torr. Moscia. 

Esa confina con 5 Comunità. A sett. 
per una traversa di circa migl, 1 $ ha di 
fronte la Comunità traosappennina di 
Marradi, che trova sul dorso del Colle C& 
Martino a lev. del varco di Belforte pres 
so le sorgenti del fosso di Costamartoli. 
Il qual fosso, dopo averlo costeggiato alquan= 
to, abbandona a maestr. davanti al poggio 
di Sprugaoli. Costà il territorio comunita. 
tivo di Dicomano voltando da sett. a pon. 
trova la Com, di Vicchio, con la quale 
per sei e più miglia scende di conserva 
Inazo lo sprone dei colli che fiancheg- 
giano a lev. il valloncello di Corella, fra 
il casale di questo nome e la diruta rocca 
d’Ampinana, rasentando la strada pedonale 
che guida pel passo delle Scalette nella 
valle del Lamone, finchè entra nel borro 
della Capannaccia e con eso nel f. Sie- 
ve. Allora voltando nella direzione da mar- 
str. a scir. seconda la corrente del Gume, 
col quale forma un seno tortuoso prima di 
maritarsi al torrente Dicomano, che trova 
davanti al capoluogo, e di là continua 
lungo l’alveo della Sieve sino a che, dopo 
duc altre miglia, entra nello stesso fiume 
il tributario torr. Afoscia. 

A quest’ultima conluenza la Com. di 
Dicomano abbandona a pon. il fiume Sie- 
ve,dove piegaudo a ostro sucnede alla Com. 
di Vicchio quella di Pelago,con 
circa un miglio rimonta il torr. Afoscia. 
Oîtrepassato il poggio di San-Detole, in- 
contra la Com. di Londa, cui serve di li- 
mite per il tragitto di un altro migl. il 
torr. prenominato: poscia entra pel fosso 
Cornia che viene dal lato di ler., e con 
esso le due Comunità attraversano i con- 
trafforti orientali che diramansi dalla Falte- 








DICO 
roes Sulla cima di 
poni cena la Comonità di Londa, e su- 
bentra a confive quella di Sso-Godeozo, 
con la quale il territorio della Comunità 
in questione, piegando a grec., scende nella 
vallecola del Dicomano, il di cui torr. 
caralea allo sbocco del riodi Aequetorta, 
due migl. sopra il capoluogo della Coma- 
sità 








Costà voltando faccia a lev. attraversa 
1) torr. Corella per dirigersi sullo sprone 
che fiancheggia dal lato di lev. quel val- 
loncelto, e di là per i borri di Margalla 
e della Badiaccia rimonta sul giogo dell” 
Appennino di Cè-Martino,.al di 13 del 
quale ritrova la Com. di Marradi. 

I maggiori corsi d'acqua di questa Co- 
muniti sono quelli che bagnano la parte 
inferiore del suo territurio; cioè il torr. 
Dicomano, che gli passa in mezzo; il Mo- 
scia, che ne lambisce i meridiunali confini, 
e la Sieve che entrambi gli accoglie dal 
lato di lib. e di pon. 

Doe strade provinciali rotabili postano 





del Gume, e l’altra che guida io Romagna, 
mesa esrrozzabile da Leorono E sino alla 
base del monte di San-Godenzo, e per mu- 
pificenza di Leosotno II attualmente a- 

atraverso della ripida giogana dell’ 
Alpedi S. Benedetto per scendere sino ai 
confini della Romagna Granducale lungo il 


fume Montone. 

La qualità del terreno di questa frazio- 
ne di Appenaino nom offre eccezioni ri- 
marchevoli, oltre quelle delle tre rocce 
consuete che costitpiscono l'esterna e qu 
si usiversale osstura della catena moo- 
tuose che serve di spina fra la Toscana e 
la Romagna Granducale. 

Solamente è da avvertire, che l’arenaria 
schistosa e lo sriisto  marnoso sono le 
due rocce predominanti di cotesta contra 
da, emendo mevo frequente delle preor- 
deoti la pietra calcarea compatta, ossia 1’ 
alberese, e colombina. 

In alcuni valloncelli verso sett. e grec. 
di Dicoesano lo. schisto marnoso presentasi 
sotto uns tinta variegata di rosso ciliegia, 
di Bor di pesco e di verdosporro. 

I prodotti di suolo più copiosi consisto- 
mo, nella parte superiore, in foreste di fag- 


Van 








di quelle dirama gi 


DICO 

vi soltostanno le selve di castagno 
pascoli naturali, 

gue e di 
inferiore e a un clima pi 
me è quello dei contorni di Dicomano e 
preso il torr. Moscia; nel mentre che i 
campi più ubertosi sono situati lungo il 
Sieve, fra S. Detole e S. Jacopo a Orti- 
















a 

Antichissimo, e di un gran concorso 
grani, di bestisme vaccino e porcino, di 
pollami e di mercerie, è il mercato di Di- 
comano, il quale si pratica setlimanalmen- 
te nel giorno di sabato. 

Vi si tengono pure due Gere annue, una 
delle quali nel primo sabato di maggio, 
l’altra nel primo mercoledì di ottobre. 

Coo il regolamento del 23 maggio 1774 
sull'organizzazione delle comunità del con- 
todo Fiorentino fu costituita questa di 
Dicomano, aggregando ai 5 popoli dell’an- 
tica Comunità del suo nome, quelli delle 
soppresse Comunità del Pozzo e di Corella, 
intutto 15 parrocchie; cioè 1. Dicomano, 
pieve; 2. Orticaja; 3. Riconi, 0 Sam 
prognano ; f. Fostia; 5. Vicolagna; 6. 
d4gnano; 9. Tissano; 8. Frastolei > 














Detole; 15. Corella. 
La Comunità di Dicomano mantiene un 
maestro di scuola e un medico-chirurgo. 
Risiede nel capoluogo un potestà di 
tera clase dipendente per le cause cri- 
di polizia dal vicario R. 





del Pontassieve. 

Non è, ch'io sappia, conosciuta l'epoca 
precisa dell'erezione di questa potesteria ; 
ma se io non tecni d’ingancarmi crede 
rei, che non dovesse risalire più innanzi 
dell'anno 1500; mentre sino al 31 ottobre 
1485 trovo un istramento che rammenta 
la potesteria di Belforte nelle parti del 
Mugello, la quale più non csistera nel 
1505, giacchè ai 18 giugno di detto aono 
trovasi nominato il popolo di $. Croce al 
Santo Nuovo e la potesteria di Dicomaao, 
cni eno popolo appartenera. (Asca. Dirt. 
Fion. Carte di S. Domenico di Fiesole.) 

L’ufizio di esazione del Registro trovasi 
al Ponte a Sieve ; la soa cancelleria como- 
nitativa al Borgo S. Lorenzo, la conserva 
zione delle Ipoteche e la Ruota in Fi: 
remo 





10 DICO DICO 


QUADRO della popolazione della Corsunità di Dicowaso 


a tre epoche diverse. 


nr 








Nome dei luoghi. | Titolo delle chiese. i Dive. cui Ana0 
apparten 1833. 
—_—_—r__—_a_—_—€—<"—"°’° i” 
Agnano S. Maria, Prioria Fiesole of 15] 18) 
Casa-Romana $. Lucia, idem ty gu 157 
Corella S. Martino, Pieve 651 | 376 6 
Detole (S.) S. Gio. Battista, Cura 98 | 160] 852 
Dicowazo 8. Maria, Pieve i 544 | 529] 857 
Frascole 8. Jacspo, Pieve 230 | 3606f 616 
Orticaja e Riconi, cssia| SS. Jacopo e Andrea, 

Samprognano Prioria 1793 | ig | 138 
Tizzano S. Andrea, Cura 59 69 | 142 
Vico-Lagna $. Stefano, idem Firenze | ‘4 | 129 | 289 
Vico-Rati S. Andrea, Prioria Ficsole 73] 80] 195 

{ 2133 | 2105 
Frazione di popolazioni p-ovenienti da altre Comunità. 

ome dei luoghi. ? Titolo delle chiese. | Com. delle quali derivano. 
re |[.—_———6 °—-—_—_—_yY__—“‘2 
Londa SS. Concerione Londa 3a 
Petrojo per l’anpeso 

di Cornia 8. Stefano idem 179 


‘ DICOMANO fiume, (Decumanus fl.) 
altrimenti detto di S. Goveszo. Fiumana 
tributaria del fi. Sieve. Essa narce sul dor- 
so sett. della Falteroni, a circa 2000 br. 


liversi si raccolgono in due fossi 
1 il Boccina e il Castagno. Riu. 
Dili in un qolo alveo acquistano il nome di 





Torare. dbitanti N° | 4202. 


£. Godenzo dal sottostante castello omoni- 
220, alle falde orientali del di cui poggio 
passa la Gumana per giungere sulla stra» 
da R. di Romagna al borghetto e albergo 
che porta il nome del Ponticino. foco 
appresso la stesa fumana accoglie dal lato 
di sett. il borro di Petrognono, e tre mi. 
più sotto il torr. Core./a, quindi pas- 
sotto il ponte davanti a Tizzano, e poscia 
sotto quello di Agnano prima di attravere 
sare it borgo di Dicomano, duve trova l 
uîtimo ponte uo quarto di miglio innanzi 
di sboccare in Sieve. La sua confluenza, 
stando alla livellazione larometrica fatta 

















DIEV 
mel 1815 dal cav. Giovanni Bailloa, cor- 
rispooderebbe a br. 266 4 sopra il livello 
del mare Mediterranco ; vale a dire, che 
dalla sorgente al suo sbocco in Sicre il 
Dicomano ha una pendenza di circa 133 
di 







lo Gellar le smotte pi 
sui fianchi di quel vallone, una delle quali 
mel 15 maggio 1335 fa descritta da Gio- 
vaoai Villani, (Cronic. lib. XI. c. 26.) e 
l'altima ai tempi nostri. Tali avvallamen- 
ti pertanto portarono tale c tante quantità 
di terra argillo-cretacea, e di uu tal colore 
rubiginoso, che per molti giorni restarono 
tinte le acque della Sieve e dell’Arno sino 
al mare. 

I Gume Dicumano è rammentato in un 
diploma del 26 f-bb. 1191 a favore delle 
monache di S. Ellero in Alfiano sotto 
Vallombrosa, alle quali recluse l'imp. Ar- 
rigo VI, ad imitazione di Federigo I di 
lui padre, confermò fra le altre cose le 
pomesioni che avevano intorno ai Gumi 
Moscia e Decumano. (Lam. Mon. Ecch 
Flor.) 

Dicomano nel Val-d'Arno pisano. Lo. 
calità che fa nei contorni di Cascina, 
rammentata in una membrana del 19 
maggio 933 relativa alla collazione della 
pieve dò Cascina, coa cui si amegna al be- 
nefiziato, (ragli altri beni di suolo, "n pes- 
zo di terra, quae tenet unum cuput in 
Decumano. (Munsr. Ant. M. devi.} 

DIECINMO nella Valle del Serchio — 
Ped. Deeso nella Valle del Serchio, 

DIE VOLE in Val.d'Arbis. Villa signo- 
rile nella cara di Vagliagli, Com. Giur. e 
circa 7 migl. a maestre. di Castelauoro 
della Berardenga, Dinc.a Comp. di Siena. 

Questa bella casa di campagna con an- 
nesta fattoria della nobile famiglia 
dePMalsvolti risiede sopra un poggio alla 
destra del 6. Arbia dirimpetto al csstellare 
di Vagliagli e sulla strada comunitativa 
che ds Radda per S. Fedele a Paterno 
freida a S. Giusto alle Monache e a Siena. 

Non è da asserire, se appartenine alla 
stesa prosapia de'Malevolti, evrero alla 
stirpe de'Ricassli, o a quella de'Cerreta 
ni, quel Ciampolo che nel 22 giagso 1298, 
stando a Dicvole, assegnò questo suo po- 
dere si frati Domenicani di Siena, dopo 


molcsimo, cambiato il 500 nome ia fr. Do- 














DOCC it 


menico. (Anca. Duc. Fior. Carte di Val- 
lombrosa.) 

DIMEZZANO, cia’ MEZZANO nel Val 
d'Arno superiore. Villa nel popolo di 
Lucolena, Com. Giur. e circa 6 migl. a 
lib. di Figline, Dioc. di Fiesole, Comp, di 
Firenze. 

Trovasi sopra le sorgenti del torr. Cg- 
sto, presso la cresta dei monti che separa- 
no la Valle superiore dell’Arno da quelle 
di Greve e di Pesa 

Probabilmente a questa villa di Dimer- 
sano riferisce il luozo o casale di Mezza- 
ma del piviere di S. Pietro a Cintoja, di 
cui si trova fatta menzione in una mem. 
brana degli 8 ottobre 1069, appartcnata 
alla badia di AMoote-Scalari. 

DOBBIANA in Valdi-Magra, Cas. con 
parr. (S. Gio. Battista) nella Com. e a 
migl. circa a sett. di Caprio, Giur. e 
Dioc. di Pontremoli, Comp. di Pisa. 

È situato ia poggio sulla ripa sinistra 
del torr. Ondola,e comprende pel suo di- 
stretto varie al 
sotto i nomignoli 
© Terasco, che tulte insieme costituiscono 
con il luogo di Dobbiana una popolazione 
di 220 abit. 

DOCCIA nel ValtArno fiorentino. 
Tre luoghi presso la capitale della Tosca- 
na portano lo stesso nome di Doccia; la 
Doccis che di il titolo alla pieve di SL 
Andrea, fra Monte Loro e Munte di Croce, 
8 migl. a grec. di Firenze; la Doccia nel 
la deliziosa collina di Fiesole, da cui 
prendeva il titolo il soppresso convento di 
£. Michele a Doccia dei Francescani, ri 
dotto attualmente ad uso di villa; e ta 































acquidotto) trassero natural. 
mente origine da qualche stillicidio nato- 
rale,oda un artiGiciale acquidoccio, su cui 
scorrevano incanalate acque perenai, le 
quali fluivcono da quelle 
DOCCIA versi FIESOLE. 





Gier. Dioc. e circa wa migl, a scin di 
Fiesole, Comp. di Firenze. 

Risiede in costa presso le scatarizini del 
torrentello Africo sopra la strada di Maja 
no, di dove si vagheggiano i deliziosi colli 


DOCC 
popolatiesinza valle di Firenze, 
la cui città è 3 migl. a lib. di Doccia. 
Fa in origine una casa privala con 
podere e busco annesso che Niccolò di 
Robirto Davanzati comprò nel 1611 da 
Zanobi di Salri Beniutendì, e che tre an- 
ni dopo assegoò a un penitente romito di 
quell'età, fr. Francesco detto da Scarlino, 
sebbene nato a Firenze, e vriundo di Li. 
mari in Val-d’Elsa. Il quale fr. Francesco 
per mezzo di elemosine ivi fabbricò uo 
piccolo eremo con cappella sotto il titolo 
di S. Michele, dove raccolse alcuni suoi 
compagni romiti Terziarj Francescani, i 
quali confermarono il padronato del luogo 
alla famiglia Davanzai 
Nello scorrere degli anni una porzione 
di quei Terziarj passò in altro conventino 
fuori di porta la Crucr, e soli quattro di 
essi restarono alla Ducc:a. Ma essendo sta- 
to ucciso nel 1483 fr. Ciardo da un suo 
compagno che era ministro ia quel luogo, 
il convento di Doccia fu offerto dalla fa- 
miglia Davanzati ai PP. Minori Osser- 
vanti, che vi entrarono in possesso nel 
1486, dopo avere ottenuta l'approvazione 
e un breve dal pont. Innocenzo VIII. 
Tanto il convento quanto la chiesa di 
Doccia furono restaurati e abbelliti nella 
fine del secolo XVI coa il disegno lasciato, 
al dir di alcuni, dal divine Buomarruti 
sotto la direzione di Sapti di Tito ; del 




















tuttora esiste all’altar maggiore, rappre- 
sentante la crocifissione. 

Fu questo convento soppresso nel 1808, 
e alienato nel 1819 a posideute privato, 
che nel convertirlo ad uso di casa di cam 
pagna procarò di conservere al fabbricato |” 
antica forma, tanto nel materiale, quaoto nei 
suvi annessi. Cosicchè quell’edifizio fa sem- 
pre da lungi bella comparsa coa la lunga 








nell'orto e nel bosco veramente romantico 
di cipressi, spartito con comodi viali,e ciuto 
da tutte le parti di mura. 

Lo stemma dei Davanzati esiste tuttora 
nella facciata e nel piccolo chiostro. Un’ 


arme di marmo sopra un'arca trovavasi 
nella cappella gentilizia di quella famiglia 

I sepolero dl celebre giureconsulto, 
e vomo di stato cav. Giuliano Davanzati, 
frrlio del fondatore del convento di Doc- 
ni 








che meotata coll’iuvestire i monaci 


DOocc 

Poco al di sotto di Doccia risiede l'antica 
chiesina di S. Maurizio, riedificata dai 
fondamenti nel 1520 da Francesco Mine:- 
betti arcivescoro di Sassari, quando vi 
fece costruire due case di campagoa, in 
una delle quali abitò S. Luigi, allorchè, 
nel 1577, Pier Francesco del Turco con- 
dusse l’Angelico Gonzaga a Firenze. 

In seguito con le entrate di quest'ora 
torio si formò la prebenda di un canonica 
to ab ezera ercito nella cattedrale di 
Fiesole, di padrunato della famiglia Mi 
nerbetti. 

DOCCIA (S. ANDREA a) nel Vald* 
Arno fiur. all’oriente della capitale. Pieve 
antica e cas. nella Com. Giur. e circa 4 
migl. a sctt.-maestr. del Pontassieve, Dioc. 
e Comp. di Firense. ° 

Risiede sul Ganco merid. del Monte di 
Croce alla destra di un canale omonimo 
tributario del torr. Sieci. 

Questa chiesa era di padronato dei ve- 
scovi fiorentini sino da quando il vesc. 
Iidebrando, nel 1018, fra gli altri doni 
che fece al mon. di S. Miniato al Moete, 
furvi quello del cast. di Moutalto preso 
Galiga colla chiesa de'SS. Bartolommeo e 
Miviato del piviere di S. Andrea a Doccia 

La qual donazione pel 1024 non solo fu 
confermata dall’imp. Arrigo VI, e dai ve- 
scuvi Lamberto e Azzo successori d’Ilde- 
brando, ma venne da questi ui 











niato anche del giuspadronato della pieve 
di Doccia, siccome apparisce da una bolla 
del pont. Lucio II, data nel 118$. Ciò 
nonostante mon sembra che i prelati flor. 
ribunriaserro ai luro diritti sopra i popo» 
li e fedeli dcHa pieve di Doccia, siccome 
lo danno a vedere le prestazioni di vas 
sallaggio che, pel 19 maggio 1293, gli uo- 
mini della pi di Doccia fecero davanti 
al sindaco di Andrea vi di Firenze; 
€ siccome ne fa prova il diritto di li. 
bera collazione che la mensa arcivescovi. 
le di Firenze riprese e conserva tutto- 
ra sopra questa chiesa plebana e altre di 
lei suffriganoe. 

Erano anticemente sue filiali, ol 
superstiti, le segaenti 5 parrocei 
presse; 1° _S. Maria e S. And 
voli; 2. SS. Bartolommeo e Mii 
Monsalto; 3. S. Stefano a Pitella 
SS Michele e Pietro a Strada; 5. SS. 
Miniato e Romolo a Monte di Croce. 


















DOCC 





l'annesso di Pitella; 2. S. Lorenzo a Ge- 
liga com gli aonessi di S. Margherita d' 
dceraja, giù del piviere d’Acone, e quello 
di S. Bartolommeo a Montalto ; 3. la prio» 
ria di S. Maria al Fornello; 4 S. Marti- 
no a Sieci. 

La perr. della pieve di S. Andrea a 
Doccia novera 563 abit. 

DOCCIA (FABBRICA vers PORCEL- 
LANE a) nel Val.d’Arno fioreotino, Gran- 
diosa manifsttora dal march. Ginori stabi 
lita in prossimità della sua villa di Doccia 
mel popolo di 5, Romolo a Colonnata, 
Com. Giur. e appena mezzo migl. a grec. 
del burgo di Sesto, Dice. e Comp. di Fi- 
renar, da cui è 6 migl. a maestro. 

La Toscana che ba credito di emere 
stata una delle prime nazioni a fabbrica- 
re e dipingere vagbe e nobili stoviglie, 
mote sotto il vorabulo di Vasi Etruschi; 
la Toscana che forni alle belle arti, mercè 
due orafi e scultori Gurentini (Luca della 
Robbie, e Benvenuto Cellini) le prime 
opere di terra invetriata, ei primi smalti 
Gisati sulle piastre di oro ; la Toscana vide 
sache, per le core di un illustre fiorenti» 
so, stabilire preso la capitale la prima 
manifattera di porcrllane che sia sorta ed 

prosperato in Italia. 

Comecchè questo delicato e ricco ge- 
pere di stoviglie fosse usato nella China 
e nel Giappope 2000 anni innanzi l'Era 
volgare; fu solamente pella prima decsde 
del secolo XVIII che, a forza di prove fat- 
te dal chimico Tirschenkausen alla nuo 
va fabbrica di Meissen presso Dresda, si po- 
%2 ottenere, nel 1710, la prima pasta di 
mae vera porcellana, 


i al fo (918) peo fe 
gitivo di Meinen comunicò i procemi di 

quella masifsttura a uno consimile fabbri. 
ca, che allora si ereme in Vienna, e che fe 
de madre di altre molte dell'Alemagna, e 
fore anche di questa Borentina di Doc- 


Lord 

Erano già dee seni, dacchè il marchese 
rnatere Carlo Gineri, meditando di stabi- 
Hire alla sua villa di Doccia una manifatte- 
ra di porcellane all'eso di quelle di Sasso= 
nia, aveva fatto eseguire diverse prove per 
riuscire mel eno scopo, quando egli 


DOCC 43 
1737 fa inviato a Vicnna a complimenta. 
re l’imperatore Francesco I. Fu in tale oc- 
cssione che il march. prenominato fissò al 
suo stipendio due artisti tedeschi; ono 
dei quali (Carto Wandelein) perito nella 
chimica, e forse a portata di qualche se- 
greto attioto nella fabbrica di Vienna per 
stabilire e dirigere a Doccia la manifattura 
delle porcellane : 0 l’altro,semplicista,’ Ala- 
rico Prugger) per creare e mantenere un 
orto o giarilino botanico nella stessa villa 
Ginori di Doccia. 

Dopo molte dispendiose ricerche e pro. 
cessi tentati, la manifattora del Ginori nel 
1740 cominciò a porre in commercio i suoi 
prodotti. I quali consistevano in porcellane 
a pasta dara, @ coperta A 
feldipatica e terrosa; le q: 
a pasta e coperta duru,assai pi 
te delle porcellane tenere, 0 d’intonsco 
wvitreo, avevano subito pella fornace en ca- 
lore corrispondente, se mon superiore, a 
139 gradi del pirometro di Wedgwood. 

In totti i paesi, nei quali furono intro- 
dotte e stabi! ili manifatture eve, 
© non ebbero lunga durata, o noo si so- 
stennero senza il patrocinio e munificenta 
dei respettivi sovrani, che le'eremero e 
le fecero lavorare per conto propio. 

All'incontro la manifattura di porcella- 
ne di Ducciasi sostenne costantemente dal- 
la stessa nobile famiglia che la fondò, e 
che sino dai primordj ottenne dal governo 
la privativa di emer l'unica in questo genere, 
senza però escludere la concorrenza delle 
porcellane e di altre stoviglie provenienti 
dall'estero. 

Mancato si viventi pel 1957 il marche- 
se Carlo Ginori, il di lui figlio e soccemo. 
re,senator Lorenzo, ingrandi gli edifizj e le 
officior, aumentò i comudi e le macchine 
relative al lavacro, al miscaglioe prepera» 
zione delle terre e delle paste, e diede al 
fabbricato la forma esteriore che oggi 
re conserta. Seguitanio egli i metodi e i 
processi medesimi di fabbricazione lascia 
ti dal padre, e impiegando materiali ora 
toscani, ora esteri, fece costraire statue, 
qui e altri oggetti di porcellsca dura, 
delle più grandi dimensioni ; e pervenne a 
“al consumo interno del Grandoce- 
ione allora noa inceppata 
dei limitro6 Stati italiani. 

Sino all'anno 1805 la manifattara di 





















mel Doccia si era unicamente servita della 


DOCC 


porcellane. 
Nel 1806 fu costruito un forno cilin- 


drino verticale, cume quelli che erano già 
stabiliti io Francia nella R. fabbrica delle 
porcellane di Sèvres, e poscia introdotti in 
Taghilterra in quella di majoliche da 
w 

tal'epoca la manifattora di Doc. 
cia igiorà roche mella AGcentezza della 
sca coperta, nella vivacità e ricchezza dei 
suoi colori: in guisa che si trovò essa ben 
ire contemporanea» 





più numerosa della popolazione. 

Rei 1819 l'attuale march. Leopoldo renze. 
Carlo Ginori immagi costruì un forno 
circolare a quattro pi: @ lusse 
200 l'economia del combustibile efetti assai 
vantaggiosi. Questa fornace alta braccia 37 
richiamò l’attenzione e la lode delle per 
sone dell'arte e de'scienziati, fra i quali il 
celebre naturalista Al. Brongnart, che ne 
pobblicò 13 descrizione e la figora nel 
pesa Dizionario Universale Tecnolo- 

ico compilato in Francia da una società 
di dott, è quiudi tradotto a Venezia. 

Lo stesso march. L. C. Ginori aumentò 
il fabbricato, costruì una vasta sala do- 
ve riuni una momerosa collezione di 
scelti model 
€ rese sempre 
la parte pittorica con le altre branche nu- 
merose d’industria che concorrono al buoa 
soccesso di si complicata fabbricazione. 

Etiste nella manifattora un’accademia 
di musica e una scuola elementare per 
comodo e sollievo dei lavoranti stessi. 

Potrebbe in questo momento, altesi i 
grandi aumenti operati nelle officine, e- 
atendersi la fabbricazione di Doccia in guisa 
da supplire al consumo di buona parte d’ 
Italia, se i numervsi Stati nei qualiè divi 
sa mon avessero adottato ua sistema d'iso- 
lamento pernicioso per tutti gli abitatori 
della penisola con dazj gravosi e proibizio- 
pi che impediscono la circolazione medi. 
terranea dei prodotti nazionali a vantaggio 
degli esteri. 

Se all'Italia sarà concesso (com'è spera 
bile) di ottenere ad esempio della Ger 
mania un sistema doganale proprio dei dei 
soci bisogni economico-indosiriali, anche 





















DOCC 
la manifattura di Doccia potrà progredire, 
€ acquistare maggiore estensione ne’tuoi 
rapporii commerciali; meutre l'attivo © 






igenza nè spesa per accrescere pregio € 
conservare alla patria e alla sua famig 
in stato florido questo genere d’industria, 
che alimenta circa 200 individui domi- 
ciliati presso Doccia, e che fa ornamen- 
to alla Toscana e decoro all’illustre prosa- 
pia che lo creò e lo possiede. 

DOCCIA (VILLA GINORI m) nel 
Val.d'Arno fiorentino. Villa sigaorile con 
estesa teuuta presso la fabbrica delle por- 
cellane, nella parr. di S. Romolo a Colon- 
vata, Com. Giur. e mezzo migl. a grec. 
del del Borgo di Sesto Dioe. e Comp. di Fi- 








Questo palazzo di campagna assai bene 
spartito e per comoda abitazione signorile 
modestamente ornato, non offre cina degna 
d'omervazione, eccetto un fresco della cap- 
pella fatto dal cel. pittore Sabatelli. 

Collocata in una favorevoli 
alle falde del monte Morello, e circa 220 
br. sopra il livello del mare Mediterraneo, 
questa villa nta ana estesa visuale 
sopra la deliziosa valle dell'Arno Gorenti- 
no, e la città soa regina. 

La villa di Doccia però è molto rag- 
guarderole, se si contempla relativamente 
ai soci annessi. 

Il march. Lenpoldo Carlo Ginori attual 
proprietario, negli sni 1816,e 1819 di 
carestia deplorabile, per dar sostentamento 
alla numerosa desolata vicina popolazione, 
fece recingere da muro per il giro di 5500 
braccia uo vastospazio di terreno scosceso 
e sauioso, che ridusse con grave dispenlio 
a delizioso parco. Kiuni, e condusse dal vi- 
cino Munte-Acuto e dalla valle del Rimag. 
gio multe sorgenti d'acque per adornarlo, 
mediante acquedotti, ostia doccie murate 
per il cammino di gfoo br. 

La strade che danno accesso alla mani- 
fattura, alla villa, agli edifizi idraulici e 
al parco sino alla sommità del monte, là 
dove trovai il sito romantico e solitario 
di Carmiznancllo, sono state costruite dallo 
stesso march. Ginori. Esse presentano uno 
sviluppo di br. 18000, delle q 
















Sotto la villa di Duccia, nel 1833 è stato 
fabbricato wa frantojo, 0 mulino da oliv; 


DOFA 
costruzione tra le più estese e perfette di 
simil genere che esistono in Toscana. Esso 
è corredato di varti annessi per distende-e 
Je olive: in guis. che nel gennajo 1834 potè 
produrre iu coscervato barili 30 di oliv 

per ogni giorno (di ore 24). 
I cor'orni della villa di Doccia merita 









privato,e di godere la veduta della capitale, 
di tutta la sua valle e delle colune deliziose 
chela circondano. Domandando il permet- 
to può ottenersi l’accesso nel parco, e per- 
correre il monte ser.:a incomodo, a caval. 
loo ia vettura leggera. 

DOFANA in Val-d’Arbia (Duo Fana). 
Doe chiese che ebbero origine da due an- 
tichi oratori, uno dei quali fu eretto in ch. 
parr., e 1 altro in santuario a memoria dell 
apostolo di Siena S. Ansano, che iri cose 
le p.Ima del martirio, nel piviere di Pa- 
cina, Com. Giur. e 5 migl. a lib. di Ca- 
stelonoro della Berardenga, Dioc. di Arct- 
zo, Comp. di Siena. 

‘Trovansi entrambe le chiese di Dofana 
nella pianura, o campi Ji Biontaperto, fra la 
ripe destra del torr. Malena e la sipistra 
de 6. Aria, anterzo di miglio distanti 
fra loro, scbbene il santuario di S. Ansa- 
no sia più prossimo alla confluenza del dis 
lena, € appena £ migl. a lev. della città 
di Siena. 


Detta cappella di S. Ansano, dove ripo- 
teva il corpo di questo martire dell: fede, 
si trova fatta menzione sino dal secolo VII. 
Emendochè per attestato di un vecchio 
tacerdote, stato rettore della medesima dal 
965 alPanno 715, si seppe che quell’ora- 
forio compreso nel niviere di Pacina sotto 
ls diocesi Aretinà era di giuspadronato 
del loagobardo senese Willerat, dal quale 
fa restaurato dai focdamenti all’epoca in 
cui egli vi fece consacrare due vue n 
maggiore de'quali era il corpo di S. An- 
sano, mecatre l'altro fa dedicato a $. Maria, 
15. Pietro ea S. Giuliano. Nel 750 Gua. 
tperto h. castaldo di Siena vi fece erigere 
un euoro altare, che fu dedicato dal ve. 
scovo di Siena senza l'annuenza del dio- 
crmamo aretino. Ciò bastò a rinnovare | 
autica lite sulla giurisdizione. vescovile 
dei due prelati, lite che fa portata daventi al 
pont. Stefano 11; il quale nel 20 maggio 
dell'anno 752 emise sentenza a favore del 
tescoro di Arezzo. 























DOFA 15 


A conferma di ciò fu publiicato ua 
placito, nel 4 marzo del 783, da Carlo Ms- 
gno, il quale confermò la chiesa, ossia mo- 
nastero di S. An.auo alla giurisdizione 
ecclesiastica 

II titolo di monastero che soleva appli» 

l'età de'Longobardi per denotare 
una piccola ch., 0 semplice oraturio, piutto- 
stoche un convento di cenobiti, ba fatto cre 
dere «d slconi storici essere stato questo 
di S. Ansano in origine una badiola di 
Benedettini, comecchè niun documento 
superstite possa farne prova, 

L'antica chiesa, dove fu martirizzato il 
», fu riedificata nel 
1509 da:1- compagnia secolare di S, Ansano 
della città a, dopo che quel Comune 
gliene cedè il padronato. Essa è di figura 
ottagona, rovinosa da ogni lato per i H 
spacchi prodotti in quelle mura dall’evral 
lamento del sottostante terreno argilloso, 
bagnato a pon. dalle scque dell’Arbia, e 
scalzato a lev. da quelle del torr. Melena. 

A un quarto di miglio a grec-lev. esi- 
ite la chiesa priorale coo fonte battesi- 
male di S. Ansano a Dofana, riedificata a 
tre navate nel 1529 insieme con la cano- 
nics, una parte della quale 10 ridotta ad 
uso di casa di campagna peruna fo 
miglia che nel se. XVIII l'ecquistò con 
gli aonessi poderi dall’univeraità della Se. 
pienza di Siena, alla quale era stato quel 
l'eoclesiastico benefizio dalla Repubblica 
senese con l’annuenza pontificia .mmensato. 

8. Ansano a Dofana conte 118 abit. 

DOFANA s MONTAPERTI. Cas. con 
castellare e ch. parr. ($. Moria) nella 
Valle dell’Arbia, piviere di Pacina, Com. 
Giur. è 4 migl.a lib. di Castelnuovo della 
Berardeogs, Dioc. di Arezzo, Comp. di 
Siena. 

Tanto il cas., quanto la chiesa di & 
Maria a Dofana, sono situati sop1a ls ripa 
destra del torr. Malena, a contatto del 
poggio, su cui esisteva il castello di Moo= 
taperto, e un quarto di migl. a scir.ler, 
della moderna villa di Montaperti du’si- 
gnori Brignole di Genova, già de’Gori ne* 
Braneadori di Siena, 

La per. di S. Maria a Dofana fu annes- 
sa alla cura del distrutto cast. di Moota- 
perto, entrambe sotto l'invocazione di $. 
Maria. — Wed. Monramzaro. 

La parr. di S. Maria a Dofans e Monte- 
perti conta 238 abit. 











santo apostolo di Si 














16 DOGA 

DOGAJA (Ducaria) = MEZZO-PIANO 
nella Valle dell'Arno inferiore. Cas. ch’ 
ebbe nome dalla sus posizione presso la 
Dogaja, 0 fosso artefatto, per dare scolo 
alle acque piovane nella pianora sotto- 
staate al poggio di Sanminiato, fra la 
posta della Scala e la bocca d'Elsa. 

Era una delle ville del distretto di 
Sanmipiato, mellibro del balzel 
lo che la Rep. fior., nel 1444, impose a 
tatti i popoli e ville del suo contado. 

Questo luogo di Dogaja è rammen- 
tato in una pergamena rogata li 2 
febb. 1139 in Sanminiato, e relativa alla 
vendita fatta da uo ta) Rustico del fa Fe- 
derigo e da Lamberto del fu Fraolmo ad 
Oderigo del fu Tignoto, di un pezzo di ter- 
ra posto nel piano del borgo di S. Genesio, 
ia Inogo detto Dogafa, pel prezzo di lire 
8, soldi 8 e denari 9, moneta pisana. 
(Ance. Dirt. Fion. Mon. di S. Paolo all 
Orto di Pisa.) 

DOGANE e PRONTIERA pazza TO- 
SCANA. — Innanzi che sedesse sul trono 
dell'Arno l’Augusta dinastia felicemente 
regnaote, il sistema doganale del Grandu- 
cato era cotanto complicato e intralciato 
da dogane intermedie, che' i Granduchi 
Medicei mantennero ia vigore sui confini 
de’preesistenti contadi, distretti e territo- 
rj dello Stato antico e muovo, che le re- 
opettive Comuni di Firenze, di Pisa, di 
Siena, di Pistoja, ec. coi loro state ti par 
ziali imponevano gabelle e stabilivano ner la 
Boro esazione tali e tante cautele . così 
differenti riscontri, che veniva paralizzata 
l'industria manifatturiera, agricola e com- 
merciale della Toscana, come quella che 
*rovavasi esposta a continui inceppamenti, 
molestie e vessazioni. 

Volendo pertanto il Gran Legislatore 
Leorotco I con paterne cure preparare 
mna vita più felice ai suoi sudditi, e attiva 
re con una ben intesa libertà di commer 
«0 l'industria nazionale, con suo Moto- 
proprio del So agosto 1781 soppresse nel 
Grandacato di Toscana tatte le dogane 
Interne, che, sotto i nomi di paseggerie 








DOGA 
© di catene, si trovavano sino allora in vis 
gore nei territorj parziali del pisano, pi- 
stojese e senese contado, e in varie altre 
comunità, sostituendo in luczo di quelle 
una gabella unica per tutto il territorio 
riunito del Granducato. 

Coasiderò quel Legislatore per territo 
rio staccato del Granducato, ed in con 
seguenza esentato dalle gabelle e dalle 
antiche catene varie parti della Toscana; 
fra le quali quelle più lontane della pro- 
vi di Lunigiana, dei vicariati di Pie- 
trasanta, di Barga e di Sestino, la potesteria 
di Sorbano e il territorio di Valdi. 


Pierle. 

Coa la legge del 3 settembre 1815, es- 
cendo i incorporato ai Granducato 1° 
ex-principato di Piombiao,e l’ex-feudo del 
Movte S. Maria. restarono abolite le doga- 
ne limitrofe fra quei due paesi e il Gran- 
ducato ; e con la notificazione del 23 apri- 
le 1834 farono incorporati al territorio 
riunito il vicariato di Sestino e il terri- 
torio di Val-di-Pierle. 

Le Dogane di frontiera del Grandaca 
to sono divise in cinque dipartimenti doga- 
nali, dipendenti dall’ ammibistratore ge- 
nerale delle RR. rendite del Granducato. 
Essi prendono il nome dalle città, alle 
cui porte si pega la gabella d’introduzio. 
ne; cioè, Firenze, Livorno, Siena, Pisa 
e Pistoja. Ognuno di questi 5 dipartimen- 
ti doganali è preseduto da un direttore,che 
abbraccia colsuo distretto uua parte deter. 
minata del territorio unito del Grandu. 


cato, 

Tre altri Stati, oltre il Granducale, so- 
no compresi, oppure s'innoltrano con .le 
loro dogane nel perimetro della Toscana 
designata in quest'opera. Sono questi il 
Ducato di Lucca, il Ducato di Massa e Car. 
rara, la Garfagnana e la Lunigiana Esten- 
se, e il Reguo Sardo per la parte della Lu- 
nigiana che gli spetta: siccome può vedersi 
qui appresso dai Quadri VI, VII e VIII 
posti în seguito ai primi cinque relativi 
ai preaccennati dipartimenti doganali del 
Granducato; porti 















17 
N. IL 


QUADRO delle Docanzdi Fronrizns dipendenti dal 
Dirartinsnto Docanare di FinENZE. (1) 









NOME ICOMUNITA|CLASSE| STRADE PERMESSE | DIPENDENZE 
delle Dogane | nelle quali, | della 
di Froatiera. [son compiese| Dogana. 





e 
OSSERVAZIONI. 






$. Andrea Cortona |3. ClassejPer le strade maestre della|Eretta nel 1835. 


ia Serbello Dipende d.l dogs 
laccia. 
drone idem | idem ‘Perla via mazntradi Città|Dipende dal dogan. 
| di Castello a Castiglion-| di Castiglion « 
Fiorentino. Fiorentino. 
Mazzo Arezzo — |r, ClumefNon ha strade surguate. {Con la legge del 


Capanna delle] Palazzuolo 


Guardie 
Tmola a Palazzuolo. 


idera [Vie maestre che veoi 
Carglia |Berberino dij idem {Via maestra che viene da, 
idem 





dal 
Magello pende dog 


Castiglion. | Castiglion 


Ceniglioncello! Firenzuola | idsm [Via maestra d'Imola; e via 
di Firenzucla di Castel del Rio. 


Due Termini | Cortona | idem ÎPer la via Pesciajola che 
viene dal Borghetto sul| nicre di Osseje. 
Lago Tresimeno,e per la] 
via di Castiglion del Le- 
6°, che pessa dal Bonci- 
no 





(1) Le inaovazioni sulle Digane di Frontiera del Granducato, che avranno 
darante la stampa di questo Dizionario, saranno riportate al Sorrusmenro 
3 





a di| Filigare soprin- 
ramaziune della via Fiam.| tende anche alle 
minga che dai Tre Pog-| Dogane di Case- 
gioli, © segnatamente dai| glie, della Fure 
Sassi Rossi, volge a poa.| e a quella di Pie- 


gare. 
|a. Classa Via maestra che viene da Suprintende anche 
Civitella attraversando il! alle Dogane di 5. 
rio Canino. Marina, di $. So 
fia,ti Veldanieto, 
di Poggio- Vec- 
chio e di Massi. 
Monte |3. Classe Strade di S. Secondo, di Dipende dal doga- 
S. Maria Lacano e Val-di-Pietrina! niere di Monter- 
che si riuniscono sulla] chi. 
strada maestra di Gioje! 
sE lo. Via del Siguretto. . 
Anghiari | i [Strade marstre che vengo-|Dipende dal doga= 
nodaCittà di Castello, dal| niere di San-Se- 
Pistrino e da Citerna. | pelero. 
idem |Strada maestra che viene da|Dipende dsl doga- 
Forli nella ValledelRabbi.. 
Marradi | idem ÎVia Gamberaldi, e via di 
Grufieto direttamente. | nieredi Popolame. 
Verghereto | idem |Vieche vengono da S. Aga- Questa dogana di- 
ta, e della Mama per il) pende dal doga- 
Ponte alla Para. Biere di Galeata 
Mercatale | Cortona | idem |Viadelt'Amita,eviadiRe- Fa eretta con la 
sichio che mettono ia! legge del 33 apri- 
quella maestra di Merca! Je 1834; e dipen- 
tale per quest’altima di-| de dal doganicro 
rettamente. Vis del Gume| d'Ossee. 
Nicone che viene da 
sacinaglia pelGraaducato.| 





Giojetlo 











pei 


NOME |COMUNITA|CLASSE| STRADE PERMESSE | DIPENDENZE 
delle Dogane | nelle quali | della che conducono e 
di Frontiera. [son comprese| Dogana. alle Dogane. OSSERVAZIONI. 














Modigliana | Modigliana |3. ClamelVie maestre che veagonel 
da Brisighella, da Fogns-| 
no e da Faenza. 
Monte-Casa le |San-Sepolcro]| idem [Perla via maestra che vie- 
ne da Ancona. 
Monte - Citaro-|Monte S. Ma-| idem [Via di S. Angiolino che|Ladogana di Mon: 
sia dal territorio dì Città dil se Cicerone di- 





Sestino | idem MV che viene da Belforte Dipende dal doge 
per il Mulinsocio diret-| giere di Sestino. 
tamente. Via che viene] * 
dal Palazzaccio. 
Mooterchi |2. Classe|Via rotabile di Città di indoganieredi ton 
Castello direttamente. Via] cerchi soprioten- 
di Citerna. Via del Mon-| de anche alle Do 
te S. Maria. Via di Lip-| ganedi Pantane- 
piano. to, Rovigliano, 
' Monte”. -Citerone 
Giojello. 
Cortona | idem suda R. che viene da Pe Il dogeiere di Or 
rugia. saja. sopriatende 
anche alle Dogane 
dei Due Termini, 
del Passaggio, di 
S. Andrea e di 
Mercatale. 
Parszzvoro | Palazzuolo | idem {Via maestra che viene da Il doganiere di Pa- 


Ossasa 


fn Romagna Imola; via di Gruffieto. | lassuolo soprin- 
tende alla Dogs» 
na della Capanne 

delle Guardie. 
Pantaneta | Mooterchi |3. Clame;Via maestra procedente da: Dipende dal dogan. 

| Citern di Monterchi.” 
Petriolo Cortona | idem |Via maestrà che viene da Dipende dal doge- 
în Val-Tiberina] Città di Castello lungo] niere di Cesti 
il Game Minimello. | glion- Fiorenti- 

no 

Passaggio idem idem Strada maestra che viene da Dipende dal doga- 

fn Valdi-Pierl Valdi-Pierle. Via delCoo- piere d'Ossaja. 

cio che vien da Perugia. 

Piancaldoli | Firenzoola | idem |Via maestra d’Imola. Viajl dogan. di Pion 
dello Spedaletto. caldoli soprintes- 


de alla Degsoa fi 
Costiglioncello 
sul fi Santerno. 








Pietramala | Firenzuola |3. Clase|Per la sola via Fiamminga. Dipende dal dogan. 


Peo | 8.2: de Perla via che viene da Ser. sE pria 
Poggio-Veo- | 8. Piero | i er la via che vi - Dipende dell doge 

chio in Bagno sina lungo il Savio. mere di Galeata. 
Pororaro ‘3. Claase|Per le vie di 8, Adriano e'1l doganiere di Po. 


di Campora. Via che dall polano sopriotea- 
molino vaal ponte di Ma-| de anche alla Do- 
rgn:n:, ed ll tronco dil gana di Marradi. 
strada prov. dal pente di 


Marecchia] scio per il & Marecchia] soprintende anche 
alla Dogana delle 
Bolse. 
Bovigliano Monte |3. Clase/Perla strada di Città dilDipende dal dogan. 
i Castello, di Monterchi. 


$. Sepoccno | S. Sepolcro | idem {Per la strada maestra che!Soprintende anche 
viene direttsmeote dal alla dogana di S. 

Città di Castello. Leo. 

3. Classe Per la strada maestra che) 






8. Sofia 


" $ subborgo 
Sbarco del Ca-|Mentepolcia-| idem |Provenienze dallo. Stato!Dipende del doga- 
so Pontificio per mezso dell niere di alieno. 
Chisro © Lago di Moote. 


priciane. 
Sestino idem |Per la via che vien da Car- Questo  doganiere 
pegna per le serre diret-' sopriatende an 
tamente e per la via chel che alla Dogana 
viene dal Palazzaccio. di Monterone. 
[Terra delSo- 1. Classe Per la strada mocstra che) 
le | vien da Porti pel G. D. 
5. Piero |3. Clame:Per la via del Borello che La doga: 
iu Bagno vien da Ranchio per Rab danieto dipende 
lato direttamente, e por, del dogsuiere di 
quella che viene da Mer-' Galeata. 
cato Sarscino per Careste 
direttamente. I 


IMontepukcis-!3. Cleme!Per la vis Lauretana ; via 1 doganiere di Pe- 
no di Petrignano; via della Ziano soprintende. 
Foote; via de’Paduli,e via anche alla Dogana 
d'acqua per la Chiana. | dello Sbarco del 

Capennone. 








Vasa 


N. IL 


QUADRO delle Docans di FronziERA dipendenti dal 
Dipartimento Docamatre di Lipormo. 
















Baraiti(Porto)] Piombino |3. Clame|Scalo di Mare. Ndoganiere di Por- 

di toBaratti soprin- 
tende alle Dogane 
diBibbone, di Ce 
stegneto, .. Ca- 
stiglioncelloe di 


N. III. 


QUADRO delle Docane di Fronrieza dipendenti dal 
DirantimENTO Docanate di Siena. 












NOME |COMUNITA|CLASSE| STRADE PERMESSE DIPENDENZE 


e 
OSSERVAZIONI. 


asi;e per 

le pale, bi dro alla 
Querce, stiola. 
Per le strade del Sughere-|Dipende dal doga- 
to.FomodelChiarone,Mon-| nieredi Pitiglio- 
talto, Ponte della Badia. | no. 
$. Casciano |$. Cusciaco | idem |PerleviediCittidellaPiere, 

i [TrevinanoePonte sCentino. 


San Giovenn Per la via di Proceno, e per|Dipende dal dogan. 
delle Contee quella di Onano. di Radicofani. 
Piam-Casta- [Pip - Casta-| idem |Perke vie che vengono da 
Bnajo PonteCentino edaProceno. | 


Per lestrade di Onano, Va- 
lentano, Farnesa, Mon. 


Poer'Escotz | Orbetello 

Posro8.Srarsno| — idem 
Aupicorami | Radicofani Per la strada R. romena, e|Soprintende alla 
per la strada maestra che| dogana di $. Gio. 
Viene da Proceno. delle Contee. 

3. ClassejPer le strade di Onano, di 

Gradule, di Grotte e La 

tera, passando dalle Croci. 

2. ‘Clase; Scalo di Mare. 

|> Classe! Imboccatura del fiume Al- 

Torre idem idem |Scalo di Mare. [Dipende dal dogen. 

î di PortErcole. 
Trappola Grometo | idem {Perla bocca d'Ombrone;e|Dipende dal dogan. 
Scalo in detto fiume. diCastiglionedel- 
la Pescoja. 


Torre delle Se-| idem 
dine 








N. IV. 


QUADRO delle Docanz di Fnoxrizna dipendenti dal 
DipantIMENTO DocanALE di Pisa. 







NOME |COMUNITA|CLASSE| STRADE PERMESSE | DIPENDENZE 














Strada maestra da Pisa a doge 
Castelmaggiore, a Campo| niere de’ Sagnidi 
di Croce, e alla testa dell S. Giuliano. 
Poste grande : stroda al- 
pestre del Castagno 
scende tra Asciano e i Ba. 


pi . 
Filettole idem [Per la strada del Monte di Dipende dal doge 
: Quiesa, Via d'acqua deli niere di £ipe- 
Rellino derivante dal lago| frasta. 

di Mamecincculi. 


sel Padule di Biea-,Jl doganiese diPio- 
tina. . nora sopri 





sochealla Dogana 
di Fajano. _ 
Pistre a Pa idem Strada maestra di Quiesa; “ 
"dala via d'acqua pel fosso del 
Rellino. Tutte lestradesi-| 
no al 6. Serchio esclusive. 


|®. Classe |Per le strade RA.diViareg-| 

gio € di Pietrasanta. Per 

la via del Padole che vie- 

me dal lago di Mssucino 

coli € imbocca nellastra- 

da suddetta. 

Vejano Biestina |3. Clase:Scalo sul Padale di Bicn-|Dipeode dal doga- 
| tina, 0 Lago di Sesto. | niere di Pianore. 


s4 
N. V. 


QUADRO delle Docane di FroxriERA4 dipendenti dal 
DipantiMEnTO DocamaLe di Pisrosa. 





R] 
NOME [COMUNITA |CLASSE | STRADE PERMESSE | DIPENDENZE 
delle Dogane | uelle quali | della che conducono e 
di Frontiera. [son comprese| Dogana. alle Dogane. OSSERVAZIONI. 
—__[ 





«rrorscio |Monte-Carlo|2. ClasselPer la strada Francesca jI doganiere dell’ 
che viene da Locca pas-| Altopascio s0- 
sando per il Turchetto. | printeode anche 
Per la perte d’acqua la; alle dorane di 
foma navareccic del Ps-| Punte del Gru- 
dule di Bientina, cioè, lo gra 0 di Barron 
Scalo. 


Boscoroxeo | Catigl'iano | idem [Perla strada R. modenese. n deransre di Bb 
scolungo sopria- 
tende anche alle 
dog. d' Cutiglie- 
no,di Pupiglio e 
di Vixsaneta. 

Botronchio Contelfasoe 3. Classe cao sel Padale di Bien-|Dipende dal dog-- 

di Sotto nic di diego 


Caapiro Pescia |2. Classe/Strada R. postale che vie-|N do doganiere da 


Castelvecchio | Venlano |3. Clase [Strada muestra che scien di dg 
dal Lucchese 
per Stiappa e S. Quiri. Peel 
co a Vellanc, © strada] 
detta del Bercio. 

Carersano Vernio | idem [Via del giogo dell’Appen-|Dipende del doge 
nino proreniente dal Ba.| miere di Monre 
quo alia Porretta, Bargi,| piano. 


Baviguo, e Bremenone. 
Cutigliano | Catigliano | idem [Perla via dell’AlpeatlaCro-|Dipende del doga- 
06; via dell'Acqua niere di Bosco- 





NOME |cOMUNITA|CLASSE| STRADE PERMESSE | DIPENDENZE 
delle Dogane | nelle quali | della che conducono e 


alle Dogane. OSSERVAZIONI 


—_@—€& 


di Frontiera. [son comprese; Dogana. 











Lentulo, già | Cantagallo |3. Classe/Per la strada maestra che) Dipende dal dogs. 
Treppio Viene da Bargi e Stagno] niere del Pontea 
del bolognese, e per quel:| Taviano. 
la che proviene da Badi. 

Mente-Chiari [Monte Carlo| idem |Per ls atrada maestra che| Dipende dal doga- 
viene da S. Martino in| niere di Squar. 
Colle, e passa dalla Tor-| ciabocconi. 
re del Seravallino. 

Monte-Piano | Veraio idem |Per la via bologuese deljIstituita con legge 
Giogo,e via dell'Abadia,| de'25 ott. 1816. 
© del Busco, provenienti] Questo doganiere 
dal Bagao alla Porrette,| soprintendeanche 
da Bargi, da Bavigno, e da| alla dogana di Ca- 
Brescipone. varsano. 

Pietrebuona | Vellano | idem |Per la strada maestra d')Dipende del dogs- 
Aramo; per quelledi Fib-| niero del Cardi- 
bialla e di Medicina, chef no. 
craducono direttamente 





alla dogans. 
Ponte a Pupi-| Piteglio | idem (Strada muestra che viene|Dipende dal doge 
| glio da Locchio. Strada dell’| niere di Bosco 
erta Abetina che viene] /ungo. 
da Pontito, 
Posre a T.f Sambuca |a. Classe|Per la strada maestra del. Il doganiere del 
riano Reno che viene dal Baguo| Ponte a Tuviano 


alla Torretta. Strade che| soprintende sa- 
vengono da Moscacchia e| che alle dogane 


dal Pontaccio. di Lentala, e 

Pracchia, 
Pracchia Porta alBor-'3. Classe [Per la strada maestra che! La dogana di Prec 
so vieue da Montauto, e| chia dipende dal 


dal Vizzero nel Bologne-| doganier.del Pon- 
se. Via dell'Orsigna. Vial te a Taviano. 
di Maresca che si divide! 

per Ponte Petri, e $. Mar-| 

ecllo. Via di Portafranca. 








Penta S. Maria | idem |Scalo del padule di Bien-:Dipende dal doge- 
del Grugno | aMoote tina. | niere dell'Alto» 
pascio. 
Squerciaboc- Pescia n. Classe|Per la strada provinciale Questo doganiere 
coni che viene da Lucca pres-! soprintende an 
so la R. postale. che alla dogana di 
Montechiari. 


Viszaneta |S. Marcello 13. Classe/Per la strada maestra che Dipende dal dogaa 
vienedall'AlpealaCive | di Boscolungo. 


ta 4 


26 
N. VI. 


QUADRO delle Docane di FrowriERA comprese 
nel Docaro di Lucca. 





NOME |COMUNITA|CLASSE STRADE PERMESSE 
delle Dogane | pelle queli | della che conducono 
di Froutiera. lson comprese | Dugana. alle Dogane 








ln 2__1—][ 


Aramo —[Villa-Basilica]3. Classe|Per le vie di Vellano, Pietrabuona e Sorana. 

Camasone Camajore (a. Classe/Perlastrada maestra di Pietrasanta, e per quel- 

le alpestri di Farnocchia e di Val-di-Castello. 

Carezzazo idem ©. Clase|Per la strada R. postale di Genova, e per 
quella di Val-di-Castello. 

Casoli di Lima|Bagnodi Luc-|3. ClamelPer rada maestra che viene dal Ponte a 

PI Pupiglio. Per quella di Lanciole e di Piteglio. 

Cusrex di Co-| Coreglia |a. ClaselPer le strade del Burghigiano, e dell’Appeo- 

aroria nino Modenese. 
Casrer-Vsc- | Capaonori | idem |Perla strada maestra che viene da Tiglio, è 
caio dallo scalo del Padule di Bientina. 











3 Criasonma Lucca |1. Classe[Per la streda R. postale di Pisa. 
Conwro (S. Gr-| Capannori | idem |Perle vic alpestri del Monte Pisano venendo 
nese di) da Castel-Maggiore e dalla Verruca. 
Dezrza [Borgo a Mot-/a. Classe|Per le strade alpestri di Turrite-Cava, e della 
rano Petrosciana. 
Gazticano | Gallicano | idem |PerleviedellsCarfagnansEstenseeGranducale. 
S. Manta del | Lucca idem |Per le strade del Monte Pisano, che vengono 
Giovice dai Bagni di S. Giuliano e da Asciano. 
S. Martino Capannori |3. Clase/Per la strada maestra che viene da Monicchis- 
in Colle ri per la torre del Seravallino. 
Morsone Camajore |2. ClawelPer Ja via R. di Pietrasanta; escalo di Mare. 
Nozzaio Lucca idem |Per la via maestra di Filettole, e per il Serchio. 
P Pescaglia idem 3. Classe) Perle vie alpestri di Trassilico e Pietrasantino. 
na 


1. Classe/Per le strade che vengono dalla Garfagnana. 
idem |Per la strada R. Pesciatina. 
Quirsa Viareggio |2. Classe /Per le vie di Migliarino e di Filettole. 
Sovasciszoc: | Collodi | idetm Perla strada Prsciatina che viene dagli Alber- 
com ghi e da Monte-Carlo. 
Taaxerso Coreglia | idem Perla nuova strada R. che viene dall’Appen- 
nino modenese per Monte Rondinsja. 
Forme del Laso| Viareggio | idem [Per lo scalo del Lago Massaciuccoli, e per la 
strada maestra di Migliarino. 
Toscurrro | Capannori |1. Classe/Per la strada Francesca dell’ Altopasci 
lo scalo del Lago di Sesto, ossia 
Tuasrra Cara Gallicano |a. Classe/Per la strada alpestre della Petrosciana, e per 
le vie del Barghigiano mediante il Serchio. 
VIAREGGIO | Viareggio | Dogana [Scalo di Mare e del Porto. Vie del Litorale, 














27 
N. VII. 


QUADRO delle Docanz di Fronrizr4 del Ducaro di 
Massa e Cannara e della GanracnanA nella porzio- 
ne spettante alli Srari EsrENSI. 






DIPENDENZE 
e 
\OSSERVAZIONI. 





Ditezione Poganale di Alodena, 


Avenza Per la strada R. postale di'Il ricevitore di Avene 
bi Genova direttamente; e via| a soprintende an- 
dota Silcia che viene dal che alla dogana del 

la pieni di Aven 


Marina di Avenza Scalo di Mare; e viaSilcia che] [Dipende dal ricevito» 








viene dalla Marina di Luni.| re di Avenza. 
Cassiss È Parmignola Per la strada R. pootale dij idem 
Genova direttamente. 
Castel poggio Per la strada maestra dell 
Spolverina e per quella di} re di Carrare. 
Castelamoro di Magra. 
Tecchia nel Monte!Per la strada alpestre che idem 
Sagro viene da Vinca. 
Perpoli [Per la strada provinciale che! Dipende dal ricevito» 
viene da Gallicano e perl re di Castelnuovo 
Casrsazzoro scqua mediante il Serchio.| di Garfagnana. 
di GASPA-A Trassilico [Per la via di Turrite-Cava. idem 
quana Varco dell'Alpe di Per le vie alpestri che ven] ii 
$. Pellegrino | gono dall’Alpe di Barga 
re di Mana. 
Mussa Buca- ] Ferne,o Rocca Fri-|Per le vie alpestri di Vinca) idem 
PÒ © della Tambura. 


Marina di Masa |Scalo di Mare. Strada del lit- idem 


Capannascia Per la strada R. postale di Dipende dal ricevito= 
Genova. 
toraleche viene dal Cinquale. 


N. VIN.’ 


QUADRO delle Docayz di FrontiERA comprese nella 
parte della Lunicrana spettante al ReGno Sanpo. 












NOME NOME STRADE 
delle Dogane | delle Dogane] che 
principali. | subalterne. | | rimettono alle Dogsoe. 





OSSERVAZIONI. 











Direzione Doganale di Genova. — Ispezione delle Spezia, 
Bollano {Perle viedi Albiano, di Podea-|Vi risiede un ricevitore 
zana, e di Gioragallo. particolare. 
Cosseinuovo|Per le vie che vengono da Ca idem 
di Magra | stelpoggio e da Fosdinoro. 
Cepara 








ma [Per lericche rengonodaAlbiano, idem 
e da Cali 
Marinella |Sealo dalla parte di Mare, e perl idem 
di Luni | Bocca di Magra, 
Ortanavo |Per le vie di Moneta, di Fonti, idem 
e di Sorgnano del Carrarese. 
Padivarma ie di Calice, di Suvero idem 





Santana ( sulla Vara | e Rocchetta, e per il fi. Vara. 
Parmignola | Per la strada R. di Genova, c|Oltre il ricevitore parti- 
per quelle che vengono da Care| colare vi risiede un ve- 
. rara, o dalla Marina di Aventa.| ditore. 
Prans  |Per le vie che vengono da Albia-|Vi è 
di Trrrew4| no mediante il Game Vara, 
S. Michele \Per .le vie che vengono dall’/Vi 
di Crovara | exfeudo di Giovagallo e da Ca-| particulure. 
lice mediante il Gume Vara. 
S. Stefano [Per le vie che vengono da Ca-|Oltre i 















di Magra 
Sanzara ssegnate. [Dogana principale. 
Fessano nel|Scato dei Porti pel Golfo della|Besidenza di un ricevito» 
Golfo della | Spezia. re particolare. 
Spezia 
Las saretto idea idem 
del Vari- 
grano 
Sessa Lerici idem tre il ricevitore part. 
. vi si trova un veditore. 
Porto-Vene. idem 'Ricevitoria particolare. 
ve 


Srezia | idem,e perle vie interne. [Capoluogodi Divisione, e 
residenza diun ispettore. 

| Brugnato [Perle vie che vengono dall'ex-|Vi risiede un ricevitore 
Lavaaro feado di Suvero, e da Calioe. | particolare. 
idem idem 


da Licoai Y Boramote 


DOLC 

Deer, 0 Dootr4 in Val-di-Fine. Vico 
perduto, da cui ebbe nome la parr. di $. 
Doesto a Doglia nel piv. di Pomaja, Com. 
della Castellina marittima, Gior. di Rosi» 
fuaso, Dioc. e Comp. di Pisa. 

N docamento più antico che io conosca 
relativo a questo casale distrutto è una 
membrana dei 15 maggio 1053 fatta 
cas. di Doglia (Dogla) per la quale un 
tal Ciullone del fa Rollando donò al mon. 
di $. Felice a Vada la sua porzione di 
caselino com terreni pesti presso la chiesa 
di S. Lorenzo (cioè di Col-Meztano) nel 
territorio di Rosignano. (Ascn. Dirt. Fior. 
Carte della Primasziale di Piva.) 

la seguito acquistarono diritti tanto 
sella corte di Doglis, quanto sulla chiesa 
di $. Lorenzo a Col-Meszano i monaci 
di 8, Salvatore a Mozi, siccome Li 
da una bolla del pont. Pasquale I spedi- 
ta da Firenze li 19 sett. 1106 a Benedet- 
to abate di quella balia. — Wed. Dux Ba- 
me (La) della Carvatuma Manrrima. 

DOGLIA im Vol-d'Elsa. Cas. che già 
diede il titolo a una chiesa parr. (8. Jaco- 
po a Doglia) nel piv. di S. Appiano, 
Com. una volta di Cepperello, omia di 
Mostesanto, attoalmente di Barberino di 
Vald'Elee, Dioc. e Comp. di Firesse. 

N cas. di Doglia trovasi situato sulla 
vallecola del torr. Drove, a lev. della 
strada R. postale di Siena. 

Nel 1286 il rettore della cura di S.Ja- 
copo a Doglia intervenne al sinodo tenu- 
te in Firenze nell'aprile di detto ammo per 
stabilire e classare l'imposizione da peger- 
si dal clero della diocesi fiorentina. 

$. Jacopo a Doglia continuava a esere 
cara non solo mel sec. XV, essendo che ilsuo 
popolo fa inscritte nel balzello imposto nel 
1444 dalla Rep. forentins, ma ancora lo 
era alla metà del secolo XVI, mentre la 
= di Dogliaè designata nella statistica 

dello Stato vecchio, ordinata da Cosimo I 
tetto Fanno 1551. A quest'ultima epoca la 
perr.di $. Jacopo a Doglia contava 33 abit. 

DOGLIO (MONTE) in Val-Tiberina. 
— Fed. Mostrnocuo. 

DOLCIANO ia Valdi.Chiana. Villa e 
© Pattoria com chicsa curata Leopol. 
do) soberbana di Chiusi, dalla qual città è 
Sppena 2 migl. a sett. Com. Giur. e Dico. 
medesima, Comp. di Arezzo. 

È situata alla base sett. della collina di 
Chinsi presso il lago di questo nome. 











DOME 29 

La R. tenata di Dolciano è attraversata 
dalla nuova strada /ongitudinale, solle 
tracce dell’antica via Camia, nella già pa- 
lustre, sterile e malsana bandita del Pa- 
glieto, convertita in um fruttifero suolo 
creato dalle colmate, presso dove, quasi 
contemporaneamente, fu eretta la chiesa 
parr. sotto l'invocazione di quel to, il 
eni nome è cotanto caro ai Toscani. — 
Ved. Curom Città. 

S. Leopoldo a Dolciano ha 300 abit. 

DOMAZZANO nella Valle del Serchin. 
Cas. con parr. (SS. Lorenzo e Donato)nel 
piv. d'Ottavo, già di Decimo, Com. Giar. 
€ circa 4 migl. a lib. del Borgo a Mozzano, 
Dioc. e Duc. di Lucca, 

Trovasi alla destra del fi. Serchio nella 
vallecola percorsa dal torr. Ottavo. 

La parr. di Domazzano conta 229 abit. 

Dowzwico (Mowrs-) — Ved. Monre- 
Domznico. 

DOMENICO (8.) n CAMPIGNO. — 
Ved. Cammoso nella Valle del Lamone. 

DOMENICO (S.) sorro FIESOLE. Con- 
vento che fu de’frati Domenicani dell” 
Osservanza, ossia Gavotti,nella cui chiesa è 
una delle care suburbane di Fiesole, un 
miglio a cetro.lib. di detta città, Com. e 
Giar. medesima, Comp. di Firenze, da 
cui è migi. 1 $ a maestr. 

In fondo ai magniBco stradone della 
grandiosa villa Guadagui,detta della Lune, 
fondata da Bartolommeo Scala storiografo 
e segretario della Rep. for., davanti a ua 
vasto piazzale e a mezza costa del deliziono 
poggio di Fiesole sorge la chiesa e il sop- 
presso convento di $. Domenicodi Fiesole. 

Fu fondato dal B. Gio. di Domenico Ban- 
chini Gor. dell'ordine de'Prelicatori, poi 
cardinale e arcivescovo di Ragusa; il qua 
le pel nov. dell'anno 1405 ottenne da fr. 
Jacopo Altoriti vescovo iesole e dei 
canonici di quel capitolo uno spazio di 
terreno lavorativo e vignato in luogo chie- 
mato Camerata per costroirvi per i frati 
del suo ordine un lo convento ; che 
tre anni dopo consegnò ai religiosi Do- 
menicani di Firenze, con l'annuenza dd 
pont. Gregorio XII, il quale, con bolla 
spedita da Luoca li 14 giugno 1408, 
confermò al frati di $. Naria Novella la 
prescoennata cessione fatta da Giovanni 
Preto cardinale di S. Sisto, mentre ivi 
si erigeva la chiesa e convento di & 
Domenico di Fiesole. 














so DOME 

Nel 1418 i frati donarono il pedronato 
di quell'incipiente convento ai i 
Barnaba degli Agli di Firenze, il di cui 
pedre aveva disposto per testamento, che 
a spese di sua eredità si dasse compimen- 
to al Cabbricato e vi si ponesse l’arme sua, 
siccome tattoriò dagli eredi fa eseguito 

i 6000. 





pri 

costà una più rigida osservanza vennero dal 
convento di S. Maria Novella di Firenze, 
quando se era superiore e maestro dei no- 
vizi il prenominato B. Giovaani Baschini; 
quello stesso che pochi anni prima avera 
dell'abito di S. Domenico vestito S. Anto- 
nino primo arcivescovo di Firenze. 

Divene pie persone fiorentine concor- 
sero con elemosine ad aumentare il cl 
stro, e al maggiore adoruamento dell’an- 
messa e vaza 552 chiesa, la quale venne ar- 
riccbita di fini marmi edi egregie pitture. 

Ema fa eretta in parrocchia nel 1796, 
epoca della soppressione della viciaa badia 
Fiesolana. Nel 1808 fu tolta di là quella 
femiglia religiosa e reso inamovibile il 
parroco, che attualmente è congruato e di 
collazione del Sovrano. 

La parr. di S. Domenico a Flesole con. 
ta 43) abit. 

DOMENICO (8.) a MURCI. — Ped. 
Monc: nella Valle dell’Albegna. 

DOMENICO (BORGO S.) a Cortona 
in Val.di-Chisoa. Porta questo nome il 
subborgo orientale di Cortona, fuori della 
Pai già detta Pecci-Verandi, poscia di 

Domenico per ragione della chiesa e 
convento omonimo, che è situato presso 
alle mura della città. 

i l'epoca precisa e il fondatore 
della chiesa che diede il nome a questo 
borgo, sebbene i PP. Predicatori esistesse. 
ro ia Cortona sino dal principio del seco- 
lo XIV. Ciò deducesi da alcune perge- 
mene cortonesi, e ialmente da un bre- 
ve nel 1334 spedito da Guido Tarlati ve- 
scovo di Arezzo alle monache di S. Mi- 
chele del borgo S. Viucenzio di Corto 
na, cui concedeva facoltà di vestire l'abito 
de’frati Domenicani, e di osservare la loro 
regola. AI quale effetto costitui i religiosi 
di quell'ordine in suoi vicarj per la di- 
rezione spirituale di quelle reclase. 

La pci di S. Domenico fu demolita 
du gran perte nel 1552, allorchè Cosimo I 
de’Medici ordinò che si abbattemero i tre 


























quando giunse il (avarevole rescritto, 
coavento e il tempio di S. Domenico 
erano già stati demoliti per metà. 

Dopo un lasso di soni i frati Dome 
nicani, rifogiatisi in altro più angusto locs- 
le ottennero dal G. D. Ferdinando I di 
poter riattare l’antica chiesa e convento, 
dove emi ritormarono nel 1594, e quivi 
stettero sino alla loro soppressione ac- 
cadata pel 1808. 

XI quadro dell'altar maggiore di questo 
tempio diviso in più tabermacoli è opera 
del B. Gio. Angelico da Fiesole ; dello 
della Madonna del Rossrio è del’ cav. Ja 
copo Cardi da Cigoli. — Ped. Cosrona. 

Poori di questo borgo trovasi l'antico, 
ora s0p| monastero di monache Bene- 
dettine che portavano il titolo delle Con- 
tesse, veoute costà da Moatemaggio. — 
Ped. Mosrzzaccro. 

DOMENICO (8S.) = GIUSTINO a 8. 
PELLEGRINO. — Ved. Pettacmno (S.) 
tu Santerno. 

DOMINI (MONTE-) — Ved. Monte 
Down. 

DOMO VECCHIO presso Arezzo. — 
Ved. Duoso Veccar. 

DONATO (S.) nel pian di Luoca. Con 
trada che ha preso il nome da un'antica 
chiesa, già ospizio con canonica, siccome 
lo diede a ana delle porte della città di 
Lucca, detta anche porta a Pisa; attusl- 
mente semplice cura pel piviere di Moo- 
tuolo, Com, Giur. Dice. e Duc. di 
Lucca. 

5. Donato net pian di Lucca ha 908 abit. 

Donaro ($.) ad Asso. — Ped. Asso 

















(5: Don aro ad). 
DONATO ®) tn AVANE nel Val-d’ 
Arno superiore. Cas. con parr. nel piv. di 


G 






. Giur. e 4 migl. a ostre 
ine, Dive. di Fiesole, Comp. 
di Firenze. 


Risiede sul Ganco sett. dei monti che 
separano il Val-d'Arno uperiore dal 
Chianti presso la rooca di Monte Domini 
fra Gaville e Meleto in una piaggia ore- 
tosa, che cuopre ua esteso banco di £i. 
gnite. 

È chiesa prioria di giespadroato 
de'conti Capponi di. Firenze, e dei 





DONA 
priacipi Borghesi per Peredità avate dii 
duchi Salviati. 
La per. di S. Donato in Avane conta 
240 abit f 





coli, Dioc. Lucchese, già Pitana, Com. 
Giar. e Due. di Luoca, da cui S. Donato 
a Balbaoo è circa 5 migl. a lev. 
Trovasi alla destra del 8. Serchio fra 
Mozzano e Massaciuccoli, circa un mig). a 


1780 staccate dalla Dioc. di Pisa con bolla 
del pont. Pio VI, e data in compenso 
di più altre alla diocesi Lucchese;al cui go- 
verno Balbanogià apparteneva nel politico. 

La perr. di S. Donato a Balbano conta 
$19 abit 

DONATO (5) a BANZENA. — Ved. 
Baszzna pel Val-d’Arno casentinese. 

—— ar BORGO atta COLLINA. — 
Wed. Bosco alla Coruna. 

—— 4 BRENDA. — Ped. Bazmpa 
mel Val-d’Arno casentipese. 

—— a CALENZANO. — Ped. Ca- 
teszapo, 

—— in CARRAJA, — Wed. Cannara 
sel pian di Lucca Le 

—— a CASALE pi PARI. — Ped. Ca- 
nate di Pad 

—— a CASTELNUOVO p’AVANE. 
— Fed. Avaya (Casrezzuovo d'). 

—— a CERTIGNANO. — Wed. Cr 
resssa do 

at CISTIO. — Ped. ‘Cumo 

valore. 


—— 4 CITILLE. — Ped. Crue. 

— 4 COFFIA.'— Ped. Corni (8. 
Dosaro a). 

—— n COLLINA. — Wed. Coruna 
(S- Dosaro in). 

Donare (S.) a Cirrano in Vald'Ar- 
bia. Pieve e villa distrutta, nella Com. 
€ Giur. di Bonconvento, Dioc. di Arezzo, 

di Siena. : 

Fa usa delle chiese battesimali contro- 
verse nella lunga e farsosa lite giurisdi- 
zionale fra i vescovi lena e quelli di 
Arezzo; si quali ollimi fa specialmente 
confermata dal poot. Onorio IlI con bolla 
del 29 maggio 1220, - 

DONATO (8.) a DOMAZZANO. — 
Pod. Donazzazo, 








DO Na st 

DONATO (8.) a FILETTO. — Ped. 
Fusrio di Pom. 
© — « GALLIANO. — Ped. Gu 
Luano. 

—— 4 GINESTRETO. — Ved. Gr 
RBSTRRTO. 

— n GRETI. — Ped. Gm. 

— a GUISTRIGONA. — Wed. Gun- 


staicona. 

DONATO (8.) ac’ISOLA nel Val-d* 
Arno inferiore. Vill. e chiesa perr., nella 
Com. Giur. Dioc. e circa a migl. a Jev. 
della città di Sanminiato, Comp. di Fi- 
renze. 

Giace salla ripa sinistra dell’Arno pres- 
s0 la confluenza dell’Elsa, dove probabil- 
mente un doppio ramo di quest'ultimo 
fiume, circondando una porzione di terre- 
no intorno alle rive dell'Arno; formava 
un'isoletta, dalla quale prese il titolo la 
contrada 6 la chiesa parr. di S. Donato 
all’Isole. 

Era essa una delle parrocchie suffraganee 
della pieve di S. Genesio, siccome appa 
risce dalla bolla del pont. Celestino III 
del 1194, e dal registro delle chiese della 
diocesi lucchese del 1260. Dacchè fa eretta 
fn cattedrale la pieve snonominata, la 
parr. di S. Donato all’Zso/a divenne ana 
delle delle chiesa maggiore di 
Seami 


Biferisce a questo villaggio d'Isola va 
privilegio deio in Ssnministo pel 1164, 
col quale il conte Everardo legato impe 
riale di Federigo I, diede al vescovo di 
Luoca alcune possessioni della pieve di $. 
Genesio poste in villa dell'Isola esso di- 
stretto. 

$. Donato all'Isola conta 322 abit. 

DONATO (S.) a LAMOLE. — Ped 

Lanotz in Val.di-Greve. 

—— 4 LIVIZZANO. — Ped. Lina 
sano in Val-di-Pesa. 

—— a LUCARDO. — Fed. Lucanvo. 

—— 4 LUCIANO. — Ped. Lucuso 
in Valdi-Greve. i 

—— 4_ NARCIANO. — Ved. Mur 
raro nel Val.d’Arno casentinese. 

=— a MENZANO. — Fed. Merzazo 
del Pran di Scò. 

—— a MOMIGNO. — Wed. Momioso. 

—— a MUGNANA. — Ped. Muona- 
ma in Valdi-Greve. 

—— 41 PARI. — Fed, Pan dell'A 
DaneamcA. 





39 DONA 


DONATO (S.) a PATERNO. — Fed. 
Parzazo di Vicento in Mugello. 

DONATO (S.) a PERGOGNANO. — 
Ped. Pescorzano. 

DONATO (S.) im POGGIO, (già in 
Poci) nella Val.di-Pesa. Borgo cinto di mura 
«on satica pieve. Fu capoluogo di Com. 
e di Giur. ora nella Com. Potesteria e 3 
migl. circa a lev. di Barberino di Val-d 





Siena nel crine 
quelli occidentali sepa 
rano la Val-di-Pesa da quella dell’Elsa, 
18 aigl. a ostro di Firenze. 

La memoria più antica che si conosca 
relativa a questo luogo è una membrana 
scritta in Pasigoano nel gennajo dell’ 
anno 989, per la quale Teudegrimo figlio 
del fa Sichelmo, chiamato Sighizio, donò 
al mon. di S. Michele a Passignano la por- 
zione dei beni che teneva 
tello, situati in E/ceto e a Sparpagi 
puta nel piviere di S. Donsto in loco 
Pocie. (Auca. Dirt. Fion. Badia di Passi- 
gnano.) 

Fu pure in loco Pocie, territorio flo- 

















$. Pietro a Ema a tenore della disposizio- 
ne lasciata dai di lei patroni e fondatori. 
(Fionenmini. Memorie della C. Matilda.) 

La prima volta che io abbia visto nomi. 
mato il borgo di $. Donato ia Puggio, mi 
sembra che sia in un istramento della 
stessa provenienza scritto nel marzo 1090, 
inburgo apud ecelesiam S. Donati in Po- 
cis. Comecchè un secolo dopo (anno 1191) 
dall’imp. Arrigo VII fosse stato assegnato 
a titolo di benefizio al C. Guido di Modi- 
gliana la metà del borgo di S. Donato in 
Poggio, pure un tal feudo a precaria non 
venne confermato al pari di tanti altri 
conorsi ai Gigli ed eredi di quel conte sei 
diplomi che essi ottennero da Federigo IL 

ll borgo di S. Donato in Poggio è se- 
gualato nella storia patria perchè costà, 
nel 1196, e di nuovo nel Po rasbosi conchia- 
se un trattato di pare fra le Rep. di Fi- 
renze e di Siena je perchè fu da $. Donato 
in Poci quel militare, da cui Semifonte ri- 
etere può le sua distruzione, per avere 
gli nel 1202 introdotto proditoriamente 


DONA 
tumamano di Fiorentini armati nella torte 
dai Semifontesi affidata alla sua difesa. 

Finalmepte furono di S. Donato in 
Poggio quei sei soldati pennonieri, alla 
testa dei quali era ser Panza di Tunso da 
Stignano gonfaloniere della Lega di S. Do- 
mato in Poggio, allorchè io un tal giorno 
di aprile del 1309, nella piazza del Comu- 
ne di Firenze, e in altri luoghi della stessa 
città, mossero, di rivoluzione contro il 
li popolo e la Signoria di Firenze accla- 
mando: evviva i Magnati. 

Per il quale movimento di ribellione, 
con sentenza dei 22 aprile dell'anno’ me. 
desimo, furono essi condannati a morte in 
cootamacia da mess. Albertino Musatto 
de’ Mussi da Padova, allora Esecutore 
degli ordinamenti della giustizia del Co- 
woane di Firenze; da quell’aumo medesimo, 
che poco dopo troviamo acerrimo ghibelli- 
no, capitano e sturiografo di Arrigo VII al 
l'assedio di Brescia e di Firenze, (Ance. 
Dirt. Fios. Badia di Passignano.) 

Della comunità di S. Donato ia Poggio 
sì trova fatta menzione sino dal 1263, 

quando il pierano della stessa chiesa sta. 
Sil alcuni patti con gli vomini di S. Do- 








di nato in Poggio. 


Era già questo borgo fortificato di mura 
e di ana rocca, quando fu preso nel 1313 
dall'esercito di Arrigo VII, nel mentre 
che era accampato fra San-Casciano © 
Barberino di Vald'Elta. 








già signori di mol 
te ville © castelletti di Val-di-Greve, Val 
di-Pesa e Val.d’Elsa, 

Questa pieve era matrice di 12 succur- 
sali, attualmente riunite ia cioque 
S. Lorenzo a Cortine,(Prio- 
a. $. Maria a Cerbeja, (20- 
cessa alla pieve); 3. S. Martino a qoni 
(ora ia S. Maria del Morocco); {. S. Mi- 
chele a Montecorboli, (Prioria annesa 
alla seguente); 5. S. Miniato a Sicelle; 
6, S. Pietro d’Olena, (esistente); 1. SL 
Polo di Tierre, (annessa alla pieve); 8 
S. Silvestro al Ponte di Argenna, (annes- 
sa alla pieve); 9. S. Giusto a Aicavo, (esi 
stente); 10. S. Giorgio a Rosa, ossia a 
Strada, (annessa ad Olena); 11. S. Gio- 
vanni alla Zi/lo, (annessa alla pieve); 12. 
S. Bartolommeo a Piumiano, (annessa 
anch'essa alla pieve). 











DONA 

Erafleast.di $.Donatoin Poggio residen- 
12 di va potestà i i 

Vald'Etsa, eni 
muse con il regolamento organico del 23 
parrio 1774. — Wed. Banreatzo di Var 
d'Eua. 

Nel paese di S. Donato in Poggio ogni 
auso ha luogo twna grossa fiera di bestiami 
€ meiri, che dura tre giorni dopo la terza 
domenica di setterabre. 

La perr. plebana di S, Donato in Pog- 
fio conta 910 abit. 

DONATO (S.) a POLCANTO. — 
Ped. Porcasto. 

—— 1 POLVEROSA. — sed. Po 
trasi nel suborbin occid. di Firense. 

—— 4 PORRONA. — Ned. Ponsosa. 

-—— a RENDOLA. — Wed. Renpor:. 

—— a RONTANO. — Ped. Ronrano. 

— tn SAMBUCHETA. — Wed. Sam 
acrarta in Val-di-Sieve. 

DONATO (S.) a SANGIMIGNANO, 
già detto extra scuro di detta Terra in 
Vald'Elsa, Cas. che porta il nome della 
sui chiesa perr. nel piv. Com. Giar. e 2 
miglia circa a lib. di Seo-Gimignano, 
Dice. di Colle, già di Volterra, Comp. di 
Siena. 








Risiede sal Gi..nco sett. del monte di Ca- 
melvecchio alla destra del fosso Libaja, 
fra i canali di Castelvecchio e di Ranza. 

La chiesa di £. Donato eztra muros 
fa confermata al preposto della colleziata 
di Sau-Gimignano dal pont. Onorio III 
cea bolla del 3 agosto 1220. — Ema 
Goeta una rione di 151 abit. 


DONATO (S.) a SCOJANO. — Ved. 
Sconso in Val-Tiberina. 

Dosaro (S.) a Scorrro presso le mura 
di Firense. Moosstero che fu de’canonici 





porta Romana appena reciti da Firenze. 


Era in origine una chiesa perrocchiale renze. 


dai monsci Cistercensi della 
Badia a Settimo, quando il pont. Martino 
V l’amegaò ai canonici Regolari di S. Sal- 
vatore di Bologna. I quali bea presto, meroè 
leoblazioni private,i sussidj dellaRep.fioren- 
tina e il favore del pont. Eugenio IV, che 
tmmensò al convento di S. Donato a 
Scopeto il priorato di S. Andrea a Moscis- 
no e la pieve di S. Cecilia a Decimo coi 
lm beni, edificare sulla più 


DONA 35 
Firenze una decente chiesa e una comoda 
abitazione claustrale. 

Fa uno dei monasteri per ordine del 
governo pell’anno 1529 atterr: 
geito d'impedire ai nemici venuti all’ 
dio di Firenze un puoto di appoggio sile 
loro opere militari. (Vancmi. Jator. Fior.) 
DONATO (S-) a SERAZZANO. — 
Ved. Ssnazzano in Vabdi-Cecina. 

—— 4 SERELLI. — Ved. Senezti nel 
Val.d’Arno cascotinese. 

DONATO (S.) a SESTINO nella Valle 
della Foglie. Cas. con ch. parr. nel piv. 
Com. Giar. e circa migl. 1 è a maestr. di 
Sestino, Dino. di Sansepolcro, già Mullius. 
di Sestino, Comp. di Arezzo, 

La ch. di S. Donato a Sestino risiede 
in costa fra i primi rivi che tribu'ano le 
acque al fiume Foglia, il quale scorre a 
catro della chiesa medesima. 














“ —— a STABIANO. — Ved. Sr. 

—— 4 STRABATENZA. — Wed 
Srassarzaza nella Valle del Bidente. 

—— a TERRICCIUOLA. — Ped. 
Tsamicervora in Val.d’Era. 

—— 4 TORRI. — Wed. Ton alle 
Fatte nel Val.d'Arnn Gorentino. 
+ —— a TUBBIANO. — Wed. Tossiaro. 

—— in VAL-M-BOTTE. — Wed. 
Borra (S. Dosro in Valdi). 

—— « VERZETO. — Ved. Ventero. 

DONATO (S.) pressoS. MARIA « MON- 
TE, o SS. GIUSEPPE s MARIA a S. 
DONATO nel Vald'Arno inferiore. Cas. 
che cambiò l'untico nome di Pompiuno 0 
Poppiano, e il titolare della sua chiesa 
corata ($. Donato in Pompiano) con 
quello della chiesa moslerna dedicata a $. 
Giuseppe e a $. Maria, nel piv. Com, e 
quasi 2 migl. a ostro di S. Maria a Moo- 
i Castelfranco di Sotto, Dice. 
niato, già di Lucca, Comp. di Fi- 


È situato sulla riva destra dell’Arno în 
mezzo a ubertosi campi colmati dalle tor- 
be del vicino fiume formanie costà una 
irimpetto ai borghetti di Antta e 
di Filetto i nell'altra riva del tiume. 
parrocchia di S. Donato di 
Pompiano una bolla concistoriale del pont. 
Eagenio III spedita nel 16 genn. 1150 a 
Gottifredo pievano di S. Maria in Monte, 
colla quale conferma ai rettori di quella 
pieve tatti i privilegi conceni dal pont. 

















sa DONN 
lanccenzo Il suo predecrsore, con latte 
Ve cappelle o chiese succansali; fra le quali 
eravi quella di S. Donato de Pompiano. 
- Aggiungasi a tatto ciò un giodicato 
inziato in Lucca nell’anno 857 dal 
ito dai vasi 





vescoro di quella città, a 
fenperiali, dai scabinie da altri giudici, die- 
tro l'istanza fatta da Anualdo pievano di 
8. Maria a Moote. Peroochè redlameva dal 
prete Ghisiprando le possessioni lasciate 
alla sua pieve dal fu Rachisiado, le quali 

ioni erano state acquistate in com. 
pra ds Gumperto de loco Poppiano. 

Anche attualmente li spaziosi poderi di $. 
Donato a Poppiano fanno perte del patri» 
monio della piete di S. Maria a Moote. 

+ La parr. de’SS. Giuseppe e Maria a S. 
Donato conta 503 abit. 

DONICILIO (S. MARTINO 4) nella 
Valle del Savio in Romagna. Cs. e chiesa 
perr. nel piviere una volta di S. Maria di 
Bagno, attualmente di S. Andrea di 40/e- 
ro, Com. e circa 9 wigl. a sett.-gree. di 
Verghereto, Giur. e altrettaute migl. a 
gice-ler. di Bagno, Dioc. di Sansepolcro, 
già Nullius di Bagno, Comp. di Firenze. 

Risiede salla ripa sicistra della fumana 
Paro, frs Selvapisna e Corneto, negli ao- 
tichi predj della badia del Trivio, perre- 
muli in seguito io potere dei nobili Fag. 
giuolani della discendenza dci famoso 
Uguecione Bglio di Ranieri da Coroeto, al 
di cui Giglio Neri, alla pace del 1353, fra 
le 72 bicocche coafermate a quell'appeni 
nigeno dinesta, trovasi asseguato anche il 
castrum Donicilii. 

11 giuspadronato della parr. di S. Marti. 
mo a Donicilio fu lungamente contrastato 
e preteso dagli arcipreti di Bagno contro 
l’abate ei monaci Camaldolemi del Trivio. 
Fra i quali pretendenti favvi Innga cootro- 
versia anche per altre chiese di quella con. 




















trada, ciocome apparisce dalle bolle pontif- i 





cie spedite agli aroipreti di S. Maria in Ba- 
quo sotto gli anpi 1136, 1156, 1181, 1193 
0 1226. — Wed. Avazia di Bacwo,e Baono. 

S. Martino a Dupicilio conta go abit. 

DONNINI nel Val-d’Arno sopra Fi 
renze. Villa e contrada nel pop. di S. Pie. 
tro a Pitiana, Com. Giur. 
a maestre. di Reggello, Dioc. di Fiesole, 
Comp. di Firenze. 

Giaoe questa villa nell’imenatura di un 
valloncello percorso dal torr. Vicano di 
#- Eliero, alla bass occid. del monte di 





DONN 


Vallombrosa, fra Pitiana, la tenuta di Pa 
terno e quella di S. Ellern. 

Ignorasi se il luogo di Vonsini acquistò 
il nome da qualche cappella dedicata a 
quel martire, o piuttosto dall'antica fami» 
glia Dounini, che diede due gonfalonieri 
giustizia alla città di Firenze; cioè 
Vanni Doonini, nell’anno 1314, e Dume- 
nico Donniai, nel 1356. 

DONNINO (S.) a BROZZI. — Wed. 
Bosso S. Donno sotto Firenze. 

DONNINO (S.) a CASTEL-MARTINI 
in Val-di-Nierole, Villa con ch. perr., già 
ospizio, in mezzo a una tenuta che fu del- 
le RR. possessioni, nella C. 3 migl. 
a pen. di Lampurecchio, Giur. e 6 quigl. 
a ostro di Seravalle, Dioc. di Saominiato, 
una volta di Luoca, Comp. di Firenze. 

posta presso la gronda orient. del pa- 
dole di Fucecchio alle falde delle colline 
che stendonsi dal Monte-Albano. 

Nom mi è noto, come questa pren» 
desse il nome di Castel-Martini; posso 
solamente dire, che la sua chiesa esisteva 
tino dal secolo XII!, sotto il titolo di S. 
Donnino a Cerbaja, lango la strada che 
guida dl Ponte di Nievole a Fucecchio. 
Eravi allura a contatto nno spedale di pa- 
dronato della badia di Buggiano, compreso 
però nel pievanato della chiesa battesisnalo 
di S. Lorenzo a Vajano, da lunga mano 
traslatata col suo titolo nella chiesa di S, 
Michele a Moote-Vettolini, che fa una 
delle sue filiali. — Wed. Wasano. 

Avregnachè. nel 1298, il pievano di S, 
Lorenzo a Vajano mandò un mogitorio al 
prete rettore dello spedale di £. Donni- 
no di Cerbaja per obbligario nel sabato 

onde 





















pure nelle altre soleonità fra 
presa quella del titolare della pieve. 


prot 

VIN e a Pazunello vese. di Lucca, addo» 
cenilo per ragione: che lo spedale © chie- 
sa di S. Donnino a Cerbaja dipendevano, 
tanto nello spirituale come nel temporale, 
dall'abate e monaci di Buggiano. (Ascom. 
Din. Fior Cattedrale di Pistoja») 


Però poco lesmpo iunanzi l'ospedale di 
8. Dvonino a Cerbaja apparteneva si CC. 
Guidi; un ramo dei quali, nel maggio del 
1355, vendà alla Rep. Gor. la sua quarta 
parte del cost. di Cerzeto con i padronati 








. DONN 

di varie chiese, fra le quali fa compresa 
aoche la macsiune del cempio di Cerbeja, 
€ il bosco di Cerbaja nella giurisdizione di 
Cerreto. (P.Inoeronso. Opera cit. T. VIII.) 

Comecchè la chiesa di S. Donnino a Ce- 
steb-Nartiui, già a Cerbaja, si trovi regi- 
strata sino dal 1360 gf pina delle 
parrocchie, momasteri e oratorj della dio- 
cri lurchese; e che in quell'epuca fosse 
compresa sel piviere di Vajsno; con la 
seguente indicazione, Ecel. S. Donnini ia 
territorio Pistoriensi, ciò nom ostante non 
sipeò dirc, che simo d'allora essa fome cu- 
ta d'anine, siccosse tale la si trova nel se- 
colo XVI, e segnatamente nella statisti- 
< dell'iaso 1551, quando il popolo di 
Custel-Mertini era composto di sette fa 
nigliecon 52 iudividai.LSstessa parrocchia 
dopo Perezione della cattedrale di Sanmi- 
niato fa noita alla chiesa prioria di S. Nic- 
colò a Cecina. Ritornò ad esser cura nell’ 
sove 1,82, dopo che la B. tenuta di Ca 
uicl-Martni venne alienata alla casa Ban- 
chieri di Pistoja, autorizzata 000 sovrano 
rescritto dei 3 nov. 1981 alla dotazione 
della per. di $, Donnino a Castel-Martini. 

Nel 1833 la parrocchia di £. Donnino 
4 Casirl.Martini noverava 695 abit. 

DONNINO (S.) a CELLE. — Fed. 
Ca 2) 











mo (S.) a Casraz-Mantist. 

DONNINO (S.) sor I AFONE, DI 
MAJANO in Val-Tiberina, Cas. con aa- 
tica pieve, sella Com. Giur. Dioc. e Comp. 
di Arezzo, dalla qual città è 7 in $ migl. 
aletoscir, 

Risiede alla destra del terr. Cerfone 
tribetario del Tevere, sal dorso dei poggi 
che dividono il Valul’Arno aretino dalla 
VabTiberina; lungo la nuova streda R., 
deta dell'Adriatico, presso la villa deno- 
mineta il Palasto al Pero. 

Nella copia del diploma di Carlo IV, 
teeceiso nei 1356 alla città di Arezzo, leg- 
fui n castello E. Domenico del territorio 
€ distretto Aretino, comecchè di esse non 
cista, che io sappia, alcuna commemora. 
tiene nri documenti coevi. Ciò se induce 
= debitare, che quel castrum S. Dominici 
del diploma sudd. riferir debba al cast.di S, 
Fou Majano sul Cerfone, che fino 

a dipendera ed era compreso nel 
Verriterio eomunitativo di Arezzo. 


DONN 55 

La pieve di 5. Donnino a Majano su- 
ticamente aveva oma sola succursale ; cioè. 
S. Egidio a Usciano tattora esistente. At- 
tualmente ha per suffraganea, oltre quella 
di Usciano, anche la retturia di S. Biagio 
2 Rassinata. 

8. Donnino a Majano conta $07 abit. 

DONNINO (S.) razsso EMPOLI nel Val. 
d'Arno iuferiore. Piccolo cas. ch'ebbé nome 
da una piocola chiesa dedicata al martire S. 
Dosoino, nell'antico piviere, Com. e 
di Empoli, da cai trovasi luogi u quarto 
di migl. a poo., Divc. e Comp. di Firense. 

Esiste tottora l'antica chiesa ridotta 
per metà a cappella privata, e per metà 

oa 

vecchio cemposantodi Empoli, fra Cipe 
nietra dell’Arno e la strada detta Lucchese. 

È quella stessa chiesa che fa riedificata 
dal suo rettore nell'anno 1273, siccome 
lo attesta una lapida, che è tuttora mu- 
tata sulla esterna parete meridionale. 

Trovssi 8, Donnino la prima fra le 30 
chiese succursali della picve d'Empoli no- 
tainata nelle bolle spedite dal pontefice 
Celestino III (anno 1192) e da Alesan- 
deo IV (anno 1258) al capitolo e pievano 
di Empoli. (Law. Mon. Eccl. Plor. T.IV.) 

La perr. di S. Duonino preso Empoli 
era già copprema pel 145f, giacchè in 
quell’anno più non comparisce tra i popo- 
li del piviere d'Empoli registrati nel date 
sello imposto dalla Rep. Goreatina. 

£. Dooaino fa sin d'allora aggregato al 




















beneplacito del pont. Giulio Il, Spedito da 
Ostia li 14 maggio 1509, fa accordato di 





Garfagnana cittadini lucchesi, allora di- 
moranti ia Empoli, per Fanno canone 
di-47 siaja di grano, di g0 lire di mone- 
ta Gor,, di cento ova, e di tre paja di cap. 
poni, da pagarsi nel giorno di $. Dunaino, 
(n Ricerche storiche della Garfe- 


Frizioni Pirani Ade 
Berzano, Duc. di Modena. 


36 DONN 

Risiede sopra le rupi di macigno alte- 
rato dalle rocce pirogeniche, il borgo sulla 
strada macstra 
castellare e la chiesa fra due rupi coniche, 
sctto le quali passa 1 0. Serchio poco dopo 
ere rinaito in en solo alveo i due 
Serchj, quello cioè dell'Appennino di So- 
raggio e.il ramo del Serchio che viene 
dalla Pania di Minucciano. 

La prospettiva di S. Donnino di Ger 
fagnana offre una remantica e sommamen- bio 
te pittorica veduta al viandante, sia che 
egli rimonti il 6. Serchio, sia che scenda 
in Garfagnana dal monto Tea, e dall’Alpe 
Minaccianese e di Fivizzano. — Ned. Cau 
0ac1ano Comunità, Piazza e Sara. 

Nl popolo di 5. Doasine confina a lev. 
con il cas. di Petrognano ; a sett. con Orza- 
@ Caprignana; a pon. con Piazza e 
+Sela; a cstro com Casciana e Cascianella 
modianta il 4. Serchio. 

5. Domnino si trova nominato 

in una carta lucchese del 1179 citata dal 
Psochi nelle sue Ricerche istoriche della 
Garfagnana, dove pure tiene avvertito, che, 
mel 33 meggio 1390, il popolo di S. Doo» 
mino tornò all'obbedienza della Repabbli- 
ca di Lucca, della quale ottrone 
delle ribellioni fatte a istigazione degli 
Antelminelli allora signori di Castiglione 
di Garfagazza. 
Anobe il cast. di S. Donaino ebbe i suoi 
nobili di contado, fra i quali è noto va 
Ugolino Sandonnisi seguace di Arrigo VII 
® di Giovanni re di Boemia, e un Andrea 
Sandonzini che ottenne dall'imp. Carlo IV 
ma diploma di nobiltà, e di cui fa nipote 
Nicolao di Bartolommee Sandoenini sc- 
gretario del pont. Paolo li, pei vese. di 
Modena, traslatato nel 1499 alla cattedra- 
le di Luoca. 

A costui devesi la riedificazione dell’at- 
tual chiesa parrecchiale di S. Donsiso, 
dove si conserva una lapida colla seguente 
iserizione : Micolaus de S. Donnino civie 
et cpiscopus Lucensis hanc ecclesiam pro 
salute sue, et suorum a fundamentis 
erezit. Anno a Nativ. Dom. 1590. 

Eno fa che sel 1489 citenme del duca 
Ercole Î per sè e per i suai nipoti l'investi- 
tera de frade di S. Denaino con titolo di 

vontes, confermato in seguito agli eredi 
da Aliceso I (1518) e da Ercole Îl (1535) 
duchi di Modena. 


Un ramo di questa famiglia nella per- 











guida in Lanigiana, il Rep. 


DONN 
sona di Mattia Sandonsiai nel 1499 « 
riparò in Empoli sotto la protezione della 

Boresitina, dalla quale ebbe stipendio 
ed esenzione dalle pubbliche gravezze; e 
fa custà dove la sua discendenza si estinse 
mel secolo XVII 

Ls parr. di S. Donnino di Garfagnana 
nel 1832 noverara 154 abit. 

DONNINO (6.) premo Pisa. Conres- 
to de già priorato, nel enbor- 

his mcrilioaie di Pia compra ei pepe: 
le di $. Giusto in Cannicoio. 

Fa in-erigine un piocelo monastrro 
edificato circa il 1240 fuori di Pisa dalla 
parte di Kinzica nella Carreja del Ponte 
Fecchie, luoge chiamato lc 4 vie, in va 
terreno di proprietà della badia di S. 
Paolo a Ripa d'Arno. — Venne riunito 
alle due badie della Castellina in Val-di- 
Fine per bolla del pont. Urbano VI 
dei 13 agosto 1384. — Pod. Banis (La 
Dex). 

Caduto ia bassa fortuna, dalle guerre 
devsatato e di mosaci rimasto vuote, fu il 
mon. di S. Donsino assegnate con le suc 
sostanze si PP. Certosini dell’isola di 

mediante an breve spedito dall” 
arciv. di Pisa Gialiano Ricci sotto li 31 
lug. 1425. (sil. pia.) 

Ma tale unione sorti il seo effetto, 
mentre i Benedettini di Firenze ad istanza 
dei Pisani inviarono costà alcuni dei loro mo- 
paci a rinverdire l’omervanza e ripopolare 
l'abbandoneto monastero, nel tempo che 
la maggior del superstite patrimonio 
di & odiino era a bosco de'prieri 
commendatarj, Fa l’ultimo benefiziato, 
il carfinale Ferdinando Medici, poi terso 
Granduca dì Toscana, quello che nel 1569, 
con l’asouenza di Cosimo I di lui padre, 
assegnò la badia di 5, Donnino si religiosi 
Cappuccini, per l’uso de'quali fa rinnova- 
to il convente.e la chiesa di S. Donniso, 
dove essi tuttora convivono. 

DONNINO (S.) w SOGLIO nella Valle 
del Montone in Romagna. Cus che chbe 
nome dalla sua perr. nella Com. Giur. e 
circa 6 migl. a pon-meestr. di Galcata, 
Dioc. di Bertinoro, Comp. di Firenze. 

È posto sul dorso dei monti che separa- 
no la Valle del Rabbi da quella del Non 
tone, nell'antico dominio dei signori di 
Calboli; l’ultimo dei quali, Franorsco di 
Paoluocio, nel 1380, lasciò erede la Ro- 
pabblica fior. di ogni suo bene, e dei 13 





DONN 

easielletti che pomedeva fra il Rabbi e il 
Mestuse; nel numero dei quali ere il 
est. di S. Donnino ia Soglia. — Ped. 
Secuein 

DONNINO (S.) in. VAL-a-PIERLE 
nella Valle del Tevere. che porta il 
nomignolo di un piccolo det 
to il Zero di Vel-di-Pierke, nel secolo 
decoro riunito alla Cum. e Giur. di Cor- 
ose, da cui 5. Duanino cirea 10 
miglia a lev. Dic. perimente di Cortona, 
nas volta di Arezzo, al di cui Comp. sp- 


partiene. 
isiede nella vallecola perocrsa 





dal tore. 


Picena tributario del Tevere, fra i) poggio 
Montanere, che ha a poe., e il marchesato 
di Sorbello, che è posto al sno lev. 

La pieve di S. Donzino in Val-di-Pier 
Ne fu ssergaata con i susi tre poderi alla 





conil battistero e la canonica nella gras 
disaa vicina chiesa e. laicale della 
Nalcasa della Croce. La quale. ultima 
nel arcole XV era stata ereita dalla pietà 
deledeti in cocre di una divota immagine 
di Nostra Donna che ivi si adora. > 

La par. di S. Donnino sella Madonna 
delle Croce in Valdi-Pierle \cebta 830 
abit. 


DONNINO (S.) a VILLAMAGNA. — 
Fed Varanceza nel Vald'Arno fies- 


"Sommo (PIEVE vi $) già di 5. 


DONO 37 

3. $. Maria a Begneno; 4 S. Maria a 
Lancialberti (anito al spent); $ £ 
Margherita a Scieno; 6. S. Martino a 
Liffoli (unito al predetto); 7.5. Ippolito 
a Mecognano (annemo alla pieve). 

La pieve di & Donnino, o di $. Gio. 
Battista a $. Jerosalem conta 320 abit; 

DONORATICHINO nella Maremma 
pisana. Villa e tenuta nella Com. della 
Gherardesca, parr. Giur. e cirra 3 migl a 
estro di Castagneto, Dioc. di Mama marit- 
tima, Comp. di Pisa. 

Risicde sopra un’amilo collina alla de- 
stra del borro di S. Biagio tribatario del 
terr. viva, cirea un miglio a meestr. 


della Torre £. Vincenzio e del litorale. 

Donoratichino faceva parte della contea 
di Donoratico dei conti della Gherardesca 
inzamzi che, nel secolo XV, vi acquistasse 
boscaglie e poderi mess. Niccolò di Loren- 
no Soderini, uomo animoso, assai potente 


Juvsazn « Semironre in Val-d'Ela. (uttora 


todo, di Begnano e Vice di Vad'Eka. - 
Vod. Saurronrz. 

Dl vero titolo della pieve di $. Donnino 
era quello di S. Jerusalem, detto suche 
5 Gia, Battista in Jeruselem — Il suo 
piriere i cette i seo 
Quenti, attoalmente riuniti ia r 
5. Michele a Semifonte distratto); 28 
Sielano n Bognano (ansesmo al seguoate); 








più perti fra ii fosso della Torre S. Vin- 
cenzio e Deneratiso. — Wed. Canmoria 
di Maremma 
DONORATICO sella Maremana pisana. 
Casa torrita ch'ebbe nome di cost. nella 
Com. delta Gherardesca, parr. è Giur. di 


bi) DORN 

di Doneratichino e le abbattute resche di 
Biserno e di Segalari; pomemi tatti che 
diedero il titolo a diversi remi dell’illa- 
stre prosapia Gherardesca, attualmente 
concentrati e riuniti nell'attuale conte 
Gui 'o Alberto, unico discendente masco 
lino dei coati di Donoratico e di Carta 
gneto; di quel ramo, cioè, che più degli 
altri divenne celebre negli sanali della 
storia pisana. Essesdochè fra i signori diDo- 
noratico figura aci fasti storici quel Gh 
rardo del conte Tedice, che nel 111$ sì 
condusse da erve alla conquista delle Ba- 
Jeari, siccume celebre divenne quel conte 
Booifazio signore e capitano della Rep. di 
Pisa nelle prime decadi del secolo XIV. 
Per altro rapporto occupano ua posto di- 
stinto pei tristi della storia pisana il con- 
te Gherardo di Tedice giuniore decapi- 
tato in Napoli insieme con il re Corradi- 
no, e il di lui anche più infelice 
conte Ugolino, che morì coi Ggli e i nipo- 
ti nella Z'orre della Fame. 

Finalmente fu della linea stema dei con- 
ti di Donoratico il B. Guido eremita, mur- 
to in odore di santità, verso il 1115. Il suo 
corpo restò sepolto nell’oratorio di 8 
Maria de Gloria premo Dosuritico sino 
all'anno 1212, epoca della sua traslazione 
nella chiesa di S. Lorenzo a Castagneto. 
— Wed. Guzzsnvesca. 

Nel 1406 Donoratico con tutti gli altri 
castelli della Gherardesca si sottopose alla 
Rep. di Firenze, dalla quale quei popoli 
ottennero particolari statuti, governati pe- 
rò dai conti della Gherardesca, come vi- 
carj del Comune di Firenze. 

Nell'agosto del 1449 alla discesa ia 
Maremma dell'esercito del re Alfonso d' 
Aragona, Doooratico al peri degli altri 
luoghi della Gherardesca, fa devasiato da 
quell'oste venuto in Toscana a danno de’ 
Fiorentini. — ed Caumotu di Ma- 
aura. 

Attualmente non resta dell’antico Do- 
moratico che una torre e una porta semi- 
diruta, detta la torre del conte Ugolino, 
dove nel 1290 Paganello di Ranone conte 
di Castagneto dettava il suo testamento 
nelle camere dei conti Guelfo e Lotte di 
Donoratico. (Asca. Dire. Fios. Carte del- 
da città di Massa). 

DORNA (Durna) fn Val.di-Chiana.. 
Cas. e tenute, dore fa nes ch, perr. (SS. 
Vito e Niscolò) nel piv. del Toppo, da 

















DOVA 


eran tempo annessa a S. Bartolomeo al 
Piso, sella Con. Giur. e 3 L ascir. 
di Civitelta, Dioc. e Comp. di Arezzo, da 
cui il ces. di Doraa è circa G migl. a lib. 

Forse is tenuta di Dorne fa compresa 
mella donazione fatta ncl 939 dai re Ugo 
€ Lotario ai canonici del duo vecchio 
di Areszo, quando cioè fa lore esseguata la 
selva di diberoro, come quella che confi- 
nave, da wa lato 00m l'acqua della Chia 
na, $ da un altro Lato ca la piscina Cor: 
usque in via Durnensi, et usque 
tn Vitionem. Cumecchè sia trattavasi 
senza dubbio del lcago di Dorna ia un'al- 
tra donazione a favore della canonica e 
chiesa aretina, fatta nel febbrajo del 118% 
da un certo Rolandino di Mambilis, che he 

ò quanto egli possedera pel cast. di 
sun distretto, in cestro Durna et 
in tota curte ejusdem castri, esceptis 
duobus hominibus in Malfiano, quorum 
unus vocatur Micinellus, alter vero Via 
liolus, guos relinguo Abbatiae de Agna- 

animas mese remedio, etc. (Aron. 
de’Casome: di Anszzo.) 

Infatti l'attuale possessore della tenata 
di Dorna paga sempre a tal'effetto uo an- 
nu canone al capitolo della cattedrale 
aretina. 

Anche ta badia Camaldolemse di $. Qui- 
rico delle Rose, altrimenti appellata di 
Nasciano ia Val-di-Chiana, possedeva co- 
atà un pezzo di selva, detta la Fratte di 
Durne, di cui si fa menzione in un intra» 
mento del 1229. (Anna. Cawato.) 

DOSSO p’ARCIONE nella Maremma 
Grometena. — Wed. Anciosa (S. Ma 
sua ia). 

DOVADOALA (Dosdola) in Romagna 
nella Valle del Montone. Borgo con rocca, 
già contea di un ramo dei conti Guidi, ora 
capoluogo di Com. nella Giar. di Terra 
del Sole, sal confine delle diocesi di Forlè 
edi Bertinoro, Comp. di Firense. 

a destra del 6. Monto- 



















il quale attraversava la valle innaszi che 
le acque fluenti del Montone si fossero 
fatta strada fra esso, rompendo li sireti 
orizzontali di quel suolo; strati che sono 
corrispondenti sulle due ripe del Gume 


tino sd un'altezza di cento e più brac- 
“il borgo di Doradola era difeso dal leto 





DOVA 
del peggio da un'altissima torre quadrata 
tattura esistente, e le cui cortine abbrac- 
Ciavaso la parte più esposta e più facil. 
mente accessibile del paese. 

Dovadola presenta col suo fabbricato la 
figera di np triangolo; la di cui parte in- 
Seriore, giù appellata Badignano, è attre- 
verista dalla nuova strada R. forlivese, la 
quale cavalca il 6. Montone sopra due pon- 
ti, nuo a lib, e l’altro a sett., sopra e sotto 
allo stesso borgo; meotre la perte supe- 
riore silnal costa fiancheggia lu strada 
che guida in Val.di-Rabbi. 

Quest'ultima porzione di Dovadola di. 
pende nell’ecclesiastico dal vescovo di 
Bertinoro, nel tempo che Paltra è sotto la 
diocesi di Forlì. 

Domdola è pel gr. 39° 33' long. e 44° 
9 latit., 360 br. sopra il livello del mare 
Adriatico, 6 migl. a sett-grec. della Rocca 
8. Casciano, altrettante migl. a scir -lev. 
di Modigliana, il simile a cstro-lib. di 
Terra del Sole, e 10 migl. da Forlì 

Non si conoscono memorie relative al 
esst. di Dovadola che possino dirsi ante» 
rioti alla dinastia dei couti G e dei 
conti, o dacbi Traversari loro consorti. 

Fu per gran tempo Dovadola sede dei di 
scendenti di quattro fratelli, i CC. Ruggie- 
ri, Marcovaldo, Guido e Aghibolfo, nati dal 
C. Guido Guerra di Modigliana e da una 
torclia di Pietro Traversari; a favore dei 
quali nipoti il conte Pietro Traversari, 

rogato nel 1195, ri 
ogni diritto che egli aveva so0- 
pra i castelli di Dovadola, di Monte-Acuto 
è di Gello in Romagna: rinonzia che fa 
rianovate, pel 1235, da Paolo figlio di Pie- 















con dee figli ed ered, i CC. Ruggeri © 
Guido Guerra secondo. 

1 conti di Dotadola sì distinsero fra 
tatti gli altri nella storia forcatiaa; sia 
per il partito Guelfo che da epsi quasi co. 
stantrmente fu professato ; sia per le lu 
minose cariche di eapitavi e di potestà 


preso le repubbliche di Firveze e di Sie segnalato 


ma con decoro le; sia per il valore mi 
litare che teloni di loro dimostrarono. 


Mon sarà discaro, io spero, di rammentare  potesi 


tette: questo articole i personaggi, e le 


DOVA so 
azioni più rilevanti la atoria civile e po- 
litica spettante ai conti di Dovadole. 

Sino dal 25 marzo 1254 il conte Gui- 
do Guerra Il figlio di Marcovaldo firmò 
l'istrumento che trattava la vendita al 
Comune di Firenze del cestello di Monte- 
murlo, ceduto per la soa parte insieme 
coa un mulino situato nel luogo detto al 
bosco de'Conti sol Gume Agna con la 
selva anpessa: presenti al contratto, fra gli 
altri testimoni, la contessa Beatrice di lui 
madre e il cel. Brunetto di Bonaccorso 
Latini. La qual vendita di Montemarlo e 
sue pertinente fa ratificata nel 19 aprile 
dell’ anno stesso dal di lui fratello (il C. 
Ruggieri) nella chies della pieve di & 
Maria di Bagno ia Romagna, e dalla cio- 
tessa Lena di lui sposa, nel tempo che es 
sa abitava nel cast. di Dovadola. 

Nel 1255, di maggio, i medesimi due 
fratelli alienarono per lire 9700 la quarta 
parte dei castelli, territor] e giurisdizioni 
che avevanoin Empoli, a Cerreto, nella man» 
sione di Cerbaja, a Vinci e in Collegonzi. 

Nel 1263 segui in Dovadola un atto di 
divisione e permuta fra i prenominati due 
fratelli conti Ruggeri e Guido Guerra da 
una parte, e il conte Guido del fa Aghi. 
nolfu di Romena loro cugino dall’alira, 
circa i respettivi diritti, feudi e vassalli 
di Romagna, . 

Mancato ai vivi il conte Raggieri, nel 
3291 furono stipalati alcuni petti fra il 
Comune di Tredozio, il conte Guido di 
Remena, e il conte Guido Salvatico, figlio 
del fa conte Ruggeri di Duradola. Il que 
le conte Salvatico, nell'anno 1393, resti. 
tal al Comune di Firenze le cestella che 
{1 C. Ruggeri dopo la gicranta di Monte 
aperto e pelle rivoluzioni di Firenze 

vennero dielu, se le aveva usurpe» 
Ve; quell’istesso conte Selvatico che, nell 
ottobre del 1278, fece fine e quietan 
za di certo debito che la Rep. fiorentina 
aveva contratto con i fratelli conti Rugge- 
ri e Guido Guerra, pedre e zio. - 

Dl credito del C. Salvatico sali a tal 
grido, che nel 1283, mentre era potestà 
di Siena, venne eletto in capitano della 
Taglia Guelfa in Toscana; nel 1386 
in comandante dell'esercito fio. 
reatino contro i Pisani, o naovamente ri- 
chiamato nel 1288 a cuoprire la cerica-di 
tà nella stema città di Siena. 





Nel 1289, medizota un atto rogato nel 


40 DOVA 


piano di $. Ruflitlo presso Dovadola si 






ultimo dei quali 
toccò di parte il castello e distretto di 
Dovadola con tutti i diritti baronali, che 
egli poi, nel 1301, ced al C. Roggeri 
di lai Aglio emascipato. (Pan. Icseromio. 
Delizie degli Erudici. T. VII.) 

Non fa minore la ripotazione che pres- 
en il partito Guelfo si arquistò il C. Rog- 
geri figlio del C. Guido Salvatica, poichè 
nel 1304 la Rep. Gorentina lo nominò al- 
l'importante ufizio di potestà, quello me- 
desimo che nel 1322 dalla Rep. senese fu 
eletto in ino del popolo. 

Neli lo stesso conte Ruggeri di 





Guido Salvatico fu investito dal re Rober. bri 


to di Sicilia di tutte le ragioni e diritti 
che il conte Manfredi d'Ampinana figlié 
del fu conte Guido Novello di Modigliana 
pretendeva sopra il cast. e distretto di 
Tredozio, per essersi Manfredi posto dalla 
parte Ghibellina, e a tale effetto dichi» 
rato ribelle della chiesa e della Repubbli- 
ca fiorentina. . 
Diveramente dai sunì maggiori, dirim- 
petto alla Signoria di Firenze, si comportò 
il conte Marcovaldo di Dovadola figlio del 
prenominato C. Ranieri. Emendochè nel 
1340 macchinava,d'intelligenza con i Bardi 
e i Fresc baldi, di sovvertire l'ordine 
di quella Stato; sicchè restò rimunerato 
del suo atlentato in maniera tale, che fu 
posta su di lui una grossa taglia. Se non 
che, cercando egli ogni strada per tornare 
io erazia della Repubblica, ‘finalmente, al 
dire dello storico Ammirato, in considera. 
zione dei servigj prestati dal C. Roggieri 
“e da'suoi antecessori stati sempre devoti 
sl popolo Borentino, gli riesci di ottenere 
IPassolozione dal bando della testa e da ogni 
altra pens, come pure di riacquistare al 
cuni castelli stati messi ai libri della come- 
ra del Comane, come cosa della Repubbli- 
ea. La quale elargità fa sccompagnata 
dell’oferta annuale, per la 
. Giovanni, di un pelio di seta în 
seguo di ossequio, ma nom già di soggetio» 
mne verso il Comune di Firenze. 
Nel 1349, quando il conte Marcovaldo 
TI di Dovadola non era più tra i viventi, 
4a di lui vedova donne Fiesca figlia del 
marchese Morcello Malaspina di Valdi: 
Magra e di Alagia Fieschi, si 24 maggio 
1349, trovandosi nel cost. di S. Giovanni 









DOVA 


fn Val-d’Arno coòtrasse muovo ma'rimonie 
con it vobile Niccolò del fa Bertoldo No 
vello della casa Cavalieri del Pecora di 
Montepniciano, nell'atto che ema stessa a 
titolo di dote sborsò al nuovo marito 1500 
fioriai d'uro di peso c conio fiorentino, 
previa una donazione di fiorini cento che 
il prenominato Niccolò fece alla sposs. 
(Bacn. Dirt. Fion. Carte dei Crociferi 
di Firenze.) — Ved. Mosrepot-iano. 
Alla morte del C. Marciwald» II, snoce- 
dè nelta signoria di Dovadola il C. Fran 
cerco di lui fratello, nato pur esso dal coo- 
te Raggieri. Il quale, vendo mosso questio 
i domina contro i figli del 
di Monte-Grsnelli, e sem 
ii favoreg= 
i preferenza dalla Signoria di Fires- 
iovò degli amici che teneva pel cast. 
di Portico per distaccare quegli womioi 
dalla dipendenza della Repubblica fo 
rentina. E, quasi che ciò non gli bi 
staue, andava fanendo grandi scorre- 
rie in Romagna in tempo che egli tenera 
in Portico Giovaoni d’Azzo degli Ubaldisi 
suo cugino con un buon numero di lance 
dell'esercito del Legato pontificio. Onde 
è che il Com. di Firenze ordinò, che r'in- 
viassero costà 300 lance capitanate da mess. 
i di Buondelmonte. Il qual duce, 














storiografo Gorentiao Marchionne i Cop- 
po Stefani, che con molta modestia rest 
cnato dell'esito della sua impresa in Bo 
magna, alla rubrica 586 delle sue istorie. 
sentire lo stesso Autore. « E per 
lodare me mi tacerò della 
» teria, salvo che ne dirò, che in 
»° mesi fu il conte Francesco di Dovadola 
» sì stretto nel son castello, che di com 
» ch'egli avesse al di fuori, di niuna 008 
» gli fu possibile a metter dentro, se non 
quello che vi si era; e la brigata Yi 
» vette di quello di fuori continuo del lo- 
» ro... . Insei mesi ch' etti com 
» perdei oltre a 15 uomini, e de'sooi 8° 
» vemmo 123 prigioni, e tollemmo Bet- 
» cova (così) per forza, ed vegli ridone 
» lotte le sne foriczze e sè dentro de 
4» muri; e giammai non si potò mettet 
» oste ‘per le grandi nevi che farono is 














DOVA 


a quest'anno, e sempre sono în quel pae- 
» se grandissime. Tornai compiuti | wi 
» torsi a Firenze,a di 10 giugno 1397, ed 
» andovri Buono di Taddro Strada, altro 
» cittadino fiorentino, il quale vi stette 
fino a settembre ; tanto che la pace 
» Chiesa fo fatta. » 








CI - - 
la san patria, e intese tali doglianze a Fi- 
renze, il governo commise ai suoi amba- 
sciatori di dire al pontefice: che il cast. 
di Duvadola era stato donato e non comprato 
dal conte Malstesta suo legittimo signore. 
Merto questo conte, nel 1409, i suoi 
quattro figli, Giovanni, Carlo, Francesco e 
Guelfo, pregarono la Signoria di Firenze 
nd accettarli in accoma ja coni loro 
costelli di Monte-Vecchio, Tredozio, Par- 
ticeto, ec. La qual cosa infatti fu loro con- 
cema con l'obbligo di dare il tributo annuo 
del palio, e con dover dichiarare, chela 
zione del cast. e pertinenze di Tredozia, già 
opeltante al conte Niccolò del conte Ban 
dino di Monte Granelli, rimanesse in pote 
re della Rep. fiorentina, come quella che 

















Senoa che uno dei figli del C. Malatesta 
(1 C. Guelfo) seostrei dai Fiorentini per 
seguitare il partito deilloro nemici, associ 
dosi agli OrdrlafGi di Forlì cal duca 
na. Talchè nella guerra del 1440 
Gaello, trovavasi con l'esercito di Niccolò 
Piccinino, quando fu bandito della testa 
irenze, che fece dipinge» 
palazzo del governo la 
sea figura appesa per i piedi in compagnia 
di quella del Piccinino. 

Uno degli ultimi avvenimenti di guer- 
n relativo al cast. di Dovadola segul 

parte 









DOVA 4 


nel 1469, allorchè, fallito il disegno ai 
conginrati fiorentini contro Piero di Cosi 
mo de’Medici, due di 





sistiti da Gio. Francesco di Palla Strozzi, 
con ogni diligenza e con insinuanti 

talmente commomsero il senato di Venezia 
contro il partito Mediceo, che nel 1467 






ne fecero tosto ii 
tino nelle parti di Romagna; e nel primo 
assalto (non essendo ancora i Finrentioi ia 
ordine) arsero il borgo di Dovadola, e fe 
cero altri guasti nel paese all’intorno. (Ma- 
cava. Istor. fior. lib. VII.) 

Alla pace, pubblicata li 27 aprile del 
1468, il cast. di Dovadola col suo territo. 
rio fa reso alla Rep. Borentina, al di cui 
dominio d'allora in poi quel popolo sì è 
costantemente mantenuto fedele. 

Comunità di Dovadola. — La Com. 
di Dovadola occupa una superficie di 
11363 quadr., dei quali 363 sono presi da 
consi d’acqua e da strade, — Vi si conta una 
popolazione di 1975 al ragi 
di 141 individui per ogni migl. quadr. 
saolo imponibile. 

La sua figura irregolarmente ovale è 
contornata da tre comunità dl Grandu- 
cato e da una dello Stato pontificio. Dal 
lati di scir.-lev., di cstro e di lib. ba di 
froate la Com. della Roona $. Casciano, e 
partire dalla sommità del poggio di S. 
Martino in Avello, e traversando il var 
co per ii quale passa la strada pedonale 
che da Dovadola porta nella Valle del 
Rabbi. Discende quindi in cotest’ultima 
valle formando un angolo rientrante, 
da primo per termioi artificiali, poscia 
lungo il rio di Calboli, che presto lascia 
fuori per rimontare il poggio sino al ter- 
mine delle Gazze. Costi, voltando faccia 

ir. a stro, e poco appresso verso lib., 
costa che acquapende nel fi. 
sino presso allo shorco del fosso, 
detto del Campo-mosso. Al quale punto 
attraversa il fiume e quiodi la nuova 
strada R. per innoltrarsi sul Ganco occid. 
della stesa valle per il poggio del Prati- 
cino. Costà forma un angolo retto per 
dirigersi da ostro a pon. sul monte della 
Serra, valla di cui sommità ripiega nella 
direzione di grec., onde ritornare per ter 
mini artiBciali sino presso al fume Mon- 
tone. Dalla quale vicioanza bentosto ti ri- 

6 



























42 DOVA 
piega nella direzione da greo. a maestr. per 
aadare incontro al torr. della #ille-Reno- 
sa, e poscia al fosso di Castel-vecchio. 
Poco avanti d’entrare nel fuso suscees- 
mato, soltentra a contatto la Com. di Mo- 
digliana, con la quale del fosso predetto 
passa in un suo tributario, che porta il no- 
mme di Canoverto. Lungo esso la Comuni- 
tà di Dovadola volta faccia da lib. a 
maesir., © per termini artiGiciali arriva 
alla strada provinciale rotabile di Modi. 
gliana jal di là della quale entra nell'alveo 
del Samoggia, che forma confine alle due 
Corounità sino al fosso detto dell’Aequa 
salata. A questo punto la Com. di Dova. 
dola lascia il torr. Samoggiaela Com. di 
ligliana, e piegando da marstr. a greo. 
trovasi di fronte alla Com. di Terra del 
Sole: da primo mediante il fosso predetto, 
quindi per termini artificiali ritorna a 
varcare il 6. Montone sopra il rio della 
Croce. A poca distanza dal fiume, piegan- 
do a lev. tocca, langa il rio di Casina, 
Com. di Bertinoro dello Stato pontificio, 
con la quale,mediante quello ed altri borri 
suoi tributari. sale sol monte di S. Mar- 
tino in Avello, dove ritorna a confine 
la Com. della Rocca £. Cascisno. 

Due strade rotabili pamano per questa 
Comunità; quella regia che mercè la ma- 
nificenza sovrava stà presso al termine di 
sua costruzione, a partire dal 6. Dicomano 
solto S. Godenzo sino a Terra del Sole. La 
seconda via, aperta essa pure da pochi an- 
mi,è provinciale.Questa staccasi daModiglia» 
na, e imbocea nella R. forlivese fra la Rocca 
S. Casciano e Dovadola. Tatte le altre sono 
vie pedonali, fra le quali contasi quella 
che gnida per Val.di.Rabbi a Galeata. 

Il fiume Montone che attraversa da lib, 
a prec. la Comunità di Dovadola è il più 
copiosa corso di acque, nel quale fluiscono 
quasi che tutti i mioori ri e torrenti 
dello steso territorio. Fra i poggi ele 
vali avei quello di Castel- Ruggiero, il 
quale s’innalza 628 br. al di sopra del 
livello del mare Adriatico, mentre la som- 
mità della torre di Dovadola fa segnalata 
dallo stesso astronomo Pad. Inghirami a 
un'altezza di 303 br. sopra il livello 
dello stesso mare. 

In quento alla strottura e qualità del 
suola dei contorni di Dovadola, giova qui 
richiamare ciò che fu brevemente aceen. 
pato allreve) e precisamente agli artico 





















DOVA 
li Arvsuziso Toscano, e Bscso, Comu. 
nità. 


Si disse nel prismo luogo (pag. 97, rol.1.) 
che, l'esterna ossatara dei contra i che 
spinge l'Appennino dal lato dell’Adris. 
tico, è formata, a preferenza delle altre 
rocce sedimentarie, di argilla Gusile e di 
grés calcareumicaceo a strati inclicatisi. 
mi, di rado gli uni e gli altri interrotti dal 
calcareo-sppenninion. Le quali rocce vanoo 
gradatamente modificandosi in marna e in 
argilla cerulea a proporzione che i monti 
si abbassano € si accostano alla pismara. 

Fa poi avvertito all’artic. Baoso (pag. 
238, v. 1.) che nella ira costa dell’Ap 
pennino che acquapende verso l'Adriatico, 
© segnatamente fra le valli del Savio edel 
Lamone, l'argilla schistora può diri la 
roccia predominante. La quale, allorchè 
trovasi esposta all’azione delle meteore ba 
sì debole grado di durezza, che alla super 
Scie si sfoglia, si stritola, diviene pulvero- 
lenta. del colore delle marne cerulee, e 
consimile, in quanto all'aspetto, a quelle 
che ricuoprono le colline subappeonine 
dal lato del Mediterraneo. 

Che se si aggiunga a tutto ciò la ciroo 
stanza di riscontrare molti frammenti fos- 
sili in quelle rocce racchiusi, e la disposi 
zione @ giacitura dei loro strati quasi sera» 
pre orizzontale o ad angolo ottusissimo, 
tuttociò porta a giudicare: che il terreno 
costituente l'esterna ossatura del fianco 
dell'Appennino voltato vers il mare A- 
driatico, se non è di una più recente for 
mazione di quella del lato che guarda il 
mare Mediterraneo, è al certo assai diver 
so nella proporzione degli clementi essen- 
ziali, dai quali quelle rocce rudimentarie 
vennero costituite. Un esempio luminoso 
che serve di conferma a cotesto fenomeno 
geologico apparisce chiaramente nel terri. 
torio di Dovadola; sia che si rimonti la 
valle del Montone, a partire dalle colline 
di Terra del Sole 
che si attraversi la 

































Avvegnachè i colli a pop..macstr. di 
Terra del Sole (che possono dirsi l'estremo 


lembo ocridentale della valle del Monto- 
ne) è specialmente quelli dal Falcone al 
pregio Sina, trovansi coperti di un tufo 
calcaren.siliceo poroso, di tinta ora grigia, 
ora gialla, pieno zeppo di mollaschi bival- 








DOVA 

vi, del genere ostriche, veneri, pettini, e 
alte specie di spoglie di conchiglie mari- 
ne deponta per famiglie, da fr conce 

il cemento in cui sono impasta- 
d0. TI quali too in molti pu riposa so- 
pra usa marna losa di tinta cerules, 
persa di straterelli di lignite, o di fran» 
menti di altri corpi organici; mentre dallo 
stemo terreno quasi a Gor di terra, o se si 








Una 
le polverslenta, sottostante al sabbione 
calcareo conchigliare, contiaua a trovarsi 
camminando cuatr'acqua sui fiaschi dei 
colli che fianchieggiano il Gume Montone e 
il torr. Semoggia; con questa diferenza, 
che a proporzione che uno si avvicina 
verso li sproni più alti dell'Appennino, la 
reecia diviene sempre meno friabile, finchè 
si consolida in una scissile arenario- 
caicare-argiliosa molto sozioga a) grés schi- 
stoso dell’opposto Appennino. Allorchè 


de Ma perti 
vere macigno adoprato per stipiti, scalini 

carchitravi nell'arte edificatoria, se poi 
prevale la caloe, si usa come l’alberese 
per fare calcina. Il suo tessuto però è sem- 
pre feliaceo, più terreo e meno com 
della pietra serena e della calcareaappeo- 
misica. Gli esempi di tale conversione 
della marna molle in roccia solida, prima 
Logni altro, vennero segnalati dal ch. geo- 
logo Brocchi nel Frignano modanese, sei 
contorni di Bologna, di Urbino, di S. 
Les e a Cingoli nell'Appennino del Furlo 
sella sua Conckiolegia Subappennina. 

Accade un'altra particoletità nello schi- 
sta marnoso impieirito di Dovadola, e dei 
suoi contorni; ed è, che per la sola azione 
delle meteore egli si sfalda e si disgrega in 
guisa da lasciare slcune parti prominenti 
sottr forma di grossi nuclei eliltici meno 
friabili del restante di quell’aggrogato. Il 
quale fenomeno va a grado a grado dimi- 
auendo a proporzione che si rimonta ver- 
to i costrafforti superiori dell'Appennino 
setto l’Alpe di S. Benedetto, dove la roc- 
cia stratiforme si mostra di tessuto unifor- 
me e totalmente pietroso. — Wed. Rocca 
£ Casciano, Comunità. 

Oitre le polle di acqua salsa che contà 











DOVA 435 
ritrevansi sotto la marna argillosa, avvi 
rasente l'alvoo del Montone, poco sopre 
Bernicia, acqua acidula leggermente 
la prima volta dal medi. 
dottor Pietro Barboni ; per 
cui dal prof: Giuseppe nella soa Sto- 
rie delta Acque Minerali di Toscane, 

‘omo V. p. 185) fu denominata, dogua 
del dott. Barboni a Dovedole. 

Per ciò che riguarda la coltura agre- 
riae qualità di prodotii, il suolo spettante 
al grés e allo schisto marcoso testà descrit- 
tiè generalmente destinato ai pascoli, al 
bosco e alle selve di castagni. Quest’alti 
me somministrano il maggior prodotto a 
questa, al pari che a tante altre comunità 
situate soi due fianchi dell’Appenniro. 

Lo schisto-marnoso, allorchè è divenuto 
polverulento e fendibile dalla vaugi 
tiva a poderi e a vi; } 












Di 

sono disposti a ripiani, e cisscuno di casi 
è fornito di una piccola torre quadrata 
termioante in una colombaja. Per modo 
che le vigne formano uo vago anfiteatro, 
non solo intorno a Dovadola, ma anorra 





prevalgono, si forma on quelle 


Finalmente sul tufo conebigliare dei 
colli fra la Semoggia e il Montone prospe- 
rano gli ulivi e i gelsi; emendochè Vedu- 
cazione dei Glugelli costituisce in Dorado» 





jpatto la un oggetto importante di risorsa, sicoo- 


me lo è il frumento e il grano siciliano 
(mais) che si semina a preferenza di ogni 
altra granaglia nelle insenatare dei borri 
© dei torrenti, come pure luogo il Gume 
stesso del Montone. 

È oggimai un'omervazione confermata 
dall'esperienza, che la vegetazione dri ce- 
reali riece prosperamente nei lerreni ar 
Gillosi, massime quando essi contengono 
sostanze fossili e saline. 

Noa si trascora nei luoghi medesimi la 
coltura della canapa e del lino, così quella 
dello piante legnminose e dei bulbi di patate. 

La circostanza di trovarsi riunite nella 
Comunità di Dovadola, e qualche volta 
nel perimetro di un piccolo valloncello, le 
due diverse qualità di suolo poco sopra ac- 
cennate, e queste in una disposizione lo- 
cale assai favorevole, fa si che costà appli» 
care si potrebbe con successo la marnazio * 
ne della creta argillosa mescolandola col to fo 
siliceo-calcareo marino, mercè l'istruzione 
prstica sulle Colmate di Monte con tanta 


44 DOVA 
precisionee chiarezza descritta,e conil fatto 
laminotamente dimostrata nella Val-d'Elsa 
dall’illustre proprietario e direttore del 
Podere modello di Meleto. — Ved. Gioa- 
mate Acnanzo Toscaxo, Annata I, e Il. 

Fra gli animali domesici’ da frutto, 
oltre quelli spettanti alla pecuaria, for- 
mano ua articulo di qualche lucro i polli 
d'ladia che a branchetti si alimentano 
dai coloni e dai powidenti, mentre noa vi 
ba forse casa di pigionale, «love son 








grassi più d'un porco; siccome son vi è 
vigoa che non sbbia il suo nido di colombi. 
La Com. di Dovadols, con la legge del 
23 sett. dell’anno 1775, fu riunita a quella 
della Rooca S. Casciano, dalla quale lo 
stesso Legislatore la separò con regola. 
mento speciale de'18 agosto 1998. 
Sotto il governo della Rep. Bor. e dei 





QUADRO della popolazione della Comunità di Dor4nor4 a tre epoche diverse. 








DOVA 
grandachi Medicri, Dovadola fscera comua 
nità e potesteria distinta, la quale era for- 
mata dei popoli di Dovadola, di Gello, Ba- 
lia di sopra e Balia di sotto, Montacato, | 
Castel-Reggieri, Montepolo e Mizuola. 

La Cumunità mantiene uo medico, na 
chirurgo e um maestro di scuola. 

Nell'inverno, nel giorno di lunedì, 
pratica costà un mercato per gli ani: 
porcini, e 3 fiere. Le quali Gere sogliono 
cadere sotto i gi 5, e 36 del mese di 
agosto, e nel 9 di settembre. 

Il tribunale civile di prima istanza 
Doradola è a Terta del Sole, dipendente 
per il criminale dal vicario della Rocca $, 

dove ha la cancelleria comuni» 
tativa e l’esazione del Registro. La con- 
servazione delle Ipoteche e l'ingegnere di 
Circondario risiedono in Modigliana. La 
Ruota è a Firenze. 

























Nome dei luoghi| Titolo delle chiese. lDioc. cui ap-) Anno | Anno | Anno 
partengono. 1765 | 1833 
PT, }«—— —- 
*Arello S. Martino, Pieve Bertinoro | tor ta0 
Badia di S. Ab-| 5. Andres, Rettoria Fodi | 328 392 
S. Stefano, idem Bertinoro 201 9 
$. Maria, idem Forlì 133 158 
palo 
Dovavota di sotto | SS. Annunziata, Pieve idera sa 879 
Dovanora di sopra | $. Rufillo, idem Bertinoro 139 
Abitanti, N° | 1606 | 1133 
Frazione di popolazioni provenienti da altre Comunità. 
Nome dei luoghi| Titolo delle chiese. |Comunità dalle quali proven 
gono. 
nr | co—r_T—_— _—— _—_—_ 
Calboli S. Michele Rocca S. Casciano a 
Cerreto 8 in Vineulis Terra del Sole 84 
Limisso 5. Maria Rocca S. Casciano 1a 
Valle S. Maria Estera 10 
Villa Renosa | S. Mercuriale Rocca $. Casciano 80 
Torus. Abitanti, N°! 1975 


N. B. Una perte della popolazione della parrocchia contrassegnata con l'aste» 


riseo* spetta ad altra Comunità. 


DUDD 

DOZZANO in Val-di-Magra. Cas. de 
qui ebbe il nomignolo la ch. parrocchiale 
(S. Lorenzo a Dossano) nell'antico piv. 
di Vignola, Cor. Giur. e circa migl. 2 a 
pos. di Pontremoli, Dioc. medesima, già 
di Laai-Sarzana, Comp. di Pisa. 

Trovi costa alla sinistra del torr. 
Gordana, sulla via alpestre che rimonta }a 
Gordana da Pontremoli per Zeri, e di là 
timo alla vetta del monte Gottaro. 

La chiesa r. di Dozzano della 
metà del secolo XVIII era upita a quella 
di S. Felicita a Codolo, ta sotto il 
regno del G. D. Leopoldo Î, che la fece e- 
figere nuovamente in parrocchiale. 

La parr. di S. Lorenzo a Dozzano nel 
1833 noverava 189 abit. 

Ducanra. — Ped. Docaz. 





DUCATO vi LUCCA. — Ped. Luoca. chiesa 


DUCATO pi MASSA pi CARRARA. 
— Wed. Mussa di Cannana. 

Dvcanra, o Dvcawrora nel Piano 
orientale Lucca. Vico perduto che 
diede il titolo alla parr. di S. Martino « 
Ducentola nel piviere di Marlia, Com. 
Giur. Dice. Dac. e circa 4 migl. a leva 
gres. di Lucca. 

DUDDA (S. MICHELE a) ne) Val-d 
Arno superiore. Cas. e perr. nel piv. di 
Cistoja, Com. Giur. e 4 migl. a grec.-lev. 
di Greve, Dioc. di Fiesole, Comp. di Pi- 
resse. 

È posto in presso la cresta dei 
mooti che separano la Valle dell'Arno so- 
periore da quella di Val-di-Greve, lango 
la muova strala provinciale che guida da 
Figline a Greve, sulla sinistra ripa del 
Rorr. Cestio. 

Trovasi Dadda registrato nei diplomi di 
imperiali tra gli antichi feudi dei coti 
Gridi insieme con il castello di Torsoli 
(he è situsto sullo stesso dorso di monte. 

La parr. di S. Michele a Dudda conta 
356 abit. 

DUDDOVA ia Val.dAmbra. Cas. e 
per. sotto l'invocazione di $, Michele, 
mel piv. di Capannole, Com. Giar. e 4 
circa a ostro-lib. del Bacine, Dioc. 
@ Comp. di Arezzo. 

Risiede in costa sul lato sinistro del 8. 
Ambra, «a miglio e pon. del castello 
stesso di Ambra. 

La chiesa di S. Michele Arcangelo di 
Duddova mel sesolo XIli fa di pedronato 
degli Ubertini, prima che emi ne investis- 











DUOM 4 
sero l'abate e i monsci Camaldolensi della 
badia di S. Pietro a Ruoti. 

La parr. di $. Michele a Duddora eon- 
ta 216 abito 

Doovzcrmo in Val-di-Chisna. La pieve 
di S. Ansaoo in vico Duodecim presso Ris 
fomagoo, sebbene si trovi citata in poche 
membrane, pure una di esse della cattedrale 
di Arezzo, seritta nel luglio del 1053, non la- 
scia alcun dubbio sulla di lei ubicazione. 

Trattosi di on istrumento stipulato in 
Arezzo, col quale la contessa Ermengar 
da figlia del fu conte Alberto, lasciata ve- 
dova dal conte Ranieri di Walfredo di 
Asciano, cedè in proprietà alla cattedrale, 
all’episcopio ed ai canonici aretini, la sua 
parte di padronato, pervenutacli per Mor- 
gincep, (ossia dono mettutinale) della 
lesa e canonica dci SS. Martino, Nic- 
colò e Egidio, che dice situata nel conta- 
do aretino, e precisamente infra plebe 
97 Amsani in vico Duedecim, in loco et 
vocabulo Rigomagno. 

La stessa donazione fu preceduta, e ped 
Tiguardarsi come conferma di altra offerta 
stata fatta nel sett. del 1036 dalla stessa C.. 
Ermengardae dal C. Ranierisuo marito, al 
lorchè quei coniugirinunziarono ai canooi= 
ci di Arezzo la loro porzione della ch. di 
& Maris, S. Martino, e S. Egidio, posta 
in Rigomagno preso il castello. (Came. 
Dei march. di Toscana.) 

DUOMO VECCHIO fuori di Arezzo 
(SS. Stefano e Donato) l'attoale 
camposanto dei canonici di Arezzo, che 
giace sopra un’umile collina sui fondamen- 
ti della vecchia cattedrale, nel suburbio 
quabdeotale di Arezzo, € appena va terso 

fuori della porta S. Spirito, fra 
la strada R. perugina e quella della Chiusa 
de’ Monaci in Val.di-Chiana 

Era invalse la consuetudine nei primi 
sevoli del Cristianesimo di costruire le 
chiese matrici. e quindi anche le sottome- 
trici alquanto lungi dall'abitato. Noa fa 
pertanto Arezzo fra le antiche città ve- 
scorvili la sola che tenesse la sua cattedra- 
le faori delle mura urbane; mentre i citta- 
dini di Fiesole, di Firenze, di Pisa, dl 
Lucca e di Chiusi, innalzarone i lore 
Duomi extra moenia, 0 assi d'appresso 
a unadelle porte della loro città. 

Era forse il Duosro vecchio di Arezzo 
la cattedrale più vetmta che contame la 
Tossana dopoil risorgimento delle arti,qua- 

















46 DUOM 
Bora si eccetui per anzianità iS, Giovanni 
mia l’antico Duomo di Firenze. 

Imperocchè l'edifizio del duomo aretino 
fa incominciato nell'anno 1014 sal mo- 
dello della più bella della cristia- 
nità, voglio dire, del S. Vitale di Ravenna. 

Fu ordinato dal vescoro Elemberto, che 
inviò a tal effetto colà a levare il disegno 
del tempio del re Teodorico l'abile ar- 
chitetto bear il quale presedi 
esecuzione dell'opera, rimadta com 
nel 1022 n piena soddisfaziane di Teo- 
baldo, allora vescovo di Arezzo. — Wed. 
Acazz. 

Nell'anno tuto il popolo di Arezzo, 
anelando di avere la cattedrale dentro la 
città, venne in contesa col clero non seo- 
sa recare qualche guasto al Daomo vec- 
chio, Per la qual violenza l'imp. Arrigo 
V, nel suo passaggio da Arezzo per Roma 
(anno millerentoundici) comandò, che a 
castigo degli Aretini si atterrassero le torri 
e le mura antiche di quella città. — 
Ved. Anzzzo. 

Non cessò per altro il capitolo maggio 
re di ufiziare e far pontificale nei giorni 
solenni nel Duomo vecchio, benchè si 
trovi contemporaneamente uo altro capi. 
tolo, un nnovo episcopio, e altra cattedra 
nella chiesa del popolo, cicè nella pieve 
di S. Maria di Arezzo, la quale fu sempre 
dentro le mura della città, a diff‘renza 
dell’altra pieve di S. Maria in Gradiz, 0 
in Graticiata, con la quale da molti renne 
confusa la pieve magziore. E fa forse in 
quel lungo trambusto fra il popolo e il 
clero aretino che le ceneri dell'apostolo 8. 
Donsto si trasportarono dal Duomo vec 
chio nella chiesa del popolo. 

Onde meglio provvedere alle bisogne 
dei cittadini di Arezzo, dietro le ripe 
tute istanze del clero, e le favorevoli infor- 













mssioni date alla S. Sede dal vescovo di Fi- 


remze e dall’abate di Vallombrosa, ad 
sedandam discordiam et inveteratum 
odinm eztinguendum. il pont. Tonoccozo 
TH, con bolla dei 26 aprile 1203, uni il 
Duomo vecchio di S. Donato alla chiesa 
dì 8, Pietro, giù detta in Castello, ossia 
$. Pier maggiore, convertita poi in cat- 
tedrale. La quale ultima fu riedificafa 
nella forma che vede sul declinare 
dello stesso sec. XIII con il disegno di Lapo 
Tedeeo,esegnitoda Margaritone di Arezzo. 

Gli edifizj del Duomo vecchio, della 








DUOM 


tua canonica e dell’episcopio, vennero ra. 
i sino ai fondamenti per fatale rescritto 
di Cosimo I, dato li ottobre 1561; 
sul riflesso che da quell'amile collina po 
tesse, nei casi di guerra, dall’oste recai 
danno alle nuove mura e bastioni stati 
innalzati da quel sovrano mella parte me- 
ridionale e più bassa della città di Arezzo. 

Della struttora, magoifoenza e pregio 
del Duomo veochio mancò di darne 

n e biografo Gio 
gio Vasari, tanto nelle vite di Spinello 
aretino c di Gaddo Gaddi, quant’ache 
nel proemio di quell'opera. 

« Conciofussechè (egli diceva nel proe 
mio della seconda edizione) il detto tempio, 
come si è potulo vedere a'tempi mostri, a 
oltofacce, è fabbricato delle apoglie del iee- 
tro, colosseo ed altri cdiézj, ch’eramo stati 
im Arezzo innanzi che fosse convertita alla 
fede di Cristo; fu fatto senza risparmio, e 
on graadiunma ape. di colonne di grani. 

o, di porfido e di mischj, ch'erano stati 
dee dette fabbriche antiche, adornato. » 

Lo stesso autore,.nella vita di Spinello 
aretino della prima edizione del Toleati. 
no (Firenze 1550) aggiunge: « che questo 
pittore dipinse al Duomo vecchio fuori 
della città di Arezzo la cappelli chie 
sa di S. Stefano, nella quale i colori suoi, 
per enere lavorati risolutamente e a buoa 
fresco, sono ancora finissimi e accesi che pe- 
jono dipinti al presente. E in detta chiesa 
fece di pittura una Nostra Donna, la que- 
le è tenuta dagli Aresini iu divozione . 






















Nella vita di Gudo Gaddi Gor. dello 
atesso biagrafo si legge: « che quel pittore 
lavorò nel Duomo vecchio fuor della città 
di Arezzo, per i Tarlati signori di Pietre 
mala, alcune cose di musaico in usa volta, 
la quale era tutta di spugne, e cuopriva la 
parte di mezzo di quel tempio; il quale 
emendo troppo aggravato dalla volta aptica 
di pietre, inò al tempo del vescoro 
Gentile Urbinate (sulla Gne del sec. XV) 
che la fece poi rifare tutta di mattoni. » 

Le rovine del Duomo vecchio furono 
fin seguito ridotte a camposanto pei cano- 
nici della nuova cattedrale; e, nel 1610, 
il vescoro Pietro Usimbardi volle erigeri 
una cappellina con apposita iscrizione: 
« ne vetusti Templi olim diruti memo 
ria, cultuque temporis injuria penitus 
interiret. ele n 















47 


E 


En FIZJ pi FOLLONICA. — Wed. For- 
noeica nella Maremma massetana. 

EGIDIO (S.) a CAMPRIANO. — Fed. 
Canzuaso nel Val-d'Arno aretino. 

—— soma CORTONA. — Fed. Arta 
di S. Ecipro. 

—— a CROCEDEVOLL — Wed. Cno- 


casevoni. 
— a GIUNCARICO. — Ped. Giox- 


Camco 

— pi GRACCIANO VECCHIO. — 
Ped. Graccssro in Val-di-Chiana. 

a FRASSINETA. — Ped. Fuur 
sera nel Val d'Arno casentinese. 

— « RISTONCHI. — Yed.' Risros» 
cai in Val.di-Sieve, 

— — a SAN-PANCRAZIO. — Ped. 
San-Pascaazio in Vald'Ambre. 

—— (SS) = MARTINO 4 SALEC- 
CHIO. — Ved. Surzocmo. 

EGLIO ni GARFAGNANA (Eglium) 
mella Valle superiore del Serchio. Vico 
che fece parte del popolo di Sami innan- 
zi che avesse ceppellania curata (S. Maria 
e S. Rocco a Eglioj diprodente dal par- 
roco di Sassi, nel pievanato della Pieve 
Fosciana, Com. e 2 migl. a pon. di Mo- 

e migl. 3 a sett.-maestr. di 
di Massa ducale, già di 
Lucca, Duc. di Modena. 

È situato in monte nel vallone della 
\Torrite di Costelnuovo, fra Brucciano, 

Molassana, Mont’ Altistimo e Sassi. 

\La prima ch. parrocchiale di Eglio fu 
fabtricata nel 1495 per comodo di una 
porzione del popolo di Sassi, al quale sino 
allora il vico d’Eglio appartenne. 

“La parr di Eglio con la sezione delle 
Alpi di Sassi e Eglia conta 604 abit: 
dei quali £12 sono della sezione di Eglio. 

ELBA (ISOLA bi) —Ved. lora diEtsa, 

ELCI (Iicie, o Hoti Castrum) in Vab 
&-Cecina. Villa, giù casi. che diede il titolo 
a una contea e a un'illustre prosapia, ora 
capoluogo di Com. cou pieve (8. Niccolò) 
già filiale della distratta matrice di Sor- 
ciano, nella Giur. e circa 6 migl. a_cstro 
di Radicopdoli, Dioc. di Volterra, Comp. 
fi Siena 

















Risiede sopra una rupe che precipita 
sulla ripa sinistra del fi. Cecina alla base 
sett. delle Cornate di Gerfalco, sul fianco 
dei poggi che separano la vallecola del 
torr. Pavone da quella della Cecina stessa, 
8° 40' 2” long. e 43° 12'8"latit,, 

1. a Jey. di Castelnuovo di Val- 
di-Cecina; 6 migl. a sett. di Montieri; 16 

igl. a sett.-grec. di Massa-marittima; 18 
a scir. di Volterra, e 22 migl. a lib. 
di Siena, 

Non vi è da dubitare sull’etimologia 
semplicissima del nome che porta questa 
villa o castelletto sorto in mezzo alle fore- 
ste de’ Lecci. - 

N cast. di Ekci fu signoreggiato da diver 
si dinasti; esendochè, nel 989 di agosto, 
vi risedeva col ricchissimo conte Idebran- 
do degli Aldobrandeschi 



















fo principe di Benevento e di Capua, ve 
dova lasciata dal conte Rodolfo di altro 
Rodolfo. E fu costà dove la suddetta si- 
guora col consenso del figlio © suo mon» 
dualdo, per atto pubblico alienara alcuni 
beni situati in Pisignano di Val-di» 
Pesa, piviere di S. Stefano a Campoli. 
(Axcn. Dir. Fros. Badia di Passignano.) 

I quali personaggi si trutarano nella 
vicinanza di Eli, allorchè, nel di $ otto. 
bre del 1007, stabilirono una petmuta di 
terreni, case e giospadrunati di chiese 
con Benedetto vescovo di Volterra. Il qual 
contratto venne rogato e 6rmato dalle 
porti contraenti, da più giudici e notari, e 
dai periti stimatori, in loco Papiana (0 
Papiena) prope ecclesiam S. Felicia tere 
ritorio Volaterrense. 

La qual chiesa di Popiena, da luoga 
età distrutta,trovavasi compresa nel piviere 
di Sorciano, di cui era filiale anche la par- 
rocchia di Elci. — Ved. Sonciano (Piz- 
radi) © 

Dai conti Aldobrandeschi il cast. d’Elci 
(ignoro il 
Federigo!, 
3 agosto 
1164, confermò al giovinetto conle Alber 
to i castelli e luoghi appartenuti al conte 










48 ELCI 

Alberto di lai avo. Mediante l'atto delle 
divise tra i Agli del C, Alberto giuniore 
il cast, d'Elci, e varj i-Ceci. 
na e di Va'.di-Cornia toccarono di parte 
al conte Rainaldo signore « di Monteroton- 
do, uno dei di lui Gigliuoli. 

Quest'ultimo dinasta, nel 1213, vendè 
al Comune di Volterra i suoi diritti, forti» 
lizj e powesioni che avevi Castelono: 
vo di Cecina e in Elci; per cui gl 
wamalli di questi due castelli, sotto il di M 
maggio 1213,prestarono giuramento di fe- 
deltà al sindaco inviato da Volterra. 

Non corse però gran tempo che il cast. 
d'Elci pauò in feudo a un ramo della po- 
tente famiglia Pannoochieschi, cui appar 
teneva quel conte Ranieri d'Elci figlio di 
Manovello di Ranieri signor di Travalle; il 
quale,con atto dei 6 aprile 1256, acquistò 
da Ranieri del fa Castiglione di Castelnuo- 
vo una casa e podere, situati nel cast. di 
Buriano, con tutta la giurisdizione,e gli uo» 
ini che appartenevano al venditore nel 
distretto di quel castello. (Asca. Dirt. 
Fios. Carte della Com. di Volterra.) 

Da! conte Manovello di Ranieri di 
Travalle nacque altro conte Ranieri, che 
troviamo nel 1295 potestà in Volterra. Di 
uo conte anonimo, detto il Conticino d' 
Elci, fanno pure menzione gli storici in- 
torno a quest'epoca, e se; 
mo 1288, come amico dei Pisani; in soste- 
gno de'quali accorreva 
200 soldati di cavalle 
stato raggiunto per via dall'esercito fio- 
rentino staccato da Sanminiato di Val.d' 
Elta, che quel drappello assali e disperse, e 
il Conticino d’Elci fece prigioniero. 

Fratello forse dello stesso Conticino 
emere doveva quel signore di Elci, che un 
istramento segnala col nome antonoma- 
stico di Conte. Imperocchè di lui erano 
figli Manovello II, Guglielmo e Gaddo, 
tre fratelli che stavano, nel dì 26 marzo 
del 1327, nel palazzo pubblico di Colle 
per assistere a un rogito, mediante il 
quale essi venderono, per il prezzo di lire 
2000, cinque delle 7 parti del cast. e di- 
stretto di Bruciano (Castrum Bruscia- 
ni) jn Val-di-Cecina a farore di un 
loro consorte, chiamato Andronico del fu 
Cantino de’conti d'Elci. 

Con altro contratto rogato nel cassero 
di Fosini lo stesso Andronaco del fu Cao- 
tino rivendè per lire 3000 a don Albizo 
































ELCI 
del fa Scolajo de'Tancredi da Colle co 
pitano di detta Terra cinque delle sette 
parti dell’intiero distretto e cast. di Bru- 
ciano, suoi fortilizj, giurisdizione, e servigj 
li. 

11 quale atto di vendita, portando la data 
del 2 maggio dell’aono 1331, starebbe a 
contradire l'epoca della morte violenta da- 
ta dai Colligiani al loro arciprete capita- 
no Albizo di Scol: 









i 10 marzo 1330, (Cro- 
ib. X. 6. 173) se non si dicesse, che 
lo strumento del 34 maggio 1331 fa ro- 
gato da uri notaro di Sanminiato, che di. 
chiarò, ivi, i 
logico della sua città, simile a quello pi. 
sano, vale a dire, che iva di un anno 
le date croniche dell’antico stile Gorentino. 
— Ped. Cortez di Val-d'Elsa. 

Se poi quella vendita sveme il suo pio 
no effetto, e per qual modo Bruciano ri- 
tornasse con l'andare del tempo iu potere 
de’conti d'Elci, lo decifri chi lo può. Es- 
sendochè nel 28 sett. 1422 il conte Nic- 
colò del fu conte Andronico di Aldobran- 
do de'conti d'Elci vendè per sè e per il 
fratello suo Aldobrando per fioriai 840 
di conio fior. tutti i diritti di Bruciano 
al Com. di Volterra. (Asem. Dirt. Fiona. 
Carte della Com. di l'olterra.) — Ved. 
Baucramo in Val-di-Cecina. 

Asgiongasi che alcuni storici senesi, im 
occasione di parlare del cast, di Fosini 
quando si sottopose alla loro Rep. com atto 
del 18 apr. 1332, vien detto già signoria . 
di mess. Albizo de’Tancredi capitano di 
Colle. Il quale Albizo aveva edificato il 
castello di Fosini, ornandolo di palazzi e 
circondando di mura quel cast., che oggi 
altro noo è che una casa da fattore. (Gro- 
cuara Tommasi. Fstor. di Siena. lib. IX. 
— Ance. Dim. di Sizzs. Kaleffo veo- 
chio.) 

Ma presentandosi dipoi, Ciongono 
essi) il conte Gaddo d'Elci, e 
ch il cast. di Fosini si aspettava ad "eso 
di conservarlo 
per il Comune di Siena, i Signori Nove 
glielo accordarono a titolo di feudo con 1” 
obbligo di un annuo tributo, e di altre 
condizioni onerose. 

Anche gli uomini del Comune di Mon 
talbano, poco innanzi vassalli dei figli di 
Cione de'Malavolti di Siena, con atto pub- 
blico del 3 giugno 1331,sottoposero i lore 

















ELCI 


meri. e lutto il distretto del cast. di 
Montalbano alla Rep. sencse. (Axcu. dell’ 
Ouan. di Siena.) 

I conti d'Elci ;° passaggio dell'imp. Car- 
I IV da Siena ottennero vu amplissimo 
e onorifico dipluma, che li dichiarava con- 
ti palativi; talchè mediante una tal prote. 
zio > essi pervenner | a ricuperare l'asso- 
lata padronanza del loro fcudo, come 
più ampiamente si narra nella relazione 
gel 1569 dall'assessore du.la Pratica 
segreta di Fireoze, l'auditore Lelio Tu 
reti. A. 

A tenore della qua‘e relazione’ T conti 
d'Elci v-oncero dal G. D. Cusimo 1 cor. 
fermati in tatti i loro privilegi, e dichia 
rati esenti da ogni sorta di sugrerione ed 
omaggio per la contra d'Elci, che roitò a 
tal effetto .eparata dallo Stato senese. 
ritti feudali cessarono dupo com. 

L M”ab. licione dei feudi ; per 
par il ertiiorio di Elci fa riunito allo 
Stato senese, e i suoi abitanti fatti part - 
cipi del benefici» di una legislazione che 
seo'ava emanando il Solune della Torcana. 
Il quale legislatore, con motupropri. spe- 
ciale del 9% maggio 1779, costitui la nuo» 
va Comun'tà di Elci, con rdarle 1° 
amministrazione delle sue 
tutte le altre, 

Comunità di Elci. — ll territorio di 

Comunità conserrasi press a poco 
Lo stesso di quello che era all'epoca del 
179 testè accennala. Esso occupa una 
mperficie di 19278 qu: Ir., dai quali sono 
da detrarre 999 quadr. per corsi d’acqua 
e strade 



































Vi si trovava, nel 1833, una popolazio 
ne di 1269 individr:, a ragione di 
it. per ogni migl. quadr di suoli 












trafforti sett. del poggio di Montieri e del. 
le Cornate di Gerfalco, presenta una figu- 
ra iconograsca di un romboide irregolare, 
la di cui diagonale è dirctia da grec-a lib. 

Esso confina con quattro Comunità. A 
sett. ha di fronte il territorio di Monte-! 
stelli della Com. di Castelnuovo di Vi 
di-Cecina, col quale resta a contatto dal 
la conffuenza del fosso Borrone nel torr. 
Pavone, e di là rimontando l'alveo di quel 
fesso sino allo sbocco in esso del borro che 
scened dalla chiesa di Movtalbano. Giunto 
sulla cresta del poggio attraversa la strada 

von 








ELCI 49 
di Monte-Castelli, quindi scende rel burro 
Ricavolo nel vrr. Fodera, e cuo esso nel 
fi. Cecina. A tale sbucco trova sulla ri 






li, con la quale 
suo influcate Lucignano, che dopo breve 
tragitto lascia fuori; quindi per termini 
iali, attraversando i borri Riverdello 
€ Serraja, ziuuge sulla strada rotabile 
chi guida da Montingegnuli in Maremma. 
to, voltando faccia da sett a 
Quartino, di dor 
sale sul poggio 
je, nella di cui opposta pea- 
incontra con la Con. di Montieri. 
Costà ripassa la strada maremmana, e per 
il fosso delle Gulleraje ritorna nel 6. Ce. 
ciua, che cavalca allo sbocco del fosso di 
Rio-alto. Di lè, incammicandosi alle sor 
genti del Riostes.o, varca il poggio di Ser- 
ra, dove trora la via che scende da Ger. 
falco 1 Elci sul fianco delle Cornote sinv 
21 burro di Sambucheta. Indi piegando da 
lev. a ostro passa sul puggio Mutti, dopo 
aver tagliato la via che distaccasi dalla 
Massa per cvodurre a Fosini, 
e ritornare nell'alveo del Pavone, che ri» 
trova ss:aì d'aupresto alle suc scaturigioi. 

Sul Pavone ivcontra la Com. delle Pome- 
sance, con la quale front 
tutto, mediante il borro del ine, po- 
scia, piegando a pon e quindi a maestro, 
per termici artiBciali rientra nel torr, 
Pavone. Pocu innanzi di arrivorvi lascia 
1, Com. delle Pomarance e ritorna a conf 
nec quella di Castelnuovo nella sezione 
del suo capoluogo. Con quest'ultima fron- 
teggia per breve spazio mediate il Pavone 
medesimo «ino al così detto Botrello, dove 
abbandona a pon. il torrente per correre 
lungo i puggi de’ Tre.colli, dai quali pie- 
gando a maestr. riscsnde nel Pavone davau- 
fattoria di Sessa. A cotesto punto il 
torr. medesimo torra a esscr limite fra la 
Com. di Elci e quella delle Pomarance si- 
n0 alla confluenza del fosso Botrone; lun- 
80 il quale, a partire dall’imboocatora, la 
ima entra di nuovo a confine con la se- 
zione di Monte-Castelli spettante alla Co- 
munità di Castelnuovo al luogo di dove sj 
partì. 

La Cecina è il maggior como d'acqua 
fra quelli che attraversano da ostro a sett. 
questa Com. Nella qual direzione corre por 
re il torr.. Pavone, che è il secondo per 


7 












lev. rimunta 







































50 E LCI 

ia d'seque, e che scorre lungo il lembo 
occideutale dello stesso terrilorio. 

Noa vi sono strade maestre rotabili, me. 
no qualche breve tronco, uno de'quali 
ataccasi dalla villa d'Anqua per Montinge- 
suoli dove truva la strada provinciale 
‘maremmana. 

La maggior parte della superficie di 
questa contrada è coperta di ondulazioni 
montuose e di gibbosità provenienti dalle 
diramazioni spettanti ai poggi di Montieri 
e di Gerfalco. 

La qualità del suolo appartiene nella 
tnassima parte alla calcarea stratiforme di 
vrigine secondaria, in multi luoghi conchi 
Glifera, e quasi sempre retata da filoni di 
Spato calcareo, che quella roccia in tutte 
Re direzioni attraversa, scompagina e la 
massa stratiforme in minuti frammenti 
stritola e divi 

Donde consegue, che i Ganchi inferiori 
dei poggi di Elci si trovano coperti da 
una quaotità prodigiosa di sassolini appena 












La causa di cotanti filoni sratici, penetrati 
«fra gli «pacchi della preesistente calcarea 
carbonala, non è misteriosa per chi si dà a 
contemplare lo stato Gsico di cotesta con- 
la copia e varietà dei gas che abuca- 
no dalla sua superficie, o che latenti ser, 
giano nei contorni del territorio di Elci; 
quando si osserva, che la stessa Comunità 
ttruvasi collocata tra i /agoni, ossia fumac- 
chi di Travalle, quelli di Castelouoro e di 
Monte Cerboli; quante volte si esamina, 
che dal suolo medesimo di Elci emanano 
i gas acidu idroselforico e 
acido carbonico, liberi o associati ad altre 
“sostanze miveralizzanti; quando si veggo» 
no fra mezzo a quel terrenustratiforme le 
masse di gabbro, di serpentino e di dis. 
epro; l'ultimo de'quali abbunda nel pog- 
«gio Muti, fra Fosini e il torr. Pavone. 
Aggiungasi a tutto ciò il bagno sulfureo 
delle Galleraje, il quale, sebbene fuori 
di confine della Com. Ici, tramanda al- 
‘cone sue ramificazioni nella riva manca del 
£. Cecina spettante a questa Comunità. 
Ne fece parola il Targioni, prima del 
“Santi, che disse esservi in riva della Ceci 
ne presso un mulino due sorgenti d'acqua 
ocidula sulfurea termale. Ultimamente il 


puof. G. Giulj diede la descrizione di quel. 
































Je sorgenti, che' egli csam 
tre; due delle quali sgorgano dalla parte 
sinistra della Cecina, e di sotto a un terre 
no calcarro. 

Una di esse polle, appellata Aequa for 
te delle Galleraje, è fredda, scidala da 
germente ferruginosa. 

L'altra, che guesi col nume di 4. 
equa rosa delle Galleraje, è deva pure 
fredda ed scidala, e più ferruginosa della 
precedente, ma cou minore duse di gas 
acidu carbonico. — La magnesia, la calce 
€ la soda formano la base dci sali che trw 
vansi ia csse discielti. (G. Giors. Storia 
delle Acque minerali, eo. Vot. III.) 

ll suolo circostante a quelle acque aci. 
dule è stato ricoperto da banchi di calca 
rea concrezionala (eravertino) con le qual 
pietra nel secolo XVII il cav. Marcello de’ 
conti d'Elci fece costruire la magnifica sur 
villa in Anqua. — Ved. Auqua. 

La villa di Anqua che è posta sui colli, 
la cui base australe è baguata dal Aimag- 
gio, mentre nell’opposto fianco vi scorre 
sotto il torr. Fodera, ha intorno, o assai 
d’appresso,un burghetto di case, fra le quali 
quella comanitativa, ‘slchè Anqua può dirsi 
il capoluogo d'El 

1 prodotti più rilevanti della Comuaîtà 
di Elci ritraggonsi dai pascoli, dalla pa- 
storizia e dalle selve di castagno, pianta 
che gigantrezia in colesto terreno, per cai 
sembra essere la risorsa principale del pio- 
se, dove pure non mancano siti favorevoli, 
nei quali si coltivano con qualche successo 
gli olivi, le viti ed altri alberi 
Ja quanto alla sementa di civi 
la segale, l'orzo e il frumento sogliono sfrut- 
tare debolmente agni due o tre anni lo 
stesso terreno, che al certo sarebbe suscet- 
tivo di assai maggiori prodotti, se vi fose- 
ru più braccia, più strade rotabili, e ue' 
aria più salubre nella calda stagione. 

Non vi sono fiere nè mercati, se si co. 
cettui una buona fiera di bestiame che si 
tiene nel 6 di settembre nel luogo, detto i! 
Palazzone. 

Alla Com. di Elci soprarvede il potestà 
di Radicondoli dipendente per gli atti di 
polizia e per il criminale dal Vicario regio 
di Casole. 

Ha la sua cancelleria in Chiusdino, 1° 
ufizio del Registro, e l'ingegnere di Cir- 
coudario in Radicondoli. La conservazione 
dell'Ipoteche e la Ruota sono a Siena, 








































ELCI 


ELCI 


QUADRO della popelazione della Comunità di Erer 


Nome dei Puoghi. 


@ dus epoche diverse. (1) 


_—o— 


partenzono.| 1965 


Titolo delle chiese. Dive. cai ap-| dano | dinno 


1833 


inn? tan unt in) 

(1 88. Rufo e Bartolommeo, | Veltetta | 344 | 362 
Pieve > 

Bua 8. Niccolò, idem idem 179 | 194 

Fossi SS. Niorolò, Pietro e Do- idem | 1283 } 258 
nato, . 

Mentalbeno 8. Lorenzo, Cura idem 2929 | 2% 

* Mostingegnoli $ Sisto, Pieve idem tia | 206 


Torazs. Abitanti, N° | 1145 





Pieve; 2. $. Maria Assonta a Scieva, Ret- 
toria; 3. S. Leria a Montigiano, idem; 
4. SS. Jacopo e Andrea a Massarosa, 
idem; 5. S. Nicolao a Gualdo, idem; 6. 
8. Martino a Walpromajo, Cappella cura- 
ta; 7. S. Antonio a Viareggio, Cura sm- 
amnisirata daì PP. Francescani della Ri- 
Forma. 


La parr. della pieve di S. Pantaicone 
a Elici conta 433 abit. 

ELCINE. — Ped. Era ia ValTibe 
rina. 

Etena (S.) in Burano vella Valle del 
l'Orcia. Vico com due cappelle (S. Salvato. 
ree Sì Elena) da molti secoli distrutto. 
E rammentato in alcuse membrane appare 
alla badia di S. Salvatore sul Mon- 
tamiata; fra le quali una dell'anno 821 
verita nel rese di giugno in Balano. È 
un istrumento relativo alla rinnovazione e 
conferma di un contratto livellario di ana 








Waleari rettore dell'oratorio di S. Salva 
tore posto in Balane aveva comprato in 
Citiglinno, territorio senese. 

L'altro documento, del maggio 828, fu 
rogalo a S. Elena in Balano, vico che di- 
chiarasi situato nel territorio senese. 
È «a giudicato provunziato da Pietro 
diacono figlio del fa Berbolano Sculda- 
scio di Arezzo, delegato da Lamberto ve- 
scovo Aretino, per terutinare una coatro- 
versia insorta tra fl monastero del Monte- 
Arista da una, e Aliperto prete e rettore 
di S. Donato di Citiglieno, per conto 
della sua chiesa, dall'altra parte, a motivo 
di due pezzi di terra con vigna posti nel 
casale denominato Balano. (Bsussrti. 
Cod. Dipl Voc. Il. p. 1.) — Ped. diro 
(S. Donato ed). 

ELENA (8.) a RINCINE. — Fed 
Runciva in Valdi.Sieve. 

ELEUTERIO (8) a SALUTIO. — 
Ved. Saxorro (8. Esxureno a). 

Etrneo (ice) nel pieno orientale di 
Lueca. Vico che fe nei contorni della R. 
villa di Marlia, il quale è rammeotato spe- 
cialmente in una carta locchese dell": 
608, relativa alla chiesa di S. Terenzio 
del vico Elingo nel piviere di Marlia. 
(Menoa. Losca. T. IV.) 








ELMO 

ELLERO (S.) a COLOGNOLE. — 
Fed. Cororsore in Val.di-Siere. 

ELLERO (S.) a GALEATA. — Ped 
Avazia di S. Ecuzao. 

ELLERO (S. MARIA a S.) — Wed. 
Arriuro (S, Ettzso di). 

ELMO in Val-d'Elsa. — Fed. Aperwo, 
© Exo badia. 

ELMO (MONTE sett’) nella Valle 
della Fiora. È usa montansità solla riva 
sinistra del fiume Fiora, che può rizuar= 
darsi come parte, se non è il corpo mag- 
giore del monte Vitozzo, cui questo del- 
Elmo si congiuage dal lato meridionale, 
Va di cui sommità trovasi 1591 br. al di 
sopra del mare Mediterraneo, mentre le 
sue radici si distendono a lib. sotto la de- 
serta città di Sovana . simo al popo- 
lato castello di Sorano. 

È incerta qual sia la derivazione del 
fuo nome, per quasto a prima vista si da- 
rebbe a un qualche antico eremo, situato 
sul selvoso doro del monte, da cui forse 
derivò l'eremo di S. Benedetto di Calvel- 
lo, convertito più tarli in una badia di 
Vallombro-ani. 

Se mon che i raderi della prima abazia 
di Calvello sono stati riscontrati presso la 
base meridionale del monte dell’Elmo ein 
piccola distanza dal villaggio dov'è presen- 
temente la «hiesa parrocchiale di S. Gio. 
battista dell’Elmo; lungo nmido assai, 
perchè oltre all’essere alla radice del maon- 
te, vi passa accosto uu'abbondanie vena di 
aequa potabile, chiamata tuttora il fosso 
del Romitorio, e che serve a dar moto 
alle mecioe di un mulino. — Fed. Bunia 
di Carvasto. 

Potrebbe entrare nel numero bpreti=si 
re sull’etimolozia del monte dell’] 
Lister tes che diede origine alla ba- 
dia di Elmo, perchè fa fondata da uno 
chiamato Adelmo, se non si sapeme che 
mei contorni di questo moote fa prima e 
dopo il mille un\vico denominate Ulma; 
€ che di eso trovasi spense volte fatta men. 
gione nelle pergamene della badia Amia- 
tina, e segnatamente sotto gli sani 991, 

800, 804 e 884. 

Nè è daopo qui rammentare, che gli 
scrittori dei secoli bassi solevano per lo più 
terminare le Gnali, fei 
per dire che Ulma fa 
im0,0 di O/mo.Arroge a 
di Ulme, ovia Olmo esisteva anche nella 













ELSA 
Gue del sec. XVI. Essendo che, sotto il 24 
maggio 1598, l'abate di S. Salvi eleme in 
rà o badia di Calvello a Sovana 
il monsco D. Verdisno profemo Vellom 
brossno, del east. di Olmo. (Asca. Dire. 
Fon. Certe delle Badia Amatina e di 
i) 

ELMO (VILLA per’) snella Val 
le della Fiora. È us piccolo villaggio con 
chiesa battesimale (Decollazione di S. Gio. 
Baitista) nella Com. Giar. e circa 2 migl. 
asett. marstr. di Sorano, Dioc. di Sovana, 
Comp. di Groserto. 

Trovasi alla radice del Monte dell’E& 
mo, di cui porta il nome, a poca distanza 
dal fono del Anmitorio e dai ruderi della 
Bulia di Calvello. — Ped. Esso (Moste 


“Di 18 ir ut 
Elmo conta 365 abit 

ELSA Gume (Elsa fl.) Due corsi diver 
ti di acqua in Toscana si appellano col so- 
me medesimo di Elsa; uno nella Valle 
dell’Albegna, di cui è tribatario il torr. 
Elia; l'altro, che ha un maggior corpo 
acque e un più tango corso, dà il nome sì- 
la Valle dell’Elea. 

N primo ha la sea origine sulla pen- 
dice occidentale dei poggi che stendon- 
ti lengo la ripa destra del Game Fio 
ra, tre migl. è sci. di Manciano, e che 
sbocca nell’Albegna alla base sett. della 
collina della Marsi dopo un tortuoso 
ire da lev. a lib-poo. di circa 14 miglia. 

L'alte*Ztso che ha l'onore di eserr chis 
mela Game, sebbene tributario dell'Arno, 
di il soo nome a una fertile e lunga valle, 
fmportante tanto rapporto alla storia na- 
terale, quanto alla storia patria. — Ped. 
Vatte dell'Eusa, 0 Vacnetaa. 

NG. Elsa ha le sue più remote fonti col 
fianco occid. della Montaguuola di Siena 
preno la pieve a Molli,fra Siena e Radicoa- 
deli, nel gr. 35° 3' long. e 43° 17° latit. 
Costà porta il.nome di Elsa morte forse 
gta iizione che non alimentano pol 
le vive, siccom’è quella copicsimima che 
asorza dal suolo al luogo di Onci, detta P 
Else viva; la quale si accoppia sll'Edse 
morte, dopo che quest'ultima ha percorso 
ne tragitto di 8 migl. e poco jonanzi di 
sare setto il seccado ponte all'antica 
fiere Elia. — Wed. Conts, Comunità. 

Trova il terzo poste davanti al borgo 
di Spagna,sotto la città di Colle,e il quar- 








«chè a ragione 


ELSA 33 
to presso le mara occidentali di P. 
si; al di sotto del quale dhe n 
alla Steggio. 





porgi di Ssn-Gimigneno, di Gem 
bassi, di Montajone, di Castelauoro, di 
Mcleto, di Canneto e di Sen-Miniato, men- 
tre dal lato destro rasenta quelli di Ces 
taldo, di CastelGorentino, di di 
Gransjolo e di Mosterappoli. Passa ia 
questo tragitto sotto 4 ponti di pietra e 
rino di legno, cioè davanti a Certaldo, 
a Castelfiorentino, 2 Gronajolo, al Mu- 
lin nuovo e al Ponte d'Elsa:sino a che 
fre Empoli e Sanminiato, giunto nel gr. 38° 
32° long. e 43° 43' 5” lati, a Zocca d 
Elsa si scarica nell’Arno, dopo un cammi- 
no di quasi 4o migl. attraverso di una 
valle coperta di grandiose case di campa. 
gua, di popolosi villaggi, di terre e di ca- 
stelli; di una valleche ba circa 12 migl. di 
larghezza, e che può dirsi la più centrale 
della Toscana, nella stessa guisa che si diese 
caser tale rapporto all’Italia, quella della 
Chiana. 

Non dirò della natora del terreno per- 
corso dall’Elsa, nè della qualità e copia 
dei sooi prodotti, per non ripetere quanto 
fa pubblicato, o quanto serò per dire mel 
seguite dell’opera agli articoli speciali del 
le respettive Comunità della Val-d'Eles,e 
al generale della stessa valle. So 
lamente qui aggiangerò alcunchè a quanto 
fa accennato intorno alla proprietà incro- 
stante dell’acqua dell’ Elsa 
l'art. Cotun, Consunità. 

Alla qual deposizione delle soque d' 
Ela viva devonsi ripetere quei tantiope 
quoni 0 travertini che rivestono le 
colline e le pendici dei poggi che da Onci 
‘a Spugna fanno spalliera al 6. Elan; cio 

Fazio degli Uberti nel suo 
Dittamoado (lib. INI c. 8) cantò: 











viva sotto 


Mon è da trepamare, e starsi muto, 
Dell'Elue che da Colle a Spugna corre 
Che senza prova non l’arei creduto. 

Io dico ch'io vi feci un legno porre 
Lungoe sottile;e pria che fose unmere 
Grosse era, e peetra, quando 'l venni 

(6 torre. 


La proprietà dell’soqua d'Elaa, d'incro» 
stare è impietrire i corpi che vi immer 


s4 EMA 


Ciò fa com somma avvedutezza osservato 
dal gran prosstore di Certaldo, allorchè 
nella soa opera de fluminibue, etc. così 
scrisse dell'Elca: et circa ejus initiza, 
quidquid in ejus aquas profeceris, infra 
breve dierum opatium lapideo cortice cir- 
e quod post. modum 
in processu sui cursus non facile facit. 
Hic suis tantum undii tuo cursu in 
ezitum usque claristima effuit 

Profonda e non meno degna del sommo 
vate fa la similitodine ch'egli fece al canto 
XXXIII del Pergatorio, allorchè disse: 

E se stati non fosser acqua d' Elsa 
Li pensier vani intorno alla cua mente 








Ma perch i° veggio te nell'intelletto 


Fatto di pietra ed in peccato tinto, 
Sicchd'abbaglia il cuore del inio detto, 


(co. 
ELVELLA, terr. nella Valle della Poe 
glia. Ha la sea origine sal poggio di San- 
Casciano de'Bagui,e dopo un miglio in cir- 
ca di discesa da sett. a cstro, volge il corso 
@ lib. Da questa voltata appunto inco- 
minoia l’Elvella a servire di linea di de 
maressione fra lo Stato pootificio e il 
Granducato sino al Ponte Centino che 
lo cavalca presso la sua confluenza nel fiu- 
me Paglia, dove l'Elvella si perde dopo 
un breve cammino di circa sei miglia. 
EMA (Jma). Torrente volgarmente 
chiamato fiume, che dà il nome a una vale 
Iecola del Val-d'Arno Borentino a ostro- 
scir. e a breve distanza dalla capitale. 
Fn cotesta vallecola ebbe signoria la ce- 
sa Besadekmonte; contro la quale Dente 
per le bocca di Caocisguida esclamò : 
Molti sarebber liti, che son tristi, 
Se Dio t'avene conseduto ad’ Ema 
La volta ch' a città venisti. 
Si aprecal Banco sett. del Monte-Scala. 
ri, nel gr. 39° 3' long. e 43° 39' Intit. Di 
costassà l’Ema discende per 2 migl. verso 
mmerstr. quindi per altre due migl. totoe a 
pon, là deve ancor povere di acque pena 





EMA 

sotto al-primo ponte. A breve distanza dì 
là piega a sett. e continue nella stesa di- 
rezione per circa 6 migl. secrescendesi 
per via col tributo ehe vi spingono i torr. 
minori, fra i quali, a sinistre il Graasina,ca 
destra i torr. dell'Anselta e del RBimesse 
no: per sino a che presso la confiuenta 
del Rimezzane passa sotto il secondo ponte- 
Di là volgendo muoremente il sue corso 
a pon. l’Zssa lambisce la base sustrale del 
poggio di MontesRipaldi, © poi di quello 
di S. Pclice a Ema, dove trura il terzo 
ponte, al quale è sseei vicino il quarto 
nuovamente ampliato sulla strada R. ro- 
maca alla seconda thigliare da Fi- 
renze, non più che 10 migl. fungi della soa 
sorgente, e poco innanzi che l'Ema entri pel 
G.Greve,fra il Gellazzoeil poggio di Certosa. 

EMA (S. FELICE 4). Chiesa assai do- 
cente e vasta,una delle antiche parrocchie 





prepositere 
due migl. a ostr. di Firense, nella Com. 
Giur. e un querto di migl. a lev. del 
Galluzzo, Dice. e Comp. di Firense. 
Risiede alla radice enstrale del poggio 
detto Imperiale, sulla ripa destra e quasi 
di fronte al penultimo ponte dell’Eme. 
I priori di 8. Felice a Ema sono nomi. 
nati belle carta della chirea Gorentina si- 
no dal secolo X. Sal declinare del secolo 
ieri ne cedè il 





ta mel 1156 


La quale donazione fa 
dal veso. Ambrogio,e,nel 1151 e 1192, dei 
poot. Eugenio è Celestino II. 

1 perrochi di $, Felice a Ema, sino dal 
sec. XI, erano tributarii della mensa ve: 


scovile, cui ogni annodae denari 
d'argento, pari a 2 denari di moneta 
asuale; è ciò per cagione di due pezzi di 
terra concemi .alla chiesa di S. Felice a 
Ema del vesc.Gottifredo de’CC.di Capraja. 
Più tardi, in grazia della vistosa soa 
rendite, questa chiesa fa data in commenda 
dal pont. Leone X a Pietro de Lana. 
Presso S, Felice a Ema fu trovata uo’ 
iscrizione in distici greci, spettante al s> 
polcro eretto a un cane dal suo padrone; 
esempio, che fu poi imitato dentro Firen- 
ne etesse, nel 1530, dall'ambasciatore di 
Venezia per memoria di un sao cavallo. 





EMA 

S. Pelice a Ema conta 1072 abit. 

EMA (S. GIUSTO 4) ossia a MEZZA- 
NA in Val-d'Ema. Chiesa parr. e cas. nel 
pir. dellImpruseta con l'annesso di S. 
Maria a Carpineta, Com. Giur. e = migl. 
a lev. del Galluzzo, Dioc. e Comp. di Fi- 








penze. 

Risiede in collina alla sinistra dell'Ema, 
fra Mezzo Moote, ossia S. Giorsulé, e il 
poggio di Monte-Ripaldi. 

La chiesa di S. Giusto a Ema è indi. 
cala col titolo di Afessana tra le cure 
taffraganee dell'Impruoeta descritte nelle 
bolle coscistoriali dai pont. Adriano e Nic- 
colò IV spedite a quei pievani. 

Pe in origine padronato degli Amidei, 
cai succederono per eredità i marchesi 
Niccolini di Firenze, ché toltora lo con- 





verrano. 
La parr. di S. Giusto a Ema conta 393 


EMA (8. PAOLO a). Cas. che porta il 
titolo della sua chiesa parr. nella valleco- 
la omonima, spettante al piviere di Val-di. 
Bubbiana, Com. Giur. e circa 7 migl. a 
sett-grec. di Greve, Dioc. di Fiesole, Comp. 
di Firenze, 

È situato alla base sett, del Monte-Sca- 
lari nell’insenatura del monte, dove sca- 
tarisce il torr. Ema che gli scorre a ostro, 
«ia mezzo agli antichi possessi dell’estinta 
prompia Buondelmonti. 

La perr. della prioria di S. Paolo a 
Ema coota 196 abit. 

EMA (S. PIETRO a) cessa tm CAM- 
PIGLIANO. Chiesa prioria e borgata omo» 
nima, nel piviere dell'Autella, Com. Giur. 
ib. del Bagno a Ripoli, Dioc 
€ Comp. di Firenze. . 

Fa chiesa manuale dej monaci Clunia- 
censi, poi Olivetani di S. Miniato al Mon- 
te, sino da quando limp. Corrado I cun 
diploma degli 10 marzo 1038 minacciò 
pre a coloro che avessero recato molestia 
si beni della chiesa di S. Pietro a Ema, 
eee iaia cilena uo secolo prima nel 

di Campigliono o Campignano. 

Tafstti, nel nov. del 1066, il conte Ber 
nerdo del fa conte Adimaro, per il bastone 
che trmeva in mano, rinunziò alla chiesa 
di $. Pietro a Ema, le terre cheesso alla 
medesima contrastava, le quali erano po- 
Me a Hipa, nell'Isola d'Ema,a Fontanel- 
le e a Fornace. (Acu. Dirt. Fios. Carte 
della Badia a Settimo.) 








EMPO 55 

Non è da decidere, se trattavasi delle 
stesse terre ritolte dagli eredi del C, Ber- 
nardo,quando unodi essi,il C. Guido Bor 
gnone di Capraja, con atto pubblico del 
18 marzo 1184, stando în Cortenuova, 
rinuoziò al mun. di S. Miniato al Monte, 
un pezzo di terra posta a Campigliane 
nel popolo di S. Pietro a Ema. — Ped. 
Conrz-nvova nel Val-d'Arno inferiore. 

La chiesa di S. Pietro a Ema ritornò 
sotto la libera disposizione della mensa 
vescovile di Firenze per rinunzia fatta, 
nei 31 agosto 1373, dei monaci Olivetani 
di $. Miaiato al Monte; i quali però si ri- 
tennero una parte de’suoi beni. 

Fu dichiarata prioria con decreto dell* 
arciv. Martini dei 13 lagl. 1998; e nell 
anno 1819 è stata restaurata e ampliata del 
priore Luigi Villa suo zelaute pastore, 

La parr. priorale di S. Pietro a Ema ha 
919 abit. 

EMPOLI (Impolum, Empulue, Em 
poriur:) nel Val-d’Arno inferiore. Terra 
la pià popolata della Toscana, di forma 
regolare e ben fabbricata, che da ogni parte 
trabocca dal secondo cerchio delle torrite 
sue mura, capoluogo di Vicariato R. e di 
Comunità cou pieve e insigne collegiata 
(S.Andrea) nella Dicc.e Comp. di Firenza, 

Giace in uo'aperta pianura che porta il 
nomedellastessa Terra, presso la ripa manca 
dell'Arno sallastrada A. pisana che gli passa 
in merzo, quasi nel centro del Val-d’Arno 
di sotto a Firenze, dalla di cui capitale è 
migl. 18 4 a pon. passando per la via pos 
stale, e 16 migl. per l'antica strada maestra 
che attraversa il poggio di Malmantile; So 
migl. a lev. di Pisa; £ mi Bocce d* 
Ela, e 6 da Ssnminiate nella stessa dire 
zione; 18 migl. a ostro di Pistoja per il 
giogo di Mout'Albano, e 15 migl. a lib. 
dalla città di Prato. 

Questa popolatissima terra, che le sto- 
rico Guicciardini chiamava il gransjo del- 
la Rep. fiorentina, nel secolo XI nom era 
che una piccola borgata eol foro davanti 
alla sua 

Non Pistto memore di Empoli che 
possano dirsi più antiche del seo. VIII. Il 
luogo di una delle sue chiese 
(S. Michele a Empoli vecchio) è il primo 
che si legga fra le carte superstiti del me- 
dio evo. Intendo dire della fondazione 
della badia di S. Savino a Ceresiolo preme 
Pisa, dove tre fratelli di origine longobara 




















s6 EMPO 


da. sino dal 780.sì riunirono per condurre 
vita monastica, dupo aver assegnato a quel 
c.Lebio il vasto luro jatrimomo, situato 
nella Valle dell'Arno pisano, e in quella di 
sotto a Firenze. — Erano fra i luoghi di 
quest'ultiua valle alcune corti e chiese, 
fra le quali contavansi quelle di Petro 
o, € di Empoli con La chiesa di $. Micie. 
Pu ituata; e ciò poco innanzi, che le 
Pontorme, di Cortenuova, c di 
Fibbiana con varie altre chiese del Val!” 
Arso inferiore dipeudessero dai conti Ca- 
dolingi, poi Upezzioghi di Pisa. — Ved. 
Asazia di S. Savino. 

To non *' 
motissime di giuspadronato, che avevano 
nel distretto Empolese cospicue faraiglie 
pisane, derivar potesse quel piccolo 
che a lunghi 
fo c'la cattedrale di Pisa, (fra gli anni 8j0 
€ 1012) da a'tuni pievani della chiesr ma- 
trice di Empoli. 

Nè tampoco io potrei asserire, che da 
cotesto tributo immaginata fosse la | 
da da molti trouta per vera: che il p 
re, cioè, con tutto il distretto di Empoli, 
prima del secolo XI fucese parte della 
diocesi e del contado di Pisa. Alla qual 
Veggenda fece una condegna cornice l'a 
crifu documento trovato d.ll'Ughelli nell’ 
archivio del Vaticano, da esso lu' pubb'i. 
l'ItaliaSacra, allaserie degli Arcive- 
acovi di Pisa, e segnatamente soîto l'arci. 
vescovo Ubert. de'Rossi Lanfranchi, che 
ti figara esserne stato l'autore 

Avvegaachè in quel fozlio si vuol dare 
ad intendere, che, mentre Guidone di 
Travalda reggeva la chiesa pisana, nell’ap- 
no 1015 (ab incarna‘ione), la citùà di 
Pisa venisse distrutta dai Pagani; e che 
900 dopo, rimasta priva del suo pastore, 
quel clero invitame il vesc. di Lucca a pre» 
derne cura Il quale prelato io tale circo- 
stanza incorporò alla soa molte pievi del. 
la diocesi pisana: mentre facevano dal cao- 
to luro quasi altrettanto i pontefici delle 
diocesi trofe di Volterra e di Firen- 
se. Giacchè quella storiella soggiunge: 
« che dalla parte del distretto fiorentino 
i confini diocesani e del contado di Pisa 
arrivavano al termine di Pietrafitta, dore 
fa una lapida, ivi ancora eristente, si legge 
Questa iscrizione: « Titus Flaminius et 
Titus Quintus Consules Pisee Milliario 
KXXILMie posueruni fines suae civitatis.o 
























































EMPO 
Quindi ilo rammenta fra le pie 
vi dal vese. di Firenze state telte alla chie 
sa pisana quella di Zarappoli, che con o 














me corrotto (dice lo scritto) oggi si nomi 
na Ermpoli. 


La qual pieve fu carpita al 
rberardo vescovo fi rentiuo per 
cpera di un conte Guidone ! 1! 

Tale e si grande è l'ammasso di erre 









in quella scrittura, da 
Cove. concludere cu. Lami e col Mattei, 
nop esser. quella opera di un arcivesoro 
pissao, 0 che Uberto, cui venne attribuita. 
scriveva ciù che di certo egli non sapera. 

Per ciò che rigu «da l'iscrizione di Pie 
trafitta, luogo fra Empoli e Pontormo, 
stala poi in vario modo supplita e inter- 
pretata, ciascuno pò riscontrarla più esat- 
tamente che in altre nell'opera del Tar. 
Gioni (Fiaggi per la Toscanu. T. IX). La 
quale confronta con quella incisa nella 
pietra originale, attoalineote esisten*» nel 
cortile del palazzo degli Antinori ci Fi 
ze,dove fa nel sce. XVIII dalla villa di La 
ciano trasportata. Essa riducesi alle eguen- 
ti poche parole di bella forma e disposte 
mel modo che appresso: 


T- VIN. TIVS-T.F- 
FLAMNININUS 
C...$- 
PISAS» 











N. R. Fre sl QVIN e il TIVS. T. P- 
havvi nella colonna un'erosione che 
«a.cenna la mancanza Ji due lettere. 
Tale similmente si affaccia nel terso 
rigo fra il C e PS, come pure nel 

quarto dopo PISAS- 


In tutto il restante della pietra non si 
presentano scabrosità, né indisj che 
possano far dubitare di alcuna sil- 
laba, parola o numeri stcti consunti. 





A togliere di mezzo qualunque dubbio 
sulla supposta dipendenza di Empoli dalla 
dioresi di Pisa, all’epoca del rescovo Gui. 
done degl’Upezziaghi di Travalda, gioverà 
ricordare due strumenti della cattedrale 
Fiorentina. Col primo dei quali il S, ve- 
scovo Podio, nel febbraio dell'anno 996, 
diede a livello delle terre spettanti alla 


sua mensa poste in Empoli; e col secopdo, 





EMPO 
nell'anno 1013, Iklebrando vescovo di Fi- 
resse in dote al monastero di S. 
Miniato al Monte, tra le altre rendite, la 
su corte di Empoli nel piviere di S. Ao 
dres. (Lam. Mon. Ecci. Flor. T. 1.) 


amc 
che, e perfino mel principio del secolo at- 
teale,scavati sotto i fondamenti delle stes 
se mara castellane di Empoli: indizj mani. 


cagione delle colmate dell’Orme e 
dell'Arno, Finalmente lo dimostrano le 
otte grandi lastre di marmo /engite, cava. 
te nel secolo XI dai ruderi di qualche tem- 
pie amei più vetusto per inorostare la 

di fini marmi della collegiata di 

chiesa fra le più antiche della 
Toscana ; 


ti docementi, uno dei quali rogeto nel 
1166 ndl battistero di S. Giov. Battisia 
èTupoli, che si dice situato nella Judi 


EMPO ‘87 
Empili comparisoe una pubblica dichia. 
razione del di 10 diormbre 1119, fatta a 
Bolaado,cuetode e della pieve di 
Empoli, dalla contessa Emilia moglie del 
C. Guido Guerra signore di Empoli. 

La quale contessa Emilia, stando in Pi- 
stoja, col consenso del marito promise e 
giurò tutto ciù che era stato promesso e 
giurato in Empoli dal conte Guido Guerra 
di lei consorte; cioè « che, da quell'ora 





| sino alle calende di maggio avvenire, î daé 


coajugi avrebbero obi 
distretto dj Empoli, 





igato gli vomini del 
che abitarero alla 








+ spieciolata, 0 che stasero riunili pei ca- 


stelli, borghi e ville dell’Emmpolese contre- 


+ da, compresi quelli del luogo di Citzadel- 


ta (fra Empoli vecchio e Empoli nuovo), 
tin ea tabilisero il loro damiciio 
intorno alla chiesa matrice di 8, Andrea 
di Empoli, donapdo per tal'effetto a tutte 
le famiglie un pezzo di terra, 0 casalino, 
safficiente a costruirvi le abitazioni, e il 
luogo per erigere il nuovo cestello. Inoltre 
prelodati dinasti ‘promisero di difendere le 
muove case coo gli effetti doaeti ; in guisa 
che, se fowe mai in vita loro accadato il 
“caso che, 0 per cagione di guerre, o per 
violenza dei ministri dei re d’Italia, 
Qualsiasi altro modo, le nuore abitazioni di 
Empoli fossero stato dalla forza abbattute, 
i due conjugi Guidi si obbligavano di ri- 
farle » loro spese. » . 
Faceva parte di questa stessa promesta, 
a favore di Rolando e dei sucì sucormori, 
la difesa di tutti i possessi mobili e immo- 
bili apettanti alla pieve d'Empoli, e a 15 
chiese delle 30 soccursali esistenti allora, 
sotto la giurisdizione di quel pievano. Inok 
tre fu detto e giurato dei conjngi feudate- 
sj: ch'essi gi. i avrebbero ordinato, nè 
ad altri dato licenza di ediBcare alcun altra 
cappella, badia, monastero, o cella mo- 
mastica nel distretto di Empoli senza il 
consenso del ‘pievano pre tempore. Una 
promessa simile a quest'ultima era stata 
fatta due anni prima allo stesso pievano dal 
veso. fiorentino Gottifredo de’conti di Ca- 
pri di Poatorme e di Cortenuova, con 
la spedita. da Capalle li 1a agosto 
1117. (Lam. Mon. Eccl. Flor. T. IV.) 
Se a cotesto decnmento si aggiunga P- 
epiteto di vecchio dato dopo quell’epoea 
alla contrada delle care soppressa di S.Lo- 
renzo, 8. Donato, $. Mamante e S. Michele, 
tatto di Empoli vecchio, dre ‘an miglia: 











88 EMPO 

a pon. del prese sttazle, chi mon troverà 
nel sopra esposto documento gl’incunabuli 
meno che equivoci della Terra più popo- 
tata della Toscana? 

Dissi 15 delle 3o chiese at seo. XII di 
prodeati dalla plebana d'Empoli, essendo- 
chè 30 appunto erano quelle designate nel- 
le bolle che i pontefici Niccolò II (anno 
1059, 11 dicembre) Celestino II! (anno 
, 29 maggio) è Alessandro IV (anno 
1258, 3 luglio) coafermarono ai pievani di 

i lein questio 








Empoli nuovo evecchio,(2unema al capitolo 
d’Empoli nel 1473); 2. S. Lorenzo a Em- 
poli vecchio, (no si conoscono le sue vesti- 
gia); 3. S. Lucia in Cittadella (esistita 
fra Empoli e Ripa); 4. S. Maria in Castel- 
lo, (esistente sotto nome di Ripa); 5. S. 
Donato a Empoli vecchio, (annesso a S. 
Moria a Ripa); 6. S. Mamante a Empoli 
vecchio, (annesso nel 1442 alla seguente); 
3. 8. Michele a Empoli vecchio, (aggrege- 
to nel 1787 a S. Maris a Ripa); 8. 5. 
Stefano a Cassiana, (da lungo tempo di. 
strutta); 9. S. Cristofano a Strada, (uni- 
ta a Corte-Nuova); 10. S. Jacopo d' 
dvane, esistente; 11. S. Pietro presso il 
$. drno, ora detto a Riottoli, esisten 
te; 12. S. Martino a Vitiana (unita alla 
seguente nel 1983); 13. S. Cristina a 
Pagnane-conina, esistente; 14. S. Leo» 
mardo a Cerbajola, esistente; 15, SS. Si- 
mone e Giuda a Corniola, esistente; 16. 
85. Ippolito e Cassiano a Wale oltr*Arno 
(annema nel 1459 a S. Maria a Petrojo); 
19. S. Giusto a Petrojo (cappella unita 
nel 1754 alla pieve d’Empoli); 18,5. Rf. 
fino in Padule, (da gran tempo distrutta, 
preso la clausura della chiesa di 5. Giov. 
Battista de’Cappaccisi); 19. S. Jacopo a 
Bagnolo, (annessa a S. Donato in Vel-di- 
Botte); 20. S. Frediano in Wal-di-Bocte, 

la villa del Cotone, da lungo tem. 
po unita alla seguente); 21. $. Donato in 
Vabdi-Botte, esistente; 22. S. Maria a 
Fibbiona, esistente; 23. 5. Michele a 
Lignano (annesso a $, Donato in Val 
di-Botte); 24. S. Maria a Corte-Nuove, 
esistente; 25. S. Martino a Pontorme, 
idem; 26.5. Michele nel Castello di Pon- 
torme, idera; 27. S. Ponziano a Pratigno- 
ne (cappellania carata nella stessa parroc- 
chia della pieve d'Empoli); 28. S. Maria a 


Paguanarmina oliz’Arno, altrimenti det- 














EMPO 
ta a Spicchio, esistente; 29. $. Bartolom- 
meo a Sovigliana oltr’Arno, esistente; 
3o. S. Maria a Petrojo oltr’Arno, esi- 
stente. 

Tali cono i nomi e i luoghi delle anti. 
che cappelle succursali d'Empoli, attual- 
mente riuoile in 15 parrocchie. Sennon- 
chè, nell’anno 1786, fa eretta una nuora 
cura sotto Pin, de’SS. Michele e 
Leopoldo alla Tinaja, staccata in parto 
dal popolo di Corte-Nuove,e peril resten- 
te dalla per. di Limite, in quanto alla 
porzione della popolazione che quest'alti- 
ma aveva sulla sicistra ripa dell'Arno. 

Nel 1473 il poat. Sisto IV ordinò 1° 
esame e api dei nuovi statuti e 
costitazioni del capitolo di $. Andrea 
Empoli; al quale capitolo l'arcivescovo di 
Firenze Rinaldo Orsini, con bolla spedita 
dal suo palazzo di Roma li 9 dicembre dell’ 
anno 1498, concesse privilegio del cappac- 
cio e della pelle, privilegio che fe poco do- 
po confermato dal pont, Aleandro VI fa 
quelle due bolle venne compartito alla ch. 
di S. Andrea di Empoli l'onorifico epiteto 
d'iosigne fra tutte le collegiate della Bo. 
rentina, e di altre circonvicine diocesi; e 
pochi anni appresso (22 febb. 1531) fa 
quel pievano dal poot. Clemente VII deco- 
rato del titolo di cui venne nei 
tempo stesso accordato l'uso del roccetto e 
della moretta psocazza. 

Ma ripigliando il corso della vicende 
iatoriche Empoli è da sapere, che la 
stessa facciata della chiesa piebzoa, ora 
collegiata, fa presa per sigillo e divisa dal- 
la soa Comanità, e che tale ancora si con- 
serva da tempo assai remoto. 

Fa nel 1182, in quell'anno di carestia, 
che valse lo stajo di grano soldi otto, quan- 
do il Comune di Firenze intento a tenere 
fa frenoe di mamo ai conti e ad 
altri baroni le rocche e onstella, dalle quali 
essi aogariavano vassalli e pameggeri, e da 
dore facevano alle strade orribil guerra, 
fa allora, che la Rep. di Firenze costrinse 
gli vomioi di Empoli a prestare ubbidienza 
e ad esser fedeli alla capitale. Con tale atto 
rogato ne) palazzo pubblico a Firenze, nel 
3 febb. 1182, stile comune, gli abitanti 
di Empoli si obbligarono di seguire la vo- 
lontà della Rep. fiorentina in ogni guerra, 
eccetto contro gli antichi loro pedroai i 
conti Guidi; e di pagare un tribato anco 
di lire Se, oltre l'offerta. nel giorno di 

















EMPO: 

E Giovanni Battista di un cero maggiore 
di quello che erano già soliti di offrire gli 
semini di Pontorme, in tempo che esi 
erano vamelii del éonte Guido Borgognone 
di Capraje, ch'era pure il signore di Corte- 
Nuora. — Ped. Coxra-Nuova. o 

Agziongrsi che,a forma di unodei capitoli 
deltrattato fra i Fiorentini ei Lucchesi del 
421 lagl.1184, il Com. di Laoca sì obbli- 
1) « oo der ajato veruno ai nobili di con- 
tado nè a chiecheaia, perchè non fabbricas- 
sero alcun castello nella diocesi e contado 
fiorentino, e vominatamente dal fi. Elsa a 
Firenze; e che dentro quei confini i 
dhesi noo fare alcun'altro acqu 
uie.(Aumar. Istor. Fior. lib.1.) 

1l progressivo ingrandimento della Rep. 
Sorentisa pon fece store ariosi, sè impau- 
riti i conti e gli altri magnati di contado. 
Più di ogui altro si maveggiò il conte Gui- 
do Gaerra Il di Modigliana, il quale tro. 
masdosi al servigio di Federigo Î, mentre 
questo re d'Italia, nel taglio del 1185, 
pesra di Toscana,ed ebbe alloggio in Fi- 
tease, gl'insionò a voler rintuzzare cotanta 
alterigia de' Fiorentini, scciò che imparas- 
tero ia seguito a ubbidire e non a con 
traslare agl’'imperatorize esere ora il tem- 
po opportuno innanzi che be 
Mic prenda più forza. Non il gran fuoco, 
8 quale ciascuno pon mente, ma la piccola 
farilla meleastodita esser quella che arde 
la cia. Perciocchè, se all’acutezza degl’io- 
Wei i Fioreotini aggiungevano la poten» 





dinima 

thedaemofa decretato:si togliesse al Comu- 
e di Firenze il dominio di tutto il conta 
do infino alle sue mara, privandolo d'ogni 


Gierisdizione che sopra diemoin qualunque del 


modo sequistato c’avense. (Ammar. Zetor. 
Fili ci) 

eco tempo altro durò in questo 
vaio vuilisate la città di Firense, siente» 
chè ad emma, nell’anno 1188, fu reso il cop- 
talo, il quale estendevasi a .quel tempo 
Fino alle dicci tniglia dalle mura della 
si 


Smacnchè, nel 1288, i Fiorentini aven 


EMPO' 59 
do in foro potere molte castella, state tol- 
te alla signoria dei vicini conti e cattani, 
ipigliarono l’antico pensiero di ampliare, 
pin e stabilire con legame maggiore 
di quello della forza le cose del contado, 
costituendosi in domini, e facendo giurare 
fedeltà come sudditi di Firenze ei vassale 
Ni dei già vinti, avviliti, © espulsi baroni 
della Toscana. «o 

Frattanto consideravano i Fiorentini, 
quanto importasse alla Jero politica liber 
tà di toglier di mano si conti e cattani 
rurali i castelli e le rocche poste in sitoa- 
zioni atte ad impedire agli eserciti il pes 
saggio; motito per cui esi obbligarono 
i conti di Capraja e di Pontorme a riceve» 
re i soldati della Rep. nei loro forti; i c00- 
ti diberti di Certaldo ad sbbandonere alla 
volontà del più forte Pogna e Semifinte; i 
cattani di Barberino a fare lo stesso per la 
rocca di Combiate,e la consorteria dei conti 


per amore ciò che gli sarebbe stato d'uopo 
di abbandonare per forza, risolvettero di 


Ùl primo contratto di tale vendite fa 
rogato in Empoli li 6 maggio dell’enno 
1255 pel vecchio de’conti Guidi 


piurta del mercatale col palazzo vaoro; la 
porzione delpadronato della pieve diEmpoli, 
dello spedale di S. Giovanni di Cerbajola, 
l'intiero padronato delle ch. di $, Marti- 
no a Visiana, di S. Lorenzo, di S. Doss- 
100 di 5. Mamante a Empoli vecchio con 
dipendenza feudale; come pure tutti 
Bates distintamente 'Somsiagi, cite 
alienazione di molti altri luoghi che per 


60 EMPO 

essere faori del distretto di Empuli non 
starò quì a rammentare. — Wed. 
Gr, Vizci, Monzz.ancm e 
mosto. 

11 simile fu fatto per lal--ro quarta par- 
te dal conte Guido di Romena, Gzlio del 
fa C. Aghinlfo s.tto il giorno 10 di sett. 
per la somma di lire 9000; e contemj.o- 
raneamente dai due fratel siti Guido 
Novello e Simone figli del cante Gui 

lodigliana del fu C. G: Guerra il 

Rep. Gr. si obbligò pagare lire 
diecimila. 
- Finalmente l’altima quarta parte del 
distretto Fmpolese, come anche quella di 
Vinci, di Cerreto-Gaili, di Collegonsi, ec. 
fu alienata con rogito del di 3 agusto 1273 
dal conte Guido Salvatico figlio del conte 
Ruggieri di Dovado!a per il preso di lire 
ott: mila. 

Tate le ali somme i Reggitori della 
Rep. Bor. con partito del consiglio gene- 
rale divisero fra le respettive popilazi.ni e 
castelli vendati, accordando a quei populi 
facoltà di rivalcraene nell’imposizione |re- 
diale, cesia della Lira. (P. Iuneronso. De- 


















fu concluso in Empoli (nel di primo di 
febbre. 1255, stile comune) oa trattato di 
pace fra i Comuni di Firenze, di Lucca e 
di Proto da una perte, € quello di Pistoja 
dall'altra, quando i capi Ghibellini reduci 
dalla battaglis di Monte-Aperto scelsero 
Empoli,come luogo più centrale, per tenervi 
Ia famosa dieta, nella quale si prozettà di 
dietore la città di Fireoze, e costruirne 
una nuova in Empoli. Lo che sarebbe 
fome evvenuto senza l'insistente oppo- 
sizione di Farinata degli Uberti. i 

Imperocchè egii solo fu quello che con- 
tro l'opinione concorde dei primi capi 
delle città di Firenze, Pisa, Siena, Arezzo, 
€ Pistoja, de’conti, signori e barsoi della 
Toscana intervenuti a quel memorabile 
parlamento, egli solo con indegnazione d' 
animo si oppose a far fronte a colanta 
scellerata proposta, perchè la vittoria dell’ 
Arbia non producene un frutto sì fanesto 
da emer la rovina della patria sua. 

Uo altro perlamento ebbe luogo nella 
pieve d'Empoli, nell'anno 1295, dopo la 
cacciate da Firenze di Giano della Bella, 
per trattare di una lega Guelfa contro i 
memici della Chiess, ‘cioè contro i Ghi. 


La quale lega fa conclusa per va 
a condipriare ilal primo di viug. 
, fra i Comuni vi Firen 






edi Colle, lasciando luogo a Pistuja e azli 
altri Comuni di parte Guelfa della fo- 
scena. 
Multe altre volte la Terra di Empoli fu 
destinata per la sua centralità, co. e il Ino- 








essi politici, 
iorché nel 1297, di nu vo ncl 1304, 
fermò la Jogo Gnelfa della Tosca. 





ma; sia quando nel 1312 il governo di 
Firenze, asp. ttandosialle mura della città 
l'esercito di Arrieo VII, con gli ambascia- 





tre città e terre di parte Guelfa, 
di ambasciat i riuniti nella pieve d'Empo- 
Ti concluse allcanza e discasse il modo di 
resistere a quell’imperante. 

Noa si può con dati certi asseverare, se. 
la costruzione «lele prime mura castr‘lane 
di Empoli risalga al scolo XII, siccome lo 
danno a congetturare le espressioni del 
dcumento del 1119 di supra socsnnato, 
quando i cimjugi CC. Guidi concessero 
uomini del piviere d’Empoii terreno 
safhciente a fabbricare intvrno alla 
i° luro don'ciliu e tanto luogo per difen- 
dere il paese di Empoli nuovo mediante 
un castelli. 

Si può bensì con qualche raginnevolez» 
ta argoire, che le prime mura castellane 
di Empoli non fossero di una grande soli- 
dità testo che non, si ritr .varono i suoi 

i più profondi di dae braccia 
attuale, che è da quell’epo- 
ca molto più elevati; e tit: che quella 
mura non firruno atte a resistere all’im- 
peto della piena dell'Arno accaduta nel 
1333, per cui restarono in gran parte at- 
terrate. (Grovanzi Viutam. Cronio. lib. 
21 6. 1.) 

Tale svéotara fa appreszata dalla Rep. 
Borentina, la quale con rua deliberazione 
del 1336, poco dopu l'escursione ortiie 
fatta sal territorio Empolese dal faornsel 
to Ciupo degli Scolari capi i 
no della Scala, provvide al rit: 
le mura di Empoli e di Pontorme, cooce- 
dendo a quei popoli, per sustenere le spese, 
alcune temporarie franchizie ed esenzioni 
dai pubblici aggravj. 

Si potrebbe credere, che una tal provi. 
sione pel rifscimento delle mura di Em- 



































EMPO 
poli volesse riferire solamente a riparare la 
porzione danneggiata dal diluvio cel 1333, 
arulse si conta un epoca più recente del 
la edificazione du de: errehio delle 







sico. se apparisce da.l'iscrizi ne sopra la 
Porta Pisano, .mecchè tale © struzione 
cvotinuae anche qualche ann dopo. 

Il cerchio delle artiche mura di Empo- 
più ristretto di giro, 
tuale di figura quasi 
iatervalli di t.rr;,con 
4 purte, sì modo chelo da a conoscere fr. 
le sspenstiti, ana delle purte pusta » ‘pon. 
premo quella pisana e una di quelle torri 
fituata nell'angido fra cetro e lev. presso i" 
alteale spulale, già l'antica fortezza. Fu 
quest’altina vperm di Cosimo I, per «rdine 
del quale la Terra di Empuli venne ciro.» 
data di anni ripari, di argini e baloardì e 
risacito il servado cerchio delle sue mura 
Da queto i curaggiisi Fmpulesi avrebbe- 
re apoti meglio afruntere e respingere le 
truppe Tratonico-lsparo-Papali, che dal- 
l'assedio di Firenze Alessandro Vitelli e 
D. Diego farmicnto nel maggio del 1550 
coedamen: ad assalire la ho patrio, se 
fuse stata minare la «lappraggine di Pie- 
ro Orlandini e di Andrea Giagni, lasciati 
dal bravo Fe.rucci alla guardia di Empoli 
contr: gli assalitori. 

Di un tale avvenimenti, che a confe» 
sine dello sturio» Scgui in gran perte 
detie perduta la guerra ai Fiurentini, Em 
pali ccaserva la memoria sulle mura di nu 
bustine dalla parte dell'Arno, che ha 
tattea le imprinte delle palle dell’arti. 
Gieria del generale spegn‘o Sarmien- 
lo (Reluziune di un 4wonimo Eurorzse 
contemp.raneo press il Lami. Hodoepor.) 

Ai tristi effetti della guerra e del sacco 
si aggiunse altra nen meno grave calamità 
the fece grandissima strage in quest’istesso 
maso 1530 nella campagna e dentro la 
Term di Empuli, chè, la peste; alla quale 
prr colmo di misura venne ben tosto die. 
tro una terribile carcstia. 

L'odio e presa di Empoli può riguar- 
dani come l'altimo avvenimento sturico di 
questa Terra, se non si voleme tener com 
We di una macchinazione segreta tenuta 
dursete la guerra di Siena dai nemici del 
Sorerno Medico per consegnare Empoli 














EMPC 61 
ai Francesi, pagata col taglio della vesta da 
Gherardo Adimari, e da Taddeo da Cs. 
Wtiglione, 

Stabilimenti destin ti ul culto. — 
Qualora si contempla Empoli sotto 
spetto dei suoi elitizj sacri e profani, 
«li benelicenza, d‘istruzione e di pubblica 
comalità non deve sorprendere, se slcusi 
aut.ri di geoyrafie universali. supposero 
questa Terra una piccula città, cumecchè 
dovria recare maraviglia di leggere in un 
opera di geugraGia tradotta a'tempi matri 
in Italia, Empoli designata città, esode vo- 
scorile. 

Fru i sscri tempj il più ragguardevole 
per tatti i rappurti è la- chiesa collegiata, 
la di cui csierna facciata conserva in gran 
perte la firma che gli fu data nel 1093. 
Fu essa restaurata e nella attual forma 
interoamente ridutta nel 1738, cioè un 
lo dopo che fa fatto il coro, e pochi 
pi prima che restasse coperta (nel 1763) 
la soffitta. 

Cuntiguo alla collegiata è l’antico batti- 
stero di $. Giovan Battista con due îavole 
rappresentanti i SS. Giovanni e Andrea 
cootitulari della primitiva pieve di Em- 
poli. Le storie del martirio di $. Andrea 
dipinte nei gradini dell'ritare sono atiri- 
isuite al Ghirlandajo, mentre il fonte bat- 
tesimale di marmo bianco è dell’anno 


144 

al persi di ecsellente scultura si tro 
vano nella stesse collegiate, ci.è, ana sistua 
È: 8. Sebeetieno del Romellino, un bamo 
rilievo rap la Madonna, che si si 











Fra le opere di pittura somo da ram- 
mentarsi un affresco» rappresentante 5. Lu- 
cia alla soa erppella, opera di Giutto, che 
si erede anche l'eat re di a'cani quadretti 
situati pell'altare della compegoia di $. 
Andrea; an S. Tommaso d’Jacope da Em 
poli; il Cenacole del Ci 
Guia del Corpus Domini 
rappresenta la visione di S. Giovanai E- 
vangelista opera del Ligorzi nel 1622. 

Scconda per antichità e ampiezza ci si 
offre la chiesa di S. Stefano, che fu dei 
frati Eremitani di S. Agostino. I quali re 
ligiosi sino dal secolo XIII averano un con- 
vento nel sobborgo occidentale di Empoli, 






e EMPO 
contigso alla distratta chiesa di S. Maria 
Maddalena. —Ingrazia del terreno ottenuto 
per deliberazione del 3 loglio 1367 dal 
magistrato degli Oto, ossia degli otto uî- 
niali delle castella e fortezze del Comune 
irenze, quei frati eressero dentro Em. 
poli il novo claustro e la grandiosa chiesa 
di $. Stefano, dove si mantennero sino 
al 1808, epoca della loro soppressione. 
Trovasi oostà una tavola della Presents- 
gione al tempio, dpera dell'Empoli, e ua 
della Natività di N. S. dipinta dal Passi. 
gnaoo, oltre varj a fresco del Volterrano, 
e quelli di non inferiore autore che furono 
barbaramente imbianoati c scrostati, all’ 
ingresso della chiesa. 

Ua quadro del Cigoli esprimente | 
Esaltazione della Croce è da vedersi nella 
chiesa di S. Croce delle Benedettine, ossia 
delle Monache vecchie. Sono cosi chiama- 
te, per ragione dell'anzianità del loro con. 
etto a csafronto di un altro di Domepi- 
ene. Vennero le prime in Empoli, vel 
1513, dal monastero di S. Brigida esistito 
mel subborgo meridionale presso il primo 
convento degli Agostiniani; mentre l’altro 
monastero di Domenicane sotto l’invoca- 
gione della SS. Annunziata fu costruito, 
fra il 1631 e il 1633, per disposizione testa- 
mmentaria di Cosimo di Domenico Sandonni. 
ni di Empoli, e nel 1785 dal G. D. Lso- 
sotno I ridotto a conservatorio, affinchè 
quelle claustrali si prestassero all’educa- 
zione e istruzione delle fanciulle. 

Tre altri conventi di religiosi contava 
Empoli foori del paese innanzi che fosse 
soppresso quello dei PP. Carmelitani a 
Corniola. Gli altri due di mendicanti esi- 
stono tattora; uno è dei PP. Francescani 
minori Omervanti, situato a S. Maria a Ri. 
ps fori di porta a Pisa, e l’altro dei Cap- 
puccini sulla strada di Monterappoli, che è 
due terzi di migl. a ostro di Empoli. I primi 
Zoccolanti furono chiamati nel 1484 dagli 
Adimari di Firenze, che lor cederono i 
beni e il giuspadronato della chiesa di S. 
Maria a Ripa; i Cappuccini vennero nel 
1608 nel eonvento fabbricato da Gio- 
wanpi di Benedetto Giomi da Empoli sul 
suolo donato dalla famiglia nobile degli 
Alemandri di Firenze, mentre l'empolese 
Tommaso di Gio. Del Greco faceva circon» 
dare di uraro l'orto della clausura. 

Stabilimenti di beneficenza, d'istru- 
sione e di pubblica utilità. — Empoli 











EMPO 
ha un ricco Monte Pio fondato nel 1530 
00 regolsmento, nel mese di dicembre di 
quell’anno stesso, dal Grandnca Cosimo I 


approvato. 

Gli assegnamenti per tale azienda, picro- 
li in principio, andarono progresivameo- 
te aumentando, in guisa che adesso il Mon- 
te Pio di Empoli ha un capitale di circa 
So,ono scudi, oltre qualche altra rendita 
fondiaria. Arroge a ciò, che molti dei 
suoi avanzi servirono; e sono costentemen. 
te erogati in oggetti di pubblica là. 

Ospedale di Empoli. — Verj cspizi 
contava Empoli nei secoli trapassati, uno 
in via de'Guidaoci, nel luogo dove fu 
eretto il monastero di S. Croce, e l'altro 
mel borgo occidentale intitolato a S, Me. 
ria delle Grotte, oltre quelli di S. Leo. 
nardo a Cerbajola e di S. Lucia a Pie- 
tre>fitta. Ma questi spedaletti piuttosto 
che giovare ai terrazzani per ricovrarli nei 
culi di malattia o i mineria, servivano di 

fagio ai biapti, che con il passaporto di 
un bardone e di un sanrocchino sulle spal- 
le, girando per il mondo, cercavano di 
campare la vita alle spalle di chi voleva 
Vucrarai i) pane col suo sudore. 

* Decretata nel 1750 la soppressione di 
simili ospedali, meno quello di S. Lu- 
cia a Pietrafitta, e i loro beni 
ti allo del Bigallo di Firenze, la 
Comanità di ‘Empoli rivolee le sue cure 
all’erezione di un più vasto, pià atile 
€ meglio organizzato refagio ai poveri 
malati del suo distretto. 

Il magistrato civico acquistò a tal uopo 
dalla casa Dazzi l'antica fortezza eretta o 
ingrandita da Cosimo 1; in guisa che quel lo- 
cale, che fu destinato alla distruzione dell’ 
umana specie, videsi dal 1746 al 1965c00- 
vertito nell'asilo degl’iofermi, nel tempio 
della salute con ben inteso disegno dell’ar- 














ta di 600 scudi che cavasi dall’eredìi 
cel. scrittore’ e archiatro dott. Giuseppe 
Del-Papa. 

Quest'uomo benefico che lasciò il visto= 
so suo patrimoniu di 90,000 seadi a pub- 
blico benefizio degli Empolesi, questo cit- 
tadino generoso fu per la sua patria un al- 
tro Lazzaro Fei, in lode del quale Arezzo 
tributa annualmente una ben meritata ora» 
sione. 


EMPO 

E forse îl dutt. Del-Papa seporò il Fei 
besefattore della Fretermita Aretina i 
quiato che, oltre l'erezione e manteni. 
mente dello spedale sostenato in gran par- 
fe dall'erediti Del-Papa e dai recenti vi- 
siosì lasciti dei due fratelli empolesi 
Lorenzo e Pietro Fensî, si cavano dalla 
ma eredità ogn’anso So doti di scudi 25 
Pausa per le fanciulle della Comunità di 
Empoli, e si mantengono quattro posti 
di stadio, due per cinque anni a favore 
di giovani secolari nelle Università di Pi. 
mo di Siena, e due per sci anai a favore 
dei chierici pei Semimarj arcivescovili del 
Gran-Ducato. 

Nè minore è il benefisio che dalla di- 
iposizione testamentaria del dott. Del-Pa- 
pa risentono i preti di Empoli, mentre a 
dicuso di loro, tanto canonici quanto 
cappellani, sumentò di un mesto 
Felemosina giornaliera della meisa senta 
ebbligo di applicazione ; e finalmente rad- 
deppiò l'osorario di 73 scudi che fino sl- 
Nora ritirava il maestro di scuola dalla Com., 
per cui potà eleggersi un solto-maestro. 

Daumero dei maestri di scuola fu re- 
tentemente somentato con gli assegnamen- 
ti egli avanzi fatti dal Monte Pio. Le 
Boete scuole  comanitative vennero a- 
perte nel 1820 nel so convento 
dei PP. Agostiniani, distribuito in quat 
tre cattedre ; la prima per la logica e geo- 
metria elementare; la seconda per l’u- 
mesità e la retorica; la terza per la 
Grenmatica; e la quarta per la calligrafa 
è Paritmetica. 

l’industria cui per indole e per favore: 


tue posizione sono dediti gli Empolesi, 
cigerebbe anche un buoa maestro di tecno. 





scuola di calligrafia @ aritmetica un me-; 

telo più adatto alla moltitudine dei fan * 

dialli che vi concorre. SI 
Tatti i maestri sono eletti dal 

fe comunitativo , mentre alla disciplina 


delle scuole e alla parte esomomica sorve- chè 


Riso due depatati. 

Tu quanto all'istruzione delle fanciulle, 
tua è affidata alle Domenicsne del con- 
terraterio della SS. Annunziata poco so- 
fra rammentete. 


EMPO e5 
coclesiastico. Questi ultimi appertennere 
al ch. empolese Giovanni Marchetti vesco» 
vo di Apcira, dai di cui nipoti ed eredi 
li soquistò il sig. Giuseppe Bonistalli st- 
tuale preposto della collegiata por farne 
davo al pubblico, siccome apparisce da 
un'iscrizione in marmo fatta porre nel vo- 
stibolo dal magistrato civico di 9 

Una ricca collezione di MSS. fa lastio- 
ta nel 1691 alla qua patria dal benemeri 
to pievano Giovanni di Andrea Maleps, 
ma. quei libri si dissiparono dorsote Il 
sacco e la peste dell’anno 15305 siccome 
all’età nostre con maggior danno ascora 
sono state dissipate,o rose affatto dai topi,le 
bolle pontificie e tante altre preziose per: 
gemene dell'archivio della collegiata 1! 

Empoli conta pure un’accademia lette 
raria in pià tempi risorta e illanguidita. 


paolo La più antiea, che risale al sec. XVII, ap- 


pellossi l’accademia delle Cene. Trovavasi 
in somma deosdenza e quasi che spenta, 
quando essa nel 1910 fa rinbovata col ti- 
tolo che tuttora porta dei Gelosi-Impe. 
sienti. Ma emendo ancor questa caduta in 
abbandono, nel 1751 venne nuovamente ri- 
pristinata da 20 individui, aumentati nell” 
anno 1816 sino al namero di 36, e scelti 
dalle famiglie più rispettabili della Terra, 

Anvesso alle stanze dell’accadessia fa 
eretto sino dal 1691 il primo testro dalla 
famiglia Neri che le cedè, nell’anno 1910, 
agli accademici; per conte dei quali fa in 

€ finalmente, 


paese 
1804 un’eocademia di Filarmonici, compo- 
sta di 38 sonstori, the nel 1805 prese il 
nome di banda militare addetta al ‘corpo 
dei cacciatori della 


contornata da una gradinata ornata di 4 
leoni sugli angoli, che gettano ‘altrettante 


fonti. La quale tutta di marmo di 
Carrara fa disegnata dall'architetto fior. 
Gi 


G4 EMPO 
Non dirò dell'ediGitio grandioso detti. 


da questo stabilimento ricerè incremento 
armpre maggiore il commercio di Empoli 
per la concorrenza di tante vettare e 
persone che cosà venivano a prurvederlo 
da quasi totto.il Granducato. 


EMPO 
ri, che stampò fra le altre sue rime il ber. 
lesce poema, in cai si Canta l'eccelsa e 
siagolare impresa di Sanministo e 
capitan Cantini, che, nel 1399, ripuetara 
da quella Terra per trofeo an chiesi. 
stello, il quale a Similitodine del catoro 
cio di Anghiari fa appeso al palezzo 
pretorio di Empoli, dove si mostra tet 





. Nè dirò del palazzetto com portico si- tora. 

Alla serie degli uomini illustri empole- 
si pubblicata dal Manni molti altri soee 
da aggiungere, fra quelli che vissero del 


fimato nella piazza del mercato di fronte al 
la cui facciata conserva pit'are 
‘storiche a buon fresco di mediocre autore, 
se non peravvertire il corioso esere fama, 
che in cotesta casa si adunasse ‘il parla 
mento dei Ghibellini dopo la senguinou 
battaglia, che fece. scorrer l'Arbia in 
romo; qomeccit la ula di qui gli alti 
congressi politici tenuti in Empoli forse 
la chiesa della pieve di S. Andrea. 

Dirò bensi che nella casa medesima 
venne alla luce pel 1648 Giaseppe Del 
Papa,l'altimo archiatro della dinastia Me- 
dicea, il piò dotto e il più benemerito cit- 
tadino he contre pora Eagoli el o 


** Score lÌ più dito del mo scolo, pes 
‘and alla lista nuinerosa di Empolesi che 





ia più tempi si resero illustri ia varj rami: abit. 


dello scibile amano, con cura stati raccolti 
dal dott. Bartolommen Romagnoli d'Empo- 
li, e da Domenino Maria Manni pubblicati. 
(Sigilli Antichi. T. XV.) 

Fra gli uomici più valenti, enza toglie- 
re a' Pontorme il suo Alessandro Mar 
chetti,. farono da Erepoli diverti pro- 
Senori dello Stadio pitano e di quello 
fiorentino, Fra i Domenico Vanghet- 
ti, Leonardo Giachioi, Giachino Sandun- 
mini e Anton Francesco Giumi, che lessero 
nell'Università di Pisa, mentre nello Sta- 
dio for, dettarono i profesori Frazcorso 
Vannozzi e Gioseppo 

Pa pure nativo di questa Terr we ce 
raggioso viaggiatore, Giovanni 
inardo o di Lodovico da Empoli, il quale 
lasciò una descrizione dell'Isola dell’Ascen- 
sione, scoperta’ mel 1501, € visitata per la 
seconda volta, mentre il to Gio- 
vanni accompagnava, nel 1503, Alfonso 
Albarqaerque all'Indie. 

Nella pittura primeggiò Jacopo di Chi- 
menti da Empoli, conosciuto cal nome del- 
la bo ssa ptc — Nella poesia si distinsero 

Domenico Bartoloni, autore del Diti- 
nate di Bacco in Boomisj e Ippolito No- 











to un nome alla posterità, voglio dire, del 
dott. Vincenzio Chiaragi, Hi Ù 
vanni Marchetti, entrambi autori di applao» 

dite opere nella loro profcssione ; e senoa 
fome mancato ia troppo verde età, coca pato 
avrebbe na posto distinto Giuseppe Salva. 
quoli. — Ped. Conmoti. 

Comuaità di Empoli. — Tì territorio 
di queste Comunità abbraccia una super- 
Geie di 18150 quudr., 899 dei quali sono 
presi da corsi di fiumi, di torrenti, di fossi 








i steaziavano 13095 
it, 2 609 individui per 

ogni mig], quadr. di suolo imponibile. 
Cosfina con 8 Comonità. Dalla parte di 

sett.. mediante il fi. Arno ha di fronte le 


praja, a pertire cioè da 

montando con la Com. di Cerreto l'Armo 

sino alla confluenza del torr. Sereda, dopo 

aver passato alla Motta sopra il nuoro 
te dell'Arno. 

Dal torr. Streda siao alle Grotte, PI 
sopra della ch. di entra a com 
fice la Com. di Vini, e più oltre quella 
di Capraja sino dirimpetto allo sbocco del 
fono di scolo di Fibbiane. A questo puoto 
il territorio di Empoli piega di sett. Ver 
entrando nel fowo di scolo iasto, 
il quale serve di limite fra la Com. di Em- 
poli e quella di Moatelapo, com la quale 
la prima si accompagna dal fosso di Fi 
biana nella strada R. Gorentina, ‘e di tà 
nella così detta Fiaccia, per la quale 
entra nella strada Maremmana. Luogo 
quest’ultima le due Comunità, camminan- 
do di conserva mella direzione di lib, pes- 
sano per Prupecchin,e di là nel rio di S. 
Donato in Val-di-Botte, cino a chelo ab- 
baadenano per entrare. nel borro dello 











EMPO 

Grotte. A questo punto cessa la Com. di 
Muatrlapo e subentra quella di Monte- 
spertol:, con la quale attraversa la strada 
che dal Botinaccio conduce alla villa 
del Poggiale per scendere di là nel fumo 
del Terrino, poscia in quello della Leccia, 
col quale passa nel torrente Orme. E ri- 
montando quest'alreo per breve tragitto 
«ne alla confluenza del rio del Pallone, 
la Com. di Empali, rivolta a ostro, scorre 
lungo il rio stesso del J'allone, poscia 
per quello di Camarilli entra ngl piccolo 
torr. Ormicello, dove trova la Com. di 
Castel-Fiorentino. Con quest’ultima quel 
la di Empoli scende insieme per l'Or- 
micello sino al fosso di Ontana, rimontan- 
dolv alquanto innanzi di trapassario per 
entrare nella via detta Salajola; luogo 
La quale attraversa la collina di Monterap- 
poli sino alla strada R. della 7'raversa, che 
eltrepama per ginngere, mediante i 
Canneto, uel È. Elsa. Tì qual fiume divide 
costà dal lato di lib. la Com. di Empoli da 
quella di Montajone sino di faccia 21 bor- 
abetto di S. Andrea, dove sottentra per 
il Guane struso la Com. di Sanminiato, con 
la quale ritorna in Arno a Bocca d'Elsa. 





EMPO 68 

Tofatti il sigillo della stema Lego) illu- 
strato dal Manni (Sigilli Antichi, T. X.), 
comprendeva le divise dei tre Comuni 
suddivisati. 

La qual Lega era formata di 24 popoli; 
cioè, 13 parrocchie del Com. di Empoli, 
9 di quello di Pontorme, e 4 del Com. di 
Monterappoli. 

Il suo territorio, non solo sotto il regi 
me della Repubblica fiorentina, ma ancora 
sotto i Grandachi della casa Medici, costi. 
tulva pel civile la potesteria di Empoli, al- 
lora dipendente per gli 
criminali dal vicario di Certaldo. 

Allart. Anso, (vol. 1. peg. 140) fa da- 
to un breve cenno sulla strnttnra geogno» 
stica del bacino della Valle dell'Arno in- 
feriore, nel cui orntro è situata la Com. di: 
Empoli, quando dimi, che essa Valle tro- 
vasi Gancheggista da due linee ‘di poggi 
coperti da terreni di natura affatto diver. 
sa fra loro; cioè, dal lato dell’Appennino, 
dai terreni secondarii stratiformi di grès an- 
tico, (macigno) di calcareo appenninico. 
(alberese) e di schisto argilloso (bisciajo). 
1 quali terreni, verso la base meridionale 
dei suoi contrafforti, (com'è Mont’ Albano) 
restavano coperti da immensi banchi di 
elottoli e di ghiaja di natora consimile al. 
le tre rocce presccenvate; mentre che nel. 
l'opposto lato dello stesso bacino, fra ostro 
€ pon., si fanno innanzi le colline formate. 
di terreno terziario conchiglifero. 

Più specialmente poi agli art. Caressa, 
@ Csaarro-Guioi, Comunità (val. 1. pag. 
464 e 664), în proposito della desarizione 
del loro suolo, aggiunsi: che i colli di Ca- 

















+ praja possono dirsi collocati sulla linea di 


transizione fra le rocce stratiformi secon- 


+ darie (macigno, alberese, bisciajo) e le mar- 


83,0 Contraca. 

Sebbene oggi manchino a me dati da ae- 
certario, ho però un gran dubbio che le 
feste popolari del sarncino, della cucco- 
gna, della corsa, del ginoco delle bandie- 
re, e quella del volo dell’asino, pratica 
te io Empoli nel giorno del Corpus Do- 
minî, e residuate altualmente al palio alla 
langa e al volo ‘asino, lanciato dalla 
cima del le della collegiata. ho 
gran dubbio, io diceva, che tali feste 













Ppolari rimontino all’epoca dell'elczio» 
® desi 


afiziali della Lega dei tre Co- 
Eopoli, Pontorme e Monterap- 








ne terziarie marine, mentre alla base delle 
colline medesime serre di bordo il terreno 
di allarione coo an profondo hanoo di ciot- 
toli e di arome ghiaje depositate dai fiurai.. 

La conferma di un tal vero s'incontra 
nel territorio della Comunità in esame, 
sia che egli si contempli pres gli orti set- 
tentrionali langolArno, a partire dalle col» 
line di Collegonti sino a Colle-Alberti, sia 
che si osservi dalla parte della vallecola 
dell’Orme cino al di là dei colli di Monte. 
ranpoli, luoghi coperti tutti di marna ce- 
rulca conchigliare consimile a quella che 
forma l'omatura delle colline subappesiino 
nella Toscana granducale. 





66 EMPO 

Altrende la piseura di Empoli, posta 
fra le due sopraindicate diramazioni di col 
Nine, è stata ite colmata dalle 

zioni trascinate costà dal 6. Arno,che 
di secolo in secolo rialza con il suo letto 
quello del circostante bacino, siccome da 
mo canto apparisce dall’impiantito delle 
antiche fabbriche di Empoli, tre in quat- 
tre braccia più basso del piano attuale, 
e dal nome di pedule restato a un inse- 
matora a più del colle di Corniola. 

Fra i snaggiori corsi d'acqua che attra 
versano, o che lambiscono il territorio di 
questa Comunità, contasi il fi. Arno, il di 
coi alveo, a guiea di due segmenti di cer- 
chio, amo concavo el'altro convesso, lo co- 
steggia dal lato di sett., mentre il fiame 
E lea gli serve di limite dal lato di cociden- 
te, e il fiumicello Orme coni suoi in- 
Siweoti Ormicelio e Piavolo lo percorre 
nella direzione di ostro a settentrione. — 
Quasi tutti gli altri corsi d’acqua, piut- 
tosto che rivi, sono altrettanti fomsi di scolo 
per mantenere asciutto, sano e fruttifero il 
io di Empoli, massimamente fra l'Orme 
€ il fosso di Fibbiana ; lo che non avver- 
rebbe sensa il soccorso di tali operazioni. 

È incerto se le scque del fiumicello Or- 
me an di impaladasero in Val-di-Botte; 
‘sibbene quelle che scolavano dalla collina 
del Cotone, sierome lo provano i nomi- 
guoli di pantaneto e di padule conservati 
a una porzione di cotesta pianora presso 
i Cappaceini. 

Anche l'Arno (il cai livello avanti a Em- 
poli fu riscontrato 46 br. smperiorea quello 
del mare Mediterraneo), in qualche luogo 
biforcando lasciava un'isola in mesto. E 
bipartito un di egli scorreva davanti a 
Empoli al distrutto mulino, dov'è 1° 
isola del Piageione; e forse anche fra Li. 
mite e Corte-nuov nanzi che i Granda. 
chi Medicei, prosciuzando e culmando |’ 
antico letto che appellasi 4rmo-recchio, 
ereamero colà la R. tenuta della 7'inaja. 
— Ved. Tira nel Val-d’Arno inferiore. 

A tanti bonificamentj dell'Arno sarebbe 
da desiderarsi che fosse aggiunto an pigno- 
me a gradinate davanti la Terra di Empoli 
per jà facile accesso ai navicelli, onde 
can più Gdanza la pusterità poteme crede- 
re, che costà veramente fu la stazione 
del Porto «ull'Arno dei tempi romani, 
© Emporio mediterraneo dell'Etrusca re- 
Gione, 





















EMPO 


Non solamente la favorevole luezlità, ma 
ancora le facili comunicazioni e le strade 
rotabili, che per varie direzioni fanno cs. 
po a Empoli, sono altrettanti mezzi incen. 
tivi delle industrie e l’anima del commer- 
cio di piccelo Livorno mediterra- 
neo. Oltre le due strade AR. postali, la 
pisana che passa per Empoli, e la etrada 
traversa 0 Francesca di Vald'Elsa, si con 
tano altre vie rotabili; fra le quali la stra- 
da detta lucchese, che staccasi dalla R. pi. 
sana all’aratorio di S. Rocco nel subborgo 
occid. di Em che si dirige sull'Arno 
circa mezzo miglio a lev. del ponte nuovo; 
appellata di sotto è colli, perchè 
tracciata sul fianco delle colline che com. 
tornano da scir. a lib. il territorio Empo. 
lese, da Moote-Lupo per Samontana a S. 
Donato in Val.di-Botte, e di là per le ville 
del Cotone, di Corniola e di Pianezzule. 
Giunta al luogo del Terrafino attraversa la 
strada R. pisana per incamminarsi soll’Ars 
no al di sopra di Bocca d’Elta, dove trova 
il nuovo ponte fatto costruire, tra il 1833 
e 1835 da una società anonima col dis. 
gno e direzione dell'ingegnere pisano Ri. 
dolfo Castinelli. 

Questo pante,che non è ancora stato de. 
scritto, è situato tra il navalestro della 
Motta e quello di Bocca d'Elsa presso al 
luogo dove fa capo nella ripa destra la stra- 
da che staccasi sotto Fucecchio dalla Fran 
cesca. Esso riposa sopra 6 piloni di mate- 
riale, che sostengono 7 archi, ai quali è 
sovrapposto un piano di travi di querce, 
della lunghezza di 251 br. e di br. 11 di 
larghezza compresa la cornice. 

Ogni pila è fondata sopra una solida pa- 
lizzata composta di 158 pali e di una dop- 
pia graticciata di travette di pino. La lar 
ghezza delle pile nei fondamenti è di br. 
move; sopra fondamento di br. 6, edi 
4 all’impostatora degli archi. 

La loro altezza dalla prima risega al 
piano stradale ragguaglia a br. 16. 

Le fiancate, che sono basate sopra 260 
pali e sulla stessa doppia graticciata delle 
pile, hanno i muri ad ala con una scarpa 
esterna di 4 br. per ogni br. di altezza. 

Solida non meno clie ingegnosa è la co- 
«truzione delle arcate con 24 br. di corda, 
stanicchè sono composte di quattro ca- 
valletti per esdauna; e ogui cavalletto è 
armato di puntoni, di puotoscisi, di spro- 
ni, di asticciuole, ec. collegati fra loro mes 



























EMPO 

diante catene di ferro e di legno, che for. 
meno nell'insiome n.° go persi di querce 

n i a 590 br. lineari. Cosiechè 
tutta la trabeazione del si compone 
din* 630 travi facienti totl'insicme la 
temma di lineari br. 3gge. - 

Sopra le aeticcinole de’cevalletti posa 
tn impiantito di travette di pino ben con. 
nessé e incatramate con suo gocciolatojo 
nella cornice; il quale impiantito è coper- 
to da eno strato di solido smalto,e quindi 
da una mamicciata alla Mocadam. 

Lespallette, formate di legname e di fer 
ramenti, heano per soccarto due canapi di 
{o di ferro, già serviti con ingegaoso tro- 
vato alla più facile formazione dei pooti 


quattro di materiali da costruzione. Si fa 
inoltre en esteso commercio di peglia da 
cappelli, tanto greggia quanto lavorata, 
la quale suole ammontare ancualmente 
7 in 8000e0 libbre. 

Un vistoso numero di vettare per berat- 
to di quelle che pertono da Firenze prr 
Livorno, @ per Pisa e viceversa, i molti 


“carri per il trasporto del sale alle comu- 


nità limitrofe e per, il concorso setlime- 
male al mercato di Empoli e più sremo al 
Moste Pio (che è il solo fra Firensz e 


peserà Pia) sono altrettanti mezzi di risorsa per 


molti artigiani, e per varie classi di persone 
di cotesto passe. . 

Ogni giovedì si fa in Empoli un mer- 
cato di grandissimo concorso, che sembra 


Empoli da remo» 

tissimo i potestà, fra i quali due sono di 
rea rinomanza per altro aspetto :cioè, Mi- 
narra 
ne 

poli,e Franoeso! Ferrachi oepitono famero, 


Roverno 
Empoli poco innanzi che si estiaguene 
06 lui la Rep. Sorentina. 

Nel 1772 il G. D. Lzosotao I innalzò 
le potesteria d'Empoti al grado di Vice 
riato di 4 classe con la giorisdizione civi-- 
le e criminale vu totta la Lega di Empoli, 
© per il criminale soltanto sulla poteste- 
ria di Cerreto-Goidi. Ta seguito, essendo 
steta quest'altima assoggettata al vicariato 
di Fuoeockio,fa assegnata al Vicario di Em- 
poli la giurisdizione criminale sulla po- 


QUADRO della popolazione della Comunità di Euros: 
«tre epoche diveret. 


———_—————— 


Nome dei luoghi. | Titolo delle chiese. picci cn Anno | dono | danò 

apperteng:| Nap e, 1833 
——_—_—_—|__—r_— WI 
Avane 


Basti (S. Fiore alle) 
Brusciana 








598 


4a 


Corniola 


Tinaj: 
Val-di-Botte 


Frazione di popolazioni provenienti da altre Comunità. 
ome dei luoghi. Titolo delle chiese. ‘Com. dalle quali derivano. 
———yr|—T_—Ty "| @a—-°— _—_—< 
Gramajolo $. Matteo Castel. Fiorentino 
Tora. Abitanti, N° | 13095 


ENTE 

+ EMPOLI VECCHIO nel Val-d'Arno 
infenore. Contrada che una velta compren- 
dera quattro chiese caccursali (£. Loren- 
so, $. Donato, £. Mamanse e $. Michele) 
sicane delle quali da molto 

te, altre riunite alla cura di S. Marie a 
Ripa, già detta in Costello, nel piviere 
Com. Giur. un miglio o pore più a pos. 
di Empedi, Dice e di Firease. 
Qureta contrada, che attualmente di il 
Some a una fattoria com cose di campagna 
del march. Renaccini di Firenze, è ‘situata 
fra te strada R. pisana e la ripa sinistra 
dell'Arno, fre Empoli e Avaue. Vi chbero 
cotà signuria i tre nobili fratelli longo- 
bordi che fondarono, nell’anno 786, la be- 
dia di $. Savi Pisa. Più tardi vi 
anquistò giurisdizione la famiglia de'conti 
Guidi, la quale dopo la metà del secolo 
TINI alienò i suoi diritti alla Rep. fior. 
Delle chiese di S. Lorenzo e di &. Do- 
nuto a Empoli vecchio non si cencecomo 
aeepere le vestigia. Quella di 6. Momonte 

fa incorporata alta cura di S. Michele a 
pont. Euge- 


por. di $, Michele ef al wo 
rien dalla badia sunmominata, 

cui soppressione (sono 1561) com 
alnfoe pater Ari 
me coi suoi beni all'Ordine equestre di S. 
Belaso.— La parr. di $. Michele a £m- 
peli vecchio fa aggregata a quelle di $. 
Maria a com decreto arcivescovile 
de16 fetb. 1789. — Pod. Rana (S. Ma ti 
mr 

ENEA (3.) in Val-di-Chisna, Una delle 
2) ville, che formavano il complesso dei 
Comuni di Castiglion-fiorentino, Monteo- 
chis-Vesponi, Momtsniaa e Mami, quen- 
de con provvedimento del 14 nov. 1774 
em ville furono unite tutte all'attuale 
Com. di Canti 











Ebbe nome di $. Enea dal santo Litola- questa 


ne della vua distrutte chiesa, una delle an- 
\iche filiali della pieve di S. Maria di Chie, 
alla quale parr. de qualche secolo è stetamità. 
“IL Ved. Caso. 
siatistica del 1551 rhcilze 
Sf oc tporò per 36 uni 
EKFOLA (CAPO 3 ila, an 
du — Fed. Coro è’Ezror. 
ENTE è LENTE (Em fl} Piccola 
fune tribataria del Î. Oscie, che scatu- 
tie fea le rocce trachitiche nella pendics 


ENTI 9 
occidentale del Mont'Amiata, due miglia 
2 dev. della Terra di Arcidomo. 

Veggomi le. sue copiose sorgenti cadere 
a seeglioni da una discosorsa altissima rupe 
mel inogo detto a tale effetto degna da Alto; 
nome che conserva quel rio sine alla sa 
unione cea aliro torrentello denominato 
le Melacce, a cui si marita poco innanzi 
di rasentare dato di grec. le mura di 
Arcidosso, sotto Je quali accoglie il tribu 
to del torr. Arcidosso, dopo che questo dal 
lato di estro e lib. ha solcato la base del 
poggio in cui stà ad «rcidosso la terra no- 
tminata. Costà, passando sotto il primo pon- 
te riceve il torr. Chioce, e di lè drizzan 
do il corso, prima da scir. a maestr., quia- 
di a sett. corre fra la base occid. del pog- 
gio di Castel.del-Piano e quella orient. di 
Moote- Laterone. Passata cotesta gola, da- 
vanti a Monte - Giori vi confluisce il fouo 
Villa, poco dopo quello assai più copiose 
del torrente ivo, entrambi derivanti dal 
Moot’Amiata. A tante acque limpide e 
perenni un miglio più sotto si iano 
Sele del greto tari Zancina chron. 
to all'Ente in un più largo e unico letto, 
riceve dal lato della montagna stessa il torr. 














togre pesbili, mtili all’agraria è 

>, se non ve ne fosse una sin- 
qolare per il naturalista, © avvertita dall’ 
autore del Vioggio al Monte-Amiate, 
quella, cioè, che serve il sno corso, quasi 
direi, di linea di demarcazione fra le rocce 
cristalline e volcaniche, che costituiscono 
Ve periore essatura del Monte-Amiata,dal- 
la sua sommità sino premo alla riva destra 
dell'Ente: mentre nella 





Asunene, è Casas. del -Puso, Comu- 


Banca, Janrica, Aszurica nel Val 
d'Arno fior. Cas. forse sinonime della villa 
di Awrica al suo luogo descritta, e la di cui 
chiesa pare, di S. Andrea faceva parte del 

iviere e Com. di Rignano, annema da 

mano alla cura di $. Cristofano in 
Perticaja, Dioc. di Fiesole, Comp. di Fi. 
renza 


so EQUI 


Vero è, cheil cas. di. Entica è Jentica 





doti presso il cast. d'Jentica, che dichiara 
Lannl.atandi A pare. di S. Maria Ughi. 
Stenno a conferma di ciò diversi strumenti 
dello steso archicenobio dei Vallombre 
seni, rogati sotto i giorni 23 sett. 1129; 29 


gio un di fece perte dei feodi Malaspina 
del remo del merch. dell'Aquila, ai quali 
i terrazzasi di Equi, di Moszone, di Vieci, 
di Casciana e di Codiponte, nel 1418, si 
reolemando - 


protezione dal 
commissario che la Rep. fior. teneva in La- 
Digiena. — Nod. Covisonri. 

Equi è noto nella storie netrale per 


La parr. di S. Francesco a Equi conta 


abit. 
EQUIS (8. MARIA re) i SPINELLO 
nella Valle del Savio, — /ed. Snezzo, 
ERA fiume (Ziera fl) Uno dei più co- 
piosi confluenti dell’Arno, da cei prende il 
mome il vallone fra Volterra e Pontedera, 
fiancheggiato da mimori vallecole che nell” 
Era tribetano le loro scque.—Nasce l'Era 
da due rami diversi di posizivae: l'Era 
viva, che sorge nelle piaggie di Pignano 
sal fianco cocid. del poggio di Castel 
Vecchio, e l'Era morta, che scetorisce 


ERBA 
Reczno sll'Era tribato dal lato destro, 
vette Vollerra i torr. Strolle e Capreggi» 
ne, € più basso il Pregione; di fronte a Ca- 
io Rici € davanti a Ca- 
V'influiscono dal 
ipriano e lo Spedalet- 
tail borro dell’4rpino ; fra Spedleto e 
Lajatico il torr. Ragune; fra Lajatico e 
Terricciola il tor. Stersa della Castel. 
lina; fra Casa-Moova e Capannoli il Re- 
sciano; e fra Ponsscco e Pontedera la Gu- 

mana di Cascina. 





Miletto sel quale percorre il 6. Eraspetta  Tc 


cossotemente a una marna cerulea ricca 
& conchiglie bivalvi e univalvi marine, 
terreno che costà appellasi volgarmente 
biencone, omette jone.— Wed. Vard'Ena. 

ERA (PONTE >’) —. Wed; Poxreva- 
ua, 0 Porrapzna. 

ERBAJA vassso MONTE-CARELLI in 
Valdi-Sieve. Villa signorile e tenuta omo- 
nima della nobil casa for. Dini, compresa 
nella enra di S. Michele a Monte-Carelli, 
Com. Gior. e 6 migì. a gree. di Barberi- 
no di Mugello, Dioc. e Comp. di Fi- 
renzo. ° 
Gisee rul Banco australe dell'Appenni- 
no di Monte Fò, vssia della Futa, in una 
valicola percorsa dal torr. Sorcelle, di 
cui è tribotario il fosso Secchieto, dal 
quale la tenuta di Erbaja è attraversata. 

È an luogo meritevole di emer visitato 
dal geologo che percorre la catena del no- 
stro Appennino, deviando appena mezzo 
mizlio a lev. della strada. R bolognese, a 
partire dalla posta di Monte-Carelli. 

Avvegnachè nella tenuta di Erbaja la 
sratinra fisica della catena Appenninica 
offre una di quelle singolarità 1: me omer. 
Vala e avvertita all'art. Ameamumo (vol. 1 
1-97); quella cioè di vedere rraboccare 
fra le rocce sedimentarie stratiformi 
le massicce e cristalline, nelle quali pre- 
dossina il serpentino e il gabbro.—È preci- 
tamente sol fusso denominato Lupina do- 
ve si osserva a contatto di una roccia ga- 
latrina calcarea, da primo apparire dei 
persi erratici di clisspro comune e di vario» 
ktv,guindi, a proporzione che unos'inooltra 
verso va tarul» naturale fatto a forma di 
capola, trovansi le falde e l’intiero poggetto 
fermato di serpentino diallagico, cui serve 
di bose il disspro, mentre a questo ea 
quello fanno curona lc rocce stratiformi di 
Dietro, © di arenaria calcarea. 


EREM ni 

Filoni di roccia ofiolitica e ino- 
sa si affacciano in due altre località, une 
delle quali sul torrente Sscchieto Del po- 
dere di Prunecchio; e l’altra nel podere di 
proprietà del sig. Bali Martelli, denomine- 
to di Gualda, che è posto alla siuistra del 
Barr. Stura, e merso migl a maesir. della 

di Monte-Carelli. 

ERCOLE (PORT*). — Fed, Ponr'En- 


cora. 

EREMO, o ROMITORIO. Nome gene 
rice che conservano molle località della 
dove fu ua qualche abitaro, o 
cescbio isolato di penitenza. 

Gli eremi più antichi ersao tagurj di 
amecoreti, che viversoo nelle spelonche, in 
luoghi solitarj e senza regola fissa, indipen- 
denti da qualunquesuperiore,e conscii solo 
n sè stessi delle loro 

Fu solamente dopo l'istituzione della 
Regola Eremitana di S. Agostino, e delle 
Congregazioni Csmaldulensi e Vallom 
brosane, quando si ssocià alla disciplina 
anscorelica la vita cenobitica 

Donde consegue, che tutti i lunghi desi 
guati cel distintivo di Eremo, 0 Romite- 
rio, se son furono spelonche abitate da un 
solo anacoreta indipendente dal superio. 
re di an vicino coavento, in cui si. profes- 
sassero i statuti di qualche religione mo- 
mastica, si debbono tali Romitorj rignar- 
dare come altrettante celle, i di.cui ro 
miti vivevano sotto una delle regole ere- 
mitane di $. Agostino, di &, Romualdo o 
di S. Giangualberto.. è . 

EREMO (S. MARIA atx”) sullAlpe di 
Sen-Godenzo. Cas. .con chiesa parr. nel 
pie. di $. Babila, o £. Savello, Come 
circa 3 mi a sett. di San-Godenzo, 
Giur. di ‘Dicomano, Dioc. di Fiesole, 
Comp. di Firenre. 

Risiede sul crine dell'Appennino fra le 
sorgenti del toer. Rio-destro e quette di 
Acqua-cheta, i quali due rivi prima di 
giungere alla bedia di 8, Benedetto in 25 

Sorco lansi al torr. Fronca d'Owe, 
dove perdono tutti il luro nome in quello 
del & Montone. . 

Potrebbe credersi che fosse questo quel. 
l’Eremo dei Camaldolensi di Biforco fon 
dato ‘da $. Romualdo nell'anno 989, e 
da esso lui 32 anni dopo riformato, sieco- 
me'appariace da un diploma del 31 die. 
1031, dato in Ravcona dall'imp. Arrigo I, se 
noq si espemse che quell'Eremo era situato 














"2 EREM 
mel ierritorio dell'Esarcato di Ravenna: 
mentre la ch. di $. Maria all’Erema sino 
da quella età dipendeva dalla giarisdizione 
fiorentina, ed era compresa nella diocesi 
Gesolana. Esendochè, nel 29 aprile del 
lanoo 1028, Jacopo Bavaro vesc. di 
sole, nell'atto di fondazione della badia 
S. Gaudenzio a piò dell'Alpî, ameguò in 
patrimonio a quel monastero, fra le altre 
cose, il giuspadronato e la cappella posta 
fn laogo denominato $. Maria all'Erento. 
(Vermiza Ital. Sacra in Fis. Peesul.) 
le cappella coi suoi beni fu cou- 
fermate. all'abbadia di 8. Gaudeuzio dal 
‘pont. Onorio INT con bolla del 12 settemb. 
1216; e tale si mantenne sino a che, insie- 
me con la detta chiesa rape fi 
possessioni, fa ammensata dal pont. Sisto 
IV al convento e frati dell'ordine dei 
Servi della SS. Aonuoziata di Firenze, 
co ubbligo a questi ultimi di proporre 
all'approvazione del vescovo fiesolano un 
sacerdote secolare per la cura dell'anime. 

Era vel distretto di questa parrocchia 
vn'altra cappella sotto l’invocazione di S. 
Alessandro nell’./pe, detta di Frassinello, 
da lunga meno distrutta. — Wed. Basta 
(S.) e-San-Govenzo in Val di Sieve, 

La parr. di S. Maria all’Eremo conta 
319 abit. 

EREMO pi ACONA nell'Isola d’Elba. 
— Ved. Acosa. 

EREMO pi S. ANTONIO pest’AR- 
DENGHESCA, 0 ROMITORIO pi VALLE 
ASPRA bella Valle dell'Ombrone senese, 
popolo di Casale di Pari, Com. e circa. (13 
guigl. a sett. di Campagnatico, Potesteria e 
quasi é migl.a pon. di Pari, Dioc. e Comp. 
di C:rometo. 

Era uno dei conventi dei PP. Agosti 
i Eremiti, per cui questo © altri 
mili cenobj presero il nome di Eremo,ossia 
di fiomitorio. 

Ha dato materia di discassione lettera 
ria un’iserizione stata nella chiesa 
di questo cenobio, pubblicata dall'Ughelli, 
dal Landucci e dal Gigli, e ultimamente dal 
prof. Giuseppe Giulj riportata nella sua 
Storia delle Acque Minerali, (tom.1V, p. 
216.)Nella quale iscrizione si dior, che quel 
tempio di S. Antonio fu eretto da Biagio 
eresmita, consagrato da S. Donato, al tempo 
del pont. Damaso e di Valentiniano imp. 
l'anno della Redenzione 370. . 

+ Ma tali‘e tapti sono gli errori eronolo- 





















EREM 
gici è gli anscronismi di quella lapida, che 
mon vi è dunpo dubitare dell'ignoranza e 
della intenzione di chi in tes:pi meno ss- 
tichi la fece murare costà. 

Tutto ciò che di più certo può dirsi di 
questo eremo dirato si è,che nel g maggio 
1206 i conti Ardengheschi con atto pab- 
blico donarono al romito Bannerio selve e 
intorno a Palle-Aspra per erigervi 
un'abitazione eremitica; che an secolo 
dopo questo lungo era abitato dai frati A. 
gostiniani della congregazione Leccetena 
della provincia senese. Di che fa prova ua 
breve dato in Cortona li 11 maggio 1308, 
legato pontificio card. Napoleo- 
ad istanza degli Eremiti Agonti- 
S. Lucia di Val la della 
Dioe. di Volterra, e di quel . Anto 
io dell’Ardenghesca della Dioo. di Gros- 
seto, annullò un precedente breve da eno 
spedito a favore di Pr. Vanni di Sasso-For- 
te, che diceva essere devoluta alla 3. Sede 
a tenore del Concilio Lateranense la cal. 
lazione dell'abbadia di Giugnano nella 
Dive. di Grosseto spettante ai suddetti due 
Eremi. — La qual badia di Giugnano da 
longa età distrutta esistera nel luago detto 
ara le Casacce, sul fosso Fenaje tributa. 
rio del fi. Bruna nella Com. Giur. e circa 
4 migl a lib. di Roccastrada. 

L'Eremo di Walle-dspra fu onorato dal 
pont. Pio II, mentre era a far uso dei 
gui di Petriolo, 3 miel. a erce. di 
quell’Eremo, allorchè fu a visitare Fr. A- 
Vessanilro Oliva generale dell'Ordine Ere 
mitano di S. Agostino, e Cardinale del ti. 
tolo di S. Susanna sua creatara. TL quale 
porporato per far la corte al pont. abitava 
in quell’orrido tugurio, circondato da mon- 
ti, da selve di sugheri, di castagni e di lro 
ci, dove raramente capitava (dice lo stesso 
pont. nei suoi Commentarj) umana ore» 
tara, mal sicura dai lupi é dai cignali, soli 
abitatori di quel deserto. 











































EREMO vi S. ANTONIO a MONTE 
PAOLO in Romagna sulls vallecola deltorr. 
Samoggia, tributario del Marzeno, nella 
pare. di S. M: 





£ Casola, Com. e virca 





Rocca $. Casciano, Dioc. di Forlì, Comp. 
di Firenze. 

È situato nel dorso di Monte Paolo, uno 
dei risalti orient. del monte Trebbio sulla 
ripa destra del torr. Samoggia. 

È fama che costà negletto al mondo 4: 





«prionca 
pine, ia veglie e in diziani, imitando i più 
Nel 1639 Giacomo Paganelli nobile 
Rstennate dimorante in Castre-Caro a pio- 
cola distanza dall’anzidetta spelonca, fondò 
usa cappella a onore del sento Taumatur- 
go douadole di rendite: Nel 190, l’eb. 
Michelini di Forlì, dopo svere acquistato 
dai Paganelti quel luogo già in rovina, rie- 
diflcò ona chiesa più vasta con l'abitazione 
per na prete che vi risiede a uliziarla. 
Fazuo di S. Avronto sul Monre Pr 
saro nélla Valle del Serchio, sul Binco 
sett. del monte che guarda la città di Lu> 
ca. — È tradizione che cuetà si ritirasse e 
morisse um santo prete discepolo di $, Pao- 
Fao; e che assi più tardi (aono 10f$) ivi 
peetsoaleni devoti costruisero altra chiesa 
dedicandula a S. Pancrazio, fino a che, nel 
113,4 pont. Inabcenzo 11 lo stesso eremo 
fa segregato si camonici Lateranensi di $. 
Predisao di Lacca. Ma nel 1233,del pont. 


pitulo della cattedrale di Luoca. (Fa. Fio. 
tastim. Origines Hetrusc. pietat. e. g.) 
Fazuo di S. Banana aGancona. — 
Fed. Gamocwa in Romagna. 
Fano di S. Banrotonmzro a Gasraa. 
bili Garvea nel Vald'Arno supe 


EREMO vi CALCI, è salta COSTA v 
ACQUA nel Val-d'Arco pissno, pievana- 
Vo de'$5. Gio, ed Ermolao a Calci, Com. 
Giur. Dive. Comp. e 5 migl. a lev. di Pisa. 

Eremo, dedicato ai 88. Jacopo e 
Veriano, fu sotto:ta' regola degli Eremiti di 
Camaldoli, dal secolo XIF1 sino alla fine del 
secolo XIV, siccome risulta dalle pergame- 
ne che esso' intanzi che fosse am- 
meneato coi suoi be of alla' badia di 8. Miche- 
ki di Pisa. — Pod. Cua. 

EREMO pi CAMALDOLI, ces Di 
CAMPO AMABILE o se‘ FONTEBUO- 

Îh. — Pod. Camarvors, . i 

Frexo di S. Eeipro, 0 de’ Farar. — 
Vod Axva di 5. Eorpso in Valdi-Chiana. 

EREMO ni S. GUGLIELNO, già detto 
ad Stebalum Rodi pella Maremma grosse- 
tina, perr. di 8. Andrea è Tirli; Com. 
Giur: è 5 migl a'macstr. di Castiglion 
della Pescaja, Dioc. e Comp. di Grometo. 

tun 


EREM 73 

Risiede nell'inernatara di aspro e selvo- 
so monte, dove ha la prima origine il fosso 
dì Mala-Valle, 0 della Valle, fuso che 
scende a Iributare le sue acquenella Guma- 
na di Castiglione della Pescaja puoo innanzi 
di entrare in quello scalo ili mare. 

L'Eremo di S: Guglielmo appellossi 
in origine lo Stabbio di Rodi, forse per 
indicare che in così abietto tagario si 
erano ritirati vomini d'arme di nobile li 
guaggio, tra i cavalieri di Rodi reduci 
dalla seconda Crociata. 

Lo fondò verso la metà del sccnlo XIL 
8. Guglielmo, detto il Grande, son tanto 
per la nascita, o per l’austera e senta vita, 
che egli insieme con pochi cruciali ivi 
coaduoera, quanto soche per la figura gi- 
gantesca della sua persona. 

Non è pertanto da confondersi, come 
molti fecero, coa S. Guglielmo dei duchi 
d'Aquitania, viuto a'tempi di Carlo Ma- 
gno, nè con qualche altro duce di lai suc- 
cessore, come furono Guslielmu IV e Gu- 








11 qual Eremò divenne la sede 
lizia, sicoome fu il) convento, dell’ 
austera regola che da S. Gnglielmo si disse 
de’ Guglielmiti. La quat regola fu sbbrac- 
ciata da molti antichi monseteri sparsi 
nello Stato senese e nella ssa Maremma. 

Poche vestigio restano di questo cel. 
monastero, ridotto sttualesente a piccolo 
oratorio dedicato al S. Fondalure, le cul 
ceneri farono trasportate nella chiesa ple- 
bana di Csstiglion della Pescaja, dove con 
gran sono vénerate, — Ped Ca- 
sriction della Puerazi. 

EREMO: pi MONSERRATO nell'Isola 
d'Elba. Santuario di Nostra Donda, tenuto 
in grande venerazione dagli Elbesi, e se- 
Gnalamente dagli abitanti. di Longone, dal' 
cui castello l’Eremo di Monserrato è sp- 
pena un migl. a maestro: — > 

Vi si arriva per una strada fiancheggiata' 
da una doppia linea di cipremi, salendo 
sopra una rupe di disspro comune, da duve 
si apre una delle più belle vedute pitto- 
riche che, spesso offre da molte situazioni 
l'Isola di Elbe. i 

Fra i-detritus e i frammenti di disspra 
€ di serpentino, che costituiscono l'osatu- 
ra di quei poggi, vegetano e fioriscono le 
Agave omericane, i fichi d'India; gli olivi 

no 


7 EREM 
e qualche pianta di 
vertesi costà in noa vera ambrosia. 

EREMO n MONTENERO. — Wed 
Mostzseso di Livosso. 

EREMO pi MONTESENARIO. 
Fed. Mostisezanio, e Ausanio (Most). 

ERAEMO pi MONTICIANO. — Ped. 
Moxriciaso in Val-di-Merse. 

Eaxwo Nuoro di Srnanarenza o dell’ 
Arx di Conrina nella Valle del Bidenteia 
Romagna. — Wed. Consioto (S. Prerao al). 
FREMO o ROMITORIO n ROSIA ia 
Val-di-Merse, Antico convento di Agosti- 

iani Romiti con vasta chiesa (S. Locia) 
ripa destra del tor. Rosia, nella 
Com. Giur. e 9 migl.a grecale di Chiusdi- 
no, Dioe. di Volterra, Comp. di Siena. 

Questo antico cunventé dei Romiti Ago- 
stiniani, ora ridutto al aso di casa colonica 
delle tenuta 8 ui resta a con. 
talto Sl tempio de’SS. Antonio e Lneia, 
trovasi nella tortuosa gola del torr. Rosia, 
nella traversa della Montaguuola, fra Mon- 
te-Arienti e il ponte di Roia. 

N Roitorio di Rosia, al pari dei doco- 
menti superstiti ad esso relativi. rimoota 
al srcole XITI. — Esso dotè molto alla ge- 
nero«ità della nobil famizlia senese d°’ 
Spannocchi, stata costantemente signora di 
quella vasta lenula. 

Imperocchè, con istrumento del di 16 
die. 1225 rogato in Mont’Arieoti, Gherar- 
dino de' i permatò con fe. Pal- 
merio priore degli Agostiniani dell'Eremo 
di S. Lucia di Rosla on pezzo di bosco in 
Tuogo detto al colle, riceveudo in cambio al- 
tro pezzo di terra nella corte di Seja. Con 
istrumento poi del 20 geun. dello steno 
anno 1225, eb incarnazione, il prete Ghe- 
rando di Uguecione, rettore della chiesa 
perr. di 5. Maria a Montarienti, vendè a 
fr. Palmerio priore di S. Lucia di Rosla,che 
riceveva per i suoi Romiti, ana porzione di 
bosrn situsta.tn lugo detto Petreja pren 
60 il romitoriodi Ania. — Dal quale voca- 
Bolo di Peernja sembra potersi dedurre. 
she sino d'allora fossero Costà delle 
cave di marmo simile a quello di Monta. 
fieuti, come infatti vi si trura. —Cos altro 
rogito del 23.dic. 1234 gli Eremiti enddetti 
donarino a prete Andrea canonico della 
pieve di Rosia per ls sua chiesa la porzione 
del suolo che loro apparteneva al di quà 
del-Vedo di Fargeto, e dalla parte oppo- 
eta tanto locale da costrairri un mulino. 















EREM 

Con breve dato in Ischia, li 19 maggio 
1267 Azzo vesc. di Grosseto concalera 
indulgenza di 40 giorni ai suoi diocesani 
purchè avessero succorso com elemosine la 
chiesa dell’Eremo di S. Lacia di Rosia 
della diocesi Volterrana ; e tre giorni dopo 
un simil breve fa dato in Marsilizna da 
Ruggieri vescovo di Massa marittima. 

Alla qual'epoca la stesa chicca c.ser do- 
veva presso al suo compimentn,stantechè il 
pout. Clemente IV, cun breve del 37 nor. 
1266, compartiva indulgenze a chi avese 
visitato la chiesa dell Eremo di S. Lucia 
di Rosia nell’ottava della saa dedica. 

Nel 3 £bbr. 1271, Zaccaria del fa Buo- 
maccorso da Spannocchia,per rimedio dell’ 
anima di suo padre e di doena Aligrada 
sua madre,donò a fr. Bonsjuto priore deli’ 
Eremoanzidetto os perso di terra in luogo 
denominato deguavivole; e cu altro i- 
strumento del 3 aprile 1398, fatto premo 
Vo stesso Eremo, Accorsino e Viviano del 
fa maestro Grazia degli 2, vene 
derono ai frati di S. Lacia di Val-di-Bosla 
un pezzo di terra in I. d. Corte. — Fival- 
mente nel 19 maggio 1286 Pietro del fa 
Palr:erio de’Spannocchi alienda fr. Filippo 
siadaco dell'Eremo di Rosla tre quarte 
perti pro indivise d'au perso di terra 
boschiva posto in 4equovivela. (Anca. Dirt. 
Fica. Carte di S. Agostino di Siena.) 

Enzmo di Rors-Cara vel Moote Pi. 
sano. Antico romitorio dedicato a S. Mari, 
nella parr. di S. Pietro a Cerasomma, pit. 
di Montuolo, già del F/esso, Com. Giur. 
Dico. < Dec. di Lucca,la quale città trova. 
si & migl circa a greo. di Aupe-Cave. 

Veggoosi le sac vestigie in una cavità 
del Monte Pisano alle spalle del cast. di 
Ripafratta, fra la dogana di tal nome e 
quella di Cerasomea. 

All’eremo stesso fa aggrega*a la preesi- 
stente Cetla del Frete Rustico, di cai si 
è fatta menzione al suo laogo. 

Fu cao fondato nel principiv del sooolo 
ZITI nei beni dei mobili di Ripafratta, che 
ne tonservarono sempre il giuspedronato 
per aver essi domato una porzione di quel 
monte agli cremiti di Rupe Cava, la di 
cui chiesa (S. Maria) fa convagrata nel 
1216 da “Rob:sto vescovo di Luce», Quei 
romiti dovettero abbracciare la regola Ago- 
stiniana pei bolla pontiGcia del 1285. 

La altime memorie dell’Eremo di Mw 
pe-Cava ssrivano all'anno 1368. 





ERME 
EREMO ni SELVANAGGIO. — Vel 
Asronto (S.) del Bosco 
ERENO ne'VALLESI. — Ped. Var 
um ia Valdi-Chiane. 
ERENO ru VIVO sor MONTE A- 
MATA in — 


drraruis citano mne 


moreno 


uva 


ESCH 75 
pisane. Pieve e ces. nella Com. Gius. e cir- 
ca 3 migl, a cstro di Lari, Dioc. di San- 
miniato, già di Lucca, Comp. di Pisa. 

Riciede sal dorso di uu poggio selroso, 
nel cui fianco oocidentale scaturiscono le 
prime polle del fiumicello Jeola. È un lu- 
rido cssale com piccola chiesa, in cui esi- 
stono due lapidi, dalle quali ri apprende, 
che essa fu rifatta nel 1630 da Obizzo di 
Federigo degli Upezzinghi di Pisa antichi 
signori di colesta contrada, e conssorata 
nel di 3 marzo del 1719 da Francesca 
Maria Poggi vescovo di Senminiato. 

Però questa cora trovasi nel 
delle chiese della diocesi di Lucca, redatto 
mel 1260, ec'to il piviere di Gedlo delle 
Colline (Gello Mattaccino) da dove sino 
dal 1444 fa costà trasferito il sacro fonte. 

Il territorio di$. Ermete confina a sett 
grec. con csello di Crespina, a lev. ecm 
Usigliano di Lari, a scir. com Parlascio, a 
estro con Gello Maltaccino, a pon. con 
Lorenzana, e a maestr. con Tripalle. 

S. Ermete a S. Ermo conta 540 sbit. 

ZAMETE (S.) nel sobborgo australe di 
Pisa, già detto in Orticaja. Borgata sull’ 
antica via Romès,0 di Emilio Soanro,.0g- 
gi maremmana, con chiesa parrocchiale, 
che fa badia de’ Cistercensi premo il 
Portone del Borgo di S. Marco alle Cap- 
pelle, nella Com. Gier. Dioc. e Comp. di 
Pisa, la qual città è appena un migl. ascir. 

La di S. Ermete fa unita nel se- 
cole XIIT a quella della Ferruca Cella sten» 
sa Congregazione dei Cistercensi, 

Nel 13 mero 1380 li pont. Urbeno VI 
direme ana bolla da Peragia all'arciv. di 
Pisa e al vesc. di Luoca, cea la quale di- 

l’ab. del mon. di S. Ermete di 

icaja, e quello di & Michele della 

Verruca dell'ordine Cistercenso dall’ub- 

bligo di portarsi a Roma per la conferma 
della loro elezione. 


Nel 1447 il post. Niccolò V, ccm breve 
del 19 marzo dato in Rome, approvò una 
E Tccg è quale di. Ere d'Oro 

e 
€ della Verruca di Pisa. 

5 Ermete a conta 569 abit. 

ERMO (S.) nelle Colliae pisane. — 
Ped. Exusra (8.) a S, Eano. 

ESCRETO MICHELE 19) al prod 
te Pisano nella V: 
prese il sla vallo toga pista = 
rivestivano questa località, cea parrocchia 











76 EUGE 
succursale del piviere di Massa Picena, 
nella Com. Giar. Dice. e Duc. di Luoca, 
da cui è $ migl. circa a ostro. 

È fatta menzione di questo Escheto in 
usa certa della cattedrale di Luoca del 


li suoi Gherardo e Sismondo, Ggli 
di Pietro di Walperto,donarono alla chiesa 
de'8S. Pantaleo e Reparata di Lucca un 
pezzo di vigoa siteato Ischeto.- 

$. Michele in Escheto conta 161 

Escusro, 0 Iscazto presso Monte-Rig- 
gioni in Val.d'Elsa. Così appellavasi io- 
torno al mille la parte inferiore del padu- 
le presso la Badia all'isola, nella Com. di 
Monte-Riggioni, Giur. di Sovicille, Dioc. 
di Colle, già di Volterra, Comp. di Siena. 

Escarzro, 0 Scaiero nella Val-d'Era. 
Contrada che diede il titolo a uo'antica 
Chiesa diruta nel piviere di S. Giovan Bst- 
tista a Villamagna, Com. Giar. e Dioc. di 
Volterra, di Firenze. 

BSTINE ALTE x BASSE, o LESTINE 
ia Val-di-Merse. Due cas nella stessa par- 
rvochia de*S8. Quirico e 
go ternpo sencesa a quella di Bagnaja, nella 
Com.e 6 migl. a poo. di Moateroni, Giur. 
di Buonconvento, Dioe. e Comp. di Siena. 

Trovanei bicvoche nelle piagge 
fra l’Arbia e la Merse. A tali Estine ari 
pella vb diploma dell’imp. Arrigo IV. (. 
giuga. 1081) a favore detla badia di S. Eu- 
genio presso Siena, coofermato dall’imp. 
Pederigo I nei a agosto 1185. (Arca. Dirt. 
Fin. Certe del mon. di S. Eugenio.) 

ETRURIA: — Wed Toscaza, e Irrso- 
nariosa al Disosano. 

EUFENTA (8.) n MONTALTO nella 
Valle del Rabbi in Romagna. Cas. con ch. 
parrocchiale nella Com. e 3 migl. circa a 
lev-groc. di Premiloore, Giur. di Galea- 
ta, Dice. di Bertinoro, Comp. di Firenze. 

Risiede im costa sopra il torr. /ansella 
& merzà via fra Presilcore e Galeata. 

La perr. di-S. Eufemia conta 159 abit. 

EUPEMIA (S.) a PIETRAPAZZA nel 
la Valle del Bidente in Romagna. Vico con 
parr. sotto le sorgenti del Bidente di Stra- 

















ha 203 abit. 
RUGENIA (8.)' a BAGNORO.— Ped. 
Rasnoso presso Arezzo. 


EVOL 

EUGENIA (S.) nelle Masse di S. Mar. 
tino di Siena. Borgata ecm antica chiem 
parrocchiale nel vicariato e piviere del 
Bozzone, Com. delle Masse di S. Martino, 
Giur. Dioc: e Comp. di Siena, da cui è 
mezzo mig], a lev. 

Si creda che da questa chiesa una volta 
1 il nogne naa delle porte della città 
di Siena, ora detta Pispini. volgarmente ap. 
pellata al Santo viene, siccome ci legge 
mello statato senese del 1310. 

La parr. di S. Eugenia conta 353 abit 

EUSEBIO (S.) asta CANONICA, — 
Fed. Caronica (S. Evssaro alla). » _ 

EVOLA (Ebula fl.) Piocola Gumana 
che corre per un'angusta ma lunga valle. 
cola nel bacino inferiore dell'Arno fra P 
Elta el'Era, e quasi parallela a- questi 
due fiumi. 

Nasca sal monte del Cornvochio da dae 
sorgenti fra il Castazno e San.Vivaldo; il 
fonte più alto,e più prossimo al orociechio 
del Castagno, porta il nome di Evola; l' 
altro che scaturisce più d'appresso a Muo- 
tignoso ba il nomignolo di Elvelle, e 
corre presto a noirii all'Evola sotto il 
poggetto di Orgia. Di costà inoltrandui 
nella direzione di scir. a maestr. bagoa il 
fianco occidentale dei poggi di Figline e 
di Moatajone, quindi corrode le balze cre- 
tose fra i casteli ‘onda e di Mura; ol- 
trepassate le quali trova il primo ponte fra 
Barbialla e Collegalli. Quindi prosegoe 
fra i colli di Balconevisi e. di Moriolo, € 
Ginalmente dupo aver lambito a destra le 
colline di Ciguli, a sinistre quelle di 
Stabbio, scende nella piapurs Sanminiate- 
se, dove attraversa le strada R. pisana © 
pessa sotto il secondo ponte di pietra alla 
base orientale delle colline di S. Romano, 
dopo un tragitto di 20 miglia, e poco più 
d'an miglio innanzi che sbocchi nell’Arno. 

Pioooli inffciscono nell’Evola dalla 
parte sinistra, mentre dal lato destro 

lie per ria,sotto Barbialia il torr. Or/o 
che scende da Moatajone, e più in basso il 
torr. Fnsi che viene da no. 

La qualità del seolo di questa valleonla 
appartiene quasi costantemente alla marsa 
cerulea marina (mettajone) disposta a stra- 
ti, e pei posti più eminenti coperta dal 
tufo giallastro conchigliare. I quali strati 
di tafo talvolta alternano con straterelli 
di ssbbia e di ghiaja, ivi depositate ia 
epoca inaccemibile alia storie. 














77 


E 


Fuma — Vod Fasusa 

F.SBIANO. — W. 4. Fassaro di Dico- 
mano, Faniaso di Pistoja, Fesiano di Se- 
«avezza, e Pamano (S.) 

FABBIO. — Wed. Pamo. 

FABBRI (CASTEL sa’) nella Valle 
dell'Ombrone pistojese. Borghetto nella 
part. de'SS. Filippo 3 Jacopo L Per 
reccia, Com. Giur. e 3 migl. a sett. di 
Tissana, Dioo. di Pistuja, Comp. d' Fi. 
renze. 

Gisce in pianura fra la strada R, pi- 
stojese e il 2. Ombrone. 

Si dise forse il cat. de'Pabbri per 
avere ‘ppertenato a una famiglia di case 
to Fabbri, a per essere abitata da fabbri 


'ABBRI (COSTA al). Contrada cca 
vill: signorile sel subarlio di porta 8. 
Marco di Siena, dalla cui cità è an miyla 
lib., nel pop. di S. Maria a Tresa, Com. 
delle Messe dì Città, Giur. Dioc. e Comp. 
di Siccn 

Risiede sopre una piaggia che a pon. è 
verrosa dal torr. Sorra, a lev. dal tor. 
Tresa, monte le passa davanti la strada 
A. grossetana, ed ha alle spalle la collica 
delli Agoncali sparsa di amenisime case 


campagaa. 

Prende il nome dalla Costa a Mabbri 
tua vago casino del coote Pieri di Sienz, 
fa mezzo a un giardino attraversato da 
viali, e contornato d: statue di pietra che 
dicon scolpite da Bartolommo Mazzuoli 
artista cencsr. 

È pere salla Costo a Febbri la villi 
desomiasta la Pere, già della nobile 
famiglia Placidi di Siena, 

Fazna:ca nella Valle dell'Arno areti- 





no, cmia delle. Ca14554. Can. distratto che. 


diede {1 Litola alla ch. parrocchiale di S. 
Maria @ Fabbrica, nel piviere della 
Chiassa, Com. Giur. Dice. e Comp. di 
Arezzo, dalla quale città cra appena 6 
migl. a sett. 

Noa sarebbe improbabile che tali nomi 
lauero derivati anche dalle antiche fabbri» 
che di terraglie, trattaadosi di luoghi dove 
più facilmente si trovano depositi ar 

ta 


gillosi dei Gumi;e tanto più che erano poco 
luogi di qua i casali di Fabbriziano, e di 
Centocelle, paesi cui si attribuisce una 
consimile derivazione — Ped. Cincesu. 

FABBRICA nella Valle dell'Arno in- 
feriure, osmio Fassaioa di Cioou. Vill. 
con pieve (S. Giov. Battista) nella Com, 
Giur. e migl. 2 a pon-mwstr. di Sao- 
tniniat,, Dino. stessa, già di Locca, Comp. 
di Fireuze. 

Il villaggio di Fabbrica di Cigoli ri- 
siele sopra una piocola e deliciona collina 
a cavaliere della strala R. pisana, poco 
langi dal distrutto castello di Cigoli, oggi 
cosvertito In ua villa signorile, denomi. 
nata tuttora il Castelvecchio. — Ped. 
Cioou. 












de’SS. Giov. Battista e Sata: 
mo menzione di questo villaggio di Fab. 
dus fra le più 
vetusto pergameos schivio arcive. 
suovile di Lacca, delle quali una dell'anno 
170, relativa al prete Liutpraado fizlio di 
Pertalo abitante a Fabbrica, che conferma 
una donazioue di beni fatta tre sani pri. 
ama alla chiesa di S. Dalmazio; e l'altra 
dei 909. quando Pietro vescovo di Luo- 
ca costital il prete Dmenico in pievano 
della pieve di S. Giuvanni Batritta e 
$. Saturnino, situsta in loco et finibus 
Fabrica. 

Il piviere di Fabbrica presso Cigoli, nel 
126o,contava le seguenti 18 sffrazanee: 1. 
8. Lucia a Montebicchieri (esistente); 2. 
8. Pietro di Wimossn (ignota); 3. 8. Sal- 
vatore in Piaggia (idem); 4: S. Michele 
di Mugnano (diruta); 5. $. Doneto di 
Mugnano (idem): 6. S. Michelo del Ce- 
atel di Cigoli (annessa alla pieve); 9..& 
Pietro di Gosano o Nosuno (perduta); 
8. SS, Romano e Matteo alla Villa di S. 
Romano (dirata); g. SS. Stefano e Lucia 
di Scocolino (idem); 10. 8. Jacopo di 
Pilla S. Albano (idem); 10. 8. Maria 
Madlslens di Puticciano (idem); 19. & 
Pietro di Montalto (idem) 13. $. Maria 
di Soffiano (idem); 14. 8. Martino di 

u 











78 FABB 
Ventignano (idem); 15. S. Maria di 
Fibliustra (idem); 16. Mon. di S. Gonda 
© Gioconda (ora villa Borghesi); 19. S. 
Aodrea di Bacoli (distratta); 18. S. Bar- 
tolommeo di Stibbio (esistrute). 

Nol cast. di Fabbrica di Cigoli fa fon- 
dato nel secolo XIII es convento dei frati 
Umiliati con chiesa dedicata a S. Maria, 
soppresso dopo la metà del secolo XIV. 

Del resto sla storia di Fabbrica emendo 
comone a quella del cast. di Cigoli e del 
borgo di S. Gonda, a quegli articoli si 
rinvia il lettore. 

La par. di S Giovanui alla Fabbrica 
di Cigoli abbraccia una popolosa cuntrada 
con la sottostante borgata di Santa Gonda, 
la quale nuvera 2040 abit. 

Fanzarca in Vald'Elea 
nel piv. di 5. Jerusalem, omia di 
sino a Lucardo, Com. e circa 3 migl. a 
Jev. di Certaldo, Giar. i Castel-Fio- 
rentivo, Dive. e Comp. 

In cotesta villa di Fatbrio ebbe pode- 
re il gran conte e march. Ugo; il quale 
nel 998 dotava la badia di Poggiboosi 
con assegnare fra le 210 case, casslini e 
mmensi, che uno di essi è situato nel piv. di 
S. Jerusalem a Locardo in luogo deno- 
minato Valli presso la villa di Fabbrica. 
— Fed. Lucanvo (S. Donato 4). 
FABBRICA i in Va 





















scir. di PpArrt i di i, Comp. 
di Pi. 

Bisiede in collina ella destra del fi. 
E: fronte alla vallecola della Stersa 
di Castellina marittima. 

Fi 


se poli 
te nominato belli statuti del 1284 di 
quella città (lib. 1, rabr. 83) in cui si 
assegnano al capitano della Vald'Era su- 
periore residente a Monte-Foscoli i di. 
stretti di Monte-Foscoli, di Latreto, di 
Fabbrica, di Montecuccheri, di Monteo- 
chio e di Cedri. 

Acquistò podere in Fabbrica la potente 
famiglia pisana de’Gaetani, a cui si deve 
la costruzione del castello già quadriturri- 
to toccato pelle divise alla discendenza di 
Pietro di Benedetto de'Gaetani; a quello 
stesso che dopo la caduta di Pisa (anne 
1406) venne a stabilirsi con la sua prole a 
Firenze. 




















FABB 

Una porzione della tenata di Fabbri. 
ca, el 1576, pervenne nella famigla 
patrizia de'Ricciardi; e più tardi (anno 
1657) per una quarta parte vi acquistò 
ragione l'illustre casata de'Galdi; le quali 
tre prosapie pomederamo in comane li 
vec. hia rocca di questo villazgio, a'lorchè, 
nel 1685, fecero erigere in luogo di ema 
un naovo pelszzo, sulla di cui facciata 
vennero collocate due iscrizioni dettate 
dal poeta Gio, Battista Ricciardi, per ri- 
cordare le accennate vicende della rocca 
di Fabbrica e dei loro padro 

La chiesa plebons di 
stadi 








rica è va- 
tica struttura, di pietre quadratea 





Ur nivate. Esa è stata rimodermata nel 
1833, forse von senza scapito della ma 
primiera architettora. 

La pieve di S. Maria a Fabbrica al si- 
nodo. Volterrano dell’anno 1356 en 






te rionite in due; cioè 
Monteloppio (esistente) Uncia a 
Montecchio (esistente); 3. S. Michele a 
Celli (soppressa sul declinare del secolo 
XVIII); 4. S. Giorgio alla Rocchetta di 
Montecuccoli (sopprer 2). 
Nei secoli posteriori sembra che al pi- 
viere di Fabbrica fosero incorporati i po- 
del comane di Ghizzano ; cssendochè 








gno 1512, ammensò al capii 
renzo di Firenze le chiese di S. Maria a 
Ghizzano e di S. Mustiola unite,e spetta. 
ti alla Dico. di Volterra nel piviere di 
Fabbrica. (Monesi. Mentor. della Basil 
ca Laurenziana.) 

La parr. della pieve di S. Maria a Fab- 
brica conta 768 abit. 

FABBRICA jo Val-d'Orcia, altrimenti 
appellata FABBRICA PICCOLOMINI 
Villa con parr. (S. Regolo) nella Com. 
Giur. e circa 2 migl. a grec. di Pienza, 
Dico. medesima, già di Chiusi, Comp. di 
Siena. 

Risiede sopra un elevato poggio fra le 
sorgenti del torr. Tresa e la villa del 
Palazzo Massaini. 

Fu un antico possesso dei conti della 
Scialenga, ai quali apparteneva quel C. 
Ranuccio di Fazio Cacciaconti, stato signo» 
re di Fabbrica intorno alla metà del se- 
colo XIV. Allo stesso sec. convicne ripor- 
tare la fondazione della ch. di S. Regolo = 


Fabbrica, dichiarata più tardi 


FABB 
Seappertenota alla diocesi di Chiusi sino all’ 
rezione della cattedrale di Pienza (anno 
462), cai fu assegnata. Ciò seguì un anno 
rima che Jacopo Piccolomini nipote del 
pont. Pio I comprasse la tenuta di Fab- 
brica da Gregorio Mamaini, da cui a quel 
tempo era posseduta. 


' 
Suatizia de'Buondelmonti. — Questo ca- 
stello trovasi rammentato nel priocipio 
del ercolo XI fra le membrane state del- 
la badia di Passignano; mentre una di 
eue dell'anno 1013 contiene una promessa 
di non inquietare il mon. di Passignano 
mel possesso di una sorte în luogo detto 
Colio del Prete Lando, promena che 
fa fatta nel cast, di Fabbrica nella casa 
di abitazione dei fratelli Gotizio e Pietro 
pati dal fu Gherardone. 

Fra i documenti della stessa provenien- 
za riferiscono egualmente al cestello di 
cai si discorre altri tre contratti; uno dei 
25 febb. 1015, rogato il cutello 
di Fabbrica nel piv. di Campoli; un 
altro istramento dell'agosto 1036, fatto 
avanti la chiesa di detto castello; e final. 
mente ona scritta di locaziono stipulata in 





Fabbrica, nel mese di giugno 1065, per la. £ 


quale Ranieri del fu Tedaldo affittò 6 

l'annno esnone di 4 
si nell’alba del giorno del 
£ Natale del Signore nel cast. stesso di 
Fabbrica, 


A partire dal 1098 in poi i vescovi fio» 
reatini patetica il giospadronato del 
castello e chiesa di S. Andrea a Fabbrica, 
per donazione fatta în quell’anno al vere. 
Ranieri da Uguccione del fu lidebrandino 
degli Scolari-Baondelmonti,jl quale conces- 
se la ma porzione del cast., chiesa, case e 





FABB 79 
terreni posti nel territorio di Fabbrica; 
donazione che fu poi confermata, o sm- 
mentata nel secolo XII dai nipoti del 
predetto Uguocione. Talchè i vescori fio» 
rentini nel secolo XII nominavano per 
proprio conto un loro giusdicente o retto- 
re anche per il cast. di Fabbrica. 

Attualmente, questo luogo coosiste in 
una riunione di case, la maggior 
destinate all’uso colonico della polini 
fattoria con villa sonessa della march. 
Luisa Ferroni, nata Buondelmunti, che è 1° 
ultimo rampollo di quell'illustre prosspia. 

La porr. di S. Andres a Fabbrica ha 
ona popolazione di 220 abit. . 

FABBRICA in. Vi leve, Cas. che 
ha dato fl titolo alla parr. di Î 
Fabbrica, da gran tempo annesso a8, Do- 
nato al Cischio, ostia Cistio,nel piviere di 
8. Cresci a Valcava, Com. Giur. e circa a 
mig!. a lib. di Viochio in Mugello, Dico. 
e Comp. di Firenze. . 

Questo ess. ridotto a poche abitazioni 
coloniche risiede in collina sulla destra 
del S, Sieve, quasi alle falde sett. dj Mon- 
te-Giori. . 


Vi dominarono sino dal mille ì nobili di 
Cercina, di Moute-Rinaldi ne di Mooteloro, 
cui apparteneva quella donna Waldrada 
det hi Roberto moglie di Sigifredo di Ro= 
dolfo, la qual donna, mentre abitava in 
Cercina, pel di 24 aprile dell’anno 10$2, 
emendoautorizzata dal giudice e da altri 
buonuomini, vendè o piuttosto regalò al 
figlio Rodolfo e a tutta la sua discen- 
denza molte corti e case situate a Firenze, 
a Sesto, a Petriolo, in Val-di-Marina, in 
Cercina, in Cerreto, a Mozzanello, a Ca- 
sole, a Fabbrica, in Monteloro, a Fi 
gino, a Riofino e in altri luoghi del 

’ab-d’Arno € della Val-di-Sieve. (Ance. 
Dirt. Fion. Carte della Badia di Passi- 











nano.) 

Nel secolo XITE stò tenuta nella 
curia di Fabbrica e del Cistio la famiglia 
Allotti, denominata de’nobili di Padule 
nel Mugello; i quali nobili, nel 4 gennajo 
1252, prestarono ubbidienza come livel. 
larj della chiesa Sorentina al vescoro Gio- 
vanpi da Velletri. 

La cura di 8. Maria a Fabbrica sino dal 
1390 si trova unita a quella di 8. Dona- 
to al Cistio. — Ped, Cumo. 

FABBRICA asus PIASTRE presto 
CIREGLIO nella Valle dell’Ombrope. pi- 


Porta al Borgo, Giur. Dicc. e circa 
migl. a sett. di Pidoja, Comp. di Firenze. 
È posto io monte fra il Gume Osabrose 
€ la strada R. mclenese. 
Questo casale di Fabbrica, che ebbe 
probabilmente la sua crigine al pari di 


molti altri da qualche officina, trovasi ram j 
mentato in varie carte pistojesi sino dai 
secoli XII e XII; per cei si distingue da 
sitri casali 0 castelluoci omonimi situati 
nel territorio pistojrse. 

FABBRICA pi CELLE o pe ARCI 
GLIANO sella Valle dell'Ombrone | isto- 





A questo luogo, situate sul lorr. Vinci 
preso Arcigliano, alledono specialmente 
due atti pubblici; col primo dei quali, ro. 
gato in Ripalta di Pistoja li 27 nurembre 
del 1051, un tale Gherardo figliv del fu 
Tassimaone con -sua moglie Cuoizza dosò 
alla cattedrale di Pistoja un podere si- 
tuato nel luogo e confini di Fabbrica. Con 
istrumento fatto in Pistoja, 











Febbrica comprava per la chiesa perr. di 
£. Frediano di detto luogo ua piccolo pe- 


. Dirt. 
i. Iacopo di Pistoja) 
FABBRICA si CIGOLI. — Fed. Fas- 
marca nella Valle dell'Arno inferiore. 
FABBRICA PICCOLOMINI. — Ped. 
Farsaica in Val-d'Orcia. " 
FABBRICA vsita PORCELLANE. — 
Ved. Diccra (Fasaarca delle Poncarrane). 
FABBRICHE in Val-di-Chiana. Due 
Ieoghi di questo porse furono nella stessa 
Valle, la borgata di Fabbriche sotto la 
Terra di Lucignano rammentala pelle cer- 
te della Badis di Agnano; e le Fabbriche 
di Quarto, di cui si trova fatta più spes- 
so parola nelle pergamene dells cattedra. 
le di Arezzo; e segnatamente allorquan- 
do, sotto il di 2 ettobre dell’anno 1025, 
il vescovo Tedaldo concesse si monaci 
Benedeitini di S. Flora a Turrita preso 
Arezzo un pezzo di terra con selva posta 
mul. monte di Fabbriche, nel piv. di 8, 











FABI 
Mustiola a Querto, tifera a confine con f 
cassh di Sergiano e Villalhe, e con la via 
ica. (Avcu. della Carrano. di Anazzo.) 

FABBRICHE selle Valle dell'Ombrone 
pistojese, Villa cos oratorio (SS. Annus- 
zista alle Pebbriche) nel piviere di $. 
Giovanoi Evangelista in Pal-di-Bure, 
perr. di $. Pietro in Candeglio, Com. di 
Porta 5. Marco, Giur. e Dioc. di Pisto- 
ja, Comp. di Firenze. 

FABBRICHE w FOLLONICA nei lit- 
torale di Piombino. — Wed. Fotto. 
nica. 

FABBRICHE serzza GARFAGNANA 
nella Valle del Serchio. Tre piccoli casati 
omonimi, due dei quali derivati delle off 
cine di ferrosi trovano ia cotesta valle: la 
Fobbrica di Castiglione alla sinistra del 
Serchio sal torr. di Castiglione alla base 
dell'Alpe di S. Pellegrino, e due altri 
ca di Fabbriche posti alla destra del 
Serchio medesimo sul Ganco orientale dell 
Alpe Apuasa, dettala Panie della Croce. 
Di questi due uno è compreso nella perr. 
di Careggine, e l’altro da il titolo a nea 
ch. parrocchiale ($. Jacopo) nella pieve di 
Gallicano, Com. Giur. e 4 migl. a lev. di 


donò Trassilicu, Dice. di Messa-ducale, già di 


Lnora, Due. di Modena. 

Rinede quest’altimo oss. fra la Torrite di 
Castelnuovo e la fumana della Petrosciana. 
— Elibe origine da un convento di Agosti- 
uiani Romiti, chiamato l'eremo de’SS. 
Giergio e Galgano a Vallebone, fondate 
nel 1214 sui terreni domati dalla Corn. di 
Trassilico. Il quale convento esende stato 
soppresso nel 1461,fa poco stante edifoa- 
ta in sua vece una-neova chiesa per co- 
medo di quella; ione addetta in gra 
parte alle fucine del ferro. La qual chiesa 
(S. Jacopo) vennecosarrata li 21 not. dell 
1530 dal vese. locchese Guinigi. 

La perr. di‘S. Jacopo a Fabbriche mel 
1832 contava 639 abit. . 

Fassaicrano nel Val-d'Arno aretino. 
Cas. perduto che diede il nome a una ch, 
Perr. (S. Michele) nei piv. di Sietina, 
Com. di Ca; Gior. e 
di Arezzo, da cui era circa 4 mig» 
sett. Ved. Panzarca sulla Chiassa. 

FABIANA, FABBIANA nella  Vall 
dell'Ombrone pistojese. Vico nella perr. di 
8. Maria a Piteccio, piv. di Seturnana. 
Com. di Porta al Borgn,- Giur. Dice. e? 
migl. a cett. di Pistoja, Comp. di Firener 








FABI 

Giace nel sruo della valle persto la ripa 
sicitra del &. Os bronr, fra Piteccio 6 le 
Crore a Uzso. - 

nomi di Fabiana, di F. 

di Fabio, 0 Fobivne, che is sicuni si fan- 
te risalire a on'<rigine romona di coloni, 
© predj apportenati alla grate Fabio, po- 
trehbero in 1ere nem avere altro richis- 
mo fecri di quello della primitiva cappe 
le stata ivi ceotruita e dedicata si $$. Fa- 
Vbimmoe Selestiano wertiri. 

Ciò tento più induce a credere il 
tende di Fabiena im discorso, le di cui me- 
morie mperstiti ci avvisano che, costà ap- 
pento csisteva ama chiesa sotto il titolo 
dei dee mati mortiri prescminati. 

N più antico dorumrato inedito che lo 
eenosca, relativo e questo luogo, è un atto 
di rmascipeziene di srrvità fatto in Pi- 
tioja i 26 geonajo 1206 de Visconte e 
Guastavillano fratelli e figli di Spidalerio 
di Agliana, tanto per conto proprio,queoto 
seche arme tutori di te altsi fratelli e di 
ea loro sorelle. Col quale atto rai assoì- 
vetiero Bernardino del fa Baldinello della 
Valla di Villa Pobiana, i veci Bgli © po- 
Meri da ogni condizione servile, mentre 
3 iui vendevanc, a forma dello siatuto di 
Pistoja, iterreni che già quel servo la. 
vara per csato loro, cccettuando del. 
la vendita le terre messajole. (Ancn. 
Da Fior. Carte dell'Opera di S. Jo- 

di Pisteja.) ° 
ST de i menti del 13 pena. 1333 
e del 18 genoa, 1934 fatti in Pietoja, ram» 
meslano un Ammenoato del fu Bernardi- 
no da Fabiana (forse figlio del nominato 
tel 1306) in tempo che egli era conver- 
me cusiede dello spedale di S. Bartolom. 
neo sell’Alpe del Preto del Vescovo. 

Ma i più di tutti dana 
Ve regio in Pistoja H 31 maggio 1342, 
1 quale il presorennato Ammennaio del 





fa Bernardino da Pubisna comprò un pes- Simona 


te di terra posto a Cavriana preso 8. Fe- 
ce sel &, Ombrone vendeto da Giunta del 


Fisolmente gli momisi della villa di 
Fabiano, nel di 7 marso del 1246, per met- 
10 del lero console risunziaromo a una li- 
fe che ii comenelio di Fabiana evea mos- 


FABI st 
10 contro lo del Proto del Vesto 
vo per cavea di va dezio. (Acea. cit.) 


FABIANO,FABBIA NO(Febismum,Pe- 

Ublanum) neli’Alpe Apuona del Pietrocan- 
tino. Pircclo ces. compreso nella. perroc- 
chia di lla pieve di $. Martino ella Cap. 
prila, Com. Giur. e circa um migl. a sett. 
di Sresvezza Dice. una volta di Lani-Ser- 
zano, ora di Pics, sì cui Comp. apper- 
Cene, 
E pesto pel domo del. mente di Baseti 
verso la ripa sinistra del tore. Serra 0 di 
Rimagno, in messo alle selve di castagno, 
fra le cme di mermo della Coppella e 
quelle del monte 4ltissimo, — Ped. Sn 
Suverza. 

. FABIANO nel Galfo Lunense 0 della 
Spezie. Vill, com parr. Andrea apost.) 
nella en dr pare (A edera pet) 
lib. della Spezie, Provincia di Levante, 
Dice. di Luni-Sersana, A. Sardo. 

Questo villaggio, posto sulla schiena del! 
monte della Castellana, fu tra i frudi dei 
warch. Malsspina e ro consorti sino da 
quendo vi riscdeva il march. Adalberto. 
TI quale march. nell'anno 1059, orstà in 
Fabiune, segnò un atto di donazione al 
monastero di S. Venerio del Golfo; do- 
nazione che ampliò o confermò nell’ 
nno 1099. (Munsr. dntich. Estensi) 

La perr. di $. Andrea a Fabiano nel- 
l’anno 1832 contava $08 abit. 

FABIANO ver MUGELLO in Valdi 
Sieve. Cos. la di eci antica chiesa parr. di 
$. Lorenzo fa sunessa a S. Lucia a Caso 
Romana; cel piv. di Corella, Com. Giur. 
€ quasi 3 migl, a sett, di Dicomano, Dice.. 
€ Comp. di Firense. 

Risiede sullo sprone dei poggi che scen- 
dono dall’Appenaimo di Belforte. Esso fa- 
Ampinsna de'CC. 


(i) FABI 
secolo XVI fa staccata e raccomandata al 
parroco di Casa-Rumana. — Wed. Casa- 
Ronapa. 

FABIANO (S.) call’Arbia. Villa h’cb- 
he il nome da un'antica chiesa ac}la parr. 
Com. e circa mezzo migl. a seit. di Noo- 





iena. . 

È citosta ia ona piaggia fra la ripa 
sinistra del 6. Arbia € la sponda destra 
del torr. Biena. 

Questa villa, attusimente posseduta dal- 
la casa Forteguerri di Siena, appartenera 
nel seculo IX al conte Wuioigi sutore dei 
dinasti più antichi del territorio senese, al 
fondatore della badia di S. Salvatore del. 
la Berardenga, alla quale con atto pubbli- 
co del febbr. 867 lasciò, fra gli altri beni 
€ pedeomati, quelli della sua corte di S, 
Fabiano sopra il fi Arbia. — Ped. Ba 
Ransesca. 

FABIANO ($.) arze CAMPERIE ni 
AREZZO. — Fed. Canrrare (S. Fastaso 
alle) 

Passano (S.) di Campos, 0 di Me 
si-Farco nella Val.di-Pesa. Antica vil 
Iata il cei pop.lo da varj sevoli inito 
a quello di S. Maria a Campoli, altrimenti 
detto a Mercatale, Del piv. di Campoli, 
Com. Giur. e circa 3 migl. a lev-scir. di 
San-Casciano, Dice. e Comp. di Firenze. 
— Ped. Camvori, e Canrotese. 

FABIANO (S.) ni CASTIGLION-AL- 
BERTI. — Ped. Carriosios-Atszariin Vab 
d'Ambra — 

—— 4 FALCINELLO. — ed. Fa- 
eumao în Val-di-Magra. 

— ni FIBBIANO in Val-d'Fra. Can 
la di cai parr. fa soppressa nel declinsre 
del secolo XVIII, e raccomandata al par. 
roco di S. Pietro a Ulignano, nel pivicre 
di Negra, Com. Giur. Dioc. e circa 4 
migl. a grec. di Volterra, Comp. di Firenze. 
. —— n MONTE SOPRA RONDINE. 
— Fed. Mosrs soma Rospinz nel Val 
d’Armo aretino. 

—— ni NONTERONI. — ed. Fa- 
maso ($.) soll’Asbia, 

—— a MONTE-SILVESTRE. — Ped. 
Morra-Sicvasras nel Val.d'Arno Casen 
tiace. 

— n QUOSA. — Ped. Quosa nel 
Ja Valle del Serchio. 

— m RIVALTO. — Ped. Rivazro 


molle Colline pisano. 











FABI 

FABIANO (S.) se S. GIMIGNANEL. 
LO. — Wed. Gucsazzzto (S.) in Valdi» 
Chizna. 

—— ni SPECIA. — Wed. Srucza nella 
Valle del Bidente is 

—— n STIGLIANO nella Monia 
Enola di Siena. — Fed. Sriciuaso in Val. 
di-Mene. 


—— di Tuuzsse. — Ped. Taszaso 
im Vald'Elaa. . 

—— i TREMOLETO. — Pod. Tux. 
motero nelle Colline pisane. 

—— ni TROJANA. — Fed. Tuosssa 
nel Val-d’Arno superiore. 

FABIO, FABBIO (Fabium Flabium) 
nella Valle del Bisenzio. Cas. con parr. (S. 
Martino) filiale della pieve de’SS. Vito e 
Mcdesto a Sofignano, Com. Giur. e circa 
4 migl. a sett.-greo. di Prato, Dion e 
Comp. di Firenze. 

Qarsto casale, che fa una delle 45 ville 
dell’antico contado di Prato,giace in costa 
sulla riva sinistra del fiume Bisenzio e 
sul fianco occidentale del monte della 
Celvana. 

Se le ie non fossero troppo in- 
certe, e che talvolta non si trovase in 
antiche carte scritto F/abium invece di 
Fabium, si potrebbe attribuire a questo 
luogo la derivazione stessa che fu data a 
Fabiano e a Fabiana. ° 

Esistono in questa 
case di campagna di cittadini 
le quali si conta quella della famiglia 

issochi, già patrona della chiesa di Fe- 

v che” ron hei 








rammenta la corte di Fabio, o F/obio, 
risale al mese di aprile dell’anno 1024, 
quando il vescovo Tidebrando donò, o 
piuttosto confermò al monastero di S. Mi- 
misto al Monte sopra Firenze, fra le altre 
cose, la corte di Fabio, quae es infra ter- 
ritorium de plebe $. Joannis sita Sufi- 
gnano, una cum ecclesia in honorem S. 
Petri sita in loco, qui dicitur Cavaldi- 
rus etc. (Lam. Mon. EccL Flor.) 

Fra Je carte che riferiscono alla cura di 
Fabio, meritevoli di essere qui rammen- 
tate, avvene una del di 18 maggio 1230 
riguardante la vendita di una casa. po. 
sta nella Terra di Prato dentro le cerchie 
antiche nel Sorgo di Palazzuolo, con la 
mallevadoria del prete rettore di S. Mar 


FAEL 


line a Fabio del piviera & Se@Byanno; e 
l'altra del 13 luglio 1686 eonoeracate la 
"altra è N 





arciv. di Firenze, che investl tosto della 
sensa chiesa ‘abio il chierico ser Lat- 
ta di Bartolommeo da Prati» (Asom. Dir. 
Fu. Bodia di Va, . — Monssi. Me- 
mor. della Basil. Laurent.) 

La parr. di S. Martino a Fablo conta 

abit 

FABRORO (S. MARIA er) nel Pian di 
Bipoli presso Firenze. — Ped. Bapiozza 
al Parimso, 

FACIANO, o FACCIANO io Romagna 
nella Valle del Savio. Cas. cos parr. (S. 
Mimante a Facieno, altrimenti detta a 
riti nella Com. gio circa 10 
migl. a gioco. di Dioc. di Sarsina, 
Camp. di Firmen E 

Risiede sulle ripa sinistra del fi. Savio 
fra la città di Sarsina e il vill. di Sejao- 
cio — Era uno antichi 13 comuoi 
inniti nel 1795 în ma solo corpo ammi. 
Ristralivo col nome di Comunità di Ba- 
Uno. — Fed. Bagno, e Roseruio. 

FAELLA(Paella,etalvoltaPavilla) el 
Vabd'Amno superiore. Due luoghi omoni- 
mi nell’istemo distretto: cioè, il franato ca- 
mtello di Paella e Îl sottostante prosperoso 
Borgo, nella parr. di S. Maria a Faella, 
piriere, Com. e circa 3 migl. a ostro- 
tcir. del Piso-di-Scd, Giar. e 2 miglia 
Ros-maestro di Castel.Franco di Sopra, 
Dice. di Fiesole, Comp. di Firenze. 

Ml luogo dove fu l'avtico castello di 
Faella è situato sopra una piaggia di ar- 
{lla ceralea sullle falde oecidentali dell'Ap- 
pranino di Pratomagno, fra il torr. Paella 
che gli resta a lev. e quello del Resco Si- 
mentono che rode la soa base a pon. 

La vatera friabile del terreno,che costi- 
tuisce le frastagliato colline di Pian-di- 
Scò, di CasteLFranco e di Terranuova 
mella ripa destra dell’Arno, ha cagionato 
l'iatiera rovina dell'antico cast. di Paella 
2 pari di quelli di Ostina, di Ganghereto 
edi varj altri, dei quali sono perdete, è 

appena vestigie. 

L'olierno borgo di Faelle, che conta 
circa (00 indastriosi abit., è posto mezzo 
mirlio a lev. del paggio. in cui esiste 




















FAET 83 


oe nel fiume Arno davanti a Figli 
tetto Ja strada comunitativa fre Castel: 
Franco di Sopra e Figline, la quale ulti. 
ma Terra, mediante Arno, resta 3 migl. a 
Vib. di Faella. 

La chiesa di questo borgo fa ere! 
prioria nel 10 nov. 1637, e otteone il fon. 
te battesimale per decreto del 16apr. 1901 
da Orazio Panciatichi vescovo di Fiesole. 
Venne restaurata e quindi consacrata li 8 
sett. 1792 dal ves. Ranieri Mancini; ed 
attualmente la regge l’erudito priore Gio 
wacchino Antovielli di Faella, benemerito 
delle lettere toscane per l’accurata e niti. 
da edizione della Cronica di Giovanni 

iMlavi, se nel 1823, € 
dotta coi testi a 
€ note dell'editore. 




















PSii distretto di Poello, confinante cosi la 
ripa destra dell'Arno, è un campo di ricer- 
che per i geologi, trovandosi nei suoi con- 
torni îl più ricco deposito di carcami fim- 





Ceeres Fianco di Soma, e Tasnazvora 
Comunità. è 

Inoltre è da notare come tali fossili di 
rado s’incentrinn in luoghi lontani dall’ 
Arno, e in piagge più elevate di 200 brac- 
cia dal suo alveo, e conseguentemente 
superiori a quelle di Paella; piagre la 
cui superficie in tempi amai remoti do- 
vera costituire l’alti-piano formato dai 
detritus delle rocce appenniniche depo- 
sitate nel Val-d'Arno superiore. 

Doe popoli prendevano Îl nome dal 
territorio percorso dal torrente Faella: 
cioè, 8. Michele di Sapre, e S. Mi. 
chele di Sotto a Faelia, entrambi com 
presi nella Com. di Castel-Franco di So. 
pra. — Ped. Casret-Pasnoo di Soma, 

La prioria di S. Maria a Faella conta 

19 abit. 

FAETA, PAJETA, FAETO, FAGGE- 
TA,» FAGGETO. Luoghi tutti sinonimi 
derivati da selve o macchie di piccoli 
faggi ivi per lungo tempo esistite, per 
cui diedero il titolo a an casale, a un 
castelletto, 1a villa, o a una cara di 
campagna eretta in vicinanza di tali Peg- 

















"Tae era nella Valle dell'Arno casenti- 
ness il $, Bartolommeo a Pasta, nel piv. 
di Socana, della Com. di Castel-Focogna- 
n0; tale il Faeto del Vald'Arno superio 


84 FAGG 

re, da cui ehbe e conserva Îl tito'o la 
perr. di $. Muria a Preto nel piv. di S. 
Giustino al Boero, Comunità di Lars; 
tale è il Faeta alla destra del torr. Corsa- 
done, la cui ch. di S. Maria fa auita a S. 
Aadrea a Cami, nella Com. e Giur. di B.b- 
biena; tale il Pueta, di cui prese il nomea 
ca. di S. Biagio a Pasta nella pieve di 
Compito, Cm. di Capanaori nel Duc. di 
Lucca; tale è il Fuera di ValTiberica 
nel popoio e Com. di Caprese ; tale Goal. 
mente è il Pajetoo Fazgero di Bymagoa, 
nella Com. e Giar. di Madigliana, per 
lasciare di molti altri. 

FAETO (S. MARIA a) n:t Val-d'Ar. 
no superiore. 190 popolo superstite fra 
tanti cas. omprimi, cella Cm. e circa 3 
migl. a lev.di Loro, Giur. di Terrawapra, 
Diso. e Comp. di Arezza 

È posto ia costa sulla pentice merid. 
di Prato.maga», fra i torr. Ciofenna e 
Agna, che ano ba a por. e l'altro a ler. 

Essoè cast di Fueto 0 Pueta dal 
circoadario Aretiao ramm-atato oel di- 
Pploma concess) nsl 1356 dall’imp. Carlo 
1V alla città di Arezzo. 

La parr. di $. Maria a Fasto osata 28; 
abit pare. 9 

FAGGIOLA, FAGGIUJLA, FAZO. 
LA, FAJOLA, = FAJOLO. — Diverse 
sezioni dell'Appennino conservato ua tal 
mome, sia perchè furono, 0 perchè tuttora 
si mantengono rivestite di faggi, che sono 
gli alberi aaturali e aborigsa1 dei moati 
piÙ elevati della Toscana, dure essi vese- 
tano sino alle più alte cine, e a aaa 
temperatura atmoiferica più bawa di 
quella che potrebbero comportare i cer. 
ri, gli aceri. i frassini, gli abeti, gli cotaai 
e altre piaote dell’Appeunico. 

Noi citerem» fra le più coa meiute Fag- 
giole quella dell’Appeania» di Soraggio 
nella Garfagnana, rammzotata all’articolo 
Acea Paro; la Paggiola di Palarmaalo 
ia Romazaa sul confiae del Granlucato; 
la Faggiola di Strabatenza, sul dorsa del 
la Falterona, che dieleil nom: all’Erem) 
di Fajolo, ma più nota sotto il 
ativo di Macciée dell'Opera di S. 
Maria del Fiore di Firenze, ascennata agli 

art. Brano Comunità, Cons.ovo nella 
Valle del Bidsats e Facranoza. 
Une però delle più estese: Faggiole 
“dell'Appenciao Toscano è quella che dal 
Sasro Eremo di Camaldoli si distende de 




















FAGG 
muaeste. a scr. per i gioghi della Faltere- 
na, per quelli della Badia di Prataglia, 
e per il Bastione dei Trivio: msatre li 
sproai che diramansi dal Bastione fra il 
Savio, il Tevere e la Marecchia veggooii 
ricoperti dalla Paggiola di Verghereto, 
da quella della Cella di S. Alberico e dal 
la cotanto ricercata F° 
origine, e dure propagò il su) avito dun! 
nio il valoroso Uzaczione della Faggiole, 
nato dal Faggiolano Raoie-i da Cordeto, che 
Dante con inò nell’Inferro per essere del 
namer.. di quelli che fecero alle strade 
orribil guerre, in ada parola l’autore di 
quell'Usaccione che i :calzò la sua stirpe 
fra i dinusti di Moate-Feltro, di Sarsina è 
della M 132-Tcabaria. 

FAGGIOLA pi CAMALDOLI. All'ar- 
tielo Cawucoou già si è parlato di questa 
maestosa Paggiola, famigerata ciao da quan- 
di il reso. Gior: i Arezzo donava al 
pont. Adriano HI (verso Panno 870) una 
porzione di quella Faggio] ; quella «esa 
di cui più tardi i vescovi aretini flea- 
berto, Tedaldo e Imzone (ael secuio XI) 
concederan» altra porsions agli ere niti di 
Camalisli. 

Eraquert'altima Paggiola sitarta sul 
giogn dell’Appaanino che divids la Bra 
goa dalla Toscana," e i'ratico crutado di 
Arezzo da quello di Firenze; siccome lo 
d'chiard Arcigo INT re d'Italia nel privile- 
gi» concess» ai 3 di gena, del 1059 etre 
srcoli dopo dall'imp. Carlo IV confermato 
agli ereaiti di Camaldoli. (Anxu, Caso.) 

Pao.tord (Carretto della). Molti 
scrittori di merito, attenendosi per ave 
ventara più alle tralizioni cue ai fatti 
della storia, prescelsero per patria di 
Uguscione quela selva o torre della Fas 
giola ch: più si cunfacava ai desiderj di 
chi bramara voler per concittdino qual 
patent avventoriere. 

Allo scopo di riaverzaro ov fome il 
castello della Faggiola, quasi arata fualos, 
Albertino Masatto lo cercava nel canta 
do di Rimini, mas. Antonio Graziani nel. 
le sclre della Gallia Togata, Lorenso 
Guazsesi e gli Annalisti Cacaluoleasi nel- 
l'Appennino di Bagao adi Caprese, mea- 
ten a Domenico Maiani sembrò d'ararlo 
scaperto nelle mootazne di Montefeltro; 
verso dove a tal uopi, nel 1824, si reca- 
va dal mizzo giorno d'Italia il ch. autore 
del Veltro Allegorico,l'illustre mio ami 




































FAGI 


cs Carlo Truya, per visitare nel monte di 
ine del desiderato castello 
di Moote-PFeltro io- 
ica torre di quelle selve, 
che della Fuggiolà si appella. 

Mo coa buona pace di tanti vomini ri- 
spettabili, se fose lecitodi pruferire dopo 
di vs auche il mio parere, direi, che il 
eatello della Paggiola, 0 non è esistito 
gismasi, 0 se tale si volle appellare uu 
delle 72 bicocche confermate a Neri di 
Ugsccione colla pace di Sarzana del 1353, 
bis.gnacrede:e che quella rucca fosse situa- 
ta arll'Appeunino di Val-ili-Para, ci 
nella sede aotica dei Faggioluui. — Ped. 
Consero della Facciota. 

Infalti è a Corneto dove il curioso do- 
vrebbe rivolzere i suvi passi per andare in 
triccia del controverso castello, mentre 
eustà egli troverebbe presso la chiesa di S, 
Martino a Corueto la tuttora esistente 
Torre della Faggiola, da cui prese il 
corsume la n'bile prosapia Sarsi 
&Fasgiolaui,e la contrada, in e‘ pei 
jpliero secolo essi ebbero la più due 
te sienoria. 

Dissi la più estesa signoria e-sere stata 
nel territorio e diucesi di Sarsina, e me 
ne purze ragione, oltre il trattato di pace 
di Sarzana, un istrumento del 10 ottubre 
4350, in cui viene segnata la demarcazione 
dei confini tra i possessi del mon. della 
Cella di S. Alberigo inter ambas Parns e 
quelli spettanti ai nobili della Faggiola. 
— Fed. Carra S. Atrauco. 

Pusiano, Pasiano (Pasianum) nel 
iubarbio orient. di Pisa. Burgata che din. 
de il titolo a ana parr. (S. St-fano) su 
barbana della chiesa primaziale, oclla Com. 
Giur. Dioc. e Comp. di Pisa. 

Esistera sulla riva sinistra dell'Arno, 
fra Putignano e il Portune fuuri di puria 
Fiorentina 

Vi ebbero siznoria i magnati pi 


Vemaccia. on di cui ramo trasse il eogno- 







































Me di Nicosia, attualmente abitato dai re- 


— Fed. Nitoma nel Val d'Arno pisano. 

Le memorie 

Fazione o di Fasiano s'iocontrano fra le 
Te 








FAGN 86 


pergamene pisune, e segnatamente fra i 
cuutratti appartenuti al mon. di S. Lo. 
renzo alle Rivolte; uoo «dei quali del 
1109, fu rogato in Fasiaoo, iu detto 
Prato Regio, prug la ch. di 5. Ste 











fe ua, nell’anno 1382, Guido da Fe 
giano figlio di Raguerio, sigaore di Salvia. 
nu e di altri pacsi del Purto Pisano, nel 
suo lestamento dichiarò, che qualora egli 
tnorisse senza eredi, la sua torre di Fagia- 
no fosse convertita iu un ospizio di po- 
veri pellegrini. Lo che ci richiama a quel- 
larstessa torre, che fa atterra'a nel 1504 
dall'esercito lvreutino, mentre assedia.a 
Pisa, per servirsi del suo pietrame, onde 
costruire attraverso dell'Arno una stecraja 
destinata a deviare la più grau parte delle 









fra Riglicue e il Portone di Pisa, 
fronte all'immissario delle B-ochette. —' 
Ved. Nicuvas, e Pisa Comunità. 

FAGNA (Furia, Pannia) aclla Val.di- 
Sieve, Cas. con anlica pieve (S. Mari») 
nella Cum. Giur. e circa ao migl. a catro» 
lib. di Scarperia, Dioc. e Comp. di Fi- 
renze. 

Questa vetusta chiesa a tre corpi, ri 
de sopra un'araile e vaga collina al 
stra del terr. Levisone, un migl. innanzi 
che esso sbucchi nel fi. Sicre, e amai d' 
appresso all'antica strada maestra, che di 
là s’innoltra per il giogo di Scarperia. 

Trovasi a 479 br. sopra il livello del 

Mediterraneo; presa l'altezza dalla cina 
del suo campanile. 
‘etimologia più plausibile del nome 
di Fagna senibra quella derivata dag! 
beri delle Farnie (Quercus peduncui 
Linn.), genere di alberi assai comune nel 
Mugello, mentre multe annose querce, ad 
onta della smisurata distrazione dei boschi, 
adornano e Giaucheggiano molta delle pub- 
bliche vie di cutesta fertile, deliziosa e 
pittorica contrada. 

La pieve di Fagna è nominata, sitio 
dal 16 giuzoo 1018, 10 una donazione fat- 
ta da uo Rolando potaro figlio del fu Pal. 
meri a Berta sua moglie della terza perte 
dei suoi possessi situati nel suburbio di 
Firenze e nei coofini del Mugello, fra ì 
quali si spreiGcano alcune sostanze poste 
a Ferrone nel piviere di S. Maria a Fa- 




















più vetuste del cas. di gna 


La tema pieve di Fagna, e form glica- 


86 FAGN 
tori degli Ubaldini, si trovano rammentati 
‘ta alcune membrane del scc. XI, (ra quelle 
senti dal mon. delle Camaldolensi 
= di 8. Pietro a Luco. Con una di esse, 
data ia Footebuona nel febb. dell’anno 

1985, il cohte Goltizio (Gottifredo) figlio 

“che fu di altro C. Gottizio o Gottidio in- 
sieme con la sua consorte runizza del 
Ta C. Alberto, confessando. entrambi di 
Vivere a legge loogobarda, alicnarono al 
Sonte Taido figlio del fa conte Pagano 
la loro porzione dei castelli di Luco e di 
Cantemerulo con tatti i beni che quei 
coniugi possedevano nei pivieri di S. Gio- 
vanni Maggiore, di S. Maria a Fagna, 
e di S. Felicita a Faltona. Nè meno im- 
‘portante apparisce per la storia e per la 
altro istramento, nel mese stesso 
di febb. e arino 1085, scritto egualmente 
«nel laogo di Fontebuona, meroà coi i co- 
niugi medesimi rinunziarono a favore del- 
lo stemo C. Taido, tutte le ragioni e 
giurispadronati che essi avevano nei coo- 
tadi fiorentino, Gesolano, aretino e senese, 
‘al pari che in tut! Marca Toscana, ri- 
servandosi i le corti di Firense, 
di Campi, di Decimo, di Corella, come 
anche la corte e cast. di Luco, quella di 
Cantamerulo in Val-di Sieve, e quella di 
Mecerata in Val-di-Pesa, meotre alicna. 
vano al C. Taido quanto quei coniugati 
pomedevano nel castello e villa di Monte- 
Rinaldi con la chiesa ivi edificata di S. 
Martino, nel cast. e corte di Grignano 
con la ch. de'SS. Lorenzo e Niccolò, nel 
cast, e corte di Ricavo con la ch. di S, 
Stefano, e nel cast. e cortò di Camprato 
<oo la chiesa di S. Michele, Inoghi tutti 
situati nel C siccome gli stesi co. 
miugi rinuoziarono al C. Taido la corte 
e castello di Rio.fredo con la chiesa di S. 
la corte e cast. di Rio-cornao 
presso la pieve omonima; la corte 
di Castro, e la corte di Frena nell’Alpe 
del Magello; per le quali vendite e ri. 
mupzie riceverano dal compratore pre. 
scelto il prezzo di lire 300 lucchesi. (Ax- 
sat. Canato.) 

Ho già ricordato all'art. Cmusri (8. 
Mista Novmzta fn) che, sino dell’anno 
1063, un conte Landolfo figlio del eonte 
Gottizio, e probabilmente fratello del C. 
Geottizio sopranominato, allorchè contras- 
se matrimonio con Aldina figlia di Adoal. 
do, stando in Piancaldoli, donò alla sposa 










































FAGN 
a titolo di morgincep la quarta parte di 
tutti isuoî beni e giuspadronati: fra i que 


li eranvi molte possessioni di quelle alie- 
nate dal conte Goltizio e dalla contessa 
Cunizza al conte Taido. A questo stesto 
conte della consorteria dei signori del Mu. 
gello arroge pure un altro istramento di 
donazione a favore del monastero medesi 
mo di Luco, rogato li 20 dicembre dell 
anno 995. (oc. cit.). i 

A quei nobili Mugellani eziandio appar- 
tenevano dae fratelli, Bernardo e Teuderigo, 
figli del fu conte Ugone, i quali con Gem. 
ma vedova del conte Ubaldo, allora moglie 
di Bernardo, nell'ottobre del 1103, stan. 
do nel cast. di Monte-Corbeli 'al-di> 
Pesa, venderono per 300 lire lucchesi al 
mon. di 8. Pietro a Luco la loro porzione 
della corte e cast. di Luco con la chie 
sa di S. Lorenzo e quella di S. Niocolso 
(alla Rena); la corte e castello di Rio 
Fredo con la sua chiesa; la corte e cast. di 
Cantamerulo, quella di Rio-cornacchia- 
joe di molti altri luughi compresi fra il 
‘corso del fiume Sieve e la montagna della 
Radicosa; ad eccezione dei servi e delle 
ancille che i donatori si riservavano nei 
paesi  preaccennati. Le quali corti e c»- 
stella si dichiarano poste nei pivieri di S. 
Maria di Fagna, di S. Giovanni mag- 





« giore, e în altri pievanati. (Annat. Ca- 


mato. 

Se di tali magnati di contado era con- 
sorte la famiglia degli Ubaldini, ovvero 
quell’Albizzo di Rustico che, nel 1089, 
donava a Ranieri vescovo di Firenze ogni 
suo diritto ‘e proprietà nel piviere di S. 
Maria a Fagna, non recherà maraviglia 
di sentire, che presso la piere medesima, 
quasi nel centro, e sopra l'antica strada 
maestra che varca l’Appennino, fra il 
Santerno e la Sieve, che nelle parte più 
bella del Mugello venisse poi edificata 
la princi, dove l’arcivescovo 
legato Ottaviano Ubaldini ac- 
cogliera con magniGcenza pari alla sua 
grandezza porporati, pontefici e teste co- 
ronate. Avvegnachè nel distrutto palazzo 
di S. Croce, presso la pieve di Fagna, fu- 
rono invitati e da esso: accolti in ospi- 
zio, nel 1252, il pont. Innocenzo IV con 
tutta la sua corte; e, nel 1272, Carl 
Angiò re di Sicilia, Baldovino re di Ge 
rusaleme e il pont. Gregorio X. 

Della qual villa ci accengano dal Broc- 

















FAGN 

dii le vestigie intorno alla-chiess, già 
parr. di S. Lorenzo a S. (rece, di cui 
cosservarono il padronato gli Ubaldini, 
sino a che due fratelli, Ugolino e Ubaldi- 
no di Catelaso Ubaldini da Monte Gaglia- 
»n, coe atto pubblico dei 20 merzo 1414, 
crecessero i loro diritti snlla ch. e beni 
di S. Lorenzo a S..Crcoe alle monache di 
£ Francesco di Firroze. Le quali reclu- 
se, mediante istramento degli 1 
bre 1910, cedettero le loro ragioni al. 
le famigha Guidacci di Scarperia, (Bnoc- 
ai Decris. de del Mugello.) 
dal secolo XV, e forse anche 
ma, il gisispadronsto della chiesa pleba- 
na di Fagna apparteneva all'illustre pro- 
spia de'Macbiavelli; siccome lo ‘prova 
la prima fra le lettere familiari del famoso 
segretario Borentino. Il quale, nel di 2 di- 
cembre 1499, a nome di tuita la casata dei 

isvelli scriveva a un-preleto romane, 
affinchè presso la corte papale non venime 
permesso che la sua prosspie, antica si- 
sora della possessione di Fagna, restame 
spogliata. dei suoi legittimi diritti per 
rivcntirne la famiglia dei Pazzi, la quale 
sembra che allora vi agognasse. 

Infetti il giuspadronato della pieve di 
Fagna restò costantemente ai Machiavelli, 
di cui per femmine forono eredi i marche- 
di Tanto di Modena. Senonchè a uno dei 
Machiavelli (Ristoro di Lorenzo diNiccolò) 
ribelle del G.D. Cosimo de'Medici, vennero 
confiscati i beni, in guisa che il sovrano su- 
Brairò ad ogoi tre vacanze nel diritto di no- 
mina atutti i benefizj ecclesiastici di quella 
famiglia per l'eredità confiscata a Ristoro. 

Peraltro verso il 1981 il psdronato del. 
la rioce pieve di Fagna ritornò per intiero 
selle na Rangoni-Hechimelli do dopo che 
il Gran-Duca rinunziò alla sua voce con 
la sola condizione, che il pievano pro teme 
pore dovesse dare scudi 200 alla cassa eccle- 
tisslica per distribuirle alle care povere. 

Nel vestibalo di cotesta chiesa di Fa. 
(4 ebbero tori piuttosto cenotafio, il 
presominato cardinale barra Ubaldini 
e il celebre gioreconsalto Dino Mugella- 
pievania 














'agna, del cata. 
lego delle chiese della dioc. Gor. fatto nel 
1399, noverava le seguenti otto. chiese 
i. S. Giovaani a Senni (prio- 
ria esstrate); 3. S. Martino a Lago (s0- 
prua alla seguente); 3. $. Michele al 





FAGN 87 

Ferrone (raccomandata nel 1387 in par 
te al parroco di Signano, e.in parte a 
quello di Scarperia); 4 S Andrea a Cer- 
fano (esistente); 5. 5. Simone alla Rocca 
(onita nel 1550 alla precedente); 6. S. 
Clemente a Signano (esistente); 5. S. Do- 








Ned secolo XIV fu eretta in parrocchia 
le, e quindi in prepowitura la chiesa de'SS. 
Jacopo e Filippo, già cura di S. Barnebo, 
nel castello di Scarperia; ed inoltre fa 
staccata dal piviere di S. Piero a Sicve la 
cura di 5, Bertolommeo a Perrone, per în- 
eluderla nel pievanato di Fagna, cui tutto» 
ra appartiene. — Fed. Scunpraie. 
La cura della pieve di S. Maria. a Fagoa 
conta 459 abiti 
. FAGNANO nel Terzo delle Masse di S. 
Martino di Siena jn Val-d’Arbia, Villa si- 
quorile, già Cas. compreso nel Terzo diCe- 
folta par. di S. farino aCellole, Com, 
ino, Giur. Dioc. e 








ie 

Risiede sopra un'amena collina a l 
della strada prov. che guida alla Castelli» 
na del Chianti sulla ripa sinistra del torr. 
Boszone, tributario del fi. Arbis. 

. Fagnano faceva comunello nel secolo 
avi unito a quello di Cellole. Attoal- 
mente consiste in una tenuta con casa 
campagna della nobile famiglia Ban- 
dini Piocolomini, edificata nel 1698 da 
Gio. Battista Piccolomini con suo dise. 
gno. Ha nella cappella due quadri del Caf 
sblani; spaziosi viali, fontane e giardini 
inglesi fono corredo a questo bel resn 
dio. — ed, Cansots in Val-d'Arbia. 

FAGNANO o FUGNANO in Val. 
d'Elsa. Cas. ‘che diede il nomignolo alla 
sopprema ia di S. Maria a Fagns- 
no o Fagnano, raccomandate vol finire 
del secolo XVIII al parroco dei SS. Jacopo 
e Filippo a-Ponzano nel piv. di S, Ap- 
piano, Com. Giur. e quasi 2 migl. a cstr.- 
lib. di Barberino di Val-d’Elsa, Dico. e 
Comp. di Firente. — Ned. Armaso (5) 
€ Poxzazo di Val.d'Elsa. 

FAGNANO (Famianzon) sella Vallo 
del Serchio. Cas. antico. che ha dato il 
nome alla chiesa di S. Maria a Fagnano 
del piviere di, Montuolo, già del Fl 

















86 FAGN 

so, acila Com. Giur. Dice. e Dea di 
Lucce, da cui trovasi luagi circa 4 miglia 
a libeccio. . 

La perr. di $. Maria è Pagusao nel 
1833 contava 339 abit. 

FAGNO (Famuum) nella Valle dar 
Omsbrone pistojese: Cas. ch'ebbe parr. or: 
scenplice oratorio (S. Franersco) nella pie: 
ve e cura di-S, Donato a Momigno, già in 
quella di S. Pancrazio a Celle, Com. 
e miglia a grec. di Marliana, Giur. di 
Seravatte, Dice. di Pistoja, Comp. di Fi- 
renze. 

Questo casale è citunto in poggio sul 
fianco siaistro della valiecola percorsa dal 
torr. Vinci, che tributa le sue acque al fi 
Ombrone presso Pituja — Fagno era un 
antico feudo della cattedrale di 5. Zen 
ne € dei moi vescuri, ticcume epparisce da 
varj documenti, fra i quali sno del nov. 
1069, col quale il vesc. Leone di Pistwja 
diede a livello la pieve di S. Pancrazio a 
Celle coi suoi ben e offerte de'pupola 
delle ville soggette, nel di cui nuwcru era 
anche Fagno. L'altro è degli è lug. 1223, 
col quale un lal Venato del fu Signoretto 
di Momigno venne investito del podere 
lasciato dal fa Giovanni di Gualando di 
Momigno, giurando di stare agli ordini del 
vescovo Grazia Dio che lo conferì. 

Lo provenienza di tal fcudo nella meo- 
sa vescovile di Pisi.xja ricale a un atto di 
donazione dell'anno 90, fatt a quella 
cattedrale dal conte Guido del fu conte 
Tendegrimo e dalla sua consorte contessa 
Gerrina; i quali coniugi cunccssero alla 
mensa e canonica di Pistoja diversi poderi 
€ case massarizie con alcane terre, situate in 
Alliana, in Cuscese et in loco nuncupair 
se & Fagno. (Cama. Dei march. di To- 
sca; 


ine.) , 

È lo stesso documento che ci souopre il 
figlio di quel conte Teudegrim ;, 0 Tegri- 
"mo e compare del re Ugo, già da 
moî rammentato agli articoli Avazia di 
‘Foers Taosz, e Agna in VaLd'Ombrove 


venissero dalla Germania in Italia. 

* 11 sinodo pistojese del 36 aprile 1313, 
tra i diversi rettori di chiese della diocesi 
Pistojee trovasi nominato anche quello di 
Faguo. (Zaccaniae. daecd. Pistoriena.) 


FALC 
FAGOGNANA. — Ved. Faoasssi di 
Susmnaro pe Vald’Arno inferiore. - 





Fasota, Fasoro (Eazwo di S. Prerno 
4) — Fed. Conswco,e Sraasarasza nella 
Valle del Bidente. 

FALCIANO nel Val.d'Arno cascati- 
nese. Cas, di coi porta il litolo un'so- 
tica pieve (S. Maria a Falciano) nella 
Com. Giur. e 2 miglia a grc.-rett. di 
Subbiano, Dirc. e Comp. di Arezzo. 

Risiede in costa sopra ano ocrid. 
dell'Alpe di Catenzja, fra la Fina. dora 
del turr. Chiama e la sinistra del 
Gravenna, entrambi influrati a piera 
dell'Arno. 

N cs. di Falciano faceva perte della 
signuria degli Ubertini sino dal seculo I, 
se è voro che appellara a quest'illusire 
prosapia dci contado . Aretino un istru- 
mento fatto nel sett. del 1027, mercè del 
quale Ugo Gzlio di altro Ugn, sopracchia- 
mato Signoretto, ed Ermengarda di lui 


mi consorte, fecero dunazione alla cattedrale 


di Arezzo di terr-vi situati in diverse parti 
del evatado Aretino, frai quali pesscssi 
furti an podere posto in Falciano. — 
Ved. Aoszzi. 

Con altro istramento, scritto li 3 olt. 
del 1080,donna Berta figlia di Lindolfo e 
vedova lmciata da Ranieri di Fescherio, 
premesso il consenso del padre e di Arri- 
80 suo cognato, vende alla cuttedrale di 
Arezzo tuitociò che le era pervenuto per 
parte del suocero, 0 per scriltara di mor- 
Bincep dal lato del marito; cioè le terre, 
urti, torri, chiese, posscesi dumiaicali, ec., 
situati pei pivieri di S. Martino a Caliano, 
di $. Stefano alla Chiessa, di S. Maria in 
Gredis, e di S. Maria in Falciano. 

Più friquenti s'incontrano le memorie 
delta pieve di Falciano li annali Ca- 
nine signo 
i sul poggio detto Ro, 
Si i 
del Saeso, sotto l'’iavocazione di S. Gio. 
vanai Battista decollato. A favore delia 
quale badia, ncl 1101, un nobile aretimo 
pr norme Azzu, comecsse (ulti i saci beni 


i cun qualunque diritto che aver poteste nel 
i piviere di S. Maria in Falciamo e segna 


tamente in loco Agnano. 





Ne call 8 cori di Palciano dalia 


Camgerno e di 
Li alire di Falciano aveva due sole 
chiese succursali, de gran tempo dirute, 
tia, . Maria de Ghiora, è S. Andrea di 
Agnano, oltre la badia del Sesso, da gran 
tempo ridotta a semplice oratorio. * 
Dlne di S. Marie a Falciano 
coota 486 
FALCINELLO ia Val-di.Magra. Vill 
cu perr. (SS. Fabiano e Sebastiano) e: 
la Com. Giar. e Dioc. di Sarzana, 
appena 3 migl. a greo. 
META alle fide dellaltina diremazio- 
ne occid. dell'Alpe Apuana sopra un 
Ge che fa perte del monte i Fosdinovo 
preso le sorgenti del torr. omonimo, ap- 
peltato la Giorra di Falcinello. 


arazofE Goria ln) e SurQuns 


FALG 89 

FALCONE (MONTE). — Ped. Mos- 
r3-Farcose. i 

Faresta nel littorale di Piombino, ore 
detto Porte de’ Faliesi,o Porto se 
Piocolo seno di mare che fa del 
fo di Piombino, distante un migl. agreco 
lev. di quella piccola città, nella cui perr. 
Com. e Giur. è compreso, Dice. di Mama. 
marittima, Comp. di Grosseto. 

Era vana delle stazioni longo l'antica via 
Aurelia, segnalata negli itinerarj maritti- 
mi e nella tavola Peutingeriana, fra it 
i porto di Scabri (Pontone di Scarlino) e 
quello di Populonia (Porto Beretti). 

Rutilio Numaziano, che vi approdò con 
la sua feluca verso l’anno 415 dell'E. V., 
me fa menzione nel suo itinerario mariti: 
mo, mentre gli abitanti di quel littorale 
Sesteggiavano la divinità egiziana di Ontri- 
de, simbolo della germinazione. 

N qual viaggiatore ne informa, che sino 
da quell'età esisteva nel seno di Faleis 
tuno stagno palustre; affidato a uD tel qui- 
ralo circonciso, che indispettiva com i suvi 
modi inurtiani quel curioso viaggiatore. 

Finalmente fu in Falesia, duve i 6 figli 
del conte Tredici della Gherardreca, ncli* 
anno 1032, fundarone nei loro pomemi il 
distrutto mon. d:°$8. Giustiniano e Bar. 
tolommeo di Falesia, le cui vicende fu- 
tono rammeniate all'art. Asana di Fa 
toria, — Ned. Prowso. 

pibri (CASTEL). — Ped. Casraa- 


FeiLcano (Palganum) in Valdi 
Sieve. Cas. e casiellare ds cui presero il 
nome due chiese parr. (S. Giusto e S. Ma- 
ria) da gran tempo riunite, nel piv. di 
Diacceto, Com. e circa 3 migl. a vett. di 
Pelago, Giur. del Poutassigre, Dioc. di 
Fiesole, Comp. di Firense. 

Risiede l’uso e l'altro sul fiameo ocei- 
dentale del monte della Consuma alla si- 
Prsinegizii Rufina tributario del fi 


Fu Falgano tra i fradi dei CC. Guidi del 
remo di Batti&ile, di Romena e Poppi, 
specibicato nei diplomi concessi a quei di- 
mosti dall’imp. Federigo Il. 

ti fr mere de rete de 
Camaldolensi di Tosina, e più spesse volte 
fra quelle della bodia dei Vallombresani 
di S. Fedele a Strumi, è rammentato il 
east. di Falgano.—A ppartiene sì Camaldo- 
Rensi un'atto del 1099, col quale il conte 








90 FALL 
Alberto figlio del conte Guido di Romena 
concesse ai monaci di Camaldoli per i 
mon. di Poppiena sulla Falterona la ‘por- 
zione delle corti che essi possedevano in 
Acone, a Moote Bonello. alla Rulina, a 
Pomino, a Falgano e in altri luoghi. 

Docamenti di data anteriore trovensi 
fra le pergamene della badia di Strami, 
molti dei quali scritti io Falgano sotto gli 
anni 1064, 1068, 1072, 1073, 1079, 1080, 
1086, 1094 e 1095. Rignardano ewi per 
lo più donazioni di terreni posti nel po- 
polo di Falgeno, territorio della pieve di 
S. Jerusalem, o di 8. Giovanni » Diacce- 
to, allrimerti detto a Strada nella giuri- 
sdizione fiorentina e fiesolaca. 

Ta ia di S. Maria e S. . 
a Pulgano conta 258 abit. 

FALLE pel Val-d'Arno sopra Firenze. 
Villa signorile con sottostante borghetto 

















lo non dirò sull’ori 
seppure Falle non sia una corruzione del 
vocabolo Falde, comecchè alcuni lo re- 
potendolo derivare 
dalla parola latina Falando, avvegnachè 
cia, al dire di Fasto, equivarrebbe a 
luogo eminentimimo : e questo delle 
Falle è un umile collinetta situata alle 
falde del Monte-Loro, baguata a lev. 
dal botro omonimo, a pon. del torr. Zas- 
bra e a ostro dal fiume Arno, da cui 
entrambi quei confluenti sono accolti sotto 
la villa delle Falle. 

Fu questo luogo sino dal secolo XTI dei 
Gubaldueci, posteriormente de’ marchesi 
Guadagni, autori di quel sontuoso palazzo 
che costà tisiede, ed a cui un 
fucile sooeo grandiosi. vali Gancheggiti 
e difesi da doppia linea di annosi cipressi. 
Esso fa pochi anni indietro dall'attuale 
Proprietario sig. Danti di nuove fabbriche 
e aumentato di vaghe prospct- 
inte, figurate, o dalla natura ben 
diretta create nella vasta e ben coltivata 
fattoria che circonda quel resedio. 

Nel borghetto delle Falle, posto sulla 
stroda R. postale, esisteva anticamente 
uno sprdaletto per i poveri pesseggeri 
e pellegrini sotto il Litolo di S. Maris alle 
Falle. 

FALLITA nel suberbio di Pistoja. 
Villa cua oratorio (S. Maria Amunis) pel 














FALT 
popolo di S. Biagio a Cascheri, Com. di 
Purta al Borgo, Gi i 






da cui la villa 


È posta nella pianura sella ripa simistra 
del 6. Ombrone. — Ved. Cascasas. 

FALSANO pi CORTONA. — Wed. 
Fattaso in Val.Tiberina. 

FALTERONA (MONTE pi) Afons 
Falteronae. Una delle più centrali e più 
elevate montuosità dell’Appenuino to- 








torr. Dicomano e nella sua schiena i tre 
Bidenti il fume Rabbi: questi* tribo- 
tarj del nare Adriatico, quelli del Me- 
diterraneo. 

La sua più alta sommità, nel gr. 39° 
19° long. e 43° 52' 9” latit, fu trovata 
dal ch. astronomo prof. loghirami essere 
2825 br. e8 soldi al di sopra del mare 
Mediterraneo. 

Essa è situata nell'estremo confine della 
Toscana,e dell'Esarcato di Ravenna, sino do. 
vearrivano per varia direzione dalla perte 
della Toscana le diocesi di Ficsole e di A- 
rezzo, e dal lato della Romagna i vescova- 
ti e antichi contadi di Sarsina e di For. 
linpopoli. 

Questa montagna è fra totte quelle del 
nostro Appennino la meglio rivestita di 
sanosi faggi che ne ricuoprono la sua 
folta giogana, mentre le faonnala iotorno 
ai sy fianchi maestose schiere di cminen- 
tisfimi abeti, e a loro servono di base selve 
continuate di castagni. 

Da quella sommità della Falterona frail 
poggio Mocali, Prato al Soglio e il pog- 
gio a Scali, sul I giago onde a Camaldoli 
si viene, pare che l’Ariosto scuoprisse i£ 
mare schiavo e il tosco. Realmente arri 
vato che uno sia su quella cima si può 

ripetere con Fazio degli Uberti: 








Vidi Mugello, e vidi el Casentino 
Amansinistra, e vidi onde Arno esce, 
E come vae da Aresso al Fiorentino. 

(Dirramono. lib. IV, c. g.) 


Fino costassù giunge la macchia esto- 
ima della Faggiola di Strabatenza, ora 
dell'Opera della cattedrale di Firenze, alla 
quale dal lato di lev. si congiunge l'altra 
Faggiola di Camaldoli, entrambe già de- 
scritte agli art. Baoso di Romagna, Con 








FALT 
meo nella Valle del Bidente, Camatpoti, 
Faocwta, cc. : 

1 primi e più alli contrafforti che si 
aitaccano, 0 che derivano immediatamen- 
te dalla Faltervoa, consistono, per la parte 
di Romagna, nell’Alpe delle Celle, in 
quelle del Corniolo e del Castel dell'Al- 

i. Dalla te-poi della Toscana sporge 
Tino palrpirtoni monte di Camaldoli, a 
seit. l'Alpe e Comunità di S. Godenzo, 
< a lb.il monte di Pietrafitta, l’ultimo 
dei quali collegasi al giogo della Consuma 
equestoal Secchieto della Vallombrosa e 
Qquiadi al Prato-megno per dividere il 
Mugello dal Casentino,mon che della Valle 
dell’Arno soperiore; nella stessa guisa che 
{1 giogo di Camaldoli cun le suc propagini 
del moate Calvano e del Bastione divi 
N Val.d'Arno casentinese dalle Valli 
Bidente e de) Savio, e le Comunità di 
Poppi e di Stia da quelle di Bagno, di S. 
Sofia e di Premilcore. 

La natora del suolo costitaente l'ossar 
tera esteriore della Falterona apparticne 
per la massima parte alle rocce stratifor- 
mi di grés antico (macigno) e di argilla 
scbistosa (bisciajo); mentre di rado #° 
facootra la calcarea appenninici (pietra 
alberese e colombina), la quale però tal 
volta si affaccia in qualche insenatara di 
monte, e precipuamente nei valloni della 
Cossoma. Pià spesso suole trovarsi nell’ 
tao e nell'altro fianco della Falterona lo 
tchisto galestrino, alterato da filoni me- 
talliferi disferro e di manganese, 


friabile sono ap) 

che ogai tenti aeni subissano nelle valli 
da qualche falda dello stesso monte, e spe- 
cialmente dalla occidentale fra 1’A)- 
pe di S, Godenzo e la cima della Faltero- 
na; delle quali rovine si contano da pochi 
moli tre esempi solenni già stati conse 
quati alla storia; . 

11 primo è uma rovina del monte acca- 
duta ai 15 maggio del 1335, e raccontata 
da Gioranni Villani nella sua Cronica 
foreatima, a) lib. XI cap. 26; quando uno 
sprone della montagna di Falterona, dalla 
perte che discende verso il torr. Dicoma- 
ne in Mugello, scotorse più di quattro 
miglia infino alla villa del Casta; 
quella com tutte le case e persone 
tie salvatiche © dimestiche e alberi su- 
Biuò con ausai di terreno intorno, gittando 


























FALT dd 
abbondanza d’acqua ritenuta, oltre all’ 
usato modo torbida come di lavatora di 
cenere. Quella stessa melletra ‘ discese 
col tore. Dicomano, e tinse il fiume della 
Sieve; e la Siere tinse l'acqua del fi. 
Arnò infino a Pisa; e durò.così torbido 

iù di doe mesi. (loc. cit.) 

PA iecondo prc improvvisa. 
mente accadde dopo 306 anni, nello stesso 
Bianco della montagna e nel mese medesi- 
mo; cioè, adi 18 maggio dell’anoo 1651. 

Se credere dobbiamo alle parole di Be- 
nedetto Buonmattei, che descrime una co- 
tal frana in una fettera a Pier-Francesch 
a prima volta mesta alla luee 
dal can. Domenico Moreni (Firenzé1829), 
ivi «i racconta, che il primo seoscendimen- 





ide to, già descritto da Giovanni Villani, lasciò 





a piè della frana 
laghetto, che si chia 


Montefuino, non slo fa riempito dal 
monte franato, ma trascinando al basso col 
terreno centinaja di faggi, tutto il vallon- 
cello ingombrò di macerie e na monticello 
muovo si formò, scappando fuori da quella 
colmata laguna molti pesci colla pelle 
nera, ma di carne bianchissims, ivi rima. 
Mi a secco, 

Nel tempo stesso che dalla Fal'erona 
vabissara verso il Magello sopra le sor» 
genti del Dicomano il Montefaino, dalla 
banda del Casent si afacellava nn'altra 
plaga terribilissima, che da Capo d'Arno 
sino sopra a Porciano trascinò nella ca- 
duta una gran tenuta di castagni. % 

Né è da credere che cotesta smotta dal 
lato della Falterona casentinese fosse la 
prima fra quelle accadute nei secoli tra- 
pasati,mentre una simile rovina era socces 
ta circa Bo anni innanzi, quando si srel- 
sero e restarono atterrati fra quelle rui- 
ne infiniti abeti, trovati quasi incarboniti 
pel 1641, allorchè essi restarono scopeiti 
© trascinati a) basso con la falda del ter- 
reno che gli aveva accolti. 

ll più moderno scoscendimento dal la- 
to di San.Godenzo segui nel di 15 maggio 
dell’anno 1827, nel giorno medesimo, in 
coi era accaduta, nel 1355, la rovina reo- 
contata da Giovanni Villani. Sennonchè 
la più moderna frana caduta nel pian di 
Cancelli premo Montefaino, portò nella 








9° FALT 

Summa del Dicomano, è di là per la 
Sieve in' Arno tale quantità e qualità di 
argilla color di cinubrese, che le acque 
fcentisino al mare si mantennero per più 
settimane tinte di rossigno, in grazia forse 
degli cmidi di ferro e di manganese diffo- 
si ael'a roccia argillosa e nel galestro c0- 
stituenti il suolo franato. Ved. Dico. 
mano fi, e Sin.Gopenzo, Comunità. 

FALTIGNANO x CIGLIANO in Val. 
di-Greve.Contrada composta di più villate, 
nella parr. di S. Bartolomeo a Paltigna- 
no, cna gli annessi popoli di S, Stefano a 
Petriolo e della Chiesa-auuta, nel piv. 
Com. Giur. e 2 migl, circa a sett. di San. 
Casciano, Dioc. e Comp. di Firenze. 

Trovasi posta nel poggio de' Sco) 
sinistra del fi. Greve e a pon, dell 
R. postale che sale a San-Casciano. 

La chiesa di S. Bartolummeo a Falti- 
guano fu concessa con le sue rendite al 
capitolo della insigne collegiata di S. Lo- 
renzo a Firenze, per bolla del 28 nov. 
1177 del pont. Alessaudro III, cui la con. 
fermaroao i suoi successori Celestino Il 

















Ma 
da 








renze, e quiadi la mensa arci 
Firenze. 

La parr. di S. Bsrtolommeo a Palti 
gnano novera 292 abit. 

FALTOGNANO, o FALTUGNANO 
(Faltunianum} nel Val.d'Aroo ii 
re. Cas con chiesa parr. :S. Maria) nel 
di S. Ansano a Greti, Com. e un 
grec. di Vinci, Giur. di Cerreto 
Guidi, Dioc. di Pistoja, Comp. di Fi- 
renze. . 

È situato presso la sommità del monte 
Albano, fra la torre di S. Alluccio e la 
cresta di Pietra-marina, sul bivio delle vie 
che da Lamporecchio e da Vinci a Faltu- 
gnano s'incontrano per valicare il monte 
Albano o del Barco, passando per S. 
Giusto, e di là scendere a Carmizaano e 
al Poggio a Cajann. 

La parr. di S. Maria a Faltognano cop- 
La 308 abit. 

FALTOGNANO, o FALTUGNANO 
nella Valle del Bisenzio. Cas. con chiesa 
prioria (SS. Giusto e Clemente), cni sono 
annessi due altri popoli nel piviere di Sofi- 
nano, Com. Giur. e circa 5 migl. a sett. 


















FALT 
gree. di Prato, Dive. e Comp. di Fi. 
tene. 24 

Bisiede in poggio sul fisnco occid, dell 
mole della Calvana, ed è la sua chiesa 
di giuspadronato delle famiglie Bonacici 
di Prato, e dei conti Strozzi di Firenze. 

La parr. de’SS. Giusto e Clemente a 
Faltugnano novera 234 abit. 

FALTONA nella Valle dell'Arno ca- 

sentinese. Vill. con piere (SS. Lorealioo 
e Pergeotino) nella Com. e 2 migl. a 
macstr. di Talla, Giur. di Castel-Fucw 
gnano, ossia di Rassina, Divc. e Comp, di 
Arezzo. 
Ritiede sopra an poggio che fa parte 
dell”, di S. Trinita nel lato destro 
e della sua valle, fra i cast. di 
Talla e di Focogoano. 

La corte di Faltona è rammentata ia 
iploma dell'imp. Federigo I, dato in 
Lodi li 25 giuzno 1161, a favore della 
badia di Capolona, cui fra le altre posses- 
sioni conferì, o confermò in dono curtem 
de Faltona cum omnibus suis pertinen» 
tiis. Poco dopo per nuore conceszioni im- 
periali la badia di Capolona essendo stata 
data io benefizio al conie Guido di Modi. 

liana, questi dinasti estesero anche costà il 
loro dominio, siccome apparisce dai diplo- 
roi di Arrigo VI {anno 1190)e di Pederizo 
Il (anno 1220) che dunarono al conte 
Guilo la metà di Faltona e la commenda 
dell’abbadia di Capulona. 

Ni cast. però di Faltona trovasi (ra gli 
antichi possessi degli Ubertiui di Castel- 
Focognano; accettati, nel 1360, sotto 1° 
accomandigia della Rep. fior. — Il comu- 
nello di Faltona restò unito al territorio 
comuuitativo di Castel-Focogaano sino 
all uzione moderna della Comunità 
di Talla, cui venne aggregato — Ped. 
Tarza. 

La chiesa por. di Fultona, già Gliale 
della pieve di Socana, fu eretta in pieva- 

Ù vescoro di Arezzo con decreto 
del di 25 maggio 1759. 

La parr. de'SS. Lorentino e Pergenti- 
no a Faltona ha 399 abit. 

FALTONA ‘PIEVE pi) o ni LARCIA- 
NO nella Val-di-Sicve. Pieve antichissima 
dedicata a S. Felicita nella Com. 

i del Borgo S. Lorenzo, Dice. 
e Comp. di 


chiesa trovasi distinta nelle veo. 
chie carte ora col nome del tors. Faliona, 









































FALT 


che pe rasenta le mura dal lato orientale, 
€ spene volte è chiamata S. Felicita a 
Larciano, da un cast. che si dice esistito 
wu maglio sopra la pieve. 

Non s‘mbra però che abbia grande ap- 
poggio il supposto di coloro che dissero 
la pieve di Faltona in origine situata più 
tangidi lì nel cast. di Lerciano; eche do- 
po eser questo rovinato, fosse traslucata 
in en convento di monaci Basiliani, dove è 
Situata attoalmente. (Baoccm, Descris. del 
Mugello, pag. 203). 

Ta qual cato siano da tenersi tali tra- 
dizioni ce lo danno bastantemente a co. 
morcere i documenti del muo. di $. Pie. 
troa Luco futti di pubblica ragione de 
ghi annalieti Camaldolensi; tre dei 
Gilerò, come ovafsceoti al nostro poni 
prsito. Due di essi, rogati nel dic. 1016, è 
nel febb. 1085, rrammentano la pieve di & 
Felicita situata sia d'allora io Fultona, 
tale a dire molto prima della venuta ia 
Julia dei monaci Basiliani. Al contrario in 
un istramento del 15 oltobre 1076 e in 
moltissimi altri di data posteriore la ates- 
ta pieve è iadicata nom già dal torrente 
Faltone, ma dal luogo di Lerciano. 

L'attuale chiesa di S. Felicita conserva 





FALZ 95 
sanctam, oto. Magister Jacobus canoni- 
cus plebis S. Felicitatis, Tottus Cienni 

et Giannetto Perusti dicti 

campane, che si pet gir 
li spettava 
quell’Autouio Pucci poeta che converti in 
terza rima la cronica di Gio. Villani, ven- 
€ rifase nel 1806 dal piera. 
insieme con altra cam- 
pena outa alla chiesa di S. Lucia a 
Monti, in cui era scolpito l'anno 1336 e 
il nome di Ugolino di Foscolo che la fe- 
ce, (Desu’Uosa. dg giunte MSS, alle De- 
scri. del Mugello del Baocent, nella 
Bibl. del Seminar. fior.) 

ll piviere di Faitona comprendeva le 
seguenti perrocchie, cioè: 1. S. Romolo 
& Bivigliano, (Prioria esistente); 3. S. 
Donato a Poloanto (esistente); 3. S. Nio- 
colò alla Pila (snocssa alla precedente); 
4. S. Clemente a Momte-C.roso, 0 alla 
Tassaja (esistente); 5. S. Michele alla 
Carsa-vecchia (onita nel 1350 all'abba- 
dia di S, Bartolommeo di Buonsolazso); 
6. 8. Lacia a Monti (scamensata nel 1935 
alla pieve) ;. 7. S. Andrea a Monte-Giovi 
(da lengo tempo diruta).. 

Bono ia questo steso piviere 
{ due ssatesrj di Mootesensrio e della 
Madonna di Poleanto, con la soppressa be- 
dia di Buoneolazzo. 

La parr. di $. Felicita a Larciano in 
Val-di-Faltona conta 412 abit. 

FALZANO, FALSANO (#Falsanum) 
ja Val.Tiberina, Cas. con chiesa 
solto l'iavocazione di $. Maris, cui fa an- 
pensa l'altra di $. Augelo, nella Com. Ginr.e 
circa 10 migl. a grec. di Certona, Diecs 
medesima, già di Giu di Castello, Comp. 























! di Arezzo. 


È posto sulla pendice orientale della 


piaggia che diramasi dal. monte del Pog- 


des filio suo me fecit. # Mentem san. 
ciam spontancas honorem Dev et pa- 
trise liberativnem. 

Nell minore, ata fun nell’anno 1333, 
legge» ippo e Bartolommeo Puc 
ale Piocsasii me fecero. & Mente 


vu 









vallecola di Dime, lungo la 
stra del torrente Alinimella, sei 
prima che entri arl Gume Nesto- 
re tributario del maggior flume, il Teo 


vere, 

N cas, di Falzano cou il suo distretto 
era signoria dei nobili del Pgzione dell’ 
antica casata A!feri di Cortona, i quali, 
con istrumento pubblico fatto in Cortona 
nel maggio dell’anno 1214. posero sotto 1" 
accomandigia del Cum. di Cortona le per- 
sone e i beni che possedevaso ia quel di 
stretto: @ plebe Fulsani et a flumino 

13 











Monte-Maggio, 
nel far la stama sottomissione al Comune 
Cortonese, designò fra i possessi di quell” 
meceterio la corte di Ranza, dal mulino 
della pieve di Falzano sino verso Corto. 
ma. (ALticoszi. Risposta apulogetica, eo.) 

La chiesa di Falzano è autica; essa nel 
lPistituzione del vescovato di Cortona (an- 
mo 1325) fustsocata dalla diocesi di Ci 
di Castello; insieme con due succursali 
soppresse (S. Agata e S. Angelo),la prima 
aemmensata a S. Pietro a Dame, l'altra alla 
pieve, che è di padronato del vescovo. 

La perr. di-S. Maria a Falzano, o a 
Falsano conta 196 sbit. 

FALZANO in Val-di.Magra. — Wed. 
Fazzaso. 

FANGO (BADIA at) — Ped Bapiora 
#1 Fasoo, 

FANTELLA nella Valle del Rahbi in 
Romagna. Cas. coo parr. (S. Maria) nella 
Com. Giur. e 4 migl. a pon. di Galeata, 
Dice. di Bertinoro, Comp. di Firenze. 

La ch. di questo cas. solla ripa 
destra del 6. Rabbi, fn di padronato della 
badia di S. Ellero a Galesta, cui venne 
confermata dal pont. Eugenio IV con bol. 
La degli 11 marzo 1438, — Ped. Gatzara. 
© La parr. di $. Maria a Fantella conta 
214 abit x 

FANTINO nella Valle del Lamone jin 
Romagna. Cas. con perr. (S. Antonio sha- 
te) nel piv. di S. Giovanni a Misilco, 
Com. Giur. e  migl. circa a catrodi Pe- 
lezzolo, Dioc. e Comp. di Firenze. 

* Risiede sulla ripa sinistra del fi. Lamo- 
ne alle falde orient. del monte Pravali- 
no, sulla cui prominenta esisteva il forie 

cast. di Leszole degli Ubaldini e dei no- 

bili di Sosinana che farono signori del 

Faentino. — Wed. Lozzona. 

La parr. di $. Antonio al Fantino con. 
ta 128 abit. 

FAOGNANA, FAGONANA, FAU. 
GNANA nel Vald'Arno inferiore. Con. 
trada nel suborbio della città di Sanmi- 
misto, de coi prese il nome la soppressa 
prepositora di S. Martino nell'antico pi- 
Wiere di S. Genesio, ora cattedrale di San- 
miniato, Com. Giur. e Dioc. medesima, 
(iù di Lecce, Comp. di Firenze. 

Del luogo di Faognana ci trova fetta 














FARN 
menzione sino dall'anno 988, allorchè le 
figlie lasciate dal nobile longobardo Imi. 
to da Faognana alienarono le loro pomes- 
sioni della corte di Fargnena sì vescoto 
Giovanni di Luoca. (Brarini. Memor. 
Lucch. T. IV.) 

Tre secoli dopo la strssa corte di Feo 
gnana con tatte le sue case e poderi fu 
finunziata da qualche pia persona sì mon. 
di S. Ponziano di Lucca, siccome appari 
sce da una sentenza pr-ferita in Pisa, li 
17 genn. 1073, da Gottifredo march. di 
Toscana e dalla contessa Beatrice sua coo- 
sorte, contro i detentori della corte di 
Faognana reclamata dall'abate di 8. Poo- 
riano di Laoca. La qual sentenza fa rinno- 
vata li 4 marzo 1074 dalla contessa Matilde, 
per la ragione che molti nobili individoi 
di Sanminiato, ad onta del primo giudi 

continuavano a ritenere le pomessio- 











“ni di Fsognana e di altre corti poste nel 


distretto Ssominiatese. (Lam. Monua 
Eccl. Flor. — Froszsrini. Memor. della 
contessa Matilde.) 

Intorno a quella età nella contrada di 
Faognana fu edificata la chiesa de'SS. 
Donato e Martino, decorata in seguito del 
titolo di prepositura, e rammentata fra le 
chiese suffraganee della piove di S. Genesio, 
nella bolla spedita nel 1194 a quel pre 

dal pont. Celestino III. 

FARNETA, FARNETELLA, FARNE. 
TO. Casali e contrade ch’ebbero pome 
dalla qualità delle piante (Quercus Far 
nia), come quelle, che vegetarono e rive 
stirono i luoghi quì sotto descritti. 

FARNETA pel Val.d’Arno casentinese. 
Piopolo cas., già cast, con parr. (S. Stefano) 
attualmente unita a quella di S. Niccolba 
Soci, Partina, Cum. Giur. e que 
si 4 migl. a grec. di Bibbiena, Dioc. 0 
Comp. di Arezzo, . 

Risiede sui culli che separano le acque 
dell’Archiano da quelle del torr. Sove. 

Era di proprietà de’conti 
ra quendo un loro Gittuzrio, nel 1034, re 
segnava all'abate del mon, di,S. Fedele a 
Sirumi tattociò che teneva a Hivcllo in 
Farneta di duminin diretto del conte 
Guido di Rattifolle, (Camier.) 

lo realtà quei dinasti ebbero signoria in 
Farneta sino all’anno 1359, allorohè Mar- 
60 figliuolo di Galeotto de’conti Guidi, 

di Soci e di Farneta, rimise sd 
etesso e le cose sue liberamente alla Rep. 




















FARN 
Rer.; dalta quale fa ribendito, fetto citta 
Gijo, e datogli 5300 fiorini d'ero cosi per 
evato di Soci e della ville di Farneta, come 
aeche per le ragioni che egli svera nel 
Conel.Sen-Niccolò, mei popoli di- Vado, di 


donne, Margheri- 

ta di Benvocio Salimbeni «i Siena. (Marr. 
Var. Cronie. Aumsa. Tstor. fior) — 
Fed. Casrun-San-Niccorò e Soci 

FARNETA in Valdi-Chiana. — Wed. 
Bamsa di Fanssra. 

Pavsra(Farni RI tn Val.d'Era, Cos. 

Com. è 





di Lucca, Comp. di Pisa, 

Fu Farneta una delle 30 villato e co 
vielletti,le di cui rendite e decime parroo- 
dhiali, nell'anno 989, vennero per metà 
allivellate da Guido vescovo di Lucca al 
mobile Te figlio del fa Ferolfo. 
— Fed. Gravamo (8.) in Val-d'Era. 

FARNETA in Val-di-Serchio. Con 
trada com-parr. (S. Lorenzo) Giiale del- 
la pieve di Arlisno, nella Com. Ginr. 
Dior. e Due. di Lucca, da cui è circa & 
migl. a meestr. 

Risiede in costa alla destra della strada 
postale che da Ponte S. Pietro ci diri- 
pe sel monte di , — Le memorie 

seliche relative’a questa contrada si 
trovano fra le membrane dell’arch. arciv. 
di Laces, è sotto gli anni 


timo da Gherardo vescovo di Lucca a faro- 

me dell'arciprete pievano di Arliano. 
Nella contrada e part. di Farneta fa 

eretta nel sec, XIV una delle prime Certo- 





FARN 9 

Queste tenata spettante una volta alla 
nobil prosapia Gaetani è situata sulla ripa 
destra del fi. Tora e della strada Emilia, 
© R. Maremmana, fra l’osteria 0 il ponte 
della Torretta, CastebAuselmo e Laciana. 

Farono da Farneta due notari, wo Si- 
mone di Glaadino che nel 1918 rogò im 
Moote Massi (presso Nugola) ua istrumem- 
to di donazione, dettato dal coste Tegri- 
mo del fa conte Ubaldo. L'altro notaro 
era Guglielmo del fa Fabiano, il quale 
nel 9 aprile 1303 in Costel-Aneelmo sti- 
pulò un contratto di vendita di terreni 
posti nel popolo di S. Eufrasia di Me- 
detro. (Ance. Dot. Fica. 5. Paolo di 
Pisa.) 

Questo luogo di Farneta si mantenne 
vestito di farnie sino all'anno 1980, epo- 
ca în cui quella selva di, Faroeta fa attere 
“rata dal di 


FARNETA (FONTE) nel Veld'Arno 
essentinese. Villa e tenuta nella. Com. 
Gier. e un migl. circa a lev. di Bibbiena, 


del Corsalone dirimpetto al poggio di 
Montecchio; ed è forse il Foeta ch'ebbe 
ch. parr. (S.Maria) soppressa dopo la me- 
tà del secolo XVIII, e raccamendata al 
parroco di 8. Andrea a Campi. 

Infatti tanto Faeta, quanto euche Fonte 
Furoeta farono possessi dei monaci Ce- 
maldolensi di Partine, soppressi nel 1808, 
dopo la quale epoca la tenuta di Mense 
Farneta fa acquistata dai march. Corsi di 
Firenze. 

FARNETELLA ia Val-di-Chiana. Vill. 
già cast. con pieve (S. Gioraa Battista) 
sella Com. Giur, e $ migl.a sett. di Asina= 
tanga, Dico. e Comp. Aretino. 

Risiede in collina presso il cast. di Ri 
gomagno salla pendice orientale dei mooti 
che stendonsi fra la valle dell’Oa:brone e 
quella della Chiana sopra la foce de’ Va 
desi, per la quele fcoe si apre il varco il 
torr. Foenna. ppRO 

Fu dei conti 

bevi i del Com. di Siena, 
che ilconte di Farnetella, nel 1271, fece 


laggio, 
sati i dio ui Iaorucii di contre» 


rio partito 


6 PARN 

a fabbrica della chiesa di Farnrictia 
attusle rimonta all'anno 1392; e i cosi 
partiesiari statuti, superstiti arif Arch 
Dipi. di Siene, perteno la deta deli’'snno 


1559. 

La popelazione di Farnetelio nel 1549 
ascendeva a $02 nell'anno 1640 fe 
ceva 371 abit, pei 1755 se aveva 
350, e all'epuen del 1833 la oua perr.com- 
tara 518 abit. 

FARNETO (Fernecrmm). Fra i caseli 
ewosimi di Farneie ne susistone de 
fempo remuissimo tre ia Val.di-Sieve, i 
quali ‘Jero i vorabole ad altrettanti 
popoli: uno nella curia di Mulezano (Fif 
le nuova di Farneto) nel pivicre di S. 
Cassiano in Padule; l’altro nel piviere di 
S. Stelano in Botena, ora di Vicchio nel 
Mugello, e il terzg in quello di 5. Andrea 
a Doscia, Com. del Pontassieve. 

Inoltre ua casale di Ferneto fa nel pi 
viere di Settimo ari possessi della famiglia 
Nerli; uno ia Val-d'Elsa nel pievanato di 
$, Pietro ia Bossole ; uno nella Valle del- 
l'Ombrone pistojesr, noto attuzimente sot- 
to il somigsolo di Farnieto sella Com. 
di Marliana ; uno nel Vald’Arne inferio- 
re nel piviere di Bati, che diede il nome 
Sile chiesa di S. Pietro a Ferneto; ci ha 
Ferneto in Val.di-Greve 
nel piviere di Sillano, re. 

FARNETO me BOTENA nel Mugello 
fa Valdi-Sirve. Contrada che diede il no 
me a due perr.; una esistente (S. Berto 
lommeo), l'altra sunema a S. Michele a 
Ripa Canina nel piv. Com. Giur. e circa 
migl. a a grec. di Vicchio, Dioc. e Comp. 
di Firenze. 

Questa villa di Ferneto, con le ville di 
Casa-Romana , di Cormiola, Paterno è 
Rouejo, fa confermata ia feudo dagli im- 
peratori Arrrigo Vle Frderizo Il si conti 

Modi 




















lisna, nel tempo che le ch. 





conta 181 abit. 

FARNETO m DOCCIA im Val-di-Sieve. 
Contrada da cui prese il nome il casale e 
perr. di $. Martino a Farneto nel pivdi 
Doccia, Cam. Giur. e circa 4 miglia a 


Risiedo nel Baneo ericatale del Monte 


FARN 
di Croce sella ripa destra del terr. drgo- 
menna tributario del si. Sieve. 

La poi vetusta rrmsiniscenza di questo 
Ferneto rincnta vrrio la metà dei secolo 
VIIL giac hè fa a questo Iuogo, dal quale 
prendeva il nome na rio, cui voli riferi» 
re un atto di donazione del march. Uber- 
fo ficlio di Ugo re d'Italia e padre del G. 
C- Ugo, fatto in Revrana a favore di Gui- 
de suo frdele, allorchè gli donò alcune pos- 
sessi-ni e cosali situati ia Val-di-Sicre, 
confisenie da en lato col fomo di Far 
neto, dall'altro lato con il torr. 4reomen- 
ima, cla! terzo lato con la terra di Geliga, 
€ dal qua:to con le irnute di Carerano e 
dire jane. (Anssa. Dei ducki e marche- 





2 Più tardi sequistarono podere in que- 
sta catrada gli Ardimanai, uno dei qua 
i mel artt. del 1236 cedè la sua parte 

di giuspadronato sulle chiese di S. Mar- 
tino a Farnete, di S. Stefano di Pi 
tella e de'9S, Michele e Pietro a Stra 
da al vescovo di Firenze e alla sua men. 
alla quale tuttora appartiene la chiesa 
S. Martino di Farseto com il suo an 
nemo di Pitella, noveraado una popolazio- 
ne di 322 abit. 

FARNOCCRIA nella Versilia sall'Alpe 
Apussa del Pietratantino. — Monte e vil. 
laegio com chiesa parr. antichissima (S. Ni- 
chele) già Giliale della pieve di S. Feli 
cita in Val.di-Castello, poi di quella di 
£. Narlino a Stazzema, che è il capoluego 
della soa Com. circa migl. 1 4 a macetr., 
nella Gior. e 5 migl. a lev.-scir. di So 
ravezza, Dioc. di Psa, già di Lucos, Comp. 
Pisano. 

Il Monte o Alpe di Farnoochia, sulla 
cui piapgia settentrionale riposa il village 
gio omvnimo, è una continuazione del 
moale Gabderi, che sporge nella vallecola 
È Cemejore, ed i di voi più elevato 
pinoscolo fa riscontrato del ch. prof. pad. 
loghirami essere a 18959 be copre il 
livello del Mediterraner, è la posizione 
geografica fra il gr. 39° 59° 52” long. è 
il gr. 43° 58° 13” latit. 

L'oltezza del monte Gasberi fa misu- 
rata ezisndio dal ch, professore Michele 
Bertini di Lucca, che la ritrovò corrispoa- 
dere a 1880,3 br. della misura lucchese, 
fa quale corrisponde a 0,5g05 di metro 
francese, per ogni br., mentre la toscana 
misora usata dal primo geografo equivale 











FARO 
20,5836, 25 di meiro.per ogsi bracci 
Gerratino. 

L'Alpe di Farnocchia si altacca a scie. 
col monte Gekteri;a lev. col monte al Pro- 
n0; a seit. com l'Alpe di Stazzema e la 
Penia-Forate; a marstr. ha l'Alpe di 

pos. i monti del Settino e 
dell'Argentiera che scendono vero Pie- 
trasania fra Val.di-Castello e Val.di-Bosi- 
na; a ostro i poggi di Mente-Costrese 
« di Monte-Petri, che si sbbenano sino 
alla via R. postale lungo il Litorale di 
Camejore. 








Pertanto i monti di Farpoorhia ponoso 





[rominenze del ripidissimo singolare grup- 
po di terreni Nettuno: Plutonisni che co- 
diitnisenmo l'Alpe Apuana; ed è altresi 
interno ai monti di Farnocchia, dove 
che altrove s'incontrano, fra le rocce di 
schista, talesso e di calcareo salino, filoni 
menllifi ri di ferro omidalato, di solfuri di 
piombo argentifero, di zinco, di splime. 
sio, rici mercurio © di arenico, — Ned. 
Aure Arvans, Ascesrizza, Mi 
Tioeana, e 
n vili. di 
antica menziooe v'incuire in usa perga. 
mena turchese dell'anno -98, era sino dei 
ercoli intorno sì mille ira i luoghi pose- 
dpti dai nobili di Corvaja e di Velleo. 
ehia, tocrati al remo de'Cervaresi medisn- 
Ve l'atto di divisione di beni fatto tra le 
due cwe consorti con isirumento del 9g 
ottobre 1219. — Pod. Cosvazi. 
La contrada chbe forse nome dalle 












cli abitoati di Farmocchia vivono della 


pestoricia, dell' dill'arte di embe 
maje di fabbricanti di furbdici e altri arnesi 
di ferro proveniente dalle &rriere di Ro- 
tino. 


La par. di $. Michele è Farnorchia 
trenasi pel registro dell'anno 1560 





Lucra, della quale diocesi fa smembrata 
nell’anno 1798, e auegnala » quella di Pisa. 
— Ved. Prorassara. 

Lo perr. di S. Michele a Farnoochia 
tenta 718 abit 

FARO (VICO) (Vicur-Ferius) nella 





FATU 97 


ne alla ch. perr. di S. Maria Maggiore foo- 
rn di Porta Lucchese, nella Giur. e Dioc. 


© fertile pisoura si. 
tosta fra le mura di Pistoja e la ripa sini- 
stra dell'Omlrune, sul borgo dell'antica 
porta di S. Andres. 

Ebbe casa e podere in Pice-laro sine 
dal sesolo X il conte Cunerado figlio del 
fa Tedici, e padre del conte Cadolo auto» 
re il più remoto della nobilisma prosspia 
dei Cadelingi signor di Moote-Cascicli, 
di Capraja, di Fescecchio ec. Îl qual conte 
Cunerado di Tedici, nel sett. dell’anno 

3 stando in Pistofa, donò al capitolo 
8i quella cattedrale Ha l’anima di 
mengerda sua consorte e del di duet 
lo le pussessioni che aveva ia Vico-Fa- 





più rio premo Pistoja. 


Avvertasi che poco dopo ue altro di- 
nesta antore dei conti Guidi, quale fa 
il conte Guido del fa Teudegrimo, nel 
dono che fece, nel 940, alla stessa caite- 
drale di. dodiei case masserizie di sua at- 
Linenza poste nel territorio Pietojese, era» 
vene pore una situata in Vice-Fario — 
Ved. Aerrara, Faoso, Saruzzana, co. 
La parr. di $. Mesia Maggiore a Vico 
Faro cmprende 1208 abit. 
Fascrano, 0 Fasciaso premo Volter 
ra Vico che ei suberbi della città, 
temmentato in un istrumento del 1030, 
col quale Gunfredo vese. di Volterra col 
consenso del suo copitule donò sila badia 
de’58. Giusto e Clemente preso la sicora 
città le corte di Majano con la cappella di 
£. Quirico, e la curte di Fesciano 0 Fal 
ciano posta nelle prodiei di Volterra. 
Fassaro premo Pi. — Ved. Fa 


Giano. 

FATAGLIANO in Val.di.Cecina. Vico 
che ha date il some alia ch. perr. di $. 
Pietro a Falagliano, la quale sul cadere 
del secolo XVIÎI venne riunita alla nuova 
de'bS. Pietro e detta alle Soline, 
nel suburbio e circa 4 migl. a ostro della 
città di Volterra, Com. Giur. e Dice. 

Comp. di Firenze. 

È bituata in. pisnora sulla riva destra» 
del 6. Cecina preso le RR. Saline nuore, 
ed ha una popolazione di 336 abit, la 
‘maggior perte addetta a quelle lavorazioni. 
— Fed. Mors, e Ssuszdi Vorrenna. 

FATUCCHIO (MONTE) o MONTE- 
FATTUCCRIO (Mons Fasucchius) mel 





Chi FAUG 

Vakd’Arno casentinese. Cas. con 

(SS. Pietro e Paolo) nella Com. e 4 migl. 
a sett. di Chiusi caseutinese, Giur. di 
Poppi, Dioc. e Comp. di Arezzo. 

Risiede in poggio fra il torr. Corsalone 
e la strada provinciale che da Bibbiena 
Guida all’Alvernia, da cui Monto-Fattec- 
chio è 3 migl. a sett. 

Sì trova una delle più antiche memorie 
di Monte-Fatucchio e del suo territorio 
mella dotazione fatta nel 1008 agli eremi- 
U di Camaldoli dal vescuro di Arezio 
Elemberto, il quale, oltre ever donato 
loro gran parte di quell’Appeonino, vi 
aggianse un poderino (manso) posto in 
Monte-Fatucchio dov'era un vigneto fatto 
piantare in quelle piagge del Corsalone, 
con l'obbligo ai Camaldolensi di prose 
guire costà la incominciata coltara e pian- 
tagione di vigneti. 

TI qual documento sarebbe importante 
per l'arte agraria per la meteorologia, se 
si conoscesse con precisione sino a qual 
punto dei monti del casentino giungeva la 
coltivazione delle viti e la maturazione 
delle uve innanzi che sì propagasse per 
ogni lato il diboscamento dell'Appennino 
toscano, che ha reso probabilmente più 
rigido il clima, o quindi più fallace e più 
rara costà la vegetazione della vite. 

Apche in questo casale ebbero signoria 
gli Ubertini di Arezzo, sotto i quali gli uu- 
mini del Com. di Monte-Fatucchio forma 
rono i loro statuti (anno 1396), rinnovati 
@ sanzionati li 33 genn. del 1465, quando 
que) peese fa incorporato a) contado e al 
governo immediato della Rep. Gor. 

Uno degli articoli di questi ultimi sta- 
tuti promettera un premio a chi desse la 
csocia e uccidesse lupi e orsi, grandi o 
piccoli, ai quali.premj doveva contribuire 
per la metà il Com. di Monte-Fatucchio, 
€ per la quarta parte ciascuno dei Com. 
Nimitrofi di Corezzo e di Fressineta. 
(Fap. Mosozzo. Del corso dell'Arno.) 

La parr. de'SS. Pietro e Paolo a Mon- 
te-Fatucchio novera 212 abit. 

FAUGLIA, FAULLIA (Fevulline Ca- 

+00r.) in Val.di-Tora. Vill. capoluogo di 
Comanità e di piviere, nella Giur. di Li 
verno, Dioc. di Sanmiziato, già di Luoca, 
Comp. di Pisa. 

Giace sopra uiba pisrgia mernosa nell’ 
ultima linea delle Colline inferiori eteri pi: 
«une fra Colie-Salvetti e Lerenzana, 








FAUG 


Guata a lev. dal torr. Tavola e a pon, di 
quello di Fauglia, ambedne infloenti del 
fiumicello Zeo/a, che gli scorre a levante, 
mentre le passa a pin. il fi. Tora e la 
strada Emilia o R. maremmana. Il village 
gio di Fauglia è posto sotto il gr. 28° 10' 
5° long. e 20 48° 33’ 2” latit., appena ua 
to cast. di Montalto, 
quasi tre migl. a scir. di Colle-Salvetti, 
a lev. di Livorno; 6 migl. a 
poo. di Lari; 13 a scir. di Pisa; e al. 
trettante a sett. di Rosignano. 

Fauglia è ano de'villaggi più popolati 
delle Colline pisaoe, fabbricato aborgbetti 
abitati da molti artigiani, i più dei qualisi 
applicano al mestiere di carto. 

Una delle memorie più remote, nelle 
quali sia rammestato questo paese, è 
na membrana del 13 ottobre 118 scritta 
in Pisa, e appartenuta al mon. di S. Ber- 
nardo di quella città, attuslmeote nei R. 
Arch. Dipl. di Firenze. Trattasi ividi une 
selva posta in Colle di Bacarello nei cos- 
torni di Montalto, venduta da Lamberto 
del fa Ugolino de Favulia; la qual selva 
aveva a confine da un lato le terre dell'ar- 
civescovo di Pisa, e dall’altra parte le 
pomessioni dei figli di Gualfredo di Sante 
Rei 












sgolo. 

Da Fauglia trasse il casato, e forse costà 
ebbe in origine sigaoria un'illustre fami- 

pisana, la quale godeva gli onori della 
ittadinanza sino dei primb tompi del. 
la Repubblica di Pisa. Non dirò se 
altenese alla medesima prosapia quel 
Pietro di Beriolotto da Favaglia che, 
nel 1282, veudeva la sua quarta parte del- 
la villa e territorio di Favuglia insieme 
col giuspairunato della ch. plebana di & 
Lorenzo in Piazza ai canonici Regolari di 
S. Agostino di Pisa. (loc. cit.) 

Meotre Fauglia dipendeva nel civile dal 
governo Pisano, vi esercitavano giuriedi- 
zione spirituale i vescovi di Lucca, la di 
cui dicccsi anche nei secoli longobardiel 
sino costà sulla Tora alle estreme colline 
pisane si estendeva. 

11 paese di Fauglia nel 1345 ci ribellò. 
al Com. di- Pisa con altri villaggi delle 
Colline limitrofe, per soggestione dei figli 
del conte Bacarozzo di Monte-: -Scedajosco- 
slituiti dalla Repubblica pisana nell’afizio 
di viearj della proviocia di Maremma. 

Tornato -ben presto il peese di Fauglia 
all’obbidienza della madre patria, fa ad 

















FAUG 
qua ritalto nel 1406 dall'oste fiorentine, 
« quadi cel 1243 per breve tempo ri- 
pres dalle genti di Niccolò Piccinino al 
tervigio del doca di Milano. 


La chiesa di $. Lorenzo s Feuglie on di 


fscera perte del pievamato di Tripalle, 
euia di S. Giovanni di Val-d'Isole, insie- 
me con la perr., ora suo annessa, di S. 
Giusto a Pugnano. 

L'sotica chiesa era situata fuori del vil. 
laggio dalla perte di settentrione. Quella 
attesle trovasi dal lato di scir. nel punto 
più eminente della collina, costraita con 
il meteriale della distratta chiesa e del 
fortilizio, Ottenne il sscro fonte nei seco- 
W IVI. Pa eretta in pieve dal vese. di 
Seaminiato Alessandro Strozzi li 15 otto. 
bre 1635, e quiadi decorata del titolo -di 
prepesitara dal vese. Domenico Poltri nei 
16 lugl. 1994. Le farono date per cuffra- 
qoee le core di Tremoleto, di Tripelle 
«di Valtriano, già pieve di Triana. 

Comunità di Fauglia. — Jl territorio 
di questa Comonità occapa una superfì- 
de irregolare di 31633 quadr., da cui 
reso da detrarre 953 quadr. per corsi 
di sequa e strade. 

Vi riciedera nel 1833 una popelazione 
di Se39 abit., nella proporzione media 
di 193 ladividui per ogni miglio que 
deste di suolo impon'bile. - 

Pl seo territorio, perte ia pienera e 
arte sitoato in colline, ha una figura bi- 
dp cre Îl lato più augusto rivolto a 
estro, e la testa che guarda a sett 

Cosfina con 5 comunità. A-lev., che è 
uno dei lati più estesi, trovasi a contatto 
ceo la Com. di Lari, a partire da grecale 
dalla confluenza del fonetto del Padu/e nel 
fem Reale 0 del Zannone, dove rimonta 
da primo la ripa destra del fometto, quin- 
di per termiai artificiali arriva sulla stro- 
da merstra che ds Censja condace a Pon- 





Vallinzi e di Brivedere sino a che entra 
nella via che da Tripalle va ad Usigliaso, 
N deve sottentra a confine la Comunità 
di Lortazana. Allora voltando la fronte 
a eroib. si dirige nel valloncello del fl. 
Mola, sal di cui alveo ripiega verso scir. 
puado sotto le piagge di Montalto e di 





FAUG 99 

Faeglia per arrivare al molinosal 6. Tora. 
Costà furmendo un angolo rientraate, dopo 
passato il fiume, si rivolge da scir. a lib. 
salire il. Ganco orient. delle colline di 
ama 6 di -Sento-Regulo, dove lascia la 
Comunità di Lorenzana e. trova quella 
di Orciano. Di fronte a questa Com. 
piega suovamente a scir. salendo il pog- 
getto di Colle-Pinsuti, dove -a Posse 
willa rivolta faccia a lib. sino a che al vie 
cino fosso della Conella sottentra a com- 
fine la Com. di Colle-Salvetti. Con quest” 
ultima Com. dopo ua curto tragitto nella 
stesa direzione, attraversa la strada comu- 
nitativa che staccasi dal Crocicchzo della 
strada R. maremmana o Emili», nella que- 
le scende per il rio di Rimassano. sel 
torr. Morra. là jn ceguito la via 
Emilia verve di confine alle due Comunità 
cavalcando: mediante il ponte della Tor 
retta il Game Tora per pasiare alla soa 
sinistra, e poco dopo ripassare alla sua 
destra sopra un altro poote che sppellasi 
di &. Oro, seguitando costantemente il 
corso della strada B. sino presso al villag- 
gio di Colle-Salvetti, e precisamente sino 
allo sbosco della traversa, detta le Wie 
della Botra. Costà dirigendosi da lib. 4 
Jev. entra nella via prelette, che sbbando- 
ma presso al rio della Tavola, col quale si 
volge nella direzione di sett. sino a che il 
rio non entra nel fi. Isola, Alla quale cos- 
ficenza trova la via della Merginate, fl 
di cui andamento dai lato di libeo. 
cio verve di limite alle dee Comesità 
sino al foto Zeese odel Zannone. A que 
#0 pento, passata la villa di Gresciamo, si 
rivolge da lib. a sett. e andando -centr'e- 
equa trova 











no, dure nel secolo passato esisteva 
le macerie la colonna migliare fetta porre 


200 FAUG 
dall'imp. Abtonino Pio al miglio 188 ab 
Urbe Roma, ora nel Camposaato di Pisa. 

Una strada provinciale scorre a sett. del 
le Com. di Fauglia. Ema staccasi dalla pri- 
ma a Vicarello e per Cemaja si dirige a 
Ponsacco; tutte lc stre sono comunitati. 
ve, e molte di esse rotabili. 

Tn quanto spetta alla natara del terreno, 
fa d'oopo rammentare ciò che fa avvertito 
all Corus-Satrerri Comunità; dove 
si disse, che cotesta pianura è profonda 
mente coperta da depositi receoti, meatre 
le colline intorno a Faaglia per lo più 
spettano alla marna argillosa o al tufo are- 
mario conchigliare. 

La coltura del pisco è a pascoli, a ce- 
resli, a grantorco e a viti maritate a 

pioppi che producono debolissimo vino. 
Quella delle colline consiste in oliveti, in 
vigno, in geli è tri alberi da frutto, 
dove pure si seminano varie civaje. Più 
rari sono i boschi di alto fusto e cedai, i 
quali si tagliano ogni to, 0 19 sani 

Negli statoti di Crespina, di Faeglia e 
di Tripalle, redatti negli anni 1 {07. 1528, 
1539 € 1550, come anche nell 
prervisioni sulla permissione di pieno 
per condurre a serratico, sona rinnovate 
e antiche severe proibizioni del tagli 
gli alberi da frutto boschivi, iq 
dichiarano esere la quercia, l'istia, 
farnia, i cerri, i castagni, i lecci, gli olmi, 
4 frassini e gli aceri. (Mauri. Odeporie. 
MSS. delle colline Pisane.) 

TI prodotto del bestiame grosso e 
40 potrebbe essere ia cotesta contradi 
opioso di quello che attualmente lo è in 
proporzione dei foraggi. 

NS mero però di pigionali si 
lia celle arti per. vestiario 
ierrtedii che suole esitarsi ai 



















































FAUG 

settimanali e alle fiere in questa e in altre 

limitrofe comuuità. 
mercato nua copioso di Fi 
giorno di mercoledì. Prende 
fiera nel di 10 agusto, nel 29 e 30 
settembre. Una fiera pure di bestiame, di 
pannine e di mercanzie ha luogo nel dit8 
dicenbre ie Luciana, altro minore villeg- 

gio della comuuità di Fauglia. 
Sono mantenuti pel servizio pubblico 
due maestri di ola e due medici-chi 












i quali risiedono a Fauglia ea 
Crespina, i due più popolosi villazgi. 

Priea del regolamento Leupuldioo sal 
l’organizzazione delle comunità del Gras. 
ducato il comanello di Paaglia si riduce. 
va all'estensione della sola sus parrocchia, 
confinante a sett. con le cure di Cenajae 
di Colle.Salvetti; a ostro con quelle di 
Tremoleto e di Luciana; a lev. coa Tri- 
palle e Crespina, e a poo. coa le parr. di 
Castel-Anselmo e di Nogola. 

M cvmunello di Fauglia abbracciava 
nel suo circondario i seguenti luoghi, i 
primi tre in collina egli altri in pianura: 
Fauglia; 3. Montalto; 3. Farnete, 
cui sa Ferneta; 4. Pugnano; 5. 
Grecciano ; 6. Valtriano. 

Col regulameato del 19 giag. 1776 ven- 
nero incorporati alla Comunità di 
glia i comunelli di Nugola e di Castel 
Auselmo, dei quali faceva parte la curs di 
Colle-Salvetti, innansi che quest’altimo 
luogo fone dichiarato (nel 1810) capolue- 
go di una naova Comunità. — Ped. 
Cotue-Satverri, Comunità. 

Fauglia ha la cancelleria comunitativa 
e l'esazione del Registro in Lari; la sua 
Giur. civile e crimioale, l'ingegnere di 
circondario e la conservazione delle Ipote- 
che sono in Livorno; la Ruota è a Pisa. 
































POPOLAZIONE della Comunità di Favetra a tre epoche diverse. 
——__——- 





Nome dei luoghi{ Titolo delle chiese. \Dioccui ap-} Abit: | Abit | dbit. 
partengono.| 1551 | 1945 | 1835 

nr | o_,_-_r | 
Crespina 8. Michele, Prepositara | Saaminiato | 379 | 1200 | 1849 
Fauglia S. Lorenzo, idem idem 231 | 1280 | 1808 
Luciana S. Lucia, Privria Posa 63 | 44} 62: 
Tripalle ISS. Jacopo eCristofano,i4.! Sanmioiato | 69 | 371 | 951 


Tora. dbitenti. N° 


762 | 3265 1 50297 


FELC 
Farsz im Val-di-Pesa. Cos. perdo. 
1 . dove fa uma ch. parr. (S. Lucia in Fa- 
v1le) nel piv. di Panzano, Com. e Giur. 
di Greve, Dice. di Fiesole, Comp. di Fi- 


menbrasa del genn. 1100 sppartenuta 
alla bedia di Buonsolazzo, © in un istra- 
mento di enfitrusi rogato nel merzo del 
1228 alla chiesa fiorentina. 

FAVALTO (CROCE pi). Scemmità del 
mostè Marzano, che trovasi situata fra la 
Valle Tiberina e la Val-di-Chiana, a 
1833 br. sopra 71 livello del Mediterra. 
neo, sella parr. di S. Giovanni a Mar 
sano o Marsana, Com. del Monte 8. 
Maria, Giur. di Lippiano, Dice. di Città 
di Castello, Comp. di Arezzo. 

Vi ebbero dominio i march. del Monte 
$. Maria, e quindi i conti di Celiole; | 
Quali ultimi, con istramento del 23 ottobre 
1913, nell'atto di sottoporsi al Com. di Cor- 
tene si obbligarono di non costruire alcun 
fortilizio nel distretto della loro contee, 
cioè da Cegliole sino al lago Trasimeno, e 
da Fevelto sine alle Chiane. — Ped. 
Maasaso di) 

FAVANO in Valdi.Magra. Vico ‘nella 
cora di 8. Andrea a Gabbisna, Com. e 


FAZZANO, o FALZANO în Val.di. Fatica e) 
Cas. nella 


Mn pere. di S. Maria di 
Monte dei Bisochi, pi. di Codiponte, 
Com. Giur. 0 5 maigl. è cstro di Pivicisoos 
Dice. di Pontremoli, già di Luni-Sarzaca, 
Comp. di Pios. 

Risiede in costa alla base sett. dell'Alpe 
Apezze, che scende dalla schiena del Se- 
{ro per il monte di Tenerano, fra il torr. 
Lucido e i fi. Aclella. — Ped. Mosrz 
deBurrm 


FEDELE (S.) sn PATERNO. — Fed. 
Pirmso nel Chienti. 
FEDELE (S.) a STRUNI. — Ved. 


€ Po. 
FEGATESI (MONTE). — Ped. Mos. 
12 Facaraz. 
la Freonins. — Ved. Fi 


“Rive (A Qquinco azza) nel Vab- 
d'Arno sopra a Firenze. Cas e parr. nel 
pin. Com. e 3 migî. a lib. di Rignano, 


FELI 108 
Giur. del Pontasieve, Disa. di Fiesole, 
Comp. di Firenze, 

Risiede in costa sul Ganen orient. dei 

i chestendonti da Monte-Scalari verse 

le ripa sinistra dell'Arno, fra l'Incisa e Ri- 
quano, fuego il il torr. Selceto. 

Ebbero podere, e farono pat: 

della pier isorfpiniegion 


Vernio, cui sono attualmente subentrati 
per eredità i conti Guicciardini 

La porr. di $. Quirico alla Felcé conte 
145 abit. 

-FELCETI (Filicetum) nella Valle dell 
Onbrone 





Sorripole, piviere di Ciregiio, Com. di 
Porta sl Borgo, Ginr. Dice. € cirm é 
tnigl. a toecatr. di Pistoja, Comp. di Fi- 
renze. 


Trovasi alla base della Montagna supe- 
riore Pistojee, fra i due torr. Vinci, alla 
sinistra della strada R. modenese che sale 
alle Piastre. 

FELEGARA.in Val. Borgata 
compresa nel popolo di S, Giorgio a Co. 
eano, Com. Giur. e circa 5 migl. a sett. 
di Fivizzano, Dico. di Pontremoli, già di 
Lani-Serzsna, Comp. di Piss. — Ped 
Comaso ia Val-di-Marra. 

FELICE (S.) 18 PINCIS. — Ped. dra 
mo ($. FuLicx in) nel Chianti. . 

FELICE (8.) « EMA. — Ped.Ena ($ 


) 

FELICE (8.) nella Valle d'Ombrona 
pistojese. Contrada e popole che prende 
il nome dalla sua antica chiesa, nel pi- 
viere di Sstarnana, Com. di Porta "i 
Borgo, Giur. Dico. e 3 migl. a sett, di 
Pistoja, Comp. di Firenze. 

Risiede in valle sulla ‘ripa sinistra dell’ 
Ombrone - {I ponte, sul quale pesa 
l'antica strada maestra che varca l'Appeo- 
nino alle sorgenti della Zimentra, dopo 

le sorgenti dell'Ombrone. 

Sino dal secolo XIV il popolo di $. Fe 
Vice costituiva un comunello, mentre tro- 
vasi rammentato nella riformagione del 
berita, lia: marzo 1358, consiglio de. 
gli anziani e del popolo della città di Pi. 
stoja, ad aggetto di sedare i postiti e le 
sommosse nell’anno antecedente sccadute 
bella Montagna di sopra, c per richiamarne 
i banditi. (Zeccansa. Anecd. Piston.) 

8. Felice vall'Ombrone ha 398 abit. 

“i 









109 FERC 

FELICITA ($.) a CASOLA. — Ved. 
Casota ip Valdi Magra. 

—— a FALTONA. — Fed. Faurona 
(Posvz di). 

—— 4 GATTAJA. — Ped. Garzia 
in Val-di-Sieve. 

—— 4 LARCIANO. — Wed. Farrona 
(Preva di). 

—— a PETROGNANO. — Ped. Pu- 
trocsazo pel Val.d'Arno aretino. 

Ferzonica nel Val.d'Arno casentine- 
se. Cas. ch’ebbe porr. (S. Cecilia) nel 
di Socana, Com. di Chitiguano, Giur. 
Castel-Porognano, ora in Rassina, Dioc. e 
Comp. di Arezzo. 

Fixanro (Corte) nella Valle del San 
terno. — Ped. Farra. 

* FERALDI (VICO-). — Ped. VicoFe- 
mato: in Val.di-Sieve. 

Fracionz in Valdi-Chiana. Cas. di 
stratto che diede il titolo alla chiesa di 
8. Michele al Fercione nel piv. di Ba. 
cialta, ora di Terontola, Com. Giur. Dive. 
€ cirea migl. $ a scir. di Cortona, Comp. 
di Arezzo. — Ved. Trrontora. 

FERCOLE: (POGGIO ni) nella Valle 
dell’Ombrone senese. Poggio dove fu un 
cas. soto attualmente per un buon alber. 
go salla strada R. grossetana, a°mezza 
strada fra Siena ‘e Grosseto, nella parr. 
di S. Donato a Casale di Pari, Com. e 
circa 12 migl. a sett. di Campagnatico, 
Gi lib, di Pari, Dioc, e 


lo di Fercole nei possessi 
della PA pc badia Ardenghesca, 
il di evi abate col consenso dei suoi mo- 
neci, pel 21 dic. 1240,concedè a enfiteusi 
a Ventura di Pepone e suoi eredi totta la 
possessione sul poggio di Fercole per l' 
amnuo canone di soldi 10 di moneta sene- 
se; e dopo 25 anni nel giorno medesimo 
(21 dic. 1265) lo stesso abate alienò a 
Pietro di Scotto fra le altre servitù, pi- 
gioni e affitti, che si pagavano alla badia 
Ardenghesca, che quelle dovate dagli 
abitanti della villa e poggio di Feroule. — 
Che poi costà di buon'ora fosse sperta up 
osteria, vien dichiarato da un altro fon 
tratto della stessa provenienza del 14: 
dopo che i diritti e beni della badi: 
Ardenghesca dal pontefice Eagenio IV 
furono roncemi ai monaci Agostiniani 
Soopetini di S. Maria degli Apgeli .di 
Siena. 1 quali ultimi, nel di 9 novem 























FERO 


bre di detto anno diedero ad afitto per 
tre enni a due fratelli figli di Santi di 
Mco di Civitella un albergo com orto porto 
nella corte di S. Lorenzo d'Ardenghaca, 
nel luogo denominato il Poggio e Ferce- 
de, per l’annuo canone di lire 100, (Arce. 
Duc. Fior. Carte del mon. di &. Maris 
degli Angeli a Siena.) 

Faaaxo (Casaze di) in Val.di.Mene. 
Cas. perduto nei contorni di Estime (Mon 
te Lestine) parr. de'SS. Quirico e Giulit 
ta a Bagnaja, Com. e circa 6 migl. a pon. 
di Monteroni, Giut. di Buonconvento, 
Dice. e Comp. di Sirna. : 

Era uno dei casali sivo dall'anno 730 
donato al mon, di S. Eugenio da Wuar- 
mefrido gastaldo R. nella città di Siena, 
che ne fu il fondatore, e che gli conceme 
fra gli altri beni alcune possrssiuni poste 
in casali Feriano prope montem Listine. 
(Monar. Ant. M. devi. e Accn. Dir 
Fion. Carte di S. Eugenio presso Siena.) 

FERMINA (S.) nel Vald'Arno aretino. 
— led. Fonwesa (S.) 

Fixonta (Leco di) — Ved. Presns: 
tasra. 

Frsonisno în Val-d'Orcia. Cos. per. 
dato dov'ebbero podere i monsci della 
badia di 
fra le di cni pergamene trovasi 
mento dell'anno 819 fatto nel cum. di Fe- 
roniano. Anche l’imperatore Corrado II, 
con privilegio del 5 aprile 1027 confermò 
alla badia Amiatina la corte 
niano. (Anen. Dire. Fios. Carte della Ba- 
dia del Montem 

Frnoniano o Fravniano nella Valle 
dell'Era. Vico da ‘gran tempo perduto 
fra PEra e la Cecinella nel: piviere di S. 
Gervasio, Com. e Giur. di Palsja, Dioc. 
di Sanminiato, anticamente di Lucca, 
Comp. di Piss. 

In questo vico, stato la prima volta, ch" 
io sappia, rammentato l'anno 722 fre le 
carte dell’arch. arciv. lucchese, fa fonda- 
ta, nell'810, da Odalberto figlio del fu 
Lamberto premo la sua casa di abitazio. 
ne, una ch. dedicata a S. Maria, che di 
x loco Feruniano. La qual 
la poscia in ginspadronato 
ai vescovi di Lueca, mentre uno di essi (il 
ietro) nell'anno 897, mediante un 
giudizio pronnnaiato in Firenze del conte 
Amadeo in presenza di Adalberto march. 
di Toscana, la rivendicò dai nobili wi 






































FERR 
Seamisiaio insieme con la ch, di S. Maria 
a Valisno nel pievanato di Mosciano, at- 
tasieente di Mootopoli. 


Un ercolo più tardi (sapo 980) Guido 


vese. di Lacca allivellò a Teudegrimo del 

fe Farolfo con la metà del cast. e corte di 

S. Gervasio in Val-d'Era diverse terre e 

cue momerizie di quel piviere, una delle 
iano. 





tafitrusi a Siemondo di Sichelmo de'nobi- 
li di Uzzano e di Montrebiaro in Val-di- 
Nievole i beni posti ® aliene vicino a 
Ferunieno fiume Ere. — Ped. Gan 
vano (Prrva di S.) ie Vald'Era. 

FERRACCIANO in Val.di-Sieve. - 
Ved. Trazaso. - 

FPERRAGLIA in Val.ii-Sieve. Cas. con 
catellore che dà il nome a un'antica ch. 

par. (5. Niccolò) nel piv. e Com. di Va. 
Pi da gui borgo è distante migl. 3 j a 
eetro, nella Giur. di Dioc. e 
Comp. di Firenze. 

Giace sopra mes piccola collina alla de 
ttra del terr. Carza e della strada R. boo 
legnene, mezzo miglio olirrpassata la prime 
posta di Fontebuona. 

Era aaa prasesione della ema Medici, 
atitaimente dei principi Corsini, sebbene 
fl tinpadrenato della chiesa di Ferraglia 
dia pervensto nella casa Pitti-Gaddi, che 
ancera lo conserva. 

1 rettore di S. Niccolò a Ferreglia 
stistà cal suo pievano al sinodo Gorentine 





La pert. di $. Niccolò  Perraglia con- 
ta sigabit. 

FEGRAJOLO im Val.dArbie. Piccolo 
gun. che insieme con il popolo di $. Bar. 

® Moetethiaro formava un co- 
mesello della Com, di Costelauovo della 
Berardenga, altualmente annesso alla cura 
«8. Pietro a Vico d’Arbie, nella Com. 
del Terzo di $. Martino, Giur. Dior. e 
Camp. di iena, dani trovai Smigt a ev. 

Bisiede in piaggia fra il torr. Bozzone e 
la ripe destra del G. Arbie. — ed. Mon- 
menaso di Val.d’Arbia, 

FERBALE nel Val.d’Arno .inferiore. 
Can ca (S. Anlonio) pel piv. 
di & Amano a Greti, Com di rie 
Dica. di Piotoj, Comp. di 


FERR 103 

Risirde in poggio sulle pendici eocid. 
del Monte-Albano. _ 

FERRALE in Val-di-Siere. — Ped 
Pactiansecio. 

FERRANO nel Val-d’Armo sopra a Fi. 
renze. hand che diede il nome a due parr. 
altoali inite (S. Maria e S. Pietro) 
nel pivict è Discceto, Com. e 2 migl a 
rec. di Pelago, Giur. del Poatassieve, 
Dioc. di Fiesole, Comp. di Fifenze. 

Risiede in costa sulla ripa destra del 
torr. Vicano di Pelago, fra la base occid. 
del monte della Consama equella settent. 

i ‘confine del- 








nache di S. Ilario in Alfiano, ora di S. El- 
lero, allo sbocco del icanò di S. Ellero 
fra il Pontassieve e Rignano. 
Quindi la corte del Ferrano si trova 
confermata in feudo alle monache di Al- 
Sano dall’imp. Arrigo VI con diploma dei 
26 febbrajo 1191, pubblicato dal Lami. 
Le pià aatira certa che rammenti il cas. 








di possesso di unasorte posta in leogodetto 
Ferranoe Postino. (Asca. Dirt. Fios:) 

La chiesa di $, Maria al Ferrano, sitna- 
ta più in alto di quella di $. Pietro, fa 
sopprema innanzi la metà del secolo IVIIT, 
€ ridotta in a compo anio della 
superstite cara di-quel luogo 

Nel 1551 $. Maria sì Ferrano ecotava 
106 abit. mentre ne aveva 335 la cura di 
£. Pietro, entrambe le quali risalto nel 
1765 noveravano 400 abit. 

Nel 1833 S. Pietro al Ferrano ecotera 
438 abito 

FERRATA ($. CECILIA 4) car POG- 
GIO FERRATA .in Val.di.Chieno. — 
Ved. Pocaro S, Cacsua. 

FERRIERA sesta PESCIA di Mares: 
ma — Vedo Paecia nella Maremma di d 
betello. 

FERRIERA ni ROSINA, = PALAZZO 
parta FERRIERA. — Ned. Romina, e Se: 
mavazza, 

FERRIERE vì FOLLONICA. — Ved 
Foronea. 

FERRIERE setta LINA. — Ved. Lr 
na fi, 0 Saxuazcanto Comueltà. 





204 FEST 

Fassozo in Valdi-Sicre. Castelletto 
diruto nella vallecola di Faltona. 

Era siguoria dei vescovi di Fictole, dai 
quali fa dato in feudo nel 1269 a Ruggeri 
di Ferrautino, e nel 1291 el famoso Corso 
Donati, cui venne dal vescovo Fra Filippo 
il casello di Ferriolo nel 1298 rinnorate. 

FERRO (MINIERE paz) 4 RIO.— ed. 
Rio nell'isola di Elba, e Misizaz della To- 


scasa. . 

FERRONE in Val .di-Sieve. Cas. la coi 
par. (S. Michele) con l'antico annesso di 
di S. Martino a Lago fu raccomendate in 
parte alla cura di Signano, e parte alla 
i Scarperia nel piv. di Fa- 
€ mezzo migl, a_maestr. 
di Scarperia, Dioc. e Comp. di Firenze. 

È situato in pienura solla ripa sinistra 
del torr. Levisone fra Scarperia e la ma- 
quifica villa del Palagio, giàdei Castellani, 
ora dei march. Tolumei Bi6 di Firenze; 
ta qual villa era compresa nel popolo di 
Ferrone al pari dell’uratorio di S. Marti- 
no a Lago, che fu parr. nel secolo XIV 
insieme coo la chiesa di S. Maria del 
Vivejo posta presso le mura di Scarperia. 

Appella ai luoghi del Vivajo e del Fer- 
rone nel Mugello una donazione dei 16 
giogno 1018, fatta da Rullando notaro fi- 
Glio del fu Palmerio a sua moglie, dove so- 
no dtscritti i luoghi i erano posti i 
beni donati, tra i quali si leggono Vivarie 
«1 Ferrone. (Lam. Mon. Ecel. Flor.) 

FERRUCCIA nella Vatle dell'Ormbro- 











me pistojese. Vill. composto di più borga- £. 


te cun pieve (SS. Filippo e Jacopo) nella 
Com. Giur. e 3 migl. a sett. di Fizzana, 
Dine. di Pistoja, Comp. di Firenze. 

È posto in pianura sulla riva destra del 
£. Ombrooe, a poca distanza dalla strada 
K. che do Firenze pastasdo pel Poggio a 
Cajano guida a Pistuja, Pescia e Luoca. 

La pieve de'SS. Filippo e Jacopo a Fer- 
raecia muvera 1152 abit 

FESTIGLIANO » PRATOLINO nel 

* Vakd'Arno frratino. Conirada da cui 
prese il nome ta parr. di S. Jacopo a Pra- 
tolinò, già detto a Festigliano, nel più. 
di S. Cresci a Maciuoli,»Com. e ci 

migi. a cstro di Vagi 

Fiesole, da cui Festigliano è quasi 3 

miglia a cett., Comp. di Firense, 
Risiede in poggio fra la strada R. bole- 

fuese e il torr. Mugnone nei delirioro 

parco della A. fattoria di Pratelino. 











FEZZ 

Fa la corte di Festigliamo dei vescoti 
di Fiesole sino ds quendo uno di essi, Re- 
girabaldo Gglio del fa Regimbaldo di 
Ronzo, stando jo Firenze, li 3 febb. dell’ 
anuo 1018, alla presenza del vese. Sores- 
tuo lidebrando, del primicero, dell'arci- 
diacono e di altri cssonici di quelle ciui, 
donò al capitolo della sua cattedrale, fra 
le altre sostanze, dieci mansi o poderi di 
sua pertinenza, oltre un mezzo podere situa- 
to sel luogo di Festigliano. 

Come poi la contrada acquistasse la de 
mominazione che porta generalmente ades- 
to di Pratolino tanto la R. tenuta omo- 
nima, quanto la chieta parrocchiale di Fe 
stigliano, sì può puramente congettu- 
rarlo dalla circostanza che costà premo 
e nello stesso popolo di Festigliano es 
steva il Proto è la Selva Regia, Fanvo 
fede di ciò le bolle pontificie di Pasquale 
NI (anno 1103) è d'ionocennio I (2000 
1134), che confermano ai vescovi di Fie 
sole, fra le altre possessioni, le corti di Pe- 
stigliano e del Prato Regio,state giù con- 
cedute dei sovrani d'Italia ai prelati di 
quell’antica diocesi. Inoltre net catale 
80 delle fiesolane, scritto pel 
1299, trovasi indicata sotto il piviere di 
S. Cresci a Maciuoli la parr. di S. Jacopo 
a Festigliano, © l'ospedale di S. Pietro 
de Silva Regia. — Ved. Paxtouso (S 
Jaccro 8). 

FEZZANA o FEZZANO in Val-di-Pe- 
va. Cas. che ha dato il nome al popolo di 

. Jacopo a Fesseno nel piv. di S. Pso- 
crazio in Val-di-Pesa, Com. Gior, e quasi 
3 migl.a cett.-greo. di Montespe:toli, Dioc. 
€ Comp. di Firenze, 

È situato in costa fra il tor. Wirginio 
€ il 6. Pesa un migl. circa a scir, della 
magnifica villa di Monte-Gufoni, fondata 
dalgran siniscaleo Niccolò Acciajuoli sui 
beni aviti, mentre la soa discendenza eb- 
be podere anche in Messeno, comsertato 
sino all’altimo fiato di quella famiglia col 
giospadronato della ch. parrocchiale. 

È incerto, se applicare devesi a questo 
Frzzaoo ua istramento del 2 febb. 1018, 
col quale Regimbeldo vesc. di Fiesole, già 
rammentato quì sopra (art. Fasrictiaso) 
domò al capitolo della sua cattedrale 10 
poderi, uno dei quali situato in Fissano 
(Lau Mon. Eccl. Flor.) 

La parr. di $. Jacopo a Fersano così 
138 abit. 








FIAT 

FEIZANO nel Golfo lunesse 0 della 
Spezia. Vill. com perrocchie arcipretura 
(S. Giovanni Battista) nella Com. di Por- 
totrnere, Mandamento della Sprsia, Pro- 
viscia di Levante, Dioe. di Lupi-Sarzana, 
RL Sardo. ” 

È situsto nel lato occidentale del Gol- 
fo della Spezia alla base del monte della 
Castellana, nel fondo di un'anse, o cala 
che internaci im terraferma fra*Marola e 
il Larzareto di Varigoano. 

Fa Feszano sino dal secolo IX uno dei 
feudi appartrarti ai mare. Malsspina e 
Jero consorti, rammentato negli atti di do. 
nazione fatti al mon. di S. Venerio pel 
Golfestesso. Con ono dei quali istrumenti, 
srritto ia Arcola li 6 genn. 1052, il march. 
Guidone figlio del fe march. Alberto, 
concese a mon. di S. Veneri nell'isola 
di Tiro esaggiore, (oggi del Tino) la 

suoi beni situati nei luoghi 
di Vafiguano, di Panicaglia e in Cignano 
dino al Frizano e al Capo di Monte. La 
siena elargizione, nel 3 sett. 1058, venne 
compartita a quel monastero dal march. 
Qherto figlio Pos march. Alberto. (Mo- 
turon. das. Estene.) © 

La per. di $ Gin. Battieta a Fezzano 
sel 1832 contera Gig abit. * 

FIANO, o ALFIANO la Vald'Ela. 
— Fed. Arruso. 

FIANO nella Valle del Serchio, Vill 
esa perr. (S. Pietro) nel piv. di Vald* 
Ottaro, Com. Giur. Dice. e Due. di Lee. 
«s, de cui il vill. di Fiano è circa 8 migl. 
a mentro, 

È situato in costa sei poggi che scendo- 
ne da Moato-magno, i quali dividono la 
vallecola della Freddana da quella del 
terr. Padogne. 

8. Pietro a Fiano conte £34 abit. 

FIATTONE, o FIATTONI sella Valle 
del Serchio, Vill. e castellare com perr. ($. 
Pietre) nelle Com. Gier. e miglia fa 
tett. di Gallicano, Dioc. e Doe. di Lucca. 

Risiede sopra una repe a cavaliere del 
‘L Serchio, sull'ultima propagine dell'Alpe 
Apuma spettante all'4/pe della Croce, la 
quale diramazione si estende sino alla ri- 
v destri del Serchio. 


FIBB 195 

Ls rocca di Fisttone fu smantellata nel 
1170, all’occasione della guerra fra i Pi- 
ni e i Lacchesi. (Seacamm. Cronacle 
Lucchesi. MSS.) 

Non vi sono dati da assicurare, se di 
costà jrsesse il nome la famiglia Iucchese, 
delta de'Fiattoni o Fiadinî, cui sppar- 
tenne l’erudito vescovo fra Tolomeo Luc- 
chese, suttre della storia ecclesiastica e 
degl nali di Lacca. = © . 

S. Pietro a Fiattone conta 280 abit. 

FIBBIALLA di Valle-Ariana solla Pe- 
scia di Collodi. Cas. già cast. con pirr. 
mel piv. di S. Martino a Medicina, Com. 
Gior. e circa 3 migl. a sett-grec. di Vil- 
la.Basilica, Dioe. e Duc. di Luoca. . 

È posto in poggio sullo sprone meridio 
nale che scende dal monte di Battifolle 
fra le due Gumane che di Pescia maggio- 
re e di Pescia minore, cuia di Collodi 

la denominazione. 

N cast. di Fibbialla fa tolto-ai Luc- 
chesi dall'esercito della Rep. fior. durante 
la guerra del 1429 al 1440, € restituito 
dai Fiorentini alla Rep. di Lecca nel 
marso del 1462 — Wed. Cotton. 

8. Michele a Fibbialla ba*184 abit. 

FIBBIALLA ve’CANONICI nella Val- 
Ve del Serchio. Vill. che dà il titolo alla 
parr di S. Pletro a PobbieZ/a nel piv. di 
8. Macario, Com. Giur. e circa 8 migl. a 
scir. di Camajore, Dico. e Duc. di Lucra. 

La situzzione di questo cesale di Fil 








Ebbe de’Catonici, 
stante a la sua corte fa donata sino 
dal 1113 (22 loglio) da diversi condomisi 
al capitolo della cattedrale di &. Martino 
di Lucca, convalidala în segui 
pitolo, dai sovrani Arrigo III (2nno 1124) 
Folcrio 1 (ano 1198) e dal duca Guel- 

fo marchese di Toscens (anno 1160). 

8. Pietro a Fibbialla conta 386 abit. 

FIBBIANA (Pibiana e Fabiana) nel 
Vald’Arno inferiore. Vill. com pare. ($. 
Maria) nel piv. di Empoli, Com. Giar. 
emigl.a fa pon di Montelapo, Dice. e 





La perr. di S. Pietro a Fialtone era tra Comp. di 


quelle succursali della pieve di Fosciana, 
Guafermeta a) suo pievano dal post. Alcs- 
adrò INI con bolla concistoriale data in 
Benevento i 23 die. 1168, : 


Trovasi in pianora lungo la ripa sioî. 
stra dell'Arno premo il navalestro di Fib- 
biana « Ia torre dei Fressobaidi, dove’già 
fa una pescaja con mulino, rammentata 


106 FIBB 


all'art. Anso, come quella della quale ivi 
si conservano visibili tracce nelle sostuu- 
zioni di nn edifizio da mulino. 

I primi signori di Fibbiana, di Pon- 
tormo e di altri luogbi 
prono sino dal 580 tra quei 
godanli che fondarono ia badia 
vino presso Pita. I quali nobili auegna- 
rono in dote al mon. medesimo, molte 
corti @ giuspadronati di chiese di loro 
proprietà, situate nelle Colline pisa 
Maremma e nella Valle dell'Arno fra Pi- 
sa eFirenze; e compresero in tale dono 
le corti di Pontormo, di Empoli e di Fib- 
biuna con tutte le loro apparte 

Nel rec. XII lo storia segui 
fra i signori di Fibbiana i conti di Capraja 
edi Pontormo, alla di cui prosapia apper- 
teneva quel Gottifredo del C. Alberto ve. 
scovo di Fireoze, il quale, a di 13 novem- 
bre 1142, confermò el mon. de'$S. Tom- 
masi c Giorgio a Capraja, dov'era badessa 
la sua cogina Berta Gglia del conte Ilde- 


























brando, tutte le decime che il C. Alberto 
padre del vescoro Gottifredo e il conte 
Na-brando genitore di essa Berta. averano 
offerte alla chiesa e monastero medesi- 
mo con una porzione dei loro poses- 
si posti in Fibbiasa e altrove. (Lam. 
Monum. Eccl. Flor. — Criaccemi. Dei 





la quale i conti di Capraja ebbero consor- 
teria, e lo strrama a comune (consisten- 
te in tre spade » sghembo), non che i 
poreni e i giaspadronati delle chiese. 
vidi Maonelli subentrare 
iritti dei conti di Capraja anticbi 
eve di Settimo e di S. Maria 
tti che tuttora mantengono. 
Che perciò si rende probabile che, per 
cagione della stessa consorteria, sino dal 
1342, insorgessero controversie fra i Man- 
nelli e i conti di. Pontormo e di Capreja. 
Controversie, che promossero in quell'an- 
mo stesso un lodo del duca d’Atene allora 
signore di Firenze, per ristabilire la pece 
fre le doe famighe, nella quale si trovano 
meminati da trenta individui. (Manni. Si- 
gilli antichi. T. XI. Sigillo VI.) — 
Fed. Posrosmo, e Sermimo (Pieve a). 

ba perr. di S. Maria a Fibbiana conta 
663 abit. 

















FIES 

FIBBIANO in Vald'Era. — Ved. Fa 
mano (S,) di Fisuaro. 

FIBBIASTRI nel Val-d'Arno inferiore. 
Borgata dove fo una chiesa parr. (S. Ma- 
ria della nevo) Giliale annema alla pieve 

i bri 





pendice eccillent. della città di Sanmi- 
miato, fra il subborgo di S. Chiara e il ca- 
tello di Cigoli. 

Della villa di Fibbiastri fece meo: 
Giovapni Lelmi nella sua cronica Soi 
Diatese, all'aano 1316 sotto il di 37 
aprile, quando Ugoocione della Faggioola 
e signore di Pisa con i snoi Ghi- 

mosse dalla balia di S. Gonda 
per predare e dare il guaato alle ville di 
Monte Donico, Bacoli e Scoccolino, arri- 
vando infino a Fibbiastri, presso S. Chie 
ra, e per la via di Felcino. 

La perr. di Fibbiastri trovasi notata nel 
registro delle chiese della diocesi di Lucca 
fatto nel 1260, Essa fa sopprema cul de- 
clinare del aecolo XVIII, poichè nella sts- 
tistica della diocesi’ Sanminiatrve dell’ao- 
no 1745 contava la soa cora 662 abit. 

FIBOCCHI (CASTIGLION.). — Wed. 
Casnicuos-Fisoccsi. 

Ficasozo in Val-di-Pesa. Cas. perdoto 
ehe dava il nomignolo alla chiesa di $, 
Giovanni a Ficajolo nel piv. di 8. Leoli 
no a Panzano, Com. e ..di Grero, 
Dice. di Fiesole, Comp. di Firense.. 

Ficarra (Monre) in Valdi-Greve. — 
Wed. Moxre-Fionaru. 

Fiesnzro (Piarz di) in Val-di.Chiana. 
— Ved. Mascaipo in Vel-di-Chiana. 

Ficanzro in Val-di.Sieve. Cas. perduto 
nel piv. di S. Cresci in Val-Cava, Com. e 
Giur. del Borgo 8.‘ Lorenzo, Dioc. e Comp. 
di Firenze, 

Ficzccaro, — Ved. Focscemo. . 

FIESCHI nel littorale di Lani. Con- 
trada arenosa sparsa di macchia basa e di 
selve di pini e di piuppi fra la bocca della * 
Gumana Parnignola e la Marinella di Lo. 
ni nella perr. di Cassano, Com. e circa 3 
migl. a ostr. di Castelnuovo di- Magra, 
Mandamento e Dioc. di Sarzana, Provin- 
cia di Levante, R. Sardo. 

Porta il nome dalla nobil famiglia de’ 
conti Fieschi di Levagna, che questo ter. 
reno da lunga età poniedono. _ 


























FIES 

FIESOLE (Fesulee) Città entichie 
time, di cui sussistono da tre lati i resti 
delte ciclopiche sue mara, ridolta quasi al 
biente per scarsezza di abitazioni e di abi. 
tasti, mentre le sue lici di ebiese, di 
monasteri, di ville e di storiri palazzi sono 
ripiene. È capolnogo di Comunità, residen- 
23 di va pulrstà minore sotto la cascelle- 
ria criminale di Firenze, sede di un antico 
vescovato, el Comp. fior. 

Misiede nel gr. 38° 57’ long. 43° 48° 
97° latit.. a 575 br. sopra il Jivello de) Me- 
diterranco, calcolato dal prato davaoti il 
«eavento de'FratiFrancrscani,dov’era l’an- 
tica recca, sopra un continuato poggio di 
duro macigno, alle cui falde scorre dalla 
perte di maestr. e pon. il torr. Afugnone, 
mentre poro lurigi dalla sna base meridio- 
sale posta il 6. Arno di mezzo a Firenze, 
ebe appena è 3 miglia discusta dalla soa 

La ua origine è cotanto remota che si 
è perdute fra la caligine dei, secoli, ad on. 
ta che molti abbiano tentato d'indagerla 
‘ll'etimologia del suo nome, appoggi 
desi benespesso a favolose novelle, talvolta 
ad archeologiche congetture e quasi sem» 
pre a indezioni poetiche e immaginarie, 
per darle una nascita remotissima, shbli- 
mej in guisa tale che per avventura non 
le maseò che un Virgilio per fer di Fie- 
sele Alba di un altra Roma. " 

Per verità le vicende storiche di Fie- 
tale e del suo contado collegansi, a sotto 
aleuni rapporti s’immedesimano in guis 
cea quelle più vetuste di Firenze, che 
non si peò raionevolmente far di-manro 
di riepilogare le più emenziali, onde farle 
servire di esordio e di appoggio alla storia 
sell’origine è incremento della sua bella 
figlie Firenze. îî 


Fiesoleda molti secoli smantoTiata e diser- 
tala. non già per asprezza di clima,o incomo- 
diti del sito, che di questo più salubre nè 
più temperato © più ameno si potrebbe da 
0gri altra città desiderare, ma per la pros- 
timanza grandissima a Firente che insie- 
me con le ricchezze le più influenti fami- 
flies 1è richiamò, Fiesole, come dimi, non 
preenta altre vestigie della gna antica im- 
perfinza se non che la celebrità del nome 
accompagnata dai momentosi ruderi delle 
me mrazlie, mentre ogni altro avanzo di 
recchi edifizj, che si additano come i più 


veinsti, appartengono si tenspi del romano 

















FIES 


fmpero, senza dire di quel 
conta di un'età posteriore. 
Di Fiesole etrusca non ne sappiamo 
niente più che di Luni e di Tiferno, tat- 
te tre città, al pari di Lucca, sul confine o 
solle porte dell'Etroria; siccome fa di- 
stinta più specialmente questa di Fieso- 
Se dal rumano orature. A tale dichiarazio- 
me accrescono fede*Pulibio e Strabone, il 
primo dei quali accertò, che i Liguri, ai 
i ibal 


107 
più che ivi 





del territorio di Arezzo, segnando l'Arno 
per linea di demarcazione fra il loro pae- 
se e quello degli Etruschi. 

Nè molto diversatneote da Polibiosi es 
preme il greco geografo, tostéchè pose la Li- 
guria nelli stessi Appennini fra la Gallia Ci» 
spadana e l'Etruria, e lostcéhè circosrise 
quest’ultima regione fra le radici meridio= 
nali dell’Appennino, il corso del. Tevere e 
it mare inferiore, deito perciò Tirreno, 0 
Toscano. (Sraarow. Geogr. lib. V.) 

Non è da dire per altro che ii coro 
preciso dell’Arno fosse da un lato ‘la linea 
costante di demarcazione dell'Etraria con 
quella de’Ligeri, siccome non può dirvi, 
che ia tutti i laoghi il Tevere dividene 
la regione degli Etroschi dall'Umbria, 
dalla Sebina e dal Lazio. 

Emsendochè i popoli dell'Etraria pro. 
priamente detta, parlando dei tempi prese. 
cennati, tennero dal lato orcidentale l'una 
© l’altra riva dell'Arno con fl parse in- 
torno ; @ dal lato orientale sembra che 
fn qualche luogo oltrepsssassero le sponde 
del Tevere. Rapporto alla prima parte, ne 
abbiamo la prova in Pisa e nel territorio 
di Luni, che sino al Golfo della Spezia 
con l'Etrasca regione negli ultimi tempi 
della Romana Repubblica si_ estendeva; 
13 dichiara ‘la città di Fiesole che fa 
sempre degli Etruschi, sebbene situata con 
una grao parte del suo contado fra l’Ap- 
pennino e l'Arno, mentre dalla parte del! 
Tevere può citarsi Tiferno (Città di Ca- 
stello) che fo volta degli Umbri, e 
quindi etempi di Plinio il giovane riguar= 
davasi percittà Ei 

Lasciando però di Fiesole le cose anti- 
chissime e più favolose che simili al vero, 
come dette abbastanza da altri; che ella 
fome una delle prime città edificate in Ita 
Lia, se non una delle 12 capitali della Tor 

















208 FIES 

neana; che si gorernane come le altre con 
leggi proprie e a modo delle repobbliche ; 
che soggiacesse al pari di Arezzo, di Chiu- 
si, di Volterra. e forse all'età medesima 
(circa l’anno U. C. 74) al dominio dei 
Romani, soa vi ha cagione da dubi 

mè motive da riendarvi 

Altronde sarebbe inutile il retrocedere 
verso quella età che trascorse dall'Etruseo 
dominio a quello della Romana repubblica, 
giacchè la prime volta che acatesi ram 
mentare Fiesole, ma appena per incidenza 
dai greci 0 romani scrittori, è nelle duei- 
chità Romane di Dionisio di Alicarnasso, 
all'anno 3og innanzi G. C., ossia 444 dopo 
le fondazione di Roma. — Quasi un secolo 
più tardi ci trova di Fiesole an cenno re- 





egli diecuere della battaglia data dai Galli 
preno Chiesi. Vicino a quesl'altimo tem- 
po (2ono 219 prima di G. C.) ne fa meo. 
Rione T. Livio (Miscor. Row. lib. XXII) 
quando rasconta il paseggio di Ansibale 

ia Togeta bella Toscana, ot- 





ppenainode’Liguri, e quis- 
di la fertile regione dei csmpi Etruschi 
tra Fiesole e Arezzo; e un enso dopo, al 
dire di Silio Italico (De-bello Punico. lib. 
111) una coorte di Fiesolani, paese che 
avera sommo credito nella sciensa sru- 
epicina, si trovò tra le file romane ella 
battaglia di Canoe: 

Adfuit et sscris interpros fulminie alis 
Foesula. 

Finalmente Cicerone più a Inngo si 
trattiene a discorrere di quel Manlio ami. 
60 e capo della congiura di Catilina, che 
apparteneva a uma potente famiglia della 
eolonia Fiesolana stabilita da Silla sul ter- 
gitorio tolto agli antichi abitatori di quel 
municipio. 

Quali, quenti è dove fomero i prodi 
Fiesolani pubblicati i ai fave 
fori e si legionarj di Silla, mancano do 
cumenti per asserirlo, siocome egualmen- 
fie muta è rimasta la storia rapporto alla 
quantità e ubicazione dei terreni della no- 
vella colonia Gorentina dedutta appena 
40 ansi dopo la Gesolana, che tanti a vn 
Girca ne torsero dalla dittatura di Silla 
alla vittoria di Perugia, quando Cesare 
Ottzyiano vincitore dei suoi colleghi 
tische di eaziare l'iagordigia di 170,000 





FI1ES 
soldati a danno degli erarj comenitativi, 
del teuro sacro, delle proprietà privne 
che togliere si vedevano agli antichi 
coloni, si cittadini dei manicipj, ai più 
ricchi ed ubertosi territorj delle città d' 
Italia, senza dare e senza promettere la 
tninima retribuzione a chi ne restava spe 
Gliato, ed afBitto. 

Le violenze dei Silleni, rapporto alla 
mostra Toscana, contre i i indige- 
ni degli antichi contadi di Fiesole, di Vol. 
terra e di Arezzo, furono senza dubbio di 
gran lunga minori di quelle che vensero 
esercitate dai veterani di Aogusto. I quali 
si erano resi già padroni delle nostre Ms 
remme col pretesto di custodire il littora 
le dalle scorrerie de'oorsari sotto il comso- 
do di Sesto Pompeo, * 

* Pacifici cittadini d'ogni claue e di ogni 
età si videro iu quelli anni sodare ramie- 
ghi e tapini per le vie, spogliati di sostan- 
2e, di abitezione e di poderi. La desnlazio. 
ne e le lacrime delle madri, de’fancialii 
e dei veschi dhe da ogni parte accorrevano. 
@ Roma per chiedere giustizia da un im 
potente e servile senato, furomo con tali 
6 sl forti colori dipinte selle loro istorie 
da Dione Cassio e da Appiano Alemandri- 
no, che faono inorridire chiunque ha ses- 
timento di equità. 

Un’egual sorte dorè tuccare ai Fiesole- 
ni, fossero stati essi seguaci del compremo 
partito di Pompeo, o di qualché estisto 
rivale di Ottaviano. Avvegnachè simili co- 
cuparioni delle sostanze altrui si operase- 
ro, dirò, quasi senza legge e senza regola, 
er quanto una ia apparenza dai condot- 
tieri della colonia fiorentina se he invo 
casse (la legge Giulia): cusì non sarebbe, 
fuori di ogni regione, chi ricercame in 
fatta divisione del territorio ficsolano a 
favore della colonia Gorentios la primà 
srigine e istituzione di quest'ultimo cos- 





Tafatti se si dà en'occhiata alla situa- 
zione e vicinabsa di Firenze alla soa ma 
dre patria, alla reciproca promiscuità del 
due territorj posti in una istema romana 
tribù (la Sepinia), promiscuità che si 
mantenne nei secoli posteriori, noa vi è 
ragione che vaglia a contralire chi dicesse: 
che da tale divisione fosse costituito il com. 
tado fiorentino im mezzo al ficsolano, san- 
sionato ia segnito dal governo politico isa- 
periale, e cs solenne suggello conferme» 


FIES 
ta. allorchè furono stabiliti i confini e le 
giurisdizioni rpettive delle due diocesi 
ecclesiastiche. — Med. Diocen di Fis- 


FIES 109 
{1 nome di città, la giurisdizione sua pro- 
pris, e di emere la sede di uno dei 
più antichi vescovati della Toscana, isti- 
taito in un tempo, in cai il circondario 
civile di una città soleva servire di norma 
e di limite a quello della giurisdizione 
eoclesiastica. 

Se peraltro l'istoria di Fiesole atempi 
Etruschi e Romani sterile di fatti si pre- 
senta anzi che nò, esa anche più incerta 
€ languida diviene nell’età posteriore; 
per modo che in mezzo a questo bujo, do-. 
ve non sì può camminare per la pesta, con- 
viene andare a tastoni il megliv che si 
poò, e sempre a gran rischio d’incontrare 
dei precipizj. . 

Ognuno sa, che- nella prima inverione 
dei Goti e dei Sciti in Italia, quasi appe. 
na incominciato il quinto seculo dell'era 
volgare, allorchè Redagazio con numerose 
orda di barbari penetrò nella Toscana, giò 
occupava Fiesole e i suoi contorni, quin 
do gli si fece incontro il gran Stilicone per 
costernarto. Imperocchè nei monti Gesolani 
Radagasio con Latte le sue genti venne asse= 
diato, vinto e preso. Tanto e sì copioso fu il 
numero de'prigioni fatti in tale strategica, 
chedai vincitori sì venderono ai paesani per 
pochissimi denari a guisa di pecore. Sen- 
nonchè una ferimima epidemia, soprag- 
giunta ai patimenti sofferti, ritulte si com- 
pratori quel nuovo acquisto di servi op- 
portunoa ripopolare le già. deserte campa- 
56; e l'ora estrema della vita politica di 
Fiesole era già per battere, siccome anda- 
va con essa sd avricinarai quella della.ca- 
dute dell'impero di ocridente. 

Imperocchè la malaventura di Radagasio 
mon bastò a tenere in freno, o neghittose, 
fiere tribù della nordica regione, le quali, 
avendo radunato nuora e copiosissime mi- 
lizie, tornarono a combaltere l’armata dei 
Greci in Italia. 

Stavasi il re Vitige col suai Goti, l'an 
no 539 dell’E. V., studiando la maniera 
di mantenersi in possesso delle provincie 
italiane, mentre l’imperatore Giustiniano * 
faceva ogni possa. per riconquistarle con 

















. rinfreseati eserciti che affidò al comando 
» del gran Beliurio. 


lustro in cui la stesa città a quell'epoca 
di menteneva. — Masopratattola più elo- 
quuente riprova per la parte politica si è 
Questa, di avere Fiesole conservato sempre 
vi 


Era in quel tempo la città di Fie. 

sole talmente forte e si ben difesa, che il 

greco generale d’armata dovette distaccare 

dal sunesercito due valenti uffiziali, Cipria- 

no e Giustino, per esegairne un formale 
15 ° 


210 FIES 

medio, nel che egli inventiva la 
città di Osimo. Infatti dopo molto tempo 
e fatiche, vane fatto ai due capitani sun- 
nominati di costringere il presidio di Fie- 
vole per penuria di vettoraglia a capitola. 
re la resa. 

Qual sorte toccasse a questa città dopo 
la soa cadata (dall'anno 539 in poi) la sto- 
ria von lo dior, nè più la remmenta orme 
luogo atto alla difesa. Paria bensì all’anno 
542 della vittoria riportata da Totila so- 
pra i Greci, e di ciò che avvenne in conse- 
guenza di quella. quando il re dei Goti 
epedi un esercito in Toscana per assedia- 
re Firenze, alla cai difesa era quello stes. 
s0 capitano Giostino che poco prima aveva 
conquistata la città di Fiesole. E fu per 
soccorrere isamente Firenze che il 
generale in capo Belisario distaocò tre di- 
visioni, le quali investirono e vinsero l’ar- 
mata de'Goti nella contrada del Mugello. 

Pare da ciò, che, ad cata della copitola- 
zione onorevole del 539, indicata da Pro- 
copio, di conservare la vinta Fiesole, que 
sta venine dal comandante Giustino sman- 
teWlata, e più che altrove dal lato che guarda 
Firenze; (siccome da questa parte tuttora 
appariscono minori le vestigie delle sue 
muoragli) per fare probabilmente d'allora 
in ia poi di Fireuse en nuoto punto mili 


8°” a cnta però degli sforzi ch'ebbero are 
le armate dell'imp. di Costaptiuopoli, a 
fine di ritogliere si barbari i paesi d'ita- 
ia, mon giovarono essi contro il valoré di 
Totila, al quale arrise la vittoria tanto, 
che occupò quasi tutta la  penitola. nel 
riconquistare la quale 
il richiamo di Belisario a Costapi opel 
inviò l’eumoco Narsete, come colui che si 











E ben corrispmerui fatti all'espettati 
fmperocchè vinto e disfatto l'esercito di 
Totila con la morte del re, e puco ap 
presso anche Teja che gli era surorduto 
altro: vò l'anno 553 quando Narsete 
aveva già riconquistate tutte le città della 
Tostana, ad eccezione di Lucera, che sola 
per tre mesi os fer fronte al fsvorito di 
Giustiniano. Nel aumeru delle città già 
alate in mano ai Goti, e che si ssttoprerro 
senza resistenza a Narsete, furupo Volier= 
re, Pisa e Firenar, senta ranmentare più 
Fiale, che per la situazione montuosa c 








FIES 


isolata, per la fortezza delle sue mara e 
della sua rocca, nel 539 valutavasi da Vi. 
tige come un baluardi da puter far froete 
all’armata di Bolisario, 

Dal semplice cenno di tali cose di fatto 
ognun può da per sè stesso conoscere, quan 
to sia da prestar fede a quei che le carte 

di sogni, come sembra che fomero 
gli aulori di certa lergenide circa il medo 
cea cui dai Fiurentini, nell'anno toto, fa 
sorpresa e abbattuta la città di Fiesole 
all’occasione della festa di S. Romolo, e 
come da quell'epoca solamente fosse fatto 
del fiorentino e del fiesolano un sole c0a- 
lado, 

Avvegnachè, senza aver duopo di ram- 
mentare che la cattedrate di Fiesole, dove 
si conservava il corpo di S. Romolo, esi. 
steva quasi un miglio faori delle etrusche 
mura Gesolane, altri documenti ne avvi- 
sano, eserre stato assai prima «del mille il 
contado fimolano aggregato, se nea im- 
medesizato, a quello di Firenze, quasdo 





Già era il Ceponsucco nel mercato 
Disceso giù da Fissole. 


Lascerò ai più diligenti e. più esperti 
di me il considerare, se tale #$gregazione 
de’due territorj preacrennati possa rimon- 
tare all’epoca della distruzione del regao 
de’Goti, nel tempo in cui l'imp. Giostinia 
no, che al dire del grau vate Alighieri 


Dentro alle leggi trasse il troppo e it 
(vero 


nel tempo, dissi, che ordinara nuora ri. 
partizione territoriale delle provincie d' 
Ttalia, € che probabilmente erigeva coo 
provvisione parziale i subalterni distretti 
di alcune città. 

Nè io saperi qual divisione giurisdizionale 





campo e quinili adottata, comecchè di un 
regulamento politico introdotto nell’inten 


rezno corso fra l’espuliune dei Goti e 1’ 
entiata dei Loogubirdi i im Italia (dal 553 
al 568) si n cepno in Paolo Dia 
cono e nel Pontificale Ravennate. 

Dalla guerra gotica iu poi la storia 
può dirsi taciturna relativamente a Fie- 
tule; e quel poco, che ad essa riferisce, 
sembra limitarsi alle vicende della sua 
chiesa episcopale. Avvegaachè Ficsoje, dopo. 











sivà alta ora di un semplice ca- 
nello e talvolta di corte. 


Infotti negli atti della vita di S. Ales 
ssadro vescovo di Firsule si viene a sco- 
prire, che sino dalla prima invasione dei 






Leguberdi forono tolti molti beni 





Esamdite be istauze dal re Autari, ritor- 
mava Alessandro alla sua sede cua il real 
privilegio, quando per malvagità degli 
usurpatori delie sue rendite, fu gettato da 
mi uel Reno bilognese, ove colse la pal- 
ma del martirio. 

Ha che lacrimevole siato sul declinare 
del serolo mestesimo fuse ridutte la mensa 
vescurile di Fiesule, lu disc il pont. S. Gre 
gono Magno in un'epistola a Venanzio ve 
scovo di Luni, (lib. mu, cpist. 44) cui 
rarcomandava di soccorrere quella chi 
csdata io puvera fortuna; comecchè a 
tante bisogne nom potesse ri il me 





parare 

schino soccorso di pochi soldi che con 
lettera si domandavana. 

La storia cromokgiea dei vescovi di 

Firiole è interrotta al pari di quella del 





princi, 
Quasi alla metà del secolo IX; giacchè più 
mon si trova alcun prelato che sodlesse in 
quelli caitedra, fuuri del vescuto Teodal 
de. Il quale preside comparve nel 715 a 
Siena come testimone nella osusa fra il 
vescovo di quella città e il gerarca areti- 
mo Dupo Trudaldo noa si affaccia altri 
che Geusolfu vescovo Fiesolano sottmscritto 
al concilio Romano preseduto dal pont. 
Eagrnio II, nell'anno 826. 

NelPanno 844 il santo vescovo Dinato 
di Scozia recossi dalla sua sele di Fiesole 
a Boma trovandolo presente all'incorona- 
riese di Lodovico 1I figlio di Lotario I: 
€ coli lo stesso Donato due altre volte ritor- 
nò per assistere cioè, nell'853, sl concilio 
Remano tenoto dal pont. Leone IV, e l 
sitima volta al coscilio Lateranense ce- 
Iebrato ott’anni dopo (861) sotto il ponli- 
ficati reculò IL 








amtico arcidiacono, fra quelli cono- 
sciuti, della cattedrale di Ficsole, in quel 
£. Andeva di sazione scoszese, il quale in- 
uitme col eno pastore S. Donato pure di 





FIES ti 

Sonzia, edificò il mon. di S. Martino a 
Mensola, e nella di cui chiesa gli fa pui 
dedicata uns cappella per venerare le sue 
reliquie. — Fed. Messori (S. Mantis 2). 
Ja questo frattempo, per il lasso di 
circa 4 30 anni, non riesci tampoco all'eru- 
ditissimo Borghini di trovare memoria che 
in si lungo intervallo mostrawe alcun ve- 
scovo di Firenze, meno fortunato în ciò 
dell’Ughelli e del Cerrecchini, i quali 








Ma della decadenza e miseria della cat- 
tedrale fiesolana ne fornisce nuovo argo. 
tento, sebbene meno antico di quella poco 
sopra rammentato, un diploma dell’imp. 
Guido, spedito in Pavia li 26 marzo dell’ 
anno 890, col quale si concedono a Zano- 
rescovo di Fiesole per la sua catte- 
arie corti e terreni, compresa la 
villa di Sala (attualmente Saletta) posto 
di là da Fiesole, e che dichiara situata in 
comitatu Fesulano et Florentino. 

Dalle quali espressioni sembra apparire, 
che i due contadi fior 
già da quel tempo, e forse di 
nanzi, erano riuniti ad una medesima gi 
risdizione civile, sotto il capo del governo 
della provincia, ch'era il conte di Fi- 
renze. 

Nè questo è il solo fra i molti esempj 
che avrei da poter mettere in carapo, se fus» 
se questoaltro libroche nn dizionario isto- 















riunione dei due distretti (Morentino e fie 
solano) non avvenne la prima volta nell” 
anz0,0 poco dopo l’anno 1010, siccome fa 
immaginato nella leggenda copiata da Ri- 
cordano Malespini e ripetuta da Gioran- 
ni Villani. Sceglierò peraltro fra i docu- 
menti più opportani a pruvarlo tre carte 
della badia di l'assignano, le quali cr offrono 
altrettanti esemp] solenni per farci co-. 
noscere il contrario di quel che finora in- 
Lorno a ciò fu supposto... 

La più antica pergamena riguanla un 
istrumento del 27 marzo 113, rogato. nel 
mon. predetto; fa seconda è scritta uel 
mese di maggiu 996 a Castiglione nel ter 
ritorio fiorentino, e la terza nel marzo del 
dettata Ricavo Valali-Pesa, le 
lì esser faite nel 
contado,o giudicaria forentinaefirsolana. 

Come andassero le bisogne, e in quale 
stato si trovasse la città di Fiesole prima 








210 FIES 

assedio, mel tempo che egli investiva la 
città di Osimo, Infatti dopo molto tempo 
e fatiche, venne fatto ai due capitani sun. 
nominati di costringere il presidio di Fie- 
sole per penuria di vettovaglia a capitola. 
re la resa. 

Qual sorte toccame a questa città dopo 
la sca caduta (dall'anno 539 in poi) la sto- 
ria non lo dice, nè più la rammenta come 
Inogo atto alla difesa. Parla bensi all'anno 








lifesa era quello stes- 
so capitano Giostino che poco prima aveva 
conquistata la città di Fiesole. E fu per 
soccorrere isamente Firenze che il 
generale in capo Belisario distaocò tre di- 
visioni,-le quali investirono e vinsero l’ar- 
mata de'Goti nella contrada del Mugello. 

Pare da ciò, che, ad onta della copitola- 
zione onorevole del 539, indicata da Pro- 
dopio, di conservare la vinta Fiesole, que 
sta venine dal comandante Giustino sman- 
tellata, e più che altruve dal lato che guarda 
Firenze, (siccome da questa parte tuttora 
avpariscono minori le vestigie delle sue 
muraglie) per fare probabilmente d'allora 
in poi di Fireuse an nuoto punto mili- 
tare: 

Adonta però degli sforzi ch'ebbero a fare 
le armate dell’imp. di Costaptinopoli, a 
fine di ritogliere ai barberi i paesi d'Ita- 
lia, mon giovarono essi contro il valore di 
Totila, al quale srrise 
che occupò quasi tutta 
riconquistare la quale Giustiniano dopo 
il richiamo di Belisario a Costantinopoli, 
inviò l’eunuro Narsete, come colui che si 
presomeva assai-pratico e più abile dell’ 
altro duce negli affari d'Italia. 

E ben corrispmerui fatti all’espett: 
imperocchè vinto e disfatto l'eserri 
Totila con la morte del re, e poco ap- 
preso anche Teja che gli era surorduto 
ivò l'anno 553 quanilo Narsete 
riconquistate tutte le città della 




















Toscana, ad eccezione di Lucca, che sola 
Per tre mesi mò fer fronte al favorito di 
Giuttiniano. Nel numero delle città già 





senza resistenza a Narsete, furono Volter- 
re, Pisa e Firenae, senza rammentare più 
Finsalg, che per la situazione montuosa e 


FIES 


isolata, per la fortezza delle sue marne 
della cua rocca, nel 539 valutavasi da Vi. 
tige come un baluardo da puter far froete 
all’armata di Bclisario. 

Dal semplice cenno di tali cose di fatto 
ognun può da per sà slesso conosoere,quan- 
to sia da prestar fede a quei che le carte 
empion di sogni, come sembra che fomero 
gli autori di certa lergende circa il medo 
cea cui dai Fiurentini, nell'anno toro, fa 
sorpresa e abbattuta la città di Fiesole 
all'occasione della festa di S. Romolo, e 
come da quell'epoca solamente fosse fatto 
del fiorentino e del fiesolano un sole c08- 
tado. 

Avvegnachè, senza aver duopo di ram- 
mentare che la cattedrate di Fiesole, dove 
si conservava il corpo di S. Romolo, esi. 
steva quasi un miglio faori delle etrusche 
mura fesolane, altri documenti ne arti: 
sano, eserre stato assai prima del mille il 
contado firtolano aggregato, se noe im- 
medesizoato, a quello di Firenze, quasdo 





Giù era il Ceponsucco nel mercato 
Disceso giù da Fissole. 


Laxcerò ai più diligenti e. più esperti 
di me il considerare, se tale apgregeioni 
de’due territori presccennati possa rimon- 
tare all’epoca della distruzione del regao 
de’Goti, nel tempoin cui l'imp. Giostisia 
no, che al dire del grau vate Alighieri 





Dentro alle leggi trase il troppo e ì 
(vano 


nel tempo, dissi, che ordinava nuora ri- 
partizione territoriale delle provincie d' 
Italia, e che prubabilmente erigeva con 
provrisione parziale i sobalterni distretti 
di alcune città. 

Nè io saprei qual divisione giurisdizionale 
sotto quell’imperatore fome stata messa ia 
campo e quinti adottata, comecdlè di ua 
regulamento politico introdotto nell'iter 
regno corsu fra l’espulsiune dei Goti 
entrata dei Longobardi ip Italia (dal 553 
al 568) si trovi un cenno in Paolo Dia 
cono e nel Pontificale Ravennate. 

Dalla gocrra gotica in poi la storia 
può dirvi tacituroa relativamente a Pie- 
tule; € quel che ad essa riferisce, 
vembra limitarsi alle vicende della saa 
chiesa episcopale. Avveguachè Ficsoje, dopo 








FIES 
l'asne 539, si rammenta appena, e quasi 
sempre per jocidenza, ora sollo some di 
serà i, ora di ua semplice ce- 
stella e talvolta di corte. 

Infatti negli atti della vita di S, Ales 
seadro vescovo di Fiesole si viene a scv- 
(prive, che sino dalla prima invasione dei 
Lieguberdi furono tolti molti beni alla 
meusa vescovile Greolana, per cui il sant” 
sumo ricorse personalmente al sovrano. 
Eazudite le istauze dal re Autari, ritor- 
neva Alessandro alla sna sede coa il real 
privilegio, quando per malvagità degli 
sssarpatori delie sue rendite, fu gettato da 
esi ul Reno belagnese, ove colse la pal- 
ma del martirio. 

Ta che lacrimevole siato snl declinare 
del sernto meesizno fusse ridutta la mensa 
vescovile di Fiesole, lu dissc il pont. S. Gre- 
gono Magno ia un'epistola a Venanzio ve 
souro di L ib. viu, epist. 44) cui 
raccomandava di soccorrere quella chiesa 
calula in purera fortuna; comecchè a 
taste bisogne nom pulesse riparare il me- 
selino socrorsu di puchi soldi che con 
quella lettera si domandarana. 

La storia crunokgica dei vescovi di 
Firso!e è interrutta al pori di quella del 
mo regime civile e amministrativo, a par- 
tire dal principio del seculo VIII sino 
quasi alla metà del secolo IX; giacchè più 
mon si trova alcun prelato che scilesse in 
quella caitedra, fuvti del vescuro Teodal 
de. Ii quale preside comparve nel 715 a 
Siena come testimone nella osusa fra il 
vescovo di quella città e il gerarca areti- 
no. Dupo Trudaldo non si affecria altri 
che Geusolfu vescoro Fiesolano sottmeritto 
al concilio Romano preseduto dal pont. 
Eugenio 11, nell’anno 826. 

Nell'anno 844 il santo vescovo Diunato 
di Scozia recossi dalla sua selle di Fiesole 
a Roma trovandolo presente all'incorone- 
zione di Losluviev Il figlio di Lotario I: 
e coli lo stesso Donato due altre volte ritor- 
nò per assistere cioè, nell’853, sl concilio 
Remano tenuto dal pont. Leone IV, e 1° 
uitime volta al concilio Lateranense ce- 
lebrato ott’anai dopo (861) sotto il ponli- 
ficato di Nicoslò L 








E qui cade il destro di raomentare îl 
più aatico arcidiscono, fra quelli cono- 
ociati, della cattedrale di Ficsole, in quel 
£.Andrva di nazione scossese, il quale in- 
sicme col eno pastore S. Donato pure di 


FIES i 
Sonzia, edificò il mon. di S. Martino a 
Mensola, e nella di coi chiesa gli fa poi 
dedicata una cappella per venerare le sue 
reliquie. — Wed. Mansore (S. Manzo 2). 

Jo questo frattempo, per il lasso di 
circa 430 anni, non riesci tampoco all'eru- 
ditissimo Borghini di trovare memoria che 
in si lungo intervallo mostrasse alcun ve- 
scovo di Firenze, meno furtnnato in 
dell’Ughelli e del Cerrecchini, i quali 
infra cutesto spazio di anni scuoprirono dae 
altri vescovi della chiesa Gorentina. 

Ma della decadenza e miseria della cat- 
tedrale fiesolana ne fornisce nuovo argo 
mento, sebbene meno antico di quello poco 
diploma dell’imp. 











anno 890, col quale si concedono a Zano- 
bi vescovo di Fiesule per la sua caite- 
drale varie corti e terreni, compresa la 
villa di Sala (attualmente Saletta) porta 
di la da Fiesole, e che dichiara situata in 
comitatu Fesulano et Florentino. 

Dalle quali espressioni se:nbra apparire, 
che i due contedi fiorentino e Gesoleuo, 
già da quel tempo, e forse da inulti secoli 





riadizione civile, sutto il capo del governo 
della provincia, ch'era il conte di Fi- 
renze. 

Nè questo è il solo fra i molti esempi 
che avrei da poter mettere in campo, se fov- 
se questoaliro libroche na dizionario isto- 
rico, onde persuadere il lettore, che tale 


riumione dei due distretti (fiorentino e fie. 





leggenda copiata da Ri- 
cordano Malespini e ripetuta da Giovan- 
pi Villani. Sceglierò peraltro fra i docu- 
menti più Opportani a pruvarlo tre carte 
'assignano, le quali c1 offrono 
j soleoni per furci co-. 
i0 di quel che finora ia- 
torno a ciò fu sippesto. 

La più autica pergamena riguanla un 
intrumento del 27 marco 13, rogata nel 
mon. predetto; fa seconda è scritta nel 
mese di maggio 996 a Castiglione nel ter 
ritorio Rorentino, e la terza nel marzo del 
994, dettata in Aicavo in Val.li-Pesa, le 
quali tutte dichiarano di emer falte nel 
contado, giudicaria fiorentinae firsolana. 

Come andassero le bisogne, e în quale 
alato si trovasse la città di Fiesole prima 





112 FIES 

del Gaganto toro, lo diranno quei pochi 
camonici della cattedrale e di $. Alessandro, 
allorchè, nel 167, interrogati dal lire vesco- 
vo Zanobi 1} di tal nome, per qual ragione 
essi fossero cotanto scarsi di numero, ri- 
sposrro: per la distruzione e dissipazione 
der beni della chicsa Giesalana, che a quel 
tempo trivavasi affatto smunia, desolata 
e in rovina. 

Commosso da tanta miseria il pio pre- 
pate con pubblico istrumento assegnò al 
letto clero diversi terreni a Mon 
Fanno, la metà delle entrate spetta: 
alla chiesa di S. Maria Intemerata (poi 
ja Primerana) posta in mezzo alla 
Fiesole, e ulire a ciò un podere 














t< presso il fivine Mugnone con altro cam- 
po pesto in Inopo detto ad Putes (forse le 
Puzzelle) presso la chiesa cattedrale di S. 
Romolo. Ls qual donazione fere il pre- 
fato a condizione, che i pre! 
venti le due chiese maggiori (il Doo 
moe S. Alessandro) vivessero in comune 
nella canonira solto la direzione di Pietro 
Prepasto e nel tempo stemo arciprete 
quel capitolo. Era forse quello stesso Fie. 
tro che succedè a Zanobi JI nella sede 
fiesolana, e che nel 984 ottenne due pri- 
vilegi dall'imp Ottone III. Col primo di- 
ploma, dato li lio nella città di Car 














tro poderi, due dei quali posti in S. 
Gandenzio, il terzo a Trespiano e il quarto 
nella villa di Terenzaoo. Con l'altro pri- 
vilezio,firmato nella città di Rossano, pure 
in Calabria nel di 31 Ingl. dello steso 
anno, fu assegnato alla cattedrale fie- 


padronsto del mon. di S. Sal. 
presso Pistoja con tatti i 









favore di Juccpo Bavaro, di 
che con bolla del 25 febb. 1028 trasportò 
dentroFiesule, col titolo, le reliquie dell’ 
anostolo S. Romelo dall'antico duomo, ch* 
era situato alle falde del poggio, trasfor 
srando quel Incale in una badia. — Ved. 
zan Firsorana. 

Alla stesso veservo Jacopo Fiesnie de- 
“” l'attnale cattedrale, monumento insi- 
gne che terrà in pregio e viva, finchè sarà 
per durare, la storia del medio tvo relati 















FIES 
va a cotesta città. La quale poco mancò 
che 130 anni dopo nom restsse anche 
priva della sede vescuvile, e in 
za del nome che solo le resta di città; se 
la Rep. Gurentina non si opponeva alle 
mire del vesc. Rodolfo II, quando egli vo. 
leva fare di Figline una nuova città epi- 
scopale, col trasportare in quella chiesa 
parrocchiale la cattedra di Fiesole. — Ped. 
Ficumz pel Val-d'Arno su 

Non corsero però grandi anni che la 

fior. sd istanza del pontefice Gre 

nel 1228, cedè a Ildebrando ve 
iesole per nè e per i suoi succes. 
sori il libero possesso e la piena giuristi. 
zione della chiesa di S. Ma: 








dentro Firenze, obbligendosi 
un palazzo snorsso per residenza libera 
dei vescori ficsolani; e così offriva sila 
storia ecilesiastica l'anomalia di trovare 
dentro la siena città due vescovi e due 





tadi riuniti in uno solo, — Wed. Fi. 
ame. 

A ravvivare il lostro e le glorie di 
Fiesule, spparve verso la metà del secolo 
XIV il santo vescovo Andrea Corsini, che 
ridume (13 ottobre 1350) a monastero di 
donne suttola regola di S. Agostino quel. 
lo delle romite di S. Maris del Fiore a 
Fontechiare, posto nel pinnacolo del 
poggio dove fa la rocca fiesolana, nelle 
case fabbricate a tal vopo dal fiorentino 
Lapo di Guglielmo lero Benefartore. 

Tale istituzione e conversione di cave 
Sparse in un monastero con clausura, fa 
preceduta da una sentenza data in Firen- 
te li 3 aprile del 1348 nella cappella del 
palazzo del Comune, presenti il gonfalonie- 
re di Firenze Fra di Lapo di Gio 
e Manno Pagni degli Albizzi priore 
rti, nel tempo che era potestà mese. 
Quirico di mess. Cardolo da Narni. La 
qual sentenza fu proferita dal magistrato 
degli otto uffiziali della Torre, ivi no- 
inquisizione e procedura 
promossa sino dal 20 gennajo ultimo 
passato (anno 1349 stil. fior.), sd oggeito 
di ricuperare tuttii beni in quahiasi mo- 
do appartenenti 0 appartenuti al Comune 
di Pirenze; et marime quoddam terre- 
num, sive summitatem podii super quo 
consuevit ese rocca de Fesolit, quod 
terrenum vulgariter eppellatur la rocce 








F1IES 

di Fiesole, et positum est in populo cano» 
micne Fesolanse loco dicto di supra a 
Sencio Allesandro, cui @ primo est eccl. 
$. Allesandri, a secundo, tertio et quore 
te Ecerestoz Camonicar Fasoranaz,zr 
ao pasrem Episcoparte Fasorantone 
— habitogne super illis colloquio cum 
dkeasinis Prioribus Artium et Vezillifero 
Vmstitice, vigore auctoritatis et boliae 
mobis in hac parte concessarum etc, di 
thiarano e sentenziano,che il terseno dove 
fa la rroca predetta con iutte le sue di- 
pendenze doveva appartenere al Comune 
di Firenze ammeno che i canonici di Fiesole 
mon mostrassero che fosse stato da essi a nome 
della lcro chiesa legittimamente comprato 
dagli uffziali del Comune stesso, aventi ba- 
tia di ciò, satvoil diritto di Lapo di Gugliel- 
mo per gli edibzi ivi fabbricati. (Ance. 
Du Fion. Mon. di Lepo.) 

A mostrare però i dritti di quel capi- 
tolo sopra il terreno duve fu la rocca fe 
solana, pare che non hastasse il contratto 
del 1a dic. 1335, col quale il canonico 
esolano Jacopo Frescobaldi, priore di S. 
Jacopo oltr'Arno di Firen inò al ca- 
pitelo della cattedrale di Fi e per 
emo a Filigno proposto della chiesa ho: 
las (poi vescoro nel 1337) un perso di 
terreno di sua proprietà posto nella som. 
mità del monte di Fiesole, in /oco ubi an 
tiguitus esse consuevit, et situata fuit 
rocca Fesolanae civitatis, confinatum a 
prima parte via, a secunda tertia et 
quarta camonicae, sive dictae ecclesioe 
Fesolanoe, et jus dominii et propriete» 
ti domorum ei quorumlibet edificiorum 
super dicio petio terrae comstructorum, 
salvo jure omnium Heremitarum inhobi- 
tantivm in ejs, etc.; il qual possesso fa 
alienato per il prezzodì fior. 200d°oro. (1.c.) 

Aveva però la chiesa ficsolana e il suo 

















mettere in campo 
sella bolla del ponteice Pasquale Il, 
13 marzo del 1103 a Gio- 
iesole,mercè la quale gli fa 
dominio episcopale e domi- 
micale della rocca, e della città Fiesolana. 
Che il capitolo oltenese la vittoria in tal 
eraflitto, si può arguire dal continuo pos- 
sessi, 0 dal diretto dominio in cui, dopo il 
corso di fanti secoli, tuttora si trova la 
csarmica fiesolane del suolo e del poggio 
deve fa la rocca, del foro di Fiesole, delle 









FIES 133 


vetuste muraglie e del pomerio della città. 
Ma le espressioni di tutte quelle bolle pon- 
, nelle quali si tratta di confermare il 
diritto possessorio di beni già altre volte 
donati, sppellano natorslmente a un pre 
oedente privilegio perduto, e che dovè ne- 
orsariamente sccordusi alla chiesa Ge- 
solaoa da qualche imperatore o re d'Îta- 
lia—Accadde costà per modo d'esempio le 
atesso di quello che si praticò dall'imp. Fe- 
igo 1, verso il vesc. di Luni allorchè, nel 














1164, donava qual sacco d’ossa le spoglie di 
quel curpo estinto, compresori il circatte 
delle ene mura, il diruto anfitestro, e la 
spiaggia di Lupi. Cosicchè ciò che dalle 
leggi civili era stabilito come proprietà 
pubblica diventò allora una proprietà pri- 





farci vedere, mediante la bolla di Pasqua- 
le Il, che, nell’anno 1103, la rocca fieso- 
lana era ridotta al niente; cioè, quella roc- 
ca medesima da Giovanni Villani rafiigu- 
rata 22 anpi dopo (vel 1125) difesa da 
gentiluomini, e in tale e sì valido stato, 
che solamente dopo ua lungo asedio fu pre» 
di 





Blia degli amediati: che per forza mai, egli 
soggiunge, non l'avrebbero avuta, e fecion- 
la tatta abbattere e disfare infini fon. 
damenta, com decreto che mai in sù Fieso- 
le non s'osasse rifare niuna fortezza. (Cro- 
nic. fior. lib. IV, e. 32.) 

Se tali documenti sincroni sono suffi- 
cienti a rettificare e preseotare nel suo 
vero aspetto la storia, non starò a rispon: 
dere a tutti quelli che hanno servile. 
adottato gli aneddoti storici anteriori 
età di Giovanni Villani, scrittore altret- 














*tanto semplice e di buona fede,da ammette 


re per vere leggende antiche, quanto egli 
era preciso e veridico nel descrivere gli 
avvenimenti socaduti alla sua età. 
Monumenti Etruschi e Romani tutto- 
ra esistenti in Fiesole. — Di questi, 
€ dialtri molto meno vetusti edifizj di Fre- 
sole e dei suoi contorni fece raccolta, e di- 
pinse le vedute nel 1814, l'autore dell'Itine- 
rario di una giornata d’istrutione a Fiesole, 
che in aggiunta alle Lettere fiesolane del 
canonico Angelo Maria Bandini, e_del 
Viaggio pittorico dell’ab. Francesco Fou- 











città di Fiesole, di qual forma, di quanta 


114 FIES 
mole, e quali siano gli avanzi delle etro. 
sche sue mure; l'ubicazione delle sue ab. 
battute perte; di qual forma e a quanti 
erdini di muraglie fosse la distratta rucca 
fiesolans. — Ds quei disegni, asssi meglio 
che uulla faccia del luogo, potrà il curioso 
riscontrare i ricoperti roderi e sostru- 
el tratro fiesolano, poco al di sotto 
della cattedrale, mentre più lungi di là 
gli si addiitano gli avanzi di romani acque- 
dotti e la fontevotterra. 

Ji monnmento però, se non più antico 
di tutti, il meglio conservato e più di ogni 
aliro venerato e pregevole, è la basilica 
che i Fiesolani dedicarono al loro santo 
vescovo Alesandro. 

Tn questo tempio si veggaso in posto e 
quasi che intatte 15 delle 18 colonne fa- 
cienti ala al corpo di mezzo, le quali divi. 
dono la fabbrica in tre corpi o navate. 

Quantunque a noi manchino documen. 
ti coetanei per potere affermare che sia 
stato questo în origine un tempio pagano, 
ridotto in seguito per l’uso della rel 
cristiana; pure, allorchè sî riflette alla con 


























srebbero senza dubbio rotte, se 
fossero cadate e poi state rialzate da qual- 
che abbattnto edifizi 
deri che il pavimento interno dell’attuale 
Basilica fu riscontrato amai più de 

del piane esteriore; e che davanti alla sua 
platea in tempi remotissimi erano state 
artatamente scavate nel macigno tre gran- 
di buche a cilindro rovesciato, reputate 
Savisse, e per tali ammeme dall'architetto 
Ginseppe Del Rosso, e dal prof.Sebastiano 
Ciampi illustrate ; tali e forse altre ragioni 
ch'io non produco, possono far eredere, che 















la basilica di S. Alessandro, innanzi che si 


convertisse in chiesa del Cristianesimo, e 
satto-matrice della cattedrale dedicata 
la prima volta a S. Pietro ii Jerusalem, 
che essa chicsa, io diceva, fosse stata una 
hasilica o Inggiato anticamente esisti 
presso on temjin papano. 

Fra gli avanzi delle opere romane, tro- 
vati, ed esistenti ancora in Fiesole, si po- 
trebbe indicare all’ercheologo un'ara, o 
piuttosto tma base di marmo bianco lunese 
jalche statua tattora fuori della 
basilica di S. Alessandro, nella quale fu 
scolpito in carattere dei buoni tempi il 
titolo in più lince rimaste muzze per un’ 
















FIES 
incamatara rettangolare etalavi aperta a 
asepoca potrior, ode rpor qulhe 





tichi edifizj i bassorilievi di pietra del paese, 
nel medio evo adoprati per servire di pe- 
fapetto a un pozzo nel chiustro della ca- 
ponica, dure possono vedersi attualmente 


nel muro sotto il portico. Noa starò a dire 





fizj più moderni, ovvero trasportati nelle 
subiacenti ville, e molti di essi a Firenze, 
ove poterli contemplare quasi altrettanti 
monumenti gloriosi dell’antica patria. Con- 
ciesischè del fasto e opulenza dei Fieso- 
lati diede una solenne riprova il console 
Cicerone, per far conoscere al 
senato di Roma, quento quei Fiesolsoi 
derivati dai coloni i si dilettassero 
consumanilo le loro iu deliziosi 
poderi, in numerosi Fosso nell’imbane 
dire sontuusi conviti, mentre per mania di 
fabbricare chiamavami beati. (Cicza. Ca- 
titin. Il) — Ved. Frassra. 

Arroge a ciò la senperta di circa 90 lib. 
bre di denari d’argento trovati nel 1839, 
scassando uno dei poderi della villa Mozzi, 
entro l'antico recinto di Fiesole, nocanto 
a uo muro di pietre rettangolari, e a vsa 
sottostante cisterna di macigno del pame 
scorniciata a Gorari e teste infantili. Poco 
lungi di là furono pure dissotterrati alconi 
loculi con monete di rame di Massimino imp. 
{anno 235 dell'era nostra), mentre nio- 
no dei denari d’argento scoperti nel primo 
nascoadiglioera di coniu posterioreall'epoca 
della congiora di Catilina. Tali giusti ri- 
Geni diedero a pensare al ch. antique 
rio R csv. Zannoni, che up tal deposito 
fosse fatto da qualche pauroso o fuggitivo 
dopo la vittoria di Campo Piceno (anno di 
Roma 691). 

Monumenti sacri del Medio evo. — 
Dopo la basilica di S. Alessandro, nella 
quale fa collocato il primo battistero di 
Fiesole sotto l’invocazione di 5. Pietro in 
Gerusalemme (titolo equivalente a S. Pie 
tro nel Giordano ossia nel Battistero) ao 

L 





























‘magine si venerava costà sino dal-novoceo» 
to, e forse anche prima. 
La qual chiesa è rammentata ia en bre- 


FIES 
ve del vescovo Zasobi Il, all'anno 969, al 
lorquaado egli donava al capitolo di Fie- 
sale la metà dei beni spettanti alla chiesa 
della B, Vergine Intemeruta, compresa 
una mansione posta ivi presso, e da esso lui 
atquistata per farvi l'abitazione col refet- 
torio per il clero delle due chiese maggio 
ri, cioè, la cattedrale di S. Romolo, e la 
Basilica di S. Alessandro. 

La gaale casa © canonica, dopo la co- 
ttraziose dell'allra contigua all'attuale 
cattedrale, fa convertita sella sala muoi- 
Cipale. (Basoun. Leste. fiesol.) 

La tavola dell’antichissima immagine 
della B. Vergine Maria che si venera nel- 
la chica prenominsts, porta il Gesù Bam. 





biso diventi al ventre; la qual maniera: 


i riebiama alla persecuzione degli Icono- 
cladi sotto limp. Leone lszurico (snno 
935-341). La chiesa medesizna possedeva 
ta quadro pregevole del Lippi, alienato da 
Qualche ammo. .Vi si ammira tuttora. nella 
Cappella a consu epistòlae un bel basso 
rilievo ‘di terra invetriata della Rubbia. 
Ma il tempio più vasto è quello dell’at- 
tale esttedrale, dove il vegoovo Jacopo 
Bevaro nel 1038 trasportò con il titolo le 
reliquie di 8, Romolo e di altri santi dal 
duomo vecchio sppi del monte riunendovi 
fl titolare della pieve di S. Pietro in Ge- 
ruselemme accennate. 
Sebbene la forma di questa cattedrale 
amomigli in gran perte a quella della ma- 
Gnibca basilica di S. Miniato al Monte del 
re premo Firenze, tanto rappotto allo 
Uito della fabbricà in tre navate, quanto 
al coro collccato nel piano superiore alla 
confessione, ciò. nondimeno non è da cre. 
dere che tatto quest'edifizio fosse compi- 
to derante la sede del vescovo Bavaro, 
rsarigni indica di essere stato accre- 
in tempi posteriori, e sino alla metà 
del cecolo XII i 
Iafatti se si fa attenzione all’impiantito 
chiesa posto a un livello di due 
bractia inferiore a quello del soolo esté 
riore che la circonda ; se si esemina Îl ma- 
teriale impiegato nei mmri esterni, i qua- 
Ni mari, sebbene tutti dell’istesia pietra dell 
peese, si vergono fatti di perzi assi di- 
Veni per forma, per mole e per età; 
Mierchè si contempla l’interna struttara 
delta tribuna sopra la confessione, e quel- 
la della navata di mezzo fiancheggiata da 16 
elcnne di mecigno (8per parte) e sostenen= 


FIES 113 
ti archi a sesto intero disegoali fra loro 
massimamente i più prowimi all'ingresso 
maggiure; se finalmente si posa lucchiv sui 
capitelli collueati in origine, 0 ripuri 
posteriormente sopra, quei fusti, alcu 
dei quali sono di marmo biaoco, ma spro- 
porzionati al fusto che li sorregge, di ur- 

i lavoro diverso, mes 
di emere aj 









tenuti a ediGzj 
riflessi danvo adito a congetturare, che la 
fabbrica della cattedrale ercila dal vesa. Ba- 
varo continuasse per un lungo girv di 
anni. Infatti che sia stata essa rialzata © 
prolungata di mole dall'anno 1028 siao 
almeno al 1256, ce lo indica usa me- 
moria inserita in una colonna dellu stemo 
trmpio, mentre altra iscrizione nel pavis 
mento superiore socenna l'anno 1213, în 
cui fu terminata la torre del campanile, 
innalzata sino a 70 braccia dal piano ter- 
reno per conto dell'Opera. 

Non parlo della facciata ch'è lavoro del 
secolo XIV compila in tempo del vescui 
£. Andrea Corsini, la di cui cattedra 
conserva qual monumento di veneraziuge. 

Fra gh oggetti di arte più meritevoli 
da considerarsi costà sono le diligenti ope- 
re di Mino da Fiesole, che scolpi alla me- 
tà del secolo XV l'altare della cappella 
dirimpetto al deposito del vescuro Leonar=, 
do Salutatî, il cui busto è pure lavoro 
dello stesso Mino . 

Nalla dirò del quadro creduto del Ghir.. 
landajo, nè degli affreschi di NicudemoFer» 
rucei, perchè sono pitture guaste @ quasi 
perdute. <- 

Nel tempo che si edificava il duomo di 
Fiesole fa posta mano alla contigua cass 
dello canonica, essendochè il vesc. Bava- 
ro con bolla del 1032, dopo la dichiara» 
zione di aver innalzato dai foodamenti la. 
muova cattedrale di Fiesole, voleva anco 
costruire contigua alla chiesa priocipa- 
le la canonica, affinchè quel capitolo as. 
sidnamente vi dimorasse sotto la presiden.. 
za del proposto, profesando vita regola». 
re. (Uonatti. Za Episcop. Ferul.) 

La stersa canonica, dopo quattro secoli: 
minacciando rovina, fu restaurata mediau- 
te una deliberazione presa nell’anno1439» 
Del quale restauro e riparazione abbia. 
mo conferma jo una apperto» 
nuta al convento di S. Francesco di Fiesox 
le, ora nell'Archivio Diplomatico Fiorenr 








216 FIES 

tino. È un istrumento rogato li 27 luglio 
1439 nel popolo di S. Maria in Campo 
col quale mess. Salutato di mess. Coluccio 
Salutati proposto del capitolo di Fiesole, 
ad oggetto di provvedere alla riedificazio. 
ne della canonica, comeochè lo impeditse- 
ro le gravezze imposte dal Comune di Fi. 
renze e dalla Sede apostolica, col consen- 
#0 del capitolo fiesolano adunato in S. Ma- 
ria in Campo, e con l'epprovazione del ve. 
scovo Benozzo, veodè per il prezzo di Go- 
sini 30 d'oro a Giovanni di Antonio Pa- 
rigi per conto dei Frati di $. Francesco 
di Fiesole quattro pezzi di terra nella mi- 
sura distsja 10 a corda, e staja Be un ter- 
20 a seme; le quali terre si dichiarano si- 
toate presso il preaocennato convento dei 
Francescani. (Ance. Dirt. Fion, 4, c.) 

Tale documento giora to non so- 
lo a fissare l'epoca della ricostruzione del 
la canonica prenominata, ma serve eiian- 
dio a confermare la continazzione del pos- 
sesso, a favore della chiesa di Fiesole, di 
quel poggio dove fu la rooca, non ostante la 
sentenza procunziata li 3 aprile 1348 d: 
uffiziali del magistrato della Torre per ri- 
vendicare la cosa pubblica allo Stato. 

* Erabsi ritirate sino dal secolo XIII sul 

io dove fu la rocca fiesclana alcune 
romite, dette poi di Lapo dal benefattore 
che acquistò e donò loro il locale. 

Questo convento è situato sula sommità 
del poggio più prominente di Fiesole ver. 
so occidente, da dove si vagbeggia tutta 
Ie valle di Fireoze, e i deliziosi colli che 
gli fanno fiorita corona. La fabbrica riposa 
sai fondamenti dell’. li, cesia della 
rooca di Fiesole. La quale rocca, secondo i 
riscontri istituiti sul posto parve all'archi- 
tetto Giuseppe del Romo, che avene nn 
triplice recinto di muraglie, l’ultimo dei 
quali abbracciava anche il tempio già de- 
scritto di S. Alessandro. 

Sulla fine del secolo XIV, dopo che le 
monache di Lapo erano scese a piè del 
monte lungo il torr. Mugnone, in luogo 
chiamato Pietrafitta, dove abitano anco. 
ra, fu comegnato l'antico loro monastero 
ai frati Francescani della Riforma, che vi 
si stabilirono, al dire del Wadingo,sino dal 
1399, o come vogliono i più, nell'aprile 
del 1409. Fu questo il primo convento 
dell'Omervanza di tutta la provincia To- 
scana di quei Religiosi, famigerato per gli 
womini distinti di questa famiglia; tra i 








FIES . 
quali egli conta (in qualità forse di Ter. 
siario) an Niccolò da Uzzano illustre Go- 
rentioo, che destinò ana parle del suo pe- 
trimonio a sollievo de'poveri e alla fonde 
zione dell'ospedale del Ceppo in Fiesole, 
non che all'edificazione del palazzo della 
Sapienza presso la piazza di S. Mares, 
ridotto poi ad uso del serraglio per le Pie 
re, e ora a RR. scuderie. 

Noo starò qui a rirpil le più asti. 
che memorie relative ta Eoavene 
di Fiesole, se non per dire, che costà si 
conservava la bolla originale del concilio 
Ecumenico di Firenze, data li 6 luglio 
1439,e sottoscritta da) pont. Eugenio IV, 
dall Giovanni Paleologo e da otto 
cardinali; bolla che fa consegnata a Fr. 
Alberto da Sarteano compagno di $. Ber 
pardino per portarla nelle parti di Orieo- 
te, accompagnato da un breve pontificio 
dato in Firenze li 22 agosto 1439, che lo 
nominava commissario nell’India, Etiopia, 
Egitto e Gerusalemme per la conversione 
degl'Infedeli. Si trovavano pure in cotesto 
convento due i 
Firence del di 28 agosto 1439, per rac- 
comandare Fr. Albertoe i di lui Secpagni 
a Giovanni imperatote d'Etiopia e a Tom- 
maso imperatore dell'India, entrambi dal 
papa tenoti cristiani per fumo. 

Altre otto bolle dello stesso Eugenio IV, 
date fra il luglio 1442 @ il maggio 143, 
esisterano costassù innanzi che fossero tra. 
sportate tutte insieme nel R. Arch. Dipl 
di Firenze dove. si consertano. Cioque 
delle quali sono dirette al medesimo Pr. 
Alberto che si trovava ancora in Jtalia, 
ora ministro della Provincia della Rifor- 
ma, detta di S. Antonio di Padova; ora 
Vicario generale dell'Ordine Francesca. 
no; mentre l'ultima bolla del 28 maggio 
1443 fu spedita da Siena a Fr. Alberto da 
Sarteano ed a Jacopo da Montebiosdoso 
ounsj alla ch. patsiarcale di Aquileja, co 
autorità di poter awolvere dalle censure 
quelli i quali sovrenimero con denari l' 
armato che si preparava allora dai Vene 
ziani e io Ungheria contro il Turco. 

Invanzi di scendere dalla sommità del 
poggio di Fiesole, e di lasciare il convento 
di $. Francesco, fa d'uopo entrare ia 
chiesa per contemplare, nel coro una ta- 
vola rappreseotante la Madonna incoro. 
nata, che è fra le poche opere di Piero di 
Cosimo, sebbene abbia ceduto il posto ad 

















FIES 


ne più ampio qeadro dell’altar maggiore 
rappresentante le Stlimate di S. Francesco 
ron £ Antonio e S. Bernardino. Fu eno 


Bortaleemmeo, detto dal Vasari Michrlor- 
20 di Michelozzo. di cui è opera la villa 
Medici (ora Moczi). Quest'uitima posta 
Sini premo è argnelata nella storia non tane 
te prr essere stata designata come il luogo 
deve dovera scoppiare la rongiara dei 
Parsi, ma per tanti letterati che vi abita- 
reno, e che ne fecero la residenza dell’acca- 

denia platonica sotto Lorenzo il Magnifico. 


mn 


FIES 
Molto tempo dopo la sop 


117 
del 


convento dei Gerolamibi, fu instituita n 
le sue Lise Una commen: ibbaziale 





la chiesa, e devesi pure a lui il quadro di 
8. Girolamo del sel. prof. Sabatelli—Fra 
le varic opere d'arti che adornano cotesta 
chiesa merita distinzione una tavola di 
fr. Angelico de -Fiesole posta nel primo 
altare a destra. Nè doveva emere di minor 
valore quella dirimpetto, all'altare dei 
Rocellai, divisa in trespartiti, se nun fosse 
Gotarro mal:senata. Della stessa mano è il 
grado della predella, il quale sembra mi- 
miato non che dipinto con tale amore, che 
assomiglia al fare del monsco Camaldolea- 
se Bartolom neo della Gatta. 

Ml secondo altare a destre di chi entra 
ba un'ancona levorati marmo bianco 
da Andrea Ferrucci, autrre pur anco di 
tm ciborio a basso riliero murato nella em 
Qrestia ; mentre all'ingresso del si 
presenta il deposito di Franessco di Giuven 
dint 
stesso lavorato in porfido sopra 
sione nella quale si legge. be che, pera 
stato egli il primo a scolpire in guela 
dura pietra orientale, lo rammentavi 
ezcitanda suorum Municipum 
allorchè vivente ti andava preparando nel 
1596 quel deposito. 

Lo imitòà nèlla stess'arte Romolo, uno 
dei quattro figli di Franersco Ferrocci, 
cai lasciò il segreto di scolpire in porfido. 

Nella contigua parete vedesi un'anti 
chissima tavola rappresentante N. Donna 
vol santo Bar-bino, dove leggesi il nome 
del pittore greco Andrea Rico da Candi 

In vicinanza della chiesa de’Gervlamini 
sono due oratori, che uno è del Crorifis0, 
detto di Fonte-Luceni», sitasto verso mae- 
atroe appiè del pàggio dei Frati di Fiesole. 
L'altro oratorio dedicato a S. Anseno tro- 
vasi enlla strada preo al di sotto della villa 
Mozzi, già Medici, E«snefu acquistato dal 
ch. Angelo Maria Bantini che lo ridusse 
c0tn la case annessa a nn piccolo museo di 
piitore e di altri cegelti d’arte, e-poi lo 
aergnò con altri fondi in prebenda a un 
Buotoesnonieatodella cettedrale di Well 
sua petria, con obbligo al prebendato di 
sedete costà e d'istruite nbi prieni rodimen:. 

16 























418 FIES 
tii faneinlii della contrada. Ma coleste sone 
opere che appellano alla moderna età. 

Stabilimenti più moderni di Fiesole. 
— Il ceminario vescovile è tal edibizio, 
che esso solo (qualera si ecceitai la catte. 
dale) sopera tutti gli altri riuniti insieme 
della piazza di Fiesole. La sua mole, quella 
del daomo con la torre e il convento di $, 
Francesco, è tuttociò che può vedersi da 
longi circa li «materiale delle superstite 
città Gesolana. La fabbrica posa sopra ua 
rialto alla base occid. del poggio della roc- 
ca con la facciata véita a lev. Ha ua al- 
sato di 4 piani, e in una lmogbesza di 
«sirca 300 br. 

Ebbe tenoe principio mel 1639 del 
vere. ‘Lorenzo della Robbia; l’aumentaro. 
mo i vescovi suoresmori; nel 1699, Neri 
AUoviti; nel 1936, Luigi Stroezi; nel 1937, 
il vesc, Francesco Maria Ginori, e nel 1983 
si agrionee utili ansesi mons. Ranieri 
Mancini. Ma niuno di quei prelati per 
venne a faro quanto a prò del seminario 
di Fissole fa operato per le ardenti cere 
dell’attuale benemerito vescoro Giovanei 
Baitista Parretti, che non solamente dal 
lato meridionale tetto il corpo della fab. 
ma di una bella scala è 


Este all'altare dello cappella del se- 
minario un quadro con predella di terra 
della Robbie, in cui si legge, che fu mo 
Guito per ordine del vese. Guglielmo Fol- 


FIES 

si contemporaneo di fr. Aogelico fa il di. 
ligentissimso scultore Mino da Fiesole, che 
lasciò nel duomo il suo capo d'opera. A lei 
vien dietro Francesco di Giovseni Ferrecci 
ilseniore, nato da una famiglia fiesolana che 
fu per due secoli ua girato gi artini e di 
momini di grande iogegso. 
esa appartiene il pittore Ninodemo, pini 
tore e ornatista Andrea di Piero, dalla cai 
scuola esciromo il Montortoli, il franco or- 
matista e scultore Silvio Cosini da Fiesole, 
e quel Franorsco Ferrucci giuniore, che 
sotto il Granducato di Cosimo I ritrovò la 
maniera di scolpire nel porfido. Finalmes- 
te devesi rammentare il più famoso di 
tatta le famiglia nel capitano Francesco 
Ferrucci, il quale comandò gli ullimi 
eserciti della Repebblica fioredtina a Em 
poli, a Volterra e nella montagna di Pi- 
stoja sino alla battaglia di Cavinaoa, dore 
perì da forte, — Wed. Camnaza, e Euro. 

Jo genere di scienze matematiche fece im. 
pressione allo stesso Neuwton ua Filippo 
Mangani da Fiesole, di arte contadino; ma 
mel secolo trapassato portò sopra ogu'altro 
la palma nelle lettere greche, latine e 
italiane l'autore del catalogo ragionito 
della Lavrenziana, il canonico Anton Maria 
Bandini, insigne benefattore della sus pe 
tia, per l'instituzione di alcane doti al 
le fanciulle, domo di libri d 
ietruzione agli educendi del Seminario, di 
no maestro di rudimenti, di un medico e 
chirurgo pensionati per assistere i poveri 
della comunità di Fiesole, e di un canoni. 
catoaggiantoalla cattedrale della soa patria. 

Diocas: di Piasota e suoi confini. — 
Che i vescovi delle diocesi antiche, com' 
è senza fallo questa di Fiesole, ostendesse- 
ro la loro giurisdizione a tenore del distret- 
fo civile delle città dove fimerono la lo- 
ro sede, sembra una verità dimostrata si 
no da quando il pont. Sisto IT, 0 come altri 

. Felice I, (fra il 259 e il 270 

dell'E. V.) deoretà, che non si polese so- 
onsare un chierico foeri della sua provis- 
cia. (Grariam. Decreta Sizti Il.) 

L'ostscolo maggiore si è quello d'igno 
rare quante fossero le diocesi della Tosca- 
ma sottoposte al suo metropolitano, e 9 e que 
Ha un diprene i confini dei contadi 
dele gieriadizioni civili delle singole città 
della Toscana medesima all'epoca dell'e 
ditio dell'imperatore Graziano, pobblicate 
fm Toeveri fi 32 aprile dell'anno 35€ 














FIE$S 119 
Giù dieei, che oscara e confusa riesce la 


le sua diocesi e del fenomeno di tro. 


+ warla spartita in due territor] l'ono doll 


altrò isolati, 
Appellasi a tale effetto Teola di Fiesole 
la contrada cireoscritta da quel pezzo di 


+ diocesi che gira intorno alle dirute mara 
+ € alle pendici del colle fesolano, com. 


prendendofi suburbiodella stessa città. Esso 
abbraccia 22 perroschie, fra le quali vi 


: contano, la canonica della eottedrale e le 


Itro chiese plebane di Monte. h 
di'obeco, di Maccibolie di Momcnilta 
Quest'oltima pieve, la più orientale di 
tutte quelle dell’isola di Fiesole, confina 
£ lev. con Il Monte-Fiesole, comecchè emo 
alla diocesi Gorentina, che gira 

intorno all'isola da tutti i lati, sebbene a 
una certa distanza ritorni a confine dal 
lato op la diocesi Gesolane. Cosicchè 
{1 corpo distaccato dalla testa è serrato 
fra la diocesi di Firense che lo costeggia 
dal lato di pon. e quella di Arezzo che gli 
resta a contatto dalla parte opposta di lev , 
menire per più corto tragitto la Gesolena 
confina dal lato di sett. con le diocesi tran- 





Siena, dove è a contatto con la dioc. di que: 
st'ultima città. —Innansi che venissero score 
porati nel 1593 i popoli della Castellina 
del Chianti, di & Fedele a Paterno, di &. 
Leolino in Conio, di 8. Miniato a Foote. 
Ratoli e di S. Michele a Rencine per noirti 
alla nuova diocesi di Colle, cotesta di Fie- 
vole pesetrava nella valle saperiore del- 
l'Elsa e si coegiungera da quel lato con 
l’antico territorio della diocesi di Volten. 
re. — Ped. Corta di Var-d'Eua. 

Il perimetro attoale della diocesi Sesola- 
fo pregare dall'isola sobarbene, mi sem. 
bra si come 

Percile delle vita dala. da’ 
Arno alla confiuenza della Sieve confica 
con la diocesi forentina mediante quest’ 
ultima fiamana, che rimonta sino allo 
abooso del torr. a pere il 
do da pon. a masstr. percorre lungo 
sponda sinistra del torrente 
20 a che lo attraversa fra T'issino © $, Be: 
vello per selire lungo il contrafforte che 
staconsi dall’Appenzino fra il torr. Corel» 


120 FIES 
la e quelle di S. Bavello. A questa cima 
il territori» della dicorsi ficsolana oltrepse- 





sappennina di Faenza: e insieme con esra 
scende verso il fosso de' Romiti sino alla cs- 
duta di 4cquacheta celebrata dall’esule 
porta, volgarmente detta la Caduta di 
Dante. Costà lasciandoa gree. l'Acquache- 
ra rale il monte di Londo, quindi per le 





prata dell’Adriasso si dirige sul monte 
della Penna, edi Faggio si 
‘attraversa on 
porn al di cotto dell'Ossersa nuove. Di- 
rimpetto alla quale trova la foce del torr. 
Troncalossa nel fos«n di S. Benedetto. 
«endo il-nome nel fi. Montone. Quà lasci 
la dior. di Faepra e trova quella di Ber. 
tinoro, ossia di Forlinpopoli. ce n la quale 
prosegue il cammino verso lev. andando 
ineantro la corrente del Tonca/ossa per 
risalire sulla criniera dell'Appennino che 
ritrova snila schiena dell’ Alpe di 
Godenzo. Lungo essa giogana 
nella direzione da maestr. 
schiena della Falterona. 
stà a confine l'antica discesi 

nina di Sarsina, poi Wul/ius di Galeata, 
e ora di Sancepolera. Accompagnaniosi con 
quest’ultima si dirige «ul Prato al So 
elio, estremo confine fra la Romagna e | 
antica Toscana, fra la Com. di 
quella di Stia, fra le diocesi 
di Arerzo; l'altima delle quali di 
tentra longe lo sprone, che stà fra Capo 
dArno e l'Fremo di Camaldoli comso 
sù procedono entrambe di conserva 
il tragitto neo più corto di 45 mi 
quante a on circa si possono calcolare dal 
Prato al Soglio sino di 
di'8. Polo nel fiame Arbi 




































giogo dell'Appennino presso l'Eremo di 
Camaldoli entra nella valle Casentinese 
per il contrafforte che separa Ja vallecola 
del Fiumicello da quella del tori 
iedi proseguendo lungo la sinistra dell’ 
Arne: lo attraversa quasi di fronte al 
confluenza del Solaro, la cui vallecola 
rimonte, mediante lo sprone destro della 
medesima, per arrivare «nì zingo ci Preto 
Magnochetrova sopra la diruta badia dels 
le Pratola. Di cistà entra nel Val.d'Arno 

















FIES 
saperiore passando dall'antica mansione 
delle Case Cesariane, altrimenti detta Ad 
Finet, nel popolo di Certignano, sino è 
che mediante il torr. Spine ritrova Ar 
no davanti alla Terra di San-Giovanvi. A 
questo punto volta faccia da scir. a grec. 
per rimontare contro la corrente del Gume 
tino al confluente del torr. Dogena sopra 
la Terra di Montevarchi. 

Custà, piegando nuovamente verso scir., 
per il torr. predetto si dirige verso i pogri 
che chiudono a lib. la Val-d’Ambra, e 
per Moocioni e Vertine sale qui monti che 
separano il Vald'Arno superiore dalla 
contrada del Chianti. Da quella sommità 
con la frunte a ostro s’involtra fra Barbi- 
Ie, fra Lerchi e S. Polo sino sì 
. Qua lascia la diocesi di Arezze, 
e vobentra per breve tragitto quella 
Siena nella riva destra dell'Arbia sotto il 
poegio di Vagliagli, donde volgesi da ostm 
2 lb. per rimontare il como dell’Arta 
fra iagli e Paterno, dove trova li: 
dicersi di Colle. Con cotesta rimonta il 
torr. Tregolr per talire sull 
cidentale del Chianti verso Fonte-Rntoli. 
Fiesole anticamr- 
-d’Elta, dove con- 
finava con la i Volterra, me- 
diante la pieve di S. Leolino in Coni. 
Attualmente il poggio di Fonte Autoli. 
mò riguardami dal lato di ostro cone 
l'angolo più prominente e il punto estro. 
mo della diocesi di Fiemle, nella stesa 
guisa che si è visto esserlo dalla parte di 
Ver. i Prato al Soglio sull'Appennino 


















Di ste sommità di Fonte Rucoti la dior. 
di Fiesole voltando a pon. retrocede verso la 
sorgenti dell'Ardiola. per passare fra la 
Castellina e Colle Petroso: quindi seen 
dendo pel fosso Cerchiajo in Val-di-Pesa, 
torna di nuovo a confine con la dice. fior 

con la quale fronteggia più per termini 
tificisti che natarali, da prima sel fisnco 
dii poggi orcid. del Chianti che otendonsi 
dalla Castellina vernò S. Donato in Poggio, 
quinditre Sirelle ePiazza, dove entra inProa 
seguita il 
buca. Costà 
ine per il Pagsiosvento fra la Ssmbue 
ca e Passignano, girando da lib. a macstr. 
per traversare tra Sillann e Macerato i 
colli che corrono tra la Pesa e la Greve, 
il di cui ultimo fiume cavalca passsta 



















FIES 
Virchio.Moggio, per entrare nella strada 





di Val di-Rubisna, sino a che per S. Do- 
ssi is Cullisa ritorma nel Vald’Arno so- 
per» Firenre pessendo per Terre a Poni, 
peggio dell'incontro, poggio a Leon, e di 
li per il fosso di Rosano nell’Arno. Il 
qual fame rimcata jer ritornare alla crn- 
furaza del Game Sieve sino si puoto don- 
de si porti. 

La diccesi fiesolana nel declinare del 
sreslo INIT contava 335 parrorchie, oltre 
la eaitedrale. Vi erano allura 19 mopasteri, 
(12 di comini e 5 di duone) cioè, il sero 
Eremo di Vallombrose, le bedie di Passi- 
une, di Coltibuemo, di Monte-Scalari, 
di Tagliafoni e di Soffrna, tolte shitate da 
monari Vallombrosani ; la Badia fiesolana, 
quella di S. Gaudenzio in Alze e l'eremo 
di Gastra, che farono dei monaci Casi. 
erasi ; la bedia di Montemaro e i priorati 
di Tosina e di Pietrafitta, dei monsci Ca- 
maldolemi — Appartenevano alla regola 
Brerdettina le monache di Majano, di Ro- 
tas e di $. Ellero scito la Vallombrosa; 
eremo Camaldolensi le monache vecchie 
» Pratovecchio e quelle di Poppiena sopra 
Sta nel Cosentino. . 

1 conventi soppressi dei Domenicani e 
dei Gerolamini sutto Fiesole, dei France. 
troni Miorri Osservanti della Doccia, dei 
Coppoccini della Lastra, dei monaci Val- 
tembiosani si Ponte-Rosso e dei Mi. 
neri Conveniuali a Figlie, del pari che 
le rerluse di S. Bartolommeo al Pino, di 
Carignano e di Montevarchi. foroco mons- 
uieri fondati tutti in un’epors posteriore a 
quella del arcolo XITI sopraindicate. 

Nel'o stato attuale la stema diocesi 
cesta 351 parrocchie, non compreia la 
cattedrale e la pieve di S. Maria in Campo 
Perno la residenza del vescovo dentro Fi- 
renze, più due collegiate (a Figline e a Mon- 
terarchi), am oraterio ufiziato de una con- 
Ertrzione di cappelleni (a 8. Gioranoi 
in ValdArno), e 37 pievi. Quattro di co- 
teste chiese battesimali sono dentro il cir- 
endario dell’isola di Fiesole; $ in Val-di- 
Sicre; 5 nel Cosentino; 19 nel Val-d' 
Arro, sea contando le due oollegiate di 
Fizine e di Montevarchi pure plebane ; 6 
evisppertengono al Chianti alto e basso; 
€2 altre alla Valle superiore dell'Ema. 

Pr ito monasteri di nomini eristenti 








FIES 121 
ora nella dicorsi Gesolana si noverano, ie 
insigni badie di Vallumbrosa e di Passigne- 
no,sebbene quest’ultima sia ridot! pizio 
con parercchia annessa, tre conventi dri 
Francescani della Riforma, a Fiesole, e S. 
Detale in Valdi-Siere e a Muate-Cart: 
nel Val.d'Arno superiore; due conventi 
di Cappuccini, che uno di esi a Figline 
€ l'altro ‘a Montevarchi; altrettanti de: 
Minori Omervanti, al Pontassieve e al 
Vivajo preso lInciss j e quello dei PP. 
delle Scuole Pioa Figline, subentrati ai 
Fraocescani Conventuali. Sei monasteri 
di monache sussistono tuttora ; cioè quello 
di Lapo sul Mugnone, già delle Agusti- 
piane ora Benedettine; le monache 
vecchie Csmaldolensi a Prato Vecchio 
ad altro asceterio di Domepi. 
cane ($. Maria della Neva); le Agostiniane 
di S. Croee, e le Oblate della Carità a 
gline; le monache della stessa regola di 
Agostino a Sen-Giovanni, dov'è pure no 
mos. di Francescane, e a Montevarchi quel- 
lo delie monache Agostiniane, attualmente 
ridotto a conservatario per l'educazione € 
istruzione delle fancialle. 

I vescovo di Fiesole nel 1420 fo di- 
ebiarato suffragoneo del Metropolitano di 
Firense, epoca dell’ervaione di quest’ulii- 
una chiesa le in arcivescovile. 

11 capitolo della cattedrale di Fiesole è 
comporto di g canonici, con più due altri 
eb extra. Il preposto è la prima ed unica 
diguità di quel clero. 

Fra i vescovi più rinomati che sedera 
no in quella cattedra, è celebre per cantità 
S. Andrea Corsini. — Precodè questo 
santo prelato il vescovo fr. Corrado, che il 
Tiraboschi sull'amerzione del pad. Ximenes 
(Prefazione al Gnomene fior.) citò nella 
sua storia letteraria, come astronomo e au- 
tore di una regola del Calendario, scritta 
in an codice della biblioteca Magliabechia. 
se, pel declinare del ee. cima lno 
re di quell'opera si dichiara G... Episco- 
puo Insulanus, cioè d'Isola piccola città 




















opere sacre, e ano dei deputati. 
del Docamerose, fatta dal Giunti pel 1573. 


110 FIES 

Comrnta' di Fimous. — La Com. di 
Fiesole ha una mperficie di quadr. 16034, 
dei quali 1191 quadr. como occupati da 
corsi d’acqua e da strade, con 7888 abit. 
equivalenti a 429 individui per ogni mi 
glio quadrato di saolo imponibile. 

Le sua fiera rappreseota ya triangolo 
irregolare, uno dei di cui angoli di Fiesole 
è a sett.<grec; col giogo detto alle Cre. 
ci,, nella pendice sustrale di Montesena- 
rio, l'altro che guarda scir. posa sulla ri- 
va destra dell’Arno alla confiaenza del torr. 
Falle, mentre il terzo angolo voltato a lib. 
tocca il pomerio di Firenze culla piazza 
dell'Arco trionfale alla Porta S. Gallo. 

Confina con 6 Comunità. A lev. ha co- 
stentemente di fronte la Com. del Poates- 
sieve, da primo mediante il torr. Falle 


FIES 

del torr. Zambra per Torre, Terenzano e 
Girone sino alia ripa destra dell'Arno, Ce- 
stà il corso del Gume ha di fronte la 
Com. del Bagoo a Ripoli sino alla confinen- 
ta deltorr. Falle, di faccia a Remoluocie, 
dove abbandona col fiume la Com, suddet- 
ta per tornare a confine com quella del 
Pontassieve. 

Fra i corsi d’acqua più copicsi che re- 
sentano 0 che nescomo e masieno pri rr. 
ritorio delle Comuaità in came si costs. 
no tra i primi: a pon. il torr. Mugnone, 
«a ostro il fi: Arno. Spetiano si secondi 
i terr, Zambra ‘e Falle che scendono 
verso soir. dai poggi Gesolani, mentre 
verso ostro si vaotano perimente nell’Ar- 


dalla sua confiuenza in Arno sino a Cas solano. 


olte, poscia per termini artificiali sino al. 
la strada delle Salajole nel varco alle Cro- 
ci premo la sorgente del Mugnene sopra 
l’osteria dell’Olmo. Costà ripiegendo a mee- 
str.-poo. sobentra la Com. di Vaglia, com 
la quale percorre i poggi posti alla destra 
del Mugnone lungo le pendici australi 
deli? R. tenota di Pratolino per arrivare 
sulla strada R. bolognese, che trova tra 
Montorsoti e Trespiano. Costà incontra la 
Com. del Pellegrino, cui serve di confine 
# corso della strada R. preindi sino al 
Ponte Rowo su _Mugnone, si tocca 
con la Com. di Firenze, e insieme con ema 
dirigesi alla chien della Madonna della 
Toma, di là per lu strada maestra reseote 
#l Parterre foori di Porta $. Gallo. Di co. 
età prosegue per la strada R. foori delle 
mura di Firenze fra ia Porta suddetta e 








versano prendendo la strada del CrociGeso, 
quiadi per il Ajposo de Vecchi si dirige 
verso il torr. Africo, che attraversa per 
arrivere alla Contà forme va 
angolo rientrante per dirigersi alla villa, 
giù mon. di 5. Bartolommeo a Gignolo, e 
di là per lo stradimo che gaida sul torr. 
Mensola, il quale rimonta e poscia trapamsa 
al ponte sotto $. Martino a Mensola, in- 
noltrandosi sulla costa delle circostanti 
colline nella direzione di grec. sino alla 
strada che và e Castel i 
punto forma va angolo ripiegendo 

nella direzione di scir. e quindi di ostro 
per scendese per Mente -Beni alla destra 





Quattro strade comunitative, le quali 
sido a un certo punto sono carroszabili, 
conducono da Firense a Fiesole ; la pri- 
me è quella Junge la ripa destra del 
Magnose che stsccasi dalla R. bolognese 
fuori di Porta S. Gallo al Ponte rosso e i 
borghi di 8. Marco vecchio e di Lepo gius- 
ge alPonte la badia, dove sale l’erta sinoa 
$. Domenico, Costà si unisce sd altre due 
strade rotibili che partono da Pirense, 
una dalla porta S. Gallo rimontendo la 
ripa sinistra del Muguone per la villa de’ 
Tre.Visi, 0 di Schifano) 
esce dalla v'iancltra per 
la R. Villa della Quercia sella deliziona 
collina di-Camerata. Tutte tre coteste 
strade «i riuniscono nella pistsa di 8. Do- 
menico, af di là del quale punto un'omca 
strada sale la costa per la fonte di Baccio 





al- Bandinelli presso la villa e osteria delle tre 


Pusselle, e di là trasi lasciando a 
destra la villa Vitelli, € accostandosi poi 
all'altra più fersosa d@Moszi, state entram- 
be della famiglia de’Medici. 

La quarta via più lange, ma di pià 
agevole cammino, è quella che dalla porta 
» Pinti per S. Gervasio, 8. Martino a 
Mensola e Majano è stata resa carroszabile 
sino al soppresso coavento della Doccia; 
talchè non manca che un mezzo miglio di 
salita per arrivare sulla piazza di Fiesole 
situata pel collo del poggio bipartito su cui 
sedeva l'antica città. Dalla stesse piazza 
partono altre vie comupitative; una delle 
quali prosegue la piccola giogana verso 
grec. per cnirare nella valle della Sicve, 





FIES FIES 123 
probabilmente sulle tracce della strada le. La quale pudinga effettivamente altro 
Vicinale che staccavasi dall'antica Cossia. non è che un ammasso di piocoli fram- 

Non mepo antica dev'essere la strada menti di macigno e di altre rocce strati- 
formi del nostro Appennino, impastate e 
impietrite mediante un cemento siliceo» 
calcareo che ne formò un nuovo aggregato, 
ena pietra più moderna e meno compatta. 

Della qualità del terreno costituente il 
poggio della rocca ne abbiamo un'antica 
testimonisnsa nelle profonde buche, o 
vogliansi dire fevisse, scavate nel vivo 
macigno, e una recente conferma nei se- 
poleri che si vanno attualmente tagliando 
entro la pietra serena sol Banco meridio- 
nale della basilica di S. Alessandro; men- 
tre per l'epoca intermedia lo dimostra il 
bellissimo macigno di Fonte-Lucenze, che 
supera ogn’altra pietra arenaria per Gnes- 

22 di grata, per colore plumbeo-ceruleo, 

e per unifermità d'impagto, come quello 
ch'è suscettibile di più Bno latoro e di 
qualche pulimento, noto nell'arte col no- 
me di filone bendito, al pari dell'altro che 
scavasi sotto Majsno. 

