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DIZIONARIO
GEOGRAFICO
STORICO-STATISTICO-COMMERCIALE
DEGÙ STATI
DI S. M. IL RE DI SARDEGNA
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DIZIONARIO
GEOGRAFICO
STORICO - STATISTICO - COMMERCIALE
DEGLI STATI
DI 8. HI. IL RE DI SARDEOIVA
COBfPILATO PER CURA
DEL PROFESSORE
GOFFREDO CASALIS
DOTTORE DI BELLE LETTERE
OPERA
MOLTO UTILE AGLI DCPIEGATI NEI PUBBLICI E PRIVATI UFFIZI
A TUTTE LE PERSONE APPLICATE AL FORO ALLA MILIZIA AL COMMERCIO
2 SINGOLARMENTE AGQ AMATORI DELLE COSE PATRIE
Ofnnes omnium carltates patria
una coro pie xa est. Gc. i Off,
VOL. III.
TORINO 1836
PRESSO G.Maspero libraio
Cassone Marzorati Yercellotti tipografi
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^rif ì^f?ng,g>3r-
F£l^ 21 iy40 j
^^dAlÉJU-^ ^A*-*-^
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CZf Editori MàSPERO, Marzobati e Comp. intendono godere
del prix^ilegio conceduto dalle Regie Patenti del 28 feb^.
brafo 1826, avendo eglino adempito quanto esse pre^
scrivono»
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DIZIONARIO
GEOGRAFICO
STORICO-STATISTICO-COMMERCIALE
DEGÙ STATI
DI S. M. IL RE DI SARDEGNA
^ ISABELLA ( Cabdla)j com.ndi mand. di Rocchetta, proy.
di Novi y dioc. di Tortona , dir. di Genova. Dipende dal se-
nato di Genova 9 vice-intend. prefett* ipot e posta di Novi, insin.
di Rocchetta.
Giacer sul confluente del Borbera, e del rivo Aliassa: .dalla
parte di levante vedesi un promontorio dell'altezza di loo me-
tri, sulla cui cima sta un vecchio palazzo d'assai pregevole
architettura. Esso appartiene al principe Doria Panfili già feu-
datario di questo comune.
I luoghi di Volpara, di Piuzzo, è metà di quello di Cosola
sono uniti' a Gabella.
Vi passa una sola via comunale , che da mezzodì conduce a
Carrega , e da mezzanotte ad Albera : essa discorre lungo la destra
sponda del Borbera : trovasi in pessimo stato , e non è prati-
cabile che a piedi.
II detto torrente, che nasce dal monte Antola , forma il li-
mite di questo comune dal lato occidentale, e dividelo da quello
di Rocchetta. 11 suo corso é da ostro a borea. La sezione trans-
versale del suo letto è di i5o metri circa. Non evvi ponte
per valicarlo. Per Tordinarìo é povero d'acqua ; ma ingrossa
in tempo di dirotte pioggie per modo che Straripa , ed inonda
le circostanti campagne.
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6 CABRAS
Al 'confine del territorio, dalla parte orientale , aTvi una ca-
tena di monti di considerabile elevatezza : il più alto di essi è
il Montebore : sulla superficie di questi monti si distendono as-
sai vaste praterie; ma per esservi molto freddo il clima, non
vi prospera la vegetazione dell'erbe.
La parrocchiale di Gabella è intitolata a s. Lorenzo; quella
di Volpara é sotto il patrocinio di s. Michele ; quella di Piuzzo
ha per titolare s. Marziano.
Vi sono giorni di fiera il 27 di aprile, tutti i sabbati di giu-
gno , il 22 di luglio , il 17 di agosto , il i5 di settembre , il
1 8 di ottobre , ed il 3 di dicembre. Il prìncipale traffico di
queste fiere si é quello del grosso bestiame.
Il territorio produce grano, meliga , legumi , poche castagne,
e cattivo vino. Vi si mantengono capre in mediocre quantità,
e poco bestiame bovino.
Questi prodotti bastano appena al sostentamento degli abi-
tanti per due terzi dell'anno: le derrate che mancano, vi sono
trasportate dalle terre lombarde.
Pesi, misure e monete come nel suo capo di provincia.
. I terrazzani di Gabella sono generalmente robusti, ed appli-
catissimi all'agricoltura. Molti di essi recansi a passare l'inverno
in Lqmbardià, ove s'impiegano in campestri lavori.
Popol. 1920.
GABRAS, ant. Capra o Caprasy grossa terra della Sarde-
gna , nella prov. di Busachi. Comprendevasi nell'antico giudi-
cato d'Arborea , nel dipartimento del Gampidano di Siamuiaggio-
re, e cresciuta poscia la sua popolazione vi si mandò a risiedere il
giudice, e divenne capoluogo del mandamento, nel quale re-
stano aggregati Baratili, Gerfaliu , Donnigàla, Màssama, Nurà-
chi, Nura/i-nieddu , Riòla , Siammaggiore , Solànas, Solorùssa.
Giace in esposizione a tutti i venti , sopra un piano in gran
parte sabbioso , appoggiata alla sponda orientale del lago di
Pontis , comunemente detto Mare-de-pontis , a un miglio dal
mare , a tre dalla foce del Tirso verso tramontana , e pure a
circa tre miglia da Oristano verso Pon-maestro. -
Le case sono circa 910, e coi loro interstizi occupano pres-
soché tee quarti quadrati d'un miglio. Le stanze sono tutte al
pian terreno», e. le solite divisioni sono in una sala d'ingresso,
che in uno od axnho ì lati a destra e sinistra danno adito ad
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CABRAS 7
una 6 più eamere : con in addietro un cortile per li polli^ per
coltirarvi qualche erba ortense y e per }e legna. Le linee in
cui sono disposte , il paralellismo che in alcune è stato os<^
servato , il competente spazio che intercludono , portano ceita
apparenza di regolarità , e conciliano qualche beUezza al totale.
Non essendo però state coperte né di ciottoli , ne di lastre ,
neppure dispostosi il suolo ad un conveniente declivio, perciò
nelle piovose stagioni sono non poche contrade per la loia e
mota mollissime , e in alcune rimane il brago fino a che un
forte sole le asciughi. Pari incomodo è nelle vie per cui vi si
avvenga da altronde.
Il clima è caldo , ma per lo frequente e quasi periodico
vento di mare , e per V influenza dell'aria da tutt'altre parti
ne resta mitigata la temperatura.
Grande è l' umidità , per ciò che non solo il mare e i laghì^
ma il fiume , che verso il sirocco-levante avvicinasi al paese
poco men d'un miglio , la ramificazione complicata dei canali,
^e bevon dal Pontis , e dodici o più paludi satollano di va*
pori l'atmosfera. Quindi le frequenti nebbie, che serpeggiando
ingombrano la terra , e mentre nuocono mai sempre alla sa-^
nità dei corpi non usi alla loro azione , avviene die in qualche
stagione dannifichino pure alle biade, agli ohvi , e ad altre
specie.
In questa condizione ^ cose non può non essere che nel-
l'estate ed autunno non si sviluppino dei miasmi dalle acque
più crasse e morte. Non per tanto é da dire, che questi agi-
scono poco o nulla negli abitatori ^ e nominatamente tra ipe»
scatorì, da che nuU'appariscono i tristi effetti, che in altri luo*
ghi malsani rendono tristo e doloroso l'aspetto e Tessere delle
persone.
In .generale god'esi una salute prospera dove siasi felicemente
trapassato lo spazio della puerizia : la vitalità regge in molti
anche al settantesimo anno , e fiirono non rari gli esempi di
vecchi centenari.
Infrequenti e lievi storpiature nel popolo -, invece ti si pre-
senteranno belle proporzioni , vivace colorito , e nelle femmine
tanta finezza di taglia , e si lieto lume di avvenenza , che le
crederesti le bellissime donne dell'isola , se non ti soccorresse
in altre regioni della medesima essere delle fonne prestanti con
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B CABRAS
la importante aggiunta di ciò che ben si sente , e mal 'si si-
gnifica con li vocaboli bel sangue e spirito. La fama delle belle
crabarisse sali in maggior onore , poiché visitando questi luoghi
la Regina Maria Teresa d'Austria videne molte , che a di lei
giudizio , la quale meglio d'altri di ciò intendevasi , potevano
in paragone contender della superiorità con le istesse giorgiane^
e con più sorte delle altre quella, cui in atto di ammirazione
compiacque maggiormente onorare baciandola in fronte.
Il numero delle famiglie, che fu preso nella recensione par-
rocchiale del 1834, era sulle 900 , e in queste si comprende^
vano anime 3556. La solita proporzione dei nati alla popola-
zione si calcola d'un venticinquesimo, quella dei morti ai nati
di nove quattordicesimi.