Dei diversi strati di pietra serena, bi. 
gia e leonata che costituiscono il monte 
Ceceri, e tutti i poggi che di là sì dira» 
mano verso Settignano e Monte Loro, ne 
abbiamo una dimostrazione permanente 
nel numero delle cave aperte costà sino 
da quendo ne furono estratte quelle gran 
di moli: adoprate nella eostrusione delle 
eiolopiche mora Sesolane, le quali per 
tanti secoli hanne resistito alla lima del 
Sempo e alla violenza degli uomini. 

Dirò solamente, che i monti di Fiesole 
forniscono all'arte architettonica la pietra 
arenaria per eccellenza, il tipo di tatti i 
macigni della litologia Europea, non che 
di quelli che si estraggono ds tante altre 
diramazioni dell'Appennino toscano. 

La lenta decomposizione dell'arenaria, 
e l’altra più sollecita del biscisjo, ossia del 
Tramersuolo che. alterna con i suoi stra- 
ti, costitoisce quel sottilissimo strato di 
terra vegetale. argilioso-silicen. di cui si 
rivestono le piagge delizione di Majano e di 
Catierata, ove sembra che l’arte edificato- 
ria, l’agraria e il giardinaggio facemero a 
gara, onde abbellirle di palazzi e di 
abitazioni, ornandole di delicati squisitis- 
simi prodotti di Flora e di Pomons, a co 
mineiare dal dolce Geo al fragrante ananas, 
so, dell'indigeno tulipano alla settemplice 
amelia, per poter dire con ragione che 


























494 FIES 
Firenze possiede al pari di Rome il suo 
deliziuto Tuectlu 

Prendeva il nome da Fiesole una delle 
76 legbe militari del distretto fiorentino 
erette sino dalla metà del secolo XIII. Es 
sa continuo anché sutto il governo AMedi- 
ceo a compiendere nel suo perimetro non 
solamente l'attuale Comuni! # quel 
la del Pellegriro, ma ancora i subborghi 
di Firenze, alla destra dell'Arco e quasi 
tatto il distretto della giurisdizione ci- 
vile. 

L'insegna delta Lega di Fiesole era co- 
me quelle della citt: una mezza luna; il 


QUADRO della popolazione 









FIES 

quale emblema chbe comune con la di- 
atutti Luni, quari per avvisare la poste- 
rità chie a Ixrv toccò una cu 1 sorte 

1» Fiesoic ha luogo una sola fiera pri 
anno di vettovaglie e di articoli da vesti» 
cadere nel di 4 di utt 
Vi risiede uno dei sette putestò 
viburbani di Firenze; on medic - 
chirurgo e un maestro di scuola È «a 
luogo di ua iugeguere di Circondario e di 
una cancelleria com..nitativa, La sua esa- 
zione del P.sgistro,la cunservazione del'’Ipo. 
tecne, la Giur.criminale e la Ruota si :ro- 
vano in Firenze. 


della Comunità di Fizsorz 













a tre epoche diverse. 
xe 0__ 
None del troghi.| Titolo delle chiese. pie sie] Abit. | Abit | Abit. 
tengono. Nor ILA 1833 

NINNA n T___ ! 
"Bassiano Lorenzo, Cura Fiesole 16] usÌ 96 

Corerciano 8. Maria, idem £ 
4Fiesok 18. Romolo, Cattedrale 

idem 18. Domenico, Prior'a 


Gervasio (.) mel:68 Ge Gervasio © Protasio, 
Suburbio 


Miobizo, sco. 8 Sirino, Prioria 
00) S. Marco, idem 
Mensola ) 8. Martino, Cura 
Montereggi e Ba- 8. Ilario, Pieve 
fano . 
Muscoli IS. Michele, Cora 
i {8. Maria, Prioria 
Pontanico 18. Maria, Cura 


Pugiio supra Fie- 8. Clemente, Cura 
sole Ù 


Quintule e Giro- SS. Pietro e Jacopo, Prio- 


ne | zia 
18. Margherita, idem 


Saletta 
Sveglia ‘8, Audrea, idem 
Terenzano 8. Martino, idem 


Torri alle Falle ‘8. Donato, idem 
Viociglista 


Toraza. dbitanti. N° 


* ia di Basciano, che sino 


ult $. Lorenzo, 





1 4016 


6344 
a: 1833 fu compresa nella Comunità 


7888 


del Pellegrino, manda nella Comunità di Vaglia una frurione di 74 abitanti. 


+ Menoa la cifra della popolazione di 


Fiesole all'anno 1551. 


FIES 
FIESOLE (MONTE) in Val-di-Sie- 
ve. Porta il nome di Monte-Firsole l'el. 
timo risalto orientale di una montuosi. 
tà che distendesi da pon. = lev. fra la 
Siere e l'Arno dal poggio di Fiesole per 
Moote-Loro, Monte - di Croce a Monte 


Fiesole, estendendo le sue radici oricata. - 


Xi vino alla ripa destra del fi. Sieve fra il 
burpo della Rufina e il Pontassieve. 

Dallo stesso Monte-Fiesole prende il 
vocabolo un diruto castello detto i 
sellore, e l'esistente ch. plebaoa 
Lureazo a Monte-Fiesole, 

Sebbene cotesto nome ci richiami a un’ 
epoca, sella quale il Monte-Fiesole doveva 
far parte del contado Gesolano, contutlo- 
ciò da ua tempo assai remoto eso appar= 





tiene ed è compreso nella giurisdizione ci- na. 


Vile ed ecclesiastica di Firenze; mentre 
i casì vescovi sino dsl secolo XII tene- 
vano giasdicenti per far ragione ai lori (a- 
deli e tributarj in Muote-Ficsole. 

Fra i documenti superstiti in appoggio 
di ciò potrei citare un atto di donazione 
regsto nel 1) marzo 1159, col quale Ugue» 
rione di Orlandioo da Barbischio aliend 
a favore del vescovato foreotino varie pus- 
sessioni che aveva nei contorni di Vico in 
Valdi Sieve, di Licciolo e di Monte-Fio 
sola. — Non sterò a far menzione degli 
aiti di vascallaggio a favore dei vescuvi 
firentiai circa i possessi di Monte-Fieso- 
le, atti che trovansi pei li ra 
Serre della stesso mensa rinnovati” sotto 
li seni 1139, 1353, 1387, 13020 1303; 
sitrero rammenterò la nomina fatte nel 
1339 di an potestà per intererse del ve- 
temo fior. rapporto ai diritti che egli 
ateva ia Monte-Fiesole, a Vico, a Piere- 
verchia, a Monie-Rinaldì, a S. Cresci in 
Viborta, a Castel-nuovo, a Pagliareccio, 
® Mont'acato, a S. Stefano in Butena e 
nei loro distretti. 

N numero dei Gttuarj e coloni di Monte- 
Ficole, che nel 251 prestarono giora- 
mento di fedeltà e vamallaggio al veso. 
fat. Giovanni da Velletri furono 91; e 
tel 1297 alcuni fodividui delle famiglie 
Benci e Menamazzi di Monte-Fiesole si 
fiomchbero livellarj e fedeli della stessa 
mensa vescorile, - 

La pieve di S. Lorenzo Monte-Fieso. 




















cui circa 3 miglia a sett, Dioc. e Comp. 
Tn 


FIGH 


1925 





Lucia 
Strada con gli annemi di S. Maria ia 
Arata, è S. Niccolò a Pico, già detto 
Vico-Pansanese. 

La parr. della pieve di Monte-Ficsole 
covata 265 abit. 

Fronina nel Val-d’Arno superiore. - 
Ved. Frou 

FIGHINE vi CHIUSI (Fichinium, et 
Fixuinaé Castrum) nella Valle della Chia- 
sa. Piccolo vill. già cast. cia chiesa pre- 
positura (S. Michele) già nel pinere di E 
Maria Ass al Palszzone, Com. Giur. 
€ circa 3 migl. a grec. di San-Casciano de’ 
Bagni, Dioc. di Chiusi, Comp. di Sie 








Se rintracciare si dovene l'etimologia 
di cotali nomi di Fighine, Feghine, Fè 
i si crederebbe 





più ile qu Uehe 
fabbrica di Gguline, tanto EI 
vicini all’etrusce città di Chiosi, la no 


ricca di figuline, trovensi cituati i peesi 
di Ficullee di Fighine. - 

Risiede quest'ultimo fi gi ‘uno del pog- 
gi che staccansi a scir. del monte di Ceto 
na fra i torr. Fomalto e Argento, infuen 
ti entrambi cella Chiana pontificia al cal- 
tone di Carnajota. 

Bra Figbine uno dei castelli dei vi. 
aconti di Campiglia d'Orcia, antichi nobi» 
H chiusini, che fnroso anche dinasti di 
San-Cascianu de'Bagni e di Celle. È quali 
a seconda della fortuna della guerra, o 
dei partiti predominanti, ora al Comune 
di Orvieto, ora a quello di Siena, raceo- 
mandavansi. — Wed. Canmotra d'Oscia € 
Cats in Val-di-Paglio. 

Tof.tti nell'archivio diplomatico di Sie 
na (Battasa delle Riformagioni n° 18) 
viene fatta menzione di un diploma dell 
imp. Federigo II, del 1226, dato nella 
villa di 8. Gimignano a favore di Tancredi 
Visconte di Campiglia d'Orcia suo vas 
vallo e feudatario per i castelli di Bagno, 
di Fighine, eo. 

Auche l’imp. Lodovico Bavaro nel pri- 
wilegio spedito a quei dinasti da Roma li 
5 aprile 1328, rammentò i castelli di Fi- 
ghine e di Camporsevoli, per emere sul 
confine della contra o podere dei Me- 
peuti di Sartrauo con i possessi dei vi- 
sconti di Campiglia d'Orcia. 

12 








426 FIGH 

. Appella a qursta stessa contrada wa pla- 
cito promuoriato bel maggio dell’anno 
1058 dal march. Gottifrodo marito della 
contesa Bentrice, alla presenza di molti 
prelati e nobili dei contadi di Chiusi e di 
Orvieto, per decidere una consa vertente 
fra Pietro vescovo chiusino e l’abate del 
monastero di Capoluna presso Arezzo, Il 
qual placito fa pubblicato nella villa o 
palazzo di $. Pellegrino presso Fighine 
(fore l'attual vili. del Palazzone) nel 
distretto di Chiosi. 

Pina più sperialorate fa rammentata la 

stesa pieve di S. Maria di Fighine con 
le sue cappelle nella bolla di Celestino 
III spedita li 29 dicembre 1191 a Teobal- 
de vescovo di Chinsi. — Nes Caron, e 
Patarzaga in Val-di-Chiane. 

Porta la dota del 23 sett. 1641 una let- 
tera di Giovenai di mess. Monsido da Sen- 
Casciano de'Bogni diretta alla Signoria di 
Siena, in cai si sche la tem 
di Figkine da 50 anni in quà era capitata 
in molte musi; da primo Gien Tedesco 
la. rubò ed arse, e sirtte cosi abbatteta 
dee oasi; Bigordo la riprese e preghiere 
di urne. Moneldo, e dopo due snni la dind 
ad un seo momo d'arme, chiamato mess. 
Bolognino Beccatorta ; il quale le ritenne 
circa due sliri anni; dopo vi entrarono i 
fanti di Cortona al de'Bianchi; 6- 
malmente Paolo Orsiai ed il Mostardo ca- 
pitani della Chiesu la venderoso per il pres- 
zo di Gorini 200, mentre i Comune di 
Orvieto la pretendeva per averla pomedu- 
ta altre volte. Ma intanto il pepe troncò 
questo nodo domando Fighine e il suo ter- 
ritorio ai conti di perte Guelfa Corrado 
€ Luca della consorteria dei Maneati. 

Dopo tale esposizione di fatti mess. 
Giovanni di Monaldo de’visconti di Sen- 
Casciano ti puse sotto l'accamsadigia del- 
la Rep. di Siena con totti i suoi feudi, 
non escluse le sue ragioni cul cast. di Fi- 
qhine. (Ancn. Dirt Ses. Xede) atto). 

La sottomissione fatta dai 
Fighine alla Rep polenz Bpagionereiiai 
più valida e solenne dsl post. Pio II, 
allorchè ccn breve dato da'Bagni di Pe- 
triele, 1 mage. 1466, investi la Si- 
quoria Siena del castello e giuri- 
adizione di Fiyhiwe com titolo di vi 
cariato perpetuo, a condizione di pagare 
amoeso censo di lire 25 alla Camera apo- 
Gtolicn 














FIGL 

Dupo però la conquista di Siena Fighi. 
ue fa incorporato al dominio di Cmime 
Medici primo Gran-Duca di Toscana ; © 
il di Ini figlio e saccessore Ferdinando |, 
nel 1606, cresse cotesto peese in feudo 
con titolo di marchesato a favore di As. 
gelo del Bufalo-Cancellieri nubile romi- 
no. La quale investitura fa rinnovata 
nel 1738 in testa del march. Ottavio del 
Bufalo che vi mantenne um gimedicenie 
sino a che non comparve tacere mol 
abolizione dei feudi 

La parr. della prepositura di er Miche 
le a Figbine conta 309 sbit. 

FIGHINELLE in Val.di-Pesa. Villa si 
guorile nella parr. di 5. Donato ia Poggio, 
Com. Giur. e circa 5 migl. a gree. di Bar- 
berino di Val-d'Elsa, Dioc. e Comp. di 
Fircose. 

Questa villa della nobil famiglia Nar- 
dini di Firenze rammenta quella più sn- 
tica dei Fighimelli (Agli di Nello) da cai 
probabilmente trasse il vocabolo la cas 
torrita e la tenuta omonima. Ad essa ri- 
ferisee probabilmente quel Colto di Fi 
Bhinelle in Val-di-Pesa, di cui si tro 
la più remota ricordaaza in una menbra. 
va appartenuta alla badia di Passignano, 
scritta nel mese di novembre dell'aono 
1059. (Asca. Disc. Fioe. Lc. 

FIGLIANO in Val-di-Sieve. Vill. da cui 
prende il vocabolo la parr.di S. Michele a 
Figliano, cui è annesa quella di S. Barto- 
lomméo a Miralbello, nel piviere di $. 
Gior. Maggiore, Com. Giar. e 3 mil. a 
sett.-maestr. del Borgo S. Lorenso, Dioc. 
e Comp. di Firenze. 

È posto in valle presso la ripe sinistra 
del torr. Bosso sulla strada che da Scas- 
poria guida a 5. Giorsani Maggiore. 

La perr. di S. Michele a Figliano 
mel 1833 contava 661 abit, dei quali 
r individui appartengono alla Cow. di 














rperia. 

FIGLINE, ci’ Fieasro, Frexrne, o 
Faooxizz (Fighinoe, Fighinum, Figli 
nas). Celchre burge, pei Lera ragguarde- 
vole nel Val.d’Arno superiore, una delle 
più centrali e più popolate «ella Toscana, 
ora insigne colirgiata (S. Maria), în origine 
una delle chiese Gili a 
molo a Gaville. — 
nità, di canorlieria comunitativa, di wn in 





FIGL 
RL di Seu-Giorsoni, nella Dioc. di Fie- 





grogri 
"39° 8° long. e 43°:39ai" 


sta fra il gr. 29° 
latit., a 220 br. sopra il livello del mare 
Nediterranco, 18 tigl. » scir. di Firenze 
pamendo per l'antica stroda R. di S. Do- 
saio in Collina, e 24 migl. per la muora 
urada postale lungo la foce di Rignano e 
Tuca; 26 miglia a maestro di Arezzo, 


5 dalla terra di San-Giovi 8 da 
Noste-Varchi nella stessa direzione; 4 
migl. a pon. di Castel.Franco di sopra ; 8 
miga . da Terranuora; 11 
migla lev. di Greve,e 14 migl. a sett. del 
Pontassieve. 

Ha Figline un giro di mura, della for 
ma di un parallelogrammno che termina in 
dee coni troncati, attraversata nella sua 

dalla strada R. aretina 
da decenti abitazioni, spe- 
a borgo di mezzo, e iutor- 
no alla vasta piszza del suo mercato. Tro. 
ti appena ua sesto di miglio distante 
dalla ripe siciotra dell’Arno che ha di fron. 
tenellopposta riva le ville di Viesca, di 
Fuella e di Mosicoro, a piè delle colline 
fhisjose che formano nn continuato lem- 
he fra il corso del Gume e i monti secon. 
derii che circoscrivono il Val-d'Arno sa- 
periere, mentre sulle creste dei colli so. 
vrisati » Figline farono già, o ora no 
restano che i nomi di Figlin-Vecchio, Ce 
mel Guineldie Castel-d' Asso, coi poderi 
Vel Casrel-vecchio della Foresta, ora 
detto la Torricina, e del Castelluccio de 
Benzi. 











L'attuale Pigline è appena on migl. a 
pencmeestr, dello sbocco del Cesto in 
Arno, mezzo miglio a sett. di Costell'de- 
se,e un quarto di mig]. a lev. di Figlim- 
Vecchie, nel di cui luogo esistono il ces- 
vento e la clausura ini 

L'esistenza di questa Terra non è più 
tatia del 1150, alla qual epeca rifabbri- 
faresi è più delle colline di Figlia-vecchio 

l'ttasle Borgo intorno sla piasza dove 
sine d'allora si teneva il mercato. 

Prrinemo ciò mon è d'uopo di aggiunge- 
te, che totti i fatti storici e tutti i doco» 
menti anteriori al 1150, 
Wuero va qualche ra, 
Vald'Arno di soprs, Piebboosi rife riferire al 
eatel verchio di i 














FIGSL 127 
Le più antiche carta superstiti che ram. 
amentino Figline vecchio appartenevano si 
monaci Vallonibrosani di Passignano, co 
mo quelli che possedevano, in grazia di dr. 
mazioni ricevute, il giuspadronato delle 
chiese di S. Burtolommeo a Scompata, di 
S. Lorenzo a Custelveccì 











ig ine appariscono gli 
i di Gaville,figli di quell’Azzo che 
diede il suo nome al ilistrutto castello di 
dz30,0r2 detto il Castellaccio, posto suai 
dappeeso a Figline verchio sulla destra 
del Cesto, duve sono ancora i rueri di 
un cassero 000 sua cisterna. — Ned. Azzo 
(Casrar d'). 

Imperocchè nel mese di marzo del 1008, 
e nel novembre ‘dell’anno stesso, due fru- 
telli, Teuderigo e Rodolfo, Ggli del fu Az- 
so,stando iu Firenze, alienarono a Teuzzu 
del fu Gioranpi una porzione di terra po- 
sta « Fighine, in luogo detto Valle maggio- 
re, deli piviere di S. Romolo a Corcule, 
ossia di Gaville. 

All'articolo Cascina del Val-d'Arno fiu- 
rentino fu sccenuato un contralto ivi fat 
to nel 24 aprile 1049, col quale Waldra- 
da del fu Ruberto moglie di Sigifredo di 
Rodulfo vendè per una filbia u'oro al fe 
glio suo Rodolfoe ai di lui succewori tut- 
te le case, terre, corti e castelli (civò cme 
torrite) che possedeva nel contado flo- 
rentino e fiesoleno, pervenutegli. da 
Guido di lei primo marito, e da Ro 
fo suo suocero; i quali possessi «i 

















i 
chiarano puti a Firenze, a_ Petriolo, 
a Sesto. in loco Marina, în Cerci- 
na, in Cerreto, in Mozzanello, in Ca- 


sole, in Fabrica, in Monte-Loro e in 
Monte-Fanna, con più due corti e ca- 
stelli che Waldrada pomedeva in loco Fi- 
Glinee in loco Riofino con i loro annessi, 
Appellauo alla stessa consorteria degli 
di Gaville, non che a quella dei 








menti confeorati a far conoscere che quei 
tuagoati Gorentini avevano podere, e forse 
doninio baronale in Figline e nel suo di- 
stretto. Citerò fra gli altri un atto del 35 
luglio 1051, mercè cui Teuzzo chisemto 
Rustico figlio del fu Giorauui, stando in 
Fighine, giudicaria fior., alla presenza 
di tre giudici oltre il notaro, riauuziò a 
Rodolfo del fa Sigifredo tutte le curti, ca 
atelli, chiese, terreni e servi che avera 








198 FIGL 

comprato da Sizifredo del fu Rodolfo pi 
dire dell'acquirente. Le quali sostanze 
dicono poste nelle corti e esst. di Riofi- 
no, di Fighine, di Petriolo, di Cercina, 
di Cerreto e di Moszanello. 

Nel 3o sett. 1084, Teuzzo detto Baca- 
rozzo Gglio del fu Benso faceva donazione 
alla hadia di Passignano, e per essa all’ 
abate Rodolfo, della terza perte di alcune 
possessioni poste nel Cesto presso il castel 
di Fighine; enel 1 marzo del 1109 Uber- 
tino del fa Rolando, stando nc} Castel 
d'Aszo donava al monastero medesimo 
case e terre situate nella corte di Castel 
d'Aero, di Fighine, in Camporso, a Fo- 
restello e in Piscinale, conti totte com. 
prese nei pieieri di S. Romolo è Cortule, 
(Gavilie) di8. Vito a Schergnano (Incisa) 
e di S. Repa i Firenze; eccettui 
beni che egli medesimo sveta donati alla 
chi S. Maria di Fighine, e quelli 
che si riserbava per l’altra chiesa di S. 
Michele a Pavelli. 

Abitava in Fighine stesso, nc mese di 
aprile del 1110, Bernardo del fa Fazauo 
nel tempo che egli offri ia di 
Passignano 19 sorti, 0 pezzi 
ste nella corte di Fighine, acq. 
cevute in ipoteca da Uberti 
land» testè momineto. 

Nel 4 marzo 1122, Benno di Gerardo, 
la sua consorte Gila di Guiueldu ed 
Ermengarda, del fu Rolando, di lui madre, 
rinunziarono a Buono del fa Segnore nelle 
Giovanni prete e preposto della ch. 
artolommeo a Fighine (altrimenti 
detto a Scampata) alcune sostanze situate 
nelle corti e cast. di Mefazzano e di 
Monteficalli (a Greve). 

Ai 9 nov. del 1135 stavano nl cast. 
di Fighine vecchio ‘Ugo del fn Alberto 
di Ubaldo e Teodura di Uguccione sua 
moglie, quaodo donavano allo spedale di 
Riobne (in Piaa-Alberti) un pezzo di ter. 
ra presso all’aja di esso spedale. — Quat- 
tr'anni appresso (6 matzo 1139) dal cast. 
d'Asso di Fighine Niebrando del fo Si 
chelmo di Renzo, per rogito del not. 
Sertio, rilasciava a favore della chirsa e 
canonica di s perio a Pavelli il mu- 
line di 

Nel 3o prseoli del 1148 fa pure sti 
[a fm Fighine dallo steso notaro 

matto, pel quale Teuzzo di 
Ceudericole di Ranbertino alienò ella 
































del fa Ro 


























FIGL 

badia di Passignano tutte le biade che 
egli e suo padre crano soliti percipere 
titelo di feudo da Albertino da Cercina 
e dai snoi figli nelle corti di Riofino, del 
Quercio e di Pian-Alberti, ricevendoa tal 
effetto dal predetto mos. lire 50 per mano 
di Alberto prete e priore di S. Bartolo 
a Fighine. 

L'Ammirato nelle vite e azioni dei ve 
scovi di Fiesole scrisse, che mel 1155 il 
vete. Rodulfo a preghiere di Alberto prime 
della chiesa di Fighine confermò allo spe- 
dale di Riofino nel Pian-Alberti, (nun 
già della Rufina) tutti i beni che powe- 
deva. L'istraumento del' 30 dicembre 1148 
da noi poco sopra accennato ci. mette 
in chiaro rapporto a una delle chiese di 
Figline che sim d'allora era designata co- 
me privria, quella cioè di S. Bartolon- 
meo a Scampata, dalla quale dipendeva |’ 
ospedale di Riofinu in Pian-Atberti, dato 
in origine alla badia di Passignano. Alla 
stessa badia nell’anno 1190 due fratelli 
dei nubili di Combiate, Turpino e Ugo 
figli di Uberto, con diversi altri cattani 
del Mugello rinunziarono al mon. suddet- 
to per cento lire di denari veechi locche- 
si i loro diritti sullo spedale di Riofino 
nel Pian-Alberti, sull’ospizio Combis. 
te, sulla ch. di Casaglia in Val-di-Mai 
sulla cancuica e ch. di Vigesimo a Bar- 
berino, e su quella di S. Bartolommeo 
di Figline. — Wed. Commare, e Bamua di 
Vicesmo. 

Imporiantisimi per la storia coclesia- 
stica e per le vicende della chiesa maggio 
re di Figline sono 
più che alcuni di essi restano tuttora ine- 
diti fra le pergamene del R. archivio di- 
plomaticu o i Firenze. 

Hp 
ni febb. 1159, nella badia di S, 
d@Vallombrosani, col quale Orlaudino di 
Ubaldino da a favore 
del mon. di Passignane il giuspadronato, 
zione delle chiese di S. Ma- 
ria a Fighine, di S. Lorenzo a Fighine, e 
di S. Tummaso a Castelvecchio. 

Non corse molto che una di quelle 
chiese di Figline fu convertita ia un mo- 
mastere sotto la regola Benedctlina, sioco- 
me lo dimostra fia gli altri un istrumento 
rogsto nel monasiero medesimo 
agosto dell'anno 1160, quando ll 
badessa del mon. di S. Maria a Fighine, 































FIGL 


col consenso del prete Tebeldo e delle sne 
suore, ise a Launberto abate di Pas- 
cigsano per onore della chiesa fiesalana 
€ della congrezszione Vallombrotana 
osserrare con le sue compagne la regola 
di S. Benedetto. (Ance. Dirt. Fron. Badia 
di Passignano.) 

Frattanto la poj.clizione del distretto di 
Figline sino allora sparsa nelle colline di 
Figline vecchio, a Castelvecchio della Fo- 
resta (ora la Torricina preso la villa di 
S. Cerbome), al Castebd’4330, al Castel 
luccio de’ Benzi cc. andava raccogliendosi 
intormo al fero di Figli: 
che il vescovo fiesolano Rudolfo 11, veden- 
do il popolo di Figline crescere giornal- 
meste in fede e in numero, con bolla spe- 
dita da Fiesole il primo aprile 1195, eres- 
se nella cb. di S. Naria di Figline un bat- 
tistere, dopo aver distaccato dall'antico 
piviere di Gaville le chiese, tributi e so- 
stanze delle seguenti cappelle, che affiliò 
alls nuova chiesa plebana ; cioè, $. Mi- 
chelea Pavelli; S. Maria al Tortigliese; 
SS. Bartulommeo a Scompata; 5. Pietro a 
CastebGuineldi; S. Seguore; S. Andrea 
a Ripelta; S. Mergherita e $. Andres a 
Campiglio; S. Maria a Carpignone; 8. 
Dossto a Spiccieno; S. Martino » dlte- 
reggi e S. Miniato a Celle. 

‘Alle quali chiese fu aggiunta quella di 
S Biagio a Gaglianello dopo che, con 
atto palblico del 14 giugno 11 pipale: 
to nella di S. Maria a Fighine, il 
pievano di S. Vito a Schergnano (preso 
I'Tucisa%, presente Lanfranco vescovo di 
Fiesole, rinunziò la chiesa predetta di S. 
Biagio al pievano di S. Maria di Figline, 
riservandosi la metà dei proventi parroc- 
chiski e dei diritti di stola. 

Mentre il vescoro Rodolfo instituiva in 
Figline il battistero, gettava i fondamcati 
della nuora pieve @tollegiata con canonica 
eospizio annesso per i poveri, trasporlande 
fm essa isscri arredi dal poggio del prete 
Benedetto, sul quale era situata l'antica 
chieua di $. Maria. 

Ma quì pastore Besolano meditara a 
favore di essa chiesa privilegi anche mag. 
Giari, ce la Rep. fiorentina non aveme e 
lei impedito di traslatare la cattedra di 
Fimele a Figline. Del quale progetto 
vesi contezza in un ricorse fatto nel 1187 
ala Sede da don Alberto suc- 
cemore di Ugo abate di Passignano contro 




















novo, in gnisa Sc: 





FIGL 129 
il pierano di Figline, per reclamare alcu- 
ni beni col giuspa dronato della chiesa dî 
, © i danni fatti‘per 
Îl distrutto monastero di S. Maria, e per 
riavere gli arredi, reliquie e campane sta- 
te tolte di là ; oude fareva istanza afiuchè 
scuro obibligave il pievano e i canu- 
Figline sotto pena della ceosora 
a restituire alla badia di Passignano con le 
dette sostanze anche le chiese sunvomina- 
te. (Ance. Dip. Fios. l. c.) 
A tali vertenze se ne aggiunsero altre 
rapporto al prisrato di S. Bartolommeo a 
le quali promosero un lodo 











1192 dall'arbitro Daziano magsiro di di- 
i ico in quell’aniversità ; il nale 
a favore di mese. Muran- 
du pievano di Figlioe, e in parte a farore 
di don Gregorio ab. di Passigoano. Nè il 
lodo bastò, poichè ad esso tenne dietro 
ona sentenza preferita nel 1194 da Pio 
tro prete cardinale del ritolo di S. Ceci 
Lia, e finalmente ana bolla del | pont. Ales. 
sandro IV divetta da Anagni li 12 ottobre 
1255 al'vesc. e capitolo di Fiesole, e quia. 
di partecipata dal pont. medesimo. da Fe- 
rentino li 30 aprile 1256, all'abate di Pao 
siguano per avrisarlo di aver dato l’or- 
dine al vescovo di Fiesole di restituirgli 
chiesa e il mosastero di S. Maria di 
ne cou le altre cose più volte recloma 

Coincide infatti a quest'ultima epoca la 
cretrozione dell’attuale chirsa colleziata di 
Figline; emendoché nel giorno 23 (elb. 
del 1252,7 nativitate, il vescuvo di l'iero. 
le Nainetto, dupo aver benedetta La prima 
pietra da collocarsi nei fondamenti della 
chiesa plebana di S. Maria di Figline, 
viò costà Bernardo caucnico Gesolano per- 
chè formalmente in sua rece sul luogo la 
murasse. 

Firora delle cose ecclesiastiche e delle 
chiese di Figline, senza che alcun docu» 
mento ‘ammentato relativo alla ste- 






















ria civile o all’amministrazione governati- 


va del paese. 
L'istrumentu che, sotto un tale rap- 






Cerba (forse il torr. Cervia 
che scende da ia in Arno fra Sane 
Giovanni e Figline). È una promessa fatta 
dal notaro Davanzato in nome del Co- 
sane di Figline di pagare lire cento a 









430 FIGL 


donns Midunia niuglie di mess. Ubaldo, 
qualora essa prestasse il consenso al con. 
ima vendita fatta dal sno marito di 






Niò nom vstaute Figline molto tempo 
prima di quell'età aver doveva una tal 
quale organizzazione amministrativa e un 
territorio suo proprio, mentre Gio. Targio 
ni rammenta un strumento delle Kiforma. 
giom di Firenze del 19 saggio 1098 re- 
promessa fatta dall’univenità 
di Figline vecchio di pagare 
renze 26 danari per ogoi 
focolare, eccettuati gli uomini addetti al 
servizio nulitare. La qual promessa di 
sudditanza alla Nep. Bor. trovasi rinno- 
vata on secolo dopo dai Figlinesi per 

mezzo del loro sindaco. 
Ma uel 1223 gli abitanti del castel 
bio di Figline per aderire alla causa 




















quo della parte contraria ossia deli 
sm; e nuvvamente insorsero ai danni di 
allorchè, nel 1252, acculsero gli usci 
fiorentini con le masnade degli 
e il conte Guido Novello loro 
condottiero. 

Fu allura che i reggitori di Fircuze in 
viarono pel Vald'Arno di sopra una ma- 
mo di armati, che stette ad cote a Figline 
finchè gli assediati si arresero a oparevoli 
patti. Fra ie condizioni fuvvi quella 
concedere ai Ghib.Ilini usciti la facoltà di 
poter ritornare a Firenze. « E ciò fu, (sog- 
giunge Villani, Cronic. lib. VI, c. 51), 
perchè più casati Guelfi ch'rano ter- 
razzani di Feggbine nom piscendo luro 
la signoria de’Ghibellini cercarono detto 
trattato. E chi dime che quegli della casa 
de’Franzesi, per moneta ch’ebbono dai 
Fiorentini, avevano urdinato di dar loro 
il castello. Partiti gli assediati e il conte 
Guido con la sua gente, Feggliine ad onta 
della convenzione fu rubato, arso e ab- 
bettato dai vincitori. » 

Sennonchè i Ghibellini dopo la me- 
msorabile vittoria di Montaperto (tra il 
1260 e 1265) fecero man bassa sopra le 
esse dei loro nemici; nè Figline restò eseo- 
te dalla loro vendetta. Avvegoschè sino 
dall'ottobre del 1260 Lapo di mess. Bio- 
do Alamanni, Gentile del fu mess. Scola. 
jo da Lucotena e altii canouici della pie 
Ve di Figline con va:j Ghibellini luro se- 
Quaci usarono tali violenze alla chiesa di 




















FIGL 
S. Bartolomaaro a Scampate, ai suoi beni 

€ al suo rettore, che con scrittura del 3o 
ottobre 1260 l’ab. lidebrando di Pami- 
nano cercò d'implorare il braccio serolare 
dal conte Guido Novello, allura potestà di 
Firenze; ma ciseudo questo illusorio, ri. 
come al braccio ecclesiastico perchè fal- 
minasse, rome fece nel 4 frbb. 1261, coo- 

tro i persecutori la scomunica. (£ c.) 
Nell'estimo ordinato dal Comape di Fi. 
renze per conoscere i dauni cagionati i 
quell'epoca alle proprietà dei Guelî csc- 
ciati dalla loro patria, fn reeistrato, che a 
Figline i vincitori di Montaperto distrer- 











sero unalorreo palazzo nel 
di 








lis. degli Eruditi. T. VI.) 

Dabito pertanto che volesse riferire è 
cotesto dannu il rimborso che fecero gli 
ufiziali della orre ossia. della Parte 
Guelfa ai Ggli di mess. Fortebraccio Pal- 
mieri da Figline, quanilo gli stauziò lire 
1275 per valuta di una torre e di quatiro 
botteghe state rovinate dai Ghibellini. 
(Tanciom. Viaggi. art. Figline.) 

Tali avvenimenti contribuirono viemag- 
Giormente per fare scendere dal poggio 
alla sottustante pianara i terrazzani, e per 
accrescere le abitazioni intorno al foro 0 
mercato della terra attuale di Figline, 
che bella ma senza alcun recinto di mura 
trovarasi ancora nel 1312, quando ti 
pensò l’esercito di Arrigo VII di Lusem- 
borgo, mentre veniva dalla parte di Ares 
20 all'assedio di Firenze. 

Nuoti iufortanj a cagione di guerre il 
borgo di l'igline ebbe a soffrire nel 1356, 
e nel 1363; da primo allorchè fu po 
sto a ruba delle. masnade ghibelline ron- 
dotte da Saccuoe Tarlati di Arezzo, poscia 
dall'oste pisana che insieme a una com- 
pagnia di avventarieri ifizlesi per îl poggio 
li-Greve penetrò nel 
Val-d'Arno di sopra, quando improrvi» 
samente assali Figline, dove potè racco 
gliere rioro huttino di vettovaglie, di mas- 
























rivolse ad assedia- 
re la fortezza, situata presso la porta fio- 
rentina, lì dove si veggono ancora i suoi 
resti sotto mome di Cassero. Ciò av- 
venne nell’anno stesso in cui fa compi- 
to il giro delle mura-torrite di Figli. 
ne. AI pas cerchio fu posta mano nel 





FIGL 

primo mese dell’enno 1359 (ab incor 
walione) per solenne pruvvigione, dal Co- 
mune di Firenze, stata nel dic. del 1356 
deliberata : acciocchè fosse cinto di mura 
ce due porte marsire il borgo di Feghi. 
se, come gremajo della città dì Firenze, 
per l'abbondanza della vettovaglia, che 
contiscamente a quel mercato cuncorre- 
va (M. Varani. Cronic. lib. VII. e, £5,) 

Iafetti i merenriali di Figline servivano 
di norma, ed erano riportati a confrooto di 
quelli di Firenze, segnatamente pei 
di carestia. Un tal vero è dimostrato da 
ua codice inedito del march. Tempi, inti. 
telste Specchio Umano, e di cui fa au- 
tere na biadajoolo Borratino fra il 1309 
e il 1336. la esso libro trovansi notati i 
prezzi correnti delle varie qualità di gra- 
no e biade che si vende:sno in Firenze 
volla piazza di Or S. Michele, e tempo 
per trimpo i nomi dei potestà o vicarj re- 
fii e degli ufiziali dell'abbondanza, i prov. 
Wdimeati che essi fecero e i casi che se- 
guirono nelle maggiori carestie, quando Il 
Comune di Firenze, oltre gli acquisti di 
Urneglie fatti all'estero, mandera bene 
speso a comprare îl erano sì mercato di 
Figline, che sino d'aflora cadeva, come 


Un'altra tempesta minacciò il perse di 
Figline nel 1329 per macchinazione di 
sicani landiti fiorentini dell’espulo paro 
tito dei Ci quando eni, 
adire deg raici 
raslleinvisrono di notte tempo dal Chianti 
ne Vald'Arno di sopra una mano d’are 
moti per cocupere in sull’aprire delle 
porte la terra di Figline. 

Pl che facilmente sarebbe venato fatto, 
te Îl potestà del luogo, avvertito ia tempo 
dei covrrnanti la Rep. di Firense, non 
rene ordinato di aprire le porte più 
siete (Amainar. Zetor. E) 

l'eposa Je memorie 
ne el di preeZtino fit relativi alla vee 
tieria civile che nom siano comani agli 
altri paesi del territorio Burentino. 

Li uistuti particolari di Figline, che 
touervanci in um libro membranaceo nel. 
Craszioneti li 36 maggio del 1637. 

Ed:fizj pubblici sacri e profani. — 
mal si co fai 
sbenda di chiesime, di eralorj e di com- 
PWpie n due temp] maggiori, per quan 





FIGL 13t 
to essi tutt'insirme nun bastino a ronte. 
nese la popolazione che ogni anno va 
costà sempre aumentando. Fra le des 
chiese più vaste contasi la collegiata, (uni- 
ca parroce! è quella del contento di. 
Francesco, — Della si accennò la 
riedificazione nell’anno 125: 
chè l'attuale fabbricato conti n'epica 
sessi posteriore; tanto più che di naa ripe. 
razione eseguita sal declinare del secolo 
XV fa menzione la bolla relativa ali” 











tempi erezione della pieve di Figline in collegia- 


ta insigne. Fu Ul privilegio concroso dat 
pont. odro VI li 39 luglio 198, 
sebbene l'ordine dell'esecuzione fuse in- 
vinto li 5 vitobre dell'anno medesimo a 
Ruberto Folchi vescovo di Fiesole, e a 
mess. Francesco Rncellai dereno della mo- 
tropolitaue Sorentina. I quali due delegati 
pootifici,li 28 dello stesso mese, si recaro» 
no a Figline per installare in preposto 
della insigne collegiata di. $ Maris 

il suo anteordente pievanp Dio- 


ti a tal vopo dotati dai respettivi fonde. 
tori. 

Sono pertanto degne di emere avvertite 
alcune frasi di quella bolla, che qui perciò 
si riportano : Quod licet ecclesia preodi- 
cta(5. Mariadi Figline) olim entiguis tem» 
poribus collegiata (la quale evpremione 
appella alla bolla del vero. Rodolfo IT del 
1175) +. - tamen deficiente sucossn 
temporis inibi canonicorum collegio, ec- 
clesia praedicia desiit eme collegiata, 
divinusque cultus in ea non parum fuit 
diminutus, Verum si pracdictam eccle 
siam dilectus filius Jecobus de Manmellio 
canonicus florentinus, olim illius rector, 
pia ductus devorione de proprits bonie 
suis decenter reparaverat et restauro» 
verat, in collegiatam ecciesiam cum una 
dignitate, quoe ibi praepositura nunca- 
paretur, et dignites principali existeret 
pro uno preeposito et XIl canonicatus, 
etc... erigeretur. . » Quinh esposcodo 
È dirti dl tre patroni ala nomina cal 
preposto vi compren.le per ana vuce 
famiglia Serristori, non già per la dotszio- 
ne di dee camonicati, che uno fondato quale 
che tempo innanzi dal giureconsulto Gio» 
van Battista Serristori, e l’altro da Am- 
tonio suo figlio, ma in ‘vista soltanto 
che la cma medesima avera speso 200 fio» 
rini nella riparazione della chiesa di & 









359 FIGL 

Moria di Figline, c 300 Gurivi per |° 
acquisto di arredi sscri. (Ancx. della Cor. 
1sctera di Ficust.) 

Non ostante tuttociò la chicsa collegiata 
di Figline, ridotta com'è pello stato pre- 
sente, offre motivo da crederlo di fattara 
posteriure al secolo XV, tanto nell’archi- 
dettura degli altari, quanto in quella dell 
arco della tribuna, lvorati tatti in pie- 
tra serena. 

Di data anche più recente sono i bassi- 
rilievi a chiaroscuro e Paffresco del sacri 
fizio di'Abele dipinto nella soffitta dell'ore- 
torio del Corpi Domini, contiguo alle 
collegiata, opere entrambe assi lodate del 
pittore Sor. Tommaso Gherardini, e forse 
le migliori pittore di quel tempio, qualo 
ra sivecerttui l'immagine che ivi si ve. 
mera di N. Donna:-attribuita at Cigoli o 
alla sua scuola. 

11 preposte della collegiata conserva 
sempre gli antichi attriboti dî capo del 
piviere line, il quale ba due cano. 
nici per vico-parrocbi. Il piviere di Figli. 
ne conta attualmente sette succursali, 
cioè; 1. 8. Maria a Pavelli, priori 
S. Bartolomeo a Sennpata, idem; 3. 
Maria al Tertigliese, idem; £.S Andrea 
a Ripalta; 5. S. Maria del Ponte-Rocso; 
6. S. Martino a dltoreggi; 9. S. Biagio 
a Gaglianello. 

Seconda per anzianità, non già per 
grandezza, Ggora in Figline la chiesa di 
£. Francesco fondsta dei frati Minori 04 
servanti verso la metà del seculo XIV. 
‘Avvezoschè noa si conosce di essa ricordo 
che rammenti questa famiglia di Fran- 
cescani prima del 1278, anno in cui fu 
rogato il testamento della contesta Bea 
trice Giglia del conte Rodolfo di Caprajs, 
stata moglie del conte Marcoraido di Do- 
vadola. Con il quale testamento fra i mul- 
tissimi legati ferono assegnate lire 35 ai 
Srati Minori da Fighine.(Lem. Monum. 
Eccl. Fior. — Bacxern. Codice Dipl. 
Fior. Vol. I.) 

La chiesa è a ab solo corpo a croce la- 
tina con soffitta a cavalirtti come la colle» 
giato, sebbene di essa alquanto più larga 
e meglio illuminate. Un mal avventuroso 
partito fo quello di dar di Lianco alle par 
reti della medesima, piene d'istorie dipin- 
te a fresco nel sec. XV da non dispregevule 
artista, siconme sppariste da uaa tesia stata 
scoperta nel sosrapposto intonaco a più di 











FIGL 


chiesa, e da un quadro superstite della B. 
Vergine Aonunziata dall’Angelo nell'an- 
tica cappella gentilizia de’Serristori. Da- 
vanti alla quale esiste la lapida di quella 
famiglia benemerita di Figline posta pel’ 
anno 1400 da Ser Ristoro di Ser Jacopo 
per sé e suoi discendenti. — Il quale Ser 
Ristoro ci ricorda quel notaro della Bep. 

9 di ottobre del 1380 nella 
rove presso Siaggia cogò la ps- 
ce con il re Carlo di Durazzo. 

II cappellone contiguo a corma ere» 
gelii fo costruito dai duchi Salviati, che 
fra gli altri beni ereditaruno dai Fravzesi 
della Foresta un’ insigne reliquia della 
S. Croce, pesata con l'acquisto della te- 

 Cerbone presso Figline nella 
casa Lanibruschioi. — Wed. Crasons (5.) 
d'Arno superiore. 

È cariosa la genralogia della provenieo- 
2a di cotesta reliquia incita nel reliquis- 
rio e ripetuta in una lapila sotto l'altare 
preaccennato con le seguenti parole: 

Partem Crucis, quam Carolus Mag. a 
Constantino. moz a Philippo Musciattu 
Fransesius dono suscepit, Fighinum ad- 
vezit, deinde Ni Musciazti fili 
«jusdem Fransesiae domus Ezc. D. Je 
cobo Salviati Juliumi duci tradidit, tan- 
dem Franciscus Maria filius una cum 
potribu in hac ara culendam reposuit. 
dinno Donuni 1688. 

Fra le pitture superatiti di questo te- 
antiche tavole, una 

































cornu epistolae, fatta dipingere 
tel no 1392 dai capitani della compe- 
Io spedalio- 
S. Maria Nuova di Firense, per I" 
anima di Benso da Fighine loro benefat- 
tore. 

L'altro quadretto, posto al primo altare 

di 





ritrovare la man.rra di Giovanvi da Sen 
Giovanni; comecchè siano di mano infe- 


riore le alte storie di 
ritratti dei padri pi 


el chiostro e i 
i della regola 
fra i quali si vede 
ua oriundo Figliuese nel cardinale Pal 






FIGL 
meri; e sotto quello l'arca delle nobile 
Famiglia degli Ardimanni orfopda pur casa 
Gi Figline. 

Ersnoa contatto della ch. di $, Francesco 
tre compagnie, una delle quali è stata 
cunvertita in scuola di educazione per le 
frsciulle, dove in parte si conservano nelle 
pereti sturie a buon fresco del sea, XV. La 
compagnia della Misericordia, aperta da 
pochi auni sul modello e con il Glantro. 
fee scope di quella di Firenze, è situata 
tolto il portico della ch. sopra sominata. 
Esse occupa il locale di 





Siate sel Di arttivio dipl. di FL 
tenze si conservano varie carte di 
provenienza, a partire da wo brevi 
dic. 1372, col quale da Andres Corsini 





Fa opera di cotesta società il monastero 
delle Apostipiane di S. Croce posto nella 
tina piazza di S. Prancesco, di che fa 
fede la segarote iscrizione sopra la porta 
di chiesa: Societes S. Crucis funduvit an 
ro D. 1646. 

Alla stessa compagnia Figline devo il 
tuo primo spedale, fondato sino dal seco- 
le XIV, per conto del quale, Del ore 
1470, furono nequistati ti la Fran 
seco di Leonardo Serristori cittadino 
ferentino abitante allora in Figline, e 
suee di Laigi Serristori che, nel 1668, 
inealzò dai fondamenti Ja più belle fab- 
brica che conti Figline, pre uo di pede: 
le con un esteso nella piasta del 
mercalo di (route nile collegiata Costà i in 
falli trovansi collocate a terreno le sale 
per gli oomini e per le doona inferme, 
co decente chiesa; e vel piano superiore 
ua comedo quartiere par il patrono 
Fabicione per le saservienti. A mastesc. 
re ile atiimesto farcno assegnati fondi 





Tale istituzione Sluntropica, che fa benefiche 


temirare il cuore di chi la posa sd efet- 
te, nen basta però ai bisogni che presenta 
gi la vemercea clame di quella gente, 
She i Romani solevano appellare proleze- 





FIGL 435 

Vi è inoltre fuori. di Figline un pioco= 
lo ecavento di Csppaccini (8. 
eretto nel 1910 sulla collina di Migling 
vecchio dal G. D. Cosimo IL . 

Fra gli edifaj pubblici profani, oltre 
il cerchio delle sue muraglie, nea Fi 

line che il palazzetto del pretorio per 
Fesidena del potestà è per le adonanze 
comunitative, 

Etso ba la figura di un piecolo quadrato 
con torre alquanto pendente, costraiti 1 
uno e l'altra contemporanesmente, e poco 
dopo terminato il lavoro delle mura cs. 
stellane. — Sopra la stessa torre del pre- 
torio conservasi l'antica campana, nella 
di cui iscrizione è registrato l'anno 1303 
in cuifafuss. Probabilmente è quella cam» 





4 pana del east. di Susinaca di là dall'Ap= 


pennino, che per lettere rilasciate dalla 
Signoria di Firenze, li 5 giugno 1389, a 
Tano di Pietro Laasjolo di Feghine, fa 
consegnata sei giorsi appresso dal pobil 
uomo Domenieo di Guido del Pecora 
sittadioo for, allora vicario della Rep. in 
Palazruolo, al -latore di ese per recarla 
a1Comune di Figline ad perpetuam destru» 
ctionemet mortem totius partis Ghibelli» 
nae.(Anca. Dirt Pros. Sped.di Bonifasio.) 

Sopra la porta della torre medesime fa 
murato posteriormenle ua marmo rappre= 
centante l’arme di uno dei potestà di Fi- 
gline, che dichiara essere stato posto, di 
tempo di Marsilio di Zanobi Ficini Ps 
di Figline, l'anno MDLX. 

Tale docemento giora pertanto a farci 
conoscere un oriundo figlimese, procipo. 
te del famoso Marsilio Ficino filosofo pie- 
tonico, e nipote di quel Ficino, eni pel 
1530 fa mosza la testa in Firente, man 
tre la città trovavasi assediata dall'esercito 
imperiste ai comandamenti del papa Cla 
mente Vil; e cid in punizione al Ficino 
di evsersi apertamente espresso : che a grau 

ragione Cosimo de'Medici aveva meritato 


dei Serristori a la 
pira “tica pavia Figa pe 
siede una scuola per le fanciulle sotto la 
cura e ammeestramento delle donne; e da 

anni quattro scuole comanitative 


Me. per atilità del nesso virile; cioè di colli 


grafie, di aritmetica, di Fou lotina, 


154 FIGL 


Rao perts da tre enni è mao 
tenuta a spese dei particolari una scuola 
per insegnare pei di festivi i principj di 
disegno e di meocanica agli actigiani; bo- 


tanto pria rile, di Firenze. 

Figline povera eziandio una sala da 
teatro per esercitare la gioventò melto 
propensa all’armonia. 

Un posto con l’ansuoamegnodi: s0scsdì, 
per mantenere un giovane sci anni all'Uni- 
versità di Pisa 0 di Siena, fu fondato nel 
1822 dal Gglinese dot!.Gio. Battista Buoni; 
alla cui pietà deve Figline varii guri ca pa 
sitatevoli ricordi ; come 
doi alle fanciulle e il pane da diopennand 


"Be da Figline dovessero dini oriundi 
tunti personaggi illustri che diedero le 
famiglie Serristori, Palmieri, Franzesi 
della Foresta, 
casati cosi: 
terra più Gigli 

Ma supplisce per molti, e niuno ed esa 
contradice il restauratore della filosofia di 
Platone in Italia, Marsilio di maestre Dio- 
Lifece, medico e scrittore, fratello di Si- 
mone, che fu il bisavo di quell'altro Mer- 
silio che trovammo nel 1560 putestà nella 
patria avita. 

Nel secolo XVI figorò fra i poeti mae. 
stro Jacopo da Figlie segretario del card. 
Pietro Corsini; nel secolo ensseguente nac- 
que pure costà Giovanni Fabbrini dotto 
illustratore di varj classici, e autore di ua 
libro sulla Teorica della lingua latina. 
La qual teorica fece strade a un consi 
mile metodo sul declinare del secolo XVII, 
sotto il titolo di versione inserlineare, 0 





latinista Giu 
seppe Averani prof. nell'Università di 
Pisa nscque premo Pigline; siccome più 
tardi da genitori figlineri vi nacque 
1739 5 ertebre Loreuso Pignotti af afibiato 
alla cittadinanza di Arezzo. 

Comunità di Fizline e Incisa. — Lo 

Com. di Figline, sino dal 1828, sumento- 


te di eito perrocchie già spettanti alle . 


Com. dell'inciss, ccsspa attualmente una 


nel poggi 


FIGL 
sepericie di 0129 quad di quali 1107 
sono presi da corsi d'acqua e da pabbliche 
strade. Vi è una di trovo 


abit., che ripartitamente 
bero a 338 persone per ogni miglio quadr. 
di suolo imponibile. 

Confina con sette Comunità. A sett. ha 
di froate la Coca. di Rignanv,s partire del. 
la ripa sinistra dell'Arno alla confore- 
no del fosso Saliceto mediante il ter. 

rente medesimo; e di là dirigendosi 

verso pon. attraversa la strada comasi- 
tativa che dall'Tucisa va a Rignano, detta 
del pian d'Isola. Pamato il malinsccio 
della Felce, entra pel torr. vmonimoe, 
mediate il quale va cootr. tem 
il ponte alle Zame, indi all'altro della 
Felce, sa%e va) poggio di 8. Donato in Ca- 
dina attraversando l'antica strada R. areti- 
na per arrivare sila conforaza dei fon 
Troghi @ del Massone. A questo punto 
volta la fronte a A andare 
incontro alla strada comunitativa che cos- 
duce in.Ema. Quindi torna »_ piegs 
re salendo il monte contro il rio deb 
la Docciolina. Giunta sal crive dei 
poggi che dividevano l'antica comuuità 
dell’Incisa da quella di Greve, fronteggia 
con quest'ultima dal lato di pon. campi. 
mando insieme sulla eresta dei poggi del 
Cerchio e di Biggiano, e di là eatraado 
nella strada comuniltativa, s’indirizza s>- 
pra il Moste-scalari fra le sorgroti del 
borro della Bagnaja,tribatariu dell’Arno, 
€ le scatarigiai del borro Paude che seen 
de dalla parte note di Greve. Alla cosfuese 
del Faule nel borro de'Frati il terri 
toriv della Com. di Figline si rivolge 
verso il prato della badia di Moate-scalari, 
al di la del trova ano dei più re 
moti rami del torr. Cesco. Costà' piegando 
da pon. a lib. entra nell'alveo sinuoso del 
Cesto, cal quale scende nella valle, e 
strada facendo trova la confluenza di ss 
altro ramo che vicne de Lucolena sopra 
Ù ponte agli Strulli. Da questo pesto 
per termini seticiali con le 





Situedone è pra le Con. di Grow 


FIGL 


firgsado 1 stre scende di crnserta con la 
Com di Carriglia tango. il borro soprac- 
eraasio, sino a che l’oltrepane per entra- 
re ia quello del Piscinale, col quale ar- 
rea alle Grillaje, e poscia sbocca nel 
fono di Meleto. Mi il qual fowo 
ti artompagna nel torr. di S. Cipriano, 
detto pare del Afulinnccin, correndo pa- 
ralleloalla strada di Pian-Franzese fiochè 
arriva alle Stenguccie, dove ripiego a 
estro avriandosi per termini artificiali 
venoicolli di Ripalta, del Tartigliene e del 
Resione. Arrivata sì fosso del Forestelto 
estrae nel tronro di strada vicinale che 
stimtacoo quella R. aretina preso la ripa 
sinistra del torr. Mulinaceio o di S. Ci. 
pieno, dove cera la Com. 

ettentra quella di S. Giovi 
uliima dal lato di scir. 
quella di Figline passando dal poste del 
Porcellino sulla strada postale, indi corre 
per l'alveo del torr. prenominato, Gochè 
depo un quarto di miglio sbocca in Arno; 
che dal lato di lev,-gree. per on mig] 
fines a dividere le due Com., da primo 
medizate l'arginone della Fornace, poscia 
per la strada provinciale degli Urbini fino 
Al termine delle Funtacce. À questo pun- 
to piegando più verso grec. la comunità 
di Figline trovasi a confine con quella di 
Castelfranco di Sopra, mediante la strada 
degli Urbini, sino al ponte che cavalca il 
terr. Faelle, al cli li del quale trova sul 
la strada e lato medesimo la Com. di 
Pisa di Srò che l’arcompagna nel torr. 
Resco. Trapassato questo torr. senza devis- 
redalla via degli Ul bini cammina di co- 
serra con la Com. di Reggello sino al torr. 
del Pepini, enl quale ritorna in Arno. 
Da questo funto il corso del fiume co- 
stituisce dal lato di Jer.«grec. il confine 
naturale fra le dae Com. di Figline e di 
Reggello fino al ponte del Sacchetti, dove 
ritrova dalla parte di sett. la Comunità di 

























Fra i maggiori corsi di acqua che at- 

no © che rasentano il territorio 

della Comnvità di Figline e Incisa, dopo 

Faro che per 10 migl. lambisce il suolo 

È questa Comu contano i tore. Ce- 

te, Mulinaccio o di 8. Cipriano, i borri 
dl Paate-rocso e di Troghio Salceto. 

1 poeti che cavalcano l'Arno lungo il 

comunitativo di Figline, sono 

quelle dell'Incisa e il ponte delle Panche, 















FISL 135 


ersia di Bruscheto; ma solo il primo di 
esi è largo, solido € carrozzabile; 
condo, impostato molto basso, è a piccoli 
archetti diseguali. 

Quello cos detto degli Serulli, ceia 
ponte del diavolo, posa l’unico suo arco 
sopra altissime rupi di macigno, sulle pro- 
fonde ripe del torr. Cesto che cavalca fra 
S. Leoa Colle e la pieve di Gaville, Alcani 
dubitarono che fosse questo di opera ro. 
mana lungo nna strada consolare, (/e 
Cossia) per quanto stia a infirmare tale 
supposto la topografica situazione dello 
stradale, la qualità della cretruzione, e la 
troppo angusta sua carreggiate. 

Nel torr. Cesto fluiscono per varj rami 
tutte le sorgenti e le acque che cadono 
sul fanco orientale dei poggi ultimi del 
Chianti, a partire dal giogo di Afonte- 
Domini sino a Montescalari. 

Le stesse acque per tanti diversi rivi 
provenienti dai poggi su. 

li di Cintoja, di Torsol 








al castellare di Dudda; poco lungi dal 
quale ese corrono furiose gorgoglian- 
do fra le scoglicre che sostengono l'allissi- 
mo poote agli Serulli. 

Ml torr. di S. Cipriano, omia del Muli- 
i rii e borri che dai 
ano sern- 
dono in Pian-Franzese, e di là ci pere 
in Arno fra San-Giovanni e Figline. 

Al torr. del Ponte-rosso danno il pri. 
mo alimento i poggi di Piuu.d'Altero, 
nei quali ha origine la vallecula che de- 
china da Monte-scalari verso S. Miniato 
aCelle,e per le ville di Porgiale e di Cam- 
piglia arriva al Ponte-rosso sulla s'rada R. 
aretina, un quarto di migl. a maestr. di 
Figline, e altreti del 

Il torr. Troghi, sia di Selceto, prin. 
cipia sotto la villa della Torre a Cuona, 
e dopo aver corso parallelo alla strada 
maestra aretina, passa sotto il ponte della 
Felce la stessa strada indi girando 
verso lev. s'ingrosa dei borri di Aimag- 
gio e di Besticci, dopo di che trova il 
ponte di Salceto pel piano d'Isola, al di 
3 del quale si vuota in Arno. 

Una sola strada R., cioè, quella posta- 
le aretina, passa per la pianura di questa 
Comunità, dall’Iocisa al ponte del Por- 
cellino. Ema fu sostituita nel 18162 quella 
R., ora provinciale, che scende da S. De- 

















136 FIGL 

moto io Collina passando per le Turre » 
Ceons, il pispo di Troghi e di là per il 
borgo di Boechio scende all'Incisa, dore 
si unisce alla R. postale che viene dalla 
riva destra dell'Arno, dopo avere atira- 





Fra le strade comunitative rotabili si 
conte quella stata aperta nel 1833 fra 
Figline e Greve, varcando i poggi del 
Chianti inferiore fra Cintoja e Lucolena. 

Un tronco di via pure rotabile rimorta 
il Cesto vino a Geville staccandosi dalla 
ibergo del Poroellino. 





traversasce il territorio comunitative di 
Figline per le ragioni che saranno espo- 
ote all'art. Via Cassia. 

La qualità del sonlo, che cuopre la su 
perficie territoriale della Comurità di Fi- 
di può ridere a tre classi; cioè 







mento pci sparso di fossili ani- 
mali e vegetabili ; 3.° a terremo di dleposi- 
to di recentisime alluvicni. Spettano alla 
prima classe le pietre arenarie che costi» 
tuisconc quasi sole l'ossatura spparente 
dei poggi, fra i quali scorrono i torr, del 
Cesto e di $. Cipriano, e donde si eera- 
vano i macigni © pierre serene impiegate 
per apere di edificatoria e per lastricare le 





. deposi! 
di marne arg'llose e di Info arenario che 
sostituisenno i varj strati delle colline in 
termedie fra le rocce secondarie dei pog- 
gi predetti e le recenti colmate lungo 
il @ Arno. In coteste piagge ghiajose 
furose sepolte erlve estesissime di al- 
to fasto, e intere famiglie di gigante. 
schi quadrapedì, mentre errve loro di co- 
perchio ana mumerom serie di banchi 
osissontali comprati di ghiaja, di rena © 
di ciottoli di più grandezze, derivati dai 





gasletro, jmili altre rocce appennini- 
che. In tal guisa si presentano meglio 
che altrove tango 1 Lorro dei Cappuo 
cini di Figline; così che dalla profondità 
di quei baschi e della dimensione dei 
ciottoli si potrebbero quasi numerare le 
vorie alluvioni più 





FIGL 
della Valle dell'Arno, invaczi che le 
acque Quenti ne trascinssero nua parte 
per la tortuosa foce dell'Inciss. — fé 
PArt Anno. 

Che il Val-d'Arma di sopra a Firenze, 
avanti e dopo il mille, fome frigido € 
palustre per causa dci spagliamenti de' 
fiume reale e degli influenti che dai 
fianchi vi csncorrono, è a parcr mio na 
fatto dimostrate in modo cridente dall 
ubicazione dei più autichi castelli e pievi, 
dsi raderi delle È rocche, casali e pacsetti 
piu vetusti, la di cui situazione risconira- 
si a on livello molto superiore a quello 
dei vili:ggi, dei lourghi © terre, e delle 
parrocchie più moderne del Val-d'Arno 
medesimo; chiese e pacsi tutti, i quali 
non contano una età più vetusta di selle 
@ otto secoli. 

Che poi l'Arno anche in tempi meno 
antichi vagamo nella stesa valle, ce lo at- 
testano tanti terreni conquisiati da'''arte 
idraulica, ta “ bisarni 

















i carpi che rassem» 
br no altrettanti giardini. 

L'isola del Mezzale nel piano dell’Inci- 
ra di front sl Vivajo, stata colmata e ri. 
dotte a ungran poce"e omonimo, fa caps- 
ce nel 1312 di accogliere l’esercito dell’ 
mp. Arrigo VII. (Gio. Vitami. Cronica 





1X, e. 46.) — Di vm'isola di Arno 
dirimpetto a Figline, nel popolo di Cash 
Guineldi, si trova fatta menzione, non so- 
lam. ate pel provvedimento fatto, li a ot- 
tobre 1753, . dal magistrato della Parte 
Guelfa di Firenze per aggiodicare i dat- 
mi e ritrovare i confini delle terre som- 
mene vione dello stesso fiume, ma 
«usa è ricordata nelli statati fiorentini ve 
datti nel 1321 (lib. IN, rul r. 3), dove si 
trata della direzione da darsi al Gume 
Arno per il distretto di Figline; c ciò 
per effetto (dichiarasi in «ssa rubrica) dei 
frequenti spagliamenti dell'Arno, il quare 
a e rendeva totalmente infruttifere 

4000 stiora «li terra a seme nell'isola cir- 
condata dall’Arno. Per la qual coss fu de 
liberato doversi sddirizzare il corso e dere 
tun migliore cegolamento allo stesso fiuente 

& spese dei ponidenti frontieti. 

Tali ea altri succemivi prorerdimenti 
idraulici nel giro di più secoli, presi dal 
magistrato medesimo, non furono cuficienti 





FIGL 
® mantenere ecstà nel suo canale l'Arno. 
rocchè, senza contare il grande dile- 
vio del 1333, che tutto il Vald'Arno 


abbonda soprattutto di boschi a palina d * 


Quercieli, di castagni, di querce e simili. 

Le colline sono in gra perte coltivate 
a vite e ad ulivi. Quelle coperte di marna 
argilicna è di tufo srenarin, distinte coi 
nomi di piagge o di sabbione, sono spo- 
Gfiate di alberi, ma si seminano cca pro- 
ftto » grano na sno ile l’altro no, e pell’ 
tano di riposo si ponzono le fare, e vi 
© lesciono crescere le esipraggini (Gallega 
«ficinalis) seminato l’anno innanzi sopra 





FIGL 237 
il grano, che poi si sovessiano alle nuvm 
cementa dell'anno mi 

Più fertili e più produttive sono le piag- 
ge di sabbione, composte di banchi di mi- 
nuto renischio, che i Valdernesi chiame- 
no Sansine. 

Uns giudiziona condotta delle acque po- 
trebbe marnare e ccrreggere il terreno più 
sterile delle pisgge argilicoe col sistema 
delle culmate di monte, stato ben descrit- 
te epraticato dal march. Cosimo Ridolb. 

La coltivazione della pianora intorno 
Figline è molto accurata e ben dirette. Il 


Cicatani da Figlie. Per la qual coss i 
mestanti sono scarsisimi in proporzione 
alla popolazione che vi traboccs. 


158 FIGL 

Jofatti nom si trevano in Figline ma- 
, ad eccezione di una f.r- 
casa Serristori. di cinque 
@ sei bottegnole di fabbri per coltelli e di 
pochi fabbricanti di funi. 

Le cave di mucigno sotto Gaville forni 
scono materia a varj esvalori e scarpellivi 
del pare. 

L'arte della lana, antica risorsa dei Fi- 
glinesi, e quella dei tessuti ordinari di li. 
no, una dopo l’altra farono erlivate da 
industrie più moderne e più fallaci, sic 
come era una quella della treccia e cap- 
pelli di paglia, la quale per qualche anno 
alla classe più numerou del popolo fornì 
pane. denari e qualcor'altro. 

Del resto il mercato settimanale, che 
cade in martedi, costituisce quasi che 
tetta la risorsa dei pigionali di Figli- 








FIGL 
nre, bottegaj, braccianti, barcecianti e fse. 
chi 





La Comunità mantiene cm chirurgo 
due medici condotti. 
La potesteria di Figline è tra quelle di 
prima classe. — Essa non estende la sna 
inrisdizione civile foori della comunità 
riunita di Fi e Incisa. Per il criminale 
e per gli atti di polizia dipende dal vics- 
rio R.di iovanpi. Vi è una cancelleria 
comunitativa di terza classe, la quale serre 
anche alle Com. di Greve e di Reggello. 
Parimente di terza classe è l’iogegnere di 
cireondario residente in Figline, il quale 
abbraccia, oltre le tre sunnominate, soche 
la comunità di Rignano. JI suo nfizio di 
esszione del Registro è situato in Monte- 
varchi, la conservazione delle Ipoteche in 
Arezzo, la Ruota a Firenze. 




















QUADRO della popolazione della Comunità di Fretrxz e Incisa 
« tre epoche diverse. 








Nome dei luoghi. | Titolo delle chiese. | Dioc. cui | dit. ] die. | dit. 
apparten.} 1551 | 1545 | 1833 
—_——_—_—_y—r_—_eer_— i: | mn 
Altoreggi S. Martino, Cor 160 | 205| 218 
Avane S. Doeato, Prioria 190 | 196 | 240 
Borri 55] 54] do 
Campig! a 83 | 204] 26. 
Cappiano £ 205 | 304 | 384 
Castagneto s 60 | 253 | 308 
Celle n 166 | 205 | 166 
Ficume Maris, Collegiata 1224 | 1938 | 5651 
Gaglianello S. Biagio, Cura — | sl 20 
Garille S. Romolo, Pieve 357 | 582| 789 
Incisa S. Alessandro, Piere È — | 1064 | 1351 
Loppiano e Incia —|S. Vito, già Pieve, ora 
Pri Hi 359 | ago 335 
Noote-Scalari S. Cassiano, già Badia, © 
ore Cura £ -| -| 8 
Monteli S, Quirico, Cura # 426 | 269] 3 
Morniano S. Nichele, Prioria v 69 | 89] 113 
Pavelli S. Michele, idem i sé | 153] 266 
Ponterosso nel Borgodi| S. Maria, già Badia, dra) 

Figline Prioria pa 31 | 3c0| 639 
Ripalla S. Audres, Cura i sto | 139] 162 
Scampata 8. Barolommeo, Prio- i ' 

ria É 167 I 193 
Tartigliese $. Naria, idem È 215 | 200 
Terreno S. Pietro, idem 168 | 3ja 
Vivejo SS. Cosimo e Damia- 


no, Cura 





Tora. Abitanti, N° | 4462 | 6836 |11000 


PIGL 

FIGLINE nel Vald'Aro aretino. Con. 
deve fo una per. cotte lì titolo di $. Mi- 
chele a Pobbriciano, nel piv. di Sietina, 
di cui ora è sonena, posta preso l'Arno 
tel confine della Com. di Subbieno con 
quelli di Copoluna, nella Dicc. e Comp. 
di Arezzo. 


PIGLINE in Valdi-Bisenzio, o FIGLI. 
KE = PRATO. Vill. con ch. prioria € 
battistero (S. Pietro ed Figulinas}, nella 
Com. Giur. Dioe. o circa 3 migl. a sett. 
è Prato, 

Risiede in valle fra la base orient. del 
Monie-Ferrato © quella occidentale del 
Peggio detto della Costa, colla strada co- 
mesilotiva diretta alle vicine cave delle 


FIGL 239 
antica perr. di S. Biagio 1 Teppo-Fi 
ghina Eilsen » S Egidio s Prassi. 
neto sel piviere di Rigutino, Com. Giur. 
Dico. e Comp. di Arezzo, dalla quel città 


Questo css. di Pighine siluto ia meno 
alla colmata fattoria di Framineto delta R. 
Corona, trovasi remmentato sino dal 1044 
@ 1099 nelle carte della chiesa aretina 
insieme col padule, che costà premo al 
perto di Alberoro ristagnando bilicava fra 





febb. 1783, fu riunita alla nueva chiesa 
de'8S. Biagio e Egilio a Frassineto — 
Ved. Carna, Fuasusszo e Tesro-Pi 


marine di gabbro, dette perciò di Figline. enins. 


Ha tore che attualmente è ridotta sd uso 
i compenile della chiesa parrocchiale, 
servi già di difesa, e il cartello che vi è 
mersio secenna l'epoca della sua costra- 
ticer, le quale rimonta al secolo XII. 


dove più 

scquistò 1 onsi cei 

Lo chic camera nelle se pere al- «tando 1) slebre sziore Mereto 
pare. 


cune pittere del 1600, € una tavola del 
saslo titolare che riceve le chiavi dal 


GH abitanti smo im gran parte cavato- 
ri e scorpellini di marmo errpentino e 
pietra di gabbro che estraggonei dal conti- 
fse Nonte-Perrata, cotto nume, il 
di Nero di Prato, e Palira di Pietra da 
macine. Tali macisi cono le più ricerrate 
per malini fra tutte quelle della Toscana. 
Del serpentimo di Prite farono incrostati 


Serino, da esi ricevere il primo 
Same questo villaggio di Figline © la vee 


La par. di & Pietro a Figline conta 
tego . 


TOPPO- dopo 


Chisne, volgertsente appelisto 
FIGRINE. Cas. che ha dote il nome all’ 


podere, e passò 


Risiede sopra il pogrio dilione fra 
Moatajone, $. Vivsido e Gambassi, presso 
le sorgenti del Aio-petroso, che scende 
a levsate per iributare le sue scque nel 
fi. Els, mentre dalla parte di poo. scor. 
re puco più langi di là la fiumana dell’ 
Evola e la. strada proviaciale che da 
Moatsjone conduce a S. Cristina, dove si 
cuagioage ella strada R. Volterrana che 
Viene da Castel-Borentino. 

Se io non m'iagsano a partito, o le 
memorie di questo pacse sua suso più 
antiche del secolo XIT, 0 esse si perdono 
€ ferono comuni com quelle dei distrutti 
ut. dei conti rurali di Camiporena e di 
Montecuccari. — Wed. Mentacuccani 


in Vald'Ers. 
Lostoriografo Montejonese, Ammirato it 
giovane, pelle vite dei vesc. Volterrani, 


aver rammentato, cotto l'anno 1161 
di geanajo, l'alienazione Satta a favore 


FIGL 


per le Torre a 


1536 


mato in Collina 


Ceons, il pispo di Troghi e di là per il ecque 


torgo di Bocchio scende all'Incisa, dove 
si unisce alla R. postale che viene dalla 
riva destra dell'Arno, dopo avere attra. 
versato îl ponte dell’Incisa. 

Fra le strade comubitative rotabili si 
conte quella steta aperta nel 1833 fra 
Figline e Greve, varcando i poggi del 
inferiore fra Cintoja e Lucolena. 

te tronco di via pure rotabile rimorta 
il Cesto sino a Gaville staccandosi dalla 
R. pestale all'albergo del Poroellino. 

L'autica via Cania non credo che st- 
traversasse il territorio comunitativo di 
Figline per le ragioni che saranno espo- 
ote all'art. Via Cassia. 

La qualità del suolo, che cuopre la su- 
perficie territoriale della Comurità di Fi. 
gline, si può ridurre a tre classi; cioè 
1.° a terrena secondario formato di rocce 
stratiformi compatte ; 2.°a terreno di sedi. 
mento post-diluviano sparso di fowili 
mali e vegetabili ; 3.° a terreno di dleposi 
to di recentissime alluvicni. Spettano alla 
prima classe le pietre erenarie che costi- 
tuisconc quasi sole l'ossatura apparente 
dei poggi, fra | quali s:orroso i torr. del 















Cesto è di S. Cipriano, e donde vi reca- 
vano i macigni o pietre serene impiegate 
ce, 





di marne arc'lose e di tufo arenario ci 
nostituiseono i varj strati delle colline in- 
termedie fra le rocce ie dei pog- 
gi predetti e le recenti colmate lungo 
il £. Arno Jn coterte piagge ghiajose 
furose sepolte erlve estesisime di al- 
to fasto, e intere famiglie di gigante 
schi quadrupedì, mentre serve loro ili co- 
perchio una numerom serie di banchi 
osizsontali composti di ghisja, di rena © 
di cietteti di più grandezze, dei dai 
massi di pietra calcarea, di macigno e di 
&siestro, o da simili altre rocce appennini- 
che, In tsl guisa si presentano meglio 
che altrove lungo Il Lorre dei Cappuo- 
cini di Figline; così che dalla profondità 
di quei baschi e dalla dimensione dei 





FIGL 

delle Valle dell'Arno, innanzi che le 
Quenti ne irascinemero nna parte 
per la tortuosa foce dell'Incis. — fed. 
W4rt. Anno. 

Che il Val.d’Arno di sopra a Firenze, 
e dopo il mille, fosse frigido e 
palustre per causa dei spagliamenti de' 
Bume reale e degli influenti ehe dai seri 
fianchi vi cencorrono, è a par:r mio nn 
fatto dimostrato in modo cridente dall’ 
ubicazione dei più autichi castelli e pievi, 
dai raderi delle rocche, casali e pacsetti 
piu vetosti, la di eui situazione risconira- 
si a va livello molto superiore a quello 
dei villsggi, dei Longhi o terre, e delle 
parroechie più moderne del Vald'Arno 
medesimo; chiese e pacsi tutti, i quali 
non contano una età più vetusta di sette 
© otto secoli. 

Che poi l'Arno anche in tempi meno 
antichi vagame nella stena valle, ce lo at- 








csmpi che rassem 
br no altrettanti giardini. 

L'isola del Mezzale nel piano dell’Inci- 
ra di front al Vivajo, stata colmata e ri- 
dotte e ungran poae-e omonimo, fa caps- 
ce nel 1312 di accogliere l’esercito dell 
imp. Arrigo VII. (Gio. Vatam, Cronica 
lib. IX, e. 46.) — Di "u°isola di Arno 
dirimpetto a Figline, nel popolo di Cast 
Goineldi, si trova fatta menzione, non so- 
Jem.nte nel provvedimento fatto, li a ot- 
tobre 1753, . dal magistrato della Parte 
Guelfa di Firenze per aggiodicare i dat, 
ni e ritrovare i confini delle terre som- 
merse dall’aliuvione dello stesso fiume, ma 
usa è ricordata nelli statuti fiorentini ve- 
datti pel 1321 (lib. III, rul r. 3), dove si 
tratia della direzione da darsi al Gume 
Arno per il distretto di Figliue; e ciò 
per effetto (dichiarasi in «sa rubrica) dei 
frequenti spagliamenti dell'Arno, il quare 
devastava e rendeva totalmente infrattifere 
tI di terra a seme nell'isola cie= 
Arno. Per la qual cos fa de- 
liberato doversi addiriszare il corso e dare 
un migliore regolamento allo stesso fiuente 
a spese dci posidenti frontieti. 

Tali ea altri succemivi prorr:dimenti 
idreulici nel giro di più secoli, presi del 
tnagiatrato velficienti 














imedesiazo, non farono 


FIGL 
è mantenere costà nel suo canale l'Arno. 
senza contare il grande dile- 
Vio del 1333, che tutto il Vald’Arno 
sesemense, nè la piena del 1353, molte al- 
Intioni posteriori devastarono e coprrsero 
Si seque tanto la pianora di Figline, quane 

to quella dei paesi limitrofi. 
lu conseguenza di ciò trovasi nelle 
carte e nei libri di questa Comunità, che 
il magistrato civico di Figline, nel giorno 
aprile 1406, poscia nel 28 frbb. 1411, 
H9 pid 1468, aggiudi. 


vene 
Arne; del quale, nell'inverno 14545, 0 
ia quello del 1465 farono portate via 


er'aperta 


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FIGL 237 
il grano, che poi si sovrssiane alle nuva 
cementa dell'anno sueseguente, 


Più fertili e più produttive sono le piag- 
ge di sabbione, composte di hanchi di mi- 
nuto renischio, che i Valdersesi chiame- 
no Sanzine. 

Uns giudiziosa condotta delle acque po- 
trebbe marnare e correggere il terreno più 
sterile delle piagge argilicee col sistema 
delle eulmate di monte, stato ben descri! 
to epretieatoda! march. Cosimo Ridoli. 


sta pianura » seminare foraggi di tato le 
stagioni. I soresci di lapini e di fave vi 


HA 


sti 
"LL 


Ì 
# 
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i tocra ai coloni, il frutto di tutte coteste 


risorse agrarie in ultima analisi va a ter. 
minare nelle borse dei possidenti terrieri, 
per la maggior parte domiciliati a Firenee 
olontasi da Figline. Per la qual cosa ibe- 
mestanti sono scarsissimi in 
alla popolazione che vi trabocca. 


| 


158 FIGL FIGL 
Jofotti non si trevano in n bottegaj, braccianu, barcocianti e fse. 












i ori La Comunità maliene un chirurgo e 
‘© sei bottegnole «di fubbri per coltelli e di due medici condotti. 
pochi fabbricanti di funi. La potesteria di Figline è tra quelle di 

Le cave di mscigno sotto Gaville forni- prima classe. — Essa non estende la sna 
scono materia a varj cavatori e scarpellini o i 
del parso. 

L'arte della lana, antica risorsa dei Pi- e per gli atti di polizia dipende dal vies- 
glinesi, e quella dei tessuti ordinarj di li. rio R. di San-Gioranpi Viàuna cancelleria 
no, una dopo l'altra furono erlissate da comunitativa di terza classe, la quale serre 
industrie più moderne e più full: sic- anche alle Com. di Gi MA e di Reggello. 
come quella della tri Parimente di terza ingegnere 
pelli di paglia, la quale per qualche anno circondario residente in Figlio il quale 
alla classe più numero del popolo funi abbraccia, oltre le tre sunnominate, anche 
pane, denari e qualcor’altro. la comunità di Rignano. JI suo nfizio di 

De] resto il mercato seitimanale, che esazione del Registro è situato in Monte- 
cade in martedì, costituisce quasi che varchi, la conservazione delle Ipoteche in 
tutta la risorsa dei pigionali di Figli. Arezzo, la Ruota a Fireoze. 

QUADRO della popolazione della Comunità di Fretisx e Incisa 
« tre epoche diverse. 
Fome dei luoghi. Titolo delle chiese. | Dioc. cui | dhit. 




















] dit. | dit. 





apparten.| 1551 | 1245 | 1833 
————_—y—r_{ c__—__- i |- (9a) 
Altoreggi S. Martino, Cor 160 | 205 | 2:18 
Avane 8. Dosato, Prioria 190 196 ao 
Borri 8. Stefano, Cara 55 54 do 
Campiglia S. Apdrea, Prioria 83] s046| 262 
Cappiano 205 | 304 | 384 
Castagneto 60 | 214 | 308 
Celle 166 | 205 | 166 
Fiom 1224 | 1938 | 5671 
Gaglianello — | 1400 ec 
Gatille 357 | 582| 789 
Jnciva — | 1064 | 1351 


Loppiano e Incisa 





Mopte-Scalari S. Cassiano, già Badia, 


Salosotdi IP 169001] MI[AP uos atqorosied oq anni 





ora Cura 87 
Montelli S. Quirico, Cura su 
Morniano $. Michele, Prioria 113 
Pavelli S. Michele, idem 266 
Ponterosso nel Borgodi| S. Maria, già Badia, dra) 

Figline Prioria 639 
Ripalla S. Andres, Cura 163 
Scampata $. Bariolommeo, Prio- 

ria afo 

Tartigliese $. Maria, idem 28. 

Terreno S. Pietro, idem Bio 
Vi SS. Cosimo e Damia- 

tel no, Cora -—| —| 565 


Toras. dbltanti, N° | 4462 | 6836 |11000 


FIGL 
FIGLINE nel Vald'Arso aretino. Cos. 
deve fa una perr. sotto il titolo di $. Mi 
chele a Pobbriciano, nel piv. di Sietina, 
di cui era è ancrea, posta premo l'Arno 
sol confise della Com. di Subbieno eva 


di wei aretini di delicatiesimo lavoro, co. 
teolo ricercati nelle mense dei Lucalli 
mmeni, ed anche degli Etreschi. — Vod. 
Caseniz:, Fassasca e Fassascsano. 

FIGLINE in Valdi.Bisenzio, o FIGLI. 
NE = PRATO. Vili. con ch. prioria e 
boltistero ($. Pietro ed Figulinas), nella 
Com. Giur. Dice. e cirea 3 migl a sett. 
i Prato. 

Risiede in valle fra la bose orient. del 
Monte-Ferrato e quella coridentale del 


FIGL 239 
antica di 5 Biggio dl ZoppoFi 
Ghina Gra senene = È Egidio Premi. 
neto pel piviere di Rigutino, Com. Giur. 
Dice. e Comp. di Arezzo, dalla qual città 
trovasi circa 9 migl. a cetro. 

Qureto cas. di Pighine situsio ia mezzo 
alia colmata fattoria di Framineto della R. 
Corona, trovasi remmentalo sino dal 1044 
€ 1099 nelle carte della chiesa aretina 
fnsieme col padule, che coi. premo al 
pesto di Alberoro ristagnando bilicara fra 
le due Chiane; una cioè che volgeva il 
suo gigro corso verso sett. per entrare nel 
Val-d'Arno aretino, e l'alira verso estro 

fra Montepulciano e Chiusi, 


pogzio detto della Coste, solla strada co- de'55. 


mernitativa diretta alle vicine cave delle 


le, 
servì già di difesa, e il cartello che vi è 
marsto sccenna l'epoca delle sua costro- 
Sione, la quale rimonta al secolo XHI. 

La chiese conerrra nelle sue ab 
cune pittere del 1400, e una tavola del 
santo titolare che riceve le chiavi dal 


Gili abitanti uno in gran parte cavato- 
ri e scorpellini di marmo errpentino e 






ST Pia i inte dir) pi 
Pag Toscana. — Un altro remo d’industria 


Pn ra i e la cea 
ehirsa porrecchiale. 
La porr.. di $ Pietro a Figline conta 


617 dit 
FIGLINE è FIGMINE io Valdi 
Chiese, volgarteente TOPPO- 





Moatajone, $. 
le sorgenti del Rio-petroso, che scende 


a levsate per iributare le sue scque nel 
$. Elv, mentre dalla parte di poa. scor. 


antiche del secolo XIT, 0 ese si perdono 
€ ferono comuni con quelle dei distrutti 
cut. dei conti rurali di Camtporena e di 
Montecuccari. — Ved, Menracuecan 
im Vald'Era Amzion di 
Loutoriografo Montajomese, A mrui 
piovane, nelle vite dei vese. Volterrani, 
dopo sver rammentato, sotto l'anno 1161 
di granajo, l'alicnazione fatta n favore 


140 FIGL 
della chiesa di Volterra di tattociò che 
alcani costi rarali ponederano nei 

otretti di Moatecuccari, di Camporena, 
Coddra, co. egli qggicose, che 


per 
do rogeto pel febbrajo del 1133 dio 
sorteria 





Saladi: 
cemtelli di Gambani e di Figline con le 
live curie e distretti. Dalla quale 


eccomaadigia ilmente derivò il di. 
ritto per cui il putente vescovo Volterra 
so, lidebrando Paunocchieschi, ottenge dal 
te Arrigo VI vivente l'imp. Federigo I di 
Jai pedre up privilegio nel 1186,001 qua- 
le gli fa confermata la signoria di Moate- 
wuecari: ivì non si rammenti il 
cost. di Figline stato giù ai vescovi Vol 
terreni pochi anai innanzi dai loro signori 
raccomandato. 

Contottecià questo Figline per luoga 
persa fece parte del distretto di Mootajune, 
aderente i porerso e territorio di San. 
Miciato, siccome apparisce dal trattato 
relativo alla demarcazione e ri i 
dei confini fra il contado di Sanminiato 
9 Sl distretto della Rep. Gorentina sotto 
l'anno 1399. Essendochè tri sono topica» 
mento specificati | luoghi e i nomi dei 
termini artificiali e naturali per servire 
di limite fra la Com. di Gambessi spet- 
ftente al territorio fiorentino e quella di 
Mostsjone appartenente al Comune di 
Senminiato; vale a dire: d loco Ebulae 
vursne versus levantem usque ad podium 
de dlliona propter vallem quae dicitur 
dguabona, et e podio de Allione usque 


in fomato qui est inter villam de Fi- Ci 





Ghino et cilvam de Ritondulo, et vicut 
trekit ipse fosatus usque, cive prope 
Castellare, seu Costellacci tab in 
de toa sicut trahit inter terram 
Soeriam recte ed Bulneum de Fighino, 








i. quali espressioni, secondo il testo 
del trattato, ci davno a conoscere, che nell” 
anno 1397 Figline era ridotta a una sem- 
plie vitla, e che il suo antico castello, 0 
rocca che fosse, era ridotto a ce- 
otellare © eastelloccio, vele a dire de 
molite molto tempo innanti che Noota. 
fone con Figline e altri psesi si seperas- 
cero dal distretto Sanminiatese per ema 
ve incorporati al coatsdo di Firenze, sic 
cume stresne nell'anso 1363. (Lum. 









NA dale 





e in potere della Rep. 
ignori di quell villaggio fe- 
rono ammessi con tutta la loro contortcria 
alla cittadinanza di Firenze, conservando 
{ beni alludiali e il giuspedrenato delle 
ch. parr, de'$S. Cristofano e Antonio. 

11 trattato del 1297 poc'anzi accenna» 
to rammenta sulla linea di confine fra le 
Comunità di Gambani e di Monteajone un 
Bagno di Figline; bagao ossia lerma, 
da lungo tempo distrutto, ei di cui avane 
zi con impiaatito a mosaico e torsi di sta- 
tue di marmo, scoperti presso la villa de’ 
signori da Pilicaja, richiamano attualmen- 
te le lodevoli cure di quei proprietar). 
Forse allo stesso romano edilizio potero» 
mo appartenere alcuni cimelii stati trovati 
mei tempi trapassati all’occasione di lavo- 
iglioe, dove ro» 

piccole torri eretto ia 
quelle alture all’età dei conti rurali. 

AMa sua vil Figline con tanto tra 
sporto sccorreva il celebre poeta Via 
ceuzio da Filicaja, che nel ritornare di 
costà a Firenze, mentre descriveva i 
sommi pregi della stersa città, terminò un 
suo sonetto col diret . . . altro difatto 
Non trovo in voi che il non aver Figline. 

La parr. de'SS. Cristofano e Antonio a 
Figline conta 261 abiL 

FIGLINE pi PRATO. — Wed. Fiou- 
ma in Val-di-Bisenzio. 

FIGLINE (TOPPO.). — Wed. Fiou- 
se in Val-di-Chiana. 

FILATTIERA (Peleteriae,Filateriao 

in Val-di-Magra. Cast. già capo- 
marchesato, attualmente di una 
Comunità granducale, nell'antica pieve di 
Pico, detta la pieve vecchia (ora arch 
pretura di S. Stefano) nella Giur. civile 
inale di Bagnone, Dice. di Pontre- 
une volta di LuniSarzane, Comp. 


li Piso, 

MN cost. di Pilattiera è recioto dagli 
evonsi delle sue vecchie mara, catro le 
quali esistono le cadenti pareti della 
rocca e quelle del palazzo dei fu marchesi 
Malmpina di Filattiera. 

È situsto vna vaga collina posta 

è cavaliere della strada R pontremulese, 
Già detta Francesca, ra i tort. Copria @ 
Monia; il primo de'quali inficenti scorre 
alla esa bose settentrionale, e il secondo 




















CI 


FILA 


FILA 2141 
dal compromesso sulla enfiteusi di alcun 
di quei domiaj. fato nel 1203 fra i Male- 
spina e il vesc. di Luni, in vigore del lodo, 
al quale presterono il consenso, fra verj 
tidomini è vub-feudatarj, anco i signori 
di tutta la casa di Tresana, di Filati 
ra, di Mulasto, ec. 

ADorchè i nipoti del march. Malsspi. 
ma (Obiszo il grande, cui Federigo 1 nel 
1164 aveva confermata la quarta parte di 
Filattiera), nel 1221, separaronei di stati e 
di stemma, Filattiera toccò al ramo di 
Corrado l'antico; di oyi era bisnipote, Al- 
berto di Obiccino che, nel 1295, si divise 
di beni eco i march. di Olivola e di Ver. 
rucola, nati da un suo fratello. Mediante 
la quale separazione pervennero a Niccolò 
Marchesotto Gglio del march. Alberto 
tutti i feudi upiti a Filattiera, cioè Ba- 


lorchè emi diedero origine nel 1351 ad 
altrettanto lince di marchesi di Bagnone, | 
di Filattiera, di Malgrate, di Castiglion 
del Tersiero 0 di Treschietto, e 


tonesrono la fendo | cast. di Frilattiere, 
igliana, Biglio, Oramala e altri luorbi, 
confermati loro com dipluma dell'imp. Car. 
Ie.TV nel 1355; in tempo che lo stesso 
Ricrardino, era: copitano di euerra della 
Ben. fior. Discendente di Riocardino fu 
quel march. Bernabò di Manfredi che per 
cnatratto del 1) marzo 1569 vendè il 
feno di Filattiera e,Cosieo I, allora dora 
di Firenze, riservandosi totti i diritti 





Ippolito capitano degli eserciti imperiali, 
nato per avere edificato a sne spese solto 
l'impero di Pietro Leopoldo un «abborgo 
della città di Vienna (Joceph.etraue), che 
poi vendè al magistrato della stema città. 
Era zio dell’altimo march. di Filattie- 
ra il senatore Marcello giurecoosalto di- 
stinta e governatore di Siena per il G. D. 
Francesco Il ;e questi si meritò una meda. 
glia di onore con 
nium. (Mann. Sigi 
ne Memor, di Lunigiana.) 
19 





142 FILA 
Comunità di Filattiere. — 
comunità. il di cui territorio si modellò 
con l'ea-fendo di tal nome, era formata 
castello e corte di Filattiera, e delle 











ville annesse di Lusignano, Migliarina, 
Zigliana e Biglio, inpanti che questi 
due ultimi casali fonero 





nati con le 
lor pertinenze alla Como, là Bagnone. 

II suo antico distretto trovasi designato 
nella domenda d'investitora fatta li $1 
mmnegio 1355 all’imp, Carlo IV dal march. 
Biccardian Malaspina, duve si leggono i 
nomi dei castelli del suo marchesato di 
Filattiera, cioè Filattiera con 
Biglio e i loro distretti in quest 
ni: eb una parte flumen Mocrae. 
Flumen Capriae et ab alia summitas 4l- 
più versus boscum. 

La smembramento del territorio di Ri- 
glio ha fatto del dis'retto di Filattiera due 
frarioni di suolo, l'ana dall’altra isolata. 

La superficie attuale è di 4261 qnadr. 
ds cui tono da defaleare 313 quadr. per 
corsi d'acqua e strade. Ha arrocchis 
dentro il castello, che conta nel nerse 356 
abit è Son nella campagne. L'altra cura 
di Tenismana siiuata nella porzione alpe. 
ster è più elevata, pon ha che gi abit. 
nel territorio di Filatticra, mentre il re- 
stante sngita alla commnità limfirofa 
Paenone. Totale 835 che stanno a 
razione di 150 individui per ogni migl. 
quadr. di sunto itponibile. 

La porzione maggiore del territorio, 
che è nore la più prodattiva e pià abitata, 
rarchinde il capolsoro. Essa presenta la 
fenra di nn trisngola troncato, che ha la 
hier sl fi. Maera, l'angolo opposto torca 
PPAppennino di Monte-Orafo, e i due lati 
vanno calle tracce dei torrenti o canali di 
Monia e di Capria; îl primo verso scir., 1° 
altro verso maestro, rispetto a Filattiera, 
voltati. 

















con 6 comunità ; 4 delle quali del Gr: 
dnesto, e 9 spettanti agli ez-fendi 

reato di Modena. — Dal lato di sett. a 
marsir., mediante il torr. Capria. ha di 
fronte la Com. granducale di Caprio sino 
41 suo sbocco in Magra, dove per brevissi. 
ma passa davanti dal lato di pon. 
alla Com. di Pontremoli che abbandona 
alla fece del torr. Teglio. Alla quale 
foce soltentra nella riva destra del @. 
Magra l'ex-Seudo dei Malespica di Mulas. 












FILA 


sa sino alla confluenza del turr. Mangio 
lu. A cotesto punto il letto del fiume 
serve di linea di demarcazione fra la Com. 
granducale di Groppolì e quella di Fila 
Liera sino allo sbocco del così detto canale 
della Fosca. Di fronte alla Mossa la Com. 
di Filattiera lascia a poo. il letto del f. 
Magra per rivolgersi dal lato di ostroserso 





la boéca amplissima del torr. Monia; il 
cui alveo rimonta dalla parte di ler. di- 
rimpetto agli ex-feudî dei Malaspina di 
Malgrate e di Villafranca sino a) poggio dî 






greo. sino al torr. Ca. 
pria, dove ritrova il confine da col parti. 

L'altra sezione, posta a grec. della pri- 
ma, è on angusto ma lango sprone che stac= 
casi dal Mont'.Orsajo poco Iungi dal Le- 
go Santo, prima origine del fi. Parma. 
Su cotesta criniera per il tragitto di un 
terzo di migl. ha di fronte, sul rovescio 
dell'Appennino il Ducato di Parma, quia- 
di scendendo ds quella elevatezza per il 
così detto Canal Maestro della Capria 
sino alla frane, e di là per il canale di 
Molandola, poscia per le strade vicina. 
Vi della Fornmacetta e di Lusignana, ritro- 
va dal lato di pon.-maestr. la Com. granda- 
enle di Bagnone. Presso Lusignana vol. 
tando faccia bruscamente da pom. a fer. va 
inecatro all’'ex-frudo Malaspina di Tre 
schietto, com col risale sul giogo di monte 
Orsajo al varno detto la Fusicchie 0 Pu. 
cicchia di Vico. che è a circa 3166 br. 
sopra il livello del mare; là dove esiste il 
cnafine della Toscana con la Lombardia, 
e del Dacato di Parma coa il Vicariato 
granducale di Bagnone. 

Una cola strada maestra attraversa îl 
territizio inferiore fra Filattiera e il Q. 
Magra, quella cioè R. pontremolese, stata 
recentemente ridotta carrozzabile, e retti. 
firata anîle tracor dell'antica Pie Fram 
cesen, 0 Romda della Cisa. 

che diversifica la strattura 
Ma comunità di Filattiera, 
varia egualmente per l'indole del terreno. 
TI quale nella parte montnosa consiste in 
toron stratiformi delle tre qualità predo- 
minanti nell'Appennino; mentre le pen- 
dici estreme delle ultime colline della 
stema catena si riducono per la maggior 
parte in argilla cerules conchiglisre, im 
Grée calcareo-siliceo-terziario, e in depositi 








FILA 

fievialili, o civitoli calcarro-silicei-argillo 
si Giariono questi mella parte più bassa 
fraîl Copria e il Monia, alla sinistra del 
6 Magra, le cui acque bene spesso in. 
vidono tolla la pianura che attraversa il 
fesso Pedale, pianura che porta meri 
mente il uome di Ghiaja di Filoctiera. 

Nou dirò quanto sia sterile e fallace le 
predazione agraia di cutesto pantano, 
qualora si debbano escludere le poche al- 
berelle di pioppo ele intermittenti pa- 
stare; dirò bensi che cotanta magrezza 
trovai ia qualche modo ricompensata 
dalla fertilità dei campi vitati delle supe- 
riori colline marnose, dai rigogliosi casta. 
qui, e dalle raporite e perpetue pastore 
della porte alpina, non che dalla indu- 
Wiricsa opera di quei villici, che il be- 
Bemerito autore del Calendario lunese 
rammentà ad esempio di quasi tutte le 
altre comunità della Lunigiana. 

Infetti la Com. di Filattiera produce 
quasi altrettanto Geno quanto ne raccoglie 
quella a lei contigua di agnone, che ha 
una saperficie territoriale più che quattro 
volte maggiore di quella di Filattiero. 

Scerseggia bensi questa di ulivi per 
erudezza di clima, 0 esposizione sfavorevo- 
bi pda eccettuino le collies intorno 
al lnogo, le quali compariscono feraci 
Gopi peedezione © campestre e di fr: 
arboree, del castagoo e noocieola 
800 e al sesino. 

La comunità di Filattiera è stata la 
prize tra quelle della Lonigiana grando. 
cale a der l'esempio o delln semen- 
ta del trifoglio e della lupinella peri 
prati artificiali, come quelli che contribui- 
sesco ei doppio scopo di sumentare il 





FILA 143 
prodotto del bestiame da frutto e ;1 rac- 
colto delle biade che per arvicendemento 
vi succedono. 

Dafla statistica pubblicata nel Calenda- 
rio lynese per lanvo i 
che la superficie produtti 




















di Filattiera può a un 
distribuita cume appresso: 

In cohi . quadr. 602 
A viti.e ol «+0. + +» 138 
In terreno lavorativo nido. . » s4t 
Tn boschi PIERI » 183 
In castagneti + +. + > 1038 
Jo praterie attifciafi. . » . » i80 
To pastura naturale . . . . » 1659 
Ja prodetti diveni +. . . . » 16 
Infabbriche .-. . 0.0.» 15 


Toras. guodr. 3955 





Noo vi sono industrie opificiarie, giac- 
chè non si trae profitto dalle cadute dei 
canali di Capria, di Monia, nè da aliri mi. 
nori fiuenti ad essi intermedii, meno che 
per muovere qualche macina da malino, e 
qualche frallone per gualchiera. 


tre l’aficio per l'esezione del Registro e 
la conservazione della Ipoteche sono ia 
Pontremoli; la Ruota a Pisa. 


QUADRO della popolazione della Comunità di Firarrisza 
a due epoche diversa 


Fome dei luoghi. | Titolo delle chiese. |Dioc.cuiappar-| dbitantî | dbitanti 

tengono. Inel 1765|mel 1833 

n —_—_- /_—T7y_T—_< [cor | | 
Futremaa . Stefano, Arcipr. | Pontremoli, 518 24 
(1) Lusigoana |SS. Vino. e Anastasio | già di Lari ini 9! 
Torun dbitanti N° | 689 835 


(1) Della popolazione di Lusignana è stata computata solamente la porzio: 
ne alture di là dal canale detto Posponte (Post pootem) che spetta alla Com. di 
Filattiera. L'altre porzione è compresa nella Comunità limitrofa di Bagnone. 


244 FILE 


FILETTA in Valdi-Merse, Borgata 
con albergo pressi le acque termali det 
Doccio, poco discost 


dal ponte a Ma- 
S. Andrea a Fron. 
Lignano, cui fu annessa la cora di S. Bia 
pro a Filetta, Com. Ginr. é 6 migl a 
estroscir. di Sovicille, Dioc. e Comp. di 
Siena, : 

Giace in uno pianura, che distinguesi 
col noree di pian di Fileita sulla ripa si- 
mistra del 6. erse, luogo la strada R. 
Gr.asetana,e dirimpetto al poggio e castel 
lare d'Orgia. 

1 bagni » Macereto nel piono di Filetta 
sone rammentati da Giovauui Villani all 
oressinne che, nell'estate del 1313, ne 
fece seo l'imp. Arrigo VII di Luxrmbur 
go. (G. Vazam. Croni 













sett, 1375 fatto iena, in cui si trova la 
seguente particola : Jrem petia terrene po- 
sita in curia burgi de Filetta comite- 
tu Senensi prope flumen Mersac, et 
Sessatum ecclesiae S. Blasni 
‘acum de Filetta in via, qua itur Bagna» 
ria. Et praedicta bona pertinent ed mo- 
nosterium S. Eugenii de Senis. (Arca. 
Dim. Fios. Mon. de’ SS. Pietro e Paolo 
« Monticiano) — Ved. Faontionaro în 
Val-di-Mense. 

FILETTA in Vald'Ombrone pistoje- 
se. Cas. compreso nel popolo di S. Pietro 

















a Cssal.Guili, Com. Giur. e circa 4 
sbigl. » scir. di Serravalle, Dioc. di Pieto- 
fa, Comp. di Firenre. 


È situato sullo destra del torr. Stella 
alla base settentrionale d:1 monte Albs- 
no, cesia di quella diramazione montaosa 
desigoata nelle carte pistojesi cul nome di 
Monti di setto. 

FILETTA pella Valle de) Tredozio in 
Romagna. Doe cassli sotto i nomignuli di 
Filetta di Sopre,e Filetta di Sotto, esi- 
stono fra i popoli di S. Andrea a Pere 
ta e di S. Lorenzo a Scarzana, nel piv. di 
£. Valentino, Com. e 2 ia 3 migl, s ostre 
di Tredozio, Giur. di Modigliana, Divc. 








di Faenza, Comp. di Firenze. 
Risiedono entrambi fra le selve nel ro- 
vescio dell'Appennino di S. Benedetto, 





Bengo il vallone percorso dalla umana 
del Tredozio. 


Ho. gra. Vill. con parrocchia (55 


FILE 


FILETTO nel Val-d’Arno casentinee, 
Cao, che di il nome a usa ch. pers. ($, 
Donatoa Filetto) nella Core. Giur. e migl, 
2damarstr. di Poppi, Dioc. e Comp. 
di Arerzo. " 

Risiede alla base meridionale del pog. 
gio di Cestet S. Niccolò presso la com- 
Siuenza del Solano in Arno, lungo la via 
comuaitaliva che rimonta questo fame fra 
Poppi e Strada. 

Era uns delle ville comprese nel 
stretto dei conti Guilli di Poppi, 
la ch. di Pilett tra le Goli del pi 
viere di $. Maria 0 Bajano, «ino da quan. 
do l'imp. Federigo Il con privilegio del 
1220, e suovamente nel 1367, confermava 
ai fratelli Guido e Simone figli del conte 
Guido-Guerra le ville del distretto di 
Poppi, cioè Quorle, Loscove, Filetto, 
Lierna, Sele, Porrena, Corsigneno, 
Buchena e Pergentina. 

La chiesa di Filetto fa eretta nel 1141 
sotto il pedronato dei conti di Poppi. 

La parr. di $. Donato a Filetto costa 
tir abit 

FILETTO (Filetum) in Val-di-Ma- 
Filippo), A di vicariato 

ippo), prepositara e i vicariato 
foraneo, nella Com. e Sn mie 
Villafranca, Giur. di A 
se ducale, già di Luni-Sarzana, altual- 
mente nel Duc. di Modena. 

Giace ia pianura sulla destra del torr. 
Bagnone, alla sinistra del A. Magra e della 
strada R. pontrem.olese. 

1 villaggio di Filetto una volta faceva 
parte del feudo dei Malaspina di Malgrate 
discesi dal march. Bernabò figlio di Nio. 
calò Merchesotto di Filaitiera, nel modo 
he apparisce dall’atto di divise del 13510 
dal privilegio dell'imp. Carlo IV del 1355, 
in cui trovasi un aticolo che specifica: 
Malgratum, Gragnana, Urtoranum, Fe- 
letum, Moconum et Îrola cum ejus confi- 
nibus, qui sunt, ab una perte flumea 
Macree, eb alia flumen Bagnonis. — 
Ved. Matcnare. 

La perr. de’SS. Jacopo e Filippo di 
Filetto nel 1832 noverava 466 abit. 

Fizarro in Val-di-Serchio. — Wed. 
Fi 


nerrota, 

FILETTOLE in Val-di-Bisenzio. Villa 
con antica pieve (S. Maria) nella Com. 
Giur. e migl. 1 4 a grec. di Prato, Dioc. 
€ Comp. di Firenze. 



































FILE 

Risiede im cesto sella ripe sinistra e 
allo sbooro della valle del Bisenzio nell’ 
estremo confine della diversi e dell'antico 
territorio di Firenze, sulla costa estrema 
poggio, dal quale si domina la vici- 
ma città di Prato, l’inferiore bacino dell’ 
Onbrone, e una porzione di quello deli’ 
Arno a partire dsl Poggio a Cajano a Ser. 
ravalle, e da Firense sino e $i 

Era Filettole una delle 45 ville del 
distretto di Prato, dove da tempo smsi re: 
moto presiede una tenuta cca vago casino 
I'illosire casa fiorentina de’Rucellai. 

La pieve di Filettole di padronato 
della mensa arcivescovile ba attualmente 
sottoposte Ve seguenti parrocchie; 1. S. 

Biagio a Cavogliono, Prioria ; 2. 8. Cri. 
3. 6. Paolo a Certoeno; 
4. S. Michele a Canneto; 5. S. Leonardo 











Fovvi inoltre nel pivirre di Filetto. 
le na convento di frati Eremitani (8. 
Ava), de lungo trmpo ridotto a uso di 
villa; e uno spedalcito cca cratirio (8. 
Maria Maddalena di Ponte Perrini) delto 
volgarmente lo Spede/e de'Malsani pel 

lo di S. Cristina a Pimonte. 
parr. della pieve di Filettale conta 


469 abit. 

FILETTOLE, talvolta Frzerro (Fili 
tulum) in Val-di-Serchio. Vill. com parr. 
(5. Maurizio) e una dogana di frontiera di 
terta classe dipendente dal deganiere di 
Ripafratta nel Dipertimento dogamale di 
pompini fe a sett, di Vecchiano, 
Giur. dei Bagni di 8. Giuliano, Dioc. e 
Comp. Pisaso. 

È posto solla ripa destra del S. Serchio 
fm una collinetta che confina con quella 
di Costiglioncetlo dello Stato e Dico. di 
Lucca. 








La memoria più selica che si comosce 
della chiesa di S. Muwrizio di Filetto sta 
im una pergamena della cattedrale di Loc 
ta dell'sono 836, quando quella mensa 





Guito perdè, sebbene tentame di rivendi. 
earto con altri diritti, allorchè Pietro veso. 
di Lecca li reclamò nell’anno got ia Roma 
dall'imp. Lodovico di Provenza Infatti 


FILI 145 
Irò allcra en privilegio R., ia cuici 
pati inava che eta fe Rodelando 
cittadino lucchese, fra le altre cose resti. 
(uise et ecclesion unam fundetem in 
honorem S. Meuritii in loco et fundo 
Filituti. (Bravint. Memor. lucch. T. IV. 
— Fioszsriaì Memor. della C. Mo- 
tilde.) 

Contaltceià la chiesa di S. Mrurisio di 
Filettole nel serolo XIV si trova 
nel piviere di Ripoli della diocrsi di Pisa; 
dal quale diocesano, ncn so a qual epora, 
venne eretta in battesimale senza core 
suffraganee. 

Cemprende pel svo distreito dee orsto- 
1j pubblici intitolati, S. Girolamo di Le- 
jono e 8, Maria Moddalrna de' Rozzi. 

NI paese di Filettole nell’anno 1436 fa 
occupato e messe @ ruba dall'ermata del 
duca di Milano, capitanata da Niccolò 
Piccinino, cui venne ritoito » mezzo marso 
dell'enno suseguente dell'esercito Boren- 
tino. 

La ch. phbna di S. Maurizio a Filt- 
tole conta gog abit. 

FILIANO o FILLIANO ie Valdi.Sie 
ve — Ved. Fiewaso. 

Firsaro 0 Fretiazo in Val.di.Pesa. 
Cas. da cui ebbe titolo la ch. di 8. Jaco. 
po a Fillisno da lunga età distratta, nel 

. di $. Stefeno a Campoli, Dice. e 
Comp. di Firenze, 

FILICAJA in Val.di-Sieve. Torre con 
bastione e cassero semidirato, detto tatte- 
ra il Palagio, sall’ingremo orientale del 
Pontassieve, nel popelo Com. e Giur. 
medesima, Dice. e Comp. di Firenze, da 
cui è 10 migl. a lev. 

Risiede nella collinetta che propagssi 
dal poggie di Quoma sopra la testa del 
Ponte a Sieve dalla parte destra del fin. 
‘me predetto. 

Fu il costelto di Filicaja fatto marerò, 
nell'ameo 1363, dalla Bep. di Firenze per 
servire di difesa sì sottopceto borgo e 

te, fondato soi terreni che la mense e. 
scovile sino dal 1207 acquistati sveva dei 
nobili da Quoea e da quelli da Filicaja, 
due antiche prosapie megnatizie, che fige= 
rano di buon'ora fra i reggitori della Rep. 
fior. Una di esse superstite e tuttora illu- 
stre, quella che porta il casato de Filico- 
ja, nell'anno 1313 ricevè dal vescore 
di Firenze l'investitura della chiema di $. 
Michele a Sieve, ora parrocchia prepe- 








146 FILI 
situra della terra del Puotamiove. — Pal. 
Pomramera. 


FILICAJA in Val-di-Tora. Car. che 
diede il nome alla chiesa di S. Regolo a 
Filicaja, già filiale della pieve di S. Lo 
renzo iu Piazza, da lunga mano annessa 
alla pieve di Parrana, nella Coni. e circa 
4 migl. a ostro di Colle.Salvetti, Giur, e 
Dive. di Livoruo, già di Pisa, al di cui 
Comp. appartiene. 

È situato alla bam settentr. dei Monti 
livornesi salla destra del fi. Tora, fra le Par- 
race e Castell'Anscluo. — Wed. P. 
mara 

Fruicazia © Fermosna in Val-di. 
Magra. Cas. di cui portò il titolo Lu cap- 
pela di &. Pietro, nel popolo di S. Gior- 
gio a Gomane, Com. Giur. e circa 4 migl. 
a sett. di Fivizzano, Dioc, di Poniremoli, 
già di Loni-Sarzana, Comp. di Pisa. 

Trovaai le sue ventigie snì Gaoco me- 
ridionale dell'Appennino, che prende il 
nome di Linari dla un’an'ica rovinata ba- 
dia, fra Mont'Orsajo e l’Alpe di Campo- 
reghena, sopra uno dei sproni che fan. 
eBeggiano fe prime fonti del torr. T'ava- 
rone, mentre sulla schicna dell'Alpe mo- 
desima nasce il laghetto Squineio, da cui 
ripete la sua più remota origine il 6. Ensa. 

Non dirò se questo cas. di Felegaria 
corrisponda al Fenocluria dei marchesi 
Malaspina o dei loro consorti, ano dei quali 
nel 1000 e l’altro mil 1051 donarono al 
mon, di S. Venerio nel Gulfo lunense la 
loro porzione di besi che possedevano in 
Fenoclaria. Dirò bensi che questo casale 
è spesse volle rammentato fra gl’istrumen- 
ti appartenuti alla badia di sotto 
nome di Felegaria, Filigaria e Filega- 
rée, ano dei quali rogato in Filiguria, li 
25 sparso 1306, tratta di ana locazione di 
terre che l'abate e i monaci di Linari 
diedero a due figli del fu Adorno da Fili- 
garia. Nel 10 marzo del 1337 li stessi 
trali affittarone a Alberto del fu Go- 
glielmino da Piligaria diversi terreni si- 
tusti a Monti. Nel 29 lug]. del 1393 Car 
livo del îu Pranceschino vendè a uno da 
Filigaria un perso di terra posto nel 
Com. di Terra-Roma. Finalmente la chie- 
sa di S. Pietro di Felegaria emendo vacata 
per morte di Cosimo de’march. Malaspi 
na, che n'era il rettore, fu dal pont. Cle- 
mente II, con breve del 1 agosto dell'anno 
2910, incorporata coi suoi beni al conven» 

































FILI 


to di S. Gio. battista degli Agostiniani di 
Fivizzano. (Anca. Diet. Fion. Carte di 
questo convento») 

Fiticcione 0 Fiticione in Val-di- 
Siewe. Cast. da molto tempo distrutto, 
eomecchè nou abbia cambiato questo con 
l'antico vocabolo di Filicino. Da esso pre- 








pece fra i Guel. 
fi e Ghibellini festegginta in Fireoze solla 
piszza vecchia di S. Maria Novella per le 
enre del card. Latinn. 

Uno degli Ubaldini di cotesto ramo fa 
quel Geri del già Ugolino da Filiccione, 
al quale la Signoria di Firenze sborò 
1800 fiorini d’oro, 0 altrettanta som: 
pagò a Francesco del cav. Ugolino 
Senni per la veodita da essi fatta avche 
a neme degli altri fratelli del cast. di Mont” 
Accisnico, mentre l'oste della Rep. (1° 
anno 1306) lo stringeva di assedio, e po- 
neva i fondamenti della Terra di Scarpe- 
ria per servire di battifolle. 

FILICHETO delle colline Pisane in 
Val-di-Tora. Villa signorile fra Crespi 
e Tripalle, nella Com. e circa a vaigl. 
lev. di Fanglia, Giur. di Livorno, Dico. 
ù Sanminiato, già di Lucca, Comp. dî 

ina 

FILICHINO o FILICINO in Valdi. 
Sieve. Cas. da coi ebbe il nomignolo la ch. 
di S. Andrea a Filicino o Filichino, nel 
S. Giov: fazgiore, Com, e Giur. 
del Borgo S. Lorenzo, Dico. e Comp. di 
Firenze. — Ped. Fiticci 

FILIGARE nell'Appennino di Pietra. 
mala. Cas. con posts, albergo c dogana di 
frontiera di seconda classe nel Dipartimen- 
to doganale di Firenze, nel popolo di S. 
Micbele a Cavreono, Com. Giar. e circa 
sei miglia a maestr.-sett, di Firenzuola, 
Dioe. di Firense, già di Bologna, Comp. 
Fiorentino. : 

Trovasi sal rovescio della montagna Ne- 
dicasa, preso alle prime sorgenti del @ 
Idige tributario del mare Adriatico, solla 
strada N. postale bologurse, e alla quinta 
posta (35 wigl.) a sett. da Firenze. 

Il vasto e veramente edibzio della 
dogana delle Filigare, stato rocentemente 
costruito da capo a fondo di pietra lavo 


























FINE 
tata, era portici e magazzini grandinsi sor. 
perade per la sua magnificenza il passeg. 
gere, nel vedere tanta grandema all'in 


LI 
P 


— 
» 

Pinem) fra Pomafa e la Castellina marit- 
Une 


N 6 Fine ho le ove sesterigioi nel 
fiseco cerid. del monte della Cerreta 
della Castellina sopra la pieve e vil di 
Pomsia, Rianite tali fonti in un solo sl 
ves incomminasi il fiumicello vero pro. 
accogliendo per via i borti e torrentelli 
e veniamo de S. Loce e da Orciano sino 
Sile Via Emilia alla radice settentrionale 
del poggio di Rosignano. Costà volgesi dal 
late di netro per correre quasi parallele 
alle strade regia prescoranala sino al pon- 
te della Pescera, dove accoglie quest’ulti. 
mo tributerio; indi piegando nella dire 
Siene di lib. lescia fuori la strada regia, e 
Wipesi al mare Mediterraneo che trova 











FIOR 147 
fra Rosignano e Vada dopo uu barre cam 
mino di circa dieci miglia. 

Sul rovescio dello stemo monte, in 
cul nasce cotesto fiumicello Fine, sorge da 
minori polle un canale o rio tributario del 
fi. Cascina che porta lu stesso'myme del 
fiume Fine testè descritto. 

A cercare l'etimologia del vocabolo,che i 
dae fiventi devigna, sembra naturale quella 
che gli derivò per aver servito emi di con- 
fine a due diverse giurisdizioni. Così son 
è improbabile che il fi. Fine abbia dato 
il nome sd una mansione lungo la strada 
Emilia, che fu registrata nella Tavola 
Peutingeriana colla vie Emilia di Seat» 
ro, ossia Aurelia nuova, alla trentaduesi- 
ma pietra migliare, quasi 26 migl. toscane, 
a partire dalla città di Pisa. 

Per egual ragione può oredérsi che {1 
fiume prendeme il nomignolo di Finè, sine 
da quando fu riguardato come liesa di’ 
confine fra il territorio di Volterta (cul 
apparteneva Vada)e quello di Pica; voglio 
dire, invanzi che quest’altitoa città esten- 
desse il suo dominio sopra la maeregnma 
Volterrana. — Wed. A Fiss, Pna e Vaso 
CO 

FIOR.m-SELVA,0 LUCIANO nel Val 
d'Arno inferiore. Cas, che diede il nomea 
una villa dei Frescobaldi con chiesa perr, 
(SS. Vito e Modesto), di cuì $. Michele a 
Lecieno è un sanenu, nel piv. di Signa, 
Com. Giur. e circa 3 migl. a les, di Mou- 
telupo, Dioc. e Comp. di Firgase. 

Risiede sulle colline già coperte di 
selve e speriaimente di pinete, fra 
il poggio del Malmaotile e la ripa 
destra dell'Arno lange la gola della 
Golfolina. — Wed. Locraso sopra la Gol- 
folina. 

La parr. de'8S. Vito e Modesto a Fior- 
di-Selva conta 280 abit. 

FIORA (S.) nel Monte-Amiata. — 
Ved. Sanza-Piosa. 

IFIORA (S.) o S. FLORA in Val-Ti- 
berina. Cas. oh'ebbe nume dalla sua ch. 

iale {5S. Flora e Lucilla) una 
delle ontiche Giliali del piv. di Miceiano, 
ora dell’arcipretara di San-Sepolera, alla 
cui Com. Giur. a Dico. fu assegnate, 
Cossp. di Arezzo. 

È situata io meziò a una fertile pisnu- 
ra sella ripa destra dell'Arno, fra Anghis» 
ri e Sen-Sepolero, dalla cui cià è migl, 
adalib 





148 FIOR 
pare. di S. Fiora in Val-Tibsrina 

conte 250 abit. 

Fioaa, 0 Fiona (Borso di $.)— Wed. 
Bastia nel Val-d'Arno inferiore. 

FIORA (8.) pi CARDA. — Fed. Can. 
na nel Vel-d’Arno caseotinese. 

Fiosa (8.) Piccona. — Ved. Sraa- 
ciaso nel Val-d'Arne aretino. 

—— ni SARNA. — Wed. Sanna nel 
Val-d'Arao casentinese, 

—— 1 SCORGIANO. — Ped. Soon - 
raso ia Val-d'Elea. 

—— 1 STAGGIANO. — Pod Srao. 
Giano nel Val-d'Arno aretino. - 

—— 1 TORRITA in Val-di-Chiasa, 
— Ped. Bavix di Tonnara. 

—— 1 VERRAZZANO. — Pod. Vane 
mazzaso in Val-Tiberina. 

FIOBALLE (MONTE.). — Pod. Mon 
ra-Fiosatte in Vel-di-Grevo. 

FIORE (MONTE.) in Val.di-! pretendi 
Porta questo nomignolo eno 
monte che sorde dall'Alpe è di Mon renda 
alle prime fonti del Game Auletta nella 
$. Pietro a Of ino, Com. a circa 







sana, Comp. di Pisa. 
Esisteva costò ua fortilizio, (forse quello 
che ora appellasi Cestizlioneello) preso 
di mira nel 106 da alconi fazioni che 
tentarono di di notte tempo, 
mediante una scalata per toglierla a Nic- 
colò Malaspina marchese di Fivizzano. 
Appella a tale aneddoto ana epistola del 
Ri marzo di detto sano, scritta da Caso. 
la da Giovassi Ser-Nicolai giupdicente 
in Lanigiana per Paolo Guinigi signore 
di Lucca. (Batoin. Miscellan. T. IV.) 
FIORE (MONTE) pelle Valle dell’ 
pistojese. È ano dei sproni del 
Moat'-Albano che scende dalla parte che 
guarda Pistoja, munito già di torri. 
£ rammentato nelle croniche 
ne, specialmente quando quel popolo, 
nel 1228, andò a cete la prima volta col 
earroccio infino alle burgora di Pistoja; 
nella quale occasione farono disfatte le 
torri di Montefiore ch'erano molto forti, e 
il const. di Carmignano fa tolto ai Pistoje- 
si. (G. Vituum. Cronac. lib. VI. c. 5.) 
Attualmente appellasi la Gonerna al 











Fiore nel popolo di S. Biagio 
a Piuvica: e Castel de' Fiorini un'altro 
luogo nella parrocchia limitrofa di S. Ma- 


FIOR 
ria a Msisuo fra l'Ombrone e il torr. 
Stella. 

FIORENTINO (CASTEL.) — Wed. 
Cusre-Fi no» 

NO (CASTIGLION. 
Ved. Cusrisvoz-Fiones 

FIORENZA. — Ped. Firenze. 

FIORENZO (S.) « S. FIRENZE nel 
Val.d'Arno aretino. Contrada che ha duto 
il nome a una part. caburbana di Arezzo 
(8. Gio. battista a S. Msren:e) nella 
Com. Giur. Dice. e Comp. Aretino. 

È citoata in costa di un poggio pietro- 
so, ricco di viti e di fra la muova 
strada R. dell'Adriat co e il fumo appel- 
lato Bicchieraja, 3 migl. a scir. della 
città di Arezzo. 

8. Gio, Battista a $, Firenze ha 200 sbit 

FIORENZO (S.) o 8. FLORENZIO me 
VESCOVA nella 

















maestre. di im DI i Arosio, Camp. 


di Sica. 

di Vescona, già onstelletto dei 
coati Guinigi della Scialeaga. risiede sul- 
la cresta di ama piaggia cretosa, per da 
ve pana le strada R. Lanretena. che da 
Siena per la Taverne d'Arbia si dirier ed 
Ascisno, restando alla sua destra la ch «li 
#. Florenzio eoa le sorgenti del torr. 4r- 
biola, e alla sinistra la villa signorile di 
Vescona de’nubiti Seraciai di Siena. 

Salla strada maestra esisteva uno di 
quei tanti spedili per î pellegrini, di coi 
era piena la Toscana. Esso trovasi ram- 
mentajo negli statuti senesi sino del 1308. 

TI Com. di Siena verso il 1393 fece 
costruire in Vescona una roces; disfatta o 
rinchiusa attoslmente fra gli edifizj della 
villa © fattoria Seraciai preindieata. 

La perr. di S. Fiorenzo a Vescoma con- 
ta 156 abit. 

FIORI (MONTE) nella Valla del Ssn- 
terno. È un risalto di monte che fa perte 
di una pendice dell'Appennino, detto 
Sasso di Cestro, posto sulla ripa sinistra 
del E. Santerso, nella parr. di S. Marti- 
mo a Castro, Com. Giur. e circa 4 migl. 
4 pondib. di Firenzuola, Dioc. e Comp. 
di Firenze. 

FIORINI (CASTEL na') nella Valle 
dell'Ombrone pistojese. — Fed. Fiona 
Mostra). 





FIRE 


FIRENZE, FIORENZA. 
PFLORENTIA. — Città metropoli della 
Tescana, bella, fortunata, felice; residen. 
na dei suoi Grandechi, e sede arcivesco 
vile. 


cisione di Tacito. 

Scarso d'ingegno com'io sono, ma costen. 
tee erlaso di adempire, comunque io possa, 
all'obbligo spaventevole che mi s000 im 





memini scritta e conosciuta, è meglio dir 
che difondersi in molte parole. 

Mi è duopo inoltre prevenire il lettore, 
che all'art. Comustra' di Finzszz, dove 
mon è molto da dire dello stato fisico del 
suo territorio, come quello che è quasi tut- 


to riachimo fra le civiche mura, mi ci. 


offre ocessione per sonennare 
il giro è posizione dei cerchi più angusti 
intichi della citte, e i suoi stabili- 
con i principali tempj e 


di Firenze, spartita dal fume 
quattro grandiosi pooti di pie- 









FIRE 149 


10 di delizia, amene colline, une Gorrate 
ubertosa e salubre campegna, in guisa che 
vieta dall'alto une immensa cità toll'in. 


contemplata il diviso 
Ariosto, quendo nel'capitolo XVI delle sue 
rime soriveva : 


Se dentro unmur sotto un medesmo.nome, 
Foeser roccolti i tuoi palassi sparsi, 
Non ti sarian da pareggiar due Rome. 


Richiamando alla memoria quanto dissi 
all'art. Fizsoce, senza Gavoleggiare sull'ori- 
ine di Firenze, 0 sul'etimologia del suo 
mome, che cre dal culto del dio della 
Guerra, ora dal fiere che porta per eable. 
ma, diseesi figuratamente città di Marte, 
tà del Fiore, solamente mi farò le- 
cito di ripetere qui un satlco prognosti- 
ca, che a Firenze meglio fore che ad al 
tra città si potrebbe applicare, quando 
la Sibilla Eritrea, o chiunque fosse, an. 
deva vaticinando di un peese di Euro. 
pa il seguente sugurio: « In Zuropee 
» partibus ex rore nobili descenden 
iam Romuli Romulenes floo quidem 
Aioridus candore mirabili Uiltutus sub 
Morte nascetur. Sed citra florum 
morem cum difficuliote ac dierum 
» longitudine deducetur in formam. 
» Ante tamen quam arescat sibi multa- 
® rum gentium subitciet mationes. Et 




















issimili si esprimeva la 
Sibilla Tiburtina, che dicesi coetanea di 
Oitaviano Avgosto, quando ciuè Roma sta- 
va per scendere dall'apogèo della sua glu- 
ria, mentre la città del Piore era appena 
sall'apparire. di quella nobile ruiode 
che dava la vitae duvesa far sbocciare e 
Bioeire sotto l'influsso del nume tutelare 
(Marte) quel candido giglio che fu costaa- 
te emblema di Firenze. 
Firenze infatti dai Gesolani (Aomulesi) 
i imcipio ; dalle culovia 
cesariana’ di Angusto acquistò territorio e 
ria mercantile più 
indipendenza del medio 
potenza, foriuna e reguo, 
2a che il batbaro Tutile abbia evato il 
demerito di distruggeria, uè Carlo Megao 
lo giuria di rifabbricarla. 














» 


250 FIRE 


Chi aon desìa der corpo alle ombre è 
inutile che vada cercando Firenze o la sua 
storia fra quelle delle città Etrusche, pè 
di Roma repubblicana; mentre se peo 
possiamo accertare nè negare, che a quelle 
remote epoche esistessero presso le spon- 
de dell'Arno, quà dove Firenze siede re- 
gina, delle sparse borgate o casali sotto i 
nomignoli di Villa 4rnina, di Cemarzo, 








di Fiorenza una di cue ville sino d’allo- 
ra venisse intitolata. 

Parve bensì ad siconi che Firenze fos- 
se già sorta in grandezza molto innanzi 
che tadesse la Romana repubblica ; e che 
della medesima cità voleme dire Lurio 





municipj d’Italia (Spoleto, Preneste, 7n- 
teramna e Florentia) furono da Silla 
vendoti all'incanto, quesi nel tempo ster- 
so che il vincitore di Mario faceva spis- 

compagna e 
potentemen- 
che io quelle con- 








te sostenuto dai Sannii 
trada dominavano. 





scrittori, ne in- 
vita di per sè stenta a stare im guardia e 
meitere in dabbio, non già l'asserto di 
Floro, ma la svista di chi i suoi libri co- 
pista, potendo aver lelto per avventara 
invece di Florentinum; paese 
che corrisponderebbe alla tuttora esisten- 
te città di Ferentino, descritta da Strabo- 
ne solla via La poco lungi dall'Inte- 
ramna del È presso l'odierno cast. d’ 
Tola sol Garigliano. (Stassos. Grogr. 
Hib. V.) 









stessa città della Campania rem. 
come illosire moniripio da A. 
Gellio, e da T. Livio all'anno 569 di 
a, (lib. XXXV.) quando nel sno vasto 
territorio fo dedotta nna colonia Latina. 
Avvegnachè non solo è ignoto, che al 
tempo divisato esistesse, non che fiori 
città nostra di Firenze, ma totti i fatti 
storici concorrono a far credere, che il 
Ferentinodei Volsci (detto anche Ferentio 


















già Firense dell'Etruria, fowe vendi 
ol suo territorio all'asta pubbli 
la, dopo aver egli disfatto (anno 83 avan- 





FIRE 
ti G. C.) l’esercito dei Sanniti fuori delle 
porta Collins presso Roma, e quello co- + 
mandato da Mario fra Segni e Ferentino, 

T l'opinione di Colaccio Saluta- 
ti, abbracciata con molto senno da Vin- 
cenzio Borghini nelle sue elaboratiesime 
indagini sull’Origine di Firenze. 

Cosicchè senza accettare lutto quello 
che su di ciò da molti fu dato sicuramente 
per vero, ancorchè alcune cose manifesta. 
mente non convengano con la verità dei 
tempi e delle cose, e senza rifiutare amolu. 
tamente per false tutte le opinioni emer 
se e totti i racconti dati per geauini, si 
può dire non ostante, che Firenze sotto 
l'impero di Cesare Ottaviano avesse un ter. 
ritorio suo proprio tolto (siccvme fu. già 
indicato all'art. Fizsott) agli antichi colo 
ni Besolani, per assegnario a on numero 
ignoto di legionar], a ragione di 200 jugeri 
per cisscheduno. — Che la colonie mili- 
tare di Firenze sorgesse ben presto in va 
qualche aplendore, lo fece conoscere Ta. 
cito nei enoi Annali, allorchè, nell'anno 
16 dell'Era Cristiana, il Tevere fatto 
gonfio per lunghe piogee portò tanto gu 
sto alle campagne di Roma, che in Senato 
a moderare in seguito le 
inondazioni di cotesto 






























fer i quali la Nera e la Chiana. 

Forono perciò ascoltate le ambascerie 
dei municipj e culonie interessate in tale 
afare, fra le quali si distinse quella de’fio 
rentini perorando la loro causa; e ffinché 
torta dal corso antice non isboccasse la 
Chiana in Arno, e i fondi loro inon 
dosse. (Tactr. Annal. lib. I. cap. 99.) 

Donde chiaro apparisce che i finrentini 
coloni. (onme i fiesoleni ascritti alla tri 
Scapsia) ottennero sino dai 















e legislazione propria: che è quanto dire 
contado e amministrazione diversa da quel. 
te della città e contado Giesolano. — Wed: 
Fissore. 

Sebbene la storia per un lango periodo 
di secchi non faccia di Firenze menzione 
che sia da dirsi di qualche rilievo, pore de 
altri argomenti si può ragionevolmente de- 
durre, che essa durante il romano impero 

obiltà di edifizj pubblici ; 





la grandezza del sco anfiteatro, che poò 
concepirsi tuttora dalla soperdite porzie» 


FIRE 


te dell'atabito esteriore, passeggiaodo fra 
le piazzette di S. Simone e de’Peruzzi 
prossime all’ingresso di quella di $, Croce, 
ehe trorssi a lev. fuori del primo cerchio 
della citt; mentre al evo pon. porta 
sempre il nonse di Terma ana strada, do- 
ve furono i bagni pubblici fra le case de’ 
Scali, poi Bavadelmonti e la loggia de’ 


Noa parlerò del tempio più insigne 
delta cità che nel Battista 
Cangiò il primo 
come quello che può dirsi, rapporto all" 
età, un monumento perpetuo di contro- 
vwersia archeologica; nella, stessa guisa che, 
rapporto al materiale è oggetto di ammira. 
zione per gli artisti, pei curiosi e pei de- 
voti sorpiresi © indecisi, ce la materia vio- 
ca o sia vinta dal lavoro, 0 sé l'edifizio 
primitivo resti ecclisato (come sembra ai 
più) dai suoi portentosi atcessorj. 


Srato bi Fraznzt gar seconso 
dl DscINO sE00LO 


A dimostrare che Firense (priacipiando 
dal serolo secondo dell'era volgare) già 
fome giuota a un certo splendore, 
vaso le premura dell'imp. Adriano; il 
quale dopo avere governata a nome di 
Trajano l'Etruria in qualità di pretore, 
divenuto eiso stesso regnante, nell’anpo 
secondo del so0 impero (119 dell'E. V.) 
restaurò la via Cassia guasta dal tempo, 
prolangandola (a tenore delle espressioni 
di uma superstite colonna miliare) sino a 
Firenze dai confini di Chiosi. 4 Clusi- 
norum finibus Florentiam perduzit. — 
Ved. Via Casa. 

Varie lapidi scritte, e qualche torso di 
statua con pochi altri cimelj trovati in 
Firenze rammeniano il tempo degli Anto 
sini; © forse ci richiama pure ell’epora 
stessa il testè citato anfiteatro, che sotto no- 
me di Parlagio a'tempi posteriori so- 
leva appellarsi. 


Era quellostesso Parlagio, nel quale fu 
esposto alle Gere coi suoi compagni il fo- 
rentino martire $. Miniato solto l'impero 
di Decio persceutore acerrimo dei novelli 
gristiani. Dei quali Firenze contare doveva 
sn buon numero, tosto che 6o anni dopo 
quel martirio (313 dell'E. V.) per testi 
monianza non dubbia mppitmo che al 
sinodo adunato in Roma dal pontefice 


FIRE 15î 
Melchiade intertenne Felice vescovo di 
Firenze. Lo che avvenne 80 anni prima 
che S. Ambrogio vescovo di Milano conse- 
crete la basilica Gorentina di S, Lorenzo 
fabbricata 00) denaro di pia donna; e ciò 
un buon secolo innanzi che accadesse la 
liberazione della stema città e di totte la 
Toscana dalla spaventosa © Foneotioa i 
rusione dell’oste sterminata di 
scesa nel 408 con il loro re Rata 
devastare l’Italia. 

Al quale avronimento ci richiama la sto. 
ria di Firenze, stantechè Paolino discono 
di S. Ambrogio che scrisse di quel ssato 

vite, rammenta la seguente particolarità : 

che nel tempo io cai Radagasio assodia- 
la città di Firenze, il. vescoro Am- 
» brogio (pastato all'altra vita sino dall’ 
» anno 397) appari in sogno ad uno dei 
» suoi cari fiorentini, cui promise nel di 
» seguente la Jiberazione della patria; la 
» qual visione da lui riferita ai suoi con- 
» cittadimi li riempiè di coraggi*» Infatti 
è nel giuruo appresso, srrivato che fa 
» Stilicone geberale dell’imp. Onorio, si 
» riportò vittoria de’nemici. » 

Tale particolarità supplisce a ciò che 








lo pro. non fu avvertito da Paolo Orvsio, da S. 


Agostino e dal cronista Prospero; l'alti- 
mo dei quali scrisse: che l’esercito ster- 
minato di Radagasio, non già sopra Firea- 
ze solamente erasi diretto, ma cheera di. 
viso în tre parti, per cai fa più facile di 
superarlo in quella maniera, che secondo 
tulte le apparenze elibe del miraoaloso. 

Avvenne perciò, che i forentiai peco 
tempo dopo tale liberazione, per consiglio 
del loro santo vescove Zanobi, innalsaro. 
no qar] tempio che poi divenne cattedra» 
le, sotto l'i "invocazione di 8. Reparata, in 
memoria del giorno ad ema festivo (8 otto 
bre) ia cui la città nostra fa liberata dall 
esterminio minacciato dal feroce condatto- 
re degli Uoni e dei Sciti. 

Ad eteroare la quale gicordanza il po- 
polo Gorentina, dopo che ‘era divenuto li- 
bero di sè stemo, provvide affinchè nello 
atesso giorno si corresse ogn’anno un pa- 
lio, il quale prendeva le mosse alla porta 
S. Pier-Gattolino sinq al Vescovado. 

Un consimile esempio pare che fome 
praticato în Lucca, e in altre città o terre 
della Toscano, non che della Romagna 
contigua al Mugello; essendochè alcune 
di quelle antiche chicse matrici furono de- 





132 FIRE 
dicate alla stema vergine e nisrtire Repa- 
rata, 

Che Firenze infatti sino d'allora fosse 
circondata de fossi e da an cerchio di ma- 
taglie ne abbismo una conferme in Proco. 
pio. Îl quale sella storia della guerra go- 
tea, all'anno 563, racconta, che tre capita. 
mi di Totila », castris 
tircum moenia pesitis, mentre vi era a 
eustodirla‘umo dei più valenti capitani di 
Belisario; cicè, quelle stesso deca Giusti 
no, che tre anni innanzi cos la sua divi- 
sione aveva assediata, presa e forse sache 
tmanteltata Fieoole. — Ned. Fissora. 

Molti scrittori, riportandosi al racconte 
di eloune rroaiche, o piuttosto di leggen- 
de favolose, diedero come accatata la di- 
st'uzione di Firenze per mano di Totila, 
(che talani confasero con Attila): romecchè 
le sue ‘folangi altro denno non sembra 
che le rerassero fuori di quello che potè 
derivarle da un passeggicro accampamen- 
to. Che se la stessa ciità in segui dovè 
aprire le porla e suitomettei 
volere dei tre cs DI 
Totila, niun documento ci assicura che 
da essi, 0 da chi Iurosuccesse, venisse ab 
bat'ata e rovinata. 

Se ciò realmente fome accaduto, nè gli 
autori di quell'età lo avrebbero taciuto, 
nè la città di Firenze avrebbe avuta oct» 
sione dieci sani dopo (nel 553) d'inviere 
fncuniro a Nassete i snoi rappresentanti, 
per avere dall’esterminatore dei barberi 
la promessa di salvare la città, gli abitanti 
@ i loro beni. 

Non veribcandosi la distruzione di Fi- 
rente ci tempi di Totila, nè trovandosi al- 
un’altra ragione per attribuire lo stesso 
supposte si Longobardi, che in Firrose 
arrivarono in un tempo in cui illoro 
farore ersi siquanto contro le ense e le 
genti romane sfievolito, nom ebbe per 
conseguenza motivo Carlo Magno di ri 
fre Firense più bella che non era; ric. 











itome allo stemo fortunate conquistatore 
mancò l'orcesione d'ianalzsre la «birse 
de'SS. Apostoli nel borgo occidentale di 
tema città, che si disse consacrata 










il capitano Orlando; e tattoriò in tempo 
ehe Carlo Magno era fe centinaja di mi- 
glia loutano dall'Italia, mentre tanto Tar- 
Dino questo Orlendo mon si irovavano più 
mel semery dei vivi. 


FIRE 


Deve bensi Firenze a Carlo Magno la 
ripristinazione del primo poli 
tico e militare, sutto il Ltolo di dacs, cui 
venne in seguito sostituite quello di conte 
con altre subalterne dignità di Giudici, 
Senbini, Vicarj, Vicedomini, Avvocati e 
Centenacj. I quali ufiziali minori, a for- 
ma del Carolingio dell’ asoo 
809 (6. XXI.) dovevanti eleggere e stabi. 
lire, non dal re, ma dal ‘conte e dal po- 


Ja consegurnia di ciò son si dovrebbe 
durare gran fatica a credere, che sino da 
quei tempi fosse stata in Firense al pari 
che nelle altre città del regao Longoban. 
do ene tal quale forma di civico regi. 
me, e di pubblica amministrazione, senza 
dabbio allimo residuo di quella istituzio- 
me municipale lasciata dai Roma: che 
può dirsi il principio più remoto di quel- 
la civica libertà che sorse solto i pe 





logiganil 
tori Svevi in Italia. 


Srare di Freenza nei pari ran secori 
DOPO IL wILtea. 


NI pertito presenelaee. XI dalla contese 
Bratrice a favore della chiesa e dri pari: 
caldamente sostenuto 
tilde, apri un largo campo 
tetti i popili della Toscane, per eman- 
ciparsi dal «upremo dominio degl'impera- 
tori e del loro vicari. Cosicobè i 
fitiche agitazioni si ereme, e qui 
larga e solida base fa stabilito na gurer- 
ne manicipele retto, da primo dai cvnsoli 
e anziani, quiadi dai priori (i signori) 
delle varie vorporazioni d'arti e mestieri, 
preseduti da un Gonfaluniere, e serviti a 
breve tempo da tre grandi ufiziali fore- 
alieri, Potestà, Capitano del popo!0, ed Ese- 
entore degli ordinamenti delle giustizia. 
N quale regime politico Bnalmente per 
vense a supplire in ogni genere alla 
sovrana autorità. 

Fo verso il 1062. dopo la merte dello 
selante pont. Nicrotò IT, vescovo di Fi. 

nome di Gherardo, quando gli 
il papa Alessandro Il che sedeva 
sulla cattedra di Luoca; fa allora, io di- 
orva, che si diede il primo esempio di va 
inaperatore fulminato da quella romanica, 
he veminò il germe delle cittadine di- 















TIRE 


rardie sulto nerre di Popisti e Iu:periili, 
“ Guelfi e Ghibellini, di Biorchi 
Neri, è nto eltie consimili divise, «he 
tutte le città in genere, ma in special mo» 
do questa di Firroze, lungamente ogito- 
‘ono, 

Frattanto in simili tranbuîti p.litici, 
hi cuteste guerre fra il sacerdozio e l'im- 
re, procperando le oprrazioni mercantili 

e T bocce dei Borri, peri N) 








si sprivaso muori sbocchi all'indestria me- 
mnifatturiera, nel tempo stesso che il terri. 
torio della madre patria si ampliata, e che 
‘il reggimento del Comone spingeva sempre 
«più lungi il cuo potere. 

Infatti i nostri primi cropi.ti pongeno 
all'anno 1098 l'allargemento del secrndo 
cerchio della città, che precedè di 200 
anni a rca la deliberazione e le 
fondamenta gettate per il ferzo e attuale 

*recipto della medesima, sebbene esso non 
che molto tempo dopo. 
’ di Pressa. 
Dalla doviziosa suppellettile di tanti 
*ermpilstori di vicende patrie raccogliendo 
alcun chè di quanto oceurre a ristringere 
in peche pagine le m 
che, politiche e smmi ti 
città, a partire dalla minorità dl re d’ 
Ttalia Arrigo 111, si può dire, che la Tcsra- 
va, e precipuarente Pirraze, nel perivdo 
sopra divisato si reggene in apparenza in 
nome del re d’Italia, ma in realtà ad ar- 
bitrio di un di lui vicario o della sua don- 
ma solto il titolo di marchese. — Vi si. 
puoreggiavo la gron contesa Matilde Biglia 
del mercb. Bonifario, allorquando ni 













»:1 1113, moveva contro Firenze. In gni- 
va tale che i cittadini per rin'uzzare co- 
tanta baldanza fecero una delle loro prime 
imprese militari sccorrendo sd amalirlo in 
una Licocca de’eunti Cadolingi, qual era 
quello del castello di Monse Cascioli, o 
Casiolli, pesto $ in 6 migl. a pon. di Fi- 
renze, e pico lungi dell'odierna villa di 
Castel-Pulci, dove restò wociso Ruberto 
vicario del re. — Ved. Casciori (Menrz) 
eCatu-Puro. 

Da up si tenoe principio cominciò la 
grandezza di cotanta cil tempo in 
‘cui fl di Ici contado nos oltrepassara, al 














FIRE 153 


‘diie &1 divino Alighieri, Trespisno di 
di Gallezso. . 

Ma ce da un lato la divisione fra il 
treno e ‘l'altare; da noi poco sopra acorm- 
ata, fa il segnate di usa quasi indipes» 
H governati, fra il 


Menza fra i g:vernani 





pei gioramenti, la rapina, 





abborrita schisvità, e vemini ti 
oppr'wevano la pivera umanità. Per tal 
modo si vis : pei prini anni del secolo 









i in Firenze il secondo ccp- 
cilio generale (nno 1105) precipuamente 
tnotivato dal vescovo Banieri uomo dutto, 
quanto giusto. 11 quale prrlsto presedè 
62 coni la chico fervotine, siccome pai 
perisce dall’epitifio che la città riecno» 
scente pose al suo sepolcro nel tempio che 
sersi’al primo dumo di Firenze, 

Ebbe questo buon prelato (6 în ciò 
non fa wlo in quella età) 
Sese opinione, the forse 






mondo, 

erederlo n malvagità dei tem 
dalle prave ingerde voglie degli 
non meno che dsi ternessoti, dalle inonda» 
gioni, dalle apparizioni di ccmete, da mo- 
stroosi avveninienti e da tanti altri feno. 
eni della natura, che allora in sullaterra 
abbondarono. 

In mezzo a tale stato di crse si trovava 
Firenze, quando il pip.lomini.tv e grasso 
orn.inciò a mettersi ib arne per \eprime- 
re le oltracotanti schiatte de'Cad.lingi, - 
degli Ubaldini, degli Uberti. degli Uberti» 
ni di Gavilleedi altre famiglie magnatizie. 
Avvegnechè sino d'allora i riggitori della 








li, tascente repubblica presero tale partito da 


far conoscere alla posterità ch'essi avevano 
uma fondate ‘erqui lione intorno l'arti dl 
governo. Quindia coloro che aderivano 1o- 
Jentieri, e che si mantenevano fedeli alla 
città, usavano molti segni di umanità e di 
distinzione; sl contrario quelli che ricusa- 
vaso di vbbidire erano puniti con l’esclu- 
sione dalla borsa dei signori priori e dalle 
società delle arti, coll'ammonire ed esi. 
liare i treppo fazioni, coll’espognare le 
loro torri, mentre le possessioni di ewî 
s'incorporavano al contado e patrimonio 
della Repubblica. 

Estimavano quei magistrati, che sc la 


154 FIRE 


ala forca del potente talora basta a vio- 
cere e negiogaie il debole, non evi che 
Ra ragioor, e un modo più umano di go- 
vernare che possa afezionare e legare co- 
stantemente ìl viato al vincitore. Così la 
Signoria di Firenze crebbe in ripatazionee 
randezza dopo che fece intendere ai com 
ta che per liberarli dalle brutali 
estorsioni di sanuguinarj sgherri, e di se 
Glicsi feudatari, aveva determinato di 
Leverti sotto la sua tutela e perda] 
ricomprando dagli antichi padroni le loro 
vita e le loro cose, e spese volte rindenaiz. 
zando il siguore della perdita dei diritti 
e regioni feudali, non che del costo dei 
Joro castelli, torri e resedj pegandoli più 
di quello che non valevano. 

Ognuno che voleme darsi la pena di 
calcolare le sole prorrisioni della Bepab- 
Blica registrate dagli storiografi forentini, 
relativamente allo somme pegate dalla Si- 
quooria di Firenze, (senza dire di quelle 
che non si conoscono, 0 di cui manca il 
valore) facilmente resterebbe convinto che, 
forse niun contado fu a cusì caro pretzro 
acquistato, quanto quello che nel giro di 
tre secoli andò formando la Repubblica 
fiorentina. 

Mentre i popoli della campagna sccor- 
revano da ogoi parte solto l'egida della 
legge,. la Signoria di Fireose fabbricava 
toro nuove Terre regolari e mualte di mo- 
ra torrile, perchè servissero di ssilo ai 
sefagiati. I quali con la mercà dei privi. 
legi ed esenzioni potentemente alla 
causa affiliava, e ciò nel tempo stesso che 
di nuvvi subborghi e di numerosi edi 
Sri si sccresceva debtro e fuori la città 
capitale. 

Altronde questo agitatissimo stato di 
rivolte, facendo senno dell'uomo plebeo, 
promavera îo tanta energia 
di vita ua coraggio animoso, e en'indu- 
stria sempre crescente in una nazione som- 
mamente perspicace, cui tuli’altro epite 
to dare si dovera fuori di quello che di 

ibuito dalla malignità di 
chi disse dei fiorentini, che 
Vecchia fama nel mondo li chiama orbi. 
Già da gran tempo le generazioni meno 
antiche e meno partigiane hanno decisa, 
se fa generosità grandissima piuttosto che 
cecità quella usata dei fiorentini allora 
quando essi offersero ai Pisani di guardare 
la loro città dalle interne e anche dalle 





























FIRE 

esterne agitazioni, mentre i cittadini atti 
alle armi accorrevano all'impresa delle 
isole Baleari (auno 1114 circa). Se fa ce- 
cità, allorchè, in ricompensa della custodia 
fedelmente i difensori scelsero, 
fra le spoglie offerte, i due fusti di colua- 
me di porfido, che Lattora davanti alla por: 
ta di mezzo del tempio del Battista veg- 
gonsi collocate. 

Tasto maggiormente lodevole risulta- 
re deve colesto generoso procedere di 
fronte 1 coloro che ripensano; come l'ab- 
bandono delle proprie case per difendere 
quelle degli altri, fruttamse ai fiorentini 1’ 
incendiomateriale della loro patria, e quei 
Jo più terribile che derivò da uloine opi- 
mioni religiose. 

Fa in quell’anno rico del ritorno 
trionfale da Majorca, 0 poco dopo, allor 
chè cessò di vivere la contessa Matilde, la 
quale chiamando erede della sua casa e del 
sao podere Îa Bede Apostolica, lasciò alle 
generazioni suncessive an fomite inestin 
guibile 
sioni e di guerre acerbissime. — Quindi 
mon passò molto tempo che l'imp. Arrigo 
W con poderosa oste rientrò in Italia per 
costrastare al pontefice i possessi della sua 
corona, gran parte dei quali erano stati 
sino allora presi e goduti dai marchesi di 
Toscana, per il poverno della quale limp. 
condusse il march. Corrado di lui pipote, 

Nè lungo tempo passò in mezzo a tali 
tarbolenze che vidési succedere al trono 
della Germania e dell'Italia quel Federi- 
go Barbarossa, il quale mise e sogqnadre 
non solo i popoli della Lombardia. ma 
che promosse în Firenze una delle più 
feroci commezioni popolari, che fu il fu 
mesto segnale di Lante altre civiche cale- 
mità. Fra le quali disgraziatamente cele 
bre per le conseguenze si rese quella del 
1215, promessa dagli Uberti per una 
donzella nobile fidanzata poi ripudiata da 
un Beondelmonte. 

Ma le prime risse, che cangiaromi în 
battaglie di partito, ebbero un tristo pre- 
ladio fino dal 1177, epoca della ca- 
duta di una pila del primo ponte, situato 
allora fuori della città, voglio dire, 
vecchio. Furono quelli della 
i più possenti e maggiori cittadini 
di Firenze, che coi loro segnaci nubi 
popolani, cominciarono a sopraffare i con- 
toli, nei quali consisteva la prima magistra- 
































FIRE 
turacleggibile con certi ordiaia corto inter. 





più parti della città, da contrada a 
cootrada, da torre a torre ; le quali torri 
fino d'allora crebbero per la città in buon 
mamero all'altezza di 100 e di 120 brac- 
cia. (Maresrni. Cronica fior. cap. 80) 

Pertanto non è da dire che, nei tempi 
posteriori alle due epoche e avvenimenti 
testè citati, si vivesse in Firense senza 
apargirento di sangue cittadino, arvegns- 
chè le sue piazze speme volte servirono 
di orribile spettacole a crudeli esecu- 
ziooi. . 

To non debbo nè pomo quì enumerare 
le molte traversie pubbliche e private 
della metropoli della Toscana, tosto che 
da una numerosa schiera di valentissimi 
storici dell'ano e dell'altro lo furono 
fatte Innghe e replicate descrizioni più o 
meno fedeli, più o meno tetre 0 Inminnee 
secondo la loro maniera di vedere e di 








Fu infatti da molti ceservato che il 
Malespini e G. Villani, mostraromsi pre- 
occupati da sssurde e insulse leggende te. 
mute da essi in luogo di folti veri; e 
“nom senza ragione fn tacciato il Villani di 
sentire troppo in favore della parte Guel- 
fa, siecome srrivera con pungente rabbia 
Ghibellina Dante, il quale sempre indispet- 
tito contro  giodiri e reggitori che con- 
corsero a sentenziare la soa condanna di 
esilio, livido nelle cue opere si evventa 
alla fama dicoloro che ai suoi diseguvi in 
qualche guisa avveni si dimostrarono. 

Alcupi di quegli storici supposero, che i 

i di Firenze fossero ona consegnenza 
© piottosto reliquia del governò r-* 
serbbene non siavi più dubbio che ci 
magistratura venisse introdotta nelle citt: 














decisero per comune interesse di stare all’ 

obbedienza dei loro maestri, che cunsoli 

appellarono. 
Coni senza 1°, 


ippoggio di dormmenti del 
- tempo, e scevri di prove legittime, i primi 
cronisti ehhern anche a credere, che molte 
Illustri e primarie famiglie, parsaggio 
di Carlo Magno, altre all’arrivo di Ottone 
il Grande, venissero d'oltremanti a stabi 
Vini in Firenze. » Pita, a Pistojao pei 
Noro contadi, nei quali ottennero ville e 








FIRE 135 

cutelli, badie e altre chiese doviziose di 
beni di suolo. 

Fu detto cusere di queste ultime arri- 

vate con Ottone ] la' schiatta dei conti 





pranino e nelle Valli dell'Arno snperiore 
e inferiore, in quelle dell'Ombrune pisto» 
jese, delElso e della Sieve sino dai tem 
pi dei re Ugo e Lotario, vale a dire molti 
anni innansi la venuta di Oitone il Gran- 
de in Toscana. — Ved. Facso, Faro (Ve 
00), Pisrosa, ce. 


Contro 







questi potenti feu 
Firenze ebbe 


per togliere loro e disfare il castello di 
Monte di Croce, fra l'Arno e la Sieve, ora 













per acquistare dai medesit 
Montemurlo, fra Prato e Piet 

Vinci, Empoli, Monterappoli e altri molti 
castelli, nel Val.d'Arno i pel 
nalmente moltimimi altri più ter. 


di in Val-d*AmBra, in Mugello, url Ca 
sentino e in Romagna. Operavasi di simi. 





cio destro della chiesa e dell’indipendeosa 
Toscana, 

Imperoechè poco dopo mancato Federi.so 
II (20no 1250) i fiorentini cavalcarono in 
Magello per punire audacia degli Ubal- 
dini, corsero a Pistoja per abbattere i Ghi- 











ciarono a_ Pontadera, dove restò ecenfitto 
l’esercito Pirano, quando de un'altra parte 





facevano fronte aenesi per sostenere |’ 
pendenza di Montalcino, € tutto ciò 
si operava nel giro di uno stesso anno. 

A buon diritto pertanto i fiorentini 
erlebrarono, come fausto l’anno 1259, il 
quale chiamarono l'anno delle vittorie. 

Ta questo tempo la città essendo tran- 


quilla e felice, quasi per trofeo di 











partiti che, vivente Federigo Il, l'avevano 
tenuta divisa, fu coniato il fiorino d'oro 
della somma purezza di a carati e del 
peso di un ottavo d'uncia, con l'impronta 







156 FIRE 


del ceoto Precsrsore e dei gizlio, m meta 
che per la buatà e b-Hla forms fa imitata 
da quasi tette le auzioni di E 1r»pe. e con- 
servata cum pes variazione di pes> e 
mi ma affatto di lega anco ai di sestri, sutto 
mome di srochie» gigliato. Del quale Bo- 
rino è tre vlte maggiore l'altro più con- 
sueto giglisto, ova nciete ia com nercio 
csi nome di raspone. 

Dar anni prima che tili 008° si opera 
sero, Firenze aveva rifo mato il govera» 
e militare. affiluodo quello al 
consiglio di 12 i, questo a due 
Giudici furestieri, priestà e capitan del 

quali militavano i citta. 
ie ischiere com grafalo. 
mi, 30 per La città e g5 nel coniafo, quan- 
Li erano allora i pivieri. 

Che la fortane usa screcssw it popolo 
fioreatino in mezzo alle sue contentezze, e 
c'te l'onore e la probità pabblics e priva- 
ta soa si lasciassero sempre vincere dalla 
bramosia del guadagno o dallo spirito di 
partito, lo provano due Tatti storici che 
occersero a quel tempo e nell’anno mele 


porterò col Villani le parule del 
sutore cintemporanro, qranlo 
nel 1256, mau larono iu ajuto 
degli Orvietani 500 cavalieri, dei quali 
itano il cate Gaido Guerra 























Gionto questi in Arezzo, senza volontà 
© mandato del Comune di Pirenze, caociò 
dal governo e dalla città i Ghibellini che 
me tenevano la signoria, mentre erano in 
pece coi fi-rrentini. Per cui questi ultimi 
corsero al oste a Arezzo, e tanto vi stet- 
tono, ch'ebbono la terra al loro comanda. 
mento e rimissovi i Ghibellini. 

Tale racconto prestesi eziandio a corro 
borare l'opinione già da me esternata all” 
art. Cosrosa, rapporto alla sorpresa e as- 
salto dato a questa città nel febb. del 1258 
dai Ghibellini ellora dominanti 
piuttosto che dai Guelfi faorasciti di en- 
trambi i paesi. 

L'altro avvenimento che avrebbe im. 
mortal.to un cittallino del 
di Roma, se a 
partenito, seguì dopo la vittoria riportata 
nel 1256 al ponte al Serchio dai fioren- 
tini sopra i pisani: per la quale i vi 
dovettero comprare la pace a cundiziuai 
essi gravose, come era quella, di cunse- 




















FIRE 


guare la rocca di M irene pren Pietro 
senta. Nu0 patesdo cos Le furza, tentara. 





segretamente 

alcuni degli anziani di Fireaze, perchè il 
cast. di Mutrone fome piatioste atterrato. 
Era ano di emi AlJubrandiao Otto. 
buoai; il quale aclle prec denti discus 





nervi an dispealiose presidio per cuato 
della R-pubblica. 

Ma dilla cecreta offerta che gli venne 
esibita di fac Giuriai d'oro, se a loi riesciva 
di far prevalere mel giorno della detibera- 
zione la già emesa 
tanza ci avvide ch: egli c’iagsanava. Tur. 
muto pertaoto in concilio eva tenta elu- 
queasa perorò, che giuase a far preadere 
il provredime.te cratrario. 

Era sslita Piroaze in breve giro di an- 
ni a testa prosperità e fortezza, che non 
solamente capo di Tis ana divenne, ma 
tra le prime città d’Ital moverata. 

1 Ghibellini pertanto. veggendoi man- 
care di aqui pubblica eatorità, e avendo alla 
testa Fariaata degl: Uoerti,si raccolsero tut. 
tia Sieca, nua delle città ch'era tornata di 
Quovo in guerra coi fi wvatini mercè l'aju. 
to di Maofredi figlio di Federig» II re di 
Paglia. Il quale regnante nel mese di 
luglio del 1260 msadò in Toscana a so. 
siegno degl'iaperisli 80 cavalieri tede 
schi sotto il comando del conte Giordeno, 
capitano in quei tempi assai reputato. 

Fa allora che i Ghibellini di Siena as- 
sietiti dai pisani e dai faorasci‘i di mol. 
U altri bandirono oste a Moatal. 
cino. Nè ermbrando cosa. convenevole ai 
reggitori di Firenze di abbandonare alle 
proprie forze i Montalciaesi, senza porre 
fodagio in mezzo, raccolsero e inviarone 

colì ua podenno esercito. Il quale per 
dei nemici fatto deviare di stra- 





























da, colla lusinga di consegnargli una delle 
porte di.Siena, diede occasione ella fammora 
battaglia di Mustaperto, che appellare si 
potrebbe il Waterloo del medio ero. 

La strage, per la quale fu vista l'Arbia 





parve agli scrittori fior.di poterla paragonara 
(proporzionando fe cose alle nazioni) alla 
difetta di Canne; seppare non la superat 
ve nelle conseguenze pubbliche e private. 





FIRE 

Sarebbe opera lunga e laboriosa il re- 
Qistrare tanti esilj, tante crudeltà e tante 
vendette operate in Firenze e nel suo con- 
tado contro le persone e le proprietà, senza 
dire tatte i) male che risenti la Toscana 
© gran parte dell’Italia superiora dai vin 
citori di Montaperto. Dirò benal essere 
gionta la irascibilità di questi a tale vita- 
perio, che conculcando ogni legge natera- 
le e civile, invel perfino contro lo sfacel- 
lato cadavere del benemerito concittadiso 
Aldobrandino Ottoboni (cai la patria ri. 
conoscente aveva ereito an monumento in 


Ville, mobili, poderi e tutte le sostan 
se de'Guelli vennero poste a secco, di- 
€ mense a comunr, i loro tesedj, le 


dei 
capi della Lega Ghibellina in Empoli fa 
tneso a partito il progetio di disfare da 
capo a fondo la stessa città di Firenze : lo 
che sarchbe indubitatamente accaduto 
senza l'opposizione decisa del copitano Fa- 
rinata degli Uberti. 


Reggevasi il paese a nome del re Min- che 


fredi dal conte Giordano, ma in realtà 
sotto l'infiusso di rabbiosi amministratori, 
che mutarono la faccie alle cose pubbli- 
che e private ditotta la Tossana, sd coce- 
zione di Lucca, l'unica fra tutte le città 
che in quei momenti nonservame l'antico 

© che a molti cittadini esuli of- 


gliana, in mano del quale fa riposto anche 
# governo della giostizia di Firenze. 
Une delle prime operazioni del potestà 
Ghibellino fa di cacciare i Gueli da Luo. 
e 0 dal suo distretto conduccado l’eser- 
cito della Lega, prima nel Vel-d’Arno 
inferiore, per occupare le quattro Lerre 
dei lucchesi (Fucecchio, $. Croce, Castel 
Frasco e S. Maria » Monte), nei 
sebborghi di Lucca. Fu allora che i reggi- 
tori di essa città si trovarono costretti a 
promettere al capitano dei Ghibellini den» 
tro il termine di tre giorni di cacciare i 
profeghi sotto pena della vita; molti dei 
Quali in tale funceta congiuntura furono 
vw 


FIRE 157 
costretti a prendere il patito di andare 


in poi ritenne sempre il magistrato 

Parte Guelfa di Firenze, cioè, un'aquila 

vermiglia in campo bianco con solito en 
verde, us 


A 
delle Feteg Gusdagnata 
le morte del re Manfredi, l’ultimo giorno 
di febb. 1366, i Guelfi che erano ai con- 


€ misero tale paura nel conte Guido No. 
volle potestà e governatore dei Ghibellini, 
che egli, nel di 11 novembre 1366, 

caporali e suoi militi foggi alla: volta di 


poi in pieno stato. (G. 
lib. VII. a 15 


pitani di Parte Guelfa, incaricato d'inca. 
merare i beni dei ribelli. Si ordinarone 
n 


#58 FIRE 
diversi comsigli, quello di 13 buonomiai, 
senza dei quali nion prugetto, nè alcuna 
Spesa si ammetteva: € perchè le sue deli. 
berazioni avemero effetto, vi era 





che allo peste Gurlfa per breve istante tol- 
se il governo di Tescama per favorire i 
Ghibellini, i quali mediante un tal favore 
in Firenze cocaparono quasi tetti gi us 
dello stato. Avvegnachè lo sconfitta di 
Tagliscoszo del 23 agesto 168 (la quale 
costò il tromo e le vita a ultimo 
rampollo degli imperatori Svevi, e a Carlo 
d’Augiò assicurò il regno) portò soche la 
costernazione nei Ghibellini di Fico 


L'anno 1273 fe memarsbile per la cit- 
tà di Firenze a motivo della venuta del 
pont. Gregorio I com Baldorino imp. di 
Costantinopoli e Carlo d'Angiò re di Na- 


vtrato di 14 cittadini, dei 8 Guelî 
rh i 


Togo tutti questi coi, nel 1382, sorse 


delle Arti, 


FIRE 
detti più tardi (anao 1458) Priori di 
bertà. — Erano eletti a breve tempo 


Ve arti peggiori, (ano per ogni vesto 
città) in compagnia 
del pih puote) 
vo, e tutte le grandi 
Repubblica 


capitano 
eoscuti. 


terzo oerchio di mura, che è quello che tut- 
Hora si vede, mel tempo che si dava ordine 


le, dove allora si tenera Î mercato del 


grano. 
Le cose dei fiorentini, dope creato il 
magistrato de’Priori, procedettero cotan- 
to bene, che gli aretini presero il partito 
d'imitarne Pesempio coll'afidare * 
solo l'autorità concorde di più. ivvenne 
però, che il priore da emi eletto persegui- 
tando oltremodo greedi, questi, nel 1287, 
prestamente le finirono, cacciando i Guel- 
pyenipirialage rage cin 
verse al vescovo Guglielmo degli Uber- 
tini, uomo stimato valoroso e grandis- 
cimo partigiano dei Ghibellini. 11 quale 
mitreto com l’amalto di Cortona, nel 1358, 
aprì la sos cerriera politice-zilitare, e nel 
19 le chiuse vittima di ambizione e 
di conio com la battaglia di Campal- 


Si ug de fe per Innehi soni cele- 
brata con palio dei fiorentini nel giorno 
di $. Barnaba, santo che Firenze prèse per 
secondo protettore della città. 

Battaglia fsmese non tanto per le con- 





pontefice  seguenze, quante per gli nomini celebri 


che Ggurarono fra i prodi nelle file dei 
fiorentini, tra i quali Vieri de'Cerchi e 
Corso Donati, due che si fece. 
ro in segsito capi di due potenti fazioni ; 
€ per avervi militato Daete Alighieri allora 
Guelfo, mentre 22 anni dopo fa allontana 
to dalla patria per Ghibellino, nel tempo 
che sedeva mel magistrato de'Priori Dine 
Compagni, cronista che succedè imme 


FIRE 


diatamente a Nicorda0o Malepini, quando 
sppento lo storico più celebre 
Giovani 

Era appena cono ‘un anno dalla vittoria 
di Campaldino, che si credè bene di fare 
una correzione alli statuti, ristringendo a 
nei mesi invece di un snno l'afizio dei po- 
Vestà di Firenie, e di dar effetto a una 
prevvisione che vietava di rieleggere prima 
di tre anni ogni priore stato di magistrato. 

Noa ostante che i popolani si fossero in- 
gegnali più volte di porger rimedio con 
provvedimenti e leggi nuove alle civili di- 
scordie, onde tenere in freno la potenta 
dei grandi, questi però giovandosi del fa 
vore pini della reputazione di 
n’invecchiata nobiltà e della fresca gloria 
da essi acquistata nelle ultime battaglie, 
toglierano l'ardire agli offesi di aconsarti; 
nè gli stessi gindici ci arrischiavano di 
castigarli ogni qual volta l'arcusa fosta 
accaduta. Ma quando anche si discorrera 
nelle società poprlari della maniera di 
provvedere alla salute e libertà comune, 
verano mostravasi disposto, e a siuno ba- 
atsva l'animo di farsene 





capo. 
TI valore @ l'industria di un cittadino gettati 


mato di nobile 
Paes € con. 
dotta detl'onivenale N quale 


qu 
emendo nuovamente eletto ‘de’Priori delle 
arti, ed entrato in carica li 15 febb, del 
1293, « nativitote, persuase i suoi com. 
pagni, che per dare maggior forza al ps: 
pole era d'uopo aggiungere all'afizio dei 
Pricri uno di maggiore autorità degli sl. 
tri. Questo si chiamò il Gonfaloniere di 
giostizia, perchè alla sua custodia fo sfi- 
dato il gonfalone coa l'ineegua del popolo, 
che era la croce rossa nel campo bianno, 
@ ona guardia di mille soldati d’infaoteria, 
il cni numero poscia per doe volte si 
sa) 
Si i 
nome di Ordini della giustizia, per po: 
nire i potenti che avessero 
popilani, e fu deliberato, che qualanque la 
famiglia avesse avati cavalieri, (erano ia 
tutto 33 casste di mezseri) s’'intendese che 
Kiusero de’grendi, e che niuno di loro 
pr lesse entrare in seggio de'signori, nè 
diventare gonfaloniere di giustizia, o al 
caso de'saci colleghi. 


FIRE 


E a questo ordine di cose 

fatte le sompernie delle delle arti 0 Copita= 
dinî, dando si loro consoli qualobe auto- 
rità nei cossigli generali. 

Tali malzzioni di stato promovesdo 
accuse continue e severe ponizioni, dote. 
vano sempre più inacerbire per peura e 
pér sdegno i cittadini, i quali nom 
totti dalla nobiltà del sengue, ma per in- 
dustrie onorevoli, G et i fn 


159 








Jbettere questo, co- 
striogendo Giano della Bella ad’ allonte- 
narsì dalla città (sono 1295), cui tenne 
dietro il guasto che ci diede alle sue abi- 
tazioni, e la condanne di tutto il suo li. 
Gnaggio a un perpetuo esilio, 

Ml breve Met governo Gorentino 


grendi 
ch. di Firenze, cioè, 8. Croce, che è il Pan- 
teon dei Borentini, e S. Reperata, che di. 
venne quella maestosa cattedrale, la quale 
si vede sempre da tutti com maraviglia: nel 
mentre che l'arte dei mercanti di Cali- 
mala faceva sgomberare d'intorno sl betti.. 
stero di S. Giovanni le srche romene di. 
verchi erpoleri per rivestire con migliore 
disegno l’esterne mura di nobili marmi 
bianchi e neri, invene dei guesti e caden- 
U macigni. 

Nè questi soli furono i monumenti pub- 
blici, ai quali allora si dava opera; impe- 
rocchè si ajutavano di denari e di tutti i 
mezzi i frati Predicatori per l'edificazione 
della chiesa di 8. Maria Novella, e i frati 
Agostiniani per quella di S. Spirito, frat- 
taoto che s'ingrandiva le piazra contigua 
dopo comprate le case dei he 
nel tempo stesso che si dura compimento 
i atl'aoquedotto che dall'Aroo cotrando per 

Ghibellina conduceva per uso 
delle arti copiosa fonte ai lavatoj di $, Si. 
mone, e 
xa porta del secondo cerchio in Oltrarno 
al canto della Cucalia, porta che fa chia- 
mata di Giuno della Bella. 

Chiudevasi questo periodo di magistra 





160 FIRE 

tora con la merte del primo iolto fivren- 
tino Brunetto Lati con la esaltazione 
al papato di Bonifazio VIII, pontefice di 
alto ingegno è di grande ardire, quello 
fiewo vai avvenne lo straordinario acci. 
dente di trovarsi complimentato da dodiei 
diversi ambasciatori inviati a Roma io no- 
me di altrettanti governi di Europa, i 
quali totti interrogati : qual fosse la loro 
patria? risposero tutti esser nati citta 
dini di Firenze; per cui Bobifazio ebbe 
a proferire tale sentenza, che defini i fo 
rentini per on quinto elemento. 

Tonanzi che il secolo XIII spirasse, la 
Repubblica ordinò l'edificazione di due 
castelli regolari nel Val-d’Arno di sopra, 
sotto i i di iovanni e di Castel- 
Franco; diede principio al maestoso palar- 
zo di residenza della Sigooria, (ora il 
Palazzo vecchio) nel tempo medesimo 
che fece metter mano ad alzare i fonda- 
menti e le mura del terzo cerchio della 
città. — Ped. Comunva' di Fiazzzz. 









Sraro dî Fiazwex dal 1300 sino alle 
caccrara del pica d'Aranz. 


Allora quando uno si fa a comiderare 
Ia storia di Firenze, fra il declinare del 
secolo XIII e l'apparire e crescere del sos- 
seguente, resta sopraffalto e indeciso, se 
vi sin stata una generazione meno irre- 
quieta di quella, 0 se vi avesse altra città, 
che per copia di virtù, per chiari comini 
@ per private ricchezze di questa map- 
Giormente fioriere. 

Sennonchè cotante doti de’fiorentini, an- 
zichè patrimonio pubblico, essendo per- 
ziale corredo d'individui e di famiglie, 
queste e quelli, sia che fosse troppo vigore, 
‘© piuttosto antico livore, ad ogni piccola 
scintilla si vederano sceendere di sdegno, 
e convertire le personali discordie in pub- 
Bliche micidiali ostilità. 

Infatti per cause meramente private da 
due nobili famiglie consanguinee sorsero 
nuove fa- 














Mera. Ciascuna delle quali fa secolta e 
presa a proteggere in Firenze, da Donato 
Coni la Mera, da Vieri de'Cerchi la 
Bianca; due schiatte potenti, una più 
mobile, l'altra più ricca, e sempre fra 
loro mel d'accordo. Per moro tale che 
Pri cme primieramente tornò a mettersi 


FIRE 
in Firenze tanto scompiglio, che non velò 
la città, ma tutto il contado si divise: e 
molte volte batlagliando o in altra guisa 
si sacrificò chi per l’ana e chi per l'altra 





Pd i Ghibellini tennero vo’Cerchi, 
perchè speravano aver da loro meno of- 
fesa; vi si accostareno quelli ch'erano del 
l’animo di Giano della Bella, dolenti della 
soa cacciata. A questi si aggiunsero i 
renti e amici de'Cerchi © le pervone nos 
miche di Corso Donati, tra le quali il 
Eecdaso Malcpini, Bacher Tasigh, 
boe Tosi 
Como Adimari e Waldo Ghersrdini. © in 

Colla parte di Corso Donati tennero i 

rendi, amici e parenti soci, fra i quali 

de’Romi, Geri Spini e loro cossorti, 
Pazzino de’ Pazri, la maggior perte dei Bar- 
di, quelli della Tora, e molti altri messe» * 
ré, 0 cavalieri. 

Credendo, o per lo meno figarandosi di 
provredere dle discordie interne con P 
intervento esterno, la Signoria di Firenze 
pregò fl pepa Bonifszio VITI, affinchè 
andame un personaggio di sangue reale, 
per riformare la discorde città, che ben 
presto arrivò, li 4 novembre 1301, e fa 
molto onorato. 

Ognuno sa che Carlo di Valois giunse 
è disporre del governo forentino a se- 
conda dell’arbitrio mo; ogaun sa che poco 
dopo il suo arrivo farone coofenti ed 

li dalla petria Dante Alighieri, il pe- 
di5 del Petrisca e mollisimi altri di pare 
te Bianca, ai quali per giunta vennero 
confiscati e tolti i loro beni e le lore 
case disfatte. 

Esco le parole di Dino Compagni, te- 
stimone oculare: « L'uno nemico offen- 
deva l'altro ; si facevano ruberie; i poten- 
ti domandevano denari ai deboli; marita» 
vansi le fanciulle a forza; vocidevansi wo- 
mini, e quando una casa ardea forte mes. 
Carlo domandava: che fuoco è quello? 
gli era risposto ch'era una capanna, quen- 
do era un ricco palazzo, » 

Partito da Firenze Carlo di Valois, e dal 
mondo Bonifazio VIII, nuove divisioni fra 
i grandi e i popolani di parte Nere cau- 
ssrono nnove rise, moli e bettaglio cit 
tadine, tentochè la Signoria ricorse a Be 
nedetto XI appena fatto pontefice, rimet- 
tendosi ella sua elezione per avere un 
buon potestà. — Questo aneddoto storico 











FIRE 
Vena l'argomento di una lettera di Loi 
paps, spedita li to aprile 1306 da Monte 
Rosi alla Signoria, nella quale, nomina 
tre o qualtro candidati per cuoprire l'ufi- 
mio richiesto, esortando il Boren- 
4ino alla concordia e alla pace. Al quale 
scopo, egli soggiunge, aveva inviato è Fi- 
renze il card. fr. Niccolò vescuvo d'Ostia, 
descrivendone l'ottimo curattere nel modo 


Non trascararoso i feorusciti di trarre 
profitto da tanta desolazione @ spavento, 
cogliendo il destro, per rientrare con ar. 
mala mano in Firenze; e già erano în 
buco numero penetrati nella città, e dato 
principio al combattimento, se sn primo 
svantaggio noo li sbigottiva a segno da 
ritirarsi dall'azione, in gnisa che il loro 
colpo per poco senno e per viltà andò 
fallito. Invece di vittoria essi abbando- 
maruno molte vittime al furore della parte 
irritata ; la quale rivolse le armi contro 
de castella dei magnati di contado che s 
tali imprese avevano contribuito. 

Fa allora dai Neri dopo qualche resi- 
stenza preso e disfatto ai nobili de'Caval- 
canti i castello delle Stinche fra la Pesa 
e la Greve, e gli abitanti chiusi, 
muove careeri fabbricate in Firenze sul 
terreno degli Uberti, (anno 1305) atteal- 
mente copvertite in belle ed ariose abita- 





FIRE 4648 


#oja, i cui cittadini dopo ostinata difesa, 
per rabbia di fame, dovettero aprire le 
porte agli smalitori (li 10 d'aprile 1306) 
€ vedere, ad onta della espitolazione, st- 
terrare le mura delle città e le case dei 
grandi mettere a sacco. 

La terta impresa fo diretta ne) Mugel- 
fo contro gli Ubaldini, | quali con -bson 
numero di Ghibellini usciti di Firenze, si 
fecero forti nel cast. di Montaccianico; 
presso il quale la Repubblica fior. fece 
edifeare (anno 1306) la regolare terra 
morata di 8. Barnaba, osia di Scarperia. 

Prima ehe Panno stesso terminane il 


beldanza, vollero reforzare il 
coll'istituine I'aBsio dell'Eserutore 


carica fu Matteo de’ Terniditi di Amelia, 
sotto di cui si abbellì alcuna parte di Fi- 
renze, e di rifece la via de’Cavalcanti, og- 
gi delta di Baccano, di che resta ivi tat- 
tora la lapida con lo stemma. Al Terni 
ili, nel 1309, successe nel medesimo im- 
piego di Eseculore degli ordinamenti del- 


Fn realtà la com duArrieo VI ia 


dianti dilapidate. 
La morte dell'imperatore rinceorò il 


governo di Firenze che per un tempo de- 
Verminato si era messo sotto la protezione 
di Roberto re di Napoli. Imperocchè da 
questo coronato s'invisva costà il potestà 
sotto nome di vicario R., accompegneto da 
Balice cavalieri e de beroal dell 

Esso sopravvedeva alla giustizia tam- 
do nel civile che nel criminale, comandera 


168 FIRE 
la guerra previo giuramento, di attenersi 
fedelmente acli statuti della lepubblica. 
Frattanto muoti casi trassero nuova 
procella dalla parte di Valli 





apcranza di vittoria. Questa infatti 
tenue bre presto solenne e completa (30 
agosto 1315) contro l'oste riunita dei Fio- 
rentini, Senesi, Volterrani, Pistojesi, e di 
tattele Terre di paric Guelfa della Tosca- 
na, raccolta fra la Pescia maggiore e la 
Nicvole, in guisa che la battaglia di Mon- 
teentini fu quari uo altra disfatta di Mon- 
taperto. 

Dissi, quasi di Mootaperto, avvegnachè 
non giunsero questa volta i vincitori Ghi- 
bellini di mettere a soqquadro come allo 
ra feckro la Toscana intta; e se ad alcnni 
di essi in Firenze riesel di riporre il pie- 
de, mancò loro la forza di prendere stato. 
AI caftrorio i vincitori inssprirunn i vini 
talchè agli usciti prolnagareno la pena 
esilio, pubblicando i loro heni, e sen- 





















inte Alighieri, nel tempo stesso 
Izivano le nuove mura, dalla 
quella di 





Vi fu anche un viomeuto in cui Firen. 
ae si ralligrà, quando senti avvenota in 
un giorno medesimo (10 sprite 1316) 1" 
espulsione di Ugucrione dalla Signoria 





quali i Gorentini en tutti i loro alleati 
ben presto ottennero i prigioni fatti alla 
sconfitta di Montecatini. 

Sennonchè in luogo di Upuecione sorse 
in Castruocie un più intraprendeote capi. 





si 
legaachè egli diede 
susi che fare e bene spesso triste lezioni 
ai fiorentini Gnchè viue. 

Egli adunque senza alcuna provorazione 
rompendo can Firente la pace, alla testa 
dei lucchesi e dei pisani, nella primatera 
del 1320,e nuovamente pel 1321 e 1393, 
nella Val-di-Nicvole, e di la nel 









dunno € saccheggio si paesi aperti, o di- 
fori da muri e da rocclie dl cuntado 
reatino, e ardi prifino con l'oste di avvici. 
marsi a Prato. Lo stesse duce nell’anno 









FIRE 

1325 pervenne inaspettatamente a impa- 
drogirai di Pistoja. Qnest'ultimo colpo di 
mano di un destro politico e di an valuro- 
20 militare provocò tale ira e vergogna nel 
governo e popolo fiorentino, che si rac- 
colse in città un esercito più nameroso di 
quanti altri ne aveme avoti Firenze in 
proprio, senza contare l'aumento che ri- 
cevè dalle milizie a piedi e a cavallo delle 
città collegate. 

Ma una sì numerosa oste, che credeva 
di potere conquistare Lecca non che i 
peesi tolti da Castruocio, restò vinta con 
grande strage (li 23 sett. 1325), e in gran 
parte esangue 0 prigioniera di più accor- 
to capitano fra le patudi di Bientina e di 
Fucecchio. La rotta dell’Altopascio, che 
contasi fra le memorabili sconfitte degli 
eserciti fiorentiui, mosse il vincitore ver- 
so Firenze con l'idea di profittare della 
paura e dello scompiglio del popolo, onde 
con manuvra di mano maestra vedere d' 
‘impadronirsi del'a stesa città. Fu allora 
che'a insulto e scherno dei vinti fecc 
Battere moneta a Signa e correre tre palj 
da Peretola sino al ponte alle Mosse, che 
è on miglio presso a Firenze, mentre i fio- 
rentini stavansi riachiusi dentro le nuove 
mura che procurarono in massima fretta 
di circondare di fossi e fottiGcare. Se in 
quell’occisione non fosse comparsa a sal. 
vare la patria an’altra Velturia nella ma- 
trooa de'Frescobaldi, la quale per la carità 
delta patria distoglisse il figlio Guido Tar- 
lati vescoro di Arezzo dall’unire il suo 
esercito a quello di Castruccio, Firenze 
avrebbe dovatosoccombere a tanta sciagura. 

Ginnse poco dopo in sussidio Gualtieri 
duca d’Atene, in qualità di vicario interi- 
no di Carlo duca di Calabria coa 400 ca- 
valli. 11 quale Gualtieri 














berto scrumpagnato da una splendida cor- 
te. Ma le pompose feste date dai Gorentini 
per riconoscere quel principe in quasi as- 
soluto signore della Repubblira, piattosto 
che occuparsi in raccoglicre gente per ten- 
Ure di respingere il temoto Castruccio, 
fecero perdere tanto tempo, che quest'ac- 
corto capitano potà porsi in grado da ripa- 
rare a tutti gli assalto, che dopo gli furono 
mosi contro da più lati con la croce, con 
la spada e con le cungiure. 

Ad aggravare la somma di tante sciagure 





FIRE 
fl commercio di Firense riernii cuatempo- 
raneamente alla disfotta dell’AHopsscio va 
denne immenso pel fallimento di 00,070 
fiorini d'oro della società mercantile de’ 
Petri e degli Scali. 

Che più! e celere di Castruccio sta- 
va per muoverti dalla Germania com nu- 
marroso seguito Lodovico dura di Baviera, 

venire a incoronarsi re a Milamo, a 
Rios imperatore. Ma 1) copitano Iuccbcse, 





rifabbrirare i ponti, le mura e le vie del 
Com. di Firense si sposere più di 150,0n0 
Sorini d'oro. 

il sentire come pochi mesi 
dopo accaduto tanto fisgello, si tornasse a 
ricostruire. non solamente i ponti, muri e 
altri edifizi abbattati, ma si ipendessero 
grandi somme per lanpona, per il magni- 
fico palazzo alzato topra lc logge di Or $. 
Michele, dopo la provvisione dalla Signo. 
ria decretata, nel di 25 sett. dell'ani 
1336, mentre si gettavano i fondumcoti 





FIRE 163 
della torre maraviglicsa di Giotto; e lutto 
ciò nel Lempo stesso che si attendeva alla 
dispendiosa guerra e atla malaugurata com» 
pra di Loca, per la quale i reggiuri di 
Fireme spesero invano una disordinata 
soma di moneia, non calcvlandu quella 
che convumessi nelle guerte di Lombardia 
contro Mastino della Scala. 

Del dumiaio e della entrata che aver 
© Comune di Firenze tra il 1336 e 
1938 ne ragiuoò lo storico G. 
cittadino guelfo, e uno de'mer: ul 
reptini, quando le sua patria sicnoreggia. 
va in Pistoja, in Colle di Vald'Elsa e nei 
respellivi contadì, quando teneva 18 ca- 
















* stella murate del territorio di Lurca, e 


46 castella forti del distretto e contado di 
Firenze, senza le tante rocche e castelletti 
di proprietà dei cittadini, oltre una grsn» 
dissima quantità di tere, borghi e 
nen murale. 

La somma dell’entrate di Firenze stiva- 
si più che altrove. mel commerci», che fre 
mata la maggior ricchezza dri cittadini; 
i quali però ebbero poco dupo fins fatale 
sooesa nel fallimenio dell 
Pervzzi e dei Bardi, cre. 








fioriai d'oro per mmministrazioni futte « 
Eduardo II re d'Iughilterra, che noo tro 
vossi in grado di soddisfare. 

Pareva alla Sigsorla di Firenze di non 
potere fra tante avventure sostenere. me- 
glio il governo che affidandone l'esecutivo 





ansi dupo la graud’alluvione, senz'ebbligo 
i tbbidire agli ordini della giustizia, nè 

di render conto sd alcuno fuori che ai 
Priori delle arti, tenne sl aspro e crudele 
i gorerno che alcune potenti famiglie cer- 
earono di cupirare nella città per abbet- 





Baldi, de'Rosi, de'conti Geil, i Paesi di 
Vald'Arna, i Tarlati di Arezzo, gli Uher. 
Gini, gli Ubaldipi, i Guazzalotti di Proto, 
{ Belforti di Volterra e più altri: i quali 
dinveano levare la città a rumore per ucci 
dere il capitano della guazdia, e rifare in 
Firenze nuovo stato. E sarebbe loro certa- 
mente venuto fatto, se nen vi fosse stato 
chi rivelame la congiura, che scoppiò cum 
trito effetto dei congiurati nel settimo 
compleanno della disastrosa pieva dell 





164 FIRE 
Arno, cioè il di d'Ogaissanti 1340. Era 
nel numero dei congiurati mess. Jacopo 
de'Frescobaldi priore di S. Jacopo Oltrar- 
mo, quello stemo che nel 1335 alienò al 
capitolo fiesolano i terreai posti sal poggio 
dove fa la rocca di Fiesole, e che a cagion 
di simil coagiura fa condannato come ri- 
belle del governo oxa la cosfisca de'moi 
averi. — Ped. Fiesta prg. 113, cel 1. 
Da tale macchiassione macqae ana ri- 
forma nel regime di Firenze, da quale 
frattò, invece di uno, dae 
abusivamente detti, della pace. A questi 
fa socordata maggiore autorità di priesa, ad 
uno per sorcegliare la città © all'altro il 
contado; siochè dal cattivo gorerao di co- 
storo si venne presto a cadere nelle pessime 
mani di Gualtieri duca d’Ateoe, chisma- 
40 a coprire lo stemo ufisio di Conserva. 
tore della pace, quale altre volta esercitò 
cea plauso e giustizia. Cosicchè poco dopo 
#1 popolo si diede di buona voglia ia brao- 
cio a lui acclamandolo, invece di Con- 
servatore per un anno, Siguore di Firenze 
6 Principe a vita coa illimitata sutorità. 
Che però se al duca riesci facile di aogni- 
tare la città e dietro a essa tatto lo stato 
di una Repubblica che in libertà aca sa- 





ni medesimi, 
elamato ppi nino . 

Le accme secrete, i tormenti, le con. 
danne in denari, le panizioni a on daro 
carcere, al taglio della testa, della lingua 
© della maao, ed altre turpitulioi e dis. 
solutezze, farono i flagellì che subentraro- 
no alle esaltanti feste di gioja fatte nel di 
8 settembre 1362 a onore del duca d'A- 
tene. A rendere le quali più. solenni vi 
concore perfino la persona più rispetta 
bile della città, quale fa il vescovo fr. 
Aogelo Acciajuoki, che a coronare la festa 
dele Signoria, del duca Gualtieri, die 

VO ie ‘eredute 
del mascherato priacipe appresso il 


PoReituacooe manicra di operare del du- 
ca d’Atene e dei suoi satelliti, gli preparò 
contro ia ua tempo medesimo tre cospira- 
zioni diverse, di grandi e di popolani, sen- 
ga che una sspesse ana dell dell'altra. 

Lo stesso vescovo di Firenzb Acciajuoli, 


FIRE 


pentito di avere ingiustamente lodato if 
ragno, si era fatto capo della prima e 
più forte congiara. Alla testa della vesoa. 
da ci posero i Dmati e i Pazzi, meotre 
della terza cra il primo Antonio Adimari. 
La scoperta di tante e sì numercse ma- 
chinazioni sparentò, ma non avvili il da- 
6a, il quale si proparava a farne vendetta 
dasuo pari, quando tutti i cittadini corsero 
armati in piazza per assediario ia palazzo, 
tracidare i suci agenti e cacciare via il 
tiraano dalla residenta dei Signori com 
perpetuo esilio dallo stato, 

T 21 gonfaloni delle arti maggiori e mi. 
nori, che oga'anno nel giorno di $. Anna 
sventolano intorno si pilastri della chiesa 
di Or 8. Michele, rammentano la festa an- 
niversaria della cacciata del daca d’Ateno 
(26 luglio 1343); il di cui governo aca 
lasciò altra memoria lodevole faori di quel 
la che per tristezza sas derivò in ben alla 
città, mercè la rianione di molte famiglie 
oospicae per odio inveterato fra eme d'eni- 
moalienate, cla magnifica strada che a tom- 
po sno fa ampliata da Or S. Michele sino 
allo sbocco della piszza della Signoria. 


Sraro di Prswse dal 1363 alla 
carrsovazione di Pisa. 


Posata alquanto la città dal farore dopo 
le cacciata del duca d'Atene, 14 cittadiai 
rp dal popolo sotto la. presidenza 

del vescoro Acciajaoli si cocaparono di 
riformare il governo e le magistrature; e 
vinse i partito che i magnati fomero a 
parte degli ufizi per maggior unione dell* 
niversale, in gaina che i grandi entrarono 
nel cagietrato della Signoria per ua ter 
sa perte, e negli altri ufizi per la metà, - 

Era stata Goo allora la città di Firenze 
divisa per Sesti. cinque alla destra. e uno 
alla sinistra dell'Arno, questo era nomina- 
to di Olsrarmo, gli altri ci 
$. Piero Scheraggio, Borgo (SS. Aposto. 
H), &. Pancrazio, Porta del Duomo e 
Porta S. Piero; cosicchè, sei Priori (Sì- 
guori),ano per Sesto, si erano fatti. Eccetto 
che per alcone mutszioni già da noi av- 
vertite, talvolta 12 e 13 col gonfaloniere sì 
vennero a-creare, ma poco di poi erano 
tornati a sei. — Parve bene di riformare la 
città da Scatieri in Quartieri, sì per cuere 

Sesti di Oltrarno e di S. Pier Scherag- 
gio i più imposti degli altri, sì perchè dei 
Grandi ago per Quartiere elegger ci voleva. 











FIRE 
. Mom ostante simili adeore governative 
nà i grandi ci acquetarono, nè il 
trovò contento di averli per coll ne 
Gl'impieghi maggiori, nè la mediazione del 
vescovo Acciajoli bastò a contentare gli 
sale gli diri. 

Contro tali e così frequenti motazioni 
sall ordine del governo, che soggettarano 
Firenze a conlinus agitazioni e a sempre 
la penna dell’esale poeta, quando rivol- 
gendosi verso la patria esclamava : 
Verso di te che fai tanto sottili 

Provvedimenti, ché a messo novembre 
Non giunge quel che tu d'ottobre fili. 

(Danra. Purgat. cv.) 


Ciascano infatti avrebbe co 
ciato che fa da Firenze il duca d’Atene, che 
potessero i cittadini vivervi quieti, qaorati 
eli 
tant 
meo! 
pedi 
ren 
firut 

E 
dox 
bita 
mor. 
bili 
te dei ponti e nei ca : e fu tanto 
sicrisgazrionti st 
si trovarono da ogni lato costretti a cedere 
all'impeto di tutta una popolazione arma- 
ta, e quindi a Lasciare l’afisio. dei Sigoo- 
ri totalmente ia mano degli artigiani. 

Fu allora che dal ito vincitore si 





appellati ieri, promossa dai molti im- 
cendj die ai E pa accsdevano; 
ve 





FIRE 
€ fo destinata la ‘campana 


165 
che si recò da 


si Vernio, quando e'appigliara il fuoto di 


notte, a darne il cenno dai merli del pa 
lazzo del popolo. : 

Provvidesi esiandio all'indennità di co- 
loro, i quali avevano prestato al Comune, 
con iscrivere i loro crediti pei libri del 
debito pubblico, mercè d'un provvedimen- 
to deliberato nel febbrajo 1345, Il qual 
debito si trovò che ammontava a 570,600 
Sorini d'oro; cui vi erano da aggiugnere 
quasi altri 100,000 Borini, perragione della 
compra di Lucca, pretesi tino della 
Scala. Pel quale debito la Rep. accordò ai 
creditori dello stato il 5 per 100 d'usi- 
fratto; ciò che diede origine 21 Moote dei 
5 intieri (Mons quinque intégrorumì, 
espressione talvolta specificata negli atti 
posteriori a quell'età. 

A rinfrencare i creditori del Monte c0- 
mose la Signoria di Firense destinata 
aveva una parte delle rendite lego 
belle comunitative. Quali ese ca 
qual somma, all'anno 1338, ascendessero 
vimili proventi e le maggiori risorse della 
Rep. fiorentina, lo lasciò scritto a memo. 
ria dei posteri Giovanni Villani nel lib. 
XI della sua Cronica; al cap. ga della qua- 
le apparince, che : il Comune di Firenze 
di suo rendite Gse aveva assai piccola en- 
trata, ma reggevasi in‘quei tempi per ga- 
belle, e nei casi di bisogno, per prestanza 
0 imposte (Balsello) sopra le ricchezze 
dei suoi cittadini. Lò quali gabelle ven- 
devansi somualmente all'incsato, o rende- 
vano al governo ua sono per l'altro circa 
3eo,00oliorini d’aroallorquendo questa ma 
neta si spendeva a regione di lire 3 e sol 
di a a un circa; lo che corrispondeva a 
930,000 lire. Allo streso ‘nota pure 
il Vilani, che pè il re di Napoli, nè quel- 
lo di Sicilia, nè quello di Aragona avere. 
mo allora tanto d'entrata. 






Rendite fine di Firenze innanai, 
da perte dil 1348. 
Renderanole gabelle delle porte 
pel generi che ° 
che uscivano dalla città, fforini 
Quella della vendita del vino a 
mineto, . DI 
L'estimo del contado, » 
La rendita del sale, 





fior. 1931050 
ni 


166 FIRE 


N. B. Le anzidette 4 moggiori gabelle 
erano destinate, nel 1338, a far fronte alle 
spese della guerra diLombardia,.he in me- 
si trentuno e mezio costò al Comune di 











Firenze più di 600,000 6orini d'oro. 
Somma a tergo... . fior. 193,050 
Lagabella sopra iprestatori, » 3,000 
— dei contratti » 20,000 
— delle bestie e dei macelli 
della città, » 15,000 
— dei macelli del contado, .» 4,400 
— de'le farine e macinature, » 4,250 
— delle pigioni della città, » £,150 
— delle Jel contado, » 550 
- dei cittadini che andavano 
di foori in impiego, » 3,500 
- accuse e scuse, » 1,00 
— dei mercati della città per 
Ve bestie vive, » 2,000 
— dei mercati del contado, » 9,000 


600 





. 750 
7,000 





— delle Trecche, e Trecconi, » 450 
— della tasca e mallevadoria di 
portare l'arme,a soldi 20 per 
cisscano. » 1,300 
— dei Meni, . » roo 
— dei foderi del legname che 
venivano per Arno, » 50 
— dei richiami dei Cons.dell’ar- 
ti perciò che toccava alCom.,» 300 
— degli approvatori di malle- 
250 


vadorie, ». 
1 beni dei ribelli banditi ren- 

devano, almeno » 
N guadagno della secca salla 





1 nobili del contado pagavano, » 
L'entrata de' difetti de’ soldati 
a corallo e de'fanti, » 
Quella delle prigioni, » 
Totale, fiorini 306,00 

Si avverta «he varie rendite, come quel- 
la delle gabelle sulle mulina e pescaje, 
delle possesioni del contedo, e altre mi- 
nori entrate del Com. di Firenze, sono in- 
Cicate venza derne la scamma dallo stesso au- 








FIRE 
tore.Il quale dopo aver moverate nel 
tolo susscgoeate (93) le spese dei diversi 
impiegati civili e militari della città di Fi- 
renze, discorre nel cap. 94 del numero e 
classe dei soci sbitanti, delle quantità del- 
le parrocchie, conventi, badie, ec. In gni 
62 che stimavasi che fomero allora‘ in Fi- 
renze da 25,000 nomipi at 









tra i quali 1500 nobili della classe 
grandi con 95 cavalieri di corredo. 
Si battezzavano in questi tempi in Sen 
Giovanni per anno dei 5500 si 6000 bam- 
ini; nel qual numero per altro è da av- 
vertire esservi comprese le parrocchie su- 
borbane dipendenti dalla pieve maggiore 
di S. Reparata. Calcol rale popolazione 
totale della città a circa 90,900 bocche dal 
consamo del pabe che bisognava di conti- 
nuo, sebbene mn tal calcolo fosse Per ria- 
scire assai fallace, sia perchè la maggior 
parte de’ricchi nobili e agiati cittadini 
stavano con le loro famiglie £ mesi dell’an- 
no,e taluni più, nelle loro ville di contado, 
sia perchè molti di loro panizzavaso per 
conto proprio. 
Entravano in Firense nel giro di va 
anno, da 55000 cogni di vino, e in tempi 








di abbondanza sino a 65000. 

Si macellavano per sono i seguenti ca- 
pi di bestie: 
Manzi e vitelle circa n° 
Aguelti, castrati e pecore > 
Capre e becchi » 20,000 
Moajali » 





moegia N. 16 
Entravano pe) mese di laglio della por- 
ta S. Frediano some di poponi £000,6 tut- 
fe si distribuivano nella città. 

I fanciulli e fancialle che frequentavano 
le senole di erzno circa N. 10,000 

Quelli che imparavano l'abbaco im sei 
grandi scuole pubbliche, » 1,200 

1 giovanetti che studiavano grammatica 
€ logica im 4 grandi scuole, » 60 


Le chiese, fra quelle della città e dei 








sabborghi, N no 
cioè Parroochie, N° 
Badie con 8o monsci, » 5 
Priorati, » 2 
Conventi di frati, » n 
Monasicri con 500 donne» 24 
N° io 





FIRE 
Preti cappellani, x 
Spedali per‘1000 poveri e infermi,» 30 
Bolteghe dell’arte Cella Lana, » 200 

Queste impannavano da 70 in 80 mila 
pezze di panni lani, che valerano 1,200,000 
fiorini d’oro a un circa, e davano lavoro 
da vivere » più di 30,000 persone. 

1 ivndachi dell’ars di Calimala, ossia 
de'mercanti e acsonciatori de'paoni fore- 
stieri, erano intorno s venti. Essi accon- 
ciavano ogn'anno pi 
panni che facevano venire di Francia e 
da altre parti oltramontane, per la di 
300,000 fiurini d'oro, « tatti questi panni 
eran veuduti in Firenze, senza conterc 
quelli che si rinviavano all’estero. 

I banchi dei eambisti erano circa Bo. 
Le botteghe di setajoli, 83 

Si coniavano ogn’anno di moneta d'oro 
fiorini 250,000, e talvolta sino a 400,00c. 
Di moneta d’argento da quatiro piccioli 
l'una se ne batteva circa Lire 20,000 
N collegio de’giudici era di circa N° 80 


800 








Quello dei notari, . » 60 
I medici e cerusici circa » 60 
Le bottezue de’speziali intorno a » 160 
1 forni della città » 146 


I mercatanti e merciaj erano in gran no- 
mero, e da non potersi contare Je botteghe 
delle arti e mestieri minori. 

Oltre a ciò pon vi era cittadino, popo» 
lano o grande, chc non aveme già edifira. 
t0, 0 che non fose per costruire in contalo 
una qualche possessione con belli edizj e 
molto meglio che in città. « E sì magnifica 
cosa era a vedere, (cito le esprersioni del- 
Io storico) che i forestieri non usati a Fi- 
renze venendo di fuori, i più credevano 
per le ricche sbituzi ni è belli palagj che 
ersoo d'intorno a tre miglia a Firense, 
che tutti fomono della stessa città, cenza 
dire delle case, torri,.cortitie giardini mu- 
rati più da lungi, talchè si stimava che in 
torno a sei miglia aveva tanti ricchie no- 
bili abituri che due Firenze non svrebbo- 
no tanti.» 

Tale si manteneva lo etato di questa ca 
pitale dopo la cacciata del duca d'Atene, 
quando due più micidiali e invisibili ne 
mici, uno dopo l’altro,vennero ad asealirla, 
e giunsero quasi a distruggerla; voglio di- 
re la desolatrice carestia del 1346, € 1347, 
e la memorabile pestilenza del 1343 da 
Giovanni Boccaccio con tanta eloquenza 
descritta. 





FIRE 167 
Per j quali dee Aagelli mancarono in 
questa città quasi 100,000 persone: se po- 
re non fu esagerato di troppo il novero 
dato dal Boccaccio; aviegnachè 10 anni 
innanzi, per aserzione di Giovanni Vil. 
lapi, rimasto vittima' di quella pestilenza, 
la popolazione di Firenze, noo compresi 
gli abit. delle parrocchie suburbane, sti» 
che fosse di circa 90,000 abitanti. 
msegaamenti che il Comune aveva 


i accordati per proseguire la grandiosa fab- 


brica di SP itaria del Fiore in questi poni 
di traversie furono sospesi, siccome lo tss- 
nifesta un’inanza degli Opersj di quel 
tempio presentata al magistrato del! 

ria li 12 anorzo 1350 stile comune; nella 
quale fu esposto: come fino dall'anno: 332 
era stato ordinato dai Siguori Priori, che 
quelli i quali compravano le gabelle del 
Comune pasassero agli Operaj della noova 
cattedrale doe denari per lira dell’incasso 
che rilraevano per servire alla detta co- 
strazione; e siocome un tal ordine nea 
era stato osservato, e per mancanza di 
mezzi gli Operai erano sul punto di duver 
sospendere la fabbrica con disonore del 
Comune, per ciò domandavano la confer- 
ma di tale provvisione. Infatti la Signoria 
rescrime per l'esatto adempimento di ciò 
che fa deliberato nell'anno 1332. (Asca. 
Dist. Fiona. Carte del Bigallo.) 

Ad acerescere nuova alla 
desolata ciità ci aggiense, tre anni dopo, 
la manifesta estilità d'un potento priocipe 
in mess. Giovanni Visconti arcivescere di 
Milano. Il quele,impadronitosi di Bologna, 
inviava per la valle del Reso va numero 
to esercito, che, oltrepassato 1°Appenaino 

latofa, 





del Visconti gl’Ubaldini delMagello, i Par- 
zi del Vald'Arno, gli Ubertini di Vald” 
Ambra e i Tarlati di Arezzo. 

Finita che fa cotesta dispendios guerra 
con il trattato di Sarzana (anno 1353), 
Firenze ebbe che fare cen le compa. 
guie di avventurieri rimate senza offe- 
rente che le sssoldame. E quasi che ciò 
non bastasse a tormentare i Gorentini, so- 

inse altra cagione di srandalo per 
Liic'intertind di doe poteoti famiglie, gl 
Albizzi e i Ricci; le quali rinaovareno 
«oa la ripristinazione dei capitani di Par- 


168 FIRE 


te Guelfa le tragiche sorne dei partiti, e 
Ve persecuzioni verso i cittadini temoti, o 


pergfcnsraigaie gi podiaag nidi 
fn suo arbitrio di ammonire chiunque cit- ni 
tadino repatasse non perfetto Guello, pri- 
vandolo per tal quigo del ditte di po. 
ter concorrere ad esercitare alcen ufcio, 0 
impiego civile mella Repubblica. 
auf seregnaci un tl modo di procedere 
a molti,e inelusive a Uguecione 
pe gore pit y careniglol; esco 
do entrato uno dei priori (sano 1358), con 
pitra Legge provride, che si sci copitazi di 
Parte Goelfa tre se ne 
Pe de re aeree, dei 
noe si ammonire va cittadino, se 
prima una depetazione di 24 Goelli non 
erefermane la sentenza dei capitani di 
Parte, che sveva chiarito, 0 dichiarato 
muo come Ghibellime. 
Nè è da pesare solto silenzio, che in 
trezzo a simili vicende civili, politiche e 


100,000 fiorini (anno 1355) per la confer- 
gna degli anfichi privilegi; di spenderne 
35,000 per le costruzione delle mura ca- 
Stellane di $. Casciano in Val-di-Pesa; e 
ciò nel trmpo istesso che accerchiavasi la 
Verra di Figline, e che abbellivazi la città col 
prosegsire la sospese fabbrica della cat- 
tedrale, col terminare il cerchio delle 
mora di Firenze fra porta S. Galle e porta 
le Croce, coll'ampliare la piazza del popolo, 
« col dar principio alla magnifica loggia dell’ 
Orragna, appena che questo insigne artista 
«hbe compito il sontacse taberascolo del- 
la Madonna d'Orsanmichele, il quale costò 
Va forte comme di 80,000 Gerini d'oro. 

A tanta prosperità intera corrisponde. 
vano le cose di fuori, sia per l'espulsione 
della compagnia del conte Lando dal terri- 
torio Borentino, per la quale Firenze ac- 
colse con pompa strsordinaria e quasi 
trionfo il capitano Pandolfo Malatesta con- 
dottiere dei sasi eserciti; sia per l'acquisto 
che si fece poco dopo (enmo 1360) de’parsi 
tolti ai Tarlati, agli Ubaldini e ai Bellorti, 





FIRE 
mobili cittadini la tirannia dei di 
Parte Guella, i quali ad onta della legge del 
1359, che deveratenergli in freno, averano 
ricomimcialo ad asmonire senza riguardo, 


© pietà. 
Nè guari andò che alcuni nobili Gereati- 
ni,stati esclusi dagli impieghi come ammo- 
col dsano pabblico ves- 
ica delle ore private ratarano nico 
te meno che di dare Firenze in mano al 
Viscosti di Milano. Figerava nel numero 
dei congiaratiBartolonmeo de’ Medici,vomo 
asdito ed grande animo, i qualeso pe ri 
morso di carità di patria, o per 
im pericalo, svelò (anno 1360) 1 segreto a 
Silvestro, fratello più virtuoso e di matora 
amsatinimo della sua patria, pregandolo 
di allo scampo seo ed a quello 
della repobblica. Infatti i capi della coo- 
Giura forono arrestati e decapitati, e tatti 
gli altri condapnati all'esilio. 
Con l’anno 1361, dopo molte reciproche 
violazioni di trattali, si venne ad un'aper 
ta rottora tra, i forentini ed i pisasi 








4 quali erano “da cinque ansi inaspriti, 
per aver quelli abbandonato il Porto pisa- 
no e stabilito il loro commercio mariti» 
i mo nella Maremma senese al porto di Ts- 
lamooe. 

Nel mentre si vivera nella città con si. 





rava le cose politiche all’esterno; fra le quali 
ie maggiori che accademero nel1361 
fa di spedir gente a liberare Volterra dalla 
tirannia di Bocchino Belforti, mentre 
porgevano ajuto i pisani. Ciò bastò 
sprire la ferita riaperta mel 1359 a cagio 
ne delle antiche franchigie tolte dalla ro- 
pubblica di Pisa alle mercenzie dei Gor. 
che venivano per lavia di Porto pisano, e 
che costrinse il Comune di Firenze ari 
volgersi verso Siena per giovarsi 
dei saoi porti, benchè questo fome più re- 
moto e assai meno coprodo scalo. 

Le piocole e indifferenti scarammocie 
accadute, dal 1359 al 1361, fra i due po 
poli non presero l’aria d'an’aperta ostilità 
se non dopo l'occupazione d’on castellet- 
to copra Pescia (Pietraboona); pel quale 
si accese tale incendio, che diede occasio. 
ne ad una guerra disastrosissima, tanto 
per Firenze, quanto per Pisa. 

Avvegnachè, se la prima compagna fa 
quasi sempre nell’esito delle battaglie fa- 
vorevole ai fiorentini, nella soconda e ter- 




















FIRE 


i rivoltò la fortuna dal lato dei pisani; 
per la morte del prode capitano Pirro 
Farnese; sia per la peste che tornò a lare 
strage iu Firenze, dove toke ai viventi 
vo aliro storico in Matteo Villani ; sia per 
l'ajoto di una numerosa compagnia d’av- 
ventarieri inglesi che, militando per la re- 
pubblica pisanasti diedero a percorrere a 
man salva e da ogni lato ardere e meltere 
a sacco il contado fiorentino sino alle mu- 
ra della capitale. 

Ma ogni scorso, se non bastò, a ripa. 
rare Matti i i danni accaduti, fa cancellato 











proseguire la gran torre di Giotto e la 
fabbrica della chiesa principale ridotta 
già al chiudersi delle sne volte ; e fu nell’ 
anno 1366 che in questo ssero grandioso 
edifizio ebbe Inogo la prima fanzione pub- 
blica, allorchè il cav. bresciano Guglielmo 
de'Pedezzocchi, come potestà di Firenze, 
prestò solenne gioramento nelle mani del 
Gonfaloniere di giustizia Michele Castel 
Jani assistito dai Priori delle arti, da'Col 
legi e da un immenso popolo. 

N a per altro vivere in pace i 
fiorenti sospetto che essi avevano di 
due grandi potentati,sl momento che s’in- 
camminavano verso 1° Italia, il papa Ur- 
bano V da Avignone per la via di mare, e 
Pimperatore Carlo IV d dall’Alemagna per 
l’Alpi della Chiarentana (Carniola). 

Ma l'oro e la destrezza del fior. bastaro- 
mo a riparare tutto; talchè ad essi fu affidato 
il difficile incarico d’intromettersi pacisrj 
tra la nubiltà e ii popolo di Siena dupo la 
sollevazione det 1368, ch'ebbe a costar la 
vita a Carlo 1V in mezzo a ana numerosa 
cavalleria costretta a prendere la fuga; e 
fo pere opera dei fiorentini quella d'in- 
darre (sano 1369) l'imperatore stesso a 
Timettere alla testa del governo di Pisa 
Piero Gamsbecerti, ch'egli medesimo pechi 











FIRE 169 
anni innanzi aveva fatto esiliare dalla cua 
patria. 
quale ultimo avvenimento fa di pre- 
ristabilire con profitto recipri co 
pisani e i Borentini le antiche iron 
chigie delle mercanzie, tornando questi ad 
approdare con i loro legni al Porto pisano, 
e abbandonsndo quello più remoto e me- 
mo sicuro della Marcmana senese. 

In una parola la politica fiorentina per- 
enne quasi nel Lempo stesso a sventare i 








Agnello 
recuperare la Terra di Senminiato ad on- 
ta di un esercito milanese che difendeva i 
saliera, col cri ppm È 
vere Frrmdemere ce- 
ra contro i maneggi della diMilano, 
condivvandoli col denaro, per ridurre il vi. 
imp. Carlo IV È lsoiase Lucca 


forze e il pensiero del nemico verso i suoi 
stati, portando’ la guerra in Lombardia, 
sebbene questa riesci di corta durata. 
Ma per fatalità delle cose ussane, se il 
più delle volte le guerre esterne solevano 
altemprare e assrpire le discordie interne, 
la pace con le putense limitrofe era qua- 
il prelodio 
ie 


Per i suot meriti nelle guerra pisana 
di grande era stato fatto popolano il valo- 
roso difensore di Bargs, Benchi de'Beca- 
delmonti, mercè cui egli diveniva abile 
a poter sedere pel magistrato de'Signori. 

Nel tesapo che il Benchi sspettava di en- 
trare dei Priori si fece una legge: che nie. 
no de'grandi fatto del popolo potesse eserci- 
tare quella magistratera se nea dopo un 
intervallo di anni venti,a meno.che le per 
sona graziata non molame arme e casato,ri- 
fietando la consorteria e agtica. 

Il quale maligno divieto mome a sdo- 
(uo la persona che più di ciescun’altra era 
ateta presa di mira, siechè il Benchi, ac- 
cozzatosi coo Piero degli Albizzi dittato» 
re della setta de'Gaeili, indusse il liranni- 
co magistrato della Parie a tornare ad 
ammonire eci più ferocia di prima. — 
Per le quali sciagure molti probi cittedi» 
ni mossi dell'amore della patria, dopo ve 
rii consigli si recarono nel palazzo del po- 


470 FIRE 
polo per indurre la Signoria a porre un 
rimedio a cotanto arbitrario e oppressivo 
procedere contro il vivere libero in un 
paese che aveva nome estemma di libertà, 
Il provvedimento preso (anno 1392) dai 
Signori iu di ercare î Dieci di Libertà, e 
di affidare a 56 cittadini il difficile incari- 
co di liberare con mezzi opportuni la Rep. 
da tali ingiustizie. Tale provvedimento sp- 
punto servì per dimostrare quanto fosse vero 
l'assioma politico del Machiavelli, quando 
disse: che gli assai nomini, sono più atti 
«conservare un ordine buono, che a sa- 
parlo per doro me. ritrovare.—ln- 
,6 deputati 
rono più a spegnere le, esistenti sette 
quello, che a tor via le cagioni delle futu- 
re, nè l’ona cosa nè l’altra conseguirono, 
Imperciocchè esi esclusero pcs un tricn- 
nio da tette le magistrature tre principali 
individui ceIle fami; izzi ici, 













messi fra i capitani di Parte, cagione pri- 
maria di ogni scandalo. La quale de- 
liberazione, se tolse per eguale misora si 
due capi di setta il seggio della Signoria, 
quello del magistrato de’ Guelfi restò 
aperto a Piero degli Albizzi, dove tenera 
grandissinna autorità; e se prima egli 
suoi fautori erano all’ammonire caldi, 
ventarono dopo questa ingiuria ardentis- 
airmi. Alla quale mala volontà nuovo ar- 
dire si aggiunse, dopocbè nel 1393, per 
timore di quel tremendo tribunale,non so- 
lo fa rigettato dal senato fior. il progetto 
di ana legge il cui scopo era: che nessu- 
na ammonizione avesse effetto per l'avve- 
nire, se prima non futse approvata dal ms- 
gistrato de’Signori e dai Collegj, ma appe- 








na che escl disignoria il Petrobuoni, de cui , 


tal riforma venne proposta, fu egli arrestato 
e, quasi per grazia, condannato all'esilio 
dai Robespierre della Rep. Borentina. 

A coteste vendette cittadine si aggiun- 
sero pubbliche afflizioni colla carestia del 
1394, e con l'ostile contegno del cardinal 
di è. Agnolo Legato di Bologna; il quale, 
sozichè sovvenire i Gorentini di viveri, 
mentre di questi tutta Romagna abbonda- 
%a, come appari la primavera del: 375, con 
grande esercito» valicò l'Appennino di Fi- 
renzuola nell’animo di affemare e così di 
qoter impadronirsi di Fircoze. La qual 
impresa sarebbe socceduta sscondo i suol 





FIRE 

voti, se le truppe mercenarin fossero state 
più fedeli al Lecato, e se ai Goren'ini fos- 
se mancalo il rimedio Potentissio, cui sa- 
pi vano ricorrere nei mali più perigliosi, per 
corrompere la compagni jaglme, moreè il 
regalo di 130,000 fivri 
la ad abbandonare il ca 
spettare per 5 anni il di ] 

Nè questo bastò alla Signoria intenta a 
punire l'ambizioso porporato nemico.Impe- 
rocchè quella guerra, che nou si voleva in 
casa propria, fu portata nello stato donde 
era pactita. Si creò tosto uo magistrato li 
otto cittadini, chiamati dal popolo 
Otto santi dell: guerra, con autorità di 
poter operare senta appello, e spendere 
senza darne conto. Si fece lega con Berna 
bò Visconti, si psero delle tasse sul cle- 
ro, e si giunse in; ochi mesi a far ribrl- 
lare al pontefice molte città, fra le quali 




















. Forlì, Gubbio, Città di Castello, Perugia, 


rom-na, come prima suoi ami 
crstaniemente e validamente difesa, cul 
suoi nemici la potevano senta timore af- 
fliggere e meltere a soqquadro. 

Essendo morto il papa Gre,orio XI 
(anno 1378)e rimasta Firenze senza guer- 
ra di fuori, tornò s viversi in gran conf 
sione dentro la città, Cure i capitami di 
Parte erano giunti atanta audacia che, nè 
ai Signori, nè agli Otto di guerra porta 
vano alcuna riverenza, per modo che coll’ 
am.ronire divennero gli a:bitri del potere 
ei padroni di escludere dagli’ uffzj più 
importanti della repubblica chiunque da 
loro fosse stato preso 

La prima coraggiosa resistenza a 
tirannia vennc da una famiglia di ricchi 
popolani, che acquistando sempre più 
credito e fortuna si pose più tardi al timo- 
ne della repubblica, e finalmente se ne 
appropriò tutto il carico. Quel me.ser Silk 
vestro de’Medici, che pochi anni iunanzi 
aveva rvclato alla Signoria la congiura, in 
cui era implicato il di lui fratello, quello 
stesso fu il promotore di una legge che }” 
oligarchia dei capitani di Parte doveva raf- 
frenare, e agli esali, al pari che agli om 
moniti, dare speranza di poter esere alla 
patria e alle dignità richiamati. 

La legge stessa arringata, combattata e 















popolo 
a secompiglio totta la città, e che partori 
la popolare sedizione, meglio conosciuta 


eri ere virette praliche per richismarli in 
città a costo anche di dare la petria in ma- 
mo a uns qualche potenza nemica. 

M che eva cagione che in Firenze con 





derza della casa, nè 
sua, per campare n 

Ai quali pericoli, oltre l’aggiungere altre 
leggi e nuove armi soldare in fortificazio- 
ne e difesa del Comune, con una somma di 
danari si provvide che il re Carlo di Da. 
razzo, sù cui i fuorasciti sppoggiavano 
ogni speranza, nel passaggio dalla Toscana 
non recasse molestia alcuna alla Bepob 
blica Gorentina. 

Tn mezzo a tanti avvenimenti la tran- 
quillità interna non fu scontolta, se non 
quando (anno 1381) la violenza di due po- 
polani tolse ad arpata mano dalle carceri 
del capitano del popolo an falsoe vilissimo 
accusatore d’ innocenti e ragguardevoli 
cittadini, meritamente condannato al sup- 
plizio. 

Tale violenza scandalizzò la città; eGior- 
gio Scali,uno dei suoi prumotori,venne ar. 
restato, giudicato e con alcuni dei suoi più 
stretti amici in mezzo sì popolo armato in 
pubblica piazza decapitato. E perchè Firen- 
te era piena di diversi umori e desiderii, 

ognuno, innansi che l'armi si possssero, di 











Pole minato. Io tito, per che 
terminame l'anno 1381, si formò un go- 
verno, per ii quale alla patria tutti i con- 
Buati dal giugno 1978 in pei si restitui- 
roso, nel tempo strsso che ripristimossi il 
mogistrato dellaParte, e che allearti infme 
e alla plebe fu tolto l'onore dai Ciompi sc- 
cordato gi emere senmene agli e63j e alle 
magistratore della Rep., riduconilo ai terzo 
1 Pribri delle arti saleeri cd peledendo 

dalla dignità di goo! ere di giu. 
nai Fn pato provvisioni e rifor. 
me fa pare ristretto l'abuso di far grandi 
i popolani, e arcigrandi i grendio ma- 
quati. 

Cadde sotto la giustizia del capitano 
del popolo un seguace del decapitato Gior- 
gio Scali, Cierdo vinattiere plebeo,la di cui 
taberna pei Camaldoli di S. Lorenzo por- 
ta tuttora il nome di Cella di Ciardo. 
Costui dovè subire la stessa sorte del ano 
protettore, un nuoto tomulto po- 
polsre si levò, nel febb. del 1382, che pro- 
dune l'esilio di un numero grande di cit. 
tadini ; fra i quali parve sopramodo così 








172 FIRE 
dotestabile che fome compreso Michele di 
Lando, dimenticando le ingolci sua vie 
Uì di avere salvato, nel 1 
passim die i cid 
Fermata finalmente Ta socmossa cun 
sevori castighi, visse Firenze infuo al 
1393 bastantemente quieta, ma noa essa. 
te dal vodere i cittadini esiliati e amesoni. 
tiz asl terapo che la repubblica al di faori 
estendeva il suo territorio con la compra 
della città e ccatado d’Arezzo (an. 138{). 
Tale cquisto, che semi rallegrò i fiorenti - 
bentosto 





dopochè Giorsoni Galeazzo conte di Vir- 
tà, impomestatosi della persona di Beraa- 
bò suo zio, si era reso di tatta Lombardia 
principe. Irapsrocchè Viceaza, Verona ePa- 
dova con latte le terre dei Sigaori della 
Scala è dei Carraresi erano cad ate ia po- 
tere del Visconti, quando egli rivolse le 
armi e gli artifzj vorso la Toscana per 
staccare Pisa, Siena ed Arezzo dall’amici. 
gia de’fioreatini. 

Mai reggitori di Firenze in mezzo a 
tanti pericoli, a tanti segreti mioeggi, a sì 
mamerose armate, che sotto le insegne del- 
la biscia milanese militavano, non si lascia- 
tono puato nè poco spaventare; e se era 
più canto ano dei suoi condottieri di eser- 

citi, il evate Giovanni d'Armagnmo, da 
vanti Alenandria della Pagli (2001891) 
#1 daca di Milano andava a rischi 





La reciproca stanchezza, benchè gli odj 
noa fassero scemati, fece re orto- 
chia alle proposizioni di pace, la quale si 
coasluse in Genora nel geanajo del 1393; 
tneroè cui ritoraarono estramba le parti 
nello stato in cui erano prima della guerra, 
dopo avere sofferto danai scambievoli, im- 
toemse spese e fatiche. E perchè dagli agro» 
ti del permico si domandava idonea malle 
wadoria per osservare il convenuto trattato, 
Guido tar Palagio, uno degli ambasciatori 
Sornatiai, a quel coagressa con granderta 
d'animo rispose : La spada sia quella che 
sodi, poiché Giovanni Galeazzo ha futto 
esperienza delle nostre forse e noi delle 
cue. (Ama. Istor. Fior. lib. XV.) 

Attendeva la Rep. Gor. a respirare dalle 
[meg molestie, e a provvedere con nuove 

a riempire la città di abitazioni, ob- 
Desa chiaague veniva fatto cittadino a 








FIRE 

fabbricare una casa in Firenze, almeno di 
centofierinid’oro,econdaanando al 
coloro edi avemero soddisfatto a tale 
obbligo iposto con precedente riforenagio 
ne del 1378. Così prorvide:i ad sccrescore 
il numero de'cappellani nella nuova cst- 
tedrale forentina, afiachè si celebrassero 
i diviai ufizj con cnaestà proporzionata al 
tempio e al carattere di un populo devoto 
€ dorizioso, e quiadi pubblicomi una legge, 
«he per ciascua testamento, legato, 0 codi- 
cillo si dovessero pagare soldi venti all” 
Opera di 8. 

Nol principio dell’anno 1393, segal- 
tando le cose ad omere quiete, si ridussero 
le sorittare pabbliche Pa libri che sino 
ai nottri giorol portano il nome delle Ri- 
firmagioni; © questi, conservati nella sala 
de'grandi del palazzo del popolo, vennero 
affidati alla diligenza e fede di doo probi 
cittadini. 
acciaio poi, che la mooeta del fiorine 

'oro per lasua bontà era trasportata fuori, 
dovecambiavasi coa gaadazoo, fa proibito 
di estrarre dal territorio della Repubblica 
più di 30 fiorini d'oro per volta,ne! tempo 
stemo che si accrebbe del cinque per cento 
la valata del Gorino muovo in coafronte 
di quello del suggello vecchio. 

Comò la quiete interna della città toste- 
chà prese possesso del gonfalonierato di 
Giustizia (sett. 1393) Maso di Laca degli 
Albizzi, nipote di Piera a cui nel 1399 





i fa mosso il capo. Serbava egli nell'animo 


fresca la memoria dell’offesa con ferma de 
liberazione di vendicarsi (quando ne avesse 
il destro) de'suoi nemici, e în 

degliAiberti: a uno dei quali (Benedetto) La 
morte di Piero degli Albizzi fa imputata. 
Maso colse l’occasiune di ano, che sopra 
certe pratiche tenute coi ribelli fa css- 
minato, il quale diversi individui dagli 
Alberti fra i complici di quella congiera 
nominò. Per la qual cosa molti di costoro 
venendo arrestati, fu deliberato che tutti 
della stirpeAlberti,salvoAatosio ei fratelli 
suoi, figli di Niccolao, fossero fatti de’ 
grandi e confinati, pél tempo che molti 
popolani furono ammoniti o morti. Tante 
ingiurie e condanne mossero le arti e il 
popolo minuto a sollevarsi, parendogli che 
fosse tolto loro l'onore e la vita. Una parte 
di costoro corse a casa diVieri de’'Medici il 
quale dopo la morte diSilvestro suo cagino, 
dra rimasto capo di quella potente fami. 








FIRE 
Glia prpolama raumentasdogli, che rome 
Shestro aveva salvata la potria dalla ti- 
tennia di Piero degli Albizzi, così da lui 
il popolo furestino sperava che dagli ar. 
tigli del muuvo gonfalunicre e dei suoi 
Sintori lo liberane. 

Nea mancò che la voglia a Vieri di fer. 
si priacipe della città, uè wascò chi aî mo 
desimo suggerisse quello che puteva fare. 
Ma prosando sll'inetabilità del farore della 
piebeche vode freddernente salire sulla furca 
chi Il giorno inaezzi avrebbe posto sul tro- 

buone 


te de’Bignori 
zione, eind.ssse Îl pupplo » posare le armi, 
tendogli giustizia. Non per questo 
discorso del Medici moderò il contegno 
del gonfaloniore, nè le cusdannagioni egli 
esili si videro diminuire, e milo meno re- 
vecare. 

Fra cotesti ed altrisimili tentativi degli 
conti e dei malcogtenti che avevano in 
mira di riformare a loro piacere il gover 
mo della città, il duca di Milano non per- 
«leva mai l'occasione di ienere ia scatto,ora 
cea artiGiziose pruteste di pace, ora median-. 
te an'appareate iregua, © ora cou guerra 
aperta, i reggitori del dominio fioreo- 
tino. 


Infatti mon era appena firmato a Geno- 
wa il trattato del 1393 che il conte di 
Vietà, indispettito di non aver pututo star- 
core dell'amicizia dei Fiorentini Piero 
Gambecurti signure di Pisa, si rivolse n 
corrompere l'ingrato segretario di lui, Ju- 
copo diA piani prete da farne il sicario 





cme maggiori non senza lusioga di soggio. 
gare anche Lucca; siccome il Visrouti 

favasi nel tempo stesso a togliere ai 
Fiecntini la Terra di Sanminiato, dando 
speranza a Benedetto Mangiadori d'essere 
F'arbitre della sua pa'ria. Se non che un 
simile attentato per fedeltà dei Sanminia- 
Uni e delle popolazioni liuitrofe verso la 
repubblica fi.rentina non sorti l'effetto 
desiderato. lmperocchè i Sanminiate 






FIRE 175 
mente poso innanzi aveva assassinato (20 
frbbr. 1399) un inerme senatore iurenti- 
no, Devanzato Davaniati, mente costà 
esercitava l'ufizio di vicario. 

Se a cotali cose si aggiangano i forti 
armamenti del duca di Milano, le scorrerie 
«i danni che si facevano la Toscana 
dalle masnade assuldate dallustesso Viscon. 
ti, nel tempo che egli Lirara pel suo partie 
to i reggilori di Siena ed era gii prin- 
cipe di Perugia, noo vi è da demandare 
qual risoluzione dovesse prendere un popolo 
accorto e poteute, che vedeva da ogni in- 
torno inerppate le sne comuuicazioni 
commerciali @ toeglisi una dopo l'altra 
fe principali risorse tendenti a cunquider- 
lo, impoveririo ed abbatterlo. 

Yu risoluta Îs guerra con piean arbitrio 
ai Dieci della falla ade la spingonro con 
vi nossolo in Toscana,ma la portassero 
pini inLomberdia, cercsu.lo da ogni par. 
te e a qualunque piezzo armi e collegat 
ooatro il prepoleute tiranno dell'alta 


Italia. 
seconda guerra col duca di Mi. 
lano ebbe fine, 0 piuttosto fa s00pes3, com 
la tregaa pubblicata nel maggio 1399, 
poro inuanzi che acendesse in Pisa la mur- 
te d'Iscopo d'Appiano;al quale succedì nel 
governo il Oglio Gherardo. Ma, non 
avendo nè il coraggio nè l'uocortrzza del 
padre per sostenere la potenza ereditata 
di fronte a un'apparente protettore che 
voleva con l'inganno, 6 con la forsa sog- 
giogare e impadrocirsi di tutte le repub- 
bliche della Tuscana, Gherardo dis de ben 
le pruposizioni di Giuvan- 
quale consegnò per il prez- 
20 di 200,000 fiorini d'oro la città e terri. 
terio di Pisa, riserrando per sì l'ac 
soluto dominio dell’isola d'Elba, del ter 
ritorio di Piombino, e di pocbi altri mi 
nori castelli fra la Cornia e il padule di 
Castiglione 
Fu questo un colpo di falmine che sf- 
Bite i Fioreatini più che seaveserro por- 
duta una battaglia campale. Tentò il duca 
eriandio, per messo d'un altro iniquo at- 
tentato, d'impossesarsi di Lucca; e ciò col 
persuadere un fratello sd uccidere l’altro 
fratello, Lazzaro Guibigi, che aveva la 
maggioranza nella soa patria.Fuanche per 
opera dello stesso Visconti, che ebbero ar- 
di ribellarsi dai Fiorentini molti degli 
Ubertini ed ulcuui dei conti Guidi; 
33 




















74 FIRE 
nel tempo che i Scuesi incantati dal sibi. 
lo di quella serpe ci lasciavano accer- 
chiare dai saci avvolgimenti, cedendo alle 
troppe milanesi la stessa capitale con le 
priacipali fortezze della loro repubblica. 
A tanto sbigottimento e precipizio delle 
cose politiche in Toscana si aggiunse nuo- 
va scisgora nella pestilenza , la quale 
reorreale l'Italia fece una strage orri- 
le ip Firenze per rendere ad essa sem- 
pre più Uristo l’ultimo arivo del secolo XIV. 
Lo s.legno dei Fiorentini verso il duca 
milunese andava tauto maggiormente ina 
aprendosi, quanto più si moltiplicavano le 
offese, € quanto meno queste rano dirette 
e scoperte onde poterle rintuzzare. 
Alle quali cose si aggiunse (anno 1401) 
il timore che Bologna, caduta soito la si- 
prora di Giovanni Bentivoglio, nou fo 








‘oro. Tale iniqui» 
è deterzint l'offeso ‘Augusto a scendere 
sollecitamente iu Italia con mata di 
15,000.uomini a cavallo, ed un buon nu- 
mero di fanti, nell'intenzione di shal 
re di seggio e di panire il Visconti; 
alla quale impresa veniva noo meno cal. 
damente stimolato dai Fiorentini con la 
promessa di grandi somme di denaro. Ma 
per fottuna.del duca di Milano, dopo il 
primo scontro d'armi accaduto verso Bre- 
scia con la peggio dei Tedeschi, l'impera» 
tore troromi abbandonato dalla maggior 
parte de'principi alemanni 
scoumpaguato con le loro o Italia 3 
eosicobè ai Fiorentini anmentaronoi perico- 
li, dopo aver pagati senza alcun vantaggio 
200,000 fiorini a Roberto prima che egli 
ritornase in Germania. 

Tutanto lo sforzo della guerra dalle vici 
nanze di Milano si ridusse intorno a Bolo- 
gua (anno 1402), alla eui difesa erano sc- 
corsi con l’oste fiorentina molti collegati; 
ma questi, invece di tenersi dentro le mu- 
ra, vollero azcardare la battaglia tre miglia 
lungi dalla città, al poote di Casalcochio, 
dove restò sconfilta dai milanesi l'armata 














FIRE 





pito improvvisamente dalla morte sulle 
rive del Lambro (3 settembre ui co 
sicchè per inaspettata fortuna la repub 

fiorentina si trovò fuori di un peri- 
la sua esistenza poli. 
così be fine una delle guerre più 






annali di Fi fonte. 

Le grandi turbolenze insorte nello sta- 
to milanese e iu tutti i paesi dove Galeaz- 
20 teneva guardia e signuria, ricondussero 
ben presto Bologna e Perugia sotto il do- 
minio del Papa, e fecero ri 
po anchei Senesi a escire di 
di Milano e a rappacificarsi coi fiorentini. 
Era intanto Pisa toccata a un figlio natu» 
rale del conte di Virtà (Gabri la), 
che governava il paese con poca «oddisfazio: 
‘ne dei smoi abitanti. Dundechè la Signoria di 
Fireote, sperando di potere occupare Pisa 
per sorpresa, fece marciste segretamente 
Verso quella città un esercito, che fu now 
solamente dai Pisani respinto, ma che 
mosse gelosia nei reggitori della rep. di 
Genova, per timore che Firenze, dupo la 
conquista di Pisa, fosse per divenire po- 
tevra marittime. 












chè volessero prendere il 
di Pisa sotto la loro accom: 
una tale protezione, fu intimato al governo 
di Firenze di desistere da ogni oslilità con- 
tro il protetto pupillo milauese; ma vedeu- 
doche i Fiorentini non prestavano orecchie 
a simili minacce, furono sequestrate le 
molte merci che essi possederano in Ge- 
che Buccicallo mare- 






novesi presidiava di gente e di navigli Li- 
vorno e altre fortezze del litorale pisavo. 
Convenne alla Siguoria di Firenze colere 
all'argenza e adattarsi a una tregoa col 
Visconti (ao. 1406) promossa e intavolata 
dal Baocicaldo, da quello stesto che um 
anno dopo affcrse segretamente la compra 
di Pisa ai Fiorentini, cercando di persaade- 
re Gabbriello Maria ad aderirvi stante la 
difficoltà di poler conservare quella città. 


FIRE 
1 Pisani avendo potuto trapelare un ta- 
le negutiato si sollevarono, e dopo fiera 
sulîa (31 luglio 1405) custrinsero Gab- 
brielle » ricoverarai colla madre e coi suoi 
soldati nella cittadeli 









i Pisa e 
del suo territorio conGinoCapponia tal uo- 
po incaricato dal Cumane di Firenze, per 
mode che la guarnigione laerista quivi 
dal Visconti dovette consegnare la cittadella 
di Pisa con le fortezze di Nipafratta e di $. 
Maria in Castelio ai Fiorentini, obbligan- 
desi questi a pagare al venditore 210,000 
fierini d’oro. 

Ma benchè la cittadella di Pisa al pari 
delle altre due fortezze dalle milizie mila. 
nei venime consegnata alle truppe foren- 
tine, non per questo i Pisani si lasciarono 
cusi facilmente porre il giogo per ubbidi- 
rea de’ padroni che degran tempo odiavaso. 
Ja guisa che mentre la guarnigione Goren- 
tina prendeva le dispusizioni opportune 
per soggiogare la città di Pise, arvrone 
che, per negligenza o vigliaccheria dello 
sentinelle, il presidio della cittadella fa 
sorpiesoe faito prigione di Pissoi armati 
fm massa alla presenza di tutto un esercito 
fiorentino sccampato fuori della città. 

La novella di queste perdita rattristò 
Firenze, e quindi mosse a sdegno la Si- 
gnoria un’ambasciata orgogliosa inviate dai 
Pisani a richiedere con espressiuni quasi 
«hè derisorie îe fortezze di Ripalratta e 
di S. Maria in Castello. C. tar 
ra fa di comune consentimento delibeta- 
ta gagliarda per terra e per mare con- 
tro i Piani, i quali dal conto loro si pre- 
perarono a sostencria com il maggior lo- 
re sforzo e la più ostjnata risoluzione. 

Gino Capponi e Meso degli Albizzi fa- 
rono destinati commissari dell'esercito in 
tale impresso, ma il Cépponi sopra ogoi 
altro si distinse per le mhr rin 
rioni da esso date mell’esercito, affinchè 
Piso restasse per ogui lato circondata da 
formale assedio, per fmpedirle di ricove- 
tr qualsitsi specie di soccorso. 

Quantunque la grande strettozra delle 
vetturaglie facesse sperare che la città ae- 
srdliata non potesse lungamente resistere, 
nos miante la Signori renze cal 
demente desiderata di averla sollecita 
mente per metzo della forza. 


Si credè perciò di far rimpiazzare 


























FIRE 475 
Gino Capposi e Maso degli Albiszi de dee 
nioovi comi ieri Gualegai eda 
copo Gianfigliazai, i quali giuoti al cam. 
po promisero prandi si sol 
dati, se riescivano a penetrare di assalto 
dentro Pisa. L'esercito Gurentino tentò in- 
fatti di notte tempo la scatata dalla parte 
sinistra dell'Arco, ma i Pisani animsosa- 
mente vi accorsero armati, ributtaudo com 
grave perdita gli assalitori dalle mura della 
città. 















i accerchiò di 
assedio, si cambiò il generale esirinviò al 
campo GinoCapponip] quals in vnsol gior= 
no (24 giug. 1406) seppe rappaciBcare com 
incredibile destrezza gli umori iasspriti dei 
due coraggiosi capi lell’osercito lo» 








la qual cosa sem- 
branlo che fosse per portare più ia lungo 
la guerra, determinò i comrissarj fioren- 
tini a bandire nel campo, che qualunque 







e scorciati i loro panni 
venire. Tali ed altre noa 

sure, come quella di fer 
gettare in Arno uo messo"del doca di Bor- 
gogna, inviato al campo dei Fiorentini per 
intimare al loro esercito in nome del 
suo padrone di astenerti dal molesta- 
re Pisa, tolsero viepiù speranza di nol. 
vezza agli assediati. Perlochè Giovan» 
mi Gambscorti, che allora reggeva la 
saddetta città, pensò di fare intendere 
segretamente alla Sigaoria dì Fireuze: 
che dove egli fowe certo di ottenere al- 
cune cocste condizioni, tratterebbe la resa 
di Pisa e del suo domivio. 


jpulare la capitolazione, le condizioni 
della quale furono infatti più vantaggione 
al Gambacorii che si Pissoi. — ed. 
Pisa.— Allora Gino Cappoui,la mattina de 
9 ottob. 1466, marciando alla testa dell’ 
esercito, entrò placidamente in Pisa, dopo 
aver minsociato con bando e cou le for- 
che alzate, che sarebbe impiccato chium> 





















que avense avuto and are 
la troppo afflitta e sparuta città. 
Cosi cessò la pisana Acpubbbica; e quel- 


176 FIRF 


Ja città che per quattro seculi Ggirò fra 
le prive potenze marittime dell'Europa, 
e che fu uu tempo sì grande magnifica © 
popolosa, da quel momesto ia poi vide 
strapparsi ogoi sua ragi 
re dal vuvero dei 









Sraro pi Frazxzr par 1406 sino 
ata coseitna DEI Pazzi. 


Comecchè il mantenimento della garrra 
di Pisa avesse costretto la Signoria di Fi- 
Veuze a creare con nuove imprestanze un 
nuovo Munte comuar, pon lasciata in que- 
sto ventre di abbellice sempre più la città. 
provvide a decorare l’ester- 
ve pareti della fobbrica d' Orsenichele 
con assegnare a ciascuna corporazione delle 
arti una picchia 0 pilastro per collocarvi le 
sialue di nia: mo o di bronzo dei santi protet- 
tori, lavorate dai migliori macstri; e ciò nel 
tempo che unodi questi, Lorenzo Ghiberti, 
yer commissione dell’arte di Calimala, fon 
deva le maravizliose porte del Battistero. 
Fu eziaudio dopo finita la guerra pisana che 
gli operaj di S. Maria del Fiore insieme 
ai consoli dell’arte dilla lana decretaru- 
no di fare innalzare quella mars:osa co- 
pola che mes'ra il gento del svmmo arte- 
fice Filippo Branelleschi. 
vi ù uvo ostante aiFioren- 
{ii occupazioni di maggior momentw j.cr 1° 
«stratezza d. duc papi (Benedetto XIII e 
Gregorio XII, i quali nel mentre che con- 
le" ‘biavi di S. Pietro, tenevano 
tianità. Le premuruse 
ze dei ceggitori di Firenze,unite a quel. 
altri goveri i, indussero final. 



































1409, il cardinale Pietro 
di Candia,che prese il nume d’AlcssandroV, 
scoza peraltro che i duc rivali vinterre- 
ninero per deporre, cume promettevano, la 
gorio NII, ers prot 
tu da Ladislao re di Napoli, il quale dopo 
«seni impadronito di Ruma, inultravasi 
con paderosa vste in Toscana, disertendo 
il cuntudo senese, € minacciando cose peg- 
giori si Ficréutini, 
0 dell'oste napuletana alle perte 
e le mosse che di lì prendeva 
pes invadere il tesrilorio della Rep. ti» 














FIRE 
guasando e metteado a ruba quan. 

determiuarono l-Signoria sad 
quante maggiori forze poteva. 
ita strinse lega cv i Sens, 
col cardinal Cuscia legato pontificio e con 
Luigi Il d'Angiò rivale a Ladisiao nella 
successione del regno di Napoli. ccume 
tale dal pontefice Alemandro V proclama» 
to in Pisa. 
ica impresa che in quel frattempo 
riescisse all'esercito napoletano fu d'im- 
paironini (30 giugno 1409), per mezzo 
di pratiche tenute con quei di dentro, 
delta città di Cortona; la quale poscia 
Ladislao, per rapparificarsi ced sì Comune 
di Firenze, (gennajo del 1411) mediante il 
prezzo di 60,000 fiorini d'oro; dopo che la 


renti 










Ver tale ci 











repubblica ne sveva consomati in quelle 





spese, rivolsero l'animo a porre un freno 
ai suoi gureroanti, affinchè inarvenire con 
potessero muover puerra, far leghe, o oon- 
federazioni, aè iuviare eserciti fuori del 
nio, 0 dure la Rep. fiorentina non 
aveva giurisdizione, se prima il progetto 
issc approvato da quattro di. 

ivè 1.° da quello de'200; 
de'131; 3.° da quello 
finalmente 











Una delle più importanti deliberazioni 
di queste quattro Camere fu di couver*ire 
legge dello Stato (anno 1415) la com- 
lazione degli Statuti fiorentini, stata af- 
commi composta 
que esperti cittadini, assistiti da P. 
di Castro e da Bartolummev Volpi da passi 
cino due sommi ginrecuusulti che allora 
leggevano nello Studio di Firenze. 
In questo meilesinno tempo vennero 
duiti i vicariatisdi Mugello e di Val.d'EL 
sa, destinando la resideaza loro a Scarpo- 
ria e a Certaldo, qaandu icari 
Val.l'Arno 



























residenza di due minuri potestà. 

Muncando allora nella circolazione la 
piccola monrta dei pircioli, fa docret.to 
di cumiarne una quantità col determinare, 
e « per lubbricarli fosse compus'a 
di undici once di rame e dran'un ia di ar. 


ento purissimo per ogui lbbra, della qua- 







FIRE 


le la secca ne dovene formare mille pic- 
culi, corrispondenti fra tutti at valore di 
Ire 4.3, 4j quando 1) Gorino nuoro odi 
suggello computovat lire 3, 13, 4 

Fer buona furtuna la città di Firenze 
dopo la pace con Ladislao visse per qual- 
«he anov tranquilla denirs e fuori, sicchè 
nel 1421 si fece dai Geauresi per 100,000 
Gunni d'oro l'importante acquisto del 
purto di Livorno, di quel perio che dure. 
va divenire uno dei più giaudi emporii 
Mediterraneo, e il ceutro del com 
mercio marittimo della Toscana 

Una perdita però amai lscrimerole fu 
fatta ia questo anno medesimo (1421) in 
Gino Capponi cittadino benemerito della 

sua patria, in servizio della quale cgli 










Questo nuoto Aristide 
che contribui sopra 
ogu'altro nella conquista di Pisa, innanzi 
di morire rbbe Lu crutentezza di sapere, 
che i Fiorentini cun la compra di Livor- 
no avevano assicurato stabilmente l'im- 
portante possesso della città e terr. di 
ai di cui dirilti eventuali aveva testè ri- 
neoriato, ron la pace del 420,FilippuMaria 
uno dei figli «lel conte di Virtù che riacqui» 
stò la maggior parte della Lombardia. 
‘Quest'ultimo duca, per quanto non con- 
tasso l'ingegno del padre, ne aveva eredi» 
fata tutta la crudeltà e Gozi e 














nicdi anni Qui 
si ascora quattro anni, quand» Filippo 
com poderosa uste penetrato nell'Emba, 
frandoleatemente asrali e si rese padrone 
d'lavta, di Lugo, di Forlì e di Forlimpo- 

al disleale procedere del Viscoue 







e così di poter richia- 
Ti frnedel duca milanese 


la questo tempo Firenze trovavasi in 
grande molesi conto delle gravezze 
Male impo-te sopra i grandi, coicchè uno 
diloro, Ri inaldo Maso degli Albizzi, da 

c’suvi coll ghi adunati oel- 
la chiesa di S. Stefano al ponte, propose 
Sri provvedimenti da prendeni quello di 










FIRE 177 


scemare della metà il numero delle arti 
minori, e cosi di qualti lurle a set 
te: afbuebè la phbe nei consigli della Re- 
pubblica avesse meno votie autorità, men= 
veniva ad acerrscere nei parlamenti 
Luenza dei gramdi. 
Alla proposta d-ll'Albizzi, comecchè sod» 
disfacense il genio di quegli sduuati, popo: 
se Niccolò da Uzzauo, uuo dei citt 
più invecchiata esperienza, dicendo dhe 
il voler raffrenare la plebe senza oppur- 
si a coloro, i quali ogni volta che vo- 
glione la possono far sollevare, non era 
eltru che il nutrire uno che potesse impa- 
dropirsi di tutti; cosicchè egli concludeva, 
di non doversi cosa alcuna in diminuzione 
dei diritti della plebe tentar di operare, 
senza guadagnare prima quei ricchi e po- 
tenti popolani, i quali sotto zelo di pietà, 






















di 
verri mestieri ed esercis) gli ertigiani, e 
fucendo il volgo quasi ministro delle loro 
ricchezze, venivano per tali mezsi a im- 
padronirsi della molti 

Conobbe manifestamente ciastuno che 
l'Uzzano intendeva discorrere di Giovanni 
quale essendo diven- 
natura benigno,e ge- 
anche il primo della soa 
















rità nella sua patris. Fa duuque di couseo- 
so comune incaricato Rinaldo degli Albiz- 
il confortas- 


Ma questi 
il rimedio proposto, come quello che por 
tare durera manifesta divisione nella città 
a rischio della rovina della republilica e 
di chi ne fosse stato autore, il Medici 
sapprotò il consiglio di Rinaldo e de? nubi. 
li suoi colleghi. Conosciuta dal puliblico una 
tal pratica, non fece essa che accrescere 
popolarità e reputazione a Giovanni e alla 
sua casa a scapito del partito contrario. 

Ma continuando ciascuno a dolersi di 
essere oltre misura gravati nelle tese im- 
poste durante la guerra, fu deliberata la 
Jegge del catasto (anno 1627) in modo che 
ogni possidente dovesse pazare un mezzo 
Biorino per cento di capitale. 

Noa volevano i graniti sopportare un si- 
mile censimento; ma non trovando strada 
da disfare la legge che l’ordinava, pensaro» 
no al modo di farle contro, col procararle 











FIRE 
de'malcontenti per avere così più com- 
pagni a urtaria. 

Mostrarono danque agli ufiziali deputati 
® imporre il catasto, come la lezge gli ob- 
Bligara ad accatastare eziandio i beoi dei 
comuni distrettosti, fra i quali Velterra 
ol suo territorio, per vedere se tra quelli 
vi fomero altri powesi de’ Fivrentini. 

Il tentativo fu fatto; ma la bisogna an- 
dò in una maniera puco favorevole alla 
quiete della repubblica; gisochè dopo 
molte doglianie e dispute mon volen- 
do i Volterrani ubbidire, segui ribellione 
per opera di ua ardito plebeo (Giusto Laa 
disi), che fattosi capo del tomulto trae 
le città dalle mani dei Fioren 
steso signore della sua patria 
6 per sole due settimane vi ci manteone. 

Perdota adanque e ritornata quasiochè 
in un tratto Volterra sotto il dumpio fio 
pentino, siccome a questa sommoma la 
guerra di Lucca; la quale città, dupo la 
ricuperata indipendenza dell’anno 1370, 
era stata agitata dalle interne fazioni nien- 
te meno delle altre repubbliche tosceve. 
La famiglia Guinigi, una delle più po 
tenti € più cospicue prosspie lucchesi, 
da quell'epoca in poi si acquistò tele ascra- 
dente sopra i soi concittadiei, che Fram- 
cesco, pri Lazzaro suo figlio, quiodi Pao- 
lo Guinigi fratello di quest’eltimo, quasi 
senza interruzione per mezzo secolo vi go- 
vernarono come principi. 

Someinistrò Paolo Guinigi nell’oltima 
guerra cagione di dolerm alla Rep. fiurea- 
Giva per aver mandato il figlio con una 
upeno o armati nell'esercito del luca di 






diede a dubitare che 
avesse operato non senza tacita 
aa di qualcano de'reggitori di Firenze, ci 
riesci poi facile impresa di persuadere i loro 
clleghi per impegnarli in una guerra, che 
facevasi credere di breve durata, di sicu- 
to successe e ulile quanto giusta. L'esi- 
te peraltro dimostrò Lutto il contrari 
cimento fu lango, difficile, di- 
imo e totalmente sfavorevole ai 
i cosicché, inveoe di scqui 
io di Lecca, la Rep. fiorentina 
vide invadersi e disestare una gran parte 


el propro. 




















FIRE 


Mentre che questa guerra \vagfiona 
Firenze, ribollivano sempre 
timori dei partiti dentro la città, e Cosimo 
de'Medici, dopo Ea morte di Giuvanni suo 
padre, con maggior animo nelle cose pob- 
Bliche, cu maggivr studio © solerzia con 
gli amici che non fece il di 
si governava, nel tempo stesso inten 
deva a beneficare e con dimnostrazi 

sti liberalità a farsi molti tr 
diari Dimodoritè l’esempin suo Mimi 
tando il esrico a quelli che governavano, 
pareva loro che, il lasciar oresorre in cotal 
Guisa la putenza di Cisimo, fosse per di- 
venire sempre più opera pericolosa, Ma 
pericoloso era il progetto propuste 
ocatrerio partito, di csiliare Cusine 
dilla patria, siccnme lo fece conuscere 
Niccolò da Uzzano. Imperocchè inter 
pellato sa di ciò. quest'aumo venerando 
rispose: che coloro, i quali peusara 
no di cacciare Cosimo di Firenze, do- 
verano prima che ogui cusa misurare le 
Iuru forze è quelle di colui che volevano 
sbalzare. E dato anche riuscisse fatto di 
esiliarlo, soggiungeva, emere quasi impossi» 
bile, tra tanti suoi amici che vi rimarreb- 
bero, ovviare che presto son rimpatriame. 
solu adanque l'Uzzano nun volle cos- 
re, ma altamente disapprovò di piglis- 
re uo partito,che per ogni latu egli vedeva 
dannoso alla città. 

Queste ragioni disoorse da en uomo di 
somma ripatazione nella repubblica, raf- 
farne spunto l'animo di coloro che 
bramavano la rovina di Cosimo il veochio; 
ma seguita la psoè di Ferrera (26 aprile 
1433) mercè la quale Lucca col suo terri» 
torio restò libera, e non molto dopo man. 
cato di vitaNicoolò da Uzzaso, la clttà di Fi- 
renze rimase senza guerra, e la fazione dei 
Grandi senza alcun freno; onde Rinside 
degli Albizzi, chedi tal partito era principe, 
impaziente dell’sntorità e stima sempre 
crescente di Cosimo de'Medici, e vedendo 
che uno dei due di loro doveva ormai soc- 
combere, tenne tal modo con i Signori che 
Gl'iodusse a chiamar Cosimo in palazzb, 





























rinebiuderlo in na prigione, e quindi 
dalla patria esiliario. 
Rimasta Firense vedova di un tante 





cittadino, erano tutti sorpresi e sbigottiti, 
vinti e vincitori. Dondechè Rinaldo degli 
Albizzi dubitaodo della sus apparecobista 
rovine, rampognare Quelhi del suo partito di 


FIRE 
euprd lasciati vincere dai preghi e del dona. 
ridri loro nemici, cull'aver lasciato Cosimo 
ie rito e gli amica svi nella città; emen- 
dechò gli'oomini grandi, o non si hanno a 
feccere, 0 tocchi che sono debbonu spe- 
Guere sfltto, 

Ma il consiglio di mese. Rinaldo esen- 
do restato senza l'effetto da esso lui deside- 
rotasvrenne che prima di enanno dacchè 
Cosimo era stato enofiosto a Padira, appe- 
ne entrati di governo otto Priori e il gon- 
le, si 








falonicre, tutti partigiani dell’ 
verificò il 






irenze quasi 
come an cittadino che lorpasse Irionfsote 
da ena vittoria, co tanto concomo di 


briehattore del popolo, e Padre della 
peiria. 

Appena rimeni in Fireuze dall'esilio 
anti iazieriati cittadini aderenti e segusci 
di Cosimo, presarono questi srnz'alcun ri- 


spetto di assicurarsi dello Stato e delle. 


prime magisirature, spogliando la città di 
nemici e di sospetti, e volgradosi a bene. 
Scare nuove genti per fore più gagliarda 
la porte loro. La fawniglia degli Alberti, e 





, piccolo prezzo 
fn i putigisoi di luî si divisero; ese 


quella di Silla e di Ottaviano potuto que- 
S tquiperarsi. Oltre di ciò il pertito 
di Corimo cca opportuni provvedimenti, 
—prepriandosi le redini della repubblica e 
trarado dalle horse degli elettori i nomi de” 
Ressici per riempirle di smaici, sempre più 
ti fortifeava.Pa dato ai sigg. Otto di guar. 
dia amtorità sopra la vita,si proibi a chie- 


FIRE 179 


guastime, chbero da lui aotale risposta: 
esser meglio città guasta che perduta. 
Non si affannesero però, giacchè cr 
poche braccia di scariatto molti cittadi- 
ni ogni di poteva vestire, conoscendo 
bene egli, che a mantenere uno stato euo. 
vo gli abbisognavano nomini nuovi. Pre 
tetta la vita di Cosimo la città di Fi 
renze restò comprema nella quieta della 
servitù, senta che avesse mai luego une 
di quei movimenti, coi quali ana popola- 
zione’ suol tentare di risequistere Îs per- 
dula libertà, —Reslmente a partire dal 
l'anno 1434 cominciò la decatenta della 
Rep. bor., la quale sino d'allora restò sotto 
il domisio diretto o indiretto della casa de' 
Medici. E benchè Firenze av ii 
guito aleuni brevi intervalli 
eua ricadde bra presto nel primo laccio, 
sino ‘a che, abolite coi nomi Je forme 
antiche, si converti la repubblies-io prie- 
cipato, . 
Poco innanzi che tali mutazioni politiche 
e proserisioni cittadine fossero incumiscia- 
te, siserrò l'occhio della maestusa cupole di 
8. Moria del Fiore, nel giorno che 
sbarcò a Livorno il pont. Eugenio JV, 
quello medesimo che nel dì 25 marzò dal 
1436, nel giorno della Pasqua di Resarre= 
zione con magnificenza coufectnie a una 
graade e ricca città consacrò la metropo- 
litana forentiua; nella quale, dopu la se- 
cera funzione, fa oresto cavaliere dal 
pontefice Giuliano di Niccolao di Ro- 
berto Davanzati allora gonfaloniere di giu- 
slizia e ripulatissimo cittedino, cui Euge- 
nio di sua propria mano cinse il fermaglio 
nel petto. , . 
Nell'anno stesso 1436 il governo di 
Cosimo diede motivo di alterare la pece 
col daca di Milsao; poichè sentita la sof. 
Vevazione di Genova, i reggitori di Firenze 
Secero lega cviGenovesi e coi Veneziani con- 
tro quel duca, lo che bastò al Visconti per 
ricominciare le ostilità senza altra dichia- 
razione di guerra. A fomentare la quale 
contribuirono i maneggi dei fuornena fi 
rentini, fra i quali precipuamente si di 
gtinse Rinaldo degli Albizzi, che da Tra. 
pani rompendo i'confini si era recato a 
Milano, Accadde la prima battaglia fra i 
due qaerciti sotto Barga con esito favore. 
vole a'Fiorentiui,capitanati dal conteFran- 
cesco Sforza. Questa prima vittoria persua- 
se e indume la Signoria a tentare un'altra 








180 FIRE 

volta l'impresa di Lucca, difesa virilmente 
dai savi abitsati, e quindi liberata per 
pece costsnza del C. Sfursa; il quale lu- 
siagato dal metrimonio di Bianca Giglia 
del duca di Milano, shbend.nò il servigio 
de'Fiorentini per pesssre a quello del lato 
nemico, lo che obbligò a lasciare ia pace 
i Lucchesi e aprire con esi un trattato (28 
aprile 1438) che accordò al conte Sforza 
uns parte del territorio conquistato. — 
Ved. Consatta. 

Ebbe poco dopo Firenze il maestoso 
spettacolo del greco impesstore Giovanni 
Paleologo, del pontefice Eugenio IV, di 
cardinali, patriarchi, metropolitani, e di 
uo beoa numero di prelati ‘greci e latini 
venuti per riunire nel Concilio ecumeni- 
60 la chiesa greca con la latina. 

Prattanto gli esali Aorentini von cesta- 
vano di sollecitare il duca di Milano s ri- 
metterti in Firenze, dove contaraao fecil. 
mente di poter entrare con l'ajate dei fau- 
tori che avevano in città. Le toro istanze 
farono emedite dal Visevati, il quale sf 
dò la spedizione militare al miglior suo 
capitano Niccolò Piccipiau. Questi in 
moltratosi com numeroso esercito in Ro- 
muegna, penetrò nella Toscana per la 
volle del Lamone, ed estese le sue 
scorrerie ne) Mugelle e sel Cosentino, 
di dove trapesò nella valle seperiore 
del Tevere. Costà ancorse l’armata: Go. 
rentiaa:e a'39 giugno 1460 consegui sutto 
Aoghiari la vittoria, per la quale Firenze 
vi rallegrò a segno che ogni anno la ram- 
mesta con la coma del palio di $. Pietro. 
Acorebbe letizia alla città l'acquisto che si 
fece poco dopo(marso1 {{ 1) della nobil Ter- 
ra del Borgo S. Sepolcro venduta col suo 
distretto alla Rep. foreatina dal pontefice 
Eusenio1V peril prezio di 25,000 ducati 

oro, . 


Uno dei commissari dell'esercito fiore. 
tino fo Neri di Gino Cappoai, che in que- 
ata stema guerra ci era maravigliosamente 
distinto non tanto per' i felici succemi 
mercè sua ottenati nel Casentino e nella 
Tiberina contro il conte di Poppi e 
il Pieciniso, quanto sache per molti altri 
importanti servigi che in qualità di lega» 
to aveva resi alla sua patria ; sicchè egli 
era riguardato dopo Cosimo «e'Me.ici il 
principale cittadino di Firenze. Si nobili 
prerogative dovettero dare tale csmbra al 
eepo del governo, che forni a molti cagione 












FIRE 

di sospettare, che fune stato efrito delle 
coperla politica li Cosimo per ablimease la 
farea eaatorità delCap;poni,quello di consi» 
Gliare il gonfaloniere Orla: lar vw 
cilme e quindi gettare dalle finestre del 
palazzo del popola il capiteno Baldaccio di 
Anghiari, militare sopra ogn’altru ecerì- 
lentimimo e grandemente al Capponi sffe- 
Fionato. 

La morte del daca di Milano (13 agosto 
1448) fece restar in tronco le trattative 
di intavolate con le Arp. di Firenze 
feoezia, quando an Buuvo nemico si 
affacciò nel re Alfuaso di Napoli. 11 quale, 
chiamato da Filippo Maria all'eredità del- 
loStato milanese, veniva avvicinandosi ca 
mumeross oste di cavalli e di fanti nella 
Toscana. Considersado egli, che per la via 
del Val.d’Arno superiore non potera far cu- 
s1 alcuna di gran momesto, rivolse il suo 
esercito versa il territorio di Volterra, di 
dove penetrò nelle pisane maremme. ! Fio- 
rentisi veggesdo an re potente ia cas 
loro, il quale mos soleva così di leggicri 
dalle see imprese desistere, nè putendo 
conoscere essi dove na simil contegno vsti- 
Veavesse andare a riuscire,lentarono di apri- 
re con Alfonso una qualche trattativa di 
Ù 












ia; per aderire alla quale chiedeva 





ri Capponi, il quale affacciò ia cvasiglio 
così valide e periuadenti ragioni, che 
fa concluso,. nom doversi il governo di 
Firenze in alcom modo piegare a far pacc 
col re,seil signore di Piombino, che era 
de'Fioreotini raccomandato, non si lasciava 
dall'Aragoarse quieto nel priaci 

Iotaato il re di Napoli rta igai. dior 
20 per mare e per terra infestara comti- 
nuamente la Terra di Piombino, sino a 





€ quiudi dopo gravi perdite di abbendo- 
nare la Maremma e Lutta la Toscana. 

Nd mentre che l’eserorto d'Alfomeo ri- 
turaava messo ed infermo a Napoli,il conte 
Fronc.Sferza,come genero del morto Viscon- 
ty: adoprava ogni pema de riconquistare 


FIRE 
per conto proprio il ducato di Milano, 
costre voglia di quelle ioni 
di erano ssilerate e rimene în libertà cad 
sota i 


A 
Incemincisronsi le ostilità dai due po- 
Veniati com l'espulsione dei nazionali Fio- 
rentini dai veneti e dai napoletani domini, 
tentando eziandio di farli esiliare dagli 
scali del Levante, a fine di escluderli dal 
commercio di Candia, di Costantinopoli 
€ di Ragusi. E per uuvcere in tulte le ma- 
miere alla Signoria di Fircnar, i Veneziani 
Secero lega cea la Rep. di Siena, e pruca- 
rarono di mutare lo stato di Bulogna per 
distsocaria dall'amicizia de”) ntini. la- 
tasto che questi stringevano alleanza col 
muovo duca di Milano e preperavansi alla 
guerra, il re di Napoli, che sentiva an 
cura la vergogna di emere stato costret- 
to a retrocedere con sumerosa oste dal- 
la Toscana , invista costà il suo figlio 
Ferdinando con 8000 cavalli, e 4uoo fan- 
ti. M qual esercito entrato per la Val. 
di-Chiana, sì fermò davanti il castello 
Fojano, che dopo un pertinace assedio di 
43 giorni dovette rendersi a patti (3 sett. 
1452) Avato ch'ebbero i nemici Foj- 
to, vennero nei confiai del Chianti, verso 











ole castello diRenciae che l'ebbuo in po- 
ehi giorni. Nun sccadde però lo stesso del- 
la Castellina, paese propinquo 10 miglia a 
Siena; gisechè per quanto il luogo, per ar- 
te e per sito, mon presentasse grandi osta 
cali, pure resietè a quell'csercito, che vi 
Melle inotilmente un racse e mezio a 

intanto che una nuwecro- 

vi 





FIRE 181 


sa llnttiglia del re, scorrendo lungo la me- 
rina pisana, per poca diligroza del costel- 
lano occupava la rocca di Vada. 

I Fiorentivi, non essendo ancore in forse 
da misararsi con quelle dell’Aragonese, 
stavano sulle difese, schivando di venire a 
battaglia, Gino a che i nemici si ridamero ai 
quartieri d'inverno. Nel qual tempo la 
Bep. in varie guise preparavasi a re- 
spingere l'oste napoletana, sia con l'indurre 
Renato d’Augiò a venire dalla Provenza in 
Italia per contrastare ad Alfonso la suo- 
cessione al regno di Sicilia, sia con l’acco- 
modare al nuovo duca di Milano 80,000 
Borisi d’oro, per ricevere da eso una 
squadra di 2000soldati di cavalleria, sia con 
l’assoldare Manuello d’Appiano Signore di 
Piombino condottiero di r50c0 cavalli. 
Com tali ajuti la Repubblica fiorentina riao- 
quistò facilmente (nell'estate del 1453) 

ciò 


medesimo che scoprivasi lu Romagna um 
suo ribelle in quel Gherardo di Giovenat 
Gambecurti, al di cui padre le Signoria di 
Firenze, mercè la capitolazione di Piss, 
aveva concesso il dominio del Vicariato di 


Bagoo. 

Le ostilità del re Alfonso dovettero cb- 
bl:gatamente cesare dopo il trattato con- 
chiuso, nel gaprile 1454, fra i Veneziani e 
11 duca di Milano; alla quale pace aderi- 
tono volentieri i Fioreni tardi è di 
male in cuore l’Aragonese, costretto a ri 
chiamare dalla Toscana le sue truppe e 
Il di lui figlio Ferdinando,nel mentre que- 
ati sspirava a impadronirsi di Siena. 

Pueo dupo questo tempo senti Firenze 
come un ristoro ai sofferti mali le notizia 
delle morte di un suo fiero nemico in 
Alfonso di Aragona, amareggiata però 
dalla perdita che poco prima la repubbli- 
aveva fatta in un sommo cittadioo, Neri 
di Gino Capponi, mancato in Firenze; 
li 22 novembre dell’anno 1457, fra i com- 
pianti di totta la città; la quale rigasrdò 
tempre ia cotesto integerrimo uomo di 
stato il fedele seguace delle civili virtà 
ereditate dal padre, seppure nom lo sor- 

va per maturità nei consigli, per va- 
fitta nei mezsi della guerra, © per 
che sostenne. 

Memore dei Ricordi, che per lui distose 
il genitore, fece egli conoscere all'univer- 
sale, che il servire la patria è un sacro do- 
vere di cittadino sinv al puoto,che neppure 

La) 








188 FIRE 
l'ingratitudine o gli intrighi delle fazioni 
poterono affievolire in esso tale duvere, e 
molto meno indarto in sentimenti contra- 
ii all'intercsse e all’onore del suo pacse. 
a parola Neri Capponi fa dopo 
Cosimo il cittadino più rispettato di Fi- 
renze, con questa differenza, che Neri si 
acquistò credito e riputazione somma 
wie pubbliche e notorie, in modo che egli 
aveva assai amici e nemupi, o pochi parti» 
giani; mentre Cosimo, essendosi fatto stra- 
da per vie pubbliche e private, aveva più 
i che amici.—Fintantochè ilCap- 
Visse, gli aderenti di Cosimo per pao- 
ra si mantennero uoiti e forti; perduto 
Meri, la cai stima universale serviva ai 
seltarj d’an qualche freno, cominciarono 
i medesimi a trovarsi meno concordi fra 
oro, e a desiderare una più assolota au 














Infatti morto che fa appena il 
ni, ebbe lnogo in Firenze peri ies 
mento più di segreti maneggi, che di fora 
aperta, per tentare di riformare la conti 
tazione del 1434. Avvognachè dopo il ri. 
torno di Cosimo il governo erasi ristretto 
nelle mani di pochi individui, i quali non 
solamente non lasciarano campo alla sorte 
nell'elezione della Signoria, erano 
fatto nascere tale provrisione, 
perfino uno dei più preziosi diritti ai cit- 
tadini, cioè la libertà di chiamare in gi 
dizio quelli che gli governavano. I parti» 
gioni stessi di Cosimo, o fumero fra loro 
discordi, 0 si trovassero annojati di questo 
perpetuo dittatore, 0 troppo grave cosa 
gli sembrasse servilmente dipendere dal- 
J’arbitrio di coloro che facevano e disfa- 
ecvano a loro sennolleggi e magistrati, rac- 
colti insieme ragionavano, e pubblica. 
meate consigliavano; 1.° ch'egli era bene 
che la dittatoria potestà della Balia, della 
quale era per terminare il suo tempo, più 
noa si rinnovasse; 2.° che si serrassero le 
borse dei Priori; 3.°e che quei magistrati, 
non più a mano, ssa a sorte secondo i fa- 
vori dei passati squittibj si estraessero. 

Cosimo che sapera in ogni modo di non 
correre alcun rischio nella sua diitatura, 
condiscese alle preci della malcontenta fa- 
sione; conoscendo bene che nelle borse, 
dalle quali doveva sortire ogni bimestre 
Je prima magistratura, erano stati chiusi i 
nomi di cittadini ditalti i ceti, la maggior 
perte muovi e al Podre della patria per 















FIRÉ 


avidità d'impieghi, per interessi di denari, 
© per ragione di mercatora ligj 0 ben af- 
fetti. Ottenata Lale riforma, parve all'unis 
versale diavere acquistata la propria liber- 
tà, sebbene l'esito mostrò ben presto tutte 
il contrario. Imperciocchè fatti gli squitti- 
ka ed entrati di Signoria gli eletti, questi 

mon operarono mica secondo la voglia di 
coloro che tal riforma sverano promossa; 
ma secondo il proprio arbitrio, o quello 
del loro padrone, la Lt repabblia ‘governava 
no. Si accorsero ben presto gl’inmovatori 
della loro follia, giacchè nonal Medici, ma 
ad essi stessi avevano preclusa la strada alle 
cariche e si erano lasciata fuggire di mano 
la cosa che ambivano di carpire. 

Quello però che fece più spaventare i 
malcontenti, ed a Cosimo dette maggiore 
occasione a fargli ravvedere, fa allorchè 
risascitò il modo di rifare il catasto come 
nel1429. Questa legge viota,e digià cres- 

strato che la doveva eseguire, 
fece risolvere i grandi a stringersi insieme 
per scoogiorare Cosimo, affinchè volesse 
lire l'ordine oligarchico da eso 
Mato introdotto Gno dall'anno 1634. N 
dittatore peraltro noa volle corì per fret- 
ta dare ascolto a simili lamenti, accioe- 
chè i faziosi sentissero più mente 
il loro errore, e ne portassero più langa 
pena. Tentossi nei cunsigli la legge di 
far auova Balia, ma mon si ottenne; e 
perchè un gonfaloniere volle senza con- 
sentimento adunare il popolo s parlamen- 
to, lo fece Cosimo dai Priori di lui colle» 
ghi sbeffare in modo, che egli impazzò, e 
cume stupido dal palazzo “falla Signoria 
alla casa sua fo rimandato. 

Nondimeno perchè un tal coategno 
aveva fatto crescere I" nei nuori 
governasti,e nella plebe gli insulti verso i 
grandi, non parve a Cosimo il lasciare più 
oltre trascorrere le cose, che le non si po- 
temero poi ritirare a sua posta, Dondechè er- 
sendo pervenuto al gonfalone della giusti- 
tia Luca Pitti, uomo animoso ed audace, si 
credè costui un istrumento opportuno per 
governare l'i i riservandosi il Me- 
dici a favorire fl tentativo dietro la scena, 
acciò, se la riforma non sortiva l'esito 
desiderato, ogni biasimo a Luca e non a 
Cosimo fosse imputato. Volle il Pitti sul 
principio tentare la mutazione col per- 
suadere i suoi colleghi, che cotcsta intro- 
dolta Libertà di elezione era una licenza 


























FIRE 


sfrenata; al quale erroneo consiglio si 
cpposero i magistrati con tali forti eupres- 
sioni, che uno di cssi come sediziono ven- 
me arrestato e posto alla tortura. Fu allo 
ra che Pitii ricorse all’arbitrio; e avendo 
ripieno di armati il palazzo, chiamò il po- 
polo in piazza, cui per forza fece con- 
sentire quello che volontariamente non 
aveva potuto oltenere, riduccndo il gover- 
mo al regime del 1434, @ coronando la 
sua opera col fare esilisre quattordici cit- 
tadini che si erano dichiarati caldamente 
attaccati alla pubblica libertà.lonanzi che 
Pitti terminame la sua magistratura si 
propose una riformaziune, in vigore della 
quale la magistratura soprema della re. 
pebblica, stata fino allora appellata dei 
Priori delle Arti, dovette prendere il tito- 
lo dei Priori di Libertà, quando appun- 
to in Firenze era comata ogni libera ra- 





Fa Laca Pitti io premio dell'opera sua 
dalla Signoria faito cavaliere, e da Cosimo 
riccamente presentato, nel mentre quasi 
tntta la città coscorreva a offeriegli doni. 
Cosicchè egli venne in tanta Sdanza e su- 
perbia de por mano a innalzare due gran- 
diosi edifizi, che ano in Firenze, cangisto 
poscia nella maestosa reggia, (sebbene di 
palazzo Pitti conservi tottora il nome) 
l’altro a Rusciano sopra a Ricorboli luogo 
propinquo un miglio alla città. Per con- 
durre a fine i quali edifizj Loca nea perdo» 
mavs ad alcuno straundinario modo; per cai 
noa solo i cittadini lo presentavano, e del. 
le cose necessarie all’edificatoria lo sovve- 
nivano, ma le comunità e le popolazioni 
del Gorenlino distretto gli somminietrava 
, nel temno che agli uomini di ogni 
delitto macchiati Luca offriva asilo, purchè 
nelle sue case lavorassero. 

Gli altri grandi della città, se non edi. 
firavano al pari, non erano meno vio- 
lenti nè meno rapaci del Pitti; in modo 
che, se allora Firenze non aveva guerre di 
fuori che la distraggesero,dai suoi cittadi- 
ni era distrotta. 

Segni durante questo tempo la morte di 
Cosimo (il di 1 di azosto 1664); di quel- 
l’uomo el'ebbe la forza di tenere per 30 
anni nelle sue mani il governo della repub- 
blira, e che ne assicnrò il dominio nek 
La sua esso, Laciò di sè grandissimo desi. 
derio nella città e all'estero. in quanto che 
non solamente egli superò ogni altro, dei 























FIRE 185 
tempi suoi, d'autorità, di pradenza e di 
ricehezze, ma anco di magnificenza e di 
liberalità. La quale ultima prerogativa si 
fece comuoere ansi nte dopo la 
jacchè non vi era cittadino di 
alcuna qualità cuiCosimo grosse somma di 
denari non avesse prestata. E tantoera il 
oreilito ch'egli tenevaall'estero, che quan- 
doi Veneziani, e Alfunso d'Aragona contro 
la repubblica Gorentina si collegarono, 
Cosimo col ritirare il suo avere dalle pias- 
ze di Napoli e di Venezia, si crede vi la- 
sciasse un vuoto tale di numerario, che i 
due supraddetti potentati foserr costretti 
ad accedere alle proposte condizioni di 












pace. 
Apparve la magnificenza di Cosimo in 
vari ediGizj sacri che in Firenze, nel pog- 
gio di Fiesole, e nel contado dai fonda- 
menti fece costruire. Il suo granilinso pa- 
lazzo in via Larga (poscia de’marob. Ric» 
cardi) e quattro sontuose i, 
a Fiesole, a Cafaggiolo cl 
tolo ediGcò, ma di vasi 
da egregiartati di 
di altre miuuri fabbriche, cappelle, altari 6 
ospizj da esso foudati e arricchiti. 
Difficilmente si potrebbe indicare nel. 
la storia del medio evo un cittadino che 
21 pari di Cosimo sia stato colmato di elo- 














nua aver potuto, nel lango periodu cheegli 
tenne le redini dello Stato, di un acqui 
accrescere il dominio fio- 
rentino; e tanto più se ne doleva, quanto 
che gli parve essere stato da Francesco Sfur- 
za ingannato; il quale mentre era conte 
promisegli, sppena si fuse insignorito 
Milano, di ture per i Fiorentini l'impresa 
di Locca, che poi non mantenne. 

Lasciò Cosimo erede delle sue ricchez. 
se e del suo potere il Giglio Piero, debole 
e infermiccio, cui commise morendo, 
delle sostanze e dello stato secondo il com 

iglio d'un suo intimo confidente e citta 
dino ripatatissimo (messer Divtisalvi Ni- 
roni) si lasciasse governare, Ma la GJucia 
nell’amico e consigliere non currisposero 
nè alle promesse del Neroni, nè alle spe- 
ranze del M Imperocchè solto pre 
testo di rimediare ai disordiai del patri» 

















184 FIRE 

monio, Diotisalvi indusse Piero de’Medici 
@ ritirare dai suoi debitori somme rilevanti 
di denari, imprestate loro dal padre per 
aoquistarsi nella città e fuori partigiani ed 





si, ogauno per diverso fiue, di torre a Piero 
lareputazione,e lo stato.— LacaPittil più 
potente cittadino dopo Cesimo, morto lui 
non voleva esere il seconde. Agnolu Ao 
ciajoli,per private cause, nutriva odio cea 
i Medici ; mentre Niccolò Soderini, mosso 
da mire meno smbiziose, bramava che la 
sua patria più liberamente vivesse, e dai 
magistrati estratti a sorìa si govermasse. 
Parera a questi capi di avere la vitto 
sia in mano, perchè la maggior parte del 
popole, cem cui essi adonestavano la loro 





da alcuni più pacifici cit 2cq 
i dissapori, mentre le inimicizie co- 
minciarono a manifestarsi aperte dopo la 
morte di Francesco Sforza daca di Nila- 
no (8 marco 1466). Ma non giorando P 
eloquenza del Soderiai, nè l'orgoglio del 
Pitti, nè le engrete arti del Neroni a sore- 
ditare Piero de'Medici, fuvvi chi fraicon- 
giurati propose che si doveme wocidere 
quest'aitridolo della plebe; ricordando 
quello che a Rinaldo degli Atbizzi, o Pal. 
Ta Strozzi, a'Ridulfo Perutai e a tanti altri 
grandi della città era intervenuto a cagio- 
ne di aver lascieto Cosimo la vila prima 
dell'esilio. 

A volere con sicsrezza eseguire il me. 
4itate disegno, stimarono i fazicsi neces- 
«ario un esterno soccorso d’armati. S'im. 
pegnò di cosdiuvarli sell'impresa Ercole 
d'Este fratello di Borso marchese, poi de- 
<a di Ferrara ; îl quale inviò una compa. 
guia di sopra mille cavalli verso lA ppen- 
mino di Fiamatbo,intento che i nongiurati 
Gesignevano il tempo e il luogo di assalire 
Piero de’Medici nell'andare o nel tornare 
chregii faceva alla città dala sua villa di 
Careggi. La destrezza però Gao d'allora 
manifestata del giovinetto Lorenzo sao fi 
Glio.e quindi gli appoggi de/fautori edami- 
ci delta tua cssa, scencertarono talmente 








FIRE 

e irresalati, molti di cui orederono bene 
di venire cun Piero a una riconciliazione. 

Ma Niculà Selerini,stimando vaso ca 
tal rimedio e troppo grave l'attentato, 
sebbene nou condotto a fine, perchè il Mc: 
dici volene dimenticarlo, con emergiche 
parole etimolò Loca Pitti a ritornare con 
ni sie pi fermezza all’esccazione 





9° idcriore armi e amici tano a città 
che in contado, e si sollecità il march. 
Ercole d’Este, affinchè con le sue genti si 
facesse innanzi da Fiumalbo pera mou- 
tagua di Pisteja. Questa novella; ope spera 
da Piero, egli ordinò al figlie Loren: 
di esere con Luca Pitti, sfichè con ogni 
suo ingegno lo A desistere da 
quei muvimenti; lo che a merwsiglia civ- 
sci a lui di renderselo mansueto ia guiea 
che tenuti inoperosi i congiurati, venne a 
terminare il tempo di quella Signoria, nella 
quale i contrerj al partito Medioro ave- 
mano troppi fautori. Ma entrati di seggio i 
muovi priori e gonfaloniere di giustizia, 
quasi tutti amici della casa Medici, la par- 
te di Piero nea istette più cospesa ua i- 
stante ; giacchè non più tardi che mel er- 
conde giorno (2 sett. 1466) chiamato il 
popolo a parlamento, si crearono qualtro 
giorai appresso gliOtto di balla insieme cul 
capitano del popolo; e la prima legge del- 
la nuova Sigauria fu, che le borse dei 








Poeo appreso si 
degli esiliati, fra ha quali l’Acciajoli coì 
figli, il Meroni e due fratelli, il Soderini 
con Geri suo figliuolo, e Gualtieri Pancia- 
fichi di Pistoja. Non fu aci nemero dei 
confinati Luca Pitti, il che gli accrebbe 
biasime, come se avesse pattuito la salvez= 
a eva cul daano degli amici e compagni. 
Ma bes egli conobbe essergli siata 
predetta la verità da Niccolò Soderiui, 
precioochè la sua casa nou fa più frequen- 
tata, ed egli non più veniva salutato da 
pertuna che lo ineoatrasse per via, mentre 
altri losfaggivano,e altrigii mermoravsao 
dietro chiamandolo rapace e crudele,e mol- 
i le cose da loro a Luca donate, come im- 


prestate richiedevano; talchè nos solo dall 


suo superbo edificare si rimese, ma il ro- 
sto della vita che gli sopraranzò finì cocu- 
ramente, 


Alcuni dei principali esali, fra i quali 


FIRE 

Neroni e Soderini, si recarono » Venezia, 
sapendo che l'udio di quei senatori verso 
la case siei Medici, che aveva assistito lo 
Sfurza loro semico, RUD era ancora spen- 
ta. li desiderio pertanto di vendicarsi mos- 
ve i reggituri della Repubblica veneziana 
4 dare ascolto si fuurusciti Gorentini, e 
sebbene apertamente coutro Firraze nun 
si dichiarasero,omministrarone però gro- 
te, armi e dense: con il migliore condot- 
Liere d'eserciti (Bartulommeo Ci lione), 
cui in seguito nnironsi le forze di altri 
regoli dell'Emilia e della Aunagna, 

Tatanto dai cante suo il geverne di Fi. 
sense preparavasi alle difesa do 
denari dai cittadini mediante na balsello di 
100,000 Gorini d'oro, ullecitendo ajuti.al- 
l'estero, € collegandusi per 25 anni col da- 
ca di Milano e col re di Napoli. Nrll'csta- 
te del 1467 i due eserciti nemici Lrova. 
vansi di freate mel territorio d'Imola, do. 
ve successe (35 luglio) la batteglia della 
Mlinella,la quale sorti un evento indeciso, 
schbene da ambe le parti infine a notte si 
combatterse con gran fermezza e valore. 

Però dopo quella giurnata non a cadde 
più (ra le part belligeranti cosa alcuna di 
notabile, sia perchè il generale venczieno 
con le sue forze si ritirame alquanto verso 
la Lombardia, sia per una tregua che,agli 
8 di agusto, si fece per intavolsre condi. 
zioni di peer; intanto che, sopraggianto 
IYroverno, ciascuna delle due armate si 
ridusse alle stauze. Peraltro a Firense, 
duve non si contava molto sulla concla- 
aiune del trattato, si fecero nuore prorvi» 
sinni di denari per tre auni sucorseivi 
mediante imprestanse, le quali prodassero 
al pubblico erario la vistosa somma di 
1,200,000 fiorini d’oro. 

Tofatti,appena entrato il mese di febb,del 
1468, si seppe a Firenze com poca soddi 
sfuzione, come il ponteficePaolul] di mazio- 
ne veneziano, a guisa di arbitro sveva pub la 
blicata in Ronsa la pece, a condizione che 
le porti belligeranti, collegandosi insieme, 








bai ian pnt fer sr 


100,000 scudi a Bartolomaneo Collione per 
la guerra che si aveva a fare contro i Tur- 
chi in Albenia, e intanto ordinava che ai 
Ficeentini il borgo di Dovadola, e al si- 
guore d'imola Mordano e Bagnara ci resti. 


tuimero. . 
Noe piscque alle Signoria di Firenze, 
mè al deca di Mileno, di avere a pescere 


FIRE 185 
con i loro denari ue cspitano di ventura, 
€ fecero sentire al pontefice che si sarcb- 
bero appellati di tale arbitrio al future 
Concilio; ma Pavlo Il vulendo persistere 
nella pronunziata sentenza, procedette all’ 
atto di scomunica contro colore che da 
quella dissentivano. 

Dpo che e repubblica Gorentina ebbe 
creato il magistrato dei Dicci della guerra, 





inviato gli eserciti verso le Romagna per 
ricomiaciare le ostilità, il pontefice, miti- 
ii ile 





ioni 
di pace, senza fare più menzione del veno 
to condottiero. . 

Nel tempo che tali affari di feori si me- 
segziavaso, la Signoria di Firenze deva il 
bando di ribetti al Neromi, al Soderini e 
all’Acciajali per avere rotti i confioi, 
e per esere stati la cagione di una guerra 
dispendiesiscime, alle spese della quale 
dovettero in perte supplire le sostanze dei 
Fuorusciti. — Wed. Dososaticnizo. 

Nell'anno medesimo 1468 la repubblica 
fiorentina acquistò in compra da Lodovico 
Fregoso per 3o,oc0 fiorini d'oro Sarzana, 
Sarzanello, Castelnuovo e alcuni altri mi- 
nori castelli della Lunigiana. 

Terminata la guerra e sopite le civili 
tempeste, Lorento dei Medici, uno dei 
principali attori in tali politiche faccende, 
volle rallegrare la città com tornesmenti 
ed altre feste spettacolose atte ad affrzionare 
vempre più ipso alla sua cacse.Se nom 
che l'infermità del di lui padre, aggrevan- 
dosi egnora più, dava campo agli ambisio- 
si del dominante partito di regolore a 
loro arbitrio la cosa pubblica. Si voole da 
alconi istorici fiorentiai,che un giorno Pie- 
ro chiamasse a cè i principali cittadiai, e 
parlasse loro in guisa da farli vergognare, 
nn d'averetroppo abosato dele 

1a Slot che La sl eeva ipo, o pere 
pope rianiesibingeboi alaeibetini 

capriccio la giustizia, 


amano, 
la villa di Cafoggialo, Agoele de Acciai 
nè ci debitò punto dal 


188 FIRE 

ne di coloro, i q rali, sotto il manto dell’ 
aricizia e di un falso amore patriottico, si 
erano impadroniti delle prime magistra» 
ture della città. 

lo taota angustia di 

dosi il male della podagra 
Li a dic. 1469, erssò di vivere, senza cl 
Firenze potesse inlieramente conuscere le 
sue virtà. Ma tanto era saldamente sta 
bilito il potere della sua casa, che dopo 
la morte di lui noo segui motimeuto 
alcano; così che i suoi duc figliuvli furo- 
no, benchè giovanetti, come capi della re- 









inimo, aggravan= 





pubblica generalmente onorati. Alla quale _il 


tranquillità interna contribuì più di tut- 
ti Tommaso Soderini, cittadino di gran 

di somma avvedutezza nelle cose 
politiche, e sinceramente ai Medici affo- 
3ionato. Imperocchè fangi egli dall'initare 








11 fratello Niccolò Soderini, mustrò coll’ 
eSetto quanto la sua fede fosse diversa da 
quella del Neroni, allora quando ragunò 
uno scelto numero di Borentini nel con- 
veoto di S. Antonio presto porta Faenza, 





quenza dellecondizioni della citti,di quel- 
Ne dell'Italia, e degli umori dei varj princi. 
pi di essa svendoa lungo discorso, coacluse, 





se uniti, e dalle 
dalle guerre di fuori sicuri, era necessa- 
gio osservare quei due giovanetti, e loro 
le buona riputazione ereditata dal pare 
e dall'avo mantenere. Parlò dopo il Sode. 
gini Lorenzo con tauta saviezza e mod, 
che a ciascuno egli dette grandi speran- 
ze di sè; siochè prima che di là partisse. 
lunati, giurarono tutti di prendere 
come;in figliuoli, e questi vi 
ceversa di tenera quei cittadini per altret- 
tanti padri. 

Continuava la quiete in Firenze, allor 
chè nel 1470 occorse in Prate un improv- 
Viso tumulto eccitato da un fuvruscite 
(BernarduNardi).il quale,introducendosi di 
notte tempo con pochi armati nella Terra, 
volle tentare un colpo da 















tori e la fedeltà dei Pratesi, non che del 
eataliere Giorgio Ginori che arrestò il 
capo di quella sommoma, fecero pagare ca- 
rosi ribelli ua si 

Sal declinare dell’enno 1470 Lorenzo 
de Medici ebbe il prisgo onore pabblico, 





PIRE 


quando fu eletto sindaco del Comune, af. 
fiuchè a nume del popolo nella metropoli» 
tana fiorentina il goafaloniere Giaafigliaz= 
u1 per le sue mani fuse vestito cavaliere. 

Nell’auao appreso(1$71) con straordi» 
naria pompa i Fiorentini accolsero nelle 
lori duca e la duchessa di Milano 
accumpagnati da wn magnifico corteggio. 
In tale circostanza si fecero ssere rappre» 
seatanze speltacolose, una delle qu 
giouò l'incendio dell’autica chiesa di S. 
Spirito. 

Prima che Paono 











eleggere una commissione di 4 cittadini, 
all'arbitrio dei quali fu affidata la nomi. 
na del consiglio de'200. A costoro mede- 
simi fu data di fare tulto quello 
che il populo Gorcatino Insieme, (eccetto 
di levare il catasto) soleva per mezzo del- 
4 Camere ordinare, annullando per 
conseguenza i Consigli del Comune e del 
Popolo,all’anno 1382 poco sopra rammen- 
tati. Fra le varie riforinagioni în tale oca - 
sione decretate, fu approvata anche qaelta 
che ridusse al numero di 1a le 21 corpo 
razioni delle arti e mestieri. 

Nel mentre che tali ryforme in 
1e preparavansi, cesava di vivere in Ro- 
ma il pontefice Prolo II, cui poco dopo 
succede il carilinale Francesco della Ro- 
vere, che prese il nome di Sisto IV; quel. 
lo stesso Sisto che doveva essere il più 
animoso persecutore della casa de'Medi 
sebbene da principio dasse segni di gran 
favore a Lorenm, allorchè fa destinata 
dalla repubblica fiorentina tra i sei ami- 
basciatori andati a Roma per compli. 
mentarlo. È fama che Loreoro de'Me. 
dici avesse avuto acimo di fare il fratel- 
juliano cardinale, fone per rimanere 
egli più libero nelle cose del governo del- 
la città, ma che al pontefice non sembras- 
se bene di aggi cotanta ripatazione 
3 quella potente famigli 

In quell’anno stesso 1471, si suscitaro- 
no dei issapori fra i Volterrani e i Fio- 
rentini, a cagione di alcune divergenze in- 
sorte per conto delle allumiere di Castel- 
nuoro, state conoemte in affitto dal Comune 
di Volterra a una società composta di 
negozianti tanto fiorentini che senesi. I 



























FIRE 

Volterrani affidarono la decisione della li. 
trall'arbitrio di Lorenzo de’Nedici, spe- 
medo di svere in lui vo patrono, 0 al 
teso ua giudice spassionato, ma trovaro- 
ne invece ma loro avverssrio e tirauno. 
Artegnachè per au fatto meramente pri- 
vato fu dichiarata la guerra, aserdiata e 
pre Volterra, e Lusto riunita, insicme 
<or il seo distretto, al contado della Nep. 
Serentina. — ed. Vorteana. 

Per consolare l'afflitta città abbandona 
t (1472) a an orribile saccheggio, che fa 
un sua desolazione, vi si recò l'ar. 
bitro Lorenzo, il quale, nel tempo che 
apargera denari per calmare lo sdegno dei 
vinti, faceva costruire nel punto più pro- 
minente della città una fortezza, in mer. 
se alla quale vide erigeriì la bostiglia del 
Bachio 


1 ceste Federigo d'Urbino capitano ge. 
nerale di quell’impercsa, fu dalla Signoria 
di Firente com grandi onori rievuto, di 
preziosi oggetti regalato, e con decreto 
Rebblico dichiarato cittadino. Affiachè 
Rei la cittadinenza mom paresse vana, il 

\ comprò da Luca Pitti, per done 
real conte di Urbino, la possessione ma- 
ppifca dela villa di Busciono fuori di 
porta S. Niccolò 

Ma questo generale, con poco decoro 
ni Ponta gratitudine a lante dimostra- 

ben tosto gli stipend) 
della repubblica Gorentina, DE passare al 
serrizio del re di Napoli e del poat. Sieto 
Ni i pimo de'quali conoscevasi antico e 
Scoperto, l'altro novello a più pericoloso 
senico della città di Firente e Ue Medici 
che la deminarano. 

N° tampaco quei due sovrani della bas 
1 talia tralasciarono di tentare gli animi 
denari signori di Romagna e dei Senesi 
Pe ofeadere sempre più d'apprrno i Fio- 
Fratini, nel tempo che papa Sisto losinge- 
Vi altamente l'ambizione del conte Fede- 
n. dichisrandolo duca d' Urbino. Del 

quale oetile accorgendosi i reg- 
Giri della Repebblica, noe mancaro- 
Bo cui di preporarzi alla difesa; sicchè 
Cui col deca di Milano, con la Rep. di 
Venetia, con i Perogini e con il signore 
di Facaza si collegarono. Im questi sospet- 
tiesvensità di umori, fra i principi e le 
Mpabbliche dell'Iialia, si visse qualche 
Sese iemanzi che alcun serio tumulto 
Aeceme. Si mosse questo in Milano, nella 





FIRE 437 
chiesa e nrl gioraodi S. Stefano (an.146) 
de pochi congiarati, i quali trucidarono il 
duea Galrazzo; lo che fu un tristo prrlu. 
dio di altro'hon meno sserilego assamivio, 
col quale poco dopo si tentò in Firenz: di 
spegnere cum le persone il già colossale po- 
tere della famiglia che vi sig lava. 

Dopo la vittoria riportata nel 1466 da 
Piero de'Medici sopra i di lui prmici, si 
era riformato e ristretto ia modo il reggi- 
mento della Rep. for. da ridarre le prime 
magistrature nelle mani di Loresso o dei 
suoi ministri e segazei ; sicchè a coloro che 
n'erano malcuutenti, 0 conveniva con pa- 
zienza quel modo di vivere comportare, e 
se pure avessero bramato di liberarsene, 
era duopo il tentarlo segretamente, ‘e 
per via di coogiore. 

Non ignorava però Sisto IV, che Loren: 
to de'Medici, in grazia di loffoen- 
za, formava un obice potentissimo alla sua 
ambizione, di che esso pontefice già csm- 
tava più di una prova, sia allorchè volera 
comprare per il nipote Girolamo Riario la 
città d'Imola, sia quando il Medici segreta. 
mente sjatava Niccolò Vitelli, signore della 
Città diCastello, perchè si ere opposto alle’ 
armi e alle minacce di Sisto, intento a ri- 
mettere in quella città i fuorasciti. Adon: 
tato da queste, e forse da altre cause me- 
no palesi, Sisto IV, appena vacata la sedé 
arcivescovile di Pisa, la coaferi(nel 1474) 
al cardinale Francesco Salviati, che sapeva 








per ricchezze © nobilà ia Firenze delle 
più cospicue, e ai Medici rivale. — Aveva 
Cosimo de'Medici già da un peso la Bisn- 
ca figlia di Piero con Guglieime nipote di 


vedera 
alla sua autorità riunirsi nei cittadini 
ricchezza e stato. fece che a mem. 
Jacopo, primo della famiglia Pazzi, ed ai 
molti nipoti di lui non solamente non 
farono conceduti quei gradi di onore; 
che a loro più degli altri cittadini pe- 
reva meritare , ma il dispetto e l'ini- 
micizia contro i Medici ognora più ia, 
quelli si accrebbe dopo che il magistrato’ 


188 FIRE 


degli Otto di balia, per una leggera ca- 
gione, Francesco de'Pazzi da Ruma a Fi- 
renze cosìriase a ritornare, 

Una maggiore onta e danno negl’io- 
teressi, per l'infaensa di Lorenio, ri. 
venti Giovanni de’ Pazzi altro fratello 
di Francesco, allorchè vide carpire alla sua 
Lamiglia una riochissima eredità lasciata da 
Gioranni Burromeo, e ciò in vigure di uua 
Iegge retroattiva, che spogliò la mogli 
sus, unica glia del Borromeo, per 

fl patrimonio del suocero ia Car- 
ir 

Nun potendo adunque con tanta nobil 
tà e illustri parentele sopportare sì graadi 
dogiurie, i Pazzi cominciarono a pensare al 
modo di vendicamene, e decisero: che solo 
ol sangue di Loreuzo e di Giuliano onte 
si fatte potevano ripararsi e spegoere odj 
eotaato iotestii e feroci. Dopo varie 
cuaferense intavolate a Roma da Fran- 
«esco de’ Pazzi, il più ardito di sua 
fersiglia, si associò a) criminoso progeito 
fl cuate Girolamo Riario nipute del Pa 
ps, e quindi il cardinale Sulviati srcivo» 
seoto di Pisa, di puco tempo aranti stato 
offeso dai Nedici; e Gualmente si tirò, 
sebbene non senza fatica, nella volontà dei 
ecogiorati il vecehio Jacopo. Furono 
@riandio concertali i mezzi per ricevere 
di foori un pronto ajuto all'impresa che 
ni meditava, temendo i con 
disposizione un corpo di caval l 
fini della Romagna, comandato dal generale 

i tr .Baltista da Muntesecco, uno 











torna. Deli Della quale scena si fece teatro la 
chiesa metropolitana di Firenze piena di 

lo, in di on cardinale, in 
ficcno fativo (36 aprile 1478), quindo 
si celebrava la principale messa, e nel 
posto stesso in cui 


Tratto dal ciel misteriosamente 
Dai sussurrati carmi il figliuol Dio 
Fra le sacerdotali dita scende. 


Fatta una simile deliberazione, i con. 
giorati se n'andarono » $. Maria del Fio- 
re, dive, nell'ora e al momento segnalato, 








quelli apparecchiati ad uccilere Giuliano 
«00 tanto studio lu ferirono, che dopo po- 
chi cadde estinto; ma gli altri 
destinati a trucidare il fratello Lorenzo,con 





sÎ poca lermasza all’assunto impegao adesa- 





FIRE 

pirono,sbe egli fu in tempo,con l'armi see 
di porsi sulle difcse,e con l’ajuto degl'ami- 
ci, che tosto lo attorniaro no,di ricorrarsi e 
mettersi in salvo nella vicina sagrestia. 
In questo mentre l’arcivescoro Salvia. 
ti si era masso 00m un drappello di coe- 
giurati verso il palazzo del popolo per 
assalire il magistrato della Signoria, er 
invece l'arcivescovo stesso e i suoi seguaci, 
per online del gonfaloniere, cui pervenne 
in tempo la notizia di tanto ecoesso, ven- 
neru presto disarmati, e quindi, parte alle 
finestre del palazzo con uu laccio alla 
Gula scepesi, e parte gettati nella piazza 
€ dall'accorso populo fatti a pezzi e trasci- 
pati per la città; in una parola quanti 
nella congiura si scoprirono complici, 
furono presi e trucidati. " 





Sraro vi Preswes oa 1478 
atL'oLrIMO suo asEDpIo. 


Fu in ogni tempo e fra tutte le mazloni 
costantemente provalo esere pur troppe 
vero il politico assioma dal più scaltru iste 
rico Gurentino tre secoli indietro Loi 
ziato «che le congiure generalmente s0- 
gliono a chi le muove rovina, ed 
a colui, contro il quale sono mosse, graa- 
derza.Dundechè quasi sempre un principe 
d'anacittà da simili macchinazioni assalito, 
se non è ammazzato (il che raramente in- 
terviene) sale in maggior potenza, e molte 
volte, essendo buono, diventa cattivo.» 
L'importante istorico che sb. 
biamo "tai sopra Laniansdigninefie quasi 
tramezzo a quelli dell'antica e della moder- 
ma istoria, ha da puter mostrare alla pe 
sterità, sia che rivolga l'occhio verso i 
remoti avvenimenti della prima, sia alle 
rivoluzioni della seconde, malti clamoro 
si esempi confacenti a conferinare sem» 
pe pi l'assioma del Machiavelli. 
ilio di Cosimo, seguito bra 
presto dal suo richiamo, portò nella sua 
ersona autorità e riputazione tale da 
il regolatore della repubblica 
fisrentina; la cospirazinue del 1466 com. 
fermò a Picro di lui Giglio le redini dello 
stato ; finalmente la con 
frattò a Lorenzo, detto 















ra de'l'azi 








come e trinegui, 
» Firenze stragi senza esempio, oppressiv- 
mi senza freuo, e guerre senza frutto. 


FIRE 
Dapoche il piane della discorsa ecogiara 
è fallito, senta che nella città segui» 









im © dai potentati di fuvra 
il pont. Sisto IV e Ferdinando re di Ne 
poli risolvetteo di eseguire a forza aperta 
quello che pon avevabo poluto olten: re 
di n.vcuito. Doadechè con grandissima ce- 
lerità messi i loro eserciti insieme, ver- 
10 Firenze gli fesero incamminare, pre- 
cedati dalla dichiaraziove di nua volere 
altro dalla repubblica fioreutina, se non 
che l'esilio di Lorenzo de'Medici, unico 
loro nemico. 

Jotaoto incomincisrono a far sentire gli 
effetti della loro ostilità col sequestrere le 
mercanzie o altre sostanza che i Fiuren- 

fini avevano nei dominii di Roma e di Na- 








mategno. Si ceroò dalla Rep. fiurentina di 
raffremare le forze spirituali fra le mani di 
cotaì pontefice col dare ordini perentorj, 
affinchè nella metropolitana .stessa, duve 
era seguito il sacrilego attentato, si tenesse 
un sinodo da tutti i prelati della Toscana 
onggetti al dominio di Firenze; e costà in 
fatti, mel di 23 loglio 1478, quei padri 
della Chiesa discamero e procunziaruno un 

appello delle ingiurie e dei torti di Sisto 
1V al fataro Concilio. 

Si prepararono quindi con ogni solleci- 
tudine le armi temporali, mettemilo insie- 
me truppe e denari in quella socmta che i 
Fiorentisi poterono maggiore ; mandarono 
per ajati al deca di Milano e ai Vesc- 
zieni, e iu faccia a Italia tatta, dando 
prove non equi: dell’ira, della perse- 
cazione e dell’ingiustisia del pentefice, la 
lors causa con valide ragioni giustilica- 
rono. 

Noa pisò molto che l'esercito 

per la Valdi 
Chiana, arrivò sal territorio Gorentino 
in Chianti, dove si trattenne 4o giorai ed 
amediare la Castellina; e ciò innanzi che la 
Repubblica avesse messo ia ordine forze sul- 
Scienzi da Gargli fronte. —Frattanto essendo 
sepraggiualo il verno senta che il nemico 
facene siiro acquisto d'importanza, se si 


" 


FIRE 189 
eocettuii! cest.di Muate Sunsavimo, si ridus- 
se agli alluggianseati nel contado di Siena, 
al cui governo mostrossi di lui amico. 

Al ritorno della prim.vera i Fiorentini 
avevano presi tali vigorosi provvedimenti 
che fifrono in gredo di respiogere dalle 
campagne di Pisa alcune bande di fuoru- 
sciti capitanateda valeuti condottieri, e po- 
co dopo con un. divisione del lurv esercito 
cumandata da Roberto Malatesta ripurta- 
rono una luminosa vittoria sull’armata pa- 
palina al lago Trasimeno; nel tempo sice- 
so che un'altra divisione, campeggisado 
fra Colle e Poggibuusi, teneva in scacco 
l'oste napoleiana. Ma i disordini che 
soprervennero nel campo de’ Fiorentini 
preso Poggibonsi (fuse per avidità di pre- 
da fra i soldati, o per discordia fra i loro 
comandanti) produssero tale sconcerto che 
essì con ogei quat di ade ir loro as- 
salironsi,e quindi uno di quei cspi (Ereole 
Ferrara) rilorouuene con le sue 
gesti io Lombardia. 

Allora il dace napoletano, profittando 
delle accadute dissensioni che l'avversario 
avevano indebolito, mome coi suoi rapide 
mente da Siena verso Poggibonsi per assalire 
il campode’ Fiorentini; i quali scnsa vedere 
1a socia del nemico si fuggirono abbando. 
nando bagagli, viveri e artiglieria, Con. 
venne perciò in tanta sventara cichiarmere 
frettolosamente il Malatesta dall'assedio 
di Perugia, affinchè cuoprisse Firenze da ua 
colpo di mano, e difendese il ene esata- 
do messo a ruba dall'oste Aragonese che 
aveva: tatto ederole» 
Pigna sa l'albo Calabria avesse 
profittato della foriuoa a lui uiferte dalla 
viltà di ua esercito la cassa 
di Lorenzo de’ Medici, e forse la stema Fi- 
renze cra perdota. Ma la dilazione, che 
fu cempre favorevole agli 
che questa volta la città insieme ocl felice 
‘protagonista di quella guerra. Aì che si ag- 
giunse l'avvicinamento della fredda stagio- 
ne, che sospese le ostilità per rinchiuderò 
le truppe, secondo l'uso di quell'età, 
nei quartieri d'inverno. 

Era quasi per Gipire il so0 corso l'anno 
1479, quando il papa e il re di Napoli, 
dopo due campagne, a offrire 
per tre mesi una tregua che fu volentieri 
accettata dai Fiorentini; ai quali un tale 
tiposo servi per dutiutamente concecere 
i sostenati affaani, gli ultimi cri nella 























190 FIRE 

guerra commessi, le perdite fatte, le spese 
invano sostenute, le gravezie e i molti di- 
sgusti che la repubblica per l'ambizione 
di una sola famiglia ingiustamente sop- 
portava. Le quali avvertenze, non solo 
tra iprivati, ma nei consigli pubblidi ani- 
musamente discorse, mossero Lorenzo dei 
Medici ad una di quelle azioni, che so- 
gliono giudicarsi dal successo; temerarie, 
se infausto, grandi, se l'evento riesce fe- 
ice, Risolse Loreuso di recarsi egli steso 
a Napoi, per mettere all'estremo ci- 
mento lai ssivuante eloquenza sua,e il ca- 
rattere dei re Ferdinazdo, comecchè que- 
sto per multi csempi lo avesse dato a co- 
moscere atrociasimo. 

Imbarcatosi egli a Livorno nel cuor del 
l'inverno (5 dicembre 1479) con lettere 
credenziali della Repubblica,giuose a Na- 
poli preceduto da sl gran fawa e ripa- 
tazione, che noa solamente dal re, ma da 
tutta la città vense omuratamente e con 
grande espettazione accolto e corteggiato. 

11 trionfo però di Lorenzo fu dopo cuter- 
si presentato al trono di Ferdinando, da- 
vanti al quale egli con tali persessive ma- 
niere e con si grande intelligenza parlò 
degli affari politici della sua patria, delle 
ooadizioni e diversi umori dei priocipi e po- 
poli d'Italia, di quello che si poteva spe- 
mare nella pace e temere nella guerra, che 
Ferdinando, dopo l'ebbe udito, si maravi- 
gliò più della grandezza d'animo di Loren- 
zo, della finezza d'iogegne e gravità del 
suogiudizio,di quello che noa ci era prima 
maravigliato dell’avere egli solo ito tante 
traversie supportare. Entrò il re di Napoli 
im Latta le vieta dell'ospite già suo nemico, 
taato chè mom solo si frce Ja pace (6 mar 
20 1480), ma fra loro nacquero accordi 

a conservazione de’comoni Stati. 
Tornò pertanto Lorenzo ia Firenze gran. 
dinsimo, v'egli se n'era partito grande, e fa 
dalla città riceveto con quella allegrezza, 
che le sublimi sue qualità e i recenti servigi 
nieritatano. — Quello che arrecò noja a 
tsato tripudio fu la perdita che la re- 
pubblica forestina in questo tempo inte 
se della città di Sarzana, stata inaspettate 
menle eocupsta da Agostino Fregoso di 
Genova contro la frde dei trattati; mentre 
delta perte di Siena i Fiorentini miravano 
nen sensa inquietudiae il duca di Calabria 
fermo col suo esercito, e dimostrando di 

















FIRE 
tadini, talchè era fatto l'arbitro delle dif 
rense loro al segno,che molti in denari, al. 
cuni con le carceri, altri coll’esilio cd aa- 
che alla morte avende condannati, diede 
all'universale ragioni da sospettare che di 
quella città son fosse per divenire tiranno. 
Per buvnasurte però de’Senesi e de’ Fio 
rentini nacque un' accidente i 
patroni re di Napoli e al 
maggiori pensier che quelli della Tosa- 
na, allorchè (28 lugl. 1480) lo sbarco re. 
peutino di 6o00 Turchi sulle coste di Ta- 





agosto) di quanta gente essi trovarono i 
Otranto, costrinsero il re Ferdinando 
chismare con grasde prewura il figlie e 
le sue geati dalla Toscana, 

Questo medesimno caso obbligò Site IV 
2 mular consiglio; e dove prima. non ste 
mai voluto ascoltare proposizioni dai 
Fiorentiai, fece loro sentire, che quando 
si piegassero eglino a domandargli perdoso, 
sarebbe venuto a un accordo. — Noa 
parve alla città interdetta di lasciar pu 
sare una sl favorevole occasione. Furono 
inviati a Ruma 12 ambasciatori,i quali, dopo 
alonne pratiche, rioevati nel portico di S. 
Pietro, dovrruno gettarsi ai piedi del papa 
musiso ia trono, circondato da'suoi cardi 
nali e prelati, per iscasani dell'socadeto 
con espressioni servili e coa i più grandi 
segni di umiliazione. Alle quali scust 
Sisto rispuse cum parule piene di superbia 
e d'ira, rimproverando ai Fioreoliai i pre- 
teri delitti è le cattive opere che averne 
data cagione s'acormdesse una guerra,che fu 
spenta per la beniguità di altri e noe per 
i meriti loro. Lessesi le formali 
della benedizione e dell'accordo; al 
quale Siato IV, oltre le convemute, altre 
condizioni onerose aggiunse per obbligare 
i Fiorentini a tenere armata una fotti 
glia contro il Tarco. 

Pareva che gli afari politici di Firea- 
ze fossero assai bene assestati, ancorichè 
molti si lamentassero, che il Magmifice 
cui denari del Comune alle cove sue jri- 
vate piuttosto che a quelle della Repub- 
Blica avesse rimediato. Solo restava da ri 
conquistare Sarzana, che Agostimo Fregose 
aveva venduta alla società politico-mer- 
cantile del basco di S. Givegio di Gr 
nova, la quale a quell'epoca possedeva av- 
che Pietrasanta. Ciò diede impuleo a risc- 
condere contra i Genovesi nuova guerra; 











FIRE 


prima operazione fu diretta ad me 
e conquistare Pietrasanta, nell'anno 
medesimo in cui mori Sisto IV, (1484) e 
che s’inmalzò sulla cattedra di S. Pietro il 
cardinale Gio. Battista Cybo rol nome di 






noe coscbbe ia Italis con chi lo po- 

coagiungere che con Madda 

Magnifico, cade formaere 

che decoroso parente- 

Questo infatti si concisse, nelt'enno 
L 


riebbero questa città. 
Riporò la Repubblica tranquilla nella 
@ sici talenti di Lorenzo de’ Me- 


pece, attendendo 2 fare sequisto di libri 
rari, di mes. antichi, di oggetti di belle arti, e 
onorando di ogni maniera scienziati, artisti, 


Ba generose grazie del moconate. 

Pare che sjatamero a rendere più glorio- 
so il reggimento diLoreneo alcuni cittadini 
intente a far più bella la città coll’edibica- 
zione di superbi palezsi; dei quali seota 
dubbio quello di Filippo di Matteo Strozzi 
costasi par eggi per une dei più nobili e 
più amestosi d'italia. 

Loreneo trovavasial colmo della sua gran- 
desza, quando fa recato a Giovanni suo @- 
gliuolo il esppello cardinalizio nella età di 
13 emei, per modo che giovane si trovò 
{atto pape col someche da esso prese il seco- 
lo dei prodigi di Raffaello ediMichelaguolo. 


FIRE 190 

All'alta rivomenza di Lorenzo 
va non tanto il suo merito leiterario, il 
giudizio Gaimimo che aveva nelle arti, e 
l'impulso generseo ch'egli diva agli stodi, 
pei qualiFirener divenne 11 sede della let 


teratura e dei sommi art ‘0ropa, quan 


lui infetti develtero gli Estensi la pace cl 
salvò loro lo Stato nel 148figli Aragonesi 
di Napoli il ritorno della tranquillità tar- 
beta nel 1486 dalla guerra de’suoi harn- 
11; il ponteBce Fanocenzo VIII la sommis- 
sione di Osimn ribellata do un suo tiran- 
n0; infine l'Ralia tetta di non avere Lo 
renzo in veruna maniera socoasentito alla 
discesa dei Francesi, quando volevano soc 
correrlo contro Sieto IV. 

Jo usa perola Lorenzo, comecchè gui- 
dame i Fiorentini alle arti eai piaceri per 
distoglierli dalle care politiche dei loro 
avi, comeochè egli giungesse fino a mano- 
mettere il Monte comune per resistere ai 
di lai nemici, fa altronde tale uomo che 
seppe re con moltissimo bene il 
male che faceva alia libertà, parola dive- 
mati ormai vuota di senso tra un popolo 
che da più di meazo secolo la pabblica li 
bertà aveva perduta, e in nn tempo in cui 
la gente che cresceva aveva succhiato al- 
tro latte e si andava natrendo di principj 
diversi da quelli delle già estinte genera- 
sioni. 











Leonde nom si atrebbe più a ricercare, 
dirò col Pignotti, se il Magnifico cia 
sato l'oppressore della repubblica ; ma 
pisttoste, se il governo repubblicano fos- 


se pei Fiorentini a quell'epoca il più 
volte adattato. ‘ 
Morì Lorenzo nella villa di Careggi, li 8 





to di 
egli veltò le apelle è quel frate Gavotto, 
quendo fa da lui richiesto di restituire a 
Fireoie il libero regime, 

Pi imogenito di Lorenza, non 
ostante il difetto dell'età, per partito del» 
la Signoria (il cui ere, come se 
fome morto il sovrano di Firenze, avera 
preso l'abito di corruccio), e grazie all’ 
intervento dei principi italiani che ave- 






192 FIRE 


vano inviati vostà i luro ambasciatori 
per condulersi della morte del Mugnifico, 
Piero, io diceva, qual successore del parire 
che nelle cose di stato, fa dichiarato 
ile a ‘tutti gli opori, magistrature, di- 
ità € privilegi della repubblica. Quao- 
però è Lorinzo fee inferiore il figlio, 
d'ivgegno e di carattere, lo provò ben 
presto Firenze e l’Italia tutta. 

Mancato con Lorenzo de'Mrdici il _mo- 
deratore dei governi di quasi tatta la pe- 
nisala, e succrduta alla ena perdita quella 
del pacifico Innocenzo VIII, salì nel suo 
posto lo scaltrisim» Rodrigo Borgia, che 








Turboss ben presto la psce d'Italia co 
lo svilupparai fra i due più polepti prin- 
cipi della medesima quei caitivi semi e 
tenebrosi motivi che la prodenza di Lo- 
renzo e il suo credito avevano saputi te- 

freno e comprimere, se noo del 
tutto estirpare. 

Avvegnachè la troppaambizione di Lodo- 
vico Siurza arbitro del duca di Milano, 
richiederlo di 
rare dalla tutela i) mipote, giunto or- 
mai ai suoi 20 anui. Dissimulò Lodoviee; 
ma puco di.po si ri ogni Allora 
Piero de’ Medici che a "erede potato te 
nere la bilancia eguale tra quei due ri. 
vali, lasciò travedere qualche propensione 
verso Ferdinando, al sospettoso Lodorico, 
1 quale per cupidigia di regno meditò di 
abbattere la casa Aragonese di Napoli cvl 
chiamare i Francesi in Malia, e cul far ri- 
tornare in scena il testamento, vero o apo- 
erifo, della regioo Giovanna Il; la quale, 
dopo saver diseredato Alfonso re d’Ars- 
ona, lasciò i suoi diritti a Renato duca d’ 
Aogiò. * 

latanto Lodovico Sforza, più moto col 
erprannome di Moro, simulande sempre, 
per segreti emissari faceva credere ai prin- 
cipi Italiani, ch'egli adopravasi con og’ 
impegno per stornare il re di Francia dal 
pensiero che sveva di scendere con ne 
merosò esercito dalle Alpi. 

A quest'oggetto Ludovico aveva invisto 
n ambasciatore a Piero de'Medici, il qua- 
Ie credè di aver in mano l'occasione 
pizia per convincere Carlo VIII della mala 
fede del suo preteso alleato, onde di:tutlo 
dalla meditata impresa. Ma la bisogna 
andò tutta al costrario: stantechè tale 
civelazione non solamente nom distornò il 




















FIRE 
re di Francia dall'imminente , ma 
la condotta di Piero de'Medici, fatta pale 
se al Moro, chiuse tra i due governi ogni 
strada è qualrinei riconciliazione. 

Arroge a ciò, che l'esito diegraziato di 
un tale manegzio fa la di n 
altro fatto, il quale portò l’ultimo colpe al 
credito e all'autorità del figlio del Megni- 

ico nella sua patria. 

Carlo VMI cue forbito esercito era di 
giù nel 1494 penetrato nella Toscana per 
la Lomberdia, valicando l'Appennino della 








10855! 
comandati della preci +0 che giù 
quell'oste era intoroo sd amediare Sar 
mapa. 

L'avvicinamento di ana formidabile ar- 
mata, e le atrocità che aveva cummene 





nella sea marcia, «lestarono tale indegna- 
zine e spavento nei Fiorentini, che ester- 
mando il loro mal muore contro Piero de’ 
Medici, liberamente inculpavano la sua 
incomsidleratezza di non avere aulla preve. 
dato e nulla apparecchiato,on.le fare argine 
a tanta piena, che minacciava l'immi- 
nente rovina della città e della repub- 
blica. 

Parve che Piero allora si scootesse da 
tanta ignavia; e ricordaadosi forse per la 
prima volla, ms poco a proposito, degli 
esempi di suo pad:e, volle copiare quello 
che fu eenzo dubbio il più diffici 
bantò a segnalare le eminenti quali 
Magnifico. 

Pierosi decise di partire per la Lumigia- 
ma alla testa di un'ambasceria di ragguare 
devoli cittadi € lasciò indietro a Pie- 
trasanta, per recarsi solo a Sarzana davi 
4 Carlo VIII, vel tempo che i Francesi 
‘wstivanola fortezza di Sarzanello ; ma egli, 
che non aveva nè il genio nè la destrezza 
Lorenzo, ritornò carico di accese a Firen- 
ae, ove gli fu inibito l'ingremunel palazzo 
delta Signoria, per avere erbitrariameno 
te offerte e cedute ai Francesi le for 
tesse di Sarzana, di Sarzanello, di Pietra» 
tanta e di Mutrone, e perfino quelle di 
Pisa e di Livorno, membri importantiesi- 
mi dello Stato. Per la qual cosa il popolo 
fiorentino essendusi contro un tale arl 
trio acerbamente irritato, Piero dagli ami- 
ci suoi sbigvititi lasciato senza comsi. 
Glio, temendo della vita, cen viltà pari 




























FIRE 
alta fretta, foggi coi fratelli angi dalla 
peisia. 


Per tale sconsigliata partenza, più che 
per le arbitrarie concessiuni fatt re di 
Francia, Piero, Giuliano e il card. Gio- 
vieni Medici, tre figli del Magnifico, fu- 
reno dichiarati ribelli, e alcuni dei loro 
polszzi dal popele saccheggiati. 

Proseguivano intsato i Fraveesi la loro 
marcia pr la Toscona, sicchè appena 
giunti in Pisa vi forono accolti con tanta 
letizia dal popolo, che prese a gridare /i- 
iertà. Non poteva Carlo aderirvi senza le- 
dere la sua dignità rompendo le conven- 
zioni stabilite com Piero in Sersana. Una 
depstazione di Pisani recossi al palazzo do- 
ve Carlo alloggiave, e seppe con sì fle- 
bili espressioni dipingere l'intollerabile gio- 
mo de'Fioreniini, che quel coronato, alzan- 
do la mano, disse : di voler fare ciò che 
Some giesto; la quale risposta fu interpre- 
lata quanto una conorsione di ciò che i 
Pisani demendavano. Esciti dall’udienza i 
depatsti gridaromo al popolo affollato, che 
glistiendeva, eserre stata dal re accordata 
la prazia. Ciò bestò alla phbe per sbbatte- 
re tetti gli stemmi della Rep. Gorentine, e 
gettare ia Arno l'insegna del Mersocco, 
(1 leone) nella di cui vece fo innalzata 
la statua del liberatore Carlo VIII. 

Questi, pon sapendo bene le cose che ave 
va cosceme, volle che restamero in Pisa 
Gi nfiziali de’Fiorentini per exrcilarvi la 
solila giuriadiziume, mon oslante che avesse 
cedeta la cittadella vecchia ai Pisani, 
ritenendo le sue genti la nuova. Quindi 
Carlo con il grosso dell'armata si direme 
+ Firenze, dove entrò mente, ai 
17 serembre 1494, colla lancia alla co- 
scia; lo che secondo l’uso francese indicava 
signoria della città. Andò ad alloggiare nel 
Polezzo de’Medici in Via Larga,e a tuttii 
oi militari furono amegnati quartie- 
ri destro la città. La quale illuminata di 
Bette e addobbeta con tappeti di giorno, 
preeniava l’idea di una festa in messo si 
Deggioni Qaibreezica sperando.i Fiorentini di 
mere in placare il grano 
distime sdegno contro di essi concepito da 
quel re. Nondimeno, per essere provvedo- 
tis ogni caso, aveva il Governo ordinate 
ai maggiori cittadini,che empirmero le le- 
Tecwe scenltamente di uomini del con- 
tale, che vi facemero entrare i condottie 
ticoniloro comerati militari stipendiati 








FIRE 295 
dalla Repobblice, e che cisecuno, tanto 
dentro quanto fuori della città, stame at- 
tento per correre all'armi al suono della 
campana maggiore del pubblico palagio. 
Terminale le prime cerimonie festevoli 
verso cotanto gravosi ospiti, incominciomi 
a trattore di accordo. Le prime proposte 
del re furono esorbitanti, pevrdatori, © 
messa in non cel convenzione fa 
Piero de'Medici; avvegnachè egli, oltre sie 
domande intollerabili in denari, 
va di essere riconosciuto signore di 
se e del suo dominio; dalla quale ri 
sta, benchè Gnalmente si discostame, ‘voleva 
nonostante lasciarvi uomini di toga con 
una qualche regia giurisdizione. 

Erano da ogni parte esacerbati gli sni- 
mi, nom volendo Carlo dalle ultime sue 
pretensioni declinare, nè i Fiorentini a 
somme iroppo gravose di meneta in alcune 
Guisa cbbligarsi, nè giuriedizione e premi- 
nenza d’impero nel loro state consentirgli, 
quando in mezzo a tante diffcelià quasi 
imaperabili sviluppossi le virtà di Piero 
Capponi, uno dei quattro cittsdiei depu- 
Aati a trattare col re. Era il Capponi somo 
d’ingegno, come d’amimo grande, e in Fi- 
renze slimato per queste qualità, che ren- 
devansi in lui più splendide dall'eser ns- 
to di famiglia onorata, e dall'avere egli 
per avo unleri e per bisavole unGine Cap- 
poni, doe nomini che bastano a controbi- 
lanciare i tristi di un intiero scoolo. 

Avvenne inlanto che Piero Cappeoi tro- 
vandosi un di coi suoi colleghi alla pre 
senza di Carlo VIII, e legrendosi da un 
segretario regio i capitoli immodera- 
ti, i quali come ultimatum dul re si 
proponevano, Piero ona gesti impetuosi, 
tolta di mano del segietarie quella serit- 
tura, la sircciò innanzi agli occhi di 
Carlo VIII, soggiongendo con voce conti 
tata: poiché si domandano cose sì dise 
neste, voi sonerete le vostre trombe, e nei 
smeremo le nostre compane; volendo 
espressamente inferire, che le differenze si 
sarebbero decise con l"; e con il mede- 
simo impeto, andandogli dietro i compagni 
si perti subito dalla presenza e dalle ca- 
mere del re de'Francesi. 

Quest’azione risoluta ed attiva, che po 
teva porre in estremo pericolo ogn’altra 
città, fa la calversa di Firenze. L'energia 
di Pier Capponi davanti a un potente mo- 
narca,in metto a un esercito lanto più or- 




















194 FIRE 

goglioso, quanto che non aveva visto se- 
cora in Îialia altro che scene di tradimen- 
ti, di bassezze e di viltà, fece tale e tanta 
impressione nell'animo di Carloe dei suoi 
cortigiani, che richiamati indietro i 
tati della Rep. fiorentina, e lasciate le do- 
mande, alle quali ricusavanodi consentire si 
convenne insieme in questa sentenza; 1 .*Che 
la città di Firenze fosse amica, confedera. 
ta e sotto la protezione tua della 
corona di Francia; 2.° Che le fortezze di 
Serzana, Sarzanello, Pietrasania, Motrone, 
Pisa e Livorno, cedute da Piero de'Medici, 
rimanesscro in mano de’Franersi fino a 
che il re non avesse fatta l'impresa del regno 
.® Che in questo frattempo la 
giurisdizione, il governo e l'entrate di 
quelle terre e città fomero secondo rl so- 
lito dei Fiorentini; 4.° Che si restituiser 
ro sobito tutti Sltri ‘peesi tolti e ri. 
bellati allaRepubblics, e li potesse rinupe- 
rare coo l'arte, in caso che i rivoltosi rice- 
sassero di aderirvi; 5.° Che i Fiorentiai 
pagonero al re per sessidio della sua rm- 
presa 120,000 ducati a tutte giugno dell 
anno 1495; 6.° Che si perdonane si Pi- 
sani il delitto di ribellione; 7.° Che 
fomero liberati dei bondo di ribelli Pie- 
ro de'Medici, il cardinal Giovanni e Gia- 
liano di lai fratelli; ma nem potcese il 
prieso accostarsi per sento miglia ci confi- 
Di del dominio Sereatino, gli altri deo a 
cento miglia dalla città di Firense. 

Questi furono gli articoli e le condizio. 
ni più importanti del trattato fra Carlo 
VI e la repebblica fiorentina, 
to e giurato solennemente durante la cele 
brazione della mena (26 novembre 1694) 
nella chiesa ancistendo alla 
funzione lo steso monarca con tatta la 
corte, la sea truppe in parata e sa sfol- 
Tato 

Dee giorni dopo il re sbbendonò Firenze, 
dov'era dimorate dieci di, partendo verso 
Siena accompagnate da doe smbescistori, 
cioè, da Francesco Soderini vescovo di 
Volterra, che fa poi cardinale, e da 
Neri Capponi cagino di Piero. 

Contutteciò nè Pesilio della fomiglia 
Medici, nè la portensa dell'esercito fren- 
cese giovaromo a ristabilire im Firenze la 
tranquillità, oppare e portare an più li- 
bero regime, dove giù da 60 anai era ri- 
mesto poso più che l'apparenza cd il no- 
me di Pes 














FIRE 
In tale stato di cose pensò invece la Si. 
{noria di sccrescer forza al potere esecuti 
vo. Fa convocato il popolo in piszia (2 
dicembre 1696) per srpigli ona tomal 


depe- tuaria approvazione onde eleggere una Be 


lia, o gianta straordinaria, con pieno po 
tere di riformare il governo. Furono quiadi 
dalla creata Balla nominati i Venti 4ccop 
piaceri, ossia coloro che avevano il dirit- 
re e porre nelle borse i no 






Gistratore dello State. Si elessero iDieci del 
la guerra, che variando titolo furono chis. 
mati i Dieci di Libertà e pace. Perchè poi 
s08 nascesse più il caso di sopraffare l'en 
V'altro per la via dell’arbitrio, fe eletta 
una deputazione di altri 10 cittadini de- 
atinsti a sgravare chi fome stato troppo 
imposto, a far grazia ai debitori vecabi, c a 
porre sopra i beni stabili unicamente una 
graverza, la quale, dal retribuire la decima 
parte del prodotto solia renilita totale, 
fa chiamata l'imposizione della Decime. 

Cotali riforme, che risiriagevano in 
mano di pochi il governo, incontrarono 
una grande opposizione dalla parte di co- 
loro, cui piaceva un più largo e comune 
regime; sicchè sorsero subito due nuove fa- 
zioni. i fomite delle civili discordie scqui- 
stà maggior scilappo da ua religioso cs- 
tusiasmo, tostochè csò prenderti perte un 
troppo zelante missionarie, (fra Girolamo 
Sevonerola)che salite ia gran fama di uomo 
di Dio, nelle sue mescolava 
alle massime del vsagrlo le discussioni 
politiche, declamate ia tuone profetice. — 
La cea voce tsonsado dal pergamo fra il 
pertito aristocratico e quello popolare, diè 
# tratto alla bilancia a favore del secos- 
de, cade questo de’Piagnoni o Mrete- 
schi, l'altro degli drrebbiati era chia- 
mato, 11 primo trionfo de Piegnoni fa la 
destituzione dei 20 Accoppiatori, i quali 
uso depo l’altro volontariemente 0 co-_ 
stretti ci dimessero dal loro ufizio. 

Si formò in seguito en Consiglio gene 
rale composto di 86 cittadini dell’età di 
30 anai compiti, purchè fomero metti di 

io, cioè nom inscritti come morosi al 
libro delle pubbliche gravezze. Da quel 
Consiglio si eleggevano i diversi magistrati 
tanto della città, quanto del contado e do- 
minio Gorestine. Per l'elezione dei priori 
di cadean quartiere, irasvansi a corte dalle 








FIRE 

bere 26 candidati, quindi si eleggevano 
tra quelli 0 pluralità di voti i due destinati 
a esirare di signoria, e quandu toccava a 
quel quartiere la nomina del gonfaloniere 
di giestizia,vipeeva il nome di quello che 
ave riunito più voti dei 20 dalla bone 
levati a sorte. 

Per accogliere sì grande asermbles di 
cittadisi, che ia seguito fu accresciuta cir- 
@ del doppie, fabbricossi per suggeri- 
mesto del Satocarule il vasto salone nel 
Jelzzo dellaSignoria, terminato cu truppa 
fit da Simone del Pollajolo. Che però 
cucdo la sala riuscita bassa e poco lu. 
minus, fe più tardi da Cosimo fatta rial 
me e dipingere da Giorgio Vaseri. 

Mell'eccasione di tale riforma governa- 
Ua, in segno di giustizia e d'aver oppres- 
te il tiranno, rizzonsi sulla riughiera del 
palazzo dellaSignoria, ara sotto un arco del- 
la loggia dell'Orgagua, il gruppo di bronze 
della Giuditta, opera egregia di Dunatello. 

Ma nl mentre gli aninni dei Fiorentiai 
tiagitavavo per dare più lerga forma al 
Trggimento della città,i loro negezj esterai 
nos andavano migliorando, sia per la mani- 
Seta ribellione dei Pisani, risoluti di non 


tutano i Pisasi, divenuti aggressori, impe 
deminni di varie castella tolte ai Fiorentini. 
= Si traitò per mezzo di ambesciatori 
<ila resiituzione di Pisa davanti al re 
dhe l'aveva promessa, e a tal wopo riscossa 
uei mme di demsro. Ai lamenti dei Pi. 
Nesi, e alle accuse di crudeltà di leggi, e di 
erernive gravezze imposte loro dai Fires» 
Hni(cui aorva ceo in Roma BurgendioLeo 
l celebre giureconsulto pissmo), fa risposto 
in nome della Repabblica dal vesc. Soderi- 

+ che i Picani furono governati colle stes- 
rleggie condizioni degli altri paesi del do. 
min di Firense. La decisione sulla sorte 
di Pina, veniva sltresì ritardata dal mi- 
Sisti del re, avidi di raccogliere grandi 
Reame di moneta dasmbe le parti. Tutto 
fa di Fiorentini inatilmente tentato; in 
mes lo selente freGirolamo,sodsto aPeggi- 
besilacenire aCartoVIII,che ritornava da 
Nopek, snome di Dio gl'intimò ’adempi- 
Mnto della promesse, riportandene sole 





FIRE 196 
parola di restituire le piazze richiente, to- 
stochè il re fosse gionto in Asti. 

Arrivato costà com le sue grati il mo- 
marca, dopo essersi col ferro aperta la strada 
a Fornovo in mezzo a un grand’esercito del- 





ordine del re, affinchè Livorno e Pisa fos- 
vero restituite in grazia delle convenzioni 


tra eno ei delegati della repubblica sto 
bilite in Torino si primi di settembre del 
lo stesso anno 1495. 

Infatti Livorno si riebbe subito cca le 
sue torri (15 settembre) senza altra difi= 
cuità, che quella dell’ajuto di nuova mo- 
meta. Noa seguì lo stesso delle altre fortes- 
te,e molto meno di Pisa, il di cui generale 
froucese Entragurs Urovava sempre protesti 
di dilazione, benchè replicati ordiai rice- 
vesse dal suo sovrano. La panione dell'eres 
€ l’amore per una giuvinetta picena a tal so- 
tuo prevalse in lui sopra l'obbedienza e fo- 
deltà dovete sl seo principe, che per 

, IEntragurs coneeguò, nel pri- 
mo di del 1496, la cittadelia ai Pisani, dai 
quali per suo consiglio fa subite disfatta. 
Si aggiunse quindi l’altro tradimento per 
di lui mezzo vendendo Sarzana e 


Stavano le truppe Gorentino compeg- 
ricupe. 


Gisodo in Veld'Era. per 
rue il castelletto di Sojane il commiesario 


196 FIRE 

questa piazza, talebè si trovò ia grado di 
fac fronte alle forze che la striasero di 
assedio per terra e per mare: e potè 
anche sostenere la penuria di vettovaglie 
fino atla comparsa di una flutta dalla Pro- 
venza, la quale, passando in mezzo a quel- 
la de’ nemici, eatrò. nel porto cun soccorso 
di viveri, di armi e di militari. 

La qual cosa ravvivò il coraggio e le 
furze negli assediati tanto che, rinavvando 
di trequsute le sortite con esito sempre 
sfavorevole ai 
peratore a ritirarsi con le sue genti dall'as 
sedio, dopo avere con poca gloria e verun 
profitto rischiata la vita. 

D'allora in poi i Fiorentini ripresero 
(nov. del 1496) la maggior parte delle ter- 
re e castella delle collioe pisane, intanto 
che l’oste imperiale rpi-gavasi verso Sar- 
zana, € cho l’esercito della lega, per di- 
scordia dei cani, gelosia dei gabiaetti, man- 
canza di paghe e di vettovaglie, stavasi nei 
quartieri insperoso, @ disgu: 

A quest'epoca rialeil p:3 istituto ia Fi- 
renzo del Muote di pietà, proposto nelle 
sue prediche dal Saronarula, e per ac- 
catto di elemosine fundato a beneficio dei 
bisognosi, coo la lodevole mirs di frenare 
le strabocchevoli usure. 

Si tentò poco dopo una irattativa tra 
le parti belligeranti, ma i Veneziani 
capi della lega non solo uon vi cenconie- 
ro, ta apertamente sestosevano Pie- 
sv dei Medici, il quale cercava per 
forza di rimparriare . Favorito in se 
guito dal duca e dai Senesi, 
sveva Piero consertato con ì fautori di 
dentro di levare a rumore Firease; alle 
gni diligraza alla testa di 
3000 fauti la mattina del 





























28 aprile 1499 videsi accostare, contaa- 
do fra i complici suoi aderenti nella cit- 
tà Bernardo del Nero allora gonfalonie- 





fesa che il goverso bentosto ebbe ordinate, 
quei di deutro stettero inoperosi, e Piero 
de'Medici con i saoi armati oredé bene di 
gii 





ritirarsi frettolosamente per Limore 
venine tagliata la strada da qualche di; 
ne dell'esercit> Gorentino che poter: 
chiamarsi ia Val-t'Elsa dal territorio pi- 
sano. | capi della congiura farono son- 









FIRE 

dannati a morte seuza accordar loro il be 
ueficio dell'appello, lo che inzspri alte» 
meote il partito dezli 4rrabbiuti consi 
Frateschi,in gaisa che riesci loro di ven. 
dicarene con altre armi e con tali mezzi, 
che pu-tarono sul patibolo il frate cia 
pione della Gur. libertà (4 maggio 1496). 

La quale luttuosa catustrofe fu perce- 
duta di pucbi giorai dalla morte di Carlo 
VII; così che se cou la perdita del frate 
predicatore fu tolto al part.to Mediceo ua 
pericoloso nimico nella città, manoò altresi 
ad esso ana parte di appoggio nelle fore 
esterne e specialmente ia quelle del duca 
di Milano perrivolgerlea guardare la cam 
propria, minacciata da Luigi XII prosto 
a incamminarsi dalla Fiaacis nella Lom 
bardia alla conquista di quel ducato. Per 
questi accidenti la Rep. fiorentina avendo 
creato di nuovo i Dieci di Libertà, e coo- 
dotti al suo servizio uomini d'ogni armee 
valenti capitani, spingeva coa vigore l'im- 
presa dalla parte di Pisa, nel tempo che 
da an altro lato faceva fronte a usovi & 
serciti de’Veneziani che dalla Roana ri- 
moatavano le valli tracssppenniae per 
scendere con Piero de'Medici nel Casenti. 
mo e ia Val.Tiberine. 








Lombardia (anno 1500) e di 
ottenere al loro soldo 5c0o Svizzeri e 
500 lance,onde riavere ad ogni costo Pisa. 
La quale città era loro scappeta di masv 
pichi mesi innanzi, all'occasione che fe 
atterrata (10 azosts 1499) ana purtedl- 
lc sue mura, assalita ed espugaata la rvo- 
ca di Stampace. — Fed. P.ta 

Ma per avventura auche la posteriore 
impresa. milit:re de'Francesi contro Pisa 
noa riesci meglio delle altre e fa anzi 
la più disgraziata delle precodenti pci Fiv 
reatini. Avvegasel > appena arrivato quel- 
l'esercito in Lunigiana, tolse Massa e Car- 
rara al marchese Alberigo Malaspina amico 
della repubblica; occapò quindi Pietra- 
sauta, e fece accordo coi Lucchesi di noa 
restituir questa Terra si Fiorealini io- 
nanzi che essi risequistassero Pisa, Giuoto 
finalmente quel corpo di trappe davanti al- 
la preaccenneta città, fa incuminciato con, 
gran fervore l'assedio, ed cra già aperta la 
breccia in una estensione di 40 braccia, 
quando per imperizia del capitaao,e per di- 














FIRE 
lignano con gli meediati, fu sospeso il col 
peusio che quest'ultimi rianimati da suo. 
tesi quasi inaspettati, tolsero affalto ogni 
apereaza agli amalitori di guadagnare la 
lore città. 

Noa cstante che Firenzo sentisse la 
Gratezza di tanti mali, erano però questi di 
Gea leage superati dal limore fortissimo 
che vi si aggiunse di perdere,nou tanto Pi- 
meca le terre e castella del suo antico 





31 quale ajutato di 
denari, di consigli e di furze dal padre, cun 
l'osorato utolo di voler reiutegrare le mesa- 
Bra iparse dello Stato pontilicio, sotto la 
protezione delre di Francia, aveva rivolte 
le mire all'occupazione dell'Emilia, a 
tiringendo a faggire da Imola la coutes- 
te Calerina Riario qui Gigli, togliendo la 
signoria di Rimini a Pandolfo Malatesta, 
Pessroa Givvanni Sforta,e Feenza ad Astor= 
re Manfredi; l’ultimo de‘quali contro la 
Sole della capitolazione fatto prigione, a 
Ruma per ordine del duca fu ba: baramente 
etraagolato. Questo stemso (or di rirtà,cnde 
mantenersi l'acquisto di tante belle opero 
ialomagna, stava i i a dare 
eascazione a de'concetti enco più smisura= 
ti,impegnando Alessandro VI a collegari 
per intereme proprio coi Veneziani, nel 
Fiateazione di p.tere rimettere inFirenze 
l'emle famiglia de’Medici, onde avere per 
tesi vicini principi naori, riconoscenti 
el amici. 
la questo stato di agitazioni politiche 
Rrincipiò ul secolo XVI, quel secolo in cui 
spirare una dopo l'altra le re. 
Iubbliche di Pisa, di Firenze e di Siena. 
Per quento i reggitori dello Stato fioreu- 
tino nos' trascarassero di vegliare e di prov- 
rice alla pabblica salvezza coa ugni sor. 
ta di mezzi, pure taota diligenza sembrava 
ineuficiente alla grandezza dei mali che 
Bi di minacciavano. Cominciò il duca Va- 
lettino a mandare a chiedere passe e 
toraglie per i luoghi della Repabblica; le 
uali cose «ttenge a condizione, che le sue 
Seeti non dovemero entrare în terra alcu 
Re murata, nè condur seco ribelli 0 sewmici 
dello Stato, — Appena peraltro il Veten- 
ties videsi arrivato con 800, uomini d’ar- 
=, € 7000 fanti a Barberino di Mugello, 
&es intendere alla Signoria di Firenze, che 
3 nlerio tenere amico, conveniva otgauis- 
Vo 









FIRE 197 
nare an'altraforma di governo ;oltre diche 
domaudava che gli venisse accordata qua 
Pensione a titolo di capitano di eserciti, 
® che fowe data qualche sudiisfazione 
ai Vitelli e agli Orsiu:, e qualora volcne 
egli intrapreuder la conquista di Prosmbino, 
non dovesse essere impedito dallaRepubbli» 
ca, seppure uou fo voleva ajulare*— Fuo- 
ri che in mutare Stato, fu risposto sl duca, 
che si cumpiacerebbe. dla accuetau.iusi e- 
gli cvu le sue mesnade sempre più viciuo 
a Firenze, gieiopì la città di spaveato, 
nou tauto pel numero de'uensici di fauri, 
quanto per l' iutelligeuza che dubitarasi 
esistema con quelli di dentro, 

Antanto, 4 prevenie ogni tumulto, si 
presero i uecessarj provredimeati cul guar= 
nire i puggi dei coaturni e la città di geu- 
te fedele. Emeudo già il duca Valentino 
arrivato a Campi, sci miglia vicino a Fi 
renze, e veggendo egli i cittadini queti @ 
il governo fermo cel suo n Da 
praggiuntigli in questo mentre ordioi del’ 
re di- Fraucia che gl'inibivano di mole- 
stare la repubblica Gorentiaa, risoltà sce 
cordarii secu mediante una pruveisione di 
36,000 ducati per 3 anni, cua il solo vb- 
bligo di mandare 300 uomini d'arme ad ogni 
bisogno di guerra : purchè nessuna delle 
due parti fosse per ajutase i nemici o ri 
Delli dell'altra, e che la Repubblica nom 
desse noja al duca nell'impresa che esa per 
fare di Piombino. Firmate le convenzioni, 
il Valentino ai 19‘ maggio 3501 perl o 
le sue genti per Eiapoli e di là per la 
Val-d'Elsa, rubando i paed ehe attrarer- 
dava, come se Vi passume ua nemico; il 
quale, inuuliratusi in Val-di-Ceoiaa, non 
prima del 25 maggio uscì del distretto 
della Bepabblica, e per Valuli-Curnia cu- 
trò nel Piombiuese. 

Frattanto i Fiorealiui ripresero coa 
più calore le ostilità cuntro Pisa, dove 
le cose sue sarebbeso prosedute cun fo- 
lice successo, 40 nuovi tuuulti iusorti iu 
Val-Fiberina e in Val-di-Chians, nua 
avemero richiamate al.rove le armi della 
Repubblica. E perchè d'ogui parte le cre- 
scesero i periculi intoruo a questo tempo 
(giugoo 1502) il feruoe Valratino tolse la 
stato a Guidubaldo duca d’Urbinu, e puo 
dopu, eutrato nel dumiuio di Camerino, 
con bestiale ferità strangolò com i teneri 
suoi figli Gialio Varano di quel paese Si- 
guore, nel tempo quasi medesimo no che 














198 FIRE 
Arezzo, Cortona, Sansepolcro, Anghiari, 
Pieve S. Stefa tro 
6 ribellavansi aiF'iorentini.ed accoglierano 
fra le loro mura Piero de'Medici, il Cardi- 
male di lai fratello, e Vitelloezo Vitelli. 
Sensonehè quest’ultimo spaventato dalla 
eradeltà del Valentino, e temendo di 
emerue preda come il Varano (siccome 
ia realtà arvenne), si accordò con le trop- 
pe Francesi socorse pel Vel-d'Arno spe- 
fiore, consegnando - ai © loro ufiziali la 
città di Arezzo, la quale bentosto con 
gli altri paesi del contado aretino, per or- 
dine di Luigi XII, venne nell'agosto del 
1502 ai Fiorentini riconeegi 

Per quanto quest'ultimo successo re- 
casse un qualche conforto a Firenze, tut- 
Aavia continuava nei cittadi ii 
motivo di temere delli; 
Bento dura, emendo ormai comosciuto per 
vemo, che nè ad amici, nè a nemici ser- 
bando alcuna fede, procurava di sottomet- 
tere ogni cosa alla sua crudelisima libi- 
dine. Lande în Firenze, per meglio veg- 
gbiare cui maneggi di lui, che qual nuovo 
gunte di Virtà, niirava niente meno che 
e iosignorimi di Siena, di Lueca e di 
Pisa, affinchè poi, circondata dalle sue 
armi, la repobblica Borentina venisse a 
eadergli in seno per forza, fa convoca 
te della Signoria il consiglio generale; 
mel quale fa deciso di creare il primo ma- 
gistrato della Repabblica, non più ogni 
ue mesi, come fino allora ermi use 
to, ma un primo console s vita eon l'anti- 
cu titolo di gonfaloniere; così che per 
evitare un estremo si andò a rischio di 
incorrere in un altro più pericoloso del 
primo. Fortunatamente cadde l'elezione in 
Piero Sederini, nomo di somma probità, 
secetto generalmente sì popolo quanto 
wa Publicole, e privo di figli da non po- 
ter dare ombra di aver a destinare ai 
tuoi discendenti lo stato, Insieme col gone 
faloniere a vito (che ipeominciò col mese 
di novembre 1502) fu dato principio sì 
tribunale collegiale della Ruota Gorentina 
nel palazzo del potestà, levato via, non so- 
lo lappello al espitano del popolo, ma 
questo magistrato medesimo dichiarato 



























sione del esrdisal Franemeo di lui fratel. 


FIRE 


Io, fatta li Sr-maggio 1503, appena tar. 
nato dall’ambasceria di Francia. Il novello 
porporato fa accolto în patria con solene 
entratera e con onore grandissimo dai ma. 
gistrati e da totti gli ordini dei cittadiai, 
poche settimane innanzi che con letizia da 
totta Italia giungesero avvisi della mor. 
te di pepe Alessandro (18 agosto 1503) 
stimata per molti conti utile ai Fiorentini. 
Sali per pochi giorni salla sedia di S. Pie- 
troil poot. Piv INI di casa Piccolomini, mi- 
pole di Pio Il, per modo che dovette 
riaprirsi presto il Conclave. Dal quale 
nel dì primo di novembre fu proclamato 





ea bertà, ed crasi fami» 
liarizzato nell'arte della politica alla corte 
di Francia, da esso sino allora costantemen- 
te frequentata, — La Signoria di Firenze 
inviò a Roma ambasciatori, affinchè, dopo 
le consuete cerimonie di ubbedienza, mo- 





di sede vacante 
ta la città di Faenza e molti altri paesi 
|-di-Lamone, nè era 


tempo 







quest'anno le muili. 
tà tra i Francesi e gli Spagnoli nel regno 
di Napoli, quando rinforzati quest'ultimi 
sotto la condotta del fumoso Comsalro di 
Corduva, nelle vicinanze del Garizliono 
(dicembre 1 
t 





na barca, alla fore di quel 
sonegato una vita errante 
dopo g anni di esilio dalla pat 
Chi volesse salire sì Monte Camino ve 
direbbe il bel cenotafia,che nel: 552 fece co- 
Xi erigere Cosimo Icon la seguente iscrizio» 
ne: Petro Medici Magni Laurentii fi 
lio, Leonis X Pont. Mar. fratri, Cle- 
mentis VII patrueli; Qui cum Gallorum 
castra requeretui, er adverso praelio ed 
Lirisottiumperiit, Anno netat. XXXIII. 


Dopo una vittoria cotanto segnalata, co» 











FIRE 

minciarono gli Spagnoli a rendersi formi. 
dabili a totta Italia; onde il Comune di 
Firenze, benchè fose in lega e sotto la 
protezione del re di Francia, inviò sl Gra: 
capitano Conslro un ambasciatore, sc- 

con ogni studio procacciasse di 
farlo benevolò si Fiorentini, nè rivolgese 
na parte dellesuegenti insoccorsodi Pissy 
enatro la quale città all'apparire della pri- 
mavera del 1504 si volevano riprendere 
con più calore le ostilità. Ma i Pisani di- 
sposti » vincere o morire, quesi sempre 
eventarono tutti i mezzi e tuiti gli sforzi 

















la loro dependenza l'una e l'al 

e ciò x che, sul declinare dell 
1508, il re Cristianissimo, quindi i 
Cattolico, mettendo i Pisani a mercato, 
indumero i Fiorentini, quando voleisero 
senza opposizione dei due coronati, batta» 
gliando farsi padroni di Pisa, a pager loro 
grosse somme di denaro (100,000 ducati 
2) re di Francia, e 50,000 a quelto di Spa- 
Bua) je dopo tutto ciò chiese ed ottenne 
snche la sua quota (40,000 ducati) Massi. 
miliano imperatore. 

È altresi vero che quest'altima pags so- 
pra ogni alira fruttò alla Repubblica fo- 
rentina, avendola efeituata dopo le capi 
tolazioni che confermarono al Comu- 
ne di Firenze tutti i privilegj concessi. 
gli dai precedenti imperatori, compresa la 
cessione a tutte le ragioni, che sopra la 
città e distretto Gorentino, compresa Pisa 
ron l'antico contado,potese mai aver avuto 
l'Impero.(Amma. Sc Fior. LXXVIII.) 

Frattantoa volere che i Pisani, stretti da 
pre 

















sio alla resa, fu dai Fiorentini sssoldata 
pel 1509 una flottiglia, perchè guardasse 
Îla costa sulla foce di Arno, e alla città 
per via di mare impedise ogni soccorso di 
gente e di vettovaglie; mentre dalla parte 
di terra Pisa era amediata dall'eserci 
to diviso in tre parti 


una delle qua. 






passi emendo chiusi, 
care agli assediati ogui speranza di soc- 
corso, per modo che facendosi sentire la 
fame con le più lacrimeroli miserie, co- 
minciò il minato popolo a tumaltusre. 
Simulò il governo pisano di venire ad una 


trattativa per tener tranquilla la plebe, 





FIRE 199 
@ nel tempo stesso tentare un colpo di 
mano sopra l’esercito Gorentino; ma la 
prima essendo stata scoperta, e il seconde 
andato fallito, bisognò che i Pisani si pie- 
gossero alla resa. 
Era sulla fine del maggio 1509, quando 
renero a Firenze otto ambasciate 












pisa 
uno dei tre commi 
rootino, per presentarsi alla Signoria, dalla 
quale oîtennero una onorevolissina capi- 








tolazione, con am della ribel. 
giurie e dauni fotti alle 
cose pubbliche e private «de'Fiorentini. 





Nell'ottavo giorno ili giugnu i tre com- 
missarj della Repubblica presero il poses- 
so di Pisa, tornata dopo una ribellione di 
15 anni sutto il domiuio Fiorentino, e per 

volta, passato di poco il perio- 
do diun secolo, viuta dalla fame e dall'oro, 
più che dalle armi soggiogata. 

Vi furono rimessi secondo l'antico ce- 
stame i consueti magistrati, nomiusti però 
dalla Signoria di Firenze coa l’approva- 
zione de’ consigli tempo brevissimo 
vennero eletti per primi, Alsmanno Salviati 
in Capitano del popolo, omia Conservato- 
re della pace, e Francesco Taddel iu Po- 
testà di Pisa. 

Acconce in cotal modo le più impor- 
tanti cose dello Stato, restava però alla 
città di Firenzo il dispiacere delle recenti 
nozze senza consentimento della Re. 
pubblica contratte da Filippo Strozzi G- 
glio di quell'altro po che ediGcò il 
grandioso palazzo, per saver egli, contro 
una legge che proibiva le parentele coi 
ribelli, tolte in moglie Clarice figlia di 
Piero de'Medici; onde Filippo fa con- 
dannato a una multa, e per cinque anni 
ammonito. — Nè poterasi mai prevedere 
che la sorelli Leone X col suo marito 
Filippo Strozzi,come anche i Gigli che erano 
per nascere da quel connubio, dovessero 
essere (ieri nemici non meno sì duca Alea 
sandro figlio di Lorenzo de'Medici, Toro 
respettivo nipote e cugino, quanto anche al 
di lui successore doca Cosimo I. 

Dopo l'acquisto di Pisa, il governo 
fiorentino, avendo rivolte le sue cure alla 
parte economica, bandi la moneta d'argento 
tosata, e fisò un giusto peso per le altre. 
Fa allora che si aumentarono sino a tre, 
dove prima erano due, gli uBziali della 
zecca, al pari dei Triumviri monetoles di 




















200 FIRE 

Roma; che i coniò, oltre diverse altre mo- 
mete di minor valore, quella d'argento, di 
cui ne entravano venti per ogni fivtifio d' 
ore, la quale dal para allora regnante fu 
chismata col nome di Giulio. 

Dopo tali provvedimenti il gonfalonie- 
re perpetuo, veggendo ewere già finiti 8 
onni del suo reggimento, volle dar conto 
di tutte le pubbliche spese fatte in tempo 
della sua amministrazione, Ordinò a tal vo- 
po lo spoglio dei libri della Cartera, omie 
della depositeria dello Stato, e raccolto 
tutto quello che dai sindacbi del Comune 
era atato sallafo, fa trovato essersi spesi in 
quel periodo di anni per conto della Ro- 
pubblica gn8,300 fiorini d’oro. 

Ciò fu notificato ai 12 di dicembre 
4510, il giorno innanzi che si’ seuoprime 
tna congiura contro il Soderini, ordita 
in Bologna da un Prinzivalle di Luigi 
Stofa giovine Gorentino, il le, imma. 
ginando di aver per compagni alcuni suoi 
concittadini, recomi a Firenze per tentare 
Filippo Strzzi, che come parente de’Me- 
dicie per tale effetto ammonito, eredè pron. 
toa en'rare nella cospirazione; ma aecortosi 
dalla rispista dello Strozzi, che non solo 
mon sercbbe aderito, ma che probabilmen- 
te potrebbe evclare al governo il sno reo 
disegno, si ricavrò pr utamente in Siena. 
Il Solerini che veder doveva in questo 
elientato con quali nemici aveva a fare, 
Sur-ce di cercare ogni merzo di riconci 
S'arsi con il pontefice, conscio dell'attro» 
tato, lo sdegnò maggiormente coll’accor. 















vende che Giu 
suo Legato, e folminò sulla città l'inter. 
detto, che provrisoriamente sospese all'av- 
vicinarsi dell'esercito francee. Ciò sc 
cadde poco prima della famosa giornata di 
Ravenna, (11 aprile 1512) in cui si colnò 
di glori lorono duca Alfonso d'Este, 
e nella restò prigioniero il cardine. 
le Giovanni de’Medici Legato pontificio. 
Ma la morte del prode generale di Foix, 
rimasto nel campo di battaglia, bartò a 
disirnggere totti i frutti della vittoria da- 
gli alleati de'’ 

Appena Giulio II vide l’eseri 
rarsi grin 











rigeo, stimo! 
il gonfaloniere Soderiai, non meno che dall 
desiderio di avere autorità più che spirj- 


FIRE 


tasle sopra tutta l'Italia. Dondechè Giulie, 
nel laglio del 1512, intimò si Fiorentisidi 
rimuovere dal governo il Soderini, preme- 
rosamente insistendo,aflinchè si rimeltrerre 
tn patriai fuorusciti, e nella pristina 
derza la famiglia de’ Medici, Indi spedì a 
Firente Lorento Pucci suo detario, per 
tentare com l'oratore che vi tenera Dea 
Raimondo di Cardona vicerè di Napoli, sl. 
Tora grnerale dell'esercito alleato, i Fio 
mentini a staccarsi dall'emicizia del re 
di Francia, affinchè si unissero alla le. 
(2, eni fa dato il titolo di Secre. 

Frattanto che si perdeva in 
in trattative it gonfaloniere della fem. 
blica Brrentina, tenevasi inMantova un con- 
gremo segreto fragli ambasciatori della Se 
cra alleanza,nel quale sì determinò, che il 
ducato di Milano fome reso a Mamimi- 
inno Sforza, e che si sesalisse repentiae. 
mente il territorio finrentino. Con que 
sta deliberazione il Vicere alla testa di 
un esercito spagnolo si mosse da 
per l'Appennino di Pietramala, dove lo 
raggiunse il cardinale Giovanni de'Medici 
con la qualità di Legato pontificio in To 
seana, di corto foggito verso Milano delle 
meai de'Francesi, dei quali era rimasto 
sino allora prigiorriere. 

A Firenze, inteso avvicinamento degli 
Spagnoli, sul timore eziandio che da wa” 
altro parte si avanzamero le truppe poeti 
ficie, erano gli abitanti in grandissimo spe- 
vento, tanto più che puche erano le genti 
d'arme, nè alcun capitano di vaglia, eui si 
poteme il comando affidare. Nondimeno 
ti ceroò di provvedere al ripero sollecita» 
mente, quanto la brevità del tempo le 
comportava; nè si mancò eziandio di 
tentare, benchè tardi, la via dell’accorda, 
mandando ambesciatori al Pope e al Vi 
cerè. Ma se da un lato Hi primo mostrosi 
inflessibile alle offerte e alle preghiere, ri- 
spondendo non essere questa impreza sua, 
e farsi senta soldati pontificii ; dali’attre 
lato il Vicerà, che giò era disceso col suo 
esercito dull'Appenniao della Fato a Bar. 
berino di Mugello, presso 18 miglia a Fi- 
renze. rispondeva per un seo messo alla 
Signoria, non emere intenzione della So- 
cra lega di alterare il dominio, nè la li 
bertà dello Stato, solo che si rimovesse il 
gonfaloniere Soderini, e chei Medici po 
tessero ritornare a godere la potria. A 
tali domande esposte nel consiglio gene- 




















FIRE 

mule, il pontalooiere si mostrò pronto ad 
aderire per ciò che rignardeva la sua per- 
sona, cal rinenziore la nprema meginirs- 
tera, nella quale per consentimento prb- 
Mico era tanti anbi seduto: dichiarando 
nel tempo stesso, che si altribuirebbe a 
singolere felicità, oe questa domandata ri 
nuszia e Gi richiamo de'Medici in. patria 
emme privati cittadini, e non arbitri 
delle leggi e dei magistrati, fosse il ve. 
romero della salute della potria. Non 
ere dubbio quello che il consiglio gene- 
rale avesse a deliberare. per l'inclinarione 
ehe sveva quasi tutto il popelo di man- 
tenere il governo libero. Perciò con 
mrsviglioso serordo fn risoluto, che si 
consentire al ritorno de'Medici come no- 
mini privati, ma che si rifiutase la do- 
munda di rimecnrre il gonfalmniere So. 
derisi, e con la vito si attendese a di- 
feniere la romene libertà. — Però volti 

i penvieri alla guerra, e fatta provvi- 
eta di denari, si 2000 fanti con 
pechi ormini di csvalleria pella Terra di 
Prato; la quale si mera svene a emer 
epr multata, siccome Safatti te fa 

i giorni appresso dal Vicerè. N quale, 
Poichè » Barberino ebbe raccolto l'eser- 
cito e le artiglierie, si secostò con Sono 
uemisi di quella terribile fanteria, che 
aveva sputo sola far argine a tanto impe- 
Ve nella fiornate di Ravenna ; indi a poco 
Seuinriò a battere com due cannoni le 
ter di Prato verso la the ha tut. 
tera il nome del Serraglio; e spprna aper- 
ta la breccia, s'ordinò l'assalto, non tro 
vendo più cstscoli medianie la fuga dei 
dicusori.ia guisa che gli Spagnoli, entrati 
dentro, corsera liberamente la Terra (il di 
39oputo dell'anno 1512) deve sen ora più 
resistenza me 
petra grida, fuga, violenza, sacco, 


Nè srebbe stato calva cosa alcuna dal- 
l'ruaritio, libidine e erodeltà dei vincito. 
Ti, re fl cordina! de'Medici, meme le pror- 
de alta chiese maggiore, (dove era uno dei 
tinti seoi bruefizj erelesiastici ) non 
arene cerenio di conservare 1°: delle 
deoseshe quasi tutte vi si erano rifugiate. 

I citadii più facoltosi salvati alla strage, 
ferone costretti per via di minacce, e dei 
tormenti straziati, di redimersi a cariesimo 
presso dalla prigionia de’ Spagnoli. 

N misrrabile evento di Prato speventò 
tetta Firenze, e più d'ogu'altto iì gonfa- 











FIRE 201 
Teniere, il quale retto piattoste che vettore, 
Irresolote lasciarasi goidare dalla volontà 
degli altri ; cosierdà farenvi molti giovani 
nobili, e avidi di cose nuove che divenpa 
ro più sudaci. Contavasi fra questi Anton 
Franorsco degli Albizzi e Paolo Vettori, { 
quali già eransi con Giulio de'Medici, figlio 
di Giuliano, orcultamente sbboreati in vna 
villa del territorio Gorentino dalla parte 
di Siena. Ora avendo essi comuniesto Il 
progetto loro a Bartolommeo Valori, gio» 
vine splendido e al pari del Vettori indo. 
bitato, derisero insieme di cavar per forsa 
#1 gonfaloniere dalla residenza della Sie 
groria. Infatti, due giorni dopo la perdita di 
Prato, entrati essi con pochi compagni im 
polazzo, e intredottisi nella camera del So. 
derini, lo rinarriarono di torgli le vita, se 
non si partiva di tè, dandogli in tal caso fe» 
de di salvarlo. ANa qual cosa per sover 
chio timore erdendo il gonfaloniere, fa trat- 
to di palazzo e scrompagnato alla case del 
Valori, donde la notte appresso si condose 
fuori di Steto. 
lisenti particolarmente i tristi effetti 
di cotale avventura i) celebre Niccolò Me- 
chiavelli, il quale avendo in questo tempo 
perdota la carica di segretario della Repub. 
bliea, si ridusse a vivere ritirato e meschi. 
no nella sua ville!ta a 8. Andrea in Per- 
cunina, maledicendo la dsppoceggine di 
Pier Soderini, resa cimai volgare da quei 
suoi piccantissimi versi: 


Le notre che morì Pier Soderini 
L'alma wandè*dell'irferno alla bocca; 
F Pluto le gridà : anima sciocco, 
Che tnferno? Va' nel Limbo de’ bambini. 


Ma lo seritto che dè maggiormente neo 
noscere il raraitere del Segretario finren. 
tino, a me sembra il tenebreso opusrole 
da emo lui in detta villa dopo il ritorno de' 
Mediei » Firenze sul mbletto del Prin 
cipeto compilato, per indirizzario alla ma- 
guifcenza di Giuliano, sperando, sierome 
'antore faceva presentire all'amico Vet- 
Lori, che quel suo lavoro fome per eserre 
accetto a un principe, e mascime a ua pria- 
Cipe come lui nuevo; e desideroso che 
quenti Signori Medici Py gigia pedro 
adaoprerlo(Niccold}; perché se 
ave parole) non me li quadagnesi, io mi 
dorrei di mè. (Larrzaa sur Maenia- 
vasi 4 Fraucasco Verroa:.) 











209 FIRE 


La fraudolenta cacciata del gonfslonie- 
re perpetuo accaduta nel giore sesso che 







a dei conzi 

a dalla Signo 

enciva di seggio, e dalle altre magistratare. 
Not era appena il Soderini dalla città 

pertito, che i muovi Sign 
Vicerè legati per trattare 

il quale per opera del cardinale de’ 






















ia, come privati cittadini, tutti gl'in. 
dui della fomiglia Medi 
di ricomprare fra certo tempo i loro beni 
fisco alienati; mentre dovè la 
in quanto alle cose politiche 
di fuori, sd entrare nella Sacra ega, e 
inoltre sd adempire agli obblighi verso di 
quella contratti dal cardinale, pagando, 
cicè, per mercede del ritorno de’Medici 
40,000 ducali all'Imperatore; 8o,ne0 
Vicerè per le spose della guersa, e per in» 
teresse suo proprio altri 20,000 ducati. 
Rimossi per tal i pericoli della 
guerra, i Fiorentini determinarono con 
nuore leggi, che il gonfaloniere ai cleg- 
gesse per un anno, sebbene dopo il primo 
eletto (Gio. Battista Ridolfi) si ritornawse 





























all'antico sistema bimestrale. Quindi fa 
ritoluto che, senza alterare il senato, 0 sia 
il consiglio degli 80 (con l'autorità del qua- 
le si deliberavano le cose più gravi), per 
dargli maggior vigore gli st aggregassero in 
perpetuo totti coloro che nei tempi tra. 
scorsi avessero amministrate le prime di- 





fuori di Firenze, coloro che, essendo stati 
nel consiglio degli 80, avessero anche ese- 
guite ambascerie presso qualche potenta, 
© fossero stati eommissarj gencrali nella 
guerra. Tu quanto al resto rimarero fermi 
per allora gli ordinamenti antichi, 

Ma troppo erano trascorse le cow, e 
troppo potesti nemici aveva la pubblica 
libertà. Nel centro del dominio un eser. 
cito prepotente e sospetto ; dentro la città 
sudscimimi giovani cupidi di opprimerla ; 
dello stesso spimo, benchè con le parole di- 
anostrasso il contrario, era il curdinale do' 
Medici ; il quale non reputava premio de- 
00 di tante fatiche il ritorno suo e de'suoi 
come privati cittadini. 








FIRE 


La Signoria avendo ratificato il trattate 
dazli ambasciatori euuchiuso col Viceit, 
quisti nel 14 di settembre entrò 1m Fi. 
renzo, accompaghato da multi soldati e of. 
ziali del suo esercito, dal cardinale Gio- 
vanni, dal fratello Giuliano e dal lore 
Lureuzo. 

Quindi nel giorno srgaente, mentre era 
congregato nel palazzo del popolo per le 
generale cunsiglio, com 











guito sotto Litolo di avere a trattare di on 
qualche pubblico negozio ; quando ii 
d'ora, sopragginota altra gente d'a: 
ita la porta, e occupati 
Li della residenza, depredando 
gli argenti, e ciò che vera per uso della 
Signoria, Costretti i Priori dalla forza, do- 
vettero cedere alla proposizione fatta da 
Ginlianode'Me.lici, presente a quella sorso, 
far chiamare subito al suono della cam- 
pana maggiore il popolo in piazza. Colore 
pertanto che vi concorsero, circundati dagli 
Spagnoli armati, consentirono che fone 
data ampia Balia a 50 cittadini 
doli per un anno della medesima autorità 
che aveva presso i Romani la somma dit- 
tatura, con autorità di potersi da sè me 
desimi per un altro anno roffermare. Fu 
rono quindi cotesti arbitri scelti tutti fra î 
dipendenti o amici del cardinale, in guisa 
che la nuova Bi: forza di riformagioni, 
tidusse il governo alla forma medesima 
ch'era innanzi all'anno 1494. col ridonare 
non solo il perduto dominio e 
grandezza,ma col porli in grado di governare 
la città pià imperiosamente e con arbitrio 
più assoluto di q 
stesso Magnifi 
quella libertà civile che dal probo gonfe- 
loniere Suderini era stata in Firenze ri- 
spettata,e per opera di armate straniere que- 
sta volta carpita della famiglia medesima, 
i nei tempi trascursi era riesento di assor 
birla a forza di buone grazie, di munifi- 
cenze e di oro. 
Era da pochi mesi restituito alla patria 
e agli onori l'espulro ramo Mediceo, quan 
do #'intes la morte di Gialio II, Setado. 
ta in Roma la mattina del di 21 febbrajo 
1513, mentre cgli proponerasi di spo- 
gliare il prode duca Alfonso del dominio 
di Ferrara. Nonostante i wi 
coucetti, Giulio II lasci 
ricordanza per il gigantesco progetto. di li 







































FIRE 
Berere l'Italia dal dominio dei foreatieri, 
abeegli a imitazione degli antichi Roma- 





mezzo della guerra e col sangue dei 
Cristiani Pimpero temporale della Chie 
ws, per l'ardore geserosimimo con cui 
favorì le arti belle, e i sorami maestri, 
ehe allora fiorivano; cosicchè meroè di 
quel pontefice divenne’ ammirabile il 
tempio mazgiore dell'orbe Cattolico, e 1° 
imac palazzo Vaticano. 
iveno del conclave 
10). senza disfrepanza di alcuno, 
ia poetebce il cardinale Gioranvi 
dici di soli 37 sani, il quale assunse il no 
me di Leone X. — Senti di questa elezio 
ne quasi tulta la Cristianità, e Firenzo 
precipusseute, gioja e piacere grandissi. 
wu, per la chiara memoria del valore pa- 
terno, © per la fama che risuonera per 
Letto della Viberalità, dolcezza e amore di 
Hei verso le arti e i letterati. — La caval. 
«aa solenne del possesso di Leone X, nella 
quale si vuole che egli prodigasse la som- 
m3 di 100,001 ducati, riesci una festa del- 
le più magnifiche, 
ve da moltiseculi noo 
decorta nèla più bella; e fece quel giorno 
più memorabile e di maggiore ammirazio- 
ne il considerare, che colai che formava 
l'sgetto di tanto splendore era stato l'an- 
el di medesimo (11 di a- 
frile) fatto da' Francesi piiserabilmente 
Prigione alla sanguinosa battaglia di Ra. 
treno, 

Per tale avsenimentoiFirentini div 
Mero entusissti, e tuite le altre città della 
Teacina fecero pubbliche feste e sUegori- 
e rappresentazioni, fra le quali si rac 
conta quella esegnita a Siena col cavallo 
Trojano condotto in città, con cui pare che 
Sub.licamente si voleste 
palo del pericolo che minaccia 
Tiberi quella stessa fammi lia, per un fino 
diriduo della quale allora si fosteggiava. 

Fra i dieci ambuscizori Goreptini de- 
Minati a recarsi ja tal circostanza a Roma 
fa compreso l'arcivescovo Cosimo de'Paz. 
fi. ma sopraggiante da grave infermità, 
era di vivere nel giorno atesso della 
fran cavalcata di Leone, il quale poco do- 
pescminò alla diessa cattedra arcivescori. 
Ve di Firenze il cavalicr geroolimitano 
Giulia de'Medici anto da Giuliano eno rio, 





























FIRE 203 


quello stemo Giulio,-ehe nella festa pre 
ta, armato sopra un grosso corsiere vi- 
desi în Roma portare El foofslone della 
religione di Rodi, prima 
ne nominato cardinale di Santa Chiesa, 
Pochi mesi dopo, il pontefice Leone X, 
fatto arbitro fra i Fiorentini e j Lucchesi 
a cagiune di alcane pretensioni di State, 
promunziò sentenza che i secondi dovesse 
ro restituire ai primi la Terra di Pietra 
con-il suo distretto. — Governavasi 
pertanto la città di Firense a piscere e 
secondo gli ordini del Papa, il quale in. 
dame il magistrato della 
in capitano de'Fiorenti, 
assoluta potestà Lorenzo sno nipote, @i- 
gliuolo di quel Piero che cedé le fortezze 
delta Repubblica a Carlo VII) ; nel tempo 
che il fratello Giuliano imbercava a Li 
sposà figlia di ‘Fip 
po daca di Savoja, invitato dal Pape a Re- 
ma non senza conforto di farlo salire se- 
pra uno dei troni d'italia, per quante il 
carattere di Giuliano da tali ambizioni 








do 

















gato apostolico. Giuliane però non trnee 
che di nome quella carica; avregnechè 
emendosi ammalato, fu incaricato del 
comando delle truppe poatiBcie il nipote 
Lorenzo, con ordine di petsere in Lom- 
Bardia per unirsi alle gruti dei Collegati 
destinati a far fronte a'Franonsi che col 
loro re Francesco I tornavano in Itslie. 
La vittoriosa giornata da questi attenata 
(13 sett. 1515) a 8. Donato presso Mari. 
Grano, decise Leone X a stringere accordo, 
€ quindi a collegarsi col vincitore. At 1 
di ottobre i plenipetenziarj convennere 
nei preliminari del trattato di pare, mercò 
cui il re presò sotto la sua protezione 
1) Pontefice, il fratello e il nipote, a com. 
dizione però che la Chiesa restituime’ 
Parma e Piacenza tolta da Giulio IL, co- 
me membri del ducato di Milano. 
Quindi Leone X, avendo fatto invitare 
Franorsco 1 a nn abboceamento in Bolo- 
qua, si partì da Roma lì 6 novem. 1515, 
secompagnato do 18 cardinali e da un 
ente corteggio di prelati, di 
esteri e di altri Mostri 
ed entrando in Toveana per 
la Ie Valle Chiama, preve la strada di Ares- 






204 FIRE 
so, di Montevarchi e dell’Incisa, di do- 
nre $. Dosuto in Collina si condus- 





quella di Lorenzo padre del ponlefice, 
posta sopra un arce a S. Felice in Piazza 
00 sotto queste parole: Mic es Fili 
meus dilectus. Altre pompose feste si 
rianovarono al ritorno del poatefice da 
Bologna. .— Per altro nè cotanta gioja 
della città, nè la presenza di sì acclamato 
puatefide bastarono a sollevare il di lui 
fratello Giuliano dalla infermità che lo 
afluggeva,e contro la quale riesciruno vani 
tatti i rimedj dell’arte; sicchè poco dopo. 
la partenza del Pape, pella Badia Fievola- 
ma, dove ultimamente era stato condotto, 
Li 19 marzo del 1516 morì nella fresca 
età di 37 snai, non lasciaudo che un fi- 
glio natorale, Ippolito, che fa poi cardi 
pale, natugli menire era esule in Urbino. 

Giuliano per le vue loderoli qualità, per 
#1 gueto che nelle lettere e nelle belle ar- 
ti aveva ereditato, a preferenza di ogni al- 
tro della sua ossa, portò l'onorevole pater 
no titolo di Magnifico, trasmesto anche 
al figlio Ippolito. Egli fa dai Fiorentini 
sinceramente compisoto, tanto più che 
Ba asa autorità servi di freno all’orgo- 
glio del nipote Lorenzo ealle brame smo- 
derate di Leone X di lui fratello, tratte 
pendolo, finchè visse, dal perseguitare il ge- 
meroso ospite del suo esilio, Francesco Ma- 
ria della Rovere doca di Urbino. Maappe- 
ma maocato ai viveoti Giuliano, tormen. 
tato dalla sorella Clarice il Papa occupò 
i ducato d'Urbino con una guerra che co- 
#6 (dal 151921 1518) non meno di 800,000 
ducati, fa maggior parte cavati dai Fiorco- 
tini; guerra poco onorata al primo e poco 
tile ai secondi, che dovettero conteotarsi 
dos anai dupo (luglio 1520) di ricevere 
in ricompensa di tanta moneta il Vicariato 
di Sestino con la fortezza di S. Leo, e la 
regione di Moatefeliro. — Wed. Sssrino. 

Questa strssa guerra diede chiaramente 
 suomesre quante l'efitt del nipolismo 





FIRE 
Soue di pregiudizio ai papi, com tutto che 
dupo il trattato di cessione di quel ducs- 
to, Lorenzo de’ Modici,ricunosciuto in nov. 
vo duca di Urbino, avesse Gesato il matri. 


i mouio (aprile 1518) cea Maddalena di 


Bualagne, da cui nacque la celebre Cate- 
rica di Francia, che costò la vita alla > 
dre (28 aprile 1519-) Riuase anche orl» 
lopo del padre (1 5 





Fiorentini, come quella di Giuliano; che 
anzi per uo rumore divulgetosi, sino di 





tenzione di 


molti cittadini sentirouo contento della sue 
morte. Infatti tostochè la sorte arrise al 
duca Loregzo,questi manifestò ua caratte» 
re orgoglioso 6 prepotente a segno che 
tutti gli affari pubblici si facevano dalle 
sue oreature di mudo che. egli cunsider. 
va lo Stato Gorentino come un patrimonio 





con altro per fer credere sl popolo «be 
esso viveva sempre sotto vu liber» regime. 
Lo stesso cardinal Giulio di lui ziu, rece» 
tosi da Roma a visitarlo, ne riparti ben 





esequie con le consucte condoglianze, andò 
l porporate @ visitare la Signoria, e 
con quella moderazione e politica che 
Lorenzo nun conosceva, si trattenne 
con essa a riordinare le cose del governa, 
mostrando dispiacere, che la scelta’ dei 
magistrati, soliti per antico uso a trar 
si dalle borse a sorte, fosse stata fatta 
ad elezione del duca. E allorchè Leone X 
destinò que! cardinale arcivescovo di Fi. 
renze in € governatore della Re. 
pubblica, questi ceppo co tali prodesu 
consigli provvedere al reggimento di ema, 
che si fece ammirare volere dal 
smaggior sumero de’Fiorentini, noo socor- 
tisi ancora dei stavi ambiziosi desideri, 
tenuti per tanti anni con incredibile ar- 
tiBizio mascherati e compressi. 

Vide Leone X nella morte di Lorenzo 
mancare il fondamento principale sa cai 





FIRE 
voleva basare un trono per la sua famiglia ; 
« vi to asche alcuno che ia tal'uccasiune 
nuo mancò duvanli lo stesso Papa di pe- 
terare la causa de'Fiorentini ; avvegnachè 
nella persona di lui ri andava a spegnere 
il mague legittinio dei disorudenti del reo. 
hiv Cosimo, da cui cotanta graudezza era 
stata uadata, pregandulo « voler fare vpe- 
ra gloriosa e ben meritata col rimettere la 
ppiria ja quella libertà che sveva prima. 

Nua era ancora terminato l’anno 1519 
quando a Leune fu recato l'avviso della 
murte ia Firenze accaduta di Maddalesa 
dileisorella, madre di Lorenzo Cybo, pri- 
mo di quella famiglia fra i maschesi di 
Masa e Carrara, e madre parimente di 
quel cardinale lunocenzo Cybo che ebbe 
cotanta parte negli affari politici di Fi- 
trze ai tempi del duca Alessandro, e di 
Cosimo 1. 

Alle morte della sorella del Papa teune 
dietro (7 lebbr. 1520) l’altra della co- 
Guata Albena Orsini veduva di Piero de’ 
Molici, quella che sopra tutti coa ferro» 


we istanze aveva iadotto lo stesso Lroue tura 


a lare l'impresa d'Urbino, ed alla quale fu 
dato sd enfitensi dalla Rep. Gurenlina sea» 
na shorso di denari, il padule di Fucecchio, 

Coo questa rapidità le grandi speranze 
ele grandi fortune nate © sranite quasi 
ad en tempo stesso, mostravano in inezzo 
alle glrie de’Medici la caducità dell’ama- 
ne grandezze; douderbè Lecce da tante 
morti ammonito, pensò a fer costruire la 
famosa sagrestia nuova di S. Lorenzo a Fi- 
renze per cullorarvi fe sepolture del fre 
tello Giuliano, e del aipute Lorenzo: per 
terquire le quali il Buonarroti, senza v- 
puta dei suoi biugraf, nell'aprile del 1531, 
lo troviamo a Carrara, ‘done snetie qualche 
Vempo a contrattare i marmi delle cave, 
che sppellansi del Polvuccio, per quelle 
sepolture. — Ned. Sunevazza 

Avera per cessato di rere nell'anuo 
1519 l'imperatore Massi 0 I d'Au- 
trono al nipote Carlu 
Vesta per una mirabile 
















sscorssivai, oltre gli Stati aviti della 
Germenia, si riunirono le corune del Ro. 
i Spagos, e del- 
della Borg-gna e 
della Franca Contea. Ottenue la coruva 
imperiale per elezione, gli altri Stati per 
diritti percrai, e maleioì. 
ti 






FIRE 205 

Quando perciò sì cunsidera quanti fu- 
runn i colpi della fortuna, che riunirvuo 
sotto il comando di queli”Augusto giuvi- 
nelto si vasta porzione dell'Europa e del- 
l'America, non si può fare a meno di nua 
riconuscere ciò che è stato dagli storsei 
chiamato la propizia stella della Casa 
d'Austria. 

Questa nuova e straordinaria 
diede motivo a Leone X di cambiare si- 
steina alla sua politica, cosicchè stacc.ui 
egli dalla lega col re di Francia per etrio- 
gere alleanza col nuovo imperature, sotto 
ta di cui protezione pose nel tempo slmo 
i suoi parenti, la repubblica fivrentva € 
la S. Sede. All'incontro i Vearziani e il 
duca Alfonso di Ferrara si  collegaroue 
coi Francesi, i quali ben presto perdette» 
ro Milano, e la maggior parte delle città 
della Lombardia, cocupate dalle truppe 
Spagnole; e ciò nel tempo che gli Svizseri 
al servizio del Papa ricuperarano i duesti 
di Parma e Piacenza. Peso dupo l'anauu- 
zio di queta fortunata impresa, un'imme- 

improrvisa morte colse Lesme X,net 
di 1 dicembre dell’anno 1321, non sense 
supetto di propinato veleno, trapasso 
«ua il cordoglio di non averegli riperato a 
tempo all'esplosione di un'eresia che col 
pretesto degli abusi di una corte currulta 
staccò dal grembo di S. Chiesa una gran 
parte dell’Alemagna, cosicobè lu pagata da 
quel puoteGice amai cera la gloria di dare 
il nome al suo sroole. 

Alla morte di Leone il cardinale Giu. 
liv de'Medici parti de Fisense per recar- 
si a Roma sl conclave; sei quale dopo 38 
Giorni di Sede vacante trovossi proclame 
to in puatebce il cardinale di Utrecht del 
titolo de’S3. Giovanni e-Paolo, che prese 
il nome di Adriano VI: Terssinato ib con 
clave ritornò in patsia il cardinale Gialio, 
sotto i di cui auspioj continuare a gorer- 
nari la repubblica Borentina, tanto nello 
spirituale quanto nel temporale; più sicu- 
ro di prima per aver egli sventati i teu- 
talivi del cardinal Soderini seo rivale che 
avrebbe voluto tugliere di mano al Medici 
Ve redini dello Stato. Conoseva però Giu» 
Tio l'amore de'suvi concittadini per la per- 
duta libertà, stata sua mercè quasi che 
spenta dalla forza esterna; quindi lascia» 
va ad essi travedere una qualche speranza 
di restituirti nel pristino regime. La qua- 
le Giuzivue #-ppe si bene rivestire, che geò 

32 











ses FIRE 
Raneuni in Firenze come na evento tal. 
mute sirero, che dispatavasi pertiuy sulla 
furua del governo più acconcio alla città. 
Verano ia via della Scala i celebri Orti 
Oricelierj, cuai detti da Beroardo Rucel. 
laj ktterato distinto, il quale, dopo la 
muerte del suo cognsio Lorenzo il Afagni- 
fice, ivi socolee la orlebre Accademia Pla- 
tesice. Ora continuandosi tale riunione, 
sì rarceglievauo costà molti giovani amanti 
delle lettere per disputare di subbietto po- 
Nitico, e leggervi discorsi libei coafa- 
eni alla rilurma del governo. Quest'opi- 
inse tant’ olire, che “Alesandro 
de'Pei compose bn'orazione a sume del 
fioreolino per ringraziare il cardi. 
mal de’ Medici to benefizio nel gior- 
mo della riforme. Fu l’orazione portata 





















all'arcivescoro porporato, il quale, dopo pr 


mere stato più volte interrogato a dirne 
il suo parere, rispose che, l'orazione gli 
piaceva, ma non il soggetto. 
Probabilmente il trovarsi delusi in ta 
Ni lusinghe, piuttosto che mossi da fri. 
cagivai private, indume alcuni di 
quei letterati a cospirare contro la vita 
del cardinale; dondechè due di lore fu- 
robu presi, processati, ed ebbero la testa 
muorta, mentre altri furone csiliati come 
cwpirstori. Non sodò senza macchia di 
qualche inielligenza com i processati Nic- 
colò Machiavelli che i suoi discorsi culle 





Orti Oricellarj; i di cui concorrenti fu- 
runv iu tal circostanza banditi, e dispersi, 
oppure dal governo sorvegliati. 
Frattanto il pont. Adriano VI arrivava 
della Spagna a Litorno (23 agosto 1523) 
ato da Paolo Vettori che; in 
munerazione di avere cacciato di seggio il 
Souderibi per rimettersi i Medici, fa fatto 
da Leone X gencrale delle galeo pontificie. 
Dilà il Papa si recò a Romaseguituto peco 
dopo dal cardinale de'Medici, che divon- 
ne il consigliere 
co dopola 
del Vaticano (19 novembre 1523) sotto 
mome diClementeV'].—Uno dei primi atti 
di clemenza del nuovo eletto fu la restitu- 
ziune della patria, dei beni e degli onori 
alla famiglia Soderini, azione assai lodero- 
le, seppure soa fa, come dimero alcuni 
quella bolla pontilicia alla Signo. 
ria di Firenze epedita per condizione da 
euro riceruta sn conclave: o almeno lo fe- 




















FIRE 


ce per mostrare di fuori e col some 
quella clemeoza e pietà, la quale egli, 
a dir vero, dentro e co”fatti non ebbe. 
— Il nuovo Papa, dietro l’esempiu di 
Leone X, diseguò subito che la gras. 
dezza della casa de’ Medici venisse non ne' 
discendenti legittimi di Lorenzo fratello 
di Cosimo padre della patria, ma nella 
persona d’Ippolito figliuolo natarale del 
magnifico Giuliano, ed in quella di Alt 
sandro figliuolo medesimamente spurio 
di Lorenzo duca d'Urbino. — 1 quali 
due individui, sebbene di tenera età, Cle- 
mente VII averbbe voluto, se non fargli 
uori assoluti di Fireoze, almeno inve 
atirli di autorità straordinaria, senza parò 
dimostrare di essere a ciò mosso dal seo 
arbitrio e volontà, ma richiesto e quai 
fegato dai Fiorentioi tutti per il pub 
blico bene e salute universale della citti. 
La cagione perchè egli andava così riteno: 
to e guardingo era, oltre alla natura tes, 
il sospetto che avea di Giovanaine de 
Medici; così allora appellavasi a distia- 
zione dell'altro Giovanni, poi Papa Lee 
ne, quel valoroso capitano delle sendo 
nere, che fa padre di Cosimo I. 

Tanto Clemente VII si adoperò affachè 
la Signoria di Firenze decretame l'abilite» 
ziooe di Ippolito Bglio di Giulizav a 
tatti gli uGizj e dizaità della repubblica, 
non cetante l'età sua di 15 anai, che 
alla Goe d'agosto del 1524 il Magnifico 
(che con questo titolo volle rianorani 
in lui la memoria del padre e dell'avo) 
fu accolto in Firenze senz'altra cerimo. 
nia, affidando Clemente la spedizione del 
affari politici, e la disezione del gi 
vanetto al Legato Silviu Passerini ore 
tona. Questo miniutro metteva ogui sta. 
jo nel cuntentare il Papa in tutte le co 
de quanto sspeva @ poteva il più, non 
curandosi pè di spogliare troppo il pub- 
blico, nè di aggravare fuori d'ogni mode 
e misura i privati; in guisa che al sce 
tempo, quantunque fosse di breve derata, 
oltre dur accatti, che si posero si vecolarie 
nou comprese l'inoposizioni che si 
agli coclesiastici, bisuguò ancura che siven- 
denero dei beni delle corporazioni d'arti 
e mestieri. Ippulito per tauto cra cuntem- 
piaiviu quel murato cune siguore e rap- 
prescotante di tutta la casa Medici: nè 
si petera aloan afre di Stato dei magi- 
dtrati della soy-ubblica Sorentina discutere 



























FIRE 

tenza consolare questo fanciullo, o il car 
dieale tuo direttore. 

Scerrevano per l’I 
der reererti, l'uno della lega di Carlo V, 
Paltro di quella di Franersco Î. Clemen= 
te VII, iagsanandosi ne'ssoi calcoli po 
tici, ahbandonò la lega dell'Imperatore 
per tenersi a quella del re de’Francrsi; 
quadi avvenne che le milizie di Carlo V, 
dopo le vittoria di Pavia, piombarono per 
vendetta sallo Steto pontificio ein Tosca- 
ta, mentre che per en'altra varcava 
l'Appeanico del Mugello un corpo di 
truppe della lega contraria, condotto dal 
dec d'Urbine, cui il governo fiorentino 











Leone X, insieme col distretto di Monte 
feltro, a riserva di 

Erssi intorno alla stessa epoca, secondo 
#l disegno del celebre architetto Antonio 
da SasGallo, poste mano a innalzare alcuni 
Bastioni fuori detla porta a San Miniato; 
{ quali info si poggio di Giramonte ar- 
rivmso; mentre per consiglio dei capi- 
tusi Pederigo da Buczole, e del conte 
Piero Navarra coo infisito dispiacere di 
chieague ciò vide, quari tolte le tor. 
ti, le quali a guica di ghirlanda a ogni 
300 braccia le uura di Firenze coronava. 
no, vennero gettate a terra 0 sioo al pari 
delle mara racate. 

Strano per tanto gli animi dei Fio 
reaini ollesti, mentre avevano due po- 
testinimi eerciti nel loro territorio, ano 
come nemico, l'altro solto nome d'amico, 
ma entrambi per manometterio e ssccheg- 
Giario. Jofatti le truppe appena arrivate 
Rei contorni di Arezzo, si dettero a preda» 
re la Val.di-Chiana e il Casentino, 
doi simo nel Val 














Pepica) AlamannoSelviati, pro. 
Sitrodo dell'imbarazzo dei governanti, e 
di na pentefior loro pemion, chiesero srmi 
ala Signeria sulto pretesto di difendere la 
ct contro le soldatesche 







Fireate,Ma rinfrancato il Panerini dalle 
fetazioni di Baccio Valori, che al vivo 
difine in quei primi momenti d'inopiata 


in questo tempo pi 


FIRE 207 


mntazione la titubanza e confusione del 
mato anche dai ca. 













sciarsi ricondurre inFirenze, 

i soldati con le moschetterie forzarono 
quelli del palazzo a soltomettersi, e dopo 
una convenzione dallo storico Francesco 
Gaieci dettata snpra un banco d'una 
bottega in via del Garbo, quindi dal car. 
dinale Silvio e da Ippolito de’ Medici sut- 
toscritta, restarono per essa tutti gli atti 
del magistrato della sollevazione annollati, 
e a tutti i capi della sommossa accordato 
il perdona 

ln questo mentre Carlo di Borbone alla 
testa di un esercito sfrenato di Tedeschi, 
Spagnoli e Italiani, sloggiando da Arezzo 
attraversò in fretta il territorio senese, per 
arrivare a grandi giornate a Roma. La que- 
Je città trovandosi aprovvista e sorpresa, 
fu mesa barbara vente a sacco e sangne 
da quelle masnade, sebbene sì Borbone co- 
Stone la vita (6 mezgio 1529). 

Tale orrenda sventura che obblieò Cle. 
mente VII a rinchiudersi nel Castel S, 
Aogelo, ridestò coraggio nei Piurentini, 
sperando di puter cumpire con magzior 
fondanento e più prulenta, che non erasi 
fatto nel mese inna: disegno di rice» 




















adegnati contro il Papa; 
sere stato dato in ostaggio bi Spagnoli, e 
ar n 





stardì preferiti alla sua fomiglio nel prio- 
cipato di Firense, e per mom averle 
Clemente VII mantenuta la promes- 
sa di fargli cardinale Pietro suo Giglio 
maggiore. All'arrivo di quei due conjugi 


a Firenze si tennero segreti consigli, dove 
intervennero i principali cittadini, i qua. 
Ji indumero la Siguoria a far un decreto 
che riapriva il gran consiglio del popote, 
salvo che il numero dei votanti limitomi 

ille; e di più obbligarono 
quei Signori a creare una quova helia di 20 
buon'uomini, 5 per quartiere,l'autorità del. 
la quale per tutto il laglio vegnente derar 
doveme. Deliberossi ancora, che si avessero 














(RE 
nà (> per quatio 
o “e compari. i quali intime 
«ngn «rgla e dalia, aveuero anto. 
2 cessa ufime si 20 di gingno 
= egrerme qupli afizi che onstamavano 
= va 1a sesroe semnineti dal comsiglia de’ 
nuantità tare Filippo Sirozzi partecipò 
= endazie Ponerini e al Mellici siffatta 
scosse, è Bel tempo stesso snuunziò 
si cente Neferi, che la Repubblica non 
arca più rogo di lui, nè delle sue 


qenrde al pol 
pieeleti ta del cordinale tl provvi. 
vuen prima di frmarla vi fece aggiungere 





8” articoli segnenti (in data del 19 mag- 
po 1527); cioè, che Ippolito, Alessan- 
dro € li dochessina Caterina de’Med:ci 
Soveero eome gli al 











presti per cagione di cose seguite dopo 
fl 15198; Pre fosse loro permesso di stare 0 
di attontamarsi dalla città a loro piacimen- 

to ed arbitrio; eche a tutti di Casa Medici 


dille pubbliche graverae. 
Noe credette per altro il cardinale di 


he si potese con sic 
pre. la vita privata in una città, mella 
Quale si era dominato da principe; don. 
dichè determinò di pertirsi con i due gio- 
ani, consentendolo il governo, per ordine 
del quale furono scenmistati,e verso i con- 
fini scortati dai fanti del contc Piero No- 
feri di Moatedoglio. 

Fa questa la terra ed altima cacciate 
di’Medici,i quali stati fuora tre anni a 
viva forza, nei modo che qui sppresso si 
dirà, ricuperarono ls patria, della quale 
si fecero suolutamente signori e padre 
ni, compreso tatto il suo distretto e do- 
minio. 

Una qualche riforma si portò in quest” 
sessione sul sistema civile d.l governo, 
col nominare nn Sensto di 80 individui,a 
col portare a unanno la dursta della prime 
migietratora.Coneorse la mapgior parte de’ 
eleggere goof.Icniere di gioni 
sino al luglio del 1528, Nicolò Capponi 
figlivolo di quel Piero, che fu entanto 
hesemerito della patria, e cognato per 
wra di moglie di Filippo Strozzi testà no- 
minato, Egli erasi acquistata qualche 
riputazione apprese 1 suoi cittadini si- 
no de quando in dei ire commissari di 





























FIRE 

guerra all'ultimo impresa di Pise, dove si 
era fatto on gran nome Gino seo srervale 
nella prime capitolazione della stema città. 

Avendo in tal guisa i Fiorentini rice 
perata la tanto ambita libertà, molte com 
nondimeno venivano a turbare questo quasi 
riniversale contesto. Imprronchè la peste 
che in quesl’anno ricomparre com leggieri 
principj, venne a tale che dal mese di 
maggio infine al novembre si trurarone 
emer morte dentro la città circa fo,cc0 
altre le molte famiglie fagzite per 
ripararsi a Prato e mei luoghi meoo «flit- 
ti; in modo che, nom le 
deliberazioni pe Are seri pl 
rale consiglio 800 cittadini, si decretò 
che per allora serrisse la metà. Dopo 
la peste nacque el gran carestia che prr 
molti ansi nom sì ricordava in Firense 
nè in contado emere stata la maggiore. 
Mi quello che non meno di coteste scis- 
gore affliggera i buoni, era il noe treversi 
tra i cittadini quell’unione che in tal caso 
sarebbe stata neceseria; in guisa tale che, 








i sppema verano i Medici di Firenze per 


titi, il popolo corse alle lor case per re- 
barle,e con gran fatica potè il Capponi,con 
altri buon’ uomini difendere le une, e 
raffrenare l’altro. 

Aggiungssi che a molti parve di vedere 
grandimima parte di culor-.pei quali i Me 
dici restarono cacciati, nom cercare posto 
il vivere fibero e lo stato popolare, ma siv- 
vero ua governo di pochi, una vera ariste- 
crazia: cui ad nom voleva riferini 
qu consiglio di ottimsti da loro me 
con sì grande autorità nominati. 

Locode in mezzo a tanti mali cagionati 
della peste, dalla fame, dalle spese sof. 
ferte per guerre esterne, © per interne 
sollevazioni, la volse l'animo a 
opere di devozione, e a ordinere leggi 
cantissime con la mira di poter riformare 
i guasti, disonesti e vizioni costumi nella 
città. 

Avvicinemiori i) tempo. in cai Niccolò 
Capponi dovra lasciare la prima magi. 
siratera, da lei medesimo fa promoste 
nel consiglio generale una preprziione 
sopra tutte singolarisuma, quella cioè 
di eleggere Gesù Cristo per Re de’Fioren- 
tini. 11 progetto fu prcolto è primo give. 
ta quasi a pieni anffragi, se 
26, che tal decreto ara Si rereceno. -_ 
Fa il titolo di questa Jegge ceritto sopra 














FIRE 

la parta del Palazzo della Signoria in let- 
‘ere d'ore, attorno cl nome di Greù che 
tettora ini sesipito si vede ; nella quale 
ce fa megaito il pensiero del Ssvonsrola, 
de, in una predica, aveva proclame- 
le fra la nemerosa sua ndirnia Gesù 
Cristo per Be del Gorentino. 

Fer questo fatto Niecolò Capponi cssen- 
doi arquisiato maggior favore fra i citto- 
diniavermae. che mell'elezione imminente 
del mano gonfaloniere egli fa raffermato, 
trade avelo ne'secondi favori per emu- 
LA qel'onere mess. Baldassarre Car 

En la città di Fisense nell'età che 
quale cose seguivano, aggravata da molti 
debiti, stente le esorbitanti spese che s'era- 
no fate per erreire più che altro ai po- 
Iini disegei dei Medici, le quali somme 
di denaro furono cavate dalle borse dei 
Gittalini, 0 per via di belselli a tatta per 
di, 0 per via diacestti che mai odi 
rado si rendevano. Ed era mecessario che 
ia 1a] medo seguisse, tostochè le usuali en- 
trute del governo fiorentiso nom oltrepes- 
terano allora i 370,000 scodi ia circo, dei 
quali se ne asecrbivane 80,200 nel rendere i 
frati ele paghe del Monte comune; e inf 
ne è 100,000 scudi si annosl 
mesie nel palazzo dei Signori, nelle pe- 
Ghe degl'impiezati, nelle guardie ordinarie 
delle Sisto e delle fortezze, nelle muraglie 


FIRE 209 
re di Leone X contro i Frasorei; 3oc.sce 
d i capitani imperiali prima dell'e» 
Jezione di Clemente VII, e nella guerra 
che incominciò allora ad accendersi. e che 
terminò quando fe consumata la Repob 
Blire, si distrussero non meno di Goc,cce 
ducati d'ero. 

La trista rimembranta di queste e di 
altre non meno odiose cose spiageva spes- 
ve volte una folla di giorani a trascorrere 
agli insulti verso gli antichi reggitori delle 
città, e contre tutti quelli che manteno. 
ansi ancora, o che ferono amici dei Mo- 
did. 


Il goafeloniere Capponi eta l'uomo del 
Gineto mezzo di quella età, più Piagnone 
ehe 4rrebbiato. La sua [en 
bra che venisse in lui consigliata dai rigusr- 
di dovuti a va concittadino Pontefice, col 
quale i Fiorentini venivano indirettamente 
ad essere in lega mediante quelle che essi o- 
vevano col re ili Francia. Peraltro i fano 
tici della muova libertà, i momici più arditi 
de'Medici si diedero a calansiare pubbli. 
camente Niccolò Capponi; dei quali feorsi 
Capo un vomo Baldassarre Carduoci, 
già profemore di diritto nell’aniversità di 
Padova. Era ecsiui nella mutazione del 
governo tornato alla petria con grem fave- 
te, sicchè tento alla prime quanto alla 
seconda elezione del gonfaloniere aunuale, 
era sempre appremo al Capponi, rivale il 
più prossime per numero di vati. Dopo la 
conferma del i nella carica di gon- 
faloniere,il Carduoci fu allontanato dalla cit- 
tà con l'onorevole veste di ambasciatore del- 
la Repubblioa al re di Francia, scciorchè 
impegname quella maestà a non intrigarsi 
com Papa Clemente, e per dimostrarle che 
Firenze era perotissima ad ogni spesa co- 
de sostenere la sca parte in Italia. — Una 
meno di giovani nobili, al gonfaloniere 
avversi, col pretesto di voler formare vee 
compagnia armata per la custodia della cit- 
tà, sotto la quale si serebbero pei rioniti 
tutti i loro fautori, chiesero perciò ai Sio 
(Guori una bendiera col metto Likertos. 

Cenchbe quel megietreto l'importensa 
delta domanda e tl disegno de'fazioni, on- 





210 FIRE 
militante sotto i soliti antichi 16 sten- 
dardi o goofaloni dei Quartieri della cit- 


tà. Ragunavansi ogni mese per le raswegne, 
€ per eseguire gli esercizj militari, ar 





bande recava diletto, Educia e meraviglia 
anche ai forestieri. 

Tali farono le pubbliche sciagure, tali 
le molte gare private che a quell'epoca af. 
figrevano la Rep. Sorentina; mentre in 
quanto alle cos di fuori non erano per 
anche in Firenze meme le berbe del nuo- 
vo regime popolare, che cominciarono a 
svellemi da ainbizioni segrete, da inimici- 
gie palesi, da opinioni opprete e contradit. 
torie intorso al reggimento politico della 
stenta città. 

Une delle quali opposizioni, sostenuta 
een troppo pertito nel generale consiglio, 
fa d'importantisime consegnesta a Pi. 
renze, come quella che segnatò la perdita 
irrefragabile della sua liberti. Esendochè 
le truppe imperiali, dopo il ssocheggio di 
Roma, mentre stavano aesediendo in castel. 
lo il post. Clemente VII, mandarono agen- 
ti a Pirenze perchè facessero intendere ai 
snei reggitori, che se volevano collegarsi 
cone loro, promettevano la ratifica di 
Cesare ad ogni convenzione che Some 
per trattarsi a favore e in difesa della 
repubblica fiorentina e della esa liber 
CS 


Sopra di che fattesi più pratiche, non 
vi fe modo che i cittadini più inf 

4 primi capi dell volessero mai dare 
orecchi a trattatisa alcena, preferendo 
pinttosto che la città fnwse de'France- 
di allesta. In siffatta opinione concordava- 
mo altresi molti buoni ed onesti cittadini, 
che tenevano in riverenza le di 
fra Girolamo Savonarola, il quale allorchè 
predicava la felicità di Firemer, usava dire 
Gigli con Gigli dover fieri 

nione, che fu la più confurme si 
popolo, jase talmente i reggitori del- 
la città, che esi frorre sebito.mna spe- 
«ie di conlizione col re Francesco | con- 
tro l'imperaione Carlo V, costisione che 
portò seco ben presto cna_ sn doleroro e 
bungo sesedio la perdita irreperabile della 
Repobblice. I Fiorentini rinnovando l'an-. 
{ico trattato di aliesoca con la Francia, si’ 
trovareno per conseguenza ad essere per 
singolare coniradiaionè momentancamento 




















FIRE 


alleati eziandio con Clemente VII lore 
peculiare nemico. 

Non mai o radissime volte avvenne, che 
magistrato alcono deliberssse cosa prrsuna 
la quale interamente suxldi»fscesse a totti 
ed anche non fosse da molti biasimate. Nè 
è dabbio che a mantenere quel governo, 
bisognava (a parere dello storico Varchi) 
lasciata la via di mezzo, 0 accomunare lo 
stato anco al minuto popolo, come nella 
congiura de’Ciompi, © seguitando il vole 
re degli drrebbiati e tirannicamente pro- 
cedendossicurarsi aflstto dei capi del po 
polo; magli nomini molte volte o son 
fanno © noe possono mò risolvere nè cer. 
grire ciò che comosonno e quanto vorreh- 
bero. Oître che im una repubblica noe br. 
ne ordineta, anzi corrotta, com'era 1 allora 
questa di Firenze, è del lutto impossibi- 
le,0 che vi curgano mai uomini buoni e ta- 
lenti, 0 che pare insurgendovi, non siano 
invidisti tanto e persegnitati, che eglinoo 





enî 
ben dirigere il timone della Rep. fiorenti 
ne a eni presedeva allora il Capponi, uo- 
mo,cei pisceva da wn lato la libertà, mea. 
tre dall’attro leto avrebbe voluto concilis- 
re con la maestà del pontificato la fortara 
della esa Medici e l'indipendenza della 
ana patria, 

Mentre i nemici del gonfaloniere Cap- 
peri eramo intenti s spiarne le pratiche 
è le azioni per ruinarlo nella pubblica 
opinione, accadde un accidente il più op- 
portuno si loro disegni. — Siccome egli 
odiava i modi violenti, dopo l'ultima @ 
spulsione de'Medici, aveva posta ogni sua 
cura io frensre quanto poteva la rabbia 
dei loro memici riammettendo ogl’im- 
pieghi gli antichi aderenti quello 
oriata femiglia,e oercando di mon inaspri- 
re con misure treppo camstiche Clemente 
VII. Teseva pure usa privata corrispon- 
denza in Roma con Jacopo Salviati familie- 
re e parrate del Pontefice. Aveva appunto 
il Cappowi riceveta una lettera, nella 
quale, benchè ci diceme che il Papa ame- 
va la libertà di Firenze, nondimeno vi si 
leggovano sleme espremivoi ambigne st- 
te a generare sospetto. 

lettera, caduta per negligenza 
di tasca al gonfelonicre, fa recsta a uno 
dei Signori (Jacopo Gherardi) memmico 


FIRE 

resrimo del Capponi ; il quale Gherardi 
tnando in quel foglio un corpo di delit- 
te,chiamò tosto in palazzo i suoi amici ar- 
mati, fece adunare il consiglio coi suoi co 
leshi,lai quali solircitò om precipitoso giu- 
dio, promotendo la sentenza di murte 
tipra il quofal.miere. Ma se non restò vin 
tu la proposizione del Gherardi, ci vinse 
però il partito di deporre il Cappoei dal 
la prime magistratura, eleggendo in soa 
mor per olo mesi ile 1528) 
Francesco Cardacci di fessione merca- 
taste.— Credette Niccolò ritornarsene la 
versa casa, quando i Signori, di cai era 
prepesto l'accusatore Jacopo Gherardi, 
raquastisi col auoto gonfaloniere obblige- 
teso il vecehio a restare in palazzo per 
euere esaminato intorno alla sua condot- 

toda wa giuri di Bo cittadini, C 
Capponi in presrata dei saoi giudici 
per bea due volte, l'altima delle quali 
0e0 tania gravità, moderazione e sicu- 
verza diecorse di sè medesiano e del suo 
eperaio da sventare in ogni parte l'accusa 
e tetti i sospetti cavati da quella lettera; 
in guisa che quel giuridico consesso, ma- 
riviglisto della bontà, della prudenza, e 
delle see virtà cittadine, decise che dalla 
fetta querela fosse aseoluto. Dopo di ciò 
11 Capponi fa onorevolmente da alcuni 
megiairati e da molto popolo alla cas 

Cit accompagnato. Ù 
Era di due mesi 0 wn circa entrata la 
nuora ju palezzo col gonfaloniere 
i, qeandosentissi il primo accordo 
ta il Papa e l'Imperatore, pubblicato in 
2°39 gingno. Nel quale tratta. 
&, perciò che a Firenze apparteneva, era 
to coavezato che l'Imperatore avrebbe 
dels per moglie Margherita ona figliuola 
talerzle sd Alessandro de'Medici, nipote 
di Clemente, obbligandosi Cesare di ri. 
Scitere ia Firenze il prefato Alessandro, 
fl mezsibico Ippolito, già cresto cardina- 
Vendi restituirli entrambi in quella gran» 
dea, in cui eramo innanzi la loro cae- 
Seta. — Al quale accordo andò die 
tre quello conehiuso ja Cambray H Sago- 
1 col re di Francia; del quale,sebbene si 
Maprradessero dal re i si ci collegati d° 
Vul, Prsperienza moedimeno mostrò che 
Si veli non raccolsero frutto alcuno com 
Muli trandi paci dei due più grandi 
meserchi dell'Europa. Tali notizie intere 
di Firentini, ureasi accertati. che la 








FIRE 
Guerra doveva venire loro sddomo focere 
tosto diverse per riconciliarsi col. 
l'Imperatore e anche col Papa; ma iron» 
cata ogni speranza di n 


cui 


ri 
solvettero correre. la sorte terribile della 
guerra, disponendo i cittadini e la città 
alla più. vigorosa resistenza e difesa. 





IL SUO DLTIMO assEbio. 


Per quanto alla storia antica, e alla 
ancore non manchine 


st 


F 


3 


HE 
Hi 


Aeoto, che o per amure 0 per forza 
miaio di Firenze ricuperare. 

Per la qual susa, sino dal bel pri 
della espulsione della sua Cass, i reggitori 
del governo forentino 





Shella erano queste 16: 1. Pescia; 3. Bere 
6%; 3. Fivizzano e Castiglion del Torsie- 


219 FIRE 


re; 4. Pietre-Santa; 5. Vico-Pisano; 6. 
Scarperia @ Barberin di Mugello; 9. 
Borgo S. Lorenzo, Vicchio e Dicomano: 
8. Pontassieve è Cassia; 9. Firenzuola 
® Piancaldoli; t0. Marradi © Palaz- 
suole; 11. Castrocaro e Portico ; 12. 
Modigliana; 13. Galeata; 16. Val-di- 
Bagno; 15. Poppi, Castel S. Nicculò è 

Pratovecchio; 16. Bibbiena, Castel-Fo- 
cognano e Subbiano. — Le altre 14 or- 
dinanse a Francesco del Monte 
farono: 1. San-Miniata al Tedesco; 3. 
Campiglia; 3. Pomarance; 4. Radda, 
Greve e Celle; 5. San-Gimignano e 
Poggibonsi; 6. Terra nuova, Cauel- 
Franco, Latsrine, Montevarchi e il Bu- 
cine; >. Monte San-Savino, Fojano è 
Civhtelia ; 8. Montepulciano; 9. Certe- 
ne; to Castiglion -dretino; 11. dres- 
lio e Mom 











rporfplarizane 


che entraue 
1539; la quale fa mons ilo determina» 


Rione l'anno innanzi presa, di fortificare 





€ gettare a terra; € similmente stimassero 
emi il valore de’campi o altre terre, che in 
fortificando occorrese gusstare. Le quali 
stime e valute dovenero Gnalmente esser 
valide quando la Signoria con tutti i collegj 
deotro il termine di dieci giorni Je aves- 
sero approvate. FI che fatto, si dove- 
vano i padroni di detti effetti scrivere 
ereditori ia un libro particolare del Moo- 
te comune, per riceverne gl'interessi a ra- 
gione del 5 per cento, inliotanto che il 
Comune non avesse soddisfatto loro il va- 
lure del capitale. 

Quindi per fornire i confini di gente 
armata, i Dieci di Libertà inviaruno com- 
Imisserio di totte le genti fiorentine ad A- 
resso e Cortona Raffsello Girolami; il 
quale menò seco otto capitani appartenati 
alle bande nere cosi dette, perchè alla 
morte del valoroso luro duce, Giovanni de' 
Medici, si monturarono tutte a lutto. 

Fuautosizzato i) Girolami ad essoldare 





FIRE 
5000 fanti e quanti potesse il più di quelti 
appartenuti alle socemuate bande nere. 

Lo stesso magistrato dei Dicei clese 
pet ot anso com titolo di governate 
sopra le fortificazioni e riperi della città 
di Firenze il sommo Michelagnoto Bor 
narroti, che eotrò pur anche dei Nove 
della milizia. 

Perchè poi non mancassero denari da 
pagare le compagnie e i capitani assoldati, 
farono in uno stesso giurna (6 agouo 
159) proposte e vinta tre provvisiosi; 

di eme relativa a un imprest- 

è di 82,000 fiorini; la seconda fa per 

tassare un sccalto a quelli eh: no 

latemero avuto nel 1538; o la tema 

per iacemerare tutti î residai dei bel. 

Lili è prestante, © qualsiaci altre impe 
sizione passata e mon saldeta. 

Prima che fome eletto in ajutante del 
eommisario di guerra ad Arezzo, sveva 
militato fra le bande nere il capito 
Francesco di Niccolò Perracei, quel 
1’ eomo che da privatisimo cittadino, 
mentre era potestà di Radda (sono 1617) 
diede prove di valore cel ritegliere ar- 








5 quiodi, 
passato alla guardia di Empoti, darle ra 
ta virtà dorante la guerra e assedio di Fi- 
renze, che a lui, sebbene troppe tardi, fu 
dal suo governo tanta satorità militare sc 
cordata, quanta forse nessun altre cittadi. 
no dalle repubbliche italiane del medi 


evo ottenne 

Così il Ferrucci, se în vece di esere 
inviato a Perugia presso Malatesta Bs 
Glioni, fusse restato con le soldatesche iu 
Arezzo, non avrebbe al certo tanto vil. 
mente e senza preciso comando, lasciate 
questo posto in balia dei nemici ; come fe 
ce appuato chi in appreso venne al pre- 
tidio di quella strssa città. 

Avvegnachè l'esercito Gorentino sotle 
gli ordini del commissario Anton Fran. 
cesco degli Albizzi,anzichè aspettare quel- 
lo del neinico comandato dal principe Fi- 
liberto d'Oranges,ritirossi daArezzo aMve- 
tevarchi. e costà, umitosi al Malatesta che 





Trugia, si accostò a Firenze con maravigliou 
sorpresa dei cittadini e dei magistrati. me- 
i che senza 
consultare la Signoria nè i Dei del. 
la guerra aveva scritto all’ Albizzi che 





FIRE 

vi rilirame com le truppe verso Firenze 
per maggive difesa della città. ‘Se poi una 
tal misura non mostrò arll’Albizzi trop- 
po timute, diede almeno a irevedere ona 
ta quale propensivne verso il partito 
de’ Nol.ri, cowe alcuni nun sraza ragio- 
ne dubituroso, rammentandosi che era 
quel medesimo Albizzi che aveva cavat. di 
palszzo il guafaloniere Sulerini. Comun 
que cia quella strategica fu si mal con- 
cepita e di sì grao danno ori resulta- 
menti, che putd, se con sccagiouore, al- 
memo cellesitare la rurina e cadata della 
città. 

la tante confusione di 008° quei mo 


Era questo formato di cieca 8100 soldati 
Serratieri e di Seco viboai distribuiti co- 





teme serrati tall gli esercizi, susprro 
eemmarcio e lavorio, fuvrchè di vivere 
vw 


FIRE 85 
UaUi armati, e ialenii giorno €’ notte ia 
militari ronde e scaramucce. 

Nel di 24 ottobre del 1529 il generate 
de'nomici pustò lesue genti sullo colline di 
Moutici e di Arcetri, nel piaa di Giullari, 
alla torre del Gallo ca Giramunte. Da a» 
test’ultimo puuto più prosime alle mura 
della città fece batiere inulilmente wa 
150 colpi di cannone il campanile di Sun- 
Mioiato al Alvute, fasciato per cunsiglio 
del Buonarroti di coltroni, e sopra Il que- 
le era stato collucate un pesso di artiglie- 
ria che daaneggisra, senza ricever dunuo, 
H campo nemico. Si ‘acerano ugni unto, 
ora di uotte e vra di giurao, delle. sortite 
dalle bande guidate da Pr Colouua 
loro geserale,ud onta che ulie volte fonro 
impedite del troppo cauto comamlante se- 
premo Bugliuni. Da na altro lato tusto 
che l'esercito imperiale si avricinò a Fi- 
renze, i Soncsi comiuciarunu a currere e 
rubare nel tesriturio Borentiao el loro li- 
mitrofo, canciamdu armata mamo i Ricasuli. 
di Brulio, dure muerru fauto, e mundsn- 
do peste ad amslire Mepiopelcisso, cca 
tatto che nua riessisse per ‘allura d'avere 
lo. — Aggiungasi che i popoli delle cit- 
tà e priacipali terre del distretto Burenti. 
no, come Areztu, Pistoja, Volterra e Sea- 
Miniato, non potendo tollerare di vedersi 
seggriti a quisa di schiavi ad un governo di 





ambivano che di assicarazei una stato, per 
cui più spesse volte si Medici anziohè alla 
Bepubblice, affezionati 


e- ambasciatori ieviati a Carlo V, che ritor 


nò solo in patria), si diò bando di ribelli 

emigrati famiglie . primario 

renze : fra i quali Jaenpo Sabviati. 

Pier Franorsoo Bidulfi, lo etorioe Fras- 

creto Guiccn. divi, Akssaudro Coruni ec. 
28 





214 FIRE 


A Baccio Valori ch'era comminario per 





come traditore della patrio, fu efregiata e 
adrucita una lista della casa sua da capo a 
piè, secondo una legi tica. Nè potè 
passare senza taccia di traditore, e pagarne 
la pena, Lorenzo Suderini, che raggoaglia- 
va Baccio Valori nel campo nemico di ciò 
chedi più importante accadeva in Fireoze. 

La seventà dell'enunciato bando fu 
cagione che molti ritornassero in patri; 
tra questi Michelagnolo Buonarrot 
quale poso innanzi con Rinaldo Corsini e 
Antonio suo creato se n'era uscito 
di Firenze. La cagione si fa per aver 
egli, come uomo zelante della salute del 
la sua patria, inutilmente avvertito il 
gonfaloniere Cardurci, dal quale fa mal 
accolto, quandolo prerenne a stare in guar- 
dia del Malatesta Baglioni, avendo inteso 
dire dal suo amico Mario Orsini (uno de' 
ovmandanti dell'esercito finrentino che la- 

































fortemente (siccome i fatti ogni 
gioran più lo confermarono) che Malate 
sta dovesse far tradimento. 
L'esercitodell'Orangesi distese dintorno 
alle colline sopra Firenze in guisa da cir- 
condare con on semicerchio Lotta quella 
parte della città situato slla sinistra. dell’ 





Arno, mentre dal lato destro verso il pog- 
gio di Fiesole e dalla parte del 

Sesto e di Campi le comunicazioni si man- 
tenner» libere sino e che non calarono 
dall'Appennino di Bolagna Soon Tedeschi 
mandati dall'Imperatore; di modo che non 





nel combattere contro l’esercito il 
più agguerrito di Europa. 

Nè mancavano a tener vivo il corag- 
gio degli anediati, oltre l'amore della li- 
bertà e la difesa delle cose più care, le 
aleuni fervorvii fr 
cani (fra Benedetto da Fi 
charie da Fivizzano) i qui 
del loro correligiono fra Gi 
rola, vaticinsvano vittoria e felicità per le 
piazze, per le chiese e persino nel gran sa- 
leone del palazzo del popolo. 













FIRE 

A siflatte prediche tenevano dietro pre 
emsioni analoghe per riscaldare sempre 
più l'animo de’Fiorentini ; i quali sor 
contenti di tenersi sulle difese doneo- 
davano spesse volte ai loro capi di emere 
condo! i delle mura a combattere 
Gli amedianti.—Fra le diverse azioni, due 
massimamente meritano di essere quiraa- 
mentate ; la prima accaduta nella notte 
piovosissima del to novembre 15% 
quando il principe di Orange, pensando 
di ricerere meno offesa dall’artiglierie, 0 
di trovare i Fiorentini, per cagione della 
festa di S. Martino, sepolti nel sonnee 
nel vino, con 4oo scale, stategli fornite coî 
molti altri arnesi di goerra dai Senesi, 
Paccostò tempo stesso con tutte le 
sue genti alle mura e ai bastioni delli 
culi dalla parte d'Oltrarno, cioè dalla 
S. Niccolò sino a quella di S. Fre 
Siano. Ma oltre che gli assalitori trova 
sentinelle e le guardie vigilaoti, 
ja nazionale e tutto il popolo sone 
all'arme 10 on attimo; sicchè alle quattro 
ore di notte era corsa tanta gente armata 
in tulte le vie conducenti alle porte di 0l- 
trarno,che dalla calca noo si poteva passar più 
oltre. Fu in quella stessa notte veduto un 
vecchio condarre seco per mano un suofiglio- 
lino, il quale dallostorico Varchi interrog» 
to, cosa egli far volesse di quel fanciallo, ri- 
spose: voglio ch'egli scampi o muora insie- 




























fiorentine, fu quando esse impazienti dis- 
salite il nemico si presentarono ai comss- 
danti prontissime ad investirio nei suoi 
stessi accampamenti. La qual cosa, cuesde 
coni voti e alle intenzioni di Mal- 
testa Baglioni, cui poco innanzi a nom 
della repubblica il gonfaloniere Rafiello 
Girolami aveva consegnato il bastone del 
comando generale, fu da lui quasi a inga>- 
no consentita; giacchè inviò le milizie 
fiorentine al prieo assalto contra la prole 
fanteria Spagnola, forte non tapto per il 
tito in cui era postata, quanto per ewert 
la truppa più valorosa di ogai altra; talchè 
dava minore speranza di essere viole, © 
meggior motivo al Baglioni di screditare il 
sno emnlo Stefano Colonna, onesto quis 
to valoroso comandante di quelle guardit 
nazionali, Ordinò dunque il Malatesti, 
che la mattina del 5 di maggio 1530 
dovemero, divise in tre colonne, eusir fao- 









FIRE 
me un'era medesima da tre lati, cioè dal 
le porta S. Frediano, della purta di S 
Fior Gallalini, e da quella di S. Giorgio 
falle Cosa; e ciò dopo avere data istru- 
Mione ai comandanti, che investissero a 
prima gianta e s'impossessassero del poggio 
di Colombeja, dove fa il convento di 
£ Donato a Scopeto, fra la collina di 
SenGaggio e quella di Bellosguardo. 
1 poggio era furtificate e guardato da un 
reggimento di veterani Spagnoli e da 
sa caraggiono loro coloaaeile, Baracone da 
Bara, che vi restò morte dopo un csagni» 
no sembio: nel quale assalto le milizie 
diedere prove non dubbie di coraggio edi 
deirezza, Nel tempo che da questo lato 
i Fiorentini altsccavano com intrepidezza 


ilesmpe, comeodò ai Tedeschi posta. 
tialle destra del Gume di mettersi in ordi- 
neaza per accorrere in rinforzo azli Spe- 
freli combattenti nell'opposto lato. La 
terza colonna, che doveva escire dai ha- 


HHRs 
frabi: 
LTAL 
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t 
r 


ordine dalle suburbane colline, 
dape sver combetteto con sommo valore 


Stia quella avesse agito la terza colonna. 
Fra i distinti Gorentisi che restarono 
quella sanguinosa fazione fuvvi 
Fim di Leopoldo de'Pazzi capitano del 
Malilene della Vipero, e mess. Lodovico di 
Nienii i ch'era il porta insegne 
Claitano da Parrano. 
Ai 16 di maggio, fatta la rassegna go- 





FIRE Ì16 
merale delle milizie urbane, quelle dai 
18 iabao a 40 anni si trovarono essere in- 
torno a 3000, e 2000 l'altre da fo a 55 
sosi. Fa poi cantata una solenne mossa su'» 
la piazza di S. Giovanni, presente la Si- 
Guoria, i Dieci di Libertà e il generale 
Com tuite le bande civiche, alle quali si 
fece prestare giuramento (toccando ciasca- 
mo il libro aperto de'vangeli), che non ab- 
baadonercbbe mai l’uo l'altro, c finchè 
avene spirito ciascuno difeudercbbe la li. 
bertà della patria. 

Per cavare denari in tutti quei medi 
che i Fiurentini potevano, fu fatto un lot- 
Vo di beni dei ribelli, al quale si metteva 
tea dacato per polizza; e cominc.ata ai 17 
enaggio nei modi soliti la pabblica estra- 
Rione, se ne cavaruno 6600 fiorini d'ora. 
Nello stesso mese, dop» esser stata messa 
a partito uadici volte, fa viota una legge, 
mediante la quale si raoculsono tutti gli 
argenti e gli ori non coniati dalle varie 
Classi di abitanti di Firenze, eccetto dai cite 
tadini che allora militavano, e medesima. 
mente farono ratcattati gli orie gli argenti 
delle chiese, lasciati solamente i meccesarj 
all cultodivino, noe escluse le giuje d'iatore 
no alla reliquia della S. Croce, e quelle 
della mitra che Leone X dunò al capituto 
della cattodrale. Quindi fatte le stime, e 
accreditaline i respettivi padroni, si mao- 
daruoo in zecca, e farowo coniati per sino 
4 53vuo dacati di una nuora muneta d'ar. 
Bento, alla quale era unito ua poco d'uro, 
del peso di denari 13 e gr. 7 l'una, spero» 
dendusi ciascuna di ese per uo meczo de- 
cato (lire 3, 10). Coteste raonete da una 
parte avevano il giglio con le parole iator- 

















no Senatus Populusque Florensinus s 


nel rovessio la croce con una corona di 
Spine, e nel contorno Jesus Rex nester et 


Deus noster. 


Nei tempo medesino che intorno a Fi- 
renze ogni giorno si bagnava il terreno di 
sangue per le frequenti scaramaccr,nacque 
unemochetenne la guaraigione, la città 
€ i nemici di fuori intenti a un ducilo, io» 
sorto per cagione di amore di dunua più 
che di patria. Furono due nobili fioreati- 
mi, Lodovico Martelli che militava a faro 
re della città, e Giovanni Bandioi ribelle 
nel campo nemico. 1 quali, dopo enersi 
cun cartello stidati, richiesero di avere 
cisscuno us compagao, pare nobile € cit 
tadino, nel deellare. Il Maricili si eleme 


LI6 FIRE 
Dante da Cast-ghone, ed i. Bandioi Ber. 
tiny Aldubuaudi. Uscironu i duc cavatici 
di Fireuze cou licenza del Malatesta © 
derl'Orauge nelle des.goste arcue in duc 
chiusi stcceati, e in prescuca dei due eser- 
cit. sul poggio de'Baruoc Ui,vra il Poggio 
Lecper iale.Vinnesi al fatto, e nel durilu del 
Mutelli coutsvil Bandini resto Ludovico fe. 
Fitua morte, mentre nell'altro agone si cum- 
baitè cun diversa fortuna,perchil'Aldubrag= 
di aveva date cinque ferite a Dautc, che sta 
va quasi sulle difese, quando questi mevò la 
apala con tanto mpetu contro l'avversario, 
ch: do fice di subito morire; e comc.chè 
dall'aua e dall'altra 
Peidita c lavittoria, ciò moudumeno si ris 
pose a para dulla città e dal campo con lo 
sparo delle arliglicrie. 

| pericolo si faceva più grande, 




















più crescava l'odio contro 1 tradito: 
ri. Per la qual cosa furono condannati 
4 morte Ja «pu Corsi e il di lui Giglio Gio- 
vanni sccu-ali di avere tenuto trattato di 
Pisu.ch'era statu alla 






dote cusionta dalla 
tema sure uu frate Fi 








di guerra a Prato, perciò 
pa, il aemico di 
quantv accadeva giornalmente in Firenze. 
Fasà ribrezzo a taluni 11 seutire, che si 
coudannassero alla pena della testa perfino 
euloro che pronunziavano parole in qualche 
guisa favorevoli agli «utenati degli espulsi 
Medici, nom ecoritnsto Cosimu il padre 
della patria e Lorenzo il magnifico. — 
Reca perciò maraviglia, che vo mezio a 
tanta sorvegliauza contro i cittadini sos- 
petti di tradimento, e fra cotanti pericoli, 
Îl governo now rivolpesse una magi re 
attenzione verso il generale Malatesta Ba- 
petto dalle cose dette 
da Michelaguolo al goufaluniere Candueci, 
e dalle stisse di i 
la segreta corrispondenza che 
con il generale nemico e, indirettamente, 
eun papa Clemente: sicrome lo provarono 
pui la cedola trovata in petto dell’Uran- 
Ge. quando fn spogliato il suo corpo in 
i battaglia, e le lettere fatte di 
pubblico diristo dal Lonig, 
In meezo pero a lanti traditori risalta 
va più splendida la fede e il valore di un 
doi Cittadinv che rese lonzamente inerti 





























FIRE 

Ve-itu di sì potenti e ostinati nemici fine 
alla battaglia di Garinana. Mancò allure 
a Firenze un'altr'uumo onme Franorseo 
Ferrucci a comandere l'esercito durante 
lmediv della città, sicchè la sua vi 
potere: stancare, e furse anche. obbligane 
l'esercito oemnico a sloggiare di là; e eni 
rimettere ad altro teupo la conquista e 
la schiavi 








Firenze da Clemente VII 
ar 'entemente desiderata. 

Fu Ferru. ci il slo pitoto che mostiaue 
capacità e maggior coraggio im mezsoa 
procellusa tempesta Da Empoli, dove 
fu inviato col titolo di commisarie di 
ra per guardare tuito il Vel-d'Arno 
inferiore e sovvenire di vettovaglie l’asse 
, terribile quanto il fulmine egli 
accurreva, ora a San-Miuiato scalandu le 
suc mura per eacciarme i nemici, ora cun 
Volterra 
sì craribcilata, e cm, 
, basteva Spazooli e ita 
socursi per riavere la città. — Dopo 
glurivia azione, il Ferrucci fa cun 
decreto della Signvria inualze a un gr» 
i che ludichiaro comi» 
screti deila Repub 
blica. Fu allura che quel prode asedità di 

iù sedita impresa c'e abiua 
uni ustacolì e cus pos 
chissimi mezzi qualsiasi pencrale, deciso di 
prrire 0 di liberare dalla fame e dall’ 
div ta ssa patria. Fatte le accessarie di 
sposizioni per la conservazione e difesa di 
Volterra, il Ferra: ci in tre marcie lungo 
la Cecina, pel li.torale di Bosignane, Val- 
di-Fiue e Val-li-Tura si cundusse a Pisa 
con circa 1500 fanti, olire alcune lance e 
pi» hi soldati di cavalleria. Giuoto costà i 
anunalò di febbre, per cui fa obbligato a 
trattenera 13 giorni ; duve sccuziatoni cca 
Gianpauto Ursim e cun Bernarto Strueai, 
commissarj di guerra in quella città,si ce- 
curò nei preparativi della sua imurma 
Frattanto egli visto le due cittadei 
























































va più capaci di muovere tumulto; ria- 
ni inneve sutto 35 bandiere un esercito 
di circa 300n peduni, e di Gov cavalli; 








greve) che geltavano fnocu lavorato, per 
distubuirie a ciascuna compagnia, pruvti- 
desi di pezzi dla campagna. di ana bumma 
Quuutola di scale, di vaso qualtta di ser 


FIRE 

timenti, di multa muvizione da gnerra, 
dille neccusarie vittovaglie, fra le q 
nua buosa dose di bisculto. Appena e 
tivi libero dalla febbre il Ferrucci, nella 
Sulle che precrdè il di primo sgusto, usci 
valse. esercito di Pisa per la porta di 
Laeca, il coi territorio attraversò per in- 
comminars: in Valdi-Nierole; mail capita 
no Iuiamaldo co@'suvi Calcbresi, segoitan. 
do d'ippremo l'esercito del Ferracci, 
vu già barricato il pawaggio sulla Piacia 
nivere al prate di Squarciuloccone; per 
fs qual cuta Ferrucci dutè rivolgere la 
Marcia a settentrion., rimontanilo la Val. 
le-Ariana; talebè la sera arrivò a Afe- 
dicina castello de'Lucc: esi, dure prroutiò. 
Li m.itioa del 3 agusto, partito a buonis- 
siu'ora, mostrava di vuler condurre l’eser. 

cito per la volta dei poggi fra Prato e Pi. 

scojaal Montale, per cui fece sembiante 
di prcodere la strada che mena a Pistoja; 
mo pico stante volse il commino più in al- 
to verso le sorgenti della Pescia maggiore, 
tuo #1 castello di Calamecca, dure si fer- 
tte. La mattina del 3 ago- 
timo giorno della vita del 




















Seoutegna, 

dai Csucellicri, che volevano pupire i lo- 
fu provai nemici, truvosi invece a Sun- 
Ruculo. N quale castello teveudo dalla 
parte de'Panciatichi, seguaci dei Midici, 
fe cruklissinauente arso e quasi dis- 
Letto, 

Quesia marcia del Ferrucci pon fu 
Kgnota al srineipe d'Orange, cume quello 
che venna informato di tutto dal geuerale 
de Fiorentimi Malatesta Baghuvi, il qua 
leasera promessu di non cumbattere gli 
alleggiamenti durante la sua assenza. A 
fivato il principe cun circa 8uco sukidati 
la Pistoja e Gavinana,ebbe avviso, come il 
Ferrocci ere com le sue genti comparso a 
Sen-Mercello; per lo che dopo aver rinfre» 
Valo l'esercito, si avviò in fretta verso la 
Utra di Gavemana per essere il primv ad 
eccuparla, neutre sì commissario Surentivo 
da l'alezsa mira movendosi in ordinsuza 
de Sao-Marcrilu. presentossi da aquel 
Pefte quasi coniemporanenmente al capita- 
Se nemo Fobbrsio Maramalilo, mi nen- 
Be che questi dall'opposta banda per la 
Rutera di nm muru slava per eutrervi. 

Nou dirò le prove di valure che con 
Merpuzivnato numuro di iure fecere i 





























FIRE 817 
sildati Borentini cundotti a quel cimento. 
È nota la buona fortuna che emi eb- 
berual principio della batiaglia, avendo 
visto cadere estinto l'Orange generale dei 
memsici; ma ciò non fache un passeggero 
segnale di vittoria contrastata da una bat- 
taglia ssaguinosimima; nella quale 1 Tede- 
faggiva, riafre» 
scavano con muove genti il combattimento 
dentro e fuori di Gavinana. 

Benchè il Ferrucci e l'Orsini avemero 
formata tutta una Gla di afiziali e sostenes- 
sero gagliardamente Pimpeto Austro-Lspe- 
nc-Papale, scagliandosi durunque vedevano 
il bisogov maggiore, e incoraggiando isol- 
dati, che al combattimento lasciavansi in- 
Blzare dalle picche,o trapassare dagl’archi 
busi piuttosto che ritirarsi un passo a die- 
tro; pur nda ostante tanto ardire, quel 
prode Fiesclano vedendo fa piazza di Gavis 
mana ricuperta di cadaveri curvere sengne 
da ogni parte, nè potendo melto adorare 
le trombe da fuoco per le g:andi pi. gge 
quel di cadute, dup» essere riasti enuo- 
nel campo circa 2500 combattenti, il 
Ferrucci con i suvi sjutauti trovussi fatto 
prigione. Ma on si bel trivofo nun basta- 
va al Maramaldo, il quale contro il diritto 
delle geni, per vendicarsi dell’onta rice 
tuta a Volterra, dupo averlo fatto disarma» 
re, trapassò al Ferrucci la gola, togliendo 
barbaramente di vita il più ardito e valo- 
ruso capitano di quell'età, colui che per: 
no inurendo bra il suo nemico 
digli: che egli ommazzava un pia 
oramai morto. 

Allcrobè giunse a Firenze il fatale av- 
visodell’esito di quella giornata, la città fa 
vento e di dulore. Ad cata 
Jeutura, il governo resistera 
usava ad ogni modo di adenre 




















Gli ageoti Cesareo Papal 
rimettere i Medici i patria. Così il po- 
polo anzichè capitolare chiedera di esser 
condotto a battersi contro gli ssedianti 
prima che fusse di ritorno l'esercito nitto- 
risco della montagna N Mail Bagiio- 
ni, il quale aveva, come si disse, assicurato 
T'Orange, che di Firenze non uscirebbe al- 
enuo a n.jare il campo durante l'asenza 
di lu: e delle truppe iraperiali, ostinata- 
mente si oppose a tale istanza uno al pun- 
to di minacciare, che avrebbe lasciato il 
comando piuttosto che evu un'operazione 








918 FIRE 
intempestiva procurare la orrta rovina e il 
sacco della città. 

Quando però la dimisione del Mala- 
testa fa dal governo accettata, vedutosi il 
perfido deluso, poco mancò che non pa- 
Gualane il commissario Andreolo Niccoli 
ni nell'atto che questo gli presentava il 
congedo. Si sparse per Firenze l'allarme 
a cazione di un simile attentato; per cui 
il gonfaloniere Raffaello Girolami mosso 
a sdegno, risolvè di mettersi alla testa 
del popolo per andare a combattere, e a vi- 
va forza cacciare dalla città il Baglioni 
oramai scoperto traditore e nemico. Ma 
questi aveva già fatto occupare dalla fante 
ria perugina S. Pier Gattolini, e 
sbarrate le vie di là d'Arno con parecchi 
pezzi di moschetti piantati sui capistrade. 

Firenze era ormai perduta, e alcuna 
forza umana non poteva a quell'ora sal 
varla dai traditori di dentro e dalle ms. 
unade che da lungo tempo la tenevano as- 
sediate, avide di aver presto a saziare con 
Ve cose josc dei Fiorentini la loro 
inesauril ibidine e avidità. 

Cosicchè dopo tanto sangee sparso în 
endici mesi di asscilio, dopo infinite agite- 
zioni intestine, dopo tante privazioni sof- 
ferte, di fame, di peste e di stenti, dopo 
avere nel periodo di soli tre anni (dall’ 
agosto del 1527 all'agosto del 1530) a fi 
za di contribuzioni straordinarie fc 
per le spese di guerra 1,416500 Gorini d° 
oro, dopo tuttociò Firenze Goslmente dovè 
abbassare la fronte ai suoi interni ed ester- 
pi nemici. 

Fu in mezzo a tante desolazioni che la 
Signoria risolvè d'inviare, la mattina del 10 
agosto, quattro ambasciatori a don Ferran- 
te Gonzaga, luogotenente generale pel cam- 
po nemico, per chiedere una capitolazione. 
Le trattative farono aperte nella casa dove 
risedeva Baccio Valori incaricato del papa 

ii S. Margherita a 


















di Cessre e di Baccio Valori per conto 
del Pontefice da una, e dall'altra parte, 
Barde Altoviti, Jacopo Morelli, Lorenzo di 
Filippo Strozzi, e Pier Francesco Portins- 
ri, rappresentanfi della Nepubblica fioren- 
tina. Îl giorno appresso vennero i capitoli 
approvati dai Signori, dai collegj e dal 
comsiglio degli 80. — Sono troppo note le 
condizioni di quell’accordo per nom averle 
qui a riportare; nè giova tampoco ram- 





FIRE 

mentare cser stata posta per base della 
capitolazione : che qualunque fome la for- 
ma del governo da stabilirsi in Firenze da 
S. A. L dentro il termine di 4 mesi, s'ia. 
tendeva sempre che la libertà ssrebbrei 
conservata, e tutte le azioni passate tente 
pel pabblico che pei privati perdonate € 
poste in oblio. Avvegnachè di tutti i dieci 
espitoli, non solo nom ne fa omerrato sì. 
cuno, ma di ciascuno di essi fa fatto preso 
che il contrario. 

In quel giorno (30 agosto) in cui Bsecio 
Valori da 4 compagnie di seldati Coni 
aveva fatto occapare il palazzo della $i 
guoria, e tuti i capistrade che rimetto 
no nella pisssa, ia quel giorno sie 
al suono del campanone di palazzo fecrei 
chiamare il popolo a parlamento, perchè si 
rappresentesse in ringhiera l’ultima fama 
repubblicana dai Signori. Per ordine dei 
quali adalta voce il cancelliere delle ras 
te per tre volte all’adienza domandò: se 
piaceva al popolo si creamero 12 per 
sone che avessero tenta autorità e be- 
lia essi soli quanta soleva everna È 
popolo fiorentino tutto insieme? Fari 
sposto da quella gente di si, col gridare 
palle, palle, Medici, Medici. 

Tra le prime deliberazioni prese dal 
Dodici riformatori (dei quali fece parte 
lo stemo Baccio Valori) fa quella di te 
gliere il potere esecutivo alla Signoria, 
di levare di mezzo i Dieci di Libertà, e 
di cassare gli Otto di Pratica, col cresrme 
de’avovi. Nè gran tempo trascorse, dacchè 
le promene recentemente giurate furono 
scancellate col sengue di molti ciltadiei 
giustiziati, «on le deportazioni, le confeche, 
le prigiooi, ed altre simili atrocità atte sd 
incutere, piuttosto che amore, paura e ter- 
tore al popolo, per dovere meglio secoglie- 
re il nuovo principe Alessandro, nipote 
di Clemente VII, che era per arrivare a 
Firenze con la bolla di Carlo V ecol tito 
lo di Signore della Repubblica fiorentina. 





L4 Dinssria Mzpicra. 


Auesanpso E Docs. 


Sperevasi che si avessero a estinguere ia 
Firenze le fazioni, spegnere le ire e di- 
straggere i sospetti con la morte, con le 
carceri @ con l'esportazione de'più ardenti 


FIRE 





Cos uusi fatto apparecchio cuminciò è 
anno1531,quando nel mese di aprile si vide. 
0 appiccare sopra la porta del palazzo delSi- 
gmori le armi del Papa, ade incominciare a 
dare alcun segno, come le cose per l’arve- 
nire avessero a procedere j e poco stette a 
sentirsi la notizia, che Alessandro de'Me- 
dici, già Bdanzato di Margherita d'Austria, 
incamminavasi verso la Toscana. Giunto 
com un numeroso seguito a , nel di 5 
di luglio, e, secondo l'Ammirato, nel giorno 
medesimo anniversario della cacciata del 
daoa d’Atene, fece il duca novello la sua en- 
tratora in Firenze per la porta a Faenza, in- 
eoatrato da un drappello di giovani, com- 
plimentato dagli ambasciatori esteri e na. 
zionali, cortegi dalla nobiltà e dal 
polo accompagnato alla chiesa della Nunzie- 
ta, e quindi al suo palazzo io Via larga.—La 
mattina seguente il duea in compagnia del 
ministro di Carlo V, del nunzio di Cle- 
mente VII, e in mesto a un gran codazzo 
di cittadini andò al palazzo dei Signori, 
i preceduti dal gonfaloniere  Bene- 
deu jondelmonti, andarono incontro al 
principe sino alla scala. 

Tosto che il Daca arrivò nel salone, mes- 
sos in una specie di residenza, il ministro 
imperiale (ch'era alla destra del prioci- 
pe) fece leggere la bolla di Carlo V, in 
vigore della quale Cesare ordinava, che 
Pillustre famiglia de' Medici, e conse- 
guentemente il signor Alessandro de' 
Medici duca di Civita di Penna suo 
dilettissimo genero,dovesse esere ricevuto 
e accettato nella patria con tutta la sun 




















Alersandro fuse cepo 
tal reggimento in tutti gli uffz;, 
do ch'era stato deliberato per legge mu- 
nicipale nel di 19 del mese di fobbrajo 
prossimo passato; e che in tale supremesia 
si conservasse,finché durava la vita sua; 
così dopo la sua morte succedessero nel 
poterei suoi legittimi figliuoli ed eredi. 
Venendo poi a mancare la linea di dler- 








FIRE 219 


sandro, in tal cas S. M. 1. ordina e vuo- 
de, che nello stesso dominio succeda il più 
propinguo di detta casa de’ Medici della 
dinea di Cosimo il vecchio o di Lorenzo 
di lui fratello. 

Fatta una tale cerimooia, il gonfalonie- 
re, e dopo lui i priori ed i maggiori magi- 
otrati ivi presenti, con segni e con parole 
di umiltà e di riverenza, mostrarono di 
sottoporsi mansueti al volern di Cesare, 
che ordinava sotto l’imperio de'Medici 1° 
agitata loro patria tornasse a riposarsi. 

Parendo dunque che in tal modo for 
se ogni cosa acquictata, fu stimato che, 
come non più necessarie, le armi di ogni 
sorta fossero dai cittadini fedelmente con- 
segnate. Per conseguenza vennero scope 
pressi i 16 gonfalonieri delle compagnie ; 
fa dato un altro scopo al temuto magi. 
strato dei Capitani di Parte, converten- 
dolo nei Nove ufiziali sopra i bastioni, 
ponti e strade ; fu tolta via la sicurtà che 
di faceva ai magistrati di non poter esser 
convenuti davanti ai tribunali come le 
persone private ; nè molto in lè andò, che 
si volle anche scancellare l'ultima imma- 
gine della Repubblica col togliere di 
messo la Signuria. Ciò avvenne pell’apri 
Ve del 1532 sotto Gio. Francesco de'No- 
bili, ultimo Gonfaloniere di giustizia, do- 
po una serie di 1372 che per il coro di 
240 anni avevano tenuto nel Palazzo vec- 
chio il gonfalone della Rep. forentina. 

Da quel momento, a tutto rigore, dovreb- 
be annoverarai l'epoca del principato del 
duea Alessandro, quando cioè la Signoria fa 
autorizzata ad eleggere una commissione di 
13 cittadini, oltre il gonfaloniere ultimo, 
con°piena potestà di riformare l’ammini- 
strazione governativa dello Stato. — La 
più sollecita operazione fa quella di nomi. 
nare 48 senstori a vita, per destinarli 
consiglieri e coadiutori del supremo capo 

rin. 
graziata per sempre e licenziata di palazzo 
1a Signoria ; dopo che essa era uscita nel di 
3° maggio con solennità a prendere il duca 
Alessandro per condurlo nella residenza 
dei goofalonieri di giustizia, come spet 
(tavasi a chi era divenuto di Firenze asso 
Ipto pedrome. Infine per abolire ogni vesti 
gio di libertà, fa distratto il campanone 
che chiamava il popolo a parlamento. 

M senato, o sia il consiglio de’48, per 
poter squittinare gli ufizj e spedire le pe- 























palazzo vecchio, dor ser già rinoirsi 
Al gran consiglio del 

Fa N a fine che ga ire mesi de i 48 
senatori si trarssero qualtro per formare 
«5 magistrato che fa chiamato dei Consi 
Blieri. A ano di emi si diede il titolo di 
luogotenente del Duca, il quale doveva in 
qualche modo rappresentare l’estiuta Si 
(ooria e decidere molte cause importanti 
a quella magistratura riserbate. Dai 48, 
previa l'approvazione del Duca, si delibe- 
ravano le leggi, si vinoevano le provvisio- 
ni, si prupinerano le imposizioni; cd 
era necessario che in tutti i magietrati 
della città presedesse alcuno di quei sena- 
tori. 


Data e stabilita questa nuova forma 
di governo, eva dispaccio del 12. maggio 
1532 ne fu reso partecipe l'Imperature in 
termini a un dipresso del tenure seguente: 
«1 Dodici riformatori della Repubblica flo- 
rentina si fanno ua duvere di partecipare a 
8.2. 1 li riforma stabilita nel gureruo 
della città, emendo stato casto il me 
Gistrato de'priori, nel quale avendo potu. 
le per l'addietro aspirare qualunque del 

rasi ridotto una sorgente fecvo- 
di sedizioni e di tomulti; che perciò 
hanno trasferita tutta l'autorità della Si- 
moria in 4 consiglieri da scessi fra la 
nobiltà e il Sore della cittadinanza; co- 
sicchè a questo nuevo magistrato, alle 
città, e a totta la repubblica, i Do 
dici riformatori avevano custituito Lo 
capo e signore il Du-a Alessandio de’ 
Medici genero della Muestà cus, nel qua- 
in tutti £ suoi succewori legittiusi 
Favano transfasa tutta la dignità 
e autorità della Repubblica Gorentiua. » 
(25 formazioni di Firenze.) 
jd oggetto di guadagnar la plebe ed ae- 
sopirla nei divertimenti, il doca Alemandro, 
a imitazione del deca d'Atene, ripristiuò 
4 Saturnali fiorentini, vigarmente 
pellati Potenze, significato che davasi a 
diverse brigate di persone del popolo; le 
quali univansi sotto us capo col titolo ecua 
la veste di duca, di signore, di marchese, 
di monarca,d’imperatore,di re, o di grant 
signore. Ciascuna Potenza aveva bandiera 
e insegna sua propria, e soleva comin 
i vusì spettacoli dal primo di maggio sino 
























lì atotta estate, 


FIRE 

festeggiando per la città, e 
gureggiando l'ana cun l'altra per lug, 
per invenzione e per briv,talchè sprato tir. 
minavasi în risse civili io battaglie eroe» 
ti di sauate, in crapule scandolose e ic 
altri tamulti popolari. È memorabile |’ 
iscrizione lapidaria esistente nella [accista 
della chiesa di S. Lucia, sul‘ Prato, cume 
Quella che rammenta ano di quei cam. 
piuni: Imperator Ego vici precliando 
lapidibus. dino MDXXXXIV. 

Ja apparenza il popolo mustrava di essersi 
quasi scordato delle vrochie sofferenze € 
sventure; e i cittadini non patriati, at 
tradendo a coltivare e a marare, pererà 
che ne dassere una apecie di conferma. Era 
tra questi Filippo Strozzi, il quale com 
prava case per gittarle a terra, vude avere 
piazza devanti al suo palazzo; e tatti 
culuro che averauo sporti alle case di via 
larga, per far il piacere del duca e score. 
serre bellezza a quella via, li fecero in 

mesi levare. Nell'anno medesimo 
che ciò si operava (1534) per dure mag- 
giore luce e rendere più salubri le abita 
tioni private, fu scoresciuto vnuamento al. 
la piazza de'Siguori, ora del Gran-Duoi, 
collocandusi davanti alla porta dol palus: 
20 ducale e alluto at Davidde del Buonsr- 
ruti il gruppo di Ercole e Caoco, scolpite 
da B.ccio Bamlinelli, 

Ma questa uoa era che oppareaze die 
Nicità ; avvegnachè le famiglie più potenti 
e più ‘ricche, DE] grandi capitalioti, i mmacstri 
delle arti maggiori per dispetto, per li- 
more, o per livore ci erauo allontanati li 
Firenze; dove in sostanza vivevasi di m> 
lavoglia; a. ll’univertale, sia per la nun 
del puverno, sia per vedersi in certo solo 
degradati, si ancora per la violenza 13, 
cume pure per i cattivi portamenti della 
famiglia del Duca, e dati che erano 
alla sua guardia, Al che si aggiongera po 
re, che lo stesso duca Alessandro ia vene 
le dunne, di qualunque condizione o gralo 
elleno fossero, mustravasi disonestimimo. 

Per amicurar sempre più il suo potere, 
Alessandro aveva pueta mano a erigere in 















più sicuro sppoggio, quale 
bio quello che posseggunu 


FIRE 
nell'amore dei loro sodditi. Per dar luogo 
ai nuoro castello, che prese-it titolo 
di S. Giu, Battista dal monastero di donne 
Vallombrasane ivi presso levato, divet 
tere demolisi, fra be altre fabbriche. l'an- 
tica villa di S. Antonio degli arcivescovi 
di Firenze, e il cootiguo borgo di porta 
Faenza. Porzì denari per tale impresa il 
ricco Pippo Strozzi, quello steso a cui 
quattro asi dopo du fortezza di S. Gio. 
Battista servi di carcere e dh tombe. 

Vivermi in cotesta guis in Firenze, 
allorchè accadde la morte di Clemente VIE 
(ag sett.) in quel giorno stesso in cui era 
tornato dell'icitio Cosimo di lui bisavolo.— 
Luvde vacnoie dopo pochi giorni (15 
atisbre) fa coperta del cardinale decano 
Alenandro Farnese, che volle emer chia- 
mato Paolo Hi. 

Frattanto una gran porta dei foesusciti 
fierentin? si era raccolta ia-Roma,dove esi 
ciminciarono sd svviciaare Filippo Sirosai 
esi vesi maggiori Ugiuoli è quindi = far 
la corte al cordiale Ippolito de'Medici, 
done quello che, in confreato del due 
Alemsadro, pe cere maggiane di età e di 
treno, sentiva tuttora ii rancore di ewere 
tiato de pepa Clemente » lui posposto. nel 
principato delta cus patria. Buode avren- 
ne che la case d'ippolito esa diventate.l’a- 


tile della più nobil perte de’favrusorti, 
1 quali acorssorvano. con ogni arte e com 





Altmndro, anche i cardinali Ridolfi e Seb 
Vinti, messi » ciò dall’interesse privato più 
Preso che de valere che la patria loro vi 
Van ia libertà. Consiostischè cisschedua 
di csi ora nato di ana figlinola di Lorca- 
mil Magnifico, nipute di Cosimo, la di 
ei lince era mancata in Leoce fra 





Ri rione di natali per nobiltà di ssn- 
P è pre ricchesse cuspicuo, dubitaudo 
ta 


i lecoctese, digrawi 


‘FIRE ‘224 

che Alessandro fosse di mal soimo vers di 
Tui che tenea per moglie eva Ggliuola di 
Filippo Strozzi, ossrosmente di Firenze 
sialloptanò. Nè molto tempo passò cheegli 
insieme con Bernardo Ssiviati fratello dell” 
stso cardinale, evo Piero di Filippo 
Strozzi, ed aliri si recsrono in Spagna 
alla corte di Carlo V a perorare la 
causa della luro patria, e a dolersi cosa 
S. M. I del tiraanico contegno del capo 
della Repubblica tiurentina. Furono ascol- 
tati da Cesare i. reclami dai nubili foora- 
citi fiorentini, ai quali promise che, dopo 
fatta l i i 
di ciò alle sua tornata in Napoli. Al 
lora tuiti quelli che Urovavansi racculti 
in Roma deliberarono. di mandare il 
cardinale de'Medici a Tunisi com altri 
sette. compagni per maccomandarsi all” 
lmperstore quauto mai poteseso il più, 
asciò volesse degnarsi di ordinare ja Fi- 
renze quel geverno che più gli piaceme: 
solo.ch'egli ne levasse il duca Alemendrc. 
1 uorusciti dubitando. delle. mente. del 
cardinale, nè Gdondosi del tutto di lui, 
impusero a Quei actte compagni di survi- 
glisrlo. Erasi già consumata in quei 








aria, 0, come altri dissero, di veleno datu- 
gli per conto del duca, ai t0 di agueto si 
morì, lasciando ia molti grandissimo deside- 
rio disà, ia quantochè egli mostrossi d’in.lo» 

ino, e amatore d'ogni 
maniera di, virtà. Frattanto s'iatese, che 
Cesere dopo la press di Tunis: era aber 
cato a Napoli, e che custà aveva assai lu- 
singhevolmente ecculto an incaricato de 
faorusciti. 


1 cardinali RidolG e Salvisti con i 
principali evali forentini erano già par- 
titi per quella città, onde assutere al pro- 
eso che colà agitar duvevasi luveati lo 
meno Imperatore, mentre dall'altra parte 
il eerdmale Innocenzo Cyb» sollecitava il 
daca Aleandro a partire Ja Firenze sc- 
compagnato da nubile corteggio e ds va- 
lenti giuresonsulti e oratori, affinchè po- 
tres. meglio difendersi dagli addebiti di 
Gui fa accusato. 

L’iatorico Guicciardini gli servì di av- 
tocato, è seppe al beur piatire la 
del 100 signore, che l'Imperatore ritirò la 
proposizione di, rendere il duoe Alessandra 

sm 











sss FIRE 


feudetsrio di Cossre; dopo csavinte, 
che la città di Firenne, emendo viata tanto 
tempo con summa felca e spesa liberata 


cosa giusta nè onorevole di farla suggiasere 


mu'altra volta sotto quel giga. Altra ca contr; 


gione indusse Cesare a rimettere la cittàe 
diuone fiorentina sotto il libero dominio 
di colui, il quale cwendo per divenire 
genero di Carlo V, devevo comsiderare 
Quasi come na suo gorermatore © come se 
Bo Stato liurentino facesse quasi parte 
delt'i.mpera. Contribui eriandio a (avorire 
Alessandro la situazione politica dell'ite- 
Tia, por la morte accaduta del duca di Mi- 
lano, e per la guerra che andava a acora- 
deri con la Francia. Duadechè Carlo V 
si decise di assicurare il trono di Firenze 
24 Alemandro sollecitando le oetobrazione 
del contratto matrimoniale; per conclude. 
re il quale il Duca ebbe persitro a sopper= 
tare condizioni molto gravose, cade astice. 
rare le conveniente della sposa, non me. 
no che quelle dell'Angusto 
Il Duca per la vittoria 
pertata sopra i suoi nemit 
so!vtnizzate /li 29 febbrajo 1536) con 
Margherita d'Austria, toruò festeggiante a 
Firenze, dove accolse fra gli archi trica- 
e in mezzo a sontunse feste e spetta 
il più potente monarca dell'Europa 














più ritegno onde mostrare agni severità 
cuntroi walcontenti, imporre furti graves- 
2e ai nuovi sadditi,e soddisfare liberamen- 
te all'effrensta sua libidine verso le vergi. 
ni e le matrone; sino brellegigengio 
Pierfranorsco de’ Medici, ch'era 
prossimo agnato, ed il minietro | 
deate di Aleandro sei piaceri, sperando 
di ereditarne 1) trono, piuttosto che di ri. 
donare alla patria la pabblica libertà, la 
najo 1539, nella propria 
lore in Via larga, attorchè il 
nel sonno immenso, proditoria» 
mente lo scannò nel trentesimo anno della 
sua età. 

Fu Alemandro de'Medici uomo d'inge. 
quo peripicace, di animo irrequieto e in- 
saziabile, desideroso peraltro e capace di 
grandi cuer. Aveva complessione rubusta, 
preatezza ori risolvere, caldo fuor di mo 
do nelle passioni, senza. rispetto nelle 
use divine, cume nelle umene. 

















lata può ener giudicate forse me 
Gite che de calore, i quali, den creta 
nua furono però Lulli cuncurdì nel ducw- 
sere delle cause, e dello scope dell'euesi- 
mio del primo dura di Fireuse. Quiedi è, 
che niuno dei oneri di quella iù apre 
riece giudice imparziale a decidere, se Lo- 
renzno fn un vile e soelieralo amesina, 
Piutirmiechi la brutta copia di wa Biruie 
novello. Concicsischè auche all’epoca in 
cui vegui quella tragica sosna, per tesi 
monianza delle storico Varchi, acreume 
Set scieglire quella politica dubbicaa e 
darue sentenza che fuse senz'appello. 
Cheochè me sia, Lurcazino dupu il duchi. 
cidio evase dallo Stato come un cslpereis 
di capitale delitto; e il giorno cuseegoca- 
te, non vedendosi a Firenze comperice il 
principe in laugo veruno, si cominciò dai 
tuvi più intimi a dubitare, e inline a cor 
titicare quello che era di lui avvenute. 
Allora il cardinal lunocenze Cybo, per 
chè non si levasse tumulto nella città, pre 
cuiò che si Lenrase ocovito il caso avrene- 
tn; e intanto scrisse al genciale Alessa- 
dev Vitelli, che portisse subito da Città di 
Castello. Lo stres'ordine inviò si caman 
denti delle bande di Pra, e di Mugello, 
affischè ussmcre ugui diligenza e si trasfo. 











Cosimo figlie di Giovanni delle Miande 
nere; il quale avvisato dai suoi amici, per 
ti testo della cua villa del Trebbio nel 
Magello per recarsi a Firenze. — Lo pre- 
venta di questo giovaneito in patria, il 
ran concorso di tenti amici e seldeti, ves. 
chi compagni del padre, nel visitare, servi 
di puazolo al cardiazie per rsplorare l'ani- 
mo di Cosimo. Il quale avendagli dute 
molte buone parole, nei caso che fuse elet- 
to per capo della Repobblica, di cssertare 
con ogni sua pursa le condizioni preposte 
gli, Cosime nei terze giorno dupo fa mur- 
fe del duca Aleresadro, fu nominato del 
cenato fierentine ai governo delia Rep, cd 


FIRE 
terrziene di un senatore, Palla Racellai, 
il sele che protestò nua volere 





della morte del duca Alessandro, i repeb- 
Niiessi faorusciti «i erano rallegrati, « 
Gil monsi da Roma per avvisrsiormati ver. 





to la patria, altrettanto gli atterò e sbigotti 
limuuzzio della sollecita elezione fatta 
di we nitro principe di casa Medici nella 
prrena di Cosimo. 

- Forà meraviglia agli womini spassionati 
di riscontrare alla testa di due spedizioni 
militari di fazioni (quella prima di Valli. 
Chiana, e l'altra di Montemarto) fra i 
capi feorusciti, quel Bacrio Valori che 
fa commimario del pontefice Clemente sì- 
l'nvedio di Firenze e primo compio. 
ne del governo assoluto di questa ciltà. 
Ma il giovinetto Cosimo mostrò senne 
tupecità da veechio fin dell'esordio del 
to regnare, poichè i falsi amici e le mire 
dr: srmici espiande, com efficaci misure di 
difem a rventare iloro disegni da ogni per 
te proreedera e ripersva. . 

Nel tempo stesso l'imperatore col 

te del ceste Sifonies suo ambasciatore, coa 
Mio del 21 giagno 1537, dic'riarava tegit- 
tima e valida l'elezione di Cosimo Gizlio di 
Giovenai de’Medici, come più prossimo e di 
Maggior età che alcon 
teicchè il governo 













Lodo imperiale nel 1530 pronenziato. Per 
la qual cosa veggendosi i fuormesti privati 
Togni speraaza, non restava loro altra via 
cde il tentare quella dell'armi, animati a 
dò anche datta corte di Francia, che pro- 
meitera di sesisterii. Si ragenarono per- 
6 alle Mirandola, oltre ua buoa necwero 
Gi esli Gorentini, intorno a foco selda- 
11 Capo dell'impresa si fece Baccio Valo- 
Ti; commadante della fanteria fa eletto il 
eolesaeilo Capino da Mantova, e capitano 
ili mese. Piero di Filippo Stroezi; 
fetta gente nuova, e più piera di fero- 
<a che di molta esperienza e di virtuose 
Spere. Avvegnachè per lo massima perte 
dascano di coloro che comparvero in quel 
serna ris i sotto il mantello della 
Rertà, piuttosto all’ambizione propria, 
dl pabblico bene agognsvano. 
Larudosi pertanto quegli srmati momi 
Vene Belegaa, accadde che il Valori, agi- 


FIRE 225 
ratori per conto di paghe, senza por men- 
te a quello che si firm quastunque nel 
governo degli Stati e lì eserciti woino 
inteudentissimo egli fosse ripatato, idîle 
me con alcuni pochi de'auci, moniato a ca- 
vallo, verso Firenze si mosse, come se in 
paese amico fose per entrare, con pensie- 
ro di far alto alla sua più che regia villa 
del Barone situata pocu langi de Monte- 
merlo. Il quale disordinato movimento noe 
piscrado si capi di quell'impresa per i 
mali che ne potevano avvenire, fu pregato 
Filippo Strozzi che con aleuni cavallegre 
ri quella piccola colonoa raggiungesse e 
le Caorsse far alto per via. 

Eragià il Valori arrivato alle Fellriche 
fm Val-di-Bure presso il Montale di Pisto- 





questi pire 

ta, egli che molte volle aveva detto di nom 
voler ia quella guerra intervenire, da Hac- 
cioa praseguir oltre ci lasciò tirare. Giun- 


ti esi ai 26 luglio del 1537 alla villa del 
Barone con meno di 80 tra soldati a ca 
vallo ea piedi: e irurandosi di fronte a 
una soviesuta da'sudiliti fede) 
molte forse proprie e da quelle dell'Impe- 
ratore, viddero bene allora, che non era 
quella stanza da starti sicuri; cosicchè dle 
liberarono di ricovrarsi nella fortezza qua- 
drsta di Montemurlo, che a ostro-libeccio 
dui Barone è discosta meno di un miglio 
uantanque sino d'allora Montemurlo 
te stata ridotta a use di villa dal- 















che domina la pisnara fra 
ja, e per aver qualche 
antiche reliquie di quel fortilizio, fu re- 
pelata tattora capese di sostenere un at- 
saltò e a servire di difenn. 

Intaato Piero Streazi con 800 fanti in- 
comminesasi da Bologna per la stessa via 





frana, che 2128 dello sesso mese arrivò 
Montemurlo, dove giù si erano raccolti 
molti contadini armati dai Cancellieri. che 
in quelle compagne avevano molli resedj 
° Fata elle ri im Fi 

na portate in Firenze, 
turbarono grandemente il governo e i Pal- 
lenchi ; ma quando s'incominciò a sentire 
che Baccio Valori avea cavalcato da Moe- 
semurio sì Barone, dute quesi in sicures» 





ser FIRE 


tsatten fera » disegnare fabbriche, a ordi. 
more coltivazioni muove ed a pigharni pis 





ceri della villa; quando scppesi che, non 
oeiapte l'arrivo di Piero Strozzi, e il soprag. 
Siungere delle altre genti del paese in lo- 
ro favore, ugni cosa negligentemente onstà 
si rovernava, incominciò a entrare negli 
animi del Dura e de‘saci ‘capitani certa” 





AI quale effetto i Palleschi sparsero ad 
voci di paura, figurando di segnare 
Ù € di preuilere disposizioni 
di difesa, fintanto che la uwotte del 31 di 
losho 1537. Federigo da Nontsuto eo- 
mandante di due compagnie di fenti in 
Pistoja. chiamati a 6 tutti i Panciatichi,si 
d'resse vers: Montenrerly € 











i0 capo dell'impresa,erasi avviato da Firen- 
ara Prato con 2000 soldati e goo cavallege 
gieri capitanati daRidolfo Baglioni 
teneva dietro dalla perte di Fiesole Fram 
ceseo Sarmiento ron 1500 Spaxnoli e com 











pronta ad 

, quando Feterigo da 

Montauto del lato opposto aver: 

ti i Cancellieri netla badia di cn 
Piero Strozzi.che non s'a<pettava ados 

si laut piena, erasi di buon mattino spin- 








prisaa postati in Prato. Ma appena furon 
Vieti i nemici ia grumo numero nel piano 
fra M- utemarlo e Prato, lo Strozzi -tro- 
vossi dalla cavalleria del Baglioni assalto, 
gittato a terra, e fatto prigione; e solo il 
Leuefizio delle tenebre, uon essendo suror 
giorno chiare, potè salvarlo, cul gittara: da 
una ripa, e per luoghi coperti allenta 
Bandosi, in sicuro ricovrarsi. 

Era sceso dall'Appennino, e giunto la 
orra inmanti con tutto il resto delle genti 
de'fuorusorti alte Fabbriche Bernesido Sul. 
viali comaudupte dell'esercito de‘tuorusci» 
di; ma una tempesta grandissima di pioggia 
ipresare Untti i torrenti, 
gran forza rattenata, ia guisa 
potè in alcun modo respingere 
Federigo da Montauto che nella badia di 
I'acciana e dalla parte di Agliana combat. 
feva i Concellieri evi copiton Mattana de 








FIRE 

Cotiglisnio, nè recare ajato ci capi feste. 
seiti rinchiusi nrl castello di Montemario, 
dove per ssserto di uno storico contempo 
tanre (Bermarito Scgri) non era che va 
picrolo presidio armato di Le spingen 
de, e difeso da nn antiporto in perte re» 
Vinato.— Barrio Valori, e Filippo Streszi 
dormivano quasi senza elcun pensiero, e 
lo steso faceva Anton Francesco degli 
Albizzi, che la sera innanzi era costà arri 
valo; tutti tre capi di partito contre i 
Palleschi, dopo essere stati dei Medici colo 
di fautori ed amici. V'erano di più dee 
Filippi Valori, uno figlivolo e l’altro nipo» 
te di Barcio, cca Paclsstonio pare figlie 

di Baario, e genero di Filippo Stroesi. 
L'importanza dei prigionieri, e il > 
more che sopraggiugnesse in loro soccorso 
il rimancate dell'esercito dei fuoranciti, 
servì di stimolo agli assedianti per setlecò 
tamente ausalire la casa torrita di Monte 
muro, della quale dope breve estecelo si 
resero padroni;ma Filippo Strozzi velle sn 
rendersi eniremeute al Vitelli, da cai eb. 
be parvla di salvarlo. Questo avrenimento 
di spavento i liberali della cid ei 
fuoruciti con il restante del loro esercito; 
fl quale, valtando le epalle el nemico, 
si sbandò al di fà dell'Appennino, | pei. 
gioni di Montemarlo furono condotti in 
Firenee in vile equipaggia, per fare va 
trito e miserabile spritaculo in faccia a wa 
Popolo estatico di rimirare tanti mobili 
stati in governo e come pria 
re, momati vilmente sa di va 
gavallecrio con wa sudicio sajo în dose e 
scura berretti cepo nel declinare di 
corente giornata (Îi 2 di agueto) proordende 
tonanzi il Vili tricafente di sì gran 
vitloria. Dupo queste umiliante compera 
una gran parte di quei prigioni a quattro 
per giorno Furono conannati a lasciare 
la testa sopra un palco davanti ella ris 























me con i 2 Filippi figlio e nipote con de- 
ton Frenoesco degli Albizsi è Aleusadro 





in eui Baccio sette anni inaaati colla form 
dell'ermi era catrato rl p.lazzo de'Signo- 
ri a riformare il governo della sua patria, 
allorchè da spergiuro ruppe la convenzio» 
me firmata dieci giorni innanzi nel campo 


imperiale sopra Firenso. 


FIRE 


avere pagati 18000 seudi di li 
delli, e i perenti dell'illmtre ‘prigione 
Vicche gioje e denari. 

Debitendo Cosimo che Filippo, stante i 
nolii è potrati mezzi, non ritorname in 
grazia di ‘Carlo V, fareva di tutto, affin- 
chè gli fame dato nelle mani. Ma l'impera- 
tore che aveva promesso al Papa di cam- 
«quegli la vita, se egli nom era colpevole 
della morte del duca Alessandro, non la- 
i lrndere altro, se non che bisogne- 
va venire in chiaro di un tale adrebito. 
Per questa ragione rirecì al Duca di far 
‘euminare lo Stroazi in foriesza e-di otte 
nere che si affilasce I aumen 
celliere degli Otto di Belia. Furono dati 
alcusi tratti di corda a Filippa, che, di 
pestilissine com'egli era, 
pretendo sessi, venne îevato dal tormento 
Seiendo però di Don ssprre cosa 
alcuna dell'amsminio ducale. Dupo que 
tto fareno messe le meni addosso a Giu. 
Kino Gondi cao stretto amico, che venne 
traminato a feria di tortura. Compito il 
preve, si mandò in Spogne all'impers- 
tere; ein seguito di ciò fa dato erdi- 
neche lo Strozzi fasce consegnato in mano 
di Como. Sodi poi-al dell'o. 
00 1538, come Filippo de sè otesso v'era 
sunessste ja prigione per sjuto di une 
Speda siata lasciata mel carcere, come dis. 
tri, a caso de uno di quei che lo gusrde- 
tia. Nella quale cocssione si resero 
noti alcani suoi scritti, fra i quali quella 
Vicgiliana scatena vergata(è fanna)co]. pro- 
Rie negre: Eaoriasur aliguie mestrio 
(2 coibas ultano 

Risso corpo peraltro non fa più vede 
M. ni ti seppe mai in che luogo preciso 
tesine sepolio.—Camecchè fra il deco i soci 
trerzene voce che Filippo si forse per sè 
Mem ammaszzio, più certa fama in fra 





FIRE 295 
pochi fa, ch'ei venisse scanato per ordi- 
ne del costellano, 0 dell marchese del Va- 


Duca, sel dubbio che voleme per nano del 
carnefice farlo giustiziare. 
Poichè Cosimo si ebbe levato dinanzi 





volere ; sicchè da quell'epoca in poi si 
applicò a liberarsi da Lotti quei vincoli, 
nei quali lo avevano involto le condizioni 
politiche che gli ottennero il trono.—Il ri. 
gusrdo dovuto a molti sesatori che aveva. 
no la sua elezione; la sogge- 
zione che gl'imponerano i ministri e i ge- 
nerali di Cesare, erano catene troppo pe- 
santi per wn giovine Bero e cupo quale fa 
Cosimo, che mel soffriva di dover parteci. 
pare com alri il potere e la gloria. Co- 

minciò pertanto a ristringere la cogniri 
ne degli affari fra pochi saci confidenti, e 
ad smsarfsre i magi d una maggior 
sabordinazione ai suoi veleri. A tal effetto 
pubblicò nel 1549 «n motuproprio, cel 
quale ordinava che nessun magisirato po- 
tene adunarsi e deliberare senza il suo se- 
senso; e fa per qorsto che Giorgio Vaseri 
volendo dipingere il Granduca in presen. 
na dei senatori, prese per simbolo di que. 
ni ultins il aidonsio. 

Un'impesisione del selle per cento si 
raccolse per de pubbliche contiagenee, e 
per sapplire alle spese onde rigilere ella 
sicurezza del dorsinio coa l'erezione o ro» 
stauro di fortezze e di mara castellane in 
varie città dello Stato, per manire di be- 
stioni la città di Firense dalla perte di 
Oltrarno e per ridurre a fortilizio il po- 
lazzn,a uso villa degli arcivescovi, presso il 
monastero di S. Miniato al Monte. 

Dopo la vittoria di Montemurlo Cosime 
manifestò il suo piano politico della Lega 
con Carle V, snteponendo di amociare i 

snoi interessi con chi dominava le Spagne, 
l'Alemagna, ed era iu Italia signore del 
togno di Napoli e della Lombardia, piut-. 












226 FIRE 7 


testo che ascomanarti a quelli della Fram 
cia, ove reggeva Caterina de'Medici, la 
quale cume ultima erede del ramo di Lo- 
renze il Afagnifico riguardò per qualche 
tempo Cosimo quale usarpatore de'suoi 
diritti alla signoria di Firenze. Questo 
politico sisiema pertanto impegnò il duca 
a prender parte in lutti gli avvenimenti 
che potevano riguardar gl'interessi dell’ 
Imperatore nelle cose d’Italia. Nè potendo 
egli. siccome ambiva, sposare la vedra del 
doca Alemandro. per stringere uo vineulo 
di parentado e procaociarsi vieppiù la gra- 
zia di Carlo V, chiese a scelta di S.M. ona 
sposa, ed ebbe Eleonora secoadogenita di 
don Pietro di Toledo vicerè di Napoli, spet- 
tante alle primarie famiglie di Spagna. 
Ema fu pomprsamente scrolta e festeggia» 
ta,nel giugno del 1539, nella cara Mediei, 
e ua anno dope nel palazzo già detto de’ 
Signori, riordinato e ridotto a nubile re- 
tidensa docale. 

Ja eccasione delle mazze di donna Eleo- 
nora Cosimo trovossi obbligato a far lavo. 
rare gli argenti altrove, perchè in Firen- 
me erano mancati i migliori artisti e i 
principali  manifattori stati dicpersi in 
tempo di assertia, 0 dopo la cadota della 
Repubblica dalla petria allontanatisi, 

Largo nelle spese dumestiehe non 
che nel contribuire denaro e gente all'im. 
peratore,dilettandosi specialmente nel mu- 
sere grandiose fabbriche, e nel tenere in 
corso diverse galere, Cosimo 1 consumava 
tafinito perulio, in guisa chè oltrel'entrate 
ordinarie, oltre i beni confiscati a più di 
4roriechi fenrusriti sentenziati, 0 condsa- 
mati im onetnmacia con pena della vita, 
egli tretavasi soventi volte fortato a impor 
grarezse straordinarie alla città e dominio 
fiorentiso, non che ad imsistere premo il 
pont. Paole III, per avere l’importare 
di due decime esatte in Toscana sopra i 
beni eeclesiastici, in ricompensa (diceva 
ls bella del 31 meggio 1538 che le con 
cedere) delle spese fatte per la difesa dei 
leoghi marittimi contre il Turco. (Rifor- 
mazioni di Firenze.) 

Voleva il Papa tornare a imporre altre 
decime, ma Cosimo vi si oppose tauto che 
frese sensa effetto le armi spirituali contre 
@aro e costre i suoi surlditi fulminate, rin- 
tersando anche le armi temporali, che 
Bvevano incominciato a invadere il terri. 
Vorie toscano dalla perte di Cortona. 








FIRE 
Per le quali contingenze Cosimo ricor. 
ve nel 1541 a un accatto, nel quale fure. 








re imposizione a lutta perdita onde suppl. 
rea una grossa somnia di denaro richiesta 
dall'Imperatore prima di consegnare ei 
Granduca le fortezze di Firenze, di Pim 
e di Livorno, 

aver chiesto ripetute volte a 
Carlo V il territorio di Piombino, Cei. 
mo l'ottenne nel 1548, ma ben prrvo per 
un intrigo di corte gli fa ritolto; nè per 
questo egli giacmsi apparentemente fece 
mostra d'averne sdegno, nemmeno quando 
i ministri Cenarei gelosi del favore che 
egli godeva presso sì gran monarca, que. 
si per deririone, in compens3 di tanti s- 
erifizj fatti per la causa imperiale, gli of- 
frivaoo de'pomesi in America. — Tusa 
costanza, e una così ferma imperturbabilità 
apianzrono a Cosima la via onde aggiunge 
re ai suoi dumiaj la ciltà e lo Stato di Sie 
na, divenuto dopo la caduta della Ben 
fiorentina il nido de'farrusciti è di tutti 
i malcuntenti del governo spagnolo ie 
Matia. 













soffrendo che vi si edificame ana fortezza, 
sollevossi per discacciare la gnarnigione; 
cosiechè nel 1552 s’impegoò una goerra 
scranita, nella quale prese parte a favore 
dei Senesi laFrancia,non già per sostenere 
ta causa della libertà, ma per menomart 
la maggioranra che gli Spagnoli averaso 
scqaistata nella Penisola. — Wed. Sress. 

Perdeta da Piero Strozzi, gran Mare 
sciello di Fraocia,nel 2 di agosto 1554, la 
battaglia di Marciamo in Val-di-Chiana, le 
troppe Cesarro-Medicce si recerono intor- 
mo a Siena, la quale stretta e combattata 
da ogni perte, dovè finalmente aprire le 
porte ai memici (35 aprile 1555) dopo e- 
sere state distrutte le facoltà con un ere 








porsi 
della Repubblica, che finalmente n s 
se quattr’enni dopo in Montalcino. — 

vero conquistatore di Siena fa Cosimo; il 
quale coi suoi deneri e coi suni talesti, 
del pelezzo Pitti, riparande a egni bi- 


La delesa preattre che i Sruesi fecero 
della Lea Libertà è aoo dei periodi più 
aeererali dell’itoria italiana, tate da non 
perire al confrunto cun alcun di quelli 
di Sporta e di Atene. 


Greai, le morti e la miseria, in coi ci 

prati iauti: pumidreti 
tertieri, interilironn cua le indusirie e de- 
terierarono le campagne, gran parte del 
le quali cino del 1559 aveva ricentiti i 
dani delie namerese bandite de Cosimo I 


muta le grandi fortone e la forza della Rep. 
lune € 

fercatica prima di Lorenzo ii Magnifico, 
alla di cui cià cominciarono molte lsmi- 
Ric mercaniili e varie colonie di operai a 
spisare per recarsi ia laghilterra, in 
Francia e in altre porti di Europa, dove 
Ntublireso ragioni bancarie, fondachi di 
Imibcj e drapperie di seta e di oro. Fi- 
nalarale quelle arti che tanto contribuire 


tere quasi all'inszione, dopo che Cosimo I 
riceità di claere uns casta di mobili, coll 
intituiee nel 4561 l’ondime coralieresco di 
£ Suelsno Papa e Martire, per far milita 
re i nuovi i culle galere tesca- 
teesatro i Tarchi ; nri tempo che il re- 
to della mubiltà si geitora in folla selle 
selimmere della corte grandecale, 0 di 
Mtnszerava ella vita rociosiontica. 

Dopo la conquista di Siene, Cosimo Î, 
memare delle gravi contestasioni avute con 
Poslo IT, corcò di Corsi molti amici nel 

+ sicehà egli contriboi grande. 
nente, nel 1559, all'elezione di Pio IV. 
Dri quale peetefioe Cosimo orppe guado 
funi l'animo in guisr ch- fu sul puoto 
Gi emere da lui forgiato del titolo dif. Noa 
tibe miner favore del di lui euoremure Pio 
Vil quie con solonar errimonis in Re 
mu nella sala dei Re, ii di 5 di marz del 
1570, gi pose in capo la curona grande- 
Cie sd quta delle proteste latte del mini. 
SeeCanren; ciochè i sovrani della Toscana 





Gotti gli atti pubblici fomeru intestati col 
nume del Papa vivente innanzi a quel- 
lo del Granduca regnante. 

La decorazione del tuson d’oro che più 
tardi CarleV inviò a Cosimo,la conseguen- 
za di va imprestito, 0 piuttosto di un re- 
qulo di 100,50 duesti d'oro. 

Stubilito le Stato verchio (che così 
559 l’antico dominie 
litu cva luState nuovo, 
ossia quello della distrutta Rep. senese, 
Cosimo I, ass.curato che fu da ogni inter- 
so sconvolgimento, pensò a preservare il 
duo dominio da quelunque violenza ester- 
na che ne polesse mai lurbere la quiete. 
— Dopo avere eretto le fortezze nelle città 
di Arezzo e di Pistoja, procurò nna difese 
alle fsvatiere dello Stato col guarnire di 
terri e di fortilisj le coste, col circon. 
dare di mura e fabbriesre usa rocca 
destro la città di S. Sepolero in Val-Tibe- 
rina, coll’innalzare dai fondamenti due 
piazze d'armi, ana nell'estremo confine 













tempo col nome del fondatore(Cosmopoli 
più note però sotto l'antico vocabolo 
Porto-Ferrajo. Peer incomine: 
porte più ampio a Livorno, costruire nel 
Magetto supra S.Pier aSieve l'ampia fortes- 
za di $.Mertino, dopo che pressoPuggibonsi 
aveva rifabbricato consolida regolarità 
il bastione che da Arrigo di Lun-mburge 
il wome di Poggio Imperiale. — 
Bilcuarsei inoltre Cueimo, e spendeva av 
sai. in fare mine per cavare argento e altri 
metalli ; perciò » Pietrmenta inviò inge- 
Gueri mineristi chiamati dalla Germaaia, 
iutrendo molti in simile esercizio senza 
ritrarne gran fruito, e piuttosto con scuo 
danno, er cresere si deve allo storico Ber. 
nando Segni. (Star. Fior. lb. XI.) 

Bal bitancio fatto nel 1550 di tatte 1° 
entrate ordinarie del dominio fiorentino 
appariva, che esse smmonterano a lorde 
a ducati 537,934 per anno, e sì netto 
delle spese ordinarie a duosti 367,903. 
— Però la sorgente maggiore delle ric- 
chesze di Cosimo I, colle quali mp- 
piiva alle atraurdiaarie sere e al Lato 











FIRE 


298 







amici) quanto anco 
mercatura: staplechè 
cou le ragioni di riochi 
negozianti pelle piazze di Abversa, Bru- 
(3, Londra, Lisbona, Barcellons, Marsi. 
lia, Lione, Venezia, Napoli e Roma. 

AI qual uopo Cosimo impiegava conti- 
anamente due galeoni pel tri delle 
mersanzie del Levante e dell’Italia nei 
porti di Spagna, di Portogallo e di Fian- 
dra, da dose ritornstano carichi delle 
mero: di quelle contrade. Anoo la granda- 
<hen. Eleonora, al pari del marito intenta 
a unsimile esercizio, potè in progresso, 
sebbene venuta in Toscana com piccola 
dote, accumulare un raggeardevolissimo 
pecalio. 

Per queste ragioni le opere di lasificio 
€ i broccati di seta e oro ripresero in Fin 
renze un qualche favore, talchè il prodot- 
tu dei panni Gui (detti del Garbo) e di 
Quelli ordinari. sell’anne 1575, ammontò 
alla somma di dae mi i 
Griesto caloule si contemplarono i drappi 
di seta, nè le più minute  macifatture, 
che riorverami in America con avidità. 
Ta cunseguenza di ciò Cosimo I divenne il 
più ricco e denaroso prinripe dell’Italia, 
sicchè alla sua morte, stando alle Memorie 
MSS. del Gettimanni, il di lui snccessore 
Arorà in casa un avanzo di sei milioni e 
Mezzo di ducati, parte in contanti e per- 
te i verghe di argento e di oro, 

Se Cosimo seppe sormoatare le difficol- 
tà per stabilirsi sul treno coll’imitere i pri- 
mi sani del regno d'Augusto a fnria di 
morti. di condanne edi proserieioni; lo sep- 
pranche,emolare nella magniGcenza e nel 
fare più bella la capitale del suo dominio 
per sontuosità di edifizj. Tra i quali giova 
q:ì rammentare il primo ingrandimento 
del palazzo che conserva il nome del suo 
foudatore (Luca Pirti), divenuto la più 
magnifica reggia dell’Eorope; il sontuoso 
falbriesto eon portico tutte di pietra concia 
per servire di residenza a XINI magistra 
ti, detto pereiò degli Ufisj; 
ridore che cavalca l’Arno 
chio per unire la reggia 
quella del Palazzo vecchi 
Laurenziana disegnata da Michelagnolo e 
compita dell’Ammannati, che fu l’autore 
del sorprendente « leggerissimo pouto di. 












FIRE 


S. Trinite.—È opera di Cosinso la edibes: 
zione del Ghetto che trovasi cullocato sel 
centro della città, fra il distrutto Com 
pidoglio, il Foro vecchio e l'Arcivesco 
vado. — Instital l'Archivio generale sopra 
la fabbrica isolata di Or-San-Afichele per 
saccoglierri tutti i pubblici contratti dello 
Stato vecchio. Col disegno del Vasari fl 
ce edificare il loggiato della Pescheria in 
Mercato vecchio, mentre Bernardo Tano 
ionalzava piò grandiose logie in Mercsio 
nuovo, sopra le quali, nel 1612, furono 
collocate le Glse degli originali delle peb 
Bliche scritture. 

Lo stesso Cosimo ordinò ches'Tenalzam 
sotto le logge dell'Orgagna la statua del 
Perseo di Benvenuto Cellini; solla piar- 
ta di S. Lorenzo le base storiata del 
Bandinelli per collocarvi sopra la sta. 
tua di Giovanni de'Mediei di lei padre, 
Per ordine del sovrane medesimo fu fatto 
lPaoquedotto e la gran fonte. 

















rrucci. Una minore co. 
lonne di marmo fu posta s S. Felice 
in Piazza, e quella maggiore dî totte che 
siruppe prima d’emere collocata nella piss- 
2a di S Marco, poco lungi dal gi-rdinode 
Semplici; giardino ordinato dallo steso 
G. D. uo dopo di quello 


tuito in Italia,cui presedò il primo botasb 
co d'Europe, il Ceselpino. 

Devesi ancora a Cosimo Pistituzione 
dell’Accademia Gorentina, fondata rell’a 
no 1542, richiamando così a 
quella aperta in Firense 
Giovanni Manszuoli detto lo Stradiao; 
quale Accademia nseque l'altra più 
famose del bel perlare, che prese per rim- 
bolo il Buratto e il titolo di Crusca. 

Nacquero a Cosimo I dalla pranduchesa 
Eleonora 9 figliuoli maschi e 3 femmine, 
oltre una figlia dalla seconda moglie Cam 
milla Martelli, la quale donna però nos 
fece vasi riconcerere per 

In quanto alle psssieni amorose, e alle 
Vicende domestiche attinenti alla famiglia 
del prim Grandara, non avendo esse în- 
fivenza salle ose pubbliche, debbono te 
cersi anzichè prpagarsi dallo storico, che 
nos ama onnfondere l'aomo di stato com 
l’uomo privato. 














FIRE 
Forpcasco I, Grursoca Il. 


Morto Cosimo I, li 31 di 1596, 
nella sua villa di Castello in età di anpi 
55, gh sacerme 11 tiglio primogenito Pran- 
crem nato mel 1561. Questi sino dal 
1564 era stato messo a parte del gover- 
no col lola di rezgente, senza però che 
it pador gli cedesse uè la corna nè il ma- 
serpo degli affari diplomatici. Ciò avven- 
ne va anno innauzi che Francesco pren- 
demo in sposa Giovanna Arriduchessa d' 











tarsi alla testo Orazio Poeci, puni 
la morte di alcuai di loro e la condanna 
di ribelli di tutti gli altri, segnatò il primo 
anno del eno regno. Era tra i principal 


cuegiorati Pierino di Lorenzo di Piero Ri- 
deli, il esi palazzo in via de'Tornabuvni, 
ricco di statoe altri uggetti di belle 
arti,fe da Francesco | con il giardino e ca- 
se contigue, nel febb. dei 1576, dovato a 
Mareo Scittico cardinale di Altemps per 
affetionario alla sua casa: e da questo, vel 
maggio 1577, venduto per 13000 ducati 
d'oro sd Alemandro de’Medici arcivesco- 
vo di Firenze; sino a che i suoi eredi, 
del ramo de’ Medici de'principi di Ottaja- 
n0 di Nopoli, nel genasjo del 1609, alie- 
naroeo tatto quel fabbricato per ducati 
2fovo a Bardo Corsi di Firenze. (Anca. 
Dr. Fis. — Carte del Monte di Pie 














secioto dell’imperatore Massimiliano col 
Uialo di Granduca di Toscana, e in se- 
tuito del re di Spagna e da totti gli altri 
serrani, la tal guisa fu terminata ua cla- 
morosa cansa di za fra la casa de’ 
Medici e quella d'Este, stata per 35 anni il 
peasieapo diplomatico di tutti i gabinet- 
tidi Europe. 

Prascesco I, se da un lato snpera 
padre ia dottrina, dall'altro lato gli era di 
tre lenga sferiore nei talenti di uomo 

Mata, 


Gitmperatori ed i re, che avevano am- 
bi l'amicizia di Cosimo, consideravano il 
figlie meramente come un feudatario. Po- 














ose, più di ogn'altra cose l’oocupavano 


vo 








esperimenti. È altresi vero che Francesco 
non obliò i grandimi concetti del pae, 
come quella di prusegoire le I»rtificazioni di 
Livorno, di gettare solennemente (28 mar- 
20 1577) la prima pietra «lella nuova cit- 
tà, edi destinare asseguamenti oppurtuni a 
rande emporiv; @ per «quanto 










ta per 


Lo stesso Granduca erguitò l'operarione 
incominciata da Cosimo | cul far rivestere 
€ rinnovare gli statoti municipali, onde 
col governo monar- 
i delle arti 
peraltro 
tolse 1 loro patrimoni. — Tutto iv sonnra 
rairava in Iui a compire l’opera paterna, ad 
estingarre cioè ogni residuo di autorità re- 
pubblicana, lasciando solamente le appa- 
renze e i nomi senza potere. 

Imperocchè sotto Francesco T il magi- 
strato Supremo, ossia quello dei 4 Consi- 
Glieri e det Luogotenente granducale, che 
doveva r.tfigurare l'immagine della Sigav» 
ria di venuto un mero tri- 
bunale civile: così pure gli altri magistrati, 
comecchè decretassero in nume proprio,non 
agivano che in forza di un rescritto sovra. 
no.—La giurisdizione criminale, per quan- 
to fome esercitata dagli Ottodi Guardia, o 
di Balia, tutta l'autorità riconeentrossi nel 
Joru segretario Lorenzo Corboli da 
varchi, che divenne uno de'più terri 
prepotenti ministri di Francesco l. 

Alta contabilità delle finanze dello Sta- 

to presedera ua ministro col titolo di de- 
positario generale. A lui erano subordina- 
te, non solamente le varie branche dell’ 
amministrazione economica, ma anco quel- 
le del commercio privato del Granduca, 
Francesco teneva in corso due ga- 
stinati a convojare altri legai ca- 
Ù produzioni di varie contrade. La 
mercatura delle gioje era la sula che quel 
principe esercitasse da per sè stesso, cs- 
sendo più d’ogn’altro-intelligente in si fat- 
te merci, e vago di averne delle più.rare 
e più preziose. 

Sein questa parte superò lostesso sno pa- 
dre,noa lo imitò peraltro rapporto alla sua 
aplendidezza. Impervcchè, se nei primi 
tempi Francesco tenne uni corte con fasto 
quasi cegio, negli ultimi anni della sua 

29 
























230 FIRE 
vita comparve al pubblico troppo ristretta 
€ poco dccorosa. 

Divenuto per vergogna e per rimono 
inaccessibile ai sudditi, viveva ritirato 
nella villa di Pratulino, nella cosiruzione 
della quale si racconta che egli impiega 
se ana somma ianensa di denaro, lascian- 
do totalmeote in mano dei ministri le re- 
dini dello Stato. 

ll prineipato di Francesco 1 non fa d 
Tonga durata, essendo egli morto ia cam. 
pendio, quasi insieme con la seconda 
moglie Bianca Cappello, il di 19 ottobre 
1589 nella villa del Poggio a Cajano, 
mentre correva l'inno XIV® del suo re 
quo e il XLVII® di sua età. 

Francesco fa tore dei migliori 
artisti, e a lui si deve la fondazione della 
sorprendente Galleria di Firenae, stata 
notabilmente accresciuta da quasi tatti i 
Granduohi della prima e della seconda 
dinastia; talchè la numerosa cullczione di 
upgetti di belle arti, di pitture di varie 
acuole e di va.ia età, può dirsi la più cum- 
plota di tutte le Galerie 
eccellenti architetti de Fran- 
cesso I nelle maggiori sue fabbriche ado- 
prati furewo l’Ammannati e il Buontalen- 
Li. Il primo di csi disegnò la costosa villa 
di Pratolino, per la quale Francesco I 
spese scudi 782000; cd è opera dello 
stesso architetto il pelasso delle RR. 
Guardie in Via larga denominato il Casi- 
nu di S. Marco. Diede pure molle com- 
insiomi di pitture ad Al Mori, 
a Bernardino Puocetti e ad altri; e fu cot- 
to il seo regao quando Gio. Bolegna sot- 
to va arco delle logge dell'Orgagna ie- 
resosi il sorprendente gruppo delle Sa- 

Le lettere italiane coltivate a incorag- 
gite per istinto della Caso de’Medici, sem- 
bra che fssero a quest'epuce la loro se- 
de in Firense, dove cumparve il Tocito 
Italiano, sseroè l’opera di Berna:du Davan- 
mati. 















Fseoisazeo I, Gnassuca II 


Emendoil Grasducs Fremossco menceto 
sensa Ggiruoli maschi, prese tosin le redini 
del governo Fesdinando suo fratello mi- 
mura, il quale può dirsi il più gran prin- 

cipe della dinsetia Medioco, e quelle che 
ie dai ceddtà recente siazi,è genera 








FIRE 


mente stimato, Imperucchè, se da porporato 
aveva dato prove luminose di un gran L- 
lento e di un nubil., allurchè diven- 
mne Granduca si distinse per ogni genere di 
azioni. — Creato Cardinale a quatlordiei 
anui dal poutefice Pio IV, divenuto adul- 
to si recò a Roma 
mostrò di buosora 












per gli artisti e per gli oggetti più 
tari di belle arti, acquistando a caro 
to la Venere de'Medici e la famiglia della 
Niobe, i Lottatori, l’Ermafrodito, il così 
detto Arrotino, e molte altre statue e t-- 
ste antiche, onde ormare la deliziosa villa 
Medicea, da esso lui fatta edificare sul colle 
Pinciano. Egli fa che apri in Roma la stam- 
peria di Propaganda con caratteri erien- 
tali, affine di egerolare la. propagazione 
della fede nelle prrti degl’infedeli in O- 
riente. 

Cos si fasti auspicj Ferdinando I, ap- 
pena salito sul truno della Tuecana, vi 
sviluppò va piano di politics upposto a 





a emanciparii dalla corte di Spagna e a 
Vegare al suo sistema i varj principi d'Ita- 
lia, tutti diegustati dell'orgoglio 0 della 
di Filippo IL 
Mi PE e irimeie 
contratto nel 1589 con la principessa Cri- 
stiua figlia di Carlo duca di Lorena, a pre- 
ferenza di un’Arciduchessa d'Austria, e di 
uma Gglia del duca di Breganza, che la 
Spagua voleva dare al Grauduca: e a ceste 
delle rimostranze fattegli, che, a furma del 
Uraitato della cessione di Siena nel 1559, 
{ metrumony di casa Medici doverano etabi- 
tirsi a beneplacito della corie di Madria. 





Lorenese 
Fresca iioonei averi 
quale ia cocasione di tali nozze ecdè egni 
sua ragione sui beni di ossa Medici, e ogni 
diriato che poteva avere ereditato sul de 





italiane nel nuovo leatre costruite sopra 
Vo fabbrica degli Uli 
cure di Ferdinando 1 fe- 
Mil sterpaglie 
momia per la felicità dei suni sudditi; cioè 
all'aumento € prosperità del commercio 








FIRE 
di Livorno, al disseocemento della Val- 
di Chiana, e alla riduzione della Ma- 
remma vencso. 

Pieno di desiderio di porre in esecusie- 
ne le idee del padre, Ferdinando contiauò 
è richiamare in Pisa i mercanti esteri, 
puersrando loro magazzini € sbitszioni, 
mentre nel 1589 nel porto di Livorno ve- 
deva gettare i fondamenti della fortezza 
fusa, e dentro il mere piantare le paliz- 
sseper foadasvi sopra un muraglione che 
noire devera il fanale alla Terraferma; 
cetì dovesorgeraao numerosi edifizj, costà 
dove scorrevano da ogni contrada com- 
Derciomii e artisti di setta 0 reli- 
fisse, sotto l'egida di un indulto di tolleran- 
tapabblicato nei 1 593, inceraggiti da prov- 
vlmenti benefici coloro che vi accurre- 
mes, e de utili franchigie per le inde- 
sile che vi di esercitavano. Le Onde poi 
tvere ena comunicazione più diretta © 
più ficile fra Pisa e Livorno, lo stemo 
Rrincipe fece voltare una perte dell'Arno 
col dmerorio del canole Naviglio, ciò 
dopo aver memo al copesto it littorale 
dri comeri, dalle frodi di contrabbando 





© sbigutlimento oniveriale, saggerirono 
all'simo impertorbebile di Ferdinando 
tn netzo di tirar profitto seche dalle 
pabbliche calomità. Nella speranza di ri- 
Mrarre la sumistenza del proprie Stato, 
questo Granduea rivobie le sue care al pro- 
teiagamento della Valdi-Chiana, e atla ri 
detione della Maremma senese, nel tempo 
Hitno che egli procarava di risanare l'umi- 
da Valdi-Nievole è la bama pisanra di 


La greadezza d'animo di wa tal princi. 
pe fa Pimmenso sollievo ai suoi a 
benefizio dei quali egli versava a largo ma- 
seitrori lasciati da Francesco I. Però fra 
Ne diverse leggi agrarie da esso pubblicate, 
vene farono di quelle ehe vineolarono Il 
eenmercio con la speranza di prevenire le 
taetstie, e che conseguentemente paralizza» 
Mao cgu’altra misura tendente ad accre» 
terre la produzione del seulo, Snstitui fl 
Snjistrato dei Fossi per dirigere cca ca 





FIRE 231 
sistema uniforme le operssioni idraeliche 
delle proincie di Pisa 0 di Grometo. 


ante. Al qual effetto aumentava egli sa- 
nusimente il nussero dei suoi legai, mom- 
tati dalle caravane dell'Ordine militare di 
$. Stefano; talchè la sua marina era nel 


Fra le più ardite e gloriose della 
Pit anispnieio pirata 
cevaliere Jacopo Inghiremi, fu cesta dub- 
bio quella della città di Bona sulla costa 
di Barberia (sono 1609), dove si conqui- 
starono 11 iasegne, 1500 schisvi, molte 
armi e prejettili da faoco. 

Una ci felice spedizione eseguita sotto li 
nome del figlio primgenito del Graado- 
c2, fu appresa in Firenze come ua augurio 
della prospera fortuna di questo principe, 
allora ia Già di 17 anal, fe tempo eppus 
to che trattavasi il suo matrimonio, — Tali 
nozze furono infatti celebrate con straor- 


Terchi nellArcipelago, nella qualo corasio- 
ne si freero 700 prigiunieri con una preda 
che oltrepensò ii valore di duc milioni di 


ne Ti febbilo usiverale, 
lità della sorte volle che tanto giubbilo 
fome funestato dalla morte di Ferdinando, 
socsiduta bi 3 febbrajo del 16c9, col com- 
pisoto dei Tuscani e di tutta l'Europe. 
Avvegaschè Perdiaendo I, per quanto 
egli potò, fece il bene dei suoi sadditi e 
della sna famiglia, siccome avrebbe volate 
farlo ali’italia totta col tentare d'iadido- 
Hire l’infivenza spagnuols vella belle peni- 
tota, al qual Bae egli recò soccorso di fer- 
2e, di denari ediconsiglia EnricolV re di 
Francia, che fa della rivale. 
Ferdinando I,riunive tutte te qualità ne- 







bit) FIRE 
rmerie d'uo ottimo principe; il so0 gn. 
verno noa fa sggeito a intrighi di corte, 





ni egli, pel corso di 23 an 


consig! 
Esteri, Lorenzo Usimbardi per gli 
Iuterni,e Carlo Antonio del Po: 
vescoro di Pisa Mari li Gi 
e di Regio Diritto. — Ingenuo ma can- 
to, sazgio ma vigoroso nelle deliberazioni, 
risolato ma grande anche pelle 
disgrazie, di carattere collerico ma che 
sapeva placarsi e conoscere da sè stesso 
# suo natorale, per cui egli godeva quan» 
do srativa che i ruo ministri avevano s= 




















trasporti. L' impresa del re delle Api col. 
Jo sciame attorno, ed il motto Majestate 
tantum, che si vede nella base della sta- 
toa equestre fatta da Gio. Bu'ogna der 
mctalli ropiti al fiero Trace, ed innal. 
sata nella pizza della Nonziata in Firenze 
per onorare la memoria liPerdinandoI.de- 
nota bastantemente, «he in mezzoalie altre 
virtà trinnfava in lui la clemenza. —Qua 
to era fruga'e ed eronomo iv fami 
trettaoto Ferdinando mostravasi «plendido 
e generoso nell’occasioni di pubbliche feste, 
pelle grandi imprese, nei sorcorrere i suoi 
popoli, mel premiare la virtù e i fedel 
servizj. 

Fuenze acquistò, mercò quest» princi. 
e rarità che la resero infinitamente 
più pregevole per i dilettanti del bello; 
esendo stila arricchita dell: 




















gl'a marmorea della Nybe, adoramento 
fl più hello della R. Galleria, € ciò 
fatto in Ruma da Ferdinando 
linate. 

Fu pensiero dello stesso principe la 
fondazione di un nobile e marstoso ssiloai 
trapamati della famiglia granducale, fa- 
cenilo disegnare dal fiatello don Giovanni 
nato daCusimoTe daEleonora degli Albizzi, 
architetto militare più che civile, il tem 
pio ottazono della cappella de’Principi 
costo alla R. basilica di S. Lorenzo» Fi 
mense; tempio che fa incomineiato n: 
1604, proseguito dal figlio e dal nipote di 
Ferdinando I, e portato presso che a' ter- 
mise di usa completa deocrazione dal ma- 
fuanimo Grandnra Lereno II frliormen- 
îe regnante. — Ved. Comontra' di Finanza. 




















FIRE 
Col disegno del Boontalenti Ferdinse. 
do 1 edificò nel 1590 la fortezza di Belve- 
der sul poggio di B.boli, e quindi istitai 
lo «pedale de’Convalescenti sella piau 









senza effetto, il monte de'Vacabil 
mira di rimediare s1 danni che risentiva. 
no le arti, il commercio e l'agricoltura dal 
patrimonio ecclesiastico, come quelle cle 
amsorbiva la maggior parte dei l rai della 
Toscana, nel mentre che monaci, preti e 
fcati wegavano di sod..isfare le gabelle al 
princie.—Fece erigere coll'opera di Gio. 
Bologna la statua equestre di Cosimo 1 .00 
e sulla coscia del ponte recchio del 
la parte di Oltr'A-no il gruppo marmoreo 
della lotta di Ercole co) Centaare. Donò 
all'altare della SS. Anmonziata de’Serri 
il gran dossale di argento, scolpito cul dee. 
gno di Matteo Nigetti. Impiegò il Boonte 











vissimo tempo la villa Fi ppm ot 
Artimino, dopo aver costruita presso Moe 
triupo quella dell’Ambrogiana. — Fra le 
granili opere fatte in Pisa contasi l’acgor 
dotto magnifico dal 10 figlio Co.imo IL 
compito per condurre da Asciano acque 
copiose e salubri dentro le cattà, dore 
fece restaurare con grandissima spesa il 
duomo, sta!o da un incendio nel 1594 ro 
vinato: spri il prisso museo di storia natu» 
, ed eresse il collegio Fei 
ini di quella Università, in tempo 
inistro arci: rarovo delPorro 
impiegava besne ricchezze nella fondazione 
del collegioPutenno—loSiena avvivò quel 












la languente Università col mettervi noa 
meno di 35 cattedic. A_ Grosseto cumpi 
la costruzione delle sue mura castellane è 
della fortezza in ominciate da Frapor- 








manifatture eransi mantenui 
grado a cui prrvennero solto Cosime I 
— Contasi che si fabbricamero allora 
annuslmente in Firenze per tre milioni di 
scudi fra drappi di ceta, tele d'oro, di ar 





di ri ragguarderole soroma di denaro dab 
lo Stato indusse Ferdinando s promao 





coltera dei gelsi in Toscana. Mali 
tiui in quel tempo viaggiarano all'Indio e 


FIRE 

ia America, ripoetmdo im petriù nuove e 
tirivime peodezioni da quelle entrade. 
Esi farone che insermarono la mercatura 
dic etrabbaado agi'Tag'eui e agli Otande.i, 
cri quali allora fa.evano wa ronm- 
attiva i Fiorentini, stati incoraggiti dall’e- 
tempio dei lora antonsti, Americo Ve- 
tpeci e Giovani da Verraziano, due 
so uni che inpira.one nei Toscani totti 
l'ardice per lenghe navigazioni. — 











è di maggior lasso nella R. Galleria sopra 
Tiri, invitando nel tempo medesimo da 
gni parte artefici per eseguirle,onde emao- 
Gipare (cuci stati delle manifatture estere. 

L'arte di lavorare e di commettri le pie- 
tre dere introdotta da Cosime: favarita da 








ton ene ritratti a guisa di musico. 

Luciò Ferdinando otto figli, quattro 
merchi e altrettante femmine, tutti nati 
dalla grondochessa Cristina di Lorema, al- 
ls quairasegnò un lerato annuo di 37000 





seal, oltre i: libero govermo,sua 
tere durante, dei capitanzii © vicariati 
di Meatepalciano e di Pietrasanta,e ciò a 
Lema de petti nuziali. 





Cosrno II, Guanoeca IV. 


Soli sal trono -Aeila Toscana Cosimo IT 
Srl ciorno in eni mori il di lui padre che 
ghi serri di modello, e netta fresca età di 
tesi 19 sen compiti, il principio del suo 
Gorerno fa illustrato dalle scoperte astro 
Raniche dell'immortale Galileo, richiam- 
te ds Padova, allarchè qersto genio giele 
Pe di Siell Medicee sì satelliti 

Giuw, Cancarsero a rendere più splendida 
Losrte di Cosimo un'ambescrr a del Sofi 
SiPersia e la soccessive vennta a Firenze di 
ta Seltano profago, fratello dell’imperato. 
re Ottemanuo Aemer; e per altimola rom. 
para dell'Emir di Soria, profago egli pare 
1 cagione dell'invasione dei suoi Stati fat- 
ta dei Terchi. Tali avventure facevano 
trditare degni momento crociate di sacre 
Urrese e spedizioni in Terra Santa, pro- 
irttste da Cosimo TT senza che sortissrra al- 
a etto, perchè tetti gli occhi allora @ 
neo rivolti alla rivalità tra la Francia e la 
Sterne, dall'anione delle quali dee mo- 


nerchie dipendeva la pace dell'Europa. 











FIRE 233 
Frattanto gli amici delle quiete pebblica 
promossero ira le due dinastie se doppio 
parentado, e Cosimo Il ebbe la giuria di es 
sere il mediatore e il confidente di si im- 
portante patto di famiglia, mediante en 
reriproce matrimusio, che fa cenchinso 
, fra i Agli 
primeerniti e e 6 Giglie dell'ani e dell'altra 

Mato da una lega difemviva 














fra le due corone. Era percompirsi en terzo 
matri moaio fra Caterina sorella di Cusimo IT 
ed Enrico principe di Galles, figlio di Gia- 





loghi 
piezta della dote anteponera una 
Eee di cata de Medici a molte altre di fa- 
miglie resti, accordando alle fatura nuo- 
ra eaîla sua corte l'esercizio libere della 
religione cattolica, e promettendo sneo una 
modificazione al gioramento di fedeltà che 
dai cattolici si prestava in quel regno. 
Mail cardinal Bellarmino scoscertò tatto, 
e Paolo V negava a Cosimo II la dispense 
dei con usa corte eterodore 
tanto che la morte im natora del 
pe di Galles terminò totte le questioni 

Cosimo TT era tetto per ta pace de'suoi 
andditi, e trovava sempre il modo di con- 








Esropa. Nel suo politiro cost gno peraltro 
segui le massime di famiglia tendenti ad 
aierire si voleri della corte di Madrid: 
cosicchè, in vigore della capitolaziner di 
Siena del 13557 mon potè negare un cor- 


vo di sassidi de'governatori 
spagnuoli ia Milane, si all'occasione delle 
controversie insorte «nlîs successione del 
Monferrato (anno 1613), iznto allorchè 
comparrero, nel 1616, i Franersi in Pie 





di monte. Ebbe Cosimo I! molte brighe col 


ministro di Francia, dopo che a Parigi fa 
asseminato i! marenciallo d°.Ancre,dal che ne 
vennero i mali trattamenti fatti do Luici 
XI alla pr pria medre Maris ve'Medici. 
N governo di Cosma II non 
un'epoca tanto importante come quella di 
Ferdinando ano padre ; chè sari sotto un 
qualche spetto sino d'allora farono sparsi 
i semi del fatar» deradimento dell 
Egnalmente benigno cerso isadi 
era egli egualmente magnanimo, 
intraprendente come il padre. Principe 
etto, d’indole maderata e di salate cagio- 
moss e farei, fu per matera semsibile ai 
piaceri dell'immaginaziene, alla masica. 
e 














254 FIRE 


alla porsia e agli spettacoli cmtierenhi. 
La eua corte fa montata cos. 
«he non era steta si seni ripe de 





si nel palazioPitti la società dei nani e dei 
bafoai ; gli mancavano le riechezze 
del padre e dell'avo, per aver abbandonato 
affatto la mercatura. Moltiplicò le cnoce 
€ le pesche riservate nelle AR. bandite, e 
mel 1619 cominciò 2 concederie anche ai 
geotiluemiai con grave danno dell’agri- 
coltera. — Nel 1620 cambiò un punto 
importante della legislazione Gorentins, 
poichè ristrimse, e spugliò in gram parte 
Ne feramine del diritto di successione. 

Apri un asilo in Livorno ai Mori ese- 
Giatì di Spagna, ma fu costretto, stante la 
toro feracia, a rimandarli quasi tutti in 
Barberia.—Sotto la direzione e sopriatem 
denza di don Giovanni d:’Medici suo sio 
eoetrui it Mulo che porta il nome di Molo 
di Cosimo, accrebbe abitazioni e comuli 
alla nuova città, che andava sempre più 
prosperando per concerto di merci, di 
negonanti e di artigiani. 

Fiorirono satto il suo regno, tra gli ar 
chitet Matteo Nigetti e Gi 











graudiora reggia det palazzo Pitti, della 
A. cappella di $. Lorenzo e la costruzio- 
ne della loggia del Graao ; tra i pittori 
il Cigoli, il Passignano, Cristofano Allori 
(@d il Roselli, ch'ebbero tutti commissio» 
mi e lavori del Grendaca; tra gl'incisori 
in rame il Callotta; etra gli scultori il 
Francavilla,il Pancelli, e Pietro Tacea che 
divenne il miglior allievo di Gio. Bologna, 
cui affidò il lavoro del superbo monumento 
eretto pel Molo di Liverno in onore di 
Ferdinando 1 di lei padre , rappresentato 
in una statua colowale di marmo, al. 
la cui base sono incetemati alcuni schia- 
i bronze di una maraviglioss. bel- 
bezza. 

La massima gloria però e il maggior de- 
coro di Firenze e della Toscana era in que- 
sto tempo Galileo, meritamente onorato 
da Cosimo Il; il qual priacipe.se non ve. 
ito da morte immatura, non a- 
vrebbe forse sofferto di vedere il più gran 
genio delle scienze mattematiche lasciato 
in balla per opprimersi, come poi lo fa, 
dalla maldicenza, dell'ignoranza e dalla 
malvagità. 














malsitia, e presago di un prossimo fine, 
do- credè prevenire le triste conseguenze dei- 
la soa morte con en trstaniroto che servisse 
di norma al governo della Reggenza del 
tiglio minore. — fn tale socasivne egli: 





aumentò alle fanciulle le doti instituite 

dal padre coll’ultima ena volontà ; asse 

gnò ì fondi per il preseguimento dellehA. 

fabbriche; costitai ai Gigh cadetti un'an- 

nua entrata di 40,000 scudi per ciascuno, 
doti 





vendi, oltre il governo delle città di Colle 
€ di San-Miniato con le loro entrate, di- 
chiarsadola Tutrice e Reggente del Giglio 
insieme com le vedova grendachessa Cri- 
stina di lei madre, e trasfcedendo ia 
emc,dorante la minorità del soccresore, il 
piene esercizio della sovranità, previo il 
parere di wo consiglio di quattro mini- 
siri, coi dovevano servire di segretari il 
Pichena ed il Cioli. 

Chiuse il suo tessroa chiunque, preiben- 
do imprrstiti,operssioni mercantili e spese 
ntraordinarie: e volle che solo potesse aprir- 
si il suo scrigno per detere le principes-e, 
© per sorvenire alte pubbliche calareità. 

Mori Cosimo II li 38 febbrajo 1621, 
nella (resshissima età di 31 anni, Laccsaonlo 
5 figliavli maschi e3 femmine, nati dal. 
lagranduchesse Maris Maddalena d’ A ustria. 


Fessesanzo TI, Geusnoca V. 


Nato neli6io, si 14 di laglio, non potè 
le redini dello Statose non che 
al suo diciottesim'anmo. Per tal modo la 
Toscana restò sei anni e mezzo in balia 
della Reggensa imetiteita da Cosimo Il 
La qual Reggenza cominciò subito a divenir 
pesante ai popoli per mezzo d'inopportn- 
Si sconvolgimenti e di riforme meno che 
beressarie, trascurando ordinate 
dal testatore, lasciando sessistere tuttoriò 
che serviva sl fasto inntile, e sospendendo 
i lavori delle fabbriche granducali. — Le 
vedoveGranduchene tatsici si allontenaro» 
no talmente dalle massime della pubblica 
economia, che la Toscana se me risenti per 
longhistima età. Eme medesime intrapre 
sero per loro conte il commercio dei grani 
della Moremma senese, con che Gnirono di 
Fotinare quella provincia sventarata. 





FIRE 

La reggia condotta di Ferdiesndo II ap- 
porre sino dal primo sanno del soegorerno 
(save 1624), quando la Toscana fa iovass 
da mortifera pestilenza, che rapi a Firenze 
goossbilanti, e che portò la desolazione e 
09 tolale sevavolgimente sì commercio di 
Liverso. Di multo cordoglio fu enche pel 
Giorase principe il vedere arrivare con la 
tes foniglia in Firenze il duca di Lorena 
see cagiao per cercare un asilo in Toscana, 
apegluto desuo1 Stati dai Froncesi. Diede 
scessiene aciò la guerra de'30 amni,ancesa ia 
Europa dai maneggi del cardinal Richelien, 
qinito nel cercare la depressione della 
cam d'Austria sì in Germania, come nella 
Spegaa. talchè nel 1635 quest'incendio si 
csmunicò anche all'Italia. I solo duca O- 
deerdo Farncse di Parma si lasciò sedarre 
delle pratiche del ministro francose, e 
benchè Ferdinando II facesse di lutto, per 
distorrarte dalla sconsigliata determinazio. 
e, uca per questo vi riesci; sicoome fnu- 
Ulifarono i suoi sforzi per combinare una 
Ieta, che tendeme a mantenere la neutra- 
lid ne'priscipi italiani. La guerra conti- 
tub, i Francesi ebbero la € toccò 
pei al Granduca di salvare il Farnese suo 
cognato dallo sdegno degli Austriaci. 

L'occupazione di Castroe di Roncigliume, 
fetta dai Barberini mipoti di Urbano VIII 
è dunno del Farnese, i raggiri e i conti- 
Bei dimapori ricevuti dalla corte di Roma 
4 cagione di giarisdizione, mossero e fece 
twinsorgere fra Urbano VIII e Ferdinando 
U rerie contese, che terminarono in una 
Guerra. Per rafforzare l’esercito toscane 
euetre il Fapa furono invitati tutti i bra. 
vietotti i facinorosi dell'Italia : € per so- 
Mianerne le furono accresciute di ua 
terno legabelle, dict.iarati alcuni oggetti di 
diritto di regalla, e introdotto l'am della 
carta bollata. Questa guerra ridicola e di. 
Matra si ridusse poi ad alcuni piocoli 
feti d'armi, e alla battaglia di Moogio. 
Viso,segoita li £ cett. 1643, nell. quale nos 
i contarono più di 25 morti sul cempe. 

letale ocessione, volendo profitiare del- 
Te copitolazione di Siena del 1559, tenure 
delle quale la casade’ Medici doveva presta. 
e sseoerso di milizie alla Spagna ia ogni 
Sliagraza di guerra com patto di recipro- 
chi, il Granduca avevs chiesto per la pri- 
ma volto sassidio di genti di armi alle Spa- 
gli fa tosto negato col diplomati» 
lipiage, che la corte di Madrid arrebbe 




















FIRE 235 
devoto prestare egual soccorso al Papa, it 
quale lo poteva pretendere per l'alto de. 
minio cul regno di Napoli, allora sotto il 
Guretso spagnolo. 

Nell'anno 1662 l’Italia trovandosi 
minacciata, e iu procinto di emer po 
sta a socqualro da Luigi XIV per ua 
dirguetoso accidente cocorse al seo amba- 
sciatore in Roma, Ferdinando ll s’intro- 
mise in tale spinoso affare, facendosi il me- 
diatore di un tro il re di 
Francia e il pont. Alessandro VII. 

È reputato questo Granduca tra i mi- 
Gliori della dinastia Medicea, sebbene nua 
migliorsse in alcana guisa, durante il soe 
regno, la sorte della T:scana, il di cui ste- 
to ecomomieo-agrario fu anzichenò eppres- 
to da vincoli sempre maggiori. Duode- 
chè la coltura delle terre si abbandonò e 
il commercio si affievoli, nel mentre che le 
nazioni oliramarine e oltramentaze s’ias- 
pedroniveno di tutti i rami di maggior 


profitto. 

Perdinando Il, cinque anni dopo essersi 
messo alla testa del suo Stato, erasi unito 
in matrimonio a Vittoria di Ubaldo della 
Rovere, priacipessa ereditaria del ducato di 
Urbino. cume ultimo fiato della sua case, 
e da cui ebbe soli due figliuoli. 

La predenza fa le compagna del suo 
overno; ma essendo questa virtù per or 
dinarie scompagnata dal coraggio, così 
Ferdinando ll venne addebit.to di non 
aver sapoto far valere le soe razioni per 
parte della moglie sal ducato d'Urbino, 
di cui ella era legittima erede; di non 
avere troppo bene regolata la guerra con- 
tro i Barberini, e di avere abbandonato 
#l progetto di erigere un monumento a 
Galileo, allorché gli fa fatto sentire, non 
doversi far l'elogio di un uome ch'era sta- 
to nelle mani dell’Inquisizione. 

Ferdinaodo al pari degli altri Grandu- 
chi suoi predecemori protesse coloro che 
profesavano le Belle arti, Lra i quali Pie- 
Ure Taoca scultore, al quale ordinò una 
copia in broszo del Cignate di marmo an- 
tico di Galleria per porle davanti alle 
loggie di Mercato amoro ; Giovanni da $. 
Giovansi, e Pietro da Cortona pitto:i, 
€ Stefano della Bella incisore. 

Ma chi si distinse sopra tatti della fa- 
miglia Medici nel i cultori deb 
le scienze esatte, fu il cardinal Leopoldo, 
uno dei iretelli di Ferdinando I. Divenato 














che vestiose la 
ssera porpora, fundò nei 19 giugoo 1657, 
lo celebre socademia del Cimento, la pri» 
ma che si dedicasse axl 
«sperimentale e che figurasse in Eurupo, 

Avvi memoria che presso 
Ferdioando si toessero privati 
scientifiche fino dal 1648, 1n cui il Vivia- 
mi preparò una Raccolta di Esperiente 
dove forono descritti molti 















disegno nelSaggio diNotu 
rali Esperienze. Quest'accadenia, cele- 
bre per i gra: ini che la compone 

no, € per l'importanza delle scoperte 
che diede alla luce, tenne l'ultima sua 
adunanza ccientibica li 5 marzo del 1667. 

Due farono i motivi che cospirari.no sl 
suo scioglimento, la dissei 

















socademici pro lotta dall’irre 






lato. Vogliono alcuni, che anche 1° 
Inquisizione vi avesse la sua parte, mal 
contenta del principio di negare quello 
che non si vedeva. 








aumentata. Cominciò incita dei 

mei, e-aumentò quella delle Medaglie di 
circa 2000 delle più rare, fra le quali 750 
in oro. A lui ai deve la prima Collezione 
dei disegni che ivi si conserva dai primi 





sbozzi de’tcolari de'Greci fino ai tempi 
di Raffaello. 
A spese di no altro cardinale (Carlo de' 
ine fratello del grandoca Ferdinando 
i la 





tino de’ Medici 
Guita da Matteo 
1648 da Gherardo Silv 

Fu ai tempi di Ferdinando II. quando 

Eleonora Ramirez da Montalvo fondò nel 
1647 la Congregazione per l'educazione 
delle fanciulle nelle case presso quella del 
celebre Viviani, in via dell'Amore, attual. 
mente io Ripoli, e nel 1650 il mubile 
Conservatorio della Quiete preso la R 
Vila di Costello. e 

Ferdinando MI nel 1633 aggregò al 














FIRE 


Granduesto la contea di S. Fiora, vende 
Ga dalla casa Sforza, e pel 1650 Pontre. 
moli col suo territori», comprato dalla cor. 
te di Sp:gna. — Mori nel 1670, ai 23 di 
amaggio, lasciando due figli nuschi, Cosmo 
suv primogenito e Francesco Maria. 





Como HI, Gassvoca VI. 


Cosimo nato ai 06 agosto 1642, suancer 
se inmedistasacate al padre nei 
dello Stato, nou però nelle qualità di ani- 
mo e uella pobiltà delle idre. Quant 
edocato io una corte brita d'uvmi 
terati e di tilosofi, pel suo corto talento, e 
per una certa propensiune all’ascetticismo 
e agliscropoli insiunatigli «lalla madre, Co- 
simo non ricavò alcan stile profitto per sè 
€ molt» meno per i suoi sudditi. 

La maniera di viaggiare ch'egli tense 
rie parti di Eurupa, all’età di 36 an 
ni, dimostrò chiaramente ch’egti mel 
sitare le contrade e i gabinetti nou andava 
4 cercar sapienza, nè arte di governare tra 
i costumi delle va 




















una vistota pietà. Non è da maravigliarei 
però se il ome che si era fatto io Euro- 
pa un letterato del suo segaito, il conte 
Lorenzo Magalotti, stato segretario dell’ 
accademia del Cimento, ofestasse quelle 
del principe che socompagnava. 

11 fratto,che Cosimo Il! raccolse dalla vi- 
sita delle corti oltramontane,fa il dis, rezzo 
per le cose del proprio paese; talchè la sua 
casa fa montata io una maniera più ea- 
quibca e più dispendiosa, la reggia addob- 
hata di drappi di Francia e d'Inghilterra, 
e genti di servizio per maggior (ssto chia- 
mate da remote regioni, e la mensa som- 
tuosamente imbandita coi prodotti più 
delicati ed esotici. 

TI carattere costante di Cosimo INT era 
quello di figurare facoltoro e potente. A 
tale effetto comprava dall'imperatore per 
Grosse somme di danaro il titolo di 4Zces- 














faceva lo stesso anoualmente con tut 
ministri esteri. 


€ con molli monarchi 
d'oga'altro emurivano i 
mo gli ecclesiaatici, i 
prelati di Runa, e inspresal mulo i Ge 
i; i quali ultimi sino dal fondo dell” 
Asia strappavano da lui gen stvai assegna- 





FIRE 

menti, che il pupulo per derisione chiame- 
vo preasua sul Credo, vo vita specialmen- 
te du imuri che w piofundevano agli rieru- 
dea: pr omvertisli, ai nevbiti per alimen- 
Lul, as santassj per articolirii, ai maissio» 
tej sccivo hè Lrattearsarro 1 popio iu 
frequenti prediche e provessiuni. 

Je cvevguento di queste e di altre c0m- 
tinui prure di ambizise maguilicenze e 
di pietuse dimustrazioni le avite ricchezze 
«quelle dello Stato si essuricuno al punto 













ia cinto dei quali.dal 1906 al1911,si cale 
cali che pegasse 300,000 duppie d'uru. Per 
tali augosise Lruvussi costretto di ricorre» 
rea gravose imposizioni straordinarie, os- 
sia collette, proprie ad stienargli, prutto 
subi a omciliagli l'obbedienza e l'afe- 
tivoe dei sadditi ; e ciò uon bastando, bi. 
tetti che Cosimo II iputecasse per sino 
le see più preziose giuje. * 

Nailmale ancor più grave era,che la pro». 
pessione del principe per le persone bi- 
(etie induceva molti furbi e ribeldi all 
Puerisia, come mezzo sicuro di eutrargli 
ia grazia. Che però destava unta e dispetto 
volere quei falsi devoti prote, 
bietolmente e far setta fra luro, 
Qlieno praticare taute altre cungregbe se- 
Greta da tatti i governi condannate. 

A va cosrano di simil Lcepra, e ole sta- 
V rigorosamente sul puutigliv delle ceri» 
monie;a quello cui mun si vedeva usi sul 

en sorriso, sul volto un moto d'ila- 
ri, a lei toccò in moglie una brillante 
priscipena (Margherita Luisa d'Uslrano) 
tetta verzi € tetta grozie,stata già educota 
Gila certe di Luigi XIV colla ra di far- 
Senna regina di Francia. Non era appena 
eoechese il trattato di matrimoniv,che mu- 
ti il miaietro Mazzarino, e la marlre di lei 
Meatò di ansullare 1) cvotratto; ma Luigi 
TV mise la sposa promessa sul duro bi- 
tino disadare in Toscava al talamo di 
Carino, comvento rinchiusa per 
ousicchè alla priucipessa d' 
Crimes contenne vbbedire,e di mal ume 
Mt cen altra passione in cuure recarsi a 
marte ia Firenze. 

Al che si aggiusga la scambievole dici 

ta 























FIRE 257 
Stima chestante la diversità dei caratteri, 
Len presto nacque fra la suocera Gradu- 
chena veduva e la Grauducbrua sposa. 
Quindi avvenue che un ai fatto matri» 
mavuio fu piego di amarraze, viven 





ne) primo decrunio, la granduchessa Mar- 
Gherita rimase perire volle incinta e pare 
turi,ultre una femmina (Auma Maria Lui- 
80) due Bigliuoli maschi, cioè, Ferdinando 
premurto al padre,e Giu. Gastone che fu 
limo grauduca della dinastia Medicca, 
ndo Cusimo credè di avere in tal gui- 
sa assicurata la succrsuuvne, cumincIÒ a 





coudotta di sua moglie; rimauddin Francia 
Ne Joune che 


vevauo seguilata, ed essa 
legato al Puggio a Cajauv; 
la Dun avendo potuto fuggire, 
chiese il divoraio. Fu giucu.forza pel 1675 
di venire ad un cumpuuimento, nel quale 
fu stobilito, che la Grauduchissa si riti. 

oto di Montmartre a Parigi, 
di duve per avere troppo spesso € cuD pu- 
cu decuru iufranta la clausura, nel 1799 
fu traslurata uel convento di S.Mendes per 
starvi a patti più auoteri. 


















benchè Gn dal 1688 avesse sposata la vir- 
tuosa principessa Violaute di Baviera. 
Per assicurare la suocessiune della di- 
natia, Cosimo amumoglio il Gglio seconduge- 
mito, pui il tratello suo Fraucesco Maria, 
chea taleffettodovè spogliarsi della porpora. 
Toccaronu ad ambedue (nipote e 2i0) donne 
stravaganti; la prima di esse apu voleva 
nire in Tuscana per emergli stato narrato il 
tragico tiue di tante principesse di casa 
Medici; l’alira rifiutavasi di giacere cul 
marito perchè s'era tittà in mente di aver 
4 contrarre qualche malattia contagiosa. 
E siccome ai mali della fantasia rare vol- 
te si trova rimedio, questo sesto c peoulti. 
mo gramluca Alediceo, condannato a. vi. 
vere fra i dusspori e le discordie dome. 
stiche, ebbe il dulure di vedere in sua 
vita preparata l'estinzione di una cass 
che aveva pacificamente reguato per quasi 
due secoli sulls più bella parte d'Italia. 
Pensò allora ai futuri desuui della To- 
di 




















938 FIRE 
scona, ma le potenze di 
devauo per eso, e senz 
It lodo di Carlo V del 1°30 avera e- 
seluso dalla successione le femmine e le 
More distaccate dai rami Medi.ci del du- 
ca Alessanilro, e di quello più propinque 
che gli succe.è del p rauduca. Talelrè 
con la morte di Cosimo III e della soa 
prole mascolina si riputavano consumate 
fe disposi riali, e Fireone rien- 
trata in «ritto dell'antica libertà. Questo 
pensiero svani sppena posto sul tappeto 
del Granduca; nè moltu più giorò na alto 
organico disteso dal senato fiurentino, cun 
ullando l'esclusione delle femmine 
sovranità, chiamavasi alla succr 
del trono granduca!r, in mancanza de'ma- 
echi, Anna Maria Luisa Elettrice Palatina 
Biglia affezionata di Cosimo III. 
Con queste norme, morta che fome l' 
lee, gli eredi al trono della Toscana 
iFarnesi di Parma, cine quel- 
erano nati da una sorella diFerdinando 
€ conseguentemente i figli di Elisabetta 
ima di casa Farnese, sposata a Filippo 
Per tal guisa sarebhe venutò ad accu- 
si nella famiglia Borbonica diSpagna, 
oltre il ducato di l'arma » Piacenza, anche 
il granducato di Toscana, lo che teneva ia 
perplessità tutte le poteose di Europa. 
Finalmente nel 1713 fu convenuto 
l'Imperatore, il re di 
gbilterra e gli Stati. 
il primogenito nato daElisabetta Farnese 
e da Filippo V. sarebbe 11 saccessure al 
Granducato, perchè la Toscana dovesse co- 
stitairsi in feudo imperiale mascolino. 
Cosimo Ill si rammaricò di vedere esclu- 
ne dalla successione la di lui Gglia predi- 
letta, pè gli rimase se noa che la consula. 
zione dei deboli, quella cioè delle inutili 
proteste. 
Morì Cosimo nell'età di 81 enni compi- 
4, il di 31 ottobre del 1923, dopo aver re- 
guato per più di mezzo secolo (53 aopi 5 
mesi eggiorni)col lasciare il suo trono tra le 
incertezze, e i sudditi nell’abbattimento, 




















































Fra gli atti della cus amministrazione 
economica fuvvi nn debole tentativo di 
risanare la Maremma senese, quando chis- 
mò eostà ana colonia di Suo faniiglie di 
Mainotti,la quale tatta vi peri.—Comecehè 
Cosimo III fowe cotanto intollerante in 
fatto di opinioni religiose, pere non «de- 


FIRE 
guò diammettere nei suvi Statii predet 
ti greci scismatici, pensando alla riuviooe 
della chicsa greca colla la'ina; nei mentre 
chenemico acerrimo de'protestanti egli ri- 
fiutossi di accogliere quegli Ugonetti che 
di po la revora dell'e 
vano chiceto di stabili 












atric,delle qual 
si Bassi: e ciò 

bito al Granduca di teutare a loro spese il 
bonificamento del litturale tuscano. Del re 
ataote la miseria a'suoi tempi crebbe a la 
ra da vedere aumeplati i furti e i 
delitti in guisa, che nel Cosimo Ill 
fu costretto a instituire una Raola criai- 
nale per riparare aldixbrigodei molti pr 
cessi delittnosi. — Nel 1900 egli fos- 
dò in Firenze la congregazione di $. Gio 
vaoni Baltista per fornire lavoro e meni 
di sussistenza ai poveri, mentre si molti» 
plicavano per la Toscana gli onpizj det» 
gabondi e dei mendicanti ; nè per queto 
gli artigiani restavansi dal tuniultuare per 
dei quli 




















addossarsi lo smercio. 
Ciò non ostante nel periodo della ma 
lunga dominazione si pubblicarono det 


editti importanti: quello del 
fu abolita la pena di morte 
delazione di armi, il che può dirsi a qu 
tempi cosa straor: i 
tuproprio, nel 1719, tendente a facilitare 
il giro delle proprietà col diminaire la ts 
ca della gabella de’contratti. 

11 progresso peraltro nelle scienze enti 
di arrestde quasi si spense ia Firenze, 
cato che fu il fonditore della scuola del 
Cimento. La morte del cardinale 
accaduta nel 1765, fece prendere n'alte 
direzione agli studj, tornando colà dele 
sono soliti di principiare, alla cultora do 
delle lingue, alla poesia e all'eloquesi®» 
AI periodo delle scienze suoredì quello 
della letteratura, e perita l'accademio dl 
Cimento rimasero quelle della Craxs* 
degli dpatisti, la prima dedicata wie 
mente alla lingua volgare, l'eltra alle et 
se. 11 Coltellini fa il fondatore cileni 
ne di questa; Benedetto Averani, i du 
Salvini e Orazio Rucellai i capi di quelli 
seguiti da molvaltri 

Sebbene gli stodj dell buona Glereli 
vi ralleninseero sempre più sotto ll rey” 




















FIRE 


di Coimo II, che fu costante protettore 
delle dottrine dei Gesuiti, non potè però 
Uneurare affatto un Francesco Redi, un 
Giuseppe Averani, un Niccolò Guall 
ua Pier Antonio Micheli, un Gio. Di 
tuta Nelli seniore, ua padre Grandi e 
Unt'altri che nelle scienze fisiche, mat- 
tematiche, mediche e natorali germoglia- 
toco in Toseana a quell'età. 

la ona perola le scienze economiche, 
morali e Gilosofiche,ai tempi di Cosimo III 
noe fecero un passo in avanti; e sebbene 
le varie nazioni Europee, all’oocasione del. 
laguerra della Successione, si fuesero vi. 
cesderslmente comunicate nuove idee, 
tuttaria i clanstrali che frequentavano la 
certe grenducale, gridando alla corrut- 
tc, ne impedivano la propagazione. Pure, 
è fune ambizione di Ggurare, o piuttosto 
tirtuosa insistenza dell’archiatro Francesco 
Bedi, Cosimo III si Jasciò indurre ad ac- 
crescere di oggetti naturali 11 museo di Pi- 
m, mestre in Firenze arricchiva la Golle 
ria dello Statue di pietre preziose e lavore- 
ta della maggior rarità. 
























Guurvarrona Î, Gaanovea VII. 


Nicque Giovanni Gastone ai 24 maggio 
datano 1671, ed ebbe in duno dalla ne. 
tera quelle virtà che mancarono a Così 
mo Il, ta givotizia, la clemenza e l’ingo- 
avità, 

Forrite di un talento svegli potè 
arricchire di buon'ore la sua mente dei 
preneiti che secultò dai più valenti macetri 
di quel veeole, Benedetto Bresciani, Enrico 
Norie, Giuseppe Averani, e dai familiari 
teagrensi ed esercitazioni del geometra 
Lerenzioi, dell'abate Salvini e del celebre 
Mockabechi, che fu il Varrone della sua 


L'indale di un tal principe, e tali pre 

Jodi facevano 

* pouedere in lui um sovrano superiore a 
Guanti lo prrordettero, Suo padre stesso 
Lechiamava il dottore della casa Medici. 
— Dedinato dapprima alla porpora, fu po- 
tris indoite al matrimonio per dar succes» 
Sisar alla casa regnante; ma la discordia 
Sepraggionta sino dei primi istanti fra eno 
thimozlie, fece dileguare le cumo»pite ape. 
tune. L'iedifforvaza del pailre verso d 
latecipraca dieivtima del Gglio, la prevista 
dal trono per la rubusta vec- 














FIRE 
ebiezza di chi l'occupata, e la non più spe 
rata prole, concorsero ad avvilirlo e a di- 
agustarlo. — Era Giangastone di carattere 
affabile e sensibile, ma i dissapori sufferti 
induirono sopra di lai sino al panto 
di cercare nell’indolenza, nel 
ne e nella scostumatezza 
alle sue sventare, 

Trovav tale stato di abbattimento, 
quando all’età di 53 anai salì sul trono, 
dove gli fu facile trovare in un suolacchè, 
te di camera, un altro Srjeno 
fafawe ministro di turpitudioi. — Ma il 
peggio si fu che,reputandosi usufruttuario, 
piuttorto che vero sovrano della Toscana, 

Giangastone 


259 

















cura all’arbitrio di pochi, 
talavoglia egli operava. 

Difficilissimo s'era reso l'accesso de'sud= 
diti al suo trono, @ le più volte concordato 
a prezzo dai favoriti; rarissime le confo- 
renze eva i suoi ministri; talchè in1 4 anni 
di governo si conta che tenesse quel Grao- 
duca non più che tre consigli di Stato. 
— Pare che in materia di politica egli si 

la a di Sultr, che i 
mondo camuiina da per sè. 

Asuefatto da principe a vivere ristretto 
per lo scarto assegnamento fissatogli dal 
padre, anche da Granduca conservò con- 
le pompe, ricusando ogni appe- 

a formalità, Quindi le spese 


















ite della Tuscana non dissipandosi 


come ai tempi del suo antecessore, In AR. 

asse rigurgiiarono a segno, che potè nei 

primi suni del sue governo diminuire una 
ordi: 








qu 
provvedimento importante, che poi 
a tanti altri di simil genere servi di mo. 
dello, fa quello della Pia cssa di Lavoro, 
cui appellò il motuproprio del 18 maggio 
1734.quando Giangastone converti lo spe- 
dale di Bunifazio sutto il titulo diS. G.Bat. 
Consertalorio de'poveri delGraudu. 
to per applicarli a quei lavori dei quali 
poterauo essercapaci secondola loro condi. 
tione.AI quale aggetto concorse l’anauen= 
za del pootef. Clemente XII, il quale, con 
brere del 15 maggio dello stesso anno,riu- 














230 FIRE 


wi a quel pio stabilimento l'entrate e i 
di qualtro monasteri di donne, 








a smzliare peri buca 
lo per indurlo a dar 
lell» Stato, adombrando la 
vantaggio che egli ia tal 
grisa avrebbe pri curat: a'«moi codditi.Eb- 
Be ta' forza il doro consiglio cheGisagasto» 
n° nen solo si dirle @ comprare manilat- 

inje, pitture e tutto ciò che gli 
proposto, n'a risolvà d'assegnere la 
rene di un rospo per seitimena ad 
distinti iu seguito 
piteto di Auspanti, e segnalati dai 
Bro concittadia: per la grande familiari 
col principe e per le loto dissolutezae. D' 
onde avrenne che 7 

























perte trasformata in lbert:na. 

Continusndosi in questo frattempo a 
trattare fra le corti di Furupa della sue- 
cessione eventuale al trivo di Toscana, 
arrivò l’anno 1529. quando fu deciso dai 








Inte da! trattato di Loudra del di 3 ago. 
sto 1518 a favore di don Carlo figlio di 
Filippo W, e che la Spagna invisme a 


presidiare con le sur truppe elenne piazzo 
dei Grandueat jangestone ot.bli 
perciò ad vecuparsi continnamente in 
un argomento, ch'era l'anvunzia inces. 
Sante della sua fine, disenstato com'era, do- 
vette altresì acconsentire a ricevere nella 
reggia l'Infante don Carlo destinato a suc- 
ce.lergli, il quale cul titolo di Gran prio- 
cipe ereditario delle Toscana nel 1931 
sharcò a Livorno per recarsi quindi nel 
palazzo Pitti a Forenze. 

Due annidepo,enendo scoppiata in Eu. 
ropa la guerra per la soccrisione di Pulo- 
ma, videsi strascinare nel vortior delle vi. 
conde saiversali anchela Toscana, la quale 
peer buone di lei ventura, col trattato di 
Vienna de'19 nov. 1935 fu creduta in enm- 
perso all'antica casa enrana «IellaLorena, 
nel tempo che il perscrenuato Infante rico 
nosceva in re delle «Ive Sicihe. 

Restando per tal innda annullato il trat- 
Giangastone calcolsva di 
poter esere ritorastu nella con libertà, 
Aaniochè rivolse il pensiero a rimettore in 
































FIRE 
campa wa atto, il quale, a iminmezione di 
Coumo TI, sino «all'anno 1913 er 
Ù emersi dal armato fivreotiso a fa 
vore dell'Eletirice Palatina sorella di 
getone; e cià nella guisa medesima 
fa operato arl 1539, allorchè il se: 











nato elesse Cosmo in capo della Repub.di 
Firenze. Ma quel osnvrvo non avera più 
i) Granduca porlava di sno 


aotorità, 





desche sottentente alle spagnuole nelle 
piazze della T.ocana . Giengosione de- 
mandò ai sorraai della quadruplice sb 
lesn-a che, qualora il Granducato deren 
Passare 





Per torre di mezzo ogni sspeitativa di 
regremo all'Impero svate il consenso delli 
Pim». Carlo VI co dipl 

1737 stabilì che,dope 









ersco III ili Lorena e nei snoi dworodeoti 
maschi per ordine di primogenitura;e che, 


mancare la «na discendenza ma» 
rifomenero li stessi diritti nel 
principe Carlo di Lorema di lui fratello cos 
tl medesimo urdine di suocesine, 
i Toscani, 
che piene venire il caso, in coi il noor 
granilura Francesco stesse assente dal tes 
io, e che lo Sieto cume provincia per. 
reggenti si goveruasse. I mimiotri d'Av- 
e di Lorena risposero alle istanze 
ù di tele pruposito : che nom restas- 
do la Toscana compresa nrila prammetica 
sanzione, nè potenti, a forma del tratta» 
to dh Londra, ever incorporata esa gli 
Stati eredi delle cass «d'Austria, subi 























resa Aizi a ed ereile di Carte VI, 11 gras- 
durato di Tuscena si trasferirebbe nel se 
condugenilo. e 1 mancanza di ese nel 
principe 





denti, 1 quali per tod.liofare si desicerj del 
popola toscano Geserrbbrre cretà la lore 
residenza. 





dispreizioni diplomatiche si 
che la morte venuse a troncare 
® Giangastone waa vite seas orme: mjet 


Lule infermiti 





tti 1 
ca Medicro nel 1739, ai 
Imscipe di Craon investito dii poteri 
P'esiporensiari. prese del Gras. 
decato 10 nomo di Francesco III duca di 
Lorena e re di Gerosalemune. 


Sraro 01 Finxnea sorro na Dimasria 
Lorserrerodusraraca 
vivicamasta seosanra. 





Fussensoo II, Guannoca VITI. 


Sino dalle prime parole di questo lungo 
artivio dedi a Firenze i titoli di fortu- 





meta e felice, oltre quello di helle, che 
a bara diritto per il suo materiale tutto 
il mondo le accorda. Avvegnachè, se que» 
Wi città sotto 


petto storico nelle sue 
rda, le conviene l' 
epi'eto di fortunnia, tostochè durante il 
periodo della Repalblica, ad onta di 
tstnime rivoluzioni intestine, di 
€ revinme gnerre atramicre e musicipal 
di pibbliche calam 
sue, di elluvioni e i straorili» 
nai fagelli, la si vedde per fortuna da 
Simili traversie «campata e risorta sempre 
più prospervra. 

Pa fortunata dnronte il periodo Me- 
diere in gena che, dopo tante prosorizioni, 
botti. eulj e vendette, in mezzo ai tristi 
firmpj di mal costume, pitudini, di 
Venze, di arbitr), d’ipocrisie e di abie- 
Rimor, fra tanti mali e tonte battitore il 
Prede Gurentino, benchè avvilito, sconda- 
lusato, oppre so, impoverito, per Sortuna 
teowrtò quell'inmato istinto 
ca carità, quella dolcezza di costumi, e 
quelle mscuime di cristiana pietà che le 
Sutimeero in agni tempo e solte tette 
Xe forse peditiche. 

Pu poi felice Firenze, dopo chela spe 
moana di un mig! venire, coo l'e. 
Vasa d'una famiclia già ina, poi 
Futa deminetrion della sa patria, era per 
Wetueni ari cuore degli vomini giusti 
el enrsti.talchè «quella generazione, che fa 
eretempresnea del grandura Gio. Gesto- 
®-. difficilmente avrebbe immaginate di 
dare cedere ii nd una mgliore;e 
prete infetto furouvi allora 































i g di lugho; eil 


FIRE s4L 

ridotte, di risalire verso il bene e ad un' 
più felice tusiagarei. 

Tah a .un dipresso erano le circostanze 

renze, allorché esa con tutto ilGrea- 








so; benchè in sexnito venisse trattata del 
nuoro Granduca com tutti quei riguardi 
ed ononibeenze maggion che Ella po 
teva mai desiderare, sino sl punto di 
offrirle la reggeoza dello Stato. 





iosa; ingioeti giodizj; pene eccessive 0 
crudeli nel sistema criminale; porse sicu» 
rezza personale; seilì socri pieni di mal 





Gdecommissi inceppati; petrime- 
nioeeclesiastico troppo vasto e troppo im- 
mune; ona caterva di feudatari: da ogni 
parte bandite<ignoriali o comnnitative; co- 
loni troppo poveri; dogane intermedie ad 
ogni pasto ; dazj onerosinimi, e un debi- 
to pubblico di circa 65 milivai di lire To- 
neene. 

Lo srieglimento di tanti nedi, la libe 
razione da tanti vincoli oppressivi, faremo 
l'opera pacifica, umane, smmrirabile della 
diusstia felicemente regnante in Toseans; 
di questa dinastis che non fondò la libertà 
sulle parole.nè sù ì contrasti dei poteri, ma 
ve la stabili di rroprie istinto sulla base 
di soggie leggi dettate dalla filosofia, dalla 
morale, da santimimi principj di cristiana 
religione di giustizia e di equità, de chi in 
una parola noe conosceva altra via fuori di 
quella che tracrie la virtù e la vera glorie. 

Francesco II duca di Lorena e di 
Bar, poi granduca di Toscana Il di que- 
sto nome, e l imperatore in Allemagns, 
nacque dal duca di Lorena Giuseppe Car- 
lo e da Elissbeita Carlotta d'Orlesos li 
dicembre dell'an.1508.Eeli discendeva dal 
pio e valeroso Goffredo di Buglione primo 
re cristiano di Gerusalemroe, da sui la di- 
nastia Lotaringia ereditò il titolo, e ciò 
che vale più del titolo molti 
€ di tanti loro antenati, e 
Magno. — Sino dall'età dita anni France» 








242 FIRE 


sco di Lorena fa eduratoatia corte di Vien- 






— Gli avvenimenti poli sopraggiunti 
poco dopo aver preso possesso (anno 1726) 
della Lorena per la morte del padre, pro- 
dunero un cambiamento importantissimo 
nella sorte di Francesco III e della sua case, 
Avvengnachè in compenso dei suvi Stati e 
reditar),egli ebbe in sorranità il granduca» 
to di Toscana. Egli lu acquistò poco dopo 
enitosi iu matrimonio (12 febbrajo 1736) 
all’Arciduchessa Maria Teresa unica figlia 
ed erede dell’imp. Carlo VI; per modoche 
Francesco JI di Lorena diventò il fortu- 
mato fecondo stipite delle Casa Austriaca 
felicemente regoante. 

Principe guerriere saggio,ietruito e ret 
Sioso,egli diede molte prove di 
sapere valore, si nei campi di batta. 
Glia,come ne'eonsigli dell” ia 

Fra i primi provvedimenti economici, 
dei quali, appena mancato l'altimo gr 
doca di ca Medici, la Testana risentisse i 
Buoni efetti, fa quello di estinguere il de- 
bito fatto dal suo mente» 
mere sei mila spagauoli che per scianni (dal 
1731 211739) avevano presidiato Pisa, Li- 
vorno e Portoferrajo.In ale cocasioneFrav= 
cesso Il, con l'annoenzs pontificia, obbligò 
gli coclesiastici e i luoghi pii a concorrere 
al pari degli altri sadditi a contribuire la 
doro quota a ragione di quasi il tre per 
cento, sulle loro readite annuali; e fa a 
tale uopo diretto il motaproprio del (nov. 
133.008 cai nominò uns depatazione lai 

ad oggetto d'avere esatte informazioni sul 
patrimonio e stato economico de”luoghi pii,e 
delle corporazioni si monastiche come seco» 
lari.D’onde appari,che le rendite annue del 
patrimonio ecelesiaatico di tutto il Granda» 
cato, detratte le doti congrae delle parroo» 
chie, le commende di Malta e i benefzj de’ 
Cardinali, scendevano alla somma di 
1,120,829 scudi da 


























na; 76,152 ad Arezzo; 75,707 ® 
66,985 aPisa,e 60,985 alfa divo, di 

Che la maggiur parte dette reodii 
Stato fosse allora assorbita dai creditori del 
debito pubblico per pagare i frutti anevi, 
lo dichiarò lo stesso monarca,allorchè con 
duo motoproprj, del 3 marzo e 4 aprile 









per estiagnere ona porzione 
monte; quindi vedendo che tal 
non poteva effettuarsi con crlerità co 








una cifra proporzio- 
nata agli avanzi delle pubbliche rendite, 
riducendoil frutto dei Inoghi so peratiti dal 
34213 percento. Meutre da una parte 
il principe teodera ad alleggerire il ce 
bito pubblico, dall'altra parte si cercava di 
diminuire il vumero eccessivo degl’impie- 
gati, preferendo piuttosto di dare im affitto, 
non solo i beni della Corona, ma di appal- 
tare, come ai tempi della Repubblica, le re- 
galie e gobelle anzichè farle ammioistrare 
a conto del sutrano. 

Fra le numervse regalle favvi quella 
i det gioco del Lotto, che dopo di essere 
stato più volte proibito, venne Gnalmente 
nel 1949 adottato e concesso in appalte. 
quali, sospendendo 











calcolabile al commercio e all'industria, ri- 
chiamò l’attenzione di Francesco I], gian- 
chè nel primo anno del suo governo ven- 
mero tolti cinque giorni feriati, a priaci. 
piare dal 19 e 23 novembre, destinati a 
rammentare l'esaltazione al pontificato e 
l'incoronazione di Clemente VII distrut- 








tore della Repnbblica foreotina; quindi 
i due primi giorni di egosto stati sino al- 
lors festeggiati io memoria della battaglia 
di Marciano, che decise della sorte di 
Siena; è Gnalmente il giorno gdi gennajo, 





Firenze. 
Dodici anni doro prestò sì principe 
una mano il Benedetto 


XIV, vista la moltiphità dei giorni festi 
vie la oecemità di ridurlia un più ristret- 
to naniero, e ciò col fine di facilitare si 
braccianti il modo di procacciersi da vive. 
re senza offesa delle leggi divine e umane. 

AI principio dell'anso 1739 Francesco 
Hi, accompagosto dalla ius immurtale coa- 
soîte Maria Teresa edal principe Carlo di 
Lorena di lui fratello, arrivò in Tuscana; 
e nel di 19 di gennajo fece un festevole 
e magnifico ingresso nella sua capitale, pas 
sando sotto il grandioso arcutrinufale pres- 
so la porta S. Gallo a tale effetto inaalza- 








FIRE 
te col disegno e direzione dell'architetto 
Lorenese Giadod. 

Dopo aver beato della loro aogusta pre- 
senza le città Ji Pisa e di Livorno, gli Au- 
Gusti coniugi alla fine del mese di aprile 
dell’anno stesso ripartirono per l'Allema- 
ga, lasciando in Firenze un consiglio di 
h-sgenza,al quale dovevano riferire i con- 
era, e di finanze per rende- 
re più pronta, facile ed esatta l’esecuzio» 
ne della volontà sovrana. 

Una delle prime deliberazioni di quel- 
1a Reggenza fu quella emessa nel 6 di lu- 
glio 1739, quando la Società botanica di 
Firenre, instituita sino dal 19716 dall’in- 
aigne patoralista Pier Antonio Mi-heli, fu 














dichiarata sotto la speciale protezione del 
granduca Francesco JI, che le accordò l'orto 
de'semplici presso le RR. scuderie di S. 
Marco covo un annuo assegno di 300 scendi 
per le spese necemarie alla coltura e 
conservazione del medesimo, sino a chelo 
cl. 





ell'imperiale € 
ecunomico-agraria dei Gevigulii, 
le quale ebbe vita sotto il dominio del. 
lo stesso Granduca Francesco Il nell’anno 
1753. 

Ma il pià evidente vantaggio che abbia 
tratto il pubblico da quella Società botani- 
«a furono i Viaggi per la Toscana del 
dott. Giovanni Tergioni-Tuzzetti, opera 
che fa sommo onore alsuo nome, pon 
meno che al monarca che la comandò. 
Avveguachè Francesco Il sapendo che il 
miglior mezzo di rendere attivi e utili i 
corpi scientifici era quello di ordinare 
dei lavori greadios:, commise alla Società 
botanica di compilare la Storia Natorale 
de'parsi del Granducato. Il qual in- 
carico fa dall'Accademia stessa affidato al 
sullodato Targioni, affinchè visitando le 
varie parti della Toscana egli faceme quel- 
le osservazioni Bsiche, geologiche, mediche, 
Botaniche, istoriche che il suo gran sapere 
era capace di riuaire. 

Tendeva a incoraggire l'agricoltura si- 
no dal 1738 l'affitto di tatte le posses- 
sioni dellaCorona,e di quelle spettanti al- 
l'ordine cavalleresco di $. Stefano. — A 
questo stesso scopo miravano i 
del 1938, del 1750 © del 1962, coi quali 
Francesco II, per il corso di 34 anai dichia- 
rèlibera la tratta dei grani della Narooma 

















FIRE 945 
senese, anche nei casi di qualenque care- 
atia che fowe per avvenire. 

Svincolò da alcuni inceppementi il 
commercio interni: fia lo Stato vecchio 
(dominio Gorentinu e pisano) e le State 
nuovo (omia senese); alleggeri le gabeile di 







cou moltiplicare la piantagione 
gelsi lungo le straderegie ; procurò 





gliorare le campagne della Val-di-Nievole, 
della pianora pistojese e grossetana nic- 
diante opere idrauliche, 

Ma 





sistema della riforma legislativa 
a svilupparsi allorchè fu preso 
le svincolamento di molti beni re- 
si Guo allora inslienabil 

Mercà la legge dei 22 giugno 1747 fu 
ristretta e limitata sino al quarto grado 
dopo quello del fondatore la durata de'fi- 
decommini ; la qual legge adottata ed am- 
pliata dall’Augasto so figlio, 1l granduca 
Pietro Leopoldo, venne sempre più a ral- 














civi alla prosperità del commercio e dell’ 
agricoltora. 

Con le leggi del a1 opr. 1749, e del 15 
marto successivo, sopra i fendi e i feuda- 
tari lo stesso monarca ebbe io mir. 
berare 1 vassalli prepotenza dei b 
roni, e di garapi 1 tempo medesimo 
riservando si 











tribanali ordinari 
pello nelle cante ci 
tre vinoolava le le 
dei vicari feudali a delle riforme salu- 
tari. — Fu allora che tutti gli elementi 
della sovranità, come sarebbero i diritti di 
mero e misto impero, la potestà legislati 
la libera scelta delie milizie dello Stato, 
tuttuciò che trovasi compreso sotio il noi 
di Regalle, vennero con quelle due leggi 
riservate al sommo imperante. 

Era pure di grandissimo vincolo alla 
Vibera commerciabilità de'beni fondi quel» 
l'immenso patrimonio poseduto dalle cor. 
porazioni ecclesiastiche e laieali, da tutto 
quelle persone immaginarie, che per e- 
aistere civilmente hanno bisogno d'essere 
rappresentate da sindaci, 0 amministratori. 
Le quali meni morte,esendo per loro nat- 
ra perpetue e indefettibili, ritengono teoa- 
cisimamente ciò che hanno una volta 












244 FIRE 


Acuziniate e che difficilmente veglione ri- 

Aasciare al comane commercio degli uo- 
mini. — Per evitare leto questo 
condensamento eccessivo di beni in simili 


prio del 1 febberjo 1751, proibi il pas- 
saggio delle sostanze sei corpi. morali, 
sicchè questi non putesero più ricevere 
alcuna eredità senza un privilegio sovrano. 

Nel 1745, ad oggettodi conuscere esatta- 
mente il memero e lo stato de'suvi suddi 
in Toscana, il Granduca ordinò al Rucrliai 
segretario del Regio diritto un jruspelto 
statistico formato sulle note summicistrate 
dai parrochi di cadauna divcesi. La quale 
statistica doveva registrarsi in allrettanti 
prospetti stampati a tal uopo forniti, dure 
alle respettive caselle furono speci ì 
nomi del luogo, del santo titolare della 
parrocchia, della comunità cai appartene. 


























, delle 
sime, indicando | à, 
e dutioguende le ci. 









igioni 
fre denti itopuberi dagli adulti, i muchi 
le femmine, quindi il numero de’ 
i, e fivslmente degli ecclenastici ri- 





tri Ecerodosi che vi putessero stanziare, 





per famiglie, per sesso e per stato. 

Frattanto raveicipandosi il mezzo del 
cammino del secolo XVIII, venne fuori una 
legge {20 nov. 1749) che ordinò l'uuifor. 
muità del computo annuo per tutto ilGran- 
ducato; cosicchè gli alti publ 
antico dum pisano che fi 
vevano seguilato a contar l' 
matione, ciUÈ Muve mesi € cm 
prima dello stile comune,e gli at pubblici 
dell'antico cvotado fioreutino che restava» 
mo indietro un anno allo stile pisano, du- 
vettero dal primo di gennajo dell’anno 
1750 uniformarsi tutti al comune calen- 
dario romano. A memoria di ciò fu posta 
wu’iscrizione in marmo sulto la loggia del. 
l'Orgagoa nella piazza graeducale, dettata 
dal celebre Giuvauni Lami. 













Francesco Il diede alla Toscana il pri- 





mo esempio per far godere agli autori il 
diritto della loro proprietà letteraria, e I° 
avvocsto Carlo Golduni, beschè nua To- 
nosso, fa quello che lo merità. Imperucchè 

legio 
(29 cett.1758) che gli assicurava per dieci 









. FIRE 


anni la privativa di stampare 1a Firenzele 
sor commedie, minacciando pre e pentita 
di tutti gli esemplari a chi avene anlito 
intrudarre nel Granducato altre edrioai 


lupro- * dall'estero, o cuutraffare la privilegiata. 
Francessu protesse gli studj al pani de- 

gli autori, mentre amphò il cullegio dei 

PP. Scolupi, allora pisto nelle antiche ce. 





servire di touola alle levatrici; aprì dl 
pubblico la cupiusa bibliotece lasciata dal 
Magliabechi; acculse sutta la sua protezione 
l'istituto di scuole pubbliche per l'educ» 
mone delle fanciolle aperto im Livorop,ec. 
Jo generale duraute il regoo di Fran- 
cresca Îl si riordiaò la pubblica amunoi- 
strazione; e se la Toscaua non riveni 
Lutti quei vantaggi che aveva i 
quel sommo regnaute di procurare, "tt 
sognò attribuirlo alla trista c:fcostaaza 
dei tempi più che all'aseoza del princi 
pr, ciò alle dispendiose e langhe guerre 
che si dovettero sostenere dall'iasmortale 
Maria Terrea sua augusta consurte costro 
tanti e potenti urunci, dopo. ch'eglino 
avevano riconusciato e promesso di nua In 
ich diritti solla estesa eredità la- 
gli dall'imperatore Carlo VI. 
Erano in questo stato le cuse, quande 
Sortanatamente il cielo destinò al gorerso 
della Toscana l'Arciduca Pietro Leopoldo 
secondogenito diCesare, nato il1 5 di maggio 
177. Fino dal 1753 erasi convenato fra 
CarluIII e l'imp, Francesco di dare in spo 
sa al prelodato Arciduca l'Infanta Maria 
Loisa di Spagna, previa la libera cessione’ 
a favore dello steso secondogenito e delle 














i sua discendenza, del Granducato, dichia. 


randolo indipendente e separato dagli Su- 
Li Austriaci. 

Por l'effeltuazione del quale atto l'Ar- 
ciduca primogenito Giuseppe, come quelle 
sè col titolo i diritti diGme- 





fratello e della di Lui successione. 
Le feste di usi funsto connubio scema 
satoin Improck nell'agosto del 1765, faro 
lnepr agosto del 165, fare 





no rattristate dalla merte 
l'imperatore Francesco; e 3 di sett. 
del 1765, giunse in Firenze il desiderato 
sorrane con l'Augusta comsorte, primo 
giuro per la Tuicana del suo secslo 
d'oro, 





FIRE 


Piso Lavroso I, Guanpoca IX. 


Chebel nume ! che cara rimembranza per 
i Tweani è quella di Pietro Levpuldo! 
La pustizia e pro prrità che cou le sue 
umane esazgie leggi me apportò, tanti vin- 
ce ed aggravi che per il bene delle gene» 
ranosi viventi e succesave Egli infranse 
cansichili, questi soli dae titoli servono 
è analiare e stabilire Pietro Leopoldo sul 
tune dell'immortalità finchè esisterà la 
specie omana, cino a che si farà buva di- 
nile alla ragione. 

Basta aprire il libro della sua legista. 
tiese per vedere com quale ordine, con 
quale proposito deliberato questo principe 

e preparava ai snoi piuttosto G- 
gli che sadditi 31 loro ben essere, cotreg- 

* teado a puco a poov i difetti ed 
soqsintati dall'abitodine dei privi 
cwporazioni, di famiglie e d’iudit 
Ul'nefficacia e pregiudizio di 
neati amardi, deplorabi 
ulile dei saoi pupoli foste condito dal- 
la persamsione di chi lo riceveva; volle di 
mostrare sì muodo la maggiore prosperità 
di uno Stato, prodotta dalla saviezza di 
ue sapreso cd unico Legislatore. 

Noa vi è anno, non vi è mese, non vi è 
dirò così giorno nel reguo di Pietro Leo- 
pside che noe sia fecondo di atili provve 
dimenti si nell’eognomico, quanto nel po- 
litice, tanto pel civile, come nel morale. 

AJ mo arrivo in Toscama tutte le risor 
ve delle Stalo, gabelle e regalie di ogni 
perl Iati-fondi della Corona, quelli del- 

ligione di S. Stefano, tatti i i 
del fnaeza ersoo fre le mani Gi svidi 

Sppaltatori; le arti e mestieri si trovavano 

tellopesti a tasse multiformi, a ingiuste 

privative, a fori parziali; il commercio e 

l'arricoltera de mille ostacoli, da moliiplici 

travi ed angarie oppressi. 

Pietro Leopoldo sino dai primi anni 
del ano governo prese di mira a liberare 
dai vincoli la più sacra delle proprietà, la 
individasle, allora quando cominciò a so 

mestieri 











primere le matricole delle a 
(settemò, 1967, febbrajo e maggio 1790) a 

dell’ interesse le, onde 
far progredire le industrie private. Co- 
tallario del medesimo principio fu l’aboli. 
Tione delle così dette comandate e di ai- 
He prestazioni servili che esigevano le 


ta 









FIRE 245 
comunità dui cuotadiai e dalle luro bestie 
da lavoro (giuguo 1776). 

Per la stessa massima volle liberare i 
suui populi dalle vessazioni indivisibili 
dal sistema degli appalti; che perciò von 
curando quel Surrauo la diminuzione del- 
le reudite regie, presorisse (agosto dell’ 
anno 1968) l'abulizione di ogni sorta di 
privative, d'incette, di monupulj, di esea» 
zioni e d’immonità dagli oneri sociali, 
tanto per le proprirtà dei privati, quane 
to per quelle del principe, de feco, 
e di qualsiasi altro corpo e univer- 
sità; onde le pubbliche gravezze riu- 
scissero meno sensibili, e perchè fossero, 
come la giu: ‘esigeva, risentite ugual 
mente da tutti i possessori (marzo del 
19770). Fu conseguenza di quel sistema le- 
gislativo la libera circolazione e negozia- 
zione de’generi di suolo, e loro manifattu- 
se, sopprimendo a tale sopo ogui sorta di 
tasse, di contribuzioni parziali, di gabelle 
interne e di proventi delle piazze e mer- 
cati (agosto,ottobre e diormbre del 1775; 
marzo 1978; settembre 1984). 

Nel mentre si ridonava la vita e il ri- 
spetto alla proprietà individuale, il magna- 
nimo Legislatore applicava la sua. grand* 
opera all’ubulizione dei vincoli che inve- 
stivano I‘ ità del diritto della pro-. 
prietà fondiaria, 0 che ne inceppavano 1° 
uso e la commerciabilità (marzo 1769 ® 
febbeajo 1979). . 

isplendè poi nel maggior lame possi- 
bile la paterus clemenza di quel sovra 
no verso i suoi sadditi, allorché, per rieve- 
Gliare l'amor proprio ne’possidenti, onde 
ognano concorresse alle i d’inte- 
resse compae, da primocred (92giug-1959) 
la Camera delle comonithi vw porse 

le del magistrato de’Capitani di Par- 
bagnt Ufiziali dei Gumi è del sribonale 
dei Nove Conservatori del dominio Boren- 
tino; quindi organizzò en sistema gover= 
vativo ed econorico per tutte le comunità 
del Granducato, incominciando dall 
di Volterra e di Arezzo (sett. e dic. 
« Persuaro (diceva il Legislatore nella par- 
te prormiale)che niuno deve avere maggi 
zeloe premura per la buona condotta € 
rezione de? affari comunitativi, quanto 
quelli che vi hanno tutto l'interene; € 
confidando Noi che la lib rtà che averà 
cisscheduno di essminare le spese, le di- 
atribuzioni delle tasse e gravezar, e di dire 

3a 


























946 FIRE 
il proprio sentimento sopra i partiti da 





ì lurv talenti im serrigio della patria, 
contribuire con tutte le luro forze al 
pubblica felicità, nella quale essi sono 
prusi interessati, abbiamo risoluto ce. » 

Dowie ne conseguì, che le magistrature 
comunitative, presedute da un gonfalonie- 
re, il quale suole corrispondere vate 
mente con il provveditore, csie 
della Camera delle comunità del uo Care» 
parlimento, vennero a cosituire,rapporto 
all'econ mico, una rappresentanza civica 
nel Granducato, onuretole al municipio, 
utile allo Stato. 

Cou altre mrinre economico-governati- 
ve fu tentaia da Pietre Leopoldo la labor io- 




















aver formato un sistema di governo edi am. 


Mmiaistrazione immediatamente di- 

te della sua sorrana autorità (mer- 
ro e dicembre 1766, aprile 19676 1768), 
erogò rilevanti sumare di denaro (1,700,500 
lure) per l'escavazione di fossi e canali, per 


la quetrazione di nuore strade e acquedotti, 





più 
cesso del pesto di Castiglion della Pescaja. 
Tentò inultre di migliorare la sortc degli 
‘abitanti indigeni, e di scerescerne il no- 
mero, allettando gli stranieri a etabilirvi 
la loro dimura mereè di privilcgj persone 
li.e di esenzioni commerciali, rimuovea- 
du altresi ogui ostacolo all'industria dei 
particolari e cassigiiando le comunità 
della Provincia iuferiare dello Stoto ceno- 
se a voler amernare alle famiglie forestiero 
che vi si stabilisero una porte dei moli 
terreni comunitativi che restarano impro- 
duttivi e inoperesi, mentre il R. erario 





stata preceduto da quella sulle mani-mor- 
te ace il moteproprie del 2 fiîcso 1769, 
che servi di aemento e sviluppo 
emanato nei 175: dal Granduca France 
sco È sus auguelo genitore. 

1 Lo logge sui fidocommissi del 23 giag. 





FIRE 


dell'anno 1747 (diceva ua profondo gie. 
reconsalto, figlio vivente di questa bella 
Firenze) quant inque fono state detata da. 








bili, di limitare la qualità e matara dei besi 
coi quali potevano fondarseme dei nuoti, 
d'impedire che la loro istituzione fone il 
ineuo possibile pregiudicevole all'intera 
dei terzi: pure quella modificazione di 
siema de'fidecommini e de’maggiorati per 
la gran mente di Pietro Leupoldo, che to 
leva lo srinoolamente tetale,pienimumo del 
diritto di proprietà fondiaria, era eo site 
ma assurdo nella sua base, tono sorgente 
inesauribile di mati avorali ed ecosomici 
per le sue conseguenze € per i suoi resa 
tati. » 

« Sapeva Egli, che ona nobiltà immobile 
© permanente con delle grandi e costanti 
ricchenne territoriali era we vecchio pre 
giodizio, una chimera ideale ; e che d'- 
treade qualunque gradod’infacaz poli. 
ca sulla costituzione dello Stato pome mi |, 
attribairsi a cotesta classe della ausieti, ; 
Piciro non poteva, nè vale 
comprarla a pregiudizio di tutto l'eniver- 
sale. Sapeva in ogni onse, che la nobili 
non abbisogna dei Gdeccmaziei per coe- 
vervarsi, che si rimnovella e si reclute oo 
tiovamente ogni gurno snche delle a- 
treclassi della civile società, e che le vere 
sorgenti della riochezza sl’erdine, l'ecose 
mia, l'industria, il commercio fauso sr 


per 

a quella porzione dell'antica, di cui neppe- 
rei tidesommisti in tetto il lore vige 
hanno potuto ritardare le decadenza. »(G* 
Prose Saggio di un Trotsato sul Lit 
ma Liveltaro. T. 1. SI 

Frattanto ii benoiso Legielatore dell 

Tescana con una delle solste leggi ferien 
delle sue più grandi riforme, dopo sven 
nel 1782 ordiusto la revolusione di tatti 
È Sdensmemini dirci fatti a do fort, sp 
pena che uan porzione dei 

beni fome rimasta esiulta dal vincele bl- 
commissario per l’essurito mil 


gradi pren 


pevcriti della leggo del 1747, Pr 





FIRE 


per qualsiasi Lituld di erigere nuove fonda. 
di simil genere, 0 a titolo anche di 
sostituzione, le quali per qualche tempo 
aneorebè breve, rendesero i beni di qual. 
siazi specie e natura inalienabili. 

Per ciò che rignarda il sistema giodi- 
ziario, con legge del 30 settembre del1992 
quel monarca vrganizzò il Corbpartimento 
i giustizia dello Stato furratino, coll’in- 
vestire della giurisdizione civile i respet- 
tivi potestà, e riservando la giurisdizione 

iminale icarj regi, 0 al magistrato 
degli Otto di Guardia e Balla rapporto 
a Firenze e al suo circond: limitato 
alle sette potesterie minori, In tale occa 
sione restò annullata la cumulativa gi 
edizione, che in vigore della legge dell’anno 
143 i vicarj di Certaldo, di S. Giovanni 
im Val.d'Arno e quello di Scarperia nel 
Magello ebbero sino allora sopra le sette 
potesterie suburbane di Fiesole, Sesto, 
Cempi, Lastra a Signa, Gallusso, San- 
Casciano e Bagno a Ripoli. 

Fipalmeate dopo la riforma di varj tri- 
bunali (sett. 1974) fu soppresso (26 mag- 
gio 1779) il magistrato degli Otto, allor. 
chè venne creato pel criminale un Tri- 
bunale Supremo in Firenze, incaricato a 
disimpegnare le diverse incombenze del 
magistrato suddetto, e di tutti gli altri 
tribunali parziali della capitale e di al- 
tre città del Grandacato, i quali potessero 
avere avuta una qualche gi 
mpinale. 



































upita alla clemenza, e 





ogoi 
comosciuta l'antica legislazione criminale 
troppo crudele e severa e derivata da mas 
sime stabilite nei tempi meno felici del- 
l'Impero Romano, o pelle tusboleuze dell’ 
amsrchia del medio evo, e per conse- 
quenza non adattata al dolce e man- 
sueto caruttere della Natione Toscana, 
atabiti, che le querele dovessero darsi per 
formale istanza, che si restituinero i con- 
tumaci all’integrità delle difese, che le pe- 
ne fomero proporzionate al delitto; non 








FIRE 247 
ammise la confisca dei beni, pon più il ginra- 
o dei rei, nè l'accusa contro gli affini; 
pedì ogni sorta di tortora, aboli il «le 
litto di lesa maestà, e la pena di morte; 
drstinò avanzo delle pene pecuniarie e 
delle malte a rindennizzare quegli inno- 
centi che il necessario corso della giust 
avesse talvolta potuto sottoporre al carce- 
re e alle molestie di un processo, oppure 
lo assegnò è sullicto dei danueggiati pei 
delitti altroi 

L'effetto fu conforme alle provvide mi- 
sure e alle clementi intenzioni del Lezi 



















Per modo chè la Toscana, guidata da 
Pierro Leopoldo precorse le alire nazioni 
anche in questo ramo di civiltà; e fin d 
vstrare all’Eurupa, che la 






da leggi impa i 
libertà, non da moltiplici gravose imposte, 
pussouo costituire la vera felicità della na- 
Zione, e la costante ricchezza del R. erario. 
Dupo tuttociò togliere di mez- 
‘altra specie di vinonlo alla li 
disposizione della proprietà fumdiarii 
solo che rimontava all’epuca della Rep. 
fiorentina, continuato sotto la dinastia 
Medicea,e fortunatamente tolto per sempre 
dall’Imperiale dinastia dominante. Impe- 
rocchè spesse volte accadeva, che il libero 
venditore di uno stabile durevi 
si in faccia al compratore e 
ile vi 
itore dell’ Eret:ca pra» 
vità. La quale responsabilità ad ogni sini- 
atro evento ricadere doveva a svantaggio 
del venditore, incanzi che restasse abulito 
in Toscana il temuto tribunale del Sant* 
ufizio, — Se non che qualche selante,per- 
venne ad impegnare Pietro Leopoldo in 
alcune riforme ecclesiastiche, le quali, es- 
sendo state prese in sinistro dal popolo e 
da Roma, suscitarono tanto rumore, che ne 
fu tosto ripiena tulta Europe. Comeochè 
sia a lode del vero, la rettitudine dei prio 
di quel monarca risplendè e trionîò 
anche incotesta delicata materia, tostochè 
da imperatore Egli riprutinò i semie 





















235 FIRE 
marj vescorili e vario altre crstumenze 
La mania sempre vera, perchè sutra. 
Licata dall'espericnza, è quella, che allor 
quando si tratta di amministrazione di gio- 
stizia, le immonità, le privalivee i privile. 
Gi sono, non solo dirritamente cratrarj al 
Bene generale di una ben ordinata società, 
ma perniziosi per anche agl'individui che 
ne godona il favore. 1 quali ultimi soglio- 
no usare di quei privileri come di altret. 





impegnandosi persino a far froate e a con- 
trastare contro la forza di una non equivora 
ragione. Tali giusti motivi obbligarono Pie- 
tro Leopoldo a parificare pel Grandocsto 
indistintamente. i cittadini, perciò. che 





rie e tribanali vescovili negli affari seco» 
lari, riserbando loro le cause mera 
mente spirituali (luglio 1978, e ottobre 
1782). Per la sicssa ragione annallò il 
tribanale della Nuoziatura, (sett. 1978) 
quello dell'Inquisizione (log. 198: 

rie altre prerogatire, delle quali fraiveso 
5 rappresentanti delle municipali magi. 
atrature (giug. 1979) i cavalieri di S. Ste. 
fano (1983) e i feudatari (febb. 1986). | 

Si ripristi ii 





FIRE 


tie sirmo Granduca fa in grado, non so 
lamente di soddisfare si frutti del debito 
pubblico, ma di crigere stabilimenti muo- 

vie di estinguere tanti luoghi di monte 
per ta somma di lire 56,640,201. 

Tra mezto a tutte queste cose Pietro 
Leopol.la non tralasciava di ordinare melle 
varie parti el Granducato stabilimenti di 
utilità pubblica, si per l’edocazione mora. 
le, civile e religiona, tanto per soccorso dei 
poveri, come anche per decoro della santa 
religione che profemava. 

Non dirò delle moltissime chiese parroc- 
chiali edificate per le compagne, dove, o 
mancava chi amministrasse i sscremeni 
© non bastavano i mezzi da mantenere i 
per vecchiezza cadevano le lo- 








-Nievole, dei laghi pro 
sciagati, delle grandiose terme rdi- 
Scale; nè statò ad enamerare quali, 
quante, e a che vistosa somma sscendesse- 
ro le strade aperte nel Grandurato sotte 
il vao regno. Senza far menzione alcuna 
delle vecchie vie maestre restaurate, nè di 
quelle per abbellimento e per comodo di 
varie terre e città costruite, basterà dare 
un'occhiata alla secvente sole officiale. 





ao date istruzioni opportune e ordini 
rigorosi eni termini e istanze delle cause, 
sul modo di spedirle, salle tasse e spese di 
Siti, cagli onorari dovati ai causidici, ai 
Motari e ei cancellieri (die. 1991 ott. 
1779) con provvide intrazioni per rende 

meno pesoso il cartere ai detenuti (nov. 


1981 

pa Pietro che tutte que. 
ste riforme, che ci fatte Spelizioni di ame, 
di appalti, di propine, di fronte e tante 
pubbliche spese dovevano vistosiesimemen- 
te diminaire le regie entrate. Lo sapeva e 
lo diceva, ma più lo moveva il desiderio del 





Beni, una più attira circolazione de'gene- 
ri, ene più libere, più ca © migliore 


mendattura de' estrali dovevano 
mupplire a tuttociò che perdeva. E chiara- 
mente le dimestrò col fatto, testo che que- 


lire 3,612,895 
Da Pistoja fimo al confine Luo- 

chese del ponte all’Abbate » 1,000,882 
Da Pisa a Livorso » 





La Traversa che del Borgo 1 
Bargiano conduce a Pis, 
e quella che và ad dhe 


Mor he 346,603 
Loro che si prolunga per 
Vico Pisano, Calcinsja eva 
di-Nievole 340,193 
Quetla della Valdichiana rr 
Torrita 273,879 
La strada da Volterra stes 
tina di Cecina 953.3 
Quella da Sicna a Grometo È » 337,082 
La strada diMassa sFollonica» 100,0 


Tora. Lire 5,573,916 


€ quello dalle Fornacelte alla strada di Vi. 
Copisano. 


Noa oconere indagare quento ecetsssero 


i Campisanti costruitilontano dall'abitato, cattedre 


in ordine al motuproprio de’30 nov. 1995, 
tosteche quella solo di Trespiano, spettante 
alla città di Firenze, importò lire 339511. 
Per ordine di Leopoldo ua milione di 
tire fa erogato negli 83 conservatori e sta- 
bilimenti di educazione per le fanciulle di 
tutti i ceti, sparsi nel Granducato. 
Basta aggiungere, in quanto spetta ella 
città di Firenze, che nel tempo medesimo 
sorgevano scuole pubbliche per ogni clss- 
se e per ogniscno in ciescuno dei quat- 
tro quartieri della capitale, nei quali de- 
minò chirurchi estetrici e levatrici oti- 
pendiate. Amegnò prem) si medici e a 
chiunque avene liberato dalla morte ap- 
perente selissi ed affogati. Riusl per ca 
castto servizio i molti copedali della 
nei tre più di 8. Maria Nuova, 
degl’iancorati e di Bonifazio, conservan- 
da inoltre quello speciale dei Beofratelli. 
Ar quali cepedali noe solo sumentò le 
rendite e il locale, ma fece rialzare dai 
Fondamenti con più ordine e maggiori co- 
medi e simmetria quello di Bonifetio Lu- 
pi. desti; cna porzione sgl'iavali- 
di, l'altra ai dementi dei due scsi. 
Well'area già occupata da un monastero 
di doone e dal soppresso spedele di & 
Matteo, Pietro Leopoldo fece innalzare un 
erandicso edifizio per l'sscodemia delle 
Belle arti, fornito di maestri del disegno, 
dalla pittura alla scagliola, dall’incisione 
im rame e in corri al commeno delle pie- 
tre dere, e sssegnsado premj agli alensi 
emi preparò in quel locale, oltre agli seorn- 
mati soccorsi, ana copiosa collezione dimo- 


oggetto di reccogliervi 
gli antichi docementi MSG in eerta- 
pecora. « Avesdo im veduto (dice it 
metaproprio del 34 dicembre 1998) li 
Smportanti lumi, che tali documenti 


250 FIRE 

Ma il fatto che più di ogni altro reche- 
rà stupore alla posterità, e che renderà 
gronde quanto più il 
mondo invecchierà, sarà quello di sentire 
che un prioripe indipendente, come un 
Granduca di Toscana, innanzi che fosse 
chiamato dai destini a succedere al defunto 
fratello sopra un più alto truno, volle lascia. 
re ai enoi sudditi aa pegno prezioso e so- 
Jenne della sua clemenza e bontà col 
pubblicare un Rendimento di conti esat- 
to e sincero assi più di quello che avreb. 
be potuto aspettarsi da un ammibistrato- 
re o curatore, anzichè da on padrone esso- 
luto, cui non restava alcuna cosa, eccetto la 
sua coscienza, da consultare. —Quel magna- 
mimo e sapiente monarca era talmente per 
suaso, che il più efficace mezzo per sem. 
pre più consolidare la fiducia der popoli 
Verso il governo fosse quello di sottopor- 
re alla cognizione di cisscun individuo le 
diverse mire e ragioni che avevano servito 
di fondamento ai provvedimenti preserit- 
ti secondo l'esigenza e l'opportunità delle 
circostanze, volle manifestare senza riserva 
€ colla massima chiarezza l'erogazione dei 
prodotti delle pubbliche contribuzioni. 
Che perciò Egli stesso con simili eroiche 
parole esordiò il suo famoso Rendiconto, 
allorchè fece dare alle stampe il dettaglio 
ragionato, non tanto di ciò che riguar- 
dava l’amministrazione della Ginanza, dal 
suo avvenimento sl trono della Toscana 
fino s tutto l’anno 1789, ma di quanto an. 
cora potesse mai aver rapporto alle prin- 
cipali operzzioni e regolamenti di pub- 
blica economia a industriale edi 















la pobblica morale e disciplina pri 
ca, alli stabilimenti di cari d'istruzione. 
Premessa una sincera esposizione dellostato 
politico ed economico della Toscana, quel 
Sovrano diede un dimost scarico 
dellatotalità delle RR. rendite, e della loro 
erogazione. Dalla quale dimostrazione ap- 
pariva : che nell’anno 1765, ultimo del 
governo di Francesco Îl,gli Assegnamenti 
ed Entrate diverse dello Stato ascende- 
vano a lire 8,958,685. 19. 4, quando le 
Spese ed Aggravj, tanto ordinarj come 
atraordì assorbivano la somma di 
lire 8,448,892. 1. 10. — Avanzo netto 
lire 509,193 15 6. 

-Altronde il prospetto generale dell’En- 
trata c Uscita, desunto dai resultati dell’ 














PIRE 


anno 1789, diede di prodotte, a Entrare 
lire 9.199,12. 1. 95 e a Uscite lire 
8,405,056. 8. £. Cosiechè restarono supe- 
riori lEntrate di lire 984,065. 8. 4. 

Per la quale generosa e spontanca di- 
mostrazione Pietro Leopoldo, con una sor- 
prendente chiarezza,con documenti e pro- 
ve di fatto, volle a chiuoque dimostrare 
non solamente il resmitato della percezio- 
ne, ma anche l'erogazione delle rendite 
de’saoi stati per il corso di 24 anni det 
suo felice governo, onde far conoscere il 
suo massimo disintereme e la costante 
premura con cui Egli avera impiegate le 
pubbliche risorse nel migliorare l’ammi- 
nistrazione economica, sgravando progres- 
sivamente lo Stato dal debito che lo affi 
,nel tempo che a favore dei suoi suddi- 
tiil Granduca rinunziava a molti assegna- 
menti, a tante gabelle, tenti appalti, tan- 


legj percepiti dai 























destini della Toscana. 

Non avera sppena cominciato Îl sno 
corso l'anno 1990, quando giunse a Fi- 
renze la trista nuova della immatura mor- 
te dell'imperatore Giuseppe II nella fresca 
età di 4g anni, caso tanto più dolente per 
i Toscani, in quanto che doveva allonta- 
vare da essi l’Augusta personadel benefico 
sovrano che con sommo amore e filantro- 
pie per 25 anni gli aveva diretti, corretti, 
Visitati e beneficati, 

Infatti l’imperatore Leopoldo, nel di 1 
di marzo del 1790, lanciò Firenze dopo 

io di Reggenza 
















da S, M. R. e Imperiale nella sua 
tà di Granduca di Toscana. 

Nel settembre dell’sono medesimo 1790 
furono celebrati in Vienna i ben augarati 
aponsali dell’Arcidnca Ferdinendo secon. 
dogenito dell'Imperatore con_1’Infanta 
Luisa Ma 
1V re di Napoli. La quale celebrazione fa 
precedata dall'atto solenne fatto in Vien- 
ne, li 21 di luglio 1990, da S. M. R. e 
Apostolica a fovore dello stesso Ferdinan- 
do suo figlio, cui rinunziò la libera sovra- 
nità del Granducato di Toscana. 

Infatti il nuovo Grandura fu annunzia- 
to e proclamato in Firenze con editto del- 
le Reggenza del 7 marzo dell'anno 179 
in seguito da un dispaccio dell’imperature. 














FIRE 

MH motaproprio dei 23 febbrajo 1992, 
col quale Pietro Leopoldu annunziò si 
Toscani la cessazione del suo governo, 00 
slilaisce un munumento storico glorioso 
per quel Monarca, per la Nazione che res- 
se, per l'Augusto Figliv che gli sumcedò. 
Ecco con quali memerande perole quel 
generoso Sovrano si congedava dai Tescae. 
« Terminando il mio governo dal giorno 
della pubblicazione dell'atto stipulato in 
Vienna il di 21 luglio 1790, ho credate 
di dovere ed insieme di giontizia, di dare 
al militare, alla mubiltà, alla cittadinseza, 
al ceto degl'impirgati, ai capi di diparti- 
mento e specialmente alla Reggenza, come 
anche a tulta jnliera la mazione e pu: 
polo toscauo en pabblico con 
del mio patticolare gradimento, ricono- 
scenza e gralitadine per l'attaccamento 
che haano dimostrato alla mia persona, 
quanto ansora per lo nelo, premura e 
buuua velentà, csu cui è stato dagl'impie- 
gati e da tetto il pabblico concorso ce. 
ta di quante è stato operato nel lempo 
del mio governo. Com questa persussione 
mi lusiuge ancora, che dagli efietti 
sarà rimasto persuaso, che ben luagi dall” 
aver avuto fini seconderj, ed oggetti parti. 
colari, tutte le pene che mi sone dato 
sono siate sempre dirette al pubblico van- 
tageio ed all'adempimento dei mici dore 
si. È vero che sone siste le mie cure lar. 
amenie ricompensate dallo selo e preme- 
ra del ministero e del pubblico, il quale si 
è interessato alla felice riuscita delle mie 
eperazioni ; me appunto mi porge 


FIRE 01 


Faavinanvo III, Gaassoca I. 


Noa vi fa forse nei tempi trapssati ve 
sovramo, il quale, trurandosi i 
alle più difficili circostanze politiche, sem- 
ra eseroiti da farsi ragione e con un picco- 
le Stato da governare, sapesse al pari di 
Ferdinando Ill frlicitare i sudditi median- 
te la dolcesza del suo dominio. 

Noa aveva la Toscana in sessanta anni 
di governo della dinsatia Lotaringi. 
striaca assaggiate per saco le leggi ama- 
rissime della cecessità. I primi suoi colpi 
@ l'ire prime della fortuna aspettarono 
che fune salito sul tr.soil figlio del Gri 
Leopoldo, affinchè le più intricate dif 
nell'arte di regnare servinsero di tirocinio 
all'ottimo principe. 

Erano la ment» e l'animo di Ferdinao- 























Tale fa la legge del 18 ottobre 1791, sull’ 
importante oggetto delle dugane, cui ap- 
pellava l’editto del So agosto 1781 per 
stabilire esa gabella unica e una tariffa 
penerale. Tale l'opera utilissima che tanto 
l'Avocome il Genitore eransì proposta per 





la compilazione di an Codice tuerano, del. 
le quale importantissima impresa, con di- 
spaocio del 31 maggio 1993, Ferdinando 
MI afbdò Viecsrico all’insigue giurecon- 
sulto Gio. Maria Lampredi, invitando a 
conserrerti coi loro lumi tutti i megistrati 
del Grandacate. Tale sucora l’idea che dettò 
da legge del 36 sett. 1704 sulla revoca 
dell’affroncazione della T.ma di Reden- 
sione alle Comunità per l'estinzione dei 
Iueghi di Muete, nella veduta di prepa- 
rare i mezzi ala rettificazione del Cate- 
sto, cui si epposeva direttamente l'opera- 
gione dello scieglimento del Debito pub- 
blica, ordinata con le lezgi del e 








Tole quale Cossve lo predisse fu l'otti- 
mo principe Fersiimendo INI, che il suo po 
pole amò dalle fasce, e che fatto Grenduea 
con efasione cincera di afrtto e di riopette 
accolse ed acclemò nel giarno 8 di aprile 
dell'anno 1991, giorne in csi Egli giunse 
«en l'Augusta Spera nella sua capitale. 





duca dal desiderio di pruvvedrre ai biso. 
gui in tempi di carestia, pubblicò la: leg- 
Ge del g ottobre 1992, colla quale venne 
proibita l'estrazione dei generi frumentarj 
indigeni del Granducato, e si ristal 
ghi ofiiali dell'Annona e della Grascia. 

Mo te cublimi qualità, e la dolcezza 
del carattere di Ferdinando NI rapporto 








oss FIRE 
agli affari politici si svilupparono siso 
da qussdo prese fuveo la rivoluzione 
francese; e fu Ferdimando MI il primo 
tra i regnanti, il quale, penetrato dal 
senlimento della sua posizione, cunseplis- 
se di trattare medianie uu suo mini. 
otro cul Comitato di Salute pubblica. Il 
trattato dei 5 febb. 1994, che stabiliva 
la neutralità fra la Toscana c la Francia, 
fu intavolato e sottuscritto dal Granduca 
nel desiderio di liberare 1 suoi popoli 
dalle sciagure, e se stesso da quei pericoli, 
ai quali però ben presto sudditi e sovra. 
no si trovarono esposti. lmperocchè sp- 
pena le armate della Repubblica france. 
ve ebbero superate lc Alpi (annv 1796), 
qual Direttorio dopo avere ottenuto che 
allontanassero tutti gli emigrai 
ti in Tosezna, comandò, che una divisione 
dell'esercito di Bonaparte penetrame nel 
Granducato, (26 giugao 1796) sotto pre- 
testo che la bandiera repubblicana era 
ateta insultata dagl'Toglesi nel porto di Li- 
vorno, che le proprietà dei negozianti 
francesi vi fossero state viulate. lutan. 
to che incitore di Mootenotte fa- 
ceva eseguire in Livorno il sequcstro di 
tutti i espitali del commercio inglese, e di 
ogni sorta di mercauzic che putevasi scuo. 
prire di proprietà loro, 0 dei sudditi del- 
le potenze belligeranti; intauto che, per 
colmo di arbitrio, si arrestava il governa. 
tore di Livorno inviandolo con dei lamen- 
& a Firenze; frattanto che le carpite 
merci si vende con multe fraudi; nel 
meotre che si mugurvano i negozianti tut- 
ti di quel porto con ciaque milioni di li 
di riscalto, sovrastava al Granduca il peri. 
colo di vedersi togliere lo Stato, siccome 
tale era l'intenzione di Bonaparte. 
All'epoca di questa prima invasione 
francese nella Toscana Firense vide spo- 
gliarei di molti capi d'opera di belle arti 
V Medi, 
























fitornati tutti nel 1815. 

latanto che i Francesi maltrattavano Li. 
vorno, gl’Ioglesi non portavano maggior 
rispetto a Porto-Ferrajo, dove nel di g di 






are quel porto dopo av 
Jo per breve tempo occupato; e ciò poco 
dopo che, previo lo sborso di due milioni 
di lire le treppe francesi avevano eva 


FIRE 


cuato Livorno (maggio 1797) impegnando 
il Granduca a dovere chiadere agl’laglsi 


ì porti del litorale. — Ma non per que- 
sto il Direttorio tiutaziava alle sor mire 
tendenti alla conquista delnitiva della 
Toscana. 

L'erwistizio di Campo-Formio, e quinli 
ta pece di Udine sospese, ma nou disturno 
ill Direttorio dal meditato progetto Arte 





i più esaltati a tentare di sollevare gli 
anini dei Toscani per natura fore pro 
pensi alla pace, e fedeli all'ottimo loro 





i preparare 
dei fautori alla Francia, e di staccare i 
sudditi dalla soggezione e affetto verse il 
sovrano. Fu una questa delle ragioni che 
obbligò Ferdinando a emanare la legge 
del 30 agosto 1795, con la quale deviò i 
qualche parte dalle massime che così 
scono la mugna carta de’30 nov. 1986 del 
Codice criminale tuscano. 

« Convinto da una trista e dolorosa 
esperienza (diceva 
Leopoldu) che un sistema più dulce nella 
procedura, più selle pene, per quan 
to era coulaccute al carstere “rtomaeto 
della nasiune toscana, puteva per al 
richiamare dai paesi circouvicini dei sog- 
se rosi con grave discapito della 
quiete e sicurezza dello Stato e dei suddi- 
ti, si trovò Egli perciò costretto a richi»- 
toare unmaggior rigore nei giudizj, e ad ag- 
gravare il gastigo, onde atterrire i mali îa- 
teazionati, e specialmente coloro ole avcs- 
sero tentato di sovvertire l'ordine pab- 
blico. » 

AI principio del 1798 il Direttorio es 




























ichi 
dinando si lusingava di veder compi 
suoi voti per il ristabilimento della poco, 
specialmente in ÎItali 
alle porte dei suoi Stati movimenti 
male, e misure di guerra minaccianti la 
À sua e dei suoi sod- 
necessità di prende. 






sa, con vu appello ai suvi bucni Tosca 
fatto nel 3u novembre 1999, allurchè in 


FIRE 
tocava la divina Provvidenza, affiochè vo- 
lese preservae da cgni dissstro questo 
innocente parer, il quale non aveva se 
che de’ di alla riconoscenza di 





Si formarono pertanto varj corpi di volon. 
tarj da arruolansi ne'battaglivni di Rande, 
dipendenti dati ufiziali della truppa re- 
golata, onde provvedere alla difcsa della 
comuue palris. 

Ma il Governo francese che avevs pene- 
trato la politica del Granduca, e Ja Rep. 
Cisalpina che erasi accorta della vigilanza 
che si praticava in Toscana sopra gl'indi- 





vidui provenienti 
bero ricorso ad un nuovo pretesto, come 
quello d'aver favorita e permessa alle Lup- 
pe napoletane l'occupazione di Livorno,nel 
gevnaj.» dell'anno 1999. Dietro a si fatto 
entrare minacciosa nel 
divisione dell’ arinata 
francese, per rimuovere la quale il Priuci- 
pe pagò rile somme onde facilitare 
ai Napoletani l’evacnazione di Livorno @ 
Ja ritirata de’Repubblicani dalGranducato. 

Ma poco dopo (marzo 1999) rottasi la 
pace tra la Repubblica francese e l'im 
inche la Toscana fu compre- 












territorio Granducale, e il ventisette di 
marzo, giorno di lutto universale, Ferdi. 
meado ÎJI con l’Augusta famiglia dovè la- 
seiare la sua reggia, e con dolore abban- 
donare i suni desolati sudditi dopo averli 
esortati ad adattarsi con rassegnazione alla 
sorte. 


Srare ni Prassza DosantE L'assenza 
soasara si Fanoimanso III. 





Gli avvenimenti politici, di eni molti 
tra noi fummo testimoni, e il desiderio di 
altraversare sollecitamente cotesta tempe- 
stor laguma per rientrare al più presto nel 





porto, renderà più rapido il discorso salle 
ticende politiche che chiusero con molte 
Neerime il secolo XVIII, e che in mezzo a 
tamultnose sevizie diedero principio al 
secolo XIX. 

Centandiei giorni Firenze e una gran 





la Lombardia, eb- i 





FIRE 253 
miuario di guerra (Acinhard) reggendo 
la scmma delle cose, nel 5 aprile anpunzia. 
vano si Firentini, che il giorno 18 ger- 
minale, avo VII Repubblicano, farebbe 
epoca uei loro annali, dopo il veto legal» 
mente espresso dai rapprescotanti della 
ittà. Stautechè quel giurno era stato desti- 
ato alla festa patriuttica dell'erezione del. 
‘albero della libertà, davauti al vecchio 
palazzo del popolo fiorentino. 

Era appena scorso un mese da che le 















delle città di Cortona e 
ni di furure e di vendetta, 
du l’insegoa della rivolta, e gridan- 


do Viva-Maria, distruggevano gli alberi del- 
la libertà,e facevano manbama sopra chiua» 
que fusse stato di francesismo sospetto. 
Mentre tali faccende mellevano in graa 
pericolo la Toscana, in vista che le forze 
de’ Repubblicani erano. _ 


ra considerevoli 





Napoli, il duumtirato di Asinhard e di 
Goultier con proclami atterriva (5 mag- 
gio 1999) tutte lecomunità della Toscana, 
nelle quali si fusero formati attruppa- 
menti edizioni. 










propri 
all’uso di quel governo, v. 
dai duumriri con queste ridevoli parole 
era avvezzo a vivere sotto le leggi 
dine: . . +... Voi che atterrate gli 
alberi della libertà, dovevate nel aiorno 
in cui ewi furono piantati esclamare 3 
noi vogliamo rimanere schiavi; la ra- 
Rione non è fatta per noi ; ci dichiaria- 
mo indegni di esecitare i diritti dell 
uomo !1!..... 

Per buena sorte degli Aretini, verso il 








Cortona ben tosto non si sottomettevano, 
Ma gli Aretini e i Cortonesi nom si sbigot- 
tirono; e la tempesta attraversò senza tno- 
cere il luro territorio. Quindi le tresangui- 
nose giornate della Trebbia (18 19 so giug.) 
avendo deciso delle sorti in Italia, libe- 
rossi la Toscana dai Francesi; i quali sen- 
na attendere alcone truppa regolata dell’ 
esercito vincitore, nella notte del 4 al 5 
lglio, lasciarono Firenze vuota di presidio, 
€ di ogai sorta di pubblico denaro. 
336 


254 FIRE 

La loro taciturna ritirata da uns po. 
polosa città mise a cimento il buo ordi- 
ne e la quiete pubblica in guisa, che ed 
onta delle esortazioni dei magistrati prov- 
visorj Firenze videsi 
zioni di cittadini e 


imprigionavano, 
ssccheggiavano e ipveivano lumultoaria» 
mente contro coloro che avevano servito o 
in qualche modo aderito al governo fra- 
ctst. = Per bocna sorte l’anarchia non 
fa di longa durata, cui successe un go. 
verno provvisorio, che nell'assenza tanto 
deplori legittimo sovrano sostenne 
l’amministrazione dello Stato. Ta questo 
modo terminò l’anno 1999, ed era già a 
mezzo il corso il 1800, quando arrivò a 
Firenze la novella della battaglia di Ma- 
rengo, (14 giugno) che ripose i destini 
dell'Italia e dell'Europa in meno di Napo- 
Veone. 

Allora pur anche la Toscana dovette di 
muovo piegare il collo al giogo francese, e 
nel 15 ottobre di detto anno i generali 
Dapont e Miollis entravano io Firenze, £ 
Giorni innanti che Mounier e Cars-Saint- 
Cyr e'impadronissero a viva forza di Arez- 
ponessero a sacco. Jotanto un tri- 
uravirato di parte franocse era soccedato 
alla reggenza che aveva governato pel 
legittimo principe que:ta provincia ; quan. 
de pel Pritato di Loneville (9 febbrajo 
1801) il primo Console Napoleane erdò 
& Lodovico di Borbone, figlio dell’Inm- 
te duca di Parma, il Granducato sotte il 
titolo di Regno di Etruria; regno pe- 
gato a cero prezzo dalla Spagna con le ces- 
sione della Laigisna, col dono di cinque 
vascelli e eno lo «borsa di più milioni in 
contante. Si prometteva poi nel suddetto 
trattato una indennità piena ed intera al 
Grenduce Ferdinando II in Alemagns, 
dei anoi stati aviti d'Italia. 

Nè è da tacersì la fodeità degli Elbani 
verso questo amatissimo principe; poichè 
Portoferrajo resietè alle forze di terra edi 
tere spedite dalla Franeia per conqui- 
etere l'Isola ; nè fa cspitolato se non dope il 
trattato d’Amiens fra la Francia e l'in 
Ghilierra, e l'annuenza richiesta dal legit- 
timo principe, pel quale combattevano; e fa 
d'allora in poi che la Francia si ritenne 
Vatta l’lsola. Frattanto fe ricevnto dal ge- 
nera] Merst nei 19 agosto in Firense fì 














re Lodovico, il quele, per quanto disbri. 
gar si volesse delle troppe francesi stanzia. 
tein Livorno, non riescì che ta. 
teplo. — Egli con decreto del a. 














dopo il riturao da un viaggio in lipagn., 
morì pel 29 mm: 1803, lafiando il 
tranval piccolo figlio Carlo Loduvico, ani. 
stito dalla vedova Maria Luisa, come Re. 
Gina reggeote. 

Avvenivano tali cose in Toscana, qua. 
do com passi di gigaote Napoleone bos" 
pate da vs Senatus-Consulto nel 18 mag- 
gio del 1803, vcuiva dichiarato imper 
tore de'Francesi, e nel 3 del surossivo 
dicembre dall'immortale Pio VII nell: 
metropoli della Francia incoronato. 

Quindi mel 26 maggio del 1805 cio 
in Milano il diadema come re d'Italia; e 
forse credutosi più che mortale non css. 
be più freno alle ambizioni. Nè ab''ando 











osterlita (nel a dio. 1305, s8- 
niversario della sua vittoria morale soll 
democrazia francese), e col celebre trattato 
di Presburgo (26 dicembre detto), in cai 
novelli regni creava, altri ne distraggeva e 





quel 
nando III, che Gino dal 1803 reggeva Sali- 
sborgo col titolo di Ele'tore, ebbe nuora 
sede e granducato in Wiurtzbergo, ore 
el1809 Eglioreava l'ordine del merito sot- 





to il titolo di 8. Giuseppe. Frattanto la 
Regina reggente di Etruria noa dimenti- 
cava i disegni de'prircipi Austriaci a è» 
vor delle lettere, consacrando coì moto- 
proprio del s0 jo dello steso aono 
fl R. Manco alla pubblica istruzione. 

Ma agitando sempre nella css mente 
l'imperator de’ Francesi prepotenti cos- 
cetti, convenne con Carlu IV re di Spe 
(ua, medizate il trattato di Fontaineblesa 
(39 ottobre del 1807) che s’incorpors 
se la Toscana alla Francia, e che Carlo 
Lodovico re di Etmria a titolo d'indes- 
nità avesse il regno della Lusitania set- 
teatrionale, mentre si destinsvano le pro- 
vinee degli Algarvi ia sovranità el principe. 
della Poe, eil rimanente del Portogallo sl- 








FIRE 

Carlo IV re di Spagna, Der questi politi» 
di divismenti la Region reggente si tro- 
% costretta a licenziarsi nel 10 dicembre 
1807 eo'suoi popoli in cotal guisa: « 4ven- 
doci l'imperatore dei Francesi e re d 
Italia reso noto, che per un trattato 
concluso con S. M. Cattolica vengono a 
noidestinati altri Stati în conipenso del 
regno di Etruria, dichiariamo da que- 
ste giorno cessato il nostro governo e 

iogliamo la Nazione da qualunque 
incolo di sudditanza eo.» — Dist ia 
quello stesso giurno entrarono renze 
le soldetesche francesi,teneodo il superiore 
comando Reille @Miollio, finoa tanto che; 













9 luglio dell'anno 
mddetto, non ne prese VE moleta direzione. 
Divisa la Toscana in tre dipartimenti, 
dell'érno, dell’Ombrone e del Mediter- 
Pane, ottenne dall'Itmperator de’Francesi 
di etrusca origine due gran privilegj, cioè 
l'mo del patiio idioma nel foro e nei pub 
Blici affari, e lo splcador d’uma corte, di 
chisrandone Granduchessa (6 marzo 1809) 
la sea sorella maggiore. 

Ma per quanto proseguisie la volubil 
fortuas a decorare Napoleone di allori 
nelle giornate di Eylsa, di Fryedland, di 
Eckmaledi Wagram, pure l'ingrasta guerra 
da Ini mossa al _re di Spagna per uburpar- 
Bi la corona, e l’altra ardimentosissima 
«eatro la Russia, furon cagione che tutta 
Eorope si collegasse in cotal modo per la 
tea raina, che mel di 14 aprile 1814 dura 
mectsaità lo astrinse a rinunziare all'impe- 
te.— Risenti la Toscana, come ogni altra 
provincia, l'effetto delle strepitose vicene 
de, e nel » febbrajo di quell’anno era già 
partita di Firenze la granduchessa france. 
#, enel giorno 6 entrarono nella città mi 
Tizie napoletane addivenute amiche e col 
Mpate coll’Austria. Ma spuntò finalmente 
il ideate giurno del 19 aprile, in cui ne 
fu preso piesesso pel sospirato suo antico 
Sigrore Ferdinando III; il quale nel 18 
setienbre dell’anno stemo fra i trasporti 
di gicja e le acclamazioni più vive fece 

l'iagremo solenne nella sua metropoli, do- 
Ro 15 aoni di dolorosa amenza 

Pu il governo francese per i Toscani 

le e. duro, perchè governo 
suolto e di reggimcoti non proprj al 
Carattere di docile Nazione. Nom vi fa 











FIRE 958 


famiglia, cui non contristause la fatal co. 
scrizione; iocrebbero i dirità riuniti; 
repotente comando. Pure fra tan- 
wvi alcuo bene. Si migliorarono’ 
le braoche amministrative per la preci- 
sione, l'ordine e il rigore introdottivi; fa- 
trono moltiplicate ed ampliate le strade in 
servigio al commercio, eretti ponti, abbel. 
lite e illuminate le cit'à, protetti gli inge- 
gui, incoraggiate le arti e le manifatture 
coll’erigere a incrementa di ese il Coa- 
sertatorio annemo all'Accademia delle 
Belle-Arti con una confacente biblinteca. 
Piscque la pubblicità dei giudizi, la sollesi- 
tudine nelle sentenze, la bontà delle leggi 
civili, la severità nella procedura commers 
ciale, e ciò che più monta, restò ennera- 
to e liberato lo Stato di ogni suo debito 
permesso dei beni delle soppresse cor. 
porazioni morali. 











Gorsano bi Fanormanvo IN! 1n Toscana 
DOPO La RESTAURARIONE. 


< 

Ritornato all’avito trono il desideratissi. 
mo Ferdinando III, fece tosto risplendere 
pienissima luce quella caratteristica 
virtù che seco nacque e l'accompagnò nel 
sepoleto, la più squisita bontà. 

Infatti nel novello reggimeoto egli pre: 
se per guida delle sue opere. la felicità 
dello Stato, e noo Te infiammate 
de'tempi; nè senti brams alcuna di vendetta 
per le inglurie e i delitti, onde furono par 
troppo bratti e sanguinosi gli ultinri gioral 
del secolo trapassato. Fra è primi atti del 
suo animo generoso si fa quello d’inter- 
rogar la sapienza de’toscani giureccasalti, 
per dare ai sudditi leggi, quali richiedeva 
l'età presente e tanta esperienza di cose. 

Pose adunque mano nel 1814 a riordi- 
nare il gorerno secondo le istituzioni. del 
suo Augusto genitore, nè tampoco trascu- 
rò le stranicre, che a fui parvero le più 
utili alla pubblica prosperità dopo un'espe- 
rienza dimostrata. 

Per queste ragioni i tribunali, i magi- 
strati, le ruote si riprodumero secondo 1° 
antico sistema, e in una forma di eviden» 
te giustizia; imperciocchè volle che palesi 
fowero le azioni delle cause si civili, che 
criminali; palesi le accuse, la difese, le as. 
solozioni, le condanne. — Con motapro- 
prio de' 13 ottobre 1814 creò la Ruota ci. 
vile e criminale di Grometo, che compren» 














2111) FIRE 


deva nella Giurisdizione lutto il terri- 
torio dell'antica provincia inferiore sene- 
vee nei rapporti di Ruota criminale csten- 
deva la sua giarisdizione anche al Piom- 
dinese e all'isola dell’Fibs. 

Ma il cielo pulitico non era ancora se- 
reno; fosche nubi addensaronsi, e minao- 
ciarono altra famesta esplosione. Nel 20 
marzo 1815 Napoleone, evaso dall'Elha, 
entrava in Parigi. e un esercito di Murat 
nell'8 aprile in Firenze; e già pendeva 
di nuovo i destimi d'Itelia e di Francia, 
quando la battaglia di Tolentino (4 mag- 
gio) e quella memuranda di Watterloo (| 
no) spensero affatto age'incendio di 
era, e ogni aperenia di regno e d'im- 
vinti cogeati. 
ileguavanai le temnte politi 


due tremendi flagelli ricone- 















parivano ad aMiggere la Toscana, la fame 
ed il tifo. Nen è a dirsi con quanto selo 





col premovere opere pubbliche d'ogni ina- 
niera e in ogni angolo dello Stato; e come 
in seguito vincesse lallra, erigendo ovui 
que spedali ed ospizj,ed affidamdoli alla cu 
di zelanti cittadini. Fa grande allora il 
fervor dei lavori pelle regie fabbriche, e 
sommo pell’apertora di nuove strade ; fra 
le quali soro da ramment quella re. 
ia della Val-Tibesina per rewder più pre 
to il commercio fra i due mari ; quella per 
cui comunica Volterra conSiena,e che si le 
pa coll’altra pur nuova chedaSicna guida ad 
Arezzo; quella sul littorale del mare Me- 
diterraneo che unisce Groweto ad Orbe. 
tello, quella che traversa il Casentin 
Paltra 




















comodamente conduce sì Superivre Val- 
darno, che fu dichiarata R. postale, 





cai non fosse cortese di qualche 
privato favore, non passò altresi mese sen. 
1 segnalare epoca di un qualche suo 








n soviano motuproprio degli 
1815 stabiliva il collegio For- 
Li Pato nel lunzo della Supien- 
Nicentò For- 
Geguesri, uno dal 1873 arera donati ame 












FIRE 
plissimi fendi per l'istruzione della gio. 
ventà; e corri atle bemeGche mei. 
re di quel porpurato, Ferdinando HI riuai 
in quel coll gio tutte le pubbliche scuole 
della città di Pistoja. Bere altro molupre. 





gera 
€ fu vello stesso anno (18 dicembre) che 
aprivasi in Firenze la Pia Casa di Lavoro, 
per reccoglierti i questuanti della città 
€ del suburbia. 

Neppare il seguente anno (1816) se. 
dò scarso di sue grazie; imperocchè col 
motaproprio del 2 settembre confermò la 
R. depatazione degli spedali e luoghi più 
del Granducato; e la incaricò di rivrga 
T° stemarne i loro 
beorficò Siena col pio sta- 
bilineato di Mendicità, ssociendo i suoi 
caritatevoli sussidi alle volontarie obla- 
zioni dei benemeriti di quella città. Nel 
l’anno medesimo, con notificazione del 16 
febbrajo, creò in Firenze un Archivio ces- 
(rale, destinato a raccogliere e conservare 
le scritture e i documenti spettanti alle 
soppresse corporazioni religiose, affinchè 
non si smarrissero Così prezione e interes 
sati memorie; istituzione carissima agli 
eraditi, utilissima alle amministrazioni. 

Nel tempo che incoraggiava con sovrana 
munificenza la eccreditata Accademia 
delle Bello-Arti in Firenze, dava vita in 
quest'anno, con decreto del 23 agneto, ad 
una sorella di lei nella dotta Alles, recee- 
mandando si professori una scrupolosa vi- 
gilanza nepra intti gli oggetti di arte 
intorno alle chiew, ne’monaste- 
#d in altri pubblici stabilimenti, come 
inche nelle strade, nelle piazre di Pisa e 
nei Inoghi suburbasi, per riupirli all'eopo 
nel museo dell’antichità patria, qual è il 
Campo santo di quella città. Nella stena 
Pisa raddoppiava le sue beneficenze col so- 
vrano motuproprio del 28 nor, mereè cui 
si socenrrevano molti infelici cun la Gian 
tropira sreala de’Sordi-mati. 

Giunse pure in quest'anno alla sua 
maturità quel disegno che Go dai primi 
ecordj del suo governo Ferdinando III avea 
conorpito, onde rimunvere le disparità del 
to, mediante l'istituzione della tas- 
sa prediale da distribuiesi per tutta la su- 
perficie del Granducato con proporzione 
adeguata al valore dei beni A tale opget- 
to, cun motuproprio dc'24 mor. 1817 creò 



































FIRE 


la Depulasione per la diresione del nuo 
vo Catasto; per cui nom solo imcoraggi l' 
astronomo insigne prof. Giovanni Inghira 
mia cna tri per 
tatta la Toscasa, ma volle di più che PI. 
e R. Governo se ne addostase tatto intie- 
ro il dispendio sino ad avere da lui una cor- 


Sirio delle Stato civile, dipendente del Se- 
gretario del Regio Diritto, destinato a fon 
marei registri de’nati, de'morti e de’metri- 
meoj nel Graadacato. Dei quali registri 
sì henne son solo i resultamenti stati- 
alici sì parziali che generali. rispetto 
alla me'saci varisti rapporti, 
ma altresi le nozioni più precise calla de- 
rata media della vita mmana, siccome in 
Francia fa datoll primecsempie dalfouresu 
delle Longitudini, cai presiedono sommi 
scienziati. Si conservano inoltre in tale 
ulizio nomerosi campioni statistico. geogre- 
fici di tutte le località della Toscana, se- 
vendo le diverse loro dipendenze nell'ordi- 
me politico, giadiciario, economico, civile. 
Dopo aver prorvisto com l'istituzione 
di una deputazione coclesisstica per Pam- 
ministrazione interna della Metropolitana 
fiorentina e del tempio di S. Giov. Batti. 
sta, con motuproprio del 29 febb. 1818 
lo stesso Granduca creò una 


a pete loto sublime, e tutta la 
belirzza della meravigliosa torre di Giotto. 

Fra così varie e moltiplici cure per 
render felice il suo popolo 


per numerosi viali e prr le neove fab. 
briche quasi vasto giardino rasembre. 
Sposò Ferdinando Ill in seconde nocte 
nel 6 aprile 182: Maria Ferdinaoda Ama- 
Na, figlia di Massimiliano Principe di See- 
sonia, e secondando Egli le meterne solle- 
citedini del di Lei cuore e quelle della 
sua pietosa Sorella, nel Ri mor. 1823 de- 
che 





patio 

s0 del maggior de’bisogni, quale si è un’ 
ottima madre di famiglia. 

Un vivere così bello e riposato in To- 


seoma persuase polenti stranieri che ven 
nero d'oliremonti e d'oltremare a fermer 
la dimora sulle rive dell'i i 


germe dei male che a noi voleva barbare. 








a, e il 18 giagoo 
1824 fu giorno di pianto per tutti; e 
co per tutti, perchè, anche gli stranieri 
medesimi che si trovarono presenti a così 
Urieta e inusitata scena, rimasero talmente 
commessi, che proruppero al pari di noi 
in trieti lamenti ed ia sincere lagrime. 





poldo Il, che or felicemente regge i 
mostri destini. L'imprendere a parlare di 
un sovrano che siede cul trono, sarebbe 
subbietto di noa lieve difficoltà, sc gli ar- 
aomenti di evidenta e di fatto noo mo- 
strassero vere quelle espressioni di enco- 
mio e di lode che gli vengone tributate, 
Francbeggiati per tante da evidenti e in- 
dabitate prove, noi sslutiamo il Grao- 
duca Leopoldo ll, come quel Princi. 
pe che, le vie calcate dall’Avo 
@ dal Padre, non solo raccolse i frutti da 
Joro ti, ma di altri ancora affrettò 
le matorità ; e molti più semi Egli và 
spergendo per viemaggiormente rendere 

6 felice il suo Stato. 

Era Egli intento ai placidi stadii sull’ 
opere del MaguiBce e di Galileo, quando, 
mancato il Genitore, gli fu mestieri nel 
fiore degli anni dedicarsi alla somma del- 
le liche cose. 

lì primo atto del eno governo fu uo se 
Gualato favore a prò del commercio, sop- 
primendo la così detta cessa dot vigilia 
delle cerni; allorchè 1. e R, Consalta eco 
lla notificazione del 16 nov. 1824 manife- 
stava io questi termini i sentimenti del oo. 
vello Signore. « S, A. I. e A. meditando i 
» providi sistemi di governo adottati dall’ 
» Avguato dilettiesimo suo Genitore, potè 
» apprezzare i progetti di rettiGcazioni 
» amministrative, ed i risparmj già dispo- 
» sti a maturità, onde sopplire a qualche 
» diminuzione delle pubbliche imposte. 

» Non tardò quindi a preaderne di 
» mira ana, che oltre al naterale suo pe 
2» sosi distingueva per essere opposta nel 
» tempo steso agli interessi dei proprie. 
» tarj e dei cossamatori. Era essa in oltre 
» contraria alla eeonomiea 
» stabilita cotto il regno giorioso del suo 








FIRE 


» Avo immortale, onda per lungo esperi- 
» mento divenne qui evidente quanta 
» pabblica prosperità producs la somma 
» di tutte Je industrie individuali eocita- 
» te da una libera e leale concorrenza, e 
» quanto danno rechino privilegj e prero- 
» gative, che, abbagliando con molto lume 
» in alcani punti, spargono oblio supra 
» tutti gli altri lasciati nell'oscurità. 

» LI. e R. A. 8. egualmente animata 
» da paterna sollecitudine a favore di o- 
» gni chase di persone e di ogni. parte 
» del Granducato, ba beni 





» del sigillo delle carni, e proventi de’ 
» macelli, e felicitandosi di porgere la 
» nano al compimento del pensiero Avito 
» io questo saggio di beneficenza, urdios 
» € comoda quanto appresso, cc. » 

Con tali benefici sentimenti, e con tale 
sapienza economica si assideva vel soglio 
toscano il Granduca Leopoldo Il. Il qua- 
le, dopo decretata (1 novembre 1825) |” 
organizzazione del dipartimento delle ao- 
que € strade, pensò ad aprire per tre 
grandi vie tre gioghi dell'Appeanino; cioè, 
con la strada della Cisa in Lunigiana, con 
quella di Urbania, concorrendo per questa 
alla spesa anche al di là del Graaducato, 
è con la strada di Romagoa per la Valle 

. Le ultime due Regi 
pongono comuaicazione diretta i due 
mmari che circoscrivono la bella Pi la 















sizioni, che il Principe al 
a grazie più singolari e munifiche col motu 
proprio del 4 die. dell'anno medesimo, di 
cai è bello Îl riferire le clementi espres- 
sioni. « Se fu grato al nustro coore il far 
» godere dal 1 dello scorso maggio ai nostri 
» amatissimi sudditi i vantaggi dell’aboli- 
» sione di un'antica tassa, dannosa un 
» meno ai consumatori che ai proprietari 
» ed agli agricoltori, molto più consolante 

» è il potere nel volgere del cadeote anno 
» (1825) accordar loro ua olteriore alle 
ento ai pubblici aggravj. Portata da 
attenzione sulla pro- 

prit dopo esserci assicu- 
» rati, che quando circostanze impreviste 
ino, lo stato della finaoza 













» prediale, al 
» re, conforme ordiniamo e vogliamo : 
» Che dal 1 gennajo prossimo.avvenirt 


FIRE 
a resti diminuita della quarta parte la 
tas prediale, la quale, a forma del mo- 
» tuproprio del 7 oltobre 1817; è impo- 
» sta e ai esige attualmente a profitto del 
» R. ererio, ec. » 

Con universale esultanza incominciava 
adunque il suo corso il 1826, nè vi fu uomo 
sensibile che non professame sincera gra- 
tituvine verso tanto benefattore. Nè que. 
sto'è il tetto; imperciucohè in quest'anno 
approvò ancora lo stabilimento della Ban- 
ca di scopto (27 settembre) con sssociar- 
viil R. Governo, e col musirla delle op- 

ine garanzie e privilegi. — Prescriase 
nell'anno 1827 (20 agosto) i regolamenti 
degli afiari riguardanti l’economica ammi» 
nistrazione dei patrimonj dei papili 
sottoposti, e volle che a favore degli 
detti per cause di prodigalità, lipoteca ta- 
cita legale su i beni dei loro coratori s'in- 
tendessr infisa nel modo stesso e per gii 
uicsi effetti, por i quali si acquista a fa- 
ore degli interdetti a cagione di demenza 
o d'imbecillità, ed a favore de’minori, se- 
condo il sistema ipotecst.o del Granducato. 
Iotorao al quài sistema, conservato come 
cosa nta da Ferdissodo II, altri 
resolementi, per renderlo viemaggiormente 
utile, vennero in appresso da Leopoldo Il 
comandati. 


Volgeva l'anno 1828, e sotto i sovrani 
aupieiisi apriva in Siena una scuola peb- 
blica per iSordi-muti, son tanto scetenata 
da spontanee oblazioni, quanto da larghi 
sussidi della regia Fam Non era però 
giunto quell’anno fertunato al suo termi 




















motuproprio 
azenezio di una delle più erandi opere» 
Zioni scientifiche ed :conomiche di quest” 
età, che merità l'applarso di Europe, e la 
perpetua gratitodine del popolo toscaso. 
Per esso siamunziziava ai sadditi il gren- 
dioro divisamento di risnare e render 
culta, al pari dell’altre terre, la proviocia 
grane. Non vi fa accademia, nun vi 

fa giornale che non si compiscese di 
riferirlo, indicando essere di già spantto 
quel giorne, in esi condurre si dovea ad 
efietto un diegno da tento tempo cence- 
pito, e sempre debolmente tentato. Eccone 
le mognanime repressioni: « S. A. |. e R. 
» restò profondamente  commoma dallo 
» squafiore ed insalubrità, che desolando 
» tatie le maremme toscane scuraggivano 





FIRE 259 
» con l'idea dei teatativi praticati senza 
» conseguirne lo sperato meglioramento. 
» Volle S.A. I. e R. sall’esempio de 
suoi Augusti predecemori con assidua 
paterna cura risconirare ccularmente 
Pestenzione dei mali, è riuni quanti lu- 
i emergevano dalla storia, dalla teoria 
dalla esperienza. — Potè allora coa- 
viacersi che tutte le risorse della natu- 
ra e dell'arte non erano essurite, e fi 
sando intanto la sua sovrana considera- 
zione sopra la pianura di Groweto, la 
sottrasse in pochi mesi a quell’elemen- 
d'infezione che può emanare dalla 
mescolanza delle scque marine colle 
pluviali. — Ponendo poi inente alla 
Giscitura di quel terreno, e al pingee 








trotà condizioni le più favorevoli ad un 
sistema di coln.ate Sao al presente ivi 
sconosciuto, dal qual sistema im altre 
provincie del Granducato si ottenmero i 
più felici risultamenti. — In sequela 





presa di manifesto interesse per il ter 
ritorio grossetano, e di someio vantag- 
gio per l'intero Granducsto, emendo 
altronde prezioso per il suo cuore il 
considerare, che questo nuovo benefisio 
per tutti i suol smnalissini sulditi noe 
ismporrà lero verano aggravio ulteriore. 
» Avutori alla natura © vastità 
» dell'impresa, e alla rapidità necessaria 
» nell'escoazioue,come pei protredimen- 
che di tempo in tempo può essere 
proente di adoitare &° A. Lek nen 
ha giudicato conciliabile di comme'tere 
la cura e le operazioni della bonifios- 
zione grosertana agli ordinarj merzi 
amministrativi e di arte, che efire P 


» 
» 
» 
» 
: 
» 
nr 
» 
» 
» limo che trasportano i sani infuenti, 
» 
» 
» 
» 
» 
» 
» 
» 
» 
» 
» 
» 
» 


de; ed è rimasia all’incontro 

te convinta, che la condotta delle ope. 
razioni idrauliche deve emer libera nel- 
la sua azione, cd indipendente dagli 





palustri e limacciosi,di 
ti, ai quali fu imposto ordine e disciplina. 


260 FIRE 


Quelle selve nom più deserte offrivmo lo 
spettacolo delle rive del Ceilan, e del 





suoi viaggi per quella provincia, provve. 
dera con nuovi consigli a nuovi bisogni, 
vegliava, incoraggiava, remuoerava; tal- 
mentecbè ottemne Gnalmente, che nel 26 
aprile 1830 în sua presenza e tra i nume. 
roi operanti ed il savlto popolo serorso, 
in pochi istanti fusse tolta ogni separazione 
che tuttora esisteva fra l'alveo del fiume 
Otmbrone e quello del gran Canale diver- 
sivo,stato aei precedenti mesi escavato.Sti. 
pulata omai con quel saggio preliminare 
la garanzia di vedere uno strato immenso 
di terra vegetabile ricuoprire pestilenti 
marazzi, e sorger la messe lì dove 
farcivano sterili piante palu 
de ed iterato fu il grido di gi 
forto. Se fosse questa la sola maznanima 
azione di Leopoldo II, durante il suo re- 
quo, basterebbe a rendere il suo nome 
memorando, immortale! 

Di giorno in giorno pertanto vedesi 1” 
etrusca maremma ritornare al florido stato 
de'prischi tempi, e manifesta la presenza e 
la cura della mano dell’uomo. La celebre 












via Emilia di Scauro restaurata, anzi di 





to di Pisa con quello di Grometo; il pala- 
dono Prelio, l'isola di Pacuvio sgombrati 
d'acque limacciose e di mofetico orrore; 
$ diboscati campi, le messi sorgenti, i sen- 
tieri, i ponti, le rustiche e padronali abi- 
tazioni edificate, tuttociò desta il plauso, 
T'ammirazione e la speranza. Sia lode s- 
dunque al sapientissimo Principe che ha 
tento in amore l'agricoltara, quell’arte 
pobi'issima, fagatrice dell’ozio, dispensiera 
di ricchezze, vita della vita socie! 
‘veramente indigena, arte nostra, di 
fammo maestri agli stranieri e che dob. 
biamo a tutta posa riporre in vigore, non 
indegni al certo, nè per clima, nè per si 
favorevoli suspicii, nè per 
gno di possederla. Una nazione divenuta 
agricola, diventa conseguentemente com- 
merciale; la sovrabbondanza de’tuoi pro- 
dotti chiama l'esportazioni; così la pover- 
tà ragtica stata prima impiegata per le 












FIRE 


campagne ad aumentare i prodotti, unfi- 
sce quindi la povertà cittadina coll’au. 
mento delle manifatture. Q rei dotti fore 
stieri, che hanno non ha gnari percorsi I" 
Italia, non obliarono di celebrare per k 
stampe 1: 
remma; (Ved. Viasgi di Alfredo Reum 
mont ec.) e qualanque lezgitore nos può 
scorrere quelle pagine senza unirsi ai voti 
delle popolazioni beneficate verso l’Augu- 
ato benefattore. 

Mi se Egli cot fervore di tante opere 
rallegrava le clami agricole e commerciali, 
non pertanto pose in dimenticanza la col. 
tara delle scienze e «elle lettere, ani, sic- 

Medicei, volle 




















Gallico-Tosen in Egitto, du 
de ritornati nell'anno 1830 i nostri dotti 
unmini recarono seco molti capi d'opera, 
che esposti furono ella pubblica ammir+ 
zione, accoppiati a più di 1300 disegni del. 





le cos più singolari della classica terra 
dei Faraoni. 

Acquistò poi l'indigenta an mezzo di 
aumentare il gnadezno nella regia sanzio. 
ne delle Casso di risparmia; c la pubblica 
economia ottenne nuovi vantaggi per cise- 
re stata anche la manifattara del ferro ri. 





Grandi concetti de’oostri maggiori, 
immortale per la solenne inaugurazione 
del monumento che finalmente fu inalzato 
al Padre della lingua e della puesia Toscs- 
na. Così inelinava felicemente per noi al 
1830, quando inaspettato 
politiche vicende tutta Eurupa commer 
sero! 

Ma invano per noi romoreggiò la pro. 
cella, intanto che il R. Liceo eretto nel 
Museo di fisica e storia naturale in Firen- 
cenza del Prinei 
pe celeberri , sicchè ripresero 
quivi gli ottimi studii il suo corso, nel 
tempo che si perfezionava la Sprcola, e 
di quanto era d’uopo arricchivasi quell’io- 
signe stabilimento sede del sapere. 

Spettava però all'anno 1835 un'altra di 
quelle sovrane risoluzioni che caratteris- 
zano la magnanimità di Leopoldo HI, e fu 
questa l'impresa della muova circonvall:» 















FIRE 
zione delle cittò di Livorno, che ereice e 
Gesnteggia quasi regina dei mars. È 
le a dini, e forse incredibile ai 
fa 21 pubblico au 











posteri, come appe 
meaziato il sovrano volere, mille maoi cur- 
seco all'upcra, cuine rapidamente + esci e, 
e come dupo 15 lune quasi tocchi al suo 


termine vo dif muglia di mura ur- 
base; quando im sil: imprese nelle tra- 
scorse età furuno tentativi nuo di we- 
si sè di annì, ma di successive gencra 








Zioni. 

Ed ch! qual funesto semico ia questo 
d involgere Livor- 
mo di lutto, e sd intimurire l'intesa To- 
scasa; ed ob! di quali generosi e magna- 
niusi seconi, sagge preridenze, e beneficj 
di ogni genere fu capsce il cuore vera. 
mente paterno del Grauduca Leopoldo Il. 
Senza aggiunzere alcun aggravio ai suoi 
solditi, versò Egli a lorga mano sul co 
sternato popolo di quella città grazie e 
favori, eresse spedali, provvide alla pettezza, 
a) disinfettamento, premiò i più uperusi € 
infine riparò a quanto può attendersi da ua 
Principe che tiene per suoi sudditi. 

Nè alla marittima città erano sulo rivul 
te le care di Lui, ma la capitale ed ogai 
altro luogo del Granducato affettuosi» 











stività nei natali del Grao principe ere- 
ditario, Ferdinando, festa che duvevi 
gellare una fortunatissima epora ne'uvsti 








Éaeti = imperciocchè in ovsì bella occesio 
ne Egli accoglieva nella reggia tutto il suo 
popolo esaltante. 

Nel principio di quell’anno medesimo, 
titimeta le dispendima impresa del cat» 





FIRE ect 
a direzione per il corpu degl” 
acque e strade incaricata di 









di tali pi enti il Grandocato cute. 
ogzi tante e sì buone strade regie, provin» 
ciali e comunitative rotabi è 
riuasto quasi angolo della Toscana, cui 

iderare etra.le maestre da co. 
tuvuicare per varie direzioni. 

Finalmente, per raccogliere in breve il 
molto che resterebbe de dire, accennerò, 
come suttoil felice governo di Leopoldu ll si 
vede condotta a perfezione ugni parte cste- 
riure del regio palazzo, riordinata e fatta 
come pubblica quella classica  gelleria 
che sopravanza ogn’altra di qualunque 
reggia e metropoli; cme da accreditati 
pronelli fa dipiato il nuovo quartiere nel 
palazzo de'Pitti, oltre la cupola della Cap- 
pella «le Principi in S. Lorenzo, dose tutto 
# appronta par ultimarla; come si abbel- 
Lace og: la città, e massime con la 
magnifica via S. Leopoldo, che forma la 
continuazione della più bella e più 
pia delle sue strade; come si sospendono 
a Uraverso dell'Arno sopra e suito la città 
due ponti di ferro ; come si amplia la fab- 
brica dell’Istitato delle Scuole Pie a be- 
nefizio della numerosa acularesca; cume 
le pitture di Andres del Sarto nel vesti. 
bolo dell'Annunziata furono restaurate e 
d-fese; come intorno alla base dei tre en- 
spicui e.lifizj sacri di S. Giovanni, della 
Metropolitana e della Torre di Or-San.. 
Michele, farono posti stabili e decenti ripa- 
li ferro; come ia fine, per dir tatto in 
una parla, si vede condurre verso il sno 
perfezionamento quante la grandezza Me- 
dicea, la mente del''Avo, e il cuore del 





























del toscano popolo di urinare. 


e ———____1S@w_________—_—_—_- 


COMUNITÀ DI FIRENZE. 


N circoedario della Comunità di Fira 
m,a tenore del mutuproprio del 20 nov. 
1781, fa circoscritto dallo spazio delle 
sera’ della città, da quello delle fortezza 
da Bauso che le attraversa. e dal curso dell’ 
Arno fra le due prscaje. A questo cirooa» 
durw furono aggiuoti nell’auno 1833 sl- 
cuni epazii feosi deile mara dalla paste 

Lo 


destra dell'Arno; cosiochè l’attuale peri- 
metro della Comunità di Firenze è con- 
segnato dal giro che fa la strada ree 

intorno alle mura esterne, dalle qual 
alla destra del Gume in quattro punti per 
breve spazio si discosta, cioè verso precale 











verso levante sopra alla prscaja della Zec- 
Eli 


268 FIRE 

ca vecchia; dal lsto di maestro lungo la 
etrada nuova che gira iatorno alla fortezza 
da Basso; o dal Dl di libeocio sino al pi- 
Hone destro del nuovo ponte di ferro, ri- 
suontando di là la sponda destra dell'Arno 
sino alla pescaja d’Ogoissanti. 

Tutta la superficie della Comunità di 
Fireise occupa quadrati 1556,19 (quarti 
due miiglis toscane quadre), dei quali qua, 
drati 306,47 sono presi da strade e dal letto 
del fi. Arno; donde avviene, che la super» 
Bicie imponibile riducesi a quadr 1249,90. 
La quale superficie è oocupata per circa tre 
quarti da fabbriche e per il restante da 
orti e i, i 
pomerio della città. — l suoi abitanti nell 
abno 1833 ascendevano a 95929. (Fed. qui 
oppresso it Quadro della popolazione.) 








PARIE GRANDESSE DE'SUOI CERCHI. 


I giro attuale delle mura, compre- 
se le larghesze delle due pescaje che at- 








traversano l'Arno sopra e sotto s Firenze, 
ammonta tutto a bi fiorentine 
16330, egnivalenti a miglia cinque e tre 


quarti, più braccia 38 1/3, siccome appa- 
risce dalle varie sezioni seguenti. 





Larghezza della Pescaja dalla por- 
ta S. Niccolò alla Zecca i 
chia. 

Gite delle moro della fabbrica de 








la Zeora vecchi 250 
Da questa alla porta V6 
Di costà alla porta a Pi 1596 
Da porta a Pinti a porta S. Gallo 1339 


Datla porta S. Gallo al bastione a 
Ievante della fortezza da Basso 





© di 8. Gio. Battista. 1466 
Giro esterno della fortezza sadd. 1958 
Dal hestione a ponente sino alla 

porta al Prato. 1058 


Dalla porte sì Prato fino alle 


porticciuola dell'antica Gora. » 1089 
Dalla porticcinola fino alla tea 

ja di Ognissanti. 333 
Larghezza della Pescaja doge 

vanti. 448 
Dalla caso della Guardia sulle me 

ra di Oltrarno sino al torrino 

della Sardigna. 662 
Dltorrino sla portsS. Prediano.: 290 
Dalla porta S. Frediano alls porta 

$. Pier Gattolini o Romana, » 1130 








FIRE 
Da questa porta a quella chiusa di 








S. Giorgio sulla Costa. » 2060 
Dalla porta $. Giorgio alla porta 

S. Mini » 98 
Da questa alla porta S. Niccolò. » 585 
Di là sino alla Pescaja. » 20 


iToraza Br 16% 


» Cerchio più antico. — Quando si vo 
Jesse confrontare il cerchio più ai Lico della 
città di Firenze (mancando poi di prove 
che bastino ad asgicurare, quale mai fumo 
ill giro delle sue mura al tempo dei Roma. 

vedrà che l'attuale perimetro, quel. 
lo cioè decretato dalla Rep. Goreotina net 

1284, è circa dicci volte maggiore del pri- 
mo, e quattro volte più esteso del secondo 
cerchio della stessa città. 

Imperocchè il primo circuito quasi ret. 
tangolare era situato intieramente nel lato 
destro dell'Arno preso dove confuiva il 
fumicello Mugnooe. 

Il quale Gumicello, per tre volte dorè 
letto e direzione, mentre nei tem. 
i esso attraversava una parte del. 
ittà, tostochè all’epoca del primo 
cerchio le sue acque fluivano dove oggi è 
la via Larga, presso la quale furono scoper- 
ti i piloni di due ponti; uno dei quali dal 
la chiesa di S. Marco e l'altro fra il palss- 
e la chiesa di $. Giovanoi- 
no. In seguito fu quel fiumicello di cosà 
artatamente vélto verso S. Lorenzo, per 
Girare intorno a questa chiesa,e di Jà dietro 
alle mura antiche, di dove sembra che si di- 
rigetse in Arno in vicinanza di S. Trinita. 

Un solo ponte detto poi il Ponte reo 
chio, attraversava allora il fiume Arno fuo- 
». Maria, presso Paplica 
mercato degli erbaggi, 


















po santo 0 cii N 

Ma delle mura di Firenze, innanzi nile 
incominciasse il secondo cerchio della 
città, non restano autorità o ipdizj tali 
ove poter fondare uu dato sicuro. Certa 
è che, dal Malespini in poi, quasi tutti gli 
storici Gorentini concorrono a credere che 
allora la città non oltrepsesasse (a partire 
dal lato di levante) ls strada detta del Pro 
consolo, prolungandosi a destra verso la 
piazza di S. Firenze sino al cento del 
borgo de’Greci, dove sembra che fome la 






FIRE 

petierla di quei della Pera, detti in se 
furto de’ Peruzzi. Di 1ì continuando ver- 
® scirocco sino sl palazzo 0 castello di 
Alafronte, poi de’Cascellani, v'indirizza- 
va sala sponda dell'Arno. Dalla parte 
minca, piegando a grecale, proseguiva il 
fio dalla via del Proconsolo il canto de’ 
Pazzi, dove esisteva la primitiva porta Sì 
Piero; indi continuando per $. Maria in 
Campo, attraversava il suolo degliattoali 
Sosdaroenti di S. Maria del Fiore, © vol 
geodo lafros! i deni 
tro la città il tempio di S. co 
il Duome;passato il qualetroviva la secon: 
da porta detta del Duomo, dalla quale si 
estrava nel borgo S. Lorenzo. Con ta stessa 
direzioneimoltravasi sino al canto de'Carne- 
secchi, dove piegava a ponente,a un dipreso 
perla direzione che tuttora conservano le 
strade de'Rondinelli e de” Tornabuoni sino 
al cante ‘degli Strozzi. Costà presso era la 
Aeria porta detta di S. Brancazio, di sotto 
alla quale le mura proseguivano diritto 
per via de'Legnajuoli sino alla postierla 
detta porta Rossa. Oltrepamata questa 
porticciuola, piegando da ponente a cetro, 
sembre che le mura rasentassero il borgo 
SS. Apostoli per sbocrare alla porta di 
Per $. Maria persso alle case degl'Infan- 
pui. Di contà per nna linrà egualmente 
incerta,fra la via de’Lamberteschi e qui 
degli Archibasieri. «i chiadeva il giro al 
euiello di Altafronte, 

Tale era il giro della città, quando 
Fiorenza dentro dalla cerchia antica, 

Ond'ella toglie ancora e tersa e nona, 

Si stava in puce sobria 

N svédescritto primo cerchio, che può 
talcolari dell'estensione di circa 3500 
be, copriva, come ho detto, wna superficie 
di lerreno che appena equivaleva alla de- 
cima perte del cerchio attuale, 

Se son che il fabbricato di quell’antica 
Firraze, situato tuttora nel centro della 
città, era oltremodo compatto con poche e 
picrale piazze, com si angusto vie, che piut- 
Lasto traghetti si chiamerebbero. A render 
tali vicoli più tetri ed opachi costribui- 

altresi le moltissime torri di pietra 
trigia, che a guies panili quadrati 
fra le 60 e le 100 bracsia si alzavano. 

Ma la fortuna e le ricchezze di Firenze 
eticendo im ragione opposta a quelle di 
Ficole sua madre patrie, e la popolazio- 
ne traboccando de ogni perte, fa gioco fore 


























FIRE 263. 
2a disfare le antiche porte è abbattere le 
vecchie mura, per oncupare più vasto spazi 

Secondo cerchio di Firenze. — Nell 
anno 1078 cominciarono i Fiorentini cos 
testo secondo e più largo circuito per 
mettere i borghi in città. Quindi il borgo 
de’Greci e quello di £. Pietro dal lato 
di levante fino alla chiesa di S. Pier Mag- 
giore; dal lato di settentrione il sorgo $. 
Lorenzo; dalla parte di ponente i borghi 
di S. Brancazio; de'88. Apostoli e di Pa. 
rione, e dal lato di mezzodi, ossia di Ol-. 
trarno, i borghi Pitiglioso, di $. Jacopo e 
di S. Felice in Piassa entrarono ix città, 

Giravano queste mura dalla porta 8. Pies- 
ro al canto di vis delle Spro:re, dove fe- 
cendo gomito trovavasi ana postieria dets. 
ta degli 4lbertinelli per ana schiatta ché 
era in quel luogo, e di cosà si asciva pet 
borgo Pinti. Poi seguitando la direzione da 
scirocco a maestro cotrevario le mura per 
via 5. Egidio, S. Moria Nuova e via 
de'Cresci fino a S. Michele Visdomini, Co» 
stà trovavasi la porta detta di Se//e dalle 
balle di mercanzie provenienti dal bolo» 
uuese e della Lomberdia. Di là continvan- 
do per via de'Puoci sitraversavano la via 
Larga, presso dove si congiunge von la 
strada degli Spadaj, ora via de’ Martelli; 
donde prosegaivano luogo l'antico alveo 
del Magnone, sttreversando la piasra di 
8. Lorenzo, e di là intorno ai moderni 











esistera una portiociuola detta del fa- 
gnonei e poco più giù, in via del Giglio, 
altra postieria che prese il nome de quei 


Moro. A questo orosiechio fa 
ria denominata di dan Paolo, 





cominciava quello più moderno, appelleto 
tattore d'Ogruisanti, e costà.esistera un* 
altra porta della città, detta della Ci 

Di costà rimontava la ripa destra dell'Arno 
sino alPente di Rubecoste,. dove adtece la 
postierla di Aug glori da Quone;quindi pio- 
gava verso $. 3idopo tra' Fasi,e reeratando 
il Parlegio tornava a 8. Pier Maggiore. 





comprendendo nel sesto sestiere il fabber. 


cat atuato nell'Oltrarno. JI qual sestiere 
d'Oltrarno fo pure 


cendato di mu 








Borgo. Jacopo langh'Arno, era una por- 
ta sopra le case de’Frescobaldi ; il borgo 
vero mezzoli da S. Felicita a S. Felice era 
chiuso dalla porta detta di Piezza;e il terzo 
borgo da levante al persone più che 
dibassa mano, detto perciò borgo Pidig/ioso, 
corrkpondente slla via de’ 8ardi, 








cnduerva a quel 
via Cassia, che i 
re da Chiusi sino a Firenze. — Ved. Fr 
avnze pag. 151, e Via Casta. 

Questi tre borghi non avevano altre 
mura oltre le accennate porte e î dossi 
delle case, che chiuderano i borghi we 
desimi enp orti e giardini. Comerchè Gio. 
Villani asserisca, che le mura d’Oltrarno 
del secondo cerchio cominciavano dalla 
porta a Roma (premo S. Lucia de'Magen- 
no verso S. Giorgi 
ala Costa per poi riescire a $. Felice in 
Piarza rinchiudendo il borgo di Piesse, e 
quellodi $ Iacopo. qu come andavano i 
detti borghi, eg! ingr: che si 
feciono le mura d’Oltrarno al pergio pi 
alto, eime sono ora, al tempo che di 
i Ghibellini signereggiarono la ci 
rome. 

Interno al qual periodo (dal 1260 sl 
1266) probabilmente furono alzate le mu» 
tra di Oltrarno fra le poria di Piassa e 
canto della Cucalis: svvegnachè di cutesta 

rzione di mura è fatta menzione in un 
fatromento del 12 febb. 1262 atil. fior. 
pubblicato dal Mamni (Sigilli Antichi. 
T XXVI. 8). 

E fu sul canto della Cuenlia, di fronte 
a via de’Serragli, dove nel 1295 per de. 

rò la porte di Gia- 






























Villani, rapport» si fatti socaduti iu Fi- 
renze alla sua etò, fa nel fibb, del 1284 
si. fior, quando, la città essendo crescinla 
di popolo -e di grandi borghi, comincia. 
vensi a fondare le muove porte donde conse- 


FIRE 


quireno le nuove mura; cio? quelle di 5. 






a Croce in Gorgo: la posta 
di San-Gallo in sol Mugnose, q 
Prato d'Ognisanti. e laper'a d'incontre 
alle donne «he si dicono di Faenza sn. 
cora in snl Magnonr. Ji qual Game alquan. 





ma correa avvolto per Cafaggio (poi via 
delle Lanoe‘e presso alle sroonde cerchia, 
facendosi molesto sssai alla città quando 
crescra; e fecionei sà i ponti di 

dette porte e rimase il lavoro delle 
iumanzi che f.serro all’4-cora, per la no- 
vella che venne in Firente della sconfitta 
di mare, che il re Carlo d'Angiò ricevà da 
Ruggeri fi tori ica Vittam. Cro 
nic. lib. V 

Dopo due tati fe: 1293) per bisogno 
di moneta, non volend : il Comune cresce» 
oni, si venderono le mura vee. 
chie ed i terreni che v'erano intorno. (ivi 
lib, VIII. cap. 2.) 

Nel di 29 novembre del 1299 si comin. 
ciarono a fondare le nnove e terze mara 
della città, a portire dalla Gora di Ogois- 
santi inno alla porta al Prato; ma per 
nuove pubbliche avversità stette buon 
tempo che non vi si marò più inmunzi, e 
solamente undici anni dopo per tema del- 
la venuta dell’imp. Arrigo VII fu contor= 
nata e chiusa da'fossi la città, dalla porta a 
S. Gallo a quella alla Croce al Gorgo inf 
no al fume Arno, e poi della porta a 
8. Gallo infino a quella del Prato. S'ia- 
malzarono preo tempo le mura otto 





























braccia, imperciucchè la città era tutta 
schinsa e le mura vecchie in gra parte 
disfatto, e vendute ai powidenti vicini. 
(ivi lib. IX, cap. 10.) 

Nel 1324 la Rep. Borentina deliberò di 
contornare al di fuori le nuore mura di 
fossi e far loro addosso i barbacani, e ogoi 





I, cap. 256) fa ano de- 

i del Comune a ciò deputati. 
Finalmente nel di 22 di gennajo del 
1327, stile forent., si cominciò a fondare 
porta Romana, ossia di S. Pier 
Gattulini; e in quei tempi si edificarono 
le mura nuove che dalla detta porta sal. 
gono verso il poggio di Boboli—Nos è per 
questo che tutto il terzo cerchio della eit- 
tà restasse compito in quell'anno steme, 








FIRE 
Yircome da molti scritturi 
(Aumar. Zotoh. fior. lib. XI 
lafatti nel 1360 si compiveno le wu- 
n coi merli tra la porta alla Croce 
e quella di.S. Gallo, mentre il restante 
del terzo cerchio nontimuavasi a lavorare 
as he multo tempo dopo, come ne fanno 
pros i decreti della repubblica Goreni 
na, allorchè nel 1368, la Signoria con 
prerrisoni del 25 uttobre, 5 febb., 2, e 
16 marzo dell’anmu stesso, e di nuovo nel 
36 marzo e 20 aprile del 1369, deliberò 
chesi prendesse sd ism;rstito dall'Opera 
di$. Rrpara'a del denaro, destinato 
i cheesa, per impiegar. 
lo sl nmpimento e fortificazion : delle mu> 
ra della città di Firenze, che costruivansi 
di qui è di là del fuse Arno presso sila 
pricsia della porta dell: Giustsia. (Ancn. 
Da Op-ra di S. M. del Fine.) — Che 
inter arreluo sella città nnn fosse anco» 
e1 1388 t0 dimostra il legato 























per l'altra metà nella (ebbrica di S. Re 
tata. (Avcu. Dirt. Fiva. Carte del Bigal- 
to) 

Sotto il governo del ducs Alessandra, 
fra ls torre piantata sui findamenti del 
ponte Reale e la por a di S. Francesco, 
quia della Giustizia, nel luogo che servi 
per breve tempo officine di 
detto tuttora la Zecca vecchia, 
cipe fore costruire una spe cie di fortilizio. 
Nl portone di pietra forte, esistente tuttora 
cut l'arme Medicra, restò in gran parte 
Biterrato dal terreno depusitato per le 
wrde di Firenze dalla pirna dell'Arno 
dell'anno 1559, e che fu per consiglio 
dell'Ammannato in segnito dalle vie rac- 
calle e Wraspurtato a ridosso alle mura 
della città, a lalla porta suddutta 
fino a quella di S. Gallo, 

Porte del terro ed attuale cerci 
della città. — Questo tr20 cerchio eb- 

sedici tra porte e postierle ; dieci alla 
destra, e sei alla sipistra dell'Arno. Otto 
di ee furono murate o disfatte al princi- 
fis del toverno Mediceo ; cioè, la porta 
Ma Giusti: la porta Guelfe, la po 
suerla de'Servi, la porta Faenza e la 
Perla Peivernsa, tutte alla destra dell’Ar- 
D> Alla sinistra dello stesso Gume farono 
Sinne la postierla di Camaldoli, fra $. 


























FIRE 268 
Pier Gal ® £. Frediano, e più tardi 
le perte di S. Giorgio sulla Coste, e 





quella di S. Afinieto. Quest'ultima per 


altro è stata riaperia nel 1834. Cesiechè 
attualmente esistono otto perte e ona 

stierla; cioè, Porta la Croce, Pinti, &. 
Gullo, P. 


o, Porticciuela della Gora 
Eredinno, $. Pier 
to,e S. Niccolò. 








ebbe che un solo ponte fuori del suo 
primo cerchio, dirimpetto a porta S. Maria. 
Sa questo solido ponte furono in seguite 
costruite diverse botteghe per uso di ma- 
celli, ma Cosimo I, dopo ever fatto innal. 
zare il corridore che mette in comuai- 
cazione la reggia de'Pitti col Palazzo veo 
chio, ordinò che le boiteghe del ponte 
Vecchio si riserbassero unicamente agli 
orcfici e giojellieri. Prese il nome di 

te Vecchio dopo essere stato fatto, nel 
1218, il poate alla Carraja che rovinò nel 
1269, e varcrsiramente rifatto e ricaduto 
due volte, sino a che dopo la piena del 
1333 fu solidamente ricostruito di pietra. 
Nel 1236 fa fabbricato il ponte alle Gra. 
zie, detto di Aubaconte dal nome di Re- 
baconte da Mandellu, che allora esercitava 
ia Firenze l’ofizio di potestà. Nel 1251 
fu edificato il ponte a S. 7: inica che cad- 
de, ora per intero, ora in parte, nel 1269, 
nel 1333, nel 1346 e nel 1559. Dopo 
quest’altima epoca fu costruito di forma 
svelta ed elegante dall'architetto Amman- 
nato. Nel 1319 ci fondaroa le pile del 
ponte Reale ecoceto alle mura della Zec 
ca vecchio, pente che son fa mai ter- 
minato, de FA co 

Dopo la terribile piena del 1333 î1 
po da K 








muse di Firenze decretò 

delle pescsje di sotto a Firenze; onde 
con prosvisione del 14 novemb. 1340 la 
Signoria avegnò ai monsci della Badia a 
Settimo furini 6ro 
Ziune di alenoe pescsje di 

ad oggetto di rimettere nel corso naterale 
le scque del Gume Arno dalla perte delle 
mora della città, le quali ragionevaso 
inondazioni alla porta 
Dure. Pros. Carte di 








PRINCIPALI BDIFIZI SACRI DI VIRBESS. 


S. Giovanni, Batistero, già Duomo è 
Cattedrale. — La sua origine rimonta 


266 FIRE 

probsbilmente si tempi del gentilesimo, 
comecchè taluni congetturamero che fosse 
edificato dei Longobardi. La forma della 
eua cupola a guisa del Panteon di Roma, 
i mermi antichi e le colonse meme più 
tardi intorno alle interne pareti, la im- 





cristiana il Doomo e la madre chiesa del- 
la diocesi forentina seno altrettanti moti- 
vi che ci spingono a credere cotesto tem- 
Fio umrie fa un'epoca seteriore alla regina 

de n 


Nei principio del secolo XINI ne era 
operajo un tale Arduino; imperocchè a 
quel maestro dell'Opera del Duomo di 
£. Giovanni di Firenze, nel 39 maggio 
19309, il pont. Innoceszo III diresse da 
Roma un breve, col quale prese sotto la 
protezione della Sede Apostolica tatte le 
porsessioni del Duomo di S. Giovanni, coe- 
Sermandogli le decime che già ds 50 soni 
per la chiesa medesima riscuotevanti dai 
suoi opersj. 

Riferisce alle stro drduino opersio 
na sentenza del 35 nov. 1210, data in Fi 
renze nella curia di S. Michele in Orto 
da Pace giudice dell'imperatore Fede. 
rigo Il per il Comune 'irenze, con la 





quale decise una controversia tra i monaci 








anno, per ragione di un pezzo di terra 
comprato dall’abete di detto monastero. 
Abche nel 1219 il vesonro di Firenze 





Giovanni da Velletri, sepol 
lireme nel mese di novembre ad 
4rduino operejo di $. Giovanni n bro- 
‘ve, col quale, per favorire le di lui istanze, 
confermò la pia elargizione fatta dei ve- 
scovi suoi astecessori all'Opera del Duo. 
mo delle decime spettanti alla roensa 
vescovile per i soli pivieri però di S. Gio- 
Ripoli, di Settimo, di S. Ste- 
'ane, 
Calenzano. Il brrre è Grmato dal vescovo 
medesimo e da dieci canonici, comprese le 
tre dignità del proposto, dell'arcidiscono e 
dell’ arciprete del Duomo. (Asca. Dirt. 
Fioa. drte di Calimala.) 
Circa l'anno 1293 fa questo tempio per 
ordine della Repubblica incrostato di mar. 
mi bisachi e neri com la direzione € dise- 











Remole, di Fimpoli e di ch 


FIRE 
quo di Arnolfo capo marstru del Comase, 
il quale in tale occasione fece lestricare la 
piazza di S. Giovanni. 

Posava allora il sacro edifizio sopra o 
fjiro di scalere, stato rinterrato dopo il rial. 
1amento progressivo del piano della citti; 

tempio esistevano le came 











lo altare sell’opposta parete voltata a le- 
vante. Fra Jacopo da Torrita, Aodrea Tsi 
ed ali versi rivestirono la cu- 
pol tribuna di mossici. Andrea Pisa- 
no gettà, nel 1330, la porta di bronzo dalla 
e di meziodì; più tardi (amno 1400) 
fa collocata al posto quella vdlta a settea- 
trione, opera di Lorenzo Ghiberti, che fa pe- 
re l’autore della terza maravigliosa, di 
petto alla cattedrale verso levante. Final: 
mente le statue di broazo sopra i cornicio 
ni delle porte medesime furono eseguite 
da Vincenzio Danti, da Franorsco Rosti- 
ci e da Audrea Contacci da Sam-Savino, 
Metropolitana di $. Maria del Fiore, 
già S. Reparata, — Questo grandioso € 
solido tempio che abbraccia uu'erea di 
22118 braccia quadrate, questo portentoro 
e imponente edilizio che basta da sè sole 














e 
quei cittadini che l'ordinarono, fn deere 
fato dsl Comune di Firenze nell'sone 
1296, quando commise ad Arnolfo cspo- 
mosestro della Signoria: di far il disegno della 
rinnovazione diS.Reparata com quella più »l- 
ta e sontuosa magnificenza che inventsr 
non si posa nè maggiore, nè più bella 
dall'industria « poter degli womini; w- 
condo che da'più savj di questa città è 
stato detto e consigliato in pubblica e pri 
vata adunanza, cioè: « non doversi intre 








prender le cose del Comune, se il concetto 
non 4 di farle corrispondenti ad ua 
cuore, che 





Sarto grandiuimo per 
o dell'animo di più cittadini 
jeme in un solo volere. » 

11 lungo periodo scorso dalla fondazione 
finoal compimento della metropolitana, dit 
fuogo alla mutazione di diversi architetti 
per succedere a quelli che di mano in 
mano mancavano dopo morto il primo se- 
tore Arnolfo di Cambio da Colle. 

Nol 1332 subentrò l’eccellente Giotto 








FIRE 


ad esso lui Taddeo Gaddi, che fu rimpias- 
sato da Andrea Orgagna e questi da Fi. 
Lippo diSer Brunellesco. Quest’ultimo,tor- 
mato da Roma nell’anno 1407, consigliò 
gli opersi, che si elevasse la cupola, non 
già immediatamente sopra gli archi, sio- 
come Arnolfo aveva disegnato, ma sopra 
un tamburo, onde renderla più svelta e 
maggiormente illuminata. Superati da 
quel sublime artefice tutti i contrasti dei 











di quella portentosa cupola che niuno si 
sazia di contemplare. Nel 1439 fu dato 
pribeipio all’elegantissima lanterna sul di- 
segno dello stesso Brunellesco, la quale rev 
stò compita nel 1456, cioè 12 anni dopo 
la perdita del sno immortale autore,che or- 
dinò si portasse @ un'altezza di braccia 





202 compresa la palla 
al pavimento della chiesa. 

Questo tempio a croce latina con tre 
corpi, o navate, è diviso da quattro ardi- 
tissimi archi a sesto acuto. Ha di larghes- 
za braccia 67 e soldi 2; di lupghezza to- 
tale br. 360 e soldi 18. Due tribune com. 








fatto di marmi sotto Cosimo ],e contornata 
da eccellenti Bgure in basso rilievo, scol- 


dell'Opera, da Vincenzio 





pari sommi artisti; mentre patta ino 
torno sl coro fa delineato da Michelagno- 
Ie Buonarroti, l'altro della navata di mes- 
so è di Francesco da Ssn-Gallo, ed il ri- 
manente di Giuliano di Baccio d’Agnolo. 
Ha sette grandi porte, quattro laterali, 

e tre nella facciata. Le esterne pareti 
del tempio seno tutte inorostate a disegno 
di marmi bianchi, rosi e neri, sparse di 
piccole statue e di delioatissimi ornati. La 
facciata che fu incominciata col disegno 
di Giollo, venne disfatia nel 1588 con in- 
tenzione di ricostruirla più bella, Ricom. 
altro un tal vuoto il iguo 
Erepasile, csi la gran tore di Giotto, 
opera nel suo genere la più portentosa 
dell’aniverto, siecome con tale scopo nel 
1334 com fa dalla Signoria di Firenze 





la croce di sopra S. 


FIRE 967 
con queste parole decretata: « Si co- 
struisca un edifizio così magnifico, che 
per altessa e qualità del lavoro venga 
@ superare tutti quanti in quel genere 
ne fossero stati fatti da' Greci e daRo 
mani ne'tempi della loro più florida 
potenza. » 

Questa torre, che ha 140 braccia. di 
altezza e 100 di circonferenza, finisce 
sormuniata da un ballatojo prati 
di sopra del quale nel modello e; 
guata una curpide alta braccia 50, tr 
sciata da Taddco Gaddi, che tirò avanti 
la fabbrica dopo la murte di Giutto. 
ilica di-S. Lorenzo e R. 
dei Principi. — Non vi ha 
tmpio dedicato al vero Dio, il quale cop- 
ti un'epoca, se non la più remota, senza 
dubbio la meno contrastata, della chiesa di 












Arroge a ciò che i canonici di questa culle 


giata vestirono degli abiti canonicali uni- 
formi a quelli dei canonici della catte- 
drale, sino a che il pont. Eugenio IV, con 
bolla del 23 dicembre 1439, terminò le 
nsicni su tal proposito fra i due ca. 
î i insorte. (Anca» Disc. Fion. Opera 
di S. Maria del Fiore.) 

Fo nella primitiva chiesa di S. Lorenzo 
dove predicò S. Ambrogio ; fu costà dove 
ebbe il primo sepolcro uno de’più anti- 
chi vescovi Borentini, $, Zanobi, e dovein 
seguito trovaron riposo le ceneri di Così. 
mo padre della patria; per la di cui mu- 
nificenza la chiesa di S. Lorenzo, bruci: 
vel 1419, fu costruita di nuovo sopra un 
più msgnidco e grandioso disegno ordina. 
to a Filippo di Ser Brunellesco.— È que 
sto tempio a croce latina con tre navate 
divise da otto colonne per parte d'ordine 
corintio, Presso i cappelloni a destra e a 
sinistra havvi l'accesso alle due sagrestie, 

chia e nuova; l'ullima delle qui 
disegoata dal Buonarroti, è i 























dai 

due depositi maravigliosi di Lorenzo duca 
di Urbino, e di Gioliana duca di Nemours, 
l’uno e l'altro della famiglia de'Medici, e 
scolpitientrambi da Michel più che terreno 
Angel divino.—Un altro più sontuoso edi- 
gio è quello situato dietro al gran cp 





Cinisi Grasduchi Ferdinando L 


968 FIRE 


Cosimo! e Ferdinando Il che l’arrierhirono 
d’istare;, di lavori di pietre dure e di de 
positi con due statue di bronzo fase da 
Giovan Bologna e da Pietro Tacca. Ma 
colasl’opera era restata incompl:ta sì sel 
pavimento, si nell’altare di pietre dure, 
come nella cupola e nella fascia inferiore, 
sino a che il regnante Grandeca Leopol- 
do Il ccn i 
del suo animo ord: 
oti il compimento di sì grandioso lavoro. 
TI quale lavoro è ermai giunto, rispetto al. 
le cepola, con gras meraviglia del pub. 
Blico al s00 compimento, mercè l'immor. 
tale pennello del cav. Pietro Benvenal 
mentre con incessante attività sudano gli 
altri artefici per adempire pienameate si 
voti del magnavimo Principe. 
Nel chiostro contiguo alla b 















del 
la quale va attual- 
jaandovi la sala a guisa 
tonda per rolluearsi uns copiosa raccolta 
delle prioripal o Î 









Chiesa di S. Croce. — Fu fundata 
nel 1294 col disegno di Arnolfo archi» 
tetto del Comnne, quando la Repubblica 


fiorentina decretava opere degne di Roma 
nella sua maggior potenza. 
La chiesa è divise in tre navate separate 
da olte arcate a sesto acuto per parle, 
longa br. ado e larga br. 90 
Qui Cimabue die saggi del 
suo valore nell'arte di dipingere. Costà 
Giotte mostrò la potenza del suo pennello 
me’ grandi affreschi; e qui una turba di 
pittori fecero a gara nel rappresentare 
storie sui muri, salle tavole e sulle 


















e dei loro capita- 
ni, siccome ora è divenuto il penteoa 
della nazione per collocarti le osa e 


Quà la scultura emulò la 
belle statue che adornano i depositi del 
ino Buonarroti. di Galileo, di Machia. 
Alberi. di Leonarlo Bruni, del 
Marsappini, del Fantoni e dell'Aligh-eri. 

Chiesa di S. Maria Novella. — Que- 
sto ammirabile edifizio dei PP. Domeni- 
een, è opera di tre religioni laici dello stor 












FIRE 

v'ordine, fra Ristoro, fra Giovanni e fre 
Sisto. Fu fondato sel 1298, e restò quasi 
cumpito all’epoca della fsmuta peste del 
1348. 

La chiesa è lunga be. 170 » tre corpi 
con a:chi a sesto semi-acuto di varia graa- 
densi gli archi di mezzo sono più larghi 





tuttuciò l'insieme è di un effetto pieno di 
armonia. | più valeoti artisti gareggiaruno 

i dopo gli altri in sdornaria; Cima- 
bue, l'Orgagna, sl Ghirlandajo, il Lp, 
Santi tit I Vasar , il Bronziuo, «d 







patrona della cappella maggiore, fece pit 
turare il coro da Andrea Orgagna, che di- 
prnse eriandio uel 1357 gli affreschi 
del Paradiso e delle bulgie dell'Inferno 
nel cappellove della crociata presso la 
sagrestia. Ditavate però ben presto le pit- 
ture dall'acque piovane, fa il curo di nuvro 






spese di Giovanni Toraab: 
naquinci, che vedesi ivi effigiato al natu- 





glie, e cua molti altri illestri comini di 
età. Tatta questa pittura, che desta 
a maraviglia in coloro che gustavo il 
bello, mon costò più di mille logini. Fo 
terminata nel 1490, anno in cui frori Lo- 
renio il Magnifico, in tempo di'pace, di 
abbondanza e di prosperità ; come appari 
sce dall'iscrizione posta sulla wuraglis « 
comu Epistolue, la quale dice: dano 

















MCCCCLXXXX, quo pulcherrima ci- 
vitas opibus, victoriia, artibus, nedificiro- 
que poli copia, salubritate, pace pero 





Guito da Fra Gioransi da Campi, trovasi 
lu famosa cappella del Capitolo, di strut- 
tura gutica, fondata circa il 1920 col di- 
altro converso Domenicano, 
ipoziano. La pittura delie 









vago, 
t altri ne potrebbe contare Lutto l'ube 


FIRE 
ciatizno, è Popera mirabile del più gran» 
de architetto del suo secolo, Filippo di 
Ser Brupellesco. Egli disegnò negli ultimi 
tempi di sua vita (anno 1440) queto 
portentoso sacro edifizio a eruce latina che 
tullevasi sopra cinque ordini paralleli di 
coloane a foggia curintia, con basi, capitel- 
Li, architravi e fregj di pietra serena con 
gran previsione lavorati. Tre ordini iso 
lati percurroto con egual simelria l'aro- 
Bulatorio, la tribuna e i bracci, che costi- 
taseoso la croce latina. Tutto l’edifizio 
è lento braccia 161, largo nella crociata 
br. 98 e nel rimanente br. 54. Gli alri 
dor ordini di cnlonne sono appoggi 
pareti del tempio, e servono di uniforme e 
Grodicsa ne alle 38 cappelle, che a 























sorretto da colonne di verde antico, com l’ 
alte maggiore, tutto di pietre dure e 
preziose commesso, il quale fu dalla nobil 
famizlia Michelozzi con la spesa di 100,000 
sodi nel secolo XVII fatto innalzare. 

Molte pittore di eccellenti marstri s- 
dornano gli altari di questa chiesa e delta 
coetigua sagrestia; la qual ultima è della 
ferma di un bel tempietto ottagono, ope- 
ra del Cronaca. — Baccin d'Agoolo fu 1° 
autore della svelta torre o campanile; Bar- 
tolemmeo Ammanmato e Alfonso Parigi ri. 
modernarono gli spazioni chiostri del cop. 
ligne convento. 

Torre e chiesa di Or-Sam-Michele.— 
Questo eminente edilizio, destinato in ori- 
fine per l’annona, collocato pel centro di 
Fisenze antica e nella parte 
Se decretato dalla Siguoria di Firenze sa- 
bito dopo che ebbe ordinato a Giotto la 
più magnifica torre del mondo. Fu nel 
1336 ch'essa ordinò 












per tutti i rispetti degna dell’u 
Fiorratiai, affidandone il diseguo a Giotto, 
© come altri vogliono, a Taddeo Gaddi, e 
la cara per l'esecuzione all'Università di 
Per 5. Maria, ossia all'arte della Seta. 

Fu benedetta la prima pietra sel 29 
letlio 1337 dal vescovo di Firenze alla 
portata di lutti magistrati della ciutò, 

va 





FIRE 269 
gettando nei fondamenti medaglie d'oru e 
d’argeint coniate cun l'impronta del dise- 
gnato edilizio, e intorno queste parole: Dt 
magnificentia Populi Flor. Artium ee 
Artificum ostendatur. Nel rovescio erano 
l'armi della Rep. e del Popolo colla leg. 
genda : Reipub. et Pop. Decus et Honor. 
La Gabbrica è di pirtra concia lunga br. 
42, lasga 32, alta 80; ha due orilini di Que- 
stroni, e termina oo degli sporti intag] 
della Loggia di Andrea O; 
imagine della Madonsa, di i 
tavola da Ugolino Senese, veneravasi sp- 
poggiata a uno dei pilastri esterni ‘di que. 
stu loggiato. La quale Madonna, pefl’unpo 
ta9:, avendo fatti molti soli 
de origine a una compagi 
l'elemosine elargite dai fedeli. Tali'etar zi 
zioni si secrehbero al puoto, che, all'occa- 
sione dell’orribile peste del 1348, più che 
oro le furono lasciati in dono 
i edili da quella morla. 
Per tali ragioni i capitani di enna Com- 
pagoia, con l'aonnenza del Guverno ris d- 
sero di serrare la giò innalzata Loggia; e 
di piazza destinata alla vendita giornaliera 
ridurla a uso di oratorio } cr 
teso Orgagna, che fu pue 
laborsto tabernacolo, dure 
nel 1359 quella ioumagine venne collocata. 
Non era appena com Questo ricco 
e delicato lavoro, quando i capitani della 
compagnia medesima deliberavano {14 
novembre del 1358) di assegnare all'O;-e- 
ra di S. Reparata per la fabbrica della 
facciata della cattedrale tutto il danaro 
che la .compagnia della Madonna di Or- 
Sen-Michele teneva nel Monte Comu 
Se nen che poco dopu, revorando essi 
parte quelta deliberazione (28 dic. 13:8) 
itarosio il dono all’annua offerta di 250 
d'oro per un quinquennio, onde im. 
piegare il denaro restante all’erezione di 
una cappella sotto la stessa loggia o chicse 
Michele in onore di S. Apna, in me 
ioria del giorno, in cui Firenze fu liberata 
dalla tirania del duca di. Atene. (Ancu. 
Dini. Fion. Opero di S. M. del Fivre.) 
Ci richiama all’epoca della conquista di 
Pisa (anno 1406) una provvisione della 
Signoria, cop la quale destinò a ciascano 
de'collegi delle arti di’ Firenze una delle 
niechie nelle esterne pareti della Torre di 
Or-San.Michele, perchè vi fucrssero collo 
Gare le statue di marmo bronzo dei 
35 
















per 
















































270 FIRE 
ture santi avvocati con l'insegna resvelti. 
vs delle arti, nel modo che tultora si os- 
serva nella base delle varie state eseguite 
da Domatelli, da Audrea del Verrocchio, 
da Lurenzo Ghiberti, da Bsecio da Moate. 
lupo, da Nanni d'Antonio del Bianco, e da 
Giovan Bologaa. Simone da Fiesole fu au- 
tore della statua di marmio rappresen 

fa B. Vergiue col santo Bambino, ordinate 
per lario de'iledici e Speziali, che fu 
dalla nicchia esterna trasportata in chicsa. 

Archivio pubblico nelta Torre di Or- 
San-Michele,—Quelle sale in origine sta- 
agazzini dell’annona, furono de- 
la Cosimo I a ricevere i più pre- 
ziosi titoli della j.roprietà dello Stato e dei 
privati, quando con decreto dei 14 dicem- 
bre 1569 ordinò, che di tutti i 
gati dai Lotari fuse conservata una co. 
pis originale nell'archivio pubblico, e che 
alla morte dei notari venissero trasmessi 
costà i protocolli. — Nel 18 lugl. 1572 fu 
decretata la separazione dei protocolli da- 
gli originali, trasportano questi ultimi 
nell'archivio del Prucousolo sotto la cura 
€ custodia dei conservatori dell’ a-chivio 
pubblico di Or-Sen-Michele. 

Essendo stato venduto so stabile del 
Proccosola, e trovandosi le stanze surroga 
te in quella vece poco comude, venne de- 
liberato dal Granduca Ferdinando I, nel 
29 maggio 1612, il «rasporto sopra le 
lugge di Merrato nuovo di totte le man. 
date dei pubblici istrumenti originali. 

Finalmrnte con sovrano rescritto del 
26 ottobre 1823 fu creato un polo 
chivista per la riordinazione degli atti 
ginali pcati pelle loggia di Mercato nuoro. 

Basilica dslia $$. Annunziata, 
Correva al secolo XIV quando l’immagine 
della SS, Annonzista dipi ino 
gresso di questo tempio divenne l'oggetto 
più sacro ilella devozione dei Fiorentini, 

Nel 1362 uno di casa Falovnieri aveva 
re la prima chiesa, la qu 

































DI 
curo rotondo con una cupola disegnata da 





Piero de'Medici ereme la cappella della 


Beata Vergine a foggia di padigi 
questo lempio nei vestibalo e nei chiostri 









FIRE 

Franciabigio, l'Empoli, il Rosselli eil Pose 
toro fra i pitturi, Baccio Bandiuelli e 
Giuliano da Sap.Jallo fra gli sculto.i. 

Nell'immeoso sumero dell’altre chiese 
meutavo di esser rammoutate quella del 
Carmine per le pitture principalneute di 
Mosaccio edi Masolivo da Panicale, re 
spettate dall’iocendio che distrusse quasi 
per intiero questa chiesa nel 1771 come 








pure fu rispettata la ricca cappella di 5. 
Audica Corsini e il mausoleo destinato a 





facciata cul preshiterio, che sono opera 
di Bernardo Buoatalenti; uella quale chiesa 
la cappella der Sassciti è tutta dipiota e 
fresco da Domenico Ghirlandajo. 

Nè è da passare în silenzio la vetusta 
chiesa dei SS. Apost_li, quelle della Ba- 
dia, dde’8S. Michele e Gaetano, di S. Gi 
vsnnino delle Scuole Pie, di S. Marco e di 
S. Fehcita, per tacere di moltissime altre, 





DIL ISTITETI DI BEnErICENZA. 


Compagnia della Misericordia, capo 
d'uvei a dell’umana corità. — Nas società 
in mezzo alla società, più utile di queta, 
più zelante, e più teressata sarebbe 
iflienle riutraeciar'a. — Fu il suo prinoi. 
gio nell’anno 1264, cagionato du.le fre. 
queoti pestilenze di quei tempi, che sti- 
molaronu de'selanti cittadini ad associari 
insieme soccorrere j'umanità ne'cui 
d'infermità, o di accidenti fortaiti, se 
correndo al primo invito tanto di notte che 
di giorno (sun eccettuati | casi di pesti 
lenza) per trasportar.: gl’inîermi dalle case 
e dalle pubbliche strde alli epedati, è 
nel caso di morte improvvisa alla sepolte. 
ra. Il popolo Borentino spplandi Dai 
opera, e vi concorse geoerosmmente col 
servizio della pe sona, coll’elemosime gior 
saber. e toi lasciti testamentari. Fone 

patrimonio volootario e col- 
Eititio fe la ogioue per col la compagnia 
della Misericordia per decreto della sep 
Bicentina rimase sopprema nel 1625, alb 
lorchè si riuni 
all'altra compagnia contigua di &. Maria 
del Bigalio. Ma i frequenti sconcerti, che 
accadetano nella città, per malati © per 
morti abbandonati, fece meglio compren. 
dere l'utibità e | rata del pio isti. 
tuto della Misericordia; cd i cuol statuti 




















FIRE 

tatichi, sottoscritti nel 1491, inducono a 
tredere, che la predetta cumpagnia non ri- 
mancoc mppressa che per circa Go anpi. 
Malti privilegi furono concessi a questa fl 
lantropita società, tantusutto la repubblica, 
quanto sotto la monarchia; in guisa che la 
carità di questa mumerosa e pia congrega 
conserva costante quel santo selo ed ardo» 

re che diè vrigine a sì umano istituto. 
Compagnia del Bigallo. — Ciò che 
ferrlacarità per la compagnia della Miseri- 
cordia venne fatto dalla religione militene 
luto del Rigatlo. — Terminate 
battaglie cuntro gli eretici 
Paleriai, circa il 129», che bandì fra 
Pietro da Verona capo di quella militia 
user, sorse la compagnia di $. Maria del 
Bisallo, ld dove si dipinsero le glorie dei 
erocreegnati la loggia di Niccolò Pi. 
toe, chiamato della Misericordia vecchia. 
Faroso quindi raccomendati alla pietà di 
quite compagnia molti piccoli 
(circa 300 di nomero) sparsi per il conts- 
de forentino, onde sibergarvi infermi © 
pellesiini. Lo spedale chiamato del Bi- 
gallo, nel popolo di 8, Quirico a Ruballa, 

dicde alla compagoia il some che porte. 
Tale intituzione, e tanti ospedaletti da- 
ino allarmetà del see. VINI, quan- 
'copitalità comò di essere vo do- 
vere di religine, ma il Granduca Così. 














$. Martino de’ Buonomini. — Questa 
Piceels chiesaola situata fra il monastere 
della bedia di Firenze e le antiche case 
dei Cerchi, fa fondata nel 986, per uso di 
parrocchia sotto il governo de'Benedettini 
della vicina badia. Tale si manteneva al- 
bra quando il religioso domenicano fra 
Asicnino, che fu poi il santo arcivescovo 
ferratino, nel 1441, pensò di provvedere 
i poveri vergoguosi, e specialmente i cit. 
Uadini poveri, che nom ardirano questuare. 

A tale oggetto scelse dodici cittadini di 
seesto costume, i quali dopo aver riceva» 
ta dl foadatore le costituzioni, sdunaron- 
“i da primo in casa di unodi loro, quindi 
fella chiesa di Sen Martino del Vescoro, 


Ae di cas cara fu poi soppressa mel 1491 





li tropia di rmelti cittadini 


FIRE ‘971 
Fra gli obblighi fondamentali di quest” 
istituto avvi quello di dovere alienare 
qualsiasi fondo lasciato dai benefattori per 
erogare il predotto in sullievo dei poveri. 
Congregazione di 8. Giovan Battista, 
— Eretta da pie persoar, fu confermata 
nel 1900 dal Sweranu allora regnsate, e 
quiadi protetta e sm Jai RA. Sacces. 
sori, ed in special modo da Leopoldo I 
felicemente regnante. Tende ca pore a 
prevenire le questua somministrando vesti 
letta alle nsiserabili famiglie della città. 
Fra le caritatevoli istituzioni Firense 
conte la casa pia di San Filippo Neri, 
eretta nol 1659 da Filippo Franci per 
raccogliere 1 fanciulli erranti ed eioni 
per le vie. Così le Pia Cosa di lavare, gra. è 
pata € utilissimo asilo, fa aprrta. nel "a: 8 
per raccogliersi i questuanti, e togliend.4i 
dallozlo, impiegarti in 
Tali sono le sele infanti 








pro: 
in Firense per addestrare della più tesera 
età i figlioli del povero ai buoni costumi. 
Non dirò del grandioso archpelale Li 
Santo Maria Nuova e delle scienti. 
fiche ivi nel 1818 aumentate; tscerò dello 
Spedale degli Innocenti, e dell'altro diB. 
nifazio, giscchè a eguun di lore vi serebbe 
d’eope di nu lungo articele, 
Appartiene allo stano genere l'uspisio di 
Orbeteilo fondeto nel 1392 de Niocuiò 
Alberti pre ricevere le vittime della se- 
dazione, code depesitarvi il loro fate. 
srsninimenti D'isravzione PUSILICA. 


La via dello Studio fra la cancalce del 
Sapienza Era le piasse reo e 
della Nanziata, ci rammentano due antichi 
stabilimenti di pubblica intrusione,che uno 
aperto a spese della Rep. l'altro fondato da 
un illustre cittadino Niccolò da Utzano. 

Noa era sneora cessata la gran moria 
de 1368 allorchè i Fioreutini, pensano 

di richiamare gente alla luro città, e dil» 
tarla in fama e in onore, operarono sì che 
costò fosse generale Studio di varie sevenze, 
lettere ad arti; cioè la srora Teologio; 
in diritto Canonico; in Giurisprudenza; 
in detrologia € Piloofia; in Aledicina $ 
nelle detie Letteratura. 

Era questo studio ridotto alla sola fa 
quit di Teli, quan Coil 5f3 

tesegnò quelle asse all' Accademia furen 





bh FIRE 
ina, sino a che questa nel 1 
pri ri Epi ri 
per le loro scuole. 
eee ria Ie Cat dele 
Sapienza incominciata a fabbricare verso 
il 1430 da Niccolò da Uszaeo, il quale st- 
Au sca morte ssergnò ua fondo "i 
per mantenimento di Se scolari poveri. Se 
nen chè l'edifizio restò incompleto, e gli 
asergnamenti a quel eollegio destinati fure- 
no dalla Repabblica convertiti ia altr: asi. 
in perte a queste vuole i 
PP. Gesuiti chiamati in Firrase meli 551 
dalle dechessa Eleonora di Toledo maglie 
di Cosimo I, e coe generosa liberalità da 
quel sovrane e da molti cittadini assistiti. 
Cosiechè nel 1559 quei Padri dirdero 
principio a Collegio e clima di 8 Gio. da 
vangino cel disegno e i mezzi di Rartolem- 
meo Ammannato, il quale fa cotanto libe- 
rale che douò quasi tutto il suo petr 
monio a quei religiosi, per coi negli nb 
Limi snoi di sua vita si ridusse indigente. 
Ma j Gesuiti nea si curavano molte d'i- 
trai i poveri, n.2 favor dei quali vennero 
i del Calageazio; e 








nellostndie della Gsica e delle matematiche. 

Dalle cane de'Cerchi, deve le Scuole Pie 
ferono la erigine collocate, pemarone pel. 
1775 mel Collegio dei inppressi Gesuiti a 
SiuGiovennine,doretut'ora ca gran plsn- 
so e profitto della giurestù quei religiosi 
msercitano il loro filantropico inistero. 

All'istruzione eeclesiastico del clero flo. 
trentino proveedone lr sraole delle chiese 
cullegiate, e perte scienze sacre i profeno 
ri del Sensinerio fiorentine. 

AWîa prima istruzione clementese ripe. 
suon tre pebbliche srunte di reriproco 
imorgnomente, e diversi privoti istituti. 

Dope annelleta la testamentaria volon 
12 di Niccolò de Uszono, Firenze mon ch- 
de più stabilimento con convito per i ste- 
denti; e srbbrne ari 1812 si preporeva il 
vasto monastero di Candeli per riempire 
un tal vuoto in cosi vasta città; pere non 
testa cggi che il nome di Liaroa quelloca 
ezmmache principisser e servire a tel won. 

Più fortuaste furono le fonainile di 
egni siasce, le quali, oltre le pubbliche 


FIRE 


venole dei Quartieri inatituite del G. di 
Pietro Leopoldo, costano in Firrase atte 


ine TR nai pruadiezi aan 
tento interni che esterni per sccresrere 


ridare coperto, fatto nel 1564 dal Vaseri, 
si commesica con la R. fabbrica degli Ufzj, 
€ di là col palazzo Fecchio 

1 LR pelarse della Crocerta fe fotto 
riedificare e smoliare dal G. D. Pietro 
Leopuldo col R Casino di S. Merce, e le 


la forciata, e il Cigoli il bel cortile. 
Por i tanti mobili palezzi dei privati, i 

di cui fondatori cocupone sella storia ve 

pasto distinte, rimvierò alte Guide speciali 


275 


POPOLAZIONE della Città di FIRENZE a tre epoche divera 
divisa per Quantizz:. (2) 


A TTI I 
Ea dla Te Par.| Popoi. 

Titolo delle Parrecohie.irecchie 
re delle rette. |. Ti 


QUARTIERE DI S. GIOVANNK 


















Metropolitana di $. 1) N. D. Nella 
del Fiero, già S. Repora si 
cea iseguenti anarmi( 1). ‘politana è com- 
$. Pierro Celoro (3). \metr648. preso la 
5. Andrea in Mercato|Soppremanel:785. ione dell 
vecchio. ite di 884 abit. 
5. Denodotto dalla Cano-|Soppresa nel 1771. 
(3) Venne ri- 
5. Crirtefeno degli ddi- seli796. dotta ad uso di 
mori distro il Digello. Biblioteca della 
5. Marie Neporecose, 0 .|Sopprema nek 369- Cattedrale simo 
Donnino degl Adimari. è che nel 1680 
5. Maria degl Aiberi idem si converti meli” 
è (3) archivio e edu- 
$. Michele delle Trombe. ne 198% nanza del Capi- 
5. Tommaso in Mercoto| neh769. n 
Vecchio. oni serve tatto» 
Basilica e insigne ro. 
ta di $. Lorenco. 
$. Michele Viodomini. Una porzione 
SS. Ananaziata, per uns|Eretta dopola rovi. Veleni 
partinne della parreachia| na di $. Pier Mog- Moria degl’AL 
è 8. Pi (1783). Pevihi sesbal- 
giore. (6) a 
e: PP. Domenicani. Levi 
E Egidio inf. Moriaoora | Arcispedale. 
$ Maria nello Spedale de-|Con l'ammesso di £. (AL altra por 
Gl'Inccsesti, cmia degli] Caterina degli Sicne della perr. 
S LA |di&.PierMaggio- 
£ Gia. Bottista nello Spe-|Con l'annemo di $. Ire fu dataaliaco- 
dale di Bonifazio. : abi 





(1) La popolazione del 1551 non trovasi distinta per parrocchie, ma sola 
mente per case e Quartieri. 


274 


ossenr azioni 





QUARTIERE DI 8. MARIA NOVELLA. 

















SS. Apostoli, Prioria ae- 459 
tica con Paaseno di s 
#. Maria sopra Perta inS.|Soppresa nel 1985. 6314 ( ‘357 
Biagio,antica Prioria. 
£. Gortano in S. Michele! 291 
nori, cea gli annessi di 
$. Miniato fra le Torri. Sopressa n neli985. 2460 
S. Maria Ughi. 224 
-S. Donato de' Vecchietti. tic 3o1( '9* 
S. Leone nella Piazza de' idem au 
h Hem 10336 Re; 
870 
raso dell" pa tieni n 
5. Ru ffilto sulla Piarzet- idem 30 ( "° 
te dell'Olio. 
8. Moria Novella. PP. Domenicani laSor1 3:53 
86. Trinità,con l'annemo di|PP. Valtombrusa 1216 5: 
S. Panerasio. Soppressa nel 1809. i520 f 29 
8. Salvadore in Ognimanti|Eretta nel 1619. 2900] dit 
con lanmemo di PP. Francescani. 
&. Paolo dei PP. Tere-;Suppressa nel 1619. 
siani, già prioria. 
8. Lacia sal Prato. 4664] 504 
S. Giovanni Battista nella Cera di Militari. vol — | 1389] 
Fortezza da Basso. 
Torars. | 10636114231:19944 


QUARTIERE DI 8. SPIRITO. 





S.Frediano inCestello,Col.| 8302 

Veg. com parte della cura dii 28 

&. Maria in Versaja. (5)|Sopprema neli784. 160, 

S. Felicita, con l’anorsso] 2373] 36458 ja fuori di porta 
dell'antica Prioria di S. Frediano fa 
S. Jacopo sopr'Arno. — [Sopprena mel595. data alla par 
S. Felice in Piazzo. 3369] Sofbirochia nuora 
$. Piero in Gattolino. } 4680) 1214 tdi S. Maria sl 
8 Niccolò oltr'Arno, Prior. igii 215% Pignone. 

S. Lacia de'Magnoli 008 1° 479 

anpeso di } 10% 

S. Maria sopr’Arno. ressa nel:985. afo, 

s portai £. Giorgio] fore 7 733 95) 

colla Costa. 

S. Maria nella Fortezza di Cora di Militari. — | 37 

Belvedere. Ì 





Foraze.| 14660i17781|2053 


978 





QUARTIERE DI 8. CROCE. 







S. Michele ia Orto,Prepo- 750 6) La cura di 
situra con gl’anocui di S. Martino fa 
£. Romolo in Piszze. [Sopprema neli969. 450 ) a ‘aggregataa 
5. Bertolommeo in via|Soppresa nel1968. 339 fa PAT 
carnjoli le il suo leale 
s al Poote con gl'| 1397 [ceduto allaCone 
ansenzi di |gregazione | dei 
0 Cecilia in Vaccherec-|Sopprema vel1783. 163 ), 1201:fXIl Buouomini 
meligg a 
4. $- Pierro Scheraggio. |Soppressa mel:561. . Lu 
$ Remigio Prioria agtica, 1596: (2)La cora dì 8. 
con l'anneuo di listo. 3520f Procolo fu deta 
$. Firenze. |Soppressa peli: 318 1 $. Stefano da 
$. Stefan - della Badia conlPP. Benedettii. Badia. 
di 
$. Mertino del Vescoro,|Sopprema nel 149: 929% (8) Altra porzio. 
im perte. (6) 9133 ne fu annessa al. 
. La |Soppressa nel:955. 6on la Metropolita 
Mgberita nella Ma-|Traslocatarell'an- 215 CS 
deona de Ricci com l°| no 183%. 
ceceno di (9) Tnstitoita 
85.Procolo eNicodeme(=){Soppressa nel1788. 309 (" ‘°23% va la porzione 
$. Moria degl'Alberighi[Soppressa neliz69. 4oo orientale - della 
per ema porzione. (8) Sistratta N 
$. Simone, Prioria antica. 2289/1695) le china -di $: 
S.Jacepo tra i Fossi, P. 1283| 1941f/ Pier: Maggiore. 
tia antica. 
& Anbrugio, Priorie an- 47711 693 
ties. 
3 Cimeppe dalle Cos-[Ereita nel 17 492] 52: 
© (9) 
$ Ferdinando nella Pia/Eretta nel 1815. — | 833] 
Cos di Lavoro. 
serns | araliasioe 
— tette 


RAscapirozazione di tutta la populazione della citeà di FIRENZE 
distribuita per Quanrizas. 
Anne | Anno 
1551. | 145 


26335] sais: 
106361 143%% 
14680 | 47981 
g133 | _19996 
60773 | 73517 


Quantisaoi 























===; 














MOUVIMANTO della Popoluzione dellu Citiò di FINENZE dall'anno 1818 sino a tnsto aprile 1836, | 
| 
POPOLAZIONE || NUMERO DEI NATI || NUMERO DEI MURTI|| NUMERO NUMERO 
ssa cirtal asi 034 GaATti 
pi —_ —_ _ | _—__ sa sonore 
FIRENZE noel rorsce || MATRIMONI || GENITORI 
82,739 3165 || 1504 | +597 
82,984 3536 || 1609 | 1677 
83,306 3656 || 1493 | 1422 | 
84,791 3594 || 1698 | 1758 
85,259 3659 || 1661 | 1640 
86,976 3725 || 1450 | 1493 
88,088 3693 || 1564 | 1607 


3715 È 1626 | 1633 
3856 || 1562 | «568 
3908 || 1526 | 1682 
3806 || 1826 | 1705 
3621 || 1590 | 1589 
3538 || 1506 | 4532 
3845 || 1654 | 1632 
3689 || 1720 | 1692 
3690 || 24.8 | 2517 
3887 || 1518 | 1632 
3729 || 1698 | 1866 

























FIRE 
DIOCESI DI FIRENZE 


Nom essendoci di alcun vescovo fiorcu- 
tino prima del secolo IV memoria che 
Cermamente chiara € certa si dire, 

ium vuole che si cominci dal vescovo 
Felice, il quale nell’anno 313 assistè al 
Concilio romano adunato per causa dei 
Donasiani. 

Essendochè (dirò col Borghini, e con 
molti altri dotti scrittori della chiesa fio- 
rentina) di quel vescovo Frontino, del 
quale parlano alcuni come di un disce- 
polo di S. Pietro Apostolo, e da lui spe- 
cialmente mandato in Toscana con Pso- 
lino e con Romsolo loro compagni a pre 
dicare la fede di Gesù Cristo, non 
vano scritture nè autorità che sem 
potere con sicurezzi affermarlo, onde | 
gliare il priucipio della diocesi fiurenti- 
ma dal primo sccolo del Cristianesimo. 

II più antico «dunque che si trovi tra 
i vescovi di Firenze, è quel Felice di so- 
pra nominato, dopo del quale per circa 
s'incontrano nolizie sicure di 


















il 

vado da ‘quello della oli matrice o cat- 
tedrale in cui sederano, nel molo che lo 
usarono in Toscana i prelati di Arezzo, 
di Lueca, di olterra, ce. 

Uno dei più vetusti cenni @ prova 
di tal vero lo forniscono per la diocesi 
fiorentina molte pergamene del suo ar- 








4 ag. 967 solto il vesc. Sichelino, l'altro 
«del 5 febb. 990 solto il vese. S. Podio, si 





rammenta il Duomo di S. Giov: 
Sichelmus (nel primo) et Dom 
dius (mel secondo) tune erat Episcopus. 
Un'altra membrana del sell. 973 nomi- 
ma Domum Episcopalem Sancti Joannis 
intra civitatem Florentiae. 

Per egual modo nella fondazione del 
Ha badia di S. Niniato al Moutc, fatta nel 
1013 dal vescovo Ildebrando, quel gerarca 
si sottoserisse: Zdebrandus Sancti Jvan- 
nis servus ct indignus Episcupus. 

altresì vero che la pieve di S. Repa- 
vata, (ora S. Maria del Fiore) a partire 

vm 





FIRE 277 
dal sccolo XI sembra che acquistane il 
io di coucattelrale, menti x 
Midebrando nella carta del no 
poco sopra rammentata si qualifica 
Episcopus Suneti Joannis vel Sanctae 
Reparatae, nel mod» istesso che per at- 
to pubblico dei 15 gennaio 100, rogato 
in Signa, si offrono terreni alla chiesa © 
canonica det Duomo di $. Giovanni e di 
S. Reparata. (Laxi, Monum. Eccles. 
Flor. passim.) 

Che veramente la chiesa del Battista 
fosse la prima sede e la critedrale dei ve- 
scovi di Firenze si può eziandio argo 
mentarlo dall'antica consuetudine che 
avevano i nuovi eletti di cantare la pri. 
ma messa în quel tempio, mentre cost 
tamquam in suum stullum entravano = 
prendern: 
Guenza di 
poeta chiamava ovile di S. Giovanni la 
cittadinanza fiorentina, e Firenze la città 
del Battista 

In cotanta venerazione ed amore era 
tenuto il nume di S. Gi: 
fiorentino, che nei pri 
mille le terre e le castella, i magnati di 
contado e altri signori, quando volevano 
soltomettere essi e le loro sostanze al Co- 
mune di Firenze, dichiaravano di farlo, 
non a favore della città nè de'suoi magi- 
strali, ma sivvero a onore di $. Giovanni, 
cui promettevano l'offerta di un annuo 
tributo. Cosicché il santo precursore di 
G. Cristo consideravasi dai liorenti 
la stessa guisa che per il dominio e città 























, di Venezia era riguardato il $. Marco. 


Ma lasciando a parte culeste cose, mi li 
milerò piuttosto a dire di ciò che 
rellamenie giova a far conoscere l'antico 
e moderno perimetro della diocesi in di- 
scorso. Quando peraltro dico perimetro 
antico non intendo già di risalire al pri- 
mitivostato, in cui Firenze venne alla fe- 
dle di Cristo, e nè anche partirmi dalla me- 
no dubbivsa serie dei suoi vescovi, quando 











l'opinione del so- 
pralodato |, che i termini, cioè, 
della giurisdizione ecclesiastica di Firen- 
ze, fossero i medesimi di quelli del lerrito. 
rio che fu consegnato ai coloni fioreui 
solto i Triwnviri , ossia nei primi 
dell'impero di QUlaviano, pere non 
36 












278 FIRE 

scend» qual modificazione territoriale po 
steriormente sia avvenuta fra l' Esarcato 
di Ravenna e la Toscana, non possiamo 
tampoco sapere, se a quella età la diocesi 
di Firenze olirepassasse la catena dell'Aj- 
pennino, e quindi , Come ora si 
vede, nelle valli del Senio e del Sinter- 
no. Tanto più lo danno a dubit:re i du- 
cumenti di Ravenna, dai quali risulta, 
che anche dopo l'epoca Longobarda (du- 
raute la quale dominazione vennero tolti 
Varii paesi e terreni al greco esarcato e 
alla metropoli Ravennate) il giogo dell’ 
Appennino , sino almeno al secolo IX 
avauzato, serviva di limite alla giuriadi- 
zione della Romagna ; essendo che allora 
questa continuava a estendere il suo domi- 
nio usque ad jugum Alpium finibus Thu- 
sciae (Fuxruzzi, Noa. Ravenna. carta de- 
gli 8 settembre 896). 

Comunque sia di quella parte di ter- 
ritorio transappenniuo, în cai si vede 
inoltrata la diocesi fiorentina , fatto stà 
che a di lei favore su questo rapporto non 
si contano, se io non m'inganno, memo- 
rie valevoli a contestare un'antichità che 
risalga più indietro del secolo XL 

Pose tali considerazioni, ne consegue 
si può con sicurezza dedurre dai 








atrare il distretto di 
dainiio innanzi che sd ese venime 
tolto il piviere di Peggibonci per darlo a 
quella Eu moderna seetia bi Calle, è 
prima cho la nostra fosse stata sumentata 
di varie chiese transeppennine apperte- 
nute alle diocesi di Bologna e d’Imola. 

do non ternerè 2 for prole del piviere 
d'Empoli, che alconi dissero una volta 
compreso nella dincesi di Piea, 
ne fu bastantemente discorso all'art. di 
quella Torra dei Val d'Arno inferiore. 

Così all'art. Fizsoc: fu accennato, che 
la cattedrale ficsolsna com 22 perrecchie 
della stessa diocesi trovansi circsadate 
dalla fiorentina in guisa da lasciare il 
poggio cd i contorni dell etrusca città 
«i Fiesole isolati del restante del ouo an- 
tivo contado e giurisdizione. 

Promene (ali avvertenze speciali, di- 


FIRE 


co, che la diocesi fiorentina attuaimen. 
te confina con g vescovati; cioè, a lev. e 
scir. con la diocesi di Fiesole; a ostro con 
quella «ti Colle; a ostro-lib. con la diocesi 
di Volterra; a lib. con quella di Sammi. 
niato; a pon. e maestre com i vescovati 
«i Pistoja e di Prato; a sett. con quelli 
di Bologna e d'Imola; e a grecale con Li 
diocesi di Fueaza. 

Verso lev. e scir. la diocesi di Firenze 
costeggia con quella di Fiesole, a partire 
dal giogo dell'Appennino di Belforte so- 
pra il Passo delle Scalette, scendendo di 
la per lo che divide il vallonce!. 
lo di Corella da quello di S. Savello si- 
no alla confluenza del lorr. Dicemene in 
Sieve, quindi seguitando la corrente di 
questo fiume sbocca sotto sl Pontassiere 
in Arno, il cui corso seconda sino al fos- 
10 di Zosane. Costà trapessa alla sinistra 
dell'Arno per salire sui poggi @ Zace 
e dell'Zacontre, e di la inoltrasi sino sul 
dorso di quello di S. Donate in Collise, 
di dove retrocede piegando da lev. n scir. 
per dirigersi in Val-d'Ema alle falde di 
Cintoja. Di costà cavalca in Val-di-Gre 
ve questo fiumicello tra Vico 
maggio e Citille, quindi penetra in Val. 
di-Pesa, il di cui fiume attraversa di 
coatro a Sicelle. Quà rimontando il tor- 
rente Cerchiajo sale i poggi occidentali 
del Chianti simo al loro vertice, dove ces- 
sa la Valle di Pesa e si apre quella dell 
Elsa. Su questa sommità cessa 1: dioc. di 
Fiesole e subentrano gli antichi consi 
della dioe. di Siena, ora di Colle, coi que- 
li la fioreatina pesta a contatto del pi- 
viere di S. Agnese del Chianti, Serre 
di limite all'una e all'altra diocesi il tor- 
rente Drore, che peneira nel piviere e 
comunità di Poggibonsi, staccato dall: 
diocesi Gorentima sino dall'anno 1593. 
(Ped. Corse disc.) 

Giunta Laddove al fiume Elsa si mr 
rita il tore. Avene, la diocesi fior. lasci: 
dal lato d'ostro quella di Colle, allaquk 
sottentra dal lato di lib. la volterma:: 
con questa si accompagna lungo lo steso 
fiume Elsa sino a che fra le tenute di Me- 
lelo e di Canneto entra a confiae dal laio 
di kb. La dicon di Sanministo. Car 
tima presso al a al 
dira dl ne Ge abbrnccizze dentro 
suo perimetro i popoli della Bestia e di 
Morciguana, € vicino al ponte moto ar- 





FIRE 
soleendo la faccia 


destra 







sulla destra prg la 
Ira, sino di fronte alla 
confluenza del torr. Strido nell'Arno.Qui- 
vi la fiorentina oltrepassa questo fiume 
per arrivare sulle colline di Petrojo e di 
Spicchio e di la al villaggio di Zimife, 
confine della moderna diocesi di Sanmi- 
niato un tempo di Lucra, e sin dove si 
estende uno dei lembi della diocesi di Pi 
stoja; la quale ultima arriva sul fiume 
Arno rimontandolo unitamente a quel- 
la di Firenze tra Monielupo e Capraja, 
di la per la gola della Golfolina giun- 
ge per le pendici di Arlimino presso a Si- 
gna. A questo punto li diocesi di Firenze 
ripassa alla destra dell'Arno per inoltrarsi 
dentro terra lango la strada da Lecore a 
Mezzana, dove soltentra la diocesi di 
Prato in continuazione di quella di Pi- 
stoja, e con essa, approssimandosi al 

merio orientale della città di Prato, ri- 
monta il fiume Bisenzio, mercà cui coufì- 
nano le due viocesi sino presso al Merca- 
tale di Vernio. Costà quella fiorentina 
il Bisenzio per salire 
sulla pendice occidentale del poggio di 
Mangona, di dove inoltrasi per il vallone 
della Stura nell’ Appennino dello Stule, 
i ino «l Sasso di Castro ove incon- 
loc. di Bologna, con la quale la fio- 
rentina confina dal lato di sett. fra Mon- 
te-Beni e Montoggioli, dunde si avanza 
sul giogo della Radicosa sino alla dogana 
delle Ziligare, e di la per i poggi che 
dividono le acque del fiume Idige da 
quelle del Sillaro, e la diocesi di Bologna 
dal vescorado d’Imola. Con quest ultima 
dioc. la fiorentina gira intorno all'Ap- 
penninodi Piancaldoli con la faccia a gre- 
cale, e quindi attraversando la valle del 
Santerno entra in quella superiore del 
Senio, che percorre sino al monte Gam- 
baraldi. Sulla sommità di questa mon- 
tagna trova la dioc. di Faenza, con la 
«quale la nostra di Firenze, piegando da 
grec. a lev., reirocede verso la Colla di 
Cosaglia sull'Appennino che separa i) Mu- 
gello e l'antica Toscana dalla Romagna, 
dopo esser passata per un contrafforte set- 
tentrionale formato dai monti di Prava- 
ligo e di Calzolano, col quale sorpassa la 
caduta del torr. di Valbura. Dal giogo 

















FIRE 279 
di Casaglia, seguitando la criniera dell’ 
nella direzione da maestr. a 
scir. cammina insieme con la stessa dio- 
cesi Faentina sino al Passo delle Scalette 
0 di Belforte, nella di cui pendice meri- 
dionale ritro vescovato di Fiesole. 
La diocesi fiorentina negli ultimi secoli 
non ha soferlo se non che piccole varia- 
, mentre nel 1593, se essa perdette il 
piviere di Poggibonsi per darlo alla dio- 
cesi di Colle, nel 1785 acquistò quat- 
tro parrocchie transappennine, tre delle 
quali (Bruscoli, Pietramala e Laneigenti 
staccaronsi dalla dioc. di Bologn: 
(Piancaldoli) da quella d' Imola. Final: 
mente nel 195 fu fatta una permuta fra 
Firenze e Fiesole della parrocchia di Tre- 
spiano, che li diocesi fiesolana celè alla 
fiorentina. vendo iu cambio la cura 
di S. Mai 
Il vescovato in discorso conta attual- 
mente 454 parrocchie, 8 delle quali den- 
tro la città con due colleginte, oltre la 
metropolitana. Ha sotto di sò 61 pievi, 
quattro delle quali sono decorate di colle- 
Gate: e sono, Empoli, Cusicl-Fiorentino, 
in-Casciano e l'Impruneta. Si noverano 
28 conventi di Regolari, 16 dei quali in 
città, 5 nel suburbio, e 7 nel contado. Vi 
si conservano 19 monasteri di donne ia 
città, 4 dei quali nei suburbj, oltre 11 
Conservatorj che uno di essi è fuori di 
città, in tutte 770nonache;a liierenza che 
all’epo a della chiusura del Concilio di 
Trento si enumerarono dentro Fircuze 
3823 monache ripartite in 47 monasteri; 
e per la diocesi, compresi i suburbi della 
città, 14 monasteri con 970 monache.—Vi 
sono due seminarj, uno dentro la città, 
l’altro a Firenzuola di la dall'Appennino. 
Nel 1420 la cattedrale fiorentina fu 
dichiarata metropolitina con bolla del 
pontefice Martino V, e il vescovo Ameri- 
go di Filippo di Tommaso Corsini, nel 12 
dicembre «tello stesso anno, stato ii 
to in Roma del pallio sacro, fu il primo 
che incominciò la serie degli arcivescovi 
fiorentini. In seguito vennero destinali 
per suffraganei del metropolitano fioren- 
tino i vescovi di Fiesole, Pistoja, Prato, 
San-Sepolero, Colle, e Sanmii 
Nella serie dei vescovi fiorentini, che 
sopra gli altri figurassero per santità, 
prudenza e dottrina, sono da annoverar- 
si il glorioso San Zanobi secondo pa- 






































280 PIRE 


trono della città, San Podio, Giuranni 
«la Velletri, il vescovo Gherarilo che fu 
pont. sotto nome di Niccolò Il; frate An- 
zelo Acciajoli e il cardinale «dello stesso 
nome e casato; Pietro Corsini cardinale 
€ politico insigne; il vescovo Antonio 
d' Orso, che esortò al animò i Fioren- 





peratore Arrigo VII. 
Nel novero poi degli arcivescovi della stes. 


FIRE 
sa diocesi precede tutti gli 





tri per virià 


e dottrina il nostro Santo Antonino, per 





entrambi i quali salirono sulla cat- 
tedra di S. Pictro, uno col nome di Cle 
, l'altro di Leone XI, Tomma. 
s0 de' Conti della Gherardesca, Francesco 
busti Incontri, Antonio Mart 

molli jriuosi e zelanti pre 
che sederono sulla slessi cattedra. 









—r—rr——->Gaotri———_— 


COMPARTIMENTO DI FIRENZE 





tichi tempi nn molto vasto contado; giac- 
ché il ano distretto non si può dedurre, 
«ircome è stato qui sopra avvertito, dall 
estensione della 

Contentandoci sdunque di prendere le 
nolizie dai tempi meno oscuri, fa donpo 





partire dall'epoca în cui la Rep. fioren- la 


tina incominciò a fa 





registrare rego 
Biformagioni. 
— Quando il Comune di Firenze estendera 








» Îl territorio in tal guisa acquistato 

faceva parie del distretto fiorentino; îl 

quale distretto \raltavasi quasi nel molo 
che la Rep. Roma i 
i 











far uso di statuti e leggi 

variando però nella qualità de' tribu 
€ per altre tive di cittadinanza. 
Altronde gli abitanti del contado forsa- 
tino non erano, come quelli del distretto, 
capitolati nè conquistati, ma sivvero con- 






I esenzioni, sicrome Roma usava verso 
le colonie di diritto Fomano. 

La stessa ripartizione materiale della 

i Firenze, divisa prima in Sestieri, 

toi in Quartieri, venne applicata egual. 

mente al contado fiorentimo. La qual di 

visione servì sotto la Rep. fior. quasi sera- 

norma all'amministrazione della 

quando le cause del contado si 

€ disculevano davanti i giudici 













ilwissero i vicariati di S. Gio- 


Scarperia, e di Certaldo, i quali 


i la 





vigore della legge del 1423, 
ebbero in certi casi ripartitamente la gie- 
risdizione criminale sopra le comunità 
del contado fiorentino a partire dalle por- 
te di Firenze. 

Per ta) ban spettava al Quartiere di 
&. Giovanni la porzione del contado po- 
sta alla destra dell'Arno sopra Firenze, 
cominciando dalle chiese suburbane fra 
S. Gallo e l'Arno. Cosicchè dalla 
comunità di Fiesole innoltravasi per Pon- 
tassieve, e di là per Cascia e Piandiscò 
nel Val d'Arno superiore sino a Terra- 
nuova e Loro; mentre nel Valdarno del 
Casentino non abbracciava che le Comu- 
nità di Raggiolo e di Castel S. Niccolò, 
situate nella così detta Montagna fioren- 
tina. 

Il Quartier di S. Croce comprendeva 
porzione del contado posta alla sinistra 
dell'Arno sopra a Firenze, a partire dalle 
chiese suburhane situate fra la porta Ro- 
mani e quella di S. Niccolò, e di la ri 
montando le Valli di Ema e di Greve, e 
quiadi quella della Pesa, giungeva nel 

Chianti sino sopra Brolio dove varcava 
1-d'Ambra per arrivare con quel fiu- 
me in Arno sopra Montevarchi. 

N Quartiere di S. Maria Novella cora- 
prendeva il contado alla destra dell'Arno 
sotto a Firenze, a partire dalle cure bri 
burbane fra la porla S. Gallo e porta «1 
Prato, abbracciava i pivieri di S. St 
no in Pane, di Cercina e di Maccioli 
donde per \ Monte-Senario entrava in Mu- 
gello, e oltrepussava il giogo di Scarperia 
scendendo per l' A/pi così dette fioren- 
tine o di Firenzuola. Da quel punto re. 
tresedeva per lo Stale e per Mangona nel. 
la valle del Bisenzio, che versava sui 
confini della comunità di Prato, passando 
a sett. di Montemurlo e di là fra Tizzana 























e la Com.di Carmignano calava nel Val. 

d'Arno inferiore per il Mont'Albano sino 

all'Arno presso Fucecchio. 
Quartiere di $. 





‘rediano, 


territorio distrettuale di Sanminiato. Co- 
Ja rimoniando il fiame Elsa, com 

va alla sua istra i Comunelli di Cati- 
guano e di Gambassi con tutto il territo. 
rio di Montajone e di Barbiella in Val 
d'Evola, punto il più remoto del contado 
fiorentino. Di costassà ripiegando verso 
la Val d'Elsa rilornava per il territorio 
di Castel fiorentino a Certaldo, e di là si 
estendeva fra le comunità di S. Gimigna- 
no e di Colle con quella di Poggibonsi, 
ultima Terra dell’antico contado fioren- 
tino dal lato d' ostro. 

Totti gli altri paesi terre e città assog- 
gettate alla Repubblica fiorentina faceva- 
no parte del suo distretto, fra le quali le 
città di Arezzo col sso contado, di Borgo 
San-Sepolero, di Colle, di Cori i 
Montepulciano, di Prato, di Pistoj 
Pescia e di Volterm, oltre le Terre di 
Val di Nievole, di Sen-Gimignano, del 
Casentino e di quelle della Romagna gran- 


ducale. 
del 23 giugno 1769, 








Con moluproprio 
allorchè fu eretta la Camera delle Comu- 
nità del Grandueato, vennero ad essa 
assegnate molle di quelle attribuzioni, 
che nei tempi andali erano ripartite fra 
i Capitani i parto Guelfa, i Nove Con- 
servatori del Dominio fior. e gli Ufiziali 
dei fiumi.—Posteriormente con il regola- 
‘mento generale dei 23 maggio 1774 fu- 
rono organizzate e meglio sistemate le at- 
tribazioni delle comunità comprese nel 
contado forentino; le quali comunità su- 
birono una riforma durante l'oecupazio. 
ne straniera, sino » che il regolamento 
del 1774 fa ripristinato dalla legge de’ 
27 giugno 1814; e finalmente comparve 
il motnproprio del primo nor. 1825, col 
quale furono staccate 15 comunità dal 
Compartimento senese, e {o da quello fio 
rentino, onde costituire una quinta Ca- 
iera di sopriniendenza comunilativa da 
risiedere in Arezzo. 

I Compartimento fiorentino atlual- 
menie è composto di ge comunità com- 





FIRE I 
prese in 28 cancellerie, e in 14 de' 16 
circondari, nei quali è divis 
cato rapporto all’ ul 








delle scque e strade. 
La superficie territoriale del Compar- 
timento di Firenze occupa 1,799018,65 





quadrati di misnra agraria, pari a miglia 
2241. La sua popolazione nel 1833 sscen- 
deva a 681083 abitunti, calcolati nella 
proporzione media di 304 persene per 
ogni miglio quidrato. Da questa stesse su- 
perficie però restano a defalcami 67814 
rati, ( circa miglia 84 e {) occupati 

da corsi di scque e da pubbliche strade, e 
quindi esenti dall'imposizione fondiaria. 
Il suo perimetro attuale abbreccia Je 
valli transappennine del Granducato, a 
partire da grecale dalla Valle del Savio, o 
di Bagno, sino alla Valle del Remo, ver- 
s0 maestro. Di quà dall’Appennino com- 
prende il territorio pistoiese e la regione 
del Mugello girando dalla giogana della 
Falterona sopra i monti della Consuma 
€ di Vallombrosa. Da quella sommità fre 
Reggello e Piun di Scò scende in Arno 
che attraversa fra S. Giovanni e Figli- 





di ne per varcare presso al giogo di Moute- 
scleri si 


in Val di Greve, e i 
di Pesa sino a che a S. Donato in 
entra in Val d'Elsa, rasentando i eonfini 
Orientali della Com. di Barberino di Val 
d'Elsa e di Certaldo. Colà oltrepassa 
Elsa fra la Com. di San-Gimignano che 
lascia al Comp. senese, e quella di Mon- 
tajone che abbraccia penetrando in Val 
d'Era lungo i confini settentrionali della 
Com. di Volterra. Di tà inoltrasi in Val- 
di Cecina fra la Com. di Pomarance del 
Comp. pisano e quella di Montecatini di 
Vi ti Becina con la quale ritorna in 
ValWEra a ritrovare i limiti occidentali 
delle Com. di Volterra e di Montajone, 
di Senminiato e di Montopoli, per modo 
chearriva col torr.della Cecimella in Arno. 


nella 








i confini del Compartimento fi 
rentinoe nel tempo stesso quelli delGran- 
ducato. 


282 
PROSPETTO delle Comunità del Compart. Fionaurino distribuito per Cancellorie. 





Capelanghi delle Cancrlloie| Palle în cui è compresa) Saperficie tr Fi 




















comunit. con l'annesse Com il Capoluogo. ritor. in quedr.{della C: 
puerond Cancell. un del Savio . 
ASTI emo Casetag. Val n Sen . . 
a ] Vicchio . ". 
Dicomano (R) nn 
San-Godenzo . 
3 $ Boeciane, Cancell. . 
Y Massa e Corzile . 6 
RE San-Cascuso, Canc. (A) Val di Pesa e Val di Grete 3ongi,o: 11097 
lontespertoli Val di Pesa e Val d' Fisa 6935 
i forca di Val d'Elsa | Vald'Eha . . . 2069 
Casrer Fionusr.Canc. /ag. detta. . . . . 6053 
5 ( Certaldo detta . n 5336 
Moatzjone Valli Elsa e d'Evola 8735 
Casrarraanco-se-Sorre, 
| Cancril Val d'Arno inferiore . | 10449.56 4093 
6, Montecalvoli detta. . . .. 1592,5a 150 
Moe i detta. . . . 4063,t aBs 
li I MS = 
detta n 17267.39 130gi 
delta. . n 6661,58 4204 
2406 


detta DLL. 7078,0r 






Vald'Ombcone pistojce 2350 
Val d'Arno superiore . 15000 
detta . 


è 
Ei 
a 





Val di Greve . 8247 
Val d' giua7 
Valle del Santerno daga 
Val d° Arno inferiore gIio 

è 7749,68 6450 





Valid Ridente 


Cat cane. Val di tro Gecenfino 
Legnaja detta. ne 
Bagno a Ripoli della. . .°. 
14 \ Rovezzano detta. . . 
Casellima e Torri detta. |... 
Lastra a Signa detta. . |. . . 





Segue . . . quadr. g18951,5; N° 335466 


2983 
Riporto . . quedr. g18951,54 N° 395466 








(S. Vascento, Canc. Zng. | Val di Limo . . . 2446»,93 4805 
15) G detta. |. . .-. 18517,03 
\Fi detta. . .. 
269 Namnane, Cene. Valle del Lamone . 
\Palazznolo, /ag. Valle del Senio. . . 
t7 Sunisiaro, Cane. Zag. Val d'Arno inferiore . 
A Valle del Marsena . 
n Val di Nievole . 
Vettolini, Zng detta. Sa0y 
PESCIA, Canc. fag. delta. 5336 
20 ) Honte Carto detta. . . .. Gina 
Uzzano delta. |... 3590,64 3867 
Vellano (Ri) detta... .. 7111,46 afro 
{ PISTOIA Città e Cortiue, . 
Conc. Ing. Val d' Ombrone pist. 286,60 trio: 
11 ]Porta al Borgo detta. PI 354 13396 
Carratica detta. |... 5980, 6738 
Porta Lucchcse dea. . . .. 7368,67 -5506 
Porta S. Marco delta. |... . 18494,93 6696 
Puroca ( Porzeraata pi) 
Titans, Cane. detta. . . . . 13004,29 7731 
Seravalle detta e Val di Nievole | 12019,97 4867 
Lamporecchio Val d°Arno inferiore . 1330158 Gier 
2 bri Val re 
di Nievole 11985,17 
Montale (A) Val d'Ombrone . : as3ghis 
Val di Bisenzio . . 93837,54 
Val del Reno bolognese! 


Postamacva, Canc. Zag. | Val d'Arno fiorentino 
detta. 


26] Vaglio 

14 (Berterino di di Mugello (A) 
Ing. (R) Cane. 
Vernio 





2778973 





40377,70 2575 
feraz . . . quadr. 1,3990:8,65 N° 681083 


Sd presente prospetto la lett. (A) indica residenza di un' Ingegnere auto; la lett. (R) 
ta secondo Cancelliere. — NS. La superficie territoriale è stata rottificata. 


STRADE REGIE E PROVINCIALI CHE ATTRAVERSANO 
IL COMPARTIMENTO DI FIRENZE 


Sruox Bicre. 

1. Strada R. postale Bolognese. Dalla 
porta Sì Gallo di Firenze per la Futa si- 
no al confine delle Filigare. 

2. Strada R postule Momana. Dalla 
porta Romana di Firenze sino al confine 
con il Compartimento di Siena fra il ter- 
ritorio di Barberino di Val d'Elsa e quello 
di Poggibonsi. 

3. Strada R. postale Pisana. Dalla por- 
ta S. Frediano di Fir. uze sino al confine 
con il Compartimento di Pisa sul ponte 
della Cecinella. 

4- Strada R. postale Aretina. Dalla 
porta la Croce per Pontassieve e l'Incisa 
simo al confine con il Compartimento d'A- 
rezzo fra San-Giovanui e Figline. 

5. Strada vecchia, giù postale Aretina. 
Dalla porta S. Niccolò di Firenzo per S. 
Donato in Collina fino all'Incisa, dove 
si accomuna alla R. postale nuova. 

6. Strada R. postale Lucchese. Dalla 
porta al Prato di Firenze per Prato, Pi 
stoja e Pescia al confine con lo Stato di 
Luecs alla dogana del Cardino. 

3. Strada R. Pistojese per il Poggio a 
Cajano. Stuccasi dalla postale Lucchese 
alla piazza di Peretola sino alla porta Car- 
ratica di Pistoja. 

8. Strada traversa Romana. Stuccasi 
dalla R. postale Pisana all'osteria bianca 
rimontando la Val d'Elsa per Castel-fo- 
rentino e Certaldo sino al confine di que 
sta comunità e del Comp. fiorentino. 

9- Strada traversa di Vul-li- Nievole. 
Staccasi dalla R. postale Lucchese al 
go a Buggiano, e attraversa la Val-di-Nic- 
vole per Bellavista sino al confine del 
Compartimento di Pisa al poggio di S. 
Colomba, fra la Com. di S. Maria in Mon- 
te e quella di Calcinaja. 




















to. Strada R. Modenese. Dalla porta 
I Borgo della citta di Pistoja fino al con- 
fine del Compartimento fiorentino e della 







per Dicomano e il Ponticino, varca l'Alpe 
di SL Godenzo per entrare nella Valle del 
Montone che percorre passando per S. Be- 
nedetto in Alpe, Portico, Rocca S. Ca- 
sciano, Doradola e Terra del Sole sul cou- 


fine del Compartimento fiorentino e con 
la Com. di Forlì dello Stato Poatificio. 

12. Strada traversa dell''Altopascio nel 
la sezione della strada antica Momea. Dil 
porto dell’ Altopascio fino al ponte dell 
Sibolla. 


13. Strada R. del circondario esterso 
delle mura di Firenze, a partire dalle 
RR. Cascine sulla testata del muovo ponte 
sospeso, e di la girando intorno al pome 
rio della città, termina alla porta S. Fre 
diano. 


Srau0s Paorinciau srrrrasri sr Con- 
rasrimento DI Fiaxuza. 

1. Strada del Mugello. Staccasi dalla 
strada R. Bolognese presso Novoli, 
per S. Piero = Siero, Borgo S. Lorca, 
Vicchio e termina a Dicomano. 

Strada delle Salajole. Staccasi dalla 

R. Bolognese al ponte Rosso presso le 
porta S. Gallo «di Firenze, e rimontando 
il fiumicello Mugnone passa sotto il pog- 
gio di Fiesole, quindi per quello dell' 
Olmo entra in Val-di-Sicve e termina al 
ponte che cavalca il fiume Sieve davanti 
al Borgo S. Lorenzo 

3. Strada Fuentina. Staccasi dal Borgo 
S. Lorenzo, sale l'Appennino di Casaglia 
per entrare nella Valle del Lamone pas. 
sando per Marradi, e termina al confine 
del Compartimento fiorentino e del Grau- 
ducato con la Comunità Pontificia di Bri- 
sighella al poute di Marignano sul fiume 
Lamone. 


4, Strada Militare,o Mulattiera di Bor. 
berino di Mugello. Si dirama dalla R. £e- 
lognese presso la posta di Moate Carelli, 
e do per Barberino di Mugello var- 
ca il Monte alle Croci per «ntrare in Val- 
di-Marina , indi per Campi s' innoltra sl 
ponte di Signa, dove si unisce ella R. Pi- 











sana. 

5. Strada di 7al-di-Bisenzio. Dalla por- 
ta del Serraglio della città di Prato ri- 
fiume Bisenzio finchè a Ver 
Appennino di Moutepiano inol- 
trandosi da questa dogana versoil rio Ai 
malpasso sul confine Bolognese. 

6. Strala Afontallese. Principia dalla 
porta del lio di Prato passando a' 
piè di Moutemurlo, e di la per Afontale 











7. Strada Francesca, più cumuncwen- 
te Valdarnese, o Empolese. Staccasi dalla 
strada R. Pistojese al ponte a Nievole, 
e passando per Monsnmmeno e Stabbia 
arriva a Fucecchio, di dote proseguendo 
lungo la ripa destra dell'Arno; passa per le 


Terre e di Santa-Croce e di Castel-Franco 
di sotto, quindi attraversa i 
Guscians al porto di S. Mari 
sino a che ziunge al confine «'el Comp. 
fiorentino col pissno, che trova alla 
vetta sulla strata R. Pistojese. 

8. Strada Zucchese, denominata Roma- 
‘ma, 0 antica Zomea. Staccasi dulla strada 
R. Pisana all’Osteria Bianca, passa l'Ar- 
mo dirimpetto a Fucecchio, e di lh per 
il ponte a Cappiano, la Cerbaja e Alto 
pascio giunge al confine Lucchese pre» 
so il Turchetto. (NB. il tratto ‘dal por por 
to di Altopascio al ponte Sibolla è strada 

ia). 
Ù Strada Chiantigiana. Si stacca dall’ 
antica strada postale dretina alla voltata 
del Bandino fuori di porta S. Nicco, e 
passando per il ponte a Ema, per G. 
e per Ponzano, arriva sì confine della 
Com. di Greve con quello della Castel 
liua, dove prosegue nel Comp. di Siena, 

10. Strada Casentinese. Staccasi dalla 
R. postale dretina passato il Pontassieve, e 
sale il monte della Consuma al con 
fine della Com. di Monte Mignajo presso 
I'osteria della Consuma, dove entra nel sal 
Comp. Aretino. 

11. Primo ramo della strada olter. 
rana la parte di Castelfiorentino. 
Sistacca dalla R. Romana sotto al Galluz- 
20, pessa per i poggi della Romola, in 
Val-di-Pesa, và a Montespertoli e Castel 
fiorentino; di là per Gambassi sale il 











si congiunge al secondo ramo della stra- 
de 


Folterrana che viene dalla città di ‘ Mi 


Colle. 
13. Secondo ramo della strada Pol 


FIRE 285 
terrana. Staccasi dal primo ramio della 
strada medesima sotto il poggio di Mon- 
temiccioli sino al confine della Comuni- 
tà di Colle e del Comp. senese. 

13. Terzo ramo della strada Wolter- 
rana. ‘Incomincia da Montemiccioli sul 
confine della comunità di Volterra con 
quella di Colle e per Spicchiafuols 

Volterra , e di la per il territono di 
Mobtecatino giunge «P principio della 
Com. di Guardistallo, fia pri il 


Comp. pisano. 
Ha Breda Maremmana. dalle 


Moje Leopoldine conduce al guado di 
Cecina, anzi al nuovo ponte sospeso. 

15. Strada provinciale da Fireme a 
Siena. Si dirama dalla R. Lerpgin al 
ponte nuovo sulla Pesa, e passa: per la 
Sambuca e S. Donato inPoggio giunge 
al confine della Com.-di Barberino di 
Val d'Elsa con quello della Castellina fiel 
Compartimento senese. 

36. Proseguimento della strada Urbi. 
mese de' Sette ponti e Riofi nel Val-d'Ar- 
no superiore. La sezione di questa via 
compresa nel Compartimento Lino, 
comincia presso la villa di Menaccio, e 
arriva fino alla nuova strada R. 
4retina vicino sl poute dell’ Incisa. — 
Fed. Anezzo (Conrarmimento DI). 

19. Strada provinciale Lucchese, deno- 
lerecigi Romana. Principia dalla R. No 
ivio fuori la Pisana di 

Empoli, @ conduce sino sl nuuvo ponte 

sopra la bocca d' Elsa. 

ui p Strade provinciale di Gan Gimigna. 
no. Staccasi dalla R. Traversa Moma: 

a Certaldo per dirigersi siuo a Sen-Gii 
gnano. 

19. Strada provinciale, detta la Nuo- 
va Polterrana. © Questa dulle vicinanze di 
Rioddi si dirige a Capannoli. 

so. Strada provinciale Traversa Mo 














i mognole. Staccasi dalla muove via R. di 


Ronogne presso Dovadola, e passando per 
na, S. Reparata e Sessana, giunge 
nira lira via provinciale Faestina presso 
S: Adriano sul fiume Lamone. 





o infe 
nrte del 
ima a S. 
sulla ri- 
a miglia 
i Castel 
ato, una 


| Marze. 
nel pop. 
sia mi 
li Fuew- 


1 LlCRORENZUOLI (F10- 
Liu ea Valle del Santerno, una 


— 4 ine. —_Castello 
n RAR astelio 





sta dd 


DL a dioatiria io mmenitetivo, ‘ella 





Sl Snsoe di Castro, a maestr. dal Monte 
Mei, dei cli Montoggioli , x sett. dalla mou- 
lla Radicosa. 


trovasi fra il gr. ag® a' 5” 

€ 46° 7° 3” latit.; 08 migl a sett 

Mi fureate, lo maigl per la sito dire 
aiene da Scarperia, 14 migl. a grec. di 


rara dall'antica strada 
che valicava l'Appennino del 
il giogo di fe di Searperia, 4 mig] 
attuale strada E bolognese è della posta 
€ comodo albergo, del Covigliajo. 

Dobbiuse allo storico Giovanni Villa- 
ni, quand'eranel Consiglio del popolo fior. 
la 


imezione che per suo avviso fu 





data alla Terra di Firenzuola, tostochè al 
Mib. X. cap. 196 della sua cronica egli rao- 
conta, come il Comane di Firenze nel- 
l'anno 133» ordinò si fabbricasse colesta 
Terra oltre Alpe in sol fiume Senterno, 
accieoché gli ia non si 








. l'incarico a un 


FIRE 


alla nuova Terra, Giovanni Villani, sug. 
gerì di chiamarla Firenzuola; e per aver 
la più cara e favorire il suo stato, egli 
stesso iggiunge, che le diulono per in 
segua c gonfalone mezza l’arme del Co 
imune (il giglio ) e mezza quella del Po 
polo di Firenze (da croce mesa in com 
po bianco). Inoltre fu ordinato, che h 
maggior chiesa della nuova Terra si chi» 
masse S. Firenze; e feciono franchi colus 
che si recassero ad abitarla, e vi ordina 
rono un mercato per seltimana. Comin- 
ciossi a fondarla a dì 8 di uprile deil'an- 
no 1332. (did. e loc. cit. 

Fin gui lo storico Villani. AI che ap- 
giungerò, che sinv dal ag aprile del 1306 
la Repubblica Sorentina nteva fatto nes 
e protvizione in pubblico consiglio, coa 

quale fu proposte e approvata la rifor- 
magione per la costrizione di due nuore 
Terre murate, una nel Mugello, e l'altra 
di là dell'Alpe. di cca altra rio 
magione del 18 lugl 1303, li 
stessi Reggitori di Firenze si livaitaroso 
a ordinare l’esccuzione per una delle de 
Terre, quella ciuò del Mugello, a:Slasdo 
loro deputato e capitano, 
Mess. Matteo, affinché egli disegnane e 
facesse eseguire nel. luogo della Scarperia 
una Terra cli quella forma e grandes, 
secoudochèé avesse eg'i creduto meglio di 
ordinare. La qual Terra si doveva chi 
mare Castel S. Barnaba , a lode e rere 
renza di quel santo patrono del Comune 
di Firenze. (Anca. Diet. Fioa. Carte dell 
Arch. gen.) A 

F:: pertanto dopo al 
uè în campo e si diede 
alla provisione della signoria del 29 apri- 
le del 1306, quando si rinnovò ordine 
diedificare l’iltra Terra in mezzo te Alpi 
fiorentine, incaricando sei ufiziali perl'e- 
dificazione della medesima, e per redige. 
re i suoi stotuti municipali. È primi sci 
cittadini fiorentini incariceti dalla Rr- 

















Co probi © cittadini di quell'età; Guidone di 
Spinello dì Morciano, stato giù 
Benincasa Fol- 

i «hi, e Lottieri da pia jcaja. 
primi statuti di 


i Firentuola, compilati dai sei cittadini 10 





promesso rigato li sr agosto 133» da 
Bellino del fu Cino da Rabatta. (Arce. 
Dirt. Fios. loc. cit.) 


( 
Noa ostante che ai primi sei ufiziali 


rammentati sino slal 133 fosse stato da- 
tadalla Signoria l’incarico di far costrui- 
re case, € contornare di mura la nuova 
Terra, bisogna hen dire che tale costru- 
tione venisse rallentata 0 sospesa, tosto 
chè nel primo genn. del 1339 si presentò 
in Firenzuola mess. Naddo di Daccio Buo- 
telli di Firenze, come eletto dalla Signo- 
ria insieme con sci ufiziali deputati a pre- 
se‘ere all'edificazione della medesima, 
dalle calende di luglio sino a quelle di 
{ennajo dello stesso anno. (loc. cit.) 

Dopo tuttnciò recherà forse sorpresa il 
leepere in Matteo Vii + che cotesta 
Ter di Firenzuola, allorchè nel luglio 
del 1351 fu investita dagli Ubaldini, non 
emancora cinta di mura, né di fossi, uè di 
Wecrati, ma solamente incominciata; e 
destro v'erano capanse per alberghi, e 
lieve guardia per tener sicuro il cam- 
mino, sicchè (gli Ubaldini) senza con- 
trasie la presono e arsono, (M. Vrrtam, 
Creasca lib. IT. cop. 6.) 

U guasto dato dagli Ubaldini, e dall’ 
cute milanese, al quale essi eransi associa- 
tiebbligò la Signoria di Firenze a pensar 
più seriamente alla difesa dell’Alpi fio 
tentine, di cui Firenzuola daven esere 
il capoluogo. Qu 
keondinata la sua riedificazione, circon- 
dindola di mura, quando già il Comune 
di Firenze aveva rivendicati i suoi diritti 
mell'Alpi medesime, sia per la lite vinta 
tel 1358 contro i Bolognesi per le ra- 
gioni che i monaci della badia di Setti- 
mosino dal 1048 avevano acquistate nello 
Stale; sia per la compra che la Repub 
Mica forentina avea fatto nel 1359 da 
aleume famiglie degli Ubaldini del cs- 
Mello di Monte-Coloreto, posto a grec. di 
Firenzuola, e di quello di Monte-Gemoli 
Alb. della terra medesima; alla quale ul- 
tima epoca tutto il distretto dell’ Alpi 
ferentine, ossia del vicariato di Firen- 
tali, fa recato a contado, e gli vomi- 
Ne fedeli di quel territorio dichiarati 















indi è che fa nuovamen- 


FIRE 287 


fiberi. (M. Vinzazi Cron. lib. XI. cap. 26); 

lì sia mercè del texiamento di Giovacchino 

di Maghinerdo degli Ubaldini , rogato 
Ne egli dichi, 





ingarde, 
rammentino piuttosto i tempi di Loren: 
zo il Magnifico, sotto il di cui 
la Repub. fior., dopo vinti i nemici in- 
terni ed esterni, per amerto del Machia- 
velli, fortificò anche il castello di Firen- 
suola. 





s2, prese 
ceduto ‘nel 1371 alla Rep.da Ottaviano di 
Maghinardo da Susinana. Nella qual circo- 
stanza per maggior enta fu trucidato il 
castellano con tutti ‘coloro che erano a 
guardia in quel castello, che tenevasi in 
nome del Comune di Firenze. La qual 
cosa indusse la Signorìa a non lasciare 
senza vendetta l’ingiuria ricevuta, sì per- 
chè parea che il fatto venisse più da al- 
to, sì sarebbe stata infamia per 
il governo il soffrire che si dicesse, che 
nell’A/pe dei Fiorentini si rubame; im- 

infiniti farti si commettevano 
commissione © 





i questi dinasti fu messa taglia di 
mille Gorini d'oro per cisscheduno, da 
pagarsi a chi li avesse dati morti © vivi 
melle mani del Comune. Quattro di emi 
erano i figlinoli di Vanni da Surinama 
con tre nipoti di li due fratelli Maghi- 
mardo e Antonio del fa Ugolino di Tano 
da Castello con un figlio di detto Maghi- 
nardo, e Aurea di Ghisello. — In au- 
mento di tale deliberazione fu creato, 
come nel 1350, un magistrato d'otto cit 
tadini titolod'afiziali dell'Alpi di Fi- 
ali fu data autorità di muni 
re di nuove difese i luoghi che v'erane 
della repubblica e di provvedere sila loro 


sicurezza. 
Quindi nell’anno susseguente, cmen- 











296 FIRE 

FIRENZUOLA nel Val-d'Arno iufe 
riore. Piccolo borghetto che fa paric del 

de' SS. Giuseppe ed Auna e S. 
Donato, già detto in # , sulla ri- 
pe destra “dell'Arno nella 1» miglia 
ostro di S. Maria a Monte, di Castel 
franco di sotto, Dioc. di Sanminiato, una 
volta di Lucca, Comp. di Pisa. 

FIRENZUOLA nella Valle del Marze- 
no in Romague. Villata compresa nel pop. 
Ai S. Cassiano, Com. Giur. e quasi a mi- 
glia a grec. di Medigliana, Dioc. di Fueu- 
2a, Comp. di Firenze. 

FIRENZUOLA, FIORENZUOLA (Flo- 
rentiola ) nella Valle del Sanieruo, unu 
volta detta mell’4/pi forentime.—Castello 
quadrangolare che può clessarsi fra le 
piccole Terre del Granducato per essere 
capoluogo di piviere e di comunità, resi- 
delaa di an Vicario M. di quinta classe 
€ di una cancelleria comunilativa, nella 
Dioc. e Comp. di Fireme. 

Risiede in pianura presso la riva sini- 
stra del fiume Santerno nel centro di un 
profondo vallone fiancheggiato a lev. dul 
Monte-Coloreta, a ostro da quello di Ce- 
stel-Guerrino, da Monte-Fo,a pos. 
dal Sasso di Castro, a maestr. dal Monte 
Beni, sh a Montoggioli, a sett dalla mon- 


cela e ng? a' 57 
long. e 44° 7° 3” latit.; 28 migl. a sett. 
di Firenze, 1o migl. ‘per la siena dire 









'ietramale. 

È attra versata dall'antica otrada postale 
che valicava l'A) del Mugello per 
il giogo di Scarperia, 4 migl. a pon. dell’ 
attuale strada RL bolognese, e della posta 
€ comodo albergo, del Covigliajo. 

Dobbiame allo storico Giovanni Villa- 
piquend'ernnei Consiglio del popolo fior . 

la denomi 


mazione che per suo avviso fu re 


data alla Terra di Firenzuola, tostochè sl 
lib. X.csp. 196 della sua cronica egli rso- 
conta, come il Comune di Firenze nel- 
l'anno 133» erdinò si fabbricasse colesta 
Terra oltre Alpe in sal fiume Santerno; 
acciosché gli Ubaklini nom si potesero 
così ribellara; e come ferono desti 
nati a presedere = tal costruzione sei gran- 
di popoleni di Firenze con grande balia; 
come poi, i delii ufiziali essendo in cou- 
trasto eni Sigueti priori sal mome da darsi 


FIRE 


alla nuova Terra, Giovanni Villani, seg- 
gerì di chimnarla Firenzuola; e per aver- 
la più cara e favorire il suo stato, egli 
stenso soggiunge, che le dicdono per in- 
segua e gonfalone mezza l'arme del Co 
mune (il giglio ) e mezza quella del Po 
polo di Firenze (/a croce mesa in com 
po bianco). Inoltre fu ordinato, che la 
maggior chiesa della nuova Terra si chia- 
masse S. Firenze; e feciono franchi cole 
che si recassero ad abitarla, e vi ordina- 





per 
ciossi a fondarla a dì 8 di aprile deil'an- 
mo 1332. (did. e loc. cit.) 

Fin gui io storico Villani. AI che ag- 
giungerò, che sinv dal ag aprile del 1306 
la Repubblica fiorentina aveva fatto una 

rorvisioue in pubblico consiglio, cca 
quale fu proposta e approvata la rifor 
magione per la costrrtzione di due nuove 
Terre murate, una nel Mugeilo, e l'altra 
di la dall'Alpe. Quindi com altra rifor 
magione del 18 lu; no 1303, li 
stessi Reggitori di Firenze ii 
. inare l'esucuzione 
Terre, quella ciuò del Mugello, aSlando 
l’incarico a un loro deputato e capitano, 
Mess. Matteo, affinché egli disegname e 
facesse 
una Terra cli quella forma e gra 
secoudoché avesse eg'i creduto meglio di 
ordinare. La "quat Terra si doveva chi 
mare Castel $. Barnaba , a lode e rero 
renza di quel santo patrono del Comune 
di Firenze. (Anca. Dirt. Fioa. Curte dell 




















306, quando si rinnovò l'ordine 
care l'.ltra Terra in mezzo alle Alpi 
fiorentine, incaricando sei afiziali per l'e- 

dificazione delle medesima, a per redige. 





bblica furonc mess. Bartolommeo da 
Eastel-Aorentino, dottor di legge di soa 
mu riputazione; Coppo Borghese, ram- 
mentato dal Boccaccio come uno de’ più 
Rrobi cittadini di quell'età; Guidone di 
puazza; Spinello dì Mosciano, stato già 
gonfaloniere ner due volte; Beniucasa Fol- 
Si e Lottieri da Filicaja. 
Da uu frammento dei primi statuti di 
Firenzuola, compilati dai sei cittadini 10- 





FIRE 
pramnominati apparisce, che 
se furono unili i onmuni 
Bordignano con i loro territorii 

Il più antico slorumento, che io cnno- 
sca, stato scritto in Firenzuola, è un com- 
promesso ragato 1 agoslo 133» da 
Bettino del fu Cino da Rabatta. (Arce. 
Dirt. Fioa. loc. cit.) 

Non ostante che ai primi sei ufiziali 
ino ilal 1333 fosse stato da- 
to dalla Signoria l’incarico di far costrui- 
re case, e contornare di mura la nuova 
Terra, bicogna hen dire che tale costru- 
zione venisse rallentata © sospesa, tosto» 

) primo gen. del 1339 si presentò 
duole ese Naddo di Daccio Buo- 
i Firenze, come eletto dalla Signo- 
insieme con sci uliziali deputati a pre- 
se ‘ere all'edificazione della medesima, 
dalle calende di luglio sino è quelle di 

gennaio dello stesso anno. (doc. cit.) 

Dope tuttociò recherà forse sorprese il 

leggere in Matteo Villani, che cotesta 
Terra di Firenzuola, allorchè nel luglio 
del 1351 fu investita dagli Ubaldi 

era ancora cinta di mura, nè di fossi, nè di 
‘steccati, ma solamente incominciata; e 
dentro v'erano capanne per alberghi, e 
lieve guardia per tener sicuro il cam- 
mino, sicché (gli Ubaldini) senza con- 
trasto la presono e arsono. ( M. Virtam, 
Cronaca lib. II. cop. 6.) 

Il guasto dato degli Ubaldini, e dall’ 

vate milanese, al quale essi eransi associs- 
ti, obbligò la Signoria di Firenze a pensar 
più seriumente alla difesa dell'Alpi fo- 
rentine, di cui Firenzuola doven emere 
il capoluogo. 
te oninata la sua riedificazi 
dandola di mura, quando già il Comune 
di Firenze aveva Tivendicati suoi 
nell’ Alpi medesime, sia per la li 
mel 1358 contro i Bolognesi per le ra- 
gioni che i monaci della badia di Setti. 
mosino dal 1048 avevano acquistate nello 
Stale; sin per la compra che la Repub 
blica fiorentina avea fatto nel 1359 da 
alcune famiglie degli Ubaldini del ca- 
stello di Monie-Coloreto, posto a grec. di 
Firenzuola, e di quello di Monte-Gemoli 
a lib. della terra medesima; alla quale ul 
tima cpora tutto il distretto dell’ 
fiorentine, ossia del vicariato 





é di 

















































ni e fedeli di quel territorio. iarati 








è che fu uuovamen-. 


FIRE 287 


pee- fiberi.(M. Vrezani Cron. lib. XI. cap. 26); 
sia mercè del testamento di Giovacchino 
di Maghinando degli Ubaldini, 
nel 


»ool 






ita di una piccola rocca 
Gan lato occidentale, quantunque i suoi 
baluardi posti sugli angoli delle mura 
castellane con feritoje per le spingarde, 
rammentino piattosto i tempi di Lorea- 
to il Magnifico, sotto il di cui 

la Repub. fior., dopo vinti i nemici in- 
terni ed eserai, per amerio del Machia- 
velli, fortificò anche il castello di Firen- 
auola. 


Non ostante tuttociò, nel 1372, un Ge- 
i stipendiato dalla Chie- 


clio na 1371 alla Rep.da Ottaviano di 
Magbimardo da Susinana. Nella qual circo- 
stanza per maggior enta fu trucidato il 
castellano con tutti ‘coloro che erano a 
guardia in quel castello , che tenevasi sa 
nome del Comune di Firenze. La 
cosa indusse la Signoria a_non riesi 
senza vendetta l’ingiuria ricevuta, sì per- 
chè parea che il fatto venisse più da al 
to,sì sarebbe stata iufamia per 
il il soffrire che si dicesse, che 
nell’Alpe dei Fiorentini si rubeme; im- 
infiniti farti si commettevano 
commissione © 
helàini. Che però 








nardo e Antonio del fa pine di Tano 
da Castello con un figlio di detto Maghi- 
nardo, e Andrea di Ghisello. — In au- 
mento di tale deliberazione fa creato, 
come nel 1350, un magistrato d'otto cit. 
tadini con titolod'afiziali dell’Alpi di Fi- 
renze, ai quali fa data autorità di muni- 


lpi re di muove difese i luoghi che v'erano 


della repubblica e di provvedere sila loro 


Quindi nell’anno vusseguente, cmen- 


«lo siate vintenel suo castello del Framino, 
e = Firenze decapitato Maghinardo No- 
vello, vini RE il più valoroso uomo della 
stirpe Ubaldini , poco dopo il governo a- 
vendo compro da pena Francesco il 
castello di Caprile nelle Alpi fiorentine, 
uistò i castelli di Susinana e di Tir- 
li, chei figlioli e il nipote di Ottaviano 
degli Ubaldini delle Pignoleriamaziarono 
alla Rep. per il prezzo di 7000 fiorini d' 
oro, oltre il cast. di Lozzole e le ragioni 
che quei sti potevano pretendere nell' 
Alpi e vel Podere; per modo che si pose 
ro intieramente nelle braccia della Repub- 
blica, la quale tolse di endo e Hberò quei 
magnati da ogni comdannagi + resti. 
tuendo loro i beni allodiali del Mugello 
€ dichiarandoli cittadini n 
Così dopo la seconda ricostrazione di 
Firenznola, spenta che fu la potenza de- 
gli Ubaldini dopo essere stati spoglia 


dei quali nel Podere, ora distretto di Pa- 
lazzuolo, e sei nell’Alpe de' Fiorentini, 00- 
sia nel circondario di Firenzuola, la Rep. 
instituì due Vicariati nelle parti transap- 
fennive, quello ciò di Palazzuolo nel 
l'altro di Firenzuola nel con- 
perg fiorentino. 

La residenza pertanto del vicario del 
l’Alpi fiorentine nei primi tempi sembra 
che fome in Tirli e non in Firenzuola, 
dando ciò a csngetturarlo una sentenza 
pronunziata in Tirli li 12 agosto 1409 
da mess. Donato Acciajoli di Firenze, al- 
lora vieario deli' Alpi fiorentine. (Ance. 
Dir. Fia. Carte dell’Arch. gen.) 

Io dissi che alle fortificazioni a gui 
sa di fortini, esistenti sui quattro angoli 
delle mura di Firenzuola, dee precedere 
la costruzione della piccola rocca Lage 
sulle mura occidentali, mentre sino dal 
1377 serviva essa di residenza al potestà, 
siccome lo dichiara una pergamena del 
#9 maggio di detto anno. — Riguarda 

questa il di la ste 
Si da Michele di Lendo duo 
al quale ufficio dalla Signoria era stato 
eletto—Il ritrovare costà Michele di Lan- 
do, famoso gonfaloniere di Firenze nell’ 
anno 1388, depo esere sito pote nel nel 
1366 a Mantigno nel Podere 
dini, ne induce a credere che cotesto uomo 
singolare avesse dimostrato talenti supe- 
riori al sno mestiere di scardassiere anche 




















ima di farsi campione della ri volazione 
Latte) dei Ciompi.— Ped. Fraser. 

Un'altra membrana della provenienza 
sopraccennata, rogata nel dì sg ottobre 
1381, riguarda il giaramento to da- 
vanti al giudice delle gabelle del Comm- 
ne di Firenze da Lorenzo di Piero Ro. 
moli beccajo, estratto a sorte in castellano 
della rocca di Firenzuola. 

Dovè peraltro contribuire all’ incre- 
mento e prosperità di Firenzuola la stra- 
da maestra bolognese stata aperta dal Co- 
mune di Fireuze per il giogo di Sar 
periasino dal 1361, ad oggetto di scamsare 
TIE 

limi 
Cormacchiaja e Costel-Guerrimo.— Ved. 
Bonco a Consaccmaza. 

Infatti Firenzuola fa per quattro se- 
coli il luogo di stazione, tanto a chi in 
lettiga o sui muli veniva dal bolognese 
in Toscana, quanto a coloro che valies- 
vano il giogo di Scarperia per recarsi dal 
fiorentiso nel bolognese; Peosicchà più 
iscrizioni leggonsi tuttora nel o 
ve fà l'albergo nella strada di mezzo di 
Firenzuola, relative alla fermata che costà 
fecero varj principi è teste coronate. 

la medesima strada 
meestra fn la fondazione di un ospizio 
peri pellegrini alla porta bolognese sotto 
il titolo di S.Jacopo, e una chiesa dei re- 
ligiosi dell’Ordine di S. Antonio di Vien- 
na nel Delfinato, i di cui possessi furono 
annessi alla precettoria di Firenze dello 
stesso titolo, mentre lo spelale di S. Jacn- 
po insieme coi suoi beui nel secolo decorso 
restò ammensato alla commenda dei cava- 
lieri di Malta di S. Jacopo in Campo-Cor- 
bolini a Firenze. 

La chiesa parrocchiale di Firenzuola, 
sotto l'invocazione «lei SS. Giovanni e 
Fiorenzo, mediante una bolla del pont. 
Innocenzo VIII fu data in padronato al 
capitolo della Metropoli 











no; 4° S. Pietro a Afoscheta, già ab 
bedia de’ Vallombrosani. 

La pesizione di Firenzuola e del sno 
vicariato oltre l'Appennino indusse il go- 
verno, dietro il consiglio dell'arcivescovo 
Antonio Martini, ad erigere nel 1800 nel 
fabbricato dove fa il maggiore albergo, ri- 
dotto già ad uso di pubbliche scuole, un 
Seminario dove esere ammessi, 
non solamente i chierici al di là dell'Ap- 
pennino, ma ancora quelli di altre parti 
della diocesi fiorentina, son esclusi i seco 
lari che vi volessero concorrere per l'eco- 





eine 289 
nomina: della retta, e per la beona istruzio- 
ne e disciplina che vi fiorisce, 

Gli abitanti di Misia sono andati 
aumentando anche che questo paese 
(aono 1753) cessò di esser Imogo di ferma- 
ta e di passaggio per la strada maestra 
del giogo. Avvegnachè nel 1551 nom si 
contavano costà che soli 350 abitanti ri- 
partiti in 55 case; nel 1745 vi ci trova- 
vano Ga case con 77 famiglie e 336 abi 
tanti, quando nell'anno 1833 vi erano 
133 famiglie con 613 abitanti divisi co- 


me appreso: 


Morimzxro della popolazione del capoluogo della Comunità di Firetsuola 
@ tre epoche diverse diviso per famiglie. 





Tn Firenzuola ehbe i natali wn celebre 
letterato del secolo XV, l'amico di Le 
renno il Magnifico, Angiolo Giovannini, 
più conosciuto sotto nome del Firenzzola. 

Fu costà dove si tenne nel 1736 un 
congreso fra i generali dell'esercito 
gusolo e gli Austrisci, ad oggetto di cre 
certare l'esecuzione 


del trattato di Vien 

na relativo al della comma 
eranduerale della Toscana nella casa so- 
vrana di Lorena alla morte di Gianga- 
Stone ultimo luca di casa Medici. 
i Firenzuola. — 11 territ. 
comunitativo di Firenznola eccupa una 
superficie di Bo174 quedmati, 2693 dei 
no a a pub 

quali spetta ‘segua ed a pai 


Vi si trovava nel 1833 ma popolazio. 
ne di 8316 abit. corrispondente a 87 in- 


dividei per ogni migl. quadrato di soolo 
imponibile. . . 


Confina, di quà dell mo, con 
«quattro comunità del ito, e, sul 
rovescio della stessa giogana, con nove co. 


L'accarnio sutore di un articolo di ste- 
Listica inserito nel Giornale agrario te- 
scano (T. IK. n.° 34) ha fornito al pub 
blico varie notizie, di alcune delle quali 
io pure mi gioverò. Egli, a proposito 
della projezione di questo territorio, l'as- 
somiglia alla forma di un pempano di vi- 
te, di cui la sezione del vill. di Bruscoli, 


, paò dirsi la base, ossia l'angolo 
pintvialicai della siena Agere. 
A lev. il territorio di Firenzuola con- 
fina con quello della comunità grandu- 
cale di Palazzolo, mediante la cresta dei 


200 FIRE 


i del Cerro e di Momigna, il monte 
del Fabbro e il Cimone della Bastia. Di 
costà scende nella Valle del Santerno pel 
rio dlell’.A/pi rino al suo sbocco nel torr. 
Do quale torr. rimonta pieganilo 
da ostr-scir. per arrivare sulla cri- 
niera dell'Appennino che divide la Roma- 
gna dal Nugello. Giunto al borro della 
Serra il terri. di Firenzuola lascia la 
comunità di Palazzuolo e va incontro a 
quella del Borgo S. Lorenzo, con la quale 
fronteggia camminando da lev.a pon. lun- 
go la giogana, dal monie Paganico sino 
alla fonte ai Preti sul giogo di Scarperia. 
Là trov confine dal lato di ostro con 
la Com. di Scarperia, con la quale per- 
corre a sett. dell antica strada maestra 

la cresta dei poggi che propagansi dal 
Te por Fine Mine le CI draci» 
ta, Castel-Guerrino e Spazzavento sino 
al Afonte di Fò sulla strada R. Bologne- 
se. Costà cessa la Com. «di Scarperia, e 
sottentra quella di Berberino di Mugello, 
il di territorio è confinato «da quello di 
Firenzuola, da primo dalla parte di pon. 
e lib. mediante la strada postale, a parti- 
re dall'osteria del Afonte di Fò sino a S. 
Lucia dello Stale, in seguito si volge ver- 
so ostra, e poco stante a pon. sino al di la 
della Cascina Lenzoni, giù dei 
Cistercensi, detto lo Stele, sull'antica via 























di Barigazza,di Sparro,di Castigli 





Gatti, di Piano, di Monte Ridente, di Ca- 
stel dell'Alpi e di Mongidori, pesi si- 
tuati » pon. della strada R. postale di 
Bologna, mentre a lev. della strads me- 
desima il territorio di Firenzuola tocca 
i comuni di Campeggio, di Gragnano, di 
S. Benedetto, e di Querceto, villaggi tutti 
della diocesi e contado di Bologna; men- 
tre dal lato di grec. là dove il territorio 
di Firenzuola Jambisce la valle superiore 
del Sellaro, e quindi ritorna in quella 
del Santerno, ha di fronte la contea Imo- 
lese di Tossignano, fino a che arriva al- 
la dogana della Faggiuola, dove ritrova 
Ja Com. di Palazzuolo. 

fatta menzione delle ragioni che 
la hedin de' Cistercemi di Settimo aveva 
nello Stale, e della causa traliata e vinta 
im Bologna nel 1358 dal Costume di Fi- 
‘renne, il medesimo storico Matteo Villani 








tra i due Stati limitrofi, 
e posti per mess. Alderighi 
da Siena arbitro in tra i detti Comeni. 
I termini assegnati furono i seguenti: 

« Il Mulinello a piè di Pietramele 
» compreso nel territorio fiorentino, 
rigazza. il Poggio del fuoco e quello 
» delle Falli, e mezzo Monte Beni, e 
» Sasso Corvaro, (Sasso di Castro) eil 
» prato di Barigazzo » (Croe. Lib. VIIL 
c. 95). 

fa generale il territorio di Firenzeola 
è montuoso ed alpestre, intersecato da an- 
gusti e profondi valloni, e bagnato da di- 
versi torrenti, molti dei quali divengono 
fiami, e vanno tutti a tributare le loro 
acque nel mare Adriatico, [1 solo fiume 
Santerno che nasce sopra le balze sciten- 
trionali del Monte Fò presso la Futa, at- 
travena da lib. a lev., e porcini a gree.il 
territorio di questa comuni un tra- 
gitto di circa sa miglia. Gli rendono 
tribato in questo primo corso, a destra i 
torr. Fiolle © Rovigo, e a sinistra i due 
Diaterna , il rio Barondoli e altri borri. 
La maggior lunghezza di questo territo 
rio è di miglia 16 a xo circa, la maggior 

4 




















prof. pad. 
Scuole Pie, sono i seguenti: 


Montoggioli sopra Pietramala, 
si alza sopra il livello del 
mare Mediterraneo. br. fior. 


183 
Sasso di Castro . . . . »a157 
Monte-Bcui «+++ sari 
Castel-Guerrino. . . . » sgra 
Monte-Coloreto, 0 Coloreta. » 1648 
Varco della Futa sulla strada 

R. bolognese, alla dogana. » 1560 


La struttura geognostica di questo ter 
ritorio, esaminata lungo il fiume Sen- 
terno, presenta una profordla e continuata 
sirutificazione quasi orizzontale di gras 
dissimi lastroni di grès secondario. La 
loro formazione risulta da un deposi 
arenaria micacea con più calce ed argi 
di quella contenuta nella pietre forte di 
Firenze, e nei macigni che affacciansi in 
gran copia nella pendice meridionale de 
l'Appennino toscano. 

Una tale varietà di grès o sia di are 
maria marnosa lungo il Santerno, è mol 











tissimo conforme a quella che incontrasi 
nelle valli transappennine dol Seuio, dell 
Lamoue, del Marzena, del Montone, dei 
tre Billenti e del Savio, siccome fu già 
avvertibo agli artieli Tosca- 

Dosadlere cita 1 aveà luego 
nuovo agli articoli Mer 





di schisto marnnso, 0 di bisciajo. 
Lungo il torrente Wiccione, tributario 


del Zovigo, si presenta una qualità di 


schisto argilloso nero-fume, friabilisi. to 
mo, e sparso di migute perticelle mi. q: 


cacce che gli danno un lustro setaceo, 

I monti però situati a settentrione di 
Fivenzuola, (fra Pietramala e Caburaccia) 
si mostrano coperti d'una specie di calca- 
re dolomitica, semigrazone pellncida e 
biancastra; mentre nel rovescio delli 
viessi monti, presso le sorgenti del fiume 
Sillaro, emergono rocce massive di un 
ofiolitequarzose-diallagica, che si usa per 
far macine da mulino; alla pietra 
i peesani danno il nome di Aeltesca dal 
luogo d'onde la scavano. 


Allo stesso genere ofiolitico «partie. 


ne l'esteraa cesatura di Aonte-Beni e del 
Sasso di Castro, due monti a pon.e maesir. 
di Firenzuola. Sono cui coperti di di grandi 
massi sconnessi di uua specie di breccia 
diallagica e feldspatica sparsa di filoni di 
candide quarso jaliso, ricchi di cristalli 
* di ferro solfurato. A colesta roccia serve 
di contorno wna specie di disspro siliceo- 
urgilloso, di color rosso-bruno incrostato di 
ossido di manganese < di cristalli di que 
n0. Ved. Casro (Sasso si) e Mosra- 
bal greto del torrente Wialla presso la 
sua confluenza nel 
desto Praline she è a un quieto dl n 
a ostro di Firenzuola, trasuda ui 
e minerale fredila, lesgermente aci- 
solforom e bile, ma in tanta 
piccola quantità che sarebbe diflicile po- 
dersene prevalere per uso di bagni. 
Eguali, se now più scarsi indizi d'an' 
prose 
presso allo sbocco 
«el torrente ZMorige, sollo le rovine del 








Santerno, al luogo 





così detto Castellascio, e circa due miglia 
2 lev. di Firenzuola. 


Dell'Aegua buja, e dei Fuochi 0 terreni 
ardenti di Pietramala. . 


D'indole, e natura diversa dall'acque 
minerali testò accennate è l'Acqua buja 
di Pietrumala. Consiste questa in una 
piccolissima pozza dogua, situata in un - 
avvallamento, o. {rapposta tra Mon- 
te-Beni e Moni 
lib. di Pietra 








lle fiamme tramandino sensibile odo- 
re di zolfo, di petrolio, di bitume, o di 
altra sostanza consimile. 

Mezzo miglio più Lungi di la verso er; 
esistono da tempo assai remoto i terroni 





ardeuti ossia i fuochi 'ietrumala. Oc- 
cupano essi uno spazio di circa qualtro 
braccia di diametro su di una piuneg- 
giante pendice, framezzo a una rocci 
spettante a una varietà di arenaria gal 
strina, poco lungi di li un for. 
gio che gli sovrasta dal lato di gree. sia 
compnsto di calcarea dolomitica. — Nel 
eitoosoritto dalle fiamme, i sassi di 
l' arenaria, subiscono una coltura, e 
di grigiosi cangiano in color di mattone, 
come se fossero esposti al fuoco lento di una 
limes La terra che contorna lo spazio 
rtiene alla siena specie di 
prin si , di tinta uerasira, leg- 
Germente ‘tnivon, @ quasi sciolta iu re 
ni 








Le fiamme bono costanti, meno il caso 
di un vento impetuoso che le vofoghi; po 
co apparenti di giorno, si mostrano visi 
bilissime anche da lungi di notte. Esse si 
alzano ordinariamente da terrà circa va 


st’ultimo fenomeno fa avvertito pure dal- 
lo siorice sassone Lorenzo Scradero nel 
suo viaggio fatto in Italia dopo la metà 
det secolo XVI. (Lava. Sonnaneni, Afneu- 
mentorum Italiae Libri IV) 

Non ti sono corsi di acqua che avvici- 
mino tanto questi, quanto i fuochi dell’ 
4egua buja, Il fiuido aeriforme infiam- 





292 FIRE 


mabile che gli alimenta, tramanda 
pero adore bituminoso, o di petroli 
chè da gran tempo è prevalsa l'opinione 
che questa sostanza unita alla decumposi- 









zione dei solfari di ferro, sin la causa 
principale e l'origine dei terreni ardenti 
di Pietramala. 


Al cel. ab. Ambrogio Soldani, che vi- 
sitò questa località nel 1785, sembrò di 
sentire tramandare dai fuochi ardenti di 


Pietramala qualche odore di petrolio; ma Prud 


in quelli dell’ 4ogue bufa nou vi scuoprì 
alcun sentore, donde egli concluse, che dai 








minando la stessa località, sentì a una 
piccola distauza l'odore nauseante del 
petrolio, sostanza che realmente egli ot- 
denne in qualche dose dall’ analisi che 
instituì sulla terra de’ terreni ardenti di 
tramala. Avvegnache libbre 5 terra 
estratta d’attorno ai detti fuochi gli die- 
dero circa un denarodi petrolio, dell'acid, 
idroclorico e solforoso, pochi solfati, e una 
piccola dose di borato di magne: 

Tali fenomeni, di cui si trovano nel 
rovescio dell'Appennino toscano alcuni 
altri esempi, e segnatamente nei fuochi 
di Portico, e nel gus idrogeno che svilup 
pesi dalle acque termali di Bagno, richia- 
mano l'attenzione del geologo in cotesta 
contrada;sia per contemplare la formatio- 
ne del terreno sulla schiena di quell Ap- 
pennino,il quale sembra, come dissi, di- 
verso da quello che costituisce la sun 
pendice dal lato del Mediterraneo; sia 
per i corpi organici che vi si racchiudo. 
50; sia perla pece montana, che dalle fen- 
diture talvolta (come vedesi presso Marra- 
di) trasuda, quanto ancora per le rocce mas- 
siveo plutoniane che di la emersero, e pre 
cipuamente nel distretwo di Firenzuola, 
fenomeni tutti che concorrere a 
spiegare quello de'sollevamenti parzi: 
e di epoca posteriore ai depositi 
di cui incontransi esempi assai frequenti 
mei erappi dei monti lungo il litiorale 
toscano. — Med. Aura Arvana, Anosstano 
(Monte), Arrannino Toscano, Cammotta 
i Mantua, lsora nes Essa, Mostri Pr 
sam e Lavonnea: ec. 

Dalla statistica sopramenzionala risul. 
ta, che nella superficie del territorio di Fi- 
renzuola nell'anno 1834 vi possedevano 





























FIRE 
Jeg- da 1521 proprietarj. Esso fa calcolatori. 
partitamente nel modo seguente» 
+ «quadri. 56,11 
VARE RT; 
++ + + » 1723995 
Lee ee gta 
Selve di Castagni . + » 846998 
Prato . . 0.0... » 5865 
Sodaglie a pastura . . . »24258,31 
lotti diversi . . . . » 154967 
Fabbricbe . . . . . . » 152,3 
Beni esenti per legge . . » 10866 
Superficie Tau, fossi e 
strade. . . . . . + » 269265 


Totale guadr. 8017415 


Attualmente due sole strade rotabili 
ino pel territorio di Firenzuola, cioè 
regia bolognese, che fu aperta nel 1753, 
eche attraversa il territorio di Fi 
dall’osteria del Monte di Fò sino al coo- 
fine delle Filigare. L'altra via che è co 
munitativa, parte da Firenzuola, e sboo- 
ca nella suddetta strada R. presso la po 
sta del Covigliajo. Il nomignolo che porta 

Fia povera, rammenta i tempi di care 
stia e di tifo, in cui fa costruita (anso 
1817) per dsr lavoro ai poveri. 

Due altre strade comunitalive sono st- 
tualwente in costruzione; a una di ese 
non manca che una porzione spettante alla 
limitrofa Com. di Scarperia per mettere 
in comunicazione diretta la Valle del 
Santerno con quella della Sieve, mediante 
il giogo di Scarperia. L'altra via, che si 
lavorandosi, deve condurre dalla strada 
a pel crine della montagna della Ra- 
dicosa al villaggio di Piancaldoli, onde 
iù per Castel di Rio a Imo- 
Itre strade sono mulattiere. 
questa contrada è rigilo 




















pechi panti 
alligni e fruttifichi l'ulivo, e che riesca 
meschina la reccolta dell’uva e dei gelsi, 
come pure quella di una grem perte di 
frutti. Sappliscono invece le copiose rac 
colle di funghi, e quella recentemente 
dei tartufi. 

aria di Firenzuola per quanto sia 

umida anziche nò, in vista che il paese 





FIRE 


trovasi circondato da tre corsi d'acqua, 
cioè dal fi. Santerno, dal rio Barondoli, e 
dalla gora dei mulini, può dirsi però selu- 
bre. Tale lo manifesta l'aspetto de’ suoi 
abitanti, e il sapere che un solo medico 
condotto può riparare cura di tutti 
gli abitanti della Comunità sparsi in una 
superficie di circa 100 miglia quadrate. 
Ciò non ostante si rimarcano in Firen- 





tore dell'art. statistico già rammentato, 
osservò che la demenza è un fagello che 
affligge più che altrove 1’ uomo in quest’ 
angolo della Toscana. Avvegnachè nella 
Comunità di Firenzuola si sogliono con- 
tare setto individui fra tulta la sua po- 
polazione attaccati da tal malattia e que 
sti generalmente a ‘tengono a lie 
dimoranti nelle pilolevate situazioni, 
Si fa in questa, al pari che in altre Com. 
dell'Appennino toscano, un gran conto 
della raccolta delle castagne, masi ha po. 
ca cura delle piante che le producono. I 
prati e le pasture naturali alimentano nu- 
merosi branchi di bestiame lanuto e bo- 
vino, e costituiscono una delle maggiori 
risorse iali. Ma questa pure viene 


diminuita dalle spese occorrenti per le 
fide nella stagione invernale, essendochè 
molti pastori conducone i loro greggi nel. 
la Maremma. 

Esistono nel territorio comunitativo di 





Fi 
cole. — Dal bosco si ritrae è) che 
l'alimento delle pecore, Îl'leguiime per 


da poco in qua và introducendosi il bo- 
sce ceduo nelle località più facilmente 

ibili, cui accresceranno valore le 
strade roisbili sopra ramsmcatale, onde 


È limitata a poco più di ua quinto di 
tutla la superficie territoriale la terra la- 
Voraliva a seme, e questa ogni (triennio 


conta un anse di ozio, per la ragione 





» che 

ia che si dedicano all'a; 
sissime sono quelle che si applica 
qualche mestiere, o arte d'industria ma- 
mifattariera. 

Sebbene | il territorio di Firenzoola sia 
percorso da molte correnti ua, pochi 
sono gli edifizj che ne prot profitto, 
opponendovisi la mancanza, di buone 
strade. Vi si contano 58 mulini quasi 
(atti di un palmento, una tintoria, vua 
Gualchiera ed una polveriera. 

La caccia si riguanla come un oggetto 
di distrazione piuttosto che di profitto. La 
raccolta de'funghi fornisce alle opportune 
stagioni un piccolo mezzo di lucro alla 

vera gente. Anche la recente comparsa 
Rotante bianchi e meri, dovrà valutarsi 
come una delle spontanee produzioni di 
cotesta conlrada. 

I Regolamento comunitativo locale è 
in data dei aa. genn. 1776. Riduce eso 


Gli antichi 25.comunelli a 27 
più due frazioni li, la di 
chiesa è situata fuori di questa Co- 


munità. 

Per l'istruzione pubblica seppliscono i 
maestri del seminario, ‘pochi 
fuori degli ecclesiastici frequentimo le 
scuole. La Comunità per altro mantiene 
tn maestro, un medico ed us 

Hanno luogo in Firenzuola due 
annue ed un mercato settimanale. Le 
me si praticano nel lunedì della Pusqui 
di Pentecoste, e nel 34 di Agosto. I se 
condi, che cadono riel giorno di lunedì, 
risalgono all'origine del castello. Il mag- 
giore commercio N 
napa di Bologna, in 
minuto, e in granaglie provenienti in 
gran parte dallo Stato Pontificio, 

Firenzuola è residenza di un. Vicario 
R. di quinta classe n 











rta classe, l'ingegnere 
Miicdea Palazzuolo, l'ufizio della Conser- 
vazione delle Tpoteche a Modigliana, quel. 
lo del Registro al Borgo S. Lorenzo, e la 
Ruota a Firenze. 


3a 


294 
QUADRO della popolazione dello Comunità di Fissnzvor4 a tre epoche diverse. 






ione 
nn 
Anno | Anno |Auno 









aj [S. Giov. Battista, Pieve 
Covigliajo Ss. Matteo, Cora 





Fruzsuota |S. Giov. Battista , Pieve 
Frena IS. Maria, Prioria 
Monti |S. Michele, Cura 
Moscheta IS. Pietro, già Abbazia 
Peglio IS. Lorenzo, Cura 


Pellegrino (S.)  |SS. Domenico e Giustino 
) [Scippellania, Curata." 


Pianealdoli IS. Andrea, Prepositura 
Pietramala IS. Lorenzo, Pieve 
Rapezzo |S. Stefano, Cara 
Rifredo IS. Maria Assunta, Prioria 
Santerno |S. Pietro, Cora 
Ti È Patrizio; Prioria 

!S. Bartolomeo, Cura 

|SS. Iacopo e Cristofano, Cura 





Somma N°6474 N°625: 


Frazioni di rorotazione provenienti da parr. situate fuori di Comunità. 


Nome dei luoghi Titolo delle Chiese Comunità in cui sono 
situate le Chiese 








Stale IS. Lucia [Barberino di Mugello n 
Caserta di Tiara Visit della Vergine Maria|Palsesuolo s 


Teraz Abitanti N‘ 





FITT 


FIRIDOLFI (MONTE) in Val di Pe. 
sa. — Zed. Moxre-Finiotri. 
FISCIANO ( Fisianum ) nella Valle 





jese.—Cas. nella parr. 
di S. Giovanni in Val- 





Dioe. di Pistoja, dalla qual città è circa 
4 migl. a grec., Comp. di Firenze. 

- Risiede in costa alle falde merid. del 
monte di Fonte-Taona nella vallecola per- 
cora dal torr. Bure. — A questo luogo 
di Fisciano risce una carta della cat- 
tedrale di Pistoja del 1084 (14 febb.) ri- 
guardante quattro poderi che il conte 
Gaglielmo Bulgaro figlio del fu C. Lot- 
tario, stando Fucecchio, donò al vesc. 
Guido per la sua cattedrale di Pistoja, 
i quali poderi ano era posto in luogo det- 
to Fisciano. (Zucca Inecd. Pistor.) 

Anche nella doi 

















to e ai suoi compagni del monte di Val. 
lombrosa , vi aggiunse, fra gli altri pos- 
sessi situati lungi da quel monte, due pre- 
di, uno dei quali posto in Fisciano, e 
l'altro a S. Zoro. (Uontnu, in Episc. 
Faesul.— Sovoani. Histor. Passinian.) 

FITTO DI CECINA nella Maremma 
volterrana. — La nuova colonia e borgata 
del Fitto di Cecina, sorta quasi per 
canto dopochè comparve alla luce l'art. 
Crersa { Frrro pi) della presente opera, mi 
obbliga a ritornarvi sopra per darne mag- 
gior comlezza, e rettificare alcune espres- 
sioni relative al casamento di bocca di Ce- 
«ina per non doverlo confondere con quel- 
lo del Fitto. 

Porta il nome di Fitto di Cecina un 
palazzetto fallo costruire sulla ripa 
stra del fi. Cecina, lungo la via R. marer 
mana (sntica Emilia di Scauro) dal Gran- 
duca Ferdinando L fru il 1590 e il 1594, 
un poco al di sotto di un ponte di legno 
eretto alla stessa epoca e dopo pochi lu- 
stri rovinato. 


La Casa de’ Medici Ta costà mol- 
ti beni anche prima che diveniae regnane 


te: altri ve ne aggiunse nel secolo XVI 

per acquisti fatti da Cosimo I uel 1548, 

€ da Francesco I nel 1579. Anche la Gran- 

duchessa Eleonora nel 1548 prese in af- 

fitto per l’annuo canone di scudi 200 

tutti i terreni spettanti alla comunita di 
ibbona. 














All'estinzione della dinastia Medicea fu 





FITT 295 
ordinata la vendita di tutte le terre com- 
ponenti la Fattoria della Cecina, ed il 
senstore Carlo Ginori ne fece l'acquisto 
per contratto del 27 novembre 1738. Poco 
dopo lo stesso Ginori, comprato che ebbe 
dal marchese Carlotti il marchesato di 
parbella, e aggiunti altri terreni, per ac- 
quinti fatti da varii proprietari, ottenne 

lat Granduca Francesco II, con diploma 
del 37 giuguo 1739, l'infeudazione dei 
esi di Guardistallo, di Casale e di Bib- 
Bone, con facoltà al feudatario di riunire 
sotto una stessa giurisdizione i 4 castelli 
e pertinenze annesse, compresa la colo- 
nia di Cecina ch'era per formare, con- 
cedendogli a titolo oneroso l’affrancazio- 
ne di quel territorio. 
Con tali ed altri 























1 vasto progetto che meditava, col bonificare 


) palustre suolo. Egli per- 
celebre idraulico Bernar- 
il quale suggerì, che si 
acavasse primieramente nel piano di Bib- 
bona un canale quasi parallelo al lido del 
mare, a partire du) punto più profondo 
del padule, ch'era allora fra la Cecina e 
la gora della Magona, affinchè quelle ac- 
que potessero sboccare nel fiume! Predetto 
presso alla sua foce in 
sì fatto modo venissero a riunirsi ei 
lo alveo i due torrenti, o fossi, den 
delle Zane e della Madonna, i quali 
devano nei marazai e paduline spore per 
bo: 
















un anno sulla riva del mare 
presso la foce di Cecina furono edificati il 
vasto casamento della nuova colonia e 


ire ai villici chiamati dal regno di 
Napoli e da alire contrade. — Nel tempo 
steso fu posta mano a prosciugare ip 
duletti del piano «li Bibbona c della 
quantina, sì dicioccarono molte terre in- 
colte per ridurle a sementa; s'i 
sero delle piantagioni di ulivi, viti e piop- 
pi, e si suddivisero le terre da lavorarsi 
ai respettivi coloni. Tale si mostrò l'at 
tà, con la quale si progrediva in quel- 
trapresa, che i colti a terreni prepe- 
rati per la sementa del grano, all’epoca 
del 1738 erano di sole saccate 353, men- 
tre nel 1753 si trovarono aumentati sino 
a saccale 2000. 












206 FITT 


Era pere intenzione del march. Ginori, 
oltre a far prosperare l'agricoltra nella 
culonia della Cecina, incoraggirti il com- 
mercio coll'introdurvi le arti, le manilat- 
ture e la pesca dei coralli. 

Ma nel tempo che si poneva mano a 
tanti progelti, ncl mentre si sostenevano 

ime spese per dar compimento a 
così vasta opera, fu pubblicata la legge 
del a1 aprile 1749 sopra i feudi e i feu- 
datari, la quale puralizzò tutte le speran- 
ze del ‘marchese Carlo Ginori, richiaman- 
















perante tutti i suddi 
Dové pertanto il Ginori offrire al gover- 
mo la retrocessione di una vasta 
sione, che per l'eflicaci di lui cure in 
cominciava a variare di aspetto. 

La restituzione del Fitto di Cecina fu 
accettata dalla log gie? nome del Gran- 





delle Tistose spese da lui fatte in cote- 
sta vasta, incolta, allora deserta e malsana 
pianura. 

Dopo tal epoca la tenuta del Fitto di Ce- 
cina fu proprietà dello scrittojo delle KR. 
possessioni, del banchiere Sassi e di altri; 


quindi tornò intieramente nei ssi 
lella Corona, sino a cle nel 1634, dupo 
facilivuto il transito per questa contra 
da mediante il bel ponte di legno sul fiu- 
me Cecina, e la contimuazione della strada 
A. maremmana aperia con sovrana muni- 
ficenza, sulle tracce dell’Emili Scauro, 
fu concesss in enfiteusi perpetua una par- 
te di quelle terre a diversi privati con ob 
bligo di costruirvi case coloniche, e di sta- 











dai respettivi coloni, e alcune di esse con 
doppia famiglia. Preso il raamentato 
poute trovasi giò una parte di tali abi- 
tazioni poste a piccola distanza fra loro, 


FITT 


ta una rivendita di sale e tabacco con di- 
verse osterie, oltre l'albergr in cui da gran 
tempo fa convertito il ensamento del Ti 
to. } guverno inoltre ha concesso l'in. 
troduzione di una fiera annua, la quale 
fa gperare che. ia per cere di qualche 
itrofi stante la centra- 








pa 
lità del nuovo Retta Cecina, dove forse 
un giorno si vedrà anche un mercato set- 








re 30 case saranno per fahbricursi co- 
stà nel periodo di soli di 
tre gli allendenti a tali acqui 
numero maggiore delle concessioni. 

Si è cominciata con buon successo la 
cultura delle viti, dei gel 
punto anche degli oiivi. 
tificiale, sia di lupinella, si 
dica, vi è stata introdotta, dall'efietto 
diniostrata della massima utilità. 

Il bestiame hovino non più scorre li- 
beru nente vagando per quella piannra , 
siccome nei tempi andati, giucché a quello 
è stato sostituito il domestico, di cui già 
son» ripiene le respettive stalle coloniche. 

Ma ciò che più dogni altro deve con- 
solare è, che l'esperienza di due anni cor- 
tinui ha dimostrato non essere quell'aria 
insalubre quauto si era temuto, mentre 
famiglie provenienti da luoghi interni 
montuosi e di aria fina, vi hanno passuto 
due stagioni estive bastantemente in sa- 
Jute, e quanto sogliono goderne gli abi- 
tanti della pianura pisano. 

Ad oggetto di riparare all’iatroduzio 
ne dell'acqua salsa presso del Tombolo, 
ima , se non forse unica 
endemica delle pianure ri- 
correnti al mare, sarebbe necessario che 
l'amministrazione si occnpasse delle due 
foci, della Cecinella e dei Capo-Cavallo, 
applicandovi cateratte mobili, siccome con 
evidente vantaggio si viJeai enspi nostri 
eseguito al Cinquale presso il lago di For- 
ta, al Fiume-morto Pietrasanta, 0 






















pre- alla Fiumara di Castiglione della Pe- 





muovi possidenti per ottenere 0 stanziare 
costà famiglie coloniche. Un fabbro fer- 
rajo vi si è domiciliato dopo averti fab 
Iricata una comoda casa, Vi è stata aper- 





scaja—Così questa contrada che fu la 
‘ma porzione della Maremma toscana boni 
ficala e ripopolata, potrà servire di ben 
augurato preludio ai miglioramenti che 
con mezzi più estesi si vanno attualmen- 
te operando dal magnanimo principe che 





FIUM 
dirige a sempre migliori destini la To 





scana. 
FIUZIANA, FIUMARA ( Zivizre di Fi 


Francesi) —Nc.ne generico dato ai maggio- 
ri torrenti che scendono dalla schiena dell’ 
Appenninu; come la Fiunana della Vel- 
Je, tralasciato lo specifico di Acereta, la 
'iumana del Frerlozio cc. Anche l'emis- 
sario del Padule di Castiglion della Pe- 
senja vien designato con lo stesso vocabo- 
lo di Fiumana, o Fiumara. 

FIUME DI GATTAJA (S. FELICITA 
21) 0 S. Fatscrra a Garasa nella Val-di- 
Sieve —Chiesa filiale della pieve di S.Cas- 
siano in Padule, con l'annesso di S. Mar- 
tino al Pagliereccio, nella Com. Giur. e 
circa 4 migl. a sett. di Vicchio, Dioc. e 
Conap. di Firenze. , 

Que-to luogo ha preso il nomignolo 
dalla rocca di Gattaja, e dal torrente omo- 
nime, altrimenti denominato il Cutur- 
fiume Muccione. La sua chiesa 
parr. risiede nel fianco merid. dell’ Ap- 
pennino di Casaglia alla destra del torr. 
MYuccione, 0 Coturn:, sotto le rovine della 
rocca di Gattaja. 

Non è da confondersi cotesta località del 
Fiume di Gattaje con quella del Castrum 
Flumen, castello donato nel secolo XL ai 
vescovi di Fiesole dai Longobardi del Mu- 
gello, e quindi confermato ai vescovi fieso- 
lani dai pont. Pasquale II (anno 1103) e 
da Innocenzo IT (nano 1134). Avvegnachè 
il Castel di Fiume era posto dal lato me- 
ridionale della Val di Sieve, nel piviere di 
S. Cresci in Val-Uava, la dove esistono le 
macerie di un castelletto che diede il tito- 
Jo alla perr. di S. Stefano el Fiume, dal 
vicino torr. Fistona. La qual cura.di S. 
Stefano nei seroli posteriori fu ammensa- 
ta a quella di S. Anssno a Monte-acereja. 

La rocca di Guitaja innalzala sopra 
una delle creste «lell'Appennino era pos- 
seduta dai conti Guidi da Battifolle quan- 
do nel ing1, uno di que' dinasti, mili- 
tando coi Fiorentini, venne costà ad oste 
contro Manfredi figlio del Conte Guido 
Novello per avere questi ribellato alla 
Rep. il vicino 
Vittam Cronic. lib. VII c. 150). 

Già a quella suddetta età la bedia di 
S. Naria a Crespino, di cui i Conti Guidi 
erano commendatarj, possedeva beni in 
Gattaja, siccome rapporto al casale di 
Fiume vi tenevano pedere e giurisdizione 














d'Ampinana. (G. bocca 





FIUN 


297 





care in ogni parte la confinazione dell'Al- 
pe medesima e la giurisdizione sa di quel- 
la, come pure sul distretto della parrocchia 
di S. Felicita nel fiume Coturno. 
Finalmente nel 12 giugno del 1301 i 
popolani di S. Felicita nel fume di Co- 
turno giurarono fedellù al procuratore cel 
vescovo Antonio stando nel poggio di Ca-- 
stel-Potente, che dichiararono essere anche 
questo un castelluccio della mensa vesco 
vile di Firenze. (Lawt, Mon. Eecl. Flor.) 


taja patto contava 544 abit. 

Fiunz (8. Sreraxo at) in Val-di-Sieve. 
— Chiesa parr. distrutta e aramensata alla 
pedi S. Ansano a Montaceraja, piv. di 

Cresci in Valcava, Com. Giur. e circa 3 
mig. a ostro del Borgo S. Lorenzo, Dioc. 
e Comp. di Firenze. — Wed, Frome Di 
Garrana. 

FIUME MORTO nel Val d'Arno pisa- 
no.—S' intende per Fiume Morto quel 
canale maestro che, lungo la destra ripa 
dell'Arno, attraversa la pianura pisana, a 
partire da Caprona. — Esso porta nelle 
varie sezioni del suo cammino altrettante 
denominazioni; poichè dalla sua origine 
fino all’intersecazione del fosso di Ri; 
fraita col Fiume Morto, questo appellesi 
Fossa Vicinaja; di la fino alla ina 
dell'Acqua prende il nome di Fossa di 
Maltraverso, dicesi Fossa di Scorno 
fino al ponte della Sterpaja, dove inco- 
mincia a nominarsi Fiume Morto, conti- 
mundo così fino al suo sbocco in mare. 

'utta la campagna interposta fra l'Ar- 
no, il Serchio Monti Pisani confluisce 
nel Fiume Morto ; il quale una volta im- 
el Serchio, ed ora ha la sua foce 
propria. Fu pensiero del matetastico Ca- 
stelli quello di voltare lo scolo di questa 
qmperna direttamente nel mare, proget- 
to che ad onta della contrarietà riescì feti. 
cissimo in guisa che da quel tempo in poi 
questa già pelustre pianure ha preso un 

















298 FIVI 


miglior aspetto, essendosi a pocoa poco con 
ipuri mezzi agrovomici spurgali e assai 
come quelli dli 


ristretti diversi paduleti 
Ae di Asciano, e 
gai di S.Giulixno. 

1 mautenimento del Fiume Morto, e 
de'suoi influenti per tutta la sua lun- 
gbezza fu sempre a carico dell'Ufizio de’ 
Fosi di Pisa. — Wed. Fussa-Ccccna, c 
Fossa-Viciaza. 

FIUNE-MORTO di Pietrasanta. ed. 


Fosso verte Paara alla marina di Mo 





trone. 

FIUMI (NADONNA DE'TRE?) in Val. 
di-Sieve, Cas. che ha preso il nome da un 
devoto santuario sulla stra rovinciale 
faentina, nel popolo di Ronta, Com.Giur. 

* @5 migl.a seit-grec. del Borgo S. Loren- 
20, Dioc. e Comp. di Firenze. 

Questa chiesa costruita a tre navale ri- 
siede a mezza costa dell’ Appennino tra 
Razzuolo e Casaglia sulla ripa destra del 
torr. Elsa. — Costà concorrono nell'estiva 
stagione molti devoti da varii paesi per 
venerare una devota antica immagine del- 
la B. Vergine che vi si conserva. 

FIUMICELLO (S. MARIA A) nella 
Valle del Rabbi in Romagna.—Cas. che 
diede il titolo a una parr. nella Com.Giur. 
e circa 5 miglia a ostro di Premilcuore, 
Dioc. di Bertinoro, Comp. di Firenze. 

È posto nella pendice settente. della 
montagna di Falterona sotto le sorgenti 
della fiumana tributaria del Rabbi, detta 
il Fiumicello, dalla quale prese nome il 
suo popolo, attualmente aggregato alla 
cura di S. Niccolò al Castel dell’ Alpi. 

Fu la chiesa di S. Mariu a Fiumicello 
della badia di S. Benedetto in Alpe, stata 
confermi quel monastero dal pontefice 
Cellisto II con breve del 13 aprile 1124. 
— Stante poi un istrumento del 13 giu- 
gno 1360, lulto in Premilcuore, l'abate di 
S. Benedetto iu Alpe diede a livello la 
suddetta chiesa ed i suoi beni per g anni 
al rettore della cura di S Lorenzo di Pre. 
milcuore con l'onere annuale di una can- 
dela di due lilibre, cou doverla ufiziare 
e pagare le collette. ( Ancs. Dirc. Fiox. 
Carte della Badia di Ripoli ). 

FIVIZZANO (Firisanun, Firizanun, 





















Fosum Vinsucoraz Bosoncm) in Val-di- fc 


Magra —Terra nobile, grande, ben fabbri- 
cata con mura castellane, capo luogo di 
comunità, residenza di un vicario regio 


FIVÌ 


nella Dioc. di Pontremoli, già di Luni- 
Sarzana, Comp. di Pisa. 

È situata alla sinistra del fiume Rosaro 
disotto alla confluenza in esso del torr. 
MHommio, sopra di un pianeggiaute con- 
trafforte che scende nella direzione di 
erec. a lib. dal giogo dell'Appennino ap- 
pellato l'A/pe di Mommio. È attraversata 
dalla nuova strada militare che dalla Lu. 
nigiana per Cerretto dell'Alpe guida a Mo- 
dona, ed ha vicino un terzo di migl. a 
grec. l'antico castelletto della Verrucola. 

Fivizzano trovasi fra il gr. 27° 47” 
long. e il gr. 44° 14’ 4" latit., a un'ele- 
vatezza di 724 br. sopra il livello del 1na- 
re Mediterraneo; 24 migl. a scir. di Pon- 
tremoli per le nuove strade rotabili, 20 
miglia per le vie traverse, 14 miglia da 
Bagnone nella stessa direzione, 14 a sett 
di Carrara, 12 da Fosdiuovo, e circa 16 
da Sarzana, entrambi questi ul- 
timi situati al suo libeccio. 

Il nome di Fivizzano non figura ch'io 
mi sappia in documenti anteriori al 1200; 
che perciò è una mera congettura quella 
di coloro, i quali fanno di questo pacse 
un corrispowlente del Ziracelum di To- 
lomeo, e i suoi monti specificano per î 
monti Violati che sccennò Plinio. La co- 
sa meno controversa è, che in cotesta con- 
trada si estendeva quella tribù de’ Liguri 
etruschi, ai quali, dopo essere stati vinti 
e traslocati fra i Sanniti, subentrò nell” 
anno di Roma 577 
dedotta a Lucca, aggregando così all’an- 
{ico municipio lucchese una nuova popo- 
lazione di 2000 militari ammessi alla cit- 
tudinanza della capitale. A ciascuno di 
quei coloni i Triumviri destinati a con- 
durla assegnarouo una vastissima esten- 
sione di territorio della Lunigiana (ju- 
geri 51 e 4 per ogni individuo) corrispon- 
dente nella totalità a 103000 jugeri di 
terre ulpestri state tolte ai Liguri, sebbe- 

i e appartenessero agli Etru- 
Hist. Rom. lib. XLI.) 
i telli e luo- 

































In 

ghi di 
coloni lucche: 
desinenza di origine latina, ma i nomi 
stessi ranmentano dei padroni, cui quei 
furono probabilmente consegna 

dai Triumviri, o da altri romi 
riormente acquistati. Una consi 
rivazione mostrano di avere molti 
















FIVI 


gi del territorio di Fivizzano, e della Val 
di Magra, come sono, per modo di es. 4l- 
biano, Bolano, Cecina, Cesariano,Comano, ri 
Gragnano, Magliano, Marciaso, Turano, 
Terenzano, Tenerano, Palerano, Pessano, 
ece., nomi dei ni 
simili nella Ti 
ja, in cuisi dentta di fondi assegnati in 
ipoteca a' tempi dell'imp. Traj 
loni lucchesi, le di cui possessi 
tendevano fino nella schiena dell'Appen- 
mino di Veleja. Dondechè non sarebbe 
strana cosa il dubitare, che il luogo dove 
poi sorse Fivissano fosse stato un fondo 
di provenienza di qualche romeno, Ver 
sano, 0 Vissano, pamato nei fig] i 
da far nascere il composto di Fivi 
Ma lasciando ai curiosi tali indagini, 
dirò bensì che la storia per molti secoli 
sembra muta relativamente a questo ‘im- 
portante prese della Lunigiana; concios- 
siachè la sua località, fino dall'origine 
destinstaa servire di mercatale, per molti 
secoli venne com) sotto la giurisdi- 
gione del vicino castello della Werruco- 
de' Bosi dei feudatarj dei 
Estensi, i quali sino dai pri- 
mi secoli dopo il mille costà signoreg- 

















però la Werrucola de Bosi facesse 
parte del patrimonio dei marchesi di To 
scana, discendenti da Oberto conte del pa- 
lazzo sotto Ottone il grande, lo prova il 
privilegio dell'imp. Arrigo V concesso 
nel 1077 ai marchesi Folco ed Ugo figli 
del march. Azzo d’ Este, cui confermò, fra 
Ve altre terre del contado di Luui, Fi/or- 
tiere, la Verrucola, Cumano, l'Abazia di 
Linari ec. Ma intorno alla stessa età, o 
poco dopo, i march. Estensi dovettero ce- 
dere in enfiteusi il castello della Verru- 
cola con il suo distretto ai nobili della 
casa di Bosone, mentre nel 1104 fu sti. 
palato nel cast. di Verrucola, nell’abi- 
tazione di quel subfeudatario, cioò in 
Camminata Domini Bosoni. 
‘mento, col quale i Benedetti 
spero a Reggio affittarono a Oddone 
60, per sè e per i suoi discendenti, | 
possessione della Corte Nasseta, giù donata 
i Reggio. Era 














ismantova arrivava simo alle scaturigi- 
ni del fi. Secchia, ascendendo dal monte 


FIVI 299 
Palaredo per la strada usgue in fines The 
tei La quale eopresione abbiamo qui 
ripetuta ‘per dimostrare, che la criniera 
l'Appennino nel medio, come 
tuale evo, a partire dalla Luni 
alle sorgenti del Tevere, ser 
fine fra la Toscana e le regioni transap- 
pennine. — Med. Arrannmo Toscano. 
Ma per tornare a Fivizzano, dirò, che 
queto prese prima del 1300 venne riguar- 
lato come un sol corpo e popolazione con 
uello della Verrucola de'Bosi, meschinis- 
simo castello situato sopra il dorso di us’ 
la riunione di 











zione pianeggiante di 
spazi jodità assai maggiore si pas- 
seggieri e agli abitanti. 

Ciò non ostante Fivizzano anche nei 
secoli XIII e XIV continuava a dipendere 
dalla Verrucnla-Bosi, non solo per la giuri- 
adizione civile, ma în quanto anche alla 
spirituale; siccome lo danno a congettura- 
re le bolle dei pontefici Eugenio III (anno 
1149) e Innocenzio INT (anno raos ) d 
li botte 


free suo 
crsali di quella diocesi, dopo la pieve di 
S. Paolo a Venduso, si nominano le cap- 
pellante di S. Maria di Pognano e di $. 
Margherita del Custel di Verrucola; la 
quale ultima sembra che servisse allora di 
parrocchiale ui Fivizzanesi. Infatti che 
Rella cura di Verrucola anche nel sec. XIII 
foue compresa la lazione di Fivia- 
zamo, si può ‘dedusse da varii documenti 
sincroni,e soprattutto dal lodo pronunzia 
Serzana nel maggio 1902., dagli ar- 
l'infendazione di alcuni ca- 

stelli della Lunigiana, ceduti dai march. 
Estensi ai Malaspina, e da questi alienati 
a Goffredo vescovo di Luni. Alla quale 
sentenza furono invitati a prestare il con- 
senso tutti i Comuni e nobili feudatari 
delle parti contraenti; in che per la 
pre rie dci marchesi Molupine, fra gli altri 
fedeli, vi comcorse l'adesione dei signo» 

del della Verrucola-Bosi, ossia 

di Fivizzano, domini et populus de Veru- 
cala.— Questo documento, giova eziandio 
a confermarci, che il distretto di Fivizza- 






























\p- no col cast. della Verrucola nel secolo XIII 


riconosceva per suoi diretti padroni i mar- 
chesi Malaspina , comecchè da cent 
innanzi vi dominame costa la fi 






300 FIVI 
subieudataria dei discendenti di quel Zo- 
sone che abitava in Vi mel 1106. 








he giurisdi di Fivizzano, nel primo 
istrumento di divise della famiglia Ma- 
Derpine celebrato nel 1921 nella città 
di Parma fra Carrado l'antico e Obicino 
figliodel march. Guglielmo cugino di Cur- 
rado, toccò sl marchese Obicino Malaspi- 
na con gli altri fewdi di Valuli-Magre si- 
tuati alla sinistra del fume. 

Mediante una succemiva suddivisione 
fatta nel 1175 fra il march. Alberto figlio 
del nominato Obicino, e due suoi nipoti 
mati da Bernabò e da Isuardo, la Verru- 
cola col suo Foro fa assegnata aGubbriel- 
lo figlio del march. isnardo, da cui ue- 
ro î marchesi Isnando II, Aszolino e Spi- 
metta. l’ultimo, che per le sue gesta 





marniali si acquistò il titolodi grande, non 
avendo ottenuia maschile, lasciò il 
suo patrimonio ai nipoti nati dai due 





cosicchè i figli di Azzolino ebbero 
4 feudi di Fosdinovo, di Gragnola e di 
Olivola, mentre Niccolò figliuolo d'Isnar- 
do TI divenne lo stipite de' marchesi della 
Verrucola e del distretto Fivizzanese. 
Era Niccolò uno di quei marchesi di 
Lanigiana, che il Comune di Firenze, per 
atto pubblico dei 26 sett. del 1404, ricevè 
coi suoi feudi in uccomandigia dopo che 
ebbe dato prove di affezione alla Rep. 
fior. siccome lo provano le sue lettore scrit- 
te nell'anno stesso 1404 al comune e vomi- 
ai di Carrara. Gli abitanti di quel paese 
emendo soggeiti ni Visconti di Milano, 
erano invitati dal mar. b. a scuotere il gio- 
Go del Biscione, innanzi di vedersi venire 
addosso come nemiche le masuade che di- 





nel 1418 di Leomanio march. di Gragno- 
al vecchio march. di 






fatti giunto questi alle maggior età ven- 
ne ristubilito dalla Rep. Gar. nei suoi di- 
ritti al morchessto di Fivizzano; e fu me- 


FIVI 
dinnte il patrocinio di quei Repubblicani 
che il march. Spinetta IL, dopo aver visio 
i suoi feudi occupati dall'oste milanese, 
li riacquistò per condizione stipulata in 
uno degli articoli nella pece di Ferrara 
(aprile 1433). 

Per altro Spinetta IL nom fu molto più 
fortunato del di lui padre, di cui ebbe a 
subire un egual fine, divenuto villima 
nel 1473 di uma congiura tramata e con- 
sumata dagli abitanti di Fivizzano. Dopo 
di che i Fivizzanesi, essendosi dichiarati 
di vivere a comune, chiesero protezione 
dal governo di Firenze, il quale fino d'al 
Jora teneva in alcune terre e castella di La- 
nigiama giurisdizione e dominio. Fu in- 
viétoa tal uopo a Fivizzano (anno 1477) 
mess. Agnolo della Stufa diplomatico di 
gran fanta, ad oggetto di capitolare co 
quei e per regolare altri politici 
negozii relativi a quella contrada. (Mas- 
xi, Sigilli-antichi T. XX.) 

De quell'epoca Fivizzano comii 
divenire capoluogo di un capitinato al 
pari di quello di Castiglione del Terziere, 
detto poi di Bagnone, con l'autorità e 
le onorificenze mesle-ime dell'altro di Sar- 
2ana, tre capitanati allora dipendenti dal- 
lo stesso dominio fiorentino 

La Terra di Fivizzano fu travagliata 
diverse volte da ostili incursioni. Nel 1317 
dalle genti di Castruccio, che obbligaro- 
no il march. Spinetta ospite di Uguccio- 
ne della Faggiola a rifugiarsi a Verona; 
nel 1430, allorchè fu occupata dall’arma- 
ta de' Visconti di Milano comandata da 
Niccolò Piccinino; mel 1494 fu assalita dai 
Francesi scesi con Carlo VIII nni del- 
l'Italia, ai quali servì di scorta il march. 
Gabbriello di Fosdinovo; e finalmente nel 
1537 Terra ehbe a vofrire un van- 
dalico seccheggio truppe spagnuole 
comandate dal march. del Vi 

L'importante posizione di Fivizzano 
allo sbocce di una foce dell'Appennino, 


































FIVI 


taute altre mura di Terre e Castelli , ser- 
vono d'ingombro piuttosto che di difesa 
alle case ivi racchiuse. 

Del resto questa Terra è ben fabbricata 
con regolari e larghe strade lastricate, 
con una vasta piazza sede del suo antico 
€ copiaso mercalo, mentre il pretorio tr- 
vasi alquauto lungi di là. Nel centro di 
essa piazza havvi una bella fonte stata e- 
retta al principio del secolo XVIII. 

La chiesa parrocchiale col titolo di pre 
positura de' SS. e Antonio, situa- 
ta prossima alla piazza del inercato fu re- 
staurata, se non fabbricata nta, nel 
nel secolo XVI, allorchè i si ri ven. 
buone pitture, fra le quali 
il miracolo di Lazzaro. Alla stessa età spet- 
tano tre buone tavole, già situate nel co- 
ro, quella cioè che ruppresenta S. Seba 
stiano, un’altra S. Rocco, e la terza una 
de ine della Croce. 

La chie di S. Giov. Battista, presso 
cui fu costruito un convento di Agosti. 
miaui Leccetani, esisteva sino dall'anno 
1321, sicenme lo provano le carte sincro- 



















ne di quel monastero irsportate nel R 
Arch. Dipl.di Firenze. Lo che starebbe 
imfirmare l'espressioni di da stata 


collocata in tempi meno antichi presso 
Paltar maggiore, a tenor delle quale si 
crederebbe questo tempio fondato (forse 
restaurato) da Puceio di Duccio della Ver- 
rucola, nel mese di aprile del 1336.—Il 
t. Bonifazio IX sulla fine del secolo 
V concesse lu stessa chiesa ai Frati Fre- 
‘miti dell'Ordine di S. Agostino, ad 
a del march. Niccolò Malaspina, cui è 
dovuta la fabbrica del conveni 
La detta religiosa famiglia diale varii 
momini distinti, la cui biografia fu data 
dall A. delle Memorie storiche di Luni- 
giana. Meritano tra quelli di essere segna- 
lati mons. Agostino Molari sagrista del S. 
Palazzo apostolico sotto i pontefici Gre 
gorio XIII e Clemente VIII. 
la ch. di S. Gio. Batt. di 
mon solo arricchita di sacri arredi e di 
sante reliq 
1535, sotto il di 1 ottobre, un breve dal 
t. Gregorio XIII che sopprimeva la 
FEdia di $ Bartolomeo « Linari sul gio 
go di quell'Appennino, per ammensare i 
suoi beni alla ch. e mon. degli Agostinia- 
ni di zano. Quest'ultimo venne sj 
presso sul declinare del sec. XVIII c pui 
vu 

















FIVI 5of 


convertito in un conservatorio solto la 
stessa regola di S. Agostino, attualmente 
ridotto in monastero di Benniettine. 






a lev. del paese, nel. 
Dcara di Cerignano, stat » soppresso nel 
passato secolo al pari di quello delle mo- 
nache Clarisse del cast. di Verrucola; men- 
tre il terzo è tuttora abitato dai France 
scani zocenlanti fuori della porta «di so- 
me Quest'ultimo fu aperto nel 1440 per 
cure del march. Spinetta Il; quinti 
stato ampliato nel 1490 a spese del Co- 
particolari. 
jesina dello Spelalino, situata al 
principio della strada del borgo, fra le 
piazza del mercato e la porta chiamata di 
sopra, si crede che sia il primo spedale 
fondato dil march. Spinetta il Grande, 
in ordine al suo testamento del 1353; per 
quanto le memorie locali lo dichinrino 
appartenuto ai Canonici, detti di S. Anto- 
nio del Fuoco della Congregazione di 
Vienna ‘nel Delfinato, siccome lo mostra- 
no le pergamene ili quella Precettorìa per- 
vennte nell’ Arch. Dipl. di Firenze, e più 
specialmente un'iscrizione scolpita sopra 
uel fabbricato con l’arme dello stesso 
ine religioso. 

L'attuale ospedale capace di 30 letti, e 
ben provvisto di menti, fu eretto 
nel 1733 dal Commiusario di Fivizzano 
Giuliano Capponi di Firenze. 

Al mantenimento dei fanciulli esposti 
provvedono le rendite dello stesso spe 
dale secondo il sistema usato da 
degl'Innocenti di Firenze, sistema dimo- 
strato fecondo di ottimi resultamenti. 

Vi è un Monte pio fondato nel 1588 
da un benemerito concittadino Giov. An- 
tonio Neri; altri legati pii furono lasciati 
da diversi benefattori per dotare cinque 
fanciulle l’anno. 

La Comunità mantiene per 



















le Benedettine del monastero di S. Gio. 
Battista insegnano gratis alle fanciulle 
del paese, leggere, scrivere ad i più essen- 
ziali lavori donneschi. 

Vi sono pure «lue medici, un chirurgo 
e una levatricestipemliati dal Comune.— 
Bello e hen decorato è il maderno teatra; 
ben fornita la nuova tipografia Bartoli, 

39 





sos FIVI 
la quale ci rammenta una delle prime 
stamperie dell'Italia stata aperta nel 1479 
in cotesta Terra da tre compagni (comi- 
tes) gratuitamente supposti conti della 
famiglia Onorati; avvegnachè essi da Ve- 
nezia si recarono nella loro patria a Fi- 
vitzano, dove impressero in detto anno 
le opere di Virgilio, comecchè nell’ enno 
appresso ritornassero a Venezia, dove e- 
vernno appresa l'arte, e dove nelle caso 
di Marco de' Conti, stamperono nel 1474 
il Giovenale e il Cicerone de Officiis. 
Danno occasione di movimento e di 
lucro ai Fivizzanesi due mercati settime- 
nali di gran concorso nei giorni di mes- 
coledì e di sabato, stantechè quà fanno la 
loro stazione lanto i conduttori dei pro. 
dotti che provengono per La via modenese 
dalla Lombardia in nigina + quanto 
Iii si esportano il giogo me 
imo dalla Riviera di ante eda Li 
sorno in Lomberdie. 


FIVI 


1 prodotti di suolo, che sogliono abboe. 
dare oltre il consumo del distretto, sono 
te castagne, il carbone, le legna, il bestia- 
me minuto, le pelli, il burrc, il cacio e 


LA 
POT Paduotria manifatturiera avrebbe bi. 
sogno costà, al pari, se non più che in 
altri luoghi, di migliorare e di accrescer 
si, per emancipare la popolazione il più 
che fosse possibile da tanti onerosi e vo 
lontari tribati. . 

Ciò non ostante, imercè le esenzioni 
dalle gabelle, che gode questa porzione 
di territorio distaccata dal Granducato, 
6 in grazia delle strade aperte, delle leg- 

benefiche e protettrici dell’ industria, 
e dell'individuo, la Terra di Fivizzauoal 
peri del castello della Verrucola, da tre se. 
coli a questa parte và ozmora più sumen- 
tando di abitazioni e di abitanti, siccome 
Treo vedersi dal quadro statistico delle s- 
tre epoche qui sotto riportato. 





Movimento della popolazione della Trnas Di Firizzavo 
e del Casratzo osrsa Prsavcota e tre epoche diverse diviso per famiglie. 





(1) Za questo numero sono compresi 34 religiori dei due conventi allora esistenti. 


(3) Fecsvano parte di 


questo 
(3) Ciai, 26 sanache clarisse, e na solo prete parroco. 


FIVI 


Comunità di Fivizzano. — Ta sn 

Gie territoriale di questa Comunità fu cal 

colata estende 64043 qualra 

quali debbonsi detrarre 2533 per i corsi 

di acque e strade. Nell'anno 1833 

stevano abit. corrispondenti a 
vidui per ogni migl. quadr. 

di «uolo imponibile. 
















delle quali subappennina, e l'altra sube- 
puana. La di esse, che è la porzio- 
ne maggiore, 
poluogo, scende ital fianco une 
dell’ Appennino sino alla base 
che gi ionale, si 
poggia dell'Alpe Apuana, a 
cominciare dalle sue radici sino alle più 
elevate -reste del Pizzo di Uccello 
Monte Sagro. Cosicchè il terr. 
nella sua maggior lunghezza, che è di cir. 
ca 12 miglin, attraversa da ostro a sett. 
tutta la valle orientale della Magra, il 
cui fondo 0 talveg è solcato dal fiume Au- 
lella. In cotesto fondo il territorio della 
Comunità in di.corso vedesi talmente 
stringere, che riducesi in alcuni punti a 
‘uu’angusta tangente, siccom' è quella da- 
vauti alle ville di Alebbio e di Serco. 
guano. 

Esso confina sul crine dell'Appennino 
con la Lombardia, cioè a sett. con il Due. 
di Perma mediinte la giogana di Cam 
ragbena , a partire dalla foce dell'Alpe 
detta di Linari al termine triplice della 
Branciola , per dirigersi a lev. verso il 
laghetto Sguincio, dove attraversa le più 
alle scaturigini del fiume Ensa; quindi 
volgendo la fronte a grecale trapassa la 
Tecchia de C (grotta ), le cime di 
Montauto e di Pietra-Saginda, sino a che 
al Afasso delle 4 Croci sottentra a confine 
dallo stesso lato sl giogo della montagna 
#1 Dacato di Modena. Di fronte a questo si 
dirige verso il varco della strada militare, 
e di la nile prime fonti del fiume Secchi 
€ percorrendo in seguito la giogana del 
Ue «di Mommio rasenta l'estremo lembo 

lla selva ducale del Cerreto dell'Alpi, an 
tempo della Corte Nassete dei Benedet- 
tini di Reggio, sino a che arriva sulla 
cima di Monte-Mondo. A questo punto, do. 
ve nasce il torr. Mommio, il territ. comu- 
mit di Fivizzano, volgendo la fronte da 
gree. a scir., il crine dell'Ap- 



























FIVi 303 





con la quale percorre di conse 
ste dei poggi di Monte-Grosso, della Cro- 
ce di Ferro e di Monte di Po, sino a che 
arriva nei contorni di Turlago, dove ta- 

ia la strada comunilativa fra Casola e 
Fivizzano: quindi passa per Terenzano, 
dopo di che entra nel borro di Sercogna- 
no, e lungh'esso arriva nel fiume Aulella. 
A colesta tangente il territorio Fivizza- 
uese rimonta per breve tragitto verso lev. 
il corso dell’Aulella; 
a grec. oltrepassa alla 
per entrare nella sezione subapuana. Costà 
dirigendosi contro la corr. del torrene 
Lucido di Equi; quindi rimontando il 
profondo fosso suo tribut rio, denominato 
il Solco, giunge con esso alla ripida pere- 
te del Fisso d'Uccello. Sormontata quell’ 
altissima cresta dell'Alpe Apuana, sotten- 
tra a confine su quella sommità dal lato 
di lev. la comunità di Minucciano , spet- 
taute allo S a:0 di Lucca. C-n quest'ulti. 
ma il ‘territorio comunita di Fivix 
tano costeggia circa due miglia per le 
nude balze che no i nomignoli di 
Tana de'Gracchi, del Bastione, del Val- 
lino dell’Asino, e del Sasso-gelante. A co- 
testa balza dietro le spalle del monte Tam- 
Bura trova dal lato di scir. la Com. di 
Massa Ducale, con la quale perviene all’ 
avvallamento che unisce il monte della 




















3 prei 
di Campo-Cecina nelle sommità del &e- 
percorrendo l’erbose cime dei 


a 
pati prg egiuola, di Birola, di Acqua. 
sparta e di Pruto-secco, dopo il tragitto 
di eirca tre migl. abbandona a ostro la 
Com. di Carrara, al termine denominato 
dell'Uomo morto, dove si tocca dal lato di 
pon.-lib. con la Com. Estense, già ex-feudo 
di Fosdinovo. Di fronte a questa il terri. 
torio Comunitativo di Fivizzano Agia 
TAlpe Apuana lu Li sino 
pestato il villaggio di Cecina, al qual 
punto retrocede nella direzione di scir. si- 
no verso le ti del fosso di Tenerano, 
per dirigersi nel torr. Lucido di Piace, 
€ lungh' esso ritornare nel fiume Aulella 
porò i dallo sbocco del fosso di Ser 


504 FIVI 

cognano.— Costk seconda per poro la cor- 
sente del fiume sino al borro di Zipa, dove 
passa alla sinistra dell’ Aulella per ritor- 
ware nel borro Costìa presso îl villaggio 
di Cecina : quindi inoltrandosi nella di- 
rezione di lib., sale mella schiena dei 
monti di Fosdinovo per il torr. di Pali- 
ca sino a S. Terenzo de'Mouti, di dovesi 
za mella direzione di pon. per andare 
incontro al fosso di Auggiaro, e con esso 
scendere nel torr. Bardine. — A tale con- 
fivente cessa la Com. di Fosdinovo, ed 
entra a confine quella dell'ex-feudo diAul 
la appartenente pur esta al ducato di Mo- 
dena, da primo medi:nte il Berdine, cui 











attraversa per quindi varcare l’Au- sopra. 
fia Lai nel 


i dove in seguito imbocca nel suo 

confluente Arcinnasso, e lo 
dietroal poggio di Collecchia, proseguen- 
do dal lato di pon. per termini artificiali 
sino al colle di Migliarino. Costà trova i 
coufini degli ex-feudi della Bastia e di 
Varano compresi nella Com. Estense di 

icci di fronte alla quale il territorio 
di Fi no arriva alla confluenza del 
torr. Tana coa quello del Canalone 0 Ta- 
varene, e rimontando quest’ ultimo, sale 
sulla vetta dell'Appennino, la dove ritro- 
“va al triplice termine della Zarciole l'e 
stremo confine del Ducato di Parma. 

Della corografica descrizione del terri- 
torio di Fivizzano è facilé congetturare 
dell’ di questo peese, come quello 
che trovasi situato fra i due grappi più 
elevati dei monti tcncani; o pira 

rie dell'A; ni sommità dell’, 
Pa di Camporeghena trovasi 2 3424 bro 
cia sopra il livello del mare Mediterra- 
neo, mentre dal lato dell'Alpe Apuana 
la cima del Pizzo d' Uccello si alza 3e1s 
br.— Colesto Pisse si unisce a lev. con il 
più eccelso moute della Toscana, denomi- 
mato il Pisanino della Penia, mcalre se: 
igonometriche del 
Pad. Giov. Inghirami trovasi a 3511 br. 
fior. sebbene per le osservazioni dell'astro- 
nomo ped. Michele Bertini noa spparisca 
Più alto di 3996,4 br. lucchesi. Quest'ul. 
fimo astronomo riscontrò la cima del 
monte Tambura elevata br. Incch 303,1 
sopra il livello del mare. 
. Dal fisnco dell'Appennino si stendo 
mo sopra il territorio Fivizzanese tre spro- 
ni sulmiterai, i quali costituiscono le due 
vallecole dell'Aulella e del Rosaro, oltre 











rivi 


tuna tesna che si forma in mezzo ad ese 
mediante l'avvallamento interposto fra 
l’alpe di Camporaghena e quella di Mom. 
mio, il quale avvallasento è percorso dal 
torrente Momunio, Al principio della val. 
lecola del Zosaro, fra mezzo a sempre ver 
di praterie ed a vaghi boschetti di car. 
pini e di oniani,apresi uu limpido laghet- 
lo che circonda una rupe caversosa,da cui 
ha origine la fivimana del Zosaro, la que- 
le scendendo di lu, presso a Fivizzano si 
marita al torrente del Mommio, fin tanto 
che nel centro della valle non si scarica 
nel fiume Aulella. 

Dal lato dell'Alpe Apuana si staccano, 
Je balze cavernose di Equi, le guglie 
di S. Giorgio, di Ajola, di Tenerano e 
del moate della Spolverina. Da questi 
sproai nascono i profondi burroni, mei 
quali scorrono i torr. Zucido d'Egui, Lu- 
cido di Fince, e il Bardine, tutti tributo 
rii dell’Aulella dal siuistro suo lato. 











Gli i dei monti che scendono dalla 
parte ppevnino, sono assai più sc- 
cessibili di quelli che precipitano mella 


valle dal Jato dell'Alpe Apuana, dove po 
chi e oli varchi si aprono fra 
quell'aggregato di aculissime rupi. 

Da pochi apni il territ. di Fivizzano 
non contava alcuna strada carreggiabile, 
meulre anguste, ripide e mal tenute erano 
le vie pedonali e mulsuiere, che nei tesa- 

i andati attraverssvano cotesta contrada; 

‘alveo dei di cui torrenti e borri serviva 
di traccia comune alle acque piovane e al 
viaggiatore. Attualmente Fivizzano è at- 
traversato dalla vie militare, che da Mo. 
dena per Castelnuovo ne' Monti guida in 
Val di Magra, passando per Aulla, Fosdi- 
noro e Caniparola, dove si unisce alla 
strada R. di Genova. 

Una nuova importantissima comuni» 
cazione rotabile fu aperta nel 1835 tra 
Fivizzano e Pontremoli per la nuova stra- 
da che mette questa città in comuni: 
zione noa solamente con Bagnone e l'Aul- 
la, ma con Fornuovo e Parma mediante j 
varco carreggiabile dell'Appennino della 
Cisa. Una terza strada carreggiabile stà 
attualmente costrucudosi fra Foslinoro e 
Carrara, passando il varco più 
dell'Alpe Apuana sul monte della Spol- 
verina. 

La via militare modanese, che entra 
per la foce di Sassalbo nel terriiorio Fi- 








FIVI 
vizzanese , è a sufficenza larga e comode. 
mente rotabile. Esan, ad eccezione di sb 
cuni brevi tratti, nom ha più di $ br. per 
100 di pendenza. 1) benemerito autore del 
Calendario Lunese, I' avvocato Girolamo 










molli dal 
distretto 


riportate si deduce, che il clima di cotesto 
territorio uell'inverno riesce generalmen- 
te molto meno rigido, e nella estate assai 
più temperato di ciò che promette la ele- 

ine del suolo e la posizione da' mos 





ti circostanti. 

I veuti, che vi predominano, sono il le- 
vante, lo scirocco, il ponente e il così det- 
to vento d'Alpe, (grecale), il quale ulti- 
mo più dannoso degli altri con im- 

lo funesto a quelle campagne. 

PL neve noe si trattiene molto salle 
colline e nei luoghi più depressi della val- 
le. La pioggia è per ordinario molto ce- 
piosa in tutte le stagioni. Le nebbie di 
primavera sogliono esser fatali alle rao- 
colle del vino e dell'olio, menire le gran- 
dini, che investono perlo più la sola par 
te elevata del suolo non riescono tento 
funeste ai prodotti dell'agricoltura. - 

Generalmente la temperatara del clima 
Fivizzanese è sottoposta a subiti 
causa noa infrequente di malattie; quindi 
le infiammazioni, il di cui svileppo è 

giore in primavera e fn autunno, 
porisno riguardarsi come le sole malattie 
climateriche di cotesto paese. 

La struttura geognostica della contrada 
in «uestione presenta due formazioni es- 
senzialmente tra loro diverse, oltre una 
terza e più recente formazione di sereno 


massima parìe în arenaria o macigno e in 
calcaria compaita. All'incontro dal lato 
sustrale il dorso del Moute Segro e del 
Pizzo d'Uccello consistono in gran parte 
in terreno massiccio di stesschisto e di 
calcarea più o meno ssccaroide, cui serve 
di mantello la calcarea cavernosa. © _ 

Laugo la cresta dell’ Alpe di Campora» 


rivi 505 
qhena, a pertire dal varco delle via mili- 
fare sino nl segnale triponometrico del 


prof. Inghirami, comperisce la calcarea 
appenninica di tinta, ora cenerina, ora ce- 
rulea, attraversata da frequenti filoni di 
spato candido , ai quali filoni su 
Lentrano in coteste altare quelli di solfato 
di calce (genso). 

Alle sorgenti più remote del fi. Bosaro 
si affacria l’arenaria compatta, di struttu- 
ra uniforme a quelle di molti altri luoghi 
dell'Appennino toscano. Le stessa roccia 
continua a mostrarsi sino alla foce di un 
profondo vallone denominato dello Spe- 
dalaccio, sopra le gessaje di Sessalbo. 
aifcianto fianco merillicnate dell'Alpe 

i Camporaghena trovasi un fatto geolo 
gico importsatizime. Fu nel giugno del 
1832, allorchè mi furono di cortese scorta 
in colesta montagna due gentili fivizza- 
mesi, l'Avv. Odoardo Sani, e Olinto Serie 
sehi, poco innanzi che visitasse e descri- 
vesse la stessa località il chiar. prof. pi- 
mno Paolo Savi ( Nus. Giors. Pisano 
I° 63) — È usa ripidissima balza che 
porta il nome di Zama dello Spedaleccio 
becca di wa macigno convertito in sten: 
histo verdastro con vene di solfe in eri- 


cente 0 acquista ima tinta cupe tenden- 
te al nerastro, sino a che a una mag-' 


do n 
leppareeo di là mediante le reciproca 


306 FIVI 
rulco. Quindi, arrivati al podere di Pani. 


gagliola sulla vi tare, si affaccia uno 
schisto calcareo argilloso. che a luughi con- 
vertexi in ardesia, mentre in altre parti 
è affatto marnoso. Esso lingesi in color 
rosso cupo mercè dell'ossidazione del fer- 
rv che ivi intorno si rinviene, talvolta 
allo stato di ferro oligisto, tali alire fiate 
tnito ul solfo o all'acido solforico, for- 
mando così dei filoni di soliuri e di solla- 
ti, dei quali souo asperse coleste sommilà. 
Nella parte orientale dello stesso con- 
trafiorie che forma spalliera occidentale 
alia vallecola percona dal torr. Hommio, 
ricomparisce il grés antico ( arenaria ) = 
grandi elementi ; tulchè esso rafligura, ora 
una breccia calcareo-silicea , ora una va- 
rietà di calcarea-silicea stratiforme (pietra 
Sorte di Firenze), e ora filoni di spato 
‘calcareo-magnesiaco (specie di siliememi- 
te?), cui subentra uno schisto argillo-si- 
liceo, (galesiro), sino a che nel canale 
del Risecco ricomparisce il grés sulico 
compatto di grana minuta e uniforme, 
come la pietra serena di Fiesole. Quest'ul- 
tima roccia costituisce i contorni del la- 
getto, donde prende origine il fiumicel- 
lo Rosaro, e forma le ru c gli 
no nella sommità di Appennino. È 
pure della stessa iudole la pietra che ri- 
cuopre le pendici del moute n destra e a 
sinistra della strada militare sino alla 
sommità del poggio di Vendaso. Cost sot 
tentra lo schisto argi!lo-siliceo friabile 
(galestro) di Linta ne; , che alte;na 
con la calcarea-arenaria; cui succede una 
specie di alberese in stra i inclinat'ssimi 
di tinta cerulea e talvo!t: ceciata; le qua- 
li ultime due rocce continuano ad incon- 
trarsi sino al di sotto del castel'etto della 
Verrucola alla confluenza del :orr. Mi 
mio nel Rosaro, nel qual punto sila sini- 
stra del torr. Zfommio apparisce di nuo 
vo l'arenaria-cerulea, ossia il macigro fie- 
tolano a grandi elementi; e questa roccia 
redimentaria serve di ossatura al poggio, 
su cui è fabbricata la Terra di Fivizzano. 
Scendendo la pendice di Fivizzano, la 
pier reria alterna con una specie di 
ia 0 poudinga silicea, la quale, in 
luogo denominato le Pelle, si scava per 
uso di macine da mulino. Di lì passando 
alla destra del fiume Rosaro, oltre il ponte 
di Povera, il terreno si di una 
marne, nella quale si formano rognoai di 





































FIVI 


petroselce, che incontransi alla superfi- 
gie del suolo segnatamente al luogo delto 
il Corso del cavallo. 

Iv quanto alla sezione subapuana del 
territorio di Fivizzano posta nel lato si- 

stro del fiume Aulella, sino alla sua 
del Pizzo d' Uccello e del Monte 
Sagro, rinvierò il lettore agli art Aux 
Arvaxa, Asora, Equi, Munzoxr. Text. 
mo; e solamente quì avverlirò che da co 
testa parle le rocce calcaree, argillose e 
arenarie trovausi alterate o cangiate af- 
fatto di aspetto. Avvegnachè sui fiavebì 
dei monti Apuani il macigno apparisa 
in masse di pietra verrucana o schistosa; 
la ia argillosa vedesi convertita in ar 
desia, e la calcarea compatta cangiata in 
‘un terrepo semicristallino di aspetto ssc- 
caroide, coperto bene spesso da una cab 
carea cavernosa; sicchè in cotesto lato so- 
no frequenti Ir grotte che costà volgar. 
mente appellansi Bucke o Tecchie; avver- 
tendo che la roccia calcarea diviene più 
candida e più cristallina a misura che 
si avvicina al centro della mon'agna, do- 
ve serobra essere stata maggiore la ‘lora 
plutoniana, alla quale i geologi moderni 
attribuiscono una simile trasformazione 
del terreno appenninico. 

Fra le produzioni minerali del terri- 
torio, sono le cave di gesso di S.walbo, 
a poca distauza dalle quali esistono al- 
cune tracce di vene e di filoni metallici 
contenenti ferro e rame, mentre nell’/l- 

opposta delle Panie si cavano marmi 
ianchi e venati il villaggio di 
Equi, siccome nelle vicinanze di Ajola 
si estrae del feldspato fatiscente, o colino 
per uso della Fabbrica Ginori delle po» 
cellane della Doccia presso Firenze ec. 

Cirea i prodosti agrarj il territorio della 
Comunità di Fivizzano, secondo i caloli 
forniti dal prelod. «utore d:1 Calendario 
Lanese, si suddivide come appresso: 

i Quadrati 339400 
. 390,10 


























» 
» 3otssig 
» 12684,35 
16471,04 





DI: a 
64043,15 


Totale . . 


rivi 

La questo territorio I soli prati felciabi- 
hi pini denti ciglia 
bre Peli donde ne conse 
fue, che uno de' più levoli 
dati della contrada deve consistere nei 
botiame.—I castagni però sono quelli 
che somministrano Îl vitto quasi 


Giorna- 
Fiero alla popolazione agricne, e che co- 





un anno per l'altro al consumo della po- 
polezione staja ave di cen castagne,che ven. 
dute ai Genovesi li forniscono 
una rendita di circa rinei lire toscane. 
La coltara della vigna, benchè sia in 
aumento, non basta ancora al consumo 
del paese. Avanza però il prodotto degli 
livi, mentre rendono barili 3640 d'olio 
circa; se non che le piante, lenendosi so- 
verchismente fitte, alte e froudose, produ- 
cono meno per loro medesime, e per le se- 
mente del sottoposto terrene adug- 


fiano. 

Il prodotto de’ cereali non basta al cos- 
sumo.—Ll grano fè appena del 4, sia per 
mancanza di concimazione, sia per il me- 

preparare le terre, sia per la molta 
owbra delle alberete che ingombrano i 
campi. — La raccolta annua dei cereali, 

al petto dal seme, è di circa staia 39000, 
il loro consumo di circa staia 43500, a cui 
si aggiangano circa 7000 staia di formen- 
tento reniente dall'estero. Un arti. 
colo di risorsa è la canapa accreditata nel 
commercio a segno che fl sno prezzo è 
di citre un quarto maggiore di quello de 


le canapa di Bologna. 
ci esporta all'estero: si "ate ce rund frati 





le piante 
seno le rilevanti. La tità dei 
Sii Roli castagni lo querce, 

i cerri, i ini, i frassini e altre le 
di alberi Si ito fusto forniscono il izle 
mne d'uso, nom che per esitarne al di fuori. 

Tra i frutti di terra, che non hanno d' 
epo di cultura, meritano di emer ricor- 
dali, per il lucro che emi forniscone, i 
prugneli specialmente di Vinca, nelle di 
cui montuose pralerie mascono copiose e 
fragranti je 

Le industrie poi del poese si riduco 
Be a uma ferriera, a diverse fornaci da 


FivI 307 
mattoni e da calce, a 15 tintorìe, 1a gual- 
chiere, 4 concie, 1 sortire, 3 ceci 

veriera, 1 stamperia, un 
Frasi a fabbriche di cappelli di pelo, 
4 fabbriche di , © una trattara di 
seta, che è stata a) nel 1835. 

Con la Pespoldina del 30 set. 
1772, al Vicariato di Fivizzano fu riunita 
la giurisdizione civile, criminale e mi- 
sta del distretto che competeva all'Audi- 
tore di questa Terra, con più nove castel. 


la della soppressa press potertria della co del 
ta Terra e corte di Codipoote. 









Finalmente, il po ilmotuproprio del ag 
febb. del 1777, furono n sol 
corpo i comuni conosciuti da voca- 





boli di terre, ville © castelli della corte 
di Fivizzano, più i sr comunelli della 
giurisdizione dello stesso Vicariato. 
Fivizzano diede i natali a molti vomi- 
ni illustri in varie facoltà — Nel sec. XIV, 
a Giovanni Manzini, che visse alla corte 
del duca Gio. Galeazzo Visconti. Nel sec. 
XVI si fece un nome all'assedio di Firen- 
20 fra Zaccaria da Fivizzano; nelle scien- 





nerale del suo vo Ordine Eremitano, e mons. 
Agostino Molari già rammentato. Nel 
sec. XVII ebbero fama di dotti canonisti 
i fratelli Carlo e Giulio Serteschi. Nei 
secoli XVII e XX salirono in celebrità 
due altri fratelli Fivizzanesi, Domenico 
Battini prof. di medicina all’ Univer. di 
Siena, cui sì devomo varii opuscoli impor- 
tanti, e Costantino Battini 
rale dell'Ordine de' Servi ria, prof. 
all'Università di Pim, e ‘attore dell'dpe. 
logia de' secoli berberi. Ma superò in gri- 
do ogn’altro Fivizzanese l'Orazio italinne, 





i Giovanni Fantoni, il Lebindo fra gli Ar- 


cadi.—Fra quelli della nostra eta meri- 
ta lode il tes defanto prete Emanuele 
Gerini per le Memorie istoriche della Lar 
nigiana pubblicate nel 1826. 





comprende nel 
Com. di Casola, e 
Com. di Albiano. — Vi è un Cancelliere 
comunitativo di terza classe, che abbrac- 
cia anche le Comunità di Casola e di Al- 
biano. Mavvi un Esattore dell’ ufizio del 
Registro; il Conservatore delle Ipoteche è 
a Pontremoli ; la Ruota a Pise. 


QUADRO della popolasione della Comunità di Firizzano a tre epoche diverse. 






| —Fopolazione 














Nome dei luoghi ragono | Anno] Knno | Anno” 
1551 | 1745 fuso 1833 
ignino 438 | 526 
Ajola 133 
Alebbio e sae ville/S. Gemign 283 
Arlia 215 
Boltignana 8. Bartolommeo, Cura 135 
iporaghena SS. Pietro e Paolo, Cura -_ 238 
Canneto ISS. Colombano e Martino , 
Cura — | 174 | 1546 
Cecina IS. Giov. Evangelista, Cura 200 | 165 | 169 
Cerignano |S. Venanzio Abate, Cura 116 | 271 | 376 
Ceserano |S. Bartolommeo, Cora 206 | 248 | 372 
Colla e Maglietola :SS. Cipriano e Giustina, Cura 179 | za | 3a 
Collecchia |S. Lucia, Cura 195 | 109 | ito 
Collegnago |S. Caterina, Cura 135 | 99 | sa 
Comano IS. Giorgio, Pieve Prepositura| 863 | 621 | 709 
Cotto |S. Jacopo maggiore, Cura 160 | 343 | 215 
Crespiano IS. Maria Assunta, Pieve Ar- 


ci 
Debicò eCaugliano $ rlovsiri Apostolo, Cara 


sa: | 96 | 108 

Equi |S. Francesco, Cara 135 | 130 | 159 
Fivissano ss. Jacopo e Antonio Abate,| 

Pieve Prepositura 882 |1329 !1805 

Gaissano eGroppoli SS. Lorenzo e Lucia, Cura 634 | 500 | 4go 

bolano :S. Martino, Cappellania Cur. 26] — | 29 

Magliano |S. Martino Vescovo, Cura 016 | 116 | 141 

Momrmio IS. Martino, Cura 266 | 177 | a00 

Moncigoti 8. Maria Maddalena, Cura 046 | aa: | 343 


Monte de' Bianchi 'S. Maria della Nevee S. Mar- 





der | 586 
273 | 397 
3468 | 193 
265 | 361 
15) | 256 

88 | 107 





Buetseg-inm 1p vid ‘iomazineg tp 169001G sifop ovos 1uprrmioilod 2 onng 





. n°gbsen*ggr Sn 12673 


FLES 


Frecso di Lunigiana, attualmente Fes- 
nono nel Golfo della Spezia, e non Fiviz- 
zano, come fa creduto dall'autore delle 
Memorie Storiche della Lunigiana. — 
Fed. Fresano nel Golfo Lunense. 

Fraccrano in Val di Pesa.—ed.Lao- 
umo (S.) a Pamzano. 

Frisso ( Flezus ) nella Valle del Ser- 
chio. Vico perduto che ha dato il suo no- 
me all'antica pieve di S. Martino di Mon- 
tuolo, già de Flezu, o ed Flexrum presso 
la strada R. pisana, nella Com. Giur. 
Die. Due. e circa 3 migl. a lib. di Lucca. 

Trovasi l’attuale chiesa del F/esso, ce- 
sia di Montuolo, sulla ripa destra dell'Oz- 
sari (Auzer fl), la dove questo ramo sini- 
stro del Serchio formava un gomito prima 
di confluire nel tronco principale, chiame- 
to Serclum, che al di sotto di tal confluen- 
1a designossi col nome di Auserclam. — 
Fed. Seacao e Ozsan:. — L'etimoldgia 
del nomignolo. Flexus emerge naturale 
qui al pari di altre località, nelle quali 
è stato adoperato il vocabolo medesimo. 
— Fed. Fizsso nel Val d'Arno fiorentino 
e Fiesso nel Val d'Arno pisano. 

Nel secolo X quivi sull'Ozsari esisteva 
una ja dalla contessa Willa 
dre del march. Ugo donata al mon. di S. 
Ponziano di Lucca,e dall’imp. Ottone III, 
nell’anno g99, fra le altre cose confermata 
allo stesso cenohio, con queste 








pertii 
(Poconesti, Croe. della Badia fior.) 

Sembra che si debbano pur anco rife- 
rire alla prenominata località le parole 
del registro Vaticano di Cencio Came- 
rario, tostochè fra i tributi che i Luc 
chesi pagavano nel secolo XIII alla Corte 
di Roma si trova compresa la Terra a 
Fleru. — Wed. Moxruoto. 

Fissso nel Vald'Arno pisuvo. — Que: 
sto Cas. esisteva nella Comi. € piv. 
pisano, forse alla confuenza dell’: ‘catico Bic 
sarno che si trovava cost, e nel territorio 
di Calcinaja, al cui alveo è restato tuttora 
il nome di Arno vecchio. — Wed. Cara 
masa- Di questo Flesso Lcovasi menzione 
in un istrumento dell’anno 975, col quale sta 
Alberico vescovo di Pisa diede ad enfileusi 
ai due fratelli march. Oberto e Adalberto 
progenitori degli Estensi, dei Malaspina 
€ dei Pallavicini, i beni della pieve di 
Vico, quali eranvi quelli situati in 

“he 











FLOS 309 


luogo appellato Flesso. Lo stesso casale 
è rammentato în altra carta lucchese del 
tot relativa alla vendi! ni ef 
0. I 

i rie alienati 
Di 1002 dal march. Adalberto figlio del 
fu Oberto e nipote del march. Adalberto, 
uno dei due fratelli che l'ebbero in enfi- 
beusi ne 975. — Wed. I° Arrexvica alla 
presente Opera. 

Fizzo nel Val d'Arno fiorentino. — 
Cas. perduto situato probabilmente nelle 
gicinenze del Biserno esistito nel Pian 

i Ripoli, e cl tà prendere il nome 
di Flesso dalla dit o gomito che far 
doveva il Gume Arno in quella località. 

Un'istrumento fatto in Firenze nel 790, 
relativo alla badia di S. Rartolommeo a 

Ripoli, rammenta nella assegnata 
a quel monastero, item lui Flezo casam 





Vico pi 








Bidente.—Cas. perduto sul poggio sovra 
stante alla Terra di S. Sofia in Romagna, 
Com. stessa, Giur. di Galeata, Dioc. di 
Seu-Sepolcro, già Mullins di Galeata, 
Comp. di Firenze, 

Questo casale con le sue dipendenze ap- 
a parieneva ai nobili di Valbona, dai quali 

domato alla badia di S.Maria in Corme- 
din, detta ell'Zsola, sul Bidente.— Wed. 

a 

Ford ( Bosco pi 8.) nel Val d'Arno 

inferiore. — Ped. Basria nel Val d'Arno 


inferiore. 

FLOSCOLI (MONTE) o MONTE-FLO. 
SCULI (2fons Flusculi) in Valdi Sieve. 
Cas. e poggio che ha dato il titolo alla 
ch. parr. di S. Maria, volgermente appel 
lata a Monte Fruscoli, o Foscoli cou l'an- 
nesso de’ SS. Ippolito e Cassiano a Monte 
Flosculi nel piv. Com. Giur. e » miglia a 
grec. del Borgo S. Lorenzo, Dioc. e 
di Firenze. 

Risiede alla destra del torr. Else, un 
migl. a lev. della strada feemtina , alla 
base eden nino di Coreglia.—A que- 

ha relazione un’ documento 

importante le storia fiorentine. Contiene 

questo una provvisione dei so febbraio 

1290, deliberata dalla Signoria di Firen- 

2e, com la quale fu nominato e autoriz- 

zato va sindaco della Rep. a potere spen- 
do 





340 FOCE 


dere la somma di 3000 fiorini per acqui- 
stare dal vescoroe del capitolo fiorentino 





ser cigi, le albergarie , og fedeltà e gius 
di colonia , che il clero e preside (ioren- 
tino avevano sopra gli uomini di mol- 
te ville, terre e castella del Mugello; fra 
le quali in essa provvisione sono specifi 
cate le terre del comune di Pulicciano, le 
ville di Aonta, di Fabiano, di Molessano, 
iazzono, le corti del Borgo S. Loren- 

S. Maria di Montefosculi e di 
altri luoghi posti in Val-di-Sieve. (Lu 
Monum. Eccl. Flor. T. III. pag. 156. 

La chiesa parrocchiale di S. . 
Monte-Floscali trovandosi ridotta in cat- 
tivo stato, dal padronato del popolo passò 
nella famiglia Bruni sino dai tempi dell” 
Arcivescovo S. Antonino; il quale con de. 
creto del g luglio 1455 ammensò alla 
curà di S. Maris] quella di S. Ippolito a 
Monte-Flosculi, obbligando i patroni a 
fornirla rredi sacri. — Ciò non ostau- 
te la chiesa di S. Maria a Monte-Floscu- 
li andò sempre più decadendo, così che 
nel 3 gem. 1566 fu soppressa con decreto 
arcivescovile che aggregò il suo popolo 
a quello della pieve di S. Giovanni mag- 
giore. ( Dell'Ugna, Note MSS. al Brocchi 
nella biblioteca del Seminario fior. ) 

Ma posteriormente tornò la stessa chie- 
[I di Monteflosculi parrocchiale sotto il 





















La perr. di S. Maria a Monte Flosculi 
"uo 1833 contava 140 abit. 
FO (MONTE) nell'Appennino del Mu- 


gello.— Fed. Morre-Fo. 
FOCARDO (CAPO e FORTE) nell’ Iso- 
la di Elba, nella Com. e Gi i Longone. 





È una panta o promontorio con forti- 
no all'ingresso australe del porto, e di- 
rimpetto alla fortezza di Longone. 

FOCE e FOCI.— Titolo generico che 
serve n segnalare varie località, sebbene 
sotto an fore petto: di gioeco cioè, 
© varco da una in altra va appel 
lato Foce e talvolta Colla, {Cotle deren 
cesi); oppure, viene usato ad csprimere 
la Foce 0 Bocce di un fiume o fiumena, 
sia direttameote in mare, sia confluente 
in altro fiume. Al seconilo significato ri- 
feriscono i tre luoghi seguenti; gli 
ultri successivi spettano ul prime caso. 

















PFOEN 


FOCE mt CALA BUJA. — Sboceo del 
canal di Piombino sull’estremo promon- 
torio ddi Populoni. 

FOCE per CINQUALE.— Sbocco dell' 
emissario del Zago di Porta nel mare 
Mediterraneo fra la marina di Pietrasanta 
e quella di Montignoso. 

Foce JE o BOCCA DI MAGRA. — Da 
questa Foce prese il distintivo til 
degli Agostiniani Romitani . 
ad fauces Macrae, noto specialmente per 
tina lettera dedicatoria, attribuita al prio- 
re di quel convento (Fr. Ilario) e diretta 
a Uguccione della Faggiuole, per commis- 
sioue (a detta del 
bulmente da Dante Aligh 
prima cantica della divi. 



















no. — Ped. Tuosa, Feltro allegorico. 

FOCE vi FILETTOLE nella Valle del 
Serchio, — È un profondo avvallamento 
formato dalle pendici del monte di Filet- 
tole che resta a sett. e di quello di Avane 
che è dalla parte di ostro. Nel fondo di 
questa foce fu tentato una volta di Tarvi 
un canale per introdurvi un ramo del Ser. 
chio, preso sopra la steocaja di Ripafrat- 
ta, ad oggetto di condurlo a colmare con 
le sue torbe il lago e padule di Massa- 
ciuccoli. 

FOCE run MASSA x CARRARA. — 
Varco della muova strada R. postale sul 
monte Bruciana; il qual passaggio separa 
il terri sese dal Cai 






Varcodell’Appennino nella Liguri 
tale, situato in una depressione del Mon- 
te-Rotondo sull’estremo confine della Val. 
di-Magra, e della Lunigiana. 

FOCOGNANO (CASTEL) — Fed. Ca. 
stei-Focounano nel Val d’ Arno casenti- 
nese. 

Foorenaro ( Fodignanum ) nella Val- 
Vecola di Marina tributaria indiretta del- 
l'Arno sotto Firense. — Cus. che fu nel 
piv. di Legri, Com. di Calenzano, Giur. di 
Campi, Dioc. e Comp. di Firenze. — A 
questo luogo riferisce un atto di vendita 
rogato nel febbr. dell’anno 1044 in Sca- 
rabrone in Val di Carza. ( Ance. Dirt. 
Fion. Carte di Cestello). 

FOENNA fiumana in Valli-Chiana— 
Uno dei più grossi influenti della Chiana, 
che porta in cuiesta valle, come diceva il 
cel. Torricelli, arene d'oro. Ha le sue pri- 





















FOGL' 


me fonti sulle penilici meridionali «de’ 
poggi che separano la Val di Chiana da 
quella dell’ Ombrone senese, e la Com. di 
Monte S. Savino da quella di Rapolano. 
La Foenna infatti nasce nel poggio 
di S. Giustim sul fianco orientale del 
monte di Palazzuolo, prende di prima mos- 
ma la «direzione da sett. a ostro, solcande 
una profonda foce fra il poggio di S. Ce- 
cilia che rasenta a destra, e quello del 
Calcione che lascia a sinistra; quindi do- 
po aver bagnato il casale di Modanella, 
€ le falde occidentali del poggio di Rif 
magno, giunge a 
mignanello delle Serre, sull'antica stra 
<a Lauretana. Costà riceve il tributo del 
fosso Sentino, quindi piega bruscamente 
da cetro a lev. passando la foce tra i Val 
lesi e Rigomagno, onde nella direzione 
di scir. rasentare a destra le colline pie 
trose di Farnetella, di Scrofiano e di Asi- 
malunga, mentre a sinistra rode le piag. 
ge marmose della Castellina e di Bettol. 
le, fino a che nella bassa pianura vs sps- 
giiando e colmando il suolo 

















la Foenna è passata sopra 
i Montepulciano mediante la cosina 


ica a doppia luce. 
FOGLIANO in Val.d" STRO on 





re tura (S. Giov. Battista) nel 
Rice Ri anioni Com. Giur. e circa 4 > 





Sovicille, Dioc. e 





no risiede sulle piagge cretose fra il torr. 
Sorra e la strada R. grossetana, che gli 
passa a 

Ere du'autica chiesa plebana piutto 
sto grande e a tre navate tutta di pietra 
di travertino, quando minacciando rovi- 
ma, per le ture dell'attuale pievano Luri- 
ni fu riedificata insieme com la canonica, 
e fu quindi consacrata nel 19 setlembre 
del 1830 dall'arcivescovo Giuseppe Nan- 
cinì, che in tale occssione deconò quel 
pievano del titolo di preposto. 

La pieve di Fogliano trovasi ramzien- 
Uata nella bolla di Clemente IH1 del so apr. 
1184 diretta a Bono vescovo di Siena. 

Anche gli statuti senesi dell'anno 1270 
fanwo menzione dei sindaci di Fogliano. 
La villa di Fozliano solfri par essa i gus- 
all esercito Austro-Spagnolo nel 
Fierno 6 maggio 1554. 





FOGN 3î 


La parr. di S. Giovan Battista a Fo 
gliano nel 1833 contava 151 abit 

FOGNANO, FIGNANO, già Orricns. 
no (Offnianum) nel Val d'Arno essen- 
tinese.— Cas. che diede il nome a una 
parrocchia ( S: Stefano ) e a un comenel- 
Ho della Com. e Giur. di Chiusi e Ca 

», altualmente annesso al di 

E Donato a Banzena nella Com. Giur. e 
circa 4 unigl. a grec, di Bibbiena, Dioc.e 
Comp. di Arezzo. 

Di questo casale, situato poggio 
lungo il torr. Corsalone, trovasi una delle 





S. Ge più antiche rimembranze nell'atto di fon- 


dazione della beilia di Prataglia (sett. del 
1008), allorché Elemherto vesc. di Arezzo, 
fra i molti terreni di cotesta contrada, as- 
segnò alla nominata badia ua predio nella 
villa di Offiniano posta nel distretto del- 
la pieve di Bibbiena. (Anmat. Camato.) 

Ol[fignano, ora Fognano, lu nel nuee- 
ro delle ville e castelletti del contado are- 
tino confermate alla città di Arezzo dall 
imp. Carlo IV con diploma del 1356. - 

FOGNANO o FUGNANO in Vi 
sa. — Cas, già cast. con pare. (S. Maris 
in Funiano ) annessa alla cura di S.Gior- 
gio a Cinciano, entrambe nel piviere di 
S. Appiano, Com. Giur. e circa a migl. 
a scir. di Barberino di Vald'Elsa, Dioc. 
e Comp. di Firenze. 

Non sarebbe forse ardita com 
peltura quella di credere colesto nome di 
Fognano una elisione di Fondagnano, ca- 
stello che fu in queste perti tra i feudi 
posseduti dai Conti Alberti, e uno dei 
primi assalito e disfatto dai Fioreutini 
nell'anno 1119 pelle icianaze dì Pogna, 
appartenuta con Semifonte ai prescoea- 
nati dinasti. ( Riconvano Marasrist, G. 
Vitsana, Cronic.) — Vod. Fonosoraro. 

FOGNANO, © FUGNANO (Feganmem) 


























to 6 Inigi ci sao ib). nai Comp. di 
hi 


'irense. 
Tanto la chiesa quanto le ville risie- 
dono in poggio lungo il lorr. Agna, dal 
uale ripetono il nomignolo, quasi fae- 
lus Agnanus, per contrazione. ridotto a 
Fugnano.— La ch. di S, Martino a Fu- 
gnano apparteneva al vicino mon. di S. 


512 FOSA 
Salvetore în Agna sino da quando l'imp. 
Ottone II, nel 984, assegnò l'uno e l'al- 
tro luogo in benefizio alia mensa vesco- 
vile di Fiesole, Da questa mensa li smem- 
brò nel 1197 Jacopo Bavaro, vesc. Fie- 
solano, per dare im dote la chiesa di Fu 
alla badia di S, Bartolomeo, da 
esso fondata nella collina di Fiesole, cui 
venne confermata dal pont. Innocenzo Il, 
allorchè uella sua bolla del 22 sett. 1141 
specificò fra le chiese di suo padronato 
“monasterium 8. Salvatoris de Alena ( A- 
gna ) cum ecclesia S. Potiti (S. Poto a 
Piazzanese) et ecclesia S. Martini in Fu- 
gnano, etc. — Wed. Asazia Fiusotana 
Acsa (S. Saxvarons n). Irrourro (S.) 4 


La per. di S. Martino a Fugnano, o 
a Fognano conta 356 abit. 
Fosazo vel Val-d' Arno fiorentino. — 
rhetto che ha cambiato l'antico nome 
di Fojano, quindi d: Forno in Pane, in 
che porta attualmente di borgo al 
Perve a Rifredi, nel suburbio e un migl. 
@ maestr. della città di Firenze, parr. della 
ieve di S. Srefano in Pane, Com. del 
, Giur. e 3 migl. a scir. di Fio- 
sole, Dic. e Comp. di Firenze. 
+ Un istramento del 1 ott. 1027, spettan- 
te al capitolo della cattedrale di Firenze, 
tratta vendita di un di terra 
in loco Fojano, ubi et Forno in 
vocatur, infra territorium plebis 
8. Stephani siti in Pane. — Ved. Pant 
(S. Srevazo n) e Posra a Rirazpi. > 
FOJANO (Fogianum, Fojanum) in 
Val di Chiana. Terra cospiena, ben fab- 
bricata, com insigne lata (S. Maro 
tino vescove) capoluogo di Comunità e 
«di Potesteria nel Vicariato R. di Monte 
8. Savino, Dioc. e Comp. di Arezzo. 
Risiede nell'ombellico della Val di 
Chiana toscana, sull’alti-piano e nel pun- 
to più eminente di una fra le umili co- 
line che fiaucheggiano il Canal-maestro 
della Chiana , contornata da tre lati dal 
fiumicelle Esse. —La parte superiore che 
costituisce il castello, ossia il primo cer- 
chio della Terra di Fojano, trovasi a 694 
be. sopra il livello del mare Mediterra. 
neo, nel gr. 19° ag' long. e 43° 15° lai 
16 migl. a ostro di Arezzo, 1: 




















FOSA 


tuttora le traceie di nn doppio cerchio di 
tura; il primo dei quali, girando intorno 
alla parte più elevata della collina, costi- 
tuiva l'ambito dell'antico castello, di fi- 
gura ovale. Era detto cerchio munito di 
torri altissime, con tre porte, e tutto fab- 
bricato di mattoni. Dentro il superiore 
castello sono compresi due uniformi e 
grandiosi palazzi, uno dei quali spetta al 
magistrato manicipale, e l'altro per uso 
del pretorio. Presso a questi esiste Luttora 
una delle torri poste a difera della porta 
settentrionale del cestello, attualmente 
ridotta ad arco. 
Di figura triangolare quasi equilatera è 
il secondo giro delle mura di Fojano, le 
quali racchiudono non solo l'antico cs- 
stello, ma due ordini di strade fiancheg- 
giate da abitazioni e da piazze, menochè 
dal lato australe, dove non vi ha che una 
sola via con doppia fila di case tra il ma- 
ro del castel verihio,e il secondo cerchio. 
Quest'ultimo conta pur esso ire porie, 
situate negli angoli, cioè, verso sett la 
Fiorentina, dal lato di lev. la por 
te delle Chiane, e a lib. la porta Cor- 


tonese. 
Sebbene finora s'ignori l'origine di 
Fojano, pure non è mancato chi tentasse 
di farla credere remotissima , quando si 
congetlurava, che Fojano fosse una deri- 
vazione di Fanum, o di Forum Jani. 

Comecchè sia, il castello e pieve di 
Fojano si trovano rammentati sino dal 
mille; essendochè in una carta del mag- 
gio 1021, speitante alla cattedrale di Ares 
to, è nominata la pieve di S. Martino sito 
Fojano. Costà a quell'epoca vi avevano 
giurisdizione e podere i conti della Scia- 
lenga e della Berardenga, discendenti dal 
conte di Siena Wainigi di origine sali- 
ca. — Fed. Bansnenca, e Asciano. 

Lo prova un atto di donazione del 
2036 fatto dal conte Ranieri del fu conte 
Whualfredo, e da Ermenganla sua moglie 
figlia del fa conte Alberto, i quali coniu- 
gi, stando in Arezzo, offrirono ad una lo- 
ro chiesa posta premo Rigomagno nel pi- 
ere di S. Stefuno al Vico Duodecim (ora 

Vallesi ) la loro porzione della corte pa- 
terna di Fojano, ereditata dal conte Wual- 
fredo, e toccata per metà al predetto conte 
Ranieri mediante le divise fatte con l'al. 
tro fratello suo Wualfredo. (Cauca, Dei 
March, di Toscene ). 












FOJA 

Del casale poi, che portò il nome di 
Corte vecchia di Fojano, è fatta menzione 
in una pergamena dell'eremo di Camal- 
doli, data il 1. genn. del 1145, con la qua- 
le il march. Guido del fu march. Ranieri 
(del Monte S. Maria ) rinunziò a favore 
della badia de'' ldolensi di S. Quirico 
delle Rose, Nasciano presso Foja- 
no, tutti i diritti giusti o ingiusti che gli 
polevano apparlenere nella possessione Pi. 
nelli, piviere di S. Martino a Fojano, in 
loco dicto Cortevecchia. 

Lo stesso casale della Corte-ecchia è 
rammentato in un istrumento ilel g mar- 
20 1315 appartenuto alla Comunità di Fo- 
j:n0, — Del resto questo paese divenne 
uno dei castelli più importinti del con- 
tadoe giurisdizione di Arezzo, cui fa im- 
medialamente soggetto, sino a che ne 
se possesso nel 1337 la Rep. fiorenti 
‘poco innanzi il traltato, chè accord: 
temporariamente al Comune di Perugia 
ls custodia e governo di Fojano, di Lu- 
cigrano, di Monte S. Savino e di Anghis- 
ri.— Se non che all’ occasione della cac- 
ciata del Dacs di Atene da Firenze, Foja- 
noal pari degli altri castelli dell'antico 
conta'o Arelino tornò sotto il regime e 
giurisdizione della madre petria 

nale fu nuovamente confermatoda! p. 
rlo IV con diploma dato in Siena nel 
maggio del 1356. Tornarono per altro i 
Fojanesi volontarj all' obbedienza della 
Rep. fiorentina, nel 1383, poco innan- 
th ciob, che esa risequistane la città di 
rezzo. 


Fino da quell'epoca la Signoria di Fi- 
renze, e per essa i capitani di Parte Guel- 
fa pensarono di fortificare di torri e di 
mura Fojsno, che consideravasi allora 
come uno de' castelli di frontiera del di- 



























FOJA 343 
non corse molto che la Rep. fior. ricupe 
rò Fojano (14 giugno 1435), nella quale 
occasione dalla Signoria fa decretato, che 
fossero rindennizzati gli abitauti del dan 
no sofferto mercò la di alcane 
franchigie ed esenzioni. 

Dal 1387 al 1513 non meno di 6 sen- 
tenze per cagione di confini fra la Comu- 
nità di Fojano e quella di Lucignano 
farono proounziate dagli arbitri; una 
delle qui so ottobre 1441 fu det 
tata nella chiesa del convento di S. Ma- 
ria a Vertighe de Francescani Riformati 
presso il Monte S. Savino dal celebre pre- 
dicatore fra Alberto da Sarteano stato elet 
to arbitro dalle due comunità. 

Nel tempo che Sisto IV solleticava gli 
animi dei Senesi, affinchè si unissero a 
ed al re di Napoli contro i Fiorentiai, 
questi procuravano di riparare e fortifi- 
care i castelli posti nel confine orientale 
del distretto della loro Rep. — Non s0 se 





a quest'epoca si debba (are risalire la co- 
struzione del secondo cerchio intorno al 
castello di Fojano; vero è peraltro che 
nel di ag 


morembre 1476, i tan 
lì le declina 





laggio del Pozzo in Valdi ima,. 
garne il prezzo nella costruzione delle mu- 
ra castellane di Fojano.— Dopo aver mu- 
nito di un secondo recinto il castello pre. 
detto,lostesso magistrato della Parte Guel- 
fa rilasciò in dono alla comunità di Foja- 
no le torri del castel vecchio, il pomerio, 
© carbonaja, con i terreni interposti tra il 
primo e il seconde maro. Tale ce lo dà 
a divelere una deliberazione presa nel 
29 marzo 1578, con la quale revocate fa- 
rono le precedenti comcemioni rapporto 
alle torrì e carbonaje del castel vecchio di 
Fojano, allorchè i capitani di Parte Guel- 





indo fa ordinaromo ai castellani di richiudere 








pesi alla sp ebbero tempo di mu- 
nire i luoghi più importanti e di metter 
tiene ua ragionerole esercito. Infatti 


Ne aperture state fatte nei muri di Foja- 


i no, e di rendereliberi tutti i luoghi, ter. 


reni e piazze, state occupate da quel co- 
mune. Ignoro se il decreto aveme il suo 
pieno effetto, avvegnachò alcuni odi@z} 


i pubblici eetti ia quella età, fra i quali 
a 


chiesa collegiata, si trovano collocati 
spunto nel o del castel vecchio, 
(Ance. Derx. Fioa. Com. di Fojano). 
vale stato fossero i due cerchi 
delle mura di Fojanoall'epocadell'altima 
Guerra di Siena, lo indicò l'Adriani nell 





54 FOSA 
isteria de’ suol tempi, quando Piero di Fi- 
ippo Strozzi generale del- 
T'esercito Gallo-ltaliano, nel luglio del 
1554, dalla parte della chiesa di S. Fran- 
cesco piantò due camuoni per abbattere la 
muraglia della Terra di Foiano occupata 
dai nemici; e poichè dopo 140 colpi fu 
fatta tanta ruina che agevolmente per l'a- 
Fasi vi si poteva entrare, vi si mosse 
l assalto. Questo per sorte toccò ai Fran- 
i, che mescolati con alcuni valorosi Ita- 
li, facendo loro la via innan- 
zi, si misero con tanta furia a salire un 
pedi di serpe, la quale era rimasta sopra 
che presto pene penetrarono dentro il 
mar e bente il custello da quella pirte 
resse un eltro cerchio di mura da ritirar- 
visi i psesani con la guarnigione, nulla 
giovò, perchè colero che ‘ano lasciata 
la prima, feggendo senz'ordine alcuno 
al loro scampo, abbandonarono anche la 
seconda difesa. 

+ In tale assalto fu messo il fuoco al mag- 
gior numero delle case di Fojano, uccise 
senza distinzione alcuna di sesso o di età 
da 160 persone, fra le quali il castellano 
Carlotto Orsini, essendo gli altri rimasti 

prigioni insieme col potestà Pandolfo Ben- 
venuti. 

La perdita di Fojano mosse il march. 
di Marignano com tutto il suo esercito 
Austro-Spagnolo, il quale da Oliveto di 
Val-di-Chiana recossi ad assalire Marcia. 
no occupato anch'esso da 15 insegne d'Ita- 
liani. Piero Strozzi udito l’avvicinamen- 
to del nemico, si mosse da Fojano con tutte 
le sue genti, e fa costà ne campi fra 
Fojano e Marciano, dove, nel giorno due 
di agosto 1554, ebbe luogo la strepitosa 
battaglia che decise della sorte della Re- 

senese. 

Nell'anno stesso Cosimo I, con decreto 
del 13 nov., esentò per tre anni la popo 
lazione di Fojano dalle tasse e contribu- 
zioni ordinarie e straordinarie, onde com- 

nsarla dei dansi sofferti nel saccheg- 
gio datole dalle genti di Piero Stroezi ; il 
quale privilegio fu prorogato due altre 
volte per il tempo e termine di un no- 
‘vennie ciascuno. 

Finalmente i capitani della Parte Gael. 
fa di Firenze, con atto degli 11 febb. 




















« le carbenaje intorno alle pati 







FOJSA 


esteriori di detta Terra in tatto il loro 
circuito, fino alla larghezza di 50 
braccia, con la proibizione però di eri. 
gere fabbriche intorno alle mura castella- 
ne più vicine di so braccia. 

Fra il primo e il secvado cerchio fu 
eretta la nuova chiesa plebana di Fo 
no, dichiarata collegiata da un breve di 
Leone X, spedito li 23 dicembre 1515 al 
pievano e agli abitanti di Fojano. Es- 
sendochè questi avevano fatto istanza di 
erigere dentro il paese an'altra chien 
bettesimalc, per essere la pieve vecchia 
troppo lontana, e di sopprimere la chiesa 
parrocchiale di S. Leonardo, situata nella 
piazza alta dov'è il pretorio, perchè, ame 

la troppo 
i, ai ballie 
alle risse che spesso in cotesta piazza 
cadevano a turbamento dei divimi 
e perchè fossero assegnati i suoi beni allo 
nuova chiesa che si desiderava di erigere 
in collegiata. — Leone X concesse la gra- 
esta per la chiesa plebana,che in- 
nalzòall'onoredi collegiata insigne con sei 
canonici euna dignità, l'arciprete pievano. 

Tafatti la nuova collegiata fu edificata 

fra il primo e il secondo cerchio, senza 
che la chiesa di S. Leonardo restasse folla 
di là. Essendochè trovasi questa sino si 
mostri tempi fra le parrocchiali di Fojs- 
trasferita nel 1783 nella ch. di S. Cri 
ina, e finalmente nel 1,88 DI 
il suo popolo aggregato a quello della chie 
sa collegiata. 

La pieve di S. Nartino di Fojano com 
ta attualmente quattro perrocchie sv 
cursali, cioè la prioria di S. Angelo nel 
Castel vecchio; secomla $. Cecilia; ter 
S. Maria del Carmine presso Fojaso; 
quarta $. Biagio sl Pozzo. — La prioria 
di S. Cecilia nel secolo decorso fu tr 
slatata nell'oratorio di S. Maria della Pa 
ce fuori di porla Fiorentin:. La ch. di S. 
Maria del Carmine fuori di porta Cor- 
tonese fu erelta in parrocchia con de 
creto vescovile del 13 agosto 1291, ricor 
me lo fu quella di $. Biagio nel villg- 
gio del Pozzo mediante un decreto vere 
del 21 luglio 1728. 

Esistevano pure in Fojano due con- 
ino di frati Domenicani (S. Tow- 
altro di Francescani Owervanti 
(S. Francesco ). L'antico mon. di Bene- 
dettine sotto il titolo di S. Silvestro cor 










































FOJA 


mrvai Lattora, e riceve fancialle in edu- 
cazione. Nel territorio di Fojano era cora- 
presa la badia de'Camaldolensi di S. Qui- 
rico alle Rose. — Wed. Anazia pi S. 

mico arte Ross. 

Esiste poco langi d' Anasciano il tem- 
pieito ottagono della Wittoria fatto innal.. 
rare da Cosimo I sopra il risalto di una 
collina, ia memoria del trionfo che colà 
nel a agosto 1554 riporto l'esercito Au 
stro-Ispano contro i Franco-Italiani. 

Fra li stabilimenti di beneficenza Foja- 
uo conta sino dal secolo XV una pia con- 
gregazione che ebbe, e che conserva 
medi Fraternita, la quale dispensa 
ti dei suoi capitali a sollievo di fa Î 
bisgnose, e nel dotare oneste fanciulle. 

Vi è un ricco Monte pio che couta la 
sua esistenza sino dal secolo XVI. 

Gli antichi due spedaletti sono stati 
rimpiazzati da un più comodo e meglio 
provvisto spedale comunitati vo, stato eret- 
to da Leopoldo I nel soppresso convento 
di S. Francesco fuori di Fojano. 

Fra le molte e belle abitazioni, che reo- 
doso più decorosa questa Terra, quelle 
che più delle ultre grandiose, sono i due 
edifizj pubblici di quasi uniforme archi- 
tetitura, esistenti nella piazza alta, e la 
cass di deli 
porta Cortonese. Un vago teatro 
fa costruito col disegno di Leonardo Ve- 
gui fra la porta sudd. e il castelvecchio. 

Malti oggetti di belle arti possiede Foj 
mo, fra i quali meritano di essere veduti i 
bellissimi alto-rilievi di terra invetriata 
della Robbia nelle chiese di S. Angelo, 
mella Frateruita e nella Collegiata. Io que- 
s'ultima fra le buone pitture si distingne 
ema tavola di Luca Siguonelli, rappresen» 
tante la coronazione di Nostra Donna. 
L'eradito artista dancse dott. Gaye, nel 
1836, ha riscontrato nell'archivio di que- 
sta collegiata la ricevuta Grmata da Luca 
Signorelli di Cortona, nel dì 14 di giugno 
1533, nella quale dichiarò di aver egli 
compito mel termine prefisso di 16 mesi 
la piuura allogatagli nel 34 marto 1522, 
e di aver ricevuto la somma pattuita di 
90 decati d'oro. Cotesto quadro pertanto 
deve comtarsi fra le ultime opere di Luca 
Signorelli ; oltre di che serve a rettificare 
maerrore biografico del Vasari, il quale 
diole quel pittore per morto nel 1521. 












della famiglia Passerini mei 





FOSA 35 


La Comunità di Fojano mantiene 
medici e un chirurgo; due muestri 
scuola nel capoluogo, e uno nel villaggio 
del Pozzo, dove risiede anche un medico 
chirurgo. 

Pochi Fojanesi si distirisero nella re- 
pubblica letteraria, se non fu quel frate 
Benedetto da Fojano predicatore famoso 
in Firenze durante l’ultimo sio assedio, 
e che in Castel S. Angelo pagò con usura 
lu pena alle sue diatribe contro il pont. 
Clemente VII e la Casa de' Medici; e pochi 
ranmentano un Niccolò Mannozzi, che fu 
medico, e autore di un piccolo opuscolo 
apologetico sulla salubrità dell'aria di 
Fojano, e sull’antichità di Cortona, pub- 
Dlicato in Firenze nel 1613. 

Lo storico Adriani fece menzione di 
un capitano Biagio da Fojano, che mili- 
tando pei Senesi si distinse nella guerra 

i i Si l’occasione dell'assalto 



















dei quali ultimi Fojano sino del medio 
eto fu, quasi direi, l'emporio della feg- 
tile Val iena. — Lo provano attual- 
mente i suoi frequentatisimi e copiosi 

rcati che si praticano nella muttina 
di ogni lunedì; lo dice il concorso alle 
Sue tere, che succedono nel lunedì della 
settimana chiamata di Passione, nel gior- 
no dopo la Pentecoste, nel 
agosto, e nel terzo lunedì ili ottobre; men- 
tre per i tempi più antichi lo dimostra, 
fra gli altri, up istrumento del 18 agosto 
1297, col quale i sindaci di Fojano a nome 
e per interesse della loro comunità ven- 
derono a due banchieri di Arezzo 32000 
staja di grano buono, da pagarsi a rate 
nel temine di anpi otto, per la sorama di 
lire 5500 di denari pisani, cioè, a ra- 
gione di soldi 3 e denari 6 lo stajo. (Asca. 
Dirt. Fioa. Comunità di Fojano.) 

Sul quadro della popolazione della Ter- 
ra di Fojano, che si esibisce a tergo, giova 
avvertire che la popolazione delle parroc- 
chie delle quattro parrocchie costituenti 
i tre Zerzieri di Fojano, non abita tutta 
dentro la Terra, mentre quasi una metà 
delle famiglie designate trovasi sparsa 
per i sobborghi e per le circostanti cam- 
pagne. 














Movimento della popolazione della Tama pi Fossano 
@ tre epoche diverse, divisa per famiglie. 


Tmpuazzi 


apuLei 


Comunità di Fojino. —Il territorio 
della comunità di Fojano può assomi- 
gliarsi alla figura d'un cono con punte 

riamte, la di cui base è volta a sett. 












tondeggia: 

e il vertice a ostro — Esso abbraccia una 

11787 quadr. fra i quali so- 
quadr. occupati da cor- 

strade. 





superficie 
no compresi 40g 
si di acqua e da 

Nel 1833 vi si 


Canol-maestro della Chiana; dal lato di 
vstro e di lib. ba di fronte la comunità di 
Asinalunga, dal Canal-msesteo sino alla 
Casa-rossa, dove subentra la Com. di Lu- 
cignano; con questa ulti: i 
so pos., rimonta il fi 

alla strada comunitativa, che guida al vil- 
leggio del Pozzo; e finalmente di costà 
per termini artificiali, voltando la fron- 
te a maestro, e quindi a setl., ritorna al 
Ca di conserva con la Com.di 








Molte strade, tutte larghe, tutte buone 
e rotabili, attraversano în varie direzio 
mi il terri comunitativo di Fojano. 
Fra tante vie sccennerò solamente le due 
inciali, cioè la Longitudinale della 
al di Chiana, che passa per Fojano da 
sett. a estro, e l'antica via 1, 
© delle Folci, che attraversa il territorio 
da maestro a libeccio. 
MNotabiti avanzi di un' aritica strada, 
(forse la via Cassia) segnalò nel sec. XVIL 
Baldassarre Nardi, autore di un libro ine 














dito sulla bonificazione delle Chiane. Un 
tronco di essa tra Fojano e il Pozzo, € 
un altro # incontra presso Foate 
a Ronco, dove ritiene sempre il nome di 
ia della Selce. 

Le pianura del territorio di Fojano è 
bagnata da due diversi corsi d'acqua, a 
Jev. dalla Chiana, mentre da maest a lib. 
€ quindi da ost. a scir. è circondata dal 
fiamicello che porta il distintivo di Esse 
di Fojano, per non equivocarlo con l'al 
tro fiumicello omonimo, il quale scorre 
nel lato opposto della stessa valle, ape 
lato Esse di Cortona. 

1° Esse di Fojano, detto anche del Mon- 
te San Savino, trae orig: la cima 
del monte di Palazzuolo sul confine della 
Val-di-Chiana cou la Val-d'Ambra; di co 
stà scende a lev. a scir. passando 
canale formato dai poggi di pietre n 
naria del monte S. Savino, a piè dei quali 
riceve il tributo del fosso Zeprone; quin 
di voltando faccia da scir. a lev. s'avvit 
fra le piaggie cretose di Marciano, del Pot 
20 e di Fojano, cui serpeggianilo lambisce 
alla sua sinistra, fino a tanto che voltanlo 
faecia nuovamente verso lev.-grec., avvia» 
si parallelo al Canel-maestro della Chie 
ma, nel quale sbocca alla base orientale 
della collina del Pozzo. n. 
L' Esse di Fojano, e diversi altri î- 
fluenti che scendono a destra e a sinistr: 
nel Canal-maestro, banno dovuto cangiare 
l'antica loro direzione, ch'era verso astro. 
rivolgersi verso sett., dopo che l'arle 
Pirometrica ha saputo obbligare per via di 
Venite ma ive colmate l' inversio. 
ne della Chiama toscana. — Wed. Cau 





























FOJA 


Siffatto corso sinnosissimo, e in gran 
perle artefatto, di un fiumicello come è 
quello dell’ Esse, il quale raccoglie le s0- 
que fra terreni ora solidi come il macigno, 
ora fri. come la creta, è di una gran- 
dissima utilità alla pianura del distretto 
Fojanese. Essendochè cotesto finmicello, 
il quale, ad imitazione delle Chiane, riescì 











lunga età dannoso e funesto alla fer- n 


tilità del suolo e alla salubrità degli abi- 
tanti di Fojano, è stato all’età nostra con- 
verlito in profitto grandissimo delle stesse 
campagne e dii chi le abita. 

A megliocomprenilere l’anzidetta verità 
importa che io aggiunga due parole sulla 
struttura fisica del terreno che cuopre la 
superficie di cotesta comunità. 
Imperocchè la qualità precipua del di 
lei suolo appartiene al terreno appellato 

i parte del quale rimonta all 














autidiluviana, quando cioè depo- 
sitaronsi costà le crete lufacee con intiere 
famiglie di conchiglie marine, terreno 
che riveste l'antico fondo della valle, in 
mezzo a cui attoalmente scorre il canal 






fiancheggi: 
maestro, 0 il falveg, ch'io chiamerei la 
carena della valle.— Fed. Corana fiume. 
Testimoni d'un tal deposito debbono 
riguardarsi i banchi di ostriche e di al- 
tre conchiglie marine, tuttora esistenti 
nelle colline fra il letto della Foenna, e 
quello dell’Esse, riunite in banchi che si 
presentano allo scoperto presso la Castel- 
lina fra Fojano, e Asinalunga, e a Ca- 
salta sulla strada comunilativa che guida 
da Luci a Bettolle, 
tufo marino nelle colline, 






drupedi di speci 
quelli sepolti nel Valdarno aretino, e nel 
Valdarno sopra e sotto a Firenze. 

AI principio dell’inversione dall'an- 
tico corso dell'Esse, presso la strada Zos- 
gitudinale tra Fojano e Dettolle, il terreno 
addussato alla pianura che stà all'oriente 
del colle di Fojano, è tutto di alluvione, 
fulto o quasi lutto da tre secoli a questa 
parte conquistato sopra le acque dell'Es- 
se e quelle delle due Chiare che costà 

va 














i lunghe 


FOJA 317 
“lungamente pigre impaludevano.— Ped. 
Cana e Faammero. 

Fu il Comune di Fojano il primo a 
sentire la necessità di affidare a una mano 

te l'impresa del bonifieamento della 

‘al-di-Chiana, sebbene la Rep. fior. più 
volte vi avesse rivolte le sue mire per 
irlo a carico delle vicine 
comunisti di Fojano, 
isolvettero di cede: 
re, per atto pubblico del 10 giugno 1525, 
quei fondi palustri sl cardinale Ippolito 
de' Medici nipote cugino del Pont. Cle: 
mente VII, e socio in tale impresa, affin: 
chè eglino a proprie spesc e per loro vai 

io, ma con quelle cautele e condizio. 
i prescritte, la malsana pianura della 
Chiana potessero bonificare e riderre a 
perenne cultura. 

Ma gli avvenimenti politici già di- 
scorsi all'articolo Fraxxzz impedirono al 
cardinale Ippolito e a Clemente VII di 
continuare i lavori incominciati. Quindi 
tanta impresa restò interrotta sino a che 
Cosimo I, oltre la conferma del contratto 




















frigidito e malsano; siccome lo dimostra- 
vala perizia eseguita nell'anno 155: dall 
ingegnere ducale Antonio Ricwoli, e la 
mappa idrografica che l' accompagnava. 
Dalia quale perizia risulta, che allora la 
pianura orientale delle comunità di Fo- 
jano era stagnante, e che per il Iragitto 
di circa 9 miglia, cioè dal porto di Pilli 
@ quello di Fojano, le acque della Chiana 
non avevano pendenza sensibile nè verso 
il Tevere nè verso l'Arno, sicchè solto 
alla collina di Fojano il padule spagliava 
per la larghezza di miglia 1 e {, ed era 
tre braccia profondo in tempo ordinario, 
e br. cinque nel tempo di escrescenze e di 
ie. — Vedi Curana. 

Attual te però quasi che tutta l'e 
nunciata estensione di terreno palustre 
‘e malsano vedesi bonificata mercè il me- 
todo di tenere il fumicello Esse in col 
mata; il quale avendo rialzato con le sue 
torbe la superficie del terreno, inca 
malarsi in an piano inferiore col dare una 
decisa pendenza alle acque che ivi arresta- 
vansi: in guisa tale che ne emersero due 
estese tenute della R. Corona, le quali dai 
peesi delle sovrastanti colline presero il 
nome di Fojano e di Posso. 





“i 


3418 FOLG 

La qualità del terreno testè accennato 
rende le acque che v'infilirano cariche 
di sali a base argillosa; cosicchè mancan- 
do costà sorgenti di acque salubri e leg- 
gere, gli abitanti di Fojano usano di quel- 
la piovana delle cisterne. 

La porzione maggiore del territorio di 
uesta comunità posta collina è col 
tivata a viti e la minore por 
zione couservasi nda a seminagione 
di biade.—La pianura che circonda da tre 
lati le colline di Fojano e di Pozzo 
stinata ad uso di praterie, vasti campi ea 
sementa di cereali, di legumi, di mais, di 
lino e di canapa, mentre i campi e le pub 
blicbe strade veggonsi finucheggiale da 
gelsi e da loppi, a cui sono raccomandate 
le viti. II prof. Giuli, autore di una Sta 
tistica agraria della Val-li-Chiana, nel 
1825, fra gli altri calcoli valutò che vi fos- 
sero costà 8400 capi di animali domestici. 











POLL 


Con regolamento del 14 nov. 1774 fu 
approvata dall’Augusto Legisintore l'or- 
gunizzazione della nuova comunità di 
Fojano, il di cui territorio abbraccia i tre 
Terzieri; cioè S. Martino a Fojano, sc 
dentro la Terra medesi SA 






tembre 1772, relativo al nuovo comper- 
timento dello Stato fiorentino, fu confer. 
mato Fojano residenza di un potestà di 
de. prima classe, dipendente pel criminale 


per la polizia dal Vicario R. del Monte 
San-Savino. 

Havvi in Fojano la Cancelleria comunit. 
che abbraccia le Com. di Lucignano e di 
Nurciano. Vi è un ajuto dell'ingegnere 
di Circondario di Cortona; l'ufizio ili ese 
zione del Registro trovasi a Lucignano, la 
conservazione dell’ ipoteche e la Ruota so- 
no in Arezzo. 








QUADRO della popolazione della Comunità di Fosano a tre epoche diverse. 








esziere di 5. 6. Martino, Collegiata Si lor |anso 
Martino \S. Leonardo, Prioria 59 1 2|8 
S. Cecilia iu S. Maria del. | #7 

ini Pace, Priori ie Î 289 | 52 
detto di S.An- £S. Michele Archaug., Prioria| & & [1078 | 658 

gelo S. Maria del Carmine, idem LED -|- 

slo 
Villaggio di Pozzo | S. Biagio, Rettoria FE [305 [too 


Somma totale . .... 


Ferzonaco 0 Foicnaco in Val-di-Ma- 
gra. — Villata nel popolo di Monte 
de' Bianchi, Com. Giur. e circa 4 migl. 
a ostro di ino, Dioc. di Pontre 
moli, già di Luni-Sarzana, Comp. di Pisa. 

Risiede in una piaggia bagnata a pon. 
dal torr. Zucido di Vinca, e a sett. da] 
fiume Aulella.—/ed, Monrt pe’ Buson. 

Foruoa: e Scatvasa in Val-di-Merse.— 
Ved. Lunum. 





- + Abitanti n°3844w° 459726425 


FOLLO (Follum) in Val-di-Magra. — 
Vill con pieve prepositara (SS. Martino 
e Leonardo ) capoluogo di Com. nel Man- 
damento , Dioc. e circa 6 migl. a pon. di 
Sarzana, Provincia di Levante, R. Sardo. 

È situato alla destra del fi. dietro 
ai monti della villaggio 
era tra i feudi dei marchesi Malaspina, i 
quali nel 1202 cederono in enfitemi per 
petua al vescovo di Luni, fra gli altri ca- 








FOLL 


nielli e casali che possedevano nella Lu- 
sigiana, anche questo di Follo, che poi 
un altro vescovo assegnò in feudo ai con- 
ti Fieschi di Levagna — Ped. Besaarno 
La Com. di Follo sbraccia le popo- 
lazioni seguenti, dove nel 1833 si nove 
ravano sino e 2013 abitanti, cioè: 


1 Follo, SS. Martino e Leonario, 
Prepositura . . abit. 
* Carnea, S. Maria Asta, Ret 








» 
3 Polverata;S. ‘Ricoolò vesc. di Ba- 

ri, Rettoria. o» 
4 Sorbolo, S. Lorenzo, idem ‘o » 
5 Tivegna, S. Lorenzo, Arcipret. » 
6 Piana di Battolla, $. Maria, Ret 





FOLLONICA nel littorale di Massa ma- 
filtima. — Cas. che serve di residenza all' 
ulizio delle miniere e fonderie granducali, 
nella parr. plebana del casello di qui ) 
Com. Giur. e 6. migl. a scir-lib. di Ga- 
vorrano, Dioc. di Massa marittima, che è 
to migl, a sett.-grec. Com Grosseto. 

Di questa borgata, che deve la sus ori- 
gine ai forni fusori della miniera di ferro 
costà trasportata dalla vicina isola di El- 
s'incontra una debole rimembranza 
in an istrumento rogato il dì primo geun. 
1038. Trattasi di una donazione fatta alla 
badia di Sestigna di un pezzo di terra 
posto nel luogo Fu/lorica.—L'etimologia 
di un tal nome sembra pertanto doverla 
ripetere da qualche antica officina fullo- 
nica, ossia follo a acqua; aÌ che agevol- 
mente doveva prestansi cotesto litorale, 
nel quale scendono i canali di acque 
dai poggi di Massa e dalla su- 
piana. 

+ La storia di Follonica, trovandosi con- 
Nessa con quella del vicino cadente ca- 
stello di Valli, sarà riportata all'articolo 
Vatu di Fottonca, discorrere i 
questo dello stato attuale de) nascente hoc 
60, e dei celebri suoi forni fusorj. 

Allorchè il R. Governo, nell’anno 1836, 
disciolse l'amministrazione della Mugo- 
ma, coll'allivellare tutti gli edifizj e fer- 

riere della montagna di Pistoja e del Pie- 
fraatino, creò una nuova amministra» 























FOLL 319 


zione delle Mi € Fonderie del ferro 
nazionale, destinando Follonica a centro 
della medesima. Du tale amministrazio- 

ne pertanto dipendono gli impiegati alle 
miniere dell’ Elba, quelli dei forni e fer. 
riere di Valpiana e di Cecina, e le mac- 
chie cedue che le furono assegnate in dote 
onde ricavare in parte il carbone neces 
sario ad alimentare i lavori di quelle ci- 
clopiche fucine. 

Forni di Follonica; quantità di fer- 
raccio che vi si fonde, e lavori di getto a 
disegno. — La situazione di Follonica 
sulla riva del mare, rimpetto all’ isola 
dell'Elba, ed alle miniere di Rio, da cui 
è seperata da un canale di circa 20 mi 
di traversa, e in mezzo ad estese macchie, 
può dirsi senza dubbio li più favorevole 
alla lavorazione del ferro e la più adattata 
al suo commercio. — Esiste costà un forno 
con macchina sofliante a vento asciuito, 
alto br. 14 e soldi 3, e largo nel suo mag- 
giore diametro br. 3 e soldi 16. 

Cotesto forno è capace di fondere e di 
produrre da 45 u So migliaja di ferraccio, 
o ghisa per ogni 24 ore; cosicché a piena 
lavorazione (che è dal dicembre al gin- 
«no) si calcola di ottenere uu prodotto di 




















.. cirea otto milioni di libbre di ghisa. 





Si eseguiscono eziandio dei getti di 
ferro fuso in forme; per es. projettili da 
artiglieria di ogni sorta, tubi per acque- 
dotti, stufe, fuocolari ec.; e non ha mol. 
to che si è dato principio ad eseguire og- 
getti d'intaglio di non poca difficoltà, co. 
me sarebbe il tempietto di ferro eretto 
sulla piazza di Grosseto per adoruamento 
di quella fonte, edi pioli e colouniui per 
la balaustrata intorno ai fondamenti del 
Duomo di Firenze. All'oggetto di accre- 
scere e perfezionare una simile manifat- 
tura, la quale stare a confronto con 
quella delle fabbriche estere, è stato di 
recente costruito in Follouica un gran- 
dioso edifizio ad uso di fonderia con un 
forno, al quale verrà applicato il metodo 
stato già introdotto nell'Inghilterra e in 
Francia, quello, cioè, di servirsi dell'aria 
riscaldata. 

Frattanto, a favorire sempre più l’in- 
dustria e il commercio di questo prodot 
to natorale e nazionale, è stato notubil- 
amente abbassato il prezzo del ferraccio, 
col ridurlo a lire 41 toscane, ossia franchi 
34 per ogni mille libbre. — Arroge a ciò 











50 FOLL 
Ba qualità del ferro di sua natera miglio. 
re di quelenque altra miniera de'”'Eu- 
ropa , per arguire che sempre maggiore 
pose divenire il consumo per l'interno, 
€ l'esportazione della ghisa di Follonica 
per gli stati esteri. 

Del Forno di Valpiana, della quantità 
e qualità delle acque motrici. Dicesi 








e l'argi. 
dal littorale più depresso di Follonica. 

Ja Valpiava si trova un forno fusorio 
sall’antico sistema delle trombe a acqua, 
il quale di rado è messo in attività,atteso il 
maggior costo dei trasporti del minerale. 
Oitre il forno el un ino, sono in Val 

iana tre ferriere al una fabbrica cilin- 
Rcics lemgo il cono di quella gora o ca- 
nale che viene dal poggio di Massa, e che 
prosegue per Follonica sino al mare. 

Il meccanismo di tutti gli opificii qui 
sopra rammentati riceve il movimento da 
due sorgenti, la Zonna e le Wenelle, le 
cui acque si riuniscono in un solo canale 
poco al di sopra delle officine di Valpia- 
na. La sorgente della Monna scaturisce lim. 
pidn e tepida dalle rocce di calcarea caver- 
mosa che formano l'esterna ossatura dei 
colli di Mama; ma a proporzione che le 
me scorrono all'aria aperta, eme, 
ni mdosi dal muturale loro tepore, 
depositano lungo il canale una dose di car- 
donato (travertino) non minore 
‘del tartaro, di cui il f. Elsa incrosta l'al- 





FOLL 

struzione col disegno e direzione dell'ar- 
chiteito Francesco Leoni, addetto alle of- 
ficine di Follumca. Colesto ponte è for- 
mato i 16 0 19 pontoni, 14 dei quali 
sono foderati di rarae nella parte sommer- 
sa nel mare, nel quale s'innoltrano per 
il tratto di circa a20 braccia; per modo che 

avvicinarsi alla testata del pooie 
rocdesimo tutti i bestimenti che non som 





stre Moremme, indusse 
tentare nel 1836, sotto la direzione dell 
amministratore attuale Raffsello Sivieri, 
la perforazione di un pozzo artesiano nell' 
orto della casa di Amministrazione, che è 
circa 400 braccia lungi dal lido del mare, 
e 4 br.al di sopra del suo livello. 

Con tutto che unn siasi ottenuta acqua 
saliente sopra la superficie del suolo, pure 
l'esito ha corrisposto allo scopo, mentre al. 
la profondità di br. 4o circa, doro aver - 
trapanato un allissimo strato di creta cab 
carea, si trorò un getto, il quale ascecde 
sino a un braccio al di sotto de'la super- 
ficie del suolo, e che tanto d'inverno quas- 
to d'estate somministra per via di tromba 
una buona acqua polabi!e nella quantit* 
di circa no barili per ora. 

La popolazione di Follonica nella :t+ 
gione delle lavorazioni, (dal movembre al 
giugno) da pochi anni progressivamente è 
aumentata, talchè, se prima otto o nove» 
penne bastavano, ora non sono suffici 
ti le venti case che attualmente si cont» 
no in colesta spiaggia, non comprese kl 
officine, i magazzini, e le abitazioni spet 
tanti alla R. Amuinistrazione — Perl 
crescente popolazione di Follonica il g 


preno- verno ha ordinato la costrazione di un 


muova chiesa invece dell’ antica, ormi 





tre quelle di sopra accennate. 

al facilitare sel did di Follonica lo 
reo e l'i ircezione Generi; e 

elalmente a fornire un più comodo de 


Io ai bestimenti che costà la 
vena del ferro di Rie, fu fabbricato nel 
1834 na ponte di leguo di solidimima co- 





massetana. 

In Follonica è stato aperto di recente 
run macello e una farmacia; e vi si tic 
una fiera di tre giorni nl 








mese di aj 


prile. i; 
FOLLONICA (POGGIO Di)ia Valdi 


FOND 


Nerse — Porta il nome di Follomice un 
poggio nel distretto della parrocchia di 
Montc-Pescini. Com. e Giur. del Murk di 





mon 

loaica della Val di Chiena, sia per la di- 
reione, che è a destra della via prove. 
miente da Roma, sia per la disuunza mag- 
giore, quanto ancora per la qualità del 
terreno tufaceo e scevro di miniere, come 
è quello che ricuopre il Monte Follonica 
presso Monte Pulciano; mentre Li con- 
(ada di Monte-Pescini, dov'è il Poggio 
di Follonica, è formata in gran parte di 
gabbro e di serpentino, due qualità di 
rocce, nelle quali ‘ogliono incontrersi 
Joni 3 nadi prù o reno ricchi di rame.— 
Ved. Vazenano del Vescovado in Valdi- 
Merse. 


FCLLONICA o FOLLONICO ( MON. 
TE)— Wed. Morra-Foctossco ia Valdi. 
Chiana. 

FONACO o FONICO (8. MARIA A) 
im Val-Fiberina. Cas. che ha dato il no- 
me a una parrocchia nella Com. Giur. e 
circa » migl, a ostro di Monterchi, Dioc. 
di Sansepolero, giù di Città di Castello, 
Comp. di Arezzo. 

Risiele in monte alla destra del torr. 
popolazione di soli 8a abit. 

Fonvscnazo in Val d' Ela. — Ved. 
Faonoscnare. 

FONDAGNO nella Valle del Serchio — 
Cas. con per. (S. Michele) nel piv. di 


migl. a lib. del Bor- 
jar. del Ragno , Dioc. e 








# posto in costa sulla destra ripe del torr. II, che 


Padogna, che scende 
Serchio de Anne di appellato 
anch’ esso na di castello, apparteneva ai 
vescovi di Lucca, ai quali fa confermato 
dall'imp. Ottone IV, con privilegio del 
14 die. 1209, e dall'imp. Carlo IV, nel 
16 febb. 1355. 


alla dritta del 


FONT MM 


La perr. di Fondagno conta 136 «bit. 

Fospionane, è Foorcaaro in Val-di- 
Marina. — Cas. perduto nel piviere di Le- 
gri. Ad eso riferisce una pergamena della 
badia de’ Cistercensi di Settimo, del lugl. 
1044, relativa a une vendita di terreni 

ti in Fodignano nel piv. di S. Sere 
Fedi Marina — (Anco. Der: Fioa, Carte 


i di Cestello e di Settimo). 


Fensot: nel Val.d'Arno superiore. — 
Css, che diade il nomi alla chiesa di 
S. Lucia a Fondoli piv. di Cascia. — 
Ved. Cascia. 

FONGAJA nella Montagnnola di Sie- 
na — Fed. Foneasa. 

FONTANA, FONTANELLA, FONTE, 


FONTANELLE, FONTL,_— ti ed 
altri nomi consimili nervo « Qesignare 
diverse villate e casali in Toscana.—-Tale 
è la villa di Fontana nel popolo di S. Pie- 
tro in Collina della Com. di Porta Lucche- 
sedi Fistoja; la Fontane Ghisi nel piro. 
re di Saturnana, Com. di Porta al Bor- 
(0, pure di Pistoja; altra villa Fontana 
mel popolo di Loppia, Com. e Giur. di 
Berga; la Fonte o Fontana-Teona nella 
montagna di Pistoja che diede il nome a 
una badia; il Poggio Fontane nel pop. 
e Com. di S. Maria a Monte, ec. 






regolamento governativo del 
di » giur. 1777.— ed. Buonconvanro. 
FONTANELLA (8. MARIA IN) nelle 
Valle del Rabbi. — Ces. e parr. volgare 
mente appellata S. Moria del Rio di Com 
nelle Com. e Giur. di Premilcoro, 

di Bertinoro, Comp. di Firenze..— 

A questo Ces. di Fontanella alludevano i 


digliana, fra gli altri luoghi della Rome- 
anco il di Fontanella. — 7ed. 

se Came. 
FONTANELLE in Val-diChiene. — 
Cas. che diede il titolo alla perr. di &. Ber 
tolemmeo alle Fontanelle, unita nel 1783 


al pop. di 8, Andrea a Petreto, Com. Gius. 


33 FONT 

e circa 3 migl a lev. di Costiglion-Fio- 
rentino, Doc. e Comp. d'Arezzo. — Ved. 
Perazro e Forrameuza. 


FONTE RONCO in Val-diChiana.— 
Fattoria della R. Corona nel popolo di S. 
Marco di Alberoro, Com. Giur. e circa 4 
migl. a lev. di Monte Sap-Savino. Dioc. e 
Comp. d'Arezzo.—Il fabbricato della Fat- 
toria risiede alle falde orientali dell’alti- 
piano che rasenta la parte occidentale del 
Canal-maestro della Chiana sopra la strada 
Longitudinale. 

La fattoria di Fonte a Ronco si compo- 
ne nella massima parte di terre che infri- 

gidivano » piè delle colline della Fonte a 
fioncoe di Tegoleto, state conquistate in 
gran parte daiglue primi Grandu 
cè le colmate ; € poscia cedute al 
ordine di S, Stefano Papa e M.; il quale 
andò sempre aumen tando il boni ficomen- 
to di simili possessioni fino a che ene, nel 
1809, ritoruarono in potere della R. Co- 
rona. — ed. Ataznono e Tacorrro. 

FONTE (PIAN DELLA) nel Vald' 
no superiore — Med. Incisa. 

FONTE-BENEDETTA nelle Masse di 
Citta _ al Beneperra (Fos- 
73) in Val di Ti 

FONTE. BENEDETTA (ABAZIA DI ) 
mell'Alpi di S. Trinita. — Ved. Asuzu 
»i S. Tarmrra nell’Alpi del Casentino. 

FONTE-BECCI presso Siena. — Wed. 
Bacca ( Fosrr). 

FONTE-BUONA pr CAMPI nella Valle 
dell’ Ombrone Senese. — Wed. Amsazu 
nesta Bensnorsca, x Benuapizca ( Mora- 
erzao ELLA ). 

CATE BUONA, © FONTEBUONO ni 

SIMALDOLI. — Fed. Camarpori (Sacao 
Eazwo pi ) 

FONTE-BUONA in Val-di-Sieve. — 
Borghetto e prima posta da Firenze sulla 
strada R. bolognese, 8 mig! 
stessa città, nella parr. di S. 
Macchie, già a Fonte-Buona, piviere 
Macciuoli, Com. e quasi 3 migl. a ostro 
di Vaglia, 6 Giur di Scarperia, Dioc. di 
Fiesole, Com) ino. 

Tn questo Torghetto, posto in pianura 
alla sinistra del torr. Carza, nei secolo XI 
s'incontrano i primi magnati del Mugello. 
Tale era quel conte Gotizio figlio di altro 
C. Gotizio di legge longobarda, il quale 
insieme con la contessa Cunizza sua mo- 
glie e figlia del fa C. Alberto, nel febb. 


























FONT 


del 1085, mentre risiedevano in /oco qui 
dicitur Fonte bona, cederono al conte Ta- 
lio del fu conte Pagano la loro 
Fs Hestiazgt castelli di Zuco e di Can 
Lemerlo con tutti i beni che essi possede- 
vano sei pivieri di S. Gioranni Maggio 
re, di S. Maria a Fagna, e di S. Felicita 
a Faltona pel Mugello.— Nellosiesso mese 
ed anno i coniugi medesimi, dal luogo 
pure di Fontebuona, fecero altra domazio- 
ne a favore del prefato conte Tagido, cui 
rinunziarono, per il prezzo di lire s00, le 
proprietà e ragioni che essi uvevano in 
tutta la Toscana, ad eccezione delle loro 
corti di Firenze, di Campi, di Decimo, di 
Corella, e dei castelli di Luco, di Can- 
tamerlo e di Monte-Aceraja. Nel tempo 
stesso iuvestirono il predetto coute Tagido 
di tutto ciò chea 
va nella villa di 
pedronato che av 
Martino del cast. di frivolo su “retta 
di S. Stefano nel cast. di Camprato in 
Chianti, sulla ch. di S. Michele nel cast. 
di Rifredo, es quella di S. Maria nel 
cast. di Zio Coraacchiaja presso la pieve la pieve 
di S. Maria e di S. Giov. Battista; 
pure rinunziarono a favore dello Steno 
C. Tagido i diritti loro sulla corte di Ca- 
stro e sopra quella di Frena nel fiume 
Santerno. (Ama. Camazp.) 
Più tardi in Fontebuona fa eretto uno 
ale per i pellegrini ; ‘e attualmente 
Foonr <P bilico pura sotto il titolo 
di S. Carlo, raccomandato al parroco di 
S. Niccolò a Ferraglia della Dioc. fioren- 
tina. — Ved. Maccune (S. Micneta atta). 

FONTE-CHIUSI nella Valle del Savio 
in Romagna. — Cas. che dà il nome alla 
parr. di S. Maria a Fonte-Chiusi nella 
Com. Giur. e circa 5 migl. a grec. di Ba. 
gno, Dioc. di Sunsepolcro, già Mullius 
Bagno, Comp. di Firenze. —Risiede 
monte presso Custel-Benedetto, dalla cui 
comunila ia dipendera Foote-Chiusi innan- 
zi l'esecuzione del to del 19 ago- 
sto 1775, che ordinò l'unione di questo 
comunello alla comunità di Bagno — ed. 
Beraperro (Casrat). 

Fonte-Chiusi e Castel- Benedetto fu- 
rono nel numero dei luoghi di Val-di-Ba- 
gno che l'imp. Federigo II inserì nell' si 
timo prizilegio da esso accordato nel 
ai conti Guidi questi 
masti nel 1295 ne avevano fatto acquisio 







































ì 
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FONY 


dii centi «li Castrocaro. — Si crede che 
= Fonte-Chiusi nascesse la beata Giovan- 
ma vergine di Bagno. 

La perr. di S. Maria a FonteChiusi 
conta 350 abitanti. 

Fonrs-Manzina nell'Appennino di Fi- 
renzuola nella Valle del Santerno. — An- 
tico spedale dirmto (£. Nicola @ Fonte 
Mezsina) ora detto la Cà bruciata, sulla 
face dell'Appennino che stà fra il giogo 
di Catel-Guerrino e quello di Scarperia, 
lungo l'inospita strada anticamente trac- 
ciata sotto il cast. di Monie-Gemoli e pres- 

i i Obaldini. 





tentine, e Bonco a Conzaccatara. 

FONTE-PAOLINA nella Valle del Sa- 
vio in Romagna. — Nome rimasto a una 
dogana di frontiera del Granducato, si 
tnata salle pendici occidentali del monte 
Mescolino, nella strada che viene da S. 
Uberto dello Stato pontificio, € che costà 
Sunisce a che da comduce 
2 5 Sofia. sella Degno 

Forse derivè il nome di Fonte-Peolina 
da una chiesa sotto il vocabolo di S. Pao 
le in Fontana, che fu di pedronato di un 
conte Ranieri di Bertinoro, stata da que- 
sti nel 1153 rinunziata alla badia di S. 
Maria in Cosmediu all’ Isola. — (Ammar. 
Carate.) —Il doganiere di Fonte-Paolina 
è dipendente da quello di Galeata. _. 

Fosrs-Pinzisna (S. Maria a) Fed. 
Poisciano in Val d'Elsa, e Bamta di SL 
Piero a Cenucro. 

FONTE-RUTOLI (Foas Rutoli) in Val 
d' Elsa. — Cas. giù esstello, con chiesm 
petrocchiale (S. Martino ) mella Com. e 
gi 3 migl. a ostr. della Castellina del 

ia Giur. di Radda, Dioc. di Colle, 
{iù di Fiesole; Comp. di Siena. 

È posto sulla cima dei poggi che sepa- 
rano il Chianti dalla Val d'Elsa, nell’an- 
tico confine della Dioc. di Fiesole, e del- 
la giurisdizione politica dello Stato fio- 
restino. — Da colesto poggio ha origine 
mel lato australe il terr. Steggie, mentre 
mella schiena volta a sett. maste sopra il 
Ces. di Tregoli uno dei primi remi del 
Gi. Arbia. 

Ebbero signorìa in Fonte-Ruteli i no- 
bili di Staggia: în seguito acquistarono 
il riespadronato della chiesa perrocchia- 
le di S. Martino i monaci Val ni 
diPanigaavo, all: quale badia venne con- 





FONT 5235 
fermato dal poet. Aless.ndro III con bre- 
ve dell'anno 1179. 

Nel Gottebre del 1208 fà firmata sopra 
il poggio di Fente-Rutoli una conventio., 
ne fra i sindaci delle iche di Fi- 
renze e di Siena, in cai si trova la rinun- 
zia che ultima ficeva alle ragioni e 
diritti che aver potesse in Poggibonsi e 
sue jineute. (Lam, Afon. Ecci. Flor.). 

S. Miniato a Fonte-Rutoli ha 69 abit. 

FONTESTERNI nel Val-d'Arno sopra 
Firenze. — Ped. Forrisriant 

Fonte-Teona. — Ped. Arsa mi Fox 
Tara-Taona. 

FONTE (S. ILARIO ALLA) nel su 
barbio meridionale di Firense. — Ped. 
Cocomsaza (S. Itanro 1). 

FONTI (S. MARTINO ALLE) ove 
ro a TIGNANO in Val d'Elsa. — Cas. e 
parr. nel piv. Com. e un terso di 
sip: scir. di Castel-fiorentino, Dicc. 
+ Comp. di Firenze. 

La chiesa di Cas. riposa sopra 
tune piccola alla sinistra della 
strada R. Traversa che guida a Poggi- 
bonsi. — Prende il titolo da una fontana 
che appiè delia collina scaturisce. La chie- 
sa perr. di S. Martino alle Fonti è di gius- 
to delle nobili: famiglie Cattani 

i Firenze 0 Mancini di Cortona. — Essa 
conta 335 abit. 

FONTI (S. PIETRO ALLE), e sorna L= 
Foxn nel Val d'Arno inferiore. — Case 
‘parr. anticamente filiale della pieve di S. 
Genesio, attualmente suburbana della cat- 
tedrale di Sanminiato, bere qual ka è 
appena un migl. agree. Com. e Giur. 
medesima, Comp. di Firenze. 

È una delle chiese nominate nella bolla 
concistoriale spedita dal pont. Celestino 
MII, li 24 aprile 1194, al della 
pieve di S. Genesio in Yico-Welari, al 
quale confermò anche la chiesa di S. Pie 
tro super fontem con totte le sue appar- 
tenenze. 


S. Pietro alle Fonti conta 584 abit. 

FONTIA nella vallecola dell’ Avenza. 
— Vill. coa perr. (S. Niccolò) nella Com. 
Giur. e quasi 3 migl. a lib. di Carrara, 
Due. e Dioc. di Massa ducale, gii 
della pieve di Ortonovo, spettante alle 
Dioc. di Luni-Sarzana. 

Risiede in costa nella pendice orienta- 
le del monte che separa il territorio di 
Carrara da quello di Ortonoto, compreso 

















524 FONTI 


mel R. Sardo; ua miglio a maestro del cast. 

diAventa, e s migl.appena dal littorale— 

La chiesa perr. di Fontia fu smembrata 

adalli pieve di Ortonovo, ed era di giuspa- 

dronalo del capitolo di quella cattedrale. 

La perr. di Fontia contava nel 1833 
zione di 3oo abitanti. 

TANO in Val-di-Chiana.— Cas.la 
esi perr. di S. Biagio fu riunita al popo. 
lo di $. Andrea a Pigli, o Pilli, pi 
8 Mustioli rio, Com. 

Comp. di Arezzo, "Asia qual civ è Smigl. 
a ostro.—Risiede sopra la strada R. posi 
che da Arezzo conduce a Peragia, alle fal 
de occidentali del poggio di Lignano. 
Nel lugl. del 1133 il Cas. di Fontiano 
coa le sue appartenenze fu comprato dal- 
T'eblate di $. Flora e Lucilla coi denari 
ritratti da altri effetti che quel mona 
stero possedeva in Castel-Focognano nel 
Casentino, e che all'abate del mo- 
mastero di S. Trinita in Alpe. — Fed. 
Pitu in Val-di-Chiana. 
La parr. di S. Andrea a Fontiano e 
Pilli cata 588 abit 
FONTISTERNI, O FONTESTERNI 
(Fonsternis ) nel Val Arno sopra Fi 
renze. —Cas. che di il titolo alla parr. di 
S. Lorenzo nel piviere di Pitiana, Com. 
Giur. e circa 6 migl a maestr. di Reg 
gello, di Fiesole, Comp. di Firenze. 
4 Risicde sulla ripa destra del torr. 7i- 
cano di S. Ellero, torr. che prende il no- 
me dall'antico mon. omonimo, che è quasi 
un migl.a pon. di Fontisterni.—Nell'at- 
to di donazione, del 3 lug. 1039 a favore di 
S. Giangualberto, la badessa di S. Ellero 























rammenta, fra i beni donati a quel santo Ger 


abbate, un castagneto confinante con Fon- 
testerni.—_lufatti portano la data di questo 
luogo diversi contratti della badia di Val- 
lombrosa, fra i quali uno dei so maggio 
1194 e un altro degli 11 gingno 1212. 
(Axcu. Dir. Fios. Carte di Vallombrosa). 

La parr. di S. Lorenzo a Fontisterni 
conta 350 abit. 

FONZA (CALA e CAPO DI) ed. Ca- 
ro pi Fora nell'Isola d'Elba. 

PONZANO, o FRONZANO(Fonsenum) 
nel Val-d'Arno superiore.—Cas. con 
(S. Donato) nel piv. di Pit: 
Giur. e a mig]. a sett. di Reggello, Dioc. 
di Fiesole, Comp. di Firenze. 




















del monte di Vallombrosa fra il torrente 


FORC 


Marnia, che viene da ostro, e il borro 
Trana, che scende dall'opposto lato. 

La parr. di S. Donato a Fonzano conta 
443 abit 

FORCI (Ficus Forci) nella Valle del 
Serchio. — Cas. ch'ebhe chiesa parr. (S. 
Michele ) attualmente annessa alla pieve 
di S. Stefano a Torre nella Com. Giur. 





Freddana e del fi. Serchio, nel quale poco 
lungi da Forci la Freddana si scarica. 

Ha dato il lustro a Forci una villa della 
dei Bonrisi di Lucca, che fu di 






Or fa che col Menocchio e col gentile 
Balbano e gli altri che nel cuor mi stanno 
Riveder possa un dì Forci e Lopeglia. 


Sono altresì note agli ernditi le conver- 
sazioni accademiche di Ortensio Landi, 
che intitolò: Questiones Forcianae. 

Foscorz (S. Mrcuete 1n) di Pistoja.— 
Badia 
mente situata nel suburbio orient. di Pi- 
stoja, poscia rinchiusa nell'attuale e più 
ampio cerchio della stessa città. 

FORCOLE, FORCOLI (Castrum Fur- 
colae) in Val-d'Era.— Vill. con più bor- 
gate e case di delizia, dal di cni territo 
rio prendevano il titolo tre chiese (S. An- 
nino Ss Frediano) da lunga 
ale priori 
diano a Forvole, nell'antico piviere | di 
ora nel Caposesto e 4 migl. n 
pon. di Palaja, Com. e Giur. melesima, 
Dioc. di Sanminiuto, una volta di Lucca, 
Comp. di Pi 

La parr. e le ville di Forcoli 
sopra piagge cretose lungo la ripa 
del fi. Era e del tore. Noglio che ne cor- 
rimpetto i vil. 
laggi di Capannoli e di Solaja che sono 

inistra del fiume predetto. 
La storia di Forcoli ci si presenta al- 
queto complicata per la pluralità dei 
inasti, che ivi tennero giurisdizi 

dominio ad un tempo istesso.—Avvegn:- 



































dinastie Estensi e Malaspina, de 
Pallavicini di Lombardia, e dei 


FORC 

di Massa e di Livorno. Uno dei quali di- 
scendenti (il march. Alberto del fù m: 
these Obizo ) con istrumento celebrato 
3. febb. del 1061 in Casal-maggiore sul 
Pò, offrì in dono alla badia di S. Michele 
a Poggio Marturi (Poggibonsi) la por- 
zione delle corti, castella, e territori ap- 
parteuuti al di lui genitore nei contadi di 
Lacca, di Pisa e di Volterra; fra le quali 
possessioni ivi si specificano quelle di Ca- 
pannoli, e di Forcole in Val d'Era, di Ce- 
‘3050 nel Val-d'Arno pisano, ec. 

Posteriormente i cenobiti di Poggibou- 
si, e per essi il loro abate Ridolfo, con atto 
stipulato nella ch. di S. Maria di Casole, 
pel di 4 settembre del 1129, alienò a Rug- 
gierì arcivescovo di Pisa per soldi 3540 
tutte le possessioni che quella badia con- 
tira di avere nel territorio pisano, desi- 
qrando per confine, da Capannoli sino 
all'Arno e di là sino al mare. 

Lo stesso arcivescovo Ruggieri tre an. 
mi innanzi (9 settembre 1126) per lire 80 
lucchesi aveva acquistato in compra da 
Guido Malaparte fglio di altro Guido, e 
da Galiana sua moglie, il castello e il 
borgo di Forcole con le sue pendici e di. 
stretto, il tutto nei seguenti conf , 
a lev, serviva di termine il torr. Alica, 
4 ostro il fi. Era sino al mulino di Mal 
tempo, e dal lato di occid. il rivo di 7re 
giaja. Quindi un nipote del suddetto Gui. 
do, stando în Strido, nell’anno 1153 ven- 
dé a Gregorio ves. di Lucca la sua terza 
parte del castello, poggio e borgo "or- 
cole, pervenutagli di ragione nelle divise 
fatte tra esso Guido e Ranieri zio mater 
no, e tra i figli del fu Malaparte suo zio 
paterno. Dodici anni innanzi di tale ali 
nazione di Forcole al vescovo di Lucca, 
un conte Guido, figlio del fu conte Ugo 
della Gherardesca, aveva posto sé e i suoi 
feadi sotto l accomandigia degli arcive- 
scovi e consoli di Pisa, prometteudo di 
difendere e mantenere a favore della chie- 
giore, non che della città di Pisa, 
tatto ciò che il C. Guido Malaparte e Ga- 
liana sua moglie avevano posseduto nel 
«ast. di Forcole e suo distrelto. 

Ecco pertanto due vescovi (il lucche- 
we e il pisano ) entrati ciascuno nl pos- 
sesso di una porzione del cast. e distretto 
di Forcole, per alienazioni fatte dai loro 
nalichi dinast 

Jafatti nei diplomi concessi dagl'imp. 

vs 
































FoRC 525 


Ottone IV ( 14 dic. 1209 ) e Carlo IV 
(15 febb. 1355) fu rmata ai vescovi 
di Lucca partem castri et curtis, guod vo- 
catur Forcule cum suis pertinentiis, po- 
dio videlicet 8. Martini, cum silvie, pra- 
tiz, ete. 

Ciò non ostante il possesso reale e la 
giurisdizione civile di Forcole sino da 
quel secolo spettava alla Rep. di Pisu,co- 
me quella che teneva guardie e caporale 
in quel castello, che posteriormente, es- 
sendo caduto iu rovina, venne convertito 
in una casa di campagna. 

Nel 1285 il cast. di Forcole fu tolto al 
Comune di Pisa dai Fiorentini che costa 
tennero per qualche tempo una piccola 
guarnigione, assoldata dagli Upezzinghi 
ribelli pisani.— Nel 1362, essendosi riac- 
cesa la guerra tra le due repubbliche, l'o- 
ste de' Fiorentini capitanata dal march. 
Bonifazio Lupi di Soragna assali e diede 
il guasto in Val-d'Era a circa trenta tra 
villaggi e castella dei Pisani, fra i quali 
fuvvi il borgo sottostante al castello di 
Forcole, denominato allora il Mercata- 
le. Ma tanto l'uno che l’altro luugo, nel 
1406 si assoggettò alla Rep. di Firenze 
contemporaneamente a lulti gli aliri pae- 
sì dell’antico contado pisano. 

La villa signorile di Forcole, situata 
nel luogo dove fu il csstello, appartenne 

i iglie patrizie pisane, la pri- 
elle quali fa quella degli Upezzi 
€ poscia l’altra del Torto. Da esse 
la e tenuta di Forcole entrò nelle 
del Mosca e del Borgo pur no- 
pisane, sino a che nel 1811 acquista- 

compra dal €. Giuseppe Conti, que- 
sti rialzò dai fondamenti un nuovo pa- 
lazzo, con uu ponte per avere un più fa- 
cile accesso dalla parte della collina che 
gli stà dal lato di sett.; al che aggiunse 
un vago giardino inglese il di lui figlio, il 
principe Don Cosimo Conti. 

Fa parte del distretto e del popolo di 
Forcole la villa di Montachita della casa 
Landucci di Pisa, situata sulla cima di 
una collina cretosa mezzo miglio a sell. 
di quella di Forcole. 

La parr. di S. Frediano a Forcole o For- 
coli conta 772 abit. 

FORCOLI (MONTE) in Val-l'Era.— 
Ved. Monrx-Foncoti. 

Foscorise, o Foacutise($ Busrotow- 
xt0 19) — Ped. Ansama DI Buonsuttazzo. 

“i 

































FORLI (S. NICCOLO” a), già a Forle, 
nel Vald'Arno superiore. — Cas. e 
mel piv. di Cascia, Cose. Giur. e quasi ua 
i Reggello, Dioc. di 





Nel 1521 la chiesa di Forli fu ammeu- 
sata insieme con le sue entrate dal pont. 
Leone X al capitolo della basilica e insi.. 

gne collegiata di S. Lorenzo di Firenze, 
S onere di mantenervi un parroco 
congraa 

iper di S. Niccolò a Forli nel 1833 
moverava 149 abit. 

FORMENA (S.) o S. FIRMINA a S. 
Foauzza nel suburbio merid.di Arezzo. — 
Cuor . nel piv. di S. Eugenia al Be- 


ar. Dioe eConpd di Are 
coltivazioni e case di campagna, alle falde 
seit. del poggio di Liguano. — Essa ba il 
merito di essere stata culla all’ inventore 
del più nobil metro poetico, essendo nato 
costà fra Guittone di Arezzo, catal. Gau- 
dente, poi monaco Camaldolense, e primo 
fondatore del più vasto monastero (S. Ma- 
ria degli Angeli) che questa stessa Con- 
gregazione abbia avuto, e che in parte 
conservi in mezzo alla capitale della To- 
scana. 





rr. di S. Formena conta 483 abit. 
ppolalica (ISOLA ). — Fed. leota 


Fao iiIcnE DI GROSSETO — Ped. 
Isorarts perte Fosmicne di Grosseto. 

FORNACE, FORNACI, FORXACET- 
TE ec. — Nomi di molte ville e borgate, 
le quali naturalmente rammentano l'ori- 
giue loro venuta de qualche fornace di 
mattoni o di altre terraglie. — Omettendo 
di riportare qui i nomi di luoghi che non 
riuniscono ua gruppo di case, o che non 
danno il loro rocsbolo a uns chiesa per 
rocchiale, ci limiteremo a segnalare sola- 






Chianti’ sulla 
confine del piviere e parr. di 
dell’Antella, e del pop. di S. 2 
Strada, spettante alla pieve dell'imprune- 
ta, Com. Giur. e 4 migl. a lev.-scir. del 
Galluzzo, Dioc. e Comp. di Firenze. 


FTORN 


A questo berguocio probabilmente ri. 
ferire volle una donazione fatta nel nov. 
dell'anno 1046 dal conte Bernardo Adima- 
ri alla ch. di S. Pietro a Ema celendo. 
le i suoi diritti sopra alcune terre poste 
nei luoghi di Zipa, nell'isola d'Ema,e 
Fontanelle, e @ Fornace. ( Auca. Dn 
Fiona. Certe di Cestello). 

FORNACE (S. LORENZO A) in Val 
di Sieve —Ces. già cast. con parr. nel piv. 
di Rincine, Com. dpi 3 migl. a oa 
di Londa, Giur. di Dicomano, Dioc. di 
Fiesole, Comp. di Firenze. 

Risiede in monte alle sorgenti del toer. 
Moscia, presso il varco del Casentino, 
‘@ sopra l'antica strada per la quale da Di- 
comano e Londa passò con le sue masnade, 
nell'anno 1368, il conte Lando famoso ce- 
pitano di ventura. 

‘ Alla dirata rocca di questo casale ri 
feriscono i diplomi imperiali di Arrigo 
VI e Federigo II a favore dei conti Gui- 
di, ai quali furono confermati i feedi di 
Fornace, di Picorata, di S. Zeolino del 
Conte con le respettive corti, 

Nel 1356 il conte di Battifolie e il con- 
te Guido Domestico di Modigliana vende 
Too 8) Comune di Fire le ville di 

lincine , di Fornace e di Castagno per 
1650 fiorini d'oro. — Le vestigie della 
rocca di Fornace sppariscono dal lato sett. 
della pieve di Rintine. — /”ed. Leouso 
(S.) 1 Morra. 

Lo rr. di S. Lorenzo a Fornace conta 
277 al 

FORNACE nella Valle del Serchio. — 
Piccolo borgo lango la ripa sinistra del 
fiume Serchio sulla strada che 
Barga, nella pare. di S. Maria a Loppis, 
Com. Giur. e circa a miel. a ostro di Bar 
g2, Dioc. e Comp. di Pisa. 

FORNACE E” BORGHETTO in Vab 
Tiberina.— Borghetto nel suburbio occid. 
delia città di San-Sepolero, parr. di S.A- 
gostino ai Serri, Com. Giur. Dioc: mele 
sima, Comp. di "Arezzo. 

FORNACELLE nelle Masse di S. Mar 
tino di Sie Villa della casa Palmie- 
ri, già dei T‘ lomini, sulla strada 
R. romana, e 4 migl. a maestr. 
quasi allo sbocco del Pian del Zago. 

FORNVACETTE nel Valal' Arno pis 
no. — Borgo e posta di cavalli sulla stre 
da R. pisana con ch. parr. (S. Andrea) 
gia detta al Castellare, o al l'ozzale, nelle 














orta» 















FORN 


Com. Giur. emigl.a » pon. di Pontade- 
ra, Dioc. e Comp. di Pisa, da cui è migl. 
ge mezzo a levante. 

Della parr. di S. Audrea al Castelinre 
trovasi fatta menzione in una carta della 
primuziale di Pisa del 13 aprile 1213, co- 
mecchè il vero nome di questo Castellare 
sembra che fosse .fifiano, di cui la più an- 
tica notizia risale all'anno 975. — Zed. 
Arriano nel Val-d'Arno pisano. 

Sono annessi di questo popolo le sop- 
presse cappellanie de'SS. Loreazo, Marti- 
no e Donato in Cesano, piccolo distretto 
nella cura delle Fornacette alla destra 
dell’ Arno. 

La chiesa predetta fu rifabbricata più 
negli anni 1786 e 1787, r.el luogo 
dell'antica, e dirimpetto alla bella pilazzi- 
na degli Orsini possidenti dello stesso luo- 
go. Nelia tribuna vi è un quadro dipinto 
dal Vallombrosano D. Ignazio Hugford. 

T'oco lungi dalle Fornacette trovasi sul- 
l'argine del Trabocco dell’ Arno l'inutile 
Regolatore composto di 31 arcate. — Fed. 
Aasaccto. 


La perr. delle Fornaceste, ossia di S. 
Andrea al Pozzale conta 985 abit. 

FORNACI nelle Masse di Città di Sie 
na.— Piccola borgata lungo la strada R. 
grossetana sul torr. Sorra, fra la Costa le 
Pino e la Costà a Fabbri, 9 migl. a lib.di 
Siena. — Ebbe nome dalle fornaci di mat- 
toni che esistono costà ‘sino da quando 
con il materiale ehe esse fornirono si edi- 
ficava il palazzo del Comune, il duomo, e 
una gran perte delle rbitazioni pubbliche 
€ private della città di Siena, 

FORNACI in Val-di-Bure. — Villata 
nel pop. di S. Alessio, Com. di Porta S. 
Marco, Giur. Dioc. e mezzo migl. a grec. 
di Pistoja, Comp. di Firenze. 

FORNACI in Val-l'Ombrono pistojese. 
Borghettosulla stradaR. Lucchese nel pop. 
di S. Pantaleo, Com. di Porta Lucchese, 
Giur. Dioc, di Pistoja, dalla qual città è 
3 migl. a pon., nel Comp. di Firenze. 

FORNELLO nel Val-d' Arno casenti. 











di S.Stefano, nel piv. Com. e circa 
a lib. di Monte Mignajo, Gi 
S. Niccolò, Dioc. di Fiesole, Comp. di 
Arezzo, 





Risiede sulla schiena del monte di Pra- 
temagno, fra le sorgenti del torr. Scheg- 
gia. — Ha una popolazione di 159 abit. 


FORN 327 


FORNELLO in Valdi Sieve.— Cas. con 
parr. (S. Maria al Fornello) nel piv. di 
Doccia, Com. Giur. e 5 migl a maestro 
del Pontassieve, Dioc. e Comp. di Firenze. 

Questo Cas. posto sul fianco merid. del 
monte di Croce, iu un tempo signoria dei 
conti Guidi, poi dei vescovi di Firenze, 

S. Maria al Fornello ha a53 abit. 

FORNI DI FOLLONICA — Zed. Fot- 
tosica nel litorale di Massa marittima. 

FORNI DI RUOSINA — ed. Ruosrma. 








trimenti appellato Rocca-Frigida 
con ch. parr. (S. Pietro) filiale dell'antica 
pieve di S. Vitale al Mirteto, Com. Giur. 
Dioc. e Duc. di Massa ducale, dalla quale 
città è circa 3 mig], a sett. 

È situato alla base dell'Alpe Apuana fra 
1° Alpe di Vinca, il monte della Tambura 
@ quello di Colonnata del Carrarese. Sca. 
turiscono poco lungi dal Forno le copio. 
se e limpide sorgenti del Frigido, donde 
prese il nome la diruta rocca sovrastaute 
al villaggio Esso fuun tempo abitato dai 
lavoranti ai forni del ferro, che costà lun- 
go il Frigido esisterono finchè abbonda 
rono le selve di castagni, in mezzo ai 
quali risiede i Attualmente es- 





ne è addetto alle telaja di panniliui e mez- 
ze lane, mentre i maschi si occupano spe- 
cialmente a fabbricar cappelli di feltro, 
che esitano a Massa e nelle città limitrofe, 

È per anco indecisa la lite che insorte 
nel principiu del secolo XVI tra gli uo- 
mini del Forno e quelli di Vinca per ca- 
gione dell’ Alpe Autaja, situata a confine 
€ pretesa da ciascuno dei due popoli pre- 
accennati; soggetto che servì di argomen- 
to a una lettera del 9 marzo 1512 (stile 
com.) diretta a nome della Rep. fior. al 
suo Commissario a Fivizzano da Niccolò 
Machiavelli negli ultimi mesi del suo se- 
gretariato sotto Pier Soderini. 

La parr. del Forno conta 789 abit. 

FORNO (CALA DI) — Fed. Cata-sr 
Fonxo, 

FORNO-VOLASCO ne! la Valle del Ser- 
chio.— Vill. con parr. (S. Francesco) nel- 
la Com, Giur. e circa 3 migl. a lib. di 
Trassilico, nel governo provinciale di Cs- 
atel-nuovo della Garfagnana, Dioc. di Mas- 
sa ducale, già di Lucca, Duc. di Modena, 

Risiede in una gola dell'Alpe Apuana 








398 FORN 


solcata dal torr. Petrosciana, sulla strala 
mulattiera che da Galliano rimonta quel- 

a della Pania-forata, e presso al 
pinco la Com. di Stazzema e il Vi 
cariato granducale di Pietrasanta con il 
distretto di Trassilico spettante al Duca 
di Modena. 

Ebbe origine questo piccolo e tetro vil. 
Iaggio, nel secolo XVI o poco innanzi, da 
una compagnia di Bresciani e Bergama- 
schi costà venuti per cavare il minerale 
del ferro tra mezzo si filoni e vene che 
attraversano le roccecalcareo-granose, dal- 
e quali furono ricoperte le percti supe. 
riori di cotesta montagna. 

È tuttora in attività ano di quei forni, 
nel quale però si lavora la ghisa estratta a 
Follbica dalla miniera di Rio dell'isola 

d'Elba; essendo che a Forno Volasco gli 
scavi del minerale sono stati da lunga ma- 
no abbandonati.—Costà s'incontra una di 
quelle caverne, o grotte, che sogliono es- 
sere assai frequenti nei monti calcarei ca- 
vernosi. Essa porta il nome della Grotta 
che urla, stante l'eco che tramandano le 
diverse sue concamerazioni, tulle incro- 
state di stalattiti tartarose, le quali pen- 
dono dalle volte come l'acqua ghiacciata 
starebbe alle gronde dei tetti. 

Poco al di sopra di Forso Volssco, lun- 
o la strada della Petrosciana, la dove 
ul terreno siratiforme compatto soltentra 
quello massivo di calcarea semi-cristalli- 
da cotesto passaggio di formazioni, 

to scaturiscono le copiose fonti, 














dalle "quali è formata la fiumana della Pe 
trosciana, detta la Torrite di Gallicano. 
La parr. di S. Francesco a Forno-Vola- 
sc0 conta 315 abit. 
FORNOLI, ossia Foswvoto in Val-di- 
Magra.— Vill. con perr. {S Michele) nel. 





di Bagnone, Dioc. di Pontremoli, già di 
Luni-Sarzana, Comp. di Pisa. 

È situato in poggio fra la ripa 
del fi. Magra e la destra del torr. Civiglia. 

Fornoli fece perte del march. di Ca 
ne del Terziere dei march. Mala- 
spina, dai quali quei vassalli si ribellaro- 
no nel 1430, tostochè videro Bartolom. 
meo e Gian-Lodovico, marchesi di Casti- 
glione del Terziere, mancar di fede alla 
Rep. fior., di cui eruno raccomandati; co- 
sicche anche il popolo di Fornoli si diede 











FORN 
in balla di quel governo, che lo dichiesò 
distrettuale dello stato fiorentino. 
A questo luogo di Fornoli riferisce un 
fatto d' armi raccontato dall’ Ammiralo 









(Zstor. fior. lib. 33) sotto V': 538; 
quando il capitan Luchino da Fivizzano, 
non potendo più tollerare che quelli di 


Fornuolo, o Fornoli, sudditi del duca di 
Firenze, fossero alcuna volta stati oltrag- 
giatì dai vassalli del march. di Villafran- 
ca, dopo non essergli riuscito di corgli in 
mn luogo in agguato, con Sco fanti ragu. 





nati dal paese, aveva occupato loro Verru- 
coletta (oggi rgoletta ); il chei 
Malaspina si gettarono ne nelle Besccia degli 





Spagnuoli, I quali di loro consentimento 
(come fu creduto) entrarono di furto una 
notte in Fivizzano, mentre facevano le 
viste di volervi amichevolmente alloggi» 
re.— Ned. Fivizzano. 

I distretto della parr. di S. Michelea 
Fornoli prima del 1834 era compreso nel- 
la Com. di Bagnone, dalla quale pessò ia 
quella più vicina di Terrarossa. 

Ta parrocchia di S. Michele a Fornoli 
conta 581 abitanti. 

FORNOLI,0FORNORI nella Valle del 
Serchio.— Vill. già cast. con parr. (SS. 
Pietro e Paolo) nel piv. dei Monti di Vil 
la, Com. e quasi s migl. a seit. del Borgo 
= Mozzano, Giur. del Bagno, Dioc. e Duc. 


di Lucca. 
provinciale della 











È situato sulla strada 
Garfagnana alla destra del fi. Lima, e di 
fronte al ponte di Chifenti, che è quasi 
alla confluenza della Liza nel Serchio 
— Fed. Camunn. 

Fa in origine il cast. di Fomoli, o 
Fornori, feudo dei vescovi di Lucca, i que 
li vi possedevano beni sino de quendonoo 
di esi (Corrado) nel 930, ai 160tt,li 
concedè in feudo ai nobili di Corvaja i» 
sieme con altri luoghi della Valle del Ser- 
chio, e quindi vennero ni discendenti di 

uella stirpe confermati, nel 992, dal vesc. 
Gherardo, e nel 1062 dal vescovo Ansel- 
mo che fu poi Papa Alessandro II. 

I medesimo castello fu diroccato nel 
1187 per essersi quegli abitanti ribellati 
più volte alla madre patria, si quali f- 
nalmente nel 1308 s maggiore pui 
loro fu tolto il diritto della cittadinanza. 
(Manoz. Lucca. T. III. — Provom. Ansel. 
Lucens.) 

Fornoli nella bolla d'oro dell'imper. 











FORN 


Carlo IV fa compreso fra i castelli della 
Gerfagnana che militavano per la causa 
ghibellina , ossia dell'Impero. 

La perr. de' SS. Pietro e Paolo a For- 
moli conta 357 abit. 

Foasoti (Rocca e Pisrs di) nella Val. 
de dell’ Ombrone senese. — Della distrut- 
ta Rocca di Fornoli, ora detta Rocce af 
Forno, restano pochi ruderi quasi migl- 
1 4 a scir. di Roccastrada. Veggonsi quel. 
le macerie sopra un risalto di monte; men- 
tre & miglio più lungi, in un ciglione 


n appellate la Pieve Pecchia, che alcu- 
me memorie dicono stata dedicata a S. An- 
dres. Questa è quella Plebem de Fornuli, 
la quale insieme con le sue cappelle tro- 
vasi rammentata dal Pont. Calisto III nel- 
le bolla spedita, nel 13 apr. 1188, a Gual- 
fredo vescovo di to. 

In quanto poi alla Rocca di Fornoli 
tetti di storici senesi concordano nel di- 
re, che essa faceva parte della contea dell’ 

sca, ma niuno di loro indicò la 
ubicazione. Questa per altro ap- 
vamente fu accennata dall'atto 
della città di Grosseto e suo 





prosi 
di posseno 





Siena; poiché, de- 
scrivendosi ivi i confini del territorio 
Grossetano, furono dal lato di 
sett. segnalati i seguenti termini 
de Sasso Forte usque ad Fornori,eta Ci- 
vitella usque ad Sarum etc. (Matavosri. 
Istorie Senesi, Parte IT).—Le cronache 
e gli atti pubblici di Siena parlano della 
Rocca di Fornoli all’ anno 1209, quando 
i conti dell Ardenghesca, e di Monte-Pe- 
scini nel Vescovado, vinti dalle forze della 
Rep. senese, si obbligarono a pagare un 
anmuo tribato per i loro castelli di Valdi. 
Merse e di Val-l'Ombrone, fra i quali si 
novera la Rocca di Fornoli. (Arca. Dirt. 
Sen. Kaleffo dell Assunta). 

Nel 1238, ai 24 d'aprile, Scolario del fu 
Bernardo, Ardingo del fu Tancredi, Ra- 
mieri del fù IkJebrandino, e Malpollione 
evati di Fornoli, insieme con Napoleone 
del fà Guido e Ruggeri conte di Pari, 
stando in Foro de Ardenghesca , donaro- 
no all'eremo di S. Maria di Monte-Speo- 

Ù tenuta posta nel distretto di Mon- 
(Ancarv. Dir. Fia. Cart. del 








Foro 39 

Nel 1254 Ranieri di Malpollione e 
Bernardo di Scolario conti di Fornoli, 
giurarono fedeltà al re Maofredi e al Co- 
mune di Sieua, promettendo di tenere la 
Rocca di Fornoli a libera disposizione 
dei Signori Nove di quella città. (Axcx. 
Dart. Sen. Kaleffo Pecchio). 

Nel 1270 il conte Ugo-Forte, rifugiato 
si nella Rocca di Fornoli con altri fuoru- 
iti, avendo ricusato di sottomettersi e 
di obbedire alla Rep. Senese, i di lei go- 
vernanti dopo varie pratiche spedirono 
una mano di soldati all'assedio di quel 
fortilizio, il quale dopo 3 mesi, nell'ugo- 
sto del 1272, fi preso e sino si fonda- 
menti diroccato. (Dai, Cron. Janese.—-Mi- 
1avorni e Tommau, Zstor. Sanese). 

FORNUOLO — Ped. Foasoti 1n Val. 
di-Magra. 

FORO, o MERCATALE (Forum Mer. 
catorum).—A diversi luoghi della Tosca- 
na, e dirò anche dell’ Italia, è rimasto il 
Foro ossia di Mercatale, come 
quelli che trassero la loro origine dai mer- 

anzichè dai Fori di giustizia, che 
luoghi aperti nei tempi feudali sole- 
vano praticarsi, e conseguentemente al 
quanto lungi dai castelli e residenze dei 
conti, marchesi o altri baroni che in quel- 
le tali contrade dominavano. 

Giova pure avvertire, che tutte le lo- 
calità destinate nel medio evo a servir 
di mercato, sorsero e samentarono di po- 
polazione, in guisa che il Mercatale di- 
venne il pacse più popolato e finalmente 
il capo luogo del distretto feudale. 

Un tal vero, restando confermato dalla 
storia dei secoli trascorsi, concorre sem- 
pre più a provare, che l'industria e il 
commercio non amano inceppamenti di 
sorta, nè angarìe militari. Sono di que 
sto numero i Fori mis 

FORO, o MERCATALE di Valdi-Pe- 
sa.—Ved.Cansorase (Mosre) e Mesestata 
di Camroti. 

FORO, o MERCATALE di Droomaso 
sotto il Castello e nell'antica giurisdizio» 
ne de’ Conti del Pozzo. — Wed. Dicoma- 
no, e Pozso in Val.di-Sieve. 

FORO, o MERCATALE della Tonns S. 
Reranara in Val d' Ambra.— Wed. Tonus 
di Mencaraza, già de’ Con 

FORO, 0 MERCATALE di V: 
le-Fed. Muncarate di Conrona, già dei 
Marchesi del Monte del ramo di Sordello. 

















330 FORT 


FORO, o MERCATALE del castllo 
dei Conti di Vernio. — /ed. Mencarate 
di Viaxio, 

FORO perta VERRUCOLA in Val-di 
Magra. — /"cd. Fivizzano. 

FORRA, FORRE, e FORRETTA. — 
Vocaboli twpografici di varii luoghi della 
Toscana, usati precipuamente nel Pistoje- 
se per denotare una stretta, profonda o- 
ce di monti. — Tale è la Forra nell’ Ap 
pennino di Cutigliano; la Forza Gonzi 
in Val di Brana; la Forra al Fico nl 
moute di Seravalle, e la Forretta sopra 
Piteglio in Val di Liwa. 

FORTF o TORRE DI ANTIGNANO. 
— Ped. Axrius. 
— DI BIBLO: Ved. Binona. 

— DI BOCCA D'ARNO. — /7ed. Buo- 
ca v' Anso. 

— DI BOCCA di CECINA. — Fed. Cx- 
cima ( Bocca DI). 

— DI BOCCA DEL SERCHIO. — ed. 


Bocca ver Sracmo. 
— DEI CAVALLEGGIERI uel Litto- 














rale presso Livorno. — ;ed. Livonno. 
— DEL CINQUALE nel Littorale di 
Pietrasanta. — Fortino fatto costrui.e dal 
G. D. Pietro Leopoldo I. allo sbocco del. 
1° emissario del lago di Porta, presso le 
cateratte mobili, erette nel 1810, ad ogget- 
to d'impedire ia promiscuità dell’acqua 






sull’economia fisica degli 
i gio di Montignoso. 

— FORTE DEL FALCONE. — Fed 
Poarorzazao. 

— DI FOCARDO. — Zed. Loncon: 
wauu' Isoa  Etsa. 

— DEI MARMI alla Marina di Pietra 
santa. — È uno scalo munito di un for- 
tino e di guardie, appellato dei Marmi, 
perchè si caricano costà i marmi prove. 
nienti dalle cave di Seravezza e di Staz- 
zema nel P'etrasantino. 

— DI MONTE-FILIPPO.—ed.Poar"- 
Excots. 

— DI MOTRONE. — Fed. Mornoxs vi 
Preraasanta. 

— DELLA STELLA nell’ Isola d’ El. 
ba. — Zed. Poaroreanzio. 

— DELLA STELLA nel Monte Argeu- 
taro. — Zed. Poxr'-Encous. 

— DI TORREMOZZA.-— ed. Tonnx- 
most. 








FOSC 
— DI TORRE NOVA. — /ed. Toare- 


nova. 

FORTEZZA DI S. MARTINO sulla 
Sieve. — Fed. Sax-Pieno a Sieve. 

FORTIM MONTE). — Zed. Moxrs 
Fosriso. 

FORTINO (SASSO). — Fd. Sasso 
Foario. 

FORTUNA (S. GIUSTO IN) o ww FOR. 

'UNI in Val di Sieve. — Cas. < parr. uel 
piv. Com. € mezzo miglio circa a manir. 
di Ssu-Piero a Sieve, Giur. di Scarperia, 
Dioc. e Comp. di Firenze. 

È posta la chiesa in pianura alla sini- 
stra del fi. Sieve dirimpetto alla fortezza 
di S. Martino. Essa è di pudronato dei ve 
scovi fiorentini, i quali possedevano ler- 
reni e case in questo distretto sino dal 
secolo undecimo. Lo prova una donazione 
fatta ai 30 genn. del 1100 da diverse per 
sone alla mensa vescovile di Firenze di 
tutte le possessioni, che esse avevano nel 
casale di Fortuni, cioè, in curia et distri. 
ctu curtis de Fortuni infra terr'torium 
$. Petri ad Sievem.— Infatti nei tempi 
successivi i popolani di S. Giusto in For- 
luni prestarono omaggio ai vescovi di 
renze come loro tributarii dei terreni 6 
case coloniche da essi abitat:. (Lumi, Mon. 
Eccl Flor.) 

La ch. di S. Giusto è sempre di padro. 
nato'della mensa arcivescovile, comecchè 
verso il 1370 fosse governata da un mo- 
naco Vallombrosauo della badia di Spr 
gua, con l'annuenza dell'ordinario. Ciò 
risulta dalla visita fatta a questa pri 
sotto il di 6 ottobre 1370 da don Simone 
ca Gaville generale della Congregazione 
Vallotubrosana. — ( Date’ Ucxa, Note 
MSS. al Brocchi). 

La parr. di S. Giusto in Fortuna, o 
Fortuni, conta 225 abit. 

Fosci, Fusci, ora Foci, in Val d'El- 
sa. — Contrada e torr. omonimo che di- 
dero il titolo a due chiese (S. Martino, € 
S. Stefano) nel piviere Com. Giur. e circa 

lev. di San-Gimiguano, i 
Colle, giù di Volterra, Comp. di Sì 

Inquestoluago, che ripeterileve 
timologiada un Fusci,nome usatoduiLon- 
gobardi, teneva corte e poderi il march. 
Ugo di Toscana, il quale, con istrumeuto 
dato nel luogo di Fusci nel genn. del 997, 
confermò ed aumentò la donazione stata 
fatta dalla di lui madre la contessa Wil 







































rose 


Mo all'Abbedia di Firenze; mentre pochi 
mesi innanzi (1 ottobre 996 ) Ermengar- 





da figlia di Qualgario aveva offerto alla dena 


Badia medesima un pesso di terra con 
casa, posto presso il burgo di Fusci, con- 
finanie col fiume omonimo, con la via 
pubblica, e con le case e terreni del mar 
<hese Ugo. I quali terreni del march. Ugo 
tennero da esso poco dopo assegnati în 
dole (10 agosto 998) alla Badia di S. Mi- 
chele a Poggibonsi. — A confermare più 
solennemente tali donazioni alla Badia 
fiorentina si aggiunsero i diplomi di Otto- 
ne Ill (8 genn. 1008) e di Arrigo JI (14 
maggio 1or3 ) nei quali privilegi sono 
comprese fra le corti donate, una quae di- 
citur Casalia; alia vero Fusci. 

Con pri del 1186 Arrigo VI ac 
cordò al Vesc. di Volterra Jldebrando Pan- 
nocchieschi il cast. di Fusoi; dove conta- 
«eno allora una qualche giurisdizione e 
polere anche i conti Cadolingi di Fucec- 
chio, per ragione di donne. 

Che poi la contrada di Fosci dasse il 
Bome a due castelli del contado di Vol- 
terra, compresi nel piviere e distretto del- 
la Terra di Ssn-Gimignano, non ne lascia 
dubitare una bolla del Pont. Lucio III, 
spedita da Velletri li 29 genn. 1182 nl ca- 
pitolo della prepositura di San-Gimigna- 
no, cui fra le altre cose confermò: guiguid 
babetis in curte de castello Fosei, in cur. 
te de Casalia etc. Anche nella bolla del 
Pont. Onorio III, data in Orrieto li 3 ago. 
#t01130, si confermarono al preposto della 
pieve predetta le due chiese poste in Fo- 
sci, cioè S. Martino, e $. Stefano di Fe- 
sci — Ved. Cannoria, e Costa ns Morra 
in Val d'Elsa. 

Nella rinnovazione dei confini fra le 
comunità di Poggibonsi e di Sen-Gimi- 
gnano, nell'anno 1345, il distretto del ca- 
stello di Fosci restò diviso fra i due ter 
ritori cmnunitativi. —(Taxciom, Viaggi 
Tomo VIII.) ° 

FOSCIANA (PIEVE ). — Fed. Pravo 
Fosciana e Bastuica (Pieva) în Garfa- 
grana. 











FOSCIANDORA di Garfagnana nella Pc 


Valle del Serchio. — Cas. che insieme con 
altre tre villate costituisce una piccola 
comunità di una sola parrocchia (SS. Mi- 
chele e Andrea a Migliano ) stata filiale 
della Pieve Fosciana, ora eretta in hatte- 
simale, nella Giur. e quasi a migl. a lev. 


FosD SA 
di Costel.auovo di Garfagnana, Dicc. di 
Marsa ducale, già di Lucco, Due. di Mo- 
Tote le qualiro villate del popoto di 


Migliano sono situate sui i che sten- 
donsi alla sinistra del Se dai con. 


trafforti occidentali dell' Appennino di 
casali ha 





i 
S. Maria Lauretans a Migliano. 
La popolazione di questa parrocchia 
quadripartita, come sopra è detto, all’an- 
n0 1832 sscendeva a 788 abitanti, cioè: 





marchesi Malaspina, ora sede del R. De- 
legato governativo della provincia Esten- 
se di Luni; chiesa prepositura 
(S. Remigio) nella Dioc. di Massa ducale, 
testè di Luni-Sarzana, Duc. di Modena. 

È Fosdinovo situato sopra wa monte 
che si specchia sn] mare e sulle rovine 
di Luni, a destra della strada R. che gui. 
da per Sarzana a Genova e sulla nuova 
strada militare piodapese. © Troni, a 

54 br. sopra il livello mare lie 
b 40° 8" long., e 44° 











abile; 6 mig]. a sett. dall'anfiteatro di 
Luni e 7 dalla foce di Magra, 19 migla 
lib. di Fivizzano, e 8 migl. a maestr. di 
Carrara. 

Non vi è ragione per credere, nè alcu. 
ma giusta critica per sostenere, che Fondi. 
movo sia un'alterazione del nome di Fosse 

apiriane, cioè di un'antica mansione esi- 
stita sulla 
il 
forma di quanto è accennato di 
Teodosiana e da altri Hinerarii. 
chè le Fosse esistevano fra Pisa 
Frigido, e non già fra il Frigidoe Luni, 











roso 


nel piano, e non già in cima a un monte 
com'è quello di Fedi Che perciò 
rapporto a questo castello non possiamo 
allontanarci dall’ epoca, in cui Earincia 
a conoscersi nella storia. — ed. Fosse 
Parizsans. 

Di Fosdinovo pertanto non s'incontra. 
no, che io sappia, più vetuste memorie di 
quella del concordato celebrato in Terra- 
rossa (13 maggio 1303); col quale atto, 
essendo state decise per lodo È vertenze 
fra il vescovo di Luni con i marchesi Ma- 
laspina da una, e i nobili di Vezzano 
dall'altra parte, dovettero prestare il con- 
senso anche i consoli, i nobili e il popolo 
di Fosdinovo. 

Se credere dobbiamo all'autore delle 
Memorie istoriche di Lunigiana (tomo II 
pag. 21), signoreggiavano allora in Fosdi- 
novo, come feudatarj dei marchesi Mala- 
spina, i nobili di Erberia c quelli di casa 











Battafava: ai quali subfeudatarii devesi 
i del cassero di Fosdinoro, 
un’eminenza per comodo ed ono- 





re dei consoli e del comune, siccome ap- 
pare dai rogiti di ser Conforto dell’anno 
3202, Questo fortilizio fu acquistato assie- 
me con altre terre e ragioni per il prezzo 
di 500 fior. d'oro nel 1340 dal march. Spi- 
netta Malaspina; e venne poi sì fattamen 
te ampliato, che potè servire di resedio 
feudale ai discendenti di quella famiglia. 

Attualmente è residenza del Delegato 
ducale della provincia della Lunigiana 
Estense, che di Aulla e di Fosdinovo for- 
ma a vicenda il capoluogo; mentre la fa- 
miglia Malaspina, che ne fu Signora, abita 
in mezzo ai suoi possessi allodiali a piè 
del suddetto monte nella magnifica sua 
villa di Caniparola. (Ganatonti, Calend, 
dunese per l'anno 1835, ) 

Morto in Fosdinovo, dove nel 1352 fe- 
ce il suo testamento, il march. Spinetta 











Lì suoi feudi e possessioni ai ni- 
Ri nati dai march. Isnardo e Azzo 
ino, i quali nel 1355 ottennero dall'imp, 
Carlo IV la conferma delle precedenti in- 


vestiture imperiali. 

11 march. Galeotto, figlio del sopranno» 
minato Isnardo, divenne lo stipite dei ton 
parchi di Fosdinovo, nella di cui chiesa 
‘maggiore esiste il suo deposito ricco di 
marmi—AI march. Galeolto succedè, nel 
1367, ilsuo primogenito Gabbriello II, il 
quale morì senza prole nel 1396; allora 





FOSD 


questo insrchesato restò diviso fra i due 
fratelli minori, Spinetta LI, che fu daca 
di Gravina, e Leonardo. A quen'ultimo 
toccarono i feudi di Gragnola, di Castel 
dell'Aquila, di Viano, altri villaggi, 
mentre al duca di Gravina restò il feudo 
di Fosdinovo con il suo distretto. 

Spinetta Il, mancato ai viventi nel 
1398, lasciò due figli, Gabbriello III, il 
quale morì senza prole nel 1405, e An 
tonio Alberico I, in Idero non so- 
lamentetuttele ragioni del marchesato, ma 
ne aumentò egli stesso la polenza e giuri- 
sdizione; sia allorchè nel 1419, all'oo 
casione della morte violenta del march. di 
Olivola, riebbe le ville di Pulica e di A- 
gnino; sia allorquando, spentasi la linea 
dei marchesi di Gragnola e di Castel del. 
l’Aquila (anno 1441) polè riscquistare 
una parte dei feudi aviti. 

Il march. Antonio Alberico era racco 
mandato della Rep. fiorentina, dalla que- 
le fu onorato con pubblico decreto (anno 
1419) della qualità di cittadino fiorentino 
da estendersi a lutta la sua successione. 
Se non che egli un momento si stacoò da- 
gli antichi suoi protettori per unire le 
sue genti a quelle del duca di Milano, che 
in Lunigiana scesero a far guerra alla Rep. 
fior. Ma ben tosto quel marchese dovè an- 
che sostenere l'infortunio di vedersi to 
gliere nel 1430 varie castella da Niccolò 
Piccinino generale di Filippo Maria Vi- 
sconti; le quali, riconquistate nel 1437 
dal conte Francesco Sforza generale dei 
Fiorentini, farono rese ad Antonio Albe 
rico I, sotto il cui governo si diedero anco 
gli abitanti di Massa di Carrara per libera 
convenzione, stipulata nel dì 8 dic. dell' 
anno 1643.— Zed. Massa pucate. 

Nel 1445 cessò di vivere il march. An- 
tonio Alberico I, lasciando 5 figliuoli, cioè, 
Spinetta JII che fu autore dei. Malaspina 
di Verona, Lazzaro che divenne marchese. 
di Gragnole, Giacomo, a cui toccò Mes 
sa, e che nel 1473 ingrandì il suo dominio 
coll’unirvi la signoria di Carrere per via 
di permuta fatta con Antonietto figlio di 
Spinetta Fregoso; e finalmente il quario 
figlio, Gabbriello IV, in cui ben presto 
(anno 1466) si accumulò la porzione del 
quinto fratello Francesco, fu riconosciu 
t0 marchese di Fosdinovo. 

Appena stipulato nel 1 nov. 1467 l'at 
to di divisione fra i quattro fratelli super 



































Fosdb 

riti, il marchese Gabbriello stando in 
Fosdinovo, con istrumento del 18 nov. 
dell’anno stesso 1467, cedò in permuta 
a uno dei fratelli ( Spinetta ) i beni allo 
diali, che la famiglia ina ra 
mel Veronese ricevendo il feudo di Olivo- 
la che era toccato al predetto fratello. 

Lo stesso Gabbriello IV net 1468 rin- 
norò sn trattato di amicizi la Rep. 
Sor, per la quale, nel 1471, militò nella 
guerra di Volterra, e nel 1478 alla difesa 
e custedia di Sartama. Se non che egli 
escurò i suoi meriti in faccia ai Fiores- 
tini medesimi, ed alla sua famiglia, al- 
lerchè si accostò ni Francesi discesi nel 
1696 im Valdi Magra ai ‘danni della To- 
scana: e ciò nella lusinga rere il 
deminio che i prati 











vano in Fivizzano.—Gabbriello IV cessò il 


di vivere nel 1508, lasciando 4 figli ma- 
schi, e una femmina (Argentina) maritata 
al pusillanime guafaloniere della Rep. fio- 
rentina, Piero imi. 

Il march. Lorenzo fu dei 4 figli quello 
che continuò la linea di Fosdinovo, eche, 
per privilegio nel 1529 concesso dall'imp. 
Carlo V,institui'la primogenitura del few. 
do nel suo primogenito e successore mar- 
chese Giuseppe, che succedè nel 155: al 

feudale di Fosdinovo, rendo- 
ne l'investitura ap. Ferdinando I. 
Maucato questi ai viventi nel 1565, il di 
lai figlio march. Andrea, dopo riformati 
gli statuti particolari di Fosdinovo, lasciò 
colla vita il marchesato nel 1610 al suo 
figlio Giacomo II, dal quale pissò nel 1663 
in eredità n Pasquale di lui maggior na- 
to. A questo marchese F Imp. Leopol- 
do I rinnovò l'antico privilegio di bat- 
fer moneta, siccome apparisce dall’ iscri- 
zione apposta sulla facciata dell'edifizio 
della Zecca di Fosdinovo. 

Al march. Pasquale, morto nel 1670 
senza prole, suecedè il fratello Ippolito, 
sialo neciso dopo a tradimento dall’ 
altro fratello Ferdinando, lasciando la mo- 
glie incinta di un figlio. Questo postumo, 
chiamato Carlo Agostino, mancato al mon- 
do pel 1722, lasciò due figli cioè, il march. 
Azzolino, che stabi a Napoli la sua fa- 
miglia, e Gabbriello V primogenito; a fa- 
vore del quale, nel 1723, fa confermata 
l'iavestitura imperiale di Fosdinovo, feu- 
do, che nel 1758, toccò al suo primogeui- 

te Carlo Emmanuele, che non ebbe figliuo 
vor. Il 




















FOSD 335 

li, € che fa l'ultimo feudatario di que- 
sto marchesto. — Avvegnachè nel 1796 
egli ne fu spogliato dai Francesi che asse- 
gnarono l'ex-feudo di Fosdinovo al terri. 
torio della Rep. Cisalpina, quindi al re- 
Ti pace di Vien. 


Malaspina di Lu 
corporato al ducato di Modena, restando 
al vivente march. Giuseppe, nipote dell’ 
ultimo feudatario di Fosdinovo, i beni 
alloliali delta sua famiglia, ai quali ap- 
partiene la vasta tenuta e villa signori. 
le di Cariparola. 

Questo bel palazzo di campagna fu edi- 
ficato a piè del poggio di Fosdinovo, cir- 
a fanno 1724, dal march. Gabbriello V 
nel luogo dove esisteva una torre, e com 
terrapieno scavato dai fondamenti sorse 
un monticulo accosto alla villa di Cani- 
parola, intorno al quale monticello fu fat- 
ta una piantagione a piccoli ripiani di 
scelte viti di una qualità che diede un li- 
quore squisito conosciuto per la Lunigia- 
na col nome dell'artefatta Pollina, il Aon- 
fesagna. 

Nel 1828 fa dipinta la gran sala dal 
pittore napoletano Natali, nel tempo stes- 
so che il marchese proprietario tentava 
di promuovere e rendere proficua l'esca- 
vazione della recentemente abbandonata 
miniera di antracito posta poco lungi ilal- 
la sua villa È Contparola. 

Fn edifizi saeri Fosdinovo conta 
tre comode e ben ornate chiese, due delle 

lì, la pieve prepositnra e l'oratori» 
des Bianchi, possiedono un eccellente or- 
gano dei valenti Serassi di Bergamo. 

Fra gli stabilimenti di pubblica beneti- 
cenza vi si conta un'ospedale insito nel 
secolo XIV, il di cui precipuo scopo è 
somministrare vitto e medicinali ai pove- 
ri infermi al loro domici Viè un mou- 
te frumentario eretto dal Comune di Fo- 
sdinovo sino dal 1759 per distribuire nel- 
l'inverno e nella primavera le granaglio 
del monte suddetto ai coloni e ai poveri 
possidenti terrieri, oude riaverle con un 
piccolo sumento dopo la raccolta, eroga: 
done quindi il lucre in altre opere di be 
neficenza, o in supplemento allo stipen- 
dio del maestroili scuola. —Vi sono inol- 
tre diversi legati pii per sussidii dotali 
o per distribuirsi al più bisognosi della 
parrocchia, 


w 



































su FOSO 

Fosdìnovo ha un piocolo teatro di pro- 
prietà della famiglia dei march. M.laspi- 
ma, € tua ifica arena per il gioco 
del pallone fuori della porta che conduce 
a Sarzana. 


La Com. mantiene un maestro di scuola 
elementare, un medico e un chirurgo. 


Vi risiede, oltre il R. delegato gover. 





Comunità di Fosdinovo. Mancando per 
ora di nolizie catasiali, non si può cono- 
scere l'esatta esteusione della superticie 
territoriale della Com. di Fosdinovo, la 
quale nel 1832 coutave una popolszione 
di 4208 abitanti. 

Essa confina com 5 comunità; civ, da 
lev. a sett. c0a la Com. granducale di Fi- 
vizzano; da sett. a maestro con quella dell’ 
exfeudo di Aulla; da maestr. a lib. con 
Ia Com. di Sarzana spettante al R. Sardo; 
da lib. a scir. con quella di Castelnuovo 
di Luni pure del R. Sardo; e dalla parte 
di scir. con la Com. di Carrara del Duc. 
di Modena. 

Due torrenti nascono nei fianchi del 
moute di Fosdinovo, dal lato che guarda 
il littorale, cioè verso ostro il torr. Zsuro- 
me e verso lib. la così delta Ghiara di Giu- 
cano, entrambi tributarii diretti del fiume 
Magra sopra e soito Sirzaua. Dalla parte 
poi che guanja sett. ha origine nella foce 
del monte di Fosdinovo il più alto ramo 
del torr. Bardi 1 quale porta il nome 
di Pulica dal villaggio che avvicina. 

La qualita predominanie del terreno 
di questa comunità spetta alla formazio 
ne dell'arenariz, ouia gros stratilorme an- 
tico, ed alla calcarea appenninica. 

Al chiar. prof. Paolo Savi si del 
le più recenti, e più accurate ispezioni 
solla giscitura della lignite di Caniparole, 
la quale riscontrò nell’istessa disposizione 
geogmostica di quella da esso lui visitata in 
Vatiroziai lescompernani costà l'a- 

Gi 














contemplare con le massima evidenza, nel- 
la perie superiure del suolo entracitico un 
conglomeratodi alluviune disposto in stra- 
ti orizzontali, mentec aldi sotto appariva 
astrati quasi verlicali, 0 leggiermacute in- 


FOSD 
dinati, no' arenaria miraces groveolina 
friabile più © meno ripiena di perticelle 
earbonose. Lo quale arenaria, da primo al- 
ternava con strati di marna argillosa mo- 
scolata d’impronte di fossili vegetabili- 
marini (Fucoides intricatus,e F. " furcatus) 
e di vegetabili terrestri, e di piante dico- 
tiledoni; quindi ione che ap- 
profondava la roccia stessa diveniva leg- 

te bituminosa, e racchiudeva fra 
i suoi strati di varia grossezza di i 

















te dicotiledoni, e per conseguenza di pr 

epoca geologica nou mollo antica. In se. 
guito vide succedere al di solto del letto 
antracilico nuovi strati di marna e di are- 
maria; ma in ragione che questi ultimi 
ai allontanano da quelli della lignite, ri- 
tornano gradatamente a vero macigno, os- 





continuano in tal guisa verso il monte di 
Fosdinovo per i poggi che di la si diri- 
gono dal lato di pon.-maestro versò la ci- 
ma di monte Grosso, € a scir., mentre 
verso il monte di Castel-Poggio li strati 





icchi di calce, e 
rina specie di al- 
berese, 0 calcarea compatta dell'Appenni- 
mo.—Tutti questi passaggi, 
si osservano nello stesso canale d’A/ba- 
Chiara teibutario dell’ Zsarone, basta ri- 
montarlo per lo spazio di mezzo miglio. 
Da tutto ciò il ch. autore fu condotto ad 
ammetlere per conseguenza: che la Ligni- 
te,chiamata impropriamente Carbon Fos- 
sile di Caniparola, ul pari di ogu’altro 
terreno carbunifero di quella local 
ve riguardarsi come la parle più super 
ciale ed estrema della formazione arena 
che cinge le montagne calcaree dell’ Alpi 
Apanne. 

Tali osservazioni del ilotto fisico pisa 
no mi sembra che armonizzino e sertano 
di appoggio a quanto fu da me debolmen- 
te accennato, allorchè nei Cenni sull'Alpe 
Apuana e i Marmi di Currara (pag. 9) 
io diceva : che i fianchi meridionali «del 
marmoreo monte Sagro sopra Carrara cou. 
in altrettante diramazioni, le quali 
a proporzione che si allontanano «dal suo 
centro vanno cangiandosi in varie forma- 
zioni di schisto micaceo, talcoso e argil- 
loso, di calcareo intermedio compatto e 
di grauwahe (macigno ) sino a quella del 
carbon fossile (lignite), di cui s'incoutra 



















FOSI 





La pruspetiiva di Fosdinovo è fra le 
più delizione che presentino le vaghe col- 
Niue formanti cornice al littorale di Sar- 
anna, non eselive quelle che fanno corona 
almugnifico pollo di Luni,ora delia Spezia. 

11 suo clima è lemperato, l'aria è bul- 





samica,i prodotti di suolo squi; 
getazione vigorosa e varialissima, 
re dall'»lbero indigeno della monligna, 
il castagno, sino alle piaute più delicate 
dei giardini. 

Formano un iuagico contrasto con una 
tal variata e rigogliosa vegetazione le sco- 
scese e nude cime del monte Sagro nel 
Carrarese, le quali cime sovrastano dal 
Jato di Jevante al paese di Fosliuovo. 

Tra i prodotti di suolo è noto il vino 
squisitissimo, che da circa un secolo si ot- 
tiene dalle viti piantate, come dissi, sull” 
artifiziale collina di Montesagna presso 
il palazzo di Caniparola. — In gererale 
però l'agricoltara, e le industrie che ne 
dipendono, restano costà indietro in con- 
fronto della vantaggiosa località, e della 














FOSI 335 
feracità del suolo; comecchè il savio am- 
ministratore che da qualche tempo dirige 
la cosu pubblica a nome del suo principe, 

procurando qualche rimerio. Tale 
quello «di asicurare meglio al pro- 
prieterio i frutti del suo podere, e di pro- 
movere incitamento con adeguato premio 
ai più zelanti cultori del suolo. — Zed. 
Calendario Lunese del 18: 
Non passa vano per Fosdi strade ro- 
tabili innanzi che fosse stata aperta la via 
ilitare molanese, tracciata nel 1822 ira 
il Monte Grosso e quello della Srolve- 
rina, la quale attraversando in tal guisa 
la foce di Fosdinovo, dove non si monta- 
va se non mediante uno di quei malage- 
voli cammini che Dante scgnalò fra Le- 
rici e Turbìa. —Essa attraversa tutto il 
territorio comunitativo, dal Portone di 
Caniparola al confine 
lunghezza di circa 8 























che cade nel primo di ottobre, giorno di 
S. Remigio patrono e titolare della chiesa 
propostale di Foslinovo. 


POPOLAZIONE della Comunità di Fospinoro negli anni 1832 e 1833. 














Corignano Natività di Maria, Rettorla & 205 | sus 
Cortila » i PI 6o | 63 
Fesmsovo 5 1350 | 1448 
Giuecano . Fa ni 336 | 320 
Gragnola SS. Ippolitn e Cassiano, Prep. = 393 | a70| 3% 
Marciaso S. Battolommeo, Rettoria È STE | 267] as9 
Pieve di Viano |S. Martino Vescovo, Pieve 5d | 687] 783 

S. Martino, Rettoria 2 Si 362 | 488 
Posterla S. Bretolommeo, Rettoria z FS A 230 | 340 
Pulica S. Giov. Battista, Rettorla Fiaki au | 253 
Tendola S. Caterina, Rettoria 330 | 358 





FOSINI in Valdi-Cecina.—Villa Lo 
li una rocca, che 1 
. parr. (SS. Pietro Niccolò 
e Donato}, un di filiale della pieve di Mor- 








ba, nella Com. e 4 migl. a lib. di Elci, 
Giur. di Radicondoli, Dioc. di Volterra, 
Comp. di Siena. 

Risiede sopra una rupe sporgente da 


t-) FOSI 
«no sprone che resta a maestro del monie 
di Gerfalco nel valloncetio del torr. Pa. 
cone che gli scorre = pon., fra Brusciano e 
Travalle, e quasi nel centro di quel suolo 
agitato donde costantemente sbuffano con 
sibilo i così detti famacchi dei Zagoni di 
Li di Serazzano, di Montero 
tondo, di Monte Cerboli e di Travalle. 

Il ent. di Fr +, ora villa della casa 
Scrgardi di Siena, è stato dominato da più 
padroai, sebbene la sua più antica origi- 
ue si debba all'estesa consorteria de’ conti 
Pannocchieschi di Marcmma. 

Essendochè da quei dinasti Fosini pas- 
sò sotto il dominio temporale e assoluto 
d° Hidebrando Panmocchieschi vescovo e 
signore di Volterra , a cui fu confermato 
per l'intiero con tutte le sue pertinenze 
«tal re Arrigo figlio dell’imp. Federigo I, 
mediante un privilegio dato in Senmi- 
miato Li 38 agosto 1186. 

Mancato il te vescovo Ildebrando, 
il cast. di Fosini toccò a um ramo de'Pan- 
norchieschi che più tardi prese il casato 
dai castello di Elci, mentre uno di quei 
consorti, il conte Andronico d'Elci figlio 
«lel fu Coutino, stando nel suo cassero di 
Fosini, li s1 maggio 1331 (stil pis., e 
1330 stil. com.) vendè per il prezzo di 














lire 3000 a don Albizzo del fu Scolajo de' i 


arciprete e capitano di Colle, 
£ delle 5 perti di tutto il cast. di Bruscia- 
il suo distretto, che egli medesimo 
comprato nel 26 marz01339 dai fra- 
Gaddo fi- 
Eli, — Zed. 









dovettero i conti d' Flci a quell'epoca 
ulienare il cast. e tenuta di Fosini, to- 
stochè gli storici senesi asseriscono, che 
prete Albizzo, tiranno della sua 
patria, fu riedificato il castello in discor- 
so. Ma poco appresso avvenuto essendo il 
tragico fime di già rammentato all'art. 
Cotts, gli uomini di Fosini con atto del 
18 agosto 1333 si sottomisero al Comune 
di Siena. Pete perio a morte di Al 
bizzo, il conte G. * Elci occupò Fo- 
ini in nome dei Signori Nove di Siena, 
dai qui l'ottenne nel 1340 in dominio 
‘on il titolo di vicario della Repubbli 
e coa l'obbligo di un auuvo tributo; in 
rim che da tempo in poi Fosini 
costantemente fece parte del distretto del- 


















FOSS 
la contea, e ora della comunità di Eki. 
— Ved. Ever. 

Di una maggiore importanza per il 6 
sico naturalista riesce questo luogo, noo 
tanto per essere sparila a piè della 
di Fosini una scalurigine d'acqua salle- 
rea, quanto per le cessate detonazioni sot 
terranee, che di costà si facevano seulire 
coa maggiore forza che altrove, allorché 
l'aton diveniva tempestosa. (G. Gr- 
13, Storia delle acque min. della Fosco 
na, T. I. pag. 43). 





La chiesa attuale di S. Niccolò a Posini 
fu eretta nel 1601. — Essa nel 1833 no 
verava 258 abit. 





sa pianura. Tra le varie fosse 0 dogeje 

noterò le segeuti come più distinte nella 

storia idrografica della Toscana. 
FOSSA BURLAMACCA nel littorale di 





della casa Barlamacchi ria] 
che tracce delle Fosse Fapiriane degli 
antichi iinerarii. Ne induce a credere ciò 





lago di Massacciuccoli, il q 
in mare mediante il canale di Viareggio. 
— Fed. Visnaooso e Fosse Parrarane. 

FOSSA CANMILLA nel littorale della 
Cecina. — Seolo a sul declinare del 
secolo XVIII dal conte Cammillo della 
Gherardesca nella vasta tenuta di quella 
illustre prosapia , sd effetto d' incanalare 
le acque che ristagnavano fra il suo cast 
di Bolgheri e il lido del mare. 

FOSSA CHIARA in Val-di-Tora. — È 
un canale che raccoglie nn gran corpo d'sc- 
que della pianura situata fra l'Arno ele 
colline inferiori pisane.— fossa, che 
può dirsi una continuazione dell’antico 
Arnaccio, parte dalle Fornacette peralle 
la nl Rio del Postale, sino a che pessa sot 
t0 uno de' Ponti di Stagno per unini allo 
scalo di tutti gli altri corsi d'acqua di 
q ianora, e quindi perdersi in mare 
perla for. Calambrone. 


ross 
FOSSA CUCCIA fra l'Arno e il Serchio, 







sall'argine dell'Arno; pende dentro esa il 
suo nome il Fosso Scorno, e vari altri 
fossi che mettono in mezzo lo stradone del- 
le RR. Cascine, lungo l'antico letto del 
Serchio, — Due istrumenti del 13 maggio 
1085, e del 24 luglio 1098, appertenuti 
al mon. di S, Rossore di Pisa, ramimentano 





la Fossa Cuccia. Un terso ne riporta il 
pad. Grandi nelle sue Epist. de Pandectis 
dell'anno 1143 sul giudizio dato dai messi 
© legati imperiali in una caesa vertente 
fra i monaci di S. Rossore da una parie, 
il vescovo con i canonici della Primaziale 





confermati alla chiesa maggiore di Pisa 
dal duca Guelfone marchese di Toscana ; 
e quindi nel 1158, dallo stemo imp. Fo- 
derigo I, sotto nome di Selva Tom 
bolo Pisano, i di cui confini descrive co- 
sì Suucibus veteris Sereli usque od 

drni, et a Fossa Cuccii usgue ad 
‘mare, sicut eadem fossa in directum re- 
spicit versus fuvium duzeris, — Ved. 
Pisa Comunità. 

FOSSA MAGNA fra l'Arnoe il Serchio, 

— Ha principio da due capi, e riceve 
Le acque di scolo della pianura di Nodica 
S; i ventre, a sett. della strada R. di 

‘iareggio, indi vuotarle nel la 
di arattacolicodi == Na 136 1 Pete 
Innocenzo Il confermò alla chiesm di S. 
Niccolò di Migliarino i beni stati ad essa 
concesi dalla contessa Matikle, i quali 
dichiara situati fra AMontione e la Facce 
Megna; comecchè un'altra Fosa Magna 
diversa da questa di Massaciuccoli esi- 
stesse nella pianura meridionale di Pisa 
mlla sinistra dell'Arno, scavata nell’anno 
2159, nella lunghezza di 1500 pertiche, dal 
Coniue di Pisa; cioè, Fossem Magnom 
in Leporare a Cornio (f. Scornio) 
prope petrariam Tuf. (Tascrom, Viaggi 

‘om. 1.) 


Li bellezza e vastità di questa porzione 








FOSS ti 
di Pisana, soggetta altro 
deulfe Bene spero imprdelat ha rive. 


gliato più volte il desiderio di portervi 
ualche miglioramento, ma sempre 





per le care dell’ olandese Wander 

ottenne dal I principe la 
proprietà lerreno losto lo avesse 
stabilmente bouificato, Egli infatti tentò 
di prosciugarlo mediante l'iniersecazione 
di frequenti canali e fosse, che altestava. 


no alla Fossa Magse,sperando in tal gui- 
sa di poter condurre tulte le acque della 


ianura ini fscendovele salire col 
Fico dei molini vento, Ma due gradi 
inconvenienti, cioè la forza del vento che 
fra noi non è regolare come in Cianda, e 
la qualità del terreno limaccioso e fragi- 
lissimo, resero inutili le fatiche di quell’ 
intraprenditore e le enormi spese che ss- 
sorbirono tutto il patrimonio i 
sta; in guisa tale che noa è restato a quel- 


la palustre pianura altro che il nome di 
Pali sra 


FOSSA DI MALTRAVERSO.— ed. 
Fossa ni Vicrmasa, e Frumz Moaro. 

FOSSA NUOVA nel Vald'Arzo pie 
0, — Quest antica lunga i 
nura orientale di Pise ha origine dale 
vicinanze del fi. Cascina preo, l’estreme 
pendici settentrionali delle colline pisa- 
ne, fra Cevoli e Ponsacco. Essa in prio- 
cipio si dirige da scir. a maestro; quindi, 
esrvando a pon., scorre fra il fosso del 
dannone, che gli passa n sinistra, e la fossa 
dell: Salajole, che accoglie a destra con 
il rio del Possele, sino a che perde con 
gli altri fossi il proprio nome al confluen- 
te del fi. Tora, poco innanzi di passare 
sotto i Ponti di 

A questa Foesa Nuova riferisce la ra. 
brica 19 del libr. IV de' Statati pisani 
dell'anno 1284, intitolata: De Fosse No 
va Gonfi. — Foveam dictam Fovoam no 
vam, quae est in Gonfo Vallis Arni 
ciemus ampliari , ut agua per cam possit 
discurrere in Ghinghium, sive Stagnum. 

FOSSA Vice Val d'Arno pi- 
sano.—Questa fossa raccoglie le acque che 
scolano fra l'Arno e il Monte Pisano, a 

rtire da Caprona presso il torr. Zam- 
[mi fino all'intersecazione del camale di 
Ripafratta, 0 dei Bogni di S. Giuliano, do 





3 FOSS 


ve prende il nome di Fossa di Maltra- 
verso: — ed. From: Muaro. 

La prima spertura della Fossa Fi.inaja 
fu fatta eseguire nel secolo XIII da Enri- 
co Gatti cittadino pisano (Statuti pisani 
dell’anno 1284. Lib. IV rubr. 18). 

FOSSATO nell'Appennino pistnjese.— 
Vill. già cast. con parr. (S. Lorenzo) filiale 
della pieve di Treppio, Com. e 4 migl. a 
sett. di Cantagallo, Giur. della Sarubuca, 
Dice. di Pistoa, già di Bologaa, Comp. di 
Firenze. 

È situato sul dorso dell'Appennino, alla 
destra della fiumana Zimentra contluen- 
te del piccolo Reno, presso la dogana di 
confine Pdetta di Zentula. 

È questo uno dei castelli, che insieme 
con Treppio, la Sambuca, e Torri, dopo 
lunghe controversie, nel 1219, fu ritendi- 
cato dal Comune «li Pistoja per sentenza 

proferita dal card. Ugo vesc. d'Ustia eletto 
perarbitro fra i Bolognesi e i Pistojesi; ma 
poco dopo ii pont. Onorio III con lettere 
date li 18 febb. 1291, parlando dei paesi 
nell'Appenninodi Bolo;na ricuperati,e di 
quelli posti in Val di Bisenzio, come ap- 
pertenati alla contessa Matilde, nomina 
‘come suoi i cast. di Monticelli, Mangona, 
Fossato e Torri, terre che il prescceunato 
Pont. asseriva pervenute alla S. Sede, 
dalla quale erano state dite in feudo ad 
conte di Prato per l'annuo tribu- 
torre e di due bracchi. (Savio 
ua, Annali Bologn.) 

Possedeva sostanze a Monticelli e in 
Fossato la badia de'Vallombrosani di Va- 








jano, siccome apperisce da una permuta sacci 


fatta, nel 10 aprile del 1136, coni fratelli 
Ulwkino e Ubertino figli di Guido di 
Ubaldo. (Asca. Drrx. Fioa. Carte della 





Badia di Ripoli.) 
La parr. di S. Lorenzo al Fossàto conta 
443 abit 


FOSSATO in Val-di-Merse. — Cas. che 
diede il nomignolo alla ch. di S. Barto- 
lommeo al Fossato, stata filiale della pie- 
ve di Tocchi, Com. di Sovicille, Dioc, di 
Volterra, Comp. di Siena. 

Fosst Pariniarz (Fossre Papirianae) 
nel littorale fra Pisa e Pietrasanta. — 
Alcuni scrittori supposero che alle Fosse 
‘Papiriane, segnate come luogo di stazione 
militare uella Tavola di Peatinger lungo 
la via Aurelia nuova o Emilia di Scauro, 
polesse esere subentrato il pacse di Fo. 





FOSS 


sdinovo; ma oltre che le fosse di scolo non 
sogliono praticarsi iu cima ai poggi. dove 
non vi può essere ristagno di acque, an- 
che la posizione geografica di Fosdinoro 
fa tolalmente contro a Lale suppusto. Av- 
vegnaché la Tavola Teodosiana di Peu- 
tiuger pone le Fosse Papiriane 12 migl 
romane a pon. di Pisa e 10miglia ionan- 
rivare ad Tubernam Frigidum, che 
era la penultima mansione lungo il lit- 











cinè 36 E i a pui 
|. dalla stessa città di Pisa si trorauo 
i Je fosse della palu- 
stre campagna di Massaciuccoli, fra le 
quali quella navigabile sino al mare, de 
nomiuala attualmente Fossa Burlamacca. 
Non vi sono documenti da poter dire 
col Demster: che di Lili opere idrauliche 
fose stato autore Z. Papirio Crasso 
I. Papirio Cursore, stati eutrambi in 
ittatori in un' epoca, nella quale 
poi iriuo non si era ancora 
impadronito dell’È 
Bensi di un L, Papirio giuniore trovasi 
fatta menzione in un marmo: esi 
siente uel casino de'Nobili di Lucca. È un 
iscrizione voliva di Z. Fapirio Augusta- 
le in Pisu e in Lucca; in guisa che la cri- 
tica è piuttosto a fuvore di questo Z. Fa- 
pirio funziunario a Lucca e a Pisa, per 
sospettarlo autore delle Fosse Papiriane, 
e delle terme, delle quali restano alcuni 
avanzi in quella contrada. — Ped. Mas 























jUOOOLI. 
FOSSETTO per PADULE n CASTI. 
GLIOX patta PESCAJA. — Ped. Panorz 
ni Casriotion parta Precasa, e Guossiro. 

FOSSI in Val-di-Sieve. — Cus. che da 
il nome alia parr. di S. Maria del Carmi. 
ne ai Fossi, nel piviere di Pomino, Com. 
Giur. e circa 5 migl. a grec. di Pelago, 
Dioc. di Fiesole, Comp. di Firenze. 

Risiede sul dorso del monte della Con- 
suma nello sprone che scende in Sieve 
fra i torr. Rufina e Moscia. 

È una cura eretta sul cadere del secolo 
XVIII per provvedere alla sparsa popola. 
zione di quell'alpestre.loc.lità, da cui e- 
rano alquanto distanti le chiese parroc- 
chiali di Pomino e di Tosina, cui prima 
di allora dovevano ricorrere i popolari 
dell’attuale cura di Fossi. 





FOSS 


Li perr. di S. Maria del Carmine ai 
Fossi novera 165 abit 

FOSSO «detto ANTIFOSSO »'ARNAC- 
CIOLHI largo alveo dell'Arnaccio,giù ca- 
mal di diversione di una parte dell’Arno, 
abbandonato nel 1761, trovasi attualmente 
ripieno e colmato in guisa che lungh" 
esso è stata tracciata la strada rotabile di 
Arnaccio, la quale in linea retta dalle For- 
acelte comluce pei Ponti di Stagno a Li- 
più corta di quella del Zan- 

li circa due miglia. — Ad oggetto 
pertanto di raccogliere le acque che spa- 
gliavano nella pianura, furono aperti due 
Fessi, che corrono paralleli al colmato 
alveo di Arnaccio; il fos: ro si chia- 
ma Rio del Pozsale, i) des o tifoso 
&'Armaccio, 0 piuttosto Fossa Chiara. 

FOSSO, dello ANTIFOSSO pezta GU- 
SCIANA.— Fed. Guscriana. 

FOSSO pe’ BAGNI pi S. GIULIAVO 
presso Pisa — Questo canale aperto da Lo- 
reuzo de'Medici, detto il Magnifico, e com- 
pito da Cosimo 1, ha la sua origine dal fiu- 
me Serchio; il quale mediante una steccaja 
con cateratta, a guisa di gran gora passa 
dal principio per un murato € co- 
perto, puscia con curvo giro rasenta la ba- 
seoccid. del Monte Pisano fino ai Bagni 
di S. Giuliano; e là dopo raccolti gli scoli 
di quei poggi, con cammino quasi diretto 
é un sutticiente declive readesi navigabile 
fino dentro a Pisa, e serve strada facendo 
a metter in moto diversi mulivi nel suo 
tragitto di circa miglia 7 e ; prima di 
vuotarsi nell’ Arno. 

FOSSO ARNONICO, o RIYONICO, 
giù Fomo Vecemo, o prta Gussm. — 
Fr. Anvaccto. 

FOSSO BANDITO, o FOSSO MACI 
SANTE, dell'Isola delle Resli Cescine. 
— Questo gran fosso, che rasenta le mura 
crril. della città di Firenze preso la Por. 
ticzianla d’Ognissanti, e che pei sec. XIV 
e XV serviva di Gora si Frati Umiliati 
del vicino convento per lavare: le luno e 
per gualchiere , nasce dalla pescaja dell’ 
Arno posta dirimpetto alla chiesa e muro 
d'Ognissanti, di dove per un callone en- 
tra in wn canale detto delle mulina, per- 
ché dà il molo a varie macini sopra e solto 
al giardino della Vagaloggia, ridotto ml 
mo di pubblici bagui; di Fa ‘posa de- 
vasti alla porticciuola della città, detta 
fila Gore, per entrare nelle RR. Cascine 















































FOSS 3359 
dell'Isola, dove è cavaloato sul gran viale 
d'ingresso du un larghissimo ponte di pie- 
tra lavorata. In seguito cammina in linea 


retta quasi parallelo all’alveo dell'Arno 
sino a che,‘dopo due miglia di corso, me- 
Iveo del tort. 
del Barco, 
R. pistojese 
ian 





diante una botte altra versa l' 
Mugnone davanti alle m 
quindi passa sotto la stra 
al borgo di Petriolo, per dirigersi nel 
no dell'Osmannoro, dove raccoglie i fo 
e dogaje di quella bassa pianura, finché 
alle mulina di S. Moro, sette miglia lungi 
dalla sua origine, entra nel fi. Bisenzio, 
e con esso ritorna nell'Arno al ponte di 
Signa. 

La costruzione di questo Fosso e dei 
suoi influenti (fra i maggiori de'quali è la 
Dogaja o Fosso Reale)rimonta a un'epo- 
ca assai remota; slaniechè tutto il suolo 
costituente le RR. Cascine dell'Isola, pro- 
seguendo fino verso Brozzi, sembra che sia 
stato formato da uno di quei Bisarni,che 
allora incontravansi nel corso del fiume. 
Infatti al di sotto della 




















accennato all'articolo Bisai 
te, e loindica il nome anti: 
Te R. tenuta delle Cascine, e meglio 
lo provano li Statuti fiorentini del 

. 11. rubr. 63), dove si conosce quanto il 
Comune di Firenze provverlesse a prosciu- 
fare più che fosse possi i fertili ter- 
reni di alluvione della piamura percorsa 
dal Fosso Macinante. 

‘antico Fosso, 0 Dogaja, che raccoglie 
le acque della pianura fra eCanpi, 
fu protongato dai gramuchi Modicei me. 
diante l’escavazione di quel Fosso Reale, 
che passa sotto il nuovo punte della str: 
da R. lucchese al fosso dell'Orman- 
noro, e di la si dirige nel Fosso Maci- 
mante alla chiesa di S. Mom. 

FOSSO DELLE BOCCHETTE—Ned. 
Riutione, 

FOSSO pr CARIGIO in Val-di-Tora. 
—_ È una continuazione det Forso /ec- 
chio, che pacte dalle Fornacette nella dire- 
zione da lev. a pon. quasi parallelo alla 
strada R. pisana, sino a che vicino alla 
strada Maremmana cambia direzione da 
pon. a ostro e prende il vocabolo di Fosso 
Tarigia;il quale si confomie con la Fossa 
Chiara dopo che ha raccolto le acque dei 
Fossi del Forule, del Nugolajo, e di Ora- 
tojo. . 























FOSSO MACIXANTE di Ficense. — 
Ved. Fosso Basorso dell'Isota delle RR 
Cescine. 


POSSO MACINANTE di Pim. —red. 
Femme sa: Baos: n: S. Goosiaso © n Rs 


pasmarta. 


Comunità. 

Fosso e RAVICELLI da Pisa a Li- 
verno.— È ua casale naviglio sperto dal 
Grandaca Ferdinando I fregi sini 
sica dell'Arno presso Porta a mare di Pim 
[4 manienato dalle scque di detto fiume, 





mura meridionale di Pisa fra le 
, la strada RL di Maremma, 
© Emilia, e l'Arno. — Ha la sua origine 


fiori fra il cast. di Leoli 








cop i terr Ugione e altri mimeri senli 
e 


artefatti. 
FOSSO DI RIPAFRATTA — Vel 
Foo pe: Baez ve S. Genciamo. 
POSSO VECCHIO. — Ved. Fomo sar 


FOSSO DEL ZANSOIE —Ved. Feo 
100 Recce se Carammone. 

FOSSOLA e MONETA nella Vallecola 
di Avenza. — U a 





Grappa 

crescono le abitazioni nei contorni del 
tempio stalo eretto nel io di que 
sto secolo alla destra del fiumicello 4ven- 
2a sotto l'invocazione di S. Gio. Battista, 
titolare dell'antica ch. parr. del sovrastan- 





- te cast. di Moneta —/od. Mostra 


La perr. di Fossela e Moneta mel 1832 
moverava 754 abit. 

FOSTIA ( Fustie) in Valdi Sieve. — 
Cas. la di cui ch. parrocchiale di (S. Pie. 


i tro) mel 1565 fu aggregata alla cura di 
i S. Doonino a Celle nella Com. Giur. e 4 
i migl. cirea a scr. di Vicchio, Dice. € 


(renze. 
È situato alla destra del 6. Sieve, quasi 
di froate alla confluenza del Dicomano, fra 
i casali di Celle e di Villa. — Fu signoria 
dei CC. Guidi di Romena venduta a Tor- 
rigiano de’ Cerchi, per rescritto ottenuto 
dalla Signoria di Firenze li 13 marzo del 
1300. — Zed. Cetze (S. Dosumno a). 
FRANCESCA ( VIA). ed. Vu Fu» 
usci , Franciceza 0 Ronin 
FRANCESCO (S.) DI PAOLA a Barro 


nella socanso. — Poggio sperm di deliziose 





ville, che prende il nome da un soppre- 
so convento, presso le mura, e a lib. della 
città di Firenze, fra la Roman: 
e la porta Pisana o di S. Frediano. È 
compreso nella parr. di S. Vito a Bell 

sguardo, Com. di Legnaja, Giur. del Gal- 
Juzzo, Dioc. e Comp. di Firenze, dalla 
quale città è appena mezzo migl. luata- 





FRAS 


no. — Pa convento dei religiosi Paolotti, 
soppresso verso il 1780, e convertito nel. 
T'archivio comunitativo e casa del Can 
celliere glie comunità del Galluzzo; di Grosse! 
Legnaja, della Lastra a Signa, di Criel 
ina e Torri, del Begno a Ripoli, e di 
Rovezzano. 


FRANCESCO (.) DI FIESOLE. — È 
uno dei primi conventi dei frati France- 
scani della riforma di S. Bernandino da 
Sicna, eretto dove già fu un mouastero 
di Romite, detle le monache di Lapo, 








mpra il colle e sui fondamenti della rocca lo, 


ficiolana. — ed. Fresecs. 

FRANCESCO (SS.) E MARCO ACL 
STRONCELLO.— Fed. Casraoncerto in 
Valdi-Chiana. 

FRANCESCO (8.) A GANGHERETO 
— Fed. Gavazzazio. 

FRANCHI (MONTE) nella Valle dell 

senese. "ed. Moara-Fasson. 








FRASCOLE valina 
ch plebana (S. Jacopo Maggiore) cca l'an- 
tico ameno di S. Martino a Cansena, nel. 
la Com. Giur. e mezzo migl. a lev. di Di- 


comano, Dicc. di Fiesole, Comp. di Fi. ZMecter 
renze. 


Risiede iu collina, e a cavaliere del 
pecse di Dicomano, alla cui base seltén- 
triomale scorre il tor. Dicomano, a pon. 
il & Sieve, e a catr. il torr. Moscia. 

Era Frascole nel circondario del di. 
stretto di cast. del Pozzo , le cui vestigie 
veggonsi Luttora nella villetta Cerini so- 
pra la chiesa di S. Martino, già parroo- 
chiale, stata unita a quella di Frascole 
decreto vescovile del 15 nov. 1468.—ed. 
Pozzo (Cusret per ) in Val-di-Sieve. 

La perr. plebana di S. Jacopo a Fra- 
scale conta 616. abit. 

FRASSIGNONI (S. MARIA DI ) nel 
la Valle del Reno. —Cas. con per. nella 
Com e A mig) a lib dalla Semo Gi 
di San-Marcello, Dice. di Pistoja 
Bologna , Comp. di Firenze, — 
mella schiena dell’ Appenvino pitone 
presso al confine del Granducato con la 
provincia di Bologna, hango la strada mae- 
stra che per il Reno conduce ai Bagni del 
la Porretta nel 

La parr. di S. Maria a Frassignoni con- 
fa 201 abit 

FRASSINE, o FRASSINO ( MADON. 
SA DEL ), già al Guatso x Bagno per 
Rc ia Val di Cornia — Cus. e pasr. nella 


vu 








Rotondo, che è 5 migl. agrec,, Comp. di 


En ona piccola devota chiesa, stata 
poscia ampliata ed abbellita , sopra una 
collina alla sinistra del fiume Cornia, alle 
cui pendici occidentali passe il fosso Ma/- 
guado, dello anche di — Il colle 
del Frassine nei secoli andati appellavasi 
di S. Regolo da un oratorio, in cui si cou- 
servavano le ceneri del martire S. Rego- 
prima che si traslocamero alla fine del 
secolo VIII a Lucca da'vescovi di questa 
città, stati patroni dell'oratorio di £ Re 
olo nel Gualdo del Re.— Med. Conuso 
{Conrano). x 

L'oratorio di 8. in Gualdo nel 
secolo XVII fa restaurato dal perroco del- 
Ia sottostante chiesa di S. Maria del Fras- 
sine, siccome ne fa fele iscrizione che 








bileci 1625. 

Il piano interposto fra il: f. Cornia e 
Ja collina del Frassine è in gran parte co 
perto di piante di frasini, dove tattora 
si scuoprono rovine di @diflaj antichi, fra 
i quali il Casone 0 Palazzo detto del Rè: 
siccome del Rè si diceva entesto hosco 
(Gueldum) del Fressine e le sue Terme. 
— Fed. Baoma Varucosizna. 

li 





tuale chiem parr.della Madonna del Fres- 
sine, stata rimodernata nel secolo trapss- 
sato. In essa si venera da molli secoli con 
gran concorso dei popoli di Maremma in 
un'immagine di leguo la B. Vergine Ma- 
ria, e nel mese Mariano (di maggio) si 
adi pratica così una fera di gran concorso. 

La parr. della Madonna del Framine 
abbraccia una grande estensione di ler- 
ritorio, nel quale si trovano comprese le 
bandite dei castelli distrutti di Frecasi, 
di Castiglion. Bernardi e di Vetulonia. 

La parr. del Frasine conta 436 abit 

FRASSINELLO (TOPPO) in Val di 
Chiana. — Una delle 27 ville della Co 
saunili di Castiglion-Fioreatimo nella pie- 
ve di Montecchio-Vesponi, e circa a migl. 
a scir. del capoluogo. n 

“4 


s42 

FRASSINETA nell'Appeunino di V. 
bereto.— Ces. ridotto a casa colonica, già 
compreso fra i 72 castelletti e altre bicuc- 
che confermate a Neri di Uguccione del 
la Faggiuola nel trattato di pace del 1353 
fra la Rep. fiorentina el Arciv. di Milano 
con i loro aderenti. 

FFRASSINETA nel Val d'Arno casen- 
tinese. — Cas. con perr. ($. Egidio) nel 
piv. di S. Martino a Gello, Com. e 6 migl. 
a sett-maestr. di Chiusi casentinese, 
Giur. di Poppi, Dioc. e Comp. di Arezzo» 

La bedia di Prataglia acquistò poses- 
sione nel casale di Frassineta fino dai pri- 
mi tempi della sua fondazione, mentre fu 
nel 1016 che vennero consegnati a quel 
imonastero alcuni efletti situati nei casali 
di Gello e di Frassineta. 

Nel 1357 gli uomini del territorio di 
Galeata , traversanilo il contiguo Appen- 
nino, depredarono il casale di Frassineta 
e altri luoghi del Casentino di pertinen- 
za della badia di Prataglin; dondechè fu 
spedito un monitorio dal Conservatore A- 
postolico all'arciprete della piere di 
Pietro di Gallenta, affinchè i popolani del 
detto piviere, sotto pena di scomunica, 

jparassero dentro 15 giorni i danni fatti 
ai luoghi del mon. di Prataglia. 

La villa di Frassineta fu donata nel 
1369 da Guglielmo Ubertini vescovo di 
Arezzo all' Eremo di Camaldoli con tutti 
i beni e ragioni che la sua mensa uvera 
nel castello di Seravalle. (Annat. Camato.) 

Frassineta cadde in seguito în potere 
dei Tarlati di Pietramala, ai quali fu tol- 
ta, nel 1360, dai Fiorentini, mentre le 














loro truppe assediavano la Terra di Bib- 
biena. (M. Vea, Croaie. fior.) 

La parr. di S. Egidio a Frassineta nel 
1833 contava 105 abit. 

FRASSINETO in Val di Chiana.—Vil. 
la e pai 
s 


con l’anvesso di 
chine, nel piviere 
. Dioe. e Comp. 
di Arezzo, dalla qual città la villa di Fras- 
sineto è circa g migl.a ostro. 

È questa una delle fattorie della Coro 
na granducale posta sulla ripa destra del 
Canal-maestro della Chiana dirimpetto 
all altra fattoria R. della Fonte a Annco, 
in ua suolo stato per molti secoli un fondo 
printre Avvegnachè questa contrada nel- 

amtiche carte fu designata con l’espres- 
sione iater ambas Clanas; ed era altresi 






FRAS 

nei suoi contorni dove, nel secolo XVI, 
fw riscontrato il pernio, o la pendenza 
incerta delle due Chiane; giacchè in un 
istramento dell’ uprile 1079 win cui si 
tratta della vendita di terre poste nel di- 
stretto di Palicciano, lasciate alla conte 
sn Sofia vedova di Arrigo dei marchesi del 
Monte S. Naria, i confivi delle medesi- 
me somo designati : sicut vadit via de Top- 
po de Fighine usque in palude. — Gil 
si è avvertito, che la contrada di Frasi 
veto abbraccia quella del so) popo 
lo di S. Biagio al Toppo Fighine, ste 
to unito alla chiesa parr. di Frassineto 
per decreto vescovile del ao febb. 1783. 
— Fed. Froume 0 Fiom di Val-di- 
Chiana. 

La tenuta di Frassineto e quella della 
Fonte a Ronco furono delle prime state 
colmate dall’ amministrazione della Reli- 
gione di S. Stefano, cui l'assegnarono in 
dote i primi Granduchi della Toscana. 
Esiste in questa tenuta una delle prime 
filande a vapore che vennero introdote 








S. in Toscana fino dal 1811. 


La parr. de' SS. Egidio e Biagio a Fre 
sineto conta 685 abit. 

FRASSINI in Val.di-Merse. — Villa 
compresa nella parrocchia di S. Lorenzoal 
Castelletto, già S. Lorenzo di Boesolino, 
Com. Giur. e circa 3 migl. a grec. di 
Chiusdino, Dioc. di Volterra, Comp. di 
Siena. — È posta sulla strada che da Fro 
sini conduce a Chiusdino. 

FRASSINO nel Val d'Arno casentine 
se.—Cas. con parr. (S. Pietro) nella Com. 
Giur. e un migl. circa a lev. di Ortigne- 
no, Dioc. e Comp. di Arezzo. 

Risiede in poggio sulla ripa destra del 
torr. Treggina fra le selve di castagni, 
sostituite a quelle del frassino, da cui il 
casale ebbe nome. 

La parr. di S. Pietro al Frassino conta 
871 abit. 

FRASSINO nella Valle del Senio in 
Romagna. — Cast. con rocca diruta nella 
parr. di S. Michele alla Rocca, pir. di 
Nisileo,Com. e Giur. di Palazzuolo, Dice 
e Comp. di Firenze. 

Fu tino dei castelli degli Ubal 
la linea de'Pagani di Susinana, ribellatisi 
alla Rep. fiorentina nel 1373, quando nel 
la rocca del Frassino l'oste fiorentina a- 
sediò Maghinando di Susinana, che comi- 
deravasi come il capo e il più ardito mi- 





FRAT 


litare di quella iamiglia; in ghisa che 
endoto insieme col suo Îlo del Fras 
sino, egli fu condotto prigione a Firenz», 
e come ribelle dal potestà condannato al 
taglio della testa. — Allora il cast. del 
Frsi mo fu spinto insieme com quello 
di nana , rovisione fatta 
suo 1387 pole Bla dei Dieci di guerra, 
cou l'approvazione della Signori» di Fi 
renze: (Ammnat. Zstor. fior. lib. XV.) 
FRATELLE nella Valle Tiberina. — 
bey con parr. (SS. Cristofano el Agata) 
piv. di Gorliano, Com. Giur. e circa 5 
A a sett. della Pieve S, Stefano, Dioc. 
sepolcro, già di Arezzo, Conip. Are 


"AR iviede alla sinistra del Tevere sulla 
strada che sale verso le sue sorgenti, nel 
la forra di due contrafforti occid. del pog- 
gio chiamato de' Tre Fescovi, e ditim- 
petto al giogo appenninico del Bastio- 
me che gli resta a maestro. 

11 casale di Fratelle era di giurisdizio 
ne dei conti Orlandi di Chiusi casentine- 
se, da essi ceduto alla badia del Trivio 
sino dal declinare del secolo XIII. Infatti 
gli abeti di quel monastero esercitavano 
giurisdizione in Fratelle anche alla fine 
dll secoln XIV, siccome lo dimostra un 

bblico del so dic. 1393, col quale 
D abbete del Trivio, stando 

















mel castello di Valsavignone, dichiarò ap- 
cuni 


partenergli a titolo di reversione 
diritti e terreni 
ciano, Bulcianello, 
cia, Fratelle, Pialsovignone. Anche nel 
trattato di stipulato in Sarzana nel 
2353 fra la Repubblica fioreniina da una 
Peivelli CI dall altra l’Arciv. Visconti di 
i loro seguaci, si trovano fra 

LI fel n Ivoghi confermati alla bedia 
del Trivio, di Fratelle, Civitel- 












canto. 
La parr. di Fratelle con quella di Val- 
savignone costituiva la comunità di quest' 
tiltimo nome innanzi che il to 
del 13 agosto 1776 l'avesse riunita in un 
sol corpo con la comunità della Pieve S. 
Stefano. 
La parr. 


FRATTA in Val-di-Chiane. — Molti 
luoghi e villate, specialmente in Val-di 


Chiama, 
piccola 





SATTA (VILLA pezza) fra Torrita 
€ Asinalunga in Val di Chiana. — Cas. con 
villa signorile e oratorio uel pi 
SS. Martino e Costanzo, Com. PG; 03 
migl. a sett. di Torrita, Dioc. di Pienza, 
peg Arezzo, Comp. Aretino. 

Questa bella villa signorile della nobile 
schiatta Gori-Pannilini di Siena, fa ar. 
chitettata da Baldassarre Perozzi. Essa è 
posta alla sinistra della strada rotabile 
che da Asinalunga guida a Torrita, com- 











aocomodare lo 
stomaco al ricco abbate di Clugny, men- 
tre con treno principesco si recava a far 
uso dei bagni Chianti 
FRATTA DI CORTONA o VILLA 
tezza FRATTA in Val-di-Chiena.—Cas. 
he dà il titolo alla parrocchia di $. Age 
ta alla Villa della Fratta uel di S 
fuecbio a Cegliolo, Com. Gi 
di Cortona, da cui è circa 3 
lib., Comp. di Arezzo.—Giace in pianura 
fra il rio di Zoreto e 1l torr. Bess di Cor 
tona, alla sinistra della strada comunita- 
tivo, la quale stsccasi dalla R. perugina 
#® S. Eosebio per avviarsi di là verso il 
Chiuso di Coricua, alla Fratticciuola e a 
Farneta 
Questa Villa della Fratta faceva parte 
della contea di Cegliolo, per cui si disse 
la Fratta de'Conti, cioè de' conti Bendi- 
nueci; comecehè nel secolo XIV vi pose 
desse una gran tenuta il conte Betto del 
conte Guglielmo de'Guidi di Modigliana 
marito di Donna Tescia; la qual tenuta 
alienò in pari con istrumento del s apri- 
le 1347, a un figlio di Orlando Grifbli 
di Cortona. Ma la maggior dello 
stesso pesscsso fa venduta, per atto del 14 
qgonio 1376, da Benedetto ierio vescovo di 
+ per lì somma di lire 1481 di 
mon. cortonese, in esecuzione del testa- 
mento del prenominato conte Betto, e per 








il possesso della Frotta de’ Conti iu un pa- 
lazzo, e in un minore casamento con ter 
re, vigne od altri annessi, il tutto situa- 
to nella villa di Cegliolo. (Anca. Dirt. 
Frea. Carte di 8. Chiara di Cortona) — 
Fed. Crorsoco. 

La chiesa parr. di S. Agata alla Villa 
to de’ conti 





1400 a Mess. Giovanni di Tommaso della 
Boscia, da cui derivò la nobil famiglia 
cortonese de'Tommari. Quindi è che per 
enne in quest'ultima casa la metà del pa- 
dironato di detta chiesa, e per un'altra metà 
nelle monache di S. Trinita, dove eransi 
ritirate nel 1439 due nipoti ed eredi del 
conte Cristofano Bamlinucci. 

La parr. di S. Agata alla Villa della 
Fratta nel 1833 contava 594 abit. 

Fasrra i Fosaro, di Gui 
in Valdi-Chiana.—Erano in colesta parle 
della Chiana tre posessioni con resedio,e 
casa-torrita, aventi il nome di Fratta; una 
detta di Winildo o Guinildo; l'altra di 
Paterno, e la terza Fratta di Ranuccio, 

lute tutte dai monaci Camaldolensi 
di S. Quirico alle Zose 0 a Masciano, 
quali era stata donata nel 1086 da tre 
me marilate a tre figli di Guinildo si- 

di quel territorio. 

Tufatti le bolle dei pont. Eugenio INI 
(anno 1151, 29 marzo) e di Gregorio IX 
(anno 1337, 23 giugno ) confermarono 
alla badi S. Quirico alle Rose, appel- 
lata anche di Fojano, oltre i lerreni si- 
tuati nelle tre Fratte prenominaie, anche 
la ch. di S. Giorgio della Fratta Winil- 
di con il castella, o resedio padronale, ivi 
situato. — Med. Basta pi S. Qurarco ante 
Ross, 0 di Nascrane. 

Chi sì che la chiesa di S. Cristofano 
della Fratta registrate verso il 1390 fra 

Île della diocesi di Arezzo nel piviere 

li Fojano, noe corrispooda alla Fretta 

Winildi? Ciò tanto più le dà a congettu- 

rare, in quanto che nello stesso registro 

è notata la chiesa di S. Clemente de Fre- 

eta Renuccini, 0 Bainucci, nel piviere di 
arca: 

















Frett, che diede il vocabolo alla 
esa perr. di S. Maria al Mfurello, po- 
seburbio 


sta già nel , quindi 


FRED 


dentro all'attuale cerchio della città di 
Arci, riferisce ua privilegio a favore 





della badia di Capolona , concesso dall’ 
imp. Corrado I nel 1037, e 





nella contrada che dalla chiesa di 5 Ma 
ria al Afurello scende alla porta della città 
(di Arezzo) per la guale si andava a $. 
Zaurentino. ( Annar. Camaro. — Pocci- 
matti. Crouic. della Badia fior.) 

Faerra 81 Parzazo in Valdi-Chiana. 
— Ved. Fusrra Di Fossano. 

Faarra pi Ranuccio ia Val-di-Chiana. 
— Ved. Fasrra Di Fosano. 

Facrra Pinicor in Valdi-Chiana. — 
Ved. Fuarra Di Fosse. 

Farra (Mont pr) in Romagna nella 
Valle del Montone. — Era une dei castel- 
letti dei conti Guidi di Modigliana, a 
favore dei quali gl'imp. Arrigo VI e Fo- 
derigo II confermarono Castrum de Moa- 
te de Fracia, et dimidium patronati eb 
batiae $. Bencdicti de Bifurco ete. 

FRATTICCIUOLA = CERRETO in Val 
di Chiana. — Fed. Canarro di Cortona. 
ì FREDDANA nella Valle dl Serchio. t 

un torr. copioso di seque no 
me alla vallecola che fra Monte- 
Magno e il fiume Serchio. — Ha origine 
tramezzo alla convalle del monte di Quie- 
sa col Monte-Magno, e che strada facendo 
ingrossa col raccogliere in fondo alla valle 
che percorre le dal fianco sett. del 
primo e dalle pendici meridionali del se- 
condo. Esso cammina parallelo alla via 
provinciale, denominata di Collina, e dà 
il suo nome di Mreddana al valloncello 
circoscritto dai monti preaccennati sino 
alla sponda destra del fi. Serchio, mel qua- 
le si scarica davanti a Mon-S.-Quilico. 

FREDDANA (S. MARTINO 12) nella 
Valle del Serchio. — Cas. com perr. nel 
piviere di Val.d'Ottavo, già di Monsagra- 
ti, Com. Giur. Dioc. e Duc. di Lucca, da 
eni trovasi quasi 6 migl. a maestro. 

Risiede alla base orientale del Monte 
Magne sulla strada provinciale di Colli- 
ne, detta anche di S. Afertino, o della 





FREG 
Froddane, alle sinistra del ‘terr. da coi 
prende il vocabolo. 


La perr. di $. Martino in Fredieua 
mel 183» contava 237 abit. 

FREDIANO ($) £ ARAMO. — Ped. 
Arno. 


— a ARSINA. — Fed. Anssna. 
—a BURGIANICO. — Fed. Bunen- 


meo. 

— a CAMPIGNANO. — Fed. Camm- 
naro di Viareggio. 

— a CAMUI 
Guiso. 

— a CHIFENTI.— Wed. Cusani nella 
alle del Serchio. 

— 4 CASTELVECCHIO n 8. Gun 
euano. — Med. Casrasvaccuo n S. Guu- 
curo. 

— a DECCIO. — ed. Droco. 

— a FORCOLI. — Wed. Foncou in 
Val-d'Era. 

— a LARI. — Ped. Faxpiano (S.) pa 
Ussetiano , ossia S. Faxpiano atta Cave. 

— a LUNATA. — Ved. Lonara. 

« —a MONTE-FEGATESI.—ed. Mos- 
rx-Frcarsa. 

— a MONTIGNOSO. — Fed. Mosr- 
euoso di Volterra. 

— a NEBBIANO. — Fed. Nusatano in 
Val.di-Pesa. 

— a PIAZZAKO. — Ved. Prazzano in 
Val-di-Serchio. 

+ — at SASSO. — Fed. Sasso di Garfa- 


quana. . 

— a SETTIMO. — ed. Serruso nel 
Val-d'Arno pismuo. 

FREDIANO (S.) DI USIGLIANO DI 
LARI, detto anche S. Fazpiaro atte Ca 
vt in Val-d'Era nelle colline pisane. — 
Piccolo cas. che prese il nome dalla sua 
ch. parr. (SS. Frediao e Lorenzo) di Usi- 
@liano, ora riunita alla cura di Casciana, 


— Fed. Cane. 










già di Lucca, Comp. di Pisa. 

È noto questo luogo per le sue cave di 
pietra lensieolare, 0 lumachella (tufo cal- 
arto marino), a.leprata comunemente nei 

ietrami per le porte e finestre. — Zed. 
lascria no pi Lani. 

PREDIANO (S.) m VECCHIANO. — 
Ved. Vaccasaso. 

FREGAJOLO o FRAGAJOLO in Val 
Tiberina. — Cas. che diede il nome al 
pop. di S. Biagio; uno degli antichi co 


Canoni 


FREGGINA nel Vald' Arno eoontine. 
se. — Cas. che diede il titolo a uus ch. 
parr. (S. Felicita) trasferita in S. Niccolò 
di Seravalie, nella Com. Giur. e civca 4 
migl. a sett. di Bibbiena, Dice e Comp. 


di Arezzo. 
Risiede in io alla destra del terr. 
Archiano lungo la via che guida el sacro 


Eremo di Camaldoli. 

Una donazione fatta nel 1034 alla Le- 
dia di Prataglia, rimmenta colesto casal 
di Freggina, uel distretto del quale era for- 
se situato quel Corto Fregginese, che il 
cente Bandino di Romena, nel 1368, alie- 
nò ai Comaldolensi del sacro Eremo uui- 
tamente al camle di Asgua. 

Le parr. di S. Felicita a Freggina fu 
unita Imente a quella di Seravalle 
per decreto vescovile del 1e dic. 1790. 

FREGIONAJA (S. Maria a) nella Valle 
del Serchio, — Monastero celebre dov’ eb- 
be origine, e di cui portò il nome le Con- 
gregazione dei Canonici Lateranensi sotto 
la regola di S. Agostino, detti i Zocuetti- 
ni, attualmente ridotto in ospedale dede- 
‘menti del Ducato di Lecca, della qual zittà 
trovasi 4 migl. a ponenti. di 

Questo grandioso io è situato so- 

‘un’amena collina alla destra del A. 

io, e a sinistra delle strada postale 

del monte di Quiesa. Esso fu edificato in- 
torno all'anno 1109 dalla celebre contes- 
sa Matilde; quindi in più vasta forma 
Finnovato nel 1253 a spese di Marcoval- 
do Malpigli lucchese; e finalmente nel 
incipio del seonlo XIX, dapo soppressi 
Canonici Lateranensi di S. Frediano di 
Lucca, il monastero di Fregionaja, dall 
illa a cui era stato ridotto da quei. 
, fa convertito in cas pei de 








menti dello Stato tuechese.—/'ed. Locca. 

FRENA nella Valle del Santerno. — 
Cas. con antica perr. (S. Marie ia Frene) 
talvolta detta in Colle Frenerio, vella 





Risiedo In coste alle destra del fame 
Santerno e della strada provinciale che 
scende a Firenzuola dal giogo di Scar- 


ria. 
Piena fe ma fra le tante corti, chiese 
€ castelli di gii del comte Goti» 





34 PRIG 


zio e della eontena Canizza, coniugi altre 
velte citati; i quali nel 1085 alienarono 
al conte Tagido tuttociò che possedevano 
nel piv. di Rio Cornacchiajo, compresa la 
corte di Frena e il giuspadronato dî quella 
chiesa, che allora era dedicata a S. Nicco 
lè. — Fed. Bosco a Connaccaraza, e Fox- 
ra-Bena in Val-di-Sieve. 

La parr. di S. Maria a Frena nel 1833 
noverava 362 abit. 

FRENELLO e LOPEGLIA — ed. Lo- 
mroru nella Valle del Serchio. 

FRESCIANO nell: Valle superiore del. 
la Marecchia. — Vill, e chiesa plebana 
SS. Pietro e Paolo) nella Com. Giur. e 
I. a maestro della Badia Tedaldu, 
disetti Sansepolcro, già di Montefeltro, 
cm Arezzo. 











sulla ripa sinistra del fi. Ma- 
nell mel nodo centrale dell'Appennino, 
sotto il poggio de' Tre Vescovi che gli 
resta a maestro avendo al suo pon.il pog- 

gio della Zucoa, e dal lato di ostro-lib. 
la, della Luna. 

di Fresciano comprende 
sei parr. cioè: 1. S. Pietro a Fresciano, 
Pieve; 3, 5. Bariolommeo a Caprile, Prio- 
ria; 3. S. Maria a Protieghi, Pieve; 4. 
S. Maria a Reffelle, Cura ; 5. S. Emilio 
a Fiamaggio, Cura; 6. S. Tommaso a 
Momsebetaline, Care. — Fed. Bapra Ta 





ur parr. di S. Pietro a Fresciano conta 
155 abit. 

Frigidus ) nel Massese. 
e raccoglie le sue limpi 
scyue dalla base marmorea del monte 
Tambura,e da quello dell'Alpe bassa nella 
pendice meridionale delle Aipi Apuane 
spettanti. al ducato di Massa di Carrara. 

sue più remote riono di sopra 

al Vibio di Balzo Dr la strada 

della Tambura, circa 6 miglia lungi dal- 

la sua foce in mare; ma la fiumana non 

il mome di Frigido se non quan- 

do si avvicina al villaggio del Forno, sì- 

trimenti detto di Rocco Frigida, dove 

nuove ti si accoppiano a quelle del 
canale di lo, 

Di là riunite in un solo alveo percor- 
rono fra le rupi di calcarea carbonata, or 
saccaroide, ora semigranosa, e a luoghi ca- 
vernosa, interrotta da strati di |tenschisio, 


sino a che giunge borgo occi- 
dentale di Massa. Costa Îl Frigido pausa 





PRON 


sotto a un allo e stretto ponte, per quindi 
essere cavalcato da uno più moderno lar- 
£0 e pianeggiante, fatto tutto coi marmi 
di Carrara, per servire di tragitto alla 
nuova strada R. postale di Genova. — Al 
di la di questo hel ponte terminano i pop- 
gi che fiancheggiano l'alveo superiore del 
Frigido; il quale libero si avanza: in me- 
20 alla deliziosa e leggermeute incliuata 
pianura Massese, sino a che trova l'ulti- 
moe più antico ponte sulla strada Emilia 
di Scauro, detta della Selce, o Francesca, 
dove esiste tuttora la chiesa col soppresso 
ospedale di S. Leonardo, noto negli lti- 
nerarii del Medio Evo, forse nel luogo 
dove in più antica età esisteva un alber- 
&0 0 mansione designata solto il vocabolo 
di Taberne frigide, o Taberna frigida. 

Passato l'altimo ponte, la fiumana, nel 
Ioogo denominato i Tinelli, sembra ingo- 
jata dal terreno sopra il quale pasa; in 
gruisa che quando il Frigido è meno rico 
di acque, queste spariscono nel greto del 
fiume, e solamente dopo mezzo miglio ver- 
goasi ripullulare non molto luugi dal lido 
del mare. — Fed. Massa pucatz. 

FROMENTALE, 0FORMENTALE nel 
la Valle del Serchio. — Cas. con parr. (Sì 
Bariolommeo) filiale della pieve di Arlia- 
no, nella Com. Giur. Dioc. e Due. di Luo 
ca, dalla quale città è circa 5 mig]. a po- 
mente. 

Si trova fatta menzione di questa con- 
trada in una carta dell'archivio Arci: 
Lucca, all'anno 893. È ura decisione 
pra una controversia fra il pievano di Ar- 
liano e quello di S. Macario, l’ultimo dei 
quali e quell'età pretendeva di avere giw- 
risdizion: sopra la ch. e popolo di Fr 
mentale. — Zed. Anziano. 

La parr. di S. Bertolorameo a Fromeo- 
tale nel 1832 noverava 77 abit 

Fronprcriamo in Val-l'Elsa — Vol 
Funorotiaro. 

FRONTIGNANO ( Fruntinianum ) ia 
Val di Merse. — Villa signorile dei mar 
chesi Zondadari, dalla quale prese il tito» 
lo uno degli antichi 33 comunelli delli 
Com. di Sovicille, e la sua ch. psrr. (S. 
Andrea) ora annessa a quella di S. Bir 
gio a Filutta, nella Com, Giur. e cir 
migl.6 è a ostro<cir. di Sovicille, Dioc e 
Comp. di Siena. 

'Risiede in una piaggia alla sinistre 
della strada R. grossetana e del fi. Mer 





























FRON 


melle altime propagini sett dei poggi di 
Murlo del Vescovado. 

Eblro nel comune di Froatignano po- 
dere e mulino i monaci di S. 
presso Siena, siccome apparisce da un istru- 
mento del 5 set. 1375 appartenuto al 
convento degli Eremitani Agostiniani di 
Monticiano. (Asca. Dirt. Fiox.) 

È nota la villa di Frontignano per le 
sue cave da gesso, e per esservi albergato 
nel 3 aprile 1538 il Pout. Peolo IIL 

La parc. dei 58. Andrm e Biagio a 
Frontignano e Filetta conta-1 

FRONZARO nel Vald'Arno di epr a 
Cas. con parr. (S. Donato) nel 
itiana, Com. Giur. e circa a migl. 
i Reggello, Dioc. di Fiesole, Comp. 


di Firenze. 

È situato nella pendice meridionale del 
monte di Vallombrosa, sull'anlica strada 
anaestra che dalla Pieve a Cascia porta a 
quella di Pitiana, e di là per Pelago in 
Val-di-Siere. 

La chiesa di S. Donato a Fronzano dal 
vescovo Bavaro di Fiesole fu assegnata coi 
suoi beni in dote e giuspadronato alla ba- 
dia di S. Bartolommeo sotto Fiesole, e a 
questa confermata «al pont. Innocenzo IT 
mediante una bolla del as sett 2141. 
(Uonetu in Episc. Fesulan.) 

II padronato della chiesa parr.. di Froo- 
ano nei tempi posteriori passò nella casa 




















Pandolfini, da cui l'ha ereditata per fem- 
mina un Samminiatelli di Pisa. 
La parr. di $. Donato a Fronzano con- 


ta 443 abit 

FRONZOLA, o FRONZOLE nel dad” 
Aruo casentinese. — Antica rocca 
con parr. (S. Lorenzo) nel piv. Com. Gi 
e un buoa migl, a ostro di Poppi, Di 
e Comp. di Arezzo. 

Risiede sopra un risalto di monte che 
sta a cavaliere di Po li cui dinasti vi 
acquistarono giurisdizione siuo da.quan- 
do l'imperatore Arrigo VI destinò i conti 
Guidi protettori e custodi della badia di 
Capolona,assegnanido loro il cast.di Fros- 
sola a titolo di commenda, et 
tiam de Froazola. Avvegnachè 
0 I, con pri legio dato in Lodi li 35 

ingno 1161, nel confermare che fece alla 
lia preoominata i beni già donati, vi 
1 casale con la pieve di 
1 castello di Fromsolo. 
L'assedio e la conquista di questo forti- 














Federi. 








FROS. 347 


Vizio, fatta nel 132» dall'esercito aretino 
capitanato dal veso. Guido Tariati, formò 
una delle gloriose imprese del belligero 
prelato, le quali farono scolpite mel ma- 

guifico cenolafio di marmo, esistente nel- 
£ cattedrale di Arezzo. 

Con tuttociò il cast. di Fronzola poco 
dope la cacciata da Firenze del duca d’Ate- 
me fa ritolto al fratello del vescovo Tar 
lati mediante l’ajuto di 5eo soldati di 
cavalleria che la Rep. fiorentina inviò al 
conte Simone di Battifolle (anno 1344). 

Signoria 





di Firenze nel 1440 
poreneazento è una perte delle mur di 
quando fa espulso dal do- 
conte Francesco di Battifolle, in 
punizione di aver Uroppa perte con 
F'oste dei Visconti di Milano, Negli a vanzi 
delle mura di Fronsola si conserva tut- 
tora l'insegna gentilizia de’ conti Guidi 
(il Leopardo). — Fed. Porri. 

Dal poggio di Fronzola si domina la 
più gran parte della valle del Casentino. 

La perr. di S. Lorenzo a Fronzola nel 
1833 non aveva che 76 abit. 

FROSINI (castrum Frosinse) in Val 
di Merse. — Villa sigoorile, già castello, 
con vasta tenuta omonima, stata grancie 
della vicina badia di S. llpuoo, mella nella 
parr. plebana di S. Maria a Monti , ora 
detta di Malcavolo, Com. Giur. e circa 6 
migl. a grec. di Chiusdino, Dice. di Vob- 
terra, Comp. di Siena. 

La vuoca di Frosini csisteva sopra ua 
poggio alto e scosceso di calcarea semigra- 
nosa avente an dirupo dalla parte del sot- 
ta toposto torrente. La villa di Frosini, fi- 
nora semplice faltoria con alcune ense at- 
torno e una cappella (5. Galgano) saocur- 
ale della pieve di Malcavolo, trovasi alla 
base del poggio sul fosso Frelle, uno 
del’ conueati d della Feccia, presso La otra 
da provinciale che per Rosla guida a Chiu- 


sdino. 

La corte di Frosini faceva parte di una 
contea sino da quando i! conte Gherardo 
figlie di altro C. Gherardo, autore della 
casa Ghevardesea, nel 1004 dotò il mon. 
di S. Maria di Serena presso Chiusdino, 
con assegnarle, fra le altre sostanze, la sesta 

rte del castello di Frosini, della chiesa 

i S. Michele e della sua corte. In seguito 
ill eastello medesimo si trova neminato in 
ua lodo pronunziato in Pim li 16 ego- 









be‘. FROS 

st0 1634 dagli arbitri, nominati dal porti. 
Junecenzo ÎL, per termiuare una contro- 
menia fra Crescenzio de’ conti Pannoc- 
chieschi vesc.di Volterra da Una, e donua 
Gena moglie del C.Ugodi Guido coi suoi 
figli dall'altra parte. Fu pertanto giudice 
to, che la detta donna insieme coi figli 
doveme, nei casì di guerra, dare asilo nel 
eusiello di Frosini alle genti armate del 
vescovo Pannocchieschi, e che il vescovo 
prsmettose di rilasciare in feudo ai figli 
del prenominato Ugo il cast. medesimo di 
Frosini con la sua corte, purchè non fone 
molestato nel dominio della metà del cast. 
di Chinadino e di Montieri. 

I conti di Frosini per altro continus- 
momo a recare molestie al vesc. Crescen- 
zio per causa dello stesso castello, sicchè 
Crescenzio tornò ad appellare al Poniefi- 
ce Innocenzio IT, che affidò la causa al 
vesc. di Firenze, il quale proferì senten- 
ta favorevole al suo collega ed. Caru- 
anno. 


A infirazaze, se nou le ragioni, al cerio 
41 dominio temporale dei vescovi di Vol- 
terra sul castello e corte di Frosini, dovè 
coatribaire di assai la sottomissione di 
quei couti alla Rep. di Siena, ad onta del 
privilegio conceduto da Arrigo VI (anno 
8186) a favore del prelato volterrano Idel- 
brando| ieschi, cui confermò l'in- 
tiero cast. e distretto di Frosini. 

Arroge a tuttociò il giuramento che 
prestò nel 1204 uno di uti conti alla 
tenza de'Signori Neve di Sicaa, quando 
dichiarò di non saver mai nè venduto né 
iu altro modo ceduto al vescovo Ildebran- 
do la sua porzione dei castelli e distretti 
di Frosiai e di Miranduolo, promettendo 
di non alienarli senza il consenso e l'ap- 
provazione del consiglio della repubblica 
senese. — (Azcz. Der. Sex. Kalefo dell 
Assunta). 

Con tattociò usa perte del territorio di 
Frosini fino d'allora trovasi posseduta dai 
vescovi: volterrani Iidebr.ndo e Pagano, 
entrambi della stirpe de' conti Pannoo- 
chieschi, autori e benefattori insigni del- 
la badia di S. Galgano, alla quale avevano 
cedeto enehe il cast. e distretto di Frosini. 

Nel secolo XIII fu eretta in Frosini 
una mansione, ossia ospizio per i pelle- 
grini, siccome spperisce da wa istrumen- 
to del a gennaio 1243 fatto in Frosine. 
Tratta di un’obbligazione di fra Olivie- 





4805 


to, rettore dell'ospedale situato nella cor- 
te di Frosini, di pagare a Giunta di Mar. 
tino notaro 12 stija di grano per salario 
annuo dell'assistenza da lui prestata e da 
prestarsi nelle cause che aveva l'ospizio 
di Frosini contro Ranieri e Ildebrapdioo 
(rutelli e figli di Ranieri, e contro Ghe 
rando dei conti di Frosini. ( Ancu. Dart. 
Fioa. Carte di 8. Agostino di Siena). 
Erano questi due fratelli Ildebrandi 
no e Ranieri quegli stessi, che nel 5 mar- 












20 1257, stand» in Siena, venderono lare 
sta parte per imliviso-di tutto il distretto 
del castellare di Miranduoto. (Taxcion, 
Fiaggi.) 