Resta in questo paese finora ineseguita la comandata riforma
delle sepolture. Il cemitero è nell'estremità dell'abitato in con-
tiguità alla chiesa parrocchiale. L'uso delle nenie nei funerali
non è del tutto estirpato: ma non anderà molto che le canti-
lene delle mercenarie prefiche cedano alla religiosa costuman-
za , che va allargandosi di invitare per una limosina le povere
donne a temprare col canto del rosario il dolore delle parenti
coronanti il feretro in atteggiamento mestissimo.
Nelle maniere di vestire non distinguerai questi dagli altri
Arboresi, se non che spicca nelle donne una pulitezza squisita,
e maggior leggiadria nel portamento.
La istruzione primaria non è in più alto grado , che altrove.
I maggiori non sono persuasi dell'utile della istituzione^ i pic-
coli poco diligenti ; i maestri poco zelanti ; il metodo non molto
lodevole. Sogliono concorrere circa ^5 fanciulli.
Nelle professioni meccaniche di prima necessità si esercite-
ranno pressoché i5o persone. Dopo i contadini , il numero mag-
giore è dei pescatori. Impiegansi nella tessitura non meno di
85o telai sardeschi -, ma alle enormi imperfezioni della mac-
china supplendo la diligenza del lavoro , oltre i panni da fo-
rese , sono fabbricate delle tele , coltri , e tutte specie di lin-
gerie , che hanno qualche merito.
Comprendesi questa parrocchia nell'amministrazione dell'arci-
vescovo di Arborea. Nell'abitato troverai due sole chiese , la
maggiore dedicata alla santissima Vergine Ass&nta , dove go-
verna un vicario con l'opera di altri cinque preti -, la minore
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GABRAS 9
•otto l'invocazione dello Spirito Santo, dove n£Ezia una con-
fraternita.
Le principali feste occorrono per la nostra Donna addi 24
maggio y per s. Antonio da Padova addi i3 giugno, e nella
commemorazione dell' Assunzione addi i5 agosto. La prima è
più delPaltre frequentata da forestieri , e in essa siccome nel-
l'altra del mese seguente si offre lo spettacolo della corsa dei
barberi governati, com'è uso perpetuo, dai fantini, nella quale
sogliono intervenire i più nobili corsieri , perché considerevoli
i premi che si propongono.
Una società di giovani , ed altra di maritati , che sono in-
scritti siccome operati per le spese della solennità , fanno a
gara gli uni gli altri per soprdvanzare , e i primi per la sola
questua , i secondi per la questua , e per una quota nei sin-
goli , studiano di raggranellare delle forti somme.
Il rispettivo palio, che é una pezza di qualche bella pannina
di seta, dividesi da una e da altra compagnia in due porzioni
disuguali , onde siano quattro premi , i due dei giovani per lo
primo e terzo dei cavalli grandi, i due dei maritati pel secondo
di questi, e primo ed imico dei puledri. Gli operari della prima
società erano di vantaggio obbligati alla veglia sacra nella notte
del giovedì al venerdì santo per curare i lumi che ardevano al
sepolcro. £ non erano le sole cere, ma molte e molte centi-
naja , e quasi quante le famiglie , di grandi lampadi , quale di
quattro , quale di più stoppini disposte in lunghi ordini sopra
panche. All'alba ciascuna famiglia , data un'offerta alla titolare^
riprendeva la sua , e guardava la quantità residua dell'olio o
della cera come consacrata da una benedizione , e nella sua
virtù di non so quali cose efficace.
Nel Sinnis erano in altri tempi gran numero di chiese, ora
non ne stanno che due , l'altre già cadute o disfatte -, e sono
queste, una dedicata a s. Giovanni (titolo abbazìale) antico
edifizio a tre navate con poche colonne , il quale fu non a
guari ristorato; l'altra denominata dal Salvatore fabbricossi so-
pra alcune camere sotterranee scoperte a caso , che per certa
mensa formata da due lapidi verticali con altra orizzontale, e
sopravi un simulacro tarlato creduto rappresentare il Salvatore,
fa stimata una chiesa. Quindi a breve intervallo sono alcuni
nideri detti Sa domo d^ Cubas , che la tradizione riferisce ad
uno stabilimento di benedittini.
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IO CABRAS
Agricoltura^ pastura^ pesca. La estensione superficiaria del
territorio di questo comune è tanta , che se sì raddoppiassero
i coloni avria ciascuno in cui versate il suo sudore. Ed il ter-
reno si vorrebbe prestare a più altri generi di coltivazione , se
agisse più sollecita diligenza con maggior corredo di cognizioni.
Dannosi alla terra nella seminazione star, di grano aSoo ,
d'orzo 3oo , di fave loo, di lino i5o, e sopra tutto questo o
nuir altro j o ben poco, perchè né del granone , ne delle di-
verse specie di civaie si £a stima. Queste coltivazioni patiscono
spessi danni da varie cause y e non guardando alla solita scar-
sezza delle pioggie , che é più comune della ridondanza , le
gru che in sul cominciare del verno compariscono in grandi
stormi y quando s'avvisino d'un campo seminato a fave , ac-
corronvi a scavarle si che obbligano a nuove fatiche e dispen-
dio , e ad una rigorosa guardia a volere che germini il seme*
Quel lascino intatto le gru , toccasi dalle cornacchie , che in un
momento lo coprono quasi d'un nero velo instandovi operose
a saziarsi.
Le escrescenze del fiume, quando son continuate, come nel
i832 che accaddero dieci alluvioni, fanno cadere tutte le spe-
ranze e restar senza premio le fatiche durate.
Il superficiale frullamento delle terre , difetto comune degli
arboresi , l'imperizia nelle operazioni sono sempre , e meglio
che altro , cagione del tenue frutto che percevesi.
Il suolo è opportunissimo alle viti , onde vengono con molta
felicità, e maturano i grappoli prima , che altrove, onde ne' più
anni s'anticipano nel giorno di s. Bartolommeo le allegrezze del
Sanmartino -, negli altii non si lascia andare la prima dome-
nica di settembre. Tanta accelerazione egli è da ciò , che per
la difettosissima manipolazione del mosto i vini sentendo il ca-
lore si esacerbano, e questo rinforzando ogni di più ancora si
inforzano sino ad una acidità troppo pungente.
Grande è il consumo di questo prodotto , e quando accada
che se ne esponga in vendita di tal gusto che lusinghi, allora
una moltitudine ( e i pescatori sono sempre la massima parte
dei concorrenti ) questi tra motteggi , quelli tra discorsi che
serio il tono vuotano in brev'ora una bote. I vini inaciditi si
passano sul fuoco, e la quantità può ragguagliarsi ad una ot-
tava del mosto. Questo vigneto tiene una certa varietà da cui
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CABRAS 1 1
sono quelle uve passe , che si paragonano alle migliori del
conunercio. ,
Tra le specie fruttifere le più numerose sono i fichi , peri ,
sasini y meli , gli agrumi di molte varietà , i mandorli , gelsi ,
sorbi , e le palme , che darebbero in somma non meno di i5
mila individui , non messi in calcolo gli ulivi. Queste piante
tra grandi e piccole sommano esse a non meno di 4^ ^^^ 9 e
quando sia una piena produzione e non offesa dalle meteore
si viene a raccogliere dal torcolo circa 8 mila barili, di cui
sono serviti ì valligiani d'Arborea , e fino la stessa capitale.
Possano questi agricoltori badare a quanto valgano i gelsi , e
cosi procurarsi un altro ramo di lucro , e più nella produzione
sicuro , che non sono gli ulivi.
Finora non si è formata alcuna gran chiudenda , o tanca
che dicono volgarn^ente , e Ib piccole sariano facilmente con-
tenute in una dodicesima del territorio. Vi si semina e tiene a
pastura il bestiame domito.
Il Sinnìs è ima vasta regione chiusa da ostro a tramontana per
lo mare , a levante dal gran lago. In sua maggior lunghezza po-
tresti numerare migUa 1 3, nella maggior larghi&zza 5, nella sua
superficie 32 quadrati incirca delle medesime. Distinguesi in due
partì: la coltivata, dove insieme coi Grabarissi lavorano molli
contadini di Riòla , Muràchi , Baratili , Solànas , s. Yero-Milis ;
l'incolta , che ingombrasi dai lentischi , corbezzoli , mirti , cistio,
e dalle prunaie, é una vera landa.
Gli armenti e greggie del comune pascono tra queste mac-
chie e nei prati, finché mancando le sussistenze comandi l'emi-
grazione ad altre giurisdizioni. Le specie erano nel i834 nei
seguenti numeri. Pecore capi 7000, buoi i5oo , vacche 1000,
capre 4^o, porci 6000, cavalle rudi i3oo, cavalli domiti 3oo,
giumenti circa 800. Della bontà dei formaggi non si hanno cer-
tamente a dire molte parole di lode. Quest'arte è men cono-
sciuta delle akre.