Dopo il secolo XIV il territorio «li Fro- 
sini fu detini 





censi di S. Galgano a Montesiepi, bali 
d'allora in poi assegnata in commenda 





« prelati domestici, 0 a porporati. L'ulli- 
mo commendatario, cardinale Giuseppe 
Maria Feroni, sotto il governo di Pietro 
Leopoldo francò la tenuta predetta, in 
guisa che potè liberalmente disporre di 
‘essa a favore dei suoi nipoti ed eredi.— Il 
march. Leopoldo Feroni di Firenze, a cui 
toccò di perte la fattoria di Frosini, ba 
fatto canginre d'aspetto a questa posse 
sione mediante le molte e ben intese col- 
tivazioni intraprese, e i nuovi edifizi che 
vi fa erigere; fra i quali merita di esere 
qui rammentato un ricco tempio che, in 
luogo del piccolo oratorio di S. Gals» 
no, si va attualmente a compire con lan 
nessa canonica, per servire di chiesa hab 
tesimale e di residenza al pievano di Mal- 
cavolo. — Ped. Marcavoto. 

Il tempio di Frosini, disegnato dall'a- 
bile ingegnere; il onv. Baccami di Firenze, 
è di architettura dorica con facciata, ire 











imm) 
luogo. È lungo br. 31, largo br. 16 eun 
terzo, e alto br. 32. La volta è adorna di 

stucchi dorati; i quadri destinati ai ire 
altari, dell'altezza di br. Pt -, e della lar 





gbezzà di be. 3, sono 
prof. cav. Benvenuti. Buello dell'altar 
maggiore rappresenta la B. Vergine del 
Buonconsiglio, titolare della nuova 
su;gli altri due raffigurano, 
ne di S. Galgano, e l'altro ildi 
vatore con varj apostoli e geuti. 

1 poggi di Frosini, che propagansi da- 
gli sproni meridionali della Montagnvola 





FUCE 


di Siena, sono coperti di marmi echi 
rana presso che saccaroile, di Li 

inco-grigia, venati e a colori susceti! 
bili di un bel pulimento.== Ped. Monta» 
vztota I Stesa. 

FUCECCRIO (Ficiclum, Ficeclum, 
Ficecchium e Fucecchium) nel Val-d'Ar- 
fore. — Terra nobile, grande e 

segno che trabocca da più lati 
dall'antico cerchio delle sue mura torrile, 














(S. Giovanni pinta nella Dive. di San- 
to, una volta, di Lucca, nei Comp. 
Firenze. nello 
La parte più antica è posta som 
miti di una collina, gine ua quellee che 
ronsi lungo la ripa destra dell'Arno 
E Ndote. Albano per i colli di Cerreto 
Gruic'. La porzione moderna di Fucec.hio 
si estende per er più strade quasi parallele 
sulla docile pendice della collina merlesi- 
ma dirimpetto al fi. Arno, che è appena 
suo ostro-lib.; men 
Joe migl. lungi di 
la, passa il cana) deila Gusciana emiuario 
navigabile del padule di Fucecchio. 
È una delle Terre più centrali del Val 








d'Arno inferiore sopra l'antica strada Ro. il 


wnea, casi Francesca, attualmente appet 
lata la Traversa lucchese. —Giore fra il 
CA 28° ab' lopg. e 43° 43° 8” latit., 36 

rene, e 7 da Empoli 
la stessa direzione; sa migl e lev di 
scir. di Lucca, e altrettante a 
14 migl. a ostr.scie, 
2 sett-maestro della 






bis ch'io rammenti agli 
he rm te del re Deside- 
rio, nè i frammenti delle Origini di Ca- 
gene scoperti, a immaginati da fr. deeio 
Viterbese, per non avere a socnare con 
Iui dei Fecesi coloni, cai attribuisce il 
pome di Fucecchio, e del no Lago Fo Fo 
cenze; avvegnachè l'origine di quest’ ul. 
timo 6 euni moderna, mentre quelle del 
dimora tuttora + fra le tene. 
Prc'dei secoli anteriori LI mie dell'Era 


volgare. 

Ma se l'istoria da un lato ci ricusa di 
appalesare el’ incunsbali di Fucecchio 
più chiaramente di quelli che adombra- 
{i finora li mostrà agli eradili setto i no. 

un 








sana, essa Jall’altro canto ci 


sceoprì mei 
primi dinasti di Fucecchio una Celle più 
antiche famiglie nobili della Toscana , la 


quale per il giro di tre secoli signoreggiò 
in molti fa contado pistojese e fio. 
rentino. Avvegnachè uno di quei discen- 
denti ( il conte Lottario di Borgonuovo ) 
nell'anno 1006, presedeva 
giudizi come conte imperiale nella citta di 
istuja, ed era suo 
siga di Monte-Cascioli,e di Monte-Or. 
landi, il quale un secolo dopo (anno 1113) 
combattendo con l'esercito di Arrigo III, 
motivò le prime mosse di guerra dei Fio- 
rentini, i quali a M nte-Gascioli vcrisero 
il Vi Regio, e quel castello dai fou- 
damenli diroccarono. — Wed. Cascio: 
(Mosrz) e Fratuse. 

Dabbiamo specialmente ai prezioni ar- 
chivii della cattedrale pistojese la sco 
perta di due illustri prompie di coni 
periali, che tennero patrimonio e 
nio nella città di Pi 
do, molti anni innanzi che scendesse in 
Ttalia 1° Temp. Ottone LL 

Noa starò a rammentare quel bei 
degrimo, dichiarato nel 93, < mpare 1 | 
re Ugo, 11 quale può stabilirsi come stipite 
più remoto della polente d 
conti Guidi; ma solamente mi fermerò 
sopra l'alira prosapig di conti, che nei 
secoli intorno al mille dominara nel di- 
stretto vi Fucecchio; voglio dire dei conti 
chiamati Codolinghi, o Ca lolingi da un 
oro antenato per nome Cadolo. Questo 
C. Cadolo, che nel 988 non era più nel 
mumero dei viventi, aveva fondato, appiè 
del poggia di Fucecchio, un oratorio che, 
nel 1004, fu dal di lui figlio conte Lot- 
faria ridotto ad uso di monastero sotto il 
titolo di £. Naria e £. Salvatore e Bor- 

— Fed. Armi pi Boaconvore. 

Ma non è tam vero che il conte 
Gadolo fosse a rigore lo ptipile P più an 
tico di quella schiatta, tosto che fra le 
carte della cattedrale pisiojese si Lrova- 
reno ire istramenti degli anni 933, 933, 
€ 961, nei si danno a comoscere, non 





























sala il padre del conte Cadolo, che por- 
pri 


lava il nome di Currado 0 Cui 
anche lava di lui, appellato T' 
(Canta, Dei Marchesi di Toscana.) 
Dall’ istesse membrane inoltre appari. 
s02, che il C Codelo avera sposato in pri- 
45 





350 FUCE 


mne nozze donna Berta, e che teneva per 
sorella un' Ermengarda marilata a Tassi. 
manno nobile pistoiese. 

Più nota e più illustre fu la seconda 
moglie del C. Cadolo, la contessa Gemma, 
come quella che nasceva da Landolfo priu- 
cipe di Capua e di Benevento : della qual 
Gemina fu sorella la contessa Willa 
ta al C. Rodolfo degli Aldobrandeschi di 
Maremma. — ed. Sovana, x Saxra-Fiona. 

Al conte Cadolo pertanto sopravrise 
uale fino 






dengheschi. — Ped. Casa-novote. 
Unico tra i figli del conte Cadalo fu 

quel C. Lottario fondatore del monastero 

gi oratorio di Borgonuoro presso Fucec- 


chio, e benefattore ne dell’abbadia 
di S. Salvatore a Settimo, quello stesso 
Lottario, che nell’anno 1006 esercitava 
l'ufizio di Conte imperiale nella città di 
Pistoia. — ( Anca. Dirt. Fioa. Carte del 
Capitolo di Pistoja.) 
intanque di Fucecchio non si ab- 
biano memorie vetuste al pari di quelle 
del suo Zorgoruovo, pure questa stessa 
qualificazione di nuovo accenna di per sè 
stessa la preesistenza di un borgoo castello 
più antico, che poco lungi dal Forgonuo- 
vo dovera trovar. Infati che sino dal 
secolo undecimo esistesse il poggio 
«i Fucecchio un casale o palazzo domi. 
micale, lo dimostra il solo nome di Sala 
Morsana, che portava il colle su cui ri. 
elede il monastero con l’attuale collegiata; 
essendochè nei tempi longobendici le più 
gradi ville signorili solevano designarsi 
col vocabolo di Sala, 0 di Saletta. — Che 
reslmente nel poggio di Sala Marzana 
si trovasse a quell'età un resedio lo di- 
chiara un'istrumento dell'anno 1114 dato 
in Colle-Alberti nelle vicinanze di Fucec- 
chie; col quale il C. Guido, signore di 
Cerreto e dì Empoli, e la contessa Emilia 
figlia di Rinaldo sua consorte, rinunzia- 
reno a favore della cattedrale di Lucca la 
metà della terza parte che loro si aspetta 
a del poggio e castello di Sale Marsana 
insieme con la chiesa e torre ivi situate. 
(Lam, Hodoepor.) 
Comecchè la bisogna andasse è indubi- 
fato, che il castello di Fucecchio trovasi la 
ima volta nominato in un isirumento 
del 14 febò. 1034 spettante alla ch. mag- 












FUCE 
di Pistoja. Trattasi di una donzzione 
ita dal C. Guglielmo Bulgaro, a favore 
della cattedrale pistojese, di 4 poderi per 
sullragare l’anima dei suoi genitori, cohle 
Lottario e contessa Adelasia, e di un suo 
fratello defunto Ugo. Il quale istrumento 





fu rogato in Fucecchio judicaria pistoriea- 
se. ( . 4 Pistor. — Area. 
Din. Fioa. Capit. di Pistoja ). 


Oltre il fratello sonnominato ebbe il 
conte Guglielmo per sorella la beata Ber 
ta, resa chiara per santa vita, stata bades- 
sa del monastero di Cavriglia dell’ Onli 
ne Vallombrosano, e fondatrice di quello 
di S. Vettorio in San-Gimiguano; alla 
quale badessa: Berta fu ita la chiesa 
predetta di S. Vettorio per atto rogato in 
Catignano il dì 1. ott. 1075 alla presen- 
za del conte Uguccione figlio del nomina- 
to C. Guglielmo, e conseguentemente ni- 
pote della stessa Berta badessa di Cavri- 
glia. — Fed. Curionano D1 Garnase:, Ca- 
vasonia (Monasrano di ) 

Il conte Guglielmo ebbe dalla sua mo- 

lie contessa Cilia mata da Peuzzo quattra 

li, cioè: Ugo, Ranieri, Lotario II, e 
Bulgarino. I dre primi risedeveno in Fe- 
cecchio, allorc! ao maggio 1096 ri: 
munziarono a favore della badia di Passi. 
{mano i loro diritti sopra un possesso s 
tuato în luogo Falle 4 piviere di S. Pie. 
tro a Sillano, stato già ucquistato dal C. 
Uguecione loro padre. (Anca. Dirt Fis. 
Carte della Badia di Passignano). 

Più frequenti sono i documenti del G- 
Lotario II, sia quando unitamente al sso 
fratello il C. Ugo, nel 25 agosto 1101 
confermò la dounzioge paterna e materna 
alla badia di S. Ma x Monte-Piano; sis 
allorchè nel 3 genn. 1104 questi due fre- 
telli, mentre erano in Monte-Carelli del 
Mugello,sssegnarono un censo alla badia di 
Settimo; sia finalmente quando gli sie» 
si personaggi nell'aprile ad 1to5,slando a 
Varna sotto Gambassi, investirono il vesco- 














5, da Pisa, i due germani mede- 
rinupziaronoa favore del monasiero 
di Borgonsovo la metà del loro castello € 
corte di Fucecchio, la metà dei castelli di 
Norrona, di Catignano e di Monte-Cascio- 
li presso Firenze, di Monie-Magno nel Pr 
stojese, del castello e corte sulla Pescia c 
di tutte le ville, castelli e corti che pos 


FUCE 
selevano nell’ Appennino, riservandosi 
soltanto di tali donazioni l’usufrutto. 
Finalmente Bulgaro, o Milgarino, quar- 
I 







gli a 
ne del s dic. 1097 fa 
Au consistente in un 
ra posto nella Pescia minore. 
Bal garello è nominato in altro documento 
del sett 1097, appartenuto alla badia 
della Berardenga; e finalmente tuti e 
quattro i figli del conte Uguccione sono 
rammentati dal Pont. Calisto IT, in una 
bolla del st maggio 1191 a favore della 
badia di Morrona. 

Nel1 106, uno dei quattro fai il Gue 
con la sua moglie C. Cecilia, me 
tavano nel castello di Monte-ascioli pres: 
#0 la chiesa di S. Michele, ‘Ronarono alla alla 
badia di Focecchio, e per essa all’ abbate 
Anselmo, una parte del poggio di Sala 
Marzano, di q| quel porgio, sopra il quale 
fu fabbricata un'altra chiesa con mona. 
stero e le sotto lo stesso titolo di 
S. Salvatore; mentre circa al 1100 io 1 
maci di Borgonuovo preseduti dall'abate 
Anselmo avevano chiesta al Pont. Pasqua- 
le IT, ed ottenuta facoltà di traslocare sul 
poggio il loro cenobio. Allo stesso abbate 
Anselmo nel 1110, fu rilasciato per la sua 
bedia di Fucecchio il giuspadronato della 
ch. e badia di S. Bartolomeo a Cappiano 
stata di recente edificata sopra il fiume 
Arme, che si disse poi la Gusciana. 

Nel 1107 ai s1 nov. il C. Ugo suddetto 
€ donna Ccciliasua consorte, nel tempoche 








Mantignano un possesso che tenevano n 
luogo detto Cesari nel piviere di Settimo. 

Nel 1113, avendo cessato di vivere il 
C. Ugo del fu C. Uguccione, sembra che 





con esso Ini si estinguesse la propia 
dei conti Cadolingi di Borgon: 

sendochè nel giorno 20 persa 1114 la cou- 
tessa Cecilia lasciata vedova dal conte Ugo, 
mentre risiedeva in Focecchio, alla pre 
senza di Ugo Visconte e di altri buonomi- 
ni, ordinò che fosse data esecuzione all° 
ultima volontà del suo marito. Che perciò 
investi e rifiutò a favore dei vescovi di 
Lucca, di Volterra, di Pistoj 
del capitolo di S. Reparata a Firenze la 
metà di tutti i castelli, corti, poderi e case 
che il conte Ugo possede: 









FUCE po] 


nominati vescovali, eccettmato il diritto 
spettante alla vedova per dono mattatina. 
le, detto il morgincap, ed escluse le mili- 
zie e i servi di lui; e tutto ciò a tenore 
del testamento, nel quale era espressa la 
condizione, che tali ripartizioni ai vesco- 
vi dovessero avere cielo Del caso che il 
testatore non lasciasse i, e frat 
tanto dichiarava la C. etti sua moglie 
usufruituaria di tutti i beni, purchè essa 
mantenesse onestamente il lelto vedovile. 

Infatti, a tenore dell’ accennato testa 
mento, gli esecutori del medesimo inve 
lirono Rodolfo vescovo di Lucca della in- 
tiera metà del poggio, del borgo € corte 
di Fucecchio con tatte le sue pertinen- 
®, della metà della corte e cast. di Musi- 
gliana, di quella di Massa Piscatoria, 
della Cerbaja, del Galleno, di Monte.Fal: 
cone. ( Ance. Anciv. pi Lroea ). 

Un' eguale consegna fu fatta ni vesco- 
vo di Volterra della metà dei castelli, ter- 
reni e ville uti dal fa conte U; 
nella diocesi Volterrana, fra i quali 

iguano, Gambassi, S. Benedetto, Moc- 
ebio, Paliciano, Colle-Muscoli, Campor- 
biano, Casaglia, Fosci, Morrona, Monte 
Vaso e Pietracassa. ( Amaro, De' Wesc. 
di Volterra.) di 

A tenore nto nto il conte 
Ugo presriaZnei puo testimen to, la di lui 
comorte C. Cecilia continuò a ritenere e 
sfrattare i luoghi sopradescritti, ricono- 
scendo solamente în domini direiti i ve- 
scovi respettivi. Perciò poi che riguarda 
Fucecchio, la predetta vedova, 119, 
riunovò il giuramento di fedeltà a Bene 
ipendenze di F sa 

‘ucecchio, 
ati i di lei allodiali, o sia la porzione 
stata donata dal marito nel gioruo dopo 
le sue nozze a titolo di morgi 

Fu probabilmente in forza di cotesto 
diritto della quarta perte di tutti i beni 
del conte Ugo, trasfuso nella contessa 
Cecilia di consorte, che dall'anno 
1114 în poi venne sostituita per una 
parte del dominio di Fucecchio un'altra 
prosapia non meno illustre della Cadoli- 
gia, quale fu quella dei Nicea 
spettauti al ramo degli Opezzin, 

Poome Come ciò pra si rende facile a 
congetturarlo dai documenti superstiti re- 
Iutivi all'ultimo conte della stirpe de Ca- 
doliugi, dai quali apparisce, che egli non 























pi | rueg 

lascià prole dalla contessa Cecilii, mentre 
da un primo talamo contava non 

meno di due figli, siccome apparisce da un 

atto di donazione fatta, nel 1089, dal di 

lei marito alla badia di Morrona, con no- 


le parentela avessero col conte U/ 

CS Ugolino e “Raimuccino lo 

limero essi stessi, allora quando si sotto 
scrisero a piè dell’ istrumento testè a0- 
cennato, dove si dichiarano figliastri del 
C. Ugo, cioè : fi suprascriptae comitis- 
sae Caeciliae. (Laons Unsavar. Chronic. 
Imper.) 

Questo documento dà quasi per sé solo 
x dimostrare l'estinzione della stirpe Ca 
dolingia, la quale dopo sette etnerazioni 
{da Tedice di Pistoja al conte Ugo di 
Monte-Cuscioli ) s'innestò per via di dou- 
na in un ramo della illustre prosspia de’ 
i Pisa. 
chiari emergono i diritti, coi 
quali la vedora medesima donava al con- 
le Arduino figlio del conte Guido la sua 
quarta parte della corte e del castello d'Ac- 
qui (Bagno a Acqua) sulle colline pisa- 
ne, nel modo stesso che lo spiega una po- 
sleriore cessionie fatla dal conte Arduino 
il 20 nov. 1131 alla primaziale di Pisa, 
della quarta parte di Acqoi, guae sibi 
{Cacciliae ) evenit per morgincap proe- 
Sati comitis Ugonis viri sui. (Munaron 
Ant. M.Aevi T. III.) 

Non è qui il luogo da discatere il que- 
»ito, se discesero dal suddetto Ugolino Vi- 
sconli quei due fratelli Guido cardinale 
di S. Chiesa e Ubaldino, filii guondam 
Ugonis de castro Ficercle, i quali, nel 
18 marzo 1144, donarono al Pont. Lu- 
cio II la loro porzione del castello di Mou- 

talto presso l'Arno, nor. tanto per ciò che 
toccava ai due fratell! predetti, quanto 
per la porzione stata ceduta a uno di esi 
da due altri fratelli, cioè Upichio ( leggo 
Upithio ) e Ranuccici mentre i due fra- 
telli donatarj dichiaravano, che le quattro 
parti suddivisate del cast. di Montalto re 
stavano ancora indivise con una quinta 











di pertinenza di Turpiuo figlio del fu Ro- 
lupdo altro quinto fratello. (Munaron:, 





FUcE 


tainmeniato era quel discond 
creato nel no. de nato dal Pont Inno. 
” di i 





lamente a rammentate, che Pisa conser 
va tuttora in S. Francesco due lapide se 
una delle quali cuopre i resti 
i Guido Visconti di Faoecchio, e l'alin 
quelli dei suoi eredi. Quali fossero questi 
eredi ce li scuopre vin istramento del 35 
maggio 1313 rogato nel distretto di Fu 
cecchi il fume Aruo, dove inter 
vennero, fra i varj Visconti di. questa Ter. 
ra, un Upezzino figlio del fa Guido Vi. 
scon nome di Upezzino sembra 
che divenisse casato della pisana prosapis 
Upezzinghi, la quale innestò al poseni 
aviti di Calcinaja quelli pervenutile per 
eredità materna dai conti Cadolingi di 
Morrona e di Fucecchio. — Dondecheè sul 
declinare del sec. XLI, e in quello succes 
sivo, la famiglia Upezziaghi, allorchè fe 
riconosciuta signora di varie castella da- 
el'imperatori Federigo I (anno 1178)e 
Ottone IV (unno 1309), come anche nei 
trattati stipulati nel 1385 e 1296 fra i no 
bili di Calcinaja e la Rep. di Pisa, in 
lutte queste occasioni vide i diversi indi 
vidui della sua casa pubblicamente que- 
lificati e riconosciuti come de'Cadolingi; 
de domo, sive domibus Upeziagorum di 
Cadolingorum. (Tuonc, Annal. pis. 
Gauunamm, Famigl. nob. Umbr. e Tosc. 
— Lai Hodoepor.) 

Nell'agosto del 1187, dopochè Arrigo VI 
da Fucecchio con l'assistenza dei Visconti 
del luogo, Guido e Orlanilino, aveva spe- 
dito due diplomi n favore dei monasteri 
di S. Salvi e di Montescalari, lo stesso im- 

rante, nel 19 agosto 1187, invi ra da 
Feioena un privilegio si Fucecchiesi, ai 

concedeva tutti i casamenti e terre 
da poggio di Fucecchio senza obbligo di 
annuo censo con la facoltà di edificarri 
un castello. Inoltre dichiarava, che quan 
do il paese di Fucecchio fosse stato ncca- 
sato dentro le mura castellane, i suoi abi- 
tanti, nel termine di quattro anni dover 
sero consegnare al R. fisco tante terre po- 
ste fuori della curia di Fucecchio, quan 
to potevano valere quelle occupate nel 
poggio suddetto spettanti al patrimonio 


regio. 
Dalle quali espressioni sembra di poter 





























PUCE 


eonchiudere, che prima dell’anno 118} 
Fucecchio non avera castello, e quindi 
che fu gratuita l'espressione dell’annalista 
Tolomeo lucchese, allorchè solto l’anno 
1139 parlò della distrazione del castello 
di Fucecchio. 
i molti terreni del distretto di 

Fi io a cella età apparienessero al 
la R. corona ne ahbiumo 
conferma, sia fitto) per atto pubbli 
rogato sel borgo di S.Genesio, li 21 marzo 
1190, un legato dell'Imp. Arrigo VI pre- 
se a rautuo per conto del governo mille 
marche d' argento da Ildebrando vesc. di 
Volterra, a favore del quale mutaante ri- 
lasciò , fra le altre rendite della Corona; 
quelle della cotte e castello di Fucecchio; 

ndo l'imperatore Federigo II, con_me, 
dipina dato in Sanminiato, nel 1496 di 
giugno, confermò alla badia di Fucecchio 
totto quello che le fù donato dall'Im 
Arrigo VI, compresa la percezione a 
lei favore di tulte le decine degli ai e 
terre di nuàvo isto, ossia delle colma- 
te dell'Arno, e della Gusciana, poste nella 
curia o distretto di Fucecchio. ( Lum:, 
Hodoepor, e Monum. Ecc. Flor.) 

La rocca o torre di Fucecchio con le 
mura castellane erano bensi in piedi all 
epoca della battaglia di Montaperto, stan 
tccbè in esso castello, nell’anno 1361 di 
settembre, i Guelfi ramioghi per la To- 





scana rono sostenere un mese di asr 
sedio, allorquan!o vi si pose a oste co 
suoi Ghibellini il conte ido Novelle 


so Gila al più forte, ricevendo fra le 
Toro mura, (nell pro 1263) le milizie 

che queste al loro tun 
di costà (anno ra67) 
dal contrario partito. 

Non scorsero quindi molti anni da che 
Fucecchio, dilziasdo vistosamente ilsuo 
distretto, divenne la Terra più importante 
mlla destra del Valdarno inferiore; men- 
tre, nell’anno 1280, si aggregarono alla dopo 
giurisdizione di Fucecchio gli nomini e il 
comune di Massa Piscatoria; nel 1281 
fecero lo stesso gl nti di Cappiano, 
€ nel 184 quelli di Galleno e Orentano. 











FUCE 355 

Se non che tante concessioni di diritti 
« tanti acquisti giurisdizionali fatti dal 
comune di Fucecchio sopra il territorio 
6 distretto della Cerbaja, suscitarono ben- 
losto motivi di controversia con gli altri 
comani limitrofi,c segnatamente con quel- 
lì di Santa-Croce e di Castelfranco. A que- 
st’ epoca pertanto rimontano le Tunghe di. 
spule, che ad onta di ripetuti Zodi e sen- 
tente per il corso di più secoli si rinno- 
trarono fra le comunità sopraccennate. 

Frattatito Fucecchio, stante la centra- 
Ji della sua situazione, dopo di avere ac- 
colto fra le sue mura varj marchesi del- 
la Toscana, iniperitori e re d'Italia, fu 
destitata negli anni 1393 e 1308, come 
punto d di riunione, per rappacificare ii insie- 

di primo i Pisani, di poi la parte 
Ghibelliba con ls Guelfa di tutte le re- 
pubbliche della Toscana, 

Fintauto che la Rep. di Lucca si £o- 
vernò a parte Guelfa, Fucecchio e tut- 
te le altre terre lucchesi del Val d'Arno 
inferiore si mantennero fedeli a quell 
città, ma dopo che vide cacciati da 
(ugl. 1310) i Guelfi con il vicario del re 

di Napoli e acclamato in capi- 
tano e signore quella città Uguccione 
della Faggiuola, i popoli del Val.d'Arno 

con maggior cuore di quello che 

avevano usato nel 1361 i Guelfi, iu guisa 
he Fucecchio, Santa-Croce, Castelfranco, 
S. Maria a Monte, e Monte Calvoli si det- 
tero în guanlia alla Repub. fiorentina, 
sostegno costante e il più valente della 
lega Guelfa in Toscana, Infaiti nel 13:15 
era già stato inviato da Firenze per po- 
testà di Santa-Croce Baldovino Uberti, il 
uale insieme con i consiglieri e deputati 

i quella Terra, nel s1 laglio 1315, eles- 
se il sindaco per conchiudere un trattato 
di lega con tutti gli altri comuni del Val. 
darno inferiore. Ciò fu poco innanzi che 
arrivasse a Fucecchio il capitano di tutta 
la parte Guelfs, Piero fratello del re Ro- 
berto con il di lui nipote Carlo e le loro 
quantie a covallo, mentre si recavano a 
battaglia a Ugeccione sotto Monteca- 
tini; battaglia che fa al pari di quelta dì 
Monimperto fatale alla libertà toscana; e 
dopo le quale giorn giornata (29 agosto 1325) il 
’acecchio prestò un opporte» 

ui scampo e refugio a molti capitani e 
soldati dell'esercito scoufitto. Che Facec- 
chio si mantenesse fedele alla parte Guel. 














she FUCE 

fa anche dopo la vittoria dei Ghibellini, 
è dhe i quei cbilunti nos imitamero Pe 
sempio di molti altri peesi, con l'andar 
dietro al vineitore, Li prote il fatto di 
Cerreto:Guidi e di Vinci, due ri 
bellati alla ibblica fiorentina poco 
dopo la disfatta di Montecatini: mentre 


ni racconta, che, N sg marzo 1317,i Luc per 
chesi con 350 cavalieri vennero 


la 





gli usciti di Lucca, immediatamente ar 
matisi, loro esser più forti, sotto 
ll'onsa Tio di Mocsido Oll'umonteer cr 





gli avversarii im detto leo- 
#0, dove arrivati incominciarono a far 
fatti d'armi, e ognuna delle due parti nel 
combattere si aloperavae virilmente, ma 
pare alla fine; fosse astuzia ovvero sor- 
te, i Ghibellini ru i Guelfi metten- 
do questi in faga, benchè la vittoria riu- 
scise loro assai dannosa. (Giov. Lar, 


Nello stesso anno 1317, ai 19 di magg, in 
Napoli davanti al re fa conchiu- 
so ma trattato di pece fra i Pisani e Luo 
chesi dal lato ghibellino, mentre dalla 

te guelfa stavano i Fiorentini, i Sanesi, 
i Pistojesi ed altri li della Toscana, 
tra i quali i sindachi di Facecchio, S. Cro- 
ce, Castelfranco, Cappiano, Ultrario, Mas 
m-Piscatoria, Santa-Maria-a-Moute e 
Montefalcone; i quali 8 comuni si prote 
sterono di far pace solo coi Pisani e non 
coi Lucchesi. (Amuinaro, st. for. lib. 7.) 

accadere 





colle masnade dei Pi: leò improv- 
visamente nel Valdarno, (aprile del 1320) 
guastando e ardendo nel territorio di Fu- 
euochie; dove investi e prese il cast. di 

, la torre sul ponte della Gu. 
sciama e il cast. di Montefalconi; luoghi giù 
Quardati dai Fiorentini. — Una seconda 
volta con eguale sorpresa, ma con sinistro 
successo Castruccio, ai dì 19 dicembre dell’ 
anno 1333, con più di 150 uomini a caval- 
lo e Seo a piede si partì da Lucca per ar- 
rivare di notte tempo in Fucecchio, dove 
temeva corri con alcuni di quei 


Ce effetto il piano meditato, 


FUCE 
terrazzani, i quali avevano smerato usi 
delle porte per introdurvi il capitano luc. 
chese con le sue genti. Le quali combat. 
tendo fra le tenebre, occuparono 
minciata a fare i Fiorentini,salvo la torre; 
ma i Facecchiesi facendo cemni di fuoco 





erano milizie del Comune di Firenze, 
queste vi accorsero all’ apparire del gior. 
no, sicchè terrazzini e solilati combatte 
rono con tal valore per le piazze e per 
le vie barricate, che rari esempj la storia 
di quella età ci presenta di una giornata 
simile ostinatamente battagliata fra le mu- 
ra di un castello. 

Benchè Castruccio in tanto cimento, 
assalito da più parti, facesse ufizio di sob 
dato e di capitano, pure avendo tocco usa 
ferita nel volto, a gran pena scampò la 
vita, dopo esser caduti dei suoi più di 
150 fra morti e prigioni con tutti i eavab 
lie segno. Che ve incitori incalzan- 
doi vinti fossero corsi dietro a Castrac. 
cio, fa tenuto per cosa certa che si sarebbe 
in quel di fine = una guerra,la qua- 
le portò vall'orlo della rovina, e fu per 
metter fine alla esistenza politica non che 
alla libertà dei Fiorentini. ( G. Viu 
Croaie. lib. TX. cap. 333.) 

Due anni dopo Fucecchio servì di ri 
fugio a una parte dell’ esercito fiorentino 
stato sconfitto (25 sett. 1335 ) nelle cam- 
pagne dell’ Altopascio dal valoroso capi- 
Uano lucchese, ma non bastò tanta vitto 
ria a far aprire le porte di Fucecchio al 
vincitore. Che più? nel giugno del 1337, 
fin questo paese,.love si era raccolte, 
quantità di armati stava per mettere ad 
li cavalcare a 
Lucca ande sorprendere la città, se il pro 
(etto non veniva scoperto in tempo e man- 
dato a vuoto dal vigilante Castruccio. 

Nell'anno 1330, mentre i Fiorentini ste 
vano all'assedio di Lucca, le commi di 

di fra 















60 fecero istanza alla Si; 
di essere ammesse soito Îa potestà e domi- 
nio della loro Repubblica; alla quale istan- 
ra con deliberazione del 12 nov. 1330 fà 
risposto; e finalmente sotto il 14 dic. sue 
cessivo, alla presenza dei delegati della co- 
munita e nomini di Fucecchio, nel pala: 
zo del fior. furono ricevuti sotto 
il dominio, e giurisdizione della Repub 


FUCE 
blica a onorevoli patti e condizioni, redat- 
te in 17 capitoli e giurate dal giureconsul- 
to Bartolommeo da Castel-fiorentino depu- 
tato della Rep. c da Guiduccio di Ser Chel- 
Je, da Maestro Gi i, Ser Vanni, Fore- 
sino, e Ser Puccino sindaci tutti che rap. 
mtavano la comanità di Fucecchio. 

Fra i Focecchiesi testé nominati figu- 
gano due individui Ser Yami e Foresiao 
della Volta, famiglia stata assai ‘potente e 
una qualche fiata arbitra di Fucecchio 
sua patria. 

Nacque dal primo di essi (da Ser Van- 
mi ) un Messer Currado, detto anche Con 
redaccio, e il prete Bonavolta che a quell 
epoca medesima era pievano della pieve 
di Fucecchio. Dell'altro individuo, Fo 
resino della Volta, illustrò un sigillo il 
Maoni ( Sigilli antichi T. VIII ). Nella 
quale illustrazione si trovano documenti 
alti a far conoscere che, all'anno 1337, 
Guidaccip figlio di Mess. Corradaccio del- 
la Volta di Fucecchie-fu creato in Fi- 








3o dic. 1342, relativo a un reclamo pre- 
sentato da donna Costanza figlia ed erede 
una terza perie del fu Poserello del 
fu Mess. Forese, detto Foresino della Vol- 
ta di Fucecchio, e moglie di Napoleone 
del fù Lippaccio di Mess, Lamberiuccio 
de’ Frescobaldi. Dello stesso Foresino si 
nominuno in quel decreto due altri figli 
Uberto e Bandaccio, sull’eredità dei quali 
la stessa donna Costanza pretendeva una 
terza parte. 

Allanno 1345 lo storico Villani rac- 
conta, come a dì 7 d'aprile, quelli del- 
la Volta, nobili e de’ più possenti di Fu- 
cecchio, coll'ajuto de’ loro amici di San- 
miniato e di gente del contado di Lucca, 
corsono la Terra di Fucecchio per ribel- 
larla e torla alla Repubblica di Firenze. 
Lo che sarebbe loro venuto falto, se non 








era il subito soccorso delle mammnade de” Cappon 


Fiorentini ch'erano nelle castella di Val 
d'Arno e di Val-di-Nievole, le quali com. 
battendo quelli della Volta e i loro se- 
guaci, sconfisero e cacciorno dalla Terra 
con assai morli e presi e impiccati per la 
gola. (G. Virrane, Cronic. lib. XII e. 45). 

Ma quasiché ciò nou bastasse, puco do- 
po il une di Firenze fu di nuovo in 














FUCE 55 


pericolo di Fucecchio, euenda 
scesi di motte dalla rocca del Ceruglio nel 
la Cerbaja 500 fauti che i Pisani vi tene. 
vano alla guardia, dai quali fu tentate 
di sorprendere Fucecchio; comecchè per 
forte contrasto trovalo mom ries-isse poi 
loro il diseguo. Finalmente nel 1349 nac- 
quero in Fucecchio nuovi scandali Re 

i i ia Volta fuo. 





la Signoria di Firenze di rimetterli in 
Patria e di restituire loro i beni confisca. 
ti. (Ammar. Zstor. fior. lib. X). 

A quei di la Terra di Fucecchio era go - 
vernata nel militare da un capitano della 
torre, ossia cassero del castello, per il cui 
mantenimento il comune di Fucecchia 
pagava a quello di Firenze lire 1200 per 
Zuso — Rei ile e criminale ora retta 

un potestà, eletto a sorte dalla Si, 
ria di Firenze fra i cittadini imbortati; 
nei casi però di un secondo giudizio le 
cause si portavano al giudice delle appel- 
lazioni a Firenze. Regolava l'economica 
un consiglio di anziani preseduto del gom- 
faloniere che amministrava e vendeva 
trata delle gabelle della vendita del 
rino quella dei “fumi Arno e Gusciana , 

le porte ‘ucecchio, i pascoli, ec. 

La Comunità manteneva un medico e 
un maestra di scuola, siccome spparisce 
da una deliberazione di quel consiglia 

ita 1) 26 sett 1345, colla quale fu de- 
ciso di dare lire 65 a maestro Simone me 
lico da Pistoja per residuo di suo salaria 
del servizio prestato in due anni al co- 
mune di Fucecchio, a tenore dell'istanza 
di Ser Giovanni tto da Firenze mao. 
stro di scuola de°giovanetti del comune 
di Fucecchio. ( Anca. Dirt. Fioa. Carte 
della Comunità di Fucecchio). 

Nel 1350, ai 5 ott. il consiglio comuni- 
tativo di Fucecchio nominà quattro ufi. 
ziali con balla di riformare li statuti con 
maunilativi. 

Nel 1430, a dì ag aprile, Neri di Gino 
i commissario geuerale dei Dieci 
Balìa di Firenze diede ordine si come= 
i di Fucecchio di chiudere a loro spe- 
ae il passo del Poute a Cappinno, e di eri, 
gervi un fortilizio a tenore della delibe- 
razione dei Consoli di Mare, per conto dei, 
quali nel di g marzo 1435, fu ordinata 

costrazione di una sega ad scqua da 
segare i legni ad uso della marina. = © 






























e FUCE 
Finalmente con sto pubblico dl 15 
sett. 1515 la comunità di Fucecchio, e 
ge di Val-di-Nievole concoruaronocon 
Niccolò di Michelozzo de'Michelozzi 
cittadino e notaro fiorentino, come proco- 
gatore di A'fonsina Orsini vedova di Pie 
ro di Lorenzo de' Medici, per la cessione 
dei terreni che la stessa Donna Alfonsiza 
si proponea diseccare intorno al Zago 
muovo, comunemente appello Lapo di 
Fucecchio. — Fed. Papure di Fucsccmo. 
In quanto spetta illa storia ercle."usti- 
«a, Fucecchio deve il suo lustro all'antica 
badia di S. Salvatore del Borgonuovo, 
rifabbricatu nel principio del secolo XII 
nel poggio di Salamarzana, sul quale ri- 
siede tuttora la ch. e il ccnvento, sebbene 
volto ordine e sesso diverso di religiosi. 
Emendochè il Pont. Gr.goriò VII con bol. 
la del g maggio 1085, confermata da molti 
altri Papi, csentò l'abbadia di Fucecchio 
da qualsiasi giurisdizione episcopale, 
dichiarò immediatamente soggetta 
Sede Apostolica. In grazi. pertanto di tali 
privilegj l'abbete del monastero di S. Sal 
vatore esentato dai diritti del pievino di 
Cappiaso, in cui Fucecchio era compreso, 
dominava e investiva liber..menie lulti i 











rettori delle chiese ima ce) 
Je quali era l'attuale collegiata di S. Giov. 
Battista stata eretta in bat ” 


per pri 
Pout. UrLa- 
mo II. — Ciò suscitò banga lite fra l’abbate 
di Futecchio e il vescovo di Lucca, per 
cui il Pont Junocenso III, dovè più volte 
(dal 1205 al 1208) a diversi delegati apo 
molici aflarne l'esame e il giudizio, sts- 
t0 sempre favoretole agli abbeti di Fu- 
eecchio. 
* Ma nel 14 ottobre del 1357 per ordine 
del Poet. Alessandro IV, l'abbadia di Fa 
erechio restò soppressa, i di lei possessi, 
diritti e privilegi ferono trasferiti nelle 
prime e nella bodessa delle Clarisse di 
ttajola presso Lucea. Dalia quale seg- 
grzione le chiese di Fueecchio pestarone 
sciolte, allorchè furono amegnaie alla die 
bey Saaminiate, siccome fu fici 
%0 dal Pont. Gregorio XV con bolla d 
, che riguarda l'erezione 





dalla nuova, mentre questa fu innalza 
te uel 1782 a ferma di crose latita sui 


FUCE 

Fondamenti dell'antica con più svelto e 
grandioso disegno, con la «pesa di sopra 
:2000 lire fiorentine a carico della cor w- 
nità. Nua vi sono pitture moderne che 
fermino l'artista, il quale ha bensì di che 
occuparsi nelle tavole della sagrestia ap- 
pirienute alla vecchia chiesa. 





po 
lia di Vallombrosani, furo- 
France: ‘ani Minori conven. 
tuali, i quali nel decl'nare del sec. XVIU 
cedcitero il loro posto alle Clarisse e Ile 
Camaldolensi, costà riunite dopo la sop- 
pressione dei due r'onasteri di S. Chiara 
e diS. Benedetto, fino allora esistiti dentro 
Fucecchio. 

L'arcipretura di Fucecchio fu eretta in 
collegiata con breve vescovile del HA 
le 1780, conferma, dal Pont. Pio VIE 
nel a giugno 1815. 

Il suo capitolo, la cui memoria risale 
al 1546, è composto di 12 canonici, noa 
compresa la dignità dell' arciprete pieva- 
no. Conta due canonici cè extra, e 6 ca 

Mani curati, 4 dei quali residenti in 

‘ucecchio, il 5° alla chiesa di S. Bai 
Jom-neo a Gappiano, e il 6.° a S, Pierino 
altr'Arno, due cappellanie curate, dipen. 















. denti dall'arciprete di Fucecchio, ca 


lanìe che sono per etigersi iu par.occhie. 

La collegiata Ji Fuceechio è uno dei 
Caposesto, o Vicariati foranei della dio- 
cesì di S«nminiato, il quile abbraccia le 
parrocchie delle comunità di Fucecchio, 
di Cerreto-Guidi e quelle della Com. di 
Lamporecebio che spettano alla diocesi 


ta. 
ut chiesa di S. Andrea a Fu- 
cerchio premo la porta di Cappiano, esì- 
steva fino dal 1235, poichè nell'agosto di 
quell’anno, vi fe stipulato un contralto. 

Abche la società di S. Ma.ia della Gro- 
ee a Facecchio conta mensorie del scso- 
lo XIV. 

Un altro convento di Francescani 200- 
calanti, la Nergine del Ritiro, esiste a più 
del poggio sulli strada dell'Arno, ossia sell 
antica via Francesca, dove va sorgendo 
un borgo nuoro, e dove trovasi altra c'e 
vota chiesa, la Madonna delle Vedute, da- 
tanti alla gran piazza di sotto, dov'è sta- 
to alificato en elegantissimo teatro. 

Nella piazza di messo posta rel centro 
della Terra esiste il palazzo comunitativa 


7UCE 


be] gran tempo ridotto ad uso di pretorio; 
in questa piazza di messo, davanti 
imagine gigantesca di $. Cristele 
no tuttora esi: ‘ente, dove nei secoli tra- 
scorsi rogavanzi i contratti della Comu. 
nità, senza la quale formalità gli atti pub- 
blici dichiaravansi di niva valore 

Beca però sorpresa di non trovare in 
Fucecchio fra gli stabilimenti di pubbli- 
ca pietà un ospedale, dopo che costà fino 
dal principio del secolo XI ve n'era uno 
per i pellegcini, affidato in segui 
compagnia secolare; e santo pi 
testo paese coniazi fra Je Ter.e più popo- 
late del Grandorsto, e e che per la buona 
delle sue rendite la Co- 
maunità di Fucecchio conta oggi in avan- 
20 una somusa non minore di 700,000 lire 
toscane 























FUSE 357 


-Sapplisseno iu parte allo r>opo le be 
nefiche disposizioni testamentarie di due 
benemeriti Fucecchiesi, il canonico Lui- 
gi Paperini, € Vincnzio Montanelli, già 
gonfaloniere; avendo essi destinato a be- 
nefizio dei poveri il frutto dei loro patri- 
monij ( circa 7000 scudi di fondo ). 

La Comunità per altro mantiene due 
medici, die chirurghi e due maestri di 
scuola, che uno di elementi, e l'altro di 
belie lettere, 

Circa l'aumento straordinario della po- 
polazione di Fucecchio, dal 1551 al 1833, 
si ve-lere nella tavoletta quì a) 

20 GT quale da d'uoposv et, che la 
popolazione del 1501 è compreusiva di 
tetto il distretto comunitativo di Fuoe- 
chio, valea dire, che cum equivale appena 
della popolazione attuale. 





Movimento della popolazione della Tess Di Fucaccuto e sue pendici 
«tre epoche diverse, divisa per famiglie. 





Comunità di Fueecchio.— 1) territorio 
Che costituisce questa comunità è di tyg-ura 
bislunga e irregolare ; ha la base più lar 
(2 volta a sett. cr* riposa nella Cerbaja, 
mentre il \eruce verso ostro tocva la ripa 
dell'Arno. Esso abbraccia una superficie di 
18090 quadr., dei quali quadr. Sos sono 
presi da corsi di acqua e da strade. 

Vi stanziava nel 1833 en> popolazione 
di g940 abit, corrispondenti a circa 450 
individei per egni mig. qued di suolo 
im) 


Erli com i teritori di otto comu- 
nità. — Del lato di sett. per il tragitto di 
circa messo migl. he di fronte la Com. 
di Uzzano mediante il fosso Sibolla, a 
partire dal ponte sulla strade R. traverse 
della Val.di-Nievole sino al ponte detto 
ile Porte che cavalca il fosso medesimo. 


val 





Ivi sottentra a eonfine la Com. di Bug- 
giano lungo lo stesso fewo, con cui si 
accom) nel canal nuovo del Capan- 
none, che poi attraversa da pon. a lev.. 
[n per varcare il pedule inferiore di 

‘acecchio nella sezione denominata l°.f- 
jone, onde giungere al canale del Terso 
che trova al porto delle Morette. Quivi 
subentra a confine dal lat> di lev. la Com. 
di Lamporecchio, con la quale percorre il 

etto canale sino davanti alla chiesa 
. Aquesto parito tro Com. 
Cerreto-Guidi lungo il canale del Terso, 
finchè esso, un miglio più sotto, si socop- 
pia a quello del Capannone, dove i due ca- 
nali cambiano il nome in quello di mae 
stro della Gusciane, emissario del pedule 
di Fucecchio; canale che neò riguardarsi 
come ana contiauazione del fiume Nio- 
4 








358 FUCE 
vole, che va a tribatare le bp ic 
Arno, puco lungi dalla Seresse, emissario 
del lago di Bientina. — ed. Guecuna © 
Nirvots fiume. 

Il terreno che costituisce l' esterna os- 
satura del porgio di di Faceochio, è simile 


a quello le colline 
longitudinali alte 1 Greciana, consistenti 
in ripetati letti di di ghiaie della grossezza 
di una di un-uovo 
di struzzo, ghi je andtini tutte da rocce 
di macigno, e di alberese trascinate costà 
dai monti detti di cotto Finiaia, cia dal 


rappo di rep: 

e CE poi dell'Arno vagassero 
in un Leste lungo le colline di Cer. 
reto-Gi quelle di Ripoli e Fuceochio, 
lo dichiara il nome di Sreri che rino da 

otto secoli almeno porta questa coni 
e che lrpniangrnn ini pepincichar 
ti per un alveo, ossivvero 
Sicara, 1 nno somaro ati oc 

menti del medio ero; fra i quali ci 
rò l'itinerario di Filippo Augusto re di 
Francia, allorchè reduce dalla terza cro- 
ciata (an. 1191), da Roma si avviava per la 
strada Francesca nell'alta Italia. (Anro- 
1oc1a se Frazsar, Giugno del 1833 peg. 16). 
Allora la strada Francesca attraversava 
pito il poggiodi Puoecchio dor imesi dell tenzi 
uello a sinistra, il più discorto 
lima, ppellevasi Arno nero, e 10- 
ei dll'Altopescio S 














te "la Loilina di esso Fucecchio, designa- 
vasi col vocabolo di Arne bianco. Anche 
sia questo bisarno, chiumato Armicimo in 
alcune carte del secolo XIII, l'Lmp. Fe 
derigo Il con privilegio dell’aprile 1244. 
diede facoltà alli stessi Ospitalieri dell' 
Altopascio di costruire per comedo ed uso 
dei Laven n ‘una specie di ponte mobi. 


Nel secolo XV Je alluvioni del fame 
dovettero ostraire l.fro bianco, ossia il 
ramo più piccolo, mentre al terreno di 
quel letto colmato restò I° 
mignolo di Arnicino. Tale 
un contratto del 1481, col quale Gagi 





ta 
LI 
F 
" 








atario perpetuo della mansio- 
ne d'Altopescio, permutò e cedè ai com- 


FUCE 


soli dell'arte del cambio di Firenze, fra 
beni, on di terra premo 





che ad drnicino premo il fiume Arno 
(Lan, Modoepor. parte IP.) 

Le terre acquistate per l'incanalamen- 
to in un solo alveo dell'Arse davanti a 
Fucecchio, vennere în potere della badia 
presccennata, alla quale 
dripoll, cn 1 cn privo ne potrai 

decime dovute al R. 


Fisco: Se ti ini do cime 
universe: terrarum et novorum. agroram 

ium ed Curiam de Ficiclo, et ejus 
pinza percipere , vel habere. (Luni, 


Esisteva costà, nelle terre dei nuovi 
acquisti fra le ripe dell'Arno e Fucecchio, 
una chiesa sino dal secolo XII in luogo 
detto Grimagneto, per la quale era iu- 
sorta lite fra l'abbate DAnsetino di Foceo 
chio, che sosteneva esser di padronato del 
suo monastero, e il pievano di S. Gene 
sio, che la reclamava come filiale del seo 
piviere; sicchè il Papa Pasquale II sea 

questa causa, e la sentenza fa 
Soaternzta da Celestino III nella bolla 
delag aprile 1194 a favore del preposto di 

Genesio. — Anche rapporto ai confini 
distrettuali del territorio alla sinistra del. 
l'Arno, sino da quel tempo erano insorte 
controversie fr il comune di Fucecchio 
« quello di Sanminiato, per terminare le 
quali, nel 3o sett. del 1294, fu pronune 
ziato un lodo da quattro erbitri eletti dal- 
le perti; nella quale circostanza furono 
eziandio apposti i termini e tracciata una 
fossa nuova lungo la via detta il Petrorio, 
nella fossa di Cavene sino al Gume. 

In quanto al distretto di Fucecchio si- 
tuato alla destra dell'Arno e nella Cer. 
heja, si prese per norma una 
ne dei 30 sett Pio fatta dal collegio 
de' Priori degli Anziani della Rep. di 
Lucca, con la quale fu concesso ai Co 
muni di Oltrario, di Massa-Piscatoria e di 
Ceppiano la domandata unione con quel 
lo di Fucecchio. (Asca. Dre. Fioa. Carte 
della Com. di Fucecchio.) 

A quell'epoca, ed anche nei secoli po- 
steriori, la comunita di Fucecchio dava 





FUCE FUCE 359 


ia afitto i pascoli della Cerbaja alla de- convertito in seguito in un mulino delle 
stra del canal della Gusciana, cioè, di RR. possessioni. 

Orentano, di Galleno e di Stafioli. Per Ma le vicende idrometriche del 
efkttio di i suoi sindschi, nel 1413, Tago della Gusciana , rinvio il lettore 
(13 agosto ) affittarono per cento fiorini agli articeli Gosciama, e Pasuta ne Fu- 
l'oro l'anno quelle pestare a Mess. Gen- csccsso; solamente mi limiterò qui a rem- 
tile Giglio del fu maestro Tommaso del mentare il benefico editto de' 4 settem- 
Garbo medico farzoso di Firenze; quindi, bre 1780, col quale, dopo quasi un se 
sel 1400 ai di giep., Il potest di FE colo di reclami dei Valdi 
renze eletto in giudi È dai Nievole, e di Fucecchio, dopo tant ripe- 
sindachi dei comuni di Fucecchio,diSan- tute visite e relazioni di sommi matema- 
ta-Croce e di Castelfranco per cagione dei tici, che reclamavano le cure del R. 
detti pascoli, mediante en lodo da eso verno per ottenere la massima 
promunziato, fa assegnata a ciascuno dei ne scque del pàdule di Fueecchio 
sopraddetti comuni la loro porzione del. con la demolizione indispentabil della 
leCerbaja, descrivendone i respettivi con- pescaja alzato nel 1435 al ponte s Ceppia- 
fini. In y alle differenze nate fra le mo; il sommo legislatore i» 
Com.di € quella.di Larciano, Pisrao Leorotso I, di sempre cara memo- 








confini le RR. bandite, < fa bor] 
5 ibertà ai fronti 
di pisa piper derivi 


colmare 
terreni. E quasi che simili atti di 
ità non bastamero, volle quell 





Li colose che nell'estiva siagione vi sta» 
tiavano. 
Da quanto ci è finora diseorno è feci 
Je arguire di qual natura siano i 
e 


Ahi Redi, E icceme dificilmente quei ri 
ni arrivano sani alla calda stagione, si 
ricorre al cempeneo della distillazione; 
Lg bit di fanta Gees 
‘propria degli al di Santa-Croce. 

In Fuosechio l’arte più estesa è quella 
di pettinare il line e la canapa, due generi 
che in oggi sone peristi costà per la mag- 
gior perte dall'estero, mentre questo me- 
stiere in origine mecque e ci propagò in 
Fuoecchio pel bisogno di lavorare il pro 
dotto del proprio prese. 

Esisionb 1a Fucecchio sei tiatorie Lari 
Lingere i temuti di filo e di canapa; vi si 
contano due fabbriche di cappelli di feb 
tro; e sulle sive dell'Arno sono due for 
maci di 


Ta conformità dell to 


vale de' sg. sett. 1974, relativo all'orga 
nizzazione di un migliore sistema eco. 
‘Îmomico delle csmunità del distretto fio- 
rentino, anche a questa di Faoecchio, con 
editto speciale del 19 dicembre dell’anno 
predetto, fu prescritto un muove sisiema 
amministrativo, e l'estenzione del suo ter- 








Vengo la strada la Veldernese « quella 
Traversa luoche. 

fa Fecvloaicoa molli fe 
tiro pi iena nm mereaie del più 
tati della Valle, 
IA ogni 

sto dope l' Ascensione, e l'altra nel mar 
dedi successivo alla festa di Tutti i Senti. 
‘Se contare si dovessero i Visconti fr 
i soggetti di maggior merito che ha for- 
‘mito Fucecchio, noi dovremmo citere non 
solamente il card. Guido di Ud 
‘meniato, ma Filippo Visconte di Fucse 
chio, che nel 1288 comandava uma galera 
‘alla battaglia della Meloria; e Corsine Vi- 
sconte, che fu giudice degli appelli ia 
Volterra nell'anno 1265. 

Era forse della stessa consorteria quell 
Earico Conte e Vescove di Luni, che dall 
anno 1273 al 1296, governando la su: 
chiesa, rivendicò molti diritti e giurisdi- 
tieni; e fa egli che pensò a (ar traecri 
vere tutti i diplomi, privilegii, lodi, ces- 
Aratti di 
vi ia un li 
N Ara mella castle di Ser 
sana sotto îl nome di Codice Pellericisa 


FULI 
di 
te postero di Carteirnnco 


ssi 
sotto, edi 
comunita 


POPOLAZIONE della Comunità di Focsccsro a tre epoche diverse. 





+ Abitmti 1958x° SSg9 n? 9940 


Somma italo ....... 


FUGHANO nella Valle dell'Ombrene —Essa nel 1945 contava 66 abit., mentre 
pistojese. — Ved. Fosusmo. mel 1551 aveva soli 28 individai. 


FUGNAFO e BILIANO in Va}-d' Era. 


lecolline, che diramensi dal monte di Vol 

terra fra il borro drpiso e il fi. Era. 
Mel 1293 gli abitanti di Fugnono 0 

Biliono rinnovarono il giuramento di fe- 


deltà alle città di Volterra (Ance. Duri. 
to 


Foa. Comunità di Polterra). 

Fra le case di compagna ne esiste costà 
ta di proprietà della petrizia famiglia 
‘Velterrana Mafiti.. . 

La perr. di S. Michele a Fugnano nel 
21745 contava 5g abit. 

FUGNANO di S. Gimignano. — Cas 
da cai perr. di S. Rertolemmeo apperte 
nera alla Dioc. di Vohern, innanzi che 
Fr niaien sul declinare del secolo 


FULIGNANO (Fulizienum) in Val. 
d'Elm. — Cas. e antica ch. perr. (S. Lo- 
renze ) con l'annesso di S. ale 

ignoli , cca plebana, una volta filiale 

ch. prepositura di . 
da cui è cirea migl. s $ 2 lev. nella Com. 
e Giur. medesima, Disc. di Colle, una 


se FULT 

Nell'anno poi 1087, ai 25 aprile, quat 
tre (ratelli fedi di contado; riusitii 
mella badia di S. Salvadore a Isola, ven 
derono a quei monaci la loro porzione di 
corte di Fuliguano con la sesta parte del 
la corte e cast. di Siaggia, eccettuata la 
torre dentro il castello e una casa dentro 
le mura di Castiglioncello (Ghinibaldi ). 

Anche in un atto di donazione, fatto 
nell’ott. del 996 alla badia fiorentine, si 
mominano due corti poste in questo casale 
di Fulignano: siccome pure i Pont. Lo- 
cio II nel 1183, e Onorio III nel 1310, 
confermarono ai i della pieve di 
Sen-Gimignavo i diritti che aveva la loro 


chiesa nella corte di Fulignano, e nella T' 
Lorenzo. 


sua cappella di S. 

La perr. di S. Lorento a Fulignano 
conta 267 abit 

Fouronano nel Val-d' Arno sotto Fi. 
renze.— Ces. che fu nel piano di Sesto, 


di S. Romolo a nata, Com. 

e . di Sesto, Dioc. e Comp. di Fi. 
renze. 

A questo lsogo di Falignano riferisce 


un istramento rogato, nel nov. del 1042, 
in: PiancalJoli dell'Appennino Imolese, 
ora del Vicariato R. di Firenzuola; col 
psetrà atto il C. Landolfo figlio del fu C. 

della 


tifredo, detto Goltizio, a seconda 
Vegge rda che professava, donò 
cagione di more (scorgincop ) alla fas 


sposa Allina figlia di Adoaldo la quarta 
perte d'en gran numero di corti che pos. 


sedeva mella Toscana, e precisamente nel nità. 


Chianti, nel Mugello, e nel piano di Se. 
cui nomina fra le altre la sua curte 
di Fulignano. 





Aoche i canonici della cattedrale di 
di 


Firenze, e più tardi la chiesa collegiata 
di 8, Maria Maggiore della siocsa città te 
mevano dei fitti in Faliguano del popolo 
di Colonnata, In quanto alla cattedrale 6o- 
rentima si rammentarono due documenti 
sotto gli anni 1072 e 1084 bg Co 
romzara me Sesro; rapporto poi a S. Ma- 
ria Maggiore, essa nel asd sc “a 
di terra situato nella villa di C>- 
mata in luogo denominato Fuligneno. 
— Fed. Cowornata m Suso. 
FULTIGNANO nella Valle del Bisen. 
io. — Ped. Fartasaro. 
FULTIGNANO ( EREMO pi S. SAL- 
VABORE a).—È uno dei primi conventi 
di Romitazi Agostiniani che si conosca 


FUMA 


im Toscana, che poi, aggregato a 

della Selva del Lago nel Mon ri 

presso Siena, diede il titolo alla Congre 

Fr ita 

UN; (MON 

no di Verghereto. ) monie posto 

sul confine del Granducato con la regione 

Urbinate di Nonte-Feltro e di Sersina, 

fra il monte Cornero e le Balze risiedo 

nel nodo della catena centrale dell”, 

nino, da dove incominciano a schi 

tre valli le più centrali dell’ Italia; cioè, 

la Valle del Tevere, quella del Savio e la 

valle della Marecchia nell'antica provia- 

cia dell'Alpi Appeunine. — Ved. Bus 
"eo, 


ALDA. 
Il monte Frimajolo fa designato in un 
istrumento del 1330, nel quale si dichiara 
che la chiesa di S Giovau Battista inter 
embas Peres, attualmente per. plebena, 
era situata fra il. monte Ocri de Saxeno 
(forse quello che on è chiamato È Ser 
doni, a cagione grandi i sc00- 
nese di learn dolo che lo ricuo 
prono), la piaggia di S. Alberigo, il mon 
dedi VunbialEt ti monte di doguilone. 
Anche in una convenzione stipalata, li 10 
ottobre 1350, fra i nobili della Faggiuola 
e il priore di S. Gio. Battista fra le due 





Carte di $. Eu 

La ch. di S. Fabiano a Fumelgello, ce 
sia di Tensano era di padronato della be 
dia di Poggibonsi sino dal 1180, siccome 


apparisce da un contratto del 36 nov. di 
detto anno , riguardante una permula di 





Esso è rammentato fino dal 715 
‘agitata in Siena per cagione del 
ievi del contado senese, comprese però 
si diocesi di Arezzo; mentre a quell” 
epoca deva il titaloa unacappalli ($- Pin. 
tre in fundo Gellino) compresa nel 
re di È. Maria ad Altaserra, attua) 
te pieve di $. Maria e Montebenichi. — 
Forse a questo fondo Gellino riferisce un 
istramento del gennajo 1003, col quale i 
bisnipoti del Conte Wuinifgi coni 








no alla loro bedia della Berardenga, fra sel 


gli altri del Chianti, quelli i iu 
Gellino putido in Colle fenali, in Sezia- 
no, in Piscinule etc. — Wed. Bensasen- 
64, e Atrasenna. 

Funse-Luco nella Valle dell'Ombrose 
senese. — Wed. Casusoas, e Luco ($. du 
eso mn). 

Furse-M scuo nel littorale di Livor. 
no.— Podere che fu dei Conti della Ghe- 
rardesca, fone sino da quando Wallresto di 
Radgauso cittadino pisano assegnò in du- 
te, nell'anno 754, alla sua badia di S. Pie- * 





quale Bavvi una case di cmpegna delle 
miglia Borghesi di Siena 

. di $. Michele a Fnngaja con 
etti Lorenzo al Colle conta 118 





Dr. Fivs. Badia di Coltibuono ) 

FUSIANO, o FUSCIANO (Fusianum) 
nella Valle dell Ombrone pistojese. — 
Villata che diede il titolo alla chiesa di S. 


Biagio, il di cui popolo da'lunga nno 
è aggregato a quello della pieve di S. Ma- 
ria a Bacchereto , nelle pendici orientali 


n04 FUTA 


di Monte-Albano , Com. Giar. e ci.ca s 
a pon. di Carmignano, Dioc. di 
Distoje, Comp. di Firenze. 

La ch. parr. di S. Biagi 
© Fusiano è rammentata in una mem 
ber na dell'antico mon. di S. Bartolom. 
meo di Pistoja sotto il di 7 aprile 1398, 
@ in quelle de' PP. Domenicani della st-s- 
sa città, al 18 geon. 1430. (Ance. Dirt. 
Fia. Carte di quei due Monasteri). 

FUTA (MONTE patta ) ossia MONTE 
» FO' nell Appennino dello Stale. — 
Porta il nome di Futa il varco più fre 
quentato della catena centrale dell’ Ap- 

1nnino, che trovasi a 1560 br. sopra il 
livello del mare Muliterraneo, circa 60 br. 
più depresso della sovrastante cresta del 
Monie di Fo 

Di costà, venendo di! cast. di Gagliano, 
passava l'antica strada «asestre, che dalla 
provincia dsl Magelle varcava il giogo 
dello Stale, da dove proseguiva nel rerri- 
torio di Bologna. La qual via maestra fu 
afforzata pel 1358 dalla Rep. fiorentina, 
onde difender il contado da una n 
cursione che meditavano di eseguire per 
il passo dello Stale le compagnie di capi. 
tani di ventura; sicchè (p>r asserto del 
cronista Matteo Villani ) in breve tenspo 
fa fatta lungo l'Appennino dello Stele 
tina chiuse per la traversa dei poggi di 
ot iglia con fossi - steccati, torri e 
speme bertesche di legname. ( Marr. Via- 
tant, Cronica ). 

Fri in quell occasione che i reggitori 
delle Rep. Sorentina fecero rintracciare 
l’istrumento della donazione del territo 
ric dello Stale fatta ai 7 dicembre 1048 
dal C. Guglielmo Bulgaro di Fucecchio 
a favore della badia di Settimo prese Fi- 
renze cui amegnò in dote la contrada, che 
poi prose il nome di Conica dello Stale, 
affinchè quei monaci vi erigemere un 




















l'arte degli albergatori nelle città, mo 
meno nelle aperte campagne e mei mont 
ia ii iti dell'A, mino. 

Tali ricerche fufono spacistmente pro 
mosse dallo scopo di rintracciare i conf 
ni fra il territorio bolognese e quello fin 
rentino, nel quale ulti.n0 era corapresa la 
vasta tenuta dello Stele, ossia dell'Ospe 
dale; tenuta che ivi c'ichiarasi posta nella 
contrada di Gall'‘ano Nella specificauzio 
ne ci tali confini, sebbene non sia ge 
ficato il varco della Futa, ossia del Afoe- 
te di Fò. pure sembra ivi designato cca 
le espressioni di Colline di Feo di Ubal- 
do e di Feo di Carbone. 

La fabbrica della dogana della Futa, 
tutta di pietre ivato, fra fatta costrai- 
re dal G. D. Piani I, che isti 
tai questa dopana la soppressione 
della Contee dello bordi Vea. Sta. 

Fanno capo alla dogana della Futa le 
merci che entrano nel Granducato per le 








in vie che provengono da Piano, da 


ne e da Barigazza. — Il dogagiere della 
Futa è di terza classe, e dipend= da quel 
lo vi seconda classe dellé Filigare. 

TI pesso della Futa era temuto una vol. 
tu dai passeggieri per la violenza dei venti 
che sofiano su quello nude somu.ità dell' 
Appeanine, spec:almente lungo la crinie- 
ra dei monti ira la Futa e l'eslerio dll 
Traversa presso il Sesso ci Castro, la qual 
criniera divide la valle transappentina 
del Santerno da quella superiore della Sie 
ve, ossia del Mugello. La rmunificenza del 
Grandu.a felicemente regnante ha proce. 
Tato un riparo a tali bufere, mediante sa 
costrazione di due lunghi e rossi mure- 
glioni, che a guisa di bastioni difendoso 
le vettore e i passeggieri nei punti più 
esposti al vento in mesto a quel passaggio 


G 


Gis — Fed. Can srors e Gan 


suora. 
GABBARI ( MONTE ). — Wed. Aurz 
Arosa, Fansoccsta , Sramesa. 
GABBIANA o GABIANA (Gabiana) in 
Valdi-Magra. — Cas. che dà il nome 
la pare. di S. Andres a Gabbiana 
Com. Giur. e circa 3 mij N 
Dioc: di Pontremoli, già di Luni 
Sruta, Comp, di Pisa. 
Risiele sopra un poggio, la cui base è 
bagnata dal torr. Civiglie tributario sini- 
siro del finme Magra quasi sulla foce del 


Teverone. 

Questi nomi di Gabbiana, Gabbiano, 
Gabbiola, Gabiaule, e simili, parve a mol 
U erediti che essi ripeer del la loro 
etimologia ed origine da predii apperte- 
tuti a coloni o altri romani addetti alla 
pente Gabbia o Gevia. . 

Fanno perte della zione di Gab- 
li Casso- 








biena diverse villate, fra Je 
lana, Greciola, Baratti, Degliò, Favale, 
Casella, ec. consistenti tulte in piccoli 
greppi di case e di famiglie. 

N casale maggiore, quello di Cassola- 
ne, è nominato in en istramento di di- 
vitione di fedi, fatta nel 1295 fra di- 





GABBIANELLO (Gabianellum) in Val. 
di-Sieve.— Cas. la cui ch. parr. (S. Miche- 
Xe) è annessa alla cura di Laci fiano nel 

- Giue. 





Frati.— Ped. Locsesuno. 

GABBIANO nel Val-d' Arno inferiore. 
= Cas. ridotto a un colle boschivo con 
oratorio (S. Barbara) già parr. dell'anti- 
% piviere di Montopoli, dalla qual Terra 
è dreca un migl. a ostro, nel Com. 


‘ ‘gia di 





istessa, Dioce. di. 
Comp, di Firenze. 
mn 


£ il colle di Gabbiano bagnato a pon. 
dal toer. Cecina, a non molta distanza dal- 
la via comunitativa che da Montopoli gui. 
da a Palaja. si 

GABBIANO in Val di Chiana. — Cas. 
e parr. (S. Firmena) nel piv. ino 
Com. Giur. e circa 7 migl. a lib. di Cor- 
tona, Dioc. medesima, una volta di Chiusi, 
Comp, di Arezzo, - 

Trovasi in un poggetto alla sinistra del 
rio Massarone, alla cui destra passa la 
strada provinciale che da Cortona guida a 
Valiano sul Canal maestro della Chi: 

La par. di $. Firmena a Gabbiano no- 
Vera 192 abit 

GABBIANO in Valdi-Greve.— Villa 
che fa dei Ridolfi, attualmente Romelli 
del Turco, nella parr. di S. Andrea a No- 
vole, Com. Giur, e circa migl. 4 4 a lev. 
di Sancasciano, Dioc. e Comp. di Firense. 

GARETATO nelle Valle Ombrone 

jese. — Cas. con rr. (S. Miche 

) nel piviere di Vinatclano; fissa della 
Porta Luochese di Pistoja, Giur. e Dioc. 
della stessa città, dalla quale è circa 3 mi. 
glia a poù. Comp. di Firenze. 

Giace alla base orientale del poggio di 
Seravalle alla destra del tore, Piuci, e 
della strada R. lucchese. 

La «par. di S. Michele a Gabbiano ha 
149 abit. . ù 

GABBIANO in Val-di-Sieve.—Cas. con 
parr. (S. Lorenzo ) nel piv. Com. e circa 
migl. a $ a sett. di S. Piero a Sieve, Giur, 
di + Dice. e Comp. di Firenze. 
* Cotesto Gabbiano è in una pia» 
mura salla strada comunilativa che diri. 
guai per Gagliano lla destra del tore Cor. 

«sal confine della Qoe. di S. Pio 
ro a Sieve con quella di Scarperia. 

L'altare maggiore della ch. di Gabbia» 
no ba una bella tavola dipinta da Jacopo 
Vignali rappresentante il titolare con al. 
tri tre sentì della Congregazione Vallom- 
brosana stata patrona di questa chiesa. Fi. 
mo al principio det XIX era esa 
governata da un curato monaco Vallom- 
brosano della badia di Vigesimr, sebbene 
mel secolo XIV fosse manvale della badia 

4 





366 GABB 

de’ Vallombrosani, come apparisce daila 
visita fatta li 6 ottobre 1322 da don Si- 
mone da Gavill: generate di quella Con- 
gregazione. Attualmente il parroco è ina- 
movibile. 

La parr. di S. Lorenzo a Gabbiano con- 
ta 111 abic., 30 dei quali spettano alla 
Com. di Scarperia. 

Gannrano, e Cassiera nella Valle del 
Serchio in Garfagnana. — Villa perduta 
dove fr. un monastero nell'antica vicaria 
€ piviere di Gallicano, Dioc. di Lucca, 
Duc. di Modena. 

i; li Corvaja, ai 


T trumento del 1266 
lato nella villa di Gabbiano, in orto 7ia- 
ciguerrae quondam domini Peltri olim 
de Castello Aghinolfi. ( demor. per ser- 
vire all'Istoria di Lucca. T. III.) 

Il monastero di Cavhieta o Cabbiata 
trovssi registrato nel piviere di Gallica- 
mo sino dal 1260. 

GABBIAVOLA, GABBIAVOLI, già 
Gansracra e Ganasone in Val d' Elsa. 

Jo dubito che questa villa di Gabbia- 
vola sia quella che diede ii 


di 
mmeniata in un istrumento rogato insCa. 
stel-fiorentino nel 1415 ai 18 fuglio. Es 
#0 contiene la vendita di un pezzo di 
terra nel popolo di S. Bartolommeo 
a Gabbajala, nel piau di Pesciola, fatta 
di un popolano di S. Quirico alla Sodera 
mel piviere di S. Pietro in Mercato (Ance. 
Duer. Fioe. Carte di Cestello); e forse è 
la medesima chiesa di S, Bartolommeo a 
Grabbiolla che trovasi registrata nei cata- 
loghi della diocesi fiorentina e nel balzello 
imposto dalla Rep., nel 1444, sotto il pi- 
Viere di diouterappoli. 

Comecchessia l: cura di S. Bartolom. 
meo a Gabbiavole, giù detta a Cabajole, fu 
annessa alla cara di S, Frediano a Neb- 





























Jima a sinistra della strada provinciale 
volterrana che da Montespertoli guida a 
Castel.fiorentino. — Wed. Cusssote. 
Cotesta villata, al pari di altri castel 
Vi di Val-d' Elsa, appartenne ei conti Al- 





conte Rainaldo e il conte Maghin.r- 
do, «ratelli e figli del C. Alberto e della 
conte» a Traversara, noti specialmente 
per la guerra di Semifonte che fu pur 
loro feudo. Nel quale istrumento, fra le 
essioni dei conti Alberti i 
Val-d° Elsa e in Val 
tano le corti di Ripa, di Zignano, di Foe- 
dignaro, di Bagnolo, ui Gricciano, di Tre 
valli e di Gubbiauia. (snc. Dirt. Fio-.— 
Cane dell'Ospedale di Bonifazio). 

Tali possessioni dei CC Alberti ci ri- 
chiamano a una del:berazione fatta dalla 
Signoria di Firenze li 13 aprile del 1318, 
mercè cui furono deputate 15 persone 
per esaminare i privilegi di esenzioni dal. 
Je gabelle che reclamava un conte Alberto, 
chiamato Berto, che tu figlio lel C. Azzo 
lino, e nipote di Alberto del C. Maghi 
nando sopranominato. Il qual conte Berto 
di Azzolino, nel 1318, abitava il palazzo 
antico dei conti suoi agnati în Certaldo, 

sessioni di i - 
(Taxciom, Fiaggi T. VIII p. 114 e sett) 
4'la predetta chiesa di S. Bai Mommeo 

Gubbiavola , ossia a Gutajola, riferi. 
izione ivi collocata , nel 159%, 
dal C. Alberto figlio del C. Antonio degli 
Alberti di Firenze, che prò leggessi nel 
Lami. (Afon. Eccs. Flor. Tom. Il p. 783) 

GABBIOLA in Val di Pesa ( Cavianle 
© GobiiAula).— Cas. che ebbe ch. pen. 
(S. Stefano) il cui popolo siuo dal secolo 
XVI fu annesso alla pieve di S. Giovanni 
in Sugana, attualmente oraterio pubblico 
nella Com. della Case'lina e Torri, Giur. 
e circa 4 migl. a maestro di San-Cascie 
no, Dioc. e Comp. di Firenze. 

Risiede in mezzo alle pinete sui pog- 
di della Romola, alla destra del primora- 
mo della strada provinciale volterrana che 
si stacca dalla R. romana al Galluzzo. 

La 


























fu a per decreto dei 
da Mons. Guido Serguidi 
scovile ad istanza del pi 
Poco lungi dall'oratorio di Gabbiola, 
ma alquanto più in alto, si vedono le trae- 
e coi fondamenti di un muro nella lau- 
qbezza di br. 104, e nella Larghezza di 
br. 50, indizj di un gran fabbricato qua- 








GABB 


drilungo, ad uso probebilmente di casa 
torrita, giacchè luttora cotesta località 
conserva il nome di castello. 

A questa Gabbiola, detta Castel-vecchio 
di Val di Pesa, probabilmente appella un 
istrumento del 27 ott. 1075, stipulato in 
Gabiaula giudicaria fiorentina, col quale 
Pietro del fu Alhino da Gabiaz/a vendè 
la quarta perte del poggio di Castelveo- 
chio. ( Arca. Dirt. Fiona. Badia di Passi. 


ittero (Gebretum ) in Valdi-Ceci.. 
ma.— Cast. distrutto dietro ai poggi di 
Monte-Catini di Val-di-Cecina, alla cai 
chiesa filiale fù riunita la pieve dei SS. 
Dionigi, Rustico ed Eleuterio di Gabbre 
to, Dioc. di Volterra, Comp. di Firenze. 

Il castello di Gabbreto deve il suo no. 
me alla qualità del suolo di che in 
cotesti monti predomina; ed era uno di 
quei tanti castelletti del contado volter- 
rano, che Arrigo VI nel 1186 concesse con 
titolo di feudo a Iklebrando Pannocchie- 
schi Vese. di Volterra. 

Ma simili privilegi, comecchè personali 
e di precaria durata, risultando sempre 
fn pregiudizio della pubblica libertà, în 
un tempo in cui tutti i popoli tentavano 
di rivendicarla, anche gli uomini di Gab. 
breto, al pari di tutti gli altri abitanti 
delle ville registrate nel diploma preac- 
cennato, tornarono presto sotto l' ohbe. 
dienza del comune di Volterra. Infatti nei 
suoi archivii si ritrovano g 
Blici di sottomissione prestata di 
popoli di quel contado al potestà 
terra, atti che vennero rinnovati dopo 
com le forze dei Ghibellini mercè 
le battaglie di Benevento. Quindi anche 
i sindachi del comune di Gabbreio giu- 
rarono obbedienza alla citta di Volterra 
nel giorno 35 genn. del 1373, siccome 
l'arevano giurata i soci antecessori nel 
die. del 1335 e nel nov. del 1351 

















mao nella somma di lire 7150, mentre 
Mienimo fu tassato in L. 1250, Sorbajano 
e Agnano in L. 500 per ciascuno. Cosic- 
chè il totale della prediale toccata nell'an- 
no suddivisato a un distretto territoriale 






Î, 
9400 di quella moneta, corrispondente a 


GABB 367 


ua dipresso a circa 36000 lire fiorentine 
del cono sttuale.— (Asca. Dirt. Fioa. 
Carte della Comunità di Volterra). 

Il ca fabbreto è rammentato come 
‘uo fortilizio in un Urattato di tregua fat- 
ta nel 1315 fra i Pisani, e i Volterrani 
dopo la battaglia di Monte-Catini di Val 
di Nievole. 

La pieve di Gabbreto comprendeva nella 
sua giurisdizione le seguenti setto chiese: 
io di Munte-Catini, eretta in pie- 

stesso titolo; a. $. Giovanni di 











1.8. Bia, 
Te solto 





Caporciano; 5. S. 
esistente; 6. la chiesa di Terenzano , di- 
strutta; 7. S. Andrea di Miemmo , chiesa 
riedificata dal G. D. Pietro Leopoldo I. 
Gabbreto fu segnalato sul confine dell' 
antico coutalo pisano nei diplomi eon- 


cessi degl’ Imp. Arrigo VI, Ottone IV e 
Carlo IV a quella città. 

Nel 1403, ai so agosto, l'arcidiacono di 
Volterra, come delegato apostolico, ineor- 

rò al decanato della cattedrale di quel 
PR città la pieve di Gabbreto e la chiesa 
di S. inn di Scandicci nel piv. di 
Pova, ossia a Pitti, della Dioc. ima, 
unitamente ai loro beni. (Anca. Dart. Fior. 





b- Olivetani di Pisa). — Ved. Moxra-Carin 


di Val di Cecina. 
GABBRO,GABBRETO,MONTE-GAB- 
BRO, MONTE-FERRATO, MONTE-NE- 
RO, MONTE-TIGXOSO, NONTE-PELA. 
TO, MONTE-ROGNOSO ec. — Sono di 
quei nomi dati a una qualche contrada, 
poggio o castello, ordinariamente situati 
d'appresso, 0 anche sopra un terreno che 
i naturalisti toscani chiamarono gabbro. 
11 qual terreno generalmente di tinta ver. 
de-nera, d'aspetto ferriguo, di qualità ma- 
gnesiaca , suol esere poco propizio alla 
vegetazione di molte piante. — Noi in- 
dicheremo quì appresso alcune poche cow- 
trade designate col nome di Gabbro o di 
Monte-Gabbro cow nella Toscana. 
GABBRO ( ‘EL pt) nei monti Li- 
i in Val di Tora. — Vill. sperto e 
di alcuna rocca o torre con 
Le le (S. Michele) nella Com. 
e circa 6 migl. a ostro di ColleSalvetti, 






308 GABB 
Giur. Diec. e 8 migì » poncecir. di Li- 


vorno, di 
Risiede in costa sulla lice orienta. 
rgeastiariri ivornesi 
Scauro, ossia R. 






Centrino, titolo com cui 


sua ch, parr. di S. Michele, quando era fi- 
liale della pieve di $. Giovanni a Cama- 
jano, situata sul botro di Riardo nel luo- 
go denominato tuttora la pievaccia. — 
Ved. Camazano. 

La memoria più vetesta che a me siasi 
presentata, relativa a questo villaggio di 
Gabbro, è în una pergamena del 1203 ap 
partenuta al mon. di S. Lorenzo alle Ri- 
volte di Pisa. (Asca. Dirt. Fioa.) 

La perr. di S. Michele a Gabbro, nel 
1551 contava soli 198 abit., nel 1745 ne 
uveva 369, e nel 1833 ne noverava 836. 

Gassso in Val-di-Cecina. — Cas. esi- 
stito nelle spalle del poggio di Montieri, 
da cui ebbe titolo la chicsa della Camo 
nica di Gabbro, faciente parle del sop) 
so piviere di Sorciano fra Montieri ed 
Elci, Dioe. di Volterra, Comp. di Siena. 

GABBRO (MONTE) in Val d'Elsa — 
Costellare che chbe il nome da un poggio 





Il cast. e distretto di Monie-Gabbro fn 
cuncesso dall'imp. Arrigo VI al vescovo 
di Volterra tue ndo Pannocchieschi, 
dai successori del quale pamò nelle poien- 
te famiglia Belforii , stata per lunga età 
signora di Moaie-Gabbro. Anche la chiesa 

itara di Sew-Gimignano n 

ni nella corie di Monte-Gabbro, con- 

fermati a quel ;:reposto dal pont. Osorio 
III con holla del 3 agosto raso. 

La natura del terreno però nori corri- 
sponde al nome di Gahbroche porte que- 
sta collina, quantunque poco lungi di lì 
si trovino rocee ofiolitiche. Avvegnachè 
il Monte-Gabèro trovasi coperto da un tufo 
arenario ripieno di conchiglie fossili ma- 
riue, e procipuamente di grandi terehea- 





- registrate tra quelle dell’ 


GAGG 








mò in parte per nna smotta di quel ter 
reno. 

Ta prossimità di un terzodi migl, ale. 
dei raderi di Monte-Gabbro , trovasi ua 
masso di calcaria maruosa che ha una ne 
turale perforazione internamente caver 
nosa, la quale al mutare dei tempi tra. 
manda un risentito soffio di vento, deb 
perciò il buco del vento. 

GABURRACCIA. — Ped. Casunnion 
nella Valle del Santerno. 

Gaznza o Gaseuna in Val di Chiare 
— Cast. distrutto che diede il titolo all 

. di S. Maria a Gajenna nel piv. dd 
Com. e Giur. di Civitella, Dio. 
e Comp. di Arezzo. 

Sl cast. di Geenna pere che sia esistito 
presso la badia di S. Martino al Piso;e- 
sendochè un istrumento del 6 sett. 1306 
appartenuto a questo stesso monastero, al: 
tualmente nel R. Arch. Dipl. di Firenze 
(Carte dell'Ospedale di Bonifazio) na 
menta alcuni beni post? nella curia di 
Goenneo Gajenna spettanti alla badia del 

ino. 

La chiesa di S. Maria a Gaennà irorsi 

tico pivieredel 
Toppo (adesso Badia al Pino) vel at 


.. logo delle chiese della diocesi aretina com 


pilato sulla fine del secolo XIV pubbli 
cato dal Lami. (Mon. Eccl. Flor. T.II1) 

“Fu uno dei castelletti rammentati fr 
qui del contado aretino mel privilegio 

li Carlo IV spedito nel 1356 alla città € 
comune di Arezzo. 

GAGGIO o GAGIO (Gejum e Gagian) 
nell' Appennino di Piola; Valle del Be 
senzio, di S. Mi reppio, 

sona di Gutpl 


Com. e circa a migl. a sett 
i i Vernio, Dioc. di Pistoja, 


lo, Gi 
Comp. di Firenze. 

1 vocaboli di Gaggio, Gejo, Cajo. Cap 
giolo, Gajole,ce. applicati dai ini 
ai boschi con pascoli, sono consertati sd 
alcune località, che furono, o che sos 
tuttora foreste com naturali pestare. Ciò 
lo dichiara meglio di ogni altra scrittari 
tin diploma del sr magg. 1014 dell'Imp. 
Arrigo 11, col quale accondò al monastero 
di S. Zeno a Verona l'aso di alcune selve 
regie: nt in regalibus silvis tam ia Goja 





see 


nTroceaa 


Sb 


LA -LAZAZA GIA ehi 


GAGG 


GAGGIO e CORTI in Val.l'Elsa. — 
Due Cas. che ebbero parr ( S. Niecolò e 
$. Lorenzo ) nel piviere di S. Giov. Bat- 
tista in Castello, ora annessi a. Martino 
& Leno, nella Com. Giur. Dice. e circa 4 

igl. a ostre di Colle, Comp. di Siena. 

due villate cone situate in col. 
Nina, fra il fosso degli Strulli e il fi. Elsa, 
presso dove si riuniscono le due strade 
comanitative che da Colle e dalla Pieve 
d'Elea si di; a Casole. 

Se non fù una di coteste la villa Gajo 
che rammentesi nell’istrumento di dona- 
zione fatta nel 998 dal search. Ugo alla 
badia di Poggibonsi, alla suddetta certa» 
mente: unatto di procera fatto alle 
Corti nel glogl tion di popolani dell 
Corti è ‘aggio, o Gaggio per promet- 
tere olbelicna osi comune di Celle ( 
Det. Fiea. Certe della Com. di Colle) — 


de R. romana con une borgate, che 
8 


appena è mezzo migl. fuori della 
Tier Gatiolini, nella pare, di S. Îlurio = 





tico esistito quà viei- 
de scesi, tigre at” te figo e: 
ni, al iglie Be- 
roni, e Pulci, la qual torre si dice, che nel 
secolo XINI servisse di luogo diritirata per 
Ie conventicole di alcuni cittadini foren- 
tini della setta de' Paterini. 
Arvegnachè le monache propriamente 
dette di S. Gaggio sino «la quel secolo esi- 
sievano nel poggio medesimo, mentre a 


GAGG 369 
quelle donne rinchiuse di &. Gagio (S. 
Ceio), sino dal 1a30 fi lasciato per Usa: 
mento un legato di 10 lire dalla contessa 
Beatrice figlia del conte Rodolfo di Ce- 


prio 
sizmi- ’ L'attuale monastero di S. Gaggio, giù 


detto $. Caterina in Alonte, data la sua 
primitiva fondazione nel mese di die. del 
1344 ; mentre per atto del a die. di detto 
sanno fù fatta la prima compra di due po- 
deri con case anuesse, nel 

di S. Hario a Colombaja in luogo detto 
Sengaggio, per il prezzo di 1300 Sorini 


di S. Feli- 
ve in Piazza di Firenze, la quale donna 
dichiarò, che comprave i coddatti predil 
ad oggetto di edificare in mezzo ad emi 
ua monastero. 


Mel di ‘1: dello siemo mese ed anno, 





gute in cata di Mese Tammaro di Conino 


della 5. Sede, inerendo alle preci di 

na Nera, che domandava di fondare ua 
‘monastere sotto il titolo, e in onore di S. 
Caterino V. e M. nei poderi suddetti, in- 


(Ancu. caticò l'abbate del monastero di S. Miniato 


Falcon: plinti indien 
Iuogo; il quale avendolo trovato oppor- 
tuner ie benedisse, e concedà fscoltà a don- 
ns Neradi fondarvi sopra un monastero di 
deane con Capena ei da povna 
rina vergine e martire; e inoltre di poter 
ella nominare per la prima volta 1» fan- 
ciulle da mouacarsi e la badessa. In con- 
seguenza di che donna Mera nell'atto 
isteno, ia presenza dell'abbaie nominò 
intento 4 delle dodici fanciulle, cioè: Ca- 


Elisabetta figlia di Gherardo Corsini, e 
Agnesa del fu Ammannato Amidei, tutte 
fioreutine. Dalle quali fanciulle l'abbate 
medesimo a nome del-candinal Legato ri- 
cevè la professione solto la regola di S. 
Agostino, e finalmente donne Nera elesse 
per prima ludessa del monastero di S 


370 GAGG 


Caterina in Monte seor Agnesa figlia del 
fa Ammennato Amidei testà vestita mo- 


naca. 
All'edificazione del nuovo tempio, e del’ 


sacro asilo di nobili vergini fiorentine 
contribuì assaissimo mess. Tommaso Cor- 
sini, e donna Ghita sua moglie, cui aj 
parteneva una figlia, e una nipote tra fe 
quattro prime claustrali di S. Gaggio; in 
che talvolta quelle monache furono 
sprellate le Signore di messer Tommaso 


Questo ci dice l'epitafio scolpito inun 
arca magnifica di marmo con la figura di 
Tommaso Corsini eseguita dal Silvani, 
e collocata T’alter maggiore della 
ch. di S. Gaggio, sotto il sepolcro del 

uale riposano le ossa di donna Nera fon- 
dario € quelle di donna Ghita degli Al 
Bizzi consorte dello stesso Corsini. 

A benificare il monastero di S. Gaggio 
concorse eziandio uno dei figli dei preno- 
minati due coni cioè il cardinale fio- 
rentino Pietro Corsini, il morendo 
alla corte di Avignone, nel 16 agosto del 
1465, lasciò la metà del suo nre al fre 
tello Mess. Filippo Corsini, e l'altra metà 
alla sorella e alla cugina sua, entrambe 
monache in Sen Gaggio. 

Infatti tra le carte a; 
sio monastero esiste un 
in Avignone li 19 agesto 
20 del tesià detunto cardinale Pi 
sini, di tutti i mobili, arredì sacri, gioje, 
denaro e di una scelta e doviziosa collezio» 
ne di libri in mena e în papiro. 
(Anca. Drrs. Fion, Monast. di $. Gaggio). 

Il monastero di S. Caterina in Monie 

stò ben to un tal credito, che gl 
soli dopo ta sua fondazione accolse nel 
suo claustro anche le monache del vicino 
asceterio sotto il titolo di S. Gaggio. 

Avvegnachè nel dì 17 dicembre 1353, 
la badessa di S. Gaggio, dopo aver sup- 
plicato a nome delle sue monache il vica- 
rie del vescovo di Firenze Agnolo Accia- 
foli per la riunione dei due monasteri, 

la sua carica nelle mani di don 
Matteo da Narni vicario vescovile, an- 
nuendo a ciò le monache di S. Caterina 
al qual monastero nell'atto me- 
unito queto di S. Gaggio con 



























i suoi beni. 
Nel 5 dicembre del 1354, essendo morta 
le prima badessa del monastero di S. Ca- 


GAGL 


terina, frà Benedetio del convento di S 
Sepolcro a Colombeja, dell’online di S. 
Agostino, per mandato speciale delle mo- 
nache, ottenuta licenza dal suo superio- 
re, nominò ed elesse per badena del pre- 
fato monastero suor Andrea figlia del fia 
Sennozzo e di donna Nera fondatrice ; la 

ual nomina nel dì 13 dello stesso mese 
fa canonicamente confermata dal vicario 
vescovile. Dopo le morte della seconda su- 
periore, accaduta nel principio del 1387, 
fu eletta in abbadessa di S. Gaggio (li 6 
mar. 138) sti). com.) Suor Elishetta Cor- 
sini; mancata la quale fà nominata (nel 
a» genn. 1396 stile comune) suor Felice 
di mess. Niccolò di Guelfo de'Cavalcanti, 
e finalmente nel 6 die. 1408 venne ac- 
clamata suor Caterina di Mess. Tommuo 
Corsini una delle prime quattro fanciulle 
elette mouache da donna Nera fondatrice 
del tuogo. — Che se a tutto ciò si aggiun- 
ga la lettera scritta da S. Caterina da Sie- 
na alle monache di $. Gaggio per confor 
tarle dell'afllizione che risentivano a ca- 
gione della morte di donna Nera, quando 
scriveva loro: che eravi per esse monna 
Ghita Corsini, le pregava di prestare ad 
essa obbedienza in tuite quelle cose che 
sono ordinate secondo Dio e la S.Religio- 
ne; se a tutto ciò, io diceva, si aggiunga 
questa lettera, chiaro apparisce, che tanto 
la fondatrice, quante la moglie di Mess. 








Cor. Tommaso Corsini furono protettrici piut- 


tostochè direttrici di spirito, e non mai 
badesse del monastero di S. Caterina nel 
Monte detto di S. Gaggio. — Fed. G. B. 
Casorn, Memorie istoriche dell' I; 
neta.— Auca. Dari. Fiona. Carte del Mon. 
di $. Gaggio. 

GAGGIOLETO in Val-di-Chisna. — 
Era una questa delle 26 ville del distret- 
to di Castiglion.fiorentino compresa nel 
Terziere di Mercato, e riunita sotto una so- 
la amministrazione comunitativa col Re- 
golamento del 14 nov. 1774.— #"ed. Ca- 
stiovion-Fiontetizo. 

GAGGIOLO o CAGIOLO di Val-d'Ar- * 
bia.— Villa che fu uno dei 34 comunelli 
dell'antica comunità di Buonconvento in- 
nanzi che fossero stati riuniti in un sol 
corpo mediante l'editto del a giug. 1772. 
— Fed. Buoscoxvento, Cacto, Gaso, Ca- 
eioto e Gasote. 

GAGLIANA, gia GALLIANO ( Gallie 
num) nella Valle del Lemone nella Ro 








Sorco, con diploma 


CaGL 


magna granducale. — 
Ratio) nella Com. Gi 
a sett-crec. di Narradi, 
Comp. fiorentino. 
Risiede sul fianco meridionale del mon- 
te di Budr'alto, presso al onfine della Ro- 
magna granducale con lo Stato pontificio, 
fra la strada prov. di Modigliana, che gli 
passa solto a lev., e il fi. Lamone che gli 
scorre dal lati di pon. 

Fu signoria dei conti i quali 
per privilegio degl'Imp. Arrigo VI e Fe 
derigo II venne confermeto tutto il teri 
ritorio di Galliana, o Galliano con i ce- 
sali di Ateto, di Pupolano ee. 

11 p.dronato però della chiesa di Cal. 
liana, era stato concesso dall’Im,. Arri- 
go HI alla badia di S. Benedetto in 2i- 
del 31 dicembre 1023, 
‘a quella badia che era stata da tem 





com par. (S. 
e circa 5 migl. 
Dioc. di Faenze, 








Po indietro edificata , dice quel privile. 
gio, super res nostri juris in Alpe guae 
dicitur Biforco. 
rr. di S. Ruffillo a Gagliana conta 
131 abit 
GAGLIAVELLO e GAGLIANELLA 






11 popolo di 
al piviere di S. Vi 
Lanfra 





parte del piviere di Figline, 
riservando al pievano Hi S, Vito la metà 
dei proventi pirrocchiali. — Ped. Fi. 


Figline, 

Le per. di S. Biagio a Gaglianello 
conta 201 abit. 

GAGLIANO o GALLIANI ( Gallia. 
ni Castrum) in Val-di-Siere. — Antico 
borgo con sovrastante castello e ch. parr. 
(S. Bartolommeo) nel piviere di S. Gavi. 
no Adimari, Com. Giur. e circa 3 migl. a 
grecclev. di Barberino di Mugello, Dioc. 
€ Comp. di Firenze. 

Risiede sopra un poggetto un 

la strada R. bolognese su 
Via maestra che dalla pieve di 





. Agata 








i te ghibell 


do del governo di 





GAGL Sa 
dirigevasi sul giogo dell’ Appennino del- 
la Futa. 

Fu Gagliano capo luogo di un vuto di. 
arie enendermi sino al confine bo- 
lognese innanzi che si formasse la contea 
della Tenuta dello Stale. In Gagliano nel 
tao: fu sanzionato un trattato di con- 
cordia fra il Comune di Fircnne n 





di Firenze fatta nel principio del secolo 
XIV, per la quale fo ordinato il riatta- 
mento ce'la pubblica via che in mezzo a 
un bosco da Gagliano passava per il po- 
dere degli Ubal fino al distretto fio- 
rentino, per cui si ordimava il taglio degli 
alberi da una perte della predetta strada 
per la larghezza di 4o braccia, nociò i 
viandanti potessero passar liberamente. 


Ilegrini che esisteva in quei tempi in 
Fagliano. (Aace. Dire. Fist Bonifazio). 








adetà. (Rironmactoni vi Fia.) — Il cast. 
istenso fu disfatto nel 1352 dedine 
renze, affinchè non ser. 
vine di ripero ai nemici della Rep. fior., 
€ specialinente all’ oste milanese che a 
l'età guerreggiava contr i Fioren- 

tini in Val-di-Sieve. 
Da questo 0 da aliro cast. di Gagliano 
prese probabilmente il casato la famiglia 
fioronti gliani , che Ciede eccellenti 












sica. 
Vi è tradizione che la chiesa di Ga- 


i gliano fosse consacrata da S. Tommaso 


Cantuariense, mentre egli nel 1163 pas 
sava di là dirigendosi a Romi. Esa fa 
eretta in prioria con decreto arcivescovile 
del 7 nov. 1548. 
Ta Galliano esiste tuttavia una casa che 
fu degli Ubeldi li quelli del ramo di 
Tano da Castello, alla qual liner apparten- 
ne mons. Pier Francesco Ubaldini, che nel 
34 giug. 1545 fu consacrato vesc. di Na- 
zianao dal pont. Paolo III, traslurato poco 
«mr alla cattedra episcopale di Pistoja. 
perr. di $. Beriolommaeo a Gegliano 
conta 659 abit. 






ve GAIO 
GAGLIORANO,0 GALCIORANA nel 

Ta Valle dell'Ombrone pistojese. — Villa 
mella parr. della pieve di S. Giovanni 
Evangelista in Vi Com. di Por- 
fa S. Marco, Giur. e Dioc. di Pistoja, 
Comp. di Firenze. 

. Questa villa posta in costa sal'torr. Bx- 
re, circa 3 migl. a grec. di Pistoja, fu 
ratamentata sino dal 6 agosto 1189 in una 
membrana appartenuta all'Opera della 
cappella di S. Giacomo di Pistoja. (Anca. 
Det. Fior. 


Gassrvarico o Goaraparica. — Ved. 
Posra-Caxzanca di Pistoja. 
Gasanna — Ped. Gazuna în Valdi 


iana. 
GAJOLE (Gajolae già Cajolum) del 
Chianti nella Valle dell'Arbia.— Piccolo 


borgosalla strada provinciale del Chian- Di 


ti alto, di comunità con 
ve (S. Siglemordio a Gajole) già S. 

tro in Avenano, Giur. di Radda, Dioc. di 
Fiesole. Comp. di Siena. 

Risiede nel fianco occidentale del mon- 
te Grosso 0 Gressi lungo il torr. Massel- 
lone sulla strada provinciale del Chianti 
che da Siena guida a Montevarchi, nel 
15° 6° long., 43° 38° 5' latit; circa 
3 migl. a lev.scir. di Radda, g a lev. della 
Cestellina, ro migl. a ponlib. di Mon- 
tevarchi, e altrettante a sett. di San-Gio- 
vanni in Val-d'Arno. 

1 vocaboli di Gajole o Gajolo, quelli di 
doane e Avenano, con cui vennero desi- 
mate tre pievi del Chianti alto, ne ri- 
chiamano all'antico stato selvoso di co- 
testa contreda posseduta da marchesi, da 
conti e da altri baroni della Toscana, i 
quali costà nel Chianti nei secoli intorno 


Movimento della popolazione del 











@ tre epoche diverso diva per famiglie. 






cn 
casa signorile) il Gagio o Gagiolo — Wed. 
Zeum Averiso, Baouo, Casier, Gaaeso 
e Caasoro. 


Forse a questo Gajole corrispondeva la: 
villa di Gajo di cui si fa parola dal march. 
Ve tg meri fatta nel 998 alla 

ia di ibonsi, alla quale assegnò 
(ra gli altri terreni del Chilnti ‘un man. 
so posto in villa Gajo, e uno în quella 
di Ama. 

Il borgo di Gajole chbe origine dai mer- 
enti che in mezzo ai boschi e pascoli di 
Gajole lungo la strada maestra nel secolo 
XI{ si praticavano; per mado che il Mer 
cato di Gajole, 0 il Mercato di Barbistio . 
sono rammentati in varie mene del- 
la badia di Coltibnono, ora nel R. Arch. 

ipl. di Firenze, segnatamente sotto gli 

1077, 1214, 193561 
paese non aveva a quell’ epoca 
ancora una chiesa parrocchiale sa pr 
ia, ma era compreso nel popolo della 
di S. Pietro in Avenano, poscia di 

S. Maria a Spaltenna, situata in un pog- 
gio poco lungi dal borgo di Gajole, di do- 
ve nell’anno 1709 fu traslatato il betti- 
stero nella chiesa di S. Sigismondo a Ga- 
jole riunita a quelle di S. Margherita a 
Castelvecchio, mentre i beni della pieve 
di Spaltenna dalla famiglia Ricasoli pe- 
trona della pieve medesima vennero am- 
mensati al canonicato fondato nella Mo 





di Gare unito alla cura di Vsarinz. 


GAJIO 
Comunità di Gejele. — U territorio co- 
munitativo di Gajole abbraccia una su- 
perficie di 36954 quale., 63y dei quali 
some occupati da corsi di acqua e da stre- 
de—Visi trovava nel 1833 una popolezio- 


Cita-Mura, e quindi sulla cima di Mon. d 


te Ficalli, dove si dischiude la valle dell 
Ambre, lasciando a terso quella dell'Om- 





SS. crtice, piegando verso ler.; 
s Doe lungo il tor. dell Ambrelle nel 
fi. Ambra, alla cai influenza nebentre 
confine la Com. del Bacine. Con questa 
rizmouta l'alveo del & Ambra per. Sui 
verso maestro sul 
del quale davanti alla Ai esonero: 
xa le Com. di Montevarchi. Di ffonte sila 
medesizna percorre la giogana dei monti 
più elevati del Chianti sino al poggio dell 
Costa ‘subentra la Com. di Cavri- 
dre. la quale continua a percorrere 
nella direzione di mssstro da dina sio 
, sino passato il giogo fra Monte; 
Sento larice, di di della cr 
da provinciale del Val'd' Arno. Al borro 
detto del Lovetofo pesci nel Val d'Ar 
no per abbreciare ma. parte della pen 
Spore dad ce i gilet 
badia di Colui Costà 
to Fucia la Com. di Castiglia cd otra di 
a confine quella di Radda, com la quale 
risale sul crine dei passando a sett. 
di S. Donato in Perzmo. Quinli volta dal 
lato di pos. per scendere dalla sommità 
del moule, lungo i lorri di Fontercoli e 
di Vallimaggio, passa fra Radda e Ver- 
Line sino a che aldi La della ch. di 8 Gio 
Vv. ab 


n pai È 
mentre quasi lutti i poggi che lp ricuv- 
Erono pomono dirt alisettzati contrf: 

dalle occidentali 


® meridionali del Monte Luco, la cima del 
quale innalza a r4sa breccia sopra il 
livello del mere Mediterraneo Ed Lo tut: 
tor 


questi poggi consiste iu calcarea sere. 
ninica (alberese) ricoperta bene spesso da 
schistoso alterato, noto ia To- 











sima all'olivaealla vite, nonche agli ab 
beri da frutto di più allo fasto: ed è ap- 
punto nella Comunità di Gajole dove si 
oltengouo squisitissimi vini, e lucidissi- 
me sete, che somsministrano al commercio 
specialmente le ewute di Gacchiano e di 
Brolio della casa Ricasoli. MES 
prodotto 

Ta dive paci Tale colte di ar 
sue nesmerose, e folle selve di ca- 
stegio, e dai boschi di leccio e di cerro, 
in mezzo alle quali trovano pingne ali- 
mento numerose mandro di majali, il com» 
mercio dei quali fornisce in molti luoghi 
del Chianti la maggiore risorsa di quei 
proprietari. 1 ed più pico pi 


s74 GALA GALA 

esteso un siflaito genere d'industria agra- di Brolio dall' intelligente agromomeo il 

ria resterdbbe da desiderare qualche nuo- barone Bettino Ricu. 

va strada rotabile più agevole c di quelle, La Cosiuvità di Gajole mantiene va 

de starmene attraversano il Chianti medico e ua chirurgo, Il Vicario regio 

< I° Ingegnere di circondario risiedono in 

pid porti Ù Radila, l'ufizio di esazione del Registro 
manifatture agrarie contasi la ‘stà in Greve, la Conservazione delle Ipo 

praline gattini mel castello teche e la Ruota a Firenze. 








POPOLAZIONE delle Comunità di Gascrs e tre epoche diverse, 








Nome dei luoghi 





TPitolo delle Chiese 








55, Jacopo e Filippo, Ret 








Brolio 8 Riese; Prioria 3 

Campiglie S. Maria, Rettorìa 20o 

Castaghetoli 278 

Coli 194 

Garone 395 
3 

Lucignanello — | S Cristofano, Rettozia 185 

Nonteluco a S. 

8. Vincenzio, Pieve * 181 

—” 

116 

490 

195 

335 

193 

558 

158 

386 

n — 

Somma totale ........ Abisanti 3882023782 9° 4398 


GALATRONA (Galetrana, giù Ci ’ano-  telaco del Chianti sulla sinistra del fiume 





Comp. di Arezzo. . te altre ce lo indica una carta del 25 may- 
Riziede sulle cresta deî poggi che forma- gio 983 scritta in Comaserume, sella qua. 
mo il contrafiorie seltenirionale a-NMun be sì tenta della rcnantia urta da un Tesi 


GALB 
diperto Gglio del fu Rigimbaldo della por- 


none del suo giuspadronato silla chiea 
di S.Ma-tino posta in luego Streula for 

«e Stielle) gel viviere di S. Marcellino 1n 
Chianti. (Axcn. Dirt. Fion. Zadia di Cal- 
tibuono ). 

Hi castello di Galatrona, e la torre di $. 
Reparata con altre terre del Viscontado 
di Val-l'Ambra dei CC. Guidi, furono 
occupate da Sicrone Tarlati, al quale le 
+ allorche 
itanti furono affrancati per cin- 
raverzo. — ( Giov. Viu 
XI cap. 41.) 
magi strato degli Otto 
destin.ti alla conservazione delle fort. zze 
e rocche del Comune di Firenze diedero 
la consegna, come dastellani, Cella rocca e 
torri di Galatrona, a quei cittadini che fu- 

(As 




























Din. Fioa. Carte dell'Arch. 

Li pieve di S. Giovan Battista a Petrio 
laoia a Galatrona, fu dichiarata arcipre- 
tura con decreto vescovile del 2. mapgio 

45. Essa nel socolo XIV contava una 
. attualmente ridotte a 7, ci 
15. Maria di Stardo ; a S. Giusto a / 
genna; 3 S. Donato a Rendola; 4 S. 
chele a Pontenano; 5 S. Biagio alla Zorre 
a Mercatale; 6 S. Reparata a Mer. atale; 
1 SS. Jacopo e Cristofano a Solata.—Lt 
altre quattro chi. 1 $. Mat 
tia a Casfzlvecci a S. Lo 
Caposelvi, assegnata al piviere di 
Croce a Pietravelsa, sop- 
indrca » Cennano as egnata 
Fiesole, e traslocata nella 
Terra di Monlevarchi. 

La chiesa latrona è di antica «o- 
n baftistero di 
lata favorato 





















dagli artisti.della Robbia. 
AI pipolo di Galatrona apparteneva 
quel Nepo fatto comparire Mago da Lo- 


renzo de Mi 





ci detto il Magnifico in una 
tro) ricoloss. e lunga, che 
raepontasi tatto medico miaestro Mani 
una giocosa novella del Lesca, ri 
tati nelle l'eglie piuccooli del Manni. 
La par. piebana di Pelriolo, ossia di 
S.Gior, Batista a Galatrona colla 356 
abi 
GALBINO pr Mosravro nella Valle. 








Tiberina.— Vill. che lia dato il titolo al.” 


l'illustre famiglia de'conti da Muntauto, 





GALSC 975 
i quali dominarono nel contado aretino 
dal secnlo decimo: e costà in Galbino 
i suoi ereli ehbero e conservauo naluzzo 
e tenuta, nella parr. arcipretura di S. 
drea a Galbino, Cum. Giur. e maigl. + 
a pon.-maestro di i Ang 
Sepolcro, giù ili Arezzo, Comp. Aretino. 
Risiede sulla ripa destra della fiumana 
Sovaraalla hase meridionale del Xiont' Au 
to, sopra l'antica strada provinciale che 
dalla valle dell'Arno aretino per il varco 
del Ciiavaretto entra iu quella superiure, 
del Tevere. 
La memoria più antica» sn di 
Gallino appella a quel nobile'Ranieri di 
0, che nel si ‘maggio dell’ann. to50 
assisté i4 Firenze a un placito della con- 
tessa Beatrice march. di Toscana a favore 
«lella badia della Berardenga. Erano figli 
di Ranieri di Galbino All 





















quali fonuò nel 1104 la badia di S. Bar- 
tolommeo in Anghiari. 

Nel 1187 i nobi 
Matteo e Guglielmo 
Presero ai ti 
stello di per 
cui quei moi reclamarono al Pontei 
che delegò Ranieri vescove di Fiesole, e 
questi nel 1199 citò detti nobili a compa- 
rire presso Capoloita. — Med. Azamaar, 
Bapia a Decciaxo, MontpocLIO e Moxrau- 
to di Val rina. 

S.Andrea a Galbino conta 345 abit. 

GALCIANA nella Valle dell'Onbrone 
pistojere.— Borgata con ch. parr. ‘S. Pie- 
tro) ne! piviere di S. Ippolito a Piazza 
nese, Com. Giur. e quasi a migl. a pon. 
della città di Prato, Disc. di Pistoja, 
Cop. di Firenze. 

È posta su'la ripa sinistra del fosso Bar- 
dino, in mezzo a un'ubertosa pianura lun- 
0 la strada che da Gonfienti per Gal 
na e S. Ippol 







di Galbino, Alberto, 
li di Ro 











lito n Piazzanese va a riunirsi 
al ponte di-Agliana alla strada R. postale 
lucchese. 
Golciana, di cui s'incontrano memorie 
anco nel secolo XI, era una 
ri ville, che in mum. di 45 sii 
Repubblica fior. facevano parte 
ionale di Prato. 
fu riunito da 
indietro lo di S. Pao- 
lo della villa di “Armignano; che ne è 
ra separato nell'anno 1551, quando il 

















376 GALE 


pop. di S. Pietro a Galciana noverava 450 
abit., e quello di Armignuno 85 abitanti. 
Nell'auno 1745 le due ville ri con 
tavano G8g abitanti, e nel 1833 si trova. 
mo aumentati sino a 1369 individui. 
GALEANO. — Ped. Gatiano e Gu- 


euro. 
GALEATA ( Golieta, 
nella Valle del Bidente. 







Casciano, con antica chiesa arcipretura (S. 
Pietro ir Bosco) nella Dioc. di San-Se- 
polcro, già della badia di S. Ellero, in ori- 
ine di Forlinpopoli e Bertinoro, Comp. 
di Firenze. . 
«È situato sulla sini 
lungo la strada 
per Meldola e Civitella di Galeata rimon- 
ta la valle dei tre identi—Il borgo priu- 
cipale è fiancheggiato da decenti abilazio- 
mi, perla maggior parte fornite di portici, 
con vasta pi; i i situata al- 
la testa d | borgo. nel gr. 29° 
34’ 4” long. e 44° latit.; 8 migl. a scir. 
della Rocca S. Casciano, 16 migl. a ostro di 
Forlì, 3 4 asett. di Santa-Sofia, e 12 mig]. 
circa a sett-maestro di Bagno. 
Favoleggiarono molli scrittori sull’o- 
rigine e sul nome di questo luogo. Talu- 
mi lo tepnero per un romano municipio 
denominato Mevaniole, cui diedero im- 
pulso varie iscrizioni antiche trovate pres- 
s0 Galeata , ora nella chiesa areipretura; 
fra le quali è nota quella scolpita nel pie- 
distallo di marmo che serve at- 
base e di bacino -al fonte 












tualmente 
battesimale. 
Ivi si legge in bel carattere del primo 
‘o secondo secolo dell'era nostra la seguente 
iscrizione: — Q - Vescomnar * L: F + Stat. 
Piocuto * DecvasoniMEYANIOLAE-CC. 
N M-Parnono-Hoxonr * Conraxtos* Iurtx- 
voro Rassrr-Er (pro) Deoicatione +’Sra- 
var + Nomra + Coi + lrsonvn + Sroarei. 
Daser »-Stso + Derazios Bisos. L. D.D.D. 
Altri vi furobo i quali, esaminando la 
situazione di Galeata posta nel fondo di 
un'ungosta valle, e il sao pristino ome 
di Caligata, sospettarono che dovesse at- 
tribuire la sus denominazione al verbo 
caligo, quasi luogo nehuloso e fosco; co- 
mecchè- iano di parere, che cost 
iu Caligatà si stabilissero molti lavoranti 














GALE 
di Calceari (Caligarii), tanto più che di 
predj dei Caligarj, situati in colate parti, 
trovasi fatta menzione fra le antiche carte 
dell'archivio arcivescovile di-Ravenna. 

Arroge a ciò il caso di vedere tuttora 
if Galcata le arti de’ calzolai e de' sarti 
le più numerose e più costantemente eser- 
citate dal popolo, che ne ha fatto sempre 
ranarticolo di sua maggiore industria ma- 
ififatturiera, e di commercio nei mercati 
setlimanal ° 

Il principio della storia meno incerta di 
Galeata può attaccarsi a quello della sua 
lebre badia di S. Ellero situata sul pog- 
io sovrastante al borgo di Galeata dallato 
di pon.-maestro, la quale badia può dirsi 
senza dubbio la più antica di quante se 
ne conobbero nella Toscana, e nella Ro- 
magna granducale, — Med. Anasta ni Ga- 
sura. 

Quindi non è da tenersi in gran conto 
la vaga tradizione sorta nei secoli più 
prossimi alla nostra età di un palazzo di 
campagna che fece costruire il.re Teo- 
dorico a grecale del poggio di S. Ellero, 
in una collina luogo detto la Saetta, mex- 
20 migl. a seit. di Galeata. 

Che però nei secoli anteriori al mille 
Galeata, o Calicata, come allora veniva 
appellata, non fosse che un piccolo luogo 
dipendente dai monaci di S. Ellero, ne 
Io assicura una lettera del papa Adriano I 
scritta a Carlo Magno (anno 786), e una 
bolla di Gregorio V all'arcivescovo di Ra- 
venna (anno 996), dai quali due Pont 
Galeata fu designata col titolo di vice, di 
luogo, o di predio. — Adriano I con quelle 
lettera reclamava presso il nuovo re di 
Lombardia i danni fatti dalle genti con- 
dotte in colesti monti dal suo duca fio 
rentino Gundibrando, perchè egli ave 
va messo a lì ospizj di pertinenza 
del monastero-di Galeata, fra i quali le 
corte Sassantina; corte che pt con 
rispondere all'eremo del Sasso,alirimenti 
detto dell'Alpe di Cortine nei monti del 
Corniolo, dove s'incontrano i suoi ruderi; 














vale a dire poco lungi dal giogo dell'Ap- 


pennino della Fallerona, confine nate- 
rale della Toscana, e dell'antico contado 
fiesolano.fiorentino. — Ped. Conniote e 
Sassarro pi Saxra-Soma. : 
Rapporto alla bolla di Gregorio V,al- 
lorchè confermava a Giovanni arcivesco 
vo di Ravenna il monastero di S. Ile 


GALE 

rio, dichiarò essere questo situato in agra 
cognomento Caligata. —_* 

Ìl paese pertanto 
secolo ottavo dipendev 
monaci di S. Ilario, donato in origine da 
‘un riobile ravennate Obritio, sebbene il 
jn seguito tornasse solto- 
di Bertinoro o ai loro 
d uesti ultimi, un ramo 
dei quali prese, il titolo di conti 
Zuolo, avessero qualche fiata tolto ai mo- 
naci di S. Mario alcuni possessi e giori- 
sd lo conferma un testamento fatto 
nel genn. del 1062, col quale il conte Ghe- 
tardo figlio di Ugo conte di Bertinoro fra 
le allre cose dispose, che nel caso in cui il 
di lui figlio ed erede non lasciasse succes- 
sione, fosse restituito al mon. di S, Ila- 
rio tuttociò che egli possedeva in Galea- 
ta.—(Faxruzu, Morum. Ravena. T. I.) 

La badia medesima aveva a quel tempo 
anco giurisdizione sul vicino castello di 
Civitella di Galeata , attualmente nello 
Stato pontificio. Quindi si trova, nell'an- 
no 1076, che Manfredi abbate di s. Ellero 
col consenso de’suoi monaci confermò a 
Wiperto Arciv. di Ravenna il cast. di Ci- 
vitella cou tutte le dipendenze, e quello 
sli Castel vecchio, situati entrambi nel 
contado di Forlinpopoli, pievanato di S. 
Pietro in Bosco, ossia di Galeata. (Ammar. 
Canato.) Dondechè gli abbati commenda- 



























GALE 377 


Uri di S. Ellero sino de quella età, con be- 
neplacito, prima dei Melropolitani di Ra- 
venna, poscia dei conti di Bertinoro, e fi- 
nalmente dei principi Malatesta di Forlì, 
esercitarono doppia giurisd., spirituale e 
temporale, non solamente nel di Go. 
lenta, ma sopra gli abitanti della loro dio- 
cesi abbaziale; e ciò finchè i popoli di Ga- 
Venta, nel 1411, si costituirono a comune 
con proprii statuti, e finalmente, nel 1425, 
si sottoposero alla Rep. fiorentina, a patti 
di pegare un annuo tribato a S. Giovan- 
ni Battista, e di ricever potestà e castella- 
no dalla Signoria di Firenze. 

Se non che uno dei primi ad esercitare 
colesto ufizio in nome della Re- 
pubblica fa quel Zanobi del Pino, che nel 
1426 vilmente cedè le rocca sopra Geleata 
all'esercito del duca di Milano. 

L'attuale chiesa maggiore ossia l'arci- 
pretara di Galesta fu consacrata nel 1183, 
€ la facciata restò compita nel 1194, anno 
di gran terremuoti, cui fu spesse fiate sog- 
getta questa contrada. . 

L'arcipretura di Geleata, sotto il tito- 

ietro in Bosco, attualmente ha 





Movimento della popolazione di Gareara e S. Evtazo 
a tre «poche diverse, divisa per famiglie. 





Antica diocesi abbaziale di S. Ellero. 
— Il territorio della giurisdizione ecele- 
siastica e civile di Galeata ai tempi della 
repubblica fior. e del gorerno Mediceo 
abbracciava’ una gran parte delle valli 


superiori dei tre Bidenti, a partire dalla 
moutagna di Falterona,e di la proseguendo 
sulla giogana dell'Appennino per la mac- 
chia dell'Opera del Duomo di Firenze sino 
a quella del Sscro Eremo di Camaldoli. 


378 GALE 

Confinava nelle parti di Romagna. a pon. 
della Rom. S 
calle del 









inabuente «al lato «i 
terminava con i vescovi di 
di Forlinpopoli compresi attualmente per 
la maggior parte nello Stato pot 
Permodochè il territorio antico di Galca- 
tu doveva far parte, o almeno av ere a con- 
fine, da pun. a nuestro la tribù de' Galli 
Bui, cangiata poscia nell'Esarcato di Ra- 
da dev, a prec. i popoli Sarsina. 
imbria, ea ostvo-lib. la Tosca. 
na mediante lu criniera dell’ Appennino. 
— Fed. Arrizzizo To ro. 

Dall'abbate di Gareaia dipende ca 
badia all'Iso'3,cotrambe le quali giurisdi- 
zioni albraccavano il distretto d 
giù descritti all'art. Bapia 
ma 1% Comuepis. Coteste popolazioni si 
ridussero jn seguito a 19 comunelli della 
comunità di Gaieata, descritti nel Rego- 
lamento parziale del a1 agosto 1775 relu- 
tivo alla nuova organizzazione a riforma 
della stesa comunità dipendente dall'a.i- 
tico distretto ficrentino. 

La dinecsi abbaziale di S. Ellero a Ga- 
pressa nel1784,e le sve chiere 
parroc. biali assegnate al vescovo di San- 
sepolcro con il titolo di abbate perpetuo 
dì S Ellero e di S. Maria in Cosmed'a. 
— Fed. Sunseroreao ( Dioctst Di ) 

Comunità di Galeata. — Il territorio 
‘a l'antica comunità di Galea- 
ta componevasi, siccome fu festè accenna. 
to, di 1y comunelli ; ‘na in ordine a uf 
decreto dell'Imp. Napoleone, emanato li 
fu essa ridotta a 12 co- 
do gli altri sette per la 
nuova comunità di Sarta-Sofia. 

Contemplata la Com. di Galea'a nello 
stato attuale, essa occup. una superficie 
territoriale di 21 460 quadr., dei quali 805 
quadr. sono presi da strade e da corsi di 
— Vi si trovava nel 1833 una po- 
polazione di 28g0 abitanti, equitalenti a 
circa 112 individui perogni miglio quadr. 
di suolo imponibile. 

Confina da tre lati con altre:tanie co- 
del Granducato; dal quario lato 
lambisce per termini artificiali lo Stato 
























































GALE 


nantificia. Essendochéè ver 
n 





nta il Rabbi 
che poi abbandona a pon. per entrare 
tario del lato «le. 










core, con la quale per term 
sale sal poggio di Montalto c qu 
versa il torr, di Fantella e la sua val 
lecola per ritornare sul contraflrio che 
separa la valle del Rabb 
Bidente. In questa se 
V Premilcore, e subentra vers 
ostro quella 
il territorio di Gulesta #' incammina di 
conserva nel fiume Bidente, cl 
sata la Casa nuova della strada anacstra 
fra Santa-Sofia e Galeala. I cono di! 
dente separa per un breve traeitto dal 
lato di Jev. la Com. di Galeata dallo 
; di fronte al quale si 








































ci cl poggio della Torre Boniu. 
accompagna per mezzo migl. col tor 
se, e quind' rivolgesi verso il fi 
nel cui alveo ricnira davanti la col 
della Saetta, volgarmente nppellat 
villa del re Teodorico. Da quest'u 
punto fino alla chiewa del Pantan 
dente serve di limite fra Ja Cor 
leata e lo Stato pontificio, col q 
guita a fronteggiare anche alla sinistra del 
fume, ca ominando contro la corrente del 
fosso del Z’antano per 
nice alla valle del Rabb 
quale il terrivorio di-Galcata riscende me 
diante il borro di Aonengtia. Crati 























senza valutare una piccola frazioi 
lo che ha questa Com. poco lun 
in mezzo allo Stato ponti; 
rimonta sul vertice di Monte Colanbò, 
dove ritorna a contatto la comunità della 
Rocca S. Case . 
MI territorio di Galcata è attraversato 
dal fi. Bider'e dopo aver: questo accolto 
in wa solp alveo i tre Bidenti delle val 
lecole superiori; cioè il ‘Bidente del Cw- 
niolo, quello di Valbona o di Zudracoli, 






GALE GALE 379 


e îl Bidente di Strabatenza. — Wed. Bi-  tealire comunità della Romagna grandu- 
sesti fame. , . cale, tedono al caraltere in i 
Uno dei monti più elevati di questa sia per l'abuso dei liquori; sia per il quasi 
cumunità è quello sitoato a lev. di Galea- quotidiano usu'del formentone, di che il 
ta fra il Bidente e il torr. Soasa, il que- maggior numerò degli abitanti di com- 
Je è segnalato da wma torre, denominata pagna suole nutrirsi; sia per i pessaggi 
del Boaini. Esso si alza 1146 br. sopra il Lroppo istantanei di temperatura. alino- 
tivello del mare Adriatico. : . sferice; cui è soggetta cotesta contrada. * 
La qualità dominante delsuolo di que- —Il borgo di Galeata è stato frequenti 
sta contrada corrisponde quasi, perfetta- volte soggetto a forti scosse di terremuo- 
mente a quella delle altre valli trasversa- to, alcune delle quali fanno epoe: nella 
li alla schiena dell’ Appennino, e segma- storia. Tale per es. fu quella accaduta nel 
timeole al terreno stato giusegnalato nel- 1194 registrata nella facciata della chiesa 
le valli superiori dei fumi Savio © San- battesimale di S. Pietro in Bosco, dove 








ceso i gelsi, talchè il prodolto dei filu- Casciano. Esso abbraccia nella sua giuri- 
hi per i possidenti di Galea-  sdizione civile l'antico distretto della co- 
ta un articolo di risorsa agraria. In pochi munità, cioè quello di Galeata e di ‘Sen- 


leghi l'olivoa 





gna costà al pari che nelle ta-Sofia. 







trota pare un cancelliere 
i cleue, il quale 
Sauta-Sofia. Vi 






no sopra 

bechive di cerci, lecci, faggi, ed abeti. rio di Modigliana, dov'è 
Eccetiuata fa stagione invernale il cli- ne dellé Ipoieche. L'Ufizio del Registro 
ma di Gelcata può dirsi temperato; le ma- stà alla Rocca S. Casciano, la Ruota a Fi. 
lallie dominanti in questa, come in mol- renze. - 


POPOLAZIONE della Comuaità di Gazsrs a tre epoche diverse 






Sunta-Sofla 
Tontdla 


3.B. L'asterisco * indica che uno frazione di quel popolo spetta a unioltra Comunità. 


GALENA. — Ped.Gatszza e Gazzano. 

GALGANO (S.) in Val di Merse—Fed. 
Avszza se S. Garuaso, e Faous. 

Gariano nella Valle dell'Ombrone. — 
Ved. Garzisro. 

GALIANO in ValdiSieve. — Fed. 
Gaoziaso 

Gaticanze. — Ved. Caticanza. 

GALIGA (Cestr. Galicoe ) in Valdi- 
Sieve, — Casa-torrita da cui ha preso il 

tina chiesa gerr. (S. Lorenzu) 

ngi pivilre di s. andrea = Doccia, Com. 


Giur. e cirea 5 migl. a sett. del Ponte: 
sieve, Dicc.. e Comp. di- Firenze. 

Risiede in fra Monte di Crece, 
Monte Giovi e Montalto, alle sorgenti del 
tore. tributario alla destra 
del fiume Siero 


Fu Galiga signoria dei conti Guidi fiao 
«dall'anno 960, quando il march. Oberio 
figlio del re Ugo e la sua moglie Will, 
stando in Ravenna, donaroso li 24 aprile 
del 960 al loro fedele Guido (tredo il f 
Gio del conte Teudegrizno che ebbe a com- 


GALI 


ire lo stesso re Ugo) na tenuta nella 
Fica posta in luogo detto Porcaje, la 
quale confinava, da un lato col fossato i 
Farneto, da ur'altra perte col Sumicello 
«frgomensa, dal terzo leto con la serra di 
Galige e Ssalmente dal quarto Jato con 
la terra di Caterano e Tilliono , luoghi 
tutti compresi nel piviere di Doccia. — 
Ped. Ancenezza e Fansero ni Doccia. 


corte e distretto fu confermato ai CC. Gui- 
di dagl Imp. Arrigo VI, (anno 1191) € 
Federige Il (anno 1230). — Nel febb. del 
2115 un Gherardo del fa Berto donò al 
mom. di S. Miniato al Monte 
renze tutti i beni mobili e i il che 

pella corte di Galiga compresa 

i sen'chiesa,e i possessi che gli apparie- 
nevano nella Petri Siontalio col gio 
spadronato della cl e 
to aveva nella corìe e castello del ‘cate 
di Croce con la chiesa; donò anche i beni 
della sua corte di S. Maria di Acone con 
la stesa cappella, e quelli della corte di 
Petrojo con la ch. di AE Artio nel nel pi- 
Poste api prmentedronro Le que 

li postsesioni il desalario dichiarò ciro 
scrile nei seguenti confini, cioè: dalla 
pile di Monte Giovi sino alla Croce, e di 
laa Monte Lore, edo Monte are sine ia 
dr da Argomenna sino a Ba 
Teitne e alla chiesa di 5. feno di Pre: 
mala , guindi alla fosse, che per il Ful- 
cone scende ml torrente Sieci.— Fed. Ba- 
aciano di Val-di-Sieve. . 

La parr. di S. Lorenzo a Galiga nel 1551 
abit., che nel 1745 erano n0- 
mentali a 332, e nel 1833 sino a 245. 

Garsorzza nella Valle dell'Ombrone pi dela 
stojese.—Villa che fa nel popolodi S, Mi. 
chelea Vignole, Com Giur e cieca 3 migl. 
a stti 'izzama, Dioc. di Pistuja, Comp. 
di Firenze. — Ped. Vionora. 

GALIGNANO (Galinimmnm ) nel sabur- 
bioa lib.di Siena nella Valte dell'Arbia— 
Villa, già comunello con esemo, pei ch. 
porr. (S. Maria a Galigaano) oca annesso 
alla pieve de' SS. Giusto e Clemente a 
Cosciano nella Com. delle Masse di Città, 
Giur. Dice. e Comp. di Siena, da cui è 
circa due migl. a lib. 

Risiode sopra la collina eretosa di ipo. 
soli la Costa ai Fabbri alla destra 
della strada RL grossetana, fra i lore. Tres 
se Serra. 


van 

















GALL 
Sino dell ra 3394 







Siiadino senta de ai de Co 

i cOn sue testamento del 24 et. 
tobre 1324; € già nel 3e ottobre dello stes 
sonno trovasi fatta l'elezione del priore 
dei nori eremiti, comecché esi non abi- 


Infatti il castello di Galiga-con la sua . « 





che tem tale rianione la 
ali Gali, La ber mico ti- 
tolare în quello di S. Andrea, attualmen- 
te cappella di S. Andreino a Gali; 

La inmiglia Moni de «Fortini, 
giù ietari. villa de. 
norinata la Monaca, fece collocare nell'al- 
tare della chiesa di Galignano un vago 
quadretto dipinto da Ventura Solimbesi. 

Garzia, Gastone. — Val. 
Paxzano. . 
GALLENA, o GALENA mella Monta. 
di Siena in Val-d'Elea. — Villa si- 
gnorile che ha dato Îl nome a un autico 
casale e ad una chiesa parroorhiale (S. Pie- 
tr0) nel piviere di Squola, Com. Giur. e 
di  Dioe. di 








È posta sul fianco. 
tagaeola nella ripa sinistra del fosso det- 
to il Aio di Messo, tribatario deil'. Ela, 





pira tor 


Maggio, per causa di nosse donò a Sia- 

deia cal spore. figlia di Guido Visconto 

la quarta parte dei beni che posedeva mei 

cootadi di Volterra, di Firenze, di Sicna 

6 di Fiesole, fra i quali la corte, la rocca 
s9 


Cda GALL 


€ chiese d'Elm,la corse di Piscina nigra, 
detta Gallena cc.—V'ed.Forsenano, Sac” 


lena e uno di Rodi Montano. (Asca Der è 
Frea: Corte di $. Eugenio, e del Mono- 
stero delle Trefisse di Sirna.) 

La perr. di S. Pietro a Gllena nel 1833 
contava 113 abit. 


parr.di S Maria Maddalena di Val 
pistoni Gior. e circa 3 migl. a 





perineo rn 
quite catmmeno per carme coo melt 


poco argento. 
Kn villa di Gallena è rammentata 






€ di Vallecchia. Così pere negli 11 Iugli. 
del 1314 fa presentata un'istanza da quei 
dimnsti al gi di Uguecio 
ne della Faggiuole in Pica, nella spe 
ranaa di emere veintegrati dei lmoghi tolti 
loro in Versilia, fra i quali luoghi si no 
mina la villa di Galleno. — Fed. Ancas- 
‘una di Pietrasanta e Mimeax della To- 
scama. 

GALLENO, già GALLENA in Valdi. 
Ni con ch. perr. (S. Pie- 
tro) nella Com. Giur. e circa 5 migl. a 








isfede in pianura alle hase seltentrio- 
nale delle cotline della Cerbaja; a levan- 


cecchie, a pesente quello di 
® un terreno ricco di macchie c 
Bendochè nell'itinerario di 
ippo Augueto (suno 1190) coteste luo- 
posto sulla strada Momba fu qualificeta 
con l'epiteto di Grassa Gallone. 
Trovasi sull'inerociatera di due sira- 
de maestre, l'antica Frencesoa o Fraver- 





mome a un borro tribatarie del padale 
di Bientina, detto anticamente dei Corvi, 

Cerveja, dove finiscono le del 
ie colline orientali delle Cerheja, jmchusi- 
ve di quelle che pel rio di Fal di Terre 
scendono dal fiance settentrionale del Pog- 


gio Adorno. 
Ai costi Cadolingi di Fucecchio tenne 
po signoria suche nel Gallen, sino 2 che 
quei dinasti, il conse Ugo, nel 
nziò la metò della corte del Gal- 








tività 


. leno e suc pertinenze ni vescovi di Lucca. 


— Fed. Focsecno. 

Una delle più natiche carte, ini cui si 
rammenta i horge del Galleno, è datata 
li 16 apriledel to8o. Riguarda emo une 
i- donazione e vendita (atta per il prezzo di 

20 soldi al mon. di Monte Cassino da Te 
dice figlio del fu Flamma (sic), di tatte le 
iomi e diritti che gli erano perre- 
nuti da [appro rate cagioni 
dre.che fe figlia di na Sigiomonda le 

li possessioni erano situate mei leoghi di di 
Téupescio (era Altopascio) , di Orentame, 
as. Martino in Oliveto, nella Cerbaja, hoo- 
o detto S. Nazario com una porzione di 
Skira 0 am Galle cin Cappiomo. 

Uan 
to (Sigilli pa T. cane sand 
to del comune di Galleno con- 
wna porta di ferre che chiude 
ingresso di una specie di torre merlata, 
sopra la quale leggevi : Galleno. 

la denzzione del coste Ugo i ve- 

scovi lucchesi ottennero dagl'imp. Orione 

Moglie 1309) e Carlo IV (15 feb. 1355) 

due privitegii uniformi che confermevano 

a quei prelati, fra le altre giurisdizioni 

temporali, quella del così. di S. Maria i in 
Monte con lulto il seo distretto sino al 

borgo del Gallene: a loco videlicnt gui di- 

citur Catiana ad de Uisciana, ot 

















dicitee 
preti vito pascuis etc. — Vel. Sarra 
Massa 1 Monre. 
Il Gelleno finalmente fa rammentaio 
a confine del distretto della Cerbaja nel 
privilegio concesso da Gievanei re di Boe- 








vedova del conte Ranieri di Colle, 
da Arrigo suo figlio faroto offerti alcuni 
beni posti ziel comune del Galleso ui 
luoghi detti Greppio e Pratài quindi ai 10 
marzo 1203 fu vendato al rettore dell'o- 
spedale medesimo un mulivo sal rio del 
Galleno o di Cerbi da un tal Baonvassalio 
mativo del luogo; la qual vendita venne 
confermata nel 1a genn. del 123: a Al- 
ber maestro e ritor dellAltopescio 
fel 1384 sotto il 3 giugno gli vomini 
comune di Gallerio domandarono 
esere ammessi e dichiarati legittimi ter- 
razzani e comunisti di Fuctochio, promet- 
tendo ad Anselmo medico figlio del fa Fi. 
lippo, come sindaco e rappresentante del 
Com. di Fucecchio, di solloporsi a tutti 
gli oneri e privilegi della stessa Comu. 
nità. Un Pichi atto di sottomissione fu 
riamovato nel primo febb. 1368. (Ance. 
Dux. Fioa. Curte della Com. di Fuceo- 


chia.) 

aprile del 1354 il comune di S. 
Fietro al Galleno clene usi procaratore = 
difendere qualunque lite che dettò comu- 
me aver avanti i potestà e vicarii 
del Valdarno di Sotte e di Val di Nievole, 


vendere le 


Devesi però avvertire che 145 abitanti 
spettano alla comunità limitrofa di Ca- 
uielFranco di Solto. 
GALLIANA, e GALIANA,e GALIARO. 
— Fed. Guecissa, e Gaotisso. 
Gaziaro, 0 Gatiaro (Galianum Castr.) 


in Val.d'Ombrooe senese. — Casa torrita, 


cele, o grancie È della [bey italia 9 


resta altaalmente rude! 
se esiolere a 


di pulonia, di Parma, 


GALL 385 
Avvegnachè il cost.di Galliano sull'Oun- 


Ja brone è rammentato ju varie membrane 


della prenominata abbadia, dalle quali si 
rileva, che esso fu posseduto dai conti Al- 
dobrandeschi di Sovana e di Grosseto ; 
mentre uno di quella consorteria, il mar- 
chese Lamberto Aglio del march. Îide- 
Brando, sino dal 18 aprile 973, abitando 
mel suo cisiello di Giano i in Waliano 
intus castello meo, est super fivio 
Umbrone, vendè, © piuttosto Corale 
al prete Ropprando figlio di tto 
per la cospicua somma di discimila lire, 
pagate in presenza di molti testimoni del 
contado di Chiusi, 45 corti coi loro castelli 

€ pertinenze, le quali corti trovavami 
byiw mei contadi di Roselle, di Sovana, 
Castro, di Toscane!la, di Chiusi, di Po- 
Piacenza, Genova ec. 
comprendendo in tal vendita totti gli al- 
di, aldiane, e bestiami divisi e indivisi. 
Una delle 45 corti slienate nel contado 
di Roselle, fa questa di Goliano col ca- 
stello, la chiesa e la che dichiara 
posta sulla ripa del fume Ombrone. — 
(Anca. Det. Fion. Carte della Badia del 








Lamberto fossero ignorati, piuttosto 
che alienati al prete Pidele 
ce da un altro atto del 17 apri- 
le 989, rogato in fe, col quale la 

C Raaie. 
ri, rimasta vedova del suddetto merchese 
Lamberto, ri dal medesimo 

per la stes 


ne Timma di lisci mila live iste la cs 
corti prescormaate. Delle qrili corti la 
viessa contesa col consenso 
di Uberto di lei mondualde, vendò le metà 





Finalmente in Galliano davanti la ch. 
di 6. Salvatore, è datq ue istrumento del 
asvfebb. 1007, col quale Winizzone ab- 
bale del mob. di Monte Amieta allivellò 
© Îidizio figlio di Adelmo une casa massa. 


rizia ( ossia podere ) posta in luogo detto 
Campagnatico per il censo anquo di de- 
nari 18 di argento da pagarsi alla cella 

di Gaglianzlo spettante a detta badia. 
Infatti pei due diplomi dall Imp. Coere- 
do II concessi a quella badia (5 aprile 
1027, € 10 1036) e in quello con- 
fermato nel 20 lagl. 1194 dall'Imp. An 
finti diem Ced. Sal- 





GALLICARO (Galioezam) nella. Valle 
del Serchio. — Borgo con sevrastante ca- 
stellare e piev capoluogo di comunità, 
sede di ua giarisdicente di prima istan- 
2a, nella Dioc. e Duc. di Lucca, che è cir 
ca (5 migl. al suo ostro. 

Trovasi sulla destra del torr. Petrc- 


sciana, detto anche la Torrita di Galli. i 


cano, presso al suo sbocco rel S Ferehio, soli 
di fronte al moote © Terra di Barga, da 
cui Gallicano è 3 tnigl. { a fb. alla beso Gall 
orientale della Pania della Croce. È 
mel gr. 38° 6' long. e 44° Hotit. sull” 
incrociatura della strala provinciale che 
da Lucca rimonta la Valle del Serchio 
sino a Casteluuore di Garfagnana con 
quella comunitativa che scende da Barga 
alla foce del torr. Corsonaa, e costì pur 
sato il Serchie prosegue por Gallicano 
sall'Alpe della Petrosciana rimiontendo il 
torr.vmonimo per eutrare nella vallecola 
opposta della Fegilia, spettante al Pie 
trasalinò. 

Una delle reminiscenze più antiche di 
questo luogo di Gallicano comsertasi in 
una menibrana dell'archivio arci vescovile 
di Luoca dell'anno 778.) ua istremento 








remota, supponendola 
rivata da un qualche predio di famiglia 
romana di simile cassio. Ciò lo da tan 
to più facilmente a sospettare il trovarsi 





GALL 


fmi i nomi dei coloni Velejati e Lucchesi 

i di Trajano, reglatrati nolla Ta- 

alimentaria di Veleja, un Cornelio 
Colico. 

Kel secolo decimo i nobili di Corvaja 
acquistarono giurisdizione in Gallicano 
anediante un trattato di enfiteusi fatta nel 
991 fra i figli di Fraolmo Visconte lne- 
chese e Gherardo vescovo di Linee Gand 
il quale ultimo allivellò ai pi 
dei beni ‘delle chiese plebane di Ss. sii 
e S. Giov. Battista di Controne, Ste 
fano e 8. Giov, Battista a Bargi (ora Cer- 
reto del Borgo a Mozzano), e le decime che 
dovevano pagare le molte ville e abitua 
ti di quei contorni, fra le quali si trova 
compresa anco la villa di icaro. — 
Ved. Cenusro del Bosco a Mozzano, e 


Corrose. 

Iafatti la consorteria dei nobili di Cor- 
vaja e di Vallecchia dominava im Galli- 
cano nel 1190, allorchè costà quei dinasti 











l paese i. 
di nuoro si ribellò nel 1390 per opera di 
Rolando Antelminelli fuorascito di Lecce. 
i di questa città sd 


lp sopra l’antiporto, Salligando quei 
razzani a rinuovare il giuramento di fe- 
deltà al Comune di Lacca, siccome fi ese- 
guito per atto pubblico stipulato mel 17 
mov. 1371 nell'arriago (ossia piazza ) de- 
vanti alla chiesa plebana di S. Giacomo. 
Nel 1429, i popoli della vicaria di Gal- 
licano, compreso il capalnogo, sì soltomi- 
sero al march. Niccolò III di Modena; ma 
appena cessò di vivere il march. Leonello 
di lui ‘successore, (ottob. 1440), il goverso 
di Lecca foce assalire all'improvviso cote- 
sta parte di Garfagnana dalle sue genti, 
le quali riuscì cos agevole riconquistare 
molte terre e castella, come lv furono Gal- 
ignana. mai 

"ile avviso il duca Borso, succeduto 
nel'irono di Modena e Reggio sl fratel- 


de: lo Leonello, spelì tosto in Garfagnana 


sotto due capitani, Alberto Pio da Carpi 
€ Manfredo da Correggio, un buon mu- 
mero di milizie, mercè cui non sulamente 


GALL 


Ferono ri ti i Inoghi testè nominati, 
ma parecchi altri vennero tolfi di quelli 
d — In conse. 





qoena 
ta a cercare ua aggi media 
l'interporizione dei Fiorentini, e quindi 


rimettersi nell'arbitrio anziato li 28 
aprile 1451 dal Poot V.—la vi 
gure di ciò fu sentenziato, che le terre. © 


ana, Prassilico, Velico di sopra è 
Felice di vst, i muali avevano fatto par- 
te sino allora "delle vicaria di Galliceno, 
rimanessero al dominio Estense. Donde. 
chè il duca di Modena da l'epoca eres- 
ne sei suoi pesci di Gerfagnana una 
lata tuttora di Trassi.' 


Così ebbe fine P'intrakciata e confasa 
divisione politica della Garfagnana, spo- 
cislmente di quella così detta Garfista: 
ne lesse. Avvognachè la Terra di Barga, 
Sommo-Cologua con altri minori peesi, si- 
testi alla sinistra del Serchio di fronte a 

furono confermati definitiva 


trattato da essi concluso nel 1341 con Me- 
Mino della Scala. 
Giò non ostante ancora non sono sopite 


le verienze che sino da « quell'età insor- Chiesa 


GALL 385 
cedeva l'erezione di una nuova chic 
battesimale, da farsi coi materiali dell 
antica dentro il cestello. 

Nel 1aGo la stessa pieve contava mel- 
la sua iadizione 23 chiese, alcune del- 
le quali da lungo tempo distrutte; le al 
ice esistenti spettano per la maggior par- 
te alla vicaria di Trassilico, e alla nuo- 
va' Dice. di Massa ducale.-I titoli delle 
chiese di Gallicano erano i seguenti: 1 $. 
Jscopo a Gallicano, attuale pieve, » 
Aadrea a'Gallioeno (soppressa); 3 58. Lo. 
renzo e Stefano a Cascio, reltoria esisten- 
te, 4 S. Martino di Versi, rettoria esisten- 





. te, 58, Pietro a Tyassilico, rettoria esi- 


stente; 6 S. Maria in Giuvieno 

7 SS. Jacopo € Cristelano i ia Valico di 
sotto, rettoria esistente: pa ondiei 
Valico di 





toria esistente, 13 S. Maria al Piamusso 
(annessa nel 1340 alla perr. di Gallicano); 
14 S. Genesio al Cardoso, rettoria esi 


itente; 15 8 Timoteo a Ci o, di 
uratta; 16 SS. Alessandro e herita 

reitoria esistente; 17.8. Mi- 
dhe dai Mal ; 18 S. Berto 





Sossio in Cole dicano altera 


ta), 23 Eremo di Waliona della Gerfa 

= gnane (distratto). 
Nella chiesa maggiore di Gallicano si 

ammira una delle più belle storie in bes- 


i so rilievo di terra verniciata di Luca del- 


la Robbia, la quale non cede al confron- 


Gaseno to di quella bellissima che accennammo si- 





csputio 
eie.—Proca, Mem. Zoter. delle Garfe- 
quese). 

La vecchis pieve di Gallicano, trovan- 
dosi siquanto lungi dal castello in luogo 
tcemodo e Fip È, quegli abitanti im 

Innocenzo VII un 
parprni 1485, col quale cou- 


È lev. com 


l'art. Banca, situata nella chiosa delle 
Clarisse di quella Terra. 

Comunità e Giurisdizione di Gallicano. 

— La Comunità di Gallicano confina a 

quella Granducale di Barga mo- 

diente il corso del Serchio, il Monte di 


i, Graganci tre di Treppigntne, i qul 


uitimo è tributario sinistro del 

nato fiume. — Per la perte di sett. la Co- 

meunità di Gallicano ha di fronte fl ter- 

ritorio comunitalivo di Castelnuovo ; a 

ansestro quello di Molazzana, e dal lato di 
poa, la Comunità di Trassilico, tatte tre 

dipendenti dal Duca di Modena ; mentre 


396 GALL 
a ostto Crenteggia con la Comunità luo 
these del a Mozzano. 


Noa si consace ancore l'estensione se- 
perficiale del so territorio, che può dirsi 


costituire insieme com di Barga 
l'ingresso australe della powder 

sa; alla quale serramo l'accesso, verso pon. 
le Alpi della Petresciona e della Cro- 
ee; mentre dall'opposta pendice scendono 
dall'A ino pia sinistra del Serchio 
i contraforti dell’ Alpeselia, dell’ Alpe 
di Barga, e del Monte-Rondinaja—Ved. 
Gansaonaza. 

Nel territorio dell’ attaale comunità 
di Gallicano esistono 10 , tre dei 
quali ( Zupinaja, Rione, grana ) 
somo alla sinistra, e setie di essì trovansi 
alla destra del Serchio. 

La natura del suolo di questa comuni- 
tà è per la massima com) di cal. 
Cirva compatta La “Male lange tl Serchio 
vien coperta da ripetuti banchi di ghiaja 
€ ciottoli trascinativi dzi torr. che scen- 
douo, a destra dalla Pania delle Croce, e 
dalla Petrorciona, a sinistra dall'Alpe di 
Barge. 

S' incontra da tto il casta- 
mo, peri paese, cui 
succedomo i pascoli naturali; quisdi la 
pecuaria e i boschi costituiscono le pri- 
cipali risorse di Gallicano. In minor co- 


GALL 


pia vi sllignauo le piante leguminose e i 
cereali; r abitato e lungo i i torreu 
semina la canapa e ij lino. Copiosi». 
sime riescono le raccolte dei funghi; scar- 
so e sempré immaturo il prodotto delli 
vigna; e anche più raro quello dell'ulivo. 

Da Gallicano sua patria prese il nome il 
Padre Gregorio autore di un libretio mul 
modo di comporre e recitare le prediche. 

In Gallicano risiede un giusdicente di 
prima istanza e un duganiere di seconda 
classe. La Ricevitoria del Registro è al Bor- 
go a Mozzano, la Conserv. delle Ipoteche, 
e i Tribonali maggiori sono a Lucca. 

I popoli della Comunità di Gallicano, 
in quanto allo spirituale, restano attual- 

mente divisi fra due diocesi, giacchè le 
parrocchie poste alla destra del Serchio, 
riferiscono col priorato, ossia vieario dio- 
cesano di Coreglia, d dipendente dal vese. 
di Lucca; e quelle poste alla sinistra del 
Serchie sono comprese nel priorato, ossia 
vicariato vescovile di Castiglione, riunito 
alla muova diocesi di Massa ducale. 

La Vicaria, ora Commissariato di Gal 
licano, nel 138 contava 344 famiglie 











zione si noveravano 2464 abit., 
nel 1832 la sua popolazione ascende: 
3078 individui ripertiti come nella Tavo- 
Vetta qui appresso: 





POPOLAZIONE della Consunità di Garricano nel Ducato di Lucca 
nell’anno 1832. 








Bologneza SS. Alessandro e Margherita, ser 
Cardoso 8. Genesio, Reitoria . 353 
Fiattone SS. Pietro e Paolo, Rettorìa 280 
Gariscano S. Giov. Battista e S. Jacopo, Pieve 1087 
Lapinaja S. Pietro, Rettoria 196 
Perpoli 8. Michele, Rettoria 206 
Riana S. Silvestro, Cara 285 
San-Romane, già in Spu- 

litiono 8. Romano, Rettoria 
Treppignena S. Merlino, 
Verm s 


pi 
.pE 





GALL 


GALLO (TORRE DEL) nel suburbio 
avwoirale di Firenze.—Casa tosrita con po- 
deri annessi sopra un'elevala prominenza 
facente porte di quei colli di Arcetri, che 
siendonsi di iù verso sett. sino alla co- 
us de Magnoli e si poggio di Boboli des- 
tre Firenze. 

Îa Torre del Gallo, osservata dal viven- 
te astronomo Padre Giovanni Inghirami 
delle Scuole Pie, fa riscontrata alta 344 
hr.sopra il ivello del mare Moditerranco. 

{l poggio del Galjo.confina a sett. con 

Di le, a gree. con S. Miniato al Mon- 
te, verso lib. col Poggio Imperiale, a estro 
tel Pian-di Giullari, e a poo.-maestro con 
la fortezza di Belvedere e la città di Fi- 
rence, che è appena wa miglio lontana di 
Ken pettine Aroetri, 
Com. Giur. e cirea due migl. a gree. del 
Gallezze, Dice. e Comp. di Firenze. 

Non che io voglia, nò debba ad ogni 
peso rammentare tante case-terrile che 
fasno corona sui poggi intorno alla valle 
deliziosa di Fyrenze, per quanto molle di 
ee sollo varii rapporti interessino l' i- 
maria di cotesta classica terra: ma perchè 
serthbe omissione indegna di un caltore 
delle fisiche discipline di non segnalare 
pella presente opera la casa-torrita delle 
Terre del Gallo, come quella che, per fa- 
ma tradizionale di due secoli, ci sta 








nove ammi di carcere pelia vicina villa di 
Areetri, denominata il Giojello. 

La Forre pertanto del Gallo è un fab. 
tricato solido e quadrate con ua cortile 
mel centro contornato per tre lati da un 
leggiato sorretto da etto colonne di maci- 
gno di online corintio e di na 


maniera 
tica del 





Gello, se il più ve- 
sereno fra gl'istorici forentimi, Ricorda 
no Malespini, non ne aveswe avvertiti, che 
tette poggio era Into dalla fami- 
Glia magnatizia de’ Galli. Stantechè, dice 
vi egli nella Istoria fior. al cap. 59, che 
All'età sua dentro la città di Firenze, in 
Porta Senia Moria crano i Galli, che già 


GALL 387 
avevano un poggio allato a Sante Minie- 
to al Monte, che si chiamava il Poggio 
de' Galli, e toglievanvi (cioè riscuatevano 
il pedaggio) per antico passaggio, me il 
Comune (di Firenze ) ogni cose obbatsà. 

La casa de' Galli pertanto era in origina 
grinde « pomente, ma avendo abbraccia. 
teil partito ghibellino con quella de' Cap- 
pirdi loro vicini e consorti, si ridusse în 
povera fortuna; (G. Viscam, Cronie. lib. 
|V. cap. 13) e all'eccasione della pace del 
Cardinal Latino fra i due iti, (asino 
1286) alcani della casa de'Galli furono 
confinati, e i loro beni confiscati: sicchè 





quel terreno con la Torre del Gallo ai fra- 
telli Grassi, e da questi ne fece 1 
l'attuale possessore, il ch. avvocato fio» 
rentino Luigi Piccioli. |’ 
Possedeva la Porre del Gallo con i pò 
deri anvessi la famiglia Lenfredini al tem- 
po in cui risule l'attuale fabbricato, che di 
poca età dotè precedere quella dell ulti- 
mo assedio di Firenze, quando in 
Filla del Gallo, nell’ oitobre del 1529, 
venne a'postarsi una perle dell’ esercito 
imperiale-papalino, e con esso il colonnello 
conte Pier Maria di i men 


T'Erta canine, 
Vitelli, e verso la Porte 
Vicino a 8. Leomardo, si 
Vasto, Nella villa de' Balducci Pirro Co- 





in sal poggio di S. Margherita e Mon 
tici il signor Sciarra-Colonna, e nel Pian 
di Giullari nelle case de' Guicciardini il 


principe d’ Orange, comandante in capo 


p- dell'esercito di assedio. —(Vancer, Zetor. 


for. lib. X.) 

» Ancora i westri (aggiunge Bernardo 
Segni) avevano messo due pezzi di arti- 
glieria sul campanile della chiew di S. 
Ministo, coi quali infestavano il campo 
nemico; ed essi all'incontro di que'poggi 
vicini, e al dirimpetto del Gello, villa 
de’ Lanfredini, avendo piantati due altri 
perzi growi, tiravano sl campanile, es- 


368 GALE 


sendovi il sig. Mario Orsini vicine, e il 
sig. Giorgio Santa-Croes con altri ca;ija- 
mi e lo stemo Malotesta Bagli ne (gene 
rale dei fiorentini). Fu ferito il sig. Mario 
edilsig Giorgio da una pietra, onde mo- 
rirono ambedue, e così alonni altri giu- 
vani fiorentini vi farono feriti e ne re 
starono mosti, fra i quali fu Averardo Pe 
trini ,,. (Stom Zstor. for. lib. III.) 

Ma sela Torre del lo riesci allora fa- 
mesta ai. Fiorentini, esca caneeliò eziandio 








cola a quell’occhio che vide ne 
ro più egli solo che tatti gli occhi insie. 
mme dei dotti trapueati. — Sì, fu il som 
mo Galileo 





«menie detta a Mesza-Pegeni, Gliai 


GALL 


di Arezzo, dalla qual città trovansi Je duc 
ville circa 3 migl. a Jev. 

GALLUZZO nel suburbio meridionale 
rize. — Piccolo borghetto capotuo. 
go di una vasta comunità spersa per ogu* 

atoruo di comodi palazzi e di case di ram- 

scarsissima laggi aggruppoti, 
Sita da Lenga eli residenza di uno dei set- 
te potestà minori dipendenti dal Commis 
sario del Quartiere S. spirito 
Firenze, dalla qual città il Galluzzo è a 
migi.a sett., nella pprr.di S. Lucia a A 
sa Pagani (Massa Paganorum) 


di 















la chiesa 
nella Dioe. e Cossp. fiorentino. 

È situato sepra wa piccolo risalto di 
collina che attraversava l'antica strada R. 


Viccpli romana, là dove si stacca il primo rano 


Si ui me id Gip pr 
pian di Guulleri, circa 300 passi distante alla 
dall’eminente poggio del Gallo, nella cui 
torre è voce tradizionale, che egli si re- 
casse a eficituare alone delle importantie- 
sima sue cuservazioni astronomiche, i quan 
do le dovè combattere l'opinio- 

ne IP. Losi ll cre dl lee dapeide 
della luna. 

Erano fra gli affezionati discepoli che 
allora ramo sì sublime maestro, 
oltre Vinoenzie Viviani, due religiosi Sce- 
lopj, H Padre Aagelo Sesti, ed il Pe 
dre Clemente Settim}, i quali servirono 
al Galileo di amenuensi anche negli ul 
timi duc anni di sua vila, divenato cieco. 


la dorata 
fondò la 
fuer date Se Pie 8 Gimvrpe Cale 
senzie; il quale scriveva da Roma ne' 16 
aprile ‘1639 st Padre Ministro delle Scuole 

di Firenze queste aureo ‘parole: Se 
pina prandelli 


per qualche nette restasse là (in Arcelri) colo 
Reverenza glielo 


TP Clemens, vostra 


Fin aretino. — Due ville che facevan 
parte delle Compete suburbane di Arezzo, 
nel quartiere del Bagnoro, popolo di S. 
Maris a Penct:, Cum. Giur. Bioc. e Comp. 


di quella provincisle volerraua, preso 
ripe Lari della fiumana dell' Ema 
molla Greve, fra il gr. 28° 53° 5” long. e 

43% 44° 3° latito 
È ignota l'origine el'amtichiti del Gab 

lazzo, comecchè Dante abbia fatto ram 

mentare questo luogo al o trisavolo Cac- 
claguida, quando dine:, 

O quanto fora meglio esser vicine 
Figini ne, dico, ed al Galluzzo 
Ed a 2 respiano aver vostro confine. 

Certo è, che So anni prima che Dante scri- 

vesse il divino poensa, fu indicato il Gel. 

luzsa, allora quando alcune compagnie di 

armati senesi © pisani, mel 1253 fecero 

una rapida scorreria infino alla Pietra 

del Galluzzo presso Firenze un miglio e 

per onta lagliaro il capo al Galluzzo. 

(Anvaza Bu, Cromic. Semese ). — Donde 

vembra poter congetturare, che il borghet- 

fe del Gelluzze, fino d'allora situalo sulla 
strada muore che guida a Sicna, prendo» 
se. il nomignolo da una qualche insogne, 

(forse di Taberna ) raffignranie un pic- 

gallo, i; di fusiglo Boreatine 
inte alle di tI Line 
porla poieni fiorenl 


de Gelli e de' 
+ Nè fia tampeco probabile, che la ma- 





È guatizia feumielia de Galluzzi avesse costà 


qualcano di quei resed}, cose-torrite o pa- 
Jazzi di campagna sino d'allora in. copia 
esistiti nei colli intorno a Fironse. 

Di un podere della chiesa fiorentina, 
pesto presso il Galluzzo, denominato il 
Palagio, ci trova fatta monzione in un 





GALL 


istramento appartenuto alla badia di S. 
Miniato al Monie stato rogato nel mou. 
della Certosa , li ag ott. dell'anno 1393, 
ora vel R. Arch. Dipl.; siccome è pure 


GALL 359 


nello stesso Arch. altra carta del 4 marzo 
1335, dove è rauamentato il luogo del 
Galluzzo net popolo di S. Lucia a Masse 
Pagani. (Carte del Mon. di Nicosia LE 


Movimento della popolazione del Guttoszo, ossia del suo popolo a Mussa. Passi 
a tre epoche diverse, divisa per famiglie. 


Comunità del Galluzzo. — Lù territorio 
di questa comunità si estende nel subur 
bio meridionale della città di Firenze in 
una superficie di 20151 quadr., dei quali 
607 sono presi da corsi d’acqua e da pub 
Bliohe vie—Vi stanziava nel1833 una po- 





selt. fronteggia con Firenze lungo la stra- 


da regia che gira fuori delle mura della .per 


città, dalla porta S. Miniato sino a quella 
di S. Pier Gattolini, ossia Romana. Alla 
piazza fuori di questa porta subentra la 
comunità di Legnaja, con la quale vol- 
gendosi da sett. a maestro entra nella pri- 
mma strada che staccasi dalla R. postale per 
salire il poggio, dov'era il convento di S. 
Donato a Scopeto, sulla cui cresta seguita 
la direzione verso lib. sino al bivio, il 


cui braccio sinistro diramasi per la villa ne; mercè cui 


di Colombaja, per dove s'incammina nel- 
la strada maestra delle Campora che passa 
dalla villa, già monastero delle Aomite, 
sino alla via di questo nome. Lungh' essa 

scende nel fiumicello della Greve, il quale 





Soltando la fronte a pon. va incontro alle 
sorgenti del Viagone, quindi oltrepassa 
mik 


Ir. te îl borro 





{l. colle di Giogoli, dove iungo il borre 
della Magnaja irriva alla provia» 
ciale volterrana, mediante la quale confe 
nano-le due comunità sino alle scatari. 
gini del borro di 7ramonti. Quà solten 
tra la comunità di S. Casciano, con la 
le questa del Galluzzo fronteggia medi 
tto sino a = 
Greve lungo la forre cai 
Montebaoni. Da cotesto panto la siewa 
Greve serve di limite alle due comunità 
$1 corso di circa 5 migl., da 
nella direzione da sett. a ostro, poscia da 
a seir. Oltrepassato che sia il ponte 
di Cappello e la strada traversa che dall 
Impronta guida a Mercatale, entra nel 
confluente Calosina, lasciando a pon. il 
fiume Greve. A questa confluenza saben- 
tra a confine la Com. di Greve, dalla quale 
è divisa priina dal torr. Celosina, 
dal fono Sorbeto e da quella del 
Pegi che separano 
la vallecola ‘della Greve da nella dell'E- 
‘ma ‘traversando la strada CAiantigiona, 
finchè pel borro delle Mortinete entre in 
Ema. A questa fiumana sottentra dal la. 
to di lev. In comunità del Bagno a Ripo- 
li, di conserva alla quale l'altra del Gel. 
Tuzzo seguita il corso dell Ema sino allo 
sbocco in essa del torr. Grassina. Qui pie. 
gando da lev. a sett. rimonta per ‘breve 
tragitto ® cono dell Grassina, poria na 
suo influente manco, denominato il 

















mo a che entra nella strada delle Cingue 
gie quindi per quella comunitaiva ule 


il poggio di Moplici passando davanti al- 
la chiesa perrocchiale; ichè voltaa- 
do. faccia a lib. s' inoltra per il Pian-di- d 





Giultarî rasentando fra le case de' Guic- 
ciapdini e la villa del Giojello, abitata dal 





sommo Galileo. Al trivio, in cui termina gi 


V'altipiano di ( di Giullari, volta faccia a sett., 
e percorrendo la strada che dirigesi fra il 

poggio della Torre del Gallo e quello di 
Eiramonte, arriva alla Yolta San-Minia- 
to, e quindi poco appresso imbocca nella 
strada dell’ Erta-canina , lungo la quale 
scende alla S. Miniato. 

. I corsi principali di che passano 
per il territorio comunitativo del Galluz- 
zo sono la Greve e l'Ema, due fiumane che 
si riuniscono fra la collina del Galluzzo 
€ il poggio di Certosa, dove l'Ema pende 





il nome, e di la per un solo alveo si diri- serve 


gono le loro acque nell'Arno circa 3 migl. 
a pon. di Firenze. 

Una strada regia, la postale romana, 
percorre la Com. del Galluzzo dalla porta 
S. Pier-Gattolini sino al ponte «li Monte 
buoni sulla Greve. Essa pel tragitto di un 
migl. e mezzo è stata rettificata deviando 
dall'antico corso, a partire dalla villa del 
Fossone, presso il borgbeito di Ss. “Gago, 
ad oggetto di scansare le salite di Mala 
volta, del Portico e del Gallezzo per dove 
pessara la vecchia si le, nella 
quale rientra fra il Gelluzto è i ponte 
della Certosa sopra l'Ema. 

Si contano fra le strade provinciali 





il primo famo della volterrana, che stacca- 
si dalla postale sotto il Galluzzo, Ia strada 
che entra nella comunità 


Chicatigiona 





(e sono molle) appartengono alle comu- 
mitative, meno lo stradone regio che dalla 
poeta S. Pier-Gattolini. sale dolcemente 
io fra doppie 
file di anvosi cipressi alla R. illa del Pog- 
gio Imperiale. 
Pochi e angusli ripiani presenta il ter- 

iterio € variatissimo di questa 
romanità, stantechè lo cuoprono per ogni 








GALL 


Iaio le amenissime colline, che inghirien- 
dano la valle dell'Arno fiorentino, da lib. 
a scir. della capitale. Infatti a lev. della 
strada R. romana, sormoniaudo il Poggio 
Imperiale per l’alti-pianodi Giullari, di- 
ramansi i deliziosi colli 
Nootici, di Monte Ripaldi ©, aocutre a 








La strattara fisica dell suolo di questa 


contrada può dirsi un' appendice di quel. 
la dell'opposto lato dell'Arno, dove si al. 
zano i poggi di Settignano e di Fiesole. 
Sennonchè dal lato del Galluzzo la roccia 
iante consiste in un'arenaria più 
ricca di calce della fiesolana. Tale è per 
esempio quella pietra stratiforme'che co- 
stituisce la Costa de' Magnoli e il poggio 
di Boboli, e di là continua per l'alti-piano 
di Arcetri a Montici. 
i qualità consimile è la che 
li ossatura alle colline di Bello- 
sguardo, di Colombaja, del Portico e del 
Galluzzo. Esta è conosciuta volgarmente 
sotto il nome di pietra forte, come sel 
che resiste più della pietra fiesolana all' © 
azione degli agenti meteorici, e gi presta 
meglio di i altra all’.uso dei lastrici. 
iò, che cotesta pietra forte 
strati di confacente gros 
sezza, per lo più disposti quasi che oris- 
sonialmente, e alternanti con sottili stra- 
terelli di schisto marnoso. Possono vedersi 
tali pietre specialmente alla Costa fuori 
della porta di S. Giorgio, nelle colline di 
Colombaia, del Portico, e a Monte Bipal. 
di presso Montici; ed è in questi ultimi 
due luoghi, dove sino dai secoli di mes- 
20 furono aperte le cave delle pietre, con 
le quali si lastricano a grandi poligoni le 
belle strade di Firenze, sino agli antiporti. 
La bisogna cammina ben diversamente 
rapporio alla qualità dei terreni che s' iu- 
contrano nei poggi fra l'Ema e la Greve, 
massimamente dove questi due fiumicelli 
più d'appresso si avvicinano all Impre- 
Dela; avvegnachè macigno pare 
abbia sofferto una sì fatta alterazione, che 
sebhene non possa dirsi un'opera manife- 
sa del fuoco, egli però è sì pocò atto all’a- 
gricoltura,che ne restano offese e quasi ab- 


















GALL 


brociate le tenere piante; dondechè molti 
an i toscani sogliono appellare 
colesta qualità di terra, gol terreno 
Socujolo, e talvolta galestrino. Infatti è 
‘nella vicinanza di tali aridi poggi, det- 
ti delle Mortinete, dove si affacciano le 
rocce ofiolitiche di'serpentino e di gab- 
bro diallagico dell'Impruneta. 

Due terzi del terreno di questa comu- 
nità è coltivato a viti,a olivi, grano e frut- 
te, prodotti tutti che riescono di squisito 

Anche le minori raccolte conosciu- 
te sotto il nome di riprese, come carciofi, 
sparagi, piselli, fravole ec. danno un'es- 
trata vistosa ni padroni e ai coloni dei 
poderi della comunità del Galluzio , per 
quanto tali enirale oggi siano diminuite 
in confronio Selen trascoral; stanta che 

coltivazione li prodotti, se prima 
pra tiva dei poderi dentro. il 
raggio di uno o due miglia intorno alla 
città, essa da qualche tempo si è estesa qua- 
si in tutti i distretti comunità se 
burbane a Firenze, cioè: del Gallusso, 
Bagno a Ripoli, Novessano, Fiesole, Pel. 
legrino j 

L'attenzione colla quale sono tenute le 
piante da frutto, il terreno ito dai 
sassi e dalle erbe cattive, il vigore della 
“ sone per l'abbondanza dei conci- 
mi che i villici suburbani vanno gior 
malmente raccogli: capitale, ren- 
dono un tal suolo, benchè di natura sas- 
meo, fertile al punto che giunge a 
durre dell'8 e $ per uno. Qui i ee 
cotesta parte della campagna di Firenze 
vedesi rivestire un ito di continuati 
giardini piuttosto che di poderi.—Al ap- 
pagare vie meglio l'occhio dell'osservatore 
concorre assaissimo la moltitudine dei pa- 
lazzi e delle case elegantissime sporgenti 
sul dorso, nei fianchi e per ogni lato delle 
mumerose e variamente disposte colline, le 

li dai poggi della Zomola e da quelli 

i Scopeti di Sen-Cuscianosino alle por- 
te di Firenze si distendono. 

Chi, per esempio, nou ammira il vasto 
e imponente fabbricato della R. Villa del 





Poggio Imperiale? Chi nom adocchia an- breve del 


che da lungi il grandioso ‘giù de 
‘Ricci nel poggio di Pozzolatico, dov'è fama 
trattenesse quell'Agnolo da Fire» 
suola,che per astrazione dissi.amico di Lo- 
renzo il Magnifico, quando questi morì 
innanzi che l'altro nascesse? dii capitòa 





GALL 5A 

Firenze senza conti la città e i sudi 
porolai contorni dalla casa torrita .che 
fu de'Michelozzi a Bellosguardo? Chi non 

resta .sorpreso nel vedere sul poggio di 
Montauto in forma d'isolato castello il 
grandioso convento alificato da' Niccolò 
Acciajoli per i PP. della Certosa?... Ma 
io non terminerei così per fretta se nume. 
rare solamente dovessi le case di delizia 


che a centinaja s'incontrano nella comu- 


nità del Galluzzo, talchè noe si potreb- 
bero ripetere nel caso nostro espressioni 
più adeguale di quelle che cà DA- 
riosto, allorchè contemplando la valle in- 
terno a Firenze esclamò: | - > 
A quier picn di tante ville i colli 

Pas che'l terren ve le germogli , come 
Vermene germogliar suol’ e rampolli. 


Non meno di 9 monasieri, oltre quello 
principesco della Cerios, esisierano nei 
tempi.scorsi nei contorni del Gelluzzo. 
Fra i conventi degli vomini citerò; 
quello di S. Maria nel poggio di 5. Se- 








di Firenze ; 3.* il convento de’ frati Ber- 
mardoni , denominati Foliscensi , eretto 
detto Za Poce dalla Granda. 


nel l 
chessa ima fra il Poggio Imperiale e 
Je muta della cià. 
Frai monasteri abitati da doene, oltre. 
i dae di S. Maria della Disciplina al 
Portico, e di $.Caterinae $. ut 
tora esistenti , si contava quello di Mos- 
ticelli a Colombaja foudato dal Carl. Qi- 
taviano Ubaldini, e uno di Benedettine 
assai d'appresso la S. Miniato ,ab- 
battuto esso pure nel 1539 per ordiue della 
Signoria di Firenze. Il mon. delle Cla- 
rise a S. Matteo in Arcetri, ora ridotto a 
uso di villa; siccome è stato ridotto quel- 
lò di S. Michele alle Momite dell'Ordine 
di S. Agostino preso il Gallezzo; il quale 
ultizao fe soppresso sino del 1446, per 
pooi. Eagenio IV, che riunì i 
suoi beni a quelli di S Donato a Scopeto. 
Fra le arti d’industria più frequenti 
nella comunità del Gallozzo possono tom- 
tarsi quelle dei scarpellizi, cavatori, e la 
voranti di pietre da lastrico, e i numero 
si vetturali impiegati al giornaliero tra- 


GALL 
dei iastroni in città.— Ancolefor- 





munita, ialmente all’ Impreneta, al 
Ponte all’Asse, a Malavolta e alla Ports 
Romena. 


Fra le atili manifattore havvene una 
muovamenie introdotta con la i 
della Colla-forte in un comodo locale fuo. 
ri della porta a S. Miniato sul confine del- 
le comunità del Gellazzo con quella del 
Bagno a Ripoli — Autore e direttore della 
medesime è indusiriono chimico Vinore- 
20 Manteri di Livorno, il per av 
ventura che siasi pt re introdurre 
in Toscana quest'importante ramo mani. 
fatturiero, sino da quando eresse nel 1833 
due fabbriche di Tila forte a Castel del 
Piano e a Colle di Val-d'Elm. — Pod. 
Caerzroer-Puro. 

Gennonchè la più recente di tette fon- 
data per associazione presso la porta S. 
Miniato è messa in attività dal vapore 
mediante ui a] ito, nella co- 





lngegaoso 
strezione del quale trovasi semplicità, in- dei 


telligenza 
mi 


desiderio costante 
tena lavorazione siffatta, unito all’intizaa 
convinzione che il Manteri nutriva soll’a- 
zione ta qualche mode distruttiva del fa 
<o sopra Î carnicci e altre sostanze anima. 


GALL 

tina simile azione alterante non può sver 
luogo per l'applicazione del vapore, per 
cui deve ottenersi, siccome egli ottiere, 
con tale processo minor perdita di materia 
€ perciò maggior quantità di prodotto, 
il quale riesce eziandio di miglior qualità. 
meno snervaio, più tenace è più perfetto 
di quello oltenato col consueto. 
L'azione del vapore dell'acqua che 
qroleni dalla sottoposta caldija s° intro 
luce nell' apparato capace di contenere 
circa 1500 libbre di carnieci, cesia de' 
ritagli delle pelli di animali, per estrarne 
tatta la Colla-forte, che possono somimini- 
strare; la quale Colla, dopo circa 12 ore 
dell'azione del vapore resta compita, e di lì 
si estrae perfettissima mediante una chia- 
veita di ottone, senza il soccorso di ulie 
riore operazione. Finalmente raffreddata 
che sia in catinelle npposite, con facile 


mali dipendeva dal Vicario di Certaldo, 
in seguito dal dei Signori Or 
to, ed ora dalla Criminale di Fi- 


La cancelleria comunilativa del Gel 
lusso ebbreccia , oltre la comunità in 
discorso, quelle ‘del Bagno « Ripoli , di 
Rovezzano, di Legnaja, di Casellina e 
Torri, e della Lestra a Signa; comeochè il 
canoc'liere, e i libri della cancelleria sia- 
mo collorti aS. Francesco di Paola mella 
Com. ai Legnaja.— L'afizio del Registro. 
le Conservazione delle ipoteche, I° Inge- 
qa Ci.condario e la Ruota sone a 


di reme. 


9835 
POPOLAZIONE della Comunità del Gasvzso a tre epoche diverse 










3 

. - guai, Prioria ‘3 
Giogoli con Ten A si 
nemo di Calle) $ Mezia dii # 
Gioreatà (18) -| S Pietro, Frioria È 
Tpreneta S. Maria, Pieve, Pro. 

» positura e Collegiata 
Menteboni & Pietro, Prieria i 
Monteripaldi S. Michele, Rottoria 
*Montici $. Margherita, Prioria | > 
Fino S. Michele, Retieria Pa 

Le" | & igiria c8.Bag È 
2 a Mocsoli î 5. Beigida, "i È: 
Poroletico S. Stefano, Prioria 
Size Ri 
'S. Martizio, Prieria 
& Maria 2 Montanto 







| 





CHLOGRARO nel Vald'Arno aretino: € Comp. di Aramo, da cui era circa 3 mi: 
i a dimratto da vai proc ì momigne. Gi. a posi. met SI 
a 


04 GALO 
Flor. di detta città, dalle quali apparisce 
de i monaci ebbero giurisdizione co- 
ptc] ‘941 per beni donati da un 
Guglielmo figlio TE re drizio, nel Gag- 
i Finile e nella selva praro detto 
io ipertanie alla chiesa di S. Maria 
in Montione; le quali Romersioni erano sta 
fe rilolte ai monaci dai discendenti dei 
primi donatarj. Tale affare diede occasione 
a diversi reclami di quegli abbati davanti 
el Conte del S. Palazzo, oppure agl'impe- 
ratori st siccome risulta dai placiti 
ati negli anni 970, ggo, e 1014 
Pivore della badia di S. Flora e Lacilla 
di Arezzo. — (Mvnaroa:, Antick. Estens.) 

Nell'anno 1032 l'abbate gd i monaci 
della precitata badia col consenso del vesc. 
Teodaldo ebbero in permuta altri beni, 
alcuni dei quali situati nello stesso pivie- 
re'di S. Martino a Galognano, ossia agli 
Ortali,e mei canli di Quarata e di Cam- 

fanti 
re 1115 ferone donate al mo- 
masiero medesimo altre possessioni poste 
nei contorni di‘ sul Semicello 
Castro. (Munaron:, Ant. A. evi.) 

Nel 1383, agli 8 sett. Guglielmo abba 
fe di S. Flora elesse il rettore della chie- 
sn di S. Andrea a Quarata, il quale chie 
se ed ottenne la conferma dal pievano di 

ino.— Finalmente con decreto ve- 

del 10 aprile 1354 gli abitanti del 
ho villa di Pretantico nel distretto 
della parrocchia plebana di S. Martino 
di Galogneno ottennero facoltà i di poter 
edificare una nuots chiesa pa 
(£.-Giov. Battista. @ Prato-Antico) con 
assegnere alla medesima le decime e sov- 
venzioni solite pagarsi da quei popolani 
alia loro antica parrocchia e pieve di Ga- 

— Fed. Quunata e Montiona nel 
Val-d'Arno aretino, Carvsvna Ossarznca 
€ Puaro-Awnco. 

GALOGNANO in Val-d'Elsa. -_ Casa 





GAMB 


Di questo Galoguano e della sua chiem 
di S. Ansano è fatta menzione in wn istre- 
mento di donazione del 998, col quale il 
march. Ugo offrì al mon. di S. Michelea 
Poggibonsi anche il giespadronato di que 
sta cappella. —Molte altre pergamene dello 
steso luogo pio danno 3 conncere che ad 

esso spettava anche nei secoli XII , XIL, 
e XIV la chiesa di Galognano, siccome le 
provano tra le altre le membrane del 17 
aprile tro dl 17 Giugno 1283, e del 9 


lu 

a villa dì Gelognano nel secolo XV 
fu acquistata dalla famiglia della 
alla quale appartente il capitano Cositso, 
‘autore Della Serie degli antichi Duchi e 
Marchesi di Toscana, dove di questo pos. 
sesso di famiglia vien fatta menzione (pag. 
173-174.) 

GAMBARUCCI în Val di Merse. — 
Villa posta nel monte delle Serre di Po 
triolo confinante con il comunello di Tec- 
chi, con quello delle Serre al Santo, con 
Petriolo e con Fesa, di cui fa perte pelle 
parr. de' SS. Iacopo e Filippo al Sent, 

Com. di Monticiano, già di*Sovicille, 
Dioc. e Comp. di Siena. 

Fa Gambarucci uno dei 34 comunelli 
della comunità di Sovicille rammentato 
nel regolamento parziale del » giugno 
1777 relativo all'organizzazione ammini» 
















segna 

a In seguito divenne Gambercs pare 
lella grancia d'esa spettante allo. 

di S. Maria della peri Siena. 

Nel 1371 decreto della Rep. senese 
Gambaracci Fa designato residente di n 
notaro civile. Attualmente riducesi a un 

che abbraccia tre poderi. 
JAMBASSI in Val-d'Elsa.— Borgo con 





lì Firenze. 

Risiede in un risalto di poggio , su ori 
esisteva la rocca, a una elevatezza di Sya 
braccia sopra il mar Mediterraneo, sul fian- 


Cei” dinesti; 





fea i quali com 
Guido del fu Rauieri, che in quel giorno 
offrì a Ganfredo vese. di Volterra la terza 
parte della sua porzione del poggio, ecs 
stello di Gambassi con la chiesa di S.. 

fano. Nel secolo a (anno 1113 ) il 
C. Ugo del fu C. Uguecione de'Cadoli 

fra le molle terre, casali e castelli 
possedeva, è la metà di dominio di 
Quelli posti nel contado di Volterra ai ve- 
soovi di detta città; fra i quali luoghi e 
giurisdizioni si novera' anche Gambassi, 
Quindi è che tra i castelli conceduti in 
feudo da Arrigo VI a Ildebrando rescoro 
di Volterra, fu compreso anche questo 
di Gambassi; meatre l'imperatore Fede. 
rigo ILL pochi dopo diede l'investi- 
tura del castello mertesimo a Gualtieri de 
gli Opezziughi da Calcimaja, a quello stes- 
20 seggetto,che nel 1222 esercitava l'ufizio 
di potestà nella Terra di S. Gimignano. 
(Taone, Annali Pisani ). 

Peraltro un atto pubblico del 1234 dato 
in Gambassi, stà a provare una certa. in 
dipendenza degli uomini di questo psese, 
trattandosi di un compromesso fatto 
Galgano «la Moute-Tignoso e in Stagui- 
gno della Pietra per terminare le 
versie insorte fra i Lambandi 











e vecchio. fa viriù del qual compromesso 
gli arbitri proferirono un lodo li 26 mag. 
gio 1224, nella chiesa del castel nuovo 
di Gambassi, che assolve 
dai dazii stati loro imposti 
di Gambassi per il transito delle merci e 
del sale portato dalle loro bestie a soma. 
(Ance. Dirt. Fioa. Carte della Com. di 
San-Gimignano.) 

Dal documento lestà cilato pertanto ri- 
sulta, che fino dal 1224 il.cast. di Gam- 
bassi aveva un borgo nuovo e la sua ch. 
parr. sato il castel vecchio. 

Inoltre, nel 1330, coa suo decreto a Si- 
gnoria di Firenze diede facoltà a Gianfan- 
te di Berbellotio di Fante cittadino fio- 
rentino di contro la Comunita 
di s Gimignano per il diritto di viscon- 

che vere nel castello 








no e Ulignano; ma quegli abitanti aven: 
do fatto sentire i loro reclami, fu compro- 
messo in Otto da Mandello potestà di Fi- 
renze, Questi nel Ra Sargant PERSI daile 


comune ) seutenziò, 


- 1501, raba 


GAMB 305 
S. Gimignano in riguardo dei diritti di 
detto Gienfante dovesse sccettasio in po 
testà di detta Terra con un’aunua. reizi- 
buzione di lire 300 (oc. cit.) 

Dopo la pace di PIC (ento 1393) 
Gambassi col suo contado fu incorporate 
al territorio della Rep. fiorentina, che ne 
costital una comunità a confine com il 
territorio di San Gimignano, con Mon- 
tajone, e con-quello di Castel-Fiogentino 
mediante il fiume Ein. — 

Nel 1317, il di Gambini, im 
contemplazione lei danni ricevuti dall'o.. 
ste pisana, venne esentato visione 
della Signoria di Firenze Soli pabbliche 
graverze. Sennonché più tardi egli Lerppiena 
a soffrire danui maggiori (magg. del 1433) 
quando la Val d'Elsa fu 
Teague di venture Sonde ceste da 
Post) della Carda, ai danni della 

. di Firenze. Riconquisiate 
presso dalle armi fiorentine, Combezi 
dopo quell'epoca noa vide altri memici, 
comecchè l’esercito nipoletano-papelino si 
accostasse alle sue mura, dalle quali fu 
respinio-nel 15 seit. 1479, e che più tardi 
fosse stato mialtrattato dal duca Valenti- 
no, allorclià di costà, nel maggio del 
con le sue genti ‘piuttosto 
come ladroni, che come uomini comprati 





a tal logo, e fa conosciuto col 
Cieco da Gambassi, Giov. Gian 





lì nelli, rinomato seultore di plastica nel se- 


colo XVII, sebbene: privo fosse di vista. 

Gambasti era potesteria e di 
uva comunità, che abbracciava 4 comuni, 
Gumbassi, Montignoso , Camporbiano, e 
Pulicoiano, com altre 8 parrocchie ; cio, 
Farma, ire popoli di Catignano, Geri. 
gnalla, Agresti, Badia di Correre e Ss 
Cristina. — Queni dodici popoli fure- 
no ii ti alla comunità di Montajo- 
ne mediante il regolamento del 33 mago 
gio 1774 sulla nuora organizzazione del- 
le Comunità del Contado fiorentino. 

La ch. ‘prepositura de'SS. Jacopo e Sie- 
fano a Gambassi conta 574 abit. 

GANBERAJA, o GAMBERAJE nella 
vallecola ilell’ Ema sopra Firenze.— Cas. 
itolo vna 


ja) 
mente di padrpuato della illastre Casa Re- 
nuccinî, e'annesso al popolo di S. Donate 
im Collina mel piviere dell'Amtella, Com. 








396 GAMO GANG 


Gime. è circa 4 migl. a scie. del Bagno scovo di Faenza d’ impedire e di annal. 
di cul lare tale ii  — Peraltro col 
1 Corg i Fiane di cl Dec ie orzo Cali ci 
i questo casale fu considerato come un solo corpo con la 
la dè un istrumente della badia di Val soltostante badia di Acereta, siuchè diven 
leeabrosa del gen. 1085, rogato ia Gem. ne insieme con essa benefizio di un ahbe- 
bereja piviere dell'Antella.—La prenomi- te commendatario. Tale era, allorquando 
tata badia per contratto de' sg nov. 1166 Clemente VII, con breve del 14 nov. 1533, 
comprò dei terreni posti nel cestello di ammensò badia ed eremo al capitolo di £ 
Antica, e nella corte di Gamberaja.(Ancu. Lorenzo di Firenze. — Nel 1736 la chiem 
Darx. Fion. Carte di Vallombrosa). di Gamogna, minacciando rovina per le 
GAMBERALDI (C: um, quasi forti scosse di terremoto accadute costi, lu 
Campus Araldi) nella Valle del Limo È ficonralt opere dl capitolo preset 
te. — Monie e cas. che ha dato il titolo ato, il quale previi gli opportuni consemi 
una parrocchia (S. Matteo a Gamberaldi) alienò quei beni per acquistarne altri nei 
sall'estremo confine della Romagna gran- contorni di Prato. — ed. Mezzana. 
ducale e della diocesi fiorentina con il Nell'eremo di Gamogna si cominciò 
coatado e diocesi’ di Faenza, nella Com. prima che altrove l'uso della recita gior. 
Giur. e circa 3 migl. a maestr. di Marra- Riliora dell’ufizio della B. Vergine, per 
di, Dioc. di Faeuza, Comp. di Firenze. consiglio di S. Pier Damiano, ma essendo 
Il monte di Gamberaldi è uno dei con- stato sospeso per tre anni colesto pio eser- 
trafibrii settentrionali della calena cen- cizio,accaddero agli eremiti di Gamogna 
trale dell'Appennino che si alza fra.il Se- disavventare straordinarie. (Pera. Daxu- 
sio e il Lamone nella Romagna tos.ana. ni, Epistolar.— Banoni, Annal. Eccles. 
Fu questo luogo posseduto solamente ad ana. 1056.) 
per una terza parte dai conti Guidi di —La parr. diS. Barnaba a Gamogna con- 
Modigliana, siccome apparisce dai privi- -ta 332 abit. 
legj concessi loro da Arrigo VI, e da Fe- —GANGALANDI nel Val-d'Arno sottoFi- 
derigo II — Fed. Masnapi. renze. — Coutrada con più borgate che 
bri fa S. Mattro a Gamberaldi diedero il nome a un'estesa comunità, or 
detta della Lastra a Signa, dov'è wi [og 
“tion: 0 GAMUGNO nella Valle dicente minore nel piviere di Signa, Dio. 
Acerela io Romagna. —Autico eremo, ora e Comp. di Firenze, dalla quale città L 
<h. perr. (S. Barnaba) già membro dell'ab- borgata di S. Martino a Gangalandi trova 
dexia di È Gior, Batista di Acerela nella si lontana 7 miglia a ponente. 
iur. e circa 5 migl ascir: di Mar. Dicesi più specialmente di Genga 
peer ioc. di Faenza, Comp. di Firenze. di il paese che dalla posta della Lastra 
Riziede in monte fra le foreste di faggi Signa sale il poggio a ostro-lev., dove s0- 
. le sorgenti del torr.detto della Pal- no tante case, tante ville signorili con dor 
il quale scorre alla sua sinistra € sulla chiese © un grandioso convento, che li 
schiena della giogana dell'Appennino di langi Gengalandi ha l'aspetto di un vasto 
S. Benedetto. deliziono rillggio, piuttosto che di più 
In questo luogo S. Pier Damiano nell’ casali 
anno 1053, meroè la donazione a lui fatta — L'istoria giù ‘antica di Gangalandi e 
dal conte Guido di Modigliana e dalla dei nobili di simil cognome si promisct 
contessa Ermellina di lui consorte, fondò talmente con dei conti Cadolingi 
.un eremo per i Camaldolensi della sotto- di Fucecchio, 
stapie abezia di Acereta, dove egli si ri- la famiglia magni 
tirò per qualche tempo (suno 1061), men- non apparienne 
tre era maggior generale della Croce Avel- Cadolingi, fosse almeno nel numero dei 

































Jatta. — Nel 1191 il superiore di Gamo- loro visconti. Essa era estratta, come dice 
gua aveva ri beni di quest'eremo G. Villani, da da quella schiatta di signorie 
a quelli delle vicina bedja senza licen- di haroni, che poi si chiamarono Catte- 


za del diocesano, per cui "Celestino II, nio Lambardi; ide le schiatta era in- 
cu bolla del 3 genn. sigSrordindal ve: valsa la fama che 1) gran conte Ugo pri 








sramnisenana 


GANG 
ma del mille creasse cavalieri i signori 
da Gangalandi ixsieme con i Giandonati, 
i Pulci, i Nerli, quelli della Bella ec.; fa- 











guiglie utte che ebbero coi Fi i, 

ecoi conti Cadoliugi case torrite e altri 

maggiori forti! in cotesta contrada. 
Chei conti di Borgonuovo, o sia di Fa- 


cecchio, dominzssero fra Settimo e Gusiga- 
laadi, lo dimostrano molte carte de'Ci. 
stercensi di Cestello, ed i fatti marzi 
accaduti nei contorni della Lastra a Si- 












regasché 
Caxioli risiedeva a migl. a lev. di Gan. 
galandi fra Castel Pulci e il borghetto de' 
Granatieri, mentre nel luogo di Monte 
Orlando trovasi attualmente il convento 
di S. Michele e S. Lucia dei Frati Fran- 
cescani della Riforma. 

Non meno antiche sono le memorie re- 
lative alla ch. di S. Martino a Gangalan- 
di, la quale, benchè filiale della pieve di 
S. Giov. Battista a Signa ‘posta alla destra 











dell'A ottcane il fonte battesimale 
sino dall'anno 1498 per privilegio ‘con- 
cesso dal cardinale Giovanni del titolo 





di S. Teodoro, Legato apostolico in Tosca- 
may all’occasione ch'era stata’ inlerrotia 
la libera comunicazione fra Signa e Gan- 
galandi per la rovina del ponte di Signa, 
che sino d'allora esisteva sopra il fiume 
Arno. i 

Uso dei documenti più vetoati, quello 
che dichiara la ch. di S. Martino a Ganga- 
labdi priorìa con capitolo, risale al 1108. 

Essendochè nel detto anuo Beruardo di 
Adimaro ed altri magnati , dopo che ch- 
bero tolti e per qualche tempo sfruttati 
i heni delle cure di S. Martino e di S. 





cappeli lipendessero da un selo relto- 
re con titolo di Priore. Per la qual cosa 
«nell'atto medesimo fu assegnato da essi lan- 
{0 terreno quanto poléva occorrere per 
costruire la ‘canonica con În clausura, ag- 
giungendovi di più il dono di ww'allro 


mar 





- Meria a Gangalandi. 


GANG 397 
terreno presso la ripa del castel di Gan- 
galandi. Quindi sottoposero al superiore 
della chiesa di Gangulauidi l'ospedale allo» 
ra esistenie nel Monte Politane, riservan- 
do i donatarii per loro edi loro eredi il 
giuspadronato sopra le medesime cose = 
titolo di protezione. (Luni, Monam: Eccl. 
Flor. T. IL p. 1439) 

Contuttociò la ch. di S. Michele a Gan- 
galaudi fu parrocchia sino al 1648, epoca 
in cui vi entrarono i Frati dell'Osservan- 
za, allorchè edificarono l'attual conven» 
la cara di S. Michele fa ‘annestia 
con i suoi bent alla prepositare. — 

Che poi la thiesa di S. Martino a'Gan- 
&alandi avesse capitolo e canonici viventi 
vita comune col superiore, basta a pro- 
varlo un istramento dell’anno 1111, col 
quale il priore e capitolo della chiesa e 
canonica di S. Martido a Gangalandi si 
obbligavap pagare sì vescovo di Pistoja 
uan annuoributo, consistente in una lam- 
preda e in 24 denari, a forraa dei petti ivi 
stipulati. Ma cotesto tributo essendo an- 
dato in disuso, nel 135 il vescovo pisto- 
jese Guidaloste ne reclamò l'oservanta 
avanti il Pont. Alessandro IV ; il quale 
con breve, dato in Viterbo 
1257, nominò delegato a 
testo affare il pievano di S. Pie 
po della Dioc. di Lucca. Questi con lodo 
del 33 ott. dello stesso anno decise, che il 
superiore e î canouici di S.Martino a Gan. 


















*tulaudi dovessero retribuire al vescovado 


di Pistoja l'angico auauale tributo di una 
lampreda e di dae soldi di moueta 
chese n pisana. (Anca. Dirt. Fica. Carte 
del Vescovato di Pistoja.) 

Un'altra riprova sull'antichità della 
collegiata di Gangalandi può fornirla un’ 
investitara del 1333 fatta dal priore del 
S. Eremo di Camaldoli, 'enided il consen 
sodi Andingo vescoro di Fireoze, che con- 
ferì il priorato di S. Margherita a Tosiua 
al prete Alberto Corsini. canonico di $. 
(Ance. Dirt. Froa. 
Certe di $: Michéle in Borgo a Pisa). 

L'attual battistero di Gangulandi odu- 
siste im una gran vasca ‘ottagona di mir 
mo bianco, 4 specchi della quale furose 
scolpiti da eufficieate scalpello in figure ‘a 
basso rilievo. Esso porta la data del 1433. 





Tn quanto alla prosapia de'Gengalandi, 
portò essa il titolo di Conti senza che a 
Vesse giurisdizione feadale 0 coutea. 


i 
) 
si 
£ 
RI: 
E 
È 
Hi 





Sarri dit re fmaro Leve Bata Abi o ge 
i allormea olfensiva e difensiva. tità di priore di Gangalandi. È una 

cotto il nome di Lega fra-diverse come- berazione presa dai giudici dell'Arte di 

"ità ghibellino delle Toscona; un Chienzi Calini st i di 9 di giugno tt, 

de'Conti da Gongalandi stato potestà di ad petitionem Merci Parentis nomine 

Monde Coselli in Valdi Cecina nel 6G: E api de dr Bf 

ud è forse quelll'istesso Chionni i figlio del  clesiar8. Martini de 

{a Carrado,'che nella riconciliazione dei dinare il gravamento a carico di Biagio 

osti precaria nel robe ai Fiorenini di Ai onto muratore per la somma di 4l 

cardinale Lotino, fa compreso fra i fiorini. — (Anca. sac Macerr Sorazme 

qhibollini esiliati da Firenze insieme Frceme.) 

Tan Pollino, con Tano figlio ner dif Mete 





'epriraeme. mella e Comp. di Arena 
regedit] 1 COL di Guaghereto, di cui s è se 
schiatte fiorentine, che . n° zione nell’istoria toscana, oggi non è al 


“» n. > la bella insegna porte. qrragiiae $ di migl. n tre dlta ch per 
Dal ran Barone,il cui name cil cui pregio: Lig feto 
<La fera di Pameso rice. et Terne apra Patio ft 
. Finalmente prese più tardi il cognome gliate, corrose e avvaliate, in messo a n 
ben di ica patria un piego gici 


della ica mei 1254 in A Fà Ganghereto signoria dei conti U- 
reato bertidi di Softaa molto innanzi che l 
ou l'incarico d'iater- acta di dote mille peonito i n 
ali edi le intenzioni del re Guidi, ai 
di Boemia, il quele si era neoeso con Arri; Vil Feieigo ie 
De sug genti per colore in Italia. — (Arca. istrumento, dale no Gobb, 1988, ife 
Der. Fiona. Corse della Cosi. di Volter- castrum qui nominetor judice 

















GANG GANG, 399 
A Genghereto si sequartierò nel 1248. ma, nel tepnpo che Carlo de Ricasoli re 
il conte Giordano vicario di Fi Il galava agti stessi Francescani l'amena 
in Tescatss © di cost si asse comi vedi cellina di Boote-Cario sell'opporta peer 
Tederchi ci altre milizie ghibellino per dice. Fisioline. 
assalire il cast. di Montevarchi, dove si 
erano rifugiati e fortificati i Guelî &o- 
Fvotini essli dalla 





glio intornp alle prode tolte dalle milizie Canto nel Val-d'Arno superiore. . 
senesi ai terrazzani di Ganghereto nell’ Nom meno di tre chiese parr. eran com. 
escarsiene che feogro nel Val-d'Arno con prese nel distretto e 






re di Gropina. ° 
La chiesa di S. Francesco a Ganghere- 
to conserva nell'altare a coreu evagelii 
. una tavola rappressatante S. Francesco, 
la quale fa creduta dipinta da Margheri» 
tone d'Arezzo; per quanto ritoccata da più 
moderno autore che rivestì di neri panni 
il Serafico d' Assisi. 
Derivò da Ganghereto il giureconsalio 
Giuliano, che la Rep. Sor. impiegò in 
varie eocasioni come suo delegato, una 
fra e altre; per tonfermare nel 1297 in 
Fap trattato di lega fra le tomunità 
i i della Toscana. . 
Firenze, degli Ubertiai*da Soffena e Sino dal secolo.-X per .domazioni fatte 
Gaville con alcuni de'Pazzi di Valdarno, de varii individui comserteria degli 


<= n 
di Firenze; lo che ci‘richiama al- dia, e con quelli di Sofftaa alla Congre. 
congrega di Ghibelini fecentini a S. gazione di Vallombrom. =. 

alla quale assistò l'osule poeta. Infalti il giuspedremato e la nomina 
Rel diecetto di Canghoreso, “ Pollari pori epica 

) a spettava 

i di S. Gi del mon. di S. Giorgio di detto luogo, 
sì credt che sia siaio eretto uno dei pri- siccome lo dimostra l'investitura da csso 
mi conventi della religione francescana data li sg lug. 1267 al nuove parroco di 
dallo stesso fondatore dell'Ordine Sera- S. Niccolò, previa la premessa di un’an- 
fico. Il qual convento si andava riedi mux offeria di 60 pati di grano cd altre 
cando verso il: 1430 dai Frati della Rifor- grasce al priore patrono. — Anche il cast. 





400 GARF 


Terra muova, eretto dalla Rep. fisren- 
mel 1337 sul t.rreno degli Ube; tini 
© dei Guidi , port nome ir origine 
di Castel di S. Maria a Ganghiereto. Tro- 
vasi inoltre una deliberazione del dì g 
feBbraio 1366, mercé cui l'abbate di S. 
Trinita nell'Alpi con altri p i 
nasteri dipendenti da quella badia accor- 
darono facolta a Giacomo priore di S. 
Giorgio a Ganghereto di poter vendere 
per vautaggio del sto monastero due per- 
zi di terra posti nella corte del cast. di 
S. Maria di Gaaghereto., uno dei q 
dicesi posto nella contrada del Pozzo, e 
l'altro nel piano di Cioffenna. —(Auca. 
Dirton. Fioa. Carte della Badia di Ri 
i). 
La parr. gli S. Francesco, già di S. 
Giorgio a Ganghereto. conta 149 abit. 
GARFAGNANA nella Valle del Ser 
chio (Carfaniona, alcuni Cagero- 
nia e Lucus Feroniae.)— Dicesi Carfa- 
emana la valle superiore del’ Serchio, po- 
sta fra Î'Appennina, l' Alpe Apuana e i 
contrafforti che scendobo da questa e da 
quello, i quali si riscontrano, nella parte 
superiore, fra le sorgeuti del Serchio, la 
dove la Garfagnana resta a contatto della 
Val.di-Magra, mentre li parte inferi re 
della stessa contrada mi sembra che ter- 
mini fra i poggi di Corezlia e il monte 
Bargilio alla conffuenza, della T.ima ‘nel 
Serchio sotto la foce della Torrita Cava. 
Presa pertanto la Garfagnana nella sua 
iù estesa longitudine e latitudine, esa 
a dal lato di grec. la catena dell'Appen- 
nino che divide la Toscana daila Lombur- 
dia, la Valle del Serchio da quella della 
Secchia, la moderna dalla più antica sede 
dei Liguri Etruschi, meutre sull’ opposta 
giomaja dell'Alpe Apuana, il cui Canco me- 
ridionalesacquapende verso il littorale, 
trovasi a-confine col distretto lucchese di 
Camzjore, con quello granducale del Pie- 
trasantino, e col ducato Estense di Massa 
e Carrara. - . 
I ponti estremi presi dalla Garfagnana 
n contatto della Val.di-Magra,-® maestro 
sono segnalati dille altissime rupi del Piz- 
20 di Uccello, fra le di cui scogliere veg- 
go scaturire le prime fonti del Serchio 
i Minucciano, a grec. dai giogh! Appen- 
zinici appellati dell'Alpe Fassola € dell 
Ospedaletto, nelle cui pendici meridionali 
i Soraggio. 1 con- 


























ha origine il Serchio n 


GARF 






ersi insieme presso al va 

così detto Monte Tea, Cra il gr. 44 
latit., e il gr. 27° 53'long.— Due mi.l.a 
scir. di esso varcosi ri. 
alvco le due sopra indicate fiumane del 
Serchio, fra le pittoresche guglie ufoliti- 
che di Piazza, di Sale, di &, Donai.e 
e di Petrognano. 

Quilora poi si voglia Jimitare la Gerfa- 
gnona bassa alla confluenza della Lima nel 
Serchio, può essa considerarsi quasi chiu- 
sa dai contrafforti che dalla pirte di lev. 
scendono dall’Appennino Rendinaja,men- 
tre dal lato opposte propagansi dall'Alpe 
Apuana fra le profonde foci solcate dalle 
limpide fiumane di 7orrife di Gallice- 
no, e di Torrita Cava. Avvegnachè fra emi 
innoltrasi fino al Serchio una diramazio- 
ne di quell’ Alpe che termina nel monte 
Bargilio, fra il gr.46 u'latiteilg:. s8° 
13° long. 

“La langherza pertanto della Garfagna. 
na essendo di-cirea 20 migl. geog.:afiche, 
nella direzione stessa del fiume che la per: 
core, vale a dire da maestro a scir., e la 
sua larghetta media da grec. a lih. calco. 
Ita per approssimazione a 12°migl. li- 
neari, ne terrebbe a resultare une super- 
ficie quadr. iti circa’ 840 migl. geografi 
che.— Che se vuolsi aggiungere l'aumen- 
to di un quario per le grandi gibbosità, 














Je quali.intersecano la stessa sape-ficie, 
ne avremo una di 300 migl. geogr. N 
uu valenti 





nel +83 
ragione di circa 119 teste per ogni migi 
quadr. toscano. 

I chiari professori P. Giov. Inghirami 
di Firenze e P. Michele Bertini di Lanca, 
oltre 51 Maggiore del genio Giuseppe Ca- 
randini di Mot:na, hanno calcolato me- 
diante ripetute golazioni l'afiezza 
dei monti e luoghi qui sotto descritti, i 
quali ridotti a br. fiorentine, danno le se- 
guenti allezze  » Ù 





Altezza del Pisanino dal sernale 

del Prof. Inghirami Br. for. S521,02 
— della Penna di Somhra idem » 3027,03 
— del Monte Rondinaja idem » 3325,05 
— Panis della Croce idem. . » 3188,03 
— Alpe di Mommio idem -. » 3a8s,o1 





GARF 
Altezza del Pisanino dal 


del Prof. Bertini . . Br. 





— Al'Cardosetto sull’ Alpe stessa 


di S. Pellegrino, idem. . . » 2817,50 
= Sal poggio di Mont' Alfonso, 
dalla garetta 


forte. idem. + .......» 7434 


pei 
siste ia grés antico alternante con lo schi- 
me argiuloio, ed eziandio con la ealcarea 
compatta; alle quali rocce nelle pendici in- 
feriori soltentra una calcarea ocracea am- 
mooîlica, che ricuopre hanchi d' ligpite, 
mentre sotto l'Appennino di Sillano si 
formarono fra le roccé stratiformi com- 





terzio, il quale a iuoghi trovasi conven 
filo in .oece ofiolitiche ricche di diallag- 
finein uno scisto lucente che accostasi 
2 quello della lavagna. —- Wed. Caxroa- 
«uso Comunità. 


Se poi dalla storia della natura si passa 
a quella dei popoli, nom vi hà d'uopo che 
ie mi fermi a fer lunghe parole sulla pre- 
ten derivazione del nome di Garfagnana, 
dope che lo stesso fu magistral- 
mente discusso dall'abbate D. Pacchi nelle 


GARE 40% 
sue Riceiche isteriche delle Grrfagnana, 
Ta dove vennero richiamati ad esame i sup- 
posti frammenti delle Origini di Cotone,e 
dell'Itinerario di An'onino, noa che le tea- 
duzioni interpolate della Geografia di To- 
lomeo, nei di cui codici greci sarebbe fa- 
tica inutile di ricercare il preteso Zucus 
Feroniae, che molti traduttori infedeli di 
loro arbitrio inserirono fra Luccs e Losi. 

Sirabone, che a comun sentimento fa 
Î1 geografo più istruito e pit esatto della 
sua età, nell'accennafe di vola la com- 
trada fra Lani e Lucca non nomina per 
ombra la Gerfa 


tata a vici, a castolletii, a case aggruppate; 
€ tale ossa si menienne e si conserva tmi- 

spicolalata come are 
ir n gh pr pe i 


ni-o altri i che 
paletti 


re del Taro, nell'anno di Roma 579, ven- 
nero ‘distribuite, nella vistosa. ita di 
103,000 jugeri, alla colonia di 2000 
ditì romani dedotta a. Lucca ; comecchà 
quest’ ultima città insieme col suo terri- 
torio alla stessa epoca fose inclusa nella 
provincia de' Liguri addetta alla Gallia 
Cies]pina, dalla quale restò separata all'ee- 
casione della nova divisione politica dell 





Giù agli articoli Are Arcasa e Arvax- 


urne Toscano dimi, che i Liguri spettanti i 


traii nella valle seporiore del Serchio, luo- 
Gamente visi benchè 

respinti, noe mei i e avviliti dal. 
Teste romano. Bissi, che gli eserciti in: 
Viati da Roma a Pisa tennero quasi cem- 
pre la stessa via, rimontande cieò il cerso 
del Serchio, dove i Liguri invasori, na- 
svosti fra discoscese balse, fra convalli 


HI 
li 
sb i 
Hei 


i maglio agguerriti 





Grande istorico petarino, a colui che per- 
corse la Gorfagnana alta, sombresj quasi 
di peterlo ravvisare mel sito, dove le tri- 
bù dei Liguri Etreschi assediarono il 


mo. Imperocchè espres 
sioni di T. Livia, (Decade 17. lib. 5.) 
alerchè @. Minucio da Pisa inoese il suo 
csutito inconire si momici, mentre al- 
traversava per laoghi stretti, i Liguri pro 


ser quel pesso e chiusero la vie; sicsbè soa Modena. 


potendo più evanti, @, Minu- 
Lie face der volta Preprigeni i ipa 
ritornando per il varco dend' erano pene- 
trate lo trorarono econpeto dei nemici. 
Che se moa riperava ai poriglio l'ardire di 
800 cavalieri Numidi coll’attraversare a 
briglia sciolta le poste de'Liguri per met- 
ter fuoco alle ville e spavento negli asse- 
dianti, la memoria si rinmovava, dice .le 
focico, della sconfitta delle forche camli» 





ceduia'in gran perte i gerarchi della 
chiesa, ora a titolo di eredità, ora sette 





GARF 


tenirato il.dominio dei re Franchi e dei 
Sessoni,sotto i loro gorerme i marchesi ve- 


era per exall'epoca de' Loogobardi quel 
vescove di Lacca Walprando figlio del du- 


prese alcune suo p 





prebende li 
ca uni Sale, 0 plzzo del detto Wat 

iluato faniense ; 
eek dicci tute a pedi Sega 
partenenino nei luoghi di Maglimo, Ce- 





fagnana supe- 
riore. — Quindi alcune delle possessioni 
ferie nominate, nel 940, dal vescovo Cor 
rado furono dale ii im feudo al nobile Redi- 


remezzana (ivi); in loco Sugrage (£ So- 
raggio), in loco Capruguano, € in loco 
Cassiano. (Auon. Aacrv. Luocz.) 
"Giai CELTI coco DX e ii Iecoto XIT 
signoreggiazeno nella provincia in dister- 
#0 a nome, ora sno ora di un altre co. 
monato, i march. di Trccna fin i quali 
si rese nella sioria politica 
lia il figlio tenta Bonilizio di Lucca, 
quell'Adsiberto il Ricco, che nell'88o do. 
nò alla cattedrale lucchese le decime delle 
Seg.cueti e porsmsoleni che aveva ju Lucca, 
2 Brancoli, a Pescia, a S. Genesio e nella 
mentre 4 aani dopo lo stesso 
foperca destinò Î'annuo tribulo sopra i 
suoi veti pui di Lanigiana e di Gar 
mom. di S. Caprasio de lai 
primer lari 
sa dell'Aulella nella Magra, dove avera 
Ja sua corte e castello dell'Aulle. — Zed. 











GARF 
cin quanto ci Malapiar 


ha 
nol 1341 dei Fierentim ‘di 64 ville che 





Sa la marchesa è gran conìesa Matilde, 
Ja quale senza ordine e senza consenso del 





Dissi, com'è fama, mentre, quella mat 
chop, scbbene ira Condatarii d'Italia lee. 
se polentissima, pure rappresentava uni- 
camente in nome dei regnanti di quell'otà 
il negio dominio nelle parti di Toscana e 
della Liguria ; non estente che da sloani 


$ Patio (n Fe] fe 


i suoi 
contessa Matilde, scriveva: Dicesi (si noti 


r ione ) che Garfagnana e la mag- 
GC perte del Frignato fa me. — % 

Men sò quante possa dimestrersi cen ua 
dicen il dominio di una estesa contrada, 
quando i diritti della conteme non pote. 
vano emer diversi da quelli che ivi eb- 
dere i merchevs Adalberto Rioro, el 
Rime i Palleviciai cdi 
ritti, che dovettero limitarsi a 
cca ei ni oe 
ione di un assoluto dominio. 

Arroge a'tettecià, che le ricchezze della 
contessa Matilde erano state formate da 
tenute enfiteatiche di castelli baronali con 
le loro’carti, e da molie altre possessioni 





“di Pa, di Modena, e di Mantova ec. 
* Avvegnachè nei seonli intorno al mille 
“avvenne alla Gerfagnana ciò che accadeva 
ia ghe pri della Toscana e dell'Italia. 
proposito giova qui rammentare 

pontino Su del aci Marsiori avvertito ne'svoi 


ceto ir ‘non soleva aerivare 
i gnglideni cel diretto dominio. Uno 
(rea cacciatori di tali beni (soggiun- 
Frpoeiinos Annali) ere il marchese 
fat delle gloriosa contessa 


Maiden sembra apparire che, .se la 
‘merchesana i 
tene mente e prep in 


nome di Onori 31 in qual cegio di 
-tribeti ficii nom si parla già della 
intera, ma di peche ferre, po- 
‘deri, decime e masse pervenate alla S. [oa 
de verosimilmente dopo la della fi- 
glia del march. Bonilszio. di, 
sto mamere le terre o masse di £. Pietro 
5 Casone. , delle Fille di Migliana, di 
i della certe di Casti. 


RR pen apt er si 
tuate in Garfagnana, ovvero posite in Co- 
munitata Lucensi.—(Ginumri Mlustras. 
di un Sigillo. — Paocu, Op. cit.) 


i tificie dichiarò, cl 


guerre che inferi 
mai tra i lucchesi e i pisani, tra il sacer 
doio € l'impero, fa allora che quei baro: 


mi dopo avere nel 1185 chiesta e ottenuta 
la libertà, col riconoscere in legittimo so- 
vrano l’imp. Foderigo I, fu 113 anni dopo 
la morte di Matilde, che un numero dei 








lora quando con atto pubblico, rogato li 
26 ott. 1238 nella pieve di Pagnano pres- 
so Ripefratta, essi 0 i loro rappresentanti 
si sottoposero volontariamente («ponte ju- 
raverunt ), alle Corte di peri 7 
indi è, che tre anni dopo (anno 123: 
malto il Comune di Lecca cercava di pi 
coperare quella provincia, il Poat. Gre 
gotio TX fa una circolare diretta all'in 
civ. di Pisa, ai vescovi di Lani, di Vol 
terra e di Pistoja, per ripartire fra di lore 
il limitrofo territorio della futerdetta dio- 
ia 
mò la Garfagnana Terram iae Ro. 
manse ; nè in tale occasione frattanto la 
rammentò come avente su di cssa antichi 
diritti per donazioni fatte dalla contessa 
Matilde. Sivvero in quelle circolari poo- 








dati in accomandi: 


Ma i Locchesi, che avevano potuto via 
were da Federigo Il la restituzione della 
Garfagnana, poco dopo che quel reguan- 
te l'ebbe amegnata in benefizio al figlio 
maturale Enzo re di Sardegna, nell'au- 
mo <aso, inviarono cel vicario Impcria- 
le marchese Qberto Pallavicino i loro ar- 
mati al occupare tutta la valle seperio- 
re dl Serchio. — Avvertasi, che 14 anni 
dopo il giuramento di fedeltà prestato 
nelle mani del delegato pontificio dai si- 
nori della Garfagnana, quelli istessi Cas- 
tani (tanto erano variabi 
le cose politiche d' Italia) 
me del nominato march. 
terono pendio da Federigol vuol 
1242 ) la conferma del ilegio stato 
ad essi concesso dal di lui avo Federigo I. 
Con tuttociò il Comune di Lacca tornò 

iva forza a farsi padrone di tutta la 
Garfagnana, dove continuò a gorernare 











GARF 


per lunga età, sebbene spesse fiate le sue 
genti venissero inquietate ora dai Pisani 
ora dai parenti ed eredi di Castruccio An- 
telminelli, ed ora dagli eserciti inviati 
costà dalla Lombardia. 

Pieno e pacifico ne chbe Lucca il pos- 
sesso dal 1377 al 1429, nel quale ullimo 
anno l'oste fiorentina corsa all’assedio di 
quella città, invase e si ritenne la massi- 
ma parte della Garfagnana. — ed. Bax- 
«a e Conotia. 

Fu in tale invasione che gli abitanti 
dell'Alpe di Silico assai prossimi al Fri- 
nano, previe convenzioni reciproche, " 

riorno 17 dic. 1429, si posero sotto la tu- 
fila di Niccolò d'Este marchese di Ferra- 
ra.— Nel 3 febb. dell’anno successivo l’e- 
sempio di Silico fu segale dalle terre e 
villaggi di Corfino, Castelnuovo, Pieve 
Fesciana, Massa di Sasso-Rosso, Gra- 
gnanella, Magliano ed Eglio, dei quali 
popoli si costituì la Vicaria di Castelnuo 
vo, Molti altri paesi della Garfagnana alta, 
tosto che “imasero liberi dulla soggezione 
della Re». fioreut..«a ricar.ero essi pure 
all'Aquila Esiense (anno 1446) che ne 
formò la Vicaria di Camporgiano.—Quin- 
di avvenne, che nel 1450 i Lucchesi, aven- 
do riconquistato alcune ferre già inco 
porate al dominio Estense, non solo esse 
furono ritolte loro dalle armi del mar- 
chese Borso d'Este, ma vennero occupati 
diversi altri castelli tra quelli che Luc- 
ca conservava in Garfagnana; e di que- 
sta nuova conquista fu creata una lerza 
Vicaria che si nominò di Trassilico dal 
capoluogo del giusdicente. Finalmente di 
altre villate sparse nella Garfagouna supe- 
riore in numero di dieci, essendosi dale 
mel 24 lugl. 1451 spontaneamente al so- 
vrano di Ferrara, ne sorse una quarta 
Vicaria chiamata delle Terre nuove, co- 
mecchè a questa provvedcsse il medesimo 
giusdicente della Vicarìa di Casteluuovo. 

Posteriormente al 1451 la Garfagnana 
sofferse altre politiche vicende; essendochè 
mel 1512 fa iuvasa dalle genti condotte da 
Francesco Maria della Rovere duca di Un 
bino per conto del pont. Giulio II, dalle 
cui armi restò ben presto liberata. Nell’an- 
mo 1520 parimente fu occupata da uu eser- 
cito inviato costà dalla Rep. fivrentina ad 
insinuazione di papa Leone X; ina an- 
che allora l'invasione ostile disparve dal- 
la Garfognana stante la morio accaduta 

va 











GARF 405 


alla fine dell'anno istesso di quel Zeon 
che l'ha fra gli artigli avuta. — Nel 
1602 e 1603 di nuovo i Lucchesi tenta- 
rono mediante la forza, e quindi nel 1806 
per via di ragione, di ricuperare la por- 
zione di quella provincia già da gran tem- 
po perduta: ma le forze non valsero, e le 
ragioni davanti al tribunale Cesareo di 
Milano non furono giudicate più buone. 
Dopo di ché, nel 1613, i Lucchesi ritor- 
nando a fare nuova guerra cogli Estensi, 
anche quella fiata ebbero la peggio, lanto 

I lato della spada, quanto da quello della 
toga; essendochè l'Aulico tribunale, nel 
1678, sentenziò per la seconda volta inap- 
pellabilmente a favore dei duchi di Mo- 
dena e Reggio.. 

Le tre vicarìe del dominio Estense in 
Garfagnana; cioè, di Castelnuovo, di Care- 
porgiano e di Trassilico, contano tutte iu- 
sieme gs tra villaggi, terre e borgate, non 
compresa la piccola città di Castelnuovo. 
Presedeva nel politico e nel civile, sicco- 
me tuttora vi presiede, un luogoleneule 
ducale col titolo di governatore. In colesta 
qualità farono inviati dai duchi di Ferra- 
ra nella Garfagnana due celebri poeti, Lo- 
dovico Ariosto nel 1522, e il conte Fulvio 
Testi nel 1640. A tempo idell’Ariosto non 
erano ancora sopite le politiche discordie, 
le quali dovettero influire non poco a ren- 
dere gli abitanti di cotesta contrada più 
risentiti e più litigiosi; talebè quel lette- 
rato governatore disconiento auziche nò 
del soggiorno è dell'impiego, verseggiuo- 
do nella satira IV descriveva la corogra- 
fica situazione del capoluogo della Garfa- 
gnana Estense con le terzine quì appresso: 











La nuda Pania tra l'aurora e il noto, 

. Dall'altre parti il Giogo mi circonda 
Che fà di un Pellegrin la gloria noto; 

Quest’? una falda, ov'abito profonda, 
Donde non muovo i piè senza salire 
Del selvoso Appennin la fiera sponda. 

O starmi in rocca, o voglia all'aria uscire 
Accuse e liti, e sempre gridi ascolto, 
Furti, omicidii odo, vendette ed ire. 





Che le sopra enunciate guerre di par- 
tito e di nazioni influissero alcun ce a 
rendere più ostico il popolo Garfagnino, 
lo disse il poeta medesimo nella stessa sa- 
tira, quando alluder volle alle invasioni 
vstili fatte nella Garfagnana dalle truppe 

Sa 


406 GARF 
lucchesi, e poscia dalle fiorentine agli or- 
dini del Pont. Leone X: 


Dei saper la licenza in che è venuto 
Questo paese, poichè la Pantera, 
indi il Leva l'ha fra gli artigli evuto. 


Quindi’ non deve recare una gran mara- 
viglia se l’Ariosto, nel tempo che conti- 
nuava nell'impiego di commissario duca- 
le, mostrasse alquanto di m3l umore verso 
i suoi amministrati anche nella satira VII 
con i seguenti versi: 


Piuttosto di ch'in lascerò l'aspresza 
Di questi sassi, e questa genie inculta 
Simile al luogo ov'ella è nata e avvezsa. 
E non eorò quel da punir con multe, 
cal cea minacce, e da dolermi ognora; 
gui la forza alla ragione insulta. 


Di carattere più pacifico, e in tempi 
meno ostili governava Fulvio Testi la 
stessa contrada, della quale egli ne fece 


ico veramente immagino. 


10, come è quello che esprese in uno sua 
ode cos : 


dove argenteo il corso 
CLETO dsciaglo reco viene 
4 maritarsi innamerato il Serchio; 
E sul meriggio al dorso 
Del gran padre Appenain opache scene 
Di Sur ictiati fatgi al alzan coperchio, 
Merto mio nò, soverchio 
Favor del gran Francesco osio midiede, 
E fè ne’ regni suoi regnar mia fede. 


Ml territorio di Castiglione, appartenente 
al ducato di Lucca, è stato recentemente 
ceduto all’amministrazione civile e poli. 
tica della Ga ia Estense, alla quale 
dovrà essere unito un giorno con altri 
distretti limitrofi, secondo ciò che fu sta- 
bilito nel 1814 col trattato di Vienna. 


Riepilogando il discorio dirò, che la io 


Garfagnana non fa mai il Zucur Fero- 
nise, nè il Caferonianum attribuito, quel- 
lo a Tolommeo, questo a un'opera di Ca- 


tone e all’Itinerario di Antonino; bensì Li 


che essa è la contrada montuosa e anonima 
fra l'Arno e la Magra, uella' quale, anco ai 
tempi di Strahone, abitava gente bellicosa 

a borgate, quella provincia verso cui, più 
volte movendo da Pisa per la valle del 


GARF 


Serchio, penetrarono non senza stenta le 
romane legioni scaramucciando senta e- 
nervi piè fermo, guerreggiando senza sv- 
vilire nè abbattere gl indomiti Lipari & 
no costà ti dalle Conti della pa 
bott pipi della Secchia, finche i 
Romani incorsi di la dal giogo, nel Fri- 
quano furono asediati dalle legioni dei 
Consoli P. Cornelio e M. Bebio intorno 
al mente drido sede dei loro maggiori; e 
di costà, resisi prigionieri , vennero tre 
Lazool in numero di 40000 nel centro 
Sannio fra gl'Irpini. Ad essi poco dopo 
si aggiunsero 7000 Liguri di quella tribù 
Apuana che abitava verso le ti del 
fiume Magra, stati colà investiti e presi 
dalla seconda e quarta legione del Cons. 
@. Fulvio Flacco e condotti anch'emi fr 






i Senaiti. (T.Levn, Decad. IV. lib. ge te.) 
Pal quale ultimo fatto istorico desritio 
da T. Livio ne emerge sè sto 





l'importante motizia, che i monti tr 
Lacca e Luni non erano la nativa stanza, 
ossia la sede antica dei Liguri Apusni, e 
molto meno dal lato che acquapemde verso 
Camajore, Pietrasanta, Massa e Carrara; 
mentre quel liltorale era compreso nei 
territorii di Pisa, ovvero di Luni, dee 
città sino d'allora allente dei Romesi. 
Un tal vero lo manifesta im più luoghi 
lo stesso T. Livio, tamente , allor- 
chè toccò al Cons. P. Muzio a guerreggie- 
re intorno al fiume Audena in 
per panire quei Liguri, che 18 anni in- 
nauzi eno scsi a derubare nell’ Agro 
Lunense e Pisano numeresi bestiami, che 
trasportaromo nei loro vici e castelli posti 
sulla schiena del vicino Appeonino del 
Frignano. (T. Livu, Zib. 35 cap. 41) 
— Fed. Prarnasanta. 

Espulsi della Garfagnana i Ligeri, e 
quindi occupato il terreno dai coloni ia- 
Viati da Roma, dopo quanto ho già dette 


all'art. Fiviszazo, o che sarò aggiue 
gere a quelli di Lomsarana © 

mon domanderò più, se il che 
subentrò e si nelle valli del Ser 


chio e della Magra, sia di provenienza ro- 
mana piuttosto che aborigena Etrusca, o 
P'indole e il carattere dei Ger 
dehbesi ripetere dalle razze di 
i che un lempo stanziarono co. 
stà, 0 piuttosto dai popoli che in epoche 
posteriori dominarono nella siessa con- 
Urada. 














GARF 


Comunque sia di ciò, la vita pastorale 
ed agreste degli abitanti di cotesta provin- 
cia, e forse unche la geografica posizio- 
ne, influirono sul carattere e sull’ indole 
del popolo, antito, fiero e ’nso alla 
vendetla: per cui l’aureo latinista P. Be- 
verini nei suoi Aunali lucchesi dichiarò 
quegli abitanti aspera et bellicosa gens. 
— Più estesamente, con maggior verità e 
certa scienza parlò dei Garfagnini nei 
suoi opuscoli i il Vallisneri, quando disse: 
che gli uomini sono per lo più di piccola 
statura, di colore la maggior parte tirante 
Di fosco, con occhi vivaci, forti e nerho- 








deli delle fagiurie, "d'argato e versatile 
ingegno, amici ai forestieri, dell'ospitalità 
amantissimi , fedeli al suo padrone, atti 
alle lettere, dotati dalla natura dell'ame- 
nissimo parlar toscano, allegri , destri al 
salto ed al canto, spiritosissimi, i ingegnosi 
nelle arti e nelle mercature solleciti. 

La Garfagnana nei tempi antichi dove 
va essere assai diversa dalla Garfagnana 
dei tempi nos inco da quella del me- 
dio evo, sia pel numero € Squali de'suoi 
abitanti, sia pel genere delle Prodezioni 
agrarie della sua contrada. 

Dall'istoria si può congetturare che sot- 
toi Liguri, e durante il dominio della Rep. 
Romana, colesta porzione montuosa della 
Toscana fusse rta Dirt di folti boschi (rob 

edi pascoli naturali nei luoghi 
€ discoscesi. Sottentrati ta 
Goti e i Longobardi, nell'ultimo 
secolo di questi docaipatori, trovansi per 






















sizioni della Garfagnana superiore 
riore; lo che starebbe a far credere, che il 





GARF 407 


allorquando si osservano Je cime dei suoi 
monti, e segnatamente di quelli delle Pa. 
nie, la di cui schiena è volta a tramon- 
tana, per quattro 0 cinque mesi dell'anno 
rivestite dì neve; q. si contempla la 
criniera delAppronio dove furono già 
selve di faggi e di abeti, rimasta ora qua- 
si spogliata a cagione dei diboscamenti 
e delle successive coltivazioni di quel suo- 
lo; quando si riflette, che nella speranza 
di uocrescere la semeuta delle granaglie, 
il paese trovasi assai più di prima esposto 
alle bufere e ad ogni sorta d'intemperie 
meteoriche; allorchè si vede la parte al- 
meno infrultifera , 











riscontrare costà l'albero di Minerva ve. 
getante nelle più umili e ‘favorevoli po- 
sizioni difese dai venti boreali, o fra le 
convalli dei monti aperti a scir. ea mez. 
sogiorno, dove anche la coltura dei gelsi 
si và ognora più 

Tutto il resto sono selve di castagni o 
pascoli naturali, meno pochi campi intor- 
no ai castelli, terre e villaggi, seminati a 
grano, vecciati, segale, a canapa o lino. 

Dond'è che la pastorizia può dirsi gene- 
ralmente la sorgente di maggiore utilità 
dei Garfagnini, i quali vivono del pro- 
dotto dei castagni e delle mandre. Queste 
ultime consistono per la massima parte in 
pecore, essendo assai minore il numerv 
delle capre, majali, vacche ec. 

Le pecore e le capre nell'inverno abban- 
donano i monti della Garfagaana per pas 
sare la rigida stagione nelle Maremme 
granducali el anco nel Lucchese. 

Giusta l’adeguato «ull'ulltimo decennio 
formato sopra dali ofliciali, la Garfagnana 
Estense, nel luglio del 1832, possedeva 
N° 66217 animali domestici delle specie 
seguenti; 











8836 
47505 
6958 
1367 
3 
606 
ava 


Bestie bovine . . . 








LI 

» 
de» 
». 

» 








Totale degli animali N° 66217 


La quantità di castaguò, che formano, 


408 GARF 
come dissi, l'elemento precipuo ella 
DIS sete ri Cortina, sen ho 
fatto dimenticar loro alcuni 
tura agraria, e tali dla potere riescire ha- 
stantermente prospernsi, fra i quali la pro 
Pagazione delle palate, comecchè essa pi 
trebbe anmentarsi di più nell'Alpe. 
Anche l'educazione dei filugelli pare 
che ivamente si arcresca con la 
iantagione dei gelsi: talchè oggi giorno 
Pro: Garfagnana Estense sommnistra 
50000 libbre di bozzoli per mamdare fuu- 
ri via la seta senza lavorare. 
Nè tampoco si lira quel profitto che si 
potrebbe dal pelo, dalle pelli di capra e 
d'agnello, come nè anche dalla lana: giac- 
chè le pelli col pelo s° inviano greggie 
all'estero, e la lana resta per la massima 
parte nel Granducato e nel Ducato di Luc- 
ca, dove sono tosati i greggi prima di ri- 
condurli in Garfagnana; mentre la lana 














sere rozzi panni lani.. 
Tu ena contrada tanto ricca di ‘acque 
perenni con cadute e pendenze portento- 


se, come quelle dei due Serchj di Minuc-, 


ciano e di Soraggio, della Torrita di-Ca- 
stelnuovo, e della Torrita di Gallicano, 
per tralasciare di Itri minori tor- 
reati, sorprende di non trovare edifizii 
ad scqua, qualora si tolgano 4 o 5 fer- 
riere, ed i mi indispensabili alle co- 
muni macinature. 

La Garfagnana, oltre le lane greggie, 
Ve pelli e la seta, esporia all'estero cappelli 

inarii di pelo, tele grome di filati no- 
poche pelli tonciate, formaggio, 
me pecorino*e bovino, castagne e 
legnami da lavoro. 

‘Riceve dall'estero olio, vino, granaglie, 
panni, telerie, generi coloniali, pelli la- 
Vorate e lerraglie. 

La bilancia dell'uscita si paò valutare 
pari è quella dell'entrata, avuto rignardo 
alla condizione, ed economia degli abitan- 
ti, il maggior numero dei quali ab 
ia 

Manca a ravvivarel'industria e il com- 























|urre possi 
le provinciali, fra le quali si lsecia deside- 


GARF 
rare una esenzialissima che aprire 
una comunicazione rotabile fra la Gerfa- 
guana e la Valali-Magra, passando per il 
giù deseritio varca del Monte Tea, e quin- 
Mungo il fiume Aulella, la quale via da 
Castelimovo anderebbe a congiungersi al- 
la strada militare di Fivizzano, — 
Casritxvoro n: Ganraczaza. 

Quanto la Garfagnana superiore fone 
più incolta e più scarsa di abitanti nel s0- 
colo XIV in confronto dei tempi nostri, 
poò dedursi ds un'ordinazione del consi» 
glio generale di Lucca del 27 agosto 13715 
relativa a ristabilire e conservare la pece 
fra le due vicarie della Garfagnana supo- 
riore, cioè di Caitiglione e' di Campor- 
Giano; allora quando esse sbbracciavano 
mella lore giurisdizione tuto il territo 
rio delle attuali vicarié di Castelanove, 
di Camporgi i Minacciano. 
ae all'anno 1371, la vicaria 

li Camporgiano comprendeva 4a tra ville 
e castelli con N.° 664 famiglie, mentre la 
i di Castiglione contava in 26 vil 























Re e 





Chese si conceda il maziunim della po- 
polazione di ciascuna ‘famiglia, presa la 
media iù di 5 individei ‘per 
focolare, si avranno dalle 1061 famiglie 
N° 5305 abitanti, Ia dove nella stessa su- 
perficie territoriale, all'anno 1832, csiste- 
va rina popolazione quasi 5 volte mag- 
giore, cioò: 





Tutta la Garfagnana, presa nel perimo- 
tro sopra descritto, escludendo per 
te dell'antica vicaria di lia che so- 
quapende nella Val.di-Luma, e fatta astra- 
zione dalle ville del Minuocianese che em. 
trano in Vi dividesi in tre vi 
carte dello Stato Estense. due del Ducato 
di Lucca (Minucciano e Gellicano) e una 
del Granducato di Toscana (Barga); Je qua- 
jurisdizioni civili abbracciano 18 
comunità con 67 parrocchie, e un totale 
di 40163 abit distribuiti come appresa. 





’ 
o 
n 
DI 











QUADRO della Popolazione dello Gaersna 
divisa per Giurisdizioni e Comunità. 


Banca, Greaducale . 


Camronsiano, Estense C] 


Carriasvove, Estense 5 


Gazzscaso, Lucchese « 
Murvonano, Lacchese ci 


Taacsrtaco, Estense 3 





Comunità n° 18 


GARGIANO nel Val-d'Arno casentine 
se.— Cas. che diede il titolo a una ch. pare. 
Biagio) riunita n.1 1784 alla pieve di 
Maria « Partina nella Com. Giur. e cir- 
ca 4 migì. a sett. di Bibbiena, Dive. e 
Comp. di Arezzo. — Ved. Panna 
GARGONZA i Val-di-Chiana. — Ca- 
stelletto in parte smantellito, dal 
e il titolo la cl. plebana de’ 
so e Sesanna nella Com. Gius. e quasi 
4 migi. a maestro del Monte San-Savi 


un risalto di alle 


fra la strada R. d'Arezzo a Siena, ela fin- 
mana dell’Esse di Monte Sen-Savino=Es- 
so offre gli avanzi di mura e porte castel 
lave con torre ed edifizj interni ad uso et- 
tnalmente di una fattoria del marchese 
Corsi di Firenze. 

Non posso dare indicazioni migliori del 
fabbricato di Gargonza, per quanto mi vi 


Tramili 
Vergemoli 






-unateso- anse vaso 





Parrocchie 2° 98 Abit.x® 40163 


recessi con la speranza di visitarlo, stan 
techè i vilico che l'bita, per un tatto di 
scoriesia straordinaria in Toscana, la sera 
del 19 settembre 1831, ricusandomi al- 
loggio, non volle che io potessi dire di ave. 
re pessato ena notte lì dove è fama che 
un dì capitasse Dante Alighieri. 
Avvegunchè il cast. di Gargonza è ce- 
lebee per la congrega tenutavi mel 1304 
dai Ghibellini di Firenze e di Arezzo, fra 


uno dei castelli degli U- 
bertini, preso nel 1285 dagli Aretini uniti 
ai Ghibellini faorusciti di Siena sotto il 
comendo del vescore Guglielmino di Aree- 
so. — (Asse. Du, Crosie. Scmes.) 

Fel 1307 l'esercito de' Fiorentini, capi- 
tanato dal loro mess. Ferrantino 
de’ Malatesti, dopo aver li Aretini 
e agli Ubertini molte castella in Val.d* 

erasi accampato davanti a Gergon- 
za preparando le macchine per abbatter 


ino, i quali si crede che fosse l'esnle 


“0 GARG 


me le mura; e sarebbe caduto, se non ve- 
miva divertito di la l'esercito amestitore per 
ano strattagemma del cardinal Na; 

Orsini Legato pontificio e irene e tolta 
@uerra contro i Fierentini. Avvegnachè, 
nel tempo che egli faceva sparger voce di 
un occulto trattato per avere la città di 
Firenze, si parti com tutte le sue genti da 
Arezzo,e tenendo la via del Casentino, mo- 








ch'erano restati a casa, mise in tutti gran- 
dissimo spareato, onde la Signoria fece 
scrivere con grandissima fretta al campo, 
che lasciando Gargonra l'armata accorres- 
se a soccorrere la patria posta in pericolo: 
e nella medesima sera le genti ch’erano 
all’assedio si levarono di 





il peese con ‘gran confusione. — (G. Vrx- 
ram. Cronica Lib. VIII. cap. 89. — Au- 
mar. Zstor. fior. Lib. IV.) 

Nel 1381, ai 39 mov.il 








e go- 
vernatori di Siena per il prezzo di 4000 
fiorini d'oro il castello di Gargonza con la 
giurisdizione, distretto e col giuspadrona- 
to della chiesa * castello di Palazzuolo: 
sicrhè Agnolo di Ghino sindaco della Rep. 





di Siena ne tosto il (Ance. le 
ur o il possesso. ( 


Dert. Sex. 
Ma quattr' i Fiorentini e i 
Senesi disputandosi la preda fatta sugli 
Aretini per conto delle castella di Val-di- 
Chiana, fu risoluto da ambe le parti di ri- 
mettere la questione di Lucignano all’ar- 
bitrio dei Bolognesi, e che intanto i Se- 
nesi dovessero restituire alla Rep. fior. il 
Monte San-Savino, Palazzuolo, Gargonza, 
e San-Panerazio; i quali vennero 
consegnati nel dì 6 ott. 1385 a Lotto Ca- 
stellani sindaco della Rep. fiorentina. 

Sennonchè alconi fra i castelli preno- 
minati, dopo qualche tempo avendo dati 
i di ribellione, per decreto del- 
la Signoria di Firenze, nel 1433, fu ordi- 
nato di atterrarne le mura, tra le quali 
quelle del castello di Gargonza. (Amman. 

stor. fior. Lib. XV e XX). 

Rimase però in piedi con un avanzo di 
mura la torre o cassero di Gargonza, quel- 
lo che tuttora si vede, e che il governo fio- 
rentino ritenne sino all'anno 1545, epoca 
in cui i capitani di Parte Guelfa, con i- 


o nero). 























GASS 


stramento del 27 febb. 1546 stile comune, 
diedero a livello con il fabbricato di Gar 
gonza l'annesso distretto a Luigi Lote. 
ringhi della Stufa e suoi eredi, gravan 
dolo però di un annuo censo di lire due da 
pagarsi alla comunità del Monte San-Savi- 
no per l'uso della torre di Gargonzs. Il 
qual onere, con deliberazione fatta dal me- 
gistrato civico del Monte San-Sa vino, nell 
anno 1727 passò nel march. Corsi di Fi- 
renze acquirente della tenuta e del castel. 
lare, ora fattoria di Gargonza. 

La chiesa de'SS. Tiburzio e Susanna a 
Gargonza anticamente era filiale della pie 
ve del Moute S. Savino. 

Esta nel 1833 contava una popolazione 
di 564 abit. 

GARILLIANA, o GRAGLIANA di Ger. 
fagnana nella Valle del Serchio. — Fed. 
Guaotiana e Camporamsi. . 

GARLIANO nel Val.d'Arno casentine 
se. — Cas. coa ch. parr. (SS. Pietroe Do- 
nato) nel piviere di Vado, Com. Giur. e 
circa 3 migl. a ostro-lib. del Castel-S. Nic- 
colò, Dioc. di Fiesole, Comp. di Arezzo. 

Risiede in costa sà di uno che 
dal dorso del monte di Pratoma- 
gno alla destra del torr. Solano, fra Rag- 
giolo e Castel S. Niccolò. 

Fu signoria dei CC Guidi di Battifob 

slcui ramo venne confermata dall 
Fede II, nel 1348, villam Garli 
insieme a tanti altri luoghi che quei di. 
nasti possedevano nel Casentino. 

Gli abitanti di Garliano, stante le gra- 
vose angarìe usate loro dal conte Galeotto 
signore del Castel-S. Niccolò, ricorsero 
alla protezione dei Fiorentini di cui 
governo nell'anno 1342 î il ter 
ritorio di Castel S. Niccolò a quello della 
Repubblica, designando la contrada sotto 
il nome di Montagna Fiorentina.— Wed. 
Casrar-S. Niccorò, e Raccioro. 

Li parr. de'SS. Pietro e Donato a Ger- 
liano nel 1833 noverava 419 abit. 

GASSANO e GROPPOLI in Val-di Ma- 
gra. — Vill. e cas. con una sola perr. 
(SS. Loren: ja ) nella Com. Giur. 
€ quasi 4 migl. a i Fivizzano Dioc. 
di Pontremoli, giù di Luni Serzana, Comp. 
di Pisa. 

Sono situati in pianura fra il Rosaro e 
l'Aulella presso la ripa destra di quest'al- 
timo fiume. — Sapendo che costà ebbero 
siguoris sino dal secolo X gli autori dei 

































GAST 

Pallavicini, degli Estensi e dei Malaspi. 
me, si poò dubitare che a questo Gassano 
riferire volesse l'atto di fondazione del 
mon. di S. Maria a Castiglione presso Bor- 
go S. Donnino, (anno 1033), nel quale è 
nominato fra i psesi di Lunigiana anche 
un Gassano. . 

Infatti Gassano è moverato fra le ville e 
castelli dei march. Malaspina del ramo di 
Fivizzano e Fosdinovo, toccato nelle di- 
Vise fraterne del 1393 insieme com Gra- 
quola e Castel dell'Aquila a Leonardo, uno 
dei figli del march. Galeotto di Fosdinovo, 
a quel march. stesso, cui molti vassalli nel 
1418 si ribellarono dopo l’orrenila trage- 
dia che egli eseguì contro i march. di Ver- 
rucola suoi affini. — 7ed. Firizzaro. 

La parr. de'SS. Lorenzo e Lacia a Gus- 
sano e Groppoli abbracciava nel 1833 un: 
popolazione di 490 abit. 

Gurrad (5. Baxrosonuzo 4) nel Val. 
d'Arno superiore. — Eremo abbandons- 
to nel giogo dell'appennino di Pratoma- 
gno sopra le sorgenti del torr. Mesco-Si- 
montano, fra il piviere di Cascia e quello 
del Pian-di-Scò, Com. malesia, Giur. di 
Casiel-Franco, Dioc. di Fiesole, Comp. di 
Arezzo. 

La prima memoria dell’eremo di Ga- 
stra risale al principio del secolo XI,quan- 
do, nel 12 marzo del 1008, un tal Guido, 
chiamato Guinizzone, figlio di altro Gui- 
nizzene, stando in Gastra donò alla badia 
di $. Trinita in Alpi, e per essa a Boniz- 
sone abbate della medesima, quattro pic- 
coli poderi posti nel piviere di S. Maria a 
Scò, nei nemignoli detti alla Corte, al 
Campo Romagnoli, e a Vitoni, oltre la se- 
sta parte dei prati e selve cou altri beni 
che egli possedeva nell'A/pe di Gastra, 
in Frassineta, e a Gestrigola, le qua 
li powessioni si descrissero coi seguenti 
confini; 1.° rio de Zecwille, qui dividit 











intra Frassinetulo et Lecuville usquealla 
Incisa; 2° intra Castilione et Monte 4- 

















Saffena,rinunziarono ai monaci di S.Tri- 
nita in Alpi la porzione del giuspadrouato 
che lor competeva sopra i beni e la chiea 
de'SS. Bartolommro e Benedetto a Gustra, 
con aggiunger inoltre il douo di un po- 
dere situato in Latorina. 

Nel 1278 ai 20 marzo, Ranieri ed al- 
tri Pazzi del Val-d'Arno, di quelli che fe- 
cero alle strade orribil guerra, promise- 
ro all'abbate di S. Trinita in Alpi di re- 
stitai possessi che avevano tolti al mo- 
mastero di S. Bartolommeo di Gastra, ap- 

uti alla stessa badia. (Anos. Dirt. 
ion. Certe della badia di Ripoli ). 

Nei secoli posteriori l'eremo di Gestra 
fa riunito coi suoi beni e con titolo di 
priorato alla badia di Soffena, stata pur” 
essa membro della belia di S. Trinita in 
Alpi, innanzi che l’nna' e l’altro fome- 
ro dati alla Congregazione di Vallombro- 
sa; cosicchè l’abbate claustrale, quindi 
Pabb. commendatario portava il 
titolo di abbate di Gastra e Seffene. 

Era commendatario di quei inoghi più 
l'abb, Beklovinetti di Firenze, allorchè il 
Granduca Pisrao Lecrozze I, nel 1379, 
soppresse i due giù deserti comobii, asse. 
mando il patrimenio di Gestra alla neova 

ieve di S. Tommaso » Castel-Franco-di 
— Wed. Casrer-Fusnoo-ns-sorna. 
ATTAJA in Val-di-Sieve. — Rocca 
distrutta nell'Appennino di Corellia so- 
pra le sorgenti del torr. omonimo, nel pop. 
di S. Felicita al fume di Gattaja, Cor. 
Giur. e circa 5 migl. a sett. di Vicchio 
Dioe. e Comp. di Firenze. — Fed. Fiu- 
me pi Gatta. . 

GATTAJOLA"e SALISSINA nella Val- 
le del Serchio. — Due-villate riunite in 
una sola sezione e (S. Andrea a 
Gattajola ) nel piviere di Vico-Pelago, 
Com. Giur. Dioc. e Due. di Lucca, dalla 
qual città distanno circa 3 

Sono situate Je due villate 
settentrionale del Monte-Pisano, là dove 
allacciansi i nuovi acquedotti delle fonti 
di Lecca, e dove fa una foresta chiamata 
la selva di Gattajola, ed una casa di 































nota ancora è Galtajola per aver dal 
itolo a un monastero di donne ( $. Ma- 
riae ad Gattariolam ) che il Comune di 
Lucca, nell'anno 1198, fece edificare. Es- 


ss GATT 


do è rassmentato nel Registro vaticano di 
Cencio Camerario, € in quello delle chiese 
Jucchesi del 1260. Se ne fa menzione nel 
‘testamento di Castruccio Castracani che a- 
veva tra quelle vergini una sua figliuola. Il 
non. di Gattajola fu barbaramente incen- 
diato verso il 1330 per vendetta più che 
femminile, come dice l'annalista 
Beverini, d'una di claustrali, la 
quale di notte tempo gli diede fuoco. 

Le stesse monache furono in seguito tra- 
slocate in città nel mon. di S. Chiara, 
conservando però il titolo della primiti. 
va provenienza di Gattajola. 

Nel 1255 il vescovo di Lascca rinunziò 
all’abbedessa e monache di Gattajola i 
suoi diritti e giurisdizioni acquistate s 
Ja bedia di Ss Salvatore di Fucecchio, sui 

i e gius to delle chiese e li 
ine EP Poca TOI 

Il perroco di S. Andrea a Gattajola è 
priore, ‘ossia vicario perpetuo vescovile dei 
pivieri di Vico-Pelago, e di Montuolo. 

La perr. di S. Andrea a Gattajola e Sa- 
lissina nel 1833 contava 316 abit. 

GATTANO, o GAETANI (S. GIOVAN. 
NI DE) nel suburbio di Pisa. — Contra- 
da che prende il nome dalla sun antica 
chiesa parrocchiale (5. Joannes Gaetano. 
rum) volgarmente appellata S. Giovanni 
el Gattano, filiale della chiesa maggiore 
di Pisa, nella quale Com. Giur. Dioc. e 
Comp. è compresa. 

La chiesa del Gattano è un unaile edi 
fizio situato fuori della Porta-a-Mare di 
Pisa sulla ripa sinistra dell'Arno. Deve la 
sua fondazione alla famiglia pisana, della 
quale por il tolo sino dal secolo XII, 
cui a qeell' apparteneva il padro. 
nato. Bondechd il prete mesto Gerardo 
reltore di essa chiesa nell’anno 1256, ai 
21 aprile, col consenso di Gerardo del fn 
Gaetano di Gaddo e di altri individui del- 
Ia casa Gaetani, diede licenza alla badessa 
del monastero di S. Croce alla Foce d'Ar- 
no dell'Ordine Cistercense di poter fab- 
bricere sopra un appezzamento di lerra a 
Ripa d'Arno, in luogo detto Carrajola 
fuori delle mura di 
nastero con oratori 
gine e di S. Beruanlo. — ( 
Fioe. Mon. di 8. Bernardo di Pisa.)— 
Ved. Anno ( Bocca D' 

Molto più anti 
vanni de'Geetani che sommi. 


























GAVE 
mistra il Tronci nei suoi Annali pisani, de- 
santa dalla tradizione ad esso lui riferi- 
ta, cioè, che alcune navi di Pisani ri- 
tornando dall’ infelice impresa di Tole. 
maide con l'arcivescovo Ubaldo de' Lan- 
franchi (enno 1193 circa) si fermasseroa 
questa ripa del Arno, dote dopositarono 
presso la chiesa de’ Gietani una 
di quella terra presa ne' luoghi santi, la 
quale terra fa riposta nel piccolo campo- 
sanlo vicino. 
La perr. di S. Giovanni de’ Gaetani, o 
del Gazrano, conta 1583 abit. 
GATTOLI (MONTE,)o MONTE GAT- 
TORI in Val-d' Ombrone pistojese. — 
Villa nella parr. plebana di S. Lucia à 
Vinacciano, con cappella (S. Simone ad 
Hontem Catuli), Com. Giur. ecirca a mi- 
glia a scir. di Seravalle, Dioc. di Pistoja, 
Comp. di Firenze. 
- Risiede iu costa nella pendice sett. dei 
poggi che diramausi dal Mont Albano 
“ro la foce di Seravalle. 
'ra le varie pergamene pergamene pistojesi che che 
rammentano la villa di 
avvene una del 5 genn. 1306. dita 
un contratto matrimoniale fra Vauni 
Duccio da Seravalle con Iacopa di Ba- 
schiera di Cambio da Monte Gattori, alla 
qual donna, previa dichiarazione di vi- 
vere a legge longobarda, lo sposo fece un 
dono a litolo di Meta" matrimoniale. (Aacu. 
Dun. Fioa. Opera di S. Tacopo di ppiroja) 
GAUDENZIO (S.)a CAMPOLI — 
Canroti. 
— A INCASTRO — Zed. Incasrao. 
— NEL PIAN.DI SCO' — Fed. Scò. 
— A SAN-GODENZO — ed. Sam. 
Gopzszo. 
— A TORSOLI — Fed. Toxsoti. 
GAVENA nel Val-d'Arno inferiore. — 
Villa che ha dato il titolo a pina ch. pere. (S- (Ss 
Bartolommeo a Gavena) nel piv. di S. Leo. 
nardo a Ripoli, Com. Giur. e circa 3 migl. 
a lih.-pon. di Cerreto-Guidi, Dioc. di San- 
, già di Lucca, Comp. di Firenze. 
La villa di Gavena già de' march. Moa- 
talvi di Firenze, ora de' Banti di Fucec- 
chio, è posta alle falde meridionali delle 
colline che stendonsi da Cerreto a Fuceo- 
chio lungo la strada provinciale Valdar- 
nese presso la destra ripa dell'Arno. 
La perr. di S. Bartolommeo a Gavena 
è registrata nel catalogo lucchese del 1260- 
Essa nel 1833 contava 21 abit. 


























GAVI 


GAVIGNALLA (quasi Gavini Aula) in 
Val-d'Elsa. — Cas, con parr. (S. Andrea) 
nel piviere di S. Maria a Chianni, Com. 
Giur. e circa 5 migl, a lev.-scir. di Mi 
lajone, Dioc. di Volterra, Comp, di Fi- 
renze. . 

Risiede in poggio sulla fa della 
strada provinciale volterrana, fra Pilli e 
Gambassi. — Era un comunello di Ga: 
bassi, stato riunito alla giurisdizione di 
Mootajone con la legge del 33 magg.1774. 

La arr, di ‘5. Andeca a Gavigualla nel 
1833 contava 182 abit. 

GAVIGNANO in Val.d'Elsa. Cas. la cui 
eh. par. (S. Donato) fu raccomandata al 

di S. Pietro a Cedda nella Com. 
Giur. e circa gl. : 4 a sett, di Poggi- 
boasi, Dioc.di Colle, già di Firenze, Comp, 
di Siena, 

Di questo Gavignano fu fatta menzio. 
ne dal march. Ugo nella dotazione oa 
Bedia di Poggibonsi, all'anno 
tore della ch. di S. Donato a [aretini 
nel 3 aprile 1286 fa nel numero dei per 
rechi della diocesi fiorentina che assiste- 
Toro a un'adunanza tenuta in Firenze 
per la tassazione di una colletta ecolesia- 
tica, — (Lam, Mon. Eocl. Flor.) 

Garicuazo in Val-d'Ema. 
rita con chiesa distrutta, di 
sato una famiglia magnatizia fiorentina e 
la parr. di S. Matteo, stata annessa a s 
Andres a Morgiano, nella Com. 
circa 5 nigl a ostro del Bagno a Ripoli, 





























Dioe, e Comp. di Firenze. 
Esistono gli avanzi di un solido fabbri. 
calo, dove forse fu il resedio dei nobili 


da Gavignano, convertito in una casa co- 
loaica del podere detto tuttora di Gavi- 
{mano, appartenuto ai marchesi Capponi. 

Trovasi sul fianco seltentr. del Monte, 
massi è migl. al di sopra dell'oratorio di 
$ Salvadore a Montemassi, ora dello 9. 
Donatino, fra Quarata e Morgiano, alla de- 
tra dell'' Ema e della Val.di-Rubhiana, 

La nirpe fior., che prese il titolo dal 
suo resedio di 












da Ricordano Mal 
Hop 6o. la RR che guoi do Ga. 
iguano ebbone tenute inverso Montajone. 
"a Gavignano di Val-d'Ema riferisce 
0a pergamena dell riguardante una 
permuta di terreni 'abbate di Passi- 
{nano che ricevò per il suo mon. terre 


poste iu Gavignano, e ne cedé in cam- 
von 





GAVI 4435 
bio altre situate nei pivieri di S. Cresci 
sulla Greve e di S. Pietro a Silluno. 

Fu rogato costà in Gavignano, nel 10 
marzo 1141, un istrumento di gl 
un podere posto a S. Donato in Col 
(Ancu. Dart. Fioa. Carte della Falon: 
bBrosa e di dear) 

Nel podere di Ga 
di an bel macigno di grana fine quanto 
quello di Fiesole. E fu ia un masso sca- 
valo costk, dove un qualche scalpellino 
ebbe il capriccio d'imprimere da destra 
a sinistra alcune iuformi lettere cubitali * 
in due linee parallele che Cosimo della 
Rena suppose potessero essere appartenute 
ad un sepolcro etrusco. 

La parr. di S. Matteo a Gavignano nel 
3551 contava 8 famiglie con 68 abit. 

GAVIGNO nell’Appeni pistojese.— 
Cas. sulla sommità dei poggi che 
si a lib. del monte Casciajo fra 
della Limentra e quello del Bisenzio, nel- 
la perr, di S. Pietro a Cavarsano, nella 
Com. Giur. e circa 4 migl. a maestr. di 
Vernio, Dioc. di Pistoja, Comp. di Firenze. 

GAVILLE nel Val-d'Arno superiore. 
— Piccolo castelletto con antica e gra 
diosa ch. plebana (S. Romalo), già 
Cortule, 0 Corticella, nella 
quia 4 miga a ostr..lib. di Figline, 

Comp, di Firenze. 























Dioc. 
Il castelletto di Gaville, distante un 





quarto di miglio dal e, è posto 
un poggetto di solida pietra arenaria, 
guato da pon. a sett. ì torr. Cesto, e da 
a lev. da un ramo del borro di S. 
Cipriano, le acque dei quali fluiscono dai 
fianchi orientali dei poggi di Lacolena e 
di Montedomini. 

Il maggior fabbricato di Gaville attnal- 
mente si riduce agli annessi della fattoria 
che fu del baron Na Neto di Firenze, a- 








lionata alla celebre madama di Stael f- 
glia del ministro Neker. — Si trova nel 
castello l'oratorio pubblico di S. Crista- 
fano, forse sostituito alla diruta chiesa 
Clemente a Gaville, che fu una del. 





tocnte nel caselluccio di Gaville. 
Tanta scarsità di gente mi rammentava 
la cagione per la quale, sino dal sec. XIII, 
53 


4 GAVI. 


il castello di Garille restò quasi deserto: 
euendechè fe estinta una gran perte de' 
susi abitanti in vendetta dell'omicidio di 
Francesco 


1 Magnati signori di Gaville apparien- 
mero alla consorieria di nobili del conta- 
de fiorentino, di cam degli Ubertini che 
si disero da Gaville. — Era della stema 
achiatta quell’ Ubertimo figlio di Guido 
da Gaville, la cui madre Adelasia nata 
Ubaldini, insieme con la figlia Fili » 
dona ar Frei nel 1194, 

vano & Pietro Fil ipeiatingo del. 
di Riofino preso il fiume Co- 
sto per-l'anima di Ubertino loro respet- 
tivo pedre e figlio, una dite 
mella fratta di Carrajola = (duc 
Five. Badia di Passignano). 

Tale si mostra quel Guido di Ubertino 
che, nel 14 dic. 1303, menir'era nel ca- 
stelletto di Villole, promise a Guido e a 
Paprnzggosirorpanior i pps di far 
Îla guerra con lui e i a spese comu- 
ni, assistito da poi i li 


) 

cite (ee GU i, Gaville, 
il quale è rammenteto come estinte in un 
istramento rogato nel beve ter 
LI L 1240, v ita fat 
Teor” 2 fimeneto da elio 
ia Chianti Gi slcnni terreni posti presso 
Monte-Luco a Lecchi, e in Torano: beni 
che al suddetto Ubertino da 
Garville. (loc. cit. Carte di Valombrosa). 
Tale fu quell'Ubertino del fa mess. Gu- 
glielmino li Ubertini da Gaville, il 
due anni la vittoria riportata 

nel 1260 dai pr Monta; 
mano armata obbligò i monsci € "abbate 
di Coltibuono a cedergli per Sorini 2150 
Fe vaste ioni di Afumignano con la 
chiesa e lo spedale ivi situati; le quali 
ossessioni la morte del detto her 
tino i tre figli di lui, cioò, Ubertino No 
citt ere ie in 
li ti a di lire 
8000. Pel la qual cuts i moaeci di Colti. 
buono, avendo più volle reclamato al po- 
testà di Firenze, nel sg ott. 1394 rinnota- 
mono l'istanza affinchè quel giudice supre. 





GAVI 


mo condannasse Lamberto degli Abati a 
restituire le predette cose, ed i figli del fù 

bertino da Gaville a pagare i frutti di 
| 3a arretrati. — (loc. cit. Badia di 











degli Uberti i di Gavillo è di Soto, 
unitisi ad altri capi ghibellini, tra i quali 
5 della potente famiglia de'Cerchi di Fi- 
renze, nel a giag. del 1303, saccheggiaro- 
no e abbruciarono la villa di Leacolena 
Gatville, e tutta la contrada intorne. 
iformazioni di Firenze). Farono quei 
mi feorasciti che, uniti ad altri dei 
Guidalotti da Sommaja, dei Pazzi di Val- 
lire dei Gherardini di Val-di-Gre- 


so anno 1309, 
Cerchi, tutti i Guidalotti, gli Ubertini di 
Gaville, e i Pazzi di Val-d'Arno con Ugo- 
lino del fa Ugolino degli Ubeldini della 
Pila di Mugello. (Axmaur. Zet. for. ib. MV 
© Riformagioni di Firenze). — Ved. Sw 
Gooexso. 


La chiesa plebana di Gaville è grem- 
diosa, di struttura anterio- 
re al secolo XII. Ha finestre anguste e bi- 
slunghe con tettoja a cavalletti ; trovasi 
spartita in tre mavate con sei archi per 
taria a sesto intero, dei quali ite più pres. 
simi alla facciata sono sostenuti da coloa- 
ne di mecigno, gli aliri da pilastri della 
stessa pietra lavorata. 

Le colonne che i primi due 
archi hanno capitelli di scultura ascai sit 
fa con figure, animali allegorici e gli 
blemi dell'apocalise. L'altar ch 
volta della tribuna, e i sei altari. laterali 
sono di opera quei più moderna. Îl qua 
droa dell'altare maggiore è stato col- 
a piò della chiesa sopra la porta di 
mezzo. — Nella facciata esterna ua 
‘piccolo portico, e al di sopra un'iscrizione 











esatta 


uoscuuo 


“* » 


GAVI 


dell'anno 1601 con l'arme della nobil cas 
Moxsi, attuale patrona della pieve di Ge- 
ville insieme con il marchese Torrigiani, 
nella qualità quest' ultimo di erede dell 
estinta prosa propia del Barone del Nero. 
alla chiesa plebana è la gran 
diora canonica rimodernata dall'attuale 
pievano Pracessini. Essa era costruita sul 
consueto disegno dei chiostri delle antiche 
battesimali, quando i carati delle cappel- 
le suffraganee (intitolati allora canonici) 
vivevano in comune col pievano. 
ieve di Gaville prima dell’erezior 
pi collegiata di Figline sbbmcciama di 
nel suo perizetro quasi tatto il distretto 
della stessa comunità, innanzi che vi fosse 
riunita quella dell'Incisa.— Avvegnachè 
le tiche chiese della piere di Figline | fa 
Gaville, siccome 


$atenale piviere di $. Rope è cm 
Rosto di 10 parrooi Romolo a 
jeve con l'annesso di S. Clemen- 
0 08 Cotnina a Moleto, priocia; 3 S. 
Andrea a Cempiglia, prioria; 4 S. Dons- Govi 
to in deane, prioria; 5 S. Stelano a Za- 
colena, pri 
cara; 7 S. Martino a Pian-Frenzese, prio- 
ria; 8 S. Cipriano in Avane, con l'aunesto 
di S. Maria in Aeane, cara; g S. Miniato 
a Celle, antica canonica e priorato, con 
l'annesso di S. Leone a Celle; 10 S. Cas 
siano a Montescalari, già badia. 
Le parr. piebena di S. Romolo a Ga- 
ville nel 1833 contava 789 abit. 
Garina, 0 Garinza in Val-di-Chiana.— 
Nome dato anticamente a una delle por- 
te della città di Chiusi, detta ora porte 
.— Anche vna delle porte della 











GAVINANA — Pod. Cavnaza. 

GAVINO (S.) ADIMARI — ed. Ano 
mans (8. Gavino ) in Valdi-Sieve. 

— AL CORNOCCHIO — ed, Connoo- 
«mo in Val-di-Sieve. 

Guarino (Cer23 0) nel littorale di Li- 
queno — Ville perduta, della quale fe fe 
fatta menzione i 'istrumento di 
teusi, rogato in Pisa li 15 maggio berd 
mercè cui Zanobi vescovo allivellò al con- 
te Rodolfo di Ghisolfo la terza perte di 
Uuiti i fitti e tribeti che pagavano al 





; 6 S. Gaudenzioa Torsoli, figli del 


GAVO 45 
ta pieve dei SS. Stefano e Cristofamo al 
Porto Pisano gli abitanti delle ville di 


quel piviere, fra le quali si noverano le 
eta È Fondo Magno,. Salviano, Santa 
Gasele di Gavino, Villa-Magna, 

den altre. 


(AVISERRI, già Garisenaa nel Val 
d'Arno casentinese.—Casa-torrita ch’ebbe 
monne di castello, con oratorio diruto (SS. 
Trinità e S. Egidio), attualmente riedi- 
ficata e dichiarata parr. sotto l’invocazio. 
ne di S. Andrea Corsini nel piviere, Com. 
€ circa 3 migl. a grec..sett. di Stia, Giar. 
di Pratovecchio, Dioc. di Fiesole, Comp. 

di Arezzo. 
È situata sul monte di Falterona, fra le 


sorgenti di Capo d' Arno e quelle del 
torr. Staggia, poco Inngi dai raderi della 
chiesa di S. Niccolò e Monte-messano. 





Fu Gaviserri de’ conti di Ro. 
mena, uno dei quali, il C. Guido del fu 
C. Alberto, nell’aprilg del 1054, rinonziò 
in favore della chiesa ‘di S. Marina 
guano al gi te della cappella di 

diante stern capcalla nel 
1068 dai Aratelli CC. Alberto © go, due 
prenominato C. Guido, venisse 
accordata ai religiosi insieme alla ch. di $. 
Maria a Po 

Sembra infatti che Gaviserri apparte 
pesseagli Eremiti di Camaldoli anche ver- 
so la metà del secolo XVI, tostochè nel 
privilegio concesso li 17 marzo 1355 dal- 
l'imperator Carlo IV alla 
ne dei Camaldolensi, sono rammentate le 
chiese di S. Egidio di Geviserra e di $. 
Niccolò di Montemessano, come di loro 








izione. 

L'una e l'altra delle nominate chiese 
eranodirate allorquando fa eretta, nell’an- 
no 1786, la nuova di S. Andrea a Gavi- 
serri, cui vennero amegnati i 
superstiti delle chiese di S. , di 
8. Niccolò e di S. Salvatore a Basilica. 
— Fred. Basizaca (S. Sarvarone a)e Mon- 











qe-mzmano. 
La per: di $. Andrea Corsini a Gavi 
seri conta 163 abit. 





capolsogo Î 
di an potestà, con antica pieve (S. Giu- 
Riano, già. Cosimo e Guam) nella Dioe. 
€ Comp. di Grosseto. 


416 GavoO 
me che serre ces della 


fiogn 
Pecora da quella della Bruna, a cavaliere 
della strada R. maremmana che le passa 
sotto dul lato che guenla sett., in ana pu- 
sizione più elevata 458 braccia del livel- 
lo dei mare Mediterraneo. 

Trovasi nel gr. 38° 34/3” tone, 439 547 

4° latit; circa 18 migl. a maestr, di Gros 
deto, 13m 1. a vstro di Massa; 3 migl.a 
grec. di Scarlino, e 6 migl. dallo sbocco 
del suo palule nel mare toscano. 

Per quanto siasi detto, che costà verso 
Gavorrano doveva trovarsi l'antica man- 
sione di Maniliana , vsis Manliana, per 
ragione ch essa videsi segnata nella ta- 
vols Teodosiana fra Populonia e la Bruna, 
con tutto ciò sino al secolo XII la stori: 
di Gavorrano resta sepolta fra le distru- 
di tapte terre e castelli che quasi 
ora cercando 








datarie dell rfeisari © dei vescovi. 
terono dominare senza grande ostacolo 
mezzo a orride selve, a deserti campi,ea 








no Paseo si 
vetusti di un privilegio dato in Pavia il 


no documenti pi 
di 14 agosto 1164, col quale Federigo I 
tto conte Alberto in feu- 
risdizioni appartenute al 


luoghi feudali,i castelli ci Cornia, di Scar. 

line e di Gavorrano tra quelli che il conte 
Alberto seniore possedeva nella maresama 
di Mana e Popalonis. 

Hi diploma regio testà accennato suc- 
cede per ordine di data cronologica una 
bolla del Pont. Clemente III, spedita nel 
1188 a Gualfredo vescovo di Grosseto, 
al quale, fra le chiese plebane spettanti 
alla sun diocesi, fa conf.rmaja quella 
Govorrano con le cappelle, sostanze, gi 
ioni e tribali che sino d' allora al- 

isdomini di Massa le pagavano. 

II conte Rainaîdo, uno dei figli 
te Alberto di Mangona stato privili 
da Federigo Î, mediante divisione dei te 
mi paterni, fatta li 16 febb. 1208, ebbe di 
parte i fendi della Maremma, e consegnen- 
temente i castelli di Elci , di Gavorrano, 






























GAVO 


di Scarlino e di Monte Rotondo, nell'al- 
timo dei quali il C. Rainaldo teneva pre 
cipuamente la sua residenza. 

col sorte del C. Rainaklo subentra 
di fitti fewitali i conti Pan- 
nocchiesch di Elci, di Travale e del ca- 
stel della Picura, comecchè gli abitanti di 
Gavorrano si allora a comune. 

Stà a provare l'indirendenza de;li wo 
mini di Gavorrano la deliberazione presa 
nel 1378 dal Comune di Velterra, 
mise al libero arbitrio dell'università d 
Gayorrano l'elezione del potestà che do- 
veva nell'anno susseguente entrare in uf 
fizio in detta città. Infatti com partito > 
munitativo del 26 ottobre del 1378 i Go 
vorranesi, adempiendo all’omorevole is- 
carico, nominarono potestà di Volterra 
nobil uomo Mello, ossia Paganello del 
Inghiramo de' Par nocchieschi signore 
del cast. della Pietra. Egli era quel Velo 
marito della Pie, alla quale l' Alighieri 
mise in bocca le misteriose parole : 











Siena mi fe', disfecemi Maremma ; 
Salsi colui che 'nnanellata pria , 


Disposando, m'evca con la sua gemma. 


Quel Nelle, che maritò una sua figlia per 
nume Fresc.: al C. Manovello de' Pannoo- 
chieschi d'Elci, e ebc , per atto pbblico 
del so genn. anno 1300 rinunziò la sa 
perte di Gavorrano, di Gerfalco, di Tra 
vale e di Fosini al fratel!» suo Mangian- 
te. (Ancu. Dirx. Sen. Corte della città di 
Man) fazioni di partito, che 

alle i più acer 
be e cra “eli si resero nel secolo XIV, i 
Pannocchieschi per la maggior parte GÌ'. 
bellini, insieme coi loro fedeli e vasmalii 
commisero ogni sorta di raberie, di omi- 
cidii e d’incendii a danno dei Massetani, 
mentre questi dal canto loro ‘acevamo rap 
presuglie di nomini, di bertiame e di ge- 
neri nelle terre de'Pannocchieschi. 

Con lettera, scritta li 97 sett. del 1310 
al capitano e della città di Mesa, 
Carlo duca di Calabria, e vicario in To- 
scena per il di lui Roberto ré di 








- Napoli, faceva loro intendes:, che per la 


morte di Manovello e de'suci fratelli conti 
d'Elci ilast. di Gavorrano 
tri Panvocchieschi, fra i 
lo e Nioccluccio figli di 
chieschi di Castigliom-Bernardi, a Ugo e 






GAVO. 


Neri, detto Scarpa, figlio di 
chei medesimi feudatarii, 
costretti dal Comune di Mi 


past 





vello pa aveva per moglie una figlia 
di Nello d'Inghiramo della Pietra. 
Ciò non ostante i Massetani nea 


per 
derono di visia la dei Pannoo- 
chieschi, onde togliere loro ceni specie di 


«<ominio sulle castella del distretto di Mas- della 
12, p nd eso limitrofe. 
tale scopo tendevano le eomvenzioni 
astilio nel do ese del 3327 fra il Co- 
Gavorrano 





di Massa con obbligo di giudicare secon- 
do li siae del luogo, ercettaati alcani 
delitti, i quali era d’uopo ricor: ere 
al foro” i Mara; 2° che i predoti del 


Urare nel territorio nre del 3° 

Jendo i Massetani far sequisto dai ne 
mocchieschi lella rocca, case, terreni elit 
ti, che ? conti posselevano in Gavorrano, 
non fossero aumentati i canoni e le pen 
sioni ai Gavorranesi; 4.* che questi ullimi 
avrebbero consegnato alle milizie Masse- 
tane il loro castello; 5° finalmente, che 
essi sarebbero considerati come Han ep 
di Massa, e che terrebbero 

amici di "to Comme vcriana. (da: 

ca. Drri. Sus. loc. cit.) 

Un anno dopo tile tali convenzio. 
mi, i governatori della città di Massa mo- 
diante un oro sindaco, per contratto del a 

1328, scquistarono dal nobil uomo 
Mino di Cione ‘e Malavolti di Siena la 
metà del castello e giurisdiione della Pie- 
tra, con la de' castelli e rerritorii 

Gavorrano e Gerfalco, stati puco tem- 
nanzi al Malavolti alienati dai fre- 






, per il prezzo di 6000 
Rorini, degli catichi diritti sopra i castelli 
di Gavorrano e Gerfaloo, oltre li che 
potessero pretendere sui cast. di Perolla, 
Accem e li. Dondechè nei 


GAVO 


{| preliminari della pace conclusa is Monte- 
poli li 13 agosto 1329 fra i diversi 
TT 
(Li un 
prc spia destinato convalidare 


cittadinanza i conti di Elci, di Gioncari» 
0, di Castiglion-Bernardi ed altri signori 
si riao 


consorieria Pa 
cesero bea pres serie di di- 
scordia fra i Comuni di Siena e di Massa. 
Quest’ ultimo, allora con i 


Pisani, fra i patti convenati nel trattato 
del 3 giug. 1331, non trabiociò quello me 
Iativo al castello e giurisdizione che pre- 


tendeva sopra Gavorrano. 





d'inviare un loro sindaco a Siena 
tometteniî muovamente è questa 


Miani fa facile ai Malavolti di potere 
rivendicare i loro diritti sopra Gevorre- 
n0, comecchè di buona o di malavoglia po- 
li chianmi innanzi gli avessero a favore di 
Massa alienati. 

Infatti all’ epoca della sodizione del 
1390; per cui i Senesi si posero sotto la 


tatela di Giovanni Galeazzo 
duca di Milano, i Malavolti, ai quali in 
tal fra era stato itato un ono- 
rato individuo (mess. Niccolò) allonta- 


nandosi dalia patria, si ritirarono in cem- 
pagna alle loro castella. Era alla testa di 
tutta la famiglia Orlando Malavolti, il 
quale in nome sue e dei nipoti Donusdeo 
€ Bartolommeo,n°l s febb. 1390,capitolan- 
do eon i Dieci di Balia della Rep. fior. fa 
accettato dai Fiorentini in accomendi 
con tutte le sue castella, fra le eran 
vorrano, Pietra, Ravi, A ea (Ma 
ravouri, Zst. di Siena P. IT.) 
All'otcnsione però dll'invazione dell'e 
sercito na ino condotto dal re Alfonso 
d'Aragona nelle maremire di Piombino, 
di Massa e di Grosseto, anche il castello 
di Gavorrano, verso l'anno 1450, fu mili- 


GAYVO 


18 

tarmente occupato. Ma i ni di mess. 
Orlando Malevolti, pid le loro 
ragioni cos il patrocinio del Poat. Pi 
© dei suoi congiunti di cass Piccolom 
nel 1460 poterono riavere dal re di Na- 
poli il castello e giurisdizione di Gavor- 
rano. Sennonchè poco appresso la Rep. 
senese obbligò i Gavorranesi alla recogui- 
zione degli antichi capitoli di sottomi» 
infatti nel 1464 furono essi 












anno susseguente i ni 
e pronipoti ; di Orlando Malevolti, Lumi 
te istramenti rogati li 6 di febb. e li 19 
magg. 1465, rinunziarono per il prezzo di 
fiorini 5o00 da lire 4 l'uno, ad ogni ragio- 


GAVO 


ne di possesso sepra Gavorrano in favore 
della stessa Repubblica. (Ance. Dir Sex. 


I Maleffo dell'Assunta). 


Dal 1465 in poi i Gavorranesi seguita- 
roso la sorte pipi di Siena anche 
dopo che questa Rep. restò incorporata 
allo Stato vecchio del dominio fiorentiao. 
— Fed. Sura. 

Dalla popolazione di Gavorrano indi- 
cata nel sottostante quadro si rileva, che 
essa, fra il 1640 e il 1745, fa quasi stazio 
maria ma che andò progredendo 
glioramenti sopravvenuti in cotesta Ma 
remma mercè le benefiche cure dall’ Au- 

usta dinastia felicemente regnante nel 
inducato di Toscana. 





Movimento della popolazione della Terra di Garoszano 
« tre epoche diverse, divisa per famiglie. 





Comunità di Gavorrano. — Il territo 
rie comunitativo di Gavorrano, dopo la 
soppressione della comunità di Scarlino, 
si estende sopra una superficie irregolare 
di 66934 quadr. dei quali 883 sono presi 
da strade e da corsi di acque.—Vi si tro- 
wava nel 1833 una popolazione di 3104 
abit. a ragione di quasi 37 persone per 
ogni migl. quadr. di suolo imponibile. 

Confina con 5 comunità del Grandu- 
perito dal lato di lib. il littorale, lun- 

il quale la comanità di Gavorrano si 
tendo dalla bocca di Alma sino sopra 





Follonica; partendo cioè da ostro a sett. 
dalla torre delle Civette rasenta il seno di 
Portiglione e il pontone di Scarlino, doa- 





de, curvando la spiaggia nella direzione da 
cett. a maestro, pasta davanti lo scalo di 
Folloaica per sino alla foce del borro Sa- 
Liveli. Quà trova la Com. di Piombino, e 
di conserva cea este, scestandosi dal mare, 


percorre nella direzione di vel i poggi 
la valle della Pecore da 
qual della Cornia per arrivare sino alle 
franata torre di Montioni vecchio. Oltre- 
Passato cotesto poggio trova le Com. di Se- 
Vereto, con la quale cambiando direzione 
da sett. a lev. entra nel fomo dell’ 
nera, € di là nella strada detta della Do- 
gana, dove cessa la Com. di Savereto e 
sottentra a confine quella di Masa me- 
rittima. Con LU ultima attraversa lo 
stradone di Valpiana e quiadi i poggi che 
sono fra il lago dell'Accesa, il dirute ce- 





gente, piega verso lev. per 
tro fre sila fiumana Bruce. Mediante l'alveo 
della Bruna fronteggia dal ato di lev. con 
la Com. di Roccastrada , sino e che da 
vanti al Zado Renose lascia fuori la Zru- 





GAVO 


per volgenii » scir. Da questo lato tro- 
lc di Castiglione della Pescaja, 
con la quale il territorio di Gavorrano si 
tocca mediante l'alveo del terr. Rigo ri- 
montandolo di conserva fra il poggio di 
Caldana e quello di Tirli, quindi varcan 
do quest'ultimo per entrare nel fiumicello 
“ima, in quello che conituiace il maggior 
corpo d'acque correnti nel territorio di 
Gavorrano, e con esso ritorna al mare. 
Fra le strade rotabili la sola R. marem- 
mana (già Emilia di Scauiro) attraversa 
nella sua lunghezza la comunità 
di Gavorrano, entrando a pon. nel suo 
territorio presso Valli di Fc sinoal 
tia dere casa la Com dol 
n sa Contai pen 





La perte più moninosa del territorio 
in discorso spetta a una diramazione dei 
poggi che siendonsi da sett. a lib.a destra 
della Bruna fra Ravi e Gavor 
rano, fra Scarlino e Moute di Muro sino al 
littorale di Pian-d' Alma,mentre rasentano 
verso pon.-lib. il corso della stessa fiuma- 
na, già confine del contado e della dice. di 
Roselle cin di Popalonia— Un'al- 
Le ti aree sim dist 
* quelli sui quali risiede la città di Mas 
10, la quale minor giognna, dirigono 
da lev. a lib. sino a Montioni 
sigari Pecore da quell dela Corni 
€ la comunità di Gavorrano dal territorio 
di Savereto e di Piombino. 

Variatissimi di formazione, d'indole e 
di struttura sono i terreni che costituisco 
mo la crosta apparente del suolo comuni. 
tativo di Gavorrano. 

Fa Giorgio Senti il primo fra i natura- 
listi a segnalare nella catena dei poggi che 
separano la vallecola dell'Alma da qoella 
delta Bruna n Cinto Goologico imperia 

tissimo, quando disse di aver trovato nei 








monticelli a Jev. e a scir. di Gavorrano de. Ma 


rupi di granito frapposte @ scogliere di 
una pietra tufacea vulcanica (specie di 
trechite); sembrandogli questa formata di 
terra feldspatosa con dei grossi cristalli 
siriati ed opachi di bianco, bene 
spesso colorati specialmente di rowigno, 
con altri ammassi di quarzo e piccoli cri- 
stalli di mica, Fu pere lo stemo 


GAVYVO s9. 
lista che disse, di avere ravvisato un'ane- 
logia fra coleste rocce e quelle che aveva 
Visitato sul Mont'Amiata. 

Ma di un'importanza assai maggiore, 
e più al giorno com gli avanzamenti del- 
i nel 18; pp pniar 
te 1836 pisano Paelo 
ati nel conteeda tal dielasy contea 
che egli indicò come una delle più confe- 
centi fra quelle della Toscena per dimo. 
strare le alterazioni solerte 
dalle rocce calcareo-compatte (alberese) 
mercà l'emersione. o in grazia di un qual- 
Sicquereno cri salino a mansiccio chair 
Vicina. — io nen poîrei lio 
servire allo 2cepo 10 na cl riportare lo 
perole di questo scienziato. * 
«Nel gra, ‘monti 
vivcia doariiacse (cela lv Pat 
lAlma ) dalla Grossetana , trovasi fon 
parte settentrionale, precisamente ove sie- 
de la Terra di Gavorrano, una messa gra- 
mitica che sembra essere stata la causa al 
sollevamento de’circoavicini poggi e della 
‘conversione di i quel calcare compatte in 
marmo salino im abbondanza s’incen- 
tra nelle vicinanze. — Se dal Puntone di 
Scarlino, rasentando lo Stagno emonimo 
si piega verso Gavorrano, i monti lungoi 
quali si cammina vedonsi essere per la 
maggior perte formati di strati di maci- 
gno più o meno compatto, di grana varia 
perla che alterna con schisti ar- 
gillosi e cou strati di alberese. Il piccole 
peese di Scarlino sta sopra un (com - 
Foro da questi meerini matri edua' 
eguale struttura presso jacontra 
sino quasi nile hate del peggio di Gavor. 
rano. Ma nelle vicinanze di Po et si 
mo, particolarmente avviandosi alla sul- 
detta Terra perla strada che cou l'Emilia 
si unisce, trovanai il macigno ed i susi 
schisti couvertiti in un gelestro moltosi- 
liceo, la cui alterazione o platonizzazione 
è tanto maggiore quanto più si sccosta al 
Rotgio, e quazio iù su di questo si ascen- 
poco al di sopra del livello delta 
pinsere compariscono degli sirati calca 
rei più o meno contorti, coloriti e venati, 
che poi divengono in qualche @ 
vernosi, ed in qualche altro ancor fetidi ; 








quei gini quasi sl mmie dell 








490 GAVO 


do, poroso e sfacelato in guisa da sembrare 
a prima vista un fxfo. Questa è la roccia 
che dal lato meridionale sta a contatto 
della massa granitica.— Presso una torre 
diruta, che rimane un tiro di facile fuori 
di Gavorrano, dal lato di lib. ossia di Scar. 
lino, vedesi in quella emergere un grosso 
filone felaspato-calcareo di colore carneo 
grigiastro. » 

« Il pecsedi Gavorrano è posato dal lato 
occidentale sul terreno calcareo, e dal la- 
to orientale sopra un granito similissimo 
a quello delllola deli ba, cioè di color 

tro, di grana piuttosto minuta, ab- 
pie in grossi cristalli di feldspeto, 
contenente scarsi cristalli di turmalina ne. 
ra, per lo più riuniti a ventri gemmati, » 
Lascio Gavorrano, se si prosegue la 
via verso il paese di Ravi e Caldana, con- 
tinaa il terreno granitico per circa un 
miglio fino ciot al punto, dovella strada R., 
dopo essersi diretta verso mezzo giorno, 
bruscamente rivolta a levante. La roccia 
calcereofe ica ricomparisce da que- 
sto lato, e tra immediatamente al 
granito; essa continua cun quasi sempre della 
stessa natura promi; lospazio di 
wa tiro di facile dopo di e diviene gra- 
datamente più ricca di frammenti calca- 
rei, e questi, accrescendosi gradatamente 
di volume, fanno caugiare la di a- 
spetto, e finisce per convertirsi io una 
calaarea saccaroide oppure cavernosa, delle 
cui due varietà apperisce costituita la por- 
sione dei monti situati a lev. di Gavor- 
Tano. » 

« Partendo da quel fino al di là di 
Ravi, il terreno che Fe è tatto 
calcareo; però formato, ora da una roccia 
candida e granosa, ora brecciata, ora gri- 








gio-cavernosa e fetida, sempre hensì mas-. loca 


siocia e senza nessun indizio. di stratifi- 
cuzione. — Press'a poco è della stessa na- 
tura il monte di Ravi, al pari di quelli 
che incontransi da questo paesetto fino a 
Caldana. Il monte e le vicinanze consi- 
stono in uma calcarea salino-brecciata, la 


. proporzione che si avvicina verso 
Errata tiempiesi di vene spatose; e la cal- 


carea mostrandosi gradatamente memosali- 
na,soquista un color rossastro che aumenta 
sempre più d’intensità, mentre dalla linta 
di fe di pesco passa al color mattone, ed 
arriva sino a quello della vinsccia. — La 
cava del bel marmo persichino rimane dal 


GAVO 


lato di grec. del cast. di Caldana, 
sta qualità di pietra trovansi sej 
sti di grosse conchiglie ammonitiche. — 
A scir. di Caldana cessa il terreno calca- 
reo e ricomparisce il macigno con l'argilla 
schistosa in strati emergenti da scir. a 
maestro. — Avanti però di giugnere al 
castello, in un poggetto che gli è di 
trovansi degli strati schistosi alterati, e 
consolidati mercè la silicizzazi: 
maniera tale da esser convertiti i ve 
ro diaspro. » — (Nuovo Gionnate se'Ler 
rurani pi Pisa, N° 78). 

Alle falde dei poggi sitnati a sett. di 
Gavorrano, in lontananza poco più d'un 
miglio da questa Tena scaturiscono di- 
verse sorgenti di acqua termale acidula e 
leggermente ferruginosa di mezzo a una 
calcarea stratiforme alquanto granosa e 
sparsa di filoni di spato candido. È questo 
bagno rammentato nell'antico statuto per- 
ziale di Gavorrano. — Wed. Bacxo DI Ge 
rosuno, 

Se poi si contemplano i 
tioni Sche pria Mato di 
la comunità di Gavorrano, nella rinasione 
parte consistono in calcarea-argillosa stra. 
tiforme compatta, color bianco latte, sparsa 




















i di Mon 








piera sì converte bene sj 





lite friabile, disposta a strati interrotti e 
frammentarii,ora verticali, ora trasversali 
e ondalati, e quasi sempre alternanti o 
racchiusi in una creta argillosa. La stessa 
roccia in gran parte viene alterata e de 
composta dalle emanazioni acide solforose 
© dai solfuri metallici; i quali ultimi in 
forma di vene insinuansi nella roccia can- 
giata in allumite. — È questa una delle 
ta della valle di Cornia alta a som- 
istrare i materiali la confezione 
dell’allume; ed è costà, a Montioni vec 
chio, dove si fabbricava l’allume in tem- 
pi molto ai i a quelli delle famigera- 
te allumiere della Tolfa.1—Ped. Moxrsoni. 

Di epoca assai più moderna, e di na- 




















tura molto diversa dalle rocce dei monti 






pre il 
Justre pianura d'attorno allo St 
Scarlino, e quella della spiaggia di Fol- 
lonica. Avvegnachè esso è il resultato del- 
lo sfacelo progressivo dei poggi che fan- 
no ala e corona alle vallecole dell’ A/ma, 





GAVO 


della Pecora e della Zonna, le di cui acque 
costantemente trascinano seco le rocce sfal- 
date e cadute a piè de poggi che lambi- 
scono ; cosicchè siritolute in minuti fram- 
menti vengono spinte in mere e dalle 





traversie lungo la spiaggia alternativa. 
anente riso: 
Quindi 





Lo a far argine ai fiumi. 
jeane che per il rulleutato 






paduletti 
e quello più vasto di Scarlino. Ma que- 
sti ed altri ristagni di acque lungo 
il littorale toscano, per le provide cure 
dell'Augusto Principe, cui stà somm- 
mente a cuore il miglior bea essere possi- 
bile dei suoi sudditi, vanno a sparire gra. 
datamente dalle toscane iparemme, e sono 
arra sicura per veder migliorare in ogni 
rapporto le condizioni fisiche di cotesta 
contrada, la cui atmoslera restò per molti 
secoli viziata dalle nocive esalazioni di si- 
mili marazzi e lagune. . 

Chiumasi Puntose di Scarlino una pa- 
lanca posta attraverso al canale di comu. 
vicazione fra il mare e lo stagno, meutre 
di qui dal Puntone avvi la palizzata per 
ritenere i pesci che vi entrano dal mare. 
Dietro il promontorio o capa meridiona- 
le del palustre lido di Scarlino trovasi 
una piccola cala presso la torre di For- 
tilione, col qual nome ci si rammenta un 
porto, a forse quello istesso di Scupri de- 
signato negli antichi Itinerari. 

L'Augusto Liororno ll intento a bene- 
fieare ogni parte dei suoi felicissimi Sta- 
ti, nella fiducia di ridurre all'antica cou- 
dizione fisica le maremme del Granduca. 
to, ha rivolta le sue cure anco al littorale 
massetano. 





















stagno di Scarli 
Pecora un nuovo alveo per il tragitto di 
migl. 2 1, affinchè dirigesse le pue acque a 
colmare la parte setteutrionale del padu- 
le, mentre dal lato di lev. un nuovo ca- 









GAVO 4A 
feudatari con diritti e potere di sovra- 
nità assoluta nella perte occidentale del 
territorio di Guvorrano, che spettava al- 
la comonità di Scarlino, essi tenevano 
qual demanio dello Stato una buona por- 
zione .di quelle foreste, mentre i priva- 
ti avevano l'onere del leguatico, del pa- 
scolo, e in alcuni luoghi della sementa: 

fisici prodotti della malsa- 
ggiunsero quelli derivati 
da una barbare legislazione. 

Con Motuproprio dei 18 nov. 1833 il 
Magnanimo ao II convito, che tali 
servitù, meotre ritardano lo sviluppo e i 
progressi dell'agricoltura 7 sono di uon 
lieve ostacolo alla facilità delle contratta» 
ioni fondiarie, volle degnarsi di abolire 

ritti di pascolo e di legnatico eserci- 
tati dal demanio dello Stato per conto del 
principe o da altre persone, sia per causa 
di riservo di dominio, legge, consuetu- 
dine ; e in qualunque altra forina risul. 
Aunte, nel territorio del già principato di 
Piombino; in guisa che da quel gioruo in 
poi sutorizzò i possessori a potere alfrun- 
carei loro possessi da tali servitù wediun- 
te un congruo prezzo, o un equivalente 
frutto desunto dal prodotto annuo dell'a 
alito servaggio. 

Le troppo scarsa popolazione fu di un 
terribile obice per rendere più frultifero 
quel suolo, comecché di natara feruce.Cià 
non ostante nelle vicinanze di Gavorrano 
€ nel pian d'Alma non mancano coltiva- 
zioni a viti, a ulivi e a frutte di varia 
specie. I boschi di sughere e di cerri, le 
folte macchie di scope, di marruche, sondri 
e ginepri, ( recondito abituro di cignali ) 
ingombrando quasi per cinque sesti il ter- 
ritorio comunilativo di Gavorrano, vale 
a dire circa 70 miglia quad. di suolo, sona 
altrettante prove lagrimevoli di un paese 
abbandonato per molti secoli al iecio 
eventuale della natura e alla insalulicità 
© desolazione dell'umana specie, 

Le selve cedue e di alto fasto da qual- 
che tempo vanno progressivamente dira. 
dundo, dopo di esser stata introdolta nelle 
MNaremme la lavorazione della potassa 0 
il commercia della scorza di cerri per le 












edi conce; nonostante che, viceversa, siano 





Gavorrano e di Scarlino. 
Nel lungo periodo in cui i signori 
Piombino eruo subentrati agli antichi 


van 





diminuiti i prodotti delle ghiande, como 
del sughero, di quella scorza esteriore che 
si può ottenere tre o quattro anoi 
grossezza di 5sino a 7 soldi, staccan» 

54 


422 GAVO 


dola dalla querce della prenominata qua- 
lità. ( Quercus suber Lino. ) 
La scorza per uso delle conce costitui. 


ace la seconda veste al tronco dello siesso dei Lepori di Ga 





te nella sua vegetazione, quando i 
l'avvertenza di lasciare verticalmente al 
tronco una striscia unita della scorza me- 
derime dii Marommani appellata cordoe- 





ta pa anni di maggiore lavorazione, 


come fu quello del 1837, si calcola che 

possa ascendere a circa 12,000,900 libbre; 

Tealire 40 il migliajo ammonterebbero 

a lire 480,000. 

Le cataste e il carbone sono due arti- 
coli importantisimi per questa contrada. 
Una gran parte del carbone si cava dalle 
macchie riservate alle fuciue di Follonica 
edi Valpiana: il restante si porta lu 
la api di Alma el Pontane di Sc 

lino, dove s'imbarea per il Geuovesato. 

* Le dogarelle di cerro e di farnia co- 
stituiscono il quario prodotto delle fore- 
ste, e questo im confronto dei precedenti 
è forse il più scarso nel territorio comu- 
mitativo di Gavorrano. 

Finalmente le fide per i pascoli in de- 
terminati tempi dell’anno, sono anch'esse 
di non piccola risorsa per i proprietarii 
dei boschi, bis Verreni lasciati in ri 
poso, ca 

La messe è forse di tutte il più essen 
ziale prodotto dei possidenti Gavorranesi, 
siccome lo è degli altri proprietarii ter- 
rieri della Maremma. 

Rapporto al bestiame, sia pecorino o-ca- 
prino, sia bovino o cavallino, appartiene 
per la massima perte a proprietari non 
indigeni, i quali conducono o inviano 
dull'Appennino toscano a svernare le lo- 
ro mandre nelle Murcmame. Dissi per la 








GAVO 


maggior parte non indigeni , mentre i 

trovano costà anche i bestiami stazionarii, 

frai quali la numerosa mandria di culi 
vorramo. 

Tre sorgenti d'industria manifattarim 

sono poste nei tre angoli estremi dell 

comunità di Gavorrano; cioè, nell'ansob 


mite per la confezione emme di o 
tioni; nell'angolo a lev. le cave del mr 
mo ino di i e a poa, ad 
littorale di Follosica la grandiom mui- 


fattura Rogia dei forni e annesse ferrien 
per fondere la vena del ferro dell'Isk 
di Elbe, e lavorare la ghisa. — È altrei 
vero che il maggior mamero dei lavoranii 
vien costà, e ritorna nell estate nella su 
patria, che è verso Pistoja. 

Con 


del 1833, allorché 
venne eretta in Capoluogo di una neon 
comanità i Perni, iù 


Puos 


Il potestà di Gavorrano non ha la giv- 
risdizione civile sopra tutta la comunità, 
giacchè le ioni di Colonna e di 
Giuncarico dipendono dal polestà di que 
S'altimo paese; mentre a quella di Tir 
li, anche innanzi che fosse staccata dal 
la comunità di Gavorrano, provrederi 
il vicario R di Castiglion-della Pescaj 
anche per il civile, siccome da tai dipen 
domo in quanto al criminale tutti duei 
potestà preaccennati. — La cancelleria cr- 
munitaliva, e l'esazione del Registro seo 
in Massa, la conservazione delle {poteche, 
l'ingegnere di Circondario e la Ruota sian 
ro in Grosseto. 














POPOLAZIONE della Comunità di Garoanano a tre epoche diverse 
innanzi però che fossero staccati i distretti di Colonne e di Tirli. 


Ravi 
*Scarlino 


(a) Tirli — 





N. B. Dei popoli contrassegnati con l'asterisco * non si conosce la popolazione nelle 


due epoche più antiche, stantechè essi allora 


parte del principato di Piom- 


bino. Quelli segnati con la lettera (3) furono dati col loro distretto alla uova Co- 


munità di Castiglion delle Pescaja. 


GAZZAJA e BARCA nella Valle dell’ 
Ombrone senese. — Due villate in un se- 
lo popolo (S. Pietro in Barca), nella Com. 
Giur. e circa migl. 3 Din di Castel. 
muovo della Berardenga; Dioc. di Arezzo, 
Comp. di Siena. 

Gazzaja e Barca formavano uno dei 38 
comunelli, che com) rano la comunità 
di Castelnuovo suddetto innanzi la legge 
del a giugno 1777 relativa all'organiz- 

e economica delle comunità dello 
Stato senese. — ed, Bennapenas (Carra 
Nuove pezza ). 

Gritino ( Fondo ) in Val-d'Ambra.— 
Ved. Fonvo-Geuzino. 

GELLO (Gelli o Agelli Castrum). — 
Non vi è valle, non vi ha distretto, 0 con- 
tado che non abbia lo, 0 che non con- 








alcuni antichi casali di tal mome esistiti 
fn Toscana, dissi che l'origine ul 
vocnbolo sembrava dovata a un piccolo 
prodio (agellur) piuttostochè a momi della 





romana famiglia Gellia, e molto meno alla 
derivazione che ne diede Du-Cange, de- 
santa da vecchi documenti, la quale sta. 
rebbe a significare un reso cimario, una 
misura di liquidi, 0 vaso di fgulina. 
Frattanto sopra due hi di Gello, 
nelle Vicchie pitone ri 
di Agello, fa duopo che io ritorni 
a dire una perola per correggere la già 
vegnata abitazione n Sono i primi Ri 
molati qui a; Ò . 
STAT A Valdichlm — 
Questo è quel Gazzo che diede il vocabolo 
alla pieve di S. Pietro in Agello, la qua- 
le non è da confondersi con la pieve di 
S. Pietro in Afontisello presso Rigutino, 
come io scrissi all'art. Acecro in Valdi. 
Chiana, e tornai a discorrere all'art. Ba- 
mia pi S. Quinico perte Rom; mentre la 
pieve di dgello doveva trovarsi fra i vil. 











i laggi di Pozzo, di Nasciano e di Marcia. 


mo, in-mezzo al campo di battaglia, dove 
nel a agosto 1554 fu decisa la sorte politi- 


ca dei Senesi. 
Già dissi che la pieve di S. Pietro, sito 


4% GELL 


Agelio, è revamentata in una carta del 
lagl. anne: 1040, esistente nell’archivi 
della cattedrale di Arezzo. Più frequen 
perdo le memorie di lei fra i molti 
istramenti di donazione a favore della be- 
dia di Nasciano, ossia di S. Quirico delle 
Rose, sotto gli anni 1075, 1083, 1086, 
1094, 1097, 1098,e 1104. (Axmar Camaro.) ) 
Consistono tutte im rimunaie di 
io animae, a favore dei Ca- 
i ta, e della 

Badiola di S. Michele della Corte di La- 
pone, (detta ora Badicorte ) comprese en- 
Tombe nel piviere di S. Pietro « Gello, 
che appellossi anco la pieve di £. Pietro 











rage] 
La Corte di Lupone due peszi di terra po 
sti nel distretto di Ficareto, in luogo de- 
mominato Îlo presso lv 
de an 
Quinico sacre Rose. 
La pieve prevominata esisteva ancora 
qui decinre del secolo XV; alla qual e- 
ra nel suo distretto, oltre 
Di badie die di Nasciano e di Badicorte, le 
H S. Biagio 








fano a Marciano; 4 S. Andrea al Posso; 
5 S. Maria di Caggiolo; 6 S. Clemente 
alla Fratta di Ranuccio; 7 S. Giorgio s 
Cerreto. — Fed. Manciano, e Possoin Val- 
di-Chiana. 

GELLO o AGELLO li Romagna. — 
Questo casale, che lissi sitaato nella Val 


vadola, già feudo dei Conti Guidi 
me ammnsestra un istrumento del 


favore del conte Pietro Traversari marito tri: 


di una figlia del conte Guido Guerra, ed 
concessi a quei dinasti dagl' 
Imp. Arrigo VI e Federigo Il: i quali 
confermarono si CC. Guidi di Modiglia. 
na, fra gli altri luoghi di Romagna, Do- 
vadola con tutte la sua corte, Gello, Mon- 
te-Polo ec. 

Nella statistica del 1551 Gello 
figura fra i luoghi della comunità di Do- 
vadola, dove allora si contavano otte (a- 


quiglie com 59 abit. 












GELL 


GELLO verz'ABATE, o sia GELLO 
del Casentino. — Css. da cui prende il 
parr. ora battesimale, 
le della pieve. di 
Partina , con l'annesso si ia 
Tramoggiano, nella Com. Giur. e 4 migl 
a lev.-grec. di Bibbiena, Dioc. e Comp. 
di Arezzo. 

Gisce sopra an risalto di poggio alla 
sinistra del torr. Corsalone e della stre 
da pedonale che monta verso l'Appennino 
del Bastione. 

Si dine Gello dell Abate stante ce 
questo castelletto fu soggetto agli abati 
Camaldolensi di Prtaglio, quali pe di- 
vennero a poco ® poco signori mediante 
varie donazioni falte loro pro remedio 









o arimae solto gli anni 





agi 
vescovo di Arezzo, dal quale passaroso 


. mel fratello Pier Saccone e suoi figli; con 


tatto chè al Com. di Arezzo fosse stato 
confermato da Carlo IV (anno 1356) ki 
cast. di Gello dell’ Abate. Ma 

i Fiv libbiena, e fatto ivi rp 
gioniero Marco di Pier- , egli, o 
piuttoste un di lui fratello bastardo, come 
scrissero, per nome Lazzi, con la me- 











ione dei Senesi annuendovi l' abbete 
36 








Signoria di Firenze Îl castello di 
dell'Abate, onorato da Matteo Villani del 
titolo di bel castelletto attorniato de ber 
ni terreni, per fornire il quale nel 1399 
la Rep. for. invi ire dell 'Ammirato, 
cento muli ca 
Alla parr. PEA sin a Gello dell'4- 
bete fa da lunga mano aggregata quell 
di S. Giovanni a Tramog , uno de 
gli antichi comunelli di I cp 
la di quell'eccellente miniatore, Dome 
nin Tramoggiana , che mi 
la Metropolitana fiorentina due libri z 
rali, pei quali ottenne di premio mille fe 
rini posa j (Tmazonon, Bumiliat. Mo 


mr T. Tit pes 
rai i Cello dell'Abate conta 159 
abit. 


GELLO si ANGHIARI ia Val-Tiberi- 

















(S. 
Viere di S. Giov. al Ponte ‘ite lore fa 
detto a Spolino, nella Com. Giar. e cin 


GELL 
ca 3 migl. a pon. di Anghiari, Dioe.e 
Comp. di Arezzo. 

Risiede sulla pendice orientale dei pog- 
gi fancheggiati da due fiumane: a por. 
dalla Chiassa tributaria dell'Arno, e a 
Jev. dalla Sovara che si marita al Te 
Vi ebbero signoria i nobili di Galbine 
edi Montinto, sino da quando uno di 
esi (Bernardino di Sidouia) nell’anno 
1106 donò fra gli altri beni il Colle di 
Gello agli Eremiti di Camaldoli, qual par 
te di dote da quei conti assegnata alla muo- 
va badia di Anghisri. Nom ostante il giu- 

lronato della chiesa di Gello restò, e 
vi mantenne costaniemente mei conti di 
Monisato. — Wed. Asemani. 

La parr. di S. Niccolò a Gello nel 1833 
contava 114 abit. 

GELLO e BOTTANO de’ BAGNI di $. 
GIULIANO, già detto Gusto di Varso. 
soci presso Pisa.— Due borgate unite sot- 
to la chiesa parrecchiale ( S. Giovanni 
a Gello ) cou l'annesso della sopresa 
cura di $. tofano di Bottaro , nel pi 
Viere della Primaziale, Com. Giur. e cir 
ca ua mig], a stro de' Bagni di S. Giu- 
iano, Dioc. e Comp. di Pisa, dalla qual 
città è circa mi al suo 

Si trovano entrambe le villato lungo il 
fesso macinante di Ripafratta, nella pia- 
mura di Val-d' Osoli, poco lungi dalle 
gronde del padule di Agnano. — Fa pro- 
Babilmente in vista della palustre situa- 
zione in cui questo luogo, che gli 
fa dato il distintivo di Gello Putido, e 
quindi di Gello di Val-d'Osoli dal fiume 
è fosso omonimo ; il qual fosso, rasentan» 
do i Bagni di S. Gialiano, fluiva nell'al- 
tro dell'Anguillara, e questo come quello 
perdeva il nome nel fosso di Scorno, e 
di là nel Fiume Morto. — Ped. Qsou, e 
Frumz Moaro. 

La perr. di Gello e Bottano nel 1833 
noverata 1063 abit. 

GELLO del BORGO, ossia di Var-»'Or. 
avo nella Valle del Serchio. — Vili. con 
qurelletto e par: (85: Ippolito e Cenie: 
no ) mel piviere di ia, giò di Dio 
cimo, Com. del + Dice. 














€ Duc. di Lucca, da cui Gello trovasi cir Can. 





igl. a sett-maestro. 
le valla cresta dei poggi che scen- 
dono dall'Alpe della Petrosciana per sino 


alla ripa destra del Serchio, fra la valleco- 
la di Padogne e quella di Fassa Cose. 





GELL 425 
Fa questo Gello aominato fra i castelli 
e villaggi della contea di nel di 


ploma da Carlo IV, li sa io 135! 
Filuscito ® Francesco Caetracati, è che 
dopo varie vicende, nel 1441, ritornò ste- 


. bilmente setto il dominio immediato di 


lag Fed. Conuerza. 
parr.. de' SS. Ippolito e Cassiano a 
Gello conta 46» ser 

GELLO di CAMAJORE, già Acette, 
nella vallecola del Camajore. — Ces. che 
vnitamente a Vado costituisce una sezio- 
ne e una cappellania curata con ch. (S. 
Ansano) nel piviere, Com. Giur. e circa 
nigi di Camajore, Dioc. e Due. 


È posto nel fianco meridionale dell’Al; 
Apuana, "ano de' contraforti che 
stendonsi dal monte della Maddalena sino 
2) famicelle nie gi Camajore. 

noto Gello n soppresso mons- 
stero di donne drone di $. Beno 
detto, il cui fabbricato con chiesa annesm 
di antica strattara esiste tettora sotto il 
titolo de'8S. Martino e Giusto a Gello. 


Poredeo, il quale 

360 donò al mon. di S. Pietro di Camajo. 
re una casa con porto in delle. 
ali tardi si trovano costà i mobili di 

temagno, autori dei Paganelli di Luc- 
credi Pim. A i si deve il monaste- 
ro di S. Martino di Agello, fondato nel 
1089, e dal Pont. Eagenie III della stessa 
casa de' con bolla del 1248, di- 
chiarato immediatamente soggetto alla Se- 
de A lica com tutti i suoi beni, dei 
quali alcuni in quella bolla si dicono si 
tuati nel territorio di Messa de' Marche» 
si, attualmente detta Massa ducale.—(Mo- 
maroni, dat. M. devi T.V. col. g97) — 


Ved. Camazcnz, Monremaeno, del 
x e Vaso 





Collegiata di 


JAIORE. 
GELLO sr CASAGLIA, già AGELLO 
im Valdi Cecina. — Cas, che dà il suo 
vocabolo alla chiesa battesimale di S. Lo- 
renzo a Gello, stata Aliale della di 
S. Giov. Battista a Casaglia, nolia Com. 


GELL 


Giur. e circa 5 migl. a lib. di MonteCa- ta 
tini di Valdi.Cecina, Dioc. di Volterra, 
i Firenze. |. 

una collina presso la ri- 
pedale pù lg que 

passa l'antica strade maestra che guida 
in Maremma, dove fu nei secoli andati un 
ospizio denominato l'os di Gello. 

Trovandosi questo Gello in mezzo a 
laogbi posseduti dall'antica prosapia dei 
Conti della Gherardesca, fa tenere per ve 
rosimile che debba riferire al Gello o 4. 
gello di Casaglia un podere con casa an- 
messa sino dal 754 donato da S. Walfredo 
al non. di S. Pietro = Palzzzuolo preso 
Moateverdì, ch'esso stesso fondò ed abitò 
dea tutti i suoi quattro figli. — Fed. 4- 
censo in Valdi-becine 

Fu il distretto di Gello da Arrigo VI, 
mel 1186, assegnato insieme col castello di 
Casaglia ed altri luoghi del territorio Vol- 
terrano .a_Tidebrando ieschi ve 
scovo di Volterra; ed è Gello che si 
rammenia e confine antico contado 
pisano nei diplomi concemi dagl'Imp. Fe- 
derigo I, e IL, da Arrigo VI, da Ottone IV 
eda da Carlo IV Hel città di Pise. 

La parr. di S. Lorenzo a Gello di Cs- 
maglia conta 181 abit., dei quali circa la 
metà attualmente a; al terri. 
torio della comunità di Volterra. 

Gai o destro pi Carvsi. — Ved. d- 











anche Cor- 
liano di Gello, nella Com. Giur. e Dioc. 
di Sanmikiato, da cui è circa 4 miglia a 
seir., Comp. di Firenze. 

Fa questo Gello una delle antiche ville 
hh dittretto Sanminiatese, gli abitanti 

a quelli della loro pieve 

Mal inni a Corazzene, nel nov. del 

dire part rue Iallareo danni 

raccontate nel Diario del Senminiatese 
Giovanai Lelmi. 

ne GELLO m GROPPOLI, ia Veld'Om 

brone pistojese. — ad. Guersoti sar Pi- 

sora. 

GELLO » LAVAJANO, e di &. $err- 
no pel Val.d'Arno pisano—-Cas. che diede 
#1 titolo alla perr. di S. Michele a Gello, 
cistta anche al Ponsale, attualmente riuni- 





GELL 





Si situato in mezzo a una bassa pianura 
colmata dalla fiumana Cascine e dalla 
Fossa Nuova, sullo stradone di Gello, che 
guida dalle Fornacette a Ponsacco — Co 
stà si accampò l'esercito fiorentimo, all'oo- 
ensione della famosa battaglia di S. Vitto 
rio, accaduta li 38 luglio del 1364, fra Ca 
scina e la Badia di S. Savino. 

Poco lungi dalla chiesa di Gello esiste 
tattora un gran casamento colonico in 
mezzo a un vasto podere, appellato la Ba- 
mia proc: Asim, di cui si è fatta menzio 
me all articolo Barra Di Gero. 

La sua più antica memoria consiste in 
una chiesuola dedicata a S. Maria, detta 
del Postale, stata dai suoi patroni Gonsta 
alla badia di S. Savino dell'Ordine di S 
Benedetto sino dal 980, anno della sua 
fondazione nei contorni di Calci. — Ped. 
Asazta pi S, Savino. 

Ciò verosimilmente diede luogo alla 
denominazione di questo Gello di Lav 
jano, che le carte pisane appellano tal- 
volta Gelle di $. Serino. — la vasta 
possessione fu più li dai monaci ceduta 
alle sorelle Camaldolensi di S. Matteo di 









Pisa: i nacque la voce che nel luogo 
del ite casone di Gello si erigeme 
ten mon. di donne dell'Ordine stesso Bene- 


dettino, tanto più che il capitano Gio 
vanni Mariti scuoprì costà delle vestigie 
di vecchi edifizj con qualche tronco di co- 
Jenne di granitello bigio. (G. Maarm, 0- 
deporico MS. sulle colline pisane. ) 
Coatigua al casamento esiste tuttora 
una cappellina, edificata nel tria, sotto 
l'invocsziene di S. Maria Assunta e di 
altri santi, siccome lo attesta una vetusta 
iscrizione situata sopra la porta, che dice 
FIII Kal. Novemb. Aano MCXII. In 
diet. IV. Nec Eccl. dedicata in onorem 


de tempore Domini G. 6. did. Et. Fa. P. 
Pisane lesie. 

Fama richiama ai tempi di Pietro 
Moricone, il quale sedè nella cattedra del- 
la Primaziale di Pisa dal 1104 al 1190; 
a quelle siesso prelato che, verso l'anno 
1114, scoompegnò l'armata navale pis 
ma all'impresa delle Isole Baleari. 








GELL 


A quell'epoca pertanto la chiesa di SL 
Maria del Pozzale dipendere sempre dall’ 
tbbate Camaldolense ii 
ra il tempo preciso in cui 
Gello pessò nelle monache di 
Pisa: alle quali senza dubbio appartene- 
va sulla fine del secolo XV. Ciò rilevasi 
da un frammento d’ iscrizione, che serve 
di soglia ad una finestra del casaunento 
saddivisato, dove il imato Mariti 
lese... Die...n0 ICCCCLXXXI 
sabeta Gaetana Badessa di San . 

Nei contorni di Gello, alquani to più 
a or vilao de Ma 
gione da una cappella,ora dedicataa S.Car- 
lo, con la croce Gerosolimitana sopra la 
porta, apparteneva alla commenda 
degli Ospitalieri di S. Sepolero di Pisa. 
Ewa riferisce probabilmente a quella Mo- 
gione di $. Croce di Oltremare, compresa 
insieme con la chiesa di S. Michele. CLS 








Lorenzo di Gello nell'antico piviere di. Vis 


Appiano, ossia di Ponsacco, come risulta 
dal catalogo delle chiese della diocesi di 
Lacca redatto nell’anno 1360.— Wed. An 
mano in Vald’Era. 

La parr. di S. Lorenzo a Gello di La- 
vajano conta 488 abit. 

Gitto di P.s045100 nella Valle dell’ 
Otbrone senese. — Cast. disfatto, che i 
nobili di Mont'Orsajo verso la fine del 
secolo XII mentre alcuni di 

pri dinasti della consorieria dei conti 

l Ardenghesca, nel 1305, sottoposero il 
Joro cast. di Gello al Comune di Siena; ab- 
Benchè lo stesso paese nel 1213 dipende 
se sempre da quei dinasti. Nel 1270, Ugol- 
forte ribelle della Rep. di Siena, occupò 
Gello con altri castelli dell’ Ardenghesca, 
ma riconquisialo nell’ anno sussegueute 
dalle armi senesi, quel governo lo fece at- 
tre, incorporando il suo distretto alla 
isdizione di Paganico. (Ance. Dirt. Sex. 

i lo e della campana. ) 
GELLO e PAGOGRANO. — Ped: Gua 
co del Val Arno aretino. 

GELLO si: PALAJA in Val-d'Era.— 
Cas. con parr. (S. Lorenzo) stata filiale 
della pieve di S. Gerv lla Com. 

igl. circa a lib. di Palaja, 
Di di Sanminiato, già di Lucca, Comp. 
di Pisa. 

Risiede sopra una piaggia cretosa fra 
Palaja, S. Gervasio, Collegoli, Alica e Par- 
LiDo.— LI cas. di Gello di Palaja nel secolu 












+ laja nel 1833 avevi 





GELL 4YI 

XIII dipendeva nel politico e nel civile 
dal vicario di Montefoscoli, ossia di Val- 
Era superiore, il quale inviavasi da Pisa 


li a forma di uu articolo delli statuti di que 


sa città redatti nel 1284. 

La chiesa di S. Lorenzo di Gello esi- 
steva sino dalsecolo XIII, trovandola com: 
presa nel più volte citato registro della 
diocesi di sotto l'anno 1260. > 

La perr. di S. Lorenzo » a Gelle di Pa- 





ELIO e caio ne Pian di Pi. 
- stoja in Val«l'Ombrone pistojese. — Cas. 
che ha dato il nomea wu’antichissima 
chiesa parr. (S. Maria a Gello) altrimen- 
ti detta ad Poster, nella Com. della Porta 
al Borgo, Giur. Dice. e migl. a adasei 
maestro di Pistoja, di Firenze. - 

E situato alla dectra del fame Quabrose 
lla testata del ponte cha fa «ppellato del 
P'Arinajo, presso la confluenza del 
'incio 

La fondazione della chiesa di $, Maria 
© S. Pietro in loco Piante rimonia al so- 
colo VIII. — Devesi ali" di un 
Winifredo figlio del fa Willerado nobile 
pistojese, il quale nell’anno 768, ai g di 
aprile, insieme oa tre suoi figli assegnò 
all'oratorio da esso lui edificato in onore 
di $. Maria e S. Pietro, in luogo chiamato 
@ Piunte, varie posessioni com case mas- 
brand gine che i contedini, ce. 

sia gli uomini romani, ogai anno per cia- 
scheduna delle possessioni date loro a co- 
Jotla, recassero all'oratorio di S. Maria ai 
Ponti un'offerta a titolo di canone in olia, 
in cera, cin oro del valore di un tremizse 
monelta allora corrente; e che ognuno di 
di quei mamari, 0 coloni prestasse in ser-. 
vizio della chiesa stessa 4 gioroi di an 
garie per anno. —(Zaccazza, dnecd. Pi. 
ster. Froanvanri, Mem. Stor. di Pistoia.) 
pipi Catansona: ‘delgi 

lei secoli posteriori dispose del giuspa- 
dtvosto della ch. di 5. Magia ei Posti di 





Ta strada fra Pistoia e la Sambuca, avuto 
il consenso del vescore e dell' arciprele 
della chiesa ,, essa donava alla be- 
dia di Fonte-Taona la sua porziene della 
chiesa di S. Maria a Piunte. — (Fiona 
vanni Opera cit.) 

Il priore della chiesa di S. Maria a Gek 





428 GELL 


lo, nel Se di maggio del 1306, fu destinato 
dal vicario del vescovo di Pistoia a met- 
Bere in il nuovo rettore dello spe- 
dale al Ponte S. Pietro presso l'Ombrone. 
— (Zaccanra Oper. cit.) 

La paerr. di S. Maria « Gello compren. 
de nel suo popolo gli oratorii di S. Spii 
to ai Ponti, della Madonna dell’ Umiltà 
detta dei Tucci, di S. Francesco di Paola 
a Ponsano e Domenico a Longino. 

La parr. di S. Maria a Gello nel 1833 
contava 828 abit. 

Grito,o Acero del Pian di Ripoli nel 
suburbio orientale di Firenze. — Cas. 

riluto che fu nel piviere di S. Pietro a 

ipoli, già detto S. Pietro a Quarto, nel- 
la Com. e Giur. del Bagno a Ripoli, Dioc. 
e Comp. di Firenze. 

Che l'ubicazione di questo Gello fosse 
mella contrada detta tuttora a Quarto, lo dà 
.2 dimostrare un'istrumento dell’anno 790, 
concernente una donazione « favore della 
badia di S. Bartolommeo a Ri + detto 

© allora in Aecavata, fatta dai bisnipoti di 
Adonaldo fondatore primario di quella 
chiesa, alla quale, fra le altre sostanze, 
assegnarono essi una casa con podere situa- 
ta in Gello di Quarte, cioè, casam et pos- 
sessionem quae recta fuit per Bonifridum, 
quae est posita prope Quartulo, ubi et 
Auzito vocotur. 

Anche la distrutta chiesa parr. di S. Ce- 
ciliaia ze, sino dal secolo X, posse 
deva beni in cotesto luogo di Gello, men- 
tre nell’anno y66, nel dì primo di aprile, 
dal vescovo fiorentino Sichelmo furono 
concessi a livello bona posita in loco Gel- 
lo in plebe S. Petri de Quarto, quae per- 
tinebant ad ecclesiam cardinalem S. Ce 
ciliae. — (Lam, Mon. Eccl, Flor.) 

GELLO pi PRATO in Val-di-Bisen- 
zio. — Cas. che diede il titolo a una del- 
le 45 ville del distretto di Prato, ed al- 
la ch. parr. di S. Bartolommeo a Gello 
sino dal secolo scorso traslstata nell’ora- 
torio di S. Maria del Soccorso, nel piv. di 
S. Giusto a Piazzanese, Com. Giur. e Dioc. 
di Prato, da cui Gello è mezzo migl. a 
estro-lib., nel Comp. di Firenze. 

Trovasi nel suburbio meridionale di 
Prato fuori della Porta di S. Trinita, fra 
S. Giusto a Piazzanese e Griguano. 

La villa di Gello nel 1551 compren- 
deva N° 1210 abit — La parr. di S. Barto- 
Iveco a Gello in S. Maria del Soccorse 
























GELL 


nel 1745 aveva solamente 154 abit., men- 
tre nel 1833 contava 1288 abit. 

GELLO pi PONSACCO. — Fed. Gu 
Lo DI Lavasano. 

Gatto pi $. Surimo ‘nel Valdarno pi 
sano. — Wed. Giuro pi Lavasano. 

Getto di Sorana. — Ped. Acezio di 
Sorana. 

GELLO pi. VALDARNO ARETINO, 
detto Gello e Pagognano. — Due piccoli 
casali con parr. (S. Bartolommeo a Gel. 
lo) nel piv. di S. Polo, Com. Giur. Die. 
e Comp. di Arezzo, dalla qual città tro 
vansi circa 4 migl. a grec. 

Queste due bicocche che costituivano 
un comunello delle Camperie di Arezzo, 
nel quartiere della Chiassa, risiedono sul 

Î ietramala presso l'antica stra- 
era di Anghiari nei posessi 
aviti di Seccone Tarlati da Pietramala. 
di S. Bartolommeo a Gello 










AL D'ORCIA. — Fed. 4- 
cauto Cartsino. 

GELLO pi VAL p'OSOLI. — Fed. 
Geo x Borraxo. 

GELLO - BISCARDO nel Val-d' Arno 
aretino. — Cas. con ch. parr. (Sì Giov. 
Battista) il cui popolo costiluisce uno dei 
Due comunelli distrettuali di Laterino, 
lion-Fibocchi, ca 
, da cui Gello-B> 
di Montevarchi, Dioc. e Comp. di Arezzo 
iede sopra uno sprone del monte che 
dal giogo, fra il Pratomagno e l'Alpe di $ 
Trinita, si stende nella di e di scir. 
fino alla Gola dell'Inferno, fra il Val-d'Ar 
no arelino e quello superiore. I 

Fa uno questo fra i molti castelletti de- 
gli Ubertini di Arezzo, i quali domina 
rono anche nel castello di Cara situato 
sul rovescio dell'istesso giogo. Dondechè 
non sarebbe troppo ardita induzione di chi 
opinasse che, per distinguere questo dai 

. di Carda degli Ubertini, lo appella» 
sero Biscardo, quasi bis Carda, o secon- 
da Carda; comecchè altri abbiano prefe 
rito la suà derivazione da un nome pre 
prio, che non trovo tra quei padroni, cioò, 
Wiscardo. — ed. Casriosion-Fisoccai. 

La parr. di S. Giovanni Battista a Gel- 
lo-Biscardo conta 172 abit. 

GELLO-MATTACINO (Gellum Ma. 
thaei Cini ) già Grito ortus Cozsine in 






























Ù 
' 
' 


GELL 


‘ara.— Cas. dal quale prese il di. 
vo la più remota pieve dell’ anti 

i di Lucca (S. Martino di Ge!- 
lo, a S. Marti-o in Colline) traslocata in 









D 
Sanminiato, Comp. di Pi; 

Questo casale, che fu comunello, 
sulla cresta delle colline superiori pisane, 
alle sorgenti del fosso Giunco marino, tri- 
butario del fiumicello Tora, presso dove 
si schiudono e scaturiscono due piccole 
valli; cioè, a scir. quelle percorsa dal fiu- 
micello Fire, e a lev. la vallecola della 
Cascina. 

La menorie più antiche superstiti del- 
la pieve di S. Giovanni e S. artimo a 
Gello nelleColline risalgono agli anui 764, 
770 181, fra le pergamene dell'Arch. Ar- 
civ. di ivucca, parte delle quali furono edi- 
te dal Muratori, e parte da Domenico Ber- 
tiri nel vol. IV delle Memorie Zuechesi. 

La pieve di Gello era già diruta nel 
1260, avveguachè il suo battistero era stato 
traslocato nella chiesa mannale o sulirage- 
aea di S. Cristi qual chiesa trovavasi 




















votitolo di S. Maria e S. Giov. Battista— 
Dalla località di Tartaglia nel .444, il 
fonte battesimale fu trasferito nella chi 
sa di S. Ermete, compresa nell'autico pi- 
viere di Gello. Conservossi però fl padro- 
nato nella casa Opezzioghi, siccome lo 
dichiera l'armme loro ed un' iscrizione po- 
ports della nuova chiesa di S. 
Fate dell’ anno 1630. — Zed, Eanz- 


rio di S. Maria Maddalena « 
r esso faceva parte del pi- 
attualmente è un oratorio 
dentro la cura di Palascio e Ceppato. 
Perchè poi questo Gello delle Colline 
pisane si chiamasse Gello Mattacino, o 
Mottacini , è da sapere, che sotto il go- 
verno di Cosimo I la tenuta di Gello fn 
venduta ad Alessandro di Metteo Cini 
cittadino fiorentino, it quale fra il 1548 
50 mosse lite alla vicina comuni 
inta-Lace a causa di confini di pa- 
scoli, decisa mel 1550, quando venne 
apposti i termini fra i boschi comunali di 
van 

































GEMO 


Santa-Luce e le powessioni di Gello della 
famiglia Cini. Fu allora che il nuovo pro- 

avendo fatto coltivare « fabbri. 
case mella tenuta di Gello 
delle Colline, questo luogo pri 
di. denomi 


» poi per 


429 












tacini e Mattacino, 

Serve a conferma di ciò una notifica- 

zione, pubblicata il primo di maggio del 

51 dal Magistrato Hello Parte, tima 
10 imposizione per i risarcime 
strada Maremmana o Emilia di Scauro, 
«la Colle-Salvetti al fiume Arsini nella 
quale notificazione trov ignato fra 
i Inoghi e possidenti froni inche que- 
sto Gello di Matteo Cini. 

Attualmente Gello Mattacino consiste 
in poche case rustiche con un'antica torre 
e una cappella pubblica dedicata a S.Fran- 
cesco, di padronato della nobil casa pinne 
Rosselmini, proprietaria della ten 
de! mulino di Gelto, ch'è alimentato dal 
copioso fosso del Giu nco. Marino. (Gra. 
Maxm, Odeporico MS. delle Colline pi. 
sane nella Bibliot. Riccardiana ). 

GEMIGNANELLO (8.) — Fed. Gimx- 
rametto (S.) atte Senne st Rarotiro, 

— D'ALFBBIO. — Pel. Ateseso. 

— D'ANTONA. — Fed. Arrona. 

SENIONANO (S.) Terra in Val-d'El- 
sa. — Fed. Sux-Grsanano. 

— DI CARREOLA.— Fed. Cransota. 

— DI CONTRONE. — led. Conraox, 

— D'IROLA. — Zed. Inora: 

— DI MORIANO.— Ped. Giuonano 
(S.) vt Monraso. 

— a PETROJO, o al POGGIO. — 
Ped. Perzoso ri Bansanivo di Val-d'Elsa. 

— NI TORANO. — Fed. Toraro di 
Valdi-Magra. 

— (CASTEL pi SAN-)— Fed. Casrer- 
10 pi San-Giutonaro. 

GEMINI (ISOLOTTO px')— Dae sco. 
gli che emergono fuori dell'und he 
se del monte Caiamita del lato . dell 
Isola d'Elbe, dai qual prende i il nome la 
vicina Cala de Ger 
Longone. — Ped. 

GEMOLI ( MONTE ) — Fed. Morr. 
Gurou in Val-di-Cecina. 

rawoti (Rocca Di Morr)— ed. Hon- 
ra-Grwoti di Firenzuola. 

Gens (Bosco pr) in Val.d'Elsa.— Pic- 
colo borgo perduto, che lasciò il suo no. 

55 

























430 GENE 


me 21 fosso che fiuiece da S_ Leolino in 
Conio nel torr. Staggia, fra Rincine e il 
cast. di Staggia, nella Com. Giur: e circa 
5 migl. a scir. di Poggibonsi, Dioc. di 
Colle, già di Volterra, Comp. di Siene, 

Fn signoria una volta dei conti Guidi, 








GERF 
na perte dei lore beni posti nel distret- 
vdl& Gennaro. 

Ul castello medesimo con quello suo vi- 
i guano, entrambi dei sunno 
imasti , faromo disfatti dai Lue 
chesi nel 1309, allorchè i Porcaresi ven 
nero posti al bando dall'Imp. Ottone IV 
per aver wosiso Guido da Pravano poie 
stà di Locca. — (Beveami, 4enal. La 





cens.) 

II pievano di S. Gennaro è priore, ossia 
vicario perpetwo dei vescovi di Lascca. La 
sua giurisdizione vicariale, ossia Priore. 
to, oltre il piviere di S. Gennaro com- 

quelli di Villa-Basilica 
di, di S. Quirico e di Medi 

Mel 1300 era pievano di S. Gennaro un 

Guglielmo degli Aotelminelli canonico 





di Colto. 





Staggia di Lecca, il quale insieme com altri di 





Eugenio presso Siena. — Auninar. Ist. 
della fomiglia dei CC. Guidi). 
GENESIO (S.) e Giueso at Cansoso.— 
Vod. Canseso nella Valle del Serchio. 
— DI COMPITO. — Wed. Conriro, e 
Gianca ($.) a S Ginasio. 
— 4 Manmori.— Wed. Mammoci nella 
Valle del Serchio. 
— ni Giasano pi Basucori.— Wed. Gi- 
unaso a Baanceri nella Valle del Serchio. 
— ni Prco-razran.— Wed. Bosso S. 
Guanto nel Val-d' Arno inferiore. 
Fed. Bonco S. Ga- 


nesio, € naro città. 

GENNARO (S.) nel- Lucchese, — Cast. 
che 4l nome dalla sottostante pie- 
ve, che domina una ridente contrada spar- 
ta di ville, di palsazi di campagna 6 di 
casali, nella pendice meridionale del mom- 
te Pizzerna, Com. Giur. e circa 4 migl. a 
sett.-grec. di Capennere, Bioc. e Duc. di 











i sua famiglia, avendo prestato ajuto ai ne- 


mici della chiese, fa dal poet. Bonifazi 
VII con bolla del 15 setterabre 1301 pri- 
vato di tutte le prebende e dignità co 
clesiastiche. — (Arca. Dirt. Fion. Opere 


8. di $. Jacopo di Pistoja). 


La piéve di S. Gennaro è matrice di 
sole due chiese parrocchiali, S. Maria As- 
santa a Tofari,e S. Pietro a Pi L 

La della perr. di S. Gen. 
naro conta 1164 abit. 

GERFALCO ia Val-di-Cocina. — Cast. 
smantellato, era vill. sopra ua monie omo- 
nime con pieve (S. Biagio) nella Com. 


Giur. e circa 6 mi . di Mon 





elevatezza di 1345 br. sopra il Livello del 
mare Mediterranco. 

Essendo stata designata con il vecabole 
isteso di Gerfalco la recon il monte 
di Cortona, dove era si dice il Forreene, 
ciò darebbe quasi a indicare, che sotto si- 
miti nomigneli si velesse una volta dare 


gran fatto palese prima del secolo XII. 
A quell'età tenevano pertanto en here. 
nale in Gerfalce i centi Pammoc- 





GERF 


chieschi, dalla di cui schiatta era disceso 
Iidebrando potentissimo vescovo di Vol 
terra che fu, oca tra i seguaci della lega 
guelfa in Toscana, ora uno dei capi dell’ 
opposto partito, militante per Federigo I 
e per Arrigo Vi suo figliolo. Da quest'ul- 
timo infatti, vivente ancora il padre, nell' 
agosto del 1186 il vesc. Ildebrando i impe 











zioni temporali dei villaggi e casali com- 
presi nella diocesi di Volterra, la confer- 
ma della metà del castello di Gerfalco e 
del suo distretto, comprese eziandio le 
me n miniere di argento. 
In conseguenza di ciò i vescori voller- 
mani seccessori d'Tldebrando continuarono 
ne del feudo e dei 
anche dopo la betta- 
glia di Montaperio (anno 1260), fostochè 
ia ua registro dell’ Arch. delle Riforma- 
gioni di Siena, all'anno 1266, 
descritti i nomi e il numero degli abitenti 
di Gerfalco che dovevano restare fedeli 











favore dal vescovo di Volterra della sua 
porzione feudale di quel castello. 
Nel1303 Dino de'Panpacchieschi, conte 





Jendè a uno dei 
mei consorti, Maugiante d'Iaghiramo 
del casel della Pietra, i diritti che 





istrumento del 16 ottobre al Com. 





terra altra 
vale e di Gerfalco, gli abitanti risolvet- 
tero di sottomettersi al Comune di Massa, 
dal quale, per quanto essi oltenemero com- 
dizioni onorevoli, ben presto si distacca. 
Tono; lestochè volontariamente, oppur co- 
sretti, mel 1318, ai 13 ott, nediante i 
lorosimlachi si solto il patrocinio 
dei Senesi, salve le ragioni, che avevano 
mel loro paese i conti ‘hieschi. 

Un consimile atto di sudditanza, con 
l'obbligo di recare nel 14 agosto, unan- 
meo tribato a Siena fa rinnovato dai dele- 
ali del Comune di Gerfalco avanti ai No. 
ve governatori di Siena nel 16 dic. del 
1331: € nuovamente, nel 1340, all’ occa- 
tiene che il C. Gaddo e il C. Andronico 
del fe Cantino signori di Elci alienarono 

alla Rep. senese la loro porzione dei di- 











GERI 451 
ritti che potevano preterulere sn quel ca- 
stello. Qui 357 è 
nel 1360 le reni 


foro ragione sul castello di Gerfalco e suo 
territorio alla Repabblica. (Arce. Dir 
Fios. e Sus., Carte di To 
nero delle Riformagioni di ‘Sizna). 

Da quell'epoca i Nove governatori del- 








la Rep. senese destinarono in Gerfalco un 


giuxdicente minore. per giudicare nel ci- 
vile a tenore dello statuto comunilativo. 

Il territorio di Gerfalco è noto per i 
suoi marmi color persichino, dei quali nel 
secolo XIV si giovarono i Senesi per la 
fabbrica specialmente del loro bel Duo- 
m0 — Wed. Connars i Gearasco 

Non sò però quanto potessero trar pro- 
fitto i vescovi di Volterra, o chi peressi, 
di argento, delle quali fa 
fatta menzione nel diploma di Arrigo VI 
sopra enunciato. Ad ese i lmente 
gono le vestigie di antichi scavi 








i piby di Mutti e le due Cornate. — 
(Sum, Viaggio terzo per la Toscana ). 
- Nell'anno 1333 edificavasi prossimo a 
Gerfalco un convento di Eremiti Agosti- 
iami sotto il titolo di S. Croce, dopo che 
per cagion delle restò devastato un 
più antico claustro situato nel distretto 
medesimosopra il poggiodenominato.Mon- 
te Beni. Noa avendo pertanto quei frati 
mezzi suficienti da proseguire la fabbrica 
della. chiesa e del chiostro, con istrumento 
degli 11 agosto 1323, venderono al Com. 
di Massa il to io di Monte 
Beni con i terreni adiacenti. ( Anca. Dart. 
Fiona. Certe di Massa). 

La por. di S. Biagio a Gerfalco nel 
1594 aveva 870 abit.; nel 1640 ne conta. 
va 717; nel 1745 era ridotta a 413, men- 
tre nel 1833 noverava 748 abit. 

GERFALCO (MONTE pi ) — Fed. 
Connare pi Gaaratco. 

GERI (CASA ) nella Valle dell’Om- 
lrone pistojese. — Villa nel popolo di S. 
Noria Grazie a Satornana, Com. della 
Porta al Borgo, Giur. Dioc.e circa 3 migl 
a sett. di Pistoja, Comp. di Firenze. 

i rammenta questa villa quel nobile 
forentino Bonaguida di Geri Frescobeldi, 
il quale, nel 14 nov. contrasse ma- 
trimoaio in Pistoja con donna Bice di 

















432 GERM . 

Beri di Gone pistojese : la quale donna, 
unziò allo ste» 
che essa aveva 
sall'eredità dei defunto di lei 

Un altro documento del 
1345 fa vedere, che da quel mat 
nacque un altro Gezi di Bonagiunta Fre. 
scobakli, la di cui cognata, moglie di Ja. 
copo di Bonagiunta, lo elesse in procurato 
re nel giorno di giù citato. Dir 
Fioa. Opera di $. Jacopo 

GERMAGNANO nella Valle Ti 
— Villa nella parr. di S. Michele alla 
Battuta, alias alla Moutagna, nella Com. 
Giur. e Dioc. di Sansepolcro, Comp. di 
Arezzo. 

GERMANO (S.) a MORIOLO.— Fed. 
Montoro. 

GERMANO :S.) al SANTO-NOVO nel. 
la Valle dell'Ombrone pistojese. — Cas. 
che prese il titolo dalla antica sua chiesa, 
giù oratorio chiamato al Santonovo, ora 
parrocchiale sotto il piviere di Montema- 
gno, nella Com. Giur. e circa 4 migl. a 
amaestr.di Tizzana, Dioc. di Pistoja, Comp. 
di Firenze. 

Risiede alla base orientale del Mout'Al- 
bano, ossia dei Monti di Sotto Pistoja, 
rapporto a quelli che dicousi di Sopra 
spettanti alla catenz dell'Appennino, poco 
lungi dal torr. Stella, sul quale esiste il 
ponte di $. Germano. 

La ch. di S. Germano al Santo-Muovo 
fu eretta in cura sotto il G. D. Pietro 

oldo. Esta nel 1833 contava 507 abit. 

GERMINAJA (S. NICCOLO’ a) nella 
Valle dell'Ombrone pistojese. — Cas. e 
ch. parr. nel piv. di S. Giov. in Valdi. 
Bure, Com. della Porta S. Marco, Giur. e 
Dioe. di Pistoja, dalla qual città è quasi 

igl. a sett. nel Comp. di Firenze. 
lede sopra un poggio che appoggiasi 
all’Appenuino di Taona, fra le vallecole 
della Bruna e della Bure. 

Le più antica rimembranza che io co- 
mosca di questo luogo trovasi in un'istru- 
mento rogato in Pistoja nel lugl. del 10y9, 
mercè cui il conte Guido del fù conte 
Guido insieme col di lui figliuoloC. Guido, 
chiamato Guerra, rinunziarono a favore 
del monastero e di S. Mercuri; 
le di Pistoja nelle mani di Teberga ba- 
dessa a tutti gli usi che essi fruivano sui 
terreni e case posie nei luoghi denominati 
Corejano, Miano e Germinaja,vebbene di 




















































GERS 


diretto dominio del mom. predetto. (Axcx. 

Dir. Fros. Carte di quel monastero). 
La prima chiesa siata eretta in prioria 

con cappellani, fu dedicata alla B. V.Ma- 





. ria, siccome lo dimostra un'istrumento del 





senn. 1175, col quale il rettore della ch. 
aria a Germiuaja, previo il consee- 
a0 dei suoi cappellani, si obbligava pagare 
al mon. di S. Mercuriale di Pistoja l'an- 
muo tributo di 15 denari di moneta luo 








chese. 

La parr. di S. Niccolò a Germinaja con- 
ta 125 abit. 

GERSOLE (S.) o GIORSULE in Va 
d'Ema. — Cas. sparso di ville signorile 
case di campagna coo chiesa parr. (S. Pie- 
tro in Jerusalem) nel piviere dell'impru- 
neta, Com. Giur. e circa migl. a a lev- 
scir. del Galluzzo, Dioc. e Comp. di Fi- 
renze, che è 4 migl. lontana. 

Risiede sul pinnacolo del poggio chis 
mato Mezzo-monte, il quale propagasi dal- 
l'altro più elevaio dell'Impraneta che gli 
resta dal lato di ostro, fra la vallecola dell 
Ema e quella della Greve. Ha una eleva 
tezza di 443 br. sopra il livello del mare 
Mediterraneo dalla sommità dd 
campanile della chiesa, ch'è 13a br. più 
basso di quello dell'Impruneta. — Fed. 
Turaunera. 

Ul nome di $. Gersolè è senza dubbio 
un'alterazione di quello di S. Jerusalem 
© Gerusalemme, titolo della ch. perroc- 
chiale dedicata a S. Pietro in Jerusalem, 
siccome lo dichiarano le bolle de' pontefici 
Adriano IV e Niccolò IV, spedite negli 
anni 1156 e 1291 ai pievani dell'Impre- 
uela, in conferma dei privilegi alla se> 
sa pieve stati anteriormente concessi dal 
pontefice Niccolò Il, un di vescovo di Fi- 
renze col nome di Gherardo. 


















produce buoni 
Francesco Redi nel suo Ditirambo, là do 
ve per osservare l'uso di guerreggiar po- 
tando con Febo istesso, protesta che un 
tal costume è preferibile 
E più grato di quelch'è 
Il buon vin di Gersolè. 

Poco lungi dalla chiesa di S. Gersolé 
trovasi la bella villa di Mezzo-monte de' 
principi Corsini, e più d'appresso alla ce- 
monica la casa torrita de'conti Alberti di 
Firenze, comecchè anticamente sul pog- 


GERV 

io di S. Genrolè dov possedere case e 
Hc la famiglia magnatizia de' Gherar- 
dini antica e costante patrona della chie- 
x e prioria di S. Pietro in Jerusalem. 

La parr. di S. Gersulè conta 482 abit. 

Guosacex ($.)p1 Acone. — Ped. Aco- 
ma (Parione pi) 

Geaosaten (S.) pi Cascina. — Ped. 
Cescrna nel Val-d'Arno fiorentino. 

Gruosatza (S.) 1 Guraccsro. — Ped. 
Diaccero in Val. leve. 

Grisatzu (S.) 1n Pomiso.— Wed. Po- 











nuo. 

GERUSALEM (S. DONNIKO 1n), 05. 
Gio. Barrisra n Janvsacen, già Pieve di 
Semifonte. — Fed. Domamo (Pinva ni S.) 
in Vald'Elsa. 

GERVASIO (S.), S. Cansasso, e S. Can- 
vauo nel subarbio orientale di Firenze.— 
Villata sparsa di deliziose abitazioni di 
campagna edi vaghe collinette. Essa preo- 
de il nome dalla ch. de'SS. Gervasio e Pro- 
tasio, suecursale della chiesa maggiore di 
Firenze, dalla qual città Urovasi poco più 
di un migl. a grec.-lev., nella Com. Giur. 
e circa » migl. a ostro di Fiesole, Dioc. e 
Comp. di Firenze. 

Risiede in pianura alla base meridiona- 
le delle ridenti colline di Cameruta, che 
«dal poggio di Fiesole s° inoltrano fra i 
torr. Africo e Mugnone nel piano orien- 
tale di Firenze. 

Senza contare sulla tradizi 
risalire la fondazione primitiva di que 
sta chiesa de” SS. Gervasio e Protasio all’ 

età di S. Zanobi; senza valutare i ricordi 
di Leopoldo del Migliore che pongono 
all'anno 1065 cotesta chiesa nel grado di 
collegiata con canonici, restano fra 
i documenti superstiti quelli appartenuti 
all'ospedale di S. Paolo in Pinti, attual- 
mente nel R. archivio diplomatico di Fi- 
renze, i quali sino del 1200 fanno men- 
zione della villa e perrocchia di S. Cer- 
vasio, e delle terre che ivi inlorno posse. 
devano alcune distinte famigli: 
me di quell’ età. 

I primo è on istrumento rogato in Fi- 
renze nel di 8 genn. 1204, relativo alla 
veudita che Uberto di Guittone di Gio- 
































fecero allo spedale di S. Paolo 
fnori delle nuove mura della città di 
resse, non molto lungi dalla chiesa di $. 
Picr Maggiore, di una presa di terra di 


, che fa di 


GERV 435 


po- stiora 15 e panora 9, posta nella Villa di 


S.Cervasio, per il prezzo di lire 148 e den. 
10 di buona moneta ; la qual terra confi- 
nava da due parti con i poderi dei figli 
del fu Scartattino cittadino fiorentino. 
Cito questo confinante perchè 13 anni 
dopo, mediante scrittura del sa marzo 
1216, Rinaldo del fa Scarlattino con Te- 
i moglie,avuto il consenso di 





vicinanza della chiesa di S. Gervasio sp- 
‘partengono tuttora alla casa Gondi. 

Nel 1326, il 13 lugl., Capitano del fu 
Forteguerra abitante nel borgo di S. Pi 
Maggiore vend allo stesso spedale di 
ti una presa di terra posta nel popolo 
S. Gervasio, infra cappellam 8. Gervasii, 
confinante da tre lati con i beni di Gual- 
terotto de' Cerchi. 

Nel 7 febbi del 1383 Folco del fa 
Ricovero Portinari, padre dell’ angelica 
Beatrice di Dante, e fondatore pri; 
dell Arcispedale di S. Maria Nuov. si 
mutò con lo spedalingo di Pinti al 
effetti che egli possedeva nella parrocchia 

i S. Ambrogio, ricevendone altri pori 
nel popolo di S. Gervazio. Lo stesso Folco 
Portinari, nel 7 di sett. del 1388, diede a 
titolo di permuta al rettore dello spedale 
sopranomiuato due case situate nel borgo 
di Pinti, che egli stesso aveva comprate 
nel a1 agosto lente da Bindo del fu 
Cerchio dei Cerchi di Firenze, e ne ri- 
cevè in cambio un pezzo di terra posto 
nel popolo di S. Cervasio, oltre s000 lire 
di fiorini piccoli. — f Asca. Dirt. Froa. 
Carte dello Spedale di Bonifazio. — La- 
mi, Mon. Eccl. Flor.) oeifosi 

Il popolo della parr. di S. Gervasio coa- 
finava con quelli di S. Ambrogio e di S, 
Pier Maggiore, quando queste due perroo- 
chie si estendevano fuori delle mura del- 
la città. — Attualmente essa è circoscritta 
a ostro dalla parr. di S. Salvi, a lev. da 
quella di S. Maria a Coverciano, a lib. 
arriva sino alle mura della città, a pon. 
€ sett. ha la parr. di S. Marco Vecchio. 

La riedificazione della chiesa di S. Ger- 























454 G.ERV 


wasio raramenta la religiosa munificenza 
del Granduca Pixrzo Leorotso, che la fe- 
ce rialzare dai fondamenti nel 1784 da un 
piano ridotto mezzo hraccio più basso del 
suolo esteriore. Essa fu consacrata nell’ 
auno 1800 dall'Arciv. Antonio Martini, 
abbellita di affreschi e di decenti ornati 
dai parrochi di quella e della presente età. 

Nella tribuna dietro l'altar maggiore 
vi è un quadro rappresentante il divino 
Redentore che sazia la turba famelica, 
piuto nel 1592 da Senti di Ti 
pure l'autore di un altra pittura rafigu- 
rante il martirio di S. Siefapo protomar 
Lire all'altare del santo titolare, nella qua- 
le leggesi il nome dell'autore che la fece 
nell'anno 1599. 

La parr. di S. Gervasio nel 1551 nove- 
rava 634 abit. Nel 1745 ne aveva 477; 
mentre nel 1833 vi si contavano 676 abit. 

GERVASIO (S.) in Val-d'Era.—Antica 
pieve che diede il nome a un fortilizio 
attualmente ridotto ad uso di fabbriche 
per una grossa fattoria che costù possiede 
Ja march. Alamanni-Uguccioni di Firen- 
ze, nella Com. Giur. e circa 3 migl. a 
maestr. di Pace Dioc. di Sanminiato, 
giù di Lucca, Pisa. 

11 casiello di S. Agg risiede in ci- 
ma ad un elev ito e scosceso poggelto a 
la cui base settentrio- 























Sino al secolo IX ‘risalgono le memo- la 


della vetusta chiesa batiesimale sotto 
il titolo di S. Giov. Battista e dî S. Ger- 
vasio, Riferisce alla melesima un istra- 
mento di permuta di diverse lerre fatto 
da Pietro vescovo di Lucca a vantaggio 
«della ch. plebana di S.Gervasiosotto l'anno 
899. Anche mel 930 un contralto, rogato 
da Bonizio nolaro regio nella stessa chie- 
sa di S. Gertasio, tratta di un chiuse con 
casa situsta infra Castello istius eccle 
siae Sancti Cervasi, che Pietro vescovo 
Lucchese accordò a livello per l'aunuo tri- 
bato di dne denari d'argento; il qual chiu- 
s0 si estendeva di fronte sette piedi della 
misura del piede Liutprando, e 14 piedi 


mei lati. 











ten altro vescovo di Lecca per 
ido investì a titolo dentini 
Teudegrimo figlio del fu Farolfo della 
metà del cestello, corte e pertinenze di S. 
Gervasio spettante alla vicina chiesa ple- 
Iene dello siesso Llolo, com più la nti 


GERV 


per indiviso di olto case masserizie, ossia 
poderi, due dei quali situati ju luogo dette 
Casale e in Ferugnano, tre in luogo de- 
nominato Monte, il settimo nel vocabolo 
di Campovigne, e l'ottavo dove :.icevasi. 
Sotto-strada. Inoltre fu allivelluta al mo 
desimo personaggio la metà di tutti i red- 
diti, decime e tributi , che pagavano all 
e di S. Gervasio i popoli delle ville 
Pinocchio, Ferugnano, Montalto, Par- 
iglione, Subripule, Villa Aliga, Salecsa, 
Appiano, Palli, ( ora Vallichiesi ) Co. 
mugnano (forse Comugnori ) Paretiare, 
Tugnano, ( forse Tojano vecchio ) Pi. 
vaja, Palaja, Collinule, Pulica , Casale 
Lapidi, Cardignanula, Tribbiaja ({.Treg- 
. giaîa ) Puligno, Marciano, Villa Cer- 
retulo, Materaja, Ducenta , Muscianer, 
Pic » Sigonzano, Farneta, Colle. 
Carelli, Tovernule, Raperano, Carlone 
in Cercino, o di qualsi 























tanto in opere, quanto in bestiame o in 
produzioni di suolo. Per la quale enfitessi 
il prenominato Teudegrimo si obbligò de- 
re alla mensa vescovile di Lucca l'annoo 
censo di soldi 15, con la penale mancando 
di 600 soldi d'argento. 

Nell'agosto del 1077 stendo il vescoto 


liò ai fratelli To 





dizione che i fittuarii retribuissero l'an- 
muo canone di tre denari moneta lucche 
se. Frattanto il vescovo di Lucca si obbli- 
Gava per sè e per i suoi successori a difes- 
dere i presccennati fratelli nel 

della loro porzione del cutello di Palsja, 
stato sino da quel tempo circondato di fos- 
si e di carbonaje, meno nei casi di dover 
far guerra-contro il re, il marchese e la 
marchesa di Toscana. — (Ance. Ancv. st 





Che 
dominio ori pi ferseniciiee nel castel di 
S. Gervasio e suo distretto ce lo pale 
mo diversi fatti posteriori ai secoli X. e 
XI. Lo dice fra gli altri il contratto di 
permuta e respettiva cessione di domiaio 
feudale di alcuni castelli di Val d' En e 
Ceci 





Rangerio vescovo di Lucca e il conte U- 
60 del fa C. Tedice della Gherardesca; lo 








GERVY 


attesta un istrumento del 1119 fra l'abate 
del mon. di Serena e Benedetto vescovo di 
Lucca, riguardante il cambio di varii peesi 
situati fra la Cecina e l'Arbo, e precipes- 
mente di alcani castelli e ville del piviere 
di S. Gervasio; lo prova il trattato di pace 
stabilito nel 1175 con la mediazione Fe. 
L n 





ulacio, di Sojano, di 


lonte-C. 
visi di Monte-Castelli, di Cerretulo, di 
Tojano, di Pianetole,e molti altri peeset- 
ti stati invasi dall'oste pisana e dai suoi 
alleati.—(Buer. Pro. în Script. Mer. Îtl= 
Ance. Anciv. i Lecca, Memorie Lucche- 





ca sopra molti paesi della loro diocesi me- 
diante un diploma ad essi concesso nel 
1209 dall’imp. Ottone IV, e confermate 
loro da Carlo IV. nel 1355, nei quale ci 
trevano nominati, fra gli altri fendi, ce- 
Stella st carten de Planectre cam sil 
etc. castrum 8. Gervasii cum 
Seiulbus suis pertincutlis et volite usu ad 
justitiam faciendom esc. 

Altre memorie ci dicono, che nel 1335 
la mensa vescovile di Lucca diede a li- 
vello ‘un annuo canone lutto 
il territorio di S. Gervasio. 

Tornarono nuovamente i Pisani a impa- 
drouirsi di queste paese, tostochè in alira 
pece stipulata nel 1356 (ra i Lacchesi ed 
i Pisani, questi si obbligarono di restitai- 
re il cast. di S, Gervasio ai delegati Fio 
rentini, Ma ossia che i Pisani noa cmer- 
vasero i patti, 0 che presto li rompessero, 
fatto stà che in altre accordo pscifico del 
1276 la Rep. di Pisa ebbligosei a rimet- 
tere nelle mani di un commissario pon- 
tificio il cont di 5. Gervuio con lu see 
le e 

Lo stesso cast. fu ripreso dall'oste pisena 
nella guerra riaccesa nel secolo vasseguen- 
te tra la Rep. di Firenze e quella di Pise; 
ma lo riperdé nel 1397. Lo riebbe per 
pei. mesi nel 1496, quando il Com. di 

ribellossi ai Fiorentini, sotto il cui 














GERV 435 
dominio S. Gervasio d'allora ia poj abit. 
mente ritornò coa gli altri paesi dell'anti- 
co contado di Pisa. —(Auma.,Jstor.ffer.) 

La chiesa plebena di S. Gervasio ere di 
antica struttora, e divisa in tro navate, im- 
panzi che coin gran parte rovinasne per 
cui nel restanraria venne 
Chiusi gli archi delle mavato Intra. — 





Alla stessa sine dal secole XII{ 
era unito il distrutto Di 
bano, siccome lo dichiara 
chiese lucchesi scritto nel 1a6o. A quell 
poca appartenevi \ppartenevano al piv. 
sio le seguenti chiese e ville; r.S. Maria 


Treggiaja, esiuiante; 3.5, Martino © Pe- 
laje, oca pieve e caposesto dilla diocesi 
di Senminiato; 4 5 Pietro è Pimeontio, 
lata, 5. Stefano e Biagio e Cerre- 
Elo Corel, dacia 8. È Maria 
di Zepase, ignota; 
a Cercino, perduta; $. Vittore di Treg- 
giaja, distrutta; g. S. Bartolomeo a Col- 
legoli, esistente; to. S. Matia a Pertino, 
esistente; 11. $. Lorenzo a Gello, esistente; 
13. S6. Giusto e Leonardo de Mocte ed 
Falle, ora S. Matteo alla Rotte; 13.5. Do- 





Licia asia picvona: Se RT 
drea e Tommaso a Colcarelli, distrutta; 
at. S. Margherita a Favelle, ignota ; as. 
Spedale di S. Maria e S. Pietro al Castel 
del Bosco, nuova perr. sotto il titole di SL 
Brunone ; 33. Monastero di S. Cascieso 
in Carisio. Questa badia peraltro restava 
dentro i confini della diocesi di Volterra. 
Lt Bor Caso. n 
parr. piebena di S. Gior. Bakista 

ni esi a aveva più che 
84 abit Nel 1745 vi erano ,0 
mel 1833 vi si contavano 244 abit. . 

GERVASIO (S.) a VIRGOLETTA. — 
Wed. Vissacerza in Valdi-magra. 

Gear cero ( Pasrx 01 8.) tn Arosa 
© 6 5. Maxrino a Oraco. — Ped. Lusaco, 
Orco, ovvero Ouaco. 

Gar ano (Prerz 01 8) a Mosisno, n 
ver a Scenitsvo, — Ped. Parsso. 











456 GHER 


GETA (PALAZZO DI) nella Val.d Or 
cia. — Antica grancia dell'ospedale .ti S. 
Maria della Scala Jena nel pop. di S. 
Eustachio al Castelvecchio, non inolto lun- 

i dall'osteria della Scala, nella Con. 
Giur e circa ‘4 raigl, a les. di Castiglion 
d'Orcia, Dioc. di Pienza, Comp. di Siena. 

Troy ‘Palazzo di Geta preso il 
confluente del torr. Vellora nel fi. Orcia, 
tazioni postali della Poderina c 
di Ricorsi. 

La tenuta di Geta prima della metà 
«del secolo XIV apparteneva alla potente 
famiglia dei nobili del Pecora da Monte 
pulciano, uno dei quali, Bertoldo di Ber- 
toldo, ne! 1349, r'ienò a Cione de'Salim- 
beni di Siena il castello e podere di Get 
(Ance. sui Coxrnatti Di Sttna). — Ped. 





























Nel 1410 la tenuta del Palazzo di Geta 
era sempre posseduta dai Salimberi , to- 
stochè in quell’ar:no, a di 8 giugno, An- 


del fu Salimbene Salimbeni e Gio- 
di luî figlio venderono a France 
100 del fa G.ibriello de Montepulciano 
cittadino senese fra gli altri terreni la 
tenuta di Geta con il palazzo e case an- 
nese, posta a confine c:n il distretto dell’ 
Eremo del Vivo. — (Ance. Dar. Ses. 
Balsana 118). 

GHERARDESCA x BOLGHERI nel. 
la Maremma pisana. — Una Comunità del 
Granducato contrassegnala con doppio vo- 
cabolo. Fu detta della Gherardesca dalla 
illustre prosapia dei conti della Ghera 
desca, stante le vdsie tenut: ed i mol 
castelli che costà fino dal mille possedeva 
il conte Gherardo, il quale, se non deve 
remoto, è senza fallo 
più conosciuto i quelle nobile prose. 
pia, che tenne d'allora in poi, anche per gli 
i che fornì, un posto luminoso negli 
annali della pisana repubblica: e che do- 

otto scoli di lustro forma tuttora uno 
dei più belli ornamenti della nobiltà to- 
scana. — L'altro titolo della comunità del- 
la Gherandesca è stato preso dal castello 
di Bolgheri situato in mezzoai fendi, ora 
quasi nsl centro degli. allodiali della stessa 
stirpe a dei monti detti pesciò della 
Gherardesca. 

Ciò nonostante le magistrature della co. 
munità della Gherardesca, tanto nell'am- 
ministralivo, quanto nel civile, tengono 
































GHER 


la loro residenza nel castello di Castagne. 
to situato sopra una propagine occi 
tale poggi uclla Gherardesca , 
trovasi il cassero, ossia il palazzo di quei 
dinasti che fecero di Castagneto sole della 
loro contea, come poi fu fatto capo'rogo 
della stessa Comunità, e di un potestà di- 
pendente dal vicario R. di Rosignano, 
nella Dioc. di Massa-marittima, Comp. di 
Pisa, 

I cenni istorici di Castagneto, al pari di 
quelli di Bolgheri, di Biserno e di Dono- 
ratico, furono dati agli articoli respettivi 
cui rioviamo il lettore per non torna ? 
a ripetere ciò che fu detto relativamente 
conti della Ghcranlesca, ai loro feudi 
e privilegii, o per non dire ciò che dovrà 
appartenere all’Arrexpice dell'Opera: co- 
sicchè in quanto alla comunità della Ghe 
rardesca resta solo la aggiungere quì la 
descrizione corografica e la stalistica del 
suo lerrilorio. 

Comunità della Gherardesca e Pighe 
ri,—Il territorio di questa comunità cc 
cupa una superficie di 40615, quadr. dai 
quali sono da defalcarue 716 per corsi di 
acqua e strade. — Vi stanziava nel 1833 
n'a popolazione di 2476 abit. divisa in 
tre parrocchie, a ragione ci 
ner ogni miglio quadr. di suolo impon 
bile, mentre nel 1551 vi si contavano a,» 
pena 19 abit. per ciascun migl. quadrato. 

Il territorio comunitativo della Ghe- 
rardesca e Bolgheri confina dalla parte di 
terra con 5 comunità del Granducato, 
mentre dal lato di pon. ha per limite li 
spiaggia del mare toscano per una traver 
sa di 6 migl., circoscritta a ostro dal torr. 
Acquaviva, e da scit. da termini artif- 
ituati alla dest.a della Fossa Cam 
milla. Da quest'altimo lato trovasi a con- 
tatto per quasi 8 miglia con la Com. 
Bibl A h 


































parte tracciata in pianura, la minore nei 
colli che scendono dal Foggio al Pruzo, 
ossia dalla giogana della Gherardesca. Co- 
sul vertice, per dove passa Ta straua 
comunale tra Bolgheri e la Sassa; suben- 
tra a confine dal lato di lev. la Com. di 
Mouteverdì, con la quale l'altra dirigen- 
dosi verso ostro percorre fra i poggi di 
Castiglioncello e quelli di Caselle. Giun- 
ta sulla fiumana della Sterza di Valdi. 
Cecina, risale con essa verso il crine dei 











GHER 


menti della Gherardesca che percorre fra 
le sorgenti del torr. Pelosino e il poggio 
della rocca diruta di Segalari. Al varco 
della via detta di Casavecchia trova la 
Com. della Sassetta, con la quale questa 
della Gherardesca pissa per iero 
te sopra il poggio della Rocchetta, così 
detta dal distrutto castelletto dei conti di 





Biserno, appertenato alla stessa prosapia della 
dei. conti della Gherardesca. 
Fra le più remote scaturigini del bor 


rm polo della Rocchetto" e quelle del 
Acquaviva, subentra la Com. di 
Fosderiepata la quale l’altra corre di cou- 
serva nella direzione di grec. a ostr, 
pe il tragitto di oltre un miglio, sino a 
che presso la cima di Monte-Calvi giunge 

a toccare la Com. di Campiglia. Con que- 
st'ultima voltando la fronte a ostro scende 
nella direzione di pon. dalle pendici di 
Monte-Calvi verso il horro o torr. di 4c- 
quaviva, nel quale dopo a migl. s'intro- 
duce mediante un suo fosso tributario, 
del mare che 
pon. della 








ritrova un quarto di mi 
Torre di S. Vincenzio. 
Frs i torrenti e corsi maggiori di acqu 
ehe percorrono, o che rasentano il terri- 
torio della Gherardesca , senza contare la 
Stersa, il cui alveo per corto tragitto lam- 
bisce la perte montuosa a lev. di questa 
Comunità, possono annoverarsi, dal lato 
di sett. il borro della Zufalaccia che scen- 
de dai poggi sopra Bolgheri e termina al 
lido nella Fossa-Cammilla; sul confine 
australe il torr. di Acquaviva e nell'in- 
terno del terri! i borri di Castagneto 
e dei Muliai, il primo dei quali corre nel- 
la direzione di seir. a maestr. partendo 
dai poggi di Castagneto, e l’altro fra quel. 
Ni di Segalari e di coni lioncello si ‘av- 
via nella pianura da lev.a pon. per unir- 
si presso il litorale con l'altro borro testà 

nominato. 

Poche e cattive strade si potevano 
moverare nel selvoso e già deserto terri. 
torio della Gherardesca, innanzi che fos. 
se ricostruita cou magnificenza veramente 
sovrana, e retlificata nell'andamento quel. 
la già militare di Emilio Seauro; la quele 
quenvenie per il tragitto di nove miglia 

la pianura della Gherardesca non mollo 
lungi dalla spiaggia. — Anco le vie comu. 
mitative che staccansi dalla suddetta sotto 
le colline di Donoratico e all'Osteria uyo- 

n 

















GHER 437 
wa di Castagneto, come pare la strada fra 
cotesta Terra e Bolgheri, sono rese suf- 
ficientemente rotabili. Nolla dirò dell’, 

pio stradone fiancheggiato da doppia fila 
bar pioppine, che dalla strada R. maremma- 
na per retta linea di quasi tre miglia con- 
duce al castello di Bolgheri, essendo que- 
sta opera ordinata e mantenuta dal conte 
Gherardesca, per maggior comodità 
di lui, e utile dei suoi effetti. 
Il terreno della vasta pianora di Bol- 
e i consiste in un profondo letto di se 
limento moderno formato da frantumi 











di rocee e di terriccio traseinati dai su- 
periori monti della Gherardesca. 

Nelle colline, che stendonsi dai poggi 
di Donoratico sino presso slla foce di 
Acquaviva, sì afsccia wua roccia feliispa. 





cataclismo accaduto in epoche anteriori 
alla storia, cataclismo che fa capace di 
caugiare struttura ed aspetto alle rocce 
‘plutonizzate, che emersero lungo cotesto 
littorale Noantri i monti del. 
la Gbera di lia, di Gavor- 
rano ec. — Quindi non deva far mara. 
gigia se poco lungi dalle rocce tracbiti. 
ehe il calcareo‘stratiforme compatto, che 
costituisce l'osmiura dei monti della Ghe. 
rardesea e del Campigliese, cangiò le an- 
tiche sue forme stralificate in mussicce, e 
rerti iu varie qualità di marmo sic 
caroide e granoso. Tale sì disse essere quel- 
lo di Fucinaja e di Monte-Calvi all'arti- 
colo Camrioria Comunità , siccome tale 
può dirsi il bel marmo bianco di Caste- 
gneio, oltre i kroccaselli ed i mischi brec- 
ciati della Gherardesca Bolgheri, che si 
trovano nelle balze intorno al romitorio 











La scoperta della formazione rachi. 
fica nei poggi meridionali della Gherar- 
desca fa, se non erro, segnalata la prima 
volta dall più grande naturali 
il Micheli, contar possa l'Italia nella pri- 
ma metà del secolo XVIII. Fu Giovanni 
Targioni-Tozzetti quel dotto che nei suoi 
viaggi, fatti sino dal 174» per le Marem- 
me pisane, vollerrane e massetane, osser- 
vava nei monti della Gherardesca, e se. 
fnatamente in quello detto della Mocchet- 
lire un'antica cava di marmo bianco, 
al marmo dei Monti pisa 
certa. pietra dura quanto l'areiiaria, ma 

56 

















458 GHER 


della natura del granito 0 del peperino 
di $. Fiora, cioè composta di granelli 
configurati di spato, 0 quarso laminare 
biancastro (feldspato) e di scagliette nere 
metalliche e vetrine, 0 vogliamo dire di 
schori che sfogliano (mica). In Caste- 
gneto se ne servono per fare gli stipiti 
delle porte e delle finestre. (G. Tancioni, 
Viaggi ediz. del 1951 T. II p. 173,eT.1V 
. 334 ediz. seconda). 

stessa roccia trackitica fu riscon- 
trata dopo g0 e più amni dal prof. Pao- 
Jo Savi e da me alla torre di $. Vincen: 
zio e a Bolgheri, mentre alle fulde del 
Poggio al Prano sopra il cagt. di Bolghe- 
ri e în altre località esistono molte altre 
masse cristalline spettanti alle rocce ser 
pentinose. — Zed. Pocoto ar Paorto. 

Dei marmo bisnco sopra Castagneto, e 
di quello mischio e colorito im rosso si 
scavi nel borro della Roc- 
altri ciot- 

pietra cornea 
pure nelle discere del- 
lo stesso monte della Mocchette, dove nei 
bassi empi si aprirono profondi cunicoli 
estrarre ferro, rame è zinco dai sol- 
fi metallici che in forma di vene, di 
nodi e di piccoli filoni attraversano quel 
terreno piutonizzato. 

L'agricoltura delta Gherardesca poò 
dirsi insieme con quella di Campiglia ffa 
le più avanzate di tutte le altre comanità 
della Maremma toscana. 

fatto potrà dipendere, più che 
dalla natura del terreno, dalla minore ma- 
Jignità del clima, dalla maggior vicinanza 
ai luoghi ove l'agroconi trovasi in pro- 
stato, o piuttosto dalle e 
great, pistole preme 
se non lo dere a tulle queste cause 
ite iurieme. 

I principali prodetti consistono in ce- 
venti” bestfamme grosso e minuto, boschi, 
vino, olio e castagne. 

I territorio della pisnera può conside 
parsi peru terzo coltivato a sementa, un 
altro terzo a bosco ceduo e to fusto, 
ed il ‘restante a prati artificiali e a calo 
ria. El suolo prestasi assai bene al lavoro 
della vanga, stante l'essere molto sciolte 
































ro è che la massima q! 
destinste a sementa viene preparata dall' 





GHER 
aratro, più per scarsità di braccia che 
Volontà dei proprietarii. Le piantagioni 
delle viti appoggiate ai pali di scope e 
ginepro, ovvero maritate agli alberi di 
loppo si accostano ai metodi dell" agricol. 
tara fiorentina, al peri che nell'arte di 
governare gli ulivi e di estrarne l'olio, 
massimamente nelle vaste tenute di Bol 
gheri e di Castagneto possedute da un sm 
lo e intelligente padrone, il conte Guido 
Alberto della Gherardesca. 











maggiore di quasi tutte le comunità della 
Maremma, assai da vicino quello 
ichè le sole teauie testé ao. 
minate alimentano da 1500 pecore mas. 
sionarie ( von valutando le mandre che vi 
passano mell'inverno, e che tornano alla 
mootagna in primavera). Una mandria di 
quasi 200 cavalli delle migliori razze no- 
i, bufi di 











dli progressivo aumento, di quantità e di 
guadagno, spettano allo steso Signore. 

I boschi per le‘legua da catuste, per il 
carbone, per la scorza da conce, per le 
dogarelle, per la cenere di potassa che se 
ne ficava, forniscono il terzo ramo di ri- 


sorsa di questa comunità. Di minor re 
sultato, sebbene ognor crescente, può dir 
si il prodotto dell'olio e del vino. Asmi 
maggiore è quello delle castagne. 

Anco gli alvesri, in grazia della cura 
chese ne tiene nelle tenute della Gherar 
desca, song da riguardarsi come un pro 
dotto di qualche considerazione. 

Rapporto al clima e allo stato sanitarie 
della contrada rinvio il lettore agli Art. 
Boroszni e Casracuzro, 

Fn stabilimenti di beneficenza a 
Castagneto si prepara quello di un ospeda- 
le, mentre il conte della Gherardesca sino 
dal 1817 ha datoun hell'esempio di eti- 
le beneficenza coll’aprire dentro il sue 
castello di Bolgheri asilo agli orfani 
nati nelle sue possessioni per fornirli di 
sussistenza, di educazione e in fime di 
collocamento. 

La comunità mantiene un medico, un 
chirurgo e un maestro di scuola , che ri- 
siedono in Castagneto, dove, oltre un 
potestà che riferisce al Vicario R. di Com- 

iste 


Piglia, esi 
che abbraccia 

















Je comunità di Monteverdì 


GUER 
©Sesetia.— L'ingegnere di Circondario è 
3 Rosignano; l'ufizio del Registro a Piom. 


GHER 439 
bino; la conservazione delle Ipoteche 
Volterra, e ls Ruota a Pisa. . 


POPOLAZIONE della Com. della Garsaoesca € Boosta: a tre epoche diverse. 






Pieve 
Casmenero (3) 


Castiglioncello | S. Bernardo, Pieve 





tà è scarse migl. a grec. 
sopra il risaltodi una collina fra 
i de torrentelli di Measola, e di Affri- 
co,in mezzo a deliziose case di campagna, 
cri sovrastano le nude balze pietrose di 
Monte-Ceceri cun le numerose lapidici ve 
del macigno fiesolano.—Porta da qualche 
secolo il distintivo di Poggio-Gherardi 
dalla nobile famiglia de’ Gherardî , che 
sino dal 1433, dopo diversi pasaggi, dai 
Malgaldi nei Beroneelli, poi negli Albizzi, 
quindi uei Ballesi, e finalmente nei Zati, 
fece quert'acquisto che tuttora possiede. 
Vi fà chi non dabitò di asserire, che 
nella villa di Poggio-Gherardi, onde fug- 
fire lo schifoso aspetto della città di Fi- 











i novellatori messi in scena nel 
Decamerone: tanto più che il padre del 
Boccaccio, possedé una villetta nel popolo 


Titolo delle Chiese 


SS. Jacopo e Cristofano, 
S. Lorem, Prepositura 


i antica, di un'ampiezza ragguardevole com 








Abitanti n° 573 n°218 w®2456 


(2) Za popolazione di Castagneto dèl 1745, quand era feudo , non si conosce; 
talchè resta da aggiungere alla statistica di guell’anno. 


SHERARDESCA (CASTAGNETO 
nea) — Ped. Castacnaro della Guznan- 


duca. 
— (CASTIGLIONCELLO pezza) — 
Ted. Casricrioncutto vetta Guinsapesca. 
—— (MONTI para ) — Wed. Pose 
as Pavso. 


di Majano, « corffine con quello di Co 
verciano , dei di 1 i il gran 
iatore si'compiacque descrivere le bel. 
lezze nell Ameto, nel Ninfale Fiesolano, 
€ singolarmente nelle Cento Novelle. 

Quindi è che, alla dipintura da esso fat. 
ta della prima dimora di quella brigata, 
parte a qualevno di riconoscere la villa in 
discorso, e precipuamente a Roberto Ghe- 
rardi, che ne fece soggetto di un apposito 
capitolo della sua inelita Zilleggiatura 
SO oe sopra una piccola 

« il una pi mote 
» tagnetta duogni parie lontano alyuanto 
» alle nostre strade, di varii arboscelli e 
» piante totte di verdi fronde ripiene, 
» piacevoli a riguardare, in sul colmo della 
» quale era un palagio con bello e gran 
» cortile nel mezzo, con loggie, e con sale 
» e con camere, ciascuna verso di sè bel. 
» lissima, « di liete dipinture ragguarde. 
» vole ed ornata, con pratelli d’ attorno 
» e con giardini maratigliosi, e con poezi 
» d'acque treschissimi,e con volte di prev 
» ziosi vini, coce più attea'cariosi bevi- 
» tori che a sobrie ed oneste donne ». — 
(Boccaccio, Prefazione al Decamerone ). 

Osservando la villa del Poggio-Gherer- 
di, sia per la sua ubicazione, sia per trovare 
si fuori di strada, sia per la soa struttura 











440 GHIA 


po il 1709 fu ridoito al orto, sia ancora 
per il pozzo di mirabile profondità con 
acque freschissime, tutto ciò tende ad av- 
valorare l’ opinione che in si bel resedio 
di campagna, lungi due scarse miglia dal- 
la città, si avviasse, e che quà facesse la 
prima sua stazione la faceta comitiva del 
prosatore. 

Garnapirca 0 Gasrapsrca (Bocc4,o 
Frrsucora peLLa ) — Wed. Vanuuoora 
della Garfagnana. _ 

GHEZZANO ( Ghitianum ) nel Val. 
d'Arno pisano. — Vill. composto di più 
borgate nella parr. battesimale di S. Giov. 
Battista con l'annessa cura di S. Michele 
a Gbezzano, entrambe comprese nell'an- 
tica pieve di Caprona, Com. Giur. e cir- 
«a 4 migl a ostro dei Begni di S. Giu- 
liano, Dioc. e Comp. di Pisa, dalla qual 
città trovasi la chiesa a mig]. a lev. 
isiede in pianura sulla ripa destra 
dell'Arno lungo la strada provinciale di 
Calcinaja. Varii docamenti pisani fanno 
menzione di questa contrada. Uno de'più 
vetusti, che risale al 15 lug. 1030, è un 
istramento col quale Ugo Visconti figlio 
del fu Gherardo nobile pisano alienò un 
pezzo di terra compreso dentro i confini 
di Gbezzano, ix /oco et firibus Ghitiano, 
dove sì diceva il Prato di Tedice, rice. 
vendo da Orso compratore il prezzo di 
soldi 100 in un anello d'oro. (Arcs. Dirt. 
Fioa. Carte della Badia di S. Michele in 
Borgo di Pisa). 

Le medesime località di Ghescano e del 
Prato di Fedice sono rammentate iv altra 
pergamena del 1098. ( loc. cit. ) 

Nel dì 8. febb. del 1083 Emelda moglie 
di Ugo tro Ugo, e figlia di Tebaldo, 

il merito di un anello d’oro investì 
Leone abbate del mon. di S. Michele in 
Borgo di tutte le terre e vigne che ella 

Ò leva in Siesiano. (oe. cit.) 

lel secolo XIV il di 
5 Michele è Ghecsco frmelalue co. 
sannello separato da quello di S. Giovanni 
Bettista. ( Ance. Dari. Fioa. Carte di S. 
Martino di Pisa). 

- La parr. di S. Giovan Battista a Ghes- 
zano nel 1833 contava 400 abit. 

GHIACCETO. — Fed. Duocero. 

GHIAZZANO ( Glecianum ) nel Val- 
d'Arno aretino. — Villa nella di SL 
Pietro a Calbi e Quole, Com. Giur. Disc. 
€ Comp. di Arezzo, de cai è 3 migl. a scir. 


























GHIZ 


Risiede sopra il torr. Zingone nella 
pendice orient. del poggio di Lignano, ia 
mezzo a case di campagna ed a diligenii 
coltivazioni di vigne e di ulivi 

Guici (Mosrs) pr Taequanna. — Ped. 
Morris, gia Monrr-Guicr in Val d'Orcia. 

GHIVIZZANO nella Valle del Ser- 
chio.—Cast. con parr.(SS. Pietro e Paolo, 
già S. Martino ) nel priorato, Com. Giur. 
e 3 migl. a ostro di Coreglia, Dioc. e Dec. 
di Lucca. 

È situato sopra un io bagnato a 
lev. dal fosso Sovicchibna. e n pn dal 
Sigone, entrambi confluenti nel Serchio 
che gli passa un buon migl. a lib., mentre 
una fertile pianura resta fra mezzo ai tre 
corsi di acqua. 

Fu il Cast. di Gbivizzano signoria spe 
ciale di Castruccio Antelminelli di Lac 
ca, che vi ampliò il palazzo de’suci sn 
tenti. 

Anteriormente a quell'età Ghivizzano 
faceva parte dei feudi de' Rollandinghi 
di Loppia, dal cui piviere dipendeva la 
chiesa di S. Martino di Ghivizzano. 

Poco do pentita Castruccio, Ghiviz 
zano con il territorio di Coreglia fu occa- 
pato dall’oste fiorentina, alla quale fa ri- 
preso nel 1352 da Franorsco Castracani, 
da quello stesso dinasta, cui Carlo IV mel 
1356 confermò con titolo di contea il fea- 
dale possesso del disireito di Coreglia e 
del Borgo a Mozzano, compreso il cast. e 
rhivizzano. 

Ritornò il castello medesimo nel 1386 
sotto il dominio di Lucca, ma fu assalito 
€ preso di nuovo nel 1439 dalle armi fio- 
rentine sotto il comando del conte Fraa- 
cesco Sforia, cui, mercè la pace del 1438, 
venne assegnata la contea di Coreglia. Se 
non che egli, nel 1443, ‘rivend il terri- 
tario medesimo alla Rep. di Lucca, per la 
qual cessione gli abitanti di Ghivizzazo 
Lal voti gli altri della Vicaria di Core 

ia, nel 14 maggio del 1441, prestarone 
fiuramento di Tale, mediate 
dachi agli Anziani di Lacca. 

La perr. de’ SS. Pietro e Paolo a Ghi 
vizzano nel 1832 contava 517 abit. 

GHIZZANO, o GHEZZANO in Vald” 
Era. — Vill. già cast. con pieve (SS. Ger 
mano e Prospero ) nella Cora. e 
circa 4 migl. a lev. di Peccioli , Dioe. di 
Volterra, Comp. di Pisa. 

+ Risiede sulla cresta delle colline cre- 


























GHIZ 

tose che propagansi dal poggio di S. Vi- 
valdo per Castel-Falfi fra le sorgenti del 
Mclogio e del Roglio degli Olmi, che poi 
questo e quello si accoppiano e quindi 
sono accolti dal Roglio maggiore alla base 
occidentale delle colline di Ghizzano. 

Situato nel confine di due antiche dio- 
esi ( Volterrana e Lucchese ), sulla linea 
di demarcazione di due contadi (Fiorenti- 
no e Pisano) in Ghizzano signoreggiaro na 
no a seconda dei tempi diversi padroni. 
Il primo che trovo in quel Castello è un 
conte Ranieri, detto Pannocchia, figliuo- 
lo del conte Ugolino d'Elci, il quale con 


la sua moglie Sibilla, nel 1139, median- 





successori. Salito sulla cattedra i siterna 
il vescovo Galgano de' Pannocchieschi, 

li nel genn. del 116» scquistò per la soa 
chiesa dal conte Gaglielmino del fu © 
Ranieri della stessa coosorteria de' Pan- 
nocchieschi ogni suo diritto sui castelli e 
distretti di Monte-Caccari, Csmporena, 
Lajatico, Ghizzano e Codri.— ed. Canas. 

ia autorità nto eredità in 
Ghiszano il potente Îidebrando Paunoo 
chieschi successore a Galgano nel vesco- 
vado di Volterra, e doppia giurisdizione 
per'conseguenza fan loi Poofermata da Ar- 
Lodi VI, con diploma del 1186, mercè cui 
ottenne l'alto lominio sopra molti presi 
del contado di Volterra, come Ghizsamo, 

fatico, Peccioli, Legoli ec. 

Saf il vese. Ildebrando alternativa- 
mente, ora | fra i Guelfi, ora fra i Ghibelli- 
mi. Era coi primi quando concorse nella 
lega,o faglia conclusa nel nov. del 1:97 nel 
borgo 








di S.Genesio fra i commissarii delle 
città di Firenze, Locca, Siena, ed altre ter 
re e dinasti della Toscana. Le qual taglie 
fa rinnovata nel marzo del 1201 special 
mente tra i Fiorentini e i Senesi: quando 


“della lega ghibellina era sostegno: preci. 
puo la Rep. di Pisa. Questa infatti inviò osteggi 


fa sus gente armata in Val-d' Era sd 00 


cupare fra gli altri castelli Peccioli, Le-* 
jatico, Legoli e Ghizzano. Ciò svegliò i. 


risentimenti del vescovo volterrano 


itefice Innocenzo IT, questo minsociò 
apr privare daigioni 






GHIZ 4“ 
restitnivano i castelli spettanti al‘) o 
Volterrano. — Infatti i Pronta 
continuarono ad avere qualche giurisdi- 
zione in Ghiscano anche dopo la morte 
del vescoro Iklebrando: tostochè nel 1213, 
quando sedeva nella cattedra di S. Otte- 
viano se Volterra il vescovo Paganello, te- 
nuto pur esso della prosapia Pannocchie- 
schi, troviamo in Ghizzano il conte Rai- 
naldo, uno dei figli del conte Alberto di 
Mangona: quello stesso Rainaldo che si- 
guoreggiava insieme com i Pannocchie. 
schi a Castelnuovo di Val-di-Cecina, a 
Elci ed a Gavorrano. ( Ped. questi die.) 
Avvegnachè con atto pubblico degli 11 
magg. 1213, rogato nelle chiesa di St Ger 
mano del castel di Ghizzano, il prenomi- 
mato C. Rainaldo del fa C. Alberto per 
mille lire di moneta volcerrana, vendè al 
Comune di Volterra tatti î vassalli , por» 
sessi è giorisdizioni che gli va= 
no in Castelnuovo di Cecina. ( Dn. 
Fioe. Comunità di Volterra ). 
Tentarono saccessivaniente i vescovi di 
Volterra di rinfrescare i i Jore diriui coll 
autorità Imp. Carlo IV, dal quale 
fa facil cosa per hen due volle ottenere 
(anni 1355 e 1363) diplomi che ripete. 
vano ad verbum ciò che in altri tempi fa 
ad essi concesso da Arrigo VI, compresi 
{ feudi di Peccioli e di Ghissano: è ciò 
mel tempo che lo stesso Carlo IV rinnovava 
(anno 1365 ) ai Pisani i privilegi dei 








Rep.di Pisa la foridizione del suo a tico 
contado, e specialmente dei castelli san- 
nominali di Peccioli e di Ghiszano con 
il loro distretto. 

Infatti gli uomini di Ghizzano fino dal 
secolo XII dipendevano nel civile dl dal 
capitano che inviava a Peccioli 
di Pisa; dal quale si ribellarono, allorchè 
Ugolino Visconti Giudice di Gallura, nel 
1282, cacciato come Guelfo dalla patria, 
si unì ai Fiorentiai, e fatto comandante 
preci. generale della taglia guelfa di Toscana, 
im Vald'Era, cacciando i 
strati è guarnigioni. che stavano in 
vo nome degli Anziani di Pisa. 

Signoria di Firenze con 
visione del 6. lugl. 1299, sulla dontand” 
di Ugolino Giudice di 
i temer sotto il di lui comando una meno 
di soldati x Peccioli, a Ghizzano e in altri 






















GHIZ 


i Val d'Era. Sennonchè, alla pie 
del rag3, furono riconsegnati 
Pisa i paesi stati fino allora 





Qui 


anto Peccioli quanto Gbizzano 


con il capitanato di Val-d'Era tornarono 
sotto il dominio di Pisa sino a che, nel 
1363, riacce: 


sasi la guerra fra le due Re- 
i, quest'ultimo cast. fu dei 
dal march. Bonifazio La- 
pi di Soragna, generale dell'esercito fior., 

che l’occupò a polti, malgrado che per 

tempo vi lînesse il piè fermo. — 
Elsendoche alla pace pubblicata in Firea- 
sett. del 1364 , fu incluso fra i 
‘obbligo di rendere al Comune di 
Pila il castello di Ghizzano te giorni e 
preso; iccome si dovè consegnare la Ter- 

Peccioli venti giorni dopo la pab- 
Bliczzione del trattato. — (Marr. Viiani, 
e Amm. Iscor. Fior.) 

Fu dopo quest'ultima età, che soquisiò 
in Ghizzano podere con alcuni diritti bee 
ronali la casa Venerosi dei conti di Stri- 
do, alla quale appartenne il bel palazzo e 
la torre situati nella parte più eminente, 
dove probabilmente esisteva la rocca di 
Ghizzano, palazzo che fu poi abbellito 
Pesciolini-Venerosi, attua- 
taria della tenuta antessa. Poco 
altra casa di campagna apper- 
lastre prosapia tina de’ 
Ricci, stata anch'essa de'conti Cevoli-Ve. 
nerosi di Fisa, che l'alienarotto nel 1729 
al senatore Federigo de' Ricci. . 

Nella facciata di quest’ultimo resedio 

i una iscrizione in ‘marmo riportata 
nel Giornale rio Toscano n.° 23 dell’ 
anno 1832: salle di cui ampollose e affet- 
tate espressioni, contru'la storica verità, 
lascio il proferire giudizio a chi leggerà 
le seguenti parole: « Questo castello di 
» Ghizzano fu già dominato dall’ anti. 
» chissima, vera e schietta casata dei Ve- 
» nerosi conti di Strido; ed era ripieno 
i case e di popolo, peese allegro e de- 
» Îizioso; adesso le case sono tutte casca- 
» le, ed è restato totalmente distrutto di 


































» persone.—Il conte Gaspero Cevoli fece * 


« fare la presente fscrizione per memo- 
dei conti Venerosi suoi avi mater- 
per l'amore che poriava a questo 
stello di Ghizzano, essendo stato al- 
» levato in eso nella sua fanciullezza; ed 


» ri 





GHIZ 


» avendolo veduto fiorita, gli dispiaresr 

issimo di vederlo al presente iu onì 
stato senza speranza alcuni che 
pussa ritornare nel suo florido 





» stalo ». 
» Il nostro Signore Iddio perdoni chi ne 
» è stato la causa.—Eresse l'anno 1658 ». 
Basterà solamente avvertire il lettore, 
che poco innanzi che nascesse quel buon 
uomo del conte Gaspero Cevoli allevato 
nel castel dei suoi avi materni a Ghiz- 






zano, cioè nel 1551, la sua popolazione 
non era che di 404 «bit, la quale trovasi 
dui al 1745, mentre 
ccresciuta di 4o leste 
sopra quella dell'epuca compianta dall'au- 
tore della capricciosa memoria qui sopra 
sil ta 

Avticamente la pievg di Ghizzano era a 
destra del torr. Roglio,e portava il distia- 
tivo di Pieve al Pino, ora sem plice oraio- 
rio. 
sali; 1. Canonica di $. Pietro in Corte, 

soppressa ;2. S. Germano di Ghizznno, om 
pieve; 3. S. Pietro di Libbiano, eretta par 
essa in battesimale; 4. S. Fri diano el 
Pratello, ora cappella privata. — Le se- 
guenti Lre chiese verso il secolo XV farono 
staciate dalla loro matrice di Monte Fo- 
seoli € date alla pieve di Ghizzano; cioè, 
S. Prospero di Ghizzano, disfatta nel 1818. 














Meria, ora cappei . . Que 
ste due cure furono soppresse nel 1512 dal 
Pont. Giulio Il, perammessare i lorob- 
ni al capitolo della Collegiata di S. Lo 
renzo di Firenze. 

Ai 3o genzajo del 1406, stile comune, 
nella chiesa di S. Germaro del cast. di 
Gbizzano, sdunati gli abitanti del comune, 
elessero i sindachi per inviarli a Firenze 

i Signori dieci di Balla ad oggetto 
di sottomettere il comune medesimo sila 
repubblica e contado fioret.ino, troran- 
dosi a queli' adunanza fra i testimoni il 
prete Piero di Antonio pievano della chie- 
sa di S. Maria a Monte nel Val-d'Arno 
di sotto — (Axcs. Dirt. Fioa.; Carte delie 
forme ioni di Firenze.) 
chiesa di Gbizzano è stata riedifi- 
-cata dai fondamenti nel 1816 per le cure 
del testà defunto picvano Raffsello Mat- 
teucci, cui devesi egnalmente la Lestagra- 
«ione della canonica. 
* La perr. di Ghizzano ha 444 rbit. 











GIAN 


GIACCHERINO nella Valle dell'Om- 
Brose pistojese. — Vico che ha dato il 
a un convento di frati France 

scani della Riforma nella parrocchia di S. 
Pietro in Pincio, o a Vico-Petroso, Com. 
di Ports Lacchese, Giur. Dioc. e circa a 
migi. a pon. di Pistoja, Comp. di Fi 


Teme. 

Trovasi alla destra del torr. Pincio po- 
colangi dalla sua confluenza nell' Om- 
Brone, e dal borghetto delle Fornaci che 
é al suo ostro sulla strada R. Lucchese. 
Er ia antico iu Giaccherino un oratorio 
pubblico sotto il titolo di S. Giuseppe 
alla Scala con annesso spedale dei pelle 

grini, stato membro di quello amaggiore 
H+ S Maria delta Scala di Siena. 

le soa saprei schiarire il dubbio che 
mi si presenta, cioè, se questo nome di 





Giaccherino debba la soa origine a un” 


Gian-Carlo o Carlino della nobile prosa- 
pia de Lazzeri di Pistoja lasciato erede 
nel 1348 da Zarino di Vanni de' Lazzeri 
cre obbligo di fare nel contado pistojese 
uno spedale com sa letti nel termine di 
ma sn00; 0 piuttosto se debba la sua eti- 





giù , ram 
mentatoia vna pisa eli s0i 
fircioe dell'aprile 1051. (Anca. Din 
Carte dell’ Opera di a Jacopo,'e 

della Cattedrale di Pistoja ). 
GIANPERETA (Jampereta) nel Val. 
d'Armo casentinese.— Cas. con parr. (S.: 
Maria t} i le dell’antica 






migl. a sett., Com. medesima, Giur. di 
+ Dice. e Comp. di Arezzo. 

iniede alla sinistra del Corselone che 

viene dal Monte Fattucchio, da Monte Sil- 

vestri e dall’ Alvernia, sotto la cresta dei 





mosti che fanno sprone a quello di Ca/- 
vano e del Bastione. 

Il dominio del castello di Giamperetà 
fe confermato «I Comune di Aretio com 
diploma spedito nel 1356 dall'Imp. Car. 
le IV; mentre la giurisdizione ecclesia 
tica della chiesa perrocchiale di S. Sil 
vestro a Giampereta sino del 1155 era sta- 
ta assegnata dal pont. Adriano IV ai pie- 
vani di S. Ippolito di Bibbiena. 

Alla chiesa di S. Silvestro a Giampereta 
nel secolo XV, se non prima, fu ammen- 
tala lo sua vicina di S. Maria al Corse 


GIGL 445 


done, per cui l’altra portò in ito il 
doppio titolare di S. Maria e S. Sifrestro, 
- La parr. di Giampereta nel 1833 noe 
contava più che 91 «bit. 
GIANUTRI (ISOLA 1) — Fed. sora 
ni Giasoras. 


rr. (S. Mi- 
ur. e circa migl. 4 
none, Dioc. di Pontre. 
moli, già di tuali Seecine Comp. di Pisa. 

Trovasi sulla cresta di un contrafforie 
dell'Appennino di mont'Orsajo, fra il terr. 
Capria che gli scorre dal lato di maestra, 
e il torr. Momia che gli bagna il piede 
dalla parle di ostro. 

Fu già avvertito all’art. Firarrizna Co- 
munità, che Gigliana, ossia Zigliana e 
Biglio lscevano parte del feudo dei Ma- 
laspina di Filattiera discesi da Obicsino 

liccolò Marchesotto, padre di quel 
Riccardino Malaspina, che militò da ca- 
pitano di guerra negli: eserciti della Rep. 
fior., e che nel 3: di maggio del 13 
stando nel suo palazzo di Fi 
(oscrisse un mandato di 
gli agenti da esso autorizzati si recgsse. 
ro presso l'Imp. Carlo IV per diman 
re a nome di lui e de’: paterni l’in- 
vestitura dei feadi aviti, che per diploma 
oltennero nell’anno stesso, specificando, 
fra gli altri luoghi del marchesato di Fi. 
Intera, Zigliana, e Biglio, i cui feu 
dichiarano posti fra i seguenti confini: eb 
una parte flumen Macrae, ab alia fumen 
Capriae, et ab alia summitas Alpis ver- 
sus, boscum. — (Munn, Sigilli entichi 
T.x — Maccioni, Docum. del feudo di 
Treschietto.) — Wed. Baanonz e Fiuar- 
nera. 

La parr. di S, Michele a Gigliana, o Zi- 

gliana conta 242 abit. 

GIGLIO ( ISOLA par ) — Ped. Isora 
pet Giotio. 

GIGLIO (S. MARIA se} nel Vald'Ar- 
no superiore. — Borghetto sulla strada 
R arelina un quarto di miglio 
fuori della porta fiorentina della Term di 
Montevarchi, nella Com. e Giur. mede. 
cime. Dice. i Fiesole, Comp. di Firenze. 

Ha preso il nome da una devota e bel- 
la chiesa stata eretta dalla pietà dei fe- 
deli, e quindi dichiarata parrocchiale per 
decreto del vesc. di Fiesole, nel 1786. 

Essa nel 1833 contava 572 abit. 






























dsl GILI 


“GIGLIOLI ( MONTE ) nella Romagna 
Grauducale.— Porta questo vocabolo uno 
dei contrafforti: che si appoggiano alta 
schiena dell'Appennino di Falterona, fra 
il Bidente del Corniolo e il fiume Rabbi, 
nella Com. di S. Sofia. — La sua cima 
trovasi a 799 br. sbpra il livello del mare. 

Giowono ( Monastzro DI ) nel saburbio 
orientale di Firenze. — Mon. distrutto 
e chiesa esistente (S. Bartolomeo) nel pi- 
viere della chiesa maggiore di Firenze, 
da cui è a migl. a lev., sul confine 
di S. Naria a Coverciano e S. 








ra alla destra del torrentello Messola, 
lungo uno stradello che staccasi dalla stra- 
da R. di fuori la Porta alls Croce per riu- 
mirsi a quella vicinale di Majano. 

La chiesa parr. di Gignoro portava il 


titolo di S. Michele. Si crede che possa 
essere stata la medesima dell’attual cap- 
pella di Gignoro ivi esistente, e di antica 
struttura, dedicata a S. Bartolommeo. 

Da lunga pezza fis distrutto il mona. 
stero di recluse Benedettine, contiguo alla 
chiesa. Esso ripete ls sua fondazione da un 
tal Pace giudice fiorentino verso la metà 
del sec. XIII, comecchè ottant'anni dopo 
subentrasse la famiglia de' Baroncelli nel 
giuspadromato dello stesso asceterio, aven- 
do avuto parte alla sua dotazione un Bar. 
tolommeo di Mainetto loro antenato. 

Alle donne Recluse del monastero di 
Gignoro lasciò un legato di cinque lire, 
nel testamento del 1278, Ja contessa Bea- 
trice figlia del C. Rodolfo di Capraja, e 
vedova del C. Marcovaldo di Dovadola. 

Le monache di Gignoro, siuo dal decli- 
mare del sec. XIV, furono traslatate den- 
tro Firenze, e unite alle Recluse di Re 
gina Coeli in Via S. Gallo, volgarmente 
dette di CAigrito dal suo -fondatore. — 
Fed. Covenciaro. 

GILIO (S.) o S. EGIDIO a CAMPRIA- 
NO. — Fed. Camraiano nel Val-d'Arno 
Aretino. — Simile invio valga per gli al- 
tri luoghi e parrocchie di campagna che 
portano il titolo di S. Gilio 0 Egidio in 
sieme al nome specifico della località. 

GILIONI (CASTEL) in Val-Tiberina. 
—Cust. ridotto a un podere con castagne» 
to nella perr. di S. Gristofano di Monna, 
piviere di S. Muria alla-Selva, Com. € 











GIMI 
juasi 3 migl. a scir. di Caprese, Giur. del. 
1 Pieve S' Stefano, Dioe: di Sansepolcro, 
già di Arezzo, al cui Comp. appartiene. 

Trovasi presso l acqua acidula della 
Madonna della Selva: ed è quel Castel. 
Gilione dei conti di Galbino e Montaulo, 
di cui trovasi falta commemorazione in 
un istrumento del 13 nor. 1083, col qu 
le Alberico figlio del fa Ranieri di Galbi. 
no vendè al fratello Bernardo e al di lui 
figlio Ranieri la sua porzione del cast. 
d’Anghiari, con la pieve di Micciano, e 
tuttociò ch'era di suo diritto in Campie- 
no, nel Castel-Gilione, e altrove. — (dn 
mar Camaro.) 

GIMIGNANELLO (S.) ata SERRE 
fra la Val.di-Chiana e la Val-d'Ombrone 
senese. — Fortilizio, ora villa Sansedoni 
con casale e parrocchia (SS. Fabiano e Se- 
‘hastiano).giù filiale della pieve di S. Aga- 
ta d’Asciano, ora di S. Lorenzo alle Serre, 
nella‘Com. Giur. e circa 5 migl. a scir.di 
Rapolano, Dioc. di Arezzo, Corap. di 
Siena. 

Il castello di S. Gimi 















Gimigoanello trae le se più lontane sce- 
turigini. 

Il cast. di S. Gimignanello fu uno dei 
feudi dei conti della Scialenga, signori di 
Asciano, ai queli senza dubbio apparte 
neva quel C. Walfredo del fa C. Ranieri 
di Walfredo di Siscano (Asciano) che nel 
febb. dell'anno 1023, menire risiedeva in 
questo castello di S. Gemignano delle Ser 
re, donò al capitolo della cattedrale di A- 
rezzo la quarta parte della Chiuse che fu 
del march. Obert Val.di-Chiana. — 
Fed. Curosuna Ossarznca. 

Comprato dai Senesi nel 1212, San-Gi- 
mignanello fu destinato a fortilizio con 
residenza di un giusdicente minore sotto 

«gli ordini immediati del di Siena. 

La chiesa di S. Gi 





gnanello fa riedif- 
lia senese de'San- 








. 


GINE 
Le nomina del parroco è quernativa 





nel 1745 aumentò gino a 288 
abit. e nel 1833 avera 198 abi 

GIMIGNANO ( TERRA » SÌ — Va. 
Su-Gnugzano in Val-d' Elsa. 

GIMIGNANO (S.)a PETROJO.— Ped. 
Prraoso in Val-d'Elea. 

GINESE (S.), a S. GINESIO pi COM. 
PITO nel Lucchese — Vill, sotto il Litolo 
delle ch. parrocchiale, la quale sino dal 
sec. XIII fu registrata nel piviere di SL 
Giov. Battista a Compito Giar. e 

i Capannori, Dioc. 

e Duc, di Lucca, da cui distà circa 5 mi- 
gia nella direzione di scir. 
È situata alla base orientale del Monte- 








La perr. 

GINESIO(S)) ‘nel Val-d'Arno inferiore. 
— Fed. Bonco S. Giezzso. 

GISESTRA,oGENESTRA di MONTE- 
VARCHI nel Val-d' Arno superiore. 
Antico spedale sotto il titolo di S. Miche. 
le alla Ginestra, poi monastero di donne, 
soppresso e ridotto nel 1793 a chiesa per 
rocchiale con l'annesso di S. Croce a Pie 
traversa del piviere di Gelatrona, nella 
Com. Giur. e appena mezzo migl. a scie. 
di Moatevarchi, Dioc. e Comp. di Arezzo. 

Risiede in una piaggia la strada 
R. aretina alla destra del borro Chiave, e 
sull'antica via mulattiera che sale a Gala 
trona per entrare in Val-d'Ambra. 
Appella alla chiesa di S. Angelo ala Gi 
mestra, e al suo antico spedale per i 
grini, una bolla del Pont. Martino I Ur 
retta da Orvieto li 13 giugno 1283 all 
arciprete della pieve di Moutepalciane, 
con la quale lo incaricò di esaminare e 
decidere una questione di giuspadronato 
per una cappella dello Spedale di $. An 
gelo allq Genestra di Montevarchi, a mo- 
tivo che il rettore e i fratelli di 
ospizio da una perte, e il Comune di Mon- 
tevarchi dall'altra lo pretendevamo. — 
(Ancu. Diri. Fioa, Corte di Montepul- 


ciano). 

Tynoro qual fa la decisione dell'arbitro 
pontificio, ma qualunque ella fosse, è 
certo però, che negli anni precedenti ave- 

mm 





GINE 445 
vano giurisdizione per una quaria parte 
sull'ospedale della Ginestra e sue perti- 
menze i conti Guido Novello e Simone 


î fratelli, e figli del conte Guido e.di Gio- 





vanna girini Pallaviciu entre ad 
eni, coa diploma del 1247, l'imperatore 
Foleriso Il fra i varii possessi confermò 

Montis Varchi et Mospi. 
Tale de 6 de stra cum ejus pertinentiis, et 
totum Mospitale Montis Seechi ec. (Que- 
st'ultimo spedale era compreso nel pi viere 

di S. Marcellino in Chianti ). 

Le altre tre parti dei luoghi soprano. 
minati, nelledivise del 1225 erano luccato 
alle tre diramazioni dei conti Guidi di 
Bagno, di Modigliana e Dovadola, 
Psa Il 1aS5eil 1284, vendei 

loro 







ne di Firenze 
sdizioni sopra il casello 0 di «listretto 
Moutevarchi, ec. — Wed. Dovavota, 









Movrstiaza, Moxrevasom, Porri, Crane: 
vo-Gurse e itri castelli. 

Nel luogo dello spedale della Ginestra 
subentrarono le monache clarisse cou lo 
stesso titolo di S. Michele alla Ginestra, 
sino a che quelle recluse furono trusla- 

inmanzi che na- 


tale in Arezzo; e ciò 

scese il decreto 
2256.1793) col 
ne della pai 





La perr. di S. Croce e S. Michele alle 
Ginestra nel 1833 aveva 298 abit. 

GINESTRA (SPED: 
Val-di Pesa. — Antico spedale di pelle. 


soppresso nel secolo trapassato, at- 





le Martino a forni Cos. Giur. e quasi 
5 migl. a ostro.lib. della Lastra a Signa, 
Dioe. e Comp. di Firenze, 
Piziiini sul bivio della strada maestra 
gia la ripe destra del fi. Pesa con 
qui che iu altra direzione sale i poggi 
ila Romola per entrare uel piano di 
Settimo. — Wed. Cancuzsi. 
GINESTRETO (S. DONATO a) in Val. 
d'Arbia. — Cas. con parrocchia ed alcune 
tue di delizia nella vicaria ecelesiastica 
di Barontoli, Com. delle Masse di Città, 
Giur. Dieo. e Comp. di Siena, da cui tro 
vuoi circa 4 l. a ostro, 
iposa a piuggia orelosa, bagna. 
ta a lib. dal torr. forra, fra la pieve di 
57 





ad GIOG 


Fogliano, la chiem di Monsindeli e quel. 
la di Montecchio. 





to costà dall'Alferi, del Bertola e da altri 
suoi illustri smici, 

Li 20 die. 133» fu rogata in Giaestreto 
urna scrilta matrimoniale, con la quale 
doana Aguola del fa Vannetio di Venta 
ra da Siona im dote allo Pie. 
r0 di Tura del fu Piero notaro due persi 
di terra pesti nel distreito di Monterone 
di Vald'Arbia, e nel distretto di Gine 
streto, in luogo detto Miglieto. ( Auca. 
Dot. Fia. Corte degli Agostiniani di 


Siena.) 
La chiesa di $. Bonate, di cui si trova 


di Matioo de Siena, sata dei signori Gori. 
Gandetin, soquisisia © donata del lle 
dute Romagna allo cme iempio, dov'è 

quadro esprimente 5. Gio. Bat- 
tinta di Taldoo da Giona. (Ecr. Renaare. 
ni, Conni sterievartistici di Bicna e suoi 


fu 
|rsangirdiepoioeicieacseai trio 
é iviore di 8. Cas- 






Ve quali erauvi dei prodi 
Ramoli, volgarmente dettoColle-Grameli, 
dal vesc. Lamberto nel 1038 donati, e a 
Atto di lui saccesere nel 1035 


GIOR 


3.5. Bartolommeo in Tuo, o a Scandicci, 
privrato che fu dei monaci Benedettini 
di Firerze; g. S. Quirico a Afarignolle, 
ritornato solto Giogoli, come lo era nel 
secolo XI.— Zed. i respettivi articoli. 
La graniliosa villa denominata Collaz- 
zi, posta sopra a Giogoli, ap persiane tut 
tora alla nobile famiglia + che la 
ehuoò 
La porr. plebana di S Alessandro a Gio 
goli nel 1833 noverava 954 abit. 
GIOJELLO in Val-Tiberina—Dogana 
di froatiera di terza classe nella parr. di 
S. Michele a Verciano, Com. e 3 migl. a 
sir. del Monte S, Maria, Giur. di Lip- 
gino, Dice. di Città di Castello, Comp. 
di Arezzo. 


Trovasi alla base meridion-le del Moo- 
te S. Maria nella ripa destra del torr. 4g- 
gia, sl confine del Granducato, e lango 
une strada mulattiera che dirigesi a Città 
di Casello, nella quale fanno capo le vie 
traverse di S. Secondo, di Zucano, di 
di-Pietrina e del Si 





jgnorotto. 
Ladogana del Gioiello dipende da quel 
1 di seconda classe di Monterchi 
GIOSELLO pi ARCETRI nel terbio 





(Poosro per) e Grestans (Pras pe). 
GIONA nel Val-d'Arno Casentinese. — 
(PI 





e Comp. 

Trotesi i in poggio alla destra del torr. 
Corsalone sulla pendice occi:'entale dell’ 
Appennino di Corezzo.— Ebbero signoria 


di Arezzo. 





anche in Giona i conti Guidi, e 
eni di Ca pat: ti 
sui i ignori di Copense 


alpre di S. Maria a Giona conta 98 Crciaro ii 


“dioncio (S.) a CANNETO. — Wed. 
Cumero iu Vald'Elsa. 

GIORGIO (S.) a CASTELNUOVO 
nella Valle dell’Ombrone pistojese. — 
Ixpta, dove probabilmente nel medio 
eo fu una di quelle case-torrite, cui al- 
lora soleva darsi il nome di Castello, con 
chiem parrocchiale nel piviere di S. Mo- 
tia a Colonica, Com. Giur. Dioe. e quasi 
4 migl. a ostro-lib. di Prato, Coi 1) 
Firenze. 





GIOR 447 


È situata in mezzo ad una fertile pia- 
nura che abbraccia una porzione delle 
RR. Cascine del Poggio a Cajano salla 
strada che guida a Prato. — È una delle 
45 ville del distretto Pratese da non do- 
versi confondere con $. Giorgio @ Colo- 
nica, siccome per inavvertenza fa detto 
all'art. Casretuvove pi Cororsca. 

Il territorio di Qusielnuovo delia Cous. 
di Pruto confina a pon. con quello della 
Com.di Carmiguano, e a ostro con la Com. 
di Signa, le quali si toccano sul fiume Ors- 
brone, là dove nel 1300 fa costruito un 
ponte di pietra invece dell'antico di le- 
quo, sebbene tuttora si appelli il Ponte 
dell'Asse. 

L'iscrizione in marmo che ivi fa po- 
sta, era del seguente tenore. Ia Christi no- 
mine amen. Annis Domini uocuerzzrini 
hic pons fuit consecratus pro. Comuni 
Prati, ct {n amnis Domini occ foctus et 


completus 

Ta pare. di S. Giorgio a Castelnoero 
nel 1833 contava 459 abit. 

GIORGIO (S.) a CASTELVECCHIO 
nella Valle del Santerno.— Castellare con 
chiesa parr. nella pieve di Bordignano, 
cui fu un tempo aggregata ; nella Com. 
Giur. e circa 6 mig]. a sett.-greo. di Fi- 

n: , Dico. e ip. di Firenze. 

situato sopra il vertice i un poggio 

alle prime fonti del torr. Diaterna di Vi- 

Non posso dire, se al castellare 

di Castelvecchio riferisca il cast. di Corpi 

no del piviere di Bordignano venduto nel 

1238 dal si del cast. di Visignano 

ad Albizzo di Ugolino di Albizzo degli 

Ubaldini. — { Lam:, Mon. Ecol. Flor. 
T. IV. p. 4.) 

La perr. di S. Giorgio a Castelvecchio 
conta 193 abit. 

GIORGIO È. ) a CINCIANO. — Ped. 
in Val 

— a COLIGNOLE. — Ved. Corsenota 
nel Val-d'Arno aretino. 

GIORGIO (S.) a COLONICA nella 
Valle dell’ Ombrone — Parr. è 
uma delle 45 ville del distretto di Prato, 
nella Com. Giur. “Dice della sio cit, 
da cui è quasi 3 a ostro, presso 
pieve di Colonica, matrice eziandio di 
S. Giorgio a Castelnuovo. — Wed. Coso- 
mica nella valle suddetta. 

La perr. di 8. Giorgio a Colonica no- 
vera Sye abit. 











448 GIOR 

GIORGIO (S.) ar LAGO nella Valle 
del Lamone iu Romagna. — Ces. con ch. 

parrocéhiale nel piviere, Com. Giur. e cir- 
DI migl. a pon. di Modigliana, Dioc. 
di Faenza, Comp. di Firenze. 

Risiede sulla pendice oocidentale del 
Poggio di Melandro;'e conta una popola- 
zione di 74 abit. 

— 11 LAPI. — Fed. Lari e Moxrx-La- 
scaso nelle Masse di S. Martino di Siena. 

— 4 Orrnazso.— Wed. Tonnx (S. Gion- 
Gio, atta). 

AL OMBRONE di È Piatoja.— Bor 
gata che prende il nome dalla sua parroc- 
chia e dal fiume che le scorre d'appresso, 
nella Com. di Porta al Borgo, Giur. e 
Dioc. di Pistoja, da cui è un miglio a 
maestr., Comp. di Firenze. 

Risiede in pianura alla destra del fiv. 
“me Ombrone, € comprende nel suo distret- 
to le cappelle denominate S. Maria al Cer- 
ro e S. Pietro de' Fioravanti, siccome ap- 
parteneva pure allo stesso popolo l'orato- 
rio di S. Vito, al quale fece una dona. 
zione di beni sino dall'anno 766 il nobile 
pistojese Wuinifrido figlio di Wuillera 
do, a tenore della dichiarazione specificata 
nell'atto di fondazione della chiesa di S. 
Maria ai Ponti, ossia di Gello. 

La pr di S. Giorgio all'Ombrone ha 
418 abit 

— a ORBICCIANO.— ed. Onsicciano. 

— a PAREZZANA. — ed, Panezzana. 

— atta PIAZZA, o a GRIGNANO. — 
Ved. Guronazo e Prizzi in Val-di-Pesa. 

— a PIAZZANESE. — Fed. Piazza. 
musz in Val-d'Ombrone pistojese. 

— 4 POMPIANO. — Fed. Poxrrano 
e Viaxazo nelle Masse di S. Martino di 

















— ar POZZO. — Ped. Posso in Val. 
di Magra. . 

— atri RENA. — Fed. Luco, e Rana 
in Val.di-Sieve. 

— a ROSATA. — Fed. Rosara nella 
Valle del Tredozio in Romagna. 

— A RUBALLK. — Ped. Rumatza. 

— a SALUTIO. — Ped. Sarurio. 

— a TELARO.— Wed. Terano in Val- 
di-Magra. 

— ata TORRE. — Ped. Tone 'Ot- 
raan:0, 0 Tonnzx (S. Grozcio atta). 

GIORGIO (PORTA S.) di Firenze. — 
Ved. Frarnza Comunità. 


GIOV 


GIORGIO (SS.) x LUCA a TUORI.— 
Fed. Tuont in Valdi-Chiana, 

GIORGIO (SS.) LORENZO a MOR. 
TALBINO. — Ped. Mowraraiso. 

Gioraxni (S.)1n Atrvaa. — Ped. Sun 
crovarni nel Val.d'Arno superiore. 

GIOVANNI (S.) p'ASSO. — Ped. de 
10 (8. pi di). 


— DI CERRETO. — Ped. Cannero in 
Val-d'Arbia. 
— pece CONTEE. — Ped. Saneiovan- 


n perte Comme nella Val.di-Paglia. © 

— (TERRA n S) — Ped. Sascroraen 
nel Val.d'Arno superiore. 

— 4 Pintasvora di Montepulciano, — 
Ved. Pircanvora di Moxrarotciano. 

Per non ingombrare troppe pagine av- 
vertirò di nuovo il lettore, che le villate 
spicciolate, le parrocchie o contrade spar. 
se, le quali oltre il nome del santo tito. 
lare portano seco un altro vocabolo spe 
cifico, si troveranno descritte sotto alla lo- 
ro denominazione speciale, meno i casi, 
come dissi nell’avvertimento al primo vo- 
lume, dei borghi, villaggi riuniti, cenelli 
murati, di o città, il di cui nome è 
collegato al titolo; come Sanerovaxm del 
Vatpanno; Sanciovanm delle Conrra ec. 

GIOVANNI (S.) MAGGIORE nella 
Val-di-Sieve. — Cas. che porta il semplice 
nome della sua antica chiesa battesimale 
nella Com. Giur. e quasi a migl. a sett. 
del Borgo San-Lorento, Dioc. e Comp. di 
Firenze. 

È una chiesa a tre navate di sufficente 





ampiezza pra un’amena collinet- 
ta presso la strada provinciale faentina 
fra il il cast. di Palio 


Borgo, Scarperia e 
ciano, quasi nell'ombelico del Mi 

Le memorie superstiti della pieve di 
S. Giovanni Maggiore rimontano sino sÌ 
secolo X, mentre nella più antica colle 
zione di fitti spettanti alla measa fioren- 
tina, riunita, nel libro detto il Bal/ettone, 
si legge, che a' tempi dell'Imp. Lotario, 
la pieve di S. Giovanni Maggiore doveva 
pagare annualmente al vescovato fiorea- 
tino a titolo di censo soldi 17 nella festa 
del Battista. 

La chiesa plebana di S. Giovanni Mag- 
giore fu molte volte rammentata nelle car- 
te appartenute al mon. di S. Pietro a Laco, 
a partire dal secolo XI. (Annat. Camaro.) 
— Ped. Faom, Foxri- Boona e Luco in 
Val-di-Sieve. 








GIOV 


Che intorno alla stessa età vi fosse co- 
sà un qualche piccolo fortilizio 0 casa- 
torrila appartenuta ai vescovi fiorentini, 
lo dà a conoscere iu altra pagina il preac- 
cennato Bullettone; e forse il vocabolo di 
Corte rimasto a una villa compresa nello 
stesso stata un tempo della casa 
Foissd trad de Pepi con 'annemo ora» 
torio di S. Lodovico, derivò il uome dal 
castellareo cortedì S.Giovanni Maggiore. 

Il Manni, che illustrò un sigillo del 
secolo XIV appartenuto a Niccolò pievano 
dello pieve di S. Giovanni Maggiore, ri- 
porta le memorie superstiti esistenti in 
detta chiesa, delle quali la più vetusta è 
un'iscrizione in pietra dell'anno 1533, 
collocata sotto un busto di terra-colta pres- 
30 l'altare di S. Sebastiano, la quale dice: 
che Francesco Minerbetti Arciv. Turitano 
restaurò questo tempio quasi diruto, rad- 
doppiò le sue enîrate, e insigni la sua fa- 
miglia del di lei giuspadronato; diritto 
sino dall’ anno 1513 stato concesso dal 
Pont. Leone X a Francesco e ad Andrea 
fratelli Minerbetti ed ai loro eredi e suc 
cessori, nei quali infatti si mantenne fn 
siuo all ultimo fiato di quella famiglia, 
spento sul declinare del secolo XVII! 

L'erudito senator Carlo Strozzi nelle 
sue ricerche sull'origine di varie chiese 
fiorentine, trovò, che nel 1363 i canonici, 
(ossia i cappellani) della pieve di S. Gio- 
vanni Maggiore elessero capitolarmente 
in pievano un Giovanni di Ber 














nile alle 7 seguenti; 1. S. Michele a Zon- 
ta, prioria con l'annesso della soppressa 
cura abbaziale di $. Paolo a Rassuolo, 
nella cui chiesa fa trasferita, nel 1785, 
l’altra di Ronta; a. S. Maria a Puliccia- 
mo, prioria cui fa unito S. Michele alla 

3 3. S. Agata a Mucciano con l'an 





GIOV 449 


nesso di S. Jacopo fra le Scope, appellato 
anche di Pianett 4. S. fap aa 
di Miralbello, giù sotto la pieve di Fa- 
gna, riunito nel 1992 a San Michele a F7- 
gliano; 5. S, Pietro a Zuco, già Mon. di 
donne Camaldolensi con due annessi, cioè, 
S. Niccolò e S. Giorgio alla Rena, stati 
ammensati con bolla del 30 aprile 1473 
dal Pont. Sisto IV alle monache di Laco; 
6. S. Pietro ad vincula di Casaglia, pri 
ria; 7. S. Stefano a con l'an 
nesso di S. Margherita alla Rena. 
La parr. ‘della pieve di S. Giovanni 
iore conta 437 abit. 
IOVAN-BATTISTA (S.) a CASTEL- 
LO.— Ped. Casreszo (Pieve a) in Val. 
d'Elsa. 
GIOVE, GIOVI, GIOVO. — Molte 











vero dal vertice, o erine dei monti, che 
per metafora giogo e in qualche contreda 
al lasi s0vo e giovo. — Tale è il giogo 
la giogana dell Appennino, il quale 
serve di comunicazione ed aggioga le val- 
li del mare Adriatico con quelle del mare 
Toscano, Tale il Monte-Giove che si fra 
ne fra il Val-d' Arno fiorentino e 
‘al-di-Sieve; tale il Afonte-Giovi situato 
fra la vallecola della C%iassa e il corso 
dell'Arno, fra il Casentino e la Valle di 





. Arezzo; tale il Afonte-Giovi che stà fra i 


valloncelli dell'Ente e del Fico alla base 
occidentale del Monte-Amista; tale final- 
mente può dichiararsi il Monte-Giove che 
fa parte della spina montuosa dell'Isola 
a Iba. — Zed. Monra-Grovs, e Moxra- 


nova, 

GIOVENALE (S.) DI CASCIA nel 
Val.d'Aruo superiore.— Villa che ba pre- 
20 il nome da una chiesa soppressa, nel 
piviere di Cascia, Com. Giur. e un migl. 
a scir. di Reggello. 

La ch, di S. Giovenale con hreve del 
2052 fu ammensata dal vescovo di Fieso- 
le Jacopo Bavaro al capitolo della sua cat- 
tedrale insieme con tre poderi da esso lui 
acquistati. Attualmente vi sono due gran 
diose case di campagna con vasti poderi 
annessi, nei quali si ritrova il modelle 





450 GIOV 


della diligeute coltivazione toscana. — 
Ped. Cascia. 

GIOVI (CASTELLO e BORGO n ) 
Cestrum Jovis, nel Val-d'Arno aretino.— 





20, donde l'Arno agli Aretini 
disdegnoso torce il muso. 


Fra gl’istromenti spettanti alla Frater- 
nita di Arezzo avvenc uno dato in Giovi 





strictu 

La parr. di S. Marir a Giovi era un 
delle antiche succursali della pieve di S. 
Stef:no alla Chiassa, il cai battistero 
no ilal secolo XIV fu traslocato nel 
di Giovi, stata eretia d'allora iu poi in 
battesimale.Concorre alla sua data il Prin- 
cipe e la casa patrizia fiorentina de' Po- 
ruzzi. — Ped. Carassai (S. Sreraro m) e 
Cirrassa ($. Manza peLLA). 

La parr. di S. Maria Assunta a Giovi 
conta 376 abit. 

GIOVI (MONTE)— Fed. Monre-Giovi. 

Giorraxo (Jovianum ) nella Valle del 
Serchio. — Castello distrutto, che diede il 
titolo 1 ana ch. parr. (S. Maria a Giovia- 
no) nel piviere Com. e Giur. di Galli. 
cano, Dioc. e Dacato “cca. 

È rammentata la chiesa di Gioviano nel 
eatalogo dei pievanati lucchesi del 1260, 
mentre il casale di Gioviano trovasi an- 
noverato nell’ investitura della contea di 
Coreglia, con diploma dell'Imp. Carlo IV 
conressa nel 1355 a Francesco Castracani, 
— Fed. Gazticano e Coareria. 

GIOVO o ZOVO dell' Appennino di 
Garfagnana e di Lunigiana (Jovium et 
Juvium Alpis). — Varie carte del medio 
«vo tra quelle pubblicate dal Muratori 
giovano sd avvalorare il mio asserto; cioè, 
che i vocaboli di Giove, Giovi e Monte. 
Giovi derivino, come dissi, dal giogo dei 
monti. — Portano tuttora 























rotto di Zovo, o Giovo varie sommità dell' 
Appennino di Lanigisna e Garf:gnana. 
— Senza dire degli altri varchi, per dove 


passano le strade, come quello del Gio- 
go di Scarperia, citerò i seguenti docu- 


GIRA 


menti. In un lodo dato in Sarzana fi ra 
magg. 1209, decignando ivi i confini della 
diocesi di Luni, si notano quelli del Giu» 
della Pavia : comprendendo totam curiam 
Corvariae et Vallechiae usque ad moa- 
tem, gui dicitur Juva (sic), et ab eo 
te usque ad summitatem Alpium ( Apen 
ninorum). In altro istrumento del 1333 
sulla confinazione del distretto Modanese 
col Lucchese lungo la crinicra dell'Appen. 
nino è segnalato il confine usgue ed Jo- 
vum Alpe. In altra convenzione del 1381 
tra il Comune di Cucca e quello di lo 
dena per il mantenimento della strada 
dell'Alpe di S. Pellegrino, sono espresse 
le seguenti parole: a Zovo Alpis, idest a 
Zugo Apennini. 

GIRAMONTE ( VILLA e COLLE di) 
presso le mura al mezzo giorno di Fireo- 
ze. — Questo luogo è più fiate rammen- 
tato dagli autori delle storie 1iorentine e 



















. specialmente dal Varchi. Consiste in ua 


delizioso casino di campagna situato so- 
pra un piccolo poggetto posto fra il mon- 
te di S. Miniato, il poggio del Gallo e la 
fortezza di Belvedere, nella parr. di & 
Leonardo in Arcetri già di S. Miniato al 
Mor te, Com. e Giur. del Galluzzo, Dice. è 
Comp. di Firenze, che è messo migl. lun- 










era nome d'indi 
La villa e il colle di Giramonte chiama- 
vasi del Palagio, quando l'acquis 
1498 un tal Giramonte di Benedetto di 
Giuliano Gini, che visse fino al 1532; da 
cui l'ereditarono i suoi figli Pier France- 
sco e Benedetto, e quindi i successori di 
uest” ultimo, dai quaii per testamento di 
‘rancesco di Guglielmo di Benedetto di 
Giramonte, rogato li 23 aprile 1629, pe» 
sò e col podere in Francesco ed Ot- 
taviano di Guglielmo da Verrazzano che 
poco dopo aver r'edificato il Pelagio di 
Giramonte, lo vendè nel 1636 al prete Nic- 
colò del fu Giov. Ribaldesi. 

Nel 1681 per contratto del 30 dic. Fac 
quistò Ferdinando d’Antonio Miglicriai, 
la cui famiglia possedè Giramonte fino al 
1765, anno in cui lo comprò Giuseppe 
Costa. Dall' erede di quest’ ultimo, Pietro 
Costa, nel 1832 l'ottenne in compra Fer- 
dinando Piszzesi, e da questi nel 1824 
per contratto del % febb. l'attuale posses- 
sore Sig. Gaspero Paliti.— L'arme di pie 




















GIRO 


irta del Palagio sembra del 
Fagiacaria! asino deri 
bilmente la bella porta d'ingresso e la 
restaueezione del Pelagio. 

Ma chi rese quasi celebre il Zalegio è 
il colle di Giromonte fu la sea posizione a 
cavaliere di Firenze; fu il bastione che 
per ondine dei Medici oe lamnzi ll: 
to ultima cacciata da , verso Îl 


fo pit triste quel giorno, in cei ua colpo 
di artiglieria venuto da Giramoate uccise, 
fan gli Itri, due valoresi capitani dei Fio- 
rentini, Mario Orsini e Giorgio Santa- 
Croce. — Wed. Gato (Puuoso set). 
Finalmente fn dallo stesco colle di Gi- 
ramonte, donde alla stessa epoca fa diret- 
Grossa colubrina contre il 


ebbe nome da una picnic fa 
ta la ia di $. Siefano d'An- 


Ailiale della pieve di Micciano, Com. 
Giur. e circa messo migl. a lev. di An. 





Anghiari, e la ch. di S. Donsto a Tebbia- 








Poco tuagi dalle chiesa de' SS. Giro 
lamo e Stefano di 
che mette in moto diversi 
così detto ponticino, davauti al prec 
Giug. 1440, seguì il primo scontro 
che fu presagio di memorubile giornata 
fra l'esercito fiorentino e quello del duca 
di Milano comandato da Riccole Piccini. 
no. — Fed. Anontans. 

La perr. de’ SS. Stefano e Girolamo 
nel Pian d'Anghiari conta 339 abit. 

GI (S.) presso Fiesole. Fed. 
Favou. 


GIROLAMO (S.) nel subarbio orienta- 
Je di Volterra in Val.d' Era. — Conven- 
to dei Francescani della Riforma con ch. - 
parrocchiale nelia Com. Giur. Dioc. e ua 

uarto di migi. a lev. di Volterra, Comp. 
li Firenae. 
a Selci in 


una piaggia detta già a Yellesoli.— Tonio 
la chiesa quanie t convento furono edi- 
ficati tra il ph4S e il 1405 a spese del Co. 
mune di Voherra che l'assegnò ai frati 
Francescani dell’ Omervanza. 

Si associò ad accrescere il fabbricato la 
ricca borsa di Cosimo de'Medici all'ecca- 
sione che si recò a Volterra, nel 1447, per 
cui fu collocata l'arme di sua famiglia 
nella (acciata del tempio. Compi l'opera 
Pietro di Cosimo Medici, siccome apri. 
sce da un'iscrizione che leggevasi nel coro 
della stessa chiesa così: Corpe 

per 









po più del vere, e che serviose d'im 
si itteri, venne tolta SIF ccessione 
fa dipinta la cupola e il coro da Lorenzo 
Perconi e da Leigi Lorenze votterrani. 
Le due statue di terra cotta, poote si lati 
dell’aliar maggiore, sono fra le poche ©- 


GIRO 


42 

superstiti di Cecco da Gambassi. Fra 
T'uesdei bavvene uno di Dumsenieo Ghir- 
landaje, uno di Sunti di Tito, e un terzo 
in cui è scritto: Opus Benvenuti Joannis 
de Senis. NCCCELFI. 

Melle dae cappelle sotto il portico si 
conservano lavori di alto rilievo di terra 
detta della Robbia, in uno dei quali leg- 
gui: Quore Questa tevola è fatto fare Miche- 

ogelo di Niccolajo Ceregli. MCCCCC. 
Un'alira bella tavola della Robbia esiste 
mel convento contigue. 

La perr. di 8, Giro $. Girolamo faori le mera 
di Volterra conta 481 abit. 

GIRONE nel Val-d'Arno sopra Firen- 
ne. Piccolo borgo composto di diversi 

i di case detti al Girone, a Bassi e 
ST incietta, lungo la nuova strada R. 
aretina e di Romagna. Da esso prese il no. 
une la chiesa di S. Jacopo a Girone, il cui 
popolo fa annesso a S. Pietro a Quiniole, 
nel piviere di Remole, Com. Giur. e cir. 
1. a scir. di Fiesole, Dioc. e Com 
di Firenze, dalla qual città è quasi 4 mi- 
Qlia a lav. 

Trovasi sella ripa destra dell'Arno al- 
la base australe del poggio di Settignano, 
dove iveo del fiume forma semicerchio 
‘mediante ripari e pigne di muraglie, delli 

n i dal giro che facevano 
© mura castellane. 

Vi fa chi dubitò essere i muri di que 
sto Girone vestigia appartenute a qualche 
pila del ponte rammentato da Giov. Vil 
mi, (Croaic. Lib. I. c. 57) così « il solo che 
» avesse allora sopra l'Aruo, nou però do- 
» ve sono oggi; ma si dice per molti ch' 
» era lo antico ponte dei Fiesolani, il qua- 
» le era da Girone a Candegli; e quella 
» era l'antica e diritta strada e cammino 
» da Roma a Fiesole, e per andare in Lom- 
» bardia e di là da monti ».—La quale con- 
gettura quanto sia di poco peso lo vede 
ognuno di per sè, che voglia dare un'oc- 
chiesta nie Rocalità, pie delle 
antiche vie e all'autorità degli storici del 
Laici il titole le vicine 

Da Girone prendono il titol vi 
gualchiere vall'Arno, presse le quali è un 
oratorio sotto l'invocazione di $. Antonio 
da Padova. — Wed. Qurrtota ni Ramone. 

GIRONE (S. MARIA m) sa PORTICO 
nella Valle del Montone — Perta il nome 
di S. Maria in Girone la chiesa plebana 
del cas. di Pertice, stante il trovarsi col 














GIUD 


locata sopra il girone dell’antico castello 
di Portico. — Ped. Poanico. 

La perr. di S. Maria in Girone conta 
440 abit 

GIUCCANO, volgarmente detto Zuocu- 
20 în Val di Magra —Cas. cem perr. (SS 
Fabiano e Sebastiano) nella Com L Gar. e 





quali 
nelle divise del 1393 toccò di perte con 


Fosdingvo, Marciaso, Pulice, Tendole, 
Posterla, Colla, Bardine, &. Tereaso in 
Monti, Zuccano, osia Giuccano ed altri 
. — Ped. Fosornovo. 
La parr. de’ SS. Fabiano e Sebestiano 
a Giuccano nel 1833 contava 320 abit. 
GIUDICE (S. MARIA ver) ossia di 
Leone Giupicz nel Monte Pisano ia Val 
di Serchio Growo Vill. che porta il no- 
me della sua chiesa perr., già suffraganea 
della pieve, ora rettoria di Massa Pise 
na, nella Com. Giur. Dioc. e Duc. di Loc- 
cia gui trovasi quasi 5 migl a ostro. 
Risiede presso il giogo del Monte Pi 
sano, sul varco della strada mulattiera che 
dai Bagni di S. Gialiano attraversa il 
monte per andare direttamente a Loca. 
Questa chiesa ebbe nome ed ine da 
Leone Giudice, 
che; figlio di Miro Leste di prfenioe 
giadioe il quale fiorì sul declinare del 
secolo cui deve probabilmente 
Fiale ia Srna cal Cetona di 
Maria di Zeone Giudice.— A Leone gi» 
riore riferisce un istrumento rogato li 13 
marzo 1002 nel di Lucca prese 
la porta S. Frediano, col quale {1 marche 
se Adalberto Pallavicini figlio di Ober- 
to 0 Alberto, che al padre mar 
ch. Adalberto, vendò n Leone Giudice Bi 
porzione che quel toparca teneva lultora 
indivisa coa altri consorti, consi: consistente in 
terre e case poste nei contorai di Mic 
Arseresse (ora Vico Pisano), a 8. Ge 








nesta, Cusaso Fiesso del Vald' Arno e 
Vico-Prsano. 


GIUG 


Anche dal lato opposto del Monte Pisa- 
no nel distretto di Calci, e nel popolo di 
S. Salvatore al Colle esisteva un mulino, 
chiamato il mulino del Giudice. 

Nel catalogo delle chiese®lucchesi deb 
1360 la parr. di S. Maria di Zeone Giu- 
dice‘apparteneva alla pieve di S. Ambro- 
gio di Massa Pi: 








rò nei tempi po. 
steriori da quest’ ultitsa venne trasferito 
il S. Fonte nella prima, alla quale trovan- 


nate le seguenti tre ch. parrocchia 
i; 1, $, Lorenzo ia Poccolî; a. S. Am 
brogio di Massa Pisatta; 3. S. Michele 
in Escheto. — Ved. Massa-Piuza, e Mos- 
73 Pisano. 

La parr. di S. Maria del Giudice com- 
prende 1766 abit. 

GIUDICE (SORBANO pet) nel piano 
di Lucca. — Ped, Sonsano del Giupica e 
Sonsazo del Vescovo. - 

GIUFFENNA, Crorrzuna e Ciorran- 
x4, tore. nel Val d' Arno superiore. —È 
una fiuimana tributaria alla destra dell 
Arno, la quale he il suo pri pio dalle 
faggete che cuoprono la criuiera del mon. 
te Pratomagno, passa sotto la rocca della 
Trappola de' signori da Ricasoli, la 

uale accoglie tre borri, il 1° detto di 

Todine, il i S. Chimento, e il 3° di 
Casale. Poco al di sotto rasenta le mura 
occidentali del cast. di Loro, e scemile per 
il Cas. di Penna verso il piano di Terre- 
uno0a, che l'avvicina dal lato orientale. 
Finalmente meszo miglio dopo cuer pas- 
sata sotto il ponte che appellasi di Terra. 
nuova, entra in Arno quasi dirimpetto 
alla collina e al convento di Monze Carlo. 

GIUGLIANO, o GULLIANO nel Val. 
d'Arno casentinese. — Cas la cui parr. 
di S. Giorgio fu annessa alla cura di S. 
Maria a Vogognano , nella Com. e Giur. 
di Subbiao, Dioc. e Comp. di Arezzo. — 
Ved. Vouounaze. . 

Giucuazo (Ba014 pr) nella Valle della 
Bruna in Maremma. — Quest'antico mo- 
nastero di monaci eremili era situato in 
mezzo ai boschi sul fosso delle 7'emaje, tri- 
latario del fiume Bruna, fra Monte-Lat- 
taja, Monte-Massi e Roccastrada, iu luo- 
{0 detto attualmente le Casaccie, nella 
Com. Gier. e circa 4 migl. a lib. di Roo 
castrada, Dice. e Comp. di 

Poche notizie di questa badia restano 
fra le carte degli Eremiti Agostiniani di 
Sicna, ai quali furono riuaiti gli eremi 

vu 





















GIUL 453 


di Val d'Aspra, dell'Ardenghesca, e di 
Valdi-Boria de Panuocchieschi, che sie 
no dal secolo XIII possedevano lu badia di 
Giugnano con le sue foreste. — Ped. Eae- 
mo di Rosta, ed Eazmo di Vate Asraa. 
GIULLARI (PIAN pi) nel saburbioau- 
sirale di Firenze. — Borghetto posto sul- 
la cima pianeggiante dei colli di Arcetri 
che stendonsi tra la fiuinana dell’ Ema e 
la ripa destra dell'Arno a partire dalla 
costa de' Magnoli, e di Boboli dentro Fi- 


renze. . 

11 borgo di Giullari è attraversato dalla 
strada provinciale del Chianti che divide 
costà la Com. del Galluzzo da quella del 
Bagno a Ripoli. Si chiama a sentimento 
del Varchi, Pian di Giullari dalle feste 
come si può credere o Giullerie che anti- 
camente vi si facevano. — Nel mezzo al 
horghetto havvi una piccola piazzetta, nel- 
la quale è un e una chiesuola dedi. 
catialla SS, Trinî , già spedale di pel 
legrini. Costà fanno crpo tre Da 
delle quali viene da S. Leonardo in An 
cetri e dalla porta ora sa di S. Gior. 
gio, la quale via continaando diritto per 
Montici e per Greve dirigesi a Radda nel 
Chianti; l'altra che vien da condu. 
ce al soppresso mon. di S. Matteo in Ar- 
cetri e al Poggio Imperiale, e la terza nel. 
la direzione di seirocco porta a diverse 














Nelle case de'Guicciardini, che sono dal 
Jato di lev. sulla strada Chiaatigiana, pro- 
se stanza nel1539 il principe d'Orange co. 
mandante dell'esercito che assediò la città 
di Firenze, mentre dal lato opposto poco 
innansi di arrivare alla piazza trovasi la 
villetta del Giojello, celebre per emecvi 

itato gli ultimi g anni di sua vita il 
divino Galileo, siccome lo attesta al vian- 
dante la iscrizione marmorea che i 
nella facciata, del seguente tenore: 

Ei Btw 


DES > Q04s + riatoa 





* Liceo 


anrosuse 
ax10045 » DIVINUS - GALILEUS 
COELI * MAXIMUS * SPECTATOR * BT RATURALIS 
PAILOSOPEIE * MESTITUTOR © SEU * PoTIUS 
PARERE © PSIEUDOSOPMORUM * MALIS * ARrIBOE 
CO4CTUS * INCOLTIT * dB * aumo © 1632 
HALL NOVEMBRIS © 40 © ANNO! 





TITOLUM * dB * JOANNE* DAPTISTA* CLEMENTE 
56 


454 *GIUN 


ELLIO > STEPNANIANI > GODINIS © BQUITE 
SENATORE | dC > PATRICIO © FIORENTINO 
ASTEARITATI * DICATUM * SUSPICE > antONIO 
BONAIUTI "1°C. FUNDI * DOMIBO* ANNUENTE, 


GIULIANO (S.) nel Monte pisano. — 
distrutta, che diede il suo nome 

al monte per cui i Pisan veder Lucca non 
ponzo, cai subiacenti Bega di Pisa, det 
TU) ci Ss. Gi 
chicia cate sulla cima del Mon. 

te Pisano dentro i confini della diocesi luo- 
chese, siccome apparisce da una membra- 
ma dell’Arch. Arciv. di Lucca dell'anno 
987. È un contratto enfiteutico, col qua- 
le  Teudegrimo allivellò a Ildebrando 6 











pisano, e inoltre gli assegnò certo tributo 
delle Saline situate a Vada, che ritraeva 
la sopraddetta chiesa di S. Giuliano. — 
Ved. Vana. 

GIULIANO (S.) a QUERCIOLANO. — 
Fed. Quracioraso. 

— a SETTIMO. — Fed. Serrueo (Pix- 


va di) 
GIULITTA (SS.) e QUIRICO2CAPAN. 
MOLE — Fed. Carazote in Val d'Am- 
dra. — Egualmente glieli altri luoghi, la cui 
parrocchia è sotto i] titolo di S. Giulitt, 
saranno descritti al oo vocabolo s 
fico. 











GIUMELIO nella Montagna di Pistoja. 
— Porta cotesto nomignolo uno sprone 
di poggio, dove furono tentati dei scavi 
di miniera di piombo argentifeto.— Esso 
acquapende sul fiume Lima, nella Com. di 
Piteglio, Giur. di San-Marcello, Dioc. di 
Pistoja, Comp. di Fireuze. — ed. Prre- 
cio Comunità. 

GIUNCARICO (Juncaricum) nella Ma- 
remina di Grosseto. — Cast. con ch. ple- 
bana (S. Egidio Abate) residenza di an 
potestà, nella Com. e circa 6 mig]. a le 
i Gavorrano, Dioc. e Comp. 








Gros 





iede sulla cima di un poggio coli 
vato, fra la strada R. grossetana che gi 
pessa sotto a ostro, e il torr. Sovata che 
gli gira intorno da sett. a scir. 

È Giuncarico uno dei pochi presi della 
Maremma, di cui resta qualche memoria 
anteriore al secolo IX. — Due pergamene 
importantissime per la storia fisico-eceno- 





GIUN 

mica di cotesta contrada si conservano nel 
A. Arch. Dipl. di Firenze provenienti dal- 
la badia Amiatina. Sono due istrumenti 
di locazione di due poderi situati inci 
garico, che Guatifredo figlio 
sercitale della città di Chiusi, nel © mes 
di marzo dell'anno 792, stando nel terri- 
torio di Roselle in luogo detto a $. Do 
nato, affittò, uno ad Auderado, e l'altro a 
Teadiperto momo libero, con l'onepe ai fil 
tuarii di certe angarie e di recare alla @a- 
sa dominicale posta nella città di Roselle 
nella stagione di tstate dieci. moggia di s® 
le, ponendo yna penale reciproca nel caso 
di mancare ai patti convenuti. ( Pisa, 
Antich. Toscane T. Il. — Revsenm, Ce 
dice Diplom. T. I.) 

sor alla domanda che tutti fanno, se la 




















tati, nei que uali vien ingianto ei fiusari 
l'obbligo di portare nell'estina stagione 
i tributi conventi alla casa dominicale 
situata nella città di Roselle. 

Resta bensì a sapere, dove mai potera 
essere quella chiesa di S. Donato del ter- 
ritorio Rosellano, in cui furono stipulati i 
due contratti enfiteatici di sopra accea- 
nati; sù di che aggianger le seguenti ri 
flessioni 

Di una pieve della diocesi di Roselle 
sotto il titolo di $. Donato, posta ia loco 
Morrano, o Murano, fanno menziane di. 
versi contratti spparienati alla badia di 
presso Golonna. Il più antico di 
essi è del 26 gono got, scritto in Morrase 
contado di Roselle; il 2° del sg aprile 
1032, fatto avanti la pieve di Aforrans; e 
il 3° del 6 sett. 1073, rogato in Aforrane 
presso la chiese di S. Donato. Nei citati 
istrumenti trattasi di beni della bedia di 
Sestinga situati nei confini di Morras, 
nei nomignoli di Perentina, Mencolaje, 
Aperita, o Perita e di Carelle, uoghi che 
furono dentro i limiti della comuzità st 
tuale di Gavorrano. Quindi vi ha ragie 
ne di credere che la chiesa nella quale, nel 
marzo del 772, furono stipulate le due 
prime contrattazioni livellarie , riferisca 
alla pieve di $. Donato a Murano, Mor- 
reno, situata forse nel luogo che dicesi ora 
Monte di Muro in Pian d'Alma E chis 




















GIUN 


E 


castel di Pietra della casa Pannocchieschi, 
nraire uno di essi, Ranieri figlio di altro 
Rameri, nel ar msarzo del 1094, stando 

nel soo casiello di Giuncarico, aftttò all’ 
tiete del mon di Sestinga porto nel pof: 
gie di S. Frediano la: porzione del 
medesimo che gli sia) ra, ritraem- 
de teeuo canone di sid» di srpes: 
te, da pagarsi mel mese di agosto nella 
sue corte di Giuncarico. 

Più generosi verso i monaci di Sestin- 
fa farono nel 1104, tre fratelli, cioè Ro- 
dollo, Lamberto e Ruberto figli dl fu Pie- 
tro, i quali coo Reberga di lei madre, figlia 
di ni 18 ag., mentre abitavano 
nel castello della Pietra, venderono 
24 soldi al mon. di Sestinga tetta la le 
lì €. Frediano e 








te dopo Ranieri 
to, stando in Portiglione, li ss sett. 1104, 
segni di fratelli Ugo e Salvagno figli 

fe Guido tatte le ragioni e possessioni 
che farono ad essi vendote da Rodolfo, 


Pi aio atta 


RG 1121 ai 25 die. Benno ab. di Se 
Riga, trovandosi in S. Roffino nella corte 
di Celle, comprò per s0 soldi da Gerardo 
del fu Nello e da lina d'Ildebrando 
Dl diversi terreni posti a Manco- 
Pei ivi di Gia 


GIUN 453 
carico e di Sestinga, quando i 
Sa o sco a cao aveva eimato 
da Bernardo vescoro di Roselle, il 
tenue tributo annuo di 4 0 S soldi, la coso 


gico di Ple fu, Ain, 
gie corti di Zi i, Fatti, Alma, 
Caralle rata, Caldana ec. 


(elba ti monaci di Stioga dovere: 
mo recare siccome infalti recavano an- 
nualmente a Grosseto nella vigilia di S. 
Lorcuzo. (Anca. Dir Fron. Carte degli 

Agostiniani di Siena). 

che ai monaci farono subentrati 
nella badia di Sestinga i Frati Agosti» 
niani Ercmiti, questi ottennero nel 23 
febb. 1288 an breve da Rainaldo vescoro 
di Sieu» delegato dal pont. Onorio IV, 
scritto in Giuncarico, e diretto al prete 
Pace proposto della chiesa di S. Gilio di 
detto castello, affinchè dentro il termine 
di 15 giorai egli compensasse i frati Ago- 
stiniani di Sestinga delle decime da lui 
percette nel mo piviere. Cioe dl) 

nom saprei, se sospensione 
dello RASO 4 3 mite he 
staure vescovo di Grosseto, nel 1311, are- 
va diretto ai parrochi delle pievi di Zu- 
riano, Coloana, Ravi e Giuncarico lettere 






scomunica a tutti i debitori 
di Sestinga, sia per ragione di frutti, di 
censi o di altri oneri, di ritenersi nelle 
mani il denaro, finchè i detti frati non 
avessero pagato alla mense vescovile Îe im- 
ni £ lette; per la qual co lì 
li Sestinga, solto il dì 

arco ulla S. Sede. I 
anno 1$13 ai 9 agosto, 
curatore dal convento di Sestinga si rest [air 
nel castello d'Ischia nel palazzo vescovile 
prmar FIGLIO Restauro veneto di Grocato 

somma di soldi 8 per il canone di due 
anni arretrati. (loc. cit.) 

Frattanto il dominio di Giuncarico si 
continuava a tenere dalla famiglia Pan- 
nocchieschi del ramo dei conti di Travale 
i ed Eli. Di essa era capo il conte Renie- 
ri, allorchè nell'anno 1282, ubbi 





0 E ta pren iano di 
to che La Repabica 
Papini 


ne del castello, pira ig 


dI 





456 GIUN 


mini di Giencarico.— (Mazaveuni, Zster. 
di Siena Parte Il). 

Rel 1385 il nobile Enrico Gioseppi, ii in 
qualità di tutore del conte Ranieri Ma- 
novelli figlio del fa Ranieri conte di Elci 
e Travale, riottenne il del castello 
mmddetto, mediante va rogito fatto nel cas- 
vero d'Elci li 14 febb. 1385; per cui 
Comune di Siena a certi patti rinunziò 
ni suoi diritti sopra il castello di 
carico e suo territorio. — Nel 1314 risie- 
deva costà il conte Nello della Pietra me- 
rito della Pia, il quale in detto anno fece 
il suo testamento mella camera del pio 
vano; e nello stesso anno 1314, ai 29 mar- 
20, si sottomise di nuovo con le me 
solennità il castello e distretto di Giun- 
carico, alla di Siena, a. nome della 
quale ne prese ione il conte Cer- 
Jo di Battifolle di lei potestà. — (Muta- 
vor, Zstor. di Siena Parte II.) 

Nel 1330 il conte Gaddo d' Eli figlio 
di Conticino, e signore del cast. di Giun- 
«carico stipulò per messo del soo siudaco 
n nuovo trattato cen i Signori Nove di 
Siena,.obbligandosi di conservare e di te- 
mere a disposizione della ica il 
cast. e uomimi di Giuncarice, di sommi. 
misirare in tempo di guerra $ uomini a 
cavallo e 35 fanti, e di mandare a Siena 
un cero di libbre 10 per la festa della Ma- 


(Axa. Dm. Sax. Laleffo vecchio). 
Nel 1360 il C. Ranieri figlio del fa 

















Giuncarico al Duomo di Siena l'annuo 
tributo di un palio di seta del valore al 
mene di so fiorini d'oro. (loc. cit. Me 
Ie@fo nero, e Maisavoon Ister. di Siena 
Parte M). don 

Nel 30 ag. 1405, donna Lippa figlia di 
Ugolinaocio de' conti d' Elci col consenso 
del suo mondualdo e procaratore, dopo 
essersi dichiarata contenta delle doti co- 
stituitegli dai CC. Bocchino e Federigo 
figli del fu Conte Racieri d'Elci, rin 
zia in favore del di Jei cugino conte Boo 
chino alle ragioni che se le competevano 
di sua perte diritti ereditarii delia 
madre donna Cia, di Ugolineccio smo pe- 
dre, e di Giacomo suo fratello, sui beni 
posseduli in Giuncarico e sua corle, e 
Tillmente par le regioni sul tell. 


Lo stesso C. Bocchino nel 1430 vendà si 
Comune di Siena per il prezzo di 400 fio- 
rici la la perte di Giuncarico domatagli da 

ippa assieme con più case e ter 

la stessa somma fumanzi 

ii conte ’ederigo del fu C. Ranieri Van 

ni del C. Gaddo del fu C. Ranieri, e Ra 

nieri del C. Manovello della stessa cos- 

sorteria dei C. d'Elci avevano rinunziato 

stessa Repabblica la loro parte per ia 

della corte e giurisdizione di Gian 
carico. (loc. cit. Maleffetto). 

Da quell'epoca in poi il paese di Gina- 
esrico restò costantemente i al 
contado e giurisdizione di Siena, di cui 
seguitò la sorte. 

La parr. di S. Egidio a Giuncarico nel 
1833 Ponta 552 abit. 

GIUNCHETO in Val-di-Serchio. — 
Ved. Bazaa Comunità, e Trezzo (S. Gre 


soa) 

GIUNCUGNANO di Garfagnana nella 
Valle del Serchio. — Vill. con perr. (S. 
Antonino martire), filiale della pieve 
di Piazza, caj di comunità, nella 
Gir. e circa 5 migl. a maestr. di Cam- 

ano, Dioc. di Massa ducale, già di 
Foti Seriana, Due. di Modena. 

Trovasi nello sprone occidentale dell 
Appennino, chiamato il Monte Tea, che 
ha dirimpetto le ripi si cuinemi sco- 
gliere del monte Pisanino dell'Alpe Apus- 
na, preso al confine della Garfagiane 
con la Lunigiana, e quasi sal colle fra la 
Valle della Magra e quella del Serchio. 

La comunità di Giancugnano 

















Gienongnono, Perrocch. sotto il i- 
di S. Antonino mart. . Abit. 176 





GIUSEPPE (S.) ne VAL-d' ARNO. — 
Fed. Donato (S.) presso S. Manza a Mosa 
nel Val=l'Arno inferiore. 

GIUSTINA (S.) aL RIO in Val.di-Ma- 
gra — Cas. con parr. nella Com. e Man- 


GIUS 


damento di Godano, Provincia di Levan- 


te, Dioc. di Lani-Sarzana, R. Serdo. 
Trovasi sulla pendice meridionale del 
Menie-Rotondo, che acquapende nel fin- 

me Vara, di cui è tributario il Bio, dal 


La parr. di S. Giustina al Rio nel 1833 
aveva 360 abit 
GIUSTINO CE) nel Valdi Arno pepe 
riore, altrimenti detto £. Giustino al 
ro. — Ces. desiguato col nome pAriget sua 
chiem arcipretera, nella Cora. e circa 5 
migl. a scir-lev. di Loro, Giur. di Terra- 
muova, Dice. e Comp. di Arezzo. 
Risiede sul fanco merid. dell'Alpe di 
8. Trinita continuazione di Pratomagno, 
tango il torr. Agna e sopra la strada pro- 
Vinciale delta 'rbinese che pasa da Zé 
per il Borro e Castiglion-Fiboochi, 

quibdi cavalca l'Arno sopra il Ponte e 
luriano e guida ad Arezzo. 


sctcaizazione Iucita! 2 8 Giani» 


Cabiano, poi a! Berro. Della pieve di & 
Giustino è Cabiano lavvi memoria in una 
carta aretina del sort. 

Nel catalogo delle chiese della stessa 
diocesi redatto nel 1265 la Pieve di $. del 
Giustino comprendeva due chiese suocur- 
mli, cioè, S. Bartolomeo a Cerreto, 0s- 
sia a Vitareta, e S. Michele a Cafaggiola, 
ammensata dal Poat. Adriane IV alla be- 
dia di S. Maria in Gradi di Arezzo. — 
Fed. Carseoso nel Val-d'Arne saporiore. 

Nella chiesa della pieve di S. Giastino, 
Hi 17 agosto del tap rorava il ‘vescoro 
Guglielmino di Arezzo, davanti al quale 
reclamarono i sindaci dei monasteri di 
®. Flora di Arezzo, di Capolena, del Ses 
so e dell'Alpe di 8. Trinita, mom. tutti 
della diocesi aretina, a cagione di una col- 
letta.—(Fraiz. Monozzo, Dello stato del 

Arno Parte Ip 

Nel secolo XIV la stessa di $. 
Giustino, detta allora ei Borre, contava la 
Eaton 7 chiese filiali; 1. S. mei 

‘afeggio o Cafeggiola, soppreme; a. 
Bariolommeo a So Viltareta, esistente; 3. 
Maria di Facta o Faeto, csisicnte; 4 & 
Biagio al Barro, esistente; 5. $. 
mare, distrutta; 6. SS. Fabiano e 
stiano alla Trojana, esistente; 7. Spalale 
di S. Audrea della 7rojana, soppresso. 

La pieve di S. Giustino conta 309 abit. 











GIUS 457 


Grerrim (8.) a Mazsscrano, ora 8. Mi- 
chele a Melisciano © Milicciano cari 






RI IIC XIV 10 ch di Mlizzione dovò 
mere riedificata sotto l’invocasione che 
porta attualmente di S. Michele. ed. Mz- 


LAZZUOLO. — Wed. Parazzuoro in Val. 
di-Chiana. 


GIUSTINO (8.) © & GIUSTO a VE. 
pci Ved. Vissaz nel Val-d'Arno 


Tifismo (S.) di BRANCOLI nella Valle 


contava 

GIUSTO (S.) di COMPITO. — Ped. 
Commro nel Lucchese. 

— a EMA — Ped. Ena (S. Giusro a) 

Grosro (Casrst 3.) vell'Arbia. — Ped. 
Giosre (S.) Movscss. 

GIUSTO (PIEVE nt S.) a BALLI pro 
s0 Sovicille in Val.di-Merse. — 
antica ch. plebana dedicata ai SS. Gius 

€ Clemente nella Com. Giur. e migl. 1 $ 
8. n sett-grec. di Sovicille, Bioc di Colle; 
già di Volterra, Comp. di Siena, che tro- 


mi distante 6 migl. al suo lev. 


458 GIUS 

Sì fa menzione di questa pieve di S. 
Giuste in ua giuslizio dato dalla contessa 
Matilde, li a tebb. 1078, a furore della 






ritti e beni spetta 
di Pernina e di S. Giesto con la villa di 
Personata, dov’ era una cappella succar 
sele. 


Tufatti nelle vicinanze di S. Giasto 
sussiste tuttora un luogo di Personata, 
ove si osserva una villa con cappella gen- 
tilizia di figura citagoma di proprietà dei 
ignori Fineiti di Siena, come pure vige 

il nomignolo di 8. Margherita 

ersonata , sd una più vetosta chie. 
Radom ridotia ad uso di capanna pres- 
#0 una casa colonica con po lere omonimo 

La pieve di S. Giusto a Balli è tatta 
di pietra, in origine a tre navate, lunga 
br. 25, e larga be. 17, con tribrna e tre 
altari, due archi per parte a sesto tondo, 
4 finestre nella navata maggiore ulte e 
strettissime, formate a strombo ovia a 
gruisa di feritoja, talchè la luce maggiore 
entra da quella siate aperta recentemente 
sopra la ‘ingresso. 

Pri ia origine la chien era a ue 
mavate, st non che un pievano più gotico 
di quelli che la fabbricarono, verso la 
fine del secolo XVII, fece chiudere la ne- 
vata a cornu epistolee, per riduria a cel- 


la vinaria. 

La pieve di S. Giusto a Balli pei pri- 
mi secoli dopo il mille aveva, come si è 
avvertito, per succursale la chiem di £. 
Margherita di Personata, la quale sussi- 
steva anche nel 1356, cla par. di 5. Zar- 
tolemmeo ad Ancajeno posta sulla schiena 
della Montagnola. Quest ultima essendo 
stata devastata nel 1554 dall'esercito Au- 
stro-Ispano, fu annessa alla picve di $. 
Giusto, si: che il Pont. Alessandro VII 
la fece riedificare nel 166» coa nobile 
disegno ziolto simile a quello della chie- 
m di Provevzano di Situa; € finalmente 
mel 1788 dal vescovo di Colle fu decorata 
del titolo di 

La pieve de' 85. Giusto e Clemente a 
Belli nel 1833 contava 277 abit. 

Grosto ($.) 4 Canpi nel Val-d'Arno fo- 
rentino. — Chiesa che fu del piviere di 
S. Stefano a Campi da lungo 
messa alla cura di $.. “Cresci me nel 

















GIUS 


Un’istrumento del 9 giugno 1257, ro. 
gato da Brunetto di Bonaccorso Latini, 
tratta di alcuni effetti posseduti dal e. 
pilolo fiorentino nella perrocchia di $. 
Ginsto a Campi, sui quali beni fu data 
al capitolo una somma di cento lir: che 
dotè pagarc al vescoto di Firenze d’or- 
dine del pontefice, per ls colletta i Snmposta 
pro stipendiis militum Romena: carise 
mizsorun in dpuliam. (Lama, sfon. Eccl. 
Flor. T. II.) — Ped. Caun (S. Causa a). 

GIUSTO ( S. ) a CANPOLESE, o a 
CAMPORESE in Val-d'Elsa. — Villa de- 
vera una chiesa perr., il cui popolo fa 
raccomandato sino dal 1466 al parroco di 
Nebbiano dal santo Arcivescovo Antonino, 
ed i suoi beni ammensati al monastero di 
Mantignano, nel piviere di Settimo. — 
Ped. Canone. 

GIUSTO (SS.) x CLEMENTE axza BA- 
DIA nel subarbio di Volterra in ValdE 
ra. — All'art. Asana ni S. Grosro fa dei- 

t0, che ema era vicinissima al subbc-godi 
8. 8° Stefano, de cui popolo fo parte: ne 
tre il borgo che l'avvicina è propriamente 
appellato di S. Giusto, compreso nei con- 
fini della stessa parrocchia @ chiem sb 
be ciale. Comecchè più ino alla cite 
tà, € feori della stesa potto di S. Fraser 
200 trovisi l'altro borgo, detto di S. Ste 
fano e S. Giusto da aus ch. parr. di cui 
fa parte; donde è, che invece di una sola 
sono due cure, quella cioè della badia di 
S. Giusto, e l'altra di S. Stefano extra 
" dell’ S. Giu 

La uto dell'Abazia di 
So cipria oltre il borgo omonimo 
anche i! castelletto di Monte Bradoni, i 
cui nvanzi sono a grec. della stessa bodia. 

La mu chica ba seni tre per par 
ee Olure i bel'qu ‘quedro 
di le Meta, reppresentanie la 
Natività di Nostra Donna, non deve omet- 
derti una bellisime tavola all'altare di- 














rimpetto, la \ppresenta Maria Ver 
gine con S. Leti inedetto e S. LTS, Romushlo ei 
altri Senti e Sante dell'Ordine Camablo- 


Pyche dipinta da Domenico Ghirlandajo. 
affresco dello sfondo, e i due 
Setti dell'ordine, Benedetto € S.Ro 
mualdo ai lati dell'organo, dipinti nd 
1629 da Franceschini. 
La perr. de'SS. Giusto e Clemente alla 
Badia nel 1833 contava a11 abit. 
GIUSTO (SS.) = STEFANO cxira meo 


GIUS 


nia di Volterra —Chiesa grandiosa eretta 
dal popolo volterrano nel subborgo di 
porta S. Francesco, detto la contrade di 
Prato Marzio, anticamente Monte Albi- 
no, era Borgo $. Stefano, nella via che 
conduce alla badia dello stesso santo pa: 
Arono della città. 

La memoria della 
me di questa chiesa, i re, 
del santo a ogi fa dedicata, del re longo- 
berdo che allora regnava, e del vescovo 
che sedeva nelia cattedra di Volterra sul 
cadere del secolo VII, i tuttora scol- 
pita in una gotica iscrizione latina af- 
fissa alle pareti del coro nel moderno iem- 

espressa nei termini seguenti: Hono- 
mos Susti Alchis ialuntte, Castaldine 
fieri jussit tempore domini ‘uniperti re- 
sis, Ceudentiano episcopo. 

Assorbita nel 1697 cile franate balze, 
l’antichissima chi S. Giusto, pelle 
oblazioni dei fedeli fa dato pri ipio el 
maestoso tempio presso la chiesa di S. Ste- 
fano già parrocchia, attualmente ca 
la, della quale si hanno memorie 
dl 1300. 

Nella sacrestia è stato collocato ua qua- 
dro rappresentante S. Sebastiano, di quelli 
probabilmente appartenuti alla sabissata 
chiesa di S. Giusto, con la presente iscri- 
zione: « Questa tavola an facto fare la con- 
» trada di Prato Marzio di Volterra Anno 
» Domini MCCOCCLXXVIII ». 

Il chiar. Padre Giov. Inghirami delle 
Scuole pie nell’anno 1809 fissò nel peri 
mento di questa chiesa uno 

Nella compagnia contigua alla stessa 
chiesa di S. Giusto esiste na tavola 
presentante la deposizione dalla croce 
6. C., alquanto maltrattata. Essa porta îl 
nome dell'autore e l'epoca in cui fu ese- 
guita Nicolaus Circinianus de Ripome- 
rane pingebat A. D. MDLXXXX. 

piazzetta di S. Stefano, 
Marzio, esiste un torso di 
cui Ciriaco Anconitano 
iscrizione allora esistente nella 
quale diceva: Sodales d. Novia. 
4. F. Pliconti. Sesiro Augustali. 
iusto e Stefano ertre 
moenia conta 876 abit. 

GIUSTO (S.) IN CANNICCIO nel su- 
hurbio meridionale di Pi: Borgata 
con ch. perr. nel piviere della primaziale, 
Cam. Giur. Dioc. e Comp. di Pisa, da cui 
































Sp; Porri 


GIUS 459 


è appesa un migl. distante. — Trovasi 
fuori della Porta Fiorentina, fra il fosso 
de' Navicelli e l'antica strada Romea, è 
di Ezilio Scauro, oggi R Marecamana. 

La ch. di S. Giesto in Cenniocio esi. 


nota al mon. de Canonici Regolri Ago 


i S, Martino di Pim, a coi era 





GIUSTO S)ALLE MONACHE in Val- 
d'Arbia, già deito a Reatennano, talvolla 
Castel di 8. Giusto. — Villa signorile 
dore già fa un fortilizio, e inoanzi tatto 
convento di monache con chiesa sotto 
il titolo de SS. Giusto e Clemente nel 
popolo di S. Cristina-® Renteonano, da 
gran tempo riunito alla cura di S. Cri- 
stofano a bar + 0 Lucignano 
i . Marcellino in Chianti; 
dini q migl. a ostro di Gajo. 
- le, Dico. di Arezzo, Coop di Sia di Siena, dalla 
mo qual città è circa 6 migi 

Trovasi alla sinistra dell riva cri 
me dei poggi che separano le crete senesi 
dallerocce stratiformi compatte del Chiam, 
ti alto, e la valle dell'Omi dalla val. 
lecola dell'Arbia sua tribataria, presso »i 
luogo do toccano tre diocesi, cioè, di 

vezzo, di Siena e di ‘Fiesole, e sull'antica 
Five di demarcazione fra il ceatado fo- 
Trentino e quello senese. 

Tafatti la villa di 8. Giusto a Rentenno: 
mo fu segnalata a confine tra i due con- 
tadi nel trattato di concordia concluso in 
ibonsi nel 1204 dagli arbitri delle 















due Repubbliche, fiorentina e senese, in 
i Fieso- 
del Q. 
Mapente di Sarteano, del C. Cacciaguen 
ra, e di molti altri testimoni; mercà della 
quis convenzione restò fissato il confine 

lei due contadi mel Chianti alto Torna: 
no, Campi, alla villa di Larginano, alla 
chiesa e villa di 8. Giusto a Rentenna- 
no ce. 

Che poi fino dalla stessa vi fame 
in S Giusto è Reotennano ce monssiere 
di donne lo fa credere una pergamena del 
12 febb. 1206 riguardante naa transazio- 
ne di lite che verteva tra le momache dei 
SS. Giusto e Clemente a Reniennano ed 
i fratelli Guido, Spinello, e Currado di 











460 GIUS 


Cerreto, a cagione di mulini che avevano 
in comune nel Piandi Arsiccia e in quel- 
lo di Valle nel distretto di Quercia grossa; 
lo conferma nn atto del a lug. 1211 fatto 
mel Chianti, col quale i fratelli Ugo e Ra- 
mieri, con Uggerio e Bernardino, figli del 
saddetto Ugo della Valle, rifiutarono 
ogni diritto ed azione che avevano sui 
beni del mon. di S. Giusto. — Ped. Can- 
nero per Cau. 
Finalmente a dimostrare nel secolo XIII 
la conservazione del mon. medesimo si po- 
trebbe aggiungere una bolla degli 11 mar- 


20 1377 del Pont. Giovanni XXI diretta 
alla bedesa e alle monache di S. Giusto 





le loro posessioni. 

Le stesse recluse di Rentennano gode- 
vano il giuspadronato della vicina chiesa 
pe $ Cristina, mentre esse, con par- 
tito degli 8 aprile 1279, elessero il retto- 
re della medesima nella persona del pre- 
te Pietro Canonico di S. Manellino del 
Chianti, Dioc. di Arezzo, al qual rire 
apparteneva il monastero di S. 
Ia altra membrana del 17 febb. 1296, de. 
la stessa proveniénza, si aggiunge, che il 
mon. di £. Giusto e S. Clemente a Ren. 
tennano trovasi nella diocesi di Arezzo e 
mel Contado fiorentino. — (Anca. Dir. 
Fioa. Carte delle Trafisse o del Santuc- 
cio di Siena.) 

Ma non era ancora com) 
‘3297, che le monache di S. 
traslatate nel mon. 













segui 
. (loc. cit.) 
per altro il nome di S. Giusto 
alle Monache al pri 
quale fu acquistato e ridotto in fortilizio 
nobile famiglia de'Ricasoli, che nel 
Chienti fa sempre molto potente. . 
Lo possedeva nell’anno 1390 Agnolo 
Ricasoli che fu poi vescovo di Arezzo, fra- 
tello di Albertaccio e di Bettino palorosi 
guerrieri, capi di parte guelfa a 
Îl quale Agnolo avendo cognizione ne del 
puese, teneva nel suo castello di S. Giu- 
sto d'Arbia una mano di fedeli armati, e 
cogliendo essi l'opportunità facevano di 





GIUS 


cosà fr ti danni al contado di Sie. 
na, città allora dominata dai Visconti di 
Milano. Onde il governo senese inviò in 
detto anno ad assalire colesto castello il 
valente capitan di guerra Giovanni Ubel- 
| com tutte le sue genti il qual le, dopo 
varii inutili assalti con i 

di loro, avendo recato da Siena le bom- 
barde, istrumento di guerra forse perla 
prima volta adoprato in Toscana, comin- 
ciò a bombardare il castello. A così fatta 
batteria non reggere le mura ce 





stellane di S. Giusto, dopo cadute buosa 
perted euse,gli assediati, avendo date mol- 

te prove di valore, si resero lì 8 di giugno 
a patti che gli fusero salve le persone e i 
loro averi. Frutto di tal vittoria, che pure 






del soggiogato cast. 
nache, sulle cui vestigia venne in seguito 
innalzata la villa che attualmente con i 
predii intorno appartiene sl pupillo Ben- 
tivogli di Firenze. (Amm. Zstor. Zior. 
Lib. XV. — Matavorn, Zstor. di Siena 
Part. II.) 

GIUSTO (S.) a MONTE RANTOLI, 
volgarmente appellato S. Giusto a Moe 
te-Martiri fra la Valle dell’Ema e della 
Greve. — E una cappella posta sopra il 
monte omonimo, nella pre e più re di 
S. Pietro a Cintoja, Com. Gi rca 4 
migl. a sett. di Greve, Dioc.. di Fiesole, 
Comp. di Firenze. 

Riziede sul pinnacelo di un poggio i- 
solato a greco dalle sorgenti che scendono 
dal monte di Cintojay per tributarie nell 
Ema, mentre a lib. gli scorre il fi. Greve. 
rato Monte de’ Martiri, dopo che 
iberardini Vesc. di Fiesole nella 
visita diocesana del 1616, ai 10 marzo, 
scuoprì e riscontrò sotto l’altare dell'ore- 
torio di S. Giusto qualtro loculi coa le 
liversi Santi martiri, da 
più decente luogo riposti e castoditi, sie- 
come lo manifesta l'iscrizione scolpita nel 
macigno sotto la mensa dell’altare. 

Moate Rantoli è più noto per il suo mar- 
mo persichino adoprato, per asserto del 
Targioni , a incrostare alcune parti della 
aticirale, di Firenze, sebbene sia di strut- 





















ve la roccia di macigna, che costit 
la massa principale del Monte di S. Giu- 


GIOV 


se, degenera in un galestro tramezzato 
da Wirati di calcarea-schistosa , la quale 
rocciy è attraversata quasi sempre da filoni 
di spato candido, che dal colore lilla passa- 
noal persichino e quindi al rosso ocraceo. 

Il lnogo dove si affaccia una simile 
specie di armo schistoso sppellasi il pog- 
gio di Cafaggio, nei boschi della fattoria 
di Cintoja di casa Masetti, patrona della 
chiesa di $. Giusto a Monte Raztoli, ed 
in quelli limitrofi del march. Riccardi. 
Vernaccia. 

GIUSTO (S.) a MONTALBANO. — 
Cappella sulla sommità di MonvAlbano, 
preso il giogo di Pierra-Marina , nella 
pere. piebana di Bacchereto, Com. Giur. e 
dica 3 mig: a lib di Carmigaano, Dive. 
di Ri ja, LI Firen 
tezza di Ss Giusto a LI a Monl'Albe- 

so pinto «al suo campavile fu trovata 
dl pad. Giovanni Inghirami br. 720 al 
di sopra del livello del inare Mediterraneo, 
GIUSTO (S.) a MONTE PESCINI, o 
aS.SALVATORE in Val-di-Merse— ed. 
Most Pescrni del Vescovado di Murlo. 

4 PIAZZANESE. — Ved. Prassane- 
ss in Val-d'Ombrone ose 

— 1 SALCIO. — tn laccio in Val- 
d'Arbia. 

_a VISIGNANO. - — Fed. Visicnano 
nel Val-d'Arno pi 

(CASTEL, 21 S:) 0 »1 PORCARI. 
— Fed. Poncanr. 

— (MONTE ). — Fed. Moars-Giusto 
nella Valle del Savio. 

— (VILLA pi S.) — Fed. Prazzanese. 

Lo stesso riporto valga per tulte le al- 
trecontrade e parrocchie di campagna, che 
sotto il titolo di S. Giusto non si Lrovassero 
qu rammentate. 

GIUSTAGNANA nella Vallecola della 
Versilia. — Cas. nella parr. di S. Marti- 
no alla Cappella, Com.Giur. e cìrca mer- 

20 migl. a sett. di Seravezza, Dioe. di Pi- 
sa, già di Luni-Sarzana , Comp. Pisano. 

È posto in monte a lev. della strada che 
quida alle cave de'marmi, risalendo con- 
Are le sorgenti della Serra, ossia del Hio 

Meg. 

GIOVAGALLO, o ZOVAGALLO, (Ju- 
«8,0 Sugum-Galli) în Val-ti-Ma 
Cest. con chiesa arcipretura 
che fu camluogo di un ex-feudo dei inar- 
chesi Malaspina di Mulazzo, ora nella 
Con. Gi r. e migl. a e è a lib. di Tre. 

va 









































GIOV 44 
sana, Dioc. di Massa ducale, già di Luni. 
Sarzana, Duc. di Moilena. 

Risiede sopra uno sprone orientale dell 
monte Cornevi; lla sinistra del fiume 
Magra, fra il territorio granducale di 
Calice, che è a pon., e quello di Terra. 
Rossa posto a lev., mentre a ostro tocca îl 
distretto di Bolano del Regno Sardo, e a 
sett. quello di Groppoli del Grandacato. 

Il castello di Gioragallo (Cueavallo? ) è 
rammentato fino dal 1033 nell'istrumento 
di fondazione del mon. di S. Maria di Ca- 
stiglione presso Borgo S. Dounino spet- 
tante al marchese Adlberto figlio del fa 
march. Oberto de'Pallavicini. Dopo fa 
muta fatta al principio del secolo 
tra gli Estensi ed i Malaspina, il cast. di 
Giovagallo tocoò di parte a un ramo dei 
march. di Mulazzo discesi da Manfredi fi- 
glio di Corrado, che Dante chiamò antico 
rr distinguerlo dal suo nipote Corrado 

I, da esso raffigurato nel Purgatorio. — 
Il march. Afanfredi nato da Corrado I 
nel 1260 militò per i Guelfi di Lucca alla 
battaglia di Montesperto, dove restò pri- 
fioniero de’ Senesi con altri due fratelli, 

roello e Federigo. Lo stesso Manfredi, 
dopola divisione dei feudi di famig] 
ta nel 1266 con gli altri suoi fratelli Mo- 
roello, Alberto e Federigo, tutti figli di 
Corrado I, divenne marchese di 





















ore 
gallo, Lusuolo, Madrignano e di alcuni al- 
tricasali che appartevanoai Malaspina nel- 
l'isola di Sa , dove il detto Manfre- 


di verso la fine del 128» morì.—Succes. 
se nel marchesato di Giovagallo il di lui 
figlio Moroello, quello stesso che fa capi 
tano dell'esercito lucchese con. 
tro Pistoja, tra il 1304 e 1306; cului che 
venne adombrato da Dante in quel verso, 

Tragge Marte vapor di Val di Magra. 
Fgli mancò circa i 1315, lasciando di sò 
e di Alagia 'iesco, nipote del pont. 
Larita, dee Ri ridi ce incon 
Manfredi II è Lachino: più una figlia 

appellata Fresca, la quale si meritò în 

priue nozze al C. Marcoralda de’ conti 
Guidi da Dovadula , al in seconde mozze 
( nell’anno 1349 ) a Niccolò di Bertoklo 
del Pecora tiranno di Montepulciano. — 
Fed. MonraruzciAnO. 

Alsuddetto Manfredi, mancato nel 1344, 
successe nel marchesato di Giovagallo l'a- 
nico tra i suoi figli maschi, Morcello III 

59 





462 GODA 


di tal nome, oltre una femmina chiamata 
Alagia, che si unì in matrimonio ad wn' 
altro Morcelle di Mulazzo, nato dal mar 
chese Franceschino, da me in altro tempo 
dimostrato il vero ospite di Dante. 

Nel 1347 Argentina Grimaldi, vedova 


del march. Morvello INI di Giovagallo, ri- 
mase tutrice del figlio Giovanni, il quale 
morì in età illare pochi anni 

Mu Bondeché tere le metà delie 
kw essendo cessata la linea dei march, 





I) 

S. Michele a Giovagallo, 
oltre il east. omonimo, comprende le ville 
di Chiusura, della Chiesa, di Pietrasalta, 
di Tevella e Pigonsola, le quali tulle 
insieme nel 832 contavano 340 sbitanti, 
cresciuti sino a 483 bocche nell'anno sqs- 


seguente. — Ped. Tazsana. 
GIUVIANO o GIOVIANO nella Valle 


‘alla bese di un poggio 
su cui fu il cast. di Gioviano, detto perciò 
il Pian della Rocca, lungo la strada che 


dal a Moezano conduce a Gallicano. 

All'art. Gaoviazo riportato al suo luogo 
devesi aggiungere che, se il cast. di Gio- 
viano fu distrutto, esiste tettora il suo 
borgo con la chiesa parr. sotto l'antico 
titolo di S. Maria Assunta, la quale nel 
1832 contava 330 abit. 





Assunta) nella Provincia di Levante, Dioc. i 


di ito, R. Sardo. 

Pisino posto sul fianco meridionale del Mon- 
te Rotondo acquapendente alla sini 
del fiume Vara. — Era uno degli antichi 
possessi dei discendenti del march. Ober- 
to conte del S. Palazzo sotto l'Imp. Otto. 
ne I confermato per la loro porzione ai 
march. Ugo e Folco Estensi figli del mar- 





GODA 


ch. Azzo con diploma del 1077 delli 
Arrigo IIL. — Dopo la permuta fra gli E- 
stensi e i Malaspina il castello di Gods 
no con la sua giurisdizione pervente si 
marchesi di Mulazzo, dei quali fa autore 
qui Corrado Malaspina chiamato Antico 
ll'Alighieri, al quale nella divisione pe- 
trimoniale, fatta pel sas: tra i figli e ni- 
poti del march. Obizo il grande, tocx- 
rono sè e peri suoi eredi, i fendi di 
Mulazzo, di Giovagallo, di Godano, di 
Chiusola, di Podenzana, di Tresana con 





i 
altri castelletti di Val-di-Magra e fuori di 
la Nelle seconde divise fatte nel 1408 fra 





Dante, il marchesato di Godano e Chiusola 
restò a un Morcello del march. Antonio 
di Mulazzo, dal quale passò nel di lui im- 
mediato successore Antonio II che ebbe un 
figlio per nome Antonio III, e che fa pe- 
dre di Alessandro ultimo della stirpe dei 
marchesi di Godano. 

1 signori di Godano sono rammentati 
mel loda dato in Sarzana nel 1202 promos- 
20 dalle vertenze insorte fra i march. Ma 
laspina, i vescovi di Luni e i loro visdo 
mini o feadatarii. — Anche li statuti par. 
ziali di Pontremoli fanno parola dei Si- 
gnori di Godano e Chiusola , i quali do- 
vevano pagare la colletta e le imposizioni 
a Guisa dei borghesi a quella comunità. 
De ciò si rileva che i signori di Godano 
erano sotto l’accomandigia de Pontremo- 
Jesi senza bisogno di credere, come taluni 
opinarono, che essi fossero feudatarii di 
quel Comune. = Infatti come raccomsa- 

lato di Galeazzo Maria S(orza-Visconti de- 
ca di Milano e signore di Pontremoli, f 
il march. Aotonio INI di Godano ia 
un’istramento iale conchiuso in Pos- 
tremoli, li 29 giug. del 1493, in casa dello 
stesso marchese, col quale Baldassarre del 
fa Bernardino di Anguisola piacentino, 
fu investito delle qualità di suo procera- 
io, ad effe stabilire con 























lano patti di accamandigie. 
Ma il governo di Antogio III e del se 
Alessandro non do: mollo 








1524, gli uomini 
con Sforzino Sforza, governatore ducale 
di Pontremoli, cui pagarono 500 scudi 
per riscattare sè stessi e le loro cose dalla 


GODA 


schiavitù del march. Alessandro Malaspi- 
e ciò nel mentre che quegli abitan- 
dici soltoponevano liberamente al 

inio insieme con gli uomini di 
Chiusole, di Pignona, di Bregazzana, di 
Marcatorio, di S. Maria di Godano, di 
Sesta e di Scogna. ( Arch. Comun. di 
Pontremoli). 

Non corse però gran tempo che lo stesso 
governatore di Portremoli le fece demolire 
sinoai fondamenti la rocca di Godano pro- 
pier multa nefanda crimina in dicto ca- 
stro et arce perpetrata per D. An- 
torium III et Dlezandram è Ti; fili 
exmarchionibus Malaspinis de Mulatio. 
Ma riconoscendo quel goternatore, di nua 














Leonum 
ragientium dictum locum injuste possi- 
dentium , in vigore delle lettere presen- 
tate dai sindaci di quella contrada, egli 

js et amore gli in libera e piena 
fo di sottoporsi in perpetno alla Ca- 
“mera di San Giorgio di Genova, siccome 
lo dichiara un'atto- pabblico rogato in 








GODA 463 


Godano li 38 ottobre 1525 dal notaro Bat- 
tista Pignone di Zigmano. (loc. cit.) 

De quell'epuca in poi, non scla.sente 
cessò il Jomiuio dei march. di Godano, 
ma quel feudo coo tatti i villaggi an: 
nessi restò incorporato alla Rep. di Ge- 
mova, la di cui sorte ha costantemente se- 





guilato. 

“i distretto di Godano mediante la gio- 
&ana del Zfonte Rotondo e del Monte Got- 
taro confina a sett. con la Com. di Zeri 
€ la Giur, di Pontremoli; da lev. fi 






dena; a pon. con il Mandaméato di Va- 
rese della Provincia di Chiavari, e dal 
lato di ostrolib., mediante il iume a- 
ra, col Mandamento di Borghetto della 
Provino di Levante, catrambi del Re- 


4"in Godvno risiede un sindaco che pre 
siede il Consiglio municipale. Vi è wu 
giudice di prima istenza, cui riferisce tai- 
to il Mandamento, il quale comprende 14 
parrocchie, con 4662 abitanti. Il Tribu- 
‘nale di appello è a Serzana; l'Intendente 
pec l'Amministrazione della Provincia 
riziode alla Spezia. 


POPOLAZIONE del Mandamento di Gossso nel Regno Sardò all'anno 1832. 





Antessio 8. Lorenzo, Rettoria 243 
Bergasana, 0 Castel S. 

rea S. Andrea, Pieve prepositara idem 271 
Bozzolo « | S Antonio Ab, Rettoria Bragosto 158 
Brugnato, città S. Pietro, Cattedrale idem 800 
Chiusola S. Michele, Rettoria Luvi-Serzana os 
Cornice S. Colombano, Rettoria Brugnato 4eo 
Godano (S. Maria di) |.S. Maria Assunta, Rettoria idem 167 
Guorre vi Gosano ‘| S. Siro, Pieve arcipretara Luni-Sertana 385 
Pigro 8. Croce, Rettoria idem 190 
Rio - 8. Cristina, Rettoria idem 360 
Sesta S Maria e 3. Marco, Pieve arcip. | idem 390 
Torpiana e ino vescovo t 
Valgiuncata S.Andrea. } Rattorie Hem 157 
Lignago S. Pietro, Pieve arcipretura idem 65 





464 GOLF 


GODEMINI (VILLA pe’) nella Valle 
dell’ Ombrone pistojese. — Antica 
la cui cappella ($. Girolamo de'Godemini) 
posta alla base sett. dei così detti Monti di 
Sotto Pistoja, fu da tanga mano annessa 
alla parr. di S. Pietro alla Collina, nella 
Com. Giur. e circa a migl. a lev. scir. di 
Seravalle, Dioc. di Pistoja, Comp. di 
renze. — Wed. Contini (SS. Pirrno e Gi- 
notano alla ). 

GODENKANO in Val.d' Elsa. — Cas. 
ch'ebbe ch. parr. (S. Bartolommeo) nel 
piviere di S. Leolivo in Conio, riunita 
“a S. Salvatore della Castel Com. e 
Giur. medesima, Dioc. di Colle, già di 
Fiesole, Comp. di Siena. 

La chiesa di S. Bartolommeo a Goden. 
nano doveva esere în povera fortuna fino 
dal secolo XIII, mentre fu esentata dalle 
imposte, tanto in occasione della colletta 
del 1399, quanto del balzello del 1444, 
sebbene entrambe le volte nominata nel 
piviere medesimo di S. Leolino in Conio. 














chiesa perr., ora semplice oratorio privato 
dei siguori Buonamici li Prato, posses- 


pare. e piv. di S. Vito a Sofigaano; Com. 
Gir. e circa 6 migl. a sett-groc. di Pra- 
to, Dioc. e Comp. di Firenze. 

Risiede a mezza costa sul fianco occid. 
del monte della Galvana, alla sinistra del 
fi. Bisenzio, che sotto la villa di S. Go- 
denzo si atiraversa sul ponte a Gabbolana. 

Era una delle 45 ville del distretto di 
Prato, alla quale appellano diverse mem. 
brane degli archivii pratesi —Nel distret- 
to della villa di S. Godenzo presso al pon- 
te di Gabbolana esiste attualmente una 
Ferriera cou distendino, dove si raffina la 
Ghisa dei forui di Follonica, e si riduce 
il ferro in verghe di ogni dimensione. Il 
locale appertiene sempre al possessore del- 
h villa di S. Godenvo. 

La villa di S. Godenzo nel 155: con- 
dava in 15 case 114 abit. 

GODENZO (CASTEL pi S.) — Ped. 
San-Goeenso in Val-di-Sieve. 

GOLFO »: ACONA. — Fed. Acona 
(Goro pr) nell’ Isola dell'Elba. 

— ni CAMPO. — Fed. Cauro ( Gor- 
vo pi) nell'Isola dell’ Elba. 

— m PROCCHIO. — Fed. Psoccaro 
((Gocro ne) nell’ Isola dell'Ejba. . 





















GOND 
GOLFO persa SPEZIA. — Fed. fr. 


zia, e Luni ( Posto pi). 

— vetta STELLA.— /"ed.Srezza(Gu- 
vo psuta) nell'Isola dell'Elba. 

— VITICCIO. — Fed. Vrrsocio (Ga 
vo pi ) nell'Isola dell’ Elba. 

GOLFOLINA. — Fed. Goxrouma. 

GOMBITELLI o GOMITELLI « PUO- 
SI nella Valle del Serchio. — Villeer 
stellare con ch. parr. (S. Michele) dipee- 
dente dal priore della collegiata nos 
majore, alla di cui spettano 
il vill. di Gombitelli la Silla di Puosi, 
la quale distà dal primo sopra mezzo migl. 
nella Dioc. e Duc. di Loca. 

Si trovano ambedue sul crine dei 
che separano la vallecola della Freddese 
da quella di Pedogna, circa an miei ta 
grec. di Montemagno , ai coi 
parteneva il castello di Gombitell. Della 
sua rocca piccole vestigie si accennano 

310 il vill. omonimo, abitato quasi per 
liero da fabbri e calderai bergamo 
schi, mentre la villa di Puosi idace a 
una cass di campegna con pochi poderi 
annessi. 

La parr. di S. Michele a Gombitelli nel 
1832 contava 334 abit. 

GONDA (S.) o S. GIOCONDA (Bd. 
DIA 1) nel Val-d' Arno inferiore.— Bor- 
&betto, altrimenti detto Za Catena, sulla 
strada R. pisana nella perr. di S. Giov. 
Battista alla Fabbrica di Cigoli, 























. medesima, giù di Lucca, 
Comp. di Firenze. 


tra Firenze e Pisa presso 
ulla base sett. delle colline che stendonsi 
da Sanminiato verso Cigoli. 

ALlArt. Carena pr-S. Gonpa fa avvisato 
in qual maniera a questo borghetto restas- 
se il nome di Catena, meutre il suo più 
antico nomignolo era Obacula o Bacale 
derivato dal rio vicino, e da una chiea 
di S. Andrea stata designata col nomi- 
gnolo ad Obacula. — Ved. Bacuna. 

A questa subentrò l’altra di S. Giocce- 
da che divenne ospizio e badia di Camal- 
dolensi con il doppio titolo di S. Barte- 
lommeo e S. Gioconda , poi di S. Gonda. 

Infatti le sue memorie non cominciano 
che dal secolo XIII; mentre il primo do 
cumento, nel quale (per quanl'io sappia ) 

si fa menzione dell'Abazia di S. Gondz, 





GOND 


Dioc. di Lucca, è del 15 febbraio 1953, 
dato nella casa della chiesa di S, Barto- 
lommeo a Sovigliana sull’Arno nel piviere 
dEapoli, Com. di Vinci. È un'istrumen- 
to, col quale il conte Guido Guerra figlio 
del fa conte Marcovaldo e di donna Fre- 
sca Malaspina, rinunsiò il giuspedronato 
della chiesa di S. Maria di Pietrafitta con 
tutti i suoi beni a favore dei monaci Ca- 
maldolensi nelle mani di don Martino 
priore generale di Camaldoli. Il qual prio- 
te accettò l'offerta, dopo aver preso consi- 
glio da don Benedetto abbete di Pozzevo- 
li, da don Paolo abate di S. Gioconda e da 
altri priori e monaci Camaldolensi. (Ax. 
me Coraza ) 

Il moa. di S. Gioconda trovasi rammen- 
talo nel privilegio amplissio concesso 
nel 13 lugl. 1258 dal Pont. Alessandro IV 
all ione di Camaldoli, e nel di. 
ploa rinnovato alla medesizaa dall'Imp. 

Y soito li 17 marzo del 1355. 

Gli Apnalisti dello stesso Ordine mo- 
sarti hanno pubblicato i nomi di molti 
abeti di S. Gonda, dopo quell’abate Paolo 
sprasominato. Tra i quali «n Enrico 
Gherardo abate di $. Gio- 


















nel 1315; ed an Romualdo 

Gli abati di S. Gonda per un certo 
tempo farono superiori spirituali del mo- 
mastero di S. Benedetto a ppio tuo 
ri della ivisi, ossia di si 
icita 2 Seamibinto. CIA ersenne dopo 
che le monache di Monteappio, nel 1330, 
impetrarouo dal vescovo di Lucca facoltà 
di poter cambiare l'abito nero di S. Ago. 
stimo in quello bianco di S. Romualdo, 
di prendere la riforma e la disciplina 
dell'Ordine camaldoleuse, e di potersi 
seiloporre all'abate e monastero di S. Bar. 
tolommeo e S. Gonda della stessa regola 


€ diocesi. 
Jafatti con atto del 39 marzo 1343 don 
Boeaventura di Coma 


deli concedà facoltà alla badesse e alle mo- 
tiche Camaldolensi di S. Benedetto a 
Snmiaiato di poler alienare wn 

di terra per estinguere un Toro debito, 
prerio il consenso di don Romuakio e 
lele del son. di S. Bertolommeo a $. 
Guoda. (Curte del Capitolo della Cat- 
tedrole di Sanminiato). 


GOND 485 


Nel:1(03, ai a novembre, l'abate del 
mon. di S Goada elesse e investi la ba- 


dena del mon. di S. Benedetto posto fuo- 
ri dî porta Poggivisi a Sanminiato. (Car- 
te dell'Arch. cit.) 


Ma le fortune e i beni della badis di 
S. Gonda circa detto tempo farono dile- 
pidati in guisa che il Pont. Martino V, 
con breve dato in Firenze li 20 a) 
1419, accordò all'abate di S. Gonda l’ap- 
plicazione di 1500 fiorini d'oro delle cose 
mal tolte per sollevare la miseria della 
bedia medesima. La qual badia per asserto 
dello stesso pontefice, di ricchissima che 
fe, ed ospite generosa di pellegrini, per 
cagione di guerre trovavasi ridotta iu ta. 
le povertà, che le sue rendite non basta. 
vano appena a mantenere l'abate com un 
solo monaco, senza dire che tutta la fab- 
brica cadeva in rovina—-Axsar Camato.) 

Fu pure in colesto tempo, quando l'a- 
bate di S. Gonda cedò i suoi diritti di 
elezione della bedessa e giurisdizione sul 
mon. delle Camaldolensi di S. Benedetto 


doli. Dondechè il di lui saccessore ab. Am- 
brogio Traversari, nonostante i reclami 
di don Michele abate di S. Gond», nomi- 
nò di suo pieno diritto la badessa del mon. 
di Montesppio. 

Totorno alla stessa età il mon. di & 
Gonda fa incorporato con i suoi beni alla 
Frepositura dei Frati Umiliati di S. Mi- 
chele di Cigoli, finchè l'ab. Delfino, Mag- 
giore di Cameidoli, alle istanze del ma- 
fistrato di Sanminiato, cercò di rimuove- 
re il priore diS, Benedetto di Monteappio, 
dopo che questo mon. era stato riunito coù 
suoi beni alla badia de' Camaldolensi di 
8. Felice in Piazza a Firenze; e quindi 
lo stesso Maggior Delfino nel 1501 rinun- 
ziò la badia di S. Gonda al Cardinale pro» 
tettore dell’Ordine camaldolense. Final- 
mente il capitolo generale, tenato nel 1513 
in S. Maria degli Angeli a Firenze, deter 
minò di unire la hedia di S. Gonda al 
mon. di S. Benedetto fuori le mura di Fi- 
renze, siccome aj da uns bolla del 
Pont. Leone del 5 giugno del 1514. 

Non ostante tali determinazioni la ba 
dia di S.Gonda non servì più che a som» 
ministrare un titolo di commenda abe- 
ziale a dei secolari o prelati domestici de” 
pontefici , sino a che esa con i suoi beni 


466 GONF 


divenze proprietà dei duchi Salviati di 
Firenze ,.dai quali l'ebberu per succes 
sione ereditaria i principi Borghesi-Aldo- 
brandini di Roma, cui la badia, ora villa 








riscuolevatoil pedaggio delle merci, cou- 
fermato ai medesimi dai Fiorentini, al 
Iorchè il Comune di Sanminiato si diede 
a quella Repubblica col trattato del 19 
febb. 1369. — Fed. Carena a S. Gonna. 

GONDO nel Val.dArno sotto Firen- 


ze. — È un podere compreso nella R. Te- 
mata di Castello e della Petraja nel 

lo di S. Michele a Castello , Com. Gi 
Dioc. e Comp. di Firenze. 

Fa eretto tostà nel Gondo un edifizio 
corredato di nuove macine differenti dalle 
ordinarie con gran pressa idraulica che 
il Grandoc: Leorotso II felicemente re- 
guante orditò, e fece venire appositamen- 
te da Loadra, affinchè serriue di modello 
e di utile eccitamento da imitarsi dai tic. 
chi possidenti di oliveti pet la atigliore 
manifattura dell'olio , oggetto di somma 
im) nia pet l'oleifera Toscana. 

NFIENTI, o CONFIENTI in Val. 
di Bisenzio. — Ved. Cont. 

— nel Val-d'Arno inferiore. — Ped. 
Bassa (S. Manzi alla ) e Rurosa (S. Lao- 
marpo A) 

— {Bocca pi) Ved. Conrizari (Roc- 

ie Val-di-Merse. 

NFO NUOVO VECCHIO (Con. 

fire © Gusfam) nel pi no useridionale di 
Due coni o tenute palustri, 

rina delle quali esiste nelle vicinanze di 
Vicarello, mentre il più antico Gonfo era 
sitosto più d'a a Macerata, e dava 

51 nome alla distrutta chiesa di S. Fre- 
diano in Goefo uel piviere di S. Cascia. 






no a Settimo primo nella Com. di 
Colle-Salvetti, 1° tro | in di Casei. 
na. Di questo sue cappella 


fanno menzione fra gi altri due lira: 
menti pisani, che uno del ss settetabre 
dl 3piGSatto in Gofo premo la chiem 
&. Frediano, e l’altro Pinto in Pisa, 
n 19 maggio 1336, relativo alla vendi 
di un pezzo di terra posto in Gonfo mei 
confini di Macerata. (Anca. Det. Fica. 
Carte della Primaziale di Pisa.) 
Questa stessa tenuta del Gonfo di Mo 
cerata con diploma del 28 dic. 1219 dal 


GONF 


l' imp. Ottone IV fu concessa in fetdo 
insieme col castello di Tondla in Val d'E- 
vola ai fratelli Guido e Ventilio figli dol 
fu conte Ildebrandino dei couti della Ghe- 
rardesca di Settimo e dei loro succesori. 
Ja conferma del quale diploma si aggiut- 
se an privilegio dato in Pisa, li 4 geub. 
del 1221, da Corrado vescovo di Spira 
cancelliere e Legato imperiale iu Ialia, 
cheavvalorava le concessioni medesime in 
favore dei due fratelli couti del castello 
di Tonda. ( Anca. Dirt. Froa. Carte della 
Com. di Sanminiato ). — Ped. Tonvi 
Gonfo era posto tra l'antica pie 
o, ora di Crespina, e quella 

;avvegnachè le terre di quel 
* Gonfo futono. acconlate in dote della pie- 
ve di Miliano ai vescovi di Lucca dall 
Imp. Ottone IV con diploma del 14 die 
1209, cioè, et plebe de Miliano cun 
mansis et dilote, e justitia, prots pi 
scuis, et cum terra guae Coat, 
ty/ri albergatia, ete. 

fo vecchio e nuovo 2) 
dipl dell'Imp. Corrado IL, dato ine 
rimberga li 18 laglio 1138, a favore di 
Baldaino Arciv. di Pisa, cui tonfermò fra 
le altre cose Ganfum vetus et nov; il 
qual dova, a petizione dell'Arciv: Ubaldo, 
rinnovato alla chiese pisana dall'Imp. 

Federigo I coa privilegio dato in Pavia 
MU grmafzo 1178. 


scs le sone itguasti del Geafò mero 
venivano raccolte in una fossa omonima: 
mentre la rubrica 19 del lib. IV, intito 
lata de Fossa nou Gorf, tratta di far 
ampliare la delta Fossa mora, guae est 
in Gonfo Vallis drni, ut oqua per com 
possit discurrere in Ghin, sive nte- 
quer ( (cioè ui poeti di ). — la. 
dicesi Lattora lo Scolo del Gogfo ua 
fossato, confluente nella Fosse muova cs- 
sia nel Gonfo nuovo che pesa la via E- 
milia di Scauro sotto an ponte chiamate 
della Fossa nuova, o del Fosso Meale. — 
Ved. Fossa Nuova, e Ponri s1 Sraeno. 
GONFOLINA, o GOLFOLINA (Petre 
Gaulfolina) nel Val-d'Arno sotto Firense 
fra il Porto di Mezzo sotto Signa e Sea 
miniatello sopra Moulelupo. — -Quesio 
nome è rimasto alla chiusa, ossia stretio 
in cui termina il Val d'Arno fiorentino, e 
dove per ua tortuoso passaggio fra le api 
di duro macigno che Giancheggiano a de- 

















GONF 


stra i poggi del Barco di Artimino, e a 
stra quelli di Malmantile, il fiume si 
perta la via per entrare uel Val d'Arno 
inferiore. — Quiudi gli antichi scrittori 
appellarono questo luogo lo Stretto della 
Pietra Golfolina , frase che in tre parole 
da a conoscere la qualità del sito, l'indole 
del terreno, e il gonfo, 0 golfo che cosà 
dovè forma; intendo 
ire, ii che l'arte 















presentasi sotto forma di 








GONF 407 
metrici o meglio apco teodoliti ripetito- 
vedrebbe che dalla pescaja di Ognis. 





di Firenze simo al pglo dell'Arno 

davanti a Empoli, che è circa 7 miglia 
iù sotto della Golfolina, la pendenza dell” 
rno ammonta a circa br. 29; cosicchè 

prendendo la media pro i 

ràdi 2a per 

dA rete hl 
i decl 















pi branza di cotesta 
chiusa, sotto nome di Pietre Gulfolina 
la trovo in un'istrumento del il 
1124, col quale Ubaldino figlio 
maro fece una permuta di beni con Gio. 
prete e preposto della cattedrale 


















ingresso superiore dello - vanni si 

gusto della Golfolina, donde di S, Giovanni e S. Reparata di Firen- 

mente potè derivare il nome di Artimino, ze; per effetto della quale Ubaldino cedè 

quasi dretus minor. «+ 31 Gapitolo alcune vigne, terre ec. pose. 
Comecchè sia è ben credibile che la ro- dute da Bernardo arcidiacono figlio 


sura luago il seno della Golfolina sia opera 
fatta o quasi tutta della natura, piuttosto» 
chè tagliata dall'arte, siccome fu creduto 
di 








lani. Pu forse questi il primo a opinare 
che il taglio della Golfoling fosso stato 
comandato dalla necessità di far sporgare 
Terni n 


€ 

ficizione della Pietra Golfolina è stata ri- 
istorie fiorentine da Piero 
Boninsegni, da Bartolommeo della Scala, 
dall'Ammirato e dal Borghini. Per egual 
modo molti seguitarono a rTe com 
Jo stesso Villani, che Castruccio fasse co- 
tanto credulo da lasciarsi infinocchiare dai 
maestri periti ingegneri, che non si po- 














teva con pna grossa muraglia alzare il co Med 


sa del fiyme Arno allo stretto della Pietra 
Golfolina per fare allagare Firenze, stan- 

il calo di Arno da Fiorenza in fin 
laggiù era 150 braccia, e perciò lasciò di 
Îare tale impresa. (G. Visuani, CGronie. 
Lib. IX. cap. 335). 

Chi però si fece ad emendare questo 
passo del Villani, e de' segaaci suoi, in- 
conse in un'altro fallo, siocome avvenne 
all'autore della prefazione della Aeccolta 
degli scrittori dell'Aogue, il quale asserì: 
che se avessero i maestri ben misurato, 
trovato avrebbero, che il declive d° Arno 
non era se non le trentesima parte di 
guanto essi ritrovarono, vale a dire di 
sole 5 braccia da Firenze alla Golfolina. 

Me ove si adoprino istrumenti baro 








tro Bernardo, e ricerò in cambio due mog- 
gia di terreno boschivo, posto sul Mio 
Maggiore, che sboccava id Petram Gid. 


Îti istorici, a pertire dal buon Vil. folinam. (Lam, Mon. Ecel. Flor. T. Il. 





- 1840) 
Pic tutta quella foce era coperta di 
macchia bassa, di lecci e di pinete che 
formavano , a destra le pinete de’ Fresco. 
baldi, poi il R. Parco di Arti 
trea sinistra, di dove scorre il rio di Colle 
il nome delle Selve 



















personaggi 
Galileo Galilei, alla magnifica villa di 
Bellosguardo del marchese Pucci, giù de 
ici, a quella di Zuciano degli Antino. 
ri, posta fra le Selve, il Malmantile e la 

folina, ec. 

lella parte p'ù angusta dello stretto di 
Golfolina esistono da gran tempo molte 
cave di pietra serena, consimile per grana, 
per colore e per uso a quella ma, 

cui viene adoperata per usi architet- 
lonici, e medisnie l'Arno, o per l'Omabro- 
ne pistojese suo confluente all ingresso 
della Gonfolina, viene spedita per acqua a 
Firenze, a Pisa, Livorno, Pistoja e in 
varie altre città della Toscana, 

M dotto Giovanni Targioni-Tozzetti 
nell’ esaminare la struttora delle rocce 
che costituiscono l'esterna ossatura dei 
monti di Artimino e della Gonfolina, e 
Je cave di pietra serena ivi aperte da una 


#98 GONF 


remola età, osservò che la direzione delli 
strati è con la testata volta a grecale e la 
base a lib.; che essi variano notabilmente 
fra di loro in altezza, in consistenza e in 

di grana, donde ne derivano es- 
senzialmente macigni di qualità diversa. 
In generale però la pietra arenaria della 
Gonfolina è di grana meno fine e meno 
uniforme di quella di Fiesole, racchiu- 
dendo bene spesso dei frammenti etero- 
genei, tanto del genere di altre pietre, 
quanto di fossili vegetabili, fra i quali 
precitato naturalista riscontrò delle ma. 
ferie carbonizzate sotto l'aspetto di car- 
bon fossile. (Tanciom Viaggi ec. T. 1.) 

Coo la pietra di macigno alternano mi. 
mori strati di schisto marnoso, gossia bi- 
sciajo.— Nella parie esterna del monte 
la pietra serena molte volte è rimpiazzata 
da strati di un conglomerato siliceo com- 
posto di piccole ghiaje di varia qualità e 
coleri, la qual roccia avendo una figura 
consimile al legume chiamato cicerchia, 
dagli antichi litologi toscani fu appellata 
pietra cicerchina, corrispondente ad una 
pudinga, © grossolano conglomerato di 
arenaria. 

AI principio dello stretto della Gonfo- 
lina ho detto che shocca in Arno il fi. Om- 
brone pistojese, il quale dopo passato il 
Poggio a Cajano entra in un'angusta fora 
lambendo a destra i poggi di Artimino e 
di Comeana, mentre a sinistra rasenta le 
colline di Sigua. — Wed. Ousox ni 
atosIE. 


La strada R. pisana tracciata sulla si- 
nistra ripa lungo il tortuoso alveo dell'Ar- 
mo nella traversa della Gonfoliua, fu resa 
carreggiabile, sotto il granducato di Fran- 
cesco ÎI, dopo la metà del secolo XVIII; 
giacchè nei tempi anteriori la via princi- 
pale, conosciuta allora sotto il vocabolo di 
strada militere pisana,alirimenti detta di 











Molmaatile , passava attraverso del monte * 


daranti a quel castello che diede argo 
mento al giocoso poema del Lippi, e ri- 
tornava sull'Arno a San-Miniaiello presso 
Montelupo. 

Noa giù che prima di allora nou fosse 
stata aperta una strada sull’ andumento a 
di presso dell’attuale R. postale pisa- 
Sì certo essa vi esisteva fino dal 1369, 
anno in cai la Signoria di Firenze con- 
chiuse un trattato con il governodi Pisa, 
mesoè cui Îra i due popoli furono ristabi- 














GORA 


franchigie delle respettive 
‘mercai è essendo stato riaperto 
ai legi le merci dei Fiorentini il 
Porto pisano, i senatori (dice l'Ammiralo) 
per comodità de’ mercanti dettero ondine 
di far la strada che passa per Golfolina 
lungo Arno,acciocché i carri vi andasse. 
ro lente. — Ma o gli ordini nou 
furono eseguiti con troppa precisione, o 
con l'andare del tempo la strada della Gol- 
folina tornò ad essere impraticabile dai 
carri più di quella selciata delMalmantile, 
jecome tale fa riscontrata dal prelolato 
‘argioni Tozzetti nel 1742, quando disse 
La strada per la quale io passai dalla 
» Lastra a Montelupo è sufficientemente 
» larga comoda e piana; solo intornoalle 
» Zatomie della Golfolina è alquauto di- 
+ rupeta e impraticabile ai carriaggi; ma 
» con poca spesa si potrebbe ridurre usa- 
» bile, e allora si farebbe assai meno sco 
» scesa ed uspra dell'altra ». — Fed. Vu 
R. sosrate risana. 


GONZI (COLLE. ) — Fed. Cous 
Goi 


NZI (MONTE ) — Ped. Mosre 
Gorni. 
GORA DI BRANA. — Fed. Gou u 
Sconmo nel suburbio di Pistoja. 
GORA pi CANDEGLIA nel subarbio 
a grec. di Pistoja. — Una delle molle 
Gore pistojesi , che prende l'acqua soilo 
la confluenza delle due Bure La 
chiesa di Candeglia, e di la si dirige da 
grec. adib. alla Porta S. Marco di Pistoja 
il cuila È 


lite le antiche 



















borgo ed un gran servizio all 
gazione degli orti che sono tanto fuori la 
città quanto dentro le mura, nel piano di 
Pescina, del Pantano e di Pelago. ed. 
Poara S. Manco si Pisrosa (Comunità) 

GORA pi GORA, ossia GORA »'OM- 
BRONCELLO nel sub. sett. di Pistoja.— 
Fra le diverse Gore che attraversano Li 
pianura suburbana a seit. di Pistoja, lt 
maggiore di tutte è quella che diede il no- 
me a un comuuello, e che porta il distin- 
tivo di Gora di Gora, o di Gora di 
broncello. Essa prende le acque da ui 
steccaja alla coscia sinistra del Ponte dsi. 
natico, quasi a migl. a sett. di Pistoja di- 
rimpetto alla villa e alla colli i 
sguardo, di dove si dirige all'antico editi-* 












GORA 


rio della rameria acquistato sotto il Gran- 
sa Francesco Il, riedificato nel 1752 

iù vasta dimensione e ridotto ad uso 
di ferriera con cilindro per filiera. 

Presso quest'edifizio la Gora di Gora 
si divide in due giore dei 
quati prosegue il corso al di la della fab 
drica suddetta fra la ripasinistra dell'Ota- 
brone e lo stradone della Porta al Borgo, 
ossia la via regia modenese, mentre il 
suo raso minore, appellato la Goricina di 
Capo di Strada, attraversa lo stradone 
medesimo, lungo il quale costeggia dal 
lato di lev. rasentando il fabbricato dove 
fu lo spedale ili S. Lacia di Burgianico, 
presso cui la Goricina si accoppia alla Go. 
radi Scornio che proviene dal fiumicello 
Bramu. — Ped. Gona ni Scono. 

Ul ramo maggiore della Gora di Gora, 
© di Ombroncello, si avanta dalla Filiera 
verso Pistoja mettendo in moto le ma- 
cine di 13 mulini, oltre l'efflusso con- 
tino di nove fori di privilegio. Strada 

essa passa di mezzo al podere de- 
nominato tuttora di S. Michele in Gore 
dall'antico monastero e chiesa omoni 
della quale chiesa restano indizii nella 
cina casa colonica. Quindi per la via detta 
de' Mulini la Gora di Gore 
le mura di Pistoja, nella quale città s' 
troduce sotto il bestione di Porta al Borgo 
dirimpetto al convento di S. Francesco; 
e di la, traversandola in linea diagonale 
Hengole stradeosotto le case, va finalmente 
a riunirsi alle Gore di Scornio e di Cas- 
deglia dopo aver provvisto al servizio di 
molti edifizii e officine, nel tempo me. 
desimo che una porzione delle loro acque 
dirigesi per varii fori di privilegio agli 
stabilimenti pubblici, ai palazzi, o giandi- 
ni privati —Le Gore riunite escono dalle 
mara orientali di Pistoja presso la cittadel- 
la, dove mettono in moto le macine di un 
malino innanzi di vuotarsi nel fiumicello 
Brana —Ved.Poxri ar Boxco, Comunità. 

Quale direzione sino dal secolo XIII 
avesse la Gora di Ombroncelle dentro la 
mesa città lo manifestano fra le altre le 

dell' antichissimo mon. di S. 

meo di Pistoja, e specialmente 

usa riguardante la deliberazione presa 
mel 1294 dal consiglio generale di detta 
città, con cui si ordinava: che ciascua pro- 
prietario di case sopra il fi. della Gora, ed 
ì fintori e quojai che tenevano lungh'essa 

vu 
















GORA 469 


le loro officine fossero tenuti, almeno una 
volta l’anuo, a far cavare la melletta e i 
sassi da detta Gora, acciocchè l'acqua po- 
tesse scorrere libera nel suo letto, proi- 
bendo a ciascun quojaio-di metter tanti 
cuoj nel prenominato canale della Gora, 
© di farvi alcuna chiusa di legno o di pi 
tre, dai qo ostacoli derivar potesse il 
trabocco Tielle acque della Gora a rischio 
di vederte scorrere per le strade. 

Nel 16 magg. del 1295 gli operai del 
mon. letto di S. Bartolommeo fecero 
istanza a Mainetto degli Scali potestà di 
Pistoja , acciocchè a tenore degli statuti 
della città facesse giustizia, coll’impedire, 
che restasse turbato il che aveva 

uel mos sopra | le acque della fore dell 
Bisbroscelio Gora 


corre per Ta. ci di Pistoja dalla osa 
di S. Francesco fino el mulino di pro- 
prietà dello stesso monastero. Tultociò si 
reclamava dagli operai per essere stato iu- 
cominciato un acquidotto, il quale era 
per prendere e deviare ad altro uso una 
parte delle acque della Gora d'Ombron- 
cello.—(Anca. Dirt. Fion. Carte del Mon. 
di S. Bartolommev di Pistoja). 

GORA sorro MARLIANA iu Val-di 
vole.—Porta la data dellaGora sotto Mar- 
liana un istrumento del 30 agusto 1285, 
col quale il procuratore dello spedale di 
Spazzavento fece una permuta di beni 
cou il parroco della ch. di S. Martino di 
Groppore. (Axcu. Dir. Fia. Curte dell 
Opera di $. Iacopo di Pistoja.) 

GORA DI OGNISSANTI alla Posric- 
cora ni marxzx, ossia Fosso Macimasre.— 
Questa Gora, che la lasciato il suo nome 
2 una strada posta fra le mura della città 
di Firenze, la piazzetta della Porticciuola, 
eil borgo di Ognissanti, ci rammenta quel 
Fosso Bandito o Fosso Macinant: dell’Iso- 
la delle RR. cascine già descrilto al suo 
articolo , dove si annunziò , che uei seco. 
i XIVe XV egli serviva di Gora alle la. 
vorazioni della lana dei Frati Umiliati 
del vicino convento di Ognissanti. — In 
prova di che qui solamente aggiungerà la 
notizia del primo acquisto fatto dai Frati 
Umiliati dilun Un terreno con casu annessa 
rasente questa sino d'allora esistente Gora. 

È un istrumento del 30 maggio 1250, 
rogato nel monastero di S. Salvadore a 
Vajano nel distretto di Prato, col quale 
Iacopo di Mainero Tornaquiuci giudice 

bo 
























470 GORA 

ecittadino fierentino, ed i figli suoi Folk 
lerio e Lottieri venderono a fra Ruflino 
dell'Ordine dei Frati Umiliati, priore del 
convento di S. Donato a Torri un appez- 
samento di terra con casa situalo quasi 
appresso (prope vel quasi prope ) la città 
di Firenze. La qual case e terreno css 
mavano, a 1° com la via 
la terra che fe d'Iscopo Altogradi, e 
della chiesa di S. Lucia mediante la fos- 
va a comune; a 3.° con i beni della chiesa 
€ canonica di S. Paolo e di Uguccione Pra- 





diai 
che 


Pe "130 e seg.) — Ped. Fosso n ada 
© Macmaxrs dell'Isola delle RR. Cascine. 
GORA x OMBRONCELLO. — Ped. 

Gona ni Gona, € Poxra at Bonso, Comu 


nità. 
cli m PRATO. — Fed. Paaro, 


COTORI 1 SCORMIO, 0 GORA sa BRA- 
NA nel suburbio sett. di Pistoja. — Que 
sta Gore ha il suo principio preso le ch 
perr. di Bargianico dal fumicello Brace, 
di deve dirigsi nel grandi porco di 

Scornie, quindi introducedosi in un sc- 

‘imaralo e coperto 
magnifico palszzo di campagna del cav. 
Ricolò Porcini di Pistoja per fino a che 
arriva sulla strada R. modanese, ed ivi si 
congiunge alla Goricins di Capo di Stra. 
de, dove appunto le due Gore danno il 
moto alle macine di un mulino, e ad una 
cartiera. Di costà lungo la strada R. mo- 
desese le due Gore per un solo alveo si 
dirigono al bastione a ler di Porta al Bor 
(o, percorrendo la città; e 
Soi cere di Gora è a quella Can 





deglia. — Vod. Gona mi Gona, Ponta ar ii 


Beaco, Comunità, ‘e Soonmo (Vezza ni). 
Il mulino unico con casa ammessa e car- 
tiera, cui serve la Gora di Scornio o di 
Brene fuori di Porta al Borgo, oggi de'Be- 
i, Ppattenne un tempo alle mona- 
gele in Gora, siccome dedu- 
cesi da un'isirumento del 13 marzo 1466 
proveniente da quel monastero. — Ped._ 
Gone (&. Micusts in). 











passa soito il di T; 


Gonna 


GORA (8. MARIA ASSUNTA 12) nella 
Valle dell’ Ombrone pistojese. — Popo- 
losa borgata che prende il distintivo dal- 
l’antico comunello di Gora, e dalla chie 
sa parrocchiale foudata 60 indietro 
un miglio a sett. di Pistoja, nella Com. 
della Porta al Borgo, già di Gons, Giur. 
€ Dioc. di Pistoja, Comp. di Firenze. 

Giace in pianura sullo stradone © bergo 
attraversato dalla via R. modemese, alla si- 
nistra del fiume Ombrone, menire all 
destra le scorre la Gora di Scornio e il 
fiumicello di Brano. — ed. Gona di Go 
na, e Aseunta (S. Manza ) di Porta al Borgo 
di Pistoja. 

La parr. di S. Maria Assanta in Gora 
nel 1833 noverava 1206 abit. 

Gosa ( S. Micustz D:) nel suberbio 
settentrionale di Pistoja. — Fu ua mo 
mastero di Benedettine nga mano de 














si possedessero dalle Sedesime clanstrali 
dopo che esse dovettero trasferirsi in Pi 


Noja; donde che il luogo comserva 
tattora il nome di &. Michele di Gora — 
Esisteva pella parr. di S. Moria Assunia 
in Gora, Com. di Poeta al Borgo, Giur. 
Dioc. e mezzo migl. a sett. di Pistoja, 
Comp. di Firenze. 

La memoria più antica a me nota della 
chiesa di S. Michele di Gora è del g gie- 
[edii n ndo alcuni 

LISI A prighia di Salice 
all’oscasione che fa tolta ai crocesegnati 
la città di Gerusalemme (anno 1187), a- 
vendo ritrovato la chiesm di 5. Aageo 
di Gore in povera fortuna, spesero in be. 
nefizio della medesima il denaro che de 
essi era slalo' messo insieme iu siffatta im- 

> ibitare. 

ra gli altri documenti spesi ri 

Serisce alla stessa chiesa di S. Michele di 
isco- Gora un testamente regalo alla Piscina 





aadare oltremare in servizio di Dio, le 
sciò diversi legati pii, fra i quali a S 
Angelo in Gora, allo spedale del Ponte di 
Brana, a quello di Ossello, e all'altare di 
S. Jacopo di Pistoja una rendita ommne di 
di olio per ciascuno. (Aacu. Dirt. Free. 
Carte Opera di S. Jacopo di Pi. 


“a luglio 1239 donna Spociesa ve- 





GORA GoORD 471 


primo. — È uno dei villaggi che fecero 
perte dell'ex feudo n Rd 

, Gorasco seguì i politici 
stini. + Ped. Avesa. 

La parr. di S. Bartolommeo a Gorisco 
nel 1832 contava 163 abit. 

GORDANA in Val.di-Magra. — Grosso 
torrente o fiumana tributaria del lato de- 
stro della Magra, a cuisi riunisce sotto la 
città di Pontremoli. — Nasce la Gordens 


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elfit 


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esi dovuti al monastero di $. 4ng: 
Gora. (Corte del mon. di Gera nell'Arch. di fosso o canale di Gottara, quindi sotto 


citato 
Fa nel move di marzo del 1320, al poggio di Zeri, dove il no. 
Gare i 


porte nella perr. di S. Moris in Torri, le acque della Dorziole, chescendono dei 
Late ero crncese de Senguigoo del fa vescciticti dl lie Rotrado, matie 


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Ja: del fa Agnolo di Ser Rambo cha la spalleggia destra,ci 
Pico euî sborsarono il ta baia 


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472 GORF 

loro dorso i superiori macigni; e ciò fiso 
a che l'impeto delle acque non abbia più 
estesamente scalzaia la base per aprire 
da cima a fondo an libero varco, mella 
stessa guisa di quelle chiuse che nei tempi 
antichi vennero franate ed aperte dalla 
forza delle acque fluenti al ogni siran- 
golamento di ciascun vallone. 

Passati li Stretti di Giaredo, la Gor. 
dana accoglie alla sua destra il rio di To- 
rano, detto della Azem/a; il quale de- 
riva da monte Burello sopra il villaggio 
di Arzellato; quindi, rinchiusa frai poggi 
di Vallelonga edi S.Cristof«no, la Gordana 
corre a scaricarsi nella Magra dirimpetto 








Gavazzana Gonparza. 
Gospena (Bacri D:1) in Valdi.Cor. febb. 


nia. — Yed. Bacm Vrrvronzni. 
GORFIGLIANO o CORFIGLIANO 
(Corfiglianum) nella Valle superiore del 
Serchio. — Vill. con parr. (S. Giusto) 
filiale di S. Lorenzo in Tassonera, nella 
Com. Giur. e un migl. a scir. luecia- 
mo, Dioc. di Luni-Sarzana, Due. di Lucca. 
È situato preso la serra che chiude la 
valle del Serchio, sal fianco orientale del 
monte Pisanino, sotto le sorgenti del Ser- 
chio Minuccianese che pasta sì suo sett 
Doe vetasti documenti relativi a Corfi- 
gliano furono accennati all'art. Ganra- 
uara ( Vol. IL p. 503). Hprimo di essi, 
mantunque scritto nell’anno 793, ci ri- 
Hi alle del duca di Lucca Wal 
e del di lai Giglio Walprando, che fu 
‘vescovo nella stessa città prima del 755. 
Il secondo documento 
l'anno g4e, relativo ad una enfiteusi che 
Corrado vescovo di Lucca fece a favore 
del longobardo lucchese Rodilando figlio 
di Canimondo, cui assegnò fra le altre 
cose due i situati in finibus Cor- 

faniana ubi dicitur Curfiliano. Egli e 

‘forse quel castello medesimo di Corgli 
no, al quale appella un mo fatto da 
Gherardo ves. di Lucca (anno 997) nel- 
la corte dei fratelli Ranieri e Fraolmo 
signori di Corvaja e Vallecchia contro 
Cunimondo, appellato Cunizio, figlio del 
hifredo, e contro Sigismondo del fa 




























GORG 
Corfliano, 0 Gerfiliano, e della più 
Cellicane. — FAI, Guriscaro. Fieài 


Anche la Corie di Ro:na in tempi meno 
antichi poté scquistare signoria, se nen 
feudale , almeno di utile dominio in Cor- 
filiano e nei pacsi limitrofi, mentre nel 
Registro valicano trovansi notate fra le 
altre quelle provenienti dalle terre poste in 
Petroniano, in castello de Curfiniano, etc. 

La porr. di S. Giusto a Corfiliano, o 
Gorfiliano conta 529 abit. 

GORGA.SCURA (ROCCA DI ) nella 
Valle della Marecchia. — Castelluccio 
nella Com. e Giur. della Badia Tedalda, 
Dioc. di San-Scpolero, Comp. di Arezzo 

La rocca di Gorga-Scura dava il titolo 
ai conti della famiglia Schianteschi-Can- 
tagallina di San-Sepolcro, estinta sul fi- 
mire del secolo XVIII nel conte Francesco 
Schianteschi. — Dopo di che il Granduca 
Ferdinando IMI con monproprio de' 

ordinò, che d'allora in poi il 
comune di Gorga-Scura posio nel vica: 
ziato di Sestino, per il civile dipendesse 
dal potestà della Badia Tedalda, alla di 
cui comunità in tutti i rapporti fu incor- 

to il territorio di Gorga-Scura. 

GORGO (PORTA at) di Firenze. — 
Fed. Fux, Comunità. 

GORGO (S. PAOLO in), ossia Piesr 
m S. Pioto nel piano orientale di Lucca. 
Com. Giur. e a migl. » pon. di Capan- 
nori, Dioc. e Duc. di Lucca. 

Lica pieve, che prpellosi di S 
Paolo in Gurgite al pari di altra distrutta 
chiesa di S. Maria in Gurgite, è situata 
sulla strada Francesca che da Lucca si 
dirige in Val-di-Nievole, passando per 
l'Altopascio. Entrambe presero il nomi 
gnolo di Gorgo (in Gurgite) nome che ch. 
ben e comune con va vicino casale, stan- 

costà formava gomito, e ia, 
ecltamo del ame] aechese che appeliossi 

I" Ozzeri , ora dell' Ozseretto , siecome 
dell Ozzeri sempre si appella l'ultima 
sua sezione, la quale scorre da Pontetetto 
fino alla sua confluenza nel ramo prin. 
cipale del Serchio, 

Quindi i nomignoli d’Ynterocula (An 
traccoli) di Zraponzio, di Zico-pelago . 
e di Gurgite stati dati, e conserva! 
perte alla contrada percorsa dall'anti 
Ossari, indicano abbastanza qual era la 
condizione idrometrica di colesta boma 
pianura innanzi che accademe la deviazio 























GORE 


ne del ramo i, cui forse riferise 6. 
petrelibe il famigerato miracolo di S. Fre- 
diano. — Med. Osoci, Ossza: e Scacme. 
Del vico di Gorgo, del monastero di S. 
Maria in Gurgite (ora bilmente di 
Paganico) e di altra chiesa dedicata ai SS. al 
Pietro e Paolo in Gurgite, si trovano pe- 
membrane del se- 

colo VIII. La prima è an istrunento del 
257, rogato nel contado di Lucca în Pico 
Gurgite, col quale Eonando offrì alla ch. 
. Maria sita in loco Gurgite, ubi Leo. 
naci abar preesse videtur, terra men, 
que habere visus sum in loco Tripontio. Il 
finava, da una partecon en 

Jtra parte con la via pubbli- 
ca, e da rin terzo lato con un podere dal. 
lo stesso donatario stato offerto alla vicina 
. Pietro, (Mamon. Lucca. T. IV:) 
nno 789, un altro lucchese per 
nome Tanimundo, figlio del fu Gianfredo 
de loco Gurgite, ottennea locazione da due 
fi inberto delle terre con casa 





















«lonato alla chiesa di S. Maria situata in 
loco Gurgite, con l'onere al locatario dell’ 
annuo canone di cinque buoni semissi di 
suoneta spendibile, e la penale di un tre- 
misse nel caso di non lavorare a dovere 
le terre della chiesa predetta, e di essere 
espulso di la. — Il qual contralto fu ro- 
gato nel territorio di Tuca nel laogo de- 
nominato Vico di Gundualdo (loc. cit.) 
Con Linta scarsità di documenti e in du 
gran distanza di età sarebbe inu 
Ver rintracciare da qual Gundualdo pren: 
«lesse il nome il /”ico suddetto: solo dirò 
che anche il medico dei re Desiderio e A- 
delchi pernomeGuudualdo, nell’istramen- 
to del 5 fehb., anno 766,0 767, relativo al 
Ja fomlazione del mon. di. Biartolommeo 
di Pistoja, fra gli altri beni che gli asse 
enò in dole, fuvvi una sua corle posta 
- sul fiume Ozzari nei confini di Lucca - et 
aliam curtem que dicitar ad Osare fini- 
bus Lucensis. ( Ancm. Dari. Fioa. Carte 
LA pieve di S. Paolo fa Gorgo nel 1260 
aveva sollo di sè le seguenti chiese suc- 
curnsali, 1. S. Donato di Carraja, retto- 
ria esistente ; a. S. Giorgio di Caratula, 
ora di Parezzana, cura esistente; 3. S. 
Pietro di Toringo, reltorìa esistente; 4. 
S. Michele di Mugnano, distrutta ; 5. S. 
Stefano di Tassignano, prioria esistente; 






















GRAC qs 
6° S. Maria di Paganico, prieria, 
quale presiede un vicario a 


perpetuo. 
La pieve di S. Paolo abbraccia una po- 
polosa e fertilissima campagna, nel cai po- 
rimetro all'anno 1832 esistevano 1029 


bi tanti. 
GORGONA (ISOLA DI). — Wed. lsoca 
Goncona. 


GOSTA, a Costa, Accera in Valai 
Nievole. — Wed. Acosra. x 

GOSTAGGIOLI, COSTAGGIOLI o 
Morra Acvcuove nel Val«d'Arno sotto 
Firenze. — Piccolo poggetto che scende 
nella pianura del piviere di Settimo, nel 
cui distretto trova: pi 
Casellina e Torri, Giur. della Lastra a 
Signa, Dioc. e Comp. di Firenze. 

Questo luogo oscuro per la geografia, 
può recar qualche debole scintilla alla 
storia municipale per quel Zillan d'Agu- 
glione che fu giudice collaterale del ‘po 
testà di Firenze nel Sestiere di Porta S, 
Piero, il quale segnò la prima sentenza di 
esilio contro Dante Aliguieri. 

Costaggiuoli e Monte Aguglione fato 
no registrati in una membrana del ss 
olt. 1340 appartenuta alla badia di S. Sal- 
vatore a Settimo, Trattasi in essa di un 
compromesso fatto da Baldo del fa Tii 
da Firenze di vendere a Baldino del. fa 
Tignoso di S. Martino alla Palma per il 
prezzo di 300 fiorini d’oro un podere po- 
sto nel popolo della pieve di S. Giulizao 
a Settimo, in luogo denominato Costag- 
© giuoli, 0 Monte Aguglione. (Anca. Dirt. 

ron. Carte di Cestello ). — Ped. Aov: 
ciiore ( Y 

GRACCIANO in Val-di-Chiana.— Cas. 
con ch. parr. (S. Egidio ), da cui 
il nome una delle porte della città di Mom- 
tepulciano, che è circa migl. 3 a lib. di 
Gracciano, Com. Giur. e O medesima, 
una volta di Chiusi, Comp. di Aretso. 

Risiede alle falde sett. del monte sulla 
cui vetta risiede Montepulciano, lungo la 
rada Zongitudinale della Val-di-Chiana, 
destra del torr. Salarco, in mezzo 
ad an’amena e uberiosa cam 

HI popolo della villa di Gracciano in- 
nanzi l'erezione della cattedra vescovile 
in Montepulciano (anno 1561) faceva par- 
te “della. diocesi di Chiusi iusieme con 
quelli di S. .A/bino e di Cervognano. — 
Fa fede un lodo dato nella curia 
romana li 6 maggio 1551 da Francesco 




















474 GRAD 


de Recainati referendario dell’ana e dell'al 
tra Segnatara, arbitro eletto da Giovan- 
mi Ricci vescovo di Chiusi da una parte, e 
dall'altra perte dagli abitanti delle ville 
di S. Albino, di Cervognano, di Gracciano 
© della vecchia badia de'Caggiolari (forse 
le vifia di Argiano), tutti luoghi del di- 
stretto di Montepulciano, per termi 
le vertenze insorte a cagione di tributi, 
ossia d’alcune decime pretese dal vescoo 
di Chiusi, oltre quelle che i popoli mede- 
simi solevano pagare ai respettivi parro- 
chi.— (Ance. Dirt. Fiona. Carte della Co- 
wrunità di Montepulciano ). 

La parr. di S. Egidio a Gracciano nel 
1833 noverava 840 abit. 

GRADO ( S. PIETRO m ) nel subar. 
bio a lib. di Pisa. — È uu tempio antico 
a tre navate con cara d'anime, di cui l'Ar- 
civescovo è il primo ‘con titolo di 
Priore . — Giace sulla ripa si- 
mistra dell'Arno presso la strada R.di Li. 
vorno e il fosso dei Mesicelli, nella Com. 
“Giur. Dioc. e Comp. di Pim, della qual 
città è appena 3 migl. a lib. 

Stando alla testimonianza di Strabone, 
se è vero che la città di Pisa all'età sua 
era soli venti stadii lentava dal lido, 














Gredur, e dov'è tredizione che l'Aportolo 
8. Pietro venendo d'Antiochia discendes. 
ne dal naviglio e approdesse su! suolo etre- 
sca; aggiungendosi, che nel luogo del suo 
sbaroo egli edibcò il prito altare pe ri 
generare alla vera fede una parte del po- 
polo idolatra. * 

Varii scrittori di una età mollo meno 
vetusia csavalidarono simile tradizione, 
comecchè nom si trovino fra loro concordi 
circa l'epoca più precisa dello sbarco. 

Tn uno dei sermoni scritti intorno alla 





si 

la prima chiesa di S. Pietro in Grado fa 
edificata dallo stesso Principe degli Apo. 
stoli assistito da alcuni suoi discepoli, e 
che essa poscia fa consacrata dal pontefice 
Clemente I di lai ruccessore. 

Distretto dal tempo il piccolo oratorio, 
i Pisani ne eressero uno più grandimo 
tatto di pietra lavorata , nella quale rie- 
dificazione essi adoprarono 





eni , 


che tamente 


GRAD 
ritelli, stipiti e molti di quei marmi che 
erano serviti ad altri edifizii sacri e pro 
funi di epoca assai più remota. 

Di simile provenienza debbono riguar. 
darsi le 26 colonne che dividono in tre 
ambiulaiorii la chiesa di S. Pietro inGr- 
do, delle quali coionne 15 sono di marmo 








re greco el 11 di granito orientale. Di opera 






egualmente romana sembrano quei 
telli di più ordini architetlomici, di stile 
e di grandezza fra loro diverse, che fe- 
rono sovrapposti alle medesime colonne 
nella riedificazione del tempio. 

Tati dovevano emere i mani dei por 
tici esteriori tolti di la nel 1790, allor 
quando nuovamente restaurata la chiesa, 

la nn bianco intonaco di calcina fu rice 
perta la sua rispettabile antichità. 

Nella presccennata riedificazione del 
tempio di S. Pietro in Grado vennero ia 

modo adoperati alcuni marmi serit 
ti, siccome ne fa fede un cippo migliare, 
stato murato nel Îla chiem. e 
ilttrto dal Chimenti muteli (De ame 

pag. 42). Li facilmente 
Teens dota milo pebblica Via nelle 
Viciuanze di Pisa, mentre aveva lettere 
e nuneri che indicavano il IV uaiglio: 
4 Cirrrart Pisana M. P.ITII 

Frepoca della seconda costruzione di si 
venerando edifizio \te precede 
quella della Primaziale pinm, 
avvegnachè nelle mura della tribuna, state 
imbiancate nel 1791, farono efigiati i poe- 
tefici fino a Gi XIII, che è il 130° 
nella serie dei Papi, il quale sedò nella 
cattedra di S. Pietro tra l'anno g65 e il 
973. Dondechè noe srà vano il credere cel 
Morrona , che costà fosse stata dipinta la 
serie dei Papi fino a quello setto di cui 
fo dato mano: riedificare in più grandio- 
00 forme la chiesa ta. 

La torre però del campanile è opera di 
quadro disposta a liste di marmi bianchi 
€ nori secondo ΰ uso dei secoli immedie- 
al mille. 

S. Pietro în Grado fino da quella cà 
era di pieno diritto degli arcivescovi pi- 
mani, siccome lo dichiarano un documento 
del 1148, dell'Arciv. Villano, e un lodo del 
1252, quando l'Arciv. Vitale reclamava 
la suddetta chiesa dalle mani secolari, 
‘mentre ne era Gottifredo da Por- 
cari; e finalmente nel 1312, allorchè l'Ar 
civ. Oddone Sala supplicò il Pont. Cl 


GRAG 


mente V, affinchè faceme restituire alla 
sua mensa arcivescovile la chiesa suddetta 
concessa da Bonifazio VIII in benefizio 
x Benedetto de' Gaetani di Pisa, e dopo 
la di lui morte stata occupata da altri se- 
colari. Quindi Clemente V, annuendo alle 

i dell'Arciv. Oddone, con bolla del 10 
luglio 131» ordinò che la ch. di S. Pietro 
in Grado coi suoi beni fosse restituita a- 
gli arcivescovi pisani.— D'allora in poi 

i al governo della di 

Pietro in Psi indi 
posto a nome dell'arcivescovo di Pisa, che 
è il parroco ‘nato di questo vetusto e do- 
vizioso priorato. 

La parr. di S. Pietro in Grado nel 1833 
contava 779 abit. 

GRAGLIANA eCAMPOLENISI in Val. 
di-Serchio nella Garfagnana. — Sono due 
casali con una parr. (SS. Marco e Leona 
do) nella Com. e 3 in 4 migl. a ostro di 
Trassilico, Dioe. di Mawsa ducale, già di 
Lucca, Duc. di Modeua. 

Risiedono sul dorso dell'Alpe Apuana 
solto le sorgenti della Torrita Cava che 
gli passa dalla perte di scir., sul confine 
dello Stato lucchese e di quello della Ver- 
silia granducale, ossia del Pietrasantino, 
poco lungi da una strada le che 
dal lato di Pomezzana. 





un antico sj le 
lama, il quale mel 1415 fu 

perpetuo insieme con i suoi beni 
alla chiesa parr. di Trassilico. Posterior- 
mente però fu ereila costassù in Campo- 
lemisi una muova ch. parrocchiale a cui 
somministrò la necessaria congrua il par- 
roco di Trassi Com 

Le perrocchia di Gragliana e 
lemisi nel 1832 panier it. Pi 

GRAGNA in Val-di-Serchio nella Gar- 
fagnana alta. — Piccolo cas. della Cow. e 
parr. di Pontecchio, Giur. di Campor- 
Giano, Dioc. di Massa ducale, già di Lu- 
ni-Sarzana, Duc. di Modena. — /"cd. Pos- 
recemo di Garfagnana, 

GRAGNANA di Cannana. — Vill. con 
ch. arcipretara ( S. Michele ) nella Com. 
Ginr. e quasi s mig]. a maestr. di Carrara, 
Dioc. di Massa ducale, già di Lunì-Sar- 
zana , Duc. di Modena. 

Ri costa alla destra della strada 
monte della Spolverina nella 
parte occidentale dell'Alpe Apuana, presso 















GRAG 475 
al confine con Pex-fesdo di Fosdinovo, 
che è dalla perte di ., mentre dal lato 
di lib. avvicimasi al iandimento Sendo, di 
Ortoooto, e mediante il giogo dell'Alpe 

verso seit. si tocca col territorio 
della comunità granducale di Fivizzano. 
La perr. di S. Michele a Gragnana nel 
1832 contava 760 abit. 
GRAGNANA, o GRAGNANO (Gragna- 
num, vel Grinianam ) nella Gerfagnana 
alta. — Castellare con soltoposto borgo e 
cappella succursale (S. Margherita) nella 
rr. di Nicciano filiale della pieve di 
jazza , che è distante un miglio a scir. 
sotto la medesima comunità, nella Giur. 
@ circa 4 migl. a maestr. DI 
Dioc. di Massa ducale, già i-Ser- 
zana, Dec. di Modena. 
Ul'esstellare risiede sopra un poggio 
isolato facente parte dei contrafforti che 
serrano la valle superiore del Serchio, fra 
ll rorr. Lasca, che gli scorre a lib. e quello 
di Gregnana, che lo bagna da belt. a lev. 
La borgata di Gragnana è posta lungo 
la strada mulattiera che guida nella vi- 
cima Val-di-Magra, pessando per il casale 
di Capoli, che è l’ultimo paese della Gar- 
fagnana alta. . 
II castello di Gragnana fu dominato da 














una prosapia lucchese della cousorieria dei 
nobili di Versilia. Erano tra ‘quei fedeli 
di Garfagnana, a.favore dei quali l'Imp. 





Federigo I spedì un diploma li 4 luglio 
del 1185, confermato da Federigo II li 12 
genn. del 1242. Farono gli stessi signori 
di Gragnana subfeudatarii dei marchesi 
Malaspina , siccome lo dimostra un trat- 
tato di alleanza conchiuso nel 1303 dal 
march. Guglielmo del fu Morcello Mala- 
spina con il Comune di Modena. Nel quale 
Ravvi la promessa del marchese di fare 
osservare le stesse condizioni di, 
di Gragnana, ai Soffredinghi, a quelli 
della casa Gherardinga e ad altri nobili, 
o cattani di Versilia, di Garfagnana, e di 
Lunigiana. 

Il castello di Gragnana, trovandosi co- 
me dissi situato nella serra della Valle del 
Serchio, da dove si domina l'ingresso, fa 
occupato militarmente da Castruccio Am- 
telminelli, allorchè costrinse a soggeltar- 











La cappellania di S. MargleriG in Gra- 
Gragnano novera 205 abit. 





N Val. 

di-Magra. — Cast. distrutto dell'ex feudo 

di Malgrate già dei march. Malaspina di 
Filattiera, nel popolo di S. Lorenzo a Mal. 
grate, Com. di Villafranca, Giur. di Aul- 
la, Dice. di Massa ducale, poco fa di Luni- 
Sarzana, Duc. di Modena. 

11 cast. di Gragnano fu dato in sublea- 
do a usa famiglia di caftani che presero nel 
il titolo di conti di Gragnano. 

Fra i nobili di questo Gragnano il Boc- 
caccio tramandò alla posterità quel Nicco. 
lè di.Gragnano, o Grignano, di cui era 
rimasta vedora donna Spina figlia del 
marchese Corrado II di Villafranca, che 
in modo assai romantico nel 1282 diven- 
ne sposa di Giolfredo Capece di Napoli 

Alla stessa prosapia dei signori o conti 
di Gragnano appartenne quell’Azzo che 
nel 1315 rina figlia di Castruccio An- 
telminelli ; e forse fu della stirpe mede- 
sima quell Ugolino de Gragnana, cui 
appella wma lapida esistente nella chiesa 
dì $. Francesco a Sarzana, per rammentare 
il padronato della cappella ivi dedicata al 
santo d'Assisi, di sua fondazione. 

GRAGNANELLA nella Valzlel-Serchio 
in Garfagnana. — Vill. che ha dato il ti- 
tolo alla ch. parr. di S_ Bartolommeo a 
Gragnanella, nel piviere di Fosciana, Com. 
Giur. e circa 3 mi maestro di Caste]. 
nuoro, Dioc. di Massa ducale, già di 
Lucca , Duc. di Modena 

Risiede in poggio sulla destra del fi. 
Serchio, intersecato dalla strada Vandel. 
Ni, la quale sale sull'Alpe Apuana al varco 
della Tambura per scendere di lassù nella 
vallecola del Frigido a Massa ducale e a 
Catrara. 

La chiesa di S. Bartolommeo a Gragna- 
nella era tra quelle registrate mella bolla 
spedita ’anno' 1168 dul Pont. Alessandro 
Il al pievano di Fosciana , ivi appellata 

.$. Bartolomeo de Gragnano. 

Verso il declinare del secolo XVI la 
cura di Gragnanella restò unit 
di Cerretoli, quando sulle lore 
Poot. Clemente VIII assegnò 

50 ducati al prete Pietro 
che egli fosse creato car. 
dinale di S. Chiesa. 

La parr. di S. Burlolumineo a Gragna- 

nella nel 1832 contava 3157 abit. 



































GRAG 


Guecsaro in Val-di Nievole. — Cas. 
tolo alla chiesa di 











60 fra quelle del piviere di Noe- 
ora nella Dioc. di Pescia, già 
di Lucca. Comp. di Firenze. 
GRAGNANO, talvolta Gaionaro, nei 
colli all'oriente di Lucca. —Cas giù an. 
che serve di nome specifico alla ch. perr. 
dis Nicolo, già $, Maria a Gragnino, 
ere di Segromigno, Com. Giur. e 









to sopra gli ultimi colli che ser- 
vono di base al monte delle Pizzorne po- 
sto a cavaliere della strada R. postale tn 
Lucca e Pescia. di 6 

È quel io di Gragnano preso il 
Colle delle Donne, dove fron fiorentioa 
si accampò di passaggio nell'ottobre del 
1330, e una seconda volta nel 27 marto 
1342 in Grignano fermò per un mesee 
mezzo il quartiere generale Malatesta da 
Rimini capitano di 
che la Signori 
la speranza che tali forze bastassero a l- 
vare i Pisani dall'assedio della città di 
Lacca. 

Fu questo castelletto dominato dai no- 
bile da Porcari, uno dei quali, Donauccio, 
chiamato Sirico, nel 1039, offrì alla catte- 
drale di Lucca la metà delle rendite e tri 
buti che ritraeva dai saoi possessi di Por- 
cari, Tofori, S. Gennaro, Gragnano ec. 

La ghiesa parrocchiale di Gragnano, 
nel secolo XIII era la prima del piviere 
Segromigno. Essa nel 1832 abbrac- 











GRAGNARO,e Guronivo i in Valdi-Pe 
su. — Fed. Guicnazo in Val-di-Pesa. 
GRAGNANO o GRIGNANO in Valdi 
Sieve — Fed. Gusovano in Valdi Siere. 
GRAGNANO, in Val-Tiberina. — Cas. 
che ha dato il titolo a una ch. parr. (SS. 
Lorentino e Pergeatino) nell’arcipretara, 
. e circa 3. misi a por 
maest. Com Arezzo 
È posto in pianora alla simistra del Te- 


del castello di Mou. 
tedoglio, slato però ri per iuti 
po il 1833 alla comunità di Sansepolcro. 
— Fed. Anomani, comunità. 
La prrr. di Gragnano nel 1833 con 
tava 269 abit, del quali 126 in quell 





















GRAG 
anno apparienevano alla comumità di An- 


"’ERAGNANO » TORRI nel Vald'Arno 
— Uno degli antichi comunelli 





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GRAG 4TI 


Lace, me che all'occorrenza di torbidi 
© di guerra il Granduca di Toscana po- 
tesse mettere sui monte di Gragno un pre- 
sidio di soldati. 

Fatto sta, che da quell'epoca in poi con- 
viamarcne, nè posto diri encore pica: 
mente sopito fra i doe popoli, le vertenze 
sul conlese monte per diritti di pasture, 
di passo, di tributi ec. 

GRAGNOLA in Valdi-Magra.— Vill. 
con sovrastante rocca denominata Castel 
dell'Aguila.— Esso diede il titolo a ua ra- 
mo dei marchesi Malaspina di Fosdinovo, 
Hit ui Con € Giur. attualmente 
tiene, e del cui capoluogo Gragnola distà 
circa "0 migl agrer— ria una chie pre 
Tri (SS. Ippolito e Cassiano ) nella 

. di Massa ducale, già di Lani-Sarza- 
ma, Duc. di Modena. 





ca, ed 2 sett. dal fi, Aulella, presso alla 
oonfienza dei soqua. 

Alf art. Fosarnovo fu avvertito, che if 
marchesato di la tre anni dopu la 
merte del march. Gabbriello di Foedi. 





castel dell'Aquila, che, nel 1418 con cc- 
eccupò i castelli di Ver. 
no, dopo assassinati quei 
marchesi suoi congiunti per impadronirsi 
delle loro terre. Ma ben presto egli pagò la 

di tanta crudeltà, mentre la Rep. 


nigiana ua buon numero di fanti e ca- 
valti per ritogliere a Leonardo II ciò che 
nen era suo, nel lempo siesso che a lui si 
ribellarono i suoi antichi vassalli dell’ 4- 
quila, di Gragnola, Vessanello, Piano, 
€ di alre ville ediscenti, i quali ritorua- 
reno sotto il dominio del marchese di Fo- 
sdinove &ntonie Alberico L Fualla mor- 
questo Alberico I, (anno 1445) che 
uno dei di lai figli, Lazzaro III, divenne 
merch. di Gragnela e dei luoghi annessi. 
A Lazzoro II successe viel 1451 il figlio 
Leonardo II, il quale propegò questa li- 
nen di maschesi, e rinnovò cca gli altri 
Ci 


478 GRAM 


mei consorti, per istrumento del 1468, 
petti Mena è di accomandigia com 
How Rep. fiorentina. 

Leonardo LII lasciò alla sua morte tre 
figli, che nel 1516 si divisero il feudo 
paterno. Gragnola toccò a uno di essi, 

per nome Galeotto, da cui passò nel march. 
Boerado di lui figlio. Da questo ereditò, 
verso il 1574,il marchesato medesimo Gio. 
Baitista, che lo lasciò (circa il 1603) al fi- 
lio seo Cosimo. Quest'ultimo, non aven- 
le feudo nei 
1638 al fratello Alessandro, il quale nel 
1642 dichiarò erede del suo marchesato 
Ferdinando II Granduca di Toscana. 

Tale disposizione dell'ultimo marchese 
di Gragnola bastò per suscitare uns lunga 
lite fra l'erede chiamato col testamento 
del march. Alessandroed i marchesi Mala- 
spina di Olivola e di Verona, i quali affac- 
ciarono diritti di successione, come di- 
scendenti del march. Antonio Alberico I 
di Fosdinovo. La lite ehbe termine con 
1a sentenza della Corte aulica di 
na, che decise la causa a favore dei Ma- 
laspina del primo ramo di Fosdinovo; per 

















guola mai più d'allora in poi fu distac- 
cato da quel distretto feudale. 
parr. de'SS. Ippolito e Cassiano a 
Gragnola nel 1832 noverata 250 abit., ma 
nel 1833 quella popolazione era aumenta- 
ta sino a 331 individui. 
Gran acaro, o Gaonarcio ($. Leca DI) 
— Fed Gaum4ccio alli Golfolina nel Val 
d'Arno sotto Firenze. 
GRANIGNANA, ° GRAMIGNANO di di 
ILARI in Val.d' Era. —Piccola bor; 
popolodi Vitis d di Lari 













to, di 
Trovasi nelle colline superiori pisane 
a ie] Via sulla strada comuniltativa che 


Li Imp. Massimiliano I. 

Gramignano formava uno degli antichi 
comunelli di Lari rammentati nello Sta- 
tuto fiorentino del 1415. 

GRAMOLAZZO si MINUCCIANO nel- 
la Valle superiore del Serchio, ossia nella 
Garfagnana alta. — Cas. cou chiesa suc- 


pa 
effetto della quale il marchesato di Gra- G: 


GRAN 


cursle (S. Bartolommeo) compresa nelle 
cura di Minucciano, alla cui Com. e Gi 
appartiene, nell'antica sua Dioc. di Luni 
Sarzana, Duc. di Lucca. 

Giace nella pendice orient. del moute 
Pisanino sotto le sorgenti del Serchio di 
Minucciano, fra le rupi marmoree e le 
selve di castagni. — Zed. Ninucciano. 

GRANAJOLA, o GRANAJOLO in Val- 
di Lima. — Cas. già cast. che dà il titolo 
alla ch. parr. di S. Michele a Granajole, 
i e dei Monti di Villa, nai 

















stagni 
a ripiani a guisa di anfiteatro. 

In Granajola acquistarono podere i no 
bili di Vallecchia e Corvaja sino dal se- 
colo X, siccome lo altesta un'istrumen. 
to del gg1, in cui trattasi di un livello 
fatto da Gberando vese di Lucca, della ter 
ch. plebana di S. 
Ù che 
ichiara situata in /oco et finibus 
ubi dicitur Granajolo. — ed. Conraone. 

In seguito Granajola con lutti i luoghi 
della vicarla di Coreglia fece parte della 
contea di Francesco Castracani degli An- 
telminelli, della quale il Cas. di Granajola 
seguì i politici destini. —/"ed. Contcua. 
La parr. di S. Michele a Granajolo, 0 
Granajolo nel 1832 contava 274 abit. 

GRANAJOLO in Val-d' Elsa — Villa 




















Giur. e circa 3 mig]. à sett. di Castel-Fio- 
ice. e Comp. di Firenze, 
pianura lungo la strada R. 
traversa, ossia Francesca, alla destra del 
fiume Elsa, dirimpetto al bel ponte di 
che il march. Roberto Pucci signo 
re della vasta tenuta di Granajolo fece 
edificare sul declinare del secolo XVIII. 
— Fed. Guunisoro ( Posta pi) 
Granajolo, Monterappoli e Corbi 
Carbonaja, fecero parte dei molti fee- 
di che possedevano nel Valdarno inferio- 
rei conti Guidi, dimostraudolo i privi. 
legii ad essi concessi da Arrigo VI, nel 
1191, e da Federigo LI, nel 1200 e 1247. 

















GRAN 

La villa Pacei di Granajolo corrispon- 
de al Cas. di Borgovecchio, la di cui cap- 
pella, contigua alla villa, couserva il tito 
to di S. Maria al Borgovecchio. 

Il giuspadronato della chiesa di S. Mat- 
teo a Granajo!o dal secolo XV in poi ba 
subìto molte vicende. Nel 1486 apparte. 
neva a Francesco di Lodovico di Gira- 
mmonie Frescobaldi ed ai figli di Nicrolò 
di Paolo Frescobaldi, i quali in detto an- 
no setto il dì So agosto, Il Ar- 
iv. di Firenze Rinaldo si 













Cor.ini 
lemor. dello 


Bertoldo di Gherardo di Fili; 
€ dei loru figli. (Monzm, 
Basil. Laurenz.) 

Più tardi divenne pedronato delle ca- 
«e Venturi e Riccardi, ed attualmente le 
è della mersa arcivescovile. 

1 confini del comunello di Granajolo, 
corrispondenti a quelli del circondario 
della sua parrocchia, si trovano regi 
nella demarcazione del distretto Sanmi- 
miatese con il contado fiorentino fatta 
nell'ottobre del 1391 dagli ufiziali a ciò 


ti dalle respettive comunità; cioà, I 


dalla perte dell’ Elsa confina col distretto 
di Castelnunvo mediante il fiume e la stra- 
da di Sai to; di quà da Els, a sett. 
con il territorio di Monterappoli, a lev- 
grec. con la parr. di Celiaula mediante il 
torr. Ormicello, e dal lato di scir. con 
quella di Cambiano. 

La per. di S. Matteo a Granajolo nel 
1833 noverava 182 abit. 

GRANAJOLO (PONTE »1). — Questo 
bel ponte tulto di pietra lavorata , largo 
e pianeggiante, fà cpera del matematico 

etro Ferroni, eseguita ml declinare del 
secolo XVIII a spese del march. Roberto 
Paoci signore della vasta fattoria omo- 
nima. Esso cavalca il fiume Elsa sopra 
otto piloni e sette archi; ciascun arco è 
fornito di cateratte da calarsi mediante 














e. onde son resi 
del vicino malino di Granajolo, nel quale 
sono messe in moto otto macine nel tempo 
medesimo. 

Gaasarozo in Valdi-Sieve. — Villa da 
lunga mano perduta, che fù nel piviere 
di S. Giovanni maggiore, Com. e Giur. 
del Borgo S. Lorenzo, Dioc. e Comp. di 


GRAN 479 


Firenze. — La corte di Granajolo nel pi- 
viere di S. Giovanni maggiore è rammen- 
tia TI jatrumento dell'archivio det 

litana tina, to nella 
chiesa di S. Loreaso in Magello nell'an- 
no 941.— (Lusi, Mon. Bcol. Flor. T. 1 


+ 898). 
PEanarmEnI (VILLA na’) nel Valdar- 
mo sotto Firenze. — Villa e borghetto sul- 
la strada R. pisana nella parr. plebana 
di S. Giuliano a Settimo, Com. di Caselli 
ma e Torri, Giur. e 2 migl. alev. della La- 
stra a Signa, Dioc. e Comp. di Firenze. 

Prese il titolo da alcuue statue di terra 
cotta raffiguranti de’ Granatieri in fazio. 
ne sui mari della villa Fenzi. 

Nel poggetto che si avanza dal lato di 
estro assai d'a) alla villa de’Grana- 
tieri esisteva il castello di Monte Cascio. 
ti dom mel 1313 Roberto Tedesco vice 


Cedslingi, cha fe l'alto ipeore dial. 

ingi, rltimo; di 

la bicocta: — Ved. Casciors ( Mosrs). 
GRANCE, o GRANCIA nella Valle del. 








.. di Grosseto, 
‘bene nella Dioc. di Sovana. 

È cituata nella ripa sinistra dell'Om- 
brone, a lev.-grec. della strada R. ma- 
remmana che guida a Orbetello, fra il col- 
le pietroso dell' Alberese che resia a ostro, 
€ quello di Poggio Cavallo che è al suo 
maestro. 


Debbo pertanto quì retti ficare un equi- 
roco pres all'art. dcosame, dote fa ca: 
fusa la parr. di S. Maria della Grancia è 
Grance con la vicina ch. curata di S. Ro- 
heno all'Alberese — Fa costà alle Capan- 
me di Grosseto un convento di Frati Os 
servanti dell'Ordine di S. Francesco, i 
quali nel 140 abben.lonarouo quel con- 
ventoela parrocchia cheammibistravano. 
Prese dopo quell'epoca il nome di Gras 
cia, stante che quell ione dal 
verno fu douata 





1833 contava 10 abitanti. 
GRANCE, o GRANCIA dello Spedale 
di Siena, — Fed. Mowna ia Val d'Orcia. 


490 GRAN 







dino dell'Italia, facendo astrazione al suo 
territorio staccaio, coufina da ostro a grec. 
on lo Stato pontificio, dal lato di sett. con 
layLombardia modanese, da maestro a lib. 
con il Ducato di Lucca, e da lib. a ostro 
col'mar Tirreno o Mediterraneo. — Esso 
cocupa circa tre quinti dell'antica Etrx- solo corpo 


ria, qualora si contempliso i suoi più 
moti confini fra la Magr:, il Tevere, l'Ap- 
pennino e il mar Tirreno. Alla quale sa- 
perficie si deve aggiungere la parte tran- 
sappennina della Romagra granducale, ed 
una porzione di territorio transtiberino, 

rià conosciuto col nome di Massa Tra- 

‘ia. Avvegnachè nei die territorii testà 
nominati il Granducato de 19 co- 
munità in una superficie di 576,107 quadr. 
agrarii, peri a miglia toscane 719 e un 
terno, dove nel 1833 si trovava una po- 
polazione fissa di 57,986 abit. 

Ta quanto alla porzione disunita del 
Granducato di Toscana , esca comprende 
diversi distretti all’ occidente del Ducato 
di Lucca. Tali sono il Pietrasautino nel 
la Versilia, consistente in 
distretto di Barga nella 
Garfagnana, ed i territorii di Pontremoli, 
di Bagnone e di Fivizzano con le poteste. 
rie subalterne di Albiano, di Calice ed 
altre 6 comunità nella Lunigiana. In tatte 
35 comunità con 66,852 abit. in una su- 
perficie di 078,506 quadrati, equivalenti 
a quasi 347 migl. quadr. toscane; 
dire meno della metà di estensione terri. 














torio disunito havvi uns popolazione più 
ebe doppia di quella posta di là dall'Ap- 
pennino e dal ti Tevere. 

Spettano pure al Granducato varie isole 
del mare Tirreno, la maggiore delle quali 
è quella dell'Elba, che abbraccia 4 co- 
maunità, e che nell'anno 1833 noverava 
16,450 abit.; mentre l'isola del Gigli 





nutri, della Gorgona, di Munte.C 
Tutto il Granducato, compreso il ter- 
ritorio disuuito rinchiudesi fra il gra- 


GRAN 


do 37° 20° e 29° 3o' di long. sd il gr. 42° 
i deutro i quali li- 


porzione di 1 a 200,000 del celebre astro- 
momo P. Giovanni laghirami Jelle Sosole 


ca posto 
dagli antichi dominii della repubblic + fio- 
rentina e di quelle iuniti 





giudiziaria dopo l'ultima conquista di 
sr (anno 1509,) meno il distretto Piom. 
binese e quelli delle Isole dell'Elba , di 
Montecristo staccati nel 1399 





costituirli in 
discendenza 

Nel 1531 tatto il dominio della repab- 
blica fiorentina cadde della ce 





potere 

sa Medici, allorchè si dichiarò capo della 
repubblica di Firenze, quindi sovrano ss- 
soluto della medesima, îl duca Alessandro. 
TI di lui successore Cosimo I ampliò 


+ vistosamenteil nuovo dacato con i seguea- 


ti acquisti. Nel 1546, nel vicariato di Be- 
gbone, giù capitanato di Castigliom del Ter- 
ziere, comprò dai conti di Noceto la Roc- 

igillina con le sue ville; nel 1549 dai 





sua consorte il marchesato di 
della Pescaja e I Isola del Giglio. 

Tostochè il territorio della Rep. di Sio- 
na venne în potere di Cositno I mediante 
il trattato concordato in Firenze li 3 lagl. 
del 1557, ratificato da Filippo II re di 
Spagna li 29 nov. 1558, il duca medesi. 
mo seppe riunire alla sua corona il domi- 
nio dello Stato Gorentino con quello della 
nuovamente spenta Rep. di Siena, co- 
servando a quest’ ultima un'amministre- 
zione giudiziaria, civile e politica sua pro- 
pria. Fu eselnso il territorio di Orbetello 
coi paesi adiacenti, stante che il re di 
Spagna volle ritenerlo sotto il nome di 
RR. Presidii di Toscana. 

Da quell epoca fu distinto l'uno dal 
T'altro ducale dominio, qualificando il 
fiorentino col nome di Stato vecchi 
il senese di Stato muovo. — Dal 1: 
al 1569 Cosimo II intitolavasi Duc di 


















GRAN 


Firenze e di Siena, finchè nel 1569 fa di- 
chiarato dal Pont. Pio V, e incoronato 
primo Granduca, titolo che fa confermato 

imiliano a quel 
regnante ed ai suoi successori. 

All’ occasione del trattato del 1557 per 
la cessione dello Stato]senese, Cosimo I 
ottenne in compra da Filippo II il castello 
di Portoferrajo con il suo eun lizai- 
tato distretto nell'Isola 

Francesco I, Granduca secondo, nel 1574 
aggiunse alla sua corvna i paesi di 
lo e di Riccò, e 4 anni dopo il castello di 
Groppoli con i loro distretti lano e gli 
altri posti in Lunigiana, per compra fatta 
dai marchesi Malaspina. 

Ul terzo Granduca, Ferdinando I, nel 
1604 e 1606 acquistò dai conti Giov. An- 
tonio, e Bertoldo figli del C. Alessandro 
Orsini le contee di Pitigliano e di Sore- 
no; per modo che potò in tal guisa in- 
corporare ai suoi dominj quel territorio 





che da Cosimo I soleva chiamarsi il s0lfa- 
&Îtalia. 








ta-Fi 

1 Otie 
nolfo di Flamminio Ottieri. 
stò dal March. Fabrizio 
-feudo di Terrarossa in Lu- 








nigiana. 
Nel 1633 il Grauluta Ferdinando II 
otteune dal conte Mario Sforza duca di 
Segni la contea di S. Fiora, e nel 1650 
egli aggiunse al territorio del Granduca. 
to il distretto di Pontremoli per acquisto 
oneroso futto da Filippo IV re di Spagna. 
Nel 1770 il Granduca Pietro Leopol- 
do I co\aprò dai MM. Malaspina di Mulaz- 
zo il territorio di Calicee di Veppo nella 
Lanigiana, di cui formò una polesteria. 
Col trattato di Luneville del 1801 fu 
riunita al governo dell Etruria l° Isola 
dellElba, smembrata momentaneamente 
dal Granducato per servire di reggia 0 ub- 
bidire essa sola a quel Grande, cui ! Ea- 
ropa intera sembrava campo troppo sn- 
gusto alle sue gigantesche imprese. 
Finalmente nel 1808 furono riuniti al 
dominio toscano i RR. Presidii di Orbe- 
tello ec; e col trattato di Vienna del 1814 
venne aggiunto il Principato di Piombi 
mo, nel tempo che fu tolta ogni specie di 








GRAN 438 


Fiorisdizione beronzie i conti tasrchesi 
i feudi imperiali di Vernio, di Montsa 
to e del Monte S. Maria. 
Dirissne Eccrasrastci 
Das Gaspucato 





Bsisiono nel Granducato $ vedi arcivo. 
scovili,a Firence;a Pira eda Siena, e 19 
cattedre episcopali, delle quali 6 sono suf- 


fragance dell itano di Firenze, 
cioè Pistoja, Prato, Fiesole, Colle, Sam- 
miniato : San fi ” Sono nddeti al 
metropolitano di vescovi di Livorno 
e di Pontremoli; e al metropolita. 


SI LI Siena, ciod Chiusi, Planta, Serene, 
Grossetoe Massa marittima —Levei città 
vescovili di Arezzo , Cortona, Volterra, 
Montalcino, Mi @ Pesio re 


d'Imola , di Fsenza , di Forlì, 
tutti dello Stato ponti- 
adizione spirituale sulla 


di Città 





le, le quali rammentano le metropoli di 
tre estinte repubbliche, od oltre le 19 cit- 
tà con sede rereovile, si contano nel Gram: 
ducato tre piazze forti, cioè ferrojo 
sede di un governatore civile e militare 
nell’ Isola dell’ Elba, Piombino stata ca- 
pitale del principato del suo nome, e Or- 
betello giù capoluogo degli Stati dei A. 
Presidi, tutte tre decorate del titolo di 
città, sebbene non sieno vescovili. In con- 
seguenza di che il Granducato attualmea- 
te conta oltre la capitale, 24 città con circa 
180 terre, borghi, e grossi castelli murati. 

Esistevano nel 1836 dentro il territo- 
rio del Granducato N° 243 conventi; dei 

vali N° 130 appari a di 
diversi con 2358 frati. I monaste- 
ri di donne sotto regole diverse sono 65 
con 3451 monache, ed i conservatorii per 
ricevere ia educazione N° 48 con 1544 








482 GRAN 


ebiate. Totale fra religiosi, monache e o- 
Dblate 353 individui. 

Il regio magistrato della Giurisdizione, 
© Segreteria del Regio Diritto, prende co- 
gnizione di tutto ciò che può interessare 
i diritti della Corona granducale e dei 
privati nelle materie ecclesiastiche e be 
neficiarie, accorda il regio ereyuatur a 











che 





Fonera ir pitt ed altri luoghi 
non dipendoso dagli ufizj comuni 
invigila alla conservazione e risarcimen- 
to delle fabbriche sacre. Dipendono dal 
suo dipertimento gli economi generali de' 
benefizii vacanti di tutte le diocesi del 
Granducato, oltre le ingerenze che inte- 
ressano gl'individui, i corpi, i 
diritti degli ecclesiastici, e le materie di 
disciplina che, a tenore dei regolamenti 
leggi fondamentali del Granduca 
to, richiedone la sovrana autorità. 
Finalmente il Segretario del A. Dirit- aj 
to, iu coerenza della legge del 18 giug. 
1819, ba la sorveglianza dell’ufizio dello 
Stito Civile, dei registri di nascite, mor- 
ti e matrimonii che accadono nel Gran. 
ducato. 











Dirismaz corsanarivi e ciuDIzIANA 
DELLA CAPITALE DeL Gaanpucaro se- 
COSDO LE PIÙ MODERNE DIFORNE. 


Firenze è la residenza del Sovrano, e 





greterio dei Di; ti di Sraro, di 
Lapgrintg P-Lopeit Arrau ssr8- 
27. — Sono eme te dal Primo Di. 


presodui 

vettore delle RR. Segreterie, che è Segre- 
tario R., Consigliere Intimo di Finanze 
e di Guerra. Presiede alla seconda :l Di- 
rettore della R. Segreteria di Stato; al 
Va terza il Direttore delle R. Segreteria 
di Pinanze « della R. Depociteria; e alla 
quarta il Direttore del Diportimento del- 
la Guerra e degli Affori esteri. 

Per rapporto al sistema giudiziario ri- 
siedono ia Firease le seguenti magistra- 
tare disposte per ordine di precedenza 





GRAN 

I, La suprema magistratura è quella 
dell'Z. e A. Consulta di Giustizia e dire 
zia. Essa rappresenti il Sovrano regnaiie 
in ciò che riguarda la vigilanza del ge 
verno per l'ammiaistrazione della giusti- 
zia nei tribunali e criminali del 
Granducato, e per render conto al Pria- 
cipe, oppure per risolvere in suo nome 

gli affari di Giustizia e di Grazia. 
la soprintendenza a tutti i tribunali 
i di giastizia del Granducato, e ad essa fa 
Luopo ricorrere per le sentenze di qualun- 
que magistrato 0 giudice sebben delegi- 











i; to, allorchè mancano i rimedii onlinarii,e 


quando le leggi vedono col solo mer- 
zo di ricorso rauo regnante. 
È incaricata di minotare le leggi a mi- 
pr delle commissioni che ne riceve dal 
le RR. Segreterie di Stato, Finanze e 





i Guerra, e deve alle occorrenze 


quelle riforme che le sembrano utili nel 
sistema della legislazione toscana, oltre va- 
rie altre particolari attribazioni. 

II. La seconda magistratura gii 

Ilasi Consiglio Supremo di Giusti 
Gieile, il quale giudica in seconla 4; x 
pellazione le senteuze proferite dalle A; 
Ruote di prime appellazioni civili di Fi- 
renze, Pisa, Siena, Arezzo, e del Tribunale 
collegialedi prima istanza ere! 
seto con motuproprio del 31 dic. a 
TIL Una Ruota Criminale Essa eu. 
la sua giurisdizione tutte le cause 
criminali del Granducato, escluse quelle 
del Compartimento di Grosseto, i di cei 
Litoli si puniscono con pene inferiori aila 
detensione nella fortezza di Volterra, 4 
la reclusione sarrogata al confino per 
litti di faro, mei quali casi provvede il 

ibunale di prima Istanza di Grosseto 
con l'appello in seconda istanza alla AL 
Ruota Criminale di Firenze. 

IV. Una Ruota Civile di prima appel 
lazione, la quale conosce in seccnda istau- 
za delli interposti dal'e sentenze 
emanate dei Magistrato Supremo di Fi- 
rente, dul Tribunale di Commercio della 
stessa città, dal Tribunale collegiale di 























V. Un Magistrato Supren.o Civile, che 







a istanza tutte le cause co- 
seuli 200 fino a qualrnque 
30 esse ordinarie, sommarie, e- 
mealive, mere civili, © miste della città 








GRAN 


e contado fiorentino circoscritto dalle set- 
te Potesterie minori di Campi, San Ca. 
sciano, Fiesole, Galluzzo, Lastra, Bagno 
a Ripoli e Sesto. N 

Inoltre le cause di merito inferiore al- 
li scudi 200 sino alle lire aco sono deci. 
se da un solo auditore, egualmente che 
alcune cause di merito incerto. In simile 
modo da un solo auditore si decidono in 
seconda istanza tutte le cause di merito in 
feriore a lire 200 giudicate in prima istan- 
za di testà minori e dai vicarii sog- 
getti alla Ruota di Firenze, esclusi i vica- 














pe 

della Corona, e il Fisco, ad eccezione di 

uuelle di competenza degli auditori dei 
Corerni di Siena e di Livorno. 

Fa parte del Magistrafo Supremo civi- 
le con voto consultivo ub auditore che ha 
il titolo di Provveditore amministrativo 
ed economico, perchè a lui è affidata la 
soprintendenza ai patrimonii dei pupilli, 
dei minori e degl’interdetti. Egli Eifnol. 
tre l'amministrazione economica della can- 
celleria del Consiglio Supremo di Giusti- 
zia, della Ruota civile, dello stesso Magi- 
strato Supremo e del Tribunale di Com- 
anercio di Firenze. 

VI. Il Tribunale di Commercio è com- 
posto di un assessore legale e di due giu- 
dici mercanti estratti ogni anno dalla li- 
È di sua ingerenza la de- 
ione delle cause commerciali dei nego- 
zianti domiciliati in Firenze e nel circon- 
dario delle sette potesterie minori. L'asses- 
sore legale inoltre adempie alle funzioni 
di giudice commissario in tut falli- 
























capitale. 

VII 4l Presidente del Buom-governo 
tiene la direzione speriore della Polizia 
e del Buon-governo per tutto îl Grandu- 
cato, e corrisponde perciò con (ulti i Di. 


rlimenti e Ministeri. Egli al 
rano per il canale della Le X Cone 
sulta gl'impieghi provinciali di giudica- 
tura. — Dipendono da lui i tre commis- 
sarii della città di Firenze e tutta lu for- 
2a civile esecutiva dello Stato. Ha inoltre 
Ila facoltà d'imporre delle pene economi- 
che nei termini preseritti dalle leggi è 
dai regolamenti veglianti. 








GRAN 485 


VIIL I tre Commissariati della città 
di Firenze sono designati coi nomi di tre 
Quartieri; 1 8. Spirito alla sinistra dell’ 
Arno, a $. Croce, e 3 &. Maria Novella 
che abbracciano metà per ciascheduno il 
Quartiere intermedio di £. Giovanni alla 
destra dello stesto fiume.—-Essi giudicano 
nel civile i prima istanza le cause di un 
merito non superiore alle lire 70, ed è per 
il loro organo che il Presidente del Buon 
Governo fa eseguire gli ordini di polizia, 
e governativi. 

Dirisionz Gorensarira x Groviziania 
Pza LE CITTÀ DEL Gasnpocato FUORI 
DELLA CAPITALE. 


Nell ordine governativo e giudiziario 
il Granducato ha quattro Governi provin. 
ciali, i di cui capi, appellati Governatori, 
iedono in Siena, in Livorno, in Pi 
in Portoferraje. Ciascuno di essi ba un 
consaltore con titolo di auditore del go- 

verno, il quale pe iziari 
le attribuzioni dei vicari regii 
I Governatori di Livorno e di Porto. 
Serrajo, oltre il dere al civile, hanno 
anche il governo militare nella circoscri- 
zione del loro territorio. Il Governatore 
di Livorno estende la sua giurisdizione 
militare e sanitaria a tutto il littorale to- 
scano, mentre quello di Portoferrajo si 
limita alle Isole dell'Elba e di Pianosa. 

Tutti i quattro Governatori rappresen- 

i per l'osservanza 
per il buon regolamento del- 
la provincia amegnata loro. Inoltre sono 
superiori locali nelle materie di Buon-go- 
verno e di polizia, soggetti però in que 
sta parte alla direzione del Presidente di 
Buon governo. 

Sono finalmente nel Grazilucato cin- 
que Commissari regii, resident 
seto, in Aresso, a Volterra, a Pistoja ed 
in Pontremoli, Quello di Grosseto , ossia 
della Provincia inferiore di Siena, so- 
pravverle all’ economico in tutta l'esten- 
sione del Compartimento di tal nome. Il 
Commissario R. di Aresso estende la sua 

























di Castiglion-Fiorentino, di Cortona, di 
San-Sepolcro, di Aughiari, della Pieve 
Stefano e di Sentino. 








riedizione " 
tremoli, sopravrede per gli affari di Buon. 


Figino Fivizzano e tempo 


la criminale deve ri 


Veggi, huon regolamento e peli 
sit ii siritorio di ss giariedizione. co. 
mani a i Comumiserii regii, uni 


quelle dei vicarki loceli melle ma- 
terie criminali per tutta l'estensione del. 
l'imtieo loro viesriato. Essi centenziano 
in prima istanza tutte le cause ordinarie, 
semmerie, esecutive, mere civili, 
commerciali di dette città e loro territorio, 
siano di um merito superiore alle 

seo. Nelle cause di un merito info 
riore giudica in prima istanza il loro can- 
io pesate aa ipogei tanto 
cancelliere suddetto quanio dal pote. 
stà di Calice e dai Vicarii RR. di Fiviz- 
zano e di melle canse di un me- 
rito inferiore alle lire a00 si ricorre al 
Commisserio R. di Pontremoli; ma per 
di maggior merito alia Ruota ci- 


quelle 
vile di Pisa. 
Il Commissario R. di Grosseto limita 











speciale. 
to alla elasenzione giudiziaria 
bra menti di Pisa, di Siena e 
li Arezzo, in ognuna di saddette 
città risiede una Ruota Civile come nella 
capitale, mentre la Ruota di Grosseto con 
il Motuproprio del 31 dicembre 1836 è 
Jorn Spiri sebilito a Tribu 
di prima istanza civile e 
mine oracle giada te pei 
Wa istanza di Latte le cause civili che supe- 
rano in merito certo il valere di lire 400, 
ed im seconda istanza proferisce sentenze 
nelle cause appeliabili state decise dei tri- 
buneli inferiori del Commissariato R. di 
Grosseto. Compete sì tribunale medesimo 
il comeseese « risolvere le domande d'in- 


Com- esistenti si puni: 


GRAN 


terdizione. Nelle materie criminali è com- 
a decidere le cause relative a de 

tti ed a trasgressioni che si commettes- 
sere nel terziiorio della Provincia inferie. 
re di Siena, e che dalle leggi cd omservenze 


di 


1 dicembre 
1836 i vicariati di Fiati cdi ono 
glia con le potesierie dipendenti de que- 
20 ultime (meno quella di Castagneto che 
fu aggiunta al vicariato di Rosignano), 
‘vennero stacenti della Ruota di Pise, e 
Sreenti al Tribunale di prima inatze di 
mentre Lat l'economico LAG 
cario di Compiglia dal di 
Volterra è passato sotto quello di Grosseto. 





N° L Paosrerro per Cisconnaze pasza 
Rovers Corna pi Finauss con 1 sos 
TAIDUNALI SONALFEZIA DISPOSTI PER ce 
sis aLrazance. 


Nome dei Capeluo- 





, Vienz. di IV 
sensa Potesterie 
Empoli, Vie.di III di. Mootelupo 
> bee a Ripoli 
FIRENZE, Magistra. Fiesle 
to Supremo, e Tri- { Galluzzo 
bunal di Commer- ) Lestra a Sigua 
dio 8. Casciano 
Firenzuola, Vie. di 
IV classe sensa Potesteria 
;, Cerreto Guidi 
Faceechio, Vic. di IT Gostel-Franco di 
sotto 
Marrodi, Vic. di IV 
sclazse Pelsazuolo 
Modigliana, idem =— senza Polesterie 
Borgo Buggiano 
Peocia, Vic. di I cl. è Monte-Carlo 
Monsummano 


GRAN 


Vome dei Copoluo-. _Nomedei Capo- 
ghi di Tribunali Col. luoghi delle Pute 





legiali,Commissaria sterie dipendenti. 
ti e Vicariati Regii. 
nane, _r 
Montale 
Purosa, Trib. Colle. ) Samboca 
giale Seravalle 
Tizzana 
Pontassieve, Vic. di 
III classe Dicomano 
Carmignano 
Praso, Vic. dil el. d Mercatale di Ver- 
nio 
Radda, Vic. di IV cl. “Greve 
Bocca $. Greffe 
ci Premileore 
fe. di II classe Y Terme Uci Sole 
Castel.Franco di 
San-Giovanni, Vic.di ) Lama 
IU clane igline 
Reggello 
Terranuora 
Sea Marcello, Vie. di 
II classe senza Potesterie 


San Miniato, Vic. di ( Casel-Fiorentino 





Montajone 
1 claze tì Montespertoli 
Barberino di Mu- 
Scarperia, Vic. di NI ) _ gello 
classe Borgo S Lorenzo 
Vicchio 
Votreasa, Commina. 
riato Regio Pomarance 


= 

N.* II. Paosrerro per Cinconpano veLt4 
Ricora Cirie di Pisa cor stor Tur- 
BUSALI SUBALTERSI DISPOSTI PER ORDINE 
atraseTICO. 





Nome cc. come sopra. Nome ec.comme sop. 

n 

ic.di IV cl. senza Potesterie 

Barga, idem idem 

Fivizzano, Vie. di Il 

classe Albiano 

Leri, idem Chianni 

Peccioli 

Luvorso, Magistr. Ci. 
vile e Consolare 


Pietrasanta, Vic. di 
I classe” 


anti 








‘senza Polesterie 


Seravezza 





GRAN 485 

Nome dei Capoluo- —Nomedei Capo 
ghi di Tribunali Col- luoghi delle Pote- 
lesiali,Commissaria-  sterie dipendenti. 
ti e Vicariati Regii. 

NO 

PISA, Tribunale di 

prima Istanta 


Bagni di S. Giu 
liano 
Pontedera, Vic. di Il 


classe Palaje 
Poxrazzoni, Commis- 

sariato Regio Calice 
Portoferraio, Vie. di y Langone 

Il cl {x Marciana 
Rosisnano, Vic. di Castagneto 

IV classe {austin 
Vico-Pisano, Vic. di 

II classe * senza Potesterie 











N.° HIT. Paosrerto DeL Cinconpanio DELLA 
Rvora Cirice pi Siexa con 1 stor Tare 
BUNALI SUBALTERNI DISPOSTI PEA ORVINE 
ALFABETICO. 





Yomeec. come sop. 
pai 


Nome ec. come sopra. 
— 


Abbadia S. Salvado- 





Asinalunga, Vie. di f X° 
III classe Ra 


Casole, Vic. di IV cl. {ion 
Radicondoli 
$ Cetona 
Chianciano 
Sarteano 
Barberino di Val. 
d'Elsa 
Poggiboi 
San-Gimignano 
"pato di Ve 


Chiusi, Vic. di Vel. 


Colle, Vic. di II cl. 





Montalcino, Vic. di fon NL Vesco. 
IV classe vado 


Montepulciano, Vic. 





di UT clase senza Potesterie 
Pienza, Vic. di Vel. San-Quirico 
Radicofani, idem —1San-Casciano de 

Bogni 
Gartelnuoro della 
SIENA, Tribunale di } — Berardenga 
prima Istanza Monticiano 
Sovicille 
da 


496 GRAN 


N° IV. Puosrarto DEL cisconp4zo DELLA 


Ruor4 civine p° Aaszzo con 1 suor Tu- 


BURALI SURALTERNI DISPOSTI PER ORDINE 
dLpaszrico. 


Nome dei C. Nome dei Capo. 


ghi di Tribunali Col. luoghi delle Pote- 
legiali,Commissaria. sterie dipendenti. 








ti e Ficarioti Regii. 
no _— 
Anghiari, Vic. di IV f Lippiano 
classe Monterchi 
si ‘Bucine 
AREZZO, ite 
Sabbiano 
Castiglionforentino, 
Vie. di IV cl. sensa Potesterie 
Cortona, Vic. di el. Frint 
x n ivitella 
Monte 8. Savino, Vic-$ Fojano 
li ILE classe Luci, 
iguano 
Pieve 8. Stefano, Vic. 


di IV classe senza Potesterie 
Bibbiena 
Pratovecchio 
Rassina 

Strada 
Sansepolcro, idem senza Potesterie 
Sestino, Vic. di IV cl. Badia Tedalda 





di cl. 





N° V. Paosrzrro peL Ciscoxoanio DEL 
Tusunaza Crvits e Carminare DI Gros. 
s3ro com 1suo1 Tarsunai sUBALTERNI 
DISPOSTI PER ORDINE ALFABETICO. 


Nome cc. come sopra. Nome ec come sop. 


nu vu 
. ((Cavil del Piano 
Arcidosso, Vic. di 11 )Cinigiano 
Monticello 
cane Rocca Albegoa 
È Sante-Fiora 
Campiglia, Vic. di IV 
clame Moateverdì 
Castiglion della Pe- f Gavorrano 
cole. Vie. di V cl. \ Giuncarico 
GROSSETO, Comm. ( Campagnatico 
Regio,e Vic.di IVJ Pari 
classe ( Roccastrada 
Giglio, Vic. di V dì. ‘sensa Potesterie 
Manciano, idem idem 


GRAN 
Nome dei Capoluo. —NomedeiCapo 
ghi di Tribunali Col- luoghi delle Pote- 
legiali,Commissaria. sterie dipendenti. 
ti e Vicariati Regi. 


_—r bea Ani 
Massa-Marittima, i- terotondo 
dem rata 
Orbetello, Vic. di IV 
clane Porto San-Stefano 
Piombino, idem sensa Potesterie 
Pitigliano, Vic. di IV 
classe Sorano 
Scansano, idem Moatiano 
= 


Divisione Mirirans ps Granpocaro. 





Il Dipartimento di Guerra è solito 
la direzione di un Coi iere T.e R. Se 
gretario di Stato. Il comando generale del- * 
le truppe di linea è affidato a un Generale 
maggiore; la R. Guardia del Corpo e quel- 
la R. Palatina ricevono gli ordini dal 
Principe regnante, o direttamente o per 
il mezzo del Maggior domo maggiore. 

Vi sonn due Governatori militari, a Li- 
vorno e all'Isola dell’ Elba. Quello di Li- 
‘vorno a il comando della stessa città, suo 
porto e distretto con tatto il litorale tosca- 
no, com] le isole del Giglio e di Gor- 
gona. Il Governatore dell'Isola dell'Elba 
ha il comando militare della detta Isola 
€ di quella di Pianosa e loro dipendenze. 

I Corpi di truppe del Granducato con- 
sistono in due Reggimenti di Fanteria, in 
un Battaglione di Granatieri, uno di RR. 
Cacciatori a cavallo, un corpo d'Invalidi, 
Vetera uno di Artiglieri tre Bat- 
taglioni di Cacciatori volontarii di Costa, 
e in quattro compagnie di Cannoaieri 

.guardacoste sedentarii dell' Elba. 











Dirisione Economica £ SursariciE 
Tuaeroasate osL Graspucare 1n 
Tuasarzana. 


La Toscana granducale 
tutto divisa in tre pro 
Pisana, e Senese; quindi con la legge 
del 18 marzo 1766 fu suddivisa la Senese 
in superiore ed inferiore; finalmente col 
meotuproprio del : novembre 1835 venne 
ripartita in cinque Comparlimenti. 


restò prima di 
Pagg alter; 








GRAN 


Sino dal 2» giugno del 1769 con So. 
trano motuproprio fu creato il diperti- 
mento della Camera delle Comunità so- 
stituita all'antico magistrato dei Nove 
Conservatori del dominio fiorentino, a 
quello dei Capitani di Parie, e agli Uf- 
ziali dei Fiumi. Dopo la restaurazione il 
so\rano motuproprio de' 27 giugno 18; 
destinò quattro Soprintendenze conuni- 
talive, tante quante erano Je Camere o 
Compartimenti territoriali del Granduca. 
to. Le quali Camere erano presedute dai 
respeitivi Provveditori sotio l'ispezione 
di un Soprassindaco per governare l'eco- 
sonic, dell Comunità, Luoghi pii, Ao 


e Strade. 
Vor la legge del 1 novembre 183.5 alle 
quattro Camere di Sopri: 
allativa, che esistevano a Firenze, Pisa, 
Siena € Grosseto, ne fu aggiunta una 
quinta da risedere in Arezzo. Nel temp» 
steso venne la carica di Sopras- 
sindaco insieme coll’ufizio che ne dipen- ra 
dea, affidando ai Provveditori delle Ca- 
mere dei respettivi Compartimenti le in- 
tabenze del Soprssindaco. di 

In cocseguenta di tali sovrane di; 
sizioni i Provveditori delle 5 Camere. di 
Srprinten lenza comunitativa con imme- 
dista dipendenza dalle II. e RR. Suxre- 
terie dirigono esclusivamente gli afbri 
crosomici delle Comunità e Luoghi più 
comanitativi, soprintendono al 

i dei fiumi, 























GRAN 487 
nomica dei Bagni di Monte-Catini, men- 
tre la direzione dei lavori spetta al di- 
partimento del Corpo degl’ Ingegneri. 

Così la Camera di Pia alle attribuai 
ni generali di tutte le altre Camere 
















juistra gl’interessi delle masse 
spese dell'Arno e scale 
Inoltre il Provveditore della Camera me- 
desima presiede la depatazione generale 
amministrativa de’ fiumi, fossi e canali 
della provincia pisana. 
È poi di speciale attribuzione della Ca- 
Sieun la soprintendenza ai be- 
data del Sovrono, il 





nefi 








mente 242 comunità in Terraferma e 5 
nelle Isole. Al ioro servizio provvede 

civile di notabil 
ri) preseduta dal gonfaloniere, 
mistrata dal cancelliere comunitativo, l’ u- 
mo e l'altro di nomina sovrana. 

I cancellieri comunitativi per natura 
del loro impiego sono i consultori legali 
delle comunità e degli stubilimeati co- 
i castodi degli archivi muni- 












cipali, ed i ministri ii del Catasto. 
"Sono mm 


essi sotto l'immediata 








strade provinei se perla perte cosmo. 
mica si favori strade regie, dei ponti 
€ strade pro‘ ali, dentro i 
limiti del ciscoedario del loro Comparti. 
menle respettivo. 

Giascano de’ 5 Proveeditori esercita la, 
ma giurisdizione in tutti gli afari benel 









pi laicali È di sua attribu: ione L'esame 
ed approvazione, trata fa- 
coltà, de'contratti livellarii e di tuti gli 
sitri istramenti che si celebrano dai. mp 
presentanti Je comunità, looghi più, e 
monti del Presto, o di Pietà. 

Di speciale competenta della Camera 
del Compartimento di Firenze è la sor- 
veglianza all’ Azienda del monte dei Pre- 
nti della capitale, e l'ammiisirazione eco- 












ducato sono 79, divise in cinque classi, 
in guisa che una cancelleria comprende 
nella sua giarisdizione una, due, e tal- 
volta auche quattro e cinque comunità in 

della importanza degli affa- 
ri e della vastità del territorio. 

Il Compartimento di Firertue conta set- 
te città, compresi la capitale, cioè, Fi- 
renze, Fiesole, Punia Pi Prato, 
Sanminiato e Volterra. Esso abbraccia 
novanta Comunità sotto 28 Cancellerie. 

Rapporto alle comanità dipendenti da 
una stessa cancelleria, vedasi il Quadro 
delle Comunità all'art. di cissena capo 
luogo di Compartimento. 

Il Compartimento fivreniino ha una 
1,876,645 quadrati agrarii, 











488 GRAN 
corrispondenti a miglia toscane 2336 ]; 
delle quali miglia 84 }, peri a quadr. 
67,814, sono occupate da corsi d’acqua e 
da pubbliche strade. Sulla stessa superfi- 
cie territoriale nell’anno 1636 esisteva 
una popolazione fissa di 671,857 abit. 
Cosicchè presa la media proporzionale, 
e concedendo alla parte transappennimica 
ciò che si detrae dalla popolosissima valle 
dell'Arno sopra e sotto a Firenze, verrebbe-. 
ro a riparlirsi nel Compertimento fioren- 
tino circa 288 individui per ogni miglio 
quadrato.—ed.la tavoletta prima qui ap- 
Romagna Guanpucate. 
‘ompartimento di Pisa, oltre il 
eapoluogo di Piss comprende tre altre cit- 
tà, Livorno, Pontremoli e Portoferrajo.— 
Innanzi le riforme compariimentali del 
1834 e 1837, esso contava 56 comuni 
tre delle quali, cioé, Piombino, Campi. 
glia e Suvereto, furono date nel 1834 al 














Compartimento di Grosseto, cui inoltre le di 


sono siate aggregate nel 18397 due altre 
cumunità, cioe, Monte-Perdi e Sassetta. 
Quindi, se si contemplano le ultime ri- 
iorme dell’anno 1837, il Compartimen 
to medesimo si troverà ridollo a 51 co- 
n:unità sotto 14 cancell Delle quali 
comunità 30 sono nel Territorio unito, al- 
tre 4 nell'Isola dell'Elba, e 15 situate nel 
Territorio disunito della Veni della 
Lunigiana e della Garfagnana granducale. 
Le 5» comunità del Compartimento pi- 
suno di Terraferma, inuanzi le ultime ri- 
forme, abbra 
987,587 quadi 
scane; dei quali quadrati. 47,530, ossiano 
miglia 59, spettano a corsi d'scqua e stra» 
de. Vi stanziava nell’anno 1833 una po- 
polazione di 307,616 abii corrispondenti 
in proporzione ripartita a 350 individui 
per ogni migl quadralo. 
Non si conosce esattamente la dimen- 
sione territoriale dell'Isola dell'Elba, do: 

















mounilà del pont atinn di Pisa nel 
1833 ammontava a 323,838 abitanti. 





GRAN 


3.n Compartimento di Siena, di cuiè 
capitale la stessa città, abbraccia trenta» 
quattro comenità, fra le quali vi sono 
quattro città, cioè Siena, Colle, Montalci. 
noe Pienza, ed ha 10 Cancellerie comuni 
talive. — Occupa nel totale una 
cie di 1,006,358 quadrati, equivalenti a 
1253 } migl. quadr.; delle quali quasi 
migl. îg, ossiano quadrati 31,208 sono 

e corsi di scqua e per pubbliche vie.— 

trovava nel 1833 una popolazione 
di 134,320 abitanti; che litamente 
corrispondono a 109 1 individui per ogni 
miglio quadrato. 

4. Il Compartimento di Arezzo, dicui 
è capoluogo la città medesima, compres. 
de 49 comunità con le cinque città di 4- 
rezso , di Chiusi , di Cortona, di Moate- 
pulciano edi Sansepolcro, il tetto anni. 
nistrato da 17 cancellieri comunitativi. 
Euso occupa una superficie territorie 














presso 
le quali migl. 41 f circa, pari a 33,260 
quadr sono da corsi di acqua e da 
strade .—Nel 1833 vivevano costà 211,939 

tanti, corrispondenti in proporzione 
media a 156 individui per ogui migl. que: 
drato. 

5. Il Compartimento di Grosseto, di cai 
questi città è capoluogo, contemplato 2 
tutto il 1833 contava 18 comunità, una 
delle quali costituisce l° isola del Giglio. 
Comprendeva allora quattro città, cioè, 
ittima , Orbetello, 








le territoriale di 1,372,712 qu 
drati agrarii, equivalenti a migl 1709"; 
dei quali quadr. 30,574 ( pari a mig. 38) 

6 i da corsi d'acqua e da stre 
. Vi stanziuva nel 1833 una popolazio 
ne di 59,926 abitanti, dei quali 1502 is- 
dividui spettano all’Isola del Giglio. Doe- 
dechè esistevano in Terraferma suli 
Lei cui ralenti a circa 33 - indi. 
lio quadrato. Però al 
cino di 1837 il Compertimento di 
Grosseto era anmentato sino a 23 come 
nità, distribuite in 8 Cancellerie.— Ped. 
la tavoletta seconda della pagina 495qui 
appreso. 











UJIU VUE Iv viiivion suse merino ie 


sore voli 
11946 segui 
4106 secc 
orti Lori 
16016 166% 


. 
s 
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L] 
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LYN 130 
OVANNN 





MOVIMENTO della Popolazione del COMPARTIMENTO Di PISA dal 
‘prima delie ulti: erritoriali. 


NUMERO DEI NATI 
a 


vanune | rorsce 


258,184 
263,059 
267,097 


286,356 
291,795 
295,500 


3og,3ty 
312,245 
316,042 
319,819 
323,838 


s 
a 
. 
a 
ti 
. 
a 
' 
ri 
' 
' 
a 
x 
tI 





OIIGVUGI I INVVILIVIFE SU AMIVWSI I dito 


1sg6gi 
eby'Lgr 
Cegtsri 
oue'ter 
Lertser 
eog'ecÌ 
gvo'cei 
gls'eei 
ggotiei 
ocy'ber 
corger 
agr'sei 
oes‘csi 
oloner 
Giro 
grl'ozi 
ICI 
bul'bir 
sgesgri 


, 
' 
£ 
DI 
1 
tI 
£ 
1 
' 
' 


mona | imper 


fUVN tono va ; . 
“FIXFI |1LvN 120 ANCIZYIOdOI 
OVAKON 








MOFIMENTO della Popolazione del COMPARTIMENTO in AREZZO dall'anno 1818 al 1836 inclusive. 


08,8 183,499 
By 187,634 
i800 188,743 





1834 233,535 
1835 n26,6,8 
228,616 


z 
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io LL 








NUMERO DEI MONTI 


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5y90 
5 
53iy 








NUMERO 
pu 


MATRIMONI 








NUMERO 
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GENITORI 


324 
45° 








CENTE. 
NARS 


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OVINON 


*1]2140134423 SULIOfiy SUITIZA 0) BImIRZ®A MOR 
SAIINIOU) 969! fw grgr cewo.s/0P OITESOND 19 OENARIENIATMOI 179 suorsepodo Co OINTMIAON 





1,348,759 
1,365,708 


8,393,3%61 

1,601,336 09,184 
T,621,997 27,040 
1,696,785 26,991 


9 
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8 
8 
7 
4 
3 
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DI 
6 
8 
4 
2 
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RIC APITOLAZIONE della Popolazione e della superficie territoriale 
del Gaanvucaro în Terraferma nell'anno 1833. 


653,338 

307,316 

134,320 

221,999 

i] 5.° Comr. pi Grossxro 58,624 

Totale della Te ferma 
del Gre.rducato, dbit.n®1,375,417 
—__———_—_ 


RIC APITOLAZIONE della Popolazione e della superficie territoriale 
del Granvvcaro in Terraferma ..ell'anno 1836 secondo le ultime Riforme. 


1,870,645 23367 
840,193, 1045 
1,006,358 1353 
1,841,764 RILLI 
20,105 


it.n°1,418,156 | Zot.6,385,045 Tot. 7951 } | Tot.180} 


| 


Totale Abitanti . . . n° 1,436,985 





496 GRAN 


Diraarinznto pxr Carasro. 


La prima istituzione del Catasto in Fi- 
renze rimonta all'anno 1388, sebbene un 
estimo daziale fosse stato proposto fino dal 
1366 sotto il governo del conte Guido No- 
vello vicario regio in Toscana per il re 
Manfredi di Sicilia; mas quell’estimo non 
ebbe effetto, e invece fu una delle cause 
molrici dell'espulsione del vicario ghi- 
bellino e del suo partito dalla città e do- 
aninio fioreatino. — Dal 1288, variando 
sempre metodo per difetto di giusta riper- 
tizione delle guivenze, si arrivò al 1437, 
anno in cui Giovanni di Averando de’ Mc- 
dici propose alla Siguoria la riformagione 
dal 27 maggio, mercè cui fu stabilito il 

tasto, sopra del quale i puamente 
Cotto pe dl que pripazmenie 
vezze dei cittadini arruolati, distribuiti, 
e accatastati nei libri detti della Deci- 
ma dei qualtro Quarticri della città, cia 
scuno dei quali ieri era suddiviso 
in altrettanti gonfal 

Per altro non sempre uniforme resal- 
tata la quota che assegnavasi agli acca- 
tastati, mentre se la riformagione del 27 
raggio 1437 determinò la gravezza impo- 
mibile sulla decime parte del fruito netto 
degli stabili, a ragione del 5 per cento, 
degli bi, gine ol 5 pr cn 
fondiaria venne compulata, dirò quasi a 
scaletta, cioò, a proporzione delle entrate 
del contribuente. Dondecbè coloro che 
avesano soli cento fiorini di rendita netta 
daogui aggravio pagavano di decima il 
3 per cento, quelli che arrivavano a 200 
fiorini di rendita pagavaco il tre e mezzo 
per ceuto, il 4 per cento chi ne aveva 500 
di rendita libera, e così gradatamente au- 
mentava la deci fino alla rendita di 
mille o più fiorini, che pagava il 5 per 
cento di censimento. 

Non ostante siffatto provvedimento, col 
quale ripartivansi le gravezze 
in proporzione delle forze di coloro che 
«dovevano sopportarle, vi restarono sempre 
due difetti radicali. Il primo era quello 
ludere nelle liste ca- 
























sottoposte alle leggi e imposizioni dei go- 
verni esteri. L'altro vizio derivò dal com- 
prendere nella distribuzione delle gra vez- 


GRAN 

ne l'industria personale. Tali difetti con- 
tinuarono a tenersi in vigore simo a che, 
nel 1494, la Rep. fiorentina ordinò la for- 
mazione di un nuovo censimento che in 
titolossi Decima per i fondi urbani, Esti. 
ano per quelli di contado; e tenendo fer 
mo il principio già stato adoltato del cea- 
simento sopra la decima parte delle ren- 
dite per i beni stabili compresi ncl domi- 
nio fiorentino, seanero escluse le proprie- 
tà che i citta possedevano nei terri- 
lorii esteri, togliendo dal catasto le lase 
dell'industria, del traffico e di ogni altra 
sorte di frutto che non rinasce. 

In tutte le riforme anteriori e posterio- 
ri alla Jesee del 1494 si adottò il prin 
cipio di rile la Decima, o dalla ren. 
dita degli stabili, o dalla stima che resul. 
dava istrumento di compra, dai li- 
bri degli Estimi dellecomunità, nei quali 
trovavansi iscritti i beni fondi, o dalla 
perizia che si ordinava agli stimatori del- 
le Leghe del contado, e nei casi di contro- 
versia, dalla stima di altri periti giudi- 
cialmente deputati. 

Prima della riformagione del 1534, con- 
fermata nel 1570, e convertita in legge per 
tutto il Granducato, non vi era differen 
22 tra il modo d’imporre la Decime agli 
stabili della città e contado fiorentino, e 
a quelli del suo distretto. 

Avvegnackè sino all’epoca testè accen- 
mata fu introdotta la consuetudine di ri- 
levare la decima catastale sulla valuta de- 
gli stabili a ragione di den. uno e mezzo 
perogni fiorino d'oro, corrispondente a 
lire 41 e soldi 3 per ogni mille fiorini 
d'oro di capitale; vale a dire, che fu cab 
colato a ragione del sei percento il frel- 
to di quel capitale, di cui era gravata hl 
Decima pei terreni e case del distretto 
fiorentino. 

Tanto più onerosa riesciva poi una tal 
prodiale, in quanto che gli stabili situati 
nel distretto fiorentino erano soggetti, ol- 
tre all’estimocatastale, alle gravezze delle 
respettive comunità , nel territorio delle 

uali si trovavano situati: e in quanto 
die glistabili dai cittadini fiorentini una 
volta acquistati nel distretto erano esen- 
ti dalle gravezze comunitative. Donde ar- 
iva che il censimento delle comunità 
cadeva quasi per l’intiero sopra i terreni 
dei distrettuali. Cotesto metodo continuò 
a praticarsi sino alla legge del 1570, con- 


























GRAN 


fermata nel 1590, mercò cui venne tolto 
un tal privilegio, obbligando i cittadini, 
abbenchè ascritti al libro della Decima in 
Firenze, a pagare al pari dei distrettuali 
le gravezze ilovute alle respettive comu- 
nità, nel cui territorio si trovavano i lo- 
ro possessi siluali. 

Ma nel progredire dell’ età si affaccia- 
rono sempre nuovi difetti, o per errore 
di misura, o per inesattesza di siima, o 
per omissione, o per complicanza di pas- 
saggi di beni fondi, o per progressivo au- 
mento di case edificate, e di terre incolte 
rese produtlive, © viceversa. 

Per riparare a tali ed altri simili di- 
sordîni, il governo francese, dopo che eb- 
be incorporato al suo impero il grandu- 
cato di Toscana, fece eseguire le mappe, 
le misure, e le stime parziali dei beni 
fondi di varie comunità. Alla qual opera 
si rivolse ben to l'animo benefico del 
Granduca Ferdinando III, allorchè resti- 
tuito ai voti del suo popolo nel dì 7 otto- 
bre 1817 ondinò la legge fondamentale del 
‘moderno censimento per tutta la Terrafer- 
ma del Granducato, per ricondurre la di- 
stribuzione delle gravezze iche ad 
tina misura eguale e con proporzione ade- 
quata alle rendite dei beni stabili, mercè 
di un nuovo generale estimario, che vo- 
leva che fosse compilato con intelligenza, 
con uniformità di sistema, e con quelle 
migliori regole che la scienza, l'arte, l’one- 
stà e l’esperienza dovevano suggerire. 

Con altro motuproprio del 24 nov. del- 
lo stesso anno l'Augusto Principe affidò a 
una deputazione la direzione di sì im- 
portante lavoro, sia nei rapporti metrici, 
quanto nei rapporti economici. L’opera 
era quasi presso al suo termine, quando 
la legge del 1 nov. 1825 instituiva una So- 
printendenza alla conservazione del nuo- 
vo Catusto per invigilare e dirigere il cen- 
simento dei fondi urbeni creati o aumen- 
tuti dopo la compilazione di quell' esti. 
mario, e per soprini 
del dazio prediale correspettivamente ai 
eangiamenti delle proprietà fondiarie e lo- 
ro volture estimali. 

Finalmente col motuproprio del 31 di- 
cembre 1834, essendo già siato messo in 

ività il moderno Catasto, fu soppres- 
di Soprintendenza e creato un 
Conservatore del Catasto con speciali al- 
tribuzioni. 


























tendere alle divisioni miglia 


GRAN 49 
Dirastimzuro pasta Acque 3 Srnuoe. 


Questo dipartimento ripete la sua cres- 
zione al Sovrano Motuproprio del 1 nov. 
1825, ol quale fa istituito wa Corpo d'I- 
gegneri d'Acque e Strade sotto l'i 
del Soprintendente alla conservazione del 
Catasto. In seguito la legge del 3: dicem- 
bre 1834 stabilì indipendentemente dall’ 
Ufizio del catasto quello relativo alla di- 
rezione dei lavori di Acque e Strade. 

Questo dipartimento riunisce in gran 
parte le attribuzioni degli antichi ufiziali 
de’Fiumi e dei capitani di Parte Guelfa, 
la cui istituzione rimonta all'epoca della 
Rep. fiorentina. Ma chi diede il primo 
impulso a tale institazione fa quel gran 
Principe che risvegliò in Toscana l’agri- 
coltura, I industria, e il commercio dal 
loro letergo, soccorrendo l'una e le al- 
tre con disposizioni magnanime e libe- 
rali.— All'art. Fiutsaz, vol. IL peg. 248 
fagià avvertito, che senza valutare le atra- 
de maestre rettificate, e quelle che per 
mancanza di tempo non restarono ultima- 
te, Pietro L 1 nella sola costrazie- 
ne di dieci strade regie nuove impiegò la 
somma di 5,573,916 lire toscane. 

Il Granduca Ferdinando III, seguitan- 
do le tracce dell Augusto genitore, volle 
che l'utile di queste grandi comunicazio. 
ni fosse risentito prontamente anche uelle 
parti più interne del Granducato. Quindi 
con motuproprio dei sa febb. 1793, ri- 
chiamato in vigore con l'editto de’ 13 sett. 
1814, fa introdotto l' utilissimo sistem: 
degli accolli delle strade comunitative. Fi 
nalmente con la legge del 1 nov. 1835, 
dato vita al dipartimento delle Acque e 
Strade, l'Augusto Legislatore ba in tal 
guisa provveduto all'unisona utilissima 
direzione e sorveglianza dei lavori di pon- 
ti, corsi d° neque e strade. 

Lestrade accampionate nel Granducato 
a tutto il 1832 correvano lo spazio di 7042 

lia toscane, cioè: 
Lunghezza delle Str. Regie. . mig. 72 
—  delleSte. Provinciali.» sei ” 
—  delleStr.Comunitative» 543t 
Lunghezza totale . . mig. 7042 

Ad eccezione di un direttore speciale, il 
Corpo degl'ingegneri rimane qual era nel 
1825, cioè, un Consiglio centrale degl’in- 











Tue Ispettori resi. 
denti nei capoluoghi di Compartimento, 
e gl’ Ingegneri de'respettivi Circondarii. 
tribuzione di questo moderno di- 
imento la formazione e discussione dei 
progetti del Principe, la sorveglianza del- 
P'esecazione tanto dei lavori di acque e 
strade per conto regio, quanto dei lavori 
di acque, strade e fabbriche per conto co- 
munitativo. Spetta al Direttore la sorve- 
glianza salle operazioni degl’ Ispettori, 
sotto-ispettori ed ir i di Circonda- 
rio. Egli propone all’ esame e risoluzione 
del Consiglio degl' Ingegneri tutti gli af- 
fari di sua competenza a forma della legge 
del 31 dicembre 1834, ed in coerenza del 
regolamento ed istrazioni dei to dic.1826. 
Lo stesso dipartimento ha la direzione 
dei lavori ai Bagni di :fortecatini e lam. 
ministrazione del Padule di Fucecchio. 
Con la legge del 1. nov. 1835 tatta la 














d' ingegneri erdine di ani 
appresso esserlo stalo riconosciuto che al- 
cani di quei circondarii erano troppo va- 
sti per non potersi ben sorvegliare da un 
sulo ingegnere, vennero perciò divisi in 
due sezioni la minore delle quali fu affi 
data alle core di un ingegnere giuniore, 
cui fu dato il titolo di 4yato: comecchè 
egli debba al pari degli altri riferire di- 
rettamente con l'ispettore del suo Com- 
partimento. 


—_——————=z 
Cinconpasn per Comparrimzzzo 
* Fioxsurino. 


Residenza degl'In- 
gegneri e i 
territoriale di cia- 
seua Circondario. 

eaana 


Bosso S. Lostsso 
Superficie imponibi- 

le, quadr. 194,426 
Corsi d'Ao 

queeStre. 


de quadr. 5,044 


Nome delle Co- 
munità comprese 
nei respettivi Cir- 
condarii, 


n 


Borgo S. Lorenzo 
Vicchio 


Scarperia 

Betberino di Ma- 
gello 

San-Piero a Sieve 

Vaglia 

Vernio 


GRAN 


Residemadegl'In- 
gegneri e superficie 
territoriale di cia- 


scun Circondario. 
— 
Caerar-Fionzernio 


le, quadrati 93,470 
Acque e Str. 12,373 


Exrovi 
Sopericie ponibi- 
rati 71,878 
Acque © Ste. 3,499 


SI 


Firsoce 


Superficie imponibi- )Ssa 


le,quadrati 68,347 
Acque e Str. 3,524 


Superfici 

a) ibi 

He, quadr, 125, 

Acque e Str. 3,874 
F5RENZE 

Superf. tot. q. 1556 





Gatsuzzo 
Superficie imponibi- 
le, quadrati 66,308 
Acque e Str. 2,755 


soci po: 

i. innponibi- 
le, quadrati 83,433 
Acque e Str. 5.569 


Sa Movicrima di 
sErcgonde, Fosa Sa 
Acque e Str. 3,874 





Mowsmrmazo 
Superficieimponibi- 
Je, quadrati 47,590 
e Str. 1,336 


25,422 Gi 





Nome delle Co- 


munità comprese 
nei respettivi Cir 


— 


Castel-Fiorertino 
Certaldo 


Moplajone 


Empoli 


Lastra 
[Capraja 
Montelupo 
(Cerreto 


{Firenze 


Galluzzo 
Bagno s Ripoli 
Casellina e Torri 
Legnaja 
Rovezzano 
Sanministo 
Fucecchio 

S. Croce 


Custel-Franco di 


Monte-Catini di 
Val-di-Nievole 


GRAN GRAN 499 
Besidensadegl'In. Nome delle Co cerca 
n on 


territoriale di cia. mei respottivi Cir.-—Craconsani per Conrasrimzzro 


Superficie imponibi- 

Rn 
Pea mit 

Erquednti 4 i 


Aoque e Str. 1,298 





Lun 

Marliana Superficie imponibi. ) Fauglia 

Porno © ( Pontassieve le, quadre. 120,303 | ColleSalvetti 

Superficie imponibi ) Dicoicamo ee N (LT 
rar: 131408 ) Looda Luvonso 

A * %3°9 ( Pelago Superficie imponibi. 

Pur Prato le,quedrati 27,007 

Seperficie imponibi- Î Cormignano Acque e Str. 871 

quadrati 62,905 Pu 








Sert tai) Cc 
E le quadrati 78,491 ) Cascina 
Divisione di Cirnalei < Ride Piece ii 
Pontedera 


Sax-Cascaso  ( Sen-Carciano Portiere Caponsoli 
anni Val. Superficie imponibi. )Vico-Pisano 
Bientina 


le, quadr. 100,349), d'Ela le, quadrati 48.902 
Acque e Str. 3,430 ( Moutesperioli Acque e Str. 2,347 
lenta 
Gassara in; )S Sofia 
Superficie imponibi- i 
de, quadr. 145,694 Ema erre Porrizmori 
Acque e Str. 4:30 (/Sorbeno Snperficie imponibi. 
Sus-Mascetto (Gan Marcello le, quadr. 119,283 


Superficie imponibi. ) Se*-Ma Aequee Str. 5,633 
le, quadrati 53,385 VS na 






Acque e Str. 1,286 
Supertcic impe i fin Supericieimponibi 
impooibi- ie imponibi- 
le, quadrati 81,474 | Cantagallo pride ignota 





Acque e Sir. 3,307 ( Tizzana Acque e Sir. ignota 


300 GRAR GRAN 
. Dicizione di Circondarii e Residenze BesidensadeglIn. Nome delle Co 
Fate A, n n © 
dinilosrri Eliteriale di cia. nei regpettisi Ci. 
Residenza degl'In- Nome delle Co- scua Circondario. condarii. 
Llieriale di cia. ni regpottivi Cir. beettoni n 
scan Circondario. —condarii. Montalcino 
Bacaconvento 
vana — Mosrazano [terrible 
Superficie imponiti- $ Quo 
Banca (h. ‘205,359 |) Pienza 
Acque e Str. 7,879 n ® 
Verquedmti 0,978) TP S. Giovenni d'Aseo 
Acque è Sir. 1063 Rasoi Ratto 
Superficie impenibi. ) Fiizzamo ci Empoli Cesellina in Chi 
Je quadrati 59,193 ) Atbieno eStr nto 
Acque e Str. 3,514 sità Cavriglia 
Superficie imponibi. ) Palaj: Picci S'ciriono dee 
imponibi. ) Palaja roca sciano de”! 
Fini ei 035 | Tairiziot papa Bela & Salvadore 
" Aoquee Str. 4,044 (p; van 
Saperi i ponibi-) Bagni di S. Gio- nn Castagmajo 
Fede: rele veleiiano Rassconzoni © \Cetele 
Ù Superficie i: ibi- È 
Fonsnae ni È, quair. 200,570 | Chiusdino 
Sepricitiniionaz, ) Custel-Nuovo di Acque eStr. 7,520 Mootieri 
Acque e Str. 3,303 Eli 
sepolti irta; jOrcisso Superi.tot. quad. 484 {003 
le, quedrati 69,857 $ Riparbella Divisione di Circondarj e Re. 
Cossellina Morit- Ciro e Residenze 
Acque e Str. 2,088 (“tima di Ajuti-Ingegneri. 
Mame del terzo di 
rr es Soma Gua 
Seperficie ibi- / Masse del terzo di 
Cisconoazs ses Conramuzsro le, quadrati 91,682 \__S. Martino 
. Acque e Str. 2,432 / Monteriggioni 
Sarzss. 
Residenza cc.come Home «. com rr 
sore. u Cinconnani per Conpanrimzero 
— — 
Aeczaro Arcano Beridensa ec. co Nome cc. come 
imponibi- | Castei. Nuovo della =” 
, quede. 157,839 —— — 
Acque e Str. 5,205 T rada A arez 
Cosca Colle — ros 0 bd Castiglion-Fieren- 
La paria epr See-Gimignano le, ‘quadr. 196,635 tino 
Aogue e Sir. 1,934 Poggibonsi eStr. 5,281 peer 


GRAN 

Residenza deglIn. -— Nome delle Co- 

gegneri © superficie: munità comprese 

territoriale di cia- mai respottivi Cir- 
scun Circondario. condarii. 

_—_ 


Conrona 

Superficie imponibi- 

le, quadr. 135,7; 
Acque e Str. 4,354 

Moxraretciano 
Superficie imponibi. 

le, quadr. 113,825 
AcqueeStr. 2,817 


— 


Cortona 
Asiualunga 
Torrita 





Montepulciano 
Chiusi Città 
Sarteano 
Chianciano 
Cetona 
Montevarchi 
Castiglion — Uber- 
Monrzvazcn tini 
Superficie imponibi- 
le, quadrati 84,003 
Acque e Str. a,prs 


Pasva San-Starano 
Superficie imponibi- 
le, quadr. 153,489 
Acque e Str. 4,805 


Superficie imponibi. 

Li ibi- 
sorridi as 
AcqeseSir. 3,856 





San-Sarorcao 
Soperficie imponibi- 
Je, quadrati gr,191 
Acque e Str. 3,334 Motte nta Ma 





PARA ee 
di Ajuti-Ingegneri. 


Castel-Focognano 


Rosa Chiusi ia Casco. 


Superficie imponibi. 
le, quadrati 67,: 
Pisibry 1783 )S Chidgneno 


Fosso 


le, quadrati 85,017 
Acque e Ste. 2,282 


vu 


GRAN 501 

Residenza desl'In —Nome delle Co 

gegneri è superficie munità. comprese 

territoriale di cia- mei respettivi Cir- 
scun Circondario. condarii. 


— —_—— 
San-Giovanni 
Castel-Frauco di 


sopra 
Pian-di-Sob 
Lero 


San-Grovam 
Saperficie imponibi- 
le, quadrati 68,048 
Acque e Str. a,126 
Terranuova 


Cinconv.an pr Comparrinznro 
Guosserano. 


Saperficie imponibi- 
le, quade. 19,59, SCI 
Acque Str. 6,070 


Superficie imponibi- 
Je, quadr. 145,429 
Acque e Str. 2,534 


supchto impomibi. 
le, quadre. torri 
Acquee Str. , ,910 
Massa -Manrerima 
Sapertcioimponiti- 





le, quadr.334,341 
eStr. 3,906 
Superficie imponibi 
le, quadr. 199,795 
Acque eStr. S,utr 
Divisione di Circondarii e Residenze 
di djuti-Tngegneri. 
Supesicio bi- ) Orbetello 
ie imponibi- 
le, quadrati 92,617 ) Isola del Giglio 
Acque e Str. 1,561 A 
DI 


Rocca-Strada 
Campagnatico 





502 GRAN 

GRANELLI (MONTE). — Ped. Mos- 
re-Guasizci nella Valle del Savio. 

GRANIA, o GRANCIA m CRETA, nel 
la Valle dell'Arbia. — Cas. con chiesa ple- 
hena (S. Martino ), cui fa annesso il po- 
polo di S. Angelo a Ponseno, nella Com. 
Giur. e 6 migl. circa a pon.-macstr. di 
Asciano, Dioc. e Comp. di Siena. 

Risiede in una piaggia creto fra il 
fosso Grania che la bagna a pon.-msesir. 
ed il torr. Arbiola che gli pasa del tao lato 
di lev., pirciaregini sip rioni 
Arbia, Îl quale scorre ee 
di Grania verso libeccio. tibeccia. 

Fra le membrane della badia Amiatina 
una dell'aprile 1038 fa scritta in S. Mar. 
tino dicto Grania. È un contratto, col 
le Guido figlio di altro Guido, e 
brando figlio di Ranieri dei siguori di 
Sarieano ad Alpichiso abule 
del mon. di S. Salvatore del Monte Amia- 
ta di non molestario nei beni che i 
monastero possedeva nel contado di Chie 
si, ricevendo eglino per tale promessa sol 
100 dall'abate predetto. 

La pieve di S. Martino in Grania e il 
castello omonimo si trovano rammentati 
nella bolla del Pont. Clemente III, 

li so aprile 1198 a Buono vescovo di Sie- 
na, all’ ocessione in cai furono 
mati alla cattedra senese gli tichi diritti 
che ema aveva sulla pieve di S. Martino 
in Grania, e nello stesso castello. 

Anche la badia di S. Eugenio presso 

Siena, chiamata il Monietero avevi dale 


da Rotoszioni i in Grania, in Vescona, in 
edinalivi della Val-d'An 


bia, remmentate nelle pontificie di 
Alenandro III (anno 1176) e d'innocea- 
10 III (anno 130) ) 

11 comanello di Granie è quello di s 
Moriino in Grazia ferono riuniti sotto 
na cola amministrazione ecomemica al- 
la comanità di Asciano con 








iale dei 9 dic. 1777.— Ped. Ascuno della 


Nella chiem di S. Martino in Grania 
esiste wa hel del cav. Francesco 
Vanni, descritto a lungo dal Pad. Gugliel- 
mo della Valle nelle sue Lettere Semesi. 
(Tom. II.) 

Francesco Alberti denominato il Pos. 
tonto, verso la metà del secolo XVI, fu pie- 
vano di questa chiesa di Grania. 

Non deve confondersi il Grazia o Gras. 





cia di Creta con il castello delle Graace 
dellospeiale di Siena, mentre questo cor- 
risponde al cast. di Montisi, cui spetta un 
fatto d'armi ivi accaduio nel 1554, quan- 
do quei viliani coa straordimario anli- 
mento ne sostennero la difesa contro l'im 
peto delle armi Austro-Ispano-Medicre, sa- 
crificandosi la maggior parte per la difeni 
della patria. (Axmrnar. Zetor. for. lib. 34) 

La parr. di S. Martino in Griaia nel 
1833 contava 159 abit. 

GRASSINA nella vallecola dell'Ema— 


sit. del Galluzzo, Dice. e Comp. di Fi 


"E siteato in piamera alla bese orienta. 
le del poggio di Mezzomonte e poco lungi 
dal colle su cui risiede la semidiruta roc- 
ca di Moatanto, alla confluenza del torr. 
suo Grassina nella fivmana dell’Ema, sul tri- 








quelle Lap- 
edi Mesaomeate, 0 dell meta. 
posizione di Grassisa sullo sboc. 


00 di tre strade doveva esserti un qualche 
fortilizia, tostochè il castello di Cascina 
è rammentato ia una membrana del s: 
1229, fra quelle appartenute alla 
ora nel A. Arch. 


“asivionia vata 


im Valdi Magra. — Cas. 





il psese più vicino al varco della Ci- 
sa sull'estremo confine della Toscana con 
SÌ decato di Parena, cieca un migl. sci. 
strada parmigiana della Cisa, cmia 
dell'antica via Francesca pontremolese, 


accoglie il Civaso/a appena esso arriva 
fn Val-d'Antena. 

L'Ape di Gravagna cscodo coperta di 
pescoli alpini e di faggote indica linda. 





GRAZ 
stria dei suoi abitanti, la quale nella mas- 
sima perte riducesi alla Quitorizio, e al 
mestiere di taglialcgue e di tarbonero. 
La parr. di S. Bartolommeo a Grava. 
gna nel 1833 contava 987 abit. 
GRAZIANO in Val-Tiberina. — Picco 
lo Cas. con ch. parr. (S. Lucia) cella Com. 
a grec. del Monte S. Maria, Giur. 
, Dice, di Città-di-Castello, 
Comp. di Arezzo. 
Trovasi sull’ estremo confine del Gran- 
ducato alla destra del torr. Erchi presso 
da ima di Monte-Citerone, alle base base 
Mosse S. Marie, e appena 3 migl. 
= pon della Città-di-Castello. Ignoro se 





da questo luogo il casato l'il- 
lastre famiglia ! di San-Sepolcro. 
La perr. di S. Lucia a Graziano nel 





1933 Reverava soli Sp shit 
GRAZIE (EREMO pece) © De Aco. 
na — Ped. 'Acona (Gosso se) nell'isola 


dell’ Elba. 

— (S. ANDREA a1-1) — Wed. Sraana 
(S. Asnata 1) presso Colle di Val d'Elsa. 

— (S. MARTA asce) nel Val d' Arno 
essentinese. — Cas. già denominato il 
Casalino, quindi designato con quelle 
della sua chiesa parrocchiale, nel piviere, 
Com. e circa due migl. a maestr. di Stia, sesi 
Giur. di Pratorecchio, Dioc. di Fiesole, 
Comp. di Arezzo. 

Risiede in monte dalla perte sinistra’ 
dell'Arno sopra la, torre e Cas. di Porcia- 
mo, bongo l'antica strada che dsl Casenti- di 
ne passa in Vai-di fiere per $. Leolino 
del Conte e per Londa. 

Prendera costà il nome da S. Maria 
delle Grazie una fattoria del R. arcipe 
dale di S. Maria Nuova, dal di cui i» 
vio. fu estratta copia di ana supplica che 
Lorenzo Salucci Trolalingo nel 146 pre 
seutò al Poat Niccolò V. Trov: 








ta quella fattoria situata in foco gui dici- 
tur Casalino infra metas plebanatus ple- 
bis $. Mariae supra Staggiam, prope ca- 
siram Portiani Fesulanae dicecesis, est 
querdam cappella sub vocabulo B. Ma- 
rice verve Guazio nuncupata. — (Fuso. 
Mosozio, Dello stato del fiume Arno). 
Questo documento pertanto ne assica- 
ra; che il Casulino di S.Maria delle Gra. 
tie sopra Porciano è afliuto diverto dal- 











pure S. Maria per titolare della sua 
chiesa parrocchiale. — Ped. Casatmo nel 
Val d'Arno casentinese. 
La parr, di S. Mariu alle Grazie nel 
1833 contava 110 abit. i 
GRAZIE (S. MARIA parte) nel sa- 
burbio meridionale di Arezzo. Conven. 
toe chiesa de' PP. Carmelitani Scalzi nel 
suburbano di S. Croce, Com. Giar. 
e Comp. di direzse, dalla qualcità 









dal fosso Pingoae, e a da puello 
della Ficchieraja, fra la stendo BI dell’ 
Adriatico e la postale diretta a ol 
Tel luogo del convento di S. Maria 
le Grazie esisteva anticamente ta Frate 
Tenta, che il popolo di Areste tenne in 
una specie di superstizion venerazione, 
siccome fu amerito negli atti dei SS, Mar. 
tiri Gaudenzio e Columato pubblicati dai 
Bollandisti sotto li 19 giugno, e nella vita 
di & Bernardino scritta da S. Giovanni 
pistrano, e siccome lo prova una deli- 
berazione del magistrato civico di Arezzo 
dei 19 maggio 1455 pubblicata dal Guar- 
im una nota alla sua disertazione sulla 
Via Gate. Pad Accuusorri mt Anzsso, 
In quel documento pertanto si racoon. 
ta, che quando $. Bernardino predicava 
Fan to) in S. Francesco fuori le mera 
i Arezzo, esisteva nel subarbio meridio- 
nale'la Fonte «Tente, alla quele quel po- 
palo soleva secorrere a stuolo per i re- 
spomsi, nella stessa guisa che ai tempi del 
pagsnesimo i ricorreva allomecolo di Del- 
. Vedute tali stoltezze, S. Bernardino fé 
ce alla tarba un energico sermone, quin 
di con una scure in mano, messosi alla te- 
essa sta dei suoi ascoltatori, si diresse al fonte 
designato per atterrare il supposto oracolo 
ninfale, sicceme fu tosto eseguito, riem- 
piendo il teogo di macerie s di mi. 
Poco dopo il magistrato di Arezzo de- 
cretò che in quella stessa località fosse edi- 
ficata una chiesa in onore della Natività 
di Maria SS. delle Grazie, preso la quale 
fu poscia eretta una clausera. — Vi en. 
tratono nel 1504 i Frati Gesaati, i quali 
afiziarono la stessa chiesa fimo alla sop- 
pressione del loro Ordine (anno 1688). 
Allora h medesima fu ridotta a benefi- 
zio semplice, e coa titolo di comorenda 








504 GRAZ 

abesiale ad ogni vacanza conferivasi del 
vescovo di Arezzo. Ma uno di quelli abeti 
commendatarii, sotto il dì 16 merto 1695, 
con l'annoenza dell'ordinario cedè la chie- 
sa delle Grazie con la clausura annessa ai 





le temporarie soppressioni 
timo scaduto e di quello che corre, fu re. 
learned 





arti il bellissimo atrio davanti la chie, 
lavoro pregevole di Benedetto da Majano, 
siato a lungo descritto nelle vita di lui dal 
sto tr pi fre per ve 

Twori 


celo scorso onde evitare la spesa della re- 
staorazione, nel tempo che si ricostruiva 
im forma più piccola la gradinata dinan- 
zi all'atrio del tempio medesimo. 

Meriterebbe per se sola usa descrizio- 
ne la tavola a metto rilievodell'altar mag- 

con fine artifizio lavorata da Andrea 

Robbia ad ornamento della pittura 
della B. Vergine colorita da Parri di Spi 
nello celebre pittore aretino. 

Un'altra buona tavola esiste vella ap 
pe. a cornu cpistolae. Essa rappresenta 

Nostra Donna cea S. Bernardino ed al- 
tri Sami, dipinta circa l'anno 1456 da 
Nenni di Lorenzo de' Bicci di Arezzo. 

n quadretto dell'altare a destra di ci 
eutre in chiesa, esprimente la Nati: 
Reilentore con S. Caterina V. e 3. e “ 
besto Colurabino, è opera lodata di Ber- 
nardino Santini. 

GRAZIE (S. MARIA verza) nella Val 
le dell Ombrone pistojese. — Ped. Sa- 
romana 

GRAZIE (8. MARTINO vera MA 
DONNA ezz1) nel suburbio settentr. di 
Montepulciano in Vat-di-Chiane. — Bor- 
gala e chiesa perr. sulla strada R. loare- 
tana, quasi en migl. fuori della porta di 
Gracciano, nella Com. e Giur. di Mon- 
tepaloiano, Dioc. medesima, già di Arez- 
'20, Comp. Aretino. 

Fucostà in origine un convento di frati 











GRAZ 





Chiesa di S. Maria delle Grazie fuori delle 
mura di Montepulciano, da esri per l'ed- 
dietro abitata, il prenomimato Legato poa- 
tificio ordinava a Buonsignore de Buon- 
signori di For, ed a Silverio 
di Cortona ‘vicirio del vescor 
di conferire la suddetta chi 
chierico Rocco de’ Chiarugi lontepul- 
ciano. Quindi lo stesso cardinale Legato, 
con lettere del 3 agosto 1526, dirette ai so- 
pranominati Baonsignore e Silverio, sog- 
giungeva, che appena conferita al chieri. 

co Chi i la chiesa di S. Maria delle 
Grazie in nome della S. Sede, lo mette» 
sero della medesima al possesso. 

Tale documento pertanto ne induce a 
dover credere, che la data cronica indica 
ta dal marmo posto nella parete della stes- 
sa chiesa non sia troppo esatta, o chei 
Carmelitani ritornassero nel convento me 
gino molt’ anni dopo di averlo abben- 

to. 













Certo è che la comuni Montepul- 
ciano rivendicando i suoi diritti ritornò 
al possesso di quella chiesa, e forse poste 





GREG 

riermente nel 1361 vi richiamò i Car 
melitani dell'Osservanza, i quali vi stet- 
tero sino al 35 luglio del 1774, giorno 
della ione di quel convento. fm 

di ciò la stessa chiesa di SL 
Maria delle Grazie fu dichiarata parroc- 
chia invece di quella di S. Martino pres 
to le mura di tepulciano. 








rr. di S. Martino alla Madonna 








di Pienza, già di Arezzo, Comp. di Si 

Grecena è rammentato nell'esame dei 
testimoni sentiti in Siena nel 715 dal no- 
taro del re Luitprando, nella causa che 
simo d'allora agitavasi fra il vescovo sene- 
se e quello aretino, a motivo di giurisdi- 
zioni diocesi 


me. 
GRECIANO o GRECCIANO in Valdi 
Sieve — Fed. Guuzzazo. 
GRECIANO o GRICCIANO in Val di 
Tora. — Fed. Garmso. è 
GREGIGNANO in Valdi Sieve. — Ped. 


Gucsenazo. 
GRECIOLA in Val di 
pere. di SL 


migl a scir. di Bagnone, Dice. di Pontre- 
moli, già di Luni-Sarsana, Comp. di Pi- 
sa. — Ped. Gasoraza. 

GRECO, : PIEVE S. STEFANO nella 
Valle del Serchio. — Due borgate che 
davano il titolo a due chiese parrocchiali 
(S. Andrea a Greco e S. Stefano a Torri ) 
riunite alla seconda che è chiesa plebana, 
nella Com. Giur. Dice. Duc. e intorno 
® 4 migl. a maestro di Locra. 

Queste due borgate situate in collina 
alla destra del torrente Freddane costi- 
tuiscono una delle sezioni della compnità 
di Lucca, dove nel 1832 contavanri 459 
abit— ed. Tosa: (Pieve mi S. Srevano a). 

GREGNANO o GRAGNANO nella Val. 
di-Magra. — Ces. dove fino al declinare 
del secolo XVIII fa una chiesa perr. (S. 
Lorenzo di Gragnano) nella Com. Giur. 
dell’exfendo di Tresana o Trezzana, già 
dei marchesi di Mulazzo, ora dello Stato 
Estense, Dioc. di Lani-Serzana. 

Le notizie storiche dei Signori di Gra- 
gmeno subfeudatarii dei march. Malaspina 
di Mulazzo sembrano doversi applicare 


Magra — Vil. gerno 





nel 1745 contava 330 abit. 
GREGNANO o GRAGNANO ip Val-Ti. 


3 migl. a sett. di Caprese, Giur. della 
Pieve S. Stefano, Dioe. di Sansepolero, 
già di Arezzo, Comp. Aretino. 

È posto sulla fiumana Siagerne presso 


. la confluenza del torr. Tritesta che viene 


dal monte Foresto sotto la rocca di Chiu- 
si. — Fu uno dei casali dei conti di Gal. 
bino e Moatauto rammentato nella divi- 
sione di beni fatta li 12 marzo 1o8s fra 





l’altra parte, del castello di Anghiari com 
tutti i beni e pedronati di chiese che quel- 
la famiglia teneva nella valle superiore 
del Tevere, e specialmente di tutto ciò 
che possedeva nel piviere di S. Cessiano 
in Stratina (Caprese) sino al fiume Sin. 


» dove nell'ottobre del 
1014 venne celebrato un atto di permuta di 
beni tra l'abate del mos. di S. Salvatore 
in Popano e quello della bedia di S. Fiora 
di Arezzo, fra i quali beni è specificato 
@n pezzo di terra posto in Gregnano nel 
prenominato piviere. (Camc1, Continuo 
sione della ceri de‘ march. di Focene > 
lo di Gregnano fa tra gli 11 co. 
mundili di Ga riuniti in un sol con 

pope fa Carazze. 

35 19976.— 
La srt Maria a Gregnano nel 
1833 noverava 56 abit. 

(S) atta TORRE nella 
Val-di-Nievole.— Fed. Torsz a: Orraatia. 
Gasrins (88. Lacore e Cuisrorazo di) 
Jn Val.di-Merse. — Chiesa e casale da lune 
#0 tempo. la cui wbicazione era 
sulle pendici sett. del monte di Gerfalco, 
mel circondario della distrutta pieve di 
Sorsciano. Si può arguire taito ciò de va 
documento dell'anno 1353, coì quale Rai- 


le esistito so- 








ca 6 migl. a maestr. di Fuosochio, Dic. 
di Samminiato, già di Luca, Comp. di 
Firenze. i 
Riforisce a cotesto di ù 
€ all'ospedale di 4. Naro ca Frate 
«i Foderigo LI dell'aprile 1244 
i dell’ 


8. Martini di io ed ci 

pula si. de Greppio od cjus potesto 
Tn questa stessa lacalità di Greppio, nei 

confini del Gallieno, esisteva un malino 

che un tal Sardo di Simone nel 25 

1225 rinuaziò ai frati dello spedalé d'Al- 

topsscio. — (Ance. Dire. Five. Maeccolte 

tir Cage rape 
li Altopascio). Forse è lo spedaletto 

nel comune del Gelleno di cui la meo- 


chio dell’anno 1401. 


Dopo tali documenti 
bicazione dell'amtico di S. Marti 
no ia Geeppio il Galleno, lascierò 
nd altri giudicare se fa errore quello di 
aver collocato nel registre delle chiese Iuo- 
chesi, redatto nel 1260, l'ospedale di £. 
lore di Diecimo 











che precisano l'a- 





Ta una chiesa di £. Mertino di Groppo 
fa celebrato un contratto da un molare del 
duse Guelfo di Spoleto e marchese di To- 
scana nell’anno 1160. 

GREPPO, GREPPI e GROPPO. — 
Varie borgate e vici presero e conservano 


GREP 

il nome di Greppo dalla lore 
posizione che ordinariamente suol essere 
im un ripido risalto di poggio, o supra 
una rape scoscese che Greppo 0 Groppo ap- 
pellasi. Tali sono fra gli altri il Crespo 

Greve, il Greppo-Zungo nei monti 
di Camaiore e la villa di Greppa di Co- 





i ntiglion Fiorentino.—Lo stesso dicasi dei 


luoghi che portano il sonignole di Crop 
, i quali inconiransi di (requemte pi 
nil nella Val di Magra, punti ee 
no il Crespo di Begnone, il Groppo di 
Godano, il Groppo-Fosco di Terrarorsa, 
Il Gropno di Licciana, il Groppo S. 
ro di Fivizzano, il Groppo d' Alosio di 
Val d'Antena, il Groppo di Bela, di Pe- 
nicale cc. ville e casali tutti sitanti sopra 
lame, o di scoscese balse nei monti della 
Lauiziana. — Ped. Gaorro. 
GREPPO-LUNGO e MONTE BELLO 
nella Viersiagiesi pupi — Due Cas 
con castollere sopra discoscese balae 
nelle ia di $. Stefano a Montebel- 
lo, già filiale delta pieve di S. Felicita ia 








Val-di-Caviello, attuaimente della colle. 

ginta di Camajore, nelle cai Com. Giur. 

o i due casali trovansi compresi, Dioc. e 
Duc. di Lecca. 

Ebbero signoria im entrambi i castel 





sederano LE quei 








delle 45 ville del distretto di Prato che 
diede il titolo alla dirate ch. parrocchiale 
di &. Michele, il eni popolo da lunga ma- 
no fa annesso a quello di S. Martino = 
Pupigliano, nella Giur. Dioc. e cir- 
gl. a sett. di Pesto, Comp. di Fi- 





renze. 

T1 poggio franante di Gresciavola spor 
fe alla destra del isenzio sopra il ca- 
nale che conserva il nome della località. 

Un istrumento del 1o sett. 1213, re- 
gato in Firenze, rammenta uo Seldense 
del fu Guglielmo da Grerciaulo, il que 
le, previo il consenco del potestà e cos- 





GRES 


soli di Firenze comprò da due coniugi due 
pezzi di terra posti in Val-di-Bisenzio sot- 
to la villa di S. Lucia, ia luogo detto Pe- 
polo. — ( Ancs. Dirt. Fion. Carte degli 


assisie al sinodo tenuto in Pistoja li 26 
aprile 1313 dal vescovo Ermanno a cagio 
ne della colletta che doveva imporsi al cle- 


Il popolo di S. Michele a Grescimala 
nel 1551 abbracciava g fuochi con 45 abit. 
GRESSA nel Valdarno casentinese. — 


Villa e rooca con chiesa parr. (Sì Iaco-, 


po) nel piviere di Partina, Com. Giur. 
e circa 3 migl. n sett. di Bibbiena, Dioe. 

« Comp. di Arezzo. 

Riziode la rocca salla cresta di un pig- 
gio, il eni fianco velto a grec. è bagnato 
dal fosso che il vocabolo di Gressa 
une dei confluenti dell’Archiamo. 

Sino dal secolo XI il cast. di Gressa 
aveva due recinti di mura castellane. Es- 
so dipendeva nel le come nello 
spirituale dai recoti di Arezso, i quali 
spesse volte recaronsi ad abitare costà fra 
i loro vassalli a guisa di villeggiatura. 

trovava infatti nel 149 il vesco- 
70 Geglicinino 4 li Ubertiai, 
nel g febbrajo mpetl’ul beer 
brr fn TAASTIcie dhe iveceno 








coatribuito con le loro elemosine all'edi- .mone figli 


ficazione del nuovo spedale di S_Maria 
de’ Ponti sul Castre, allora situato nel sa- 
barbio, rinchiuso quindi nella città d'A- 


rezzo. 

Nel 1357 I PIINC 
gare alcuni suoi debiti, il cast. 
di Gressa ai Fiorentini, dalle cui. armi 
nel febbrajo del 1259 venne assediato, 





san, Cronica Lib. VI cap. 67), — Ved. 
Conrona. 

questa lezione il di l 
successore vesc. Brandino de'conti Gui 
tornò a soggiornare in Gressa, dove in- 
fari egli risiedera nel giugno del 1299, 
nel mentre che egli spailì ana bolla alla 
badessa Camaldolense di S. Giov. Battista 
a Pratovecchio per autorizzarla a far tra. 


GRET 807 


sincare niella ch. di S Benedetto in Area- 
no le reliquie dei Santi dalla chiesa di S. 
Hlario a Pulia ch'era di giespadronato di 
quei mon. — ed. Pura di Arezzo. 

Ul Comunello di Gressa prima dei Re- 
golamento, che lo riunì ammi 
too di Bibbiena © 


contava 170 
‘GRETI (| (S ANSANO ra) nel Valdi 
no inferiore — ed. Amano (S.) m Gasri. 
GRETI (S. DONATO m) nel Val.d'Ar. 
no inferiore— Villata con ch. par. nel pi- 
viere di S| Prà Battista in Greti, Com. e 
circa migl. 3 { a cstro inci, Gier. di 
porte ice. di Pistoja, Comp.di Firense. 
Risiede alla base meridionale -del mon- 





remotissimi è divenuto il distintivo ‘ 
Fialectimda, giacchè se ie trova fatta 
memoria in una carta pistojese del 767 e 
in altra del 780 della badia di S. Savino 
Pisa. — Fed. Beans (Vizza pa) nol 
'al-d'Arno inferiore. 
La chiesa di S. Donato in Greti fa di 
ito dei conti Guidi insieme con 
quando (atta la contrada omonima, siccome lo pro- 
va un diploma dell'Imp. Federigo II Pei 
3249 a favore di Guido Novelle, e di Si- 
del eoate Guido di Modigliana, 
ed il contratte del 1255, col quale i me- 
desimi fratelli venderono DA une di 
Firenze la di loro gi prizdizione 
sopra pi parere chiese, fra le 
sono specificate nel Val.d'Arno pi 
S. Bartolomneo di Streda, $. Maria di 


feîa 

il titolo di potestà di Vinci e 
Cela Cesazro-Guise, e Vince 
del Veld'Arno inferiore. 

La parr. di S. Donato in Greti nel 1833 
contava 3s0 abit. 

GRETI ( PIEVE) nel Val-d'Arno info. 
riote. — Una «delle antiche pievi dedicate 
al Battista ed a S. Ansano, nella Com. e 
quasi 3 migl. a ostro-cir. di Vinci, Giur. 


506 GREV GREV 


di Cerreto Guidi, Dice di Pistoja, Comp. alla sua destra la grandiosa villa di Ur. 
di Firenze. zano appartenuta alla celebre famiglia fio. 
Risiede nelle colline cretose che servono rentina di tale casata, ora a quella ma. 
di lerabo fra il monte Albamo e la sponda gnalizia de' Masetti di Firenze. Davanti 
destra dell'Arno. — È quella pieve di Gre- a Uzzano la Greve, piegando Verso lib 
ti jentata nel diploma di Ottone III, e quindi ritornando nell: 
spedito da Roma li 35 febbr. del 998 sd » sccerchia da tre lai 
Aptonino vesc. di Vi hio-Maggio, di dove 
iu seguito fu tolta di ponte di Mercatale. Costà fra il poggo 
che insieme con le chiese battesimali di di Colle-Bonsi e quelli che scemciono a li). 
Casale, di Lamporecchio o di Spanerec- dell'Impruneta,la fiumana rivolgersi a pre. 
chio state poi recnperate nel secolo XI sotto i colliamenissimi di Percessiaa, per 
dalle mani dei laici per le cure del vesc. quindi lambire la base orientale del pug- 
di Pistoja Nidebrando, siccome lo appe- gio de' Scoperi, e rodere nell’ opposto lat 
Jesò il Pont Pasquale Il in una bolla di- il pietroso masso di Montebuoni, al quale 
reita allo siesso prelato li 14 novembre gira intorno da lev. a pon. Finalmente 
del 1105.—(Zaccasta, doecd. Pistor.) voltando a scir-grecale s' incammina ver. 
Quindi la pieve di Greti fu tra quelle so la base occid. del Monteuto, su cui sie 
che vennero confermate a Graziano ve- de regina la chiesa e convento della Cer. 
scovo di Pistoja da Fi I con diplo. tosa. Costà presso si unisce alla Grere, 
ma dato in S. Qeirico di Val-d'Orcia li e in lei perde il suo mome il fiumicel- 
4 giugno del 1155. Ciò non ostante va lo Ema. 
secolo dopo il di lui nipote Federigo Il Dilà rivol la direzione d: sell 
(anno 1247) assegnò le rendite e il pe- a maestro isce alle falde orientali i 
dromato della stessa chiesa ai conti Gui- colli di Marignolle e Scandicci, quindi 
di, dai quali nel 1355 fa rinunziato con varca la strada pisana sotto il pon! se 
altre giurisdizioni, alla Rep. Fiorentina. 
Fed. Frurticolo precedente, € Amaso (S.) i, di sotto di Firenze, dupo fai 
in Bipiati gito di as migl. 
r. della pieve di S. Gio. Battista’ GREVE (BORGO se) — Borgo sell 
in pala nel 1835 aveva 035 abit. strada provinciale chiantigiana, caohx- 
GREVE fi. (Greve fumen).—Fiamama godi comunità e di potesteria, con chiesa 
che ha dato il nomea una vallecola, a un parrocchiale (S. Croce) nel piviere di S 
borgo capolsoge di comuniti, a più vil- Creci a Mosteficalle, ore Mortefioralle, 
late è popoli posi presse il corso delle mel vi: to di Radda, Dive. di Fiesole, 
.— La Greve trae la sua sor: Comp. 
sod dalle Ile pendici settentrionali del Riziode lungo lago la ripa sinistra della fia. 
i geni il some del distrutto castello mana, della quale porta il nome, alla ba- 
iebes Stinche, costituente uno de’ooatraf- se orsentale sio di Montefioralie. 
Surti orcidentali dei monti del Chienti, nel gr. 43° 35° 3° latil. e 28° 58° 6” long. 
41 quale staccasi nella direzione di 14 migl. a ostro-scir. di Firenze, 8 migl. 
Lib da dal I giore fe dota Badisocia di a maestro di Radda, alirettante a sett. della 
le sogne € le vellocola Castellina del Chianti, 19 migl. a grec. 
delle tip asp qui dal lato oppo- di Berberino di Vald'Else, 10 
‘ ato versano nel pon.-lib. di Figline, e altrettante a scie. 
Gianta al I cenale di Montagliaci | la Gre. di San-Casciano. 
ve accoglie i rii che scendono dai poggi N castello di Greve lo treso rammen- 
di Lamele, di Torsoli e di Casole; quia. tato in un istremento del 15 giug. rot 
di scorrendo il suo alveo da scir. a mse- celebrato a Greve presso il castello, e in 
siro pessa rascate il Borgo di Greve, che un altro del 1 logl. (1085, allorchè S. Ber. 
incentra alla cua sinistra sppiè del poggio nardo Uberti nell'atto di vestirsi moss- 
deve fu il castello omonimo e dov'è l: co nel mon. di S. Salvi donò a quel cr 
cur pieve già sotto il Litelo di S. Crosci a_nobio fra gli altri beni quelli che pose 
Mons-Ficalle.— Un miglio a sett. del deva in Greve— (Ance. Dire. Fion. Fe- 
detto Borgo la famana della Greve lascia die di Passignano e di Pollombresa). 













































GREV 


In sostanza questo luogo era un piccolo 
borgo del piriere di S. Cresci a Monfical- 
, nella diogesi di Fiesole, cresciuto vi 
stasamente di esse e di abitanti in grazia 
della sua favorevole lucalità e dei suoi 
anercati settimanali. Avvesnaché il bor- 
go di Greve è porto sulla strada maestra 

del Chianti que 
paesi più centrali della Val di Pesa, della 











rualinente distaute dai il 


GREV 509 


Val d' Elsa, e del Valdarno sopra, e pres- 
soa Firenze. 


zione, che si riporta nella tabella gui sotto, 


popolo 
nell’anno 1551 non 








vavano 696 abit. con 159 faochi. 


Movimento della popolazione del Borgo di Guers 
a tre epoche diverse, divisa per famiglie. 


Comunità di Greve. — Questa comuni» 
tà si este:nde fra la Pesa e i monti selten- 
del Chianti fino presso a S. De- 
mato in Collina, in una superficie terri- 
toriale irregolare, la quale sscopa è 49055 

uadrati, puri a migl. 61'toscane; dei 
fi quadr. 1011 spettano a corsi di 











e a pubbliche strade. — Vi stanzia ta nel 
3833 una 


lazione di 8849 abit. a ra- 
individui per ogni ni 







parte di scir. con quella 
te il contrafforti Resa staccasi dai monti 
del Chianti fi di Torsoli e quello 
della Badiaccia di Montemuro, il quale 
contrafforte s’inoltra da grec. verso lib. per 
il io delle Stinche fra la vaile supe- 
riore della Pesa e quella della Greve. Alle 
sorgenti del ‘borro delle Stinche, che trova 
presso il distratto castello omonimo, il 
ferrilorio comunilativo di Greve cambia 
ostro per incamminar- 
si alla base occidentale del poegetto del del 
. di Monte Ripaldi sino al ponte del. 

la Pesa sulla strada chiantigizna. Costà 
la Com. dells Castellina del Chiau- 
ti, con la quale dopo aver vollato faccia da 

vb 


















ostr.a lib. fronteggia mediante la corren. 
te dello stesso fiume fino allo sbocco in 
esso del fosso delle illaue. Cotesto con- 
destro della Pesa serve di limi- 
Com. di Greve e a quella di Bar 
di Val d'Elsa, rimontandolo insie- 
une sul fianco orientale del Peggio a Pen- 





i che 
le feta valledi Pesa da quelle dall 
Greve, arriva alle sorgenti del borro di 
Fontanelle ‘presso Tracolle, dove subentra 
a confine la Com. di San-Casciano. Si toc- 
ca con essa questa di Greve lungo ii fosso 
di Stormo, € piegando a maestr. acqua- 
pende nella fiumana del suo nome: di là 
rivoltando la faccia a lib. seguiia l’anda- 
mento dell’ alveo della stessa fiumana di 
Greve fino allo sbocco del borro Calosisa, 
che fluisce alla sua destra. 

Alla confienza del Calosina in Greve 
la Com. ia discorso trova di fronte quella 
del Galluzzo, con la quale confina da lib. 
a maestr. rimontando il Calosina, quiudi 
i fossi di Sorheto e del Frassine, finchè 
arriva sui poggi che separamo la Val di 
Greve da quella miuore dell'Ema, nella 
65 














sa0 GREV 


cui fiumana discende mediaute il borro 
delle Mortinete. Allo sbocco di questo ca- 
nale comincia la Com. del Bagno a Ri- 
poli, con la quale l'altra di Greve cammi- 
ma di conserva dal lato di sett. rimontan. 
«o per Castelraggeri nei poggi di Val-di- 
Riabiana, donde dirigesi verso Montemas- 
si. Dia pel crine settentrionale dei monti 
che stendo! maestro di Monte Scalari 
il territorio di Greve innoltrasi sino pres- 
“so a S. Donato im Collina. Costassù sot- 
tentra alla Com. del Bagno a Ripoli quel- 
la di Rignano, con la quale si uccompa- 
gua dal lato di grec., ma dupo corto tra- 
gitlo entra a confine con Palira di Greve 
la Com. di Figline, percorrendo insieme 
la giogana de’ monti che chiudono s pon. 

la valle superiore dell'Arno. Cosicchè pas- 
sando sul crine del pog 













olo, si dirige a Monte-Scalari, dove li 
prime fonti del borro Aag ja tri 
butario del torr. Cesto nel Val-d'Arno su- 
periore. Di la proseguendo sulla schiena 
orientale dello stesso monte arriva alla 
Fonte al Grillo, che pur'essa si scarica nel 
torr. Cesto. 

A questo confluente il territorio comu- 
mitatiro di Greve cambia direzione da 
lev. a scir. per rimontare sulla cresta del- 
la giogana alla | Case al Monte, dove cessa 
la Com. di ine, e sottenira dal lato 
di lev.scir. quella di Ca iglia. Con que- 
tra di Greve cammina lungo il gio- 
la Badiaccia di Montemuro, do- 

















suno 0 che paciniioa il territorio co- 
munitativo di Greve sono ire; 
me che rasenta la comu 
to di lib.; 2.° la fiumana della Greve e il 
3° l'Em. 

I mooti più prominenti del territorio 
uesta comunità sono il Mfoate-Sca- 










al primo, mentre quello di 
Moute Runtoli sporge isolato a lib. 
toja elta, fra le sorgenti dell'Ema e la fiu- 
mana di Greve. 

Fra le strade rolubili avi la provio- 
ciale chiantigiana, che attraversa la co- 
munità di Greve nella sua maggior lun 
Ghezza di circa 14 migl. da scil. a ostro. 





ige 
Ri romanaal Ponte di Pesa: quella che per 
Mercatale guida a San-Casci.no, e la strada 
muova che varca il poggio di Ciatoja alta 
per entrare nel Val-d'Arno superiore sino 
alla R. aretina oltrepassato 





La natura del terreno spetta alle rocce 
stratiformi appeubiniche; fra le quali «b- 
bondano, nc moale e in colliua, il &i- 
sciajo ed il galestro. Il marmo persichi- 
no, che allacci 


si fra il Moute-Rantoli e 
intoja alta trovasi subalter 
no al macigno, e spetta ad un schisto cal- 
careo-argilloso. 

I prodotti agrarii della stessa comuni. 
tà nella parte montuosa consistono in bo- 
schi, in pasture, in selve di castagni, e in 
palibe: mentre le colline e le vallecole 

aparse di 
I colli di 
li Panzano, di Verazzano, che 
ranmentino nomi d° illustri famigli 

















rentine, sono celebri per i loro vini, tra 
i quali porta il vanto il generoso liquore 
delle viti basse di Lamole. 

Con sovrano motuproprio dei 13 feb- 
braio 1773 alla comunità di Greve, la 
quale prima di quel tempo si componeva 

hi 16 





di 33 parrocci furono aggregati 
popoli che costituivano allora la cru: 
di Cintoja, in tutto parrocchie 39, ridotte 
attualmente a 35. — Wed. il quadro della 
popolazione qui appresso. 

Tn Greve si tiene un mercalo settima 
le nel giorno di sabato. Due piccole Gere 
nel corso dell’anno hanno luogo uella sua 
Vasta piazza fornita di portici, una delle 
quali cade nel primo mercoledì di giu- 
«no, € l'altra nel primo mercoledì di set- 
tembre. Anche in Monte-Fioralle, nel 10 
agosto, e a Panzano, nel 16 detto, si pra- 
ticano due fiere di cereali e besti. 




















vicario R. di Radda. Esso ha a giurisdi- 
zione civile nel solo distretto della co- 
manità. Trovasi pure in Greve no uf. 
zio di esazione del Registro, un cancel. 


liere sjuto di quello comunitativo di 
gline, dove risiede l'ingegnere di Ci 
jone delle Ipoteche 








bat 
POPOLAZIONE d.Ila Comunità di Garrs a tre epoche diverse. 







£. Lucia, Cura 














grano S. Moria, Prioria 
Crsole S. Andrea, Cura 
Cecione £ Martino, Cura 
Cintoja bassa 
Cintoja alta 
Citille 
Collecalii 
Convertoje 
Dedda 
Ema 
Gun 
Lamole s Donato, Priori 
Lipari S. Andres, Cura 
Lacolena Ss Stefano, Prioria 
Moatagliari Cura 
Moatefioralli 
Moniefsralli e PinoJ S: Stefano, Prioria 
Magnana 
Portali 
Pantano, Pieve 
Finzano, Castello | S. Ma 

soli io, Cara 
Fitigliolo e Pancole S Cristina, Cura 
Pooeta 1 S. Giorgio, Cara 
Rignana in Vatte {S Maris, Prioria e 5. 
Sezzate S. Martino, Cura 
Sillano S. Pietro, Pieve 
Strada S. Cristofano, Cara 
Stiache S. Pietro, Cura 
Toroli S. Gaudenzio, Cara 
Urzane S. Martino, Prioria 
Val di Rubiana S. Miniato, Pieve 
Velle S. Martino e $. Bertolom- 

meo, Cura 


Viochio maggio —|'Sì Maria, Prioria 


dee GREV 


GREVE a SCANDICCI nel Val d'Arno 
sotto Firenze. — Villa presso la quale fa 
un castello, donde ba preso il nomignolo 
l'antica parrocchia di S. Marin a Greve 









Dioc. e Comp. di Firenze, da cui 
distante tre buone miglia a lib. 

Riiede sopra un'ameni collina, pres- 
so le falde dei poggi della Momole che la 
spalleggiano a pon., mentre dal lato di lev. 
bagna le sue radici il fiumicello Greve. 

Îl cast, di Scandioci con l'annessa corte 
e chiesa di Greve erano di padronato del- 
la contessa Willa madre del march. Ugo, 
Ja quale, coi rumento dato in Pisa li 
3: maggio 978, assegnò fra gli al 
ni alla badia fiorentina da essa 
Jora fondata, la sua Corte ed Greve cum 
castello, gui dicitur Scandicio, et eum ec- 
clesia, seu cum triginta mansis, qui ad 
ipsa curts sunt pertinentibus de culta res 
per mensura ad justa pertica mensura- 
tas modiorum tricentos, et de terris agre- 
stibus modiorum quingentos. 

Saul qual proposito giova avvertire, che 
la misura del moggio qui sopra indicata 
doveva esere di una capacità molto mi- 
more di quella ch'ebbe posterioriormen- 
te, giucchè la sola corte di Greve a Scan 
dicci di proprietà della contessa W' 
dovesse valutare a moggia nostrali, cioè 
& 34 staja per moggio, avrebbe occupato 
essa sola una superficie di 19000 staja 2 se- 
me, vale a dire più che non è 
ro territorio di Scandicci. Altresi 
che il re Luitprando, tra le misure che 
riformò, corresse e fissò ancor quella della 
capacità di tre moggia. Ma quel moggio 
era eguale, se non più piccolo dello stajo 
comune, sicché la misura trium modioram 
a un di presso corrispondeva al nostro 
saceo. 

La stessa corte di Greve a Scandicci fu 
confermata alla Badia fiorentina da Otto 
ne II, con diploma degli 8 gennaio del 
1008 dato in Paterno, dove quell’impera- 
i giorni dopo morì. Eguali pri- 
rono accordati a quel monastero 
ds Arrigo HI, nel 14 maggio del 1010; 
da Corrado II nel 1 di aprile del 1030 e 
nel. 1074 dall'Imp. Arrigo IV.Anche nel. 
le bolle pontificie di Alessandro II e Ill, 
e di Pasquale II, nelle quali si confer: 
mano alla stessa Badia i beni donati, si 






































GREV 


specifica lu corte di Greve e la chiesa di 
S Martino, cioè quella di Scandicci. Di 






ini della Badia fiorentina, mentre il 
rettore dell'altra ch. di S. Muria a Greve 
era di nomina dal vescovo di Firenze, alla 
cui mensa quel parroco nel secolo XIII 
era tenuto di pagare l'annao tribato di 
un congio di vino. 

Di tra corte di Greve, diversa da 





uella posseduta dalla contessa Willa, vien 
fatta menzione in dae istrumeuti del se. 
colo XI. Uno dell’ ottobre 1004 riguarda 
un livello fatto da Pietro del fu Alberto di 







tro è un contratto del 1 luglio 1085, col 
quale S. Bernardo figlio del fa Branone 
Uberti offri alla badia di S. Salvi 
Firenze fra le altre cose, tulte le possessio 
ni che egli aveva nella contrala di /r- 
cstri, e la intiera sua corte di Greve con 
case, terreni, vigne, e portici ad essa corte 
aonessi. (Lum, Mor. Bcel. Flor. — Gar 
nam dell'origine della Badia for.) 

La chiesa di S. Maria a Greve di Scan- 
dicci è attualmente a regia; cla sen 
rrocchia nel 1833 contava 510 abit. 

GREVE (PONTE a) nel Val d'Arno 
sotto Firenze. — Borgata con ch. perr. (S. 
Lorenzo al Ponte a Greve, giù detta alle 
Cave) una delle subarbane della Metro- 
politaua, nella Com. di Legnaja, Giur. 
è 3 migl. a maestr. del Galluzzo, Dioc. € 
Cowp. di Firenze, da cui trovasi quasi 
mig). 3 a ponente. 

La chiesa. e la borgata sono situate alla 
destra del fiume Greve presso la testata 
del 
stra 

Fi 




















nieri, posteriormente della mensa arcive- 
scovile, sebbene per qualche sempo pes 
sasse nella famiglia Deti, la quale ne go 
deva il padronato nel secolo XVII. 

In cotesta chiesa nell’anno 1361 fa 
dai suoi patrini immerso mel bagno mest. 
Luca da Panzano la notte innanzi che 
fosse vestito cavaliere dell'Ordine caval 
leresco del Bagno, e cinto per mano del 
‘del Gonfaloniere dalla Sigmoria di Fi. 





GREZ 
del palazzo del popolo. 


renze sulla 





mea 
La prima memoria che incontro di 

sto casale di Grezzano è del 1 logi. 1085, 

quando S. Bernardo di Brunone degli 

Uberti, nell'atto di vestire l'abito moma- 


GRIC 813 
dale di S. Maria nuova, cui spetta il do- 
minio diretto di una tenuta con villa cmo- 
nima situata nella cura di Grezzano. 

Sono compresi nel popolo medesimo due 
grandiosi cassli, uno appellato Poggifer- 
soli, e l'altro più vicino al giogo dell’ Ap. 
pennino che porta il nome di Mansaso. 
La perr. di S. Stefano a Grezzano nel 

LI 








Val-d'Arno casenti- 
‘Ap- nese. — Cas. cheebbe ch. parr. (S. Maria) 
ed una vicina ca 
mente raccoma: 


lla (S. Giusto) attwsl. 


cale nel mon. di S. Salvi, donò alla badia me 


matie e vale sonda di drv, 
e ra nella cont 

pati corte di Greve, il castello e terreni 
che aveva in Zucordo, e in una villetta 
del piviere di Ciliaula con quanto altro 
‘era di sua pertinenza in Mugello cam ca- 
stello et curte, quae vocatur &. Joannis 
Majoris, et in Gresano, etc. (Unnacui, Ztal.. 
8acr. in Archiep. Florent.) 

I1 rettore della chiesa di S. Stefano di 
Grezzano col pievano di S. Gio. Maggie 
re insieme con Pietro abate di S. Pietro 
di Moscheto ed altri, nel luglio 1086, as- 
sisterono in Luco del Mugello a un con- 
tratto eufiteutico fra Rodolfo priore di 
Camaldoli, e Alberto pievano di Cornae- 
chiaja.—(Ammt. Camato.) 

Ia seguito nelle ragioni del mon. di 
S. Salvi sopra i beni donati in Grezzano 
subentrò la bedia di Moscheto della stes 
sa Congregazione Vallombrosana, la qua. 
le nel secolo XIII pagava un annuo censo 
alla mensa vescovile di Firenze, stante che 
varii effetti del castelvecchio di Grezzano 
mel 1117 farono donati, e altri mel 1290 
farono acquistati per la chiesa fiorentina. 
(Lum, Mon. Ecel. Flor.) 

In quanto alla signoria baronale del 











Grezzano pare che appartenesse ai CC. Ri 
Guidi, ai quali venne confermata da un guola, 


ivilegio dell'imp. Arrigo VI 
Ei ded alri di Potere M (negli esal 
1230, € 1247). 

La chiesa 





Giusto apparteneva ai monaci di Camal- 
doli per donazione fatta loro dalla contessa 
Emilia vedova del C. Guido con istru- 
mento del 7 febb.1137°rogato nel claustro 
della ch. medesima di S. Giusto in pre- 
senz: della donsarice e della badessa Sofia 
di Jei figlia — (Arsar Camato.) 
La parr. di S. Maria a Gricciano nel 
1745 contava 12 famiglie con 90 abit. 
GRICCIANO in Val-d' Elsa. — Villa 
che diede il titolo alla ressa chiesa 
perr. di S. Jacopo, annessa alla cura di S. 
Michele a Vallecc! 













piaggia fra i terr. Or 
del primo ramo 


jano un casale de’ conti Al- 
berti, toccato di parte al C. Maghimardo 
del conte Alberto, mediante l’istramento 
di divise stipulato li 23 febb. 1208 nel 
east. di Zicignano, col quale toccò al conte 
Magbiuardo suddetto tulto ciò che il C. 
Alberto di lui padre possedeva nei cast. 
e distretti di Certaldo, di Semifonte, di 
i 'ignano, di Fondignano, di Bi- 
i Gabbiola, di Trevalli, di Grio. 
ciano ec. 
Nei secoli più vicini a noi la villa e 
inenze di Gricciano pessò nei duchi 
viati di Firenze, è quindi fa soqui- 
stata dai signori Ricci di Livorno, che 
attualmente la possiedone. 
La chiesa parr. di S.Jacopo a Griocia- 











bi4 GRIC 


mo è rammentata in una sentenza profe 
rita in Firemzeli a1 ott. 1400 dal giudice 
collaterale del potestà in causa di una ces- 
sione di dote. ( Anca. Dirt. Fiona. Carte 
delle Riformagioni). 

Il popolo di S. Jacopo a Gricciamo fu 
tassato per fiorini tre mi, belzello © im 
posizione decretata per il contado e di- 
stretto fiorentino con riformagione della 
Signocia di Firenze dei 18 dic. 1444. 
Faceva parte del popolo di Gricciano 
casale delle Cortine, dal fore 
nomignolo l'attuale tenuta di Cor- 
del Cav. Danti, dove nel secolo XIV 

sederano effetti i vescovi fiorentini 

GRICCIANO è NO di Crespi- 
na in Val-di-Tora. — Villa in mezzo ad 
un vasto possesso omonimo, che diede il 
nome ad uno degli antichi comunelli com- 
presi nel po] Com. e circa 3 migl. 
a sett. di Fauglia, Giur. di Livorno, Dioc. 
di Sanminiato, già di Luoca, Comp. di 
Pisa. 

È situato in piatiora fra il fiume Tora, 
il fesso Reale, o del Zancone e la Lase 
delle colline superiori pisane, in mezzo 
a recenti colmate create per cura del pro- 
prietario Scolti di Pisa, attuslmente della 
principessa Corsini sua figlia ed erede. 

Non è da asserire se a questo ri. 
ferisca un istramento della cattedrale di 
Lace, dato in Griciano nell'agosto dell’ 
anno 795, per il quale un tal Goisprando 
offrì alla di S. Frediano di Griciano 
un podere con casa colonica siluato nel 
lo stesso casale. — (Mzzton. Locca. T. IV.) 

Guicarota nella Valle di Bisenzio — 
Ved. Gazsciarota. 

GRICIGLIANA nella Valle del Bisen- 
zio. —Vill. con ch. . (S. Caterina) nei 
piviere di Usella, Eee. e circa 3 miglia 
a lev. di Cantagallo, Gior. di Montale, 
giù di Mangone, poi di Barberino di Mu- 
gello, nella Dioc. di Pistoja, Comp. di 
Firenze. coli 

Risiede sopra una collina posta alla de- 
stra del fi. Bisenzio e della pisepgntatai 
ciale di Vernio, dirimpetto al ripido col 
le della rocca di Cerbaja. 

Nella ville di Gricigliana fa stipulato 
li ro genn. 1354 un contratto di matri. 
mobio fra Nerio del fa Neri di Usella e 
Giovanni di Vamnino da Gricigliana. — 
Riferisce poi alla chiesa di Gricigliana un 
legato testamentario di en tal Egidio da 















GRIC 


Prato, col quale si ordinava l'erezione di 
una cappella in Gricigliana sotto il tito 
lo di $. Bernardo, assegnandole in dote 
uu perso di terra di 3o stiora porto nel- 
la villa d’Ajolo presso Prato. (Anca. Din. 
Fiona. Carte degli Spedali di Prato). 

La parr. di S. Caterina n Griciglisna 
nel 1833 aveva 240 abit. 

GRICIGLIANO se REMOLE nel Vel 
d'Arno sopra Firenze. — Villa signorile 
nel popolo della pieve di Remole, Com. 
Giur. e circa 4 migl. a maestro del Poo- 

e, Dioc. e Comp. di Firenze, da cai 
circa a lev. 

Risiede sulla pendice meridionale di 
Monte Loro in una collina, a piè della 
quale scorre a lev. il torr. Siecî, a 
quello delle Falle. Lun 

Era una fattoria con terreni annessiche 
la pia società della Medoona di Ortanmi- 
chele a cagione di legati più possedera e 
che alienò a titolo di livello perpetao a 
Niccolò di Ugolino della nobil casa Gorea- 
tina de’ Martelli per contratto rogato li 15 
giugno 1498. 

Eta allora il casamento di Gricigliano 
quasi dirato; ma ben presto fa dei Mar. 
telli con tale eleganza riedificato, ehe si 
decantò la sua bellezza e l'amenissima po 

zione in un poemetto latino che ba per 
tolo Gricilianum Martelli, del quale ne 
diamo un saggio nei 4 seguenti T) 
Mons est ascensu facilis, vermasgue niveli 
Sidere, quem dirimit senus ab urbe la- 


pis 
Qua spirant Euri, Boreae, Zephirigue fe 
Dora, coronalur regia villa jugo. (reati 
Qua coelum perfiant Austri patet Araus 
et amplus 
Cujus Martellis pars bona servit, ager. 
Qua solem videt occiduum donmus inclyte, 
gressum 
Nobilis inducit flezile ruris iter. ete. 
GRICIGNANO in Val-di-Sieve. — Cas 
€ chiesa par. (S. Andrea) com l'annesso di 
S. Michele a Afonfaceraja nel pivier 
Com. Giur. e circa _migl. 3 a ostro del 
Borgo S. Lorenzo, Dioc. € Comp. di Fi- 
renze. 


Risiede in collina fra le falde sett. del 
Monie-Gi nelle orient. di Monte-Se- 























GRIG 


è posta dal lato di”ler. in un poggiea ca- 
valiere della strada delle Salajole. 
Si castel vecchio sopr la villa de' Ca- 
i Gri 





eusa episcopale da tempo im. 
memorabile speita il paddronato della ch. 
parr. di Gricign ino. — Essa nel 1833 con- 
tava 116 abitanti. 







igl. a lib. di Sen Sepol- 
cro, Comp. di Arezzo. — Trovasi in aperta 
campagna presso la ripa destra del To- 

3 fra lo stradone e la Gora di An- 








parr. va Gricignano nek 
1833 contava 

GRIGNANELLO, GRIGNANO, oGRE- 
GNANO in Val-di Pesa. — Due casali e 
wu castellare che diedero il titolo a tre 
chiese (S. Giorgio a Grignano di sotto, $. 
Lorenzo a Grignano di sopra, e $. da- 
drea di Grignanello) attualmente riunite 
alla cura di $ Lorenzo a Grignano e di 
S. Giorgio alla Piassa , nel piviere 
Leolino a Panzano, Com. e circa tre 
a sett. della Castellina , Giur. di Radda, 
Dive. di Fiesole, Comp. di Firenze. 

GRIGNANO o GREGNANO_ presso 
MONTE- RINALDI nella Val-di-Pesa.— 
qui avvertire che due castellelti o- 

sistono in due valli e giurisli- 
zioni diverse, uno dirulo, l’altro conver- 
tito in una magnifica casa di campagna; 
cioè, Grignano in Val-di-Pesa, di cui si 
parla nel presente articolo Grignano iu 
Val-di-Sieve, del quale si farà menzione 
qui appresso; tutti due non molto distan- 
ti da un castellare che porta il nome di 
Monte-Rinaldi. 

Il cast. di Grignano iu Val-di-Pesa die- 
de il titolo alla ch. perr. di S. Lorenzo a 
Grignano di sopra tuttora esistente, e a 
quella di S. Giorgio « Grigi 
Grignano di sotto, attualmente detta S. 
Giorgio alla Piazza, entrarabe nel pivie- 
re di S. Leolino a Panzano, giurisdizione 
evelesiastica di Fiesole, civile e politica di 
Firenze, santeché «pellano s 
la Castel del Chianti 






































GRIG 515 
quere il cast. di Grignano di Valdi-Pe- 
33, spettante alla giurisdizione di due di- 
verse città, dal Grignano di Val-di-Sieve, 
che appartenne costantemente alla diocesi 
e giurisdizione civile di Firenze. 

i diruto cast. di Grignano esisteva so- 
risalto di collina alla sinisura del 
fiome Pes, di fronte « quello della pieve 
di S. Leolino a Panzano che trovasi sulla 
ripa destra del fiume medesime. 

Le notizie istoriche di questo Grignat 














. ro,cherimontano al principio del sec. XI, 


pessono cercarsi fra le membrane inedite 
della badia di Passignano, e in quelle del 
inonastero di S. Pietro a Luco edite dal 
Lami e dagli Anpalisti comaldolensi. 








Pi 
coi si racamenta questo 
mento appartenuto alla tedizaiPa ar 
no, che porta la data dell'anno 1 





venienza, una delle quali dell'agosto 1035 
relati lta vendita di terre poste iu Gri- 
goano lungo il fiume Pesa, e l'altra dei 
31 ottobre 1035; mentre ii 
del maggio 1039 fatto in Grignano si fa 
menzione del Gregnano di sopra. e del 
Gregnano di sotto nel piviere di S. Leo 
lino a Flacciano (ora a Panzano). Della 
Torricella poi di Grignano, detta attaal- 
mente la Torraccia, vien fatta speciale 
menzione iu due carte del marzo 1046 e 
1048, e in una terza del dicembre 1050, 
tutte provenienti dalla stessa badia di Pass 
signano. 

Aoche un istrumento fatto in Grigna- 
no nel marzo 1084, e appartemato alla 
badia di-Coltibuono, tratta della vendita 
di un di terra in detto 
Corte Fecchia, col pregio si ri 
servano la porzione di giuspadronalo ad 
essi spettante dell'oratorio di £. Giorgio 
@ Grignano, piviere di S. Leonino a Flac- 
ciano. — Aaca. Dirt. Fion. Carte delle Ba- 
die di Pessignano e Coltibuono). 

All'art. Curanri (S. Manta Noventa m) 

documento dell'anno 1043, 












Gotizio, ossia Gotifredo, il quale asseguò 


316 GRIG 


a titolo di morgincep alla sua sposa Aldi- 

na la quarta parte dei suoi beni, e:cet- 

tuato il monte, poggio e castel!» di Gri- 

guaano con lulte le abitazioni v aliri edi- 

faj Lo Lo stesso Landolio uel 1083 ri-iedeta 
Rimal i 











tei i loro castelli di Monte-Rinaldi e di 
Grignano, situati nei pivieri di S. Maria 
Novella e di S. Leolino a Flacciano.— 
Tre anni dopo (felb. 1083) un altro con- 
te del Mugello e del Chianti, fratello del 
prenominato Landolfo, cioè il C. Gotizio 
del fu Gotizio e la contesa Cunizta sua 
moglie rinunziareno a Tagido del fu Pa- 
gano, per il prezzo di lire aco, tutte le 
corti, casteili e case che possedevano uci 
contadi fiorentino, fiesolano e aretino, 
iù padronati delle chiese: fra 
i quali laogbi sono ivi specificati il ca- 
stello e villa di Monte-Rinaldi con la sua 
chiesa sotto il tito!o di S. Martino, il ca- 
stello e corte di Griguano con la chiesa di 
S. Lorenzo, ec. Ved. Fonriacona e Luco 
in Vabdi-Sieve. 

Nei secoli posteriori dominarono in 
Grignano i Bernardini signori eziundio 
di Moate Riuakdi, dalla cui inmiglia prese 
il nome un poggetto di Grignano, che up- 
pellasi tuttora Jonte-Bernardi. — La con- 
trada di Grignano ha dato il womignolo 
. Loreuzo a Grignano di 
sopra; 2.° S. Giorgio a Grignano di sotto; 
3° S. Glemente a Grignano, anta 



























Torricella, detta ora alla Torraccia; 4* S 
Andres e Grigaanello. 

Una sola chiesa conserva il litolo di 
Grignano; ciob puella di S. Lorenzo; u0en- 





Guano) fu ridolta a benefizio di pedronato 
del Seminario di Fiesole, mentre il suo 
popolo fa tanesso a quello della pieve di 
Panzono, siccome lo è anche queilo di S. 
Andrea a Grignanello. 

Alla parrucchia di S. Lorenzo a Gri- 
gnano prima del secolo XV era stata ag- 
gregata la cura di S; Maria a Monterip 
di, o Mouripaldi, per cui essa conserva il 
doppio titolo. Il padronato dell’ aua come 
dell'altra pussò nelta famiglia Cardecci, 
sino a che Bernardo di Tenduro Carducri 
lo rinunziò a Raffaello di Francesco Baz. 











GRIG 


mattei, dal quale essendo stato con testa. 
mento dei 28 aprile 1619 nominato suo 
erede il nobile Gio. Battisia di Lod vico 
Bitti, pervenne nei marchesi Billi Tuio- 
mei ui Firenze, che conservano costante 
mente la collazione della mede.ina chie 
sa di Grignano, 

Gli storici Gorentini rammentauo que. 
sto Grignano all' anno 1452 all'orcasione 
che l'esercito napoletano condotto da Fer- 
dinando figlio del re Alfonso all'assedio 
della Castellina del Chianti andava scor. 
rendo, rubundo e bruciando i paesi iuter- 
no, tra i quali Pietrafitta, Grignano e lu 

Sortesza delle Stincle; e fu in contempla 

‘zione dei danni solierti, che la Rep. fivr. 
con sua riformagione esentò quei popoli 
per 10 anni delle pubbliche gravezze. — 
(Ance. vette Ruronmactosi pi Fiaeuza). 

La parr. di S. Maria S. Lorenzo a 
Grignano nel 1833 aver 

GRIGNANO presso Prato in Val-di-Bi- 
senzio (Grinianum, un tempo Gricigna- 
nun, e Gherignanum ). — Bue contrade 
portavano il nome medesimo di Grigae- 
Ro 0 Gherignano, una posta fra il vecchio 
& l’attual cerchio delle mura di Prato dal- 
la parte meridionale, l'altra sitiata pure 
a osiro un migl. e mezzo fuori della stes- 
sa città, Tauto qua che là fa un an- 
tico monastero dell'ordine Vallombrosan: 
sotto il titolo di S. Meria a Grignano. 

piloni dentro Prato esisteva sino dal 

ipio del secolo XII, dove fu rogato 
Eell'ohobre 1130 spettanie alla Preposi- 




















. vura di Prato. Che il suddetto mon. fonc 


in Prato lo dà a conoscere un'atto di do- 
nazione fatto nell'agosto del 1171 alla ch. 
di S. Maria a Grign:no, che dichiara po 
sta nel circondario del'a Piere di S. St 
confermano le bolle 
dirette agli abati di Vallombrosa dai pos- 
tefici Anastasio IV (anno 1152), Alessan- 
dro INI (1156); Urbano INI 1186), Tano. 
cenzo IIÎ(1 1981204), eOnorioIII(sar6", 
nelle quali trovansi confe, mati alla Con- 
gregazione Vallombrosana ult i mosa- 
steri allora militanti sotto la Riforana de- 
medettina di S. Giovan Gualberto, fra i 
quali questo di S. Marie di Prato. 

La budia di Grignano era compresa uel- 
la tuttora esistente parr. di S. Pietro Fo- 
rello, di antico padronsto del Capitolo 
di Prato, ora del Principe. Ed è da av- 
vertire che questo nome di Forc/lo, ade 


















GRIG 


so Forelli si attribuisce all'essere que- 

sta chiesa feori dell'antico recinto di 

Prato. 
Anche lo 


ricordia fabbricato fuori delle prime cer- 
chia di Prato nel luogo detto Grignano, 





dal Card. Ugo del titolo di S. Sabina di- 
retta al potestà, al capitano e al consi- 
glio del Comune di Prato, con la quale 
Spe che la sue protezione lap 
» sotto la sua Poy 
dele della Misericordia posto fuori delle 
mura di Prato in luogo detto Gricignano 
(Grignano). — Dubito bensì che dovesse 
cin pleno chiesa abaziale di S. 
a di no in campagna la ta- 
toe Jacopo di del fa Lozio pittore di 
Pistoja si obbligò dipingere, per il pre- 
o di fiorini otto d’oro, in brevissimo 
tempo (dal so gennaio al 25 marzo 1373), 
per l'altare della madomna di Grignano, 
nella qual tavola rappresentavasi la figura 
di Nostra Donna, e quelle di S. Giovani 
@ di S.Caterina. (Ance. Dir. Pron. Opera 
di 8. Iacopo di Pistoja.) 
Finalmente il Pon Leone X. nel 155 
il petrimonio del mon. di Gri- 
e RIO LI SITi di guaio delle be: 
dia di Pacciana e di alcune altre chie- 
al capitolo della Metropolitana di Fi. 
SI oggetto di sccrescer ΰ entrate 
di quei canonici. 

Infatti dove erano da chiesa e il clau- 
stro di Grignano in Prato sorse la magni- 
fica fabbrica del collegio Cicognini, av- 
visudolo al pesseggiero una Iapida pres- 
so la porta hr collegio, nella quale sono 
scolpite le seguenti parole: Nic fuit tem. 
pium S. Marice de Grigneno olim capitu- 
li Florentiai. EA è per conto del collegio 
medesimo che si paga tuttora una rico 
gmizione annua in cera al clero della Me- 
tropolitana succeduto nelle ragioni dei 
monaci Vallombrotani. 

Anche la badia di S. Maria di Grigna- 
mo posta fuori di Prato da lungo tempo 
fu ‘soppressa, comecchè esista sempre il 
fabbricate a poca distanza dalla ch. parr. 
di &. Pietro a Grignano. 

GRIGNANO in Valzli-Sicre. — Villa 
signorile con fattoria omonima nel po- 

va 





spedale vecchio della Mise Gi 


GRIM BAT 


polo di S. Lacia ala Pieve-Vecchia, giù 
di S. Niccolò a Vico sno annesso, nel 
viere di S. Lorenzo a Monte-Fiesole, Com. 
e circa = migl. a sett. del Pontas- 
= Dice. e Comp. di Firenze. ° 








te-Fiesole alla destra del fi. Sieve, di an- 
tica pertinenza della nobile famiglia fio- 
rentina Gondi, che tuttora lo possiede con 
la fattoria e poderi annessi. 

Questo è quel Grignano, il quale tro- 


vandosi non molto langi dal poggio di 
Monte-Rineldi posto a maestro di Afon- 
te-Giove, potrebbe nelle memorie che lo 
riguardano confondersi con il Grignano 
in Valdi-Pesa, se non si sapesse che que. 
sto di Val-di-Sieve fa un tempo di giu- 
spadronato dei vescovi fioreatini, nella coi 
diocesi è compreso, a differenza dell'altro 
che appartenne costantemente alla dioresi 
fiesolana. 

GRIGNANO (S. PIETRO a) nella Val- 
le del Bisenzio. — Contrada con ch. parr. 
nora merilionale di Prato, da 
cai trovasi migl. 1 & a ostro, nella Com. 
e Giur. medesima, Dioc. di Pistoja, Comp. 
di Firenze. 

La ch. 









parrocchiale di Grignano è si- 


tuata sulla Strada che dalla Madonna del 
Socegrso fuori di Prato guida per Coto- 
nica a Campi e a Signa. 





easione di un pacificamento fra gli abi- 
tanti delle di Grignano, di Casole 
edi Faltognano per tutte le offese che si 
erano scambievolmente fatte. (Anca. Dre. 
Fion. Spedali riuniti di Prato 

La popolazione della parr. e vil 
S. Pietro a Grignano nel 1551 contava 
219 abitanti; nel 1745 neaveva agi, enel 
1833 era aumentata sino a 658 abit. 

GRIMOLI nella Valle dell'Arno supe- 
riore. — Piccole borguccio posseduto in 
gran parte dalla famiglia Sacchetti nativa 
del luogo nella parr. di S. Silvestro a Mon- 
tajo, piviere e Com. di Cavriglia, Giur. 
e circa 6 migl. a Jib. di San-Giovanni, 
Dioc. e Comp. di Arezzo, 

Risiete sul fianco settentrionale dei 
monti del Chianti, lango la strada 
vinciate che da Montevarchi sale perbot: 
tibuono nel Chianti. 








66 


ss GRON 
GROMIGNANA nella Valle-del- Ser. 





succursale di Gromignana nel 1832 
contava 178 abit. 


nappi niro 
PS i asa bilena 
salire, verso aett. per il Monje Moli- 
matico nel duceto di Parma in Lombardia, 





rigo 1 cato) Paatramolti, che 
vano la perte Guella della lega oeerine 
da, gli chiusero il passaggio per il loro 
passe. — Pod. 
Li cast. e distretto di Grondola comi. 
allora come la chiave al varco 


tea 
) contra. 
tanio ai Peziglai che vi 
soradovano las detta Cisa, quanto ai Piaceu- 
n Borge-Taro, non 





tig fonebit tit fu preso di mira unto 
dai Parmigiani, che militavano sotto le 
insegne Ghibelline, quanto dai Piaceutini 
sosenitori dell'opposto partito. Ecco il 

a cagioue del castello e poggio di 
Grondola la città di Piacenza, nel 13 di- 
cembre 3195, Leune un generale consiglio 
nel palazzo comunilativo, nel 
quale il March. Albero Malaspina Giglio 
di Obizzo il Grunde, nell'atto di prestar 


GROP 
Siurmwento di foleltà si Piacentiaiia ne. 
ane proprio e di Corrado suo nipute, al. 
loca pupillo, promise di consegnare lle 
mani del loro potes Groa- 





stretto. 
in tal circostanza dal 
March. Alberto giurate eravi la seguente: 
ita quod neque aliud custrum postit eedi- 
ficari, nec levari in tota curte Groadales, 
nisi in concordia atgue consenss Comunis 
Placentiae et D. Alberti marchionis, a 
Conradi nepetis ejus. Dondechè nello ses 


. soattoil March. Alberto dichiarò: se por 
 sidere nomine Comunis Placentise prov 


supremo do 
minio di Grondola, il Comune di Pis- 
cenza incaricò, per ricevere la formale coa- 
segna di quel "poggio, Lcopo Calvo eletto 
potestà di i; La qual terraa quel 
irepo ere parimente unita in lega e sole 
dei Piacentini. (loc. cit.) 
Malaspine, 


Alberto, 
rono il loro consenso alla cemione 
li Groudola a favere dei Piacentini. 

Por simil guisa Corrado Malaspina ap- 
pena escilo dalla sainor età, giovine di 18 
anni, comperve nel palazzo del Comuse 
di Piacenza, e la in pieao consiglio cn 
allo pubblice, li 15 marso 
la cessione fatta tre an 
March. Alberto suo zio ai Piacentini, © 
uel tempo stesso aderì alle condizioni di 
pre e concordia state sino dal 6 sorea- 

ti9s stipulate fra i Piacentini ei 

Puntremolesi con i marchesi Morcelle e 
com Guglieluso suo figlio lore raccoma» 
dari. 

Nel distretto di Groodola, oltre il a 
stello e il casule omonimo, vi è ema rit 
lata che apppellasi Moatamese. 

La pare. di S. Nicodemo di Gromiok 
nel 1833 contava 285 abit. 

GROPINA (PIEVE ») nel Vald'Amo 
superiore. — Pieve antica intitolata aS 
Piciro, nella Com. e quasi na migl = 
di ‘erranuova, Disc. 












Cinffenna sulla strada msestra che da Loro 
guida per il Burro al borzo di Luterin. 


GROP 
La chiesa di Gropina può noverarsi fi 
i tempii vercai del Criaienesimo 





conservati in Toscana. — Nom parlerò 
del coatroverso diploma attribaito a Cor- 
lo Magno a favore della badia di Nonan- 
nel quale si nomina le pieve di S. 
Tropina; nà dirò conn'ema con 
tatto il suo territorio fa assegneta a ti. 
prabifesgisna tisi 
gian per pri begio ottenuto dall’Imp. 
Arrigo N di mi age i: 
derigo II nel 1220 confermato. 
fioverà rammentare, che sino dal 1037 
aterano podere nel piviere di Gropina gli 
Ubaldini del Mugello, tostochè uno di 
esi, nel giugno di detto anno me alienò 
una parte sd Adalagia figlia di Petrone. 
(Asca. Dir. Fioa. Carte dei monastero 


moria come nel piviere di Gropina posse- 
deva beni il monastero di SL Ellero sotto 
Vallembrosa, al quale farono confermate 
con en diploma Sei s6febb.argi onaces. 





distorrere della 
strattura del tempio di S. Pietro a Gre- 
pina per esere desso une dei più solidi e 
meglio conservati edifizii d'architettara 
2 itato tondo. 
La chiesa è a tre navate con una sola 
porta d'ingresso; ba due file di coloame, 
SÉ pre parte cavate tutto da ua solo per: 
le colonne posano 
©opitelli e architravi assai differenti fra 
Vore com i soliti politi capriczioni ornamenti di 
fami, € figure: comecchè i ca- 
pipi a destra di chi entra rap- 
figare più caricate delle altre 
tiluate a sinistra. Merita di essere con. 
templata la tribuna tanto esternamente, 
nre internamente; avvegnachè essa di 
è circondata da due ordini di co- 
lonne staccate dal muro, le une sopra le 
altre; fra quelle dell'ordine superiore 
tistoco due strettissime finestre. Nella 
ferie esterna la tribuna medesima è con- 
Vernata da un ordine di colonnette stsc- 






Venemente con la semplicità della facciata 
delta chiesa, la quale è di una solidissima 
€ imponente costruzione. Le pietre della 


GROP 519 
porta, per esempio , sono quanto mai «i 
Puo dliderare Hené unite è aderenti fra 
loro senza alcun visibile cemento. Della 
medesima strattura è il muro esterno la- 
terale della chiesa = mano sinistra, al per 
di quello della parte inferiore della già 
descritta tribuna. Salla mano destra, con- 
tigua al muro della facciata, si alza la torre 
del campanile, tulta di pietra serena, 

lato. In una sua parete è scolpito 
Panno 1233, sebbene le vecchie campane 
coniasmero un'epoca più antica, massima. 
‘mente la meegior quale pestare nel 
Panno 1153, la campana la 
Fico fora nell'anno sab, e Li maltena, 
nell'anno 1317, con il nome dell’auto- 
re, Bertusi Florentinus me fecit. ( Anca. 
vete’ Orena se $. Manta per Front, degli 
spogli del Dott. Gira). 

Le due accennate finestre nella tribuna, 
€ forse un occhio nella facciata, attual- 
mente ingrandito, erano le sole aperture 
perle quali entrava ana languida e scarsa 

nel tempio di Gropina. 

La tettoja è di legno,come usavasi in si- 
mil fabbriche. È molto curioso il perga- 

mo, trovandosi appoggiato a una delle 
colonne della chiesa , come nel duomo di 
Siena, sostenuto davanti da due colon- 
nette legate insieme mediante un fascio. 
La testa del leone, l'aquila, e una ca- 
pricciosa figura che si ti ripetono unite in. 
sieme nella 
blemi 
bensì è l'iscrizione della tavola sorretta 
dalla nominata capricciosa figura. 

Secondo il solito anche in cotesto paese, 
01 pari che altrové, molti opinano che forse 
costà in Gropina un tempio del prive: 

imo , credendo di trovare indi 
latrie nei capitelli cc. ec. I quali darai 
non mostrano particolarità fuori di quella 
di altre antiche chiese che conservansi 
nella valle superiore dell'Arno, la cui ar- 
chitettonica struttura paò stabilirsi fra il 
mille e mille ducento dell'Era cristiana. 

Da lettera autografa di Lorenzo 
de Medici, detto il Magnifico, diretta 
da Firenze li st marzo 1487 all’oratore 
Giovanni de' Lanfredini a Roma, appe- 
risce, che il pontefice To poceRTO. VII ave. 
va ai h di iua in bene- 
io i Eat tato Agno Polizino. 
(Arca. Mesicso, spogli del Dott. Gaye). 

Noncorsero però molti anni della mor- 
























CUI LINIINIPARATITII NO ORARIO IO 1 IVUNIZION 


s920 crROP 


te del Poliziano alla bolla del Pont. Lev 


ate X lanuo 1515), con la quale la 
di Gropiua la ammensata c0u (ui 
Leni al capitolo della Metropolitana io. 
reulima per acerescere le reudite di ‘quei 
i quali appartiene tottora il di- 

di nowimare il pievano. 
A quell'età il piviere di ab 
Lracciava un vasto distretto, dal quale in 
seguilo si formarono le comunità di Loro 
e di Terranuova. Avvegnachè la pieve di 
Gropina sino dal secolo XVI ha coniato 
26 popoli 0 chien: suflraganee, cioè 1.° S. 
55. Lacopo e Filippo 
fano «i Tasso 














» Trevigne, 0 di Marta; 15° SS. Apo 
linare e Lucia a Monte-Marciano; 





Niccola el Terrajo; s0* S. Maria ai Co- 
vi; 21° S. Andrea a Zero; 22° S. 








Attualmente la pieve di Gropina divide 
isdizione insieme con le chiese 
battesimali di Monte Marcianò, di Pian 
Travigne e di Gengareto in Terranuova, 
state tutte sue filiali. 

Mel 1833 la perr. di S. Pietro a Gropi- 
na contava 198 abit. 

GROPPINO (STRETTO n) nella Val 
le dell'Arno casentinese. — Wed. Anno. 

GROPPO), e GREPPO.— Ped. Gaurro. 

GROPPO-DALOSIO, o GROPPO »' 
lagra.— Villata nel 
Matteo di 7al-d'Aa 









Risiede i 
mente Molinalico , e quello di mont Or- 
adjo, sotto le prime fonti del Gume Ma- 


pi 
custa fra l'Appennino del 







Castellare nella pare. 
Fornoli , Com. e circa » migl. a sett. di 
Terrarone, Giur. di Bagnone, Dioc. di 


i cioi, Mal 





Li lo ‘a la balza di un io im 
ani Chiesaccia, alle tai falde 
«lal lato di ostro scorre il torr. Civiglia, 
mentre dalla perte opposta scende il È 
Magra. 

Il castello di Groppo-Fosco fu tra i 
feudi che il March. Obizzo Malaspina pos- 
sedevi Lunigiana, siccome apparisce 
dal privilegio ch'egli dopo la pace di Co- 
tania. nel so pe parce veleni 
Imp. Federigo I, e dal 
ell dicembre del 1230 fu confermata a 











5. favore dei march. Corrado I e Obizzo Il 


in seguito nelle divisioni dei feudi fra 
aluspina fatte mel 1221: e mel 1275, 






[ 
carono al March. Alberto figlio di Obizzo 


11, che fu nipote di Obizio il Grande. 
Nel 1351 seguì una terza suddivisione 
fra i nipoti del suddetto Alberto, per la 
quale si stabilirono cinque rami di mar- 
cheuti; cioè, di Filattiera , di Bagnome, 
di Castiglione del Teraiere, di Malgrate 
e di Treschietto , la quale suddi visione fa 


» confermatani respettivi feadatarii mel 1355 


[YA Carlo V con speciali diplomi d’inve 


itura. 

G fosco com Formoli toccò di par- 
peri Castiglione del Terzie: 
re, dai quali quella ig s43o 
i ribellò 4 al fiorea- 
tina, — Ped. Posto in Valdi-Magre. 

GROPPO-S-PIETRO ia Val-di-Mo- 


denominata în peter la quale re 
popolo fa 





Risiede salla groppa di un contrafforte 
che scende dall'A ppensino alla destra del 
torr. Tana e alla sinistra del Canalone 
fra il giogo di Camporsghena € quello 
del distrutto monastero di Linari. 

Fu patrimonio degli Estensi, Pallavi- 
pina e di altri marchesi deri. 
vali da Oberto conte del S. Palazzo sotte 
i due prismi Ottoni , i di cui discendenti 





GROP 
diedero in sablendo il cast. di Groppo $. 
Pietro eva il suo distretto. Stentechè alla 
«celebrazione del lodo pubblicato nel 1208 
im Terre-rossa per terminare le vertenze e 


cagione di i tra il vescovo di Lani e 
i marchesi Malaspina, mel numero di 
quelli che doveroa di omervere 


che nilora vertevano fra detto comune ed 
i monaci della bedia di S. Bartolommeo 
di Linari. infatii i duo sindaci modesimi 
im seguito assieme con l'abate di Linari 
stabilirono i confiai territeriali fra il ce- 


bat: Agostiniani î 
Nel 1377 la comunità di 
tro, con alto speciale del di smesso, i 


pose setto ΰ accomandi 
Fe A fregi di Pi Fi 


"RI cose EVI nere diete i 


sero fra il comune di 

Falbate commendatario del oe. di Linari, 
Br pr nigi 

ua lodo da dae » cioè 

dagli arcipreti di S. Moria di Crespiono, 

e di S. Maria Nea per questo 


12 leglio pubblicata in Fivizzano, l'arci- 
prete della pieve di S. Martino di Viano, 
Giudice nuovamente delegato in quella 
cuese, condannò il reddetlo comane è ce 
dere parte contraria il possesso 

Iuoghi uno detto Casbeta, e l'atro Mo- 


#10 ae pertento nea terminò 
bitri, ma si ricorse ai tribunali 
im prima, seconda e terza istanza, fino a 
che solto il di se dicembre 1575 il Magi- 
strato del tribanal supremo di Firenze a 
nome del Granduca Cosimo I, conferman- 
«lo una sentenza della Ruota fiorentina 
dei 17 dicerabre delle stesso anno, annullò 
tuiti i giudicati ed arbitri sati pronun- 
ziati a favore della badia di Linari con- 
tro la comunità di Groppo 5. Pietro. 


di due poli 


GROP? {| 
Finalmente nel 1710 per la morto del 
ano rettore Cosimo ina essendo ri 
8. Pietro in 


mano, con bolla 
data in Roma fl 1 di agosto di detto anno, 


Gi nori 





sopracitate). 
TN comune di «Pietro era fra 
Mi at comuselli ripieni di Fiviza- 


no stati rinniti in un sol corpo di ammi- 
nistrazione con fo dei 24 febb. 
1779. Ti comunello di -Pietro 
nel 1551 contava 149 fuochi com 718 abit. 

GROPPOLE nella Valle dell'Ombrone 


une GROP 
poso persesto di a nome del 
Megro sorramo, invece ito im 


GROP 

chese e sempre indivisibile ci conserrawe 
il marchesato, conforme apparisce dal di- 
pioma iucale spedito sotto li 4 lug! 
dell'anno sopraindicate. ( Ance. vetti 
Risoasaesonr si Frazzze ). 

Venuto a mancare di vita il marchese 
Giulio Sele, egli con suo testamento de- 
stinò Suoi succemori nel fendo di 





Quindi è che ad istanza fatta in nome 
di Antonio Giulio BrignoleSale, ancora 





l'altre metà in censi da 
fondarti nel dominio di Firenze o di Sie- 
ma . Alla quale alienazione diede forza e 
validità il beneplacito e la noora inve. 
stitora dell’Imp. Ridolfo IL, med 

diploma de 1578. a 
della cas Medici allora regnante. (Asca. 
nesta Rrvoanacioni ni Frazszz). 

Allora il Granduca Francesco I incor- 
porò il castello e territorio di Groppoli 
allo Stato fiorentino, solteponendolo ai 
agis € giurisdizione della sua co- 

tale. 

Nel 1588 il G. D. Ferdinando I spo- 
vendo medeme Cristina di Lorena obbligò 
il castello e territorio di Groppoli por ss- 
sicorezione della di lei dote, in forza 
della quale disposizione derogò ad ci 
legge in contrario. Ciò avvenne dopo che 
con istrumenio de'14 giug. 1588 gli altri 
4 fl deldefusto March. Giov. Cristofaro 
(Giovanai, Gaspere, Ottaviano, e Cesare ) 
ratificarono le vendita di Groppoli fatta 
dal March. Azzone loro fratello con la ces. 
sione Picnizime di qualritone ragione a 
favere dei Grendechi di Toscana. 





Pertanto nei 1559 il G. D. Ferdinan- 
do 1 concesse in fondo com titolo di mar- 
cheseio il Cost. di Groppoli con tutto il 
amo territorio e giurisdizione a Giulio fi- 
glio di Niccolò Sale nebile genovese, ai 
successori di 





suoi figli e discendenti 
qualenque sorte in infini 
peraltro che uno solianto fosse il mar 


i l'investitura del ma 





G. D. Fenlinando I approvò l’accennete 
disposizione testamentaria di Giulio Sole 
march. di Groppoli , e quindi con diple. 
ma de’ 37 giugno 1610 Venne rinnovate 
Granducale 
con la dichiarazione, che maneando,o non 
esistendo figli maschi di detto 
mito Antonio Giulio Brignole-Sale, sue- 
cedemero nel marchesito Gr 
altri figli e discendenti 
Lo chè infatti segu) i nelle, gene. 
posterinri in vigore delle oppor- 
tune investiture # tenore delle 
ioni e delle successive leggi re- 
feudi erenducali. 

Se non che alla ione della 
legge sui feudi del 1749, il march. Bri- 
que ricesò di abbidire al di lei 

e di pubblicarla nel suo mar. 
chesato. promosse una tanga proce. 
dara davanti ad una commissione giuri- 
dica a tal’ mopo nel 1756 destinata dalla 
Pratica Segreta di Fircnze. A tenore del 
cui giudizio fu dichiarato, che il feudo 
di Groppoli non cra imperiale, come as- 
serivasi da quel marchese, ma incontrasia- 
bilmente ‘dipendente dalla Corona gran- 
ducale di Toscana, e conseguentementi 
sottoposto alla legge generale dei fewdli 
del 1749. 

la conseguenza di ciò nel 1753 enen- 
























do stata pubblicata in Groppoli ls lepre 





estera questi perdè ogni politica e civile 
azione, la quale alla restaurazione della 
stia granducale felicemente regnante 
fa talta trasfusa nel supremo potere del 
GD. Ferdinando IÎI è dei suoi soccassori. 





GROr 


Comunità di Groppoli. — Il territorio 
di questa comunità occupa una superfi- 
ie di 3580 quadr., dei quali 885 sono pre- 
i d'acqua e da strade pedonali. 
trovava nel 1833 uma popolazione 
di zi» ragione di 214 dadividui 
per uad. di suolo imponi 
Fece di To ie c00 due Con. 

Granducato alevea 
Sarmi ezzio nose a ieri e è pro di 
eotesi volti a lev. a sett-macsir.ca ostro- 











di un'intera sampe cepe di Puaia cpripole 
Gioi: Aregiachà lo panta dl pi 





fesdo di Mulazzo dello Stato Estensò sino 
2 che l'abbandona per ri volgersi da poa.- 
maestro a selt.; costà per 
termini artificiali verso la cima di un 
poggio del Monte-Beuso, forma aa angolo 
fienirente, quindi passando allernativa- 


meote di custa in piaggia e di piaggia la 


in cosa si dirige verso il canale 
mediante un suo minore influente (Cane- 
sî), finchè cambiando direzione entra nel 
terr. Mengiole, e con esse arriva nella 
Magra. Li qual fume del lato di n 
serve di confine alla Com. di 

di freate n quella por granducale di 
lattiera sino allo sbocco in 
Grriola. Costà il rerrilorio comunitativo 
di Groppoli abbandona la Magra, e vol. 
tando la fronte a ostro trova la Com. dell’ 
ei-feudu di Tresna, Di conserva con essa 








GROP 
Paghe psi grInsegnin 








Ai icescilere di Groppoli è sitasto in 
costa alla destra del torr. Yincio, mentre 
il borgo trovasi in pianura presso la sira- 
da R Lucchese. 


Ul castello di Groppore, volgarmente 
detto di Groppoli, con l’antica sus chie- 
sa di S. Martino è rammentato ia ana car. 
ta della cattedrale pistojese dei 13 
1043, con la quale il C. Guido figlia di 
altro C. Guido, trovandosi infermo nel 
suo castello di Vinci, dopo ottenuto il con. 
senso dalla sua consorte Adeletta figlia del 
fa Mavirizg al capitolo della cat- 
l'intera sua porzione del 





tini, quae est aedificata infra ipso castel. 
lo, sicut a muro « a confinio et a fos- 
10 circumdata, una cum propugnaculis 
suis..... et terris, et vineis etc..... è 
omnibus rebus de jam dicto castello et cur- 
te quioquid miki Guido Comes in heredi- 
tase et successione religuit de parte b.m. 
Guidi, qui fuia genitor ment, tc. (Gone 
de Duesi e March. di Toscana 
Del castello, corte e giaciadizione di 
Gi si fa pare menzione in due istru- 
menti dell'Opera di S. Jacopo di Pistoja; 
il primo dei quali dell'ottobre 1117, @ 
l'altro del 4 maggio 1366. L'altimo di 
juesti è una locazione di terreno lavora- 
tivo, fatta da Ser Leonardo da Baronio 
de' Ricciardi di Pistoja. Della stessa pro 
wenienza sono aliri istrumenti, nei quali, 
1387, Do: 1344 
di $. Loren: 








di GBbpire, e l'isola del Vinci nel ter 
ritorio di $. Lorento e An 
che al sinodo pistojese del 1313 assistà 
il parroco della chiesa di S. Lorenzo di 


La quento sl borgo, alle ch. di S. Mar. 


GROS 


Lino e alla pieve di S. Michele n Grop- 
pore possono consultarsi le certe del 15 
nov. 1282, del So agosto 1285 e del 17 
Taglio 1346, appertenule all'Opera di $. 
Jecopo di Pistoja, attualmente nel A. 
Arch. Dipl. Fior. 

Quella del 30 agosto 1285 è un istre- 

‘mento rogato presso la Gora di Groppare 
relativo ad una permeata di beni fatta dal 
procuratore dello spedale di Spezzavento 
eo il rettore della chiesa di S. Martino 
di Groppore. 
Rapporto alla pieve di S. Michele a 
Sroppore essa è nominata nelle bolle dei 
PP. Urbano Il e Pasquale Il (ammi 1094 
e 1105) al clero e vescovo di Pistojà, e 
più specialmente in un istrumento del 4 
it. 1174, rogato e Gi davanti 
chiesa. Riguarda esso la corapra fatta dalle 
monache di S. Mercuriale di Pistoja di 
an uliveto posto nel territorio della 





esiste uno dei pergami più ani 
perli la storia della scultura italiana, 
tostochè esso fa lavorato nell’anno 1198. 

Sebbene si distingua poco il soggetto 
storico che vi è scolpito, vi si legge chia- 
ramente la seguente iscrizione, riportata 
nella Guide di Pizioja a pag. 73. dal 
Ceo. Francesco Tolomei 


Hoc Opus fecit feri S. V. Pleban. 
Azzo Donini MCLXXXXVIIT.—- 


Nel distretto di Groppoli era una vit 
la sotto il vocabolo di Gello, rammentata 
in un istrumento del 31 dic. 1309 che fa 
degli Olivetani di Pistoja, ed è forse 
quella villa di Gello di cui si parla in 
e altra carta degli 8 giugno del 1298, fra 
quelle dell'Opera di S. Jacopo di Pisiojs, 
altrimenti nti appellata Gello di Gulliano. 
(Ance. Derx. Fros. ) 
GROPPOLI* GASSANO in Val.di.Wa. 
gua. — Ped. Giussano e Grorrosi. 

GROSSA (QUERCE). Fed. Quesc: 
Gaossa in Val-l'Arbia. 

GROSSA (VILLA) in Val-di.Magra — 
Fed. Carica Comunità. 

GROSSENNANA ( CANONICA ) o a 
GROSSENKANO nella Valle dell'Om- 
brone senese. — Ped. Canonica a Gaoe 
senza. 





] 





GROS 


GROSSETO (Grossetum) nella Valle 
inferiore dell’ Ombrone senese. — Città 
Torte, non grande, ma ben fabbricata e di- 
fesa da una rocca con sei bastioni intor- 
me al giro 

Lacittà di 


delle solide sue mura. 








Moschini, mentre nell'ultima line 


gli altri i monti di Roocs- 
Porte e di Moute Massi. 
Tipi CAO di Grato è 16 braccia più alto ave. 
del livello del mare Mediterranea, la cui 
riva è cirea 6 miglia lontana. — Trovasi 
9° di i long, 43° 46° di latit., 
I. a scir. di Massa-Maritlitan; 
28 migl. a seit di Orbetello; 30 a lib. di 
“Moatalcino; e 5a migl daSiona per la sira- 
«la R. grossetana, equivalenti a un di; 
90345 migl. Rorcatima di 69,308 a grado. 
Sottentrò alla distrutta città etrusca di 


si Freni 








cinque Compartimentt del Granducato, 
€ consegueniemente solo di una Came- 





GROS 525 
ta nel medio evo in mezzo ad una valle 
che forea uno degli oggetti delle provide 
cure e delle generose munificenze dell'Au- 

ii itualmente regge i 





variamente appel- 
pata la spiate è lella grossetana provin- 
più delle volte Gros- 

Stime, alcun altra fiata Crassetum, men- 
Ja denominarono Aosetum; pe- 

tè le scritture più vetuste e più genuine, 


i le bolle dei pontefici Innocenzo II:, del 


1138, di Celestino II, del 1143, di Cle- 
mente III, del 1188, dichiaravano chiara» 
mente essere il suo vera nome Grosse. 
.— A baon diritto pertanto il Cluve- 
fio nella ma Italia antiqua chiumò impu- 
dentissimo Fr. Annio viterbese, che il 
nome della città grossetana alterò in quel- 
lo di Zosetum. 

La più vetusta notizia di Grosseto po- 
trebbe risalire aun di, di Lodovico 
Pio spedito nell'815, 0 piuttosto nell'830, 
a favore della badia di S. Antimo in Val- 
d'Orcia, col quale le concesse une gran 
parte di territorio posto fra i monti di 
Gavorrano e di Castiglion della Pescaja 
sino lungo il mare: deinde justa litus 














i -maris pervenit ad locum ubi stagnus in 


mare mittit, et ex illo loco pervenit ad 
terram S. Laurenti itolare della calte- 





i drale Rosellana, ora di Grosseto). L'espres- 






vile e criminale, un comandanio militare 
della Provincia, 10 capitano comandante 
della e del litorale. Vi si trova 
inoltre uu ufiz'o del Registro, va cos. 
servatore delle ipoteche, un ingegnere di 
Circondario, e la RL Amministrazione eco- 
nomico.idraulica per i bonificamenti del. 
Maremma. 


ha 
Mentre un raggio di benigna siella 


parfiadgricpleesd penis 
ciare, anzichè toniare di alzare a poco a 
poco la densa misieriam veste, solto la 
quale nescondonsi le opere della matura , 
cresce iu ione l'ansietà di cono- 
scere le sieri Ficemde di una città soc: 

. 





jone pertanto di Terra S. Zaureatii po- 
trebbe riferire piuttosto che alla chiesa di 
Grosseto, ai i che fra il lido del 
mare e lo stagno di Castiglione aveva la 
cattedrale di Roselle, pervenuti più tardi 
al capitolo di Grosseto o all'Opera della 
sua chiesa, e finalmente al magistrato dei 
Fossi. Non è perciò da far gran conto di 
tale espressione per dare a Grosseto un° 


origine più remeta di quella che realmen- 
le avere. 
certo peraltro che nel secolo decimo 


si nomina apertamente il castello e corte 
di Grosseto com una chiesa che fu di pa- 
dronate di un marchese La nato 
da lidebrando stato esso pure marchese, 
e che Cosimo della Rena me essere 
stato figlio di altro Lamberto e 
nipote di Adalberto il Ricco potentissimo 
marchese di Tuscana. — È un istrumento 
stipulato li 18 aprile dell’anno 9-3 nel 
enstello di Geliano presso il fi. Ombrone, 
col qualc il prenominato marchese Lam- 
e 





B26 GROS 


berto per la vistosa somma di 10009 lirc 
alienò al prete Repprando figlio del fu 
Henedetto 45 corti da essolui possedute 
iu To-cana e in Lombordia, comprew il 
ruonastero di S. Fietro a Monteverdi. Era- 
no tra i castelii dal Marchese alienati Su- 
vereto, e Fromentaria nel contado di Pu- 
pulonia, il cast. di Radicofani, quelli di 
Cannule, di Monticello, di Manciano e di 
Campiano nei cootadi di Chiusi e di So- 
vana, la corte e cast. in Alma, quelli di 
Scarlino, di Buriano, di Galiano e di 
Campagnatico nel contado di Roselle, et 
curte Grosito cum castro et ecclesia ibs- 
dem consistente. — (Ancu. Dirt. Fion. 
Carte della Badia Amiatina.— Uonzci 
ia Episc. Volu*crran, — Rusa dei duchi 
e march. di Toscana). 

ALl' Act. Gatraro nella Valle dell'Om- 
brone senese, facendo menzione dello stes- 
so documento, aggiunsi, che nel 17 aprile 
del 98gls coutessa Ermengarda, stando 
nel cast. di Zestaja, dopo la morte del 
march. Lamberto suo marito riacquistò 
dal prete Roppraudo per la stessa somma 
di 10000 lire le 45 corti e castelli alienati. 
allodiali essendo mancati ai 
gi sopranominati i figli e forse 
gli eredi di famiglia, sembra che restar 
sero divisi fra i conti AlJobrandeschi, i 
conti Alberti, ed i nipoti del March. Ober- 
to I conte del S. Palazzo sotto i due pri- 
mi Ottoni in Italia. — Ped. Rosazt, So 
vana, Scansino, Suraazro e l'Arrenpicz al 
Dizionazie. 

Na ritornando a Grosseto, ilcitato istru- 
mmeuto del 973 ci avvisa, che sino d'allora 
in colesto luogo esistora una chiesa di pa- 
dronato del marchese Lamberto, riacqui- 
stata dulla contessa Ermengarda, la qual 
chiesa non deve confondersi con la ple 
bana di S. Maria Assunta di Grosseto , la 
quale più tardi divenne cattedrale della 
più moderni diocesi di Roselle. 

Di questa stesta ch. plebana, dell'e; 

di sua consacrazione e dedica vien fatta 
distinta menzione ia un privilegio con- 
cesso li 7 aprile del 1101 da Ilde;:rando 
vescovo di Roselle a Domenico abete del 
moa. di S. Maria sul Monte Alborense, 
col quale il vescovo rinunziò in vantug: 
gio di quei monaci a tutte le decime dio- 
cesane. Tale rinuuzia fu fatta in presenza 
di S. Bernardo degli Uberti cardinale, di 
Alberto prepusto di Ruselle e di Ruwicri 






























GROS 
vicedomino : cioè, în loco guod vocatur 
Grossetum in Ecclesia S. Mariae virginis 
dix dedicationis ejus tertio. — (Ucweu 
in Epise. Grosset). 

Per altro la chiesa plebana di S. Mu- 
ria esisteva in Grosseto anche un secolo 
innanzi, tustochè essa è rammentata in 
uu istrumento apparienuto alla badia di 
S. Salvatore di Monte Amiata rugato li ; 
febb. 1015, in Grosseto apud plebem S. 
Mariae. 

Nel 1138 Grosseto dove 






zione e di sicurezza ogni qualvolta si 
cousidera che dal Pont. Innocenzo Il fa de- 
corato del titolo di città, quando egli con 
bolla di detto anno ordinò, che in Gro;- 
seto fosse trasferita la sede episcopale di 
Roselle: stantechè, per asserzione dello 
stesso Gerarca, Mosellana ecclesia mul- 
torum praedonum in circuitu habitantium 
stimulis , et infestationibus agitatur, ct 
populus ejusdem loci ad magnam desola- 
tionem  atgue itatem est redactus, 
communicato fratrum nostrorum consilio, 
dignitatem episcopalis sedis iu cadem 
urbe hactenus habitam in Grossetanam 
civitatem apostolica autoritate trasferi- 
mus, etc. 

Dalle quali espressioni si deduce che, 
se Roselli era a quel tempo desolata di 
abitatori ad alle rapine dei ladri 
© malviventi di quei contorni, viceversa 
iu Grosseto si stava più ul sicuro : sicchè 
non vi doveva mancare la une ne 
cesaria alla sua difesa. Che però il mu- 
mero de'suoi abitanti non fosse quale do- 
rebbe averlo una mediocre città, si de- 
duce dalla bolla del Pont. Clemente III 
dei 1a aprile 1188, con la quale fu conceno 
al vescovo Gualtieri di Grosseto fra heal 
tre cose la giurisdizione sulla metà di 
tutto Grosseto, consistente in 6u casali 
€ qualtro chiese cioè: medietatom totias 
Grosseti , et seraginta casalinos supre 
cum curte, et districiu suo, et toto Tum- 
bulo, et coclesiis, scilicat: ecclesia s. Pe 
tri, ecclesia s. Michaelis, coclesia s. da- 
dreae , ecclesia s. Georgi. 

La cattedrale di Grosseto aveva già nel 
1143 i suoi camonici, € così cinque ansi 
dopo la traslazione del vescovado, nel tem- 
r che sussisieva sempre wn capitolo nel- 

la chiesa di Roselle. Lo che chiaro appa 
risce da una bolla tuttora incdita-di Colo 








GROS 


stino TI de' 23 dicembre di detto anno, 
com la quale si onlina, che i beni della 
chiesa grossetana si 
porzione fra i due capitoli, 
di Roselle presti reverenza al capitolo di 
Grosseto come «li maggior dignità. (Ar- 
chio. vescovile di Grosseto). 

Dopo la metà del secolo XII si 
trauo fra le pergamene della badia di Mon- 
tamiata molli istrumenti e'-nfacenti a di. 
mostrare la signoria che i conti Aldobran- 
desebi tennero in Grosseto. 

Dal 989 in poi, epoca della ricompra 
fatta dalla contesa Ermengarda vedova 
del suacch. Lamberto delle 45 corti da 
emo alienate, Grosseto con i paesi di Cam- 
pagnatico, di Lettaja, di Marciano, di 
Campiano, di Monticello, di Suvereto, 
di Scarlino, di Buriano, ed altri castelli 
delle Maremme toscane, si trovano d’al- 
lora in poi sotto il dominio dei conti Al- 
dobrandeschi, ovvero dei loro feudatarj. 

E qui di paso può aggiungersi che, în 
quanto al castello perduto di Campiano, 
troransene fatta menzione in un plscito 
celebrato nel coutado di Sovana, del luglio 
991 dal conte Uberto degli Aklobrandeschi 
a favore della badia Amiatina per alcuni 
beni posti in Campiano ed in Agello.— 
Ved. Acziro di Sovana. 

Che infatti i conti Aldobrandeschi te 
messero palazzo e residenza in Grosseto lo 
stramenti dei secoli po- 





















U primo odi essi è quello del 7 febb. 
1015 di già citato, col quale il conte Il- 
debrando figlio del'fu C. Ridolfo, stando 
in Grosseto presso la pieve di S. Maria, 
per il merito di un anello d'oro promise 
izone abate del mon. di S. Salva- 
dore di Montamiata di non contendergli 
la metà del poggio e cast. di Mone-Nero. 








GROS 527 


ebbe ad enfitewsi dalla casa Aldobrande- 
sca. ( Anca. Dirt. Fion. Carte della ba- 








sidente al giuramento prestato in 
Siena nel mese di luglio del 1151 dai sia- 
daci del Comune di Grosseto, allora quan- 
do i-Grossetani promisero di mandare a 
loro spese tre volte I° venia nile im 











come lo provano tutti i documenti saper. 
stiti dei secoli XII e XII, tra i quali 
citerò il testamento del conte Iklebrandi. 
ne figlio di altro coate Ndebrando , ce- 
lebrato li sa novembre 1208 in Sovana 
nel palazzo de’ canonici alla presenza di 
Viviano vescovo di quella diocesi. Fra le 
diverse disposizioni il testatore obbliga. 
wa i suoi figli ed eredi a continuare il so. 
lito dono annuo all’ Opera della canoniva 
di Grosseto, finchè non fosse terminata 
la fabbrica della chiesa maggiore. Confes- 
sava la dote di mille marche d'argento 
ricevuta dallaC. Adelaide sua mogli 
ual donna assegnava un’annna pensione 
bi tre mille marche, rilasciandole a cau- 
zione il castello con le rendite di Selve 
na e tutti gli oggetti che il testatore ave- 
va in Siena, fra i quali si specifican 
si preziosi stati da ii del 
ta città, Volle di più che gli eredi rila- 
‘sciassero alla medesima contessa Adelaide 
le rendite di Arcidosso e di Orbetello, fiu- 
chè non le fosse restituita la dote, e inol- 
tre l’usofrulto di tutto il bestiame 
rino di Garfagnana. Qualora poi i figli 
non tenessero la detta loro madre come 




















La stessa promessa per un egual regalo fu oleva ch'essa 
ripetuta nel 6 dic 1047 dal C. NJebran- li Sovana, il Titto, ve. ve 
do figlio del prenominato conte, il quale stiario ed abitazione oltre gli oggetti e le 





rinunziò alla stessa badia Amiatina con 
solo i suoi di ul cast. di Monte-Nero, 
ma ancora quelli Monte-Latrone. 

Iofatti pel die. del 1152, nel tempo che 
risiedeva nel suo cast. di Grosseto, la con- 
tema Gemma valova del C. Uguccione 25 
sieme col figlio Illebrandino Novello offri. 
rono alla badia di S. Salvadore sul Monte 
Amiata la metà di tutti i possessi che Ar- 
Jilafo da Grosseto figlio del fu Gugliclmo 












rendite sannominate. Finalmente insti. 
tuiva e nominava eredi universali i di 
lui figli, cioè: Zidebrandino, Borifario, 

Guglielmo, Tommaso, Gemma, Marghe. 
rita, e Cristofano. (Aacu. pero Sezpate 
patta Scata Di Sinni N° 1056). 

Nel 19 sett. dell’anno 1213 risedeva 
nel sno palazzo di Grosseto il conte Ille- 
brando figlio miggiore del dina»ta già no- 
minato, quando, alla presenza di Ranie- 











528 GROS 


ri del fu Ugo di Valcortese, dei fratelli 
Pannocchia e Mangiante de'conti Pannoe- 
chieschi, egli diede in feudo perpetuo con 
titolo di /'iscoatado a Mauto del fu Gu- 
glielmo di Grosseto ed ai suoi eredi il ra- 
stello e torre di Balignano con il suo 
atretto, riservandosi la partecipazione dei 











slessero, o che potessero riavenirvisi. — 


Ved. 





micnaRo. 
Quanti e quali fowero i visconti feo- 
dalarii della casa Aldobrandesca signora 
di Grosseto ce lo dimostra un diploma 
dell'Imp. Federigo Il, P apedito nel mese 
di maggio del 1231 da Messina al suo fe- 
dele Zidebrando conte Palatino di Tosca- 
na. AI quale conte fra gli altri feudi con- 
termo Civitatem suam Grosseti et univer- 
sor cives ejusdem cum omnmibus bonis suis, 
quae nunc possident et in antea posside- 





crilta, collazionata e autentica! 
motari di Grosseto alla presenza di più te. 
simoni, sotto il di 24 aprile 1249, nella 
chiesa maggiore della stessa città, (Munar. 
Ant. M. Aevi SLI 











far giurare lo stesso iraltato a 2000 uo- 
.) erre e castella comprese 
nella giurisdizione Aldobrandesca, fra i 
quali paesi soggetti i 
no Groseto, Muglia 
Pitigliano ec.(Maravocni, Zstor. di Siena, 
e Ance. Dirt. Sex. Kaleffo dell Assunta). 
II popolo di Grosseto comincia a com- 
un erado più decoroso di poli- 
civiltà all'anno 1222, quando, nel di 
8 di aprile nella chiesa di ta Michele di 
Grosseto in pubblica adunanza i conti Pa- 
latini Hidebrando e Bonifazio in nome pro 
i conti Guglielmo e Ildebrandino 
volendo remune- 
essi ed ai conti 
autecessori prestati dagli uomini di Gros- 
selo, concederono a questo Comune varii 
ilegii ed esenzioni. (Maleffo e Archi- 
vio citato). 



















i mese con 
i stenti negli archivii senesi, e precipua- 





un grande incendio di guerra, per effetto 
cli che la città di Grosseto fu presa nell’ 
agosto dello stesso anno ad onta che esa 
fosse stata valorosamente difesa dai suoi 





lata, e nuovamente dai Senesi repressa li 
8 settembre susseguente. 

Peraltro la Cronaca di Andrea Dei pre- 
cisa il giorno della occupazione di Gros 


seto, dicendo: In quest'anno (1224) si 
prese Grosseto per battaglia il di di S. 
Maria di seltembre, e favri preso Guido 





ico libretto dell'archivio del ‘Doomo di di 

jena , copiato da Uberto Benvoglienti e 
riportato dal Muratori in forma di nola 
solto la Cronaca del Dei. ( Merum Ztalic. 
Script. T. XIV ). 

11 qual giornale segna per sbaglio 10 





noanzi la di Greta, le; 
“nno Domini Vi Saas 
septembris capia est civitas Scie a e 
Senensibus, muris per violentiam dirutis, 
et pro majori parte combusta, et populus 
Senas ductus est captivns. 

Peraltro non si potrebbero conciliare i 
racconti del Malavolti sulla doppia con. 
qsista di Grosseto nel breve giro di un 
cumenti coevi tuttora esi- 








mente con il tratiato di pece stipulato sot- 
to i di 24, 298; mosett 1226 
Siena e nel pian d'Orgia sulla Merse fra 
i conti Aldubrandeschi e la rel lica 
senese rapporio cessinne di Grosseto. 

Infatti con atto pubblico rogato in 
Grosseto li 22 ottobre dell’ 












2 pagire annualmente un tri- 
buto di lire 48 ed offrire So libbre di 
cera alla chiesa maggiore di Siena nel 
giorno di S. Assunta. La quale sot- 
tomissione lu poi confermata in Siena li 
lic. 1224 da 23 deputati, c uon già da 
6%o cittadini dei primarii di Grosseto, co- 
me si trova stampato nella storia del Ma- 
lavolti. (Ance. Dirt. San. HaleYfo vecchio). 

Anche il vescovo di Grosseto nel 1228 
inviò in Siena i suoi procuratori per sot- 














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GROS 


agorre all'accomandigia di quella repub. 
blica , con atto del 30 aprile, 5 suci ca- 
stelli d'Istia e di Roselle insieme con tutti 
i beni della mensa vescovile di Grosseto, 
promettendole un annuo tribato di lire 
25, e l'offerta di wn cere di libbre ra 
r la Madonna di agosto. 
Gli abitanti di Grosseto in quei tem 
al pari di molti individui della casa 
dobrandesca fedeli alla Rep. di Siena, te- 
mevano al partito ghibellino. Infatti nel 
novembre del 1242 risedeva in Grosseto 
Pandolfo da Fasinuella governatore e ca- 
itano generale dello Federigo Il i 
osca; londechè nel dì 3 nov. del me- 
desimo anno, stando nella chiesa maggio 
re di Grosseto, egli emanò una sentenza 
per una causa fra alcuni mobili ed il Co- 
suune di Sen-Gimignano, mentre due an- 
imvnai (mel giugno del 1340) lo stesso 
capitan-generale di Fe Il stava all 
assedio di Sovana presso il fiume 4rminio 
(Fiora) e nel 1043 ai 17 giug. dai suoi 
accampamenti davanti al castello di Sel- 
vena nella valle di Albegna spedì un or- 
































“dine di Federigo II date in li 8 


tmaggio del 1242, al vicario di Fucecchio. 
qua. Det. Fiona. Gere delle Comunità ca 


Nel febb. del 1243 lo siero Imp. Fe 


derigo II da Grosseto, di dove spe- 
di un di a favore del Comune 
Montepulciano, cui confermava gl 





chi privilegii.—(Anca. cit. Carte 
Com. di Montepulciano). 

Nel 1245 di marzo trovo in Grosseto 
nella qualità di giudice, sotto gli ordini 
del medesimo vicario i. fiale Pandolfo 
da Fasianella, un mess. Filippo da Brin- 
disi, il quale nel 30 agosto dello stesso 
anno teneva il suo tribunale in Casole, 
sotto il medesimo vicario Pandolfo. 

I due documenti inediti testè citati, di 
cui trovansi gli autentici fra le pergamene 
appartenute alla Badia Amiatina, giorno 
per a' tura a rettificare ui 
aticinio fatto da Guido Bonatti Fett: 
vese, celebre astronomo di quella età, al- 
lorché nella sua opera lasciò scritto, ch'es- 
sendo l’Imp. Federigo in Grosseto, ed egli 
in Forlì, dalla inazione dei piane- 
ti conobbe che tramavasi congiura contro 
da vita dell'Imperatore, e che avendone 
lo egli avvertito, trovossi in fatti che Pea- 








GROS 


dolfo da Fasanella, Teobaldo, Francesco 
€ più altri de'suoi secretarii avevano con- 
tro di 





lai congiurato, senza che alcuno 
degli astrologi della sua corie pe avesse 
avuto sentore. —(Guinests Bonarri, De 
Astronomia. Tractatus quiatus. — Ti 
soscai, Stor. della Letter. Ital. T. 


Bonetti nen facesse mol. 
to hene i suoi calcoli, o che l'incontro 
de' pianeti accadesse in altro tempo, € noe 
già quando Federigo II passò da Grosseto 
€ dalla sua Maremma, lo dimostrano al. 
tri docamenti più positivi. Tale ssrebbe 
quello di trovare Federigo nel giugno del 
ne non più a Grosseto ma a S. Germano 

la Campania, e a Foggia mel sett. del 
eroi ire, poco innanzi che Pandok 
fo di Fasianella fosse scoperto e pulesato 
traditore dell'impero. 

Tafatti si 30 di agosto del 1345 la con- 
(iura da Fasianella non doveva essere an- 
cor nota, tostochè egl cui cuopriva sempre 
Pim inte carica di vicari: 

di cipiten geserde în Tocaaa; fesa si 
4 ott. dello stesso zano le carte Amiatiue 
d tenga un Costantino di Sicilia vi- 
per Federigo Il nel contado di Sie- 

uae ec diocesi di Chiusi. 
Senesi in grazia della loro fedeltà ver 
20 la causa imperiale ottennero da Gual- 
imperiale l' investitura del- 





















"gl 
rosseto, e Il giorno dopo i visconti fo 
datarii de tara 





nella stessa città, insieme con 4 cittadini 
Grossetani nella chiesa vanti 
al potestà di Siena premi e 
nblidienza a quella Rep. obbligandosi di 
far guerra insieme i igpirne Aldo 
brandeschi ribelli al 
do di tenere ai oottandi della ia di 
Siena tutte le castella del territorio gros- 
setano, e quelle che i feudatarii possede- 
vano nella contea Aldobrandesca. In tale 
circostanza i confini er Maremma gros 
setana furono designati fra i seguenti luo- 
TE i i alipalto ad baco; 
Massa usque ad Portilionem (cioè, dal 
lato di ponente, dal distretto di Massa fino 








830 GROS 

alla Torre di Portiglione che trovasi fra 
Rocca d' Alma e il pontone di Scarlino} ef 
a Gessis de Sassoforte usque ad Fornoli, 
et a Civitella usque ad Sassum (cioè, 
dalla li settentrione, fino al Sasso 
di Maremma sull'Ombrone ) et per Mon- 
tamiatem , ut vulgoriter dicitur, usque 

il lianura, et sicut trahit fumen dr 
minis usque ad mare (pel lato cioè di le- 
Vante fino a osiro, mentre da ostro a po 
nente forma confine il mare). 

Nel tempo che le armi imperiali com. 
Iattevano in Maremma le terre e i feleli 
del conte Guglielmo degli Aldobrande- 
schi, e il di lui figlio Uberto conte di 
Campagnatico, seguaci entrambi del par- 
tito guello, il loro respettito nipote e eu- 
gino conte Ildebrandino figlio del cone 
Bonifazio militava con gli Orvietani cun- 
tro gl' Imperiali. A costui riesci, median- 
te i suoi procuratori, nel 17 maggio del 
1251, di accordarsi a buoni patti con la 
Repubblica di Siena, promettendo di a- 
derire alle antiche condizioni del 1231; 
ma hen presto, e più di una volta, tornò 
= mancare di fede. (Matavotri Stor. di 
Siena). 

Appena fa morto Federigo Il i Grose- 
tani, anzichè riconoscere l'autorità del re 
Manfredi, si stuccarono dal suo governo 
e costituironsi a comune, siccome lo dà 
2 conoscere 
miatina dei 























gitori del dominio 
nese con prosvisione degli 8 gennajo e 
2 febbrajo del 1259, deliberarono di rac- 
crgliere un esercito dalla città, dal sob- 
borghi, dalle terre e castella del suo con- 
tado per mandarlo all’irapresa di Gror 
seto sotto gli ordini del potestà. — Ricon- 
quistata nell'anno medesimo la capitale 
della Maremma, fu dato ordine di fabl: 
carvi il camero e di lenervi guarnigione 
senese. 

Erano le cose della provincia grosse! 
na in questo stato, quando i Fiorentii 
nella primavera del 1260 fecero una ca- 
valcata fino alle porte dì Siena, recando 
dauno intorno al paese e stringendo d’as- 
selio la stessa 











rinforzo di cavalleria tedesca sotto il co- 


mando del conte Giordano, già suo vica. 







GROS 


rio in Toscana, nel tempo che richiama 
rono le ganrnigioni di Grosseto, e da allri 
Inoghi della Maremma. Fu in tale emer- 








impero, ai quali patti neppure questa fix 
ta quel dineta fermo si mantenne. 

po pochi mesi accudde ( sett. 1360) 
la famosa giornata di Montaperto, per 
eifetto della quale il Comune i Siena ri- 











tempo +9 di recente tornati a ribel- 
lassi ai sensi. 

Furono perciò rinviate genti d'arme a 
Grosseto, espulsi di la gli abitanti ribelli 
e tolti a quel Comune i fondi pebbii 
per incamerarli a quelli di Siena, o per 
assegnarli ni cittadini nuovi e fedeli al 
partito vincitore. Un documento inedito 
del 13 dicembre 1360 esistente fra le per. 
gamene della badia Amistina nell'Arch. 
Dipl. Fior. riporta an decreto dei Dispen- 
satori delle terre del Comune di Grosseto 
eletti da quel potestà Jacopo di Besvern- 
to, col quale fu donato un pezzo di terra 
ad un nuovo cittadino grossetano per farne 
ciò che vuolesse. Quindi nel 1262 rinpo- 
vossi la capitolazione fra le due città, ob 
bligandosi i Grossctani ad accettare e ub- 
bidire al potestà inviato da Siena, 


















de a favorire 

accomunando 

legi di quelli di Grosseto. 
Nell'anno medesimo 1262 il 





nifazio conte di S. Fiora dopo lunghe trat- 
tative mentre egli trovavasi al Bagno a 





zioni sottoscritte sino dal 19 maggio 1251, 
ma aderì cziaudio a molti altri capitoli 
stati nella nuova trattativa aggiunti. 

La morte però del re Manfredi avendo 
shigotiti i ini 
tutta la Toscana, l'opposto part prese 
tosto speranza di ricuperare la perduta 
Va di Grosseto ri 
torratico di 
Siena (anno 1266) si diede in poiestà dee 
fuorusciti e dei nemici di quella repob 











GROS 


blica; alla testa dei quali si era posto Pe- 
pone de' Visconti di Campiglia che poco 
dopo perdà con la vita Grosseto, ricon- 

istato dalle armi senesi (Ance. Dir. 
posi Bicherna). 

Venaero frattani 
conti Aldobrandeschi, per cui sotto gl 
cttobre del 1272, fu stipulata una di 
sione de' beni allodiali fra il C. Ildebran- 
dino, chiamato il Zosso, figlio dì Gugliel- 
mo conte di Sovana ed il C. Ildebran- 
dino figlio di Bonifazio conte di S. Fiora. 
Ja vigore di tale contratto restarono iudi- 
visi,ed a comune fra le due branche Al. 
dobrandesche i diritti sulla città di Gros- 
selo, sopra Massa, Saturnia, e la miniera 
di mercurio di Selvena. 

la morte del C. Ildebrandino Nos- 
sodi Sovana, accaduta di 6 maggio del 
1284, un nuovo istrumento di transazione 
fu cchebeato li 6 agosto del 1286 nel ca- 
stello di S. Fiora tra la coutessa Margheri. 
ta figlia ed erede dell'estinto conte di So- 
Vanta, rappresentata dal conte Guido di 
Moafoste sto marito, da una, ed i conti 
IWebraudino Novello, Bouifazio, Umber- 
te, Earico Novetto e Guido fratelli e figli 
del fu didebrandino conte palatino di S. 
Fiora, dall'altra perte. Quindi pochi an- 


















ni dopo i prenomimati 5 fratelli couti di Le 


S. Fiora iuvieme con la contessa Giovan- 
tia loro madre, per mito pubblico dei a 
ayusto 1397, rogato in S. Fiora da Michele 
d'Iscopo medico e nolaro, si feceru.nuore 
divise fra loro per mezzo di polizze tirate 
acorie. (Ancu. Dart. Fioa. Curte della 
Com. di Volterra). i 

In tutti i contratti di famiglia, poste- 
riori all'atto di divisione del 1379, fra i 
costi Allobrandeschi, uoa si rammenta 
più Grosseto, nò si mettono più in campo 
le ragiuni che emi nei tempi trascorsi vi 
tenuero direllamente, oppure mediante i 
lura Viscuati, Lembardì, o Cattani. 

Ialatti, previa una capitolazione stipa- 
Nata ii ma nel novembre del 1297, i 
Gruseuaui si obbligsromo di fer pace e 
Guerra a libera disposizione del Comune 
di Siena, e di esentare dalle pubbliche 
Gravene i cittadini senesi che venissero. 
ad abitare nel loru territorio. (Ancu. Dirz. 
Sta Maleffo dell'Assunta). 

Dopo che Sicua pertanto divenne libe-. 
te dominatrice di Grusselo e del vasto 
seo territorio, potò pucificamente conli- 











GROS s3ì 


nuarsi la fabbrica della grandiosa sus cat- 
tedrale, uIla quale impresa fu dato inco- 
minciamento sino dal principio del seco- 
lo XIII, sicc::me apparisce dal testamento 
del 1208 del conte lidebrandino puco so- 
pra raramentato. Pertanto dalle iscrizioni 
superstiti nella facciata esterna di quel 
Duomo si rileva, che l'architettura della 
stessa facciata fu opera del capo muestro 
Sozo Rustichini di Siena, incominciata 
uel 1293 a tempo del nobil uomo senere 
Filippo Malavolti vice-potestà di Grosse- 
to, mentre la parte interna incrostata era 
pure di marmo sino alla metà, schbene 
ora ramente ricoperta d’intonaco, 
iudi murata |’ anno 
1295, allorchè il nobil uomo Mino de' Pic- 
colomini era potestà di Grosseto. 

Più moderna è la torre per uso di cam- 
panile, nella quale esiste un’ iscrizione 
ara esere cinta fubbricata nel 
rovido uonso Domeni 
te Merano operajo a vita del- 
l'Opera di S. Maria di Grosseto. 

Fiualmeute il battistero e la sovrap- 

ta lanetta di warno rappresentante la 
Ss A unuuziata furono scolpiti dall'arti- 
sta Antonio Ghini da Siena, nell’anno 
1474, al tempo dell’operajo Salvatore 
























la riprendeudo îl filo della storia, ram- 
menterò come nel 1310, essendo iusorto iu 
Siena va tumulto fra i nobili ed il popu- 
lo, wolte autiche famiglie feudatarie dei 
couti Aldobrandeschi profistarono di taie 
circustunza per ribellar.i dal governo se- 
nese. 
Era tra questi Bino di Abbute del Ma- 
lia viscoute di Grosseto e di Batiguano,'il 
quale avendo cacciato il partito domiuau- 
le, s'impossesò della citta; e quantuu- 
leso luugamente maso 
tenere iu dominio, pure due anni 
gli rieseì d'impadronirsi di nuovo della 
meesiva. — Avvegnachè la Siguoria di 
Siena essendo conlinuamente iu contrasto 
coi partiti di dentro e cva i uemici di 
fuori, dovè per un qualche tempo lasciare 
Grosseto iu balia agli autichi feudatarii, e 
perfino riconoscerne in certo modo il do- 
sainio, mediante uma trattativa di 
fermata li 17 aprile 1317 fra la Rep. seno 
se e i conti di S. Fiora. (Macavonri, Stw- 
ria di Siena Parte II). 

Si mantennero su Lale stato gli afari 


























ricccuperene varii pes. 
ai della Maremma , fra i quali farvi il eo- 
stello di Moatemassi, lungo esedio 
riconquistato dai Senesi, nell'agosto del 
1338, coll’ aiuto dei Fiorentini. 
Passò nello stesso anno di Moremma 
l’Imp. Lodovice il Bevare con le sue trup- 
pe. È fu ad istenza dei conti di S. Fiora 


glie, ma non l'ebbe; cossechè dopo quat- 
tro giorni 11 Bavaro ces le sue genti ooli” 
anti) 


e senes.) 


Mei giorno 33 grana dell'1334 del 


GROS 
nite di ripari e bon difcu, sostenne un 20 
selio, intanto che uno dei capi, Abbatine 
del Mala, essendosi recato a Pisa a chic 


i der soccorse a quel governo, raccolse una 


mano di armati a piedi e a carallo, 
uali tornò a investire mei contorni 
l'oste cemese che mise im fuga, 
ponendo a seco e fuoco gli abbandonati 
accampamenti (33 nov. 1335). 

L'amno appresso i Siguori Nove aven- 
do rimandato altre masnade da Sicna a 
Grosseto sotto il comando di Ugolino di 
Gaide march. del Monte $. Maria, il ri 
belle Abbetino del Malia insieme co’ suoi 
i, ottennero 
















rise di e e copi della n 
promise di ri 
volta da egni handoe. iome,e di 
restituirgli una comma di dessero che li 

lica aveva riscosso da Simone Pic- 

colemini debitore dei Malia per la com- 
pre fatta del castello di Batignano. 

Gremseto, fa ripresa l'edi- 

Sicazione della rocca, dei suoi fossi e car- 

bonaje. Al qual effetto venne demolito ua 


cosemento la liner giryrgini di 
Groneio, il governo nel 1345 acqui- 
stò dalle moglie di Guelfo d' Jacopo de’ 


Lanfranchi di Pisa figlia di Petruccio Be- 


. ringhieri di Grosseto. (Mazavoun, Opere 


cit. e Auen. Dos. ve Sesua, Lolcffo dell’ 
Assunta 


) 

Le rocce predetta fino dal 1350 era ie 
le di servire di difesa, tostochè fu cel- 

ita nel cassero della medesima una la- 
pica, nella quale si leggono tuttora queste 
parole: Al Nome di Dio e di Madones 


accordare ls facoltà sl giudice di Grosseto Santa Maria, dito Dii uccer:. Si fece 
di allentanersi dalla sun residenza questo Masaro, e si fecero tuzse . .... 
el tempo. ..... ano e di Lonardo di 


mei mesi di luglio, agosto e settembre, col 
Iasciarvi un suo vicario. Di più essendo 
queste stessa cii- 


anco fl pesta la prima pietro. Tole edi- 
fizio per altre fu sespeso stante la fugn 
dei Mahe prigionieri da Siena, e la maov@ 
ribellione che per di loro 


fa so 
noe in 1 per cagione le 
1 Gen, nei 1335 spadirone ve cosrcito 


con il conte Macvovaldo de'CC. Guidi di 
Bovadola loro cnpiteno di guerra sotto 
Goosseto. La quale città, omendo sinia mu- 


Cholo di Giovani di Gano cittedini di Sie 
na e ufitiali sopra el deto Kasaro e mura 
cleti per lo Chemune di Siena. 

Nella sommossa di Siena del 1355, mel 
ti popeli dello stesso dominio, seguirono 
ri della capitale, fra i quali furom- 
vi ai i Grossetani, e fu allora che il 
pepolo tentò di assalire e di cecupare il 
cassero. Ma ben presio i rivoltosi imvis- 
sono a Siena un delegato a chiedere per. 
deno; lo chè fu loro accordate dal gover. 
mo-dei Xii a condizioni sempre più cne- 





GROS 

rose, fra lequalifavvi quella di nbbidire 
alle di rinueziare 
a tali gl imperiali. 
Da quell'epoca in pui Grosseto si man- 
tenne costantemente soito. la custodia e 
dominio semese, per ordine del quale fa 
rifatto nel tosia statuto più conosciuto 
di cotesta città. Finalmente esa ebbe a sof- 
frire frire muove versie dall'esercito napo 
Ifonso di Aragona, allorchè 
pare iana del 1447 cccapò Castiglion 
della Pescaja è quindi prese stanza fino 
ica in Grosseto e nel suo territorio. 
l'anni Je campagne e i contor- 
ni di ai dere le cinraf guasto dalla 
compagnia di avventurieri condotta da Ja- 
copo Piccinino n danno della Rep. sene- 
se; la quale, di essere stata battuta 
nei contini dello Maremma verso Castro e 
Tosennella, si fuggì ulla volta di Casti 
glion della Pescaja sovvenuta del bisogue- 
vole dal re Alfonso. In conseguenza di che 
poco dopo essa cecupò il castel di Colos- 
na, e lentò dim irsi della città di 
daaneggiare viemaggiormen- ma 
te i paesi del dominio di Siena. Pacificato 
il re Alfonso coi Senesi, questi riotten. 
mero quanto era stalo loro tolto dall’ 
venturiere capitano nelle Maremme di 
Grosseto e di Orbetello. Frattanto nou 
cessarono le calamità di questa provincia, 
la quale andava 
minuire sempre più di popolazione, di si- 
curezza pubblica, «i produzione di suolo, 

edi salubrità di clima. 
Grosseto Rorizione, sì fat 
li terra e di mare 
giù trop- 
po trista contrada. La situazione politica 
della Rep di Siena era ormai divenuta 
vacillanie per incostanza di governo, per 
intestini e per gare iche 
Îra i gabinetti. Le conseguenze lacrime. 
voli di una lunga guerra preparala contro 
quella Rep. da Cosimo Î, e sostenula dal- 




























portarono l'ullimo scempio 









menire Piero Strozzi attendeva a forti 

care la piazza di Grosseto per nvere copia 

espingere di la provvisioni di vettovaglie, 

e per accorrere in qualunque luogo del 

littorale, noa saprei, dirò col Muratori, 
vin 


GROS 853 
se per difendere o Piuttosto per devastare 
d’avvantaggio un troppo infelice paese. 

Si sostennero i Francesi a Grosseto fi- 
no all'anno 1559, epoca della conclusione 
della pace tra il re sla Francia Enrico II 
e il re di Spegna Filippo II; dopo di che 
sottentrarono im Grosseto e nel suo di. 
stretto le armi e le leggi del nuovo duca 
di Siena. 

Cosimo I, tostochè potè divenire tran- 
quillo padrone dello Stato senese e della 
sua maremma, pensò di giovare al com- 
mercio e all’agricoltara di tutta la pre- 
vincia, coll’istituire nel 1560 a Grosseto 
per 10 giorni da incomin- 






ma il cerchio esagono delle mura "ttunti 
con i suoi bastioni sono opere del Gran- 
duca Francesco I, terminate «la Ferdinan. 
do I poco dopo ilsuo avvenimento al tro- 
no granducale. 

Fu questo terzo Granduca che provvide 
di acque salubri la città mediante la co- 
struzione di sei pubbliche cisterne di ac- 
que piovane; che fondò in Grosseto uno 
spedale filiale di quello della Scala di Sie- 
na con una dote sufficiente a mantenere al. 





sero maliziosamente Leica) la la de 
molizione della pescaja di Castiglione, now 





mulini adiacenti al padule di Castiglio 
e ciò nel tempo ebe si a opera 
alla circoscrizione, e prosciugamento di 
una parte del padule omonimo , son che 
all frinntura del fiume Ombrone da Gros- 
seto fino alla torre della Trappal: 

Afiiuchè poi tutte le operazioni idrsu- 
tiche fouero saggiamente «ircite e co. 
slaniemente ben mantenute, Ferdinando E 
stabilì in Grosseto un Ufisio, enni ineta 





GRos 
MLT erezione DE 


da fara, la mano 


dei Foesi, al cui 
ciali istruzioni 





dei i ponti, strade, argini cc. 
he benefiche misure a favore di 
Piscera] e delle sue campagne furone 
meatenule in vigore ce protette da Cosi. 
mo II figlio e successore di Ferdinando I 
nel breve periodo del di lui governo. Im- 
dal 1609 sino all’ultinzo semo di 
Sua vita (1631) il Granduca Cosimo II fece 
continaare l’escavazione di un canale ne- 
vigaote nella pianura grossetana, e di altro 
canale più d'appresso alla città per ser. 
vizio dei mulini e dell'abbeveratojo ; ri- 
gene dalle lire 15 a lire 7 4 per moggio 
la gabella della tratta dei grani; fece edi- 
ficare nuore case in per como- 
do dei forestieri che andavano a stabi- 
lirsi in Marecama, e endi i provve. 
dimenti relativi alla pulizia menicipale 
€ alla riforma dell' Ufsio dei Fossi poco 


emunciato. 

Frattanto che la rigenerazione della Ma- 
renama grossetana andava lentamente ope- 
randosi sotte il governo di Ferdinando I 
e di Cosimo Il, bisogna altresì confessa 
re, che cotesto ‘periodo fu per quella pro- 
vincia il più felice tra quelli del governo 
Medicco. Avve dopo quell’ epoca 
non solo tropps isolati farono i bonifica» 








GROS 


scoli nello siesso periodo di tempa dalle 
lire 101,179 si ridussero a lire 39,956. 
Dondechè l'abbandono , 0 la poca sr 
veglianza delle opere idrauliche , se noe 
distrusse affalio, rese però quasi senza ef- 
fetto tutto ciò che era stato fatto sotto il 
governo di Ferdinando I e di Cosime IL 
Alla metà del secolo XVIII il fame 
Ombrone senz’ argini era sperio ia cesto 
lati, i canali e fossi di scolo dell’agro gres. 
selano si erano interrati e ripieni, il pede- 
le di Castiglioa della Pescaja spandeva a 
capriccio le sue acque nella circostante 
mara, nò quesle si scaricavano 
Snc 
alta delle sua socchette. 








ne. —Nel tempo 
valenti matematici di quell'età per co. 
mando sovrano metteva ulla prova un pia- 
no rogioato di ice ridazione dell pira 
in marittima semese, il magnamiuto 
ripe ordinava un sisiema di gorerno e 
di amministrazione ccomomico-civile, che 
doveva dipendere immediatomente dalle 
sua sovrana autorità. Con la legge dal 18 





menti ordinati da Ferdinando II, da Co- chi; 


timo III è da Gian-Gasicne 
la Maremma grosseiana da una futtuosa 
caduta, ma si cenò di sorvegliare inde- 
fessomente all’ esatta manutenzione delle 
operazioni idrauliche state anterioriente 
eBetteato. — Che se talvolta alcuni prov- 
vedimenti da un lato si temperarono, dall’ 
altra parte vennero abrogate mella loro 
pienezza diverse leggi economiche, cui 
sostitaironei altre, le quali divennero po 
tenti ostacoli alla desiderata riescita di 
mina fisico-economica riduzione della nu 





principio del soc. XVII ascendeva a 3oce 
abit. essa all'entrare del secolo XVIII nua 





Haiti plenarie 


per salvare i 





stessa Pinar olo pdicriane 
Frattanto si comandava l'arginatura del 
fiume Ombrone, il ricavamento dei canali 





vano nella pianura Eroseeiaca;si ricostra; 


vano i già acquedolti cen al. 
tre operazione premier si rendeva più 
comodo e più sicure l'accesso dello scale di 
Castiglion della Pescaja; si aprivano seo 
ve strade, si migliorava fa sorte degli ab 
tanti coll'abolire le serviti: de’ pa: 
aumentava il numero dei propricirii 

digeni , mel tempo che si allcitavano gi 
sirnnieri con egni sorta di favori e col 
concedere loro a larghe condizioni La di- 
Visione dei latifondi di mani-morte. — Si 
promuoveva l’ industria meroè privikgii 








GROS 


ed esenzioni commerciali; si rimborsa. 
vano dal R. erario della quarta ed an- 
che della terza parte della spesa i fonda 
tori di nuove case. Finalmente alle fami- 
glie avventizie che recavansi a stabilire 





ci, 0 infrigiditi, e divenuti 
di poca 0 niuna utilità. 

Di tale natura, taute e sì generose fu. 
rono le sovrane disposizioni a favore del- 
lu Maremma grossetana dal Granduca Pix- 
mo Laorotvo I ordinate, oltre l'organis- 
tazione di vo’ amministrazione economi. 
co-governativa, allorchè nel 1775 Egli no- 
minò una depulazione composta di pub- 
blicisti, economisti , matematici e periti 
agrarii, affinchè visitasse e riferisse sulla 
condizione economica e fisica della Ma- 
remma, sulle opere dal Sovrano ordinate. 
La depatazione dopo avere adempito l'o 
norevole commissione, nel lug]. del 1776, 
abbassò al trono la sua relazione divisa 
in due parti; la primn delle quali riguar 
dava le proposizioni economiche, e la se- 
conda le proposizioni idrometriche, nella 
quale farono descritti i lavori idraulici 
in tulto o in parte effettuati. 

La fabbrica della cateratta costruita sul- 
la ripa destra dell’Ombrone, per accoglie- 
re una porzione delle sue acque mediante 
il Fosso Navigante, fu rammeotata la pri- 
ma fra tutte le operazioni idrometriche, 
in quanto che riguarduvasi come lavoro 
fondamentale, su coi si appoggiavano dal 
matematico Ximenes e dalla deputazione 
medesima tutte le altre opere relative alla 
riduzione della grosseta 

Fra i lavori idraulici giò compiuti nel. 
ta pianura di Grusseto s'indicava il nuo- 
vo Fosso Navigante cou i tre Legolato 
ri, dai quali le acque che traboccavano 
dal Mevigante si scaricavano per il Canal 
di Rinfresco ueì padale di Castigli 
Erano pure fra le operazioni idrauliche 
già completate il Sostegno detto del Quer- 
ciolo, la Cateratta grande del padule, l'e- 
difizio del mulino di Grosseto, l'argine 
d'Ombrone, il rivuotamento della Mol- 
la, della Molletta, del Lago Bernardo, del 
fesso Martello, del fosso Tanaro e di al- 
tri minori canali di scolo, l'acguedotto di 
Castiglione, la darsena di Grosseto, i) pic- 
colo Sostegno di San-Giovanni ec. 

















GROS 


835 


Restava ancora a compirsi, fra opera. 
zioni idrometriche di quel pini ilC 
nal intermedio (nella cui vece fu incomin. 
ciato il auovo fosso Navigante) il Canal 

j, la colmata di S. Gu- 







mento a quel tempo stabilito gioverà qui 
riportare Je precise parole della relazione 
citata: « Dipende infatti (Ja massima 
operazione) dal ravvivamento delle ac- 
» que del padule vastissimo di Castiglio- 
» ne, che è il cardine fondamentale di 
» tutte le dispendiose operazioni idrome- 
» triche fino ad ora eseguite nella Provin- 

cia inferiore di Siena » e che, a parere 
» della deputazione; era il solo bonifica. 
» meno possibile del precitato padule. 
» Giacchè noi siamo di sentimento (par 
» lanoi deputati) ch'esso pedule nor pos- 
» sa asciugarsi nè per essiccazione. né 
» per alluvione , 0 siovero, nè col metodo 
» delle colmate, né col cavo de' nuovi i fossi 
» che l'attraversino; e che non posse nep. 
» pure ridursi ad uno stagno ripieno di 
» acqua salsa. 

» Non è pertanto maravigliosa la cir. 
costanza che quasi tutti i matematici, 
» i quali anche nel secolo prossimamente 
» decorso sotto il governo dei Medici so- 
» vrani hanno sottoposto all' esame il mi. 
» glioramento delle Maremme, abbiano 
» sempre proposta ed effettuata in alcuni 
» tempi la presa d'un corso d’acque dal fi. 
» Ombrone , mediante una steccaja 
» sima alle Buoscce, una cateratta all'Znci- 
» le corri: +e mediante ameo il 
» fosso Barchetti, ch'era un manafatio 
» canale escavato nella pianura contigua». 

Tali espressioni pertanto dimostrano ad 
evidenza da quali principii fossero mosti 
i malematici che operarono nei due secoli 
ultimamente scorsi, tanto sotto il gover- 
no Medicen, quanto setto quello di Pane 
Leorotso I, rapporto alla fisica ridazione 
delle Maromme: cioè, col procurare di te- 
nere meno frigida la pianura mediante 
la buona manutenzione dei fossi di soolo, 
ma sopra ogun'altra cose col rinfrescare 
in estate il malsano pedule di Castiglione 
mediante il Fosso Fevipante, e col lener 
chiuse le sue cateralte durante l'inverno, 
affinchè non vi s'introducessero le scque 
dell’Ombrone: e ciò fintanto che i respet- 
Vivi influenti mantenevano il pelo delle 











556 GROS 


sceque del padule oltre i consueti deter 
minati segni elevato. 

Mostravano quei periti di credere qua- 
sichè impomibile di colmare col torbido 
Otabrone il vasto padule che lo avvicina ; 
ed ia tale persuasione furono comandati 
ordiai severi, affinchè al sopraggiunger di 
una qualche piena si abbassazse la cate- 
ratta del Fosso Novigante per im 
l'introdazione delle torbe mel padule di 
Castiglione: nè si permetteva che la cate- 
rutta si rialzasse se non dopo chiarificate 
Je acque dello stesso fiume. 

Si agiva pertanto allora con un siste 
ma diametralmente opposto a quello che 
si và attualisente praticando nelle tosca- 
ne Maremme; sistema del quale si cono 
scono i feli ltumenti, sia per toto 
ciò che si è acquistato col mezzo delle 
grandi colmate in Val-di-Chiana, sia per 
stando nella Ma- 
remota, € specialmente per l'immensa 
quantità di terra che fu trasportata fra 
il 1833 e il 1837 dalle piene dell'Ombro- 
me pel padule soprannominato, mercò le 
muove opere idrauliche ordinate dall’Au- 
gusto Regaante Leorozzo IL, nella ragio- 
mevole lusinga di poter finalmente rista- 
Dilire la matura fisica di cotesto suolo nei 
perduti suoi diritti. 

Lavori preordinati al donifcamento del- 
la Maremma grossetana dal Grunduca 

Leerocso II felicemente regnante. 












Appena salito sul trono paterno ed avi- 
to Laorocso II rivolse uno sguardo bene 
fico verso la porzione più infelice e nel 
fempo siesso più seducente e prodattiva 
del Granducato. La prima operazione or- 
dinata nel 1826 fu la costruzione di un 
solido ponte munito di cateratte mobili 
a traverso alla fiumara di Castiglion del- 
la Pesaja, ad oggetto d'impedire l’in- 

resso delle acque marine del canale di 
Castiglione « conseguentemente la loro 
miscela colle acque dolci del contiguo pa- 
dule. LI buon successo di colesta utilissi- 
ma opera fu il segnale d' imprese sessi 
maggiori, tostochè essa di poco precedè 
il magnanimo motuproprio del novem. 
bre 1828, col quale fu ordinata la fisica 
riduzione delle Maremme, nel tempo stes- 
so che l'Augusto Sovrano affilava la di- 
mezione degli opportuni lavori al una 








“GROS 

commissione economico-idranlica , all: 
ituito un Ufizio 
preseduto, per la parte idraulica, dal di 
rettore del Corpo degl'inpegneri Ca v.com- 
mendatore Alessandro Maueiti, e, per ciò 
che spetta alla perte economica, dal Cav. 
Giacomo Grandoni provveditore della Ca- 

li ii comunitativa di 








Colmazione del Padule di Castiglio 
me. — Questa vasta laguna, che fu sempre 
riguardata come causa precipua della mal. 
sanla della valle grossetana, fa anche la 
prima ad esser presa di per di: 
gere con lei i suoi maletici miasmi. — È 
sato poco sopra accennato che nei tempi 

ti la scienza idrometrica aveva ine- 
tilmente tentato di pervenire al desiderato 
intento mediante il mantener fresco in 
estate il padule di Castiglione con le se 
que chiare dell'Owbrooe; giacchè gl'idraa- 
lici allora consultati giudicarono quasi im- 
ile il poterlo bonificare per colmate. 
All'incontro col sistema attualmente pra- 
ticato si vede progressivamente colmare 
e impicciolire il padule, nel tempo che 
n di Ria più patire suoi influenti 
maturali, e più che altro mercè l'apertura 
di due vasti canali artificiali, per i quali 
entrano nel palustre bacino le acque del- 
Ombrone a depositare le loro torbe de- 
rante le piene. 

Unoderl'infiuenti naturali èla Sorate, 
ta quale fiumana insieme con i minori 
suoi tribetarii che scendono nel padale 
di Castiglione dai poggi di Buriamo, di 
Tirlì e di Castiglione, fa la prima ad e» 
sere riordinata e inalveata (anno 1829) per 
la lunghezza di miglia 6 è in circa. 

11 torrente Brusa che raccoglie tutte 
He acque che scendono dai raonti di Prata 
€ del distrutto castel di Pietra, venne esso 
pure nel 1829 incanalato, rettificato ed 
il suo alveo circoscritto di nuovo per la 
lunghezza di oltre cinque migi 
egu:le operazione fu eseguita nel torren- 
te Fossa e nei suoi influenti, che poriano 
nel padule medesimo le acque fluenti dai 
poggi di Roccastrada, di Sticciano, di 
Moute-Laitaja e di Monte-Pescal 

















ja. — Un 








assai più grandiose fu 
l'anno 1830 con l'escavi 
Canale diversivo di Ombrone; il quale fu 
aperio alle così dette Bucacce sulla ripe 





GROS 


destra del fiume dirimpetto al Poggio Ca- 
vallo, in distanza di circa migl. a ? 
lev. di Grosseto. Dopo essere stata rinfor- 
zaia la ripa dell'Ombrone con 
@ botti presso la cateratta del Ximenes, 
fu costruito all'apertura del nuovo cana. 
le un robusto denzello ed una steccaja 
obliqua alla corrente del fiume, in guisa 
tale che il dentello spinge nel canale il 
filove delle acque nei tempi di piene, 
mentre la steccaja obbliga ad introdurvi 
le acque del fiume medesimo, allorché 
sono esse al pelo ordinario. 

Questo Canal diversivo, che ha 5 mi- 
glia di langhezz: ina larghezza di 28 
Braccia all'orlo, e 14 alla base, giunge nel 
pedule ul punto denominato Zago Boccie, 
© Trogone di Barbanella. Esso è attra 
versato da tre solidi e bellissimi i genti di 
























to questo lavoro, che potrebbe credersi 
rn'opera di molti anni successivi ed il 
ritratto di langhe e straordinarie imposi- 
zioni, fu per maraviglia ordinato, diretto 
ed eseguito senza imposizione di alcun 
pabblico aggravio nel breve periodo di 
centosessania giorni, dall'inverno alla og 

imavera dell'anno 1830, mercè di un 
forle volere, di una vigile sorveglianza, 
di operose braccia e di una ben diretta 
‘esecnzione. 

Nello stesso primo Canale diversivo 
preso la svolte di S. Martino è sata co- 
struita una caleralta di presa d'acqua, la 
quale mette in moto le macine di un mu- 
lino edificato presso l'antico nel luogo 
chiamato il Ponzicino di Grometo, nel 
tempo che le siesse acque giovano a rin- 
frescare e lavare i canali, nei quali scolano 
Je clonche con tutte le altre izie 
della città. 

11 secondo Canale diversivo fa aperto 
alla cateratta Ximenes, circa due piglia 
solto al primo diversivo, mediante un'al- 
tra steccaja obliqua, che obbliga le acque 
a dirigersi nel padule quasi per l’istemo 
andamento dell'antico Canal Navigante 
al luogo detto 
che trova alla distanza di circa miglia 3 
€ 3 dalla suddetta caleratta. 




















GROS 857 


1 risultamenti delle colmate ottenute 
fino al mese di maggio dell'anno correa- 
te 1837 sono vistosissimi, per non dire 
superiori ad ogni espettazione. Avvegna- 
chè la superficie del padule di Castiglione 
della Pescaja, compreso lo spazio delle 
gronde che occorreva colmare per costi- 
tuire il terreno di nuovo acquisto adegua- 
tamente pendente al mare, nell 
si estendeva a 33 miglia quadr. Della qual 
superficie nel mese di maggio del 1837 
fu riscontrato che oltre 14 migl quade. 
emergevano quasi dalle acque, eche poco 
mancava per giungere al desiderato com- 
pieto risanamento e fai riduzione di 

la stessa porzione di padule, onde 
dirla convertire in un La coltivabile 
gi ion innocuo. — Wed. Pavorz ne Casse 


"° oltre l'emissario antico del pedule alla 
fiumara di Castiglierie sono stati aperti 
nel 1833 due altri rami di sbocco; une 
è contigue al ponte delle cate- 
ratte mobili per il più facile scarico delle 
acque del padule chiarificate; l'altro emi» 
sario, denominato di £. Leopoldo, è state 
senvato nel tombolo di Castiglione fra la 
torre di S. Rocco e quella delle Marse. 
Esso è cavalcato da un solido ponte com 
porte a bilico e scmtse, stlaalmonte în co. 

d'impedi: peri repadieriLani 

i] re 

sffe ecque marine con le palustri, 
mentre quest’ultimo emissario, a ride- 
zione completa del padule, dovrà servire 
di continuazione sino al mare dell'alveo 
della Bruna che ora speglia le sue soque 
nel pedale a dirimpetto. 

Bonificamento per essicoazione. — Il 
Iagacciuolo Bernardo, detto anche. 
del Fescovo per enere di pertinenza 

la mensa, è stato prosciugato total- 
poor Pepi gici rofondare il 
suo emissario (fosso Nallave che va par 
eso = penlersi mel padule maggiore di 
Castiglione 
3 miglia da grecoa esci. Tale operaio: 
ne idraulica può dirsi il compimento di 
quella stata già incominciata dal Ximenes, 
mercè cui una gran parie del Zago Ber- 
mardo per essiccazione si bonificà. 

Per equal modo il padele dell'Albereso 
posto vulla sinistra dell’Ombrone, ma den- 
tro i confini della comunità di Gromete, 
è stato inlieramente dissoccato coll’ aper- 

















8358 GROS 


tera di opportuni acoli alle acque che ivi 


inca pa parlerò delle altre opere fara 
fiche che per munificenza sovra 
fem mente a queste del territorio 
grossetano si eseguiscono nei minori padu- 
fili Scarlino e di Piombino, e nel lagodi 
Rimigliano. Nè starò neppare a noverare i 
molti lavori architettonici, non le varie 
strade regie e provinciali che si aprirono, 
eriordinarono, non i numerosi e marmorei 
ponti che s'i per le Maremme, 
dovendo io qui limitarmi alle opere re- 
ceutemente eseguite nella città e distretto 
grossetano. È d'uopo bensì di aggiungere, 
che per provvedere la capitale della Ma- 
rerama di acque fresche e salubri, l'Au- 
Gusto Regnante nel 1830 fece trasportare dal 
mella piazza maggiore di Grosseto una di 
i macchine, com le quali si 
trivellano i così detti poszi artesiani 














L'opera sorti un tale effetto che, dopo un mai 


costante lavoro di più mesi, la trivella- 
zione del suolo essendo penetrata alla pro. 
fondità di circa aro braccia , scal! 

di sotto a quell'immenso deposito pira 
diluviano e postdiluviano copiose acque 
potabili dolci e perenni le quali salirono 
fino a otto braccia sotto il livello attuale di 
Grosseto. 

Due trombe circondate da un vago 
tempietto gotice lavorato col ferro fuso 
si terni di Follonica indicano alle gene» 
razioni viventi e futare uno dei tanti e 
sommi benefizii di Leorouso Il a favore 
della popolazione di Grosseto. 

Mi: i provvedimenti importanti e Len 





li relativi Mila edi. 


ficazione dei macelli tungi dalla città 
Grosseto, il riordinamento e il lastrico 








zione ad ameno passeggio ico dei 
bestioni, che circondano la città, e le 
estese piantagioni di alberi che fiancheg. 
fino ea adombraso le pubbliche vie su- 


Alle quali cose seno da aggiungere i 
Rpiglioramenti er imati ed eseguiti a spese 

la comunità di Grosseto e dei partico 
lari, incoraggiti dell'esempio e dalle bene. 
ficenze del magnanimo Principe, il 
facilità loro ogni mezzo d'industria con 
saggi provvedimenti per la ripartizione 













- Magriniechian di Fires 


GROS 


delle proprietà fondiarie, e col destinare 
Grosseto centro di un più vasto Compar- 
timento, e sede di un Tribunale coll, giale 
ivile e criminale, quivi stabilito al prio- 
dell’anno che corre 1837. 
Per l'istruzione della gioventò vi è un 
maesiro comunitativo per le scuole ele 
mentari, un aliro che insegna la lingua 
latina e le belle lettere. La Teolugia mo- 
rale vien dettata da un canonico del'a 
cattertrale. Si mantengono due alunni 
secolari nell'università di Siena, e due 
altri nel seminario di quella città per il 
chiericato. 

La comunità di Grosseto mantiene un 
melico e un chirurgo condotti con l’ol- 
blieo di fare il servizio anche allo spe- 












fr gli ufizi pubblici di sopra accen- 
nati che risiedono in Grosseto debbo ag- 
se quello di una cancelleria co- 
tiva, la quale abbraccia le comu- 
nità di Grosseto, di Castiglion dello Pe- 
scaja, di Magliano e di Scansano. AI 
tronde non esiste costà, come fu detto in 
principio, un comandante milita; : della 
ma sibbeue un comandante 
della piazza e del litorale , che è pure il 
Maggiore del terso batiagiione dei Cac- 
ciatori volontarii. 














si chiude. — In santità può nominarsi il 
beato Andrea dal Grosseto Minore Osser. 





lettere 
quellAndre da Grossete che tradusse in 


agua italiana prima del 1280 
li Albertano da Brescia, un co- 
i la biblioteca 
in scienze fisi- 
Grosseto vantere un suo be- 
benecrt medico in Gio. Antonio Pizzetti, 
che tenne cotesta clità per sua seconda 
patria, se la Terra dell''Abbadia S. Sal. 
vadere non lo rivendicasse come suo al 
ri dell'autore delle Antichità Foscene, 
ietro Paelo Pinzetti di lui fratello. Fi- 
nalmente in giurispradenza , in politica, 
in erudizione sacra e profana 








ale per molti il nome di Giovanni Valeri, 


morto in Siena nel 1827, e il di cai se 
polero ceisie mel duomo di Grosseto. 





Diocesi st Gaosszro. — Dalla etrusca 
città di Roselle macque Grosseto, come 
da Fiesole ebbe vita e si elevò al rango 
di capitale Firenze. Ma se le reliquie 
di Roselle al pari di quelle di Fiesole fu- 
rono dai re d’Italia donate ai loro ve- 
scovi, non può dirsi pertanto che eguale 
sia stata la lore sorte. Avvegnachè Fie- 
lesi si mantenne costantemente sede di 
jone episcopale, nel tempo 
che Firente cresceva d'importanza poli. 
fica, civile ed coclesiastica, quando Ro- 
selle era divenuta una macia di sassi, € 
mentre Grosseto andava socorcisado e re- 
stringendo ognera più il territorio e le 
giurisdizioni ia esa trasfuse dalla sua vi 
cina e vu di celebre città. 

Quando fosse inviato a Roselle il sue 
primo vercoro è lattora ignoto, e forse 
triuno le saprà mai; giacchè assai poche 

D, delle quali possa dirsi l'e- 
e indubitata del foro primo 
Roselle si conosce il più 
Rolando che nell'anno {99 
nodo romane tenule dal Poot. 


















uit a Si 
previ 

antiche diocesi la giurisdizione episco- 
pale seguisse l'andamento della civile, e 
che comuni fossero i termini all'una e 
altra potestà. Contullociò niuno po- 
trebbe assicurare, se dal tempo dell'isti- 
ftuzione dei vescovati fino all’età in cui 
cuininciano a comparire i docamenti delle 

ive diuresi, fossero accadute rifor- 


per la parte civile, 
per quella cceliiantica. dani 
















Movimento della popolazione della città di GROSSETO e tre epoche diverse, 
divisa per famiglie. 





Nell' ipotesi pertanto che all’epoca de’ 
Longoberdì stassero sempre fermi i li- 
miti della diocesi ecclesiastica di Roselle, 
non possiamo ricorderne altri fuori di 
quelli che dal lato di grecale avvicina- 
vano la rosellana com la diocesi aretina, 
i quali confiai dovevano incontrarsi se: 
Fr Tim bocciare dell'Orcia nell'Om.- 

Conciossiachè nella deposizione dei 
testimoni esaminati in Siena nell'anno 735 





scrivese per abbreviatura fines Musinas 
invece di fines Rusellanas, e che l'oma 
maense dopo tre secoli trascrivendo qui 





deposto, interpetrasse fines Pisanas, In- 
fatti nell’accennate procedura fra i te. 
stimoni esaminati fa un tale Fforentine 
prete della pieve di S. Restituta in Val 
d'Orcia, il quale asserì che, quando man- 
cava il vescovo in Arezao egli 


il criema ‘ta Siena 0 da Roselle. Quindi 





iecesi ; e per la stessa ragione di vici. 
manza fu pare interrogato, e sentito l'as- 
serio di Fabrone chierico del confine fe 
sellano. — Che poi le diocesi aretima dalla 

rie di Val d'Orcia si estendesse uspue 
in Sancto Angelo fine Pisana (leggo Ru- 
sine ) lo altestava un altro chierico, per 


540 GROS 


mome Alerato, quaralo depose, che la dio. 
esi di S. Donato si estendeva da quella 

al di la di Sancta Mutre Ecclesia 
te Mensolas (che era l'antica pieve di 
Montalcino esistente 





bediprrr isp Romano nativo del 
eastel Policiano. 

Donde conseguirebbe, che nel principio 
del secolo VIII la diocesi di Roselle pro- 
babilmente confinava verso S. Sigintone 
do ed il Poggio alle Mura con la diocesi 
aretina, mediante la pieve esistenie tut 
tora di S. Restituta e quella di S. .fn- 
pelo a Bollenis, del qual ultimo piebana. 
to faceva l'oratorio di S. Marie in 
fundo Sexta.— ed. Anoaro (S.) 1n Corts. 

Di costà passando alla sinistra del fiu- 
me Orcia doveva soitenirare a confine lu 
diocesi di Chiusi, con la quale questa di 

igendosi a scir. di conserva con 












ri 

verosimilmente per il torr. Ribusie 
gì a maestro di Monte-Labro; cioè, fra 
Clo: già della diocesi chiusina, e 
Cinigiano che fu della diocesi rosellense 
e poi della grossetana. Su quella mon. 
tmosità terminando i confini colla dio- 
ces di Chiusi, incomincia rano quelli con 
la giurisdizione di Sovana, con la quale 
la diocesi di Roselle scendendo di con- 
serva per uno dei canali delle Melacce, 
Hi di là, dopo attraversati i torrenti del- 
le Trasubbie, inoltrandosi verso ostro fra 
Monte-Pò e Monte-Orgiali, abbracciava 
quest'allimo paese, come rileverò fra po- 
co, per salire la giogana dei monti a po- 
nente di Scansano. Di costà continuando 
il cammino verso libeccio per i poggi che 
seperano la valle dell’ Ombrone da quella 
dell'Albegne, passava verosimilmente per 
Montiano Vecchio, l' Alberese e VUccel- 
lina, tracciando a un dipresso N 
confini sustrali della comunità di Gros- 
seto, per arrivare finalmente fra Collo. 

lungo e Calafaria sulla riva del mare. 
Sebbene languido, pure forniscono un 
qualche lume atto a corroborare la sopra 
espressa congellnra, prima di tutto la 
bolla del Pont. Pio Il del 13 agosto 1460 
relativa alla fondazione del vescovato di 








GROS 


Montalcino, cui assegnò cinque pievi del- 
la ‘Tioced di di Grosseto, cioè, Camigliano, 
Argiano, Poggio alle Mura, Porrona e 
Cinigiano. la secondo luogo per ciò che 
riguarda la parle altualmente compresa 
nella diocesi di So 
ignoti dalla diocesi porgi 
c- qualche iadizio la bolla del Pont. Cl 
mete III del 13 aprile 1188 @ Gualfrede 
vescovo di Grosseto, alla risdizio- 
ne confermò i diritti che la sua mensa 
aveva nel castello e distretto di Monte 
Orgiale e nel distretto di Monte-Calvi. 
ia quanto spetta alla chiesa e abbazia 
di Monte-Calvi, che fosse essa realmente 
sotto la giurisdizione dei vescovi di Ro 
selle, lo manifesta un privilegio concesso 
nel da Ildebrando vescovo Rosellano 
all'abate di quel monastero, in fa vore del 
quale rinuaziò a tulte le decime dioces»- 
ne. Ma più chiaramente lo dicono le lettere 
monitorie scritte nel 1131 dal Pont. Cab 
listo Il al vescovo rosellano, quando que- 
ato ricusava di mantenere le elargizioni 
e privilegi stati connessi a quei monaci 
Île decime e al diritto di sepol 
Episc. Rosell. 























ilmente uno si persua- 
derà, che la diocesi di Sorana estendesse 
la sua giurisdizione sino presso le mara di 
Roselle, come avrebbe dovuto accadere se 
il corso dell'Ombrone avesse costantemes- 
te formato, nella guisa che ora vediamo il 





s'innoltrava, come attualmente, sulla par- 
te sinistra del medesimo fiume sino a quat- 
tro e cinque migli miglia lungi dall'attuale po 
rimetro 

In quanto ni confini della stesa dio 
cesi con quella di Popalonia, ossia di Mar 
sa-Marittima, dalla parte di libeccio. fa- 
dal Poat. Gregorio VII in 
lita 0 nov. 1075 a Ge 
glielmo vescovo di Populonia. Dalla quale 
resalta, che il corso del fiume Alma ser 
iva di limite fra le due diocesi; in gui 
se che dul mare rimontava i poggi a por. 
di Grosseto per la strada d'Altma passando 
per Else, per Pietra Bianca ( forse il di- 
rato castel di Pietra) e per altri luoghi 
ora ignoti. 

Del lato poi di maestro la diocrsi di Re- 
selle confinava e sempre confiua l'ativale 
di Grosseto con quella Volterrana salendo 














GROS 


verso le sorgenti della Merse, fra i monti 
di Prata e q' sett. di Boccheggiano, 
lungola cui criniera dirigevasi verso lev. 
mel vallone della Faria sino verso Petrio- 
lo, dal lato di sett. dove anticamente seme- 
bra che entrase » confine cou la diocesi di 
Siena. L'ultima delle quali pi po- 

i dovè oltrepassare gli antichi suoi 
e penetrare nella vallecola del Zan- 
ne sino a Paganico, giacchè fra le altre ch. 
di quella vallecola l'abbazia dell’Arden- 
Ghesca, ora spettante alla diocesi di Siena, 

rieneva a quella di Grosselo. 

to il vescovo rosellano per nome 
Relando, che alcuni hanno erroneamente 
creduto esere asceso ( anno 1159) sulla 
cattedra pontificia col nome di Alessan- 
dro INI, la sede da Roselle fu trasferita 
in Grosseto; comecchè per alcun tempo 
i vescovi grossetani tenessero bene spesso 
la loro residenza nel vicino castello d'I- 
schia, o Istia sull’Ombrome, dove essi 
vano en palazzo, le di cui roi 
stano tuttora una qualche magni 

Se si dovesse tener dietro a una tradi. 
zione inveterata, si direbbe che dopo la 
presa di Roselle fatta dai Saraceni il ve- 
scovo ed i canonici da Roselle andassero 
ad ufiziare nel cootiguo colle, deriomina- 
to la Canonica, il quale giace tra il poggio 
di Moscona e la città di Grosseto. he 
tanto più è da credere in quanto che ru- 
deri frequenti i in quei dintorni danno per 

loro stessi pensare, che fossero anti- 
che abitazioni; siccome vi si sono visti 
sino al secolo scorso gli avanzi di una 
chiese piuttosto grande costruita di pietre 
lavorate. Se non che il nome di Canonica, 
solito ad indicare un luogo dove fu una 
parrocchia plebana, dovrebbe più verosi 
milmente riferire alla distrutta pieve di 
Moscona, della quale esistono documenti 
per fine al secolo XIV. 

Ia prova di che citerò fra gli altri un 
appello Gitto li 8 luglio del 133: davanti 
a Donusdeo vese. di Siena da Fr. Agostino 
di Grosseto priore del convento degli Ago- 
stiniani di Sestinga coutro una lettera di 
Ceuni pievano della Pieve di Moscona vi 
cario d'Agnolo vescovo di Gresseto, con 
la quale si avvertiva la popolazione di 
Colonna, che,i frati di Sestinga erano ca- 
duti pelle scomuniche fulminate dal Car- 























Legato spostolico, per uom aver quei Frati 
vs 


GROS 


pagato alla mensa tana i 
ti.— (Axcs. Dirx. Fioa. Carte di $. dgo- 
stino di Siena). 

Ecco frattanto una delle pievi state o- 
mese nella bolla di Clemente LII al ve- 
scevo di Grosseto, seppure il pettiziero di 
Moscona noa fu eretto dopo ii 
chè ne sia, nel secolo XII dover: ne Cin. 
re varie di quelle cinque pievi 
tate nel 1462 dal Pont. Pio IL allorchè le 
staccò dalla diocesi grossetana per darle al- 
la auova di Montalcino. — Nè tampoco la 
bolla del 1188 fa parola della pieve di S. 
Giovanni di Cajano, o Ancajano, che fa 
nella vallecola del Lanzo, la quale esistere 
doveva non molto lungi da Paganico, es- 











sendochè la ch. parrocchiale di Monte-Ver- 
di sall'Ombrone era una delle sue filiali. 

Così la soppressa badia di S. Lorento del- 
l'Ardenghesca sotto Civitella, quantunque 
dopo la metà delsec. XV sia stata compresa 
nella diocesi di Siena apparleneva, come 






legi 

te a quel cenobio. 
Non esiste allualmente nè in Grosseto 

nè in tutta la sua diocesi alcuna grancia, 

coavento o badia, mentre noo meno di 

18 monasteri si contavano anticamente 





nella stessa gii È 

1. La Badia de’ Benedettini, poi dei Ca- 
monici Regolari Leccetani di S. Lorenzo 
dell'Ardenghesca, mel 17 





soppressa 
9. La Badia de' Benedettini, poi dei Ci. + 
nercensi di S.Maria dell'odiberese, all'Uo- 
colline, da lunga mano diruta. 
Quella di Grosseto sotto il titolo 
di HI Fortunato dello stesso Ordine, cedu- 
ta ai Frati Minori vivente $. Francesco; 
ed il cui monastero venne im parte de- 
molito al tempo della costruzione delle 
muove mura della città. Soppressa nel prio- 
cipio del secolo XIX. 
4. La Bediola di S. Fencraiode Fan 
de' Benedettini, lielmiti, 
Sita eretta i in palato dal Pont. Pio 
II per la famiglia Concini, quindi asse- 
quata alla Religione di S. Stefano papa 
e mactire. Nel 1717 sussisteva ancora colà 
una chieta dedicata a S. Libertesca. 
5. Badia di S. Bartolommeo di Sestia- 
a presso Culea prima de Bengdettiui, 
li Agostinidai itani. 
Lapp aironi del secolo XVII 
era già stata abbandonata dai claustrali. 
[A 





GRO$ 





fra Tirli e Castiglion della Pescaja; cas 
generalizia dei Guglielmiti. Diruto. 

1. Badia di Giugnano dei Cistercensi 

i S. Galgano, poi Eremo degli Agesti- 

niani. Da lunga cià diruta nel distretto 
*di Rocca-Strada. — Ped. Giucnaso. 

8. Momasiero dei Cammaldoleusi presso 
Moutecucco. Diruto. 

9. Monastero di S. Stefano dell'Ordine 
Cistercense, presso il Cast. del Sasso di 
Maremma, e Grencia di $. 

« Galliano sotto Campayeatico. Eatram- 
bi da più secoli distrutti. 

10, Convento di Agostiniani a Ti 
Soppresso sul cadere del secolo XVIII. 

11. Cosvento di Agostiniani a Scarli- 
no. — nel priacipio del seco 
lo XIX. 

19. Convento di Agostiniani Eremiti 
soîto il titolo di S. Antoni, 








dotto ad 
chessa Cri: 


14. Convento di S. Croce presso Beti- 
guano, priwa abiluto dagli Agostiniani, 
poi dai Stinori Osservanti di Sì Francesoe. 
S nel principio del secolo XIX. 

15. Convento di Franceseani Minori 
Osservanti preso la porta di Castigliva 
delli Pescaja. Da qualche tempo ditute. 

16. Convento di Omervanti, detto le 
Nove, presso Monl'Orsajo. Abbandonato 
nel 1751. 

17. Convento di Oservanti a Monte di 
Muro presto Scarlino. Diruto. 

18. Monastero di Benedettine in Greo- 
seto, poi di Francescane . Totalmente de- 
solito all'uccasione che vennero rifab- 
bricate le mura di detta città sotto il 





Granduca Francesco I. Ne fa però costruito tutti 


un altro in vicinanza dell'antico, che 
venne soppresso sul declinare del seco- 
lo XVIII. 

Non menodi 14 sarebbero le pievi della 
divcesi di Grosseto, delle quali si è per 
duta la memoria, e per fino di molte iguo- 
rasi la esalta wbicatione. — Sono di que- 


slo numero; 
Le Pievi di Rocca, Alma, di Pa 
, di Cominimo, 
lartura, di Morrano, di 





dule, di Bagno! 
di Fornoli, 















GROS$ 


Pugna, di Tobieno, di Lettaja, di Mo 
scona e di Ancajano. 

Fra le parrocchie soppresse da più di 
un'iccolo seno la Persia Lettajo e le 
cere di S. Andrea e di S. Lucia in Gros 
seto. — Di quella di S. Giorgio, che dava 
il nome a uno dei Terzi della città, non 
trovo più memorie dopo la metà del se 
colo LIV. Quella che diede il vocabole al 
Terzo di $. Michele a Grometo fa sop. 
pressa soîte il G. D. Leorecce I. — Ap 

iene a alti la 
Siano della aevoschia di B. Maria e Ces: 
ico, di S. Marta a Colle-Masri, 
di S. Leonardo a Belagajo, di S. Donato 
a Scarlino, di S. Siefano a Monte-Pescali, 
e di $. Antonio alla Torre delia Trappola. 
La diocesi aituale conta 26 


5 delle quali plebane, com; la calo. 
drale di Groseto. Quest'ultima aveva i 
suoi canonici fino dal 1143, siccome è 


stato da noi di sopra avvimio. 

Dodici Camoaici , fra i quali il Prepo- 
sto unica dignità del Capitolo e Pievano 
breeze pit ulti poni 
sete, nove ippellani comprese i sagre 
stano, e sei Chierici sti i dell'Opera 
formano attualmente il Clero delle catte- 
drale di Grosseto. 

1 patrimonio dell’ Opera di S. Maria 
di Grosseto, cui fa rienito quello della di- 
rata chiesa di S. Lorenzo di Roselle, era 


POrabrune e la fiumara di Cestiglione , 
fl padele e la riva del usare. Cotesto lati- 
fondo fino dall'anno 1592 fu sesegnato in 
dote all’Ufsio de' Fossi.— Per il restante 
l'Opera suddetta fu obbligata dalle leggi 
veglianti sulle mani-morte ad allivellare 
possessi immobili, dai quali me ri- 
tree una rendita di circa lire 11000. 

A tenore dello Statuto di Grosseto era- 
no devolate all'Opera le sostanze di colo- 
re che fomero mancati senza eredi egit- 
timi, 

Fra i vescovi di Grosseto che meritano 

re menzione sono da contarsi: 
1° Fra Giacomo Tolomei Minore Cen- 
ventuale, nunzio di Urbane VI e prodi 
catore dejla Crociata contro l'amtipapa 
Clemente VII. Il quale vescove però im- 








GROS 


plicatosi in una congiura contro la Re- i 


pubblica senese, morì nascosto e ramingo 
dalla sua sede e dalla patri 
2° NI Card. Autonio Casini, vescovo 
di Siena, il quale teneva-im amministra 
zione anche il vescovato di Grosseto. 

32 I) Card. GiulianoCemrini di molta 
dottrina ed esperienza negli nflari ecclo. 
siastici, che specialmente si rò nel 
coscilio Ecumenico di Firenze per l'unio- 
ne delle due chiese;.e che ottenne esso 
pere in commenda la diocesi di Grosseto. 

4° Il vescovo Claudio Borghese cele- 
brato per erudizione dall' Arciv. di Siena 
Francesco Piccolomini suo maestro. 


Gomunrri vi Guosazro — Le superficie 
territoriale di questa Comunità occupa 
118,956 quadr.agrarii, dai quali sono da 
detcare 2,957 quadr. per strade, per corsi 
siii e era nel 1833 una 

ione fissa di 073 

dente repartitamente n 
ogni migl. quadr. di suolo im- 

pat ile; compresi però nella stessa m- 
je anche i pedi leghetti e padu- 

line in O attuale bonificamento. 

Il territorio comunitativo di Grosseto 

ta la di o, uno 
Eat caro becio confina ol mare, 
mentre gli altri tre trovansi a eontallo 
con 5 comunità del Granducato. 

Dal lato velto a pon.-maestro toc: 
comuuità di Cestiglica dell Pesca 
partire dietro alle case poste sulla sinistra 
del porto; di dove, rimontando la iumara, 
rasenta la gronda occidentale del padale 
«li Castiglione sino allo sbocco in esso del 
torr. Bruna. Costà subentra la comunità 
di Roccastrada, con la quale l'altra di 
Grosseto piega da pon. a sett. passando 
insieme per la colmata degli Acguisti sotto 
Monte-Pescali, finchè entrano nel torren- 
te della Fossa, col quale nella direzione 
di gree. salgono sopra i Batigna. 
mo. In cotesto angolo del territorio coma- 
mitativo di-Grosseto viene a confine la 
Com. di Campaguatico, con la quale la 

ima voltando da sett. a scir. attraveria 

strada che da Batignano guida = Mou- 
torsajo, quindi tagliando la strada R. se- 
nese, passa dietro il poggio Mortajo, lascia 
a pon.le rovine di Rmelle,e scende perlg 
vallecola delle Gonete nel fiume Ombrone. 
Costà cossa le Com.:di Campagnatico ed 




































l'alveo tortuoso dell'Om- 
brone fino dirimpetto ad Istia, deve shoc- 
ca il fosso Majano, che le due comunità 
rimontano di conserva alla sinistra dell’ 
Ombrone per salire sul poggio di Cer- 
ralto. A coleste punto cessa la comunità 
di Scansano, sottentranto quella di Ma- 
glia, con la quale la nostra di Grosseto 
percorre nella direzione di grec. a lib. il 
erine dei colli che separano la Valle dell 
Ombrone da quella dell’ Osa, passando a 
n. di Montiano vecchio, e di là per il 
fosso Rispescia scendendo insieme nella 
pianura dell’Alberese, dove attraversano 
le vestigie dell'antica via Aurelia 
al bivio della strada R.. Orbetellana con 
quella della Grancia. Costà finalmente, 
salendo il poggio dell'Uccellina, i terri- 
torii delle due opposte comunità rasen 
tano quell'abbandonato cenobio, per scen- 
dere di là nell’opposta pendice fra Cala 
di Forno e Colle Lungo alla costa 
del mare. Da cotesto punti 
Bocca d'Ombrone, che è quattro gl. al 
suo pon. e di là sino al porto di Casti- 
glion della Pescaja che è altre 9 miglia a 
pon.-maestr. di delta foce, serve di confine 
il litorale toscano. 
1 Cinque raderegie,oltrequellaintorno 
rio di Grosseto, partono per S venti 
SAC lta e citt PA set IR prveosi 
a maestro quella per la Maremma di Mas. 
sa, provvisoriamente tracciala per Monte- 
Pescali; a ostro la strada R. Orberellana; 
lib. lavtrada di S. Zocco diretta alla ma- 
rina, e a lev.-grec. quella di Scarsono. 
Dell’antiea via Aurelia fa distrutto da 
pochi anni un residoo della solida sun 
Posriociata lungo la macchia del Tombolo 
fra Castiglione, il pedule e il fuse Om- 
brone, mentre poche trecce della mede- 
sima via consolare sussistono tatlora tra 
1° Alberese e Collecchio. 
Spettano alle comunitative rotabili la 
strada da Grometo alla Grancia e a Mon- 























tiano ; quella che staccasi dalla R. Orbe- 
tllana per condurre lungo la ripa destra 
dell’Ombrose alla sua foce, e il tronco 


di strada che della sesso R. di S. Rocco 
Longo il Tombolo porta a Castiglion della 


Pescaja. 
Fra i comi d'acqua che entrano nella 

comunità di Grometo, il mag e più 

copioso di acque è il fi. Ombrone, it quale 


544 GROS 

da primo rasenta, quindi attraveria la 
stessa comunità da grec. a lib. — 

dal poggio di Batignano a sett. di Gros- 
seto il fosso Molletta; e dai bagui di Ro 
selle posti alle (alle occid. del poggio omo- 
mismo prende alimento il fosso della Mo/- 
le, questo e quello iribatarii del padule 
di Castiglione con altri fossi minori. Ivi 
presso parimenie si scaricano, a maestro 
di Grosseto le scque del torr. Fossa; poco 
più a pon. quelle della Brusa, e final- 
mente rasenta il suo conliue occidentale 
l'alveo della Sovara. 

Più numerosi sono i fossi artificialmen- 
te aperti da due secoli e mezzo indietro 
solto i nomignoli di fosso Mertello, di 
fosso Nevigante, (oso Tunaro ee., molti 
dei quali divennero di poco, o di nieno 
effetto, specialmente dopo che nell’anno 
1830 fu aperto il primo canale diversivo, 
dopo un secondo canale, 











Grosseto per pie 
na letorbe dell'Ombrone e condurle in 
varia direzione a colmare il pui di 
Castiglione. 





chi volesseavventurarsi nell'investigazio- 
ne delle cause sulla malsenia dicotesta cou- 
trada: avvegnachè non vi è secolo, non 
vi è anno, non v'è quasi giorno che non si 
scrivano memorie, che mon si facciano 
osservazioni, che mon si pabblichino viag- 
gi ed altre opere più o meno veluminose 
intorno al clima delle toscane Maremme. 
Pare ad onta di tatto ciò vi è ancora chi 
dubita, che la caosa della malaria delle 
italiane Maremme si nasconda al peri del 
Cheléra- Morbus fra quei i di me. 
dicima fisica, cri non è dato ancere di po- 
ter risolvere. at per di quallo 
Ul clima di Gresseto, 

del seo vasto distretto, è Fatcninea te 
temperato fatti dalle meteorologiche 
esservazioni instituite per il corso uon in- 
terrotto di due aasi da un doitissimo 

canonico grossetano, la di cui modestia 
m'inibisse di nominarlo, comecchè molte 
ed importanti notizie a lai io debba, dalle 
» ie diceva, 











i mento trovavasi sotto il gr. 36° 


GROS 


che a mezzo giorno è due gradi più alto, 
e che nell'estate il mercario dell’ istra- 
mento medeximo resta inferiure di vu gra- 
do almeno.—Lo stesso osservatore avvertì. 
che nelle maUînate d'aprile e di maggion 
Grosseto il termometro dalla levata sino a 
tre ore di sole cresce di nove interi gradi, 
mentire di estate nelle ore meridiane resta 
inferiore di un grado almeno alla lempe- 
ratura segnata da quello di Firenze. 

HI barometro a Grosseto va ordinaria- 
mente d’accondo con il Ximeniano, delle 
Scuole Pie, oppure non ne diferisce che 
di qualche decimo di linea. 

Le osservazioni igrometriche istituite 
in Grosseto dal prelodato canonico nos 
abbracciano che lo spazio di un anno in 
irca; nel qual tempo due igrometri, uso 
fabbricato a Parigi e l’altro a Siena, non 









generale l'igrometro a Grometo di prima 
mattina è superiore a quello dell osser- 
vatorio Ximeninno di 10 gr. almeno, e 





tetta la scala al di Îà del ceutigrado. 
Di non minore rilievo potrebbero essere 





dato da altri csempii cor.simili quello re 
centemente orervato dal dott. Bertoli, me 
dico già da 18 anni in Grosseto, cioè, che 
gli abitanti dei piani superiori delle case 
più elevate nella addetta città sembrano 
meno soggetti degli altri alle malattie en- 
demiche del paese. 
se altra Jarrett ellerta 
lla maggior longevità donne, te 
stochè nel ventennio ultimo decorso vi 





GROS 


enirambe, nè uscirono giammai dall'agro 
Grossetano. Inoltre non è difii 








tonio Pizzetti merlico di 
atinto, il quale esercitò con plauso la sua 
professione per anni 4o a Grosseto. 
Tutte le osservazioni sulla statistica me- 
dica di cotesta comunità tendono a dimo- 
che 





le malattie predominamti. tono inflamma- 
torie e gastriche, pa specialmente sull'av- 
vicinarsi «dell’antunno febbri periodiche 
«i ogri tipo e carattere. Tali malatiie 


siii ego cera le più 
nenti negli anni, nei quali i calori 
estivi sono preceduti da invernata umida 
e rigida, precipuamente nei nc uoghi deve 
scarseggiano © mancano 

potabili, e dove la 'octtezza dette strade, 
delle abitazioni e degli individui suole 
maggiora.ente trascurarsi. 

Acque stagnanti del Serritorio grosse. 
tano. — Il territorio della pianera di 
Grosseto fn più 0 meno sperso di ncque 
lacustri e palustri, con tutto che sempre li. 
hero corresealmare il fame maggiore del 
contado senese; ma non sempre egual. 
mente vasti, egualmente iciosi all 
mana economia furono i 


Par teta 11 doppio nome di 

Anais, e di Locus Preclius o Prilis che 

gli fa dato. Dirò bensi che eno de erea 

Senpo si rese mo dei più vasi fomiti d'ia- 
Maremata 


Sezione della grossetana, 
le ementazione pari aelle micelio 

che morivano nel suo bacino, sia 
per la miscele alle acque palustri delle se- 
linee minerali che vi finivano dai 
di Moscoma e di Batignano, sia finalmente 
per il suo letto coperto di torba o di cuo- 
Pa,eui trovasi sottoposto un deposito con- 














GROS 545 
«Bigliare marino, che molti fisici sogliono 


. riguardare come'una delle cause della ma- 


taria maresamana. 

Sul qual proposito gioverà ch'i 
rammenti al lettore quanto d 
addietro, allorchè farono pui 





- Antologia di Firenze (agosto 1823) a/- 
li cune mie osservazioni intorno el clima 


delle Maremme. 

« Se l'infezione dei pecsi deve in gran 
» perte ripetersi dal pedulamento di 
» acque, nelle quali infradiciamo materie 
» organiche, e dal concorso reciproco delle 

» acque salse € termali con le palustri, è 
» fuori di dubbio che, ad onta di certe 
» anomalie le quali în ragion del clima 
» cader possono in alcuni siti, il maggiore 
» alimento dell’aria cattiva delle Marem- 
» me si nasconde nelle materie putride 
» d'un suolo coperto di frequenti rista- 
» gui e di vlmastre lagune, donde nelle 
» calde stagioni esalano pestilenziali va- 
» pori che poi, abbandonati a sì stesti, ri- 
» codemo salla terraal levare e tramoniar 





« Se inoltre si rifletta che en nemero 
» di malattie contagiose, 0 ha la sua sede, 
» 0 maggiormente infierisce nelle regioni 
» marittime, facilmente si scenderà nel- 
» l'opinione di coloro i quali accordano 
» una non infinenza ai venti che 
hanno lambito la superficie del mare 
prima d'attraversere (terreni palusiri 
ed immondi. Pertanto, come l espe. 
rienza ne ii talî essere i venti se- 
» labei © nocivi quali sono i luoghi per 
» dov'eni passano, ne conseguita, che 
medesimo vento secondo la posizion 
pessi potrà avere diverse el anche 


di afiree dilibeccio, "eso percha dopo 
attraversato il mare lambisce e trascina 
verso Grosseto i vipori che nella calda 
stagione emanano dalla palestre 


pedale di Castiglione, 





la terrestre impregnata di into 
salubri esalazioni. Infatti alcuni valenti 


546 bei 


medici nell'in cause, per le 
quali il contagio della feta Gialla suol 
limitarsi lungo le spiagge del prc iiv tro 





varowe la cagione precipua nel 
n 





Ad cata di tuttociò, nè queste nè al 
si osservazioni potranno uscire 
dalla sfera dell’ se non allora quan- 
«do sollentreranno in loro soccorso prov: 
più, evidenti, e fatti meno contrastabil 
Indole salmastrosa del suolo grosseta. 
no. Var: rendere le paludi grossetane più 
malefiche be concorrere la natora 
del circostante suolo salmasirose, non me- 
no che i rifiuti delle scque salino-termali 
che alle stagnanti finora si unirono. - 
Tali sono, rapperto alla natura del suo 
lo, quelle vaste piazzate di .torreuo ste 
rile € coperto di eflorescenza selina , di 











incipalmente nei bassi fondi della pa- 
dulina fra il Tombolo di Castiglione e il 

suo padule. 

""iba è pertanto difficile a dedurre da 
tutto ciò, come, e perchè il padule di Ca- 
stigliene divenisse fetente o causa di ma- 
aria, specialmente quando all smidità 
del saelo si aggiungevailcalor solare. —Il 
cratere che serve di becino al padule ed 
alla pianera grossetana trovasi, come die 
si, coperto di spoglie vegetabili (torba è 
emora) e di sostanze marine, le quali al- 
Jorchè sono profondamente ricoperte dalle 
acque conservansi quasi inalierate per l' 
azione del sale da cai il terreno è intup- 
pato, © per alcun altra di quelle cagioni 
che devono ritardare ed impedire la pu- 
trefazione, e renderne almeno gli eslui 

ibili. Fra gli ostacoli alla putre. 
scibilità primeggia la colonne ‘d’acqua 
che ricuopre in inverno quel terreno, 
mentre nell'estate la loro alterazione e 
putrescenza è dovuta all'alternanie con- 
corso dell’ umidità e del calore estivo. 

È up fatto tristamente 
ghi di aria sanissima sul lido del mare, e 
apecialmente pei porti, quello di vedere 
comparire in un 
uncuo i più mi 
sporre a ceujatto dell’aria una grani ques 
titò di alga e altri prodotti organici ri- 
guitati dalle onde sul lido, ossia delle ma- 
terie limaociose scavate dal fondodel mare, 
sulle quali le pioggie ed il sole abbiano 
















GROS 


sabilito una viva fermentazione, le di 
cui esalazioni sono capaci a spopelare e 
render mulsane le più lridenti Crane. 
Una solenne conferma di ciò fu dita 
sette anni fa dal March. Cosimo Ridolfi, 
allorchè nella pubblica adunanza dei 16 
giugno 1830 all'accademia dei Georgoîli 
descrisse i resultati chimici da esso cite 
mati coll’analisi della terra itati nel 
palude di Castiglione della Pescia. La 
Qual terra di natura argillor e di ule 
sapore, era colorata leggermente in eri 
gio-celureo simile al mattajone dei terreni 
terziatii marini delle Valli dell' Elsa, del- 


T'Era, dell’ Arbia e dell'Ombrone , mes- 
tre esposta al contatto 0 l'aria nel dis 





resultato per ogni libbra di terra denari 4 
e gr. 8 $ di sal marito, più guai 9 
di sostanza vegelo-animale eminentemes- 
te patrescibile. La qual altima sostsu 
esposta all’evaporazione esalò, da prio 
cipio un odore particolare disgasteso e 
ammoniscale, dipoi grato e somigliati» 
simo a quello del brodo. Potè l'analiza- 
tore accertarsi , che una dense soluzione 
in acqua della nominata sosta: 

anliale, now seperata dai sali che sccoa- 
pagnano la terra, conservavasi in van 
appropriato senza corrompersi , e sesta 
salare cattivo odore; mentre separata dsi 
sali, la stessa sostanza organica pronti 
mente alterandosi tadeva tal tutta in preda 
di wna decisa putrefazione. 

Chi sò dire Fittnio, se a Quest'allim 
causa noa sia da attribuirsi la malaria 
ehe si respira in estate nel profondo vil 
lone della Farma intorno ai bagni di Pe. 
triole, a quelli di Macereto sul fiume Afer- 
se, alle terme di S. Filippo e di Vignose 
poste lungo il Formone e il fiume Or. 
cia? — Senza aver duopo di. remmest» 
re altri peesi, bastano questi soli per fer 
credere che la malattia maremanana nos 
circoscritta unicamente ai laoghi 
al mare e alle paludi, toste che gue 
tootbeltati, quantunque esenti da pal 











quelle malattia che conosce vasi nell'agro 








GROS 

romano sino dai tempi di Piauto co) neme 
di morbo solstiziale; quello siesso morbo, 
per il quale Tiballo avvertiva i suoi ami- 
ci di som recarsi negli ardori dei mesi 
canicolari in Etruria a fare uso di quei 
bagoi; (Tisue. Lib. 2/5. Eleg. 5. pesi 
morbo, pel quale 150 anni dopo di Ti 

lo me avvisava Plinio giuniore, che l’a- 
ria del littorale etrusco (dal Toverea Za- 
25) era grave è malmna. (pira. Zi. v. 


6) 
Contattocià il clima maremmano fu mi- 
Gliore di oggidi, siccome furono i 


mominati luoghi più abitati e asai più 
frequentati nella calda stagione da perso 
maggi Î . 

" Son mne Inienzione di 






secolo abbia progredito in peggio al segno 
a nom ritromani oggi quat che peste 
© pante reliquie di varie castella, città, 
terre, ruoche, pievi, monasteri, che colà 
esistevano tanio nel priuo come nel me- 
dio evo, dei quali luoghi la storia mo- 
«lerna non ci ha conservalo appena appena 
chef poni. 

che innanzi il mille frequen- sie 
vavasi Ile nom solamente nei tempi 
estivi, ma che nel mese di agosto ivi si 
celebrava la festa maggiore della dioce- 
si, la quale cadeva, come ognun ch, nel 
g;iorno di S. Lorenzo, titolare dell'antica 
cattedrale; il trovare in Roselle di set- 
tembre (anno 893 ) l'imperatore Guido 
con la sua corte; il vedere per le Ma. 
Femme di Groetò e di Sovana gli eserciti 
di Foserigo Hdi pu4o al 1045) mei 
tempi estivi accampersi, ora nti le 
mura di Sovana, ra intorno a 





sediata fra l'agosto e il settembre (an- 
mo 1234 ) da poderosa oste senese la città 
dii Grosseto, sotto alla nel 1328 nel. 
la prima metà di ‘settembre stette a bi- 
waoto 4 giorni con le sue genti l'Imp. 
Lodovico il Bavaro; questi, e tanti altri 
fatti che qui tralascio, mi sembrano ar- 


GROS 547 


gomenti valevoli a dimostrare, che fra il 

nono cd il decimoguarto secolo i mali del: 
le Maremma non fouero colanie maligoi 

€ perniciosi all’unena economia, sicco- 

me lo divennero sempre più nei lempi 


posteriori. 

Quantunque però la costituzione geo- 
ponica ed atmosferica del litorale tosca- 
ma sia andata deteriorando, ad onia che 
@ tullo rigore sianchino argomenti con- 
facenti a dimostrare che, prima del do- 
minio romano l’aria delle nostre Marem- 
me fosse di rara bontà, contutiociò non 
dobbiamo pregiata dei funesi preso 
stici fatti fai 
dulo nei duo mi pon suoi valicinii 

altro che positivi. (ed. 
Le ia memoria intarmo ! clima delle Mo. 
remme nell'Axrorocza n: Fiazzzz del 1833). 
Se vi fu cangiamento di livello nel ma- 








chiamano qui 
sioni emesse da un crlebre architetto ( il 
Cav. Antonio Niccolini ) dal quale nell” 


vimento dell'antico caio detto il Tem- 
pio di Giove S. 
Al tenti nominato Niccoi parve di 
mer d devant agli ecchi dei fa 
r dedurre, che 4 diverse tesi 
ite nel mare dopo l'edificazio- 
ne "del Tempio di Pozzuoli; fasi ( dic'e- 
Gli) che potrebbero influire sulle rilevanti 
eperazioni che in varie parti si praticuno 
per lo miglioramento d'alcune Maremme, 
le quali forse resistono alle benefiche cure 
dei respettivi governi per l'ostacolo me 
desimo del rialsamento del mare. 
Lascio da parie le speciose idee sopra 
mena nuova teoria della terra messe in cam- 
po pochi mesi dopo dallo stesso autore ad 
Oggetto di spiegare le cause di alcui 








‘ampi 
za mon dovrebbe 
recar maraviglia, se per due volle avvallò 
il seno Bajamo, vale a dire nel 1198, epoca 
dell'eruzione della Solfatera di Pozzuoli, 
€ nel 1538, epoca della comparsa del Afua- 
te nuovo, allerchè sparì la maggior purte 
«del pescoso Zago Lucrino, quando por- 


346 GROS 


zione delle sue neque sì arrestarono nell’ 
avvallato ppi che circondava le bri 
superstiti e semi-sepolte colonne 

tempio di Strapide a Pozzuoli. Tuttociò 
srmonizzerebbe con la storia fisica di quel- 
la vulcanica cootrada: ma che tali fenome- 
mi siano stati comuni a tutti i littorali 
del Mediterraneo e dell'Oceano, questo è 
quello che non resiste a una giusta crili- 
ca, e che sta in cont ione dei fat 
segnalati dai geografi, 
Uta Europa. | 












che spetta al riliransento o avanzamento 
dei mari, ciò mon ostante quelle eseguite 
finora nei diversi becini dell'Europa nou 
hanno fornito risultamenti che possano 
dirsi fra loro corrispondenti e concordi. 
È altresì vero che le indagini fatte in- 
torno al mare Mediterraneo, e nella parte 
euperiore dell’ Adnatico, potrebbero ser- 
vire di appoggio all'opinione di quelli 
che sostengono il rialzamento piullosto 
che l'abbassamento del mare; ma è alirei- 
tanto vero che anche all'epoca attuale esi- 
stono delle cause tendenti ad accrescere 
ressivamente la spiaggia del littorale 
toscano, ch'è di sua natura inclinatissimo 
all'orizzonte, massimamente nelle grandi 
re e in vicinanza alla foce dei fiu. 
mi. Basterà di dere un'occhiata al peri 

















polti dell'Italia antica per convincersi che 
delle Maremme toscane più 
riduca fido la già un fondo di mare, 


stato aggiunto al continente della 
sola in un'epoca che la geologia s1 p 
pellare recentissima, perchè è l'opera 
maturale, costante, progressiva dell’ab- 
bassamento dei monti, e delle materie che 
Je acque correnti seco trascinano col rial- 

soltostante pianura, ed accrescere 
la spiaggia a furia di tomboli o dune pa- 
rallele fra loro, e così respingendo sempre 
più lungi le acque del mare. 

In quanto agl' interrimenti recentissi- 
mi del littorale di Grosseto ne abbiamo 
fra le altre una prova evidentissima alla 
foce dell'Ombrone, il di cui fiume a me- 
porla di uomini fu visto protrarsi circa 
iglio dentro le onde. 

"= chel il livello del mare toscano dal- 





iò circabr.a 





GROS 


L'E. V. in pui abbia sofferto una sensibile 
alterazione , questo è quello che non tro 
vasi concorde al vero, e che non 
armonia con la topografia fisica, 
le vicende istoriche della Toscana lio 
ranea. 

Sesi tiene per dimostrato che, ai tempi 
di Cicerone e di Tito Livio il fiume Om 
brone ed il lago Prelio, ossia di Casti- 
glione, fomero accessibili si mavigli che 
vi penetravano dalla parte del mare, bi- 
sogna egualmente accordare che il livello 
di quest’ ultimo fu poco diverso, se noa più 
elevato, di quello che oggi sparisce. Av- 
vegnachè, se attualmente ds Grosseto alla 
foce d'Oambrone contasi una pendenza di 

À rr migl., se il corso dell'e- 
missario alla fiumara di Castiglione fu 
riscontrato rapido anzi che pigro, sareb- 
be difficile cosa oggidì senza il soccorso 
di mezzi meccani: bastimenti il 
sormontare le stesse foci. Questi soli due 
fatti piuttosto che favorire starebbero a 
scupito del preteso rialzaznento del mare, 
qualora non si rifettesse che gl’i 
menti della spiaggia 
zamento della pianura che l’avsi 
— Ognano di noi infatti potrebbe i 
scontrare tuttora esser tale, siccome lo fu 
14 secoli indietro, cioè sparso di piccoli 
scogli a fior d’acqua, il giro esteriore del 
promontorio Argentaro, intorno al qua- 
le nell'anno 420 costeggiò descrivendolo 
Rutilio Numaziano, Ognuno può ritrova. 
re lo stagno salso d'Orbetello tale quia 
fu visitato 18 e più secoli indietro dal 
geografo Strabone. Che se fosse giammai 
avvenuto da quell'epoca în poi alcuna 
fasi sensibile nel livello del mare Medi 
terraueo, sarebbe indubitatamente succe- 
duto, nei casi di de di livello, il 
prosciugamento dello stagno di Orbetello, 
come quello che è di fondo bassissimo; 
mentre nel caso contrario, supponendo 
che il livello del mare si alzasse pi 
quello che lo è, o più di quello che lo fa 

lalla fotidazione del paese di Subcosa, lo 
atesso laogo ( corrispondente alla città di 
Orbetello ) sarebbe rimasto in gran perte 
‘sommerso dalle onde. 

Nulla dirò dei paesi littoranei situati 
4 ponente della providci grossetana, do- 
vendone iv far parola ai loro respeltivi 
articoli; solamente avvertirò qui, chean- 
che all'età nostra sull'ingresso del piccolo 
























Ki che sertono a quello scalo di deb- 


bioto ingresso , nella stessa guisa che ce 
lo dipinse il poeta Rutilio, allorchè vi 
approdò con la sua feluca. 
Dopo questi pochi esempi, cui si po- 
trebbero aggiungere varii altri da veder- 
si all'Art. Lerronata Toscaro, sarà forza 
sonchalere, che il mare Mediterraneo dall’ 








pei 
retta influito, nè può da esso dedursi alot- 
na cosa sulla deteriorata condizione fisica 
delle Maremme; intendo « dire cogione 






impedisce il li- 
Minzoni] 
jpesse finte con le acque dei 
rini si promiscuano a danno eri- 
dente della vnnsua economia nei tempi 
ativi 
Le antiche s:line esistite presso la boo- 
ea di Ombrone, e Île situate fra la 
torre delle Masse e la fiumera di Casti- 











gemma e sal ma- 
rino da supplire ai bisogni interni e da 
soddisfare al commercio esterno della To. 
scana, — Ped. Mor Vocrinnare. 

e furono mel 1822 in 
riedificate dal Graal 


delpoggio occientaledi Moscona, 3 miglia 
circa a sett. di Grosseto. 

Fra i monti più elevati della comu- 
nità di Grosseto uno è quello dell’ Uocel- 
lina, la cui elevatezza calcolata dalla cima 
del campanile di quell'abbandonato ce- 

riscontrata dal ch. astronomo 
prof. Inghirami in quel punto a 564 be. 
mpra il livello del mare. . 

Il territorio di questa comunità è for- 
mato di quattro antichi comuni, distinti 
coi numi dei loro capoluoghi: cioè, Gros- 
sto, Batignano, Istia , già Ischia e Ro- 
slle, Grancia con l'Alberese. 

u distretto della Grancia ed Alberese 




















avvesnachè i 

Livoranti di quelle tenute, 0 sono avven- 

Uil, 0 vengono a pernottare in Grosse- 
vu 





GROS . 5549 


to. = Il Poggio.Cavello, quelli di Mon- 
te-Cabi, dell’Alberese e Gell'Uecellina, 
situati tutti a levante del fiume Ombro. 
ne, sono coperti nella maggior parte da 
una calcarea semigranota attraveiata de 
frequenti filoni di ferro e di manganese, 
che comunicano a quella roccia un aspetto 
di marmo venato di linta ora grigia, ora 
cupa ed ora persichina. Sono della for- 
mazione medesima i della Canoni. 
ca,di Moscona e di Roselle situati alla de- 
stra del fiume, ma la roccia calcarea di 
i ultimi trovasi più lataraente squar- 

ciata e quindi ripiena da filoni di spa- 
to calcareo cristallino. Esistono in cotesti 
poggi, specialmente sulle pendici occiden- 





i tali, dei potenti banchi di breocia calca- 


reo.silicea composta di ciottoli 
alberese e di pietra cornea 
un cemento siliceo e tal: 





biaja di 
i da 





massicciata delle pubbliche strade, 

Tali sono quei bauchi che incontransi 
lungo la strada R senese sui monti di 
Batignano e di Mont'Orsaio. La strut 
tura di essi consiste in una roccia cal- 
carea ora compatta, ora cavernosa, 
quale subentra, nelle pendici infe, 
travertino poroso ( calcarea coucreziona. 
ta),.la cui formazione per un gran (ratto 
propagasi dal poggio di Roselle verso la 
Pianura grossetana. 

Ta quanto spetta alla formazione geo. 
gnostica del suolo di Grosseto un bel mo- 
numento è stato di recente somministrato 
alla scienza dalla trivellazione del pozzo 
attesiano eseguita nella piazza del Duo- 
mo. Im) sino alla profondità di 
do Mao Tape iena al livello del 
suolo fu trapanato un terreno di deposito 
consistente in una marna argillosa.-Sotto 
le 40 braccia fino alle 98 di fondità 

V'incontrarono ghiaje e ciottoli di calca. 
rea grigio-nerastra con larghe vene di 
spato di natura cousimile a quella che iu 
contrasi nelle pendici occideatali dei pog- 
gi che circoscri vono la valle a setleutriono 
di Grosseto, Dalle braccia 98 sino alla pro- 
130 la irivellazione nun estrasse 
da quel profondo letto altro che una pret- 
la Zig plastica scevra di conchiglie, 
mentre al di sotto di quel pulente banco 
argilloso cominciò a scuoprirsi una mar- 
na ricca di conchiglie microscopiche; la 

70 


















sò GROS 


quale marna continuò acempeoise sino sl 
la scatarigine dell’acqua viva, che emerse 
Le Pali pie ended iaia 
‘'agricollura grossetana come 

di tatta la sua Mervarme è le 
limitata alla coltivazione della cascola 
rossa, 0 grano mazzocchio resso ( Triticaum 
aestivam , spica erecta, subfusca), della 
vena, dell'orso, e delle altre biade. 

11 grano rende per l'ordinario noi ter- 





GROS 

veni della pianura, anche cenca le cure di 
una diligente enltara, del seite e dell'otio 
per uno di seme, ma nelle terre concimate, 
cioè nelle mandrie, nelle cetine, 0 grasce. 
te, non è straordinaria la rendita del 13 
sino al 18 per uno. I prodotti però della 
vena £ dell'ora sone proportionatzme 
te più copiosi di quelli del grano. 

Eccone due esempii di fatte tratti da 
due epoche diverse. 





Confronto approssimativo della samunra e della naccorra di granaglie 
nella Comunità di Guosssre a due epoche diverse. 


NOME 


DII Luoesi 


Quante volte per altro si rivolga l’oc- 
chio all estensione dei sopraccitati terri- 
Ila quantità del terreno che po- 
‘si a cultara, al sistema 
delle terserie che ivi si pratica in guisa 
tale che, meutre una parle è neminata, 
sn'egual porzione si prepara per la se- 









menta dell'auno sucetarivo, © le tera 
porzione 
raccolia , si lascia in riposo, ognuno a 


prima vista si accorge, che lo stato attuale 


di poca o di nina entità. 





11 granturco si semina în così piccola 
quantità da non bastare al consame che 
jnao le persone mercenarie avventi- 
zie, le quali scendono nella Maremme 
grossetana per occuparsi nei lavori delli 
compagna, © nel taglio delle boscaglie 

fortunatamente un tale languore noe 
solo apparisce nella sementa del grano, ma 
cora nella coltivazione delle piante di 
Ito fusto, e soprattutto delle più wiili e 
più ricche, quali serebbero gli ulivi ele 











i vili, comecchè la quantità degli slivi 


salvatici e delle vili gigantesche, che in 
Maremma si veggono, indichine ewere 
colesto il loro suolo predilcito. 

Si trovano è vero nell'agro grossetano, 
espocialmente mei poggi di Batignano, © 


ann 


Sn _ = w 


el 


GROS 


d'Istia ulivi dogiestici entend una 
sollecita e prospera vegetazi ma sono 
lasciati quasi dirò in preda a Joro stessi 
senza polarli, nè porri pece 
al piede, e bene, ab. 





ra. 
domestici dell'agro d'Istia 
l'anno 1824 non resero 
olio, e quelli di Batigna- 

mo staja 575. 


Veggonsi pure costà diversi vigneti di 
varia e E ensione. Sono generalmente viti 
basse, piantate, piuttosto che in costa, in 
pianura ed a fogna aperta. Contuttociò la 
lore coltivazione riesce costosissima ai 
Serre tevorarela vigna 

te a vveatizia e massima 
pace. Quindi Fonsegue cab Lol: 
tura fer della vi vite riesce limitata e meschina, 
da per fa quat, cone perla qualità 
to; nè questo bastar può a 
plire al coniamo delle respettive penché 
popolazioni. > 





Tafatti la raccolta imativa del 
vino nel suddetto anno 1824 nell'agro di 
Grosseto fa di ....... Barili 1:00 


Nel distretto di Batignano . . » 
A stia e suoi contorni . 








Totale . . . Barili 1814 


Cotesto vino è per lo più spiritoso, 
non ingrato al gusto, ma alquanto sal. 
mastroso, grave allo siomaco e poco 0 
punto ricercato in commercio. 

La pastorizia forma sicuramente uno 
dei peibcipali articoli dell'industria agra- 
ria, c_poò riguaniani La prima risora 
economica ed il più importante fra i pro- 
dotti del territorio comunitativo di Gre 

1 lo smercio delle lane, dei 
, come ancora per 
dei majali, pra 
agnelli e dei molti i oli di bestiame vac- 
cino, cavallino, ec. 

Nel 1894 il bestiame da frutto e da 
Iavoro.in tutto il territorio suddetto am- 
montava pprowsimativamente a a 15,918 

capi di bestie nou comprese le bulaline. 

Esso fa calcolato ripartilamente nei 


seguenti capi: 























13,618 


| Mel distretto di puro 





«N° 9 








Fotale del Bestiame..... Capi N° 15,918 


Il bestiame grosso, vaccino e cavallino, 
per inveterato uso nell'attuale montatura 
dell'azienza agraria maremmana, suol ie- 
narsi migrante, indomito, talvolta feroce 
€ quasi salvatico, sotto la denominazione 
di bestiame braido . È lasciato in balia di 
sò stesso, in mezzo a vaste tenute, a ster- 
peti, a macchie, 0 hendite, di notte come 
di giorno esposto all’intemperie delle sta- 
gioni. Vero è che, dietro le disposizioni 
economico-govermative state recentemen. 
te emanate, i maggiori possidenti sotto 
stati obbligati a chiudere di più solide 
difese le loro bandite, Tagiubgendo ai 
guardiani delle mandrie una sorveglisn- 
2a più esatta. Ciò non ostante l'uso di 
tenere il bestiame grosso nelle stalle e di 
difendorio dalle intemperie, il bisogno 

igliorere le razze cavalline e la qua- 
PA dei pascoli non è sentito ancora quan- 
to besta, sicchè in pochi luoghi e da po 
chissimi” proprietarii trovasi praticato in 
gia da veder migliorare e rendere più 
proficuo cotesto importantissimo articolo 
d’industria maremmana. 

Parlando del commercio che, mediante 
la produzione del regno animale, ha luo- 
(0 nel territorio grossetano , non devesi 











se GROS 
commettere quello che ivi si ottiene coi 
mezzi della e della caccia. 








Kelle selve di Batignano, d'T 
Gravcia e dell'Alberese trovano asilo e 





mentre fra i vola 

starne, maglie, le beccaccie, gli asto- 
papi le tortore, le pernici, 
«li storni, i tordi, i merli, e tutti i pio. 
coli volatili spettanti alla Classe dei par 


luoghi palustri e bessi allignavano 
io quantità le anatre, le pavoscelle, le 
oche, i pi i heccaccini, i cigni, ec. 
u padule. Castiglione della Pescaja 
soleva essere copioso di pesci , consistenti 
‘in anguille, lucci, tinche, gevonchi e 
testaggini di acqua dolce. Tali di 
pesce nei tempi andati eramo sti 
Va stagione malsane e cattive: decchè però 
il nominato pesa trovasi circoscritte in 
più angusto "= attraverso 
e Mimeatato "in acque [resche e correnti, 
i seoi pesci 1000 delicati, salabri e di ee” 
cellenie sspore. Aoche i fossi della pis- 
nara grossetana abboodene di quei vermi 
( Je sanguisughe ) la cui faciolta cocti. 
sce, specialmente da 4o anni a que- 
parte, wa articolo di produzione na- 
turale, benchè indifferente ali’ interesse 
degli quali lasciano a benefizio 
degli avete una simile raccolta. 
Rel mare, a Cala di Forno, si pescano 
nella stagione del passo Je acciughe, e 
da Cala di Forno @ Castiglione della 
Pescaja grandisime quantità di pesci di 
varia qualità in tutte le stagioni. 
«Oltrechè i boschi sono, come dissi , il 
vivajo, la mandria, l'ovile e il serbe- 
tojo degli animali da frutto domestici e 
salvatici, essi forniscomo molte piante di 
alto fusto mei cerri, lecci, ie, ii 
soprattutto nelle sughere, il di cui taglio 
irregolare e continuo somministra molto 
eguame da costrazione, moliissimo vien 
ridotto in doganelle, in carbone, e in 
cataste da ardere, © convertito in potas- 
sa, oltre una pro ligiosa quantità di scor- 
2a che staccasi dalle sugbere; tutti que- 
sti prodotti boschivi hanno procurate e 
procursno un annuo lscro alla Maremma 
in generale ed anche alla comunità di 


Groueto, cui appertiene la vasta pineta 
























GROS 
del Zembolo posta fra il padule di Casti. 
glione e il litorale. Da quest’ultima mac- 
chia, oltre il legname ed i pascoli, suole 
ritrarsi un qualche fratio dalla vendita 
into dei pinocchi. Ma il lucro dei 
i in generale e specialmente nella 








; maremma grossetana anderà sempre de- 


crescendo, non tanto per la diminuzione 
del suo legname, quanio ancora per lami. 
nor pastura che resterà ai bestiami, sep 
pure noa si cercherà di supplirvi com l'im. 
troduzione delle praterie artificiali, Je 
quali presto © tardi dovranno divenire 
la più vantaggiosa e la più confacente col- 
tura all'economia agraria del 


d’industria manifatts- 
riera le comanità di Grosseto conta varie 
fornaci Ba calcina e da mattoni; più usa 
di terraglie in Groweto. Vi è da pochi 
anni una fabbrica di lastre di vetro a Be- 
tignano, ta quale può dini la prime di 

tal genere che sia stata aperta in Tosca 
na. — Pod. Barsonaro. 

La vendita delle grasce che compari 
scono nel commercio suol praticarsi mella 
del dd Costi iedipiti Pio scalo 

porto di iglione, o per 
delle boca di Ombre o della Vorre di 
S. Recco, s'inviano per mare s Livorno, 
isola di Elba, a quella del Giglio, in 
Corsica, a Genova e altrove. 

Uno dei mezzi più efficaci e più utili 
@ promuovere il commercio della Ma. 
remma grossetana fu quello senza dubbio 
di migliore le strade che già csisie 
vano, e di aprirne altre tutte ampie e 
rotabili. pie 





AI principio del presente articolo si 
sono già accennate le strade maestre che 
im sei diverse direzioni partono da Gree- 
seto. Alla fine dell'articolo si possono ve. 
dere quali e quante sirade regie e pro 
vinciali, senza rammentare le comunita. 
tive, esistono altualmente, e tutte rotabili, 
nel Compartimento grossetano. Resta solo 
a compirsi, e non anderà guari, che il col- 
mato pedule di igli permetterà 
redlirpei nuovo suolo rialzato e ris- 
nato ua tronco della strade reeia Marem- 
mana, che da Grosseto verrà diretto per il 
litorale di Masca senza il bisoguo di i ner 
sare, come era, per Monie-Pescali . Men- 
cano, ch'io seppie, a Greseto fiere am 
muali e mercati settimanali. 


n 
i 
' 
n 
° 
: 
n 
1 
" 
: 
3 
n 
, 
n 
e 
” 













Nome dei luoghi 


Alberese (2) 
Batignano 
Grancia 
Grosseto 


Istia d'Ombrone | S. Salvatore, Pieve 


Forns... 


POPOLAZIONE della Comunità di GROSSETO a tre epoche diverse. 





« Abitanti n. 1919 n. 884w.27%n 


(2) La cappollenia dell'Alterone fa porte della parrocchia di Monticano. 


Conranmmenro se Guossero. — Allor- 
chè li 27 genn. 1250 (a mativitate) Gual- 





Sicilia diete il pomesso di Grosseto al 
potestà di Siena e al sindaco delle sieuo 
Comune, fi la Provincia gros- 

tro i limiti poco sopra (pag. 529 
e 530 ) designati. 


In seguito la Provincia marittima se- 
nese abbracciò un perimetro più esteso 
dalla parte di settentrione e di ponente, 
dopo la conquista di Massa e del suo ter- 
ritorio . Finalmente il Granduca Piera 
Laorezso Î, con suo motuproprio del 10 
mov. 1765, nel dcsiilerio di migliorare la 
sorte delle toscane Maremme, divise in 










20 1766 vi ordinò un governo economico, 
iario col farne centro la città di 


dette sovra Uan votaci. 
Fuallora che ai 4 capitanati di Gres 
seto, di Massa, di Sovana e di Arcidome, 
approvati con rescritto del granduca Co 
cime II setto i 10 genna. 1691 (« nos 


vitate), furono aggiunti i territorii delle 
ex-contee di Scansano, Pitigliano, Sora 
mo, Castellottieri, S. Giovanni delle Con- 
tee, e di S. Fiora con più l' ex-marche- 
sato di Castiglione della Pescaja e dell'I 
sola del Giglio. 

Nel 1808, essendo stati restituiti al do- 
minio toscane i RR. Presidii, fa aggian- 
to alla provincia grossetana e also 
verno il vicariato di Orbetello. ” 

Finalmente cen motuproprio del 17 
giugno 1814 la stessa provincia ricerà 
una nuova organizzazione economica, 
tr puando Grosseto fu destinata sede di una 

imera di soprintendenza comunitativa 
del Granducato composta allora dj 18 co- 
munità, e aumentata a tutto il 1836 di 
altre cinque che vennero staccate dalCom- 
partimento Pisano. 

In conseguenza di ciò il Compartimen- 
to grometano , non compresa le comunità 
dell'Isola del Giglio, in Terraferma nel 
1836 contava sa comunità in una super- 
ficie territoriale di 1,408,804 quadr agra- 
rii, peri a migl. toscane 1754, dove .esi- 


stevano 71,894 a proporzione cioè 
di gu individai per e miglio quade. 
—Fd. Foscana. 


PROSPETTO delle Comunità del Compartimento di GROSSETO distribuiti 





per Cancellerie secondo le ultime Riforme del 1836, ma con le statistica 
dell'anno consueto 1833 e la superficie territoriale rettificata. 











Palle 
in cui è compreso 









comunitativa e Ing. 118956,68 





































































1 < Casrio:son petra 60138,01 2438 
Magliano 93101,23 1473 
Scansano 80171,97 1088 
Massa-Mantrrima, Cancel. 129380,16 LITTI 

liere e Ingegnere 6199 

vorrano 70816,43 2376 
Canmoria, Cane. e Zag. | Valle di Cornia 3358210 atti 
Piombino Idem 40680,01 1443 

3 < Suvereto Tdem 2708e,29 355 
Mooteverdì Idem 28421,67 768 
Sassetta Idem 7072,34 689 

i) Roccasmapa, Cancelleria] Valle inferiore dell’ 
4 comunitativa Ombrone senese 101317,66 4080 
Ycsrapagnatico Idem 103589,22 3136 
Cane. e Ing. Valle dell Orcia 27168,77 4365 
Castel del Piano Idem 23071,71 4583 

$ dGinigiano Valle inferiore dell’ 
Ombrone senese 5963384 3658 
Roccelbegna Valle dell Albegna 48460,31 3016 
Senta-Fiora (R) Valle di Fiora 4253416 4397 
) Pimezzaro, Cane. e Zng. | Lie: l 29902,33 3193 
6 2 Manciano ValdiFiora e Albegna| 143757,71 2555 
È Sorano Valle di Fiora 67490,60 3855 
2 | Osseratto, Cane. (4) Valle dell’ Albegna 96178,52 4833 
8 | Giozso Isola DEFEAT 2502 
Totale ...... Quadrati 1408804,53 Abit. n? 65880 


NB. Le lettera (A) indica residenza di un Ingegnere ajuto, e la lett. (R) residenza 
di un secondo Cancelliere. 


STRADE REGIE E PROVINCIALI CHE ATTRAVERSANO 
IL COMPARTIMENTO DI GROSSETO. 


Srasox Recis srerranri ar Compaari- - dove continua nel Compariimento semese 
mento si Geossero sino a Siena. 

1. Strada R. postale Senese.Dalla porta —.Strada R. Afaremmana,o continsa- 

muova di Grosseto passando per Batigna- zione della Via Emilia. Dal confine del 

no, Paganico e Fercole conduce a Petriolo, Compartimento pisano passando per Ge- 





GROS 


verrano, 0 provvisorismente per Monie- 
Pescati entra in Groueto. 
. Rooce. Dalla porta 
wecchia della città di Gromete alla torre 
di S. Rocco sul littorale. 

4. Strada R. Orbetellana. Fuori della 








che gira attorno alle mura della città 

per dirigersi alla barca dell Alberese do- 
we si passa l'Ombeone, e di la per l' Osa 
e quindi per l’Albegna che varca, il 
presso la torre di Talamonaccio , Paltro 
alla torre delle Saline, e va ad Orbetello. 

5. Strada R. da Grosseto a Scansano. 
Sisccasi dalla strada R. iniocno alle mura 
fuori della porta vecchia di Grosseto , si 
dirige per Pelia, dove si passa in barca 
POebrose, e di là conduce a Scansano. 

6. Strada R. del Sostegno. Si dirama 


: da quella di S. Rocco e va al alla fabbrica 


del aulino del Sostegno, luogo l'antico 
Fosso Navigante. 

7. Strada R. fuori delle Mura. Gira in- 
torno ai bastioni della città di Grosseto. 
Srasoz Paorincrari cat «rrasrznsano 
11 Companrimento Grossarano. 


1. Strada di Massa, o del Cerro Buca. 


to. Dal confine del Compartimento di 
Pisa in lpogo detto il Cerro Bucato gii 


GRUG 556 
GROSSO (MONTE ).— od. More 


GROSSOLI (MONTE). — Fed. Mea 
a3-Guosoi € Monte Guoset. 
GROTTA (S_ MARIA nesza).— Ped. 
Monrsocsto delle Masse di Città di Siena. 
GROTTE (S. MARIA ansa) o a RL 
PA. — Ped. Rura (S. Mansa a). 
GROTTI in Val-d'Arbis, Casa torrita, 
giù fortilizio nella cura diS.Mi- 
mo chele a Palombeja ,aumessa da lungo tem- 
po alla parr. plebana di S. Gio. Battista a 
Corsano nella Com. e cirea 5 migl.a pun. 
di Buouconvento, 





colle alla cui 
base dal lato di grec. scorre il torr. Sorrs 
€ da pon. le acque scendono nel fi. Merse. 

La grandiosa torre, già fortilizio della 
famiglia Ugurgieri, è ridotta ad uso di 
casa di campagna dal March. Nerli di 
Siena attuale possessore. 

La torre di Grotti fu presa e devastata 
con le case annesse e la vicina torre delle 
Strine dai soldati austro-ispani nell’ulti- 
na contro Siena e Montalcino. 

GRUFFIETO nella Valle del Senio 
Romagna. — Cas. mel popolo di S. Mi 
chele alla Rocca, Com.-Giur. e a mi 














iun- lev. di Palazzuolo, Dioc. e Comp. di Fi- 


&e 2 Grosselo, passando per Massa-Marit- renze. 


fia @ Monte-Pescali. 

2. Strada Massetana. Dal confine del 
Comp. di Siena iu comunità di Montieri 
Giunge a Massa. 

3 Strada di Montalcino. Dal confine 
del Comp. di Siena presso l'Ombrone 
si unisce alla strada R. Senese in vicinag- 
za dell'osteria dei Cannicci, 

4. Strada di Castel del Piano. Dal 
confine del Comp. di Siena in comunità 
di Castiglion d'Orcia conduce a Castel del 






Piano. 

5. Strada da Sorano a Scansano. Da 
Sorano arriva a Scansano passando per 
Pitigliano e Marciano. 


6 Strada dei Cannicci o di Castel del 





s Giovanni delle. Contee, Celi Qeteri 
€ S. Valentina fino a Sorano. . 


È posto sulla schiena del munte Gam- 
beraldi dal luto che guarda sett.-maeste, 
lungo la via qulattiera che da Palazzuolo 
per Gruffieto esce fuori del Granducato e 
si unisce alla provinciale Faentina sulla 
ripa sinistra del fi. Lamone. 

GRUGNO ( DOGANA parta PUNTA 
ver) in Val-Ji-Nievole. — Dogana di ter- 
za classe dipendente dal dogauicre dell 
«È situata allo scalo del lago 
di Bientina fra la dogana della Zamora e 
quella di Botronchio nella parr. di Stef- 
one c gira 6 mie. a maeste. di 

di 














Santa-Croce, 
ta, Dioc. di Senminiato, già di Lucca, 
Comp. di Firenze. 

Questo nomignolo di Gragno mi ri- 
chiama alla memoria un isirumento dei 
prile 1198 appartenuto lla comunità 
di Fiececchio, ’ ii 








Foa. Carte di Fucecchio). 


356 GUAI 


GRUMAGGIO, o GROMAGGIO nel 
Vald'Arno sotto Firenze. Aulico conven. 
pene tiene casa colonica con oratorio 
titolato a S. Luca nella parr. 
dis S Fietano alle Busche, piviere di Ar- 
timine, Com. e iur. della Lastra a Si- 
qua, ve è distante migl. 3 a pon., 
mella Dioc. di Pistoja, Comp. di Firenze. 

Trovasi salla ripa destra dell'Arno, po- 
o innanzi di arrivare allo stretto della 
Golfolina, e pessata la foce dell’ Ombrone 


Deve la sua origine a Mess. Leonardo 

di Niccolò Frescobaldi cittadino fioren- 

tino, saggio al pari che pio, il quale do- 

po aver fondato nei ii beni di Gra 

maggio l'oratorio di S. , lo concelà, 

ai so luglio 1413, con una piccola rendi 
. ta annua a Fra Carlo dei conti di Monte 
-Granelli fondatore della Congregazione 

dei Girolamini a Fiesole. La qual dona- 

zione fu convalidata nel 5 aprile 1430 

da Francesco di Tommaso Frescobaldi, e 
indi dal Pont. Eugenio IV con bolla 
3 geno. 1442 approvata. — (Masnz, 
Sigilli antichi Tom. VII.) 

Gaonoto,nel Val-d'Arno pissno.—_Cas. 
da cui prese il titolo la diruta chiesa di 
$. Frediano di Grumolo nel piviere di S. 
Lorenzo alle Corti, Com. e circa 4 migl. esi 
a pon. di Cascina, Giur. di Pontedera, 


Dioc. e Comp. di Pi 

. Frediano di Gru 
molo trovasi rammentato nelle carie della 
Primaziale di Pisu. Ped. Conn (S.Lo- 
nunso atte). 

Gavmoto, o Cumeto nella Val d'Ero. 
la.— Cas. periluto ch'ebbe nome di ca- 
stello, e che diede il titolo alla chiesa di 
S. Martino di Cumulo, o , nel 
piviere di Barbinaja, Com. Giur. e Dioc. 
di Senminiato, gii Lucca, Comp. di 
Fireuze. — Ped. Cumalo. 

GUADALTO, o QUADALTO (MO. 
WASTERO nr) nella Valle del Senio in 
Romagna. — od. Parazsvoso di 
magna. 

GUADO. — Fed. Vaso. 

Guavo-zonco ( S. Munrino pr) altri. 
menti detto iu Kisssca, già nel suburbio, 
poscia dentro la città di Pisa—/ed. Piss. 

Guavo-ronco nel suburbio orientale di 
Firenze. — Wed. Vantusco. 

Guassnarica (Porrd). — Ped. Ponta 

» ora Cannarica di Pistuja. 



































GUAL 


Guasa (Piera vi 8. Massa vi Temi) 
sal Moate-Pisano. — Era una chiesa ple- 
bana , alla quale io dubito che fosse più 
tardi sostituito il nome di S. Mari: 
Massa-Pisana. Alla pieve di S. Maria 
Terra Gualda,o Walda, «appella una mem- 
brana dell’Arch. Arciv. di Locca dell'881, 

uando Gherardo vescoro di detta ciuà 
diede l'investitura della pieve. medesima 
al prete Alprando con l'obbligo di pa- 
gare ogn’anno alla sua mensa 6o denari 
d'argento. 

Nel susa l'Arciv. ‘di Pisa avendo fatto 
















inizio del vescoro lacchese, questi 


ricorse al pontefice Innocenzo II, il quale 
destinò il Ven. Atto vescovo .li Pistoja in 
arbitro di detta lite; e tale fù il lodo ema- 
nato che ordiuò all'arcivescovo di Pisa 
di disfare dentro il termine di otto giorni 








giorni 
il nuovo castello per ordine di lui comin- 
sul poggio di Terra /7al- 





»i Lucca). 

Nell'atto della fondazione della Bedia 
di S. Savino presso Pisa (del 30 aprile 
780) i tre fratelli nobili pisani che la 
eressero, assegnarono fra le altre cose al 
muovo monastero la metà della corte che 

i possedevano in Terra /Walda (Anni 
Camato.) Ped. Massa-Pisana. 

Guarprmans (Posrs) pi Paaro. — Pal. 
Paaro città. 

GUALDO, GUALDA, e GUALDIC- 
CIOLA. — Varie località coi 
che in Toscana il nume ori 
sco di Gualdo (7Wallum) 
un bosco speciale, privilegiato e di uso 
quasi riserrato al solo suo signore. 

Tale era il /Waldum Domini Regis ap- 
partenuto ai re longobardi, situato alla 
sinistra del fiume Cornia, nel bosco dove 
oggi trovasi la ch. parrocchiale del Fras- 
sine. Tale fu l'altro Gualdo pusto nella me 
desima alla destra dello stesso fi. fra 















Ro. Monteverdì e la Sassetta, il quale diede il 


titolo a un comunello, c ad una distrutta 
pieve ($. Maria de Gualda), c di cui 
conserva tuttora il nome la coutrada. Ap 
partenue anch'esso ai re longobardi, e 
forse faceva parte del Gualdo dl Re che 
abbiamo poco sopra nominati ché 






nov. 1075 il Guido che descrive 2 000 


GUAL 

fine fra la pieve di S.Giovanni (di Campi- 
glia) e la cappella o basilica di S. Filip) 

Monteverdì, è appellato Gualdo del 
Ro: inde vero ed Sanctum Johannem in 
Gualdum Domini Regis et ad S. Philip- 
pum et inde ad Montem iridem —Ma ai 
tempi di Gregorio VII il Gualdo di Mon- 
teverdìi era passato in potere dei cunti di 
Suvereto, tostochè il conte Ugo figlio del C. 


Ridolfo e di Ermengarda, con istrumento* 


del 10 giugno 1053, vendè alla badia di S. 
Pietro a Palszzuolo presso Monteverdì, 
e per essa ad Azione nbate di quel mo- 
mastero il castello e distretto di Gualdo, 
ossia di Gualda, unitamente al giuspa- 
dronato e beni della pieve di S. Maria 
de Gualda. 

Tale acquisto fa confermato al mona- 
stero di Monteverdì dal Pont. Alessandro 
III nel 1176. — Era console della villa 
di Gualda un tal Gualandello, allorchè, 
nel 1230 ai 9 giug., gli uomini di questo 
comunello insieme con quelli di Monte 
vendi e di Campetroso, con l’annuenza 
dei monaci loro signori, non avendo essi 
forze sufficienti per difendersi dai baro. 











gare per cinscano dei due comunelli l'an- 
nuo tributo di mezza marca d'argento nel- 
la vigilia di S. Cerbone. (Anca. Der. Fion. 
Carte della Com. di Massa). 


ino 1298 l'abate ed i 
lonteverdì, per es- 
ser difesi nei beni che tuttora restavano al 
monastero,asseguarono al Comune di Vol- 
terra per il tempo di a9 anni, contro una 
piccolaretribuzione livellaria, laterza par- 
te di tutte le selve situate nei territorii di 
Monteverdì, di Canneto, e di Gualda.— 
(Aacu. Duri. Fion. Carte delle Com. di 
Volterra). — Ved. Anazia na Moxtavensi, 
e Moxravzane Comunità. 

Guazvo pet Rs in Val-di-Cornia.All' 
ari. Coasiwo (Conra0) feci menzioue del 
del Gualdo del Re, presso 
sino dal seculo VII esì 














quel martire. All'art. Frassine (Maponza 

set.) aggiunsi alcunchè relativo allo stes 

10 Gealdo del Re, in mezzo al quale sot- 
vu 


GUAL 557 
to il reguo dei bardi fu editicata 
la devota chiesa di già citata. 

Il Gualdo e Bagno del Re con l’orato- 
rio di S. Regolo in Waldo Domini Regis 
sono spesse fiate rammentati nelle carte 
dei vescovi longobardi di Lucca, alla di 
cui mensa, per eredità lasciata da quei ge- 
rarchi,sembra che pervenisse una parte del 
Gualdo stesso col padronato della ch. di S. 
Regolo, il di cui corpo sul declinare del se- 
colo VIII venne di la in Lucca trasporta- 
to.—Dopo il mille una porzione del Gual- 
do del Re posta alla sinistra del fiume 
Cornia si appellò Gualdicciolo, nome che 
fa comune a due mulini sulla Cornia si- 
tuati a confine con il distretto territoriale 
di Campetroso, lochè è dimostrato da va- 
rii istramenti della città di Massa sotto 
anni 1266 (25 gen.), 1279 (25 magg), 
1294 (26 nov.) e 1322 (5 giugno) negli 
ate Dare. Five. e Serne, © 100) 266 

GUALDO nel Val-d'Arno casentine- 
se.— Cas. con parr. (S. Stefano al Gualdo) 
nel piviere di Romena, Com. e circa 4 
migla pon. di Stia, Giur. di Pratovec» 
chio, Dioc. di Fiesole, Comp. di Arezzo. 

Risiede sul fianco orient. del contraf- 
forte dell'Appennino che congiunge il 








i monte di Falterona a quello della Con- 
i suma nel mezzo alle selve di castagni. 


La perr. di S. Stefano al Gualdo nel 
1833 contava 171 abit. 

GUALDO nel Val-)'Arno fiorentino. — 
Cas. posto sul giù selvoso monte Morello, 
dal quale ha preso il vocabolo la parroc- 
chiale di S. Giusto a Gualdo, cui fu an- 
nessa nel 1783 la cura di S. Donato a 
Lonciano, nel piviere, Com. Giur. e cir- 

sett.-grec. di Sesto, Dioc. e 
li Firenze. 

Giace sulla parte più alpestre del mon- 
te Morello, il di vertice fu già rive 
stito di abeti e di altre piante di alto fu- 
510. ed. Mosre-Mosszto e Losciaro. 

La chiesa di S. Giusto a Gualdo è di 















giuspadronato dei Fioravanti di Firen- 
suola. — La sua parrocchia nel no 
verava 141 abit. 


GUALDO nella Valle del Montone in 
Romagna. — Cas. con chiesa parr. (S. 
Antonio in Gualdo) già detta in Salutare, 
nella Com. Giur. e circa 3 ib. di 
Terra del Sole, Dioc. e Comp. 

Trovasi nella ripa destra del fi. Mon- 
tone sal confine estrento del Granducato. 

sr 








853 GUAL 

La perr. di S. Antonio in Gualdo nel 
1833 contava 96 

Goaso nella Val-di-Magra. — Nome 
perdato sebbene perduta nom sia la selva 

che tuttora si conserva in quell'al; 
località sagli ultimi poggi peri rn 
pa Apaana, nella parr. di Ceserano, Com. 
Giur. e circa 5 migl. a sett. di Fosdiuo- 
vo, Dioc. di Masse-ducale, già di Luui- 
Sarzana, Dac. di Modena. 

Si fa commemorazione di Gual. 
de in un istrumento della cattedrale di 
Lucca dell'anno 8-9, allorehè Gherardo 
Vese, di detta città fece una permuta di 
ti nel contado di Leni, ix loco 
ubi dicitur Pulicha prope Celugnole, 
confinanti da un lato con le terre e selve 
della chiesa maggiore di S. Maria di La. 
ni, e dall'altro lato con quelle della catte. 
drale di Lucca; cioè, in Waldo finibus 
Lunensis prope rivum Pisciula, a Lo 
guatica , ci Ciserano. — Vod. Cisensso, 
e Cosossota in Val-di.) n 

GUALDO a: VIA! 10 nella Valle 
del Serchio. — Cas. con ch. parr. (S. Ni 

n ivsto) nel piviere di Elci, 
inca 7 migl. a groc. di Via: 
reggio, Dioc. e Duc. di Lecca. — Risiede 

la vetta del monie di Quiewa fr 

inciale, che da Camajore per 

Freddima guida a Luc. 

ca, e la via R. che dalla stessa città, va: 

caudo il moate di scende mel lit- 
torale di Viareggio e di Pietrasanta. 

Trovesi memoria del Gueldo di i Viareg: 
gio in un istrumento di concordia, del 
mese di giugno 1099, fra i canonici della 
chiesa mspriore di Lecca € Guidone figlio 
d'Iidebrando signore di Montemagno, per 
le rapine che i di lui vassalli sodevano 
facendo sei beni e persone di ti dall 
capitolo lucchese, melle corti di Masse- 
Rosa, di Riscetalo, di Montisciana, e 
di Gualdo. (Mrnar. Ant. M. devi.) 

La chiese di Gualdo sul monte di Quie- 
sa nel secolo XIII era setto l’invecatione 
di S. Giusto nel piviere medesime di EL 
ci, ma nella vicaria di Camajore, dalla 
quale venne staccata mel secofo XVIII. 

La parrocchia di S. Nicolzo di Guai. 
do è semplice ca; cerato, la quale 
mel 1532 contava 189 abit. 

GUALDO ( PADULE e ) nella valle- 
cola dell'Al Maremma. — Piccolo 
ristague di scqee mel seno di Scarlino 



































GUAR 


rr la terre detta del Barbiere, fra la 
iva mare e îl 0a 
di Troja, nel ilari Scartino, Com 
Giur. e circa migl. 1a a lib. di Gavor- 
rano, Dioc. e Com Grometo. 
GUARDAVALLE in Val-di-Chiana— 
Villata che formava ua comunello nella 
Foglie di E Stefano di Guardavalle 
uasi quattro secoli stata annessa alla 
giata di Torrita, Com. e Giur. 
Jasrssiangi cin di Pienza, già di Are: 
20, al cui Compartimento appartiene. 
lede in costa sulla pendice dei pog- 
gi che diramansi a sett. del Moete-Fol 
Ionica fra Torrita e Ciliano. 
Tucominciò Guardavalie a figurare nel. 
la storia municipale dope gli allori colti 
dai Senesi nei campi di io 
sont di perepo di iene eil il ce 
lio nel 1251, deliberò d'ia- 
tire un giusdicezie minore, o notaro 
civila a risedere nel cast. di Guardavalle. 
Questo luogo sembra che desse il suo 
mome ad una famiglia potente di Torri- 
ta, alla quale riferisce un istrumento dei 
br: sett. brio È ca mandato di prece 
illa di Ciliano mella casa 


















di 
curo ii vendere a Niccsiuccio di Ghi- 
no dei Guardevalli un pezzo di terra in 


selvosa jin parte prativa e palastre, 
posta nella contrada di nel piano 
della pieve di &. iscenzio. — Un altro 
istramento del 19 genn. 133: regalo nei 
castello dell'Amorosa da Gio. di Biagio 
da Torrita riguarda la vendita di due 
Roteri con case annesse posti nel disiretio 

i Torrita e di Guardovolle nel contado 
di Siena. ( Anca. Birt. Fron. Carte della 
Com. di Moniepulciano, e dei PP.Cro 
ciferi di Firenze). 

Alla stessa famiglia de'Guardorelli 2p- 
pelio una deliberazione della Rep. di Sie 
ma, dela:agosto 1444, con la quale fu so- 
cordata Ia somma di fiorini 200 a Ber. 
toldo di Magio dei sobili di Guardavalle 








per emersi manienati fadeli ni Senoi, 
con pericolo di vedersi togliere le pos 
sessioni proprie dai Moniepulcianesi. 
La chiesa 
davalle 


. di S. Stefano a Guar- 
padronato de' frati Agueti- 
+ fa a lore istanta soppressa 
Pont. Sisto IV con bolla del 15 maggio 
1473, permettendo che venissero iacor- 





GUAR 


porati i suoi beni all’entrate di quel con- 
vento. ( Axca. Dir. Fios.Carte di $. Ago 
stino di Siena). — Wed. Monra-Foronca 
e Ton. 

Guania ( Pitta 1) in Val-di-Fine 
Villa distrutta che diede il nome 
chiesa di S. Michele di Guordia nel 
viere di Pomaja, da lunga mano stata riu- 
mita alla parr. di Pastina, nella Com. di S. 
Luce, Giur. di Lari, Dice. e Comp. di Pisa. 

TI nome di Guardia nel medio evo 
ia frequentemente che altrove 
ani, fra È quali soleva equivalere 
ad una 
Tale era la Guerdia-Baldini, la Guardi 
muova e vecchia nel distretto di Crespina, 
la Guardia-Orticaria a S. Ermete presso 
Pisa, la Guerdia-Silvatica nel Comune 
di Malaventre, la Guardia di Putignano 
mei contorni di Casciua, ec. 

Questa di Pomaja esisteva nell'estreme 
Colline superiori pisane fra Pastina e 
Pomaja, la dove dal espin Mariti sulla 
fine del secolo XVIII fu visto nel pre- 
sbitero della chiesa di Guerdia un’ iscri- 
zione relativa alla sua riedificazione, 
fatta nel 1920. Dalle rovine n for- 
tilizio trovate sal poggio di S. Michele di 
Guardia, e dalle macerie di muri e di 
case sparse in quei contorni lo stesso 
viaggiatore Gio. Mariti rilerò, che colà 
fosse esistito un castello. È altresì vero 
che questo luogo col nome di Willa di 
Guardia si trova designato in un istru- 
mento rogato li 20 maggio 1301, davanti 
alla porta della chiesa di S. Michele di 
Guardia, allorchè i popolani preseduti 
dal prete Orlando pievano di Pomaja, ed 
in presenza del rettore della chiesa di S. 
Bartolommeo di Pastina, del parroco di 
S. Luce e di molti altri ‘lestimoni , ele 
sero ed investirono ii vo Rettore della 
chiesa vacante di S. Michele della Pilla 
di Guardia, Com. di $. Luce , piviere di 
Pomaja, Dioc. pisana. (Giovama Mani- 
n, Odeporico delle Colline pisane MS. 
mella Biblioteca Riccardiana ). 

GUARDISTALLO, già Gualdistallo, 
nella Marcmma della 
sottosianie borgo, capoluogo di comunità, 
residenza di un potestà, di un cancelliere 
comunilativo, e d'un ingegnere di 
condario, con pieve prepositura (SS. Lo 
renzo e Agata) nella Dic. di Volterra, 
Comp. di Pisa. 











usava: 





























. e 65°g' lati 
la di Cecina 
















GUAR 859 


È posto salle.ralline seltose ( quasi 
Stallum Guuldi ) a sett. del poggio al 
Pruno fra la Cecina, la Sterza ed il lit- 
torale di Bibbona, nel gr. 819° long. 

igl. a lev. di Bocca 
6 mi a lib. di Volterra, 
11 a scir. di Rosignano, € circa 34 migl. 
a ostro di Pisa. 

Guardistallo era una delle più grosse 
borgate con cassero tuttora io piedi, già 
appartenute all’ illustre casa Gherarde- 
sca, dalla cui famiglia discendevano quei 
due fratelli Gherardo e Ranieri figli del 
fu conte Gherardo, i quali nel a giugno 
del 1155 douarono alla chiesa volterrana, 
€ per essa al vescovo Galgano, la porzione 
dei beni che essi possedevano nel castello 
di Guardistallo, nel suo borgo e distretto. 

Che tali doni per altro fossero precarii 
lo dimostra un altro istrumento dei 25 lu- 
glio 1160, mediante il quale gli stessi due 
conti con le respettive mogli offrirono allo 
spedale di Linaglia, da godersi però dopo 
La loro morte, tra le altre cose una macchia 

ta in Zscheto sotto Guardistallo fra la 

terza e la Cecina. Ed erano quei mede- 
fratelli, che 17 «nni dopo, nel 1 
dic. dell'anno 1177,'trorandosi in Vada, 
assegnarono a quel monastero di S. Fe 
lice a5 pezzi di terra situati nel piviere 
di Rosignano. Alla stessa donazione pre- 
starono il loro consenso le respettive mo- 
gli, cioè, la contessa Erminia moglie del 
C. Ranieri, che allora abitava in Monte- 
acudeio e la C. Adelasia moglie del C. 

Gherardo nel tempo che risedeva in Guar- 
distallo. (Anca. Dart. Fion. Carte del Ron. 
di S. Lorenzo alle Rivolte,e di S. Paolo 
a Ripa @' Arno di Pisa). 

Fu senza dubbio un equivoco preso dal 
Targioni quello di confondere la chiesa di 
S.Agata a Guardistallo della diocesi vol- 
terrana con la pieve di $. Giorgio a Gua- 
stalla, dipendente allora di: 
Reggio;tostochè l'autore dei V 
Toscana credè applicare a questa di 
distallo un documento del 1070, nel qua- 
le si dà notizia di tutti i castelli, pie 
vi, cappelle, loro possessi 
il potente marchese Bonifazio aveva ot- 
tenuto in feudo dal vescovo di Reggio; 

i apparteneva anche 
ora cattedrale di 
alla, cioè, ef Plebem de Wardestalla 



























cum cappella S. Georgi et cum contun 


560 GUAR 
jugera. — (Musaroni, Ant. Med. Aevi 
Dissert. XXXVI, 

La chiesa pertunto di Guardistallo, 







ina scraplice cappella sotto 
il doppio titolo de' SS. Lorenzo ed Agata. 
Tale ce la manifesta anche nel scolo XIII 
un istrumento del 29 lugli: 34, col 
quale il prete Alberto Cappellano e Ret- 
tore della chiesa dle’ S$. Lorenzo rd Aga 
« Guardistallo vendà allo sperlale di Zi 
naglia, situato fra Guardistallo e Casale, 
la metà di an pezzo di terra presso Lina- 
glia, in luogo detto le Valli, nella curia 
e distretto di Casale. ( Ancn. Dirt. Fioa. 
Carte del Mon. alle Rivolte di Pisa). 
Nel sinodo volterrano del 1356 la ch. 
di Guardistallo, sebbene al di lì della Ce- 
cina, era riguardata come quelle del Sesto 
della città di Volterra. Infatti essa dipen- 
de costantemente dal capitolo della catte- 
drale vollervana, cui spetta la lizione 
delle bolle della prepositara di Guardi- 
stallo al pari di molte altre chiese subur- 
bane, comecchè attualmente Guardistallo 
appartenga al Sesto di Montescudajo. 
La chiesa di Guardistallo era per altro 
repositura innanzi del 1436, avvegnachè 
in quest'ultimo anno Cosimo dei MeJici, 
denominato Padre della pitria , scrisse al 
suo amico Roberto Adimari vescovo di 
Volterra per raccomandargli specialaen- 
te il Preposto della chiesa di Guardistallo. 
(Ammrnar. dei Vesc. di Volterra). 
Le vicende storiche di Gaardistalin so- 





















io della Rep. di 
Pim. ciò fino a che questa fe dai fio 
renlini conquistata; alla qual epoca (an- 
so 1408), Guardistallo f@ uno dei pri- 
mi tra i castelli della Maremma pisana 
a invisre i sindaci £ Firenze per giura- 
re sottomissione e fedeltà alla nuova Si- 





majo 1410, elessero procuratori per ragio 
ma delle questioni di confini fra il loro 
territorio e quelli delle limitrofe come- 
ità di Gello di Casaglia e di 

del contado di Volterra da un lato,e fra i 
comuni di Casale e di Montescudajo del- 
l'antico contado pisano, allora del distret- 











GUAR, 


to fiorentino, dall'altra parte. —(Anc. 
Dirt. Foa. Comun. di Volterra). 

Dopo la qual epoca quasi sempre Gnar 
distallo si mantenne fedele ai dominatori 
di Firenze, ai quali fu tolto per brere 
tempo nel 1447 dalle armi del re Alfot- 
vo di Aragona. 

Comunità di Guardistallo — Che i ce. 
fini territoriali della comunità di Guar- 
distallo siano poco diversi da quelli che 
ino dal 1410 vennero determinati dai 
periti dei respettivi comuni limitrofi, ven 
vi sono prove da accertarlo, nè da uegar- 
lo; dirò solo che il suo distretto abbro 








cia una superficie di 6660 quadr. agrarii 
eq nie a circa migl. 8 e un quarto; 
che la sua figura iconografica potrebbe 


quasi assomigliarsi alla porzione superi 
re di un braccio nmano, la cui vagoli 
sia volta a lev. ver;o dove confluisce il 
torr. Sterza nel fi. Cecina. Dell'acceona 
ta superficie però 249 quadr. sono occe- 
pati da corsi di acqua e da strade. Vi 
si trovava nel 1833 una popolazione di 

a ragione cioè di 

suolo 





si circoscritta, come nell'anno 1410, dalla 
parte di sett. cou le parrocchie di Casaglie 
6 di Querceto, due antiche comunità, st 
tualmente comprese in quella di Yontece 
tini di Val-di-Crcina; dalla parte di sett.1 
pon. con la Com. di Montescudajo me 
diante le colline che gutrdano la marina 
di Cecina, e dal lato di li 
Com. 





montando di conserva i botri del Consle 
e delle Caprareccie. Giunta alla sommità 
dei Gabbri questa di Gu 

Com. di Afontecatini, gi» di Casaglia. 
cou la quale riscende nella vallecola della 
Sterza, che oltrepassa presso la sua cos- 
Givenza nella Cecina, per abbracciare cia- 
que o sci poderi alla destra delle dre sì- 
time fiumane. 

Tutte le strade di questa comunità sono 
anguste e non rotabili, muno quella che 
staccasi della R. maremmana per salire» 
Guardista'lo; alla quale forse now resterà 
più lungo tempo un desiderio la con- 
giunzione di un ramo di strada roiabik 
per meltere il paese in comunicazione con 








in parte a viti, a 
il più è rimasto bosc 





melicochi condotto e un maestro 
i siede un potestà, che ha 


giurisdizione civile anche sulle comuni- 






GUAR 861 
tà di Bibbona, Montescudajo € Casale; è 
dipendente per la polizia e pel crimina- 
le dal Vicario R. di Rogno Con Re 
golamento recente è pato eretto Guardi- 
stallo caj di an Ingegnere di Cir- 
Soodario e dina Camelia comusit 
tiva; l'uno e I’ altra abbrecciano oltre 
questa le comunità della Gherardesca, os- 


_ sia di Castagneto, di Bibbona, di Mon- 


tescudajo e di Casale. —L’ufizio di ese- 
zione del Registro e la conservazione delle 
Tpoteche sono in Volterra; la Ruota a Pisa. 





Movimento della popolazione della Comunità di Goasisrazto 
@ tre epoche diverse. 





GUARLONE ( VILLA naz ) e annessa 
coatrada nel subarbio orientale di Firen- 
te fuori della porta alla Croce. 

Dicesi Guarlone il più vetusto possesso 
che conservano lattora i monaci Vallom- 
brosani di Firenze, donato al loso istitu 
fore S. Gio, Gualberto insieme coa la chie 
mm di S.Salvi fino dall'anno 1048 (26 mar. 
so e 16 aprile) per dote del muovo mous- 
sero da erigersi costà nel luogo già detto 
Paratinala.— ed. Anazra va S, Sauri. 
è La tenuta del Guarione consisteva in 

iversi poderi con un palazzo torrito, at- 
tualmente ridotto a n casone abitato da 
una famiglia colonica di quei monaci, co- 
stà dove nei primi secoli risiedeva l'abate 
generale della Congregazione Valombro- 
sana. — Trovasi sulla ripa destra dell’ 
Arno presso la confluenza del torrentuo- 
dio Africo, un miglio circa a lev. della 
città di Firenze, nella . e dirim 
ill chica di S. Salvi, Cor. ar. To 
migl.a maestr. del Bagno a Ripoli, Dioc. 
e Cap. di Firenze. Po pel 

"nomi di 7erlungo (già Vado-longo), 
di Guarluae, Bisarno e Ripoli rimasti alla 












contrada che costeggia l'Arno sopra Fi- 
renze danno a vedere, che in cotesto tratto 
di paese l'Arno spagliava le sue ac- 
que e formava de' lunghi e larghi guadi 
e dei d alvei o disarni. 

Sino dal secolo XII esisiere dovevano 
lungo la ri I Guarlone quelli abban- 
donati mulini di S. Salvi, le eni vestigio 
sotto nome di Mulinaccio, e di Casaccia 
(ridettanosteria) attualmente si appellano. 
Avvegnachè si può dubitare che a cotesti 
edifizii volessero riferire le parole del pri- 
vilegio che l’Imp. Arrigo VI nel 1189 
(29 aprile ) accordava ai monaci di S. Sal- 
vi, ai quali fra le altre cose confermò om- 
nia uedificia, quae sive in fiumine Arsii, 
sive in aliis agnis in suo proprio fundo 
habent. — Senza dubbio alle stesse muli- 
ma del Guarione appellò Giovanni Vil 
lapi nella sea Cronsca (Lib. XII cap. 117) 
quando progettava al governo di quel 
tempo la costrazione di un muro nella 
ripa destra dell'Arno, il quale dalla co- 
scia del poate reale (cssia dal luogo detto 
attualmente la Zecca vecchie) continuasse 
verso levante fino alle mulina di S. Salvi 








362 GUAS 
per raddrizzare il corso del finme e allar- 
Pare Îl sco ingresso in città. 


Forse questo lavoro fa eseguito poco posi 


dopo non senza danno della ripa opposta 
Mel fame: giacchè trovo nel 16 lugl. 1359 
una sentenza del Potestà di Firenze, con 
la quale fa aggiudicata al monastero di S. 
Salvi una grande estensione di terreno 
posto dirimpetto alla tenuta del Guarto- 
ne, che le piene dell'Arno avevano invaso 
nelle parrocchie di S. Pietro in P.lco e 
di S. Ministo al Monte: cioè dul Bisarno 
sino all: Pigna di Camarzo. — Ved. Bi- 
sanzio e Camanzo. 

Nel 1381 il mulinaccio del Guarlone 
era già divenuto inoperoso per causa dell’ 
essersi l'Arno gettato verso la rip: destra, 
e reso inutile il canale della superstite 
gora con le mulina di S. Salvi, poste nel 
luogo dove ora si dice la Casaccia. 

Nel palazzo del Guarlone tenne la sua 

ultima residenza il prepotente Don Rng- 
gieri dei Buondelmonti stato abate ili Pas- 
signano, poi di Vallombrosa, il quale nel 
di 14 agosto 1316 vi morì, e comtà con 
suo testamento nel giorno innanzi dispose 
che fossero restituiti alla badia di Passi- 
goauoe a quella di Vallombrosa gli arre- 
i ed i vasi sacri di argento che 
egli si era arbitrariamente appropriati. — 
Fedra 1 Passiczaro. 

Goaantazta vel Val.d'Arno sopra Fi- 
renze. — Cas. perduto che diede il titolo 
ad una chiesa parrocchiale ( $. Maria 
@ Guarnialla ) nel piviere di S. Pietro a 
Pitiana, Com. Giur. e circa 3 migl. a 
sett. di Rignano, Dioc. di Fiesole, Comp. 
di Firenze. — Ped. Prrana 

GUASTICCE (S. RANIERI arte) in 
Val.di-Tora. — Nuova popolazione sorta 
sopra an terreno nuovo poco lungi dai 
i di Stagno, nella Com. e 4 migl. a 
li Colle-Salvetti, Gi Dioc. e 6 
di Livorno, 
la qual città è circa ro mig). 

Ti nome di Guastiece quasi di per sè 
solo basta per indi ine poco fa- 
vorevole della sua ubicazione: stantechè 
cotesta contrada fu lungamente 
guasta dalle acque palustri e saline che 
nella sua bassa pianura spagliaveno, in- 
mnanzi che venissero racoolie nei fossi e nel 
rio, detto tuttora dell’4ogua-Salse. 

Cominciò l'opera Cosimo I, allora quan- 
do fece dirigere le torbe acque dell’Arno 









































GUGL 


per lecateratte delle Bocchette di Riglio 
ad oggetto di colmare con le loro de- 
ioni i bassi fondi della pisnara me- 
Pisa non escluso il palustre 
terreno delle Guasticce. 










rono aperti li scoli del pedule di 
rello mediante il taglio di due 
line, fra le quali vennero tracci 
nali artefatti che dalle Guasticce dirigomi 
nell'Antifosso Reale: Per effetto di ciò si 
bonificarono ridonando alla coltura mil 
le stiora di terreno malsano e infecomlo, 
convertito dagli attuali proprietarii Ca 
rega e Carmignani in altrettante agrarie 
tenute utili precipuamente alla pastorizia. 

GUAZZINO (S. MARIA pezza GRA 
ZIE Yo alla Casrettima in Val-di-Chio 
na. — All’Art. Casretuma pi Astsarorea 





. e 2_migl. a grec. di lunga, 
Dioe. di Pienza, già di Arezzo, Comp. 
Aretino. 

Qui solamente aggiungerà, che il voca- 
bolo di Guazzino potrebbe esser derivato 
dai possessi che ebbe costa an Guazzimo li 
Montepulciano, del di c 








Siomenuiti inno ricevi 
mo dei Caval 
d'oro per restituirgli 
chiesta. (Ance. Dir. Fioa. Carte di detta 
Comunità). 

La parr. di S. Maria delle Grazie a 
Guazzino nel 1833 contava 486 abit. 

GUELFA (PORTA) di FIRENZE. — 
Ved. Fracnze Comunità. 

GUFONI (MONTE). — Wed. Mosn- 
Guromi. 

GUGLIANO o GULLIANO del Visoo 
(Gullianum) nella Valle idell ’Orabrone pi- 
stojese. — Vico che ha da 
comunello del distretto di Pistoja con 
cappella ‘S.Maria Maddalena) dell'antico 
piviere di S. Pancrazio a Celle, poi di 
S. Pierino in Vincio, nella Com di Por- 

Gi 












Trovasi nei poggi che scendono a ler. 
della vallecola del Fincio sulla strada det 


GUGL 
ta di Gugliano, mediante la quale il ter- 
ritorio comunitativo di Porta-Lacchese 
confina con quello di Porta-al-Borgo di 
Pistoja. 

Una delle più vetuste reminiscenze di 
Gugliano conservasi in un istrumento del- 
la ch. pistojese dell'anno 1067, quande 
# vescovo Leone nel mese di novembre 
di detto anno investì a titolo di enfitemsi 
Signoretto di Gherardo di tutti i beni, 
decime e degli altri omeri dovuti dagli 


dis. 











pra (27 geni ) dal suo Jetario. 
( Ancu. Dart. Froa., Certe di detta Opera). 

GUGLIANO DI COMEANA nel Val- 
d'Arno sotto Firenze. — Vico com cap 
pella (S. Andrea ) nel popole di S. Mi- 
chele a Comeana piviere di Artimino, 
Com. Giar. e circa 3 migl. ascir. di Car- 
mignauo, Dioc. di Pisioja, Comp. di 
Firenze. 

È posto alle falde orientali del poggio 
di Artimino fra la riva destra dell'Om- 
rome pistojese e la sinistra del torrente 
Elsano nella R. tenuta delle Ginestre. 

La chiesa di S. Andrea a Gugliauo fu 
anticamente di padronato della nobil fa. 
miglia Mazzinghi. La qual ch. sino alla 
fine del secolo XV era ia distia- 
ta e non ancora riunita a quella di Co- 
macine, ticcome la credette l'im to nell 
suo libro delle Famiglie nobili fiorenti. 
ne, alla Gente Meszinghi 

Avvegnachè fra le dell'Arte 
della Lana depositate nell'Arch. Dipl. 
Fior. havvi un istrumento dei 28 agosto 
3480, fatto nella casa d°. del ri 
lino Mazziaghi posta sel popolo di 8. 
Andrea a Gugliono del Comune di drti- 
mino , col quale atto tante Jacopo come 

Bernardo 














Domenico di no 
minarono il rettore della di 
S. Andrea di Scozia porta ch. di 


8. Doanino di Brozzi, allera vacante e di 
romato. 

GUGLIANO ( Jullianum, oJulianum ) 
nella Valle del Serchio. — Cas. con chiesa 
parc. ($. Stefano ) l di cui è vico 
rio perpetao, nella Com. Giur. Dioc. e 


Di un’antica chiesa sotto l’invocazione 
de’ SS. Martino e Giorgio in loco Ju- 
liano della diocesi e contado di Lucca tro- 
vasi commemorazione in una pergamena 
dell'Archivio Arciv. lucchese dell’anno 
807. — Per altro questa del piviere di 
Toeri sino dal 1260 fu designata nel ca- 
talogo delle chiese di essa diocesi con il 
titolo che conserva attualmente di S. Ste- 
Sano di Guiliano. 

La parr. di S. Stefano a Gagliano nel 
1832 contava 135 abit. 

GUGLIESCHI ( BIBBIANO ). — Wed. 
Beratano Guetizicai. 

GUGLIONE per UGLIONE, o AGU. 
GLIONE.—AIT'Art. Acuozione, 0 piuttosto 
Ueziona di Val-d'Elsa, dissi, esservi chi 
pina che da quell' Uglione traesse i na- 
tali quel ‘giuadicente Baldo, quel Villan 
d'Aguglione, che confermò ed sggravò la 
prima condanna di esilio di Dante 
ghieri, seppure quel viliuno giudice non 
traesse i suoi natali da uma località più 
vicina a Firenze, posta nel della 
pieve di Settimo, chiamata Monte 4gu- 
Blione, 0 a Guglione. A questo poggio 
adunque spettano tre pergamene inedite 
dell'Arch. Dipl. Fior. — La prinsaa) 
teneva alla badia de' Cistercensi di Setti. 
mo.È un'obbligazione del saottobre 1340 
con la quale Baldo del fu Tiugo del Rosso 
del popolo di S. Felice in Piazza, proregò 
il termine decennale, per cui si obbli- 
gava di vendere a Baldino del fa Tigno 
so del popolo di £. Martino alla Palma 
nn podere posto nella perr. della pieve di 
Settimo, luogo detto Costaggioli, o Mon- 
te Aguglione. La seconda è una carta del 
mon. di S. Docato a Torri del 38 nov. 
1352 relativa alla vendita della metà per 
indiviso di una cass con terre anneme po- 
sta nel pop. della pieve di Settimo luogo 
detto a più di Monte Aguglione;e la ter- 
ra, che ue al oa. di 5. Pier Mag- 
giore ’irenze del 26 sett. 1388, tralta 
del fitto di un pezzo di terra posto nel 

lo suddetto, luogo detto Moste-Gu- 
liane. — Ned. Auvorrone, e Uotione. 

GUGLIELNO (EREMO DI S.)— Fed 
Eazmo si S. Gueizuno. 














5684 GUID 


GUGLIELMESCA in Val-di-Chiana.1— 
Antica rocca, già detta di Gerfalco, la 
quale è situata sul vertice del monte so- 
praCortona. Dalla rocca Guglielmesca pro- 
se il distintivo la chiesa di S. Nuria Mad. 
dalena a GuglieImesca, giù parrocchiale, 

quindi ridotta a benefizio e raccomandata 
i parroco di S. Giorgio, poi di lov. 
Battista dentro Rss Finalmente 
nessa alla cura di S. Carlo a T'orroone. 

Cotesta rocca ebbe probabilmente nome 
di Guglielmesca dal vescoro Guglielmo 
Ubertini , il quale appena impadronitosi 
di Cortona (anno 1238) con isirumento 
de’ 6 febb. dello stesso anuo alienò al Co- 
mune di Arezzo il poggio superiore a Cor 

tona, dov'era la rocca detta di Gerfa/co, 

a partire dalla Porta Moatanina sino alla 
Porta di Castellonchio , compreso tutto 
il terreno fra la chiesa di Marzano e la 
Bocca di Gerfalco con le sue adiacenze, 
dichiarando tutto quel poggio di perti- 
menza del vescovado di Arezzo. — Ved. 
Conrura e Tosnzonr a Gronizimesca. 

Geiravo, Gatzaxo, giù Cautraro nella 
Maremma Grossetana, — È un tenimeuto 
appartenuto alla prepositura della catte- 
drale di Grosseto posto sulla ripa «lestra 
del fi. Ombrone a 4 migl. dalla sua foce. 
Non domanderò se questo luogo potè ac- 
uome che porta da una chiesa 
no esistita nel piano di Gros- 




















sa possedeva in Colliano. È una scrittara Pr 


dell'anno 803 di agorto con la quale Je. 
copo di Luoca diede ad enfiteusi 
i beni della chiese di S. Ginrgio di Gros 
seto di padronato della mensa lucchese,i 
quali beni erano posti in loco Grossito et 
in Calliano. (Mimon. Loccs. T. IV pag. 38). 

I possessi di Galliano pervennero n 
capitolo della cattedrale di Grosseto, e 
formavano parte della prebenda di quel 
Proposto, che li alienò pochi enai indie 
tro per rinvestirne il 








GUIDI (CASALE).—Fed.Casat-Guipi., 


GUIDI (CERRETO). — ed. Cenasro- 
Gen. 





GUIN 


GUIDI (MONTE).—F ed. Mowra-Gore. 
Grioinca (Rocca). — Ped. Convasa. 
GUIDO (CASONE x CAPPELLA »i 
S.). — Fed. Botoazat, e Gaxnanpasca. 
Gorezranara (Guillarada, 0 Willarade 
nel Val-d'Arno pisano. — Cas. perlato 
che diede il titolo a una chiesa tuttora in 
edi (S. Maria ) nel piviere e parr. di 
+ Giur. Dioc. e Comp. di 
la qual città è circa 7 migl. a lev. 
Il suo nome di origine longobanla 











paò 
dare un qualche indizio sall'epoca della 
fondazione della ch. di Willarada, di cai 


i trovano memorie nei secoli intorno al 
mille fra le carte degli Olivetani di Pisa 
e della primaziale. Infatti al patrimonio 
del capitolo maggiore di Pisa appartene- 
vano i beni col padronato di $. Maria in 
Guillarada, il tatto confermato dal Poat. 
Adriano IV con bolla dei g 56 di. 
retta da Benevento a Leone 
ai canonici della chiesa maggiore di Pisa. 

GUINADI in Val-di-Magra. — Villata 
con chiesa pare. (S. Pietro) nella Com. di 
Zeri, Giur. e circa 5 migl. a maestre. di 
Pontremoli, Dioe. medesiana, già di Lani- 
Sarzana, Comp. di Pisa. 

Risiede presso la cima dell'Appennino 
sul monte Molinatico, innanzi che il torr. 
Werdesina entri nel fi. Verde, in mezzo 
a praterie natarali , a selve di faggi e di 
castagni al confine Toscana 
con il Ducato di Parma. 

Se le abitazioni di questa villata fo 
sero insieme raccolte, esse formerebbero 
un grosso villaggio, stantechè la parroc- 
chia di Guinadi nel 1745 contava 112 case 
con 636 abitanti, il cai numero andò 
descrescendo in proporzione che aumes- 
tava quello della vicina città. — Ped. 
























'onrazmoLI. 
Nel 1833 la pare. di S. Pietro a Guivali 
contava 503 abit. 

Gornstro (Casrat). — Ved. Carne 
Gornstvo nel Val-d'Arno superiore. 

Gormano, Giuntaro, e Giotnazo (Be 
pr4 31) nella Maremma grosetatia. — Mo- 
nastero distrutto, che fu sul fosto enaje 
tributario della Bruna. Era ana piccola 
badia dei Cisterciensi di S. Galgano cos- 
cessa loro dal Pont. Innocenzo IV, e qui 
di ai medesimi confermata dall’ limp. O! 
tone IV con privilegio spedito 
di S. Galgano li 31 ott. 1209. ( Ucsatt. 
In Episc. Voleterr.) 








GUIN 


Non è da dire che fosse la stessa di quel- 
la chiesa di S. Pietro in Guinieno, la qua- 
le insieme con altra (S. Maria in Arcio- 
ne) fa data nel sas: 








quelli della badia d do 
, passaruno nei frati Agostiniani Ere- 

Siti di Siena. Ped. Exxno si S. Antonio 
penr'Anpasoazica e Bapia pi Sesrixoa. 

Guiminoo (Faarra 01) 0 di Guinst- 
no. — Ved. Faurra 01 Foruno. 

Gornizisoo, 0 Guimiernco (Casret) in 
Valdi itol 
dal suo signore, e che lo diede ad uni 
sa parrocchiale (S. Martino) nel pivi 
di $. Agata in Mugello, Com. Giur. e cir. 
ca due migl. a pon. di Scarperia, Dioc. e 
Comp. di Firenze. 





Lra questo luogo di un Cavalcanti per 
nome Guiaizingo, il quale fioriva nel priu- 
cipio del XHI. — Nel distresto e 


il castel Guinivingo, nei a1 sett. del 
1123, fa royato un istrumento, mercè cui 
tal. Ascianello del fu Ottaviano di 
Gricciardino vendè una casa e un resedio 
posti ne. castel di Gui preno 
minato Guinisiago e ai figli. 
quali, per i danni ricevuti nella loro 
re, palazzo e case distrutte dai Ghibellini 
dopo la giornata di Moniaperto, la Rep. 
Fior. scconlò una ricompensa. Quindi è 
che nell’estimo ordinato dal Comune di 
Firenze sopra i gua:ti cagionati in con- 
tado ai possidenti Guelfi fiorentini si no- 
tarono, nel contado del Sesto di Porta del 
Duomo, fra le altre cose danneggiate ai 
fedeli della Rep'bblica anche le seguen- 
ti : Za terza parte del castl d'Ascianello 
con sei case e curic esistenti in detto ca- 
stello di proprietà dei figli di Guinisingo 
dei Covalcanti. Una casa con mulino e co- 















dombaja nel rio Tobiano presso detto ca. colo decorso dal 


stello. La metà del cast. di Guinizingo, 
del palazzo e torre di Guinizingo dei sud. 
detti fratelli Cavalcanti, ce. (P. Iuparon- 
so, Delizie degli Eruditi T. VII.) —Ved. 
Asoramztzo in Val-di-Sie 

Finalmente gli uomini del comune di 
Guiniziago \rovamsi fra quei popoli che 
Ja Signoria di Firenze con provvisioue 
del 18 luglio 1306 invitò a recarsi ad 
abitare la nuova terra che quel governo 

vu 








GUIS 865 
faceva edificare a piè dell’Alpi del Mu- 
gello (Scarperia ), ad oggetto di tenere in 
freno la superbia degli Ubaldini. — Wed. 
Scanranza. 





di S. Donato nell'antico piviere di Pacina. 

H suo è divi ita, 
quella cioè di Asciuno sall’Ombrone, che 
è 7 migli. a ostro-scir., e la Com. di Cs. 
stelnuovo della Berardenga, che trovasi 
quasi 3 migl. al suo lib. dalla perte che 
guarda icampi di Montaperto, nella Dioc. 





-+ di Artzzo, Comp. di Siena, da cui Gui- 


strigona dista circa 8 ev. 

Infattiquesto villaggioesistesulle piag- 
ge cretose che a lev. tributano le acque 
nell'Ovbrone, mentre nelle pendici a 
pon. scaturiscono i rivi che alimentano la 
terri la quale si scarica nell'Arbia. 

ttualnente passa per Guistri; una 
strada rotabile che la comonila “li Conto 
nuovo ha aperto dal capoluogo alla R. di 
Biena o Aretina, mediante la quale e stata 
resa molto più comoda e più sollecita la 
comunicazione fra Castelnuovo e la città 
di Siena. 

L'antica chiesa sotto il titolo di S. Giu- 
sto a Guistrigona era di giuspadronato 
dell'abazia di S. Antimo in Val-l'Orcia, 
cui fu cunfermata, nel 1051, dall'Imp. Ar. 
rigo Ill; diversa da altra cappella di Gui- 
strigoua,cheil Pont. Alessandro II nel 1181 
accondava alla badia della Berardenga. A 
un quarto di migl. a maestr. della chiesa 
parrocchiale esiste la bella villa signorile 

iGuis.rigona con vaghi annessi, spettan- 
te alla nobil famiglia Bolgherini di Siena. 

La chiesa e la canonica di S, Donato a 
Guistrigona insieme con le sue possessio» 
ni furono vistosamente migliorate nel se- 
suo benemerito 
Gio. Battista Guidi di Castelnuovo della 


La suddetta parrocchia nel 1833 conta. 
va 224 abit., a1 dei quali apperienevano 
alla comunità di Asciano. Wed. Asciano 
Comunità. 

Guserrz (#00 D1) — Wed. Gonco ($. 
Paoto m). 

Guizzazpa (Rocca). = Ved. Loso nel 
Vald'Arno superiore. ì 





n 


306 GUSC 


GUSCIANA, USCIANA, Jvscisna (Jo 
ziana), ed una volta, almeno in parte, 
ite Bora se i put ro 

‘alla mavigazione 

barche per circa pia, dell'anno, rsc- 
coglie tutte le acque della valle di Nie- 
vele che scolino nel vaste bacino del pe- 
dale di Faceochio, anticamente cono- 
sciuto sotto il nome di Zago 0 Padule 
dell'Usciana. Attualmente l'Usciana non 
è che la continuazione dell'emissario del 
pedale sunnominato; il quale emissario 
4 partire dalle gronde del padule sino 
alle cateratie, 0 Celle del Ponte a Cap- 
piano appellasi il Canel-Naestro. 

Dalle Calle di Cappiano in poi il fiume 
di Gusciana coa placido declive dirigesi 
da grec. a lib. rasentando le pendici me- 
ridiomali dei colli delle Cerbaje di Cap 





di MontoCalroli, per quindi tributare 
teme nmell'Arno alla Booca d'Uscia. 
ne, ra detto il Bufalo. 

L'Usciana 0 Gasciana nel suo tragitto 
di circa sette migl. è cavalcata da 5 ponti; 
il 1.9è il poate aC il 2.9 il ponte 
del territorio di S. giù di Rosi jolo, 
dove fa una torre rimmentata da 
Villani sotto l'anno 1337; il 3° è geetio 
del distretto di Castel-Franco di Sotto; il 
4° trovasi sulla strada provinciale del 
Val-d'Arno a piè della collina di S. Maria 
a Monte, che fu rifabbricato ed ampliato 
mel 1735 sopra i piloni del vecchio 
di Bibbiano; e finalmente il 5.° cavalca 





la 


Grusciana sotto Monte-Calvoli. 
L'Antifosso, che corre quasi parallelo 
alla ina, dal Ponte a Cappiano sino 


alla sua docca in Arno, è opera ordinata 
dal Granduca Francesco II, e primo dell’ 
Imperiale dinastia regnante, eseguita nel. 
l'anno 1740 dal matematico Tommaso Pe 
roelli contemporaneamente all'arginazio- 
me dell'Arno e dell’Usciana. 

Finalmente il corso dell’ Usciana rice 
fezionamento mel 1774 

I 





Le più antiche memorie superstiti che 
siano a mia notizia relalivamente a que- 
sto corso di acque ed ai varii pomignoli, » 
mille de sue diverse 






GUSC 


può aggiongersi un docamento anche più 
vetusto , relativo alla foudazione della 
Abazia di Monteverdi, che è dell’am- 
no 754: allorquando Walfredo nobile 

sano assegnò a quella badia fra gli altri 
beni un prato presso il padule di Uscie- 
na, e la porzione dei terreni che egli por- 
sedeva ad Arsicciola. — Ped. Anssocsoza 

Fra le memorie dell’Usciana posteriori 
al mille ne citerò quattro provenienti 
totte dall’Arch. Arciv. di Lacca. Le due 
prime sono del 106 e 1068, quando il 
vescovo lucchese diede ad enfiteusi, e le 
contessa Beatrice con suo placito sanzionò 
un’ investitura fatta a favore di un conte 
Guidi alcune ioni situate mei 
luoghi di Usciane © sel Vico Auseresro 
re. — Fed. Avseszssa. 

Le terza è un istramento di cessione 
del 1114, col quale l’esecutore testamen- 
tario del conte Ugo figlio delC. Uguccione 
de’ Cadolingi di Fucecchio investi il ves. 
di Lucca della metà dei possessi che il 
conte prenominato teneva nella diocesi 
lucchese: fra le quali possessioni si no 
i beni posti sull'Usciena. Final. 
® documento è una vate 
di alcani posessi che la cattedrale diS. 
Martino aveva în S. in a Monte, nel 
luogo denominato Zibiano inter Araum 
et Uscianam. 

Nel documento del 754 di sopra ram- 
mentato si chiama la Gusciana col nome 
di padule tosto che di fiume © cana- 




















te le; nella stessa guisa fa appellata mel 1181 


da Tolomen Annalista lucchese, allorchè il 
Comune di Lucca fece riconoscere come 
acquisto della Rep. le terre che erano sta- 
te colmate e abbandonate dai peduli di 
Lavane, e dell'Usciana. 

Che una volta la Gusciana lungo il 
corso del suo alveo spagliasse per i cam- 
pi contigui e gli lasciasse coperti di acqui- 
trini, ne abbiamo un riscontro nel nome 
di Usciana vecchia rimasto sd un antico 
suo letto fra il ponte di Castel-Franco e 
quello di S. Maria a Monte; e più che 








dal altro lo dimostrano le ragioni che indes- 


sero il Perelli a proporre l'apertura del 

l'Antifosso della Gusciana con lo 

di liberare una vasta estensione di pia- 

dalle score che, în inverno 
i per la sua depressa situazio. 

ne costà pigre in grandi e frequenti acqui- 








i trimi si arrestavano. 


GUSC 


Una riprova delle premure usste dal 
porerno di Lucca , allorché dominava in 





Gusciana le adiacenti campa. 
nella di obbligare nel 1279 le co- 


gr 
venire non si potesse più edificare sopra 
l'Urciana cosa alcuna. 


Sennonchè essere stata ceduta la 
Val.di-Nievole al dominio della Rep. fio 
rentina ( anno 1339), vennero bentosto 
rifabbricati mulini e pescaje sullo stesso 
fame; e sebbene ott'anni dopo per ordine 
del gorerno medesimo taliedifizii fossero 
difatti, nondimeno poco dopo simili la- 
vori vennero rimessi in piedi, e poi nuo. 
vamente nel 1370 disfatti. 

Ma nell’anno 1394, in occasione della 
Guerra insorta tra i Pisani e li Fiorentini, 
con atto di riformagione de’ 27 aprile di 
detto anno, la Signoria di Firenze, consi- 
derando che per utilità della repubblica 
era necessario di fortificare e chiudere 
molti passi, particolarmente dalla pre 
4el Valdarno di sotro, acciocchè non fosse- 
rodefraudate le gabelle,e che non entras- 
sero nel territorio fiorentino le società di 
armati, decretò l'istituzione di un magi- 
strato di cittadini guelfi autorizzato ad or- 





dinare opportune difese. Quindi con altra. che 


deliberazione del 4 maggio successivo ln 

Ù medesima elesse per deputati 
sopra le fortificazioni da farsi nel Val 
d'Arno inferiore gli otto Ufiziali di Guar- 
dia; i quali con ordine dei 16 febb. 1395 
concederono al Comune di S.Croce facoltà 
di poter fabbricare e ridurre a modo di 
fortilizio en mulino ed una pescaja sul 
fiume Gusciana presso sì ponte; colà dove 
era esistito an consimil edifizio che fn ca- 
Gione nel 1343 di una fiera mischia fra i 
diversi popoli della Val ole e i Fa- 
ceschiesi da una parle, e quelli di S. Cro- 
Castelfranco, di S. Maria a Monte e 












poi 
ratti,e di altre vicende idrauliche della 
stessa contrada, il lettore troverà mag- 
fiori notizie nella Nelazione sopra Bella- 


GUSM 867 
vista dell'abate Grandi ; in Pargioni.Tox- 
zelti nella sua opera le cause dell 
insalubrità dell'aria di Val-di.Nievole, 
€ nell'Odeporico dell'ab. Lami. — Fed. 
Pavvte p: Fucsconio. . 

GUSMÈ (S.) NEL CHIANTI, 0 $. GU. 
SMÈ IN CAMPI (Cast. S.Cosmae) in Val 
d’Ombrone senese. — Castello che ebbe 
nome, dalla sua autica chiesa parr. (Ss. 
Cosimo e Damiano), nel piviere di S. Fe- 
Nice în Pincis,Com. Ginr. e circa 3 migl. 
a sett. di Castelnuovo della Berardenga, 
Dioc. di Arezzo, Comp. di Siena. 

È situato sul collo del monte cui so- 
‘vrasta a selt..la torre di Campi, detta Ja 
Castellaccia, le più alte @ prime 
scaturigini del fume Ombrone, sulla stra- 
da provinciale del Chianti per il Val- 
d'Arno, la quale non è, almeno per ora, 
rotsbile che da Siena fino a Ss Gre, 

questo uno dei principali castelli 
dei conti senesi discesi da quel conte Wi- 
nigi di Raginieri o Ranieri, il quale fino 
dal febb. 867 insieme con Richilda sua 
moglie donò al mon. di S. Salvadore del. 
la rdenga nell'atto di sua fondazio» 
ne lutto ciò che egli possedeva nella villa 
di Cam, i im Sertano insieme com la 
chiesa de' SS. Cosimo e Damiano, guae 
sita est ibidem in Campi. La qual dona- 
zione con istramento dato in Siena, nell 
aprile dell'88 C. Berardo e dal C. Ra- 
nieri, figli dei coniugi fondatori, vennero 
tutte quelle possessioni paterne confer- 
mate allo stesso monastero, nel mentre 
i era badessa una loro sorella per 
nome Îita. 

Nel 1167 Cristiano Vere. di Magonza, 
e vicario per l'Imp. Federigo I in To. 
scana, diede in feudo, e nel 1187 Arrigo 
VI confermò l'investitura del Cast. di S. 
Gusmè a favore del milite Ranieri dei 
Ricasoli, la cui famiglia sino da quella età 
possedeva grandi tenute e costelletti nel 
Chianti. (Ance. Durz. Sex.) . 

Cotesto castello di Campi insieme con 
la rocca di Sesta nel 1403 fa occupato da 
due fratelli fuorusciti senesi, figli di Meo 
di Giovanni Giantiui; sennonchè essi ceca 
la mediazione dei Fiorenti: K E 
guente riconsegnarono i due fortilizii ai 
govermanti di Siena con ritirarne Boo 
fiorini (Joc. cit.) \ i 

Nel 1478 agli 11 settembre l'esercito dell 
re Alfonso d'Aragona occupò S. Guru. 























bi GUSM 
Rel 1518 signoreggiò per poco in S. 
Geesanò altro ribelle senese per nome Gio- 





vanni Damiani, il quale costà assoldò alca- 
mi massadieri per teniare di entrare con 
essi furtivamente in Siena. (Maravonni, 
Star. Sen. Parte IH ). 

Più daunov agli abitanti di S. Gusmè 


fa la visita fatta loro dalle truppe Austre- Pi 


Ispane nell'altima guerra di Siena, sia 
fundo nei contorni di S. Gusmè, ai a5 

bb. del 1554, ebbe luogo una fazione 
di armi fra gl'Imperiali e i Senesi, sia 
allorchè tre mesi dopo (13 maggio 1554) 
l'oste medesima ripassando per S. Gunmè 
mise a sacco e fusco le abitazioni di quella 
contrade. 

N paese di S. Gesmò fu residenza di 
tn giusdicente minore, e capoluogo di 
una comunilà, siata riunita a quella di 
Costeluuoro della Berardenga col regola. 
mento del 2 giugno 1777. — Fed. Beasn- 
nenca (Casei nuovo peLLA') 

i Sigilli antichi (Tom. 








GUzz 


Attualmente la ‘parte di S.- Gu. 
ami è di proprietà della nobil fassiglia 
senese Clementini, cui spetta anche Li 
romina grandica illa di Arcena gd 

‘aja, anticamente pur essa appartenuta ai 
conti della Berardenga e della Scialenge. 
S. Gusmè in Campi fa patria di quel 

Pei jo da Campi rammentato 
dall'Alighieri nel canto XIII del Parga. 
torio;'e costà vel 1556 ebbe i natali il 
celebre pittore Pietro di Giuli 
scepolo di Arcangelo Salimbeni , e dipoi 
di Domenico da Passigaspo. — È opere 
di lai woa tavola che si conserva nella 
chiesa parrocchiale di S Gusmò. 

La per. di S. Cositno a S. Gusmò ne 
1833 noverava 642 abit. 

Gozzano, Gurzzano ( Gutianum ) sul 
monte Javello nella Valle dell'Ombrone 
pistojese. — Vico ode i 











nella parrocchia di S. Pietro di Albiazo, 
iviere e Com. di Montemurlo, Giur. di 





XXVII) ne illustrò ano appartenuto alla to, Dice. di Pistoja, Comp. di Firense. 
comunità di S. Gusmè avente la leggen- GUZZO, è Dazo (I A) Ped. 
da intorno: &. Comunis Scò Ghusmè, com Uzso (Caoce a 
la figura di S. Cosimo in abito di lucco, GUZZO, cUZZO (S. LORENZO a)— 
cà ua vaso nella meno sinistra con un eZ. Usse (S. Lonzzao a) nella Valle dell 
non so chè altro nella mano destra. Cinbrone pistejese. 
AVVERTIMENTO 

Era già stampato l'Art. Gnampucaro pt Toscana ia Dizionario 

allorchè comparve il Sovrano Moteproprio del 7 settemi bre 1839, la cai 


merc vieu eretto un sesto Commissariato Regio nella Romagna grandu- 
cale di residenza nella Rocca S. Casciano ; il quale cstenderà la sua 
gierisdizione governativa e politica sopra i 4 Vicsriati RR. di Modiglia- 
sa, di Marradi, della Rocca S. Casciano e di Bagno. Con lo stesso Mo 
fu ordinato nella Rocca S. Casciano un Tribunale collegiale di 

tma istanza pel civile e pel criminale, da incominciare il suo ufizio dopo 
fa 12 novembre dell’ anno st stesso 1837. abbraccerà nella sua gie- 
ristizione tutta l’esteasione del nuovo Commissariato R. della 3 
grandecale, ed avrà le attribuzioni e regolamenti medesimi del Tribunale 
collegiale stato sperto con l'anno 1837 in Grosseto. — Cca '0 stesso Me- 





tuproprio furono Ne Potesterie di P'alazzeolo e di Premilcore, ris- 
nendo quella di Palazzuolo pel civile, siccome lo era pel criminale , al 
Vicario Regio di Marradi, e Potesteria di Premilcore al Vicario R. della 


Rosce-S, Casciano, 


Ticopino (s.) 19 PoLVEROSA, 
giù S. /acopo della Barella nel mburbio 
occidentale di Firenze. — Contrada fuori 
della Porta al Prato, dalla quale prese 
il nomignolo la chiesa, poi monssiero di 
S. Donato a Torri, ossia in Poleerose, 
convertito nella grandiosa Ville Demi: 





miglio a pon.-maestro. l 
Portava una volta il neme di Polverore 
mon solo quel traito di pianura che dalla 
Porta al Prato sino al di là di S. Donato 


di Polverosa; la quale ultima fa abbat- 
tuta con le mora della città, allorchè il 
primo Duca di Firenze vi sestitui le For- 


Vezza da Basso) Restò bensì il nome alla Novella 


superstite Via Polveresa, che alla Porta 
<emonima conduceva traversando la via 
«lella Scala ed il podere Stioszi, fra la 
Porta ei Prato è la distratta Porta 
Faenza. — Pod. Gro. Viszani. Cronie. 
Lib. IX C. 356. . 

Parimente nel di S. Lacio fra 
Ia Via Polveroca e al Prato fuvvi 
un ospedale detto di S. Eusebio in Pol. 
werosa edificato per i lebbrosi nel sece- 
do XIII, in un tempo cioè, in eni quella 
porzione di paese non era compresa den- 
tro l’attual cerchio di Firenze. . 

Egli è ben vero che lo spedale di S. 
Eusebio in Polverosa, anche il terzo 
ed ultimo i 
Lasciato sulla piazza della Poria al Prato, 
dove si riceverono i lebbrosi fintanto che 
mel 1533 il suo locale fu assegnato alle 
monache di S. Auna. D'allora in poi 
L'ospedale di S. Eusebio venne traslocato 
mel monsstero di S. Giuliano fuori delle 
mora di.Porta Faenza, nel locale donde, 
a cagione dell'assedio della città, erano 














uscite poco innanzi le monache dome- 
nicane di S. Giuliano, sotto la cura dei 
frati di S. Maria Novella dello stess’ Or- 
dine de’ Predicatori. 

Era sin d'allora nella parrocchia di S. 
Maria Novella la ch. di S. Jacopine in 
Polverosa , altrimenti detta alla Barella 
dalla famiglia fiorentina, dalla quale in 
origine la sua collazione dipendeva. - 
Msc ipo) F oratorio medesime nei 

l apparteneva a maestro Salvi 
di Benincam della Burella medico fioren- 


i tino, abitante nel popolo di S. Maria Ro- 


vella, il quale nel 1350 donò, e poi nel 
1261 ai 15 sett. confermò l'atie di dona. 
zione della ch. di S. Iacopine, insieme 
con sei stiora di terra ed alcune caso an- 
messe , al capitolo e frati di S. Maria No- 
vella ra) i da fr. Aldobrendino 
Cavalcanti priore di quel convento. Il 
basata piesi sea api 
3250 elesse il prete Salvi in cappellano 
amovibile della chiesa di S. che 
Gichiarasi pesta nel popolo di Maria 
,e Le 
dal priore di quei claustrali. * 
Fon era ancora compito il se- 
cole XIII quando l'oratorio di S. Iacepi- 
no in Polverosa venne eretto in cappel- 
lania suberbana del piviere maggiore di 
8. Reperata, essia di S. Giovanai di Fi- 


renze. 

Nel 136 la stessa chiesa fu riedificata, 
© restaurata, a spese dei frati di S. Maria 
Novella, i quali nel 1780 ne rimunaia- 
rono il giuspedronsto a favere delle mo- 
mache di £. Donato in Polverasa, sicco- 
me loatiesta un'iscrizione in marmo mu 
trata sulla facciata esteriore di queltempio, 
la nomina del di cui pasrevo spetta attual- 
mente al Principe. 

La parrocchia di S. Iscopino in Pol: 
verosa nel 1833 contava 1368 abitanti. 

TACOPO (S.) ALL'ABBADIA a- RO. 
FENO. — Fed. Bania a Rovreso. 

— 10 ACQUAVIVA. — Fed. Ao. 
viva si Lavonso. 

,° -— 4» AGAZZI.— Fed.-Aesan a Ca- 
re-ae-Monre riunite. 





3570 IaCO 


TACOPO (S.) an AGNANO. — Fed. 
Aozazo preso Pisa. 

— 1» ALICA. — Fed. Ata. 

— a» ALTOPASCIO. — Fed. Arto 
rascio. 

— a» AVANE — Fed. Avara (S. L- 
oro ap). 

— a BALCONEVISI. — Fed. Barco 
nuvi. n 

— a BARBISTIO. — Fed. Bansisno. 

— atta BASTIA. — Ped. Basti in 
Valdi. Magra. 

— a BOLGHERI. — Ped. Boznasu. 

— at BORGO. — ed. Bonco a Mos- 
saro. 
— a BOVEGLIO. — Fed. Bovezio. 

— a CAFAGGIOREGGIO a META. 
TO. — Fed. Caraceionzecio. 

— a CAMPORGIANO. — Fed. Cam- 


rorenazo. 

— avtaCAPANNE s:CAREGGINE — 
Pod. Cavannx pi Ganragnana. 

— a CARDETO. — Ped. Canprro. 

— a CASTRO.— Fed. Casrao nell'Ap- 
pennino di Firenzuola. 

— atta CAVALLINA. — Ped. Cavar 
uma in Val-di-Sieve. 

— a COLDAJA. — Fed. Corvasa. 

— a CONVERSELLE. — Fed. Con 
versata in Romagna. 

— a CORTENNANO. — Fed. Conrsn- 
naro in Val-d'Elsa. 

— a COZZILE. — Fed. Cossizs. 

— a CRAPIANA. — Ped. Cnariana. 

— a CULIGNOLA. — Fed. Curioso. 
ta nel Vald'Arno pisano. 

— a FABBRICHE. — Wed. Farsarcaz 
mi Ganracnana. 

IACOPO ( SS. ) » FILIPPO a FER- 
RUCCIA nella Valle dell'Ombrone pi 
stojese.— Villa con chiesa plebena situata 
nella Com: Giur. e circa 3 migl. a sett. 
di Tizzana, Dice. di Pistoja, Comp. di 
Firene. 

Ebbe origine cotesto nomignolo di 
Ferruccia da una donna pistojese chis- 
mata Afonna Ferruccia, la quale con suo 
testamento dei 7 dicembre 1385, fatto nel! 
territorio d'Agliana, ordinò di esere sep- 
pellita nella sua chiesa de' Ss. Jacopo e 
Filippo, chiamata lo Santo di Monna 
Ferruecia, nel territorio di Vignole con- 

Ancheunistramentodei 15 genn. 1396, 
relativo alla compra di un pesso di terra 


IaCO 


acquistato dagli operai della società di 
Maria vergine, dichiara questa società 
Rosta nella chiesa de’ $. lcopoe Filippo 

nominata /o Santo di Moana Ferruccia 
di Vignole. (Anca. Dir. Fion. Carte del 
Pescovato, e dei PP. Serviti di Pi. 
stoja).—Ped. Fraavocta, s Vicwota nella 
Valle dell'Ombrone pistojese. 

IACOPO (S.) a FEZZANA. — Fed. 
Faztaxa 0 Fassaro in Val.di-Pesa. 

— a FILETTO. — Fed. Fierro ia 
Val-di-Magra. 

— a FRASCOLE. — Ped. Faascoss. 

— a GALLICANO. — Ped. Gauy 
cao nella Valle del Serchio. 

— a GAMBASSI. — Ped. Gamzacn. 

— a GRESSA. — Ped. Gansea. 

— a IMPIANO. — Fed. Ixrtano. 

— 4 LONGONE. — Ped. Loscore. 

— a LUGLIANO. — Fed. Luezsaro. 

— a MANDRIOLI. — ed. Maxparui. 

— a MASSAROSA. — Fed. Mamanona. 

— a METATO. — Ped. Caraccionze. 
sro  Mrraro. 

— a MOCCIANA. — Ped. Mocciana. 

— a MODINE. — Ped. Mopine. 

— a MOGGIONA. — Fed. Moaciona. 

— a MONISTERO D'OMBRONE. — 
Ped. Monterano »'Oxzzoss, 1 Besassersa 


( Mowsyzzo petta ). 

— A MONTE-CALVOLI.— ed. Mos- 
ma-Catvot: nel Val.d'Arno inferiore. 

— a MONTE-CARELLI. — Wed. Mos- 
qu-Canezu. 


Mosra-Casreti. 

— a NAVACCHIO.—Ped.Navacono. 

— a ONTANETA. — Fed. Oxranzra. 

— a ORTICAJA. — Fed. Oxricasa in 
Val-di-Siere. 

— a PEDONA. — Fed, Pasona. 

— a PIETRAFITTA. — Wed. Prxrna- 
vrrra del Chianti. 

—a PODENZANA. — Fed. Pos 
sasa nella Val-di-Magra. 

— a POLVEROSA. — Ped. Jacorino 
(S.) rn Porvazosa. 

— a PONTEBOSIO. — Wed. Posrs- 
sosto nella Val-di-Magre. 

— i PONZANO. — Fed. Ponzaro in 
Val.d'Elsa. 

— a PRATOLINO. —Ped. Paaroczzo, 
e Fasnotiazo. 

—a IGNANO. — Fed. Por» 
euaso nel Val.d'Arno inferiore. 





IANE 
IACOPO (S.) a QUARTAJA. — ed. 
Quastasa. 


— 1 QUERCETO. — Zed. Queacaro. 

— + RECGELLO, — Fed. Rscossro. 

— a RIO. — Ped. Rio ni Tarvozro. 

— atta SAMBUCA . — Ped. Samoa 
ia Val-di-Pesa. 

— 11 SANTO. — Fed. Suxro in Val- 
diblene. 


— a SCARPERIA. — Ped. Scanranta. 
— 1 SOLATA. — Fed. Soara. 


— a SPICCHIAJOLA. — Fed. Sexc- Com 


nuora. 
— a TAENA. — Ped. Tann. 





— a TRECENTO. — Fed. Tazcasro. 
4 UZZANO. — ed. Uzzano im Val- 


— 1 VILLANUOVA. — Fed. Vira 
tvova in Val.di-Siere. 

—a VOLTIGGIANO. — Pod. Vir. 
nesuso in Val-d'Elsa. 

IACOPO ( BORGO pa S. ) — Ped. Ac- 
quaviva (S. Iacoro m ) e Livonso. 

IANDAJA nella Valle dell’Ombrone 
pistojese. — Contrada che diede il nome 
a un comunello dell'attua comunità del 








€ circa 5 migl. a lev.di 
Firenze. 

Ul comunello d'Iandaja nel 1551 con- 
Uva 231 abit. — Fed. Moxrate. 

IANELLA, o GIANELLA.— Due ville 
fortano questo vocabolo; una di esse 
tall'Istmo del Zombolo nel lembo occi- 
dentale dello Stagno fi Orbetello, Com. 
Giur. e cirea un migl. 
da quella città. L'altra 
è posta nel Val d'Arno î ica € diede 
il titolo alla ch. . Michele a Janella 
nella ia 
Piviere di S. Maria ® Limite, Com. di 











1ERA sai 
Vinci, Giur. di Cerreto.Gaidi, Dioc. di 


Juno (S. Donato 1)— od. Aestamo im 
Vab-d'Ela. 
JANO nella Valle dell’ Ombrooe 

stojese.— Vill. coa ch, parr. (Se. 

€ Lacia) nel pie, di 5! Gio. Betista în 
Val-di-Bare, Com. di Porta S.Marco, Giur. 
Dioe. e circa 4 migl. a gree. di Fistojs, 

di Firenze. 


siede in costa sui Delegati 
no la vallecola del tore. Bars da 


della Brona sopra Candeglia. 
La parr. de'SS. Martino e Lucia a Ja- 
no nel 1833 contava 365 abit. 
JAVELLO (MONTE ), detto 
GIAVELLO, o CHIA' 


da maestr. a si spe e separa le comunità 
di Cantagallo e di Prato, poste nella Valle 
del Bisenzio, da quelle del 1 Montale e di 
Monte-Murlo, Fregi nella Valle dell'Om- 
brone pistojese. 

Nel tempo che i conti Alberti signo 
reggiavano sul fianco settentrionale del 
Monte-Iavello, i conti Guidi dominava. 
no nella pendice meridionale dell’istesso 
‘monte sino alle sue propagini estreme. 

Con tutto cio sembra scevro di ogni 
fondamento il discorm è di Ricordano Ma- 
Jespini (Zstor. Fior. Cep. LXXI.) ripe- 
tuto da Gio. Villani tt: ‘ronica Lib. IW. 
C.26.), quando si dava a credere, che i 
Pratesi la prima volta che si ribellarono 





late, ed'erano fedeli dei conti Guidi ec.— 
Fed. Puuro città. 

Ti fatta menzione del monte Chie- 
vello in una membrana dell'Arch. Dipl. 
Fior. a| alla badia di Vajano. 
È un atto di donazione del gennaio 1138 
che due fratelli da Castiglione di Val di 
Biensi fecero al Mon. Fino 

ue li terra, uno dei qual pedri 
Atioliglio eV l'altro a Chievello. 

JERA nella Val-di-Magra. — Ces. con 
ch. parr. (S. Martino) nella Com. od ex- 








572 IGRO 


feudo di Treschietto, Giur. di Aulla, Dioc. 
di Massaducale, già di Luni-Sarzana, Duc. 
di M 

È from lo in monte presso la vetta dell’ 
Appennino di Mont Orsajo, ed era una 
delle popolazioni e castelli facenti parte 
dell’ex-marchesato di Treschietto.— ed. 








Tusscnerto. 

La parr. di S. Martino a Jera nel 1832 
contava 257 abit. 

JERUSALEM (S.).— Fed. Gevsaran 
(S.)e Ginsoà (S.) . 

JESA in Val-di-Merse.— Vill. compo- 
sto di sette casali i seguenti no- 
maignoli : Cerbaja,Ze-Case, Contra, Jesa, 

iglioni e Solaja, vutti della 
chiesa battesimale di S. Michele a Jesa 
nella Com. Giur. e 14 migl. a ostrodi So 
vicille, Dioc. e Comp. di Siena. 

Risiedono tutte le ville sul monte a 

dell'alto poggio delle Serre di Pe 
triolo fra il fi. Merse e il torr. Farma: 
l'ultimo dei quali dal lato di ostro lam- 
bisce le falde del poggio d'Jesa e sue 
ville. 

Il territorio di Zesa confina a maestro 

uello di Afonticiano; a sett. con il 
popolo di Tocchi; a lev. con quello delle 
Serre al Santo e di Gamberucci; 
con Peri, mediante il torr. Ferma; è sa 
ostro con la tennta, già popolo di Bela- 

&ej0;ed a pon. con Torniella e Scalvaja. 
SLI mertbrana del convento di S. Ago. 
stino di Siena, del 1 aprile 1338, rammen- 
ta la contrada di Gamberacci e del Bayno 
4 Petriolo confinante con la via che và 
alla villa d'Iesa. 

Nel 1071 la Rep. senese destinò in 
Tese an giusdicente minore dipendente ti; 
dal Potestà di Siena: ma più tardi tale 
friuriedizione, fa riunita alla poteste: 

'ari nel civile, e nel criminale al Vica- 
rio R. di Monticiano. 

La chiesa plebana d'Jesa è di libera 
collazione dell’ Arcivescovo di Siena. — 
Esse nel 1833 contava 415 abit. 

seno nella Valle dell'Ombrone 

















comprese nel 
Piazza del piviose di Reendeglio, Com. 
Porta al Borgo, Giar. Dioc. e circa migl. 
4 a sett. di Pistoja, Comp. di Firenne. 
È sitoata in collina alls destra del fiu- 
me Ombrone di froute al ponte di San 
Felice. — Cotesto grandioso fabbricato fu 








ILAR 


cretto ad uso di villa verso il 154521pre 
del cardinale fiorentino Roberto de' Puc- 
ci, in tempo che era vescovo di Pistoja 

Vi fu chi, favoleggiando sull’etimolozio 
di questo nome Zyno, sospettò che il tto. 
£0 medesimo traesse l'origine dal fuoco 
socro delle vergini Vexali, le quali sino 
dai tempi della Rep. Romana, ed anche 
iunanzi la battaglia di Catilina poiessero 
avere abitato costà un asilo sacro alla Da 
Vesta. — Wed. Fionav urti, Memorie isto 
riche della città di Pistoja. 

ILARIO (S.) 1 CAMPO. — Fed. Can 
#0 (S. Ianio m). 

— a COLOGNORE. — Fed. Cao 
cuonz in Val-di-Sieve. 

— a COLOMBAJA.—Fed. Comu. 

— a GALEATA. — Ped. Garni. 

—a ISOLA. — Fed. Isora in Val 
d'Arbia. 

— a LUNGAGNANA.— Fed. Luce 
orana in Val-d'Flsa. 

— a MONTEREGGI. — Ped. Kom 
noe: Fiesole. 

— a ONETA.— Ped. Oxxna. 

— a PITIGLIOLO. — Ped. Femsuo 
to in Val-d'Ema. 

— a SETTIMO. — Fed. Serro nel 
Val d'Arno fiorentino. 

Inazro (S.) in Sttra-Lowca, nel Val 
d'Arno pisano. — Ciiesa parr. cl e fu da 
lapgo tempo antessa alta lare di S lo 
renzo a Pagnatico nella pieve di $.C> 
sciano a Settimo, Com. e circa migl sa 
pon. di Cascima,Giur. di Pontedera, Dioc. 
€ Comp. di Pisa, da cui era 6 migl.a let. 

La chiesa e comunello di Selre-Longe 
giaceva lungo la strada R. pisana fra Set- 








imo, Casciavola e tico. Essa chiee 
nei ci secoli XIH e XIV era di padronalo 
dei monaci Cistercensi di S. in 


Orticaja, e di S. Michele alla Verroua. 
Un istramento del 1170 pene 
alle monache di S. Lorenzo elle Rivolie 


di Pisa, ora nel R. Arch. Dipl. Fier.fu 
rogato in Selva-Longa, luogo cetto Pe 


gnatico. 
Nel medio evo la Selra-Zonge coprire 
pera 







carta del 1041, appari: 
S. Miebele in Borgo di 
alcune terre poste in Se/va-Zoage, ii 
eo detto Codali, presso la chiesa di S. Ber- 
tolommeo a Moroni. Nel 1089 (8 aprile) 


IMPI 
il nobile pisano Erizio del fa Erizio donò 
ui canonici della cattedrale di Pisa, i quali 
viverano allora regolarmente, alcuni suoi 
beni situati in Pagnatico, a Selva-Zonga, 
a Musigliano, a Scorno, a Cucigliano e 
a Lugnano. (Auca. Die. Fion. /oc. cit.) 

ILARIO (S.) DI TITIGNANO.— Ped. 
Tinesuso nel Val-d'Arno pisano. 

ILATRO, nel littorale della Cecina — 
Piccolo scalo posto fra il Forte di Bihbo- 
ma e la Bocca di Cecina. Esso ha tolto 
il nome da! borro Z/atro che, rasentando 
il tombolo fra il fosso delle Tane e quello 
della Cecinella, corre quasi parallelo al 
litorale ed alla strada R. Maremmana, 
nella Com. e circa miglia 3 a lib. di Bib- 
bona, Giur, di Guardistallo, Dioc. di Vol- 
terra, Comp. di Pisa. 

Ebbe lostesso nomignolodell’accennato 
borro un'antica chiesa denominata S. Bia- 
gio de Ilatro, la quale iusiemo con la sua 
corie o distretto, nell'anno 1004, fu dona- 
ta alla badia di S. Maria di Serena pres 
to Chiusdino dal conte Gherardo figlio 
di altro conte di simil nome della nobile 
stirpe dei conti della Gherardesca ed. 

Comunità. 
ILCETO (MONT*)}—ed. Moxr'Atcero. 
ILCI. — Fed. Ezci, Etc, Leccio, e 


ILCINELLO (MONT")— Ped. Mor 
Avanzo, 
ILCINO (MONTE) — Ped. Mowrar- 


oso. 
ILICETO.— Ped. Laccero. 
TUBROGIANA.— Fed. Amsaocrana. 
IMBUTO (MULINO pasc') nel Pal- 
d'Arno aretino. Ped. Anzo, e Monta s0- 
Rossore. 


na 
IIPIANO (Cast.de in Plano) nel Val- 
d'Arnoaretino. — Cas. con ch. parr. (SS. 
Jacopo e Cristofano d'mpiano), al quale 
è stato annesso il popolo di S. Andrea a 
Mortarfoni, nel piviere, Com. e circa 
nigl.1 $ a scir. di Laterina, Giur. di Mop- 
tevarchi, Dioc. e Comp. di Arezzo. 
È situato sulla ripa sinistra dell'Arno 
sie boo o della gola denominata la Fat 
Inferno, dirimpetto al ponte 
Romito, altrimenti deito della Palle. 
_La memoria più antica che mi sia dato 
di poter riscontrare, dove si rammenti la 
Villa di Piano nel piviere di S. Cassia 
no di Campavane, ossia di Laterina, è un 
istramento del febb. 1074 rogato in Arez- 
va 














IMPR 873 


20, e ap; to alla badia di $. risi 
in Alpi. Trattasi in esso di una dona- 
zione che due coniugi fecero al monaste- 
ro predetto di un pezzo di terra di loro 
proprietà situato nel piviere di S. Cas- 
siano di Campavane nella villa denomi- 
nata Piano. 

La chiesa 6 spedaletto di S. Cataldo al 
Ponte di Valle erano nel popolo della par- 
rocchia di Piano, il di cui parroco nel g 
giugno 1372 a nome dell'abate di S. Tri- 
nite in Alpi mise in possesso di quell'o- 
spizio il rettore della chiesa di S. Pietro 
di Sopioro compresa nello stesso piviere 
di Laterina, ossia di Campavane. — (Ax 
cu. Diet. Fion. Carte della Badia di Ri- 


» 
Ur parr. de' SS. Jacopo e Cristofano a 
Impiano nel 1833 aveva 375 abit. 
RUNETA, già in Pinera, in Pi 
wir4, in Pinzro fra le vallecole dell’Ema 
e della Greve.— Grosso Vill. con antica 





liato di alberi, stato coperto da una 
fineta che diede il notice villaggio d'a 
pineta, ora Impruneta. Il qual villaggio, 
se non ripete la sua origine, certamente 
deve il suo incremento e la sua 
rità alla costante devozione dei fedeli ver- 
so una miracolosa immagine della Ma- 
donna, che venne da molti secoli indietro 
ritrovata nel luogo dove si edificò la chie- 
sa plebana. Fu questa costantemente pro- 
tetta dalla potente casa de Bondelmonti 
già signora della contrada, ed a cui si devo 
il grandioso, devoto e ben adorno tempio 
che ivi si ammira. 

Il villaggio dell'Impruneta è un com- 
plesso di varie borgora staccate le une dal- 
Je altre, lungo le quali per diverse dire- 
zioni trovansi altrettante vie che sboccano 
nella vasta piazza della devota chiesa; la 
quale è Jovargirodganioi di vi po icara 
tante a quelli separano la val 
dell'Ema dalla Val.di-Greve. 

Per quanto la pieve dell 
debba contarsi fra le più cospicue 
tusie chiese sottomatrici della diocesi fio. 
rentina, pure non riescì al suo erudito 
illustratote Gio. Battista Casotti di tro- 

Fi) 





574 IMPR 

puo documenti ud cose relativi. che pes 

seno dirsi anteriori al secolo XL 
Avvegnasbò la cb. di S. Maria dell’Im- 

di tutto ia 


fu Gottifredo all'altare di $. Gio. Evan. 
Gelista eretto nella pieve di S. Reparata 
a Firenze, è innanzi stalo conse- 
Grato da Ti vescovo di Arezzo. — Si 
della stessa chiosa in 

ario iioto de è legito reti e senbea 
che appelli all'anno 0054 l'iscrizione in ca 
marmo csistente nella facciata del tempio 
medesimo, nella quale fu indicata l'epoca 
della sua consacrazione fatta da Umberto 
cardinale di Selva-Candida. — Fu poi 
eslebrato nella stessa pievo di S. Marie 
in Pineta ea istramento, nel di 13 no- 
vem. 1074, relativo ad una certa divisio 
ne di beni. ( Ancs. Dyrt. Fios. Bodio di 
Passignano). 
Sono note abbastanza le bolle dei poo 
telici Adriano IV (anno 1356) è Nicco 






beni, e nominatamente la giu- 
risdizione e tributi che loro dovevano i 
Mil nie Cell'Inprezite cossa 
vo si 
succursali, state riunito in 16, ob 
tre la chiese — Attualmente il 
suo territorio confina dal lato di sett. com 
31 piviere di S Pietro a Ripoli è con lo 
chiese suburbane della cattedrale di Fi 
reaze; da maestro a pon. avvicina il di- 
stretto dal piviere di S. Aleandro Gie- i 


5 da poa. 3 estro confina com il pie no, 


Ci ria din 
a lev. con quallo di S Cresci a Monte 

sulla Greve; a lov. con le pievi di 
@ di S. Miniato di 








dine Miano da Pro i Doglia; 
». 8. Stefano a Possolatico; 3. S. Pietre 
È Montebaeai, giù detto di Mulier male; 


4. S. Martino a Bagnolo; 5. S. Pietro in li 


Terusalem, volgarmente chiamato S. Ger- 
solà; 6. S. Andrea a Zujano con l'annes. 
so di $ Romolo de Berti; 7.8. Mi $. Miniato 

a Quiatole; 8.S. Gristeloro a Strada; 9: 


S, li dell'Opera; a 


TMPR 


Giorgio a Ponto; 16. S. Giusto a Mar 
nare, cosia a Ema, cca l'annesso di S. 





tino a Cofferi; 16. $ Michele” a Nizsano, 
traslatato nel 3791 nell'oratorio del Cro 
cifisso a Montoriolo. 

Le bolle pontificie di sopra accenzate 
mummentano due altre chiese: quella di 
8. Stefano a Bifonica, già romitorio, ed era 

cappella semplice nella perrocchia dell’ 
Tmpraneta: e l’altra è la chiesa di S. Pie 
tro a Montecchio, della esistono i 
raderi insieme coo quelli del rovinato ca 
Mielletto omonimo a sett. ed un terzo di 
mig ci lmpruneta. 

LI sentore di tile im za il bene 
fisio dei pievani dell'Impraveta, che mat 
te volte fu chiesto ed oitenuto i 
menda da vescovi e da cardinali; el'isto: 
cafone die gi e 











Ma più 
oto dll cirtataate critiche, perle que: 
li paletti lecci 
si , 0 per disavventere di pe- 
ae fe degli i 

ebbe ricorso alla miracolosa Im- 


Con istrumcate cel nella pieve 
del dì a marzo 1431 (e 
nmativitate), fa dato il possesso al nuove 
settore di una cappellania ivi fondata dal 


pertanio risalta, 
che la pieve dell Impruneta sino d’allo 
ra aveva un capitolo di cappellani, i quo 
iveeno vil Fegolare e conenica per ul. 








sese di ci di e 
Gui istituzione, 


IMPR 


tosto che creata, venne riformata con una 
le del Pont. Giulio II, nell’ 






famiglia magnatizia de' Buondelmonti, 
patrona antichissima della pieve c di qua- 
si tutte le cappellanie e parrocchie del 
suo vasto circondario. 





Vero è, che uno dei suoi pierani, e nel Com. 


tempo stesso Vesc. di Volterra, Antonio 
degli Agli nobile fiorentino, durante la 
sua amministrazione ( dal 1439 al 1477) 
si vaole che impî più di tacco fio. 
rini d’oro in Lincizio della ch. dell'Im- 
pruneta. È altresì vero, che mediante la 
vendita delle ricche suppellettili, lasciate 
nel 1593 per legato dal Cav. Francesco 
Bueon!elmonti, la restaurazione del tem- 
pio dell'Impruneta potò essere portata 
qui.i a quel punto medesimo, iu cui st 
tua'mente la si vede. 
Finalmente nel 1634 la sua facciata fu 
adornata del Rortiooa spese della Confra. 
ternita delle Stimate di Firenze. 











po si all'Impruneta nei tre gioroi 
dopo la festa diS. Luca, e la cui rappresen- 
danza è stata luata dal no'o, bizzar- 
ro balino d'/acopo Callot, che con ma- 
ravigliosa maniera l'intagliò in ramo. 

Con solenne fanzione nella terza do- 
ica di luglio dell’anno 1834 l'Arciv. 
. di Firenze Ferdinando Minucci dichiarò 

la .pieve dell' Impruneta collegiata. pre- 

pesitara con g cunonici, 3 sostituti e la 
ità del preposto pievano, dopo 
fu letto dal cancelliere arcivesco- 
vile il brevea ciò relativo del Pont. Gre- 
gorio XVI dei 7 giug. antecedente. 

Nella qual eircostanza nell' istrumento 
di concessione fu rammentato, che la Pie. 
vo dell'Impraneta era stata decorata del 
titolo di collegiata sino dall'auno 1469 
con breve del Pont. Paolo II, per quanto 
a quel breve non fosse stata data eseca- 
rione per mancanza del consenso de’ le 
gittimi patroni della chiesa plebena e del- 
Je cappellanie dell'Im 

N villaggio dell’Impraneta nei tempi 
della Repubblica fioreatina dava il no- 
me, insieme con il Galluzzo, ad una Ze- 














INCI 875 


ga delle milizie di contado » al una del- 
le Potesterie suburbane della capitale. — 
Ved. Garruzio Comunità. 

La parrocchia «li S. Maria dell'Impre- 
neta ta 1833 comprendere 2592 abit. 

INCASTRO,0 INCASTRO (S. GAU- 
DENZIO att’, 0 4) in Val-di-Siere.—Cas, 
e pare. dove” fa piccola badia nel 
pieviere li S. iano in Padnle nella 
Giur. e quasi due migl. a sett. di 
Vicchio, Dioc. e Comp. di Firenze.— Ri- 
siede su di un risalto di poggiu che for- 
ma perto dello sprone dell'ag nino di 
Belforte fra i torrenti pai la e Muc- 
cione. 

Innanzi che la chiesa abaziale dell'In- 
castro divenisse padronato dei conti Gui- 
di, confermata loro dagl’ imperatori Ar-. 
tigo VI e Pederigo II, il castelluceio del- 
l’Incastro dipendeva dai vescovi di Fi- 
tonze, alla cui mensa appartiene Luttora 
Ia collazione di quella cura. Derivò in 
pr eiò da una permuta di beni fatta 

l'abate e monaci di Zoncastro ed il 
vescovo Sottifredo per contralto dei 















Li 19 aprile 1986 assistà al sinodo di 
Firenze il rettore della chie di $. Gan 
deuzio all’Incastro, la cni parroochia nel 
1833 contava 118 abita: 

Incuota, 0 Intinotd.— Wed. 

INCISA, ANCISA,e talvolta LANCISA 
(Ancisa)nel Val-d'Arno superiore. Bor- 
£0 con sovrastante castello, e chiesa parr. 
($. Alessandro, una volta $. Biagio) stato 
eapo-luogo di Com. e Giur. prima unita. 





mente alla Com. di Cascia, poi solo, fin- 
chè nel 1828 fa riunito all: Com. e Giur. 
di Figline, nella Dioc. di Fiesole, Comp. 


di Firenze. % 

Trovasi l'Incisa sulla sinistra dell'Arno 
dirimpelto nd ‘una torre e ponte di pietra 

della così detta Gola dell’Za- 

dalla quale fa creluto che potesse 
derivare il suo nome (ad sara incisa): co- 
mecchà il lungo e tortuoso tratto, per il 
quale passa Taro dall’Incisa fino al Poo- 
tassieve, altro non sia che una rosura 
rata dalle acque correnti fra la serra 





576 INCI 


poggi che scendono dalla Vallombrosa, 
dal Moate alle Croci e da Monte-Scalari. 
La stessa chiusa separa il Valdarno su 

dal Valdarno di Firenze, e mo- 
stra visibilmente la corrispondenza che 
mna volta esisteva fra gli strati dell'una 
« l'altra ripe. 

All Incisa si riuniscono le due strade 
regie di Arezzo, l'antica che da Firenze 
per il Bagno a Ripoli sale all'Spparife, 
attraversa il poggio di $. Donato in Col. 
lina e di Torre a per scendere al 
Pian della Fonte, vecchia mansione ed 
ospedale l'Ineisa, a 15 miglia da 
Firenze. L'altra è la via postale che dalla 
Porta alla Croce percorre lungo la ripa 
destra dell'Arno passando per Pootassie- 
ve, S. Ellero, davanti a Rignano, e quin. 
di varcato l'Arno sul ponte di pietra di 
fronte al borgo dell’Incisa, và a riunirsi 
costà, dopo lia di cammino, alla 
vecchia strada aretina. 

Una delle rimembranze superstiti del 
castello di Anciza trovasi in un istra- 
mento del 18 febb. 1135 appartenuto al- 
I'abbadia di Montescalari, rogato nel ca- 
stello dell’Ancisa, che fino d'allora esi- 
steva, e forse corrispondente a quello 
che porta tuttora il nome di Castelvec- 
chio, ch'è poco distante dalle mura castel- 
tane sopra il borgo attuale dell Incisa. 

Avche iu una bolla del Pont. Anasta- 
sio IV, spedita li 30 dic. 1153 a Rodolfo 
vescovo di Fiesole ( colla quale conferma- 
va alla sua mensa le chiese plebene, i mo- 
masteri della diocesi fiesolana allora esi- 
stenti è molte altre possessioni ) furono 

ficate anche le sostanze che i prelati 
i Fiesole avevano nella corte, o distretto 
dell'Ancisa. ( Uouziu in Episc. Fesul.) 











La rocca del sa fa edificata sopra 
{1 Borgo a guisa di battifolle, nell’anno 
1033, dalle Rep. Borentina, fa difesa di 


quell'augusta foce, non solamente per te- 
nere a freno i Pazzi, gli Ubertini di Ga- 


ville, i Ricasoli ed altri nobili di con- gio dell’ 4; 


tudo nel Val.d'Armo superiore, ma affin- 
chè rimanesse sempre aperta la strada di 
poter far guerra ai nemici domestici che 
signoreggiavano troppo dappresso alla 
stessa città. 
Nel 1312 di sett. al cestello dell’Incisa 
secorsero da Firenze popolo e cavalieri 
chiudere il del ponte e castello 
dell'Incisa sll'Imp. Arrigo VII, mentre 


INCI 


da Arezzo marciata con numetoso eserci. 
to contro i Fiorentini. Le genti imperiali 
di prima giunta si accamparono nel pi» 
no dell' Incisa sull’Zsola, che allora esisie 
va in mezzo all’Arno, la quale appellare 
si, come tuttora quel luogo si spell, dl 
Messule.— Ped, Frisa, e Zsora sar 
Mrzsvrs. 

Quindi reggendo, che l'oste fiorentina 
non voleva avventurarsi alla battaglia, 
T' esercito ghibellino si mosse di là, e per 
angusti passi valicando i poggi di sopra 
all Incisa, di costà assalì € mise in fuga 





quei soldati della repubblica cho gli si 
fecero innanzi, seguitandoli con la spedî 
alle reni inéino nel borgo dell'Incise. La 





suoi due migl. sotto in un luogo, chiam»- 
to da Leonardo Bruni, Borgo del Padale, 
dende la mattina si mosse verso Firenze, 
nella filucia d’impadronirsi della città 
senza contrasto, mentre aveva lasciato il 
nemico come asseliato e impaurito der- 
tro il castel dell Incisa. —(G. Vacua, 
Cromio. Lib. 1X C. 46). 

Assai ggiore fa il danno e lo sp 
vento de' Fiorentini nel 1356, allorchè i 
Pisani cou le compagnie degli avvento 
rieri Inglesi, essendo penetrati sino nel 
Val.d'Arno superiore, assalirono, presero 
il passo dell'Incisa, e cacciaron di là i Fie- 
rentini. I quali trovandosi senza capit» 
no, morto a Figline, noa difeo- 
dersi meglio, nè cuntamente patteggizrela 
propria salvezza, nè quella degli abitanti 
dell Incisa, il coî bego in Ri 
fa posto a ruba e.in famme dai vincitori. 

Il castello, 0 borgo dell'Incisa sino dal 
secolo XIII formata corpo di comusità, 
e già nel 1337 aveva i suoi particolari 
statuti. Ciò apparisco da una delibera 
zioni arzo di detto anno, per cai 























ieri e 
rrocchia di S. Bia- 
i chiesa esistera 
tosi a suono di campe- 
na nella casa comunitativa tenuta a pigio 
ne, a forma dello statuto speciale, elesse 
in sindaco Michele del fa Buti di detto 
popolo e comune, ivi presente e accettan- 
te, afiuchè prendesse iv affito dai monaci 
della Badia di Montescalari, siccome egli 
nello stesso giorno eseguì, per conto del- 
la comunità dell'Incisa, un mulino a due 





INCI 


palmenti posto nol fiume Arno presso il 
ponte dell' Incisa (oggi detto il mulino 
delle Coste) a condizione di dover pagare 
a quei monaci un annuo canone di ro 
moggia di grano. etum in castro An- 
cisae prope castellum et ecclesiam S. 





Che 
dell'Iucisa fosse allora, e per molto tempo 
dopo, S. Biagio, lo attestano varii docu- 
menti, uno dei quali del 16 marzo 1333 
appartenuto al Mon. di S. Pier maggiore 
di Firenze; mentre nei secoli posteriori 
fino al XVIII, più spesse volte si ram- 
menta la parr. di S. Biagio all'Incisa 
nelle carte dei Capitani di Porte, e Ufi. 
ciali de fiumi del Dominio fiorentino. 
Alla comunità dell’Incisa erano uniti 
altri sei popoli; cioè Lorri, Cappiano, Ca- 
stagneto, Hontelfi, Morniano e Loppiano. 
Da Loppiano attualmente prende il no- 
me l'antica matrice dell'Incisa sotto il 
titolo de’ Ss. Vito e Modesto, în luogo già 
detto a Scergnano. La qual pieve nel seco- 
lo XIII contava 12 chiese suffraganee; 
1. S. Biagio, ora S. Alessandro all'Zncisa; 
a. Sì Quirico a Montelfi, esistente; 3. S. 
Locenzo a Cappiano, te; 4. S. Ste- 
fano di Alfiano, ignota; 5. Canonica di 
S. Pietro al Terreno, esistente; 6. 
gio a Gaglianella, data nel 1199 alla 
i Fi Giusto di Sn 
















lio, ignota 

esistente; g. S. Cerbone a Castagneto, 
esistente; 10. S.Stefano a Borri, esisten- 
te (forse Îa stessa della soprannominata 
di dlfano); 11.S. Maria a Morniano, di- 
stratia; 13. S. Bartolommeo a Foramala, 





ignota. 
Nell'anno 1786 fu eretta in parr. e în 
pieve la chiesa di S. Alessandro nel borgo 


dell'Incisa, già succursale di S. Quirico + 


a Montelfi, poichè si trova sulla riva si- 
mistra del borro di Chiesa-nuova, il qual 
borro divideva la cura suddetta dalla par- 
rocchi: S. Biagio all'Incisa. 

AJ piviere dell'Incisa fu aggiunta nel 
1807 una nuova parrocchia eretta nella 
chiesa dei SS. Cosimo e Damiuno al 7î- 
vajo dei Frati Francescani. 

Neastello dell'Incisa è celebre per essere 
stata patria dei progenitori di Francesco 
Petrarca, la di cui casetta paterna esiste 
tuttora dentro il castello sovrastante al 
borgo, posseduta una volta dalla nobil fa- 





INNO 877 
miglia Castellani, attualmente dai Braos: . 
lassi dell’ Incisa, 

Dall’Incisa trasse pare l'origine e il 
casato un letterato del secolo XVII, Pier 
Autonio di Filippo Dell'Ancisa, la cai 
famiglia fa consorte di quella dell'im. 
mortale Petrarca. 

Nacque nel borgo dell'Incisa nel 1715 
Angelo Nannoni, che può dirsi il restau- 
ratore della scuola chirurgica toscana. 

Finalmente lo storico Varchi ricorda 
un fatto memorabile accaduto nel 1528 a 
una tal Lucrezia Mazzanti presa dai sol- 
dati dell'Oranges, per esporla alle libi- 
dini di un loro capitano, la qual donna 
con stentagemma potè allontanarsi dalle 
guardie che la tenevano in custodia, e in- 
contaminata nel vicino fiume. 

La parrocchia di S. Alessandro all lu- 
elsa nel 1833 contava 1351 abit. 

INCISA nella Valle del Savio. — Fed. 
Srxvartana pi Baono in Romagna. 

INCISA nella Montagna pislojese. 
Fed. Lancisa. 

INNOCENZA (SANTA) asta PIANA 
nella Valle dell’Arbia. — Piove antica 
con villa signorile nella Com. Giur. e ua 
migl. circa a maestr. di Buonconvento, 
di Siena. 











sero eseguite le opere idrauliche, per le 
nali restò colmata una delle insenature 

li quella fiumana, e nel tempo medesimo 
irenne radrizzata la strada R. dal Pon- 
te d'Arbia a Buonconvento. 

La Pieve di S. Innocenza è nominata 
nella bolla del Pont. Clemente III spe- 
dita nel 1189 a Bono vescovo di Siena. 

La sua canonica conserva il claustro 
come quando i cappellani o viceparro- 
chi convivevano canonicamente col pie 
vano. Nella stessa canonica la sera del 7 
luglio 1538 alloggiò îl Pont. Paolo III al 
suo ritorno dal con di Nizza. 

La villa della Piana, già fattoria, o 
Grancia dell'ospedale della Scala di Sie- 
na, fa acquistata nel secolo XVI dalla no- 
bil famiglia senese de’ Vecchi, alla quale 
attualmente appertiene. 

Doveva essere una volta rinomato il 


IOLO 


vino moscadello di cotosta Piana, tosto- 
ché il pievano di S. Innocenza per patto 
det obbligare: pagare alla mensa 
arcivesonvile di Siena l'annuo canone di 
tina soma di uva moscadella. 

La pieve di S. Innocenza alla Piana 
nel 1833 contava Sgr abit 

INFERNO ( VALLE pete’). — Due 
profonde gole in Toscana sono designate 
col nome di /'alle dell'Inferno, la prima 
è queila che dallo stretto di Fondine, 0 sia 
dell'Imbuto, apre all'Arno il passaggio dal 
contado di Arezzo nel Val-d'Arno supe 
riore, la qual gola si schiude al ponte al 
Romito; la seconda Valle dell’ Inferno 
trovasi in un'insenatura dei monti fra 
Tirli e Castiglion della Pescaja, lungo il 
fosso denominato della Valle. 

Inraaccora.— Pel. Autasocoti, e Gor- 
60 {S. Paoto rr). 

10LO, già ASOLO ( Ajolum ) nella 
Valle dell’Ombrone pistojeso. — Contra- 
da composta «li più borgate, da cni 
dono il nome due popoli, cioè l'a 
pieve di S. Pietro di Ajolo, e la parroc- 
chia di S. Andrea di 4jolo, nella Com. 
Giur. e quasi tre migl. a lib. di Prato, 
Dice. di Pistoja, Comp. di Firenze. 

È posta in pianura presso il fosso di 

Ajalo confluente nell'Onibrone fra Prato 
e le cascine del Poggio a Cajano. 
La memoria più ontica che io abbia 
tuo vedere, spettante ad Ajolo, è un 
istrumeuto inedito del giugno 1055 ap- 
partenuto alla prepositara di Prato, nel 
quale si tratta di terre poste nel vico di 
Ajolo. 

Per contratto de'a8 Dic. 1098 Ildebran- 
dino figlio di Soffredo de Ajolo promise 


878 




















a Ugo preposto del capitolo della cattedra- Fio: 


le di Fistoja di pagare alla soa canonica 
Pannuo censo di 48 denari per tutte le 
terre che egli e il di lai fratello Drudo 
tenevano a livello dalla chiesa pistojese. 

Fu poi rogato, nel maggio 1130, in 4jo- 
In contado di Pistoja, un istrumento re- 
Intivo alla vendita di diverse prese di ter- 
ra. (Anca. Det. Fox. loc. cit. e Carte 
della Badia di Montescalari). 








sale, tette nel distretto di Prato, cambiati 


IPPO 


con altri beni dei contorni di Pistoja. Nel 
quale contratto le terre coltivabili e li- 
dere furono valutate a ragione to 
6 soldi to per ogni stioro, © quello sg- 
gravate di censo livellario , a ragione di 
lire 3 per ogni stajo di fitto. (Ancr. Drrt. 
Fron. Carte del Mon. di S. Bastolommeo 
di Pistoja.) 

La pieve di S. Pietro ad Ajolo è ram 
mentata nelle bolle pontificie state spe 
dite ai vescovi di P'istoja dai Pont. Pa 
squale IT, Innocenzio IT, Anastasio IV, 
Onorio III ec. 

Forse da questo Inogo tras: 
uno dei più antichi scrittori 
volgare, giacchè innanzi il 12,8 traduse 
i Trattati morali di Albertano gindiee di 
Brescia; quel Ser Soffredo del Grazia fi. 
glio di Soffrelo che si dichiare di $. 
Ajuolo nel territorio pistrjese: seppore 
$. Ajuolo non fa una delle villate, la 
cui chiesa parrocchiale era dedicata 
Agnolo, come, per es. $. Agnolo di Pix 
ciea, che per lunga età la Piecedi 
$. Agnuolo, oppure l’altra di S. Agnolo 
alla Piazia. 

IOVA. — Fed. Giona nel Val'd'Arno 
onventinese. 

JOVI, x TOVO..—= Fed. Gevi, e Giovo. 

Irrotiro ($.) 4 Accors, 01m Ansra 
mo. =Ved. Anme, e Manra (S.) a Mowre 

IPPOLITO (S.) a LATERINA. — Fed. 
Larrarna nel Val-d'Arno superiore. 

— a PIAZZANESE. — Fed. Primi 
nasa nella Valle dell'Ombrone pistojese. 

— (PIEVE pr S.) iu Val-di-Magra.— 
Ved. Baoxonz. 

— nt VAL-D' FLSA. — Fed. Casre- 
Fronzermso, e Pievr-Veccnia pr Casno 


















ARATTNO. 

— — pi VAL-DI-PESA.— Pieve an. 
tica, il di cui baltistero è stato di corto 
traslocato in una delle sue chiese suffra- 
ganee (S. Giovanni Evaugelista ) a Moe- 
telupo, Com. e Ginr. cedesima , Dioc. e 
Comp. di Firenze. 

La vecchia chiesa plehana con l'an- 
niessa canouiea di S. Ippolito è situata al- 
la base meridionale dei poggi di Nalman- 
tile presso la strada provinciale tracciata 
sulla destra ripa del fi. Pesa. Il suo pi- 
re abbraccia un'esteso teiritorio fra 
il fi. Pesa e lo stretto della Golfolina, il 
prese di Montelupo e la montnosa cos- 
trada del Malmantile. 

















ISCE 


la di 8. Ippolito ia Valdi-Pes è 
di to della patrizia famiglia dei 
Prescobaldi, la quale, oltre chesveva costà 

iurisdizione, da li vi 
Tusieie ile e sereni. Fa ber detrnio 
ucivescorile dei 25 aprile 1789, ch'eswa 
venne trasferita col Litolo nella chiesa 
di 8. Giovanni Evangelista a Montelupo, 
facendo dell'antica parrocchia plebena un 
annesso del popole di Montelupo con la ri. 
vedenza di un ca) ino cerato. 

Il piviere nel medio eve contava 
16 parrocchie, oltre due spedali. Attual- 
mente trovansi riunite in otte care, cioè: 
x. Pieve di S. Ippoli 
n Moatelupo; a. S. Maria a Marliano, 

S. Andrea 








Coastratole, i 
SES Detto e Biondi 8. Stefano 
a Spicchiello; 3. S. Maria di Sammonta- 
ma con l'annemo di S. Giusto a Petro 
Sano de S. Maria a Pulica cou l'annesso 

S. Gaudenzio a Palica; $. S. Pietro 


ZLaciano. 6. S. Miniato a S. Miniatello, 
ossia a Montelupo; 7. SS. Quirico e Locia 

all'Ambrogiana, ; 8. S. Martina 
Carcheri . Il popolo di 


‘quest'eltima ch. 
parr. con deervio del d gno 1769 fa 
segno vere 'incenzio » 
par vi la soppressa cura di SL 


Ras: Mebiola fa seeembrata dall'an 
tico piviere di S. I io, e unita alla 
chiesa parr. di S. Mi in peni 
entrambe finalmente in al popo- 


di Ciliaule. 


Pietro di Capraja nel di SMI 
niosello trovasi da piaga distret 
to.— Fed. Uonrmoro. 
IPPOLITO ($.) è $. POTO A VER- 
RIO. — Fed. Viano. 
IPPOLITO (SS.) £ CASSIANO. — Pod. 
Casciaso(S.); Casstaso(S.};0 Sax Casctaso. 





rallari i 
dell'Aulla, Dice. di Masso-ducale, già di 
Modena. ij 


Luni-Serzane, Due. di 
Riziede in uno 
dal Monte Orsejo, | 


che si distende 
torr. Monia « Be 


. cata coa le 


frenr. sino alla dialotra del & Magn. — 
dgr LTrla ta uno dei canelloni fe 
dei March. Malaspina di Viltufraa 
<a. — Fed. Vazaranca 
La perr. di S. Gemignano e Iroia nel 
183» noverava aro abit. 


ISCHIA, ora ISTIA »'OMBRONE ( 4- 
schiee Cast.) nella Maremma grosseta- 
ma. — Cast. in grin parte diruto con sn- 
tica piero ( (S. Salvatore) nella Com, Giur. 
Dioc.e Comp. di Grosseto, della qual città 
è circa 4 migl a groc-iev. 

Risiede a più delle ultime diramazioni 
orientali del poggio di Mossone sulla ripa 
destra del fiume Ombrone, ta dove si at- 
traverse in navalestro per continuare l 
strada R. da Grosseto a Scansano. 

Una delle memorie più antiche del ca- 
stello d'Zstia di Roselle, @ dei signori 
che vi ebbero podere, conservasi fra lo 
dell'Arch. Arciv. lucchese. È 
n istrumento celebrato in Lucca li g ott. 
dell’ 862, col quale il conte lidebrando fi- 
glio del fu Heriprando conte di Marit- 
tima, (l'amicissimo del potente March. 
albecto) conii di ini prmaneGeremata 
vescovo di Lucca stabilì di fare una per 
muta di beni di sua proprietà contro al 
tre possessioni che la cattedrale di Lac- 
ca teneva nelle Maresme, cedendo la cor. 








- teele case di sua pertinenza poste nel luo- 


fo di Cammiano, porzione dell'ersturio 
di S. Maria situato a Zazioro ed il pe 
dromato della chiesa di £. Maria a Tore. 
glio im Valdi-Lima. Dall'altra porte il 
Vescovo di Lucca rinunziava aldi lui fra- 
tello altri beni della mense vescovile lee 
chese, fra i nali la corte è casa domni- 
posta nellaoge di Muc- 
giano val territorio di Soana, ed il giu- 

della chiesa di 4. Eusebio e 


tempo innanzi teneva a titolo di 
brain pnt impara poi 
Ildebrando ricevè dal vescovo Geremia i 





380 18CE 

stro Bludovions Imperator direatt missos 
suos, idest Teudilascius diaconus et cap- 
pellano , et Teudimondo vesso ipsius Ci- 
saris , qui ambulaverunt cum alios bonos 
ei credentes homines, atque renuntiave- 
runt nobis secundum legem , etc.'( Aucu. 
Axciw. Looca. e Memorie per servire all 
Istoria del Zucoto di Lucca T. V.) 

Ignoro, se grazia di tale permuta 
i conti Aldobrandeschi di Sovana co- 
inciassero sd acquistare un qualche do- 
io in Ischia, al che questo castel- 
lo insieme con Roselle fa poi rammentato 
fra i molti feudi della casa Aldobrande- 
sca nelle suddivisioni accadute nel seco 
lo XIII fra gl'individui delle duo dira- 
matiopi di quella dinastia, cioè, dei conti 
rep e dei conti di Sovana; comec- 
chè la signoria feudale d'Ischia, al pari 
dell'altra di Roselle, sino dal técolo XII 
si trovi costantemente appartenente ai ve- 
scovi di Grosseto. 

Una prova, che Ischia d’ Ombrone pen 
tasse ai suoi vescovi l'abbiamo nella bol- 
la di Clemente III al vescovo Gualfredo, 
coi venne confermato tutto intiero il ca- 
stello d'Ischia: Castellum de Ischia inte- 








gre cum ecclesiis, curte et districtu suo, di 


aquis, piscariis et molendinis, et quic- 
quid edificii est, vel proveniri potest in 
Aumine Umbronis , infra curtem, et di- 
strictum praedicti castri et in Lacu Ber- 
nardi , et guicquid juris a praenominato 
Auvio juste ab Episcopo poterit jure do. 


poi a Roselle la stessa bolla 

gerarca di Grosscto gli avan- 
si di Roselle, che non appella più città, 
ma Costellum de Rosella cum curte, et di. 
strictu suo, praediis, pratis, pascuis, rivis 
et unicersis possessionibns suis , et guic- 
quid juste, et rationabiliter habes in Ca- 
monica de Roselle, videlicet medietatem 
omnium testamentorum, et circa nomina 
pensionis singulis annis decem solidorum, 
et albergarias duas generales cum vigiati 
quinque equitaturis, et speciales quantas- 
cumgue cum septem vel octo eguitaturis 
per annum recipere volueris. 

Dalle ultime espressioni sembra appari- 
re, che Roselle a quell'epoca non fosse pri 
ibitanti e di abitazioni. Nè lo fu mol. 
i dopo, tostochè nell’ Arch. diplo- 
metico di Siena conservasi un mandato 
di procura dei 27 sgosto 1387, col quale 








1SCH 


il consiglio degli uomini di Bosefle, ch 
tenuto il consenso da Fra Bartolommeo 
vescoro di Grosseto loro Signore, cless 
in sindaco Guiduccino di Pazzetto (lb 
stesso uomo che 12 giorni innanzi era st- 
to eletto in sindaco dagli abitanti del ca- 
atello d'Zschia ) per autorizzarlo a stipe- 
lare un atto di accomandigia colla Repub 
blica di Siena. —(Axca. Dirt. Sax. Ho 
leffo dell'Assunta). 

Taofatti, che il distretto del cast. d’Ischia 
fino d’allora stasse unito a quello di Ro. 
selle, lo dimostra un altro documento del 
1262, quando furono stabiliti i confini 
fra quei due comunelli ed il distretto di 
Grosseto, mediante un atto celebrato li 
g luglio dell’anno 1262 in Ischia nel pe 
lazzo episcopale. ( Ximexrs, Z. ame dell 
Esame, 380). 

Già dissi all'art. Gnosezro (Vol. II pag. 
539 ) che il vescovo di questa città con 
istramento del 30 aprile 1238 aveva po- 
sto sotto l'accomandigia della Rep. seno 
se i suoi castelli d'Ischia e di Roselle. 
Per effetto della quale accomondigia, al- 
lorchè l'esercito senese (anno 1259) ri- 
conquistò la città di Grosseto con i peesi 
quella Maremma ribellati al partito 
fpibellimo, € imperiale, i Signori Nove di 

iena ad istanza del vescovo grossetano 
fecero significare al conte Giordano e agli 
altri capitani dell'esercito della lega impe- 
riale, che avessero proibito ai loro soldati 
di recare danni ai mulini e case d'Ischia. 
(Asca. Dire. Sax. Consigli del Popolo). 

Dopo la terza impresa di Grosseto, fatta 
dai Senesi nell’anno 1266, i reggitori di 
quel governo deliberarono di far conse 
gnare la rocca d'Ischia in custodia del ca- 
pitano del popolo senese; comecchè per 
il civile rendesse ragione ai ni n 
potestà a nome dei vescovi. È opera di 
questi ultimi la torre d°Istia contigua ad 
ut vasto palazzo diroccato, dove una volta 
i prelati grossetani tenevauo frequente, 
se non l'ordinaria loro residenza. 

Fra i documenti inediti, che stanno a 
conferma di ciò, citerò i seguenti. Un bre- 
ve spedito in Ischia, li 17 maggio dell'am- 
no 1267, da Azzo vescovo di Grosseto 
conowdere indulgenze a quei diocesani che 
fossero soccorrere la fabi della 
chiesa di S. Lucia degli Ere di Rosia. 
(Fed. Easso pi Rosta). Il secondo dorw- 
mento è dei 27 ottobre del 1399, allorche 





























ISOL 


rescovo di Grosseto, stando nel- 
Salvatore d'Ischia, costituì un 





ISOL pt; I 
miglia Pepi di Firenze col Uitoloaaluno. 
mastico d'/rola. 








sua mensa e la badia di Montamiata. (Car- 
te di detta Badia). Il terso istrumento, 
dell'anno 1313, 9 agosto; fu fatto nel ca- 
stello d'Ischia nel palazzo vescovile, quan. 
do vi risieleva Restauro vescovo di Gros- 





Ischia restano tuttora 

re molti avanzi, safficie! 

della sua grandezza. 
I castelli d’Ischi; 





di Roselle con i 
ttivi diritti feudali vennero ceduti 








intieramente alla Rep. di Siena, nell'an- 
no 1462, dal vescovo Giovanni Agazzarri 
celebre canonista dei suoi tempi, il quale 
sentendone poscia rimorso donò alla meu- 
m vescovile grossetana alcuni effetti che 
egli possedeva in proprio a Seravalle in 
Val d'Arbia presso Buonconvento. 

Nella vendita delle possessioni d'Ischia, 
eseguita nel 1198 dal go senese a 
favore di Gasparre Petrucci di Siena, si 
nomina lo spedaletto dei Battenti d'Ischia, 
siccome di una chiesa di S. Maria Madila- 
Jena in Ischia e del suo rettore vieu fatta 
commemorazione in.una membrana del 
9 agosto 1288 appartenuta nl convento 
degli - di Siena, ora nel A. 
dreh. 


La . della pieve di S, Salvatore 
artichili 0a Ietia d' Ombrone, nel 1595 
aveva 243abit., nel 1640 ne contava 137, 
nel 1718 era ridotta a 50, nel 1745 non 
aveva che 48 abit, mentre nel 1833 no- 
verava 103 abit. 

ISOLA ‘nel Val-d'Arno superiore. — 
Molti luoghi quantanque in mezzo al 
«vntinente, ma che sono, 0 che furono una 
volta isolati dalle acque correnti di una 
fiumana o da un lago palustre che li cir- 
condò, appellaromi Zsola. Tule esser do- 
veva questa del Val.d'Arno saperiore luu- 
po la stretta gola dell'Arno fra Rignano 
€ l’Incisa , nel popolo di S. Salvatore al 
Leccio, Com. e 3 migl. a maestr. di Reg- 
gello, Gior. del Pontassieve, Dioc. di 
Fiesole, Comp. di Firenze. 

Nel piano di quest'Zsola fu innalzata 
mei ha; ampi una villa, o resedì for- 
izio, posseduta dalla nobile fa- 
w 






























diCetiuavecchia li 14 ottob. 1099,apperte- 

nuto alla hadia di Monte Scalari 

blicato dal Manni nei suoi Sigilli aatichi. 
Di data più recente, ma forse di maggio- 

re importanza storica, è una particola di 

testamento rogato in Firenze nel 


de' SS. Apostoli, li n4 febb. 1368, col quale 





Naldino del fu Niccolò degli Altoviti di 
detta città, per l'un sua e di donna 
Soave del fu Baldo lione, vedova 


di Bardo di Niccolò Altoviti e cognata del 
testatore, della quale era sisto erede, la- 
sciò al monastero delle recluse di S, Mar- 
ta a Montughi nn podere con casa sopra 
€ terre lavorative, posto nel popolo di S. 
Salvatore a Leccio, in luogo detto Ca- 
Saggio. Di pi ivuse due altre pre- 
se di terra situal detto popolo mell° 
Isola d'Arno, ec. (Ancu. Diet. Fiona. Car- 
te del Mon. di S. Marta a Montughi). 
Isova per Muszurs 1 Incisa-— 
Un'altra Zsola più vasta e asssi più nota 
nell'istoria esisteva in mezzo all’Arno so- 
pra l'Zncise, appellata /sola del Mesaule, 
dove nel 1313 si nccampò con talto il suo 
esercito l'Imp. Arrigo VII. Ma questa iso- 
letta da molto tempo fu riunita alla ripa 
sinistra dell'Arno, in guisa che il nome 
di Mezzale si è conservato alla sua locali- 
tà, ch'è situata sul lato manoo del fiume, 
dove I Arno stesso fa una curva fra il 
fosso di Ribottoli e quello di Rimaggio 
presso alla Massa. 
Un cartoce delle terre rilasciate dal 
fiume Arno nel Messule dell'Incise, e 
consegnate l’anno 1582 dagli ufiziali dei 
fiumi, conservasi nell'Incisa presso la fa- 
miglia Brucalassi. È autenticato sull'ori- 
giuale della siessa pianta esistita mella 













gli altri, un istrumento degli 

3434, rogato all'Incisa, mereè cui due fra- 
telli popolani della pieve di S. Vito all 
lucisa venderono 4 stiora e un 8.° di ter. 
ra seminativa posta nel Afescule dell'de- 
cisa in luogo detto alle Zama. ( Aaca. 
Dir. Fion. Carte del Mon. di S. Pier 
Maggiore,di Firenze). 

sa 


ses ISOL 

Irena ver Muszssz , o vi Mezzsna 
presso la Badia a Seilimo nel Val-d'Arno 
fierentino 4 in 5 migl. sotto Firenze. 

Nell ietessa guisa che speri di mezao al- 
V'Alcse l'Isela del del Messule all'Incisa, è 
scompersa quella che nel secolo XIV esi- 
steva fra Mo lBedie e Settimo e S. Donnino 
a Brozsi nei Val d'Arno sotto Firenze; 
nella quale ultima isola, denominata pe- 
e del 'Messale, è di Mersano (quasi di- 
re in messo al fiume) esisteva mel 1318 
un podere di 4o stiora di terra, che i figli 
di Mainetto del fu Rinaldo Pulci di Fi- 
renze in quell’anno ( li 3: agosie ) ven- 
dereno alla bedia di S. Salvatore a Set 


"ISOLA (S. DORATO a, © mare’) mel 
Votre interire — Conirmde cid 
tuttora esistente, già compreso 
Police piciere di 8. Genesio, ora parr. 
auberbena della ctteleae di Stnminiato, 


te dell'Imp. Fo 
derigoI ia Tosesna, diede l'invenitera 
pinentipundg pai scismetico a Luoca di 
leuni beni di quella mensa vescovile si- 
testi nel borgo di S. Genesio € nel suo 
distretto, cioè in Filla dell'Isola e suoi 
confini, ceme pere in Colonica di Ce. 
stiglione, oltre 1°, di altri 
possessi, che Aldobrandino figlio del fu 
Ugo di Palaja teneva a fitto dalla catte- 
‘drale di Lecca, posti nel osstello di San- 
miniato e sua curia. 
La chiesa di S. Donaio dell'Isola è 









ISOL 


sino ILI diretto al preposto delle 
testà nominata. Essa è quella medelima, 
gie polo il vocabolo di S. Dosete Del- 
leggesi nel registro delle chiese del. 
la Dioc. lucchese compilato nel 1260. 
Nel 1833 la parr. di S. Domato ell'Zse 
le, o dall'Isola contava Sas abit. 
Isova per Leso Puts, 0 di Casvaotro 
me serra Pascaza_ — Wed. Banca ar Fanco 
ISOLA in Val-d'Arbia.— Ces. con ch. 
rr. (S. Hario all'Isola) nel vicariato 
di Moateroni, Com. del Terzo del 
le Masse di S.Martino, Giur. Dioe. Comp. 
di Siena, da cui é quasi 5 miglia a scir. 
Trovasi la chiesa di S. Lario coa la cos- 
trada d'Zsole lungo la strada R. romana fra 
il AL Arbia ed il terr. Tressa; od è quel 
luogo d'Zsofa di Arbia corso e devasiato 
nel 1364 dalla compagnia di Brettoai co- 
mandati da Giorauni Augad, di che è 
fatta menzione da molti storici senesi. 
Nel 1380 fu tagliata una 


bia davanti all'Isola, la 
mente derivà ilsuo nome dall'essere stata 
ua dì isolata dalle acque dello stesso fiume, 

La ia di S. Ilario a Isola nel 
1833 contava 139 abit. 

ISOLA nella Valle del Bidente in Ro 
magna. — Pod. Basta ni S. Maat mn Co 
suzser, 0 aun'isora. 

ISOLA ia Val-d'Elsa, ossia di Sta 
Gta. — Pod. Anazza parz'isona. > 

Tuora vi Ausssa in Bocca di Magra. — 
Fed. Maora fi. e Manrzazta se Leni. 





pren Prov. ppt Dice. di Luni 
Sarzana, R. Sardo. 

È una contrada stata un di coperta e 
quindi isolata dalle soque del golfo lunen- 
se, ossia della Spezia, tuttora assai pros 
sima ai marazzi di acque salse del conti- 
30 seno di mare, chiamati /i Stagneni. 

Cotest' Isola consiste in un aggregato di 

case, essendochè la maggior popo- 

zione della sua perrucchia vieme costi- 

dagli abitanti del saperiore vill. di 

,dove si contamo inlorno a 100 
Svezia Comunità. 


de' SS. Jacopo e 
'Zsola di Speria e Miglio 
rina nel 1832 contava 636 abit. 


1ISOL 
ISOLA Samicello in ValdiTom. — 
Nasce nelle colline ri pisane sal 
fianco occidentale del poggio di S. Ermo 
0 S. Ermete, nella Com. di Lorenzana, di 


dove, dirigendosi da scir. a sett., attra- 
‘verm il così detto Pian d'Zsola, lasciando 
ella sua destra il Vill. di Tripalle; di là, 
il cammino a lev. di Colle 

vetti, corre quasi parallello alla strada 

R maremmana fino al Fosse Aeele, nel 








mperiore, 
Zoora nasi'Azso Vaccaro 
ne piso. — ed. Cuscus, 





"ISOLA SANTA nella Valle del Serchio 





Risiede sel dorso dell’, ‘Alpe pesi fea 
il Mont Altissimo e la Penne di Sombra, 


le ti della Zorrita di Castel. 
maovo, fra i faggi e le naturali pastore. 
La chiesa e il cas. d'Isola-Santa ebbero 
origine da un vecchiospedale, che nel 1360 
fn tassato di tire 80 per le Crociate. Nel 
1608, attesa la troppa distanza dalla parr. 
di Careggine, gli omini d'Isola-Sauta e 
di Capanne concorsero, ciascuno per metà, 
afle spese o mantenimento di un parroco 
conceduto dal vescovo di Lucca. Nel se- 
colo XVIII la parrocchia d'Zsola-Sanse 
fu traslatata in altro piccolo casale, chia- 
moto sino dalla sua origine le Capen- 
ne. — Wed. Caranm vi Ganraonana, 
All’Zsole-Senta esistono i ruderi di un 
edifzio, dove sì fondeva la vena di una 
vicina miniera di ferro ossidulato. 
la del cas. d'Isola-Santa, 
indi; te da quella delle Ca- 
ialire nel 183» riducevasi a 95 abit. 





Isocz per’ Amiranaco Toscaro. 


Le Isole sparse e appertenenti al Mar 
tirreno, stendo alla divisione geografica 

da noi adoltata, sono tutte quelle situate  traesse 
ad una certa limitata distanza dal litio. 
rale della Toscana, a portire del promon- 

ferio di Portoveneri sno al di là del 
promontorio Cosmuno: nel quale spazio la 









ISOL 8835 
pià settentrionale è l'Isola di Polmaria, 
la più meridionale quella di Giannutri, 
e la più occidentale. l'Isola di Capraja. 
La prima e l'ultima delle tre isole testà 
nominate appartengono al ducato di Ge 
mora, Regno Serdo; Giannutri con le 
isole del Giglio, di Monte-Cristo, di Pa- 
majola, dell Elba e della Gorgona di- 
pendono dal Granduca di Toscana insie- 
me con i minori isolotti di Pa/majola, 
Cerboli, di Troja, la Formica di Mon- 
te-Cristo, di Burano e quelle così dette 
di Grosseto, oltre lo scoglio in messo al 
banco della Meloria. 

Noa si conosce esattamente la super- 








di Genova, una volta di Lani , R.Sardo. 

L'isoletta di Capraja, la quale occupa 
appena 7 migl. di superficie quadr. e 16 
incirca di circonferenza, è situata fra il 
gr. 87° 26° 5 e 27° 0 2°' di long., ed il 
gr. 43° ' 3 643° 44° 4" di latit — Tro- 
vasi 23 migl. a maest. dall'Isola dell'El- 
ba, 5a grec. dal Capo-Corto, 30 migl, da 
Bastia in Corsica, 42 a lib. di Livoruo, 
e 110 migl. a ostro da Genova. 

È di forma bislunga, montuosa, scosce- 
sm e di difficile accesso, meno che verso la 
cesta orientale. Da questo lato è il vil- 
laggio sopra un porto protetto da un'forte 
vwna rupe, stato fabbricato 

I principio del sec. XII. 
igl. circa distante al suo sett. havvi 
un altro piccolo scalo denominato il Porto 
vecelio, dove lultora apperiscono rederi 
di un antico e di una chiesa con 
momasiero dedicata a S. Stefano. hola 

Non è i bile che cotesta 

tracsse il tmpesiii Capraja delle molte 
capre, che tuttora salvatiche si trovano 
ceetà el peri che im altre iselcue più de 
verte dell'Arcipelago toscano. 

La qualità del tuo terreno è nella mas- 

















584 ISOL 


Sima parte di recce cristalline, crale quali 
sì noverano diversi marmi serpe 
graniti e delle lave, alehé più è più di ll 
lista dicbiarò quest'isola di origine 
Imeno plutoniana. 
Ermenegildo Pini, che 
molte fatture del nostro 
ua che el fuoco, di- 
chiarò, che l'isola di Capraja era certa- 
mente un prodotto del fuoco ; perciocchè 
la trovò sparsa intorno di lave, di scorie, 
di pozzolana e di ceneri valcaniche, e 
nella perte centrale della medesima vide 
un lughetto, il di cui bacino qualificò 
per un antico cratere di vulcano spento. 
(Pim, Osservazioni sulla miniera del fer- 
ro di Rio ec. 6. 38). 
Renlmente nella punta bite 
i ‘apo Zenopido 
«dal porto di Capraja circ. 4 migl. veno 
1a specie di cratere vul. 
ta credito il terreno al- 
loeno cosperso di pozzolana mista a 
dei Srammenti di pomice. 
Sopra poi la sommità della piccola 
tena ni monti costà emersi dal mare, di- 

























cai gl’isolini sogliono qualificare col vo 
eabolo di Stegnone. 

L'ossatura predominante dell'Isola è 
formata da una rorcia quarzosa di tin- 
-periccia, da uno stenschisto co- 





<! 
indigeni per fabbricare stoviglie. 


TI terreno è generalmente sterile; le 
produzioni del suolo si riducono a poche 
Eramaglio, ad una scarsa saporita pastura 

bissim' olio. La principale risorsa 
se dei Caprajesi sta nel raccolto del 
vino che riesce di eccellente qualità. 

Gli abitenti sono neturalmente mari. 
nari, dovendo essi per la maggior parte 
grundaguarti da vivere mediante le pesca, 









ll’idoletra pe- 
trizio francese Rutilio Namaziano. Il qua- 
de ricordò i monaci della Copraja nel 


ISOL 


tempo che, veleggiando lengo il ttt 
le toseano, scriveva il suo itinerario 


Processu pelagi, jam se Cepraria coll, 
Squallet lucifugis insula plena viris,esc. 

Infatti i cenobiti della Capraja vi do 
verano essere siati in copioso numero, 
tostochè la spedizione «li un'armata me- 
ai tempi dell'Imp. Onorio, emea- 
incamminata verso l’Affrica per re 
primere il ribelle Gildone, l ammasiraglio 
di quella folta, asserio dello storico 
Paolo Orosio, cla. le approdare con slcuni 
legui a Capraja ad oggetto d'imbercere 
una porzione di quei monaci, dei quali 
l'isola allore era 

In quanto alla giurisdizione ecclesia. 
stica, sembra che la Capraja nei primi 
secoli del Cristianesimo fosse compresa 
insieme coa la Gorgona nella diocesi di 
Lani, siccome apparisce da alcune lette. 
re di S. Gregorio Magno scritte al Ven. 
Venanzio vescovo della prenominata cit- 
tà. — Fed. Loni.Sasana Diocesi. 

L'isola di Capraja dopo il secolo X,se 
non prima, restò quasi sempre una dij 
denzl della Corsica in nato al ‘politico, 
siccome lo era stata RA i per Je per 
te ecclesiastica. — La conquistarono i 
Saraceni, ai quali fe ritolta dai Pisi, 
e a questi confermata mediante ripetuti 
diplomi imp. da Arrigo VI, Ottone IV e 
Carlo IV, insieme con le isole della Cor 
sica, della Gorgona, dell’ Elbe e della Pia 
noes. Più tardi la Capraja divenne signo 
ria del patrizio Iacopo di Maro,che venne 
spogliato, nell’anno 1509, dalla Rep. geno- 
vese. Allo stemo governo fu ripresa dai 
Corsi nella loro sollevazione del 1767, e 






















Nel 1814 
astilmente 
raglio Nelson fino dall'anno 1796 aveva 
fatto saltare 
tezza sopra il porto. 
forza del trattato di Vienna, l'isola di 
Capraja fu consegnala com tuito il terri. 
torio Ligure al Re di Serdegna. 

Circa litari costituiscono la guer 
nigione di Capraja, il di cai comendente 
ha l’incarico della polizia e della sanità. 








ISOL 


Risiedono nel ques di Caprie, oltre i il 
comandante dell'Isola, un commissario di 
marina el un giudice di prima istanza, 
le cui sentenze per alfa: 
sino alle lir. 300, sono inappellal 

L'Intendenza generale, l' ufizio dita 
conservazione delle Ipoieche ed il tribu- 
male di Appello sono in Genova. 

La parr. arcipretura di S. Niccola di 
Bari a Capraje conta circa 1000 abit. 

ISOLA DELL'ELBA ( Z/va de' Lati- 
ni, detalia dei Greci ).— È la principa- 
le delle isole dell'Arcipelago toscano, po- 
sta fra il gr. 27° 46 e 28° 6° di long. uri 
il er. 43° 43° e 40° 53° di latit. 

L'Elba ha di fronte, ed è circa 8 migl. 
a lib. di Piombino, a partire dai puuti 
più vicini al continente, circa 12 migl. a 
@stro-lib. dal porto Baratto, o di Popule 
ascir. dall'isola di Capreja, 
gl, a sett-grec. dall'isola di Pia. 
nose, pertendo dal golfo di Campo, so a 
pon. della s| Follonica, e 50 




















1836 si contavano 17099 abitanti, equi- 
valenti proporzionalamente a 285 teste 
per ogni migl. quadr. 

Em presenta la figora di un gruppo 
‘moniuoso riparti che allungasi dal la- 
to di pon., do colossale, men- 
tre verso lev. i avanza per due 
opposte direzi: verso sett. sino al 
Capo della Vita, e l'altra verso ostro che 
termina sì monte e Capo della Calomiio. 
Queste tre diramazioni sono collegate e 
comunicano insieme mediante minori 
monluosità, osia poggi subalterni, i quali 
nei punti di maggiore depressione costi- 
tuiscono ntiguste profonde vallecole, che 
servono di cornice ai frequenti seni di 
mare posti a sett. e ad ostro dell’ Elba. 

La base pertanto di questa piccola 7ri- 
macria può costituirsi, verso pon. nel mon. 
te Campana, o Capana; il suo centro uel 
mouie Wolterrajo,e la testa volta a ost. 
sul monte della Calamita, mentre il mon- 
te Giove forma la fronte che guarda sett. 

Il giro la costa fu calcolato, 
come disi, miglia, mediante i gran- 
diosi seni che s'internano nell'Isola, i qua- 
Li servono di ricovero sicuro ai naviganti. 
Il pento più elevato è sulla cima del 















* scano. 


ISOL 885 


‘ampone, che si alza 1744,9 br.so 
del mare. È il monte più 
più massiccio e più eminente fra 
tutti ucili delle isole dell'Arcipelago to- 
solo costituisce la parte più oc- 
cidentale dell'Elba, fra la marina di Mer. 
ciana volta a sett., € la marina di Campo 
che quarda il lato opposto. 

L'Elba non è intersecsta da lcon fi 
me, sivvero ds piccoli torrenti, molti dei 
quali sono alimentati da rivi di acqua 
sorgenti perenni e potabili, se si eccet. 
tuino quelle che diedero il nome al peese 
di Zio, presso il quale si affacciano le 

ue sslino-ferruginose omonime. 

“i clima dell'Elba in generale è tem. 
perato e sano, meno nel piano di Lungo- 
ne, e in qualche altra insenatura, mas- 
simamente la dove slle acque marine si 
promiscuano quelle terrestri quando vi ri- 
stagnano. Non vi è poi situazione nell'Iso- 
la che non offra un aspetto magico 





















0g 
variate e pittoresche. 
vuol contemplare dal lato 
meli maturale , 1° isola dell'Elba a 

diritto appellare i potrebbe il più 
dovizioso gabinetto mineralogico della 





Toscana. È questo il sito dove sembra che 
la natura ahbia voluto riunire in un pie- 
colo diametro sorprendenti fenomeni, e 
tali da richiamarvi costantemente i di lei 

i e Sllettati, nom solamente 








mopli, ma ancora della ricchezza 
delle miniere, e dalle preziose variate 
eristallizzazioni dei molti minerali che 


lo XVIII, che in pente © parzialmente 
la percorsero e la descrissero, possono con- 
tarsi il medico fiorentino Alberto Giusep. 





pe Buzzegoli che, nel 1769, pubblicò en 
Sup trattato sopra l'A ua minerale di Rio, 
ed il chi ldo Pisi, 









niera di Ferro di Bio Prigerzi tre parti dell' 
Isola d'Elte—Più copioso è il novero dei 
naturalisti ollramontani che visitarono e 
scrissero alcunchè sulla mineralogia dell 
Isola medesima; tali furono Ferder, il 


386 ISOL 

Boron de Dietrich, Tronssen de Coudrai, 
il redesco Moestlin, ed il celebre De-Sans- 
sure, che, per asserio del suo bi 
Sennebier, nel di lui Viaggio inedito dell’ 
alia comprese anche l' Elba. 

Nel secolo attuale I' Isola medesima fa 
visitata dal ch. Alessandro Brongniort, 
e nel 1808 fu particolarmente descritte dal 
naturalista Thicbent De-Berneand, nel 
tempo che il matematico Z. Puissone per 
ordine del suo governo sai monti e pro- 
montorii dell’ Elba institaiva triangole- 
zioni geoiletiche, e l'ingegnere geografo 
6. B. Poison disegnava cd ombreggiava 








cioè Paolo Savi di Pisa e Giuseppe Giu- 
Lj di Siena. 

Dirò, che io pare nel 1830, sal decli- 
nare del mese di marzo, e nei primi gior- 





offrì l'occasione d'imparare, 
che le rocce plutoniane in molti luoghi 
si erano fatte strada, e avevano alterato le 
rocce calearee, le schistnee ed i macigni; 
che le rocce granitiche trovavausi in ab 
iti imprigiomate nelle rocce strati- 
formi a guisa di filoni; che il granito co- 
usi lmente la ce 
cidentale dell'Isola, a partire dalla me- 
rina di Marciana rino a quella del lato op- 
posto di Campo; che la stessa roocia cri- 
stallina compariva di nuovo nel golfo di 
Lungone, e specialmente dal lato orien- 
tale di quel seno, subalterna e tramez- 
20 ad una roccia di gmeîs; che il calca- 
re salino avente i caratteri tutti di 
marmo sublamellare, e talvolta ssccaroide 
bianco-perlato, vedesi ora a contatto delle 
ito, segnatamente a libeccio 
di S. Ilario in Campo, in Inogo detto Pra. 
ta di Cavoli, ora contiguo alle rocce ser- 
pentinose, tale mostrandosi al Capo di 














LArco, che è a lev. di Porto Lungone, ed 
anche dal late oppesto dell'Isela nel golfo 
di Procebio alla base settentrionale dei 
porri che servono di spina alla portione 





macigio dietro il poggio dalla miniera di 
Rio, nel golfo della Stella, sal corno si- 


ISOL 


nistro del golfo di Procchie, a S. Piero 
Campo ec.; che la spiaggia esteriore di 
Palesrzanag al luogo della Ghiaja sitosta 
a maestr. è poco lungi dal Falcone, era 
coperta di ciottoli ovali di varia mole, 
spettanti ad una roccia feldspatica com- 
patta di aspetto bianco amorfo, spersa 
di particelle di mica, di turmalina e di 
piccoli cristalli quarzosi; la qual roccia 
feldspatica fu vista in posto al così det- 
to Capo bianco, donde la violenta del- 
le traversie e la forza dei fiutti staccano 
di continuo quei massi, li retelano, li lo- 
gorano, e li trascinano sulla 








iaggia. 
fine potei quivi osservare un’ altra qualità 
di ciottoli edi ghiaja tufacea di colore ce- 
ciato, la quale spesse volle incresta e forma 
un aggregato con i ciottoli feldepatici te- 
sè nominati, e dieci i fermato 
il poggio del Forte £. Ziario premo 
Capo bianco. 






sembra che dope una più 


gente ri. 
cerca ve li Sopriee tampoce il prof. 
pismno Paolo Sai 
Quest’ allimo naturalista mel tempo 
che dava a sperare di fornire ai scienziati 
r 





dell'isola dell'Elba, onde far conoscere 
alecni fatti utili alla scienza, e non sn- 
cora da altri dotti stati avvertiti, 0 sep- 
pere setto tull’altro aspetto ammunziati. 
Giova quel Cenno ai studiosi per avere 
ten’idea chiara, non solamenie della siret- 
tura geognostica dell Elbe, ma dei pria 
i i geologici che 





V'Elbe (diceva il Prof. pisano) si forma 
dall'alta e conica montagna di Marciaza, 
ch'è per la massima parte gramitica. Un 
erappo di monticelli di macigno e di >. 
nile, che da Portoferrajo giangone sl 
Capo di Fonsa, scorrendo \resversalmente 
all'Isola, cioè da sett. a estro, ne costi 
twiscono la parte media. Questa, mediate 
una specie d'istano formato da recce ser- 
pentinose, si unisce con la coriea- 
tale, ch'è la più estesa delle altre ; la quale, 
dopo aver dato origine, dal late di seit, 





1SOL 


al seno di Portoferraio, vermini termina al Capo 
della Vite; mentre la medesima branca 
dal lato meridionale estendesi sino a le- 
vante del Golfo della Stella, dove forma 
il monte di Capoliveri e il Capo della 
Colamita ». 
< Qualtiro seno le rocce pietrose che 
post slim porzione del- 
Tacigno, il Perrucano carta 
(breccia direi Galan 
il Serpentino. » 

« L'altra porzione montuosa nella parte 
settentrionale dell'Elba, vale a dire, la 
piccola giogsna che sul lato di Portofer- 
raje si avanza da lib. verso grec.-lev.,ap- 
pertiene alla formazione del Alacigno, 
composta cioè di arenaria ( pietra serena), 
sie gino. marmereo ) edi 
schisto gelestrino base della stessa 
montuosilà 







noa 
stenti i 


serpentino e granitone, le quali 
separano i monti che voltano la froule a 

da quelli checostituiscono la costiera 
Srientale inosi Capo delle Colamite. Le 
sterma ossalura di quest'ullima costa ma- 


rittima consiste in te di calcere 


piùe © meno salino, e di quell'arenaria 
designata col nome di Merry 
cene, di cui crede il Savi che, a cagione 
delle rocce pistoniane che l'avricinszo, 
sia una à quel gneis altere 





menie a coniatto del Verruceno, o piut- 
tosto fra esso e la roccia calcarea, il Savi 
riscontrò i filoni metalliferi e le grandi 
masse del ferro dell'Elba, una delle quali 
costituisce l'antica ed inesaeribile minio 
ra di Rio » 

Nell'Isola stessa, come dissi poco sopra, 
non havvialcana fermazioneretleribile al- 
laserie di quelle che i geologi vogliono sp. 
pellare serreni serziarii. 
de terreni alluviali, e fra questi il pre 
lodato Savi include una P'udiage a 
mento calcareo, siiuala in due punti dia 
Costa settentrionale dell’Isole, il pri. 
cioè alli Scalieri nel Golfe Fiticcio,e l'al 
tro al Capo della Vita mella peula più 
prominente dell’ Isola verso la Terrafer 
ma. Entrano pare fra i terreni di allu- 
Viome i ciottoli di feldspato candido della 
spiaggia delle Ghieje, imprigionati fra i 








ISOL 587 


cui depositi di tafo, che inorostanoed 
Steilapparo le siosse ghiaje feldspatiche 
soito il Capo bianco. 
Due anni dopo esser comparsa la 
moria geologica tesià indicate, fu pabilio 
cato in Siena per i torchi di Oaorato Porri 
un opuscolo del Prof. Giuseppe Gialj, che 
portava il te titolo: Progetto d'una 
ed. ticadella To- 
scans per servire ella tecmelegia, calmo 
do di rendere utili i minerali del Grandu- 
cato alle arti, ed alle manifatture; a cui 


fi paisce la carta topografica pregnastica 
ed orittognestica dell'Isola dell'Elba, ed 
isolette adiacenti colle necessarie spiego- 
sioni per dare una idea i 
del Progetto. 

La prima parte relativa al n 


fiorna- 
le di Belle-arti e Tecnologia di Lampato 
in Venezia. lenivernel spice ion ell 
esecuzione particolare del P. 
è presa per modello l'Zsola dell Elba ven 
ne alla luce ln prima volta nell'anno 1835. 
A questa ultima trovasi unita gas piccola 

Carta geognostica ed dell 
Elba e dei piocoli sata, re, 
ceduta da un'illustrazione per 

oso pinipanpina pirla Giuly 
vorrebbe eseguire il suo laborioso e gran- 
«le Progetto per tutta la Toscana da esso 
Jui a tal fine visitata. 





che è comune 
@ isolotto di Cerboli nel 
cutal di Piombino il Serpentino, 3° 
lo Schiste-calcarso, 4° il Granito, 5°.lo 
Sohisto-argilloso, tù le Miniere estece di 





Serro. 


Con une speciale avviso nella nota (2) 
5, si avverte il lettore, che il Mo- 
cigno esiste soltanto nell'isola di Pel. 


mejola.. 
"Fra le specie minoeati, l'antore indien 
le i 18, cioà: 1° Maolino; 2° 4- 















line; i 
Menganere,8® Smeriglio; 9° Cie- 
nite; 10° Ferro sojfato. 11° Berille, 
13° Granato mobile; 13° Rame; 1 *Fe 





888 ISOL 

Altri, non io, potrà, se vuole istiluire 
confronti con le opere di quelli autori che 
Visitarono o che scrissero sulle varie cri- 
stallazioni minerali dell'Isola dell'Elba, 
(per es. il P. Pini nell'opera citata, e 
Ottaviano Targioni-Tozzetti nella sua de- 
scrizione dei minerali ritrovati in un sol 
masso di granito dell'Elba); dirò sola- 
mente, che, in quanto alla serie dei ter- 
reni dell'Elba, designati mel Progetto dal 
Prof. Giulj, a taluno forse non sembrerà 
giusto di vedere escluso il Macigno, tosto- 
chè molti nataralisti ve lo trovarono in 
tanta copia da occupare un posto impor- 
tante nella carta geognostica della stessa 
contrada. In quanto poi alle specie minera- 
li segnalate dal Prof. senese, non troverà 
coerente al principio ammesso dall'autore 
quello d’inserire fra i minerali il marmo 
statuario, e forse anche alcune altre so- 




















ne, della qualità e classazione scientifica 
delle varie specie di quel minerale, del 
suotra a Follonica e altrove per fon- 
dere quella Yena in ghisa o ferraccio ec. 
L'isola dell’ Elba 
filoni 
nella storia mineralogica che non lo 
nella civile e politica: donde consegue che 
da tutti con enfasi si ripete quel noto ver» 
so di Virgilio, 
Insula inechaustis chalybum generosa 












metallis. 
Là dove il Prof. Savi na va della di- 
sposizione ostica e della natura delle 


rocce che costituiscono il monte della mi- 
miera di Rio e sue attinenze, volle anche 
riepilogare quel più che da lai stesso nel 
Cenno geologico del 1833 era siato an- 
munziato relativamente ad altri filoni di 
ferro che incontransi a qualche distanza 
dal monte della miniera di Rio. Fra i 
quali citava il filone della Cavina di Capo 
del Pero, che l'autore considera wna ri- 





ISOL 
petizione in piccolo della miuiera di Rio. 
Così al monte della Calamita indicava un 


grosso filone di ferro inserito , anzi posto 
a immediato contatto della roccia calcarea 
con quella del Verrucano, 

Quantanque, a parere del Prof, Savi, 
non siavi dubbio, che la miniera di Rio 
debba esser riguardata come appartenente 
alla serie delle miniere in filoni, pure 
sono, dic'egli, scusabili quei naturalisti, i 
quali hanno asserito altrimenti. Avvegna- 
chè oltre ad essere costà potentissime le di 
ramazioni del gran filone metallico, osi 
del complesso, 0 nodo di grossi filoni, 
quali in più direzioni attraversano molte 
porzioni delle rocce pietrose del gran filo. 
ne matrice, pure tali rocce trovansi sì fat- 
tamente dal ferro alterate che si 
con la miniera confondere; mentre altre 
porzioni pietrose del errucano Brecci 
restano tolalmente nascoste e sepolte sotto 
gli sterminati ammassi delle gettate, ossia 
degli spurghi della miniera medi 

Gli strati pietrosi che servono di tetto 
alla miniera di Rio appartengono a un 
Calcare compatto, in alcuni luoghi 
rato e convertito in Calcare cavernoro 
ripieno di piriti tessulari. © 

Tali strati hanno una generale incli- 
mazione da levante a ponente, la qual 
direzione fu riscontrata dal Prof. Savi 
comune a quella di tutte le rocce strali» 
formi sparse nell'isola dell'Elba. Gli stra- 
i delle rocce pietrose che costitui: 
i letto della miniera suddetta, in vici 
manza della marina, appartengono alla 
formazione del terreno di macigno alte 
rato, ossia al Zerrucano del Savi,cni ezli 
attribuisce l'Arenaria guarzo-talcosa eli 
Schisti siliceo-magnesiaci verdanri di 
quella località. A quest'altima formati 
riferisce anco l’Zsolotto davanti a Mio, ed 
tina perte del monte a destra della marina 
di Rio, su cui è fabbricata la Torre, come 
pure il selvoso Afoate Giove, il quale sl 
timo è separato verso grec. dal monticello 
della miniera per un assai scosceso burro 
ne.— Ped. Rio Comunità. 

La miniera del ferro ha dato, come 
dissi, una remota celebrità all'isola del 
VEIba; essendochè la sua scavazione era 
conosciuta fino dai tempi di Alessandro 
Magno, seppure il di lui maestro Aristo- 
tele fu il genuino autore dell’opera che 
porta per titolo De mirobilibus euscai- 



































ISOL 


tationibur ; giacchè in essa la miniera di 
ferro dell'Elba è rammentata sotto nome 
di Perro Populonio, non solamente per- 
chè l'Isola stessa apparteneva al distretto 
di Populonia, ma perchè erano in Popu- 
Jonia i forni, nei quali anche nei primi 
secoli dell’ Era volgere quel minerale si 
fondeva. — Se Virgilio pertanto aveva 

ione di chiamare inesauribile la mi- 
niera dell’ Elba, ebbe torto altronde St 
bone a scrivere, che questo terreno aves: 
tele e tanta virtà da riprodurre le mi- 
niere nelle fosse, donde i metalli erano 
stati scavati (Geogr. Lib. V). Che se alla 
tradizione non prestò molta fede dodici 
secoli dopo Stabone, la rimise per altro. in 
campoil naturalista senese Yannoccio Bi- 
ringucci, dicendo: essere opiuione di mol- 
certo tempo in quel terreno, 


















310. Finalmente nel se- 
imo passato in una Memoria sul- 
la miniera di ferro cristalliscato dell'I- 
sola dell’ Elba , il francese 7ronsson de 
Condrai ritornò al aficciare 
Strabone, sppoggiandola al fatto 
pieconi incrostati di minerale, che egli 
vedde presso l'intendente di quell’esca- 
tazione; opinione che, senta negare il 
fetto di piocoui, fu dichiarate erronea dal 





P. Ermenegildo Pini nelle Osservazio- da 


ni mineralogiche su la miniera di Ferro 
di Rio (6. 30), da quello stesso naturali- 
sta, che dissentì pare dal sentimento del 
Ferber: che il monte cioè della mi 
ra di Rio potesse essere une continuazione 
di alcune montagne del vicino continen- 
te, e segnatamente del Campigliese, di 
Massa marittima ce. 

Vidi io uno strumento di ferro 
che fa dissepolto da alcuni di que! 
bandonati scavi, il quale arnese trovavasi 

da un'intousco ferraginuto. In- 
cerostazioni di tal fatta le vide cd esami- 
nò il prenominato Prof. Savi, il quale 
giustamente ne assegnò la cauca a quella 
stessa, per la quale si formano le stalattiti 
nei terreni calcarei, coll'attribuire un tal 

















acque cariche di ossido di ferro ch 

Giltrado quotidiniamente dentro le 

re di Rio. Nelle viscere di quel monticello 

nasce e riceve i suoi principii salino-fer- 

roginosi l'acqua minerale di Rio, che sc 

turisce alla sua base oricut. Essa fu di- 
vor 





i mata dall'aggruppumento 





ISOL 589 


ligentemente analizzata ncl 1828, e quin- 
di pubblicato il chimico risultamento dal 
farmucista Portoferrajese Giov. Battista 
Pandolfini-Barberi, in guisa da noo aver 
d’uopo che una suova aralisi venisse po- 
steriormente istituita nel 1834 da due al- 
tri farmacisti di Portoferrajo. Ned. Rio 
Comunità. 

Comecchè la marina di Rio non abbia 
uno scalo sicuro e sufficiente a ricoverare 
in tempo di traversie i molti legni desti 
nati al trasporto delle doviziose miniere, 
pure ad essi presta refugio opportuno il 
vicino sicuro golfo di Porto-Lungone. 

Dalla miniera di Rio si estraggono un 




















cavò la miniera, di nuovo Ceci 





vece! 
Genova, e uel regno delle Due Sicilie. 

Già fino dal principio del presente ar- 
ticolo si disse, che l'Isola dell'Elba è for- 
lcune mon- 
tuosità emerse dal mare, li di cui scoscesi 
contrafforti in varia forma e direzione 
vanno ad immergersi nel mare Mediterra- 
neo, formando intorno all'Isola una costa 
frastagliata e spesso incavala da seni, e 
turali più o ineno estesi, pro- 
fondi e sicuri. 

Per quanto però quest’ Isola debba dirsi 














ri i ho terreno da coltura. In- 
i moi rocce graniliche A 
dell'Isola, al pari di “quelli esposti Paro 
ter. ed a sett. sono quasi per ogui dove 
vestiti di lecci, di querce, di castagni 
di alberi da frutto, soprattutto di noci 

wi quali monti faono pendice i colli sporsi 
di i, di oliveti, e di piante LI 

dei climi più meridionali. Sono di que- 
sto numero la palma da i 
«l'India (opunzia) l'aloe (agave ameri- 
cana), le quali ultime due piante nascono 
spontanee, e servono nell' Elba come a 
iombino per circondare i campi a guisa 
sicpi. Fra i suffrutici e i frulici abbou- 
dano i lentischi , il rosmarino, 


33 
























ISOL 


mint, po, il timo, le scope, gli al- 
Datri, i citisi, le madri-selve, le sabine ee 

Nel 1816 il Prof. Antonio Targi 
Tozzetti nel visitare quest’ Isola raccolse 
lcune notizie statistiche, che fornirono 
argomento ad una sus memoria letta al. 
l'accademia dei Georgofili a Firenze. 

I vini del!" Isola dell'Elba, massime 
quelli che si ottengono dai vigneti 
tati nella parte orientale, riescono di olti- 
ma qualità, al pari dell'aceto fortissimo 

che vi si fabbrica: talchè ad annata pieni 
la raccolta arriva a 100,000 barili di vino 
di eccellente sapore e spiritoso, gran parte 
del quale si spedisce in Toscana e altrove. 

Scarseggiano i cereali ancora l'o- 


590 



































3n0, ma il più copioso e 
é il caprino, del quale esistono all’ 
Jba fino a 1t00 capi. La Lonnie 
dell'Elbs fornisce latticini delicati, 1 
un mele squisito in grazia dell” erbe e fo. 
ri aromatici dei quali si uatrono.— Scar- 
sissimo è il bestiame porcino ed il pol- 
lame. 

Fra gli animali salvatici vi sono lepri, 

igli, scojattoli, ghiri ec. I lupi edi 

ciog] a da gran tempo furono estir- 
pati dall'Elba. Vi nidificano, fra i vola- 
le tortore, le quaglie, le 


















a''ri wocelli di simili specie. 
11 mere intorno all'Issla ofre abbon- 


dantisiime e varinte pescagioni; fra le 
quali riescono le più lucrose quelle dei 
todini, delle acciughe e delle sardelle. 

Le saline del golfo di Portofer.ajo po- 
ste lungo la spiaggia, da libeccio a ostro 
del capoluogo dell'Isola, furono ordinata 
dal Granduca Francesco Il, e possono for- 
nire annuahoente perfino 260,000 sacca di 
sale di circa 140 li il sacco (8,400,000 
libbre) che si deposita nei vicini magazzi- 
ni, il piu vasto dei quali fu fatto costrui- 
re alla punta del Capo-Bianco dal Gran- 
dua do IL 

Da pochi anni in quà ilchimico Giov. 
Battista Pandolfini-Barberi, previ: l'an- 
nuenza del ottenne dalle acque 
madri delle salime di Porioferrajo una 
vistosa quantità di ottimo sale purgativo 














1SOL 


(solfato di magnesia ) la cui costante rac- 
solta non solo giovò a supplire agli efetti 
modicinali del sal Mahe slip od'Ep 





rino li Portoferrajo, che imanzi la 
cennata operazione soleva unirsi a quelo 
prodotto dalle acque madri. - 

Vi sono due tonnare, una nel golfo di 
Portoferrajo, e l’altra, che è la più estes., 
nel golfo di Procchio. presso il luogo de. 
nominato il Zagno. In esse dalla prims- 
vera sino al novembre si fa un’abbondao- 
te pesca di tonno. 

Si contano in utta l'Isola dell'Ella. 


Molti di essi sogliono costruirsi nel picco- 


lo coni tiere della mari 





coraggiosi marinari. 
In quanto alla storia civil: e politica 
dell’ Isola dell’Ziba mancano notizie si- 
cure dalla decadenza delle cose romane 
fino al secolo XI dell'Era volgare: ed an- 
che poco o punto se ne conosce dei tempi 
di Roma antica quando pure nua si vo- 
lesse prestar fede all’ enfatico Silio 
Ialiv. ed a certe altre legger.le create 
da troppo semplici, o da truppo maliziosi 
scrittori. Qmello che si sà di meno deb- 
bio è, che nel secolc VI dell'E. V. l'Isob 
dell'Elba dipendeva dal governo civile ed 
ecclesiastico di Popelonia, e che in ema 
il santo vescovo di quella chiesa, Cerbone, 
ed i suoi preti si refugiaruno dalla pers» 
cazione del duca longobardo Gumariti, 
quan:lo tutta la volterrana Maremma e la 
c<ttà di Populonia fa messa a ferro e fuo- 
co. Durante il domir.io dei 
l'Isola dell'Elba e tatio il Frosini lorale to- 
scano, per as'erto del Pont. Andriano I, 
dipendevano dal duca della Merce fosce- 
na residente a Lucca, 0 a Pisa. 
b Nel secolo XI però l'Isola dell'Elba sem- 
ra che restasse sotto la speciale dipenden- 
denza dei i del Comune di Pi- 
52, cui venne tolta dai Genovesi nel 129n, 
ni dopo la fatale giormata delle Me- 














La recuperarono i primi a petti cnere- 


si dettati dai secondi mercè di un trattato, 
nel 1309, quando era potestà e capitano 
il conte Foderigo da 








generale «dei Pisa 
Montefeltro. In tale 





ISOL 

poverno obbligati a somministrare la som- 
asa di 56,000 fiorini d'oro destinata a pa- 
gare l'imposizione per l'acquisto dell'Elba, 
col ricevere in cambio una proporzionata 
partita di vena della miniera di Rio. Il 
qual fatto taciuto sinora, (se pur non erro) 
dai cronisti pisani, manifestamente lo mo- 
strano tre pagamenti fatti nell’anno 1310 
(stile comune ) da diversi cittadini di Pi- 
sa. Il primo è un istramento rogato li 11 
agosto 1311 (stile pis.) col quale un tal 
Laperello albergatore della cappella di S. 
Matteo di Pisa pagò 5000 fiorini d'oro nel- 
He mani dell'esattore del Comune di Pisa, 
per l'imposizione di 56,000 fiorini , che 
dovevano servire per comprare l'Isola del- 
F'Elbo a tempo di Federigo conte di Mon- 
sefeltro potestà e capitano generale di Pi- 
se. ( Anca. Dirr. Fioa. Carte del Monast. 
di S. Michele in Borgo di Pisa). 

11 secondo appella a un'altro pagamen- 
to effettuato ai ar agosto dell'anno me- 
desimo da uu tal Nrari0o Livornese, * 
daliugo e patrono dell'ospedale di $. 
nieri di Livorno, frac che shorsò 
all'esattore del Comune fiori 
d'oro in conso dell'imposizione alla città 
e contado di Pisa per presso della vena 
del ferro dell'Isola dell'Elba da vendersi 
o quelli, ai quali era stata mandata l'impo- 
sizione.—Un terzo to è del 5 nov. 
dell’anno stesso 1311, quando Bartolo del 
fa lacopo da Montemagno confessò al pro- 
euratore generale d' una società mercan- 
Lile, che amministrava Ja vena dell'Elba 
per interesse del Comune di Pisa, di aver 
ricevuto tre centenerj di quel minerale, 
del peso di libbre 33,333 & per censenaro, 
al di fiorini 180 d'oro, equiva- 
lenti a fiorini 6o per ogni censenaro; col 
quale atto quel debitore prometteva di fa- 
re il convenuto pagamento dentro il ter- 
mine di mesi sei. (Anca. Dirt. Fiona. Car- 
se della Primaziale di Pisa). 

L'Isola dell'Elba si governò con le 
leggi di Pisa fino a che, nel 1399, il ca 
pitamo di quel popolo, Gherardo di Ap- 
piano negoziò e vendò la patria, e com 
essa tutto il dominio pisano nl duca di 
Milano Gio. Galeazzo Visconti. Di che 
venne egli remunerato con grossa somma 
di moneta e com rilasciargli il libero go- 
verno della porzione più remota del con- 
tado pisano, cioè della maremma di Piom- 
bino me cou le Isole dell'Elba, di Pia- 




















ISOL 591 
nora e di Monte-Cristo, che allora ne di- 
pendevano. — ed. Proxamo. 


Era mancato già da tre anni Iacopo Ap- 
piano V dinasta di Piombino , che lasciò 
tn figlio pupillo sotto la reggenza della 
madre, quando, nell'aprile del 1548, gli 
apparati di varie indossero l'Im- 
perat. Carlo V a far consegnare una por- 
zione dell'Isola dell'Elba, cioè il territo» 
rio di Portoferrajo al duca di Firenze Co- 
simo I per fortificarlo e presidiarlo. Que- 
st’ allimo paese è così ben favorito dalla 
natara che, mediante uu colle bicipite po- 
sto alle sue spalle, il seno del Ferzajo re- 
sta quasi chiuso dall’ aperto mare, ed ha 
poi si suo ingresso una lingua di terra, 
che, stendendosi in mezzo al golfo, viene 
a formare la bocca del porto. 

Furono infatti da Cosimo I inviati al 
Ferrajo con mille soldati 300 guastatori 
e muratori per intraprendere sotto la di- 
e dell'architetto militare Gio. Bat- 
tista Camerini la costruzione dei tre punti 
da esso lui designati. Fu quindi dato il 
nome di Felcone alla fortezza eretta sulla 
prominenza maggiore posta a sett. del por- 
to; si appellò Stella l'altra fortezza sul- 
la prominenti a grec. del paese, stantechè 
le di lei fortificazioni trovansi disposte a 
que di raggiera; e fu detta Zinguella 

solida torre otlangolare 
siremità di una lingua di terra sull’ia- 
gresso interno del porte Alle quali forti- 
ficazioni, ite con mirubile sollecitu- 
dine e diligenza, il Granduca che a tutto 
provw sue stanze di Livorno, 
fece aggiungere un recinto intorno al sot- 
toposto paese di gagliardissime mura,chia- 
mandolo del suo fondatore col vocabolo di 
Cosmopoli. Ved. Pontorzazazo. 

Il territori qpell'eccsione assegna. 
to al distretto di Portoferrajo si estende- 
va dentro terra per un raggio di circa due 
miglia nei li no dipresso di quelli 
che costituiscono l’attuale comunità. 

II Fanale esistente sulla punta estrema 
del forte Stella fu fatto innalzare nel 1588 
dal Granduca Leopoldo 

Nel 1553 una flotta Ta. 
Francese, comparve ai 
ti all’Elba con animo d' gnoriesi di 
Portoferrajo. Smontò a terra le sue trup- 
pe dalla parte di Porto-Lungone, prese 
Capoliveri, assalì la forlezza del Giogo 
(sopra Monte Giovc) e devastò le Terre di 



































rnita ad altra 






392 ISOL 

Rio e di Marciana, mettendo a sacco e 
fuovo tutta la contrada ; ma Portolerrajo, 
gagliarlamente da Cosinao I provvista di 
soldati e di munizioni, restò illesa da 
tanto danno e sorpresa. 

In tutto il restante dell'Isola dell'El. 
ha, costituente le tre Comunità di Mar- 
ciana, Langone e Rio, continuarono a 
comandare.i principi «di Piombino, se si 
ecoettui il Porio di Lungone, nel quale il 
governo di Filippo III re di Spagua sotto 
aspetto di ricovrarvi una flotta di galere, 
ma in realtà per tenere in soggesione le 
fortificazioni del Portoferrajo, nel 1596 
enorme moneta per fabbricare 
stro di quel seno la grandio- 
sa fortezza che ivi si vede, dove per il corse 
«li un secolo e mezzo stette di presidio una 
numerosa guarnigione spagnola, rim- 
piazzata nel 1759 dalle trappo napoletane 
soggette al ramo Borbonico attualmente 
regnante nelle Due Sicilie. ed. Luncom. 

Dagli avvenimenti politici che per le 
cose di Fra sconvolsero 1° 
nelle ultime decadi del secolo XVIII e 

i mi del secolo che corre, non 
l'Isola dell'Elba. 
Non dirò dello sbarco a Portoferrajo 
emigrati da Tolone sopra 
+ accaduto nel primo giorno 
dell’anno 1794 

Non dirò come sopra questa piazza for- 
te, dopo che le truppe francesi ebbero 
ocecupato Livorno, si diresse un'armata 
narale inglese dalla Corsica; nè come 

fo, in forza di una convenzione 
dei 10 luglio 1796, dal presidio del Gran- 
duca di Toscana fa ceduta agi’ Inglesi. 
Nesameno starò a ripetere in qual guisa 
questi ultimi, nell'aprile dell'anno 1797, 
dovettero riconsegnare la stessa piazza nl 
suo legittimo sovrane; nè per quali vicen- 
de tutta l'Isola, nell'aprile del 1799, ca- 
desse sotto il dominio del direttorio frau- 
cese. Nou farò perola dell'assedio soste 
vato dal presidio napoletano nella fortezza 
di Luagone, nè dell’ insurrezione degli 
Elbani, quando uniti alle suddette truppe 
mspoletane assediarono quelle della Re- 
pubblica fra nelle fortificazioni di 
Portoferrajo , sino al punto di obbligarle 
itolare la resa (19 lugi 
quiadi imbarcarsi per ristabilire costà il 
governo toscano in nome del Granduca 
Ferdinando If. ti 



































ISOL 


Dirò solamente , essere stata tale la fe 
deltà degli Elbani verso l'amato loro prin 
cipe, ehe, mediante il trattato di Lune 
ville (g febb. 1801 ) l'Isola dell'Elba 
sendo stata cedata insieme con la Toscana 
all'Infante Lodovico di Borbone wsoro 
re di Etruria moderna, il presidio di Por- 
toferrajo ai coraggiosi abitanti si 
opposere e resisterono animosi alle forze 
unite di terra e di marespoditedalla Fran. 
cia per riconquistare l'Isola. Ma ogni sfor- 
to riescì vano fino a che il Granduca Fer 
dinando III, dopo la conclusione del trat 
tato di Amiens (25 marzo 1801) noa inviò 
al comandante di Portoferrajo la sua as- 
nuenza, affinchè si sottomettesse al governo 
francese, cui era stata in ultima analisi 
ceduta tutta l'Elba. Questa venne da pri 
mo separatamente amministrata, poscia (7 
aprile 1809 ) riunita al Granducato sotto 
l'amministrazione di Elisa' sorella dell’ 











fia + fino a che 
maggio 1814 al 26 febb. 
lui cotanto angasta sede abbandonata per 
correr dietro a quella sorte che gii aveva 
voltate le spalle; sicche I° Isola dell'Elba 
fa nell'anno istesso consegnata al gover- 
netore per il suo ben amato sovrano. — 

Ved. Ponrorszazio 
ISOLA DI GIANKUTRI ( 
degli antichi, e Artemisia di Plii 
Piceola isola di due migl. appena di se 
perficie com 4 di perimetro. È della figera 
di una mezza luna con le corna verso le 
vante che fanno ala sd 
Ha una superficie di quasi 3 
è situata fra il gr. a8° 45" 
long. ed il gr. 43° 14° e 42% 16 Iatit., cir 
ca 9 migl. a ostro del promontorio Argen- 
pro 

















Mancano notizie velusie intorno a co- 
testa isola , siccome è cosa alireitanto in- 
ceria , se il suo primo nome di Diarum, 
© Dianca, derivasse da un qualche tem. 


ISOL 

pio dedicato a quella Dea cacciatrice . 
Certo è peraltro, che in Giannutri c'in 
contrano tuttora non pochi ruderi di fab. 
briche romane, e tali da far credere che 
esso fossero di una qualche magnificenza. 

Della forma,e di alcune vestigia romane 
disegnate me 1807 


ingegnere 

(io stile discorso a lungo, "ii Onoltio Boni 
in nua sua lettera Gio: Gherardo de Rot- 
si, pabblicata in un giornale di Firenze 
(L'Ape) nell’auno 1809 insieme con una 
ed 








ISOL 503 


» Sno alla Puata di mezzo giorno La lar 
» ghezza è circa un miglio, pria 
» Spio della Cela dello Spelmadore @ 
» termina alla Cale Meestra ». le 

« Sopra la piag contano le se- 
» Goenti cale, anzio indo l'indica- 
» zione di esse dalla parte di lev.. cr 
» seguendo il cammino verso me: 
» no, e tornando al pento da cui sé 
» partito, si conta la cala dello Spa/ma- 
» dore , la cala del Zino, l'altra del Polo 
di notte, che è la più Vicina alla punta 
i mezzo giorno; € passata la medesima 
» e’ incontra la cala del Grottone; a pon. 
» la cala del Frigantino; verso maestro 














to dal » lacala Afaestra; a tramontana la cala 





gran parte solterrate. merano allon 
F-reriaepedirt to dell’ Isola del 


bianco, de'(rammenti di tavolette di por. 
fido, di serpentino, di giallo e di verdean 
(ico, dai quali probabilmente erano rive- 
stite le pareti di quell’edifizie, creduto un 
tempio, avanzando tra quelle macle dei 
resti di pavimento marmoreo di mosaico. 
Di monumenti scritti null'altro in quel- 
la breve escursione fu sc ssontio che 













Oltre a ciò vi faromo trovati dei mat. 
colle iscrizioni circolari. — 
questi frammenti vennero traspor- 
tati nella R. Galleria di Firenze colla 
memoria del luogo, mel quale erano stati 
rinvenuti. 

Più recente è la notizia che dell'Isola 





di Giaunutri ba fornito al pabblico il pri 


Prof. Giuse;pe Giulj nel giornale senese 
del lagi. 1833, intitolato l'Zadicetore, 
nel quale, a pag. 35,ci avviso, che l'Isola 
è moòataosa eil è composta di pietra calca- 
rea; che quasi nel centro havvi una col. 
lina di breccia calcarea, sopra cui (mel 
1806 ) fa costruito un fortino, altual- 
mente diruto affatto per essere stato fal- 
bricato malamente. Quindi lo stesso au- 
(lore soggiunge: 

« La circonferenza dell'Isola sarà cir- 
» ca 5 miglia, la sua maggior lunghezza 
» è di » migl. circa, ed ha principio dalla 
» Punta secca a tramoatana, e si estende 








» di Punta secca e l’altra dello Sfondo, 
= € volgendo verso oriente si ha la cala 
» del Cannone ». 

« Non vi esiste alcuna traccia d' anti- 
» che coltivazioni , e solo vi si trovano 
» degli Olivi salvatici , dei Corbessoli, 
» dei Sondri o Zentischi, e delle grose 
» Sabine ». 

« L'isola è priva di sorgenti di acqua, 
» e per questo, quando nel 1806 vi fa 

» posto un presidio militare, vi manda- 
» vano ia botti questa bevanda dal vici- 
» no monte drgentale ». 

Pore l'Isola di Giannutri al peri di 
rammentata nel pri- 
« Carlo Magno e nella 
I Pont. Leone III, che il primo 
donò e l'altro conferinò al Mon. de' SS. 
Vincenzo e Anastasio ad Aguas Salcias,o 
alle 7re fontane presso Roma , I° Ansedo- 
nia col suo porto, il tombolo della Feni- 
glia, Port Ercole, lo Stagno, il monte 

Argentaro , le isole del Giglio e di Gian. 
ino a cento miglia di mare. I quali 
ilegii molti secoli dopo furono rinno- 
vati a favore dei. monaci delle Zre fon. 
tane, dai pontefici Eugenio II, Anasta- 
sio IV, Adriano IV, Alessandro III e Lu. 
cio HI, rammentendo in tutte quelle 
bollè il domo fatto da Carlo Magno dei 
castelli, stagai, porti , ed isole sopra no- 
minate. 

Tutti questi paesi con i diritti feudali, 
mediante un' istrumento del 1299, dall” 
abate delle Tre fontane furono ceduti a 
titolo di enfiteusi perpetua al conte Ikle- 
brandino, detto il Bosso, figlio del C. 
Goglie de'conti Palatini di Sovsua, La 
qual enfiteusi venne rinnovata in Orbe- 


























3594 ISOL 


tello nel 1286 a favore della contesea Mar- 
gberita figlia unica del snddetto conte IL 
debrandino,ederede della casa Allobran- 
desca di Sovana. Onde imprimere una più 
solenne validilà a cotesta investitura, con- 
corse eziandio il heneplacito del Pont. Bo- 
nifazio VIII, mercè di un suo breve spedi- 
to dal Laterano li 10 di marzo del 1303. 
Finalmente l'abate delle Zre fontane, 
per atto pubblico rogato in Roma li 16 
maggio del 1358, inveutì i conti Ildebran- 
dino, la e Gentile della famiglia Or- 
sini conti di Sovana, rinnovando in te- 
sta loro il feudo medesimo del territorio 
Orbetellano con I° Ansedonia, il Monte 
4rgentaro, le Isole del Gigli ii 
nutri, luoghi tutti già stati 
favore dei loro genitori C. Guido e con- 
tessa Anastasia, come figlia questa ed ere- 
de della C. Margherita tesi nominata. 
Una simile rinnovazione del feudo del- 
T'Ansedonìa fu fatta in Pitigliano li 15 
giug. 1401 da Fra Bernardo monaco Ci- 
stercense dell’ abbadia delle Tre fontane, 
sindaco del suo monastero, in testa del 
conte Bertoldo Orsini di Pitigliano, di 
Orso, d'Iidebraudino, e di Nicola suoi 
figli ed eredi. Finalmente con atto dei 12 
agosto 1433, previo un lodo del Pont. 
Niccolò V, l'abate e i monaci delle 7re 
fontane cederono liberamente ed in per- 
petuo il suddetto feudo alla Rep. senese 
per l'annuo tribato di 50 fiorini con al- 
tri patti e condizioni; il qual tributo più 
tardi fu ridotto a ducati 5 d'argento. — 
In conseguenza di luttociò, per quanto 
di niun frutto, l'Isola di Giannutri si 
conservò € costituì costanternente una por- 
zione del territorio giurisdizionale di Or- 
belello. — ed. OnsaretLo, e Piricsiano. 
ISOLA par GIGLIO (Zgiliam)—È do- 
po Elba l'isola del Giglio la più grande, 
più popolata, e per natura del suolo la 
più conforme a quella dell' Elba fra tutte 
le altre dell'Arcipelago toscano. — Vi si 
trova un grosso castello capoluogo di co- 
munità, residenza di un vicario R. e di un 
comandante militare. Ha una ch. plebana 
(S. Pietro) con una cappella curata nella 
Dioe. Nullius dell’Abbudia delle Tre fon- 
tane,una volta di quella di Sovana, Comp. 
di Grosseto. 
L'Isola del Giglio è bislunga con due 
opposti capi, che uno nella direzione di 
sett. e l'altro di ostro-scir. —Avvi inol- 






























- mentre poche cose scrifte su di essa 


ISOL 


tre un promontorio sporgente in mare dal 
lato di pon., il quale costituisce il corno 
destro di un largo seno aperto a sett. che 
si appella Golfo del Campese. 







Trovasi l'isola del Giglio situata fra il 
gr. 28° 31° 5" e 29° 35° 5" di long. ed il 
Gr. 42° 19° e 42° 04° 5° di latit. 

Il suo porto guarda a lev. dirim] 





al prorsontorio Argentaro, dalla cai pai 
più occidentale (Capo d'Uomo) è 11 migl. 
lontano, mentre resta 15 migl al suo 
lev.-grec. il Porto S. Stefano. 

Scarsissime anzi che nò possono diri 
le notizie superstiti rela! alla storia 
civile @ politica del 





vennero sino a noi degli autori romani, 
e quasi per avventora fa incidentemen- 
te rarmentata da G. Cesare { De Bello 
Civili, Lib. 1 cap. 19) quando Domizio 
Enobarbo coi marinari Gigliesi e Cosse- 
ni armò sette navi leggere, con le quali 
veleggiò sino a Marsiglia. 

Dopo una lacuna di quasi 5 secoli pas- 
sava per questi mari il poeta patrizio Ru- 
tilio Numaziano, il quale scorgendo dalle 
coste del promontorio Argentaro Ze sd- 









moriti dalla ferocia dei barbari discesi a 
danni dell'Impero in Italia. 

Merita di essere qui riporista l'elegan- 
te ed enfatica descrizione di quel poeta: 
Eminus Igilii silvosa cacumina miror, 

Quam fraudare nefas laudis honore suae, 
Haec proprios nuper tutata est Insula sel- 
tus, 
Sive loci ingenio, seu domini genio. 
Gurgite cum modico victricibus obstitit 
armis, 
Tamquam longiguo dissociata mari. 
Haec multos lacera suscepit ab Urbe fu- 
Batosi 
Haec fessis posito certa timore salus. 
Se il poeta, come vi è ragione di sup 
fu veridico, questi quattro distici, 
nel tempo che fanno un ben meritato elo- 
gio all’ ospitalità di quegli antichi iso 
lani, ci dauno anche a conoscere che lo 
stato geoponico del Giglio nel secolo V 
dell’ Era volgare doveva essere ben diver. 
so da quello che ci 
attuale, cioè hei 








1SOL 


Darante l'invasione dei Goti, e poi 
dei Longobardi nella Toscaua, niuno scrit- 
tore, nè alcun documento è pervenuto, ch' 
io sappia, fino a noi per dirci una parula 
dei Gigliesi, o da qual' amministrazione 
economica e politica la loro isola diptu- 
desse. Solamente le memorie dell’ antico 
monasicro de’ SS. Fincenzio ed Anastasio 
i dguas Salvias, ossia alle Tre fontane, 
ci hanno fatte. credere, che nel principio 
del secolo IX Carlo Magno donasse a quei 
moaaci le Zsole del Giglio e di Giannu- 
tri con cento miglia di mare oltre il ter- 
ritorio Cossano. 

Gia si è vedato all'Art. Giasavsar, che, 
nel 1259, l'abete delle 7re fontane in- 
fendò i luoghi medesimi, comp-esa PI 
sola del Giglio, al C. lidebradino di So- 
vana, ai suoi figli ed eredi, contro l’an- 
nuo trilto di qualche fiorino, riservan- 








mamero dei nuovi sudditi faroso anche 





i Gigliesi, per mezzo di certi capitoli, in 
Î quali ottennero delle limit..e 
esenzioni, che ogni 5 anni venivano pro- 
rogate, col recare 4 Firenre, come tutti 
gli aliri popoli coagristati , l’aoruo tri- 
bato del pallio nel giorno di S. Giovanni. 
presa dai Gigliesi in una solenne ade 
manza tennta nel giorno 25 di magg. 1408 
nella loro chiesa ri di S. Pie 
tro, quando neminarono due siudaci 
inviarlà a Firenze a il Tiro 
@maggio alla Signoria, e an palio del 
valore di etto fiori! nto lo Ban: 
sta. (Asca. Dir. Fioa. Carte delle Ri- 
formazioni). 

A asovi e più lontani padroni, per qua- 
si tre lustri, ebbero i Gigliesi ad ubbi- 


i 1558 (stil. for. ) venderono 


prova di che citerò la deliberazione tata. 


1SOL 595 


dire, tostochè nell'Isola loro sbarcarono 
i soldati dell’ ta navale di Alfouso 
d'Aragona ré di Napoli; per di cui conto 
vi stette un presidio dall'anno 1447 sino 
al 1460. Allora il Pont. Pio II avendo 
potuto aggiustare le vertenze fra l'abate 
commendatario delle Tre fontane e la 
Rep. senese relativamente al territorio 
Orbetellano , in vigore di una sua bolla 
dei a: maggio 1459, egli ben tosto pro- 
curò ed ottenne dal re Alfonso per il di 
lui nipote Antonio Piccolomini d' Arago- 
na e suoi successori la libera cessione dilla 
figlio con il ca. 
stello e di»tretto di Ca: lione della Pe- 
scaja , e le Rocchette di Pian d'Alma: la 
qual Signoria dallo stesso Antonio P 
colomini fu ceduta poco dopo ad un di 
lai fratello, Andrea duca d'Amalfi, con 
diritto di successione a favore dei di lui 
figli ed eredi. 

Alla stessa discendenza di Andrea Pic- 
colcmini gl'Isolani del Giglio ubbidiruno 
fino a che donna Silvia Piccolomini, el 
il di lei marito don Indico da Capestra 
previo l'assenso del re di Spagna Fi 
po II, con atto pubblico deg! 


















ino, 






Isola 
desinna, Castizlion della Pcicaja e le Roc- 
chette di Pian d'Alma a Donna Eleonora 
di Toledo moglie di Cositno I allora daca 
di Firenze, per il prezzo di 32,162 ducati 
mapoletani. Alla morte della stessa Donna 
Eleonora tanto l'Isola del Giglio come 
Castiglion della Pescaja cow le respettive 
giurisdizioni furono incorporati al domi. 
nio granducale di Toscana. 









re cor poco favorerole 
successo nel s40 dominio, vi fa anche quel. 
lo di una miniera di ferro nella costa 00 
cidentale del Giglio, poco sopra rammen- 


I1 terzo Granduca di Toscana , Fendi. 
mando I, con suo testamento destinò, che 
dell’ Isola del Giglio unitamente ad altri 
beni se ne formasse una pri mitera a 
favore del figlio Principe ereditario Co- 
simo LI da re ne' suoi discendenti e 
i al tromo della Toscana. In con- 


Segecaza di Isola ha l'onore di 
seguenza di ciò quest 'omore di 
dare il titolo di Signoria speciale ai figli 


primogeniti dei Sovrani della Toscana. 
Tostochè il Grasduca Leopoldo I, sep- 


396 ISOL 

pe che gli abitanti del Giglio mancavano 
di mulino da macinare loygranaglie per 
il loro consumo, ordinò che si costruisse 
sopra una eminenza dirimpetto al castello 
un mulino a vento, stato a torto dai Gi- 
gliesi abbandonato, e finalmente nel 1816 
distrutto nel timore che potesse servire 
di punto di attacco contro il paese nei 
casi di un qualche sbarco ostile. 

Nel 1796 il Granduca Ferdinando III 
fece restaurare con molta spesa il porto 
del Giglio, i di cui abitanti grati al loro 
benefattore, con pubblico decreto offri- 
rono al medesimo non meno di 12 colon- 
quelle cave sino 





Tre anni dopo i Gigl 
ve di valore, allora quando nel 18 otto- 
bre 1799 una flottiglia di 1a legni Alge- 
rini gettò sulla loro spiaggia una quan- 
tità di barbareschi a depredar l'Isola ead 
iarestire il castello , contro il quale per 
due giorni con accanimento da loro pari 
iera d'armi adoprarono ; ma gli 
non solamente far fronte 
spettata tempesta, ma ebbe: 
che il coraggio d' incalzare gli 
respingendoli nel mare, ed C ibligand 
con perdita di gente a rimbarcarsi e fug. 









ire. 
ti Sono infatti gli uomini del Giglio sd- 
detti ed esercitati nel servizio militare 
sotto un capitano di linea, il quale co- 
manda al presidio della fortezza e del por- 
to, a quello del golfo del Campese e delle 
torri intorno alla costa pel servizio sa- 





tiera occupa approssimativamente una 
. quadr. 

Nel 1833 vi si trovavano 1502 abit., a 
a ragione cioò di 188 individai per ogni 
migi. quadr. 

La maggiore popolazione è riunita nel 
castello omonimo sitaato sulla pei 
orientale del monte che resta a ca 
del porto, dov'è una borgate disposta a 
semicerchio sulla rada con circa 00 sbit. 
Poche altre capanne di pescatori difese 
da una torre si trovano nell'opposto seno 
dell'Isola al golfo del Campese. 

Il castello del Giglio ha di long. 38° 
33 e di latit. 42° 23°. 

L'isola è tutta montuosa. La-maggiore 
larghezza, presa dal porto del Giglio alla 
























ISOL 


Punta della Salina nell’. promon. 

torio, è di 3 migl. lineari, alla quale di- 
stanza si può aggiungere na miglio per le 
gibbosità « dei monti ni che l’attraversano. La 
sua maggior lunghezza presa dalla punte 
settentrionale meridionale, . dal Capo 
Fenario al Capo Rosso è quasi sei migl. 
lineari , ossiano migl. setle in circa qua- 
lora si debbano valutare i basto-rovesci od 
i monti che l’attraversano. 

La qualità del terreno di quest’ soka 
appartiene quasi generalmente alle rocce 
‘he. Sono esse di fondo cenerino- 
chiaro picchiettato di frequenti macchie 
nere di gr 
nito ta le sue masse in forma di 
graudi rupi. Al Giglio, più frequento. 
mente che non segue all'Isola dell’ Elba, 
la parte esterna del granito d’ordinario 
diviene fri in guisa che î 
suoi ii i finiscono col ridarsi in 
sabbia feldspatoarenosa di una tinta re 
biconda e talvolta di colore giallastro. 

Non mancano però titunzioni dote lo 
stesso granito si palesa duro e masciccio 
con i suoi natarali caratteri, specialmente 
a levante presso la Punta del Castellare, 
e accanto al porto. — Di costà infatti i 
Romani, al peri che nell" Elba, scavarono 
grandi vasche e colossali colonne, donde 
era agevole il caricarle, condarle alla 
capitale del mondo, o altrove. A 
istesse cave appartengono le colonne di 
ritrovarono nella vicina 

i, mentre altre in mag- 
gi ero rimasero abbozza e sulle cave 
in questa del Giglio. 