Il selvaggiume comprendesi nelle specie dei daini, cinghiali,
leprì e volpi.
In cosi vasto territorio chi soffra sete si che stenterà pria di
trovare una vena a cui dissetarsi. Pari mancanza è nel sito del
paese , e in sua circostanza. Certamente non è a gran distanza
il fiume ; ma se nell'inverno , quando volgonsi pure le acque ,
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12 CABRAS
e la marca non ascende a contaminarlo di sabedine ^ sommi^
nlstra buone acque, in altre stagioni è forza di be vere dai pozzi,
e puoi stimare, conosciuta la condizione della località, se dolci
sìeno gli umori che yi spicciano. Invece sono, come te ne sa-
rai già avvisato, molte concavità che ricevono e ritengono gran
quantità di acque.
Tra questi laghi è da notarsi che il Mar-^e-^pontis , cosi de-
nominato dai ponti sui quali si traversano i rivi che da esso
portano al canale delle peschiere e al mare , e quindi ripor-
tano al suo seno. La sua circonferenza valutasi nelle 1 6 miglia,
la lunghezza nelle 5, la larghezza compensata nei 3[2. Esso dalla
parte di terra si alimenta per le acque del Cispiri (fiume di
Riòla ) , dalla parte di mare per l'influsso periodico nelle due
giornaliere piene. Il solcamento dei rivi è stato cosi condotto,
che tagliano in sei e più isolette la maremma tra il fiume e
lo stagno, e può immaginarsi fatto non solo a che avessero le
due peschiere più bacini , dove potesse pascolare maggior nu-
mero di pesci , ma eziandio a volere che nel perpetuo timore
delle notturne sorprese e repentine invasioni dei barbareschi ,
questi trovassero impedimento in tante fosse profonde. £ il pen-
siero non riusci in vano : imperocché non ostante tanta pros-
simità della popolazione al lido , solo una volta ardirono gli
infedeli di tentar quei guadi.
Nel canale in cui concorrono i rivi sono due peschiere , la
principale tra la foce e lo stagno nominata di Pontis , e l'altra
quasi sussidiaria alla foce , che appellasi Màrdini. Intramendue
danno un prodotto considerabile, e per ordinario le l. n. 6o mila.
A destra di questo canale lungo la spiaggia per le due mi-
glia stendesi con varia larghezza il lago di Mistras. Esso può
tenersi quasi un'appendice dell'anzidescritto. Nella foce , per
cui comunica col mare , è una terza peschiera.
£ quando or ^ade in acconcio citerò pur l'altra che suole
stabilirsi nell'alveo del Tirso non a molta distanza dalla sua
imboccatura. Né queste acque solamente , ma altre delle mi-
nori paludi poste verso la tramontana del paese sono ricono-
sciute pescose.
Le principali specie , di cui é grandissima cattura , sono le
anguille e i muggini. Da questi egli é che si traggono quelle
belle e grandi bottai^he , che sono a dir degl'intelligenti un
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CABRAS i3
buonissimo leccume , un gran tornagusto. I lupi , e non pochi
sulle 3o libbre sarde (vedi per le misure sarde nell'art, fut-
sachi prov. l'equazione metrica), prendonsi nell'acque del fiume,
nel bacino principale di Pontis, e Màrdini: e dentro del Afar-
e-pontis è uno spazio chiuso da palizzate sulla parte, nella quale
sono stati aperti i rivi , doye in numerosissime greggie essi pa-
scono da nessuno turbati di giorno (però che i ladri amano
l'oscurità) : e chi su qualche battello osasse approssimaryisi, ei
si esporrebbe ai colpi della vicina torre.
La saboga , che tra tutte le altre specie è più apprezzata ,
vedesi nel fiume alla primavera: la canina si coglie dai calici
del Mistras. Quivi quando soffia forte il maestrale, e fa tra-
boccar nel mare con forte corrente , e più forte nell'ore del
nflusso , le acque dello stagno , aperto il varco essa si vibra
contro l'impeto delle medesime , e tosto vi riman chiusa per
prendersi quando tenti di ritornar nel mare affirontando la cor*
rente della piena.
Vive tra l'altre nel Mar-e-pontis celta specie di pesciolini
bianchi, e se ne fa gran preda nelle serene giornate dell'in-
yerno all'aspetto del sole , al quale essi soglion uscire e venir
su. Nella immensa copia , di cui si grava il battello , il prezzo
é cosi basso , che se ne possono nutrire anche i più poveri.
Chiamasi oiy/^ ed è assai gustoso , quando abbia l'ovaja. Si fa
gran salagione di anguille e muggini, e un grande smercio per
tutto il regno.
Non pesci solamente , ma varie spede pure di uccelli in nu-
merosissimi stormi frequentano queste acque nelle stagioni d' au-
tunno e d'inverno. Non mancano i fenicotteri. Il Fara fa men-
zione dei cigni , e chi sa quale specie tra le molte che vengono
a svernare egli voluto abbia designare»
Pesca di mar vivo. Più numerosi dei pescatori di stagno sono
quelli che si affiiticano sul mare , dei quali se ne può nume-
rare circa no distribuiti in una dozzina di battelli. Il golfo e
mari del paraggio sono abbondantissimi, e più sentita è cotanta
abbondanza nell'autunno e primavera. Alcuni nella quaresima
vanno sull'acque di Marceddl-, prendono parte coi forestieri nella
pesca delle sardelle e ne fanno salatura.
Saline, In fondo al seno del Peloso sono delle . saline ,. che
or^ tcngonsi in economia dal R. Patrìmouio , e producono un
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i4 CABRAS
annuo reddito di circa io mila lire nuove. Nell'ultimo appalto
queste con l'altre dì Pauli-pirastu (littorale di Terralba) , che
sono inferiori, furono locate in scudi sardi 7000.
Delle spiaggie del Crabarese, le quali dalla foce del Tirso
continuano per tutto il Sinnis, è stato detto abbastanza nell'art.
Busachi prov^
Andchkà. Nel Sinnis sono a potersi riguardare *x5 di quelle
costruzioni cidopée che sono dette norachi : essi troTansi uno
dall'altro distanti circa un quarto d'ora, e in tanto corrette di
tempi cosi patirono, che non ti verrà fatto di troyame un
solo perfetto. Con tutto questo meritano alcun' attenzione tra
i quali quello che sorge presso s. Salvatore , e distinguesi col
nome di Figu de cara, nella cui volta pretendesì sia inserito
un anello di non so che metallo. Queste anella dei norachi son
di quelle siflEeitte cose, che come gli spettri, si veggono , e non
si lascian toccare. Presso il littorale sono molte caverne se-
polcrali.
Ro\dnt di Tarro (Tharra, o Tharrus). Di questa città si
fa menzione per Tolommeo ed Antonino. Quegli la chiama
Tbarras, e la situa tra il porto Coracode (che io designo
nel porto dell'antica città e colonia di Comua, in fond<^
al seno che formasi per la protensione della terra del Sin-
nis quasi allo stesso meridiano del Marrargio ) , e la foce del
llrso: qnesti scrive Tharrus, e la fissa nella linea della via lit-
torale all'occidente da Tìvola a Sulci a XVIII. M. P. da Cor-
nua , o Comi , come esso porta , ed a XII. da Othoca che
porrei in Oristano o in s. Giusta. L'altra appellazione di TJùrra
reca il Fara nella sua corografia ; ma non da esser ammessa ^
siccoHìe quella che non proviene da una rispettabile autorità.
E questa chi che aboia senno vedrà nell'impostore che com^
pilava nel medio evo gK atti del martirio del veneratissimo
s. Efiso', nei quali per la piena ignoranza della condizione dei
tempi affastellava tante stranezze da far strabiliare.
Alle quali memorie altra ci è dato aggiugnere , la quale si
contiene nella lapide migliaria A Cabras , che Toculatissimo
cav. Della Marmora riconobbe rìnversa nell'angolo estemo d'una
casa. Eccone il tenore a) m. pASS • . . 6)
e). .... . T\S-d) c)PONT.MAX.TRIB.POT-y)
P. P. COS. VIAM.g)QV^ DVC1TTHAR.A)R0SC0RNYAE
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CABRAS i5
VETV-0 STATE CORRVP-A) TAM. RESTITVIT. CV - /)
RAWTE. M. VL-m) PIO. VICTORE. E. V.-«) PROC. SVO.
L'imperatore , di cui è cancellato il nome , egli è Filippo ,
come ne profano altre iscrizioni su colonne migliane , che por-
tano la restaurazione delle vie militari sotto la prefettura di
M. Ulpio Vittore. F'edi le due iscrizioni di Nuracheddus trovate
dal prelodato cavaliere in sulla strada da Nora a Bizia; e l'altra
che per ventura venne trovata sulla strada ad Olbia a due mi-
glia da Terranova.
Con tali dati puossi , se mal non mi lusingo , determinare
la direzione della strada da Tarro quindi a Comua , quinci ad
Othoca. La linea tra le due prime determinandosi eguale a
XYIII. M. P.^ che equivalgono a presso che i4 comuni (di 60
al grado ) , se da Corchinas (sito vero di Comus^) sia menata
una retta al ponente del lago di Pontis a Coruna , e radendo il .
Mistras o traversandolo ^ questa si riscontrerà di miglia comuni
i4; onde con tutta la probabilità potrassi questa direzion te-
nere siccome parallela o coincidente col vero tracciamento. Da
Tarro poi ad Othoca essendo marcati XIL M. P. se misurerai
sulla carta (Smith.) per im arco , come vuole la curva del lit-
torale , troverai da là ad Oristano 9 miglia . comuni y~ che rispon-
dono a XI. M. P. e CCCy ; la qual differenza data a delle
condizioni locali potreste dedurre che la strada ad Othoca era
tracciata lungo il lido , che scorreva al mezzogiorno di Cabras
in distanza di circa P. D., e che Othoca stava o in sul suolo
della città d'Oristano , o in molta prossimità , come sarebbe
presso s. Giusta. Se rivedrai ancora l'iscrizione di Cabras , men-
tre ti appariranno due diversi punti di direzione , comecché
spiegati con poca esattezza grammaticale ( se non sia errata la pro-
posta leggenda ) forseché in te pure nascerà il sospetto non si dira-
masse presso Cabras la strada romana in un bivio , del quale
una linea s'incurvasse a Tharro per la spiaggia del mire , l'al-
tra suUa sponda orientale del lago di Pontis corresse diritta*-
mente a Corona. Veramente a chi volesse da Othoca portarsi
in questa colonia saria stata una perduta fatica il soprappiù^
degli Vili. M. P. che avria dovuto fare in passando per Tharro.
Ma non voglio insister su ciò.
Era Tharro fondato sul promontorio oggi detto di s. Marco ,
non lungi dalla aniinotata chiesa di s. Giovanni ; e ne sono
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i6 CABRAS
ancora tra la sabbia visìbili molte vestigie insieme con i sepol-
cri, e le fondamenta del doppio corno del porto ora quasi del
tutto colmato. Trovasi vicino un pozzo che tiene un'acqua bian-
chiccia e un po' crassa siccome fosse mescolata di sapone. I
crabarissi la gustano volentieri e l'hanno grata ; e cosi dovea
accadere in un luogo aridissimo; piuttosto stupisco del Fara
che abbia lodato un pozzo siffatto come «m fonls perenne som^
ministrante acque dolci.
Della fondazione di questa città chi ne potrà parlare ? Non
pertanto di suo prospero stato nei tempi romani nessuno vorrà
dubitarne , induce odone la sua posizione a crederla una città
commerciante , e la in allora popolatissima regione del Sinnis,
e idonea a grandi coltivazioni ad affermare l'agiatezza dei suoi
cittadini.
Volgendomi quindi nelle cagioni di sua decadenza stimo senza
gran tema d'errore , che come le altre città marittime dell'iso-
la y cosi Tarro abbia sperimentata la violenza dei barbari in-
vasori dell'impero romano, poiché si fecero navigatori a danno
delle isole , e delle remote provincie. Ma il più fiero tormento
ella certamente pativa dagli arabi spagnuoli ed africani parte-
cipe del destino di Gomua. ( F. U eh. barone Manno agli
anni loSi-Sa).
Né quando fu posta la Sardegna sotto l'alto dominio e pro^
tezione dei Pisani cessarono le molestie dagli infedeli , le quali
anzi più rabbiósamente si accanirono , e non potendo coi Pi-
sani , che erano più forti , sfogavano il furore sopra i loro di-
pendenti. Tal condizione di cose credo essere stata la suprema
ragione perché i Tarresi nel 1070 abbandonate le antiche sedi
trasportassero le loro cose più addentro. Sul quale trasloca-
mento più cose vennero scritte poco probabili. E primieramente
si pose quanto era bastante a far stimare che verso quei tempi
fosse questa la capitale dell'Arborea , e vi risiedesse il Giudice:
a che io e meco qualunque il quale considerì le cose che &i
devono riguardare non acconsentirà volentieri,
Si é pure preteso che Oristano abbia avuto in quell'anno i
suoi princìpi ; la qual asserzione sembrerà non che dubbiosa ,
anzi improbabile come per altre ovvie ragioni, cosi per quello
che sopra toccai intorno ad Othoca. Finalmente diessi ad in-
tendere che sia da quella città in Orbtano trasferita il vescovo
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CABRAS 17
la sua cattedra; in che neppur posso senza grave sospetto di
male appormi conreni re.
U vescovo d'Oristano non è egli della successione dei vescovi
arborensi ? Or ciò posto , o Tarro era l'antica Arborea , o non
accadde mai la prenarrata traslazione. Ne Tarro fu mai detto
Arborea *, e in conferma della distinzione , e della esistenza d'una
città chiamata Arborea , la quale sempre ho creduta per ciò
che la cognomiuazione dei vescovi è stata sempre dxd capiluo-
ghi di diocesi, apporterò esser ancora viva la memoria della
medesima , e in alcune nozioni sulle cose ecclesiastiche della
diocesi d'Oristano, cortesemente favoritemi dall'egregio arcìv. D.
Giannantonio Bua, determinarsi la posizione della medesuna verso
all'austro d'Oristano a distanza dal mare di un'ora.
Queste cose riguarda le dette non per abbattere le finora
rispettate narrazioni , non per istabilire nuove opinioni , ma si
per avvisare che non è certezza in alcune particolarità che per
gli antichi nostri istoriografì si sono aggiunte a fatti od eventi
indubitati.
Popolazioni antiche del contado Tarrense nel Sinnis. Que-
sta regione muta e squallida , tale non era in alui tempi ,
quando inesperta ancora delle violenze saracene , era fio-
ritissima di popolazioni industriose. Il viaggiatore attento ne ri-
scontra di tratto in tratto le vestigia , come i consunti avanzi
d'un cadavero. I campidanesi che vi lavorano nella coltm'a ,
o vi pascono il bestiame , le appellano is biddas beccias ( vil-
laggi vecchi).
Se credasi al Fara , lasciate le spiaggie dell'Ogliastra , rìco-
veravasi in queste , ed occupava una terra deserta dai Saraceni,
la figlia d'un re di Navarra (vedi l'art. Baunèi).
Castello di Cabras. Presso il cemitero della chiesa parroc-
chiale appariscono ancora alcuni avanzi , che attestano una
bell'opera d'antica architettura militare. Dicesi volgarmente il
castello ; e perchè la tradizione porta che in esso assai usasse
la famosa regina Arborense Leonora figlia di Mariano il Gran-
de, molti Io denominane e dimostrano ai forestieri come il di
lei palazzo.
Egli è per Io studio e somma diligenza posta dal eh. barone
Manno nella investigazione delle antiche memorie , se m*é dato
addurre sul proposito alcuna cosa. Ed ora io riguardo quelle
Dizion. Geogr. ecc. Voi. III. 2
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(8 CAfiRAS
perfBmene sino a questi tempi ignorate e sepolte nell'archivio
ducale di CeDOva , donde furono da lui prcUotte non vane no-
tizie intomo alla regia casa che i Giudici arboresi aveano in
Cabras , e residenza che in qualche tempo yi solean fare (P^,
il lodato istor, air anno i i3o ). Nibatta , madre del giudice Tor-*
beno , avea edi6cata la magione di Cabras, Concessole da lui
di disporne a suo talento , ella ne stabiliya la dotazione , e vie-
tata la vendita dichiarava sua volontà che perpetuamente ri-
manesse in potestà di chi avesse l'imperio della provincia» Per
la qual condizione la detta magione diventò casa di regno»
Questi atti appartengono all'anno citato. Nel seguente faceasi
cosa di più alta importanza , però che ivi Gomita segnava una
carta dove si conteneva come egli avesse abbandonato la sua
stessa persona e quella del figlio insieme con il regno e con
tutto il suo patrimonio al comune di Genova , e per esso al
console Ottone Gontario , il quale era passato nell' isola come
legato della repubblica. -— Nell'anno 1164 Barisone di Logu-
doro col fratello Pietro giudice del Caralese facendo oste sopra
l'Arborea , e ponendo ogni cosa a ferro e a fuoco , Barisone
che avea il governo di questa provincia , fuggitivo e perdente si ri-
coverava nel castello di Cabras. Aboliti i giudici e poi i mar-
chesi d'Oristano, gli stranieri poco si curarono di questa rocca*
Non pertanto avuto riguardo alla maniera in cui ne parla il
Fara possiam stimare che stesse ancora intera al suo tempo ,
e fossero chiare le vestigie del fosso , in cui si torcessero le
acque del Mar-e-pontis a isolarla perfettamente.