Sul dorso dei monti del Giglio îl gra- 
nito, a parere del geologo Brocchi, resta in- 
tersecato da filoni di una specie di grani. 
tello che offre uniformità di aspetto, osa 
i di cui elementi e parti cristalline sono 
assai più minute di quelle del ito. 

Cotesto granitello presenta una tinta 
biancastra a frattura ineguale ; ed è iu st 
fatti filoni, dove si racchiudono le belle 
turmaline nere del Giglio accompagnate 
da bizzarri groppi, o da cristalli isolati 
di quarzo jaliuo di un ragguardevole ve- 
lume. Alla stessa qualità di rocce grani- 
tiche a piccoli cristalli appartengono certi 
roguoni, più foschi di tinta, più 
elementi 
fra le masse del granito. Un consimile fe- 
nomeno presentasi eziandio fra le rupi tra- 
















































ISOL 


chitiche del Monte-Amista, e precipua- 

mente verso la commità della montagna, 

dot trovano grossi noclei di re 

trachitica, ma di colore, di feltre di 

grana diversa, conosciuti volgarmente sot- 

to il nome esprimentissimo di anime di 

sasso: rapporio al quale fenomeno geolo- 

gico fa fatta parola all’ Arr. Arsapia S.Sar-* 
vasonz, e di esso dovrò toruare a discore 

rere all'Art. Morre-Amuara. 

Le rocce granitiche dell'Isola del Giglio 
trovansi in alcuni luoghi compenetrate 
da filoni metallici, segnatamente di ferro 
mnicaceo a piccole lamine brillanti, nel 
quale si racchiudono cristalli di quarzo. 
Tale è quel filove del monte chiamato della 
Vena , a cagione di una miniera di ferro 
che vi fu aperta sotto il Granduca Fran- 
cerco I, poco dopo s«bhendona- 

forse per cagione che quel filone uon 
internava nella montagna, per quanto 
apparisce dai luoghi dove fa scavato. 

Dissi poco sopra, eopdelearegi ri 
è quasi generalmente coperta di graniti; 
ed alla stessa formazione enfmente spettà 
la piccola catena che costituisce la 
centrale dell'Isola, dal Capo Fenajo al 
Capo Bosso; ma il promontorio occiden- 
tale, ossia del Capo Franco, il di cui pa- 
rimetro littoraneo comincia dalla Punta 
delle Saline sino sì Golfo del Campese, 
appartiene a tatt'altro sistema. Impe- 
socché esso è formato da an gruppo di 
monticelli calcarei comunicanti con Îa ca- 
tena principale mediante una piocola val- 
Iecola, o canale che si in e 
te DTT Or a Prella impropria 

21 calcare che s'incontra costà è varia» 
mente modificato, ora cellulare 0 caverno- 
10, ora compatto di color ceciato a larghe 
venature di spato candido, ora grigio 
plambeo fetido, e finalmente in alcuni 
Tuoghi di tessitora quasi cristallina. Si- 
anilî rocce calcaree trovansi interrotte, op- 
pure alternano con delloschisto argillosoe 
palestrimo. Presentesi quest’ ultimo nella 
panta più meridionale del torio 
del Franco attraversato da vene di fer 
ro solforato e micaceo, talchè la roccia 
argillosa acquista i caratteri di un’alu- 
mite. Infatti la stessa località è desigua- 
ta con la denomiuazione di Cava dell'Al- 
lume. A questo puuto di puasiegio, dove 
terminano le rocce stratifonni e ritorna» 
mo i graniti, scaturisce quasi sall’orlo 

vm 














ISOL 897 
del mare uno stilicidio di acqua mine- 
rale acidulo-ferruginosa, la quale chimi- 
camente saggiata, sembrò sÎ Prof. Gio. 
Giulj dovesse contenere una porzione di 
acidolibero, che egli suppose probabilinen- 

ido solforico, e più dei solfati di fer- 








ed. Grots Storia nate 
nale delle degne miarali della Toscana 

"Da pochi natoralisti quest’ sola fa vi- 
sitata e descritta. Noa vi capità nel secolo 
passato Giorgio Santi, per quanto molti 





giorni impiegasse intorno al vicino mon- 
te Argentaro, forse poco favore- 
volmente prevenuto ccoglienza che 


i Gigliesi qualche anno innanzi avevano 
fatto al nataralista abate Fortis, che fa- 
garonoa colpi di sessi, come colui che fu 
preso per un negromante. La visitò bensi 
pacificamente e con gran frutto, nella pri- 
mavera del 1818, il ch. naturalista Broc- 
chi, e la sua visita recò alla scienza la 
più dotta e più estesa relazione geologica 
orittognostica e statistica di quante altre 
memorie finora siano comparse alla luce 
relative all'Isola del Giglio. Vel. Bibliote- 
ca Italiana Vol.XI dalla pag. 3562lla 350. 

Sotto un altro aspetto vi approdò nel 
1395 P'abile ingegnere Alessandro Nini, 
il quale per commissione det Granduca 
Ferdinando III presedè alla restaurazione 
di quel molo, affinchè si ricovrassero al si. 
curo i i pescherecci dei Gigliesi. 

L''inedita relazione del Nini ed altre 
molizie statistiche raccolte dal giurecoo- 
salto Giovanni Lessi servirono di rate 
riale ad una «di lui memoria economica 
sall’ Isola predetta, stata letta e quindi 
pubblicata negli Alti dell'accademia de' 
Georgofili. (T, V della prima colezione ). 

Il più recente autore che abbia ‘visto 
e scritto cull'isoli medesima, al pari che 
salle altre del Granducato, è il prof. Giu- 
seppe Giuli, al quale, oltre il saggio ana- 
litico dell’acqua ferruginosa qui sopra an- 
‘munziato, appartiene un articolo sulla sta» 
tistica agraria dell'Isola -del Giglio che 
oguuno potrà riscontrare nel Vol. 79 della 
già citata Biblioteca Italiana, dove fu in- 
serito nel 1835, e che può servire di ap- 
pendice a quanto era sialo avvertito dal 
dott. Attilio Zuccagni-Orlandini nella sua 
Tavola geografica fisica e storica dell'Ar- 
Cipelago toscano. 








Hu 





598 ISOL 
< La ie del Giglio (secundo i 
calcoli del ulj) è ricoperta in par- 






esto in una super- 
alata circa miglia 7 
| delle ‘montague s050 


bi alla prese zione delle viti e dei cerea- 
i terreni si trovano nella 
rie Serttazionie € nella meridionale; 
poss dicesi del Fenajo, la seconda del 
Capo Rosso. la questi due panti i Giglie- 
ci seminano ua anno il grano, e l'auno 
dopo le civaje p piante baccelline. » 

« Nei terreni dove è stato raccolto il 
grano, dopo la svinatara vi sotterrano le 
vinacce e nel marzo susseguente vi semi- 
nano fave, piselli, lenticchie bianche e 
vecce nere, quali semenle occupano un 


quinto delle steso terreno; negli altri esse 


distro quinti vi sogliono semiuare i fa- 
giuoli.Viene calcolato, (soggiunge lo stesso 
autore ) che vi si destinino cento moggia 
di terreno a grano ed altrettanto a le 


cuni. » 
« La raccolta media del grano è di mog- 
gia 3ee, ossiano 7300 staja, e altrettanta 
nella dei fagiuoli, con più 8eo staja di 





Fra le piante naterali del Giglio il 
bunicnne menta rire por 
suopre la superficie delle rupi granitiche 

Sei GIN più prossimi el mare: € che si 





del Prof. Giulj) quattro 
cente somari, cento pecore, mille capre e 
poechisimi majali; vi si alimenta un gran 
numero di galline e di piccioni, e rara- 
mente si del continente qualche vi- 
tello per ingramario ». 

« Gli nomini seno nel tempo stesso ma- 
rinari, militari od agricoltori; ed il Broc- 
chi acserì che il gonfaloniere meJesimo, 
che è la principal carica del comune, le- 
vera il suo campo. Quelli che abitano nel 
perio, per la maggior perte Napoletani, 
pesseggono delle piccole barche, con le 


; 12,000 barili per 
i emassima parte mel Conti sente, perchi: i 
- Gigliesi si contentano dissetarsi dell s0- 


ISOL 


uali trasportano in Terraferma il vino 
dell'Isola il pesce fresco che pescano, e 
le acciughe che salano; tre oggetti « 
durtria commerciale dei Gigliesi. 1 genc. 
ri pricipali d’importaziene si riducono 
a carne bovina da macello 
salate, generi coloniali e agli 
occorrono ai bisogni domestici ». 

< Le donne vi menano una vita assai le- 
boriosa, essendo di loro incumbenza pre- 
parere il cibo per la famiglia, e portarlo 
bot campo o altrove, macinare a mano nel 

Ila notte il grano per panizzari», 

scerere, filare e tessere il divo e la cana. 














Vere e trehbiare il grano ee.; in guisa che 
possono essere assemigliate alla doo- 
na forte della sacra Scrittura ». 

Più dettagliata ancora è la statistica 
economico-agraria del Giglio stata pub 
blicata dal Dot. Attilio Zaccagni-Urlan- 
dini nella Tavola XX del su, dilame 
dell: Toscana. — Egli avverti a, che la 
vita laboriosissima dei Gigliesi, nomini 
e donne, non basta a ottenere da Quelle 


rupi granitiche framente proporzionato 
rid panbinelizarenrgi grano manca 


per sei mesi dell'anno; che le piante di 
castagni perirono tutte; ehe il Leon vi. 
no, che ollengoro in quantità media di 
anno, vendesi per la 





querello, © mezsevino,e neppure in tutti 
i tempi dell'anno; che la raccolta dell 
olio nou oltrepessa i rs herili. Noa vi è 
frantojo. nò tampoce vi sono mulimi, de 
po abbandonato e distrutto l'unico me- 
linea vento fatto provvidamente costrui- 
re dal Granduca Leopoldo I. Il grano per 

a è macinato a mano grosso 
lanamente, tulchè produce un cattivo pe- 
ne. Le olive si schiacciano fra due sassi 
per averne il poco d'. 
Gi Aiberi da frutte vi 
specie e dauno pori sapori 
bibbo è un prodotto molte utile. Ron vi 
sono gelsi, e vi si contano pochissimi al- 
veari. 

Non banie quest’isolani bestiame vac- 
cino e pochisimi sono i ce Vi 
conteno circa see pecore, ed sltrettami 
majali. Havvi bensì une maggior copia 














ISOL 


di capre soverchiamente dannose. I più 
mumerosi fra gli li domestici sono i 
somari, i quali oltrepassano i 600. 

A confermare l’ottimo carattere dei Gi. 
gliesi concordano unisoni li due prelo- 
dati via i 








fra di lero plot nè di quelli che 
hanno camulate molte ricchezze. Il furto 
è rarissimo, e rarissimi sono gli altri de- 
Vitti, sicchè vi regna in generale la pace 
ed il quieto vivere, e sono riconoscenti 
al loro Sovrano, da cui ricevono molti 


benefiaj. 

Il naturalista lombardo aveva inoltre 
avvertito, che il buon ordine regna nell'I- 
sola del Giglio fra tatti gi per 
ui rarissimi sono i latrocinii, come qua- 

ue altro delitto, e l'ottimo carattere 

dei Gigliesi altrettanto più risalta all’oo- 
chio dell'osservatore, quando voglia pera- 
gonarlo all'indole trista di alcune altre 
popolazioni dell’ Italia meridionale. Po- 
trebbesi dire, che nelle isole di piccola 
estensione in molto minor namero debbo- 
mo essere i delinquenti, attesa la maggior 
difficoltà dello scampo. Comecchè un ta- 
Je riflesso sia vero, non crede il Brocchi 
che questa possa essere l'anica causa della 
Buon condotta dei Gigliesi, Un'altra ve- 
m'ha, a parer suo, più efficace e più ge- 











1SOL 599 


neralmente applicabile, Lia cioè, che 

nei paesi nei quali Je proprietà sono re- 

partite fra molti, e dove il contadino è 

esso medesimo posseditore di un fondo, 

ivi a preferenza degli altri leoghi man: > 

gieni il buon ordine, e più osservate seno 
leggi, e rispettate. 

Risiode nel castello del Giglio wa vi- 
cario R. di quinta classe, la cui giurisdi- 
zione civile, inale e politica è circo- 
scritta dentro i limiti 10 Lola. Vi è 
anche un comandante col grado di capi 
tano, ed un sottotenente castellano della 
torre del porto. Il primo è pare depu- 
tato di sanità, ed entrambi ricevono gti 
ordini dal Governatore di Livorno co- 
mandante del littorale. 

Trovasi al Giglio la cancelleria dell'a- 
nica sua comunità. L’i di Cir. 
condario e l'ufizio del Registro stanno a. 
Orbetello; ix conservazione delle Ipoteche, 
e il tribunale di prima Istunza a 
Ttta l'Isola ba una sola perrocchia ar- 
cipretura (S. Pietro apostole), la cui chie- 
sa esisie nel su) castello, arri 
cappella curata nella soltoposta ta 
del'Forto. Per la giurisdizione ecclesia. 
stica vi tiene ragione il Cardinale Abate 
commendatario delle Tre Fontane. 

L'isola del Giglio nell'anno 1745 evera 
859 abit.; nel 1633 ne contava 1502, che 
aumentarono fino a 1530 nel 1836. Essi 
erano distribuiti come appresso. 








Movimento della Popolazione della Conusira ssi’ Iseza pur Giovo 
« tre epoche diverse. 





ISOLA pitta GORGONA (Urgon o 
Gorgon degl i, poi Gorgona). Pic- 
cola isola dell pelago toscano posta fra 








la Corsica e Livorno, dal quale ultimo por- 
to è 22 migl. a pon.-lib. con chiesa pîrr. 
(S. Maria e S. Gorgonio) nella Com. e 


€00 ISOL 
Giur. di Liverno, Dior. medesima; già di 
Pisa, e anticamente sotto quella di Luni, 
Comp. pisano. 
La sua posizione geografica, presa dal 
cima più elevata e centrale dell 
mel gr. 7° 33° long. e 43° 26' lati 
È tutto un monte marsiccio che a gui. 
sa di pice sporge di mezzo al mare. Ha 
quasi 4 miglia di circonferenza, ed wa 
di superficie quadr. com un piccolo seno 
voltato a settentrione, mancante però di 
spiaggi 











alcuni magatziai ed una chiesa sotto la 
protezione di ena torre posta sullo sprone 
ino poggio. Nella cima del monte 
trovasi un fortino ewstodito da un presi- 
dio incaricato di dare gli opportani se- 
gnali al Fanale di Livorno. 

Le rovine dell' antico monastero de’ 
Certosini vaggonsi tuttora nel poggio ehc 
Piega verso il seno settente. in vicinenza 
della torre, dove sottentrò la Grancia o 
casa di fattoria dei Cortosini di Pisa. 

La ni fa mommentala, fra gli en- 
tichi geografi, da Plinio, Pompenio 
Mela e da Toleme6. A questi si potreb- 
be aggiungere Rutilio Nemaziano, come 
colui che pe perlò com maggior distin- 
zione per inveire centro quei solitari 








mitica e cristiana. 


Assurgit Ponti medio circumi/iua Gorgon, 
Inter Pisanum, Cyrniocumgue latus. 
Adversus scopulos, damni monimenta re- 

centis, 
Perditus hic vivo funere civis erat. 
Noster enim nupre juvenis mejoribus am 
9, 
Nec censu inferior, conjugione minor, 


Impulsus furiis homines, di reli. 
quit, 
E tar pom laiebram credulus ezulavit. 


1 cenobiti della Gorgona sono in altra 
quis rammentati da due luminari del 





ISOL 
Cristianesimo, S. Agostimo e S. Gregoriana; 
avvegnachè il primo vi fu acsolto în ospi- 
zio, allorehè alla Gorgona epprodò wel 
suo trpitto dall'Africa a Luni; ed il Pont. 
S. Gregorio rammentò cotest' Isola in al. 
cune leitere inviate al ven. S. Venazio 





nedeitimi di S. Maria e S. Gorgonio della 
Gorgena ottennero dal Pont. Alessandro IT 
un breve, spedito da Lucca li 16 agosto 
1070 a quell’abbate Adamo, nel mentre 
dichiarava il monastero della Gorgona 







di S. Vito, la qual 
ai Se. Milziade e Gorgonio. 
claustrali della 
frequenti rapine dei corri, 
rone quasi che affatto l'Isola per riunirsi 
in Pisa alle nuova famiglia nel convento 
che eressero a contatto della cappella testà 
mominata. Ma snche questo claustro, a co- 
gione di guerre , di pestilenze e di altre 
traversie, andò di mamo in mamo deci- 
mandosi di claustrali, talchè nel 1374, 
non vi essendo rimasti che seli tre monaci, 
fu soppresso con bolla del 19 febbr. del 
Poot. Gregorio XI, e nell'atto medesime 
il suo locale insieme con i beni amneni 
venne assegnato si Frati Certosini, affio- 
chè questi ripopolassero e restaurassere il 
deserte cenobio dell' Isola di Gergona.— 
Nell'enunciata bolla il Poot. Gregorie XI 
ricordava, che fl monssiero della Gor- 
gona fu già di gran devozione, e popeleto 
di monaci. 


jose numero di 








vi sbarcarono i Barbareschi che presero e 
condussero aleumi di que (rati im schio 
vità. Ciò viene affermato dal Pont Mar 
tino V in usa lettera scritta mel 1423 ai 
menaci della Gorgona, € uell'anno susso- 
quente all'arcivescovo «di Pisa Giuliano 
Ricci, nella quale gli remmenta, che nel 
1421 i corsari erano sbarcati alla Gorge- 
ma, dove tattociò ch'era distante dalla rocca 


180L 


€ dal presidio, cioè, chiesa, convento, 
case, malini, barche; e quanto altro 
capitò loro alle mani, tutto fu rubato, 
cppere distrutto; e due frati conversi, un 

lato, a pet ect y del monastero 
condotti in schiavità. In conseguenza di 
ciò i Cerivsini,al pari dei Benedeltini, do. 
vetiere abbandonare la 





dell'Italia. (Marraanii, Mistor. Eeol. Pi. 
san T. II. — Ance. verra Riroan. vi Fia.) 

I Pisani, che sino dal secolo XII avera- 
mo l'alto dominio della Gorgona, in vista 
«li tanta sciagura, esentarono i Certosini 
€ Je lero possessioni dalle pubbliche gra- 
vesse, ad del Pont. Martino V 
che li esonerò dalle ecclesiastiche collette, 


Gorgona 
rentine, Vi seno bensì buone ragioni per 


mezmente all'acquisto di Pisa e del suo 
contado (anno 1406), 0 almeno all epoca 
Sella compra di Liverno e del suo capii 
sia, 





dipendenza della Gorgona al dominio fio- 
rertino, quanto ancora la spesa che vi 
voleva per la costruzione e mantenimento 
delle fortificazioni, e dei soldati che vi 
erano di presidio, come pere la quantità 
dei viveri che colà s’inviavane a sosien- 
tamento di quei poveri abitanti. ( Anca. 
Fnfaui mi . la Rep. 
lafatti in progresso di teca 
or. si determinò di abbandotere la di- 
fem della Gorgona alle cure dei frati Cer. 
tosini di Calci, ai quali tuttora = 
mevsmoi beni dell'antica shuzia di i, Ma- 
rin eS. Gergonio; ma anche questa volta 
«dovettero essi rinunziare all'impegno di 
custodire l'Isola, mancando loro mezzi 
adeguati al eopioso numero dei Berbere. 
schi che spesso La infestavano. Quindi è 
che la Gorgona, nel 1509, fu da prime con- 
cosa in eaftonsi a dee fratelli nobili pi 


ISOL 608 
seni della casa Grill, e ciò fino a che Leo- 
ne X nel 15:8 con sua bolla dichiarò 
l'isola medesima esente e libera dal do- 





sità, perchè questa 
tro nvesse cesto di ponederla i 
conferì la temporale giurisdizione al Co- 


rico- mune di Firenze, riservando alla S. Sede 


ta giurisdizione spirituale. Frattanto con 
l'animo di veder cotest’ Isola ripopolata, 
con breve del 1520 il Pont. medesimo ne 
diede l' investitura al padre maestro Ste- 
fano di Bisignano dell'Ordine Carmeli- 
tano da goderla per sesuoi eredi o persone 
de esso lui nominate, a condizione pe- 
taltro, tanto egli quanto i suoi successori, 
di juramento di fedeltà alla Si- 
'irenze , senza il di cui con- 
guardarsi come nulle lo 

nomine che dal pedre Stefano di Bisi- 
nano 0 dai ruoi succemori venissero fatte. 
Dondechè il religioso prenominato, sot 
to dì 4 lugl. 1530, davanti il magistrato 
degli Otto di Pratica, giurò sottomissione 
alla Rep. fior., nell'atto in cui ottenne da 
eun alcuni itolî, che esentavano gli 
abitanti della 





ogni 
fosse per servire al loro vitto 





ebbe miglior fortana dei claustrali che 
prima di lui avevano possedeto la Gor. 
gona; avi chè nel 1564 un’altra clas- 
se di ecclesiastici ottenne dal Granduca 
Cosimo I l'Isola medesima . Fa dietro le 
istanze dell'arcivescovo di Cirzico, il 
quale si obbligava di far custedire la Gor- 
gona dai suoi monsci Basiliani, che ven- 
me accordata facoltà a quei cocollati di 
abitare e difeudere la Gorgona, amegnan- 
do alla nuova colonia monastica l' annua 
pensione di scudi 00, peri alla somma, 
cui necendeva la spesa del presidio di det- 
ta Isola. Peraltro nell'atto d'infeudazio- 
ne il Granduca Cosimo I di proprio pegno 
ingiungera le clouosla seguente « che i 
» monaci possino. godere dell’ usufrutto 
» della Gorgona, dell’us lignendi per loro 
=» consumo; che nen possino peraliro aver 
» il diritto della pesca, riservando perpe: 
» tuemente il diretto dominio dell'Isola 
» a S. A. R.; che si dia loro (ai monaci 
» Baciliani) l'uso della foriezza e di 

» la sbitazione che vi è, e ne sbbino l'uso, 
» mentre che i deiti frati vi staranno ». 





002 1S0L 
Ma anche cotesta colonia di monaci stra- 










ISOL 


nonostante le piante boschive, le viti gli 
dlivie gli abitanti forono nei tempi an- 





di og i il 

per e conto della R. Corona. 

Vegetano tuttora cosà i lecci, pochi oli. 
«astagni, con qualche altro albero po- 





i mifero. I vigneti della Gorgona, che for 





pel mantenimento di un presidio, e 
della fabbrica del Castelvecchio e Torre 
nuora, dovemero i Certosini lasciare alla 


pagata per lo studio di Pisa; 4° che 
in facoltà dei soldati della Torre 
loro uso, 
i da frutto; 





H; potere 
di $. A. R_di ordinare leggi, statuti e far 
amministrare giustizia ai secolari che an- 
famero a subiti nella Gorgona; 8°che 
fome permesso ai detti frati di poler pe- 
scare nel mare come tuiti gli altri sud. 
diti del Granducato. 
Nella stessa occasione furono disegnate 


le mappe dell'Isola, nelle qua- 
Di veniva his Ci cile de. 
marcazioni il terreno che S. À. R_ erssi 





riservato in vigore della saddetta conven- 
zione. (Ance. nerte Revenstacioni se Fi- 
nen). 

Dei pochi cenni istorici testè riportati 
ne consegue, che l'Isola della Gorgona fa 
sempre scarsa di abitazioni e di abitanti, 
€ che la ragione principale dovè essere la 
sterilità del suo terreno, e forse anche la 
penuria di soque perenni e potabili. Ciò 


i gone, fn le varie pi 


nivano un liquore, ora sono resi 
sterili e in gran parte inselvatichiti per 
mancanza di braccia. 

11 Prof. Antonio Targioni-Tozzetti, ap 
prodando nell'estate del 1836 alla Goe- 
erbacee vi rae- 
il Cheiranthus incanus , lUrtice 
pomini il Teuerinm marum , la 
Globaloria aispum, il Golium purpa- 
reum, il Gelium erectam, od altre 

Attualmente tutta la popolazione fissa 
della Gorgona si riduce a 50 individai, 

preso il presidio sotto il comando di 
un 'Epitano di linea. 

La risorsa precipas, e quasi umica del 
paese, consiste nella pesca delle ottime sc- 

ciughe, che in questo mare =pparisceno 
tra il principio di luglio e la metà di ago- 
sto. Alla stessa pesca prendono parte, e 
fanno il loro recapito alla Gorgosa, Goo 
berche di pescatori loscani, genovesi e 

tami. Sogliono costà salarsi wegli 
anni più ivorevoli ja appositi pipi 
da 900,000 libbre di acciughe le più 
stose e più ricercate di tatte dele Si 
si pescamo e si fattorano nelle altre isole 
e porti del mare Mediterraneo. 

La parr. di S. Gorgonio ella Gorgona 
nel 1833 contava 70 abit. 

















limio, e secondo altri Zsola di Men 
pra ). — È cotesta isoletta tutto uno 
scoglie colossale eminente di granito, st- 
tuslmente disabitato, il quale sorge in 
mezzo al mare 28 migl. = poo. e mell'i- 
stessa latitodine dell'Isola del Giglio È 
ta più lontana dal Contisente fra le Isole 
dell'Arcipelago toscano, ls più elevata di 
tutte dopo il monte Capema dell Elba, 
grichi to ra jma trovasi più che a tree 
rello del mare. 








La sea posizione geografica è nel gr. 
27° 57° long. e 42° a1° di latit., 20 migl 
a scir. dell'Isola di Pianosa, 3a 
ostro dell'Elba, e 39 migl.a pon. dal Mon- 
te-Argentaro, che è uno dei panti conti- 
mentali il più vicino a Monte Crisi. 





ISOL 


Si valuta che quest’ isoletta possa eccu- 
pare circa 4 migl. di superficie quadr. 
con 6 di perimetro. Essa ha una figura 
quasi cilindri_a senza spiaggia, senza seni, 
scalo volto a maestro, 
la dove precipita in mare l'unico borro, 
il coi alveo serve di strada per salire în 
rupe. In capo alla stessa via tro- 
vasi il dirulo monastero di Monte-Cristo 
con la chiesa, giacente in un piccolo ripia- 
no circondato da cape, frouJose € sempre 
verdi piante di lecci che coronano quelle 
scogliere, ed i cui rarai sull’onde del ma- 
re com romantico effetto si «pecchiano. 
Fsori della via Jel borro di Calamarrira 
tette Je rupi all’ intorno dell'isoletta si 
alzano quasi perpendicolari al pelago che 
le circonda, fa puis che a niuno, » cui 
mos si-no dati ali ed artigli, fia possibile 
il rmmpicarvisi. 

L''sola di MonteCristo non è rammen- 
tata da alcan romano scriltore, meno che 
da Plinio, il quale l'accenna di volo 
sotto nome di Slate. Non ne fece tam. 
[poco menzione Rutilio nel suo itinerario 
mariUtinzo ca Rcma a Luni, comecchè egli 
indubicatamente non avrìa tralasciato di 
descriverla, se fome veridica un' 
tradizione, cioè, che nell'Isola medesima 
gl'idolatri avessero innalzato un tampio Mic 
al loro Giove Ottimo Messimo. 

LL istoria pertanto di Monte-Cristo in- 
comincia dopo la metà del sec. V, cioè dep 
poichè in essa con alcuni 
fugionsi (circa l'anno 455 ) S. emilia 
no vescovo di Palenao, stato espulso dai 
Vandali dalla sua sede. Dopo tale emi 
grazione fa eretto in Monte-Cristo ua de- 
toto eremo con chiesuola ufiziata da quei 
prefachi Crist'aui, che vennero poscia 

Li e assistii tti da ricchi e pictosi 
personiggi. 

Molti documenti relativi a cospicne do- 
mazioni fatte dai dinasti della (Corsica ai 
monsci di Monte.Cristo furono ri 
«dal Maratori nelle rae Antichità del Me- 
dio Eco, e dagl: Aunalisti Camaldolensi. 
A questi ultimi inoltre dobbiamo quel 
poco che si conosce intorno. alle vicende 
del momastero di Monte.Cristo. 

Avvegnachè nel 1232 il Pont. Grego- 
rio IX, con sua bolla del 10 marzo diretta 
da Rieti al vescovo di Massa marittima, 
lo incaricò d'it re il Mon. di S. 
Mamiliano a Monte Gristo della sua dio- 

















falsa l'istrazione 


ISOL 603 


cesì all'Ordine Camaldolense, mentre cow 
altra bolla pontificia del 15 marzo dell’ 
anno istesso commetteva al Priore del S. 
Eremo di Casm:ld.li d'introdurre nel 
claustro di Monte-Cristo la regola di S. 
Romualdo tosto che il vescoro di Mussa 
avesse formalmente ammensato quel ce- 
nobio alla Congregazione di Campldot. 
Ma il Priore "el Seero Eremo noa semi 
bra che trovasse di sua convenienza un 
tale scquisto, in guisa che Gregorio IX 
cou nuova bolla degli & dicemire è 1335, 
diretta all'abbate Camaldolense di Can- 
deli presco Firenze, commise a questo la 
riforma del Mon. di Monte-Cristo,giacchè 
(soggiangeva il Pout. ) il Priore di Ca- 
muldoli noa solo noa aveva voluto esegui- 
re una simile commissione, ma ancora cos 
scandalo aveva quel luogo abbandonato. 
Nè l'abbate di Candeli fu più ubbi- 
diente del Priore di Camaldoli agli or- 
dini del Papa, donde che questi nell'anno 
susseguente (7 marzo 1238).diresse un 
breve al potestà del Comune di Piombino, 
ucciò costringesse i monsci di Monte 
Cristo a ne qu S Michele 
in Borge di Pisa, al quale aveva invisto 
riformarli. 








pae sn 
ma di S. Romualdo. (Asca. Dir. Fiona. 
Corte di $. Michele di Pisa). 

La nuova famiglia diCamaldolensi abi- 
tè mantenne nell’ Lsola di Moaote 
Cristo sino a che venne proce lalla 
di Pisa dominatrice puei pena 
accaduta la cessione dell'Isola agli Ap. 

i con Piombino, la Pianosa e l'Elba, 








rezza pirpioni ti di Moate-Cri- 

lando la difesa naturale € la 
imsccessibilità di quelle rupi, essi doret- 
teroabbandonure l'isolto ritiro alle capre 
salvatiche, alle martore, ai conigli ed ai 
«topi, i soli romiti abitatori superstiti di 





Monte-Cristo. 
Ul Prof. G. Giulj, che al pari delle al- 
tre isole del granducato visitò anche que- 


sta, fece inserire nell’ Zudicatore sane. 
luglio 1833 una sua deseri- 





604 ISOL 
te-Cristo e della contigua chicsa, l'unica 
fabbrica che ivi resti luttora în piedi. 

La pianta del claustro, compreso il pic- 
colo tempio, è di forma quadra, che wi- 
sura 3a br. per ogui lato. La facciata della 
chiesa è voltata a poneute, nel suo in. 
terno a metà della navata vi sono due 
mori, dai quali viene quasì ad esser di- 
Visa in due parti. La luce vi penetra dalle 
pareti medianie finestre strette e costruite 
a guisa di feritoje. — 

Kei dintorni del diruto monastero s'in- 
contrano varie grotte, presso una delle 
quali sgorga copiosa fontana perenne. 
Sussistono ancora alcune murelle poste a 
sosteguo di piccoli campetti, dove vegetò 
la vite e l'ulivo. I viaggiatori che 
usero visitare quest'isola disubilata, e 
per conseguenza sottoposta alla contuma- 
cia, è d'aopo che si facciano accompa- 
guare da guandie di sanità, quali potran- 
no prendere all'Isola dell'Elba , oppure 
a quella del Giglio. 

ISOLA vi PALMARIA ( Palmoria), 
e isolette adiacenti di Tino (T'yrus major) 
e Tisorto ( Tyrus minor). — Tre isolet- 
te, ana più piccola dell'altra, la maggiore 
delle quali è la Pa/maria davanti a Por- 
to-Venere. Sono tulte tre situate davanti 
all'imboccatura del Golfo della Spezia 
(antico Golfo hanense ) dalla parte occi- 
dentale, ed assai vicine al promontorio 











golare quasi equilatera, che ba la ponta 
di un angolo veltala a maestro, e da que- 
sto Mato $i avvicina è 300 braccia dalle 
rapi di Porto-Venere, formando con esse 
la Bocca piccola del suo porto. L'angolo 
dell'Isola che guarda lev.-grec., costitui. 


sce la Zocca grande dello stesso Porto. 
Venere dirimpetto ul seno di Maralonga 
e a quello di Lerici. Davanti al prolonga- 
mento di quest'angolo della Pa/moria 
sorge dal mare a guisa di appendice uno 
scoglio, sul quale i Genovesi costruiro- 
no una torre che gl' Inglesi fecero salta- 
re in aria nel 1800, nota sotto il vocabalo 
d’Iolotto e Forte di Scuola. Finalmente 
il terzo angolo guarda l’aperto pelago a 
ostro; e da esso è distante 400. br.. 0 poco 
più, dall'isolotto di Tino, già detto Tiro 


ISOL 
maggiore, il quale ha quasi nn 
di Grconferenta. A questo di av 
per una bocca di mare di 150 braccia il 








è sparsa di scogli e di rupi difScilmeote 
accessibi W 





, mentre dalla parte interna 
che Sunrda il .seno di Porio-Venere i 
suoi colli archeggiando pianeggiano con 
pittoresca gradazione. 

Dalla giacitura, e uniformità delle roo- 
ce non è difficile di » cho la 
Palmaria insieme con le isolette di Ti. 
no e di Zinotto, situate una dietro l'al 
tra, formano un solo sistema ed ana cos- 
tinuazione dello siesto promontorio di 
Porto-Venere, il quale è disgiunto deb 
le tre isole mediante altrettanti avvalla- 
menti inferiori al livello del mare; ia 
guisa che da Porto-Venere sino nl Zieo 
to, secondo il « to fatto dal celebre 
astronomo barone di Zach, non vi è più 
lunga distanza di 3000 metri. 

La situazione geografica della Palmo- 
ii suo centro, è nel gr. 

Y 3° long. e-44° 2° 5” latit.; quasi 4 
migl. a lev..groo. di Lerici; circa 5 migl 
a ostro della Spezi: migl. a lev. della 
Bocca di Magra.— intiera ba una 
circonferenza di tre migi. con una super- 
ficie di circa un migl. quadr. 

La strattara e indole delle rocce cale 
ree e dei marmi: neri venati di bianco e 
di giallo, che s'incontrano tanto nel pro 
montorio di Porto-Venere, quanto melle 
isole in discorso, chiamarono costà distis- 
ti naturalisti, come Spallanzani, Spade 
ni, Ferber, ico Viviani, Cordie 
e qualche altro. Ma le principali nozio- 
ni he della Palmariu le dob- 
biamo al naturalista Girolamo Firme: 
il quale fu il primo a sceoprire dei fossili 
nel calcareo bigio di Porto-Venere e delle 
sue isolette, come rivalta dalle sue Orson 




















Spezii 
per l’anno 1827. 

To compagnia del Guidoni visitò mel 
1829 le stesse locali ingle 
te De la Biche, il quale ne rese conto 
in una sua memoria, che fa perte deglà 





1ISOL 
Annali delle scienze matorali che si pub- 
blicano a Parigi. 

Osservazioni ulteriori furono rese di 
pebblica ragione dallo stesso Guidoni (an- 
no 1830) nel giornale dei Letterati di Pi- 
sa, e due anni dopo nuove indagini sulle 
formazione dei monti del Golfo e delle 
Api Apuane fornirono al naturalista stes- 
so eda Lorenzo Parcto dei fatti ti 
che vennero inseriti nella Biblioteca ita- 
liana (T. 67). Donde ne conseguiva non 
solo la conferma sull’ esistenza dei fossili 
racchiusi fra il calcare compatto delle Iso- 
le, e del promoutorio di Porto-Venere ec., 
ma ancora fa osservato, che quelle rocce 
bene spesso perdono la tessitura compatta 
acquistandone una semigranosa sino al 
pento da modificarsi in una specie di bar- 
diglio (marmo nero venato di Porto-Ve. 
mere). Un esempio di questa modificazione 
di calcare fa incontrato nell’Isola del Ti- 
motto da Guidoni e Pareto, che segnalaro- 
non banco di calcare scuro contenente dei 
molluschi bivalvi, dei quali se ne perdere 
ogni vestigio di mano a mano che la rec- 
cia calcarea competta appariva più gra- 
nos e marmorins. À contatto del calcare 
trevavasi ua banco della stesse formazio- 
ne che racchiudeva mumerosi ammoniti, 
ed altre conchiglie concamerate. 

È infatti nell'Isola della Palmaria, dove 
esistono le antiche e moderne lapidicine 
del bel marmo di Porio-Venere, chiamato 
dai Francesi marbre Portor, perocchè ha 
ua fondo nero sparso di vene e di macchie 
giallo-dorate. Tali macchie per altro ta} 
volta mancano, opp ingono supplite 
da altre vene di un più moderno calcare 
bianco cristallino spatico. 

A cotesto marmo deve la Palmaria la 
qua celebrità, sebbene sia ancor dubbio, se 
le prime escavazioni rimontino più in- 
dietro del secolo XVI (Tancioni Yi 
ediz. a. T. XI); mentre altri, e fra questi 
Chabrol nella sua mensoria sul Golfo della 
Bpezia, e il Cav. di S. Quiutino nelle sue 
ire Jezioni sui Marmi lunensi, sono di 
parere, che i marmi delle lapidicine di 
Leni, adoprati dai Romani sino dai tempi 
di G. Cesare, si cavassero dai due 
moatorj del golfo di Luni, cioè dal 
Corro, dove esiste uva qualità di marmo 

giallo-rosso, prossimo ad un cal- 

care bianco saccaroide, e dal promontorio 

di Porto-Venere, non che dalla Palmari ec. 
vn 





























ISOL 605 
(Fedi i miei cenni sull'Alpe Apuana ed 
imarmi di Carrara pag. 84 a bi ) 

Allorché l’abile Vincenzo Barelli, capo 
di sezione nell’amministrazione dell'In- 
terno, pubblicò iu Torino (1835) i suvi 
Cenni di Statistica mineralogica degli 
Stati di S. M. il Re di Sardegna, unche 
i marmi della Palmaria ebbero al loro 
posto la respettiva descrizione geogno- 
stica e mineralogica con i momi delle lo- 
calità donde si estraggono. 

Ivi pertanto fu avvertito ( pag. 357 ) 
« che il marmo detto Portoro ( Calcareo 
di Porto-Fenere ) è di tinta nera con ri- 
legature e venule gialle color d’oro, ro- 
ses-bianchiecie e bigio-violacee, e che la 
sua frattura è tra la granulare e la mi- 
mulamente scaglioss; che esso presentasi 
nella punta meridionale dell’ Isola Pal- 
maria disposto a strati, la cui grossezza 
varia da metri 0,50 a metri 3,00; e che 
la loro direzione è di gradi 65 a scirocco 
con l'inclinazione di gradi so a grecale. 

Dalle analisi fatte risulta, che la pasta 

scura o nera dei marmi sopra descrilli è 
colorata dall’ossido di manganese; la 
gialla poi è una marna ferruginosa in- 
durita. » 
« Una cava di marmo Zorforo di color 
bigio-scuro, quasi nero, e variegato da 
rilegature e venale biancastro-giallicce, 
esiste all'estremità occidentale dell’ Isola 
medesima. Consiste in un banco della 
grossezza di circa 4 metri, diretto a gra- 
di 50 a scirocco ed inclinato di gradi 15 
a levante.» 

« Poco distante dalla medesizaa cava, 
denominata della Fornace, havvene una 
detta del Canale, dove gli strati di varia 

1222 sono diretti a tramoniana, ed in- 
climati di gr. 33 a levante.» 

= La loro escavazione e lavorazione vie. 
ne effettuata da lavoranti Carraresi, tanio 
alla Palmaria, quanto nel seno delle Gra- 
zie, due località che somministrano alle 
quel Golfo.» 
isiture all'Isola 















pi di fossili, cioè molluschi bival: 

valvi e zoofiti, mentre nella estre: 

cidentale delle isole presccennate trovò la 
n 


ISOL 


lcare cangiata iri una specie 
janca e granulare. (Savi, 
Studii geotogici sulla Toscana nel gior 
nale dei Letter. di Pisa N° 31 anno 1833). 

Sotto un altro rapporto” scientifico la 
Palmaria è nota agli astronomi, dopo che 
costà fissò an punto della sua triangola- 
zione il matematico Antonio Rossi da Por- 
to-Venere; ed il semaforo, che ivi si vede, 
rammenta tuttora le operazioni geodetiche 
intraprese, e gli scandagli fatti nel 1812 da 
quello scieuziato e da lui notificati 
1820 al baron di Zach, che li pubblicò 
nel Vol. IV delle Corrispondences Astro 
nomigues ( pag. 479 € 547). Il Rossi volle 
anche aggiungere ui suoi lavori geografici 
e idrografici un cenno storico-statistico 
della sua patria e dei luoghi prinripeli del 
Golfo della Spezia. i 
dirsi una conferma di 
blicuto dal benemerito Giov. Targioni 
Lina i nella seconda edizione dei suoi 
ditferenza però, che, se nel 1777 
veva molti frutti, molti uli. 
veti e deliziosi vignali con alcane villette 
vicine alla marina, attualmente essa tro 
vasi quasi aflatto abbandonata ed insel- 
vita, per mancanza di breccia. Il Rossi 
sulla va, 
nella fiducia che alla 
tin paesetto sppellato Forgo $. Giovanni, 
per quasto pupi alcune ben- 
chè minime vestigie, e che tatte le fabbri- 
che della Palmaria ora siano ridotte aduns 
casetta abitata da un culto straniero. 

Sulle tracce di meno dubbie e assai più 
antiche memorie lo stesso Autore afferma- 
va,che l'Isoletta di Tino, ossia di Tiro mag- 
giore, era stata un tempo nella massima 
parte abhoschiia di pini. 

Altri ripeterono scrivendo, che costà vi 
fa un tempio dedicato a Venere, mentre 
alcuni storiografi, non saprei con qual 
fondamento, sono giunti a dire, che non 
si riscontra im queste isolette alcun antico 
vestigio di opera umana. non sono 
totalmente distrutti, e veli anche al 
giorno d'oggi gli ava. li un monastero 
che all' Loletta del 7ino esisteva fino dal 
cadere del secolo VI. Costà visse un santo 
eremita per nome Menerio, e costà fu ve. 
merato il suo corpo fino a che, nell'an- 
no 8s0 ai 13 novembre, venne dall' fso- 
Jetta del Tino trasportato nella badia di 
S. Prospero a Reggio in Lombardia. 




























asserzione di alcuni morici, cra dai marchesi 


ISOL 


Ma le continue incursioni de'Saraceni, 
costrinsero alla fin fine i motaci dell'ere- 
mo di S. Venerio ad abbauilonare 1°: 

i Ziro muggiore, ed a ritirarsi in più 
stanza, nel fondo di un seno del Gol. 
fo della Spezia. Abitavano già essi da qual. 
che tempo il convento di S. Maria delle 
Grazie fabbricato nel nuovo locale preso 
l’attual Lazzeretto di Varignano, suando 
dal Pont. Eugenio IV vennero riiormati 
sotto la regola di Monte-Oliveto, el av 
torizzati a fruire degli antichi possessi, 
fra i quali erano comprese lc isulcite di 
Tiro maggiore,minore, € Palmaria ; sulle 
quali conservarono fino al 1796 il diretto 

lominio, medianic un piccolo censo che 
ritraevano dall'affittuario. 

Nella sommità dell’isolotto del Ziaoi 
Genovesi fabbricarono una torre per 
pedire gli sbarchi che ad ogni istante vi 
facevano i Barbareschi. 

Che cotesta isoletta, e non già la Pal- 
maria, si appellazse Tiro maggiore ce ne 
fornirono ripetuta prova le carte dei mo- 
maci di S. Vencrio reccolta dal Muratori 
€ pubblicate nella Parte J delle 4 michità 
Etensi, come quelle, nelle quali si tratta 
di donzzioni fatte nei secoli XI e XU 
itori della casa d'Este, 
dei Malaspina, dei Pallavicini ec. di beni 
posti in Panigalia, » Parignano, in Fe 
sano, a Porto Venere, in Tiro maggio 
re cc., a favore del Mon. di S. Venerio 
posto nell’ Zeofa di Tiro maggiore. 

Fra le suddette è un istrumento rogato 
in Motte Rosso (di la da Purio- Venere) li 
30 ciarzo 1056, mercò del quale il march. 
Guido figlio del fu march. Alberto, dopo 
varii atti di generosa pietà fai 
dello stesso luogo negli aoni 10: 
quando abituva nel suo castel di Arcola, 
I 1056 dissi, donò ai monaci di S. Ve 
nerio nell’ Zsola di Tiro mesgiore la por- 
zione di beoi che gli si «ppartenevano 
nelle tre Zsole di Porto- Venere. 

Sul quale proposito, sentendo io qui 
nominare le tre isole col nome d'/sole di 
Perto-Penere, mi fa rammentare di una 
lettera di S. Gregorio Magno responsiva 
ad altra di S. Venerio vescovo di Luni, 
per soggerirgli il contegno che dover 
tenere nel costigare ecclesiasticamente un 
diacono abbate di Porto-Venere, ch'era 
caduto in nua sv qual pecceto. 

Finalmente all’isolotto cel Timo nel 







































ISOL 


1833 con lieta brigata approdò uno spiri- 
toso erudito genovese, Davide che 
quando nel suo Piaggio per la Liguria 
marittima (T. LI. p. 153) ) erazionamente 
di questo Inogo scri 
IL’ isolotto del acui poscîn ap 
» prodammo, è pure tutto del marmo sies- 
» so (Zortoro). Ivi trovarzàmo 


« In ua luoghetto solitario e bello 


» posato un pranzo faltoci cortesemente 
2 Fambandire de una grazia vennta anch' 
» ella a rallegrarlo col beante suo aspet- 
» to. L'erbe ed i fiori ci porgevano il 
» desco ed il seggio. Un pino ed un elce 
» facevano orabrello alla mensa. In altri 
» tempi io v'avrei con ben altri colori 
» dipinto questo desinare nel più capric- 
» cioso li eremi. » 

« Due oli abitatori ha l'isoletta del 
» Tino, ed è loro ufficio aver cura del 
» Faro che accendesi per servigio dei na- 
» vigaati sopra una vecchia torre eretta 
» dai Genovesi in una punta dell'Isola ». 
« Il Ziaotto, terza ed ultima isola a 
» mezzogiorno del Golfo, non è che un 
breve scoglio coronato da rovine di un 
ntico edifisio. Reca la tradizione (a 
detta del Lamorati) che vi albergassero 
licuni pii solitarii, ma niun documento 
lorico lo contesta e la disciplina eccle- 

fica forse non lo avrebbe permesso. » 
viene usar cautela, nè fia pradeute, 
che i naviganti si azzardino d’accostarvisi, 
giacchè l’angustia del luogo, e qualche 
secca GA l'acqua ne rendono periglioso il 


Prost 1 PIANOSA ( Planasia Insula, 
ed anche Planusia).—La Pianosa ha pre- 
so naturalmente il nome dalla sua figura 
quasi tutta piana, ad eccezione di un tu- 
mulo, piccola collinetta che si alza poche 
braccia sopra il livello del mare, volgar- 
mente appellata la collina di Gianfilippo. 

La parte centrale della Piunosa è nel 
gr. 37° 42° long. e 43° 35° latit. — Dalla 
sua spiaggia seltentr. è circa 15 migl. di- 
stante il litorale di Campo nell'Isola dell 
Elba, che è posta al suo grec., ed ha circa 
20 migl. al suo scir. l'Isola di Monte-Cri- 
sto. — È di figura i triangolare con 
La base a ostro, e l'angolo opposto prolan- 
gua di terra che guarila 

li 
































i do e Ottaviano. Fu 





ricevere i piccoli legni, comecchè se 
dia il bel titolo di poeto. — Contigua ad 
esso ha begin proporzionata allo 
scalo ed al paese che ivi fu. Dirimpetto al 
porto sorge dall'onde uno scoglio designa- 
to col nomi ‘medorimo di quell 7 
tualo sulla punta della Palmaria 
greso gelo Rapina Spezia, cioè di Scuo- 
la. El pertanto Marziano Ca- 
la a pticcaalizà lo sbarco all'Isola di 
Mosa : 











Follaz navigantium, mentiens que propin- 
quitas. (De Nupt. philos. lib. 6.) 


La qualità del suolo della uniforme 
Pianosa risulta da strati orizzontali di tu- 
fo costituito da arena granitica collegata 
da un copioso cemento calcareo, e da in- 
mumerevoli avanzi di fossili marini, i 
quali appartennero a conchiglie univalvi 
bivalvi, a coralli, echini, ed altri radiati. 

Sotto gii strati di simile tufo talvolta 
scuopronsi dei banchi di argilla plastica. 
Questo terreno pertanto si presta fa- 
cilmente all'escavazione delle grotte ar- 
tificiali dei pochi isolani che nelle vi 
nanie del piccolo porto della Pianosa ne- 








Ti Inogo 
detto la Botte sulla riva occid. dell'Isola. 

La Pianosa è stata di recente illustrata 
dall’erudita penna del Dott. Attilio Zuc- 
cagni, il quale, dopo avere dato un repi. 
dissimo cenno istorico dell'Isola stessa nel 
suo Atlante loscano, più a dilungo ne ba 
discorso in una posteriore descrizione to- 

pografico-fisico-storica della Pianosa, alla 
Pole serve di corredo una Mappa deli- 
vesta in proporzioni maggiori di quaa- 
te altre finora comparvero alla luce. 

Il primo articolo dell’ opuscolo accen- 
nalo versa sulla ropografia fisica; il se- 
condo destinato alle notizie storiche di- 
chiara essere tuttora ignoto , se gli Etru- 
schi abbiano abitata la Pianosa, giacchè 
le se prime memorie non oltrepassano 
epoca del triumvirato di Pompeo, Lepi- 
fatti dopo che Ot- 
ivenuto l'unico 









taviano Augusto cra 











608 1S0L 


imperante del mondo allorquando, 
dalle carezze e dal pianto dell'ambi: 
sima Livia, cacciò nella Pianosa Agrippa 
Postumo, di lui nipote per parte della 
fizliuola Giulia, comecchè il giovine esi- 
liato, per asserto di Tacito, rozzo in ve- 
ro d'ogni gentil costume, fosse altronde 
di ogni colpa innocente. 

ttanto Ottari sentendo rimorso 
i sparse voce in Roma che nasco- 
stamente, e solo con lui Fabio Massi; 
recasse nella Pianosa, e che costò scioltisi 
in pianto fra l'aro Augusto e l' infelice 
nipote, si dassero segni di tenerezza re- 
ciproca ; ond' era sorta speranza che ren. 
derebbesi Agrippa agli aviti lari. 

Tale abboccamento, svendo palesato 
Massimo alla sua moglie, e dessa a Livia, 
questa con frettolose lettere richiamò dall 
Illirico il figlio Tiberio Nerone allora Ce 
re, che arrivò in tem] 0 
Augusto in Nola spira 
momento istesso proclamato Imperatore. 

Prima impresa del nuovo Augusto fu 
(soggiunge Tacito) l' eccisione di Agrip- 
pa Postumo alla Pianosa , cui sopraffatto 
ed inerme, quantunque d'animo saldo, 
‘un centurione stentatamente ammazzò. 

Nella Pianosa il nome di Agrippa dopo 
18 secoli non è ancora spenio, € questo 
solo fatto costituisce l’arvenimento sto- 
rico il più celebre che possa citarsi di co- 
test lola; giacchè rimontano al tempo del- 
la relegazione di Agrippa, gli avanti delle 
Terme giacenti sulla spiaggia appellata il 
Bagno di Agrippa, mezzo miglio a set. 
del 1 piccolo porto. 
iò che accadesse nella Pia nosa sotto 
ri impe dei Barbari tacque la storia. 

li nome di Pianosa ricomparisce nelle 



































battagliatr nei primi tre secoli dopo il 
mille fra le due emule repubbliche. 

Nel 1112 una flotta genovese di sette 
galere navigò ella volta della Pianosa che 
tosto.invase, ma sopraggiunte poco dopo 
forze superiori pisane, i Genovesi dovette- 
ro ritirarsi da quella conquista dopo ave 
re distrutte le fortificazioni del castello 
e quelle del suo porto. 

Da un placito pronunziato in 
9 Nov. 1138 ab Tncernetione dui giudici 
e consoli di quella lesa come 
il Comune di Pisa, riccequistata che eb- 









ISOL 


le l'Isola di Pianosa, la cedesse in feudo a 
diversi magnati, e fra questi Leone di Ca- 
nizo, il quale per atto pubblico rinunziò e 
donò la metà dell'Isola medesima a Baldui- 
no Are. di Pisa, Dondechè i giudici, e fra 
questi un tal Marchesio, restituirono all’ 
Arcivescovo il possesso della metà di Pis- 
nota. —(Munaroa, Ant. M. Aevi T. HIL) 
Perattro i Genovesi tornarono nel 1283 

a sbarcare con numeroso naviglio nella 
Pianosa, quando, al dire dei loro Anpali- 
sti, l'Isola medesima era popolata da al- 
cuni coloni di crudele e pessima indo- 
le, che vivevano di prede di mare. In 
tale occasione furono distrutte Je nuove 
torri, posta a ferro e fuoco la borgata, 
condotti prigioni a Ge- 














questa fiata dopo pochi 
tornarono ad impadronirsi della Pianosa. 
A conferma degli nitimi fatti testà ci- 
tati si presta on istrumento inedito dell” 
archivio Roncioni di Pisa del 5 febbraio 
1284 comunieatomi dall’eradito pisano 
dott. Gio. Battista Coletti. 
‘una provvisione presa dagli anziani 
e dai collegii del perdi dai consoli di 
mare, e delle orti, dal capitauo, consiglie- 
ri e gonfaloniere della città di Pisa, pre- 
messo il gioramento di Filippo potestà 
dei Pisani, dietro l'istanza del loro arci- 
vescovo Ruggero. Aveva quest’ultimo esi- 
bite a que Signori alcune lettere dell’arci- 
vescovo di Genova, in cui si narrava, che 
Niccoloso del fu Tatone da Chiavari, chie. 
rico di S. Siro di Ponte, era detenuto nelle 
i pissne da quelli di Pianosa, e 
faceva istanza che fosse liberato. In vieta 
di ciò l'arcivescovo Ri proponeva 
al, governo di liberare il suddetto chie. 
rico genovese, a condizione per altro che 
il Comune di Genova facesse uscire dalle 
sue carceri, e rimandasse libero alla pa- 
tria Ugolino figlio di Uguccione Verna- 
galli chierico suddiacono, e Pievano del- 
l'Isola di Pianosa, stato preso nel mese 
di aprile o maggio ultimo passato, e fino 
da quel tempo detenuto nelle carceri di 
Genova coi laici pisani. La proposizione 














la fatale disfatta accaduta pochi mesi do- 
po alla Meloria, rese i Genovesi pedroni 
del mare toscano e insieme della Pianosa. 


ISOL 


Della quale Isola i Pisani tornarono nel 
secolo susseguente al possesso, a condizio. 
ne per altro (se dobbiamo prestare fede 
agli storici di Genova) di lasciare la Pia- 
nosa incolta e deserta di abitatori. 

Era in tale meschino stato cotest’ Isola, 
quando nel 1399 toccò a Gherardo Appia- 
ni insieme con le altre dell'Elba e di Mon- 
te-Cristo, oltre il paese di Piombino. 

Durante il dominio degli Apj 
bra che la Pianosa sì ripopolasse 
€ che vi si riuttassero le abbattute forti- 
ficazioni; avregnachè un'armata navale 
Gallo-Turca nel tempo che depredava 1' I. 
sola dell'Elba, corse anche sulla Pianosa; 
€ dopo di averne smantellata la torre po 
sta a difesa del piccolo , condusse 
schiavi quanti di quegl' isolani potè tro- 
vare. 

Da una lettera scritta su tale emergente 
da Deodato Spadari, stato pievano di quel- 
la lazione, a Ventura Bufalini ©. 
di Massa-maritlima, si rileva, che nella 
stessa occasione seguì la distruzione del 
paese della Pianosa abbenchè questo fosse 
circondato di muraglie, e nel mezzo avesse 
wna bellissima rocca, quale restò espa- 
guata per la rottura alito von cisterna, 
aggiungendo quel pievano, che il villaggio 
«di Pianosa era formato di 4o in 45 fuochi. 
( Nina1, Stor. dell'Isola dell'Elba pag.93). 

Una pergamena dell'Archio.Dipl.Fior. 
mi ha dato a conoscere qual fu il santo ti- 
tolare della chie«a parrocchiale dell’ Isola 
di Pianosa. —È una bolla del primo di ot. 
tobre 1538, con la quale il Pont. Paolo III 
assegnavainbenefizioalCav.Giorgio Ugo- 
lini di Firenze castellano del Castel S. An- 
gelo di Roma la chiesa plebana di $.Gau- 
denzio dell'Isola di Pianosa, ossiano le sue 
rendite superstiti, assieme con quelle di 
Santo Pietro nelle Colline pisane, e di $. 
Maria a Chianni preso Gambassi. 

Per riparare l'Isola di Pianosa, e difen- 
dere il litorale toscano dalle incursioni 
dei Barbareschi, ilGranduca Ferdinando I 
nel 1594 fece istanza all'Imperatore di 
averla in fewlo insieme con l° Elba e 
Monte.Cristo; ed infatti gli furono pro 
messe, comecchè per altre ragioni la pro- 
messa non avesse effetto. Donile avvenne 
che la Pianosa, finchè stette sotto il domi 

































leseria di popolo. 
Quindi non saprei con qual fondamento 


nto, mero, e 300 di loro condotti in sel 






ISOL 609 


di verità fosse fatto credere a M. Zicbaut, 
che gli abitanti di Campo e di Marciana 
dell'Isola dell'Elba pervenissero a discac- 
ciare i Barbareschi eil a rendere alla Pia- 
nosa lo splendore suo primiero. 

« Ma sono ora circa 20 anni (scriveva 
Thiebaut, nel 1808 il suo viaggio all'Isola 
dell'Elba ) che, dopo una lunga resisten- 
za e una perdita considerevole da una par- 
te e l'altra, i coloni furono vinti dal nu- 








Questadisgrazia (soggiunge egli ) 
in poi allontanò il coltivatore dalla Pia- 
nosa, che non domanda altro che braccia 
per produrre delle ricche messi. » 

Il silenzio della storia sopra un fatto 
troppo vicino all'età in cui viviamo, ed i 
documenti dei tempi già scorsi ci fanno 
tenere in poco credito la raccontata di- 
sgrazia e molto meno si vorrà credere, 
che per effetto di ciò il coltivatore Elbano 








esc. non siasi più accostato a seminare i cereali 


nella deserta Pianosa, giacchè quest' uso 
fu continuato, in special modo dagli abi- 
tanti di Campo e di Marciana, fino al. 
l’anno 1834, e| cui tutta l'Isola di 
Pianosa fu condizionatamente dal gover. 
no toscano concessa in enfiteusi perpetua 
ad un solo proprietario. 

Nel principio del secolo che corre la 
Pianosa venne incorporata alla più 
municipalità dell'Isola dell'Elba (S. Pier 
in Campo); e dall'Elba parte tuttora men- 
sualmente la inuta del presidio destinato 
a guardare il piccolo scalo della Pianosa, 
difeso già da una torre, innanzi che que. 
sla fosse fatta saltare in aria dagl'Inglesi 
nel maggio del 1809. 

Nella rovinosa caduta di Napoleone dal 
seggio imperiale, allorchè il destino lo gui- 
dò all'Elba, fu unita a questa la si 
ria di Piauosa, la quale dopo 18 secoli v. 
de in lui un altro Augusto; e fu sì grata, 
dice il Zuccagni, l'impressione eccitatasi 
in Na ie alla vista di quel luogo di 
delizie, che formò tosto il diseguo di mam- 
darvi una colonia agricola. 

Quale si fosse lo stato agrario dell'Isola 
di Pianosa nei primi anni del secolo attoa- 
le lo disse il Prof. Antonio Targioni-Toz. 
zelti in una sua lezione all'accademia dei 

li, letta nell’anno 1817, allorchè 
arvisava, che la sua superficie irregolar- 
menie piana, coperta in gran parte da 
macchia di olivastri, di albatri, edi son 




















Gio. 


180L 





dagl 

i quali da molti anni solevano dalla loro 
Ieola dell’ Elba trasferirsi alla Pianosa 
nelle stagioni a taleoggetto più opportune. 
specie di lavoranti avventurie- 
ri andava scegliendo quà è là delle piazza. 
te di terreno capace alla sementa, quindi 
tappata la terra, e di rado sdoprendo Va 
ralro, vi spargeva sopra il grano nella 
uantità media di circa cento sacca, ossi; 
300 staja. Dopo raccolta la messe si 
ino quei campi senza alcun’altra 
coltivazione per l'anno velà 
si trasportavano dall’Elba a pascere i bo- 
inmi, i quali consisterano per la mag- 
gior parte in capre e in un mi- 
nor uumero di bovi e cavalli, che nel to- 

tule ascendevano a circa:1600 capi. 

11 grano alla Pianosa, benchè coltivato 
nel modo qui sopra annunziato, solev: 
«lare dell'otto per wno, ma la raccolta sof- 

ri grande scapito, se nella prima- 
vera non cadevano piogge a rinfrescare 
quelle aride campagne. 

Niun altro cereale, nè di bia. 
de nè di legumi, si raccoglieva in que 
st'Isola eccettuatone il grano. — 
chissime viti si trovano alla Pianosa, e 
quelle salvatiche e sterili verso la spiaggia 
occidentale nel li denominato le Can. 
nelle. Sotto il governo dei principi di 
Piombino i coltivatori di Marciana e di 
Campo, a titolo di fitto delle terre che 
seminavano nella Pianosa, pagavano lire 
due toscane per ogni sacco di sementa, il 
che portava all'erario del principe L. 2v0 
l'anno. Restava bensì a carico dei col. 
tivatori la provvisione del deputato di 
ragione di L. 2 soldi 13 eden. 4, 






















più per giorno, la page del op 
pellato a una lira il giorno per il tempo in 
cui gli Elbani erano obbligati a tratte 


nersi per le doro faccende nella Pianosa. 

11 governo francese nel luglio 1807 
seravò dell'incarico delle suddette spese 
i coltivatori e fittuarii della Pianosa, e 
addossandosi il myntenimento della sani- 
tà, sumentò il fitto del suolo col portarlo 
a lire 4 soldi 5 e den. 4 per ogni succata 
del terreno che occupa 

A quell'epoca il Prof. Targioni-Tozsetti 
valutò che vi fossero nella Piamosa da cir- 





1SOL 


ca 20,000 piante grandissime di ulivastri, 
dalle quali non era stato mai ritratto al 
cun utile nè dal pubblico, nè dai partico 





tivatori che ne solevano fare strazio . Al- 
cuni agricoltori di Campo raccoglievano 
bensì dai sondri circa un cento di sscca 
di seme per estrarne olio da ardere , pote 
done ritrarre a un bel circa 24 barili. 
Inquale stato si trovasse nel 1836 l'Isola 
di Pianosa, e quali fossero le sue ultime 


eoudizioniagrarie, lo fa poi conoscere l'o- 
scolo del Dott. Attilio Zaccagni Orlan- 
lini poco sopra rammentato. In esso tro 
vansi riportate le condizioni, con le qua. 
li il governo toscano, nel ,, conceme 
inaflitto perpetuo al cav. Stichling coo- 
sole del Re di Prussia a Livorno talla 
l'Isola di Pianosa, col pagare il canone 
annuo di L. 1500 fior., esonerandolo per 
anni dieci da qualunque imposizione. 
In forza pertanto di quel contratto l'af- 
fittoario si è obbligato d'introdarre nella 
iro di dieci i non 
meno di so famiglie di contalini , pre 
parando loro altrettanti poderi con case 
€ necessarii annessi.Gli corre altresì l'ob- 
bligo dentro lo stesso decennio di far di- 
shoscare e potare la vastissima inselva- 
jchita uliveta ( 30,000 piante ) onde 
va domestichezza. 















allignano e vi crescono in copia, 
piante bulbose, gli anagiridi, le cipolle 
scille, i porri domestici e salvatici, e 
questi ultimi in numero prodigioso. 
Anni:lano sempre nell» Pianosa, al pari 
che nelle altre isole disabitate del Mare 
tuscano, grossi e numerosi topi , conigli 
e lepri, benchè questi in più scare onpia. 
Non avera appena il nuovo ailituserio 
dell’ Isola di Pianusa incominciato a dare 
opera a una così importavie quanto Labo- 
riosa intrapresa, che già un battello a va- 
pore veleggiando da Livorno per le Tsole 
dell’Arcipelagotoscano con unacomiti va di 
Viaggiatori delle tre giornate, approdò an- 








ISOL 
che alla Pianosa per visitare la novella 
colonia e i nuovi lavori. Nò corsero mesi, 
che comparve nel giornale Agrario tosca- 
no la leitora di uno dei viaggiatori mede- 
simi, del Cav Commend. Lapo de’ Ricci 
iadiritta al console Cav. Carlo Sticling, 
con la quale si suggerivano al coraggioso 














proficua dell’ 
Jola: consigliandolo, per es., di non impe- 
gnarsi nella costruzione di molte fabbri- 
che, nè in affrettata coltivazione, ma di 
ii re dalle operazioni facili, delle 
quali il successo non sia dubbioso, senza 
lasciarsi illudere da mania di troppi ten- 
tativi, avendo veduto molle volte, che la 
passione di fare bella mostra in ugricoltu- 
ra nuoce alla buona € saggia: economia, 
quale deve aversi in mira in ogni sorta di 


"PISMLA ve LAGO si BIENTINA.— 
Ves. Birra, e Laco vi Biaxrina. 

ISOLA ROSSA davanti al Monte-Ar- 
gentaro. — Ped. Anexxrano ( Moxrr). 

ISOLA pi TINO, o Tino Maeotonz. — 
Fed. Inora vi Parmazza. 

ISOLA pi TINOTTO, 0 di 7ino Mf;- 
nesz.— Wed. lsora pi Parmanta. 

Isera pi Lospa in Val-di-Siere.— ed. 
Lousa. 





Zora sul Pincio, nella Valle dell'Om- 
brone pistojese. — Contrada che fu comu- 
nello e dice il nome alla chiesa parr. di 
8. Pietro de Isola , annessa a S. Michele 
Piazza, nella Com. di Porta a! Borgo, 
oc. di Pistoja, da cui dista circa 
4 migl. a maestr., nel Comp. di Firenze. 

A questa contrada, forse un dì stata ri- 
dottaad Tsoladall'Ombrone e daltorr. Pin- 
cio presso la vi!lr di Romagnaua , appel- 
laso molte membrane app:rienute all'0- 
pera di S. Jac di Pistoja, attualmente 
nell’Arch. Dipl. Fior. Tra 
quelle rogate li 30 apr. 1265, 
1383, li 31 marzo 1298, 
eli 34 seit. 1329. Da quest'ultima si ri- 
leva, che il luogo d'Zsola anche in quel 
tempo formava un comuncilo del piviere 
di Groppoli ; è tale si mantenne sino al 
7 giugno 1975, allorchè in aumento della 
legge dei ag Sett. 1774, che dovè servire 
di fondamento per Y' organizzazione eco 
nomica delle comunità della provincia pi; 
stojese, fu emanato il motup » pel 
quale vennero incorporati diversi comu. 


























ISOL Ci 


nelli, fra i quali questo d'Zsola con S. An- 
gelo in Pinzsa alla nuova comunità della 
Cortina di Poria al Borgo. — Ned. Poara 
at Borco, Comunità. 

La Ch. d’Zsola fu confermata ai vesco. 
vi di Pistoja dalle bolle dei pontefici Pa- 
squale II, Innocenzo II, e Onorio III. 

Nel 1313 ill parroco di S. Pietro d'Zsola 
in Wincio fa tra quelli che concorsero al 
sinodo pistojese tenuto dal vescovo Er. 
mauno per tassare il clero della sua dio- 
cesì, che doveva coucorrere alle pubbliche 
gravezze. ( Zaocazia, Anecd. Psr: , 

ISOLANO, già Zasutaro in Val-di-Ma- 
gra.— Cas. con cappella (S. Martinv) com- 
presa nella pieve di Viano, Com. Giur.e 
circa 6 unigl. a ostro di Fivizzano, Die. 
di Lani-Sarzana, Comp. di Pisa. 

Risiede alla base sett. del monte Spol- 
verina sulla schiena del marmoreo pico 
del Sagro di Carrara fra la ripa del torr. 
Lucido di Vinca, che gli resta a lev., e la 
strada militare da Fosdinovo a Modena, 
sull'estremo confine del territorio 
zanese con l'exfeudo di Gragnola del di- 
stretto di Fosdinovo. 

Gli uomini d’Isolano dipendevano dal 
March. di Castel dell'Aquila, o di Gra. 
gnola, allora quanilo vollero liberamente 
sottomettersi alla Rep. fiorentina in com- 
pagnia degli ‘abitanti di Tenerano ( 20 
aprile del 1504), dalla quale Rep. nell'atto 
medesimo ottennero diversi] privilegi e 
favorevoli esenzioni. 

La cappellania corata d'Isvlano dipende 
dalla pieve e fa parto della parr. diS. Mar- 
tino a l'Vieno, sebbene quest’ ultima sia 
compresa nel territorio Estense di Fosdi- 






























novo. 

La cappellunia d' Isulano nel 1853 cou- 
tava solamente 79 abit. 

ISOLETTA, o FORMICA pi MONTE. 
CRISTO. — È 
mezzo a profondo mare tra l'Isola di 
mosa e quella di Mont:-Cristo, l’altima 
delle quali è circa g migl. al suo scir. 

Questa formica ha una circonferenza di 
quasi due terzi di miglio, ed è situata 
nel gr. 27° 49° 5” long. e 42° 13° 9° latit. 

ISOLETTE, o FORMICHE p: GROS- 
SETO. — Diconsi le Formiche di Gros- 
seto quattro o cinque piccolissi Ì, 
o scogli che spuntano dal mare disposti 
un dietro l'altro nella direzione da mae. 
ate. a scir. davanti alla spiaggia di Gros. 









lt) 1SOL 


seto, € di faccia alla bocca 
di Ombrone, che è 8 in 9 migl a grec. 
delle Formiche predette. 

1 piloti non hanno costà da temere d' 
investire in secche né in baje, mentre il 
mare intorno alle Formiche di Grosseto, 
secondo gli scandagli (atti dal celebre geo- 
grafo nautico Cap. Smyth, è profondo dal- 
le 20 alle 180 br. 

ISOLOTTO pr CERBOLI. — È uno 
scoglio disubitato sporgente dalle onde a 
puisa di una cupola in mezzo al canale e 
4 migl. a ostro di Piombino, el egualmen- 
te distante, per il lato di pon., dal Capo 
del Pero dell’ Isola di Elba. 

L'isolotto di Cerboli è in gran parte 
rivestito di mortelle, di lentischi e di ab 
tri fratici silvestri. — Sotto la dinastia 
dei principi Appiani sopra la rape di 
Cerboli fu edificata una torre, stata giù 
da gran tempo abbandonata, e le cui ro- 
vine servono di tranquillo ricovero ai ser- 
penti ed ai topi. 

Li , 0 SCOGLIO paura ME- 
LORIA. — Ped. Maronta (Banco pezza ) 
Livonzo, e Posro Pisano. 

ISOLOTTO pi PALMAJOLA. — Una 
rupe composta di macigno e beare 
compatto di doppia estensione dell’isolot- 
to di Cerboli (circa un miglio di perime- 
tr0)e di figara triangolare. Trovasi situata 
fra quella di Cerboli e il Capo della Vita, 
che è la punta più sett. dell'Elba, da cui 
Palmajola è appena a migl. distante. 

Rella sommità della Palmajola bavvi 








coste che l'avv no. 

Non molto lungi, e nella stessa latit. 
fra il Capodella Vita e quest’ isolotto di 
Palmajola, esiste un altro scoglio, che dai 
suoi naturali e più nume: ilatori 
porta il nome d'/sola de’ Topi. 

ISOLOTTO ni TROIA. = L'isolotto 
di Troja sporge dal mare dirimpetto al 
prossoniorio ed alla torre della Troja, si- 
tuata nella punta australe del seno di 
Scarlino, fra il littorale di Pian d'Alma 
€ il fortino delle Rocchette, nel gr. 28° 
22° long. e 42° 48" latit. 

Per quanto questo scoglio non sia più 
di messo miglio lontano dalla spiaggia 











TVaKk 


di Scarlino, pere esso ha per ogni intor- 
mo wa fomlo di ire non minore di 8 
hr. che a luoghi pesca sino a 60 be. 

ISOLOTTO, o FORMICA se BURA- 
NO.—È uno scoglio che siede sopra un 
banco a fior d’acqua situato circa due mi 
glia discosto dal tombolo che chiude il 
Zago di Burano e dal fortino di Macckie- 
tonda, che gli resta di fronte. 

È l'isolotto più meridionale dell'Arci- 
pelago toscano speltanie al Grandugio. 
La sua posizione geografica stà nel gr. 28° 
5g' long. e 42% 23' latit. 

ISTIA »'OMBRONE. — Fed. Leon 
mella Valle inferiore dell’Ombrone sc- 
mese. 

Fusciana, Usciana. — Ped. Guacuno 

Tutrano di Radicondoli in Val-di-Mer- 
se.— Cas. che diede il momignolo a es 
chiem perr. (£. Cristina de Juliano ) da 
lungo tempo distrutta, nel piviere, Com. 
€ Giur. di Radicondoli , Dioc. di Volter- 
ra, Comp. di Siena. 

La chiesa di $. Cristina d' Juliano tro 
vesi designata fra quelle del pievanato 
di Radicondoli nel sinodo volterrano ce- 
lebrato nell'anno 1356. 

Juziazo nella Maremma grossetana. — 
Ved.Guisano e Gattiano nella Valle in- 
feriore dell’ Ombrone senese. 

IVARIO, Zruro, ed ora Avaec in 
Val-di-Nievole. — Cas. che fu comunello 
ed aveva la sua chiesa di S. Michele filiale 
della pieve di S. Leonardo alla Serre, 
ella « circa a migl a sett di Mar- 

iama, Giur. di Seravalle, Dioc. di Pistoja, 
Comp. di Firenze. 

Risiede sul vertice del contrafferte che 
scende dai monti di sopra a Pistoja fra 
le sorgenti della Nievole e quelle della 
Pescia maggiore. — Vi ebbero podere i 
Lambardi di Montecatini stati patroai 
della chiesa di S. Michele d'/voyo, sieco- 
une apparisce da un atto di protesta fatte 
lie. 1243 a nome del pievano rel 
la pieve di Serra e degli womini della 
Com. d’Ivaye a cagione del giuspadrona- 
to della chiesa seddetta nel piviere preno- 
minato preteso dai Lambardi, mentre gl 
nomini d'Zreyo sostenevano, che non ai 
Lambardi, ma ad essi spettava il diritto 
di presentare al pievano il prete rettare 
della parrocchia. — ( Anca. Dir Foa 
Corse dell'Opera di S. Jacopo di Pi- 
stoja. ) — Ped. Avsario. 














613 


L 


Lunico, 0 LOBACO. — Ped. Lusa- 
co ( Piva pi) nei monti di Fievole. 

LABREVE (MONTE ). — Fed. Nos 
re-Lasae ve 

Lacora. — Ved. Acona e Lacuna. 

Zaconz. — Ved. Aconz. 

Lacuna. — Ped. Lavusa. 

Locran:s. — Ved. Larrara nella Valle 
inferiore dell'’Orabrone senese. 

LAGACCI ( Se. NARIA x PRUDEN. 

ZIO 11) nella Vaie del Reno. 2 Due 
villate (i Zagacci di sopra, ed i Za, 
di sotto ) nella Com. e circa migl.3a i. 
della Sambuca, Giur. di saio, 
Diee. di Pistoja, già di Bologna, Comp. 
di Firenze. 

Trovansi alla siistra del Reno lungo 
la strada inacstra che pessa per la foce dell" 

nino pistojese, diri i al Cast 
ils Sambec, @ di la peri Bagui della 

res: Chiesa pior. dei Lagacci li 

ti rr. dei nei secoli 
scorsi nave i sitola di | 8. Michele di 
Stagno nel piviere di S. Gio. Battista alle 
ci — dei sul de. 
GTI ol Vitta dico de. 
la diocesi di Bologas, e insieme con quelli 
della Sembuca, di Pavane, del Cassero e 
di Frassignoci fu riunito alla giurisdizio- 
mne vescovile di Pistoja, siccome già da 
lange tempo innanzi i lsoghi medesimi 
pel civile € per il politico dipendevano 
dei magistrati di quella stessa città. 

1 vocaboli di Stagno e di Zagacci che 
comservansi in cotesta contrada, derivaro- 
no materalmente dai ristagni formati dal 
fame Reno, non tanto per la poca inclina- 
zione del suo alveo , come ancora per 
stmotte dei terreni che volte dila- 
mano dalle superiori halze di schisto mar- 
moso, e che trattengono în questa elevata 
Gonfolina dell'Appennino pistojese lo sco- 
lo libere alle scque fiventi. 

La parr. di S. Maria e S. Pradenzio ai 
Lagaeci nel 1833 contava 142 abit. 

LAGACCIOLI »: CAPALBIO nella Ma- 
remma orbeicllana. — Consistono in va- 
nii i d' acque ricche di carbonato 

Ciccio, Fi cui lembi e campi limit 
vu 











sono latamente incrostati da un traver- 
tino cellulare, il quale s'incontra lata- 
mente sparso a pochi piedi sotto la terra 
vegetabile per tutte quelle Marem 

i Zagaccioli distanti tre migl. a 
sett.-grec. di Capalbio, sul lato destro della 
strada comunitaliva i che cu a Mancia 














ook Canio, vi a ii deb- 
una pozzanghera piuttosto che 
meritare il titolo di lag. 

Quasi nello stesso meridiano, ma 5 in 
6 migl. a pon. «le' Zagaccioli testè accen- 















mati, esiste tra piccola laguna d' ac- 
que stagnanti, la quale ema pure 
l'immeritato nome di Zago del Cutignolo. 


Più vasto di totti spande in mezzo al 





travertino le sue acque il Zago di S. Flo. 
riano, situato alla base meridionale del 
poggio di Capalbiaccio alla sinistra della 


strada maremmana che guida a Montalto 
nello stato Pontificio, quasi al bivio dove 
sbiocca la via vicinale che scende dal Cast. 
di Capalbio, da cui il Zago di $. Flo- 
. a lib. 

Ved. Gera (Bonco 01), e 





Anctra. 
LAGHETTO »r STAFFOLI nel Val 





che forma appendice verso scir. 
di Bientina dal lato più angusti 
st’ultimo, ed intorno al quale sono poste 
Je dogane di Farilere: "ae Grugno, delle 








Panora e di Vi 
Porta esso il 1 stintivo di Zaghetto di 
Staffoli dal nome del popolo în cui è com- 





preso, nella R. tenuta delle Panora a lev. 
della strada R. pistojese del Vald'Arno 
inferiore, nella Com. e 5 migl. a macst. 
di Santa-Croce, Gi li Castelfranco di 
sotto, Dinc. di Sauminiato, già di Lacca, 
Cop. di Firenze. 





del di 11 mor. 1736 
il iste e conside 
rate le ragioni, Ti Zero fi Sf 





CIA LAGO 


foli di pertinenza della sua corona, e mon 
della mensa arcivescovile di Lucca, la 
quale sino a quel tempo ne aveva goduto 
il trutto. 

Leisiza, 0 Lancaniva — Ped. Ance 
Azcrmso, e Lanoramo nel Chianti. 










(CO. ATO. — Med. Lacaccioti 
ni Caraznio. 

LAGO D'ACQUA MARCIA. — Fed. 
Laco Scarasoro. 

LAGO pett' ACCESA. — led. Accesa 
( Leno per) 

LAGO perta BASSA nella Maremma 
ln. — È un angusto lago pelu- 
ra bisluoga posto fra il Lago 
Burano e il fosso del Ckiarone 
nella deserta pianura dell'estrema Ma- 
remma toscana. Esso è alimentato 
horri e fossi che vi scolano dai poggi " 
periori di Crpalbio, il più copioro 
quali, al iiato il borro del Sarso, scorre 
tra Capalbio e il torr. Chierone. 

LAGO »i BIENTINA, o ni SESTO 
( Zacus Sexti). — E il più esteso, e forse 
il più costante fra i Laghi della Toscann, 
noto dal secolo VIII in poi col nome di 
Lago di Sesto, perchè vicino sd esso dalla 
parte di maestr. Cast. che pre 
se il nome dalla sesta pietra migliare esi. 
stita sulla vicina strada waestra che da 
Lucca guida nel Val-d'Armo inferiore. 

La linea di confine fra lo stato di Lac- 
ca e il granducato di Toscana attraversa 
il Lago merlesimo quasi nel mozzo,mma in 
linea diagonale, a partire verso lev. dal 

rio dell'Altopascio simo alla dogana del 
pei verso lib. — H% dal lato di maestr. 

ianura di Lucca, dalla parte orientale 
al-di-Nievole percorm dalle due Pe 
ha sett. i porgi di Monte Carto e di 
Porcari, mentre le falde estreme delle 






































servono al Lego 
. a lib. — Il Lago di Bientina o di 
, compreso il suo vasto lembo palu- 
ng superficie di circa 14 
nigi. que, la metà della quale trovasi 
costantemente coperta dalle nedè 
distinta dal Pedule col nome di Chiaro. 
Esso è di figura irregolare e bislunga di- 
retta da maestr. a scir., fra il gr. 28° 19° 
al 38° 23° long. e il gr. 43° ar’ 7%al 43° 
26° 4° latit. 





LAGO 


Comecrbi alcuni abbiano opinato, che 
nei tempi remoti questo Lago non csistes. 
te, perché non vien rammentato dai gro- 
grafi né dlalle memorie storiche anterior 
mente al sce. VIII, quantunque il mate- 
matico Ximenes abbia asserito, che il Ze- 
go di Sesto tino al secolo X\ son fu che 
un’angusta e bassa palude; pare la sua 
topnerafica giscitara, in un suolo assai 
depresso e mantenuto lacustre non sol. 
mente dalle «cque correnti dei fossi che 
vi flaiscono, ma dalle polle naturali che 
scaturiscono «Lal fondo del suo bacino, ci 
i per luro stesse a do. 
la sus origine nd en'e 
poca molto antericre al secolo VIII, allora 
quando cioè il suo fondo doveva enere 
mollo pià depresso di quello che attual 
menie apparisce. 
lo debbo astenermi da ‘qualsiasi rile» 
sione propria di un idraulico anzi che di 
uno storico; ma se è vero, che il pelo 
dio dell'acqua di questo Lago noa ; 










che s0 be. a gu iva superiore si livello 
del mare Mediterraneo; se è provato, che 

il piano della città di Lucca, e le “m 
del Serchio al Ponte S. Pietro sono se 

pit alte dello stesso mare se fu da geo 
metri e da insigni malemalici più d'una 
volta calcolato, 


che la livellazione del 





prova dall'esercito fiorentino mentre nel. 
l'anno 1430 accampeva nei contorni del 
piano di Capannori con inlenzione di al- 
lagare la città assediata, restando invece 
il campo degli assedianti invaso dalle ac- 
que artiticialmente dal Serchio deviate; 
se è vero, che la tendenza del Serchio a 
straripare verso il Lago di Sesto fu pare 
avvertita nel sec. XVII dal celebre idrae- 
lico ab. Castelli, e con lagrimevole deso- 
lazione recenterrente dall'effetto dime- 
strata, allorquando il Serchio setto la 
confluenza della Freddana nel 1810 reppe 
gli segini a San Quilico, e di 1a allageo 

do il piano di Lucea, prese naturaltyente 
la via di Sesto; se è vero tultociò, sea 
deve sembrare strana fa coorettura di chi 
altra volta opinò che il ramo del Serchio, 
conosciuto nelle amiiche carte col nome 








LAGO 


geme per Aniraccoli, S. Paolo in Gor 
6°, e setto îl poggio di Porcari entrasse 
— Al che si aggiuo- 


Fabri quasi piccolo Auser, Auseresso- 

Seressa vecchia fu appellato: — 
dvszs:ssora, Braxton, Carannoa:, 
Osaza: è Sencano. 

Mom ostante che il livello del Lago di 
Bientina o di Sesto sia inferiore a lo 
del Serchio preso nello siesso gr. di lati 
costutiociò il fondo del di lui ino, la 
circostante pianura e il pelo delle sue ao- 
que dal secalo XII in poi debbono essersi 
sensibilmente rialzati e riempiti. Cosio- 
chè quell'Ozseri che si voltara verso lev. 
per voolarsi Lulta, 0 quasi tutto nel La- 
eo di Sesto, delle Chiane 
Liv 








quer sì rivolta a pon. per entrare nel 
fiume Serchio, e l'altra inca: 

ken. forse per il vecchio alveo si vesta 

mel Lago mediante un' fosso che perta il 

mederno nome 








e sparì quasi per mezzo al Lago di di 








LAGO 685 

lo delle 
Lindgren pali: cpbat 
nale del Granducato. 


Il Zago di Burano dal lato di terra sc- 
coglie le acque terrestri che vi porta dalle 
parte australe il fosso Chiarene, e dal lato 
seit. il fosso Melone, il primo che scende 
dai forni delle ferriere della Pescia ro- 
mana, l'altro che pessa fra il poggio delle 

Tombe, ossia fra 11 Tricorto € Capalbiac. 


Pregate tombole il Lago 
di Burano comunica e promiscua le sue 
arse con quelle del mare mediante uma 
foce aperta quasi a nesta via presso la 
Torre di Burano. 

La diga intermedia fra il Lago e il 
mare è vestita di macchia bassa, che dà 







di Burano, mentre dalla parte di Terra- 


indeed 


ferma esistono due piccoli si 


Sesto odi Bientina, quell'Isota nella qua- confise 


le-farono misurate 15 colire di terra di 
imenza dei monaci dell'antichissima 

lia di Sesto e dov'è fama che fome 
en fortilizio presidiato da 300 Lucchesi, 
nel 1147 furono costà assalti dai 


Fissi ppi altresì el progressivo 


psc, 
e di rialzare talerite aci suoi emise 
mrii, affinchè le acque dell'Arno nei tem- 
pi di pi piena non si versino ed allaghino 
b Sara di Bientina. 

to alle motizie storiche cd co elle 
soniche.. vegetabi] ani 
mali di l'arresto 


rapporto ai diversi fossi suoi tribotarj ea 

quelli che gli servono di canali emissarii, 

Letra supplire in gran parte gli arti 
ra, Carammoni e 


coli Brrrrix, Mosre-Cazzo. 
LAGO Di Bunano mel Littorale di 





separato dal mare mediante una diga na- 
turale o tombolo che stendesi lungo il 
litiorale, a partire dalla torre di $. Fia- 





porta il vocabolo di Zago di £. Flerie- 
10.— Wed. Lacsceion: ni Carazato. 

Îl Lago di Burano è nominate nei pri. 
Vilegi pontificii « favore del momasiero 
delle Tre fontane, = cui apparteneva col 
territorio dell’ Ansedonia anche coteste 
Lago sulso prima che fosse ceduto ia sub- 
feedo dagli abati commendatarii di quel 
Iwogo pio alla essa Aldobrandesca di Sova- 
n € da questa nell’anno 1331 venduto 

senese per il prezzo di fior. 1500. 
(Ance. Sex. Kalefo dell'Assunta ). 

LAGO ni CASTIGLIONE. — Ped. Pa- 
muta se Casricuion netta Puscasa. 

LAGO, o CHIARO se CHIUSI ( Zecus 
Clusinus) nella Val.di.Chiana. — 
Lago, conirasegnato col nome della cità 
che sopra vi si specchia, costituisce une 
dei rintagni più centrati del fame Chia- 
tia.—Esso attualmente irovasi posto quasi 
sul bilico, dove incomineia per due oppo- 
ste direzioni la pendenza fra le due Chia- 
ne, ci dello stato Pontificio che 
per l'antico alveo si dirige sino al fieme 








646 LaGo 

Paglia verso il Pevore, e la Chiana gran. 
ducale che per forza di arte da Chiusi 
per un cammino inverse al suo corso an- 
Lico sino alla Chinss de' Monaci sotto le 
sue antiche fonti lentamente s'incammi- 
na, così chè di Ta presipita nel pisno in- 
feriore del Val.d'Arno aretino. — Fed. 
Corara fi. 

Tu cotesto pesto di pendenca incerta, 
nei contorni di Chinsi la Chiana spagliar 
dovera le sue acque fino dai tempi di 
Angnsto , testoché il geografo Sirshone 
rammentò il pescoso Zago ricine « Chiu- 
si. ll quale Lago non è improbabile che 
a quella remota età fese più profomlo di 
oggillì, siccome realmente ora assai più 
hasso il pelo delle sue acque e il fondo 
del suo hacino, in guisa che insieme con 
quello di Moniepalciano peteva per av- 
ventura costituire un selo corpo di ac- 
que. — Fed. l'Art. Comm. 

Attualmente il Lago,o Chiarodi Chiusi 

di circa 
igl. quade. nom valutando le sue 
gronde pain. Queste peraliro dlisten- 
donsi più che alirove dal lato di pon., e 
di ostro; talché da quella parte i suoi pe- 
glieti per quanto inuiti conservano 
tuttora il nome di padule delle Boste. 

Il Zago petali trovasi situato fra 
il er. mi 36 8 al i 
gr 43° 3° al 49° 4° a 
ripa meridionale, là dore si alzamo le due 
insuliaati torricelle di Beccati questo, e 
Beccati quest'altro resta un migi. circa a 
sett. prec. della città che gli dà il nome. 

A Chiusi nell'età di mezao riguardavasi 
con tale imporisuza cetesto piccolo Lago, 
che, ricopiando in tura la solenne 
funzione della i 
»posare il mare Adristico nel giorno dell' 




















suono delle trombe e gii urli del bandi- 
tere, che ad alta voce proclamava essere 
il popelo e comune della città di Chiesi 
libero, unico e assolute signore di quel 
Lego. — Ved. Carra e Corvsi, Comunità, 
LAGO ser COTIGNOLO. — Ped. La- 
scacco ni Carazaro. 


LAGO 

LAGO nen’ EDIFIZIO, ossia SOL. 
FUREO in Val-di-Cornia fe Alba 
lac, 0 Aquae Calidoe), — Lap 
rinchiuso in wa incave di poggie due 
mil. circa a pon. e nella parr. di Mon- 
te-fiotondo sulla ripa destra del fi. Cor 
nia, nel quale Raise! 11 van cmiesario AI. 
secco, già sal Versitoriale del di- 
strutto castel di Cornia, a poca distanza 
dal castellare di Vecchiena. Esso presenta 
una figara quasi circolare di ma quarto di 
Miglio di saperficie; ed è situzto nel e. 
28° 34° 5° di loag.e 43° g' di latit., circa 
igl. lungi dallaspiaggiadi Piombino. 
Prese il nome di Zego dell'Edifizio da 
uma vicina fabbrica, della quale esistono 
tuttora le rovine , fatta per la confezione 
del vetriolo verde che si estraeva da quel- 


le acque minerali. 

È alimentato da polle termali che pal 
Tulano dal fondo del sue becino, caldis- 
sime, fumanti, e che tramandano odore 

mio albiccie, per 

cui mei secoli bassi ad alcune di quelle 

Rolle venne datoil Vpgatole di Aguas Ca- 
sedi 

Arvvegnachè alcene carte dita medio evo 
tendone a farmi credere, che colesto Lago 
deil'Edifiio abbia per avventura a corri- 
spendere alle Acque elbule, e calde della 

fal-di-Cornia, quali furono designate sino 
dal secolo VII elle pergamene dell' deck. 
Arcio. Lucch. e in quelle appertemate alle 
comunità di Massa e di Volterra; e conse 
quentemente che esso Lage conti) sua ori. 
fime già da molti secoli. (Tascroni, Miag- 
get. 1V pag. 220). — Al'Art. Bagni 
infoniensi fu da me avvertito ( Pal. F 

di quest'opera, pag. 231) che sino dall'a 
no 754 erano rammeniate le Aopue 4/- 
bule nella valle di Cornia a confine col 













tt. si avvicina al Fagno 
del Re,da cui è aiquanto più settentrionale 
il Zago Sulfurco dell'Edifizio. 

Delle stesse Acque colde fanno menzio 
me più e diverse carte della commmità di 
Massa, fra lequali citerò un istramento dei 
15 marzo 1031, rogato nell'abbedia di Pa- 
lazsuolo presso Monte- Verdi, all'eccasione 
che un Guido d' Oddone dosò sì Moo. 
suddetto tuttociò che porsedeva all'Acpse 
Calda. Con più precizone le rammentò 
il Pout. Gregorio VII in una bolla spe 





LAGO 


Gita al Vesc. di Populonia li so novem- 
bre 1075, con la quale vengono designati 
i confiui della diocesi di Populonia , che 
dal lato della Val-di-Cornia incontrava i 
seguenti luoghi: inde ad Sanctum Jokes- 
nem in Gualdum Domni Begis, et ed S. 
Philippum et inde ad Montem Viridem, 
ei inde ad fontem Foatignani per Faje 

Aquan Carpozan, 








65 ad campura 
Sussianum, et erinde ad Viniale, ere. 

pubblico istrumento degli 
21 sett 1254 relativo al possesso preso dal 
siudaco del comune di Mar del distrutto 
‘astiglion Bernardi e il 
Val di Cornia, so- 











genn. 1105 celebrato ino castello 
della Leccia del distretto volterrano , 
quando la contessa Gisla vedova del C. 
Rodolfo nato dal C. Ugo, col consenso 
i Uguccione di lei figliuolo e mondualdo, 
ordine al testamento del predetto suo 
marito fra le altre possessioni 
all'abbadia di Palazzuolo a Monte-Verdi 
una massa, 0 lenvia, posta in Cafaggio 
e in Ague Albule, oltre la metà di altra 
massa situata nel luogo che denomina 

lerza massa in luogo 












Finalmente, che alle Acque calde di Val 
l'altual Zego Sul- 
non ne lascia dub- 
iarazione dei testimoni esami- 
olterra nel 1395 al oggetto di 
intracciare i confini territoriali del già 
istruito castello di Cornia. I quali te- 
imoni dovendo indicare i nomi delle 






dalla parte della corte di Lustiguano con 
questa mediante il Gume Cornia fino alla 
contluenza del borro di Micavo, e di là « 
cuse Mallicui,ci tendit ipsum cd Avvan 





LaGo 617 


Carinsu et ipsum super Vecchenam et 
descendit ad S.Quilicum, et descendit ad 
pianum de Cagivoli , et trahit per viam 
Rii purridi (ora Riputine) usyue ad fon- 
tanellam , et trahit sursum ad podium 
Montis Cassiani, et descendit in botrum 
rivi Tassi (forse il così detto Ritasso) 
et trahit sursum ad Serram Stechariae, 
et inter dictos canfines est curia castri 
de Cornia. (Axe. Dir Fion. Carte di 





Polterra.) — ed. Conmia, Castello. 
Comunque sia, certo è, che il Zago del- 









ua , che porta 
il nome di Botte o Cantina del Re. 

Il Zago dell'Edifizio offre lo spettacolo 
proprio dei Zagoni del Volterrano e del 

Jassetano, cioè acqua caldissima, torbida 
fumante con strepito esterno e solterra: 
che fornisce acido borico, e solfati di 
mina, di calce, di ferro ec.—Fu 
gliere quest'uli 
cui havvene jor quantità, che costà 
nei secoli passati si eresse l’Edifizio per la 
sua estrazione stata interrolia e ripresa per 
varie volte, e finalinente affatto abbando- 
mata, sicchè dall'edifizio dove si confezio- 
nava il vetriolo prese nome il Lago. 

LAGO »: FUCECCHIO. — J°ed. Pa- 
vor vi Frosocaio. 

LAGO par GHIARACCIO. — ed. La- 
00-Prroso. 

Laco pi Lar 4x0, 0 DI Lartazo nel Val 
d'Arno re.— Il Zago di Lavano, 
0 di Zuviano io dubito che abbia esistito 
mel luogo detto attualm le Prata del- 
la Vajana sulla ripa tra dell'Arno 
fra il Castel del Bosco e la bucca «del tor- 
rente Cecinella.— Questo Lago da gran 
tempo sparito e colmato trovasi rammenta» 
to più fiate dalle antiche carte dell'Arch. 
Arciv. di Lucca, e da Tolomeo lucchese 
negli Aunali della sua patria, segnatamen- 
te allorchè quest’ultimo ne avrisò, che nel 
1382 il Comune di Lucca fece 
la quantità di terreni palustri abbando- 
ti del padule di Zavano, dalla Gascia- 
ns, e dal padule di Sesto, come pure l’ae- 
quisto che si era fatto nella Cerbaja di ter- 
reni colmati dalle acque della Pescia. Ved. 
Lariano (Piava 1). 

LAGO ni MASSACIUCOOLI presso la 
Marina di Viareggio. — È il secondo Lago 










































Lucca, com' è il Lago di Sesto sull’ estre- 
mo confine orientale dello stesso dominio. 
13 Lago di Manacieccli giace fru il gr. 
29° 56 al 28° 1° long. e il gr. 43° 49' al 
43° 51° lazit., circa 8 migl. a pon..lib. di 
Lacca , e 4 in $ migl. a grec. di Viareg- 
gio. Occupa esso una superficie di 3 migl. 
quadr. com una periferia tre in qualiro 
volte più estesa; è compre:o per la massi. 
ima perie nella Com. e Giur. di Viareg- 
gio, nel di cui comale, mediante la Fossa 
Barlemacca, sbecca il suo emissario, men- 
tre una quinia del Lego medesimo 
dal lato seridicanio appartiene alla Com. 
di Vecchiano del territorio granducale. 
Questo Lago ha vastimime adincenze o 
poglieti palustri, per cui il suolo intorno, 
meno che dal late di sett. dove le sue 
groade vanno gradatamente ad alzarsi 
poggiando verso il moote di Quiesa, per 
Sutto altrove è intersecato da frequenti 
profonde fosse, perte delle quali tribu- 
tano le loro acque nel Lago, e parte ne 
ricevono il rifiuto per versarlo leatamen. 
te nelle gran fossa emissaria e navigabile 
cede entra in Viareggio. 
All’Articole Fossr Pariniave io ester. 
nai un dubbio, che la Fossa Burlemecca 
i almeno in parte, alle Fos- 





Bacino del Lago di Massaciuccoli è emi- 
menlemente silicen, mentire vasto 
lembo palustre consiste di terreni in gran 
ma argillosi e calcarei. La 
ato‘alla pendenza tra il Lago di 
Massaziucroli ed il livello del mare Me. 
diterranee, il primo, secondo i calcoli del 
matematico Li: , presenterebbe un 
declive ragguagliatamente di un'oncia di 
. per miglio. — Ped. Vianecaro. 
LAGO, 0 CHIARO pi MONTE-PUL- 


La, — Chiuma- 








trovò la Chiana in eotesta pianura del ter- 
ritorio Montepulcianese, nella stessa gui- 
ss che elle ristagnano sotto Chiusi, col 
di cui Lago questo di Montepulciano co- 


LAGO 
munica per mezzo del Canele denomina. 


i to il Passo alla Querce. 


Ul Chiaro di Montepulciano è di figara 
bislunga da sett. a ostro; egualmente che 
l’altro di Chiusi, ed ha il sco lembo oriea- 
tale a confine con lo stato Ecclesiastica. 

La sua posizione fica è tra iler. 
29° 34%al 29° 352% long. e il gr. 43° 4'al 
43° 6* 5% latit., sei iu sette migl. a lev. di 
Montepulciano, 5 migl. a sett-unaestr. 
della città di Chiusi, e sole tre migl. di. 
stante dal lembo inferiore del suo Chiare, 
la cui estensione poco diversifica da 
la del Zago Chiusino; e conservò finora 
al pari di esso i suoi paglieti, sebbene 
questi ‘mezzo dell’arte idraulica vada 
no gradatamente a ristringersi e colmarsi. 

Il Lago di Montepalciano fornisce in 

delicate tinche, anguille, lecci, 
he, e molti germani, per coi la 





dalla stessa comunità la gabella del pesce 

del Lago, per il qual dazio nell’anno 1417 

ritrasse lire 340 da Berioldo Magi appal- 

tatore di quel Chiaro. — Ved. Carana e 
Comunità. 





tenze, perchè costassù fra le sorgenti del 
fiame tenna, e del Sestajone sì tro- 
vano a confine tre Stati e tre diverse 
Diocesi, cioè, Lucca, Modena e Pistoja pel 


Granducato. L'emissario del Zago Nero 
costituisce le prime fonti del torr. Seste- 
Jone noto per il grandioso ponte che lo 
cavalca sulla strada R. Modanese. 
LAGO, o STAGNO ni ORBETELLO. 
— Fed. Onseresto, Comunità. 
LAGO PELOSO, già Piscina Pelose, 
nell'Appennino pontremolese în Val-di- 
Magra. — È questo al pari del Zago Nere 
‘uno dei piccoli laghetti di limpide e fre 
sche acque soliti a forinarsi iu una qualche 
concavità sulla cresta erbosa dell'A ppea- 
mino toscano. Il Zago Peloso ed il vicino 
laghetto Ghiaraceio, entrambi di piccoli». 
sima superficie, trovansi sull'erta groppa 
della così detta Pelata di Zeri fra monte 
Gottaro e monie Molinatico, vicino a ca- 











LAGO 


pe selve di cerri, nette 
di Pontremoli, nella cui gi 
no entrambi compresi, quantunque spei. 
tino" alla Com. .!i Zeri nelComp. di Pisa. 

Se io uon temewi di errare direi, che 
appellare volesse a questa Piscina ossi 
Lago Peloso, e forse anche all’ori 
dl paese di Zeri. un placito o giudizio 
pronunziato li so agosto dell’anno 972 
«dsl March. Oberto autore degli Estensi, 
dei Malaspina, e dei Pallavicini, quando 
trovandosi egli investito dai due primi 
Ottoni dell'eminente grado di Conte del 
S. Palazzo in Italia, da quei rernanti ave- 
vaanche eltenuto in benefizio il dovizioso 
Mon. di S. Colombano di Bobbio.—Trat- 
tavasi di wna lite fra il monastero di S. 
Martino di Pavia, e quello di $. Colom. 
heno di Bobbio reclamando ques’ uhi- 
mo davanti a quel giudice supremo i suoi 
diriui ed il danno ricevuto in una sua 
foresta di cerri posta sull'Appennino pon- 
tremolese, dove erano siati tagliati arbi- 
trariamente da an cento di alberi d'ordi- 
me del Mon. di S. Martino, cioè: ia silva 
una guse est posita in loco qui dicitur 
Mosraoscun. Della qual vastisima sel- 
va farono indicati fra tri i confini 
seguenti: Silva deceri Cerro, ubi ab 
antiguis clavos ferreoe (sic) infizus sf 
ret; verum etiam de ipso Cerro, dein- 
de. .... per vites, quae ..... . Pisci- 














qui dicitur de Blide ete. 
tichità Estensi, Parte IL 
LAGO ne PEROTTO. 








molla spesa e di corta de- 
rata fabbricato nel vallone della 
Bruna fra i monti di ta, sl Lego 
dell'Accesa, ed il distretto settentrionale 
di Gavorrano. Fu denominato di 


tre, già sede di Nello marito della Pia. 


Gli avanzi del gren muraglione, sai quali gov 


Vattora si ia, incontransi lungo la 
fiamana Bruna, circa 3 migl. a sett.-grec. 
di Giuncarice, mel luogo appellato il Mu- 
lino del Muro. 

Fu preposte e deliberato dal Comune 







l'anno 1489, come fu scritto dai cro- 
nisti senesi, ma sivvero nell’anno 1169, 
mentre era architelto di quel Comane 
Francesco di Giorgio di Martino cittadi- 
no senese, allievo del sommo Brunelle- 
sco e maestro che fu dell'esimio Baldas- 
sarre Perazzi. 

Mercè le indagini fatte nell'archivio 
diplomatico di Siena dall’erudito Prof. 
Ettore Romagnoli, si è venuto a couosce- 
re, che all'architetto Francesco di Giorgio 
fa affidato l'incarico di diseguare la gran 
peuraglia del Lago di Pietra, ma che quel 
bell ingegno non assistà all' esecuzione 
dell’opera. Al qual muramento, computa- 
to 6000 canne di lavoro al prezzo di lire 
sei la canna, fu posta mano poco tempo 
dopo, precedendo il taglio delle (olle selve 
che rivestivano quei deserti. Fu scelta per. 
tanto un'apposita insenatura o ferre di 
poggi per attraversarla con uo leago gros. 
sissimo el elevato muraglione che potesse 
raccogliere e tenere in collo tanta popia 
di acqua dei torrenti tributari del fiu- 
ue sopraindicato; e tutto ciò ad oggetto 
di poter fornire in tutti i tempi alla città 
di Siena gran copia di pesce. Il prelodato 
Romagnoli tenendo dietro a tali ricercl 
trovò nell'archivio suddetto, al Vol. VIII. 
Ragioni rivedute, sotto l'anno 1473 no- 
tato, che il muramento del Lago artifi- 
ciale progrediva sotto l'ispezione di An- 








i tonio di Matteo Piazicajolo operajo del 


muremento del Lago, e che l'impresario 
del lavoro era un mastro Adamo di mastro 
Domenico da S. Vito Lombardo, cui era 
stata pagala dal Comu Siena in due 
acconti la somma di lire 10,800. — Quin- 
di Pietro dell' Abaco calcolatore della Re- 
pabblica fu incaricato di misurare il mu- 
faglione faito per il nuovo Lago, che fa 
ealeolato canne 3572. Rapporto alle spe- 
se della calcina, dei materiali, e degli ar 





rermanti di quella città, sotto di 25 la- 
glio di dettoamno, ordinarono che diversi 
maestri dell'arto andassero a visitare il 


Lago della Bruna; e finalmente mel di- 
cembre del 1492 scrimero lettere pressan- 
tisime al loro architetto Francesco di 





690 Laco . 
Giorgio di Mariimo che icovavasi a Napo- 
lì, richiamandolo sollecitamente a Siena, e 


lufatti pochi mesi dopo la gran mare- 
glia cedò alla immensa pinta del gran 
volume di acque ivi raccolte, dove dove. 
vano essere trasportati 120,000 libbre di 






io sanese: come il 1 gennajo dell'anno 
ivò novella, qualmenie il Zago 

remma , nel quale noa si era anco 
cominciato a pescare, averacaccialo in ler- 
ra il muro, e allagato molto puese, e mor- 
to uomini e bestiame; e che questo era 
accaduto per difetto di chi l'aveva fatto. 
(Munar. Scripe. &, Italie. T. XXIII). 

LAGO, o STAGNO ni PORTA (Zacas 
de Porta Beltrami ). — Lago palustre, 
situato nel gr. 43° 59, 5 late 23° 491,8” 
long. il quale occupa la superficie di un 
migl. quadr. coo la periferia di circa 3 
migl., presso il littorale e tre miglia a 
pou-maestr. di Pielramnta, egualmente 
distante, ma a scir. di Massa di Carrara. 

È alimentato da sorgeati che pullulano 
dalle vicinanze del dirato fortino della 
Porta di Beltrame e dalla pendice meri- 
dionale dei monti che stendonsi fra la roc- 
cadi Montignesoe la finmana di Seravezza. 

Nun vi è ricordo della sua esistenza an- 
teriore al sec. XIIL Fu regala dei signori 
di Corvaja, concesso in seguito dalla repub- 
blica di Lucca a un nobile lucchese, Pe 
rotto degli Streghi, per cui d'allora in poi 
lo Stagno di Porta denominossi Stagno 
di Perotto, sino a che, nel 1513, il Lago 
stesso unitoalterritorio di Pietrasanta vea- 
me sotto il dominio della Rep. di Firenze. 

L'estrazione che fu fatta recentemente 
dal letto del Lago di Porta di un termine 
marmoreo con le sigle E AR, più la cifra 
numerica CXIIX sollostanie, ed il tro- 
vansi nel fondo dello stesso letto coperto 
dalla cuora il selciato di una strada, sem- 
brano iudizii sufficienti a dovere con 
qualche ragione afermare, che le dune, 
e i riaterramenti lungo la vicina spiag- 
gia abbiano potuto far nascere nu lago 
dove evistevano campi e regie vie. ed. 
Fra Emizia ni Sceoso. 

Laco Presso, 0 Di Prinz. — Ped. Pa. 
pia me Casricnion mesta Pescasa. 

LAGO ser ROSARO nell'Appennino 


tengono.— Pe 


LAGO 
fivizzanose. —È forse questo il più piito 
resco fra tutti i laghelti dell'Appennino 
toscano, che dà origine € noese al fiume 
Bosaro, uno dei maggiori influenti Well 

Probabilmente a questo laghetto mon- 
lano diede il titolo che porta un vecchio 
cespuglio, © rosajo silvestre ( Mosa carina 
Linn.) le cui radici internansi nelli spao- 
chi matareli di un gran masso di maci 
che sorge in mezzo al Lago, dove è fame 
che la stessa pianta da tempo immemora. 
bile si riproduca, siccome annualmente 
nella primavera germoglia e fiorisce renza 
pericolo di essere manomessa, perchè 

Nè gregge nè pastor se le aovicina. 

È situato poco al di solto del giogo, e 
a scir. del varco per dove passa la ‘strada 
militare di Modena, in una insenatara 
del monte Ferame, che forma lo sprone 
occid. dell'Alpe di Mommio, sulla di cui 
schiena si raccoglie un più esieso Lago, 
quello di Cerreto dell'Alpi, di pretzenità 
della Lomburiia tnodanese. 

Il Zago del Rosaro presentasi in forma 
bislunga circondato ds olezzanti praterie, 
cui fanno ombra e cornice fronzeti rami di 
carpini e di ontani. La sua periferia è di 
circa un 4. lie, a una elevatezza di 
1900 br. sopra il livello del mare Mediter- 
raneo, nel gr. 27 A 17° lait 
sulle 7 migl.a i Fivizzano, alla cui 
comuzii il Zagos il fume Rosare appar 

Fivistano, Comunità. 

Lac0 01 Rosta —Ved. Laico (Pian ser). 

LAGO: RUMIGLIANO,oss1a ne TOR- 
RE-NUOVA nel littorale di Piombino. 
È un Lago che va a sparire dalle mappe 
geografiche della Toscana, come quello cui 
receniemente fu aperto un emissario a li- 
vello del suo fondo, e con una pendenza 
sufficiente a condurre le sue acque 1n ma- 
re. Questo Lago della figura di un ange- 
sto parallelograsoso era lungo il tembolo, 
che per due miglia costeggiava fra la terre 
de'Coralleggieri e la Torre-nuova, presso 
al corno seit. del Porto Baratto, già di 
Popalonia, nella cui parrocchia lo stesso 
Lago è compreso, Com. Giur. e circa sette 
migl. a sett. di Piumbino, Dioc, di Masse- 
marittima, Comp. di Grosseto, una volta 
di Pisa. — Fed. Piomemno, Comunità. 

LAGO SANTO sull'Appennino di Ber- 
fa. — È un piccolo laghetto 
































LAGO 


tuato sulla souamità dell Appeunino to- 

sano, denomiuato l'Alpe di Barga nel 

gr. 289 15° long. e 44° 8° 5° Iatit.S' 
Li 








da altissime rupi 
orizzontali fessi verti 


un Largo margine coperto di faggi. 

caltt gua veduta meciprizia perla grane 

trapelando la lure solamente fra 

netto ai folti rami dei faggi che l'attor- 
ni 











i) l'asturalista Carlo Amoretti, che 
questo lagbelto nell'estate del 
una lettera al celebre Spellazza 
cbe impropriamente gli fu attril 
denominazione di Lego Sunto, meritando 
questo piuttosto di esser chiamato Zugo 
dofernale. 
La sua figura bislunga è di circa 600 
i larghezza e gi 
iglio. La limpidez- 
za delle sue acque permette di scorger- 
ne il fondo, tutto disseminato di pietre. 
11 loro trabucca, sufficiente a far girare 


















rime il 

cirie ii alla pianpre di 
so nome in quello di Panaro. 

I lerabi occidentali del Zago Santo ser- 

pascoli dei Bargbigia- 

indizione spetti alla 

vincia molanese del Frignano. Med. 

ca, Comunità. 

LAGO, e LAGHI pi SANT'ANTONIO 
AL BOSCO, detti anche di Savoia in 
Val-d'Elsa. — Sono due piccoli ristagoi 
di acque, uno dei quali chiammsi Zago 
Scuro, e l'altro Lato della Chiesa o di 
S. Antonio. Presero entrambi il nome 
dalla parrooci + nel cui distretto sono 
situati. Trovansi alla destra della strada 
ansestra che dda Monie-Riggioni guida a 
Colle, fm ‘Castiglioncelle” Staggia e la 

Badia di S. Salvatore dell'Zsola , cui tali 
Feat asei lempi trascorsi appartenevano 
vocabolo di Padule del Canneto. 

fu qual condizione si trovasse nei se- 

coli intorno al mille questa palustre con- 

Urada lo accentò un breve dei 23 apri. 

Le 1038 dato nella Badia dell'Zsola da 

Genfredo vescovo di Volterra , col quale 

confermò all'abate e monaci di quel mo- 
ven 




























LAGO 


nastero le decime del vicino Padule. Ar- 
wa Jleliberazione presa nel 1245 
abate dell'Zsolu di fare ap- 








. profondare La fossa emissari del Podule 


di Canneto, perchò le sue acque più facil- 
nente scolassero nel fiume Slapgia. Appel- 
ta allo stesso ristagno di 





e finalmente vi riferisce una provvisi 
dalla Signoria di Siena del primo agosto 
ou la quale ordinò ripulire la fos- 
ria di quel Podle, il di cui 
deposito iufestava l’aria della circostante 
contrada. — Fed. Asazia peru'Isora. 

Un terzo e più esteso laghetto palustre, 
nelle vicinanze dei prenominati, venue 
recentemente colmato el il suo terreno 
ridotto a cultura «di proprietà della no- 
fumiglia Bianchi di 

Rammentò i doe laghetti i dell'Abbadia 
a Isola Giorgio Merul nella sua Cusmo- 
grafia ( parte II lib. 4) come dotati essi 
di qualità prodigiose, allorché scrivera: 
che in Toscana presso il Vico della Badia 
tra i confini del territorio fiorentino e 

quello di Siena tono due Laghi di- 
Suoi Tuno dall'altro un tiro d'arcu, 
de' quali uno ha le acque chiarissiune, né 
al dire di quegli abitanti vi si trova fon- 
do; l'altro un poco più piccolo contiene 
uu' acqua nera come la pece, priva affitto 
di pesci; e se vi si getta «dentro un legno, 
questo va tosto al fondo uò più «pparisce. 

LAGO SCAFAJOLO sulla afontagna 

















di Pistoja, — É forse il Lugo alpino più 
celebre di tutti gli altri posti sul dorso 
dell Appenniuo toscano, ed e più di vgui 





Lu 
stojese Antonio Matani, allorchè pubbli. 
cò nel secolo passato una sua Arlazione * 
istorica e filosofica delle produzioni na- 
turali del territorio pistojese. 
Giuoe il Lago Scufajolo vall''estremo 
confine della Toscana in una specie di 





mine 

Carso salle Seal che "Eli rete a scir. e 

dall Alpe alla Croce, la quale stà fra il 

Lego Scafajolo che guarda a lev. e il 

piccolo ristagno di acque denominato La- 

#0 d'Acqua Marcia situato al s00 macsir. 
9 


690 Lago 


Giorgio di Martino che icovavasi a Napo. 
li, richiamandolo sollecitamente a Siena, e 


lufatti pochi mesi dopo la gran mare: 
glia oedè alla immensa pinta del gran 
volume di acque ivi raccolte, dove dore- 
vano essere irasporiati 120,000 libbre di 
pesci dal Lago di Perugia. 

Racconta il cronista Allegretti nel sue 
diario sanese: come il 1 gennajo dell'anno 
1493 arrivò novella, qualmente il Zago 
di Maremma, nel quale non si era anco 
comincialo a pescare,avevacacciato in ler- 
ra il muro, e allagato molto paese, e moc- 
to vomini e bestiame; e che questo era 
accaduto per difetto di chi l'aveva fatto. 
(Munar. Script. R. Italie. T. XXIN). 

LAGO, o STAGNO ni PORTA (Zacas 
de Porta Beltrami ). — Lago palustre, 
situato nel gr. 43° 5g‘, 5 lat, e 25° g49',8” 
long., il quale occupa la superficie di un 
anigl. quadr. con la periferia di circa 3 
migl., presso il littorale e ire miglia a 
pon.-maestr. di Pietrasanta, cgrualmente 
distante, ma a scir. di Massa di Carrara. 

È alimentato da sorgenti che pullulano 
dalle vicinanze del diruto fortino della 
Porta di Beltrame e dalla pendice meri- 
dionale dei moati che stendonsi fra la roc- 
cadi Monlignesoe la finmana di Seravezza. 

Non vi è ricordo della sua esistenza an- 
teriore al sec. XIIL Fu regalìa dei signori 
di Corvaja, concesso in segzite dalla 
blica di Lucca a un mobile lucchese, Pe 
rotto degli Streghi, per cai d'allora in poi 
lo Stagno di dorte denominossi Stagno 
di Perotto, sino a che, nel 1513, il Lit 
stesounitoalterritoriodi Pietrasanta ven- 
me sotto il dominio della Rep. di Firenze. 

L'estrazione che fu fatta recentemente 
dal letto del Lago di Porta di un termine 
marmoreo con le sigle E AR, più la cifra 
numerica CKIIX soltostante, ed il tro- 
vanti nel fondo dello stesso letto coperto 
dalla cuora il selciato di una strada, sem- 
brano iudizii sufficienti a dovere con 
qualche ragione affermare, che le done, 
ci riaterramenti lungo la vicina spiag- 
gia abbiano potuto far nascere un lago 
dove esistevano campi e regie vie. Ped. 
Fra Emizia i Sceuno. 

Laco Passio, 0 vi Pace. — Wed. Pa. 
mia ni Casrrozion nesta Pescara. 

LAGO per ROSARO nell'Appennino 














tengono. — Fe 


LAGO 


Giviszanene. —È forse questo il più pito 
resco fra tutti i laghetti dell prigauLicaa 
tecno che di ci € nome al fiuase 





Aulalla, ricco \ibulatio del fiume Magra. 

Probabilmente a questo laghetto moe- 
tano diede il titolo che porta un vecchio 
cespuglio, © rosajo silvestre ( Mose cabina 
Lian.) le cui radici internansi melli speo- 
chi natareli di un gran masso di maci 
che serge in mezzo al Lago, dove è fama 
che la stessa pianta da empo immemora. 
bile si riproduca, siccome annualmente 
nella primavera germoglia e fiorisce senza 
pericolo di essere manomessa, perchè 

Nè gregge nè pastor se le aovicina. 


È situato poco al di solto del giogo, e 
a scie. del varco per dove pasta la ‘strada 
militare di Modena, in una insenatura 





schiena si raccoglie un più esteso Lago, 
quello di Cerreto dell’Alpi, di pertineaza 
della Lombanlia modanese. 
Il Zago del Rosaro presentasi in forma 
bislanga circondato da olezzanti praterie, 
i fanno ombra e cornice fronzati rami di 
carpinie di ontani. La sua periferia è di 
circa un 4° di miglio, a una elevatezza di 
1900 br. sopra illivello del mare Moditer- 
raneo, nel gr. 27° 53 long.e 44°13" latit. 
sulle 7 migl.a grec. di Fivizzano, alta cai 
comunità il Zegoe il fume Zosare appar. 
Fivizzano, Comunità. 
Luco 01 Rosta Ped. Lico (Prax ner). 
LAGO s: RUMIGLIANO, cessa se TOR- 
RE.NUOVA nel littorale di Piombino.— 
È un Lago che va a sparire dalle mappe 
Geografiche della Toscana, come quello cui 
recentemente fu sperio um emissario a li. 
vello del suo fondo, e con una pendenza 
sufficiente a condurre le sue acque 1m ma- 
re. Questo Lago della figura di un auge 
sto parallelogrameso era lungo il tembolo, 
che per due miglia costeggiava fra la torre 
de'Covelleggieri e la Torre-nuoca, presso 
al corno seil. del Porto Baratto, già di 
Popalonia, nella cui parroochia lo stesso 
Lago è compreso, Com. Giur. e circa sette 
migl. a sett. di Piombino, Disc, di Massa- 
marittima, Comp. di Grosseto, una velta 
di Pisa. — Wed. Pionsino, Comunità. 
LAGO SANTO sull'Appennino di Ber 
(3. — È an piccolo laghetto montano si- 














LAGO 


tuato sulla sowmità dell' Appennino to- 
rano, denominato l'Alpe di Barga nel 
gr. a8® 15° long. e 44° 8° 5° 1 mai 
bissa in un cupo burrone chiuso a po 
da altissime rupi di maci gno in stra 
tali fessi 











en Largo margiue coperto di faggi. 

La sua veduta raocapriccia per la granle 
oscurità trapelando la lure solamente fra 
mezzo ai folti rami dei tai che l'attor- 


nisuo. 





questo prgn nell'estate del, 
run lettera al celebre Spallazzani 
cbe impropriamente gli fu attri 
denominazione di Zago Sunto, meritando 
questo piuttosto di esser chiamato Zugo 
Iofernale. 

La sua figura bislunga è di circa 600 
br., tre quarti meno la sua larghezza e gi 
ra intorno quasi un miglio. La limpidez- 
za delle sue acque permette di scorger- 
ne il fondo, tutto disseminato di pietre. 
Il loro trabucco, sufficiente a far girare 
una grossa waciua da mulino, scende per 

















% lembi occidentali dell Zago Santo ser. 
vono di confine 
comecchè la gi ione spei 
provincia molanese del Frignano, Ped. 
Banca , Comunità. 

LAGO, è LAGHI vi SANT'ANTONIO 
AL BOSCO, detti anche di Sracora in 
Val-d'Elsa. — Suno due piccoli ristugai 
di acque, uno dei quali chiamnsi Zago 
Scuro, e l'altro Lago della Chiesa o di 
S. Antonio. Presero entrambi il nome 
dalla parrocchiale, nel cui distretto sono 
situati. Trovansi alla destra della strada 
maestra che da Monie-Riggioni guida a 
Colle, fra Castiglioncello, Staggia e la 
Badia di S. Salvatore dell’Zsola, cui tali 
laghetti uwei tempi Urascorsi appartene vano 
solito il vocabolo di Padule del Canneto. 
lm qual condizione si trovasse nei se- 
coli intorno al mille questa palustre con- 
ted ccennò un breve dei 23 apri 
38 dato nella Badia dell'Zsola da 
Gotireto vescovo di Volterra , col quale 
confermò all'abate e monaci di quel mo- 


ven 




















LAGO 624 
nastero le decime del vicino Pedule. Ar- 
tugea ciò una deliberazione presa nel 1345 
da Lucherio abate dell'Zsolu di fare ap- 
profondare la fosse emissuria del Padule 
di Canneto, perchè le sue acque più facil- 
anente scolassero nel fiume Staggia. Appel- 
la allo stesso ristagno di acque presso 
l° Zsola una rubrica delli atntuti senesi 
del 1384 relutiva al Padule di Canneto; 
e finalmente vi riferisce una pros visione 
della Signoria di Siena del primo sposto 

cou lu quale ordinò ripulire la fos- 

i quel Podue, il di cui 
a depoaito iufestava l’aria della circostante 
contrada, — Fed. Asazia pat'isova. 

Un terzo e esteso laghetto palustre, 
nelle vicinanze dei prenominati, venne 
recentemente colmato el il suo terreno 















Rammnentò i due laghetti dell'Abbadia 

x Isola Giorgio Merula nella sua Cosmo- 
grafia ( parte II lib. 4) come dotati essi 
di qualità prodigiose , allorchè scrive 
che iu Toscana presso il Vico della Badia 
tra i confini del territorio fiorentino e 
quello di Siena esistono due Laghi di- 
stanti l'uno dall'altro un tiro d'arco, 
de' quali uno ha le acque chiarissinae, né 
al dire di quegli sbitan trova fon. 
do; l’altro un poco più piccolo coui 
uu'acqua ocra come la pece, priva affatto 
di pesci; e se vi si getta dentro un legno, 
questo va tosto al fondo ué più 
LAGO SCAFAJOLO sulla 




















p' 
celebre di tuiti gli mltri posti sul dorso 
dell' Appenniuo toscano, ed è | 
altro rammentato dalli scrittori 
quali Buccaccio, Agricola. Gewero, Clau- 
dio, Fromond, Vai Saverio Ma- 
netti, e finalmente il giurcco; 
stojese Antonio Matani, allorchè p 
6ò nel secolo pastato una sua Arlazione 
istorica e filocofica delle produzioni nu- 
turali del territorio pistojese. 

Giace il Zago Scufajolo sull'estremo 
confine della Toscana in una specie di 
mana o inenrvatura formata da due pro- 
minenti curna dell'Appennino, cioè dal 
Corno alle Scale che gli resta a scir. e 
dall’ Alpe alla Croce, la quale stà fra il 
Lago Scafajolo che guarda a lev. e il 

piccolo ristagno di acque denominato La- 

59 d'Acqua Marcia situato al suo snaestr. 

"9 
















622 LAGO 


Il Zago Scafajolo è posto nel er. 38° 
|aSo hraeria 


20° long. € 64° 2° 4” la 
sopra il livello del mi 
sul lembo della Com. 
= sett. di San-Marcello, Di 
Comp. di Firenze. 

La figura del Zago Scafafolo si avi- 
cina a quella di an parallelogrammmo della 
lunghezza di s60 br. e della lerghezza a 
un dipreno di 100 br. 

È invalsa nel volgo l'antica tradizione, 
che si sollevi sulle acque di questo Lago 
una orribile barrusca tostoché vi sia get- 
tata dentro una i 
un tronco di legname 
mente è inverisimile, ma è stato provato 
erroneo da tutti coloro, cui è venato il 














poi 
Lago Scafajolo sia costantemente coperto 
di toquel è da spera, che lo elimeota 
une sorgente perenne, e che vi scolano le 
acque e le nevi della arte occidentale del 
Corno alle Scale, e dei poggi più promi- 
menti , dai quali è contornato. 









LAGO 


Dans. Fros. Raccolta membranaccad' /stra. 
menti dell'Altpascio ). 

LAGO SOLFUREO » MONTI-RO. 
TONDO. — Fed. Luco dellEverizio, e 
Lacost del Volterrano e Massetano. 

LAGO SQUINCIO sull’ Appennino fi 
‘Piccolo laghetto montano si- 


latit. ad una elevatezza 
spni i livello del mare, 
ardarsi come 
ì Tiaghi. lt, Appeunino toscano. 
Trovasi sull'estremo confine della To 
scana e del territorio fivizaanese con il 
ducato di Parma, il di cui fiume Ban 
imi e più loetani tributi dal 


VERDE sull’A, 
tsvmolse. = L'alto è Pa ioamai i: 
gbetto alpestre della Toscana occidentale 
che trovasi presso al confine del ducato di 
Piacenza. 





LAGO pi SCARLINO. — Fed. Paro Parma e 


Berra 

LAGO »i SIBOLLA in Val di-Nicvo- 
te. — Piocolo leghetto alimentato dalle 
soque che scaturiscono dal fondo del seo 








hacino Mia de destra della Pescia di Col 
lodi, Ma pianura delle Cer 
baje, fra il poggi poggio di Monte-Carlo e quello 


della Madonna della Queer pei lo e 
un migl. circa a lev. del te 

ie e eo. Bloc ai 
Pescia, già di Lucca, Comp. di Firenze. 


n canale emimario del Lago di Sibolle, 
a emo il fosso Sibolla, attra- 
picariger ci del Val d'An 


al Lego di Silella cd al mo 
fosso emissario un decreto del potestà di 
Lecca sotto li sa agosto 1363 relativo al 
L'ordine dato ai frati delli ANopereio di 
escavare il fomo o della Si- 
bolla mel terreno di loro proprietà, già 
stato incominciato, per la parie che le 
apparteneva, dalla comunità di 

omia del distretto che 

prese il nome di 





È posto nel gr. 27° 27' €" long. e 44° 
24° 5" latit. Ha preso, o pinttosto egli fu 
che diede il nome al fiume Verde, il quale 
masce în coteste balze. 

DI Zago Perde ha la sua sede in 
senetera del monte Colombo, fra il Zego 
Pelose, che gli rosta a lib. e la chiesa di 
Certara, nella cui parr. è compreso, Com. 
Pinigi pi sigg di Zeri, Giur. 
Dioc. e 6 a maesir. di Poatsemoli, 
Ceto Pt Pali Zina Great 

Zaco val Monrs Mosstto in Valdi. 
Sieve. — Della corte del Zego donsta 
sino dal secolo X dal vescoro fiorentino 
Sichelmo alla canonica di S. Giovanai 
ne fanno mensione molti storici dell: 
Ni Reni Pra questi dii iecathi 

quale nel rammentare il prociiato de- 
cumento opina, che la corte del 
Monte Morello corrisponda sl luogo chia- 
malo. del 
Mogelle ( pag 184) fudica asintemte ia 
un podere detto il , fra Pimati e 
Scirabone, cioè, selle schiena già setvose 
del Monte-Marello. 

LAGO ( S. GIORGIO IN ) nella Valle 
del Lamone. — Cas. e ch. parr. che da il 





è nome a ua piccolo popolo nel pivicre 








ur. e circa 4 migl. a pon. di Mo. 


LAGO 
digliana, Dioe. di Faenza , Comp. di Fi- 


renze. 

È sitoeto nelle ultimo ini ceci. 
dentali del monte Pond ignora 
confine della Romagna granducale. 

La parr. di S. Giorgio in Lago nel 1833 
contava 74 abit. 

Luco (S.Maxr150 4) in Valdi Sieve 
Contreda che portò il distintivo della sua 
chiesa parrocchiale, soppressa nel seco- 
10XIV. edi ci popaofo riunito » quello 
di S. Michele a Ferrone, attualmente an- 
messo alla ch. prepositara di Scarperia, 
da cui dista circa a migl. a maesir., Com. 
e Giur. medesima, Dioe. © Comp. di Fl- 
renze. 





vene uno del so apri 
Sita mentione della pa pila . 
tino e Lego, è della Selve posta nello 
stesso popolo. 

Vi si trova pore una quietanza dei ag 
Dic. 1388 firmata nel Afercato de' Petro 
ni, (oggi detto a Petrone) dal notaro Guido 
Bouacchi del Zago; mercè la quale ilsin- 
«laco dei consoli dell’arte dei calaolai della 
città e contado fiorentino diede facoltà a 
Dino del fa Leone del popolo di S. Ge- 
vino sl Cornocchio, corte muovo Meestro 
Calzolaje, di esercitare il suo mestiere, 
stante l'aver pagato soldi dieci di fiorini 
piccoli per il libero esercizio della mode. 
sima arte. (Ancu. Dirt. Fioa./oc. cit.) — 
Fed. Funsonr 
A LAGO (PIAN ner) in Val-di.Merso.— 

una piccola pianura rinchiusa fre i pog- 
gi di Lecceto della Selva e la Monta 
nola, circa 4 migl. a pon. di Siena. Prese 
$l wome che tuttora poria da una quantità 
di acque,lequali, non trovando une libera 
foce, in questo piano ristagnavazo con 

grave danno delle campagne, dei limitroò 
Shion e perfino della città di Siena. Sotto 
il Granduca Leopolde I, Francesco Bin 
di-Serpandi gentiluomo” senese incorag- 
gito dalla protezione del Sovrano, diede 
opera all'ardita impresa trovare ua 
Gsitoalle sequecheimpedulavano nel Pioe 
del Lago. Ma avendo egli essuriti i mezzi 
senta compire l' irapresa , vi accorse ep- 
portana la mano genero del Gran Leo. 
poldo, mercè cui furono traforati monti e 
rupi in guisa che le seque pigre e sts- 
Quanti ebbero scolo costante e sicuro mel 


LAGO 623 


inferiore della vallecola di Mosia. 
“tal modo sanificato e reso fertile il 
Pian del Lago, quasi Egntemente nei 
tempi andati coperto pei ne 
Veio Print demo i col 
a colui ehe nelle puoi pesipiniani 
sua fortuna aveva sacrificato. 
LAGO (SELVA pet). — Pod. Lecce 
10 pesi Serra 
LAGO (TORRE 0) nella marina di 
Viareggio. — Contrada cca nuova ch. 
rr. (S. Giaseppe ) nel pievanato di 
assacioccoli , Com, Giur. e circa 3 migl. 
a scir.di Viareggio, Dioe.o Due. di Lucca, 
Questa contrada ha preso il pome della 
torre posta sul lembo occid. del 
Masseciuocoli, poco lungi dalla duntaita 
strada R. di Viareggio alla fine del seco- 
lo XVIII fu edificata una chiese, che tut- 





- tora si appella la Chiese nuore, e tosto 


dichiarata parrocchia per comodo delle 
circostanti al 

ul parr. di S. Giuseppe alla Torre di 

el 1832 contava 694 abit. 

enzo (VILLA par) o di Cosse-Ms 
«sone sotto la Valombrosa. — Villa in 
none di Calle Mignae ne popo di 
nome ‘olle-Mi, 
Miniato a Bibbiano, pi' di Diacceto, 
Com. e circa 4 migl. a lev. di Pelago, 
Giur. del Pootamiere, Dice. di Fiesole, 
Comp. di Firenze. 

La Willa del Lago è posta fra {l monte 

'alombrosa e la Consuma, sulla ripa 

tra del torr. Piceno di S. Bilero, in 
@na selva ch’. era posseduta e riservata 
esccia dei principi di casa Medici, 
nata in seguito ai Beriolini, e da questi 
venduta ai monaci di Valombrosa. ° 

In tanta distanza di tempi e senza spe- 
ciali indicazioni e confronti non Vie 
damento da poter a questo luogo di Zego 
riferire an istramento dell’anno mille 
citato dall'abate P. L. Galletti nel suo Rg- 
gionemento sull'origine della Badia fi 
rentina, a pag. 149. Trattasi della dona. 
sione fatta alla Badia fiorentina di una 

















II trovare corte delZago in un' 
dine dove sembra difici- 





VILLA n) preme Dicmano in 
Val-di-Sieve. — Villa signorile delle fa- 
miglia Vivaj. con oratorio (S. Maria, giù 
5. Berbera ) nella perr. Com. e Giur. di 


Latini, nè le Selse de' Froncesi, ma civ- 
vero consistono in un fenomeno reolegice 
Che si affaccia particolarmente in sette ov- 
vera otto diverse località situate intorno 
ad una moniaosità dove si schiudono tre 
diverse valli, cioe, nelle faccia vetta a sot- 
fentrione la vette della Cenina, in quella 
olta a estro la valle delia Cornia è sut 


Forse la scienca nen chbe finora nn 
vocnhelo speciale @ adeguato per cspri- 
mer colest fenomeno meglio di quello 
ou cui gli abitanti indigeni. 
cotesti Lagoni cem gli epiteti di Sgffioni, 
di Balicami è di Fumecchi. 

Fu resità i vocaboli di Sofleni e di Fu: 
macchi danno a conescare benissimo l' of- 
fusto e le qualità distietive è precipne 

dii Legoni reltervani; avvoguenhò questi 
sbucano impernccamente del terreno con 
tn sibilo consimile sd ua mentice che 
sofi in un forno da ferriera, sibilo quasi 

da vrente vapore 


je volterrane. 
adore più e meno intenso di eva putre- SETTI non perso dissimatore = 
fatte ( gas idrogene solforato ). pappe pripreni gote get 





peglio sogliono È 

di bolle framenso ad ua terreno fangoso, colla alle China, al Giappone nd sì Thi 
sensi più umide di quallo proprio dei 6gf:- bet, come mai, io diceva, tali fencmeni 
ffeni . in tale condizione i Lageni, spo patevano iguecarsi , nd onor taciuti degli 


LAGO Lago €25 


entini; il quale sul declinere del sec. XIV sunt ferveris , ut injoeti animelis vivi 
esendo stato inviate dalla Rep. fior. in. essa emenpie carne sudata sursum emer- 
sieme col suo cancelliere Celuccio Salutati 








di pei, 
eranati. ( Unscam, De Bolasis. ) e-fu egli che.vi trovò l'acido berico in 
Altrende se nea traveggo mi sembra, dose -veriebile. A una libbra 


| 

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ci, quando Bra 
(libro IV ) trattando delle Zocune vel. già andava tentando di trar profitto dal 
derreno , scrivere, come n lai era stato vapore, o piuttceto dall'acqua dei gorco- 
nerrato, che testochè il tempo si dispo. glianti Lagonivelterrani, quando nel 1810 
seva alla pioggia, lo steepito, il gorgo- cercò ni governo di quel tempo un bre 
glio eil famodei nominati Zagasi piùson- vetto di privativa per la medilata immpre- 
sibile, più veemente e copiose apparira. i poco 
Un'secolo depo del Bacci Pasio Me- fuquesto dsl Mascagni ceduto sd altro 
rela nella Commografie generale ( Parte specalatore, il quale nom seppe ricavare 
AI. Lib. 4 Cap. 13 ) discorrendo dei La. del fenomeno dei i quel profitte 
ghi, Padali, Stagui-e Lecune della Tosco. che È 
mne, ed ncctansado i della Loecia bene sviluppota dal fisico’ testà lodato ; 
Monte Roteado, li descriveva mel- rapporte cioè al giovarsi del calore uremte 
mqnenie guiea: « Meud procui Lesia: chex guisa di vento sbuffa dai Lagoni; sio: 


6% LAGO 


come la seppesviluppare con profitto l'at- 
tuale intraprenditore. Fra questo e quel. 
Io, cioè, dal 1814 nl 1818, si applicoalla 
stessa intrapresa della raccolta dell'acido 
borico, e dalla successiva lavorazione del 
borsce il chim. livornese Giuseppe Guer- 
razzi, il quale, dope aver otienato dal 
primo impressrio l'Edifizio dei Lagoni 
di Monte Rotondo, intorno a questi si 
occupò con tale industria, che essendosi 
accorto, come una parte dell'acido borico 
veniva trascinata fuori dei Lagoni dalla 
forza dei cocenti vapori, e quindi abhban- 
donata lungi dal cratere, ed 
che quelle acque erano suscetti 
ricarsi di una maggiore dose di acido bo. 
rico, egli cercò il meszo di saturare 
maggiormente quelle dei suoi Lagori; e 
vi pervenne coll’aprire nel terreno delle 
pendici superiori diverse cavità , onde 
saccogliervi e riunirvi le acque dei supo- 
riori Zagoni, o di altre polle per quindi 
imviarle di là nei sottostanti Bulica- 
mi. Per tal guisa il Guerrazzi ottenne 
dalle acque dei suoi Zagoni uns quantità 
di scido borico tre volte maggiore di 
quella che naturalmente nei tempi jente- 
riori avevano fornito i Zagoni volterrani. 

“Non fu questo però che un lampo pre- 
cariore di più estesa, più ingegnosa e più 
proficua scoperta , che l’arle e la scienza 
giustamente debbano all'ingegno d'en 
imtelligente negoziante francese, il Cav. 
Larderel. 















L'anno 1818 segna l'epoca della costa 
impresa Guerrazzi e della muova e più 
esesamente attivata dalla ditta Chemin, 





rono aggiuilicati a titolo di fitto perpetuo i 
Lagoni di Monte Cerboli, situati nel ter- 
ritorio di quella comunità; Zagoni che 


dirsi attualmente i più estesi e 
Pil ricchi di scido borieo di gli al 
tri dell’antico contado e diocesi di Vol- 
terra riuniti insieme. 

Quattro edifizi farono contemporanea- 
mente costruiti dalla nuova impresa, cioè 
= Monte Cerboli, a Castelnuovo, a Monte 
Rotondo ed a Lustignamo , e tatti furono 
assai presto in grado di somministrare in 
breve tempo tale quantità di acido boriog 
da poterlo fornir puro, 0 în stato di bora- 
ce alle fabbriche di tetraglie dell'Europa. 






LAGO 
Era d'ospo pertanto di aumentare l'e- 
sito con il ri!-asso del prezzc; lo che ace 
sarebbe mai senza trovare usa 








via più facile, al un metodo meno dispen- 
dioso per oliener dai Zagoni del Volter- 
rano l'acido che si ricercava. 

Noa starò qui a ripetere i varii tenta. 

ivi che in linea di prove farono intra. 
presi dall'iadustrioso Lerderel , quendo 
nno che vale per tutti è bastato ad esone- 
turlo dalla spesa del combustibile, e della 
metà almeno dei lsvoranti che v'impie- 
Pa 











Larderel si deve il meritato elogio 
ver saputo allacciare e quasi incep- 
pare e dirigere a sua voglia e lungi dalla 
sua sede l'arente ed elfrenato vapore dei 
Lagoni, indelo dal chiusino artifi- 
ciale per via sotterranea ristretto in com- 
dotti di piombo sino alla fabbrica del 
gran fornello riscaldato dal vapore mede- 
timo, nel mentre che questo stesso vapore 
trapassa sotto le numerose caldaje conte- 
menti l'acqua dei Lagoni. 

Una solo di questi soffioni vaporosi în 
tal guisa allacciato e diretto usero 
vafficiente » meltere in ebollizione fra 
brere spazio so ed anche 30 caldaje della 
capacità ciascuna di so barili di acque, 
e conseguentemente di far bollire al tem- 
po stesso 84,000 libbre di liquido salso. 

Dopo la primavera del 1833, epoca ia 
cui visitai per la seconda volta i Lagoai 
di MonteCerboli e di Castelamovo , en- 
trambi sulla strada provinciale di Mas. 
sa-marittima, avendo già vedati nel 1830 
quelli lungo la Valle superiore della Cor- 
ria, dall'anno 1833, io diceva, all’aono 
1837 le lavorazioni per il borace sono tal. 
mente sumentate da superare di 
ga i calcoli sino d'allora stati esibiti in 
rapporto, di cai io fai relatore invito 
Ficevato dall'Accademia dei Land 
sieme con il Prof. Gioracchino Taddei. E 
ciò ad oggetto di render conto di una me- 
moria sisia presentata dal Sig. Larderet 
sulla impresa dei suoi Legosi. 





















i. — Infat 
ti nel 1833 le fabbricheerette a Zoatn 
Rotondo, a Castelnuovo, 31 Sasso ed a 
Serazzano non rendevano tutte insieme 
più che 300,000 libbre di acido borico 
per anno, mentre quelle sole di Afon- 
te-Cerboli in 45 caldaje disposte in due 
fabbriche producevano dello stesso aci- 
do 600,000 libbre. Del quale acido una 








LAGO 


ottava parle veniva combinato con la soda 
per ridurlo in borace artificiale identico, 
0 quasi, a quello dell’ Indi rimaneni 
si spediva in natura all’estero per la 
di Livorno. 

Ma non è l'acido borico l'unico prodotto 
dei Zagoni volterrani, achè non 
mancauo di accoppiarsi alle si 
Lose altre sostanze, fra le quali lozolfo,: 
talvolta si separa isolato, ovvero uni 
ferro in stato di solfuro, oppur 

ido idro 
uida con- 


















Il prodotto medio anaso dell'acido bo- 
rico, fornito nell'ultimo decennio dai cia- 
que Zagoni dei luoghi testà iodicati, 
trovasi riportato nella Statistica del Grao- 
ducato di Toscana recentemente pubbli- 
cata dal colonuello conte L. Seristori nel 
modo qui appreso. 












LAGU 627 


4 LAGONI perca LECCIA. — Ned. 
Lucma in Val di-Cornia. 

5 LAGONI si LUSTIGNANO. — Fed. 
Lusrignano iu Val-di-Cornia. 

6 LAGONI pi MONTE CERBOLI. — 
ii Cecina. 

7 LAGONI n MONTE-ROTONDO, 
LAGONE CERCHIAJO e SOLFUREO 
in Val di-Cornia. — Portano il nome di 
Lagoni di Monte-Rotendo tutti quei Fu. 
maschi e Bulicami compresi nel popo- 
lo di Monte-Rotondo, Dioc. di Volterra, 
Comp. di Grosseto. — Sono questi Za- 
goni situati salle pendici occidentali dei 
monti che servono di contrafforte alla 
Cornata di Gerfalco stendendo i suoi brao- 

i go le ripe della Cornia. Alla si- 











ci 
mistra di questa fiumana esiste il 
più noto per la scoperta dell'acido bori- 
co, cioè il Zago Cerchiajo. Di tatti i La. 
del territorio di Monte-Rotoado il 
grande e quello denominato dell'Edi- 
fizio da uua fabbrica erellavi nei secoli 
ti, di cai restano ancora le rovine. 
‘a alzata, come dissi all'Art. Lago dell 
Edifizio, per estrarre da questo Zagone 
uno dei suoi ingredienti, qual'è il solfa- 
to di ferro (vetriolo verde). 

Appartengono pure ai Zagoni di Moe. 
te-Rotoado quelli detti del Bonifei e delle 
Pianocce descritti dal Santi, dal Guer. 
razzi, e da altri scieazi 

8 LAGONI per SASSO. — Ped. Sauso 
di Vai-di-Cornia. 

9 LAGONI ma SERAZZANO. — Fed. 
Svaaszazo di Val-di-Cornia. 

LAGUNA nella Valle del Montone in 
Romagna.—Piccola contrada,che pure fa 
una special signoria situata mila pendice 
del monte che resta a levante della Rocca 
S. Casciano, fra il popolo di Calbola e 
quello della Rocee presominata, che tro- 
vasi a un'incirca due migl. al suo pon. 
nella Com. e Giur. mede»ima, Dioc. di Ber- 
tinoro, Comp. di Firenze. 

Il piccolo distretto di Zegune sino al 
1763 fa un ridotto di contrabandi, ben 
chè Kei luogo sia circondato per tatti 
i lati dal territ del Granducato 





























628 LAJA 


ducale togliere di casa sua cotanto abu- 
so, credè di huoua ragione sottoporre l'af- 





Alla partecipazione degli ordini invia- 
ti dalla reggenza del Granduca France 
sco II l’arcivescovo di Ravenna on Ira- 
lasciò di le sue ragioui, le qua 
li esaminate dal magistrato della Pratica 
segreta; furono trovate prive di appoggio 
e di ogni sorta di documento che porgesse 
un qualche indizio di privilegi ed eseuzio- 
ni sulla Zaguna della Rocca S. Cusciano. 

Frattanto nel 1774, dopo muovo dili- 
induca Leopolilo I con 
i 6 giugno dic! 








pertecipato al metropolituno di Ravenna, 
dal quale poscia uel 1776 fu pienamente 
approvato. 

Finalmente nel 1775, all’occasione dell” 
organizzazione economica della comunità 
della Rocca S. Casciano, gli abilaati del 
territorio di Lagana, mati nel di- 
stretto di Afonsignano, furono ripartiti 
fra il popolo di S. Maria a Calbola, e 
quello di S. Maria alla Rocca S. Casciano. 

Lasaro nella Valle inferiore del Ser 
chio. — Cas. che diede il some alla di 
strata chiesa di S. Maria a Zajano nell 
aulico mato di Pugnano, Com. di 
Vecchi + Giur. dei Bagni di S. Giu- 
liano, Dioc. € Comp. di Pisa. 

Ta questa contrada di Zajano pouedeva 
beni la primaziale di Pisa siuo dall’an- 
no 857, quando Giovanni vescovo di detta 
diocesi, cou istrumento de' »6 giugno, a 
nome e per conio della sua cattedralealli» 
vellò alcuni terreni situati in Zujuno. 
(Monaroni, Ant. Ml. devi ). 





















La chiesa di $. Maria a Lajeno trovasi pra 


registrata nel catalogo di quelle della dio- 
cesi di Pisa, redatto uel 137 






(Castr. Ajatici è Lejatici), —Cast. ca- 


poluogo di comunità com ch. plebana (SL 
Leonardo) nella Giur. di Peocioli, Diuc. 





spettante ad uso sprone interpmio fr i 
torr. Siersa e Regone alla sivistra del 


LASA 


fiume Era. — Trovasi nel gr. 28° 23° 5 
Jong. e 43° a8’ 6" latit., circa 380 br. più 
elevato del li vello del mare Mediterrsuev, 
5 migl. a astro di Peccioli, altrettante a 

Î Terricciuola, 8 migl n sett di 
n Vuliti-Cecina, e 14 migl. 

passando per la stra- 

al-d'Era. 
nooria in cui si fac 
u luogo denominato 
Lajatico trovasi iu una carta dell’archi- 
vio arcivescovile di Pisa dell’anno 891, 
già pubblicata dal Muratori; ma quel Ze- 
jatico esser doveva nel distretto di Livor- 
‘no della diocesi di Pisa, e per conseguenza 
ben lugi, el affatto distinto dal Lajatico 
di Vabd'Era, che fu sempre della diocesi 
volterrana. 

Forse al Zajalico livornese appellurano 
Je parole di un istrumento del 21 age 
sto 1314, venuto nell'drch. Dipl. di Fir. 
dal Mon. di S. Lorenzo alla Rivolta di 
Pisa; nel quale atto pubblico si nomina 
un luogo di Zejatico presso Colle-Alber- 
ti in Val-di-Tora. 

Comuoque sia la bisogna, certo è che 
il castello di Lajatico di Val-d' Era nel 
secolo XII apparteneva ai conti Pannoo- 
chieschi d'Elci, giacchè il conte Ravieri 
Pannochia, figlio del C. Ugolino d'Ekci 
la contessa Sibilla sua comurie, medi 






































zioue di Lajatico fu cedu 
1160, dal coate Guglielmino, della stessa 
consorteria dei Paunocchieschi, a Galga. 
vescovo di Volterra, Finalmente il succes- 
sore di quest'ultimo prelato, il potente 
Ildebrando Pannocchiexchi vescovo e s- 
guore di Vollerra, potè ottenere da Arri- 
186), nercò 
polilica so- 





patificamente 


ne godesse il Lo 
stochè sino dall'esondio del secolo XII do- 


minavano cosà santi , nogostauie che 
essi fossero ammoniti dal poutefice Inmo 
cenzo III, ricusendosia| ito di conse- 
guare i castelli di Peccioli, di Ghizzano, 
di Legoli e di Lajatico al Vesc. volterraso. 
A ciò essi tato più si riGulatano,in quan- 








LAJA 


toche lo stesso Imp. Arrigo VI aveva assi- 
curato ai Pisani con diploma dei 30 map- 
gio 1193 l'alto dominio noa solamente 
del Cat. di Zujazico, ma ancora di multe 
altre corti e puesi del vescurado di Volter- 
m. Un sinile privilegio fu_poverior- 
mente concesso al Comune di Pix: da O1- 
tuve IV (anno 1209) e da Carlo IV jauno 
1335). Se uon che ilopo accaduta lu ter- 
ribile giornata navale alla Meloria, 
vali o nemici dei Pisani profilo della 
circostanza, tentarono di ritornare al pr 
sesso dei paesi stati lorv tolti da quel Cu- 
mune 0 di acqi i 
_Comparve fra i pretendenti 
nieri degli Ubertini, Vese. 
in il quale per procurarsi un valido protet- 
con atto pubblico dei s1 dicembre 
sé e la sua inema con 22 ca- 
Helli ’, fra i quali Zajatico e sei ville del 
vescovado volterrauo,solto l'accomandigia 
























e di ergento di sua gi 
chè il vescovo di Volieri 
faceva batter: monela piccola, la repub- 
blica fiorentina ne ammise la circolazione 
nel territorio del suo dominio, a condi 
zione però che la moueta fosse della lega 
€ buotà di quella della zecca di Firenze. 
Con lo stesso atto fu accordata facoltà al 
governo fiorentino di puter costruire un 
porto lungo 
correndo il vescovo nella metà della spe- 
sa. — Tu conseguenza di tale concordato, 
solto gli 12 gennajo 1285 (stile comune ) 
do stesso prelato Ranieri fece prender pos 
sesso da un sindaco del Comune di Fi- 
renze del castello di Lujatico, ed in con. 
seguenza di 
giuramento di fedeltà alla Rep. fiorentina. 
(Annnato, dei Vesc.di Pollerra.—Anca. 
mere Rarotmasioni. ) 
Noa era per corso ancora un decennio 
ehcalla pace di Fucecchio(12 luglio 1293) 
poese di Lajatico con molti altri della 
al d'Era furono dal governo di Firenze 
a quello di Pisa riconsegnati. 

















o fior. Lib. 1 


LASA 629 


Ul cwtello di Lejation, nell'agosto 1362, 
ricadde nuovamente iu potere dei 
tini, all’occazione cioè di una nuova guer- 
ra contro i Pia quali però fu Leo 
»o con la morte del 

— Continuò 

versi. reggitori 

di Pisa fino alla cacciata di Gabbriello Ma- 
rin Visconti, allorauando (luglio 1105;, 
i Pisani si sollevaruno contro di quel ti- 
ranuo, che inaneggiavasi di vendere la 
loro pa .— Allora iu, che 
Pietro Gaelini, uno dei poteu 
pisani, occupò armata mano, e si 
per proprio conto i castelli di Lajatico, 
di Orciatico e di Pietra Cassa, tre luo- 
ghi che pochi mesi dopo lo stesso Gaetani 


































Dopo cotaute peri 
stretto di Lajatico pisò nel 


Ance. 

Taxvion , Viaggi T. HI 
Non dirò 
zani di Lajatico e dei luogbi prenominati, 
accaduta nel 1431 per opera di Niccolò 
Picciniuo generale del duca di 
delle conseguenze che poco dopo accud- 
dero, quando in pena della ribellione la 
Rep. fior. ordinò al suo generale ( anno 
1434) di smantellare le fortezze di Laja- 
tico, di i Pietra Cassa. Dirò 
bensì, come castelli con i loro 
distretti e pertinenze, mercè un diploma 
dei 10 giug.1644, dal Granduca Ferdinan- 
do Il furono concessi iu feudu con titolo 
di marchesato al nobile fiorentino Bario- 
Jlommeo del fu senatore Filippo Corsini 
per esso, per i di lui figli e discendenti ma- 
schi, cou ordine di primogenitura, cou- 
tro il prezzo di scudi llosso fior. 
AI marchesato di Lajatico lu qui 
corporata la vicina tenuta dello Spedale 
to, che lo stesso Bartolommeo Corsini sino 
dal febb. 1609 ( stil. cos. iu scqui. 
stata per scudi 31000 da Alberigo Crbo 
principe di Massa e Can ri 
toria dello Spedaletto, giù di Agnano, era 
stata comprata da Francesco Crbo avolo di 
Alberigo suddetto, ed autore dei princi 
So 


























650 LAJA 


pi, poi duchi di Massa e Carrara, sivoda 
quando ebbe luogo, e forse innanti il con- 
tratto di matrimonio fra lo stesso France 
sco Cybo e Maddalena de'Modici figlia di 
Lorenzo , chiamato il Magnifico. 

Hi, marchesato di Lajatico dopo la legge 
dei si aprile 1749 sopra i feudi grandu. 


LAJA 


cali ritornà, iu quanto alla giurisdizione 
civile, sotto l'autorità del sommo impe- 
rante, e finalmente conta moa delle c- 





comunità dell'antico dominio pisano. 


Movimento della Popolazione del Cusrerso Di Laterico 
« tre epoche diverse, divisa per famiglie. 





Comunità di Lajatico. Qaesta comu- 
nità abbraccia una superficie territoriale 
di 17,435 quadr., 1173 dei quali sono 
occupati da corsi d'acque e da strade. 
esisteva nel 1833 una popolazione di 1536 
abit., « ragione di 7 individui 

Ì. quadr. i 

Essa confina con sei comunili 
figura iconografica potreLbe assomigliarsi 
ad un trapezio con un angolo proluogato 
verso selt., dove passa a guisa di tangente 
il Eru, il cui alveo dal lato di grec. 















tre dal lato di po: ì 
termini della Com. di Lajatico con quella 
di Terricciwola il torr. Steri imoniando 
questo dalla sua foce in Era sino al borro 
della Grillaja. Costà cessa il confine coa 
Terricciuola e sottentra la comunità di 
Chianni , con la quale la prisa prosegue 
ad andare centr’ acqua sa per il torrente 
sino el poatone di Strido , presso cui il 
braccio sinistro della Steraa si riunisce al 
destro, che appellasi la Stersuole. Lungo 
il vodi 





Riparbella, sino a cheallo sbocco 
di Micmo la comunità di Lejatico, piegan- 





borro . tano uno dopo l' 


do da lib. a cstro, lascia colla Stersaola il 
confine di Riperbella per dirigerai dalla 
enni Jugo i borro di Miemo i 










quest'ultima la Com. di Lajati 
diante il torr. Foscecchia si unisce al pa 
gone e con esso lui scende nel fiume Er; 
alla qual confluenza sottentra la Cora. di 
Peccioli servendo ad entrambe di confine, 
come dissi, lo stesso fiame sino allo sboc- 
co del torr. Stersa in Fra. 

1 corsi d'acque più copiosi che per- 
corrono, re che rasentano il territo 





rio di Lajatico sono, dal lato di gree. il 
d 





Foscecchia, i quali due sl mi si va 
‘altro nel toer. Magone te- 
sé sccennato, a lev. del capo-luogo. 


LAJA 
Tutte le strade comunitative di que- 


sto gibboso distretto sono pelonali, o a ne 


bastina, meno il trosico che ul ponte del. 
la Stersa staccasi dalla via nuova lungo 
V'Era, ossia dalla R. pro' ale delle Se- 
line per condurre al Cast. di Lajatico. 
L'indole e struttura geognostica del 
terrenu di questa comunità è complicate 
€ sconvolia; stantechè dalla parte dei pog- 
gi che innoltransi verso le sorgenti della 
Stersa veggousi comparire ad intervalli 
rocce cristalline e massicce del genere o- 
Bolitico, oppure di natura calcarea o si- 
liceo argillosa, mentre sul loro confine 
furono sepolie intere selve di piante mo- 
mocoliledoni convertite attualmente in li- 
grnite. All'incontro le colline inferiori a 
Pietra Cassa sono formate di marne ce- 
rulee, ossia di biencane che rivestono 
continuimente le piagge orientali e set- 
tentrionali dei poggi di Lajatico, rico- 
perte esse medesime nei posti più emi. 
nenti di una panchina tufacea o renischio 
si copioso di fossili di varia 











specie. 
"i; 'oeulatisrimo Giovanni Targioni-Tor: 


setti, fino dal 1342 viaggiando 
boia fuoci di Lajatico 





testacei differentissimi, ed appena visi. 
bili coll'occhio nudo. — Non trovando per 
quelle biancane che pochissime case da 
Iavoratori, parta al preloda: 

di doverne attribuire le cause 
mancanza delle auque sane beribi 
Jo smotamento del terreno, e poca stabi. 
lità degli edifizii ; 3.% alla troppa magrezza 





LAJA 634 
sivvero con l’ajato di cister- 
facendo sì che abbiano maggiore 
stabilità gli edifizii mediante palafitte @ 
sproni ai fondamenti, oppure collo sce- 
gliere i luoghi che consertano dei residui 

i tufo e di panchina per piaotarri sopra 
le case; 3° in quanto poi a correggere la 
mnagrezza e qualità argillosa del metiajone 
lo stesso Targioni suggeriva un metodo 
che dopo iettant'anni con tanta economia 
e successo fa praticato dal fattore Agosti- 
no Testaferrata nella vasta tenuta Ridolfi 
in Val-d'Elsa, quello cioè di marnare Ze 
creta, ossia il mattajone, per messo della 
rena del superiore disfatto ec. (Tan- 
eiom, Viaggi T. 3.° pag. 15 ealtrove).— 











Wed. Marxro di Valti Isa. 

Di un'acqua minerale idrosolforata e 
fredda che scaturisce nei contorni di Or- 
ciatico rese contezia un secolo fà me. 
diante una lettera filosofica il Dott. Carlo 
Taglini di Chianni, distinto Prof. nello 
stadio pisano. 








li del territorio 





cibo pia pFraipa ta il 
più delicato della Toscane. 
Si tiene in Lajati 





nuale di bestiame li 25 settembre. 

La comunità mantiene un medico chi- 
rargo, e due maestri di scuola, che uno 
residente in Lajatico e l'altro a Or 


delle diencane, ed alla mancanza o troppa ciatico. 


scarsità delle pasture. E considerando al 
modo di rendere frattifere ed abitabili 
eoleste vastissime cam) delle valli 
dell'Era, della Cecina, dell'Elsa ec. coper- 
fe nella massima perte della stessa creta 

+ che appellasi metiajone o 





Per lo cause civili questa con ii 
compresa nella putesteria di Peccioli, ma 
inquanto al criminale vi fa ragione il 
Vicario R. di Lari, dov'è pere 
di esezione del Registro 
condario risiede in Peccioli; la conserva- 


zione delle Ipoieche in Livorno, e la 
Rvota in Pie, ' 


POPOLAZIONE della Comunità di Lasatico a tre epoche diverse. 





S. Leonardo, Piere 
S. Michele, idem 


Tora... 


LAMA me CALCI vel Val d'Arso pi 
sano, — Cas. con chiesa perr. (S. Andrea 
@ Lama) nel piviere di S. Gio i Evan 
glelista di Calci, Com. e Giur. di Pisa, da 
chi trovasi circa 7 mig]. a lev., nella Dioc. 
° <a sr) ignoto di, Lema suole 

to somi; î 
plicarsi bene spesso a talune di ‘quelle 
Forre di poggi, i di cui fianchi scoscesi 
sono stati corcosi e dilemati da uno o più 
corsi di acque. 

Infatti alla Zama di Calci ha data 
origine e nome il limpido lorr. Tambre, 
che scendendo da Zracolle sulla faccia 
meridionale del Monte-Pisano, fra il Ca- 
stel maggiore e il paese di Calci, passa per 
la dilamala contrada della Zoma, lascian- 
do alla sua sinistra la chiesa di S. Andrea. 

Non starò qui = descrivere quei luo- 
Cbetti, che sebbene portino il nomignolo 
di Zema, pure nos diedero mai il titolo 
a un qualche vico, casale, ossia popola- 
zione. Sarebbero di questo numero la Ze- 
ma della Corsonne di Barga, la Zama 
della Siagerna di Caprese, la Zoma sul 
torr. Pavone di Castelnuore di Valdi Ce- 
cina; le Zeme di Tredozio, di Modiglia. 
na, di Castelfranco di sopm, ed anche 
dell Appennino di Zeri in Lunigiana; le 
Lama di Vicchio in Mugello, le Zeme 
di Pelago sotto Valombrosa, la Zama di 
Ports sl Borgo di Pistoja, quelle di Ler- 
ciano sal Monie Albano, di Castel-Foco- 
gnano nel Casentino ec. — Mi limiterò 
perianto a registrare qui appresso sola- 
mente un'altra villata che diede il suo 
vocabolo sd un popolo coa l' indicazione 
specifica di Lema. 
















po 
4 quello di S. 
Pietro a Casaglia, nel piviere di Carraja, 
Com. e circa 7 migl. a sett. di Calenzano, 
Giar. di Campi, Dior. e Comp. di Fireo- 
ze, — Ped. Cisscrra pr Cararzano. 
LAMARI0 LANMARI, nel piano orien- 
tale di Lucca. — Contrada con pieve (S. 
Jacopo) nella Com. Giur. e circa » migl. 
a maestr.-sett. di Capannori, Dioc. e Duc. 
di Lucca, dalla qual città è 3 migl. a prec. 
Incontrasi sulla parte sinistra del vec- 
chio Osseretto fra la R. villa di Marlia e 
la strada R. pesciatina, in mezzo a delizio- 
me ed a ben coltivate campagne. 
le antiche membrane dell' archi. 
vio arcivescovile di Luoca, due ch'io sap- 
pia rammentano la pieve e contrada di La. 
mari, una dell'auno 906, e l'altra dell'anno 
56. A tenore della prima pergamena, la 
bettesimale di Aroma nel 9 er 
dedicata a S. Giovanni Battista e a S. 
ria. L'altra poi del 1056 tratta 
donazione per l' anima del defunto Vero. 
Giovanni fatta da Benedetto chierico 2) 
cattedrale di S, Martino, cui assegnò vai 
pezzi di terra situati è Sugromi 
Tramonte presso Brancoli, in Marli 
in Zamata e in Lameri. 
La pieve di S. Jacopo a Lemari non ha, 
nè pare che abbia avuto nei lempi indie- 


tre alcuna ch. parrocch. sua suffraganea 



























LAMNO 


La pieve di 5. Jacopo a Lomeri, © Lem- 
mari nel 1832 contava 2665 abit. 

LAMOLA, o LAMOLE. — Varie con- 
trade segnalate con la denominazione di 
Zemole 0 Lemole, vale a dire di piccole 
Lame, danno di per sè siesse a conoscere 
che la loro posizione è poco lungi da un 
corso di acqua, dove ruppe e trascinò via 
una perte cdi ripa.Taleé ln borgata di Ze- 
amole allo stretto della Golfolina, il casale 
di Zamole sul poggio corroto dalle scque 
della Greve, la chiesa di Lemole fra Arci- 
dosso e Monte Latrone sulla ripe sinisira 
dell'Ease, tre luoghi che quisotto descrivo. 

LAMOLE pera GOLFOLINA nel Val. 
d'Arno sotto Firenze. — Cas. con annesso 
Lorghetto sppellato Bavcransse, nella par- 
rocebia di S. Maria a Lamole, piviere de' 
Se. Giov. e Lorenzo a Sigua, Com. Giur. 
€ circa 3 migl. a pon. della Lastra a Signa, 
Dioe. e Comp. di Firenze. 

11 casale e chiesa di Lamole sono più 





a pon. del di Brucionese, en. 
trambi però sella strada R. pisana nella 
dall'Arno in Gol. 


Rina gote lungi dalle cave di pietra 
i maci 


Dir perr. di S. firiaa Larnole nel 1833 
coniava 529 abit. 

LANMOLE in Val-di-Grere. — Cas. che 
dà if titolo ella parrocchia di S. Dunato a 
Lamoale nel piviere di Maria Novella 
in Chianti, circa 3 migl.a 
r. di Greve, Dioc. di Fiesole, Comp. 


Firenze. 

Trovasi sulla pendice settentrionale 
del poggio delle Stiache, fra i due primi 
rami della fiamana di Greve, nella strada 

che guida sulla cresta del moote 
di Cintoja. 

1 vigneti che danno il buon via di Ze- 
mole colanto lodato, sono piautati fra i 
mocigni di colesto poggio, quasi sull'in- 
greuo della contrada del Chianti. 

Ss. Donato è Laznole 














di 








159 abi 

LANOLE LAMOLA, "rota (Ze 
mulae ) in Val-d'Orcia. — Pieve antichie. 
sima (S. Mariaad Lemulas) aitualmente 
ridotta a pubblico oratorio nella parr.ar- 
cipretale diS. Clemente a Monte Latrone, 
dial qual castello è distante circa un mi- 
glio a lev.scir., ella Com. Giur. e migl. 
1 A a maesir. di Arcidosso, Dioc. di Mom- 
tolcino, già di Chiusi, Comp. di Geosseto. 





LAMO 635 


R una chiesa di antica struttura a tre 
Ravate, situata quasi a mezza strada tra 
Arcidosso e Monte-Latrone, sul cammino 
tracciato lungo le di-coscese balze che ba- 
gua alla sue sinistra il fiemicello Fate. 

Del vico e pieve di Lamole sussistono 
memorie finn dal secolo IX fra le carte 
della badia del Monte Amiata, al quale 
Mon. sino d'allora la stessa chiesa plehana 
rieneva. Il più antico istramento fu 
stipulato nell’anno 853 di gennajo nel vico 
di Lamole. — Anche la grancia, ossia 
cella di S. Maria a Lamule venne confer- 
meta alla badia Amiatina dall'Imp. Lo- 
dovico II con diploma dei 4 lugl. 853 
spedito in Pavia dalla residenza regia. — 
Sette‘anni dopo il preposto della stessa 
badia, per atto pubblico rogato in Mon 
Licello, allivellò 



















tributo di 9 denari in 
fora di vino da recarsi 


Che 1° ubicazione del casale, ossia vil. 
lata di Zamole, fosse dov' è tuttora la chie. 
smogià omonima, lo prova un con- 
tratto dia Sesta badia i regate io Chiusi 


li 12 sett. 899, per il quale Pietro abate 
di quel monastero diede a livello un pezzo 
di terra posto nel cacele di Lemole con. 








ottenuto nn privilegiodall' Im 
Guido, dato nella ein Roselle li Hi 
setto 850, mercè cui farono confermati 
alla badia, di S. Salvatore nel Monte Amia- 
ta tutti i feudi, giurisdizioni, decime, 
chiese , celle e corti statele concesse dall’ 
Imp. Lodovico II, a condizione peraltro 
che gli abati ed i monaci ne erogassero il 
in benefizio dello spedale sia d'al-. 
esistente all’Abbadia S, Salvadore, ed 
in elemosine ai poveri. 
Tn tale occasione lo stesso Imper. Gui- 
do concedà alla badia Amintina la facoltà 
di aprire un mercaso sabbatimo, po 
terlo stabilire dove fosse piaciu! 
al proposto del mousslero, con 
consueti da in vantaggio dei mo. 
naci e dei poveri pellegrini. — Infatti il 
muovo mercalo venue dui monaci aperto e 
introdotto nel casale di Lamole, e non 
già all'Abbadia S. Salvadore, come in 


principio aveva io congetturato, e di che 











654 LAMO 


tni fanno ricredere tre inediti docamenti 
di quel celebre monastero. Uno è dei 15 
giugna 1340,stipulato nella curia di Mon- 
te Latrone, quando Munfredi abate del 
Monte Amiata davanti a don Graziano 
custellano imperiale di Arcidosso prote- 
stò, e recatosi nel campo imperialedavanti 
al castello di Selvena rinnovò la proteste 
innanzi dos Pandolfo capitano generale 
in Toscana, dichiarando: qualmente il 
monastero del Monte-Amista possedeva i 
diritti pro individuo sulla meti del mer- 
cato di Lamole, esibendosi l'abate Man- 
fredi pronto a rispondere ai suoi contra. 
ditori in giudizio. 

Il secondo documento riguarda l'esame 
di diversi testimoni fatto li 5 marzo" 1249 
per ordine spedito da Poggibonsi li sg 
Nov. 1248 da Federigo d'Antiochia vica- 

in generale in Toscana per l'Imp. Fede- 
rigoll di lui padre.I quali testimoni com- 
pini davanti a ser Matteo notaro Imp. in 

Quirico asserirono, che il mercato Sab- 
Batino era solito farsi dal Mon. di Mon- 
tamiata cb immemorabili davanti alla 
Pieve di Lamole. 

Finalmente il terzo documento è una 
citazione fatta da Iacopo notaro del Ca. 
stel dell' Abbadia di commissione del vi- 
cario Imp. Federigo d'Aotiochia , cou 
quale fa intimato Giovanni cam 
e rappresentante della comunità di 
dosso a comparire personalmente di 
il termine di otto giorni nella curia 





















proprio paese 
un mercato in pregiudizio di quello che 
il Non. Amiatino teneva nel luogo di La- 
mole. (Asca. Diet. Fioa. Badia cit.) 
Nel secolo XIV la chiesa di S. Maria 
di Lamola, ossia Zamole, continuava ad 
essere la pieve matrice di Monte-Latrone, 
di cui è filiale l'attuale arcipretura di 


S. Clemente, siccome lo dimostra fra gli gra 


altri na istramento degli 8 ottobre 1363, 








LAMO 


popolo di Moate-Letrone, comecchè per 
venerazione del santuario la chiesa di La. 
mole resti costantemente ufiziata nei gior- 
ni festivi. — Ped. Lamora (S. Manta n). 

LAMONE già Amoza fi. (Amon, o Ane- 
monili PI; i di 






scino. — Questa del Lamone ba principio 
da due rivi che scendono a destra ed a 
sinistra del giogo, presso la così detta 
Golla diCaseglia, perdove passa la sirada 
provinciale di Faenza. TI ramo destro a 
partire dall'origine porta il nome di Zu- 
mone che conserva sino alla sua foce nel 
mare Adriatico. Sotto la hadia di Crespino 
si unisce al primo, e costà perde il pro 
prio vocabolo di Crespino il ramo che 
scende da ponente. Per tal guisa il Lamone 
rsicchito di acque precipita con marati- 
lioso effetto balzando a scaglioni di rupe 
ia rupe, spumafti in estate, ma che fra 
i diacciuoli nell inverno scendono senza 
strepito dall'eminente pittoresca cascata di 
Falbura. ln tal guisa fra poggio e poggio 
ilZamone si avanza nella valle del sno no- 
me, e scoogliendo per vii ti dei borri 
che vi flaiscono verso pon. dai raouti Cal- 
solano e Pravaglio, arriva sotto il castel. 
laccio di Biforco, dove, dopo la discesa di 
quasi mille br., la stessa fiamana s’ingrosa 
con il copioso tribnio del torr. Campigno 
perattraversare rigogliosa la Terra di Mar- 




















radi.— Poco al di sotto det ponte a Popo- 
lano l'alveo del fiume serve per quasi ire 
i linea di confine fra la Romagna 
pontificia e la granducale, la quale ultima 
abhendona al ponte di Marigusno. 


Non o mio scopo argiangere, come il Le- 
mone continui placido i cumino, la 
bendo per via il pomerio delle mura meri: 
dionsli di Puenza dopo essersi riuni 
lui la Semoggia ricca del Marseno 
molti subalterni tribatarii Lella Romagna 
lucale; nè dire, qualmente da Faco- 
za dirigendosi a grecale, il Lamone arrivi 
alla spiaggia dell' Adristico tra il fiume 
Posaro e la città di Ravenna. 

La qualità del terreno che questo fiume 
attraversa pel territorio granducale consi- 
ste nella massima parte ia un gréssilicto 
micacso argilloso alternante con uno schi- 
stocalcareo-maracso,dis; im strati oria- 
soatali dalla porte dell’ ino di Cre- 
spino,e premochè verticali dal latocrieni, 


















LAMP 


donde scende il primo ramo del Lamone. 
Una siraile giacitura verticale nta la 
rocciu medesima dall'unse dall'altra spon- 

licuale 









piano sono coperte da 
calcarea cavernosa stalagraitica , concre. 
zioni che nou sono rare in essa 
Fed. Manna: Comunità. 

Lacazsro, o Acazsri in Vald' Ela. 
Cas. che diede il nomignolo ad una ch. 
parc. (S. Michele a Lagresto, o Agresti) 
nel piv. mbassi, Com. e Giur. di 
Monajene, Dioe. di Volterra, Comp. di 
Firenze. — Ved. Garsasa. 

La parr. di S. Michele a Zagresto nel 
1551 contava 58 abit. 

LAMPAGGIO nel Val-d'Arno inferio- 
re.— Piccolo cas. o villate nella parr. di 
S. Giorgio a Porciano, Com. e circa migl. 

1 } a lev-grec. di Lamporecchio, Giur. 
di ’seravalle, Dioc. di Pistoja, Comp. di 
Firenze. 

Risiede 












mo la sommità del Monte so 





f.nuPP. e martire della prosapia dei pria- 
cipi Rospigliosi di Pistoja. 
LAMPORECCHIO ( Za: lac) sul 
Nonte Albano nel Val-d'Arno inferio- 
spicciolato chi ebbe an qual. 
0, dla cui ricerà l'onorevole ti. 
tolo di castello che dà nome ad una chiesa 
plebana (S. Stefano ) e ad una comunità 
mella Giur. e circa di Se 
ravalle, Dice. di Pistoja, Comp. 
Contuttociò a questo luogo di Lampo- 
reccl o, piuttosto che il titolo comparti- 
i di famoso Castel per quel 
Masetto , si addice meglio quello di con- 
trada, menire gli manca una riunione di 
fabbriche con strade che circoscrivono una 
porzione di terreno col nome specifico di 
questa popolazione, che è spicciolata in 
poderi, case e ville sparse su per la gib- 
osa peadice occidentale del Monte-Alba- 
no. Tale può dirsi la villa di Spigchio 
dov'è la maestosa casa di campagna de' 
pi Rospigliosi con i suoi vasti 
nessi, fatta erigere con disegno del 
dal Pont. Clemente LX della stessa 
famiglie pistojese. Tali sono le villate di 
Papiano, di Orbignano, di Porciano, di 
&. Baronto e di Lampaggio, che quasi 
























. telto pistojese, che 


LAMP 65 


circondano il capoluogo della comunità, 

ridotto alla chiese parrocchiale ed alla sua 

canonica con qualche casa Il appresso. 
Della rocca, porre, 0 altro fortilizio, che 
tolo 


meggianie recinto di 70 be. lengo, 4o 


largo, e a grosso, murato sopra una emi. 
mena sovrastante alla chic di Lamporec: 
chio che chiamasi il Castellaccio, comec- 
chè per la debolezza dei suoi m 
ruderi abbiano forma piuttosto di uu di- 
roccato convento che di forlezza. 

Fa d'uopo peraltro avverti 
dal lato rivolto a pon., qua: 
sussistono lultora due ferito; 










terreno ad una certa profondità, vi fu sco- 
perta una piuttosto spaziosa cisterna. 

Di faccia a cotesto poggetto del Castel. 
laccio dal lato che guarda pon., varcaudo 
una forra, o insenature di poggi, vedesi 

la sommità di un altro risalto una 
torre quadrata, forse alta 30 br. 
cata con buon pietrame che ha dué porte 
per entrare nei due piani, uno sopra } 
tro, divisi da volte reali, pi comunica 
ti fra loro per jntermo angusto passag» 
gio. Ma il descritto edifizio non sembra di 
costruzione molto sulica, nè trovasi cir- 
condato da alcun altro antemarale o ba- 
stione. Chiamano cotesta torre il Cartello 
del Fitoni, perchè di proprietà di Done- 
mico Vitoni discendente dal celebre archi. 


























soleva appellarsi Fo- 
naventura di Arrighetto Vitoni dalle for- 
re di Lamporecchio. — Ped. Fonsa. 

Noa si conoscono memorie di Lampo. 
recchio anteriori al secolo XI, nè io bu 
presente verena scrittura , nella quale si 
faccia menzione di esso anteriormente “ 
un contratto dei 19 genn. 105: 
alto, col Li uale Martino vescovo di Pistoja 
donò la ch. di S. Mercuriale di suo padro- 
nato al Mon. di S. Martino a Cesanzova 
di Farazzano di varie povessio. 
ni, situate nel luogo di Za: io, 
in Alfiano, in Caviniano, in Nievole ec. Si 
arene qui la tradizione fra quei villici, 

che nel luogo del Castellaccio sopre de: 
scritto sia esistito um convento, la cui com- 
pena fu trasportata a Vinci. 

Una holla del Pont. Pasquale I diretta 





658 LAMP 
a Iidebrando vescovo di Pistoja li 14 Nor. 
1105 coufenaò alla chia cattedrale di 
derta città, fra le altre cuse e possessi le 
suc Corti situate a Casule, a Lampo. 





recchio, n Greti, e n Spangrecchio, le i 





quali erauo siate carpite alla mensa cpi- 
scopale, € quiudi rivendicate dal preno 
minato vescovo Ildebrando: meroè cui la 
sua mensa riebbe quelle sostanze, guas 
solertia vestrac religionis ( scriveva il 
Papa ) de laicorum eripuit manibus. 





dominio temporale di La 
del suo distretto cooperò anche un diplo- 
ma imperiale di Federigo I, ipedito da S, 
Quirico în Vald' Orcia li 4 luglio 1155 al 
vescoto Franci, cui donò fra le altre giuri- 
adizioni baronali Monte-Magno con Zam- 
ed ogni suo diritto, diritto che 
riducevasi all’anuuo tributo di 19 soldi 
moneta lucchese, e di due torte. 

Infatti come fedeli del vescovo di Pi- 
stoja gli uomini di Laraporecchio e di Or- 
bignano compariscono nel 1224 , quando 
un castaldo della città di Pistoia, a nome 
dello stesso Contune e per online del pote- 
protestò in pubblica adunanza nella 
chiesa del castello di Lamporecchio da- 
vanti al vescovo Graziadio, contru l'atto 
di sommissione e di fedeltà che questo 
prelato riceveva dai consoli e dalla mag- 
gior parte «lel popolo di Zemporecchio e 
di Orbignano come vassalli della soa chie 
sa. lu seguito di tale protesta fu aggiunta 
all'atto di fedeltà la seguente clausola : sa/- 
va la giurisdizione, consuetudine e ragioni 
che aveva sui sudditi e territorio di Lam- 
poreechio e di Orbignano il Comune di 
Piztoja. (Zaccanta, .Anecd. Pistorien.) 

uesta era la prima volta che i vesco- 
Ni Pistone dopo il privilegio ottenut 
dallimp. Federigo I e confermato da Arri 
go VI {28 ott. 1196) e da Ottone IV (anno 
1209), si tennero per signori di Lamporeo- 


























chio e di Orbignano; ecendochè sino dal todi 


1264 cru in-oria lite tra Solfrelo vescoro 
di Pistoja da una parte, e gli uomini del 
comune di Lamporecchio e di Orbi, o 
dall'altra, querelandosi questi d'insoliti 
servigi di vansallaggio, d'indebite esa. 
zioni ec.; e pel contrario il vescovo op- 
poneno, che gli sosmini delle due 

mila anzidette, essewdo di sua giuri 
zione spiri nale e temporale, non corri- 
spuadevano alla mensa vescorile ciò che 











LAMP 


avvegnachè erano giù 
dacchè eglino uvu sula- 
mente negavano di prestare le albergarie, 
ma facevano delle congiure e delle ghe 

iudizio dei suoi diritti. La lite tu 
ta davanti al lost. Innocenzio dl 












i S. Ponziano di Lucca. — Ma la 
sione andando in lungo, il Poni 
mo con bolla del 3u mars 1216 so 
all'Arciv, pisano e all'abate di S. Pon- 











Firenze, e Opizzone canourco di Lira. 






Da questi tre arhi a Firenze 


nel pelazzo di S. Giova 


lato pistojese di poler sima 
re le terre di quella 
munità, siccome aveva praticato uci tem 
pi trapassati. (Anca. Dirt. Fiva. Carte di /- 
l'Opera di $. Jacopo di Pistuja.) 
Il fonti 
colo XIII conlorui di 
fu guardato dalla fazione ghibellina di 
sojs, tostochè con petizione del 
A 















plicavano i rappresentanti del Comui 
di Pistoja , affinchè ad onore della pai 
rendewero In difesa e custodi: 
e del suo distretto, onde 
rare quegli abitanti dalle scorrerie dei 
Ghibellini, che allora occupavano il ca- 
stello di Lamporecchio. (Zaccaria |. 

Durante le guerre accese nelle }: 
decadi del secolo XIV fra il Comune di 
Pistoja e quello di Firenze, ed in seguito 
fra i Fi Uguccione della Fag 
giuola , cui non mollo dopn tennero die- 
tro vicende anche più disastrose per con- 

Castruccio si 














dovettero ubbidire ora. datore ora all’aliro 


Vingilore. la morie del capitano ter 
chese il Cast. di Lamporecchio tornò all’ob- 
bedienza dei Fiorentini, i quali col trat- 
tato di pace dei 34 maggio 1329 restit 
rono ai Pistojesi il castello medesi 
quello di Castro e Conio, entrambi 
tuati sul Mont'Albano. ( Ammiaar. Zsfor. 
For. Lib. VIT). 








. LAMP 


Finalmente la comunità di Lamporer- 
chiv gli 11 apr. 1351 si sottomise separata» 
mente alla Rep. fior., che dichiaro il ter- 
ritorio medesimo faciente parte del di- 
stretto fivrentino. 

Donde avvenne, che la corte di Lam- 
porecchio, trovandosi a confine «lele ©» 
anunità di Tizzana e di Cerreto Guidi 





Lampo 637 


comprese nel contulo fiorentino, fu- 
cono poste ira queste e quella le Passeg- 
ie 0 Dogane di ivmtiera che il Conta- 











i fra due stati e due dui; 
si. — Fed. l'Articolo Fiaxnse Compar- 
timento. 





Movimento della Popolazione del Pisrararo vr Lawroaeccuro e sue ville 
a tre epoche diverse, divisa per famiglie. 





Comunità di Lamporecchio. — Il ter- 
ritorio comunitativo di Lamporecchio oc- 
cupa una superficie di 1326 quadr., dai 
quali sono da detrarre 425 quadr. percor- 
da acque di fossi e torrenti e da pub- 











ragione cioè di 360 individui per ogui 
migl. quadr. di suolo imponibile. 
Sulla gio. 





Confina con sette comuni 
grana del Monte Albano , ossia del Barco, 
ha di fronte verso grec. la Com. di Tiz- 
zana, a partire dal bivio della via di Ze- 
poraja per entrare in quella che dirigesi 
a S, Alluccio, mediante la quale i due ter- 
rilorii si accompagnano insieme sino al 
così detto tabernacolo de' Buufanti, e di 
la per confini artificiali arrivano al ter- 
miue del Susso Bianco, Costà subentra la 
comunità di Seravalle, e con questa l'al. 
tra di Lamporecchio passa il poggio delle 
Banditè per quindi entrare nel borro dell’ 
Ulivecchio, col quale scende la pendice oc- 
cidentale del Nonte Albano, finche alla 
confluenza del rio diCerina davanti al ca- 
stelletto di questo nome il territorio di 
Lamporecchio rimont l'alveo del borno 
Cerralto. Giuuto sulla cresta del monte 
nella via della Ciliegia, votbanito faccia da 

van 





























sett. a pon. scende verso la Valdi-N 
di conserva con il territorio comupilalivo 
delle due Terre di Monsummano e Monte 
Vettolini , da primo per la sirada della 
Casalina, poi peri il viottolo della pietre 
‘ajano, qui ici 
Paduletta e di Brosi tributarii del rio 
Cerina, finché con esso rio giunge al Ca. 
nale del Terzo sulla gronda orientale «el 
padule di Fucecchio. Lungo il Canal del 














Terzo, il territorio comunilativo in di- 












miglio, e poscia coa quella di F 
un buon miglio, finchè sulla strada 
zione, lavera 


dal lato di ostro-scir. la Com. di Cerreto- 


Guidi. Con esa fronteggia mediante la 
strada predetta, poi per lo stradone della 
Palle di Bagnolo, percorso il quale tri- 
passa la via che da Cerreto-Guidi va a 
Lamporecchio. Coetà piegando verso lev. 
sottentra la Com. di Vinci, con la quale 
attraversa per lermini artificiali le si- 
nuosità dei poggi tra Lamporecchio e V 
ci, finchè entra nella strada di Leporaja 
e con essa ritorna sulla sommità del 
Monte Albano, dove ritrova sulle shocco 
di 

















638 LAMP 


della via comonitativa di $. Alleccio il 
territorio di Tizzana. 









per 

corrono il territorio in discorso, fra i que- 
li il più esteso e copioso di acque sarebbe 
incio. Egli è uno dei tributarii del 
Fucecchio, dalle cui torbe ine 


fronda orientale per colmare e bonificare 
quel suolo. l Pincio di Lamporecchio, 
ch'è ben diverso dal Zincio che sceude nel 
fiame Ombrone dai Moti di sopra a Pi- 


stoja, nesce sulla pendice occidentale dei meg! 


Monti di sotto, mentre le sue più lontane 
sorgenti pertono dalle vicinanze della così 
detta Pietra Merina.—È questo il punto 
più eminente del Monte Albano, il inogo 
donde si una gran parte della To- 
scana occidentale e meridionale, giacchè, 
eccettuato l' Appennino pistojese € l'Alpe 
Apuana, non gli si parano davanti moati 
ad esso superiori, quento la Pietra 
Marina non sia che 944 br. al di sopra 
del livello del mare. — Di quà si gode a 
scir-lev. libera prospettiva della valle fo- 
rentina e di tette le vallecole sue tribu- 
tarie, a sett la catene dell'Appenzino;a 
pon.le valli di Nievole, dell'Arno inferio- 
re e del Serchio, con tatto il delta pissno, 
dal ino al mare, da' Monti Li- 
‘vornesi alla ponta del Corvo, ossia al pro. 
montorio di Lani. 

La qualità del terreno della comsaità 
di Lamporecchio, in quanto spoita alla 
pendice superiore del bano, ap- 
partiene nella massima perie a una calce- 
rea stratiforme compatta spesse volle al- 
terata e unita ad altre sostanse terrose e 
metalliche in guisa da farle cambiare co- 
lore e converlirla in palestro venato, men. 
tre alla hese occidentale presso al lem- 
bo del padule di Focecchio il suolo tro. 
vasi coperto da ciottoli, da ghiaje fluttate, 
e da un deposito marnoso palustre. 

Essendo into le rocce com ti 
il territorio superiore della Com. di Lam- 
porscchio di mature idenlica © quasi si- 
mile a quelle che cuoprono le spalle allo 


» 








LAMP 


steso monte sopra Carmignano e Tizzana, 
non vi ha d'uopo domandare, se ctà vi 
prosperino le vili, e qual sorta di vimo for- 

i uoi grappoli.Che se mai alcuno 
saprà dal Redi, che fra i vini 

lella Toscana fu da esso desi- 
fuato il topazio pigiato in Lam) chie. 

Anco quattro secoli innanzi del Redi il 
vino di questa contrada era talmente in 
credito, che i vescovi di Pistoja facevano 
recare alla loro mensa in tanto Suor viso 
di Lamporecchio i tributi e censi che que 
uli abitanti solevano pagare dei terreni 
appartenuti alla sua cattedrale. 

Al pari dell'uva riescono oitimi i frutti 
di varie specie di piaute che vegetano co- 
stà sul Monte Albano, fra le quali la più 
ricca e produttiva è quella dell'olivo. 

La piccola e variata cultura è quella che 
lio si addice ‘puedo ruolo calcareo are 
grilto-siliceo, per la maggior appode. 
rato e sparso di case coloniche e di ville, 
ecceltuando la porzione più alta della co- 
munità, destinata al bo-co e alla pastura. 

La chiesa di Lamporecchio sotto il tito- 
Jo di S. Stefano è molto antica. Esca cra a 
tre navate, una delle quali è stata chiusa 
per uso di Compagnia. — Non vi si legge 
tia nome nè un millesimo sopra i sepol- 
cri, le più antico del 1612. 
Ervi un bellissimo altare di mezzo ma 
tavola rappresentante la Visitazione, com- 
posta di quattro figure quasi di naturale 
grandezza; cioè la Madonna, S. Elisabetta 
in ginocchio, S. Rosco e $. Sebastiano, 
il tutto lavoro di terra invetriata della 
souola della Robbia. 

Anche i pilastri della tribuna sono 
adorai di bassorilievi a frutta diverse e 
a i di vario colore. 

Il pierauo di Lamporecchio è vicario 
foraneo , e spettano aL suo piviere le se 
guenti tre chiese parrocchiali : 1. S. Maria 
Maddalena a Orbignano; ». S. Beronto, 
già abbadia ; 3. S. Giorgio a Porciamo. 

La comunità di Lamporecchio innanzi 
la legpe del 29 seit. 1774, relativa alla ri- 
forma delle comunità el diretto fioren- 
(ino, era composta dei lì di S. Stelo. 
no a Lamporecchio, di S. Baronto e di S. 
Giorgia a Porciano ; ina in vigore del re 
polamento dei 7 giugno 1975 i sunuomi- 
mati tre comunelli furono incorporati con 
altri undici alla comunità e poiesteria di 
Seravalie, dalla quale venuero usuvamen- 



































LANC 


te stacenti nel 1810, in quanto all'ammi 
nistrazione economica, per ri 
sol corpo con i popoli di Orbignano, di 
Larciano, di Cecina, e di Castel-Martini, 
nel sodo che tuttora si mantengono 
Rbbe i ni in Lamporecchi poe- 
ta Francesco Berni, sebbene i di lui ge- 
nitori fonero da Bibbiena; siccome di 
Lamporecchio fu oriundo, e fore nella 











LANC 639 


torre di sua famiglia nacque il cel. archi- 


de per il 
per il politico ed il criminale dal com- 
mivario R di Pistoja, dove ha la sua can- 

Ti l'ufizio del Regi- 





POPOLAZIONE della Comunità di Lumroazccato a tre «poche diverse. 


S. Baronto, già Badia 
S. Donnino, Prioria 
S. Niccolò, Piere 


S Giorgio, Rettoria 
S. Stefano, Pieve 


Pistoja 
San-Miniato, 





Torats........... Abitanti n. 2800m.34762.6122 


LANCIALBERTI in Val d'Elsa—Cas. 
che diede il titolo alla cura 
S. Maria a Lancialberti, attualmente 
ta a S. Margherita a Sciano nel piviere 
di S. Giov. Battista in Jerusalem, un di a 
Semifonte, volgarmente di S. Doni 
a Locardo, Com. e quasi a migl. a scir. 
di Certaldo, Giur. di Castel.Fiorentino, 
Dioe. e Comp. di Firenze. 

Risiede Laocialberti una piaggia 
di tufo conchigliare alla destra del fieme 
Elsa e della strada R. Francesca. 

Ebbe costà la nobil famiglia 
Grifoni di Firenze, che fa petrona della 
chiess di Lancialberti sino a che questa 
cura con decretoarcivescovile dei 36 aj 
le 1802 insieme con l'altra di S. Martino 
a Lifoli fu alla parrocchia di S. 
Margherita a Sciano dello stesso pievama- 
te.—Ped, Scisso,a Asciazo in Val d'Elsa. 





















LU lì Lancialberti nel 1851 con- 
tava 48 abit. e 87 nell’anno 1745. 

LANCIOLE , o LANCIUOLE ( Castr. 
Lanciolae) in Vul-di-Nievole.— Cast. con 
dogana di frontiera e chiesa perr. (S. Bar- 
tolommeo) nella Com. e circa 3 migl. a 
lib. di Pileglio, Giur. di San-Marcello, 
Dioc. di Pistoja, Comp. di Firenze. 

È situato ni ‘monti di sopra a Pistoja 
presso le sorgenti della Pescia maggiore, 
sulla tarada che guida a Pontito Tachi 
nel dominio lucchese, presso il confine 
della Dice. pinolee, è © del Grandacato 
con il Dueato di 

Fu uno dei da della Montagna pi- 
sojese che tenne la fazione ghibellina, 
la quale nel 1290 venne cacciata di costà 
e dal castello di Calamecca da un capo 
di fazione guelfa, Spino di Ti 
essendo dopo tornati i Ghibel 














610 LANG 


ciole ‘vennero questi di nuovo amaliti 
dalle genti del Trivulzio, che scalarone le 
mara castellane, riportandone completa 
vittoria; în guisa che ogni anno nel giorno 
16 di febbrajo il popolo di Lanciole co- 
stomava solennizzare il compleanno della 
gloriosa giornata. — Fed. Cursrora. 

Con provvedimento dell'anno 1330 da- 
gli Anzi Pistoja îu deliberato, che 
anche La le nvesse il suo sdicente 
ore, il quale facesse ragione al po- 
polo di Lanciole e a quello di Crespole 
solto la dipendenza criminale e politica 
del capitano della Montagna. 

Nel 1403, di ottobre, il cast. di Lanci: 
le, essendosi sedale le fazioni Panciatichi 
e Cancell i i glial- 
tri castelli della Montagna di Pistoja al 
governo del Comune di Firenze, dal qua 
le ottenne alcune favorev, pitolazioni. 
Nel 1428 insorsero controversie di confi- 
ne tra le comunità di Crespole e Lanciole 
del doi fior. e quella di Pontito del- 
la repubblica lucchese, le quali restarono 
terminate nel 1429. 

{I dogaviere di Lanciole è di terza clas- 
se, e dipende da quello di seconda che ri. 
siede alla dogana del Cardino sulla strada 
R. da Pescia a L 

La perr. di°S. Bartolommeo a Lancio 
le nel 1833 noverava 312 abit. 

LANCIOLINA,0 ANCIOLINA eCHIAS- 
SAJA nel Val-d' Arno superiore. — Vill. 
ica rocca che dicde il nome al po- 
Angelo all’Anciolina, già nel pi- 





































e circa a migl . 
Terranoova, Dioc. e Comp. di Arezzo. 

È posto sul fianco occidentale e vicino 
al giogo dell'Alpe di S. Trinita fra le più 
alte sorgenti del torr. Agna. 

inciolina feudo par es- 
di Modigliana confer- 
nel 1220 dall'Imp. Fe- 
passò Lancio. 
li Soffena 







mato ai 








. Villani (Cronece Lib. IX cap. 
273), là dove racconta, come uelle calen- 
de di ottobre del 1334 si arrendè al Co- 


LANO 
mune di Firenze il castello di Lanciolina 
per cagione che, rziando il contado 
i Val.larno Aghinolfo di Bettino Grosse 
bertini con sua masnada che di- 







co di sopra, e da q : 
per relimersene Aghinolfo dovè riune- 
ziare ad ogni ragione sopra la presomi- 
mata rocca € suo distretto a favore del Co- 








Il peese intorno a Lanciolina nel 1302 
ccheggiato dai bell 





dei Pazzi e degli Ubertini di Valdarno. 
Per la qual cosa con sentenza dei 21 luglio 
di detto anno il potestà della repubblica 
condanuò quei ribelli in-contumacia alla 
pena della testa. — Ped. Gamezzazio. 

È fama che dalla rocca di Lanciolina 
traesse i natali il celebre Poggio Braccio 
sebbene i suoi biografi abbiano 
icato in vece di quella il capoluogo del- 
la potesteria , cioè Terranuova. 

Nel casale di Chiassaja, compreso ne 
l'antica corte e distretto territoriale di 
Lanciolina, è situata la ch. parr. di eu- 
trambi i paesi, la cui popolazione nel 
1833 ascendeva a 253 abit. 

LANCISA o ANCISA nel Val-d'Arno 
superiore. — Ped. Incisa. 

Luscisa, 0 Ancisa di Varvi-Bacvo 
in Romagna. — Fed. Seavariama nella 

le del Savio. 
LANCISA, o ANCIS: 
— Cas. con cappella (S. Maria) nel pivie- 
re e popolo di Lizzano, Com. Giur. e cir- 
a : a sett. di San-Marcello, Dioc. 
di Pistoja, Comp. di Firenze. 

È situato in cova fra Lizzano e Sen- 
Mercello sull ica strada maestra mode- 
nese, siata aperia o piuttosto restaurata 
nel 1235, sopra uno sprone della monta- 


























qua che scende alla sinistra del fiume 
Lima. Era Lancisa wa comunello di Liz- 
zano, che com 





LANO e CORTI 
late composte di dee popoli insirme riuni- 
ti (Sx. Niccolò e Lorcozo delle Corti, e 
S. Martino a Zeno ) nell'antico piviere di 
S. Gio. Battista a Castello , Com. Giur. e 

o estro di Colle, Dioc. mede- 








LAPI 


Le vill:te di Zano e delle Corti s'in- 
eontrano nella strada provinciale tra Ca- 
sole e Calle sulle piagge che rasentano 
dal lato manco il corso dell’ Elsa mor- 
ta. Ped. Conn (1a) in Val.d' Elsa. 

La perr. di S. Martino a Zano e Corti 
nel 1833 noverava 119 abit. — Confron- 
tata con la popolazione del 1551, la pare. 
delle Corti allora av , e quella di 
Zano 53 abit., mentre nel 1745 la parroo- 
chia delle Corti era ridotta a dal, 
e l'altra di S. Martino a Lano a 4: 

LAPI (S. GIORGIO 2) nella Sal 79 
bia. — Antico comunello del Terzo delle 
Masse di S.Martino, che portò il distintivo 
della sua chiesa parr. attualmente diruta, 
e da lunga mano riunita al popolo di S. 
Pietro a Monie-Liscai nel piviere e vica- 
riato foraneo del Bozzone , Giur. Dioc. e 
lena, da cui il Cas. di Lapi, 

quasi tre migl. a grec. 
in un’ amena collina fr 
torr. Bolgione e Bossone, che bordegi 
o îl così delto Piano di Lapi. 

Ebbe origine da un monastero di don- 
ne della congregazione di Camaldoli, eret- 
to nella prima metà del secolo XII sopra i 
beni donati a quelle recluse dall'abate del 
Mon. della Rosa, e più tardi spesse fiale 
sovvenuto per pubblico decreto dal Co- 
mune di Siena. 

Alcuni istromenti rela! 
S. Giorgio a Zapi, 0 
trano fra le membra 
Trafisse di Siena; il più antico dei quali 
è dei 15 giug. 1306 o nella chiesa 
del Monastero di $. Giorgio all'Api. ln 
altro contratto, dei 23 aprile 1316, trat- 
tasi della compra di un mulino detto del- 
la Querciole posto sul finme Bozzone, che 
fu soquisiato a nome delle monache di $. 

Giorgio all'Api. (Ancu. Dirt. Fiox. Carte 
del Mon. delle Trafisse). 

Queste strali nel 1409, essendo ri- 
I namero, furono incorpo- 
rate al vicino Mon. 
Pelli — La chiesa peraltro di S. Giorgio 
continuò a servire di parrocchiale sotto 
il governo di un religiowo sucerdote Ca- 
mmaldolense , sino a che verso la metà del 
secolo XVIT, minacciando essa rovina, fu 
soppressa , € la sua cura raccomandata al 
parroco di S. Pietro a Monte-Li 

regolamento Leopoldino del a giu- 
quo 1777 relativo all'organizzazione eco- 
































LAPP 64 


nomica delle comunità della provincia 
superiore senese, il comunello di S. Gior- 
gio Zapi, oall'Api figurò fra quelli che 
componevano la Com. del Terzo di S. 
Martino di Sicna. 

AI presente non esiste di quel fabbri- 
cato altro che un avanzo della tribuna 
della chiesa ili S. Giorgio a Zapi, il cui 
distretto nel 1640 consisteva in otto 
deri, dove si trovavano 50 abit. — Zed. 
Sura ( Comunrrà pri Tiazo pr S. Maxri- 
no DI ) 

Luxrica o Lasanrica, detta anche An- 
rica nel Val-d' Arno superiore. — Villa 
signorile che diede il nome a un'antica 
chiesa par. (S. Andrea) da lunga mano 
riunita al popolo di S. Cristoforo a Per. 
ticaja, nel piviere e Com. di Rignano, 
que del Pontassieve, Dioc. di Fiesole, 

di Firenze. — Fed. Axrica nel 
Sr ’ Arno superiore. 

LAPPEGGI, APPEGGI o LAPPEG. 
GIO nella vallecola dell’ Ema. — Contra- 
da sparsa di bei palazzi di campagna, fra 
i quali una villa magnifica della casa 
granducale Nedicea con cappella (S. Ma- 
ria Maddalena de’ Pazzi) nel popolo della 
pieve di S. Maria all'Antella, Com. Giar. 
€ 3 migl. a ostro del Bagno a Ripoli, Dioc. 
e Comp. di Firenze, dalla qual città le 
ville di Lappeggi sono a un bel circa 5 

scr. 

secoli trapassati portava singolar- 
mente il titolo di Zappeggi una casa tor- 
rita e rinchiusa da muri esistente tuttora 
sull'ingresso dell'alto piano di Lappeggi 
nella strada che guida a Mondeggi; co- 
mecchè sotto nome di Lappeggi o Lap- 
peggio s'intende una estensione di terri- 
torio fra il torr. Grassina e l' Ema nella 
perte merislionale del popolo dell’ Antel. 
I», contrada celebrata dal Redi nel Bac- 
co in Toscana, allorchè cantava: 























La casa torrita di Lappeggi testè no- 
minata, nel secolo XIV apparteneva alla 
badia di Montescalari, il cui abate l'alli- 
vellò insieme con un podere ed altre ter- 
re annesse. Riferisce a una tale enfiteusi 
fra gli altri un istrumento del 1.° aprile 


1337 rogato nel popolo della chiesa ple- 


642 LAP 


hana di S. Maria dell Antella foco dicto 
Lapegio, col quale Guidlarcîo del fa Ghe- 
rardo del fu Buonagiunta de' Bardi di Fi 
renze prestava mallevadoria per 
sto di un podere fatto dal Mon. di S. 
siano a Monte-Scalari, obbliguadosi a ti 
levare quei monaci da ogni casu di coa- 
danna, bando, confisca, 0 prestanza, lira 
dell'estimo, gabelle imposte e da imporsi 
dal Comune di Firenze, come pare da 
ogni i possibile ninenna per 
conto di eresia ec. 

Appella anche più 
Casa torrita di Lappeggi wu atto pul 
co dei 24 gennajo 1340.— Traitavasi 
rivendicare al Mon: di Monte-Scalari un 
growso podere posto in Val-di-Rubiana 
coutm gli eredì di Cione del fu Uberto 
del popolo di S. Amilrea a Linari, pivie- 
re diS. Miniato a Rubiana, con molte al- 
tre terre e case, tra le quali il palazzo con 
la torre di Lappeggi, ivi designati così: 
quandam domum altam sive turrim cum 
quadam alia domo positam juxia cam ci- 
latam turrim in Loan plebis Antillae, 
loco dicto Lappeggi. (Anca. Dirt. Fion. 
Carte della Vedie di Monte-Scalari). 

La Torre stessa di Lappeggi coo la 
Casa aunessa e il vasto podere contiguo 
nel 1750 da! Mon di Monte-Sealari furono 
allivellati al Cardinale de’ Bardi, da cui 
pervennero nei suoi nipoti ed eredi. Estin- 
ta la sua linea nel conte Girolamo Bardi, 
fu rinnovato il livello fra l’attuale pos 
Rimediotti e l'Opera esterna 
Maria del Fiore, subentrats nelle 
ragioni della soppressa badia di Monte 
Scalari per clrgita sovrana. 

Ma i possessi più estesi, le case di 
le più grandiose, i lunghi e 
i, i molti giardini, le fonti ar- 
per cui è salita in maggior no- 
me la contrada di Lippeggio, furono in 
gran parte acquistati dalla casa dei Me- 
dici, che a Zappeggio ed alla gita di 
Mondeggi ehbe parco, poderi e 
no dall'epoca di Leone X.— 
pivci. 

La villa reale però di Lappeggioco tutti 
i vasti aunessi, giardini ragnaje, paseggi, 
vasche e fontane copiosissime di acque 
condotte dal poggio a grec. per il cam- 
mino di quasi due miglia im varie dire- 
sioni ai possessi Medicei, sono 
opera del cardinale Francesco 
























23° îMon 





uasi tutti 
ria fra- 





Larp 


tello di Cosimo IIL Per volontà del qua- 
e sorsero in pochi anni sul piameggizn- 
te doro detle colline di Lappeggio stra 
pai Giuncheggiati da una doppia lines 
pressi con statue sui quadrivii, sui 
e ad ogni capo strain. Fa quel 
porporato che fece convertire incolte sel 
ve in ameni giardini, case coloniche in 
campestri palazzi, malagev 
in ampie strade carrozzabili . Ma per 
sapere quanto sperò a a Lappeggio il car- 
dinal big pio 
il poteva ir meglio del piacevole 
porta Fagiuoli, del quale ne giorerà qui 
ripetere il veridico ragguaglio inviato 
alla principessa Anna Elettrico Palatina, 
nipote del cardinale prenominato , con 
le seguenti terzine. 


Bisogna ire a Lappeggio, e veder là, 
Addove pare che per via d’incanti 
Fiuccia quanto mai vuole e quanto si. 

Dove non era goccia d’acqua, tanti 






























Le vasche, le conserve, le peschiere, 
1 boschetti, le grotte e le verzure 
Si fanno dal vedere al non valere. 

N'un tratto salten su siatue e 
Gallerie, gabinetti, terrazzini, 
Lontanauze, vedute e diritture. 








Oggi due mute insiem vanno a gironi. 
Ogni cos lassù fassi in an volo; 
Viè tuttofuorchè iltempo; oquesto mai 





Non v'è, nè se ne dà pur ua saggiolo. 
Questo «ignore a quel che io owervai 
S'altatteria al divin : che le parole _ 





Però si prova a fare ciòch'ei vuole: (sto; 
Prenderia un po' d'onnipolenza in pre- 
Ma tal servizio a niun far mai si suole. 

(G.B. vot1, Mime piacevoli, 
Parte I. cap. 5.) 





Ma sul declinare «del secolo XVITT la 
R. Villa di Lappeggio con tutti i suoi am- 
nessi fu data ip affitto, e quindi venda- 
. Dopo di che gli olmi Ò cipressi fango 

li per il giro di circa quattro m 
vennero atterrati, e lo stesso palazzo di 











LARC 
sfatto più che per metà, e poi riedificato 
dall’atival possessore Cap. Cambiagi. 

LARCIANO pi LAMPORECCHIO nel 
Val-d'Arno inferiore. — Vill. cou pieve 
(S. Silvestro) già della distrutta ma- 
trice di S. Lorenzo a Vajuuo, nella Com. e 
quasi ducmigl.a maestr. di Lamporecchio, 
Giu Seravalle, Dioc. di San-Miniato, 
una volta di Lucca, Comp. «li Firenze. 

Risiede sul fianco occid. del Monte-AI- 
bano, ossia dei monti delti di sutto rap- 
porto a Pistoja, fra Lamporecchio, il Cas. 
di Cecina e la chiesa di S. Barouto, un 
miglio presso alla sommità del monte 
preaccennato. 

Sino dalla metà del secolo X , fu Lai 
ciano antica signoria dei conti Guidi; 
veguachè nell'ottobre dell'anno g4:, due 
figli del Conte Tegrimo, ( l’autore dei conti 
Guidi di Modigliana)cioè Ranieri e Guido, 
stando in Pistoja, per l'anima del Radre 
€ di donna Iugheldrada loro madre 
rono alli cattedrale de' Ss. Zenone, Ru. 
fino e Felice, e per essa al suo vescovo 
























Kaimbeldo casslino dove era stata 
fondata la Pietro, ie loco 
dicto Casise preso la villa di Larciano, 


com tuite le lerro vigne e masserizio a 
quella apperienenti. — Wed. Cascase nel 
Val-d'Arno inferiore. 

Infatti il Cast. di Larciano trovasi nel 





mo 1235 sollo lì 23 Nov. furono venduti 
dei 4 fratelli figli del conte Guido Guer. 
ra di Modigliana al Comune di Pistoja 





mi pistojesi dovettero obbligarsi @ pagare 
alla stessa città un a00uo tributo in de- 








LARC 685 


Dall'anzidetta epoca in poi il Comune 
di Pistoja fortificò ura e di baluardi 
il castel di Larciano; talchè questo sole 
riguardarsi fra i principali castelli dci 
monti di sotto. Quindi è, che nel 1309 
avendo i Fioreutini coi Lucchesi us v 

a Pistoja, una delle prime imprese 
fa l'assedio di Seravalle, alla cui resa 
tenne dietro quella del Cast. di Larciano 
{ott 1302), avvegnachè troppo tardi arrivò 
in soccorso una schiera di armati da Pi- 
stoja a tale scopo inviata. 

Alla pece del 1329 Larciano fu resti. 
tuito dai Fiorentini all ico dominiu, 
fornito di armi e diarmati, specialmente 
all'occasione che nel 1391, calando dalla 
mootagna di sopra verso i munli di sotto 
un esercito mandato dal Visconti duca di 
Milano contro i Fiorentini ed i Pistojesi 
insieme alleati, questi ultimi scrissero let. 
tere (19 seit.) ai terrazzani del castello di 
Larciano, dalle quali apparisce, che an- 
che allora costà continuava ad avervi rc- 
sidenza ua polestà istituitovi fino dall’au. 
no 1330, e costà in Larciano nel 1401 
fe rafermato, quando il Comune di l'istoja 
coa atlo pubblico degli 11 ottobre deli- 
berò, che la città col contado pislojese foss: 
in avvenire contado fiorentino. Fu allora 
che tutte le del pistojese, nou 
dipendenti dal capitanato della Montagua 
soperiore, furono ridotte al numero di 
quattro, alle quali venne stabilito il pre 
torio al Moniale, a Tisana, a Seravalle 
eil a Zerciano. 

Con editto del 1 nor. 1972, in esecu- 
zione del motuproprio de' 30 selt. prece- 
dente, relativo al nuovo compartimento 
dei tribunali di giustizia del dominio fio- 
reutino, la potesteria di Larciano fu sp. 
pressa e riunita alla giurisdizione del po- 
testà di Seravalle. Quindi nol 1774 la co- 
muuità di Larciano restò riunita con Ce 
cina, Orbignano, Porciano e S. Barouto 
in un sol corpo di araministrazione a 
quella di Lamporecchio. — Ped. Lux- 














rossore. 
La perr. di S. Silvestro a Larciano 

nel 1853 moverava 1692 abit. 
LARCIANO pi BAGNO in Romagna.— 

Cas. che ha dato il 





e un migi. circa a grec. di Ragno, Dioc. 
di San-Scpolcro , già della Badia Nellins 
di Rugno, Comp. di Firenze. 





644 LARG 

Risiede in collina alla destra del Bume 
Savio, sopra i poggi che stendonsi. verso 
maestro dal monte Comero. 

Auche questo Larciano fu signoria dei 
conti Guidi di Modigliana dopo che i 
figli del conte Guido Guerra , quelli me- 
desimi che avevano venduto nel 1235 il 





lina da diversi diostetr pera contrada, 
fra i'quali un conte di Castrocaro, per il 
prezzo di lire 960 di Ravenna. Dondechè 
nel privilegio dai CC. Guidi ottenuto la 
seconda rolla (unno 1247) dall'Imp. Fe- 


feudi di quei 


derigo Il, fu comprea 
le sulla metò 


dinasti anche la giuri 
dei tre castelli prenomi 





In quanto alle vicende istoriche del 
Larciano di Buguo, essendo state comuni 
con quelle d del capoluogo, invierò il let. 


LaRI 


dei due territorii e giurisdizioni politi. 
che dì Siena e di Firenze sel lodo pronuu- 
ziato dagli arbitri iu Poggibunsi Li 8 lu- 
glio del 1203, nel quale documento cute- 
sta fronticra trovasi designata col seguente 
ordine: Mons Zucus de Lecchi, 
num , villa de Larginino, Cacc , 
Mons Castellum ( Moati ? ) Torricella, 
Brolio eve. 











popolo pel allora dipendeva dalla 


comunita di Querce Grossa. 

Sulla fine del secolo XIV il popolo di 
Largenino doveva cer già unito toa giello 
di Lucignano, tostoché queste due 
formata un 101 comunello quando i suoi 
abitanti nel 1385, ai 15 aprile, come 
pendenti in qualche modo datia giarindi. 
zione d'Arezzo, prestarono Giuramento di 








i 30 fedeltà ed ottennero alcune esenzioni dal. 








te-Grauell gni tutte le ragioni 
che al medesimo per qualsiasi titolo po- 
tevano compelersi sopra i castelli di kE. 
gno,di Larciano, della occu di Corsano, 
di Zancisa, ossia di Selvapiana, del Ca- 
stel Benedetto, di Monte di Sacco e del 
castello di Tredozio. 

LARCIANO (PIEVE mt), o si FAL 
TONA.— Fal. Fasrona (Piave n) nella 
Val.di. 

LARGIN TX0,0 LARGENINO, taltolta 
l'Ancevsina nel Chianti all Val-d'Ar- 
bia. — Poggio e casale che fa comunello 
con chiesa parrocchiale {$. Pierro a Lar- 
giaino ) da luugo tempo diruta, la quale 
tu ammensata con S. Giusto a Renienna- 
no alla parrocchia di Zuci ossia di 
Lucignanello nel piviere di S. Marcellino 
in Avane, volgarmente chiamato a Bro. 
lio, o in Chianti, Cum. e circa 6 migl. a 
entro di Gajole, Giur. di Radda, Dioc. di 
Arezzo, Comp. di Siena. 

Agli Art. Axcena, Ascersima e Arozso 
fu avvisato, che tali nomignoli erano ri- 
musti ad alcuni poggi collocati sul lem- 
bo, e facenti quasi argine fra il Chian- 
ti fiorentino e il Chianti della Berardenga 
cenese. Infatti il poggio dell''Arpennine, 
0 sia di Larginino fa segualato a confine 


























la Rep. fior.—Fed. Ancamn ma, Avant $. 
Mancestiso anperca, Locsuzaso, 
Grosro {$.) asta Moxacas. 

LARGNANO nei Val-d'Arno casenti- 
nese. — Ped. Lazzaro. 

LARGNANO nella Val.di-Chiava. — 
rr. (S. Michele Angelo ) 
di + Com. Giur. 

a grec. di Castiglion-Fio- 
rentino, Dioc. e Comp. di Arezzo. 

È situato quasi sul vertice del Moute 
Marzana fra Je sorgenti di tre fiumicelli, 
il Nestore, il Cerfone ed il Fingone, che 
imi volti a ler. e scir. scendono 
I-Tiberina , il terzo nella dire 
percorre in mezzo alla de- 
liziou Val'di.Chio , che è la Falchiusa 
di Valdi-Chiana. " — 

La ch. di S. Angelo a Lerguuno fa 
eretta in prioria per decreto vescovile dei 
23 magg. 1757. 

La parr. medesima nel 1833 contava 
soli 79 abit. 

LARI celle Colline superiori pisame.— 
Terra murata con sovrastante castello at- 
tualmente ridotto a pretorie, capolsogo 
di comunità e di piviere (Sì Maria e S. 
Leonardo) nella Dioc. di Sanminiate, già 
di Lucca, Comp. di Pisa. 

Travasi Lari sopra una collina di telo 
conchigliare posta fra la vallecola della 
Cascina, che l'avvicina dal lato di lev. e 


















LARI 


li Valle della Tara, che gli resta = pon, 
mestre dal lato di sett. gli sî dal 
ti le Valli dell'Arno pisano € del Ser. 
Tucchese.. 


Sebbene la situazione di Lari non 
più elevata di 356 be. sopra il livello del 
mare Mediterraneo, ciò nonostante scuo. 
pre di costà un’ estesa veduta , cui fanno 
Gera per la perte di lev. a gree. i monti 















LARI 645 


scir. si appellava la Porta Wolterrane, o 
del Ponte Easa lu demolita nell'anno 1780 
per facilitare alle carra ed alle vetture 
l'eniratara nella Terra. Sopra quest’ul- 
tima poria era murata altra iscrizione in 
pietra. con li stemmi dei sotto nominati 
vicarii, cioè: Tempore Bonacursii Luce 
de Pittis Vic. MCCCCLIII. = Laurea 
dii fianni Vic. 1453. 

Di questa Terra principale delle colli- 
né pisane noa s' incontrazo memorie mol. 





i to antiche, qualera non si voglia fabbri- 
care castelli in aria, andando in traccia 


di vaghe congetture per dare wna stirac- 


panorama i chiata spiegazione del suo vocabolo, che 





alcuni cercarono fra le divinità pagane dei 
Lori domestici e dei Lari delle compa. 
pre, altri fra i nomi e prenomi di fami- 
tomane, menire ceriuni credettero 
li trovare a questa congettura qualche 
appoggio nella fatta nei contorni 





igl. di Lari d'idoletti e medaglie amtichissi- 


io 





e cui dà unico ingresso usa scala di g5 


qrdisi com antiporto. Alla metà delle 
Li hevri altra cinerna 

Mico fatta mel 1448 oe l'arma 

equele delli Sai li viari ile ni 
Hae pisane a Lori. 

Il cerchio inferiore delle mara che cir- 
eoadano il castello di Lari racchiude tra 
questo e quelle una strada, la quale gira 
intorno all'alto rotondeggiante fortilizio, 
da grin che priebbe amcoigiiani quasi 

= pere. mentre esso sporge di 
supra de de la chiesa 
beta della Terra. Le quest'altima 
hanno tre antiche porte, per le quali si 
stra dentro il paese; cioè una a grec. det- 
è la Porte fiorentina con l'arme de’ Medi- 
sopra l'arco, dal lato siuistro lo sierama 
de Salviati,e a destra quello di Leri, che 
è una forre sopea un'iscrizione del seguen- 
teienore: Al tempo di Batista di Giano 

















ppi pali 
Renate Zire Livorno è 


vu 


ple- mento deg! 


ne, siccome fu eseguito mediante 


me di broazo e di argento, alcune delle 
qui si mostravano nella villa signorile 

i Pamdolfini fuori della Porta pisana, 
presso il subborgo chiamato del Colle. 

Comanque sia, di una corte e castello 
di Lari nel contado pisano si fs menzio- 
ne in ua placito o giudizio pronenzieto 
in Pisa li 31 agosto 1067 da Gottilrede 
march. di Toscana; mercè cui fa ordinato 
di restituire al vescovo pisano ed alla ma 
cattedrale i beni e il pedronato di nua 
chiesa situati nella corte e castello di Ze- 
ri; in conseguenza della donazione che era 
giù stata fatta alla di lui mensa da un Il. 
debrando figlio di un tale Alchero. 

Si può peraltro credere, che durante 
l'esistenza della Rep. di Pisa il castello di 
Lari sì ritenesse sempre presidiato per 
conto di quel governo, giacchè da un istru- 

Dic. 13,5 apparisce, qual- 
mente gli abitanti di ‘Lori, consideran- 
do all’inconvi 








nuovi capitani delle colline pisane, i 
quali venire solevano sino d'allora a rea- 
der giustizia ii in Lari, deliberarono, a agra- 
vie del loro comune, di acquistare in 
compra a tal uopo una sulliciente 








mento Lesià citato. ( Manm, Odeporico 
delle 1 MS. nella Riccardiana ). 
Nel 1164 i terrazzani di Lori presero 
parte nelle turbolense insorte fra diversi 
da 





646 LARI 

paesi del dominio di Pisa, contro i quali 
i governanti di questa città inviarono 

ite armata per farli ritornare alla 

Figi dovuta. Peraltro nel secolo sus- 
seguente il popolo di Lari sedotto nuò- 
“vamente insonse, e l’apportunità del sito 
restasse ardire ad alcuni potenti 
ribelli e fuorusciti della patria, 
si fortificarono costà. 

1a ieore igaoia l'epoca pella quale il 
Cast, di Lari fu f: , ma nel 1330 
vi si ritirarono gli Upezzinghi dal vici. 
no loro di Maczigamboli, e da 
eni i che vi fosse la prima volta 
costruita la rocca saperiore, stata più tar. 
di rifabbricata con maggiore solidità, e 
finalmente convertita nel palazzo preto- 
zio, e negli annessi della curia, conser- 
vendo sempre il nome di castello. 

Noa saprei tem dire, nè quando, 
mè come il castel di Leri principiasse ad 
euere destinato a fortilizio presidiato e 
sotto l'immediato dominio della Rep. pi- 
sana. È fama peralito che il giuspadro- 
mato del luogo fosse [put renato per titolo 
di donazione dagli inghi Idi May 
sagamboli ne ti Ercivascori di Pi 
cells comunità di Lari, e più tardi la 
Corona di Toscana rita tn piccole cen- 











Se il atene ricaio nai 
gato sulla porta interna del pretorio, leg- 
(esi la seguente anaccheronica oltava: 


Ero cosa ceduca, chictia e vile, 
Minacciaco rovina ad ogni vento, 
Ta me nen era loggia mè cortile, 
0058 piens . 
pippa porcini 
Zon Sa dal ciel favor mai tarda o lento, 


LARI 
me murata nel cortile del pretorio leg- 
gonsi i seguenti qualtro versi : 


Temporis et muri sacvas subitara ruinas 
Trenstalie intutum signa beni gnus amor. 

Qui struzit fasta lonze, resmotus ab mai 
Nosnine Capponius ss era. 


Al Capponi reddetto precedè di un as- 
no nell’isiessa carica Alessandro di Pietro 
di Mariotto Segni (dal 25 sett. del 1524 
al 25 marto suseguente) il cui stemma 
ed anno trovasi fra le numerose armi mu- 


io Segni 
è ripetuto în un bellissimo alto rilievo 
di scultara di Luca della Robbia che con- 
servasi nel quartiere del vicario di Le 
ri. —È wn ovato rappresentante una Me- 
donna co) S. Bambino tulto di vernice 
bianca, contornato da un festone di fiori, 
di frutti e di fogliami a diversi colori. 
La Terra di Lori si sottomesse con alle 
pubblico al dominio della Rep. fior. nel- 
l'ottobre del 1406. D'allora in poi la ca- 
pitania delle colline superiori e inferiori 
pisane prese il titolo di vicariato di Lari, 
ed il primo vicario fiorentino che vi 
tenne ragione fu Angelo di Giovanni da 









Uzzano. 
Gli statati comunitati i Lari ven- 
mero riformati solo il rio Niocolò di 





Roberto Davanzati, e contano la dala del 
1 febb. 1414. Delle nota peraltro degli 
stslutarii che concorsero a fermarli rile 
vasi, che li statati medesimi erano appli- 
cabili a tutto il vicariato, al quale allora 
trovavansi soggetti i comuni seguenti: 
1. Zari, 2. Cascina, 3. Pariescio, 4. Cep- 
pato, $. Sanl'Erme coa poche ville, 6.Col- 
Te Nostenioo 7 Bagnoe doyna,e S. Raf. 
fino, 8. Ceroli e Gramignano, g. Levajo- 
mo, 10. Crespita cia Carpinzio, Feb 


Per razia desto nobil Gianfigliazzo con Ri 


| Di «il tugurio divento palazzo, 


Ma chi scrisse questi versi nom vide 
forse i due dintai che forono impresi e 
cotti colla terra verniciata delia Robbia 
insieme coll'arme di ua altro mobile fio- 
remtino, stato vicario in Lari pel Comane 
Fa questi Bor- 








La chiesa parr. di Lari è notata nel 
catalogo del 1260 fra quelle della Dioc. 
Jnochese come filiak: della pieve di S. Dar- 


LARI 


tolemmeo a Zriena.Il palronato della me- 
doma spettava da tempo immemorabile 
3l pupolo, comerchè nel 1418 vi concor- 
teme per una vore l' Arciv. di Piss. 

Giò richiansa alla mente il placito del 
1063 del march. Goitifrelo, mercè cui 
furuno restituiti al Vesc. pisamo dei be- 
ni con il padronate di una chiesa pelle 

e di Luri per donazioni ante- 
riermente fatte alla sua mensa vescovile. 

Con decreto delli 10 dicembre 1372 il 
vescovo di Lucca diede licenza al rettore 
della cera di Lori di bettezzare i susi po 
poleni per la Tagione, ch'era stata distrut- 
ta la pieve di Triana. Con tuttociò il se- 
cre fonte nen venne collocato nella chiesa 
di Lari prima dell’anno 1449, e ciò me- 
Aliante Tonno tributo alla mensa 
se di libbre due di cera. 

Lo chiesa plebana di Lari è di una sola 
navata, ed ha sull'architrave esterno «lella 
porta scolpito l'anno Sul fron- 
lone della facciata sono state collocate due 
staterite di marmo bianco, comsecchè nom 
fesro fotte per quel porto. Una di cme 

ta la SS. Annunziata , e l'altra 
Fiero Gabbriello. Sono enirambe di 
buono scalpello : € qualche intendente le 
La sapponte npera ili Temuzaso figlio del 
triebre Andrea Pisano scultore, archi- 
tetto e eno de’ più valenti allievi di suo 
prede. 


af pieve non conta alcuna parror- 
chia seffragamea, ma piacque a Mons. Sua- 
tea Vese. di Sanmigiato di costituirla nel 


LARI 657 
ua dei caposesti , ner quali distri- 
iese della sua diocesi , assegman- 
do al capusesto di Lori le parrocchie di 
Cevoli, di , «del Bagno a Acqua, 
di Colle Nonunino, Parlascio, Sent Ermo, 
sciana, Usigliano, Fauglia , Crespina, 
Tripalle e Tremoleto. ti 
Dalla sopra esposta nota dei varii co- 
musi che concorsero alla compilazione de- 
gli statuti di Lari e di tutto il distretto 
resalterebbe, The nell'anno 1415 quel 
vicariato non codiprendeva mella sua gia- 
risiziune altro che le colline superiori 
pissne, le quali pel civile troravansi al- 
lora suddivise nelle potesterie di Zeri, di 
Crespina e di Rosignano. 
Pochi anni dopo peraltro il vicariato 
di Lari si estese nou solamente sopra tutte 








i pisane, 

cheggiono la Valle deli’ 
quenza di chè la sua gieriadizione oltre 
Ne tre potesterie di sopra nominate ebbe 
noche quale di Peccioli e di Palio 

Nei secoli posteriori lestesso vicariato fa 
soggetto a diverse modil nni 
bramenti, il più recente dei quali seguì 
nell’anno 1833, quando fu eretto il vica 
riato di Rosignano. 

11 clima di Lori e dei suoi contorni è 
mitimo, ele scque dei fonti, quantunque 
casse, sono buone. 

Nell'estate sappiiscone le x acque delle 
cisterne, e quelle di una fonte pebblica 
per gli usi più comuni ed esterni. 








Iorimento della Popolazione della Tassa vi Lau a tre epoche diverse, 
divisa per famiglie. 





Comunità di Lari. W territorio di que 
sta comunità abbracci a superficie di 
278:9quadr. agrarii, dei quali 8-1 quadr. 









gono cerupati da coni di acqua e du pub 
bliche strade. — Vi si trovava nel 1833 
una popolazione di 3483 abit., calcolati a 






648 LARI 


ragione di circa 726 individui per ogni 
migl. quadr. di suolo imponibile. 
Questo territorio, che presenta una fi. 
guera conica irregolare cos la base tra 
e lib., trovasi circondato da g comunità. 
La le volta a scir. confina con la 
Com. di Chiassi mediauie il torr. Fine 
detto di Rivalto, per distinguerlo dal fi. 
Fine che scende dall'upposta pendice dei 
moati di Chianni alla myrina di Ro.i- 
guano, mentre il torregte Fine iributa 
le suo acque nella Cascina. A questa con- 
fiuenza subentra dal lato di lev. la Con. 
di Terricciuola , con la quale l'opposta 
di Lari cammina di conserva lungo la 
presccenuata fiumana. Alla strada tra Ce- 
voli e Sante Pietro incomincia la Com. 
di Capannoli, seguita il corso della Ca- 
scina sino a che giunta vicino a Ponce 
(0 lascia a destra il fiume e con esso la 
Com. di Capannoli. Quà voltando da lev. 
a grec. incontra il territorio della Com. di 
Ponsacco , cui serve di limite la Fossa. 
nuova fino alla casa del podere omonimo, 
dote sottenira la Com. di Pontedera, con 
la quale l'altra di Lari fronteggia di cou- 
serva per lo siradone di Pelmerino, che 
costituisce la puata del cono sopra indi- 
ato. Costà il territorio di Lari voltando 
da gree. a maestr. e quindi a pon. incon. 
tra la Com. di Cascine, e và con essa di 
comerva medizale fossetto dello Stros- 
sé e lo stradone di Pe/merino sino al 
Fosso del Fannone. A questo fosso trora 
la Com. di Fauglia e con essa questa di 
Lari corre lungo tratto dal lato di pon, 
ora lan- 























faccia da pon. a lib. trova dirimpetto ce 
quella di Santa-Luce, con la quale diri 
gesi verso la strada comunilativa che gui- 
da a Colle-Moetanino, e di là per termi. 
ni artificiali col torr. Fise di 
Rivalio,, nella direzione da lib. a grec. 
finché ritrova la Com. di Chienei. 

Fra i maggiori corsi di scqua che altra- 
versano o che raseatano la i Lori, 
ponono contare, a lev. la fiumana della 
scina, a sett. il fiuraicello Cre.pine, e 
dal lato di sett. il Fosso Neale 0 del Zaa- 
none. Quest’ultiso ha la sua origine sulla 
pendice sett. della collina di Lari, men- 
tre il Crespina mise nella collina di Usi. 
liano a cstro dello stesso capo-Luogo. 











LARI 


Molte e buone strade rotabili sono state 
aperte nel territorio di questa comuni- 

U ale rasenta il ter. 
dal lato di lev., a 
partire dalla R. pisana a Pontedera, la 
quale passando da Ponsacco e di la lungo 
la Cascina giunge al Bagno a Acqua. Ù 
altro tronco dui tira) provinciale si stac- 











la collina di fida € costì rimoniando 
il fosso dello Zassone pertiene a Lari. 

La qualità del terreno di questa co- 
munità riducesi quasi tutta ad un telo 
calcareo arenoso più o meno ricco di an 
gilla. Egli ha un colore giallo rosas 
è zeppo di molluschi di varia specie 
univalvi, bivalvi e coscamerati, la 
grandezza delle ostriche di un palmo siuo 
alle conchiglie quasi microscopiche. Sono 
di quest'ultima classe gl innumerabili 
ammoniti che costiluiscouo il tafo pie 
Iroso, ossia la Zamackella delle cave di 
Ss Frediano a Usigliano di Lari, e del 
poggio di Parlascio. 

Sal coufine a lib. della comusità di 
Lari, comecchè la matura predominante 
del terreno sia costà pure dello stesso ge- 
nere, ciò nonostante il tufo che lo ricuo- 
pre è più scarso di testacei. 

In questa siessa comunità è compreso 
il famoso Bagno a Acqua, devominato 
atche il Bagno di Ca.ciane , sopra il 
quale non starò ad argiungere parola a 
quanto dissi al suo Art. Acqua (Euro 4) 

L'agricoltura nei contorni di Lari vi 
è ben praticata, e le sue terre ricche di 
molluschi calcimati col continuo loro tri. 
ingono più feconde , quas- 
ue gl'ingrassi artificiali e gli avvi- 
grarii vi potreblero 

Le raccolte consiste 
in molto vino di 
mediocre qualità, in grano al suli 
ciente al consumo, in una quantità vi- 
stosa di pere, mele, pesche ed altri frutti 
che si smerciano ai mercati di Pisa e di 
n carciofi ed in copiosi piselli 




































ina la lupinella in dose più 

che sufficiente al bisogno degli animali 

cavallini, i quali non sogliono essere trop- 
pi in questa comunità. 

Fra gli albefi da frutto sono in semen- 

te i gelsi, mentre le selve di castagni van- 


LARI 


mo gradatamente a diradarsi e quasi a di- 
sruggersi; siccome sembra che siano stati 
distrutti i boschi di lecci e di pini, il più 
lougevo dei quali cadde nel 1782, e sino 
dal 1632 per la sterminata sua allezza e 
Grossezza riguardavasi lamoso, al pari del 
colossale guercione esistente tuttora sul 
trivio fra la Sis sireda provinciale da Pon 
sacco al Bano a Acqua e quella che con- 
duce a Santo-Pietro. 

Il capitano Gi Mariti autore di 
varii Qdeporici per le colline pisano da 
eso eseguiti a intervalli sulla fine del 
secolo XVIII, potè cal 
del raccolto annuale dei 
nella comunità di Lari, 


















In ordine al motuproprio del 19 Gi 
dna Leopoldo i 


1726, col quale il Granduca 

rese comuni all'antico territorio pisano 
quei benefizj che avera già compartito 
al contado fiorentino, allorchè ordinò un 


Inoltre 
‘bomuaitat 


LARI 649 


piano economico per iutte le comunità 
più confacente al sistersa di quell'utile 
e giusta libertà che frattò punti beni alla 
Toscana, in ordine, di uel sovrano 
motuproprio, la comunità di Lari abibrse. 
ciò in un solo corpo amministrativo dieci 
preesistenti comunità nella guisa che at- 
tualmente conservasi. Fed. la Tor. della 
sua popolazione a piè del presente Art. 












Le emenità di Lari muntiene ua me- 
dico-chirurgo nel capoluogo,e: mae- 
stri di scuole elementari residenti in Lari, 


fn Casciana,al Bagno a Acqua ed a Cevoli. 

io di Lari, cheè di seconda 
buon governo e alla po- 
Vizia è nolleporto al governatore di Pisa. 
Egli ha la gioriedizione civile su totta la 
comunità di Lari, e le limitrofe di 
Lovenzana e di Senta-Luce. In quanto al 
la giurisdizione criminale, oltre le già 
nominate, abbraccia il distretto delle po- 
testerie di Peccioli e di Chianni. 


di IT classe, la 
anche alle Com. di Fauglia, di Colle-Sal- 
vetti, di Lorensana, di Sente-Loce e di 
Chisnni.— Vi è an ufizio di Gagzione del 
istro, ed un ii di o, 
Lilo compre de oltre questa di Lari 
le cinque set ratnominate comunità. 
La conservazione delle Ipoleche è in 
Livorno, la Ruota in Pisa. 












POPOLAZIONE della Comunità di Lau a tre epoche diverse. 





10 a Acqua 
emo 
Cevoli 
Colle Moutanino 
S. Ermo 
Lan e sue ville 
Parlascio e Cep 

pato 
Perignano * 





Prioria 








SMavise8, Loosando, id. 
Ss Quirico e Giulia, 








OIepurmong Ip seasosg rire 
cun1de asqaoaLIRÌ 01 SURI 


60 LARN 


LARI (USIGLIANO n) — Ped. U 
suna n ass. 

LARI (S.) nel Val-d'Arso pisano. — 
Fed. Trmasino. 
LARNIANO in Val d'Arbia. —Cas che 
tolo a due chiese (S. Maria e 
s Schastiano a bagni annene alla 


Us 








ne un istramento dell’Arch. della caue- 
drale di Siena del 1224 contenente la con- 
ferma fatta dal Vesc.sencse Buonfiglio di 
diversi beni spettanti alla chiesa di Lar- 
niano lasciali a quei canonici dai vescori 
Leone e Gualiredo suoi antecesseri. 

Un moderno oratorio sotto lo stesso ti- 
tolo di S Maria a Laraiano esiste presto 
della nobile famiglia Bianchi. 
ino era uno dei 38 comunelli 
la Berardenga riunito alla comunità di 
Ca-teluuoto con speciale regolamento dei 
a giug. 1777. — Fed. Bensasesca (Ca 
aver novo vasta ), Comunità. 

TARNIANO è LARGNANO | Zernia- 
sum) mel Val-d' Arno cacentimese. — Vill. 
con chiesa prioria (S. Michele) nel pi 
re Com. Giur. e circa 7 migl. a seit. di 
Poppi, Dioc. e Comp. di Arezzo. 

Trovasi sulla ice occid. del moule 
€ sulla destra della strada per la quale si 
và 6 Camaldoli, esstado il $ Eremo da 
Larniano circa 3 migl. più a fev. 
Larniano una selvosa ieania dei 
















nel 1027 il vescoro Tredakde donò ai pri- 
mi eremiti cli Comakdoli le decime chela 
mensa di S. Bonato ritraeva de cotesta 
contrade. La quel donezione fu confer- 
mata al S. Eremo nel 1637 del vescovo 
aretino lemone, e nel 1064 dal Vese. Cr 


ino, quindi da altri loro successori e 
de un Luo numero di bolle pontificie. 
(Amrat. Camaro.) 








prioria om decreto vescotile dei 

22 mageio 1757. — Essa nel 1833 conta- 
va 160 abit. 

LARNIANO in Val-d' Elsa — Cas. con 

parr. (S. Nartino ) nel piviere di Celloli, 

Com. Giar.e circa 5 migl. a pon.-maestr. 





LAST 


di S. Gimignano, roc. di Colle, gia di 
Volterra, Comp. di Siena. 

Rixiede in poggiu fra la sommità del 
monte del Corno, Va strada R. volter- 
rana e le sorgenti dei due tore. Cassiani. 

La pare. di S. Martino a Lurziano tro 
nel catalugo delle chiese del. 
di Volterra redatto nel sinodo 
di quella città solto li 10 nov. del 1356. 

Il popolo di Zarnieno e quello annesso 
di Guinzono, innanzi il regolamento spe. 
ciale sull'organizzazione ecunomica della 
Com. di San-Gimiznano ( + marzo 17:6) 
formavano due comnelli separati. — Pod. 
Sax-Gunenaro, Comunil 

La perr: di $. Martino a Loriano nel 
1833 contava 315 abit. 

LASTRA ALLA LOGGIA, oppare sn 
pra la LOGGIA me PAZZI nel suburbi» 








guorili ed un soppresso o-prilale di pelle 
grini lungo la strada R. alla 
secanila pietra migliare, nel popolo di S. 
Croce al Pino, Com. del Pellegrino, Giur. 

Bioc. e a migi. a pon. di Fiesole, Comp 
renze. 

Appellasi questa le Zastra allo Loggia 
da una soltosiante villa signorie che for. 
3 appazionne anticamente alla nobil la 
miglia d-’ Pazzi, e ciò anche per distia- 
guerla da va altro puese cmmunimo situato 
fra la chiesa di Gaupalandi e Signa, chia 
moto la Zastra a Signa. 

La Lastra alla Loggia dei Pazzi Va 
siede sopra l'ultimo poggio che dal 








di sett. si accosta a Firenze, fra il monte 
di Fiesole che resta a lev. e i colli di 





«n berphetto di peche case piantato sopra 
grandi lastroni di macigno, ossia di pietra 
serena, delle quale 
n e 


L'antica sirada mocsira bolognese peo 
sera di mezzo al quasi sbbundensio ber 
Ghetto della Lestra situato a cavaliere del. 
la strada regia attuale la quale rasenta al- 
cune vaghe palazzine di campo, gna poste 
sul giogo che domina la città di 

La Lavire, della quale ora si dicneve, 
è nota nelle eronache, specialmente per 
chè fu costà nel 1305 tna ragunata di 
Ghibellini di diverse contrade com l'in- 
tenzione di sorprendere Firenze e corri» 
re dal suo governo la perte guelfa. « A di 
ag luglio di detto anno, scrivera Gio. Vil. 











LAST 


lusì, quegli armati marciarono con lan- 
{3 segretezza, che furono prima alla Le- 
stra che in Firenze si sapesse colale sor- 
presa, e poche volte si trovò la città in 
maggior confusione. Ma essi sì arrestaro- 
no la nolle ad albergo alla Zastra ed a 
Trespiano in fino a Fontebuona per alten- 
dere 300 cavalieri pistolesi con molli sol- 
dali; e vegpendo che la mallina seguente 
non venivano, lasciando i Bolognesi alla 
Lastra,si vollono studiare di venire ad as- 
salire Firenze, credendosi di averla senza 
colpo di spada, tanto più che allora non 
erano alla città le cerchie delle mure 
more, nè i fossi, (cioè il terzo cerchio 
attualmente în piedi ) e le vecchie mure 
erano schiuse e rotte în più parti. Ma 
la mala condoita di quei capita 
e per viltà cli quei combattenti al pri! 
assalto di una delle porte ( quella degli 
Spadaj, ossia di Fia nuova ) tutta l'oste 
si mise in confusione ed in fuga (G. Viu 
111, Cronaca Lib. VII cap. 72). 
Oil'anni dopo dovè trattenersi alla Za- 
stra Riccolò Vese. di Butrinto, quando 
insieme con Pandolfo Ricasoli venivano 
cone ambasciatori straordimarii di Ar- 
rigo VII, per vedere di poter indurre i 
Fiorentini a ricevere quell'imperalore 
con il suo esercito pacificamente in città. 
quanto allo spavento e all'assalto di 
quel! 


U 
a 
dice acoma conta da Fireose per o. 
tiameli, tutto ciò fu dallo stesso vescovo 
dellagliatamente descritto nella sua Ae- 
lazione del viaggio di Arrigo VII. 
Della terrazza della Lastra 
alli vista di chi viene de fuma 
delle più belle prospettive della capitale 
della Toscana , dei suoi popolati sebbor. 
ghi, dei mille palazzi e case di campagna 
che adornano le seducenti e deliziose col. 
line coronanti il piano di Firenze. 
Questo piccolo luogo ha il merito di 
euere patria di uno dei più grandî lette. 
nti fiorentini che fiorissero nel seculo 
XIII, cioè Ser Brunetto Latini. stuene 
del di lui fratello e dei suoi maggiori. 

















tasî 





LAST 651 


parla per esso un istrumento del 17 lugli 

1208 esistente nelle Riformagioni Fi 
renze, 0 fra baldoni storici spogliati 
dal Migliore, i quali conservansi nella Bi- 
Blioteca Maglinbechiana. — È un atto di 
procura fatto iu Firenze, coi si trovaro» 
no presenti i segnenti due cittadini; Ego 
Bonaccursus Latini de Lastra, Ego 4r- 
noldus Arrighi de Riccis.— Appartiene 
poi a Bonaccorso figliuolo di Latino giu- 
riore un altro documento già edito da 
Domenico Manni. È l' esemplare di un 
istramento della cattedrale di Fiesole dei 
14 aprile 1072, autenticato sull’ ori 
male sotto dì 12 maggio rago per ordi- 
ne di Alcampo Bonafedi giudice civile del 
Sesto di Porta S. Piero per il Comune di 
Firenze dal notaro Buonaocorso di Lati 
no, che si firmò : Ego Zonaccursus Larini 
de Lastra. (Munsi Sigilli antichi, Pol. 
Sigillo 8.) 

Che nel secolo XIII la famiglia di Bru- 
nelto Latini abitasse in Firenze nel pu- 
Maria Maggiore, oltre che non 
sepolero di Brunetto 
€ dei suoi, esistente tuttora în parte nel 
chiostro di quel convento, giova cziun- 
dio a confermarlo un altro documento 























prelato ed al suo seguito dalla fiorenti: 





vocatur, guond 

&. Mariee Majoris Florentice. Ecco 

Traitanto un terto. Bonaccorso di casa 

Latini, nipote del nolaro testè nomina. 

to, e figlio che fa di Ser Bruactto Latini, 
anto io sappia aî biografi 

Keo cotesio fiblogo fiorentino. 


Per egual maniera fisora fa iguorato 
un altro figlio di Ser Brunetto Latini, 
chiamato Ser Cresta, esso notaro. Co. 
slui era già mancato aî viventi nel 1306, 
tostochè com istrameuto dei 12 febb. 1307 
( stile comune ), rogato in Firenze nella 
chiesa di S. Salvatore del Vescovato, don- 
na Bice vedova di Ser Cresta figlio che 





Avregnachè documenti sincroni ne avvi- fu di Ser Brunetto Latini del popolo di 


tano, che dalla Lastra presso Fiesole fa- 
tono, o almeno si dichiararono malivi un 
Mess. Buonaccorso di Lotino seniore, svo 
di Ser Brunetto e di Ser Buonaccorso di 
Latino giuziore, eutrambi di professione 
BOl2ri— In quaniy a Buonaccorso scniore 





&. M. Maggiore di Firenze; come tulrice 
di Tieia e di Francesca figlie pupille di 
Kei e del mominato Ser Cresta, previa I" 
autorizzazione di Cione di Baldovino suo 
mondualdo, in nome delle stesse figliuote 
donò tra i vivi a Parizio pievano della 





(1) LAST LAST 
Che riceveva mo ini Fj 
Lautederg etc feeragai nio Fon rada 
«um pezzo di lerra posto popolo 4 capitano 
pieve di S. Martino a Sesto, in huoge de List roll 
momimato la Selva. ( Anca. Dert. Fior. storico Ja- 
corte della Badia a Settimo). borgo della 
Che se ai prenominati due figli di Ser rlate e tor 
Bruncito sì aggiunga il solo noto di lui ro a quelle 
figlinolo Perseo, che abitava nella me- no alla Le 
desima parrocchia di S. M. Maggiore as- e in pioli. 
che nel 1331, come avrò luogo di far «> sella volta 
moscere all’ 4/t. Leccn (Moera Loco a), hi- di Bocco, 
sognerà ben dire, che sia siaia en poco guida io di Gangalendi alla chie- 
troppo severa , € forse ingiusta T'accusa sa pe: cena zi die 


data dal poeta delle tre visioni al suo mae- e quella pisena a pon. denso ingreso ci 
diro Rrubette che nelle bolpe dell'Inferno egieno all'antica sirsda RL di Fim che 
fra i peccatori più schifi e più motarati tragaava in mezzo al borgo della Le 


le figurò. stra, attualmente tracciata fuori delle me- 
All'art. Basta ser. Piso accennai un al ra dalla parte della collina. 
tro cittadino della Lastra (Maso di Dru- —La storia finalmente dope il lungo in- 





dolo lanajolo), il quale nel 135» assegnò 
la chiesa del Pino, da esso lui fondata e 
dotata, a benefizio dei monaci cistercensi 
della hadia a Settimo, che vi amine] 
un piccolo monasiero, stalo soppresso 
Poot Niccolò V.—Fed. Pro (S. Caocs a). 
LASTRA A SIGNA, ossia di GANGA- 
LANDI nel Val-J'Arno sotto Firenze. — 
Cast. già di Gangalandi, stato sempre sot- 
to la perrocchia di S. Murtino a Gasge- 
landi, della cui antica comunità è attuali 


Trovasi sulla ripa sinistra dell'Arno fra 
le pendici sett. del poggio di Gangalan- queste 
di è la ripa sinistra del Gimme Arno, vici 
mo al ponte di Signa e lungo la strada 
R. pisana, che ha la posta dei ca- 
valli presso le mura della Lesira; 7 migl. 
a poa. di Firenze, 10 migl. a ostro di 
Preto,e 11. a lev. di Empoli, nel gr. 38° stra. 





teutici, che riferiscamo direttamente a 
questo Cast. della Lesira con tutto ciò vi 
sono delle ragioni da far credere, che il 


Juogo dove è sorto questo Cast. ncquisias- 
Le dere dagli steti di 
macigno posti verso il poggio e coi quali 
il peese scoomunò il nome. — Per ora 

mi omienterò ripetere con all 
che cotesto Inogo nel 1365 dai Pisa 
ti alle compagnie Inglesi fu ssccheggiato 








fervallo di wn secolo e mezzo torna a dir 
ci una parola del castello della Lastra, 
quando nel 1529, all'occasione che l'eser- 
die imperiale stava assedisndo Firenze, 
fe postato alla Lestra un presidio mili- 
tare, perchè da tal bande venivano co 
modamente pro visioni alla città da Ee- 
dov'era commisario quel valoruso 
‘rancesco Ferrucci, il quale di la ammi. 
sistrava gli ajuti per la con gna 
DE ap a elio stentato ri 
auimose consiglio. « Aveva csstui, scrive 
il Segni, mandate nella Lestra per com- 
missione dei Dieci di Balia tre olapegnie 
di soldati, le quali dovessero custodire 
perchè ET iainici ine imoi- 

guorcudcetse. noe chiudessero 
La qual cosa avendo presentito i placa 
d'Oranges generale în capo dell'esercito 
imperiale, staccò subito dal campo sei in- 
segne di Spagunoli per combatter la Le- 
arrivati sotto il castello e pre- 
tentati colle scale alle muraglie, fareno 
ributtati da quelli di dentro; ende ade 
quali i capitani chiesono all'Orange; l'ar- 
Foreign ‘battere la Terra, ed svatsle 
0a più 500 Lanzi mandativi dal Principe, 
la batterono a due bande,e dipoi dieronvi 
lassalto. Mentre che agli nerdizti men 
cava la manizione da trarre, e ragionava- 











la 
i- gli Spogonoli salvisero la vita 
parte de'soldati, e si contentassino 


LAST 


tele teglie. Ed era to d'al 
Jera il castello, quando Otto da Montauto 
commissario proposto alla guardia di Pra- 
temarciava di la con quattro bande in 
mu difesa. » (Sexi, Storie fior. Lib. IV.). 

Dopo tale avvenimento bellico il Cast. 
della Zestra non sesabra che patisse altre 
marziali vicende; nè pere che nella storia 
civile si possano di lui contare fasti mag- 
fiori di quello di essere stato dichiarato 
a residenza di un potestà minore, allor. 
ché il 300 distretto insieme a quello della 
Com. di Casellina e Torri furono staccati 
dalla potesteria di Montelupo e dal Vi- 
cariato di Certaldo, mentre in quanto all 
amministrazione economica la Zastre a 
Signa diede il suo nome all'antica co- 
munità di Gangalendi. 

Solamente la giurisdizione ecolesiasti- 
cs, più ferma per molti rapporti nelle sue 
abiladiai e soddi visioni di plebanati, mo- 
ta di nea veve vario pento né poco porg 
nella denominazione e dependenza del 
Peng eri irpagig ivi rt 
fopolazione del suo castello sino dalla sua 
gine fece parte, 

Cita ei prepono di SMartino a 
Geagalandi. 





Ciò non ostsate non a chiara. 
menie manifesto che il ci dem 
landi fosse in poggio, dov'è la i 
tera di S. Martino, e mollo meso s'in- 


€ tuttora si conserva il casiel 


LAST 653 
comtrano futti per dire, che euo sia csi- 
stito più im alto, dove si sù che fu 
tro fortilizio conosciuto mella storia col 
nome di Cast. di Monte Orlando. Altron- 
da tutti i documenti superstiti concorrono 
& far credere che il ricercato Cast. di Gan. 
Galandi fosse nello stesso luogo della Lastra. 

All'ert. Gancatano:, fa rammentato 
tin documento dell'anno 1108, col quale 
diversi nobili fiorentini patroni delle chie- 
se di S. Michele e di S. Martino a Gan. 








pet , 
monio all’ammiuistrazione e governo del 
preposto di San Martino a Gangalandi, 
cui donarono fra le altre sostanze delle 
case e delle terre poste juzta ripam cestri 
i. Se si trattasse qui della 
ripe Kip piuttosto che di una ripe di 
uesiione si mostrerebbe decisa 
Treo dell Lastre. Concorre peraltro 
a corraborare quest'ultima opinione il se- 
pere, che da lunga mano esisteva dentro 
della Lastra un rioco ospedale per 
ricevere i pellegrini sotto il titolo di S. 
Antonio, che fa pure uno di 
quelli conservati dall'editto del 1751, 
comecchè dei suoi beni ne fosse già stata 
instituita una commenda per l'Ordine dei 
cavalieri di S.Stefano PP. e martire. 


Neimento dela Popolazione dele Pamsocesta persa Lussas,ortia di Gase. seni 
‘a tre qpeche diverse, divisa per famiglie. 





Comunità della Lastra a Signa. — lì 
territorio di questa comunità i 
una saperficie di 12581 | gundr., dei quali 








dividui per ogni migl. quade. di snolo 


fretniterio di questa comunità presco- 





530 sono presi da corsi d'acqua e da stre- ta la figura di un romboide coa uno dei 
de.— Nel 1833 vi stanziava una popola- suoi angoli (quello volto a grec.) troncato. 
tiene di 8023 abit, a ragione di 535 in- Faso è confinato fra cinque comunità. Dal 


"n 


(1 LAST 

Jato di sett. ba la Com. di Signa, median- 
te il fi. Arno, a partire dallo sbocco del fos- 
so Ri fino a quello del horro della 
Mocinaja, che è sull'ingresso della Golfo 
dina. Dal qual punto il tortuoso alveo del- 
T'Arno serve a separare la comunità della 
Lastra da quella di Carmignano sino alla 
fornace e alla nave di Camajone. Costà la- 
scia a destra il fiume, e voltando faccia da 





sett. a pon., trova la Com. di Montelupo, 
con la quale taglia la strada R. pisana e 
di la salendo il poggio di Luciano, at- 
traversa l'antica strada maestra di Pisa, 
che per breve tratto costeggia; quindi par 
sando a lev. del castello del Malmantile, 
entra nel borro Rimicchiese, e con esso 






l’altra della Lastra cammina di conserva 
su per i poggi della Romola; da primo ri- 
montando il rio Aitortola, qui pre 
mini artificiali arriva sulla cima del pog- 
gio di Careheri, e di lh per la via comu- 
nale della Ginestra riscende la pendice 
sett. del poggio medzsimo per avviarsi 
verso l'Arno, servendo alle due comunità 
di coufine, da primo il fosso di Valimor- 
ta, poi la così detta strada di Momunia, 
e quindi i termini artificiali, lungo i 
quali attraversa la strada R. pissna mezzo 
igl. circa a lev. della Lestra per av- 
viarti col fosso Zigone nell’Arnodi fronte 
alla Com. di Signs. 
Due girade messtre atiraverano da lev. 
pen. la comunità della Lastra a Signa, 
l'antica pisana che passa per il pog- 
li Matmentile, cla boderna R po 
stale, che stiualmente è praticata fuori 
del castello dalla parte del poggio di Gen- 
sii alla natura del terreno, per 
ciò che riguarda il piamo delle Lastra, 
ceo censisie Letto di terreno finitato, e 
colmeto dalle alluvioni dell'Arno, men- 











i. esottoalla Lastra, 


LAST 
di schisto marnoso, ossia di bisciajo, sic- 
come fu già avvertito all'Art. Gosroriza. 
Ivi pure fu detto che la superficie di co- 
teste ora popolose e ben coltivate colline 
era coperta di pinete e di selve di lecci, 
talchè col nomignolo di Zeccero viene 








indicato un so convento di Dome- 
nicani Gavotti. Porta il distintivo dell 
Selva la chiesa parrocchiale del Malma:i- 


tile (S. Pietro in Selea), ed il soppresso 
convento dei Carmelitani dell'Osservanza 
di Mantova, come pure la villa Salviati, 
, e l'altra detta anch'eca la 
el Cav. Strozzi, ora Chem:n. 
Il territurio comonitativo della Lastra 
dal secolo XIV in poi ha quasi totalmente 
cambiato di aspetto, sia dalla parte dei 
colli, dove alle folte pinete ed alle selve 




















di campagna.— Altrettanto può dirsi che 
abbia variato di aspetto la pianura sopra 
un di il fume Ar- 
no, senza sponde, senza pignoni, e sem- 
2’alcun argine, a suo capriccio correva 
per doppio alveo. 

Tofutti davanti al Cast, della Vastra, nel 
popolo di S. Martino a Gangalandi, il 
fiume nel secolo XIII formav: bi: 
come quello davanti alla bad)a a Settimo: 
€ costà a Gangalandi basso gli sissi mo- 
maci di Settimo sino dal 1253 ottennero 
dal governo fiorentino licenza di fabbri- 
care una pescaja sulla 1ipa sinistra dol- 
l’Aruo, in luogo che appellavasi il Mer- 
catale di Signa. Quindi con atto pubblico 
dei quattro marto 1253 il prete Rognose 
pievano di S. Giovanni a Signa, previe 
il consenso dei canonici della sua pieve, 
vendà al mon. di Settimo una pescaja di 
Giuncheto, situata nel fiume Arno presso 

icello. 
realmente la prenorainata pescaja 
fosse dalla perte sinistra dell'Arno, e per 
nel distretto della Lastra, non 
ne lasciano dubitare tre altri contratti; 
cao dei quali fa celebrato ia Signa li so 
gennajo 1268, mercà cai tre possidenti 
venderono ai ‘monaci di Settimo la loro 














porzione di un malino con fa porta 
nel frao presso Signa in | 
| frame ere luogo 


mento del so nov. 1278 treiteta di une 
permuta di terre peste nel popolo di S. 


LAST 


col suo esercito armeggiava negli sccam- 
pamenti di Signa, concedà soito di 26 
febb. un salvacondoite a favore dei 





mugnai, dei lavoranti, de' contadini , € 
di tutti coloro che si recavano si malini 
della badia a Settimo preso Signa a ma- 
cinare il grano e le biade darante la 
Guerra che facevasi dal capitano lucchese 
al Comune di Firesze. (Ance. Dirt. Fica. 
Carte della Badia e Settimo ). 

Alli stessi mulini ed alla pescaja fra 
Gangalandi e Signa sppellano eziasdio 

issime deliberazioni dei 


Laloniere di giustizia e della 
fior, discase fra il 1319 0 1900, sin0 a 
+ previa una com; 
sui ce, pei ue congra npa 
terrere tatti i mulini tra Signa e Ganga- 
Ludi e di demolire le relative pescaje 
per declinare € rimettere nel corso natu- 








il decreto ) delle frequenti 

che per tali impedimenti accadesano tan- 
to parto destra della pianera tra 
Brezzi e Sigua, quanto dal lato opposto 


dopo la demelizione delle po 
sesje di Gangalandi molto terreno, che 
innanzi era coperto, e circondato dalle so- 
que dell'Arno, restò asciutto e libero alla 
coltara, talchè la Signoria di Firenze con 
riformegione degli 11 ag. 1361 comandò 
che gli-ufiziali del magistrato di Torre 
confinsssero e reperlimero, sia il terreno 
dell'Zsole che più non esisteva nell'Arso 
presso Signa, quanto le terre scoperte che 
avevano serrito di letto sd una parie dello 
stesso fiume, avvegnachè 
talmente diretto dall'altro lato. ( Ance. 
Dirt. Fior. l.cit. e Rivonmaeion ni Fin. ) 

Così quella pianura che fa sterile greto 
dell'Arno, a poco a poco bonificata dalle 
colmate dello stesso fume e da quelle 


si era to-* 


LAST (cd 
i ; l'agraria, 
nera Teatina 1 vini fa ato Pia 








4 poa. il Valdarno inferiore; ed a ostre le 
Valli della Pesa e dell'Elea: colline tutte 
ridenti per la moltitodine dei . 

signorili , per 
frequenti giardini, accellari , boschetti e 
viali, è che coronano ua anfiteatro ederno 


di piante fruttifere di ogni 
Ma la ricchezza fiore degli abitan- 
ti della Lastra e di landi consiste 


nella manifattura dei cappelli di paglia, 
le cui trecce ivi ed a Signa dalle donae 
Specialment bbricano com tale mae- 
stria, che quei portano il lero ne- 





sto solo 
da la 


Dopo il mot: 
3774 relativo 









maja; 3. S. Stefano elle Busche (di Ob 
trarao); 4. S, Pietro în Selne ; 5. $ Mar. 
tino a Gasgalandi con la sus Zega , cioè: 
6. $. Maria a Pulica; 7. S. Martino a 
Fista RE irira Mertiane 
)i g- S. Maria a i 
Te. S. Dotato a Misciono (idem 12. 
Pietro a Mebbiatoli (idem); 12. $ Barto- 
lerameo a Brecciatice (idem). 
Mediante le riforme fatte nel 1833 véa- 
ne staccato dalla comunità della Lastra 
ed incluse nella Com. di Carmignano il 
territorio e la popolazione di S. Stelsno 
alle Busche situato alla destra dell'Arno, 
e viceversa farono incorporati alla prima 





dei tore. Fiagone @ Migone, divenne va ‘i popoli di Castagnolo, di S. Mario è di 


556 LATE 


S. Romolo a Settimo, giù della Com. di 
Casellina e Torri. — Wed. Canmsosaso, 
Coserzima è Tona: Comunita. 

La comenità della Lastra a Signa man. 
tiene um medico chii 







pagni 
ata a quella co- 
tanto benemerita di Firenze. 

Si Gieue alla Lastra a Signa una Gera nel 
di 16 agosto. Da due snai ia quà vi è 
slato intredolto ogni 15 giorni un mer 
cato che cade nel mercaledì. A tal efett 
fu costraita Ù 





Ebbe i matali alla Lastra a Signa, e 


LATE 


sepolcro nella sua ch. perr. di Geugalan. 
di il Dott Alemandro Bicchierai medico 






varii scritti, fra i quali è ben conosciato 
bu inoso trattato sui Begmi di Mon- 





alta Lastra uno dei 7 potestà 
quberbni cosdintore del commisario del 
Quartiere di S. Spirito della città di Fi- 
renze;egli abbraccia nella sua giuriedizio 
ne civile, oltre la Com. della Lastra, quella 
della Casellina e Torri. — La sua cancel 
Veria comunitativa, l'ufizio di esazione 
del Registro e l'ingegnere di Circenda- 
rio trevansi in Empoli. La conservazione 
delle Ipeteche, e la Ruota sono a Firenze. 





POPOLAZIONE della Comunità della Lasras a Siero, già di Garcararoi, 
« tre epoche diverse. 


LASTRA ( POGGIO atta ) — Ped. 
Poocro arca Lasm nella Valle del-Savio 
in Romagno. 

LATERA in Val-di-Sieve. — Costelle- 
re, che fa wa forte rocca, della quale por 
ta ii vocabolo un'antica ch. perrecchiale (S. 


e] 
È 
Dl 
Li 


a 
= 
3. 
b 


113001G rs oueade ot 





+ Abitanti 3.17375.5677 3.0023 


Riccolò)cui fu annessa la soppressa cure di 
$ Moria a Casi, nel piviere di S. Giovan 
ni in Petreio, Com. Giur. e circa a migl. 
a estro di Berborino di Mugello, Disc. e 
Comp. di Firense. 

Le rovine delle rocca di Latera disfatta 





LATE 
nel 1352 per ordine della Rep. forenti 





rojo.. 
pabrnn il nome dallo stesse luogo di 
Latera ua altro popolo sotto il titolo di S. 
Maria a Latera, situsto dal lato opposto 
della Sieve, innanzi che quella cera, nel 
2516, per comodità degli abitanti fosse 
trasferita nell'attuale chiesa di S. Jacopo 
posta nel borgo della Cavallina. 

Una delle memorie più autiche super- 
stili, in cui si rammenti questo luogo di 
Latera è stata riportata dai Lami nei sooi 
Monumenti della chiesa fiorentina a pag. 
1420. È uu contratto di compra e veu- 
dita di beni fra Teuzio di Arduino e Pie- 
tro figlio di Farolfo, rogato in Zafera 
iudicoria fiorentina, anno Mo ab Iacernatio» 
ne 1034, Imperii Currodi octaro, mense 
e, +, indictione IL. 








Fa il castel di Letera dei Lambardì o 
Quitani da Barberino e da Combisie rino 

quando, nel 1052, (1 genn.) due fre- 
telli Uberto e Teaderigo Agli di Ugo, 
stande nel loro castello di Latera inve. 
stirono il rettore dello spedate di Selva- 
pinna prevso Africo in Vak-di-Marina di 





tica sirada da Firenze a Barberino, nel 
principio del secolo XIII, vi era ea lao- 
69 destinato alle smercio delle vettora- 
Elie ec. che appellavasi il merosto 
di Motraceto di Latera; e fu costà mei di 
primo maggio del 1312, dore sa tal Gio- 
vanni rinanziò in mano di Cs 

- priere della canonica di S. Moria a 
Figerimo, che riceveva per la bedia di 





di giuspadronato dei Cattani da Berberi- 
no; alternativamente con i marchesi Gua 
sconi. 

Dai documenti citati dal Brocchi mella 


. da maestra aretina, ca) 


LATE 657 


da Latera trame la sua prima origine : 
faraiglia magostisia dei Magalotti., 
quale tanti womini esimii fornì alle n 
tere, alla spada e alla toga. 

Di un'ercica, benchè povera donna da 
Latera, moglie e madre di 35 anni si rac- 
conta una scena lagrimevole dal Rondi- 
nelli nella sua relazione del contagio sta- 
to in Firenze dal 1630 al 1633, scena che 
dal ch. autore del romianzo, storico, la 


qei puvocioli, ebbe il coraggio di ab- 
re semiviva la casa del marito ed 
i suoi teneri figli per timore di nen co- 
manicar loro il contagioso morbo; sicché 
strascinatasi così malata all'abitazione del 
becchino della parrocchia, lo scongiurò 
per tema di non impestare gli oggetti del 

suo amore a volerla seppellire moriboada 
com'era. Questi sorpreso da sì straordina. 
rie affetto che la induceva a far ciò, pro- 
cerò invano conselarla, sicchè adagiatasi 
tina stanza presso la tomba, poche ore 
dopo rpirò la dove fu seppellita. 

parr. di S. Niccolòa 
moverava 3o4 

LATERINA, già Zursarso e Le Tsors 
nel Val d'Arno superiore.—-Cast. com solte- 
posta borgataa cavaliere della vecchia stra- 
di comu. 
mità dello stesso nome e di una chiesa 
lebuna, che portò il vocabolo della sua 
a, denominata Campavane, Giur. 
& Montevarchi, Dive. e Comp. di Arezzo. 

Riziede il borgo sopra wa alto-pia 
presso la ripa destra dell'Arno, circondato 
da tre parti da corsi di acque; cioè, a 
pon. dal torr. Zoreno, a lev. dal torr. Bre 
gna, e dal lato di ostro dal fiume Arno. 
Trovasi quasi sullo sbocco della così detia 
Valle dell'Inferno , dirimpetto sl ponte 
al Romito, detto anche a Valle, nel gr. 29° 
n3° s'° long. e 43° 3r' latit., $ migl. a 
lev.--grec. di ,72 levscie. 
di Terrannota, e circa 9 migl. a pon - 
maestre. di Arezzo. 

Se fosse natentico un diplema attribuito 
all'imperatore Otione I, che pabblicò la 
prima volta il Zazzera nella sua Nobiltà 
d'Italia, e che nel corrente secolo fu ri- 
messo in campo da Giorgio Viani, il quale 
le stampò nell’appendice alle sue Memorie 








nel 1833 











@58 LATE 


delle Famiglia Cybo, e delle Monete di 
Macsaedì Lunigiana, si direbbeche, tanto 
del cassello e distretto di Laterina, quanto 
dell'altro di Montevarchi (ose stato feu- 
datario un fedele di quell’imp. per no- 
ia , nominate nel. 


me Guidone C, 





962, l'anno 26 del mo impero. Na oltre 
che un simile documento non coasuona 
per nessun rapporto com la storia, ha poi 
quello seritto troppi manifesti contrasse 
gui di falsità, per dichiararlo apocri(o, sia 
Tapporto all'anno dell'isapero di Ottone, 
sia perebò nel Dic. del g62 eglisi trovava 
a Pavia e non a Viterbo, come ancora per 
molte espressioni inverosimili e imusitate 
che i 





ji signori di Laterina conosciuti 
mell’istoria furono gli Ubertini di Arer- 
90,— Già all'Art. Gasrna fu accennato un 
istrumento dell'agosto 1014, col quale due 
nobili di quella consorteria, Uberto figlio 
di Guido e Ranieri nato da altro Ranieri, 
stando nel loro castello di Soffena dona 
rono ai monaci di S. Trinita in Alpi l'o- 
Gastra con 





ultimi, guidati 
mino, della stessa prosapia deg 
mi, e da Guido Novello potestà di Arezzo, 
nel maggio del 1388 eransi sccampeti 
nella posizione vantaggiota di Laterina, 
posizione che fi come la chiave 
all'ingresso del Val d'Arno di Arezzo; e di 
costà la stessa oste aretina irascorrendo în 
sul contado Borentino pose a ruba tutto il 
paese intorno = Montevarchi e a Figline, 
‘penetrando fino a S. Donato in Collina. 

Per ls qual cosa la Signoria di Firenze 
volendo rintuzzare cotanto ardire, bandì 
Ja guerra contro il comune di Arezzo e tuiti 
i soi aderenti; sicchè messa insieme un’ 
armata numerosa di tatte la Lega guelfa 
di Toscana, mosse questa verso il contado 
aretino, e in su le prime giunte prese ed 
abbatte alla sinistra dell'Arno il cast. vee 
chio di Zevone, chiemato cosiel Leona, 
quindi alla destra del fiame, fra Geaghe- 
reto e Laterina, i castelli delle Conte e di 
Castiglion degli Ubertini. Trovò l'oste 
maggiore estacnlo da superare a Laterina, 
alla evi guardia stava un valente copita- 









LATE 

no, Lupo gi Farinate degli Uberti di A- 
rezzo, quello stesso che tempo dopo 
ebbe il comando delle compaguie ghibel. 
line contro la città di Chiusi, da dove 
però fu cacciato dai Guelfi la gior. 
maia di Getpibiao. co Ped Chrom ee 

Ma il castel di Laterina, ad onta della 
sua favorevole situazione, per quanto for 
se di gentce di ogni cos guarnito da po 





ter reggere un assedio per tre mesi, noe 
fece resistenza più che otto giorni; e Lupe 
degli Uberti, al la guardia di Le- 





terina dgli Aretini affidata, senza rossore 
di sè e della sua ciltà resesi per vinto,sca- 
sandosi con chi lo rimproverava: noe esser 
costume dei lupi a lasciarsi rinchiudere. 
(Gro. Vitam, Cronica Lib. VII. c. 110). 

CadutoLateri poter dei Fiorentini, 
venne da essi guarnito di presidio e di 
nizioni; e dopo unanno(li 15 sett. 1388) 
i campi di Laterina furono per rinnovare 
la memoria di Alba Longa a tempo de- 
Gli Orazi e dei Cariazi. Avvegnachè sen- 






tendo gli Aretini la cavalcata che faceva 
verso Laterina l'oste dei Fiorentini, ani- 
mosi i primi spedirono ai secondi il gesa- 
to della disida, designando per i 


di 








pparato i Fiorentini s'armaromo ed usci- 
rono dal castello per schierarsi in sulla 
ripa destra dello stesso fiume sfidando l'e- 
ste aretina alla richiesta battaglia; ma 
questi anzi che dare risposta con le epre 
piuttosto che in parole, dopo inutili sus- 
novre senza muovere spada dal fodere vel 
tando le spalle, tornarono in Arezze. — 
(Gio. Vrcant, Cronies L cit. cap. 124). 





Cotesto fatto è di poche'settima- 
ne la giornata di Campaldino, che fa la 
gloria delle armi . Per la quale vit- 


toria sì ripristinò le mel 
la bilancia Politica della Feccane a favore 
della Rep. fior. D'allora in poi nos sele 
restò un presidio in Leterina, ma mel 1398 
vi fa edificata una rocca, la quale nel 
1304 dagli Aretini e dalle masnade de- 
gli Ubertini e dei Pazzi di Valdarno ven- 
ne assediata e pechi giorni stette ad st 
rendersi; perocchè essa era rimasta mal 


LATE 
fornita di viveri e di armati. ( Gio. Vn- 
nasa, Cromac. Lib. VIII. cap. 73.) 
Di quel falto in poi il Cast. di 
rina tornò in potere degli Uber 
lo custodirono per conto del Comune 
Arezzo. Sennonchè nel 1326 il potente 
Guido ili Pietramala, signore quasi as- 
soluto di quella città , poté accorgersi che 
Buuso degli Ubertiui,allora propusto della 
cattedrale di Arezzo, assistito dai parenti 
si maneggiava nella corie del Papa per 
fare sbalzare dalla cattedra di S. Donato 
il ghibellino Tarlati, nel tempo che tutia 
le consorteria degli Ubertini cercava di 
conciliarsi l'amicizia dei Fiore.ti ri col 
rimettere questi ul possesso di Laterir:. 
Allora il vescovo Guido corse con le suc 
milizie all'assedio del prenominato ca- 
sello, e conquistato che l'ebbe, lo fece 
disfare i.. guisa che, al dire di G. Villa 
ni, non vi rimase pietra sopra pietra. 
{ . cit. Lib. IX cap. 343). 
fa appena che Buoso degli Ubertini 
fa eletto dal clero in vescovo di Arezzo, 
egli tanto per conto proprio che a none 
della sua prow pia, nel 1336, richiese l’a- 
micizia dulla Rep. fior. offrendole il pos 
sesso delle terre e castella degli Ubertini 
da poterle ritenere fino a guerra finita 
cumtro il Comune di Arezzo. Fra i Inoghi 
consegnati favvi anche il castello di La- 
terina, dove, attesa l'importanza del sito 
e specialmente perchè dominava la trada 























maestra sulla de:tre ripa dell'Arno, la Si- 
guoria di Firenze ordinò che la rocca fos- 
se ivi nuovamente riedificata. 






maneggi dei Tarlati fooru: 
mom togliessere ai Fiorentini il castello 
de esi rifatto; ra coperta la congiura, vi 
si riparò onl (ar mozzare il c«po ai ribelli. 

Finalmente il peese di Laterima, dopo 
la compra fstta per la seconda volta di 
Arezzo e del suo contado, mediante ua 
contratto rogate nel castello medesimo 
sotto li 5 Nov. del 1384, venne stabil- 


mente ii lo al distretto fiorenti 
(Aznarase. deter. fr.) no 











il nomignolo del H 
esiste la pieve vecchia, cioè di S. Cas- 


LATE 639 


siano a Compavane. Essa talvolta si disse 
dell'Zsola stauie l'essere situata in un'umi- 
le collina dirimpetto al Ponte a Falle, 
: circoscritta a lev. dal torr. Sregna, a poo. 

da quello del Zoreso e dal borro Cam: 





parane è piultosto vasta, ed aveva in ori- 
gine tre navaie, sebbene al presente siu 
ridotta ad una sola. Nella parle esteriore 
esiste un’ iscrizione de’ secoli bassi con lo 
stemma della famiglia Bardi. Sulla pic- 
cola piazza all'ingresso della chiesa 
de uu residu>d'impiantito a pietre bi 
che e lurchine a guisa di mosaico, e nei 
coniorni molte vestigie di fabbriche che 
danno a conoscere esservi stato un vil. 
laggio. Al presente altro non resta în 
piedi, oltre la suddetta chiesa, fuorché 
la torre o campanile con due 0 tre case 
coloniche puco discoste di là. 

Di quest’ antica pieve fu falta inen- 
zione in una carta del 1051, li‘a marzo, 
con la quale un certo Gotizo figlio che fu 
di altro Gotizo vendè alla badia di S. 
Flora di Arezzo, siluuta prope Episcopio 
Sancti Donati , la sua porzione del pog- 
gio e castello di Monsoto con la parte del 
giespadronato che gli apparteneva della 
ch. di S. Gio. Battista edificata nello stesso 
castello, piviere di $. Cassiano a Cam- 

, con alcuni beni posti nella villa 
di Piano di Scò dirimpetto a Latcriua. 

Fu eziandio all'Art. Latiano fata men- 
zione di un' istrumento del icbb. 1054 
appartenuto alla badia di S. Trinita 
Alpi, col quale, come bo dello poco so- 
pre, fa donata casa e podere in Laterina 

mo monastero. 

Salla fine del sec. XII il pievano di 
Laterina sernbra che continuasse a rise. 
dere nella chiesa mairice, tostochè la sua 
ch, plebana designavasi sempre col titolo 
di $. Cassiano a Campavane. 

Tale ancora venne indicata iu un istru- 
mento del mese di dic. 1196, rogato nello 
spedale di Monsoglio, col quale fu fatta 

ba Hi Ti di 



























Pi 
viere di $. Cassiano a Campavane. (Anus. 
Din. Fio. Certe della bodia di Ripoli 

Doe anni depo il pievano di Laterin: 
ottenne an privilegio dal Pout. Clemente 






“0 LATE 
Ul, che gli confermava la giuri 
salle chiese suffraganee della se batiesi- 


male, dalla quale allori dipendevano le 
seguenti cappelle, cioè : 1. Ceggia detto 
dell'Usoletta (forse quello di Monsoglio); 

2. S. Maria di Costa; 3. 5. Biagio di Cam. 
pavane ; 4. S. Lorenzo della Perna (esi 
stente); 5.5. Maria a Poggiacato (perduta); 


6. S. Bartolommeo a Caselli (forse l’at- ii 


tuale parr. di Viterete }; 7. 8. Michele a 
Caprenne (distratta }; 8. S. Giorgio al 
Piano di Cestiglioa. Ubertini ( riunita 
alla parr. seguente, della quale porta il 
, titolo); g. S. Stefano al sg (annessa 
alla nie ); 10. S. Maria di Ser 
2 Edna (dirota); 1.88 laopo e cr 
stoforo d' Zmpiano ( esistente ); 12. Ospo- 
dale di S. Cataldo al Ponte di Valle di 
ruto ); 13. S. Pietro di Soppioro, ossia di 
Casannova (esistente ); 14. $. Giov. Bat- 


LATE 
Vitta a Montote (esistente ); 15. SS. Flora 
€ Lacilla alle Comie ( distratta ); 16. SL 
Maria a Valle (attualmente cappellauia 
aunessa alla prepositura di Laierima ); 
19. S. Pietro a Mondine ( esistente ). 
Attualmente sono rimaste suffraganee 
i Concorrenza 








Fr i pievani nom residenti a Lato 
riua accennerò un mes. Giov. Beltista 


pella di ripepaintà 
mella chiesa di S. Miniato al Monte del 
Re presso Firenze. 


Movimento della Popolazione della Passoccuta vi Lereuna 
. @ tre epoche diverse , divisa per famiglie. 





si Comunità di Leterina. —LI territorio 
lì questa comunità occupa una superficie 
dii 7003 quadr, dei quali circa 30 veno 





‘equi lenti a 33: abit. per egni 
jusdr. di suolo im 

com sci comunità. — Dal late 
di sett. ha di fronte il territorio della co- 
munità di Arezzo, a pertire dalla ripa de- 
stra dell'Arno fino alla strada che porta 
il nome di vecchia aretina, sl di la della 
quale subentra dal lato di sett. il terri- 
torio dei Zue comuni distrettuali di Le- 
terina, ossia di Castiglion. Fibeechi . Di 
Conserva cen eso, dope attravernato ii 
torrente Bregne, ci dirige verso pon. nei 





torr. Zereno, dove trova la Com. di Ter- 
masora Coe quent'ekima percorre pelle 
stessa direzione le Vitereta 
simo al terr. 4; uffi 
ITER A 

ini, e con esse dirigesi 
mell'Arno. Costà risontazido il corso del 
fimme cammina di comserva com il terri 
torio dei Cingue comuni di Val-d'Ambre 
sino a che al ponte sl Romito trmpessa 
selle ripe sinistra dell'Arno per correre 
contr’segue mel feno di Poggi. Quindi 
mediante una strade reiabile, € poscia per 
una pedonale si dirige verso ostro sulla 
via RL postale aretina , che percorre del 
pian di Pergine sino al fesso del Gen- 
scione. Costà sottentra la Com. di Ci vitella 


LATE 


rimonlando insieme per breve tratto il 
fosso preletto, e di li penetrando in 
quello di Zodola, piega con esso da ostro 
a scir. e quindi a lev. finchè ritorna in 
Arno col borro di Aimaggio. 

Fhai corsi d'acqua che altraversano il 
(erritorio comunilativo di Laterina, il 
iore di tutti è I’ Arno che gli, resta 
ti torr. Agna, che gli scor- 
poo. re il Zoreno ed il Bregna 
gli passano in mezzo, dirigendosi, il primo 
da sett. a ostro, e l’altro da grec. a lib. 

Due strade macsire traversano questa 
comunità: la Vecchia aretina che parle 
da Arezzo, e varcando l'Arno sul ponie a* 
Bariano, passa sotto il castello di Laterina 
i a quella detta Urbine» 
regia postale che lumbe 
le della stessa comunità. 
struttara del so0 ter. 
erale a due formazioni 


















talvolta si Sorano dispersi i carcami for 
sili di grandi mammiferi apparienuti a 
razze perdute. 
L''ossatura visibile dei poggi che stan 
no alle spalle di Laterina, come di quelli 
situati nel lato opposto di Val-d'Ambra al- 
la sinistra dell'Arno, consiste nella massi- 
ma parte in macigno stratificato. Il quale 
macigno, se a luoghi emerge da un tufo 
giallastro che lo ricuopre, altrove resta 
tuttora nascosto da un terreno di tra- 
sporto , sotto wa sabbione che costituisce 
il suolo coltivabile di quelle piagge. — Il 






POPOLAZIONE della Comunità 






LATE 664 


terreno terziario marino che preoedé que. 
sl'ultimo, e che deve aver ricoperto le 
rocce di grès antion e di calcareo compatto 
se non fu, come è supponibile, trascinato 
via dalle acque correnti , esso peraltro non 
comparisce come dovrebbe fra le due for- 
mazioni sopra enunciate. 

Di mezzo al lerreno superiore sgorgano 
di basso im alto Va ripa sinistra dell’ 
Arno varie polle di acque minerali solfo- 
rose ed acidale fredde, come sono quelle 
vicino al ponte al Romito , ed alla nave 
dell'Inferno.Taliacque furono analizzate, 
descritte e pubblicate nel 1827 dal chi- 
mico aretino Dott. Antonio Fabroni nella 
Storia ed analisi dell’ acqua ecidula.mi- 
merale di Montione e di varie altre di quel- 
le vicinanze. 

Ml clima di Laterina e del suo territo. 
rio è salubre e temperato; le produzioni 
del suolo varie e tutte squisite, fra le 

primeggiano i vini, i cereali, l'o- 
lio, i filugelli ec. 











La comunità di Laterina fu costituita 
dei cinque popoli che tattora conserva, 
quando ricevè la sua organizzazione eco. 
nomica col regolamento parziale dei 33 
maggio1774.—Essa mantiene un medico, 
uo chirargo e un maestro di scuola. — La 
polesteria di Laterina nel declinare del 





Registro. L'ingegnere di Circondario stà 
in Sun-Giovauni , la conservazione delle 
Ipoteche, e la Ruota in Arezzo. 


di Lureusa a tre epoche diverse. 









Nome dei Luoghi | Titolo delle Chiese 


-_.— +— 
e] 
Casimmora, già a 5 
Soppiore S.Pietro, Rettoria sis 
Impiano SS.Jacopo e Cristofano id. ni 
Larevu SS.Ippolito e Cassiano, gii 5% 
in Campavane, Pieve Fi 
Penna S. Lorenzo, Rettoria [i 
Vitereta S. Bastolomaseo, idem 44 

Teraz........ ».. Abitanti n.1153n. 138; 

ma 8 


062 LATT 

LATERINA (PORTA) — Ped. Sua. 

LATERONE (MONTE) — Med. Mon. 
m-Lamone. 

LATERRINE, o ave TERRINE (S. 
AGATA ) — Fed. Tuanns. 

LATICASTELLI nella Valle dell'Om- 
brone senese. — Villa che diede il titolo 
a un comusello nella parr. Com. e Giur. 
di Rapolano, Dice. di Arezzo, Comp. di 

na. 








Fa uno dei comuselli riuniti alla co- 
manità di Rapolano e cn regolamento spe- 
ciale dei a gii 

LATIGNANO nel Val-d'Arno pisano. — 
Gron borgata che du il nome slla sua 

rr. (S. Pietro) nel piviere, Com. e 
miete fr or ostro-.ir. di Cascina, Dioc. 





Cela in ana bassa pianura fra il rio 
di Possale, 0 Fosso Ar sonico, e la Fossa 
nuova, lango lo stradone che da Cascina 
dirigcoi pes Cello di vajano a Ponsacco. 
La parroccuia di S. Pietro a Latignano 
nel 1833 cootava g8a abit. 
LATRIANO. — Zed. Tatana e Turano. 
LATRONE (MONTE) — Fed. Moxre- 


mons. 

LATTAJA, e MONTE-LATTAJA nella 
grossetana Maremma. — Ca:tellare, ossia 
casa territa, che ha dato il titolo ad un 
un'antica pieve, attual- 
S. Andrea a 


















nigi alb. di Roccastrada, Dioe. e Comp. 
i 





Porta poi il nome di Monte-Lattaja vua 
piccola eminenza coperta di ulivi e di vi- 
gue con casa di campagna fiancheggiata 
a pos. dal rio dei aj, el a lev. dal bor- 

ro Bandinella \ributario del torr. Fosse, 
fra Stieciano, Monte-Messi, Monte Pescali 
€ Roccastrada, mentre quasi un miglio 
discosto dal Monte Latsaja trovasi il luo- 


(o di Lattaja che diede il nome alla sua. 


chiesa plebana già da un secolo profanata 
€ dirata. 
n Cast di Lettaja nei noli trascorsi fe 


ebitato da villici, da servi e da padroni; e 
costà nella baronale torre di Laitaja le 
memorie superstiti hanno segnalato, all 





anno 973, un conte Ridolfo nato da altro lunq 


nome Gherardo che fu conte del 
lia, mentre un altro docu- 
mento ne avvisa, che all'anno 89 risie- 
deva nello stesso Cast. di Lattaja una con- 





LATT 


tesa Ermengarda vedova del marchese 
Lamberto d' lidebrando. 

Sono due perpamene pervenute nell’ 
Arch. Dipl. Fior. dalla badia di Mutua- 
mia"1, nella prima delle quali fu scritto 
un istrumento di compra e vemdlita di due 
peri i terra con una vigna posti nel ter- 

di Campagnatico, che un tal Gen 
nari del fa Amalperto alienò per il prezzo 
di venti soldi al conte Ridello figlio di 
Gherardo che fa conte «lel Palazzo. — Fat- 
to in luogo lo Lariaria nella Tor- 
re. — Rogò Giovanni muaro dell Ipo 
ratore. 

Con l'altro istrumento del 19 aprile 
989, celebrato paririente in Zaftarie dallo 
stesso notaro Giovanni, Ermengarda fi 

ia del conte Ranieri, e vedura di Lam 

d'Ildebrando che fu marchese, dopo 
avere sollo suo vero giorno, per ‘rogito del 
medesimo notaro imperiale, ricomprato 
per diecimila lire 45 corti e castelli alie 
nati nel 973 dal suo marito, nel prevletto 
dì 17 aprile 989, col consenso di Oherto 
suo mondualdo, vendè per il prezzo di 
i a Guptardo prete figliv di Wal. 
età di una casa massari 
sia podere con sue atlinenze, posta mei 
contìni di Galliano. — Fed. Camracnan- 
co e Gattsano nella Valle dell' Ombrone 
senese. 

A qual prosapia appartenesse il primo 
ignore di Lat- 
residente co- 
stà 16 anni dopo, non è qui luogo a discu- 
terlo; dirò bensì che il castello, il monte 
€ la corte di Lattaja tre secoli dopo era 
signoria dei conti Pannocchieschi , sicce- 
me fra gli altri lo dimostra rn istrumento 
del so marzo 1321, col quale la nobil 
donna Necchina figlia del conte Bonifazie 
di Travale e ie lasciata da Guccio di 



















tignoria che questi avere per la sesta 
castello e corte di Ravi e nel 
Gatello è corte di Lattaja, a condizione 
che il Comune di M 
difendere i raccomandati pupilli da qua- 
insalto. ( Asca. Dirt. Str. Carte 
della città di Messa ) 

Ja quanto alla pieve di Lattaja esca 
ino dal secolo XII, siccome lo 
il Pont. Clemente III nella bol- 

















LAVA 


la del 1188, con la quale confermava al 
vescovo di to fra le altre chiese an. 
che la battesimale di Zasraria con i suoi 
beni, decime e distretto. doro 
Essa pieve fu tra quelle soppresse 
entrato il secolo XVIII, allorchè il suo 
territorio fa diviso fra la cura di Monte 
Massi e quella di Sticciano. 
AUnalmente il cadente palazzo, ossia 
la casa-torrita di Lettaja con i terreni 
annessi appartiene ai marchesi Zondada- 
ri, mentre il Monte-Lattaja con le coltiva. 
zioni intorno spetta ai Brancadori, altra 
lia senese. 
La pieve di Lattaja nel 1640 era ri. 
dolta a sette poderi con soli 25 abit. 
LAVACCHIO (Zavecium ) nella valle. 














Risiede alla destra della fiumana del 
Frigido valla pendice meridionale del 
mente Bruciana fra le selve dei castagni 
«sopra vaghi terrazzi piantati a vigueti 
dirimpetto al lido del mare. 

Diversi luoghi in Toscana ehbero e 
conservano tuttora il nome di Zarecchi, 
® Lovacchio, sebbene tatti siano stati sem- 
illate di poca considerazione. 

Sono fra questi uu Zereschio di Ce- 
stelvecchio nel Barghigiano , forse quel 
Zosaclo, posto in loco Corsania (o Corse 
ma), che fu rammentato in una membrana 
dell'Arch. Arciv. di Lucca dell’ 853 (24 
agosto). Un Zavacchi 
inferiore, cai appella an altro istrumento 
dell'898 (9 maggio) entrambi licati 
melT.V, P.II delle Mem. iste 
va enaliro luogo di Zevecchio nella Com. 
di Sesto presso Firenze; ano in quella di 
Pelayo sopra il Pontassieve; uno nei monti 









di Cantagello; uno nel piviere dì Cintoja  pella 


in Val di Greve; uno nell'Zsola dell'El- 
ba, comunità di Marciana; e finalmente 
un Luvacchio, ora Lecaggio Rosso nelle 

i di Lunigianh. Forse a questo ul. 
Fani piuttosto ‘che al Zevecchio del Fri- 
gido appellava quella corte di Zoroclum 
rammentala in un privilegio di ite. 
me I spedito nel 963 ai vescovi di Luni; 
tanto più che il villaggio di Zavaggio 
Rosse dia tuttora il titolo a una popola-. 




















tti L 
LAVAJANO VECCHIO x NUOVO ia 
Val.d'Era. — Due villate che diedero il 
nome a due popoli (S. Michele di Ze- 
vajano vecchio e S. Martino di Levajeno 
nuoro) riuniti alla perr. di S, Lorenzo a 
Gello di Lavajano sottoposti anticemente 
alla distrutta pieve di Triana, attualmente 
son di Fonmoco lla Com. Giur. e 
irea migl. 34 a lib. di Pontedera, Dioc. 
di Seofinisto, già di Lecca, Comp. di 
isa. 
Trovavansi entrambe queste villate a 
pù dell'estrema base delle colline pisane 
fra Lari, Ponsacco e Ceuaja, in mezzo a 
una pianura già stata fondo di pedale, 
chiamato tuttora del Pescale, pedule che 


le torbe delle mperiori colline depositate 
:. dalle»equede) Fhrso Zenone edella For. 


0-Nuova hanno di secole in secolo visio- 
Fra le memorie più antiche di Zeva- 
jano e del suo Agello, cuis Gollo, citerò 
un contralto dei 24 nov. 880, cel quale 
Gberardo recore di Luoca allivellò una 
cata padronale con certe e podere annes. 
Îs, posta in loco ubi dicitar ja 
prope dgello,!a qual casa era di inenza 
[oh RETTA ein 
soccann, Mem. Zucck. T. V. P. IL) 
Havvi on'altra carta dell'anno 986, ma 
questa riferisce più specialmente s una di- 
strutta pieve della Dioc. lucchese, detta a 
Laviano, talvolta a Zavajeno, 00 Lorano. 
Forse anche alla stessa perdata pieve ap- 
pile una permata fatta mel rarg tra 
abate e monaci della badia di Serena e 
il Vesc. di Lucca, quando questo a 114 
rinunziò alcane piene erge 
Lariano, 0 Lovajano, a Mente-Castel- 


lo, ec. 
È per me dubbio ancora, se debba ap- 
ì castello e borgo di Zerajeno 








veniva del castello 6 borgo di Lovejano 
col sue distreito e cen tatto ciò che lo 
stesso Gualfredo temeva a titolo di pegno 
nella corte di Strido, nel castello e di- 


664 LAVA 
stretto di Monte-Vaso ec. { Menar. Anf. 
M. Aevi T. II). 

Nè tampoco io credo che tratti del La- 
vajano di P..nsacco una pergamena dell' 
Areb. Arc. di Lucca dell’anno 731, re- 
lativa alla dotazione di una chiesa sotto 
il titolo di S. Meria fondata in Zaveria- 
; mentre ana nola scritta a tergo della 
carla con caralteri del secolo XI o XII, 
porta la seguente 
nee in S. Maria de la 
indi giova piuttosto per la chiesa 
di S. Maria a Jajano o sila Pajana dell 
antico piviere di Montopoli, già di Mu- 
sciano, alla qual chiesa riferiscono molti 
altri documenti del medio evo. — Med. 
Fincwraso e Patsaro di Montopoli. 

AI Lavajano di Ponsacco appellano 
bensi le Cronache pisane all'anno 1369 
(stile comune ), allorchè costà in Lavajano 
quel governo fece edificare una specie di 
rocca con fossi intorno e ponte levatojo. 
La qual rocca fu combattuta, presa ed 
atterrata dall’oste fiorentina pochi anni 
dopo (1388). —( Munar. Monum. Pir. in 
R. Ital. Scripr.T. XV.) 

I popolo di Lavajano si sottomesse e 

giuramento di fedeltà alla Rep. 
























restò 
fior. sotto li 10 nov. 1406, e nell'alto me. 
desimo farono concesse alcune capitola» 
zioni a quel comunello insieme s1 popolo 
mo) 






di Perignano. (Rironx 

Portò il cognome di 
tria un distinto diplomatico 
Gasparri di Zavajano, i di 
nel 1406 frattarono a Giotani 
corti per oltenere dalla Signoria di Fi- 
renze nn largo partito all'occasione dela 
resa della citta di Pisa stretta da fame 
per lungo assedio. — Ved. Gato m Lu- 


vazino, 

LAVAJANO'GELLO pr).—Ped.Griso 
pi Lavasaso. 

La.Vasaso, Lar ano, 0 Larraro (Pre. 
#2 01) nel Vai-d'Arno inferiore. — Pieve 
distrutta fino dal secnlo XIII e traslatata 
fn Monte-Castello, nella Com. Giur.e cir- 
a 3! a lev. di Pontedera, Dioe. di 
Sen. to, una volta di Luera, Comp. 
di Pim. 


11 luogo di Zeveno, 0 Zevieno, da cui 
il vocabolo l'antica chiesa bettesi- 











male di S. Maria e S. Giovan Battista, bo Loca: 


molivo di credere che esistesse presso la 
sponda sinistra dell'Arno fra il tore. Ce 


LAZZ 


cinella e Castel del Bosco, in una palustre 
pianura da luaga mano colmata e ridotta 
a poderi della fattoria di Varramista con 
praterie designate tuttora coll’ origiuaria 
denominazione di Prata della ojane, 
siccome fa già indicato all'Art. Zuco pr 
Laraso 0 di Lararaso. 

Fra i più antichi docamenti che ram- 
menlino cotesta pieve, harvene uno 
to in Lucca nell’anno 968, col quale it 
vescoro Adalongo , aruto il consenso dal 
suo capitolo , investì il chierico Garsone 
della pieve di S. Maria e 8. Gio. Battista 
di Laviano. (Ance. Anciv. ni Lucca ). 

Concorre eziandio a far riconoscere l’u- 
bicazione di cotesta perduta chiesa battesi- 
male un altro istramento della stessa pro- 
venienza, dato in Lucca nel 986; mercà 
cui il nobile lucchese Guido del fu Ten- 
degrimoricerè a livello da T. imo 
vescoro di Lucca alcuni terreni apparte. 
nenti alla pieve di S. Gervasio, i quali 
erano situati presso il casale di S. Ger- 
vasio, ed i 


rizie poste in loco Zaviano ie 
Lasi prope finvio 


Forse a questo stesso luogo di Zevigno 
riferince, come ho già detto, un contratto 
del 1119, col quale seguì una permota 
di beni, fra il Vesc. di Lucca € l'abate del 
Non. di S. Maria di Serena presso Chiu- 
sdino, Monte-Castello, a Colle 
Careli a Capannoli, nel /uoge 


















i, a Forcol 


. di Zaviano, e altrove. 


La pieve di Laviano nel 1260 avera 
una sola chiesa succursale, dedicata a S. 
Remigio nella vallecola appellata Mami. 
sta, vallecola che col progredire dell'età 
per contrazione si disse Valramista ed 
ora di Verramista, nome della villa rma- 
gnifica del marchese Gino Capponi di Fi- 
rente posta su piccolo tumulo alla si. 
nistra del torr. Cecinella e della strada 
R. postale che guida a Pisa. — Yed. Mos- 

stento, Pasero (8. Mara 4), Van- 
namstA. 

Lurart, e Larano. — Ved. Arava, 
LaVasano e Loco pr Laramo. 

LAVELLO nella Valle del Montone in 
Romagna. — Ped. Avato. 

LAVENZA. — Ped. Avena. 

LAZZARO (S.)a LUCARDO.— Ped 








ao. 
— a LUNI in Val-di-Magra. — Pie 
cola borgta che conserva il nome di va 


LECC 


amtico ospedale di lebbrosi situato sulla 
strada R. postale di Genova viciuo al Por 
tone di Caniparola, nel lo, Com. e 
quasi due migl. a lib. di Castel-Nuovo di 
Magra, Mandamento e Dioc. di Serzana, 
Regno Sardo. 

La borgata con la chiesa di S. Lazzaro 
esiste alla base meridionale del poggio di 
Castel-Nuovo di Magra, (ra i campi dove 
fe Luni e la città di Sarzana, un migl. 





luoghi, ed anche alcuni 
pbi di città, conser 
taro; quasi sempre indizio che ivi 
no degli ospedali per lebbrosi, i quali a 
tewore degli statuti municipali solevano 
edificarsi e tenersi un miglio lungi 
dalla città, quando quella immonda ma- 
fattia catanes non era ancora estirpata 
dalla classe dei povi 
la propagarono per l° Ita 
spedale di S. Lazzaro presso Pontremoli, 
quello di S. Lazzaro fuori della porta Ro- 
mana a Siena, il S. Lazzaro fuori di Porta 
ai Sel i Volterra, il S. Lazzaro alle For- 





















nasci di Porla a Lucca fuori di Pistoja ec. 
LAZZERETTO di S. Jacopo, di S. Leo- 
puee di S. Rocco a Livorno. — Fed. 


Teaso. 
LAZZERETTO »i VARIGNARO. — 
Ped. Vizienaro nel Golfo della Spezia. 
LECCETO ( ERENO e CONVENTO 





amche di Fcirieraro, uella Com. delle 
Mane di Città, Giur. Dioc. e Comp. di 
Siena, da cui Lecceto è distante quasi 5 
migl. a pon. 

igne convento che fa sede 
principale, e che diede il nome alla cone 
degli Eremiti Ago- 
fianco orientale del 
Moaie-Maggio sopra un terreno calcareo. 
cavernoso, ed in mezzoa una folta oscura 
selva di lecci, che portò il distintivo del 
Zago da un subiscente pro:ciugato Lago 
fiuo al cadere del secolo XVIII esistito 
nel Pian di Rosìa. 

Quantunque alcuni scrittori abbiano 
@pinato, che la fondazione dell'Eremo di 
Lecceto risalga all'epoca remota di S. Ago- 
stino, ciò nonostante non si è Irovato in 
un documento che pos. 


3. Con esso 





















LECC 665 


conte Uguecione figlio del fu C. Ar. 
dingo della cusa Ardenghesca donò alcu- 
ni soci terreni, vigne e selve alla chiesa 
di S. Leonardo posta nella Selva del La- 
gel 1a dove per altro non apparisce che al- 
lesse alcun claustro, o riunione 
br frati romiti. 

Riedificata poco lungi di là una nuova 
chiesa nel principio del secolo XII, fu 
questa consacrata, nel maggio del 1202, 
da Buono Vesc. di Siena, che la dedicò 
a S. Salvatore, alla B. V. Naria, ed a 
S. Benedetto, frattanto che l'altra di 
Leonardo alla Selva del Lago convei 
vasi un Eremo sotto la regola di S. 
Agostino. 

Tafatti mediante due contratti del so 
febb. e 29 agosto dello stesso snno 1233 
il prete Giovanni priore della chiesa di 
S. Leonanito alla Selva del Lago fece due 
permute di beni immobili col cedere al- 
cune terre che il suo eremo possedeva nel 
vicino Piano di Arnano, e in luogo de- 
nominato Campo al Lago. 

Comecchè la chiesa con il convento di 
S. Salvatore a Leoceto fosse distinta da 
quella di S. Leonardo, e preseduta da 
persona religiosa diversa da quella dell'al- 
ciò non ostante enirambi i 

portarono il titolo di Zecceto, os 
sia della Selva del Zago. 
fra gli altri 
fatto nel 
tignano li g nov. 





















93, col quale frate 
Ugo del fu Ranieri, come sindaco degli 
Eremiti Agostiniani di S Salvatore di 
Faltignano della Selva del Lago, di 
Zeomardo della detta Selva, e degli Ere 
miti del poggio di $. Agata a Siena, 
diede a lavorare per la metà dei pro- 
doiti un podere posto nella contrada di 
Arnano e della Selva del Lago, comunità 
di Pastina di proprietà dei ire suuno- 
minati conventi di Eremitani. 

Ciò non ostante il convento maggiore 
€ la casa generalizia della congregazione 
Leecetana era a S. Leonardo di Lecceto. 
Que:to fu in parie.edificato nel 1330 
da un Fr. Giova: Incontri, indi 
a spese degli stessi claustrali circondato di 
mura, di torri e di altre fortificazioni per 
ripararlo dalle incursioni dei fworuscili e 
dalle compaguie di masnade, che in quell’ 
età solerano andare frequentemente a gi- 
reai. 











068 LECC 





una porzione di selva 
fortilizio dei frati di $. 
elva del che il Co 
mune di Sicua diede ad enfilensi e quei 
religiosi Eremi i 
L' Eremo della Selva del Lago fu più 
di una volta visitato da S. Caterina da 
Siena, e varie sue lettere sono dirette a fr. 
Guglielmo da Lecceio. Anche S. Bernar- 
dino coa molti altri preclari 
rarono questo siesso eremo, 
nel 1387 capo d'Ordiue. Pi; tardi S. Pio 
V celebrò la messa in una di quelle cap 
pelle che poscia gli fu dedica 
Nel 1642 nel vasto locale del convento 
diS. Leosardo a Lecceto fu accolto in espi- 
zio con la sua corte il Pont. Eugenio IV, 

















sitarono questo celebratissimo clausiro, 

Ta quanto alla Selva del Leo 7 
documenti, oltre quelli poco sopra 
provano che fino dal secolo XIII pa ap 
parteneva al Comuue di Siena, dal quale, 
almeno in parle, venne concessa a titolo 
di enfilensi alli stesi Eremitani, siccome 
lo dimostrano varii provvedimenti della 
Signoria di Siena sito gli anni 1306, 
1as1, 1949, 19 1258, 1266, 1291, 
mor € 1306, tutti relativi alla sorveglian- 

na e lavori richiesti per la conservazione 
della Selva del Lago. ( Ance. Don. Sx. 
Kelefe vecchio ). 

Nel 1433 al convento di Leccsto faro. 
no ammensati tutti i beni dell’eremo di 
S. Maria di Montespecchi per trovarsi ne- 
so allora quasi diruto, Nel 1514 di be 
mitani di Lecceto sumentareno le loro 
rendite mediante due contratti di compra 
fatta nel 13 ottobre dal magnate Borghese 
del fu Pandolfo Petrucci di una selva 
dell'estensione di 72 stiora, e di alcuni 

i di terra, il tutto situato nelle Masse 
di Città. (Asca. Dre. Fioa. Carte di $. 
« Lecceto). 

Malgra:o la sua isolata e selvesa situa. 
sione, malgrado la santità del Imogo che 
conla una trentina di besti , pure l' Ero 
mo di Leuceto mon fu escate da alcune 
Visite incomode e devastatrici. Tale sem- 
bra che fosse quella dei 17 merte 1554 
fatta dalle treppe teutonico-spegnuele che 

















LECC 
misera a rabe mche colesto pecifico asilo. 
L'Ecemo di S. Salvatore della Selva 
del Lago fu abolito nel 1783. 
II grandioso convento di S. topo 





epistolae i 
nel 1614 dal Restichino; quella dell'al- 
lare contiguo è epera fatta nel 1630 dal 
Petrazzi, Vi si trova anche un S. Pietro 
di Raffaello Vanni. 

Nella sagrestia erano quadri di sommo 
pregio che vedonsi attualmente mella rac- 
colta alle Belle arti in Siena , fra i i quali 
la bellissima Natività del 
doma. L'affresco del refettorio e tuto 
“da Appolionio Nassini, la Smeritane è 
pittara del Salimbeni. 
uoti, Cenni storico-artistici ST Siena e 
de’ suburbj ). 

LECCETO, 0 LIOCETO nel Val-d'Ar 
no sotto Fireaze. — Convento che fa di 
frati Domenicani Gavolti cui tut 
tora il locale bei L'oratorio de Taco. 
po e Filip] di S. Martino a 

EA ponga della Lastra a 
Signa, Dioc. e Comp. di Firenze. 

Siede presso le sommità dei poggi che 
stendonsi da quelli della A al Mak 
mantile, una volia coperti di Zecci, da 
cui prese il nome cotesta località, situsta 
circa 388 br. sopra il livello del mare 
Mediterraneo, 

Era in origine un piccolo romilorie 
con chiesa dedicata a S. Maria, che la popo- 
Inzione di lendi con il consense del- 
la Signoria di Firenze, nell'aprile del 
1470, douò ai frati di S. Marce di Firenze 
dell'ordine dei Predicatori con l'obbligo 
di un annuo tribato alla loro comunità, 
consistente in usa libbra di cora, a titole 
di ricaguizione di dominio. 

Tentio il romitoriequanto la chiesa fe 
mne ampliati e riedificati, fra il 1475 e 
1478, per elargità di Filippo di Matteo 
Strozzi, il quale va Costà vasta te- 
nota con la villa delle Se/ve; e lo stone 
benefattore son atte di ullima volootà, re- 
gato li 14 maggio 1494, lasciò alla chiese 
di S. Naria di Lecceto tsnte terre per il 
Valore di Soe fiorini d'ore, a condizione 
di fare ogni anno le festa dei 85, Filippo 





LECC 


e lacopo, ai quali due apostoli nel 1587 
fu consacrata la chiesa attuale. 
LECCHI {MONTE LUCO a) o a LEG. 
CHIO nell: Va’ superiore dell’ À. 
Cas. gia castello posto sul risalto di un 
poggio che ha dato il vocabolo a due 
chiese parr. ( S. Martino e S. Michele ), 
nc! piviere di S. Marcellino, Com. di 














comunità di Gajole nel Chianti alto, sul 
coafine dell'aulico contado fiorentino con 





mezzo ue fortilizii, ora palazzi signorili, 
Brolio e Cacchiano: voglio dire il Monte 
Luco a Lecchi, ed il Monte Luco della 
Berardenga, Sicde quest'ultimo sulla 
uma del Nunte Benichi, 4 
Gajo'e, già descritto Beranvexsa 
( Mosrz-Luco pista ). — L'altro Afonte 
Luco a Lecchi è situato circa 3 migl. a lib. 
di Gejole iu un poggio bagnato a le 
torr. Massellone , ed " poo. dal fosso 
Paterno o di S. Giusto in Salcio, tatti 
tributarii superiori del fiume Arbia. 

Un lodo proferito in Poggibonsi dagli 
avbitri, cel giugno dell'anno 1203, per 
cons di coufini territoriali fra il coutado 
fioreatino e quello senese, rammenta il 
Monte Luco della Berardenga sì pari del 
Monte Luco a Lecchio per essere entram- 
bi citmati sulla linea di iemsarcazione dei 
sesmominati contadi. La quale linea fu 
tracciata od pedem Myntem Luci de Be- 

his usque ad Petram Grossam, 
mentre l'altro Monte Luco trovasi 
gato dalla parte più occident. del Chian- 
ti, rimontando da Paterno usgue ad fos- 
satum Montis Luc: ad Lecchium , et per 
Montem Lucum de Lech, Laciguanam, 
villam de Lerginino , Ci cte. 

























Più tardi Monte-Luco a Lecchio diven. 
ne signoria della magnatiria famiglia de 
Ricasoli, ai quali apperteneva, poni 














LECC 667 


Mosè, abate del Mon di Coltibrnno, con 
istrumento rogato i Siena nella piazza di 
S. Cristofano, li 8 dic, 1182, col cvasenso 
dei suoi monaci riavnziò a quanto posse- 
deva in Monte-Luco a Lecchio a favore 
di Drudol» figlio di Ruggiero da Cac- 
chiano. — Con altro contratto fatto pure 
in Siena li 6 genn tigri nella casa dei 
figli di Mal- volte Ruggiero di Sasso as- 
senò a donna 

















parte della Torre di 'Monte-Luco a L'occhio 
con delle terre poste intorno a detta lor. 
Che infatti il sunnominato Dioti- 


lo dimostra un aito celebrato li 4 ot- 
tobre 1229 nel palazzo del Comune a 
Firenze, col quale Giovanni di Boccaccio 
potestà della citta medesima promise a 
Guarnellotto da Tornano . e a Diotisal 
da Cacchiuno e suoi consorti di restituire 
loro le torri del castello di Monte-Luco 
terminata che fosse la guerra tra i Senesi 
ed i Fiorentini. — (Ance. Dirt. Fion. 
Carte del Mon. di Fallombrosa ). 
Molti altri documenti della stessa pro- 
venienza parlano di questo loogo e dei 
loro signori; fra i quali uno dei 28 marzo 
1240 riguardante la vendita (atta in Sie. 
na a favore di Drudolo di Diotisalvi da 
Cacchiuno di una casa con orto e tre per- 
zi di terra posti a Moate-Luco a Lecchio, 
nei confini del fossato di Ricavoe di quel 
lo del Massellone, fin dove si estemlera 
la strada che guida per il Mo::re-Zuco a 
Leechio alla pieve SPS: Polo Lo prova 
l'elezione del castellano della torredi Mon- 
te-Luco a Lecchio fatta li 3: dic. 1245 
nella persona del suddetto ibrudolo da di- 
versi nobili da Ricasoli cousorti e condo 
sini dello stesso luogo; lo dichiara un 
istrumento dei 20 luglio 198;, col q. 
Salvi Druitolo da 














elemosina perpetuo di live sei l'anno a 
favore dei poveri delle pi 
rocchie di S. Lucia Oltrarno e di S. N 
renze; nella prima delle qua 
‘hie egli aveva contratto matrimo- 
nio e nell'altra fissato il suo domicilio, 
mentre nell'atto medesimo assegnò una 
rendita di soldi 30 l'anno alle chiese di 
S. Martino a Monte-Luco a Lecchiv e a 
quelle di S. Lorenzo « Ama e di S. Mar. 
cellino in Chianti. Lo afiermi eziondio 









688 LECC 


Lori di beni posti a Monse-Zuco 
@ Zecchio, fatta nel castello medesimo li 
EE; aprile 1289, tra Mem. Drasolo del fa 
Rinaldo del fu Ranieri da 





polo di Mess. Salvi di Drudolo da Aoate. 
Luco a Lecchie confermò per 39 anni il 
fitto di un suo re poste nel to 
ds Loren Piane Pr dere 





nti, e Caccrraro. 
Havvi pere fra le stesse membrane del- 
la Vallomi un’ istramento che nomi. 


ma un curatore legale, fatto in Firenze li 
3 febb. 1303 per interesse di Pollo e di 
Ci ratll e figli pupiltidi Mew. Ciom- 
polo di Mess Sai Monte-Luco a Lec- 
chio;stautechè il predetto Ciampolo a vera 
abbandonato il mondo e si era vestito 
frate col nome di fra Domenice nel con- 
vento dei Domenicani di Siena, — Ped. 
Darvor. 

I nominati due fratelli Cione e Volto, 
essendo mancato ai vivi fr. Domenico, al 
secolo Mess. Ciampolo loro padre, con 
atto pabblico dei 23 aprile 1314, asse. 
guarono la dote a donne Geena loro so 
rella, proziessa i Tegghia figlio 
di Zono del fu Gentile de' Ritiri 
di Firenze. La qual dote fu costituita in 
um podere € terre vilale, posto il tutto 
nel popolo di S. Mertino « Ceci 

Finalmente ne icombe qui rammen- 
tare una scrittura del a sett 1331 rela. 
tiva al pagamento di Lire 3ose fatte nel 
popolo di S. Michele di Monte-Luco a 
Lecchio da Giovanni del fa Cione di 
Ciampolo di Salvi solvente per il def’ 
to seo padre nelle mani di Cino Nelli 
del del pope di di S. Simone di Firenze, che 

ualitò di rappresentante 


















pos Latini del popolo 
di S. Maria Maggiore di detta città. — 
Vel. asta Loco. 


La per. di S. Martino di Monte-Laco 
a Lecchio, o a Lecchi con l'annemo di S. 
Michele mel 1833 contava 317 abit. 

LECCHI (S. MARU a) in Vald'El. 
sa. — Ces con ch. perr. ( £. Maria de 
Lecchis, cusia de deckis) mell'aniico pi. 
Viere di S. Agnem in Chieti, giù è 
Felcione , Cola. Giur: o quasi 4 Mmigl. a 
scir. di Poggibonsi, Diec. di Colle, una 
volta di Siena, Comp. senese. 


. della badia di S. Salvatore 


LECC 

Siede sopra una piaggia dei monti oc 

cideutali del Chianti, Ila destra del torr. 

Staggia e circa un a sett. del ca- 
stello di questo sesto nome. 

Era una delle chiese di giu: 





dronsie 
11° Isola, 
sebbene dal Pont. Bonifazio IX nel 1339 
fosse stata dala in benefizio ad un chie. 
rico fiorentino, siccome lo dà a conoscere 
fea gli altri un atto pubblico degli 8 nov. 
t40r, col quale quel beneficiato pontificio 
rinunziò la rettoria di S. Maria a Lecchi 












di con breve dei 25 agosto 1469 coa. 
ferì al prete Lolovico di Bernardo fiore. 
tino la ch. parr. Maria a Lecchi, 
per quanto ivi si ri essere di pei 
tinenza del Mon. di S. Salvatore dell'Lole. 

Alla soppressione della testè citata be- 








pit entrarono al dei beni e al 
to delle chiese di detta badia, 
frecusci di S. Eugenio sì Monastero, è 





più tardi i Camsineai di Siena. 
La perr. di S.Maria a Lecchi nel 1833 
contorte. 183 abit. 
LECCHIO, o LECCHI (S. MARTI. 
NO 1).— Ped. Leccn ( Morr:-Loco 2). 
LECCIA nella Valle della Cornia. — 
Cos. già Cast. che di il titolo alla chiem 
pr di S. Bartolomeo, un di suffraganea 
Ila distrutta pieve a Morhe, nella Com. 
Giur. e circa 12 migl. a estro delle Po 
marance, Dioc. di Volterra, Comp. di Pisa. 
È situato sul dorso occidentale del mon- 
te che separa la vallecola della Cornia dal- 
la Val.di-Cecina, presso all’estreme peo- 
dici meridionali dei poggi che stendonsi 
da Serazzano sino alla riva destra del 
fiume Cornia, fre cupe selre di sugheri 
€ di lecci, che gli diedero il titolo, e pe 
colungi dai Bulicami o Lazoni di Lee- 
cia descriti da Paolo Merela nella sua 
Epi it fia, e da noi accennati all dirt. 


DI 
L'istoria di questa biconca trovasi col- 
legata non solamente con quella di Vol. 
terra e dei suoi vescovi, ma ancora de’ 
costi Panpocchieschi e di altri illustri 
magnati della Maremma volierrana. 
prima a comparire signora 
ato castello di Leocia è nna contessa Gisle di 
vedova di un conte Ridelfo, nato da Ugo, 
ch'esso pere fu conte. La qual donna . 
mentre nel so genn. 1105 risiedeva mel 











vena pertila 
di terreni situati in Cefeggio, in Aeyse 
Albole, cea altro porzioni di terre poste 
im Wecchiena, e nel leogo denominate 
Gordeana. — Vel. Buon Verucomensi, 
e Goavo ses Re' in Valdi Cornia. 
Anche nel cast. di Leccia i monaci di 
Monte-Venli acquistarono una sesta per 
te di giurisdizione, siccome apparisco da 
un breve spedito dal Pont. Alessandro IMI 
nai trmugfio 1136 favore della nomi- 





ni tudo della Loccia trovasi quindi 
annoverato tra quelli dati in fesdo al 
Vesc. di Volterra Ildebrando Paenocchie- 
schi mediante un largo privilegio di Ar- 
rigo VI, nel tempo in Li viver limp. nesi 

Federigo I di lui pedre (sano 1186). 

E quantuaque l'alto decainio del Cast. 
di Leccia venime reclamato dal Comune 
di Volterra, cui nel 1204 e di nuore ne deu! 
gli amni 1252, 1354 e 1356 i suoi abitanti 
insieme con quelli dei casteetti limi 
trofi del Samo e di Seraszano giurarono 
fedeltà, pure alcuni vescovi di Volterra 
non mancarqno di reclamare sopra di quel- 
li dei diritii teziporali. 

Infatti esiste tuttora la scrittara di un 
trattato fra il Comune di Volterra da 
parte ed il Vescovo Alberto dall'altra, sti 
palato acì DENTATE e i oli di 











zano, Leccia e Sasso. — Fra le diverse 
comunità del distretto Voll 
ma degli statati di quella città, desoritte 
e allirete nei 1388, trovasi impostata quel- 
la del cast. di Leccia per lire 3800 d'im- 
posizione di fondiaria. (Asca. Dart. Fioe. 
Carte delle Comunità di Volterra. — Ce 
ua, Notizie Iter. di Volterra). 
Già all'Art. Consrs, castello, fa avver- 
tito, kr il territorio comunitativo di 
di Leccia confinara con il distrut- 
to cast. di Cornia mediznie il corso del 
fiume omonimo. 
Finalmente nel 131g,sottoli 24 di no- 
concorda 


di questa città per togliere di messo le 
Iunghe controversie esistite fra i presidi 
vai . 


LECC 609 


della chiesa volterrana ed i rappresca. 
tanti del Comune a cagione di giuri 

sione lemparale calle casella dello Atipo: 
merence , di Monte-Certoli , di Serazia- 
ne, della Leccia, e del Sarso con le loro 














dadi i distrettuali medesimi tornarono 
a prestare giuramento di fedeltà dopo la 
Firenze del 


cacciata da Doca di Atene 
(anno 1343), quando i XIV reggitori 
della repubblica fiorentina restituirono al 
Comune di Volterra la sua pristina liber- 
tà. (loc. cit.) — Wed. Vorrama. 
La parr. di S. Bartolommeo a Leccia 
nel 1833 noverava 169 abit. 
Frane nei Monti livoc- 
i Vil rile di casa Sproni nel- 
Papi di Selvizno, Com. Giar. e Dioe. 
di Livorno, Comp. di Pisa. 
È situata sulle estreme pendici occi. 
deutali dei Monti livornesi fra lu strada 
maestra di Salviano per Val Benedetta c 
le spiaggia dell'Ardenza. 
Vari documenti pisani sppelano que 








a 
sto luogo di Zeccia, dove ebbero podere i 
canonici della cattedrale di Pisa, comc 
apparisce da una bolla ad essi dirt dl 
Pont Adriano È IV li g giugno 1156. 





Tuiti i Santi di Pisa celebrato nella chi 
na di quel mon. li 6 sett. 1360 (stile 











Oliveto, di Salviamo, di Leccio, di Tre- 
o e di Plescieno, contro l'annuo fitto 
staja 54 di grava, e lire 19 di deuari 

.— (Ance. Der. Fion. Carte di S. 


alla Rivolta). 
LECCIA x MILIANO in Val-di-Tora. 
— Due gas. riuniti in na antico comu- 





nello rr diede il titolo ad una distrutta 












Pa Con: "i Pi 
'Sono attualmente due poderi di questo 
85 


ce LECC 
nome tri im ea pianera fra il 
Sasso di Crespina e il fiumicello Zsoia. 
AMa pieve di Leccio, osia di Miliano, 
appellano varie pergamene dell'Arch. Ar- 
civ. di Lucca, alcune delle quali sono state 
pubblicate nel temo quario (P.I e IL.) 
delle Memorie per servire alla storia luc- 
chese. Fra le altre mi giova citarne una del 
998 relativa all'ordine di presbiterato da- 
t0 da Adalengo Vese. di Lucca ad Alberi- 
ce diacono figlio del fa Ropperio appel- 





Battista e Pietro di Miliano. — La stessa 
pieve è rammentata nel trattato di 

stabilito mel 1175 fra i Pisa edi Lee. 
chesi, allorchè vennero restitaite alla cat- 
tedrale di Lacca le pievi della sua diocesi 
peste nelle Colline pis ine, e segnatamente 
quelle di Miliano e Loocis, ripelle 
€ di Triana. Rella visita diocesana, fatta 
nel 1383 da Giovamai vicario di Antonio 
vescovo di Lecca, fu avvertito, che il pie- 
vano della pieve di Leccia, o di Miliano, 
mon risiedeva che soli tre mesi dell'an- 
mo nella sua canonica, slempi alsen 
vizio in divimis U cerato di S. Michele di 
il aveva anche in bene. 


Aizio la ch. di 5. Stefano a Volparia suf. 








LECC 

ch. parr. (S. Salvatore) nel piviere di Ca- 
scia, Com. Giur. e quasi 4 migl.a maestre 
pon. di Reggello, Dioc. di Fiesole, Lor p. 
di Firenze. 

E posto alla destra dell'Arno prewo La 
nuova strada R. aretina, fra l'Incisa e Ri- 
grano, nel così delto pian del Leccio, dote 








di Leccio. Sono di tal numero tre contrat 
ti, che uno de 36 ottobre 1169, il secondo 
de' 27 febb. 1170 rogato nel chiostro di 
8. Selvatore del cast. di Leccio, e il terzo 


to la dol testamento 
iti di Firenze, in cui si nm- 


Lecco (8. Mama 4) nel Vald'Arno 
fiosentino. — Era una delle chiese del pi- 
viere di S. Stefano in Pane situata presso 
il borgo di Petriolo, al cui popolo fe da 








miato al Mente del Re 
ILLEOGIO ( S. MAR! 


(I 
popoli (S. Romole, 





Firenze. 
La chiesa di È, Martino a Leccio è po 


, str nella vallocola di Morise sal sienco 
occidentale del Monte-Morello peco tuaci 


dal torr. Marinella che gli passa del oto 


di poomte. . 

ch. di 8. Romolo a Leccio la trovo 
rammentata in vn'istramento inedito dei 
18 ott. 1314 regato da Gherardo di Ghe- 
rarde da Leccio, col quale Benino del fu 
Bernardo del popolo di £. Fomole e Zee- 
cio vendè » Francesco e a Dolce di Giun- 





LECO 
Ve di Bojerde dele famiglia de Sommaje 
va perso di terra posto nel di $. 
Maria tra le due Marine, ricerendoue il 


rà a quel castello di 
di Val.di-Bisenzio annoverato nel 13,6 
da Carlo 1V (ra i luoghi dichiarati fedeli 
all'Impero eeetro la Lega guelfa toscana. 
$. Martino a Zeccio conta 204 abit. 


LECCIOLO è LICCIOLO in Val-di. 


Piviore di Biacexto, Com. e circa 3 migl 
moretti. di 3 Giur. del Pontessieve, 
Dice. di Comp. di Firenze. 

D gi to della chiesa di $. Sal- 


Priore dell Erumo di Comaldolil'intiare 
mo gi 
o giepicm gli chiedi Zola 

qgi, BE Ferla di Castel mere e 
dis. ar gherita i Tesina. (Ann 
mara. T. IV.) 

LECORE nel Val d’ Arno sotto Piren- 
ne. — Contrada dove ferono tre 
chie, da lenga età riunite in due, cioè 
Pietro di Lecore e S. Angelo in $. Bi: 
a Lecore, comprese tutte sei pi Com 
€ intorno » migl. a sett. di Signa, Gier. 
di Campi, Dice. e Comp. di Firenze. 

1 porsezsi che la menta vescovile di Fi 
renze teneva in Lecore sono rammentati 








LEFR 1 


aticstato regate li a giugno 1383 da Agnolo 
di Latito da S. Dogaite, col quale i po 
recchiani della ch. di S. Biagio a 


sopra 
Fioa. Corte dell'' di Bonifario).. 
Fa que paola de Gio 


mella donazione fatta circa l’anno 930 dal Ricci 


vescoro Raimballo del giaspadronato del- 
la pieve di Signa con futti i suei diritti 
€ possessioni a favore del capitolo della 
cattedrale fiorentina. 

Della chiesa poi di £. Pirtro di Lecore, 
come antica apperienonza della cosa me- 
guatizia de'Matziaghi, si accennano me. 
morie fine dall'anno 865. Tn quauto all'al- 
tra chicsa di S. Aagolo a Lecore stata do- 


Finalmente della chiesa di $, Biagio a 
Lesore, e della famsiglia Sodi di Compi 
che me fa un tempo patrona, ragiona wu 





672 LEGN 


LEGNAJA (BORGO 1) nel suburbio 
occidentale di Firenze. — Grossa borgata 





servi stata una rocca. — Essa dà il nome 
ad una comunità, e a due popoli (S. Qui 
rico e S. Angelo ) suburbani della chiesa 
maggiore di Firenze, situati tra il primo 
Fireuze, nella 






Giur. del Galluzzo, Dioc. e Comp. della 
stessa città. 
Trovasi in una pianura poco distante 








la ripa sinistra dell'Arno, fra il borgo 
di Monticelli e quello di S. Lorenzo al 
Ponte di Greve, in mezzo a una popolosa 
e ben coltivata campagna, cui fanno co- 
roma dal lato di scir.a lib. i colli deliziosi 
di Bellosguardo, di Monte-Oliveto, di 
Marignolle e di Scandicci, mentre dalle 
parte di oltr* Arno ha di fronte da sett. a 
grec. le popolose colline di Sesto, di Ca- 
stello, di Careggi e di Fiesole. 
Io non starò a ripetere le tradizioni di 
coloro che credettero derivare l'etimolo- 
i i quantità dei legna- 











LH 
tre etimologie egnalmente vaghe ed in- 
certe, come quella di fare originare il suo 
nome dalla piantagione del lino (Zinaria) 
sul riflesso che nell'umida pianura di Le- 





eotesta pianta. 
trada di Leguaja fino dal secolo XII fa- 
ceva perteglel'coniado suburbano di F 
iccome lo provano di 

menti del monastero di S. Fel 
il Ponte-Verchio, pubblicati 
(Monum. Eccl. Flor.); due dei quali 
1ott0 il 25 agosto 1136, e 37 nor. 1166 









LEGN 
furono celebrati in Zignaria fiorentina 
judicaria. - 

Più antica memoria della chiesa 
di S. Quirico a Legnaja, trovandosi esa 
r«mmentata in un privilegio dell’ Imp. 
Corrado 11 del 1038 a favore «della badia 
fiorentina, cui confermò quidguid tenui 
et habuit in loco Lignaria in S. Quiri- 
60, ere.— Presto la stessa chiesa di S. Qui- 
rico a Legnaja fu rogato nel o febbr 
un istrumento appartenuto 
Cistercensi a Sellimo, esistente hg 
mente nell’ Arch. Dipl. Fior. 

Il pedronato della chiesa di S. Quirico 
a Legnaja nel 1526 era di pertinenza del 
cardinale Lorenzo Pacci, mentre nel pre- 
citato anno fa da lui permatato con quel 
lo di S. Matteo a Granajolo dipendente 
dalla famiglia Frescobaldi. La quale fa- 
tniglia era signora di terreni, case-tor- 

















rito e chiese fra l'Arno, le Grere e la 
Pesa, e nel 1560 teneva al governo della 
chiesa di S. Quirico in qualità di par» 





co un Giramonte di Francesco Frescobal- 
di. Il suddetto fatto induce a credere, 
che la rinunzia anteriormente fatta (anno 
1486) dai Frescobaldi della chiesa di Gra- 
najolo a diversi individui delle casa Cor 
sini, come fu avvisato all'Arr. Gaza. 
to, fosse di corto effetto, mentre i Pucci 
realmente nel secolo te si tro- 
vevano posewori di vesti predii e patro. 
ni della ch. di S. Matteo a Granajolo, sio 
come lo sono tuttora i Frescobaldi di quel. 
la di S. Quirico a Legnaja. 

I parrochi delle due chiese di Legnaja 
sono nominati nel congresso del 3 a) 
le 1386 tenuto nella cattedrale fioreotina 
per ripartire la tassa imposta al clero di 
tutta la diocesi. 


Movimento della Popolazione delle due parrocchie di S. Anoto e di S. Quiarco 
@ Lecsasa a tre epoche diverse, divisa per famiglie. 





LEGN 


Comunità di Legnaja.— 11 territorio 
di questa comunità occupa una superficie 
di 12582 quadrati agrarii, dei quali 530 
sono presi da consi ue e da pub. 
bliche strade. — Vi si trovava nel 1833 
una popolazione 
Jenti a 544 indiv 
drato di suolo imponibile. 

Confins con sei comunità. Dal lato di 
grec., mediante il corso dell'Arno, ba di 
fronte la Com. del Pellegrino a partire 
dalla metà del nuoro te sospeso sull’ 
Arno, di fronte alle RR. Cascine dell’Iso- 
la, sino alla confluenza del torr. Mugno- 
ne, dove soltentra, piegando verso sett, 
la comunità di Brozzi, con la quale pro. 
segue il corso dell'Arno fino allo sbocco 
del fi. Greve. Costà abbandona l'Arno, 
e voltando faccia da sett. a pon. trova la 
Com. della Casel e Torrì, con la quale 
rimonta il corso del fi. Greve sino al di 
sopra della strada R. di Pisa; dopo di che 
oltrepassa Jo stesso fiume per entrare nel- 
la strada comunilativa che dirigen verso 
Mosciano sulla piccola giogaja dei colli 
della Romola, e lungh' essa innoltrasi sino 
sul poggio di Spassavento. In cotesta som- 
mità piegando da pon. a ostro-lib. entra 
nella così detla via della Querciola per 
arrivare salla provinciale volterrana. Me- 
diante quest'ultima il territorio di Le- 
gmaja si tocca dal lato di ostro con quello 
della Com. di San-Casciano , a cui dopo 
un breve tragitto sottentra dal lato di lev. 
la Com. del Galluzzo. Con quest’ ultima 
la nostra di Legnaja fronteggia dal lato di 
orientale per lungo tragilto, prima scen- 
dendo dai colli della Siombla col tore. 
Fingone, poscia per varii tronchi di stra- 
de comunitative, finchè ona di essela ri- 
conduce sul fi. Greve che cavalca sul ponte 
ell'Asse per passare ella destra ripa, e di 
la varcare la collina delle Campora sino 
al podere di S. Donato a Scopeto, già di- 
strutto Mon. dei Canonici Regolari | Lecce 
tani. A questo punto entra nella via det- 
ta del Guzzera, e con essa scende la costa 
orientale di Colombaja per sboccare nella 
regia romana presso la porta S. Pier Gai. 
telini. Costà voltando a lev. trova la Com. 
di Firenze, con la quale l'altra di Legnaja 
percorre lango la strada R. intorno alle 
2mura della città sino alla porta San-Fre- 
diano, e di la proseguendo il corso delle 
mura sino al greto d'Arno, scende lungo 

























LEGN 673 


#ss0 al breve tragitto per dirigersi alla te- 
stata del nuovo ponie sospeso cui stà di 
fronte la comunità del Pellegrino. 

Fra i principali corsi di acqua che ba- 
gmano il territorio comunitativo di Le. 
gnaja, oltre l’Aruo che ne lambisce i con- 
fini dal lato di grec. e di sett., contasi il 
fiume Greve che în parte rasenta ed in 
parte attraversa, tagliando quasi in mez- 
zo il territorio di questa Comunità Rap- 
porto ai torrenti, il Zingone può dirsi il 
più copioso di tutti gli altri che percor- 
rouo cotesto territorio, tributarii del fiu- 
me Grere, ovvero dell’ Arno. 

Varie strade rotabili attraversano in 
molte direzioni il territorio di Legn: 
La principale fra quae è la via regia pi 
sana che passa per la comunità dalla por- 
ta San Frediano sino al ponte a Greve, So. 
no comunitative rotabili quelle di Scan- 
dicci, delle Campora, di Bellosguardo ce. 

La natura fisica del suolo può distin- 
guersi in due terreni di formazione di- 
versa; quello di alluvione che costituisce 
la pianura, ed il terreno appenninico for- 
mato delle solite tre rocce stratiformi; 
cioe, di calcarea compatta più o meno si- 
liceo-argillosa, di grés antico, ossia di ma- 
cigno, e di schisto marnoso. Coteste tre 
rocce costituiscono quasi generalmente I° 
ossatura dei poggi che fanno corona dal 
lato di ostro al Val-d’Arno fiorentino. 

Dissi quasi generalmente, poichè nelle 
























pendici della piccola giogana della Romo- 
la, per es. nei colli di Mosciano, di Scan 





tati da un calcare carbonato, in guisa che 
la roccia simala talvolta l'aspetto di un 
granitello, suscettibile di essere lavorato 
per usi architettonici. Tale è quella spe- 
cie di pudinga di colore bigio-nerastro, 
composta di ghiajottoli di arenaria gros- 
solana e di 
no molti nummuliti, roti 
ti, ed altre specie di iglie polita- 
lamiche. Di questa sorta di granifello veg- 
gonsi attualmente in Firenze colonnini e 
grandi pioli ben ti posti davanti 
all'ingresso di alcuni palazzi. 

Sopra il testè descritto terreno strati. 
forme allignano a maraviglia le viti, gli 
ulivi ed ogni sorta di albero fruttifero. 
I cereali riescono di ottima qualità tanto 
in collina come nel terreno che cuopre il 

















€74 LEGN 
piano di Legnaja. Quest'ultimo però è 
n giù per la miglior qualità, sivvero per 


la quesiti degli ormeri di ogni peci, il 
cui prodelio costituisce le ricchezza 





da Livorno sino sì n 
— o de toro serpe cine 


popolazione Piguosese, popolose bergo si- 
tasto lungo la ripa sinistra dell'Arno, tro- 
vasi per la maggior parte dedicsia al mo. 


came, e cassielli. 

Asehe il bergo di Monticelli, che è il 

imo ad esere attreveriato dalla strada 
Ch conta diverse masiletture, fra 
Je quali ena fabbrica di cristalli dei fra 
telli Bornioli, una di majoliche de' Can 
tagalli situata premo la porta Sen Fre. 
diano, mentre pià lungi di lè e segregata 
SAT datato: 10 iuego denominato il Pi 
Iuonsino, dai Baccicalapi fa giù da qual- 
che enne eretta una fabbrica di colla for- 


LEGN 
came dentro i confini medesimi esiste tet- 
tora il monastero di Monte-Oliveto, 
del Castagno, abitato da pochi religiosi di 
quella languente Congregazione. Vi éal 
tres nel borgo omonime il Comsertaterio 
di S. Pietro a Monticelli, già dela badia 
di 5. Antimo in Val-d'Orcia, stalo cedute 








pisana ine questa 

Soana ciro go 

1331 a più del poggio A boschetto Sire 
Moato-Oliveto; i 





Tea ti i 
villa ripe contorai api 


sese una commemorazione storica, sia 


la persona che la fondò, sia per l° 

tetto che Ia costraì, sia per gli ospiti che 
vi faremo accolti, sia per i fatti che 
alcune di ese avvennero. Una sola 
queste situata a contatto della magnifica 
villa eretta da Michelozzo Michelorai, ac- 
colse in più fiate il divino Galileo; e lo 
de all'attuale possessore della medesima, 
Cav. Alberigo Albizzi che ba volute per- 
petserne meglio le memeriz con un bene 
boste marmereo dell’ astreneuo 








Ki distretto della TIT di Lagaaie 
nei tempi scorsi conlava mumoresi con- 
venti di varia € di vario seme. 

Noa dirò di quello di S. Duaate a Sco. 
peo sul poggio di Colombajs, disfatto per 
ordine del Comune di Firenze nel 1528, 


di Legnaja esisteva anche il convento dei 
Girolamini di 5. Maria alle Campora, sic- 


lodata gie 1774, relalivoall’erganizzazione evo- 


momica delle comunità del contado ti 
rentiso, i ino, i popoli, che dall'anno 18n9 in 

comunità di 
[plberigr sesamo pira 
tazza, del cui potestà essi dipendone tei- 
tora per le cause civili. 

Tn Monticelli, uno dei borghi giò ram 
meniati, ebbe i matali da poveri genitori 
il rinomate pittore Agnolo Allori, chis- 
malo il Frenzine. 

La Comunità di Leguzja mantiene un 


LEGN LEGO 675 

maestro di scuola, menire le monache del irofe di Casellina e Torri, delle Lastra a 
Conservatorio di Monticelli provvedono Signa, del Galluzzo, del Bagno a Ripoli e 
all'educazione di multe fanciulle. di Rovezzano. — L'ingegnere di Circon- 
Nell'antico convento di S. Francesco di dario è quello del Galluzzo, residente pe- 
Paola, situato nel territorio di questa Com. rò in Firemze, dove trovasi l'ufizio di ew- 








solo di Legasja, ma delle comuaità limi- le Ipoteche e la Ruota. 


POPOLAZIONE della Comunità di Lecnasa & tre epoche diverse. 










Titolo delle Chiese 







Bellosguardo con 

l'annesso di Seo 
cli ino Pa F 
Ciatoja F 
[ossi ti 
Lecisr Ch) 
Morignolle 54 
Marignolle i 
Moeticelli È 
Pignone sottestre- î s 

to a Verzaja (1) [I H 
Poute a Greve H 
Scandicci a Grove "R 
Scandicci 


(1) RL D. Nelle cifra dell'anno 1545 alle popolazione di S. Meria a Wersaja, 
era al Pigace, trovasi compresa Ia porzione di abitanti che la stessa par- 
vecchia aveva allora dentro le città di Firenze. 


Laczasa (Rocca D:). — Le istorie i sto di Giuntino da Cutigliano. Il secon- 
rentine mon rarameniano, ch' io sappia, do istramento riguarda egualmente al- 
tema rocca esistita sotto il vocabolo di Le- tra consegna della Rocca di Legnaja da- 
gueje, eppare noe vi fa un altro luogo te li 28 maggio 1341 da Venterimo di 

0a questo sicsse nome. Guiduecio castellano della medesima a Ra- 

Due decamenti dell’ Arcd. Di) Pit mieri di Bindo Vecchietti di Firenze che 
provenienti da quello generale di eo i enirava nella qualità di umovo casi 


I primo è le presa li 23 aj LEGOLI (Castram Zeguli) in Val 

Fo da Tieri di Carruocio Agli di ù d'Era. — Cast. con per 
renze nuoto castellano della Rocco di meo © Giusto) giù Hliale dell'antica bet: 
Legnaje, per otte rogato dal notaro One- tesimnale di Tojano, nella Com. Giur. e 


€76 LEGO 
cir 4 2 lev. di Poscioli , Dice. di 
Volterra, Ò 


Sace, alle cui falde da lev. a sett. seorre 


il terr. Cerfelo, che divide le piagge di 
Legoli da quelle di Tojano e li to 


ragione da dubitare 





dalla conteme Willa madre del gran con 
te Ugo alla chiem di S. Ponziano di Lac 
ca, cui assegnò la vua corte de Liguli in- 
sieme con la terra che dioetasi Morte. 
dinga, e un' altra corte Seni 
miato, son vi sarebbe fra le memorie di 
Zegoli una più satica di 

tenne dietro un 





tampoco dere com 
coli simpre queto Tappi tive, pai 
trambi con chiesa dedicata a £. Bertolo 
meo, e l'uno e l'altro in Val.d'Era: poi 
chè il primo fe sempre della diocen di 
Volterra, e l'altro della diecesi di Lecca, 
attenlmente di quella di Senminiato. 

Quindi fe stare in guardia sol 
l'equivoco, nel quele incersere certi copi: 
ni di satiche carte, delle quali astinsero i 
sucosssivi scrittori, coll’ applicare al ca- 
stello di i documenti di Colleoli, 
oppere di Cigoli, come anche altri che 
volessero riferire al Villaggio di Celi, 
sul Gume Cascina, ossia di Cevoli, nella 
ripe destra dell’ Arno pisano. 

Quindi nou pomiamo citare relativa- 
mente al Cast. di Legoli istramento più 
antico di quello del 22 genm. 1:39 pub 
Micato dall'Amesirato nella ses opera dei 
vesori di Volterra, di Arezzo e di lie 
sole. Riguarda esso un contratie, col quale 
il conte Ranieri di Travale dei Pannoo 
chieschi figlio che fa del conte Ugolino, 
€ la consessa Sibilla sua moglie, stendo nel 
loro castello di Travale, venderomo per 
il prezzo di cento lire ad Adimare Adi- 
mari fiorentino vescovo di Vokerra , che 
acquistava per ls sus chiesa, tutti i beni 
che eglino i n 






fiumicetlo Fosci che mette ip Cecina, e 


LEGO 


dallo stesso Cast. di Pigueno secondando 
il corse dell'Era sino sl seo sbocco in Arne, 
e di Da persino al mare. Nello stesso sitei 
dueconingi Pannocchicschi rinuaziarone 
al giuspadronato che ad essi competevasi 
della chies dei SS. Giusto e Bartelom 
meo nel castel di Legoli, e a tatteciò che 
potesse ap, loro mel distretto ane- 
desimo di Zegoli, in quelli di Vignale, 


X di Castel.Fal£, della vilta di Celle, di 


Ghizsano , di Lajatico, di 8. Ottaviano 
e di S. Pittore. — Ved. Casres-Fan, 
Garzzano, cc. 
Salito pertanto che fa sulla cattedra di 
Volterra il potente IJebrando della stema 
ia dei Pannocchieschi, gli riescì fa- 
cile di ama € rendere più valide 
le proprie forze con i diritti della sua chie- 
1, allorchè nel 1186 egli ettenne da Ar- 


ia, fra i quali fendi fa compresa la met 
pera giurisdizione di Legoli, di Vignale, 
di Castel-Falfi ce. 

A fer meglio comoscere l' incostenta di 
quei tempi concerre un diploma spedite 
2 favore dei Pisani dallo steso Arrigo VI, 
doposalito sul trone imperiale (snme1193), 
col quale furono assegnati dentro i confini 
del contado di Pisa, e conseguentemente 
seito la giurisdizione politica di quel Co 

melli di Peccioli, di Monte 





sfere il fortilizio di Legoli per timore che 
nei terrazzani v’introducessero de’ Guel- 
GI na fe diedero spenta 
li abit di i si die 
nesmente ai Fiorentini nel 1405, dai 
uali otlennero favorevoli capitolazioni. 
antenque mella posteriore sellevazio 
me di Pisa, (anno 1494) Legoli ritornasse 


setto il dominio pisano, non cersero 
molti mesi che la Signoria di Firenze in- 
ste con due commissarii di 
guerra ( Pier Capponi e Bernardo Nasi) 
a ricuperare in Val-d'Era le castella che 
tanto baldanzosamente dai Pisani ereno 
state tolte; talchè di prima giunta l'oste 
resse al castello di Legoli, i di cui 

, datisi liberamente ai Fiorentini, 
furono ricevuti senza far loro alcun dan- 
mo. (Ana. Zstor. fior. Lib. XX). 

La parr. de'SS. Giusto e Bariolommeo 
a Legoli nel 1551 contava 496 abit. Nel 
1945 ne avera 423, e nel 1833 erano au- 
mentali fino a 658 abit. 

LEGRI ( Castrum Ligei ) nel Vald' 
Arno soto Firenze. — elet) a 

il nome la pieve di 

fron filiale (S. Pietro a Le 
gri) ora annessa alla prima, nella Com. 
€ cia 6 mig a vile di Calenza: 
no, Giur. di i, Dice. e Comp. di 
Firenze. r 

È situato salle pendici meridionali del 
moate delle Croci di Combiate fra il terr. 
Rerinella, cha gli passa vicino verso lev., 














ed il fimaicello Neriss, che dà il nome 4 


alla vallecola , il quale scorre a pon. di 
Legri. Hanno origine catrambi dallo stes- 
se monte delle Croci, e lungo la Marisa 
è iracciota la strada provinciale di Bar 
beriso di Mugello.— Fia vano rintrso- 
ciare l'etimologi: di questo nome di Ze 
pi, Legari © Ligari, che taluni sognare 
no poleme sfpetare = quella razza di an- 
tichimimi Liguri che dalla regione del 
Magello sino al monte delle Croci pene 
trareao molto prima che i Romani c.pi- 
tasero nelle Valli di Sieve e dell'Arno. 

Due documerti fra i più vetusti, che 
appellano alla ch. piebana di &. Severo de 
Ligori, furone rammentati dal Lami nei 
suoi Monum, Eccl. Flor. Il primo di esi, 
ora csistonte nell'Areh. Dip. fra le per- 
tamene della badia di Passignano, è un 
contratto dei 25 lagl. 1051, col quale Teuz- 
sese chiamato Rustico figlio del fu Gio- 
vanni, stano in Figlime del Valdarno di 
sopra, rinunziò a Rodolfo del fu Sigifre- 
de le ragioni che aveva su tutte le corti, 
castelli, chiese , case e terreni 


drca a Cersino, 
va 






LEO 677 


però di $. Severo e Ligari , e di 8. Gavino @ 


Tassocle (poi detto Adimari). 

L'altro documento, del 1138, appella ad 
tana donazione di bun: fatta da Gotlifredo 
ti 






conti; avvegnachè 
Arrigo VI, nel 1191, e poscia Federigo Îl 
di lui figlio, nel 1450 e 1340, conf 
rono ai conti Guidi di Modigliana tatto 
ciò ch'essi possedevano nel monte More!- 
lo, nominanlovisi specialmente Malensa- 
num cum tcia curte Ina, et quariam par- 
tem castri de Ligari. 

Finalmente il giaspadronato della 
ve di Legri cadde nella famiglia patrizia 
Canigiani di Firenze, la quale dei beni 
di Legri costitui una commenda per l’Or- 
dine cavalleresco Gerosolimitano. 








La pieve di S. Severo a Legri era me- 





imensata al capitolo 
della' Metropolitana); 4. S. Martino a Zec- 
cia (esistente); 5. S. Romolo a Zeccie 
(annessa alla precedente ); 6. S. Michele 
« Cupe (annessa a Seeciano nel pievanato 
di S. Maria a Carraja). 

La parrocchia di S. Severo con l'an 
nesso di S. Pietro a Legri nel 1833 avera 
547 abit 

LENTULA nella Monta zna pistojese.— 
Dogana di terza clavse nella frontiera del 





di Bologna, Comp. di Firenze, 
Risiede sulla schiena dei monti di Can- 
tagalio nella Valle del Reno bolognese, 
poco lungi dalla confluenza del lorr. Zi- 
mentra, valla strada maestra che da Trep- 
io si dirige nel territorio. verso 
gi e Stagno. 
TI deganiere di Lentala dipende da 
quello di seronda classe residente al Ponte 
Taviano sul Reno bolognese vicino al 


. Cast. della Sambuca, sotto il dipartimen 


to doganale di Pistoia. 
LEO (SAN) ner PIAN v'ANGHIARI 
nella Valle superiore del Tevere.—Vil- 
86 






678 LEOL 


lata con chiesa parr. che dì pare il nome 
a una dogana di frontiera di terza classe, 
nel piviere di Micciano, Com. Giur. e cir- 
ca due migl, a lev. di Anghiari, Dioc. e 
Comp. di Arezzo. 

È situata sulla nuova strada R. dell’A- 
driatico presso un ponte sul torr. Gora e 
circa 4 migl.a ostro di San-Scpolero, allo 
shorco delle strade che vengono costa da 
Citerna e da Anghiari. 

Non è certo, se a questa chiesa di S. 
1,e0, 0 ad altra volesse appellare un istru- 
mento del giugno 103 pubblicato dagli 
Annalisti Camaldolensi (T. II), col qua- 
le un tal Bindo di Bulgaro, stando in Arez- 
20, assegnò per testamento al S. Eremo di 
Camaldoli il giaspadronato di molte chie- 
se coi loro beni in Vai-Tiberina, fra le 
quali si trova pure et eccleziam S. Zeo. 

Il doganiere di Sau-Leo dipenile da quel. 
10 di Il classe residente a San-Sepolcro sot- 
to il dipartimento doganale di Firenze. 

S. Leo nel 1833 contava 295 abit. 

LEO (S.) a MONTIONE.— ed. Mos. 
rioex presso Arezzo. 

Lnot: (Corte pr).— Ped. Cortacoui in 
Val-d'Era. 

LEOLINO (S.) o S. LEOVINO m 
CONIO, giù detto in Collina, nella Valle 
dell Elsa. — Pieve antica nella Com. e 
circa 4 I. a ostro della Castellina del 
Chianti, Giar. di Radda, Dioc. di Colle, 
già di Fiesole, Comp. di Siena. 

Risiede in collina sul fianco occiden- 
tale dei monti che separano la valle di 
Pesa da quelia dell'Elsa presso le scatu- 
rigini del torr. Gena. 

La pieve di S. Leolino in Conio fu stsc- 
cala nel 1592 dalla diocesi fiesolana per 
acsegmarla a quella di Colle insieme con 
gli annessi delle soppresse cure di Zoe- 
dinelle e di Lecci 




















la. 
antica pieve sal declinare del 
secolo XVIII sotto il pievano Lelli fa in 
gran parte riedificata con la canonica. 

Un miglio a pot. e nel distretto della 
stenta ia vedesi un imponente fal 
bricsto che ha l'apparenza di wn forti 
zio, sebbene non serva che ad uso di villa 
jgnorile, denominata Campelli. Era dell’ 
es cas senese Francesconi, attual- 
mente dei fratelli Morelli di Siena. — 
Fed. Camo (S. Lentzo rx). 

LFOLINO (S.) pe. CONTE, o S. LEO. 
NINO m MONTI ( Castr. S. Liolimi ) in 











LEOL 


Val-di-Siere, detto volgarmente San Zo. 
rino. — Cast. che prese il nome dalla sua 
chiesa plebana , e che lo diede in seguito 
ad una coutea dei conti Guidi di Poppi e 
Bsuifolle; che poscia divenne un feudo 
granducale con titolo di marchesato, nella 
Com. e circa 1! a scir. di Londa , Giar. 








Le vestigia del vecchio fortilizio di Sn 
Leolino ed il moderno palazzo marchiona. 
le trovansi presso la pieve omonima sul 
vertice di an poggio alla sinistra del torr. 
Moscia, poggio che fa parte del comura'. 
forte dell'Appennino per cui si collega il 
monte della Falterona a quello della Con- 
suma, fra la Valle dell'Arno casentinese e 
la Vel.di Sieve. 

Tre pievi sotto l’inrocazione di S. Leo 
lino vescovo e martire conta tuttora la 
diocesi fiesolana , oltre quella di S. Zeo 
lino in Colliua, ossia îa Corio, passata 
nella diocesi di Colle; cioè questa di S. 
Leolino in Monti, l'altra di S. Leolino 
@ Pantano, una volta detta @ Flecienr, 
e la pieve di S. Leolino « Miguero. 

Tn quanto al dominio temporale del ca- 
stello di San Leolino in Afont', come an- 
co di quello di Fornace e di altri luoghi 
limitrofi, sino del secolo XI apparteseva 
ai conti , cor-fermato loro dall'Imr. 
Arrigo VI (anno 1191 ) e da Feserigo ÎI 
(anno 1220). 
Uns delle più 
stiti fu pubblicata negli Amnali Camal- 
dolensi sotto l'anno 1100. È una doss- 
zione al S. Eremo di Camaldoli fatta in 
detto anno dal C. Alberto del fa C. Tedi- 
cio, di Leni che egli posscdeva nel piviere 
. Leolino e in quello vicino di $. 
Detale. 

Nel Cast, di San Leolino risiedera nel 
1239 il C. Guido Guerra di Modigliana 
figlio del fu C. Marcovaldo e della con- 
tessa Bentrice, quando egli rinunziò al di 
lui fratello C. Ruggeri alcuni castelli della 
Romagna . (Pao. Icsarmmo, Delis. degli 
Eruditi T. VII). 

Nel luogo medesimo troviamo nell'an- 
no successivo la stessa C. Beatrice sun- 
nominata, vedova del C. Maronvaldo, al- 
lorchè con istrumento rogato nel Cast. di 
S. Leolino li = marzo 1240 (stile fioren- 

)casa adira con benefizio d' imventa- 
rio all'eredità lasciata dal di lui pedre C. 











antiche memorie super. 














LEOL 
Rodolfo di Capraja.— ( Ance. Dore. Fion. 
Carte della Badia a Settimo). 
La coatea di S. Leolino in fosti fu 
compresa con molli altri castelli nell'ac- 
susliga ia che il conte Guido figlio del 
(C. Ugo di Battifolle, mediante scrittera 
dei 15 giugno 1367, ottenne dalla Rep. 
for, sccomaadigia che fu resa perpetua 
per le istanze del conte Francesco di Pop- 
pi solto dì 27 agosto 1439. Se non ché 
nell'anno sesseguente quel conte essendo- 
sifatto ribelle della ica, i saoi 
poli fmi Aperpirei aerei tag 
vennero liberamente riuniti al dominio 
fiorentino. In tale cocasione fu accettata 
la somsai di San Leoline con alcane 
apiiolazioni a favore degli abitanti, con- 

















al senatore Neri Guadagni, a cui restaro 
mo i soli beni allodiali e pochi altri di- 
ritti dopo la lege sulla soppressione dei 


leedi 

IE ETIIAES. Leclino, fabbricata tetta 
di pietre quadre, era di giurisdizione dell 
popole, ora del Granduca; sebbene possa 
credersi che per qualche tempo vi 
stasse ragione il capitolo della basilica di 
S. Lorenso di Firenze, dal ale il Gran 


tro 
di S. Leolino del 
eo l'obbligo di riavesdre il prezzo in 
tanti luoghi di monte. 

La pieve di S. Leolino del Conte a quel 
tempo estendeva la saa giurisdizione spi- 
rituale sopra 5 popoli; cioè : S. Gauden- 
zio a Farena ( anneso alla perr. della 
,, pieve); a. SS. Concezione a Zonda, cop- 
pella carala eretta in parr. cel 1795, ua 
tempo stata unita alla pieve; 3. S. Maria 
a Cajano, prioria; (esistente ) 4. S. Lo- 
renzo a Fierle, idesa; 5. S. Donato a Sam- 





dito und di qual conte. duchete, idem 


Un sigillo apparienute a una comuni- 
US Leolino fu pubblicato dal Broo- 
chi nella sua descrizione del Mugello a 
pe-s89. 

È Granduca Ferdinando II nel 1645 
eresse nuovamente in feudo con titolo di 
marchesato il castello di Sen Leolino del 
Conte com tutta la comunità, cui aggiunse 
altri 4 comunelli, cioè, Sambuchera, Bu- 
sipna, Vierle e Verena, compreso il ca- 
mele della Rate, mentre soltoponera li stes- 
si luoghi in quanto al criminale al vicario 
di Poppi, e per le cause civili e misto all' 

atuiale residente nell nuovo marchesato di 
Koei Leolino in Val-di-Sieve. 






di Filippo Salviati Maggior-doma della 
Corte durante sua vita naturale. Ma suc 
ctsivamente con altro i o de 
11 febbraio 1651 fu accordate all 

Arch di poteo lticiere dopo sort il mad 
detto marchesato sl di Jei fratello Tom: 
mato Guadagni, indi ai 
di lai figli Alle ceti pe sli 


Perpetna pri; 
Bd 1718 dal Granduca Francesco Il lo 


La piove di $. Zeolino del Conte, ossia 
in Monti, nel 1833 contava Sg abit. 

Lsotino ($)) 4 Fracciano. Ned. Leo 
tuno (S.) a Parsaxo. 

LEOLINO (S.) a PANZANO, già a 
Fiaeciaro iu Valdi-Pesa. — Pieve an 
Ea com sotlostante borgata nella Com. 

Î 





passa la strada 


pra una piaggia 
iapti, atroci dine 


provinciale del 


gl. a ostro del castello di Panzano. 
È un vasto tempioa tre navate e molto 
ITA 


Robbia, murati a corna cpistoles 
ine di nu evangelii dell'altar maggiore, fra i 


eacon 


quali specialmente quello a mano 
è di uno squisito e delicato lavora 






cs0 LEOL 

Le memorie della pieve di S. Leolino 
a Flacciano risalgono al secolo X, men- 
tre fra le pergamene della badia di Pas 
signano essa è ranmentala sino dal 982. 

Agli 4rt.Caraxn(S. Manra Novanta m), 
e Gaaanano di Val di Pesa citai due istra- 
menti del 1 199, in cui si perla di 
beni posseduti da cei nobili di contado, 
alcuni dei quali erano situzti a £. Zeo- 
lino a Flacciano. — In questa chiesa fa 
rogato nel 13 ag. 1196 en istramento di 
donazione a favore della hadia di Posi. 
gnano, La prima volta che la piove di 
Flacciano venne designata col vocabolo 
di Panzano, mi parve esere quella della 
bolla spedita nel 1103 dal Pont. Pasqua- 
le Il a Giovanni vescovo di Fiesole, alla 
cui mense vescovile, fra le altre gierisdi- 
zioni, confermò plebem 8. ini sitam 
in Panzano cum curte. (Uoment in Epise. 
Fesulan.) 

La pieve di San Leolino a Panzano dal 
secolo piatt al XVI inclusive contava 
suffraganee le seguenti 14 chiese: 1. She 
tro in Pesa (attoalmente annessa alla cura 
della pieve ); a. S. Maria nel castel di 
Panzano (esistente); 3. S. Giorgio a Gri 

, ora detto alla Piazsa (esistente ); 
4.S Lacia in Favale (distratta); 5. S. 
Lorenzo a Grignano di sopra (esistente); 
6. S. Maria a Monte Ripaldi (riunita al 
la precedente ); 7. S. Clemente a Grigna. 
ia alla Torricella (anmessa alla pie- 

Andrea a Grignonelio ( idem} 

g- S. Michele di Alontenino (ignota); 
To. S. Maria în Petriolo (esistente; 10.5 
Pietro alle Stinche ( riunita a S. Marti- 
no a Monte Rinaldi); 12. S. Stefano di 
Bruotino (ignota); 13. Niccolò di Mee- 

te); 14. S. Jacopo a Pie 














ta otto parrocchie, cioè : 1. la pieve di S. 
i S. Maria a Pam- 






gnano; 4. le pri 
5. la cura di 5. Gioegio alla Fissa; 6. La 
cura di S. Jacopo a Pietrafitta; 7. la cera 
di S. Niccolò a Montagliari; 8. e la cura di 
S. Pietro alle Stinche in Monte Rinaldi. 

Nel tempo che il certosino Leonardo 





LEON 


di S. Leolino a Panzano e la chiesa di S 
Pietro im Pesa com tutti i lore beni; dei 
quali ne fu formata una fattoria tuttora 
esistente, ed il cui fabbricato pormi quasi 
a contatto della canonica — Fl giespadro. 
mato peraltro della fe rilasciato sì 
vescoro di Fiesole, che lo cede mel 1787 








Panzano nil 


1833 contava 388 abit. 
S. LEOLINO a RIGNANO. — Fed. 
Rus nel Val-d’Arno sa; 


periore. 
m VAL-»° AMBRA nel 
con chie 


S. LEOLINO 
ValfArmo seperiore ernia 
sa che porta il nome sua parroco 
chiale, già saffragacea della pieve di C»- 

pannole, ora pieve essa stessa, nella Com. 
Giur. € circa due migl. a lib. del Becine, 
Dioc. e Comp. di Arezzo. 

Siede in collina fra il Cast. di Connina 
€ la torre di Galatrona lungo la via comu- 
mitativa che varca i poggi alla destra del 
fiumicello Ambra per entrare mel Vald” 
Arno superi 

Anche questo S. Leolino entrava tra i 
fendi dei conti Guidi di Modigliana, «m- 
ministrato da cn loro vicarie col titolo di 
Visconte; il quale faceva siva 
alli, noa solamente di S. Leelino, me del 
Bacine, Pogi, Galatrona, Torre S. Re 
parata, 'Rendola, Mercatale, Tentennzno 
ed altri luoghi del Viscontado di Vald* 
Atabra. — Fed. Bocrse, e Amana ( Vascon- 
vaso se Var) 

La perr. di S. Leoliso sino all'anno 
1764 era compresa nel piviere dei SS 
Quirico e Giulitta a Copennole. 

Eretta nel seddetto anno anch'essa in 
chiesa plebana, prestano il servizio alter 
nativamente ad esse e a quella di Capa» 
mole le parrocchie suffraganee descritte 
all'Art. Carson in Val.d'Ambra. 

La parr. di S. Zeolino o di S. Leemino 
di PadAmbre nel 1833 aveva son abit. 

Lsona ( Casrat DI ). — Ved. Lavasa 
vanno. 

LEONARDO:S.)a» AQUILEA. — Ned. 
Aquizza nella Valle del Serchio. 

— m ARCETRI. — Fed Ancera:. 

— 1° ARTIMINO. — Fed. Axrueran. 

—a CERRETO. — Fed. Canarro- 


Baonafede era spedalingo di S. Maria Nuo- Gusme 


va a Firenze, il Pont. Gialio II, cedendo 
alle di lui proghiere con bolla del 1508 
ammensò all’ ospedale prodetto la pieve 


— m COLLINA. — Fed. Concma (S 
Laonanso m ). 
'— ves FRIGIDO. — Chiesa antica con 


LEON 

vasto fabbriento annesso, giù ospizio per 
i passeggeri sostitwito a un'antica mam- 
sione romana, situata lengo la via Emi- 
lia di Sceure in luogo denominato dd 
Tabernam frigidam, ospizio che fimalmen- 
te fa ammensatoagli Olivetani di S. Ma 
ria delle Grazie nel Golfo della Spezia, 
€ che ora è ridotto ad use di villa privata. 

Trovasi sulla ripe sinian del fieme 
Frigi (LI lo cavalca 
pi pred apini Lai denomionta la 
Silcia, per essere selciato il suo antico 
fmpiantito, circa migl 1 ; a estroib. di 
Massa di Carrara, nella Com. Giur. e Dioc. 
medesima, Duc. di Modena. 

Cotesta mansione irovasi rammentata 





mella Tavola Itiveraria Teodosiana con Leccero 


l'indicazione di Teberna Frigida , ossia 
dell'Osteria sul Frigido —Esanelsec.XII 
era già ridotta ad ospizie sotto l'invo- 
cazione che conserva tattora di £. Zeo- 
mardo, siccome lo diede chiaramente a co- 
moscere l'itinerario di Augusto, 
icato dal Peterborough nella Vita 
i Arrigo II rè d'Inghilterra, quando quel 
nè di Francia, reduce dalla terza crociata, 
nel 1191, parti da Roma, e per il cammino 
della Toscana, passando per la via France- 
sos , arrivò a Zuece, di dove prosegui per 
il monte della Cervia, per $. Leonerdo, per 
Luni e Sarzana, Villafranca, Pontremo- 
Li ee. — (Fed. un mio articolo sull'An- 
damento della via Emilia di Scauro nell 
Antologia di Firenze del giug. 1823 = pag. 
16€ 17). . 
Lascerò agli eruditi îl giudicare, se a 
izio di $. sul Fri. 


gido fosse preceduto wa più anlico spe 
dale con altra chiesa contigua sotto il ti- 
tolo di S. Meria Maddalena di Calco 
siccome fu dato a credere al Tar 
Gioni ; e se il vicino poute sul Frigido si 
appellame Ponre di S. Martino. Nè anche 
starò a ripetere l’altro supposto, che lo 
spedale di S. Leonardo in discorso fosse 
foudsio dai marchesi di Massa e dotato 
dalla marchesana Donzicella Benedetta, 
moglie di Barisone Giudice di Cagliari 
nella Sardegna, e figlia di Andrea March. 
di Massa. Alla quale marchesana fa adde- 
itato, che nel 1218 essa togliese l'ospi- 
zie di S. Leonardo ai cavalieri Gerosoli 
tani per darlo ai monsci Benedetti 
S. Venerio dell'Zsola di Tiro, di 
reno eredi gli Olivetani ne Golfo della 











LEON (1 
Speriaco— Fed. Tanezost, Viaggi, T.XIl 


LI ‘anche 
ie et 
me bianco la porta 


ante 
l'ingresso trionfale di G. Cristo in Go 
rusalemme, e da due statue nella facciata 
della piccola chiesa di S. Leenetdo sul 
Frigido, dell'entichità di quelle gofle 
sculture. ed. Mama Ducare Comunità. 

LEONARDO (S.) rm GRETI, o a RI 
POLI. — Ped. Guari e Ruirota nel Val- 
darno inferiore. 

— a LAJATICO. — Ped. Lasanco. 

— a LUCARDO — Fed. Lucano. 

— asta SELVA ner LAGO — Fed. 
nerta Serva ner Luco. 

— azta SERRA in Val.di-Nievole — 
Pieve antica, ora senza chiese suffraganee, 
e sotto l'invocazione di S. Maria, nella 
Com. e circa 4 a sett-maeste. di 
Marliana, Giur. di Seravalle, Dioc. di 
Pistojs, Comp. di Firenze. 

Risiede fraîi contrafforti dei monti sel- 
vosi, donde si disserra la valle della Pescia 
‘maggiore alla sinistra dello stesso fiame, 
fra Calamecoa, Vellano, Castelvecchio di 
S. Quirico el Avaglio. 

Esistono tnttera le vestigia con grosse 
tanra di macigno della pieve vecchia di 
6. Leonardo alla Serra, circa un miglio 
distanti dalla ch. attuale. Essa era dedi- 
cata a S. Giov. Battista e a $. Leonardo 
melti secoli innanzi che fosse treslocata 
nell'attuale chiesa di S. Maria alla Serra, 
stata già di lei succarsale. 

La corte di Serre è rammentata in un 
diploma del 35 febbrajo 997 concesso da 
Ottone HI, ad Antonino vescoro di Pi- 
soja; ma più specialmente in wa altro 
Frigilerio spedito li » giugno 1155 da 

’ederigo I a favore della chiesa pistojese, 
cui fra le altre cose confermò Ze corte di 
Serra col detto al ninlino. (Ames. 
Dir. Froa.Certe del Peseovedo pistojese). 

Tn quanto alla pieve di Serra essa fu 
rammentata nelle hole spedite da Pasqua- 
le HI, da Onorio II, le quali furono da 
tanti altri pontefici confermate ai vescovi 
€ clero della caltedrale di Pistoja. 

All'Art. Ivano o Ivaro fn detto, che il 
comunello, essia il popolo di S. Michele 
d° Zearo nel secolo XIII trovavasi nel pi- 








fu viere di Serre, siccome lo fu ltra par- 


rocchia sotto il titolo di S. Maria di Col- 


ese LEON 

ina. Citerò è conferma di ciò un istru- 
mento regalo in Pistoja li 27 magg. 1299, 
«ol quale Corrado di Lanfranco da Cem- 


piglia di Cireglio si offrì in converso alle 


con tatti i suoi beni al rettore della chie 
se di $. Maria di Collina del piviere di 
6. Giovanni di Serra.— Attusimente il 
distretto di questa pieve è limitato alla 
sola parrocchia plobena. 

Cale La pieve di Serra lesse sotto il com- 
sueto titolo di S. Giovanni Battista lo as- 
verisce ua altro istramento della stessa 

renienza , stipulato in Marliana li 19 


luglio 1339. Traltasi ivi di una transa- le 





zione fatta per conto di certi interessi fra 
dl pievano di S. Giovanni di Serra e due 
fratelli da Marliana. (Ancu. Dare. Fion.Can 
te dell'Opera di S. Jacopo di Pistoja ). 
A quella suddetta età, mediante lo sta- 
tuto del 1330, il Comune di Pistoja in- 
viava a-risedere nel castello di Serra un 
polestà minore dipendente dal cepitano 
della Montagna pistoj 
Noa tutti gli Nascheciogi vorranno ara- 
mettere per auleutica un’ iscrizione lapi- 
daria scoperia nel secolo XVIII nel moo- 
tuose territorio di Serra, iscrizione che 
fa spiegata da Domenico Cini, e che può 
riscoatrarsi da chii , trovandosi mu- 
pa comuniltativo 
di Pistoja. Appella ad ua tempietto pa- 
no fondato e dedicato in colesta Serra 
un M. ditilio Serano nelle calende 
di maggio dell'Olimpiade CKLVII; co 
mese i Romani avessero dimenticato i 
E Fasti conselari per fare onore alla 
Grecia, preodendo ppta nen più dii 
Consoli, ma dalle Olimpiadi. 
La . di S. Laonerdo in S. Maria 
di Serra nel 1833 contava 380 abit. 
LEONARDO (S.) a S. ZENO.—Fed. 
Zeno (S.) in Val-di-Chiane. 
LEE CSTEL) = FVed.Lavara vac- 
— Pasca. — Mosracatsn di Val-di- 


Lose (Mosre)in Val Evola.— Pod. 
Mosrs-Lrons di Sax-Minare. 
LEONE (S.) A CELLE nel Val.d'Arno 

. Pod, Cozze ma Gavizza. 
NE (S.) a S. LEO. — Ped. Leo 

(S.) nel Piax ni Avemani in Val-Tiberina. 

— 4 MELAZZANO. — Ped. Miu 
saso in ValdiGreve. 

— a SATRIANO. — Ped. Sarzano iu 
Val Tiberino. 





LEPO 


LEONI (VILLA a) o IONI ta Val 
diSieve. — Villa signori 
(S. Francesco) nella pare. di Sì Lorenzo 
Croci, Com. Giur. e circa migl. 32 

di Barberino di Mugello, Disc. e 
p. di Firenze. 

Rriziede questa villa sal. contrafforie 
dell'A, ino che stendesi dal del 
la Fato per Mosse Carelli ven li Feggie 
delle Maschere, lungo la strada R. bolo 


4° Prese e conserva il nome di Lioni dalla 
quinta famiglia fiorentina Lioni,alle que: 
Pinete rr 
lato \trizia gente de’ Ricci. 
TA i 
fattoria dei marchesi Ghigi di Siena, com 
anusessa ch. perr. ($. Bartolomeo a Zeo- 
mina ) nel vicariato ecclesiastico di Mon- 
taroni, Com. Giur. e circa 8 migl. 











uo'amena collinetta ce 


Risiede sopra 
perta di tafo, alla cui base scorrone a 
ostro e a maesir. due borri tribatarii del 


Sino dal secolo XII eravi in Leonina 
na cappella del capitolo del Duomo di 
Siena, riedificata ed eretta in parrocchiale 
verso il 1600. 

La perr. di &. Rartolommee @ Leonim 
mel 1833 noverava 24 

LEONINO SURE LEOLINO (Sì). 

LEOPOLDO (S.) a BOSCOLUNGO.— 
Fed. Boscorenco all’Ascrose. 

—a CINTOLESE. — Fed. Curreuem 

—a DOLCIANO. — ed. Dorcuso. 

— a PETRAJA. — Ped. Perassa nella 
Val-di-Chiana. 

—aru SALINE di Volterra. — Ped. 
Mose, 0 Sarina Vocrianaza. 

Lxr02414 (Castr. Leporariae ) in Val 
d'Etola.— Cas. perduto fra Sibbio, Cige- 
li e Montebicchieri alla sinistra della fiu- 
mana Evola, ed il cai suolo ora trovasi 
nella Cos. Giur. Dioc. e intorno a 4 mig. 
a poa. di Sen-Niniato, Comp. di Firenze. 

‘Questo casale, sebbene noa shbia date 
mai titoload alcun popolo, figurò ua tem- 
lo, ed è ramimentato più 
di Giovanni Lelsi all’ 
se, di fazioni e di piccole 
guerre municipali ivi accadute nel prime 
irenienaio del secolo XIV. 








LEPO 


Na più che altro Leporaja ha figurato 
nel trattato del 1369 fra i Sanminiatesi ed 
il Comune di Firenze;allorchè fa convc. 
nuto, che le teere di Cigoli, di Monte- 
bicchieri e di Zeporaja con i loro abi- 
tanti 





intendessero più incluse nella 
ione e distretto di Sanmi 








giusdicente, cosicchè potessero corti 
4 comune indipendentemente dai Sanmi- 
niatesi. — Wed. Cooots. 

Infatti ott'anni dopo, volendo la Signo- 
ria di Firenze riattare In strada maestra 
che da Sanminiato dirigesi a Castel-Fran- 
eodi Sotto, per trovarsi guasta în guisa che 
inmoiti punti non si riconoscevano i con- 
fini, con dichiarazione del sr io 
138 il nobil uomo Lotto de' Castellani 
Vicario per il Comune di Firenze nel Val- 
d'Arno inferiore, ordinò alle comunità di 
Seni to, di Cigoli, di Stibbio e di 

ja il riattamento della sunnomi. 
nata strada. (Ancu. Dirt. Fior. Carte della 
Comunità di Sanminiato ). 

LEPORI ( MONASTERO n: ), ora S. 
HMarrso m Aroma, — contrada di 
Lepori che diede il nome ad un bagno da 
lmgo tempo perdato, altrimenti chia- 
mato il Bagno a Montici , servi di stanza 
da primo ai frati Romitani che vennero 
s stabilirsi in Firenze, più tardi ad un 
monastero di donne sotto l'invocazione 
di 8. Mateo a Lepori, nella parr. di S. 
Felice a Ema, Com. Giur. equasi a migl. 
a grec. del Galluzzo, Dioc. e Comp. di 


Firenze. 
Stà sopra un rialto di poggio che siede 











i 
rammentata dallo storico Ammirato, cadde 
nell'anno 1309, dopo che il vescovo Gio- 
vanni aveva dato licenza a sei fanciulle 





piccolo eremo, poichè 
pel principio del secolo XIII cost in Ze. 
pori abitavano i Romitani dell 
Arostiniamo. 

Tefatti nel 1251 i frati di S. Matteo a 
lepori avendo otlenuto una donazione di 
alqua oto terreno nel luogo dettoCasellina 









LEPO 
presso al Borgo S. Ji 


683 
sopra lo stesso 


; ‘scopo, sopra | 
suolo essi fondarono la chiesa di S. Spi- 
rito e l'annesso convento, nel quale clau- 





terreni annessi posti a Zeporis in populo 
S. Felicis de Ema, in favore di tre donne 
fiorentine dai loro sindaci rappresentate. 

Quindi il vescovo di Firenze Giovan- 
ni volendo favorire quelle pinzochere, 
che insieme con tre altre donne avevano 
risoluto di ritirarsi in Lepori pe: ov- 
servare la povertà, la castità, e l'obbe- 
dienza, egli con breve spedito li a aprile 
1269, nella ch. di S. Salvatore del Ve- 
scovado, concedè loro facoltà di racco 
gliersi in quel claustro di Lepori, di po- 
tervi celebrare e farvi celebrare i diviui 
ufizi, e di accrescere il loro numero fino 
a 13 compagne. Accordò alle medesime 
facoltà di eleggersi una badessa dalle reli- 
giose del monastero di Moatisoni, o da 
altre claustrali, e di poter fabbricare in 
detto luogo di Lepori una chiesa di nuovo 
con tutto ciò che fosse loro necessario, 
valval’obbedienza ai vescovi fiorenti! 
Nel 1970 era badessa di S. Matteo una 
delle fondatrici per nome Colomba figlia 
di Simone, la quale nel 16 dic. di detto 
anno acquistò un pezzo di terra con casa 
annessa per le Rinchiuse di S. Matteo 
presso al pian di Giullari nel piviere di 
$.Giovenni di Firenze. (Anca. Dirt. Fiox. 
Carte di detto Monastero ). 

Fra i pii iegati testamentarii lasciati 
nel 127$ dalla contessa Beatrice figlia del 
C. Rodolfo di Capraja e vedova del C. 
Marcovaldo dei CE. Gui li , fuvvene uno 














Lepori, di poche lire a favore delle monache di 


S. Matteo in Arcetri. 

Queste claustrali nella prima loro isti- 
tazione professarono la regole di S. Ago 
stiuo sino a che, nel 1391, fecero istanza 
ed ottennero licenza dal ponietice Bonifa- 
zio FX di abbracciare l'ordine di S. Fran- 
cesco. Soito colesta Je Clarisse di 
S. Matteo si sannienmero fino alla sop- 
pressione del loro monastero (anno 1809), 

i in dote ai Frati 
e irenze, che 
hanno ridoito quel fabbricato a quartieri 
da villeggiature. 

Meno nolo nell'istoria municipale, ma 
più antico del convento suddetto, era il 





perduto Fagno 
Nato Bugno di Monti 


stanro qualche volta richiamo lc cure del 
Comune di Firenze . Ciò lo dimostra fra 
le altre ama provvisione dei Signori e 
Collegii della Rep. dell’anno 1418, quan- 
do fu assegnata la somma di tiorini 600 
d'oro per restaurare i Bagni di Morici. 
(Maiaziona , Firenze illustrata). 

Anche il Malespini, e più tardi il Var- 
chi, fecero menzione dei Bagni di Moati- 
ci, già tanto celebrati, e al secolo XV del 
tutto dismessi. — Che poi soito la quali 
di Montici s'intendessero i Ba- 
gni di Lepori sotto il Pian di Giullari, 
lo da a divedere lu stesso Malespini, tosto 
chi al capitolo 57 della «ua cronica, ac- 
cennando la Torre del Gallo sopra il Pian 
di Giullari, la dise situata presso ai 
Lepri. — Ped. Garso | Tonxx pc) 

Ma se il hagno di Zepori o di Montici 
da lunga mao è distratto, won si è frat- 
tanto perduta una rioca sorgente li acqua 

ile, che dalle colline sopra il poggio 
imperiale, fra Lepori ed i, Cosi 
mo Î fece arrivare per acquidotti nel giar- 
dino di Boboli e nella sua Reggia de’ Pit- 
ti. Cotest' operazione del primo Granduca 
di Toscana suggerì al Sanleolini urgora. n- 
to ad uno dei suoi epigrammi ia lode di 
quel sovrano, all cantò: 
























Arcetri culmine ab alto 
Cosmi opera longis ducta fuere tubis. 


LERICI (Castrum et Portus Îlicis, 
talvolta Erycis) dentro l'antico seno la. 
mese, attualmente Golfo della Spezia. 

Terra, già castello, situata alla base di 
un monte omonimo, sul lembo di una cala 
che pori il distintivo di Porto di Leri. 
ci-Èa 


di Com, di piviere e 





I paese nel gr. 27° 34' long. 
latit., alla base interna del 
promentorio orientale del seno della Spe 
zia, nel conearo di una coavalle che co- 
stituisce una delle più vaste, più profonde 
e sicure cale del seno imato, gia 
Porto di Lui, di fronte al suo promon 





torio orientale, ossia di Porto-Venere, ii 


che è 4 migl. a ponlib. di Lerici ; 
meno distant: dalla n po 


sa al sco grec.; 5 migl. u scir. della Spe- 





LERI 


zia per la via di mare, e ro migl. per 
strada R. postale di Genova. 

Quando l'antica Luni non era per amo 
ridotta alla città dei sepolcri, non solo il 
promontorio del Capo-Corvo , ma la cal 
di Lerici con l'intiero seno della Sp. zia 
erano compresi nel distrelto territoriale 
Lanense, che prese più tardi il nome di 
Lunigiana. Dondechè, richiamando io 
il lettore a quanto disi nell'avvertimeu- 
to al primo volume della presente opera, 
spero ch'egli non vorrà addebitarmi di 
usare arbitrio, se în questo Dizionario 
geografico ho compreso ì principali luo 
ghi e paesi intorno al grandioso porto di 
Lani, oltre quelli situati alle spalle dei 
‘monti che lo circondano dal lato della Fa. 
ra, fiumana tributaria di quella mag- 









Io non starò qui a ripetere la insaxsi- 
stenie congettura di chi esere 
stata nel monte o nel luogo di Lerici la 
città di Luni, filando forse Lroppu sopra 
tina espressione di Sirabone, che situò e 
Magra fra Pisa e Luna, dopo peraltro 
avere egli stesso avvertito i suoi lettori, 
che i greci «ppellavano egualmente Zane 
(EsAève) tanto la pircola città, stata sem- 
pre alla siui.tra della Magra, quanto il 
suo grandioso porto, situato alla destra 
della stessa fiumana. 

Molto meno mi appoggerò all 
di coloro che derivarono patrabe stag 
Lerici da un tempio stato eretto alla des 
Venere Ericina, \erapio immaginario, che 
alcuni serittori dalla Sicilia, altri dalla 
Poria Collatina di Roma trasportarome sul 
meaie di Lerici, ovvero sulla rupe del 

torio di Porto-Vesere; e che imu- 
tilmente cercarono appoggi = simili idee 
megli avanzi di una chi 
cristiana, e di sti 




























evo, i quali avanzi veggonsi talora sopra 
5 paese di Porto.Vesere. 











e da molli più tendi 
pebblicila in questo modo: Zeuse - Me- 
trusose * Incolis - Inquilinisgue * Pop. 
Rom. Anicitiam B.M.e Meri - ad di 





Direi quasi la stessa cosa chi nom vo. 

leue riscontrare nella città di Sarzana 

un'altra iscrizione marmorea, per quento 

tia si mostri fornita di tatte le caratte 

briini dalla diplomazia archeologica de- 
te. 

Parlo di wa catalogo di nomi di Pa 
troni edi Decurioni di una compagnia di 
artiui scolpito in uns tavola di marmo 
Itevata, per quanto sembra, nei contorni 
di Luni; la quale iscrizione conservasi nel 
vestibulo del palazzo Grif-Magni. 

Avvegnachè il Muratori, avendola fatta 

copiare, la pubblicò con Îa seguente inte- 
stzzione: Nomina Collegi Fabrum Îtic, 
invece di quella che ivi si legge: Nomine 
Collegi Fabrum ZIC. Quindi quel sommo 
astiquario interpellò l'ul sigla, che 
riferire ad un Collegio di Falei Pim al 










sopra designata  otei nssice- 
carni, che non già la perola abbreviata 
ILIC, ma sirvero il memero romano IO 
seaz'slcuna intermedia lacana fa sco! 
tale, quale tuttora distintamente ivi si 
Vere — Podanzi È i miei Cenni sopra l 

lpe Apuana, 75. 

Molti eziandie ci 6 fidarono sopra la Geo- 
grafia di Tolomeo, e pochi avvertirono, 
chenel testo greco di quello scrittore man- 
caso le stazioni del Veneris e del 
Portus Eryoîs , state interpolate fn epo 
che assai posteriori dai traduttori e dagli 
interpetri pei MISS, e nelle edizioni latine. 

Che però se dobbiamo sbbandomare i 
sogni, i documenti apocrifi e la fettce la 
mitologia per esser guidati da 
torta, l'istoria , ci troveremo co 
tiretti a confessare, che Lerici deve il suo 
Some non già ad un tempio di Venere, o 
di un sue figlio Ziice, ma sivvero alla qua- 
lità della pianta (Quercas Zez)di cui era 
anticamente rivestito il monte che a Le- 
rici si atterga. Euendochè fino dai primi 
secoli dopo il mille portava il distintivo di 
Moss Îlicis il selvoso promoatorio lunen- 
teche da Lerici sino al Capo-Corvo si 


LI 





da selena ore 


LERI . 685 
stende verso il mare; cosicchè Fezio degli 
Uberti nel secolo XIV lo indicava nel suo 
Dittamondo così : 


Da questa selea Toscana incomincia 
Che velve in mare al monte delloCorbo. 


Corrisponde a quello stesso Mons Ili- 
dis,che insieme col porto e coll'uso della 
paco nel 1185 fu dall'Imp. Federigo la 

di feudo confermato a Vesco 
ben Lusi ed ai suoi succenori. È quel 
Podium Ilicis, che il Com. di Genova nel 
1174 dal March. Obizo Malaspina in per- 

te acquistò a ‘tolo di compra insieme col 
vicino castello di Petra-tecia. ( Carram, 
Anzal. Gensens. Lib. MI). 

Non avevano peraltro a quell'epoca i 
Genonvesi esteso il loro Jominio sul corno 
orientale del gollo della Spezia , sebbene 
vi vi affacciassero interpolatamente con le 
masnade comandate dai loro capitani e po- 
testà. Conciossiachè nei secoli XII e XIII 
signoseggiava sempre in Lerici la Rep. di 
uale sivo dal 1161 era stato 


riedizione sopra il mere e i diritti im- 
pinyin 


a ca e erntoo For Pins: 
Respira d'impedire che 
alcana persona , città o altra potenza eri- 
geme fortificazione verana nel littorale 
tre il monte del Corro e fa booca d'Aruo. 

Si vole inohre che sia opera dei Fi- 
seni la costruzione dei 
prime fortificazioni di 
Giogne del 1379 si riunirono gli amba- 
sciatori delle città di Pisa e di Genova 
per trattare, con la mediazione del cardi- 
male vessovo d'Ootia legato del Papa, quel 
fu con tanto treno giurata, 
corto tempo mantenuta. Îm. 
HR. di Genera, mentre era 
Patente ad estendere le gua polenza nas- 
rittima , non leva tampoco di mira I° 
occupazione di tutti i luoghi lungo la sua 
riviera di Levante fino alla Magra. 

oa erano infatti ancora trascorsi 40 
anni dalla pace di Lerici, che nuore ini- 
micizie, frequenti insulti e fazioni (ra i 
Pisani cd i Genormi a cagione del Cast. è 
porto di Lerici si vidlero ripnenere. 











696 LERI 


11 vantaggio della posizione, considera- 
ta sotto il deppio rapport 10 delle relazioni 
commerciali e degli Pasbilimenti maril 
timi che offriva ai navigli il seno di Le- 
rici, non poteva passar di vista ad un po- 
polo altivo, industrioso e marittimo come 
il Genovese; sicchè la sua oste ritornata 
in Lerici, decise che il castello di mi- 
gliori difese si fortificasse. — Due iscri- 
zioni lapidarie, rimasie qualche tempo 
aflive nelle mura del Cast. di Lerici, 
provano nom solo il frequente passaggio 
di quel psese da uno in altro padrone, 
ma anche il caustico procedere di due po. 

li gelosi. L'iscrizione stata posta dai 
Fini in linguaggio antico volgare, era 
di scherno ai Zenoesi, Porto-veneresi ed 
ai Zucchesi. L'altra dettata in latino fu 
messa dai Genovesi per rimproverare la 
poca vigilanza a quei loro rivali, tosto- 
che il Comune di Genova resiò padrone 
di Lerici ( anco 1256 ); e fu allora che 
il castello venne circondato, di muraglie, 













lo attesta un'altra 
ioè, nel dicembre 
menire governavano in 

tolo di capitani del comune 
e del popolo Oherto Spinola e Oberto Do- 
ria, i quali fecerunt de novo fieri lune 
burzum et lioc opus Ilicis. 

Non per questo uno zelante vescovo di 
Luni, Enrico da Fucecchio, tralasciò la 
rivendicazione dei temporali diritti al suo 
untecessore ed alla sua chiesa dall'Imp. 
Federigo I concessi, rapporto specialmente 
al poggio e Cast. di Lerici, al suo porto e 
alla pecca. Ma le proteste di quel mitrato 
non potendo essere accompagnate dalla 
jone rispettabile delle bajonette, le 
lare rimasero vuole di effetto, e pre- 
della cattedrale 






















quattro secoli e mezzo tardi dall U 
ghelli e dal Muratori. 

Dopo l'epoca testè accennata rare volte 
© per corto tempo le potenze limitrofe ri- 
tolsero ai Genovesi il Cast di Lerici; giae- 
che quella Repubblica, avendo riporiato la 

ta vittoria navale presso la Meloria, 
estese il suo dominio perfino alla Magra. E 
ad onta delle fazioni cittadine, che poste- 
riormente la tennero divisa, tarpandoleali 











LERI 


alle see giorione i japre matittime, e go. 

vernando quasi per proprio conto le sue 
castella ; d'ant nta che alla gelosia interna 
inisse quella dei potentati 
Ma Liguria vicini, contuttociò dal 1256 








mente il dominio delle due Riviere da 
Lerici a Turbia. Dissi,quasi costantemen- 
te vi si mantennero i 

nella prima metà del secolo XIV 

vide e ubbidì a diversi padromi, ora a U- 
guccione Potestà di Pisa; ora a Castruccio 
Capitano di Lucca, ora a Luchino Viscoa. 
ti Signor di Milano; infine per pochi 
mesi (anno 1414 ) si Fiorentini. 

Ciò nonostante nel secolo XIV Lerici si 
contempla parte di dominio tosca- 
mo,siccome ne avvisava nell'Ztimerario Si- 
riaco il Petrarca, il quale vi capitò anche 
nel 1343, quando seriveva al Card. Gio- 
vanni Colonna : Dum recto tramite pre- 
ficisci vellem, haud procul Laventia erer- 
citus ambo ( milanese € pisamo ) consti- 
tuerani , tiranno graviter urgente com 
tra pisanis Mutronem suum summa vi 
tuentibus, coactus sum apud Erycem me- 
ri iterum me credere, et Corvum scopu- 
lum a colore nominatum, oc Rupem cas- 
didam, et Macroe ostium, ec 
olim famosam, potentemgue, nunc nudum 
et inane mumen, praeterventus, nocte com- 
cubui apud Matronem castrit expositus 
etc. — (Fa. Perna. Za Fam:l. Lib. V 
Epist. 3)) 

Non mi parre foori di proposito il ri- 
portare questo brano di lettera del cam 
tor di Laura, stantechè vi è descritte to- 

itorale 











da Lerici sino alla spiaggia di 
non lasciare che poco più da aggiungere; 
e quel poco che potesse maucare, relativa» 
mente alla parte idrografica € geoponica 
del seno lanense, era già stato detto dalle 
steo sulore nel sno poema dell'Africa 
e nell’/tinerario Siriaco. Anzi da que” 
ullima opera geografica ramente 
parisce, che a quel tempo Lerici noe di 
pendeva dalla Rep. genovese, tostoché i 
suoi confini distrettuali nel 
rientale non oltrepune 
10 di Portovenere, mentre ivi si dichiara 
il Capo-Corvo posto contra eztremoes Je- 
nuenses fines; doro a aver appellato mostro 
il castello di Lerici. 














LERI 


Molte teste coronate in varii tempi ap- 
rono, 0 pertirono per oltremare da 
ici; fra le quali mom Ge da lasciare in 
silenzio Carlo V, il quale ds Genova, nei 
settembre del 1541, corteggiato da molti 
sotraai, al Golfo della Spezia si diresse, 
e di costà fece vela con numerosa armala 
navale per tentare l'impresa d' Al 
Fu pare in Lerici, dove poco innanzi 
l'ammiraglio genovese Andrea Doria ave- 
va frmato l'accordo di «bbandonere la cau- 
mdiFrancescol Re di Francia per favorire 
quella dell'Imperatore e Rà di Spagna già 
nominato. — Una la in um orto 
del fatto 


Ardreas eb daria hujus domus hospis 

ic e Gello foctus Nisponns. 

Un'altra trista memoria per decreto del 
terato di Genova fu murata nella faccia- 
te di une case sella piszza di Lerici. È 
u2’iscrizione, stata tolta di la, poch'anni 
dopo, che diceva: DI così mel gitrno se 

ile 1678 ta pie ia 
dai pi pr 
che gli venne tirata in piazza, per cagione 
di mere offeso, da Maria Antonio Botti 
de ma. della sue case. 

Meno antiche sono le memorie eccle 
sastiche della chiesa di Lerici; avvegna- 
chì, se dobbiamo dedurle dalla nota delle 
pievi o altre ie della diocesi di 
Lasi, che furono registrate nelle bolle 
spelile a quei vescovi dal Poot. Euge- 
nio III (sano 1149,) e de Innocenzio III 
(1020 1902), fa d'eopo credere, che in 





S. Maria Assunta siede appiè del 
colle innanzi di entrare nel borgo di Le- 
rici, a difesa del quale qualtro 
terrioni, che uno serve altualmente ad 
uo di pubblico orologio. 

Priste in Lerici wo conven 
peccini, e nella ch. 
cesco del genovese pi 

Degli uomini di un qualche merito che 
taequero, 0 che furono criundi da Le 
rici, fa data una lunga nota dall'autore 
delle Memorie storiche della Lunigiana, 
€ prima di lai dal Targioni; ma pochi 
di quei momi, se si ecceltuino i due nau- 
tici Montini ed un Olundini, sopravvie 
sero alla loro età. 











LERI 687 

Comunità di Lerici. Al territorio di 
questo comune fa dall'attunle governo ia- 
Sepe quello i Sae-Torenzo al Mare, 
di È. Lacia di Pagliola, e di S. Giovan 
ni della Serre, menire dal giesdicente 
del Mandamento di Lerici dij è» 
tre letre popolazioni testè indicate, queb- 
le del capo Taogo e dei due comusi limi. 
troli di Ameglia e di Trebiano. 

Non si conosce ancora la dimentione so. 
perficiale del territorio di Lerici, il quale 
confiue, a lev. con l'Amelia , a sett. con 
Trebiano ed Arcola, a maeste. con Vezza- 
no, e negli altri lati col seno della Spazi 

La cala che costitaisce il porto di Le- 
rici è circoscritta da una carva semicir 
colare di poggi che terminano a sinistra 
«on la rupe, sulla quale s’ innalza intorno 
alle betterie la solida torre di Lerici; ver- 
23 ac del Golfo trovasi la batteria 

i Maraleaga, mentre lo sprone che chin- 
de la cala a sett. di Lerici, costitalsce lo 
scoglio di Occs pelata e la batteria di $. 


LE 
i 
Ì 
i 


sporge 

«quello poi che costituisce il corno sinistro 
= levante di Lerici, scende dalla sommità 
del Monte Marcello, giù Monte Caprio 
me, col quale forma l'estrema panta del 
promoatorio orientale lunense , desomi- 
mato Capo-Corvo. Fra quesio Capo e la 
calu di Lerici havvi una puota sporgente 
in mare a guisa di ua istmo che a| 

di oliveti, 





della Serre e di Barcole con altre pe- 
lazzine 







i 
piantagioni di oliveti e di viti im ta) gui- 
sa, che formano hella corona ai paesi di 
Lerici e di San-Fereaso el Mare. 

Una sola strada rotabile passa per que- 
sta comanità, varcando il sonte alle spalle 
di Lerici, ed è quella postale antica di 
Serina, aperta nel 1697, amplisia e ret 
Lificata nel secolo attuale, — Se uns via, 
pianeggiante potesse aprirsi lungo il mare 





688 LERI 


da Lerici alla punta del Corvo, non vi se- 
rebbero forse spiagge più =mene dopo le 
poetiche sponde di Baja e di Posilippo 
da a confronto con queste del Golfo 
delle la. 


Per ciò che spetta alla struttura fisica 
del territorio di Lerici e alle rocce che 
enoprono la saperficie de'suoi monti, l'una 
e le altre furono abilmente descritte dal 
naturalista Girolamo Guidoni sino da 
quando egli rese di pubblica ragione quel» 
la sua fatica melianie il Giornale Zigu- 
stico per l'anno 1828. 

Presso l'estremità del Capo Corvo Gui. 
doni avverti, che lo scoglio denominato 
la Bianca, il quale sporge dal fondo del 
all'altezza di circa veuti metri, 
in una roccia calcarea saccarvide, 

uanto essa non ‘mettersi a con- 
Fronte con quella dA monti di Carrara 
e delle Panie di Seravezza. — Il masso iso 
lato della Bianca pertanto corrisponde a 
quella Rupe candida, che il Petrarca se- 
gnalò nel suo passaggio da Lerici a Mo- 
trone, appena ebbe oltrepassato il negro 
scoglio del Ca 0, dopo avere l'una e 
Taltro nel poema dell'Affric. descritto in- 
sieme con il banco, il quale a poche brac- 
cia soll’'acqua si stende a poca distanza 
dal Cipo-Corvo. Ecco le sue parole: 

















Hoc mihi nunc cantanda loco, sulcantibus 
Geguor . 

Insula jam Venerique placens @ littore 
portus 

Ezroritur, contrague sedet fortissimus 
Eriz 


Ausonius siculae retinens cognomina ri- 


Coltua his ipsam perhibent habitare Mi- 
nervam, 

Spernentemquepatrias oleidulcedine dihe- 
nas 

Eroritur, Corvigue Caput, tumefaciague 
circum 

Dissiliun maria, et sazis fremit unda 
vadogis 





Candidior latè Phoebo feriente refulget. 
Post in secessa curvo maris ostia Ma- 
crae 


Cernuntur rapidi, etc. (Araicas Lib. VI). 





LERI 


La roccia di calcarea compatta color 
grigio nerastro che mostrasi al Capo Cor- 
vo, si riaffaccia nelle pendici opposte del 
moute di Lerici , ed è in varia direzione 
attraversata da frequenti e larghe vene di 
candido spato. Essa talvolla alterna, ma 
più spesso è ricoperta da strati di macigno 
calcareo, che è una specie di pietre farte 
consimile a quella dei contorni di Firenze, 
avche costà usata per lastricare le strade. 
Su questa specie di terreno posano i foa- 
damenti della fortezza e di molte abits- 

i situate a cavaliere intorno al porto 
di Lerici. 

I prodotti territoriali di questa Com. 
sono variatissimi,a cominciare dall'annoro 
leccio e dal castagno sino al cedro ed al 
limone. Tanto è tiepido il suo clima da 
favorire la vegetazione e fruitificazione 
delle piante le più delicate! 

La parte superiore del moaie, dove noa 
sorgono alberi , è coperla di praterie na- 
turali, di fragranti rameri alli 
mente ed alire erbe aromati; 
digeno il verde e cupo leccio poco lungi 
dal castagno. L'alivo e la vite primeggia 
no fra gli alberi da fru i varia © 
in guisa che ne fu ammirato lo stesso poeta 
di Valchiusa, tostochè costà segnalò la vere 
reggia della dea di Atene. 

la risorsa e il sostentamento mag 
giore del popolo di Lerici lo dà il mare, 
poichè di 5000 persone che costituiscono 
4 un dipresso la popolazione della sua co- 
muniti, quasi la metà è dedicata alla mari- 
na, sia in qualità di pescatore, sia di ciun 
ma, sia facendo il piloto, oppure padrone 
€ condattore per proprio conto di besti- 
menti da cabotaggio. È pare da notarsi, es- 
sere gli uomini di Lerici nel movero dei 
più coraggiosi ed abili marini della Li 

edi costà esirono eccellenti capi- 
tani di mare, fra i qu.li due ammiragli, 
Stefano e Lorenzo Montini. ° 

Le doone di Lerici e di Sam-Teremao al 
Mare disimpegmano non solo le faccende 
domestiche, ma con avvedotezza peri a 
quella degli uomini negosiano in dettaglio 
tutti i prodotti del loro paese e del vicino 
eolfo, con più le merci che i loro mariti 
portano dall'estero in patria, le qua 
continuo vanno ad esilarle nelle ci 
luoghi dalla loro patria distanti una mezza 
ed anche una intera giornata di comunino. 

Fra le manifattore principali di Lerici 









































LEST 


contasi qualche fabbrica di conce di pelli, 
e il lavorio che fornisce quel cantiere per 
la costruzione dei legni merca 






comunale, un doga 
sotto quello principale della Spezia, e un 
giusdicieote di prima istanza che abbrac- 


LEVA 699 
cia tatto il Mandamento, Il tribenale 
Prefettura è in Sarzana, l’ultima istanza al 
Senato di Genova. L'intendente della 
vincia di Levante stà alla Spezia, 

sono tutte le autorità militari , e l'ufizio 
del Registro unito a quello della Conser- 
vazione delle Ipoteche. 




















Diocesi Popolazione 
Nome dei Luoghi Titolo delle Chiese cui dell'anno 
«ppartengono 1832 
Lena, Terre SS. Annunziata e S. Fran | $ 
ne aBio 
Pagliola, Pill. £ 
Di . 20, Retloria Fs 69 
San-Terenzo al Ms » & 
re , Borgo 8.n-Terenzo, Prepositura la 1005 
Serra Fill. S.Giovanni decollato, Arci- Lo 
pretura bi bio 
Torat......... Abitanti n. 4844 


LESTINE, o ESTINE nella Val-di. 


Merse.— Due casali , Estine alte, ed E- 


stine basse, che 








ico e Giulitta, attual- 
mente raccomandata al parroco de’SS. Vin- 
cenzio e Anastasio a Bagnaja nel vica: 
ecclesiastico di Corsano, Com. e 
mil. a pon. di Monteroni 
convento, Dioc. e Comp. di 
Lestine trovasi quasi 7 migl. a sett. 
Risiedono i due casali 
V'altro alle falde setteni 













slo fino al letto del torr. Serra. 
1 casali di Zestine presero il titolo dal 





poggio omonimo, dove sino dall” anno 730 
Waracfrida, castallo regio di Sicna, pos. 
sedeva alcune sostanze; fra le quali in in 
quell’ anno destinò in dote al monastero 
di S. Eugenio da esso lui fondato presso 
Siena una corticelia posta nel casale detto 
Feriano prope Montem Listine... et curti- 
cella (vel clausura) usque Filecta... simul 
Gagiolo nostro de Surra,etc. (fone 
to). 
Alla stessa corticella del monte Zistine 
testé nominata appella un privilegio deb 











l'Imp. Arrigo IV, spedito in Roma li 4 
giugno dell’anno 1081, € confermato due 
volte dall'Ivp. Federigo I, nel 18 feb. 
1189 e nel a agosto 1185, a favore dell 
abate e dei monaci di S. Eugenio iu Pi- 
losiano nel contado senese, cui farono 
concesse fra le altre possessioni anche que- 
sta di Lestine : et curtem delle Stine (0 


i de Lestine) cum ipso castello, ecclesiam 


S. Anastasii in Baniaria etc. 

La qual corte di Lestine trovasi espres 
samente nominata nelle bolle concistoriali 
dal pontefice Alessandro INI (li 19 
gno 1173) e da Innocenzio IÎI ( li 15 ot- 
tobre 1207 ) spedite agli abati di S. Eu- 
genio in Pelosiano, delto Mona- 
stero. (Anca. Dir. Fioa. Carte di $. Eu- 
- genio al Monastero) — Wed. Estinze Ba- 
rasa in Valdi Mense. 

LEVANE, s LEVANE ALTA, già C4 
srer pi Lrova vel Val-d'Arno superio 
re. — Borgo, con vicino castlletto deno- 













Leona, stata lungo tempo succursal 
Pietro a Presciano, attualmei 
nella Com. Giur. e circa 3 migl 
Nontevarchi, Dioc.e Comp. di Arezzo. 


084 LERI 

perduto Bagno di Zepori , volgarmente 
appellato Bugno di Monsici, il di cui re- 
stanro qualche volta richiamò lc cure del 
Cocsune di Firenze . Ciò lo dimostra fra 
le altre una isione dei Signori e 
Collegii della Rep. dell’anno 1418, quan- 
do fa assegnata la somma di fiorini 600 
d'oro per restaurare i Bagni di Moasici. 
(Maczione , Firenze illustrata ). 

Anche il Malexpini, e più u 

chi, fecero menzione dei Bugni 
nto celebrati, e al secolo XV del 















ci, gi 
tuto dismessi. — Che poi soito la quali 
fica ; s'intendewero i Ba- 





gni di Zepori sotto il Pian di 
lo da a divedere lu stesso Malespini, Losto- 
chè al capitolo 57 della «ua cronica, ac- 
cennando la Torre del Gallo sopra il Pian 
di Giullari, la dime situata presso ci 
Lepri. — Ped. Garso | Tonsx DL) 

Ma se il hagno di Zepori o di Montici 
da lunga mao è distrutto, mon frat- 
tanto perduta una ricca sorgente di acqua 
fobile, che dalle colline “pr il poggio 


lmperiale, fra Zepori ed Arcetri, Cosi 








Arcetri culmine ab alto 
Cosmi opera longis ducta fuere tubis. 


LERICI (Castrum et Portus Îlicis, 
talvolta Erycis) dentro l'antico seno lu. 
nese, attualmente Golfo della Spezia. 
lo, situata alla base di 

sul lembo di una cala 










he porta il di 
ci.—£ capoluogo di Com, di 


di Mandamento nella Provincia di Levao» 


te, Dive. di Luni-Sarzana, R. Sardo. 
nel gr. 25° 34' long. 
latit., alla base interna del 





e 4404 6° 


promentorio orientale del seno della Spe i 
na convalle che co- 





nie, nel concave 





sta al soo grec.; 5 anigl. u scir. della Spe- 


LERI 





gia la via di 
Kiralla R, postale di Gi 
Quanilo l'antica Luni 
ridotta alla città dei sepolcri, 
promontorio ilel Capo-Corvo, st) 
di Lerici con l’intiero seno d' «azza 
erano compresi nel distrelto 
Lanense, che prese più tardi — "SM cum 
Lunigiana. Dondechè, rich' ==ma 
il lettore a quanto dissi nell = a 
to al primo volume della pre “Stam 
spero ch'egli non vorrà add. > «Ste ma 
usare arbitrio, se ju quesk ax 
geografico ho compreso i pri —mme .— 
hi e paesi intorno al grandi "tn: Lam 
ni , oltre quelli situati al Sn — 












To uon starò qui a ripetr —— 
stente congettura di chi ! me: 
stata nel monte o nel luog” >—— 
cità di Luni, filando fort mg ® »® 
nua Pe ione di Siraboe: = 

fazra fra Pisa e Luna =: 
avere egli stesso avveztito * ten A 
chei greci sppellavano cre n ” 
EEA iaia dell Mo TE tg) 
pre alla simi.tra 
tuo grandioso porto, sitar == 

nz 


della stessa fiumana. 





Molto meno mi «ppogfe 2° 
diEgloro che derivavano az" 23 
Leri.i de a tempio siate > Sia 


promoni 
tilmente cercarono appop e» 
i i di una chè 


pubblici in queto me 2 
frasese © Tacolis © Ing © > mu 
Rom. Anicitiom Bh > i 
_—= 

— 


606 LER v 
11 vantaggio della considera 
ta sotto il doppio rapporto cati relazioni 


commerciali e degli Pesbilimenti mnarit- 
che offriva ai navig! 
rici, non poteva passar di vista ad un po- 
3 altivo, industrioso e marittimo come 
i sicché la sua oste ritornata 
ia Lerici, decise che il castello di mi- 
gliori fron si fortificasse. — Due iscri- 
zio +, rimaste qualche tempo 
alive Lo mura del Cast. di Lerici, 
provano nom solo il frequente passaggio 
di quel paese da uno in altro ft. 
ma anche il caustico procedere di due 
li gelosi. L'iscrizione steta posta Di 
Fin inguaggio antico volgare cera 












altra dettata in latino fu 
messa dai Genovesi per rimproverare la 
poca vigilanza a quei loro rivali, tosto- 
che il Comune di Genova restò padrone 
di Lerici ( anno 1256 ); e fu allora che 
il castello venne circondato di muraglie, 
e di torri. ( Carra. Continzar. Annal. 
Aunal. Pis. etc.) 
restassero compile le 
lo attesta un’ altra 
lapida ioè, nel dicembre 
dell’anno 12,3, mentre governavano iu 
Genova col tito'o di capitani del comune 
e del popolo berto Spinola e Oberto Do- 
ia, i quali fecerunt de novo fieri hunc 
burgum et lîoc opus Ilicis. 

Non per questo uno zelante vescovo di 
Luni, FEnrim da Fucecchio , tralasciò lu 
rivendicazione dei temporali diritti al suo 
antecessore ed alla sua chiesa dall Imp. 
Federigo I concessi, rapporto specialmente 
al poggio e Cast. di Lerici, al suo porto e 
alla pecca. Ma le proteste di quel mitrato 
non potendo esscre accompagnate dalla 
ragione rispettabile delle bajonette, le 
scrittore rimasero vuole di effetto, e pre- 
sto obliate negli arcbivii della cattedrale 
Sarzana, donde furono disseppellite 
ttro seroli e mezzo più tardi dall’ U- 
ghetti e dal Muratori. 

Dopo l'epoca testè accennata rare volte 
e per corto tempo le potenze limitrofe ri- 
Inlcero ai Genovesi il Cast di Lerici; 










































alla Nagra. E 
ad onta delle fazioni cittadine, che poste- 
riormente la tennero divisa, tarpandoleali 








LERI 


alle sue gloriose imprese marittime, e po- 


vernando quasi per conto le sue 
castella ; ad anta che alla gelosia interna 
unisse quella dei poteut: 

Ma Liguria vicini, contuttociò dal 1356 
in poi il Comune di Genova e per cise i 
di lui Ottimati tennero quasi costanie- 
mente il dominio delle due Riviere da 
Lerici a Turbia. Dissi, quasi costantemen- 
te vi si mantennero i Genovesi, poichè 
nella prima metà del secolo XIV Lerici 
vide e ubbidì a diversi padroni, ora a U- 
guccione Polestà di Pisa; ora a Castruccio 
Capitano di Lecca, ora a Lachiso Viscoa- 
ti Signor di Milano; infine rer pochi 
mesi (anno 1414 ) ai Fiorenti 

Ciò nonostante nel secolo XIV 1 Lerici si 
contemplava come parte di dominio losca- 
mo, siccome ne avvisava nell’Ztimerario Si. 
riaco il Petrarca, il quale vi capitò anche 
nel 1343, quando scriveva al Card. Gio- 
vanni Colonna : Dum recto o tramite pr 
Sicisci vellem, baud procul Laventia erer- 
citus ambo ( 'roilanese € pisamo ) consti. 
tuerani , tiranno graviter urgente com 
tra pisaris Mutronem suum summa vi 
tuentibus, coactus sum apud Erycem me- 
ri iterum me credere, et Corvum scopu- 
lum a colore nominature, oc Bupera cae- 
dilam, et Macroe ostium, ec Lunam 
olim fumosam, potentemque, nunc nudum 
et inane munea, praeterventus, nocte con- 
cubui apud Mutronem castrit erpositas 
etc. — (Fa. Perna. Za Fomil. Lib. V 
Epist. 3) 

Non mi parve fuori di proposito il ri- 
portare questo brano di lettera del can- 
tor di Laura, stantechè vi è descritte to- 
picamente e con tale esattezza il littorale 
da Lerici sino alla spiaggia di Luni da 
non lasciare che poco più da aggiungere; 
€ quel poco che potesse mancare, relaliva- 
mente alla parte idrografica e ica 
del seno lamense, era già stato detto dalle 
Meno sulore nel soa poema dell'Agrica 
e nell'/tinerario Siriaco. Auzi da quest” 
ultima opera geografica chiaramente ap 
parisce, che a quel tempo Lerici noo 
pendeva dalla Rep. genovese, tostochè i 
auoi confini i gori 




















il pia anita contra eztremos Je- 
nuenses fines; dopo aver appellato mestre 
il castello di Lerici. 


LERI 

Molte teste coronate in varii tempi ap- 

remo, 0 pertirono per oltremare la 
3 fra le i mon fe da lasciare in 
silenzio Carlo V, il quale da Genowa, nei 
settembre del 1541, corteggiato da moli 
sovrani, al Golfo della Spezia si diresse, 
e di costà fece vela con uuzmerosa armala 





Tammiraglio genovese Andrea Doria ave 
ve firmato l'accordo di «bbendomere la cus» 
sa di Francescol Re di Francia per favorire 
quelle dell'Imperniore e Ri di Spugne gii 
nominato. — Una lapida, ja va orto 
di Lerici conserva riamenbeszza del fato 
in poche parole: 

Andreas eb Asria hujus domms hospis 

Hic e Gallo foctus Nisponas. 

Un'altra trista memoria per decreto del 
senato di Genova fu murata nella faccia 
di Lerici. È 





che gli venne tira!a in piazza, per cagione 
di onere offeso, da Maria Antonio Botti 
de uns della sue case. 

Meno aniiche sono le memorie eccle 
siastiche della chiesa di Lerici; avvegna- 





jiterale col ti- 
tolo di S. Maria Assanta sie.le appiè del 
colle innanzi di entrare nel borgo di Le 
ttro 
torrioni, che uno seree attualmente ad 


L'attual chiesa arci 


rici, a difesa del quale 


uso di pubblico orologio. 

Esiste in Lerici un convento di Cap 
Jaadro dî S, Fra- 
Domenico Piola. 









nacquero, o che furono oriundi da Le 
rici, fa data una lunga nota dall 






e prima di lui dal Turgi 
di quei nomi, se si eccettuino i due nau- 
tici Montini ed un Olandini, sopravvie 
sero alla loro età. 





pochi di Lerici, el è quella postale n 


LERI 687 

Comunità di Lerici. Al territorio di 
Guesto comune fa dall'attuale governo în- 
STuegle i San-Torenzo al Mare, 
di $ Lacia di Pagliola, e di S. Giovan 
ni della Serra, menire dal giesdicente 
del Mandamento di Lerici dipendono, ol- 
{rriglre popolazioni testà indicate, que 
le del capo Inogo e dei due comuni limi- 
Noa si conosce ancora la dimensione su- 
perficiale del territorio di Lerici, il quale 
confiua, a lev. con l' Amelia, a seit. com 
Trebiano ed Arcola, a maestr. con Vezza- 
li alti lati col seno della Spezis. 
La cala che costituisce il porto di Le- 
rici è circoscritta da una carva semicir 


i trofi di Ameglia e di Trebiano. 


de la cala a sett. di Lerici, costitaisce lo 


Pri 


! 
1 
i 


del Monte Marcello, giù Monte Caprio 
me, col quale forma l'estrema panta del 
promoatorio orientale lanense , desomi- 
nato Capo-Corvo. Fra questo Capo e la 
cala di Lerici havvi una puota sporgente 
in marea guisa di ua istmo che a; 

lasi Aeraluaga, istmo di oliveti, 
dot il fabbricato di ua monastero 
a questi ultimi tempi dagli 
Agostiniani Romitani,e quà si ricotrarono 
quelli che abbandonarono il elaestro di 
S Croce in bocce di Magra. 

Le ville di S. Zacia, o di Pugliola, 
della Serra e di Barcola con altre pe 
lezzitie di campagna, veggonsi sparse sul 
fianco dei colli ed ia mazzo o a delizione i 
piantagioni di oliveti e di viti ia tal 
sa, che formano canini pedi di 
Lerici e di Sen-Ferenzo el Mare. 

Una sola strada rotabile pesta per que- 
comuaiità, varcendo il monte alle spalle 
Mica di 
Siraina, aperta nel 1697, amplista e ret- 
tificata nel secolo attuale, — Se una via, 
pianeggiante potesse aprirsi lungo il mare 











688 LERI 


da Lerici alla punta del Corvo, non vi sa- 
rebbero forse spiagge più amene dopo le 
poetiche sponde di Baja e di Posilippo 
da porre a confronto con queste del Golfo 
della Spetia. 

Per ciò che spetta alla struttura fisica 
del territorio di Lerici e alle more, che 
cuoprono la superficie de'suoi mooti,l'una 
€ le altre furono abilmente descritte dal 
naturalista Girolamo Guidoni sino da 
quando egli rese di pubblica ragione quel- 
la sua fatica mediante il Giornale Zigu- 
stico per l'anno 1898. 

Presso l'estremità del Capo Corvo Gui- 
doni avvertì, che lo scoglio denominato 
la Bianca, il quale sporge dal fondo del 
mare sino all'altezza di circa veuti metri, 
consiste in una roccia calcarea saccarvide 
per quanto essa non possa mellersi a con- 
fronte con quella dei monti di Carrara 
edelle Panie di Seravezza. — i 














Taltro nel poema dell'Affric. descritto in- 
siemo con il banco, il quale a poche brac- 
sott'acqua si stenle a poca 
dal Cipo-Corto. Ecco lc sue parole: 





Hoc mihi mune cantanda loco, sulcantibus 
deguor 
Insula jam Venerique placens a littore 


portus 
Ezoritur , contraque sedet fortissimus 
Eriz 
Ausonius siculae retinens cognomina ri- 


pae 

Collibus his ipsam perhibent habitare Mi. 
nervam, 

Spernentemque patriasoleidulcedine dthe- 
nas 


Eroritur, Corvigue Caput, tumefeciague 
circum 
Dissiliunt marie, et sazis fremit unda 








Cognitus in medio nautis, dorsàque ni 
granti 

Arduns assurgit scopulus, eni prozima 
Rupes 

Candidior latè Phoebo feriente refulget. 

Post in secessa curvo maris ostia Ma- 


crae 
Cernuntur rapidi, eic. (Arnices Lib. VI). 


LERI 


La roccia di calcarea compatta color 
i al Capo Cor- 
dd 
monte di Lerici, ed è in varia direzione 
attraversata da frequenti e larghe venedì 
candido spato. Essa talvolta alterna , ma 
più spesso è ricoperta da strati di macigno 
calcareo, che è una specie di pietra forte 
consinaile a quella dei contorni di Firenze, 
anche costà usata per lastricare le strade. 
Sa questa specie di terreno posano i fo. 
damenti della fortezza e di molte abils- 
zioni situate a cavaliere intorno al porto 
di Lerici. 

I prodotti territoriali di questa Com. 
sono varialissimi,a cominciare dall'anno 
leccio e dal castagno sino al cedro ed sl 
limone. Tanto è tiepido il suo clima da 
favorire la vegetazione e fruttiGicazione 
delle piante le più delicate ! 

La parte superiore del monie, dove non 
sorgono alberi , è coperta di praterie na 
turali, di fragranti ramerini, serpilli, 
mente ed altre erbe aromatiche. Vi è i 
digeno il verde e capo leccio poco lungi 
dal castagno. L'ulivo e la vite primeggia 
no fra gli alberi da frutto di varia specie, 
in guisa che ne fu ammirato lo stesso poeta 
di Valchiusa, tostochè costà segnalò la vere 
reggia della dea di Atene. 

la risorsa e il sostentamento mag- 

giore del popolo di Lerici lo dà il mare, 
poichè di 5000 persone che costitwiscono 
a un dipresso la popolazione della sua co 
TI asi la metà è dedicata alla mari- 
na, sia in qualità di pescatore, sia di ci 
ma, sia facendo il piloto, oppare 
e conduttore per proprio conto di basti 





















Le donne di Lerici e di San-Terrnso ai 
Mare disimpegnano noa solo le faccende 
domestiche 





ed anche una intera giornata di commine. 
Fra le manifattore principali Ù 





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LEST 


contasi qualche fabbrica di conce di pelli, 
e il lavorio che fornisce quel cantiere per 
la costruzione dei legni mercanti 
isiedono in Lerici, oltre il magistrato 
comunale, un doganiere di terza classe 
sotto quello principale della Spezia, e un 
giusdiciente di prima istunza che abbrac- 








LEVA 689 
cia tutto il Mandamento, Il tribenale di 
Prefettura è in Sarzana, l’ultima istanza al 
Senato di Genova. L'intendente della pro- 
vincia di Levante stà alla Spezia, dove 
sono tutte le autorità militari , e l'ufizio 
del Registro onito a quello della Conser- 
vazione delle Ipoteche. 














Nome dei Luoghi | Titolo delle Chiese 





Luna, Terra SS. Aonunziata e $. Fran- f 
cerco, Arcipretura CH 2810 

Pagliola, Pi. Ss. Lucia, Niccola e Loren- pi 
20, Retioria DI 619 

Sap-Terenzo al Ms- £ 
re, Borgo Sin-Terenzo, Prepositura fi 1005 

Serra Vill. S.Giovanni decollato, Arci- 9 
pretora hi $ 410 
Torare . ........ Abitanti m. 4844 


LESTINE, o ESTINE nella Valdi. 
Merse. — Due casali, Estine alte, ed E- 
stine basse, che davano il vocabolo alla 
cura dei SS. Quirico e Giulitta, att 
‘mente raccomandata al parrocode'SS. 
cenzio e Anastasio a Bagnaja nel vica 
ecclesiastico di Corsano, Com. e circa 6 
migl. a pon. di Monteroni, i 
convento, Dioc. e Comp. 
Lestine trovasi quasi 7 migl. a sett. 

Risiedono i due ci 
l’altro alle falde settentrionali della pic- 
cola giogana dei monti chiamati di Murlo 
di Vescovado e che si alza fra la Merse e 
1° Arbia fino al letto del torr. Serra. 

I casali di Zestine presero il titolo dal 

ggio omonimo, dove sino dall'anno 730 
Vaia eastaldo regio di Siena, pos- 
sedeva alcune sostanze; fra le quali in 
quell’anno destinò in dote al monastero 
di S. Eapenio da esso lui fondato presso 
Siena una corticella posta nel casale detto 
Feriano Montem Listir 
cella (vel clausara) usque Fileci 
et de Gagiolo nostro de Surra, etc. (fone 
il Gaggiolo nella Com.di Buonconvento). 

Alla stessa corticella del monte Zistine 
testé nominata appella un privilegio del- 




























I'Imp. Arrigo IV, spedito in Roma li 4 
giugno dell'anno 1081, e confermato due 
volte dall’ Imp. Federigo I, nel 18 fchb. 
1182 e nel a agosto 1185, a favore dell’ 
abate e dei monaci di S. Eugenio iu Pi- 
losiano nel contalo senese, cui farono 
concense fra le altre possessioni anche que- 
sta di Lestine : et curter delle Stine (0 


i de Lestine) cum ipso castello, ecclesiam 


$. Anastasii in Baniaria etc. 

La qual corte di Lestine trovasi espres- 
samente nominata nelle bolle concistoriali 
dal pontefice Alessandro III (li 
gno 1173) e da Innocenzio Ill 












Pelosiano, detto 
stero. (Anca. Dir. Fioa. Carte di $. Eu- 
genio al Monastero) — Wed. Estinz e Ba- 
cuasa in Valdi Merse. 

LEVANE, s LEVANE ALTA, già C4- 
srer Di Leoxa nel Val-d'Arno superio 
re. — Borgo, con vicino Fioapisninrn 
minato Zevane alia, e chiesa parrocchiale 
(S. Martino) con l'annesso di S. 
Leona, stata lungo tempo succursale di 
Pietro a Presciano, attualmente pi 
nella Com. Giur. e circa 3 migl.a scie. di 
Nontevarchi, Dioc.e Comp. di Arezzo. 












0 LEVA 

I borgo di Levane giace in pianara sul- 
la ripe destra del fiumicello Ambra all’ 
thims posta della via R. Arerima che l'at- 
traversa da 2 les, mentre in direzio- 
me opposta vi passe in mezze la strada che 
scende dalla Vald'Ambea fno cll'Arno, 
«be è de Levane quasi un miglio discosto. 
Poco lnagi de Levane siede in colline un 
quarto di migl, al ano grec. il diroccato 
castello di Zevane elia, già di Zeona, si- 
fusto fra l'Arno e la strada R. Aretina, 

11 castello di Zeona, ossia il castelveo- 
chio di Tevere, è rammenizio fimo dolio 





cop. 
€ dal di lei pedre, vendè al capitolo della 
cattedrale di Arezzo la porzione dei beni 
stati a lei donati dal saccero e dal marito 
nel contado aretize, fra i quali una Corte 
® Zeona. (Ancu. zsza Carreza. na Anazzo). 
Non vi sone dati snfficienti a schiarire, 
se quel Ranieri isarito di Beria testò no- 
minato ;.e se quell’ Enrico di lei cognato 
npporienessero alla consorieria degli U- 
bertini di-Sofftna 0 sd altri magnati are- 
tini; dirò bendi, ehe alle prndette epoca 
non solo comperiscono gli Ubertini, ma 
ancora i lore parenti marchesi del Monte 
S. Maria possessori in questo castello me- 


desimo di Zeona. 
ra di ciò la fogmisce il 


Una patente 
testamento di ettebee 1098 nel 








Cosi. di Pleo dal merch, Enrico figlio 
march. Ugoaee altro ma 
Palmare bet Maria; col 
le atto di: 2 favore della sua ava 
Siate Sofie figlia del conte Berardo, 


contessa Sofia 





i \ppariene- 
‘vano nel castello di panini in quelli 
di Zeome e di Moncione coi loro distretti, 
€ cea tulto ciò che egli ponedeva nel ca- 
stello e corte del Yessonel Val-d'Arpo se- 

iore. (Sonvasi Mistor. Passinian. Lib. 

— Wed. Faassineroin Val-di-Chiana. 
Della pareniela fine dal secole XI con. 
traite fra la prosapia dei marchesi del 
Mente e gli Ubertini di Arezzo, ne diede 
un cenno S. Pier Daiano in una delle 
sue lettere diretta alla contessa Willa mo- 
lie di un march. Ragieri del Moote.àvi 
ci rammenta, che il di lei suocero 


LEVA 


march. ©, era fratello aterimo di 
quel conte Uberto di Soffeme, la di cui mo- 
glie, stante le sevizie usate verso Î poveri 


le rovine del dilamato seo castello di Soffe- 
ma. — Fed. Sorrzza, e Bavra di Sorvzsa. 

Una più chiara idea della famiglia ma- 
fuatizia che signereggiò net castel di Zoo 
ma, la può fornire un contratto del 3: 
licato dagli amnalisti Ca- 
. E un istrumento celebrato nel 
Cast. di Zeona, col quale il Maggiore del 
£. Eremo di Camaldoli rinunziò si figli 
del fu Ubertino, a Guglielmino e ad Ada 
lagia del fe Ubeldino il gi 








a jaspe domato 
della chiesa di S. Pietro în Perrine, sisio 


ceduto all'Eremo 1A pulrsò, Joro 

Era il Cost. di 
scovoGaglielmino degli Uberti quando, 
nel giugno del 1288 , fu prese dall’ cste 
fiorentina e disfatto Î 0 Costi 
glion Ubertini e le Conie. (G. Vizam, 
Cronica Lib. VII e. 150). 

Nel 1358, li 16 nov., Guido del fa Fran- 
cesco degli Ubertini vendè a Francesco 
del fa Bindo da Zeona, e a Domenico del 
fe Ghino da Capennole di Val.d'Ambra 
un pezzo di terra porto nella curia di 





Zeona in luogé detto Prunete per il 
zo di norini Sio d'ora. (Aeca. Dore. Pos. 
Carte dell'Osped. di Bonifasio. ) 


Dieci anni la Signoria di Firenze 
ordinò che si dille i ni poet pe 





cosirazione della creda che da Zeona qu 
de al Ponte a Falle sell’Arno. (Tareson 
i Viaggi T. VII). 

Contottociò i dinasti di Zeone trovansi 
ricevut 
sotto di 26-giugno 1385 meddante la per 
sona di Azzo Ubertini e di altri suoi con- 
sorti, non fanto per il suldetto castello, 
quanto ancora per altri luoghi di loro per- 
Linenza posti nel Valdarno superiore e mel 
Casentino. ( Ancu. razua se 
Fin ). 

Anche a quell'età la parrocchia di Le 
vane portava il distintivo di S. Mertimo 
rrocchiale da 
‘altra parr. di 
S. Giovanni a Zeora, ossia a Levane alta. 











LEVI 
La chiesa di S. Martino a Levane fu 


eretta in pievania con decreto del vescoro la 


di Arezzo dei 27 ottobre 1736. 

Levane è pota ai naturalisti per la gran 
copia di palle geodiche di argilla ferrugi- 
mosa, delle volgarmente 4gorajole, per- 
chè nel loro interno sono ingemmate di 
cristalli di calcarea aragonite di figura 
aghiforme e radiata, geodi già descrilte 
dal Mervati, dal Cealpino, dal Targioni 
e da molti saturalisti moderni. — Ped. 
pipi Comunità. 

La parr. di S. Murlino a Levane nel 
1531 aveva 343 abit., nel 145 erano 595, 
e nel 1833 contava 1471 abit. 
NELLA nel Val-d'Arno superio- 
re. — Borgata con nuora parrocchia ( S. 
Lacia ) suffraganea di S. Leolino e di $. 
Quirico a Capannole nella Com. Gi 
migl. 1!a scir-lev. di Montevarchi, Dice. 

Ai 














sulla strada R.aretina fra Levane e Non- 
tevarchi. — Sul riflesso che gli abitanti 
di questa campagna erano troppo distanti 
dalla loro parrocchia , il Granduca Leo- 
pokio I ordinò, che costà fosse edificata 
hiesa, nella quale vennero impie- 
gati molti materiali dell'abbandovata 
chiesina di S. Niccolò a Ganghereto. 

La chiesa di Levanella fu eretta in par 
rocchia con decreto del Vesc. di Arezzo, 
dato li 4 maggio del 1793. 

Essa nel 1833 noverava 595 abit. 

LEVIGLIANI nel Pietrasantino, ossia 
nella Fersilia. — Vill. con chiesa parr. 
(Visitazione di Maria SS. ) nella Com. e 
circa 3 migl.a maestr. di Stazzema, Giur. 
di Seravezza, Dioc. di Pisa, già di Luni 
Sarzana, Comp. pi 

Risiede sulle Falne. meridionali dell'Al 

Apuana, in quello sj che porta i 
E0ud di dlpe di Levigliani è che mo 
diante il cauale di Terrinca acquapende 
mella tiemana di Axosina o della Vezza, 


























Ho detto che Levigliani una volta ap- 
perieneta alla Dioc. di Lu tostoche i 
questa si estendevano sino al. 

FAlpe di Levigliani e al canale di Zer- 
rinca , col quale arrivava nel fiumicello 
della Persilia,medianie il quale la diocesi 
di Luvi era divisa da quella di Lucc: 
Contaitociò la chiesa. parrocc] 
liani men sembra che sia di fonda- 














L1BB AH 


zione molto antica. L'incremento del vil 
€ forse l'erezione della chiesa di Le- 
vigliani, derivarooo dalle sue miniere di 
Mercurio e di Cimabro esplorate sotto il 
gorerno Mediceo; verso le quali a più 
prese si rivolsero particolari speculatori, 
quantanque con poco favorevole successo. 
maggior profitto riescono le esca- 

wazioni nuovamente intraprese di 
bianchi e mischi sotio l'Alpe di Leviglia- 
ni.—l"ed.Srarzzzae Sena vezza Comunità. 

La parrocchia di Levigliani nel 1833 
noverava 590 abit. 

LIBBIA, o LIBIA nel Val-d’Arno are- 
illa che diede il nome a una par- 
rocchia posta fra la Chiassa ed il torr. Ma- 
spino (S. Cecilia a Libia). soppressa per 
sovrano rescritto dei 30 giugno 1585, e 
con decreto della curia vescovile dei 31 
agosto dello stewo anno riunita al popolo 



























S Polo, Com. Giur. Dioc. e Comp. di di 
20, da cui la villa di Libbiu trovasi quasi 
3 migl. a sell. grecale. 

LIBBIANO , Castr. Zibiani ) in Val.di 
Cecina. —_Cast.con rocca e ch. plebana Ss. 
Simone e Giuda un di fi 
Michele a Micciano, nella Com. a 
e circa 4 migl, a lib. dalle Pomurance, 
Dioc. di Volterra, Comp. di Pisa. 

Siede sulla cima di uno scosceso poggio, 
chea ostro comunica con quello di Monte 
Ruffoli, mentre alla sua base, da oriente a 
sett., scorre il torr. Zrossa, e dal lato di 
occid. il torr. Ladio che influisce uel pri. 
mo, tributario esso medesimo del fiume 
Cecina. 














Jo non saprei, se a questo Libbiano, 0 ad 
altro castello omonimo del Volterrano di. 
stretto (giacchè tre popoli di Libbiano con- 
ta tottora la diocesi di Volterra}, volesse 
appellare il diplona spedito nel 1180 da 
Arrigo VI al vescovo di quella città lde- 
brando Pannocchieschi, alloraquando gli 
concesse tra i varj feudi ancora un Ca- 
strum de Libiano. Mi è moto bensì , che 
innanzi quel tempo nel castello di Lib- 
biano di Valdi-Cecina avevano giurisdi- 
zione i monaci dell'antica badia di Mou- 
teverdì. tostochè l' Imp. Arrigo II, nel 
1014, © poscia il Pont. Alessandro Ill, 
con bolla del 1176, confermarono a quel 
Mon. nominatamente Castrum de Mic- 














i ciano cum ecclesiis et curte, Custrum de 


Libiano cum ecclesiis et curte,ete.Le quali 


en LIBB 

giurisdizioni di Micciano e di Libbiano, 
mediante ua atto pubblico del 27 ago- 
sto 1208, vennero rinanziate dai munaci 
di Monteverdì, e per essi dal loro abate 
Runieri, al Comane di Volterra, a condi. 
zione di non esigere de quelli abitanti al- 
tri dazii fuori di quelli che solevano im- 
porsi ai cittadini volterrani, 

Pochi anni dopo troviamo Libbiano 
sotie i suoi nobili o cattesi , che allo ste- 
rico Ammirato della conserteria 
Cavalcanti di Volterra. Erano di questo 
numero il milite Bernardino Castiglione, 
detto Tone, Barone e Gerardo figli del fa 
Tedice da Zibbiano, i quali d'accordo, con 
istrumento dei 28 aprile 1257, rogato nel 
castello di Libbiano, venderone al une 





di Volterra, tato dalsuo potestà dal 
Baoatccorso di Bllincione degli Adimari chiesa 





atto dei 13 genn. 1073, e posteriormente 
nel 1293, prestarono giuramento di fedel- 
tà e obbedienza al governo di Volterra 
cea la promessa di noe dare asilo ai ne- 
mici di quella città. 

Nella tassa prodialo del 1288 
stretto volterrano il territorio di Libbiano 
fu impostate per lire 7300, € successiva 
mente ti delComune di Volterra 
redatti nel 1343, e in quelli del 1401. 
( Lib. I. Rubrice 169. ) 

Il Cost. di Libbiano coe molti altri luo 


LIBB 
di S, Pietre a Libbiano nel piviere di 





Celloli, Com. Giur. e circe 3 migi. a pon 
di Sen-Gimignano, Disc. di Velterra, 
Corp. jena. 





Risiede sul monte del Castagno, alla 
destra del borro delle Velte e poco lungi 
dalla strada provinciale 


volterrana, la. 
le scende di la per Gambassi n CastelFie: 
rentino. 





Dirò di più, che lo stato delle forze pe 
trimoaiali giorerebbe a far conoscere, sa 


la- fa questa chiesa di S. Pietro a Libbisno 


sopra Gambassi , o piuttosto l'altra di S. 
Pietro a Libbiano di Val.d'Era, quella che 
veniva a preferenza chiesta in commenda 
dai prelati domestici, e che fe uno dei be- 
nefizi di Benodeito Baldovinetti, investito 
per bolla dei 3 agosto 1530 dal Pont Cle- 
mente VIIL (Ancu. Durz. Frea. Carte della 
famiglia docolti ). 
. di S. Pietro a Libbiano di 
Val-d) nel 1833 contava 128 abit. 
LIBBIANO iu Val-d'Era — Cast. con 
ieve (S. Pietro) già filiale di quella 
Pre dal Pino fa tresiocata ia Ghizzano, 
mella Com. Giur. e circa 4 migl a Jev. 
di Peccioli, Dioc. di Volterra, Comp. 





Gbi della giurisdizione di Volterra si ns Pisa. 


e ul dominio fiorentino nel luglio 
1479, 

Ma coiesto peese igara amai più sell’i- 
storia maturale per le cave di solfo, per le 
giestaje, per l'alabastro, per il vetriolo ver- 
de e per altre prodazioni minerali che si 
nascondone sotto la superficie del suo pog- 
gio serpentinoo, il quale sembra emerso 
«di mezzo ad un ierreneo terziario marino 
sp.mo per ogei intorno di evsporazioni 
mefetiche. — Fed. Pomananta Comunità. 

La parrocchia de’ SS, Simone e Giuda a 
Libbiano, nell'anno 1551 neverava s02 
abit.; nel 1745 ne aveva 166, mentre nel 
1833 essa conta: i 

LIBBIANO i; 
cui porta tuttora il distiativo la chiesa 





*Siede sopra un peggio marnoso, alle 
cui falde scorre, da lev. a ostro il berre 
Melogio, e dal lato di lib. il torr. Moglia, 
che il Melogio accoglie lungo il vallea- 
cello fra Legoli e Ghiszano. 

pi padroneto di questa ch. di S. Pietro 
aLibbiano fino dal secote XII fu assegnato 


dai vescovi di Volterra si Camabioleni 








quale bacia la stessa chi 
dal Pont. Lucio If. mediante privilegio 
degli 8 marzo 1181, e dal Pont. Clomente 
III con altra bolla spodita da Pisa sotto 
di 17 genn. 1186, 

La pieve di S. Pietro a Libbiano di 
Val-d'Era nel 1833 noverava 275 abit 


LICC 
Liszisno nelle Colline pissne di Val. 
di-Cascina. — Cas. e chiesa che più nom 
esistono (£. Naserio de Zibiano), l'uno 
e l'altra aci soppreso pivire di $. Mare 








cca, ra di Sen-M jaiate, Comp. 
di Pim. — Fed. Sorictsana (Prive 01) 
€ San-Manco (Vasta ne) sulla Cascina. 

LIBERATA (TORRE »i $.) nel Pro 
moatorio Argentaro. —/ed. Onserztto 
Comunità. 

LIBRO - APERTO, altrimenti detto 
Mowrs vetta Srtanara, in Valdi-Lima 
sull'Appennino Bistojee, Com. di Cuti. 

liano , Giur. di Sen-Marcelle, Dioc. di 
Bici, Comp. di Firenze. 

È una delle moatuosità più inemti 
dell’Appennino toscano, la cui elevatezza 
assoluta ammonta a br. fior. 3308, 8 al di 





LIGC es 
sieme com Pasicale un piccole fesdo all' 
erossione che, mel 1481, cinque fratelli 
nati da Giovaeni Spinetta March, di Vil 
lafranca si divisero il re 


Ferrerossa. — Allora Licciana, Panicale 
ad altre villete essendo toccate a Jacopo, 
uno dei 5 figli di Giov. questi 
nel 1549 ottenne na di d'investi 
ture del suo feudo dall'Imp. Ferdinando I. 
Mel 1573 sucsessero al marchese Jacopo i 
di lui figli, cioè Cornelio, che nen chbe 
prole mascolin», e Alfonso, che lasciò il 
marchesato di Licciana al di lui figlio per 
nome Obizzo.. 

Frattanto il march. Giulio Cesare Ma- 
luspina in proprie nome e del March. Ors- 
zio sun fratello, nel 1630, offriva al Gran 
duca Cosimo II el ai successori nel Gran- 
ducato di Toscana, salvo il beneplaci! 
. Cesareo, il marchesato e territorio di 
ciama appena gli fome perrenuto dopo la 
morie del march. Obizzo senza prole. La 
i ge offerta fu ratificata dal march. Ora. 








che zio, e quindi dai due fratelli nel 1625 





meone, spettante alla ‘modenese, 

supera in elevatezza tutte le cime dell’ Ap 
pennino centrale, ed è del Libro-4perto 
più prominente di 390 br. La cima del 


Monte Rondinaja, compresm mello stato 
lucchese, trovasi alla 3325,3 br. sopra il 
mare, vale a dire br. 16,9 superiore al 
Libro. dperto, mentre il Corno alle dele 
lenente alla Momtagna pese 
pinna prcinirin init; 
Ceruaniano Comunità 





i Î tra, 
è vicariato codlzirtio | Gieceme) nel 
la Giur. e circa 4 migl. a grec. di Aulla, 
Diec. di Massa ducale, giù di Luni-Serra- 
ma, Dac. di Modena. 
Siede il fianco dell'A 


Gudo il Serarena ni sele giogo dell'Îp- 
mino prenominato. 
MPI Licciana ua merchessto dei Mata 
spina di Villafranca, che costiteiva in- 
vs 


confermata al Granduca Ferdinando II, 
salvo sempre l'assenso dell' Imperatore. 
Per altro tali disposizioni mon ebbero 
effetto, avvegnachè il march. Obizzo di 
Licciana, lasciò il marchesato a Jac u 
di lui figlio. Questi ebbe da Bianca 
goni sea moglie un Obizzo HI, che alla 
morte del padre (anno 1660) successe nel 
marchesato di Liciana;e quindi nel 1704, 
il nato da quei coningi, J: 
Questi ebbe, e qui nel 1746 laci 
feudo a tre figli; 





nel dominio del marchesato, e con eno 
lui si estinse la linea di quei Malaspina. 

Attualmente Licciana coa il suo terri- 
torio comunale fa perte del dominio E- 
stense in Luaigiana. 

Le produzioni rerali di questa comuni. 
tà consistono massimamente pella raccolia 
de castagni, di segale e di pochi altri ce- 
reali. Assai ristretto è il prodotto della 
vite, che raramente giunge a la na 
turità; in minor dee è il raccolte dell 
oli, come auche vi scarseggia li gelso. La 
peosaria , che dovrebb' essere I° industria 
maggiore di quegli aligiani, fa già da 
aliri avverlito emervi costà tratcurata.— 
Pod. Cartunanso Lunzsa. 

88 


cl LIBB 


giurisdizioni di Micciano e di Libbiano, 
mediante un alte pubblico del a7 ago 





di Monteverdì, e per essi dal Joro abate 
Ronieri, al Comune di Volierra, a condi. 
zione di non esigere de quelli abitanti al- 





tri fuori di quelli che solevano im- 
citadini volterrani. 
Pochi anni dopo troviamo Libbiano 


sotto i suoi nobili o cettesi , che allo sto- 
rico Ammi della couserieria 






mi 
detto Tone, Barone e Gerardo figli del fa 
Tedice da Zibbiano, i quali d'accordo, con 
istrumento dei 28 a, 1257, rogato nel 

al Comune 


di Firenze, la 
Borgo e terti 
@iurisdizione case, poderi, vomini, villa- 
mi ec, por il di lire Suv mon. pise- 
na. — Ved. Bavciaso in Val-li-Cocina, 

Peraltro gli womisi di Libbiano con 
atto dei 13 genn. 1073, e Lì 


nel 1293, inn to di fedel- nefizi 
199 giuramento di 
e abbrdinaza si goverso di Volte 


cen la promessa di non dare ssile ai ne- 
mici di quelle cità. 

Nella tassa prodiale del 1288 por il di- 
stretto velterrano il territorio di Libbiano 
fu impostato per lire 7300, e successita- 
mente dipendenti dal Comune di Volterra 
redatti nel 1343, e în quelli del 1401, 
(Zib. I. Rubrice 1 

Il Cost. di Libbiano com molti altri lno- 


Ma cotesio perse figura emai più nell'i- 
storia naturale per le cave di zolfo, per ie 
gessajo, por l'alabastre, per il vetriolo ver- 
de e per altre prodazioni minerali che si 
nascondone iotte la superficie del sno pog- 
gio serpentinose, il quale sembra emerso 
«di mezzo ad un lerrene terziario marino 


sp.rmo per ogai intorno di eva; ioni 
mefeliche. — Fed. Possnsnca Comualtà. 
de'SS. Simone e Giuda a 






1833 essa contava 240 abit. 
LIBBIANO in Val-d'Eha. — Cast. di 
cui porta tultora il distintivo la chiesa 


L1B3 
di S. Pietro a Libbiano nel piviere di: 
Celioli, Com. Giur. e circa 3 migl.a pon 
di imignano, Disc. di Veltere,. 
Corp. di Siena. 
Risiede sul monte del alla 


destra del borro delle Volte € poce lragiu 


dalla strada provinciale lagua > 
le scende dll per Gambani a Castella. 
rentino. 


n 
A questo luego e chies di 5. Pietre. x 
Libbiano dubito che poss riferire vm 
strumento 1088 lo în ° 
ok S Pilo e Comet 
uale Bolgarello figlio di Rodolfo ced. °° 
Catuatdolensi la chiem di S. Pietro a 
ziano per ridersi a monastero; a ses 
tamento del quale, fra i possemsi dea 
dal pio fondatore furoavi pur quelli & 
chia di 8. Piro e Laion ian = 
irò di più, che lo stato delle fort" 
trimoniali gicverchbe è far i 
S. Pietro a Li 











per bolla dei 3 agosto 1530 dal Pont "® 
mente VIIL (Ance. Ds. Fren. Corp 


Ù " 
. di S, Pietro a Libblena _ 
Vald'Elta nel 1833 contava 1288 = 
LIBBIANO in Vald'Era —Cel., 7 
pieve (S. Pietro) già filiale & + 
che dal Pino fa traslocata în » 


TI pedromsto di questa ch. di 8°. 
ali iano fino dal secoloXIl fue, * a 
dai vescori di Volterre si Css — “» 
della bedia di S. Casciano a 








degli 8 marco 1181, e dal Pont.) - 
Mii con altra bolla spodita da TS 
di 17 geno. 1188, ° 
La pieve di S. Pietro a Li” 
Vald'Er nel 1833 noverava a, 








Latine sirene 


n di seger e hi pesto ri 


» e © ed da ssiistio - £ geubeto otto 
acanto rr tes gene - pelo PE 





dante n st nr - | sio 


A di sr ante < o se 
fo e pen Eri de 





Nome di. 
dei buoghi delle Chiem tanti 
Loociasa 8. Giecemo i 

+0 N° 450 


635 


Cisigliona =—$ Lereaso, idem . » 184 
Forele ...... ssisir 
LICCIOLO. — Fed. 


Leociona. 

Locrosaro in Val.di-Pore. — Pod. Lo. 
cionane (S. Pascaazio a). 

LIERNA nel Val.d' Arno essentincee.— 
Cos. che ha date il nome a am castelleito 
esa chiesa perr. (S. Michele) nel piviere 
di Festinto Com. Gier e circa migl. 43 
sett di i, Dice. e Comp. di Arezzo. 

'Siode in. cepgia bango il terr. Sora sell 
alpestre via, merc cui de Moggiona a 
Camoldoli si viene. 

Tra i moli fendi dei conti Guidi re 

mei privilegi ad es i do Arrigo VI 
€ da Foderigo Il concessi trovasi spocifi- 
cata questa biceces, cioè: Ziernom cam 
curte sua, Portinam cum curte sua, etc. 

Lierna esa Partina, Ragginopoli ed 
altri castellueci di cotest’ Appennino di 
Comaldeli nnero al ramo dei CC. 
Guidi di , G0ì apparteneva un 
cente Bendinn di Monte Graachii ia Ro- 
magna nato dal C. Uberto di Aghi: DI 
Far plate eri lecinae pda 
s0 fece menzione Mstico Villani nella sua 
cronica (lib. VHI cap. 9), allorché dime: 
che quel conie,con atto lioe di sestom- 
Bre 136, vendè allaSignerie di Firemes il 


Tori poli per esere divenuio 


fa : again 
aggregaia al 
di Zierna e di Portian. Allo sieno con- 
Arallo intervenne e prestò il suo consenso 
la meglio del suddetto coute Bandino, 
donna Lis di Uberto de' Pazzi. ( Annan 
Camera ) 

Alla morte di Bandino saccene un di 
lui figlio conte Giovanni; manceto il qua. 
le, nel 1406, ereditò i fendi il conte 


Nel 1440 non era restato di quella fa- 


La questa donna essendosi estinto il re- 
badia di Momena, e 


cuetelletti, designali solto i di Cor- 
time , Feggeta e Pionacee incino si Gio 
#0, di la insino sl Piano del Soglio e 
alle Scockette , Costa el Gufo, e Muase 
Cotezso. Li quale verienna fu decisa mo 
diante sentenza della Ruota Rorentime, sp 
provate dalla Signoria con deliberazione 
de' 18 aprile 156. ( Ancure, nenax Rores- 


maestosi pi Fez ). 





LIGL 
IUPOLI è LIFPOLI ia Val.d'Ela. — 
Cas. che diede il qualificato a una chiesa 
pere. (3. Martino) riunita in questo se- 
«olo a S. Margherita a Sciono nel piviere 
di S. Jerusalem, alias di $. Donzino a 
Lecardo, Com. e circa migl. » ! a lev.di 
Certaldo, Giur. di Castel.Fioreatino, 





Comunità. 
LIGA i iu Vald'Era, — Pod, Monr- 
aldi 


i Cecina, 

TA LILIANO (Zilianum) in 
Vald'Elsa. — Cas. con antica chies plo- 
dana (S Cristina) nella Com.ecirea dee 
gie della Castellina in Chianti, 

er. di Radde, Dice. di Colle, già di Sie: 
ta, Comp. senese. 

Posa in costa sulla pendice occidentale 
@ei monti del Chianti che scquapendono 
bell’Elsa, fra i tocr. Gagliano e Corfizi, 
Gatrambi tributarii della Steggio. 

In colesto Cas. di Ligliano possedeva 
Beni il gran conte Ugo merch. di Tosca. 
ma, il quale con gencrota fatta 
Li 35 luglio dell'anno g98, rimuzziò a fa- 
vere della badia di Poggibonsi molti suoi 
possessi, friuli mazzo; 0 picalo te 

Li 










rammentata fra quelle della di 
nella bolla concistoriale spedita li soapri- 
le 1269 dal Poat. Clemente Il 
score di Siena: € ciò poco innanzi che la 
giurisdizione temporale di questo stesso 
piviere fosse dichiarata com pel ter 
ritorio della Rep. di Firenze. Fu una co- 
del lodo proaunziato in Poggi- 
boasi li 4 i 4 giugno 1203, col quale vennero 
posti i confini fra il comtado senese e fi 
tentino. fe subilito, 
la trattato pertanto fe stabili! 
che i infra ine, de Comitatu ni 
fiorentino plebes et se s. desti 
ed Podio Boniss, et 





ui tolica del di 13 
agosto 1573 pei della diocesi 
senese nella vicaria di Mouleriggioni, tre 


LIGL 805 


vasi esritto, che il visitatore ad cocierione 
etiam occeszit parrecchialem £.Cristinae 
de diano semmerio disuoecia si dei 

unita hospitali 8. Mariae 
MPT Pavia se 


Pic 1838 passa trx: Cristina a Li- 
fiano contava 107 abit. 
LIGLIANO, o LILIANO in Valdi-Gre- 
o. Cas. che ha dato il nome a un po- 
polo (S. Lacia) nel piviere di Campoli, 
attualmente reccomandato sl di S, 
Martino a Cofleri, nella Com. Giur. e que 
ti 4 migl. a Lev. di San Casciano, Di oc. e 
Comp. di Firenze, 
Giace nella ripa sinistra del fumicello 
Greve ella base Srientaie delle colline di 
Monte-Cam; lungo la strada comu. 
nale che da Mercatale guida all'Impraneta. 
Si trovano memorie di questo luogo 
fra le membrane appartenute alia badia 








fu Guido, a Teuzio del fa vaste, di 

di terra posti nel piviere di S. 
Sani Campoli nei l appellati a 
Scalamito e a Liliano. ta altro istra- 
mento dell'aprile t0gs fa rogato nel ca- 
sello © cass,torrita dello stesso Ziliano. 
(Anos. Dirt. Fica. loc. cit.) 

1 registri poi della cattedrale Rorentina 
ne avvisano, ebe nel castello e nelle adia- 
cenze di Monie.Campolese, come anche 
mel popolo di $. Zucia di Liliano, di $. 











Mortino a Cofferi, ed în altri loghi del 
piviere di Campoli, sino dal secolo XIIT 
aveva possessioni e ritraeva dei Îrutti la 
mensa vescovile di Firenze. Arroge a ciò, 
shend popolo di $. Lucia a Liliano fece 

uisti il Vese. Giovanni 


Sino dal 





ST Li 
i di S. Lucia a Liliano diven 


nero giaspedzonato della mobil famiglia 


LIMA 


698 

Pucci, dopochè al Card. Lorento Pucci , 

mmercè di un breve del Poni. Sisto IV, nei 
benefizi 








chiesa di 
beni 





cessa 
Liliano , i di cui 
guito si destinarono alla fondazio1 
cavonicato nella Metropolitana 

TI popolo della soppressa cara di Liglie- 
no, e Liliano, nel 1551 contava 51 abil 

LIGNANO (POGGIO =) in Valdi 
Chiana. — Questo poggio, sulla cui som- 
mailà esisteva un eremo con chiesa dedi- 
cata a S Martino nel piviere di Bagnolo, 
Com. Giur. Dioc., e Comp. di Arezzo, co 

il trafforte sett. dell'Alta di SL 
Egidio, e cl 


di grecale: Si alza dirimpetto alle colline 
di Battifolle e di Monte, oct le quali me- 
dinnie îl poggetto intermedio di S. Flora 
a Torrita costitaisce la foce, mercè cai il 
Canal-rbaestro della Chiana scende per la 
chiusa de' Monaci nel Val-d'Arno eretino. 
> Ta cima del poggio di Lignano presa 
dal seguale alle Croce l'a trovata dal Pad. 
Inghirami superiore di 1431 ! br. Sor.al 
livello del mare Mediterraneo. 
LIGNANO pi Vacce-Anzara, ossia della 
Pescia di Collodi. — Cas. ch'ebbe chiesa 
pare. (S. Jacopo ) nel piviere di Medi; 
giù delto di Folle Ariana, Com: Giur. di 
Viha.Basilica, Dioc. è Duc. ‘di Lucca. - 
È posto sul moate ‘del Battifolle hue- 
chése, donde scende la fiumana della Po 
scii minore, omin di Collodi. |» 
AIlArt. Ansana ( Varta) fu fatta men- 
sioue di una membrana dell'Arck. dre. 
di Lucca dell'anno 976, relati va a'un'enfi. 
tesi di beni fra il pievaio di Valle-dria. 
ma e tre fratelli figli del fu Goffredo, alcuni 
dei quali beni tro in 
Fa questo Cas, uno dei comunelli occe- 
pati dall'esercito fiorentimo durante ha 
Gucrra mossa nel 1428 contro i Lacchesi, 
ai gazli fu restituito pel di 27 marzo 1449. 
— Ped. Anrana ( Vassa). | 
LILIANO. — Wed. Loctuso. 
LIMA (Lima f.) — Fiumana tribate 






se 
u 
tina. 























ria del Serchio, che nasce nella montagna - 


pistojese, e che dà il suo nome a un'imi- 
portante vallone dell'Appennino tosca- 
no. — Comincia la Lima a raccogliere le 
più remote sorgenti sul giogo di Bosco 





lungo, o dell' Abetone, sd una clevatezza Cast. 


3 circa Soce br. sopra il livello del ma- 
ze. — Scende da primo in direzione da 
maciir. a scir. sul fianco meridionale del 


iude la Val-di-Chiana dal lato nella 


LIMA 

moute di Zibro- Aperto con un andamento 
parallelo alla strada R. modenese, che tro 
vasi alla sua destra; accoglie per via dalla 
parte della montagna il Rio maggiore, 
l'Arsiccio, e il Rifreddo , mentre dal lato 

posto riceve quasi dirimpetto a Cati. 
gliano, e poco sotto il grandiose ponte 
Ximeniano, il tri 
Sestajone. Un 
gliano la Lima torce il suo corso da scir.a 
stro, e dopo il cammino di altre due mi 
gliai tore. Volata e Verdiana precipitano 
‘dall'Appennino attraverso dei i del 
L'Uccelliera e del Crocicchio per vaotani 

Lima sopra e sotto Lizzano. 

Alta bose occidentale del poggio di Ses- 
Marcello, passato il ponte che cavalca la 
Lima nella strada R. modenese, sbocca in 
essa il torr. Zimestre, di sotto al di cui 
confiuente la Lima cambia nuovamente 
direzione, e girando a semicerchio, volta 
da estro verso lib. e quindi a poo. s'ia- 
cammina nel territorio lucchese che trota 

il Cast.di Lucchio. Arrivata tra Ca- 
soli ‘e Palleggio la fiumana, ripiegaado 
verso lib., s'incammina ai Bagni di Lac 
ca, dove trova il ponte nuovo, e *» 
presso è cavalcata dal poote al Serraglio. 
Quindi dopo altre due migl. trova quello 
dirato di Chifenti innanzi che la Lima tri- 





“utile soe acque spumanti e perda il suo 


rome nel fiume Serchio, — Fa la Lima en 
corso arcuato di aa migl., fra terreni stra- 
tifornii di macigno, di alberese, e di ge- 
lestro con una discesa di circa 1700 piedi, 
lungo la quale va rodendo e dilamando i 
fianchi della strada che essa percorre a 
danno dei poggi, dei ponti e degli edifizii. 

Non meho di sette ponti attualmente 
cavalcano la Lima, quattro dei quali nella 
perte superiore compresa nel Granducaie, 
€ tre (se non quattro ) nella sczione infe- 
riore del Ducato di Lucca. 

11 primo poate appellasi di Catigliane, 
perchè piantato sotto quel È uno 
dei ponti più antichi della Lira superio 
re, comecchè anch' esso rovinasse due vel- 
te, e fosse rifabbricato nell'anno 1624. II 
secondo ponte è detto di Lizzano dalla vi- 
cinanza di quel paese. Restò allerreto in 
conseguenza dell’avvallarmento e frana del 
izzano, nel 1814, riedificato pe- 
chi anni dopo N d'appresso. TI terzo ponte 
detto alla Lima, ba un solo arco, bellissime 
e solidissimo, Esso è ornato di marmi e di 








LIMA 


due fonti, e conta'gli anni della strada R- 
modenese diretta dal matematico Ximenes 
sotto il Granduca Leopoldo I. — ll quarto 
ponte è quello di Popiglio presso la do- 
gna omonima sul confine del Granducato. 

Fra i ponti sulla Lima inferiore sì coa- 
ta quello vicino a Casoli di Lima; il pon- 
te nuovo dei Bagni lucchesi della Villa, e 
il ponte al Serraglio. Un quarto ponte 
davanti al paese di Chifenti cavalcava la 
Lima culla strada provinciale della Garfa- 
quana; ma questo rovinò in grazia dell' 
tragano terrestre dell'ottobre 1836, nè mi 
è noto se vi sia stato ancora riedificato. 

Fra i principati edifizi manifattorieri 
mossi dalle acque della Lima superiore o 
dei suoi confluenti, si contano, nel Se. 
stajone una ferriera e un distendino, nel 
la Licna alla coscia del ponte di Cutiglia- 
ne una ferriera con distendino; ed a Ma. 
iano sul Zimestre tre ferriore. Fra le 
cartiere havvene ana sisi grandiosa del- 
la ragione Giovanni e Cosimo Cini pres 
so il ponte alla Lima, e tre altre cartiere 
delli stessi proprietarii sul Zimestre. 

LIMA (DOGANA petra) ossia del PON. 
TE a POPIGLIO. — Dogana di frontie- 
ra del Granducato di tersa elame dipen- 
dente dal doganiere di Bosco-lungo nel 
dipartimento doganale di Pistoja, Com. 
di Piteglio,, Giur. di San-Marcello, Dioc. 
di Pistoja, Comp. di Firenze. 

È vitaata alla testa del ponte di Popi- 
glio che cavalca il fiume Lima, tando 
la strada maestra che dirigesi a chio, 
a Casoli di Lima, e quella che per l'Erta- 
d4betina entra nello Stato lacchese. 

LIMA (CASOLI si). — Dogana di fron- 
tiera di.ierza classe del Ducato di Lucca. 
Porta il nome della località dov'è situata, 
salla ripa sinistra della Lima, là dove 
attraversasi il fiume sopra wn ponte fra il 
Cas. di Palleggio e Casoli di Emo, nella 
Com. e circa 4 migl. a lev. dei Bagni di 
Lacca, del Borgo a Mozzano, Dioc. 
€ Due, lecchese. — Fed. Casoui in Val 
di-Lima. 














parr. (S. Martino) nel pivi 

Com. e circa 5 migl. a grec. dei 

Bagni di Lucca, Giur. del Borgo a Mox 
zano, Dioc. e Duc. di Lucca. 

Risiede sulla ripa destra del fiame, da 

cui sembra derivasse il nome, lungo la stra- 

da che dai Bagni di Luoca rimontando la 


LIMI 697 
Lima passa sotto Lucchie per entrare nei 
Granducato al ponte di Popiglio. 

Le carte dell’ Are. Arcio. di Lucca 
rammentano fino dal secolo X il Cas. di 
ZLimano col vico ad esso vicino di Cer- 
Baja, ora detto Cerbajola. Fra le quali 
carte havvene una relati in contratto 
enfiteutico di beni a| le pievi 
di Controne, di Montedì Villa, di Muzza- 
no ec, rilasciati da Gherardo Vese. di 
Lacca ai fratelli Ranieri e Fraolmo figli 
del visconte Fraolmo, che fu dei signori 
di Versilia. — Wed. Censasota, Cosraose 
e Gaazasoza in Val-di Lima. 

La ione di Limano fece parté 
costantemente della vicaria di Val-di-Li- 
ma; e per quanto questo luogo nella guer- 
ra del 1628 venisse occupato dall’ cste fio- 
rentina, fa Li to al dominio 
lucchese per atto pubblico dei 28 marzo 
1449 rogato in Benabbio. — - 

La perr. di $. Martino a 
ni Kiba Furno Far 

IMENTRA nell’ Appennino pistoje- 
te. — Sono due fiumane omonime triba- 
tarie del fiume Reno, le quali nascono sul 
dorso dell'Appennino di Fonte Teona sv. 
pra Pistoja. Restano divise nel loro cono 
da un contrafforte che scende dalla schiena 
del giogo dello Spedaletto di S. Barto. 
lommeo în Alpi, nella direzione setten- 
Lrionale fra i monti di Treppio e di Torri 
sino nel. territorio bologuese. — La Zi 
mentra occidentale entra nel Reno oltre 
passato il Cas. di Pavane, sui confini della 
Com. della Sambuca e del Granducato; 
meutre la Zimentra orientale esce del 
Granducato sotto la dogana di Zentula 
nella Com. di Cantagallo, al di la della 
quale percorre verso sett. buon tralto di 
cammino innanzi di vaotarsi nel fiume 
Reno, che trova a 20 € più migl. distante 
dalla sua scaturigine. 

LIMISANO nella Valle del Montone. 
— Ces coi parr. (S. Maria) nella Cora. 
Giur. e circa a migl. a sett. della Rorca 
8. Casciano, Dice, di Bertinore, Comp. di 
Firesze. 

Risiede in poggio alla sinistra del fiu- 
me Mootone fra la strada R. gna, 
che gli resta a lev., e la via provinciale di 
Modigliana , che gli pessa dal lato di lib. 

La parr. di $. (A 
















Limsso nel 












appartenevano al lerritorio di Dovadola, 


cu LUMI 


quello di 
Sabocà È Messe 


" Gisce ia piazara salle ripe destra del 
fiume Arno, nella contrade denominata 
i Frati. quei dirimperio alla chiem e Ces 
— Questo nome di Limite, co- 
palestre gegio pri 
turale etimologia derivata, a quel che più 
«ragionevolmente ne sembra Sit creere 





n h i 
fu annuaziato all'Art. 4 Firr TI, Fines) 
.ed a quello di Casvacuma n Gezri. 

Infatti il territerio del piviere di SL 
Maria a Zimite la sempre, e si conserva 
tuttora nella diocesi pistojese, però sul 
ssaline di due alice gicilizioni paiiche 

vcclesiastiche. A 


ed vveguachè dal lato di 


ostro il Limite di Greti si tocca con il ter- 

ritorio della Diao, di Firenze, e dalla parte 

di pon.cca quello dell'entice Diec.di Lao 

ca, attualmente di San-Miniato. 
Ebbero pi 





: uno dei quali poderi lo dichie- 
rò situato in luego chismato Zimile. — 
(une, dei March. di Toscana ). 

AI benefizio della pieve di Limite com. 
correvano personaggi assai distinti, poi- 
ché nel 1531 lo fraiva il pievano Pielro 
del fu Taddeo dei nubili Gungalandi . 
(Ancu. Dirt. Free. Carte di $. Bernardo 
di Pi 
Usi 
rinunziò alla nuova mess vescovile di 
Colle, allorchè il Pont. Clemente VIII, 
con bolla dei 5 giugno 15ge decretà, che 









Casse all 
Lita macocti di Finase lo ti: 
gonpenm del potrimenio della 
na 


pue 

Seno aliusimente sucenryali della pieve 
di Zimite le chiese pare. di S. Biagio alla 
Costellina 0 di 6. Donato in Geuti. 





LIMO 


i 
contava 498 abit. 

LIMITE (CASTELLINA ne) — Vel. 
Carrarcisa di Gasn. 

LIMITE n SESTO. — ed. Sesso (Ben 
co pi) nel Val-d'Arno fiorentino. 

LIMITI. — Wed. Lamere in Valdi-Ser 
chio. 

LIMONE presso Livorno. — Villa si- 
Cnorile cea una vasta tenata che prese il 
titolo da una chiesa piebana dei pivieri 


di di Porto Piseno ( SS. Giovanni e Andrea 


€ Limone ), il di cui territorio fo in gran 
perte incorporato » quello el'altuale pp. 

rocchia di S. Martino a Soltiano nelle 
Com.Giur.e circa 3 migl.a grer. di Livor- 
no, Dice. medesim:, già di Pie, Comp. 
medesime. 

La villa di Limone risiede sopra una 
collina che costituisce dal lato occidentale 
la prima scala ai Mouti livornesi, — Tre- 
vasi alla sinistra della strada maestra detta 
di al-Benedetia,fra il Rio-Maggiore che 
lambisce il fianco meridionale pig 








nel torr. Ugione. 
più aniiche memorie saper- 
stili delle villa di Limone conservasi in 


i em istrumento della Primaziale di Pisa 


de':5 maggio, anmo 949, per cui il vescore 
Zavobi concesse a livello a un conte Re 
dolfo figlio del fa Ghisolfe la terza perte 
di tutti i beni spettanti al pievanato della 


LIMO 

let de' Sa. Stefano, Cristofano e Gio- 
vanni di Purio Pisano, nel cui disiretio 
ginrizdizionale erano le ville 
di Senta Giulia, di Salviamo, di Li. 

mons, e di Ville Magna, comeschè tino 
d'allora coteste ville medesime avessero 
beltisioro è almeno una lero perrecchia 


lafatti la piove di $. Paolo 
Villa Magna, derta poi all'4; "i 
ramentala in alire carte pisane sine de 
il ani 823 e 94s. In quanto alle chiesa 
di I. Giulia di Porte Piseno, ossia 
Liverzo, se nen venne qualificata col ti- 
tolo di pieve in um istrumento dol giu- 
fo Bgr, fa specificata tale in altre carte 
della Primazialo di Pisa del dicembre 
dell'inno 996, novembre 1017. — Iuol- 
tre hesvene una del luglio 1005, conte- 
nenie ua contralto enfiieulico, col quale 
Grido vescavo di Pisa concesse ad enfileusi 
sun tale Cameredo, detto Cunizio tre pezzi 
di terra posti nei confini di Porto Pisawo, 
usò dei quali si dichiara situato presso 
alla chiesa di S, Stefano, confinante da un 
lo col rive di Cingla (Cigna), dal secca. 
de lato ceu la terra che portava il gni 
quelo di Aguliana, dal terzo lato 











di Mercianella danpresso sl fi. pinta 
(Ubi). e de ‘quarto lato con la riva 
del mare. Îl secondo pezze di terra è chia- 
mato a confine con la chiesa di S. Giulia, 
in luego delto Fondo Maggiore; il quale 
Verreno fronteggiava da une 

dal secondo lato 


con la 
Verra dei Comti 
Molinario, e 





i h 
detta Ferra-Pisana. Finalmente il terso dii 





mons un instrumento del 4 agosto ea 
col quale il prenominato Guide resento 

di Pisuaffitiò a tre fratelli figli del fe fe. Ma 
cirneri (sic) la sesta parte di tmiti li sta- 
Bi di proprietà della ch. piebana di S. 


Andrea e di S. Giovanni, che dicesi si- 
taala ari confini di Porto, eucia di Pian 
di Porto. — Qlire la sesta parte dei beni 
immobili, con quell' lady ga pied 


dute aftrettani di censi 
dita è decimo cio soleveno papere 
Piero di 8. Miadeca di Limone gh vo: 








Limone. ( Monar, dat. N. devi). 
Che la parrecchiole di Zimone fosse de- 


Î dicota a S. Andrea si deduce altresì de una 


carta del 1109 citata dal Targioni ( Li 
T. Il p. 339), cuncernenie l'alienazione 
fatta da Alberto del fa Alberto » Bernardo 
dl fa Tenzmo di un perso di rra puato 
nei ni mafzidi palriame presse la chiese di 


“sa specialmente si ragione della pieve 
di Zimone in una membrana inelita di 
CO 1197 apperienuta nl Mon. di 
Piso di Tutti i Sunti, alla Rivolta, 
attualmente, nell’Arch. Dipl. di Firenze. 
È un contratto ragato i Pile, ceì ale il 
conte Malsperuta figlio del C. Updi 
Malaperata donò silo sprdale di $. 
nardosl ponte di Stagno l'uso del procole, 
delle acque, dell’erbatico e delle legna mei 
suo. possessi situati nel piviere di Limone, 
e specialmente nella corte di Oliveto. — 
Acroge a ciò altre donazione del primu oi- 
tobre dello stesso anno 1399, folta da don- 
na Gasdia vedova del visconte Gouifredo 

















ite, ii imato 
conte Mulaparuia dei fu C. Uge, abitando 


i mella sua villa di Oliveto, firmò un muovo 


atto di donazione a favore dello siemo spe- 
daledi Stagno, consistente nelle rinunzia 





icino al leto del fiume 
Auscione, in laugn appelleto Compo-Tor- 
mole. Als quale donszione prestò il ri. 
chiesto consenso donna Agnese madre del 
conte medesimo. 

Nel 1314, ni 6 genn., il pievono della 
rea pievedi Limena, orbite abeti dall peri, 
alle proferi va lode sopra una caasa che ver- 
eva fra lo spodale di Stegno e la chiese 


mo LIMO 


di E. Mosia di Murola a cagione di diritti. 


di coniare sepoltura. (loc. cit. ) 

Rel 1383 i monaci dell'Isola di Gorgona 
acquistarono beoi nelle carie di Limone e 
Otsoto della giurisdizione di Porto Pi- 


sano. 

Già si è veduto che la famiglia dei Cos- 
ri, detti poi della Gherardesca, fino dal 
mento possedeva delle selva ne distreito 
di Porto. Arroge a ciò usa partice- 
Je del testamento dei 19 luglio 1338 (stile 
pis), meroò cui il poiente conte Fasio 
esia Bonifazio Novello, conte di Dono- 
ratico, ordinò che fosse consegnato all’o- 
peraio della cettedeale di Pisa tatto il po- 
dere della macchie di Oliveto e di Limone 
del Pian di Porto coa le vor dipendenze, 
1 ceadizione peraltro che l'operaio pre- 
detto restituisse agli eredi del testatore la 
somma di 1500 fiorini di oro puro e di 


imsto prestaiagi 
” Tnfati la macchia di Oliveto e di Limo- 





vorne, abete del Mou. di S. Paolo a Ripa 
d'Arno di Pisa, come procuratore dell'Ope- 
ra della chiesa maggiore di delta città e 
delle monsche di Tuiti i Santi, affiltò ad 
alcuni Livornesi il pascolo, le terre e le 
possessioni situate nel distretto di Livor- 
no, € precisamente nelle corti delle ville 
di Oliveto e di Zimone. 1 quali pascoli 
apparienevauo per nn terso all'Opera deb 
la Primaziale, e per una metà alle eowa- 
che di Tutti i Santi di Pisa. Le quali ter- 
ree pasture confinavano, da una parte com 
la curia e territorio di Livorno, da un al- 
tro late con l'Ugione e lo iglio, e 
con i terreni che fummo dei marthesi di 
Massa Lunense, oenire dal terzo lato ser- 
viva di confine la via di S. Zucia de Men- 
te, la carie di Afonte Massime (ora Monte 
Mussi ) la terra di Anguilleria ( poi V'A- 
ilaja ) e in parte le terre degli uomini 
i Zetreto e di Conti. Fiunlmente dal 
quario lato gli stessi pascoli confinavano 
con le torre del piviere dell'Ardensa e iu 
parte con la terra appellata Gimesiroto e 
Popogna. (Tansions, Viaggi, T. M.) 
La pieve de'5S. Giovanni e Andrea 
Limone \rovasi regisirota moi estalogi 
delie chiese della Diversi pisana fatti ne 








Li « nol dei Modici, (poi 





LISA 
gli anni 1277, e 1371 (stil. pis... — Em 
nel secolo LIV comprendeva, oltre la pie- 


Pietro de Prassana, e S. Maria de Olicero. 
Nei tempi posteriori la perr. di Limo- 


ne fu rienita in perte 
quella di piierianiata 
la cappella iveto, nel 





mensati al mon. di Tutti i Senti di Pisa, 
per decreto della ceria arcivescovile dei 
28 nor. 1418. In segeito il lerritorio di 
Monie-Massimo, cssia di Monte- Messi 
presso Limone, divenne commenda abe- 
3iale, la quale sino dal 1623 trovavasi ia 
testa dell'abate Grifoni di Fireuse, il di 
cui patrimonio fa impostato all' Estime 
di Parrana nei seguenti termini: 

« Temata di terra lavorativa, soda , bo- 
« scata e macchiosa, cen una casa per il 
« lavoratore, della misura di atiora 4831 
«e 46; compreso mel comune di 
« Monte-Massi, confiazate a 1° c0e Quer- 
« decimo, già comanello detto Guardie 
« Diecimi; a 3° col borro dell' Ugione; 
« dal 3° 4° e 5° lato coi beni del Cardi- 
tenuta di Suese) 

Nel 1785, ni So di ottobre si cancella 
dall'estimo veglianto di Parrana il nome 
dell'abate Grifoni, e si accende il cav. Mi- 
chele Grifoni come proprietario assolute 
della suddetta tenuta di Monte-Massi, cs- 
sia di Limone, dopo esserne siato im vesti- 
to con sovrano reseritto dei 4 aprile 1774. 

Sono pochi anni , dacchè la tenuta di 
Limone è passata per altrettante aliene- 
sioni dalla casa Grifoni al principe Rue 
to Demiduff, e finalmente nei 1835 al 
l'artual possessore livornese signor Berte- 
lomunei. — Ped. Menre-Masei,0 Masamse. 

Nei contorni di Limone presso il bivio 
delle due strade della Sami edi VaL 
Bereiletta scaturisce da un terremo mar- 
moso un’ scqua sell'area gesosa fredda, la 

perde nel vicine torr. Ugiane. 

VARI nella Val-l'Elsa. — Cast. il 
stretto abbracciava due popoli ( Se 
Andrea e Lorenzo, e S. Stefano ) attmel- 
utente raccomandati parte alla ch. piebana 
i S. Appiano, e perte alla cura di S. Ste- 
fano « Zimari insieme con quello di S 
Deouato a Catigaane, nella Com Giur. e 

usi 4 migi nostro lib, di Berberimo di 
Val-l' Else, Dioc. e Comp. di Firenze. 

1 Cost. di Liuari siede sopra wa peggio 






LINA 


tufaceo sovrastante ai colli prossimi alla 
strada R_ postale che da Firenze guida a 
Siena , la quale passa sl suo lev., mentre 
dal lato di lib. è circa un miglio distante 
di li quella della Francesca, ossia strula 
R. traversa della Val-d'Elsa. 

Molti sono"nel Granducato i luoghi di 
Linari, la di coi etimologia sembrò a la. 
Juni poterla derivare dalla quaotità del 
lino che in detti paesi si coltivava, men- 
tre tali altri da qualcano di questi nostri 
Linari derivarono delle stirpi illustri. 

Del Cast di Linari fog i 
trovano memorie fino dal secolo XI fra 
gl'istramenti della badia di Passignano, 
due dei quali rogati in Linari nel mar- 
203072,e nel sett. 1e8g. Una carta dell' 
no 1102 indica per avventura i primi si- 
gnori di cotesto castello nei conti Cado- 
lingi di Fucecchio; avvegnachò alla ste» 
tn prosspia qppertenera Ki quel conte Ugo 
del fu conte Ugaccione, che cou atto pub- 
Mico, celehento nell'ottobre del ses0, pel- 
la badia di diè licenza sd ua 
suo vassallo da Linari di renunziare al 
monsslero prenominale la terza perte di 
un manso situato in 


All'art. Cericnaro di 8. Arriaso in 
Val.d Elsa fu commemorata una dona. 
zione fatta nel 1126 da una vedova da Ca- 
Lignano, per nome Zaballina, a favore del- 
la mensa vescovile di Firenze, consistente 
im varie i, aleane delle quali si- 
Dore nella corte del castello di Linari. 

uell' epoca compariscono mei regi- 
pupi Arch. Arciv. di Firenze pr 
persone tributarie dei vescovi fiorentini 
per causa di fitti di terreni posti nel di- 
stretto di Linari, dove alcuno di quei ve. 
scovi fece anche edificare una cass-torrita 
a guisa di fortilizio, 

11 Cast. di Linari figarò pere nell'isto- 
ria militare, giacchè nel maggio del 1432 
esso fa investito e preso dalla compagnia 

diavventarieri comundata da Beruandino 


Saadita dal il capitano Niccolò da 
Tolentino. 

La ch. perr. di S. Stefano a Linari è 
di data della famiglia Frescobaldi di 
renze.— Essa nel 1833 contava 303 

TLINARI in Val-d'Ema, alies di Rub 


vm 









LINA 704 
biana. — Cas. con perr. (S. Andrea) nel 
piviere di S. Martino di Rubiana, Com. 
Giur. e circa 8 migl. a sett..grec. di Gre- 
ve, Dioc. di Fiesole, Comp. di Firenze. 

Risiede alla base meridionalede! mon- 
te che sepera la valle dell'Arno superiore 
dalla vallocola del fiumicello Ema, il cui 
ramo sinistro raccoglie le sue prame sor- 
genti poco i di sopra di Linari. 

La perr. di S. Andrea a Linari era di 
antico giuspadronato della casa Baondel- 
monte, oggidì residuata in un ultimo fia- 
to, la vi del march. Ubaldo Fero- 
ni. — Essa nel 1833 contava 80 abit. 

ILINARI nella Valle del Lamone in Ro- - 
magna.—Cas. consistente attualmente în 
tin podere cou casa colenica, nella parr. di 
S. Reparata di Valle-Acereta, Com. Giur. 
€ intorno a a migl. a lib. di Moligliana, 
Dioc. li Faenza, Comp. di Firenze. 

Risiede lungo lu fiumana dcereta, vol. 
purmente detta della Palle, ed è gi 

di Linari, ramment: 
ma dell'Imp. Arrigo VI del 
re del conte Guido di Modigliana, cui cou- 
fermò in fendo Linare cum tota curte eju- 
sdem — Cotesto predio di Linari nelle 
divise di i 
Simone 
















tempi più moderui cu- 

si jede il casato 2 una fami- 
glia cittadina di Modigliana, estiota sul 
declinare del secolo XVIII. 

Appella parimente al medesimo Linari 
di un istrumento di donazione 
dei 26 marzo 1088, celebrato in Zinari Ju- 
dicaria Faventina, riportato dal Lomi nei 
suoi Monum. Ecci. Plor. alla pag. 1435. 

LINARI ( ABAZIA p:) io Val-di-Ma- 
gra. — Antica badia di Benedettini dedi- 
cata a S, Salvatore e S..Bartolommeo , la 

diede il nome all Alpe di Linari 

sulla sommità dell’Appentino circa # 
migl. a maestr. di Fivizzano, dove eri- 
ine, nella parr. di Cre- 

. di Fivizzano, Dioc. 
Lani-Sarzana; Comp. 








Risiedono le sue rovine sopra un giogo 
posto fra l'Alpe di € Monte 
Orssjo, nell'estremo confine della Tusca- 
ma con il Ducato di Parma, fra le più alto 
sorgenti della Secchia e dell'Enza. 

89 


a LINA 

Di questa badia di Linari trovasi forse 

la prima ricordanaà in va privilegio dell’ 

IV del 1037 a favore dei mar- 
chesi Ugo e Folco di casa d'Este, cui con- 
fermò, fra gli altri feudi di Lunigiana, 
anche il giuspadrenato della bedia di $. 
Selvatore di Linari. 

Pià tardi la stessa badia è rammentata 
mei Registri romani di Cencio Camera. 
rio sotto le Diccesi di Leni. 

Molte membosne di questa bedia per- 
vennero pell’Arcà. Dipi. Fior. dal con- 
vento di 5. Gio. Rattista degli Agostinia- 

Fivia ino, cui il mon. di Linari in- 





Ò suoi beni fu ammensato dal 
Poat. Gregorio XI mediante bolla del 
prizno olt. 1583. 

Fra quelle scritture, la 
quali è dei 2 aprile 1207, esiote wn istru- 
mento dei 18 aprile 1338, rogato in Li. 
nari col quale l'abate ed i monsei die 
dero ad enfiteusi 
dui di quel luogo le terre e caso della loro 
badia poste = Camporaghena per l'annuo 
canone di staja 6 di grano. 

Cos istrumento dei 15 sett. 1343, cele- 
brato in Parma, l'abate di Linari a nome 
del suo monastero affitiò al milite Niccolò 
del fa Ghiberto da Corcggio di Parma di- 
versi terreni posti a Bagnone per l'annvo 
tribeto di Nirtrose soldi petali 

All art. Grorro-S.-Piuno si rammentò 
L'elezione fatta di un sindaco per dar fine 
ad alcane verienze fra la comunità 
€ l'abate e monaci di $. lommeo di 
Linsri a cagione di confini territoriali. 

Con bolla dei 14 maggio 1477 il Pont. 
Sisto IV elesse im abate commendatario 
del mon. medesimo il retiore della chiesa 











più antica delle li 


LINA 


posta nella pieve di £ Pietro a Oli» 
n0.— Finalmente il Pont. MU 
com bolla spedita da Frascati il CS 
fobre del 1583, il moe. pepe 

agereganlo i beni gli oneri ala chie 
e contento di S. Gioven Battista dei Frati 
Agostiniani in Fivizzano. © 

LINARI ia Val-di Merse. — Vila con 
entica cappella ($. Lorenzo di Zinori) 
nel vicariato ecclesiastico di Baroatoli, al- 
la cai ia trovasi ansesa, nella 
Com. Gier. e circa 3 migl a lev. di So 
picill Dioc. e Comp d Siena, che è dele 
da vil i Linari circa 4 migl. a grec 

Siede sopra la collina di Beronioli 

pen. della strade R. grometana, dove si 
crede che cnticamente esisiesse um forti- 
i € che di costà sia derivata la mobil 
miglia Bolgherini di Siena. 
La villa attuale di Linari alla 
casa Bandini Piccolomini. contigue 
oratorio di S. Lorenzo vi è un buon que- 
dro di Stefano Volpi. 

Linaa: n: Cxsaxro nel Val d' Arno in 
feriore. — Car oto che diede îl nomi 
nolo alla chiesa di $. Lorenzo di Lineri, 
iviere , Com. e Giur. di Cerreto-Gui- 
ico. di Senminiato, già di Lucca, 
Comp. di Firenze.— La ch. di P. Zoro 
10 di Limari trovasi ineerita mel catalogo 
delle chiese dell'antica diocesi lucchese 
sato redatto nel 1260. 

LINARI (CASTEL pi) 7ed. Lenani in 
Val-d' Els. 

Lirsano o Linisro in Valdi-Chiana — 
Cas perduto che diede Il ilolo ala chien 
di S. Giovanni a Zibiano o 
piviere di Monte Folonica, Com. e is 
di Temito, Dis. di Pienza, già di Aree, 




















di S. Giorgio a Comano: e con privilegio Com, 


dei 13 aprile 1508 il Pont. Gialio II de. 
stinò in abate commendatario di Linari 
Pietro Angelo di Simone da no 
Kan di $. Pietro a ‘a Offano della Diec. di 
poi ad istanza del nuovo abate 
di Line, Pie lo stero Giulio Il con bolla 
dei 3 die. 1510 mimacciò l'imterdetto agli 

tori dei beni di quel moe. se den- 
tro wn termine assegnato non li resti! 
vani «Con bolla dei 20 marso 1599 
mente VIII elesse in abate commendate. 
rio di Linari Gioranui d'Iscopo da Spis- 
zano; cantro il quale abate la comanità di 
Linari mosse lite, ju Roma nel 
1543, a motivo dei beni di una cappella 

















Elle signoria in questo Inogo la 
tia ng e la ia 


mel C. Ra 
ri RIA do, il quale, con 


teglia del 1006, fesa genero donazione 
io del 1040 genero 

al capitolo della cattedrale aretina di gio. 
spedronati di chiese, e di varie sostanze 
poste nelle Valli dell'Ombreme © della 
Chiana, fra le ge tre case masseriole 


LIPPIANO nella Val-Tiberina. — Cost. 
capoluogo di polesteria con chiem plobe- 


LITT 


ne (5. Michele) nella Com, e circa 3 migl. 
a maestr. del Monte S, Maria, alla sini- 
stra del torr. Fagriosiedi uno degli ultimi 


mentale nel testamento del march. Eari- 
eo del fe march. Ugo di Enrico del Men- 
te, fino dall’anno 1098 dettato nel suo 
castello di Piesle. 

Tess. di Lippisno, con altre fartezze 
e luoghi già compresi nel merchesato del 
Moate S. Maria, fu ricevato în sccomandi- 
fia dalla . fior. solte di 27 genn. 1424, 
Finsovata volte ad istanza di quei 
marchesi, — Wed. Monrx S, Mana. 

La perr. di S. Michele a Lippiano nel 
17) coeì pai dos abit 

iù frequentemente Ls 

Posseregià — Fed. Rararmarta. 

LITTORALE TOSCANO. — La spiag- 
gia della Toscana che abbraccia i limiti di 
quest'opera può calcolarsi dal promonto. 
no occidentale del golfo lunense (orto- 
quo): compreso l'interno seno della 





pedi Barano, dove sbocca il torr. Chia 
rene. Riguardo il primo pet confine del. 
l'antica Etraria secondo il divisamento 
da principio specificato, menire il Ckie- di 
rone serve attualcsenie di limite alla Ma- 
remma della Toscana grandacale con quel- 
la pontificia. Tuna il littorale inerme: 
pa due penti testà designati trovasi 
frilgr. las: 044° 7° di latit. sett. Esso 
Mendesi in una dimensione lineare di 104 
migl. geografiche, pari a migl. 116 tosca- 
ne: misura che aumenterebbe più della 
metà, se si calcolassero le sinuosità ed an- 
quli sporgenti intermedi, siccome sembra 
li valatasse Strabone, il quale dal porte 
lì Lani a Cosa misurò quasi 1rSgziadii 













sateoiià contigue al lembo del! 
mare, sproni dell’A; ligo- 
Simi 
p della Spezia sono: 1.°i monti dell’A/pe 
sel lido del Pieirasantino; 2° i 
livornesi a osìro di 











no lungo il canale di quest 14° 
i monti di Gavorrano e Tirli, che scen> 





LITT 705 


done verso il mare, dal lato di po@, sino al 
Capo della Troja, e dalla otro 
sino al porte di Castiglion 

Si ops gi dell’ Uccellina è della Bolla 
farzilia, posti fra la bocca d'Ombrone 
fre PT 6° il Promos- 
torio dr che si alza colomale mel 
mare dirimpetto ad Orbetello; 2° Îl peg. 
god dell'Ansedonia, posto alla base dell’ 
orientale, la Feaiglia, che congiun- 

{e il moate Argentaro al continente. 
Fra le accennate montuesità quelle che 
si avanzano più delle altre nel mare to- 
soano sono: il Promoniorio del Capo-Cor- 
19, fra il Golfo della Spezia e la bocca di 
Magra; il Promontorio di ia, fra 


Populonia, 
porto Baratto e il canale di Piombino; il 
Capo della Troja, fra il seno di Scarlino 
€ quelle di Pian d'Alma , ed il _Promos. 





ino all'estremità meridionale del tempi 





i impeto all’ antico Porte-Pisaso; 
uello al Fanale di Ziverno, ed i due 
Levi fondi che stanno a difese del porto 


“I pnt seni, o bacini littoranei inter- 
posti fra i promoatorii ed i monti sopra- 
indicati, cominciando dal promostori. 

Capo Corvo sino al poggio dell'Ansedonia, 
possono ridursi a sei, cioè; 1° il bacino 
ossia Maremma di Lunigiana, fra la bocca 
di Magra e la foce del lago di Porta; 2.*il 
bacino, ossia Maremma Pi fra Monti. 
guoso ei Monti livoruesi; 3 *la Maremma 
Volterrana, la cui conla littoranea parte 
dalla pendioe meridionale dei. Mouti li- 
vornesi sino al Promontorio di Populo- 
9 la Maremma Massetana, fra il 
Promentorio prenominato e fl Capo della 
Troja, nel cui intervallo vengono com 
prese le vallecole littoranee della Cornia 
€ della Pecore; 5.° il bacino dell’ Ombro- 
ne, ossia la Maremma Grossetaza ,a pàr- 
tire dai monti di Gavorrano e Tirli fino 
= quelli dell’ Uccellina; 6° finalmente 
il bacino dell'Albegna, ossia la Maremma 
Orbetellana, circoscritta fra il monte del- 
1°Uccellina e il poggio dell’ Absedonia, 
mentre al di la di quest'ultimo poggio 











704 LITT 

comincia il bacino della Fiora, di cui la 
maggior parte oltrepassa i limiti della 
Toscana granducale. 

Nel primo e più occidentale bacino del 
Vittorale di Leni sbocca la Magra; nol se 
condo finiscono mediante il Serchio e 
l'Arno tutte le acque dell’ Appe 
toscano, a partire dalla Garfagnana sino 
a Camaldoli, con quelle delle 
balterne che il corso dei due fiumi fiam- 
cheggiano, cominciando dal Chianti, dal 
suburbio settentrionale di Siena e dai coa- 
torni di Volterra sii 
della Castellina marittima. Nel terzo più 
limitato e meno sinuoso bacino hanno il 
Toro corso e la loro foce le fiumane della 
Fine e della Cecina. Nel tquarto sporcano 
al lido la Corni la P. 1 qu 
fluiscono la Fiumara del cl Padule di co 
stiglion della Pescaja e il fiume Ombrone 
che accoglie nel suo alveo poesia le acque 





















della provincia sul . Foal- 
mente hanno la ioro foce ‘nel hesto bacino 
le due fiumane Osa ed Albegno. 


Cal, oo d d'occhio sulle principali vicende 
isiche accadute prima e dopo il mille 
lungo il Littorale toscano. 


Cotesio argomento meritevole di altro 
libro e penna potrebbe divenire 
Un tema essai ira inte, se vi fowero 
meno lagune istoriche e maggiori doca- 
menti geografici, sui quali appoggiario. 
Al che se si nggiunga la mancanza assoluta 
degli antichi scandagli lungo il nosiro 
torale; l’inceriezza delle misure dla Polibio, 
Aa Strabone e da Tolomeo nei loro libri 














dicate; lo sheglio delle posizioni nellean- di; 
che 





errori delle tavole ro- 
ne degl'itinerarii peggio 
ri ‘estacoli ca- 


ziommente «n esatto confronto fra lo sato 
antico e moderno del Littorale toscano. 
Une dei più essenziali e più imporian- 
ti argomenti fisico-geografici relativo al- 
le vicende acendute dai tempi storici più 
remoli fino ai mosiri sarebbe quello di 
dimostrare ena falli inconcussi , se vera- 





slato, o nò, cangiamento sen- 
sibile di Livello nel mostro mare. 

All art. Gaessaro (Vol. II pag. 547 € 
stg:) mi trovai costretto ad entrare in co- 


al dorso dei monti con di 


LITT 


testo tema; e sebbene noa fossero molti 1 
fatti che mi presentava il liltorale tosca- 
no, pare quei pochi mi persero sufficienti 
a potere coneludere: che dal secolo di Au- 
gristo fino al secolo di mon ap 
parivano variazioni sensibili mel livello 
dei nostri wari. 








e al prolungamento del suo littorale nei 
giro di pochi secoli in molti luoghi, ma 





accaduto. 

pigliando ad esame i soprade- 
scritti bacini, comincerò da quello della 
Lepigiana, per iare omersare : che dose 
i monti approfondansi dentro al mare, 
mom vi fa variazione sensibile nel conti- 
mente che gli avvicina; ma che all'incon- 

intermedi; 








quanto 
Sade ren lecimente. e più vicino allo 


iti dal Cap. Smith 
lango la spiaggia del mostro mare, e dal- 
la sua carta trascritti in quella geometri- 
ca del pedre laghirami, prestausi mirabil 
mente allo scopo. A vvegnachè la sonda get- 
tata davanti alla bocca di Magra e alla me 
rina di Lani, cirer em quarto di miglio 
in distanza dalla riva, nel 1824 non pe 
scava che Una lesa € mezzo, Cssiano g pie 
di parigini; e sole dae tese di fondo fe. 
rono riscontrate alla stessa distanza dal 
lido tanto davanti alla foce del torr. Per- 
m'ignola, quanto alla spiaggia delle fe- 
mune di dvenza e del Frigido, nom che 
peito all'emissario del lago di Perta, 
ossia alla torre del Cinquale. 

Volendo dare un'occhiata alle fisiche 
Vicende nel giro di pochi secoli accadute 
in prima sezione del littorale te- 
sano, si vedrà che, dove fu la città di 
Lani "no' primi secoli dell'Era volgare 
arrivavano ui del mare, poichè senza 
altra joverò di quella di Rutili 
Numaziano, che nell’anno pt: vi appredò 
con la sua feluca. Ma le rovine di quella 
etrusca città nel secolo XII nen potevano 
essersi allontanate di U lal lido, to- 
stochè dalle parole del privilegio, col qua- 
le l’imperatore Federigo I donava atno 
1181)a Pietro vescovo di Luni gli avan 
ni della distruita sua sede, si concepisce, 























LiTT 
the a quell'età fre le mora di Luni e il 
mare nom eravi maggiore spazio di un 
pisazale, et plateam, quae est inter murume 
civitatis et mare; mentre ora il luogo dove 
fa Luni trovasi lontano quasi un miglio 
dalla spisggia, e wa miglio e mezzo dalla 
foce di Magra. 

In quento al litorale dell'Avenza, bor- 
go anch’ esso editicato nell'anno 1180 dai 
Carraresi presso al lembo del mare, da cui 
è distante attaalmente vi buon 
si presenta un fatto assei recente deli 
lontanamento progressivo del mare da 
quel lido. Essendochè non è compito an- 
cora un secolo, quando Ercole III duca di 
Modcna scerifco iu quelle arene una vi- 
stosa soenma di danaro per gettar: 
menti di un porto artificiale, e innalzarvi 
d'appresse grandiosi magazzini. Ma quelle 
cor l’ideato porto sobo rimaste are- 
mate un quarto 
stimoni costanti e sicuri del 


















1 littorale. 

inquale, 0 di 

gresso orientale del bacino 
lanense (il Salto della Cervia), rammen- 
terò al lettore ciò che dissi all’ Art. Laco 
mi Posra relativamente alla formazione 
poco sctusta di quel lago, agli avanzi di 
tina strada selciata esistente tultora nel 
suo cratere, ed alla recente estrazione falta 
di un termive marmoreo per tanti secoli 
stato sepolto in detto Lago, con le seguen. 
ti lettere in esso scolpite, £ A R, e sotto 
elle medesime il numero romano CKIIX. 
— Sarebbe questo un tema da solleticare 
la dottrina di un qualche archeologo 
volesse illestrare quel maruio, il quale fa 
depositato nei magazzini nh Pos 
sessioni a Livorno. 

11 secondo bacino, ed il più esteso di 
tutti gli altri del litorale toscano, ha una 
corda che percorre dal Salto della Cervia 
ai Monti Livornesi, ia una lines di circa 
3a miglia Erografiche, cioè, dal gr. 43° 28° 


ituiti dal Cap. Smith 
lango colesta spiaggia apperisce, che alla 
distanza di un quarti i 
Raglio pescara due tere da 
di Motrone; tese 3 { diri 











del Camajore, e tese 4 } alla destra del i 


canale e porto di Viareggio, mentre dal 
lato oppesto mon vi era fondo maggiore di 
tese 14. Arroge quì la notizia istorica che 


LITT 705 
Ie torre di Viareggio, situaia attualmente 
dentro terra un mezze miglio, era otata 
edificata mel 1572 sulla riva del mare. 
(Annali. Lucchesi ). 

È facile anche da lungi che 
T' aumento del litorale circoscritto dal 
Delta pisano debba essere in proporzione 
assai maggiore degli altri bacini, testo 
chè si contempla l'ampiezza della sua val- 
le, l’insensibile inclinazione della sua ma- 
remma, la copia maggiore delle acque e 
delle materie terrestri che ivi costante 
mente vengono a depositarsi dalle piene 
del Serchio e dell'Arno. 

Non dirò della strada Regia che diede 
il nome al castello, ora città di Viareggio, 
sapendo quella via essere siala in origi. 
ne tracciata lungo la riva del mare, da cui 
attualmente è discosta, dove meno di un 
miglio, come nelle vicinanze di Viareg. 
gio, e dove due miglia, come nei contor- 

della loco del Serchio, di quel fiume, 
pritna del secolo quinto dell'Era 
i e forse molto più tardi, fa a- 
perto an alveo proprio ed uno sbocco par- 
ziale lungi da quello dell'Arno, al quale 
anticemente si univa presso le mura oc- 
cidentali di Pisa. 

Loscandaglio davanti alla foce del Ser- 
chio, preso a on quarto di miglio dalla 
riva, pesca doe tese @ mezzo, ed un con. 
simile fondo fu riscontrato dal prelodato 
nautico Inglese davanti al fortino del 
Gombo , cioè, fra la foce del Serchio e 
quella dell' Arno. 

Ja quanto agl'interrimenti, ed all'al- 








che loatanamento del mare dall'antica bocca 


dell Arno, ne ha fornito una prova solen- 
mo il geografo Strabone, quando valutò 
la navigazione per Arno da Pisa al mare 
essere di circa venti stadii di cammino. 
Qualunque fosse la misura itineraria 
adoprata da Strabone, o fose di stadii 
nautici è più arditi di tutti, perchè cor- 
rispondenti a 500 per ommizne stado geogra- 
fice, della qual misura pare che si giovas- 





se il geografo Tolomeo; o fossero, come i 
pie dotti ammettono stedii di 





prossima del mare vi è un tragitto poco 
minore di 5 migl. geografiche, e di circa 


706 LITT 

migliae, quater i facial via dell'Arno 
vale a dire tre volte maggiore di quello 
the lo era si tempi di Strabone. 


pe qui di fap, si piegr>irnili 
antica chiesa di S. Rossore, 
Sendrta nell 1080 vicino al lido del mare 
litera moris , et juzta 


due miglia loniana dalla sus foce. — Ped. 
Azzo ( ila 

Dell. palustre tra 
Livorno e d'Arno non vi è d'uopo 
citare documenti di vecchia data. Bastano 
le memorie storiche della città di Pira, a 


partire dal sccolo XI, le quali ci avrise- 
80; 1° che i tomboli, dove attualmente 








tanti corsi di nequa della pianura Livor- 
nese Labertia quindi nel mare median- 
te la foce di ivi per ampio 
cerchio internavasi quel seno marittimo 
dentro al quale esisteva il famoso tritor- 
rito Porto Pisano; 3.° che là dove passa at- 
tualmente la strada R. livornese al luogo 
denominato la Fonte di £. Stefano, ossia 
ai Zupi, frangevano i flutti marini che 
ora ne sono più di ua miglio lontani. — 
— Fed. Posro Pisano. 

Se si volesse poi valutare uno scanda- 
glio fatto verso il 1442 dal mercante fio- 
replino Giovanni da Uzzano, e da lui tra- 
scritto nel suo Compasso neutico, edito 
dal Pagnini, resulterebbe, che all'ingresso 
del seno pisano eravi un fondo piano di 
5 passi,e che vi si trovavano in piedi tre 
torri, rifatte forse hen longi da quelle che 
diedero il nome alla villa di Triturrita 
nell'anno 415 dell'Era nostra da Ratilio 
visitata. 








Nèa questo solo ri limitarono le osser- 
vazioni del nautico fiorentino, non 
volendo tenere a rigoroso calcolo quell’au- 
tore in quanto alla direzione dei venti, 
varie nolizie egli aggiunse importanti 
me a far conoscere la carta idrografica e 
la situazione del distratto Porto pisano, 
che egli distingue col titolo di Porto de 
catena, « La comoscenza di Porto Pisano 
(cito il testo)è cotale, di fuori verso libec- 


LITT 

«io ha ceeca, che v'è una terre che ha nome 
Meloria, cà è lungi dal detto Porto $ mi- 
glia. Verso levante da Porto ha una secca, 
alla quale ha una torre, onde si fa (rmale, 
s fi gui vero levante ha una mootagni 
chiama Montenero. » Quindi prose- 
gue: « Da Porto pisano alla città di Pisa ha 
16 miglia verso manestro; da Porto pisano 
all'Isola di Gorgona ha 3o miglia por tra- 
montana, Pisa ha wa gran fame, che ha 
nome Arno, e he foce in mare, per la 
le possono entrare legni sottili; e dalla 
pspi Porto Pisano ha 8 miglia per xi 

Tocco verse mezzo giorno. » 

Dalla eeposta reltzione pertanto sembra 
emergere non sclamente la conferma, che 
il Porto era poce langi dal porto 
attuale di Livorso, circa 8 migl. a scie. 
dell'antica foce dell'Arno,e 5 migl. lungi 
dalla torre della Meloris, ma che quel seno 
di mare aveva un’angusia bocca, il di csi 
sbarrarsi artificialmente, 

mio, volle far con- 
&epire col dare al Porto medesimo l'epite: 
to di Porto da catena. 

Ora chi volesse esaminare il taogo dove 
esisteva il seno del Porto pissno, trove- 
rebbe invece di fiatti marini e di 
gia del triterrito villaggio, occupato il luo- 
Go da peduletie e lagune, tramezzate da 
sterili dighe di arena, da frequenti fossi 
palustri, da inospite macchie, le quali tra- 
tisarono l'aspetto ditquel littorale im guisa 
tale che, dove fu Îl vero emporio pisaso 
sdemso tutto snnunzia desolazione, silen- 
gio e sepolcri, mentre a cinquecento passi 
di lì totto è movimento, tatto è vil, pe 
polazione e vi, 

Sopra so metemortos littoranea non 








indi pro: 
miuciata perlustrazione del littorale, sole- 
mente avvertirò, che nel restante di que 
sta sezione, fra Livorno e la base meridio 
nale di Montenero, il lido presenta un foe- 
do maggiore di tulta la linca, giacchè a va 
mezzo miglio lungi dal Fanale di Livor- 


alla distanza 
dalla riva, sp 
al Lazzerelio 


no, lo scandagi 









gia ara 
nano, e 14 davanti a Moe- 


iti cotesta spiaggia, al pari 








LITT 


di tatto il }embo meriitimo dei Monti Li- 
vornesi, sino a Castiglioncello di Rosi- 
guano, non offre indizio di alterazione 
sensibile sia rapporto 21 prolungamento, 
come all'erosione della sua ripe. 

Eatrando nel becino della Cecina, 09- 
sia nella Maremma che appello dacino 
Wolterrano in grazia del suo antico porte 
di Vada, la spiaggia va grado a grado de- 
clinando verso l'orizzonie al che, 
olirepassata di due miglia la punte estre- 
ima dei Menti Livornesi, non più che un 
quarto di migl. distante dal lido, davanti 
sila foce della fiwinana Fiee la sonda trova 
Parena alla profondità di 6 tese; e presso 
all'imboccatura del porto di Vada tese a { 
di fondo. 

Uno dei più estesi banchi, dopo quello 
della Meloria, nescondesi sotto la superfi- 
lì Vada alla distanza di circa 
dal porto emonimo. 

Dagli scandagli del pautico inglese la 
secca appari»ce di una lunghezza di quasi 
tre migl. da lev. 3: pos, in una lerghezza 
non maggiore di sn miglio da sett a 
estro. — La parte pi 
medesima si avvicina una tesa € mezzo al 
pelo del livello del mare. In questa secca, 
appellata 7el-di-Fetro, il Comune di Pisa 
nel 1380 decretò, che fosse inualzzia una 
torre per servire di fanale atto ad indi. 
care di potte ai piloti il pericolo di nas- 
fragore, cl vicino ingresso nella cala o 
porto di Vi 

Arssi Vela è l'altra secca, appellata i 
Catini, dalla quale ha origine il molo na- 
turale di Vada. Tn questa secca la 
pisana mantenne l'antico uso di tenervi 
due anienne, ossiano pali destinati ad ao- 
cennare ai navigli la bocca per entrare nel 
porto, siccome praticavasi si lempi romani 
per aiserzione di Rutilio, che nel suo iti- 
merarie con precisione li deseriveva così: 
da Folater ram vero, Vada nomine, 























Iagressaz, dubii tramitis alta lego. 
Despecta: prorae custos, clovumgue se- 
guentene 
Dirigit, et puppim voce monente regit 
Ancertas gemina discrimina arbore fuu- 
ces; 
Defrasque affert limes utergue sudes. 


Se a tulle ciò si agginagano le colino 
e Li stagni salci che fino da quell'età esi 





LITT 707 
steramo ne lido di Vate, potrò compren» 
dersi la regione, quale fa desi- 


mare trascinano. 
Contuttociò è bastato l'aumento di po- 
chi tomboli per interporre fra lo stagno 


salso di Vada ed il mare una diga che con- 





è privo di angoli rientranti e sporgenti 
arri i e brevi corsi di fossì e torren. 
ti. E comecchè in questo tragitto di ven- 





po 
la ragione testè accennata dei piccoli 

influenti che izi sboccano al lido, € per 

l'andamento dei monti di Bibbona, della 

Gherardesca e di Campiglia, i" quali cor- 

rono quasi paralleli alla spiaggie 

distanza dalla medesima, e finalmente per 





Rep. letravce superstiti della via Aurelia ossia 


via Emilia di Scauro, che incontransi a 
poche tese distanti dalla riva. 

Se poi vogliamo fer conte dei docu 
‘menti del medio evo, la torre di S. Vin- 
cenzio ce ue offre uno valevole a confer. 

renato il lido su cui 
usa nel secolo XIII fa dai Pisani edifi- 
cata, mentre la sua sede trovasi costante 
mente sul lembo del mare all'estrema 
base occidentale dei menti di Campiglia. 

" di Populonia, che del 
lato di poa. precipita quasi a picco nei 
mare, non lascia punto nè poco spiaggia 
intermedia. È altresì vero che be suc brau- 
che, © diramazioni laterali dirette, una 
verso selt. e l’altra verso estro col disten- 
dersi a guisa d'arco intorne al lembo dei 
mare, hanno dato erigine a due piccoli 








708 LITT 


golfi. — Imperocchè devesi, io credo, a 
tale config rarazione, dal lato di sett. l'ori- 
gine pag porto di Populonia, ora Porto 
tto, mentre all'estrema puota meri- 
dionale si formò la cala o porto naturale 
di Falesia, detto più tardi Porto vecchio 
di Piombino, 
u di 


è conservato il 





sempre più importuoso e più pelustre il 
litorale Piombinese. 

Dissi sempre più palustre, non doven- 
do io pessare sotto silenzio la notizia de- 
taci dallo stesso Rutilio dell’esistenza di 
man pescoso stagno separato dal porto di 
Falesia mercè di wa capezzale di arena 
lango la spiaggia, intorno sila quale quel 
giatore volle passeggiare mom senza 
indispettire il querulo ed avaro affittuario 
del palizzato lagoa cagione degli seossi fru- 
fici e delle sconvolte alghe nei suoi lembi. 

Fra il promontorio di Piombino e il 
Capo della Troja il lido del mare offre 
un aperto seno che gira 25 migl. ad arco, 
la di cui corda da una all'altra punta è 
più breve della meti. 

Dai coatorni di Massa marittima s'inol- 
(rano verso il centro di questo seno le 
colline che scendono da Montione, le quali 
separano la vallecola della Cornia da quel- 
la della Pecora. In quest'ultima trovasi 
Follonicaa poneate del palustre lido, dove 
sbocca la fiumana della Pecore; al dit 











Ellie i pai dopo il mille dai 
ignalo col titolo peggio- 
rativo di Portiglione, nome rimasto tulto- 
ra ad una delle torri di quel littoralesitus- 
ta sull’estrema base occidentale dei poggi 
che fanno argine al padule di Scarlino. 
Da Portiglione 
gia sino al 









percorre il littorale 
palustre, detto del Pian d'Alma dal pie 
colo fiumicello omonimo che Îo attraver- 
sa, e nel di cui lido fino al secolo XII esi- 
sé ua villaggio com piccolo scalo, deno- 


LITT 


minato il castello e porto di Alme. Era 
ad esso contiguo fin d'allora uno stagno 
Valtora esistente, mentre nel luogo del di. 
strutto castello hanno oggi stanza i gulie 
le civette, che diedero il nome alla mo- 
derma torre di quella foce, detta delle Ci- 
vette. Ped. l'Art. Arma ed il Prospetto 
alla fine di 
ian d'Alora i fi 
il piede ai poggi 
E ilrena delle Rocchette ;oltrepessata la 
quale un’angusta spiaggia , appellete 
uri Rocca, si arriva al pers di 
Cantiglion della Pescaja. 
Tn tutta la costa marittima fra Porti 
lione e Costiglioa della Pescaja lo scan 
lio immerso alla distanza di un quarto 
di miglio dalla riva trovò il fondo, dove 
di 4,6 dove di 8 tese, ma davanti al Capo 
della Troja,e intorno alla vicina isoletta 
la sonda pescò sino a 16 € 22 lese. 