Notizie istoriche. Alle già arrecate si aggiunga che nel i5o9
da molte galere turchesche che rendevano infesti i lidi e mari
dell'isola postasi giù della gente in questa spiaggia , ebbero i
Crabarìssr a patire gravissimi danni , e molti a seiTire agl'infe-
deli -, e che della squadra speditasi dal viceré di Napoli a rispingere
i barbari restaron perdute tre galere , tra le quali la sarda.
Degna cosa è pure da ricordarsi che nel 1687, venuta nel
golfo d'Oristano la flotta francese capitanata dal conte di Har-
court e dall' arcivescovo di Bourdeaux , questi popolani, veduto i
nemici superar l'opposizione che facea allo sbarco la torre del
porto, liirono costretti alla fuga per non vedere la devastazione
dei loro campi , lo spogliamento delle case , né soffrir anche
peggio dalla Ucenza militare.
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CAfiU-ABBAS 19
GABU-ABBAS {Capo di acque) ^ regiolie dell' isola di Sarde-
gna y nella provincia di Alghero , e antico dipartimento inscritto
nella giurisdizione del Giudicato del Logudoro.
Ebbe siffatta denominazione dalla nobilissima fonte , che , se
procedi diretto a tramontana , troverai sulla destra a piccol tratto
dalla yia centrale in un pittoresco rìcesso sotto roccìe vulcani-
che sormontate da un rovinoso norache ; e ritennela poi sem-
pre siccome quella che versa tanta copia di acque , che più
nuU'altra del distretto , né la stessa Nùrighe , che da sito al-
quanto più elevato scende nel suo alveo.
Essendo in cotal situazione dove è la divisione delle acque,
ed occupando le estreme e più alte parti di tre bacini , che
sono del Conguina , del fiume Torrìtano , e del Tosano , può
chiunque ragionare non esser cosi ^ basso il livello delle terre,
come in qualche luogo potrebbe parere. È un paese anzi mon-
tuoso che no. Abbondano le roccie di origine ìgnea con molte
materie congeneri, e si ravvisano facilmente, perchè ben ca-
ratterizzati , i crateri delle eruzioni nel Gucureddu (monte di
Kéremule ) , e nel prato di Gìave , che sono i maggiori ; nel-
l'Annàru , in Monterosso , e altrì siti del campo inferiore , che
sono i minori. Però' la roccia più comune é la calcarea , la
quale, dove ancora apparisce la vulcanica, puoi rivedere sotto
i suoi strati.
Di essa è formato il Montemaggiore celebre per la grotta
delle stalattiti , che si vorrebbe paragonare con la più famosa
di Nettuno nelle coste d'Alghero (Y. Alghero).
In questo dipartimento , cui il P. Napoli ( compendiosa descri-
zione... della Sardegna ) consente 60 miglia quadr. di superficie ,
sono sole superstiti cinque popolazioni del numero che certa-
mente fu in tempi remoti assai maggiore. Esse sono Bessude ,
Kéremule , Tiési , e Cossaine con Giave.
Caddero, e non si sa né quando né perché, Sustàna ed Ibi-
li , delle quali si é già parlato nell'art. Bessude; Mogoro, della
cui situazione mancami certa contezza \ Tibiri in territorio di
Kéremule , dove sono le vestigio e della chiesa di s. Pietro
menzionata dal Fara , e di altre due , dedicate una a s. Sal-
vatore , altra a s. Michele , e scaturisce la fontana summento-
vata di Nùrìghe -, Tacariu in su quel di Cossaìae presso la chiesa
di ». Maria de Inu^mu ^ e più altre nella circoscrizione del
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20 CABU-ABBAS
Giavese , delle q^ali citerò le rovine che veggonsi nella cus^
sorgia dell'Archessi in sito appellalo S* Amuradu (Amuratte) ,
dove , se bea mi ricordo , da una antica tradizione ponesi un
castello , o altra qualunque stazione di saraceDÌ , e trovaronsi
spesso delle anticaglie.
Ne tacerò dell'antica Hafa^ di cui è menzione nell'Itinerario
nella corsa da Tivola a Cagliari per una delle vie centi*ali nel
punto di mezzo tra Molaria (oggi Mulargia) e Luguidòne a
M. P. XXIY, e quinci e quindi La sua situazione a Monte-
giave accennata dallo stesso cognome , il quale può concedersi
provenuto da lafe o lafa , si dimostra , e restò a me più volte
provata dallo spazio misurato tra Mulargia e Giave , che non
di molto differisce dalle miglia comuni 19 a 20, le quali rispon-
derebbero alle sussegnate romane ; e senza questo , dalla di-
rezione della stessa strada romana , che si riconosce sul pianoro
del Càccao nel filo dell'attuale , come pure dalla procedenza
ulteriore della medesima a Toralba , presso cui ritrovavasì dal
cav. Della Marmora un frammento di colonna migliar ia notata
cjlel nome dell' imperatore Yitellio , e prima nel tracciamento del
Carbonazzi aveasi ad osservare quanto poteva persuadere che la
di lui linea per grandi tratti coincideva con la romana. Il qual
punto 9 dove resti determinato , forsechè iscontrereuio l'antica
Liigitidòne j capitale dei popoli Luguidonesi ricordati da To-
lommeo , vera origine del nome di Lugudoro ; e chi sa non
s'abbia a riconoscere nell'antica residenza dei Giudici di questa
provincia , in Ardara ? Muovo confermamento cresce alla mia
opinione dalle numerosissime caverne sepolcrali , onde il Mon-
te-Giave alle sue falde meridionali apparisce foracchiato , le
quali , comecché non ricercate , si presentano al passcggiere y
quando venga in sul tratto di Riu-molinu , e bastano pure a
fargli concepire una non piccola idea della vetustissima città
che ivi componeva i suoi morti.
Alla più alta antichità sono in questo dipartimento ad essere
riferiti non meno di 90 norachi. Delle quali costruzioni se mol-
tissime siano ammirabili per la grandezza ed esattezza deUe
forme , e per gU enormi materiaU , altre cagionano dello stu-
pore per la loro ardita situazione in su torreggianti inaccessibili
massi a cui sia poca stima della meccanica degli uomini delle
prime età. Indicherò soli i denominati de Boès , de Cdgules nel
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CACCIA ai
di Giave, ed il Fenesiras in quel di Tièsi , siccome i degnis-
simi che siano da un viaggiatore veduti , e da un dotto esa-
minati.
Delle costruzioni del medio evo proporrò il castello di Giave
suUa parte più alta del monte nobile nella storia di quei tempi ;
del quale si parlerà nell'art. Giave.
Questa regione è stata divisa in due feudi: la Baronia detta
di Cabu'obbasy che comprende Cossai ne e Giave , ed appartiene
ad uno straniero : il marchesato di Montemaggiore che con-
tiene Béssùde , Kéremule e Tièsi, e si possiede dalla antichis-
sima e principalissima delle famiglie sarde, la casa Manca, in-
vestitane dopo onoratissimi servigi al re d'Aragona per annullare
la potenza dei Doriescbi. Se ne parlerà negli articoli dei capi-
luoghi di mandamento.
La popolazione degli esistenti villaggi (an. i834) componesi
di famiglie incirca 1600, e di anime 7100. Si semina poco più
o meno di star. 1 2000 , e si educano capi di varie specie
quasi 35ooo.
Il nome di Cabu-abbas fu comunicato per simil ragione del-
l'anzidetta con altri siti. Perciò lo udirai ad accennare un luogo
a 3 miglia da Terranuova , donde l'acquidotto d'Olbia avea
suo incominciamento. Parimente saprai appellata una regione
in quel di Sindia , dove era un insigne monistero fondato da
Gonario (il santo) tetrarca del Logudoro , il quale vi pose un
buon numero di monaci concedutigli da s. Bernardo abbate di
Chiaravalle. Finalmente , a tacer d'altri luoghi , troverai nel
Ciserro sififattamente denominato un sito (Capudacguas) j dove
è una grossa vena che versa un fiumicello , il quale a*esciuto
per lo conflusso del Flumen-tepido , e del Paringiano entra in
mare in Bau-/erbu a due buone miglia nel mezzogiorno di Por-
toscuso.
CABU-E-SUSU { Sardegna ìy V. CAPO SUPERIORE.
CABU-E-IOSSU [Sardegna), V. CAPO INFERIORE.
CACCIA (Cada), piccola terra nella prov. e dioc. di Tori-
no, sul torrente Ceronda tra Baratonia e Givoletto. Essa fu gi:
una corte con distretto sotto i marchesi di Torino nel secolo X;
det quali marchesi Arduino V figliuolo di Odone la donò alla
badia di s. Michele della Chiusa.
Questa donazione venne confermata nel 1014 da Ugone so-
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3^ CACCIORNA E CADDO
prannomiiiato il Cherico marchese del Bosco (V. Bosco) : U
quale se non fu, come opinarono alcuni, figliuolo di queir Ar-*
duino gli si dimostra prossimo parente : fu eziandio approvata
nello stesso anno dall' iàw pera to re Arrigo li.
Adelaide, ultima erede dei ridetti Marchesi, nell' istituire il
Viscontado di Baratonìa , vi comprese anche la Caccia.
Fra questi visconti si trovano Enrico soprannominato Mar-^
chionij che nel io64 assistette ad un placito tenuto dal mar-
chese Pietro di Savoja primogenito di Adelaide suddetto -, un
Brunone co' due suoi figliuoli Marchioni ed Ottone nel 1090.
Estinti i visconti di Baratonia , gli Abati della Chiusa ne
investirono insieme con Alpignano nel i3o8 i Mombelli dell'an-
tica schiatta degli Entremont di Savoja , i quali ricevettero la
conferma di quella investitura dai principi di Savoja succeduti
ai sopraccennati Marchesi. Se ne ha una conferma di Giacomo
principe d'Acaja nel i338.
Dai Mombelli passò ai Clermont pure savojardi, in appresso
ai Provana di Carignano , ed infine ai Duci gentiluomini di
Moncalieri con titolo di contado.
Questa terra è menrionata nelle bolle d'Innocenzo III del 1216,
d'Innocenzo IV del 1245 , e d'Urbano IV del 1400.
In valle Anzasca evvi un'altra Cada che nelle carte antiche
ha il soprannome di Mediana.
CACCIORNA. Fedi ANDORNO-CACCIORNA.
* CADDO {Cadus)y coni, nel mand. di Domodossola , prov.
d'Ossola, dioc. e div. di Novara. Dipende dal senato di Piem.,
vice-intend. prefett. insin. ipot. e posta di Domodossola.
Fu antica corte , di cui il vescovo di Novara s. Adelgiso nel-
r84o assegnava le decime , parte alla sua cattedrale , e parte
alla collegiata di s. Gaudenzio : h qual donazione fu conferà
mata dall'imperatore Lotario.
Giace questo comune in sito montuoso, alla distanza di mezz'ora
di cammino da Domodossola.
Al confine del territorio vi scorre il ^prrente Rogna , che nel
1755, in una terribile innondazione , vi danneggiò grandemen le
molto terreno , e non lasciovvi che le vestigie delk parrocchia:
si che i terrazzani per le cose spirituali ricorrono alla chiesa
parrocchiale di Preglia. Coll'andar degli anni il corroso terreno
venne ridotto a discrete coltura , ed a pascoli -, ma nel |834
il toiTcnte tutto vi distrusse un'altra volta.
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CAFFASS£ a3
Erri un monte, che appellasi di Caddo^ sol quale nell'estiva
stagione si conducono a pascolare le itiaiidre. Le vie ne sono
appena praticabili con bestie da soma.
I prodotti del comune sono: vino, butirro, formaggio, fieno ^
castagne , lamponi , patate , ottimi marroni , legname da co-
struzione e da bruciare : vi si mantengono capre domestiche e
selvatiche , e bestiame bovino : vi si cacciano molti faggiani e
pernici. Il conunercio di tali prodotti si fa con DonM>dos60la ,
e coi Yallcsani.
Pesi , misure e monete come nel capo di provincia.
Gli abitanti sono mediocremente robusti, di quieta indole, e
indefessi al lavoro» •
Nei fondi comunali si trova quarzo latteo amorfo bianchis**
siuio.
Vuoisi che prima deiresistenza di Domodossola, una smisu-
rata frana di monte qui subissasse un grosso borgo, chiamato
Villa lunga , e che niuno de' suoi abitatori avesse avuto scamr
pò 9 gli enormi caduti macigni v) cx>pro3o ancora un'estensione
ovale di mexao miglio circa.
Popol. i^a*
* CAFFASSE {Càfassiae) y eora. nel mand. di Fiano , ptx>v.
dioc* div. di Torino. Dipende dal senato di Piem. , intend. gen.
prefett. ìpot. di Torino , insin. di Cirìé , posta di Lai^so.
Nel diploma dell'imperatore Corrado il Salico del 1026, e in
quello dell'imperatore Ottone ly del 1210 questa terra e detta
Leocaffis\ e vien chiamata Leocqffum in un diploma del 1048
dato dall'imperatore Arrigo III. In que' tempi i nptai appicca-
vano talvolta a* nomi de' paesi l'articolo le lo , come scorgesi
in Let/lniascum , Lostadium ecc., in luogo di^nis , stadium:
onde sembra che il suo vero nome antico fosse Caffis poco
diverso dal presente. Questo villaggio prima del i64a era ,
eaiandio per lo spirituale , umto al comune di Mathi.
Lo compongono molte sparse villate.
Trovasi distante da Lanzo tre miglia , ed undici da Torino.
È costeggiato da una sterile montagna detta Montebasso , su cui
i terrazzani conducono a pascolare le piKO numerose loro
mandre.
La via comunale da levante conduce a Fiano, e daponeiite
a Lanzo.
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a4 CAGLURI
Sul confine del terrìtorìe , dalla parte di tramantaoa , tì
scorre lo Stura , cui gli abitanti , quando gli abbondano le
acque , vanno a tragittare sul ponte detto del Rocco distante
due miglia.
Yarii canali deriyantì dallo Stura servono ad inaffiare le cam*
pagne di Caffasse.
Evvi una pubblica scuola y ove s'insegna a leggere e scrivere.
La parrocchiale è sotto il patrocinio di s. Grato.
Il territorio dà scarse ricolte di grano, e produce in medio*
ere quantità meliga , marzuoli e patate.
Pesi , misure e monete di Piemonte.
Gli abitanti di Cafiassc sono quasi tutti applicati ai lavori
campestri.
Popol. 700.
CAGLIARI (provincia): la prima e più importante delle prò-»
Tincie dell'isola e regno di Sardegna, di cui è capo-luogo la
"Stessa capitale.
Comprendesi entro i paralelli 38^ 5^^ , e 39^ 3o^ : fra li
meridiani o^ 3a^ all' occidente, e o^ 28^ all' oriente della Do*
minante. La superficie può calcolarsi di migl. quadr. iioo.
Contermina da levante alla Ogliastrina, da tramontana alla
Isilese , da ponente alla Sulcitana , da mezzodì vallasi dal mare
africano.
È per una metà piana, per altra montagnosa , di modo però
che il piano fiancheggiasi a ponente e levante da catene di
monti tutti di prima formazione.
La catena di levante è in continuazione con la centrale , dove
più alta levan la cresta i monti del PartioUa , e i due che suc-
cedono più prossimi al meriggilo , i Sette-fratelli ed il Mela. La
punta di Serpeddi domina su tutte le altre. Le falde occiden-
tali della prima e maggior eminenza stendonsi non poco, onde
che da questa parte vi apparisca il piano gonfiato in frequenti
ma facili colline , in alcune delle quali é riconosciuta dai geo-
logi l'origine ignea.
Nei monti di ponente parria vedere una prolungazione della ca-
tena movente dal Capo*frasca , se non che nel Ciserro tanto
vedesi avvallato il terreno, da esser troppo sentita la interri:^
zinne impreparata. In essi sono più cospicui il Separa , TAr-*
cuòsu , il Montessanto. U Separa levasi più alto ancora del Sci>«
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CAGLIARI 35
peddi j e dalle sue estremi rupi dktendesi un vastissimo oriz-
zonte j che da maestro a sirocco perdesi nella vastità del ma-
re^ in là deUe ^o miglia.
Degna dì essere menzionata è dopo queste la piccola catena
cagliaritana , la quale per intermedi avvallamenti in quattro
eminenze comparisce distinta , che sono da tramontana ad austro;
una di s. Michele , la cui testa vedesi coronata' da un antico
castello ; altra della città \ la terza appellata Mouvolpino; l'estrema
sporge nel mare, e forma quasi una testa da potersi facilmente
isolare. Sono le roccie stimate di calcareo teraiario .... Ma
nient'altro su questo, che della geologia parlerà compiutamente
il eh. cav. Alberto Della Marmora nella relazione de' suoi viaggi
scientifici.