Allo sbocco della Fiumara esiste «n 
canale che fa le veci di porto. Per questa 
foce entrano in mare le acque del sovra. 
stante padule che fu giù uno stagno mari- 
no. È quello stagno medesimo che Cicero. 

reli © Plini Lao 











alia parte contra occidentem pergit per 
summitatem montis Tirli , inde descen- 
dente usque od Lutum (la badiola al Fan- 
10); de Luto ad valle Impia ( la vallecola 
dell'Ampio), de valle Zmpia od Laserbe, 
de Laserbe venit in mare; deinde juzia 
l Zitus maris pervenit ad locum,ubi stagaus 
in mare miltit,etgue cum ipso stagno, et 
bercariis suis. Ez illo loco it ed 
terram S. Laurentii etc. ( cioè alle terre 
della cattedrale di Roselle che pusseseva 
nel tombolo di Castiglione ). — Wed. Ca- 
snorion verra Pascasa, Gaossero, e Ba- 
psona aL Faso. 

Quali fossero le vicende fisiche del Zago 
Prelio, convertito con le successive allu- 
vioni ia un limaccioso e 1nalsano padule, 
si diranno al suo articulo speciale. Îocom- 
be ora di esamiuare le vicende fisiche at- 
vennte lungo il lembo del tombolo, che 
guisa d'istmo separò lo stagno pre- 





LITT 


detto dal mare, non dirò dai tempi ro- 
mani, ma dall'epoca cui rimonta il soprac- 
cennato diploma di Lodovico Pio ( suno 
815, oppure 830 ) fino alla nostra età. 

ai contempla pertanto lo spazio del 

(o Hogua di terra porta fra il pe 

dule e il mare, a partire dalla Zi 
fino a bocca d'’Ombrone, se guardiamo 
la forma di quell’istmo augustissimo nelle 
vicinanze di Castiglione, il quale grada- 
tamente si allarga quanto più si scosta 
dalla stessa Fiumara per avvicinarsi alla 
foce del fiume; se si riflette che in questo 
capezzale circa 20 secoli addietro fu tra 
ciata la strada consolare Aurelia Nuova 





randagio dis 
rto di io dalla mes fu trovato 
lo 34, e per sino 50 piedi i per oi alla 
distanza di mezso miglio dal lido; se si 
considera che la terre della Trappola e le 
antiche salime di Grosseto, situate una vol- 
ta presso la foce di Ombrone ,ora sono ri- 
maste circa due miglia lontane dal ma- 
re; questi soli semi sembrano a parer 
«mio tendenti a dimostrare, quanto poco pel 
corso di venti e iù secoli il mare siasi al 
lontanato dalla spiaggia presso la Fiuma- 
ra di Castiglione della Pescaja, menire vi- 
Stosissimo l'aumento del littora- 
le più prgn allo sbocco del fiume 
Otabrone, comecchè il lido formi nei due 
luoghi un angolo egualmente inclinato. 
A° tempi dell'impero di Roma l'imloo- 
Osbrone 














ofriva uno scalo a guisa di molo suscetti- 
bile di dare asilo ai piccoli legni, ed anche della 
di poterlo navigare mei primi mesi del- 
l'anno, siccome da T. Livio fu avvisato. 
(Mist. Boman. Lib. XXXV. Cap. 45) 

» Non comparirà spero fuori di propo 
sito illustrare le sopra espresse vedute 
calle analoghe opinioni esternate dal cua- 
te Fessembroni nel suo progetto sulla bo- 
mificazione delle Maremme toscane , pro 
getto concepito da Ini nell'anno 1628, e 
che vi eseguendosi colle più lusinghiere 
ve di utilissimi Poatromenti. 

Egli ha posto solto gli ecchi dei suoi 
Dettori la Ggera del lago di Castiglione in 

"u 








LITT 709 


cinque epoche differenti; e le cinque rela- 

figure accuratamente disegnate,espou- 
gono gli inlerrimenti successivi che in 
quel vasto cratere bi to luogo per 
opera delle scque torbide ivi introdottesi. 

La figura prima è tirata dalla mappe 
Peuntigeriana esistente ia Vieana nella 
biblioteca Imprriale. Ed essendo tal car- 
ta dell’anno- 360 dell'Era nostra, dimo- 
stra, che allora cratere componeva 
un vasto seno di mare, quale presso a 
poco si conservava alquanto dopo, allor- 
chè Rutilio Numaziano vi 
navigando, come descri ve nel suo 

La figura seconda è estratta da un co- 
dice della geografia di Tolomeo 
nella biblioteca Laurenziana , il qual 
dice appartiene all'anno 1400. — 
10 seno di mare si presenta quì come in- 
vaso da una gran ua di terra che lu 
separa iu due erateri, e la terra mostra 
chiaramente essere an tributo dell’ Om- 
brone che ivi si vede sboccare. 

La figura terza è estratta da un codice 
aplendidissimo della geografia di Tolo- 
meo colle carte disegnate da Enrico Mar- 
tello Tedesco esistente nella biblioteca 
Magliabechiaua di Firenze, e apparte 
nente ad un'epoca non meno di un se- 
colo posteriore di quella del codice pre 
cedentemente citato. Quì si manifesta 
dentemeni fiemza dei fiumi torbidi 
del mare, mentre quello 
quali nella figura prece- 
dente vedesi ridotto il vasto cratere di 

Castiglione , ed in cui si vele sboccare 1° 

., questo seno io dico nello spa- 
zio di va secolo, 0 poco più, scompari»ce, 
€ si trova manifestamente colmato colle 
torbe di quel fiume. 

La figura quarta è tirata da una carta 

incia senese dipinta da Or- 

lando tanto Utivotte circa ua secolo dopo alla 

di Enrico Martello. Si vedono 

uì i considerabili progressi delle torhe 

di Ombrone e degli altri torrenti, men- 

tre il residuo unico seno a destra di Ora- 

brone, che si osserva nella figura prece- 

dente,apparisce in questo ristretto alla sua 

estremità verso il mare con una lingua 

di terra,la uale si approssima allao, la 

al negso da lasciere soltanto ri 

te alla comunicazione tra il lago ed il 
lisce F 


































710 LITT 


La figura quiota finalmente redatta ai 
nostri giorni, mostra il Lago di Castiglio- 
ne sempre retto, ed in quello stato, 
in cui era allorchè dalla gran mente, e 
dal paterno cuore dell’ Augusto Laoro- 
vo Ii fu decretato il bonificamento di 
quella provincia. 

Il celebre fisico Humboldt esaminò il 
soprailescritto progetto del conte Fossom- 
broni, e considerando questa successiva 
invasione delle torbe fluviat 
egli riguardò l'esposizi 
gressi come una specie di anatomia del 
nostro littorale. 

Nello stesso progetto del conte Fossom- 
broni sono indicate le cause della mal- 
sanìa ch'esiste per lo più nel lido del 
Mediterraneo, mentre quasi tutto salubre 
è quello dell’ Adriatico. 

Tali cause stanno a confermare gl° 
dizii che ne ha di sopra somi 
proposito, cause che trovansi dettagliati 
mente esposte nel capitolo secondo della 
seconda parte di detto progetto; le quali 
sì riducono inso.tanz alla differente qua- poco 
lita dei venti che investono i due lidi 





























Dassi fondi di mare adiaceoti al primo 
essi, mentre il secondo ha dei fondi 











mente, e perdono la neces 
luogo a traboo- 
« Seconda, che gli 
strati di terra, i quali cuoprono il pro- 
tratto lido del Nedilerraneo sono più sot- 
tili di quelli che generalmente 

aver luogo nel lido dell' Adriatico. 

Qu prodotti terrestri, e marini, 
che putrefatt restano sotto quegli strati di 
terra, infettarono meno fucilmente l'aria 
del littorale dell’ Adriatico, che quella 
delle Maremme ioscane, perché qui gli 
strati di terra non furono abbastanza gros 
si e compatti per impedire le sottoposte 














direzione di lev., trova ben presto la costa 
che fa parte del poggio detto di Colle-Lun- 
il quale scende in mare quasi a dirupo 
dal monte dell'Uccellina. Da questa punta 
fino al Capodi Talsmone il littorale mam- 
ca affatto di spiaggia, cssendochè i poggi 





LITT 


dell'Uccellina e della Bella-Marsilia tuf- 
fansi direttamente nelle onde, dove lo 
scandaglio a poca distanza dalla cosa pe- 
sca 10 fino a 16 tese di profondità. 

Le due ali opposte di cotesta mon - 
tà, a similitudine di quelle del promooto- 
rio tra Populonia e bino, cnstituisco- 
no colle loro propagini due cale diverse; 
cioè, quella verso sett. denominata Calo. 
di-Forno, e l'altra volta ad o4ro, che 
dicesi Porto di Talamone; la prima 
gusta, ma in ogni stagione innocua; l'al- 
tra assai più nmpla, ma confinante con 
una pestii ifera paduletta 

Sul estremità delle due pante che cir- 
coscrivono quest'ultima cala vedesi, a poo. 
DI castello di Talamone, a lev. la dire- 
appellata di Tal 
ll di cui base meridionale sbocca 
e 4 miglia più verso ostro il fiume Albe. 
gna. Fra queste due foci havvi wmo stret- 
issimo tombolo , sul quale fa tracciata l' 
jca via Anrelia sollevata dal suolo, os- 

a, la cai carreggiata è tuttora 
istante dalla riva del mare. Questo 
Elo documento peò far concepire quan. 
to poco costà si sumentasse la spiaggia, 
comecchè vi concorrano due grosse fio- 
mane. Arroge a tutto ciò, che nel litto 
rale fra I Osa e l' Albegna , alla distanza 
di un quarto di miglio dal tao lembo, lo 
scandaglio pesca tese 6 3 menire la pia- 
nura a lev..grec. del tombolo € della via 
Aurelia impedisce bero scolo alle sc- 
que plaviali nel mare, per csi vi si rista- 
gnano quasi ue. 

Traversata la foce dell'Albegma, comin. 
cia l’istmo occidentale di Orbetello, il 
quale percorrendo da sett. verso ostro una 
lingua di terra lunga circa sei migl. in 
una larghezza di poco meno d° un quarto 
di miglio, unisce alla Terraferma il pro 
montorio Argentaro. Quest’ isso, cono- 
sciuto volgarmente col nome specifico di 
Tombolo , potrebbe riguardarsi una com- 
tinuazione di quello fra l'Ose el 
se dall’alveo del fiume non fosse stato ta- 
gliato. Costà la spiaggia è declive al peri 
quella del vicino Tombolo, pescando 
anche qui lese € *, con la differenza, che 
dal lato opposto il Tombolo serve di mer- 
gine allo stagno talso di Orbeteita 

La costiera maritti del prossenterio 
Argentaro è tutta frastagliato im guisa da 
formare cale più e meno profende, circo 





















































LITT 
scritte da piccoli capi, che scendono a pic- 
co nel mare. Le più vaste cale sono quelle 
che esistono nei due fianchi opposti del 
i estro il Porto 






quello alla coda dell 
ossia del Tombolo, questo dell’ 
tale, denomiuato di Feniglia. Il quale i- 
umo di Feniglia , nel tempo che chiude 
verso pon. lo stagno di Orbetello, si sten- 
de laugo il mare in una piaggia dell'al- 
tro più spaziosa , 6 confonde la base 
cos quella del poggio su cui siedono le 
rovine di Cosa, ossia dell’Ansedonia. 

La faccia esteriore del promontorio Ar- 
qentaro, sembra conservarsi iolalta e con- 
forme a quella da Ratilio descritta, allor- 
chè costeggiando intorno a quella mon- 
tuosità, chiamò dubbioso mare, per essere 
anche allora quel lido sparso di scogliere, 
d'isolotti e di rupi. 

Debito ancora, se una qualche altera. 
rione dopo quell'epoca si sia accaduta nellit- 
torale che trovasi a lev. dell’ Argentaro e 
dell'istmo di Feniglia, cioè, fra il i poggio 
dell'Ausedonia e la foce del torr.Chiarone. 

Non potendo appoggiare una plumsibile 
congettura sull' itinerario di Rutilio, che 
da cotesta spiaggia girò largo, e solamente 
dell'alto mare vide le antiche rovine di 
Cos, conviene che io mi limiti alla prova 
del Lago salso di Burano, il quale oggidì 
cuopre una superficie di quasi 4 miglia 

uadre. Comecchè la sua giacitura sia tale 
indicare essere stato formato da una 
diga, o tombolo , che stendesi rasente al 
lembo estremo del mare in una lunglez- 
ta di circa 8 miglia, pure questo lugu 
fa rammentato nella donazione fatta da 
CarloMagno all'abbadia delle Zre- Fonta- 
ne, e tosto nell' 803 «al Pont. Leone Ill 
confermata a quei claustrali, cui aseguò 
in dote la città dell'Agsedonia cul viciuo 
porto della Fenilia, Port Ercole, il Moute 
Argentaro ivo a cento mig are, le 
î, il cnstello 




















pere, che la spiaggia di Burano fu 
fora in poi, e si è man costante 
mente dipendente dalla giurisdizione ec- 
desiastica dell'abate delle Tre- Fontane, 
siccome lo è siata molti secoli rap- 
porto alla giurisdizione temporale; cotesti 





LITT 7 


indizii, benchè non somminisirino pro- 
ve positive, sembrano però tali da far du. 
bitare, che il lungo capezzale di Mfac- 
chia-Tonda, interposto fra il mare e il 
Lago di Burano, dopo il secolo VIII dell’ 
E. V. non siasi di troppo in lunghezza, 
nè in larghezza dilatato. 

Da quanto finora è stato esposto ne sem- 
bra di tere concludere; 1.° Che fra i 

cini lungo il Littorale tosceno, 







superiore a tutti 
gli altri , sia per la waggiore confluenza 
delle acque terrestri , sia perchè il lido e 
più sottile, formanilo costà un angolo de- 
presso in guisa che le acque dei fiumi fu- 
cilmente depositano lungo la loro foce le 
materie che seco trascinano, nel lempo 
stesso che la pianeggiante spiaggia va ac- 
crescendo di tomboli stante il cumulo del- 
le arene sollevate dalle marde, e che il re- 
flusso non è capace di riprendere per ri- 
portarie dentro al pelago , 2° Che le pa- 
i marazzi e le Jagune presso la spiag. 
gia sono conseguenza dell’ interrisento 
dl litorale, e delle gibbose dune tendeu- 
ti ad accrescere il suo lembo. 
seni di mare lungi dai monti si riempi- 
rono affatto, oppure vanno di mano a 
mano colinaudosi in proporzione dell 
clinazione del suolo, della vicinanza dei 
fiumi e della copia delle loro acque. 4° 
Che dove i promontorii, o altre montuosi- 
tà scendono a picco nel mare, il littorale 
limitrofo trovasi più profondo, e meno 
esposto a fisiche variazioni. 5° Che i 
porti naturali, le secche, ossinno ban- 
chi, gli scogli e gl'isolotti, che incoa- 
trausi dirimpetto al Littorale toscano, 
sembrano tutti il resullamento di una stes- 
sa causa: cioè, le secche di propagini più 
basse e nascoste dei inouti della vicina 
Terraferma; gli scogli, di prominenze 
medesime; mentre i porti 
maturali indicano più chiaramente 
sere una conseguenza della configurazione 
di quei monti che estesero le bipartite ali 
deatro al mare. 
Per ciò che riguarda le vicende geo- 
uestiche ed istoriche avvenute lungo i il 
iltorale toscano, si troveranno queste in- 
dicate agli dei capoluoghi delle 
comunità, cui spettano le respellive se- 
zioni del già descritto Litorale. 



















































n° 


PROSPETTO delle Piazzs, Posti «nari e Dosarz sul littorale del 
Continente Toscano, a partire dalla foce della Magra sino a quella 
del torrente Chiarone, diviso per Bacini e Circondarii militari. 










Nome dei Posti armati | Circondarii Governi 
Piazze 4 Do, dai quali da cui 
dazse e Plogane dipendono dipendono 










Bocca di Magra (Ridotto) Spezia Amelia ‘Bocca Regno Sardo 
Marinella dlLuni ‘Batteria e! di Magn 
Dogana) idem Seriana | Miglia a idem 
Spiaggia di Avenza (Fortino e 
Dogana) [Massa ducale] - Carrara » sj Ducato di 
[Modena 


)) idem |Massadacale' » 
Cinquale (Forte) Pietrasanta | Pietrasanta |» 


Spineeia di ceti 

ig cin Ì 
3 

Somma .. ..... Miglia ti 10 diToscana 


SEOSDDA SEZIONE DEL BACINO Pisamo 








Scalo dei Marmi (Forte) Pietrasanta | Pietrasanta | » > idem 
Molrnne (Ridotto) ide idem » 3% idem 
Fortino di Ponente (Porte) | Viareggio | Viareggio » 3 Ducato di 
Viareggio (Batteria.e Dogana) idem idem » 1% idem 
Fortino di Levante (Forte) idem — idem » 14 idem 
Migliarino (Torre) Pietrasanta Pin » 2. 
Bocca di Serchio (Forte e Do-| 
gans) idem idem » 3 » 
Gombo (Torre) idem idem » 6 i 
Bocca d'Arno (Scale, Forte e) . 
ma) idem idem » 35 
Mezza Piaggia (Torre) idem idem » 35] 
Calambrone (Ridetie) idem idea » sj 
Marzocco (Torre e Batteria) Livorno Livorao » 18 2 
Livorno (Porto e Città) idem idem »ot a 
Malinaccio (Ridotto) idem idem »— 3 
Cavalleggieri (Forte) idem idem » ZI £ 
(Torre) Rosignano | idem » 1 H 
Antignano (Forte) idem idem » i 
Boccale (Torre) idem idem » al 
Calaferia (Torre) idem idea » E 
Senma ........ Miglia BL 





TERZA SEZIONE DEL BACINO DELLA CECINA O VOLTERRARO 


Romito (Forte) Rosignano | Rosignano | Miglia a } 
Fortallino ( Casa pei Caval-| e 
Veggieri) idem idem » 3 
Castiglioncello (Forte e Batt.)|] idem idem » 2} 
Mosie alla Rena (Casa pei 
Caralleggieri) idem idem » n 
Vada (Torre e Dogana) idem idem » ». 
Capo Cavallo (Casa pei Ca- . 
Valleggieri) + © 
Cecina (Forte e Dogama) | 
Bibbona (Forte e Dogana) Î 
® 
i 


Porto Baratti (Torree Dogana) 
Rio Fanale (Bidotlo) 


Falcone 


di Scarlino ( Posto 


Wusoe0], Tp ojsonpuess) je 
otoSuzzieddy 


‘orre) 
Capodella Troja(Torree Dog.) 





QUINTA SERIONE DEL BACINO GRONETANO 
Cala-Galera Grosseto Castiglion Appartengo- 
(Terr) delta Pecafa Miglia4 | noaiGran- 
Le Rocchette (Torre) idem idem » 3} | ducato di 
te e Ferte con Boguna) idem 


Toscana 
idem » 4 
Somma e segue . .. Miglia gi 






RITA GESTIONE DEL BACIRO ORSETELLIRO 


Cannelle di Talamone (Torre), 

Capo d'Uomo (Torre) 

Talamone (Foriezza, Porto e! 
Dogaoa) 

Talamonaccio (Torre) 

Torre delle Saline (Forte e| 


Dogana) 

S Liberata (Torre) 

Calvello (Torre) 

Tre Natale (Fortino) 

Porto S. Stefano (Porto coni 
Castello e Dogana) 

Lividonia (Torre) 

Cacciarella (Torre) 

Cal»-Grande (Forte) 

Cala-Moresca (Torre) 

Cala-Piatti (Torre) 

Capo d' Uomo al Meate Ar 
gentaro (Torre) 

Torre della Maddalena (Torre) 

Cannelle del Monte Argenta-| 
ro (Torre) 

Ciana (Torre) 

Avvollojo (Torre) 

Forte-Stella (Castello) 

Port Ercole (Fortezza, Porio 
e Dogana) 

Moate Filippo (Fortezza) 

Senta Caterina (Torre) 


Orbetello | Orbetello | Mi 
idem idem 
idem idem 
idem idem — 
idem idem 
idem idem 
idem idem 
idem idem 
idem idem 
idem idem 
idem idem 
idem idem 
idem idem 
idem idem 
idem idem 
idem idem 
idem idem 
idem idem 
idem idem 
idem idem 
idem idem 
idem idem 
idem idem 
Somma è segue 


figlia 3 


14 
. 
4 
5 
ti 


4 


ni: 
tun i 
bui 


2. Miglia 3St0 






ouoduaeddy 


eusoog 1p opeanpusso) [e 


eunssog ip otvInpussr) jr cuoduasasdd y 


745 








YO 






S. Pancrazio (Torre) a piè 
del poggio dell'Ansedonia 
Torre della Tagliata 






Orbetello | Orbetello 


sturosog 


1p oreanpueai 
11 ouofuapi 


(Forte) 
A) d Macchia-Toada (Forte) 
(8) < Barano (Torre) 
Gratticciaja o Confine 
(Ridotto ) 


1.9 Bacino di Lunigiana orientale Afi 
— Pisano... 





Ricapitolazione delle distanze 
ittorali di ciascun Bacino 
dalla foce della Magra 
a quella del torrente Chia- 
rone 








(A) N. B. Gli ultimi quattro posti armati del Bacino Orbetellano, cioè la 
Torre della Tagliata, quelle di Macchia.Tonda e di Burano con il ridotto 
alla Gratticciaja sal Confine, essendo tutti a levante del Poggio dell'Anscilo- 
mia, che è il punto più orieniale della Valle di 4/begna, non spettano a questa 
Rima Valle, ma sivvero alla Valle della Fiore. 





76 LIVI 


SEVERI IVERI (CAPO)— Ved. Care-Livan:, 


* Timsonia cronne 2) nel Promoa- 
> e circa 7 miglia a 





Dioc, Nullius dell Abbadia delle Tre Fon: 
tane, Comp. di Grosseto. 

È una delle torri, cssiano posti arma- 
ti del littorale lungo la Terraferma del 
Granducato di Toscana. — Trovasi situa- 
ta sul capo seitemtriomale dal Promoalo- 
Tio lestè mominalo, sopra una rupe che 
costituisce l'estrema punta a poa.-anaestro 
del seno di Porto S. Stefano. — Ped. Lir 
ronsta Toscaso, Prospetto, a pag. 714 di 

resto volume. 

LIVIGLIANI nur Prrrnasanemo. — ed. 
Leviozum. 

ie Que Ganraenaza mella Valle 
so n io, — Cas. com per- 
sotchia (5. Giova Battista) nella Com. 
€ antico pievanato di Piazza, N 
circa 4 migl. a sett. di Camporg 
Dioc. di Massa-Ducale, già di Luni-Sur- 
mana, tata, ererna, di Cane Castelavevo di Garfa- 


CULI in alle falde dell'A, 
pennino dell LI ossia dieci 











chio con i popoli di Cogna e di $. Ans. 
Masio. 


Le villa di Livignano era uno dei fen- 

gi spperteneni sino dei primi secoli dopo 

ai vescovi di Lecca, si quali esa 

i riecosfonzi dall'Imp QuonelV me- 

dianteva Priullegio di uf dice 14 dicembre 1s09, 

spedito da Faligno a Roberio vescovo di 

Lucca, e ripetete dall'Imp. Carlo IV, 

mentre trevavasi în na mel di 15 feb. 

braio 1355, avere di Berengario vescovo 

della stessa chiesa lucchese. 
pel dale Feo 1 quanee di Livi 
imcia di Garfi 

ui fedeli all’; . 

La por. di S. Giov. Bettina a Li 
vi nel 1832 noverava 104 abit. 

IVIZZANO in Valdi-Pesa. — Cos 

con chiesa perr. ( S. Donoto ) cui fa an- 





LIVO 


che tempo T° iaia 
nen di d'ario D Marano TE 





bn a sett-maestro di Prati; 


Dioc. e Comp. 

Risiede in una piaggia posta fra il terr. 
Virginio de gi scorre a lev., ed il fomo 
T'urbone i passa a lengo La 
Soda cossa tatiba rotsbita che de Sio. 
tespertoli guida a Moate-Lupo. — Wal. 
Moxrasraateti. 


La pare. di S. Donato a Livizzaso 
mel 1551 era ancora seperta da 
di Morzano, e contra esa sela 75 abit. 
mentre la cura di Sì Michele a Morcano, 
compresa allora nella comunità di Ses. 
Casciano, avera 94 sbit. — Nel 1745 le 








. due parrocchie riuuite noveravamo 158 


anime, e nell'anno 1833 era aumentato 
il loro numero sino a 386 abit. 
Livoassso, Lirvaviato (Livurnanu), 
nel Chianti in Vald'Acbia. — Ces. per 
duto, che diede il vocabolo alla parroo- 


+ chia di S. Aedrea @ Livornano, filiale 
che f' della chi chiesa plchena di 5. Giunto 
fn Sal Dice. 





di Fila Coop di Siena. 

Poche memorie si conoscono attinenti 
a questo luogo di Zivornano o Liver 
nano. Due sole volte mi accadde di tro 
varlo rammentato in due membrane 


.- partenute alla badia di Passignano di 


monaci Vallombresani, attualmente nel 
R. Arch. Dipl. di Fireoze, le quali ri- 
montano agli anni 1031 e 1358. — Que 
sYullima contiene l'atto di possesso re- 
gato in Livorsano li 26 aprile di detto 
anno, col quale il pievano di £. Gia. 
sto în Salcio, con licenza di Mainetto 
vescovo della chiesa fiesolana, diede l’in- 
vestitara ad uno dei canonici della piere 
medesima della rettoria della chiem di 
8. Andres a Livurnano. — Ved. Sac 
(5 Gion Giuro 13). 

Sembra che a questo casale di Zirer- 








di Modigliana, ai quali conferme 
feudo fra i luoghi e casali del 
distretto della Castellina in Chianti, il 
borgo di Gene ( nome di un torrente iri- 
latario della Staggia), Livornano con la 
sua corte, Sierzi (Lnttora esisionie ) con 
la sua corìe ec. ec. 





LIVO 


LIVORNO ( Zisczr: Cie. talvolta Ls 
neo, Lisonn 4, e Lironna) — Ciità megni. 
fica, spaziora, altraversala da un canale 
savigahile, coa frequenialissinan porto è 
buona rada, mora sede ecorile , resi. 
denza di un governatore civile e militare, 
di tatti i consoli delle potenze amiche, di 
ta magistrato Je e conselare, di una 
camera di commercio, capoluogo di Com. 
e di Giur. nel Comp.Ali Pisa. 

è Risiede Livorno sull'esirensa lingua di 
terra che faceva riparo dal lato di ostro al 
colrasto seno del Parto pisano, fra la foce 
dell'Arno e le diramazioni più depresse 
dei Moati livornesi, nel gr. 27° 58" long. 
it. ci |. a ostro-lib. 

di Pisa; 26 da Laca nella stesa dire- 
zione; sa migl. a ostre di Viareggio lun- 
mir Îuttomie, altrettante a lib. di Pon. 
da Pistoja in simile di- 
pon. di Firenze 












la strada RL postale che passa per Pisa. 
Ogni qualvolta uno considera ciò che 
era Livorno innanzi il regso di Fenli- 
nendo I, e ciò che è divenuta reguando 
Lassocso Il; quamio lo storiro vaglia con- 
frontare Livorno del secolo XV, con: 
siente in un piccolo scale da pei 
sehimi marinari abitato, coa Livorno del 
secato XIX, ricco per fortaaa, per mu: 
ro e per lustro di abitatori , per q' 
e bellezza di edifizii ici e peiv: 
esa uaa popolazione che alls sola capitale 
detta Toscana può dirsi scooada, inarci 
rà di stepore le ciglia mel riscontsare in 















prova pi 
ne diteati frutti la tutela di uma costante 
libertà industriale possa divenire madre. 





L'elemento del commercio, che ilall' 
emporio di Livorno alle Toscana intiera 
vitalità tradfonde e vigoria, potrebbe equi- 
pororsi alle fanzioni del cuore in ua corpo 
animato, donde per due vie la circolazione 
si opera del sangue, quella cioù delle ar- 
terie che com mote talvolta memo, talvolia 
più accelerata, nelle parti tette del corpo 
lo spinge e diffonde, mentre al cuore me- 
desimo per la via delle vene il sangue 
ritorna, onde manlenere con tal mezzo 
nell’animale economia l'equilibrio, la sa- 
lute e la vita. 

A meglio contemplare l'isteria di Li- 
verno cul il suo pregremivo sviluppo eco- 

rea 














LIVO 717 
nomico-materiale, dividerò il presente ar- 
Licolo in sette periodi, per esaminare que 
sto paese; 1.° sotto i Marchesi di Toscana; 
2.° sotto la Repubblica di Pisa; 3. sotto 
il Governo di Genova; 4° sotto la Brpub- 
blica Fiorentina; 5.° sotto la Dinastia Me- 
dicea; 6° sotto i primi tre Granduchi della 
Casa d' Austria; 7° finalmente sotto Lao- 
vocso Il felicemente regnante. + 








Lavoazo sorro 1 Mancaes pi Toscana. 





gine più remota di quella che realmente 
gli si competa. 

Imperocchè resta tuttora indecisa la 
questione, se al suo porto piuttosto che 
sd un altro vetusto scalo del littorale to- 

É lor- 






pubblico impiegato in Sardegna, qual- 
mente un tal Lucejo doveva fra pochi 





giorni partire da Roma per quell’ isola e 
Mete imbarco nel porlo di Zabrone» 
quello di Pisa, qui aus Zabrone ent 
js conscenderet. — Che Cicerone con 
l'espressione, ant Pisis, intendere volesse 
del sno porto di mare, piuttosto che della 
ciltà situata dentro terra sulla confluenza 
impetuosa di due fiumi, non vi è d° 
dichiararlo. Ora se fia da spiegarsi quella 
frase nell’ enunciata guisa, come potremo 
ammneltere, che il romano oratore voles:e 











ill Salebrona dell'Iinerario di Antmino e 
della Tavola Teodosiana, situato ulle bocva 
della Brona, 0 Bruna, adesso foce della 
fiumana e porto di Castiglione della Pe. 
scaja.— Infatti di costà il tragitto perda 
Sanlegna veniva a riescire anche più di- 
retto, qualora Lucejo vi avesse trovato op- 
portuno imbarco, piuttosto che andare 
go miglia più lungi a eercarlo nel fre- 
quentato porto di Pisa. 








718 LIvVO 


Che diremo poi del tempio eretto ia 
Livorno sd 


Ercole Labrone, a coloro, i 





[Panini primi , che il tempio 
di Ercole fu senza altro titola collocato 
da quel geografo, non già nella spiaggia 
di Livorno, ma sivvero vicino a quella 
dell'odierno Viareggio, cioè fra il Pro 
montorio di Luna e la foce dell'Arno; e 
diremo ai secondi, che la mansione ad 
Herculem segnata nell'itinerario, che va 
sotto nome di Antonino Augusto, era 
lungo la strada militare di Emilio 
ro tra Vada e Pisa, cioè 
dove furono trovati colonnini mi 
ed altri monumenti sufficienti a dirao- 
atrare, che la stazione ad Merculem do- 
veva essere in quella linea, e conseguen- 












Livorno e da Porto pisano pe- 
recchie migl. discosta. 
Fi fa chi cercò an quarto appoggio a 


favore del supposto Zabrone nel vocabolo 
di Calumbrone, col qual nome è designato 
lo sbocco palusire dei fossi ed altri corsi 
di acqua che per i ponti di Stagno e per 
la fetta fuori delle mura settentrio- 
nali di Livorno in mare si dirigono. —Ma 
ancora questa congeltupe di riene inferma, 
€ priva affatto di forza, si rifletta 
la recente origine dell’ emissario di Ce 
lambrone, dove pochi gecoli addietro 
steva il seno del Porto pisano, in guisa 
che in quella poduletta e nel circostante 
suolo, tre in quattrocento anni fa, pene 
travano le ni ‘marine, cosicchè le 
dell'Ugione del Cigna e di totti gli alri 
fossi della pianura sett. 
oggi vanno a perdersi a queg] 
sboccevano non gi perda fog 
l'emissario di Ci + ma diretta- 
mente in quel seno di mare. 

Comunque sia di colali origini, quello 
che non ammette dubbiezza si è, che le 

prime memorie di Livornò compariscono 
Fitla Ano del secolo DX. Avvegnachè a 
quell'epoca troviamo nominata nel pi- 
viere di Porto pisano la chiesa di S. che 
®, p cicà la prima parrocchia dei Livor- 
Che questa . chiesa col vicino peese 








giugno anno8g1, 
nel quale racimeotati BEdCHio SI mo 





LIVO 


quae citu esse videtur in Porto pisano; 

€ lo confermano molti altri istrumenti 

; foeteriori, confacenti a farci riconoscere 
vorno sino dai suoi incunabali. 

Con più precisione lo stesso luogo fa 
indicato È da altra pergamena dello stesso 
archivio arcivescovile, sotto l'anno 1. 
quando la chiesa di S. Gialia era gi 
iunalzata all'onorg di battesimale , aven- 
do per tale effetto associato al suo titolare 
qui del santo Precursore. La qual pieve 

ci e di S. Giovanni Battista non 








Porto pirano 


prope 
rau- presa nella giurisdizione di Porto pissno, 


ma si aggiunge, che facevano parte del 
suo pi viere varie ville soito i nomignoli di 
Sala, Fundo magno, Tribio, Peralda, ec. 
Tali documenti coincidono appunto con 
quando la 







pretende 
polente e quasi 
per difendere dalle i 
muovi pretendenti i beni di recente acqui- 
sto, solevano darsi lia alle mense 
vescovili, alle abezie, agli ospedali, 0 sd 
altri corpi moral quali corporazioni, 

per quanto da invasi 













quali col titolo di 
da padroni sulle pro- 
lla loro amministrazione affidate. 
quali premesse owervazioni ci pei- 





che dano a poco a poco a conoscere l'origine 


per la quale tanti luogbi di i nuovo soqui: 
sto, come sarebbero i i dei fiumi, i 
tuovi laghi o peduli, le spiagge del lib 
torale numentate ec, divenute per ragione 
di gius pubblico proprietà del principe 
© delle limitrofe comunità, venissero ar- 
bitreriamente e senza ostacolo dei vice 
gerenti imperiali occnpate, e quindi ai 
loro fedeli, 0 alle corporazioni ecclesia 
stiche a titolo di enfiteusi perpetua © di 
precaria cedute e donate. 

Fra i governanti della Toscana mel pri- 
mo secolo di T'istoria ta 
due matrone in Beatrice e Matikie, usa 
moglie, l’altra figlia del potente March. 
Bonifazio, Le quali feurmine in un modo 








Livo 

i assoluto per il lenge periodo di 64 
pnngrrper tire provincia del- 
la Toscana governarono. 


Già all'Art. Lerronata Toscano si è ve 


sequisto sal mare; e l'istoris del medio 
evo è piena di donazioni di beni del-pa- 
trimonio regio, situati lungo gli alvei, e 
fra le foci del Serchio e dell'Armo—i 
starò a indagare, come du di ati origine 
potesse derivare l'acquisto del castello e 
corte di Livorno che la cceseem Matilde 
nel principio del secolo XII di sua libera 
volontà a titolo di dono asseguò all'opera 
del duomo di Pim, bensì dimostrerò che 
merchemma con simile allo non 
altro che i beni allodiali da ema 
posseduti in Lirorno, © nel suo distret- 
ta, deve aveva ua castello, vale a dire ua 
resedio dominicale con sunesta corte è 
macchia da pastura; non una reca , come 
quella che alcuai cronisti congettararono 
avere: la contessa fabbricata nel lnoge 
della Fortezza vecchia, 0 dere porro 
izine di 
Livorno, e gli articoli Biaxrina, e Conre. 
Rei 1103 quel esstello @ quella corte 
medesima di Livorno insieme con l'altra 
frrzione di Puppiane dalla contesa 
tilde furono assegnate in dote alla Pri. 
maziale di Pisa, affiachò il frutto di quei 
beni s’impiegnese in benefizio del tem- 
pio im costruzione. — Se non che gli am- 
ministratori della stema fabbrica, ra 
sentati da Illebrando console di Pisa, con 
istrumento dei g giugno 1191 (scil. pis. 
mille lire ed Aitone arcive- 
scovo di Pisa la donata ione della 
corte. di Livorno ecu tutti i diritti di 
proprietà, a ‘patto peraltro di potere den- 
tro un determinato tempo redimere quel 
poresso: ed in cato diverso di rilasciario 
ad Attone e agli Arciv. di lui successori 
nelmodo ed 1. i 











cessores praedicium castrum et curtem 
( de Liburno) cum omni sua pertinentia 
per istam certelam vecvaszrazzo nomrmz, 
ed faciendum inde quicquià volueritis 
absque omni calumnia donec i 
mille librae vobis solutoe ab Operariiz 
erunt vel corum misso eic. 


LIVO “n9 
Sa gli operi dela codesto pina 
_ 


sione del castello’ di Livorno, e se gli 
areivescovi di Pisa la codemero altrui ad 
enfilensi perpetua, 0 come allora sppel- 
lavasi a titolo di feudo , nom è noto, nò 
finora compervero scritture che lo dichia- 
rino. Ciò che non ammette dubbio si è, 
che nel 1138 la stessa ione di Li- 
vorno apparteneva ai figli del marchese 
Alberto Rufo, discendenti da una delle 
quattro liree di toparchi, il di cui stipite 
a 
Palazzo 





Infetti nello stesso anno 1138 l' imp. 
Corrado II, con diploma dei 19 luglio, 
spedite da Norinberga a favore della cat- 
tedrale di Pisa, dichiarò nullo il feudo di 
Livorno concesso irragionerolmente al 
merchese Guglielmo Francigena e ai di 
tai fratelli. i 

£ coloro cui importasse di conoscere 
chi fossero cotesti sugposti signori feu- 
dali del castello di Livorno, ramamenterò 
la lite con tento treno agitata fra Andreà 
Vese. di Luni e le quattro linee di mar 
chesi discesi dsl nominato Oberto conte 
del Palazzo , lite insorta a cagione di na 
fortilizio stato eretto da quei ber] 
sopra il monte Caprione ( 
Capo.Corvo), Nella qual cause, piatita in 
Lucca nel 1134 davanti a Go consoli, rap- 
presentava una delle quattro branche di 
marchesi lo stesso Guglielmo Francesco, 
o Francigena, figlio del march. Alberto 





ppre- Zxfo, eno di quelli designati da Corra- 


do Il'ch' erano irragienevolmente solten- 


) trati nel possesso del feudo Maziidiano di 
w a 


ivorno. : 
È pure incerto, se gli ordini di quell'im- 
perante, rapporio ai feudatarii testà accen- 
mati, fossero eseguiti, oppure se restassero 
senza effeito, 0 se anche l'arcivescovo di 
Pise rinnovasse a favore dei marchesi me- 
desimi l'enfitensi del castello donato da 
Mazilie mella giariodizione di Livorno. 
ciò tuttora si tappiame 
altro dal di; sopra citate. be il nr. 
chese Guglicimo Francesco © Frencige. 
na aveva altri fratelli; e‘che di un Ober- 
to, altro figlio del rammentato marcî. 4/- 
berto Bufo, vi trovano memorie fra i do- 
cumenti pubblicati nelle Aatichità Esten- 
wi dal Muratori, cui pare dobbiamio la sco- 
perta di wa terso figlio del march, Alberto 


720 LIVO 


Hufo, di quel marchese di Corsica. cui fu 
dalo il soprannome di Braftcparia:a , al 





Livorno. 
glio di questo terzo feu 
‘Alberto marchese:in Corsica, } 
che della Corsica, il quale dopo mor- 
to îl palre, mentre egli abitava in Pisa 
preso la Porta à mare, per istrumentò 
pubblico dei 26 setterabre anno 1143 istil. 
pis.;,, cedè a titolo di pegno ai fratelli 
Sixmondo e Conetto, figli del fu Conetto, 
per mille soldi di Lucca la sua terza parte 
del castello e corte di Livorno cou i corsi 
d'acqua, selve, raccolte, albergarie, et 
quarcunigue mili per Feudum, vel alio 
modo pertinent ; dichiarando, che quel 
possesso gli era pervenuta titolo di feudo 
dall'arcivescovato di Piss. Le quale por- 
zione di feuilo egii consegnata con patto 
di prierla redimere dentro due anni me- 
ule la restituzione dei mille soldi di 
capitale, e del frufto corrispondente, a ra- 
gione di soldi 16 e den 8 per mese. 

Ora se questo possa dirsi un feudo con 
giurisdizione d' impero, 0 piuttosto una 
di quelle possessioni acquistate 0 eredi» 
tile con titolo che li statuti pisani. del 
1161 ( Rubrica 24 ) qualificarone per 
Seudo, 0 come noi diremmo fidecom. 
‘misso, ognuno meglio di me saprà giu- 
dicarlo. — Volendo poi tener dicire alle 
vperazioni del march. Alberto , cessio 
mario di una terza parte del feado Ma. 
i) quale în ultima analisi ri- 
dlucevasi a qualche podere cos macchie 
© parcoli fra Nénte-Nero, Limone e Sal 























giunti in matrimonio con una vedora 
lustre prosspia pisina de Yerasc- 
ci. Avvegnaché egli per contralto rogsie 
Ji 35 febbrajo 1150 nella torre di suo co- 
goato Ugaccione, presso la Porta S. Sal. 
valore altrimenti detta la Porte d'Oro, 
in Pisa, insieme con sua moglie doma 





di dagari lucchesi. (Munar. Ant. 
4 meglio dimostrare di quali diritti si 
irsitame, e qual sorta di fendo fosse quello 


LIVO 


dti Livorno dalla cuntesa Matilda donaio 
alla chiesa pisana, € da questa pervenuto 
tclesi di Maxsa-lunense, di Cor- 
sica er. ec. oltre i molti documenti rip: 
tati dal Tai nel Tomo I dei suoi 
x h 


















glichmo figlia del fu Aodres marc'i.di Mas 
sa-lunense, stando iv Pisa, lano peer pro- 
prio conto, cune per interesse del march. 
Alberto di lui fratello e di altri suoi con- 
jede a titolo di feudo, ossia di enfi- 
teusî perpetua, all'abate del mon. di S. Ni 
chele in Borgo di Pisa, che soguistara 
pel suo monastero, di terra eva 
vigna situato nei confini di-Selei. di 
stretto di Livorno, con obbligo di pagar 
toro l'annuo canoue di sei denari. 

Potrei rammentare una sentenza 
munziala in Pisa li 17 dic. 1261 contmil 
prenuminato Alberto figlio del fa Andres 
march. di Messa, con la quale soli” grivi 
pene gli si comandava di lasciuie in pace 

agenti del taonastero di S. Bernardo 

Croce alla foce d'Arno e di mom recar lo- 
ro più melestia rapporto al possesso di una 
Quarta le del territorio di Monte-Mas. 
sito, che quelle monache per legato tests. 
meniario dal eunie Ubaldo di Pisa ave 
vaso ereditato, (Anca. Dot. From. Ca se 
di detto Mon.) 

Potrei dire, che quel march. Alberto 
Siguore di Livorno era ridotto ia sì po- 
vera fortuna, che un di lui creditore, per 
atto pubblico dei 26 febb. 1270, rogato in 
Pica, cedé a terza ‘persona tulii i diritti el 
azioni che gli competevano per un credi- 
todi lire 25 geoovesi dovutegli dal march. 
Alberto di Massa-lunense. (Anca. car. Car- 
te della Primaziale di Pisa). u 

In una perula, da tatti i documenti co- 
nosciuti chiaramente risulta, che il perse 
di Livorno non fa mai nella condizione 
dei feudi di mero e misto impero; e con- 
segueutemente che il suo popolo noe di- 
venne, nè fu ia alcuna maniera vassillo 
dei marchesi di Toscana, nè degli arcive- 
scovi di Pisa, nè dei toparchi di 




















i di ultra qualsiasi specie di Beroui. 


Luvoszo sorro La Rsrossica se Pm 


Dopo avere veduto Liverno col sue 
Stretto, tanto nello spirituale quanio nel 





LIVO 


temporale, far parte integrante della gie- 
Fistiione di Porto pitaco so8 fe d'uope 
domandare, da quale potestà iovrme i 
abitanti dipenuessero, lostochè poco 
dalle “epolte macerie Nat 
La, sorse a . e 
più belle e più grandioso 
|rorno. 
noe si potrebbe conoscere l’ori- 
uesia città senza riandare Je vi- 
cende istoriche del Porto pisano, di cui 
Livorno divenne in seguito il capoluogo. 
AIf anonimo autore del Breviur. Mist. 
* Pis. dobbiamo l'avviso , che all’imboc- 
catura del Porio pismno nell'anno 1157 
furono comiuciate a costruirsi due i-srri, 
la pritaa delle quali, desominsta del Ma- 
gnan, restò compita nel 11%2, e la secon- 
da, chiamata della Formica, si terminò 
mell'aumo 1163. . 

Sono le siezse terri che rammentò il 
primo isterico fiorentino, all'anno 1268, 
allorchè disse « che il re Cesto di di 
ebbe Porto Pisano, eSeos disfare Le ter 
ri del Porto. (Ruccnnis. Marzo. Cr. 

@p. 189). 

Appella all'epoca medesima Zel 1163 
la erezione di due aliri importanti edifiai 
mei contorni di Livorno, cioè, il Foe 








il pacee di 
Qui 











susseguente è di mantenersi accesa la 
Lee Ai Al qual cope gli fa nell'auto 


fissalo un congruo salerio, li 
e spend lerigali ed alte piùsei le di 


i Urimmustre per farardere i) Fanale. guado! 


Della determinazione di cotrire de pe 
vanti al Porto pimno, a 
Li di Pi, dea rd lie quelle di 
sopra rammeniale , si Lrova ricordo 
statuti pisani del 1984 ( Mur. 6: Lib. 
Non è questo ua Epesdeeli.trnter 
di far tesoro, uanio di troppi 
decamenti tai secoli XII, XIIT e XIV per 
dimostrare, che, se si eocettui la 
di Livorno, il Porte pisano a quell'epoca 
mom coniava aliro dote avessero re 
aidenza i pubblici funzionarii del Comune 


di Porto pisano; e che in Lirorne, a for ris 


ama degli statuti di Pim del 1284 (Mute. 












LIVO TA 
85 del lib, I):nviavasi il enpiteno, csia 
giundiconta del Porto pimno del snodi 
stretto. i to di popolare 
il paese cdi immane i presero 
Porto medesimo, cue i Piseni pride 





à Si anni futuri si oo 
cati con le loro cose e famiglie ad abitare 
« fissare il loro domicilio in Livorno, in- 
torno al porto 0 nella comunità . Olire di 
ciò il potestà ed il capitano del popole pi- 
sano si obbligava di proporre al cossiglio 
degli anziani Îa prov visione di circondare 
la terra di Livorno di buone e convenienti 
Inura; ed in casoefferma ‘delibere. 
re su qual disegno e maniera si 
quelle castruires (Staror. Pr. Cover. Cod. 
nella Bibl. dell'Univers. Lib. I. Rubr..85). 
Melli stateti pisani del 1161 in wn'ag- 
Ginata pasteriore alla rubrica 54 trat: 
‘vedimenti da prendersi, onde fa- 
tare il commercio la navigazione [ra 
ico porto di Livornee Pisa; avvegne 
si trova la deliberazione, che in- 











Ailigentemeni le dai periti : se fosse stato 


cotesti provvedi 
mu a perire difendere e tar proeperare 
encazione dedite | 


mancassero della 


Forni 
lì ammalisti 
ita pome 
È quat see gli main che erano è quer 
poppa ripetendo dagli pile: 
to e quelle recarono a Genova Feo. 
( Casran. danel. Genuens.) af 

Il cronista Giov. Villani accrebbe fino 


An cinque il numero delle torri siale in 


quell'occasione rovesciate in mare fa le 


ft 


LIVO 

fu dificile si fesousciti di Pisa l'entrarvi 
nel 1326, ed ai Florentiai l'imposessar- 
seue nel 1364, anendo tulto d 

via, e solo poterensi salvare gli abitanti 
che in tempo sulle barche cercarono scam- 
po a sò e sile loro cose. (Marrzo Viucani 
Cron. Lib. XI e. go). — Tali riflessi fanno 
dubitare, che non sole mon avesse effetio 


at- il progetto registrato nel primo libro de- 





meute che la Rep. di Pisa obbligata da 
tanti disusiri = cercare pece, finalmente 
a dure condizioni l'ottenne nell'agosto 
del 1299. In conseguenza della quale i 
Pisaui procaratono tosto di risarcire | re- 
centi danni che alle torri del loro porto ed 
a Livorno i suoi nemici avevano recato. 
Le prime operazioni farono la costru- 
zione di una nuova e più solida torre del 
Fanale, non già nel banco della Meloria, 
ma nella secca a levante di Livorno, dove 
sino dal 1163 era stata eretta quella che 
cura del priore dei frati Agostigiani 

282 dai consoli di mare venne 
data, torre stata in descritta dal 
Petrarca nel sno Itinerario Sirisco con il 
distintivo del vicino Livorno, et fere 
contiguum Liburnum ubi prasealida tur- 
ris est, cujus in vertice per no famma 
marigantibus tuti littoris signum pracbet. 
In quanto poi alleescavazioni da farsi 
nel Porto pisano, nulla si parla di lavori 
di pontoni atti a (ar concepire l'impedito 
ingresso di quel porto, bensi la repub- 
Blica di Pisa fece murare intorno alla tor- 




















ed inoltre diede ordine che si gettanero 
in mere altre scogliere a difem della stessa 
torre, e che si rimettessero le catene con 
i consueti pancacci fra le due torri poste 
davanti alla hocca del Porto pisano, a se- 
conda di quanto trovasi pelli sta- 
tuti di Pisa dell'anno 1305, alla Rubr. 33. 

Frattanto che si provvedeva a ristabi- 
lire e assicurare l' ingresso del Porto pi- 
sano, il paese di Livorno, dovendo prestar 
fede a un cronisia coevo, era rimasto a gui- 
sa di villaggio privo di mera, e solamente 
fn qualche perie sieccato. Dondechè nen 





Gli statuti pisani del 1384, relati vamente 
al circondare di mora il borgo di Livor- 
no, ma dano motivo di credere, che nom 
vi fosse tampoce slcuna sorta di rocca, 
nel laogo dove fa eretta nel principio del 
secolo XV quella che più tardi fu ingraa- 
dita (la Fortessa vecchia ) all’ ingresso 
del porto che attualmente serve di darsena. 

Il disastro testè accennato fa precedato 
da un aliro assalto marittime che al Porto 





Il ammi» 


frone, 
e rotte in più pezzi farono 
raglio Perino Grimaldi inviate a Firenze, 


dove vennero appese come monumento di 
gloria sile colonne di porfido davanti al 
tempio di S. Giovendi, al palazzo della 
Signoria, a quello del Poiestà, e sile 

della città. (| . Vuzan. Cronic.Lib. XL 
cap. 30) 

Contattociò Livorno, ed il vicino suo 
porto lormarono ad essere dal governo di 
Pisa riperati ; talchè il Pont. Urbano V 
nel suo io da Avignone a Roma, 
servito da $ galere de’ Fiorentini, potò ap- 
prodare în quello scalo, deve i Pini avo- 
vano to quartieri per riceverio de- 
Guamente; e se quel gerarea, pel deside- 
rio di tosto continuare il suo viaggio me- 
rittimo, non discese a terra, peraltro vi 
approdò nel 1376 il di lui successore Gre- 
gorio XI, il quale fu accolto e per 10 gior- 
ni con grande onore dai Pisasì tratienato 
in Livorno; argomento confacente a far 
ennoscere qual fosse a quella età il capo 
luogo del contiguo emporio di Pise. 

Era in tale stato Livorno, allorquando 
Iscopo d' Appiano (anno 1392), tracidea- 
do Pietro Gambscorti suo signore, 1° im- 
padreniva di Pim e del suo territorio, 
Spronzie a tanta perfidia da Gian Galeazzo 


LIVO 
duca di Milano, cui poce o punto costava 
il dere opera ad un delitto, e molto meno 
il consigliario. In conseguenza di che nou 
selo Livorno col suo porto, ma tutta la 
Marerama toscana (avendo già ligii i 






ca, quando giunse a vviso del- 
la di lui accaduta morte O 1493), 
sicchè il laccio si ruppe e il colosso poli. 
{ico della biscia milanese per un momento 
andò in Per disposizione dell'estin- 
to duca, Pisa col suo distretto toccò in 
signoria x Gabbriello Mariasfiglio natu 
rale di Gian Galeazzo; nè molto tempo 
corse senza che si tenessero pratiche coi 
Genovesi, per di cui consiglio il nuovo 
signore "di Pisa e di Livorno pose sotto 
la protezione del re di Francia e del ma- 
resciallo Baccicaldo suo luogotenente în 
Genova, il quale di pritsa giunta occupò 
militarmente il Porto pisano e Livorno. 


Levonno sorro tr Govazzo »1 Gruova. 

















Non era corso un anno dal trattato di 
protezione implorato da Gabbriello Ma- 
ria, quando egli stesso firmava iu Li- 
vorno (27 agosto 1405) la vendita di Pi 
sa e di tatto il distretto ai 
con giurisdizione di mero e misto impe: 
rro, eccettuato Livorno e Porto pisano, nel- 
l'atto istesso che consegnava questi due 
luoghi alla custodia e tutela dei Genovesi 
e del loro governatore Buccica/do. Costui 
nel giorno appresso, in Livorno medesimo, 
ratificò il trattato a nome del re di Fran. 
cia come signore di Genova, e ciò nel tem- 
po stesso che il luogotenente regio rila. 
sciava ai Fiorentini l’uso e e rendite del 
Porto pisano e di Livorno; promettendo 
che i Genovesi vrebhero in alcun 
tempo imposto dazii, gahelle, i 
gravii alle persone e mercanzie 
mare quanto di terra, sicchè fosse in fa- 
coltà 
renze, a condizione però che gli abitanti 
di Livorno non gravarsi di più 
di quelloche lo erano stati anteriormente 
io del Visconti. 























obbligava di pagare ogu'anno 631 fiori: 
« ero alle truppe Genovesi che presidia- 





Se- questo trattato rammentare la 








LIVO 725 


vano il Porto pisano, Livorno ed i suoi 
fortilizii.* 

Uns circostariza debbo fare avvertire 
ai miei lettori, quella cioè di sentire in 
prima tol- 
ta, se noa m'inganno, i fortilizii in Li- 
vorno, dove pare che già fossero a quella 
età, o almeno, che sino d'allora vi si co- 
minciassero ad innalzare. 

Infatti l'iscrizione superstite nella cap- 
pella del mastio della Fortezza vecchie 
alla bocca del porto di Livorno, risale 
all'anno 1405, epoca in cui fu posta con 





l’arme del Buccicaldo quella memoria da 

Guglielmo Angiola primo castellano. 
Mentre i Genovesi con il loro gover- 

natore francese Buccicaldo rilasciavano 





chiamano all'anno 1407. Fra gli ordì 
di quel vicerè merita di esserne rammen- 
tato uno del di 31 aprile dello stesso anno 
1409, mercè cui Buccicaldo assolvé lutti 
gli abitanti di Livorno dai deli! 
travvenzione e ribellione che avessero 
commesso nei tempi passati. Col secondo 
aito governativo, dato in Genova il «hi 
15 del mese ed sono medesimo, Bucrical- 
do senza rispetto al io padi 
pure si Genovesi, aperamentes'iniitolo 
Signore della terra di Livorno, e fu, dic 
quell’atto, per mostrarsi benevolo vers» 
quel popolo, che esentò gli abitanti di 

ivorno e del suo distretto da tutti i 
dazii e gabelle. 

Questo stato di subdominio e di feuda- 
lità dei Livornesi uo maresciallo di 
Francia ebbe però 
stochè con atto pubblico dei 3 sett., nell’ 

















i annoistesso 1407, Buccicaldo vendè si Gr- 





movesi la Terra e territorio di Livorno 
per a6o00 ducati d'ora. Finalmente con 
altro istramento, rogato in Savona li 16 
ottobre 1407, il maresciallo medesimo, non 
più come Signore di Livorno, ma in qua- 
di luegolenente e governatore di Ge- 





Livorno e suo distretto, appartenuligli 


724 Livo 


ome private signore, li aveva trasferiti e 
celuti al re di Francia ed alla Rep. di 
Genota , in nome delle quali poienze era 
stato invisio come plenipotenziario Gio- 
vanni Oltremare per ricevere dai Livon 

mesi il dovato giuramento di faleltà. — 
Quindi la comunità di Livorno ottenne 
dal senato di Genoa (dic. 1407 ) la con. 








dell'anteredente si 

Un atto di sapremazia del capitano re 
sidente in Livorno pel Comune di Genova 
conservasi tra le membrane dell'archivio 
Roncioni di Pisa. È un istrumento rela. 
tivo all'elezione del pievano di S. Giulia 
di Livorno fatta li a uov. 1411 în Livon 
no distretto di Genova, nel coro della chie- 
sa di S. Maria dal capitano per il Comu- 
ne dì Genova unitamente vene agli uomini del. 








leche in questo frattempo qual- 
he altra innovazione accadesse Fapporio 
al presidio delle torri del Porto pisano, 
tostochè queste passarono sotto la custodia 
immediata del governo fiorentino. Quia- 
di è che insorsero verlenze fra i due sta- 
ti, per terminare le quali furono dalla 
Rep. fior. nel sett. del 1408 a Livorno in 
Viati due cittadini di quelli della dalia 
dei Dieci di Pi Niccolè di Do- 








Non sembra però che tali differenze venis 
sero appianaie se non mediante un trat-- 
tato di pace che si concluse im Lucca li 27 
aprile del 1413. In tale occasione furono 





determinati i confini della giuri; 
territoriale di Livorno e del Porto pisano 
dentro i seguenti termini, cioè; da un 
lato fo Stagno fino al mare: dullensuso 
tato i Monti livornesi sino Ito 
Chioma; dal terzo lato la linea ei mare, 
€ dal quarto lato le terre che del luogo 
Chioma scquapendono verso i mari di 
Monte Massimo, e in parte nelle terre 
del romitorio di $. Maria della Sembura 
fino alla chiesa di S. Zucia del Aoeate, e 
di la proseguendo sino al luoge chiamato 
Acquavivà. Cotesto spazio territoriale fu 
dichiarato appartenere di’ piemo diritto 
ai governo di Genova. Nel .° articolo 
fu stabilito, che il restante del territorio 














LIVO 


vormo, dovesse rimanere di pieno dirit- 
to al Comune di Firenze. Nel 3.° art. fa 





Bastia e sl lido del mare lungo le torri 
del Porto, le quali si dichiararono dipen- 
denti dal Comune di Firenze, mentre il 
Porto pisano restava ai Genovesi in quel 
modo che era stato convenuto nel 1405 





rifabbricare la Tre rossa di Porto pi- 
sano, stata rovinata dai Genovesi sine 

dal 1360. ‘5° Cha il Comune di Firenze 
per lo spazio di So suni non potesse im- 
Porre, nè riscaotere, siccome gli era siàte 
accordato nel 1405, gabelle o aliro dazie 


no; guod ipse portus parvas 
noti T' dice del farterdpepniva o 
usque aftarrim Fanalis, quae dicitur la 
Lanterna inclusive , et non ultra. 6.° Che 
fosse ia facoltà dei Genovesi, e non di ab 
tri, d'imporre tali gravezze ai Livoremi 
ca coloro che vi abitassero, eccettazii 
Fiorentini e i loro distrettuali. 7.9 

Comune di Firenze potesse imporre g «bel 
le, e diritti di ancoraggio nel Porto ) pisa- 
no, tantoagli uomini come ai a. 
le mercanzie, eccettuate lle 











i vesiedei loro sudditi; asia 


di Firenze dovesse pagare a quello di Ge 
nova sano cento fioriai d'oro perl 
mentenimento del lame nella torre del 
Fasale di Porto pisano, volgarmente chia- 
mata la Zasterna, per provvisione del 
custode ed altro . 9.° Che dentre sa mese 
dopo la ratifica della pace i Fiorentini 
dovessero abl:attere le fortificazioni state 
da questi erette alla Bastia nel Porto pi- 
sano, coll’obbligo di riempire il fesso, 








vallo, e disfare lo steccato in guisa da non 
restarvi più idea di fortilizio, ma di po- 
ter lasciare la fabbrica del casone ad uso 
di magazzino; ben inteso che il dominio 
diretto del suolo e dell’ailifizio restasse al 





Tali fereno le principali condizioni di 

quel trattato, per efieito del quale la sio 

ria vide il Lizzarro fenomeno di dee ns 
x 





in questione, situnto a settentrione di Li- ici 


LIVO 
mente le pesprie forse csì promiscuzio 
fussesso di un poesa, deve cimsuna delle 
eserciliva una somi-pedro- 
sia dell'altra 






Dondechè i Fiorentini, dopo aequistata 
a ciuà di Pia, come di loro 
Jeprictà il Porto pueno e Livorno, di ma- 
amisto petetano selfrire che domiuase 

propria una nazione mala in mare, 


fante : 
zio È dell'Europa. 





Quiodi è che sl 
di 


vistose somune si Genovesi per la compra 
iverno. — Venne finalmente il tempo 
del bisegua,allorquindo il doge di Genova 
Tommaso ,, 001 preiesio della ne- 
cessità che si aveva di denare,ad oggetto di 
vuedersi contro gli esorciti, dal duca di 
ilamo inviati ai donni della propria pe- 
Aria, propose a quegli antiani di vend 


a coro prezzo Liver si Comune dl 
vense. Furono 





doyeva fare a di Genova di fiorini 


eocusione 
per casiela delle i Genovesi fu- 
rome obbligati a far constare legiitima- 
mente dell prossdentemente da 
eni pigiare del suo terri. 
torio, conforme dai documenti 





LiIvVO mei 

Allora por la secunda volta il territorio 
comunilalivo di Livorno fu determinato 
dai seguenti confini, da un lato, » 
principiare dalle Stagno per le così dette 
mura di 5. Silvestro e di la fino sl mare; 
dall'altro late dal luogo, o torr. chismato 
la Chioma; dal terzo leto dal mare; e 
finalmente dal querio lato sino alle Serre 
)i @ di li per le Serre 
verse sett. sino a Monie 





‘tequapendono 
di Massimo, ed in parte ca i beni dell’ere- 


mo di S. Maria della Sembuca fino alla 
chiesa di S. Lucia del Monte, ec. 





proprie acoraggi 
dei loro legni, in crnferma di quanto ad 
eni fe concesso da Pietro Gambacorii 
quando era cipilano del di Piso. 
In seguito di tutto ciò, sotto li 30 giu- 
quo dello stesso anco, fu preso possesso a 
nome della Rep. fiorentina della terra, 
Surtificazioni e terri! Livor. 















all'universita medesima, 
farono concesse 
alcune capitolazioni in vigore delle quali 
venne per va irieanio accordato agli abi- 
tanti di Livorno l'esenzione da ogni dazio 
€ gabella, occeltuate soltanto quelle delle 
porte; e nel tempo stesso si dichiarò che il 
loro territorio, perio e luoghi annessi fa- 
cessero perte integranie del coutado, e non 
giù del distretto fiorentino. Dondeché per 
tale alto, mom dovendo Livorno e il sue 
distretto considerarsi come pese di con- 






mi fiorentini a prete 
renza dei paesi distrettoali.— Ped. l'Art. 
Frazse, Compartimento, Vol. Il pug. 280. 


» (Ancn. nesta Ruroamav. ne Frasxse ). 


Livenso cervo La Rercasuca rionuntina. 


Quasichè il popolo fiurentino ose pre- 
sago di ciò che era per diventare Livorno 
setto i di lui reggitori, sì rallegrò somma- 


i mente di un nequisto da lauto tempo de- 


ciderato, perendo che pure uns volta i 
suoi negozianti, sparsi per Lutic le piazze 
Europe, 


di comunescio potessero vol. 
gi 


LIVO 

il loro anisto con fiducia alia navi- 
quiete per tal guisa emancipandosi dei 
vesi o dai Veneziani, E 
Tungo ereno stati ligii dei 
tene spo se nigi di È 
crescere, le forze pubbliche com le for- 
tane private. 

Qeladi Nicestò da Uzzano, essendo stato 
nel 1439 inviato ambasciatore al duce di 

Milano, come a colui che rimproverara i 
Fiorentini di avere scquisiio Livorno a 
un prezzo molto maggiere illo che 
valeva, seppe rispondergli n he La soa 

patria comperando Livorno erasi da mol 
Lnirint liberata, e per conseguente acqui. 
statone comodità grandissima per le pro- 
prio merci e per i nazionali trafichi, onde 

Fiorentini stimavano averne avuta buo- 
ma derrata, e tenevano quel molto 
più cero che non gli costò; nà chicchessia 
poteva di ciò sdomtarsi, avendo la Signo- 


ria di Firenze compro da chi poteva ven- furono 


dere quello che era già della giurisdizione 





di Pisa ». me Frazrea, Amin. 
Istor, fior. XVII) 
Coa quest'animo il governo della Rep. 


innanzi che terminase l’anno 1421,aven- 





bricesero dentro un'anno due ga- 
lere groue da mercanzie, e sei altre delle 
sottili per guardia e difesa del commer. 
cio marittimo, con facoltà ai consoli me- 
desîmi di destinare il luogo, o darsena da 





tenervi quelle galere e alici navigli a sver- 

no; quindi affidò agli stessi consoli la cura 
di di Hilsbbricare 1 marmorea 7or- 
re rosse, la quale fu-appellata Torre nuo- 
ve, conosciuta odieruamente soito il vo- 
cabolo del Merz00ce stante l'emblema del 
leone che fu mese per ventarola. 

Noa era ancora l’aono 1422 
metà del suo corso, qufindo fi 
amenale di Livorno la prima galera ar- 
aggio di Ales. 
in tale circo. 
















perla città di Firenze, 
& favorire la repubblica nelle cose di ma- 
re, com' era stato a lei favorevole in quelle 
di terra. Frattanto la Signoria, dopo avere 
nominato capitano della prima galera Za- 





per esercitarvisi in qualità di ufialali, in- 





LIVO 


viò consoli e.ambaseiadori 

@ moll' Africa con letiere patata 
Gran Mastro dell'Ordine gerosolimitano 
» Rodi, al signore di Atene e Corinto, al 
tiranno di Cefalonia, e al Soldano di Egit- 
to per aver da ciascano di quei principi 
salvocondotto perpetuo e piemissima si- 
curtà di ‘navigare, di stare, di traficare 
€ mercanteggiare nei loro stati alla pari, 
se noa a preferenza, delle nazioni cristi». 











Corinto ed in Egiite, dice 
che i Se stitnarono esser cosa 
necessaria imdassero ambascia- 
dori al Pi di Babilonia coa ricchi 
presenti, avendo prima ridotto il 
al peso di quello di Fencsia; il guale fa 
chiamato. largo di galea. L'autore 
stesso aggiungeva che, gli ambasciatori 
‘erlo Federighi e Felice Brae- 
casci, ai quali fu data potestà di fermer 
‘convenzioni col Soldano guanto più 
benefizio della Repabblica fosse 








possibile. 

Cotesta notizia ci richiama per avven- 
tara ad una riformagione della Signori 
solto dì 6 maggio 1423, dal Vettori nel suo 
Sigillo d'oro a pag. 300 riportata; con 





la quale si avvisavano i consoli di mare, 
che i fiorini da coniarsi di nuovo dove. 
vano essere della consueta bontà, ma au- 
mentati di peso in guisa che g6 fioriai di 
sigillo vecchio dovessero sccrescersi della 
valuta di due quinti di fiorino ia oro. 
Fra le istruzioni date agli ambescis- 
dori, e le domande da farsi per utile del 
commercio dei Fiorentini al Soldamo di 
Egitto, eravi nei precisi termini la se 
quente: « che la moneia nostra d'ore e 
d'argento vi si spenda (in Egitto) e corra e 
sia ricevuta come gualungue altra, e mas- 
sime il fiorino nostro come il ducato vi- 
rigiano; essendo buono e micsioaz na ri- 
nizza D'oso, e di pero come quello mo 
strando ca nòù ron 
assottigliate quanto è possibi 
di farne la prova con mettere al fuoco e 
fondere i ‘brini © i ducati. E ingegno- 
i di avere notizia e dimestichezza com 
chi di ciò s' intenda. E questo è di =e 
gior im nza d'ogni altra com che 
biate a fare, e domnaderete che se ne fac- 
cia sperienza, mostrando,cua ru nesro rio- 














LIvO 


RASO MAI RON Pascionò DI vimzza, € che in 
molte parti è cognosciato di finezza e 
vietà come il ducata, e più... E ancora 
dello mostrate, ma insistete in 
sall'oro. E se per questo abbi 
fare alcuna spesa, eseguite ito di ciò 
siete informati dai consoli di mare, ec. » 
Del resto chi avesse bramosia di leg- 
gere quella informazione la troverà per 
intiero , ad eccezione di varianti, 
riportata nel codice Ji Gentium di 
Leibaitz Parte II, dal quale la trascrise 
fl Pagnioi sel T.II della sua opera della 
Decima, insieme con il ra fatto li 
29 febb. 1493 (stile comune) alla Signo. 
ria dagli arabasciatori reduci dall'Egitto, 
Fraitanto che il 1 governo di. Firenze 
con ogni sua ra a rendere sem- 
più rido il prese alle sse cure si 
Li sia con l'ampliare l'autorità ai 
consoli di mare, ed scorescere loro baliz, 
sia con accordar privilegi e sgravare da 








eabelle per introdurre nel territorio della 1° 


repabblica nuovi artigiani, nuove arti 
tture; frattanto che si deve prie 
cipio 'irenze nl ricco mestiere 
filato, il quale ben presto ci periò a tale 
perfezione, che non vi fe a quel vempo 
lore in altro luoge del mondo, 
Matte l'arte deli seta nen lavorò mai 
tanti drappi quanto allora, nè mai si fe- 
cero i più ricchi beeocati d'ero nè stoffe 
di maggior pregi; nel tempo che si con- 
tavano fra i soli cambisti di Mercato nuo. 
vo due milioni.di fiorini d'oro in oro; 
mentre che in ogni genere di arti libera- 
li, di economia pubblica © privata sor. 
gevao in F r-oze vomini di genio, e 
cittadini ner prudenza e per senno vene- 
randi ; nel le. nochesi spenderano gros- 
se somme di danaro per costruire galere, 
che si ivano per ogni perle consoli e 
ambasciatori ondeappianare la via ai mer- mandor 
canti fiorenti 
vere per quanto era possibile ogn’impac- 
cio al commercio; allora quando si co- 
minciava a circondare Livorno delle sue 
prime mura merlate, e ce Firenze mi 
Tava con ogni sua possa to di 
venire un giornoa Fresleggibre con Gino. 
va e Venezia, nella speranza di diventare 
l'Inghilterra del medio evo; ecco che il 
duca Francesco Maria Visconti, educato 
alla torbida politica paterna, ora coperto, 
ora manifesto, ma sempre nemico impla- 

















LIVO 297 
cabile della 


repubblica fiorentina, 
Settato che fa sd Impadronini di Gensre, 
in messo alla pace poco innanzi da esso 
iarata, diede tosto oseasione si Fioren- 
tini di terbareela loro, mettendo a sog- 
quadro tutta l' Italia. 

Uno dei primi possi del doca mila 
nese alle ili contro il governo di Fi- 
renze fu quello di far catturare dai legni 

una nave mercantile di Luca 





merci in Porto-Fino. 
Invano la Signoria di Firenze inviò 
iale ambesciadore al Senato di 


coa pressani 
l'arresto fatto della nave e delle mercan- 
zie contro ogni diritto e ragione; ii 





invano 
per due volte si mandarono ambasciate 
d’illostri cittadini a Milano, prime, nel. 
inno del 1432, Mess. Nello di Giulia 
no Martini dottore. di legge con Averar- 
do de’Medici, e quindi nel settembre 
del 1433 lo stesto Nello con Barto- 
lommeo di Niccolò Valori, ingiungendo 
si medesimi l'obbligo di far conoscere e 

quel daca la mes malafede i veci artifizi Fi 
€ tutte le cause esporgli, per le q 
popolo fiorentino era costretto a prepe- 
rarsì alla guerra, seppu: Signoria 
non provvedera con sollecita riparazione 
@ con effetto, seciocchè prima di tutto (per 


giovarmi giovani dle parole originali ) Jaco 


mostri panni indebitamente, bet 
mostro Porto pisano non sia’ molestato 
dai Genovesi, hi de altri soi sudditi, 
ma ci siano obeervati i i abbiamo coi 
Genocesi de lui come Signore di Genova, 
piane senago pie Et ancora do- 
maziale (iicera l'istruzione) il selvo- 
poter navigare, come ferse 
mess. pateng ded degli Strosai purdatAriad 
del marchese Niccolò d' Este, et ancore 
mese. Franchino nella prima ambasciate. 
tace. nerza Rivonmao, si Fia. — Aura. 
ve fr Li. XVII) 
varie am- 


Me Ni hate si risolvettero alla 
guerra, eleggendo Carlo Malatesta în lo- 
ro capitano, e chiamando molti altri prodi 
ufiziali nel loro esercito. Quindi la Signo- 
gia strinse lega con Alfonso re d'Aragona, 








br] LIVO 


al quale avera promesto 1500 fanti per 
susalire Genova com la ma armata nanne 
e strapperla dalle mani del Viscnati. 

Frattanto Alfonso indurestosi a Napo 
li e approdato a Livorné, von trovando 
pronti i 1500 soklati fiorentini, senza ja- 
dugio volle proseguire il suo viaggio per 
la Spagna 

Nella compra di Livorno del 1491 era 
pér aliro coru una condizione onerosissi- 
ana c di gran denno al commercio nazio 
come quella di obbligare i Fioren- 
tostochè volessero navigare nelle par- 
posente per l'Olanda, le Fiandre e 
T'Inghitterra con punai, lanc, o altre mer- 
canzie per condurle in Genova 0 nella sua 
riviera, e da Genova a Talamone, a do- 
verle caricare sopra navi de’ Genovesi con 
re le gabelle conforme erano tenuti 
mei tempi irasconi. 

Da colesta condizione umilizate il Co- 
mune di Fireme, dopo spesi in tre sani 
di guerra due milioni € mezzo di fiorini 
d'oro, cercò di liberarsi mediante il trat. 
tato stipulato in Venezia l'ultimo giorno 
dell’anno 1426; nel quale per la modis- 
zione del pontefice Martino V restò com- 
li Milano, come si- 
iberare i Fioren- 
tini da qualsiasi cbbliro di far condurre 
le lore merci dai porti dell’ Inghilterra e 
delle Fiandre sni legni dei Genovesi. co- 
une pure da ogni pene nella quale fe femero 























pori 
Visconti Pertioso ci la pace 
continuare la guerra ; sioche i 
dovettero ritornare in lizza e spendere 
mn altro milione di secchini innanzi di 


ini 


ridurre il daca di Miteno a chiedere quel. 
la pace, che finalmente restò fimala e 
conclusa in lerrara li 18 aprile dell'in 
ne 1438. 

Ciò nen ostante i Genovesi non dosi- 
sterono dille rappresagliedi nere, te quati 
solamente nel 1439 so«pesero per via di 
tregua, ricevendone il contraccambio per 
decreto della Signoria di Firenze. 

n questo mentire mei cantieri di Li 
vorno e di Pisa si costruivano galere gros- 

Le ds mercatura © galere sottili de guar: 
dia, con l'ordine si consoli di mare di 
fabbricerne ana ogni sei mesi. ssegnando 
psi puigiito l'anno de' deneri 
destinati allo siodio pieme. Infoti due 





LIvVO 
galere cariche di merci perti perio 
di Livorno nel di di febbrajo del 
149, e due altre si primi di settembre 
dello stesso enno, la via di po 
nente per l'Inghilterra e per le Fiandre, 
monire diverse galere ci noleggivano dai 
mercanti forenlini pet dirigersi in Ro- 
mania, nel mare Jonio e nell Arcipelago 
con la mira di fare il commercio diretta 


mente sopra i propri proprii navigli, e nen pron- 
legge dalle potenze marittime 
del fartela R A 

Nè a questi soli si limitarono iprerve- 
dimenti della Repubblica, avvegnachè, 
ad oggetto di far prosperare il traffico, ri- 
chiamare a Livorno mercanti e nesicurare 
il passaggio alte loro merci, i comseli di 
mare elibero ordine dalia Signoria di sc- 
comodare fuste e gilere della Re; 
ai negozianti fiorentini. Delle quali ga- 
Vere nel 1429 ne fu dala una per cinque 
anni senza spess a Domenico Dolfai mer- 
ennie fiorentina, acciocchè facesse î1 viag 
gio di Ragusi almeno due volle l'anno, 
ou l'obbligo di tornare col muovo carico 
a Livorno. Le merci che portava iu Le 
vante consistevano in un migliajo di re 
2 di penni di lana Frmacesca € 
ira, per la maggior parie fabbricati in 
Fireme, riportandose di là in combio 
argento, or, cera, pellemi ed altre mer 











pri fare i 
Hererntia nell'isola di Majerca, ec. (Pa- 
«mar, Bella Decimo T. Il). 

Nei tempo che ri bene cammina vano le 


faccearte commerciali, sopraggiansbe des- 

iarle ta guerra di Luoca ed wa allm 
più (ntale nemico, la pestilenza del 1430, 
quella che sumunse di forse e di denari la 


do, 
licarono , che in vista dei dimineiti 
abitanti venisse tidotlo a 100, invece di 


150 siaja, il sale, che erano ehbligati a 
levare in ciaicun snno. 


Tale domanda, essendo siate accor- 
dala, ci dè chiaramente a comescere che 
la popolazione di Livorno a quell'epo- 
ca nen poleva essere molto maggiore di 
foo pense, ogniqualvolta conto staja 
di sele corrispondesano 2° Seco libbre, 


LIVO 
vale a dire ro libbre por individuo di 
consumo. 


Nè tampoco i Genovesi tennero Fa 
mo l'accordo delle 
poichico per proprio sata. in carri 
spinti dal Viscenti loro padrone, essi aje- 
tavano questo contr i Veneziani, mentre 
ni Lucchesi fornivano sussidii contro i 
Fiorentini. Si vendicerono i re i Ve 
meziani 'ioremtini, tostochè, nell'agosto 
del 1431, l'ammiraglio veneto Pietro Lo- 
redano alla testa di sedici palere di sua 
mazione giunto in Livorno, ed unitosi 
quivi ad upa flot fiorentina gover. 
mata da Paolo Rucellaj, si diresse verso 
Genuva » combaltere la fiotta dei ne. 
composta di ae galere e di una 
grossa capitanate da Francesco Spi- 
mela. incontraronsi le due armate nella 
riviera di Levante presso Perto-fiao, c 
senza l'una schivar l'altra, si eccommiroao 























mecce, 


{HEJIH 
i 


LiLiE 
E 


| frutto di questa giornata navale po- 
teva euer maggiore se l'armata vittoriosa 
avese preso immedistamente la via di 
Genova, onde ne fu biesimato il veneto 


primarie Big nprpndietrivta 


LIVO 729 
SETE LITI pelato Rito, bee: 
na ino, ban 
Bata ponti a Venezia per 
+ trofeo ed onere di quella repubblica fome 


Può dirsi questa la prima imprese ne- 
vole, nella quale prendessero una parte 
attiva capitsni fiorentini coa legni e ma- 
rinari livornesi. 

Fu poi pietosa ed onorevole la spedi- 
sione fatta nel 1434 d'ordice del Comu- 
ne di Firenze di due galere a Civitavee- 
chia per liberare Eugenio IV dai Bomani 
temuio quasi prigiene, sicchè non senza pe- 
ricolo salvatesi il Post. per il Tevere sulla 
quicezia della Repubblica , il di 10 di 
giugno srrivò a salvamento a Livorno. 
La qual cos fa repatate in Firenze » fo- 
hic augurio, per emersi in quel merlesi 

giorno serrato l'occhio della famera 

pie di dla di Filippo Brunelleschi. 
puliado n avvicinani più dappresso all 
non (reviamo 
ia Fagiolo pula toa iteeno che 
munzii una-qualche sorte di prosperità, 
forse a eigioni dell’interrotto commercio, 
€ delle guerre lestè accennate, e forse an- 
che del crescente impaludameni com 
tiguo seno del Porto pisano, sicchè gli abi- 
tenti, per la cattiva disposizione dell'aria 
che quivi già de molli anni si manife 
slava, più presto mancavano, o infermi 
vivevano da mom potersi che malamente 

indestriare. 

Arroge a taltociò la guerra colinata che 
A Honso di Aragona mosse per mare € per 
terra alla Rep. fiorentina, e la vittoria 
nevale dagli Aragonesi fra Porto Baratto 
€ la Torre di S. Vincenzio riportata (lu- 
glio 1448 ); dopo la quale ai Fiorentini 














mancò la speranza di acquistare impero 
nel mare, e al porto di Livorae, pe- 
rità e concorso. In tanti 


infortunii i Livornesi, all'eccasione di 


cadessero richiedere la triennale conferma dei pri- 


vilegii, nell'aprile del 14j9 domendavano 
di emere esonerati non selo dalle solita 
eunea tassa di 650 fiorini, ma ancora 
del debile arretrato, per la ragione, di- 
cerano csi, che il‘puese era molto dimi- 
maito di abitanti e di sostanze, messima- 
mento a cogione della guerra del re d'Are- 
ques, nella quale guerra Livorno aveva 
devato sostenere delle spese straondina- 
rie. Dondechè lo Signoria di Firenee, 





750 Livo 


0a deliberazione vinta li »8 aprile del 
1449, nel tempo che sssolvè il Comune 
«di Livorno da ogni suo debito arretrato, 
«ordinò la conferma di tulle l'esenzioni 
precedentemente concesse, e lo asolvà 
dall'annua tassa per le gabolle del vino 
e del macello, salvo quella di dover pren- 
dere ceuto staja di sale e pagare in due 
rate lire 406 del suo valore. Questi stessi 
privilegi furono molle altre volte dal- 

Repubb! ica confermati con eriori 
provvisioni. (Tancrom, Fiaggi T. Il). 

Nè minore fu la cura, che ehbe la Rep. 
fior. di fortificare Livorno, e fornire nel 
tempo stesso mezzi di lavoro alla classe 
minuta del popolo, mentre la Signoria, 
nel 1458, diede ordine ai consoli dell'arte 
di Firenze, come quella che 


















pertecipora dei vantaggi 

mercio con l'estero, di somministrare ai 

consoli di mare fiorini 4000 l'anno, fin» 

chè fossero erogati nelle fortifica 

melle mura castellane, che costruì 

lorno al primo cerchio di Livorno. ( Pa- 
9 










favore dei Li- 


beni posti nel territorio livornese, non 





‘ostanie che gli atti si rogassero fuori della 
stessa sua giurisdizione. ( Ancu. pecte Ri 
roswso. pi Fia.) 

Tali concessioni erano altresì potente. 
mente reclamate dalle turbolenze del Le. 
vante per le conquiste del Tarco, sicchè 


la Rep. fior. fu costretta a sospendere leg 


spedizioni delle galere per le parti di 
Romania, ed a il traffico del Mar- 
nero sebbene nel 1460 le galenzze livor 
nesi, ov'erano sopra tre il i 
Fratceso» Vettori, Agosti 
€ Bernardo Corbinelli cariche di drappi 
e broccati, di panni, di olj e saponi, ap- 
pena arrivate a Cost: li fossero sta- 
te da Maometto benignamente accolie. 















Decima, libro 





re ai Livornesi le consuete 
esenzioni, vi aggiunse quella delle gabelle 
delle porte per quei generi e merci che vi 
1° introducessero per eso unicamente delle 


LIVO 


proprie famiglie, ( Amos. cre. — Tauerm. 
Pieggi T.M). 

In questo suddetto anno 1477 furono 

avprovati dal governo di Firenze li sta 

unicipali, in conseguenza dei queli 
ili ornesi non polerano essere conve 
1] tribunale della Mercanzia di Fi 
renze, nè altrove. , 

Qualora peraltro si trattava di una soe- 
ma maggiore di scadi 500, era facoltà di 
appellare al tribunale dei consoli di mere, 
salto per quelle cause che involtenere 
articoli di ragione, per i quali l'appello 
era comune lanto ai consoli predeiti, co- 
me alla Ruota. 

U altra rubrica di quello statuto tende 
za, in coi era Li 















per Li 
« vi guadagni, si provvede che, per l'ar- 
ire le barche e i navigli di Livorso 








« sieno i 
« te le navi, e galeszie e altri navigli di 


« mercanzie ec. » 


La guerra riaccesa coi Genovesi 
Pietrasanta e di Sarzana, 
a soldare alcuni sbili capi 
galere, una parle delle quali 
capitanate dal francese ammiraglio Ricca 
sens nel novembre del 1484 escì dal porto 
di Livorno dirigendosi verso Genova, 
moto gli ordini di Niccolò Martelli, com- 
missario deli armata a tal uopo dalla Si- 
gmoria coo ampia autorità destinato. Ma, 


o perchè i Genovesi avessero maggiori fer 
ali, 0 perché il francese ammire 


resa di molto pericolo, 








pi 
verso donde era 


altre sei: 


41 re l'atteso capitano Villama- 
fu risoluto che l'armata di genti e 
tutte le cose necessarie fornita, senza 

altra tardanza si levasse da Livorne, sic 
come esegaì nella notte di Natale, e si av- 
vinse alla volta di Genova; lo che acced- 
(Benzoerro Dar Cromic.— Pacamm, Della de 









dall’exloge Gio. Bal 
gos0, e della comparsa dava 
no di quella nemica. Per la qual com 
invece di assalire, fu gioco forza pre 
sare a difendersi dai Genovesi, i quali 








LIVO 


Beatarono per mezzo di wn punione di 
battere e conquistare la Torre nuova da- 
al Porto pisano, sebbene i Fioreu- 
i provvedessero sl ripuro col postare 
di contro altro pontone a sus difesa. 

Del resto noa vi era luogo da temere 
di perdere Livorno, essendo state falle ga- 
gliarde provrisioni e trovaadovisi molte 
genti d'arme comandate dal conte di Pi- 
Liglianoe da Ranuosio Farnese. Alle quali 
cose si' aggiunse il ritorno della 
gallo-Goreutina che costrinse i nemici a a 
levarsi frettolosamente di là, e con gran 
disordine darsi alla faga. 

Quattro anni doro, nell'apriledel 1489, 
Livorno festeggiò lo sbarco d'Isabella d'A- 
ragona figlia di Alfonso duca di Calabria, 
mentre andava a marito al duca di Mila. 
no. In tale occasione la Signorìa di Fi- 
i tre ambasdiadori a riceverla 
ed onorarla; ma questi restarono di gran 
lunga soperchiati dalla maguificenza di 
Piero de’ Medici, venuto a Livorno 
ordine di Lorenzo suo padre ad oggetto 
di farla sua corte con a pomposo sfoggio 
alla principessa 

Fa duci quel Piero de Medici, il qua 
de nel 1494 a Guisa di assolato sovrano 
senza auloriszazione del suo guverno, 
pena arrivato coni seo esercito Carlo VIII 
in Lunigiana, di proprio arbitrio, e te- 
mersriamente, fidandosi al debole pegno 
di ua foglio firmato da quel re, Irascorse 
a consegnare alle tru) francesi le for. 
rzanello e di Pie- 















mme che da quella perte ser 
ve al docinio fiorentino. lu questo modo, 
per la temerità di un giovane la Rep. fio- 
sentina pendè Livorno, talché all arrivo 
in Firenze di Carlo VIII e delle sue gen- 
ti, senza 





virtuosi sforzi, e le risolute 


parole di Pier Capponi la patria con dan- che fosse a 


no della sua libertà a troppo disoneste 


dominde avrebbe dovuto soggiacere. — re 


Frattanto Pisa, Livorno e le altre tre 
fortezze a sicarià del re in guardia ai 
fra i rimasero, con la promessa di 
restituire il tutto ai Fiorentini subito che 
fose finita feet del regno 


poli Ma non innanzi di 
mine di 


sa e Livorno ai Fioreatini. In que.to 












731 
tempo i Veneziani, il ducà di Milano cl 
i Genovesi, rivali della Rep. Goreutina di 
concerto deliberarono di ajutare i Pirani 
non già per assicurare a questi la propria 
libertà, e restituire loro | porto di Li. 
gorno, me per la cupidità d'insiguorini 
dell'ano e dell'aliro paese. 

Arrivarono però in Toscana più pron- 
tamente dei collegati le compagnie fran- 
cesi, e gli ordini del re senza dilazione, 
ma nom senza buona somma di fiorini, 
furovo adempiti dal comandante della 
terra e fortezze di Livorno, che conseguò 
nl commissario della Repabblica. 

n opposto procedere frattanto agiva 
il castellano della cittadella di Pisa, il 
quale invece di ubbidire ai voleri del 
conseguare la foriezza ai 
diede in piena balia di 
quel , che per suo consiglio dai fon- 
damenti la rovinò. Nè trascorse molto 
tempo che i comandanti francesi di Sar- 
cana e Sartanello, anzichè cedere quelle 
piazze alla soidatesca della Rep. fiorenti- 
na, le venderono ai Genovesi quasi con- 
temporaneamente alla cessione fatta dai 
cestellai francesi, di Motrone e di Pie- 
trasanta al governo di Lucca. 

Nel tempo che queste cose accadevano, 
andava da ogni parte crescendo il pericolo 
per Livori danno dei Fioreni 
un grandissimo incendio sorgeta. Avve- 
qmachè i Veneziani, il duca di Milavo, i 
Genovesi, i Senesi e lo stesso Imperatore 
di Germania, mossi tutti da diversi fini, 
ma tutti con il desiderio di farsi più po 
tei a scapito dei proietti, oppure dei 

i, concorsero con arii e per 
Ù diverse alla difesa di li Pia, e alla con. 
quista della terra e porto di Livoruo; 
nè vi era fra essi chi non sperasse con 
prontezza e facilmente impadronini di 
quest'ultima piazza; la quale, riunita 
Pisa, pareva agli alleati che 
dora di ogni speranza i Fio. 
re mai più ricuperare quel- 
la città i suo territorio. 

Ad acorescere cotante tarbazioni ecci- 
tate dai nemici esteri 
quel tempo il danno pi 
nemico interno, quale si era quello di, 
una gravissima pile che o uriagera Fi. 
rènze e Lutto il suo 













































732 Livo 

cittadini o i goreraonti di Firenze ste- 
vano per Umore più naili e concordi alla 
Conseri azione prepris libertà. Fu 
altera che La Signoria fra ie altre cose pro- 
pose, e i collegii della repubblica delibe- 
rareno, di nea aderive si consigli dati dai 
ministri della lega nemica, talché fu ri- 
fintato di fare dichiarazione alcona con 


Cessre,e mollo meno di rimettere ia suo 
arbitrio Je ragioni dei Fiorentini sopra 
Pisa, se nen dopo aver rioltenuto il pes- 
sesso di quella città. Quindi i Disei della 
uuerra con ogni solleziiadine allcsero a 











dirigeva i suoi eserciti nel conisdo di Pisa. 
Calava intento dalla Germania in Italia 


Livo 

tempo a prendere il lncga, vidersi entrar 
« vele gonfie nel perio con la cole pondi 
di un galsone carico di gremo, il qual: 
dupo pechi giorni venne pur eso ritolie 
ir rene me e 
ao: jnesio seccorse 
Glire al confermare ui Tanimo 
dei Fiorentini , dotte ardire a quelli di 
dentro di uscire fuori e ssmlire saimen- 
menie il compo degli assedianti, i quali 
furono battotì e respinti con perdite, gli 
uni fine sl ponte di +e gli alri 
fino cile sponde del mare. 

Nom per questo l' Imporsiore desistere 
dalla brama di conquistare per forsa Li- 
vorne, avanti a cui erano schierati mille 
cavalleggeri, 4oco fanti, e Seo uomini l' 
arme, senza le molte (ocne navali. Lo stes 
10 Cesare, moniaio in sulle galere visitò 


deli- il sito in sino alla boscs delle Siagno; po 





in Val-d'Era. 

Ms niuna i + niun progetto mi- 
litare spercotà Ti governo di Firenae, il 
quale, dopo severe provveduto Liverno 
di armi e di artiglieria, cercava ogni via 
per fornirlo di viveri e di un maggioe 
soccorso di gente dalla parte di mare. AI 
quale wopo la Signoria aveliò militari 


Svitneri, Guasconi e Provenzali cm mesi 





pure in progresso fa tanto fevorita dalla 
fortune, che nel giorno, in cui arrivò la 
vanguandia dell'esercito Tedesoo-Itslimo 
per piantare gli sccnmpamenti intorno a 
Iivorno, in quel giorno sppunto (28 et- 
tobre 1496) si presentarono alla vista del 
porto in soccerse dei Livornesi sei nari 
cun dei galeoni provenienti de Mersilia, 
€ fu quel viaggio accompagneto da ua 
vento Coianie presporo che, senza eppo- 
sizione delle fiolta memica, cosiseita dal 


scia cseminò da qual lato per terra si pote 
va con più opperirnità piantare il campo. 

Avera egli di già amegnata l'oppugns 
Bione della orientale al conte di 
Cajazzo, ch'era stato mandato dal duc: di 
Milano, e posteri l Lm medzime 


fatte pioggie, che non dirò nen combaitere 
e assaltare le mura di Livorno, ana nep- 
pere dentro i padiglioni potevano gli a 


dificeltà per la molestia che lore recavano 
Je artiglierie dei difensori. 

1 primi assalti furouo direili contre la 
Terre di Magnano, la Torre nuova e que 
la detta del #elazaonio davanti at 
pisano, e ciò vel lnapo medestato che la 
flotta degli aliesti investi va Livorno della 
parte di mare. Ma l'oppuguazione delle se- 
praindicate terri riesciva di poce frate 
per ener munite in modo che l'artiglie. 
rie poco le offendevano, e quelli di des- 
tro spesso uecivano fuori a scaramasciare 
animosamente contro gli essalitori, i quali 
furono più volte a rischio di perdere i 

da campagna, siccome restarono pre 
da del presidio molti Alemanni ed Albe 
ne:i. — Anche Cesare andò quasi a ricebio 


LIvVO 


di lesciarvi la vita, avvegnochè fu vece, 
che un pezzo di mitraglia trapessere usa 
manica del suo abito. ( Guioctaneeni, Am- 
minato, € Nanni Zstor. Fior.) 

Ma era destinato che la speranza dei 





ti, continuata con il benefizio delle di- 

rotte piogge, avesse il suo com) 

nelle le di mare. i 

tusi in quel di ona gaglianda tempesta, fu 

da questa in tal modo agitate, dispersa è 

conquassala Ia flotta degli alleati, che la 

capilana genovese, sulla quale aveva fatto 
ggio la persona di Cesre, combettata 

Tinrilcete dai venti e dalle procelle, 

maufragò con tullo l'equipaggio e le arti- 








accidente acradle n due galere venezia 
che farono spiniea ira verso nella spiaggia 

s d'Acquativa, nel tempo che 
altri legni quà e fi ribuitati restarono tale 
mente sconci, che essi non fureno più atti 

allora a rimettersi in mare. 

Per le quali vicende dell'armata mo 
rittima, è rel» miua successo di quella di 
terra, dopo molte consulte fra l'i 
tore cd i suoi generali, 
di potere conquistare Livorne, fu delibe- 
rato di levarne gli accampamenti. Tal 
mel medesimo di che l'esercito si mosse 
Ta, l'Imperatore andò a Vico-Pisano, e il 

Giorno dopo si avviò verso Bientina per 
ricomorcere il paese; al qual luogo essen- 
dosi Cesare appressato, gli furono tira 
ldasso sette colpi di passatolante. Qui: 
tornato che fu addietro,egli fece ragu- 
di guerra, 
lerceltate, 
dell'ambdeciatore francese a Firenze, s'iu- 
tese dal contenuto, che qualora il re di 
Francia avesse mandato presto 4000 fanti 
im Toscana, i Fioreniivi facilmente avreb- 
bono prese FP Imperatore prigione: e acî 
pere, soggiunee Cesare, racconisado il 
fresco pesca i Bientina, e memore di 
bs allo Precedentemente avvenetogli solto 

ivorno : a soi pere che i Fiorentii 
vo; morte piuttosto che preso. 
‘n monamento superstite, sebbene gua- 
sio dal tempo, rammeota il dei 
villici Livornesi nell'assedio dell’anno 


































tante un 7 il/eno sopra 
la fonie pubblica vicina alia Pescheria 
ve 








LIVO 733 
vecchia di Literno, con due cani che gli 
siniene accento, si 





TEcano ridolte a queto prato le pera: 
sioni. quando Massimili: 
iere generale di Vico-Pisano ava 
ordini agli eserciti alleati, come se volesse 
coatinaare l'impresa, tenendo però occulio 
ove mediliva d'iocamminarsi; quando 
egli coa miun profitto e com minore di- 
guità prese all'improvviso la via di Mon- 
te-Carlo, di Lucca e Sartema edi la va 
licande l' Appennino di Pontremoli, re- 
cossì a Pavia, col lasciare gli alleati nella 
lusinga di tornare all'assedio di Livorno 
un poco meglio sccompagnato. 

Im tal guisa si vide ogni deliberazi 
ostile svanire, mentre l'oste Fiorentina 
avendo preso maggior animo, si diresse a 
riconquistare le terre delle colline pisane, 
le quali in poler dei nesaici erano perse. 
mute, e ciò precipuamente ad oggetto di 
più diretta cou Livorno. La 
one riecì così pera, che 














Terriccieola cdi Sofane i in avi l DR 
nre di Sea. olo, Tre- 
cirie: ra 
Tora,e di là finalmente avviandosi ad as 
salire la Bertie di Stagno. 

Nom avevano ancora i Fiorentini ter- 
minato di riconquistare il perduto con- 
tado di Pisa, quando l'esercito della lega 

volgeva di nuovo una perte delle sue forze 
verso Livorno cna animo di ricuperare 
prima di tutto la perduia Ba: i Sta- 
gno. La quale impresa andò fallita, stante 
che 1500 fanti con 400 cavalleggeri del- 
l'esercito Veneto-Pisano, appena erauo 
giunti al ponte di Stagno per dar l'assalto 
a quel bastione, essi di molle tempo e 
all'impensata -dalle genti dei Fiorentini 
venmero ausaliti e sbaraglieti in guisa che, 
oltre ad essere rimasti molti di Jero pri; 
gionieri, sl resto dei vinti riuscì a 
coe frettolosa fuga di salvarsi. 
senza dubbio accadute dell 
altre fazioni nelle vicinanae di Livorno, 
combattendosi dall'una e dall'altra parte 
con ira e con rabbia, esme sono siate tulle 
Je guerre ira i Fiorentini e i Pisani, senza 
usa tregua, che fece la Spagna com la 
Fremeia (5 macso 1497); mercà la quale 
9 




















per spgiuagere 
malmeute all'oste pisana di 
stia di Stagno, quantunque poce tempo 
dopo lo sleeso posto ritormasse in potere 
del Fiorentini, dalle cui mani mon escì 
iù. — Fed. Barma presso Livorno. 

"i acile peraltro argomentare, che tali 
vicende gravissimo danno recare dove- 
vano al commercio di Livorno bersagliato 
ghe ed ostinale; quin- 





nel 1503 di una squadra navale spagnuo- 
la, che accompagnava a Napoli il re Fer- 
dinando d'Aragona. — Spetta bensì all'i- 
storia municipale di Livorno una risol» 
zione presa dal cossiglio le di quel. 
la comunità, quando li 3 marne del 1507 
(stil. fior.) elesse due sindaci per inviarli 
a Firenze a domandare l'approvazione e 
conferma de' suoi ststati municipali sino 
dal 1494 riformati. La quale inchiesta fu 
la, deliberata e onncessa dai Signori 

e Collegi della Repubblica mel giorno A 
dello stesto mese. Fra gli articoli di quelle 
tI i bavvi una rubrioe riguardan- 

to che sino d'allora ottennero 
inuri Livornesi : quelle 
ricare com le proprie 
Barche le mercenzie che recavano i legai 
esteri nel orto pisano. La quale ultima 
eupremione di Z'orto pisano velendoi 
mesa negli slatuti posteriori del 1509, 
e del 1544, ci di in certo modo a conn- 






Grandema 
e prodare nel contiguo 











LIVO 


dovessero necessariamente sp- 
porto, che attual- 
Sicure servedi daracas a quello di Livorso. 

Nel 1511 il governo della repubblica 
oltre le proroga per cinque a 
tichi privilegi, concerse 
facoltà di poter eglino senza dazio vende 
re a minuio i vini che raccoglierano nel 
loro territorio, con ebbligo però di rin- 
francare il Comene di Firenze di ciò che 
fasse per riscuotere di meno della gabella 
solita \garsi dagli osti e tnvernieri. (face. 

'raginszionage m Fin) 

Ila proroga delle steme esenzioni, 
allo 1517, la Signoria di Firenze de. 
liberò, che non vendersi nel cir- 
condario della giurisdizione di Livorno 
vino forestiero nè nostrale sopra le barche 
a minuto senta il pagamento «elle antiche 
Eabelle, intendendo però di esentare da 
tale proibizione i Livornesi sopportesti 
gravezze ( loc. cit. ). 

Fra le poche ed nilime memorie di 
Livorno duranie la repubblica fiorentina 
rammenterò, quelmente all'anso 1531 
son solo farono d.lla Signoria confer. 
mati a q abitant le solite immunità, 
ma eziandio essa .leliberò di demolire le 
case vicine nlla canonica e pieve di Li- 
vorno, nel che poi sì disse la pies- 
setta del commercio, onde prepersre vna 
Spianata davanti alla fortezze amore che 
il Comune di Firenze ern per fabbricare 
mel lungo della piccola rocca eretta alla 
Boeca del porto sotto il governo di Genova. 

Nell'anno 1593. quand era castellano 
della foriezza di Livorno Jaca Pietro 
Ginori, vi arrivò accompagnato da nu- 
merosa folta il nuovo poatefie Adriamo 
VI proveniente dalla Spagna, il'quale fn 
Coeli festasamente accolio, e con ì doveti 
ouori dagli ambasciadori del gorerno fio- 
rentino e da sei cardinali toscani corteg- 
fiato. 

Fra gli nitimi castellani di Livorno 
solto il regime della blica fioren- 






















en capita 
le, dopo l'ultima espulsione dei Medici, 
invitato dalla Signoria = consegnare la 
fortezza ‘commis :rio Filippo Swea. 


Livo 


capitolare con quel Galeotto guardiano. 
Ciò monostanie nulla giovò a risequisiare 


Livorno alla moribonda ica, men- 
tre la stessa capitale, vadici mesi di 
euinato assedio, dovè abbamare la fronte 


@ cedere le ragioni del suo gererno agli 
espulsi discendenti del vecchio Cosimo e 
«i Lorenzo il Magnifico. 


Levoazo sorro 1a Dissena Masicsa 


Bersagliota quasi sempre ed afflitta la 
rpebblio fiorentina , ore delle guerre 
Sslerne  epense volte dalle tarboleste ine 
terue, non di rade dalle pestilenze e dalle 
corestie, ginmmai essa .polò, siccome ar- 
luni le sgognava , divenire potenza 
i ed in conseguenza mancò a 
kei quel resuliato che dal dispendioso sc- 
quisto di Livorno poteva sperare. — Pare 
che un germe dovesse crescere in 
altra stagi ui en frate big pd 
Tiersi de linastia Medicea, 
DAL ieriglamnctte e css più cls. 
cia la stesa pianta fecoodare. 
"Le guerre lo divisi i inlestina,i tenti ani 
@ nì lunghi travagli, dei quali finalmente 
restò vittima il eorerno della Rep. di Fic 
renze, dovettero seuza dubbio influenzare 
salle sorte di Livorno e del suo commer 
cio, siccome nei più remoti gra- 
visimi danni aveva tito il Porto pi 
seno dalle battaglie marittime che fecero 
crollare la potenza di Pisa. Quindi è che 
la Signoria di Firenze dopo immene spe 
cene Araversie, senza potersi immagi- 
la piena iena di colanie calamità che do- 
verno È lterla, non potè in un modo 
pari sl desiderio le sue cure ri 
Lal ia importaute scalo della Toscana. 
Tie icopo peraltro si rivolse ll pri- 
mo duca di Firenze, Alemaniro dei Me- 
dici, per di cui comando (a posto in ese- 
cuzioce il progeltato disegno di fortifi. 
Site Livoras in miglior maniere coll'eri- 
gere all'ingresso del suo porte una specie 
di eiutasella , oggi detta la fortezza vec 
chie, ll 
mo steso fa tracidalo il sno fonda 
tere (1533). 
Nè 2 questo selo si limitò il primo so- 
vrano Maliceo in vantaggio di Livorno, 
mentre appena che quel = magistrato civico 

















sale restò terminata nell’an- Samilicomente in Livorne o nel suo ca- 


berarono cel perre sopra una fortezza la 
bandiera con la Fioss, staniechè 
quel.duca la continuate afesio. 


prese dal saccessere del duca Alessandro 
per richiamare abitanti, mercanzie e com- 
mercio ia Livorno; specialmente dopo che 
tI duca Cosimo fu entrato al 


delle 





in favore di quelli che 
sbitore in Pisa, a Livorno e nel loro ter- 


. ritorio, coll'accordare immunità cd esen- 


zioni da certe gravezze, fra le quali ivi 
si novera quella dei grogsi nuovi, che i 
sudditi dello Stato erano tenuti e conti- 
nuavano a pagare per la fortezza stata 
eretta dal duca Alessandro in Firenze, 
Ioeltre nelle scopo di chiamer gente, 
- quell'indulto Cosime accondava ai fo- 
i, perchè fesero andati a stabilirsi 





tansto, olire i privilegii comuni 
[rimini papi puafiri 
ansi dalle gravezie ordinarie e sireerdi- 
marie rapporto si beni stabili che ivi fo 
sero per acquistare, In quanio poi spetta 
ad aggravii personali, col modori- 


del moi nuovi inquilini dichiaravanzi liberi 


Livo 


736° 








pubblicata La 
1548, che può dirsì il primo vabilimento 
del privilegio, volgarmente designato sot. 
to ome di Livornina; privilegio che Co- 
simo È concedé @ gualungne individuo di 

qualsiasi luogo, condizione, grado 0 qua- 
lità, che si fosse recato,o si volesse recare 
ad abitare familiarmente in Livorno, a 
Pisa 0 aci loro territorii con pisea pie- 








nos conseruenza essere pit 
stato nella persona © nei beni da esso ec- 
quistati in Livorno e nel sno 


Cosimo nel 1548 fose Livorno PortoSran- 
ca, e favore in 

Anche molli Greci orientali e. 
ci, da Cosimo I invitati, vennero a stabi- 
lirsi in Livorno, ma la renitonza del Pont. 
Pio V, nell’ acconlare a simili Cristisai 
la facoltà di usare riti diversi da quelli 
Seierminati dal concilio ecumenico di 
Firenze, fa cousa della loro di 





Nom dirò della idea di Co 
simo quando ordinò = Vaseri i 
girogno per fondare na gresdissime mele, 


nuova terre del Flea più e 
tifieasioni per sssioncere 
erlpo di mano; pursninaigigi zii 
fericusente stimolato dai dep- 










LIVO 
principi somministrati, cd alle esorbitanti 
spese che egli dovè sostenere per istabi- 
lirsi sul trono della Toscana. 


Livorno si vide tosto popelere 
urestieri di vario culle e religione, 
specie e comdizione diversa ; perte dei 
quali portavano seco ingegno e fortaua, 
quando altri men avevano stira dute fuor: 
ché le braccia e porn moralità. Fa per fre- 
mare le torbide e prave mire di questi el. 
timi che in seguite si dovettero sggivage- 
re alcune rubriche e muovi capitoli mezli 
statuti municipali di Livorno da Cosimo I 
nel 1545 e nel 1556 stati approvati. Tale 
era la riforma di uns rubrica che obbli- 
Gava il creditore a dovere iu 
volte il suo debitore innanzi i poter, 

vare i suoi effetti, rabrica che fu pic 





. steriori statali (anno 1583 Cop. 61) setto 


il Granduca Fraucesco I modificata nei 


«dei Portoghesi. 
scismati- tuto alcuno, 





ira 


provvedi 
nella lerrae distretto di Li verno pone vas 


si ad effetto, nen restava per questo i 
| teso l'arvczale vecchio di Piats deve per li 
della vicinanna delle foreste, per il numero de: 
gli astigiani, per le quantità degliarmri 
€ per le comedità del locale, continua 
mente galese sottili ed siti legni da mo. 
vigare cosiraivansi; sicchè Cosimo I, well 
anno 1558 trovomi in grado di effrire a 
Filippo TT re di Spagna un beca samero 
di fabbricate megli arsenali di Pim 
ei Lavena evento Damzione di to 
tano ammiraglio il suo terze sventu- 
rate figlio, giovinetto di spirito cablime 
@ di attimo spersaae, ‘era Don Garzia 
Nel 156% lo stesso per testimo 
ianza dell Adriani, denò sì Papa due sì. 
tre galere nuovamente fabbricate in Pi 
Filed ella innanzi che torneme della 
principe Francomo cu 
quattro guisso, le quali feruno teste cos 


LIVO 
segnale alla condotta del ca Baccio 
Martelli, valente ammiraglio, ad oggetto 


di peroorrere ΰ 
neo per dar la caccia 
schi ed ai Turchi. Infati Ligli 
scaua ceruò quasi tutto Îl mare che si di 
sende fra la Barbera e la Soria, ritornan. 
rorno cun qualche proda di 
mono 1565, mentre da Cosimo in- 
situivasi l'ordine militare di $. Stefano, 
fu cunclasa una convenzione con le po- 
tenze in guerra contro il Turco, sbbligan- 
dosi il Granduca di somministrare per 
ciuque anni dieci galere bene equipag- 
giaie con 75 seldati sopra ciascuna. 
Succedute al dominio della Toscana 
nell anne 1574 Francesco I, egli pure 
nua mancò di rivolgere le see premure a 
favore di Liverso. Al quale oggetto in- 
trodusse coll'ambesciatore Tur. 
co a Venezia pra mira di ottenere dalla 
Porta la conferma degli antichi privi. 


‘Arci lago ed i Meli 







legii commerciali, che fimo dal 1470 dal lazzi 


Sellano ai Fiorentini erano siali concessi, 


oltre la residenzz dei Boilo granducale ® piazze 


Co.-tantinopoli. 

Più incalzanti e più efficaci riescirono 
le istanze, che nell'aprile del 1577 fu- 
tono falte dallo steso Granduca medi 


in conseguenza del quale il 

di deci.e per la conferme dei 

Granduca Francesco domabdata. 

ché le galere della religione di 5. Sielano 

dovendo per institato andare in corso con- 

tro gl° infedeli, e il susseguente rapporto 
al 





® ogni via di pacificazione. 
Ul coamercio di Livorne non restò per 
questo arrenato, poichè quanto si veniva a 
Fenice della parte della Turchi el 
vante , altreitanto si andava acq 
com le suore relazioni eommetciali nei 
porti della Spagua e nelle isole Baleari. 
In questo ssedesiono tempo Francesco I, 
con solenne apparaio militare, civile ed 
eoclesiaslico, ni 8 marzo 1577, gettava i 
fondamenti delle nuove mura di Livorno, 
dre approvò il disegue della pianta 
dal eo architelie Buontalesti , 
e si aver compralo dai respettivi 
priciarii il terreno che si voleva volta cimeli. 

















Livo _T37 

dere dentro la circonvallazione 
Nella quale circostanza fa instituito în 
Liverno uno scrittojo delle RR. fabbri- 
che con gli lumi menti 
Selinare matto, ego rieti è La: 
le uopo lo stesso Grauduca 
volle destinare assegnamenti opportuni 
anpra le rendite della sua corona. 

Comecché quel'opera non torti slo 
ra grandi resi, li fece per altro gran 
dinimi otto il terso Granduca. Ed eccoci 
giunti a quel sovr:no che può diri il 
vero fondatore di Livorno, Avvegnachè 
fu Ferdinando T, che immense spese im- 
rr, per circondare questa citò di so- 

idiscinne mura, di i lunete, di pali e 


bastioni di megai lì ponti 
Miles perg quin balia 










vasti comodi 
vedato, e da salutari discipline rego 
Di Tutto cià fa opera del primo Ferdi. 
mando, il quale bene spesso a tal'uopo per- 
ordinava, incorag- 
giva e promovera con lanto impegne, com 
(anto amore per la sua nuova ciltà, che 
soleva a buon diritto, e quasi per compis- 
cenza chiamare Livorno /a sue Dama. 
(Ancu. cscacro Menecto, Zert. delle G. D. 
Cristina al Segret. Curzio Pichena ). 
solo materiale della muova città 
arono le cure di Ferdinando L 
Tutlociò che puteva accreditare ed esten- 
Uere il suo comwercio , era oggetto delle 
wollecitudivi di quel principe per accre- 
scer fiducia alla mercatura, restituire la 
salubrità al clima, promuovere l'industria 





Le- manifatturiera, coniar monete d'intrinse. 


co valore, e allettare gente di ogni grado, 
di ogni rile, di culo, di ogni ma- 
zione a stabilirsi Literno; tatto que 
sto formara uno dei primi pensieri, dei 
vemmi oggetti, delle cure sconomiche di 

sovrano. — Si aggiunga il dispendio 
Lai sosteneva in una numeruse ma- 

na per csercitare i Li, proteg- 
pesi ii mercantili, e allontanare dalle 
coste della Toscana Barbareschi, od ogai 
corta di ladri di mare. È poi cos: mirabile, 





738 LIVO 


che quanto maggiori sorgevano Gli cate- 
culi, anio più questi infendesano uovo 
vigore ia quel principe, che sspeva da tui- 
to ritrarre qualche profitto per la sua bella 
Livorno. Quindi è prepari lucro delle 
prede destinate sd accresoete le galere, 
procurava di attirere nella muova città i 
corsari Inglesi, Qieniesi € di qualunque 
altra nazione, i quali, arricchiti dello al- 
trui spoglie, venivano iraaquillamente 
a goderne il fretto in Toscana, purchè si 
stabilissero in Livorno. A tal fine fu coa- 
fermato il privilegio di Cosiaro 1 del 1548, 
con assicurar le persone, i loro capita! 
cui uva ingerirsi nel voler comosorte, e 
ruolto meno perseguitare l'autore di qua- 
lusque eccesso che fosso siate commesso 
fuori del Granducato in chi familiarmen- 
te aveva stabilito il suo domicilio easià. — 
Quindi poco dope (10 giug. 1593) fa pub 
Ilicato toe celebre indulto di 

















a 
tri a fssarsi col lore traffico o nella eittà 
di PIPE Livorno. 
lu conseguenza Ferdinando I fu per Li 
voruo ciò ch'era stato Romolo per Roms; 
insperciacché, come questi com l'asilo a 
perio alle geuti di ogni classe intese prin- 


cipalmente a e ingrandire quella 
Mascenie città, così il benefice principe 
Madiceo col bando del 15y3 sumentò mi- 
rabilmente di gente e di dovizie il uo 
vello emporio del Mediterraneo. Ma il 
lano del 1593 più cheogni altro favoriva 
la nazione Ebraica, la quale quasi quasi 
credè di vedere in Ferdiofado I il desi- 
lì trovare iu Livorno 












i ac 
ceunare soltanto tulto quello che il terzo 
Mire, 









i gente e di stabilime: 
alcuno della sun eiù 
espresso diversamente da Ferdi 
allorchè, sembrando a questo principe sta- 
ta mossa sopra troppo vesie dimensioni la 
fabbrica della chiesa maggiore di Liver 
M0, quasi in alto di rimprovero di 

va All'aschitetto: credere tu forse pra 








i T'Italia code sotirani 


LIvO 

il Burmo di Firenze? Pochi altresì avre 
bero isemaginato vero il valicinio delle 
stesso i; lostachè al Granduca ri- 
spose: che guando si (anno fabbriche per 

muso pubblico | esse non sone mai 
grandi. Di fatti è arrivato il tempo ia 
cui, nom solamente si è veduto con ammi- 
presiezza compire intorno a Liver 
no ana circonvallazione di vob 
te più estesa di quelia della ciuà di Fer 
dinando,ma eziendio gettare i fondamenti 
di un tempio doppiamente maggiore del- 
l'antico Duomo , suscettibile a contenere 
una gran pariedì quella popolszione cello 
Îica per servire degnamente di cattedrale. 
Fino dal primo anno del smo innals- 
mento al trono Ferdinando I diede pria. 
al greu mole che doveva unire me 
diante un muraglione lunro 10500 breccia 

la torre del Fanale alla Terraferma 
Una delle più ardite e delle più gloriose 
rpedizioni marittime che contar pesa la 
Toscana greadurale, socadde nel 1607 
sotto il governo di Ferdinando I, quesdo 
fa assalita e presa nello coste dell'Africa 
l'antica città d’Ippooa (Bona ); impresa 














Ebrei, che gli uomini istruiti come gl indelli, 
- i nazionali al peri dei forestieri Lornsno 


a rammentare, quante fiate conlemplaso 
in Firenze la statua equestre di Fendinza- 
do I fatta dei metalli rapiti al foro Tre 
ce, 0 che amanirano in Livorno le state: 
marmorea del sovrano medesimo cosior- 
la alla sua base de ro schievi ter 
ersa età fesi da Pietro Tacco 
i presi agli Arabi dell'Affrica 
cai si own combattuti e vinti mell'Ar 
cipelago. 
Per ordine e conto di Ferdi pd 
offrivano case in vendita, a 
Cri i i, che 
















ndonavano l° Inghilerm i agli 
Ebrei che si sbalza La Spagna e si 
tetti danza 
malconienti del regime dei Genovesi ; si 
Fuorusciti che scorrevano raminghi per 
insidie ed sil 
persecuzione dei respettivi governi; fiaal- 
inente a tutti onlore che a Livorno si br 
fugiavano per vivere sotto le leggie 

petrocinio del . Ma chi ser 

imma degli altri corse a popolere Li 
ice Torno furseoi Proventali avveguachi ia 
quel tempo sppunte lalle le peovincit 

















LIVO 
Sella Francia trovandosi agitate da nea 








gliesi coa molli proprietarii di i 
gbi della Provenza, diffidando di commer. 
cre i Piemontesi, con i Savojardì e i 





pet arte valido sostegno, un 
generoso proiettore. 

Nel 1608 Ferdinando accrebbe il cir. 
tondarie di Livorno, coll'estendere la sua 
giurisdizione al territorio designato in 
seguito col nome di Capitana/o nuovo. E 
fu nello siesso auno ch'egli inualsò Li- 
vorme all’unore di città 

Tale era lo stato uesto pese, allor- 
chè mancò alla Toscana e alla sua bella 


Liverno (anne 1609) quel munificentis 








Pieno di ilesiderio di compire le gran- 
diese idee del pare, Cosimo II rinno- 
và 
vi 
do lasingarsi di compire la troppo 
intrapresa del gran molo idesta di 
e continuata dal padre, deliberò di ri: 
vtringerio iu più moderate dimensi 
facendo costruire davanii 




















Cosimo Il aumentò la marina al segno 
che teneva sempre proni squadra di 
dieci galere ad oggetto di veleggiare nel 
Mediterraneo, nell'Arcipelago e nel mare 
Jonio, e di conciliare nel tempo stesso il 
toleggio mercantile, la pirateria contre i 
berbereschi e la difesa delle cosie toscane. 
Arroge 2 ciò, che i legni fabbricati in Li- 
vorno, soito mome di ga/roni, erano i mi. 








PP. ospitalieri di S. Gi i 
dar loro l'investitura del nuovo spelale 
eretto nel 1613 solo l' invocazione di 


5. Antonio shate. Anteriore di 13 anni 
era lo spedale detle donne sotte it titolo 
di S. Barbera © della Misericerdia, perchè 


fondato dalla pia confraternita «ella Mi- 

vericerdia di Livorno, che ne affidò l'asìi- 

stenza alle suore della carità. — Wed. il 

seguito dell'Art. Levonno Comunità. 
Mei _ 





in qualche rai accrebbe i pri. dagi 
legiii lavare dei Livornesi; né poteo- 


i, 
segno Quindi è che Corimo Il deter 





i la marina loscana se 


LIVO 7% 


Livorno; e nell’anno medesima con odit- 
to dei 30 agosto esaceme a lutti gli abi 
lenti del capitanato vecchio l'esenzione 
dalle gabelie per ogni sorta di Lepini 
pubblico gabelisbile, parchè l'atto ri- 
guordane situate in Livorno 
© nell'antico suo distretto. Inoltre, rap- 
porto alla gabella delle doti, dichiarò par- 
Vecipi dello siesso benefizio anche i sud. 
diti dello Stato fiorentino, purchè questi 
si fossero stabiliti in detta città. 

La prosperità delle mercatara nel porto 
prenominale, deve accorre vana principel- 
rente Tedeschi , logiesi, Olandesi ed 
Ebrei, era per Cosimo II un potente iu- 
centivo a vieppiù corredare quel fiorent 
emporio di comedi e di pubblici edi 
Allo stesse oggetto, e con il fine di po- 
polare e di arricchire Livorno; di bo- 
palustre e rinierrato seno del 
re le sterili so. 

di nità del- 
l'editto di Valenza dei 22 settembre 1609, 
da Filippo III emanato, quando si caccia- 
tono tulli i Mori dalla Spagna , lesciamio 
per altro a loro arbitrio il farsi condurre 
€ sbarcare in qualanque parte fuori «el 
Ò 

di acquistare tremila di quegli oriumii 
Africani, lusingandosi che gente avverza 
a un governo aspro ed esercitala nel me 
stiere dell agricoltura , fosse per essere 
utilissima a bonificare e fertiliszare la 
malsana ed infeconla maremma posta = 
sett. di Livorno. Seunonchè dopo av 
esperimentata la ferocia, lo spirito d' 
subordinazione e la poca auitudine le 
vori campestri di quella stirpe 
fa costretto ad alleata ve e liberarsi da 
cotesti incomodi ospiti col fargli traspor- 
tare nell'antica sede loro n 

Il commercio di Livorao crescente, e 

impre gloriosa sotio 
i graaduchi Ferdinando I e Cosimo Il, 
pere che illanguidissero , 0 almeno si 
restassero, dersote la lunga reggenza 
1621 al 1628) di Ferdinando Il. Il qual 
principe vedendo il mare Mediterraneo 
dominato da tante nazioni, che rendevano 
i suoi legni da guerra un oggetto dispen- 
diose più di Cesto che di utilità, ventà 
alla Francia (anno 1647) tutte le galere 
dello stato a riserva di due che desti 






















































i conceguensa di une simil misnra econo. 


Te Livo 


mien la Toscana ceci dal novero delle 
tenze marittime, sì qual grado dal 

€ dall'avo di Ferdinando fl con tante cure 
@ fatiche era stata intelesta. 

Ciò nonestante Livorno ripetere deve 
da Ferdinando II importanti servigii, sia 
che si risguandi im lui il fondatore di sa 
munto amenale e di un secondo sei più 
vasto Lazzeretto (5. Jacopo ) eretto nei 
1653 un miglio e metso distante delta 
città; sia che si considerino le grandi 

imure di quel principe per erigere ia 
ivorno il primo stabili (ano 1633) 
d'istruzione religiosa e letteraria mel col. 
legio di S. Sebastiano, affidandone ln di- 
rezione ai Chierici ri di $. Paolo, 
altrimenti chiamati i PP. Rarmabiti; sia 
che si contempli in eso lui il fondztore 
di quelfi porzione di città, cui in vista 
dei molti fossi navigubili che I' attraver- 
sano, fu dato il nome di Wenezie nuova; 
sin perchè a lui deve Livorno il più an- 
ico Monte Pio; sia che vogliasi riguar. 
dare nello stesso Granduca pro 
motore del sistema di meutralité per il be- 
ne della Toscana; oppare che si rifietta ul 
commercio meroè sua col Levae 
te, dopo la pece del 1664 tra la Porta e 
l'Imperatore; nella quale il Grendeca si 
fece comprendere come alleato della Cesa 
d° Austria. Fu conseguenza dello steso 
trattato il Firmano spedito nel 1668 dal 
Gran Signore, con il quale sì second» 
va sulvo-cosdolto a tatti i sedditi tescani 
per potere liberamente andare e navigare 
con bandiera e pussaporio imperiale, mer- 
canteggiare e stare megli scali e dominii 
della Sublime. Porta, pagando il dazio 











di per cento sopra le merci, tanio d'in- sbocco 


luzione, come d'estrazione. Forse co- 
testo Firmamo fa motore di ua grandio- 
da folti pelli pereri oli 
da molti lamti immagineto; 
quello cioè di formare una società ano- 
mima di tenti azionisti Îl capitale di 
due milioni di scudi, imendoli tetti 
al traffico del Levante. Ma la neova asse 
ciazione commerciale esigeva de' privile- 
gii e delle franchigie contrarie alle ve- 
glienti leggi toscane, e contraditiorie 
»ll'eguaglianza dalle medesime stabilita 
fra tutte le nazioni che trafficavano in Li- 
vorne; nè tali franchigie erano concilio» 
bili com il sistema della neutralità della 
Toscana verso lutte ie potenze che Ére- 


Livo 

queniavano © tenevano consoli in quel 
Porto franco. Tati ostscnli si sarebbero 
forse sermoniati; ma l'associazione ‘om 
mertiale rimase un desiderio, ed su bel 
concetto che la morie di Ferdianado Il 

edil governo del sno sucors- 
sore totalmente dissipò. 

Per quanto Cosimo INI fee luagi dalle 
Virtà peterne i a ristorare i sudditi 
della perdita fatta di Ferdinando If, pare 
fece egli i suoi sforzi per conservarsi ace- 
trale nella guerra che al suo inunizisece- 
to al trono granduesle andeva in Europe. 
Ja conseguenza delle sue pratiche la Fran- 
cia, la Spagna e l'Olanda, che na le lore 
fioîle interrompevano il commercio nei 
Reti del Mediterranea rispeitarono quel 

di Livorno, dove ogni bandiera trovas- 
do accoglienza, accorrerano a 
sopra oga' altro. Al che cosdiuvò sre- 

pie un trattato aperto in Livorno fra 
consoli esteri, che fu ratificato dai re 
ei sovraoi (ottobre 1691) bagni 

li prevenire le ostilità porto e nella 
rada di Livorno, prescrivendo ai vascelli 
da uno spazio di tempo per parti 
re mazione, tale da mon temere in 
quell'iniervallo di essere inseguiti dai 
nemici aocorati mella stessa rada. Que 
sto tratlato essendo stato confermato nelle 

soccessive, divenne la base più so- 

€ più prezione della franchigia del 
porto di Livorno, tratiato che fu quasi 
costantemente rispettato da intte le poiea- 
ne marittime dell 

Inoltre Cosimo III nel quinte auno 
del seo governo ( anno 16,5 ) tentò un 
tendente ad aprire un nuove 
legni toscani sino ia America 
€ negli stabilimenti Portoghesi dell'Asia. 
Trattavasi niente meno di formare una 
società mercaatile fra i negozianti di Li- 
vorno e di Lisbona con la promesa per 
perte dei Toscani di concorrervi per la 
vistositsima somma di quattro milioni di 
deceti d'oro, dando per mallevadoria 
il notissimo magistrato dei espilaai della 
Parte Guelfa, cesis la Camera delle co 
munità del Dominio fierentino. 

La quale ia mercantile doveva 
stabilire tre case di commercio, usa a 
Gone, l'alira a Lisbona c la terza a Li- 
vorno. (Giazuam £sser. del Grandacete 


Liber. VIN). 
Comecchè il lungo regno di Cosimo III 


LIvO 


dai grauducbi suoi aniecesori, precipus- 
menie rapporioa ua tribunale proprio, ma 
anche rispetto al regime civile ed al buon 
governo della nazione medesima,in gaisa 
che, cou motuproprio dei aodie. 1 © 
ampliò le omorificenze al panto da eri. 
gere fra gli ebrei di Livorno una specie 
di sensio ereditario composto di 6o nota- 
bili, per la cui entratura doveva ciascuno 
retribuire alla cassa del principe 200 pez- 
ne da oto reali, potendo suecedere di pa- 
dre in tiglio per ondine di primogenitara 
fino almeno alle serza generazione. Era 
nelle attribazioni di quella casta israeli- 
tica la sorveglianza della polizia, e l'am- 
ministrazione economica della loro ns 
zione, sicchè in essi governanti risiedeva 
la rappresentanza dell’ intierp corpo giu- 
saio livornese. 

tauto larghe, franchigie e im- 
cotanto ‘estese meritarono molti 
«logii alla dinastia Medicea, in guisa che 

celebre Montesquiew ebbe a dire, che 

Livorno era il loro capo d'opera, ln cou- 
seguenza di ciò non potevasi a meno con 
tante elargità di.mon richiamare in que- 
sto paese, oltre i factor di varie regioni, 
ed i mercanti di buona fede ‘e bene in- 
tenzionati, anche i male intenzionati, i 
falliti, i vagabondi , li fomentatori dim 
moralità Infatti questa peste della società 
vi accorse, come fu di sopra avvertito, 
fino dal tempo delle franchigie elargite 
da Cosmo I; tma sotto il governo di Co- 
simo III la ciurma dei bianti eravisi tal- 
mente propagat:, che il governatore di 
Livorno con bindo dci 27 marzo (Boy fu 
costretto di esiliarla dalla ciità, dal porto 
€ da tutto quel capitanato, 

Tre monumenti pubblici rammentano 
im Livorno la munilicenza di Cosimo NI, 
cioò la casa pia dei mendicanti, un se- 
vendo monte di pietà e il gran magazzi- 
mo dei buttini da olio— La casa pis iu in 
origine (amun 1714) destinata a ricovrare, 
istruire e re al lavoro i poveri 

vin 




















LIYO 744 
; fanciulli perefipnd e dell'altro semo; il 
moote di per far fronte e supplire, 
squello fondato nel 1636 da Pan pt 
do Il, mentre il magazzino dei bottini fu 
* edificato per ricevere e custodire in vasi 
murati e chiusi fino a 25000 barili di olio, 
che i negozianti con tenue retribuzione 
A coslantemente vi deposilano. 


Devesi pure a Cosisso III il trattato di 
neutralità Armato dalle bellige- 
anti per ‘mantener con le franchigie la 


neutralità al porto d Livorno. — Fu egli 

che chienò i Gouiti, da primo a predi. 
donargli un magnifico 

Sonia ua livornese ca la 

di farne un conservatorio per l’ed: 

ne di fanciulle spettanti alle De famiglie Pi 

facoltose della stessa città. 

Alla morte di Cosimo TII, salito ape 
na sul trono l’ultimo rampollo della 
nestia Medicea, le principali potenze del- 
I° Earopo, riunite più volte a congresso, 
cccsperonsi incessantemente della succes- 
sione eventuale al granducato di Toscani, 
quando finalmente a Cambray si accorda» 
rono esse di mettere in esecuzione l' arti- 
colo quinto del trattato concluso in Lon- 
dra vio dall'anno 1718; cioè, di far pre- 
cedere invio dell'Infante di 
don Carlo, destinato a succedere al 
duea Gio, Gustone, delle truppe spagnuole 
per guarnire le piazze forti delli Tosca- 
na, e segnatamente’ Livorno. 

Grandi armamenti navali nelle coste 
della Spagna, crescenti rinforzi di truppe 
e di artiglierie a Porto-Loogone nell'Isola 
dell'Elba, esploratori ed ingegoeri che 
segretamente arrivavano a Livorno, erano 
tutti apparati tendenti ad incuter tistore 
in Giovan-Gastone, e a fargli riiletiere più 
spesso al caso della sua morte, per deter- 
minarlo n ricevere il destinato successore 
al suo trono. —Ciò nonostante quel Gran- 
duca, fermo nelle sue risoluzioni, rigettà 
fungo tempo qualsiasi minaccia 0 propo- 
sizione di trattato, la quale fose nella 
benchè ima parte lesiva della sua li- 
bertà e delle sovrane prerogative. 

Nel 173: Livorno fu due fiate il 
teatro is cui si raccolse il fiore della no- 
biltà d'Italia e di una gran parte della 
Toscana; la prima volta di ottobre, quae 
do vide giungervi una numerosa flotta 
Anglo-Ispana di 41 vascelli da guerra con 
Gooo uomini da sbarco; la second quan- 

»” 
























74 LIVO 
Co) fra il rimbombo dei conno- 
si nav l'Infante don Carlo. 
Un'altrascena meno brillante, non però 
meno imponente, si aprì due anni appres- 
so nel cospetto di Livorno, allora quando 
mel sso molo sbarcarono 30,000 soldati 
spagnuoli, destimati sd agire nella guer- 
ra che per i troni vacanti, 0 per quelli che 
dovevano vacare in Italia, si 
















bre 1935 ) i preliminari di que 


; rel'unae l'al 


LIVO 


mei calcoli di Ferdinando I, che ia ogni 
modo voleva alletiare i negozianti esteri 
a cambinrio contro le loro merci. 
Conciossiachè egli fa il primo tra i 
grandochi a ordinare (21 luglio 1595), 
che si conisssero il Ducaro d'argento, al- 
trimenti chiamato Piastra di Pise, ed il 
Tallaro all'uso di Alemagna, per destina- 
‘monela precipuamente 
per lo commercio marittimo, a condizione 
di spender la Piastra per lire 6 soldi 13 
e den. 4 fior., sebbene (diceva la legge) 








che assegnò il Granducato di Toscana al- fosse di molto maggior valore. 


la cesa sovrana di Lorena, premessa co- 
me base la condizione di confermare al 
porto-frenco di Livorno la sua neutralità. 


Innanzi di escire dal periodo mediceo 
qualcuno forse potrebbe trovare conve- 
niente, che io dassi un cenno del sistema 
per il quale resta 
ceppeto anzichè incoraggito il commer 
cio, più che interno, esterno; del sistema 
che sotto gli ultimi sevrani dell'estini 
dinastia toscana, terminò per converti; 
danno dell’oniversale in una privativa 
per favorire pochi furbi denarosi:— Av- 
vegnachè in mezzo a tanti motupropri, a 
tanti ordini, a tanti statuti fatti per pro- 














l'industria langoiva i 
Toscana , e più che altrove in Liver. 
mo, — Ma questi giusti rilievi cadranno 
maluralmente e più opportunamente da- 
vanti agli occhi del leltore, allorché egli 
percorrerà le vicende del paese in discor- 
#0 sotto la dinastie regnante. 
isura politico 
dai tempi di Fer- 
i granduchiî Medicei 
che mise in commer- 
io bile all’estero senza 
scapito e senza dilazione. Parlo ora di quel 
genere di merce, che forma la base di un 
solido credito, voglio dire, della mouete, 
di quella misura comune e comoda di 
, di quella che sapplisce a 
' 
n volle esse superano in 
valore î generi indigeni di estrazione. 
. L'oro e l'argento monetato entrarono 























Lostesso Tellaro fa coniato sotto i gran- 
duchi Cosimo II e Ferdinando II, aven- 
do di peso ciascuno di essi ventitrè danari 
e mezzo. La qual moneta vollero che si 
spendesse per lire 5. 13. 4, quantunque 
più tardi si valutasse lire 6 per una. 

Diverso dal 7allaro fa il Tollero, cor 
rispondente alla Pezza de otte reali, bat 
tuto con il busto e nome di Ferdinando I, 
nel rovescio con la veduta del porto di 
Livorno, e la leggenda intorno et patet et 


Savet. — Questa moneta fu comiata per or- 


dine di Ferdinando II, in data del a mar- 
20 1655, di peso danari 23è, della bontà 
di once undici di fino, e un oncia di lega, 
stata prezzata in corso lire 6 l'una. 

Dieci anni dopo, previa ordinanza de- 
gli 8 maggio 1665, fu battuta la Pesss, 
detta della Rosa, con la data di Livorno, 
di peso d: i ss, a bontà di once1:dì 
'essa da otto reali. Por- 
ritto l'improota dell'arme di 












casa Medici nel suo rovescio due piante 
di rose, e intorno il motto: gratia obvie, 
ultio quaesita — Liburni; quasichè fosse 
stata battuta in Livorno, dove per altre 
non fu mai zecca. li suo valore era di 





cevano i conteggi, sino all'editto del 17 
genn. 1837, a preferenza di ogni altra 
moneta toscana corrente. 

La stessa Pessa da otto reali fa battuta 
sotto Cosimo III negli anni 1900 e 1707 
con la solita leggenda e In data di Livorno. 

Anche il Tollero,così il mezzo e il quar 
to di Tollero furono fatti coniare da Co- 
simo TII a profitto del commercio liver 
nese în piu tempi nella zecca fiorentina. 
Se non che nel 7ollero del 1709 sopra 
il capo del sovrano manca la coroma gras- 





LIVO 


ducale, invece della quale vedesi nel suo 
rovescio usa corona reale sopra l’arme 
della città di Livorno, raffigarata da una 
fortezza a doppio torrione com la parola 
Fides alla base e la consueta epigrafe in- 
torno: et patet et favet. 

Nei mezzi Tolleri , invece dell'arme 
anzidetta di Livorno, bavvi scolpita una 
mave della forma delle antiche Ziburne, 
con le seguenti parole in giro: pressi 
dium et decus = Liburni — 1682. 

Ta quanto alle monete d'oro, destinate 
ad accreditare la piazza mercantile di Li- 
vorno, merita di esere rammentata quel- 
la del Fiorino, ossia Zecchino gigliato 
fatto coniare da Ferdinando I nell’ul- 
tim'anno del suo regno, della solita bon- 
tà di 24 carati, ma del peso di danari 3 
e gr. 1, come quello che si disse ordinato 
dalla Rep. fior. nel 1432, onde fosse sc- 
esitato più volentieri mel commercio del 
Levante, Il quale secchino gigliatoa quel- 
la età si spendeva per sole lire 10. 3. 4. 
Se uoa che Cosimo II con legge del 10 





dic. 1613 rimise il fiorino di oro al solito zione 


peso di 3 danari l'uno, com'era stato 
tsato di fabbricarlo dal 1596 al 1608. 
Una nuova moneta d’oro fu coniata’ 
sotto Ferdinando II (nno 1656 ) del 
peso di denari a e grani 23, a bontà di 
carati 23 }, uguale in tutto all’ anghero 
d'Alemagna, che 


chiamavasi Tollero, © 


Unghero è oro, avendo. per impronta il 
porto di Livorno, e la solita epigrafe, et 
patet et faret. 


Dell’ istessa bontà e peso fu battuto in 
più tempi il medesimo unghero d'oro da 
Cosimo Ill; ed è da avvertire, come una 
volte fu coniato con la figura intiera di Co- 
simo III vestito come uno spadacino del 
medio evo , coperto di corazza con elmo e 
coroma in capo, mentre nel rovescio della 
moneta in una cartella leggevasi: ad do- 
nitatem aurci uagarici.- Liburni - 1674. 

Parimente la Pessa della rosa di ore 
con la messa Pessa fu battuta da Così- 
mo Ill si Il covio della Pezza di ar- 
gento con la data di Livorno, e le parole 
fmtorno « gratia obvia,ultio quaesita ». La 
Pezza della rosa d'oro era del peso di dana. 








ri Segrani a: di oro, alla bontà di carati gi 
#1 { della valuta di lire 13 moueta fioreo- i 


tina, ttivo di 4 Pezze da 
otto reali. La mezza Pezza d'oro era rag- 
Guagliata nel peso e nel prezzo alla prima. 


LIVO 745 


Fu assegnato per queste due nitime 
monete nuove tant’oro.per la somma di 
2,450,000 lire toveane. 

Anche l’altimo Granduca della casa Me. 
dici foce battere i suoi Tolleri d'argento 
€ le Pesse della rosa, i primi con la ve 
duta del le seconde con Îo stemma 
della fortezza e lo stendardo portante il 
motto Fides , impresa che onora il com. 
mercio ed i negozianti di Livorno. 


Lavozno sorto 1 rax mint: Grarpvoni 
metta casa »' Avsrara-Loazna. 


Allorebè la fortuns portò sul trono del- 
la Toscana la stia Lorenese (nel la- 
glio del 1737), l' i 
mala in pece, in guisa che il generoso 

del saccessore di Gian-Gastone 
seppe conciliarsi ben tosto fra le varie 
classi dei nuovi sudditi amore, fedeltà e 
fondata fidanza di una riforma di leggi 






che fossero per esere più confacenti al 
tempi, accompagnate da un'amministra- 
meno vessatori intralciate. 





Il sistema di un equilibrio politico che 
parve aver riannodato i vicoli fra le 
principali potenze europee, doveva ne» 
cessariamente influire il ben essere 
dei respettivi sudditi; e molto più sopra 
Livorno, che come franco attirava 
Inglesi, Spagonoli, Francesi, Tedeschi e 
Olandesi, mentre la capitale della Tosca- 
na col suo brio, con le sue maraviglie, com 
le la te , deliziose campagne, con gli 
spettacoli di vario genere gli accoglieva, 
gli divertiva, gli allettava. Quello spirito 
d’intolleranza mantenatosi darante il lup- 
go regno di Cosimo III contro i non Cat- 
tolici, non era più d'impedi 








de 
alla Toscana da quel 
esorbitanti tributi da 





giadici non infrersti 
troppo mumerosi erano i tribanali, sis» 


LLVO 


Livo 





Geppare ogni mezzo ogni 
di pasti egit civile società. 





operame 
quello del pedre; anzichè variare sistema 
legislivee giudiziario, finì col disper- 





cou l'agricoltura e a passo retrogrado cam- 
minava il commercio in Livorno. — E sio- 
come i mali che ne derivavano erano ra- 
dicati sotto il falso aspetto di un suppo- 
sto ico bene, non potevano pertanto 
essere quelli eliminati e distratti da una 
momentanea o repentina 

A tali cose apportare doveva qualche 
ritardo l'assenza del nuovo sovrano desti- 
nato poco dopo a salire sul trono delle casa 
più sugusta di Europa. 

Premesso tultociò, gioverà avvertire, 
che fra le principali cure dell'Augusto 
Granduca Francesco Il, a benefizio di Li- 
vorno potremo rammentare la facoltà a 
chiunque fosse (anno 1746) di consegnare 
€ depositare nei magazzioi pubblici di 
quel porto , con lieve diritto di stalleg- 
gio, ogui sorta di merce straniera, e di 
poterla estrarre sopra mare senza alcun 
dazio, ointrodurla dentro terra con tenue 
dirittodi transito, passando perla Toscana. 

Può noverarsi fra i benefizj dello stes 
s0 Granduca l'editto del ro ottobre 1748 
sulla navigazione marittima toscana; l'in- 
troduzione nel granducato di nuore ma- 
mifatture, inzamento delle già stabi- 
lite, la protezione dimostrata verso quei 
sudditi che ai applicavano più di propo- 
‘sito alla mercatura , e le reciproche con- 
venzioni stabilite con le potenze sere; 
nelle quali il princi ferì sempre 
iaterche proprio quelo ci mol vela 

Potrei aggiungere la legge dei 
vembre 1758 destinata a frenare gli abusi 
dell'esercizio della professione di mes- 
zano in pregiudizio del commercio di 
Livorno; quella dei 33 nov. dello stes- 











zioni a quei forestieri che vi sì volessero 
< stabilire. Devesi finalmente al Greadec 


i Francesco Ii la fondazione della pia case 
i del Refagio per i ragazzi mendicanti, e 


l'istituzione delle prime scuole 

per le fanciulle che si raccolsero mel 1766 
mell’educatorio di S. Giulia, più moto set- 
to il vocabolo del Paredisino. — Pel 


Quiodi è che moltisimi affari si fac» 
vano da pochi, i quali tesevano nelle lero 
mani l'esistenza di una gran parte della 


Popolazione livornese. 
riserv 





ra di tanto momento, mercò di un pizzo 
‘economico, di an sistema legislativo cri 





e una 
dei beni di qualsiasi speci 

Allorchè il gran Leopoldo, con una fer. 
mezza che costiluisce la sua vera gloria, 
con una sapienza da non lasciarsi vincere 
dai clamori dei falsi ecomomisti, cos- 
templando le vere cause di tanto crosic 
smo civile, diede mano alla sublime im- 
presa di efficaci rimedii, a partire dalla 
graduale nazione dei metodi 
nativi che 
allora fu che incominciarono a peco a po 
to 1 risorgere la fiducia è il coruggi 
possidenti terrieri, negli 
tozianti , e che Livorno ehbe motivo di 
riaversi prima di ogui altro paese col ri 
sentire i buoni effetti di unta virtà. 

Uno pertanto dei maggiori catacoli $. 
manzieri resultava dal vetusto sistema de 
no- gli appalti di ogni soria di regia pome 
regalia; quindi erano di fisio 
impedimento le anguste malagevoli stre 
de comonitative e provinciali, la molti 
plicità dei dazii e delle dogane che per 














LIvQ 
inveterato abuso concervavanci nelle por 
ti interne dello stesso granducato. 

Per giungere al conseguimento di co- 
testo duplice scopo fu primo pensiero del 
graa legislatore di concedere ai Toscani 
libera circolazione per tuite le parti del 
granducato delle vettovaglie ed altri pro- 
dotti indigeni, di poter contrattare e ven- 


dere le saerci a qualsivoglia presto, peso per desti 


€ misura senza alcuna servile dependenza 
dai magistrati d'arte, da quelli dell'an- 
mona o grascia. Fu Leopoldo che pensò a 
togliere di mezzo la maggior parte degli 
appalti, come pure a sopprimere molte pri 
vative, fra le quali a benefizio delle genti 
di mare è da conlarsi la pesca (16 gea- 
maio 1777). Egl corresse 
il modo di esigere i diritti di porto e di 
ancoraggio in Livorno (12 giug. 1779); 
che abo il privilegio del capitano della 
bocca di Porto sulle sevorre (8 maggio 
1780); che tolse la moltiplicità delle gabel 
le, delle dogane, pes. 0 catene i 
termedie, per cui trova! 
Urettanie frazioni un medesimo stalo, un 
















prima necessità, e alleg 
quelli atti a fornire mai 
pera, affinchè fossero essi di eccitamento 
all'industria dei Toscani. i 

Fu lo stesso principe che proscrisse dal 
foro inveterati abusi, che tolse di mezzo 
tuttociò che tendeva ad opporsi, 0 a ri- 
tardare il benefico di far godere ai 
suoi amministrati, pel loro benessere, sieu- 





rezza individualee vita tranquilla. Frut- - 


to di tali riforme era la legge del 36 no: 
vembre 1783, che aboli ti 
personale per i debiti ei 
dinava non pote: rrpocre 
delle cause decise nel tribuuale di Livor- 
mo fuori che davanti al magistrato conso- 
Iare di. Pisa, Mercà di misure fa pror- 
veduto (17 febbraio 1769) e posto un ri- 
lisordiui che allora regna vano nel 
della nazione ebrea di Livorno, 
togliendo il privilegio ad essa concesso da 
Casino Mi merci di quella specie di se- 











nato ereditario poco sopra ratamemorato, ni 


quaudo gli tolse il diritto di succedere per 
ordine di primogenitura sioo a lerza ge- 
nerazione; e volle nei casì di ritapiazio 





esonerare il candidato dal tributo di pez- tro 


i matoasalire sul trono 
ì co-lmperiale. 


e più ve vasto Lazzeretto del suo S. nome, 

alla cara delle persone ed 
allo spurgo delle mercanzie portate da be- 
stimenti di patente bruifa; mentre con 
le leggi del 30 dic. 1779, dei 15 lug.-1785, 
e 5.luglio 1787, si presrivevano regola. 
menti economici, politici e saniterii da 
doversi eseguire in ciascuno dei tre Laz. 
sereiti di quell'emporio. — Finalmente 





66 deve Livornoailo stesso principe l'attuale 


delle lettere, fabbricato 
locale della com. 
a de' SS. Cosimo e Damiano. 
Pia appunto colesia soppressione di po 
polari compagnie, ordinata ed eseguita &- 
no dal 1785 in Lutto il granducato, fu le 
specioso pretesto di una insurrezione che 
suscitò in Livoroo la classe più facinoresa 
di quella plebe dopo che il gran Leopelde 
per la morte di Gitseppe Ilera stato chia: 
Austria». 














Noa erano scorse appena due settimane 
dacchè quell'imperanie, con editto del a 
marzo 1790, aveva proclamato la comser- 
vazione della legge del 1 agoste 1798 per 
tener ferma la neutralità della città è por. 
to di Livorno coa le potenze belligerauti, 
quando si suscitarono tumulti dei facchi. 
ni, getti dalla eontrada che abitano Ye 





gica 
annali istorici di Livorno 


maggio 

1790, ie lo farei per tacere di tanti ie 
sulti, di tante violenze e di tante rupi- 
ne, cui mosse il furore popolare contro 





facinorosi ciao oa ore. 

dente 4 loro ‘modo. per 
Botto questi tristi auspioj di turbata 
imngeilità in Livorno (cui tennero die- 
città della Toscani) venne a cuo 


146 Livo 
prire il trono eranducale Ferdinando TI 
di sempre gloriosa memoria. 

Mai si credè, per quietare il-basso po 
polo, di tornare = sopprimere la libera 
commerciabilità dei generi di pri 





#e normali sd oggetto di vendere alla plo- 
be îl pene venale, il vino e l'olio a ua 
prezzo inferiore al costo reale. Si dovè ri- 
stabilire il magistrato della Grascia per 
avere meno grascia, ‘© andar « rischio di 

ir la fame per mancanza di vettovaglie. 





altri prodotti indigeni nell 


grauducato, riprodessero ben presto il 
sto resaliato di velere quasi vuoti i 





2zi dei commestibili, 


trattazione emanò il motaproprio del 17 
agosto 1995, diretto a ristabilire la libertà 
del trasporto delle veltovaglie da una in 
altra parte del suo Granducato. 

Ad accrescere l'anguslie interne si ag- 
giunsero ben presto quelle politiche in- 
sorte dopo la rivoluzione francese che pre- 
parava ai Toscani ed al loro ben amato 
sovrano nuove disavventure. Si esigerano 
dal Grandaca condizioni contrarie all'in- 





dole pacifica della nazione, contrarie alle 
franchigie ed alla neutralità del porto e 
città di Livorno, benchè da lunga mano 





riconosciute e guarantite dalla fede dei 
trattati. 

Quando però 
agli avvenimenti sembrava riposare 
pece in mezzo al rim'‘ombo del cannone; 
mentre Livorno. 


la Toscana fatta superiore 








legni 
delle potenze belligeranti a sommo pro- 
fitto del commereio, ecco che in disga- 
stoso emergente pose a rischio la sua fe- 
licità in guisa che la legge fondamentale 
della neutralità del porto di Livorno dorà 
più per foraa, che per deliberazione del go- 
verno restare sospesa (dall'ottobre 1793 al 
febbrajo 1795), ed impedita alla bandiera 
della repubblica francese. Era appunto il 
tempo iu cui, trovandosi chiusi ai navigli 
delle poienze belligeranti gli altri mesoati 





LIVO 


del mar Mediterraneo, Livorno approfitte- 
‘hilamento del commercio di 
le piazze marittime, 






ricchezza 
edivenne perentoriamente ano dei primi 


emporii dell'Earope. 


Frattanto crescendo ognora più il peri- 
colo dell’Italia e della Toscana, Ferdi- 





princi procera 
possibili la pace e il benessere dei suoi 
cari sadditi, pensò di concludere em trat- 
tato di amicizia col nuovo reggimento 
de' Francesi; sicchè riconobbe apertamon 





i tequello che già eseguiva con tscita mo. 


derazione; ciò facendo nella lusinga di 
ristabilire quiete e sicurezza al suo po; 
e maggiori affari al porto di Livorno. 

Bandissi la pace conclusa tra la Rep. 
francese e il Granduca (g febb. 1795) e 
2 suoa di cannoni fa ata in Li. 
vorno in cospetto della fiotta inglese. « Si 
rallegrarono grandemente i popoli, (se 
dobbiamo credere allo storico più elo- 

ente de’ nostri tempi) massimamente i 

ivornesi, e tatti celebrarono la scienza 
di Ferdinando III, il quale, non lasciatosi 
trasportare dallo sdegno d'Europa, solo 
alla felicità dei suoi sudditi mirando, ave 
va loro quieto vivere, abbondanza di traf- 
fichi e sicuro stato acquistato ». 

A proporzione che la fortuna militare 
sotto la condotta di Bonaparte rendeva la 
Francia padrona di quasi tutta l'alta Ita- 
lia ‘andavano maturandosi i disegni del 
direttorio esecativo contro l’innocente 
Toscana, ma il principal fine del governo 
francese era quello di cacciare gl’ Inglesi 
da Livorno, di e di carpirne 











gl'Ingiesi tanto potessero in Livorno da 
mon avere il Grandaca forza bestante per 
frenargli, a tal segno che il commercio 
francese vi fosse angariato, e la bandiera 
repubblicana insultata. 

I fatti e le ragioni addotte non valsero 





lo sapesse il "lirettorio,e lo conosceme Bo. 

naparte, che a quel tempo era il generale 

in capo della loro armata in Italia. 
Ordinava intanto quest'ultimo da Re 


LIvO 


logne (»6 giugno 1796) che nen di 

visione dell’ esercito 

condotta celerameate del generale 1 eni 
ii Pistoja a sorprendere e 

i di Livorno. — Appena che 

stabiliti im questa piazza eb- 








Li 
bero avviso del fatto, lasciata con pro- 
stezza la città, trasportarono sulle navi, 
che a cotal fine tenevano nel molo e nella 


rada, le migliori proprietà loro.—Eatra- 
vano i Francesi in Livorno quendo ap- 
pento i bastimenti mercantili inglesi sot- 
to scorta di alcune fregate salpavano dal 
suo porto verso la Corsica, 

Poco dopo entrava Bonaparte: Agli ap- 
plausi , ai teatri gratoiti , Pile illumina 
tioni eseguite non per voglia, ma per or- 
dine è per paure, socosdettero bel. losto 
le ostili confische e le rovinose vendite 








lesi, 
mapoletane, e porioghesi. Si obbligarono 
negozianti di Livorno alla iu- 
e dura condizione, o di svelare 
le merci altrai, lo che aborrirono, o di 
pagare cinque milioni di lire per le mer- 
canzie estere, lo che accettarono. 

Si disarmava intanto la cittadinanza 
di Livorno, che fu la prima fra i Toscani 
adoffrirsi e al ottenere da Ferdinando III 
(22 luglio 1794) il privilegio di formare 
ua corpo di cacciatori voloatarj, onde 
mavtenere nella ciità il buon ordine, e 
presiare nei bisogni opportuno ajuto alla 
truppa regolare. Si cacciavano dai posti 
armali e dalle fortezze i soldati del Gran- 
duca, e per colmo di prepotenza si arre- 

i buon di 











matore del porto e della città. 
Mentre si eseguivano dai Francesi tali 

i le flotte inglesi ser 
no il porto di Livorno ed impedivano 
commercio in guisa che 
ione di fiorente, attiva e lil 
în fo breve ora inoperosa, angustiata ed op- 






Pai genio e l'attività di Bonaperte 
non perdendo occasioue di 

potenti nemici domi 
della sua patria, tene 
vorno al doppio scopo 
legali, e per tentare di costà la conquista 
della Corsica, dove sapeva che il mal umo- 
re contro gl' Inglesi andava ogni dì ay- 
‘mentndo. — Frattanto i Corsì fuorusciti 
toncorrevano da ogni perte a Livorno, do- 






bere divenne 





pessaggio 

gione delle mavi britanniche che lo per- 
correvano, ma tanta fu la destrezza del 
francese a cui venne affidato l’incarico di 
quella traversa, che gli ri 
di ottobre 1796, mal 


far partire da Livorno una groma banda 
i comandati dal generale Casalta, 
edi sbarcarla felicemente in vicinanza del 
porto di Bastia. — Bentosto ai fuorusciti 
vennero a congiungersi partigiani in gran 
numero, e in breve tempo la Corsica sol- 
levata dovè abbandonarsi agli assalitori. 

In questo mezzo tempo (9 luglio 1299) 
una siaadra britannica, velendo pre 
mire l'intenzione dei Francesi, si era cpr 
sentata davanti a Portoferrajo nell” 
dell'Elba ad oggetto di obbligare quella 
guaroigione toscana a ricevere presidio 
inglese. Alla qual coss si dovette aderire 
mediante un onorevole capitolazione che 
accordò di conservareil paviglione,e! am 
ministrazione del governo granducale 
Portoferrajo, e che prometteva di far riti- 
rare Je truppe britanniche, e di rimettere 
la piazza nelle mani di S.A. R. all'epoca 
della pace, o quando l'invasione dle 
vorno e del littorale toscano per parie dei 
Frabcesi fosse cessata, 

, Ma già l'occupazione istentanea di due 

inzze forti, tolte da due potenze fra loro 

nemiche, aveva costretto Ferdinando III 
e al re d'In. 






















ghilterra 
stendo sull'ingiustizia 


di Toscana, Ver ciò fino al pento di scam 
bievolmente convenire, che sarebbesì ef- 
fettuata l'evacuazione dei Francesi da Li- 
vorno nel giprno istesso che gl'Inglei 
avessero lasciato Portoferrajo. 
Infatti nel 16 aprile del 1797 questi 
dopo avere imbarcato provvisioni 
e artiglieria , posero alla vela dal porto, 
trattenendosi però nei paraggi dell'Isola 
dell’ Elba fintanto che non gli Ginnse sì 
curo riscontro dell'abbandono di Livor- 


Livo. 


truppe: 

Le insidie, le falce nocase, le violenze. 
contro la Toscana nelle raccontzie cose 
mom si rimasero; con-iuite che il popolo 
fedele al suo principe generosamente con- 
corteme a fornire tutto ciò che possibil 
‘mente feceva d’uopo per combinare la si- 
corezza pubblico e riperare alla deficien- 
ta del R.erario da straordina- 
rii merifizj. Tattociò riescì vano; e forse 
(anto amore, tenta fedeltà fa un rimpro- 
vero tacito ai domatori di falsa libertà; 
sicchè ognuno spaventato dai tristi e no 
merosi esempj aveva forte motivo da le- 
mere che l’opere tremende'e le soperchie- 
rie politiche goa fossero compiute. Si vo- 
Neva o per un verso o per l’altro sloggiare 
dalla ia de' Pitti il fratello dell'Im 
peratore Francesco; si voleva si ia 
re senza ostacolo sul pacifico popolo to- 
scuno; si voleva eclaliere dalle seulrale 
città e porto.franco di Livorno ogni bes- 
diera non francese. 

Non mancarono pretesti al direttorio 
per adonestare coteste mire, ed umo dei 
maggiori appigli fa quello di non avere 
il Granduca sapato impedire lo sberco di 
truppe napoletane a Livorno (nov. 1798), 
comecchè queste ben preso (i got 12799) 
sì Timbercissero dopo la sconfitta del loro 
grosso esercito nelle compegne edi Roma, federai 
€ il saccesivo arrivo a Pistoja di una di- 
visione francese destinata ad assalire la di- 
tislone napoletana sotto le mara di Livor- 
BO. Ad accrenere ri materia di lagnanza 
aggiungervi testo di segrete ade- 

sin del Grandis alla coslizione delle 
potenze armate Spies la Fravcia, e sotto 
tale aspetto si spiegavano Î preparativi 
guerrieri, con l'armamento delle milizie, 
che sotto il nome di Zande, l’editto gran- 
ducale dei 30 nov. 1798 comandò. 
. Si andava avvicinando le primavera 
del 1799, sorgeva l' alba del tristissimo 
25 marzo, quando si lesse il tacito 
doloroso addio dell'ottimo Ferdinando, il 
quale per colmo di sue virtà, beuchè co- 
stretto a lasciare gli amati sudditi, chie 
deva da questi in ricambio di amore e di 
gratitudine un rispettoso cuntegno verso 
Hi suoi nemici, che a lorme rmretta ino 
Appennino contaminare la bella e 
fin allora placida Toscana. 
Enirava in Firenze una divisione fran- 





IVO 


cese il & 25 di marzo, nel lempo che sv- 
vicinavasi alle porte di Livorno una bri- 
Gata della medesime nazione. 

Tueerò dei cento giorni (dal 25 marzo 
al 4 nglio 1299), nei 







eda 
eziandio solto silenzio i nee 
meno lacrimevoli 15 mesi che si cento 
tristi giorni suecederono (dal 5 lugl. 1799 
al 14 ott. 1f00), cioè, dalla insurrezione 
aretina alla ritirata dell' esercito austria. 
co dalla Toscana; ; svvegunché = 
essi troppo penoso lio a chi volesse 
scrivere la cronica di quell periodo, deve 
forse nou troverebbe altra materia da re- 
Gistrare se non che insulti 1,30 
resti arbitrarii, sentenze po 
liszioni d'ogni specie , contribazioni in- 
sopportabili, imprestiti gratuiti forsesi, 
commercio estero annientato, carestie de- 
solatrici, casse pubbliche sempre sperte e 
sempre da umeve'arpie divorate. 

8 altresì vero che durante l'occupazio- 
ne austriaca il porto di Livorno era di- 
venuto quasi l'unico emporio dei meri. 
facon: ‘varie cazioni, mentre i porti di 

ova edi Marsilia erano chiusi dai con- 
i. Tafatti il numero dei bastimenti 
mercantili, carichi di ogni sorta di pro 
duzioni, concorsero in questo tempoa Li- 









faroni sequestrati 
che da pasa quasi improvvisi gienge- 
vano (olt. 3800) a Livorno, nei tempo che 
tina divisione comandata da Dupoot oc- 
cupava senza ostacolo la capitale della To- 
seaua. In aumento di ciò ben altri danni 
più eravosi vennero a carico dei commer- 
cianti livornesi , sicchè farono essi cn 
stretti a somi trare in breve ora un 
imprestito forsoso di sopra 3oo,o00 fire 
per liberare dai sequestri le mercanzia 
presante nemiche, e gli imbarchi dei be 
stimenti. Quindi dovette Livorno fornire 
a titolo di contribuzione di guerra g0,000 
sacca di grano. — Ad oggetto di sanere tali 
tali lacghe ferite, di evitare un abisso mag- 
giore e di provvedere per quanto era po 
sibile all'interesse dei creditori, la Co- 








Livo 


manità di Livorno dovè andare incontro 
# un altro abisso più pericoloso, quello 
cinè d'imporre (16 e 19 nov. 1600) un 
tributo del a per cento sulle mercanzie 
provenieati di sopra mare, che si scarica- 
vano nel porto, o che transitavano 
terra dalla città, escluse le sole granaglie. 

Finalmente nel febbrajo del 1801 fa 
concluso a Luneville un trattato di pace, 


pel quale il grandacato di Toscana fu. 


eretto in regno, e dato in appannaggio 
#I0 infante di Spagna don Lodovico 
Borbone figlio del «luca di Parma, nipot 
« genero di Carlo IV re delle Spagne. — 
Una dello prime cure di questo nuovo re- 
gnante a favore di Livorno può contarsi 
il motuproprio dei 19 dic. 1801, meroò 
cai convertì in Camera la deputazione di 
commercio, composta di negozianti di di- 
verse nazioni, purchè essi fossero stabiliti 
da qualche tempo in Livorno: e ridusse 
all’uno per cento il diritto sulle mercan- 
zio provenienti di sopra mare. 

lel settembro del 1802, nella rada di 
Livorno ancorò una numerosa flotta spe- 
guuola, destinata a imbarcare il ro e la 
regina di Etruria per trasportarli a Bar. 
cellona, donde poi ritornarono per la sles- 
se traversa in Toscana innanzi che spi- 
rasse quell'anno. 

Fu peraltro troppo funesto a' Livorne 
si e al loro iraffico l’anno 1804, median- 
te la strage di cui fu cagione un basti 
mento che da Malaga portò quivi il germe 
contagioso della febbre gialla; e che as- 
sai danneggiò il paese al onta delle ml- 
sure prese fra il di a nov. del 1804, e il 
19 geun. del 1805, giorno in cui la re- 
gina reggente per suo figlio emanò l'or- 
dine dello scioglimento del cordone sani- 
tario, quantunque la guarnigione france- 
se fosse di gi tornata ad occupare le 











fortificazioni di Livorno. 


vvedimenti sa- 
ue mesi dal- 
febbre gialla, re- 
stando quasi tutti fra l'incertezza, l'erro- 
re e l''inazione; nel qual frattempo, a pro- 
porzione che lc comunicazioni crescera- 
no, aumentava cl estendevasi il morbo, 
il quale nel suo colmo uccise fino a 40 € 
Sa persone in un giorno. 

Ma dacchè l'interna polizia valida- 
mente si oppose per combattere e spegne- 
re quel fuoco micidiale, cioè dal 12 no- 

vot 


















Livo 749 
vetbre 1804, giorno in cni fu aperto lo 
spetalo provvisorio di S. Jacopo, sino al 

19 del susseguente mese di gennajo, 
fn cui fa levato il cordone sanitario per 
la terraferma, non vi rimase vittima nep- 





e pure la terza parte în confronto di quella 


perita nei due mesi antecedenti : e tutto 
compatando fino dai primi inosservati 
momenti dello sviluppo det morbo in Li- 
vorno e nei suoi subborghi, vale a dire, in 
una popolazione di sopra 50,000 abitanti, 
non morirono di centagio più che 1500 


* La storia medica non dimenticò di tra- 
mani alla posterità, che questa malat- 
tia esotica per l'Europa fu portata in Li- 
vorno per parziale inosservanza delle re- 
gole sanitarie, allorchè si volle dal gn- 
verno Borbonico togliere l’abituale contu- 
macia prescritta alle provenienze di Spa- 
gna ove la febbre gialla all’improvriso 


he titubanze, e contradizio- 
ni dei medici, come sempro avvi 
casi, spesso fatali a chi pubblica 
con franco giudizio una funesta verità, 
fa con formale processo riconosciuto, e 
dimostrato qual fosse stato il naviglio che 
fimportò a Livorno questo contagio; avu- 
tane la confessione, morendo, dal capi- 
tano stesso che lo comandava. 

Verificossi che da alcuni marinari del 
iscesi in terra, tal 
nei soli punti e nelle 
rono (in pescheria 
‘a vento). Fu provato 
che alcuni oggetti levati da bordo, e luo 
dei nostri calafati, che entrarono i primi 
in quel bastimento, porlarono il conta- 
gio tropico in altre parti della città, dove 
certamente nascere non poteva neppor 
l'idea d'insalubrità e di nettezza 
di case, nò sospettare che ro troppo 
anguste e poco ventilate, come nella gran 
piazza di Livorno: prova evidente, d 
col celebre dottor Palloni, checchè mi 


























ri 
lubre, può svilupparsi la febbre gialla, o 
altro male ‘contagioso, ove qualche ma- 


* rinaro ammalato, o delle merci contagiate 


vi siano depositate. — 
E se.esso incomincia per lo più nelle 
strade e nelle case prossinie al porto, assai 
95 





marinari sharcati, ed alla maggior facilità 
delle loro comunicazioni col mare; giac- 
«hè senza aver alla fatto per variare le 





lattia terminò quasi per incanto appena 
gl’infermi furono separati dai sani, iso- 
Isodo i più aggravati elle loro abilazio- 


mi, e trasportando gli altri in uno spedale 
espressamente situato lungi dall'abitato 


mare: finalmente sporgando 
ite e portando in Lazzeretto 
tetti gli oggetti e mobilie suscettibili di 
contagio. 

Dopo 1 tanto flagello, che decimò la po- 
polazione di Livoroo, e che quasi anni- 
suo commercio, non vi furono 
post giorni sereni, avvegnachè era per 
volgere al suo termine l'anno 1809, quan 
dora tavasi nel mondo politico l'ul- 
tima scena del giovane morente regno di 
Etruria da chì con eguale indifferenza 
creava repubbliche u. nome, sa va 
troni e scellri appareoti, e quindi appro- 
prisvasi vecchie e nuove corone. 

Veniva a prender possesso del regno 
d' Etruria a nome di Napoleone il gene- 
rale Reille, rimpiazzato poco dopo da 
Menou, capo di una giunta straordinaria, 
che aveva l'incarico di ridurre la To- 
scana a regime francese, e di farne tre 
nuori dipartimenti pel grande Impero. 
Allora la città di Livorno,a preferenza di 
Pisa, fa dichiarata capo-luogo di una di 
essi col nome di dipartimento del Mediter- 

raneo. Da indi io poi mairie, giandarme 
rie, leggi, tribunali, demanio, diritti ria- 
miti, contribazioni fondiarie, di porte e fi- 
mestre, personali, patenti ec., tutto fu mon- 
tato sul piede francese. Lasciavasi ai To. 
scani fra i pochi privilegi quello onore 
vole e siogolare di potere usare negli atti 
pobblici della lingua nazionale in con- 
correnza con la lingua conquistatrice. 
Pertanto la giunta francese non trascu- 
rava ogni via per eccitare i Toscani all’in- 
dustria, e aumentare il loro commercio in- 
terno, giacchè quello di importazione ed 
esportazione all'estero nel porto di Li. 
vorno era ridotto quasi a nulla, — Si ten- 
tè d' introdurre nelle Maremme la col 
vazione del cotone; si propagò in Val.Ti 
herina e in altre parti la sementa del gua- 
do; si permise a cerie condizioni la pian- 









































LIVvVO 


tagione del tabacco; farono incoraggiti i DI 
proprietarj di armenti a migliorare le la- 
ne; solleticaroosi con premii ed emule 
zioni le manifatture toscane per estendere 
il commercio dei berretti di Prato, dei 
cappelli di paglia di Firenze, degli ala- 
bastri lavorati di Volterra, delle fabbri- 
che di corallo di Livorno. — Fu doman. 
data grazia al sommo imperaute, affinchè 

rmettesse le tratte delle sete nostrali da 

ivoruo per mantenere viva in Toscana 
la fabbricazione dei drappi e la coltiva- 
zione dei gelsi. 

Fu contemplata poi dagli adulatori 
come ana distiazione segnalata verso di 
noi, quando Napoleone, nell’atto di resti. 
tuire alla Toscana il nome, non l’esistea- 
za politica di granducato, nominò a que 
ata nuora gran 5 dignità dell'Impero la 
toa sorella Élixs, già principessa di Lucca 
e di Piombino. 

Per tal guisa la miseria del 
veniva abbagliata dallo splendore di una 
elegantissima corte, da ampollosi titoli, 
da imponenti parate ed esercizj milita 

Frattanto si avvicinava a gran passi i 
tempo in cui parve che nulla più resi 
stesse alla volontà dell'uomo straordina- 
rio. Solamente gl Inglesi fra tante poten 
20 abbattute, fra tante battaglie ordinate 
e vinte, soli essi ricusavano ancora di 
porgere incensi all'ara dell'altissimo e 
potentissimo Imperatore; el î porti del- 
l'Europa napoleonica trovavausi chiasi 
al sno commercio dai numerosi navigli 
della Gran Brettagna. In conseguenza di 
ciò Livorno, dopo essere stato spogl 
di merci e di denaro, restò per più anni 
deserto di bastimenti mercantili e prito 
di quel traffico, da cui avera ricevuto 
tanta vita e prosperità. 

Inebriata la Francia, abbattuta la Ger- 
doma l'Ualia, sembrava strano 
tore di tanta parle di Europa che 
i1 fiero Spagnuolo ed il superbo Tnglese 
gli amareggiassero sì gloriosi trionfi. 

Ma già i fati del gran capitano erano 
giunti al suo apogèo; già la capricciosa 
fortuna lo rovesciava dall'altissimzo seggio. 
e ciò all'istante in cui egli medilava di. 
latare il suo dominio dalle coceuti arene 
Gaditane fino al mar Caspio e alle deserte 
regioni della Moscova, 

Era segnato nei destini, che nel selica- 
trione dell'Europa perissero le speranze 























Livo 

di Napoleone, che colh si cambiassero le 
sorti del mondo, colà dove il sarmmato gelo 
intirizai, assiderò, spense în pochi giorni 
va certo numerosi sein il più bel fio- 
redella parte iù culta e più 
bella dell” Padani n esercito pace di 
vincere gli womini, non mai di vincere 
il cielo, 

All'annunzio sussarrato di tanto fl. 
gello i popoli da ogni lato insorgevano, 
i fautori , gli stessi amici di Napoleone 

ti, comnosi, intimoriti pie 
erano i loro animi a salvare le accumu- 











vacchino Mi e quando, vedute le cose di 
Russia, e poi quelle di Germania andare 
in fascio,egli si voltò ella corte di Vien- 
sa, sperando in tal modo di assicurare 
esa la disgrazia di Nepoleone quel real 
seggio che la buona fortuna di Napoleone 
avevagli apportato. 

Infine il re Giovacchino, fermati i suoi 
casi con l'Imperatore Francesco, si obbli- 
gò di lar operare l'armi napoletane di 
concerto con quelle impe e con le 
trappe che andavano raccogliendo gl Iu- 
glesi per te. tare l'alta Îtalia.—Iufatti 
poco innanzi che Murat spingesse le sue 
teati sino al Taro per misurarsi contro l'e- 
sercito del principe Eugenio, compariva 
alla vista dì Livoruo una flotta brittao- 
nica convogliata da qualche migliajo di 
soldati, da seducenti proclami, da ban- 
diereesprimenti în parole, /ndipendenza 
saliana, e porianti impresse due mani 
Giunte, con l'idea di annunziare e LÌ 
credere nei nuovi conquistatori solida a- 
€ sincera fratellanza. 
ni al pari, se non più degli 
I i, scotti da ripetuti eserpj di 
li allettative, non si fidarono né del 
variabile re Giovacchino, nè del poco 
generoso lord Bentink. 

Era sul terminare dell'anno1813 quan- 
do un migliujo di truppe colletlizie sbar- 
ca alla spiagi Viareggio per muo- 
vere verso Lucca e Livorno, nel tempo 
che Bentink, veleggiando con i suoi va- 
relli da guerra davanti a quel littorale, 
aspettava che il popolo cooperasse al suo 
scopo. Non molto dopo, entrarono in Fi- 
renze i soldati napoletani, una parte dei 
quali nel.di 18 di febb. 1814 occupò sen- 






































LiIvO 751 
1a ostacolo la città di Livorno, e due gior- 
ni 
del 









fortezza dalla 
Comunque andasse, fatto è che per Li 
analagevoli vie si liberò la Toscana 
dominio più odiato che dispotico; si li- 
berò Livorno da un blocco troppo lungo 
sua fortuna rovinoso; si liberò 
cià mente e maestra di Europa, 
dallo strazio, dal vilipendio, del timore 
di un polente conquistatore, che tripar- 
titala fra l'impero gallico, il regno italico 
ed il siculo, a suo arbitrio, solo per am- 











i maestrarla, per felicitarla, qual inesperta 


pupilla la dirigeva, la comandava. 

Così la più bella parte della nostra 
Penisola dopo una varia luttuosa catastro- 
fe di tre lustri, dopo fortunosi eventi non 
previsti nè da prevedersi dalla politica 
più recondita, e dalle menti più perspi 

i al lungo desideriv 
si ricompose al pacifico regime del suo be- 
namato Ferdinando; sicchè ad un'osti- 
nata sanguinosissima guerra terrestre e 
marittima succedendo giorni di calma e 
di serenità, Livoroo vide aprirsi dvauti 
ed ampliare latamente gli sbocchi per of- 
frire varie immense e durevoli risorse al 
suo commercio. 

Fra le prime misare governative di 
Ferdinando JII, dopo il suo ritorno al 
trono avito, essenzialissima per i nego- 
sianti livornesi fu quella detluta dal ino- 
tuproprio dei 13 ottobre 1814 , allorché 
il tribunale di commercio, stato eretto 
in Livorno sotto il governo napoleonico, 
fu rimpiazzato dal magistrato civile e 
consolare, traslatatovi da Pisa, dove sino 
dai tempi della repubblica era stabilito. 

Devesi a Ferdinando III l'attivazione 
del regolaraento della comera di commer- 
cio di Livorno, ordinata con editto degli 
8 aprile 1815; siccome è opera dello stesso 
Granduca (7 aprile 1818) l'istituzione 
di due commissari di polizia in quella 
piazza, ano per l'interno e l’altro. per i 
popolosi subborghi della città. 

ina prova solenne della premura di 
quel sovrano nel favorire e proteggere il 
traffico di Livorno fu quella di esente. 
re nel 1823 con apposito motaproprio le 
merci venute di sopra mare, che si rispe- 
divano per terra all'estero, dal diritto dell’ 
uno per cento,— Frutto della sisuuificen- 
ta sua è pure uno dei più eleganti, te nos 































72 LIVO 
più comodi edifizii moderni chè adorna- 
no Livorno, voglio dire la fabbrica mar- 
morea dell'ufizio di sanità che fu alzato 
sull'ingresso del molo alla bocca del porto. 
Finalmevte Livorno da lungo tempo 
scaregginote di buone fonti e di acque 
salubri deve a Ferdinando III l'immen- 
20 benefizio di possedere una copiosa quan. 
tità di acque pereuni (circa 18,000 barili 
per giorno) che divise in diversi getti fra 
Lera Spal quo in tutte le pietzo, enei 
pali quadrivi della città. Avvegna» 
chè, se la cità di Livorno fu provreduta 
nella sua zione di una suffi- 
ciente quantità di acqua per gl'indis) 
sabili di della vita, mediante le pulbli» 
che cisterne e le sorgenti tartarose di Li- 
mone che vengono per i condotti vecchi 
sino alla città, ora non erano più queste 
nè quelle bastanti 
più numerosa popo! 
Farono esaminate le sorgenti migliori 
e più copiose dei monti livornesi, e fu 
ppreseutato al governo, che le sorgenti 
di Popogna gettavano a ragione di barili 
156 l'ora, e quelle di Colognole nei mesi 
di maggiore arsura fornivano 400 bari- 
li per ora. Col motuproprio del dì 7 no- 
vembre 1992 Ferdinando III ordinò la 
costruzione del nuovo acquedotto di Li- 
vorno, affidandoue l'esecuzione al R. in 
gegnere ( Giuseppe Salvetti; e con altro mo- 
teproprio degli 11 nov. 1797 furono date 
ulteriori disposizioni per la continuazio- 


























ne degli acquedotti di Colognole che cam- 
minavano circa 11 miglia, e pei quali era- 
mo spesi scudi la melk ® carico 


del R. erario e l'altra metà a carico del- 
la comunità di Livorno. — Zed. l'Art, 
Comonrra pi Livozzo, 


Luvoaxo sorto LEOPOLDO II 
FRLICEMENTE REGNANTE. 





Eccoci giunti all’epoca più brillaute, 
sì raomento più fortunato che la città 
Livorno offra alla storia dopo la sua pri- 
ma fondazione, 


fonti e piazze, se tatto ciò quasi pe 
canto sul finire del secolo XVI dal Grau- 
duca Ferdinando I si ordioò e restò vi- 


LIVO 


venle lui presso che compito, non recherà 
ai posteri minor ubi a uando s- 
pranno la con la quale Lauro 
50 II medilò, decretò nuove cose, e come 
tosto incoragrì migliaja di operaj, intenti 
a fur sorgere intorno a Li vorno un nuovo 
cerchio di mura della periferia di circa 
iglia, ana più comoda e e pi 
grandiosa dare Lod in pavicelli, ampi 
iazze, lu stra: osi passeggi, 
Porte, de dogane, saperdi edifizj sacri 
e Fasi ruisa che bellezza, prontezza 
€ comodità si Sitiero scambievolmente la 
mano per far nascere a contatto della veo 
chia una nuova città. 
Oltre a ciò non è cosa meno degna di 
essere tramandata alla posterità, che come 
il Granduca Ferdinando L, mentre (ab- 















di chi vi perni all'oppsto l'Augusto 
Leopoldo IT, dopo compite tante opere 
portentose, quella legge stessa la voluto 
abolire, ntuchè nella sua bella e illustre 
città marittima non venisse, come a de- 
turparla, gente vagabonda el itmurale. 
Taoto cangiossi in meglio e progredì cul 
pubblico costume la moderna 

Fra le prime benifiche disposizioni da 











Leorocso Îl onlinate a favore dei Livon 
nesi fuvvi quella di compire la volontà 
del suo benamato Genitore, allorchè iu 












dei possessi fondiari, dichiarò di portare 
a carico del governo il pagamento del de- 
bito creato dalla comunità di Li vorno per 


ni del 1825 furono posti all 
spetti vamente aggiudicati tanti stabili e 
rtinenza del R. erario, per la 
270,000, da pagarsi in tante 
azioni di quei creditori. 

Già la Popolazione di Livorno, aumen. 
Aata di un terzo nel breve periodo di sv 
avni, trahoccava da ogni parte fuori del- 
le mura i de 













Livorno, ed i subborghi 
Cappuecini e di Acquaviva fabbricati dal 
Granduca Francesco II, quello amplissimo 
e popolatissimo del borgo Reale cresciuto 
solto l'immortale Avo del Granduca re 
guante, crano tutti pieni di popolo e di 

Ilorchè in mezzo a sì care memo- 
lavanti alla più elevata, più; ridente 
e più salubre pianura, Leorocvo II decre 








Livo 


Gava; nel s8 nov. 1828, nuove opere edi- 
fiestvrie grandiose e regolari, nuota porta 





nuoltrare dovevasi 

della città per il uascente subborgo della 
porta nuova di $. Leopoldo, quando si 
pubblicava l'ordine sovrano dei 31 ot- 
tubre 1829 per alienare circa 15,000 brac- 
cia quadre di terreno rasenie gli antichi 
spalti del Casone 0 di S. Cosimo, spet. 
tanti al dipariimento delle -RR. (abbri- 
che, del valore di 84418 lire toscane. 

Noa dirò dell istantaneo acquisto di 
tali fondi, noa dirò della metamorti 















ri dei 
tura degli orti, e che 
convertita in uno dei 
glio fabbricati quartieri; dirò bensì che 
fa celerità, con lu quale tanti e così paghi 
edifizj sono stati innalzati e compi 
tale da dovere sorprendere chiunque î 
quatte” anni non vide, e che ora torni 
irò che lanta ope- 
i fabbricaro, aven- 














‘commerciale fissò sempre poi 
le vigili cure del Priucipe. Quindi caloo- 
lando Egli il bene che doveva produrre 
al commercio di Livorno in particolare, 
ed alla Toscana io generale, lu magnani- 
ma idea di concelcre una piena ed asso- 
Tata franchigi 
dere i privilegi di portofranco a tanta 
e sì bella parte di Livorno situata fuori 
delle antiche, e giù troppo anguste mura 
tirbane ; e convinl», che tale suo prorve- 
dimento dovesse elicacemente coutribuire 
ad accrescere con le industrie nazionali 
il commercio locale, emanò il memorando 
moteproprio dei 33 luglio1834, che fu per 
i Livornesi il fausto anvuuzio di un’ Era 
novella. Imperucché con quella legge ve- 
mivano tolti di mezzo i diritti di stal- 
lggio, quelli dell' uno per cento sulle 
merci, le tasse dei mezzani, sui caflettie- 
ri, locandieri, osti, ec, e fu levato I one 

re di servirsi dei pubblici pesatori. Nel 
tempo che tutti questi aggravj, questi osta- 
coli si andavano ad abolire, lo stesso Le- 
gislatore aununziava, che ben presto i nu- 
merosi abitauti dei subborghi, sino allora 
contemplati come alfalto staccati da quelli 














i bero parificati ed amalgamati coi 


LIVO 7535 


della olttt, avrebbero partceipato delle 
franchigie di quel porto-franco, e cereb 









ciasse il fabbricato dei tre gra 
borghi della città (dei Cappuccini , del 
Borgo Reale, e del Casone); e che tutte 
queste operazioni si sarebbero eseguite a 
carico del R erario. 

A ciò si aggionga l'indennità che il 
governo ‘3 impegnava di dare ai possi- 
deuti dei campi, dei giardini, degli orti, 
per i quali dovevano attraversare le desi» 
goate mura, gui fossi ed il pomerio 
della città. 

Da un calcolo approssimativo, fatto allo 
spirare del 1826, resultò, che il valore 












i delle merci importate in detto anno a Li- 


‘vorno, e conseguenlemente sottoposte al pa: 

gamento dei dazj, che toglievasi dalla legge 
del 23 lug.1834, ammontarono a 6,000,000 
di pezze da olto reali, pari a 34,500,000 
lire toscane. Sulla qual somma la dogana 
avrebbe dovuto percepire per stallaggio 
e diritto dell'uno per cento, coerispoa- 
denti cumulativamente al 3° per ceuto, 














pe- la somma di. ........L.1,035,00 
Per diritti dei pesatori ec. . » 165,000 
Toiale dei di condonati. L. 1,200,000 





A compensare il R. erario di tanto sa- 
erifizio, veniva dall'altra perte il dazio 
consumo da pagarsi dalla numerosa popo» 
lazione di circa 35,000 abitanti dei sub- 
borghi che restavano inclusi nel 
imetro della città. Aggiungev 
di lire 300,000 annue repartibi 

» che la Camera del Commercio 
cava a pagare per le generose fran- 
finalmente |° 
mento della tariffa sopra i cereali esteri da 
introdursi in Toscana, o che fossero per 
attraversare il iereitorio del Granducato. 

Oltre a ciò importava anche riflettere 
al maggiore incasso doganale che doveva 
accadere, dopo che per tali provvedimenti 
restavano precluse molte vie e tolti i mex- 
zi a tanta gente, la quale da lunga mano 
cera abituata re di contenbbando a 
scapito del R. erario, a grave nocumento 
degli onesti negozianti, e a somma ver- 
gogna della pubblica morale. 

Inoltre avendo S. A. L e R, rivolto le 
sue cure al miglioramento dei sistemi sa- 



















756 LIVO 


vitarj, asl pensiero di mitigar le spese del- 
le quaraniene, e il tempo delle contuma- 
cie, con lostesso motuproprio del 23 luglio 
ordinò la redazione di una nuova tubella 
per la contumacia delle ‘mercanzie, E per 
rendere proporzionata ai valori correnti 
delle merci anche la lussa dei diritti di 
purga da percipeni nei tre diversi Lar 
zeretti di Livorno, fu comandata nel iem- 
po stesso la compilazione di una lari 
più confacente sopra tali diritti da do- 
versi rinnovare ogni anao, 

Per taute elargità che ouoreranno sem- 
pre mai la munificenza dell'Augusto Prin. 
cipe e la sapienza del suo governo, per 
tanla prontezza di numerose ed impor. 
tantissime disposizioni Leodenti tutte al 
“agevolare le transazioni commerciali , ed 
a sospiugere di bene în meglio la 
rità di Livorno, la Camera di Commercio 
di questa stessa città lle con cl 
neficenza verso la clase degli 
dimostrare il giubilo che riseni 
generose concessioni. È però, appena di 
vulgato l'editto del lugl. 1834, essa per 
collegiale determinazione decise di pre- 
Jerare lire 700 dai fondi destinati per le 
spe-e impreviste, e inolire si esibì di sc 
celtare quelle offerte, che per spontanee 
sottoscrizioni venissero fatte dai nego- 
zianti, per des ‘narne 
l’istesso scopo 
spontaneità 
in meno di sei giori 
Leuelizio dei poveri ammontarouo a circa 
mille scadi. 

Allo studio importantissimo dlel modo 
il più opportuno per recingere il nuovo 
porto-franco di Livorno, prese parte l'ot- 
timo Principe che ne governa, recandosi 
più volte in 0a a visitare i luoghi, 
sui quali erano stati segnati i progetti 
dei diversi perimetri di questa grand'o- 
pera, la direzione della quale venne af- 
fidata al commendatore Alessandro Ma- 
netti direttore del Corpo degl’ ingegneri 
€ del bonificamento idraulico delle Ma- 























remme. 

Dovevasi alla città lasciare proporzio- 
nata ampiezza anche sulla fondala speran- 
za dei futuri incrementi, circondarla con 
un perimetro regolare, avere il maggior 
possibile rispetto per le proprietà, man- 
Venere le comunicazioni di Lerra e d'ac- 
que csistenti fra la campagna e i sabbor- 












Livo 


ghi, i quali tutti dovevano includere, 
tranne il più lontano della città, quello 
di S. Jacopo d'Aauariva.— Fed. Comos- 





ri ni Levonso, Cerchi diversi della città. 

Era già condotto a termine nel breve 
periodo di due anni, non ustante le tri- 
ste vicende frappostesi , il lavoro del più 






Molsproprio del 7 mari 
che fossero aperte per l'imminente apri- 
le le nuove barriere. 

Menire da oa lato cresceva di edifizi e 
di spazio Livorno, dall" 
vedeva sd uno fra i magg 
lu popolazione, alla lonificazione cioè del- 
In Paduletta fuori di Porta S. Marco, fo- 
mite inesausto di esalazioni perniciose, e 
aumentavano le opere dei nuovi acque. 
dotti per fornire ‘di fonti tutto l'ampi 
recinto della ciuà. Già si , che sal 























i declinaredelsecolo XVIII Ferdinando I 


faceva por mano dal R. ingegnere Salvetti 
agliacquedoiti dî Cologuole, e di la pure 
derivano divorse fonti di quelle acque 


torno. Dopo molti 
ripresa la grandiosa opera dal R. inpe- 
gnere attuale, cav. Pocci +» nè mollo 
tempo andrà, che ultimati desiderati la- 

si vedranno fluire tutte le sorgenti 
le nel magnifico e sorprenden- 
10 del gran Cisteraone, onde far- 
una regolare e perenne distri. 
buzione in tutte le parti della città e por- 
do franco. 

Erano inoltre con tanti accrescimenti 
rimaste insufficienti ai bisogni della popo 
lazione le poche e nou mollo vaste chiese 
di Livorno; laonde per provvedere al 
servizio tuale, fu dal religioso Pria- 
cipe nel di 22 giugno del 1836 segnato 
moluproprio, col quale venne dispo- 
sto, affinchè venissero edificate deniro Li- 
vorno qualtro nuove chiese, compresa la 
maggiore, altualmente in costruzione a 
levante della ci € che lutte queste, 
come quella dei Cappurcini, di S. Bene 
detto e dei SS. Pietro e Panlo, dovessero 
erigersi in parrocchie auulule. 

Sonoaccessori all’increento in tal pui- 
32 dato all’attuile cerchio di questa città 
marittima molte altre opere edificatorie, 
fra le quali la piazza e passeggio di Sì 
Benedetto, e quello più lontano dell'An 



























LIVvO 


denza. — Entrano, nel numero delle so- 
praccennate, varie imprese della Comu- 
nità, il pelazzo del Goveruatore, le nuove 
strade foguate, lastricate e illuminate; 
mentre ai prì 
sii ne archi 
gaati abitazioni , che quasi per incanto 
da una stagione all'altra si veggono sor- 
gere dai fondamenti , ubbellirsi, e, senza 













riposo nè scrupolo da 
persone tosto abitarsi. 

Finalmente l' istituzione recente della 
Banca di Sconto (25 gennaio 1837), è 
divenuta per sua natura la moderatrice 
dei scontisti, nel tempo che giova mol- 
tissimo al maggior disbrigo degli affari 
commerciali, e all'onore della fede mer- 
cantile. 





XHovimento della popolazione di Lironro dentro le antiche mura, a tre epoche 
diverse, divisa per famiglie, esclusi i forestieri e la popolazione avveatizia 
del Pi 


orto. 





Conusacio pi Livorno oro L'asotizione 
DEI DAZI, 


Economisti , calcolatori, negozianti, 
dotti ed eruditi scrissero, predissero, sen- 
tenziarono, chi prò , chi contra la fortu- 
na commerciale di Livorno, e certo al 
dire degli uni e degli altri non mancava 
materi: icchè se da un lato i primi 
preconizzavano Livorno, în grazia delle 
larghe franchigie, in virtù della geogra- 
fica posizione 0 per effetto delle molte ed 
importanti cose in poco tempo fatte, de- 
slinata a diventare, se non lo è, il primo 
porto d'Italia; al contrario i secondi, con- 
templando e protestando di possedere una 
conoscenza intima della pubblica econo- 
mia, predicevano dello stesso porto-franco 
meno lusinghiere speranze. 

Era fra quest'ultimi l'anonimo autore 
di ua elaborato articolo snl Commercio 
di Livorno, stato inserito negli Avnali 
universali di Statistica a Milano nell’ ul 
timo mese dell'anno 1837. ( Vol. 54 pag. 
350 e segg. ) " 

Vero è, che quando nascono controrer- 
sie, sopra circostanze complicate, come 
quelle che costituiscono il commercio di 

















ipotetici, coi quali non fia difficile poter 
scendere a conclusioni tanto in favore, 
come in disfavore del quesito che ognu. 
na delle due parti opinanti cendosi, 
quello cioè: Se il commercio di Livorno 
sia in via di accrescimento o di deperi- 
mento? — Quesito «i a risolversi 
modo, se non positivo, almeno persuasivo; 
poiché chi sostiene la prima opi 
sentirà rinfacciare i tempi passa 
produce la seconda non vorrà tener esalto 
conto della posizione attuale delle cose 
commerciali di questo nostro emporio. 











258, quando il go- 
interpelli 





spondere conscienziosamente a vari que- 
siti; fra i quali eravi quello di accenna- 
re le cagioni della decadenza del com- 
mercio marittimo di Livorno e il m 








iche o politiche imprevi- 
ste, Livorno andò quasi progressivamente 

rosperando în popolazione, in ricchezza, 
in attività commerciale. 








756 LIvO 


Nel 1958 i negozianti livornesi trema: 
vano per le franchigie state concesse ai 
porti di Nizza, di Civitavecchia, di Na- 
poli e di Ancona ; adesso si trema por il 
deviato commercio di deposito e di com- 
missione, I° ‘unico lucro che dava da vivere 
a Livorno 80 anni fa.— (Fed. una Me 
moria dei Megosianti Olandesi stabi 








în Licorno posta tra i MSS, della Riblio- 
teca Marucelliana. A.CCXX. 23 ) 

Debbo qui esprimere la mia ricono: 
cl 


scenza al sig. Console C. 4. Dall 
figura fra i negozianti più sperimen 
"di Livorno, ed al si 
Direttore della Banca di Sconto di detta 
città, i quali si sono compiaciuti rispon- 
dere a varii miei quesiti, e comunicar- 
mi diversi apponti di statistica interes 
sul commercio attuale di quella 
istessa piazz 
Certamente si fa un tempo” "(riipon- 
proposto quesito) in cui 

si operavano da pochi e 


quasi ni briga. Ogni anno, per e- 
sempio, nelle debile stagi venivano gli 
ordini dal Nord per i prodotti del Levan- 































generi richiesti. I mezsani di 
mercanzie ne facevano la repartizione fra 
le diverse case esportatrici, 1 messani di 
caricazione assegnavano nd ognuna il po- 
in guisa che 
vendita, compra, spedizione, lutto si e- 
seguiva nella santa pace del monopoli 
Così andavano allora le facende; ma quei 
tempi passarono e non si rividero più. 
Venne altra epoca ; la guerra desolava 
l'Eoropa, e pochi erano i luoghi privile- 
giati che fossero rispettati da questo fl 
gello; Livorno era uno di questi, ed ivi 
affollavano le novi americane con i loro 
carichi. Le case di commercio in quel 
ramo di affari poterono contare alla loro 














soli specalatori 
sono più. — Furono hei momenti per po- 


..00+, Quei tempi non 


guitati peraltro da lunga e crudele 
one per l'intiera città, Chi potreh- 
rarne il ritorno? 

Dacchè alle spaventose guerre desola- 
trici, alle imaravi battaglie di cen- 
tomila combattenti, alle grandi commo- 
zioni politiche soltentrarono giorni più 
















Eduardo Mayer 


i sè, non vale csa meglio tell 


LIVO 
tranqi în coi gli studii delle scien. 
ze, gli esperimenti: dell'indostria, i cal- 
coli del commercio poterono riprendere 
il loro posto, anche Livorno svelò tra le 
città d’Italia tale movimento materiale, 
morale, manifattariero e commerciale da 
sorprendere non sola Î' economista e il 





calcolatore, ma il filomfo e chiunque al. 
tro seta nell'animo il pregio del pro 
gresso, sicchè ognono di essi dovrà alla 6- 
ne dei conti coucluilere, che di tutti quei 








i prodotti; saranno anche, sc si vuole, 
più incerti gli allari; le comunicazioni 
dirette fra le diverse contrade ilel mondo 
avranno tolto a Livorno il privilegi 
esser piazza di deposito; ed oltre a ciò 





i 
ranno, e sono «li fatto diverse da quelle 
di una volta, quando le cose camminava. 
no da sé. Oggi periauto governo e com- 
mercianti debbono stare all'erta per ri 
rare cautamente e solidamente gl 
di un fiume che faltosi gonfio minaccia 
di deviare dal suo letto per mille canali. 
circostanze fortuite fa vorisco- 
i mare; conviene gareggiare 
con i porti rivali, e attirare a sè quel 
maggior traffico possibile, mediante fran- 

meroè delle 














gi 

per non andare a rise 
seri il giorno dopo.Ogi Ve aver pre- 
cente la massima della più ricca cam mer- 
cantile della Rep. Senese (la casa Salim- 
heni), che portava per insegna della sua 
fortuna questo motto: 7a sos posWrs. 
Che se l' attività dell’ unmo è quella che 
adesso vien chiamata a far hell: 


di svegliarsi mi- 




















dei trambusti poli 


inottici che si ponge 
no in calce al presente artionlo. 

La posizione peografica di Livorno è 
senza dubbio fra le più felici e favore 
voli «lel nostro Mediterraneo, perchè a 

ta più centrale delle coste 
ne, ed anche perchè harti costà tal 





LIVO 


<i generi di esportazione, che molte mevi 
estere, dopo avere scaricato ia altri porti, 
Bone spesso venzono a Livorno in zeror- 
re per prendervi mercamie da 
im patria. Che se per il passato molli na- 
vigli scansavano questa piazza per i ca- 
richi d'importazione, sal riflesso di noe 
soggiscere ai dazii ed alle vistose spese 
delle langhe quaraniene, adesto che an 
provido governo ha tolto i primi e mo- 
E nate I seconde, è ben ragionevole il 
che le navi mercantili siano per 
tri, nel 











mai più riprodurre in Livorno, meno 

per imprevisle e passeggere cause poli 
Coco quella grande estensione com' era 
mei tempi passati, quando infondera lata 
vita e moto a quel mercato; non ne con- 
segue perciò, che il suo traffico debba an- 
dare decrescendo nella guisa che si pre- 
vedeva dall'autore dell'articolo poco so- 
pra citato. 

Ammesso anche per vero, che le comu- 
nicazioni dirette tra i paesi di produzio- 
pe e quelli di consumazione vadano sem- 
pre più prendendo piede, non per que- 
sio un tal fatto pertica estendersi al di 
i suoi gi iti; dovendosi riflet- 
si da wu simile siste 
ma nun si ricaverebberoi vantaggi cheal 
primo aspettosembrar potessero tali quali 
si desiderano; avtegnachè non sarebbe 
difficile dimonrare, che spesse volle ciò 
risulta a dauno degli stessi «peculatori, 
esempio. Dacchè 














prezzo 
quello del tempo in cui 
quegl'isolani mandavano lo stesso pro- 
dollo a vendere per loro conto a Trieste, 













re per poga 
ne spediscono di quelle molto al di la ia 
consuma delle Isole stesse; in guisa che, 
© ne resta incagliata la vendita, oppure 
eltremodo avvilito il prezzo. 
La stessa cos accade quando si voglion 
mn 


LIVO 357 


per esempio, 
Norvegia, le aringhe dell'Olanda, 





gli abeti di Moscoria ec. possono essere 
generi di consumo nella Grecia, non sa- 
prei qual prodotto ellenico fosse conve. 
necole per un carico di ritorno al Nord; 

ed in conseguenza, o bisogna che i nari- 
gli che portarono simili merci ripariano 
d la Grecia vaoti, 





utilissime al commercio certe stazioni di 
mercato, certi porti di deposii Ù 
dio, onde facilitare le operazioni 
i paesi e non kanno generi al 
talchè rendesi moralmente 
impossibile di supplire direttamen- 
te con vantaggio ai bisogni diogni peese. 
Senza dubbio per gli arti 
palie le 


a lungo andare il commerci: 
luogodi produzione a quello di cossume 
deve riescire più vantaggioso di quello 
indiretto; ma anche un 
soggelto a delle eccezioni 
che imprende a fornire di cafe zucchero 
il mercato di Naupha, o di Atene, spesse 
volte ne ricaverebbe miglior costratto ve: 
si fermasse a Livorno. Im) MEELII 
bisogni di quelle parti fosse stato supplito 
da qualeano che lo precedò, l'arrivo di un 
nuovo carico deve produrre tale depres- 
sione in quel mercato da non a Con 
frouto coa le vicende del mercato di Li- 
voruo; nel quale, essendo solito trovar: 
un coutinno deposito di generi colouiali, 

alcuni carichi più o meno non 
materialmente sul prezzo della 
mercanzia che vi si porta. 

Chè più; dev entrare sempre nei cal- 
coli del capitano americano che viene 
con le sue merci nel Mediterraneo, non 
sola la vendita delle proprie derrate, ma 
anche la compra di quelle che dovrà ri- 
portare nell'Oceano, € bene spesso fisserà. 
secondo lo stato del mercato, fo scope 
imcipale della sua speculazione. Im si- 
milî casi egli preferirà molte volte il por- 
to di Livorso a quello di Trieste, uoa- 
ostante lo sfogo maggiore che bai que 

























758 LIvO 


st'altimo Avvegnachè la posizione geo 
grafica di Livorno assicura maggiormen- 
fe al mercante americano il buon esito 
della sua impresa, e costà essendo sicuro 
di trovare tutti i prodotti più alla 
sua imbarcazione, ed una varietà di ge- 
ì tri scali 
del Mediterraneo, eviterà un più lungo 
viaggio sino al fondo dell'Adriatico, sul 
riflesso che tale ritardo possa dar luogo 
adaltro competitore di supplire prima di 

a quei bisogni del paese dov' egli ave 
va divisato di approdare. 

Non credo poi vero, che Livorno sis 
destinato a provvedere da qui avanti, 
come disse l'autore del citato articolo, 
unicamente ai bisogni del Granducato, di 
Lucca, Massa e Carrara, perchè una gran 
parte della Romagna provvede a Livorno 
nei suoi bisogni; e di quà si fa un traffico 
di qualche conseguenza per contrabbando 
colla Sicilia, con Napoli, col Genovesato, 
con la Francia con la Sp:gne, e più an- 
cora con la Sardegna e la Corsica. E co- 

mecchè gl° Inglesi mediante Malla e le 
Isole toniche, gli Austriaci per la via di 
Trieste e di Venezia, i Fi " 





























grandis 
ste del commercio di Levante, 
dell'Egitto e della Barberia, pure è ri- 
masta ancora una porzione non indiffe- 
rente di questi traffici alle case commer- 
cianti stabilite in Livorno. 

L'autore dell'articolo più volte ram- 
mentato si appoggia molto sull’ostacolo 
che presenta la'catena dell'Appennino al 
commercio livornese, a motivo della mag- 
gior spesa di trasporto; nè alcuno potrà 
contradirglielo, specialmente quando trat- 
tai, di i generi ve voluminosi, pesanti e di 

eli di maggior 

Pefore la di la diforenta Zgella condotta si ri- 
duce ad un'inezia tale, o da non meri- 
tare atteozione, o da doversi contemplare 
come bilanciata dai vantaggi che offrono 
la vicinanta dei luoghi e il risparmio del 
tempo per averla. 
qui cade in acconcio il fare osser. 
vare, che in Livorno, oltre i generi che 
vi +’ introducono di sopra mere, si riu- 
nisce un deposito di prodotti indigeni 
assai superiore a quello di Genova , e di 
altri porti del Mediterraneo, anche senza 
voler contare l'importazione delle grana 











Livo 


glie valutata negli ultimi due anni sopra 
30 i di lire. — Fed. il Quadro di 





In quanto all'arrivo dei principali ar- 
ticoli col dal 1833 a tutto il 1837,i 
quali generi importarono il valore ap- 
prossimativamente calcolato di 38,500,000 

fire toscane, indicherò al lettore il i One: 
dro di N° IIlL 

Vero è che in Livorno non si 
gono dati officiali per subilimaon ne 
cisi di una statistica commerciale, laonde 
non vi resta altra via da argomentare 
se non quella per induzione, qualora da 
questa via si dovessero eccettuare le mer- 
ci d'importazione, giacchè per queste vi 
è il dato dei manifesti dei cari 

Gioverà per conoscere a un di presso 
la quantità dei generi di esportazione un 
calcolo fatto dai tassatori della Camera di 
commercio; il quale nel 1835, diede per 
approssimazione la cifra di circa 50 mi- 
tioni di lire di valuta di mercanzie espor- 
tate, e di 70 milioni di lire per quelle 
introdotte in Terraferma; di modo che I° 
esporiazione sarebbe stata minore circa 
4 dell’importazione. 

Si noti che tanto la quantità , come le 
valute dei generi importati, distribuiti 
nei sei gruppi della Tavola di N° V, 
vanno naturalmente soggette ad oscilla 
zione per circostunze speci comecchè 
esperti negozianti livornesi abbiano os- 
servato, che la diminuzione di un anno 
venga tosto compensata dall'aumento del- 
Panno seguente. 

Qual sia lo sfogo di quest'annua quan 
tità di generi portati al mercato di Livor- 
no, si rileva de un breve ragguaglio che 
qui riportasi per gli articoli principali. 




































RAGQUAGLIO SUL COMMERCIO DI LIPORTO. 
FRODOTM INFORTATI Dat LEVANTE. 


I Coroai sodi dell'Egitto. — Si spedi. 
scono nella Svizzera, in Inghilterra, 
Francia e nel Belgio. 

Le Lane, — Un terzo dell importa 

i consuma in Toscana, gli altri 
due terzi passano in Francia, inghilterra 
e Piemonte. — 

Le Sete. — Oltre i bisogni della To- 
scana se ne fanno delle spedizioni per 
Genova, e qualche volta vengono richie. 
ste per la Barberia. 


























LIVO 


Ze Cere. — Gran parte se ne consuma 
mel Granducato, e molte se ne spedisce 
in Sicilia. 

I Lini. — Si consumano per la mag. 
gior parte in Toscana... 

Le Galle, Gomme, Sena, Zaffrone 
ce. — Si portano per l'Inghilterra, per 

io e la Germania. 
Ja: spedisce ia Francia, 
Inghilterra , America ec, 


PRODOTTI DEPORTATI DAL POREME 
n par noan. 





Coloniali. — Un gran consumo ne fa 
la Toscana; quantità imponenti vengono 
spedite nella Romagna non solo per i suoi 
bisogni, quanto per quelli degli Abruzzi. 

Livorno inoltre supplisce alle richieste 
del Lucchese, a una parte del Modenese 
e della Sicilia. Spedizioni assai rilevanti 
se ne fanno pure per le Isole loniche, 
pri continente della Grecia, per la Bar 
Soria, Costantinopoli e Odessa. 
Manifatture Inglesi , Svissere , Fran- 
cesi ec. — Si può calcolare che } delle 
importazioni di questo ricco ramo di mer- 
catura venga rispedito principalmente per 
F'Egitto, per Py sio per la Soria. 
L'altro quarto si consuma in Toscana e 
in altre parti dell'Italia. 

Salumi. — Quasi lutta l'importazione 
si consama nello stesso Granducato , nel 
Lacchese, e una porzione passa in Sarde- 
gua, all'Isole loniche ec. 

Metalli, Legnami, Cotrame e Pece. 
Prelevato il consumo locale e della To- 
per la Ro- 














amansi nello Stato, e altre se ne spedisco» 
mo in Romagna, nel Modenese ce. 

Zini. — Servono per il consumo della 
Toscana. 

Fin qui degli articoli principali el 
esotici all'Italia ed alla Toscana. Ora par- 
Jando del ramo di esportazione dei ge- 
meri greggi e manifatturati indigeni che 

rengono dalla Tescana , © che si fab. 
Eni in Livorno, Piicpeirge ai prin 
cipali, , possono ridursi uÌ al 
gitinati (Ved. il Quadro he * Vie vi vi) ) 

Che se oltre al traffico nei sopranomi- 
mati articoli si voglia aggiungere la som- 
ma di molti altri, come vini forest 
oggetti di mode, perle, gioje, chincag! 








Livo 759 


rie, bigiotterie ce. cos pore il ramo ban- 
cario in verghe di oro e di argento, o in 
anonele estere eo. ec. noi avremo in. essi 
altrettanti elementi d’industria commer 
ciale per il Porto-franco di Livorno da 
rincorare anche i più meticolosi. 

E se a talano sembrasse travodere 
tialità in questa esposizione, ne appellia- 
mo al giudizio degli esteri, fra ì quali 
vorremmo contare il redattore del gior. 
male di Marsiglia, il Semophore, dove 
sotto la data del so genuajo 1838, può 
leggersi un articolo sul commercio di detta 
città col Levante, dal quale apparisce: 
che durante l' ultimo semestre del 1837 
della provenienza dal Levante entrarono: 


Nei porti dell'Inghilterra, Bastimenti Na: 
mero 388; dei quali un delle Isole 
N net Ger N dal 
el i Genova, afdei qua. 
Nei Porte di Lieocne 08 sul 
Nel porto di Marsili. 
Ciò nonostante a lode della verità dob- 
convenire, che il di Marsi. 
nostri giorni si è reso il primo mer. 
cato Mediterraneo compresi i mari di- 
pendenti, e che il porto di Livorno nel 
prospeito comparato del movimento com- 
stato di recente redatto, dei 15 
principali porti del Mediterraneo, Adria 
tico, Arcipelago, e Mar-Nero, vieno al 
certo collocato nel quinto posta: sich. do 
po quelli di Marsiglia, di Trieste, di 
li e di Genova. 
lomanderà ora: da chi si fa, e nel- 
le mani di chi passa il commercio d’im. 
missione e di estrazione di Livorno? Al 
che risponderò; che quasi tutto il suo 
commercio, se si eccettuano le manifattu- 
re, i grani e pocoaltro, suol farsi 
to d'amici, cioè per interesse degli quei 
Accade peraltro non di rado, che le case 
dei ricevitori stabilite in Livorno pren. 
dono interesse nelle consegne di America * 
e d'Inghilterra. Vi sono pure dei nego- 
zianti di seconda mano che alle volte fn 
no venire dei generi conto” 
Trieste, da M: Pda Genova, Ciò 





















760 LIVO 
rio ia ero per la Francia, e in francisco. 
per Genova, appuoto per bilanciare il 
valbre di tali 
Per la statistica degli stabilimenti csm- 
merciali esistenti in Livorno nel principio 
dell'anno corrente 1838, vedasi il Qua 






iabe dei menti non supera, per 
case di prima classe, l'1 e { per anno, 
il 4 per le case di seconda clane, eil 5% 
per quelle di terza classe. Nel roiale per 
tanto la misara media corrispoaderebhe 
al discretissimo numero di 11 } peranno 
in tutto il commercio di Livorno, . 
Buoni effetti del Vapore per le pronte 
” i corioni salt: 

lo son parlo dei pericoli e del rischio 
cuii andarono soggetti messa 
Si or rire get dopo meme 
pore, poichè Marsiglia, Genova, Napoli e 
pur troppo il nostro Livorno ne prova. 
rono lacrimevoli effetti ; dirò solamente, 
che tutto ciò che accelera e facilita il 
consorzio commerciale, infondendo nuora 
vita e ior vigoria ad ogni sorta d'u- 
mano industria, produrrà sempre un boca cori 
effetto, siccome lo ha risentito Livorno 
dal commercio spinto dal fuoco. 
Per dirne poche fra molte, le sete di 
Spagna prima dei battelli a vapore diff. 
cilmente gi. a Livorno, sdesso 
per la via di ne arrivato con. 
tinuamente per alimentare le fabbriche 
di Toscane, mentre le sete mostrali di 





th più dna © proiao si spedicone Te Dennsi 


— Le manifatture del Nord 
delle Protti aule Prese cata cdl 
la Svizzera arrivano a Livorae con la mas 

prua: erge reed i e 
mifattare d'invio dalla Svizzera giunee 
ia Livorno:e fa venduto il carico, e rispe- 
diti i conti con le rimeme del prodotie 
21 fabbricante dentro il brevissimo po 
riodo di ua mes, dal giorne ch'egli ne 


. Toce' la spedizione suddetta. 
Il vapore per via di mare tiene Livorne 
im relazione com lia, Ge- 


LIVO 


per via di terra, tracciata che sarà la stre- 
da di ferro progetista da Livorno a Fi- 
renze, aumenterà senza dubbio il movi- 
mento del commercio e delle industrie fra 
Livorno, Lacca, Pescia, Pistoja, Prato 
€ la Capitale della Toscana, e via faccende 
altrettanti bracci secondarii , questi 

tolecanno e rendersazo più economiche 
€ quindi più copiose le comunicazioni com 
Bologna, con Modena, Parma , la Roma 


cc 

IT fawaggio frattanto dei forestieri per 
Livorno ia grazia del vapore marittimo 
si è accrescieto in guisa che, nel 1836, 
non meno di ‘a6nco quelli che 
transilarono di costà. 

11 numero delle corse dei battelli a va- 
pore nel 1836 fa di 322, ma nel 1833 
causa del ritornato, 





o Quadro s1 

co N° K, indicante le quantità dei basti. 
menti arrivati in Livorno da un beon se. 
colo a questa perte, sebbene non qualifichi 
la loro portata, nè le bandiere sotto le qua. 
Ti veleggiarono, nè tampoco le merci che 
conducevano , © che venivano a caricare, 
tuttevia può dare un'idea della fi 

progressiva dei navigli a questo emporio. 


Bastimenti a vela quedra arrivati coi loro 
cerichi in Livorno negli ani 1836 e 1837, 
esclusi i I bestlli a vapore 


FPeplisaieos 





DO) 
3 





Totale . N° 631 . N° 1095 


LIVO 

AMe quali due cifre qualora si aggian- 
poso quelle dei bestimenti di vela lati 
ni,i vapori ed altri navigli che fanno 
il eabolaggio, noi avremo per l'anno 1836 
ua totale di 5503,e per l'anno 1837 di 
Stgg arrivi... 

Pra i 1095 bastimenti di varie nazio- 
ni che dopo lunghi viaggi, approdarono 








nel 1837 a Livorno, quelli toscani figa- 
tane per 40,— La bendiera tosca- 
na frattanto intra precipuamente î 


viaggi d'Alcmandria, di Barberia e di 


Soria. Pochissimi pestano nel Mar-Nero, 
poichè di SS: arrivi in detto anno di 
quelle perti, Livorno ne contè solamente 
tadici toscani. Troppo poco 


na com- 
ima 





di dae milioni effettivi, con la 
poiere emettere fino a sei milioni di lire 
ia cedole. 
L'interesse del denaro in Livorno, pre- 
se la rata media, si può stabilire al 5 per 
cesto l'anao. Se desso è maggiore di quello 
che praticasi in altre piazse cià dipende 
dalla specialità delle circostanze che de. 


ha di 


LIVO 74 
terminano il prezzo del denaro più o me- 
mo caro. . ' 

Tofatti dal delle società mer 
cantili e delle case di commereio, che 


può 
vedersi nel Quedro quì a N*1, 
Lea spperiste che vi sla La Livorno » 
vrabbondanza di mumerario proporzions- 
tameate alle operazioni che vi si fanno, 
ma vi supplisce una grande attività, e la 
somma diligenza nelle transazioni. 
La regolarità în generale di queste o- 
perazioni è tale che Livorno a di- 


ritto passa per una delle piazse più soli- 
de; ed è appunto una siffatta attività 
quella che mantiene l'interesse dentro il 
suddetto i 





la Fino al 3 sett. 1837; 5 per $ massimo 


Dal 4 sett. al 29 ottobre; 4 
Del So ott. al 58 febb. eilr i. 
Dal 19 febb. al : marzo detto; 4 $ per $ 


4 
Del a tstao in poi fu rimeno i SpE E 
Dal fn qei detto, dai confreati fatti, 
dalle cifre officiali riportate, delle molte 
industrie, arti e mestieri 


ficati mel 





cadenza, oppure nella via del rialzimente, 


762 
R°L QUADRO STATISTICO degli Sraonsmanri Conmasciati pi Liroero 
desunto da Note ufficiali dell'anno 1838, 





lita, mercè la qua 
leil massimoscon. 
ito valotasi al S 
per % è di vene- 
ta di saa natera la 
moderatrice sotto 


BottegaieFab ) Forestieri ; » 


4. Mezzani mag- j Nazionali. N° 230° 
giori Israeliti +. 3115, 


N° II. QUADRO STATISTICO dell'Imroarazione dei Canzati arrivati a Lir cano 
megli anni 1836 e 1837, e loro medio valore. . 


Valore medio 


Fotalità A Lie wi 
delle Secca Secco sotto. 
sopra 
__ 
Nel 1836 
Sacca 1,047,668 Z. 10,476,680 
Nel 1837 


Sacca 2,106,817 » 21,06%170 
TForaa .. Sacca 2° 1,047,668 1° 2,106,819 Tor. Sacca 3,154,485 Z. 31,544,550 








763 
N° NI. QUADRO STATISTICO dei Patncirari Anricori Coroniazi 
import Lirosno dall'anno 1833.a tutto il 1837,e loro valore approssimativo 


— __——————————__——_ ____—_————___& 
Aunivi o Imroxrazioni 















Qualità precipue . 
ate i goloniali Quantità respettiva dei recipienti 









loro recipienti 





nel 1833 | nel 1834 nel 1836 | nel 1839 









1,600,000) 
300] 








bb. 1,800.000| 
860 


Pimenti 







Palore totale approssimativo 
in Lire toscane . . . . L. 5,600,000 8,100,090 6,200,000 9,00,000 8,600,000 


CERTE ÌéÌéÌé 


\° IV. PROSPETTO dei Favrumznri o Sospensioni di Case di Commercio 
nella Piazza di Lironno dall'anno 1822 a tutto il 1839. 








della solidità del 
rorno è il piccol 
numero de' fallimenti, Tooltre molti 
di questi furono piuttosto sospensio- 
ni di pagamenti, qualora non 
provocati da straordinaria calamità. 
È poi un fatto che onora la Fede 
mercantile dei Livornesi quello di 
aver dato un regolare sfogo nell'an- 
no calamitoso del 1835 a tutte fe 
transazioni in corso. Nessuna proro- 
ga per i pagamenti delle cambiali, 
o pagherò di Piazza fo necessaria, 
come si dovè praticare altrove. Sol- 
tanto in linea di precauzione le ope 
zioni delle stanze dei pagamen- 
\rono trasferite con metamorfo. 
si singolare nella sala del nuovo tea- 
tro Carlo Lodovico. 









lola» 






Zawolil 


nuaswas- aa 


duwauiaa 


pri A A 
Tora N°2) N°60 N°83 N° 170 
Nediennua» 1} » 4 » 5%» 11} 








764 
N° V. QUADRO STATISTICO approssimativo del Valore medio amavo 
del Commercio di Lirosse. 











Qualità delle Merci Valore in Lire toscane 
che delle Mercanzie 
annualmente arrivano È 
distribuito annualmente importate 
in sei gruppi 





I 

1. Generi coloniali . Zire 8,000,000/11,000,000| 9,500,000' 
a. Salumi, Prodotti del 

Nord e Metalli . . . » $,500,000| 8,000,000] 6,9 
3. Manifatture Francesi, 

loglesi, Svizzere, Te- 

desche ec.. 20,500,000 |25,500,000 | 23,000, 
4. Cereali. . 10,000,000 | 20,000,000 [15, 
$. Prodotti del Levante » 6,000,000| 7,000,000/ 6, 
6. Prodotti della Toscana 

e d'altri stati d'Italia » 33,000,000 | 37,000,000] 35,000,000, 














Torats . . Lirc (05c.83,000,000108,500,000 y5,750,060 20,000,000 75,7S0,s00 


N. B. Gli articoli dell'ultima colonna del presente Quanno, venduti per estrazione, 
ne raddoppiano il movimento, in guisa che Lire 75,750,000 posscao crescere nel com 
mercio annuo sino @ Lire 151,500,000. — Si averta che valore di Li- 
Fe 151,5000,000 non comprende il movimento delle verghe e monete d'ore e 
d'argento che montano a più milioni, mentre dal solo Levante arrivano di tempo 
in tempo dei gruppi di Lire 400,000 per volta. 





N° VI QUADRO dei Puovorr: Liroaszsi che si esportano all' Estero. 











Qualità 
‘dei Prodotti 


Ossenvazioni 









Molto ricercate in Levante 
Per Inghilterra e Nord d'Earopa| coli è uno dei precipui vanti 
di Livorno, e vi richiama an- 


1. Cuoja conce 

a. Cremor di tartaro 

3. Saponi e Candele 
di sego 

4. Cordaggi 

5. Coralli lavorati 


Per America principalmente 

Per Egitto 

Per Ioghilterra, Prussia, Russia, | fabbriche 
Indie ec. tI 

Per il Levante, l'Egitto, la Gre 
cia e altrove 

Per le stesse regioni qui sopra 

rammentate 


6. Polvere da botta mente il traffico a 250 perso 
ne con una spesa di circa Li 


re 9500.— La vendita dei Co 





9. Paste da minestra, 
Giulebbi, Roso. 
li, Biacca, Mobi- 
li, Pettini, Cri. 
stalli ec 


765 
N° VIL QUADRO, STATISTICO delle Fassucus Munirirronzz 
esistenti în Liroano nell’anno 1838. 
——_—_——_— 


Qualità delle Manifatture I n° 
Fabbriche di Vetri. . ..... N 


Qualità delle Manifatture N° 




















I 
Ì 
Fabbriche del Corallo lavorato. N° 5! È 
del Sal Borace . t ». 
8 » 
o . 
4 » $ 
3 » 6 
2 » 4 
aj {di Pettini d'avorio. . » a 
a — di Lavori di cotone a mag! » 1 
al |J- di Raffinerie da glio . . . . » 4 
a ". 
» a. Fi sono inoltre ' 
» » 
=» 2| {Mulinoa vaporeche manda 14 maci-* © 
Tdi Cremor di tartaro » ox ne fuori della Porta S. Marco. » 1 
— di Munizioni da cacci: » 5| |Mulinia vento nelle adiacenze di Li- 
— di Scagliola . . . "or TOMO >, 00. » 3 
— di Carta colorata . . . » 1] |Bagni pubblici... ..... » 8 
e Carta straccia, . » 1] [Alberghi privcipali ere » to 
i sughero. . » 1| [Tentri,. Fa la 








N° VIII. QUADRO dei principali Paovorri Gascor e Mumrarronari Toscani 
che si esportano all'Estero per la via di Mare. . 








tà Luoghi, 
api | dove sono esportati 





Per l'Inghilterra, Fran 
i nostre. Dinimare e Bnata 


Per il Levante, Egitto, 
Grecia e America.” 









s Fagia per|Per 
cia e America 15. Coccole di Per Actarico aghilteroa 


16. Dogarelle Per Francia e Spagna 
ghero 17. Pelli agnel-|Per Francia, Inghilter- 
8. Acido bori.|Per l'Inghilterra, Frao- 
co e Borace| cia, Belgio e Olunda 18. Legnameda Fer loghitierra, Egit 
raffinato . 
9. Marmi, A- |Per l'Inghilterra, Ame: 
labastri e | rica, Egitto, Francia,] jao.Ferro lavo-|Specialmente im lastre, 
Zolfo Belgio e Russia : 


vu 97 


766 î 
MIX QUADRO STATISTICO approssimativo degl Inoiriowi 
occupati nel Com mencio e nella Mntna 01 Liroazo. 







re 100 a Lire 250 al 


mese 
Da Lire 80 alle 150 al 
mese 






Tre individui per ogni 
Casa di negozio 


Da L. 100 alle s00 al 


mese 
De L. 60 alle 150 al 
mese 


Un individuo siuto a 
ciascnn Meziano 

Tro individai per te- 
verna li 








. 


5. "Negosiaoti sobaterai Da L. 60 alle 120 al 


delle tre ultime eatego- mese 
rie non tassati 
6. Cassieri delle Stanze dei Da L. 80 alle 150 al 
gementi mese 
3. Ravicaliei DaL. a elle 3 per gior. 
A L. a. 13.4. per gior. 


Individui determinati Lucro indeterminsio 


dalla logge 
Impiegati ai banchi e 
i i dei Ne- 







Da L. a. 13. g.alleL.5 
il giorno 


Mi FRA pe Da Ls aL. 3.6.8 per 
. A 








AL 4 giorno 
+ Bottaj AL 3. 6. 8. al giorno 
. Stivatori di bastimenti A L. 4 per giorno 
, Maestri d'ascia Da L.4a L Sal giorno 


14. Costrettori di hesti. 
menti 


25. — detti per restaura. come sopra 
menti 
16. Calafattari e Tintori di De L, 4 a L. Sil giorno 


bastimenti 
Soxma degl Impiegati e segue". 


767 


Segue il N° IL. del Quasno Statistico approssimativo degl' Individui 
occupati nel Commercio e nella Marina di Livorno. 






Classe 











13. Legnajoli, tatagliatori e idem 23 [Da L 0.13.40 L.4 
a Locali nelle 5 fb Compresi EE GTO, pergior 
18. Lavoranti nelle 5 i maestri Da L 3aL.4 à 
briche di chiodi de [De pre 
ia 5 officine di Fabbri idem sa 
Lù . idem 8o 
idem n 
as.— in g fabbriche di cor- idem 110 {DeL aa L.3 per gior. 






come sopra 
Luecro incerto 
25.Spenditori, Bottajedal |. ........ . Da La aL. 3 6.8per 
tri mestieranti giorno 
16.Zavorranti e Veneziani | . . ....... . Luero incerto 
per poctare ajuto ai he- i 
Slimenti 
17. Berebettajoli . come sopra 
»8, Baroccianti vi come sopra 
s9-Guardie di Sanità de come sopra 
Perns degl Impiegati . . 


3o. Popolazione avventizia del Porto di Livorno . » 3sce 
Tovara degli Uomini . . > 





. Desna ‘na vonanri mmecare 
1. Alla séelta de’ Cenci, Gomme, Sena, Giaggiolo, 





3'Per aucise le vale ed altro alla Marina 

Torss delle Dorne... . 

R.B. Sc al N° degli 11008 che resulta dalla somma deg! Individui occupati mel 

Commercio di Livorno si accorda una metà almeno di capi di famiglia, avremo con 

l'aumento di soli tre Iadividui per ogni padre di famiglia circa 27500 persone, che 
ricevono la sursistenza direttamente dal Commercio e dalla Marine di Livorno. 


N° X. NOTA SONMARIA dei Basrinveri & vara Quaoss e Levin a estrazi 
nel Porto di Licorno dall'anno 1768 a tutte il 1837, noa compresi i Bat- 
selli.a Vapore. 





“Negli ultimi 34 anni del secolo XVITL. 





_ 2356 
n° n 1965 
pisa 2686 17% 
ignoto ses: 
1768 idem 1538 
17% 1606 1896 
Hai 1995. 0065 
2992 1717 16 
1938 176: 18460 
77: 1589 - nn 
va 1659 > (Lit) 
1776 1755 ss 
n 1685 n 
1798 DL 45Sa 
1779 1436 4396 
1986 1567 4086 
Bin 1508 Zoe 
ps 1700 3986 
2385 1519 do 
1964 1099 4397 
2785 1495 2% 
1386 1$s97 438 
1387 Mb] billo 
tai ta si 
Kb 2746 Hrt 
asp 1998 4847 
: 9: 3955 4598 
ri i) 4465 
1799 pes 4619 
Bir cabo qasa 
1706 915 4 
2997 2792 4488 
1798 164 4640 
1” si ee; pine 
' 
3b0o 4356 





| Fonms n° 08943 n° 126788 








LIVO 
Ceuumii m Levonse. 


Il territorio della terraferma di questa 
Comenità, esclusi cioò gli scogli della 
Meioria , del Fanale e l'isola detla Gor- 
gun , abbraccia u 
quedî. agrarii , equi 
€] toscane, quali quede. dia AI 
seno eccapeti da corsi di scqua e da po 
biiche strade. i 





due comunità del Granducato, menire de 
maestro e scirocco ba per limite il ma- 
me. — Si tocca con îl territorio delle neo- 





LIYO 29 
perte quel eperò il coverno ha segnato 
somma di lire 400,000 lescane. . 


Noa s’incontrarono, ch'e sappia, tracce 
di vie romane nel perimetro del territorio 
Livornese. — Wed. Via Eanzia pi Scav. 
no, Le altre vie sono comunitati ve, fra. 
le li frequentatissima è. la che sale 
al Boershitti di rp viene 
‘teconda la strada provinciale maremma- 
na, che staccasi da Livorno dalla Porta di 
questo nome, e di Ia per Salvianodirigesi 


quo sui Moati livornesi per Val-Benedetta e 


Gabbro, donde scende in Val-di-Fine per 
miirsi alla stroda regia delle Maremme, 
già Emilia di Scsure. 

Piccoli e brevi corsi d’acqua mascono e 
€ non oltrepessano il territorio di la 
ceri. Tali sono il Chioma, l'Arden- 
20, l'Ugione « il 3 $ primi due 
portano rettaméote fi loro tributo al 
mare nel littorale a cstro di Livorno, e 

li altri due, che scendono dai monti me- 
lesimi verso seltentrione, attraversano 
mediante fossi la pedaletta a sett. di Li- 
vorno, finchè per il colmato seno del Per- 
to-Pisano le loro acque si mescolene coi 
fiutti marini all'ingreso, cppere essi 
d'apgreo alla foce stessa di mbrone. 

istituzione della giurisdizione comu- 
nitativa di Livorso si perde nella storia 
di Porto Pisana, o per dir meglio, usiì 

6 tra fini 















quello che portà nome di Plabeneto di 
di-Porto. Avvegnschè alla giurisdi- 


>. zione civile di Livorno sino dai primi 


della repubblica pisana 


ti mevano tutte quelle chiese battesimali che 


frarono qualificate sotto la denominazio. 





. 
di Livorno; 3° quello di S.Peolo di Villa 
Magna, il quale corrisponde alla chiem 

iale dell'Ardenze i 4° la pieve di 
5. Andres di Limone, siata vaita a quella 
: di 4: Afertino è Salvino. “© © 


tr.) LIVO 

T.distetto 4erritoriale qui sopra de- 
siguaie csincide a un dipresso con quello 
ceduto nel 1405 dal Visconti 
Fit onto scri di Catoni 


re di Francia,stato poi nel 1421 ven-” 


Jato alla repubblica fiorentina. E siccome 
fino dai tempi della Rep. di Pica soleva 
risiedere in Livorno un giudice col titolo 
di capitano, così il territorio della sua 
giurisdizione appellossi Capitaneto del 
Porte-Pisano; quindi, dopo il 1606, Ce- 

vecchio di Licorno. 


Che sulle tracce del Capitenare secchia 





di Livorno, 
me fornisce un documento palpabile la 
convenzione di Lmoca dei 37 aprile 1413, 
stata da noi riportata al principio di que- 
al’ articolo (a peg. 734); dalla quale ap- 
perisce, che il distretto livornese, già 
di Pian di Porto, terminava, dal lato di 
sett. con lo Stagno, e di là fino aHa foce 
dell'Ugione nel seno di Porto Pisano; dal 
lato di ostro, sulla sommità dei Monti li- 
vormesi scendendo il torr. Chioma; 





passando presto 

del Monte, la Sambuca e i muri di Afente 

Massimo, o Monte. Massi. 
Tale era il distretto livornese quando vermi 
il Granduca Ferdinando I, con motapro 
dei 14 aprile 1606, ne diletò nota- 
[diede] dalla parte di levante, corpo 
donde s quel Capitenato una più ester 
giurisdizione, per cui il suo territorio ap- 


pellossi da indi in poi Capitaneto nuove pei 


di Livorno a distimione del vicokio, ce 

sia di che ha costituito 

rin 
I confini pertanto del Capitanato nuo 


ingresso passe: 
‘do davanti al Marzocso sino alla foce di 


Stagno. Costà piegava dentro terra per 
arvviarsi al primo Ponte di Stagno, aven- 
do a confine il, territorio di Pisa, col qua- 





attraversando 
arrivava sî Faso Bcele, il cui alveo ser- 
viva di linea di demarcazione fino alla 
streds di Collina. Per metzo di questa 
dirigendosi e Vicerelle me abbreccieve 


LIYO 
tutta la contrada © la vicina trnata di 
Colle Salvetti, n a 





adi passava il fiume Tora 
sel ponte Sentoro per innoltrarsi alla sm 
destre verso le villate di Crespina, Fos- 
glia, Tremoleto, Lorezzana, i di cui ter 
riterii vennero compresi nel nuove Ca 
pitensto. Dalla chiesa di S. Biagio a Se- 
letto, ritornando nella Tora, arrivava al 
la Pievaccia di Colle Pinzuti; poscia + 
vanzandosi a scir. perveniva mei borro, 
ja- che porta il nomignolo delle Palle, e cca 
emo estrava nel fame Fine, lungo il qur 
irpini ipdengeonri 

la questo circondario eramo compresi i 
Mooti livornesi ed il littorale, a partire 
dalla foce del fiume Fine sino a quella di 
Stagno, il porto di Liverno, le sseglio 
della Lanterna, ed ‘ellorgandosi in mare, 
anche la-sesta della Meloria com P'issh 
della Gorgeaa. — Peraliro, mentre am- 
pliavasi cotanto la giurisdizione civile e 


servavasi a un di preso al peri del so 
Capitanato vecchio; e ciò sino a che nel 
1810 es dovè cedere una porzione del 
di loi territorio alla nuova comunità di 
Colle-Salvetti. — Ved. l'Art. Conzs Sax- 


ver Comunità. 
Con il regolamento del se marzo rz6o, 
relative all'orgniazazione economica del 
comunilativo di Livorne, il Gma- 
Sal Leopoldo I dichiaro, che confini del 
Capitanoto vecchio dovemero d'allora in 
costituire la muova Comunità di Li 
torne. Nella qusl congiuntare, volendo 
quel Legislatore neere di un favorerele 


della munione gi fndaica poiese intervenire 
tisedere tà 
. quiz if = 


prescotante, tato 
vice, quanto nel pene liagi nente nai gueerale, cn 
voto e 008 Iucce senza alcuma disperità de- 
gli altri priori. 

Clima di Livorno e della sua compo 


LIVO 


come più volle si è ripetuto, ha fatto per- 
te integrante, il clima non doveva essere 
sano, siccome tale divenne nei secoli 
successivi , allora quando andò grado » 
grado ostruendosi seno di mai 
2 che si convertì in altrettanti pestilenti 


Teen tore She fosti 
recati a stabilire in Livorno o nel suo 
distretto, ad onta dei provvedimenti presi 
per correggere la cattiva disposizione del- 

‘aria e del crescente impadulamento del 
litorale a seit. di Livorno, non ostante 
tuttociò nel clima di Porto-Pisano più 
presto i cittadini mancavano, o infermi 
vivevano.— Infatti non era ancora passa. 
to il primo decennio, dacchè i Fiorentii 
ebbero acquistato Livorno, che i rappre- 
sentanti di questa comunità, nell'atto di 
domandare allaSignoria di Firenze la con- 
ferma delle triennali esenzioni, espone- 




















vano, come, in vista dei diminuiti abi- 
tanti; la quantità del sale, di cui erano 
abbligati a provvedersi , era divenuta di 


tua lerza parte superiore al loro consumo, 
e perciò chiedevano di ridurre a sole cen- 
to staja l'annua partita del sale da acqui- 
stare. ( Fed, in guesto Pol. a pag. 728). 

Non era frattanto pè punto nè poco mi- 
@liorato lo stato fisico del paese all’avvi- 
cinarsi alla metà del suo corso il secolo 
medesimo XV, tostochè i Livornesi, nell" 
anno 1449, domandavano alla Signoria di 
Firenze che volesse esonerarli , non solo 
ua imposizione di 630 fioriui d' 
incora dal debito arretrato. La 
quale inchiesta fu dalla Rep. fiorentina 
accordata, lasciando fermo il quantitativo 
delle cento staja di sale per l'anpuo con- 
sumo di quella scarsa popolazione. (Zoc. 
cit. peg. 739). 

Così 2° tempi del duca Alcssandro dei 
Medici e dei primi grandachi, che tanti 
indulti andarono concedendo a chi voleva 
abitare familiarmente in Li- 
suo capitanato, sembra che 
nta elargità profittassero, 
nà volessero, in grazia di tali allettative, 
preferire alla loro prospera salute una vita 
più breve, o almeno infermiccia per gio- 
vare alle generazioni future. 

Può servire di prova della scarsa popo- 
lazione di Livorno quella dell'epoca di 
Cosimo I, quando tuito il Capitenato eco 

















LIVO TA 


chio , vale a dire la Comunité nei limiti 






repartiti in 194 
Quudro del Movimento 





vorno a più del presente articolo.) 

Lo disse poetanilo uno dei giusdicenati 
di quell'età, i) capitano di Livorno Orsila: 
go, quando paragona va il suo clima ad ans 
vera bolgin dell'Inferno. — Lo dimostrò 
coslantemente la premura del governo nel 
far cambiare di frequente la guarnigione 
militare «di Livorno, stantechè quei sol- . 
dati trovavansi affitti da febbri 
tenti, e da quella specie di maremmana, 
che sino ai tempi nostri fu contrassegnata 
col nome topico di Zivornine. 

Giova peraltro avvertire, che coleste 

ita 














venivano dei ristagni palusi 
pagna situata a sett. di Livorno, e dalla 
troppa affluenza delle alghe e di altri corpi 
organici, i qual alle maree, «b- 
bandonati si lasci: 
spiaggia; finalmente 
fossi e delle fogne della citta, Tali erano le 
cause principali che concorrevano ad ii 
fettare l’aria di Livorno, cause tutte che 
vanno ora gradatamente distruggendosi 
dalle incessanti cure del governo, dalla 
vigilanza del magistrato civico,e dull'in- 
teresse comune di una sempre crescente, 
sempre più ricca ed isiruita popolazione. 

* Dalle Ricerche di statistica medica, 
traprese nel corso continuo di selte anni 
(dal 1818 nl 1825) dai sigg dott. Giusep- 
pe Gordi iccola Orsini, medici degli 
ospedali di Livorno, è resuliato, che la 
morialità in essa città, da Sv e più anni, 
proporzionatamente alla popolazione, era 
considerabilmente diminuita; lochè essi 
ripetevano,se non in tutto, almeno in gran 
parte, dal miglioramento dell'ari 
la progressiva bonificazione dei marazzi 
prossimità del lido e della contigua 
campagna posta alsettentrione di Livorno. 

Ciò nonostante le mal: 
servarono più spesso negl 
questa città, furono le febbri intermitten- 
ti; per modo che dei 24002 malati, capi- 
tati agli orpedali nel giro di quel setteu- 
nio, 3751 eramo stati colpiti da simili 
febbri. Depo le intermittenti, andando 
per ordine di nomero, vengono le febbri 
reumatiche, malattia comunissima in Li- 

































mm LIVO 


vorno per il cambiamento istantaneo del. 
la temperatura ; non essendo raro il caso 
di sentire caldo e freddo io un'ora mede- 
sima. Inoltre Livorno, stante la sua 
sizione marittima, non avendo qu: 
cuu riparo dai mouti che l’avricinano 
dal lato di levante, e trovandosi sul lembo 
di un'aperta campagna, resta straordius- 
riamente esposto-si venti, specialmente a 
quelli che derivano dal mezzogiorno, da 





trumout:na e da libeccio. L'ultimo dei. 


del pelago e 
la asssì umida, 
cui suol designarzi costà con il vocabulo 
di spolverino. 

La acque che in gran copia circondano 
il paese, osservi nel 1899 il dott, G. 
Palloni, primo medico dell'ufizio 
tà, readono sempre an poco umida 
di Livorno, quand'è tranquilla, al tramon- 
tare del sole, con preeipitarsi dei vapori 
inuialzatisi nel giorno. Ciò rende forse 
(diceva egli ) ragione del predominio, 
cui sulle altre malattie febbrili, che spo- 
radicamente ostrano fra noi, tengon 
le intermittenti, ( Memoria sulle costitu 
zioni epidemiche e sui mali endemici del 
cav. dott. G. Palloni. — Livorno 1827), 

La stessa incostanza di clima rende 
assai fregnenti e molto pericolose le pleu- 
ritidi e le peripueumonie; avvegnachè 
mei soli due spedali della ci Di 
ni e donne, i sopranomi; 
in un seltennio, ne osservarono 1186, con 
mporialità del 22 per cento. 

Upa infermità molto comune, e più 
delle altre di sinistro successo, è la tise: 
della quale malattia negli ospedali di Li- 
‘vorno iu sette anni furono curati 800, e 
morirono 4at individui: benchè tra que- 
sti alcuni vi fossero tornati per la seconda 
volta, onde essi figararono doppiumeute 
nelle cifre quì accennate 
La frequenza delle scrofole e dei mor- 
bi venerei, il poco riguardo nelle tos 
l'abuso dei liquori, l'esercizio di alcune 
professioni e la costituzione ereditaria 
si reputano le cause più palesi e più fre- 
quenti della tise in Livorno, ma forse 
vi concorre eziandio, almeno per le ma- 
lattie serofolose, la troppa coufidenza che 
i Livornesi hanno di abitare le case ap- 
pena fabbricate, nella fiducia che la loro 
pietra talacea assorbisca in guisa lumi 
































LIVO 


dita della calcina da non nuocere alle 
salute, senza calcolare il mattonato. 

Struttara‘fisica del suolo livornese. — 
La struttara geognostica del terreno di 
questa comunità presenta delle varietà 
siogolarissime, massime dalla parte dei 
suoi monti. Al contrario la pianura, che 
Îà fino alla riva del mare, man- 
cante di tomboli o dune, sembra quasi di- 
visa dal litorale contiguo mediante una 
specie di Gronda , la quale principia dal 
luogo delle forn: ino al ponte d’Arcio- 
ne, La panchina, che dal lato di scirocco 
costituisce la base apparente i lo 
alquanto superiore alla pianura sitoata a 
ponti di Stagno, consiste in un tufo are 
mario ricco di resti organici palustri e ma- 
rini, tanto animali, quanto vegetali. 

Questo terreno che incomincia 
derzi nei eontorni di Antignano, e 
dirigendosi per l'Ardenza e Acqua: 
serve di bese alla città di Livorno, co 
lisce nom solamente una spezie di cor- 
,, incrostando i lembi di detta spiag- 
gia, ma pare che si vada costantemenie 
formando sott'acqua nel contiguo litto- 
rale. Euo appartiene ad u na 
luusschella spagnoca, conchiglifera: e mo- 
sira chiaramente di essere un prodotto del 
‘periodo attuale. . 

I frammenti di terra cotta, scoperti uh 
timamente in cotesto tufo presso al La 
seretto di S, Rocco, hanno fornito argo 
mento al naturalista pisano Paolo Savi 

assegna giusto posto che cos- 

Tiene . True roccia tufacea , ponendola 

cioè fra quelle formate da cause che sono 
anche a’ lempi nostri in azione. 

ato elle sua giacitura, € alle rocce 

che gli servono di base, possono darne us 




































moati livornesi, la perte inferiore sem 
bra coperta în molti luoghi da un basco 

i di calcareo cerubeo com- 
traversata da grosi 








galestro fissile color laterizio; finalmee- 
te, salendo ai Mulini a vento di Val-Be 


LIYVO 


lì affacciano masse serpenlinose 
imprigionate nel calcareo compatto alte- 
rato, ma più spesso nel galestro, Tale 
terazione di suolo si riscontra ccial- 
mente intorno al paese che porta il nome 












topico della pietra sulla quale esso è fab- 
bricato. — Fed. Gassao dei Monti li- 
vornesi. 

Da un consimile terreno scaturiscono 
le limpide copiose polle 
pra Col 


i Camorra so- 
lognole, mezzo miglio a lev. delle 
iformi di Wallore, dove si ca- 
arenareo-micacee di grana 
di elementi minuti, e dì 
non inferiore alla pietra serena, 
ossia macigno di Fiesole. 

Scendendo di lassù verso le pendici che 
feardano maestro, continua ad affacci 

‘arenaria, sebbene più grossolana di quel- 
la di Fallore, e sotto di essa il ealcareo 
corpatto alqnanto argilloso, aliernante 
con strati di schislo marnoso. — Nelle 
colline di Monte-Massi e di Limone alle 
rocce lestè accennate soltentrano quelle 
meno antiche di ‘marna argillosa e di calce 
solfata:e questa talora laminare e fibrosa 
(Specchio d'asino) ora granosa e candida 
(dlabastro) più spesso compatta e grigia 
(Gesso). È in mezzo a colesti formazione 
argillo-gessosa, donde pullala qualche ve- 
ma di acqua salina e di acqua solforosa 
epatica di qualità consimile a quella pus- 
solente di Limone. 

È forse da un consimile terreno ter- 
ziario donde scaturisce alte'scqua minera- 
Je salina di recente stata scoperta in un 

pozzo dei bagni di S. Rocco a Livorno, 
Folla quale il Prof. Antonio Targioni-Toz- 
getti fa istituito e pubblicato nel 1838 
un’ esatta analisi chimica. 

AI Rio maggiore, e sull’ Ardenza torna 
a mostrarsi allo scoperto il calcareo com- 
patto attraversato da larghi filoni di spa- 
to, cui sta a ridosso, nella parte inferiore, 
en banco di ghiaja conglomerate. 

Se poi si esamina la natura del suolo 
di questa comunità dal lato di scir., dove 
i Monti livornesi scendono verso il lit- 
torale, veggonsi quelle pendici per la mas- 
sima parte coperte di macigno grossolano, 
bene spesso associarsi a schisti calcarei 
colorati in rosso e in verde con vene di 
manganese ferrifero. Del qual ultimo mi- 
nerale trovasi un potente filone nel fianco 
opposto dei monti medesimi, — Tali va- 

v. IL 

































LIVO 773 


rietà di arenarie e di schisti calcarei, 
che costà come nl Gabbro e ai Mul 
vento, furono alterute e semi-plutoniz- 
rate dalle masse serpentinose che le av- 
vicinano; cui fra le altre appartengono 
le grandi rupi e le scogliere della Torre 
21 Romito. 

TI suolo della Comunità di Livorno ba 
richiamato iu pi 















le rocce e i resti organici‘che in essi rac- 
chiudonsi, Conterò tra i più noti, nel se- 
colo XVII, Cesalpino e il livornese Gia- 
cinto Cestoni; nel secolo XVIII, Vallisni 
vi, Micheli, Targioni e Giovani n 
cho, senza dire di tanti altri dotti che 
a'tempi nostri questa stessa contrada han- 
no già, o vanno tuttora perlustrando. 

{l mare di Livorno è ricco di ogni sor- 
ta di pesce, dall'acciuga sino allo sto- 
rione; talchè lu pescagione dei suoi pa- 
raggi provvede costantemente, oltre la 
vicina popolosa città, quelle di Pisa e di 
Firenze, con moltissime altre terre e paesi 
Intermedìi. 

Ciò che si ritrae dalla pesca delle sc- 
ciughe nel mare della Gorgona, fa già 
avvertito all’ articolo di quest’ Isola. 

Il passo dei muggini ba dato luogo a 
stabilire lungo le scogliere dei Monti 
vornesi due mugginaje una delle quali 
alla Torre «lel Romito, l'altra sulla punta 
di Castiglioncello. Sotto le scogliere di 
Monte-Nero si pescava anche il corallo, 
ma da qualche tempo siffatta pescagione 
fu abbandonata per non trovarvisi coral- 
lo, nè molto grosso, nè di colore acceso, în 
confronto di quello delle coste d'Affrica 
e della Sardegna, 

L’ agraria del territorio livornese, per 
[uanto essa, dopo gli eccitamenti promossi 
alle leggi Leopoldine, sia andata avan 

tandosi, pure non si può dire che vi 
abbia falto quei grandi progressi che dalla 
ricchezza e intelligenza dei possidenti, e 
dall'aumentata popolazione si potevano 
sperare.—Ma,o sia che i Livornesi rivol- 
gano quasi tutte le loro cure e la mag- 
ior parte dei capitali nella branca più 
+ ad onta del maggior rischio 
che essi corrono, del commerci 
la natura del terreno si appalesi 
to ingrata; fatto è, che troppo arido ed 
arenoso apparisee il suolo posto fra i monti 
98° 






























774 Livo 

è Livorno, mentre troppo wmido tin. 
tiensi quello situato a settentrione della 
“ttessa città; finalmente la qualità del ter- 


reno dei suoi mouti, comparendo d’indole 
in generale galestrina, gessosa o serpenti 
mosa, riesce per lo più sterile e in grato 
alle cure del suo cultore. Dondechò quasi 
rune mietà del territorio in discorso è rima- 





lie e a ortaggi con frutta saporitissime. 
hi Cerchi diversi delle mura di Livor- 
#0, «— Innanzi il 1421 Livorno, come è 
stato avvertito qui so era bl picco 
tiperto, Il primo giro ra merlate fa 
malte È fiorentina, che lo aveva 
compito alla metà del sec. XV. A quell'e- 
poca la ‘l'era di Livorno fu rinchiusa in 
un perimetro di circa due terzi i 
‘con sole due porte, una delle li, verso 
Terraferma, difesa da n torricnoe Valtra 
verso il mare, dirimpetto a un piazzale 
fornito di comodo loggiato, dove ora cor- 
risponde la fortezza vecchia e la darsena. 

Il secondo cerchio della città di Livorno 
tbbe principio nel 1879 sotto Cosimo I, 
quando l'arcivescovo di Pisa, Bartolom- 
meo Giagni, benedì la prima pietra, nel 

iorno 28 marzo dell'anno atizidetto. — 
quella cinta di mura restò lunghi anni 
sospesa sino a che Ferdinando Ì, fra lo 
spirate del sec. XVI e il sorgere del XVIÎ, 
vi fece lavorare con tanto impegno, che 
Al nuovo giro di muraglie, i fossi che le 
contornano, i baluardi, i rivellini, le 
balterie e fortezze furono innalzate e com- 
ite nel periodo di un decennio — to 
Eecondo cerchio della città aveva pay 
riferia di braccia 10,500, corrispondente 
a circa miglia toscane 3, 31. L'area del 
suolo com) nel secondo cerchio ccue 
pe una superficie territoriale di circa un 
terso di miglio quadro toscano. 

Il terso, ultimo e più grandioso cerchio 
fu decretato nell'anno 1835 dal Granduca 
Lesrotso Il felicemente regnante, e que- 
Ma grand' opera si è veduta comincisre, 
progredire e restare compita nel breve 
spazio di due anni. 

< A seconda dell'andamento defini 















LIVO 

vamente adottato, e dopo le dispositi 

generali con notificazione del 6 marzo1835 
ordinate l'esecuzione della nuova 
cinta di Livorno (la direzione della quale 
venne nffidata al Commend. Alessandro 
Manetti direttore del corpo degl’ ingegno 
ri, e del bonificamento idraulico delle Ma- 
remme ) si cominciarono i nuovi fonds- 
menti, a partire dal Bastione chiuso di S. 
Pietro, situato a settentrione delle vecchie 
mura, e di là dirigendosi verso grecale 
” il tenimento dell'antica Fastia di 
'orto-pisano, fu tagliata la strada regia di 


Pisa presso l'oratorio di S. Antonino. Da 








rotabile di Salviana, 
del Fanale, e in ultimo, costegrimado il 
canale dei Lazzeretti, arri vossi al Mulinace 
cio, dove il nuovo recinto va a terminare 
per quella parte nel littorale presso i fossi 
del Lazzeretto di S. Rocco. 

Tre porte e due barriere interrompono 
fl nuovo cerchio per dare il pesso alle 
comunicazioni di terra; cioè, la prima 
hartiera con triplice cancellata alla via 
R. fiorentina; l'altra barriera alla via pro- 
Vinciale maremmana. 

Le tre porte sono state aperte in tre 
diversi lati della città. Guarda il lato 
orientale la porta $, Leopoldo, dall qua- 
le esce la via di Selviano. Apresi dal lato 
meridionale la porta @ Mare, foori della 
quale si cavalca un nuovo ponte di pietra 
verso il M'ulinaccio, per la via che guida al 
ridente popoloso littorale di Acquaviva, 
dell'Ardenza e di Antignano. —È volta a 
settentrione la porta S. Marco, ricostrui- 
ta d'appresto, e sotto il nome che portava 
quella di Venezia nuova. Essa è situata 
fra la Bastia di Porto-pisano e la nuova 
Darsena dei navicelli 













le antiche maura la 
uella di S Trinita, 
per le quali si esce alla darsena e al molo. 

All'ingresso al all'egresso di ogni por- 
tao barriera barvi un ampio pinzzale, 
fntorno al quale è vietato di edificare, 
come pure è vietato d'innalzar case nau= 
mentare le esistenti ad una distanza mi. 
tore di cento braccia dal rio , oss 
dal confine-del suolo che fiancheggia la 
nuova cinta di Livorno. in 

La principale fra le diverse berriere, © 
porie, è quella solla strada R, fiorentina. 





















LIvO 
Quivi sono due edifizii doganali, uno 
per la gabellazione delle merci che s'iu- 
troducono nel Granducato, l’altro per 
quella della maggior parte dei generi di 
consumo di città e delle produzioni che 
si estraggono dalla Terraferma per via di 
mare, La distribuzione dei suddetti edi. 
fizii, stati eretti eoll'upera dell'architetto 
fiorentino Carlo Reishamer, presenta j 
semodi più opportuni, specialmente per 
esere sialo seperalo l'ingresso dali" 
@ per trovarvisi costruiti due vasti Jocali 
coperti, nei quali possono ricoverarsi du. 
rantele isito doghaali, barocei,e veLture. 
La superficie quadrata della puova pin» 
twoccupa braccia cube fiorentine Box, 43}, 
equivalenti quasi a miglia 1 { quad, 
terzo eerehio non presenta, nè 
più gli conveniva come alle precedenti 
mora, l'aspetto di un’opera di fortificazio» 
ne; imperocchè, destinato com' è a recio- 
gere una città popolosa, un porto-franco 
teatrale di uno stato e di un principe pa- 
tifico, era necessario che esso ne portasse 
l'impronta, senza che pertanto fosse omes 
to quel carattere di edificatoria sorrispon» 
denteall’oggetto: cioè, di uno stile rusti» 
ee a bozze di breccia e di tufo rozze- 
mente tagliate nella faccia, ed in gui 
tale che ai frodatori vn osta 




















13 , le prinse otto delle quali hanno di 
Srossezza, in base braccia 2 e un sesto con 
scarpata solamente esterna di un decimo 
4 braccio, All'altezza delle br. otto avvi 
tira modinatora di pietra, consistente in 
un cordone che ricorre andante all’ester» 
no, sopra il quale inalzasi altra porzione 
di muro a piombo alta br. 5. }. 

Dove ha ingresso in città il canal na 
vigabile, ossia il Fosso dei nevicelli che 
congiunge Pisa con Livorno, stà costruen» 
deci un altro importante uffzio doganale. 
È stato per esso srchitettato dal La - 
mer, in guisa tale che l'ingresso dei navi- 
celli resta separato dall’egresso ed i navi. 
gli hanno ricetto in unospazio eoperio da. 
rante le doganali operazioni, Cotest'ufizio 

nel centro di na'ampia darsena che 
una superficie di brae. 886,000 quadre, 

Le mura della nuova cinta gli passano 
in mezzo, e dividono il baciuo interno 
dall'esterno. Tanto in questo, quanto in 











LIVO 778 
quello possono in gran numero aver sta» 
zione le barche che s'introducono y 0 che 
escono dal porio-franco. 

Un nuovo canale in comu. 
micazione il bacino Foterno della siena 


di Darsena col fosso del Rivellino offre una 


comoda circolazione ai navicelli; e quelle 
acque, per lo innanzi stagnanti. ed infet. 
te, attualmente parteci) al moto del 
riempifondo , sonasi efficacemente ravvi. 
vate al pari di quelle del fosso reale, 
che è situato alla bue delle fortificazioni. 
La muraglia della nuova cinta si esten- 
de nei prescconvati limiti per miglia tre 
€ tre quarti in lunghezza, senza però 
salcolare quella estensione che è posta 
lungo il littorale, cioè, dalle antiche forti» 
ficazioni di porta-murata sino al bastione 
chiuso di S. Pietro, la quale può valutarsi 
della lunghezza di quasi un altro miglio. 
1 fondamenti delle mura posano sopra 
uno stabile terreno, o ina di tufo 
ietroso, meno che dalla parte del seno di 
pisano , fra il fosso dei nayicelli e 
la bastia, dove i suoi fondamenti, per up 
tratto lungo 500 braccia, sono piantati sor 
pra palafitte con reticolato di legname. 
Le braceiatore cubiche di tali lavori, 
eseguiti fino al luglio del 1838, per la co 

siruzione della nuova cinta di mura e 

delle sue dipendenze, ammontano a brac- 

cia cube fiorentine 453,612; le quali sono 
da ripertirsi come appresso; 

Il movimento, sul quale è fondata la mura» 
glia di cinta della città e porto-franco di 
Livorno,ascende a .Bracc.eube 160,816 

Le chiaviche e ponti. , , . Bi19 

I muri a rivestimento della dar- 
sena per i navicellie annessi. » 121,607 

I muri di ciuta sopra terra. . » 317,883 

Le fabbriche sinora costruite per 
Je porte, per le harriare e la do- 
gene d'aequa . .,,.,.,> 50,895 


[ETTI 
Totale, . Broec. cube 453,619 


‘Dopo compito il nuovo recinto delle 
mura urbane di Livorno, sono sfale de 
molite alcune fra le porte del sesondo cer- 
chio, come inutili ed imbarazzanti il pub- 
bli si 
porta a Pisa, quella del Rivellino di $. 
Marco, ed anche la più moderna del Co- 
one. La loro distruzione ha giorato, nom 
santo sotto il rapporto della salubrità, 








776 LIVO 


quanto sotto quello di 


Piper i ein nia 


Numero delle case che costituivano 
il vecchio Livorno . N° 1459 
Case riunite alla città ivorno 
nell’altima circonvallazione. . » 1477 





Torara delle case nel 1839. N° 2936 





Stabilimenti Sanitarii.—. 
questo rapporto non ha che ii 
principali città marittime del Mediter- 
raneo e dei mari dipendenti, poichè il 
suo porto fu provvisto di tre grandi Laz- 

collocati a diverse 
sulla spiaggia 
meridionale del porto; vale a dire, nella 
pianura più salubre livornese. Furono essi 
eretti l'uno dopo l'altro da tre Grando- 
chi,e quindi destinati appositamente, se- 
condo i gradi del pericolo, ai 
stimenti che venivano accompagnati da 
patente, così dette, metta, focca, e bratt- 
isa che ciascuno di quei treo- 
ra governato con regole efficaci 
e con discipline proporzionate 
della loro destinazione. 
Lazseretto di S. Rocco, il primo 
per auticl perchè edificato nel 1604 
sotto Ferdinando I, è il più vicino al 
porto, anzi quello che solo da no large 
fosso viene isolato dalla città. — Dall'epo- 
ca dell'erezione del terzo Lazzeretto, di 
S. Leopoldo, sino a questi ullimi tempi il 
più antico di S. Rocco sertì alle prove- 
nienze con palente netta; ma, in grazia 
dei più recenti provvedimenti savitarii 
(anno 1834), esso attualmente è destinato 
a ricevere, eltre le merci e le persone 
delle provenienze suddette, anche quelle 
con petente così detta tocca. Dentro lo 
stesso locale, sul declinare del secolo pas- 
sato, per ke cur di Ferdinando ui fa 
a Lul lo porto ad oggetto di ser- 
aperto piste pia segua di 
line e di sliri piccoli navig] 

11 Lazzeretto di S.Zecopo, distente qua- 
si un miglio dalla città, fa i 
1643 sotto Ferdinando II col disegno del- 
l'architetto Antonio Cantagal] 

Esso ilnome di S.J; 
preso vicino ces vento dei Frati di S.de- 

in va, dov'è rimasta la chie- 



























all'oggeti 
Cos 


















ciale. 
vesondo Lezzeretto si riservò ai 


LIVO 


bestimenti con patente brutta, e 2! 
meate a quelli provenienti da paesi, dove 
soleva dominare la peste bubbonica. Nel 
Lazzeretto di $. Jacopo, l'anno 1754, per 
ordine dell'Imperatore Francesco 1, se- 
condo Granduca di questo nome, ven- 
nero eseguiti grandi accrescimenti in fab- 
briche, in logge e fonlaue con un recinto 
di fossi, oltre un canale naviglio destina- 
to a condurre deotro Livorno le merci, 
dopo essere state ammesse alla pratica. Fa 
quest'edifizio nella stesa occasione cir- 
condato e chiuso da una circonvallazione 
regolare e quadrilanga di mura con porta 
maggiore davanti a un ponte levatojo, 
pposta l'arme impe- 
riale con la seguente iscrizione, dettata 
dal celebre letterato Antonio Cocchi: 

Imp. Caes. Franciscus. Augustus. 

Dux. Lothar. M. D. Etr. Ut Liburni. 

Portu. Pestilentiae. Contagia. Quem. 

Tatissime. Arceentur. Insalam. Pur 

gericaibus. 
Hominum. Et. Mercium. Hebendis. 
Restituit. Ampliavit. Instruzit. 
Anno MDCCLIV. 

Dopo compito il terzo Lazzeretto, que 
sto di S. Jacopo venne'destinato alle sole 
provenienze con patente focca; e ciò fio 
chè, per sovrana disposizione 
so II, fu ripristinato l'antico sisterna di 
accogliervi tutte le merci e 
te sopra navigli con patente bratta. 

Fran Lezieretlo di S. Zeopol- 
do, il più distante di tutti (circa wa mi. 

lio e mezzo dalla città) rammenta wna 
elle più grandi opere edificatorie, e une 
dei tanti benefizj fatti da Fato 
vore del commercio e della salute pubblica 
dei Livornesi.— Era esso in origine desti- 
lo scioriso e alla contumacia di 
asseggeri provenienti da peesi 
appesta Coendochè il fabbricato dadi. 
sposto in modo che nel suo interne cos- 
tiensi un altro Lezzereito con na girodi 
mura isolato da quello esterno che le rac- 
ade. Nel qual secondo recinio veni- 
‘vano perfettamente isolati tutti gli appe 
stati, per modo che il contagio bubbonice 
rimaneva costà obbligatamente estinto. 

Framezzo ai due primi Lameretti, di 
S. Rocco e di S. Jacopo, e perimente 
in riva al mare, esiste lo spedale di Os 
vervazione; il quale può isolarsi al mo 
mento che si vuole dalla Terraferma, e 























LIvO 

Mettersi tosto in una specie di quaranti- 
ma. Fu eretto provvisoriamente all’ epoca 
della comparsa in Livorno della febbre 
ialla (anno 1804); poscia venne perfezio- 
nato e reso più confacente allo scopo nei 
casi di sopravvenienza di malattie conta- 
giose, come accadde nel 1819 per il tifo 

tecchiale, e negli anni 1835e 1837 per 
Fisfosa comparsa del morbo asiatico. 

Esposto tutto l'edifizio ad una libera 
ventilazione, è anche suscettibile di sud- 
divisione peri diversi gradi di una stessa 
malattia contagiosa ; în guisa che questo 

può riguardarsi come uno degli 
stabilimenti in simi] genere che onorano 
Pumanità, la saviezza e la previdenza 
‘dal governo toscano. 

A maggior comodità degli ufiziali di 
sanità, dopo il ritorno del Granduca Fer- 
dinando III, fa innalzata alla bocca -del 
porto di Livorno una elegante, se non ba- 
stantemente comoda, palazzina di 
“appellata I Ufizio della Sanità. 

Tempii sacri al culto Cattolico. — La 
città di Livorno proporzionatamente alla 
sua popolezione ed sl suo lustro scarseg- 
gia anzi che nò di chiese; e quelle che 
vi esistono non può dirsi che siano di 
una grande capacità. In vista di ciò il 
Granduca Laozozno II ha decretata la fon- 
dazione di qualtro nuove chiese da do- 

















edifi- 





vale, per 
tosa cattedrale. 

Il duomo attuale, dedicato a S. Maria 
Assunta e a S, Francesco è tuttora.’ uni- 
«a parrocchia plebana , siccome lo fa fino 
da quando Livorno non contava che po- 
che centinaja di abitanti. 

Alla chiesa plebana .di S. Giulia di 
Porto-Pisano, ossia di Livorno, la quale 
in origine esisteva fuori del primo cer- 
chio, fu sino dal secolo XVI aggregata 
uu’opera, con altra chiesa sotto il titolo 
di S. Maria, situata dentro Livorno. Quin- 
di la chiesa plebana associò all'antico ti- 
tolo quello di S. Maria, finchè nell'occa- 
sione forse della consacrazione del duomo 
mituale, fu preso per contitolare del nuovo 
tempio e per santo compatrono di Livor- 
mo, S. Francesco d'Assisi. 

1 pievano di Livorno venne decorato 
del di preposto nell'anno 1632, 














LIvO I 


all’epoca stessa in cui In-pieve di S, Me- 
ria, di S. Giolia e di S. Francesco fu erei: 
ta în insigne collegiata. 

Il titolare della prita parrocchia di . 
Livorno è stato couservato alla compagnia 
di S. Giulia, che è un pubblico oratorio 
imolto ornato situato di fianco al duomo, 
devotamente frequentato ed ufiziato. 

A proporzione che Livorno andò accre- 
scendo di popolazione, presterono ajuto al 

posto pievano diversi cappellani cu- 
rati di alcune chiese che di mano in ma- 
no si eressero in Livorno, le quali diven 
mero perciò altrettante cappelle succur- 
sali. Tali sono le cure della Madonna, 
di S. Giovanni, di $. Caterina , di S, Se- 
bastiano, di S. Ferdinando, ec. 

Il duomo è a croce jatina di una sola 
navata con sltar maggiore isolato e una 
grandiosa apside o tribuna. Evvi un capi- 
tolo com di venti canonici, fra i 
cinque dignità, e di altrettanti cappe! 
con un sufficiente numero di chierici. 
Mancavi tultora un seminario. 

Il duomo ha buoni a fresco nelle soffitte 
e quadri di pittori rinomati alle pareti 
ed agli alteri. La vasca del battistero è 











un lavoro di marmo bianco di qualche 





La Madonna (SS. Concezione, de’ frati 
Minori Osservanti), è dopo il duomo la 
chiesa più grende, la più centrale e la 
meglio uffiziata-di tutte. Conta l'epoca 
stessa della chiese maggiore, stantechè la 
sua fabbrica incominciò nell'anno 1598, 
Ha una sola navata, con l'aggianta poste- 
riore di un cappellone a corna epistolee. 
I caltori di belle arti vi troveranno due 
eccellenti quadri di Matteo Rowelli, e 
uno dipinto dal Franceschini, detto dalla 
sua patria, il Volterrano. 

La chiesa di S. Caterina, dei frati 
Domenicani Gavelti, veneti a Livorno 
dal convento di S. Marco di Firenze, fu 
edificata insieme col claustro fra il 1704 
e il 1716. La forma del tempio è ottap- 
polare, ornato a stucchi con una capola 
grande a proporzione del vaso. All’incon- 
tro piccolissima e sproporzionata è la.cu- 
pola muova di una più vasta chiees, $. Be- 





778 LIVO 
nelelto, stata innalzata con i fondi a tal 
destinati dalla pietà del negoziante 

livornese Benedetto Pogiuali. — © 

La chieza ed il collegio di S. Sebastiano 
furono edificati dopo il 1633 a spese della 
comunità. Nel quartiere di Venezia nuova 
esiste la chiesa dei soppressi religiosi Tri- 
nitarj Scalzi, edificata ed arricchita da un 
tano delle galere granducali. 

‘Dei conventi superstiti fuori della cit- 
& di Livorno si conta attualmente il 
olo monastero della Madonna di Monte- 













{e 
piccolo 

ria della Sambuca, dei PP. Gesuati, ed il 
monastero di S. Gio. Gualberto di 7al-Be. 
nedetta, dei Vallombrosani. — Wed. Ac- 
quaviva (S. Jacoro pt) Banta pi Nuoota, 
Vas-Baxuerra , Monrs-Naso di Livorno, 
€ Samsvca nei Monti livornesi. 

Altri culti praticati , o tollerati in 
Livorno.— lo Bon starò a porre in cam- 








tosto ai provvedimenti che 
una tolleranza religiosa, il maggior con- 
corso di gente e di ricchezze derivato a 
Livorno; ne giova bensì far rilevare, che 
le più forti case di commercio livornesi 
appariennero a famiglie professanti culti 


mon cattolici, e che la massima fortana 
mercantile sembra importatavi dallo spi- 
rito di tolleranza, siato costantemente 
manlenato da due e più secoli in questa 
città. Cheochè ne sia, dirò che, dopo il 
culto dominante cattolico apostolico ro- 
mano, si esercitano pubblicamente in Li- 
vorno Ure riti lossi, e tono tollerati 
privatamente altri tre culti eterodossi, 
Olire il maomettano e l'ebraico. Essi ri- 
duconsi ai seguenti 
4.1 Greci uniti, quelli cioè di rito or- 
todosso, i quali professano obbedienza al 
pontefice romano. — La loro chiesa, do- 
vo si esercita il culto in lingua greca let- 
terale, è dedicata all’ Aununziazione di 
. Maria. Fu fondata fimo dsl 1601, quando 
i Greci vennero chiamati a Livorno da 
Ferdinando I per impiegarli nel servizio 
Jelle galere. La soddetta chiese è uffiziata 








LIVO 

da due preti nazionali, uno parroco e 
l’altro cappellano; mia non vi si potendo 
celebrare, a forma di quel rito, più d'una 
messa per gioruo, havvi una cappella nel 
chiostro del locale medesimo per comodo 
del cappellano e dei sacerdoti forestieri 
dello stesso rito. 

Concorrono pure a 
arabi, chiamati Mele 






scono dai Greci uniti in quanto che î 
Melchiti usano della liturgia in lingua 
araba, celebrano la messa con pane fer- 
mentalo, e si comunicano con le due 
specie. 

a. Gli Armeni cattolici. — Essi pro- 
fessano la religione cattolica romana con 
cerimonie diverse dal rito latino ; usano 
della lingua armena, e consacrano în pa- 
ne azimo, — La loro chiesa, dedicata a 
S. Gregorio, è uffiziata da tre sacerdoti, 
due dei quali fanno le veci di 
coatuttociò vi possono celebrare le messe 
latine anche i sacerdoti della città. 

3, Gli Arabi maroniti. — Esiste in Li. 
vorno espressamente per gli Arabi maro. 
niti un monaco sacerdote del Monte Li. 
bano, che ba una cappella nel convento 
della Madonna dei frati Minori Osser- 
vanti. Egli dovrebbe celebrare la messa 
e gli uffizj divini in lingua siriaca; ma 








della SS. Trinità, si pratica il rito della 
chiesa greca scismalica , sebbene este 
riormente la loro liturgia armonizzi con 
quella dei Greci uniti, meno che nel 





Bitorgia sia lo pii Licata in lin- 
gun Tassa, o Mutend» Quindi è che nella 
chiesa medesima della SS. Trinità coo- 
corrono, oltre i Greci orientali , anche 
i Russi, il di cui Autocrate ne è il capo 
€ protettore. 





LIVO 


1 Greci scismatici baono il loro spe 
ciale cimiterio dentro la nuova circon- 
vallazione della città, fra il camposanto 
vecchio ed il nuovo cisternone. 

5. Gli Anglicani, o Episcopali. —Nella 
cappella degl' Inglesi, nella quale si usa 
la liugua nazionale, si esercita private» 
mente il culto dominante in Inghilterra, 
ossia l' Episcopale. Havvi on ministro 
stipendiato dsl loro governo, comecchè în 
cu ca concorrino tutte le altre sette 
e riti soliti professarsi dagl'Inglesi, come: 
Presbiterani, Metodisti ec. — Nel modo 
che gl' Inglesi si servono a comune di uno 
stesso tempio, così hanno în comune un 
cimiterio, situato fuori degli spalti della 
distrutta porta del Casone; cioè, nella par- 
te più ridente e forse la meglio fabbricata 
a clità. 

6. I Luterani eCalvinisti.—La nazione 


















Olandese-Alemanna ebbe origine e cap- Ma) 


Ila propria sotto il regno di Ferdinan- 
do I, dal quale ottenne, nel 1607, per mez- 
20 del console della nazione Fiamminga 
residente in Livorno, la facoltà di erigere 
nella chiesa della Madonna una cappella 
con altare sotto I’ invocazione di S. An- 
drea;e costà la nazione stesta ebbe anco se- 








i pi in Livorno, professassero 
la religione cattolica, e non la Voi 
te.— Fra i varj provvedimenti stati presi 
da quella casta, merita particolare men- 
zione ano del 5 dicembre 1679, per essere 
quello forse il primo documento che di 
a conoscere, come si associassero alla 
versità Olandese-Alemanna, persone atti- 
menti a diverse confessioni eterodosse. Ta- 
Je fa la deliberazione di acquistare un al- 
tro luogo conveniente ad uso di cimiterio, 
oltre la sepoltura che l'università stessa 
aveva nella cappella di 
Madonna. Infatti il gisrdi 
prò nel nov. del 1683, fu ridotto a cam- 
posanto, dopo che Cosimo III, con sovrano 
rescritto del 18 febb. 1695, ne approvò 
T'eso. Imembri della nazione Olandese 
Alemanna goderono în passato i 
gririienii + ed il governo soleva di 
co dei quesiti rel Ì commer- 
cio. — ( Fed. i Regolamenti di detta 
Nazione stampati in Livorno nel 1832, 
e 1° Art. Commercio di riportato). 
Attualmente nella sala, 0 cappella della 





















LIVO 779 
nazione Olandese-Alemanna , si pratica. 
in privato il culto protestante, tanto di 
rito luterano, quanto calvinista e di tatte 
le numerose diramazioni di queste doe 
riforme; le quali, sebbene in molti paesi 
disunite e avverse, in questa sala sem- 
brano fra loro perfettamente concordi. La 
liturgia è praticata in lingua tedesca, e 
ne ha la cura un loro predicatore o mi 
stro. — Anche gli Olaodesi hanno! a co- 
mune con lutti gli altri protestanti Te- 
deschi, Svisteri ec. il loro camposanto, 
il quale è situato in fondo al Borgo reale 
presso il quadrivio delle Spianaze. 

9.7 Maomettani —Bencbè i Turchi non 
abbiano in Livorno una moschea, nè al- 
cuna sala destinata al loro culto, pure an- 
che a questi il tolleraute governo tosenno 
si degnò concedere un cimiterio murato, 
che può vedersi fuori della nuova porta a 

in luogo detto il Afulimacci 
Ebrei.— L'università, o nazione 
degli Israeliti è la più ricca e più nume- 
rosa fra le credenze tollerate in Livorno; 
ed è costà dopo quella di Arasterdam la 
più decantata sinagoga. — Mentre si agita 
ancora in Francia, in Inghilterra e in 
qualche altra parte di Europa la questio. 
ne, se convenga conferire agli Fri i 
diritti civili, essa fa già da gran tempo 
risoluta e stabilita in Toscana da Cosimo 





















tare familiarmente a Pisa e a Livorno. 
Non vi fu per questi ultimi un ghetto 


io, ma sivvero un quartiere sugli 
Fehi meridionali, noo però circoscritto 
nè disgiunto dal restante della città, non 


ostante che da gran tem 
concessa facoltà di acquistare 
case in altre strade. Solamente nella pri- 
ma epoca venne loro interdetto di avere 
abitazione nella gran via Ferdi 
me quella che può considerarsi fra tutte 
le altre la strada più nobile di 
Col volgere però degli an: 


lirono e quindi svanirono le 












A 
gli sltri elementi, ve le ha quasi affatto 
-distratte. : 

L' interdizione maggiore che colpiva. 
in Livorno l'università giudaica era quel: 


780 Livo 


la di non includere nella borsa del ma- 
gistrato civico, fra i nomi dei benestanti, 
d mercanti o possidenti ebrei; talchè que- 
sti ullimi non potevano essere eletti 
sappresentanti il corpo decurionale, sic- 
come non solevano lampoco essere am- 
nessi alle civiche stanze della città. Ma la 
prima interdizione fu tolta dalla saviezza 
di Leopoldo I, la seconda dalla .ittadi- 
manza francese; il di cui governo favorì 
tanto gli ebrei di Livorno da non appli- 
caro a danno loro il decreto napoleonico 
dei 17 marzo 1808, col quale sì sottopo- 
mevano gl'israeliti dell'impero francese a 
certe misure per frenare i poco caritate- 
voli asurai della nazione. 

istruzione del tem- 
lo d' Israello divenne 












cedettero all'elezione di 5 massari, sorta 
di magistrato, il quale presiede per l'eco. 
mnomico al culto, che ha la gestione delle 
pubbliche aziende, che una volta conosce- 
va delle cause civili e crii , le quali 
insorgerano tra i loro nazi eccetlua- 
te peraltro quelle che portavano alla pena 
capitale, o a punizioni infamanti, e le 
ause dove intervenivano come parte in. 
dividui di altra religione. Ma questo pri- 
vilegio gli ebrei da giudici nelle 
cause criminali fu tolto dal Granduca 
Leopoldo I, che limitò le attribazioni dei 
mmassari ai giudiaj civili e commerciali 
con l'appello all’auditore del governo, 
finchè tal privilegio fa abolito dal go- 
verno francese. 

La popolazione dei sette culti qui so- 
pra nominati non figura i Livorno, ap- 
pena per una quarta parie în peragone di 
quella israelitica; la quale ultima stà at- 
tnelmente in confronto della popolazione 
pattolica livornese, come uno a dodici. 














LIVO 


Nella statistica della popolazione del 
Granducato redalla nell’anno 1745, quan- 
do tatta la popolazione di Livorno, den- 


jim trole mura, contava 3836 famiglie con 


28040 abitani 


a cifra degli ebrei figura 
per 993 fa 









Li 

Inoltre dallo stato dell’: 
apperisce, che la popolazione della città 
di Livorno, esclusi i passeggieri, e î 
condannati ai pubblici lavori, nello stes- 
so anno non superava 30349 abitanti, 
quando di questa stessa cifra facevano 
parte 8800 tra ebrei ed eterodossi. 

Finalmente nell'anno 1837, essendosi 
numerata la popolazione di Livorno den- 
tro la nuova circonvallazione , senza far 
conto dei forestieri e «lei forzati, ascende- 
va essa a 59564 ti, mentre quella 
della università israclitica non appariva 
più che di 4497 ebrei. Il qual ultimo 
numero d' israeliti trovavasi ripartito in 
1350 fuochi, tra i quali si noveravano 687 
famiglie miserabili, sussi 
versilà o da sovvenzioni 

















ipotesi sal numero degl’israeliti 
i venuti familiarmente a Livor. 
no, dall'altro lato non possiamo negare 
il loro vistoso e progrenivo aumento nella 
prima metà del sec. XVII, tostocbè nell’ar- 
chivio della Comanità di Livorno ( Fil. 
sa 1a pag. 812) esiste la seguente nota 
delle bocche di quella città. 





Anno 1633 
Bocche di Livornesi.non Ebrei compresi 
dentro la città di Livorno nell'anno 





1633, .......... Abit. 7941 
Bocche di Ebrei nell'anno stesso 700 
Torna Abi von 
Anno 1642 
Bocche esistenti in Livorno nel 
marzo dell'anno fior. 1643. N.° 10336 
Ebrei non compresi in detta nu- 
merazione .......... 3195 
Parte della soldatesca della guar. 
nigione sparsa per la città, e- 
scluso il presidio ‘delle for- 
terre... ......... 645 


Somma e segue . N° 12146 





LIVO 
Riporto . . Abit. N° 12146 
Foruati mel Bagno (ne può der note 
tescrivano di quello) . . 
Nel muovo accrescimento di Li. 
persone che 3500 nel Porto copra 
4 vascelli: (non si sono numerate 
perchè razzo e rerigono) . 
Toraza degli Abitemi in Li- 
gorno € N° 13300 
Fuori di Livorno, ‘nel Capi uato 
‘vecchio (camo medesimo 1642) » 857 
Poraradegli Abit. della Cc 
di Livorno nel 1643. + N° 13139 


Mella filza dell'archivio medesimo fu 
notato il numero degli ebrei stabiliti in 
Liverno nel 1645, i quali ascendevano 
Gida 1250 sicchè dal 363321 1645, 
vale a dire nel breve periodo di 1a anni, 
le popolazione iscaelitica di ii cità 


sù sarebbe aumentata quasi del di 


256 














periore tabella pertanto ci dareb- 

de che la popolazione israe- 

litica jn un secolo mom ri scerebbe sppe- 
vol 





LIVO tV, 
ma di una quarta perte, meutre ne) perio- 
do medesimo la popolazione cattolica que-- 
ai triplicò la soa cifra. Resterà a sapore, 
se i calcoli sono i i tempo esat- 
ti, e se chi comandò la formazione dei 
respettivi censimenti possa essere stato 

‘e per perte i, nello sue. aspetta- 
tive defcaadato. =“ 








Prospetto comparativo degli ebrei - 
di Livorno negli anni 1745 e 1839. 





+ Delle 1106 famiglie israclitiche esi- 
stenti nel 1837 in Livorno, più di ana 
quis parte è stata registrata nel ruolo 
li mendicità, sorvenuta come si disse, 
da sussidj mensuali oa determinate ricor- 


renze, nel tempo che una parte delle me. 
desime è soccorsa da me private. 
Quasi la decima parto degli ebrei pos. 
siede beni stabili in Livorno, e circa 4 
quinti di loro vi hanno anche domicilio. 
tassati dalla camera di commercio, nel 

1837 erano 345, e quelli paganti la tassa 
di famiglia 473. == I negozianti benesian- 
ti, i banchieri e quelli esercenti traffici 
maggiori, o professioni liberali, nel 1839; - 
ascendevano a 486 notabili; gli altri me- 
stieranti ammontavano a 933 persone; fra 
tatti 1409 individai. 

Riu ero) dell ultimo L'ucmpio cd dal 
Tae 00, ) ma esempio dato 
do intento sotto l'aspetto di speca. » 
lazione commerciale, il numero dei pro- 

Ti rigori non agi sce 
sciuto, nè in lata, nè 
relativa. Trovisi solezsente nella loro sta» 
tistica economica un qualche aumento. 
nella massa generale dell’entrate; ma niun 
fatto dimostra che l'impiego del denaro 
in immobili abbia presentato mai agli 
israeliti delle grandi alipttative. 

. 9 


mi LIVO 


Minorarono forse alle case di ebrei sta: 
bilie costà i lucroci affari che esse face- 
vano mediante i banchi di scontisti, pa- 
rificati dopo l'apertura della Banca di 
sconto . Alla qual Banca si affrettarono 
molti ebrei di associarsi col prendere 
quabte più azioni potevano. Donde ne 
conseguì, che di 249: azioni dalla Banca 
medesima dispensa! 
assorbite 915 5 dagli israeliti, 445 
quali spettanti a case livornesi. 

Stabilimenti Pii, e di pubblica carità 
esistenti in Livorno. — Fra le prime isti- 
tuzioni di beneficenza sono da noverarsi 
gli ospedali destinati a prestar soccorso 
alla languente umanità. — Livorno non 
me contava meno di quattro innanzi che 
Leopoldo I li riunisse nei due superstiti, 
cai più tardi fu anche aggiunto lo spe- 
dale di Osservazione destinato alle malat- 
tie contagiose. Del primo spedale di Li. 
verno otto l'invocizione di S. Ranieri 
incootransi memorie fino dal principio 
del secolo XIV. Esso venne accresciuto 
di beni nel 1671 con qaelli del soppresso 
convento dei Gesuati alla Sambuca, fin- 
chè per ordine del Granduca Leopoldo I, 
nel 1798, fu anch'ese ii o allo 
spedale delle doane, sotto il titolo della 
Misericordia : e ciò nel tempo che l'ospe- 
dale di S. Barbera, riservato ai militari, 
restò ri nello superstite di S. An- 
tonio. Que ultimo, destinato. per gli 
uomini, fa edificato nel principio del se- 
colo XVII nel bel centro della dittà, ed ai 
secondi piani di casa; quindi fu progres- 
sivamente accresciuto di alire corsie di- 
sposte in differenti direzioni e livelli, nè 

po ventilate. Trovasi assistito fino 
quasi dalla sua origine dai i Reafrnelli, 
Sititmiti da S. Giovanni di 
All ospedale degli uomini a racedà di 
nai quello nominato della Miseri- 
cordia, deve la sua origine alla pia 
associazione di quesio nome, a quella 
stessa caritatevole congregazione , fonda- 
ta nel 1595 con lo filantropico e 
con ì regolamenti presi dalla madre di 
tntte le arciconfraternite di carità, da 
quella cioè della Misericordia di Firenze. 

Questa di Livorno, negli a 
1839, acquistò nuovi titoli alla pubblica 
jconoscenza , e pereggiò in selo ed in 
cristiane virtà la Misericordia fiorentina 
all'epoche delle pestilenze più micidiali. 






































1834 e dei 


LIivO 


Oltre il prestare assistenza ed accorrere 
in tatti i casi fortuiti di disgrazia, o di 
che avvengano nelle 
pubbliche strade, la stessa confraternita 
‘procura soccorsi spiritnali e temporali ai 
carcerati , mediante una deputazione che 
porta il ben meritato titolo di Buomomi- 
i; e l'unico suo assegnamento per sup 
consiste nelle questoe, 
eroga: ‘avanzo a soccorrere le fami 
glie bi che restano vii 
euno di quei casi disgraziati. 

Monti Pii.— Livorno possiede due rie- 
due tempi di- 


















versi;al q 
dal Granduca Ferdinando II, fa aggiunto 
nel 1681: un secondo Monte di Pietà per 
sovrano rescritto di Cosimo III — Essi 
trovansi riuniti 
itamente fabbricato in via Bor- 








turini, volgarm. 





pra Montini, per 





soddisfare in tutti festivi 
alle urgenze dei bisognosi. 
Fra gli stabilimenti ia beneficenza 





sone pure due Case pialo na desti 
nata a soltrarre dalle funeste ne 
della miseria le fanciulle delia classe del 
popolo nel così detto Zuogo Pio, e l’altra 
i poveri orfanelli nella Case def 2 

Alla prima fa dato pri! nel 
con caritatevoli sovvenzioni dei ci ltadiai. 
Tre anni dopo Cosimo III, per rescritto 
del 16 marzo 1685, assegnò al Zuogo Pie 
tutto ciò che avesse potuto fruttare il 
diritto di registro delle polizze di sicar- 
tà. Nel 1714 restò compita l’ornatissima 
chiesa contigua, nella quale leggosi la se- 
guente iscrizione. 

Pai Templem , Pesperum Pe 
tris, gui Deus est, Domicilium venerari, 
Cosmi ZII M. E. D. Regii Pauperom 
Patroni in hoc Templo ercitando, e 
demirare munificentiam, et imilure. — 
4. D. 1716. 

Nella prima casa ebbero per qualche 
tempo riceito i ragazzi poveri dei due 
sessi, e perciò era chiamata la Casa Pia 

poveri mendicanti, ma im 
di tempo essa fu limitata salle sole fsa- 
ciulle povere, oppure orfane 

Trovevasi di raguazi ociosi, figli è 
serabile gente, quasi piena la città, quas- 











LIVO 


do il governatore di Livorno, Carlo Gi- 
mori, mosse a pietà molti de' principali 
negozianti, acciocchè concorressero all’e- 
rezione di una fabbrica per accogliervi 
quei garzonoelli, alimentarli ed istruirli 
nelle arti e mestieri più comuni, col pre- 
cipuo lodevolissimo scopo di destinare poi 
il maggior numero di essi al servizio della 
marina toscana. 

Dalla clemenza dell’augusto Granduca 
Francesco II fu ottenuta la permissione 
di erigere a:ta1 uopo nel luogo del primo 
camposanto di Livorno la fabbrica pro- 
gettata, per la quale fu posta la prima pie- 
tra il dì 4 maggio 1755, e; dopo compita, 
datole il nome di Casa del Refugio. 

In questo stabilimento concorse effica- 
cemente la generosa pietà dei Livornesi 
tanto che, nel 1760, vi era raccolti 





















del povero, i quali per la maggior parto 
farono impiegati sulle navi per far da ma- 
rinaro e il restante per garzoni di bottega. 

Dice tutto l'iscrizione collocata sopra 
la porta dello stabilimento. Eccone copia: 

Imp. Caes. Francisco P. F. Aug. M. 
Etruriae Duce, publicae felicitatis Pro- 
pagatore Adnuente , Pueris Orfanis, et 
Inopibus alendis, Vagantibus congregan- 
dis, Rudibus instituendis, quo formentur 
mores, tranquillitas constet, artes et ne- 
gotiatio civitatis augeantur, 
conlata pecunia, prochotrophion aedifi. 
candum curavere; Anno Cristi ortu 1756. 

Entra finalmente parte (sebbene 
indirettamente ) dell'istituto di pubblica 
beneficenza la cassa di risparmio aperta 
in Livorno dopo quella di Firenze, il coi 
scopo economico-morale è quello di allet- 
tare l’artigiano a depositarvi quell'obolo, 
che ai necessarii bisogni nei suoi gior- 
malieri guadagni gli avanza, per riaverlo 
con frutto al Giocho delle più pressanti 
sue urgenze. 

Stabilimenti d' istruzione 
Lo stato delle leitere e delle scienze, per 
verità, non si può dire che nei tempi an- 
dati fosse molto florido in Livorno, come 
non lo è generalmente nelle piazze mer- 
cantili, meno il caso che queste sieno 
attualmente, oppure lo fossero una vol. 
ta, città capitali, come Londra, 
bargo, Stocholm 
wezia ec. — I Li 
tutte le disposizio! 

















LIVO 785 


gredire 001 secolo, talchè anche in genere 
di pubblica istruzione sembra eh'essi non 
voglino restare indietro alle altre piu c0- 
spicue citta. ‘ 

Vediamo quello che era Livorno sotto 
questi due rapporti nei secoli trascorsi, 
e vediamo quello che è attualmente. 

prime scuole pubbliche furono quel- 
Je aperte sino dal 1633 in S. Sebasti 
a carico della Comunità, la qua 
mostrare la sua gratitudine aì PP. Bar- 
nabiti chiamati a Livorno 
vo di Pisa Giuliano dei Medi 
dò la suddetta chiesa, volle affidare alla 
loro cara l'istruzione dei gioranetti nella 
lingua latina, nelle lettere, nella fisica ec. 
Quindi, nel 1780, dal palazzo comunitati- 
vo fu trasportata nello stesso locale 
blica biblioteca, che conta il suo princi- 
pio dall'anno 1765, eche va gradatamente 
accrescendosi a spese della comunità, con- 
tandovisi adesso da circa 6000 volumi. 

La Comunità di Livorno oltre le scuole 
di leggere, scrivere e abbaco stabilite vel 
collegio di S. Sebastiano, provvede alla 
istruzione elementare della popolazione 
degli antichi subborghi, ora compresi nel 
muovo cerchio della città, mediante qu 
tro scuole primarie, due per i maschi @ 
due per le femmine. 

Istituto del Paradisino. — L'origine 
di questa scuola per le sittelle rimonta 
solamente all'anno 1746, quando per le 
cure del preposto Alamanni essa fu aperta 
alle fanciulle di varie classi del popolo. 

Vent'anni dopo il governatore di 
vorno, March. Bourbon del Monte, ecqui- 
side Vene ne per il nuovo istituto un pa- 

Francesco , che portava il 
vo di Paradisino. Soppresso 
seguito per debiti l' istitato, fu ripristi 
nato nel 1809 solto il medesimo nome 
Paredisino, coll’ addossarsi gran parte 
del mani imento la Comunità di Liv 
no, che gli assegnò, da primo una casa 
Venezia nuova, e quiudi, nel ui 
porzione del. già convento dei Gesuiti. 
Nel 1815 il conservatorio ricevò maggiori 
garauzie del Granduca Ferdinando III 
che gli destinò altri soccorsi, affidandone 
la sorveglianza a.una depatazione prese- 
duta dal vescovo. Finalmente l'Augusto 
regnante, oltre al rtirgli nuovi sus- 
sidj, ba fatto ampliare il locale, dopo aver- 
losgravatodella spesa annua della pigione. 









































me LIVO 


Rell'istituto del Peradisino si raccul- 
gono tre ordini di fanciulle; quelle di 
prima classe vi hanno convitto; nella 
seconda classe sono comprese le giovinet- 
te civili che pagano un discreto salario 
alle maestre; il maggior numero peraltro 
spetta alla terza classe delle fi; i arti. 
giani e del povero. Quest’ uli ttual- 
mente-ascendono a circa 300, quelle di 
seconda classe sono poco più di 40, e sole 
cinque si contano di fanciulle a convitto. 

Scuole di carità de’ Ss. Pietro e Pao- 
lo. — Poco diverso dal precedente, e con 
lo scopo medesimo d' istruire cristiana- 
mente e civilmente le figlie dei Livoruesi 
di tutte le classi, fa fondato da un eccle- 
siastico pieno di zelo e di carità, con le 
elemosine da esso raccolte nelle predica- 
zioni, con i larghi sussidii ottenuti dalle 
Granduchesse Maria Anna e Maria Ferdi- 
nenda, e con l'assegno annuo di 2300 lire, 
concesso dalGrandoca regnante alle istan- 
ze del suo fondatore. È questi il prete 
Giovan Battista Qui quale nel 1838 
fuori degli spalti » previa sacra 
solenne funzione , pose mano all'edifica 
zione del locale, il quale giò da 
trovasi apérto al caritatevole a 

Lo scopo delle scuole di carità consi 
ste nel fare apprendere alle fanciulle di 
ogni condizione ed età un’ educazione 
iosa e letteraria, ma specialmente 
nell’addestrarle a seconda della loro classe 
nei lavori femminili. — L'istruzione è 
gratuita; bensì le figlie dei benestanti 
retribuiscono un: mensuale spontanea 
oblazione, la quale viene impieguta (co- 
me nei conservatori delle Sulesiane } per 
dispensare giornalmente il vitto alle po- 
vere fanciulle, 0 a quelle di civile condi- 
zione decadute. Attualmente il numero 
delle alunne giunge quasi a 300, delle 
quali contansi un cento fra benestanti e 
artigiane, e sco della classe povera. Le 
maestre che le assistono attualmente non 
sono più di dieci. I 

Istituto per la marina e per i codetti 
di ortiglieria.— L'istituzione delle 
die marine nel Bagno vecchio di Liverno 
porta la data del 1766, quando Leopoldo I, 
con rescrilto dei 25 marzo, ordinò la scelta 
di ra giovani di iglie distinte da im- 
piegarli nel servizio della marina di guer- 
r: della Toscana, farli esercitare sulle 
mavi armate in tempo di campagna, e in 
























guar domiciliati in Livorno e suo distretti 


LIVO 
tempo del disarmo poterli istruire mella 
matematica , nella nautica teorica , nella 
storia, geografia, disegno di fortificazio 
ni, lingua francese e inglese, come anche 
nel maneggio delle vele e del cannone. 
Oltre a ciò, nel 1769, lo stesso Granduos 
ordinò l’istitato per 1a cadetti militari in 
apposito locale, nella Fortezza eecchie 
di Livorno. — Essendo stati col vari: 
dei tempi ì entrambi cotesti 
tati,esi vennero in qualche modo da Fer. 
dinando III ripristinati, quando nel 1816 
fu as to ai cadetti ascritti al batta 








dottrine opportune nei varj collegj e li- 
cei del Granducato, e quindi completare 
il loro corso teorico della nautica e della 
matematica in Livorno. 

Scuola di architettura ed ornato del 
cav. Carlo Michon.—Ecco un'altra utile 
istituzione degna del secolo XIX, istitu 
zione la quale onora il cuoce e la mente 
dell’uomo benemerito che nel 1835 la 
fondò, e che a tutto suo carico la mantie- 
me, mediante l'assegno di un capitale fisso 
di lire 34500, oltre la gratificazione an- 
nua di lire 700 ch'egli stesso, in aumento 
alla prima, và compartendo agli zelanti 
maestri del suo istituto. 

È una scuola tatla destinata ad istruire 
i giovinetti ed a perfezionare gli arti. 

nei mestieri meccanici, sieno mae 
ratori , ehanisti, legnajuoli , scar- 










Ferchivitara € l’agrimensura, e più, le 
zioni di disegno, di ornato, di architetta- 
ra, di agrimensura ce. 

Il numero degli scolari fa in origine 
limitato fra i 12 e i 18 giovanetti, de 
T'età almeno di 12 anni, parchè mativi 







il numero che vi concorse nom fa mai 
inore di 28 a 30 alunni. 

La scuola è provvista non solo di ar 
nesi necessarj per le lezioni di agrimen- 
sura e le livellazioni, ma possiede libri, 
disegni, stampe e bassirilievi confacenti 
allo scopo. 


Livo 


Alla fine di ogni biennio il maestro di 
ornato presenta al fondatore e direttore 
dell’istitato, cav. Michon, la nota degli 
alunni capaci di concorrere ai premj, con. 
sistenti in una medaglia di argento del 





cento allievi sono oggi in grado di eser- 
citare con gusto e capacità le arti e me- 
stieri di sopra accennati. 

Insegnamento mutuo, — Questo isti- 
tuto di carità reciproca può dirsi a buon 
diritto il modello Pielle renale primarie 
dell'insegnamento infantile, sia per la 
generosa concorrenza di coloro che lo 
mantengono, sia per la buona disci 
ma che vi si pratica, come anche per il 
mumeroso concorso dei figli più poveri 
del popolo, © per la proprietà e como- 
dità dello spazioso locale a tal effetto nel 
1836 edificato. 

Dei progressi di cotesto istituto, dello 
slato suo economico, e dei provvedimenti 
che si vanno prendendo da una società 
composta di circa 140 individui, rende 











conto annualmente nel giorno della distri- i 


buzione dei premj agli alunni meritevoli 
il segretario della stessa società, mediante 
rn discorso che suole darsi alle stampe. 
Asili infantili. Anche questo mo- 
derno ricovero dell’ inferzia” indigente 
va facendo vistosi i, mercè lo spi- 
rito di filan sgli ottimi sentimenti 
di alconi cittadini ed una esemplare ce- 
rità di molte signore, le quali in numero 
di 120 concorrono sd alimentare e nobili- 
tare sì bella fondazione con sostenerne le 
provvedere ai bisogni, offrire in 
i lavori delle loro mani, ed assistere 
a torno le sale di asilo, La prima sala fa 
aperta nel sett. del 1834, in via S.Carlo, 
dove tuttora esiste. Il metodo che vi si 
pratica è modellato su quello dell'asilo 
infantile ch'era già stato aperto in Pisa. 
Fel 1836, fa aperta una seconde sala 
di asilo in via Erbosa. — Circa aco sono 
i fancialli del povero stati accolti nei 
due ricoveri di carità, diretti da esperte 
affettuose e pazienti maestre, intente ad 
insinuare in quelle innocenti creature 
buoni principj di educazione , dietro la 
scorta dell'esperienza e della ragione. 
Istituto dei padri di famiglia. — Nuo- 
vissimo e veramente meritevole di elogio 














LIVO 785 
è N istitato letterario che fu aperto in 
Livorno il primo a; dell'anno 1833 


da una società di padri di famiglia bene- 
stanti, con la mira di fare edacare nelle 
lettere e nelle scienze i propri figli, in- 
no nigi do a turno essi medesimi alla let- 
teraria loro educazione, a cominciare dal. 
l'età infantile sino alla loro prima gio 
vinezza. 

Gabinetto letterario. — Fa aperto in 
piazza d'arme a Livorno nel 1823 dai 








ramo scientifico, le cose d'ogni Jetteratora. 
Cotesto gabinetto letterario 
infatti per sua natura il nucleo, di 
germogliarono e sorsero diverse 
zioni filantropiche, le quali sotto i nomi 
di società medica, di società pel mutuo 
insegnamento, di quella per gli asili in- 
fantili, dei pedri di famiglia, e della 
cassa di rispermio, naquero successiva» 
‘mente ed anche acquistarono forza e vita 





provata con sovrano scritto 
dei 19 novembre 1816, ed il civico magi 
strato l’ autorizzò a tenere le sue pubbli 
che adunanze nel salone comunitativo. 
Languiva ancora fanciulla quando, nell’ 
aprile del 1837, credè di rinvigorirsi col 
rifondere i suoi statuti e coll’ re 
le sue attribuzioni, proponendosi di pro- 
muovere in patria l'incoraggiamento, la 
sgazione delle cognizioni teoriche e 
pratiche, scientifiche ed artistiche, ri. 
guardanti l'industria, il commercio, l'a- 
gricoltura e qualungue altro ramo di eco- 
nomia lica e privata. 

L'Accademia è fornita di una bibliote- 
ca di circa 6000 volumi, dono per la mag- 
gior parte dei suoi membri , e precipua- 
mente di due benemeriti socj defunti, fl 
dottor Gaetano Palloni, ed il 
presidente, Pietro Carcuti. 

Non dirò delle varie accademie lette- 











versi tempi, come 

i, eretta nel 1644, e l'altra che gli 
succedà con il nome degli Aborriti, delle 
quale coatasi un volume di produzioni 


796 LIVO 


in versi, dedicato a Cosizio III sotto il 
titolo di Gioje poetiche per la liberazio- 
ne di Vicuna. 

A queste due estinte di languore ten- 
nero dietro nel secolo XVIII le accede. 





Natura. 

Finalmentel'unica superstite fra quelle 
nate nei secoli XVII e XVIII è l'accade- 
mia dei Floridi , che ebbe vita dopo 
no 1797. — Etta è degna di 












e di lode, perchè fra gli altri oggetti che 
ai propose vi fa quello di stabilire e man- 
del pubblico due scuole, 


tra di lingua inglese; 
di provvedere i migliori giornali politici 
esteri per comodo del commercio; di dare 
due .volte l’anno accademie di musica o 
di poesia. — Possedeva a tal nopo un va- 
sto e magnifico locale accanto al teatro 
muovo che fu eretto nel 1806. Quello de- 
mominato il Giardinetto è stato di recen- 
te ricomprato da una nuova Accademia, 
detta del Casino, che lo (a restaurare e ri- 
pristinare all'antico uso. 

Anche l'altro teatro pubblico di Li. 
vorno fu ereito nel secolo passato da una 
società di filodrammatici, denominata gli 
A4vvalorati. i 

11 più moderno di tutti è il teatro diur. 
0,0 l'Arena, edificato nella parte orien- 
tale della città fuori degli antichi spalti. 

Livorno ebbe pare i suoi giornali let- 
terarij. Nel 1753 si diede opera alla men- 
suale pubblicazione del Aagazcino Zte- 
liano, il quale dopo un anno prese il ti- 
tolo di Magazzino Toscano, ed ebbe vita 
fino al 1957.—Sotte nome di Mercurio 
delle Scienze mediche comparve pel 183 
tn giornale bimestrale, compilato e te- 
to vivo per cinque anni da èn numero 
li membri della nuova società medica di 

questa città. 

Finalmente viveefiorisee in Livorno sn 

giornale ebdomadario che son si occapa di 
« letteratura, nè di scoperte, nè di scienze, 
ma unicamente del commercio. Taleèil ti- 
tolo di quello compilato sino dal 1823 da 
Laigi Nardi , che si pubblica sotto la cen- 
‘sura della Camera di commercio. Ha per 















LIVO 
‘scopo di accennare il movimento di quel 
mercato, i prezzi correnti di varii generi, 
il corso de’cambii, il valore delle monete 
estere, e le osservazioni sul deposito, an- 
damento e vendita delle mercanzie diver 
se nel porto-franco di Livorno, oltre i mo- 
vimenti dei porti esteri, gli avvisi e le leg- 
gi sul commercio dei paesi che trafficano 
con Livorno medesimo, e cose simili. 
Quanto agli uomini scienziati e di let 
tere la lista dei Li vornesi non è molto lun. 
gs, se pere non si voglia riempire di no- 
mi sotto la mediocrità. — Trovansi alcusi 
di questi negli elogj pubblicati dal P.Gie- 
van Alberto De-Soria, livornese egli stesso, 
stato professore di filosofia in Pisa.— Cite. 
rò fra i più distinti un Giacinto Cestori, 
naturalista che meritò l'amicizia e le lodi 
di Francesco Redi; citerò fra i meno anti- 
chi un poeta compito in Salomone fiorer- 
tino, nclicbrio letterato in Ranie; mini 
bigi, uu classico cruscante nel bibli 
Gaetano Poggiali, an esimio maestro di 
Violino in Pietro Na , un fortunate 
poeta in Giovanni dei Gamura , succedato 
nella corte Cesarea al gran Metastasio. Fa 
un eloquente oratore sacro monsig. Ro 
berto Ranieri Costaguti, vescovo di molte 
goti fornito; così due Baldasseroni , cioè 
+ autore dell opera sulle Leggi e 
Costumi delcambio, l’altro, Ascanio, scrit- 
tore del Dizionariocommercialee del Trat- 
tato delle operazioni marittime. — Vaole 
la modestia che io non parli di alcuni li- 
vornesi viveoti, per dottrina e per opere 
esimie da essi date allaloce,al pari che per 
azioni, meritevoli di non i elogi. 
Stabilimenti pubblici relativi al com- 
merci Sebbene all'articolo Comuner- 
iasi dato un breve cenno degli sta- 
bilimeuti pubblici destinati al commercio 
Livorno, pure dirò non senza mera 
ja che una piazza mercantile, qual'è 
Livorno, dove il commercio è lo scopo 
principale, e quasi l'unico pensiero dei 
Livornesi più facoltosi, fa lungo tempo 
priva non solo di un tribunale di com- 
n di negozianti, ma anco 
ra lo è di un edifizio destinato alla Borsa; 
sicomme può dirsi, contare essa da pochi 
ni una Camera di commercio, e da poco 
più di un anno una Banca di sconto. 
Fa tuttora le veci di Borsa una 
blica strada' ( via Ferdinanda ) nel pento 
più frequentato della città (la Trombe) 

































LIVO 


în vicinanza della Darsena. Costà nelle 
ore della mattina si trattano i principali 
negonii; costà si fanno gl’incanti , costù 
si fissano le compre, le vendite, i com- 
bj, eo.— Esiste bensì un locale chiamato 
le Stanze dei pagamenti, stabilimento 
forse unico nel suo genere, che offre un 
comodo grandissimo e disbrigativoai ne- 
i, perebè vi si eseguiscono tutti î 
HI si li mercanzie, ec. 
in tre determinati giorni della settimana; 
ed è costà dove concorrono insieme debi- 
tori e creditori, i quali, mediante una 
recij compensazione .ai ragionieri e 
cassieri delle Stanze, trovano gli ni 
altri facilitate grandemente le operazioni 
di cassa le più laboriose e complicate, 
qualora eseguire si dovessero nei respet- 
tivi banchi , o individualmente. 

La Camera di commercio, istitoita nel 








qui delie varie nazioni, purchè siano 
la qualche tempo domiciliati in Livor- 
no. Cotesta Camera , che è la Trappresen- 
tanza legale del commercio, corris] 

col governo per tutti gli oggetti di sua 
Sfere. Ha la boprintendenta alla polizia 
della Banca 0 Stanze dei pagamenti, co- 
mè pure sopra i sensali o mezzani della 
città e porto di Livorno. 

Attualmente ilTribunale di commercio 
è formato dall'antico Magistrato consolare 
di Pisa, che venne nel 1816 traslocato in 
Livorno. Questo, oltre le cause ci 
giudica în prima istanza quelle di com 
mercio sulle tracce del codice francese, 
salve al modificazioni. 

Inoltre nell’anno corrente 1838, è sta- 
to aperto in uno dei tre palazzi della piaz- 
za d'arme, di fronte al duomo, un vago 
casino di commercio che conta 200 mer- 
canti contribuenti. — Si stà pure trat- 
tando di erigere una gran società per le 
assicurazioni marittime, per gl incendj, 
e per la vita dell’uomo, alla quale so- 
cietà corre voce che si voglia dare il nome 
esotico di Z/oyd toscano. 

Monumenti d'arte. — Per le ragioni di 
sopra avvertite Livorno conta pochi mo- 
numenti di belle arti degni di fissare l'at, 
jenzione dei suoi cultori. 

Primo di tutti, e soi dente mona- 
qpento, è quello davanti alla dersena fatto 




















LIVO 787 

innalzare da Cosimo II alla memoria di 
Ferdinando I suo pedre, dove, in una 
piazzetta troppo angusta ergesi la statua 
Tindatore della prima città, 

scultura in marmo dell'artista fiorentino 





incatenati quattro schiavi di bronzo co- 
Jossali, di età e di atteggiamenti diversi, 
gettati dallo scultore carrarese Pietro Tac- 
ca; e questi soli costituiscono tal mona- 
mento che non disdirebbe a una Roma. 
Fra le opere architettoniche contansi 
gii ora di Colognole, ed il gran- 
dioso Cisternone, entrambe le quali ram- 





quello della capitale del mondo, quello che 
a preferenza degli altri popoli si distinse 
specialmente nella costruzione di anfitea- 
tri, di acquedotti e di strade mili! 

È altresì vero, che mancava a Livorno 
l'acqua dei pozzi da potersi dire potabile, 
alloro quandonella prima fondazione a un 
tal difetto fa provveduto, non solamente 
col raccogliere quelle piovane in pubbli- 
che cisterne, ma col portare in ciltà per 
acquedotto della lunghezza 









ch’ esse contenevano e che strada facendo 
depositavano. Quindi è che nel dicembre 
il Granduca Ferdinando III in- 
\gegneri di visitare i terri- 
torj di Popogne e di Colognole, nel primo 
dei quali furono trovate sorgenti che get- 
tavano 156 berili di acqua per ora, mentre 
quelle di Colognole si calcolò che a vrebbe- 
ro fornito 400 barili d'acqua per ogni ora. 
Ta conseguenza di ciò fa emsnato da quel 
Granduca il motuproprio dei 7 nov. 1799, 
per l'esecuzione dei nuovi acquedotti e an- 
nessi, appoggiandone in seguito la gran- 
diosa spesa (salita a più che 4 milioni di 
lire toscane ) per metà al R. erario, e per 
l'altra metà alla Comunità di Livorno. ‘ 
Potrei annoverare, fra gli stabilimenti 
di pabblica utilità, ì va U 
dei bagni di mare, i qu 
Livorno nell’ estiva Stagione numeroso 
concorso di gente di vario ceto, di varia 
sesso e-di diversa patria, 











788. Livo LIVO 

Livorno è residenza di un vescovo sul- 
fraganeo dell'arcivescovo di Pisa, di 
re civile © militare, presidente 





ea dell'anno 1806, 
Ja Rogi: i presti P per S. M. rocchie della Natività di Maria di Castell” 
Carlo Liza quelo # Znseimo, dei SS Martino e Giuse alle 





La Diocesi di Livormo, dalla sua erezie- 
ate alla diocesi pissna, può dirsi modellato ne in poi, è stata aumentata di dieci par- 
STE slo muro rocchie, perte delle quali furono cure 

tica e civile del capitanato nuovo Soccurasli delle vue cattedrale, mentre sl 
è 5 mestre la Diocesi di questo cune altre chiese parrocchiali si vanno 
polesine territorie della sua comu- attualmente edificando, o già some state 
nità, comprende quello di Rosignano, e fabbricate di nuove. 


PROSPETTO DELLA POPOLAZIONE È ella Conosira' vi Leroano 
e tre epoche diverse, 





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N° Il. PROSPETTO STATISTICO della Popolazione della COMUNILÀ vi LIFORNO dal 1814 sino all'anno 839. 


MASCHI FEMMINE 





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N° IV. AISTRETTO pri Basrimenri venuti nel PORTO vi LIVORNO nell’ Anno 1897. 


o 


DA GUERRA _ MERCANTILI, 


PACCRETTI 
A Varonz 


SITTTT [vos 
osullilzas 


: 
2 
- 
& 
2300.1111 1RE fuemeni 


— 


DI 
s 
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Del Portogallo. . . 
Della Francia Settentri 
Dell'Olanda, Amburgo ec.. 


IIICHII 
LILEILI 
IIDLIII 
PELLINI 
VILLITI 


orse N° TS CN I TIE 


RECAPITOLAZIONE par Basrrazsi — Da Guerra N° 67. Mercantili N° 5907. — Torace N° 5974 








= 
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IIICIHIAHI 


28° IIISIISIIIHI 


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OLLAWIS 01 2ULTO 
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OINVUWILICAM 13N 


manicuzai 








AVVERTIMENTO 


DOVE LEGGESI 


Peg.53 col. a. Da wn calcolo appros- | ..... 


simativo fatto allo spirare del 1826 re- 
«sultò che il valore delle merci importa- 
le cc. 

(ivi) corrispondenti cumulativamente 
al 3 per cento. 

(ivi) Aggiungasi la'tassa di lire 300,000 
annue repartibile fra i negozianti che la 
Camera del commercio si obbligava a pa- 
gare per le generose franchigie accorda- 
tele; e finalmente l'aumento delle tariffe 

. sopra i cereali ec. 

Pag. 58 col. 1. pure è rimasta ancora 
una porzione non indifferente di questi 
traffici ec. sf 

Peg. 759 col. 1. Manifatture I; 
sive Sì può calcolare che tre quarti ni 
importazioni ec. 

(ivi) col. a. Nel porto di Marsilia N.°350 


Pag. 760 col. 1. (in principio) in oro 
per la Francia, e in francesconi per Ge- 
nova, appunto per bilanciare il valore 
di tali importazioni. 


AI Quae Srarmmco N. 1. col. 1, 
«ER, 71- Case di Commercio di prima 
cliue . . MER 





($01) col. Da messosino 2 e milioni 
(ivi) 2,000,000 in effettivo ec. 


soi) coli 4. con un capitale effettivo 
di 12,000,000 di lire tosc, La Banca di 
Sconto però ec. 

AlQuasao Srarmco N. V.N.B... Si sv- 
verta che questo valore di lire 151,500,000 
non comprende ec. 

AI Quapno Srarssrsco N° IX, col. 1... 
a. Negozianti e Fabbricanti 

In fine al Quadro stesso. Donne lavo- 
ranti alle 5 fabbriche di coralli . N° 190 


SI CORREGGA 


--resultò , che i dazii sal valore delle 
merci importate nel 1826 calcolaronsi per 
circa 9,000,000 di pezze da otto reali, peri 
2 52,000,000 di lire ec. 

corrispondenti camulativamente al due 
per cento. 

Aggiunpasi la tassa di lire 300,000 an- 
nue repartibile fra i negozianti, imposta 
a loro indicazione al commercio in corre- 
spettività delle generose franchigie ad essi 
accordate; fra le quali era quella che coo- 
cedeva Porto-franco anche per i cereali. 
mon indifferente di questi traf- 
fici, specialmente con la Soria, Cipro e 
l'Egitto. 

Manifatture Inglesi, ec. Si peò cal. 
colare che circa la metà delle importa 
zioni ec. 

Va aggiunta l'osservazione del Semo 
medesi; 

















« LivornoeGenova che rapidamente creb- 
« bero all'ombra delle loro franchigie. » 
(si aggiunga) E ciò a cagione della crise 
americana, per la quale diminuì molto 
l'esportazione dei Prodotti toscani, mee- 
tre dall'altro canto gli arrivi delle gra- 
naglie dal Mar-Nero, essendo stati assai 
numerosi, vi fu nell'inverno e nella pri- 
mavera decorsa molta esportazione. 

1. Cate di Commereio e fra queste So- 
cietà Commerciali ec. in tatto . N.° 393 


anonime N.° 5, tra le quali ec. 
Da $0,000 sino a tre milioni 
N. B. Questa cifra riferisce unicamen- 
te alla Banca di Sconto. > 
con un capitale effettivo di 12,000,000 di 
lire toscane. Lo sconto era molto varia- 
bile, la Banca però ec. 
Si avverta che i valore delle impor 
tazioni e delle esporiazioni non compren 
e cc. 


a. Commercianti e Fabbricanti 

Donne lavoranti ale 5 fabbriche di 
coralli . . . N° 450 
Pià uomini: | 1 1; i R®a50 


LIZZ 


LIZZANELLO nella Valle dell'Ombro- 
ne pistojese. — Villa nel popolo di S. 
Giov. Battista a Satornana, Com. di Porta 
al Borgo, Giur. Dioc. e circa migl. 3 } a 
sett.-maestr. di Pistoja, Comp. di Firenze. 
jede in costa sulla ripa destra del 
fiume Ombrone, dirimpetto al ponte di 
S. Felice, e poco lungi dalla strada R. 
modenese che gli pa: 

LIZZANO in Val- LE vin, un dì 
castello con antica pieve (S. Maria Assan- 
ta) già capo-luogo della Montagna pisto- 
jese, attualmente com) nella Com. e 
Giur, di San-Marcello, dalla qual terra 
il Vi izzano è circa 3 migl. a sett. 
nella Dioc. di Pistoja, Comp. 

Trovasi sull’antica strada maestra che 

per Lizzano varcava l'Appennino di Ca- 
Figliano e del Frignano, donde dirigev 
verso Modena. Posava il castello sulla 
vetta di un poggio di schisto argilloso la 
di cui base dal lato di pun. a maestro è 
Bagnata dal torr. 7olata,e da pon. a lib. 
dal fiume Lima. 

Noa è questo paese da confondersi con 
altro Lizzano posto sul rovescio dello stes- 
#0 Appennino; molto meno con la Selva 
Litana della Gallia cispadana, designata 
da T. Livio (Histor. Rom. lib. XXI 

uesia conviene rintracciarla fra 





























i Galli Boje quello si trova nel territorio 
bolognese. Altronde al Lizzano nel Fri- 
gano, ed alla sua corte applicare devesi 
tina donazione falta nel 776 da Carlo a- 
gno alla badia di Nonantola, confermata 
negli anni 859 e 879 dagl' Imp. Lodovi- 
co II, e Carlo Manno, suoi successori. 





diploma concesso del 26 feb. 997 dal- 
T Imp. Ottone III al vescovo di Pi 
convalidato nel 4 lugl. 1155 dall'T: 
derigo I, non che dai pontefici Urba- 
no IV , nel 1ego, Pasquale II, nel 1105, 
e da altri | papi e imperatori. 
Tn grazia di quello i vescori di 
pare che oltre i diritti ecclesiastici nei se- 
coli intorno al mille esercitassero sopra 
zzano un qualche diritto baronale. E 
infatti iamo che, nel sec. XIV, era di 
loro dominio diretto il corso di acque ad 
uso del mulino di Lizzano. La qual cos 
può desumersi da un lodo dei 15 apri! 
slell’anno 1343, pronunziato in Pistoja 
dal vescovo Baronto per terminare una 

















L12z 795 


controversia tra Lottinodi Lotto ed altri 
il Lizzanesi da una parle, ed 
e, villa 





di Lizzano, dall'altra, a cagione dell'uso 
del mulino di Lizzano, stato affittato dafla 
al detto Lotto per il ca- 
mone annuo di 26 mine di farina 
stagne. ( Ancw, Dirt. Fiox. Carte dell'Ope- 
ra di S. Jacopo di Pistoja.) 

Ma ben presto Lizzano, in grazia della 
sua Lasa centrale della Mont:gna 
pis! ivenne il paese principale di 
Suell'Appennino e la residenza del 
sdicente o ‘capitano, che dicevasi la 
Montagna, nel modo che la parr. di Liz- 
zano già lo era di un esteso piviere, i di 
cui bra che abbiano servito di 

morma anche al suo distretto civile. 

Che dal paese di Lizzano anticamente 
passasse la strada maestra modenese non 
ne cade dubbio, avvegnachè visibili si 
conservano gli avanzi della sua antica 
massicciata. Ma quando essi più non vi 
restassero, sono rimasti i capitoli stabiliti 
nello spedaletto di.Val di Lamula, li a4 
nov. dell’anno 1235, mercè cui gli am- 
basciatori del comune di Modena e quelli 
del comune di Pistoja convennero reci- 

mente di mantenere sicaro e libero 
il delle strade nei tivi 
territorii. Per questi adunque si i obbtiga: 
rono le parti a rifare di nuovo, oppure a 
risarcire e maotenere praticabile la strada 
che da Pistoja conduceva fino a Modena, 
passando per Ziasano e per il Frignano; 
cioè, per la Palle di Lamale, Serrazzono, 
Trentino, Rocchetta, Val di Sasso, e pet 























. Paullo fivoa Ruota ea Modena, 









i, per i quali una del 
credesse bene di farla 
sare; obbligendosi le respettive perdi 
mantenere la siessa via in buon grado 

sicura per tutto il loro contado, prio ci 

re alcun nuovo dazio o passeggeria . 
(afmar. dat. BI. devi). 

Fa eretto in Lizzano nel 1433 perco- 
modo dei pellegrini un an cpedale; (Sha 
topo), so secolo XVIII, quas. 
do i snoi beni furono assegnati alle mo. 
nache peter in Lizzano, e di là tra. 
slocate in S. Pier Maggiore istoja 
dopo la rovina di quel paese. — Cotesta 
sventura accadde nel dì 26 gennajo pati 
allorchè, senza anteriori accidenti, 
dero a poco a poco ko mura di diverse 














1796 LIZZ 
abitazioni squarciarsi, avvallani, rovi- 
tare, e finalmente venire trascinale col 
sottostante suolo a molta distanza dalla 
primiera loro posizione: € ciò nell'atto 
ia cui restarono ostrutte e sparirono otto 
È perenni che fiuivano iulorno al 
passe. La parte del poggio sopra cai gia- 
ceva mo, lo precipitò nella 
valle dal lato di poneote guisa 
per lasua mole rovinò il sottostante ponte 
predpetione la Lima, e si formò costà 
sn’ alta sieccaja al corso del fiume. 
In quanto all’ estensione distrettuale 
della comunità di Lizzano 


He parole di un 
a dimostrare, che il territorio di Lizzano 
si estendeva fino alla sommità dell'Ap- 
pennino del Corno alle Scale, dove t00- 
«avasi col territorio modenese del Frigna- 
mo. Tale si mantenne nel secolo susseguen- 
te inneltrato, siccome lo dà a divedere un 
lodo pronenziato in Pistoja li 28 genn. 
dell’anno 1362, dietro compromesso fatto 
terminare una differenza tra Andres 
li Alemanno dei Medici da una parte, e 
il comune e vicinanza di Cutigliano, di- 
stretto di Lizzano e contado di Pistoja, 
dall'altra. Nel qual lodo fu deciso, che il 
.comune di Cutigliano pagasse sl già no- 
minato Andrea di Alamanno de' Medici 
lire 66. 13, 4, dovategli tino da quando 
egli esercitava l'ufizio di capitano della 
Montagne di Pistoja. — ( Ana. Dori. 
‘arte dell’ Opera di 8. Jocopo di 
Pistoja.) 

All'articolo testè citato ( pag-840), fa 
detto, che fino al 1419 la chiesa perroo- 
chiale di Cutigliano continuò a far 
del piviere di Lizzano, comecchè il suo 
distretto anche un secolo innanzi, non solo 
faceva corpo di comunità, ma sembra che 
divenisse ae 











invalsa tradizione che fosse quella di uo 

tamalto popolare 

momini assalirono i) pretorie, e 

dalle finestre quel giusdicente per avere 

abusato del suo potere verso nn’ onesta 

quanto avvenenie e ben nata giovinetta. 
La pieve di S, Maria Assunta a Lizza- 

mo aveva i suoi caneaici, ossia cappellani 

erati: siccome lo dà a conoscere, fra gli 

altri, un attestato del 27 sett. 1283 fatto 


insorto, per cai quegli grida 
gellarono 


LOBA 
in Lizzano, per asserire, qualmente va 
tal Riguccio di Diodato confinato pisto- 
jese si era presentato, a forma deglior- 
dini del potestà di Pistoja, al prete Togne, 
canonico della pieve di Lissono. 
ll pievano di Lizzano aveva inoltre 








Ma: 

di S. Giovanni a Celle, o a Petreto; di 

S. Andrea a Pratale, oltre la distratta 

chiesa di S. Francesco e S. Domenico delle 

2monache Clarisse, rovinata nel 1814. 
popolo pieve di S. Maria di 

Lizzano nel 1833 contava 797 abit. 

LOBACO, LUBACO, OBACO, = CA- 
STEL-LUBACO nel Val-d'Arno fioren- 
tino. — Castellare con antica pieve ($. 
Gervasio d' Aipiniano in S. Martino a 
Lobaco ) nella Com. Giur. e circa 8 mi- 
di a maestro del Ponlassieve, Dioc. di 

iesole, Comp. di Firenze. 

Risiede in poggio fra Moate-Rotondo 
eil varco delle sureda delle Salajole, pres: 
so le sorgenti del tor. Sieci e poco lungi 
dal santuario della Madonna del Sasso. 

Tanto il castello quanio la pieve di 
Lobeco portavano il nome della corte di 
Alpiniano, siccome lo dimostrano le bolle 
dei Pasquale IT e Innocenzo Il 
(anno 1103, e 1134), che confermarono 
ai vescovi ficsolani la chiesa plebana di 
Ss. Gervasio con la corte posta in d/pi. 
niano e la vicina chiesa di S. Miniato, 
detta ora a Pagnolle. 

Troro ltro che sino dall'anno: 
il vescovo di Fiesole Jacopo Be 
assegnato la pieve di Aipinieno 
fizio al capitolo della muova cattedrale 

















L( L 

een Gertazio, 
essendo forse per vecchiezza cadata in ro- 
visa, fu traslocato il battistero nella su 
Giiale di S. Martino a Lobaco, ii o 


parrocchia plebana bar. 
vi il devoto e assai frequentato oraierio 
della SS. Vergine del Sasso. 

La parrocchia di S. Martino a Lobec» 
nel 1833 conliva 591 abit, 

LOBACO (S. BRIGIDA A) nel Val. 
d'Arno fiorentino. — E una perrorchia 
filiale della pieve precedentemente de 


LOGO 


ceritta, dalla quale cirea migl.1 fa lev. 
nellaCom. Giur. Dioe. e Comp. medesimo. o 
La parr. di Se drigida a Lobaco nel 1833 
noverava 597 
ILOCANO nella Valle dell'Ombrone se. 
nese.— Uno degli antichi comunelli della 
comunità di Asciano specificato dal rego- 
lanento economico dei g dicembre 1777. 
— Fed. Arciazo Comunità. 
LOCIMBORGO. — Zed. Luciasunco. 
LOGGIA atta LASTRA, già detta 
LOGGIA pe’ PAZZI fuori della Porta S, 
Gallo. — Borgata unita a quella del Pi- 
no nella cara di S. Croceal Pino, già del- 
T’Abbadia Fiesolana, succursale della cat- 
tedrale di Fiesole, nella Com. del Pelle 
grino, Giur. e Dioc. di Fiesole, Comp. 
di Firenze, da cui la Loggia alla Lastra 
i jo e mezzo a selt. 
Porta il nome più petuliare di Loggia 
uns villa signorile che fa dei principi 
Cybo di Massa eCarrara, li la com- 
prò nell'anno 1566 Chiuppino Vitelli, 
ad oggetto di rinvestire il prezzo di scu- 
di 3500ricavato dalle possesioni di Mow- 
tegnana in Val-di Pesa, conferitegli in 
dono con di fidecommesso dal 
Granduca Cosimo I, che le aveva confi- 
scate li della aua corona Paolo An- 
































ri 
tonio Soderini, e Bino degli Altovi 
della Loggia però ai tempi del- casa 
ll Rcpabblic dovà apperienere ella fa- 
Passi, che le diede il suo no- 











nh; pervenne nella nobil fami- 





si 
in questo secolo l'acquistò la celebre can- 
tante Catal \— Fed. Piuo (S. Caoce at) 
Loscra on71 Guio: vel Vald'Arno 
casentinese, —Sollo questo nome i diplo. 
mi dei conti Guidi rammeniauo un 
stretto che poi prese îl nome di MHontagna 
ratina o Comunità apra S. Nicco 
; il qual distretto com) 
di 'Certce, Spalanni, Terselli, Canaleccia, 
Torricella, Montanino, Serelle, Selva, ed 
altre. Fed. Sruapa del Casentino. 
LOGONANO, LONGOMNANO, : LUO- 














istoja, Comp. di Firenze. 
e sulla schiena dei Monti pistoje, 
sì fra il Montale e Treppio,a stra del 
torr. Zrogola, tributario del fi. Bisenzio. 
vl 








fiorentina Pancietichi, dalla quale . 





a le ville  Dioc. 


LOMB 797 


La chiesa di S. Cristina a Logomano, 

o Luogomano, sembra che portasse îl tic 
tolo di S. Cristina a Capraja innanzi che 
fosse stata dichiarata parrocchi 








jano, — Wed. Camassa N Cassriza a) 

11 territorio di Logomano era di gi 
ione dei conti Bardi di Vernio, 
ui eredi conti Guicciardini appartie- 
ne tuttora quella tenuta e aunesso palazzo, 

La perr. di S. Cristina a Logomano 
nel 1833 contava 81 abit. 

LOSANO — ì. LUJANO e LEGRI. 

LOMBARDA (CASTELLINA), Castel» 
lina Lombardorum nella Valle dell'Om- 
brone pistojese. — Questo resedio, già 

ig di antichi nobili di contado, di- 
stinti col nome generico di Zambardî, 
conservasi alla destra del fiume prenomi- 
nato, nel popolo di S. Giorgio di Ombro- 
ne, Com. di Porta al Borgo, Giur. Dioc, e 
circa migl. uno e mezzo a maestro di Pi. 

Comp. di Firenze. 

Di mene pistojesi ramme: 
tano il Casale di Castellina dei Zombar. 
di, o Lombarda, fra le quali una del 
aprile 1341 relativa alla vendita di 

ta uella Castellina dei Lombardi 
disteltto della città di Pistoja. — (Ance. 
Dire. Fioa. Carte dell'Opera di S. Jacopo 
di Pistoja.) 

LOMBARDO (CAMPO) — Fed. Cam. 
#0 Lomsanvo. 

LOMBRICI nella vallecola di Camajo- 
re.— Castellare antico, ora G 
(S. Bi. 
chiesa di S. Barbera di MonseCastresi,o 
Castrese presso Metaso, nel piviere, Com. 
Giur, e circa migl. a a greo. di Camajore, 

Duo. di 


Risiedo id poggio alla destra del rio 
Lombricese sul funco australe deli’ AI 
Apuana e da monte di Pomezzana , cl 
si propega di la. 

Non pai dell'origine di Lombrici, 
da alcuni archeologi data nen sppogrio PI 

Ombricio 














































Li 

i Pisani, ai quali ultimi si attri 

l'annalista Tolomeo Jucche:e (anno 1225), 

la distruzione di questo un di forte ca- 

stello; dirò solamente di un’ urna rpare 
10r 





798 LONC. 

rmorea sepolcrale dei tempi 

nei tempi Tei erat pilota: 
ta coa la seguente iscrizione: 


D.M. 
fp arg 


U Ciauelli nelle sue Memorie per 
vire all istoria lucchese (T. I pre. va) 
rammenta una dell'Arcà. dr. 
Sie. Lacck. del 1831 nella guele si mo- 
minano i figli ed eredi del fu nobil Pa- 
ganello da' Lombrici figlio del fu Aldo. 
brandino. Essi erano degli antichi conti 
rerali o cattani di Lombrici, consorti di 

uelli di Corvaja, e Vallecchia, a favore 
de quali farone confermati i diritti sul 
distratto castello e distretto di Lombrici, 
mercè di un privilegio dell'Imp. Carlo IV 


pere. Biagio a Lombrici, con 
Metato, nel 183» contava 33p abit. 
LOMENA. — Fed. Lumzza. 
LONCASTRO. — Fed. Incaseno. 
LONCHIO ( VILLA pr) nella valle 
cola dell'Ema, di 8. Giorgio a 
Rubella, Com. Gior. e circa » miglia a 











er. 
scir. del Bagno a Ripoli, Dioc. e Comp. 
di Firenze. 

Risiede sulla pendice occidentale del 
monte Pili, non molto lungi dal luogo 
che appeliasi l'Apporita, perchè di co 

a prima vi 
chi vi 





per l'antica strada postale 

La villa di Lonchie è sista celebrata 
dalla elegante penna del conte Lorenzo 
Magaloti , il quale allorehè la possedeva 

volle descriverla sotte il triplice aspetto 
fisico, geoposico, e scenografico. 

= Quenta villa, scriveva agli nella deci- 
ma delle sue lettere scientifiche ed eru- 
dite, questo magnifico modello di uu gu- 
sto all'antica, risiede a mezzo il declive 
d' ua monte, di dove è levata e di dove 
è supplite via via la terra, © per servire 
al suo comedo , e al suo riparo. » 

« È il monte sessi alto ed ampio, e di 
falde così deviziose che nelle facce, dalle 
quali rimane isolato e rigirato da' proprj 
scoli im due torrentelli, si vedono dal 
mezzo in giù come inorespate a uso di 
girello da soene (crespe però da monte), 
racchiudendo ia alouno de'loro fondi e 
no' lati di grossi poderi , ed in altri, co- 








LONC 
me parimenti nelle rivolte esterne, © 
masse 0 lie, e spesso gli le 





altre insieme. Sopra il girello da ponen- 
to, dove ha l'aspetto principale la 






‘oga 
ser- qualche scope o ginestra e altri simili 
sterni . ec. » 





bosco, ec.; de tramootana, su riguardo 
assi simile; da levante prato, vigna, 
giardino, cappella , e dietro a tutto que. 
sto la cima più bossa del monie; e in 
fin qai vita che entra per gli occhi sola- 
mente. — Per dir adesso di quella, che 
v'entra per valta la persona , da nu be 
gno che trovate da per tutto, e a tutte 
T'ore d'un' temperata (lasciatemi dire) 
2 immortalità... A'Loethio, con veltarti 





LOND 





ANO 
d'Arno fiorentino. — Cas. che diede il Pon 


. titolo alla distrutta chiesa perrocchiale di 
5. Leonardo a Lonciano, o all’ Zsola, nel 
piviere, Com. Giur. e circa 3 migl. a grec. 
di Sesto, Dioc. e Comp. di Firenze. 
Risiede presso la cima del Monte-Morel- 

lo in mezzo ai sterpeti e prati naturali.— 

11 giuspedronato di Lonciano insieme coi 

vassalli fu venduto fino dal secolo XIII 

da Secco figlio di Pelagallo a Giovanni 

da Velletri vescovo di Firenze. 

Però in Zonciano sembra che innanzi 
vi avessero una qualche signoria i conti 
Cedolingi,ai quali appartenne quel C. Lot- 
tario figlio del C. Cadolo che donò alla 
badia di Seitimo, fra le altre cose, tre po- 
deri posti nel Monte-Morello, in luogo 
chiamato Lonciano ( Zuntiamo), stati poi 
confermati a quel monastero dall'imp. Ar 
rigo II con diploma del 1015. — ( Ance. 
Darx. Froa. Carte di Cestello) 

Un ser Albizzo di Baldovino de Zon- 
ciano notaro rogò ua istramento pubbli- 
co in Firenze li 31 marto 1292, (Lunz 
Monum. Eccì. Flor. pag. 973 è 1198). 

La perr. di Lonciano nel 155: contava 
68 abit. e nel 1745 aveva 8a abit. 

LONDA, L'ONDA, alire volte detto 
Isota in Val-di-Siere. — Borghetto che 
di il nome a una comunità, il cui popolo 
fu compreso in quello di 8. Gaudenzio a 
Verena, stato per lungo tempo annesso 
alla pieve di S. Leolino ia Monte, presen- 
temente ha chiesa propria (SS. Concezio- 
ne di Londa)nel piviere saddetto, Giur. e 
circa a 3 a scir. di Dicomano, Dico. 
Fiesole, Comp. di Fireme. 

È posto a piè di una collina sulla con- 
fiuenza del torr. Rincine com la Moscie 
















LOND 799 
nell'antica strada maestra che per il fian- 
co della Falterona guida del Mugello nel 
Casentino, fra il gr. ag* 13° 6” long. e il 
gr. 43° 52° 8” latit., g migl. a greo. del 

tessieve, 8 miglia a pon. della s0m- 
mità della Falterona, e 13 migl. a mae- 
stro di bagoier Casentino. 
Questo rbetto portò, come dissi, an- 
che il nome d' Zsola per la ragione forse 
che restava isolato da varii corsi d'cqua 
che scendono dai moati superiori. — Lo 
storico parare è in dubbio, se al loogo 
di voglia riferire quell'Zsole solla 
strada del Mugello nel Casentino, per la 
toni passò la compagnia del conte Lan- 
» allorchè essa nel 1358 attraversare 
dovette il territorio di Dicomano senza 
toccare i confini della repubblica fioren- 
tina. — Wed. Dicomaxo. 
pertanto insieme con i castelli 
ino, di Fornace , di 
K i questa contra- 
da, a pertire almeno dal secolo XI, «pper- 
tenevano ai conti Guidi. Dondechà il di- 
stretto della Com. di Londa anche nel suo 
corpo venne fn seguito a comprendere 
T'antico fendo di S. Leoljao del Conte, di 
litica al suo 
mo (S.) ez. 











tro 
vandosi il di lei capitolo patrono della 
pieve di S. Leolino, quando, con istra- 
mento del ag 


ino in Mooti, per rinve- 
presso in tanti Laogbi di Monti. 
Note Mes. alla Descrizione 





MOFIMENTO della Popolazione della Parrocchia di Lousa 
nell'anno 1833. 





800 LOND 


Comunità di Londa. — La Comunità 
di Londa, oltre il distretto dell'antica 
Con-tea di S. Lorino de' Conti, i 
appellata di i 
Marchesato di $. Lorino, comprend. 
sei lì, — Tutta la superficie del suo 
territorio occapa attualmente 15544 qua. 
drati agrari , dai quali sono da delrar- 
re 287 quadrati di 
nibile per conto di corsi d’acqua e di 
pubbliche strade. ° 

Vi stanziavano nell'anno 1833 nume- 
ro 2351 abitanti, a ragione, presso a poco, 
di 124 persone per ogni miglio quadrato 
di suolo imponibile. 

Coufina con quattro comunità, tre delle 
quali, Dicomano, Pelugo, e San-Goden- 
zo, versanti nella Valdi ve; mentre 
il distretto della quarta, di Stia, acque- 
pende nel Val-d’Arno caseulinese, — Il 
territorio di Londa ha per limite, dal 
lato di lev. escir. quello di Stia a partire, 
dalla Falterona dove ha origine il borro 
lungo il quale i due di- 
usi per la schiena del 
moute, quindi pel fosso di Aapale entra- 
no nel fiume Aruo, che percorrono insie- 
me per breve tragitto. Costa ripiegando 
con angolo rientrante da lev. a macsiro, 
i a ponente, camminauo di coo- 
serva per termini artificiali fino alla stra- 
da mulattiera del Casentino. Di quà, ri- 
voltando faccia a levante, il territorio 
di Lond: piega in Val-di-Sieve pel fosso 
Greina , e quindi nel suo tributario di 
he ai alle fon- 

iglianese. Ivi cambiando 

direzione da ostro a ponente abbandona 
la Com. di Stia e trova quella di Pela- 
go, con la quale scende la montagna 
lungo il torrente Moscia, dal di cui corso 
per breve tragitto esso devia, e quindi 
vi ritorna e lo seconda fino al borro suo 
tributario dell'Agna; il quale serve di 
comune confine ad entrambe le comu- 
nil che lo rimoniano fino alla sua ori- 
ine. Da quell’altura il territorio di Lon- 
Li dirigendosi a grecale mediante il bor- 
ro Fetrice, ritorna nel torrente Moscia, 
dove cessa la Com. di Pelago, e solten- 
tra quella di Dicomano. Con quest'ul- 
tima l'altra di Londa rimonta il torr. 
Moscia verso Jev. per entrare in due 

















































territorio non impo. ni 


LOND 


confluenti, che scenduno alla sus destra; 
cioè, il Rincine e il torr. Corni i 
alvei nella direzione da ostro a seit. fino 
al fosso di Piangianni servono di limite 
reciproco alle due comunità. Quà piegan- 
do di sett. a lev. i terrilorii medesimi 
9° inoltrano verso la sommità del n 

risontando l'alveo del Derina: 

i quindi per termi 
no al Pian di Vajo. In questa sommità 
sottentra la Com. di San-Godenzo, con 
la quale l'altra di Londa percorre un 
tragitto di circa miglia s } dal lato 
di settentrione e di grecale, finchè 
ritrovano sulla Falterona i tre termini 
fra la Com. di Londa, di San-Godenzo e 
di Stia. 

Nella comunità di Londa non vi sono 

ili, bensì molti borri e tre 
foscia, il Rincine , e la 
Cornia, i quali in tempo di grosse piog- 
ge non solo trascinano seco gramdi massi 
di macigno da quelle scuscese e poco pra- 
ticabili balze, ma souo causa di rovinose 
frane, le quali non di rado trasportano 
seco grosse falde di terreno e boschi in- 
(ieri. — Zed. Farazona. 

La struttura del suolo di questa co- 
munità, appartenendo in gran parte 
fiauchi e diramazioni occidentali fa moa- 
te Falterona, fu avvertita agli art. Fa- 
runoxa, € Dicomano Comunità, cui rinvio 
il lettore anche rapporto ai prodotti più 
comuni del territorio di 

Il distretto della Comunità di Londa 
è presso a poco lo stesso di quello decre- 
tato dal Granduca Leopoldo I con il re- 
golamento parziale del 9 settembre 1776, 
in aumento al motu; io del ag set- 
temmbre 1724, sull'organizzazione ecouo- 
mica di tutte le comunità comprese nel 
distretto fiorentino. . 

La comunità in discorso mantiene un 
chirurgo condotto. 

La potesteria di Londa, stata 
sa nel 1835, fu riunita a quella 
comano, la quale dipende per la polizia 
e pel criminale dal.vicario Regio del Pon- 
tassieve, dove risiedono l' ingegnere di 
Circondario, il cancelliere comupitativo, 
e l'ufizio dell'esazione del Registro. La 
conservazione delle Ipoteche, ela Ruota 
trovansi a Firenze. 












































LONN 











S. Andrea, Prioria 
S. Maria, idem 

S. Lorenzo, idem 

SS. Concezione, Cura 





S Stefano, Prioria 
S. Maria, Pieve 
S. Elena, idem 
S. Donato, Prioria 
S Lorenzo, idem 






Sawnbucheta 
Vierle 


Torare . . 


LONGONANO. — Fed. Locomazo. 

LONGONE. — Pel. Poxro-Loscons. 

LONGOTONO in Vald'Elsa. — Ped. 
Luncorvoso. 

LONNANO, già detto del Pataaro, nel 
Val.d'Arno casentinese. — Cas. con ch. 








per. (Ss. Vito e Modesto) nel pi ‘i 
Giur. e circa due migl. a lev. di Pro 
tovecchio, Dioc. di Fiesole, Comp. di 


Arezzo. > 

Risiede sul fianco del monte di Camal- 
doli fra selve di castagni e naturali pra- 
terie, lungo la strada che per Prato-vec- 
chio mena al sacro Eremo. 

La memoria più antica di Zonnano è 
rimasta, ch'io sappia, nell'atto di fonda- 
zione del monastero di S. Miniato al 
Monte sopra Firenze; quando cioè, uel- 
‘anno 1013 da Ildebrando vescovo di Fi- 
renze fa donata al monastero predetto una 
corte di suo patrimonio situata in Low 
nano nel Casentino, con una cappella an- 
nessa sotto il titolo melesimo di S, Mi 
niato. — La qual donazione fu più tardi 
confermata dallo stesso prelato, mercè di 
un breve dato in Firenze, nell'aprile del 
1024. ( Lam. Mon. Eccl. Flor.) 
Lonnano nel 












Guidi di Poppi, a favore dei 
quali gl'Imp. Arrigo VÌ e Federigo Il spe- 


dirono privilegi, mercè cui furono a fa- 





Titolo delle Chiese 


S. Leolino del Conte, Pieve 





LONN 


QUADRO della Popolazione della Comtnira' di Lonva a tre epoche diverse. 


«+ + Abitanti n. 1565u. 1962.2351 


vore loro confermati , fra gli altri casali 
e castelli, anche Stia, Zonnano ec. 

Nello stesso secolo XI acquistarono po- 
dere in questa porzione di monte i mo- 
naci della badia di Prataglia, per legato 
lasciato loro nel gennajo del 1038, da Ugo 
figlio di ‘Alfredo, che onda quella badia 
las perte di padronato sulla chiesa di 
S. Mic sta nel casale di Selva, pi- 
viere di a, con diversi beni situati 
nei luoghi di Camensa, di Zonnano e di 
Camprina. (Anmat. Camaro, T. I ) 

Nel tempo che gli eremiti di Camal- 
doli ottenevano dal conte Guido e dalla 
contessa Emilia sua consorte, con istru- 
mento rogato nel 1116 nel mou. di S.Mi 
chele in Forcole presso Pistoja, la rinun- 
zia dell uso e del salito tributo che i due 
conjugi percepivano nella curia di Zom- 
nano, nell'auno medesimo dai cenobiti 
del sacro Eremo, con l'annuenza del feu- 
datario, furono acquistati i beni che pos 
sedeva nel Cas. di Lonnano il mon. di $. 
Miniato al Monte. Per la qual cosa il no- 
rinato C. Guido promise di non recare 
ai nuovi acquirenti alcuna molestia, salvo 
però l'antico uso che dovevano sl con- 
fe gli uomini di Lonnano per cagione 
delle possessioni di suo diretto dominio. 
(Oper. cit. T. IMI). 

La chiesa parr. dei S. Vito e Modesto 
a Lonnano esisteva fino dal secolo XITI, 














LOPE 


allora quando probabilmento era distrutta 
la cappella di S. Miniato di gias del ve- 
sopra rammentalo. 

Rel 1833 la parrocchia dei Ss. Vito e 
Modesto a Lonzano contava 347 abit. 

Zoerase nel Val-d'Arno casentine- 
se. — Cas. che diede il titolo alla chiesa 
di S. Andres a Lootrina nell'antico pi. 
gie Come Giu Giur. di Bibbiena, Dice. 








e 
u Pont nta I, pm li a mag- 
“gio 1155 al pievano di 
e più tardi un breve del dea: ocio, 
dato in Rieti mel 1289; dal quale ultimo 
Tegulta, che a quelle età pel casale di Lon- 
fi edificeto un Moa. di Benedetti- 
fia co MA dapeli 
° ( 
nella Valle del Serchio. — Cas. psp] 
(8. Maria ), le quale comprende i casali 
di Batone è di Frenello, nel piriere di 
Momsagrati, Giur. Dice. e Duc. di 
ca da oi Loppeglia trovasi circa 8 mi 
Glia a maestrale. 
1 Casale giace sul crine dei poggi che 
scendone da Monte-Magno fra il torr. Pa. 
@ la Freddana sino alla ripa destra 


| Serchio. 
© pecse di Loppeglia sino dall'anno 54 
è rammentato in un istramento di per. 
mata di beni fre la men vesconile di 


S. Martino e altri di pertinenza pertinenza regia. 
Si perla dello stesso Inogo in altre 
carte scritte in Lucca ed esistenti nello 


giano archivio arcivescovile. Una di cose 
da data del 36 marzo Bio, tratta di un li HI 
vello di terreni in Zupeglia, tto 
Pps ty Fasano della sea 
mensa; e l'altra dell'854 verie inlorno 
rina donzzione a fatore della di 
8. Maria forisportam, sita foris civitatem 
istam Incensem prope portam 8. Gervasi; 
i gui beni ui dichiarano siuuati în Joco, 
ubi dicitar Flajano prope Lupdie. 
(Mem. Lucck. Tom. IV e V, Parte IL} 
È altresì nota la ville di lia 
T'accoglienza con cai nei li andat 
si ricevevano i dotti dalla nobil pei 
glia Malpighi di Lucca, le quale cosà 
in Loppeglia aveva nna casa di campe- 
.— Nè con minore espitalità la gente 
Bonvisi faceva festa ai culti ingegni nel- 
la vicina villa di Fasci. Per modo che a 














LoPp 
oeste dee case riferir voleva lo storico 
Ppenoetnvg emaivazio Varchi, quando nel- 
He sue rime cantava: 

Or fia che col Menocchio e col gentile 
Reitano, e gli altri che nel cor mi stanno 
iveder possa un di Forci e Loppeglia. 

La parr. di S. Maria a Lopeglia, o 

lia, nel 189» contava 333 abit. — 





cui apparieneva la chiesa 


tera di 

5 Gllnatono è Barga. dalln qual terso 

Patate Borgia di Lopie circa migi 
a scie. nella Con. Giur. predetta, Dioc. 

Din usa volta di Loco, Cont pio 

È sitnata alla sinistra del Serchio lungo 


la strada rotabile che al 
naci stsocasi dalla via pro 
Garfagnana per salire a Barga. 
Le memsorie più antiche del castello e 
di Loppia ce le forniscono le carte 


delle For- 
ciale della 


i Loe- partita td lucchese; tostochè per 


mezzo di esse sino dal secolo nono si pa 
minciano a conoscere i signori del Cast. di 
Loppia , e del sno vasto piviere, nella no. 
bile famiglia lucchese de’ Ro- 
landiaghi, che fe consorte alla casa ma- 
da Monte-Magno, da Corvara, cc. 
Cri penito rppate ni suoi beni di 
Loppia, era feadataria dei vescovi di Luc- 
«a, da tro dei quali, il Vesc. Teudegrimo 
nel 982, quindi il Vesc.Gherardo nel 994, 
e finalneate nel 1277 il Vesc. Paganello 
concederono ai caziazi di Loppia a titolo 
petiasens* Alla Sc di © Maio È 
e di e 
Giovanni Bettino di Loppio. 
Probabilmente sppella 
stessa consorteria di nobili gii 
celebrato in Lucca nel maggio dell'an- 
no 1077 (eb incarnatione) per comando 
della contessa Beatrice, a di una 
lite che verteva fra l'abate del Moo. di Ca- 






La pieve di Lepra sl gas: 
tinuarono per lunga età ad avere gius- 
ato i Rolandinghi di Lucca, nel 
secolo XIII aveva sogpette le seguenti 38 
chiese: 1.S. Comizio di Pedone; ». S. La- 
cia di Colle-Bertiago; 3. S. Martino di 


LORE 


Ghivizzano; 4. S. Martino di Coreglia; 
CA $ Staten di Lucignano ; 6. S. Giusto 

io; 9. S. Andrea di Seggio; 8. S. 
Silvestro d'Ariana; p. Chiesa di Zocce- 
Pettorita (oggi di Pettori); 10. S. Pietro 
di Zupinaja; 11. $. Quirico di Casteloeo- 
chio 13. Spedale del Ponte.Populi (oggi 
rpoli ); 13. S. Maria di Tre) ignane; 
S. Michele d'Albiamo; 15. 


di Sommo-Cologna; 17. S. Regolo di Ca- 
tignane; 18. 5 Nicolso di Calevorsa; 
tro di Zitiana; 20. S. Mar- 


















. S. Pa n 
25.5. Simone; 26. Spedale di Calarorna; 
27. Monastero delle donne di Campo S. 


Pietre; 28. Eremitorio di Giuncheto. 
Gli onori e la della pieve 

ds Toppi, mediante una bolla di Gio» Ca 
vanni vescovo di Lucca del 23 genn. 
dell’anno 1390, furono trasferiti nella 
chiesa de' Sc. Jacopo e Cristoforo a Berga, 
dove però da molto tempo innanzi trova. 
vasi il fonte battesimale, per la ra, 
dice la bolla, che la terra di eorasitua- 
ta ini iù domestico e assai lato. 

La pere della pieve dì Sì Matina Lop: 
pia nel 1833 coniava 1473 abit. 

LOPPIANO perz’ INCISA nel Val-d'- 
Arno superiore. — Fed. Oretano, e Scxn- 
cnano (Pieve Di). 

LORENTINO (SS.) e PERGENTINO Li 
»m FALTONA. — Ped. Fatroma. 

— pi GRAGNANO. — Fed. Gruczamo 
in Val-Tiberina. 
‘ — se BRANCO. — Ped. Ranco sul Cer- 
fone. 

LORENZANA ( Zorentianum © Lau- 
rentiana ) in Val-di.Tora. — Vill. che fa 
castello, poi di una Contea, 








or di una Comuvità del Granducato Ci 





ilumsi Colline superiori pisane ; fan- 

iati a lev. dal tore. Borra, e = pon. 
«lal fiumicello Tore, mentre sulla veita 
del colle sovrastante al paese esisteva la 
rocca, di cui ora altro non resia che il 
mulo nome di castello, là dove in cià 


LORE 8903 
più moderna fu eretto un già abbando- 
Malo mulino a vento. 

Questo paese si sente rammentato, non 
ima deliecolo decimo, dalle pergamene 
dell’Arch. Arciv. di Pisa; due delle quali, 
pubblicate del Muratori risalgono agli 
anni g37 € 934. Trattano entrambe di 
beni concessi ad enfiteusi dai vescovi di 
per conto della loro cattedrale, la 

iii fino d'allora possedeva ia Valdi. 
Fora, e segnatamente nei confini di Zo- 
renzana dei terrei e pei fondi posti 
lungo il torr. Zigone, fra Zorensana e 
Tremoleto. —Fa a conto di questo paese 





tenevasi in nia; ma, nel cipr, nè 
questo nè quel castello avevano più por 
testeria poichè la loro giurisdi- 
cenza a quell: nono e era già riunita a Lari. 
TI castello di Lorenzana si sssoggettò e 
prestò giuramento di fedeltà alla 
Forentina Vie authr 1406 sicché rità 
le li papitelazioni stesse degli altri comuni 
no che si erano resi dopo 
Sade cià di Pim o Ghio 
al di Lorenzama compilarono insieme 
con ta quei di Grespina nel 1416, i loro 
statati da essi rinnovati nel 1543. Altri 
provvedimenti statutarii furono presi nel 
1595, nei quali, relativamente ai pescoli 
‘pubblici e ai boschi riservativi si trova 
corporato il comunello di Calle-Alberti 
Gli womini di Lorenzana nel 1432, e di 
nooro nel 1498, si ribellarauo éo 
del contado pisano ai Fiorentini, dai 
rimessi a dovere. 











anoro di Livorno, cui venne 
riunito il distretto di questa comunità. — 


Fa quindi nel 
staccato dalla giurisdizione di Livorno, 
allorchè il Granduca Cosima III, con di- 








s0Ì LORE LORE 
i eotea, a favore del nobile fiorentino acquistato da on Angiolini. — ( Maarri, 
3ah Francesco Loreazi , suoi Gigli e di- Odepor. delle Collins line pisane, MS. nella 
seendenti maschi per ordine di primogeni- Miccardiana, e Arch. delle Riformagioni 
tara.—L'atto del possesso preso li 18mag- di Firenze). 
gio 1622; fa rogato nel comunello di Tre L'antica parrocchiale di Lorenzama era 
moleto, nel palazzo denominato del Zos- compresa, e dipendeva dal pievanato di 
che servì poi di residenza Scotriano anche al linare del seco- 
al vicario del conte feudatario. lo XIV. — Iguorasi da me il tempo in 
La contea di Lorenzana renne formata cui la chiesa attuale dei SS. Bartolommeo 
bear Lorenzana, di Colle-Alber- e Cristofano a Lorenzana venne eretta in 
+ di Tremoleto e di Vicchio. pieve; è noto bensì che essa nel:5graveva 
UVarii ordini del foverno granducale il suo pievano,e conseguentemente il suo 
farono inviati al giusdicente e feudatario battistero. 
di Lorenzana, affinchè si osserrasse in —L’antico tempio fabbricato sopra la 
quel feudo la legge del 1749. Se son che sommità della collina, fa consacrato il 5 
hi caval. balì Francesco Orlando Loren- dicembre 1306, restaurato nel 1585, ab- 
zi, terzo conte di Lorenzana, essendo re- battato e riedificato di pianta fra il 1775 
stato ultimo di sua famiglia, nel 1783 eil 1776. — La chiesa attuale ha uma sola 
alla corona lacale la sua navata, lunga br. 30, e larga be. 15 com un 
contea, per cui essa fu riunita allo stato, apside ottagona del diametro di 7 braccia. 
€ quindi soltoposta di nuovo alla giuri- » Il paese è attraversato da une lunga 
sdizione civile e criminale di Lari, sotto strada, di fianco. alla quale si trovano 
Ja quale attualmente si conserva. i Fri 
‘beni allodiali della coutea di Loren- 
sana abbiamo notizia che farono venduti tanto per gli abitauti del villvegio, ma ma 
al cavalier Testa di Pisa per il prezzo di ancora dei luoghi circonvicini.—In capo 
18,000 scudi, ossiano di 126,000 lire fio- alin strada medesima avri una grandiosa 
rentine; comecchè il palazzo feudale di villa della nobil famiglia Lorenzani di 
Tremoleto, anticamente di proprietà di Pisa, la quale è credibile che di costà de. 
una famiglia dei Medici di Firenze, fosse rivasse il suo cognome. 























MOFIMENTO della Popolazione del Pinraocro di Loasusana e Ville annesse, 
@ tre epoche diverse, divisa per famiglie. 





Comunità di Lorenzano. — Il terri- i per ogni migl.quadro di suolo im- 
torio di questa ita cecapa 5761  ponibile. — Il suo territorio confina con 
quadrati agrarii, dei quali 329 quadr. quattro comunità. Verro ostro e libeccio 
sono presi da consi di scqua e da pub- tocca quella di Orciano; dal lato di scir. 
bliche strade. e iu parte di lev., ha di fronte la Com. 

Vi si trovava nel 1833 una popolazio- di Santa-Lace; seguitando da lev. e com- 
me di 1384 abit, corrispondente a 190 in- prendendo il lato di grec, confina con la 









LORE 


Com. Lari; verso sett., mentre dalla 
. tocca la Com. di Fauglia. 
confine a ostro-lib. fra la co- 
monità di Lorenzana e quella di Orciano 
il borro della Palle di S. Biagio, quindi i 
termini artificiali sino al poggio Gaddo, 
dove è posto il segnale dei tre termini, per- 
chè costà Lermina il confine della Com. di 
Orciano e sottentra quello della Com. di 
Santa-Luce, con la quale Com. l’altra di 
Lorenzana, dirigendosi da ostro a lov. 
grec., «inoltra lungo la strada che per le 
Case nuove conduce a Santa-Luce sino a - 
che al luogo appellato il Mulinaccio, pas- 
do il ponte sul fiume Tora, sottentra la 
. di Luri. Con questa cavalca il fosso 
del Giunco-Marino presso al suo sbocco iv 
Tora, e di 1a sale il poggio alle Tarpe 
che riscende dal lato del torr. Borra, il 
quale attraversa per risalire il colle Zi- 
ciocchi dirimpetto al casale di Colle-d!. 
berti. Fiunlmente, rientrando pel rio 
della Macera nel torr. Borra, progredi- 
sce lungh'esso sino alla confluenza dell’ 
iù lorr. Borra prende 
Varca anche que- 
at'ultimo per andare incontro alla strada 
che dal Pian dell'Isola couduce a Sant” 
Elmo, lungo la quale le due comunità 
camminano di conserva sino a che,-pel 
rio di Corzeta, montano da pon. a Jev. 
alla così detta Casa al Bosco. A questo 
punto, cambiando essse direzione da lev. a 
sett.-grec., entrano nella strada che guida 
da Tremoleto a Lari, quindi passano a 
rec. del poggio di Ficchio fino al luogo di 
Campo-Lungo. Quù cessa la Com. di Lari 

















Putida sino passato l'mttino dell’ Zsola, 
dove cavalca il fiumicello di questo pome; 
finchè voltando faccia da grecale a mae- 
atro, entrambi orii fronteggiano 
lungo la via di Gagliano, quindi per la 
foua Dogaja e fiualmente per le Mor. 
tete, per dove arrivano al molin nuovo 
de'Lorenzani sul fiame Tora, Passata que- 
sta fomana i limiti delle due comunità 
si trovano sulla via regia maremmana, 
€ costà voltando maestro a pon. per- 
corrono per termini artificiali, rasentano 
in parte la via viciuale di Santo-Regolo, 
sino al luogo chiamato la Chiaratana, 
presso cui truvano il horro di Colle-Pin- 
van 












LORE 805 


sufi e'con esso entrano in quello della 
Valle di S. Biagio per andare a ritrovare 
la pietra dei tre termini sul confine della 
Comi, di Orciano. 

Fra i principali corsi di acqua, che at- 
traversano la Com. di Lorenzana, havvi il 
fiumicello Tora, e quello dell'Isola , il di 
cui primo trouco porta il titolo più mo- 
desto di torr. Borra. — Fra le strade co- 
munitative rotabili che passano per il 
medesimo territorio, havvi quella che 
staccasi dalla regia maremmang alla Tor. 
relta per inoltrarsi a Tremoleto e Loren. 
zana; e di costà parte un altro tronco di 
strada per le colline di Colle-Alberti, do- 
ve essa diramasi ia due vie vicina! 
una di loro dirigesi verso maestro, me 
tre l'altra verso grec. guida a Tripalle e 
a Sant'-Ermo. . 

Le nozioni geognostiche della comi 
nità di Lorenzana furono pubblicate sino 
dal 1833, nel principio del Tomo I. della 
Storia naturale di tutte l'acque‘minerali 
di Toscana, dal Prof. Giuseppe Giulj na: 
tivo di Lorenzana, allorchè egli trattar 
volle dell'acqua minerale del Bageolo 
del Giunco Marino, spettante a questa 
comunità. Che però, io mi credo in dove 
re di preferire le osservazioni del preno- 
minato professore naturalista, come di 
uno scienziato che ripetutamente vifità 
questo suolo, per giovarmi in proposito 
delle sue stesse parole. x 

« La Com. di Lorenzana ha il suo ter- 

la maggior parte di 
i marini, trovandovisi 
tà di spoglie i 
Lon possono vivere che 
e specialmente di tal ne- 
tura sono quasi tutte le colline (pisane). 
La perte pianeggiante poi è stala prodotta 
dalle alluvioni moderne delle acque tor. 
bide del fiume Tora, dal torr: Borra e 
dai loro piccoli influenti. La Borra entra 
nel Fosso nuovo che si trova al Nord-Est 
di Vicarello nella piabura pisana, dopo, 
aver preso il nome d' Zsola ». 

» Verso il lev. vi sono i monti di Gel. 
lo-Mattaccino, che si uniscono con quelli 
di S. Lace, i quali s'inoltrano verso il 
mezzo giorno, composti di pietra 
calcarea compatta bigia. Si sa che alla'ha- 
se dei monti si trovano le colline, ed in 
quelle appunto che formano la' base dei * 
monti di Gello, vi ha origine un torren» 

108 





























206 LORE 
folle, che è chiamato Gizaco Marino; il 
quale in tempo po di piogeio accresce colle 
sue scque le piene della Tora, ove influi- 
sce presso il mulino che si trova nella 
superiore del piano di Lorenzana. 
fiano torreatello ha in principio il so 
alveo incassato dentro ruccie calcaree 
la natura stessa di quelle dei mooti che 
sotrestano alla sua origine, ed in seguito 
beata dentro il terreno di alle- 





Sella parte sivistra del Giunco Ma. 
circa 40 be. distante dal panto dove 
influisce nella Tora, vi è una piccola ca- 
vità artificiale, praticata fra il letto ghia- 
jera, di cisca un braccio e mezzo di pro- 
fendi cia me ii sequa mine 





Dall'analisi fatta dal Prof. Giuli risul 
ta, de gr minerale del Giunco Me- 


gradi TSO 

ra di soli 13 gradi, 
Patenti eni 
del suo voleme di rbonico da 
once 35 di detta sozaa, della qual dose 
egli ottenne grani cinque d’irecloreto 


LORE 
di soda ( sal comune), grani tre d'idre 
clorato di calce, grani otto di carbonate 
di soda, di quello di lce\grani due, e di 
carbonato di ferro grani uno. — Totale 
e, 19 di sale in 14400 grani di acqua ». 
I prodotti di suolo più abbondanti det- 


del- la comunità di Lorenzana consistono iu 


olio, in viso, in gramaglie ed in fratte 
d'ogui specie che si esitano in gran parte 
a Livorne. — Pochi somo i prati stabili, 
i i boschi cedui, e vi mancano alfaito 
quelli di alto fest. Gli antichi pascoli e 
i boschi comunali sono stati pressochè 
tetti ridotti a coltera. Essi nel sec. XVI 
cominciavano verso Colle-Alberti dal ms- 
lino di Palencita, e per la Torella in 
sino al piè del poggio di Fontana segui 
tavano per la strada che porta pe i Gabbo 

a Cologuole, e di là simo a S. 

Si faceva una velta ia Locana “n 
mercato ogni giovedì. Vi si pratica tuiter 
una fiera bestiame, di pemnine e me 
cerie nei giorni 24 e 25 agosto, all occe- 
sione della festività del santo titolare 
della pieve. — La Comunità mantiene ua 
medico chirurgo, e ua maestro di scuola. 

U suo gi tento per il civil 








some per primiaole è il viario A di 





QUADRO delle Popolazione della Comunita. di Leszuzsua a tre epoche diverse. 





LORE 


na, Com. Giur. e circa due migl. a scir. 
di Castel-Focognario, alias di Rassina, 
Dioc. e Comp. di Arezzo. 

1 ruderi del castelletto di Lorenzano 
esistono in cima a un poggio ‘che dalla 
sua forma prese il nomignolo di Montau- 
to. È posto a cavaliere del torr. Saluti 
tributario a destra dell'Arno, mentre il 
paese di Lorenzano giace in piano presso 
la confluenza del torr. Zenna in Arno. 

Lorenzano è rammentato in molti istra- 
menti degli Annali Camaldolensi, il pri- 

mo dei quali è del 26 genn. 1089. È una 
locazione fatta dal priore di Camaldoli di 
beni posti în Lorenzano, in Valenzano, 
al Bagnolo, in Colbenzano e in altri ca- 
sali di quei contorni. Qaindi nell’otto- 
bre dell'auno 1111 uno dei compatroni 
del Cast. di Lorenzano offrì all'Eremo di 
Camaldoli la sua porzione di quel castello 
e corte, che sotto altro nomignolo appel- 
lavasi anche Rio Zoparelli, riserva 

la parte superiore o corona del me- 
Tesimo Ensichho di Lorenzano e Îl padro. 
nato della chiesa di S. Nicolao : riserva cui 

















LORE 807 


Lorenzano pel fiume Arno presso la chiesa 
di S. Vitale. (Axpar. Camaro. T. III. ) 

Leggeri parimente in una certa dei Co. 
maldolen: Arezzo, come nell’ an. 
no 1291 "Eito pievano di S. Eleuterio 
di Socana confermò l'elezione di Bonsi- 

ore in rettore della chiesa di S. Vitale 

i Lorenzano, incaricando il parroco di 
Bibbiano a metterlo in possesso in onore 
di Dio e del vescovo Ildebrandino di 
Arezzo. (Larreae Carrco-lsromose ni vx 
Anxrnio, pag. 38.) 

La parr. di S, Egidio ella Zenna, da 
lunga mano trovasi unita a questa di $. 
Vitale a Lorenzano, la quale nel 1833 
contava 223 abit. ed. -Foce- 
onano Comunità. 

LORENZO (S.) a BALDIGNANO. — 
Fed. Barvionano in Val-Tiberina, 

— a BASCIANO. — Fed. Basciano. 

— ara BASTIA.— Fed. Basta (S. Lo 








losi nenzo atta). 


SIL n BATTIFOLLE. — Ved. Sranma 
( 3) 
a. BIBBIANO. — Ved. Bastano Go. 


due anni dopo il dovatario medesimo ri-  eusascar. 


putò con atto rogato li 25 dicembre del 
1113. (Anx, Casato, T. II ) 

Poco dopo (marzo 1114) Griffone figli 
di altro Grifone dei nobili Ubertini 
Vogognano, stando în Arezzo, vendè allo 
stesso priore del S. Eremo la sua porzione 
di due mulini posti nel casale e corle 
Lorenzano, luogo detto Aemoli, per il 
prezzo. di soldi cento di argento; e qual- 
tr'anni dopo (marzo 1118) Ranieri, figlio 
del fa Grifone prenominato, rinunziò 
alle sue ragioni sopra uno dei mulini 
Lorenzano, posto nel laogo suddetto 
Remoli, per soldi 4o d'argento che ricerè 
dal priore di Camaldoli. ( Oper. cé 

Nell'aprile del 1130, con atto 
Lorenzano presso la chiesa di SN 
Renzo figlio del suddetto Ranie 
per il prezzo di 4o soldi all'Eremo di Ca- 
maldoli la sua porzione dei due mulini 
qui sopra rammentati. (Axca. Dart. Fior 
Carte di S. Mich. in Borgo di Pisa.) 

Nuovi acquisti fecero i Camaldolensi 
costa, quando uel genn, del 1:35, per istra- 
mento stipulato în Arezzo, Ugo del fa 
Tarzione e Berta del fu Azzo di lui mo- 
glie venderono al S. Eremo tutto ciò che 
essi conjugi possedevano di loro parle 
spetto a un mulino posto nel casale di 

































— (BORGO SAN) — Fed, Bosoo-San 
Lonenzo. 


— a BOSSI. — Zed. Bosst, 

— a BOVECCHIO. — Fed. Borso 
caro. 

— a BRANCOLI. — Fed. Baancori. 

— 10 BULBANA. — Fed. Bozsana (S. 
Lonzzzo mm) 

— A CAMPI, — Fed. Cameri. 

— Di CANNETO. — Fed, Camaro di 
Val.di-Cecina, 

— atta CAPPELLA, ossia a Moxreca- 
rm nella Valle del Serchio. — Cas, che 
porta il nome generico della sun chiesa, 
che è una cappella succorsale del piviere 
di Torri, Com. Giur. Dioc. e Duc. di 
Lucca, da cui è 4 mi 

È posta fra il Serchio e la strada pro- 
vinciale che per Monte-Magno penetra 
nella Versilia , alla pendice meridionale 
del poggio di Montecatini di Val-di-Ser- 
chio, la cui popolazione, già detta a $. 
Maria della Ceppell 














sta di S. Lorenzo alla Cappel 
AI qual luogo della Copella | trebbe 
appartenere una carta dall’ Arch. 4rciv. 


lucchese, dell’anno 731, con la quale Pe 
redeo, che fu poi vescovo di Lucca, donò 
alla chiesa e monasiero di S. Michele pres- 


808 LORE 
so Lucca fra gli altri beni uns sua casa 
colonica la im Cappelle. 

. ‘Ma e desta mon è le cappella di Moe. 
tecatini in Val-di-Serchio, ce la mostrano 
più chisramente tale tre pergamene edite 
recentemente nel T. VP. II delle Me. 
morie per servire alla Storia di Lucca. 

Tratta la prima di tail di beni 
posto pel li Cappelle di proprietà 
della die fr di Lucca, fatto 
li 4 ottobre dell’anno 872. La seconda 
membrana del 4 dic.874 tratta di un'al- 
tra enfiteosi di beni che aveva nel luogo 
Cappelle lx chiesa di S. Michele di Locca. 
Le terza è un istramento del 10 agosto 884 
col quale Gherardo Vesc. di Lucca alli- 
vellò per 12 denari d'argento i beni della 
cbiesa di S. Pietro in Salisciamo di perti- 

© nenza della cappella soa manuale di $. 
Maria, quae dicitur Cappella, sottoposta 
alla cattedrale di S. Martino, con tutte le 
ioni e pertinenze situate in Sali- 
sciano , forse l'attuale Saliscina di Gat- 
tejaola. — Ved. Mowracarm di Val-di- 
Sentina. di S. Lorenzo sita Cappelli 

La . di S. nzo al la, 
ou è Montecatini di Valdi Serchio 
nel 1832 noverava 567 abit. 

LORENZO (S.)a CARGALLA. — Ped. 

















Cancatta in Val-di.Magra. 
— a CASCIO. — Fed. Cascio della 
Garfagnana. 


— a CAPPIANO. — Fed. Carraro nel 
Val-d'Arno superiore. 
CASTEL-BONSI. — Ped. Carrer 


Bons. 

— (CASTEL-SAN ) detto anche Case 
di Morte San - Loaznzo in Val-di-Cor- 
nia. — Castellare che prese il titolo dalla 
sua chiesa nella . Cora. e circa tre 
scie. di Suvereto, di Cam. 
ia, Dioc. di Massa-marittima, Comp. 
di Grosseto. 

Risiede nella ripa sinistra del fi. Cor- 
mia sopra un colle, alle cni falde setten- 
trionali scorre il borro Ri; lo © la stra- 
da rotabile che da Savereto guida a Mon- 
tioni, circa. un miglio a sett. di Ca- 
soleppi. 

L'origine ele vicende istoriche di que- 
sto-castello si nascondono fra le tenebre 
al pari di quelle di moltissimi paesi, e 
specialmente di tanti che restano per la 
raaggior parte desolati o perduti fra i de- 
serli delle toscane maremme. 


ai 








LORE 

La memoria ch'io conosca più antica 
fra quelle reperiti, in cui si rammenti 
il castel di Moate S. Lorenzo, fu scoperta 
nell’Arch. Arciv. di Pisa dal Murai 
che la pubblicò nel T. III delle Antichità 
del medio evo. — È ua istramento del 
19 giugno 1139 (stile comune) rogato im 
col quale il conte Iidebrando, figlio 
di altro conte IlJebrando, e Matilde figlia 
di Lanfranco sua consorte offrirono alla 
cattedrale di Pisa la metà dei beni perve- 
muti al suddelto coute per eredità paler- 
na e materna, 0 per aliro qualsiasi modo, 
tanto dei fondi posti nel distretto di Bi- 
serno, quanto nei castelli di Vignale, di 
Campiglia, e nel Castello del Monte di 

S. Lorenzo e sue pertinenze. 
nella sua Istoria del 
T. L peg. 141) 
in diversi istre- 

















apparteneva alla mensa vescovile di Mas. 
sa-marittima; e che ciò trovasi anche ram- 
mentato in un breve di Papa Alessan 
dro IV al Comune di Massa. — Comun- 





20, 
dita della mensa vescovile di Masse, con- 
per molto tempo ad appartenere ai 





i Biserno della consorteria di quelli 
della Gherardesca. Ciò viene anche dimo 
strato da due istrumenti rogati in Pisa, nel 
16 giugno 1366 e 18 maggio 1368 (stile 
comune ); col primo dei quali donna Ber- 
narda del fu Tedice conte di Donoratico, 
e vedova di Tinaccio dells Rocca, prese a 
mutuo per un anno da Gherardo del fu 
ser Baldo da San-Cassiano di Pisa cento 
fiorini di oro, sottoponendosi alla penale 
del doppio pagamento mancando nel detto 
termine alla restituzione del capitale. Ap- 
pella l’altro documento alla sentenza pro- 
ferita in favore del prenominato credi- 
tore per il rimborso dei fiorini cento di 
capitale, e fiorini cento di penale, asse 
gnando al creditore della vedova di Ti 
naccio due terze parti delle soe poser 
sioni poste nei confini del Comune di 
$. Lorenzo dal Monte, in luogo chiame- 
to Cesalappi. — Nella stessa sentenza 
fo dichiarato che il territorio del Castel! 
di S. Lorenzo confinava; a 1°, con il 











Campiglia; a 4°, col comune di Mes 





LORE 


tioai. — (-Anca. Dr. Fioa. Carte del 
Mon. di Nicosia di Pisa.) 

La chiésa del Castello di S. Lorenzo, 
ul dire del Cesaretti, era filiale della Pie- 
ve vecchia di Suvereto: e lo stesso autore 
mggiunge, che di essa sino al 1770 esiste 
vano le vestigie nella sommità del pog- 
gio, e bandita del distratto castello. 

LORENZO (S).  CASTELVECCHIO. 
— Fed. Casrervrocaro in Val-di-Pesa. 

— a CILIANO. — Fed. Ciuiano. 
— ar COLLE. — Fed. Corte Bucota- 


sasa. . 
— a COLLINA. — Fed, Cosuma (S. 
Lonerzo 


2) 

— 4 COLTIBUONO, — Fed. Asama 
di Corrmsuoso. 

— a CORFINO. — Ped. Cosrmno di 
Garfagnana. 

fira CORTI. — Ped. Conn (S.Lo- 
nuo atte ) nel Val.d'Arno pisano. 

— a CORTINE. — ed. Conrme iu 
Val.d'Elta. 

— azza CROCI. Fi oa 8 le 
marzo ace) in Val-di-Sieve. 

— 4 DIACCETO. — Fed. Disccero. | 

— a DOZZANO. — Fed. Dossaro in 
Valdi-Magra. 

— a FARNETA. — Fed. Faxwera in 
Val-di-Serchio. 

— a FONTISTERNI. — Ved. Fomm- 


son. 
— a FORNACE. — Fed. Formaca (S. 
Loszzzo 


a) . 

— ax FOSSATO. — Wed. Fomaro nel 
la Montagna di Pistoja. 

— 4 FRONZOLA . — Fed. Fnos. 
sota nel Val.d'Arpo casentinese. 

— 4 GABBIANO, — Fed. Gaxsiazo. 

— a GALIGA. — Ped. Gatta. 

— a GELLO ni LAVAJANO. — Ped. 
Gaaso pi Lavazazo, 

— a GRIGNANO. — Ped, Gasanazo 
in Val.di-Pesa. 

— a MALAVENTRE, — ed. Mata- 
vawma in Vab-di-Serchio. 
— a MALGRATE. — Fed. Marcnare 

Val-di-Magra. 

— a MASSACIUCCOLI. — Ped. Ma 


ascroonotI. 
— a MASSA-MACINAJA.— ed. Mas 
sa-macimaza del Monte-pisano. 
— a MERSE. — Vill. già Cast. in Val. 
di-Merse, cui diede il nome la sua an- 
tica chiese plebana, Com. Giur. e circa 





L'ORE 809 
8 mig]. a ostro di Sovicille, Dioc. e Comp- 

i Siena. 

Risiede sulla pendice di un poggio alla 
destra del fi. Merse, dirimpetto al ponte 
a Macereto, che è appena mezzo migl. al 
suo levante. 

Era uno dei castelli dei conti Arden 
gheschi sino dal secolo XII se non forse 
prima. Avvegnachè si rammenta questo 
fuogo in una bolla del pont. Celestino III 
spedita dal Laterano li 19 aprile 1194 
all'abate e monaci della badia Ardenghe- 
sca, con la quale conferma loro, fra gli 
altri benefizj e possessioni, anche la chie- 
sa di S. Lorenzo in Val-di-Merse con doe 
parti di quel castello. ( Ance. Dir. Froa. 
Carte del Mon. degli Angeli di Siena) 

Pià chiaramente perlano di questo ca- 
stello e dei loro signori le istorie senesi 
all'anno 1203, in occasione di un lodo 
pronunziato lì 27 maggio di detto anno 
tra il Comune di Siena e i conti Arden. 
&beschi, mentre questi erano in guerra 
con la detta repabblica. I quali dinasti 
rimisero ogni vertenza relativamente alla 
giurisdizione e signoria dei loro castelli, 
© segnatamente del castello di S. Lorenzo 
in Merse, in Rustico orciprete della ch. 
cattedrale di Siena, € in don Bernardino 
abate del Mon. di S. Eugenio. Quindi con 
lodo fu deliberato, che la prosapia dei 
conti Arlengheschi dovesse gare alla 
Rep. di Siena un tenue tril 
per conto delle ville e ue 
giurisdizione, com 
dalla stirpe Au pri ssi stati ceduti nel 
da talia da Rao Badia S. Lo. 
renzo sul fiume Anzo. (Macavouri, Zstorie 
Senesi Parte I lib. 4.) 

Sino dall'anno 1271 risiedeva in S. Lo 
renzo a Merse un giusdicente; € costà fu 
segnalata per lengo tempo una casa sotto 
nome di me di pelato di giustizia. In seguito 
8. Lorenzo a Merse fa riunito alla giuri. 
edizione di Pari pai vile mentre. nel 
criminale dipende dal vicario R. di Ca- 
sole. Col regolamento del 1579 ‘il Vill.di 
S. Lorenzo a Merse venne compreso nella 
potesteria di Sovicille, cui fu confermato 
dalla legge Leopoldina del 17 
plebana di anti- 

cala di pietre conce a 
bianche e nere, In uno dei suoi al. 
tri bavvi una tela del Petruzzi, e il q‘ 
dro di S, Lorenzo è opera del cav. Nasini. 


















810 LORE 

Le sua perrocchia confina con quella di 
Tocchi, compresa nella Dioc. di Volterra, 
«con altre due di Recenza, e di Casciano, 
mella Com. di Murlo della Dioc. di Siena, 

Passa per il suo territorio la strada re- 
Gia grossetana, Essa attraversa unu lecceta 
sul poggio detto Cetini, che era un bosco 
della comunità di S. Lorenzo distribuito 
a preselle a diverse famiglie indigene 
paganti un annuo canone. — Un altro 
bosco di lecci cuopre l'antica bandita di 
Montaggi, appertenuto esso egualmente 
alla stessa comunità, dalla quale l’ottenue 
ad enfiteusi perpetua la nobil casa Bao- 
dinelli di Siena. 

La parr. di S. Lorenzo a Merse nel 1579 
noverava 320 abi 
235; nel 1745 ne contava soli 12. 
mente nel 1833 comprendeva 26; 

LORENZO ( PIEVE ni S.) a 
CIANO; 0 a Viracciaso nella Val 
gra. — Antica pieve sull’estremo confine 
crientale della Val-di-Magra, nella Com. 
Giur. e circa due migl. a maestr. di Mi- 
nueciano, Dic. di Luni-Sarzana, Duc. di 
Lucca. 

Risiede sulla ripa sinistra deltorr. 7as- 
sonara, tributario del fi. Aulella, alla base 
dei più eccelsi e ripidi monti dell'Alpe 
Apaana, presso il varco per dove dalla 
Lanigiana si penetra in Garfagnana e 
mella Valle superiore del Serchio. 

questa la stessa pieve che sotto il 
semplice titolo di S. Lorenzo i Pont. Eu- 
genio INT ed Innocenzo III , negli an- 
mi 1149 e 1202, confermarono ai vescovi 
€ alla cattedrale di Luni. 

Il tempio è un edifizio dei secoli più 
vicini le. È diviso in tre navate 
con la facciata, secondo l'uso delle an- 
tiche chiese, voltata a ponente. L’ambu- 
latorio di mezzo ba quattro archi per par- 
te a sesto intero che girano sopra colonne 
di macigno, cui soprappongono capitelli 
ròzzamente lavorati. L'allar maggiore è 
isolato sotto l'arco di an'apside ornata in- 
torno di archetti nel giro esterno. Il tem- 
pio riceve il lume da diverse finestre nelle 
mura laterali sirette e a feritoje, in gran 
randite e rialzate. Sopra 
una finestra ad arco se- 
però in due luci me- 
a, salla quale posano 
due piocoli archi tondi, e imilito= 
dine di molle chiese antiche di Lucca, 








i nel 1643 ne avera 
final 






















LORE 
di Pisa, di Pistoja ec, Tutta la fabbrica 
è di pietre conce di macigno non troppo 
bene commesse fra loro. Vi sono quadri 
di buona scuola dei secoli XVI e XVII. 






Castagnuola, 
gliano, idera; 5. S. Bartolommeo a Gre. 
molazzo, cappellani» curata. 

Oltre il casale di Vinacciano, in cai 








parrocchia i casali di Bergiola, di Merrs, 
di Renzano, di Novella e di Bugliatico. 
La parrocchia di S. Lorenzo nel 1832 





LORENZO (S.) a MIRANSU. — Ped 
Misansò vi Casrettonenio, 

— a MONTALBANO. — Fed. Mos- 
tacnaro in Val-di-Cecina. 

— a MONTALBINO. — Fed. Mos- 
ratanro în Val.di-Pess. 

— a MONTE-FIESOLE. — Ped. Mon 
qa-Fimsore. 

— a MONTE-GUFONI. — Ved. Mon 


Monrs Lrszzo nella La 
ica, le vestigia della 
i sull’ ultimo sprone 
meridionale dei poggi che separano la 
vallecola del Frigido da quella di Avenza, 
nel confine della comunità di Massa con 
quella di Carrara, dalle quali città questo 
luogo è appena due miglia distante, già 
nella Dioc. di Luni-Sarzana, ora di Mas 
sa-ducale. 

È par questa di Aonte-Zibero una delle 
pievi antiche della cattedrale di Lani 
rammentata dal pontefice Eagenio III nel 
la bolla dell” 149,e confermata ai ve- 
soovi lunesi 1203 da Innocenzo III. 

Un nobile di contado, Corrado da Mos- 
te-Libero, nel 1202 assistà in Sarzana al 
lodo pronunziato in una causa vertente 
fra il vescovo di Luni e i nobil Ver 
sano, di Montignoso èc. da una,edi mar 
chesi Malaspina dall'altra parte. — Nel 
1248 era lite fra Jursacca pievano di S. 
Lorenzo = Monie-Libero € Venuto pievs: 
Je di S. Vitale del Mirteto, a 





















la pi 








cagione delle decime che ciascuno dei due 
parrochi preteodeva dagli abitanti del 
moatedi Codepino;ch'è una collina sul con- 


fine delle due parrocchie. Fu perciò fotto 


LORE 


qumpromeseo, fn prete Alberto cappellano 
S. Geminiano di dun, 
nel di 16 giu- 







e del nolaro Ugolino da Mama dei Mar- 
chesi, pronanziò il lodo e decise, che le 


. decime del monte di Codepino si divides- 


sero per metà fra i due pievani litiganti. 
( Aaca. Dire. Froa. Certe della Zrime- sb 
siele di Pisa). 

Non mi è nota l'epoca della soppressio- 
me della pievi i S. Lorenzo in Monte 
Libero, della quale peraltro cessano le 
memorie dopo il secolo XIII. Timo po: 
polo pertanto fu di ino, uma porzione del 





— a NAVOLA. — Pod. Navora. 

— (SS.) x ANDREA a NOCICCHIO. — 
Wed. Nocsoceso. 
—a NOVEGIGOLA. — Fed, Nove 
eueosi. 

—a ORBICCIA NO — Wed. Osasocsano. 

— a ORENTANO. — Pod. Onartano. 

— a PACLANO. — Pod, Paciano. 

— 4 PERSIGNANO. — od. Puo 


Siaso. 
—a PEZZATOLE. — Pod. Pessarora. 
— as PIAN ni COREGLIA. — Ped. 


Comnenia. 
— a PIANTRAVIGNE, — Wod. Pun 


Ra venne. 
Zoszyso (8.) in Pross im Valdi.To- 
Pieve distratta, od il eni bettistero 


i di Bltera cdi 





LORE sii 


Gherardo da una perte, e Atiene arcivo- 
novo di Pisa e Mingarda del fa lidebres- 
do Visconti vedova del conte Ugo dalla. 

perte, per causa di divise sulle eoeti 
con le loco per 


vasto distretto nei. monti 


la perte che 

ta io Imperocché eraso enti della 
suddetta pieve le seguenti 19 chiese: 1.5. 
Macia di Monte Mattime: 3, $. Michele 
di Cotoae; 3. $. Michele di Faligaane;. 
4. Sì Lucia di PoscioSigeri; 5 [ra 
drea di Nugola; Nugela; 
r SOI ca Selo 
di Ci S. Regolo di Filioarie; 
10,8. di 

Cestell'Anrelmo; 13. S. Niccola a Far- 














. met&; 13.5. Michele alla Corte; 14.5. An 


drea di Postiguano; 15. S. Martino di 
Torciana; 16. S. Doasio; 17. S. Giesto 
di Colle-Romboli; 18. S, Pietro di Colo 
guele; 19. 5. Giusto di Parrena. 

LORENZO (S.) a PICCIORANA. — 
Wed. Piccionuna. 


= PIETRAMALA. — Pod. Pura 
nasa dell'Appennino di Firenzuola. 
IDIMONTE. — Ped. Pres: 


mu mosre. 
— a PORCIANO. — Pod. Poncuno. 
— a SCARZANA. — Pod. Scansano. 
— a PRACCHIA. — Ped. Pasconu. 
—(SS.) x MARTINO a PULICCIANO. 

— Fed. Purscciano in Valdi-Chiana. 
— 1 RAGGINOPOLI. — Pod. Racu 


moreni. 
— a BONA. — Fed. Rosa nol Vol. 
d'Arno superiore. 
— acts ROSE. — Ped. Rose (1a) del 


Geltezzo. 
— atzà SALA. — Pod. Basa ‘del Ca 


sentine. 
- — (95.) a BARBERA a SERAVEZZA. 
— Pod. Senavama. | 

— atua SERRE. — Pod. fenax me Ra- 
pecano. 

— a SETTIMO. — è Fed. Serrano (Ba 


pu 


2 LORN 
LORENZO (S.) a SOVICILLE. — Ped. 


— a STARGIA.— Pod. Stanca ni 
— a SUGROMIGNO. — Fed. Suono 


misso. 
—ATERENZANO. — Ved.Tenazzaso. 
— a TREGOLE. — Fed. Tazeow. 
— a USELLA. — ed. Usezta. 
— a UZZO. — Fed. Uno. 
— a VACCOLE. — Fed. Vaccose. 
-— a VAJANO. — Ped. Pasaxo (Pie- 
rx raccara Di) 


— a VICCHIO. — ed. Vaccaro ne Ri- 


masso. 
— a VIERLE. — ed. Viana. 
— a VIGLIANO. — Fed. Viusiano, 
<— a VILLORE. — Fed. Varvoan. 
— (SS) a MARIA a VINCIGLIATA. 
— Fed: Vincraziaza. 
— a VOLPAJA. — Fed, Vosrasa. 
—— a ZERI. Pod. — Zen. 
LORETINO nel Val.d’Arno fiorenti. 
no. — Villa signorile nel popolo di S. An- 
drea a Rovezzano, Com. di questo nome, 
Giur. e circa migl. ano a sett. del Bagno 
a Ripoli, Dioc. e Comp. di Firenze. 
iede alla base meridionale del pog- 
Settignano presso la strada R. del 
contornata da numerose vil. 
late e da ridonti colline coltivate a olivi 
ea vigneti, 
È villa notabile per i maglioli di Zea- 
tico che fece venire-il primo e piantare 
fe) mei suoi pomessi uno della nobil 
iglia Frivomchi, giù della 
vila e di Loretino, INA 
LO! im Val-di Chiama.— Due vil. 
Îete, contrassegnate eon lo stesso vocabolo 





di Zereto, s'incontrano nella valle mede- Medi 


sima della Chiane, uni al suo ingresso sei- 
tenirionale che dava il néee a due chiese 
distrutte (S. Lorentive e S, Martino a Lo- 
rete) nel piviere del Toppe; l'altra di Lo- 
peto, esistente nella perte orientale della 
‘valle, che dà il suo mome al rie di Loreto, 
ed al contiguo casale e chiesa di S. Cristo» 
foro a Bocena, nella Com. Giur. e Dios. 
di Cortona, Comp. d'Arezzo. — Ved. Bo- 


Com. 
LORNANO in Val-d'Elsa. — Cas. ce 
chiem piebana (S. Giov. Battista) ne 
Com. e circa due migl.a ev, di Monterig- 








LORO 
gioni, Giur. di Sovicille, Dioc. e Comp. 
di Siena, da cui Loruano è circa setle 
migl, a sett. 
situato in un poggetto, che diramasi 
dal monte balls na) del Chianti alla 





mali a pronunziare un lodo per terminare 
le controversie fra il vescovo di Voliera 
€ l'abate del mon. di S. Salvatore dell'I. 
sola. (Axca. Dirt. Fion. Carte del mon.di 
&. Eugenio). 

Questa pieve è rammentata in una hol. 
la del Pont. Clemente LII, spedita nel 1169 
a Bono vescovo di Siena. — La sua chien 
in gran perte fu riedificata nel principio 
del secolo XVIII e.consacrata dall'arcite 
scovo di Siena nel 1938. Fu in tal occasio. 
ne conservato nella ua un affresco 
del cav. Giuseppe Nasiui che rappresenta 
8. Giovan Battista nel deserto. 

La parr. di S. Giov. Battista a Lorna 
no nel 1833 contava 194 abi 

LORO (Zaurum) nel Val-d'Arno sape 
riore. — Cast. che fece parte d'una con- 
tea dei CC. Guidi, la quale più tardi 
diede il titolo per breve tempo a un mar- 
chesato, allualmente capoluogo di comu- 
nità e di pieviere nella Giur. di Term 
Suora, Dive. € Comp. di Arezzo. 

Giace nel gr. 29° 17° 4“ loug.e 43°35* 
6% latit., 5 migl. a sett-grec. di Term 
muove, mig]. 7 $ a sett. di Mootevarchi, 
migl. 8 4 a lev. di Figline, e 18 migl.a 
maestr. di Arezzo. 

Risiede nella pendice meridionale del 
monte di Prato-Maguo, ad una elevatezza 
di circa 560 br. sopra il livello del mare 
rraneo , fra ripide balze di maci- 
goo, in mezzo alle quali si è aperto il 
varco il torr. Ciufenna , poco lungi dal- 
l'antica sua pieve di Gropina. —lu si 
tuazione infelice anzichè nò di questo 
paese, nascosto in una profonda convalle, 
è resa anche più orrida dal meschino 
aspetto delle sue abitazi 

Si trova fatta menzione del Cast. di 
Loro fino dalla meti del secolo XI, quas- 
do esso dipendeva dai conti Guidi, siccome 
apparisce da una pergamena dell'archivio 
della catiedrale di Arezzo dell'anno 1059 
mercè cui il castel di Loro fu dato in sub- 
feudo a un nobile Ugo figlio di Suppene 
(forse degli Ubertini) di Loro. 






























LORO 

Alla stossa prosapia ppartenne quel 
Guizzardo da Loro che per pubblico istru- 
mento cedè ai conti Guidi le sue ragioni 
sul castello e corte di Loro; sulla Aoc- 
chetta, che da essa prese il nome di Aoc- 
ce Gaicciarda, su Lanciolina, Caposeloi 
e altre castella. — Ved. ( Dipl. di Fede 

«ric. II ai CC. Guidi da Battifolle). 

Infatti i conti Guidi, allorchè nel 1219 
si obbligarono di tenere a onore del Co- 
mane di Firenze ilcastello di Montemar- 
lo, con riconoscerne nel governo fiorenti- 
no il suoalto domiuio, essi per assicura» 
zione della promessa, e a solidità della 

ale di 2000 marche che si erano esibiti 
i pagare, mancano ai patti, vollero che 
stessero obbligati i loro castelli di Mon- 
tevarchi, dè Loro, del Pozzo, di Lancioli- 
na, della Trappola, di Viesca con molti 
altri castelli e con tutti i fedeli che eglino 
avevano nel Valdarno superiore dall'una 
e dall'altra parte della Valle. 

I conti Guidi continuarono quasi per 
tutto il secolo X.IIIa dominare sul castello 
e abitaoti di Loro, finchè la Rep. fior., 
nel 1293, tolse ad essi ogni giurisdizione 
di mero e misto impero. Nella qual circo- 
stanza fu deliberato che si riunissero al 
distretto fiorentino, oltre il castello e ter- 
ritorio di Loro, anche quelli di Ganghe- 
seto, di Torre-Guicciarda, di Viesca, del 
Terrajo, di Moncioni e di Barbischio. 
(G. Viruam, Cronica. — Amm Zstor. 
fior. Lib. LelV) - 

Nel 1306 fa messa a partito dai signori 
e collegii della Rep. fior., quindi nel 19 
agosto resiò vinta la fatta proposizione, 
che pon si dovesse altrimenti distroggere, 
siccome era stato progettato, stello di 
Loro: che anzi sì couserv: 
era insieme col palazzo baron: 
esso con tutte le possessioni, state già di 
ragione del conte Aghinolfo di Romena, 
tiranno di Loro, sia che queste fossero si- 
tuate dentro il castello medesimo, sia nel 
suo distretto, rimaner duvessero iv pro- 
prietà sì Comune di Firenze; e finalmen- 
te, che gli abitanti di Loro s° 
e fossero tratlati come lutti gli altri po- 
poli distrettuali fiorentini. — (Ance. pat- 
13 Rironzavioni pi Fiam). 

Ma nel tempo che il Comune di Fi. 
renze era seriamente accopata nel Val. 
d'Arno di sotto per far fronte alle armi 
di Castruccio, il Val-d'Arno di sopra a0- 

vm 





















Loro 813 


davasi mettendo a soqquadro dagli Uber- 
tini di Soffena.— Apparteneva a questa 
famiglia quel Aghinolfo figlio di Beni 
no, detto il Grosso, il quale per parte di 
madre, aveva ereditato dal suo zio conte 
Aghinolfo di Romena dei conti Guidi if 
castello di Lanciolina; di dov 
coni suoi sgherri armato, sce 
no di Loro e di Castel-franco, sii 
ri popoli di questi due castelli riescì 
abbattere coi suoi seguaci il tiranno e di 
farlo prigione. — Ped. a 
Nel 1646 il castello e distretto di Loro 
fu convertito in feudo con titolo di mar 
chesato, assegnandolo per il criminale al 
jcariato di S. Giovaoni di sopra, mentre 
ludice baronale per le cause civi 
i danno dato risedeva in Loro. Ciò 
venne sotto il Granduca Ferdinando 
il quale, volendo remunerare i servigi 
prestatigli dal senatore Pietro Capponi, 
con diploma dei 26 dicembre 1646 con- 
cesse il feudo di Loro al medesimo sena- 
tore sua vita durante, e dopo di lui da pas- 
sare ad Alessandro cal cav. Scipione suoi 
figli e non più oltre. Onde avvenne che, 
accaduta la morte di quest'ultimo, il feu- 
do di Loro dei marchesi Capponi tornò a 
far parte integrante del Granducato. 
Della chicsa cappellanìa di S. Andrea 
a Loro ne diede notizia un istrumento 
del mese di luglio 1065, rogato in Loro 
ad Eccl. S. Andreae de Loro Judicaria 
‘entina. Con tale atto pubblico Azzo di 
ritulo donò alla balìa di S. Trinita 
dell’Alpi, altrimenti appellata di Fon- 
te-benedetta, le case e ioni di suolo 
da esso lui possedute nel piviere di S Pie- 
tro a Gropina, oltre alcune altre sostan- 
26; fra le quali eravi compreso il Castel- 
lare di Lanciolina con la chiesa ivi edi- 
ficata ad onore di Dio e di S. Michele 
Anca. Dart. Fros. Carte della 
Badia di Ripoli). 


la chiesa di S. Andrea di 
me coi suoi beni fu donata all’ 































Eremo di S. Bartolommeo a Gastra sul 







quale il Pont. Martino V incorporò la mes 
103 





s14 Loro 

desima al monastero di Vallombrosa con- 
temporaneamente all'abbandonato clau. 
stro diS. Trinita dell’Alpi coa tutti i suoi 
beni e giuspad: i chi 





L'attuale chiesa parrocchiale di S. Ma- alla 


ria a Loro fa staccata dalla pieve di Gro- 
pina ed eretta in arcipretura dal vescoro 
di Arezzo con decreto dei 7 maggio 1737. 
Essa è di collazione del Principe. 


Loro 
Sono suffraganee, e prestano il seni. 
zio reciprocamente alla suddetta arcipre- 
tara di Loro, alla prioria del Poggio di 
Loro, e alla pieve di Monte-Marciaso le 





S. Jacopo a Modine; S. Saia di gu 
ceto; 6.S. Margherita di Montalte 3. 
Maria di Monte-Lango. 


Movimento della Popolazione del Caststto di Loso a tre epoche diverse, 
divisa per famiglie. 





Comunità di Loro. — Il territorio di 
questa comanità abbraccia una superficie 
territoriale di 25583 quadrati, da' quali 
sono da detrarre 537 quadr. per corsi d'ac- 
qua e strade, — Nel 1833 itavano fissi 








sono poste sulla schiena dell’ Alpe di S. 
Trinita e di Prato-magno net Val-d'Ar- 
no casentinese, e tre alire acquapendono 
nell'opposta pendice spettante al Val-I' 
superiore. 

Da questo lato, a partire dalla sommità 
di Prato magno, la coma! Loro ha 
a confine verso maestro quella di Castel- 
franco di sopra, con la quale scende nella 
valle, dirigendosi verso lib. per il bor- 
ro Zigoli , quindi per la strada maestra 
che da Caspri guida a Moline, e di la 
va incontro al borro Certignano, che 
lascia sulla strada provinciale de' Sette 
ponti. Costà sottentra la Com. di Terra- 
nuora, con la quale l'altra di Loro cau- 
ione da mae- 
per alcuni in- 














fluenti, coi quali arri va sul torr. Cinfrene 
che attraversa alla distanza di circa mer. 
20 migl. presso Loro. Passato il Cinforse 
ritorna la strada dei Sette ponti con la 

uale si avanza nella direzione di scir. 

ino al borro Zorenaccio , dove trova Li 
Com. dei due Comuni distrettuali di La 
terina, ossia di Castiglion-Fibocchi. Con 
questa rimonta il borro predetto sino al 
giogo, detto della Casa al vento sulla via 
pedonale che guida nel Casentino, A que 
sto punto entra a confine la Com. di Tal. 
la, con la quale percorre da 

sito il erine dell Alpe di S. T. 
al poggio «etto de' Capponi, dore solten- 
tra la Com. di Castel-Focognano, ossia 
di Bassina, e con essa prosegue n coster- 
giare per la giogana dell’ Alpe medesima 
€ del contiguo monte siuo oltrepassato lo 
stretto dei Masserecchi. 

A quella sommità entra a confine la 
Com. di Castel-S, Niccolò, ossia di Strade 
del Casentino, con la quale la novira di 
Loro percorre di conserva lungo la velta 
Ita di Prato-magno innoltraniosi si- 
arco alla Fetrice, dove ritornam 














LORO 


i più alti confini della comunità di Ca- 
stel-franco di sopra. 

1 principali corsi d’acqua che attraver- 
sano il territorio di Loro sono i torr. Cis- 
fenna ed Agna, entrambi i quali termi 
mano il loro corso nell'Arno fuori di essa 
comunità, — Un’antica strada provincia- 
Îe, e rotabile, quella dei Sette ponti, per- 
corre per questo territorio da pon. a lev.- 
scir. rasentando il capoluogo. È comuni- 
tativa la strada che staccasi da Terranuo- 
va e che rimonta la ripa destra del Ciu- 
Senna, sino alla rocca della Trrpole. 

Uno dei punti più elevati della comu- 
nità è la sommità di Prato-magno al se- 
quale trigonometrico fissato dal Prof. pa- 
dre Inghirami a br. 2707 sopra il livello 
del mare Mediterraneo-—La struttura fi. 
sica di questa montagna, almeno nella 
parte occapata dal territorio di Loro, con- 
siste in arenaria ,0 macigno più o meno 
compatto, i di cui strati alternano ti 
to con lo schisto marnoso, o biscia; 
solo in alcune insenature del moute me. 
desimo dove si affaccia il sottostante cal- 
careo compatto (alberese), scopèrto dalle 
acque correnti, mentre verso At sonine io 
feriore, al in cui il territorio 
di Soto o sevicina a quelli di Castel 
franco e di Terranuovà, sottentrano le col- 














Loro si 


Line marnose coperte di ghiaje e di minu- 
to renischio: ed è costà dove si nascondo 
mo corpi organici terrestri e specialmente 
carcami di mammiferi di specie perdute. 
I prodotti di suolo di questa Com. con- 
sistono in semente di granaglie, ed in 
pecie di segale; vi ha poco vino, e frulte 
serotine; molte sono le selve di castagni 
con vaste superiori faggete, che forniscono 
legname da lavoro e carbone. — Fra gli 
animali da frutto si contano nel territo 
rio comunitativo molte mandre di pecore 
e majali, i quali trovano in cotesta mon- 
tuosa contreda pascoli copiosissimi. 
La Comunità mantiene due medici, uno 
dei quali risiede nel capoluogo, e l'altro 
del Borro. " 





a) Cas. 

Si pratica in Loro un mercato setti- 
manale di bestiami, di granaglie e di al- 
tre merci nel giorno di Innedì. 

Fu contemporaneo del celebre Poggio 
Bracciolini un poeta burlesco chiamato 
Lori da Loro. — Molto più antico, e più 
illustre per nascita fa quel nobile Guiss 
sardo o Guicciardo da Loro,}1 quale fiori 
nel secolo XII, e diede il suo ‘nome alla 
Rocca Guicciarda, che egli alienò ai couti 
Guidi da Battifolle, siccome lo attestano 
4 diplomi dell'Imp. Federigo Il a quei 

i .— Wed. Rovca-Guraciazna. 


QUADRO della Popolazione delle Comunrea' di Lowo a tre epoche diverse. 






Nome dei Luoghi 


Borro 
Chiussaje e Lan 
ciolina 


Poggio di Loro 
Pratovalle 
idem 

to 
Rea iticcionda 
Trappole 











816 Lose 
- LORO (MONTE ) Mons Zaurus nel 
Val-d' Arno fiorentino. — Picve antica 
(S. Giovanni Battista) con castellare, ora 
Cas, del quale prese il nome la contrada 
be del contado fioren- 
tino, nella Com. Giur. e quasi 4 migl. a 


maestr, del Pontassieve, Dioc. di Fiesole, 
spingi 





che ne lambisor le falde a leve quello 
delle Falle che gli scorre a pon., entram- 
bi tribetarii dal lato destro del fi. Arno, 
dhe è circa un miglio e mezzo a ostro di 
Non 

«La ‘memoria più antica, che mi sia ca- 
duta sotto gli occhi di questo Monte-Lo- 
ro, ritengo che sia quella di un istra- 
mento rogato in Cercina li 24 aprile del 
Tenno 1043, col quale donna Waldrada 
del fa Roberto, moglie allora di Sigifredo 
figlio di Rodolfo, aotorizzata dal giudice 
e da altri buonomivi, rinunziò e figurò 
di vendere ai figli del secondo letto tutte 
le case, terre, corti castelli che godeva 
e fiesolano, di pro- 

















fra-le quali possessioni eravi una cass e 
corte in Afonte-Loro, ed altre nel vicino 
Monte-Fano (Axca. Dirt. Fioa. Carte del- 
la Badia di Passignano). 

La pieve di Monte-Loro è rammentata 
nelle bolle dei Pont. Pasquale II, Innoceu- 
zio ILe Anastasio IV si vescovi di Fiesole. 

La pieve di Moote-Loro mel 1833 aveva 
una zione di 255 abit. 

RO (POGGIO n:) nel Vat.FArno 

. -— Cas. con chiem 

beltisero (S.Maria di Poggio) 

della pieve di Gropina, nella Com. e 

assi due migl. a sett. di Loro, Giar. di 
‘erranuova, Dioc. e Comp. di Arezzo. 

È posta sul Monte di PratoMagno alla 
sinistra del torr. Ciufenna, e alla destra 
della rocca della Trappola nell’ ultima 
regione delle selve di castagni, e sul con- 
fine di quelle dei faggi. 

La parr. di S. Maria al Peggio di Zo- 
ro nel 1833 contava 267 abit. 

LOSCOVE, anticamente Zesgue, nel 
Val.d’Arno casentinese. — Cas. con chie- 














ì titanio sopra un poggio hagnet 
dov. del berro Neville . 





LOzz 

ica signoria dei conti Guidi, 
uno dei quali, il C. Guido figlio del fa 
C. Tegrimo insieme con la contessa Gilla 
di lui madre, per istramento degli 8 gia- 
no 1007, oppure del 992 secondo une 
stà della badia di Poppi, conferirono 
alla.bedia di S. Fedefe a Strumi quanto 
ano nella villa di n 
Scadente da on lato col Iuogo di Zosque, 
e dall'altro lato con la villa di Quorle— 
Due altri istramenti della stessa badia 
sotto gli anni 1071 di giugno, e 1113 di 
cembre, rammentano il casale di Loque 
nel piviere di S. Maria di Bujano, ora di 

Poppi, come possesso dei conti Guidi. 

Totatti mel diploma di Federigo II spe 
dito nel 1248 di aprile ai due fratelli 
Guido e Simone conti di Poppi farone 
Joro conferiaaie le corti e distretti di 
Losgue; Quorle, Filetto ec. 

La parr. di $. Maria a Zosgue, 0 Zo 
scove nel 16330 com tog abit. 

Losqor. — "ed. Loscove. 

LOZZOLE eri Valle del Senio ia 
Romagna. — Cast. con diruta rocce che 
la parr. di S. Bartolommee, 
leo, Com. Giar. e dir 

















valle del possi e quella del 
uale a lev. si attacca col mon- 
ligo, a pos. con quello Celso 


tor da 
Eimone, 


te di Pr 
laro;e quest’ultimo mediante un contraf- 
forte meridionale si collega alla catena. 


centrale dell'Appennino di lia. 

La rocca di Lozzole era uno dei forti. 
Tizìi pià celebri degli Ubaldini, ram- 
mentlalo spesse volte nelle fio 
rentine da Matteo Villani, e specialmente 
sotto gli anni 1349 e 1353, Questo, castel. 
lo faceva parte della signoria degli Ubal- 
dini del ramo di Mainardo di Pagano, per 
cui fu questa tenuta designata dagli scri 
tori col nome di Podere dei Pagani, si- 
no a che, essendo venuto a morte Giovao 
chino di Mainardo degli Ubaldini sud- 
detti , la Repubblica fior., che aveva già 
requisito dei diritti di accomandigia se 
qui territorio, fa dichiarata libera ed 
assoluta erede dal suddetto dinesta me- 





istramento dei 30 agosto 1373 volle com- 
prare le ragioni che potevano pretendere 


LUCA 


sopra il castello di Lozzole e il villaggio 
delle Pignole i due fratelli Andrea ed 
Ugolino figli di Uhaldini con 
tutti i ai censi e mo 
mandigie. quest'ultima epoca il 
verso fiorentino qualificò il podere & 
Pagani Podere Fiorentino, di cui ne fu 
fatto un nuovo vicariato. Ved. Pars» 
svoto p: Romacna. 

La perr. di S, Bartolommeo a Lossole 
nel 1833 contava 241 abit. 

LUBACO. — Fed. Lonsco. 

LUCARDO in Val d'Elsa. — Conira- 
da che dà il nome a più popoli nelle co- 
munità di Certaldo e di Montespertoli, 
Dice. e Comp. di Firenze. 

Questa contrada, classica, tanto per la 
storia naturale, come per la storia politi- 
ca, occapa la parte più prominente dei 
colli che seperano la vallecola del Zirgi- 

nio tributario del fiume Pesa da quella 
det Aglio influente nell'Elsa. 

La villa Nuti posta sopra una delle più 
prominenti somizità del colli di Lacardo, 
dopo quella del castello omonimo, è br. 
313 più elevata del livello del mare Me- 
diterraneo. 













Molte chiese parrocchiali portavano il 
distintivo di questa contrada. Tale è la 
di S. Panerazio in Val-di-Pesa, 


letta altre volte S. Pancrazio a Lucardo; 
tale fa la chiesa di S. Giusto, attualmente 
a quella di S. Martino a Lucardo; 
ttale l'altra di S. Maria Novella, annessa 
a quella superstite di S, Donato in La- 
cardo, tale la pieve di S. Donnino, alias 
di $. Gerusalem a Semifonte tuttora esi- 
stente, siccome esiste la pieve di S. Laz 
103 Lacardo, corrispondente probebil- 
ica pieve di S. Zeomardo. 
PQuindi è che la contrada di Lacando, 
occupando un tralto di paese alquanto 
esteso, fu qualificata col titolo di conta- 
do dall’informe copia di un diploma 
Carlo Magno alla Badia di Nopauiola, poi- 
chi ri si legge, che Carlo donò: in Comi 
curte nostra $. Petri in 
Mercato, seu curte nostra Monte Calvo, 
et curte Campane, (sic) et curte Petronia- 
mo, piee S. Leonardi, etc. 
menzione iù antica e più 
muinadi Piena im nl mote 
brana apparienuta al Mon. di S. Barito 
lommeo a Pistoja, cui il sno fondatore 
Gundaallo medico dei re Longobardi, per 











LUCA I 
atto pubbliso rogato in Pistoja pell'an- 
no 1675, di febbrajo, assegnò in dote fra 
le altre possessioni una corte posta in La- 
cardo, ch'era di proprietà della sua con- 
sorte Rotperga, con tatte le pertinenze. 

Fa poi celebrato nelle pieve di 5. Leo- 
mando a PLucardo: chiesa rammentata nel 
diploma testè accennato, un istrumento 
del nov. g89, proveniente dalla badia di 
Passignano, ora nell’ Arch. Dipl. Fior. 
Fra le stesse membrane avvene altre due 
den. dic. 1029, e del a aprile 1076), 

n cai si rammenta la pieve di S. Pancre. 
zio a Lucardo. Vi è pare un istrumento 
del genn. 1035, rogato nel luogo detto al 
Castello, in cui si tratta di un livello di 
terreni da pagarsi l’annuo canone al pa- 
drone nel suo casale di Zucardo. Final. 
mente un altro documento della stessa 
provenienza, portante la data del a febb. 
1046, fu fatto presso al castello di Lu- 





Parlasi più imentè della chies 
di 5. Doosio a Lucardo jn una perge- 
mena, dell he 





dia di 8. "i 
conte Adimaro figlio del March. Boaife- 
zio di Teobaldo ossia di Ubaldo, le donò 
il padronato della prevominata chiesa di 
S. Densto, confermatogli dopo il mille 
dal conte Lottario de'Cadolingi; e final. 
mente convalidato dall’ Imp. d dirigo I 
con diploma dato nel 1015 in Popiene 
(forse Poppiano di S. Casciano, nelle csn- 
fe antiche è seritto Papiano e Papiane). 
La metà però dei beni della stessa chio. 
wa di S, Donato a Lacardo dieci anni do. 
era nelle mani del March. Ugo, il qua- 
TA 998 asseguò alla badia di 












Il castello edistretto di Lucardo fa dan- 
neggiato dai Ghibellini dopo Ls battaglia 
di Monte; eco Ped, P. Icsaronso, De - 
lis. degli Eruditi T VII, 

la con li guasti 
ceadii don nia pievano della pieve 
di S. Lezzero a Lucardo, trovandosi 








di Velletri, nel sa 3286, patta) una 
Risi illa comunita 
della Toscana per il rifacimento dei dan- 


P.ti LUCA 
zia partito ghibellino recati sila mod sud 
i [atiderpi th 
DI ne; 4 cui dani eli d0 egli 
e Comteni di Toscana ricevuto foriai 
at pile e quietanza nel sed- 
detto giorno (Anca. Dirt. Fioa. Carte del- 
le Comunità di Volterra). 

Muovi guasti la contrada di Luc=rdo 
ricevò al io dell'esercito di Arri- 
&o VII (anno 1313), nella quale ocessio- 
ne il vescovo di Butrinto nel descrivere 
itinerario di quell’ imperatore, disse, 
che qoell'Angusio occupò e ritenne il ca- 
stello , dove facevansi buoni 
caci, tri castello di S. Maria Novella ( a 
Lacando), nel quale ultimo luogo fu fatto 
prigione il signore del castello, Corrado 
figlio di Giovan Figliacci, dopo emersi 
per altro difeso per alcuni giorni. 

TI castello di conserva tullora 
una perte delle sue mura castellane con 

Havvi costà sopra l'arme mu- 
i, la quale 
Locardo sotto i Grandu- 












ignoria 
chi de’ Medici, 
Nel distretto di Locardo esistevano i 
castelli di Pogna e di Semifonte, noti per 
le gaerre da quei popoli sulla fine del se- 
colo XII contro il Comune di Firenze so- 
stenute. — Fed. Pocna e Samironrs. 
Finalmente è celebre colesto paese per 
Ja quantità dei testacei fossili marini rin- 
chiusi nel terreno tufaceo e marnoso, € 
per esser costà il primo peese che fornì 


LUCA 


La perr. di S. Donato a Lacardo nel 
1833 contava 370 abit. 

LUCARDO (S. LAZZARO a). — Pie 
ve nella e quasi 3 migl. a di 
Certaldo, Gi i Castel Fiogeutizo, Dice 
€ Comp. di Firenze. 

Risiede collina fra la strada rote- 
bile Tavarnelle a Certaldo ed il torr. 
Agliena. ilmente, pesi 
fa la stessa, subentrò alla chie plc Pledena 
che innanzi il mille designavasi sotto il 
titolo di S. Zeonardo a Lucardo. — Veà. 
l'Art. primo. . 

Questa pieve insieme con i avci beni 
per breve del pont. Leone X fu costituita 
per d dote del canonicato Gianfigliazzi nel 

ttedrale fiorentina, attualmente rem 
inamovibile, con S. Pietro a T'ucciano, o 
Tugiano, parr. annesse alla te 
per decreto arcivese. de' 4 giug. 1784. 

La pieve di S. Lezzaro a Luoardo ave. 
va 16 chiese filiali, conta attualmente sei 
parrocchie sottopoete, cioè: 1. S. Tom- 
‘maso a Certaldo con l'annesso di S. Pie 
tro a Monte-bello; 3. SS. Michele e Jacopo 
a Certaldo con l'anuesso di S. Andrea alla 
Canonica; 3. SS. Donato e Meria Novella 
a Zucardo; 4. S. Gaudenzio a Aubella, 
0a Bacio con gli unnemi di S. Cristina 
a Metata e di S, Miniato a Mc 
5. S, Maria a Casale con gli annessi ri 
S Vito in Jerusalem e di S. Lucia al 
Boiro, o a Casalecchio; 6. S. Martino a 
Majano con l'annesso di S. Michele è 


























soito questo rapporto argomento a Gio- Afonte. 


i Boccaccio nelle opere. ne 'ilocopo, 


Fluminibus etc. per 
si della natura invitandoli a vi; 
sta imporiante contrada, —ed. Cuaratno. 
LUCARDO (CASTEL pi) — ed, l'art 
te, e Lonaavo (S. Manto da 
— {S. DONATO 1).— Chies 
con l'annesso di S. Maria Novella al = 
do, nel piviere di S. Lazzaro, Com. e cir- 
ca 4 migl. a grec. di Certaldo, Giur. di 
Castel-Fiorentino, Dico. e Comp. di Fi- 


renze. 
i amtichi patroni di S: Domato e 
na Novella « Lucardo si è fette 
cenno nell'articolo primo, cui 
gerò, che il giuspedronato di questa chie- 
- posteriormente passò nel pio istitato 
congregazione di S. Giov. Bettista 
prioni in qualità di erede dell’estin- 
ta nobil femiglia Marocelli, sua patrona. 











La chiesa plebana di S. Lezzaro a Le- 
cardo nel 1833 contava 506 abit. 

LUCARDO (S. MARTINO a). A 
prioria fuori le mura del castello omo- 
mimo con l'annesso di S. Giu; 
do vel piviere di S. Pancrazio in Val-di- 
joria Pesa, già detto pur esso a Zucardo, Com. 
Giur. e circa 3 migl. a scir. di Monte 
spertoli, Dioc. e Comp. di Firenze. 

Fa padronato una volta della famiglia 
Baldovinetti, che in Lacardo fino dal se- 
colo XIII ebbe resedio, quindi sottentra- 
rono quelli della casa Machiavelli , dai 
quali per due terzi pervenne questo com 
altri benefizii ecclesiastici nei marchesi 
Raagoni di Modena loro eredi. 

La proria di S. Martino a Lecerdo nel 
1833 noverava 315 abit. 

LUCARDO (S. Pancuuno a). — Ped. 

Pancaazio (Pieve pi S.) in Val-di-Pesa, 








LUCC 


LUCCA, Zuc4, in Valdi Serchio. — 
Città insigne, di origine etrusca, poi ligu- 
re, quindi romana prefettura, colonia, e 
municipio: più tardi residenza di duchi 
G Longobardi, cui sottentrarono i 
conti e marchesi imperiali, sotto i quali 
Luoca si costituì in repubblica; e tale qua- 
si continuameute si resse fino al priuci- 
pio del secolo XIX, quando fu destinata 
capitale di un principato napoleonico, 
siccome attualmente lo è divenuta di un 
borhonico ducato. 

Trovasi la città di Lucca sulla ripa 
sinistra del fiume Serchio che lo passa 
circa un terzo di migl. distante, in mezzo 
ad una fertile e irrigati. 1) 
coscrilta, dal lato di sci 
per cui i Pi) non ponno; 
da pon. a maestro mediaute le branche 


















10° long. e 43° 
no appena 32 bracci 
del livello del mare Mediterraneo ; 13 
migl. a sett..grec. di Pisa, passando per 
Ripafratta, e sole 10 migl. per l'antica 
strada del Monte pisano; 26 migl. per la 
stessa direzione lontana da Livorno; 24 
migl. a lev.-scir. di Mussa-di-Carrara; 
13 a pon.-lib, di Pescia; 14 a ostro dei 
Bagni di Lacca; e 46 migl. a pon. di 
Firenze. 

Senza far conto della congettura sull'e- 
Limologia del suo nome, di Lucca etrusca 
e ligure s'ignorano non solo le vicende, 
ma qualunque siasi rimembranza istorica 
al pari, se non più, di quelle che si desi- 
«erano per altre città antichissime della 
Toscana. Dondechè quel più che di Lucca 
si può sospettare, come un indizio dli ope- 
ra etrusca, sarebbero i fondamenti super- 
stiti delle sue antiche mura ciclopiche,che 








tuttora fra le muraglie di 
età si nascondono. — Zed, 
usa’. 

Non vi sono tampoco dati positivi, to- 
stochè gl’ istorici del tempo non ne par- 
lapo, pee farci conoscere, in quale anno 
le armi romane cacciassero da Luoca i Li- 





Lucc 819 


guri che al loro arrivo nella Valle del Ser- 
chio dominavano. 

Nonostante rispetto a Lucca e Pisa, es- 
sendo queste le due città della Toscana 
che conservano a preferenza maggiori me- 
morie tanto dei tempi romani, quanto dei 
periodi più oscuri dell’istoria del medio 
evo, sarà gioco forza discorrerne più di 

uanto comporterebbe il nostro libro. 












i re Franchi e Italiani; 4.° sotto i re Sas- 
i; 5° durante il periodo della 








sua repubblica; 62 finalmente Lucca nei 
primi sette lustri del secolo XIX. 
Lucca sorro 1 Roman. 


Quantunque non manchino valenti 
scritiori, i quali, appoggiandosi a uu aned- 
doto di strategica mililare raccontato da 
S. Giulio Froutino nella sua opera degli 
Stratagemmi, opinarono, che Lucca era 
in potere dei Liguri, quando alla testa de' 
soldati romani un Gneo Domizio Calvi- 
no l’assediò, e poi con semplicissimo in- 
ganno le sue genti v'introdusse; contut- 
tociò, se io non temessi di porre il piè in 
fallo, azzarderei dire, che quella sola e 
troppo vaga asserzione non sia sufficiente 
a decifrare, se la comparsa ostile di Gneo 
zio Calvino sotto le mura di Lucca 
abbia a risalire all'epoca in cui i Romani 
conquistarono la prima volta sopra i Li- 
guri questa città; o sivvero, se lo strata- 
gemma raccontato da Frontino debba ri- 

rtarsi a qualcuna delle guerre civili e 
delle grandi fazioni di partito fra le città 
italiane sul declinare della repubblica ro- 
mana guerreggiate. 

Nè io credo che osterebbe alle mie dub- 
biezze l'avere Frontino qualificato Lucca 
oppidum Ligurum, volendo probabilmen- 
fe quello scrittore riferire alla contrada 
ligostica, nella quale Lucca fu per molti 
secoli dai Romani conservata; nella stessa 
guisa che il geografo Pomponio Mela, coe- 
taneodi Frontino, chiamò Zuna Ligurum, 

















meno equivoci, relativi a chi: iI 
porto all’ epoca, nella quale Lucca venno 


820. LUCC 
ta dalle armi romane, altronde i 
fatti istorici intorno alle prime guerre e al 
priso trioafo riportato dai cossoli nell’ 
anno 516 di Roma e quelli frmcnatiate 
mente posteriori si libri penluti, ci dan- 
no a divedere PINI, alla seconda 
querra punica i già ubbidiva- 
mo 0 elmeno erano alleati Si Roma; to. 
stochò dopo la battaglia della Trebbia 
(anno di Roma 536) in Lucca con 
sicarezza fissare i suoi alloggiamenti il 
console Sempronio. — E se è vero, come 
ne assicura lo storico palatino, che l'im- 
presa delle guerre ligustiche e galliche 
soleva dal senato affidarsi ai consoli, cui 
talvolta veniva prolangato il comando, 
è altresì noto, che niuno dei Domizj Cal: 
ottenne il consolato nel secolo sesto 
di Roma, tempo coi ci richiama la con- 
quista del paese fra l'Arno e lu Magra. 

Per altro di un Gn. Domizio Calvino, 
stretto in amicizia con Cesare e con Ot. 
taviano, parlano gl'istorici Diome Cassio 
e Ammiano Marcellino; talchè sembra 
Jo stesso personaggio che ottenne la pri- 
ma volta il consolato nell'anno di Roma 

901, e la seconda nel 714: cioè, due anni 
dopo la battaglia di Filippi. Fa allora 

quando Qitaviano Augusto faceva dispen- 
Soc sue legioni, ip ricompensa della 

ta vi ittori: sostanze e terrei 

pilo degl'inquilini e dei loro legi 
possessori in tutta Italia, Si trattava 
temenò che di saziare l'avidità di circa 
190 mila soldati a danno e a carico di vec- 
chie colonie, di nobili municipii, di rag- 
guardevolissime città. 

Ron è questo un libro, nè ia sono tale 
scrittore da dovermi quante 
volte manchino docamenti istorici, delle 
congetture, dopo che ho preso per mia nor- 
2a € divisa quel passo di Ghrerone: Le 
monumentis testes ercitamus. Quindi io 
lascerò valentieri ai più valenti l'incari- 
«o d’indagare, se lo strattagemma raccon- 
tato da Frontino, relativamente alla città 
di Lucea dei Ligari, quando essa fu asse- 
diata da Gneo Domizio Calvino, fosse pos 
sibilmente accaduto in quella calamitosa 
età, in cui Piacenza davè a forza di de 
naro redimersi dali'avidità dei legiona- 
gii; allorchè Virgilio fu costretto ad ab- 
bandonare la patria per essergli stato ra- 
pito il piccolo suo podere, e ciò nel tem- 
po medesimo in cui molle altre città co- 



























LUCC 


raggiosamente si oppone vano alle sfrenate 
coorti di Ottaviano. 

Rimetterò pure a chi ba fior di senno 
la soluzione del quesito: se il lac 
chese, a imitazione di quelli di Norcie, 
di Sentino e di Perugia, potè allora sen- 
tire di sè tal forza e tanto stimolo di pa- 
trio onore da chiudere le porte della città 
iu faccia alla prepotente milizia condotta 
da un luogotenente dei due primi Cesari, 
siccome più tardi ebbe coraggio di fare 
lo stesso contro un più numeroso esercito 
guidato dal vittorioso Narsete. 

Comecchè sia di tulto ciò, non vi ha 
dabbio che Loca sino da quell'età dove 
ra essere città di solide mura e di valide 
fese munita, siccome lo dà a coopeito: 
re la ritirata costà del Cons, Sem; 
dopo la sinistra giornata della Trel Dia 

Quello che fosse in tale delloste 
to politico e della condizione civile di 
Lucca, è tale ricerca che_rimansi ancora 
tra le cose da desiderare. Avregnachè di 
tante guerre ligustiche nei lucchesi coo- 
fini guerreggiate, di tanti fatti d'arme da 














TT. Livia con minute particolarità e con 


enfasi oratoria raccontate, neppure una 
‘volta venne a lui fatto di nominare la città 
di Luoca. — Solamente, e quasi pei 
denta, la rammentò all'anno di 
177, quando vi fu dedotta una colonia di 
tto romano, composta di 2000 cittadi. 
ni; a ciascuno dei quali vennero conse 
guati jugeri 51 } di terreno stato tolto ai 
Ligari, aggiungendo egli, che quel terri- 
forio, prima che fosse dei Liguri, apper- 
teneva agli antichi Etruschi. 

lite insorta nove anni 









contendeva 
era stato loro consegnato; nè dirò del luo 
go fra i due popoli controverso, non tro- 
vandosi specificata la località; nè altro re- 
sultato sapendosi dopo che il senato man. 
dò i periti a conoscere e giudicare dei 
confini fra i due paesi disputanti, non se 
ne può srguire da qual parte i Locchesi 
penetrassero nell’ Etruria, ossia nel ter- 
ritor della colonia di Pisa, spettante a 
tima regione. (Lav. Histor. Rom. 
Lib. L6. 43)e Bolamente aggiungerò che la 





LUCC Lucc s24 
città di Locca anche innanzi la deduzione Liri, nel cui vasto territorio trovavasi 
della sua colonia possedeva senza dubbio fino dall'anno 569 di Roma dedotta una 
un territorio suo proprio, siccome avere colonia latina (Liv. Lib, XXX 5).— Ma 
doveva una magistraturacivica e leggi di- per lasciare tanti altri esempj gioverom- 
verse da quelle che erano peculiari della mi di quello solo che più direttamente 
sua colonia. spetta al caso nostro, citando il compen- 

Vi farono è vero molti, i quali opi- dio dell'opera di Pompeo Festo, scritto 
marono, che i Lucchesi all'arrivo della da Puolo Dincono, nel quale apparisce, 
romana colonia (177 anni avanti Gesù qualmente Lucca, Pisa, Bologna, 
Cristo ) dovessero restare spogliati delle e alire città godevano dei di 

leggi e dei loro magistrati mu- nicipio, e di quelli proprii del 

i pri (De Verborum Significatione 
MHunisipium ). 

Conchiudasi adunque che, dovendo a 
i buon diritto distinguere i coloni dai cit- 
contavano esempj da A. Gellio; ilquale ne tadini del luogo in cui la colonia fu de- 

isò che molti municipj, rinunziando dotta, nel caso nostro è buono di avver- 
alle proprie leggi, cercarono tire, qualmente il terreno dato ai 2000 co- 
di ottenere il diritto delle colonie. loni lucchesi, non fu tolto ai cittadini 

Quando però si vogliano contemplare le indigeni, mia sibbene venne mi essi distri 
espressioni di due autori non meno clas- buito tulto, 0 la maggior parte di quello 
sici di A, Gellio, si dorrà concedere che moniuoso lasciato deserto salle guerre, c 
più frequenti furono i casi, nei quali si dill' espulsione dei 
combinavano in un paese medesimo colo- Fri di altre si 
nie di diritto romano e magistrati muni- di Appennigeni fra loro 
cipali eon leggi proprie. Looca Ducsro, Lun: e Lumarara. 

41 primo è Cicerone, il quale nell’ar- La colonia pertanto di Lucca andò pro- 
ringa a favore di P. Silla (cap. 21) chia- sperando insieme col municipio lucchese: 
ramente distingue i cittadini di Pompei nè pare che dappoi decimasse, 0 che la sua 
dai coloni stati colà inviati dal dittatore popolazione andasse declinando, siccome 
LL. Silla. Il secondo scrittore è S. Pompeo avvenne di tante altre città che sponta- 
Festo, alla voce Praefaecturae, la dote neechiescro, o forzate dovettero accogli: 
in modo generale egli si espresse, che le re nel loro seno colonie militari, non più 
prefetture erano città ridotte iu sogge- come quelle dei tempi della repubblict. 
zione dei Romani, e che perciò, se an- Fra queste ultime, dice Tacito, (-Arnal. 
che averano colot loro, erano in Inito Zip. XIV c.37)si vedevano legi 
da queste disferenziate. — Dopo le quali co’ lor tribuni, centurioni e soldati d'un 
testimonianze, (se la storia altro non di- corpo stesso, perchè «l'affetto coucordì, che 
cesse ) dovrà ognuno concedere, che in amorerolmenie avevano formato una pic- 
un paese medesimo polò trovarsi una co- 
Jonia con prefettura, cioè, senza i suoi 
magistrati, ed esservene aliri con magi. 
strati distinti da quelli della sua colonia. pagni 

Ecco perchè Cicerone în una lettera proche, quasi d'u 
scritta a Decimo Brato, quando questi che rinfusa insieme accozzavansi, tali 

corpi in fine, come in due parole quell” 
aureo seriltore si espresse, cioè, formati 
numeris magis quam colonia. 

Non ho ereduto totalmente inutile alla 
sloria colesta digressione, sul 
potrà essa fornire un til 
che Lucca per buona sorte restò una di 
tempo medesimo colonia. quelle colonie romane non più manome» 

Così A. Gellio appellò illastre muni- se da altre carovane di soldati faziosi. 
cipio la città di Teramo (Zaterenaa ) sul È altresì veroche di questa fatta la die- 

su 104 



































































nate aveva qualificato col titolo di mun 
cipio le città di Piacenza, di Cossa 
Arpino, ec., ciascuna delle quali ern nel 








822 LUCC 


de a conoscere anche il greco geografo 
Strabone; il quale, parlando della situa. 
zione di Lucca e dell’andole dei suoi abi» 
tanti, ne avrisà, come da questa contrada 
«tempi suoi si raccoglievano grandi com- 
pagnie di soldati e di cavalieri, donde il 
senato sceglieva le sue 1 
Uno degli ultimi e 
cui Lucca, mentr'era 
divenne teatro, fa quando 








della Liguria, 


G. Cesare proconsole delle Gallie invitò 
4 Lueca Crasso e Pompeo, per fissare la fa- 
mosa triumvirale allcanza che decise del- 
la sorte politica dell'orbe romano. (anno 
di Roma 698, avanti Gesù Cristo anno 56.) 

In tale occorrenza Lucca accolse fra le 
sue mura i primi magistrati di varie pro 





treno ai pati ai propretori ec. Al 
qual proposito non senza ragione uno sto- 
rico moderno ebbe a esclamare: « Tanto 
erano allora degenerati i romani dai pa- 
dri loro, che essi adopravansi a favorire 
la tirannide con eguale ardore con quanto pi 
i prischi travagliatoavevano per ispegner- 
lu ». — ( Piuraa. e Sveron. in Vit. Cae- 
sur, — Mazzanosa , St. di Zucca Lib. I.) 

Una città, com'era Lucca al tempo dei 
Cesari, centro di un paese molto esteso e 
popoloso, doveva necessariamenie essere 
fornita e decorata di indiosi monu- 
menti e di pubblici edifizj sacri e pro- 
fani. Che se ora non restuno di quella 
età altro che rarissimi avanzi e sepolte 
sostruzioni d' informi mura, vedesi però 
il suo anfiteatro, specialmente nei mori 
esterni, in gran parte conservato sino alla 
uosira età. E fu ben provvida la misura 











presa da quel corpo decurionale di lihe- 
rave da tanti imbarazzi di orride case 
uterna arena per convertirla in una 





PDA congresso di Cesare a Lucca finu 
alla disfatta dei Goti data da N 
cioé, durante il luogo periudo di circa 600 
anni, tace la storia sulle vicende speciali 
al governo di questa città; e solamente 
per incidenza è rammentiata da Plinio il 
vecchio la colonia di Luccs, con avver 
tire che a' tempi suoi, Colonia Luca a ma- 
ri recedens, non si accostava, come poi 
atvenne, col suo territorio siuo al lido 
Jel mare, — Wed. Lucca Ducaro. 















LuUcc 


Sotto il regno di Teodorico gli ord 
delle magistratore continuarono però a 
come quelli introdotti durante 
il rosmano impero ; talché si può ben cre- 
dere, che Lucca al pari di P'isa e di altre 
primarie della Toscana snnonaria 

resse i suoi Decurioni, Duumviri, Edi. 
li, Questori, Censori, Quinquennali ed al- 
tri magistrati, molti dei quali sono ram- 
mentati ai 66. 5a e 53 nell'Editto di quel 
savio re dei Goti. 

Nell'uuno 553 dell'Era volgare la città 
di Lucca sostenne un lungo assedio coo. 
tro l’esercito dei Greci, condutto dal va- 
loroso Narsete. Cosicchè nel tempo, in cui 
le altre città della Toscana inviavanoi 
loro ambasciatori incontro all'arinata vil 
toriosa, Lucca sola osò chiudere le sue 

















i porte al favorito eunuco di Giustiniano, 


Che se dopo una resistenza di tre mesi 
questa cillà fu costrella a capitolare, ciò 
noD ostante, 0 fosse in riguardo sl dimo 
strato valore, o fosse in vista dei vetusti 
suoi pregi, fatto è, che Lucca ottenne dal 

prode vincitore onorevolissime condizio 
ni, e tali da poler contare da quell'epo- 
ca'il suo primo governatore civile e mi- 
litare col titolo di duca; titolo che venue 
posteriormente, e forse con una più este. 
sa giurisdizione, sotto il regno de' Longo. 
bardi rinnovato. 


Locca so170 1 ac Lorcosaapi. 


Due quesiti lascia tuttora indecisi La 
storia all'oggetto di sapere; 1.° l'anno 
preciso dell'occupazione della Toscana per 
parte dei Longobardi; 2.° qual forma di 
governo politico nei primi tempi ess 
stabilirono. Quindi in tanto bujo e in 
certezza convien lisaitarsi a dire che, al- 
meno dal lato vccidentale della Tuscana, 
e conseguentemente i territorii di Pisa, di 
Lucca e di Luni dovevano essere caduti 
balia dei nuovi conquistatori dell'Ita- 
allora quando un loro duce, Gumme- 
rit, verso l'anno 574 0 575, melleva a ferme 
e fuoco le muremme di Populu 
quella contrada fu pui alta gi 
risdizione politica lucchese. — Fed. Con 
mia, e Conwino (Cox1svu e Stsvowisro.) 

Ignorasi egualmente, sc uno 0 più du- 
chi esistessero in questa Marca nel tempo 
medesimo; se vi | fossero conti, upprare, se i 
soli eastaldi regii presedessero nel prime 
secolo al governo delle città di Tosca 























LUCC 


na. — Avvegnachè ad eccezione del pas- 

seggero conquisiutore delle maremme di 
Pislahino, edi ui duca Allovisino ram- 
mentato nella n diploma del re 
Caniperto, d: nell'anno 686, 
riguardante la fondazione della ch. di S. 
Frediano a Lucca: ad eccezione di due let- 
tere di S. Gregorio Magno, che danno un 
cenno del ministero municipale di Pisa e 
di Sovana, poco più ne sappiamo dei Lon- 
gobardi e ‘del loro i governo nel secolo IV 
dell'Era cristiana introdotto in Toscana. 

To una penuria di tanta sproponsi 
in confronto del desiderio 
porgere qualche munuscolo all'isio: 
tria, mi converrà imitare quel villico, 
ehe per bisogno di pane va e poi torna 

iù volte a spigolare il sno piccolo cam; 
MEI omcatae oche be piace spighe: 

Per quanto Lucca dirsi fra tutte 
le ci” della Toscana la sede prediletta 
di alcuni duchi, pet quanto essa conservi 
negli archivii della ‘sua cattedrale docu- 
menti velusti e preziosissimi, pure con- 
viene ingenuamente confessare, che di 
Loccs longobarda e dei suoi duchi non 
si scuoprirono finora memorie sicare an- 
teriori al secolo VIII. 

Il primo frattanto a comparire alla 
Jace col titolo speciale di duca lucchese è 
quel Walperto, di cui troviamo fatta men- 
zione in un istramento di donazione sti- 
pulato in Lacca nel mese di agosto dell’ 
anno 13, cur gratia Domni Walperti 
Duci nostro ( sic) civitatis nostre Lucen 
sis. (Munaron. Ant. Med. Aevi.) 

Maneato ai vivi il duca Walperto, in- 
contrasi nella cronologia dei duchi di Lue- 
lacuna, dal 737 al 754, non ancora 
sappia, riempita da memorie coeve. 
Lo stesso Muratori trasse fuori da quel 
dovizioso venerando archivio arcivesco- 
vile una pergamena dell’anno 755, che 
il Bertini per intiero, esattamente copian- 
dola dall'originale, ristampò nel T. 
delle Mem. Zucch. Nella medesima carta 
si rammenta ua altro duca per nome Al. 
perio, il quale nell’anno 754 (diluglio) 
aveva preseduto a un contratto di permuta 
di beni che jllore Auriperto teneva 
dal patrimonio regio, per cambiarli con 
altri della chiesa lucchese. 

Nè vi sono documenti sufficienti a far 
ammettere fra i duchi lucchesi Deside- 
rio, che fu poi re, e il di lui figlio Adel 





























chi 








IV sello, mentre al medesimo 


Lucc 823 


chi, per quanto il primo tale venisse con- 
templato dal Sigouio, ed il secondo dallo 
storico lucchese Niccolò Tuoci. 

All’altimo periodo del regno dei Lon. 
gobardi dovrebbe bensì appartenere il du- 
ca Tachiperto rammentato con titolo di 
duca în una mena dell'Arch. Arciv. 
Lucch. del giugno 773. Sebbene anche 
in quella carta non sia specificato altro 
che una casa del duca Tachiperto dentro 
Lucca, pare alcune circostanze sembra 
che concurrano a dar proalla congettura, 

ioè, che il duca Packiperto corrisponda 
allo stesso personaggio, il quale assisteva 
come testimone a un istrumento celebrato 
nel luglio del 783 in Cantiguano nel luc- 
chese. Col quale atto Perprando figlio del 
fa Walperto ( forse di Walperio (° 
vammo nel 713 duca di Lucca ) donò ad 
una sua figlia terreni posti nel distretto 
di Rosignano, cui si sottoserisse come te- 
stimone, Zchiperto filius b. m.Rotcausi 
de Pisa testis. — (Anca. Anc, Pr.) 

Se io qui male non mi appongo, questo 
documento mi sembra di tale importanza 
da farci rintracciare nel donatario Per- 
prando, e nel testimone Tachiperto, i pro- 
genitori di due illustri famiglie longo- 
barde stabilite fino d'allora nella città di 
Pisa. Voglio lire, in Perprando il fratello 
del vescovo di Lucca Walprando e di Pe- 









trifanso, figli tutti uel Walperto che 
fra duca dell ti i Lucca; mentre in 
Tachi) del fu Ratcauso pisano, 


potria per avventura trovarsi ua fratello 
di S. Walfredo fondatore del monastero 
di Monteverdì , che nacque pur esso da 
Ratcausi cittadino di Pisa, e che pomedera 
insieme con Tachiperto corti, predii 
line nel territorio di Rosignano e di Var 
Fino a qui dei duchi lucchesi sotto il 
regno dei edi, darante il quale 
regime Lucea ci fornisce an pittore regio, 
qualche orefice e dei lavori d'oro e di ce- 
riodo gli ar- 














tempi. 
saziae contasi tra i privilegii più se 
gualati che gli ultimi re Lon, li cone 
cederono a egualmente che a Pisa, 

nello della zecca per battere in queste 
dae città moneta di argento e d’oro; giao- 
chè fino dull’anno 746 si contrattava in 
Toscana a soldi buoai nuovi lucchesi e pi- 
sani. —(Murat, dat. MI. devi Disscrt. 34.) 


824 LUC.C 


ILuoca sorto 1 ne Faanca: e Frazuni. 


Se la storia mon fu generosa abbastan- 
na per indicarci il tempo preciso della 
della Toscana fatta dai Longo- 
tardi, essa per altro ne ha in qualche mo- 
do ricompensati col mostrarci fino dai pri- 
mi anni della venata di Carlo Magno in 
“Italia un duca di Pisa e di Lucca nella 
persona medesima e al tempo istesso. 

Intendo dire di quell’ Allone di na- 
zione loogoberdo, il quale verso l'anno 
375 tentò di far uccidere l'abate Gausfri- 
do pisano, tornato ostaggio dalla Francia. 
Che cotesto Gausfrio fosse abate del Mon. 
di S. Pietro a Montevendi, e succeduto 
immediatamente al governo di quella ba- 
dia dopo la morte dell'abate Walfredo suo 
padre, ce lo disse il terzo abate di quel 
cenohio nella vita di S. Walfredo, ripor- 
tata egli Annali benedettini, e ce lo eva- 
fermano tre documenti dell’Arch, Arc. di 
Lucca pubblicati nel T. IV delle più volte 
rammentate Memorie. — Wed. l'Art Ana- 
zia pi Moxreveani> 

Noo si è a perer mio fatto quel conto 
che merita di una lettera del Poot. Adria- 
no a Carlo ino, registrata col numero 
55 nel codice Carolimo: sia per rapporio 
al personaggio qui sopra nominato, che 
Adriano raccomanda va alla clemenza del 
re: sia per rintracciare l'epoca in cui do- 
và quella lettera essere scrilta, e a quali 
vittorie di Carto volesse appellare. 

Nella stessa occasione Adriano suppli- 
cava la benignità del re, affinchè, come 
aveva fatto di Gausfrido dopo le vittorie 
da lui riportate, col rimendario a casa, 
cneì volesse favorire i vescovi delle città” 














Leal va ia quel tempo alla chiese lue- 
chese il vescoro Peredeo, della di cui as- 
senza e richiamo in Francia fa egualmen- 
te fede una pergamena di quell’ Arch. del 
16 gennajo 783. Ma poco dopo la sconfitta 


dell’ esercito di Ratoruso duca del Friuli . 


(«anno 776) Peredeo dovè esere ritornato 
libero alla sun sede; a vvegnachè nel mar- 
20 del 777, in Lucca egli stesso firmava un 
contratto di compra di beni per conto del- 
la cattedrale di S. Martino. (Banres:, Aem. 
Lucch. T. IV). 

Da questo ultimo fallo ne conseguita, 


Lucc 


cel le vittorie, coi appellava nella 

stola 55 Adriano I, debbono i 
all'anno 776, quando Carlo Magno viase 
e castigò i ribelli del Friuli. Alla stessa 
epoca perizuto doveva governare, se noa 
tutta, ona gran perte della Toscana quel 
duca Allone, coniro cui nuovamente il 
Pout. Adriano ebbe a reclamare presso il 
re Carto, allorchè nella lettera 65 del co- 
dice citato egli si lagnava di Allone mode. 
simo, = motivo che nom potè mai indurlo 
ad armare una flottiglia per dar la cso- 
cin e incendiare le navi dei Greci, i quali 
scendevano nel lido di Toscana Tacco. 
gliere i Loogobardì, costretti dall'indi. 
genza e dalla fame » sacrificare la 
libertà. Dalla quel lettera resulla, che 
l'autorità del ale Allone non ristringe- 
vasi al solo territorio di Lacca, tostochè 
Pisa e molta perte delle toscane marem- 
me dipendevano dagli ordini di un selo 

vernalore. 


80 N 
Ciò sembra dimostrato eziandio dalla 
già indicata lettera 55 di Adriano L con ls 
quale pregava lo stesso re a erdinere al 
duca Allone di restituire le masse comecs- 
sea Gansfrido abate di Monteverdì. Lo 
pali posessioni è noto che mistevanoin 
e nelle sue maremme , là dove tut- 
fora conserva un vasto territorio la casa 
Fenire della Ghrririco discendente da 
quella prosepia. Inoltre sa 
confine dei beni della [rude to 





Vostes 
so duca Allone, palazzo che fa designato 
per molti secoli totto Îl nome speciale di 
Sala del Duca Allene.— Vod. Pacamsao 

della Gherardesca. 

L'ultima memoria del deca Allene sem- 
Rea quelo di un pico contro wa cho: 
rico, celebrato in Lucca nell'agosto del 
785, cui presedè con il Vese. Giovanni 
soche il deca che si sottoscrizse: Siganm 
Allonis gloriosi ducis, qui hanc notitiam 
Judicati fieri elegit. — (Munszoni Aut. 
M. devi T.L.) 

Deve finalmente Lecca sì duca mede 
sime la fondazione di una delle one più 
autiche chiese com monastero, quella di S. 
Salvatore, alla quale nel secole 

te (ammo 851) fa dato il nome che porta 
tattora di 5. Giustina, e che l'Imp Lot 
tario I amegnò in benefizio ad Ermen- 
Garda sua consorte e a Gisla leso figlia, 


LUCG 

Seecesse ad Allone nel governò di Las- 
ca il duca Wicheramo, di cui si conser- 
vano ire documenti seriti primo dell 
anno 7986, il secondo dell'800, e il terzo 
dell' 810, tutti originali esistenti nell' 
Arcb. Arciv. Locch. 

Due fatti, per la storia dei tempi che 
percorriamo meriteroli di qualche siten- 
rione sono questi; cioè, l'intervento e 
l'annuenza (secundum Edicti paginam) 
dell'autorità regia per mezzo dei duchi, 
qastaldi oaltri messi regj, la maggior par- 
te delle volte, ne not di tutti i essi, in 
ui si trattava di permatare dei beni spet 
tanti al patrimonio ecclesiastico. L'altro 
fatto degno'di considerazione è quello di 
trovare Wicberamo (dall'anno 999 all’ 
801) qualificato Duca, mentre in altra 
carta del 13 oltobre 810 si sottoscrivera 
col semplice titolo di Conte. 

Vero è che ii 








Conte , e tale altra quello di Duca, sic 
core sal progredire del secolo vi si ag- 
giunse anche il qualificato, forse con una 
Giurisdizione più estesa, di Marchese. 
Di un 2ucs e Conte nel tempo stesso può 
cilarsi in esempio quel famoso conte Bo- 
nifasio I che, nel marzo dell’anno 819, 
intervenne in qualità di Duca a an pla- 
cito celebrato in Pistoja, dove assistò Spure. 
come delegato del Pont. Leone III, Pietro 
Duca romgno: mentre in altro giudicato 
celebrato in Lucca nell'aprile dell'813, 
al testà rammentato Bonifazio fu dato il 
Litolo d''illustrissime cente nostro (cioè 
di Lucca); essendo intervenuto sl giudi- 
cato medesimo uno Scabino di Pisa in 
qualità di delegato di Bonifazio, che ivi la 
seconda volta è chiamato laudobilis Ducis, 
Coe il medesimo titolo di Conte, Boni- 
* fazio I è dichiarato nell'istrumento dell 
823, quando Richilda del guondam conte 
Bonifasio fu ordinata badessa del Mon. 
de’ SS. Benedetto e Scolastica in Laccs;al 
quale atto prestò il sno consenso il di lei 
Îratello Bonifazio If, che ivi si sottoscris- 
se dopo Richilda così: Signum Bonifati 
Comitis germanus suprascriptae i 
gue, per cujus licentiam hoc factum est. 
Le quali altime espressioni denotano a 
parer mio, non solo il consenso dato da Bo- 
nifazio come fratello di Richilda, donna 
Libera, ma ancora la licenza dell'autorità 





LUCC 825 
regia che Bonifazio II a quell’anno eser 
citava probabilmente in Lucca come conte 
della città. SGINZII 

Dopo Bonifazio II inccntrasi fra I' 838 
€ l'845 un conte Agano, del quale ci for- 
miscono notizie varj istrumenti lucchesi 
€ pisani. — Il primo di essi consiste in un 
deposto di testimoni esaminati in Lucca 
nel mese di aprile all'anno 838; nella 
qual scrittura si dichiara 4gaso comes 
dstins civitatis, e con lo stesso titolo di 
Conte ivi si sottoscrisse. 

Il secondo atto rogato lì 31 marzo del- 
1839, verte.sopra un cambio di beni fat- 
to da Berengario vescovo di Lucca a nome 
della sua chiesa, ricerendone altri posti in 
Sorbeno ; al qual contratto di permuta il 
conte Agano diresse i suoi messi e periti. 
Lo stesso conte nell'840, di febbrajo, se- 
devain giudizio in Lucca nella corte della 
Regina con i messi imperiali e con altri 
giudici straordinari per decidere di una 





lì controversia fra il Mon. di S. Silvestro e 


quello di S. Ponziano fuori di Lacca. 

Finalmente in due carte dell'843 e del 
844 si rammentano le terre che 
va in Lacca il conte 4gano, chiamato tal- 
volta conte Aganone, 

Ma questo conte, non si sa per quat ceu- 
sa, privato che fa della sua carica, per 
contratto del s novembre dell’anno 845 
ottenne da Ambrogio vescovo di Luoca ad 
enfiteusi precaria per sò e per la sua mo» 
Glie Teuberga pres anali beni che le 
chiesa di S. Michele in Foro possedeva in 
Cascio nella Garfs col to del- 
la stessa chiese obblign di retriboire 
ogn’auno un censo di s0 soldi d'argento. 

Finalmente in quella scrittura fa di. 
chiarato, che se l'ex-conte Agano, im 


la chiesa di S. Michele con i suoi beni vi- 
tornasse tosto in e dominio della 
cattedrale df8. ino senza alcun dan- 
no. (Bansoccena, Memor. Zaccà, T. V, 
P.IL pi 395.) — ne 

Come andassero tali bisogne nom losò; 
la verità è, che del conte Agano r 
anno 845 non se ne parla più, e sò 
rammenta in una carta dell’ Arch, Asciv, 
di Pisa all'anno 858, quando ti tenevano 


896 LUCC 
5 giudizii in città is sala olim 
Azenesis comitis; lo che è nuova con- 
ferma che i conti e duchi di Locca pre- 
sedevano al governo di queste due ciltà. 
Il successore più immediato di Agano, 
già conte di Lacca e di Pisi, lo presenta 
listoria nel te March. Adalberto! 
figlio di Bonifazio II, che trovammo nell’ 
823 conte in Lacca. — La memoria più 
antica relativa al figlio di Bouifazio Il 
la fornisce un placito del 35 giugno 847 
Lacca nella corte ducale 








gastaldo, da varii scabini gi 
tri personaggi, in causa di beni reclamati 
dall'avvocato della pieve di Controne.— 
Fed. Coxmmont in Val.di-Lima. 

Egli è quello stesso Adalberto, che col 
titolo e in qualità di Marchese, come in- 
viato dell'Imper. Lodovico IL, anitamen- 
te a Giovanni vescovo di Pisa, sentenziò 
in Locce in ana causa d'appello, nell’ 
aprile dell'853, sd oggetto di annullare 
un contratto enfiteutico. È quell’Adalberto 
medesimo, che nell’anno istesso e soc pri 

'onte 






giorni innanzi (13 marto 853) come 
di Lacca, inviò i suoi messi a S. Gerra. 
Era per accordare il consen- 


so regio contratto di permuta di beni 
di na chiesa di quel pievanato ($. Maria 
di Pel-di-Chiesa) presso Ferumiano, si- 
tuata alla destra del fiumicello Aotta. Ne. 
Ja stessa qualità di conte di Lacca e per 
un consimile oggetto troviamo di nuovo 
Adalberto I nominato in altri istramenti 
di permate di beni ecclesiastici , fatti in 
Iacca li 29 giugno dell'855, e sotto i 26 
agosto dell’ ey ( Bansoccan, Memor. 
Lucch. T. V. P. II) 

Per quanto dai documenti sopra 
accennati resulti che il figlio del conte 
Bonifszio II usasse, ora del titolo di mar- 
chese, orì di quello di duca, e più spesse 
volte di conte, non sempre per altro egli 
riunì le ingerenze di coore della 
qua di Lacca edi marchese della Toscana. 

vvegnachè, se nel giudicato del 25 giu. 

no 0867 egli Sgurava in Lacca come duca, 
nom comparisce però in un placitosiraor- 
dinario del dic. 858, celebrato nella corte 
ducali iudici dall Imp. Lodovico I 
vedere le cause nelle parti 
della Toscana, dove v'intervenne con Ge- 
remia vescovo di Lacea il conte Ildebran- 








LUCC 


do di fratello. All'incontro in qualità 
di duca il March. Adslberto, nel 27 gieg. 
83, tornò a presedere nella corte ducale 
di Lucca in una causa promossa a nome 
di quella catiedrale. — (Munarowi, e Ban- 
soccami nelle Opere citate). 

Che il nominato conte lidebrando nel- 
1°857, ed anche diversi anni dopo, eserci- 
i conte in Lucca, dove 
i fratello, e dove tene. 
va la sua più costante residenza il di li 
amico Adalberto marchese di Toscana, 
confortano a crederlo due altri documenti 
di questa stessa città. 

Il primo è un contratto del g ottobre 
863, fatto in Lucca e firmato dal conte 
Ildebrando figlio del fa Eriprando, ri- 
sguardante un cambio di beni che la men- 
sa vescovile lucchese possedeva nelle ma- 
remme di Roselle, cambiati con altri pos- 
sessi del conte Ildebrando situati in Val- 
di-Serchio, e che il contraente medesizzo 
tilasciò a Geremia, il le ivi si 
lifica gratia Dei hujas Libane eceleiiae 
kumilis episcopus germano mee.— Wed. 
Tscaa p'Oxmone. 

Verte il secondo contratto intorno ad 
altri beni, che il vescovo 
li »9 marzo 863, af- 




















fittà al di lui fratello conte lidebrando, 





biate con altre della chiesa lacchese si- 
tuate nelle Maremme. 

In ‘questo saddetto anno nel è di 20 diage 
sto, trovavasi pare in Lacea il 
berto, la di cai annuenza pal 
fn una delle solite permute di beni spet 
tanti a una chiesa di Marlia; e nella stes 
sa città due anni dopo capitò, inviato dal 

i messo straondi- 
si, quello stesso che 
più tardi ritroveremo conte ordinario 
della città di Siena e del suo contado. 

Come duca viene il March. Adalberto 
designato in altra memoria dell’ ato 866 
(11 ottobre), e con doppio titolo di cos- 
bi e di marchese trovasi qualificato in 

ito celebrato in Lecca li 17 di- 
cembre dell’anno 871 ; al quale atto fa- 
rono presenti non solo i vescovi di Leo 
«a, di Pisa, di Pistoja e di Firenze, ma 


ancora il conte Zidebrando ed Ubaldo fe 
il Li 














LUCcc 


Adalberto 1 sono celebrati dagl'istorici 
di quell'età : mentre il March, Adalbere 
to l'figura per un sempre più crescente pr 
tere, non che per la sua versatile pol 
megli affari diplomatici dell Ual 
coudo personaggio ci richiama a quel con- 
te Fidebraudo che lo storico Liutprando 
disse conte assai potente, e che fu custan- 
teamico ed alleato dei due marchesi Adul- 
berti; dal quale Ildebrandò trasse la sua 
origine la casa principesca dei conti Aldo- 
brendeschi di S. Fiore è li Sovana. 

Nel terzo personaggio veggo quel Mar- 
ch. Tenbaldo di legge ripuaria, umia quel 
valoroso Ubaldo, che Cosimo della Rena 
segnalò padre del March. Bonifaziodi Spo- 
leto e Camerino; cioè lo stesso di quello 
che nell’ 892 alla presenza di tre eserciti 
regi nci campi di Pavia con la spada fece 
valere l'onore italiano vilipeso da un’ i 
solente soldato tedesco (Lurtraanor, Z/i- 
stor. Lib. I. cap. 9.) 

In una parola dai documenti del scco- 


























ira ragione dal Muratori o dagli Ac- 
cademici lucchesi nelle Memorie per ser- 
vire alla storia del ducato di Lucca, si 
ha iutivo di concludere, cho non solo il 
Merch. Adalberto I fece in Lucca la sua 
più ordinaria residenza, ma che egli qua. 
lificossi senza alcuna distinzione di tem- 
P9, conte, duca cd anche marchese. 

Basta per tutti il contratto del 35 apr. 
dante una delle consuete per- 
beni spettanti alla chiesa di 
Donato fuori la porta di Lucca, beni che 
confinaveno con il prato e le terre della 
contessa Rotilde conjuz Adalberti comi- 
tig; ad esaminare l'utilità della quale per- 
muta .fdalbertus Dux direzit missos 
suos. Questo docunento giova anche a 
scuoprirci l'epoca, nella quale il prato di 
S. Donato, attualmente detto il prato del 
Circo e comertò per lunga età il 
e di prato del Marchese. 

Fra le pergamene inedite pubblicate li 
corto nelle Memorie lucchesi trovai 
diploma di Carlomanno spedito in Vero 
na li 22 nov. dell'877, a favore e ad in 
stanza del vescovo di Lucca Glicrardo che 
trovossi presente a quell’atto—Se in com. 
pagnia del Vesc. si recasse a Verona pres- 
s0 Carloraauno anche i) conte della citta 
non è noto. Furono bensì rese note dalla 
storia le violenze che il marchese Adal- 





























Lucc 827 


berto I usò contro il Pont. Giovanni VII 
per favorire il partito di Carlouauno, al 
‘hè nell’anno 878 insieme col suo co- 
gnato Lamberto duca di Spoleto corse a 
Kuma con gente armata per indurre quel 
soumino gerarca a porre la corona impe- 
riale sul capo del re Carolingio, Il qua. 
le affronto tirò addossu ai due principi 
l'eceleziastiche censure, benchè restussero 
nell'anno dopo assoluti. — In questo mer- 
zo tempo il March. Adalberto ritor= 
nato alla sua residenza ordinaria di Luc- 
ca, dove lo ritroviamo nel nov. dell’anno 
878, ed anche nel settembre successivo, 
insieme col suo potente ainico il conte Il- 
debrando degli Aldobrandeschi. — Dissi 
alla sua sede ordinaria di Lucca, mentre 
lo stesso 1oarchese rnava agche altre 
città, e forse fia d'allora da lui dipen. 
deva tutta la Toscana. Tufatti in una del- 
le consuete permute di beni, fatta nell’ 
ott, dell’anno 878 da 
di Pisa, v' intervenne un messo d’ Adal- 
berto, che in quella carta viene qualifi- 
calo col semplice titolo di conte, quasi 
per dirci che un solo conte presedeva, 
come ua solo duca si tempi dei Longo. 
ha alle due città e contadi lucchese e 
pisano. —(Munar. Ant. 2. Aevi T. IMI). 
Dal sett. dell’879 al giug. dell'881, è 
quindi da questo mese al maggio dell'an- 
no 885, mancano istrumenti che diano un 
qualche cenno del governo di Lucca e del 
suo reggitore March, Adalberto; ed è ben 










































S. pochissimo ciò che le pergamene super 





lell’Arch. Arciv. lucchese accennano 
di lui, del suo figlio e molto meno dei 
di lui nipoti succeduti quasi a titolo ere 
ditario nel marchesato della Toscana. 
Uno fra i più importanti documenti 
relativi al March, Adalberto 1 è quello 
della fondazione della Badia dell’ Aulla, 
rogato in Lucca li 26 maggio dell'884; 
documento, in cui si nomiuano tre gene- 
razioni di quella polente prosapia; cioè, il 
conte Bonifazio e la contessa Berta sua mo- 
lie, dai quali nacque Adalberio I che eb- 
fia prime nozze An:suare, ed in secon. 
da moglie Rotilde » glia di Guido duca i 
Spoleto, Quest’ ulti 
11 ed un altro conte Bonifazio, entrambi 

















di fondazione testè citato. 
Quando precisamente cessasse di vivere 





Adalberto 1 non è ben chiarito. Gi 


LUCC 


228 
bensì + qualmente fra 1888 e 
1889, Adalberto I cominciò a dar saggio 
della cua torbida politica ; mentre, dopo 
aver giurato fedellà al re Berengario, ri- 
bellò la Toscana affidata al suo governo 
per favorire il re Guido zio della sua se. 
conda moglie, a di cai sostegno accorse 
alla testa di 300 corezze anche il 
roso Ubaido, quello stesso che tre anni 
dopo ritornò sotto Pavia seguace sem) 
del re Guido. — (Anosma, Panegirie. 
rengarii in Rer. Ital. Script. T. Il. P.I.) 
ne segno indubitato del riportato 
trionfo sopra Berengario, e della gratitu- 
dine del re Guido verso il marchese Adel: 
berto I, paò contarsi un diploma spedito 
da questo re li 26 maggio 890 dal conta- 
do di Pavia, ad istanza del March. Adal- 
berto suo diletto nipote in favore di Za- 
mobi vescovo di Fiesole. — ed. Fissote. 

Frattanto andavano di male in peg- 
gio gli affari del re Berengario, troppo 
soperchiato da maggiori forze dell'Imp. 
Guido e dei molti principi suoi fautori. 

Altro ripiego non svendo, egli si ri. 
volse al potente Arnolfo re di Alemagna, 
dal quale, nell’anno 893, ottenne vali. 
do ajuto, coll’ inviare un'armata sotto il 
comando di un figlio, il quale s’incami 
mò a dirittura alla volta di Pavia, dove 
era postato col nerbo delle sue genti lo 
stesso Imp. Guido. 

Fu in questa circostanza , e in mezzo 
agli sccarapamenti di Pavia, quando il 
valoroso Ubaldo, non volendo soffrire le 
invettive di un soldato dell’esereito di 
Arnolfo contro gl'Italiani, sndò sd in- 
contrarlo nel campo, e venuto seco a duel- 
lo, gli trapassò con la lancia il caore. 

Da questo fatto ardire gl’ Ita- 
Nani, terrore i Bavaresi, ed il figlio del 
re Arnolfo, o per pecunia avuta, 0 com” 
altri vogliono, per richiamo del padre, se 
ne tornò con le sue tru) in Baviera: 
cui tenne ben tosto dietro Berengario per 
supplicare con più efficacia il re Arnolfo 
di venire egli stesso io Italia a prendere 

del regno che gli avrebbe rinun. 
siato. Alla qual risoluzione Arnolfo fa in- 
dotto dalle istanze eziandio di molti ha 
ropi italiani 
con lettere piene di 
sioni fatte dall'Imp. Guido alla chiesa ro- 
mana , per cui caldamente lo invitava a 
rollecitare quelle spedizione. 




















LUCC 


Boodechè Arnolfo avendo raccolto was 
formidabile armata, sulla fine dell'anno 
893 si mosse verso l'Italia, accompagnato 
dal suo protetto Berengario. — le 
prime favorevoli imprese nella Lomber- 
dia, corsero rchesi d'Italia a solto 
mettersi al vittorioso re; fra i quali spe- 












lo- cialmente si contarono Adalberto II mar- 


chese di Toscana, e Bonifazio suo fratello. 
E perchè non piacquero ad Arnolfo le 
indiscrete pretensioni di questi, che vole 
vano l'investitura di varìi feudi o gover- 
ni, prima di tutto li fece arrestare, poi 
liberare, previo giuramento di fedeltà.; 
comecchè i due fratelli se ne forgisere 
di là senza far caso della giurata 

(Munr. 4anol. all'ana. 894.) 

Gl'istorici lasciaron con tuttociò a desi- 
derare, se fa per non dispiacere ad Arnolfo, 
0 piuttosto per qualche altra ra che 
fn Lucca al pari che in altre città della 
Toscana si lasciò di votare il nome e i 
titoli del re Berengario, dopo morto l'im. 
per. Guido (dicembre dell'894). Impe 
rocchè an istramento dell’ archivio Ar 
civ. Locch., rogato li So nor. di quell'an- 
no, segna la data cronica: regnante do. 
mino mostro JPido gratia Dei Imp. 4u- 

anno imperis ejustertio, pridie Kal. 
Eiceniri Talia XII e in altro di data 
posteriore leggesi : 4ano ab Zacermatione 
Dom. nostri J. Xti 894 post ovito Dai. 
nostri Fidoni imperatoris anno primo. 
Edl. januorii , Indit, XIII. 

Dorò bensì pochi mesi a stare Lucca 
in siffatta incertezza di regnanti, tosto 
chè nell'aprile deli’ 595 essa già ricono 
seeva per sovrano Lamberto , siccome lo 
dimostra una carta del citato Arch. Arciv. 
scritta, Regnante Dno. nostro Lamberto 

Dei Imp. Aug. anno imperii ejus 
10, quinto idas a Indit. XIII. 
stessa nota leggesi tra 
menti lucchesi posteriori all'aprile dell 
895, mentre quelli del più volte citato 
archivio arcivescovile, all'anno 896, non 
banno data cronaca di alcun regnante, no- 
tandovisi solamente quella dell'Era vol. 
gare. (Aemor. Luoch. T. V. P. II.) 

Ciò starebbe in armonia con la istoria 
del tempo, la quale ne insegna, che il re 
Arnolfo stimolato da nuove € calde istanze 
del papa Formoso, nel seitembre dell'on 
no 895 s’incamminò per la secnada volta 
com numeroso esercito nell' alta Italia, cho 




















LUCC 


presto soggiogò; in modo tale che, nel di- 
cembre dell'anno medesimo, con una 
grossa divisione varcando l'Appennino di 
Pontremoli egli recavasi in Toscana, dove 
attendeva il March. Adalberto Il per de- 
gnamente festeggiarlo, non a Luni, ma 
nella città di Lucca, dove Arnolfo celebrò 
il S. Natale. (Munar. Aanal.all'ann. 895.) 

Mentre però questo monarca con parte 
del suo esercito svernava in Toscana, egli 
ebbe sentore che il marchese Adalberto II, 
forse mal soddisfatto del procedere del re 
bavaro, segretamente si maneggiava con 
Berengario per ribellarsi contro esso lui; 
sicchè Aruolfo avviatosi a Roma, dopo 
essere stato dal Pont. Forinoso incoronato 
imperatore, se ne ritornò in Germania, la- 
i di risorgere 


















Infatti da un documento daio alla luce 
nel T. V. P. IL delle Memorie lucchesi, 
si conosce, che sul finire dell'anno 896 
l'autorità dell'Imp. Lamberto era nuova- 
mente riconosciuta iu Lucca, siccome lo 
doveva essere per tutta la marca, e segna» 
tamente in Firenze. Realmeute in quest’ 
ultima cità, nel 4 marzo dell'897, fu le- 
muto au placito da Amedeo coute del S. pa- 
lazzo, in qualità di messo sirsurdinario, 
inviato dall'imperatore Lamberto in To- 
scava, dove sedè cul giudice imperiale il 
March. Adalberto I. È 






lucchesi, 
solamente l'epoca dell'Era volgare, tacen- 
do il nome e gli auni del sovrano che al 
lora dominava ia Iulia. 

Alla primuvera dell’anno 88, per isti- 
qazione della principessa Berta figlia del 
defunto Lottario re della Lorena, il di 
lei marito Adalberto Il wraò ad alicnarsi 
dall'augusto Lamberto; per modo che egli 
con il suo amico coute Ildebrando, dopo 
aver ragunalo per la Toscana un esercito 
tumaltuarios'incamminarono insieme per 
Pontremoli e munte Bardunie fino a Borgo 
S. Dounino 

Intanto avvertito di questa mossa l'Imp. 
con una muno di genie a cavallo venne 
da Marengo incontro ai ribelli, i quali 
al primo impeio si dispersero cou la fuga 

vi 








LUCC s29 
del conte Ildebrando, e la prigionia del 
dalberto, 








C} e conseguì che, priora del set- 
tembre dell'848, Lamberto toruò ad esse- 
re riconosciuto imperatore în Lucca e nel- 
la Toscana, siccome lo dimostrano le note 
cronologiche 
tedrale lucchese, sot. 
senza dire degli 
di settembre dell’auno 898, celebrai 
la stessa ciltà o nel suo territorio, 
atti portano tulti la nota cronica: Ze- 
gnante Dorno nostro Lamberto gr. Dei 
Imperatore Augusto,anno regni ejus sep- 
timo,— Simili avvertenze giovano a con- 
fermare, che realmente al principio di ot- 
tobre dell'898 dovè accadere il caso fune- 
ato che tolse di vita il giovine imperatore. 
Tale inaspettato accidente fece risorge- 
re la fortuna del re Bereugario suo emulo, 








il di 13 agosto 897, 
ri, dal marzo alla fine 
























città della Toscana prestarono a Bereuga- 
rio obbedienza ed omaggio. 

Il primo fra gl’istrumenti 
ti alla luce, con il nome di Berengario 
segha l’anno XII del suo regno, € porta 
la data del 24 oltobre dell'8g9, nella città 
di Pavia, dove quel sovrano liberò dalla 


lucchesi da- 


March. Adalberto, per riu- 
viarlo «l suo pristino governo della mar- 
ca di Toscana. 

Che realmente questa provincia di buon 
ora si assoggellasse, e ricouoscesse in Bu- 
rengario il suo monarca, ne fanno piena 
fede i documenti lucchesi comparsi recen- 
temente alla luce; dai quali si ha pure 
iudizio che, nel novembre dello stesso 
anno, il March. Adalberto H era tornato 
alla sua residenza di Lucca. 








provare tutta la loro rabbia c furore ad 
un esercito numerosissimo comandato dal 
re Berengario; l'altra fu la comparsa di 
quà dalle Alpi di un'armata di Provenca- 
lì e Borgogaoni condotta da Lodovico IMI 


figlio di Bosone re di Provenza; il quale. 
per bruglio di alcuni magnati ilali, 
la fazione dei due estinti imperatori, 
due Lamberto, fu invilto a calare in Lom 


10j 







850 LUcC 
bardia, comecchè dovesse egli tosto rivali- 
care le Alpi per esser corso a combatterlo 
ov forze molto maggiori il re Berengario 
assistito eziandio dal March. Adalberto. 
Furvi anche chi scrisse, esser nato 
seguito di ciò qualche dissapore fra 
rengario ed Adalberin ; sicchè questi 
instigazione specialmente dell’ ambiti 
sissima sua moglie Berta, movesse desi- 
derio in altri princi 
di nuovo Lodovico di Borgogna e unire 
in comune le forze e manneggi, per assi- 
sterlo alla coni o 
Comunque sin è 
tornò a ripassare di quà dalle Alpi, e già 
nell’ ottobre dell'anno goo egli era signo- 
re della capitale di Lombordia. Fa costà 
in uma gran dieta di vescovi, di marchesi, 
di conti e notabili del regno, quando sd 









istanza di Adalberto illustre marchese del- pida 


la Toscana il muovo re d° Italia concedà 
un privilegio a Pietro vescoro di Arezzo, 
con la data del ra otiebre sano primo 
del suo regno. Hl qual privilegio venne 
poi dallo stesso monarca riconfermato 

2 marzo dell'anno successi vo (901) davan- 
ti al Post Benedetto IV in Roms, dove 
Lodovico erasi recato a ricevere la coro- 


ne imperiale. 
Accadde bilmente al ritorno dall’ 
alma città, allorchè l'Imp, Lodotice HI, 
si trasferì com tutta la sue corte a Lucca. 
Tale fa la magnificenza e lo sfarzo, di 
cai in la circostanza il rieco marche 
se Adal volle far mostre, che l'Impe- 
ratore dovè prerompere in non equivo 
che perele di sorprese, quasi dicendo: che 
cotesto signore in nulla codeva a un se, 
toltone il nome. ° 
Ciò bastò ad Adalbarto e all’ accortis- 
sima sua donna per combiare nuovamen- 
te bandiera, e rivolgere più benigni il 
loro stimo verse l'ahbattato Berengario, 
col fine di ajutarlo a scneciere d’Italia il 
rè cmnale. 
nom dicesse la storia in qual tempo 
preciso ciò socadeva, teramo. negli Con 
chivii scritture sufficienti a indicarci che 





l’anno 903 era tornata a riconoscere in 
sotrano quello stesso Berengario che fu 
poi dal March. Arlalberto, nel giorno 10 
nov, dell’anno 915, accolto im una sua 
illa suburbana di Lucca, memtre nell 









Aggi Ò 
Si storie dì Laitprando 


LUCC 
amno XXVIIL® del suo regno quel re pes 
sava di Toscana per recarsi a Roma a 
prendere dal Pont. Giovanni X la corea 

) titolo d'imperatore. 

Intorno a questo tempo alcuni scrittori 
pongono un sito di donazione, col quale 
il March. Adalberto II, per rimedio dell’ 
anima sua, rilasciò a favore della catte 
drale lucchese le decime di 5 corti che 
egli ra in Lucce, a Brancoli, in 
Gar) , & Pescia e nel Borgo $. 
Genesio. 

Comecchè non si sa) con sicerezza 
L'anno della morte del Murch. Adalberto II, 
la quale da molti per congettura fu fissata 
all'anno 917, è certo per altro ch'egli 
mancò di vita in Lecca il mese di settem 
bre: « in sertodecimo septembre notante 
oalendas ». Così almeno leggesi in una la- 

li in quella cattedrale contenen- 
te un lungo elogio di quel marchese, per 
quanto egli forse stato frequenti volle ten 
rore dei papi, degl' itaperatori e dei re 

si ehe an scorretto delle 








dato appiglio a 
molti scrittori per parlare di questo rio 
chissimo principe anche coa più discre- 
dito di quel che voleva la verità; e ciò 

aver confaso il March. Adalberto di 

'escuna con il March. Alberico di Roma 
stantechè queste e non quello maritemi 
alla famom Marozia patrizia romana. — 
(Munar. dani. ad enno 813.— Rusa De' 
Merch. di Toscana). 

Se la morte del March. Adalberto 
SI non fu tento presto investito nel ge- 
verno di Lucca e della Toscana il March. 
Geido con la di lui madre dachessa Berta, 
«id accadde probebilmente per trovarsi ea- 
trambi arrestati în Mantova d'ordine del 
re Berengario. Ma non potetlo contesto se- 
vrano cavare dalle mani dei mimistri fo 
deli all'accortissima duchessa le città e i 
popoli della Toscana, duvè finalmente ri- 
colversi a rimettore madre e figlio in li 
hertà col rinviarti in Toscana per gover- 
neri a nome di Bereegario, e nom giù 
del re Rodolfo sopraggianto di Borgogna. 
Imperocchè sebbene questi con'T' 
gio di varii principi avesse cosciato 
Milno e da Pavia il vecchio Auguste, fa- 
cendosi ricenoscere per re è’ liufia (nono 
921), el'istromenti lucchesi ne accerieno, 
che il duce Guide nel nese di marso del 
924 risiedeva in Lunnce, dove egli gover 


LUCC 


nava a nome dell' imperatore Berengario, 
cioò nel mese medesimo, in cui un ingrato 
traditore a Verona barbaramente trafig- 
geva il Nestore degl’imperatori itali 

Fa compienta dui più la morte di così 
buon principe, sicchè negli atti pubblici 
di Lucca e di altri luoghi della Toscana, 
dal marzo dlel 924 fino al settembre del 
937, riguardavasi come vacante il regno 
d'Italia. E sebbene Rodolfo credesse di 
vere în pugno questo regno, egli non do- 
vera oramai ignorare che aspirara a sa- 
lire sullo stesso trono un figlio del pri- 
mo letto della duchessa Berta vedova del 
March. Adalberto II. Però questa donna 
dopo sessantatrè anni di clamorose vicen- 
de, nel di 8 marzo del 925, mancò alla 
vita in Lucca, dove fa sepolta presso le 
ossa del marito nella cattedrale con un 
epitaffio che onora quella duchessa dei 
titoli di benigna e pia con molte altre 
pompose, e adulatorie attribuzioni. 

Era in questo mezzo tempo restata ve- 
dova per la morte di Adalberto marchese 
d'Ivrea la di lui consorte Ermengarda, fi- 
glia del fa A.talberto il Ricco, e di Berta 
duchessa di Toscana , la sorella in conse- 
quenza del marchese Guido. Ella dunque 
non meno intrigante, uè meno ardita dei 
tuoi genitori, prevalendosi dell'assenza 
del re Rodolfo dall'Italia, seppe far tanto 
che, entrata în Pavia, sollevò contro quel 
monarca Lutta la Lombardia perquindi go- 
veruare il regnoa suo arbitrio. Per la qual 
coss accorso Rodolfo dalla Borgogna, ed as- 
sedi; ja Ermengarda, questa seppe 
<0 seducenti lusinghe chiama: se Ro- 
dolfo e staccarlo dalle sue genti in guisa 
che, sbandatosi l’esercito, fu liberata dall 
assedio la città. Laonde sdegnati di tanta 
leggerezza del re borgognoue, i principi 
i, ad insinuazione di papa Gio. X, 
nell ‘anno 926 elessero in re d'Italia Ugo 
duca di Provenza fratello della stessa don- 
na Ermengarda e di Guido marchese di 
Toscana. 

Partì bentosto Ugo dalle coste della 
Francia per la Toscana, e nell estate del 
926 approdò insieme col fratello Bosone a 
Pisa, 0 piuttosto al Porto-pisano, dove il 
March. Guido attendeva il fratello uteri- 
no eletto re. Appena si seppe il di lui ar- 
rivoin Italia, accorsero da Roma e da mol- 
tealtre parti della penisola ambasciatori, 
principi e magnati a Pisa; la quale città 





























LUCC 831 


pare che anche allora avvicendasse cou 
Lucca la sede dei duchi di Toscana; don- 
dechè Luitprando scrittore quasi contem- 
poraneo qualificò Pisa, Tusciae provinciae 
caput. — (Lurrer. Histor. Lib. NI c. 5). 

La prima scrittura pubblica, trovata in 
Lucca con l'intitolazione del testè no- 
minato re d’Italia, è un contratto del 3 
settembre dell’anno primo del regno di 
Ugo, indizione XV: vale a dire dell’ era 
volgare, anno 926—-Immediatamente do- 
po la suddetta epoca gli atti pubblici lue- 
chesi e dell'intiera Toscana portarono la 
nota dello stesso regnante, a nome del qua- 
le continuò a governare la provini 
duca Guido figlio di Adalberto Jb sicco- 
me lo dimostra, tra gli altri, un istramen- 
to di permuta di beni ecclesiastici, pre- 
via la disamina dei messi di quel duca. Il 
qualeistrumento di permuta fu rogato in 
Lucca il di primo di gennajo del 928, nell’ 
anno secondo del regno di Ugo : ipsa die 
Kalend. Januarii, Indictione prima.—Ma 
nell'anno medesimo 928 il marchese Gui. 
do dovè allontanarsi da Lucca e dal 
verno della Toscana per recarsi in Roma 
a operare inique cose insieme con la pre- 
potente donna Marozia, dopo essersi unito 
a lei în matrimonio. Imperocchè entram- 
bi, nel 928, uvendo segretamente armato 
una mato di sgherri, penetrarono nel pa- 
lazzo del Laterano per trucidare sugli oc- 
chi del Pont. Giovanni il di lui fratello; 
e fu allora, quando per colmo 
le genti di Gaio posero le mani addosso 
e cacciarono în un’oscura prigione a fini- 
re in brevi giorni una vita agitata il ge. 
rarca della chiesa apostolica romana. 

È ignoto se, dopo tante abominevoli 
azioni, Guido tornasse a Lucca e al suo 
marchesato, come pure resta a sapere l'an- 
no preciso, în cui egli tessò di vivere, poi- 
chè nulla dicono su di ciò li scrittori del 
tempo, e în alcuna memoria, ch'io sap- 
pia, tra quelle finora venute alla luce, ydopo 
il 928 si fà di quel marchese menzione. 

Si crede da multi che al March. Guido * 
succedesse nel goterno di Lucca e nel du- 
cato di Toscana il suo fratello Lamberto, 

i sn di ciò non presentano do- 
cumenti fuori di quanto raccontò nella 
sua il pavese Luitprando ( Lib. III cap. 
13) che descrisse in Lamberio un uomo 
bellicoso capace di gran fatti, e una spina 
i occhi del re Ugo, che temeva in lui 















































LUCC 


un possibile rivale alla corona d'Italia, 
mentre dall'altro canto il fratello Bosone 
ardentemente anelava rimpiazzario nel 
governo della Toscana. 

Arrage a ciò che il re Ugo, essendosi 
deciso di sposare la principessa Marozia 
fue, se non di più mai 
ca ere rado e verso di levar di mezzo l'im. 
pedimento «ella pareutela col mezzo di 
una calunnia sparsa a disonore di sua ma- 
dre. Andossi perianto vociferando, che 
Beria giù duchessa di Toscana non aveva 
avuto dal marchese Adalberto II alcun 
figliuol», e che i tre fratelli, Guido, Lam- 
berio ed Ermengarda, erano tutti figli di 
altre donne, finti da Berta di averli essa 

rtoriti , onde potere continuare anche 
morto il marito la utorità sulla To- 
scana. Poco dopo essersi sparsa per la corle 

le ciarla, il re Ugo intimò 


























ò al di 
Lambertoche non ardisse di appellarsi più 
suo fratello. Allora quel duca, trovandosi 
colpito nell'ouore, non meno che diffaraa 
in quello dei genitori, fece sapere al re di 
esser pronto a provare con la spada che, 

tanto Lamberto come Ugo, erano stati par- 
toriti da una medesima madre. Destinato 
dal sovrano il suo campione, si venne alla 
prova dell'onore coll’accettato duello; nel 
quale Lamberto restò vincitore. Ma non 
per questo cessò la persecuzione regia con- 
tro il March. di Toscana: fino a che Ugo, 
‘adiato fratellastro, fece 
aocecarlo, e cacciarlo dil suo governo per 

















ei rca 120 anui senza intervallo sul- 
la provincia della Toscana, Lucca dorè 
accogliere un principe di Provenza. Del 
dominio peraltro di Lamberto nella sud. 
detta città, o in altri luoghi di Toscana, 
non esistono, ripeto, documenti che gio- 
vino a confermare quanto fu scritto su ta- 
le rapporto dallo storico Luitpraudo. 

Si trova bensì un primo indizio del du- 
ca Bosone, eletto marchese della Toscana, 
in un diplomx dato in Lucca nel di pri 
mo di luglio dell’anno 933, indizione Vi 
col quale il.re Ugo ad istanza del March. 
Bosone donò al capitolo della cattedrale 
di S.Martiuo lu corte di Massarosa, quel- 
Ia possessione, cioè, che fu ili proprietà 
della duchessa Berta loro madre. 

Il quale Bosone troviamo insieme col 





LUCC 


fratello monarca in altre parti della To- 
scana, e precisamente nel gennajo dello 
stesso anno 933 in Arezzo, dove il re Ugo, 
per ad alle istanze del sc0 fratello 
Bosone, inclito marchese, confermò ai ca- 
nonici della cattedrale aretina i beni la- 








cessori il titolo di marchese promiscua. 
mente a quello di daca, siccome da allri 
istrumenti lucchesi degli anni 935 e 936 
apparisce. Quello del 16 settembre 936 
è per avventura l’altimo documento che 
fuccia fede della presenza e del dominio del 
marchese Bosone in Lucca ; conciossiachè 
dopo il settembre di detto anno accade 
un'atto di soperchieria del re Ugo coutro 
il già ben amato fratello. Aveva questi 
ner moglie Willa, nata da nobile famiglia 
di Borgogna, la quale partorì a Bosone 
quattro femmine senza maschi. Pervenne 
all'orecchio del re Ugo, che Bosone, ad isti- 
gazione della moglie, macchinasse contro 
di lui delle novità. Trovò bene Ugo la ma- 
niera di far imprigionare il March. di To- 
scana, e di spogliare i due conjugi delle 
accumulate ricchezze, ordinando che la 
moglie di Bosone fosse ricondotta in Bor- 
gogna. (Lurrenano. Mist, Lib. IV, c. 5.— 
Fazvoato. Chron. ed ann. 936). 

Dopo la cadnta di Bosone mancano per 
molti anni i nomi dei governatori che 
ressero la Toscana. Esisiouo, è vero, negli 

‘lucchesi e pisani due carte con. 
iudicati dei re Ugo € Lottario, 












i quelle due città. Dai quali 
documeuti s'intende, che il March. Uber 
to figliuolo spurio del re Ugo, era in quel 
tempo duca della Toscana, e conte del sa- 
ero paluzzo; e quasi fosse poco tanto onore 
egli dal monarca padre fa due anni dopo 
innalzato al governo della marca di Spo- 
leto e di Camerino. 

Peraltro all'anno 944 la sorte sembra 
che cominciasse u distaccarsi dal re Ugo, 
reso ormai odioso a tutte le classi della na- 
zione; e già Berengario marchese d' Ivrea 
wipote dell’ Imperatore di questo nome, 
sospirato dall'universale, con poche ti 
pe era calato dal Tirolo in Italia (anno 
945) acclamato e festerolmente accolto 
qual liberatore da molle città della Ve- 
nezia e ili Lomba 

Questa repentina metazione di cose in- 








LUGC 


fici pon poco sulla fortuna del March. 
Uberto figlio del re Ugo, tostochè intoruo 
al 946 troviamo investito del ducato di 
Spoleto e di Camerino un Bonifuzio che 
fu figlio del March. Teobaldo o Ubaldo, 
ché Cosimo della Rena ebbe ragione di 
eredere lo stesso personaggio di quel va- 
loroso Ubaldo amico del March. Adalber- 
tol, più di ana volta da noi qui sopra 
agli anni 871, e 893 rammentato. 

Nel 947 il re Ugo tormossene in Pro- 
venza dopo aver raccomandato il re Lot- 
tario suo figlio alla fede dell' acclamato 
Berengario, che in lui qualche altro tem- 
po consersò la dignità insieme con la 
Potestà regia. Infatti Lottario era in Luc- 
«a nel 5 luglio del 948, nel qual giorno 
ad istanza del conte Aledramo egli firmò 
uo privilegio a favore di un suo fedele. 
(Moroni Annal, all'anno 948). 

È ignoto in quale città il conse Ale 
dramo governasse, se nella marca di To- 
scana, 0 seppure egli era un personaggio 
medesimo di quello che fu poi marchese 
in Piemonte, nato dal conte Guglielmo e 
da Gelberga figlia dello stesso re Beren- 
gario, personaggio che tiensi per il pro- 
genitore dei marchesi di Monferrato. 

Sì trovano bensì nell'archivio Arciv. 
lacchese altre pergamene, dalle quali si 
apprende, che il re Lottario nel marzo 
del g50, e forse fintantochè egli visse (nov. 
dello stesso anno), contiuuò a essere rico- 
nosciuto in Lacca per.il legilîmo sovrano. 

Poco dopo (15 dic. 950) fu coronato 
in Pavia come re d'Italia Berengario IT 
insieme col figliuolo Adalberto e con Wil- 
la di lui madre nata da quel Bosone che fu 
March. di Toscana, 

Se il March. Uberto riavesse il governo 
della Toscana in nome dei nuovi due re, 
non ci si offrono memorie da poterlo as- 
serire; bensì da utt istrumento di vendita 
di beni posti a Pozzevoli ea Porcari, fatta 
dal March. Uberto a favore del nobile 
Teudimundo figlio dì Fraolmo, si com- 
prende, che nel 3 maggio del 942 în Luc- 
«a non sì riconosceva ancora l'autorità 
dei due sovrani novelli, e neppur quella 
del re Ottone, che era di corto disceso la 
prima volta in [tal iacchè l’istrumento 
porta unicamente la data dell' Era volga- 
re.— Che anzi in quel documento’ no- 
minandosi Uberto col semplice titolo di 
Marchio filio bonae memoriae domni U. 




















Lucc 833 


goni regi, senza specificare di qual mare 
ca egli fosse duca, ciò indurrebbe a far 
credere che il March. Uberto si fosse ri- 
tirato dal governo di Lucca e della To- 
scana. Molto meno vien fatta parola di lui 
in tutto il tempo che regnarono Ber 
gario II e Adalberto, sotto il cui dominio 
alcuni credettero che signoreggiasse per 









, per poco, avvegnachè il conte Al- 
bert'Azzo fu quegli che ben presto si tirò 
addosso l’odio di Berengario, specialmen- 
te dopo che il re fu chi: avere il C. Al- 
bert’ Azzo ricovrata nella sua rocca di Ca- 
nossa Adelaide restata vedova in fresca 
età del re Lottario, e dallo stesso conte of- 
ferta al grande Ottone, che sulla fine del 
951 la sposò in Pavia. Nè corse molto tem- 
po dacchè Berengario II, dopo il ritorno 
di Ottone in Sassonia, saputo che la regina 
Adelaide era in Canosa, si portò con un 
esercito all’assedio di quella rocca, în cui 
Albert’ Azzo per tre anni e mezzo si tenne 
saldo, finchè nel 956 accadde la sua libe- 
razione mercè di un esercito inviato di 
Germania dal re Ottone. 

Non ba la storia nostra autore alcono, 
nè comparvero finora alla luce scritture, 
dalle quali possa ricavarsi chi fossero î 
marchesi, che dal 951 al 960 dominarono 
Lucca. Perciocchè del March. Uberto, fi- 
gliuolo spurio del re Ugo, non se ne parla 
più dopo il meggio del 952, almeno nelle 
carte sincronerlacchesi. 

Infatti in un istramento dell’Arch. Ar- 
civesc. di Lucca dell'11 gen. glio, sopra 
una rinunzia fatta in mano del Vese. Cor- 
rado du Teuderada vecchia badessa del 
Mon. di S. Salvatore di Lucca, adesso di 
S. Giustina, a favore della monaca Gri- 
ma eletta in sua vece a) governo di quell’ 
asceterio , si dichiara fatto quel rogito 
in Lucea, regnando Berengario e Adal. 
berto, senza accennarsi l'intervento d' 
cun duca, marchese o .conte speciale di 
questa città. 

Il più che è da dire intorno si gover. 
matori di Toscana durante il regno 
Berengario II e del suo figlio, sarebbe di 
rammentare un diploma, dato in Verona 
nel 30 maggio g6r,a favore dell’abbudia 
di Vangadizza, per le premure fatte ai 
due re, da Ugo marchese di Toscana, cioè, 
interventu ac petitione Ugonis marchio 
































834 LUCC 

mis Thusciae nostri dilectissimi fidelis. 
Dal che venghiamo a scuoprire, non solo 
che il March. Uberto non risiedeva più 
in Toscana, ma che gli era sueceduto un 
March, Ugo dal Muratori tenuto per il 
gran conte Ugo figliuolo dello stesso Uber- 
to, quando il Rena aveva opinato, che qui 
si trattava di un personaggio affatto di- 
verso e forse a parere mio, del March. Ugo 
di legge ripuaria autore dei marchesi di 
Petrella, di Sorbello e del Monte S. Maria. 


Loca sorro 1 ae Sassoni = Svevi 





Stava sempre a cuore del re Ottone, 
dopo la sua prima discesa in Italia (an- 
no 951), di tornarvi con maggiori forze e 
con più stabilità, richiesto ed anche stimo- 
lato dalle ripetute istanze dei principi 
Iaicali ed ecclesiastici, che desideravano 
di avere un sovrano cotanto saggio non 
solamente re d’Italia, ma anche di ve- 
derlo Augusto, essendo l'imperio vacante 
sino dalla morte di Bereugario I. 

Era già stato dalla dieta germanica di- 
chiarato re d'Alemagna Ottone II, sebbene 
nella tenera età di sette anni, allorchè il 
di lui padre nel g61 calò per la valle di 
Trento coll’ esercito sui Lombardia, 
dove fu ben accolto dall’universale, e în 
Milauo proclamato re d'Italia. Recatosi 
quindi Ottone I a Roma, fra gli applausi 
del popolo con gran solennità nel di a 
febbr. dell'anno 962 fu dal Pont. Gioran- 
mi XII incoronato Imperatore Augusto. 

Reduce di lì in Toscana e in Lombar- 
dia, egli trovi i 13 marzo dello stesso 
anno in Lucca; nel qual giorno spedì due 
diplomi, uno a favore di Uberto vescovo 
di Parma, che lo dichiarò conte, ossia go- 
vernatore di quella città, l'altro ai cano. 
mici della cattedrale lucchese, cui confer- 
imò le donazioni delle corti lasciate loro 
da Ugo e Lotario. Un terzo privilegio a 
favore della badessa Grima e delle sue 
monache in S. Giustina di Lucca lo stesso 
Aogosto compartì nel ag luglio dell’an- 
no 964 all’occasione di un secondo suo 
ritorno ds Roma in quella medesima città. 

Anche nel 3 agosto dell’anno stesso 964 
Ottone I continuava a stare in Lucca, 
tostochè porta la data di esso giorno un di- 
ploma compartitoa! Mon.del Moute-Amia- 
ta. —(Anca. Dirt. Fioa. Carte della Ba- 
dia Amiatina). 

Oltre i documenti qui sopra accennati 
































LUCC 


e quelli citati dal Rena e dai Fiorentini 
non trovo altre uotizie della condizione 
civile di Lucca sotto il regno dei due pri- 
mi Ottoni, nè di alcan'altro dei suoi go- 

eccetto il gran conte Ugo figliuo- 








lo del March. Oberto salico e della còn- 





— Non sto a dire di un pla- 
cito dato in Lucca nel 964 dal March. 
Oberto conte del S. palazzo, sotto i due 
primi Ououi, trattandosi qui di an giu- 





giustizia ai reclami che all' Imperatore 
presentavansi nelle varie parti dell'Italia. 

Il gran conte Ugo pertanto dovè go- 
vernare, finchè visse, la marca di Toscana 





oltre quella dell'Umbria, e fare di Lucca 
la sede principale. Infatti abitava in que- 
sta città la di lui madre quando essa, nel 
dì 8 luglio del 969, acquistò da un tal 
Zanobi la chiesa di S, Stefano in Firenze 
con case e terre annesse,situate nel luogo 
stesso dove quella pia donna fondò la ba- 
dia fiorentina. Troviamo lo stesso March. 
Ugo, nell'aprile del 970, e di nuovo nel 
marzo del 971, ad esercitare atli gover 
nativi in Lucca, dove diede solennissime 
prove del suo polere, non solamente sopra 
la città ma sopra tutta la Toscana. Ap- 
pella infatti ad una delle principali pre 
rogative riservate ai regnauti quella per 
la quale il March. Ugo fece battere nella 
zecca di Lucca moneta in nome proprio. 
Tali sono appunto quei due denari di ar- 
fento illustrati dal cav. San-Quintino, 
uno dei quali porta il monogramma di 
Ugo, e nel giro Marchio, mentre uel ro. 
vescio sono le lettere di Zuca con la parola 
in giro, Civitate. Nell' altro denaro sta il 
nome di Ugo in mezzo e nel contorno Dur 
Tuscii; nella faccia opposta la parola Ze- 
ca e intorno il nome della consorte di 
Ugo, cioè: Dux Judita, — (Atti dell de 
cademia di Lucca T. I.). 

In realtà il marchese Ugo figurò sopra 
ogni altro principe italiano alla corte ima- 
periale, tanto durante il regno di Ot 
ne IT, quanto sotto la reggenza e la 
norità di Ottone III. 

Dopo la morte accaduta în Sassonia, nel 
iugno del gg1, dell'imperatrice madre 
del terzo Ottone, è credibile che il mar- 




















Lucc 


chese Ugo tornasse da quella corte al go- 
verno delle sue provincie in Italia, to- 
stochè nell’anno 993 Ottone HIT mandò 
ordine al gran conte Ugo di mettere in- 
sieme un esercito per condurlo, come fece, 
a punire i ribelli e gli assassini di Lan- 
dolfo principe di Capua. 

Di li reduce in Toscana, troviamo nel- 
l'aprile del gg5 lo stesso March. in Lucca, 
eqvivi firmò un atto di donazione da esso 
fatta alla badia di Firenze fondata dalla 
C. Willa defunta sna madre. Ma sulla fi. 
ne dell'anno medesimo egli passava dal. 
la maremma di Orbetello, dove nel luogo 














per ricevervi e onorare l'Irp. Ottove III 
redace da Roma; e fu nella villa di Vico 
poco lungi dalla stesta città, dove quel- 
l'Augusto a preghiere del gran conte ema. 
un diploma per confernfre' all'abate 
. Salvatore a Sesto, fra le altre cose, 
il castello della Verruca che quel prin- 
cipe aveva rinunziato al suddette mons- 
stero. Nuovamente nella villa di Marlia, 
fral': e il settembre dei 996, Otto. 
ne II] fa festeggiato dal suo dilettissimo 
marchese, e ciò dopo avere lo stesso to- 
parce lasciato in Poggibonsi un' insigne 
testimonianza della sua pietà verso l'or- 
dine monastico con una vistosissima do- 
tazione all’abbadia da esso fondata nel 
poggio di Martari ( Poggiboasi ). 

1 docamenti posteriori al 998 danno a 
conoscere, che il March. Ugo continnò fino 
all’altima ora a fare la sua corte ad Otto- 












Tale ce lo mostrano due privilegii 
Ù i dato in Roma 
ottobre del 999, e l’altro in Bologna 
settembre del roor . Con l’ultimo di 








Ufo, donò a un di Iui vassallo una pos. 
sessione del patrimonio regio situsta mella 
villa di Rigoli del territorio pisano. (Ca- 
mict, dei Duchi di Toscana T. L) 

TI privilegio ora citato sembra por av- 
vontara l’ultimo relativo agli affari del 





i del conte Alberto, che può dii 


Lucc 835 


marchese Ugo in Toscena, Infatti egli 
mel novembre del 1001 corteggia va l'augu- 
sto sovrano a Bologna e a Ravenna; quin- 
di nell'ultimo raese dell'anno essendosi 
egli recato insieme con l'imperatore a 
Roma, insorse costà una rivoluzione, nel- 
la quale tnolti cortigiani, e probabilmen- 
te lo stesso March. Ugo, per salvare Au- 











gusto furond fatti prigionieri o rimasero 
dai rivoltosi tracidati. 
Accaduta 


la morte eziandio 







il marchese Arduino 
Ui da questo re d' Italia fa 
spedito in Pavia, li 20 agosto reo, ua 
privilegio a favore del monastero di S. 
Giustina, già di S. Salvatore di Lucca. 
Sennonchè due anni dopo il Ino 
chese e lo altre città della Toscana , cam- + 
biando consiglio, risolvettero di ricono. 
scere în legittimo re d'Italia Arrigo di 
Sassonia, detto il Santo, che fa primo re 
e secondo imperatore di questo nome. 
Quindi è che a mome del popolo toscano, 
nel mese di luglio del 1004, 

tazione recosti in Lombardia a prestare 
ubbidienza al monarca alemanno; lo che 
parve al Maratori indizio non dubbie, che 
allora la provincia della Toscana fosse seo- 











govername. 
Realmente a quest’: 
gli annali riportano an fatto d'armi com- 
battuto fra i Lucchesi e i Pisani poco 
lungi da Ripafratta, fatto che per avven- 
tera può designarsi per il prime embrio- 
ne di due nascenti repabbliche e di due 
città che rimasero per tanti secoli ri 
Se per altro la città di Lucca restò qual- 
che acno priva del suo governatore, son 
è per questo che alla maggior parte dei 
Toscani mancasse il suo bassà. Tale ci 
sembra ra; tato dall'istoria quel 
March. Booifazio di legge ripuaria figlio 








iù remoto dei conti Alberti di Mangona. 
feniva ad essere cotesto Bonifazio, per 
rie della contessa Willa , nipote del di 

i marito, il March. Ugo, talché, 0 fosse 
astio e mal animo ceniro ‘il defuuto zio, 
© che i beni da quen'altimo alla badia di 
fibonsi denati, appartencssere alla di 

lei moglie; sorella del C. Alberto e figlia 








836 Lucc 


di Boaifezio March. di Spoleto, cosicchè vi 
fosse ragione di riguardarli come beni al- 
Jodiali della casa dei conti Alberti (la quale 
eostà ne'contorni di Poggibonsi e per tutta 
la Val-d'Elsa ebbe e mantenne per molto 
tempo estesa signoria ); fatto è, che dopo 
entrato al governo della Toscana il March. 
Bonifazio, questi spogliò la badia di Pog- 
gibonsi d'ogni sostanza, costringendo i 
monaci ed il loro venerando abate Bono 
nio ad abbandonare quel claustro. —(Ax- 
satiCamazo. T.I. act Opera citata). 

Le quali violenze contro i claustrali 
del Poggio-Martari doverano tre anni do- 
po essere cessate, seppure un'azione em- 
pia con un'azione pia mon si voleva con- 
temporaneamente offuscare oppure conì 
trappesare; iostochè nel settembre dell’an- 
no 1004 troviamo lo stesso March. Boni- 
fazio nella montagna pistojese, per con- 
cedere in dono ai monaci di S. Salvatore 
di 





pertinenza, situate in 
toja. — Ped. Bacaro. 
un' altra donazione fatta, 
li 1» sgosto 1009, nel castello di Pianoro 
nel territorio bolognese dal marchese me- 
desimo alla badia fondata in Firenze dalla 
sua zia , alla qual badia egli cedà alcune 
corti poste nel Chianti e nella Val-d'Elsa; 
donazione che fa poi confermata dall'Imp. 
i quando il March. Bo 
tra i 
storici non si trovino 
l'ultimo mar 
chese per governatore della Toscana, pure 
per tale ci confortano a crederlo due atti, 
ii luglio 1008, e di ottobre 1014, esercitati 
alla presenza di due gastaldi del March. 
prenomivato. (Camec1. Oper. cit.) Che più 
im una scrittura contemporanea apparle- 
muta alla badia di Poggibonsi, quindi alle 
monache del Paradiso in Pian di Ripoli, 
ora nell’Arch. Dipl. Fior. si legge, HA. 
tuo Ugo Marchio, cum Bonifatius filius 
Alberti factus esset Marchio, et monaste- 
rium, quod Ugo eedificaverat, devastaret, 
venit Marturi, ete. 
Comunque sembra cerio però che, 
dal 1002 sino almeno al 1016, in Lucca 
non fore riconoscisto per cupo del go- 
verno alcun marchese o duca di Toscana, 
mentre, nè il marchese Bonifazio di legge 
ripuaria, vé un marchese Adalberto di ori- 
cine , che in Lueca nel 1uos, 

























LUCC 


enel suo contado nel 1011 alienò dei be- 
ni avili, nessano di questi due signori 
sembra avere esercitato mai alcun domi- 
nio nella città e contado di lacchese. 

Ve lo esercitò bensì il March. Ranieri 
figlio del conte Guido, progenitore dei 
marchesi del Monte S. Maria e di Sorbel- 
lo, nominato da S. Pier Damiano; il qua- 
Ne Ranieri sino dal 1014 figurava in qua 
lità di marchese di Toscana; e come tale 
in nome dell’ Imp. Arrigo II, nell'ottobre 
del 1016, celebrò in Arezzo un placito sr 
sistito da Ugo conte della città, Acinerius 
Morchio et Duz Tuscanus. 














i storici agli anni 1026 e 1027, il qua- 
le risiedeva in Lucca nel tempo in cui 
quasi tutta l'alta Italia, eccetto la To 
scana, si era sottomessa ali’ impero del re 
Corrado.— Infatti fu nell’iaverno dell’ 
anno 1026, mentre questo re si avanzava 
dal Piemonte verso Roma per sottomette 
re strada facendo i Toscani, ed il ribelle 
March. Ranieri che in Loca erasi forti- 
ficato, fu allora quando i Lucchesi col loro 
governatore,<rovandi i 








recarono sapplichevoli 
marca per sottomettersi ai suoi voleri. 
Volendo però stare al cronista Ermanno 
Contratto, sembra che cotesta sottomis 
sione fosse preceduta da un qualche sp 
parato di assedio, o da altra dimostrazio 
ne ostile accaduta nei contorni € solto le 





sizione militare di Lecca e delle solide 
mura che dovettero difenderla, 
della repabblica Romana; 3. sotto l'im 
pero di Giusti: .° durante il gover- 
no dei marchesi di Toscana. 

Tali dimostrazi: 
a Corrado il Salico, incoronato poro dopo 
(26 marzo 1027 ) imperatore in Roma, 
fratterono al marchese di Toscana, se non 
certo la carica di governa 
disgrazia del mouarca. Quin- 
di non fa meraviglia, se da quell'epoca 
ia poi non si sente più rammentarlo ne 
gli atti pubblici di Lacca, nè io quelli di 
altre città della Tuscana. 

Bensì Drstoria ci mostra sino dall’anno 
1028 a governatore della Toscana il poire 
della contewsa Matilde, Bonifezio figlie de! 
March. Tedallo di Lombardia, e ciò sci 















LUcc 


tempe ia cui un fratello del marchese Bo- 
mifazio sedeva nella cattedra aretina. 

Ci appalesa questo nuovo marchese pri- 
lutti una carla del luglio 1028, 
pubblicata dall'Ughelli (razza Sacua, il 
Archisp. forent.) sfuggita alla diligenza 
di tanti accurati serittori.—È una confer 
ama di domazione della chiesa e Mon. di S. 
Miuiato al Monte presso Firenze, con la 
quale il vescovo Lemberto approvò quell 
opera pia del suo prodecessore lidebrando 
a benefizio spirituale del fondatore, dell 
Imp. Corrado, dell'imperatrice Gisla di 
Ini conserte, del figlio loro Arrigo, come 
pure per la salute del clarissimo mer- 
chese Bonifazio. 





Anche più chiaramente queste princi] 

è qualificato col titolo di serenissimo. 
ca e merchese di Toscana in altro istra- 
mento del 1032, mercò cai Jacopo Bavaro 
vescovo di Fiesole assegnò una dote al 
clero della sua cattedrale. 

Fi valoce militare le ricchezze, l'esten- 
sione dei possessi ed i cospicui matrimo- 
mii fecero aumentare via via il potere e 
r of litica del March. Bonifazi 
sul 
del secolo XII, (Axsusri, Mister. Medio 
Jan, ) parlando dei principali magnati 
che in Italia Borirono sotto l'impero di 
Corrado e di Arrigo LUI suo figlio, segnalò 
fra i primi Eriberio arcivescovo di Mi- 
lapo ed il marchese Bonifazio, qualificam- 
doli duo lumina Regni. - . 

Non debbo omettere che, se Bonifazio 
mon vi nacque, traeva beni l'origine da 
Lucca , mentre egli era an discendente 
di quel Sigisfredo , che il bi della 

Matilde dichiarò Principe pre- 












tempi in cui visee il bisavolo di 
Bonifazio, nom ci permisero di scuoprire 
in qual luogo fa il castello dov'egli chbe 
i matali, restano per altro memorie di una 
villa del marchese Bouifazio più predi- 
Betta, e forse una di quelle ereditate dal 
bisavo Sigifredo. Intendo dire del palss- 
20 di Vivinsja situato fra l'Altopascio, la 
Pescia minore e il castel di Porcari sopra 
una prominenza orientale de) poggio sa 
cui risiede la Terra di Montecarlo. 
Infatti era costà il padre della gran con- 
tessa nel febbrajo dell'anno 1038, quando 
van 


d'Italia, talcbè ano storico di 


LUcc 837 
nel resedio campestre di Vivinaju con 
magnificenza regale' accolse a onorevole 
‘ospizio il Pont. Benedetto IX, l'Imp. Cor- 
rado con l'augusta consorte e figlio, cio: 
infra comitatu lucense intus casa domni- 
cata domni Bonifecii marchionis;e costà, 
il aa febbrajo dell’anno 1038, fu cele. 
brato un placito preseduto dal cancelliere 
imperiale con l'assistenza di alcuni vo- 
seovi, conti e giudici, nel luogo mede- 
simo în cui nel giorno l'imperato 
re Corrado emanò tre privilegii a favore 
dei canonici e della cattedrale di Lucca. 
(Fronestim, Memorie della contessa Ma- 
tilda.) . 

Chi volesse rintracciare I° ubicazione 
della villa signorile, tesiè rammeniata, 
della sede di tante delizie, dove Bonifazio 
festeggiava la più illustre comitiva del 
mondo; chi volesse riconoscere quel luo - 
to famigerato, animato da tanta gente e 
da tanto brio, non ritroverebbe attual- 
anente che latto e segni di tristezza; giac- 
chè il lwogo dove fa il palazzo ducale di 
Vivinaja, ora è destinato al riposo dei 
morti , al campotanto-della 

Moatecario! Sic traasit mundi: 
Delle esorbitanti ricchézze di Bonifa- 
io foce pompe straboccherole egli siesso, 
sia allorebè contrasse le seconde nozze con 
Beatrice figlia di Foderigo duca di Lo- 
rene, dalla quale nacque la gran contessa; 
sia all'oecasione in cui il marchese me- 





sce, 
dio della 
Pompos venne ingiunta al nusire Boni- 
fazio ana peaiteoza, per il mercato sbo- 
minevole che si permetteva di molti beni 
di chiese da esso lui setto varii preimii 
appropriatisi; in guisa ehe il Mura 
non esiziorsi da qualificare Bonifa- 
zio, ecelesiasticorum belluo. 
Quindi è che l'abate Camici nom potò 
difenderlo dalla stessa tacia ; che anzi 
ne trovò la conferma in molle memorie 
da loi alla luce. Nè fu egli so- 
loa dubitare, che la sorie violenta, da 
cui Bonifazio restò colpito, impedisse a 

106 


838 LUCC 


questo marchese di restituire alle chiese 
quanto sotte moltiformi maniere avera 
ad esse tolto. 

Nelle Antichità del medio evo trovansi 
= dovizia argomenti atti a dimostrare, 
con quale franchezza Bonifezio ed i suoi 
ministri s’impadronivano dei beni eccle. 
sinstici. Basta leggere, rapporto alle dio- 
li Verona e di Volterra, due diplo- 
mi di Arrigo III, del primo dei quali si 
conosce essere siata la chiesa di Verona af- 
flitta non solo dalle genti estranee, ma an 
che dalle domestiche, ed it al modo 
tartassata dal March. Bonifazio che tutto 
il distretto di un'isola arbitrariamente le 
aveva occupato. In quantoa Volterra hav- 
vi an diploma spedito un mese dopo la 
morte di Bonifazio (17 giugno del 1052) 
a favore del vescovo di essa città; diquale 
recossi a piè del trono ad oggetto di re 
clemare dall'Imp. Arrigo contro il conte 
di Volterra, che durante il governo del 
marchese Bonifazioaggravò fuor di modo 
tanto esso vescovo, quasto anche il clero, 
gli amministratori dei beni della mensa, 
€ tutti coloro che tenevano a fitto le so- 
stanze della sua cattedrale. — Lo dice la 
lunga lista dei castelli, pievi e cappelle 
che furono coni loro effetti ceduti in feu- 
do dal Vesc. di Reggio al maichese pre- 
detto, e poscia da esso lui ad altri soci vas- 
salti dati o venduti. — Lo dice un diplo- 
ma dello stesso Arrigo IT, spedito da Ve- 
rona li 11 nov. del 1055, ad istanza dell’ 
abate del Mon. di S. Zenone di quella 
città; il le reclamava moltissimi beni 
che il fu March. Bonifazio e i di lai servi 
ingiustamente e violentemente sì erano ap- 


propriati.— Ma persrricionmi alle ope 
del 




















fazioni fatte in 
sotto il governo 
reramenterò un piscito celebrato il di 5 
maggio 1055 alla presenza dello stesso im- 
peratore nei campi di Roncaglia; dove 
erasi recato Guido vescovo di Luni per 
reclamare la terza porte della corte, del 
monte e del castello di Aghimolfo posto 
presso Porta Beltrame (Montignoso), che 
aveva usurpato Gandolfo, essendo proprie- 
tà detla cattedrale di Leni. — Per quello 
poi che riguarda il trattamento, le sevi- 
zie ed angarie introdulte da Bomilszio a 
danno dei Lucchesi lo indica il Fiorenti- 
ni medesimo, quando accenna i privilegi 
comozseì dagl'Imp. Arrigo IV e Arrigo V, 


LUCC 

che farono per la città di Lucca i primi 
segni della riacquistata libertà. Avvegna- 
chè quegli Augusti condennaroao e sboli- 
rono alcune angarie, e perverse usanze in- 
trodotte da Bonifazio a danno dell'antica 
sua patria, siccome i diplomi si esprimo. 
no con le seguenti parole: Consuetudises 
etiam perversas a tempore Bonifacii mar- 
chionis duriter iisdem hominibus (Laceo- 
sibus) impositas omnino interdicimus, 
ne ulterius fiant proccipimus. — (Frosse- 
un, Memorie della ©. Matilde. Lib. L, 
e Anonv. pi Srato pi Loca). 

Quiadi non fa maraviglia se Ermanao 
Contratto, allorchè annunziò nella sea 
Groeica, sotio l'anno 1052, l’accisione del 
marchese Bonifazio accaduta presso Man. 
tova, non difficultò dare al ricchissimo 
Morchese il brutto nome di tiranno. Fu 
detto ancora che la gran potenza di Bo- 
nifazio, cagionasse in Arrigo III tal ge- 
losia, da cercare modo e verso per alloo- 
tanarlo dall Italia, e togliergli le redini 
del governo merchionale. Che per altro 
cià fosse una mera congettura, lo fece co- 
noscere l'evento dopo la morte di Boni- 
fazio, nella cui carica marchionale del- 
la Toscana sottentrò pacificamente la sua 
consorie Beatrice. Diede bensì ombra ad 
Arrigo ITI il nuovo matrimonio senza sua 
taputa nell’anno 1054 conchiuso dalla ve- 
dova di Bonifazio con Goffredo duca di 
Lorena, tauto più che il secondo marito 
fu ribelle dell Imperatore. Quindi 
ne, che al ritorno di Arrigo III i 
(marzo del 1055), non potendo egli 
nelle mani il deca Goffredo, ritenne in 
ostaggio la sua moglie com i figli da lei 
partoriti al March. Bonifazio.— Nella pri- 
mavera del 1055 Arrigo IN inviò Erbe 
rardo vescovi Ratisbooa suo rappre 
sentante a Lucca; e costà nel palazzo dell 
Imperatore presso le murs della città, se- 
dendo quel messo in giudizio con Ubel- 
do conte di Pisa e con altri magnati, pro 
nunziò un placito a favore del vescoro e 
della cattedrale di Lecca, a cagione della 
corte e chiesa di S. Terenzio a Marlia. — 
(Berra, Memor. Luock. T. IV. P. IL.) 

Veone poco dopo in Toscana pessando 
per Lucca e Pisa lo stesso Imper.tore nea 
tanto per assicurarsi dell'inclinazione dei 
popoli governati dal successore di Brai- 
fazio e dalla sua doona, quanto per Ge 
posere le armi ai Pisani e ai Lucchesi, 















LuUcc 


©h'erano tornati a farsi guerra nei campi 
di Vaccoli sotto il Monte pisano. 

I Lucchesi, sebbene allora mancassero 
di un proprio governatore, stavano in 
pece con i loro vicini , quando Augusto, 
infermato in e assistito dal ro- 
mano pontefice, cui raccomandò il figlio, a 
dì 3 oltobre del 1056 

La morie assai soli 
elt tenera età del figliuolo Ari: 
go IV (la cui tutela fu appoggiata all’ 

perstrice madre) furono le prime cause 

i immensi e dell' orribile sconvol- 
Gimento di cose, che, non solo a Lucca e 
alla Toscana , ma a tutta Italia apporta 
rono; tostochè di quà incomincia la sto- 
ria che fu esordio di tali avvenimenti po 

ci, peri quali si emanciparono quasi 
tto i conti e i marchesi dal loro 





















regime repabblicano. 
A intercessione del pontefice VittorioI! 
il fanciullo rè perdonò al duca Goffiedu, 
e liberò dall'ostaggio la sua moglie con- 
tessa Beatrice con la superstite figlia, le 
quali donne dopo due anni di prigionia 
tornarono a dominare in Toscana. 
Accaddero poco ap) due avveni. 
menti gloriosi a Goffredo e alla città di 
i il primo quando fu acclamato in 
Roma per pontefice, sotto nome di Stefa- 
mo IX, Federigo fratello del duca di To- 
scana. Dondechè Federigo nel giro di po- 
chi mesi eletto sbale di Moute Cassino, 
poi cardinale e infine papa, non piccolo 
anmento di reputazione e di potenza pre- 
parata al fratello suo e alla cogn 
tessa Beatrice; per modo che, al 
Leone Ostiense, disegnavasi fare di Gof. 
fredo un re d'Italia al momento in coi 
mancò di vita il Pont. Stefano. — L' altro 
i ia glorioso pei Luc- 
chesì fu l'esaltazione avvenuta nel 1061 
dalla cattedra Martino di Lucca a 
ro di Roina di Anselmo 
io, eletto dopo la morte del te- 
stè nominato Stefano IX. Il quale novello 
gerarca favorito dal duca e duchessa di 
Toscana, e massimamente dal cardinale 
IHdebrando de'conti Aldobrandeschi , fu 
intronizzato col nome di Alessandro II. 
Eccoci frattanto arrivati al punto do- 
ve cominciano gli Annali di Tolomeo luc- 























LUCC 839 


chese, nei quali trovansi accennate le 

incipali vicende istoriche, e più spe- 
cialmente quelle di Lucca, a cominciare 
dall'anno 1062 sino al 1304 ; vicende che 





La 
ita. ti dal 1304 sino al declinare del sec. XVII. 


Che se = queste due opere celebratissi- 
me si aggiungano l'altre non meno epie- 
gie delle Memorie scritte da Fraucescu 
Naria Fiorentini, di quelle che vanno tui- 
tavia pubblicando i deputati dell'Accade 
mia lucchese, e la Storia di Lucca receu- 
temente data alla luce dal marchese Au- 
tonio Mazzarosa, avranno i cultori delle 
cose patrie în questi sullolati libri pa- 
scolo copioso alla loro dotta curiusi 









ostili, di tante piccole 
unicipio, cui tennero diet 
paci, in guisa che, lisi 
scorrere delle principali mul 
i civili e politiche, potrò progredite 
franco nel cammino del presente ar- 
ticolo. 

Per le notizie dell’annalista Tolomeo, 
La i documenti dal Fiorentini accen- 
e dai compilatori delle Memorie 
lucchesi testà pubblicati, veniami 
gnizione che papa Alessandro I 

uo predecessore Niccolò Il 
Ki Firenze, ritenne, oltre il triregoo, an- 
che la mitra e il pastorale del suo vesco- 
vato, e che in Lucca più volte egli tornò. 
Per più mesi vi si trattenne nel 1064, 
quando accordava privilegii alla cattedra» 
le di S. Martino, quando alla città di Luc- 





















di cadonava unsigillo del Comune con l’im- 


pronta del Santo patrono, siccome vedre- 
mo qui appresso, e quando decora va i cano- 
nici di essa cattedrale della mitra cardina- 
da portarsi nelle processioni, al pari 
ici di Ravenna e di Campostella. 

Ebbe occasione lo stesso pontefice di 
passare nel 1067 € ripassare di Lucca 
nel 1068, prima e dopo aver preseduto 
un concilio che si adunò in Mantova. 
Nella quale ultima circostanza ( giugno 
del 1068) stando nel Brolio, o giardino 
dell'episcopio di Lucca, la duchessa Bea- 
trice, alla presenza di molti vescovi, conti 
e visconti, emanò an placito a favore della 
mensa vescovile lucchese, col quale fa com 









840 Lucc, 


fermata l'investitara di alcuni beni po- 
sti ad Asciano e a Fico Auseressole nel 
territorio di Pisa. 

Tornato iu Lucca Alessandro Il nel 
1070 consacrò ed elargì nuovi privilegii 
al rinnovato tempio della cattedrale di 
S. Martino, pel cui episcopi 
tinuamente, molti mesi degli anni 1091 
€ 1072, egli abitava corteggiato e onorato 
dalle due governatrici della Toscana, Bea- 
trice e Matilde. 

Fiuì di vivere il buon pontefice nell’ 
aprile dell’anno 1073 in Roma, dove nel 
giorno successi vo alla morte fu eletto in 
successore suo quel cardinale arcidiacono 
Ildebrando della casa Aldobrandesce, che, 
dopo avere singolarmente influito all’ele- 
zione di quattro papi suoi predecessori, 
salì egli stesso sulla cattedra di S. Pietro 
col nome di Gregorio VII. Il qual ponte 
fice nelle emergenze tra la chiesa e l'im- 
pero mostrò tanta fortezza, tale ardore e 
incorrotta virtù, da renderlo celebre a 
tutti i secoli avvenire. 

Frattanto Matilde, ora sola, ora in com- 
pagnia della madre, esercitava atti di do- 
minio quasi assoluto sopra Lacca e sn tut- 

restante della Toscana. 

ssi, i assoluto, perchè ancora un” 
ombra di dipendenza regia in qualche 
modo nella celebrazione dei placiti di lei 
traspariva. Tale, per esempio, fa quel- 
Jo dell'8 febb. 1073, dato nel Borgo S. 
Frediano fuori delle mura di Lucca, cui 
assistà con la contessa Matilde un messo 
di Arrigo IV; tale un giudicato del 25 feb- 
brajo dello stesso anno, emmato în Firen- 
ze nel palazzo vescovile da Beatrice Mar- 
chesa di Toscana, ad istanza di Berta 
priora del monastero di S. Felicita pres- 
so il Ponte vecchio di Firenze, tostochè il 
suo avvocato invocava il bando del re. 

Ma poco si stette, dacchè il pertinace 
sordo ai decreti di 














re ecclesiastiche; ed irritato dalle sco- 








vversi a Gregorio VII, da Arrigo 
in Vormazia (anno 1076) fu quali- 
ficato illegittimo il vero pontefice e sco- 
manicato. In questo mezzo tempo mede- 
simo nel palazzo Laterano, alla presenza 





LUCC 


delle due principesse di Toscana, ermi 
aperto un terzo concilio, nel quale si di- 
chiarava Arrigo IV fuori della chiesa, de 
caduto dal regno, mentre si assolvevano i 
sudditi, i vassalli ed i mipistri di lui dal 
giurament ubbidienza e di fedeltà. 

D'allora in poi la devota contessa Ma- 
tilde cominciò a regnare da assoluta pa- 
drona con inlitolarsi negli atti pubbli- 
ci, che se ella contava qualcosa, era tale 
per la sola grazia di Dio; cioè, Matilda 
Dei gratia si quid est. 

Quantunque i Lucchesi ed in generale 
i popoli toscani non avessero motivo da 
lodarsi del suo governo, pure a confessione 
del panegirista di questa principessa, essi 
per amore © per forza doverono unifor- 
marsi ai voleri di quella prdrona: Mar- 
chia volendo sibi paruit, atgue nolendo. 

Per consiglio del Pont. Gregorio prese 
Matilde per ceppellano e consigliere An- 
selmo nipote di Alessandro H, che a lui 
successe nel vescovato di Lucca , sebbene 
viaggiava con la contessa anche dopo la 
sua elezione episcopale. Infatti nell’ago- 
sto del 1073 troviamo Anselmo in Ve 
roua in compagnia delle due duchesse di 
Toscana, e costà fa testimone a un atto 
pabblico, col quale le stesse donue rinun- 
ziarono, 0 piuttosto restituirono, al mo- 
nastero di S. Zenone di Verona alcune ter 
re prese dal marchese Bonifazio, di que 
Je che facevano parte delle stesse 
sioni, delle quali Arrigo IMI sino del 1055 
aveva ordinata la reslitazione al mona 
siero prenominalo. 

Sono troppo noti per non dovere ram- 
mentare gli avvenimenti politico-ecclesie- 
stici che dopo la scomunica di Arrigo IV 
posero sossopra î popoli e i principi della 
Germania e dell'Italia, e per conoscere 
qual parteattiva la contessa Matilda pren- 
desse nelle infanste contese fra il trono e 
l’altare, fra due re di Germania rivali, 
fre un papa legittimo e tre scismatici. 















i Solamente dirò che Matilde, appena ri- 


masta orbata della madre, e vedovata del 
marito Gozzelone duca di Lorena, si di- 
iarò più francamente quasi 
colo della S. Sede Apostolica elio 
forte del Pont. Gregorio VIL 
A sostegno di questo e di quella la gra 
contessa armò un esercito, che di ottobre 
del 1080 nel territorio di Mantova fu bet 
tuto e disfatto dai combattenti fautori 








LUCC 


del IV Arrigo. Al quale monarca piutto- 
stochè alla marchesuna di Toscana aieri- 
va a quei tempi un buou numero di Luo- 
chesi, e. upa gran parte del loro clero, 
tostochè molti canonici, trascurando i pre- 
cetti di una disciplina più severa e più 
casta, ricusarono ubbidire al legittimo 
oro pastore, eleggendosi i 

vo scismatico, Infatti al passaggio che fece 
nel 1081 dalla Toscana l' 
lasciare alle sue fedeli 
Lacca, tali generosi privilegi, che possono 
dirsi a parer mio i primi efficacissimi se- 
guali della loro muncipale emancipazione. 
Lucca we ranto rentono pira Raruasiica 

smo atta moars pi Casravccio, 











Più di uno probabilmente si maravi- 
glierà che io mi arresti quasi a mezzo il 
corso della vi delle gloriose gesta della 
gran conlessa , alla quale erano collegate 
somme faccende politico - religiose della 
Toscana, e dirò anche della cristianità. 
Ma cesserà, îo spero, ogni sorpresa quante 
volte si vorrà riflettere, che fa appunto 
ia mezzo a tante agitazioni e tempeste, 
fra l'urto violento di opposte passioni, 
fra l'intolleranza e l’assolutismo, donde 
incomineiòa germogliare e crescere quello 

ibertà, che andò gradatamente 
do, finchè giunse a costituire în 
repubblica non solamente Luoca, ma 
te altre città dell'Italia. 

Fra gli elementi primordiali, che con- 
tribuirono a predisporre i Lucchesi a re- 
gime costituzionale, sono da contarsi (se 
male non mi appongo ) i diplomi da Ar 
rigo IV nel 1o81 concessi, da Arrigo V 
nel 1116 e da Lottario III nel 1133 con- 
ferraati a favore di quei cittadini, diplo- 
mi che vide Tolomeo negli archivii di 
Lucca. Quelli che tuttora ivi conservan- 
si sono copie uulentiche, mancando già 
da lungo tempo le carte originali. Con 
altro diploma del 1100 Arrigo IV conva- 
lidò le concessioni del 1081 ai Lucchesi, 
a favore dei quali aggiunse i) diritto di 
potere senza difficoltà navigare nel fiume 
Serchio, e aver libero accesso allo scalo 
di Motrone. Nel primo diploma del 1081 
l°Augusto diceva, che, per ricompensare 
i Lucchesi della loro fedeltà e dei servigii 
a lui resi, vietava a qualunque autorità 
ecclesiastica o laicale di demolire il re- 
cinto delle mura della città; di edificar 

















LUCC 


castella nel distretto delle sei 
liva le consuetadini perverse im) 
con duresta dal marchese Bonifazio; esen- 
tava i medesimi dai placiti e sentenze di 
i longobardi, dal ripatico pisano, 
igli obblighi del fodro e di curatura da 
Pavi li 

gi prometteva 
trola città 0 
reale 0 imperia] 
















subborghi alcun palazzo 
i e finalmente permet- 





i teva ai Lucchesi di recarsi a comperaree 


vendere nei mercati di S. Donnino e 
Parra», dichiarando espressamente escl 
da quest’ ultimo permesso i Fiorenti: 

In conseguenza dell’enunciato privile- 
gio il popolo di Lucca cominciò dal di- 
stroggere nell’anno 1086 il vicino castello 
eretto in Vaccoli da alcuni nobili di con- 
tado; e nell’anno 1100 lo stesso Comune 
mandò gente ad atterrare la torre di Ca- 
stagnore sulla riva destra del Serchio di 
pertinenza di altri cattani; quindi nel 
1104,a cagione del castello di Ripafratta, 
i Lacchesi rinnovarono contro ì Pisani 
un lungo conflitto nei campi medesi 
dove cent'anni innanzi gli uomini delle 
due città rivali avevano acerbamente dopo 
tanti secoli combattuto. 

Ad oggetto pertanto di tutelare con più 
sicurezza il castello di Ripafratta, per il 
lire di Tolomeo durarono cin- 
quei valvas- 
sori, Ubaldo figlio del fu Sigismondo, 
l’anno 1121, si pose sotto Ì’ accomandigia 
degli arcivesconi e dei consoli pisani, di- 
chiarando di cedere ad' utilità di quella 
primaziale e del popolo dè Pisa la por- 
zione che gli apparteneva del castello, di 
tutto il poggio e distretto di Ripafratta 
con le altre terre e ioni che il so- 
pradetto Ubaldo e Matilde sua consorte 
possedevano nel contado lucchese. 
lo documento, oltre che ci sembra 
che dia a conoscere, che il distretto di Ri- 























pafratta a quell'epoca doveva essere com- 

nel perimetro delle sei miglia del 
contado di Lucca, conferma eziandio qual- 
meole la città di Pisa, e forse Lucca, fino 








romana, fu dato il titolo di Consoli. 
Per quanto noa vi sia da indicare l'an- 

mo preciso, in cui nelle due nominate città 

fu stabilito il consolare magistrato; per 






842 LUCC 


quanto manchino finora docomenti che 
prima del regno di Arrigo IV ne facciano 
menzione, ciò non ostante è da credere, 
che intorno al 1ogo i Consoli maggiori, 


ossiano municipali, esercitassero il loro, 


uffizio in Lucca, al pari che in molte altre 
città e terre della Toscana. 

Per quelli di Pisa, oltre il documento 
del ani qui sopra citato, dobbiamo al 
Muratori la pubblicazione di una carta 
del 5 ottobre 1095 spettante a Daiherto 
arcivescoro della metropolitana di l'isa, 
mella quale Viene rammentato il magi- 
strato dei consoli hujus civitatis qui pro 
tempore fuerint. 

Per ciò che spetta a Locca non è finora, 
eb'io sappia, comparso alla luce alcun 
documento anteriore a quello dell'an- 
no 1119, in cui si nominano i consoli di 
questa città, È un istromento del dì ar 
ottobre col quale un sindaco di Benedetto 
vescoro di Lucca, alla presenza di di- 
versi testimonj e di Goffredo del fu Gio- 
ine lucensis consul, restituì 2300 
vevali im- 
prestati al vescovo Rodolfo su 
sore; mediante il qual pagamento il vesco- 
vo Benedetto riebbe il castello di Monto- 
poli stato dato al creditore, come a titolo 
di pegno. (Memor. Lucch. T. IV, P. II). 

Molte per altro sono le scritture del se- 
colo XIl e XIII, nelle quali si rammen- 



















LUCC 


monarca e di Rainaldo arcicancelliere del 
regno d'Italia, dei conti Gherardo, Il 
debrandino ed Alberto, e di alcuni cos- 
soli pisani, fiorentini, e pistojesi, tre com- 
soli di Lucca prestarono nel Borgo di S. 
Genesio, mentre cinque giorai 

Locca giurarono gli altri tre consoli 
mmasti in città, davanti al pubblico parla- 











qual diploma si viene anche me- 
glio a conoscere, non solo mero dei 
consoli maggiori che costitui 
il corpo decurionale di Lucca, ma ancora 
di qual libertà al tempo di Federigo I 
fruissero i Lucchesi. 

Avvegnachè ciascuno di quei consoli 
giurar doveva fedeltà all'Imp. dicendo, 
sicut de jure debeo domino Imperatori 
meo; el anche promettere di buona fede 
che avrebbe in ogui caso ajutato Augusto 
nel possesso del regno d' Italia noo che 
di Lucca e suo contado. Aggiungasi, che 
ciascun console, innanzi di entrare in uff- 
zio, giurava di pagare all'Imperatore le 
regalie che di dirilto se gli pervenivano; 
di più: et conventionem factam de pecn- 
nia 400 librarum annuatim solvenda ob 
servabo; et nullum recipiam in Consure 
70, gui hoc sacramentum de pecunia sol. 
venda non juret etc.{Menoa. Loca. T.1) 

Nello stesso privilegio permettevasi ai 








che Lucchesi l'annuale elezione dei loro con- 





soli foretani, ed ogni vicinanza o contrada 
avera i suoi, Quindi è che al giudicato fa- 
mmoso dell'anno 1124, tenuto nella chiesa 
di S. Alessandro di Lucca per decidere 
una causa che agitavasi tra il vescovo di 
Luni e i marchesi Malaspina, inlervenne- 
ro come giudici non meno di sessunta con- 
soli lucchesi. (Monar. Ant. Estens. P. 1). 

Non erano però questi consoli delle cu- 
rie, ana bensì i consoli maggiori, cui spel- 
tava l'iogerevza governativa, ed ai quali 
appella un privilegio spedito da Federi- 
go T li g luglio del 1162 ai diletti suoi 
fedeli i consoli di Zucca e a tutto quel 
popolo Nel qual documento leggesi la for- 
mula del giuramento che, i0 presenza del 














soli, con che per altro gli eletti 
avrebbero governato il po 
polo e la città a onor di Dio e a ser: 











ae in Italia, hastando uno di loro per tut. 
ti, quando Augusto si ritrovasse în Ger- 
mania. 

In proposito del pubblico parlanento 


di S. 


tenuto nella coria di 
ca,allorchè i tre consol 


Martino di Lue. 
£ 








inrarono le con- 


dizioni dall'imperatore Felerigo 1 net 
1162 stabilite e concesse, cade in actoncio 
giuramento sinzolare 


ricordare un altro 
fino dall’ei 









mercanti: i quali a quel tempo tenevano 
i loro banchi, fondachi n hotteghe nella 
sa di S.Martino, dov'erano 
alberghi per i forestieri. 








LUCC 


La formala trovasi tattora scolpita in 
marmo solito il portico della cattedrale con 





homines possint cum fiducia cambiare et 

et emere, juraverunt omnes Cam- 
biatores et Speciarii, gui od cambium vel 
species stare voluerint, quod ab illa hora 
in antea non furtum faciant , nec trecca- 
mentum , aul faltitatem infra curtem S. 
Martini, nec in domibus illis, in quibus 
homines hospitantur ...Sunt etiam insu- 
per gui curtem istam custodiunt, et quic- 
quid male factum fuerit , emendare fa- 
ciunt. Anno Domini ICXÎ, 

Chi noa leggerebbe in questa memo- 
ria il simbolo dei consoli dell'arte del cam- 
bio, e dei mercadanti? chi non riconosce- 
rebbe nella corte di S. Mertino un luogo 
consimile a quello che prese più tardi e 

conserva in Firenze il nome di Mer- 

cato nuovo? Nei custodi poi della corte mo- 

desima incaricati a giudicare e condanna- 
chi 





Per egnal modo più tardi si a 
Lacca un'altra caria, chiamata di 
stofano dalla chiesa presso la qualeavera 
la sua residenza, e la coi ingerenza consi- 
steva în giudicare le cause civili della 
città e sabborghi sino al merito di 25 lire. 

La curia dei consoli creguani, residente 
nella soppresa chiesa di S. Senzio, aveva 
per ispezione di stabilire tregue, pronun- 
ziare lodi e sentenze per ragione di li. 
velli, di penali incorse, di cause civili, 
ed anche ecclesiastiche cc. 

Vi era poi la caria detta de'consoli fe 
reteni cssia foranei, per le cause tra fo- 
lacchesi, ovvero tra forestieri e 
forestieri; se questa faceva le sue adunanze 
mella chiesa di S, Alessandro. 

In quanto ai consoli dei mercanti di 
Lecca il Muratori pubbliob un accordo 
fatto nel s2 febbrajo 1182 tra i consoli 
maggiori, i consoli de mercanti di Mode- 
ma da una perte, ei consoli maggiori e 
consoli de’ mercanti di Lucca dall'altra 
perte, mercè cui i consoli della città Mo- 
denn obbligaronsi per g anni a difendere 
chienque persona della città e distretto 








LUCC 865 
di Lucca in totto il territorio Modenese, 
edi li buona ragione tulte le vol 


te che ne venisse fatto reclamo dai consoli 
lucchesi , 0 dalle loro lettere segnate col 
sigillo della città di Lucca. 

A confermire che j consoli maggiori 
sin d'allora fossero i rappresentanti del 
corpo decarionale della città, rammen- 
terò una letiera del pontefice Eugenio III, 
diretta verso la metà del secolo XII ai suoi 
dilewi figli, i consoli di Lucca, par sor 
tarli ad assistere e proteggere î frati che 
il loro vescovo Gregorio aveva di corto in- 
trodolio nella chiesa e monastero di S. 
Paptaleone fuori di Lucca, sul monte di 
S. Giuliano. (Bacuzu, Miscellen. T. IV). 

In una parola tutte le memorie su- 
perstiti tendono a dimostrare che Lucca, 
a partire dal privilegio di Arrigo IV, go- 
deva di magistrati proprj, siccome d'allo- 
ra in poi possedò di buon diritto un ter 
ritorio di sua esclasiva giurisdizione. 

Il contado di sei miglia tutto attorno 
alla città di Loca fa posteriormente (an- 
160) ridonato da Guelfo VI duca di 
Baviera, quando era marchese di Tosca- 
ne col rilasciare ai Lucchesi ogni regalia 





; marchionale. Oltre di ciò fo ne stesso duca 







rinunziò pure 
ca agli allodia 





to di cui egli si qualificava legittimo Si 


gnore ed erede, purchè i beni della de- 
fina contessa fossero stati 
© nel distretto delle sei mi 
Tale importantissimo privilegio, oltre 
ad essere ana conferma dei diplomi da 
Arrigo IV e V concessi ai Lacchesi, li so- 
pravanza in quanto al dono delle molte 
possessioni che ebbe in Luoca e nel suo 
contado la ricchissima contessa Matilde, 








mol fa del marito, allontanossi dal 
Teasersio di Geelle sl segno che ammollo 

iti dotali, Quindi essa, nel 19 novem- 
fr del 1103, stando nella rocca di Canosa, 
alla presenza del cerdinal Berardo degli 


4 LUCcC 


Uberti legato pontificio in Lombardia e di 
altri illostri volle rinnovare 
per rogito l'atto di donazione già da lei 
da alive teo fata nelle mei dc po 
tefice Gregorio Î 
sito elle desò alla chiesa romana cai 
bona mea, dice la carta, jure proprietario, 
fam guar nunc quam quae in po. 


donazione matildisna spportame, lo ve- 
dremo tra poco. . 

Si erano i Laochesi per 
di Federigo I riconciliati. con i Pisani, 
i sindaci dei quali, nel 1195 alla prasen- 
na di Augusto in Pavia, sottoncrissero un 
regia 


cificazione per la cristianità, fermata in 
Venezia nell'estate -del 1177, quando Fe- 
derigo I discese alle richieste del Poat. 
Alessandro III, specialmente rapporio al- 
le investiture dei benefisii, el alla resti- 
tuzione dei beni della chiesa romasa, sal 
o però le terre ed i possessi appartenati 
alla contessa Matilde. 

Esiste nell'archivio dei canonici di S 
Martino un privilegio dello stesso Auzu- 
sto, dato li 35 gennajo 1178 apud Zucem 
Civitate in palatio episcopale, che 
servire a confermare due fatti: il 
che l'Imperatore, avendo preso silegio 


nella casa del vescove, mostra che anche 


ai suoi giorni non esisteva in Lucca pe- 
Ilazzo regio o imperiale, siccome era stato 
da Arrigo IV promesso di nen fabbricer- 
velo, e come infatti nel 1209 in altro di- 
ploma dall’Imp.Ottone IV fu noovamente 
ai luochesi promesso di non farvelo. 

31 secondo fatto è che Faderigo I, dopo 
il 25 gennajo, devà da 
tamente a Genova, tostochè nello stesso 
nese ed anne in quest’ ultima citià ce lo 
danno arrivato i continuateri do 
mali di Caffaro, dopo essere stato Federi- 
(01 preceduto di ua giorno dell'Inpe 


dell'anno 
1187 l'esaltazione al trono pontificio di 
Locio HI netta del cardinal Ubel- 
do dell’estinta casata ‘ucchese degli 4/- 
lucingeli. — Abbismo dall’annalista To- 
Jomee, come sotte questo medesimo anno 


LUCC 
1, @ nativitate, fu rinnovata pace fra 
i Lucchesi ed i Pisani. In conferma di 
ciò l'arebivio della casa Rosselmini di 





Corrado, ed emere ancora di una gran- 


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H 
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falsari feciam .. <nogne permiliam, ne 
que concedam fieri extra lucanam civi- 


LDCC 

fesem. + 194 faciam ipram monetam lucen- 
sem accipi et currere în mea civitate et 
Sortia atque districtu, ete—(Ascure. Row- 
nomi di via 8. Maria a Pisa). 

Se non è da dubitarsi sall’a 
« originalità del documerito qui ao 
cennato, io dumanderò ai critici, qual 
TE2Lo di ubbia a (are delle cose dette dall 
amnalisia lucchese, sia quando rammenta 
agli anni 1175 e 1176 vox sulenza eun 
bando dell'Imp. Felerigo contro i Pissui 
di nea coniare moneta siuzile alla lucche- 
se; sia quando perla soito l'anno 1178 di 
na misera insudita dallo stesso impera- 
tere ordinata, privaudo tulte le città della 
Toscana di qualunque sia giurisdizione 
nel lore contado? inderò pure, se 
‘debba tenersi per vera, rispetto alla mo 
mota di Lucca, la cenienza di anatema fal- 
minata nel 1158 del pontefice Adriano IV, 
che inibiva a tutte le cità delle Toscana 
di coniare nelle loro zecche moneta lue- 
chese, comandando alle medesime di ao- 
qeitare nel loro commercio e di far uso di 
quella di Lucca. Dicasi le stessa cos di 
uu breve di Lacio III, col qual 
questo pepe concedè si Lucchesi il di- 
ritto della teoca, consigliando le città del- 
la Toscana, della Romagna e della Cam- 


Lenticità 











Don tralaneiò 


potevano concelerle quel 
sempre uno dei principuli articoli di re- 
gplia delle sovranità. 

Inoltre, da molte espressioni che leg- 
quasi nella concordia del 1181 tra i Luo 
chesi ci Pisani, apperisce che sino da quel 
tempo, tanto uella città di Loca, quaato 

isa esistere dovevano olire i magi- 
sirati comselari, anche il potestà, ossia 
rettore della giusizio — lato uu Pa- 
ano di Ronzino, rammentato da T'olowice 
all'anno 1188, esercitava im Lecca l'ufi- 
sio di potestà ; nell’anno cioè in cui in- 
sorse una rissa popolare fra le genti del 
quertiere di Porta S. Fredisno e quelle 
quartiere di Borgo, alle quali si uni. 
roso gli abitanti della Porta S. Dunato, 
mentire quelli di Porta S. Gervasio e di 
vu 


uale, ne! 1182, diast Pandolfo 





sdizio- l'anno 1309 dici 


LUCC 885 


Porta S. Pietro presero le parti dell'altro 
quartiere; per causs di che s’ intromisero 
i Fiorentini a ristabilire fra i. rivoltosi 
la pace. Sim qui Tolomeo. — Ma il Ber 
nardivi, appoggisudosi ulle parole di una 
caria dell” ospelale della Misericordia di 
Lecca, assicura, che al del potestà 

Veber (fr il 1188 di 1189) ferone 
caociati da Luoca i Î, 00m 
trariavano gli ordini suoi e quelli di Gu- 
glielo Vesc. di Lucca, (Bevaausi, daca!. 
Luosns. Urbis. Lib. IL) 

Dopo tali gare civili, altre se ne scso- 
sero di nssai maggior isomento per la mor- 
te accaduta nel 1197 di Arrigo Mafpetno] 
che il trono imperiule per lungo tem 
fu coa!rastate fra Foderigo duca di Steria 
di setta ghibellina e Ouone IV di Sasso 
tia sostenitore dei Guelfi. 

Infatti cotesti sconcerti 








dint Pare coscia indu sami 
e plichi, cotssesore gli ambesciniori di 
uasi tutte le città e terre della Tu:cana, 
DETTI furono due consoli di Luoca. 
Scopo di esa dieta eni di far giurare é 
feti ici sue ice ino per 
imperatore, re, duca o ‘marchese senza 
Agr Stein Pomena, — 

Che però Ottone appena che fu nel- 
D rhiacato ii da fo 
mocenzo LIL, egli venne risonoscieto iu le. 
gittimo monarca dei diversi comuni e ms- 
della Toscana, e specialmente dalla 
cità di Lucca. A favore dilla qi nell’ 
auno stesso il nuovo Aupasto, 
cembre, spedì dalle ciuà di Fuliguo un 
ivilogio più luego di quello comper- 
5 ed ia Faligon 








TALE Pre le conconioni dell'impero. 
tere Quone IV accordate ai Lecohesi me- 


nuovo del cerchio della città di Lucca, 

come pure le case che dentro tal circuito 

di mura si 1 ® che erano 

pià fabbricate. — Se 00m m' ingenue, a 
107, 


846 LUCE 
mésembra di sobprire in questo privilegio 
un indizio, che ai tempi di Oîtone IV, e 
forse qualche anno prima, prosperando le 
cose dei Lucchesi, dovevano questi aver da- 
to principio al secondo io delle mu- 
ra di Lacca, senza frattanto abbattere le 
vecchie. (Ciaumu, Memor. Lucch. T. I.) 
Arroge a'ciò En altro diploma dello 
stesso Qlione, dato in Sanminiato il di due 
novembre 1209,a favore della chiesa e ce- 
monici di S. Frediano di Lucca, cui con- 
fermò quello concenole da Arrigo VI suo 
antecestore. Del qual diploma emerge una 
motizia finora (credo io) ignota, col farci 
conoscere, come i canonici di S, Fredia- 
mo a spese del loro monastero avevano fal- 
to alzare wo muro di la dalla chiesa per 
allontanare il corso del Serchio dalla cit- 
tà. Ecco le parole che si leggono nella 
pergamena originale: Ziem jubemus et 


LUCC 
dopo raille regolavano gli affari della re- 
pubblica di Lucca, pochi documenti ce li 
danno a conoscere meglio di quello del 16 
luglio 1234, edito dal Muratori. — (at. 
Med. devi Dissert, 46). - 

Già da qualche tempo la corte di Roma, 
massime sotto Onorio III e Gregorie 
aveva messo in ca l'eredità lasciata 
al patrimonio di S. Pi dalla contessa 
Matilde; nella quale eredità erano com- 
prese molte terre e feudi da quella princi 
Pesa e dai suoi maggiori, più che altrove, 
posseduti nelle li Garfagnana. 
conosciute le Paine Pont. Gregbrio IX 








ai Pistojesi, al loro vescoro, all’arcivo- 
scovo di Pisa, ai vescovi di Lecca, di Lani 





iter interdicimas , ut inter murum, poni 


nec a potestate aligqua, seu Consuli- 
pe sive a Comuni lucanae civitatis, neo 
ab aligua persona . . .nisi de voluntate et 
assensu prioris et capituli dictae eccle- 
siae, etc. Termina il diploma come 
Firmiter quogua precipientes, 
ictae libertates et concessiones 











imen civitati. 
a. Arca I Lett. A. 1î2). 

Dovendo stare all’asserto di Francesco 
Bandinelli, antore di una storia inedita 
della sua patria, dovreramo fissare verso 
il princi del secolo XIII l' istituzione 
in Lucca di ana magistratara civile e mi- 
Jitare.I ‘egli ne avvisò che, bra- 
mando il senato provvedere alla difesa del- 
la libertà lacchese, nell'anno 1308, adi 
natosi sella chiesa di marg 
si elemero ra priori, ossiano Triburi e 
Copilani delle milizie, i quali con le loro 
insegne, o gonfaloni, insieme con i Con- 
soli maggiori, nel di 23 marzo di detto 
annuo, riuniti nella chiesm di S. Senzio 





















[alpi 
Tn quanto poi alla classazione e all'or- 
dine dei magistrati, che nei primi secoli 





ione di alcuni Iuoghi della Garfagnana. 
feri quali dissapori Gregorio TX, nel 
1231, disfece in quattro parti la 
lucchese, con distribai; 





diocesi 





Ciò non ostante i Lucchesi tenner sal. 
do, daudosi ogni premora per difendere i 
loro diritti; comeochè alcuni ‘tal gover 
no di Lucca, per iserupolo, dice un mo 
derno istoricn, inckinevano a mon far osta 
al Papa, mentre altri stacan forti nel so- 
stener la ragione. 

Finalmente nel 1234 si concluse la bra- 
mata pacificazione con un traMato pub 

icato dal Muratori, nel si sco 

0 per avventara varie magistratare 
Fiquelle che allora reggereno la ciù e 
il distretto di Luoca. Avvegnachè, voleo- 
do quel popalo (dice il documento) wbbi- 
dire agli ordini del-papa a cagione degli 
eccessi, i quali richiamaromo sopra di lei 
le sentenze di scomunica ed interdetto, 
tanto per i danni fatti al clero e chiese 
dello stato quani 
della Garfagnana, con deliberazione a| 
provata nel consiglio generale, adunato in 
Lucca nella chiesa di S. Michele im piaz- 
22, li 26/laglio dello stesso anno 1234, 20 
cordlarono e consegnarono a rmaecro Pie- 
tro di Guarcino delegato speciale del Pont. 
Gregorio IX, ricevente per la Romana 














LUCC 
chiesa, il possesso e la custodia della rocca, 
torre e castello di Castelnuovo di Garfa: 
guana, e della rocca, torre e castello di 
uitata, entrambi da tenersi per conto del 
’apa in pegno delle 4000 marche d' a 

to che il Comune di Lucca si obbli 
di pagare alla R. Camera apostolica nel 
termine di quattro anvi. Alla quale delibe- 
razione intervennero cinque consoli mag- 
giori di Luoca, i capitani o tribuni della 
contrada di S, Pietro maggiore, i capitani 
della contrada di S. Cristofano; inoltre 
25 cousiglieri speciali per ciascuna porta 
di Lucca, 12 del Borgo, 24 consiglieri 

d città, oltre un numero 











ra ascendeva a 380 persone; numero cor- 
rispondente appunto ad altra assemblea 
tenuta 6o anni dopo (20 febb, 1294) nel 
nuovo palazzo comunale della canonica 
presso la chiesa di S, Michele in Piazza. 
Fuio contemplazione di voler amplia. 
re il pvlazzo del Comude di Lucca testà 
rammentato, che il governo acquistò in 
compra per il prezzo di mille fiorini d'oro 
di grossi, = peso relto di Lucca, ed a ra- 
gione di soldi 45 e denari 6 perogni fio- 
rino, dal possessore Puccino del fu Lam- 
berto medico, due case contigue al detto 
palazzo. Il contratto fa rogato il 22 giu- 
gno 1297in pelatio în guo detinentur con- 
silia Lucani Comunis, guod est canoni. 
cae S. Michaelis in Foro. — Presenti all’ 
irumento di compra furonvi il potestà, 
il capitano del popolo, gli anziaui e prio- 
ri, tanto quelli che erano in carica, quan- 
to quelli che dovevano entrare in uffizio 
nei due mesi futuri di luglio e di agosto 
dello stesso anno. (Memor. Zucch. T. 1.) 
Ecco frattanto an documento confuceu- 
te a far conoscere non solamente le di. 
verse magistrature primarie della repub- 
blica di Lucca, ma che aucora ci notifica 
gli anziani subenirati si consoli maggio- 
ri, i quali cambis vansigin Lucca ogni due 
mesi, nella guisa medesima che a Fireo- 
se, dove sino dall'anno 1250 i consoli 
vennero rimpiazzati dagli anziani. —Ag. 
giungasi, che nel 1250 appunto in Fi 
renze occupava la carica di capitano del 
popolo un anziano lucchese, Uberto Mos- 
50; il quale troviamo cinque anui dopo 





























LuUcc 847 
fra glia ella sua petria— (G.Vit- 
ram, Cronic. Lib. VI e. 39. Aunun. Zstor. 


Lib. It.Cramu, Memor.ZucchT.I.) 
che nientemeno importa di essere 
qui segnalato si è, di trovare che il Comu- 
ne di Lucca prese la deliberazione” d' in- 
grandire il suo palazzo nell’anno istesso- 
in cui la Rep. fiorentina diva principio 
al suo nella piazza del popolo, che. prese 
perciò il nome di palazso della Signoria, 
altaalmente di palazzo vecchio. - 
Dopotali avvertenze, volendo ritornare 
in via per accennare le principali 
de civili e politiche secadute nella città 
di Lucca posteriormente alla pacificazione 
con la corte romana, dirò, che le cose pub- 











. bliche dei Lucchesi dopo la morte dell’ 


Imp. Federigo IT, nei primi dieci anni del- 
l'impero vacante, camminarono di bene 
fn meglio e prosperarono, non tanto ri- 
guardo al modo di condurre gli affari del 
comune, come di conservare i paesi che 
i Lucchesi a forza d'armi andavano acqui- 
stando, ad onta che iu Lucca non man- 








te fazioni dei guelfi contro i ghi- 
bellini, dei nobili di contado contro la 
comunità, del popolo grasso contro il ma- 
gro, în uua parola dei popolani contro i 
snagnati. 

Erano nel secolo XIII i Lucchesi per 
uniformità d’istiluzioni municipali e per 
sentimenti politici coi Fiorentini sì stret- 
tamente uniti e collegati che, ogni affron- 
to, qualsiasi danno e pericolo di uno dei 
due popoli era affronto, danno e pericolo 
dell'altro; quindi nelle guerre, come nelle 
tregue, così nelle paci, il governo di 
ca in tutto il secolo XII, e nel principio 
del susseguente, camminò quasi costante. 
mente d’accorilo con quello di Firenze; 
edi Signori della repubblica fiorentina 
uniti di massime con gli Anziani lucche- 
si furono per lunga età l’anima è il mag- 
gior nerbo della lega guelfa in Toscana. 

Fra le dimostrazio: i scambievole 
i due governi debbo rammen- 
re quella del 1328, quaudo i Fiorentini, 
jaterponeudosi mediatori, furonodichiara- 
ti arbitri di una pace fra i Lacchesi e i 

i. Ciò apparisce dal lodo pronun- 
jeno consiglio, nel dicembre di 
nno, nel palazzo del Com. di Firen- 
2e, preseuli Parenzo Romano di 
Lucca, e varii sindaci della stessa città, 































848 LUCC 


fra i quali trovavasi quell’ Uberto Hosso, 
presso fu eletto il primo 












di cui a buon diritto il governo lucchese 
deve onorarsi, fu dimostrata, se in non 


faperto. Av 
1300 cavalli, di cui è fama che nei campi 
dell'Arbia si componesse l'esercito guelfo 
ianunzi la pugna, dopo la funesta sconfitta, 


molti di quelli scampati al macello ven- 


nero immolati alla rabbia del vincitore 





dure prigioni cacciati. Mai 


rovina maggiore aveva percosso le città 
guelfe di Firenze e di Lucca; mai più 
si pianse in Toscana tanto, quanto dopo 
la terribile giornata del 4 settembre 1360; 





suo cougiunto. 
Da tanta desolazione molte città e terre 
della Toscana spaventate, inermi e scorag- 
gite dovettero aprire le porle e far buon 
viso a vincitori orgogliosi e sempre caldi 
d'ira. La sola città Lucca tenne forte, 
va a tener lontani 
ghibellini, serviva di refugio 
e di sostegno si guelfi cheda ogni parte op- 
pressi e scacciali accorrevano coslà. 
Per altro, Lucca divenuta in tal guisa 
















fece risolvere le armi di To. 
scana tutta di voltarsi 
suo territorio. Le quali aggressioni, hen- 

chè tulvolta dai Lucchesi respinte fossero 
con danno dei nemi 
numero di questi fu 
terza da esser costretti i suoi reggitori do 
po quattr'anni a venire ad an accordo. 

Fu pattuito pertanto che i Lucchesi, sal- 
ve le patrie leggi, ad esempio dei Fio- 
rentini, riconoscerebbero in loro vicario 
Mapfredi re di Napoli, giurando di 
nella parte ghibellina; che essi allotane- 
rebbero dalla città edal contado i quelli re» 
forestieri, a condizione però di 
riavere il custello di Motrone, ed i prigio- 
nieri fatti alla battaglia di Moutaperto. 

A questa epoca il Beverini attribuisce, 
sebbene senza prove, Îa mulazione dell'or- 
dine antico del governo mubicipale di 
Lueca, accaduta, dice l' ’anvalista, dopo 1g0 
anni che avevano governato i Consoli; 
































. miaòin suo capi 





pro guelfa, gata 






LUCC 


dondechè il regime della repubblica fa 
ttusferito al decerovirato degli Anziani, 
eletti due per ciascuna delle 5 regi 
porte della città. Di 
re suppuneta, che tal cangiamento acc 
desse per far partecipare onori 






a danno dei ghibel- 
quando si è visio, che 
il popolo di Firenze in detta occasione no. 
ino Uberto Rosso di Lue- 
cai che per consiglio di lui furono eletti, 
in vece dei Consoli, dodici citlidini, due 
perogni Sesto, chiamandoli questi Anzio 
ni del Popolo; e che in tale occasione, 
per asserio del cronista più vetusto, Ri- 
cordano Malespini, si diedero dallo stesso 
capitano venti goufaloni a certi caporali 

partiti per compagnia d'armi e per vi- 
cinanse, come abbiam visto praticato an- 
che in Lucca; tutto diceva, darebbe 
motivo di credere che la mutazione del- 
l'ordine governativo fosse accadata in 
sta ciltà molto innanzi che il partito ghi- 
bellino avesse acquistato preponderanza 
tanto in Lucca come iu varie Polare città 
e terre della Toscana. 

Con tettociò. Lucca guelfa per genio e 














iegare alla parle ghibellima, ri- 
tornò ad esser guelfa losto che il più p 
tente sostenitore del ghibellini 
Manfredi, nel 1366 rimase vinto el estia- 
to nei campi di Benevento. 

Sebbene d'allora iu poi non mancassero 
frequenti guerre battagliate per tenere în 
moto e in allarme il popolo lucchese, ore 
riell'anno 1291 per conquistare il forte ca- 
stello di Montecatini in Val-di-Nievole, 
fato nido de' ghibelli: 











in sussidio Jolla lega guelfa fanti e co- 
valli nel Val-d' &rno aretino; ciò noe 
ostante può dirsi, che le cose interne dei 
Lucchesi si rimasero tranquille per tutto 
il resto del secolo XII. 

Frutto di stabilita tranquillità e del 
felice sinto dei Lucchesi credo potersi 





guardare la costrazione di molli di 
sacri di strade e piuzze sm 





LUCC 


pliate dentro e fuori di città. Delle quali 
cose diede un cenno anche Tolomeo, agli 
anni 126,0 1298: “uando cioò fu ingran- 
dita la piazza di S. Michele e trasportati 
altrove gli ospedali di S. Michele in Fo- 
ro, e di Ss, Bonto; € ciò nel tempo istes- 
riori compratano con i de 

soppressi Templari 
parte dell'orto dei frati predicatori 
di S. Romauo ad oggetto di costruire in 
quel suolo case e horgate. 

Mentre tullo andava a seconda del de- 
siderio dei governanti e dei governati, n 
tornò in campo ua malumore che fu pre- 
ludio non solo di gravi amarezze, ma che 
ogni bella speranza c i disegnati progetti 
travolse.—Era appena incominciato il se- 
colo XIV, allorquando antichi odii di {a- 
maiglie e semi di cittadine discordie ger- 
mmogliarono in guisa tale, che resero oltra- 
rhibellino contro il guelfo sotto 
una nuova divisa, quello di bianca, que 
sto di nera. — Vinse naturalmente in Luo 
«a la fazione più numerosa del popolo, 
cioè la parle nera, di cui era l'a 
potente anzixno, molto in grazia della pi 
be, e tornato di corto da una legazione al 
Pont. Bonifazio VIII. Dico di quel Buon- 
turo Dati uomo guelfissizno, e conseguen- 























Là 
ironia maligna volle sferzarlo insieme con 
i suoi concittadini, dicendo, che costà 


Ogni uom v'è barattier fuor che Bonturo. 
cei (£nferno, Cant. XXI) 


Per abbattere la sede donde sotto nuo- 
ve forme era portito l'incendio delle po- 
litiche fazioni , si unirono ai Fiorentini 
i Lucchesi, i quali d' accordo stabilirono 
d'inviare i loro respellivi eserciti ad al- 
t»ccare le castella del territorio di Pistoja, 
e quindi assediare la città foni ri 
mi sostegno della parte bianca, fatta 
nido dei più acerrimi ghibellini. 

Sarebbe ozioso il rammentare le lacri- 
meroli conseguenze di quell'assedio e del- 
la resa di detla città dopo undici mesi di 
ostinata difesa, per non aver duopo di 
qui solamente avvertire, che la lega vin- 
cilrice spartissi il goveruo della soggioga- 
ta Pistoa, riservaudosi i Lucchesi l'ele 
loro cittadino per polestà, 
mentre era nella scelta dei Fiorentini la 
nomina del capitano del popolo. 

Insorse ia Lucca poco tempo di poi (su- 























il goven 
no, che per principio politico teneva dalla 
parte popolare, riescì a far escludere dalle 

rse tutti i magnati o polenti, eccetto 
quelli che ad una delle compagnie delle 
ossia dei vel faloni di con- 








delle ragioni per riforma- 
ti del Comune di Lec- 


1308, Lib. III rubrie. 165 e 169). 
Supera il numero di cento la nota delle 

famiglie nobili lucchesi con quella rifor- 

ma state escluse dalle prime magistrature, 


oltre i nobili di 
di qualunque esi 
Boaturo Dati con altri dae 
polani, potenti presso la plehe, furono 
uelli, che a detta epoca ‘Formirono in ia 
jucca una specie di triumvirato, dal cui 
arbitrio era regolato quanto spettava alla 
Siguorìa e sl governo della repubblica. 
Fu tolta l'autorità agli anziani, e la 
giurisdizione adici delle diverse vi- 
carie del territorio per mettere al loro po- 
sto de popolani. Quiudi è che molte fa- 
vennero ammonite, molte altre e- 
e moltissime disgustate abbaodo- 
rouo la patria, mevomando così la città 























le rovine, le ioni, Je stragi e isso 
cheggi che Lucca ebbe & sopportare all 
arrivo impensato ed ostile di Uguccione 
della Faggiuola , ( all'anno 1314 ), cioè 
poco dopo essere stato Uguccione eletto 
in capitano gencrale di una popolazione, 
che per troppa vicinanza, per indole del 
governo e per circostanze di località na- 
cque, crebbe e invecchiò quasi sempre 
nemica del popolo lucchese. 

Era morto di corto l' Imp. Arrigo VII 
terrore dei guelfi in Italia, sostegno dei 
ghibellini , quando tornò a ridestare le 
speranze in quest'ultimi Ugoecione del- 
la Faggiuola, che i Pisani elessero in si- 
gnore, invitato da Genova per succedere 
ad Arrigo VII nel comando generale dei 
ghibellini di Toscana. Inoltre era manca» 
te ai vivi il Pont. Clemente V affeziona» 
to a Roberto rè di Napoli ; lo che aprì a 



















850 LUCC 
Ugeccione nas più agevole via al conqui- 
sto di Lucca, cui già meditava. Infatti 
cominciò egli a travagliare sì fattamen- 
te i Lucchesi, da costringerli alla restitu- 
gione delle castella state cedute dal conte 
Ugolino, Volle inoltre, ed otteune, che 
gli usciti rientrasiero in Lucca; tra i 
quali Castruccio di Geri degli Antelmi- 
pelli rivide la patria. — Infine Uguccione 
la testa di r1000 e più soldati mosse 
vriso da Pisa (14 giugno 1314) e 
arrivò dinanzi a Lucca contemporanea» 
mente alla moma di un allarme dei ghi- 
bellini di corto riaccettati in patria; lo 
che agevolò l'ingresso in città del Fag- 
giolano e delle sue masnade. I Lucchesi 
sopraffatti da interni e da esterni nemici, 
nè potendo resistere a tanta piena, vide 
ro in brevissim'ora fuggire la cavalleria 
poco inzi dal re Roberio 
oro fu inviata, e la città fatta 
preda degli assalitori. Fu allora quando 
con spaventosa rabbia, con isfrenata li. 
bidine e insazievole ava: manomes- 
se, si calpestò onore, pudore, religione, 
ed ogni più rispettabile diritto divino e 
umano. Il saccheggio più feroce che fosse 
dato mai a ona città da chi avesse ‘soste- 
nuto lunghissime fatiche e grande morìa, 
serba un nulla in confronto di quello 
che al dire degl’istorici lucchesi a 
«offrire la loro patria dai fautori e dai sol. 
dati di Uguccione della Faggiuola. Segui- 
tò la tragedia oito giorni continui, duran- 
te il qual periodo furono non solo saccheg- 
giate e vilipese le cose dei privati, ma 
profanate e spogliate le chiese insieme col 
ricco tesoro che il Pont. Clemente V vi 
aveva congregato; i fine a colmo di tanti 























ti 
In tal guisa Lacca fatta bottino dei ghi- 
bellini, con uo' apperente formalità lega- 
le dov acclamare {r3 luglio 1314) Uguc- 
cione in capitano generale del suo popolo, 
nel modo che lo era del pisano: e così la. 






suoi fuorusciti. I quali, ri 
usura sopra i loro concittadini, e speci 
mente contro quelli che parevano più 
ri al popolo, li scacciarono tosto di patria, 
© gli spensoro affatto con la vita. In tal 





LuUcc 


guisa il capitano del; 
solava i ghibellini toscani della morte di 
Arrigodi Trssembargo; rendendosi sem- 
pre più formidabile e più spaventoso ai 
guelfi colui che, a sentimento di un ere- 
ditissimo scrittore della nostra età, dal di- 
vino Alighieri fu simboleggiato nei Feltro 
allegorico, come il Messo di Dio,il quale 
uccidere doveva la rea donna, 





E quel gigante che con lei delingue. 
( Purg. Cant. XXVII) 


2500 cavalieri, con questi mosse verso 
la Val-di-Nievole per conquistare 
stello di Montecatini; sennonchè dall’al- 
Uro lato era assai maggiore l’esercito del- 
guelfa, messo insieme dai Fiore: 
tini. In fine i due nemici, ai 19 agosto 
1315, scontraronsi nella valle sul cioe 











Lucc 





inio in Pisa, ma aprì a 
rendere totalmente ligia al suo volere la 
città di Lucca. Infatti egli con piede sem- 
pre più fermo vi prese a dominare, to- 
stochè in luogo del lestà estiuto potestà di 
Lecca, elese a sastedergli l'allro suo 
figlinoio Neri. Trovavasi questi in uffizio 
guado, , pochi mesi dopo la vittori: 

lecatini, ccsorse che Castraccio di suo 
arbitrio, © come altri vogliono, d'ordine 

di Uguccione erasi recato con dei com. 
perni colate pe della Versilia e di Mas 

Lanense, ponendo a ruba Di pese. Per 
h qual cosa appena tornato a Ca 
struocio, accusato di ferti e di uccisioni, 
fa carcerato e semmariamente condannato 
sd avere il capo reciso. Giù già la scare 
slava per sal collo del valoroso 
capitano, se il popolo lucchese non minae- 
ciava di levarsi a stormo; in guisa che in- 
timorito il potesià, ne mandò tosto avvi- 
so al padre iu Pise. Si ose quel capiteno 

‘con le sue bande, ma pervenuto a metà 
del cammino fra Lacca e Pisa, ricevò av 
viso della repentina sollevazione dei Pi. 
sani, che le genti fedeli al Faggiuolano 
cacciarono di città. Nel mentre però Ugno- 
cione retrocedera per riacquistare in Pi- 
sail perdeto dosalaio, i Loschesi dal can: 
to loro imitando l'esempio dei Pisani cor- 
sero a liberare Castruotio dalle catene e 
dalla morte, gridaodolo torto capitano del 
popolo. Così Uguccione in un gi 











cesso capitanato, n così de- 
‘stramente operare, che dal sento e dal po: 
polo lucchese, com deliberazione del 4 no- 
vembre dello siemo anno , fu confermato 





deciso, * pedi Spiri 
col titolo di Signore € Difensore della 


me- dodici anni del sa0 glorioso 





LUCC 


851 
i città e dello stato di Lucca, la repubblica 


ancora per dieci auui governasse. Final- 
mente, arrivato il 26 aprile dell’anno 
1320, si € fautori, con tacito con- 

in 
guisa tale che il to degli anziani, 
poi i iti è delle contrade, e fnalmen- 
teil pari generale sulla piazza diS. 
Ilichele edema, ttt concordemente pro: 
clamassero Castruccio Castracani in Ditte- 





le e qualità ele zioni di due grandi uomi. 
ni, ndo i tempi, le ii 
la forza dei mezzi ie lit daliose: 
pubblica francese con la piccolezza della 
bblica di Lucca, chi non riconosce. 
in Castraccio il Napoleone del me- 
dio evo? 
Perciocchè! 
© per virtù 
mente raro dei tempi suoi, ma ancora per 
molti di quelli che innanzi erano passati, 
e perchè l'arte strategica, la celerità delle 
marcie e la destrerta nel campeggiare fu 
meglio, conosciuta e traltata da -Jui che 
da ogn'altro capitano della sua età, e fra 
tutti coloro che avevano da tempo 
indietro figurato in Italia — le certa- 
mente che la sua patria, la sede delle sue 
glorie non sbbia conservato monumento 
che valga @ degnamente ratmmentario al 
passeggiero; e tanto più ne ‘duole, in quan- 
to che nei pubblici archivii mancano me 
morie relative alle provvisioni sul reg- 
gimento civile, politico e militare nei 








Locca emanate. Parlarono nen) di di tui 
tanto che basta gli scrittori; parlarovo le 
opere sotto il di lui governo, sia dentro la 
capitale, sia nel suo territorio eseguite, 
ialmente di ponti, di strade, di ne 
, di fortificazioni di vario genere; 
Jarono le deliberazioni dei Comuni a 
ca limitrofi, spaventati dal genio otra. 
prendente di Castruccio, e «alle sue armi 
A 0 sull'orlo di essere da 
quel fulmine di guerra domati. 
Figurara capo del partito guelfo 
Italia Robérto re di Natoli, il quale sino 









pino dal 1337 cenci intromesso per procerare 
‘oscana. 


fra i diversi popoli 
lofatti un trattato di pece fu conchiuso 
maggio 1317, 

delle varie città 






per opera 
presenti gli ambasciat 





Corsenz. — Zed. Baan: i Lucca. 





stoja, gli avvisava: che egli aveva oster- 
mato le sue intenzioni ai reduci ambascia- 


stor. M. devi peg. g5 e 96) nom tzaiasiò 
2Sapvizere che quella prima aticre, cri 

4a dagli anziani in nome del Comene di 
Lueca, era sigillata con l'impronta di un 
militare a cavallo che brandisce uno sendo 
mel braccio sinistro, (eredo S. Martine) e 





Sato alle ciù di Licea dal Poni. Ales 
modro [I restauratore della caliedrale lac- 
ebese di S. Martino. — Il sigillo poi sl 
la lettera di Castruccio raffigurava nel- 
la perte superiore wa animale simile a 
un cancavenie al di setto ano sendo, e in- 
torno al letto blasone la leggenda — £. 
Castrucci Picecemitis Lunensis. 
Cotesta ian  olire di essere una 
conferme dell'arma gentilizia ch'ebbe fino 
d'allora la case degli Antelminelii-Castra- 
cani, ci scuopre in Castreocio il grado di 
Visconte Lanense; di che sino dal 1317 
egli era stzio insignito da Ghererdiuo 
Bislaspina vescovo di Luni. — Per la qual 
censa, scrisse il biografo Tegrimo: Ca- 


LuUcc 


LUCC 


Frediano di Lucca. I quali argenti o al- 
tro, a tenore delle decretali pontificie, fu- 
rono dagli squirenti per ordine del gover- 
mo alla chiesa medesima restituiti. 
Difatto Castruccio durante il suo de- 





servato da un fedelissimo giureconsulto 
suo vicario, Ugolino da Celle, mentre per 
consiglieri di stato egli si giovava di vo- 

i nella politica, fra i quali 






10 Lupero 












ni presi da diverse contrade; ten nd 
struccio per massima: che non 
Galla i schialta, CI 








usato poi 
re da Castruccio ordinata per fare di tutto 
il territorio, non che di Lucca, un eser- 
cito mobile pronto ad ogni occasione, egli 
ripartì lo stato in taute divisi 
erano le porte della H 
di S, Pietro, S. Donato, S. Gervasio, e 
S. Frediano, ossia del Borgo; e ciascun vil- 
laggio, borgata o castello organizzò in 
compagoie sotto periti ufi li e insegne 
proprie, con I° obbligo di esercitarie e 
star proble a marciare al primo cenno. Per 
modo che circa venti ore dopo l'avviso 
dato, da un polo all'altro della repubbli- 
ca, dalla Val-di-Magra alia Val-di-Nievo- 
le, le milizie lucchesi comparivano, asse- 
livano, e i più monili castelli conqui- 
stavano sì presto e con tanta celerità, che 
Je aquile i na alle castruo- 
ciane legioni tembravano ai nemici suoi 
che avessero le ali per volare. 

Dopo tali ordinamenti , dopo assicura- 
fo un costante potere, Castruccio alzò i 
suoi pensieri a cose maggiori, 
nieute meno che a far crollare 
ite a repubblica, le gnali per prin- 
ipii e per natora di governo dovevano 
essere neluralmente sne avversarie. 

Ad effetto pertanto di abbattere la più 
potente di dutte, Fi onze, senta esitanza 
€ rispello ai patti giurati, dirigeva bene 
spesso il nerbo maggiore delle sue forze, 
ora in Val-d'Arno, ora in Val-di-Nievole 
per insignorirsi d’ importanti terre e ca. 
stella, e finalmente per conquistare Pi- 
stoja; la quale città, dope la psce del 1317, 
senevasi dalla parte guelfa sotto il patro- 
cinio del re Roberio e della Siguoria di 

vu 























i rammentare essere dessa ui 





LUCC 89535 


Firenze, Tanto fece Castruccio coi suoi 
€ tanto con le sue armi operò, 
istojesi trovaronsi costretti, pel 







capitano lucchese in loro proiettore, ui 
va la libertà del paese. 

Nel frattempo che Castruccio dimorava 
mella sua capitale, fece innalzare un'opera 
colossale per servire di vasta cittadella, 
nella quale rinchiuse, oltre il suo palazzo, 
rmi, caserme, chiese, conventi, 
private e intiere strade, in gui. 
sa che a cotesta piccola città, circondata 
dal secondo recinto delle mara, fu dato 
il nome confacente di Augusta, quasi per 

impresa de-. 
qua dei Cesari. 

Non contento di aver tolto dalle mani 
dei guelfi il governo di Pistoja, volle Ca- 
straccio leotare, sebbene senza effetto, di 
fare lo stesso verso la terra di Prato, spe- 
rando divenirne padrone. Nè un miglior 
successo egli ottenue dal lato di Pisa, città 
allora governata dal conte Ranieri della 
Gherardesca , col quale il dittatore luc- 
these era già alleato. Ma siccome pcr esso 
ogni modo, purchè fosse atile, eta buono, 
trattò segretamente di toglier di quel 
signore, e poscia di far gridare il pro 
prio nome per le vie della città. Ma la 
congiura venne agli orecchi del Gberar- 
desca, che pagò del meritato guiderdone 
i congiurati, metlendo altresì una taglia 
grossissima sulla testa di Castraccio. 

Frattanto che il signor di Lucca da 
lato tentava per forza © per astuzia 
giogare Pistoja, Pisa e Firenze, di 
tro canto dava compimento alle ambiziose 
sue mire col rendere ereditario mella sua 
famiglia il supremo potere, coi mezzi sì- 
ire volte adoprati. Fu colto il momento, 
in cui il capitan generale era ell'atto di 
partire ton l'esercito per aire la 
guerra contro i Fiorentini nelle parti di 
Pistoja prde nde per quale caso di vo- 
vità, lente, dubbiosi gli 
centi della guerra, ed 0 anche all'ogget- 
to di ricompensare il valore e le opere 
egregio del cpitaoo a favore della patris, 
venne insinuato nel popolo € Dei ma. 
strati di Lucca il modo di eleggere 
rice figlio pri: ito di Castruccio in 
compagno. Fip nella signoria della 
puicla; a vita. La qual proposizione, ai 18 
giugno del 1325, per toto unanime degli 



























56 LUCcC 


anziani, dei collegi e del popolo locchese 
fu convertita in legge fondamentale. 
Per tali mezzi l'Antelmivelli affatica- 
vasi per manifesta guerra, o per vie se- 
crete di far sempre maggiore la sua gran- 
dersa. Ma i Fiorentini che vederano un 
giorno più dell'altro mal sicuro il loro 
stato a contatto di un nemi il quale 
correva a gran passi alla conquista di lut- 
ta la Toscana, si diedero ad accumulare 











LUCC 
stensi nemici ne fossero spettatori, Co 
straccio concedeva per quei giorni selve 
condoito a tutti coloro ciie a Lecm desi- 
derassero concorrere. 

Il giorno di S. Martino , festa titolare 
della chiesa cattedrale lucchese, il di 11 
novembre del 1325, l'a per Lucca meme- 
rando; poichè în delto giorno seguì il 
pomporo ingresso dei vincitori com le 
de e i vinti prigioni: trionfo da molti i- 
storici minutamente descritto, e reso anco 





i più solenne da molti atti di beneficenza 


loro € magnanimità del trionfatore. 


amici a Bologna, a Siena e presso tutti i 
popoli della lega guelfa toscana. 

ndechè, appena essi poterono riuni- 
re una buona armata, la mossero verso 
Pistoja, e in Val-di-Nievole fino all’ Al- 
topascio. Costà accadde, nel settembre del 
1335, il terribile scontro fra l'oste fio- 
rentina e la lucchese ; costà fu il celebre 
campo di battaglia, ne) quale Castruccio ui 
fece proiligii di valore, e dove diè le più 
evideoti prove della sua perizia nell'arte 
della guerra. La bettaglia dell’Altopascio 

i Lucchesi gloriosa e completa. 

’ochi dei nemici che avanzarono all’ 
ecciilio poterono, scampare dalle mani 
4 i e si raccontò, che infino a 
il numero dei prigio- 

po dell'e- 








15,000 nicend 


persona 
gi cospicui di Firenze e di altre città del- 
la Toscana, dell’ Italia, e per fino di ol- 
tremonti. 

Per non dar tempo al governo fioren- 
tino di riparare in si terribile fraugeute 
all’ immenso danno, Castruccio si avanzò 
tosto con le sue genti fino alle mure di 
Firenze, guastando e depredando tutto il 
contado compreso i sebborghi della città. 

Quindi onusto di preda, I te di 

n buon numero di ioni 
nuovamente l’esercito al campo delle n sue 
glorie, all' Altopascio. 

‘eroe lucchese nel giorno di tanta 
vittoria aveva seco stesso determinato di 
offrire alla patria uno spettacolo grande, 
inusitato e non mai più visto in alcuna 
città, meno che in Roma, allora quando 
quel senato decretava l'onor del trionfo 
proco: incitori di qual- 
che provincia, o di un barbaro seno. 

Divulgossi per la Toscana il 

uma di simil (n trionfale; e affnche fe gli 





















Seguitarono dopo di ciò le scorrerie 
delle masnsde lucchesi in tutto il Val 
d' Arno sino alle porte di Firenze, fin 
chè la parte guelfa della foscana, il pe- 
pa e il re di Napoli, capi di quel partito, 
risolverono di fr lutti gli sforzi per ar- 
restare lanto impeto del capitano lucche- 
10, e frenare la sua baldanza, cui dava 

impulso l'amicizia di Lodo- 
vico il Bavaro giunto in Italia, 

Già Castruccio decorato del gredo emi- 
nente di senatore di Roma, si godeva nel- 
l’alma città dei migliori onori nei gior- 
ni che succederono alla festa dell’incoro- 
nazione del nominato imperatore , quan- 
do gli arrivò la novella che ai 28 gennajo 
del 1328 fa improvisamente dai Fiorea- 
tini assalita e tolta dalle mani dei Lac 


Contrisiato da tale annunzio, Castreo- 
cio lasciò bentosto Cesare e Roma, e di 
là avviatosi per le maremme con 
delle sue genti , passando ds Pisa, senza 
rispetto alcuno al nuovo Augusto, né al 
di lui vicario, cominciò a farla da pr 
drone, ponendo tasse ai Pisani e mano 
mettendu le pabbliche casse affine di 20 
crescer modi de riconquistare Pistoja. Co- 
sicchè di là recatosi nella sua ca) in 
se pochi mesi fu im grado di marciare alla 
testa di oumerose forze per espugnare L 
Riesci Cestruccio con la sua 
tento desiderato (3 agosto 
1338 ); se non che le molte fatiche che 
egli ebbe a sostenere nel lungo assedio 
sotto Pistoja, frattarongli una febbre che 
in pochi dì lo tolse dai vivi. 

Mancò quest’ uomo straordinario îl di 
3 settembre del 1328, nell’anno 4 
la sua età, col lasciare di sè tale opinione, 
che se non gli fosse stata così breve la vi- 
ta, egli sarebbe pervenuto a signoreggia- 
























orì qual visse, cioè, da 
momo forte; e conservò fino all’ estremo 
amo respiro tranquillità di spirito, cosic- 
chè potè dare un ullimo saggio del suo 
senno, come do conoscitore delli 
cose umane. Che sebbene egli fosse più 
prode capitano, che dotte legislatore, ciò 
noe ostanie morendo previde, 0 predisse 

to pur troppo , mancato lai, accadde 
i Lecca e della sua vasta signoria. 





Fra le opere superstiti che rammentino i 


il governo di Castraceio, oltre ls ciuadella 
dell'Augusta, alla costruzione della quale 
s’impiegareno i materi: 1ndici gran- 
di torri e di molti casamenti pubblici e 
privati, fu opera dell'Autelminelli la spe- 
ziora strada che dalla porta della cità gai- 
da al ponte S, Pietro sul Serchio, la strada 
e il ponte di Syuarciabocconi salla Pe 
scia di Collodi, la strada costruita alla 
marina luechese da Montramito a Viareg- 
gio, la nuova torre in quest ultimo luogo, 
oltre diversi pui costruiti © restaurati 
< copra i fami io € Lima, senza dire 
di molte rocche, torri e fortézse sparse in 
vasi penti del dominio lucchese. 
Lecci ser seconne Fazione setta Aura. 
NLICA stne atta cacciata ner Gunnar 


Per si trova vero quel dette 


Li rami la prudenza ed.il valore, nè si 
seambia ua basso in en'eminentisimo 
i 





ri fm riconosciute più per grati- 
tadiae del pepolo verse il gran capitano 
che per i meriti proprii in signore di Leo 
ca e degli altri stali acquistati dal padre. 


ca, di Lanigiana, di Pistoja e di Garfagna- 
ne, figurando di rimettere i Lucchesi al- 


Ma ben presto si scoopri ; come la pro- 
messa libertà fosse ua vano nome; con- 
ciossiachè tatto il reggimento della re- 
pubblica fu ridutto nell’ arbitrio di 
vicario imperiale; e ciò sino a che le mi 
zie tedesche, lasciate dal Bavaro senza il 
soldo reclamato, s' i irono di Lee- 
ca per venderla al maggior offerente. — 
Primi a comparire furono i Fioreatini, 
uali sullo stringere del negozio, per 
di di esser burlati, non vollero ri- 
schiare di perdere 80,000 fiorini. Vennere 
di poi i Pisani a presentar la loro offerta 
di 6oooo fiorini; ma dopo avere questi 
consegnato ai venditori 15,000 fiorini di 
caparra , non ebbero Lacca, nò riebbero 
il loro denaro: avverandosi per tal guisa 
il caso previsto dai Fiorentini ; si quali 
per due volte, ma sempre invano, venne 
riofferta la ballottata città. Giunse in que- 
sto mezzo a Lucca un ricco Ghe- 














gare 60,000 fiorini 
sborsandone 20,000 nell'atto del contratto 
€ 40,000 da darsi nel mese di ottobre suc- 
cossivo. Per quest'ullima somma però, 
presa a cambio da quattro signori di Go- 
nova, dovette loro prestare garanzia il Co- 

mune di Lacca, in guisa che i Signori di 
Lecca per liberarsi da un governo mili- 
Moie o prio h 
pel ven ua ghibellino genovese la 
propria liberti. 

1 Fiorentini però indispettiti del con 
«luso trattato, e forse pentiti della non 
fatta compra, incominciarono dal togliere 
al anovo signore di Locca una parte dei 
[nr ati da Castruccio nel pistojese 0 in 

ievole conquisiati ; dopo di che 
cessi diressero una nemerosa este solto le 
mara di Locca con erdine al condoitie 
ro di strettamente assediarla. 

Allora fa che i Lucchesi, avuto i) con- 
sense dello Spinola, inviarono ambescia- 
teri a Giovanni re di Boemia in Lom: 
Bardia, per ofiriegli il dominio delle lore 








Lodevi-. patria, purchè egli sollecitamente invias- 


ve forze sufficienti a liberarli dall'assedio 
de’ Fiorentini. 

Venne in tempo il soccorso desiderate, 
sicché nom solamente l'oste fa costretta a 


smo dicuae Feel qual cose giù a 
sedianti ebbero a ritirarsi dentro ai conf- 
ni del loro territorio, mentre il genovese, 
divenato gioco del più forte, senza speraa- 
i rimborso fu costretto a partirsene 
dal dove appena 16 mesi 
tota comandi.” 

A consolidarsi il deminio di Lessa e 
del suo territorio, il re Giovanni ordinò 
che gli anziani, Îì popeio e gli nomini 
di ciascuna comenità lucchese, dichiaras- 


Fa veramente obbliguate il mesodo ordi. 
nato per fare che tutti aderissero alla vo- 
lontà del re, e così per amere © per forza 
promettere a lai servità. Couciossiachè 
l'ordine sovrano diceva: che i giurati sol- 
tanto avrebbero goduto della preiezione 
reale, e che, chi avesse ricusato di giurare, 
verrebbe privato del diritto di cittadino, 
« nelle cause civili mea ascoltato. Dai regi- 
atri che tatiora esistono nell'archivio di 
Stato si rileva, che il dominio lucchese 
allora consisieva in 9 vicarie, con td 
comunelli, compresi quelli saburbaai , e 
sicani alii popoli stenti selle riva sini 
perno Spree di quelli «pper 


GI OTAICI della Saglierstera ferono i 
soliti anche durante i trambusti ; cioè, 
iam 














niuno di quei megisirati si poteva legal 
mente adumare senza l'autorità regia, e 
quondo piaceva al magnifico vicario, cs- 
sia luogotencaie | re Giovanni. 


i Carlo figlio del re (gennsjo 1333), il 
prbreyagi irrigare? di sia 
cero affetto. Presto però alla festevole sc- 
caglienza venne ditiro una vagia doman- 
da di 4ooso fisrini d'ore, 


LUCC 


di lui accordate ; lo 
chè dal Viuario fu fedelmente cs 
geito. — Moemer. Lucoh. T. 





il distretto per la somma di 35,000 fiorini. 
Per altro noe poterono i naovi sigmeri 


gati 


Land SETT pae) Wine dell'Sne 


ranno di Verona, che restiteì ai Romi i 
35,000 fiorini d'ere pagati per l’acquieie di 
telto lo stato lecchese. Finzimente le Sca- 
ligero, dopo avere si; im Lucca 
quasi per un lesico, nei luglio del 1340, 
le vende per 180,000 ferini d'ore a quei 
Fioreatini che undici anni innonzi re 
rano lasciala sfaggire dalle mani per una 
somme di era lange misere. 
Noe fa 


LUCC 





governanti di Locca di forzare il campo 
pisano e poter introdarre pochi Fioren- 


il possessa 
questi, ai 35 settembre del 1361, 
ni de Medici, vennio in qualità di luo- 
goienente del Comane di Fireose. Egli 
incominciò ad esercitare la sua carica nel- 
T'altimso giorno di quel mese medesimo 
di sett. col ricevere dal senato degli an- 
niani lucchesi il giuramento di obbodien- 
sa alla Rep. fiorentina. 

Non si avrilirono per questo i Piseni, 
muli egualmente del comprapie 
che del comprato; +, striagondo o- 

Kuor più l'assodie intorito a Lucca, tr- 
o Eteotre che cocirinsero i Fiorentini per gaui 
mancanza di vellevaglie a capitolare (4 
Vaglio 1342) e cedere quasi intatta si Pi- 
sani la costosa preda. 

A volentàdi questi novelli malviuipe- 
droni, e della increscevele dominazione 
pisano, Lueca dovette soffrire quel misero 
stato, che fu da essì distinto col brutto 
voobelo di servitù babilonica ; la ‘qual 
servità continuò per il lungo periodo di 
97 sani. 

Giunse Sinalmente il 1369, ‘ammi forta- 





ibe- cssia 


primi un diploma emanato 

diana 

to anno la prima domenica 

dope Pugua. AI qual diplome si sotto. 

ira i più cospicui personaggi il 

CUI Guido soero di Peglo concia: 

meo di Carlo IV esso vicario.in Toscana, 

i Vescosi di Spira, di Lucca, di Treveri, 

di Spoleto e, fra i primi mobili delle cor- 

te imperiale, lo spetiabile conte France 
sco degli Albertini di Prato. 

4 memoria perpetaa di tale liberazio 
me i Lucchesi edificarono nella: loro cat 
tedrale una coppella con l'altare, che tui- 
tera peria il mense della Libertà (dre Deo 
Liberatori); dove da quell'epoca iu 
nella domenica in Albis, i magistrati e 
il popolo di Lucca com i e di. 
Vini ufizj concersero, e finchè durò la re 
pubblica, anunalmente ripetevono. 


Lucc 857 
Non ostsnte la libertà cose fu concessa. 
da Carlo V ai Luochesi, sarebbe rimasta 
i ERcgppata e sabalierna agli ori del d- 
cario imperi questi, stimolato 
dal senato e caldimente aliciate dei Fio» 
reatisi, previo lo sborso di 125,200 fio- 
rini d'oro e l'assenso di Augusto, noa ri- 
nunziava, come fece per atto pabblico (feb. 
brajo 1276), il suo potere trasfondende» 
lo nel degli unzieni, e dichiarando 
questi vicarii perpetai di Cosare. 
ni quel iberice ricmperò 














pre) 
Eatzione var Te qual opera sl preere 
qui i a modello le istitezioni del governo 


line già ritornato dei Lucchesi sin- 
ceramente amico. 
In vista di ciò, al comperti- 


ia quite 

mente territoriale dello stato, venne emo 
divice, come lo è attualmente, in vicarie; 
ma per rapporto all'interno della città, 
fa Land ripartita im tre terzieri; dan- 
dogli il nome di alcune loro chiese; cieè 
di terzieri di S. Paolino, di S, Salvadore 


i edi& Martino 


11 primo magistrato della repabblic. 

par mziani, si compose di dieci 
cittadini, quattro nel primo terziere; e tre 
per ciascuno degli altri due, e cos a vi- 
cenda; sicchè fra i dieci si eleggeva un 
capo, cui fa dato il titolo di Goafaloniere 
di giustizia, con l'obbligo a tutti gli an- 
ziani di risedere stabilmente în palazzo 
nel tempo del loro ufizio, fissato‘a due 
mesi. A pabblica difesa furogo istituiti 
12 compagnie o gonfaloai, quattro per 
Verziere: e ciascuno gonfaloniere di com- 











A ‘mag 
poi, tutti gli altri consiglieri, che eleggevansi 


ischede dai due prenominati, co- 
Eilairota,depo le ville del 136g.i pe 
mi poieri. Finalmente il consiglio gene, 
rale fa compesio, nen già di 73, come 


858 Lucc 


crise il Muchievelli, ma di 180 cittali- cosa 








corpi testà accennati, ciascuno potrà sa- 
perle dal Sommario delle cose di Loves 
scritto dal Mackievelli, o dalle Memorie 
lucchesi del Cinelli T. Il, Dissertazio 
ne VIL 

Gioverà bensì avvertire, che al suddet- 
to anno 1369, lo stato lucchese compe- 
mevasi di undici vicarie, tra le 
le vicarie di Masse-Lanense, e di 

Im tatto 277 comoni, fra iqua- 
li i suberbeni. 

Una delle prime misare del nuovo go- 
verno repubblicano lucchese, fu il decreto 
del daprile 1370, che coenperve alla luce 
in occasione della festa della Libertà, per 
dar facoltà al popole di demolire l'antica 
bastiglia. Detto, e fatto; la vasta cittadella 
dell Augusta, l'opera’ più grandiosa che 
lasciasse Castruccio, il suo castello, la reg- 
gia, l'embloma insomma della passata 

< schiavità, tatto, comprese le torri che 
la circondavano, fu con prende ardore del- 
la massa del popolo gettato a terra, demo- 
bustine is goise da nos saper 
più il lmogo dov' era l'Augueta. 
“i fema bensì, che le mocerie di quel 
disfacimento s'im 
sione di due i alle porte di $. 
Pietro e S. Donate, come pure alla fab 
bricazione e ingrandimento di varie chie- 
se dentro la città. 
Distrutte tali memorie di sofferta ser- 
vità, i lucchesi magistrati dieronsi ogni 
cere per conserve e riacquista liber 
Al quale ogpetto fa cresto un consiglio 
(> agosto 1370) di 16 cittadini, cui fu 
dato il meme di conservatori della pub 
Blica sicuressa , ridotti più tardi (18 et- 
tobre 1375) al nemero di 12 cee titolo di 
consernateri della libertà; ‘ngn di 
TRICITZ tuta cl, cecpilevaasipli e: 
tuti del 1372, nel cni preemio fa ram- 
mentato quello dae dai Pisani mel 1342, 
come il fretto della tiramaide, e perciò 
incompatibile col nuovo ordine di cose. 
Infatti le statuto Incchese del 1373, 





Lucc 


qua sicancaddizioni del 1381, 01298 per 
ta una forma più regelere di 








sia de Bagimine; pennone 
val codice e procedura criminale; il terso 
appartiene al gius privato e alla proce 
dura civile; od il quarto tiene luogo de' 
statuti delle diverse curie di sopra ram 
mentate ; le quali curie di tribunali spe 
ciali per tal effetto cessarono dalle loro 
funzioni. Oît: uattro libri qui ram 
mentati, sonovi le aggiunte degli anni 
1382 e 1393, e quelle dell'ultimo anne 
del secolo XIV, state dal senato lucchese 
ordinate. Però l'erudito Sig. Girolamo 
ista di Stato, è 

sui libri delle rifer 

magioni delle repabblice, che lo estate 
Si, fierimine redatto valla fine del secele 
XIV, appena messo în 
gato oa provvisione dei 1 






iter re 


tigiani, i del Poggio, © tatti gli 
minelli; ia guise che più d'uno per velta 
di quelle carte non poteva esere eletto 
suziazo , e ogni due enni solamente une 
per aguazione, fra le famiglie designate, 
gonfaloniere. 


pompa 

lico si era sistemato il governo 
dopo la sua liberetione dai Pisani. 
Cotesti provvedimenti però, nolle serie 
degli anni che soscedettero non ebbero 
quel felice successo che sembrave doverne 
conseguire; sia por le che, nel 
1371 e 1373, alflissero la città © il conta 
do; sia per le militari compagnic di me- 
sadieri di varie nazioni, le quali isf 
staromo le Toscana, e, specialmente mel 
1380, recarono aggravio semo e rorisa 
‘alle stato di Lucca ; sis finarmente per le 
intestine civili discordie che tehero ala 
repubblica la quiete desiderata. 


LuUcc 
Sono troppo palesi nella istoria luo. 
Chese per nom ridire tante icione di- 


scordie che, sal finire del secolo XIV, in 
special modo si accesero fra alcune fami- 
i di Lucca; solamente dirò, 
che dopo replicate agitazioni e congiure 
terminò la tragica scena con la morte di 
Bartolommeo Forteguerra e ia di Lax- 








trarie fazioni, ia mezzo alle quali potè 
farsi innanzi Paolo Guinigi tantochè, per 
intrigo e più di tutti del Ser-Cambi, nell' 
ettobre del 1400, venne gridato per Lao 
cin capitano . del P 
Primo pensiero del Guinigi fu quello 
onorevole 





re wu ambasciata per 
notificare il suo esaltamento al duca di 
Milauo, e cercare la contimuazione della 
benevolenza di Iui. All’istante Paolo nulla 
cambiò negli ordini dello stato, lasciando 
che gli anziani dell’altimo bimestre di 
quell’anno entrassero in carica, e dimo 
rando con essi loro in palazzo. Queste mo- 
do modesto fece di 
il 


pri 
gli contro tentarone di levarlo prodito- 
riamente dal monde. 

La trama fu scoperta, me un solo de' 
congiurati pagò la pena con 












repatare 
e facile da op- 





altri con l'esilio 0 un poco di 
Ma da cotesto primo tentativo 







di balìa di essere nominato in signore as- 
soluto di Lucca. Niuno csando contradir- 
gli, Paolo diede principio ad wa governo 


assoluto quasi un mese dopo essere stato 
acclamato difensore del popolo, coll’ abo- 
il senato degli anziani ed ogni ce. 
Hel di comizii consueti ad adunar- 
si per l'elezione dei collegi; alla man 
canta delle quali magistratore egli fece 
supi qualche medo da ua vicario e 
da un consiglio di state di sua elezione. 
Comeochè altri passi fatti dal Guini- 
gi fossero quelli di rimettere in patria 
nn baoe numero di esali politici median- 
te lo sborso di una data somma di danaro, 
€ coll'ottenere dal Pont. Benedetto XII 
1° assoluzione dalle censure ecclesiastiche 
che gravavano sui Lucchesi sino dai tem- 








poro 
imersi; per lo che alcuni congiurando- poche 


Luce 859 


ri di Castruecio, per cagione di Lodovico 
| Bavaro: com tatto ciò, conoscendo egli 
di avere in cass e fuori assai nemici, pen- 
sò alla propria sicurezza; sicchè, imitando 
per questo lato il suo antecessore Castruc- 
cio, ordinò che s'innalzasse con solleci- 
tudine dentro le mura e a scirocco della 
città ( dal maggio all'ottobre del 1407, ) 
ua fortilizio nel quartiere che porta tut- 
tora il nome di Cittadella. 

Poco per altro è da dire del governo 
di Paolo Guinigi, sebbene da assoluto si- 
guore per 30'anni dominasse nella patria. 
Imperocchè , qualora si eccettuino le mi- 
sure prese per provvedere ai casi di care. 
stia, per incoraggire le prime sorgenti del- 
la ricchezza nazionale, sia allorchè eseniò 
per dieci anni dalle liche gravezzo 
coloro che venivano dall'estero a coltiva. 
re il suolo lucchese, sia col promuovere 
ione, per cotesta contrada pre- 
castagno; sia col purgare il paese 
dagli eziosi i sia finalmente 
quando egli proibì l'espatriazione dei la- 
Vorauti di seta ; sd eccezione di tali e di 





















quel. 


Io che i politici appel rebbero oggidi del 


di 





giusto messo. Dondechè tut! 
dio consisteva nel cercare 
per essere amato dai suoi e per non i 
micarsi i governi esteri, mancando al ti. 
ranno lucchese la forza per farsi da quelli 
rispettare. 

farono encomiatori di 
un uomo di tal fatta, che loderono fino 
alle stelle bontà di cuore e le doki 
Il irono altresì molti che, con- 
templando il carattere e il governo soste- 
nuto per un trentennio dat Guinigi, tro. 
varono il primo debole, di contegno sema- 
pre sospettoso, in lulli i casì perplesso, 
costantemente dappoco; e paragonarono il 
secondo a un lungo sobno Prliterbito da 
continue paure, le quali finalmente si 
convertireno per il governante e per i go 
vermati in mali evidentissimi. 

Dal suo carteggio epistolare, dal con- 
tenuto delle sue ambascierie, dalle rispo- 
ate ai reclami delle varie potenze, 
risce anche meglio la nullità di queto. 
surpatore, collocato sul seggio della signo. 
ria di Lucca più per l'astuzia degli ade. 
renti; che pei meriti suoi. « Questa debo- 
Hezza di caratiere ( concludeva lo storico 




















860 Lucc 


Mazzarosa) serviva di per se stessà a ren- 
der molio probabili i sospetti, che i ne- 
mici destramente s'ii 
su di lui, col fine di perderlo; ed esso poi 
venne a confermarli in qualche modo coa 
La sua avarizia; difetto che infine lo ave. 
va acciecato. Insocama Paolo Guinigi se- 
rebbe stato degno di regnare per le qua- 
«Ha del cuore, ma difettava di quelle del- 
lo spirito. » 

Il carattere di Paolo si adattava più 
che ad altro a intromettersi mediatore in 
qualche accordo fra principi e 
che; ed egli ne adempì le parti in v: 
circostanze. Rammenteroò fra le altre quel- 
la del 1413, allorchè con soddisfazione 
delle parti ripianò fra il governo di Ge 
nova e Firenze ogni difficoltà rapporto all 
acquisto di Livorno, con usa trattativa 
conclusa ia Locca nell'anno i 
Fed. Lavoso. 

1 solo da mediatore, ma anche da 
politico qualche volta il Guinigi volle fi- 
gurare tra due potenze nemiche. Tale ce 
lo rappresenta una risposta data alla Si. 
ii Firease dal vecchio Cosimo dei 
quale sino dal 20 di maggio del 
1423 fa inviato ambasciatore straordina- 
rio al magnifico Peolo Guinigi Signor di 
Zucca, per notificargli 1° otite 

del duca di Milano contre il trattato di 
pace verso l'Ordelali di Ferh, de' Fio- 
rentini raccomand: 























ica ttosto che lasciarsi ag- 
girare dal duca di Milano. (Ammar. Istor. 
fior. Lib. XVIIL e ( Ancniv. asta Riroa- 
mazioni Di Fiaexez.) 

Finchè un complesso di fortunate cir-' 
costanze favorì il sistema del giusto mer 
s0, Gui potè riescire a irarsi d' im- 
peccio în varie emergenze politiche assai 
delicate; ma alla lunga è bea difficile ad 

principe, seppur non è per se stesso 
fortissimo, lo starsi di mezzo tra due con- 
tendenti di maggiori forse delle sue, 
‘mentre non solo Ron può guadagnare da 
alcuna perte, ma rischi fortemente di 
cader vittima di oso dei due rivi 
alla fine del gioco accadde al 

Allsrmati i Fiorentini dal vedere Fi- 
Lippo Maria Visconti , ora sotio uno, ora 
sello altro pretesto, inviare le sue genti 

















gegnarono spargere dopo 


LUCC 
in Romagna, in Lunigiana e impacciarsi 
assai delle cose di Toscana e di Bologna, 
i impadronito di Genova, f- 
malmente la Siguoria si decise alla guer- 
ti ualche ajato 












nel tempo che a lui faceva una simi 
manda il duca milanese. Sulle prime il 
signor di Locca si schermi con l'una e 
cou l'altro, ma alla fine stretto dalle i- 
stanze del Visconti , spedì in di lui soc- 
coro in Lombardia 700 somini a cavallo 
sotto la condotta del figlio. Cotesto pro- 
cedere offese i Fiorentini, lanto più in 
quanto che, col pretesto di voler essere il 
riconciliatore fra le doe potenze, Guinigi 
aveva ricusato l'offerta di un'alleanza of- 
fensiva. Ciò bastò alla Sigooria di Firen- 
ze per vendicarsi con Paolo alla prima oc- 
casione, e questa venne, allorchè nell'apr. 
del 1428 fu conclusa in Ferrara la pace 
fri il Visconti e i-Fiorentini , compresi 
gli aderenti delle parti belligeranti, sen- 
ta 'però rammentare ignor di Lucca. 
Nè per questa sola misura impolitica fia 
da sddebitersi il dominatore di Lucca, 
mentre altre molle concorsero a perderlo, 




















ura. - 

Al qual fuoco aggiungevan' esca più 
essenziali dissapori per conto di confini 
territoriali; dondechè, ai 15 dicembre 
del 1429, fu decretata la guerra dalla Si- 


gnoria e dal popolo di Firenze al gover- 
no di Lucca, e tosto furono in campagna 
jura di questa città 16000 no- 
te Sorentina. — Visio però 
sollecito a procurare la 
s1 di Lucca, forse per non aver forze suf- 
cienti da contraporre in campo aperto, i 
commissari di guerra fiorentini ordinaro- 
no i preparativi per i lavori i 

Aveva incontrato favore l'opinione del 
celebre architetto Brunelleschi, che spac- 
ciava per sicura la presa di Lucca, vol. 
li contro il Serchie; e non ostante 


















mesi a fare un fosso assai 
Letto del fiume verso la città. Si cercò sn- 
che di attenere l’acqua nel letto del Ser- 
chie inferiormente all'imboccatura del 
fosso per averne in maggior copia nel 


LUCC 


giorno destinato all’innondazione della 
città assediata, 

Ma i Lucche: iu pratici dei dotti, e 
«dei forestieri architetti nelle cose di cere, 
mon erano stati dal cante loro eziosi, con- 
ciossiachè essi alzarono un arginealla de- 
stra del fesso ariefatto per salvarsi dall 
allagamento miviacciato: Nè a questo solo 
gipero si arrestaroao, fema, che 
dopo terminati dagli sssedianti gle argini libertà. 
del cansie, e questo essendosi pieno d'ac.! 
qua pr scaricarla ria in vere opportuno 

















scopra la “Botte gli asse- 
diati, esci buon nemero da Lucca, - 
reppero l'argine alla sinistra del fosso, 


in gisa che.l'acqua, correndo verso il 
piano di Lenata e di Capanmori, inoadò 
coe tal violenza il cempo degli assedianti, 
posto all’oriente di Luoca, che questi vi 
dovettero lasciare armi, bandiere. e mac- 
chine de guerre per salvare il personale 
nei colli più vicini. 

Noa estanie l'accadeto tristo successo, 
i Fiorentini mom desisterono dall'amedio; 
che ansi vi s'impegnavano ognor più, 
decisi di volere ed ogni modo enirare 
Locce, qusndo chbero avvisa, che dal aa 
della imavasi ona nu- 





iriienena *ppressimav 
merosa banda di seldati a piedi e a ce- 
vallo sotto la condotta di Fraasesce Sfor- 
ma, fiutosi licenziato del’ seldo del duca 
cootui realmente 


di Milano, comecchè da 
un tal soccorre venisse 







i, perchè aveva chiesto al Visconti il 
s00 rivale Niccolò Picciaino a condottie- 
ro delle forse inviate. Al primo scontro 
peralire dei due eserciti, il fiorentino es 
senile rimasto perdente, devè in fretta è 
furia levarsi dal campo isterno a Lecca 
€ comteutarsi di wa lirgo hlocce, trasio- 
cando i suoi quartieri a Ripafratta. 

11 signor di Lucca, per timore di per 
dere il principato, avesdo ricusato di met- 
tere lo Sforza: con i suoi deutro la città, 
cotesto rifiato fa segnale della perdi 
Geinigi: giacchè alcuni dei principati 
Lucchesi sospettando che egli volesse ven. 
dergli agli odiati Fiorentini, e lasiage- 
ti dall'idea di potor riacquistare la pende 
ta libertà, si focero caporioni di ‘una con- 
giura, della quale misero a parte lo Sfor- 
mm non solo l’approvò, ma lemea- 
«do anch'esso della vendita di Lacca alla 

Vv. iL 








del i 


LUCCG 





sero priezao, € superate fe , pe 
netrarono melle sianze dove riposava il 
Goinigi; del quale facilmente padre. 
mirene sel tempo medesimo che Ieri 
griderano per le vie della cità popolo è 


La mattina depo catrò in Lucon lo Sfor- 
ta, ricevuto come liberatore con le sue sol. 
dalesche. Bisognò peralire consentire loro 
il sacco al palazze del deposto signore, 
benchè il tumulteante Incchese lo 
avesse rispettato: e inoltre dovè sborsare 
Jero la somma di poco fiorini d'ero. 

Paolo fu consegnato al generale del Vi. 
sconti per inviarlo a Milano a quel duca, 
che lo fac spore e rinchiudere nel 
qaetello via, dote, di 
aver perduto Ia signoria della ma patria, 
Guinigi, all’età di Sp anni, nel 1432 ter. 
minò la vita. 


Ione ei, ta2so tezsone nerta Rerosuca 
suo atta recce Manriziazi ser 1596. . 


Pià validamente di.ogni altra forza con- 
corsero alla rovina del igi 50,000 di 
cati dai Fiorentiai esibiti & presto pagati 
al conte Francesco Sforza, a condizione 
però ch'egli ritirasse le soe genti dal ter- 
ritorio di Lecca; siochè con la 
di quel coaquisioi reggitori di 
miravano di buon occhio luttociò che ten 
dere potesse ad allontanare il dittatore ed 
suche il prottettore dei Lucchesi. 

Tornati questi ultimi al regime repuli- 
blicana, cresroco ben presto il collegio, 
il consiglio dic credenza e quello genera 

no cittadini, afidando 
ST tun governo su- 
apr Ma i ‘Fiorentini, appena partito 

Sforza, stante il convegno fatto e i da- 
nari pagati, termerono a stringere d'ar 
sedio la città, perché ricusava di riceverti 

Ricorsero 

















Bat Fior, 
pretioò Masini vete pon 
scondendo la mano che tuoce, sempre con 
l'aria di non mancare ai petti giurati. E, 
come poco innanzi aveva mandato le Sfor.. 
sa a soccorrere Lucca, col dichiararlo fuo. 
ri del di lui servizio, così questa Gata fi: 
109 


962 LUCC 
gurò, che i Genovesi, allora suoi sudditi, 
assoklassero il Piccinino e genti armate 
per inviarle prestamente verso 
ran già queste, li a dicembre 1430, arriva- 
te con 3oco cavalli, e 6ueo fanti presso la 
città al panto che il solo fiume dividera 
i due eserciti , quando di notte tempo il 
capitano milanese guadando il Serchio fa 
improvvisamente addosso ai Fior 





13 wesì i Piazlio, viddersi 
cembre 1430) da un molesto nemico. D'ab 
lora in poi per decreto pubblico ogni anno 
una festa popolare celebrò in quel giorno 
tal memoria ai Lucchesi faustissima. 

Alla fine di febbrajo sel 1432 tornaro- 
mo i Fiorentini per tentare un subito as- 
salto sopra Lucca, ma inutilmente; per 
miodo che abbattuti dalla guerra, e dispo 
rando della conquista, aprirono un tral- 
tato di pece, quale resiò conclusa nell’a- 
prile del 1433, a condizione che Lucca 
zioltenese i persi perdoti vell' ultima 
guerra, Ma questa piuttosto che pace rie- 
scà wna tregua, poichè nei primi mesi del 
1439, veduto che i Lucchesi erano rima- 
ati privi di ajuti esterni, e sapendo, che 
questi dalla perte dei Genovesi si trora- 
vano sopranmodo infevoliti , credettero 
i Fiorentini esser giunto il tempo oppor- 
tuno di ritornere setto Lucca, a ciò pre- 
cipusmente consigliati da Cosimo de' Me- 
dici, tornato di corto in Firenze dall'esi- 
lio, mercè gli amici e l'aura popolare. Fu 
perciò decretata la guerra contro Locca, 
e Francesco Sforza, preso a! soldo dai Fio 
’incamminò con l'armata nel 
territorio iucchese, dove di prima giunta 
ocenpò, dsl lato della marina i paesi di 
Viareggio e Camaiore, e dalla perte dei 
monti diversi villaggi e castella in Garfa. 
guana; dopo di che si occupò a situare gli 
alloggiamenti intorno a Lucca. 

Erano i Lucchesi a tutto disposti, salvo 
a soggiacere ai Fiorentini. Ricorsero per- 
tanto, ed ebbero validi soccorsi dal Vi- 
sconti, il quale usara ogni mezze affinchè 
solesta ciltà non cadesse nelle mani di tal 
nemico. Infatti mel tenapo che il Piccini- 
mo con le masnade del Visconti marciava 





















LUcc 


ad ostaggiare nell’ ino fra 
MARTE TI deo ino sere E 


. E- re largo guiderdone allo Sforza , per fer 


lo tornare al suo serrizio. Non potevano 


questi due modi mancare di 


difetto desiderato, cosicchè la tr 
Firenze, valendosi da un lato attaconta 





scorgeado a disposiziene del suo capitano 
sa ad accettare il periito ti 

DI duca, si piegò a trattative 
uale venne conclusa in prile 
del 1436, € quand era sel terminare del 
triennio, per altri cinquant'anni venne 





putin “i 





chesi ostilmente derante T' ullisa guerra 
occapeti, meno la terra di. Monte-Carlo, 
€ la fortezza di Molrone, — Tecquero ghi 
storici la causa che indosse la Signorie di 
Firenze a si fatta generosa restituzione; 
ma qualunque fosse la ragione di ua tal 

in egni modo il fatto stà a di- 
mostrare: che se i Fiorentimi, per il cono 
rare volte interrotto di 123 anni, dissea- 
tendo nei pripcipii politici, furono in 
urto è guerreggiarono contro i Lecchesi, 
ciò non accadde mica per edio che aves 
sero agli abitanti, ma Pirrero al gore 
uo ghibellino, da cui Lacca per sì leago 
tempo era stala domiosta. — Infatti i Fie- 
rentini , dopo la pece del 1438, on sele 
dentro il termine dai iti preseritio re 





rove della loro filucia © amerevoleza. 
ben corrisposero dal canto loro i Les 
chesi, allorehè Firenze difettando di gra- 
naglie , di eni Lecca , per misnra di ae- 
vista, ai richie 





ie loro cure a dare na miglior ordine agi 

fari laterni per la conservazione di em 
viver libero. Le qual cose appariaco de una 
Nuov: Resi ee promulgsta mel 1446 








uliva potestà, e l’altra perte, che fa pei 
pubblicata in Lecca mel 31490 da Arrigo 


LUCC 


di Golonte, comprendeva le leggi civili e 
crini 
res 





i con le regole delle procedure 
Live, 
ndech qualora si vogliano ecceltua. 
tentate da Ladislao figlio di 
Paolo Guinigi, con-lo scopo di riscqui- 
stare la paterna signoria, Lucca non eb- 
be più scontri pericolosi ua quiete e 
governo fino alla venuta. di Carlo VIII re 
di Francia in Toscana. Realmente alla 
discesa di quei Francesi in Itali: 
cesero le estinte amarezze fra i Fiorenti 
mi e i Lecchesi, perchè a quest'ultimi il 
re franco per pecunia aveva consegnato 
L terra e rocca di Pietrasanta, stata pre- 
ualche tempo innanzi dai Fiorentini 
renovesi ; € Pia ancora contribuirono 
fra le due repubbliche gli 
copertemente si ri 
‘somminisirarono. 
jane che, dopo avere i Fio- 
iconquistato Pisa ( suno 1509 ) 
are bstilmente 
fortemente ri. 

























schiato di perdere la sua indipendenza 
senza l'a 





appoggio dell'impera 


soldati 
la strada lo sborso di forio 


che fruttarono un ampio di loma in fi 
vore della lucchese libertà. î Îì qual privi- 
legio fu rinnovato nel 1532 da Carlo V, 

confermando non solamente quanto era 
stato ai Lucchesi dai Cesari autecessori ac- 
cordato, ma di più dichiarò nulla la ces 
sione di alcune terre obbligatemente fdtia 
al Comune di Firenze. L'assedio peraltro 
€ la caduta di quest’ultima città con la per 
dita della sua dibertà svegliò l'allarme pel 
popolo lucchese per timore di un'egual 
sorte, E tanto più ne temeva in 
che la somma del potere e gl‘impie 
Jocrosi, stando fra le mani dei pas; peo 
ppetoavansi fra loro in ogni rinnoyazione 
di governo. Al che si aggiungevano i so- 
prusi per conto di altre misure economi» 
che, tendenti a inceppare, anzi che inco. 
raggire l'industria principale del 

quale si era quella dell’arte della seta; 
sconcerti tutti che contribuirono a ina- 
sprire la plebe contro i graadi, il popole 
mainuto contro il popolo grasso. 















Con questa zione d'animi ae 
cadde che, nell le del 1531, i tessitori 
da leggi oppressive indispettili, e da go 





anto . 


Lucc 863 


vernanti orgogliosi vilipesi, si sdunaro» 
‘marono e gridarono inorte al go- 
tocratico.—-Fu allora che Luoca 
so0i Ciompi, cui fu dato il nome 
traccioni, perchè sotto le insegne di 
un vessillo nero striccisto, formati in 









fichele 


Maocavagli però un 
di Lando, a voler chei Straccioni di Luo- 

ca polewero; «riuscire uel progetto di ri- 
stabilire nella loro patria il governo popo» 
lare.— L' irresolutezza dei sediziosi cal- 
mò a poco a poco il limore dei senatori, 
che tito tuitî dal partito dei magnati; e 


dellaccitti 





lungo andò il gioco, che di molte 
tempo, d' l'intelligenza degli anziani, s'in- 
trodussero in città da mille vomini 
mati del contado di Cemajore, 
sorpresero, viusero e dissiparono gli am- 
mutinali, Allora il senato lucchese in be. 
nemerenza del servigio dai Camajoresi 
prestato, decretarono che si esigesse a me- 
moria di ciò dentro Camajore una specie 
di arco trionfale — Wed. Camasone. 
Altre penose cure il governo di Lacca 
«bbe a sopportare , allorchè la quiete in- 
terna della città fu nuovamente nel 1549 
in procinto di perdersi, se non andava fal- 
Vita altra congiura di un nobile lucchese. 
Pietro Fatinelli andò ‘meditando di farò 
arbitro della patria, credendo gli potesse 
ianere fa via il favore che egli godeva 
la corte di Carlo V, presso cel dagli so- 
di Locca era stato più d'una volta 
lo; ma aj scoperta la macchine- 
zione, fu incarcerato l'autore, e dopo aver 
confessato fra i tormenti il delitto, de- 
vò lasciare sul patibolo il capo. 
In questo mezzo tempo andava aerpe 
genio, per Lucca un altro più serio male. 
eresia di Latero vi'era stata introdotta 
per opera specialmente di varii ecelesia 
stici regolari; per oni si agì contro i set 
tarii con tale rigore, che quelli i quali 
eransi da Lueca preventivamente allonta. 
mati, vennero dichiarati ribelli, ed i ho- 
ni loro coufiscati e- pubblicati. 
A siffatto convulsioni civi 
ne succedè ben preso una 
dissime che mise il governo del. 
la repubblica pio imbarazzo per 
la sicurezza propria e dei potentati d’Ite- 
lia. Comparve nel 1546 un altro Co» 





















8904 Lucc 


la di Riento in Francesco Burlamacchi, 
nato di cospicua famiglia lucchese, il 
quale, infatuato delle eroiche gesta dei 
capitani della Grecia, che con piccoli 
mezzi avevsno operato cose grandi, nien- 
temenò agognò che rivendicare a libertà 
i popoli italiani. 

'Sentiva egli con pena la servitù di Fi- 
sense, lo strazio di Siena, l’abiezione di 
Pisa; compiangeva Perugia percossa, Bo- 
Jogna in catene; in una perola imaginava 
che dovesse tornare libera Itali 

















tempi delle repubbliche del Peloponneso, 
i popoli dell'Italia o per vizio degli uo- 
più non si reggevano a 
giù andavano assucfacendosi ai sistemi 
dell’ aristocrazia e dell’assolatisnzo. Per 
conseguenza l'idea del Burlemacchi potè 
paragonarsi al soguo di un febbricitanie 
che vaneggia negli accessi della sua ma- 
lattia.— Un falso amico del Cola lucche- 
se rivelò al daca di Firenze l'ardito pro- 
getto del Burlamacchi, quasi nel tempo 
medesimo che un, cittadino senese, stato. 
messo a parte del segreto, lo palesava agli 
anziani del governo di 

Giò bastò, perché il Burlamecchi fosse 
preso, sostenuto in palazzo, ed în 
sa di un commissario dell’Im 
sulla tortura processato: fino a cl 
egli dal dolore, confessare dovi 
rico disegno da esso immagiuato. Allo- 
ra per ordine di Carlo V il reo di stato 
fu condotto a Ni gostà con altre 
persone implicate in le pensamento , 
venne in pubblico giustiziato. 

Dopo di tutto ciò si aggiunse la caduta 
della repubblica di Siena, colpo fatale per 

quei popoli che contavano di manienersi 
fiero € molto più per i vinti che spera 
gere a regime repubblicano. 





prese 
eratore 





















vece di giovare al subbietto 
promossa; il disegno del Bar- 

lamacchi, e la caduta di due repubbliche 
vicine, avvertivano i signori di Lucca 
dei pericoli che da ogui parle li mioso 
ciavano. — Nel 1556 il gon(aloniere Mar- 
tino Bernardini fu per i nobili lucchesi 
uale era stato nel 1297 il doge Pietro 
Eradenigo per i veneziani. Egli propose al 
senato di converlire in legge la seguente 
riforma statuaria: « Ammettere alle ca- 
riche del governo solamente quelle fami. 











LUCC 

glie che allora di tali omori, 
col diritto di trasferirli alla loro disces- 
densa; escluso però da questo diritto chiun. 
gue fosse nato in Lucca da padre forestie. 
ro, e tutti i figli di persone del 

salvi quelli tra loro, i quali all'epoca 
della proposta riforma | partecipavano ast 
impieghi governatioi. ».Il progetio più- 
cque agli anziani talmente, che lo conver. 
tirono in quella legge organica della re- 
pubblica, la s grate ad esempio del sensio 
di Roma, chiamossi col nome dell'autore, 





i Zegge Martiniana. Colesta legge, pubbli. 


al Sal dicembre del 1556, fece schia- 
matto tra il popolo, ma furono voci senza 
effetto, La memoria fresca dei mali arpa 
per la ribellione degli Steaccioni, i 
ricoli cui erano scampati per le pretesto 
ri ‘congiure, la cadota non antica della 
repubblica di Firenze , e quella recentis. 
sima di Siena, servirono di esempio al po- 
polo lucchese per adattarsi alle circostan- 
se. — In conseguenza gli statuti 
de Begimine, l'ultimo dei quali era stato 
compilato nel 1539, riceverono da questa 
legge un'allerazione di gravi 











Lacce d'allora i poi divenne di diritto 
quello che già da molto tempo indietro lo 
era di fatto, cis ci 





ILooc watt’ vLTISIO reRIonO peLzA sua 
ANTICA REPURELICA SINO AL 1799. 


Se la legge Martiniana, soggerita senza 
dubbio dall'orgoglio, riescisse in effetto 
utile piuttosto che dannosa, o viceversa, 
non seppe deciderlo un erudito autore mo- 
derno; il quale con disinvoltura ed im- 
parzialità, scrivendo della sua patria, sa 
tal ito diceva: « che forse la quiete 






che ne venne a riguardo di 
rosi della libertà non avrebbero mancato 
di portarsi quà con le loro fotune dai 
proprii psesi ridolli in serità, quando 
fossero sali a suo tempo ricevali come 
veri cittadini i loro figli ».— (Mazzanosa, 
Storia di Lucca Lib. VII). 

A rendere pi bile il regime dell'or- 
dine interno cosdiavò una prudente coe- 











LUCC 





tenza fa accresciuta in 
acquisto di Siena e del suo 
eedutogli da Filippo II re di Spagna. — 
M trattato di pace nel 1559, firmato tra 
la Spagna e la Francia, concorse vieppiù 
ad assicurare l'aristocrazia lucchese, to- 
sochè in delta pace fa compresa anche 
Lacca come peese libero e neutrale. 
Cosiechè il gorerno, tranquillo sl di 
fuori e in casa, potè occuparsi de'lavori 
di pubblica utilità, sia coll’ arginare il 
Serchio di contro alla città, sia col risve- 
Gliare maggior operosità nella costrazione 
delle attuali sue mura, sia col far scavare 
mn fosso navigabile per mettere in comu- 
icazione Lucca coll'Ozzeri, e di là conti- 











muando il cammino a levante enirare nel 





gando verso Firenze 0 a Pisa. 


Tante spese però avendo depauperato 
pubblico erario, impossibilitarono il 
governo di soddisfare per intiero alle in- 
chieste dell'Imp, Massimiliano Il, che nel 
1565 avera domandato alla repubblica 
seudi 70,000, a titolo di sussidio per la 
guerra contro il Turco; per modo che soli 
35,000 scudi gli furono dati: 

In tar restante del secolo XVI i 








Lucchesi ebbero calma interna e pace al bl: 





LUCC 8965 


iglio la provvisione seguente: « che il 
iritto di governare, salva una grazia del 
potere supremo, dotesse d'allora in poi 
risiedere nelle sole famiglie che ne erano 
al possesso dall'epoca della legge Marti» 
miana. . 

Quindi è che in ordine alla stesca prov. 
visione in un libro, chiamato libro d' oro, 
furono registrati i nomi e learmi di tutti 
coloro, cui fino a quel suddetto giorno 
wu tale diritto si apparteneva. 

Si volle dare una qualche apparenza di 
ragione a siffatta restrizione, disostran- 
do tutto ciò esere di al fine d'im- 

ire, che qualcune 
iglie senatorie con nomi falsi e perso 
ne supposte. Ma piuttosto che ragione, dice 
il prelodato storico lucchese, era questo un 
pretesto, atteso che molti altri più facili 
espedienti avrebbero potuto, se mai, le- 
juesio male decantato, in vista 
delle città non grande, e del proporzio- 
nato ristretto numero degli eligibili. La 
vera ragione stava nel volere quelle fa- 
miglie, che allora moderavano lo stato, 
perpetuare fra loro il comando a somi: 
glianza di ciò che to si era nelle due 
repubbliche di Venezia e di Genova. — 
Dal libro d'oro, che tuttora consertasi 
mell’archivio di stato, apparisce, che 226 
erano a di epoca le casate con: armi e 
soni diversi fra loro, tra le quali ara 





















di fuori. cognome differenziato. 
Per tnrbare quest'ultima coi Nuovi dispiaceri poco dopo si aggiun- 
mel 1607 a risuscitare antichi i serv ad amareggiare i Lucchesi, la prepo- 





pori 
tra i reggitori della repubblica e il duca 
di Modena , uno per conservare 0 accre- 
acere, gli altri per far valere dei diritti 
disusati sopra una porzione di Garfagna- 
ma da lungo tempo perduta. 
rono fra le due parti preti 
piuttosto ladronerie, le qu 
Ue sospese da coria pace, si converlirouo 
poscia in una manifesta guerra, sino a 
che per ordine dell'Imperatore i Lucche- 
si e i Modanesi dovettero sospendere la 
guerra e quindi starsene alla sentenza che 
dalla corte cesarea di Milano sarebbesi 
provuuziata. — Fed. Ganracmana. 





Li 
Posate le armi, il governo di Lucca si 


occupò a ristringere la borsa degli eligi- 
bili alle pubbliche cariche: e bene 
scirono gli anziani che sedevamo signo. 
ri nel primo semestre del 1628, quando 
essi nel a1 gennajo, fecero approvare dal 











tenza di un loro conciltadino vescovo car- 
dinale, Marc'Antonio Franciotti; il quale, 
non volendo uniformarsi alla legge comu- 
ne del paese, ricusò costantemente di far 
punire an suo familiare, perchè con den- 
no del lerzo aveva abusato del privilegio 
di portare la faoco. — L'altra più 
generale e più funesta sciagura fu la mo 
ria che in Lacca e nel suo contado ripe- 





pietà paterna, e 
forse anche dalla politica di gratificarsi 
la moltitudine per accostumaria vie me- 
bedienza di una classe distinta‘ 





868 Lucc 


Quello però che stava più a cuore ci 
padri coscritti lnochesi era di allontana 
rre chicchessia, a furia di punizioni severe, 
e non di rado ingiuste, dall'idea di ma- 
€hinare contro il nuovo regime. La storia 
ba tramandato ai posteri la tirannica ma- 
miera, con la quale un Agostino Mansi, un 
del Poggio, un Vincenza Altogradi, pero 
maggi tutti distinti e nobilissi 
per lievi cause politiche, quello mandato 
per dieci anni alla galera, e questi per un 
pensiero libero manifestato, condannati 
a lasciar la testa sul patibolo. 

Del resto non furonvi dappoi turba 
menti politici di grande importanza, o di 
qualche grave na; sicchè il go- 
‘verno, dalla metà del secolo XVII ino 
al 1700, visse quieto. — Lie 
d'inconsiderata violenza e di parziali in- 
rie recarono ai senatori di Lucca, nel 

1700, un qualche imbarazzo per parte di 
Cai mo III granduca di Toscana, poi 
i li Mas 






























Ma le corti mediatrici fecero posare lo- 
ro il corraccio con rimettere in calma i 
popoli insieme coi governi allarmati. 

Diede pur motivo di qualche amarezza 
fra il senato lucchese e la corte di Roma 

inchiesta stata dal primo avanzata per 
avere il diritto di presentare ol pape une 
terna di tre soggeiti idonei ad 0g! 
cinza della sede vescovile di Lucca; 
chiesta che finalmente nel 1754 dal Pont. 
Benedetto XIV fu secondala.—Mosse mag- 

giore ramore per coeto del clero lucchese 
una dalla ragione politica e civile 
sulle Afani-morte consigliata, la quale fa 
discussa, e finalmente li 7 settembre del 
1764 decretata, per modo che niuno po- 
temweiper l'avvenire alle corporazioni mo- 
rali donare o testare un valsente superio 
re alla ventesima parte del sno patrimo- 
nio, nè mai una somma maggiore di scu- 
di sco. La qual legge si credè comandata 
dal vedere la classe degli ecclesiastici a so- 
vrabbondenza provvista di beni; i quali 
si calcolò che seperassero il valore di no- 
ve milioni di scadi, goduti da circa 1500 
individui dei due sessi; lo che veniva a 
equiparare circa la metà del patrimonio 
de’ privati di tutto lo stato, il quale fu 
calcolato essere di venti milioni di scudi, 















LUCC 


71 tempo aveva fatto scorgere un vizio 
grande nel sistema aristocratico, vizio che 
a guisa di larlo a poco a poco si 
nelle famiglie senatorie il midollo della 
loro repubblica. 





LUCC 


vittorie riportate dai Francesi in Italia 
cambiarono affatto le sorti della penisola; 
siechè i padri coscritti di Lcd în inotil 
mente con l’ambascerie e con l'oro trave- 
gliavansi di are la del 
direttorio di Francia, di acquistare la be- 
mevolenza del loro generalissimo im Italia, soria 
di blamdire le fervidissime neonate repub- 
bliche Cispadana 6 Transpadana. Lasio- 
ghe vane, danari e parole gettate; porcioo- 
chè l'occupazione di Laces, per parte dei 
Francesi da lungo tempo meditate, ebbe 
finalmente il suo effetto nei primi giorni 
del 17 uando vi entrò con una parie 
della ses divisione i general Serrarier; 







rete ecabioniai vettovaglie, di pe- 
coni edi È vestiario scoompagnale di da mi- 
maoce terribili, vealavano oso) 
Soc preme ri rta 
ogni ceto. Pare Lbiezioni è ira si gra 
vose imposizioni, cotanti spogli violenti, 
sopporiavansi da quei senatori nella diffi- 
cile speranza di continuare a diri- 
Gere il timone della repubblica. Che però, 
pensando essi al modo di riescirvi, nel 15 
gennajo del 1799, deliberarono di far ri- 
torno all'antica costituzione dersoeratica, 
coll’ annullare la legge Marticiana del 
1556, e le riforme posteriori. Si fecg an- 
che di più. Dalla classe privilegiata dei 
mobili furono eletti dodiei personaggi col- 
l’incarico di modificare, adattando alle 
circostanze le antiche costituzioni; e que 
sti, nel di 38 dello stesso gennajo, decre- 
tarono, che per le fatare-elezioni verreb- 
bero dai comizi coloro destinati a 
il nuovo regime della rigenera 
sione lacchese. 

Ciononostante i voti e la scelta degli 
elettori cadde sopra eri ven ‘fron preoccu- 
pati da spirito di novità, sopra persone 
specchiate e meritevoli della fiducia co- 
mune,  patriotti se ne lagnarono, scon- 
giurano il general francese di provre- 
dere alle causa loro, che era pur quella 
della Francia; ed egli vi. provvide alla 
maniera orientale. Farono invitati a pa- 
lazzo per la seattina del 4 febbràjo 1799, 
a un ora medesima, e in due sale sepe- 
rete, tauto quelli da lui segretamente de- 
stinati a prendere le redini del nuovo go. 
verno, come anco i senatori ed il gonfa- 
loaiere della vecchia repubblica. Al 

















LUCG 8907 
determinata Serrurier accompagnato. dal 
suo seguito recessi ai due corpi da lui con. 
gregati per dichiarare a nome del gene 
rale in eapo dell’ esercito d'Italia, al veo- 
chio semsto, che d'allora în poi restara 
sbolita Tiebli i Leechesi la tà e ogoi 
ivilegiata, e dirgli nel 
egli aveva scelto da ogni 

quelli destinati a go- 
un modo provvisorio la re 
Lucca 


Fielp sica, 
classe di cittadii 








Pal re il voto di tu! 
"Di i ccandosi nella sala, dove eransi 
raccolti i nuovi da esso eletti, disse:che per 
gli ordini potere esecutivo di Francia, 
capo aveva partecipato al 
Sela come il direttorio francese per 
-secondare i voti degli abitanti per una co- 
stituzlone intieremente democratica, ouole 
che io (Serrurier) la componga di quei 
soli, î quali, per l'attaccamento toro alle 
massime repubblicane, per la vastità dei 
loro lumi, € per la saviessa dello spirito 
Toro, compariranno i più adattati 4 man- 
tenere la libertà sensa reazione e la quiete 
senza terrore, Quindi soggiunse: To vi 
consegno la carta del sistema d'organiz 
sezione proovisoria, cui invito voi tutti 
di conformarvi. 

Così fin) dopo 243 anni il ari. 
stocratico di Locea, non per facchecza di 
vetustà, ma per quella forza irresistibi n 
calata dalle a rovesciare da capo a 
fondo non meno che i regni e le duchee, 
le vecchie repubbliche. 

La costituzione data ai Lucchesi dal 
Serrurier fu la stessa di quella della 7 re. 
pabblica Ligure. La parte organica.rid 
n potere legislstivo diviso în 
due consigli, quello dei giuniori di 48, 
l'altro di seniori di 34 membri, oltre un 

esecativo quinquerirale, che si no- 
Koeioò diveltorio,anlaito da cinque mi: 
mistri di stato. — Non tacque nei naovi 
reggitori il sentimento del ben pabblice, 
e varie buone leggi sino dei primi mesi 
farona proposte, discusse el emanate; ma 
non si Lod) passo nell'ordine gover. 
nativo senza l'a tI 
comandate e del distri fivnazse. Era. 
no i ra| tanti della repabblica di 
Lucca tanti automi, che venivano 
tamente o visibilmente maneggiati dal- 























ora la maestria dei rigenerajori. Avvegnachè 





208 LUCC 


mulla si secordava ai consigli e alle dr 
deliberazioni, ogni cose doveva fa 
voglia dei Francesi, 
verno e cittadini ubbi: 
lisereta 0 indiscreta voglia. 
vile al pari della politica non 
si comosceva che per iroi ia, o ‘per sfregio 
del suo mome; oppressi i mobili, perse- 
gui gli ecclesiastici, smunti di nume- 
i facoltesi e i mercanti, versati i cit- 
da esigentissima seldotosca di guar. 
nigione, tali furono i fratti prisatioci e 

iù manifesti della lucche- 
E° Quindi not è de ececigioe i 
Francesi erano costà assai inalvisti ed o- 
diati dall'universale, 

Trovandosi in tal guisa mu disposti gli 
animi degli abitaati di Lucca, e più anco. 
ra delle genti di contado, queste c'incalori. 
rono vieraaggiormente, e si ammutinaro. 
no all’ansuszio del primo successo otte- 
muto in Lombardia dall'esercito alleato: e 
più ancora dopo la notizia svata delle tre 
giornate della Trebbia (1, 18, 19 giugno 
del 1799 ) contro }d battagliate. 

















Appena avnto sentore dell'arrivo degli erano 


Austriaci in Toseanz, fu vano esigere dal 
popolo ubbidienza al governo e tranquil- 
lità. Le falangi tedesche, nel taglio del 
1799, faromo accolte in Lecca .con en 
sizsmo. Se non che la prima misura dei 
muovi arrivati fu quella di dover conse. 
Gare tutte le armi da faoco detl'arsenale 
© i bellissimi grossi cannoni di bronzo, 
che in numero di 130 goarnivano gli ua- 
dici bestioni sulle mura della città. 
Presto i tripadii si convertirone in la- 
goanze, e quindi ia angustie, perse forti 
esigenze che si richiedevano dalle trappe 
arrivate. AI che si agginnse wa abisso di 
mali maggiori, quando si vollero annul- 
lare tutte le leggi 
democratico, posci: 











passate azioni politiche e perfino i pen- 
sieri. 

Ma giù Je sorti di Lecca e dell'intiera 
Tralia stavano un'altra volta per pendere 
a favore dei Francesi, meroî il genio di 
Bonsperte. Il quale, Hope avere divieto 
spento il direttorio, comparve qual fal- 
mine con na rinnovato arileulissimo eser- 
cito sui gioghi dell'A: ls calando in 





LUCC 


quistò a Marengo in un giorne, (14 giu- 
a gno 1800) quanto i generali suoi prede 
cessori avevano perduto in ua anno. 
Looca we: vanti serra nuera: 
BEL stcoLe sacmenOnO. 


Sarebbe mojoso il ridire le tante me 
tazioni di reggimento, e le varie impe 
rice centribazioni che a cortissimi pe 

sorsero e gravitarone sopra il 
lo locohese.— Leuney generale di re 
cia, che, nel 7 laglio del 1800, anunazia 
l'imminente arrivo delle sua brigata ia 
Lacca ; Massena maresciallo, il quale co- 
manda da Genova gli si sborsi un mi 
Lione di frenchi, la metà tempo 34 ore, 
giorni per l'altra metà, ordinando 
di sequestrare le pubbliche casse e di ar 
restare i rappresanti del governo che re- 
clamavano contro tanta jeiquità. Si ce 
stringevano i nobili a tornare a Lucca, e 
si confiscavano i i coloro che a un 
tel comando non abbiditano. Tutto ciò 
sì operava alla vigilia in cui altre forze 
riunite dal general tedesco Sommariva 
r ritornare costà, Infatti ai 13 di 
dello stesso anwo, appena arri- 
vata ia Lucca an'altra sorta di padroei, 











pito il mese, che dovettero di qua riper- 
tirsese (9 ottobre) per dae Inogo si Fras- 
cesì tornati in maggior mumero sotto va 
altro genera! di brigata, ma con le stesse 
molestissime intenzioni di spolpare perf 
no al midollo i bersagliati popoli italiani. 
Dorissimi e rovinosi erano talti i mo 
di che essi adoprarono, cude lucrare de 
maro dai Lacchesi ridoiti alla miseria. 
Tn mezzo a queste anj 

copcla a eaevile (rg (Mb stette 
l’altra tra la Francia e Napoli, segnata in 
Firenze il 38 merso dello stesso ammo, fa- 
cavano sperare a questo popolo wn vic 
mo sollievo. Se nosi che gii restava tai- 
tavia cn gran crepacuore nell'animo per 
la incertezza della sua sorte. — Piacque 
perallora a Napoleone di ridonare a Luc 
ca una tal quale esistenza politica medias- 
te an reggimento repubblicano, di cui or 
dinò l'organizzazione at Saliceti coa l'i 
struzione, che si badasse, mella scelta dri 
governanti, aÌ maggior censo, e per il re 
sto si desse la preferenza ai letierati, si 
megosianti e agli artisti più furaigersli. 


LUCC 


Lo preparata costituzione, pubblicata nel 
31 dicembre successivo, in generale fu 
ken accolta, perchè basata sui principii 
na repubblica democratica temperata, 
en nella scella dei soggetti designati 
a governarla eranvene parecchi rispelti- 
bili per dottrina, per probità e per amor 
di patria. 

Entrò il potere esecutivo in attività 
il primo giorno dell’anno 1802. — Il go- 
verno comiociò le sue operazioni con un 
pieno perdono e un'assoluta dimentican- 
za su qualsivoglia delitto politico; al che 
rono utilissime cose. Fra feal- 








ponderata e reita giustizia rispetto a 
Generale proporzionata reparlizione della 
tassa fondi 
Infatti la quiete interna andava a ri- 
stabilirsi, io goisa che le antipatie poli- 
tiche, se non affatto svanite, erano assai 
scemate, e la benevolenza del primo con- 
la repubblica francese da parole 
lusioghiere e affettuose veniva pubblica- 
mente dimostrata al governo lucchese, sic- 
chè questo incoraggito occapavasi con sa. 
vieta e con lode degli affari, e special. 











iù 

Gl' interessi pertanto di questa piccola 
repubblica procedevano, non solo con re- 
golarità, ma con profitto della generalità: 


utadino non fanatico pre- 
inire nell’iccordo co- 
€ nel buon effetto di provvide isti- 
tuzioni decretate. — Ma cum’ era piaciuto 
al sommo imperante di rispettare fino al- 
Jora i sacri diritti dei Lucchesi, venuto 
il maggio del 1805, epoca dell'incorona- 
zione dell imperatore de’ Francesi in re 
d’ Italia, menire Genova con le solite ap- 
parere spontanee costringevasi a chiede- 

re a Napoleone la sua aggregazione sila 
Francia, nel letapo medesimo il mi 
Talleyrand per insinuazione vlell'orecolo, 
cui allora porgera incenso, dovè far sea- 
tire al ministro Girolamo Lucchesini que- 
sta imperatoria senienza: e voi altri « 
Lucca non farete nulla? 

Favvi tosto chi spiegò il mistero, e che 
suggerì il modo di coonestare il pretesto, 
che la costituzione della repubblica luc- 
chese non era più adattata ai tempi, al 

vm 





















LUCC 869 


sistema delle altre nazioni e alle circo 
stanze generali dell’ Europa. Bisoguava 
pregare il sommo imperante a dare uno 
statuto politico speciale per Lucca, e 
fidarne il governo a uno dei principi del- 
la ipoleonica prospis..A lenore della 
suggerita inchiesta fu redatta una costitu- 
gione semi-liberale, per l'accettazione del- 
la quale sì apersero i registri in tutte le 
parrocchie dello stato lucchese, onde ri- 
cevere dai volanti nel termine di tre gior- 

dichiarazione della propria 
provi la condizione, che chi non firma 

























to gov pprovaro- 
no. Ognuno stava in aspettazione Rel priv. 
peratore de' Francesi e re d’ 
aveva în menle sua a tale piccola so- 
ato. Ma presto fu appagala 
la curiosità . conciossinchè il goveruo di 
Lucca, per insinuazione altissima, il 13 
gingno manifestò al pubblico, che avrebbe 
chiesto per capo S. À. S. Felice Baciocchi 
principe di Piombino, sposo di Elisa s0- 
rella di Napoleone. Uu' apposita deputa- 
zione in Bologna presentò a quest' l'ultimo 
dl voto della nazione lucchese, e costà sotto 











i ladirezione dell'imperiale segreieria di 


stato fa redatto il nuovo statuto organico 
di Locca, nel quale, per salutevole accor- 
gimento dei deputati fa inserito -un ui 
colo riguardante l'esenzione dei Lucche- 
si dalla coscriszione militare francese. 
cotal maniera accadde che, chi ave- 
vaal popolo di Lucca ridonato la liberià, 
fece sparire la più vecchia repubblica to- 
acana, per quanto al paese consertasso 
quella indipendenta che tarte volta per 
brighe domestiche, o per propria de 
lezza, 0 per ragioni di gato | i Lucchesi 

















Italico. Da quest’ ul 
con decreto napolconico de' 30 marzo 1808, 
dichiarandolo feudo imperiale, ma per 
l'arministrazione governativa fu ri 
co la Garfagnana (eccetto Barga) al 
cipatodi Lucca.Dopo il qualeaccrescimen- 
to si ordinò ai principi di Imcca, non 
solamente di porre in vigore in tutto il 
sio 





870 Luce 

loro dominio il codice di Napoleone, lo 
che poteva dirsi un altro benefizio, ma fa 
ingiunto l'obbligo di valere nel loro 
stato il concordato per gli affari ecclesia- 
stici fatto e sottoscritto fra la corte di Ro- 
ma e il fegno italico; lo che riuscì non 





poco discaro ai Locchesi, massimamente. 


si corpì religiosi dell'uno e dell’ altro 
sesso. 

Non si contavano allora in Lucca meno 
i uomini e 19 di don- 
ne: e ad eccezione di sette, spettanti a men- 
dicanti, gli altri tutti possedevano più o 
Aggiangansi i be- 













i 

quali tutti vennero colpiti da una sola 

sentenza pronvuziata da più alto scanno 

che non era quello dei principi di Lucca. 

La quale seutenza comandava la soppres- 
indei 





sione dei luoghi pii, e la 
delle loro sostanze mobili e immobili. 
grazia di ciò il dominio di Lucca accu 
mulò un patrimonio di sopra venti mni- 
lioni di frauchi. 

Vero è che questa risorsa vistosissima 
pose in grado il governo 











parte un uso benefico ed atile dei beni in- 
demaniati senza per questo agyravare di 
troppo i sudditi di contribuzioni e di 





dotere spedali 


nere gl'invali 





i e somministrare i mer 
zi oppuoti ine di rendere più utili 
e incoraggire le arti belle, le scienze e le 
industrie nazionali. Cosicché si dotarono 
le accademie, si accrebbero di cattedre 
gli studii, si fondarono collegii, istituti 
€ conservatorii per educare la gioventù 
dei due se: di varie classi nelle scien- 
ze, nelle lettere e nella morale. Si ridusse 























rono rese 
si aprirono di nuovo 

r lo stato e in varie direzioni molle e 
le strade, nel tempo che altre vie trop- 
po angoste si ampliarano dentro la città, 
dove furono fatte più spaziose varie | 
ze con qualche pubblico paluzzo, Si argi 
carono canali e fiurui: ma specialmente si 
lavorò intorno al Serchio, 
trovandosi a livello del piano 
‘minecciava ad ogni piena straordinaria 














LUCC 
annegare gli abitanti dei sabborghi e le 
loro case. 


Fa istituita una commissione d° inco- 
raggimento per l'agricoltura e per l'arti 
con facoltà di comprare macchine e di per- 
fezionare le antiche onde animare il genio 
naturalmente industrioso dei Loochesi. 

Con l'idea benefica di provvedere Loo- 
ca di acqua potabile, sotto i principi Bs- 
ciocchi fu dato principio alla fahbrica de- 
gli acqued che l'attual governo du- 
cale borbonico con vistoso dispendio e 
più grandiovamente condusse dentro Lue- 








«ca dalle falde settentrionali del Monte pi- 


sano a utilità e decoro della città. 

Tali furono le somme opere dei prin- 
cipi napoleonici; molte attre ne fecero 
utili in generale per una pronta e più 
retta amministrazione della giostizia, € 
dell’ entrate municipali, per la libertà 
commerciale, ec. ec. Tutte queste «ose fa- 
ceva Felice Baciocc! nome, Elisa Bo- 
naparte di fatto e di suo arbitrio, sebbe- 
ne esse avessero l'appareoza di essere sta- 
te deliberate, come la costituzione pre- 
scriveva, previo il consiglio e approvs 
zione del senato lucchese; il qual corpo 
stelle interi aoni senza essere lampoco 
congrepalo. 

Dopu trentaquattro mesi di stabile di- 
mora nel principato, in virià di an de 
creto di Napoleone, del 3 marzo 1809, Eli. 











i sa recossi a Firenze col litolo di grande 


chessa governatrice della Toscana. Im) 

cioeché il regno di Etru inciato il 
1a agosto 180r, essendo finito col 10 di- 
cembre del 1807, fu per volere dell'on- 
nipolente imperatore, levata di la Maria 
Luisa, regina reggente quel regno pel te- 
nem figlio Infante don Carlo rico 
di Borbone, e tosto la Toscana dichiarata 

viucia del grande impero. 

Lr avtunque però i principi Baciocchi, 
le del 1809 in poi, risedessero 
in Firenze, Elisa non rinunziò totalmente 
al suo pi to soggiorno di Lucca, dove 
gli pareva di essere în mezzo alla sua fa- 
miglia. E veramente ella ambiva, e si sti. 
mava di aver rigenerato colesto paese, 
giacchè le scienze, le urti, il gentil coste- 
me, la eleganza del vestire, um ere 
vivere e molte altre cose anche più im- 
portanti, tutte si attribuivano al grande 
impalso da essa dato, non che alla docile 
indole del popolo lucchese ed alla corri 




















LUCC 
bi pre trovata nei zelanti suoi mini 


stri che vi coadiurarono. 
i fatali per dare il crollo al 
grande editizio napoleonico si scoostava- 









no. Dopo Ja terribile campagna di Mosca, pris 


il mondo parve destarsi per avventarsi 
contro colui che lo voleva tuito per sò. 
Mentre pericolava in Lomberdia la sorte 
del regno italico, si affacciarono devanti 
alla spiaggia di Viareggio (9 dicembre 
del 1813) navi inglesi per eseguirvi lo 
sberco di una fazione di armati; i qua- 
MH in numero di uo migliaje murcisro- 
no presiamente verso Luoca con bemliera 
spiegata, che indicar voleva ei balordi: 
Indipendenza d' Italia. 

Ma la popolazione giù ammaestrata da 
simile esca, non curando le parole, fu in- 
differente e muta all'apparire dei sedi- 

Pi 








fortemente di i 
Che acquistare Uli altri, il giorao ‘dopo, 
per le vis dosde quelli erano a Luecs La: 


‘venuti se ne ritornarono per metterti in 
mare. > 
Non corsero però molte settimane che 
51 re Giovacchino, alleato di corte con l’ 
Imperatore d’ Austria, inviava una divi- 
sione dell'esercito napoletano în Toscima 
per cacciarne Elisa sua cognata, la quale 
principesse dovà abbandonare snche la 
sua Lucca innanzi che si affacciame il gior- 
mo 14 marzo del 1814, avendo affidato la 
cara del psese al consiglio di stato. 
Eatrarono ia questa città i Na 
nel giorno stesso 14 marzo; ma 
sto vennero piazzarli (5 ben 1824) 
gli Austrisci, che tenvere Loc da pe 
troni, finché Maria Luisa di Borbone, 
già regina di Etruria, non dichiarò di 
accettare per se e per l'Infante don Car 
lo Lodovico suo figlio Lucca con l'anlico 
suo territorio sotto titolo di Ducato; e 
in conformità degli articoli i deli 
berati col trattato di Viezus ogie 
«mo, anno 1815; di tener fermo il diritto 
di subentrare nell’avito dncato di Parma 
pi nando fosse vacato per morte o per altra #1 
linazione dell'ex-imperatrice di Fran 
cia, Maria Luisa di Austria. — Verificato 
che sarà un tal caso, il ducato di Lucca, 
salvo alcuni distretti distaccati , a tenore 
dello stesso trattato dev'essere incorpo- 
rato al granducato della Toscana. 











perdere se stessi piuttosto i 


pre- diosissima degli 


LUCC 871. 


Maria Luisa di Borboze con l'Infante 
suo figlio ed erede entrò in Lucca 
no 9 dicembre del 1819. Le prime care 
di quella sovrana furono dirette alla ri- 
zione dei conventi, monasteri @ 
compagnie soppresse. Fa pagato ai cor- 
pi morali l’usufrutto dei fai ecclesiasti. 
ci invenduti, il cui capitale asceudeva si 
valore di circa àndici milioni di lire lac-. 
chesi; al che poco dopo si aggiuase l'abo- 
lizione della legge sulle mari-morte fatta 
dalla repubblica lucchese , per modo che. 
i corpi morali di cotesto ducate sono nuo- 
‘vamente in grado di ritornare i possidenti 
più ricchi del ducato. 

Fa istituita più tardi (sono (gono 1809) le la 
confrateraita detta della Corità, 
dello di quella esemplarissima e entichis- 
sima della Misericordia di Fireaze, della 
quale volle il Resle Tolaute farsene capo 














all'Istituto fondato da Elise, 
la figlia Luisa Carlotta dichiaravasi pro- 
fettrice del conservatorio delle fanciulle 
in 8. Nicolao. —Si riprisiinò all'antico 
uso .nel palazzo de’ Borghi, osia nelle 
Quarquonia, il deposito di mendicità; &- 
malmente furono riattivate Je cessate sov- 
vevzioni alle famiglie -civili eadate in 
bussa fortuna, che anticamente pagava 
ad esse loro la repubblica lucchese. 
Solto il di Maria Larisa, in quan- 
to alle opere di pubblica utilità, fe sopra 
i ognialtra press di mira quella dispen. 
ti, stata inter 

















quale vennero allacciate ppt vene 
nel Moote- pisano, € portale per acque- 


datto a ua livello tale che Je aeque pote». 

vero innalzarzi sino si prinri piani delle ca- 

ve. Nella quale impresa il governo ba con- 

sumato finora la vistose some di circa 

1,600,000 lire lucebesi. ed, Aozuazor- 
+ Looonesi. 


Anche l'orto botanico ebbe imcomia- 
ciamento nell’anno 1839, e 
solto gli auspieii del duca felicemente re- 


quante. 
S°jnolire fu terminato il R. teatro che 
porta il uome del Giglio, fondato sello 


872 LUCC 
vertigia di quello mezionale davanti a una 
moderna piazza, col disegno dell'architet- 
to Giovanni Lazzarini. 

nobilit 








palazzo apposi rate per il Liceo, dalla 
stesa sovrana dotalo e corredato di mac- 
chine; e finalmente ad impulso del cele 
)bre baron di Zach, fu 






TI dora ed Infente don Carlo Lodevico 
&i Borbone, succeduto nel 1894 nel trono 
di Lucca, ha 





nano, ° 
feriale della città. 

- Uno dei prevredi menti diretti a que- 
sl'oltimo scope fu il moteproprio del 33 
aprile 1828, col quale venne ordinato, che 
tuti gli edifizii sipubblici e privati della 
città di Lucca deniro l’anno 1830 fossero 
intonscati e datogli di tinta o di bianco, 
e che ltima operazione a i de 
Seaniosi Tinnovasse ; che fomero fatti i 
canali ai tetti fino in terra, fognate le 
strade, ed altre eccellenti disposizioni cir 
€ al morare all'esterso, Inoltre fa cresta 
un'apposita commissione, nominata degli 
Edili , affiochè vigilasse sulle fabbriche 
pubbliche e private; allo sele della quale 
devesi il vantaggio di aver restituito a 
molti vetusti edifizii sacri la loro antica 
fisonomis, sis cel fare togliere l'intonaco 
sovrapposte alle interne pareti di marmo, 
sia coll aver ordinato che si sgombrasse 
da orride botteghe, e da meschine casa- 
pale l'arena dell'antico anfiteatro per ri- 
donergli la pristina sua forma, e per coo- 
vertire quell'area in una coctmods piazza. 


DOC ATO, ossia STATO DI LUCCA 
Noa parlo per era delle vicende acca- 
date al ierritorio di Locca dope i tempi 
romeni; solumente mi limito qui a con- 
templare il dominio lecchese mello stato 
attuale, — Sotto tal ra si deve di- 
atioguere il Duento di in dee perti: 
una pnita, e l'altra disunita, perchè dalla 
prima affatto isolata. Sono in tuite undici 
comunità suddivise in 351 sezioni, ossia. 
mo parrocchie. Fra i capolnaghi delle 11 
comunità si contano due ciltà, Lacce e 
Viareggio: le elire hanno per residenza 
delle terre, de’ castelli, o dei villaggi. 








LUcc 


Mel territorio unito del Ducato lecchese 
trovasi la sua capitale con nove comuni- 
tà. Esso è circondato quasi da ogni luto 


i- dal Granducato di Toscana, meno che da 


seltentrione e da pomente.— Dilla parte 
di tramontana ba a confine la Garfagua- 
ma granducale ed estense, e dal lato di 
ponente termina col lido del mare To- 
sco per il tragitto di dieci miglia. 

Tn quanto al territorio disunito lucebe- 
se, eno è attualmente ridolto a due vice. 
rie e comunità, Coinmeciano e Montigno- 
10) situate sopre due fianchi opposti dell 
Alpe Apunas.Minuociamo è nel lato di 
tenirione, e Montignoso dalla 
meztgiorne prin di cu fl Gar 

a estense e la Lunigiana granduca 
ati le seconda fra il ducato di Massa e il 
vicariato granducale di Pietrasanta. 

L'Apponsine toscano , dal laio di gre- 
cale, serve di confine al lerrilorio unite 
lucchese, mentre a leranie viene chiaso 
dalle diremazioni che dall'A ppennino me- 
desimo si avvallano fra le fiumane delle 
due Pescie sino all Altopascio. Costà il 
Aerritorio Incchese aliraversa de CI 
Tib. il Jago di Bientina o di Sesto; quia- 
di, volgendosi 2 ostro, serve al Piseno eal 
Lacchese di confine la cresta dela 
ta del Monte-piseno sino ella ri; 
Serchio: alla destra del quale iucdernsi 
per la palesire pianura di Massaciuccoli 
€ nella direzione da lev. a pon. attrever- 
se il lago omonimo per quindi arrivare 
alla spiaggia del mare. Di cosà, sadundo 
verso maestro , percorre il littorale fino 
® Motrone, fischè voltando direzione ver 
so selt.-grecale fra Pietrasanta e Camajo 
re sale per woo sprone meridionale dell 
Alpe Aj ,, e varcando il giogo, ritorna 
nella valle del Serchio lungo il torrente 
di Torrita Cova. 

11 territorio anito del Dacato di Lecca 
è posto fra il er. 29° SN e 26° 24° longi 
eil gr. 43° 65° 4" e il gr. 44° 75° dilo 
tit. — Gli passa in mezzo il fiume Sen 
chie; la porzione più settentrionale è be- 
gnala dall'ultimo tronco della Lima eda 
quelli della Petrosciana, e della Porri 
ta-Cava tre fiumane, che una a simistra e 
Taltre due a destra del Serchio, le quali 
tette si vermpo nel mominalo fiume sull 
ii della Garfagnana. 

To strattore fisica della pirnura Ino 
chese va progressi vamente rialzandosi se- 











LuUCcc 


un terreno di recente allevione. — 
ET Lolino che fanno spalliera -si monti 
sono formate delle loro live roccie 
costituenti la superficiale ossatura, le qua- 
li a mano a mano dagli agenti meieorici 
più che dall'arte vengono disfatte e s0- 
pra quelle peodici arrestale e convertite 
fn terreno coltivabile. . 

Stante la variata situszione ed eleva. 
tezza del suolo che cuopre il territorio 
lucchese, il suo al peri de’ suoi pro 
dotti mostrasi variatissimo; perocchè dal- 
Jo osserva: termometriche e barome- 
triche, nel periodo di 30 anni, sp- 
perisce, che la temperatura media di Leo 
















LUCC 873 


cn e dei luoghi più bassi, mella sera e 
nel maltino segna il gr. 14 di Resumar 
6 il er. 16 nel mezzogiorno; che il mas- 
simo caldo fa salire l'istrumento mede- 
simo a gr. 39,60, e che nel massimo fred- 
do discende a gr. 6 sotto il sero. Nei tuo- 
gbi per altro più elevati dell'Appennino 
e della Pania lucchese le nevi, se nom 

o di perpetne, in alcune si- 
tuazioni vi iano più mesi dell'an- 
Itezza media del berometro, si- 














9 
nima fu di 36,11,75: 





Arrssze assorore di cari punti della Pranona e della Cirrì Di Locca 
al di sopra del livello del Mare Mediterraneo, dedotte trigonometrica- 
mente e partecipatemi dal Prof. P. Michele Bertini nell'anno 1838. 








Cupola degli de- 
guedotti, alla loro| del Monte S. 
origine 
Lammari,vvmamità|Piamera orien- 
del campanile 
Lammari,nel piss- 
zale dell: chiesa 
Antraccoli, pella 
del campanile 
Autroccoli, nel pi-| 





susa 
Le Nave, palla del|Pinmura occid. 
Campani di Laces 





gana di $. Gene-| 
se di Compito 
Guame, iù del 


del Lagodi Bien. 

tina, o di Sesto 

Pelo del Lago sud. 
detto 


















diresse mente di varie Mowrvosrrs del Ducaro si Lucca al di sopra del 
livello del Mare Mediterraneo , calcolate e comunicatemi dalla cortesia 
. Michele Bertini di Lucca in braccia lucchesi, 
ia fiorentine came 10,000 e 10,117. 












Bargilio, sommità delle 24938 
torre 
Croce delle Pizzorne . 13737 
Gaglione soi menti di 23368 
Brancoli 
Gombitelli, sommità del 2186,7 
monie . 
RBrancoli, sommità della 2353,3 
torre. . 
Tereglio/ sommità del 1013,5 
campanile 
Penna del Monte-Piseno 9317 
Monte di S. Cerbone quiò 
Vaccoli, sommità del 6339 
campenile 
Rocra, sommità del cez- 579,8 
mile 
Castelluccio di Compito 496,5 
8. Giuese, sommità del 1790 
campanile 
Pieve 5. Stefano 4934 
Marlia, sommità del der 2684 
rapieno della 
Ultimosprone austra- | i 1166 


le dell'Alpe Apuana 


LUCC 


Fra Je produzioni naturali sono cele- 
bei per l'Europa non'che in Italia le a0- 
que termali di Corsena, note sulto il no- 
me generico de' Bagni di Lucca; mentre 
11 paese abbonda di marmie di macigni. 
Cavarisi i primi dal fianco settentrionale 
del Monte S. Giuliano, dove pure si lavo- 
i Jota di Guamno. L'esca- 











la buse occidentale e 


rocce di diaspro nel Monte Fegatese e a 
Gello sotto il Monte di Pescaglia. 

Tn un ragionamentosulla peste del 1596 
ub meilico lucchese di quell'epoca scri- 


vendo ad un amico lo informava: « che co, 


Lucca, essendo da tutte le bande circon- 
data dai monti, è dominata più dai venti 
caldi che freddi merliante la foce aperta 
verso Ripafratta, per la quale spesso piglia 
strada il libeccio, vento pessimo, pati 
ca. Quanto spetta all'aria voi sapete be- 
nissimo essere molto umida, e perciò sono 
mella nostra città tante scese, lanli catar 
ri, tanti dolori di fianchi , tante ernie e 
tante febbri lunghe cc. » 

È altresì vero che le condizioni fisiche 
del clima di Lucca dal secolo XVI a que- 
sta parte sono assai migliorate in grazia 
di una maggior cura nelle opere idrauli- 
che, sia perchè si tengono più puliti i 
fossi e canali di scolo, quanto ancora per 
la custodia degli argini e il prosciuga- 
mento della pianura traversata dall'Òz- 
zeri e dal Serchio. Altronde la città di 
Lucca avendo una'lunga foce dal lato 
di settentrione, e largheggiando la sua 
pianura dalla parte di levante, riceve 
conforio dai venti salutiferi che soffia- 
no da oriente per cacciar via gli umidi 
vapori. 
In quanto all’i 

i mod, 





















paesi, essa 
tre porzioni , sia per la 
lel suolo, sia per la posizione ed 
elevazione respelliva del paese. In vista 
di cià i Lucchesi distinguono il loro ter- 
ritorio agricola in ire maniere; la prima 
nel contado delle sei miglia, che compren- 
de il piano intorno alla citta di Lucca 
con le adiacenti colline; la seconda nel 
territorio ilella marina, in coi è Massa- 
rosa, Moutramito, Viareggio e Camajore 


mscigni è pressoChi- d: 


Lucc 875 


con la sua ubertosa vallecola; la terza è 
compresa nell’agrionltora dell'Appenai- 
no, cui spettano , ii 
comunità di Villa-Ba 
Mozzano, di Gallicano e dei Bagni di 
ca.— Dalla prima si hanno nella pianura 
granì, ortaggi, ani, legami, fieni, 
foglia di gelso € 
Île col! 













ruente nei colli esposti a 
i generosi. Nella parte po 

€ la mai suole racco» 
gliersi grandissima quantità di eranture 
fieno, e di giunchi per uso di seg- 
giolame ed stro con vaste pinete, Il vino 











fiacco. — Nei poggi delle interne vallevo- 
le, oltre il vino e l'olio, abbondano selve 

i porzione, 
ppennino, nelle parli meglio 
esposte e meno elevale, olio e ‘vino ec- 
cellente; in generale poi una gran quan- 
tità di cistagne, superiore quasi sempre al 
consumo del contado lucchese, talchè nel 
le buone annate se: ne fa un commercio 
anche all’ estero. 

Le (erre nella pianura di Lucca sono 
per lo più date a livello agli stessi colti 
vatori mediante un annuo canone. Nelle 
colline ba luogo il sistema della mezzeria. 
Ala marina i possidenti ordina 
costumano di far 
i loro fondi pos 
sono per lo più mentre nella por- 
zione spettante ppevnino molti col- 
tivatori sono padroni diretti 
o affittuarii per l'utile dominio. 

Non si conosce ancora con esaltezza la 
superficie quadrata del territorio unito 
lucchese , comecchè esso approssimati 
mente sia calcolata insieme con la 
zione staccata del suo territorio a circa 
. quadrate toscane. Nella stessa 
anno 1832, si trovavano 
tanti; i quali, proporzione= 
tamente ripartiti, darebbero 415 indivi. 
dui per ogni miglio quadrato a misura 
toscana, lo che starebbe a confermare |° 
opinione invalsa, che il territorio lucche- 
sc sia uno dei più popolati che conlino 
gli Stati di Europa. 




































876 LUCC LUCC 

. Popolazione totale del Fssatrowo svo- Ai, +. N° 3003 

cazsz in epoche diverse. Fora’ armata di Lita, » N00 600 
Bell anno 1733 la popolaz. era di 113,190 resi ue battaglioni di guar. sio 
; Impiegati civil < +» 1370 

z Possidenti terrieri e livellarii » 
Addetti alle arti e mestieri . » 6,300 
7 Addetti alla pesca alla niarina »__ ‘450 








» 
» 
» 
» 
» 
. 165,95 
» 147,080 
» 350,225 
» 166158 


Dall’ enunziato prospetto pertanto ap- 
parisce, che la popolazione in 104 anni 
aumentò di 50,961 abitanti, quasi uu ter- 
‘0 maggiore di quella del 1733, e del 
e che negli ultimi 19 anni (dal 
1817) fas ilo e straordina- 
aumento da Lrovare un soprappià 
ba 37,506. abit. — 








Rapporto alle respettive comunita il 
Docaro pi Lucca nel 183n sommi- 
mistrò i seguenti resulisti. 

Nel Territorio unito 








- . 
— diGallicano ... » 3078 
-— di Camajore .,. » 13,720 
— di Viareggio... è 13,166 

* Nel Territorio disunito 
Comanità di Montignoso, . . » 1,338 
—. diMinucciamo, . . » 2,083 


Toras . Abit. 150,235 
. — 


Divisa per classi la popolazione del 
Ducaro si Lucca nell’ anno 1832 
presentò i seguenti resultamenti. 

Famiglie nobili . . . - . N° 
Clero secolare e regolare 


Somma e segue . N° 





105 
20098 


zoo 








Somma degl’ individui delle 
classi suddette . . .'. N° 50,393 
“Salle quali classi vivevano gli 
altri abitanti dei due semi 
di tatto il ducato, cioè. » 99,43. 


Porae . .. NSS0a35 





tria. Avvegoschè dne mila uomini con 
ne fc delle loro famiglie passano nelle 

de e temperale siagioni per lavorare 
im altri paesi, un migliajo nell'isola della 
Corsica , sette centinaja a un circa nelle 
grandocali maremme; il restante poi gira 
attorno all'Europa, e per fino al di lì di 
questa, dove vendono figurine di gesto e 
di stucco, per quiudi recare îl profitto 
che ne ritraggono in patria. 


. Vacexna r20° antascuzvozi nezzo Sraro 
Loocazsa 


Una questione di alta e difficile lena 
si addoserebbe colui che volesse dimo- 
strare, quali fossero stati i confini dello 
stato di anteriormente all'im 
romano, Avvegnachè poco più vi è da ss. 
‘pere che il territorio in questione, quan- 
do faceva parte della Liguria dipendeva 
dal governo provinciale della Gallia-Ci- 
salpina, e ciò nel tempo in cui Pise col 
stretto era compresa nella Toscana, ultima 
provincia occidentale dell'Ilalia proprie 








LUCC 


mente detta, durante il dominio della ro- 
mana repubblica. — Che se Polibio nelle 
sue istorie, se Sillace nel suo Periplo, fe- 
cero dell’ Arno il confiue occidentale del. 
T'Etruria; niuno di essi due, nè alcun al 
tro scrittore, che a me sia moto, sesabra 
essersi occupato di tramandare ai posteri, 


se il territorio antico pisano a quell'età 


oltrepassasse o nò il fiume maggiore della 
Toscana. Ciò non ostaple vi ha qualche 
ragione per indurci a credere, che il con- 
tado all'ootidente della città di Pisa verso 
la mariva di Viareggio s'innoltrasse. 

Per dar peso a tale congettura, quando 
altra testimonianza non vi fosse, 
le parole di T. Livio, il quale ne avvisò, 
che all'anno 561 di Roma il territorio di 
Luni confinava luugo il mare irmmedia- 
tamente con quello di Pisa. Un tal vero 
più che altrove ci si rende manifesto la 
dove lo storico, (libro XXXIV. cap. 56) 
racconta, come M. Cincio, allora prefetto 
în Pisa, mandò avviso per lettere al se- 
mato, che ventimila Liguri dì varie teibù 
avevano improvvisamente invaso e deva- 
stato le di Luni, e di la oltre 
passando nel confine pisano fatta incur- 
Bione in tutta quella spiaggia, cioè: Zu- 
nensen primum agrum depopulatos , Pi- 
tanum deinde, r finem transgressos, omness 
grasse. — Wed, Aura A- 
muasa Vol. I. peg. 93. 

Inoltre dalle stesse espressioni, non che 
da altri riscontri dello storico menzionato 
sembra’resuliare, che la città di Luni sino 
d'allora son solo dipendeva dal prefetto 
residente in Pisa, 











Luni verso il rare attaccava con quello 
Pisano, e per conseguenza la città col por- 
to lunese dovevano allora far parle del- 
Jetrusca e non della ligustica regione. 

A convalidare an tal fatto qui si presta 
opportanamente Strabone, il quale nella 
sua geografia istorica, sebbene scrilta sot- 
to l'impero, e ne' primi amni di Tiberio, 
egli conservò la divisione politica delle 

incie italiane secondo Li repartizione 
fatta dalla repubblica romana, piuttosto 
che adottare le innovazioni attribuite al- 





1° Irap. Ottaviano, Atvegnacchè nella To- 
«cans, e con nella Liguria, dal greco gev- 





di-Luni, comecchè quest” 

tino si trovi alla destra del fiume Ma- 

gra, e conseguentemente nella provincia 
mil . i 






ma che il lerritorie di fia 


LUCccC 877 


l'igustica, Per lo contrario, rapporto al ter- 
rilorio lucchese , Strabone seguitando le 
traoce degli tichi storici romani situò 
nella Gallia Cisalpina o Togsta la città 
di Lucca insieme al suo lerritorio com 
tutto il restante della vecchia Liguria. 
In ogui caso ne conseguita, che l'A. 
nei secoli VI e VII di Roma aos era pi ) 
€ forse non servì mai di coafiue precisa 
Tra la Toscana e la proviveia dei Liguri, 
siccome sembra che un lo divenisse nep- 
pure il fiume Bagra all’occasione che la 
città insieme col porto di Loni fu riunita 
io romano. Molto meno poi dore- 
ll'età fra la Liguria e l'Etru- 
re di limite il Serchio, siccome 
fa d seppia dall’erudito storico fiorenti» 
no Vinoenzio-Borghini; sia perchè questo 
va coll’Arno a Pisa; sia per- 
emo allraversata,a partire 
inenza dei due Serchii, cioè, 
da quello di Soraggio cou l'altro ‘di Mi 
nucciano, fino da lempo immemorabile fu 
sotto la giurisdizione di Lucca. 
Frattanto se mi venisse falto il quesito: 
qual di demarcazione di Negri 
Aerritorio ligustico di Lucca da 
scano di Luni e di Pisa?-ris 


troppi ostacoli si fra, e soddi» 
alata a coleta donde, lsto che niuno 
a quel che ne sembra prese finora di mi- 
ra la dilacidazione di cotesto importante 
subbietto di aulica geografia patria. 

Se però vogliamo affidarci alle coma da 
T. Livio asserite; e se dobbiamo tener con- 
to delle espressioni di Plinio il vecchio, 

gioco forza concedere, che il territorio 
della colonia di Lucca, punto aè poco si 
accostasse al littorale pietrasantina, ossia 
della Versilia, siccome avvenne realmente 
posteriori. 
amiamo di stare alla pecul 
re divisione fra la Toscana e la Gallia Ci- 
filpina indicataci da Strabone nel quinto 
della sua 0/ storico-geografica , 
vedremo, che egliaa traceia in termini 




























ai confini qui 
rpernino ( dice Stra- 
cad dalla Liguria well E 
truria lascia un angusta spiaggia alla 
sua base, finchè dal mare a poco @ poco si 
, appena che arriva nel territorio 


bone) 





878 LUCC 
Quindi l’autore medesimo soggiunge: Co- 
testa traversa montuose la Tosca. 


separa 
na e l' Umbria dalla Gallia Cisalpina ». 
Se dobbiamo tener conto, io diceva, di 
ooleste indicazioni , credo che non ande- 
rebbe molto langi dal vero colui che sup- 
ponesse aver servito in quel tempo di li- 
mea di confine la piccola giogana dell’Al- 
pe Apuana, la cui pendice meridionale, 
cammiuando da Fosdino Pietrasanta, 
fu sempre della jsdizione lunease; sio- 
chè essa servisse di limite fra la toscana e 
la ligustica contrada, fra il litorale della 
Versilia, di Massa e Carrara e la valle 
di Garfaguana dal Serchio: in 
‘ua parola fra il distretto di Luni e quel- 
Jo di Lucca. L'ultimo de’ quali intorno al- 
l’anno 538 di Roma(216 anni inusnai G. 
Cristo) venne compreso nella' provincia 
della Gallia Cisalpina, nel tempo, cioè, 
in cai la regi dal romano senato 
fa dichiarata provincia ale. 

In tale stato continuò a restare la città 
di Lucca con tutto il suo distretto, fino a 
che la Gallia Cisalpina, per Senatus con- 
sulto dell’anno 713 di Roma, e 4: avanti 
G.C, fa rianita all'Italia propriamente 
detta, affinchè dipendesse immediatamen- 
te dalle leggi ed istituzioni di Roma. (Dox. 
Cas. Histor. Hom. Lib. XLVII.) 

Resteri non ostante una grandissima 
difficoltà da soperare, come sarebbe quel- 
le di sapere: quali fouero i confini fra il 
territorio lucchese e il distretto pisano 
dalla parte meridionale di Lacca: e se 
mai poteva esser quello, che servì poi di 
linea di demarcazione lappo il giogo del 
Moate-pisano; in guisa che avvallandosi a 
Bientina, dovesse poi voltare faccia per 
andare incontro ai contrafforti dell’Ap- 
penuino pesciatinò © pistojese? 

Tn quanto spetta al territorio della co- 
fonia di Lacca verso settentrione, al 
tmo d'onde arguire, ch'esso arrivasse sul- 
a schiena dell’ Appennino di Parma e di 
Piacenza dalla Tavola alimentaria scoper- 
ta nel 1747 presso la ripe del finme Nara 
nell’ antico territorio di Veleja. Nel quale 
monumento dell'età di Trajano veggonsi 
incisi, non solo i nomi di molte famiglie 
che ipotecarono i loro fondi per sicurez- 
na del denaro preso a frutto, sa ancora 
vi si legge la loro patria ed i titoli dei 
vici, 0 pagi , in cui i detti fondi 


























LUCC 


guati, avvene' ano (i/ pago Afinervio) si. 
tuato nella parte monluosa dell’Appeoni. 
no velejate, il quale apperteneva alla co- 
lonia lucchese. Inoltre ivi si avvisa, cheil 
pago Valerio, il pago Pellejo, il pago di- 
bense, e molti boschi compresi nel territo- 
rio di Veleja, a quella età confinavano con 
il territorio della repubblica lucchese; ef 
obbligare fundos Terentiamos et Malapo- 
cios, qui sunt in Velejate pago Staticllo, 
45 rinzs Rurrosuicar Locension. Item 
fundos Lucilianos, Didianos, qui cunt in 
Pelejate pago Valerio, ad fines Locxs- 
sisvs.... Item fundum Satrianum .... 
in Velejate pago Vellejo , od rivss Lo- 
cems120us ....Îtem saltum Bittuniam 4l- 
bitemium, qui xsr in Varzsare stia Lo- 
cansi pagis Alberse, et Minervio, et Sta- 
tiello, 40 rinas Rui. Lucansiva, etc. 

Dopo letta quella preziosa Tavola chi 
oserebbe contradire che l'antico agro del- 
la colonia lucchese non oltrepassasse di là 
di ti poatremolesi e di Borgo-Taro 
onde giungere sino al territorio di Veleja? 

Cotesta Ti alimentaria potrebbe 
a scuoprirci la sede delle 
tribù di quei Ligari, i quali tra l'anno 
565 e 575 di R. fareno combaltuti ed 
espulsi dalle valli superiori del Taro e 
della Magra, ed il cui territorio, per l'e 
stensione di 303,000 jageri, nell'anno 539 
di R., d'ordine del senato venne distri- 
ito fra i duemila cittadini romani della 
colonia dedotta a Locca. . 

Forse qualcun'altro domanderà: da qual! 
parte il territorio, che fu mel 577 2ue- 
gnato alla mentovata colonia di Lecca, 
fronteggiasse con quello dato tre anni is- 
nanzi alls colonia di diritto latino dedot- 
tx a Pisa? E come mai il territorio della 
lucchese colonia, indo nel rovescio 
dell'Appennino verso la Lombardia, coo- 
ciliare si potrebbe con le parole dì T. Li- 
vio, il quale ne assicura, che i 303,000 
jugeri del terreno assegnato alla coloai 
di Lucca, sebbene fosse stato tolto ai Li. 
guri, innanzi tutto esso apparteneva agli 
Etruschi ? 

Questi importantissime, ma no 
confaceuti a un dizionario isterico — 
Dirò solo, in quanto all’ultiseo quesito, 
che le parole di Livio e la Tavola Vele 
jate concordar potrebbero cou le vicende 
istoriche, quante volle l'erud 
bene i tempi e le cose, richiami alli su 


















































LUCC 


memotia altri fatti di natura consi 
Giterò a modo di esempio, il caso non in- 
frequente pel quale i legislatori del Cam- 
pidoglio costumavano concedere ad una 
stessa colonia terreni distaccati dal terri- 
torio distrettuale della ciltà, o espoluogo, 
da cui prendevano nome i coloni. — Per 
tal guisa non sembrerà strano, se Cicero- 
ne raccomandava a Decimo Bruto la sor- 
veglianza e tutela sugli affitti ed entrate 
provenienti dei terreni che il municipio 
di Arpino, posto negli Abruzzi, possede- 
va nell'alta Italia. ( Epist. Fumtl. Lib. 
XIII. 0° 116 19). 
Né tampoco fa opposizione il detto di 
Livio in quanto al territorio assegnato 
colonix lucchese , per aver detto, tol- 
“to ai Liguri sebbene in origine stato degli 
Etraschi. Avvegnachè abche costassù nei 
contorni di Modena, di Parma ec. prima 
dei Liguri e dei Galli vi signoreggiò per 
lunga età quella confederazione che si 2p- 
peltò degli Eeruschi Circompadani. È nel- 
la guisa che lo storico patavino disse, es- 
sere stato dei Toscani innanzi che fosse 
occupato dai Galli Boj il ‘territorio, sul 
jaale farono deilotte le colonie romane 
li Bologna, di Modena e di Parma (Hi- 
stor. Lib. XXXVII, e XXXIX), per la 
ragione medesima quello consegnato alla 
colonia di Lucca polè per avventura es- 
li Etruschi Cin 































compadani 0 Trantap] i; 
vede i dai contceni di Pisconza edi 
Liguri Montani, Levi, Apoa- 
mi, Briniati, e da altre simili tribù. 
Dove spparisce anche meno chiara la 
verità, mi sembra dalla parte orientale 
del territorio lucchese ; tostochè ignorasi 
affatto quali fossero i seoi confini sotto il 
romano dominio con quelli della Toscana. 
Comunque vada la bisogna, ad ogni 
modo non mancano ragioni da conchiu. 
dere, che il territorio lucchese all'epo- 
ca romana abbracciava un'assai grande 
estensione di prese. E questa doveva tro- 
varsi ben popolata alla decadenza della 
R. repubblica, essendochè la contrada di 
Lacca, per asserto di Strabone, era sparsa 
di frequenti casali e borgate abitate da 
gente rinemata per probità: e dalla quale 
$1 senato romano traeva gran moltitudine 
di scelte milizie a piedi e a cavallo: Re- 
gio tamen probitate virorum (disse quello 
scrittore ) fioret, ef robur militare ma- 








LUCC 879 
guum hine educitur, et eguitum multita- 
do, ex quibus senatus militares capit or- 
dines, etc. (Grocnara. Vi) 

Da quali colonie si scegliessero le le- 
gioni e le coorti del senato di Roma ai 
tempi del greco geografo lo diede a co- 
noscere Cornelio Tacito per bocea dell’ 
imperatore Tiberio (4anal. Lib. IV c. 5), 
quando avverti 

















dall’Umbria, dal vec. 
chio Lazio.e dalle colonie anticamente ro. 
mane (et coloaiis antiguitus romanis). Le 
quali ultime espressioni, a parere dell’ 
erulitissimo istorico Borghini, vanuo in- 
tese per colonie romane non state mai ma- 
nomesse, nè riformate. 

Da quanto ho quì accennato può quasi 
stabilirsi, che il decreto sulla nuova di- 
visione politico-geografica, che staccò dal- 
la Gallia Cisalpina il territorio lucchese 
per rianirlo alla Toscana, dovò pubbli- 
carsi verso il principio del triumvirato 
di Ottaviano con Marcantonio e Lepido; 
cioè, 38 anni innanzi Gesù Cristo. È seb- 
bene il più volte nominato Strabone nella 
sua geografia adottasse l'antica divisione, 
€ descrivesse Locca col sno contado nella 
Gallia Citeriore, egli pertanto non mancò 
d ire, che fino da'suoi tempi molti 
scrittori designavano la Magra per confi- 
ne fra la Liguria e la Toscana, per quanto 
le città di Lucca e di Luni, anche nei tem- 
pi posteriori al romano i tenessero 
una parte del loro territorio nella ligu= 
stica regione. — Zed. Lum e Lumsorama. 

Altronde vi fa più di uno scrittore il 
qu apinò, che non solo dal lato dell’ 

ppennino anticamente s' innoltrasse il 
Aerritorio lucchese, ma eziandio credè che 
si estendesse di qua verso la Toscana fino 
nel volterrano e nelle grossetane marera- 
me. Alla quale opinione presentavano un 
baos appoggio varii documenti dei secoli 
intorno al mille, apperienenti alla chiesa 
cattedrale di Lucca. Ma per aderire a tale 
opinione troppe difficoltà mi si affaccia. 
mo, quali mi riserbo di esternare qui ap- 
presso. Fed. Art. Diocasi si Locca. 

Se nel trascorrere i terapi romani noa 
troppo copiose fareno le memorie che ri- 
ferire potevano al territorio lucchese, an- 
che più scarse mi si presentano quelle re- 
























LUCC 


i secoli barbiri, Darante i quali, 

risdizione civile ed ecclesiastica 
della città di Lucca venne accorciata e 
visa dal lato settentri 
#!° incontro che essi 
andasse allargando dalla parte occidente. 
Ie e meridionale sino al punto da per- 
venire verso ponente sul lido del mare, e 
dalla prrte dj ‘scirocco arrivare nel Val 
d'Arno inferiore sulle colline dell'Evola 
mel territorio sanministese, e verso la Val- 
Ie dell'Era attraversare la vallecola. della 
Cascina fino îa Val-di-Tora. 

* Mancano è vero docementi anieriori 
a) secolo VITI per dimostrare l'acquisto 
fatto dai Lecchesi nella marina di Via- 
reggio e di Pietrasanta. — Che se non 
fosse perduta la pergamena originale della 
fondazione della badia di Monte-verdì, 

fatta nell'anno 754 da due signori longo. 
Bardi, ano di Pisa, l'altro di Larca, forse 











Cora parrocchisle di S. Salvatore presso le 
mora di Pi santa), LI qual monastero 
ivi si dichiara edificato nei predii di Wal- 
fredo nobile pisano situati sul confine del- 
T'agro pisano e laneuse: guem mos (Wal- 
fredo) edificavimus super campo Pisani- 
cn et Luniensi. 
Infatti il fiume Versilia per lunga età 
cervi di confine orientale alla diocesi e 
i urisdizione lanense, siccome sembra che 
£ fosse durante il dominio romano ra 











porto al contiguo distretto civile di Pi. 
mm. Se nom che col progredire dei secoli, 
a principiare almeno dalla dinastia Caro- 
lingia, dubito che le divisioni territoriali 
di alcune città della Toscane, e special. 
mente di quelle di Luoca e di Pisa, sof- 
Îrimero una sensibile variazione. Alla qual 
epoca certamente ne ricbiamzuo le carte 
dell'Arch. Are. Lucch., le quali dimostra» 
mo, come al secolo IX i corifini dello stato 
Jacchese, simeno per la giurisdizione spi- 
rituale, eransi dilatati al di là della base 
meridionale dei mosti di Camajore e di 
Pietrasanta, comecché la diocesi ecclesia- 
stica di Lecca avesse giù da lenga mono 
elirepamaio i confini dell'Arno ed esteso 
fl suo dominio alla sinistra di questo fia- 
me ‘antica Tescana, = scapito ve- 
se ielimente del territorio di Pisa. 
Infatti il distretto di San-Miniato, ce 





LUCC 


sia l'antico ed esteso pieranato di 8. Ge 
nesio, nel secolo IX dipendeva dal goren 
mo di Lueca anche nel civile, siccome da 





CIESSTIIOS 


son anesyne 





Fi 


valle, per diritto di coe- 
dliteanto rimento del fisco, fa 
ca fra il re e i duchi, dai quali 
per dono, 0 per successione Collina 
altri potenti rdi piseni e lucchesi. 
Ved. Conmro (Carrase e Sossoziso) 
Per lo stesso modo, come paese di pri 
mì aggressione de’ Longobardi, Leni col 
suo territorio di dovè nel civile 











olire la carta di donazione del March. 
Adalberto TI qui sopra ramzsenizta, colle 
quale si dichiarano le corti di £. Genesio 
6 di Pescia del contado lucchese, io giù 
feci conto, all' Art. Cannero-Guase, di en' 


gitogi dimostrare, che a quelle 
lo giova » , che a 

territorio lucchese esteodevasi nel Val. 
d'Arno inferiore fino alle falde del Mce- 
te-Albano; comecchè all'Art. Pooscen 
non ommettesi di accennare eu istrumen- 
to del 1034,in cui si dichiarava alti 
mo castello della giarisdizione di Pistoja. 





Lucc 


Per egual modo la chiesa di £. Donnino 
j Castel-Mortini , posta 
lell'autica Dioc. Lacch., 
ndeva nel politico da Fi- 
stoja,—Fed.Doxziz0(S.)a Casrar-Manrmma. 
Confinando pertanto il territorio di 
Locca con quelli di Pisa e di Firenze, 
mei secoli posteriori al mille dorè andar 
soggetto a frequenti variazioni, secondo 
gli eventi delle per cagione appun- 
(o di castella scambievolmente pretese e 
Guerreggiate , tanto nella Val-di-Nievole 
come nella Versilia e sella Lunigiana, 
e ciò per sinoa che la repubblica di Luo- 
ca, dell’anno 1439 al 1513, dovè lssciare 
affatto, dal lato orientale il dominio della 
‘vicaria di Val lievole, ossia di Pescia, 
e Je cinque terre -d'Arno; dal lato 
settentrionale le vicarie di Barga, di Co- 
stelnuovo,e di Camporgiano, tutte in Gar 
fagoana; e dal lato di ponente le vicarie 












QUA DRO della Popolazione del Docaro Di Locca a tre epoche diverse. 


Nome dei Capiluoghi 


Cestiglione di Garfagnana | -.... 





LUCC 8 
dl Masse-Lunense, Carrara 6 Pietrasanta, 
Furono erette posteriormente in vica- 
rie, Gallicano, Minucciano e Montignoso. 
Quelle di Capannori e di Viareggio sono 
di più moderna institazione; la prima di 
use venne formata con una perte del eon- 
tado delle sei miglia, e l'altra con por- 

zione della vicaria di Camajore. 
La comunità di Pescaglia conta la sue 
figine dall'anno corrente 1838. Essa com- 
ponesi di 17 sezioni © parrocchie con una 
Popolazione di 5455 abitanti, che figura 
Quedro qui 21 insieme com la 
io lo di cate comenlià di 

, di Borgo e di Camaj 

Tl più recente smembramento del ter- 
ritorio lucchese è stato fatto dalla dina- 





Garfagnana, circon- 
dato per ogni lato dagli Siti Esiensi. , 


Tera asse dsstanti . : . N° 106,599 150,235 164,151 39,545 


(33 Lucc 


DIOCESI DI LUCCA. 


La diocesi di Lucca è una delle più 
antiche, siccome lo era tra le più vaste 
della Toscana , il di cui gerarca, prima 
di essere arcivescovo ( cioè nel 1726) fu 
sempre.immediatamente soggelto alla Ch. 
maggiore del cristianesimo, a quella cioè 
di Roma, come lo furono fino dal 4 seco- 
Io dell'Era volgare tutte le cattedrali del. 
le provincia etrusca. Quindi è che i ve- 
scovi di Lucca si trovano talvolta solto- 
scritti nei sinodi romani del secolo IV 
come suffraganei del sommo pontefice. 

Che il martire S. Paolino, uno dei 
scepoli di S. Pietro, fosse il primo bat 
matore dei Lucchesi venuti dal pagane: 
mo alla fede di Cristo, ritiensi da ognuno 
per tal vero da on aver duopo di rian- 
darvi sopra, Benzì non tutti la penseran- 
no come la pensò cinque secoli addietro 
il fiorentino Fazio degli Uberti, il quale 
mel suo Dittamondo scriveva di Lucca: 


Ma perchè illuminata dalla fede 
Fu pria ch'alira cittede di Toscana, 
Ceagiò il quo nome, e Loca sele diude. 
Sebbene posteriormente all'epoca diS. 
Paolino la storia ecclesi abbia tro- 
vato qualche nome di aliri presidi delli 
chiesa Inochese, non avendo noi intorno 
a ciò dati posi ci conviene scendere 
serie dei più antichi vescovi di 
land quel Massimo che nell'anno 347 
di G. 'dcitto assistò al concilio di Sardice 
celebrato nell'Illirio contro gli Ariani, e 
negli atti del quale si trovò up 
guele i! segnato 
jone dei più, le dio- 
cesì ecclesiastiche all’epoca della loro pri 
ma istitezione costituironsi sal perimetro 






























al IV secolo dell’ Era cristiana, al- 

lora quando cioè esisteva egualmente che 
a Locca il pontefice della diocesi di Pisa. 
Certo è che dal terzo all'ottavo secolo 
uns profonds lacona si pone iunanzi » 
colaì che leniasse cimeniarsi ad attraver- 
nè io penso, che fesse per truvare 





plausibili da persuaderci colui 
«el aerciase dodurlo del perimetro che 





LUcc 
mostrava la diocesi lucchese sotto il regao 
dei Longobardi ; cioè allora quando en 
io medesimo col titolo 
al governo di 







persone affini, e 
veni vano promossi alla prima dignità del- 
la chiesa lucchese, in guisa che eglino a 
tri vescovi furono be 
capito forse delle vi- 
cine diocesi. Non ha 1 pertanto a do- 
mandare, te, trovando nol di secolo VIIE 
Luoca nelle colline di San- 
laja e di Lari, il territorio 
lucchese fosse lo stesso dell'epoca roma 
la, © conseguentemente che si; allora 
vesse oltrepassato gli antichi limili per 
entrare in Toscana? 

Arroge a ciò, che l’uso d invadere ar- 
bitrariamente le parrocchis continuava 
eziandio ai tempi di Carlo Magno, sicce- 
me lo dimostrò Adriano I., testochè egli 
chiedeva assistenza e cooperazione al nuo- 
vo re di Lombardia, acciocchè comandas- 
se a certi vescovi d'Italia, e specialmente 
della Toscana, che mon invadessero le dio- 
cesi e pievi antiche degli altri prelati, ce. 
(Baroni, Annal. Eccles. ad ann. 399) 

Dopo tali premesse repato superfluo di 
quì trattenermi per rispondere ad alcuni 
per altro rispettabili scrittori, i quali non 
contenti di dare alla diocesi lucchese, nei 
secoli anteriori al mille, un'estensione 
maggiore di quanto realmente se gli ap- 
parteneva, ne portarono i lr 
lamente dentro i contadi 
stoja « di Volterra e di 
in mezzo ad altre diocesi dalla lucchese af- 
atto distaccate. — Il quale equivoco fa mo- 
tivato segnatamente dal riscoatrare nelle 
diocesi di Volterra, di Populonia, di Ro- 
selle.e perfino di Sovana delle chiese, era- 
torii e cappelle di giuspedronato dei ve 
scori di Lucca, cui erano pervenute per 
donazioni, ossia per diritto ereditario. Ce- 






























risdizione episcopale, quello, intendo 
dire, di non riscontrarsi mai nelle die- 
cesì e contali sopra rammentati alcuna 
chiesa battesimale, o altra parrocchiale, 
dipendente dalla giurisdizione ecclesia- 
stica di Lucca. 

Che però in ogni case non credo che 
la diocesi di Lucca fosse maggiore di quel 


LUCC 


1a dimostrata in un catalogo delle sue chie- 
se, monasteri e pivieri redatto nel 1260 
per ordine del Pont. Alessaodro IV. Da 


quel registro si conoscono non solamente î 
varii luoghi con chicsa succursale, i di- 






cora le respetlive rendite di 
esse e dei luoghi pii posti dentro i confini 
della diocesi, Del prospetto medesimo re- 
salta, che nel sec. XIII lu diocesi di Lucca 
moverava 526 chiese; 58 di esse dentro la 
città con 4 canoniche, 13 ospedaletti, e 5 
monasteri; altre 22 chiese erano suburs 
bane con 6 monasleri € 3 speduli; men- 
tre nel restante della diocesi esistevano 
419°chiese, fra le quali 5g pievi, 32 spe- 
daletti e 38 fra monasteri celle e romitori 

Tote coteste chiese e stabilimenti sacri 
al culto, all'anno 1260, possedevano la 
rendita annua di 164,433 lire senza con- 
Uare l'entrate speciali del vescovato, che 
erano di 3500 lire all'anno. Cosicchè, com- 
putandosi allora il forino d'oro a poco più 
di lire due e mezzo per ciascuno, la ren- 
dita annuale del patrimonio ecclesiastico 
della diocesi di Lucca veniva a corrispon- 
dere intorno a 120,000 scudi di lire sette 
per scudo, dell moveta corrente; per cui 
si richiedevi le 
di, vale a dire 16,800,000 

Sappiamo frattadto da Paolo Warne. 
frido ( De Reb. Langobard. Lib. IP. 6.) 
che i Longobardi al loro apparire in Îta- 
lia impossessaronsi della massima parte 
dei beni di chiesa; e con tulto che la re- 
gina Teodolinda fosse la prima sd impe- 
trare dal re Agilulfo la restituzione di 
‘vina parte del patrimonio alle chiese cat 
toliche, queste non lornarono ad ai 
irsi se non spariti i vescovi 
. Fiaalmente a favorire le pie istituzioni 
di Lucca concorsero i devoti magnati di 
questa città e molli véscovi eletti tra le 
principali famiglie. Doudechè non deve 
far meraviglia, se la cattedrale lucchese 
giunse ad acquistare molli beni e giuspa- 
dronati dichiese, non solo dentro i coufi- 
ni della sua, ma ancora nei territorii di 
altre diocesi della Toscana, e specialmeni 
nelle picne e rosellane maremme.  - 
Jeagere i 150 documenti lucchesi 
spettanti all’epoca longoharda, che furono 
pabblicati nei Prolumi IV è V delle Me: 
morie per servire alla storia di questo du- 
cato, onde persuadersi delle ricchezze dal- 



































LuUcc 883 


Ja cattedrale di S. Martino scequistate, e 
della grande quantità di oratori, mona- 
steri e spedali dentro fuori di Lucca fon- 
dati. Delle quali chiese, sebbene molte 
siano state ad altro uso destinate, o di- 
strutle, pure ve ue restano tante anche 


i oggidi aperte, e vonservale al culto, da po- 





tere dar a Lucca l'epiteto di Città devota. 

Che se poi si voglia discendere dal se- 
colo VIII sino al X per esaminare altri 
1300 documenti di quel tempo, sempre 
più si farà manifesto, quanto il patrimo- 
nio della chiesa lucchese andasse aumen. 
tando: in guisa che per causa di livelli si 
resero dei vescovi Iributarie nou solo le 
primarie famiglie della città e del contado, 
che figarano dopo il mille nella storia di 












quale atto il vescovo Gherardo 
enfileusi a Kanomino del fa Gi; 
Samuele del fu Isacco, cotrambi es 
Ebreorun, beni in Sorbenello di perti- 
nenza della ch. di S.Maria Forisportan, 
Essendo i vescovi riguardati fra i 
mi diguitarii del regno longobardo 
combeva ad essi l'obbligo in tempo di 
guerra di recarsi all'armata per far la 
corte al re, o per incoraggire cou la loro 
presenza i soldati, Fu-di questo numero 
il vescovo lucchese Walprando nato dal 
duca Walperto, il quale innanzi di parti- 
re per l'esercito, nd Jaglio dell'anno 754, 
fece il suo ultimo testameuto in Lueca, che 
più noa si rivide, Con tale atto egli asse 
guò il suo pingue patrimonio s 
Lunigiana, in Gurfagosna, iu Versi 
nelle pisane maremme, per metà alla men» 
sa vescovilé di S, Martino, e per l’allra 
metà alle chiese di S. Frediano e di S. 
Reparata di Lucea, dichiarando il testa- 
tore che i suoi fratelli superstiti si coo- 
tentassero di un legato in denaro. 
ricchezze e per lustro 




















di Wulprando, il quale destinò alla sua 

chiesa cattedrale il vasto patrimonio, ch' 
gli avera ereditato dal di lui padre Per- 
tualdo posto nel lucchese mel pisano, vol- 
terrano, populonieuse, e perfino nel ro- 
sellano, e sovanese territorio. 





QUADRO SINOTTICO delle Pieri, Capitoli, Monasteri, Cappelle e Spedeli 
della Diocesi vr Lucca con le loro rendite all'anno 1360. 














Porta S. Gervasio 19 a 4 |Valkdi-Serchio 
Loc Porta S. Pietro 9 - 3 idem 
® Y Porta S. Donato so 4 3 idem 
Porta S, Frediano so - , idem 
Suburbio della città di Lucca es Li 3 idem 
1 di Compito 1 4 . idem 
2 di Vorno 3 ' 3 idem 
3 di Maise-pisana u s . i 
4 di Vico-pelago | 3 a} idem 
5 di Flero, ora di to a _ idem 
Montuolo . 
6 di Arliano . «|- idora 
3 di S. Macario I} a idem 
8 di S. Stefano 6 -_ |- idem 
9 di Mostesigradi sl 1 idem 
10 di Torri 5 - t idem. 
11 di Sestoa Moriano | ss _ -_ idem 
12 di Brancoli [LI -_ , ‘idem 
|13 di S. Pancrazio a|-{- idem 
04 di Ma 8 _ -_ idem 
15 di Lamameri ' -— |. idea 
16 di Segromigne -_ . Lui 
Pievi < 17 di S. Gennaro : -_ -_ idem 
18 di Lanata 5 - -_ idem 
19 di S. Paolo s{-|- idem 
[ao di Camajore 15 3 a |Valdi-Versilia! 
‘nt di S, Felicita 13 LI a La) 
sa d'Ilici +6 _ -_ idem 
‘3 di Villa-Basilica sq 1 | Valle-Ariana 
. -_ . Idi 
25 Avellana oellano ri - -_ 
36 di VicoPancelloro | ‘« | — 1 
i 10 -_ |- 
7 - LI 
6 r -_ 
17 _ ‘ 
6 - LI 
Loppia 24 s a 
33 di Gallicano 19 a 3 
34 di Fosciana (*) 4 | . 
Souna e segue n° 279 n° 31 #°45. 








Nome delle Chiere 
della Diocesi lucchese 
situate in campagna 
distinte 
per pivieri 







24910 


<td umosnio 1P 


Riroaro. . . n° «79 


35 di Caregine (*) 
36 di Sau Pietro in 
Campo (*) 

39 di Pescia (*) 

38 di Massa Buggia- 
nese (*) 

39 di Monleeatini 

4o di Vajano, ora 

Monte-Vettolini(' 

41 di Cappiano (*) 

42 di Cerreto (*) 

43 di Ripoli (*) 

44 di Santa Maria a 
Moute (*) 

45 di Laviano, di- 
strutta 

46 di Appiano, ora a 
Ponsacco (*) 

:: fagdi Triana, ora a 
Pievi ro) 

48 di Ailliano e Lec- 
cia, distrutta 

49 di Tripallo (*) 

50 di Gello delle Colli 















la chiesa di S. 
Colombano) 
55 di Musciane 





in Mon O 

56 di Berbinaja (*) 

li Quarazano (*) 

58 diS.Genesio,ora in 
Sau-Miniato (*) 

59 di Fabbrica (") 





Torae ...° 430 n° 43 n° 53... 


so 





Chedi 


pra 


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b. 





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45... 


885 
Segue il Quaono Stsorrico delle Pievi, Capitoli, Monasteri, Cappelle e Spedali 
della Drocssi pi Locca, e luro rendita nell'anno 1260. 


















le Chiese 


cui sì trovano | 4; ciascun 


situate 





piviere 


eee 8° 138,942 
Val-di-Serchio 





Val-d'Arno 
idem 
idem 
idem 


idem 
Val-d'Era 


Val-di-Tora e 
Val-d'Era 





Valdi-Tora e 
Val.d'Era 
idem 





idem 
Val.d'Aruo 


idem 


135 
820 


3,733 
1,743 


2,302 
765 


4265 
1097 
So 
1,846 
230 
810 
1,345 
271 


650 
185 


606 
2,338 
220 
2,30 


1,350 
634 
1,300 


6348 


2,018 


ore e #3 164,633 


NB. Ze pievi contrassegnate con l'asterisco (*) spettano ora ad ultre Diocesi. 
« specialmente a quelle di Sanminiato, di Pescia e di Masse di Carrara, 


ven 


886 Lucc 


Vicerss vinatroniari parta Diocra 
mi Luooca poro 11 secoLo xu. 





Fi Loca € Pistoja, facilmeote apparirà, 
che la giurisdizione ecclesiastica lucchese 
nel secolo XIII, al pari di quella di Arezzo, 
era senza dubbio la più estesa in Toscana. 
Poichè, se l'aretina toccava gli estremi 
suoi confini dal gr. 42° 58’ al 43° 48' la. 
gr. 29° 15 al ag° 45" long.i que. 

nella sua più langa estensione 
ivava dal gr. 43° 32° al 44° 12° latit., 
© dal gr. 27° 53’ sino al gr. 28° 35' long. 

Tale fu, ed in simile guisa il territo» 
rio ecclesiastico lucchese intatto si man- 
tenne, finchè il Pont, Leone X separò dall’ 
antica sua cattedrale (anno 1519) la pie- 
ve di Pescia per dichiarare il suo parroco 
Preposto Nullius Dioecesis. Alla quale 
chiesa semi-episcopale lo stesso Papa vol- 
le assoggeltare, olire le consuete chiese 
saddite, ossia filiali della pieve pesciati- 
ma, molte altre parrocchie della Val-di- 
Nierole e di Valle-Ariana, a partire dalla 
pieve Avellana, o di Castel-vecchio, sino 
ai confini di quella di Vajano, ora di Mon- 
te-Vettolini; per modo tale che la prepo- 
sitara e collegiata di Pescia, nel 1737, dal 
Pont. Benedetto XIII fa eretta in chiesa 
cattedrale.— ed. Pescia Diocest. 

Il secondo e più vasto smembramento 
della Diocesi di Lucca accadile nel 1622, 
quando il Pont. Gregorio XI, per erigere 
io sede qescorile la prepositura di S. M. 












i lucchese i pivieri della giuri- 
i vile del Gi lacato di Toscana 
com nella Valle inferiore dell'Arno, 
in Val-d'Evola, in Val-d'Era e in Val-di- 











Lucca seguì sotto il pontificato di Pio VI; 
il quale per bolla del 18 luglio 1789 di- 
staccò dalle parrocchie lucchesi quelle dei 
vicariati granducali di Barga e di Pietra- 
santa, oltre il distretto di Ripafratta, che 


LUCC 


assegnò tatti alla diocesi di Pim, dalla 
quale la lacchese ebbe in cambio 7 chiese 
sostituenti il piviere di Massaciuccoli. 
Finalmente l’ ullimo e recentissimo 
smembramento fu decretato nel 1833 dal 
Pont. Leone XII, nel tempo in cui fu @- 
retta in cattedrale la collegiata di Massa 
di Carrara a carico delle diocesi di Luni- 
Sarzana e di Lucca. L'ultima delle qualî 
dovè perdere tutte le chiese comprese ne- 
gli antichi pivieri della Garfagnana; cioè, 





accennati la Diocesi Lacca trovasi attual- 
mente ristretta dentro i limiti del terri. 
torio unito del mo Dorato. Essendochè la 
comanità staccata di Montignoso dipende 
per l’ecclesiastico dal vescovo di Massa, e 
l’altra di Minucciano conservasi costan- 


temenie sotto i suoi pastori, che 
sono i vescovi di Luni-Sarzana. 

Nello stato presente la Diocesi lucchese 
uadici del 








conta 25: chiese parrocchi 





Vi sono in città quattro capitoli, ossia 
chi 3” cn la caue 





i una dignità. Tra quelle 
fuori della capitale vi è Camaiore, la que- 
le è decorata di un'insigne collegiata com 
14 canonici e una digoità, il Priore, cui 
fu concewo il privilegio dei pontifcali. 

Conservansi in Lucca due semin: 
uno addetto al io della cattedrale, 
l'altro alla collegiata di S. Michele. 

I vescovi di Lucoa ottenuero il privi 
legio del pallio dal Pont. Calisto Il (anno 
1120) e, per concessione del papa Alessaa- 
dro II, quello della croce come gli arci- 
vescovi. Finalmente per bolla del di 11 
selt. 1726, Benedetto XIN innalzò la cat- 
tedra di S. Martino all’onore di sede ar- 
civescovile, ma senza suffraganei 














lino Anticcheno, l'apostolo dei Lucchesi; 
S. Frediano, insigne loro patrono; 7al- 
prando e Peredeo per influenza politica 
€ per vistose donazioni alla loro chie; 


LUCC 


£. Anselmo che col nome di Alessandro 11 
riedificò l'attuale cattedrale, accrescendo 
onori e privilegii alla città di Lucca ed 
al suo clero; e S. Anselmo ZI, il consi. 
Gliere della contessa Matilde, ec Furo- 
mne famosi per doltrina e per esemplarità 
di costumi un vescovo Sandonnini nel se- 
colo XV, un Gwidiccioni nel declinare del 
secolo XVI, nn 2fansi nel secolo XVIII; 
un Sardi al principio del secolo attuale, 
eee 


COMUNITÀ DI LUCCA 


La Comunità di Lacca abbraccia, ol 
tre la città, una campagia d'irregolere 
periferìa, la di cui superficie non è stata 
ancora completamente misurata dai geo 
metri che al presente si occupano nei la- 
veri del catasto lacchese. — Innanzi la 
erezione della nuova comunità di Pesca- 
glia , cioò alla fine dell’anno 1837, que- 





eta di Lucca abbracciava, nella campa. 





gua 89 sezioni , con una popolazione 
42,192 abit, ripartita in g110 famiglie, 
mentre la città era abitata da 23167 indi- 
widui; sicchè nel 1837 tutta la popolazio- 
ne della Comonità di Luoca ascendeva al 
65359 persone appartenenti a 11888 fa- 
miglie; lo che, equivale a Eri 
per ogni capo di casa. 

Quinta seddetto Comunità confina con 
altre sette, cinque delle quali apparte 
menti al suo Ducato e le altre due spet- 
ì Granducato di Toscana. —Infatti, 

di scie. e di grec, essa tocca 

















dalla 
4 confini della Com. di Capannori; dal lato 
di sett. rasenta la Com. del Borgo a Mor 
sano; dalla parte di maestro ha la Com. di 


Camajore , dal lato di ponente quella di 
i parte volta a lib. tocca la 
Fecohiano, apparienente al Gran- 
ducato; alla quale sottentra l'altra Com. 
dei Bagni a $. Giuliano, pure del Gran- 
ducato, e quest’ ultima confina dal lato di 
estro con la Cow. di Lucca mediante la 
criniera del Moate-pivno. . 

Il tertitorio della Comunità in discor- 
do coasisie in ui era. profondamen- 
te coperta di ghiaja terre di recente 
alluvione, coronata ‘alla destra del Ser- 
chio, cioè dal lato di grec. e di sett. da co 
line di macigno (arenaria), di ‘bisciajo 
(schisto-marnoso), di grès color castagnuo» 
lo, di calcarca-corapatia e ili galestro; que- 















LUCC 887 
so le superiore, e quella in- 
feriore alli ‘strati di macigno. Dietro alle 


stesse colline si alzano le così dette Pis- 
sorne, e il monte di Braneoli, mentre dal 
lato di maestro, di pon. e di grec. gli fan- 
no spalliera l’alpe di Pascoro, di Monte- 
magno, e il monte di Quiesa ; la cui 06- 
satura è formata di rocce di calcarea-semi- 
Priqpetirrice vene metallifere , di schi- 
sto argilloso e di macigno; il tatto spesse 
volte da galestro e da schisto mar- 
noso alterato. Dal lato poi di ostro serre 
di coraice alla stessa pianura il marmo- 
reo-verrucano monte di S. Giuliano, ossia 
Pisano, anch'esso sovrapposto nei fianchi, 
€ alla base da un macigno a grossi ele- 
menti (selagite) dal grès castagnolo, e dal 
galestro. — Fed. Moxme-Prsaro. 

* Tl territorio comunitativo di Lucca, e 

















LI 
glia intorno alla città. Quali fossero le bor- 





gate, ville, popoli e pivieri di esso con- 
tado, lo dichiarò un altro diploma di Ar- 
rigo VI dato nel Borgo S. Donnino li 30 
aprile del 1186. Col qual privilegio son 
solo fa confermata ai Lucchesi la giuri- 
adizione dentro le sei miglia. aitorno la 
città, ma affinchè non nascesse duhbio 
sulle ville comprese in, detto conta 
volle a sufficiente cautela, che fossero « 
i 










stesigradi (ora Monsagrati ), di S.- Sl 
fano, di S. Macario, di Arliano, di 
sa (pisana), di Forno, di Compito, di 5. 
Paolo, di Lunata, di Lammari, di Mar- 
lia, di S. Pancrazio, di Subgromigno, 
‘e di S. Gennaro con tutte le ville e bor- 
gate comprese dentro i confini dei 15 pi- 
ieri, fra i quali però non si trova quel- 
lo di Ripafratta. (Memor. Zucch. T. I.) 
I siaggiori corsi d'acqua che altraver- 
sano il territorio della Comunità di Luc- 
ea, dopo it Serchio che scorre -fra le e- 
streme falde occidentali delle Pizzorne 
e quelle orientali dell'Alpe di Pascoso, 
di Monte-magno e det moute di Quiesa, 
si contano i torreati Ziachiana, Frage, 
Freddana , Cerchia e Contesora, che 
due.prisni scendono a sinistra, e gli all 
tre a destra per vuotarii nel fiume su 
mominato. : 
Considerando ora il Serchio nella sola 
sczione spettante al territorio comunita. 














898 LUCE 


tivo di Lecca, a partire dai secoli porte 
riori all’ VIII dell’Era volgare, mi sem- 
bea rilevare dalle scritture del tempo, 
che questo fiume discenilesse a Lucca tri- 
partito, in guisa che il primo ramo pas- 
sata a pon. poco lungi da Lucca , presso 
a poon com'ora succede, lambenilo il mon- 
ticello di S. Qurico, davanti al quale era 
il ponte omonimo , altre volte «ietto del 
Marchese. Il ramo di mezzo rasevtava le 
‘mura occidentali dei primi due cerchi del- 
la città, e questo appellossi parimente Ser- 
chio, o talvolta Auserclo; mentre il terzo 
ramo, che passava a levante di Lace, fu 
dl to costantemente Auxer, Auxere, 
poscia Ozzeri. 
+ To non rimonterò ad Aroppo re- 
condite, quando una delle tro diramazio- 
ni del Serchio, conosciuta toltora eol no- 
me suo vetusto di Ozzeri (Auzer) seorre- 
va da maestro a scir. nella pianura orien- 
tale di Lacca per vaotarsi nel Lago 
Bientina, e di la per l'emissario pf 
Auxerizeola ( vecchia Seressa ) nel fiume 
Arno. Ma qui non debbo ommettere di 
rammentare la mirabile direzione data per 
me di S. Frediano nel sesto secolo del- 
I'Era volgare, forse al sinistro piuttosto 
che al. ramo destro del Serchio, affine di 
liberare dalle inondazioni la pianura di 
Lucca, quando cioè questo medesimo 4u- 
ser. discostandosi dalla città prese la di. 
rezione di Lammari, di Antraccoli, della 
pieve di S. Paolo in Gurgite, di 
ec.— Di tale maratigliosa 0) 























zione e 
dell'andamento dell'Aurer (Ozzeri) dopo 
il sesto secolo più non esistono Iracce, se 
non è forse quella accennata dall'alveo ilel 


fiumicello Osseretto, il gel scorre per 
Antraecoli, per la pieve di S, Paolo, per 
Turingo e Sorbano, finchè sottentra l’at- 
tuale canale dell’ Ozzeri. 

Sal qual proposi ioverò della non 
dubbia tes inza di un antico e sap- 
to scrittore, cioè di S, Gregorio Magno, il 
quie al lib. IL cap. g dei suoi dialoghi 

liede a conoscere, che 1° Aurer innanzi 
l’epoca di S. Fredisno scorreva vicino alle 
mura della città, e che spesse volte traboc- 
cava dal suo alveo con danno delle vicine 
campagoe. Che poi lo stesso Auzer, ira- 
dotto în Ozzerî, fosse diverso dal Serchio, 
il quale passava dal lato occidentale della 
città, anche meglio lo movirava un rozzo 
poria,.scrittore del secolo XII, allorchè, 






di 1a del corso dell'Ox 


Lucc 


decanttando le azioni di S. Frediano, dis- 
se che, dopo il prodigioso deviamento 
dell'Anzer, piacque 215. Vescoro di re. 
catsi nella campagna di Lunata, vicoqua- 
ja a levante di Lucca; nella 
quale circostanza slcani villani di quella 
vicinanza fecero al sento vescoro nali in 
solti da giungere persino a percuoterlo, 
il Bertini, di vedere oc- 
vo alveo dell'Auzer i loro 
44 











cupato 
terreni —(Baarini. Memor. Lucck. 
pag. 260 e 261.) 

Infatti moltissime perganiene lacchesi 
posteriori al secolo VII danno bastante- 
‘mente a diverlere l'andamento del nuoro 
alveo dell'Aurer, nelle vicinanze di S. 
Paolo, di Turingo, di Sorbano ec., siccome 
fa accennato all Art. Gonso (S. Paotò 
17) — Fed. Laco vr Brawrmma, Orsza:, Sen 
caro, Soasano ee. 

Che però limitandomi qui a far paro- 
, che attraversa at- 









che in grazia delle antiche naturali co- 
mate di cotesta pianura posia lungo la be- 
‘se settentrionale del Monte pisano, Kirsond 
corso d'acqua ha una doppia, 

guida inclinazione; tostochè la 
cidentale scola nel Serchio, mentre il ra- 
mo orientale dell'Ozzeri fivisce nel Lago 


portoni 


di Sesto, ossia di Bientina, solto nome di 











canale Riogio. 

Contuttociò la livellazione del piano 
di Lucca e dell'alveo del Serchio, essendo 
decisamente sa; al livello del Lago 


suddetto (Ved. fe due Tavolette dell'dl. 
tezze a pagg. 873 e 874), si dovette ricor” 
rere nel 1786 alla costruzione delle cate 
ratte in bocca d'Ozzeri, onde con esse ri- 
quere al rigurgito del Serchio fluente nel 

go, e così impedire le frequenti innos- 
dationi, cui era soggetta la pianura oriea- 
tale di Lacca, — Ped. Ozma: e Sencase. 

Allo scopo di rimediare in per 
te a simili incoavenienti dello spaglia- 
mento delle acque, che per l'antico alveo 
dell'Ozseri scorrevano vaganti e senza ri- 
pe nella pianura di Lacca, il governo del- 
la repubblica nei secoli andati riseltè di 
ridurre il Serci n solo alveo col dare 
a questo un'ampiezza maggiore. 

Nel 156» pertanto incominciossi la co- 
strozione del grande argine di Saltocchio, 
chesi continuò fin verso la città, di manie 















Luec 


ta che ia una estensione di quasi quattro 
miglia furono restitniti aHa cultura circa 
mille quadrati agrarii di terreno giù stato 

scoperto da ciottoli e da grosse ghiaje, — 
La quale arginazione fu com maggiore 
impegno accresciuta dopo che le straoedi- 
narie piene del 1624 diressero gran parte 
dell’acque del Serchio nel Lago di Bien- 
Lina; donde avvenne che ne conseguirono 
forti reclami per parte del governo di 
Firenze, in guisa che la repubblica di 
Lucca nel 1627 deliberò di far di nuovo 
allargare l'alveo del Serchio sino a 300 
braccia, e di di 

lena dalla pai 

al Jato destro del fe ca soi 

Finalmente neppare argini es- 
sendo riesciti a comteriere il Serchio nel- 
le sue maggiori escrescenze, © veduti i 
danni da esso apporiati nella piena del 
1812 alle campagne di Lucca, per ordine 
della prineipessa Elisa furono rifatti im- 
portantissimi e dispendiosissimi ine 
quindi rialtati gli argini tre braccia più 
che non lo erano nel 1812. 

Resta a dire del cansle denominato il 
Fosso, il quale entra ed attraversa la cit- 
tà di Lucca da tempi remotissimi, seb- 
bene abbia variato direzione, e sia stato 
to dalla repubblica lucchese per be» 
della popolazione e degli edifizii 
manifatturieri. — Cotesto Fosso prende 


















da grecale a libeccio in guisa di ana co- 
piosissima gora, ora scoperto, ora coper- 
to, ma sempre difeso de parapetti e fornito 
di frequenti ponti per attraversario. 

LL origine di questo canale, come dis- 
si, è antichissima, tostochè le memorie di 
una gora che entrava in cità presso la 
Porta S.Gervasio, rimontano al secolo IX. 
La qual gora a quell'epoca passava per 
la corte della Regina, mentre (ra S.Gi 







lino spetta 
Fineula, siccome lo prova un contratto 
di fitto di quell'’edifizio fatto nel 5 nov. 
dell'anno 862.(Memor. Zucck.T. V.P.II.) 


Lùcc 889 


Le stesa gora, 0 Foesa dirigevasi dalla 
corte della Regina verso la piazza di S. 
Michele in Foro, dov’ era attraversata da 
an ponticello e quindi da una seconda 
pescaja, nel modo che leggesi in uu istru- 
mento del 1134 dell’ Arch. di S, Paolino, 
in cui sono descritti i confini di una casa 
posta in' Lucca juxfa pontem, gui dicitur 
ad Forum, ab alia parte coheret cum se- 
pe,eto. In altri documenti di poco poste» 
riori, sotto gli anni 1169, 1183, e 1206, 
lx chiesa medesima è designata con questa 
Indicazione: Ecclesia S. Michaclis de 
Ponte ad Forum, et juta pontem $. dn 
geli in Foro. (Monscont , Dell antichità 
di Lucca ec. Lib. FL MS.) . 

A rintracciare la continuazione dell’ 
antico fosso giova al caso nostro un istru- 
mento del 1198, ii colesta gora ma- 
cinante nella sezione tra la chiesa di S. 
Michele e quella.di S. Maiteo appellavasi 
la Fossa di Natale, dicendosi: in Ecc. 
$. Mathaei in civitate lucana juzta fos- 
sam, quae dicitur Natalis. . 

Era probabilmente una derivazione del- 
la stessa Fosse quella di cui si fa parola 
nello statato lucchese del 1308 al capito- 
10 33,-» Finalmente con visione del 
29 agosto 1369 la Signoria di Lacca or- 
dinò, che comodo de'cittadini, per‘ 
difesa e splendore della città, e per van- 
e facilità delle manifatture si co- 
struisse uh acquedotto che traesse l’acqua 
dal Serchio, e sul quale si fabbricassero 
dei mulini, ed altri atili edifisj. La deli- 
berazione peraliro non specificò il punto: 
donde l'acquedotto dovesse partire, se dal 
Serchio direttamente, o dalla continua- 
zione di quello che negli Statuti del 1308 
trovasi rammentato. . 

Noa essendo però quel fosso difeso de 
cateratie e da argini sufficienti ad assica- 

si dalle escre. 

















scenze del medesimo, con pro: 
21 febb. 1505, dei 13 agosto 1507 fa 
deliberato, che la presa delle sue acque 
ni facesse di contro alla pieve di Sesto a 
Moriano. Ma meppor qui potè sussistere 
la cangiata imboccatura dell'acquedotto, 
la quale nel 1585 fu tolta di là e aperta 
sopra il pacse di Sesto a Moriano, onde 
ndurre il canale nella che tutta- 
sussiste con grande vantaggio delle 
adiacenti campagne e della città. Essendo 
chè il fosso mette in moto akuni mulini, 









299 .LUCC 


e diversi edifisii manifatturieri, oltre il 
benefizio.che apporta alle tintorie, alli 
fabbriche di conce, ai lavandari, e all' 
irrigazione di molti giardini. 

Dovendo' rammentare i posti che at. 
tualmente cavalcano il Serchio e 1’ Ozze- 
ri, dirò, che il primo nel tragiuo che fa 
per il. territorio della Comunità di Lucca, 
cioè da Brancoli sino al di sotto di Noz- 
ano, viene attraversato da tre ponti di 
pietra. Il più alto è detto Ponse a Moria- 
mo, di cai si hanno memorie fino dal se- 
colo VIIL Era anticamente di legname, 
poi di macigno, rifatto nel-1490 da Matteo 
Gi li; ma nel 1580 essendo in parte 
rovinato, farono riedificati i due archi nel 
1582 da Vincenzio Civitali nipote del pri- 
mmo artista. . 

Nel secolo però che corre (anno 1833) 
‘un nuovo ponte vi è stato edificato di pie- 
tra serena levata delle vicine cave. È del 
primo più largo e più pianeggiante, di- 
[ala diretto "ir rchitento lucchese 
Giovaoni Lazzarini. 

Ii secondo ponte, che prese nome dall 
opposta collina di S. Quirico, è il più 
prosimo di tutti a Lucca. Esso trovasi 

fuori della Porta al Borgo circa 1250 brao- 
cia lontano dalla città.Era egoalmente del 
primo tutto di legname, talchè molte volte 
nelle guerre della repubblica lucchese, 
per impedire ai nemici il passaggio del 
fiame, veniva appositamente disfatto; ma 
nel 1363, scrive il Donati, farooo fatti 
i piloni di pietra , servendosi, a detta di 
quell’autore, dei materiali della distratta 
cittadella dell Augusta ; lo che, se fosse 
vero, converrebbe ammettere che l'Au- 
Gusta venisse demolita innanzi il 1369, 
siccome ne informa la storia. Peraltro nep- 
pur questo ponte resistè all’arto violento 
delle acque, sicchè în una straordinaria 





























«ircostante po! 
fe repabbliche a Luoca limitrofe, il pon- 
te minacciando di rovinare fu ordinato 





- perla ragione 


LUCC 
€ 1818; al quale anno appella la lapida 
lettere d’oro posta in mezzo al pooie 
medesimo davanti a un’ edicola avente 
una statuina di S. Frediano. 
Il terzo ponte è quello detto di S. Pie 
tro, distante più di due mi di 





di questi toparchi la sua fondazione , e» 
sendochè fu chiamato il ponte del Mer- 
chese, seppure non ebbe tale indicazione 

delle possessioni che i mar- 
chesi Adlalberti e i Bonifazii tenevano fra 
la Porta $, Pietro e il Serchio, — Comun. 
que fosse. la bisogna, innanzi la fondazio- 
ne del poate S. Pietro, costà presso dore- 
va esservi per il passaggio del Serchio 
uua Nave, il cui vocabolo è rimasto slla 
contigua contrada di S. Marteo alla Ne- 
ve — Ped. Nava. (S. Marrao ata). 

Dall'anno 1372 al 1375 il poute S 
Pietro fu rifatto, e nell'anno 1535 nuo 
vamente ricostraito, ma sempre di legua- 
me, fino a che nel principio del secolo 
XVIII si riedificò tutto di pietra. 

In quanto si ponti dell Quaeri meo 
cano i docamenti per far parola di quelli 
che dovevano cavalcare l’antichissimo re 
mo dell’Auzer che scendeva dal Serchio, 
a lev. della città, deviato dalle sue mara 
per opera, come si disse, di Sì Fredisno. 

I ponti pertanto che attraversano si- 
tualmente il canale dell'Ozserî, a partire 
dalle pendici settentrionali del moote S. 








Giuliano sino al perno variabile, dore le 
acque dell’ Ozserf bilancia 


ino con quelle 

che fiuiscono per il Zogio nel Lago di 
Bientina, souo i segnenti, 1.9il ponte Stre- 
da di 10 alla chiesa di Guamo; 2 il 

te de' Frati, il quale è posto solto 

Eoafienta dell” Ln dove termina lo 
stradello lungo il canale della Formica. 
Poco distinte di là trovasi il terzo ponte 
ia famoso di tutti, sella strada maestra di 
Eaters del Giudice, o del Moate S. Gis 
liano, Questo poate, che porta il nome di 
Poste+tetto, era difeso da due torri, e o 
stà l'Ozzeri doveva avere un alveo assi 
più largo del fosso attuale, tostochè alesni 
archi dell’antico ponte trovamsi solterre- 
angosti. Iufatti l'ae- 









LUCC 


Corradino, il quale si mosse da Pisa per 
la via del Monte S. Giuliano contro Luc- 
ca; ma dovè retrocedere per aver trovato il 
passo di Ponte-tetto difeso dai Lucchesi, 
soggiangendo: che ivi est Auzeris agua 
profunda et lata , neque vadabilis. — Il 
#2 e il 5.° ponte sull Ozzeri diconsi di 
Salissimo e di Gattajola dalla contrada 
compresi în quest'ultima parrocchia. Il 
62 cavalca il canale fra le chiese di Fa- 
nano e di Meati; finalmente il 7.° ponte 
è sella strada postale fra Ripafratta e Luo 
ca presso la pieve di Montuolo, già del 
4Flesso; la quale chiesa innanzi il mille 
era situata sulla ripa sinistra, e non già, 
come lo è adesso, sulla destra dell’ Ozse- 
ri. — Fed. Moxrvoto. 





Strade maestre mantenute e carico del- 
lo stato nel Ducato di Lucca. 





1. Le 4 strade postali che escono dal- 
le 4 porte della città di Lucca sono, la 
strada Pisana, la strada Pesciatina o Fio- 
genfina, la strada de' Bagni e la strada 
Massese o di Genova. 

s. La straila detta delle Tagliate; per 
Ja porziene che gira al largo degli spalti 
di lev. sett. e maestro. — Essa staccasi 
dalla strada postale Pesciatina, passando 
dalla chiesa di S. Marco, dal luogo deno- 
LI i Giannotti e dal Campo santo 
i alla postale Pisana. Il restan- 
te della strada medesima dal lato di pon. 
e di ostro è a carico della Com. di Lucca. 

3. La sirada traversa di Merlio, che 
dalla postale Pesciatina condace alla R. 
villa e parco di Mari 

4. Altra strada traversa per Marlia, che 
staccusi da quella postale de' Bagni e con- 
duce lungo il torrente Fraga alla stessa 
R. villa, 
© 5. Strada dell'Altopascio, ossia l'anti- 
ca strada Francesca, che stazcasi dalla po- 
stale Pesciatina fuori di Porta auova, e 
per S. Paolo, Paganico e Turchetto entra 
mel Granducato al porto dell’ Altopascio. 

6. Straila del Tiglio che si parte dalla 
Francesco, al di là della pieve di S. Pao- 
lo, e varcando il Kogio sul Ponte Mag- 
giore passa per la Badia a Sesto, sotto Ca- 
stel-vecchio di Compito, e al Tiglio sul 
Lago di Bientina, dove soiteatra il terri- 
torio granducale. 



































2- Strada del Monte S. Giuliano. — È con 


LUCC 8% 


l'antica via maestra che esce dalla Porta 
S. Pietro, per dirigersi a Vaccoli, quindi 
passa l'Ozseri sul Ponte-tetto, e di lè per 
Massa-pisana sale il monte S. Giuliano; 
sul cai vertice continua il cammino nel_ 
territorio granducale dei Bagni di S. Giu 
liano. 












ii Lueca presso alla confluenza dlel- 
ta Lima .sul ponte di Chifenti, rasentando 
la sponda sinistra del Serchio, sino alla 
confluenza dell'Ania, dove coritinna nel 
territorio granducale sino a Barga. — La 
strada poi di Castelnuovo traversa it Ser 
chio sul te di Cal edilà 

{1 borgo di Gallicano r'incammina è Ce. 
stelnuovo dello Stato Estense. 

9g. Strada da Montramito a Viareggio. 
— Staccasi a Montramito dalla postale 
Massese per condurre a Via 

10. Strada da Afontramito alla A. villa 
di Stiava. — È ua breve tratto di due 
migl. a grec. di Montramito. 

11. Strada A. Modanese aperta da Ma- 
ria Luisa di Borbone nella terza decade 
del secolo attuale. — Staccasi dalla stra- 
da di Barga fra la Zima e Ia Fegana, e 
rimonta lungo la ripa sinistra di quest 
ultimo torrente sul fianco occidentale del 
monte Fegatese; di là trapassando diversi 
ponti sale per tortuosi giri sino al varco 
occidentale del Rondinajo, che è il monte 
più elevato di tutto l'Appennino toscano. 
Costassù alla foce al Giogo, sottentra il ter- 
ritorio modanese, nel quale la strada scen- 
‘de lango le- prime fonti del fiume Scol- 
tenna per di Pieve a Pelago, dove 
si riunisce alla postale che viene da Bo- 
sco-lungo dell' Abetone nel Granducato. 

12. Finalmente la strada per Camajore 
lungo la Freddana, per la fiumana di 
Mocchi, va ad ampliarsi per la parte di 
Val.di-Serchio a carico della Com. di Luc- 
ca, e per la parte della vallecola di Ca- 
majore sarà tenuta dallo Stato. 

Una nuova strada, che chiamerò pro 
vineiale, perebè ampia rotabile e utilissi- 
ma a pi è quella che 
sta attualmente per compirsi fra Lucca e 
Massaciuccoli. La medesima si stacca dal- 
la postale Aassesà passato il pante S. Pie. 
tro, di là dirigési sotto il colle di Nozza- 

passa per Balbano, e sale i poggi che 
corrono fra il monte di Quiesa e Casti. 





















292 LuUcc 


glioncello, i quali poggi servono di anello 
di comunicazione fra l'Alpe Apuaua ed il 
Monte-Pisano. Di là la stessa strada scen- 
de fra le masse di calcarea semigranosa 
sino all'orlo del lago di Massaciuccoli, do- 
ve per via di fosse trasportansi le merci 
venute di oltremare a Viareggio. 

Fin qui del territorio comunitativo, 
ora della città. — Ogni qual volla si 
tessero avere dati sicuri, che il lastrico 
in quest’ anno ed anche nei tempi addio. 
tro scoperto a quattro e perfino a braccia 
sei e mezzo sotto le strade attuali della 
città di Lucca, ogni qualvolta dico quel 
lastrico fosse appartenato ad antiche vie, 
voi arremmo un dato positivo per con- 
chiudere, che il piano più vetasto di Luc- 
ca e della circostante vra era almeno 
cinque in sei braccia inferiore all'attua- 
le. Alla qual conclusione mi sembra che 
in perte si prestino le vestigia dell’anfi- 
teatro lacehese: avvegnachè lo zoccolo dei 
suoi archi esteriori trovasi basato qual- 
che braccio sotto la strada che fiancheg- 
gia queli'edifizio eretto nei primi secoli 
dell'impero romano. 

Primo cerchio delle mura di Lucca.— 
Tre sono i successivi cerchi delle mura 
di questa città, — A qual epoca risalga il 
primo, ignorasi assolutamente; poichè, seb- 
bene qualcuno abbia sospettato essere sta- 
ta quell’ opera ese lurante 
di Probo, e qualcun altro ne abbia fatto 
iderio, vi 
ioni per credere il primo cer- 
antico, sia perchè Froolino 
diede a conoscere Lucca monita di mura 
sino dai tempi della repubblica romana, sia 
perchè non poche vestigia di quel cerchio 
di costruzione all’etrusca incontraronsi 
nei secoli ullimi scorsi, ed anche alla no- 
stra età. Infatti delle antiche mura sus 
sistono visibili tracce sul canto del pa- 
Jazzo arcivescovile nella parte volta a scir, 
che guards il bastione di S. Colombano, 
€ sul muro cui si appoggia l'oratorio di 
S. Naria della Ros. La quale venerata 
immagine fa dipinta sulla vecchia mura- 
glia dalla parte esterna della città, nel luo- 
go istesso dove fu costruita mel 1309 quelo 
la graziosa chiesina che Lultora vi resta. 

Sono visibili costà grandi massi di pie- 

forana parallelepippeda, sca» 
vati dal Monte S. Giuliano. Dei quali mas- 
si recentemente se n'estrassero alcuni dal- 















































LuUcc 


a parete dello stesso oraterio, della ero» 
sezza di quattro e più braccia. Attualmen- 
te, sopra la maraglia medesima pose la 
facciata posteriore del palazzo arcivesco 
vile. 

Di altre consimili pietre, cavate in al- 
tri luoghi dai fondamenti dello stesse mu- 
ra, fece testimonianza quasi due secoli in 


po- dietro il caconien Libertà Moricnni nel- 


la sua opera MS. delle Antichità dl Lucca. 

-Dall'oratorio suddetto, dirigeodosi în 
linea retta a settentrione lungo la strada 
della Rosa, il muro del primo cerchio do- 
veva attraversare la piazza di S. Maria 
del Presepe, ossia di S. Maria Maggiore, 
detta Forisportam, per essere stata fab- 
bricata faori di città insieme colla di- 
strutta cl coaligua di S. Gervasio. Da 
quest’ultima prese il nome la porta di SL 
Gervasio, già romana, per dore esciva la 
via Franeesca, o Romèa. Stanno in ep- 
poggio di ciò molti istrumenti dell’ Arch. 
Arciv. Lucch. dal secolo VIN al XII, i 
quali rammentano la chiesa di S.. Maria 
€S. Gervasio posta juste murum civitatis 
Zueze. — E meglio ancora ce lo manife- 
sta altra pergamena dell’anno 1063 dello 
spedale della Misericordia, in coi si leg- 
ge: Ecclesiae S. Marice, quae dicitar 
Majoris , aedificata extra civitatem Le 
censem, prope muros ipsius civitatis, et 
prope portam , guae dicitur S. Gervasi. 

Coalinuando l'andamento del primo 
giro, questo dirigerasi lango la strada og- 
gi detta dell'Angelo Custode fino dietro 
la chiesa di S. Simose, che dal lato della 
tribuna eppoggiavasi al muro della città 
Cio vien provato, fra i molti, da un istre- 
mento del sa aprile 839, col quale il pre- 
prietar: unziò al vescoro di 
Ecclesia mea 8. Simeonis sita infra hane 
civitalem recta muro istius civitatis, ete. 
(Mem. Luock. T. V. P. IL.) 

A questo paolo pare che terminasse la 
linea orientale, sicchè voltando faccia da 
lev. a grecale, le vecchie mura della città 
per una traversa dirette a macsiro pese 
vano dal canto oggi detto dell /mprese 
sulla via del Fil-lungo,là quale escir do- 
|a Porta setteutrionale che prese 
. Frediano. Costà 
il muro piegando alquanto ia faori pes 
se Boccella e 
distrutta chiesa A 
Giovanni in Muro, preso alla quale nel 

















LUCC 
secolo XIV fà eretto il Moa. con la chiesa 
di S. Agostino. 

In cotesta traversa veniva incluso den- 
tre la città il teatro romano, i di cui 
incontrano lultora fra la chiesa 

ino e il convento di S. Maria 





ruderi 





i . Pietro Soma! 

Cigoli, di S. Andrea, di $. Micbeletio, di 
8. Frediano, di S. Leonardo e molte altre 
restavano nei bocghi fuori del primo cer-. 

chio della citt. . x 
4 S. Giovanni in Muro, co dello per 
esser contiguo alle mura settentrionali, 
peste volta vano direzione de maestro a li- 
io, passando rasenti alla chiesa di $. 
Tommaso, situata, come dice wa docamea- 
to del 924, infra hanc civitatem et re- 
eta muro istius civitatis. — Pregredendo 


di là le muta lasciavano denico la chiem e > 


monastero di S. Giorgio, sicceme ne 
visano diverie membrane dell'Arcà 







iorgi 
mezio al.qualo tragitto, nel 
canto corrispondente a uu dipresso alla 
moderna piazza dei Melcoatenti , doveva 
trovarmi la porta occidentale, alquanto 
più indeniro di quella del secondo e del 
terzo cerchio, cui fù dato il some di S. 
Donato da an’autica chiesa che restava 
fuori della città insieme con quelle di S 
Giustina (già S. Salvatore in Brisciano) 
di S. Be Lora del Crocifisso dei 


rule dal luogo della Cistedella 
Le mura dirigendosi verso levante e gre- 
«ale arrivavano al palazzo vescovile dopo 
aver rasentato l'orte, ossia il Brolio della 
canonica di $. Martivo ; dalla qual linea 
restavano cselusi dalla città il monastero 
di 8. Maria del Corso, fondato nel 722,6 
le chiese ora distrutte di S. Pietro ad in 
ceula, de' SS. Filippo e Giacomo, di S. Co- 
lombano, di S. Stirentro e della esistente 
di S. Bartolommen in Silice. 

Tu mezzo a quest'ultimo lato trovavasi 
la porta S. Pietro, presso cui sino dall' 
pun nd fu eretta la chiesa di S. Silve- 

@ l'annesso ospedale per alloggiarti © 
mutrievi ini. —(Memor. Lucch. 
ati iueesiazioni x 

LA poca distanza dalla porta S. Pietre 
esisteva una portieciuola , che nel secolo 

vu : 











LUCC 893 

XI dioevasi fa postieria di Zeone Giudice, 
cesia che costà fossero Place ren 
magnate luochese, 0 è da tale po- 
stierla esciva la strada maestra che colta 
in linea retta a S. Maria di Leone Giu- 
dice, e di là per il Moote S. Giuliano a Pi 
sa. Forse era la icciuola stessa che in- 
manti l'epoca di Zeone appollavasi Poste. 
rule Maggiore, della quale è fatta men- 
zione in ua documento degli 11 genn. 
dell'anno 951. (Memor. cit. T.IV.P. 11). 

A confermare l'andamento del testè de- 
signato perimetro del primo cerchio di 
Laocca giovano varie scritture anteriori 
all'epoca del secondo girodella stessa cit-_ 
tà, molte delle quali furono gii 
so per pubblicarsi, mercé l' opero! de 
li secademici lncchesi, nelle Memorie 
servire alla storia della loro patria. 

Tooltre lo di ia qualche modo s dive- 
dere un rituale della cattedrale di Lucca 
cui irovasi registrato 

















hè qui ne dia 
PN Paimogiorno delle rogazioni la 
cessione esciva dalla orientale dell 
ciuà per recarsi alla chiesa di S, 
Maggiore (civè di Forisporiam » di 
8. Pietro Semaldi, poi a S. Frediano, 
quindi a S. Giustina e a S. Donato e fi- 
mie a S. Ponziano, dopodi che rien- 
città è nella chiesa di S. Repara- 





visitara la chicsa di S. Michele di Bor- 

gbieciuolo (ora 5. Micheletto) e rientra- 

va in città per la porta S. Gervasio ». _ 

» Li terso giornola precemione pertéa- 
LUI 


8% LUCC 


do delle cattedrale esciva dalla città per la 
Pasto S. Pietro, dove visitava la chiesa di 
Pietro Maggiore e quella di S. Maria 
(del Corso), indi l’altra di S. Bomano e 
di S. Benedei ipoi rientrava in cità 
(della porta S. Donato) per visitare È 
chiesa di S. Giorgio, poscis quelle di S. 
Alessandro Meggiore e di S. Michele in 
ale recavasi alla Corte def 









predica, finalmente, data la bene- 
«lizione, ritornava alla cattedrale ». 

Secondo cerchio di Lucca. — Col secon- 
do cerchio delle mura restarono rinchiuse 
nella città diversi subborghi , varie stra- 
de e case che avvicinavano il primo giro, 
massimamente dela parte di oriente sai 
grecale. La popolazione di cotesti sui 
ghi dopo il secolo XII costi nel re 
gime della repubblica una sezione delle 
città, designata ta col titolo di Quartiere dei 
Borghi, e te diversa dall 
altra denominata dalla Porta $. Fredie- 
no, ossia del Borgo. Wed. gui a pag. 
845 e segg. 

È opinione che il secondo cerchio di 
Lucca venisse decretato dal governo nell 
ambo 1200, e che resteme Aerminato zo 

60, 








interiore confacenti s dimostrare, & 
finò dal 1095 si era presa qualche misura 
da cerchio la cià, 
siccome fra gli sitri lo di a conoscere un 
isirumento dell’ Arch, de' canonici di 
ino dell'auno 1095, nel quale si par 
S. Colombano e S. 
Alessandro (detto poi S. Alessandretto), il 
unle orto confinata con una via, guae est 
Juxta murum veteris civiteti. 
Comunque sia, l'annalista Tolomeo ne 
avvisò, che all'anno 1184 Alcherio di Pa- 
gano, allora console di Laces, fece esce- 
vare i fossi attorno alla città, dicendo, che 
solto di lui costruironsi le cerbonaje. 
Già poco sopra, a pag. 845, fu accennato 
ma diploma dell'anno 1209 da Ottone IV 
concesso ai Lucchesi, nel quale si ram 
mente, non solo il muro vecchio, ma an- 
cora il amovo della città di Liicca. 
Dovendo pertanto rintracciare il giro 
del secondo cerchio, sembra che esso dal 
lato di scirocco, a incominciare 
ora detto la Scese di piaggic 
rane lungo la strada, che vien percorsa 
dal fosso, dirigendosi contr'acqua da osiro 
























indiriz- i 






a settentrione quasi 
luogo detto Ze Fratta: costà dove nel se- 
colo trapassato fu innalzata in mezzo ad 
una crociata di strade la colonna della Na- 
donna dello Stellario. Questa porzione di 
mura non può realmente contare un'età 
più antica del secolo XIII; e lo prova fra 
iti un contratto del 1197 dell'archi- 
Fc ora nella 
biblioteca di S. Frediano in cui si legge: 
Actum extra muros civitatis, videlicet in 
ecciesia S. Mariae Forisportam, sicchè 
sila fine del secolo XII la chiesa di S. Ma- 
ria Maggiore, oggi detta S. Norie Bian 
ca, era sempre fori di città. — Esiste 
tuttora la grandiosa porta di S. Gervasio, 
sttosimente sp appellata il portone dei Ser- 
vi, oppure il portone dell''Anaunziata da 
usa chiesa coatigua di tal titolo; la qual 








porta, oltre l’incaseatara fatta per la Se- 
nacinesca, trovasi in a due torrie- 
ni circolari, tutti ds capo a fondo leve. 


rati con mirabile arte di pietra squadrata, 
nella guisa appunto che essi con la porta 
medesima furono descritti da Ciriaco An- 
continano, quando nell’anno 1542 pr» 
sò da Locca. Ecco le sue parole: Vidimas 
praeterea in pracfata egregia civitate Lu. 
cana moenia ez vivo lapide circum noviter 
recensita conspicua arte elaborata, sed e- 
ligna er parte vetustotum vestigia non 
mella videntur , et inter petiora pertan 
duabus rotundis turribus inziguem vivie 


S. ex lapidibus mirifice instruetam; et hinc 


inde ab utrague sumnitatis listarum per- 
te leonem mermoreum habentera ; quem 
vero portam Romanan antigui vocarunt 
indigenae, nune vero S. Gervazii nomine 
incertum vulgus appellat; ete. (Crana 
Arcon. Commentar, Nova Pragmeata.) - 
Proseguendo il giro del secondo cerchi 
coteste mara da sett,a maestro dirigevansi 
verso il borgo S. Leonardo, il quale in- 
sieme con la sua chiese, allora in Capite 
Burgi, restava escluso dalla città, mentre 
venivano dal cerchio medesimo rinchiuse 
le chiese di S. Maria Forisportem, di S. 
Pietro Somaldi, di S. Pier Cigoli, di S 
li S, Micheletto, 
Andrea, detta allora im Melleria, 
perchè iu quella contrada vi eraeo le con- 
nel fosso che 















per i Inoghi di sopra indicati.—Esistera 
probabilmente da questo lato le postierta 


LUCC 


che si disse di Pagano, forse dal pedre del 
console che nel 1184 edificò le carbonaje, 
fatta testè menzione. — Il Mo- 






vio dei canonici di S. Martino, segnato 
(NY. 102) con la seguente indicazione: 
Domus juzia posterulam, guae dicitur 
Pogani, in contrata S. Petri Cigoli: te- 
net unum latus in muro civitatis, etc. 
Continuando l'andamento del secondo 
giro della città, sembra che al principio 
del borgo di S. Leonardo il muro doves- 
se piegare da maesiro a pon. e vollasse 
faccia a settentrione. In questa linea fa 
aperta la nuova porta di S. Frediano, che 
vedesi tuttora nel così detto Portone dei 
Borghi, difesa, L i io, 
da due lorrioni. Se non che questa di S. 
Frediano ha doppio ingresso, i cui archi 
tuttora sussistono della forma rotonda e 
* pietra concia. Se non che È 
lel Portone dei Borghi sono stati 
gran parte nascosli fra le a- 
jlazioni. Nella facciata esterio» 
tra porta S. Ger- 
l'emblema della 
forma di croce quadra di 
anarmo bianco iu campo di pietra nera. 
Dal Portone dei Borghi le mura pro- 
seguivano verso pon_-lib. fra il bastione 
attuale di S. Frediano e la chiesa di S. 
Agostino. E qui giova avvertire, che nel 
amuro del terzo cerchio, posto fra la porta 
di Borgo e il bastione di S. Frediano, 
una porla murata costruila nou già 
di mattoni, né a sdrajo come souo i muri 
del terzo cerchio, ma di pietra squadrata 
simile alle muraglia «el secondo cerchio, 
cioè a quelle mura conspicua arte elabo- 
rata, che Ciriaco Ascouitano all'anno 
1442 disse, aoviter recensita. Sarebbe mai 
questo un tratto del muro del secondo 
cerchio conservato per cortina nella riedi- 
ficazione del terzo gico della città? Niuno 
altronde, ch'io sappia, parlò della porta 
murata, seppure non fu questa una po- 
stierla. Certo è che all’esti dnita del bor 





















diacenti 




















pellegrini, 


un poate e noo spedale per 
chiamato di $. Giovanni in Capu di Bor- 
59, per essere appartenuto alla distrutta. 
chiesa di S. Giovanni in Muro, manuale 


ua con 


, di quella di S. Frediano. Infati 





895 
tratto dell'archivio di S. Frediano del 
dì 8 dicembre 1260, seguato (.B. 65. Ar- 
ca 2.) tratta di ua livello perpetuo fatto 
da un canonico rettore della chiesa e spe- 
dale di S. Giovanni de Capite Poatis, col 
consenso del priore e capitolo di S. Fre- 
diauo, a favore di un tal Luparello abi- 
tate in detta contrada di Capo di Borgo 
fuori della porta, per cui il rettore con- 
cede al fittuario per l'annao canone di 
soldi aa lucchesi un orlo posto presso È 
nuovi muri di Lucca, vicino al ponte del- 
la porta di Borgo $. Frediano. 

A S. Giovanoi ia Muro il secondo re- 
ciato della città dubito che aniasse paral- 
leloai bastioni attuali fino presso alla por- 
ta S. Donato, nel qual tragitto fucluder 
in città la chiesa col monastero di S. 
stina, e quella di S. Benedetto, ora 
il Crocifisso de' Bianchi. 

Costà le mura dirigendosi a scir. pas. 
savano fra la porta altusle-di S. Donato 
quella del primo cerchio, la quale si do- 
veva trovare in capo alla via di S. Puo- 
lino.— A sinistra della porta medesima il 
muro, rasentindo d'appres.o la chiesa dl 
S, Luca e lo spedale della Misericord 
lasciava fuori di città il prato del 
chese, onsia del Corso, per arriva 
la così detta Cittadella, dove voltand 
faccia a ostro dirigevasi verso Ievante si. 
no al bastione Columbano, dietro il 
palazzo vescovile. In questo lungo tra. 
gitto, di fronte a lib. e ostro esistevano 
oltre le porte di S. Donato e di S. Pietro 
alcane postierle, per le quali, a forma del- 
li statuti antichi di Lucca (Lib. ultimo, 
cap. 55.) non era permesso il passaggio ai 
carri. Da questo lato il secondo cerchio 
rinchiuse in città le chiese di S. Romano, 
di S. Maria del Corso, di S. Alessandro, 
ossia di S. Alessandretto insi 
nesso ospizio, ed alire antiche chiese sta- 
te fino allora suburbane, 

Terzo cerchio delle mura di Lucca, — 
Uterzo e l’attuale più gran. giro del- 
le mura di Lucca fu decretato nell’an- 
mo 1504, dalla repubblica, che vi fece la- 
vorare dalla parte di levante e di mezzodì 
sino al 1544. Per altro fattisi accorti, che 
quel inodo di costruire i bastioni circo- 
lari e le mura forse coa poca scarpa, 10m 
era il più coufacentg a ridurre Lucca, co- 
me si voleva, una piazza forte, gli Auziani 
affidarono l'esecuzione al altri ingegne- 














letto 































896 LUCC 
ri, fra i quali meritossi maggior lode 
Wincenzio Civitali. 

la grandiosa opera non restò com- 
pita intieramente prima dell’anno 1645, 
mediante la spesa di scudi 955,162, peri a 
5,510,550 franchi, senza contare il valore 
di 130 grossi cannoni di bronto che gasr- 

gli 11 bastioni dai queli è difesa 
la città. — Le mura dalla parle che gonr- 
dano la ciltà sono fornNe di hi ter 
rapieni, luogo i quali campeg 
ziosa strada carrozzabile. È questa 
cheggiata dal lato della campagna da un 
comodo marciapiede, mentre dalla parte e- 
sterna le mura sono difese da opere avan- 
zate contornate da fossi e da terra) 





















monti sparsi di ville signorili, di 
chiese, di torri e di borgate. Il 
passeggio sopra le mura non è lampoco 
interrotto dalle porte della città, poichè 
l'ampia strada vi passa sopra pianeggiante 
Jango tutto il giro della citià che misura 
7100 br. lucchesi, pari a metri 4199,55. 
< La superficie del suolo ‘ccenpata dal 
fabbricato di Lecca, compreso il giro e- 
sterno delle mura e delle fortificazioni 
_ degli spalti, corrisponde a coltre luechesi 
81,3, equivalenti a quadrati fio- 
566,6, ossiano a undici sedicesimi 
di miglia toscane quad 

In questo terzo cerchio di Lucca esiste- 
vano tre sole porte, (Porta al Borgo, Porta 
‘S. Donato e Porta S. Pietro) innanzi che 
dirimpetto a una magnifica, veramente 
strada regia, fosse aperia la Porta Nuova, 

.0 di S. Croce, giù detta Elisa, perchè que- 
sta principessa la ordinò nel 1806. 

Da cotesta Porta meova, volia a levan- 
te, esce l'ampia strada postale Pesciarina 
fiancheggiata da doppio marciapiede e di- 
fesa da quadrupla linea di alberi.— Dalla 
Porta al Borgo, detta anche $. Naria, 
esce ln strada nuova dei Bagni e di Bar 
3; dalla Porta S. Donato, escono le stra 
de postali di Pisa e di Genova; e dalla 
Porta S. Pietro parie la strada vecchia 
del Moote di S. Gicliano. 























“quei documenti 


LUCC 


Eoen s Sraeinom roma 
verza crrra' si Looca. 


Chiese più grandiose e più celebri del- 
la città. — Quaotunque sussistino melti 
documenti scritti innanzi al mille, nei 
quali si rammeniano fra e molte chiese 
alcune delle più insigni tuttora esistenti 
in Lucea, se debbasi ecceltuare la cotte 
drale di S. Martino, e dirò anche la chie 
di S. Frediano, non sembra che le altre 
fossero di quella dimensione e sirattara 
architettonica che dopo il secolo X hagmo 
acquistato; lanio più che poche di eme 
prima di quel tempo furono de più di va 
prete, o da più d'una persona ecelesi» 
stica dirette e governate. 

Che lu chi; or iusigne i 
di S. Michele in Piazza, nel secolo IX fos- 
se poco più di un oratorio, lo danno a 
divedere le carte state recentemente pob- 
blicnte nelle Aemor, Zacch. T. IV. ef. 
V. P. IL e HI; alle quali aggiungere si 
può quel poco che fa accennato qui so 

alla . 895. — Fa bensì il 
time che si riunirono nell pai 
Michele in Piazza alcuni preti per vive 
re canonicamente, finché poi vi 
i monaci Benedettini; per opera dei quali 
nell’anno 1142 quel tempio si restaurò, 
e forse nl fa nella grandezza e forma 
attuale rieilificato. 

Realmente la facciata trovasi eseguita 
perla massima parie nell’anno 1188, per 
opera dell’architetto Guidetto, autore di 
quella della cattedrale. Il second'ordise 
però «delle colonnette del lato sinistro del- 
la facciata è mia fatta nel 1379. 
Il campanile, e gli ornati dalla parte volta 
a levante, al pari che l’esterna tribesa dal 
di settentrione, contano l'epoca della 
moria, di Paolo Guinigi, per ordine del 
quale furono fatti, — (Zed, Duo St 
cao delle chiese di Lucca, di Mons. Non 
si, eccresciuto dal Barsocchini. — Ger. 
na Di Lucca del Massarosa). 

Della chiesa di S. Maria Fbrisporton 
si hanno nolizie fino dall’ anno 788 nelle 
carte dell'Arch. Are. ed anche da altri an 
chivii; due delle quali, del 7 marzo 844 € 
del 31 dicembre 854, sono state 
cate nel supplemento ni T. IV delle più 
volte citate Memorie lucchesi. Perocchè da 
apperisce, che le 
chiese riunite di S. Moria e S, Gervasio, 





























LUCC 

sitae sunt prope murum istius civi. 
pred lucense: o come dice l’altro istra. 
mento, foras civitate ista lucense prope 
portare 8. Gervasii, quelle chiese cioè che 
rispondono a S. Maria Forisportam, non 
erano altro che meri oratorii dal vescovo 
concessi in benefizio a un ecclesiastico, 
coi era ingiunto l'obbligo d'uffiziarli, 
di tenervi il lume giorno e notte, e di 
pagare ogn’ anno g0 denari alla mensa 
vescovile , più qualel' aliro tributo ivi 
specificato. Anche nell’anno 900 la chie 
sa medesima di S. Maria e SS. Gerws- 
sîo e Proiasio, situata foras civilate ista 
Zucense, lu concessa in benefizio da Pie 
tro vescoro di Lucca per I’ annuo cen- 
so di 20 denari d’argento (loc. cit). Ap- 
pella alla stessa chiesa di Forisportam aa 
calendario della cattedrale di S. Martino, 













. VIII era già rovinata, 
mentre, trattandosi ivi del vescovo Jacopo 
che presedò alla chiesa lucchese sul prio- 
cipiare del secolo IX, si dice, che egli ri- 
costruì questa chiesa di Forisportam tut 
ta di materiale, la quale innanzi era una 
chiesupola: quae nuper diruta fuerat, ei 
cum columnis ligneis (episco] 
ipsum altare fecit, nec offici. 
weinaria, nisi tantum in die dominicae ae- 
stivo tempore missa celebrabatur. Modo 
mumero.... sacerdotes ibidem diurno et 
mocturno officium plenum peragunt siout 
in ecclesia $. Martini, eto. 

Infatti in un libro di contratti dell’ 
Arch, capitolare Martino esiste un 
istromento del 1330, în cui si rammenta 
il prete Orlanilo Maestro di scuola e Ca- 
nonico di S. Maria Forisportam. (Memoa. 
Loccs. T. IX. pag. 31). 

Del luogo dove fu la distratta chiesa 
di S. Gervasio ne dà notizia un istrumen- 
to del 23 giugno 1034, col quale Gioran- 
mi II vescovo di Lucca alli vellò fundamene 
tum illud, ubi jam fui: ecclesia $$. Ger- 
vasii et Protasii, quod est posito et funda 
to foris hane urbem Lucoe prope eccle- 
siam S. Mariae et prope Poriam, guae 
dicitur S. Gervasii. — (Bamui, Memor, 
Lucch. T. IV. P. IL.) 




















Cattedrale di S. Martino, — Troppe ' 


memorie confermano a colesta chiesa ma- 
trice l'onorificenza fra le più antiche cat- 
tedrali dell'Italia, comecchè il bel tempio 


LUCC 897 


attuale sfa stato riedificato in dimensio. 
ni assai più grandiose dal vescovo Ansel- 
mo di Bsdagio, mentre egli sedeva con- 
temporaneamente nella cattedra di S. Pie- 
tro sotto nome di Alessandro fa lo 








cattedrale medesima solennemente consa- 
er. In quella occasione fu collocato îl si- 
malsero del Volto Santo nella cappella, in 
cui attualmente si trova. Questa elegan- 
te cappella in forma di tempielto ottago- 
no venne rifatta nel 1484 col disegno e di. 
rezione del Fidia lucchese, voglio dire di 
Matteo Civitali, ch° è pure l’autore della 
bellissima statua di S. Sebastiano nella 
nicchia esterna dietro l'altare del Volto 
Santo. — La facciata esteriore del duomo 
fa eseguita nel 1204 dall'architetto Gui- 
detto, da quello stesso che nel 1188 di. 
resse l'architettura della facciata di S. 
Michele in = Gli ornamenti dell’ 
atrio sopra la poria minore, a sinistra en 
trando nel duomo di S. Martino, sono del 
celebre Niccola Pisano. 

Questo grandioso tempio , della prima 
maniera così detta gotica, è a tre navate 
divise da nove grandi archi 















otto de’quali a mezzo-tondo; 
di essi, che ibava , essen- 
do a sesto acuto fece dubitare essere stata 


un' aggiunta principio del se- 
colo XIV.La lunghezza interna della roag- 
gior navata è di braccia lucchesi 140,6; 
la larghezza di be. 44,5; la crociate be. 
61,9, € l'altezza della nave di mezzo brae- 
cis 45,3.—Nella navata maggiore è pra- 
ticato un second’ ordine di archi in nu- 
mero doppio dî quelli del primo ordine, 
figurati da altrettanti finestroni in due 
gallerie che percorrono tutta la chiesa 
sino alla tribana, Ciascuno di cotesti ar- 
chi è suddiviso da due sottili colonnette 
gotiche che sostengono degli ornati tra- 
forati in archivolto di sesto semi-acuto. 

L'edifizio al di fuori è tatto incrostato 
‘di marmo del vicino Monte pisano, e nell’ 
insieme ta all'occhio un’ srmonia 
€ regolarità che per il tempo in cui fa 
fatto può dirsi ul 

La cattedrale lacchese abbonda di bel. 
le opere di sealtara, di pittura e di ori 
ceria. All'altare del Volto-Santo esistona 
preziosi lavori di cesello in argento dore- 
to; così în sagrestia, dove si custodisce una 
croce d’argento dorato del peso di libbre 














898 Luce 


3o, detta la Croce dei Pisani, lavoro del 
«secolo XIV assai delicato, e ricco di figu. 
rine. Nell’ altare della stessa sagrestia hav- 
«vi una bella tavola di Domenico Ghirlan- 
Aajo, ed in una stanza contigua va visi 
tato il sarcofago d’Ilaria del Carretto, mo- 
glie di Paolo Guinigi, per essere un pre- 
«giato lavoro d' Jacopo della Quercia. 
Dentro alla chiesa poi si ammira sopra 
«tutte le opere di scalpello il monumento 
sepolerale di Pietro da Noceto, e vicino a 
questo il ritratto parlante di Domenico 
mecenate dell° arlefice i 
tali, cui si debbono ezi: 
levi del pulpito, li due angeletti 
«di marmo al tabernacolo dèl Sacramento, 
e le tre statue coi basso-rilievi nell’aliare 
di S. Regolo, mentre le figure scolpite 
a Cornu Evangelii sull'altare della Li- 
bertà sono lavorate da Giovan Bologna. 
Rapporto agli oggetti di pittura, tro- 
«vasi di fronte al sarcofaco di Pietro da 
Noceto una tavola di Fra Bartolommeo del- 
la Porta rappresentante la B. Vergine, ope- 
ra delle più pregiate di quell'insigne pit 
tore, fatta nel 1509, e contornata da pila- 
marmo scolpiti ad ornato dallo 
delle navate una 

























po 
tazione al tempio, di Alessandro Allori; 
la Cena del Signore del Tintoretto; la 
Crocifissione e la Natività, due tele del 
Passignano, l'Adorazione dei Magi, di Fe- 
derigo Zuccari, e una bella Resurrezione, 
del vivente Michele Ridolfi lucchese. 

In quanto alla fabbrica della contigua 
canonica , essa conta la sua prima fonda- 
‘zione sotto il vescoro Giovanni Il, il qua- 
Je nell'anno 1048 prescrisse al clero de 
sun catiedrale la' vita comune secondo 
regole canoniche, per cui concedè al 
pitolo di S. Martino un pezzo di terreno 
con casa contigua alla cattedrale e all'epi- 
scopio; al quale dono fa da Alessandro II, 
nel 1063, agginuto un altro pezzo di terra 
posto presso la stessa cattedrale. ( Memor. 
Lucch. T. IV. P. IL.) 

Chiesa di S. Frediano. — È dopo la 
cattedrale una delle più antiche e più va- 
ste chiese di Lucca, giacchè In sua pri 
riedificazione rimonta all'anno 685, seb- 
bene vi sia da dubitare che non fosse tale 
come ora la si vede. Ciò nonostante essa 
è atato segnalata per un'opera dei tempi 
:longobardici, e quasi la sola chiesa che 



















Lucc 
sis rimasta in Halia di quell'epoca fa 
meno alterata nell'interno; qualora si ec- 
cettuino le cappelle in fondo alla chiesi, 
e il presbitero visibilmente rialzato 
il gradino posto verso la metà della na- 
vata maggiore, e del quale abbiamo con- 
S. Croce, ed ia S. Ma- 
renze ec. 

Già da qualche tempo esisteva la chie- 
sa dei SS., Lorenzo, Vincenzio e Stefano 
MM. nella quale sol declinare del sesto 
secolo fu sepolto il corpo del santo vesco- 
vo Frediano, quando la stessa chiesa nel 
685 fa riedificata da Faulone, creduto 
maggiordomo del re Cuniberto, e da esso 
lui dotata e assegnata a Babbino abate ed 
ni suoi monaci, lo che indica esservi stato 
fino d'allora costà presso un monastero di 
claustrali. Infatti nell'anno stesso Felice 
vescovo di Lucca diò facoltà a quei mo- 
naci di vivere conventaalmente, e di am- 
ministrare la loro chiesa, promettendo ai 
medesimi di non assegnare ad altro luogo 
pio alcana parte della pecunia e dei beni 
che Faulone aveva donati tessa chie- 
sa, e di lasciare all’arbitrio di quei clu- 
strali la nomine dell'abate dopo che fos- 
rente abate Babbino. 













gt 

istere io credito, to- 
stochè Walfredo nella fondazione della 
badia di S. Pietro a Monte-vendi nell'ao- 
no 754, nominò fra gli altri l'abate del- 
la chiesa di S. Frediano di Lucca, ubi ef 
ejus corpus quiescit iumatum. Beosì nel 
secolo IX, alcuni testimoni esaminati nell 
838 deposero che la chiesa di S. Fredia- 
no molto innanzi quel tempo era stata 
data în benefizio dal vescovo Giovanni al 
di lui fratello Jacopo; il quale a, 

to vescovo, nell’anno Sor, rinuuziò il be 
nefizio della chiesa medesima in favore 
di un preiee di un diacono, cui diede an- 
cora facoltà di amministrare il di lei pa- 
trimonio. 

Anche nel secolo X, e segnatamente 
nell’anno 923, con istromento del 5 set- 
tembre, il vescovo Pietro ordiuò il 
Willerodo rettore della chiesa di Sì Fre 
tin tua (egli dice) sit potestate 
una cum secrelario, seu et oasis 
recta ipsa ecclesi prope candem cc- 
clesiam cum edificiis suis, seu curte e 
orto, ete. ( Mao. Lucca. Tom. IV. P. Il. 
eT.V.P.Il e IM.) 














LUCC 


Ya conclesione, fino all’epoca del 923 si 
perla di S. Frediano come di una chiesa 
semplice, senza dichiararla parrocchiale, 
e molto meno battesimale. All'onore 
altro di parrocebia picbana era stata in- 
malzata , quando con atto pubblico del s 
dicembre, nell’anno 1043, il veseoro di 
Lacca Giovanni Il ordinò il chierico Be- 
riedeito e lo investi della chiesa battesi- 
male de'SS. Vincenzio, Frediano, Stefano 
e Lorenzo, la qual chiesa, (dice il testo) 
est aedi) foris civitatera istam lucen- 
sem prope flavio Serclo. (loc. cit.) 

Posto adenque ciò, converrebbe cre 
dere che non prima del secolo XI la chiesa 
di S. Frediano divenisse pieve, e conse- 
guentemente, che l’uso in essa introdot- 
to della benedizione del fonte nel saba- 
to santo della Pentecoste von contasse un' 

molto più antica dell'accennata. 

Alla qual fnazione della benedizi 
del S, fonte appella un privilegi 
squale LI del 24 maggio 1 
di altra bolla dello stesso lefice, data 
in Laterano il 38 ottobre delttos, quan 
do egli, ad istanza di Rotene preposto € 
pievano di S. Frediano, instituì în mezzo 
a quella famiglia di preti e curati una 





nuova congregazione di canonici, 
denominati poi Zateraaensi di S. Fre- 






care in più ampia forma la sua chiesa, 
come venne registrato in un'antica scrit- 
tura di quell'archivio, ora smarrita.— 
Tale poi era l'impegno del Pont. Pusqua- 
le II nel favorire cotesto instituto, che 
molte lettere su di ciò furono pubblicate 
mel T. IV delle Miscetlonee del Baluzio 





mostrarsi più 
propensi verso i eamonici di S. Frediano. 

Infatti mancato di vita il priore Roto- 
me, e poco depo anche il Pont. Pasquale If, 
la congregazione sgostiniana di S. Fre- 
diano, o per saodali eccitati , o per in- 
sistente persecuzione, coee diue il Pont. 
Calisto Il, restò per poco tempo soppressa, 
finchè sotto il priore Attone successore 
di Rotose dallo stesso Pont. Calisto II 
venne ripristinata. D' allora in poi creb- 
‘be in fama quell’ordine di canonici re- 
qolari lanto, che solto i Papi Innocengo II 





LUCC 899 


ed Eugenio ITI riesci loro di ottenere dal 
vescovo di Lucca la chiesa di S, Salvatore 
in Mustiolo con le chiese ed eremi di S. 
Antonio e di S. Giuliano, e poscia il con- 
vento di S. Pantaleone nel Monte pisano; 
dal vescovo di Luni la pieve di Carra 
ra; da quello di Siena la chiesa di S. Mar- 
tino, e dal Pont. Adriano IV il Mon. di 
S. Maria di Bagno in Romagna, 

Non deve perciò far maravigli, se în 
tanta prosperità di quei claastrali venne 
con maggiore lustro restaurata o rifatta 
la chiesa di S. Salvatore in Mustiolo; di 








presso 
ritengo ancora che da essi fosse rifatto la 
ch. di S. Frediano, il cui altare, per al- 
testato del Pont. Alessandro III, consacrò 







per parte a iutiero sesto, sostenuti da co- 
lonne di marmi diversi, e alcune diseguali 
per l'altezza , con capitelli e basi di an- 
tico stile, tutte sproporzionate rispetto al- 
la mole ed all'altezza del muro che soc- 
reggono. — Danno luce alla stessa navata 
delle finestre a strombo, divise da un co- 
Jonnino di marmo, alla maniera usata pei 
primi secoli dopo il mille. 

Vi si vede tuttora una gran vasca mar 
morena che serviva pel battistero d’im- 
mersione, nella quale sono scolpite varie 
storie del testamento vecchio, e sull’ orlo 
saperiore il nome di chi !a fece, cioè Ro- 
bertas magister la... forse uno scultore 
del secolo XII o XIII Il moderno batti- 
siero è di Nicolao Civitali, nipote dell’ 
egregio Matteo. 

Fra le slire opere di scultura esistono 
in questa chiesa alcune figurine sd alto ri- 
lievo sall’ altare del Secramento, e due 
statee sopra i sepolcri della stessa cappel- 
la, lavori credali dei meno pregiati di 
Jacopo della Quercia. 

Assi più pregevole bensì è il sarcofago 
che l'amicizia ha di corto innalzato in 
S. Frediano al defunto letterato lucchese 
Lazzaro Papi, scallura esprimentissimna 
del fiorentino Luigi Pampaloai. 











200 Lucc 


Bon spenderò parole sopra mette altre 
chiese di antica età e fettura, come quel- 


Ne di S. Alessandro, di 5. Piciro Somaldi, 
di S.Giovanni, di S. Pier Ci 
del 


i, cesìa 
Lan 






zata nel secolo XVI col disegoo di Baccio 
da Moatelaps; nè finalmente parlerò del- 
- la chiesa di S. Romano rifatta nel secolo 
XVII, gisechè ognuno che il voglia può 
trovare assai meglio che io mol potrei ma- 
teria da soddisfare alle see indagiui nelle 
Guide di Lucca , che due nobili ‘ed ere 
diti lucchesi, Toimesso Trenta nel 1820, 
e Antonio Mazzaresa nel 1529, hause 
pubblicato. Dirò solamente, che fra leta- 


vole pittoriche più segnalate, di che sono agli 


adorni i tempii di Luoce, nem si può a0- 
mirare tanto che basta jl capo d'opera di 
Fi 'Bartolenameo della Porta nella chiesa 
Romano che dipinse per questa chie- 
altro meno quadro. 
Seconde per merito possono dirsi deo 
tavole di Guido Reni ia S. Maria Con 
te-Lai s l'Ascunta del lucchese br 
chia il vecchie ia S. Agostino; al 
piltore speltano altre dee tavole a 
. Salvatore in fusiiole, e a 5. Pietro 
Somaldi, Ia quest’ allima chicsa esisie nn- 
he una tavola di Palma il | vecchio; due del 




















re i monumenti 
rammentare l'antica residenza del Goefa- 
Boniere e dei Signori detia repubblica luc- 
chese, attualmente reggia ducale. 

Ebbe principio quesio pelazze met 1578 
col disegno e direzione del celebre Berto- tela 
lommce Ammanneto, cai spperijene il 
portico interno e l'esterna facciala, a per- 
tire dal lato meridionele sino alla graa 
porta d'ingresso. Tuito il restante della 
facciata davanti alla piszza, e quella laie- 
rule volta a setienirione, resiò terminato 
verso l’anve 1729 dall'architetto lucche 
se Francesco Pini secondo il disegno, seh 
ene alquanio alierato, del primo autore, 

Quantengue il.palazzo nello stato at- 








LUCC 


tuale, fornito di due grandi atri, compo 
risca grandioso, e sia divenaio uno dei più 
comodi e dei più confacenti a una reggia, 
pere esso è un buon terzo minore di quel. 
Lin origine ine idento dall Ammannato. 
La pciocipale facciata doveva esser vel 
tata a mezzogiorno, ed è quella perto che 
si trova sell'inierno del secondo cortile, 





portico simile al primo atrio. Fra que 
sti dee è stalo aperio un Sugaifio peri 
stilio di coloane doriche della pietra di 
Guamo (Selazite) esso dà l'accesso ad una 
grandiosa scala con gradini di mermo bi. 
anco carratese di sei braccia, tutti di vm 

Tale opera fa eseguita, per ordias 
Tolle dechese Maria Luisa di Borbone, 
dall'architetto lecchese Loreszo Nottoliai. 








i quali ferono 

|rapperie e mo- 

bilie, quasi teite ordinate e lavorate da 
fabbricanti fattori lacchesi. 





Madoona de'Candelabri, di Raflacilo; ona 
tavole della B. Vergine coo S. Anne e 
nal quattro Seoti, ch'ect in S. Frodinco, die 
piota dal Francia; ana a Vergine col bam 
bine, di Leonardo da Vinci; nos piccola 


lorita dal Coreggio; 
tante Cristo in croce con la Vergiae e S 
Gievausi, di Michel Angelo Buoserseti; 
la Strage degl'Innccenti, di Niccolò Pons 
cin vas $. Cocilia, merza Ggera im telo, 
di Geido Resi, e una S. A; & 









pinta sel rome, dello eco Gide; va 


me taazere, del Berocci; una merz: 
figora della Vergine, del Sassoferrete; sa 
quadro della S, Casa di Loreto, del Do 
‘menichine; ce Cristo davanti al giodice, 
di Gherardo delle Molti; tre quadri in 
tanti tre miracoli di Gesù 

Cristo, dipinti dei ire Carscci ec. 
Fra le tele moderne ivi figurono il Cs- 
muccini di Roma, il Landi di Piacesza, 
31 Necebi, ii Giovenpelli od il Rideli in 
O o daoatie petezo police 





Lucc 


ebo richiama alla memoria ilcecondo magi. 
strato della repubblica lucchese. Tale è 
il palazzo pretorio, giù residenza del po- 
nato nella piaz- 
fabbrica , inco- 
minciata nel secolo XV e terminata i 
rincipio del XVI, presenta unosti 
Padre scuola dell'Orcagna, tra il 
gotico-italico e il gusto moderno. — Essa 
io sro parte si regge sopra una loggia 
che ha dirimpetto alla piasza tre arcata 
a sesto na meatre aa solo arco tro- 
vasi dal Jato della strada, per la quale si 
và al palazzo ducale. 

Deli valina all'edificio della zecca non 
dizio alcuno, essendo già 
scorsi begli] secoli dalla distruzione di 

quello che servì simile uso al tem 
Pe de’ Longobardi. Essendo che la zecca 
lucchese , la quale, come già fu avvertito 
alle pagina 833, era la più accreditata 
per la nei secoli intorno al 
mille esisteva presso la chiesa di S. Giu- 
sto, siccome ne avvisa fra lo altre voa 
carta dell’Arch. dre. ‘Lucch. dell'anno 
1o4o, ed on istrameato scritto li 15 giu 

















«uo dell'anno 1068, presso al monastero ii 





di S. Ponziauo, allora fuori di Lucca. 
Tear in esso dell'affitto di una 
di proprietà della badia di Poggibonsi 
la qual casa si dichiara situata dentro 
la città di Locca in vicinanza della chie- 
sa di S. Giasto prope Monetam, etc. 
(Ance. Dirs. Fion. Carte dello Spedale 
di Bonifasio). 

Assai tardi la fabbbica della zecca Ivo 
chese fu eretta dove attualmente si tro- 
nella via del Fosso fra la porta 
S. Pietro e quella di S. Donato. 

Tra le fabbriche destinate all'uso pub- 
blico deve rammnentarsi la Zbrre, che 
appellasi delle Ore, perchè sopra di essa 
è collocato uno dei più antichi orologi a 
peso. Fu deliberato questo meccanismo 
con provvisione del giugno anno 1391, 
€ ne fa commessa l'esecuzione all'artefi. 
ee lucchese Labruccio Cerloti con l’ob- 
bligo di compire quel lavoro dentro il 
mese di febbrajo del 1392; a condizione 
che egli dovesse fabbricare un orologio 
della grandezza di quello di Pisa al prez- 
zo di fiorini sco d'oro, e collocarlo al 
posto sulla torre della cata Diversi, stata 
dal governo a tale oggetto spaginata. — 
(Cianati, Memor. Zucch. T. IL.) 

vm 

















LuUcc 90Ì 


Stabilimenti pii e di pubblica carità, 
Ospedali, Orfanotrofi, e Diposici di Men 
à.—I Lucchesi diedero antiche e co- 
pen prove di questi due generi d'isti- 
tuzioni , sopra tutto rapporto alla fonda. 
zione di spedali presso le porte della città 
< lungo le strade maestre del contado. Da 
Grau tempo però quegli li, e simili 
fio cessati, destinando il loro pa- 

















trimonio ad altri usi di pubblica utilità, 
o riunendoli ad Spedali superstiti.—Tale 
siè quello della Misericardia dotato dall’ 


arte dei mercauti lucchesi sotto la 
tezione di S. Luca, cui è dedicata la chie- 
va. Fa edificato presso i beni dei mar- 
chiesi Adalberti e della gran contessa Ma- 
Ide, giacchè il:suo locale trovasi acco 
sto at Prato del Marchese,'ossia al Circo 

di porta S. Donato. 

dobbiamo credere all'iscrizione po- 
sta nel muro esteriio della strada che va 
da S. Paolino alla porta prenominata, l'e 
Ila fondazione di quest’ ospedale 
sarebbe dell’anno 1289;essendochè ce lo-di- 
ce una lapida ivi murata con l'arme dell’ 
ale della Misericordia, simboleggiata 
alla di seta, sotto una M con queste 
parole: Anno Domini MCCLXXEFII, 
i Mercanti d'Arti. — Itra lapida più 
ì canto della chiesa di S. Luca, dell’ 














+ per opera del quale l'ospedale mele- 
pag fu eretto: Hoc Hospitale fecit fieri 
Dominus Bonaccursus Rector Hospitalis 
Misericordiae. An: MCCLXXXFIII. 
Sal fianco esteriore del portico della chie- 


sa ‘edesi scolpita altra iscrizione con l'ar- 





me suddetta per avvisare che, nel 1340, 
sotto il vescoro Fr. Gaglielmo fu riedii- 
cato, 0 piuttosto ingrandita l'ospedale del- 
la Misericordia dall’Arte dei Mercadanti. 
La chiesa però è stata rimoderoata nel 
1735, col futne in gran perle le spese lo 
spedalingo , 0 rettore di quel tempo, il 
nobile lucchese Francesco Balbani. 
Le nomina dello spedalingo dipendeva 
probabilmente dai consoli della curia, os- 
E dell'arte" de mercanti lucchesi per vi- 
gilare sull’amministrazione di questo sta. 
sottentrò în Lucca il 
reggimento dei principi Baciocchi, quel 
governo avocò a se ii giuspadroosto di 
questo e di ugni altro luogo pio. 
La fabbrica è divisa in due separate e * 
spaziose corsie, una ‘per gli uomini 6 
14 








902 LUCC 


l’altra per le donne; cui formano anpesso 
le sale per la clinica medica e chirurgica. 
Contiguo all'ospedale degli uomini csi- 
ate l'ospizio dei fauciulli esposti, e quello 
dei maschi orfani, 

Sino dall'anno 180y fu ridotto per ri- 
covero delle feramine orfane l'autichissi 
mo monastero di S. Giastina, giù di SL 
Salvatore in Bresciano , dopo uvere ser- 
vito per il lungo periodo di dieci seculi 
alle monache che professuvano la regola 
di to, Altualmeate colesto de- 
posito è popolato da circa 550 ragazze fi 
Eifane, figlie esposte, oppure dai propri 
genitori abba bbeudon te. In mezzo però a 
i trova buon ordine, net- 
educazione. 

'Spedele, de’ Pazzi, All'assistenza dell’ 
compassionevole, dall' anno 
























1770î0 
presso convento dei canouici regolari Lo 
teranensi. — Questo bel claasiro è 
di di Lacca, sopra uns 
collinetta che porta il nome di Fregionaja; 

il sito, e per In sa- 












LUCC 
Paulus Guinisius 
4 fundamentis ana. CID CCCC XI 
Priacipis splendidissi 
4à popali voluptates scenicis ludis cessi. 
Religione et veterum Patrum pictate 
In Pauperum custodia 
Varietate temporum deserta 
Dehine ad Triremes clausit, 
Maria Aloysia Borbonia 
Pia clemens benefica ingenti cara 
Vogantium «genorum mtriusque sera 
Findicavit 
Baz vestigiis magnifice everit. 
An. Dom. sui Serto 
R. SCO IOCCCXXIIL 








Confraternita della Carità. — Fu isti 
tuita dal generale goverastore austriaco 
nel 1816, e quindi avvalorata dal duca 
regoabte che ne prese la proiezione. Sem- 
bra modellata su quella della Misericor 
dia di Firenze, perchè i confratelli accon 
rono ai casi di disgrazie, si prestano all 
assistenza de' malati, non che al Lrasporio 
dei defunti. 

Monte di Pietà. — Col fine di riparare 


che al disonline delle gravose usure che gli 


peclama maggiori ajuti e comodità 
il copioso numero dei dementi 
‘menie sopra cento ) coi mostrasi angusia 
la fabbrica a tal uopo destinate. 

Deposito di Mendicità. Nel vasto pa- 
lazio de Borghi , il quale fu fondato nel 
1413, con disegno gotico-moderno, da Pao- 
Jo Guinigi che lo destinò pei divertimenti 
di popolo, tre secoli dopo venne converti- 
a più mo e carilatevole uso, quan- 
pai repubblica lucchese nel 1936 vi rac- 
colse gl’ invalidi e questaanti della città, 
per apprendervi le arti e mestieri onde 
Eentaroe la vita. Soppressa quella pia 
instituzione, che portò il nome di Quar 
conia, venne convertito il locale in un 
bagno di galeotti; fino a che nel 1823 
de' Borghi fa ripristinato all’ 
Aia, € mantenimento dei poveri 
vagabondi di ambedue i sessi , per occa- 
i in mestieri confacenti alla loro ca- 











sità, 

Gli usì, a cui nei di 
palazzo fu destinato, sono ricordati da an’ 
iscrizione ivi affidata a uu legno, meri- 
tevole però di essere scolpita in marmo. 
Essa fu dettata dal celebre Cesare Lucche- 
sini nelle espressioni seguenti: 








ebrei andavano esercitando in Lucca a 
pregiudizio dei bisognosi, il governo della 
repubblica, nell’anno 1489, fondò os 
Monte di pietà sulla piazza di S. Marti 
no, ove manliensi costantemente attivo 

Stabilimenti d' istruzione pubblica, — 
Fra le concessioni nel 1369 dall'Imp. Car 
lo IV fatte alla repubblica di Lucca vi fa 
quella di possedere una università; loché 
poi nel 1387 venne confermato dal poe 
tefice Urbano VI per tutte le facoltà, 
trance la teologale. — Contuttociò Liso- 
gna confessare, che il governo di Luca 
non si valse di questi privilegii prima 
del 1780. Imperocchè , se dalle lauree di 
dottorati state conferite dal vescovo di 
Lacca meroè i pri 











dio lucchese, nondimeuo dalla storia let- 
teraria dell'erudito Cesare Lucchesini, 
pubblicata nei volumi [X e X delle Me 
morie lucchesi , sì rileva che il governo 
sì limitò a chiamare in Lucca, 0 n pes- 
nare qualche maestro di umane Jettere 
di geumetrià, di calcolo, e poco più. Ar 

roge a ciò, che per le indagini fatte nei 
libri della repubblica da quel diligente 











LUCC 


archivista di Stato ( il signor Girolamo 
Tommi ), ne conseguita , che, sebbene 
nell’anno 1455 e-di nuovo nel 1477 si 
penponesse dal gnofaloniere al senato, e 
da questo si approvame lo shbilimento 
del suddetto studio nel modo consueto di 
altre città d' iuma realmente del- 
le due deliberazioni ebbe il suo effetto. 
Avvegnachè la Signoria di Lacca nel 1521 
adotiò provvedimenti affatto contrarii all 
esistenza del ridetto studio generale, quan- 
do cioè fa deliberato di somministrare 
mezzi e soccorsi ai giovani bene istruiti 
nella Jiogua latina, onde si ponemero in 
grado di recarsi presso qualche università 
lare le nazioni scientifiche, In 
i eapitoti ia varii tempi 
sopra bbliche 
approvati, chiaramen- 
te resnita, che anteriormente al 1780 non 
insegnavasi in Lecca a spese pubbliche 
altro che grammatica, retorica, priucipii 
d’aritmetica, e talvolla musica, geome- 
tria, logica, elementi di filosofia, e le i- 

stitazioni civili. 
A dimostrare però che anche in tempi 
















di barbarie il clero lucchese veniva -i- del 


teologia, citerò non solamente 
'ietro da Lucca distinto. 
oralore sacro che in una sua ‘stem 
pata în Bologna nel 1506 si qualifica ca- 
nonico regolare di 8. Frediano indegno 
professore di sacra Teologia, ma dirò, 
che fino dal principio del secolo XIII nel. 
la canonica del Duomo di Lucca tenevau- 
si scuole per il clero. Avvegnachè nell' 
archivio di quel capitolo bavvi-una car- 
ta del 1226, în coi si rammenta il prei 
Orlando magistro scolerum S. Martini. 
11 quale prete Orlando era nel tempo stes- 
s0 canonico ilella chiesa di S. Maria Fo- 
ricpartam , siccome viene meglio specifi 
cato da un documento dell'anno 1331 e 
da altro contratto del 1239, fatto în Lno- 
ca nel clsastro di S.Martino, in presen. 
za fra gli altri del maestro delle scuole. 
(Zemor. Lueck. T. DX) 

Che si professasero în-Lneca anche 
fuori del clero di S. Martino scuole di u- 
mene lettere fino dal secolo XIT, ne ab. 

amo una luminosa prova in quel te 
Eorion, benemerito noa che dlizio ma 
stro di grammatica e di canto, di coi 
conserva memoria in un'iscrizione sepol- 
crale in versi leonini posta nella facciata 














LUCC 905 


esteriore della chiesa de' SS. Vincenzio e 

Anasissio in Lucca , dove quel prete era 

rettore, e dove morì nell’anno 1167. Ba- 

steranno i seguenti versi; 

Clauditur hoc parvo vita venerandus in 
arve 

Presbiter Henricus sapiene pius atque 
padicue, — — . 

Grammaticus, Cantor, Scholas tenuitgue 
magister, — 

Istius Ecclesiae splendor, decns , otgue 
minister, ete. __ 


Ad on aliro più famigerato profemore 
di belle lettere la repubblica fece grande 
onore, cioè, a Gie, Pietro d'Avenza, deito 
da Lucca, il quale ebbe egli stesso ai mae- 
stro il celebre Vittorino da Feltre. Impo- 
rocchè Gio. Pietro riescì valente nelle gre- 
ché e nelle Intine lettere al segno che, 
dopo avere egli citeneto, nel 1446, la 
caltedra di umanità în Vevezia , la Rep. 
Tucchese, per decretò del 22 giugno 1456, 
lo volle in patria a precettore di eloquen- 

a coa.l’onorario di di 











Bhe di scolari. Ma in quell’an 
desimo (3 ottobre 1457 ) essendo ri 
vittima del contagio, in Duomo furono 
celebrati a Gio. Pietrn.soleoni funerali 
coll'’assistenza della Siguoris, incoronan- 
do îl suo capo di allora, e perpetuando la 
sua memoria medaglione di mar. 
mo, il quale scolpito si vede nel poriico 
della cattedrale cou questa iscrizione attor- 
uo:'« Jo. Petrus Lucensis doctus Grae- 
ce et Latine ingenio miti probogue. 

Liceo di Lucca.— Il governo della e. 
stiota repubblica domandò ed ottenne dal 
Papa nel 1780 la soppressione dei canoni- 
ci regolari Lateranensi di S. Frediano, a 
condizione d'impiegare il loro patrimonio 
e destinare il vasto € beu disposto locale 
del convento per pabblica istrazioar. 

TI nuoro liceo, che non fa da prima 
molto nameroso di cattedre pel caricò 
delle pensioni vitalizie 
pressi, di prima giunta poriò 
d'Istituto de' pubblici studii, poi nel 1802 
quello troppo fastoso di Uaiversità. 

Colesto Liceo attualmente è foruito di 
26 cattedre, compresevi due di teologia 

















91. LUCG 
dogmatica e morale. È repartito in tre 
Facoltà; legale, medico chirurgica, e fisico- 
matemalica, con un gabiuetto di macchi. 
ne e un orto bola La laurea in leg- 
ge si conferisce dall'arcivescovo; nelle sì- 
tre fecolià la dà il direttore della pubbli- 
‘ea imrucione, delegato dal sovrano. 

Scuole dei chierici regolari della Ma- 
dre di Dio. — Nel-convento di S. Maria 
in Corfelaodini, dove chia origine nel 

1583 questa dotta e 
ne,'si dauno pubbliche Pioni di umano 
etere *, specialmente si seminaristi di 
 um' istruzione religiona e scien- 
confacente alla loro carriera. 
Inoltre esisie nel convento medesimo 
una pregevole biblioteca corredata di cir- 
ca goso volumi, molti dei quali apper- 
tenuti a Mom. Gio. Domenico Meusi, al 
Frenciotti, al Beverini, al Paoli, che fu 
rono altrettanti luminari di quella fami- 
glia di regolari. 

Scuola del disegno e pubblica bibliote. 
a. — Accanto alla chiesa di S. Frediano 
sino dal 1802-fu aperta una scuola del di- 
segno direita da un professore di pittora 
lacchese, provvista di sufficienti modelli 
con le studio del wudo. 

Le sala della biblioteca, che fa perte del 
fabbricato ‘di S. Frediano, può 
meglio poleva dirsi provvisia i e 
di codici inuauzi che vi si appiccusse il 
fanco la seru.del 30 gennajo 1822; dal 
quale accidente taltora arcano restò dan- 
neggiato ssssisimoanche un quadrogran- 
dio sorappresentante il convite dato da S. 
Gregorio ai poveri, dipintura di Pietro 
Paolini di Lucca, che seute della maniera 
di Paolo Veronese. 

Ha questa biblioteca esistono circa 15000 
velumi stampati, melti libri MSS, e to 
stà furono riunite le pergamene dei con- 
venti e monasteri soppressi al tempo dei 
principi Baciocchi. 

Collegio 





























ico. — Sino dal 


Cerlo-Lodoo, 
1809 nel claustro di S. Frediano, olire.il 





mico nel 1819, cambiando il nome di Fe 
lice in quello di Collegio Carlo-Lodovi- 
co, accrebbe mezzi e locale, quando fu 
traslocato il licev-nel palazzo già Lucche- 
sini, a tale scopo acquistato, per lascia- 
re esclusivamente il fabbricato di S. Fre. 
iano ad uso delle pubbliche scuole di 


LUCC 


umane lettore, e per teo solamente de' 
collegiali. 

La R. bibliotera palatina , sebbene de 
poco Lemj» creata. conta sopra 2560n ro. 
lami, molti dei quali sono pregevoli per 
ne, per il merito degli autori,o 
per l'importanze dei MSS. 

Conservatorii.—Sebbene Lucca pei se- 
coli scorsi non mancasse di stabilimenti 
per le fanciulle, conosciuti sotto mome di 






di S. Poaziano, per cedere tutto il locale 
alle loro vicine, che sono ronache Ago 
stiniane in S. Nicolao. 

Archivii di Lucca. — Nom vi è erodito 
£he noa conosca per fama, e che capitao- 
do a Lacca non visiti il ricchissimo 4r- 
ehivio arcivescovile e quello dei Camosi- 
ci. Fu specialmente dal primo donde tra» 
iero tesori i più celebri diplomatici, ed 
è cosà dove per le core dell'Accademia 
lucchese, e coi mezzi che fornisce il teso 
ro si vanno da quei dotli con di ara 
copiande le molle ment ori 
quindi tutte si pubblicano e s° Viestrano 
per ondine cronologico, sieno o no altre 
volte state date alle stampe. 

Nell'Archivio poi dello Stato, ossia del. 
le Riformagioni della repubblica lacche 
se furono riuniti i docamenti officiali del- 
lu Sizto, tanto quelli in copie sutentiche, 
quanto ia originale, i quali ultimi sono 











LUCC 


posteriori a Castraccio: e tatti con som- 
ma diligenza e perizia dall'attuale archi- 
vista disposti e registrati. 
pure di essere rammentato. 1° 











governo 
iNastre famigli i. Questo che 
può dirsi uno dei buoni palazzi di Lucca, 
fa fabbricato sulla fiue del secolo XVI col 
disegno di Vincenzo Civitali.— Resta so- 
pra una piazzetta dicontro al pala wo de 
Sanminiati , ora detto degli Uffisa', es 
sendo costà attualmente riunite le s-gre- 
terie di stato, e i primi dicasteri polivici, 
amministrativi anzieri del Ducato 
Accade e letterarie.—- 


nie sé 









La R. Accademia lucchese, appellata pet. 


doé secoli degli Oscuri, fu tra le più il- 


Instri di quante altre società letterario 
sonero in nei tempi trapassati sotto 
i variati vocaboli degli di dei Fred 





di, dei Balordi , deì Principianti , e: dei 
Raffreddati sito a quella che chiamomi 
A4ccademie dell'Asca. Quest siltima ot- 
tenne cortese ricovero fra i chierici ro- 
gulari della Madre di Dio in Cortelandi- 
ni, dove pur nacque verso la metà del 
secolo XVIII un'altra società dedicata alla 
storia ecclesiastica. a 





i docamenti perser 
vire alla storia della città e territorio di 
Lacca; impresa che onora assaisimo chi 





il governo attuale che la proteg- 
&e, ed i zelanti illastri soci dell’ Accade 
mia, ai quali fa o trovasi affidata. 

* Nè a questo solamente si lisaitano gli 
aocade:sici Iuochesi, mentre nelle loro 


adenanze measuali leggono componimen- 


ti letterarii e scientifici di vario argo- 
mento, gran parte dei quali sono fatti 
degni della stampa nella collezione dei 
loro Atti. 

Non dirò di un gabinetto letterario a- 
perto di corto da mna società di cultori 
promotori delle indastrie na- 
sionali, poichè esso trovasi aucora nella 
inzia — Piuttosto sarebbe da dire 
ltra patriottica associazione de 
incoraggire con apposite com- 
missioni gli artisti più abili della città, 






» buiscono, mediante una 





LUCC 905 
coll'esporne. annualmente lavori per di 
speusarli ai socîi medesimi che vi pootri- 







Nè meno utile fia 1° 
Cassa di risparmio, pe L 
1837; sicchè anche costà trovando il suo 

tto l'onesto artigiano, il sobrio figlio 
di famiglia e ls giovane lavoratrice, na- 
‘turalmente ne consegue che ogni giorno 
vanno aumentando i concorrenti per de- 
positar alla Casse e rendere fruttifero il 
loro cholo di risparmio... 

Teatri, Di questi stabilimenti: fon- 
dati col lodevole scopo d'istruire il popo- 
Jo dilettando, Lucca ne conta tre; il Tee. 
sro del Giglio: per fa Musica, il Teatro 
della Pantera, e queto di Note, giàCasti- 
glioncelli, per la prosa; comecchè mai tatti 

‘insieme aperti, e non di rado tutti chiesi. 
“. Manifatture nazionali: — Dopo l'agri- 
coltara, ans delle pri industrie dei 









Lucchesi, e di antichissiona data è l'arte 
delle seta, la quale va ognor più cstea- 
dendosi nella città © nel territorio. Av- 





mente si opina. Conciossiachè comparvero 
documenti atti a provare, che perfino dal 
secolo IX in Lucca si tessevamo drappi in 
seta e lana, e tappeti. Citerò fra gli altri 
ma istrumento celebrato costà nel di ro 
maggio dell’846, col quale Ghisollo del 
fa Simone protsise al vercoro Ambrogio, 
finchè vivesse Ildeconda abbadessa del mo- 
nastero di S. Pietro posto dentro la stessa 
città, di consegnargli ogn’anno a vestito. 
di lana tessuto in seta, un tappeto, ed. un 





il collegio generi e di pre- 
dotti lucchesi fino dal principio del se- 
colo XII stabilito, come fu avvertito a 

ag. 843, nei contorni del Duomo di S. 
listino; poscia un secolo dopo i mer- 





906 LUCC 

canti di seta spposero la'loro insegna della 

balla all'ospedale della Misericoniia; e ciò 

«nel tempo che essi tenevano case e wu 

di commercio noa solo nell'alta Italia, 
tea velle città. principali dell'Europa. 

E altresì vero che la maggior prosperità 
dell’arte della ceta per Lucca dovè essere 
verso la metà del secolo XVI, tempo i 
lie ricche, megozi: 
drappi, alla caduta della 
Rep. Fior. si rienvrarono in delta ciltà, 
dove sì conta che vi fassero allora fino a 
Sono telaja di drappi coa una popolazione 
di 3o,oooabitanti, dei quali ena gran parte 
lavorara alla manifattura della seta.— Al- 
l'incontronel priacipio del sec. XVII l'arte 
medesima era decaduta al segno che, nel 
1614, si contavane in Lacca in 700 telai. 

Dei dati statist. 
che esistono allualmente in questa città 
cinque grandi fabbriche di stoffe li seta, 
con altrettanti Silatoj e torcitoj, il mag- 
giore dei quali si compone di 2400 roo- 
chetti. Tali fabbriche danno continuo la- 
voro a 2500 ==Vi sono mille telai, 
fra i quali 17 alla Jocguard. Due fabbri- 
che di galloni e nastri di seta impiegano 
































ne, e a un migliajo di uomini e ragazzi. 

Si contano inoltre nel restante del du- 
cato aliri 1600 telaj che tessono tele di 
canapa, di lino, e altre di filo e lana, dei 
bordatini di cotone con canapa 0 lino, ec. 








Terza dopo l'arte del tessere si distin- . 


gne in Lucca per gusto e precisione quel. 
h der cha intarsiatori e lavoraoti 
di legno. — Vi sono tre prin- 
Sipoli fabbriche di cappelli di feltro, Sdi 
cappelli di paglia, una fornace di vetri, 
e una di terraglie; e sparse per il territo. 
rio 3o cartiere, varie conce e 3 ferriere, ec. 
Commercio di Lucca. — Il commercio 
de' cereali, meno che alle fiere, si fa uni- 
camente in Laoca. — I mercati sellima- 
mali calono nel giorno di subato; il com- 
mercio per aitro del hestinme grosso si fa 
ancora nei mercati di Viareggio, Il.he- 
stiame bovino dello stato lucchese ancen- 
de a circa 4000 capi, senza dire di quello 
pecorino, porcino ec. — Il principale, e 
più ricco articolo di erportaziune consiste 
mell'olio d'oliva, la di cui ostima qualità è 

















LUcc' 


hestantemente famigerata, pre l'olio in 
apecie raccolto nel distretto delle sei mi 
glia nttarnaalla città, L1 media esporiazio 
ne sanva del melesimo paò calcolani 
circa 700,000 lire loscane. 

Uomini illustri lucchesi. — Non dirò 








qui degli nomini saliti a eminenti digni 
tà, essendo hastantemente note che Luo 
ca diede doe pontefici, due principi as 
lati della sca petria, nom compresivi il 
march, Ranifazio, la gran contessa Matil- 
‘de, gli Adalberti ce., oltre i molti cardi 
nali, ua maggior numero di vescori e sn 





Nè dirò dei tanti dotti il novero, il: 
merilo e le te posa dei quali hamno empile 





volesse pertanto da quella loderole 
fatica coglierne il più bel fiore trovereb 
be nel primo di quei volumi mollisi- 
mi letterati anteriori al secolo XVI, fm i 
quali per opere edite di maggior grido 
meritano di esere citati un Bonagiunta 














Orbiciani, poeta del sec. XIII to dall 
nel suo Purg. (canto 24); nn Fr. 
tore «dei primi annali 





lucchesi; an Nicolan Tegrimi, primo bio 
grafo del valoroso Castracria; un Giovan. 
ni Guidicciosi, oratore e poeta; un Fr 
Santi Pagnivi, celebre orientalista; no 
Simone Candlella, e un Bartolommeo Ci- 
viuli, primi tipografia Roma e a Lac 
(anno 1671 € 1477); finalmente ma insi- 
gne scultore in Mateo Civitali. 

Nei secoli che succederono al XVI la 
lista dei dotti lucchesi è anche più copio 
8a; basta che il Beverini, il Fran 
ciotti, Gi ti i 
Paoli e ta 














scirono.tuiti dalla Congregazione di Cor- 
telandinì, che fu per Loca une pepivie 








LI 
giureconsulio Lelio Aliogradi, 
idraulico Attilio Arnolfini, l'eraditisian 
medico e illustre storicn Francese Maria 


pochi anni «del P. 
Bertini, dei due fratelli Girolamo e Ce 
sare Lucchesini, cui venne dietro la vele 
rana improvvisatrice Bawdebtini, ec. cc. 





907 
QUADRO della, Popolazione della COMUNITA' vi LUCCA 
a 
















































due epoche diverse. 
_——_-_r—eey== 
Popolazione | Fami- 
Nome Titolo e | 
A Anno | dano |glie nel 
delle Sezioni delle Chiese 1832 | 1837 | 1837 


Totale degli Abitanti delle! 
10 chiese parrocchiali |21,829 [23,167 





LUCCA, città capitale 
4,778 








































Alessio (Sì) S. Alessio, Rettoria 6,6 sa 
Aona (S.) S. Anna, idem 1,852 319 
Annuoziata (Santissima) |SS. Annunziata, i 294 53 
Antraccoli S. Michele, ii 694 193 
Aquilea S. Leonardo, idem 474 93 
Arancio S. Bartolommeoia Silice, id.| 275 46 
Arliano S. Gio. Batista, Pieve 127 si 
Arsina S. Frediano, Reltoria 263 43 
Bslbano S. Donato, Pieve 513 g6 
Brancoli (Decelo di) S. Frediano, Reltoria 191 3; 
— (S. Giusto e S. Lorenzo di)| SS. Giusto e Lorenzo, idem | 391 bu 
— (S. Ilario S. Mario, idem 86 83 
— (Ombreglio di) S. Pietro, idem 154 28 
— (Piazza di) S. Maria Assuvta, idem 306 6y 
— (Pieve di) con Gignano |S. Giorgio, con l'annesso di 
S. Genesio, Pieve 358 67 
— (Tramonte di) s Martino, Rettoria (ri 
Busdagno e Carignano Ss 6 
Campo (S. Angelo in) 163 
Cappella e Montecatino S. Lorenzo, idea 95 
Castagnori S. Tommaso, 13) 17 
Castiglioncello S. Martino, 160 33 
Cerasomma S. Pietro, idem 360 6 
Chintri SS. Giusto e Barbera, idem | 253 sr 
Ciciana S. Bartolomeo, idem 174° 3a 
Colombano (S.), S. Concor- 
io, Pulta, S. Pietro mag- 
giore e S. Ponziano S. Concordio, idem 1,564 280 
Colle e Fregionaja S. Maria a Colle, idero 939 167 
Convalle SS. Simone e Giuda, idem | 375 87 
Donato (S.) nel suburbio s - Donato, idem 138 
Escheto î 30 
Fagnano 59 
Farnela sa 
Fisno 88 
Filippo (S.) nel suburbio xi 
Focchia e Burbamento Ri Baar: Cappellania -_ 38 
Formentale S Bartolomnieo, Rettoria 78 1a 
Fredduna S, Martino, idem 337 47 
Gattajola e Salissimo S. Andrea, idem 316 48 
Gugliano S. Stefano, idem 135. 23 
Loppeglia, Batone e Freuello| S. Muria Assunti, idem 333 6a 
Macario (S.) S. Macario, Pieve 607 105 
Maggiauo S. Andrea, Rettoria 192 dr 


Segue a tergo .-. . . N°38,561 41,678 7,663" 


Segue il Quapso della Popolezione della Comunira' vi Lucca 
e @ due epoche diverse. 





Fami 











Nome À 
delle Sesioni tie nel 
1839 
Marco (S.) nel suburbio 
Maria (S.) del Giudice 

48 
4 
3» 
bo 
260 
S. Gio. Battista, Pieve 117 
Moriano (S. Cassiano di) |S, Cassiano, Rettoria » 
— (S. Concordio di) S. Concordio, idem si 
— (S. Gemignano di) So 
— (S. Lorenzo eS.Michele di) bri 
— (S. Quirico di) “a 
— (S. Stefano di) Co 
— (Sesto 2) 60 
Magnano » 
Mutigliano tr 
Nave ns 
Nozzano 295 
Palmata S. Maria Assunta, idea . 3o 
Pancrazio (S.) £. Pancrazio, Pieve 392] 58 
Pascoso S. Maria Assunta, Rettoria 18) 
-Pascoso ( S. Rueco di ) 5 Roc Cappellania “ 
Pescaglia ietro € Paolo, 196 
Firmino S. Frediano, Retta 4 
Picciorana S. Lorenzo, idem 85 
Piegajo S. Bartolommeo, idem 85 
Ponte S. Pietro 55 
Pontetetto 6 
Pozzuolo 18 
Saltocchio 199 
Sorbano del Giudice “ 
— del Vescoro 6 
Stefano (S.) Forci e Greco |S. Stefano, Pieve 58 
Stabbiano S. Donato, Rettoria 29 
Tempagnano di Lunata —|S.Andres, idem bi 
Torcigliano di Monsagrati |S. Bartolommeo, idem So 
T jeve e Cerreto S. Nicolao, Pieve *% 
i sd 
Vecol » 
Vico (S. Cassiano a) 206 


Vico (S. Pietro a) 
Vico-Pelago 
Vigoale 

Vito (S.) a Zunata 





LUCC 
LUCCHESE, (PORTA) ni PISTOJA, 


cea Sussorcui nesta Coxrina pi Poxra a 
Lecca. — Ved. Pisrosa. 

LUCCHESE (S.) in Val-d'Elsa. — Con- 
wento di Francescavi dell’ Osservanza , 
che prende il titolo dalla sua chiesa parr, 
nel piv. Com. Giur, e circa mezzo migl. 
a scir. di Poggibonsi, Dioc. di Calle, già 
di Firenze, Comp. di Siena, 

Trovasi nel poggio dove fanno tuttora 
mostra di sè le fortificazioni di Cosimo I, 
e dove fu la badia di Poggiomarturi, 0s- 
sia di Poggibonsi; nel quale limp. 
Arrigo VII reduce dall’inutile assedio di 
nze, piantò gli accampamenti, e lo 
chiamò Poggio Imperiale. 

Diede il suo nome al convento prese. 
cennato un discepolo di S. Francesco, di 















nome Zucehese, che si vuole nativo di $,- 


Gasciano in Val-di-Greve, il quale insie 
ume con Bona sua moglie si aserisse fra 
i primi al .terz’ordine del Serafico d’Assi- 
si, e costassù egli e la sua donna rilira- 
rronsi per condurre vita penitente, ed esere 
citare opere di misericordia. Scrisse di 
questo venerabile Lucchese l' Arciv. fior, 
S. Aotouino nelle sue Istorie (Part. IN 
sit. 24 Cap. 7), dicendo che dopo la sua 
morte, accaduta li 29 aprile del 123y, tan- 
ta fu l'affluenza de fedeli richiamati af 
Poggio Bonizi dai miracoli del B. Lue- 
chese, che potè ben presto con le elemo- 
sine edificarsi costà una chiesa più gran- 
de dell'antica e dedicarla a quel Beato 
che ivi si venera con indulgenze concesse 
dal Pout. Gregorio X nella domenica di 
Passione, (Wapinc, Annal. Minor. T. V.) 





La parr. di S. Lucchese nel 1833 cou- (‘ 





tava 317 abit, 

LUCCHIO (Zucchium) in Val-di-Li- 
ma. — Antico castello con ch. parr, (S. 
Pietro) nel piviere di Vico-Pancelloro, 
una volta di Valle-Arigna, Com, Giur. 
e circa 5 migl, a lev-grec. dei Bagni, Dioc. 
€ Due. di Lucca, 

Risiede io sulla ripa sinistra 
del fiume diga al mm di Po- 
piglio, che è sul confine del Granducato, 

Taluni che tengono dietro, e si confon- 
dono con l’ etimologie credono derivato 
il nome di Lucchio da Zuco ( foresta), 
ed slcuai persino applicarono # colesto 
paete quel Zucus Feroniae, che altri for- 
se troppo francamente assegnavano alla 
terra di Pietrasanta in Versilia, 











LUCE 909 


Nelle storie municipali di Pistoja e dî 
Lucca viene fatta frequenti volte men: 
zione di questo Zucclio cume castello di 
froutiera , bersagliato ora da uno ora da 
altro nemico. Fra gli uneddoti però rela- 
tivi alla rocca di Lucchio passa per me- 
morando nei Commentarii del Beverini 
quello di due giovinette di Vico.-Pancel- 
laro, le quali un'anno innanzi la pice 
fatta coi Fiorentini (dei 28 aprile 1438) 
salvarono cotesto castello dalle del 
nemico, per essersi accorte quelle zittelle 
del tradimento che ordiva il castellano di 
Lucchio. Sicchè, figurando esse di nuo» 
reggiare con quel militare, poterono fa- 
gilmente adescarlo in luogo segregato; 
costà legatolo d'altri lacci fuor che quel- 
li d'amore, chiamarono ajuto manifestan- 
do al po popolo la cagione del loro ingan- 
no. Donde che quelle donzelle, soggiuuge 
il Beverini, per decreto del senato luc- 
chese, quasi novelle Giuditte, ebbero lode 
e dote dal pubblico tesoro. 

La parr. di S. Pietro a Lucchio uel 
1832 conta va 349 abit. 

LUCCI (CAMPO) — Fed. Caxro.Loc- 
«1 nel Val.d'Arno aretino. ‘ 

LUCCI (MONTE) — Zed. Muxre-Lu- 
a in Vald'Aubra 

LUCCIANA. — Ped. Luciana. 

LUCCIANO — Fed. Luciano. 

LUCCIMBURGO — ed. Lucrmoravo. 

LUCE ; SANTA) Ved. Si Luce 
delle Colline pisune in Vuledi-Fine. 

LUCEMBURGO, LUCCIMBURGO, 
EMBURGO nella Valle transap- 
na della Foglia — Cas. con patr. 
ia) fl 





































cui dista circa 3 mig) a 
ed alla quale Com, e Giur. il suo popolo 
apparticue, nella Dioc. di San-Sepolero , 
i Monte-Feltro, Comp. di Arezzo. 
de sopra un aspro monte, fra le 
el fiume Foglia, ossia dell 
antico Isauro, nella provincia dell A/pe 
Appenni 1a descritta du Puolo Diacono, 
e da nvi all'Art. Bapra Tepatva stata de- 
bolmente delineata, 

Questa località probabilwente fece par- 
te del territorio, che Ottone I nell’anno 
967 donò ad un suo fedele con la Mas 
sa Verona, il monte dell'Alveruia, il ca- 
stello di Chiusi e le foreste del Trivio e 
di Caprile nell «Alpe fra il Tevere e la 
Foglia. lu seguito vi acquistarono ragiu- 

115 




















dio LUCE 


me per diritto di eredità o per effetto di 
conquista nori della Yal di. 
consorti dei conti di Montedog] 
iramala, dai quali molte bicocche dello 
stesso Appennino vennero o per diritto 0 
a rovescio in potere di Uguccione della 
Figgiuola e quindi di Neri suo figlio. 

Infatti nel trattato coucinso a Sarzana 
nel 1353 fra la repubblica di Firenze e 
Giovanni Visconti arcivescovo di Milano, 
fra gli aderenti di quest ultimo fu com- 
preso anche Neri di Uguccione della Fag- 
nservando a lui tutti i castel- 
le che possedeva il di lui padre 
per privilegio di Lodovico il Bavaro, È 
quali castelletti si riscontrano per la mag- 
gior parte situati nella provincia dell'4/- 
pe Appennina, cioè, fra le valli superiori 
del Savio, della Foglia, del Metauro, della 
Marecchia e del Tevere, in mezzo a cui 
esiste ancora il prenominato casale, o dir 
glia castello di Zucemburgo. 

Mancato Neri della Faggiuola, il castel- 
Jo di Lucemburgo fu dalla Rep. fioreo- 
tina confermato ai Tarlati di Moutedoglio 

atto di accomandigia dell'agosto 1385. 

onchè cotesti irrequieti magnati, es- 
sendosi di nuovo gettatl nel partito dei 
Visconti, quando mossero nel 1440 altra 
guerra alla Rep. fiorentina, queste di buoo 
diritto s° impossessò di tutti i dominii ba 
ronali dei conti di Montedoglio, ad esclu- 
sione de' i è proprietà allodi 
quali cose a titolo ereditario verso il 1500 
passarono nella casa Schianteschi di San- 
sepolcro insieme con Je tenute di Mon- 
te-Rotondo, di Gorga-Scura e di S. Sofia 
di Marecchia. — Wed. Soria (Sì) di Ma- 
meccani e Moxra-Roronso di Sestino. 

In quanto all'origine e derivazione del 
nome dato al Cast. di Zucembargo, si po- 
trebbe credere che essa non' fosse più an- 
tica del 1310, quando cioè i nobili di con- 
tado, e specialmente i Pietramalesi 
mevano ogni sperauza nella venuta io fi 
lia dell'Imp. Arrigo VII di Luxesaburgo; 
in guisa che Saccon Tarlati diede il nome 
di Zuzembargo a un figlio suo, nato pro- 
Lubilmente nel tempo che Arrigo VII era 
sceso in Italia. 

Infatti i figli di questo Zuremburgo 
de' Tarlati erano signori del castelletto di 
Montanina nel Casentino, quando cotesti, 
per atto pubblico del 1385, vollero met- 
Aersi sotto l' accomandigia della Rep. fio 



































LUCE 


fentina insieme con diversi altri eonsotti 
della stessa numero prompia. 

pare. di S. Maria a Lucemburgo sel 
1833 cont 45 abit. 

LUCENTE (S. STEFANO a) ia Val 
di-Sieve. — Chiesa che fu parr. del pi- 
viere e Com. di Pelago, Giur. del Pontss- 
sieve, Dioc. di Fiesole, Comp. di Firenze. 

Questa parrocchia è stata sopprema sel 
1818, ed il suo popolo ditiso fra le dee 
nuove chiese parrocchiali di S. Martino 
alla Rufina e di S. Francesco de' Minori 
Osservanti al Pontassieve. 

11 popolo di Lucente esisteva fino dal 
secolo XIII, poichè la sua chiesa fu regi 
atrata nel catalogo della diocesi ficsolana 
del 1999; e costà in S. Stefano a Zucente, 
© Lucenti, fu rogato un contratto five dal 
16 aprile 1222 per interesse dei monsci 
della Vallorobrosa. — ( Anca. Dirt. Fien. 
Carte di Pallombrosa ). 

Costà presso la chiesa di Lacente chbe 
ro case e podere i da Quoma, sic 
come può dedursi dall'estimo fatto per or 
dine della Rep. Fior. dei danni cagionati 
dai Ghibellini ai Guelfi cacciati da Fi. 
renze dopo la disfatta di Moataperto. Nel 

ual estimo sì registrarono in contado, 
due care distrutte nel popolo di S. Ste 












Sano a Lucente di Gianni de' Bucelli po- 


ste a confine con i beni degli eredi di 
Filippo da Cuona e la chiesa suddetta— 





Le (P.iserunso, Deliz. degli Eruditi T.VIN). 


‘Alla suddetta epoca la chiesa di S.Sle- 
fano a Lucente soleva pagare alla mena 
vescovile di Firenze, per quaato il suo 
popolo fosse di altra divcesi, un fitto per 
petuo di sei staja di grano coo un pjo 
di capponi- per anno. ( Ls, Mor. Fed. 
Flor. p. 244). 

Dalle stesse carte edite dal Lanmi si ri- 
Jeva, che uo altro luogo chiamato Zucre- 
ana di S. 





S. Stefano a Lueceute nel 
1551 aveva 176 abit. e cel 1545 me cos 
tava att. 

LUCENTE ( CROCIFISSO n FON- 
TE). — Devoto oratorio con annessa ra- 
noniea posto sulla pendice occidentale del 
poggio di Fiesole, alla cui parr., Com. 
Giur. e Dioc. appartiene, nel Comp. di 
Firenze, da cui trovasi due migl. luntaso. 

Del Fonte Zucente fiesolanu, che roca 





LUCI 


Be dall'alto, pessanilo fra i massi di me- 
cigno ombreggiati da nIberi e da arbusti 

i i, parlò Angelo Poliziano nel tem. 
Kiitinco 


Fonte Lucente. Matite il Poliziano seri- 
Vera nella sua Zamia così: Ficinus quo 
que adhwe Fesulano Rusculo Locens Fow- 
gicurus est; ita enim nomen Lt, se 
creta in umbra delitescens, ubi sedem 
esse nunc quogue Lamiarum narrant mu- 
lierculae, gquaecumque aquatum ventitant, 
La chiesa di Fonte-Zucente col suo por- 
tico fa fabbricata dalla pietà dei fedel 
al cadere del secolo XVII per collocarvi 
sotto ricco tabernacolo un miracoloso cro- 
cifisso scolpito în pietra nel secolo stesso. 
Vi sono due cappelle interne che fanno 
. AI altare di quella în 
cornu evangelii si vede una tavola 
pinta nel 1498, rappresentante l'Assun- 
zione di Maria con sotto i santi Girolamo 
Giovanni Evangelista, che ivi si di 
slocata nel 1793 dalla cl 
di S. Giovanni Decollato nel 
none. A piè della medesima è scritto: 4. 
M.D.G—A.D.HCCCCLXXXXVIII. 
LUCIA (S.) an ALTOMENA — Zed. 
Aroma. 
— sI ANTIGNANO. — Fed. Axmianazo. 
— A ASINALUNGA. — Fed. Asina- 




















suse - 

— a BARBIANO. — Wed. Banziano di 
Val.d' Elsa. . 

—a BOLSANO. — Fed. Botsano, 

— 4 BORGHETTO. — Fed. Boscarr 
0 me Tavansetue. 

— 4 CALENZANO.— ed. Carenzano 
mel Val-d'Arno inferiore. 

— a CASAROMANA. — Fed. Casa 
momana. . 

— a CATABBIO. — /ed. Carazzio, 

— 1 CENNINA. — Ped. Carmina, 

— a CICOGNA. — 7elk Crcocna. 

— a COLLECCHIA. — Ped. Coruso 
ua n Finizsaro. 

— atta COLLINA. — Ped, Courma 
(S. Loca ata). 

—ar GALLUZZO. — Fed. Gaszuzzo. 

— 1 LEVANELLA.— ed. Levanazta. 

— a S. LUCE. — Fed. Saxra-Luos. 

—a LUCIANA. — Ved. Luciaza. 

—a MASSA-PAGANI. — ed. Gav 


sono. . 
— ar MONTE nella Val-di-Bisenzio.— 





«di Prato, lssciò fra gli all 


LUCI UL 


Borgata e villa con chiesa prioria subor- 
hana della Prato, da cui è disco 
sta due in tre ia, nella Com. Giur..e 
Dioc. medesima, di Firenze. 
Risiede alla base meridionale del mon- 
te della Costa che serra la valle, la donde 
si schiude dai monti per atan. 
ibera pianura. Trovasi sulla stra- 
iale di Vernio tra lungo 
la ripa destra del prenominato fiume, 
Questa chiesa, per quanto di anlica 
strattura, siccome apparisce dalla facciata 
fabbricata di pietre squadrate, non offre 
lcun chè di singolare, meno un affresco, 
che sembra della scuola dei Gaddi , ‘esi. 
stente nella contigua sagrestia. 
Un documento del 1129, in cui si fa 
i S. Luci: 
































‘essere importante per la storia, come quel- 
lo che dà a conoscere la 
dominio che fin d'allora [i conti Alberti 
avevano sulle acque del Bisenzio. — È un 
rogito duplicato del 24 e 35 settembre 
di quell’anno, mercè cui i due fratelli 
conte Bernardo, chiamato Montigiova 
‘conte Malabranca, figli del C. Alberto, in- 
,me con la contessa Aldigarda che fu mo- 
glie del conte Albertino (forse l'autore de. 
Gli Albertini di Prato) rinunziarono nelle 
maoi d' Ildebrando, to della piere 
S, Stefano, a.favore della stessa pieve 
i diritti loro sulla gora che conduce l’ae- 
qua al mulino della villa di S. Luci 
condizione che il pievano e smoi succes- 
sori pagassero ai prenominati concessio- 
parli iunuo canone di 24 staja di gra- 
— (Ance. Dirt. Fioa. Carte della 























. Propositura di Prato). 


Con testamento fatto in Prato, li 19 
‘dicembre del 1366, Cambino del fu Bon- 
naccio della villa di S. Lucia, distretto 
legati alla 
chiesa predetta an pezzo di terra. posto 
dentro i confini della parrocchia , ed of- 
frî alla compagnia della stessa chiesa ed 
a quella parr, di S. Pietro a Fi, 
zi di terra. Finalmente 
le legato alle monache di S. 
delle Sacca , ora villa del colle 
gio Cicogi i Prato. (Anca. Dirt. Froa. 
Carte de' Ceppi di Prato). 

polo di S. Lucia al Monte com. 
prio le molte ville signorili. Esso fino dal 
sec. XIII costituiva una delle 45 ville del 
contado di Prato. Nell'anno 155: conta. 
















2 LUCI 


xa_157 abit, nel 1745. ne aveva 133, e 
mel 1833 noverava 326 abit. 

LUCIA (S.)a MONTE-CASTELLO.— 
Ped. Camverto ( Movre). 

— a MONTECCHIO. — ed. Moxrec- 
mo vi Preso. 

— a MONTENERO. — /ed. Mowrim-. 
no di Val.d' Orcia. 

— x MONTESCUDAJO.— Zed. Mon- 
TisctDAs0. 

— att'OSTALE. — Ped. Osrare. 

— 4 PATERNO. — ed. Parenzo nel 
Val-d' Arno inferiore. 

— a PERIGNANO. — Fed. Pratoxazio 
pr Lan. 

— a PIETRA-VIVA, — Fed. Prerm- 
viva in Val-l'Ambra. 

— a PIEVE-VECCHIA. — Fed. Pravs- 
vaccala il Pontassieve. 

— a PRATO-VALLE. — Ped. Puro 
vaxza nel Val-d'Arno superi 
* — at POGGIO D' ACONA. — Fed. 
Acoxa {Pocsio Di). 

— pi RIPOLI. — Ped. Riot: nel Val. 
d' Arno pisano. 

— atta SALA. — Wed. Sata pi Buozzi. 

— i SANTA-SOFIA.—ed. Sanra-So- 
ma pi Mansocsra. 

— a SETTIMELLO. — Fed. Sern- 
muto pi Cavanzano. 

— a TERRIROSSA.— Fed. Tuana- 
nossa di Val-di-Nievole. 

— a TERZANO. — Ped. Trazaxo del 
Pian di Ripoli. 

— atta TORTA, ossia rn PINZANO.— 
Ped. Piszano e Tosra in Val.di-Sieve. 

— a TRESPIANO. — Wed. Tursriano. 

— a VILLA -TOLUI. — Fed. Vrca- 
Tot in Val-d' Orci; 

LUCIANA in Val-di Tor. — Vill. fon. 
dato forse in una possessione della gente 
dei Lucii , con chiesa parr. (S. Luci) 
già filiale della re dî Scolriano, nel- 
la Com. e un miglio a ostro di Fauglia, 
Giur. e Dioc. di Livorno, già di Pisa, 
Comp. medesimo. 

















. Risiede sopra va umile poggetto alla Ma 


destra del torr. Morra, che resta a ca 
liere della strada Emilia di Scouro, os- 
sis R. Maremmana. 

Nel 1538 farono aggregati allo stesso 
popolo di Luciana e Scotriano quelli di 
S. Regolo e di S. Andrea a Posti, 
per cui il primo distretto parrocchiale 
estese molto la sua periferia. Confima dal 











LUCI 


lato di lev. con Lorenzana, a ostro com 
la pieve vecchia d'Orcisno, a pon. ca 
Castell’-Anselmo, e a selt. con Fauglia 
mediante il finme Tora. 

Te carte dell’.frch. Arcio. di Pisa hao- 
no fatto conoscere che, sino dal secolo XV, 
cioè dal 1424 al 1476, la cara della pieve 
0 fu raccomandata al parroce 
comecchè la soppressione del- 
eve non acrsdeste prima del 
1575; e cid ad oggetto di re i suoi 
beni a quelli del Seminario arcivescovile. 

La chiesa attuale di Luciana fa eret- 
ta nel 1740 poco più în basso dell'antica, 
la quale era molto piccola e minacciava 

— Essa ha tre altari; in quello 
maggiore evvi un quadro rappresentante 
S. Ranieri o Domenico Tempe 
sti; nella tribuna una S. Lucia, copia di 
due altari laterali duo 
altri quadri esciti dalla scuola di Pietro 
da Cortona. 

Questa chiesa ha il fonte battesimale, 
quantonque noa sia pieve; talchè il sso 
reltore in segno di dipendenza deve dare 
ogni anno una candela di mezza libba 
al pievano di Lorenzana. È di libera col. 
lazione dell'arcivescovo; anticamente ge- 
deva il giuspadronato della ch. di Lacis- 
na la nobil famiglia Gaetani di Pisa. 

Il torr. della Morra scorre dal suo lato 
orientale, dov'è il casale di Postignano;e 
forma il confine fra Luciana e la cura di 
Castell Anselmo. Scendendo lungh' ese 
torrente si cavalca la Morra sopra un pse- 
te presso una villa e l’annessa osteri» 
chiamata la Torretta, poste ontrambe sl 
sinistra delle Zia Emilia, andandoaPi 

Colesto luogo della Torretta frattanto 
mi dà motivo di dubitare che possa corri- 
spondere sd una stazione dell'antica stre- 
da testè nominata, e forse al Tarrita 
strato nella Tavola Peotingeriena fra Va- 
a, lungo il am 
percorso nel ler- 
ritorio di Luciana, fra la Torretta e il 
jo, furono trovati diversi coloe- 
nini migliari, uno dei quali esiste tultor 
sul posto, ed è di marmo bianco lamellare, 
cousimile a quelli che somrninistrano i 
monti della Gherardesca e di Campiglia. 

Rammenterò tra Ieri 
contrato dal Tai 
Marmigliajo, nel quale legge: 
ZENILIA A ROMA, M. P. CLXXXVIN, 





















































LUCI 


enme copiò il capitan Mariti , e non M. 
P. CLXXXVII, come lesse il ‘dott. Zano 
bi Pomi.—(Ved. Tanoion, Viaggi T. I.) 

Arroge a questa colonna migliaria un' 
altra più importante di tatte, che fu tro- 
vata solla strada medesima an migl. più 
a lev. del Marmigliajo, trasportata nel 
Camposanto di Pisa. Tn essa trovasi scol- 





pito, non so se duplicato, o per sbaglio 
Se Ispidario, lo steso nemero di miglia 
cioè: M. P. CLKXXVIII, come nell'altra 
trovata alla villa di Rimazzano, sul finire 
del sec. XVII framezzo alle macerie, che 











. agi de Poggibonsi 

rdino farono messi in opera 
molti marmi 
guonsi altri cippi 


la vicina via consolare, la quale costà per 
Val-di-Tora e Vald-Fine conserva il no- 
medi Via Emilia.— ed. Manuoziazoe 
Toaxerra di Val-di-Tora. 

La parr. di S\ Lucia a Laciane nel 1833 
contava 627 abit. 

LUCIANA or VERNIO. — Cas. ch » 
be ch. parr. (S, Martino) annessa a $. Mi. 
chele alle Poggiole, nel piviere Com. e 
mestro del Cast. di 
Vernio, Dioc. di Pistoja, Comp. di Fi- 
renze.— Trovasi sul fianco del te pia- 
no, detto forse Monte-Lucianese fra le 
sorgenti del Bisenzio. Fece perte questa 
villa della contea di Vernio, della quale fa 
menzione na istrumento del 26 ag. 1453, 
rogato nel borgo di S. Quirico, contado di 
Vernio, mercè cui Alberto del fa Nanni 
«li Notto, Sozzo del fu Roberto, Alessandro 
€ Guallerotto fratelli e figli del fu Gio- 
vanni di Sozzo, tutti della nobil casa de’ 
Bardi, elessero il reitore della chiesa di 
$. Martino di Luciana contado di Ver- 
nio, Dioc. pistojese, come patroni della 
medesima. — (Ance. Dir. Fio. Carte 
Bonifazio). 

LUCIANA, o LUCIANO (Lucianum) di 
Sax-Cascrano in Valdi-Greve. — Cut. con 
Castellare e parr. (S. Donato) cui è an- 
nessa la soppressa cora di S. Martino a 
Por ino, nel piviere di Campoli, Com. 
circa 5 migl. a scir. di San-Ca- 
0, spi joe. e Comp. di Firenze. 
lla base di una collina sulla 
ripa pin del fiume Greve, fra Campoli 
e Vicchio-maggio. 






















LUCI 
Elibem signoria intorno al 


93 








Cascioli e di Focecchio, uno dei quali, 
il conte Uguccione del fa C. Bulgaro, 
nel luglio dell’anno 1093, stando in Ca- 
tignano diVal-d'Elsa, a none anche del 
C. Ugo suo fratello investì Ndebrandino 
«el fu Pagano di Ghisolfo delle terre che 
quest'ultimo avevagli date in pegno, po- 
ste nella corie di Luciano. (Asca. Dirt. 
Fion. Carte della Bedia di Passignano). 

Un'altra pergamena della stessa prove- 
son dell’anno 1288, verte intorno ad 
un affitto di terreni i nel lo di 

$. Donato a Zsciano” fatto dall’ PaPate di 
Pavsignano, con obbligo al fittuario di 
piantarvi della viti, scassarle, ricalsarle, 











€ scapestarle. 

Nel Bollettone della chiesa fiorentina, 
all'anno 1130 è rammentato un Guido di 
Luciano, il quale nel 2g agosto di delto 
anno ricevè iu affiito dal vescoro 
renze alcune terre poste in Zuciano. 

recisamente in loco dieto Popiano. (La- 
Loti Monum. Eccl. Flor.) tao. 

La parr. di S. Donato a Luciano nel 
1833 Roverava ana abit 

LUCIANA, o LUCCIANA nella Val. 
di-Cecina. — Cas. con parr, (SS. 
e Lucia) nel piviere, Com. e Giur. 
sole, Dioe. di Volterra, Comp. di 

La chiesa parr. dei SS. Giusto e Lucia 
fra quelle del 
olo vollerrano 
del 1356, — Eun è di data del scoVO 
per concorso. — Nel secolo XVI un'altra 
chiesa di Laciano esisteva nella stessa dio- 
cesì volterrana e nella valle medesima 
della Cecina , ma solto il piviere di Sila- 
10. — Fed. Stturo di Val.di-Cecina. 

Il popolo de’ SS. Giusto e Loris aLe 
ciana nel 1833 aveva soli 61 

Locranzsa ( Mosre ) li ppennino 
di Vernio. — Rocca da Tanga mano di- 
stratta corrispondente forse a Zuciana di 
FPernio. Sopra questa rocca versano tre 
lettere dirette a Fazio conte di Monta- 
grana esistenti nell'Archivio delle Rifon 
magioni di Firenze, dalle quali si rileva 
che Monte Zucianese tornava sul confine 
































i bolognese 
s0 l' Appennino del Vernio. — Ved. La. 
rana di Vaxnro, 
ICIANO vetta GOLFOLINA ( Zu- 
cianum) nel Val-d'Arno sotto Fireoze.— 








Hi LUCI 
Villa signorile con estesa tentîe che ha 
preso il nome da una chiesa parrocchiale, 
(85. Pitee Modesto a Luciano) altrimen- 
ti appellata in Fior-di-Seloa, più l'an- 
nesso di £. Michele e Luciano, spettante 
al piviere di Signa, Com. e quasi 3 migl, 

x grec. di Montelupo, Dioc. e Comp. di 





bey escita cotidentate della foce e delle 


i di macigno della Golfolina. 
‘a questo Zuciano una vasta tenota 
della nobil casa Frescobaldi, che fre Gan- 
galandi e Montelopo nei secoli della re 
ibblica Fior. ebbe castelli, chiese 
ini con vaste possessioni territoriali. 
Il palazzo signorile di Luciano chia- 
mavasi il Castello , essendo fara averlo 
possedato i conti Alberti di Pontormo, 
se mon piattosto i conti Cadolingi loro 
consorti. — Pervenuto ia potere della re- 
pabblica foreotina fu dalla Signoria, ver 
1363, concesso a Melano Rastrelli 
d'Asti eoudottiere di 
seguito dagli eredi 
Marcello figlio di Strozza di Pino Stromsi 
di Fireaze, finchè gli Strozzi alienarono 
Ja tenuta di Laciano per istramento del. 
ng novembre 1448, a favore dei fratelli 
Bernardo e Antonio di.Tommase Antitio- 
pi. Dai discendenti di questi la villa di 
Laociano fa ridotta in più elegante forma, 
giovandosi del materiale tolto dalle grosse 
moraglie che servirono di recinto alla 
fortificazione del castello. 

La contrada di Laciano, essendo tet- 
fora in qualche perte selvosa, ricevà il 
more che le si conveniva di Fior-di-Sef. 
va. — Ped. Marmamnia. 

La parr. dei SS. Vito e Modesto a La- 

ino, 0 a Fior-di-Seloe , nel 1833 con- 
tava s80 abit. 

LUCIANO , sella Valle deli’ Ombrone 
pistojese.— Vili. con chiesa perr. (S. Ste- 
feno) del piviere di Quarrate, mella Com. 
Giur. e circa 3 migl. a lib. di Tizzana, 
Dioc. di Pistoja , Comp. di Fireose. 

È poste sel dorso del Monte- Albano 
presso la sus sommità, dove traggono ori- 
gine le sorgenti del rio Formalle uno 
dei tributarii 

La rettoria 

+e 1833 chbe 614 abit 


























LUCI 


Lucio ve Marzans. Ved. Lusso 
e Toscrazo nella Valle.dell' Albegna. 

LUCIGLIANO me MUGELLO in Val 
di-Sieve. — Cas. la cai parr. (S. Michele) 
nel 1783 fa riunita al popolo di S. Maria 
a Soli nel piviere di Petrojo, Cor. e due 
migl. circa a sett-maestr. di Sen-Piero 
a Sieve, Gier. di Scarperia, Dioc. e Comp. 


* di Firme. 





posa sopra un’umile collinetta fra 
cubico, la villa delle Maschere e il con- 
vento del Bosco si Frati 
compreso nel popolo di Locig! 

A questo stesso popolo, prima che fome 
soppressa la sua parrocchia, fu riunite la 
chiesa corata di Gabbiane//o; ch' erano ea- 
trambe di giespedronato di quel ramo de- 
gli Ubaldini, che si dissero de” Bettini da 





en Bettino figlio di quell’ Acerrino degli 
Ubaldini, att elionato per pad 
nel giugno del 1302 da Cante de' Gab- 
brielli da Gubbio potestà di Firenze.— 
Ped. Soa (S, Mana a). 

LUCIGNANA o LUCIGNANO in Val. 











, nella Dioe. e Duc. di Lecca. 

Trovasi in uu risalto di poggio spet- 
tante a uno sprose di Appennino del moe- 
te Rondinejo fiw-i torr. Ania e Fegena, 
a sett. della nuova strada R. modenese. 

Lascerò ad altri il decidere, se debba 
riferirsi a questo luogo di Zacignane, p- 
pere.favvi an altro Zuciniano di Sesto a 
Moriano quelto reramentato in une carta 
Iocobese dell'823, 11 Taglio, colla qule 
il pievano di S. Maria a Seste diede 
cazione per l'anomo canone di dic tieni 
d'argento cesa et res suprascripree Ecd. 
quae ast in loco Luciniano. (Bansccons, 
Memor. Luceh. T. V.P. ns 

Anche un’altra carta del 926, 3 sett. 
dello stesso Arch. Areie. Lucch. tratta del 
livello di un casslino posto ia foce Ze 
ciziano che il vescoto Pietro în nome 











potrebbe 
* riferire piuttosto al S. Vito di ColleGe- 


Li, presso cui è tetlora il leogo, com la chie- 
sa di Carignano. — Fed. Concnaso. 
Comunque, sia il casale o castello di 
Locignapo di Val.di-Serchio, ossia di Za. 
cignana, fa compreso sempre nel diretto 
giurisdizionale di Coreglia; in guisa che 





LUCI 


ira è nominato tra Ì casali 0 castelli dall’ 
up. Carto IV ccucessi con titolo di con- 
ta 2 Francesco Castracani degli Anlel- 








gi a 
La parr. di S. Stefano a Lucignana 
mel 1832 comprendeva 339 abit, 
LUCIGNANELLO, già Luciarano (Zi. 
cinianum) nel Val-d'Arno Aretino.— Vil- 
1a spettante alla cure e popolo di S. Egi- 
dio a Campriano, nel piviere di S. Polo, 
Com. Giur., Dice. e Comp. d'Arezzo, che 
è circa 4 migl. a ostro di Luciguanello. 
Trovasi questa villata sù di un poggio, 
alta base occid. scorre il torr. C/ 
Gli uomini della villa di Luciguano 
nelle Caroperie di Arezzo, per alto pub- 
Blico del 6 dicembre 1342, elessero il lo- 
ro mandatario all'effetto di prestare giu- 
ramento di fedeltà e obbedienza al vicario 
di Gualtieri duca d’Atene, signor generale 
del dominio fiorentino e aretino. (Ancw. 
Dart. Fion. Carte dell’Arck. generale). 
Tucignanello era una delle 6y ville 
delle Camperìe di Arezzo, rammentata nel 
motuproprio del 9 dicembre 1772; allor- 
chè Leopoldo I accontò a quella comuni- 
tà la facoltà di poter governare diretta 











Questi nomi di Lucignano, Zucigna- 
nello, Licignano » Liciniano, ec. che tro- 
viamo tullora in molte contrade della To- 
scana, © più che altrove nel territorio 





genna (Hisse T. Livio) praepotens divitia» 
rum invidia pelli armis coeptum fuit. 
LUCIGNANELLO di Val- d'Asso. — 
Ved. Lucicnano D'Asso. 
LUCIGNANELLO, o Locrcnano pit 
Cuarni, altrimenti detto Lucionaso prr- 
ta Bananpenca in Val-d'Arbia. — Cas. che 





ebbe nome di castello da un: 
torrita; dal quale presero anche 
due chiese parc. ora riunite (S. Cristina 
€ S. Cristofano) nel piviere di S. Marce 

. e circa 6 migl. a ostro di Gajo- 
r.di Radda, Dioc, di Arezzo, Comp. 











Risiede sulla cresta de’ monti che di- 
vidono il Chianti dalla contrada della 
Berardenga, fra S. Giusto alle Monache 





. . Rentennanum, etc. E più sotto 


Luci 5. 


€ 8. Marcellino, scorrenidole a pon. l'Ar- 
bia, a lev. l'Ombrone.—È" 
no, che nella pace del 1196 
Sanesi 


uel Lucigna- 
ceduto dai 
Fiorentini con altri luoghi del 








Avveguachè datori ivi odi fra gli 
altri luoghi sul confine del Chiani 
guenti : Montemlucum de Lecchi 
cignanum, villam de Larginino, Cacchia- 
num, Monte-Castellum, Torricella, 
Brolio, Ecclesiam et villam $.Justi ad 





Iter (Senenses) dabunt Florentinis teni- 
tam, et possessionem corporalem de Li- 
ciniano et ejus casa-turris expeditem con 
quel che segue. Dall' ultime purole per- 
tanto si viene a conoscere, che al secolo 
XIV in cotesto Lucignano esisteva wua 
torre annessa a qualche casa padronale; 
lo che equivarrebbe ad un castello signo- 
rile designato sotto il nomignolo di casa- 
torre, 0 casa-torrita. 

Tu questa contrada di Lucignano ci 
bero podere i monaci Vallombrosani 
Coltibuono ed i Camaldolensi della Di lia 
Berardenga. Infatti all'abate di quest'ul- 
tima, nell'unno 1097, i figli del conte 
Balgarello promisero di non recar mole- 
stia sessi che quel monastero te- 





neve nelle corti di Brofio, di Lucigna- 
no e di Campi. 


padronato della stesa ba 






è Guido abate di “que li 
Pietro vescovo di Arezzo sino dal se- 
colo XI l'aveva ceduta alle mouache di- 
Rentennano. 

Nell'archivio della stessa badia Berar- 
denga esisteva una convenzione, fatta l’an- 
no 1154 fra Niccola Ab. di quel Mou, 
© Aldiarda bades: S. Giusto a Ren. 
tennano, colla quale prometteransi re- 
ciprocamente di tenere umbedue in co- 
mune la chiesa di S, Cristina di Luciena- 
no, a condizione che la badessa di Ren- 
teonano pagasse ai monaci della Berar- 
denga l'anvuo censo di 18 denari luc- 
chesi. Quindi è che la Ch. di S. Cristina 
in Zuciniano Berardengo trovasi confer- 
mata allu badia prenominata con bolla 
del Pont, Urbano INI, data in Verona li 
15 mnarto del 1185, (Aumar. Camaro.) 




















946 LUCI 


Per ciò che spetta ai possessi in Luci 
quanello di pertinenza della badia di Col- 
tibuono, lo attesta fra gli altri uo istru- 
mento del maggio, anno 1121, fatto in 
lano, giudiciaria fiorentina.Riguar- 
la donazione di un pezzo di bowo 
i Coltibuono da donna O- 
dierna figlia del fu Ridolfo, e vedova di 
Federigo di nazione longobarda ; la qual 
donna era passata alle seconde nozze con 
Uberto del fa Rapieri di nazione salica. 
(Asca. Dirt. Fion., Corte della Badia di 
Coltibuono. ) 

Nel tempo che giravano per la Toscana 
i giudici incaricati dalla contesea Matilde 

stizia, uno di costoro aven- 
te, probabilmente della 
contessa medesima, nel luglio del 1103, 
sedendo in tribunale prope castro de Zu- 
cignano juzta ecclesiam S. Christinae, 
proferì seutenza a favore dell'abazia di 
Coltibuono per beni statile donati da Ugo 
fi del nobile Azzo e da Ailelagia di 
lui madre. — (Camici, Dei March. e du- 
chi di Toscana T. III.) 

Forse fa questo il Lucignano di Val- 
d'Ambra, di cui fece menzione Giovanni 
Villani all’anno 1339, allorchè. scrisse, 
che, a dì 6 novembre di detto anno a Luci- 
guuno di Val-d'Ambra i Fiorentini fecero 
lega e compagnia co' Peragini per mezzo 
del vescovo di Firenze e di altri ambe- 
aciatori di Perugia, In conseguenza del 

ual trattato i Perugini rinanziaronoai 

iorentini egni ragione sopra la città di 
Arezzo, mentre questi rilasciarono ai pri- 
mi Zucignano d'Arezzo, il Monte a Sen 
Savi altre castella di quel contado. 
(G. Victani, Cronac. Lib. XL.) 

La parr. di S. Cristofano a Lucignano 
con decreto del vescovo d'Arezzo, in date 
del ax settembre 1784, fu incorporata in 
parte al popolo di S. Marcellino in Chian- 
ti, wentre pel restante restò unita a quella 
di S. Cristina @ Lucignano, detta anche 
in Rentennano dal vicino soppresso mo: 
mastero che ne godeva il padronato. 

La parr. de' SS. Cristina e Cristofano 
a Lucignano nel 1833 contava 185 abit, 

LUCIGNANELLO pi PIENZA. — Fed. 
Lucicuaso p' Asso, e Monnicuetio. 

LUCIGNANO »' ASSO, 0 Lucicuanezto 
ni Pienza in Val-d'Ass0. — Cistelletto con 
villa siguorile della nubil casa Bandini- 
Piocolomini-Naldi , e chiesa. prepositura 




































LUCI 


sotto il titolo di S. Biagio a Lucignano 
d'Asso, nella Com, e due po aostro diS, 
Giovanni d' Asso, Giur. di Montalcino, 
Dioc, di Pienza, già di Arezzo, Comp. di 
Siena, da cui a un circa 20 migl. a scir. 

È posto fra S. Giovan d'Asso e Cosona 
sopra un'ala pi sovrasiante al fami 
cello Asso, che gli scorre a pon., mentre 
dat lato di sett, îl torr. 7rove bagna le 
pendici del suo poggio creloso. 

Era costà presso una delle anliche chie- 
se della diocesi aretina, rammentata dai 
testimoni esaminati nell’anno 714, all’oo- 
easione della lite intentata la prima volla 
dal vescovo senese contro quello di Arezzo. 

Non di questo Lucignano d'Asso, ma del 
Zucignanello fra Pienza e Monticchiello 
trattasi nella più antica carta fra quelle 
della badia Camaldolense di S. Mustiola a 
Siena. È uu contratto del 
lativo alla vendita 












nel piviere di S Vito a Corsigoano, in 
luogo detto Zucignano, Quell'atto fu ro- 
gato in Lacignano stesso dal notaro Rol 
landino, (Axca. Dirt. Fioa. 2. cit.) 

ano d’Asso ebbe un giusdicente 
rammentato el 1291 fra le Ri 
i della Rep. di Siena al libro 
Consigli della campana. La sua comunità 
fu riunita a quella di S. Giovanni d'Asso 
con motuproprio del » giugno 1777. — 
Ped. so (5. Giovan 0°) e Nome 






cuneo. 

La perr. della chiesa prepositura di SL 
Biagio a Lucignano d'Asso nel 1833 com- 
prendeva 206 abit. 

Lucicnano pi Castiorron-Fisoccs: nel 
Val d'Arno aretino. — Cas. che diede il 
nome alla soppressa parr. di S. Giorgi 
nel piviere di Pontenano, Com. di Casti- 
glion-Fibocchi, ossia dei Due comuni di- 
strettuali di Laterina , Giur. e circa st 
migl.a lev. di Mootevarchi, Dioc, e Comp. 
di Arezzo, da cui questo Lucignano è cir- 
ca 7 migl. a maesiro. 
dei castelletti del ramo de- 
, derivato dai figli di Bocchi 
dii q il more il vicino castello 
di Castiglion-Fibocchi. — Prova me sia 
‘una donazione fatta nel marzo del n 
per la quale i figli di Bocchi, signori 
Castel- Fibocchi, svando preno la chima 
di S_ Gennaro di Capolona, dunarome al- 
la badia di S. Flora e S. Lacilla di Aresro 




















. 


LUCI 


alcuni beni posti in questo castello di Lu- 
ciynano, iu Censocelle (Cincelli), in Guil- 
liano, to, Vigneto ec. — 
Dei duchi e march. di Toscana T.1.) 
LUCIGNANO per CHIANTI. — Ped. 
Lvcicmanetto per Caraxri in Val-d'Arbia. 
LUCIGNANO di Val-d'Arbia. — Bor- 
gbetto cou villa signorile, già cavello, di 














lunga mano fu unita un'altra parrocchia 
(S. Maria dei Pini). — Spetta alla Com. 
di Monterui , che è circa un miglio a 
maesir.-sett. di Luciguan d 

Giur. di Buobconvento , 
di Siena da cui è circa g 

Nel luogo dove fu il castello trovasi ln 
chiesa plebana due ville signorili. 
Siede sopra uo’ umile collinetta isol ta, 
a più della quale 
sa la strada R. romina, e alal lato oppo- 
ato scorregli vicino il fiume Arbia', sulla 
confluenza del torr. Biena. 

L'esistenza di due Lucignani in una 
stessa valle dell’ Arbia, cioè il Lucignano 
del Chianti e il Lucignano di Moateroui, 
ha fatto probabilmente attribuire a uno 
di essi i documenti rela all'altro, 

Infatti debbono restii 
mo della Berardenga e nun a 
Monteroni due istrumenti 
























vanni rett. di S.Cristina a Tucignano con- 
venne con Teodorico vescovo di Siena di 
tenere la sua chiesa parrocchiale sotto la 
giarisdizione del prelato senese . In con- 
seguenza di che, nell'anno 947, (e questo 
è il secondo istrumento) il parroco di 
Cri: 





di pagare a 
uella mensa vescovile l'annuo tributo 





.) 

Ma la chiesa di Lecignano di Arbià 
sotto | Monteroni non fu mai, che io mi 
sappia, dedicata a S. Cristina; bensì sotto 
I'invocazione di detta santa era l'altra 
parr. di Lucignano del Chianti che è pure 


a S. Cristofano, 

come si è avvisato all'articolo Lucie: 

mesto pe Cna, per decreto del vesco- 

vo di Arezza, alla quale diocesi il Lucigna- 

po del Chianti quasi sempre appasicune. 

Ho detto che quasi sempre appartenne 
“n 








(Cams, © 


le. pievi 






LUCI 
giscchè di tunti giudicati re, 
ze pubblicate dai romani coi 


917 








sanese, non si couta che il ‘giudicato e- 
manato nell’anno 853 dul concilio ro- 
mano da l Pont. Levne IV e l'hup. 
Loduvito 11; quando fu deliberato, che le 
Nine nel distretto di Siena, 
(e fra queste la pieve di S. Marcellino di 
Chianti) dovessero dipendere d'allora in 
poi dal diocesano di Siena. — Tale delibe- 
razione pare che si mantenesse in vigore 
fino a una nuova scotenza proferita nel 
mese dî maggio dell’anno 1029 uella ca- 
nonica di S. Marcellino in Chianti dai 
delegati del Punt. Giovanni XVII, si 
come ivi si dichiara, guod i!las pleber 




















I lato di ponente pas piu 


narons, dat. M. devi. T. VI.) 
La chie. plebana di S. Giovau Betti- 
sta di Locignano fu restaurata, o riedi 
ficata nell'av 
iscrizione del 
no vi si aminirs una tavola di maestro 
Riccio sanvse rappresentante ‘la crocifis- 
sione, e descritta del Padre della Valle nel- 
le sue Letiere sanesi. — Appella a questo 
Lucignano un decreto del 29 giùgno,anno 
1186, col quale Gontamo vescovo di Sie- 
on elesse in suo procoratore Palmerio di 
Milagalla per comporre le differenze ver. 
tenti fra esso e i conti Guillieschi e Ar 
dengheschi a cagione delle possessioni di 
Monte.Caprile e di Lucignano — Di que. 
sto stesso anno 1186 è il diploma dato 


















S. in Cesena li a5 ottobre da Arrigo VI, a 


favore dei Sanesi, cui unlinò la distru- 
zione di Monte-Ca) , che era pressu cu 
stel d'Orgia; e quella dell'edifizio inco 
‘ato in Licignano, yund in podiv Li- 
ciniano est incep'um, et ulterius non ae 
dificabitur.—(Munr. Art. M. devi). > 

Che a quella siessa età avessero domi- 
nio in Lucignsuo anche 1 vescovi di Sio 
na, lo ussicura la bolla spedita nel 1189 
dal Pont. Clemente III al vescovo di Sie- 
na, nella quale trovasi nominato fra $ 
possessi della mensa vescovile anche um 














1] accor 

don Buonincoatro ti Guastellone fratello» 

della celebre Pia moglie di Netto della 
16 


AS LUCI 


Pietra, la carica di giosdicente în Luci- 
nano d'Arbia. — Lo statuto di Siena 
dell'anno 1270 rammenta il ponte che 
fin d'allora cavalcava l’Arbia sotto il ca- 
stello di Lucignano. 

Dopo la suddetta epoca sembra che que 
sto cavelletto andasse in deperimento, 
seppure nou vuolii riferire a qualch' al- 
tro Lucignano, una partita del 1373 re 
gi»trata nell’ Arch. delle Riformagi 
Siena al Vol. III delle 
‘rai sopra le fubbriche dei castelli 
Trattasi io essa della spesa di fivrini 118 
d'oro, e di Sorini 805 piccoli, futta nel 
restaurare le mura di Lucignano, che ivi 
hiarano già da s00 anui rovinate; 


























alla qual epoca a u@ circa pe richiama 
l'ordine del re Arrigo VI poco sopra enun- 
Dir. Sen. Lib. B. N°243.) 


Era giù qualche tempo che il Cast. di 
Lucignano apparteneva alla famiglia Pe- 
troai di Siena , siccome spparisce dal te. 
stamento di Franoesco di Nicselò Petroni, 
rogalo in Siena nel 1176; seppare non 
vi si perlava del Lucignamodi Val d'Asso 
re esso nel contado sameve. (daca. Dire. 
Fia Corte di &. Francesco di Siena). 
Lo statutello dî Leei d'Arbia fa 
compilato nel 14»9 da Nanni di Goro San- 
sedoni , quando questo passe era gover- 
mato da un giusdicente di seconda classe. 
Alî’eccasione della peste manifestatasi 
In Siena nel 1430, e nuovamente nel 1436, 
fa atta la proposizione di trasportare lo 
stadio senese in Lucìgnano di Val-d'Ar- 
bia, nel lempo into im cui s'inqui- 
siva il dottor Franessco Casali per aver 
tentato di uccidere il celebre Filelfo(/. cit.) 
Attualmente le due ville signorili di 
Locignano d'Arbis ia apportcagono alle fa 
e Landi. 


(8.6 Gio Battista a Luci. 
l'altare del-Crocifissu è 








gesso d'Arl 
opera ia tissima del senese: Arcangelo 
Salimbeni. La sua parrocchia nel 1833 
cuatava 703 abit. 
LUCIGNANO (Zic'nsanom), in Val-di-_ 
Pesa. — Cast distrutto da cui ha 
il titolo una contrada che ablraccia due 
i , cioè la pieve di S. Pancrnaio în 
Vetai È Pesa, e la parrvochia di S. Stefano 
no, nella Com. Giur: e dario in 
rec. di Montespertoli , Dioc. 
e Comp. di Firenze. 
Tento la pieve di S. Pascrazio, quanto 











LUCI 

la sua chiesa filiale di S. Stefano » Laci- 
gnano risiedono sopra i poggi che per 
corruno la Val di-Pesa fra il torr. 
nio, ela fiumana Pesa, non 1 
incrociatura delle strade comuni 
vanno da Sap-Casciano a Lucando, e da 
S. Piero iu Bouolo » Montespertoli. 

Della pieve di S. Pancrazio n Lucigae 
no, o a Zicignazo, si hanno mesmurie sino 
dal secolo XI nelle carie della badia la 
Passignano, solto gli anni 1056, to: 
1076, 1079, € 1089. — Quella del son, 
(due aprile ) rammenta ae 
Ignore e proposto della chiesa € pieve pri 
S. Pancrazio a Lucardo, raevire in tutte 
l'altre carie la stesa pieve porta il ve 
cibolo del distrutto castelletto di Zici- 

grano. 

Quest ultimo, al peri di molti altri 
castelli delle valli di Posa e dell'Ela, 
i Veruio e 

1 privilegio dell 
Imp. Pederigo lo mel 1164, fu puri 
to il castello di Licigrano con quelli di 
Salivolpe, di Pogna , di Fondagnazo ce. 




















Infalti costà in Zicigasmo di Val 
Pes, nel sa Febb. 1908, fu seguato l'i 
strumento di divise fra il conte Maghi- 
mardo e il suo fratello rgbl Rinaldo, figli 





Bellafante moglie di detto C. Magi arl, 
rasi pel sno castello di Moa- 
te-Rotondo in Maremma.(Anca. Dart. Fio. 
Carte della Bodia di Passignano, e del- 
lo Spedale di Bonifazio). 

Ma il documento più curioso per como 
scere una pratica di giurisprudenza di 
quel tempo leggesi in un atto pubblico 
spettante all'emancipazione di una figlia. 
Con quell’'atto prin ia Moniesper- 
toli 1027 dicembre 1348, all’ epoca cioò 
della famosa peste descritta dal Boccae- 
cio, Stefano figlio del fu Villano del po 
polo di S. Stefano a Zicignemo, mercà l' 
interposizione dell'autorità , cun deereto 
del notaro infrascritto emancipò, e liberò 
dalla patria potestà donne Mari sua f- 
e licendole: Sii cittadina Bomans, 
ed uomo libero. In conseguenza di che la 
donna medesima fu dichiarate autorizzata 
a tutti i contratti, come se fowe un pedro 
di famiglia, rilusciavdule in segno di ciò 
il peculio avventizio castrease, e quasi 

















LUCI 


castrense, e inoltre le fu dato in premio 
dell'emancipazione, ed a 
zione, dallo stesso padre di lei un pezzo di 
terra posto nel popolo di S. Stefano a Zi- 
cignano, luogo detto in Villa , descritto 
nei suoi vocaboli e confini. Del qual pez- 
zo di terra la donna suddetta fu messa al 
possesso nel giorno 28 dello stesso mese di 
dicembre 1348. — Rogò l’istrumento ser 
Nuccio del fu Mazza da Montalbino nel 
popolo di S. Giustc (a Montalbino) Dice. 
Fior. (Anca. Dirt. Fion. Carte dell'Arch. 
Generale ). Hi vite 
Una delle principali ville, com) 
nel popolo di 5: Sielano a Lucignano, 
spetta alla nobil casa Guicciardini, co. 
mecchè avessero cosà possessioni anche 
il Gianfigliazzi, i Cavalcanti, i Macchia- 
ec. — Fed. Pancanmo (Pieve pi S.) 
Val di-Pesa. 
La parr. della chiesa prioria di S. Ste- 
fano a Lucignano nel 1833 noverava 381 





















abit. 

LUCIGNANO in Val-di-Magra. — 
Ped. Lunsonano, 0 Luscianano. 

LUCIGNANO in Val-li-Chiana, detto 
altre volte Lucionano D' Anszzo. — Terra 
nobile murata, giù castello di grande im. 
portanza per trovarsi sul controverso con. 
fine sanessaretino. — È capoluogo di cr- 
munità, residenza di un potestà sotto il 
vicariato R. del Monte S. Savino, nella 
Dioc. e Comp. di Arezzo. 

Risiede in cima a uno sprone di monte 
rerso il centro della valle 
da quelli più elevati del poggio S. Ceci- 
lia e di Palazzuolo, a br. 701 sopra il li 
vello del mare Mediterraneo, fra il gr. 21 
25° a” long. e 43° 16° 8" latit. 17 migl. 
nmostro-lib. di. Arezzo; 12 e pon. di Cor 
tona, 14 a sett. di Montepulciano, e 24 
mig]. a lev. di Si 

Offre per tal guisa Lucignano uno dei 
punti di prospettiva la più estesa per con- 
templare quasi (tutta la bellissima valle 
della Chiana, in guisa che di custassi si 
gole della vista di quasi tutti i presi, 
terre, castelli e città, dalle quali è popo 
lata cotesta ricce valli 

Per quauto di Lucignano non restino 
molte memorie vetuste, pure dal poco 
che fu di sopra accennato, sull'etimologia 
del nome di Lucignano e Liciniano, np- 
parisce che l'origine di questa terra dev” 
tnere remotissima.— Ciò premewo, dirò 






























LUCI 29 
che uno de' documenti più antichi e più 
positivi supersti quello spettanie alla 
sua chiesa battesimale di S. Felice, tosto- 
chè essa viene raninevtata fino dal secolo 
ZI nelle pergamene appartenute alla ba- 
dia di Agnano in Val-d'Ambra.—Non fia 
per altro da credere che questo Lucigua- 
no appartenesse, come alcuni 
alla contessa Matilde, per avere incontra- 
lo nell’anno risiedere un suo Vi. 
sconte in gi in Lucignano, von già 
in questo di Val.di-Chiana, ma nel Lu 
@uano della Berardenga, ossia del Chianti 

Molto meno è da credere che questo 
In Val-di-Chiana appartenesse ai coni 
berli, siccome da qualche scrittore fu sup- 
posto, confondendolo col Lucignano di 
Val-di-Pesa. — Ped. i loro respettivi Ar- 
ticali 
























ta del secolo XIII, qi 
prendere doveva non solamente per la par- 
te ecclesiastica, ma ancora per la civile, 
«lal comune di Arezzo. . 

Reslmente un mese dopo la giornata 
di Monte Aperto troviamo costà in Luci 
gnano il vescovo Guglielmino Uberi 

Hora capo del governo di Arezzo; il qua- 
le nel dì 14 ottobre 1260 costà firmò un 
decreto come esecutore apostolico, con la 
mira di conferire il priorato di S. Bario- 
Jommeo a Scampato presso Figline nel 
Val«l’Arno » un chierico suo bene affetto, 
a quello stesso Cavalcanti , che ire anni 
innanzi da Guglielmino fu inviato al 
Pont. Alessandro IV per accomadare le 
vertenze fra esso vescovo el i Corlone. 
si. — Wed. Contorni. 

Dopo però la vittoria di Campaldino i 
Fiorentini coi Sanesi loro alleati s'im- 
possessarono di molli castelli della Val di * 
Chiana fino allora tenuti dagli Aretini, 
Erano di questo numero Monte S. Savi. 
no e Lucignano, rilasciati ni Sanesi. In. 
fatti nell’Arch. Dipl. di Siena ( alefo 
dell'Assunta ) esistono varii documenti 
, 23 giugno, del 32 dicembre 1289 
26 agosto 1290, tutti relativi alla 
sottomissione dei Luciguanesi alla repub- 
blica di Siena. 

Citerò fra questi l'atto del 23 giugno 
13%g;stipulato nel padiglione e nel campo 
dell'esercito sanese sotto Lucignano,e com- 
fermato nella chiesa di S, Franecsco de’ 
























polesià e capiinno di Siena, 
dirvimila marche d'argento, 
fait, nel segacale capitolo; 







sei mesi il loco potestà fra i cit. 
con pegargli di salario fe 
rini cento. Lo quale condizione nel 14 »g. 
del 1299 fu confermata dugli abitanti di 





Lucignano, allorché il nobile uomo Vee- però 


fa eletto in potestà 
previo il consenso dei s0 
consiglieri mapginri e del consiglio dei Go. 
Quest'ultima tatto, del consenso richiesto 
e dato dai due consi 
mostra, che il paese dli Lucignano fino 
d'allora si reggeva a comune, cioè, con le 
proprie leggi ; e ebe l'infivenza dei Se. 
neri, riducevasi ad una specie 
inttostochè ad rina sud 



















tio di eapitauo in Lucignano. Dal 1438 

in di Siena mandò a Lu 

cignano di Val-di-Chispa non più un vo- 

bile col titolo di capitano. ma un cittadi- 
Do rivestito delle ingerenze di potestà. 

Che il castello di Lacigaano tornasse 

inio degli Areti 









perchè a'lempi suoi 
questo di Val-di Chiana appellavasi Za- 
cignanod'Aresso,sin perchè all'anno1336, 
razionando della guerra fra gli Aretini e 

* i Perugini, lo stento storico soggiunge 
come appena fu rotto dai Fiorenti Li 
trattato di lega coi Pen: pet! 
conquista di Arezzo e del suo terrilorio , 
quelli di Lucignano € Aresio essendo 
molto i dai Perugini le loro 
mrinedl Pre arene sl Rome $ Sins. 
» inviarono a Fireme i loro amba- 
sciatori con pieno mandato per dani a 
questo Comune (Cronie. Lib. XI. cap. Sg). 
mon che in conformità di va nuovo 
“accordo, dopo che i Fiorentini ebbero Ia 
città di Arezzo, fu sonvenuto che il comu- 













regi 
- (Ammn. Sfor. fier, Lib. VII). 
î i Fi 





LucI 


me di P.rugia rilene-se sotto la suo gior 
risdizione per un icmpo delerminato 
cetielli e terre di Fojana, di Lucignano, 
di Munte S. Sarino e di Anghiari iacieme 
nile luro re<peltive corti 0 distretti. (Loco 
cit. cap. 61). 

Cna alira convenzione fra il comune 
di Perugia e quello di Firenze, fatta ia 
Lucignano del Chianti, nel dì 6 novem- 
bre 1339, i Peregini rinunziarono piene 
mente ai Fiorentini egni loro ragione 
sopra Arezzo e suo conlado, riservandosi 

di Lecignano e dell'a 
imi già da qualche 
di quelle del distretto 
arelino. (Zoe. cil. cap. 105). 

È altresì vero che quel trattato non ac 
cordava ni Perugini i saddetti luoghi al 
tro che per il termine di anni otto e mez- 
zo, con obbligo dopo detta epoca , di re- 

eli liberamente al comube e governo 
di Arezzo; per eGeito slella quale restita- 
i doverano ridomare al 
vico la cità di Arezze. 















propri 








Se non che, cadi 
simi sotto il 
d'Atene, anche marco 
di semotere il giogo della Signoria di Fi. 
rense, riconoscendo di buona voglia sel 
duca stesso un muovo padrune, cui nel 23 
Sett. del 1342 giurarono enza a 
vita. Lo stesso esempio fa tosto imitato 
sefn 








questi «lagli uomi 
infatti nel 5 dicembre 1343 
sominarono il loro sindaco, affinchè a 
nome de’ Locigoaneri egli giurasse in 
Arezzo nelle mani del vicario del duca 
d'Atene di tener lui come Signor gene 
rale del dominio fiorentino e aretino. — 
( Asca. Dirx. Froa. Carte dell'drch. ge- 
nerale). 

Neha guim stessa che gli abitanti di 
Lucigu«no smitarono gli Aretini, 
chiararsi ligii del duca Gualtieri, 
furono emi meno solleciti a profittare del- 
la sua cacciati da Firenze, e a prendere 
dai Fiorentini, tostocbè gli 
uomini di Lucignano, con atto pubiilico 
dell’ agosto 1368, tornarono a Cuslii 
iu libero regime. 

In tale sialo per un intiero decennio 
i Lucignanesi si conservarono , simo sl 4 
aprile del 1353, al qual giorno ci richia- 














LUCI 
ima una lore enpitolazione con la Rep. fio. 


rentine. 
Ma non cnrsere molti Verte, decchi le 
a dei 





dai fuoruscili e ribelli della Rep. senese, 
mancanio di forze sufficienti a lenere in 
dovere e castigare tanii facinorosi, con 
deliberazione dell’11 ottobre 1370 decise 
di sotinmettere la terra, abitanti e di. 





convennto fra il Comane di Lucignano e 
il governo sanese; 1° che il castello di Lu: 
Gignano con la sua corte, e territorio do. 
verse intendersi d'allora in pi e che 
fosse del distretto di Sicua; s.° che i Lu- 
eignanesi si obbligassero (ar esercito e 
contro i nemici del comune di 













cignanesi Jovrssero ricevere di sei i 
mesi per polestà un cilladino sanese po- 
polare; 5° che ogni anno il comune di Lu. 
cignao pane lla Rep. di Siena il ceu- 
Cd oltre che ine 
'S. Maria d'agosto na 
cero ve Sagl simile a quello che man- 
dava Montalcino, accompagnato da 15 
massari aventi un cero di libbra per cia- 








scuno; 6° che i Lucigoanesi nou potes 
scro esigere dai distrettuali di Siena sl 
cun pedaggio per estrazione o introdu. 
zione di mercanzi: ; 9° che il onmune di 





Lucignano dovesse recunziare a quelun- 
que lega, 0 compagnia che avesse fatta 
con altra comunità, e quella cassare ec; 
8° che per l'avvenire il comune di Lu- 
ciguano non presumesse di fare alcuna 
‘soltomizsione del suo castello e 








listre tto 











ad altri fuori che ai Sanesi; ‘9.° che le 
ozie, gra iade del territori 
Lucignano putemero trasportarsi 


ieche in alcun caso dal com 
detta terra si facesse divieto in contrario; 
10° che gli womini di Lacignano possano 
conservare nella loro lerra e corte il mero 
€ misto impero con giurisdizione, in quel- 
le cose però che non fossero di pregiudizio 
€ contro la forma dei sopra esposti capitoli; 
11° che la Rep. di Siena non possa im- 
porre dazii nè gabelle agli uomini di Lu- 











. LUCI 22i 
cigneno oltre quelli prescritti noi soprad> 
detti capitoli , ec, — ( Asca. Durt. Ses 
Kalefo nero e rosso). 

Fersltro dopo tulle celeste solenaità 
profesata si Sanesi dagli vomini di Loci- 
questi dovellero tornore di hel 
nuevo solto la tetela delle Rep. Fiorenti- 

ma, allorquando Arezzo cou il restante del 
suo contado e antico distretto, fa vendnio 
alla Signoria di Firenze nel 1384 dalle 
milizie straniere,che l'avevano avidamene 
te quasi dirò messo all'incanto. ste) i 

fon che anno 1386) 
Sanesi per un Lander per l'al 
tro, affacciarono le Joro respeitive preten 
moti sopra Lucignano contre i Fiorea- 
tini che se lo tenevano in tuite pace. 
Ciò diede la mossa sd una lite politica, la 
cui decisione fa rimesse all'arbitrio del 
giudici convorlemente dalle parti nomi- 
Nati fra quelli del coniglio pirpresente 
. Infalti mel 26 ollobre 

del 1386 in Bologna fu promonziato il 
luo, col quale restò decisa la conserve. 








i zivne di Lacignauo alla Rep. fiorentiua, 


a condizione di dover quesia slorsare ai 
Sauesi Bono fiorini d'oro. (lee. cis.) 

Ta tale stato erano le faccende politiche, 
quando nel 1390 i Lucigasnesi si 
on iutto il loro territorio sotto la pro- 
tezione di Giovanni Galeazzo Visconti da. 
no, l'acerrimo nemico dei Fio- 
rentini. Per modo che dopo un breve in- 
tervallo le milizie del Visconti con le ban- 
de sanesi corsero sopra Lucignano ( anno 
1390) dove fecero prigioni isoldati che vi 
atuvano di guardia, il vicario e il potestà 
che reggevano la terra per i Fioreutioi. 

Nel Kale rosso delle Riformagioni 
di Siena sono rate le condizioni in 
detto anno stabi fra i siodaci del co 
mune di Lucignano e la Rep. sanese; me- 
diaate un atto sti el castello di 
















Lucignano e roga molare Antonio 
del fu Bertinueci di Lucigna 
Fi i stabi Uto; 13 che È fl Cast. è 





cenere în 
ii sotto li giurisdizione di Siena; 

2.° che esso debba tener per potestà di sei 
ludino sabese con la 









alla cattedrale di Siena un palio di 
scarlatto del valore almeno di 60 fiorini, 


222 LUCI 


accompagnato ds 8 massari, ciascuno dei 
quali fornito di un cero di libbre; 4° che 
il comune di Lucignauo debba ogn'anno 
levare du Siena Goo staja di sale, al prez- 
so di 3o soldi lo stajo; 5° 
di Si 

ca, 0 cassero nella terra di Lucignano ; 
2° che lo stesso comune paghii ogni anuo 
per censo alla Rep. di Sieua 300 fiorini 
d'oro; 8.° che i Lucignane, 








9° che si Luciguanesi 
ter liberamente 
re nello stato 
10.° che tutti 
la suddetta agita che vi si stabi 
raono in fuluro, siano e »' intendano veri 








munita, privilegi, ce. 
votari nativi di Lucigns- 
mo, presenti e futuri, s° 
se fossero matricolati nell’ univei 
Siena, e godano de' medesimi pri 
‘In quanto al castello o cassero di Lu- 
uno, si apprende da un libro de' 
dimenti di conto nell’ Arch. Dipl. Sen. 
che dopo la suddetta convenzione in Ire 
anni di lavoro l'operajo senese Bariolo 
Bartoli vi spese la somora di 6825 fiv 
L'acquisto poi 


















guoria e i Priori della Rep. fiorentina. 

Composti in tal guisa gli affari 
nesi pretesero che gli abitanti di Luci- 
gnano, governati dalle proprie leggi, do- 
venero pagare le gabelle de' generi che 
entravano nel loro territorio. Alla quale 
pretesa essendosi opposti i Lucignanesi, 
fu portata la lite davanti il Pontefice, e 
quindi , interpellato il celebre giurecon- 
sulto Psolo di Castro, fu pronuuziato il 
voto fuvorevole ai Luciguanesi. ( Pau: 
Casmens. Consil. n° 85 e 342) 

La terra per altro di Lucignano col 
progredire del secolo XV andò deterio 
rando di fortuna e di popolazione, l se- 
gno che i suvi abitanti dovettero ricor- 
rere alla Sigu 
da quel governo una diminuzione del ceu- 
10, € della tassa per la quantità del sale, 
cui nel 1404 si erano ubbligati. Tali mo- 
tivi son resi mauifesti dall: convenzio. 
ne del 1440, nel cui preambolo si dichia. 





























ra, che ciò fu concesso, attesa la povertà - 


Luci 


Negli somini di Lucignano della Valdi 
Chiana , e la mancanza del numero: e 
sendoché di 600 uomini che ivi erano, 
allora tròvavansi ridutti a circa 3ou, e D 

ta annua che essi sostenevano fra ces- 
palio, potestà, cancelleria , maestro 
di‘scuola, offerta alle chiese, ammootava 
a fiorini mille; oltre fiorini 400 per spese 
strsondinarie. E poiché la loro comunità 
ra enirata, eccetto uo mu- 

























in vista di Lutto ciò la Rep. di Siena coe. 
cedè al comune di Lucignano Ve seguenti 
esenzioni ; 1° che venire si po 
ghino al polestà, per sei mesi solamente 

che i 3on fiorini soliti pe 










pi 
gli sltri 200 în restaurare le mura e le por 
te di essa lerra; 3° che di Goo stajadis> 


i le la comunità di Imcignano per l'arte 
. nire ne prendesse solamente staja 300, ec 
ec. (Ance. Durr. Sen. Kaleffetto). 
Finalmente le capitolazioni del 1440 
faruno dal governo di Siena, nel 1448, 6 
nuovamente. nel 1467, confermate e peral 
tri otto anni, con l'ingiunzione ai Lac. 





«lell'entrate della loro terra essi dovessero 
spendere soli So fiv 
più nei risarcimenti delle mura caselle 
ne. (loc. cit.) 

È da vedersi vu lodo proferito nel di 
20 dicembre del 1472 dal cardinale Pa 
piense sopra le controversie che spesso su- 
ac favansi tra questa e la comunità 
trofa di Fojano, rispetto ai fiumi ed altri 
corsi d' acqua del loro terri Arropo 
a ciò una deliberazione della Signoria di 
Firenze dei 15 giug. 1502, con la quale 
per terminare lali vertenze fa ordina 
di mantenere in osservanza il suddelto 
lodo. —Già dissi all'Art. Fosso, che dal 
13671 1512 non meno di sei sentenze a 
cagione di confini furono pronunziate de 
gli arbitri fra la comunità di Fojano e 
questa di Luciguano, 

Ciò non ostante l'Imp. Carlo IV, me 
diante nno dei soliti suoi diplomi , dato 
in Siena nel magrio del 1366. confermo 
agli Aretini, per quanto noa li riavessero 
i, i castelli di Lucignano, di Foje- 
uo, di Monte S. Savino ec. 
































LUCI 


+ Sotto il dominio di Siena per aliro Lu- 
cignano si mantenne sino alls guerra mos- 
sa dalle armi cesareo-medicee contro quel. 
la repubblica. A»vegnachè Lucignano fu 
dopo Asinalunga la seconds terra de' Sa- 
pesi, che nel principio del 1553 cadde 
in potere delle soliatesche austro-jspano- 
Uacali; e fu cost, dov’ essi trovarono di 
guarnigione 300 fanti dell'esercito fran- 
co-sanese, comandati da un calabrese. Ma 
costui avendo dato ordine, 
di.abbandonare il castello, che si sbbra- 
ciauero le provvisioni Auttoci 
v'era da vivere, i lerraziani aecorti: 
ciò gliel vielarono armata mano: sicchè 
chiamati i soldati imperiali, questi 

iena ita ebbero in 
dellare il castello, per non avere a lasciar- 

vi un presidio. Ma Len presto il ducs Cu 
simo mandò = Lucignano una compagoia 

che lo cusiodisse per conto suo; 
iù che a lui gioravano le antiche 
ragioni che avevi su questa terra la Rep. 
fioreotina. Infatti i Lucignanesi con di- 
versi capii soltemisero volentierosi, 
sotto dì 4 uprile 1553, al secondo duca di 
Firenze, Nella 
Iogarono rotte le i 























franchigie fatte antece. 






de quali uns mantiensi tuttora io vig 
di poter, cioé, la Comunità di Lucignano 
mominare ua suo cittadino per essere 
mmapienuto allo studio di Pisa. ha 





cooquisia e cessione formale di Siena, gli 
momini di 





generose capitolazi: 
Appena che fu Locignano liberamente 
ceduto a Cosimo de’ Medici , questo duca 
ordinò lu fondazione di una nuova for- 
tezza (anno 1558) fuori del paese dal lato 
di libeccio. I bwstioni che restano nel luogo 
dei due mulini a vento sono gli sv: 

di quell’opera di difesa non mai compita. 
Furono bensì da quel princi 













lucciate vene di acq 
costantemente la guarnigione e gli abi. 
tanti, che ne pen 
ignauo dala la riforma de'suoi sta- 
tuti dal primo anno del granducato di 

















uale circostanza si riepi- ‘ 


LUCI 93 


Cosimo I (anno 1569), comecchi: dei -pi 
antichi ne avesse fino dall'anno 1340, e 
forse anche prima, (Ancu. peste Riroama- 
cion: pi Strana). — 

Di quelli dell'anno 1569 una copia 
comerva MSS. della Biblioteca M; 
rucelliana , st dal consiglio 
della Pratica segreta d 
s gennaio 1572. Sono partiti in 4 Capi 

inzioni, La prima di 39 rubriche 
obbligbi de- 

















gli ufîiziali, dei 


dello spedale e della fraterni! 
marliugo generale, del soprastante alle 
fosse, ai fiumi e ai fonti, del medico, del 





rcia € di quella dei 
Frati minori di S. Francesco. 4 quali uf- 
si onlina ) debbono ritenere im 





i (i 
mano la chiave dell'Albero (cioè del famo- 
so reliquiario detto l'Albero di S. Fran- 
eesco) come si è costumato sempre, e sor- 
vegliare all’ entrate e uscite dei boni di 
chiesa , ec. 
La seconda parte verte sugli ‘obblighi 





sua corte, non che sulla procedura delle 
cause civili, prescrivendo nella. rubrica 
67 e altima, che: in difetto delli Statuti 
della Terra suddetta, si ricorra elli Sta 
tuti della città superiore, ed in difetto 
di questi clle leggi imperiali. 

La terza Distinzione divien in 55 ru- 
briche tratta del modo di reader ragione 
ai Lucignanesi nelle cause crimi 








mune, del giuramento da prestarsi dagli 
ariefici e bottegai , delle penali agli 
che non tengono misure giuste, e a cl 
fa corruccio dietro al morto, ec. 
Finalmeate nel 1583 furono conferma- 
ti al comune di Lucignano i privilegiù 
per la fiera solita fa 
Per ciò che speti 
icu delle chiese 
menzione della sua antica pieve sotto l'in. 
vocazione di S. Felice, ora S. Biagio, 
fino dall'anno 1083, in un istrumento > 
appartenuto alla badi Agnano in Val- 
d'Ambra. Essendochè in quell'anno tre 
fratelli conversi Camuldolensi , Raginie 
ro, Morando e Guglielmo, figli del lu 
















926 
Tewso, 


LUCI 
previo il consenso del lero su 


re Guinizzone abile del Mon. di Agna. 
no, densrono a questa stesa balia i loro 
beni situati nel coutado aretino, e segna- 
tamente nelle pievi di S. Savino di Far- 






di S. Maria in Toppo, in 
Felice a Lucignano e di 
Agello (ora a Marciano ) er. 

Nel 1094 un altro possidente della Val 
di-Chiana donò alla badia di S. Quirico 
delle Rose, ossi a Nasciano, quanto eg 
possedeva nei pivieri di S Pietro in 4- 
File di 8, Felice prevo Lucigano e el 
casale di Nasciano. (Ammar. Camato,e Ance. 
brr Carramaate pi Asezzo.) © 

La pieve vecchia posta mezzo miglio 
fuori di Lecignano più del poggio, è ea 
ma fonte battesimale; la sua 
00 decreto vescovile del 21 luglio 1,88, 
Su riunita ad altra (S. Biagio) ch'era 
dentro Lucignano. 

Le onorificenze della pieve di S. Felice 
“vennero date alla ch. di S. Michele dentro 
Lucignano, cui fu associato il titolo dell’ 
altra allorchè essa fu dichiarata arcipre- 
tara per bolla del Pont. Pio Il dei 31 rie 
glio 1470.— Finalmente per erigere la 
pieve di S. Michele in collegiata con oi- 
to canonici, compresa la dignità dell'ar 
ciprete, Urbano: VIII con bolla del 1638 
decretò, che vi fossero it te le ren. 
dite della chiesa battesimale di S. Felice, 
della soppressa parrocchiale di S. Maria 
Crispignano, e di cioque cappelle con 
mefizio semplice; cioè di 
decollato, di S. Auna, di S. Giusto, di S. 























LUCI 


Scacraldo, e della SS. Concezione ; tatte 
chiese noverate fra quelle del piviere di 
Lucignano nel registro delle chiese are- 
tine compilato circa la fine del secolo XV, 
e poc'anzi ranimenlato. 

Appreudesi da quel regine che allen 
erano compresi nello steso pivi 





. Lucignano, oltre le chiese palati 


ri sto de' 


PIOZA 9° fb 


DI 
n 
la 
£ 
n 
k 
DI 





tespioni 


l'Ordine; è un lavoro, singolare e fore 
unico. La chiesa della SS. Annunziata è de- 





MOFIMENTO della Popolazione della Trana v: Locicnano 
@ due epoche diverse. (*) 


[Femme |due sessi 


lega 





e La popolazione del 1551 manca, stante che a quell'epoca Lucignano era 
comprese nella Giurisdizione della Rep. vanese, indipendente dal regime fiorentino. 


LUCI 

Comunità di. Lucignano. — Il distretto 
di questa comunità occupa una superficie 
lorinle di 12616 quadrati, dei quali 
418 sonu presi da corsi d' acqua e da stra- 
de. — Nel 1833 vi era una popolazione 
di 3846 . a ragione repartilamente 
di 856 
di suolo 









persone per ogni miglio quadre 
ponibile. 

Ml territorio della comunità di Loci- 
quano presenta una figura irregolare più 
lung» nella linea da scir. a rasestro che 
mel lato opposto, la cui maggior larghezza 
trovasi sal meridiano del cspoluogo. — 
Confina con cinque comunità. Dal lato 
minore voltandoa estro tocca la comunità 
di Asinalaoga, a partire dalla Caso-rossa, 
e di 1h per il borre del Posso sino alla 
strada comenitativa pedonale, che rimon- 
ta per breve tragitio da osieo a sett. fia- 
chè trova quella della Caselle Piselli 

ri, verso pon. per scen: 

la abbia Raziel peas nella li- 
nea di lib. cootro la correute di detta fio 
mana, arriva sino alla via che passa dalla 
collinetta di Monte-chiari, ed ivi lascia 
a lev. la Foenea per andare ® Urovare © 
sitreversare il terr. Pertege, donde inol- 
trersi lungo la sponda destra del borro 
del Rigajo e di quello di Forniete. Quio. 
di per termi riificiali va incontro al 
fosso del Molinello, che oltrepassa dopo 
corto cammino, piegando a por. fino alla 
strada rotabile del Calcione, al di la del- 
la quale rientra nella Foenna. Costà vol. 
tasido a lib. sotteutra a confine la Com. 
di Rapolzno medianie la fiumana anzi- 
detta, cui và contr'acqua salendo il pog- 
gio da scir. a maestro, finchè, piegando 
mella direzione da maestro a lev., tocca 




















il quale riscende il monte dalla perte di 
grecale. Dopo il corso di circa tre miglia 


oltrepassa il tor. preaccennato, poscia la 
strada provinciale che da Luci gui 
da al Moate S: Savino, finchè luage il 
borro di Zielto va a trovare il Bamicello 


alla strada comunitativa rotabile de' Tre 

Posti. Lungh' essa dopo il cammino di 

quasi due migl, sottentra dal leto di 

la Com. di Fojano, cca la quale la nesira 
Vi . 


lev. levanteca 


LUCI 925 


di Lucignano frenteggia per due buone 
migl. mediante il corso alil'Ene, e poi 
per quasi un altre saiglio mediaute let. 
mini artificiali posti luago la destra ripa 
del fiumicello prenominato, finchè 

alla rossa ritrova la Com. 
melunga. . 

1 maggiori corsi d’ acqua che attraver. 
fano © che costeggiano il territorio di 
Lucignano sono, a lev. l'Esse, a lib. il 
Fertege; a sett., 0 di nuovo a ostro, quelle 
della Foeme. 

Fra 
la 





Asi 





‘altra che de Fojauo porta a Lucigauno 
passando per la Pieve vecchia; fa quale. 
Ultima continua da Lucignano per Moute 
8. Savino. —Sneo comunitalive rotabili 
la strada che da Luciguano porta a Asi- 
nalunga, quella detta Senese che passa pee 
Rigomagno, e che presso il mulino di Pa- 
lazzuoto si unisce alla strada provinciale 
Lauretana delle Folci, la via che staccasi 
da quella del Galcione per andare a Moda. 
nella sul Poggio S. Cecilia, la strada del 
Calciove, e l'allacciatura della provia» 
ciale, che dalla Pievevecchia passanito 
dalla chiesa di Scerpella si unisee com 
l'altra rotabile dei 7re-Poetî. 

HI suolo che cuopre la superficie comu 
nitativa di Lucignano appertiene a tro 
«poche e formazioni diverse, — Del laio 
del monte il terrene consiste principal. 
mente in calcaria straliforme compatta 
(alberese) ed în arenaria, o macigno. Cus 
teste rocce sono coperie da quelle mene 
antiche tanto al di sopra, quanto a piò 
del poggio di Lueignano; mentre dove il 
poggio di Lecignano va a collegarsi con 
quelli della piccola piagana del Calcione 
e di Rigomagno, alla calcaria alterare, ed 
alla pietra serena sovrappeogono sirati 
di gres castagnuolo, e di schisto argillo-” 
siliceo; alla base poi del poggio medo- 
simo le rocee di calcaria o di macigno 
si nascondono sotto un tufo 











te dalle umane dell'Es 
focnna , von che dal casole 
10 


20, della 





926 LUCI 


della Chiana. — Fed. Curana, e Fosano 
Comunità. 

Finalmente una terza specie di terre. 
mo, il più moderno di tutti, è quello di 
trasporto che insieme con cstesi banchi 











di gbiajs ricuopre le parli più depresse 
della valle, a partire dal piè del poggio 
di Lucignano, e dell'alti-piano preoo- 


minato, oltrepassando il confine orientale - 


di questa stessa comudità, 

La perte dove siede la terra di Luci- 
nano è coperta per la massima parte di 
grandi strati di calcaria appenninica, in 
qualche punto ricoperti dall'arenaria a 
&rana fine, e tale da prestarsi ai lavori 
di architettura quanto la pietra serena 
di Fiesole. — Quindi è che due arti prin» 
cipali si contano in Lucignano, i forna- 
che hanno in casa materiale inesau- 







Vini, cui fornisce ottimo pietrame i! 
te stesso di Lucignano; il quale insieme 
con il Monte S. Savino forma uno degli 
sproni orientali del vicino monte di 
Palazzuolo, che è esso stesso formato di 
schisto argilloso, di macigno, e di are 
maria-calcaria ( pietra forte di Firenze) 

Se debbo dire qualche parola sulla cul- 
tora del suolo di questa comunità, avver- 
tirò, che il poggio di Lucignano, s 
la sua posizione isolata da tre 
per la natura del terreno che lo ricuopre, 
sin per la temperatura della valle i ’ 
risiede, prestasi a marariglia alla vii 

ivo; piante che forniscono due pro- 

dotti squisiti. Il vino segnatamente del 
poggio di Lucignano potrebbe stare a con- 
fronto con i migliori della Val-di-Chiana, 
seppure non si voglia col nostro Redi 
anettere alla testa 

Montepulciano d' ogni vino è il re, 
Ubertosa a fratte, a vino, 4 granaglie, a 
praterie è la pianura percorsa dall’ Esse, 
€ dalla Foerna, come pure l'alli-piano, cui 
esse fiamane vanno lambendo intoroo. 

calcoli datici nel 1838 
Giulj, nella sua Statistica 
agraria della Val-di-Chiana, la sementa 
mopuale dei cereali i 
del terreno di questa comunità sarebbe 
di staja Booo. 

Fra le arti e manifatture, oltre quelle 
de'fornaciaj e scarpellini bavvi qualcuno 
ehe si occupa uel far trecce e lavorare 





















LUCI 
cappelli di paglia; vi sono due tintorie, 
una fsbbrica di cappelli di 
fornice di vasellami ordinarii; poche in- 
dustrie in confronto della popolazione, 
oude poter bastare alla classe iudigente ed 
ozioss, cui prestano alironde mezzi da 











Conta Lucignano, oltre l'ospedale, due 
luoghi pii. La Fraternita, di antica fom- 
dazione, e l’Eredità Spagna, attualmente 
riunita alla Fraternita, Porla essa il nome 
del fondatore Stefano Spagna che fu me- 
dico nel secolo XVII del Sultano a Co- 
stantinopoli, dove fece le sue ricchezze 
che ricoudusse con esso în patria per la- 
sciarle ai poveri e dotare delle oneste fan- 
ciulle, Que uomo benemerito del suo 
paese è sepolto nella chiesa de' Cappoe- 
cini a Lucignano. 

Delle persone salite in dignità e native 
di Lucignano pubblicò una luoga lista 
nella sua opera Antigaitatue 
» seu De situ Clanarum. 

Se di quelle pi 
fare il novero, di 
fu il cardinal Bruoi, creato nel 1060 
dal Poot. Niccolò Il, e la cui famiglia si 
estinse di corto nel dott, Bruno Brani ia- 
fermiere nel R. Spedale di Bouif. 
Firenze. Rummeoteroi un Giuseppe 
foli professore all'università di Pisa, am. 
basciatore a Parigi per la Rep. sanese, 
€ scrittore latino elegaotissimo; un Fraa- 

Î reconsulto distinto del se 
colo XVIII, e autore del libro testè cita 
to; un padre Baffi Francescano Conven- 
tuale che figurò al Concilio di Trento eo. 

Fra gli artisti Lucignanesi si conta per 
faraoso intagliatore in legno un tal Pietro 
da Lucignano, il quale fiorì Del secolo 
XIV, e lavorò principalmente in Pera. 
gia. Del iglia dei Minori Conven- 
























tueli di ignano , nel secola XV fu il 
padre Pietro Pulcetta che il della Valle 
dopo aver visitato i sei libri corali del 





suddetto convento, dipinti e scritti tutti 
dal detto frate, lo decaniò per un eccel- 
lente miniatore. La fami; Brocci di 
Lucignane foraì molti scultori in pietra; 
e da quella de’ Salvi eseirona buoni scul- 
tori in legno,» 

La Com. di Lucignano mantiene » moe- 
stri di scuola, un medico e uu chirurga 

i tengono in questa terra tre fiore aa- 











LUco LUco 927 


nuali, le quali cadono nel maggio (a dl 3), cembre (a di a1). I languidi mercati set- 
nel settembre ( primo giovedì ) e nel di- timanali si fanno nel giorno di giovedì. 


POPOLAZIONE della Comunirà di Lucicnaso a due epoche diverse (*). 










S. Pietro, Rettorìa " 


Appartengo- 
S. Mi 


no tutte alla 
Diocesi di A- 








forate... . Abitanti N° 340n F*3846 


. :(%) Za popolazione’ del 1551 manca, stante che a quell'epoca Lucignano era 
compreso nella Giurisdizione della Rep. sanese, indipendente del regime fiorentino. 


. Loco ($, Anozzo tn), 0 Loco di Caro. 
avez. — Wed. Carosune nella Valle dell' 
Ombrone sancire, 

LUCO (Lucas ) nel Val-d'Arno supe 
riore. — Castellare che diede il titolo 
alla distrutta chiesa parr. di S. Clemente, 





glio 11 mareb. Ugo; il quale ultimo per 
istrumento, dato in Lucca li 27 aprile 
ng”, donò al monastero sudiletto una casa 
con corte dominicale, quam kabeo infra 
comitatum et territorium florentiaum, lo 
co qui dicitur Luco, cum castello illo, 
quod ibidem aedificatura est, et cum ec- 
clesia 8. Clementis ibi constructa, insie- 
me con le lerre, vigne ed altre 208 tra 
case, casine, e masserizie, che alla sud- 
detta corte, castello. e chiesa di Luco ap- 
partenevano, ec. (Pocciuetii, Croaica del- 
la Badia fiorentina ). . 














“Rovato nel 1074 dall’ 


Lo stesso Cast. di Luco venne pure con- 
fermato alla badia fior. dall’Imp. Ottone 
INI in suffragio dell'anirin del Merch. 
Ugo, medisuie un diploma spedito da 
Paterno li 8 genn. 1003, innanzi la 
di lui morte; il quale privilegio fn ria-_ 
a Tap. Arrigo IV. 

Pià tordi il castello di Luco dagli aba- 
ti della badia fiorentina fu concesso con 
titolo d'enfiteusi all'illusire famiglia de' 
signori nel Vald'Arno superiore 
insieme col ‘vicino castello di Osti 
le loro pertinenze. I quali nobil 
smesso di pagarne il censo ® 
furono costretti, verso il 1220, 
Bartolommeo, primo di questo nome,quan- 
do obbligò que'signori a soddisfare i frutti 
arretrati. — A chi cercasse 
stello, risponderei col Borghini , che ap- 
pena si potria indicare dove esso fosse 
stato; se non che un rio che sotto vi scor- 
reva, ritenendo il nome di 
























Ecel. Flor.) 

Da quanto si è detto sembra apparire 
non molto esatta la lezione del P. abate 
Galletti , il quale nel suo ragionamento 
dell'Origine della Badia fiorentina , alla 
citata donazione del 995, lesse Ziclo in- 
vece di Zuco, come avevano ben copiato il 






Luco 
ini, il Puccinelli ed il Lomi. 





di Firenze , Comp. di Siena. 

Aoche in questo Luco ebbe signoria e 
giurisdizione il lestè nominato march. 
Uro, il quale fra le malte cose nell'anno 


998 donate alla badia da esso lui in Pog- 
Fibomsi fondata, vi furono anche diversi 
predii posti in Zuco, insieme-col giuspa- 
dronato della cappella di 5, Martino. 
Infatti nella chiesa di S. 


Martino a Lu- 





% + per quanto molti roma 
fici nei seroli XI e XII confermasere al 
pievano di S. Maria di Poggibonsi, ol- 
tre le altre chiese di quel pi » guico 
quid juris babetis in appella '$ Mortin 
de Luco. — Fra le carte di quella had 

riunite nell'Arch. Dipl. Fior. esiste un at- 
to di donazione fatto 1 Mon. medesimo; il 
quale fu rogato li 18 maggiv 1130 inZuco, 
giudicaria fiorentine, consistente in un 
‘pezzo di terra posto nel horgo di Zalcione. 

La parr. di S. Martino a Luco nel 1833 
coniata 262 abit. z 

LUCO di MUGELLO in Val-di.Sie- 
ve. — Cas. già castello con annessa contra- 
da che diè il titolo a tre chiese (S. Niccolò, 
8 Giorgia e S. Pietro) oltre l'iusigne an- 
tico monastero loane Camakilolensi, 
alla cui parrocchiale di S_ Pietro a Luco 
furona da lungs mano ammentate le 
tre due, parr, nel piviere di S. Gi 
Maggiore, Com. Fire circa 4 mi 
sett. del Borgo S. Lorenzo, Dioc. e Comp. 
di Firenze. 

Di questo Cast, non sussistono attual- 
mente se non che pochi gruppi di case, 
uno dei quali vicino al clausiro del sop- 
presso monastero di S. Pietro a Luco, che 
è sulla ripe destra del Fosso, e che hu alla 
sinistra il torr. Bagnone, e alle sue spalle 
la hase deil' Appennino di Casaglia. 

Era anticamente di dominio dei cnoli 
Guidi, cui fa confermato dagli impera. 
tori Arrigo VI e Federipo Îl (anui 1186 
€ 1240), —Ciò anche più chiaramente sp- 
perisce da due documenti del 1086 e del 
ti01, col primo dei quali il C. Guido in- 
sieme con la cootessa Ermelline sua m0- 
lie, e due loro figli, Tegrimo e Guitlo, 
< promisero a Ridolfo priore di Camalii 






































Luco 


che avrelbero concertato imimune dagli 
usi haronali, e accordata la loro prutetio- 
‘di S. Pietro di Leco. 
mento rogalo presso la 
badia di Strumi, ossia di Poppi, une dei 
sudiletti figli, il C.Guido d 
confermò la siessa dichia a favore 
delle monache Camaldolensi di Laco. (Ax 
mt. Camaro. — Ped. ne. 
Non solamente i conti Guidi, di legge 
e di origine ripwaria, sino dal secolo XI 
risdizione in Laco, ma altri 















a quell'etò 
siguoreggiavano nell'Appeneino del Mo- 
geello, tostochè alcuni di essi dosarono la 








donne ch'era per 

A una di tali famiglie appartenne quel 
C. Gotidio del fu C. Gotidio, il quale in 
sieme con la contessa Cunizza figlia del 
conte Orrigo di lui moglie, nel febb. 1085 
donò il luogo denominato Lasciaso presso 
la corte e castello di Luco con Pila 
posti nei pivieri di S.Giovanni i 
di RioCornacchiajo, ce. all'istesso Rido 
fo priore dell’ Eremo di Camaldoli. 

Batodi nel luglio del 1086 quel prio. 
re de Camaldolen: tò com Pietro 
ubate della badia de' Vallombrossni di 
Moscheto alcune terre poste in Zusciano 
presso Luco; e ciò nel mentre che si da- 
va principio all'edificazione dell'ascete- 
rio, nel quale poco dopo entrarono le 
monache a professare l'istituto di 9. Ro 
inualdo, — Coleste claustrali , nel laglio 
del 1094, ad istanza della lore badesm 
Beatrice figlia della pia donataria ces 
tessa Canizza, essa pure di quel Monzsie 
ro, ottennero da Ranieri vescovo di Fi- 
renze la conferma del loro istituto e il 
libero possesso dei beni stati offerti in 
dote 0 che fossero per esere donati e 
quelle claustrali. 

Chi volesse, potrà negli A: 
mal.lolensi riscontrare i princi 
donazione, e i nori dei magnati che re 
eslarono, son che quelli delle badese 
che per foolti secoli presiederono il mo 
nasiero delle Camaldolensi di Luco, » 
partire dalla sua prima hencfritrice cos- 
Aessa Cunizza e dalle sue figlie, Beatrice € 
Matilde, sino al declinare del see, XVIII, 


in cui quel claustro-fa soppresso. 

















Luco 


Manifesterò beni) un dubbio, che mi 
è corso per la mente nel leggere le dona- 
zioni e possessioni di tanti nohili e conti, 
i quali nel secolo XI e XII concorsero 
=Iia dotazione di quel già facoltoso ascete- 
io; ed è questo, che per avventora si 
deblia ricercare ia alcuni de' prenominati 
sigriori di Luco i progenitori noo solo 
della potente prosspia dei conti Guidi, 
ma ancora i primi ceppi degli Ubaldini 
i tardi figurarono colanto nella 











AI principio del secolo XIII la chiesa 
di S. Pietro a Luco dovà.restaurarsi, 0 
riedificarsi dai fondamenti , poichè irovo 
che essa nel 10 settembre del 1223 fu so- 
Jennemente consacrata da Simone arcive- 
scovo-di Ravenna e da Giovanni da Vel- 
Jetri vescovo fiorentino. . 

Esisteva all’altar maggiore la famosa 
tavola di S. Pietro e di altri santi., capo 
d'opera dal celebre Andrea del Sarto, tra- 
sporiata sul declimare del -secolo XVIII 
nella R. residenza del paluzzo Pitti, dove 
si può più agevolmente che a Luco da 
ogueno avamirare. 

Delle chiese di S. Giorgio e di S. Nio 
colò a Luro si banno. memorie fino dal 
secolo X. Furono entrambe cedute. 
dronato con altre chiese del Nugello a 
quelle monache Camaldolenzi fino dal lo- 
to primo siubilimento in Luco. 

chiesa di S. Niccolò esiste tuttora 
sopra un poggelto distante circa un quar. 
to di miglio dal monastero e chiesa di 
S. Pietro. Fu dal Pont. Martino V, con 
breve del s0 luglio 1423, incorporata a 
quella di S. Giorgio a Leco, che è un 
miglio a sett. del munsstero. Ma l'una e 
I'altra chiesa vennero ammensale a que- 
sta di S. Pietro a Luco mediante una 
bolla del Pont, Sisto IV, sotto di 30 aprile 
1473. ( Duse Ocna, Aggiunte alla De- 
scrizione del Mugello Brocchi, MS. 
nella biblioteca del Semin. di Firenze. 

La parr. di S, Pietro a Luco nel 1833 
contava 623 al 

LUCOLENA (quasi Lucus Zenoe ) nel 
Val-d'Arno Contrada che ha 














ve, Dive. di Fiesole, Comp. di Firenze. 





LUCO 229 


Risiede presso la sommità del Monte 
Domini, dove ha origine il torr. Cesto 
di Figline, fra le soppresse badie di Moa- 
tescalari e di Montemuro, sul del. 
le strade comunilative provenienti ‘da 
Radda e da Greve, e che a Lucolena si 

fungono per scendere a Guville e a 

igline, sopra una piaggia sparsa di vi- 
gmeti, che forniscono un liquore dei più 
pregiati del Val-d'Arno superiore. 

Forse i più antichi ricordi di questo 
csstelletto, e dei casali compresi nella 
sua corte (Piscina e Torre), trovansi fra 
le pergamene appartenute alle hadie di 
Passignano e di Montescalari. Il primo 
documento, scritto nel luogo dett» S. Cri-, 
stofano a Lucolena , rimonta all’ 
del 989. Traltusi della cessione 
20 di terra di dodici posto 
chiamato Zavaclo nel piviere di Cintoja, 
che Rachiperio del fu Azzo rinanziò ad 
Azzo di Teuzzope per prezzo di soldi tre. 
Con altro cnatratto del dicembre 1005, 
Teuzzone del fa. Gherardo acquistò in 
compra per 3o soldi d'argento da Alberto - 
del fu Giovanni la metà di una cass mas- 
ent terreni annessi, posta in Lu- 
n, dove appellasi in Piscina; nel 
piviere di S. Romolo a Cortale (Gaville) 
giudicaria fiorentina. — Nel 1036 dol 
mese di dicembre lo stesso Teazzone del 
fu Gherardo con la sus consorte Ermeu- 
garda del fa-Riceardo, stando nel luogo 
di Celle presso Gaville, donò alla badia 
di Passignano la quarta parte delle cue 
e sorti che possedeva in Tuoolena, nel vo- 
cabolo Piscina. — Finalmente portano 
la data alla Torredi ue istru- 
menti dello stesso mese, di gennajo del 
1059; uno dei quali versa sulla donazione 
di tre di terra situati nel piviere 
di Campoli, che Pietrò del-fu Gugliehuo 
fece alla bydia di Passigunno; l'altro è 
ua atto di consenso per tal donazione pre» 
stato da donna Itta del fu Ugo muglie del 
suddetto donatario, cerziorata da Azzo di 
Pietro, come il prossimo di lei pe- 
rente. (Anca. Dirt. Fica. Carte dellu Ba- 
dia di Passignano). — - 

Anche i monaci di S. Casciano a Mon- 
tescalari possedevano beni io Lucolena, 
siccome. apparisce da una promessa del 
6 novembre r088 falta dai fratelli Gio. 
vanni ed Ugo, figli del fu Rigaccio, cioè, 
nen recar molestia a quei monaci per i 





i 
di 

































950 LUCO 


possessi che la loro hedia aveva în Loco 
Nena. (Arch. cit.) 
Forse «la questi signori della Zorre e 


LUGL 


colena, delicato n un principe 1 cam 
Medici dal suo autore Michele di Lando, 





del ostello di Lucolema discesero alcuni Ser 





magnati del contade fiorentino, che 
«liesero da Lacolena , consorti de” Soola: 
e dei Bardi. Fra i quali alla pace di Fi- 
renze del 1280 fatta fra i Guelfi e i Ghi- 
bellini per cura del Cardinal Latino, fu 
compreso anche un Cante de' Signori da 
Laucolena ; così pore nella rifermagione 
delia Signoria, emanata nel setterabre del 
1311, nota più comunemente sotto nome 
di riformagione di messer Beldo d'Agu- 
glione, fra i nobili 
da quell'arpistia fusi on Ti 
un Cante da Lacolena coi figli, 
consorti. — Non per questo Lecolena re. 
stò sempre immone dalla rabbia ghibel- 
lina, mentre alcuni della consorteria de. 
gli Ubertini di Gaville, e di quella dei 
Cerchi, nel a giugno del 1303, corsero a 
saccheggiare e sd abbruciare la villa di 
Lecolena , guastando tutto intorno quel 
prese. (Boncami, Spogli ASS. nella Ma- 
gliabechiana, Class. XXV. Cod. 45.) 

Fu solo dopo la cacciata del duca d° 
tene, quando il governo «ella Rep. Fi 
speota che fa la rivolta dei Bardi, mod! 
ficò la legge che escludeva i magnati ds- 
gli impieghi, quando a certe condizioni, 
sscrisse 500 di loro fra i popolani, tra 
i quali si annoverarono anche i signori 
da Lacolena. (Annia. [sor fio, Lib. JE.) 
_ Pafai 


























ra di opprimere la liberta della patria 

(Asca. nata Rironmactoni pi Finuxse ). 
Nel catologo delle chiese della diocesi 

fiesolana, redatto nel 1299, la parrocchia 


di S. Cristofano a Lucoleua era compresa. ch. 





nel piviere di S. Pietro a Cintoja, men- 
tre quella di S. Stefa 
tuttora nel piviere di È 

di Lucolena invecchiato di 
quattr'anni pasta fra i migliori del Val- 
d'Arao speriore, e li che fanno co- 
roma alla contrada vinifera del Chi: 

Nella biblioteca Maglinbechiana con- 
servasi (ra le Misc. MSS. (CI. F4LI. Cod. 
43.) ua cspilolo in lode del vino di La- 














la capricciosa etimologia data a Lucolena 
le seguenti lerzine. 
Side tra Monte Domini e Lisone 
. Una piccol valletta al Tosco lito 
Da Bacco amata, odiata da Giunone, 
Perchè una Lena amica del marito 
Condustrice di Semel vi s'ascose 
Mossa da Giove per miglior partito; 
Quivi ella a Bacco un Luogo sacre pose, 
Dal quale e dal suo nome Luce Lesa, 
Nome oggi detto del luogo compose. 


La parr..di S. Stefano » Lecolena pel 
1833 contava 641 abit. 

LUGLIANO (Zuliamm) in Val di Li- 
ma. — Cas. ch’ ebbe nome di castello con 
parr. (S. Jacopo, giù S. Martino ) filiale 
della pieve de’ Moati di Villa, Com. Giur. 
e cires due migl. a lib. del Bagno, Dice 
€ Due. di Lucca. 

Risiede in poggio alla sinistra del fre- 
me Lima a cavaliere della strada postale 
dei Bagni, la quale passa al suo sett. 

Due peesi, Lugliano e Lugnano, desi. 
guati anticamente coi vocaboli di Lulie- 
nun, Zulianum, e Lunianum, e compresi 
entrambi nel piviere medesimo, ci rce- 
dono attualmente dabbiosi per decidere, 
quale fra i documenti che parlano di uno 
di essi possano spettare a Zuglione piot 
tosto che al Zugnano di Valdi-Lima. 

Dirò bensì che mel molti beni delle chiese 














tolo di enfiteusi alla nobil famiglia de’ 
Soffrediaghi consorti dei signori da Cor- 
vaja. A ciò segnatamente riferisce un i. 
siramento degli 11 ottobre 939, col quale 
il Vesc. Corrado concesse in feudo a Ro 
dilanio del fa Cunimundo beni della 





Ss. Frediano di Lucca i in Ger. 
fognana, nei luoghi Chifenti, Luliano ce. 


si Le quali possessioni, nell'anno 991, fe- 


rono dal vescoto Gheranio confermate si 
due fratelli Ranieri e Fraolmo, figli di 
tro Fraolmo che fu Visconte, com 
espadronato della chiesa di Luglis- 
no, cui vocabulura est S. Martimi. ( Me- 
mor. Lucch. T. V. P. III.) 

La perr. di S. Jacopo a Legliano nel 
1832 aveva 410 abit 














LUGN 
LUGNANO x BUGNAN 





iu Val-di-Li. 





due parrocchie adesso ri 
S. Donato ) nello si pre 
cedenie Zugliano , Villa-Teren- 
de’ Monti di Villa, Com, e 
. a grec, del Borgo, Giur. del 
. e Due, di Lucca. 

Siedono in costa sulla faccia occiden- 
tale del Monte-Fegatese e di Prato-Fio- 
torr. Fegana e 









questo Lugnano, 0 Luniano, se non 
è il Zugliano precedente, fa menzione 
una carta dell Arch. Arciv, di Lucca del 
20 luglio 891, con la qual 
rardo concede ad entiteusi per l’annuo 
censo di 26 danari d'argento una casa 
ed orto annesso, ch'era di proprietà della 
chiesa di S. Frediano di Lucca, idest ca- 
sa et res illas in loco et finibus Luniano, 
ubi dicitur a Colle. 

Uo'altra pergamena del 13 giug. got, 

bblicata nelle Memorie si, (T. 

. P. IT.) tratta dell’enfiteusi di due case 
mmansarizie di pertinenza della stessa ch. 
di S. Frediano, poste in Zoco et finibus 
ubi dicitur a Lugnano finitus Contro 
nente. 

Certo è, che dei poderi e case poste in 
Luniano, Bugliano, Montefegatese, For- 
noli, Chifenti e altre ville, go anni dopo, 
cioè, ggr, furouo date a livello da un altro 
vescovo Gherardi guori di Versi 
cum singulis hominibus, qui sunt (ad cas 
res) astinentibus in villis illis nuncupan= 
te, Domatiano, Montefegatese, Lunia- 
no, Buliano, Granajolo , Biscolle, Fur- 
mule, Chifenti, Luliano, Corsena, Boza- 
no, Retiano, Mutiano, Bargi, Vetelgia, 
Zipitiano, Controne, Cucurajo, Panule 
gio, Colle , Galicana, Menablacha (sic), 
Sala, Cerbaja, vel in aliis villis etc. 
(Maxon. Luocs, T. V P. HI.) 

In quanto spetta al dominio politico 
del Cast. di Lugliano, che eo apparle. 
nesse-al comune di Luoca nou lascia dub- 
bio il diploma concesso nel giugno del 
1244 a quei signori, nell'occasione che 
avevano supplicata la maestà sua: uf ca- 
strum Motronis, Montis fegatensis, et 
castrum Luliani, quae surt de Garfagna. 
na, cum omnibus jurisdictionibus et di- 
strictu eis concederes in perpetuum. (Mx- 
mona. Lucca. T. U.) pe 






















LUGN 934 


Un fatto anche meno incerto si è que- 
sto, che tanto il Cast. di Zugrano quanto 
l'altro di Bugauno, furono compresi nella 
vicaria di Coreglia, allorchè con titolo 
di contea venne concessa a Francesco de- 
gli Antelminelli dull' Imp. Caro IV, me- 
diante ua privilegio spedito Ji 12 maggio 
1353, — Ved, Contora. 

Le parr. riunite di S. Maria a Lugna- 
no e S. Donato » Buglisno nel 1832 uo- 
veravano 485 abit. 

LUGNANO nel Val-d'Arno pisano. — 
Borgata con antica parr. (SS. Quirico e 
Giulitta ) nel Com. 
Giur. e quasi 4 migl. 
sano, Dic. e Comp. di Pisa. 

Trovasi ls chiess con l'annessa borguta 
lungo la strida provinciale di Calci sulla 
destra ripa del fi. Arco, alla ‘base meri- 
dionale del monte della Verruca , quasi 
un migl.a lev. della villa di Noce. 

Ebbe podere in questo: luogo fino dal 
secolo XIII la badia de' Camaldolensi di 
S. Michele in Borgo a Pisa. 

Tofatti esiste tuttora sopra Lugnanò 
una he fu di quei monaci. E si 
fra gli oliveti nel sovrastante poggio 
spesso abitata dul celebre P. abate Grandi, 
dondechè essa porta anche adesso il nome 
di Villa Grandiana. 

La nuora torre sd uso di campanile 
della chiesa di Lugnano è stata fabbricata 
quasi tutta con i marmi e le grandi pietro 
state barbaramente tolte dalla disfatta an- 
tichissima chiesa del monastero di S. Mi- 
chele della Verruca. 

Lugnano, S. Giovanni alla Vena e No- 
ce vennero all'obbedienza della Rep. fio- 
rentina sotto di 27 luglio 1406, è 
no stesso ottennero una capitola: 
esentava quei popoli dalle pubbliche gra- 
vezze per dieci anni. (Anca. peLLe Rurva- 
mao, di Finenze.)” 

La parr. de SS. Quirico e Giulitta a 
Lugnano nel 1833 contava 440 a 

LUGNANO uella Valle inferiore del 
Serchio. — Due borgate che diedero il 
titolo a due chiese parr. (S. Michele e SL 
Lucia) riunite alla parrocchiale di S. Fa- 
biano alle Zulina di Quosa, nel. piviere 
di Pugnano, Com. Giur. e circa due wigl. 
a sell-maeste, dei Bagni di S, Giuliano, 
Dioc. e Com. di Pisa. 

Fa raenzione-di questa borgata un i- 
strumegio della Metropolitana di Pisa, 






























ss LUJA 

togato li 13 Cit dol 1355. — È na atte 

‘di compra e vendiis di ve pezzo di terra 
nel comune di Laguaso in Val-di- 





posto 
Serchio, luogo chiamato alle Covelle, (An- 
cu. Dun. Fin. Carte delle Primaziale 







€ Comp. di Firenze. 
Rammsento ai lettori questa villata per 
dire cea lo storico Buonsecorso Pitti, che 
co-tà fino del tempo della Repubblice si 
a stare uno dei ire rami della ille 
stre famiglia fiorentina de' Pitti, e pro 
cisamente dopo che tutta quelle schiaita 
venne cacciata da Somifonie dal pertito 
dei Ghibellini che sulla fne del sec. XU 
vi signoreggiava. 
« Pare (dice lo siorica endà.) che delia 
mostra famiglia si facessero Lré porti. La 
prima si pore a siare a un luogo, che 
sichiama Zaje, e aggidì di loro discen- 
denti vi sono grandi famiglie, e eno 
reveli di contado, et hanso di ricche 
e buone sioni , e il nome lore, 
cioè di tutta la famiglia, oggidì si chia- 
muuo i Zojesi . . . e l'arme come noi 


ESRI] 


SUI dello Semifonti, il quale fu diato 
to per lo Comune di Firense negli an 
mi 1908; la qual famiglia porta Lin 





« Pitti, ce. > ° 

11 some del casle di Luja conservesi 
(utiera nelle vicinanze del distrutto ca- 
siclle di Semifonie; per mode che fa un 
aquivor dal ch. Domenico Manni 
ullerchè al Vol. III dei Sigilli antichi 
(n°6) egli scambiò il Zuja:di Certaldo 
iva Zajano dell'Impraneta ,‘cossle che 
vien descritto qui appresa. 

LUIARO ia Valli. Grove. —- Gr 
com perr. (Si Andres) nel pivirre del- 
f' Impruneta, Com. Gier. e circa migl. 





i disett ha l'Appenaiue di 


LUIC 
strada comunale che da Sen-Casciamo gui- 
da all'Impraneta. 

Dubito che a questo luogo, pisttosto 
che al Cas, di Ligliano della stessa Co- 
munità, debba riferire voa mena 
imedita apperienata alla bedia di Passi- 





dolingi di Fucecchio, previo sache il coe- 
senso del conie Ugo fratello dello stesso 
si fece ii mano d'Ildebrando 6 





nella corte di Zugiano, 0 Zujemo, rice- 
vendo a titolo di Leunechil, un pajo di 
Guanti. (Anca. Dirt. Fios. loc. cit.) 

Il pettimonie della chiesa di S An 
deea a Lujeno fu destinato a uno dei 
primi 4 cappellani corali , attuntmente 
camonico nella insigne collegiata detl’Im- 
prupeta , dal quale canonico dipende i 


©) carato di Laj 


jane. 
parr. di S. Andrea a Le 
net :833 contava 13: al 
Zoonse ( Pisrs 8) in Valdi Merse. 
— Ped. Lenaro e Scatvasa. 
LUICCIANA . è LUVICCIANA nella 
Valle del Bisenzio, — Cas. com castell:re 
e chiem prioria (S. Michele) a Zaviecia- 
na e Torricella, con l'annesa cappella di 





meziole levi Cantagallo, Giur. e cirm 
$ migi. a lib. di Mercatale, Dioc. di Pi. 
sofa, Comp. 


Risiode 





uo poggio che dal lie 
un poggio 

Pi Moate-Piano, « 
detro il monte Javello, a pon, il moste 


di Ceo ea lev, i poggi di Griciglia 
ne 0 di $, Peto, 0 S. Ippolito di Versia. 
I tor. tributario del 


Trogola , grouo 
Bagna le falde orientali e sett. 





età fa parto della giuriodi ‘ 
politica di Pistoja. Fra gli altri doce- 
menti lo:dimosira il trattite concheso in 
Firenze li 33 maggio 1329 fra i sindaci 
pistojoci e la Signoria fiorentina ; quichò 





LUMB 


mao degli articoli preserive, che il Comu 
ne di Firenze debba iare diberamen 
te al Comune di Pistoja il possesso delle 
terre di Luvicciana di Val-di-Bisenzio. 
(Zacimanra daeodol. Pister.) . 

. Presso Laicciana nel secolo XIV esi 
steva un castello, chiamato Castel Aoe- 
rardi. iccome a pparisoe da. na istrumen- 

to del gingno xi) fasto in Luvicciana, 

di dell'opera di S, Jacopo di 

Pistoja, or ca mel Arch. Dipl. Fior, Alla 

a ficera comu- 

za il 




















cumento del s1 luglio 1376 fatto nella 
villa di Logomauo. È un atto di aranci» 

iome dalla patria potestà fatto da 
Posto del fa Francione in favore del 
figlio, per nome Francione ( loc. ci.). Lo 











prova anche meglio uu' altro istrumento 
pubblico del 31 big 1382, stipulato 
nella casa del potestà di Bisenzio 





in Luvicciana. ( Ance: Dirs. Fiona. Carte 
del Vescovedo di Pistoja). 
La chiesa di Luicciana nel sinod 
tojese dell'aprile 1313.è desig: 
distinti vo del luogo alla Torricella. 








Lousucara ( Fonpo ) in Val-di-Ma- 
gro. — Predio che fu nell'antico territo. 
rio e circa due miglin a ponente dalla di- 








strutta città di Luni, probabilmente nel 
la Com.d'Amelia, Mandamento di Lerici, 
Dioe. di Luni-Sarzana, Provincia di Le. 
vante, R. Sardo. 

Il fondo di Lumbricata è rammentato 
da 5; Gregorio Magno in una lettera serit- 
ta nel nov. del 598 4 Venanzio vescoro 
di Luni, cui concedè licenza di fondare 
un monastero di monache (forse.l'asceterio 
più antico della Toscana tulta) nelle case 
stesso vescovo poste deniro la città 
dira) doti Sa faina ap 
pella a S. Pietro Apostolo e ad altri ssati, 

via legale donazione di beni sta- 

ili e di sacri arredi ivi distintamente 
nominati, cioè: Fundum Faborianum et 
ILumbricata in integrum constitutum in 
territorio Lunensi milliaria ab urbe cadem 
plui minus secundo, juzia fiurium Ma. 
cram cum servis duobus , et boum paria 
duo tanium .. calice argentenm unu 
Nabentem uncias sez, palesa palenem argenteo 
babenicim libras duas, sindones duas, coo- 


"n 











LUNA 935 


pertoriunm super altare unune, etc Wed. 
Lon ciuà. 

LUMBRICI di Camajore, — Ped. Low. 
mici nella vallecola di.Camajore. , 

LUMENA , è LOMÈNA in Vai-di,Sie. 
ve. — Ces. con rasteliare e ch. parr..(S. 
Michele ) sel piviere di S. Agata in Mu- 
gello, Com. Giur. e quesi 3 migl. a mse- 
stro di Scarperia, Dice. e Comp. di Fi- 


va to posto al. 
1a base del Monte Calvi, ono degli speoni 
meridiouali che scende dall’ Appeonino 
Mougellano, fra Castel-Guerrino e il Gio- 
40 di Scarperia, circa un miglio e mezzo 
a maestro della pieve di S. Agata. 

Del castello di Lamana si fa menzione 
fino dal 1159 nelle carte della chigsa fio. 
rentina, al cui capitolo fu enito il patri- 
monio e giu: Lo della chiesa di La- 
ména fino dall'anno 1489, per bolla del 
Pont. Inuocenzo VIII. 

La parr. di S. Michele a Lumòna, o 
Londl. nel 1833 contava 18 abit 

LUNA ciuà. — 7ed. Lo, 

LUNA (ALPE sella), = _ Iciad Aura 
vetta Loma. 

Lona {Pura peLtA ) sul poggio di 
Arcetri nel suburbio meridionale di Fi. 
renze. — Il Varchi nella soa storia fio- 
rentina, all'oceasione dell’accampamento 
dell'esetcito venuto nel 1528 ad assediare 
tò questa 7illa nei con- 
li Giullari è di-Arcetri, 
ma senza dire a chi appartenesse, nè qual 
fosse precisamente la sua posizione; co- 
sicobè resta tattora ignoto il vocabolo che 
prese dopò, o a qual resedio campestre 
tuttora esistente essa debbasi riferire. 

LUNATA nella pianura oricatale di 
Lucca. — Contrada con antica pieve (S, 
Fred ano) wella Com. Giur. e circa due 


















incontrasi sulla strada 

tale pesciatina , fra l' alveo tériuowo 
dell'Osseretto, che le. scorre a pon. e la 
Fossa-nuwa che scenile dalle Pizzorno 
al s00 levante; il primo tributarie del Ser. 
chio mediante il canale d' Osseri, l’altra 
del fame Arno mercà del lago di Biea- 
Lina e dell'emimario delle Seretse. 

Della contrada di Lunata si bunno no: 
Lizie sino del scosle VI fre le gesta del 
138 


934 LUNA 


vescoro S. Frediano , Il quale vine riti 
rato qualebe tempo in Lunata, dove poi 
fu eretta la chiesa parrocchiale sotto la 
finvocazione dello stesso santo patrono, 

Uno dei più autichi documenti relati- 
vo a questo luogo fa rogato nel vico me 
desimo di Lurate vel novembre del 967. 
Consiste in ana donazione di terre a fa- 
wore della chiesa di S. Martino a Zunata. 
Un aliro isirumento, scritto in Lucca li 
14 novembre dell'anno 969, risguarda 
Pofferta di altri beni alla chiesa di S. 
Frediano in Lunata fuita dal prete Aut- 
perto rettore della medesima, riservan» 
dosi di quelli l'usufrutto. — Molte altre 
carte dei vecoli VIII, IX e X trattano della 
ebiesa di S. Frediano, sita loco ubi dici- 
tiur Lunata, e alcune di esse carte farono 
scritte nella stessa chiesa di S. Frediano 
a Lonata. ( Meuon. Loccz, T. IV e V. ) 

- Ta quanto alla chiesa di S. Nartino a 
Lunata, esse torna ad esse: ricordata col bi- 
tolo di moanstero, nell'anno 810, quando 
11 vescoro Jacopo per carta dei 3 ni 
Tivellò monastrrium nostrum S. Mi 
“sito in suprascripto loco Lunato, qui fuit 
guondam Crispinuli, et nane est perti. 
nente Eccl. episcopatui nostri S. Har- 
tini, etc. La qual cniem,e annesso mona- 
etero probabilmente si trasformarono in 
i Lunata per i pellegrini, 

registrato nel 1260 fra le chie- 
we, motasteri e ospizii suburbani di Lucca. 

‘Quando nella chiesa di S. Fred 
Lanata fosse eretto îl battistero nou 
che io sappia, dalle scrittare supersiti 
accennato: bentì la prim» volla che In 
chiesa di Lunata viene appellata pieve 
battesimale, mi dò a credere che sia in un 
istromento dei so aprile Bra, mercè cui 
wo chierico abitante in Lunata offrì tutti 
i soci beni alla pieve bartesimale sita in 
suprascripto loco Lunata ubi Ostrifonsus 
diaconus recior esse videtur. ( Mumon. cir. 
T.VP.il.) 

Dal catalogo delle chiese della diocesi 
di Locca del 1360, rilevasi, che il pivie 
re di Lunata a quel tempo comprendeva 
Je seguenti chiese, cioè: S. Andrea a Tem- 
pegnano; S. Quirico a Caparnmre, S. Mi 
chele d'Antraccole, e S. Lorenzo di Pic- 
ciorana. — Nei secoli più vicini a noi fu 
rono aggianie alla pieve medesima, oltre 
le chiese parrocchiali prenominate, quelì 
di $. Vito a Fompagnano, detta.comune- 






















































LUNG 


mente a &. ito, più ancora le chiese di $. 
ro alla Badia di Posseveri e di S. 
i usto @ Porcari. 
Importerà forse alla storia idraulica di 
questa contrada il sapere, che ì varii coni 
i acqua, dai quali era attra versata cotesta 
ara, costi ano nella contrada di 
ata un'Zsola, e una Piscina, rammen 
fate 10 varie pergamene dell'Arch. Arcio. 
Itcchiese dei secoli IX e X, fra le quali 
una del 16 aprile 815; in cui si accenna 
pezzo di vigos in Zasole prope Lunata, 
e inaltra scrittura del a giug. 874 indi. 
cante il luogo Lunata ubi dicitura Pi- 
scina. —(Mznoa. ar. T. V P. 

























degli ANlacingoli, la quale diede 
al mondocattolico un pepe in Lacio IVe 


cou esso due cardinali, creature e parenti 
dello stesso pontefice, cioè Uberto e Ghe- 


rando del sitolo di S. Allriano, l'ultimo 
de' quali da Cesare Lucchesini fa riven 
dicato alla casa Alluciogoli. 

La parr. plebana di S. Freliano aLe 
naix nel 1832 noverava 881 abit. 

LUNATA (TEMPAGNANO p:)— Fed. 
Truracnano. . . 

LUNATA (S. Vrro a) — Wed, Vrro(S.) 
nella piscora orientale di Lucca. 

Lonz (Viza perte) a S. Domenico sotto 
Fiesole. — Villa celebre, perchè apper- 
tenne allo storico e segietarin della re- 
pubblica Fior. Bario'otme» Scala, attual- 
mente de'marchesi Guadagni di Firenze. 

Trorasi pochi centi di passi a ostro del- 
la chiesa e del soppresso amvento di SL 
Dmenico di Fiesole, dalla ittà dista 
quasi due miglia nelle perr. di S. Dome 
ico suddetto, Com. Gior. e Dioc. fieso- 
lana, Comp, di Firenze. 

Questa villa fu edificata dal segretario 




















egli scri vesse 
1700 cotesta 
prietà dei marchesi Goadagni di Firenze, 
da uno di essi ( Donato Maria) fa restaura. 
tx, umpliata e ornata nella forma che oggi 
si vede, e come lo richiedeva l'arnenità 
del luogo. — Fal, Muanni, Dei Contorai 
di Firenze.—Banorm, Lettere Fiesolane. 

LUNGA (ACQUA ) — Ped. Aoqua ros. 
C Val.di-Serchio, e in Val-d'Onbro 
ne pistojese. 

LUNGAGNANA (Zonganiane), in Val 





LUNG 








LUNI 


Strata, per quam itur a lac de le Sarre 


Com. versus Cojanum, seu Sancium Minia 


Giur. e circa 7 migl. a lib. di Fivizzaoo, fem... usque ie strotom publicam errsue 
Dioc. di Poniremoli , già ddi Luni-Sarza- Zevantem per locum , gui dicitur Sylva 
na, Comp di Pisa. — Ved. Crsanuso. Gherardi, ot eb ipro loce reniondo versus 

LUNGO (MONTE) — ed. Monra-zun. Seprentrionem per ipsem stratam usque 


0 nel Val-d'Arno superi 
idem vella Vabdi-Magra. — Fed. 
Montaunco pi l'ormaamoci. 
— (PONTE) — Fed. Orzsaome muto. 


CCA 
LUNGONE, « PORTO-LONGONE. — 
Ved. Poaro-Leveose. 


ad'viam , qua itur ed Bccsessan &. Ma 
mar pe Loneorow versus Castrum Flo 
rentinum ei eb inde usque ad fiuviun 
Els0e, sicut jaoet guacdam fovea, vel via 
nsgue in strada gua itur atta Docana, 
‘et est guardam viottola, qua itur ud mo- 
leadinum plebis de Cajano, pariter in 


LUNGOTONO. in Val.l'Elm.— Vill. fuvium Elsse. Per dicia cosfnia et lesa 
con ch. parr. (S. Maria ad Nives oua l'an: Seri foceruni plures palos,et figi loco ter- 
tico uniuezse della cancuice di S. Niccolò “misorum cic. ( Lum, Moe. Zecl. Flor. 


a Collepatti ) nel piviere di $. Pietro a 
Cojuno, Com. Giur. e circa un miglio a 
tnaesir. di Cestel-fiorentimo, Dice. di Vol. 
(era, Comp. di L'irenze. 

Trovasi alle sinistra del fi. Ela pres 
10 la strada com. Liva rotabile traccia - 
ta Jungo l'Elsa, sull'estremo confine della 
diocesi vollerraea con la fiorentina, alla 
Kiro ima appertemera ana porzione 

distretto di Collepolii. ° 

Fino al regno di 
una delle tanie cai ie doga- 
mali, dalle quali veniva intralciato e in- 
catenato Îl commercio interno del Gran- 
ducsia. Colesta in, che apparten- 
né all'antico distretto di Sanminiato, ba 
lasciato l'originario mome di Zogone a 
tn horgheilo tattora esisionie presso Lun- 
gotone. — Ped. Carena. 



















tiubilita nel 1397 fra il territorio della 
Rep. forentina e quello dol Comune di 
Senminiato, la dove sono desigunti i ler- 


mini del distretto Saaminiaiese a con- 
tatto con quelli della comunità di Cartel- 
Gerentino , fa escluso da quest Hime il 
territorio di Cellepatti , come quello che 


I fa cosà, 


nella demarozzione dei confisi,. 


T. L pag. 404 e 405.) i 
Nel borghetto di Dogane esisteva sino 
dal secolo XIV una cappella, che crede 
n bblica tI iaveoione di 
meo x 
Lo perr. di S. Maria € S. Niccolò n 
Langoioso pel 1833 aveva 1049 abit. 
LUNI(Zews) nella Veldi-Magro. Pio- 
cola città distrutta di origine etrusca, por 
quanto sia sita ‘per molle tempo domi- 
nata dai Liguri, cui soltenirarono i Ro- 
mani, dai quali la città col suo distretto 
fa riacita al governò di Pisa, e come 
vuentemeate alla provincia Lescana.Quin- 
di Luni sotto il Lriuavireto di Ottaviano, 
M. Antonio e Lepido dové accogliere una 
colonia militare: Del dominio imperiale 
im potere dei Visigoti, quindi lurnò 
ligia degl Impersiori d'Oriente, tai fu 
Aolta al principio del secolo VII dai Loa- 
Guberdì che la rinsirono pecifcamente 
al loro regno. Vinti cotesti, ed espulsi dai 
Frenchi, Loni desadde ogni giorno più 
setto il regno de' Cerelingi. Fiazimente 
saccheggiata varie volte da di ma 
re € disertata di abitatori dei ristagni pe 
tustri, che scesero egni giorno più melezno 








936 LONI 


quel suolo , nel secolo XV fu totalmente 
abbandonata anche dal clero, quando si 
trasporiarovo a Sirzans con le reliquie di 
Luvi le onorificenze di città. 

Rare, e meschine macerie, di cui l'edi- 
fizio maggiore attualmente si riduce alla 
semidirula ossatura di un mediocre anfi. 
teatro, trovansi quà e > sepolie nell are- 
nosa campagna fra la strada postale di Ge- 
mova e il littorale della così detta Mari- 

igl. a pon. della fiumana Par- 
a lev, del fiume Magra; 








raiglio distanti 
montorio del Corro, g da quello 
tovenere, 5 migl. a lib. di Carrai 
8 dalle cave dei suoi marmi, e migl, a } 
a pon. di Avenza, nella parr. di 

Com. e circa a migl. a lib, di Ortonovo, 
Naudamegto, Dioc. e migl. 3 4 a scir. di 


tre migl. a grec. del pro- 
P 











Sarzana, Provincia di Levante, R. S:rdo. 






long.e 
|. appena on. migl. lontana 
re— In conseguenza dal- 
ruardando a ostro la vista 
si spazia sopra un vasto pelago; mentre da 


i corrisponde al gr. 25° 4o' 
44° 4' 3" lai 
dal lembo del 
le arene di Luni 






sett. le fanno spalliera.i poggi di Fosdi- 
novo, Castelnuovo e Ortonovo; dal lato di 
grecale e di levante la sublime e nuda rape 
marmorea dell'Alpe Apuana; e rollando 
l’occhio verso lib. la visuale confina coi 
i di Porto-Venere, e del Cor 
udono il magnifico golfo 








di Luni, ora detto della Spezia. 
I castelli di Amelia, di Sarzanelto, di Fo 






situati sui poggi testè accenna! 
dente corona al piano di Loni, e sono 
un opposto contrasto a quella spopolata 
e insalubre spiaggia. 

Se di non poche città dirate scarreg. 
giano monumenti al punto che si di.puta 

nora dagli arc! la loro più pro- 
abile ubicazione, Luni è certamente di 
questo numero una, Conciossischè, tro- 
tandosì essa: collocata sul confine di due 

ioni nemiche, ia 0n suolo controver- 








e! 
tempi fu disputato non sola- 
mente dell'origine e vicende, ma ancora 
della vera posizione di questa citià. | 





ni sulla ubicazione di Lani, troverebbe, 







LUNI 


che Frate Annio «la Viterbo la confise con 
Carrara, che l'archeologo perugino Gia- 
cinto Vincioli la scambiò cum l'Avenza; 
che Cluverio, Lami, e Chabrol la poser 
alla destra del fiume Magra, che Luigi 
Bossi lu traslocò nel sito di Sarzana, e 
che fuvvi- perfino chi la mandò nel foudo 
del golfo, là dove è sorta la moderna città 
di Spezia, come è stato di corto conget- 
turato da un dotto storico e da un lette 
rato genovese.— Finalmente per una sira- 
ha combinazione Scipione Maffei disse, che 
dopo essersi aggirato più volte nei luo;hi 
che furono sede alla stessa città, non solo 
non gli riescì di trovare il suo anfiteatro, 
ma né tampoco alcuna di quelle ch'egli 
chiama pretese rovine di Luni. 

nio si favoleggiò leto; questa pove 
ra città, che Fazio degli Uberti, Giova 
Villani, Francesco Petrarca e Leandro 
Alberti fecero delle avventure di Luni 
un'altra romanzesca Troja, sicchè per ca. 
gione di un amoroso inirigo contavano 
di essa, che 

Fa alla fine disfatta e confusa. 


A mostrare tulte le stranezze che dagli 
scritiori di diverse età si dissero di Luni, 
non tacerò di Giulio Cesare Scaligero, 
che la suppose subissata .nell’onde, men- 
tre galleggiante sopra l’onde, per conto 
del matematico Domenico Vanilelli, do- 
veva restare, losl una sua memo 
ria-Della vera posizione di Luni e della 
vasta e reale posizione del suo porto, de- 
lineò il cratere di questo golfo, a partire 
dal promontorio del Corte sino alla rape 
di Montignoso, lambendo la base dei poggi 
che gli fanno corona. (Fed. la stessa Ne 
moria HS. nella Bibl. Marucelliana 
Firenze A. CCKXIX. 2). 

Giunge opportuno fra tanti dispareri 
il giudizio accompagnato dall' ispezione 
locale di un erudito R. antiquario pio 
moniese, qual è il sig. Carlo Promic Av- 
vegnaché egli dopo avere visitato i campi 
di Luni, i monumenti e le Inpide state 
scoperte nei recenti sca , chbe ordine di 
proseguire nuove escavazioni per conto di 
5 M. Sarda nel terreno donato dal March. 
Remedi, Reduce nella capitale il sig. Pro- 
ris, dopo reso conto al suo Re dell’ 9 
vole missione, ha fatto dî puliblico 
‘un’opera che ba per titolo Memorie della 

: è di Luni, destinata a far parte del T.I, 













































LUNI 


Serie TI degli Atti della R. Acoulemia 
delle scienze di Torino. 

Avendo potuto per gentilezza di quei 
scienziati ottenere una copia di csse 
morie per mia istruzione, mi è grato rao- 
comandarle a coloro i quali bramassero in 
poche pagine aver sott'occhio quanto fu 
scritto di vero e di falso sopra quella di 
ILA e sue atlinenze. 
inte lavoro diviso ii 
tro capitoli , nel primo dei qua 
scorre della topografia della città e del 
portoili Luni; nel secondo vien trattata in 
succinio Ja sua storia; il terzo è destinato 
® far conoscere l'antico suo commercio ; 
finalmente nel quarto si riportano i mo- 
mumentì superstiti, cui fa appeadice il 
corpo epigrafico delle iscrizioni genuine 
sceverate da quelle spurie, che pur esse 
vengono riportate in calce del libro. _ 

Ta quanto alla topografia della città 
di Luni sembrò al sig. Promis oscuro per 
lo meno, se noa anche rorrolto, quel pas- 
s0 di Strabone (Geogr. lib. P.) dove dice, 
che tra Luni e Pisa è v0 luogo (Y/050V) 
detto Macra, che molti scrittori pongono 
fea l'Etroria ela Ligoria. Ma con la po- 
sitiva asserzione di Plinio, soggiunse il 
sig. Promis, e di altri antichi autori che 
presero per Macra quel fiume» . 

«+ + « Che per cammin corto 
Lo Genovese parte dal Toscano, 


è forza concludere emervi in quel prsso 
di Strabone un'ertore, il 
























studiare quel testo di Strabone, all'occa- 
sione in cni fa pabblicato nell’ Aniolo- 
gin del settembre 1829, Vol. KXXV, un 
mio articolo relativo » una memoria snl 
Golfo della Spezia, pubblicata dal conte 
Chabrol de Volvic: nella quale questo dot- 
to economista, volendo stare alla nuda let- 
tera di Strabone, pose a Lerici la città di 
Luni, per sitaare fra questa e Pisa il 
Ywpsoy, ossia la contrada della Val-di- 
Magra. 

To nou dirò se la greca voce di Ywproy 
(piccola regione) debba spiegarsi per luo. 
0, 0 per il fiume stesso Magra; dirò bensì 
che a me sembrò più coerente alla parola 
Xwpiov la contrada piuttosto che il fiu- 





le- di Luni. 


LUNI 937 


me posto fra la Liguria. e l' Etruria, da 
cui prende nome la /ul-di-Magra; que 
la stessa vallata che sta fra Pisa e il porto. 
Arroge anche allra espressio- 
Strabone volle servire d'in- 










to la ci 
stesso collettivo senso lo usasse T. Livio, 
Ilorchè, al libro XII cap. 19, e nuova- 
e al libro XIV cap. g, parlava della 
sola città di Zuna; come ancora quando 
diceva delsolo porto, allorchè scrisse al lib. 
XXXIV cap. 8, e al Jib. XXXIX cap. 
a Luna proficisceni 

Nà io penso che sia da imputarsi a Sira- 
bone ignoranza sulla vera ubicazione del. 
la città di Zuna, tostochè, discorrendo egli 
di quel gruppo di monti, che separano la 
valle superiore del Serchio dalla Luni. 
giana marittima, scriveva, che /a città 
di Lucca trovasi poco distante dai monti. 
che vanno a poggiare sopra Luna, volendo 
dire di quella giogana dell'Alpe Apuana, 
il di cui fianco occidentale anche dal di. 
vino poeta delle tre visioni fu attribuito 
a Luni, dove ronca Zo Carrarese che di 
sotto alberga, siccome e Luni appairien- 
nero le carrai pidicine, mercè delle 
quali la memoria della distratta ciità sa- 
rà durevole quanto quella della nuova 
sua figlia, Correre. . 

Una delle principali avvertenze da far 
sì, se mal non'mi appongo, fia quella di 
dover noi contemplare l'estensione del- 
rEt marittima secondo la misira 
stabilita dal greco gengrafo. Essendochè 
egli comprese nella Toscana, non solo la 
città di Luni posta fra l’Alpe Apuaua, il 
mare e il fiume Magra, ma ancora il ma: 
@nifico porto lunense, sebbene si trovi 
illa destra del fiume e più che cento sta- 
dii discosto dalla città. Infatti Strabone 
segnò fra Luca e Pisa una distanza di 
più di 400 stadii; la qual misura riusci- 























rebbe'onninamente erronea per coloro che 
non volessero comprendere nella parola 
Luna anche il porto lunense; mentre dal 
luogo dove fa Luni fino a Pisa si cou- 


tano appena ag6 stadii, pari a 37 mij 
romane. — Di più lo stesso geosrafo lo- 
sto soggiunse, ehe in cotesta sudd: ita di- 
stanza evvi Luna città e Luna porto. La 
qual dichiarazione, a parer sio, è suffi- 








perio 
dai quali vedesi il mare, la Sardegna e 
Gran parie dell'uno e dell'altro lido, (cioè 
del mere Tosco, e Ligustico ) ec. 
Rettificato alla meglio che da mesi m- 
pera na di geografi antica lescane, 
Sato asesì valle messo io osaltoversia a 
danno di Strabone, io ritorno etls perte 
istorien per dere na accenso di eniesta 
distruita città. — Non volendo abusare 
dei maiwi lettori, io lascerò alle immagini 
dei poeti le glorie di Zues see per 
cominciare dove priacipiano i documenti 
di Luni romana, è terminare con Zuni 
del Medio Evo. . 
Losi serre 1 Rousui stvo att'rnrasone 
nei Basan. 
on dirò della erigine, nè del nome 
di Zune, che taluni alla figura fnlcate del 
suo porto, altri alla pagana divinità, che 
iede all'astro metiurmo, vollero attri- 
Tifo in puis che dagli abita i di Loni 





inma è fama che s'imprimense l'emblema 
della Luna selle grandi forme dei loro ce- 


see. . 
Checchi pe sia, nè il porto lunense peò 


i marillima effetivala venl'aeni 


LUNI 

fatti comprovati da serittosi meritevoli 
di fede, 0 a monumenti meno che equi 
voci, citerò fra i primi il notissimo ver 
so di Enaio, ripetuto da A. Persio, poichè 
con quelle parole l'epico latino ne richie 
ma alla seconda puoice, quando 
seil'anno 537 di Roma il console T. Man: 
Lie Torquato recossi con le remane legioni 
si porte di Luti per imbarcare e salpore 
«i ta in Sardegua; e nelle quali legioni Ee- 
nio era uno dei ceniurioni, sioche il 
quasi sorpreso dalle naiarali belleane del 
graniliose porto di Luni, dove la mstera 
ha fatto tuito da se sula, invitava i suoi 
concittadini a visitarlo: 
Lunai ceci , 

Noa dirò di una spconda spedizione 


sotte 
11 comando del console M. Porcio Catone, 
allorchè un'slira armaia navale dai porte 
di Luna pose alla vele per quello del Pi- 
renev (Moses ) in Spagaa. 

Ii quale ultimo faito precedè di soli due 
amui la repentina sullevazione di varie 
tribi dei Lugeri, ehe iu numero di 20,000 
penetrarono fieo a Lani devastando, non 
solo quesio territorio, ma di la lengo la 
spiaggi: avanzandosi sino a Pisa. 

Con la scorta delle stesse parole di T.Li- 
vio, all'art. Loou mi parte di rilevere da 
quelle frasi, che il territorio lunense dal 
lato della marina doveva essere immediata 
mente a contatto col Jistrette pisano, senza 
cheallora vi s'iuterponesse quello di Lao 
ca, siccome avvenne nei tempi posteriori. 

Bope discarse ie guesre che i Romani 
chbero a sostenere contro i Liguri Gaiti- 
mi della Lunigiana, finchè nom me estir 
parono la razza col treslecacli lutti wol 
È prelodato autore delle Mfemo 
Luini si sofferma alquanto all'anso 
597 (177 avanti L'E. V.) por 
cercare di provare che a Zusi e nona 
ILucsa foma sista delotta La colonia di 
i i il'anno stesso 








LUNI 
Dell’opinione di questi ultimi io mi 
ero dichiarato agli art. Are Arvana e Loo- 
ca, indottovi prima di tutto ilalle concordi 
senienze de due classici sturici, testè ram. 
mentati; poscia dalla Tavola alimentaria 
scoperia nel secolo passato presso la di- 















sirutta Veleja; e finsliente ila una com- 
pagnia d'illustri intevpetri, che sostenne» 
ione di Lucca e non di Luni, 








schiera fanno parte Sig 

io, Gronovio, Borghini, Clavi 
lario, Muratori, Lami, Targion:, il 
di Poggio, Oderico, il Pad. Cianel 
molti aliri; senza tampoco voler far con- 
to di avere il luneuse territorio ascritto 
a quella siessa tribù Galeria, cui fu asso- 
gato il distretto di Pisa. 

Non giù che alcuno neghi alla città di 
Lani i) titolo e le condizioni di col 
essa lo fu, non però di diritto romano 
i Lacca, ma colonia di 
i to 
Antonio e di Lepido, 
sella 



















ua sec, e $ do] 
di cittadini Hedotti da Roma a 

Nella speranza di assicurare a Looi 
T'onore di essere stata colonia di cittadini 







to tolto ai Liguri, sebbene ii 
prricneme agli Etruscl Quind 
romis soggiunge: il terri 
mon poteva essere stato toli guri, nun 
evendolo essi mai pecupato, cosicchè È 
monti Apuani ad aliri non potevano es- 
sere aggiudicati che alla colonia lunense, 
essendo il territorio di Lucca ben da que. 
sto diviso per giusti e naturali confini. — 
(Meoa. cir.) 

Non starò ad aggiungere parole a-quel- 
Te dette su tal proposito all’ Artie, Lucca, 
dove mi sembra di avere a suffic na di 
mostrato , come Don solo il manicipio, 0 
sia territorio commnitativo di Lucca, ma 
ancora quello della sua colonia faceva par- 
te della Ligoria, alla cui provincia dal 
senato di Roma Ja città e contado lucche- 
se farono date nel tempo, in cui la città di 
Luni, il suo porto e distretto vennero as 
segnati al pretore romano di Pica e conse- 
Quentemente alla regione Toscana, comec- 
chè la contrada lunense fosse alla destra 
dell’Arnoe in parte anche oltre la Magra. 














LUNI 959 


All’anno 902 di Roma, nel tempo del. 
la goerra civile fra Cesare e Pompeo, 
vennero in Italia varii prodigii , sicchè 
per placare gli Dei, a detta del peta Li 
cano, si ricorse all’oracolo di un aruspi: 
etrusco , affinchè spiegasse quei porteni 
Ta scelta cadde nel più anziano di tuti 
che fa Aronte, abitante di Luni, alla q 
le dal poeta fu dato l'epiteto di deserta, 

«+ + + Quorum qui mazimus evo 
Aruns, incoluit desertae moenia Lunae. 

Saria vano di voler indovinare la ca- 
gione della scarsezza di abitanti in Luni 
a quella età, ma qualunque essa fosse, 
fatto è che poco dopo (anno 713 dli Roma) 
vi fa condotta a rinfrescare la vecchia 
città una colonia di veterani reduci dalla 
vitioria di Azio. Tale fu quella i Luni, 
di cui fecero special menzione Sesto Giu- 
lio Frontino e Balbo nelle loro opere 2 
Coloniis. Uno di questi autori av: 
l’agro luvense fu repartito con la pren 
legge Giulia e nel modo medesimo, com 
cui si stabili la colonia militare a 
ze; cioè, per centurie di 200 jugeri cia- 
scuna, apponenilori i limili con termini 
di legno a una distanza di pieli 40 dal 
iedi 20 dal tato Car. 
ad distinctionem 
numeri positi sunt, rali ed recturas li 
nearum ‘monstrandas. A 




































triumvirale per li i) 
tani, e quei luc furono con ti al 
coloni dj jus nditario. ia 

Sul qual proposito mi sembra di non 
dover passare in silenzio 
resultante da quei lil 
Vimiti delle colonie mi 
quell'occasione nella Campania e nelle 
toscane maremme. Imperocchè nella stessa 
opera si notifica qualmente: « in origine 
« dal divo Augustofa ripartita si vete. 
« rani dei suoi eserciti una parte dei cam- 
« pi e delle selve nella regione di Cam. 
« panir, e lungo tutta lu via Aurelia » 
( cioè vecchia e nuova, ossia Emilia di 
Scauro ). « Nelle quali contrade nn si 
« di pietra, mu di legno 
rificali, distribuiti cost sino dallo 
bilimento delle colonie. Però dopo 
qualche tempo, cioè, per ordine del- 
l'Imp. Adriano; invece di n 
quo, "iurcavi collocati dei termini Sapi- 





















LURI LUNI 





quali regolarmente vennero scol- IMP. CAFSARI - D. F 
« piti i numeri per ordine progressivo fi- INP. V. COS. VL 
.« no al confine dell'agro alla rospeitiva Ul Via - RP. 
« colonia assegnato. » (Oper. cit.) PATRONO. 






quelli di legno impecia Comecchè colesta iscrizione, a giudizio 
parallclepippoda, lo disse-Frontino mede- dell'erudito sig. Promis, non vada affatto 
simo a proposito dei limiti a tempo sue esenie da censura, pare gli aalichi ci 
siati rimessi nel territorio di Veii per co- lini, non meno che i nuovi ospiti arri- 
mando date dall'imperatore Trajeno; per vati ia Lusi, aver dovevano delle buone 
ordine del quale Augusto fa'anche. scol: ragioni per accarezzare e venerare in de: 
pita in tavole di bronzo la forma e reper- gesto il loro patrono, Avveguachè 
ione del contado assegnato alla calonia vivente, la città di Luni devè nom pai 
litare di Veii: Postea variis in loci: aumentare di popolazione, ma meroì di 
deficientibus veteranis, jussu i imperatoris hugasto l'escavazione, il traffico ed il tre 
Coesaris Trajani, agri ter. 13 lapidei sporto dei marmi lanensi tanto bianchi. 
sunt assignati: qui termini recipiuat men- ordinari, come quelli bianco-serulei (bar. 
suram perallelogrammam. digli) ebbero ad essere copiosissimi, to- 
Io avrei liberato i miei lettori dalla stochè, se Oltaviano coa una mano chi: 
noja di oesie incidente letterarie, se nea deva il tempio di Giano, con l'altra mano 
fosse accaduta apriva il tempio delle Arti belle, nell'am- 
scoperta di unodi quei termini marmorei bizione in cui si mantenae fio alla mor- 
della figura di sopra designata, da me an- te, di poter dire : 7ropai Zama, 
nunziata all'articolo Laco si Poxra; di mationi , ed io l'he folta di marmo. 
Dello straordinario uso dei mermi lu- 
nensi a Roma e in altri luoghi del ro 
i mano dominio ai tempi di Aagusto diede 
una solenne testimonianza Stra! 
lorchè, sul proposito delle grandi moli ri 
miglianza di quelle che, al dire leZgino, marmi bianchi e di quelli teudenti al ce- 
{ De conditionibus agrorum ) sui termini ruleo che in grosse colonne e lastroni sca- 
specialmente delle colonie di Toscana so- vavansi dai monti di Luni, diceva: che 
levano incidersi. La qual cosa mi forai- colesti massi trasportavansi in gran co 
sce argomento da credere, che il termine pia non solo a Roma, ma che all'età sua 
pescato nel Lago di Porte, fosse uno di Kok care di Lusi ne prorvedevano mel- 
etti ‘appartenuti alla colonia militare te altre 
li Lami. Avvalora colesta mia congettara = Un rai smercio andò visibilmente au 
quella pietra scolpito mentando,allorchè al tempo dei Neroni fa 
sotto le lettere 2 AR una specie di li scoperio nelle stesse cave luuensi quel 
tuo e di susorpita, quasi per coofermarci finissimo marmo siatuario da Plinio gie- 
essere sale uno dei feraini sacrificali, stamente qualificato per più candido e più 
che i per coufinare le centarie bello del Pario, soggiungendo che del Pa. 
delle colonie. rio marmo fino allora gli scullori svera- 
Ace i marmi scritti vengono in ap- no quasi unicamente adoprato; menire del 
marmo lunense,e specialmente del bia neo. 
cerulco e venato fu impiegnio la prima 
scoperte gio- volta in Roma, nelle sue ‘case peste mel 
le una trovata a Luni l'an: Monte Celio, da Mamarra Formiano Pro 
1° 1706, attua nte esisienie a Serza- feito dei Fabbri sotto G. Cesare. 
me in case Picedi. Era una hese che do. Però fino dal regno di Augusto dove 
vera sorreggere una qualche statua dal vano presedere, per conto del Fisco impe- 
megisieato di Luni eretta al sorrauo e riale, alle compagnie di Iavoranti e cava- 
patrono Cesare Augusto uel 6.° suo csa- tori dei marmi lunensi de Meostri, o Ca- 
solata, vale a dire nell'anno 756 di Ruma, pocavi, ticcome io ln deduceva da una 
«38 eventi G.C. — Buco leswe perole: " lapide dei tempi di Tiberio, che pabbli= 









































LUNI 


cai nel 1820 nei miei Cenni sopra P.AI- 
pe Apuana, e che trovasi nelle Memorie 
del sig. Promis riportata e spiegata, Al- 





prratori i ragio! Ile cave’ lunensi e 
21 luogo dello scarico dei marmi al Por- 
20 Claulio e in Roma, affinchè si tenesse 
registro delle spese e del prodotto, Sono 
mote specialmente dueiscrizioni sepolcrali 
asoperte preso Roma, una delle quali 
fatta erigere agli Dei Mani di un perdu- 
to liberto, da 7. Fluvio Successo, ch'era 
pur Ziberto di Augusto (della casa de’ 
Flavii), il quale è qualificato 7ubala. 
rius Marmorum Lunensium, L'altea iscri. 
sione fu posta da Arctia Capillata i 
Dei padre C. Arti berto di C. Zerho, 

che fu Tabulario a Rationibus marinorunm * 
Lunensium. 

Realmente all’età del poetaGiovenale,e 
precipuarmente durante l'impero di Traja- 
mo, si recavano dalle cave di Luni a Ro- 
ana marmi in s) graude quantità e di tal 
anole per innalzare la colossale Colonna 
Trajana, ed il grandioso cortiguo Foro, 
sicchè il poeta ebbe rigione di esclamare 
mella sua terza Satira: 

















Nam si procubuit qui sara Ligustica por © 


Aziovet eversum fudit super agmina 
montem " 

Quid superest de corporibus? 

Dondechè, il vecchio Plinio asseriva * 
esser tale a suo tempo il traffico dei mar 
mi con Roma, che per il trasporto dei me- 
desi iecarono barche di una for 
issima e affatto muova, (Mist. 
Natur. Lib. XXXVI. C. 1.) 

Le quali barche a tal uopo costrulte, 
e distinte col vocabolo di marmorarie, 
caricavano al. porto di Luni, come disse 
Sirabone, e non come suppone il sig. Pro- 
mis, alla fossa di Carrara, guoe dicitur 
antigua, cui appella una carta della Pri- 
mmaziale di Pisa dell'auno 1116; giacchè 
questa tratta di una donazionefatta da Pie- 
tro vescovo di Pisa alla chiesa de' SS. Sto-1 
fano € Cristofano de Carraria , presso it 
lido del mare — Aggiungasi che la fossa 
antica con quella.chiesa di S. Stefano de 
Corraja esisteva al Porto-Pisano, cime 
av Art. Cannara dI Poaro Pisano 
( Vol. I, pag. 481) e in questo volume II 
® pag. 769, solito l'Art. Livonso, |» 
von 


























LUNI sa 


Caricati i marmi sopra coteste navi, 
conducevansi alla foce occidentale del Te 
vere, come ora pure sticcede, chiumate 
allora Porto Claudio, adesso semplicemen- 
te Porto, ossia Fiumicino 
Ragionieri destitiali a ricevere i marmi 
per riscontrare le doppie marche numerî- 
che, che ogni masso poriava impresse; una 
del peso respettivo, l’altra del numero pro. 
gressivo. mente al Porto Claudio'i 
marmi si ricaricavano sopra una specie 
di zaitere per rimontare il Tevere. fino 
presso lu porta Ostieusé, dove si deposi-i 
in luogo deno= 
minato tuttora la. Marmorata. 

Loetanei o pusteriori a quella splendida 
età sono da dirsi i monumenti superstiti 
stati finora dissepolli dal suolo di Lu- 

i.— Consistono essi nella massima par- 
iscrizioni votive, sepolcrali e di fa- 
, la maggior partedellequali vengo 
ino pubblicate più corrette e parte di esse la 
prima volta dal [renominato archeologo 
torinese. — Fra le lapide volive cilerò 
uella in onore di Nerone e di Poppea, 
ledicata da L. Titino L. F. della tribù 
scritta nell’anno 66 dell’ E. V., 
rovata nel villaggio di Cecina 
al sett. del poggio di Fo. 
sdinovo. Citerò un’ iscrizione dedicata è 
Trajano, in cui sono commemorate Plo- 
tina moglie, e Marciana sorella dello stes- 
s0 Trajano, mentre era console la quiota 
volta, cioè, nell'anno 105 dell'E.V.— Una 
iscrizione a onore dell’Imp. Adriano, l- 
tra a Settimio Severo, a‘Giulia Augusta! 
loro figli, dell'anno 200 di G. C. Ua- 
imimento di altra lapida spettante a Ful- 
via Plautille, sposa dell'Imp. Cara 
€ finalmente una tavola di brouzo rela! 
va ad ou collegio di artisti, stata scolpita 
nell'anno 255. Quest'ultim: insieme con: 
an candelabro di bronzo fu trovata nel - 
3838 negli scavi-fatti alquanto a lev. di 
Luni e poco luigi dalle mura fatte ne'bassi 
tempi uella già desolata città. Costà pure 
sino dal 1834 presso una pixcina fu dise- 

mento a mosaico lungo da 
argo circa 10 metri. , 

Arroge alle scoperte di tali ruderi quel 
le posteriormente futte Del marzo del 1837: 
dal March, Rerbedi-di Sarzana in un suo: 
fondo situato a pon. dell'anfiteatro di Luw 
ni. Costà casualmente da primo fu scas- 
sato un'piede di bronzo ancora impiom 

“159 





















































942 LUNI 


‘beto nella sua pianta; dipoi essendosi ap- 
profondato e dilatato | escavamento del 
suolo, si scuoprì an pavimento antico, 
con parte di un edifizio lungo metri 3g, 
il quale riducevasi a un peristilio largo 5 
metri arditi, il di cui lato orier 








tro di 0,610 di metro, che avevano 
tra gl'intercolonii altrettanti piedi 
edifizio che il Promi 
sn Teatro. Di quei piedistalli non vi era 
fa posto che uno solo, dove leggevasi il 
mome di chi lo pose, nelle Memurie del 
Prowis pubblicato, cioè: 
L. Tires L. L. Parzasovare 
Basm Dar. 


TI tato occidentale del dissepolto edifi- 
sio era formato da sette pilastri Interizi 
- Jacghi metri 0,014 e tre quarti, i Il 
dovevano sostenere sei arcate. La faccia lei 
pilastri che guarda il portico 
di metze culoune, el ognuna 
sato un basamento di statu: 
esi conservavano le segueni 
L, Hervivs L. F. Gar. 

Porsia. 


Più importante però è la seconda isori- 
‘ione che dice: 


M. Tonrecio C..F. Ruro 
Dvo » Vino + INT. Ta, Mi, IL 
Cocosi. Er Inconas. 


Voltato lo scavo a sett., si scoprì una 
linea di colnune grosse metri 0,910; quali 
sebbene attualmente siano ridotte = sole 
Quattro, prima dovettero essere più nume- 
rose. Poggiauo esse sopra nna base attica 
senza plinto, € sono costrutle a zooe di 
suationi e pietre (Collyria) al pari delle al- 

lonne del portico, e come quelle che 
P i, Fra una colonna e l'al- 
lanza di metri 5,g00: sicchè 
fassi manitesto che ene non potevano 
reggere architravi, nè arcuazioni. Qui 
il sig. Promisa buon diriito opinava, che 
fiali coloane non potevano servire se non 
che al una decorizione onoraria, soppor- 


























seggere de busti o delle figure. Cotesta 
serie di colonne alla distanze l'un dal 
T'alita di quasi sei metri erano fiaucheg- 






LUNI 


finto dda un muro che si profungava non 
gi sa quanto, ed il cui /ambrì era stato 
ornato da lastre di mirmo. 








i vedere meglio dirette 
tali escavazioni, offri in dono quel suolo 
insieme coi ritrovati oggetti n S, M. Sar 
ds. Infatti quella Maestà, appena sccet- 


. tata l'offerta, volle asseguare una con- 


rus somma affinchè si eseguissero ulle 
riori ricerche, sotto l'ispezione della R. 
commissione di antichità e belle arti. 
lei esendo nominato il sig. 
Promis, questi reogssi sul luogo; e nel 






ino con tale successo che il dotto is 
tore fu in grado di present: sno Re, 
ed alla Commissiune di antichità dovi- 
iosi resuliamenti; dei quali è merito 
dell'opera fare conoscere ai miei lettori 
le cose principali , come quelle che sono 
vuffivienti esse sole per avere della Zusi 
romana una qualche idee. 

Avendo l’archeolago torinese diretto gli 
scavi nei campi del March. Remedi, me 
diante una fossa larga 144, fu ei 
Aracciala una vastissima area lastricata di 
armo bianco, fino allora intatta, della 
larghezza di metri 19 j,in una lunghes- 
ta indefinita. 

I lastroni marmorei erano sostenati e 
Quattro riprese da piccoli muriccivoli 
contenenti nelle intereapedini della ter 
ta battuta, ÎI limite meridionale termi. 
Nava in un i 




























ro com nicchia nel mezzo; 
di fronte alla quale il piano di opers Si- 


op 
gnina si abbassava alla profondità di me 
tri 3,855 nella larghezza di metri 0,980. 







statue ncefale con nna base, e non pochi 
tronchi di colonne striate del diametro me- 






Uri 0,585. A tali colonne apperienev 
stupendo capitello fonico romano, 
n lavoro in terra 









Ti gusto di 
ragione al sig. Promis da giudicare uli 


LUNI 
Baroni dell'epoca le’ Vespe 


cui restano le seguenti pa- 








parte mulilate: 
Lilli (1.1! 
Lil me. FA L).) 
11 /oRD PREFE ... 
Dl Dx RYPACIS-I )/ 7 
Lil. LI 





Un altro pezzo di lapida avera la pa- 
rola PUBLICE; ed un terzo marino tut- 
to infranto appens'lasciò al prelodato ar- 
cheolugo comporre questo poco: 

L. (VOLUM4a/US + FAVONIUS 


A teamontana del muro suddescritto si 
scoprirono alcune camere, in una delle 
quali erano ammontirchiati pressoché tut- 
ti i bronzi, che furono trasportati alla 
Accalemia delle scienze a Torino. 1 
















cnmere s'rapionbanulo, diedero cagione al 
Promis di pemare che ne fosse culuto il 





apelianti a un ca 
Il'archeologo stesso suppusto, 
che omtà vi fosse una fucina fioria. 

è lampoco iu piccola quaniità furono 
scultura scavati dal suolo di 
mx aggelti di gran. pregio non sa 








piedi di brouzo sopra rammenta! 
ottima scultura, e di gelto nitidissimo 
si rinvennero invlte statuette parimente le 





di bronzo, diverse membra ili statue, de' 
capitelli marmo, e moltissimi al 
frammenti 












se, come di tuute altre che io irala 
mccennare, poirannao i mici lettori av 


Promis, del più al 
quanti altri 


Dondechè tanta uberiosa mewe, ed in bre. 
mo spazio raccolla, è divenuta a 
tempo stesso documento syenne dello 4) 
rito patrio e della generosità del Mach. 





LUNI 


Car. Remedi. ma ancora della 
za di S.M.Carlo Alberto, per servire di 
ra alla continuazione di tali ricerche, de- 
glinate a illustrare, se non la storia di Zuai 
eirusca, al certo quella di Zuni romana. 











l'Università di Bologna. Essa consiste 
un decreto di patronato deliberato nell’ 
auno 355 dell'E. V. da un collegio 

e «enlpito in bronto a onore di £. 
Cor. Proculo, come colui che ivi è ap- 
pellato: Pir Splendidus Civitatis Lunen 
sis, Homo simpl. vitae. Unde credimus .. . 
si cum nobis Patron.-cooptemus . . . place» 
re cunctis universisque tam salubri rela- 
tione Magistror. nostr consentiri, prae- 
sertim cum sit et dignitate acci 
onore fascium repletus. Unde sati. 
deque gratulari possit N. N. si eum nob. 
Patr.adsumamus ... Et nos gloriosi gau- 
dentesyne offerimus, tabulamque. aeneam 
hujus Decreti N. scriptura adfigi prae- 
cipia! utinam jusserit, testem futurum in 
aevo hujus consensus nostri relationem 
cenmerunt. — Feliciter. 

Questo maguiloquo decreto di patro. 
nato ci ‘hiama a far menzione di altra 
iscrizione marmorea spettante a un colle- 

Fabbri, selibene di qualche tempo 
iure al decreto suddetto. Fu essa pu- 
I secolo XVII trovata io due 
pezzi nei campi di Luni e di la traspor- 
tala in casa Magni a Sarzana — Lu co- 
piò e pubblicò il Muratori , quindi la ri 
diede il Targioni sulle schede «ell 
riograîo sarzanese Rossi , il quale ultimo 
lesse nella prima linea, come 
quno 1819) leggeva , e caj 





























seguenti parole: NOMIVA COLLEGI 
FABRUM IIC, e non FABRUM 1LIC 
come fu data dal Muratori 





ae, che le tre letiere IIC, invece di essere 
Aue II avanti a un C, dovevano riguar 
la prima per un To per un L, è 
sicuramente per un G. 
i Irsse quella parola mossa in dur 
come abbreviatura di FABRUM 
LiGaiferorum, o sivero di FABRUM TI- 
Guur rum. 






dé LUNI 


Adottando io quest’ultima lezione del 
l'archeologo piemontese, ne av so qui 
i miei lettori, perché troveranno . 
Linici rammentata colesta tavola 
ri lunensi, quando calcolai quell’ 1C 
per nuruero romano, in vece di una pa- 
rola un poco iroppo mones. Mi gode I° 
animo però di aver comune l'opinione 
coll'erudito sig, Promis in quanto all'età 
della tavola predetta, la quale sebbene 
senza indicazione cronica, non dovrebbe 
essere anleriore al secolo IV, sul riflesso 
che si.trova in essa riunito ai Fabri Ti. 
‘gnarii anche il collegio dei Dendrofuri, 
rinnione che fu comandata da una legge 
dell Imp. Costantino, stata inserita nel 
Cod. Teodos. { lib. 14 tit. 8.) 

Finalmente al deel are del IV secolo 
nense dei 
tempi dell'impero di Graziano, Valente 
e Valentiniano, la quale consiste in un 
creduto cippo migliarin. Essa può dirsi l' 
ultima dei tempi romani , e forse la sola 
si faccia menzione dell’ intera uni. 
versità di Luni, cioè del suo civico ma. 
gistrato. 

Questo colonnino assai malconcio fu 
traslocato a Nocchi, villaggio sopra Ca- 
majore, in una casa signorile, ma attual 
mente conservasi in quella chiesa parroc- 
chiale. 

L'epigrafe copiata dal P. Sebastiano 
Paoli della Madre di Dio inviata al 
Muratori, che la pubblicò nel suo Tesoro 
(a pag. MLV. 3.} e dopo lui fu ripetuta 
dal Targioni e da me allorché ne fec 



















































N° 14, non crede affalto 
esente da-difetti queli ,e poro 
esatta la sua lezione, sia perchè in essa è 
dato il titolo di Divo a Graziano impera- 
tore cristiano e ancor sirenie, come an- 
cora per irovarvisi lur. Cass. D. N. Va- 
nanni; mentre questi fu imperatore d'O. 
riente. Quindi nasce motivo di dubitare 
che il colonnino possa essere ( com° 
fatto) in quei punti corroso, e che. 
10 agziungore per ultime lettere 
Vatrermiziano E; il quale imperatore re- 
gnà dall'anno 364 al 355. L'epigrafe re. 
lativa a Graziano e a Valentiniano II in 
tal caso surelibe sata ivi scolpita sotto il 
nome e dopo la morte di Palentiniano I 
loro padre. Per la stessa ragione l'ultima 


produrla sotto 





















LUNI 


fu fatta incidere nello stesso rip: 





insieme regnanti. 
Come estremo documento della storia 





spettante a Lun 
gli ultimi versi dell’ 
Numaziano, se non fosse Lroppo poetica 











la descrizione da esso fatta nel mentre 
approdava alla mariua di Luni, di eui 
cantò: 

4dvchimur celeri candentia moenia lapsu 


Nominis est auetor sole corrusca soror. 
Indigenis superat ridentia lilia sozis, 

Et levi radiat picta nitore silez. 
Dives marmoribus tellus,quaeluce coloris 

Provocat intacias luzuriosa nives. 


Imperocchè quel candentia moenia a 
giudizio del sig. Promis non deve essere 
preso in senso di mura di ma sì do- 
gli edifizi massimamente pubblici in essa 
compresi, — Frattanto che le mura di 
Luni fossero costruite, come dixse Ci Li 
di graudi | 
tiquario torinese ha delle ragioni per non 
convenire su di ciò, sia perché un recio» 
a non potrebbe sì facilmente spa- 
a perché nelle escarazioni e lavo. 
ri stati fin qui , non furono m 
discoperti costà muraglioni mar- 
morei. 


















rv: voro L'armro Der Barnazi e To- 
SCASA SINO AL SUO AVMICHILANENTO 


Mancano affalto notizie di questa citta 
dopo il passaggio di Rutilio Numaziano 
(anni 416, 0 420 dell'E. V.) sino alla 
fine del secolo VI; sicchè nulla sappiamo 
delle sue vicende sotio la dominazione 
Golica, come tampoco nelle tre prime 
decadi del regno de' Longobardi ja Tta- 
lia. — L'unico scrittore coeianeo che al 
ato una qualche rimembranze di 
è $. Gregorio Nagno. Un testimone 
lo illustre, un) autorità sod solcnn 

ri 


















renza sopra sinti pochi, i quali luugi dal- 
la nostra penisola fecero da cronibti del. 
i Lungobandi, senza 
dire come essi scrissero la storia di tal 








LURI 


perindo non giù, come da quel pontefice 
fu narrata, nella caldezza delle guerre 0 
invasioni di que' barbari, ma circa due 
secoli dopo. 

L'investigazione per tanto dei falli slo- 
rici proprj a fissare, se non con precisio- 
ne, almeno approssimativamente l'epo- 
ca dell’ irruzione de'Longobardì nelle no- 
stre maremme, e Del lerril: Luni, 
serobra che non possa riniracciarsi me- 
glio che nelle epistole e nei dialoghi di 
S. Gregorio il Grande, cui dalla corte di 
Costantinopoli per le virtù di lui, e per 
la meritata e ine che ne ebbe, grau 
parte degli d'Italia venne 
affilata. 

Fra le molte epistole del santo ponte. 
fice sceglierò specialmente quelle diret- 
teal venerabile vescovo Venanzio che sedè 
nella cattedra di Luni durante il pontifi- 
cato «del Gran Greg 

È quel medesimo Venanzio cliato nei 
dialoghi da quel Papa, sia allorchè rac- 
conta il miracolo dell’ Auzer falto da S. 
Frediano vescovo di Lucca, sia «le' pro- 
digiie predizioni attribuite a S. Cerbone 
Populonia. L'ultimo de'quali 
all'arrivo de' Longobardi in Italia insi 
me cu'suoi preti abbondonò la residenza 
di Terraferma per mettersi in salvo nella 
Isola dell'Elba dipendente dalla sua dio- 
cosi. Comerché s' ignori l'anno preciso 
della morte di quest ultimo tescoro, per 
quanto da alcuni six supposta verso l'an 
no 5,5, egli è certo però che S. Gregorio 
nell'opera citata ne parla come di un 
tatto acculuto innanzi il suo pontificato. 
Alla qual epoca per conseguenza conver- 
rebbe riportare l'irruzione delle populo- 
miensi maremme fatta dal crudi o 
duca Gummaritt. 

In quale stato deplorabile la ferocia 
de’ Longobandi avesse ridotto quella dio. 
sì può facilmente congetturare dal- 
l'ordine che S, Gregorio nel primo auuo 
del suo pontiticato inviò a Balbino vesco- 
vo della di 
dargli la vicina chiesa di Populonia, 
ch'era rimasta senza pastore e senza par- 
onde amministrare a chi nasceva e 
@ chi moriva i SS. Sacramenti. ( Epist. 
lib. 1. N15.) 

Ma in mezzo a Lanta crudeltà, mentre 
i Longobardi, come disse lo stesso san Gre- 
gorio ( Dialog. lib. II cap, 38), incrude- 













poli 


























di Roselle per raccoman- pei 


LUNI 05 


livano sopra i iani da disertare 
abitanti le compagne, le terre ele ci 
truggere chiese e monasieri, io non sa- 

+piegare come in mezzo a questi fl 
welli polesse un vescovo recarsi tranqui 
lamente alla visita apostolica e all’ord 
nazione di varii preti e diaconi in un'al- 
nel caso che questa fosse stai 
in preda di soldatescu eretica e crudeli 
ma: dico, di non sapere spiegare ciò se 
2a animeltere che le genti Longobarde al 
anno 5go dell'E. V., cui appunto corri- 
vio del vescovo di Roselle a 
+ si fossero ritirate da quelle 
maremme, 0 che quei barbari dall'iucen» 
































. Altronde come 
Pisa i ci 





ralori, sic- 
come può comprendersi dalle lettere «lel- 
lo stesso Ponietice agl 






cito longobardo stabilito nelle loscane 
maremme ? 

Comunque sia di tulto cià, non debbo 
io escire dall'insestigazione propostumi, 
da quella, cioè, tracciare dalle Jet- 
tere di S. Gregorio Magno qual fosse ne- 
gli ultimi anni del secolo VI lo 
vile e politico di Luni e della 
trade, 

Non meno di otto lettere contansi fra 
quelle sicuramente da S. Gregorio dirette 
a Venanzio vescovo di Luni, il di 














a, dell’anno 594, interdisce 
È di stare a-servire gli ebrei abi. 

tanti nella città di Luni, e nel tempo me» 
accorda a questi ultimi la fa» 
nuare a tenere i primi ncl- 
i agricoltori delle terre di pro. 
prietà degli ebrei, purchè i lavoratori vi 
stieno come veri coloni e senza apgravio 
di altri oneri da dirsi serv 
Cotesto documento, escito dalla penna 
di un santo ponictice, è importanti. 
loria legislativa; concioniucì 
parte di essa cpistola stà a coni 


















sMra, come i giudei a quel lempo | 
mamente possedevano beni-immobi 
«fronte anche di un'altra legge, che dovè 
esere di corta durata, la quale ordinava 





96 LUNI 


la coutisca de' beni di coloro che non fu 
sero battezzati. (Cod. lib. X De Pugan.) 
Il drito pertanto della proprietà im- 
tuobile pare che venisse conservato 
Ta a 2 favore della nazione isruelit 
auche uci secoli posterivri al reguo lon- 
gobundico. Su di che è da esaminare quan. 
to fu seceunato iu questo Vol. a pag. 383 
per conoscere, non solo del diritto mante. 
nuto in Lueca negli ebrei, cioè, 
scilere beni immobili, ma anche della fa- 
colà di poterne liberamente teslure per 
tramandarli ai Jorv ereil 
Non sueno meritevoli di attenzione so- 
no due altre lettere scritte nell'anno 595 
da quel sommo Pont.al vescoro Vensuzi 
























Ju una delle quali si ragivua della peui- 
tenta da iulligzeni all'abate di Porio-Ve- 








onasteri dell'Iole di Capraja, 
CI dello Gorgona; entrambe le quali isole 
dovevano perciò esere allora sotto la giu- 
risdizione spirituale del vescovo di Lun 
cui il S. Pontefice con l'altra lettera ip- 
giunge di recarsi cola per sorvegliare i 
due peniteuziati. 

Inoltre iu una di quelle lettere S. Gre 
gurio Magno da avviso » Venanzio di a- 
vergli inviato una copia della sus Aego- 
la Pastorale, e più una veste, la quale 
era destinata a servire al buttesimodi una 








Entrambi colesti documenti frattanto 
ci fanno strada a conoscere il libero eser- 
dei vescovi di Luni nelle cose atti. 
tanto nella 
terraferma della Toscana, come nelle iso- 
le di Capraia e della Gorgou , mentre 
nel politico queste dipendevano dalla cor 
te imperiale di Cntautinopoli. — Inoltre 
galle stese lettere si può erguire della li- 








che il re Autari, contemporaneo di S. Gre- 
gorio, prvibi ai suoi Longobardi di bat 
teszarsi nella fede cattolica 
Al ee di novembre dell'anvo 598 
isponde la quarta lettera, con la qua- 
le il S. Pontefice approva il divissinento 
del vexcovo Venanzio di fondare va inv 
mastero di vergini nella sua propria cav 
denise la città di Lupi € di delicarlo cou 








ma 
por monaca per costituirla in badessa a diri- 





LUNI 


la cappella anpeva a S. Pietro Apatolo, 
ai SS. Gio. e Paolo Martiri, a S. Era» @ 
2 S. Sebastiano ia però una lezi 
ma donazione di due foudi rustici, che il 
vescora possedeva in proprio, posti nei 
vocaboli Fubroniano e paio sl 
tre un assegno di arrali sacri ivi s specifi. 
cati. Al qual'oggeito S. Gregorio due anni 
dopa, richiesto da Venanzio, iuviogli 




















pere quel ssero ritiro di monache, (Fpist. 
(Lib. X n° ° 43). 

Harvi un'altra lettera dell’anno 599 
relativa a una nuora cunvertila inonsca 
(forse la ueolita del 595), la quale essen- 
retta ul Papa cou una petizione di 
«loglisnze contro sua walre, fu rinviata 
essa medesima cou la petizione a Vena: 
ziu, sciocche, verificata la cow, egli chia- 
masse u se la madre dolla monac4, e pre- 
curasse di persuaderla picificame Cie 
se poi ella non volesse alerire alle 

i officio:e di Venzazio, allora dispo» 
vescovo assister del.ba e a 
la cletta figlia davanti al 
giudice. 0 a chiunque altra persona se- 
conilo l'uso legale, atfiuché la madre della 
jcante venisse cusirella di efelluare 
‘23 ciò che ricusava spouisueamente. 

Fiuulmente 1° ultima Jeltera fu scritta 
da quel glorioso Pontefice nell'anno 600, 
€ la diresse al vescovo luvense mediante 
prete e un discono di Fiesole, lutori 
































Per la qual cosa S. Gregorio i 
il vescovo Venanzio a dare ni pet. 
una ventina di soldi di quel 
dellu sua chiesa. Inoltre aggiunger. 
prucurasse di aver cura del lesro sj 
te al patrimonio ecclesiastico lunense, 
finche (diceva S. Gregorio) quando Dio 

Ù senza al- 
0 controversia venghiuo 
te € ricmumvegnate alle chiese, cui 
e apparienzone. 

DI 


























pra) a queto 
tempo, v puo deu ia uti di dea Gre 


LUNI 


rin Magno io tengo che sia da riportar- 
f l'oceuiazione longobandica della Lu- 
Wigiana. 

Forse altri prima di me avrà fatte con. 
sîmili osservazioni desunte da uno scrit- 
tore cotanto rispettabile da anteporsi di 
gran lunga a Paolo Warnefrido , che ci 
ca sno anni dopo scriveva; come la 
guria marittima, a partire dalla città di 
Tuni nella Toscana, sino ni confini della 
Francia, cadde in potere dei Longobardi 
gno di Rotari ( fra il 636 e il 
653): civitates ab urbe Tusciae Lunensi 
mniversas, quae in littore maris sunt, 
usque ad Francorum fines cepit.(De Gest. 
Langob. lib. IV.c. 47). E qui merita es 
ser poste a confronto una consimile fra- 
se usque ad Tusciam dallo stesso Paolo 
adloprata , allorchè (al lib. Il c..36) seri. 
vendo egli del re Alhoino nel tempo che 
ava Pavia (anvo 569-571) attribui- 
jane di gran parte dell 
Jtalia , invasit omnia usgue ad Tusciam 
praeter Romom et Ravennam. Comecchè 
fino da quel tempo alcuni scrittori riguar- 
dino la provincia dell'Umbria quasi par: 
te della Toscana, è certo per altro che ciò 
non necadde sotto il regime de’ Longo 
berdi. . 

Quando precisamente Loni fosse cccu- 
pala dalle armi longobardiche, e qual 
sorta di regime governalivo v° intradu. 
cessero, tuttociò resta ignoto. Quello che 
sembra certo è, che a Vei 
piuttosto che precedere dovette nella sele 
di Luni il santo vescoro e martire Si- 
«ardo, o Cecrarilo; sia perchè il nome di 
quest'ultimo è decisamente longobardo, 
sia perchè nell'anno 6oo, a cui l'Ughe!li, 
sulla fede di un'iscrizione posta in tempi 
più recenti alla cassa sepolcrale di S. Ceo 
cardo nella ciiesa di Carrara, che segna 
all'anno Goo il suo martirio, il rese. Ve. 
mabzio in quell’anno medesimo continua- 
va a carleggiare con S. Greg. Maguo. 


























Una notizia che sarebbe impor 
tanza per decidere della prima disgrazia 
e desolstione di Luni, fu data per av- 


ventura de un aaiore contemporaneo # ; 
ma che dalle lontane provincie della Fran- 
cia scriveva delle cose d' Italia. Intendo 
di appellare a un paso della Cronica di 
Fredezarin tata dal Duchesne (Fran. 
cor. Script. Vol. I cap. 71), la dive di- 
acurrendu della: conquista della Liguris 











LUNI 947 


marittima fatta dal re Clotario, n Potari, 





rittime di Genova, di Albegna, di 
getti, di Savona, di Ubitergio e di Luna, 


= mettendole tutto a ferro e foco, spoglian» 


do quei popoli, comlannandali alla schia- 
vità, e finalmente distruzgendo fino ai 
fondamenti Je mara delle pronnminate 
città: muros civisatibus subscripiis usque 
ad fundamentum destruens, vicos has ci- 
vita'es nominare praecepit. 

Quantanque alcuni dotti, fra i quali 
11 sig. Carlo Promis, facciano buon conto, 
e diano una grande imparinnta alle citate 

role segontamente per indicare l'epoca 
delta prima distruzione di Luni, pare qual- 
euno trovò ragione da dubitare che nelle 
descrizione di tutte quelle brutte cose, 
fatte dl re Roteri a danno di Lani e del-* 
la Ligaria, vi sia una gran dose di ess 
geruzione, e forse, anche molta parte di 
romanzo, specialmente ciò che «petta 

sebizeità de' popoli rovine dici 
liguatiche, tra le quali quella di Ubitergio 
escita di getto dul cervello di quel fran 
cese scrittore. 

Ad opporsi al racconto di Fredegario 
Trpino ‘allo smantellimento delle mura 
di Luni, alla schinvità del suo popolo, 
all'essere stata tolia dal novero delle cit- 
tà ec. ec. stanno i fatti posteriori all'età 
di Rota bellicnso sì, ma netalen del. 
fe oppressioni dei Longohardi prepotenti 
‘n danno dei sudditi sicchè frenare 
quelli e tatelar questi, egli fu il primo 
re di sua nazione in Îialin, che riunisse 
le un corpo di leggi il codice longo- 
bardico. 

Luni frattanto continuò non solamente 
sd essere sede de' suoi vescori, ed a chia. 
marsi costantemente ciltà , ma nello stes- 
30 sun distretto ehbero case e posessioni 
1 duchi longobardi di Lucca, al cui go- 
verno politico Lani con tutta la Lunigia- 
ma sembra che restasse incorporata. 

Arroge a ciò, che l'antico castello di 
Montigamo, detto allora di Agi/ulfo, seb- 
bene nel distretto di Luni, a' tempi del 
re Astolfo doveva dipendere dulla Corte 
regia di Lucca. ERO 

D.mdechè fra le sostanze del re Astolfo, 
con diploma del 753-donate a S Anselmo 
perla badia da questo suo cagnato crella a, 






























2948 LUNI 


Nonabtola, sì trova nominato ua oliveto 
punto pressa il castello di Agilulfo, con 
sue poderi e respettivi coloni , il tutto 
spettante alla sun Corte Zegia di Zuc- 
ca. ( Tiuscecai, Histor. Nonant. T. Il 
pag. 15.) 

Che i ducbi Longobardi di Luoca pre- 
sedessero anche al governo di Luni e di 
tutto il suo contado è un tal vero che non 
ainiette discussione; e che i duchi me- 
desimi possedemero case e terreni in La- 
migiana lo annunziò prima di tutti il Fio- 
rentini nelle Memoric della gran contessa 
il quale trovò il glorioso duca 
WPalperto nel ventesimo anno del regno 
di Luitprando, e primo del re Ilprando, 
cioè nel marzo del 736, nella città di Lu- 
ni, mediaote però un suo rappresentante, 
per acquistare in compra una casa con 
deîrenì, servi, ancille, campi, vigne, 
selve, mobili e immobili. La carta che è 
stata recentemente pubblicata nelle Me- 
morie Lucchesi (T.V P. II pag..13), fu 
rogata in Zunensi civitate in mense sus 
prascripto alla presenza 
mii, fra i quali due cit A 

Conoscendo ora il testamento .del ve- 
servo Walprando figlio del duca Il 
4€ Wlperto, col quale aito lasciò 
sho patrim chiesa di S. Martine, 
a quelledì S. Frediano e di S. Reparata di 
Lucca, si viene a scuoprire una delle cau- 
ie per le quali la mensa vescovile lucchese 
e la chiesa di S, Frediano permutavano o 
ano beni di loro pertinenza in La- 





















per esempio è un contratto del 
sett. 816, rogato in Luni da Giovanni 
prete e notaro della stessa chiesa alla 
seuza di due vescovi, Pietro di Luni e 
Jacopo di Lucca, mercè cui quest’ultimo 
diede a livello sl vescovo lunense totti 
i beni che le chiese di S. Martino e di 
S. Frediano di Lucca possedevano del. 
l'eredità del vescoro Walprando in loco 
et finibus Eunense, — Con tutto ciò. i 
v i Lucca auche nei tempi 














sti in Lunigiana, Essendochè nel 19 mag- 
gio dell'843 Berengario vescoro lucchese 
fece un cambio con Rodiperio de Zuaa 
ivi icerè due poderi posti 
cedeudi 





verve ana casa massarizia con lerre incol 
te, selva cc. posta bi dicilur Culimaulo f- 





LUNI 
nibue Lunense civitatis, pertinente ipsinr 
«piscopatu vestri S. Martini , ecc. 

Che il luopo di Coliunulo qui sopra 
ramaientato corrisponiler potesse al vico 
di Colagnola, o Colugrola ia Val di-Ma- 
gra, ne induce a crederlo un'altra carta 
lucchese del 9 sett. 8795 la quale sì ag- 
gira intorno alla permuta che Gherardo 
vescovo di Lucca fece di alcuni beni della 
sua chiesa, situati in /oco ubi dicitur Pu- 
licha prope Colugnule, finibus Lunen- 

i talcbè designandone i confini, 
rammentala la selva del vesco- 
Maria di Luni, la Pesciola {tor- 
rente) Zugnatica e Ciceriano (Cesera- 
10). — Med. Coruonora di Val-di-Magra. 

Ad esaminare la convenienza di cole- 















P. Il.) 
lè tampoco mancano docnmenti poste 
‘riori confacenti a dimostrare, che i ve 











ghi della Lunigia gen 
najo dell’ 883, Gherardo del fu Gottifre- 
do vescovo di Lucca allivellò una casa com 
terre annesse, situate în /oco ubi dicitur 
Mossa prope Frigido, ingiungendo I ob- 
bligo al fittuario di recare l'annuo censo 
di dodici buoni danari di argento alla 
corte dominicale dello stesso vescovo, po- 
sta in loco ubi dicitur Quarantula prope 
Frigido. (Oper. cit.) 
‘nte con altro istramento del 
986 Teodegrimo vescovo di 
per conto della sua calte- 
i terra posti alla destra det 
s0 la pieve di S. Vitale, 
loco et finibus 
















Longobardi in Toscana, il cammino si 
rende talmente malagevole'e oscuro che 
fa duopo auidare Lasioni co} rischio cao. 
tiuuo di cadere o di perderne la traccia. 

Che Luni sotto il regime lougobardo 
dipendesse da un castalido, sottoposto egli 
medesimo sl duca di Liqoca c di Fis, 


LURI: 








perisce, che il duca Allone aveva l'inge- 
renza e il comando di tutto il littorale 
toscano. — Ped. l'Art. Lucca. 

Se si cerca di Luni sotto il regno de 
Carolingi, mi sembra di vederla conti 
muamenie non solo sede tranquilla de'suoi 
prelati, ome lo di a conoscere il docu- 
mento del sett. 816 di a passi 
ma eziaadio dipendente 
periore di Lacca. Per ciò che pe part que. 

mo quesito stà in suo furore il fat- 
dell'apparizione del porlenioso nati» 
glio che senza pilolo € senza alcuna guida 
dai mari del Le + terso l’anno 782 
portò alla spiag; Luni fra le altre io- 
signi reliquie quella del Vocro Sanro che 
si venera io Lucca, 

Frattauto noi ci avanziamo verso l'an- 
mo 840, epoca nella quale Luni protò 
dai Nori e Saraceni tali disavventure, che 
questa città ne restò desolata al segno da 
nom poter più d'allora in poi risorgere 
dalle sue rovine. Però il graude Annali 
jano ebbe ragione di uon fare al- 




















ri racconiai 
Astingo capo de' Normanni 
permanenza, poscia dell" 
scovo e della prig 
Lani, accompagnata dalla distruzione fa- 
tale della citta. Tanta barbarie facevasi 
dalle genti del Nord che veleggiarono del- 
T'Oceano fino alla Magra, credendo di aver 
e devastato invece della piccola 

tà di Luni l'eterna metropoli di Roma, 
altre favolose bizzarrie di simile fetta, 
ripetute a sazietà da scrittori di troppa 
buona fede e di epoca posteriore alla sup- 
posta avventora. Quindi 
«dopo avere passat 
i principali autori che discorsero di quegli 
accidenti, e dopo aver delto, che un'astu- 
nia similea quella di Astingo fu attribuita 
a Roberto Guiscard oggetto d'i impor 
sessarsi di un castello in Calabria siccome 
vien narrato da Gi 
pensa a buon 
ture troppo ripetute svelino un' origine 
romanzesca. 

Un nuovo imbroglio è messo in campo 

ve 





























o no 860 ivi si legge, che i Dunesi, ossia 


LUNI %9 
dall'annalica Bertiniana, iscchiall'an. 


Magione venaero al 
indi penetrati per l° 
altrecittà. Ma ne ciò fia vero, dirò 
È tori, ben poea cura doreano avere 
elIialiani di tewer fortificate e guornite 
di buove muraglie le loro citta, massima. 
mente in tempi, nei quali ogni dilesa ba- 
stava a fermar l'impeto di eserciti i più 











eros. 

Comecché dopo tanti racconti di bar- 
bari pirati, Mori, Saraceni e Xorman 
scesi ira l'84o e l'860 a mettere i 
rale toscano a ferro e fuoco, Luui devesse 
ine e deohazio. 












intorno al mille — fata 
Luni si tenevauo fiere n mercati, arvegna- 
chè in quell'anuo-dall'Imp. Ottone I fu- 
rono donati al vescovo i diritti regii sul 
mercato medesimo insieme com la corte, o 
dir si voglia il distretto della citt di Lu- 


al 963 in 





ni, ec. 

E iu qualche modo il nuove sbarco e- 
seguito fra l'Arno e la Magra, nel 1016 
dai Mori condotti da Musetto principe ddel- 





la Sardegna e delle isole Baleari con dan- 
no di Luni, serve a confermare che que- 
sta città era sempre abituta e abitabi 





Nè tampoco al primo secolo dopo il mil- 
Je si potrebbe dire ebe il commercio € lo 
scavo dei marmi Lunensi fosse affatto nul- 
lo, tostoché, se l'abute Bono nel 1040 per 
costruire la prima chiesa e monastero di 
S, Michele in Borgo a Pisa si recò a Ro- 
ma a comprare colonne 






antichi elifi 
oche, per fub- 





fece venire per mare da Luni il legua- 
me di castagno: e che poch' anni appresso 
ridusse la fabbrica del suo monastero sì 
ben fornita |li colonne che aveva pror- 
veduto da Luni e dall Isola d'Elba, in 
guisa che lo stesso abate dich 
il Mon. di S. Michele di Pisa 







portò i suoi reclami a i Rcocielia 

Arrigo III, per dirgli che un tal signorot- 

to lucchese, Gandolfo del fu Enrico, ave- 

vagli rapito ua terza perte del monte 
10 


Ù30 UUNI 
della corte e castello Ji Agilulfo, citunto 
prope porta quae dicitur Beltrami, che 
era di proprietà della cattedrale di Luni ; 
talchè l'avvocato era pronto a cimentare 
le sue ragioni mediante il giulizio della 
Pugna. Naove rappresaglie soffrirono mel 
secolo XII i vescovi di Leni per parte 
de' pià potenti dinasti della Lunigiana, 
Dicn Jei marchesi Malaspina, che arhi- 
trariamente nel 1124 avevano fabbricato 
un fortilizio nel monte Caprione, po- 

i poveni 
e giorisdizione della chiesa di Luni. Per 
Ja quale aggressione fa portata la causa 
davanti ai consoli Treguani di Lucca nel. 
la chiem di S. Alessandro; ls quale ver 
tenza fornisce un altro indizio confecen- 
te a confersenre la supremazia del governo 
lecchese sopra Lani e la Luni 














Però a coatrariare la sorte di Loni pià 
di ogn'altra cosa vi contribul ia malvagi. 






© area interposta fra Luni.e il lembo del 
mare, il luogo che fe sede della desolata 
città con i fomi ed i suburbj, il dirittodel 
ripetico e del telonze com varii castelli 
del contado lunense, fra i quali Cerrara 
de sue e le lapidicine de marmi, ec. 

Frrfegitt età il vescovo sil clero 
lunense vagavano dall ica sede a Ser- 
€ spesso a Ca 
selnuovo di Magra per fori 








ire un nemi- 
bile, ma più formidabile dei 
Mori, dei Saraceni e dei Normanni, come 
era la crescente corrotiela dell’ sere ca. 
giooata dai paduli, dai ristagni delle 
scque marine, e da quelli dell’acqua dol. 
ce che spingeva nei campi di Luni la va- 
Guate fumana della Magra e che i cre- 
scenti rinterri e le progresive dune sen- 
scolo ivi arrestavano. 

Ju vista per tento della malaria fu dal 
Post. -Inuscenzo II, nel 1304 conceuo, 
«he la cattedrale di Luai si teasportesm 
im S Andeso di Sernena eb ceri: intem- 





LURI 

perieni. Con tutto ciò il capitolo di Le 
ni nom sembra che si stabilisse in Serza- 
na, mentre lo troviamo anche dopo il se- 
cole XII ad ufiziare in Cestelnuove di 
Magra, pecse situato in io, e assi 
ticino a Lami. Difatti in novo fa- 
trono redatti gli statuti più sotichi del 
capitolo di Leni, e in Castelnuovo nel 6 
otiubre del 1306 capitò Dante Alighieri, 
incaricato dei marchesi Malaspina per 
trattare la pace con Antonio da Canella 
vescovo di Luni,malato inquell'epi; ca 

L'abbandono totale Toni per perte 
del smo clero, e il di lai stabilimento fi 
male in Serzana, data veramente dal 1465, 
anno in cai il Pont. Paolo IL ai at lu 
pr segnò la bolla di traslazione forms- 

della sede vescovile di Luni 
ma; sul riflemo, dice il privi 
residenza di quel clero era vagante. Che 
però, conservato il nome di città alla stes 
tu deserta Zani, ordina che sia traslatata 














a Sarzana îl titolo di città: mec noe di- 
etum oppidum Sarsanoe in civitotem cum 
jure civilitatis, ct cunctis aliis privile. 


n... crigims. 
4 Coucala Leni del mondo politico e dalle 


i storia ecclesiastica, dopo avere trasfare le 


sue oaorificenze in Sarzani 
il lettore all'Art. di questa città dove sa- 
ranno secennate le vicende della sua die- 
cesi, mon che le politiche del suo terri- 
torio. 





1 più attribwiscono a Leni l'onore di 
essere stala patria del Pont. S. Eatichi» 
no, siccome coa maggior sicurezza si peò 
dire emere stato suo cittadino il vescoro 
S, Venanzio, tosiochè egli la propria casa 
di Lani coeverti in un monastero. 

LUXI (PORTO x). — Fed. Lena, 
Ponro-Vaxrar, e Srezia (Goiro seta). 

LUNIGIANA ( Zaniziana ). — Piccola 
regione posta fra liguria e la Toocana, 

la maggior perte ome 
ispre e fi wuoi influenti, a cui diede 
il nome che tuttera conserva di Lenigia- 
na, la città di Leni antico cspo Imago dell 
eontule e discesi omonima. - 

Se noi potessimo esser in grado di ca 
rscere il perimetro di ques'antico com- 
tado, avremo nel tempo stemo donde as. 
dei limiti precisi delle Lani- 


LUNI 
glana,iquali peraltro oltrepassare dore- 
venoquelli del ywe;oy Macra di Stra- 
done , ossia della Val-di-Magra. 


Ai secoli XI, XIl e XIII il contado del- qu 
Marca con la Ri. 


la Lonigiana 





gli ul 
soro (Lib. III c. 3) diceudo; che il primo 
vescovo di Toscana è quello di Luna, ch' 
è Marca con li Genovesi. 
Contuttochè corra per invalsa o) 
di essere i vescovi di Luni stati investiti 
del titolo e prerogutive di conti della Lu- 
migiana sino dal tempo dei Carolingi; 
miuno fra i documenti finora pubblicati 
specialmente di quelli estratti dul di 
zioso archivio arcivescovile di Lucca, nè 
tampoco dall'archivio della cattedrale di 
Sarzana, presentò una lestimonianza che 
possa dirsi coeva al regno dei Caroliogi 
per dare a tale opinione il grado di verità. 
Certo è che al secolo XI portavano il 
titolo di Conti della Lunigiana i prone- 
ti del march. Oberto, che fu Conte del 
alazzo sotto Ottone il Grande. Della qual 
cosa ne abbisino la conferma in ua do- 
eumento dell’anno 1050 edito dal Mura- 
tori nelle soe Anlchità Estensi { Parte I 
cap. a) dove si legge, che 11 March. Azzo II, 















tola Comes istius Lunensis Comitatus. 
Altronde non risultando dai diplomi 
periali , e nè tampoco da quelli ela 
dall’Imp. Federigo I al suo ben alfetto 
Pietro vescovo di Luni, nè dal lodo del 
2202 sulla questione dei castelli venduti 
dai marchesi Estensi ai Malaspina, e nep. 
re dal trattato di pace del 1306 fra An- 
io Vese. di Luni e i marchesi Mala. 
spina rappresentati dal loro procuratore 
Dante Alighieri, nè avendo io incontrato 
alcun utto solenne di epoca anteriore al 
sec. XIV, non saprei fissare un 
gio regio, mediaute il quale i vescovi di 
Luni godettero prima del secolo XIV del- 












le prerogative di Conte. 
: Venne bensì nell'auno 1355 accordato 
loro il titolo di Principi dall'Imperato- 





re Carlo IV con uno di quei tanti diplo- 
mi, coi quali si concedevano spesse volte 
li stessi paesi ed onorificenze a due ed an- 
che a più persone, o comunità nel tempo 
amelesimo. 

Uno dei vescovi più allivi per riven- 








LUNI 91 


dicare ai prelati della diocesi lanense i 
diritti stati trascurati o perduti, fu il ve- 
dei nobili di Fucecchio, il 
nella cattedra di Luni dall’ 
anno 1376 al 1296. A lui si deve la ruc- 
colta, o copia Î 














raccolta che fu e si conserva tuttora riu. 
mila in un libro di proprietà della calle. 
drale di Sarzana‘, not eruditi sotlo 





Fra i molti documenti che il Muratori 
estrasse da quella collezione fuvvi auche 
Tarbitrio lodato nel 1208 dui giudici 

ti im uns causa vertente fra 
Gualterio vescovo lunense du una parte 
e i marchesi Malaspina dall'altra parte; 
nel quale lodo per avventura si descri- 
vono in succinto i confini della Zuni- 
giana, ossia del contado e diocesi di Luni 
che meritano di essere qui appresso ripor= 
tati con la stessa ortografia e parole: 
Hi sunt confines. d Ponte de Strada 
(il poaticino detto fottere di Strada, po 
chi passi a ‘pon. di Pietrasanta ) conpre- 
iendo fotam curiam Corvarie e Valle- 
cle usque ad montem , qui dicitur Juva 
et ab co monte usque ad summitatem Al- 
piu (dell'Appennino di Garfagnana fra 
Mommio e Sillano ).eundo per sumunita- 
tem Alpium usque ad Cisam, et inde 
comprekendendo totun districtum Ponti. 
eli ( Ponticli per Pontremuli ) et Mulaz- 
si, et Lovagli, et Calese (Calice), et eundo 
asque ad Padulvarinum, et in eundo 
usque ad Carpenam compreliendendo to- 
tam curiam et distriotum Carpene, We- 
sani, Foli, Vallerani, Bevelini, Vesigne, 
‘esndo 

















(Tivegna ?) et Pulverarie, et inde 

per maris litora usque subter Brancalia- 
nura (borgo di Brancaliano esistito sul fiu- 
et inde usque ad pontem de 
st in capite Brancaliani. — 
rescritti confini ( soggiunge 
quel lodo ) tanto i marchesi Alberto, Gu- 
glielmo e Corrado dei Mulaspina, quanto 














il Vescovo e i loro respettivi no- 
bili e vassalli si obbligavauo di prestarsi 
reciproco ajulo ec. 


Dalle sopraespresse parole perlanto, nea 
che dalle bolle pontificie apedite da Eu 
io II (anno 1149) e da Innocenzo 
Ill (anno 1202) ai vescovi di Luni, sem. 
bra resaltare, che la chiesa luocase als» 





pe LUNI 

colo duodeciaso, non avesse più giurisdi 
zione alcuna sulle isole di Capraja e di 
la Gorgona, come la ebbe ul tempo di 
Gregorio Magno; e che, se dal lato di po- 
mente la diocesi Luni al secolo XII 
aveva già perduto uma porzione di terri- 
torio, sembra che non venisse egualmente 
scorciata dalla parte di levanito, dove per 
lungo tempo abbracciò il distretto di Cor- 
vaja e di Vallecchia in Versilia, Infatti 
questa fiumana sino al declinare del seco- 
lo XVIII formò l'estremo limite meri- 
dionale della diocesi di Luni-Sarzana, si 
come dal lato di grecale i suoi confini , 
valicando il monte del Giogo, verso la 
Pania di Terripca, percorrevano nella 
valle superiore del Serchio, ossia nella 
Gurfagnana alla, dote abbracciava tutto 
i torio comunitativo di Minucciano 














no. Costa oltrepassando il Serchio saliva 
sull'Appennino dell’ Ospitaletto, ed ivi 
premdemlo la direzione di maestro per- 
correva la stessa giogama fino al di là della 





Cisa'e trapassato wppena l'Appeni 
Zeri, scendeva per Calice in Val-di 
quindi per i monti del Golfo della Spe- 
zia, e di la per mare tornava sul lido del 
la Versilia al Ponte di Strada. 

Che poi la contrada della Lunigiana 
fosse molto più estesa di quella che porta 
il nome di ValJi.Magra , si rileva anco- 
ra ilalla notizia pubblicata dal Zambecio 
delle città e castella della Toscana descrit- 
te all'anno 1376 per valli, e per conirale. 

Essendo che (ra i csstelli, i quali ade- 
risano allora all'Impero, si trova wella 

vincia di Lonigiana segnato per il pri- 
Po quello delle Perrucola de' Quosi col 
suo distretto (cioè di- Fivizzauo) e per 
l'ultimo il comme di Montignoso; men- 
tre per parte della Garfagnana lo stesso 
registro comprende fra i camelli di que- 
slultima provincia, a partire dalla valle 
del Serchio sotto la Lima dal castello di 
Pescaglia risalendo nella valle superiore 
sino al confine della comumitî e plebanato 
di Pieve-Foseiam, il cui distretto confi- 
mava € confina col crine dell' Appennino 
di S. Pellegrino. 

Perciò che spetta alle psteriori vicen- 
de della diocesi di Larui-Sarzana vedasi 
P.frt. Sanzaza, 

Coi per fa parte fisica della Valle di 





























LUPE 


Magra, e territorio di Luni invierò i miei 
lettori agli Art. Aura Aruasa, Connana, 
Lirronate Toscano, Macna, Maainurta se 
Lum, Piernasanta ec. 

LUPETA nel Val.d'Arno Pisano. — 
Cas. che diede il nome a due antichi mo- 
nasteri , di cui restano luttora le chiese 
con qualche annesso. — Il primo è in- 
titolato « S. Jacopo, l’altro a S. Andrea, 
eutrambi compresi nella Cor. e Giur. di 
Vico Pisano, du cui le stesse chiese trovan- 
si poco più o poco meno di mezzo miglio 
a grec. nella Dioc. e Comp. di Pisa. 

Risiede il Mon. di S. Jacopo sopra ui 
viltima propagine orientale del Monte. 
sano. Era la sua chiesa divisa in tre cor- 
pi, ora residuati sl solo ambulatorio mag- 
giore con una traversa senza tribuna, del- 
la figura del T con uu solo altire. Con- 
servasi però la facciata, che è tulla di pie- 
tra verrucana di an’ architettura forse del 
secondo secolo il mille. Con questo 
monumento della storia architettonica sì 
conservò sino ul secolo decorso, quasi per 
far prova della di lui antichità, una cam- 
frana nella contigua torre che portava scol- 
pito l'anno 1186. 

Il Mon. di S. Jacopo a Lupeta aveva 
titolo di priorato. Sembra che un tempo 
l'abitassero gli Eremitani di S. Agostino, 
i quali nel 1294 dall'Eremo da Lurpeta si 
recrrono nel convento di S, Niccola a Pise. 

A viemaggiormente convalidare la no- 
Vizia di una numerosa famiglia monastica 
che costà dovè abilare restano gli avanzi 
dell'annesso claustro e dei corridori si- 
tuati di fianco alla suddetta chiesa. Co 
testo locale attualmente serve ad uso deb 
la famiglia colonica, che lavora i contigui 
terreni, i quali insieme con la chiesa fu- 
rono dati al capitolo della cattedrale di 
Pescia. 

L’aftro monastero con la contigua chie- 
sa di S. Andrea a Lupeta, trovasi distan- 
te un 400 passi da quello di S. Jacopo, 
scendenilo verso grec, alla base estrema 
del monte, e poco lungi dal canale della 
Seressa. — Del Mon. di S. Andrea di La- 
trova menzione sino dal 1 marzo 
43 fra le pergamene della Primazialo 
di Pisa, ora nell'Arch. Dipl. Fior. 

Nella facciata di questa chiesa di 
tica stritttura circa alla metà dell’alzato 
veggonsi quattro leste d'ariete scolpite in 
maciguo al pari di tutto il restante «dell 






































LORI 


elifizio. La chiesa è di forma quadrilun- 
ga con ampia tribuna rotonda, e presso 
alla medesima sono gli avanzi del Mon. 
abitato da religiose, le quali si trasferiro- 
no più tardi in quello di S. Marta a Pisa, 

LUPI presso Livorno. — Villa con an- 
messa lenuta nel popolo di S. Matteo, Com. 
Giur. Dine. e citea un migl. a sett. di Li- 
vorno, Comp. ili Pisa. 

1a Torni sulla strada R. pisana presso’ 

la ripa destra del torr. Cigna e la Fonte 
di S. Stefano, così detta da una polla 
d'acqua che prese il nome dal 
chiesa battesimale di $* Stefano in Car- 
raja presso il l'orto Pisano, stata consa- 
crata e dotata nel 1116 da Pietro vescovo 
di Pisa. —/"ed. Livonno Comunità, e Por 
ro Pisano. 

LUPINAJA nella Valle-tel.Serchio,— 
Cas. con ch. parr. 6 Pietro) nella Com. 
Giur. e circa 4 migl. a sett. di Gallicano, 
Dive. e Duc. di Lucca. 

È situato in poggio alla destra del fi. 
Serchio sopra uno sprone occidentale del- 
l'Appennino di Barga, dal cui piviere e 
giurisdizione il popolo di S. Pietro a Lu» 

naja anche nel secolo XIII dipendeva, 
A memoria più autica del casale di Lu. 
pinaja risale all'anno 754, mentre nel 
istrumento di fondazione della badia di 
Monteverdì il suo fondatore S. Walfredo 
assegnò al monasicro medesimo, fra le 
altre sostanze, le porzioni di case e ter- 
reni che teneva in loco gui vocitatur Bar- 
ga, Ghemio, Zupinario etc. ed. Banca. 

La par etro a Lupinaja nel 
1832 aveva 196 abit 

LUPO (CO' pi). — Fed. Conruuro — 

LUPO (MONTE). — Fed. Monratoro. 

LUPONMPESI, o LUPOMPRESO nel. 
la Valle dell'Ombrone sanese. — Villa 
nel popolo di S. Fortunato a Murlo, Com, 
€ Giur. medesima, Dioc. e Comp. di Sie 
— Ped. Mono. 

LURIANO ( Zugrianum ) nella Valle 
della Merse. — Cas. già Cast. con 
solto l’invocazione di S. Gio. Battista 
nella Com. Giur. e circa 4 migl. a scir. 
di Chiusdino, Dioc. di Volterra , "Comp. 
di Siena. 
iede sopra unta diremazione dei pog- 

usi che propagansi a lev. ale 
Bocchegiann, pei quali è sepa- 
rat la valle superiore della Merse dalla 
vallecola percorsa dal torr. Farma. 





















































Lusc 955 


Alla chiesa di Lariano furono riunite 

quelle di Folgori o Scalvaja e di Far- 

1a, disperse villate situate fra le due e 
igl. a scie. di Luriano. 

Luriano nel secolo XIW 

+ oltre le chiese testè no: 


La pare. rivi 
nel 1833 contava 245 abit. 

LUSANA in Val-di-Magra. — Cas. con 
chiesa par. (S. Andrea) nella Com. Giur. 


li Luriano e Scalvaja 


scir. di Bagnone, Dico. 
di Lani-Sarzana, Comp. 





e qua: 
Ponzano gi 
Pisa, 
Giace sul dorso dei poggi che separano 
il torr. Civiglia di Cessolana da quello 
del Tavarone. 
Le ville di Zusana, Busseto e Pagliac- 
cio, per alto dei 16 maggio 1566, si sot- 
tomisero al G. D. Cosimo L e sei anni de 





1833 del 168 abit. 

LUSCIANO ( VILLA pr) sopra Rsoce- 
noti nel suburbio orientale di Firenze. 
Ped. Rusciano (Vara m) 

Luscrano di Mucenuo, attuatmeote Car- 


sctano. — Wed. Luco pi Mvustuo. 

Lusciaso e Tuscrazo nella Valle dell’ 
Albegna. — Di questi due casali uno vi- 
cino all’altro, dove furono due chiesuole 
sotto il titolo di S. Eusebio e di £. Gre- 
gorio nel distretto di Manciano, territo» 
rio della città di Sovana, è fatta menzio- 
ne in molte pergamene dei secoli VIII © 
TX della mensa vescovile di Lucca, alla 
quale le suddette chiese e vici a quell 
epoca appartenevano. — Fra quelle per- 
gamene perlanto ve ne sono due, del gior 
gno 752, e del 25 marzo anno 753, le 
quali ci seuoprono per avventura la ca- 
gione, per cui la Ch. cattedrale di Lao. 
ca sotto il governo dei duchi longobardi 
estese il suo patrimonio perfino nelle ma. 
remme di Orbetello, mentre con queè 
due istrumenti, rogati in Lucce, Perpran- 
do e Petrifunso figli del duca Walperio 
venderono al loro fratello Walprando ve- 
scovo di Lucca Îa porzione di beni Legion 
tenevano a Tusciano e a 
sisteuti in case, in terreni colti ra i 


QUL Luso 


«colti, pomiferi, vignati, olivati, selve, ec. 
1 quali beni uniti al ricco patrimonio di 
quel Vesc. passarono , per metà ulla cat- 
tedrale, e per l'altia metà alle chiese di 
8. Frediano e di S. Reparata di Locc4, 
‘mercèil testatmentodi Walprandodel754. 
— Fed. Trsciano e Lusciano, Sovana. 
LUSCIGNANO, 0 LUSIGANO in Val 

+ di-Magra.—Cas. c00 parroschia (S. Mer. 
tino) nella Com. eun migl. a pon. di Ca 
sola, Giur, di Fivizzano, Dioc. di Pontre- 
zioli, giò di Lani-Sarzana, Comp. di Pisa. 

È posto in costa sopra i poggi che fian- 
cheggiano a destra il torrente .dulella, 
allorchè scende dal soprapposto Appenni- 
mo, appellato l'Alpe di Mommio. 

La parr.di Luscignano nell'auno 1833 
contava 328 abi 

LUSIGNANA in Valdi L— Ab 
tro casale del distretto e giuri ione di 
Bugnone, con chiesa parr. (SS. Viucenzio 
€ Atastasio) nella Dioc. di Pontremoli, 
già di Luni-Sarzana , Comp. di Pisa, 

Trovasi alle radici del Mont Orsajo 
sopra lo sprone che scende alla siuistra 
del torr. Caprio, sul canale chiamato Pos- 
ponte , mezzo migl. a lev.-scir. della Roo- 
ca-Sigillina , e circa 4 migl. a maestr. di 
Baguone, confivaute a lev. coll ex-feudo 
Estense di Treschietto, mentre dal lato 
Fato si unisce alla Com. granducale di 

ilattiera , cui Appartiene una porzione 
della popolazione di Lusignuna. 

Pa perte della parr. di Lusignana una 
piccola villata che porta il nome di Vi- 
nola (Fineola), della quale villa cadi 
bccasione di far parola al suo speciale 
articolo + 

11 Cas. di Lusignaoa fu già di dominio 

del March. Spinetta Maluspina di Fosdi- 
novo, dalla cui obbedienza quel popolo si 
allontanò per mettersi solto la Rep. Fior., 
che gli concesse capilolazioni assai van. 
taggione în data del 7 marzo 1477. 
* La parr. di Lusignana nel 1833 conta- 
lagiti, gr dei quali spelta! 
i Filattiera. — Fed. Bacnore 
€ Firarruna. 

LUSIGNANO.— Ped. Lecsonaro, Los- 


Grana, e Lusciona! 



























coi 
LUSOLO, LUSUOLO (Zuzolune) in 


Val.di-Magra.— Villa cou ch. parr.(S.Mat- 
teo) nelle Com. Giur. è circa 4 migl. 
Mib. di Baguone, Dioc. di Pontremoli, gi 
di Luni-Sarzana, Comp. di Piss: 





LUST 


Cotesta villata insieme con Campoli 
stu alla destra del fi. Magra in un suolo 
serpeatiroso, totalmente diverso e stac- 
cato da quello di Baguone; che è situato 
alla sinistra del fiume prenominato. 

La villa di Lusolo con quelle di Rie- 
de di Giovagallo, situate pur esse alla 
destra della Magra, per atto de' 25 lu- 
glio 1424 si diedero a titolo di semplice 
accomandigia per anni 5 alla protezione 
della Rep. Fior. mediante i March. Opiz- 
zino e Jacopo fratelli e figli del March. 
Gio. Jacopo Malaspina. Quindi con atto 
de’26 agosto 1458 fu rinnovata con la Rep. 
la stessa uccomandizia per anni dieci me- 
nie la marchesana donna Caterina di 
Bartolommeo da Campo-freguso. Final. 
mente nel 1574, ai 13 die. il March. Er- 
cole di Guglielmo Malaspina trasferi e 
cedè liberamente al Granduca Francesco I 
Je ville suddette , salvo il beneplacito 
di S. M. imperiale, e a riserva dei beni 
allodiuli. Posteriormente il Narch. Lodo- 
Vico figlio del March, Ercole Malaspina, 
per istrumento de’ 31 maggio 1608, n 

‘atto di ratificare cotesta alienszion 

























e il prezzo di scudi go0. 

La parr. di È Matteo a Luslo nel 
l'anno 1833 contava 229 ubit 

LUSTIGNANO in Val-di-Cornia — 
Cast. con chiesa plebana (S. Martino) 
nella Com. Giur. ecirca 1a migl. a ostro.. 
lib. delle Pomarance, Dioc. di Volterra, 
Comp. di Pisa. 

È situato sul fianco orientale dei poggi 
che fiancheggiano la ripa destra del fiu- 
me Cornia, cui restano «di fronte dal lato 
sinistro del fiume i castelli e luogbi di 
Moute Rotondo e la Leccia,a sett. Seraz- 
zano. a pou. Canueto e Monte-Verdì. 

Alcune notizie relative a questo castel 
letto souo fra le pergamene appartenate 
alla comunità di Volterra, ora nell'Arck. 
Dipl. Fior.— Un este pertsato esulta, che 
nel 29 marzo 1346 costà in Lustiguano i 
Larbardi,0 nobili di Castelnuovo di Val- 
di-Cecina, venderono e si 











v0g che nel di primo giugno 
raunello della villa di Lusi 
diante procura rinanziò a favore del co- 
mune di Volterra al diritto di eleggersi 





LUST 


Lool alla signo. 
da REIT di gra dat e dei 
suoi magistrati; che mel 7 sett. 1264 li 


stessi abitanti di Lustignano fecero istan- esenzioni 


ta al comune di Volierra per aver ajuto 
e consiglio onde rifabbeicare il castello in 
detta villa di Lastiguano; la quale do- 
manda fa emedita dai Volterra mi, sicco» 
mme apparisce da un allo 14 giugno 
: fatto in Castelnuovo ; che consiste 

mandato di procura per riscuotere 
dal Com. di Volterra il salario del lavoro 
fatto nella ricostruzione delia porta del 












eastello di Lastignano, e per riscuotere 
il itsebbioli. Anche nel 1a/giugno 
186, per istrumento che si rogò nel Cast. 


di Lestignano, Bernardo del fa Sigherio 
vicario del giudicente di Lustignano, col 
consenso dei consigli costituisce un pro. 
curatore ad oggetto di riscuolere dal co. 
mune di Volterra lire So in sussidio del ri. 
facimento delle mura del castello predetto, 
Negli statui Volterra del 1388 il 
comune di Lustignano trovasi tassato per 
la quota prediale nella somma di L.3725. 
mente in un deposto di testimoni 
del 31 marzo 1296, fatlo per riconoscere 
gli antichi confini del distrutto cestello 
di Cornia, furono esaminati diversi uo. 
mini anche del limitrofo castello di Za- 
ati; — Wed. Cossra Casratto. 
Me poche notizie autentiche qui so- 
sccenuale tull' altro appariscono che 
Pilicini di padronsaza avuti 0 pretesi in 
Lastignano da Rapieri de'Paanocchieschi 
vescovo di Volterra, come scrisse il Cecina. 
Nell'agosto del 1430 le soldatesche del 
duca di Milano condotte dal Piccinino 
in Maremana occaperono e diedero il gua- 
sto anche a questo piccolo castello;il quale 
Fa neovamente lartassato nel 1447 dalle 
truppe d'Alfonso d'Aragona re di Kapoli. 
Nel distretto di Lustignano, al pari che 
in quelli limitrofi della Leccia, del Sesso, 








di $ e di Moaterotondo nella Val. 
Ve della Cornia esistono i Lagoni, dei quali 
fu fatta menzione agli drt. -Noovo 


di Valdi-Cocina,e Lacom del Volterrano 
€ Manscisno. 





della distretta 


[a a Lestiguano 





sieme con altri Ubaldini giurave 
famiglia 


1833 contava 157 abit. 


Fins sur Wosume Srcisvo 


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