Seconda alla gran valle, di cui si é fatto cenno, resta a no-
tarsi il piano di ]\ora tra i mónti di Sarroco e Montessanto ,
la sua continuazione lungo il littorale di Caladostia a Ghia , e
quindi in là il campo di Spartivento.
Non é ) a dir vero , molta copia di acque sorgive , massime
nelle pendici occidentali dei monti di levante , n'é poi scar-
.sezza nelle falde, ed un vero difetto selle parti più basse. Co-
noscesi qualche acqua minerale, che vorrebbe essere analizzata.
I fiumi che ne derivano sono il rio di Tr^'enta, di Donò-
ri , di Settimo , di Sinnai , di Gereméas , di Solànas , di
Carbonara.
Pure dalle peadici orientali dei monti di ponente scorrono
poche acque. Nel riunirsi nutrono alcuni rami del Ciserro che
viene dalla provincia Sulcitàna, e formano il fiume di Pula, il
Riera, il fiume di Chia^ e quello di Teulàda, non fatto conto
.di nitri minori riozzoli.
Sbocca nello stagno di Cagliari il Caralita, a'cui. tenui j^rin-
cipii nel Sarcidàno (prov. Isilese) si fanno accrescimenti poco
considerevoli sino a che avvidnandosi allo stagno accoglie a
ministra i due fiumi anzinotati di Tre/enta e di Donàri riunitin
presso la terra di Decimo-^mannu , e alquanto in giù a destra
il Ciserro. .
La costituzione delle terre, per cui sono frequenti concavità^
e queste o sotto il livello del mare in vicinanza al lido , o
aventi un fondo impermeabile é cagione , che in molti siti l'acqua
dei fiumi o torrenti si ferini e dorma.
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a6 CAGLIARI
Le principali siffatte lagune sono al littorale di Cagliari : a po-
nente la massima detta lo Stagno cagliaritano , a levante il Molen-
targiu con alcune pertinenze , il Mare-stagno , la palude di Pal-
mas , e altre nei territori di Quarto , Quartuccio , M ara-Calago-
nis. Più in dentro sono gli stagni di Serrenti e di Sanluri, e
molte paludi tra le quali è rimarchevole quella di Mara-Ar-
baréi* Gli stagni saliferi tra le coltivazioni si sono sperimentati
molto nocivi, se la stagione sia troppo secca. Il polverio delle
loro sponde all'azione dei venti & che intristiscano cosi le spi-
ghe , che i grani manchino y e in pari modo i grappoli , onde
a pena si possa fare un po' di vinello.
Flusso e riflusso* Questi fenomeni sono ben osservabili nel
littorale di Cagliari , e distidguonsi con li nomi Plenas e Siccas,
Mell'ordinario spazio delle 24 ore e 48 minuti le acque alter-
nativamente intumidiscono e sgonfiansi due volte. L'altezza della
marea varia , siccome altrove , secondo la posizione della luna,
e l'influenza dei venti ; ordinariamente però giugne a metri o,3o.
I pescatori dello stagno appellano il flusso implidàra (riempi-
tura) y il riflusso col nome comune sicca (secca). Nelle foci
della Plaia , come è detto il lungo banco di sabbia che di-
vide lo stagno dal mare, è perciò continuala corrente, o dal
mare, o da terra, ciascuna per 6 ore e la minuti, se la vio-
lenza del vento non vinca i primi e deboli sforzi della con«-
traria. Quando soffi con forza il maestro , l'empimento dello sta-
gno non può ascendere all'ordinaria altezza, che qui suol es-
sere di metri 0,^3, e nelle ore della secca va fuori quantità
d'acqua maggior del solito. Queste secche sono più marcate nel
gennajo o febbrajo per circa una decina di giorni , onde in
molti siti dello stagno resta scoperto il fondo. Lento e scarso
i allora il flusso , e come cominci a vedersi l'aumento dell'acque
esse sono tosto assorbite.
. Non ha guari si sono fatte osservazioni d'uno e d'altio fe-
nomeno nel canale di piccola navigazione apertosi tra Mon-
volpino. e il promontorio pel trasporto dei sali. Eguali ne Ia-
cea il P. V. A* nello stagno anzidetto di ponente.
LitloraU della pro\nncia. Da Calapira dove sono i limiti tia
Castiàdas , regione meridionale del Sàrrabus , ed il territorio
assegnato a Carbonara nelle spiaggie di levante si calcola nel
suo distendimento sino a Portopino di circa 84 miglia.
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CAGLIARI 27
I prìocipalì capi sono: Capo-Carbonara a 89^ 4^ di latltu-»
dine 9 e o^ a5^ di longitudine occidentale. — S. Elia a 89^
io' , e o® a\ — Capo-Pula 38® 59^ , e o® 6' longitudine oc-
cidentale. — Spartivento 38*^ 53' , e o** 16' Ho". — TeulÀda
38® 5a^ , e 0° 3o',
Porti. Nel golfo di Cagliari ne sono formati due dal promontorio
di s# Elia : uno detto di Cagliari , l'altro di Quarto, capaci di
tutte le flotte dell'Europa e sicurissimi. Anche il promontorio di
Nora forma altri due porti. Nel golfo diXeulàda trovasi quello del*
risola rossa, e l'altro di Malfettano. Di seni minori ve n'ha
non pochi , dove però iion ^ ricoverano che legni piccoli in
tempi fortunosi.
ìsoleue. Levansi sul circostante mare alcune piccole terre,
che appena sono qualche cosa di più che scogli. Da levante a po-
nente troverai la Serpentaina al sirocco di Calapira, l'Isola dei ca*
yoU alla stessa direzione in verso Carbonara, s. Macario a Capo
Pula , l'Isola rossa in fondo al golfo di Teulàda. Sulle tre prime
furono costrutte torri*
Topogre^ia aimosferica. Il clima à dolce d'inyemo , caldo
d'estate , se pur non intervenga opportuna la ventilazione j la
quale e frequente con certi caratteri di costanza. I calori soli-
tamente incominciano a sentirsi da sijla fine di uoaggio , ne
intepidiscono che nell'estremo settembre. L'umidità regna da
per tutte le situazioni poco elevate nella notte, e meglio nelle
stagioni autunnale e primaverile , copie pure quando dominano
i venti di levante e mezzogiorno , che si yorrebbero meno
frequenti.
La pioggia suol essere portata dal libeccio; però esso.é io*
vocato dai contadini quando veggono languire la yegetazione ,
e fendersi sitibonde k argille. JPochi sono nell'anno i giorni
piovosi , tenue la quantità che cade «il piano. In esso non è
infrequente la nebbia; massime nella Fai Dòrida y q/nctì^i il
gran tratto delle terre che lo stagno tocca verso tramontana* Jlel
maggio causa grandi timori ai contadini , e danno certissinio ,
se il maestrale non la rovesci nello stagno, e rasciughi dai ma-*
ligni umori le lattanti spighe. L'elettricità di rado si £1 sensi-
bile ; quindi men delia grandine ,. che di altro infortnnio, te**
mesi dall'agricoltore ^ né. romoreggiano i tuoni ch(^ poche volte
nell'anno ; tuttavoUa quando accade squilibrio esso manifestasi
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28 CAGLURI
nei più terrìbili modi. Le cime più alte dei monti veggonsi di
rado biancheggiar per le nevi nel cuore istesso del verno , e
ben tosto ripigliano i consueti colori.
L'aria , come era da immaginarsi per lo basso livello delle
regioni sulle quali seggono le popolazioni , per la povertà di
grandi vegetabili , per le frequentissime paludi , per li panta-
ni , per li letamai , e per la assoluta negligenza della polizia
sanitaria , è generalmente poco salubre , e la sua infezione è
in alto grado dal solitone a dopo le grandi pioggie autunnali
che dissipino i miasmi morbiferi. Con tutto questo tieni cer-
tissima cosa che non troveresti i luoghi sorani che scorriamo
perigliosa mente nella Toscana , e più che altrove nello Stato
Pontificio , né le arie che si esalano sentiresti pestifere in
quel modo , che si provano nei menzionati tratti , lo che ap-
patisce chiaro dalla men forte violenza del male sugli stranieri,
e dalla generale impunità dei naturali che pure niente studino
alla loro sanità. Questo sia detto a ridurre a buoni termini gli
esageratori , cui non basta notare una temporanea insalubrità
che sperimentasi nel patire dopo il caldo l'umido j e pare sia
più conveniente la pestilenza che notò un oratore trasportato.
Popolazione, Gomponesi questa provincia di 61 comuni, i
quali sono ripartiti in nove distretti.
i.** Cagliari città, che consta di quattro quartieri , e d'un
sobborgo , e annovera circa 25769 anime in famiglie 6752, non
inclusivi gli ecclesiastici, i militari, le genti delle prigioni e del
bagno, ed i forestieri.
2.^ Doraus'de-Maria — popolasioni 5, anime 5i84i fdmi-
gKe 12 IO.
3.'® Pauli-pirri — pop. 7 , an. 18746 , fem. 4^82.
• 4'*^ Srfnlùri -^ pop. 8, an. 9097, fata. 2^20.
■ 5.^ Senòrbl — pop. i3 , an. 9780 , fam. 235o.
6.® Serrainanna — pop. 6, an. 7145 , fam. i63i.
7;® Siliqua — pop. 6, an. 6457, fam. i525.
• 8.** Sinnai — pop. 5, an. 6267, fam. i53o.
g.® Ussana — pop. li , an. iiogS, fam. 2658.
Totale della popolazione della provincia nell'anno i834 ani-
me 99489 , distribuite in famiglie 24o58.
Nel decennio antecedente i numeri del totale della provincia
erano i seguenti: 92253 — 92836 — 94^49 — 9^4*7 "^
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CAGLIARI 29
958o5 — 94779 — 94696 — 95438 — • 97140 — 99o5o,
Cosi dalle recensioni parrocchiali. Scommetterei nondimeno che
da più di tre anni sì oltrepassò il centomila. I preti sono poco
scrupolosi in sìSàtta operazione , né si sentono punti per la
.inesattezza , se notino solamente i presenti , e quei che co-
noscono.
In questa medesima circoscrizione nel medio evo, ed a più
precisione j nell'epoca in cui quest'isola era ancora governata
dai suoi tetrarchì , sussisteva un numero di abitazioni , senza
esageramento , triplo della somma attuale , che poscia nella
malversazione degli stranieri , e nella spensieratezza del governo
restarono deserte. Della qual cosa resterà facilmente persuaso chi
voglia consultare il Fara su gli antichi dipartimenti o curatone
che si comprendevano nel perimetro della odierna provìncia.
Se avvenga che tra le popolazioni da lui appellate alcune
sieno riconosciute non già un tutto veramente e un corpo in-
tero , ma parti e membra di altre ; non però vorrei fosse mi-
norata la proposta ragione : con ciò sia che molte egli ne abbia
obbliate , e più ancora ignorate per non aver data alla rico-
gnizione tutta l'opera che per lui si poteva , e adoperato nella
ricerca delle cose deUa parte meridionale e della Gallura con
eguale amore, quanto avea lui confortato in quelle del Logu-
doro. Questo sarà cento volte provato.
Posizione dei paesi* Almeno un terzo dei medesimi si fon-
darono in luoghi bassi e paludosi, né piacquero situazioni che
erano in prossimità assai migliori , e per l'altezza e per la
secchezza del suolo , e per l'opportunità d'acque salubri : onde-
che sia inconcepibile a chi osservi gli attuali stabilimenti, che
si gran motivo abbia prevaluto nel giudizio dei primi coloni
perché si stanziassero nei luoghi siffatti.
Colonie da stabilirsi. Tra le popolazioni esistenti sono non
poche che hanno fresca la data del risorgimento. Riconosci fra
queste quelle che coltivano il Norese , e sono Teulàda , Domus-
de- Maria , Pula , s. Pietro , Sarròco , Caposerra , dall'altra
parte Burcei ecc., dove si raccolsero fuorusciti del Logudoro e
Gallura , e altri avventurieri.
Potrebbesi fare consimili stabilimenti in molti siti , ed offrire
ai nulla tenenti , che non pochi sono nelle più grosse terre ,
dei mezzi per piantarvi abitazione , e cominciare i lavori ru-
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30 CAGLIARI
stici. Ecco che Carbonara entro pochi anni yiene su senza grandi
dispendi. Slnnai che ha una grande estensione di territorio po-
trebbe scemarsi di alcuna famiglie , e mandarle a stare alla
falda occidentale dei Sette-fratelli in Bau-arré/ini , dove è buona
la terra , ottima Paria e l'acqua. Da Quarto se ne potrebbe
dedurre in j. Isidoro o in Nuiayianna , da Teulàda in Cala-
piombo , e in Malfettano.
Dir potrei lo stesso di altii stabilimenti cui converrebbe
piantare come per altri gravissimi motivi , cosi per scemare
l'orrore di quella solitudine , che attrista un viaggiatore , e rende
arditi i malviventi.
Fisico di questi provincialL Su tal questione vale nel co-
mune quanto si è detto dei campidanesi d'Arborea. £ come in
quelU e nei Sulcitani ,. cosi in questi avviene un rapido svi-
luppo del sesso. È frequente che prima dei quattordici anni al-
cune siano madri , e vedesi in Pula una fanciulla di sette anni
giunta di già alla pubertà.
Facoltà inìellettuaii. Generalmente si osservano buone an-
che in coloro che mancarono d'ogni educ£^zione. Pertanto
io mai consentirò su quella inferiorità di cui i campidanesi erano
notati verso i logudoresi , e con essi tutti coloro che fossero
nati in luoghi bassi, come se l'aria grossa dovesse poii:are una
grossa organizzazione di cervello , e la fina una dilicatissiroa
testura , si che fu una scappata da entusiasta rattribuzione data
da Fr. Carboni ai campidanesi di plumbei , e ripetuta da chi
non sa dir che ciò che abbia detto un altro , e deve pensare
come abbia pensato un altro sia ragionatore, sia sragiona tore.
Egli é vero che i provinciali di Cagliari che abitano nella pia-
nura sono nella totalità poco vivaci nel parlare, ma hanno poi
del buon senso , e della sodezza nel pensare , qualità che
congiunte ad un dilìcato gusto , e ad una fantasia moderata
splendidamente appariscono in coloro , che furono coltivati con
buone dottrine.
U carattere morale è universalmente da essere lodato v però
che sono docili, soggetti, pacifici, laboriosi, e buoni massari.
Riconoscerai nei medesimi una gente che tengon la fede , ed
odiano il tradimento anche fra nemici , onde o nulle o rarissime
sono tra loro le violenze pi'emeditate , e gli agguati. I principali
dei villaggi distano poco dalia condizione dei più colti cittadini.
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CAGLURI 3i
Nei popolani si vorrebbe maggior cortesia , e dispiace certa
ravidezsa di maniere , e malizia di atti che principalmente si
osserva nei paesi più prossimi alla Capitale. La religione è ben
fondata nei cuori, e molto la loda il rispetto e venerazione che
si dimostra agli ecclesiastici , la beneficenza ai religiosi , i molti
legati , e la suntuosità delle feste. Invan però si negherebbe
essere nella medesima alcune macchie da certe pratiche su-
perstiziose.
Istruzione pubblica. Pure in questa provincia l'istituzione
delle scuole primarie non ha prodotto quei frutti che se ne
speravano 9 e qui per le stesse cagioni eziandio, che abbiamo
altrove notate. La frequenza alle medesime è potissima, e
non so se in tutte complessivamente siano mille fanciulli. In
molti luoghi è in \iso un amabilissimo calendario, tenendosi
scuola óra quando piace agli studenti, ora quando piace ai
maestri. Perciò di questi provinciali (salvo i cittadini) appena
a5oo persone saranno che sappian leggere , e di questi non più
di due terzi che possano servirsi della penna nelle loro fac-
cende.
Nella Dominante oltre le primarie sono delle scuole elemen-
tari, dove alla educazione cristiana morale e civile si aggiunge
l'insegnamento della grammatica latina e della rettorica; però
r imperfezione dei metodi cagiona che non si ottengano che
'meschini frutti dopo uno studio di circa otto anni.
Mancano le istituzioni di conveniente educazione per le fan-
ciulle, e sono perciò desiderabili quelle donne religiose che in
altri paesi danno lor tempo ed opera a cosi formar le figlie ,
che abbiano le necessarie cognizioni nella morale e nella gen-
tilezza delle maniere, acquistino destrezza nei più importanti
lavori femminili, e possano un giorno prestar tutte le partì di
ottime madri di famiglia.
Sariavi in Cagliari in supplemento d'altro meglio l'orfano-
trofio delle fEiiìciulle, ma certe opinioni ancora prevalgono, e
però meno si teme della turpitudine d'una difettosa educazio-
ne, che del giudizio che persone , che tu ti dirai quanto siano
giudiziose, oserebbero di proferire contro un padre che man-
dasse le figlie tra quelle fanciulle se poco care alla fortuna ,
molto alla virtù.
Abbigliamento. Non parlando della Capitale, dove tutto è
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3a CAGLIARI
coaforme alle mode fiorenti nelle più polite città del continen-
te, se si eccettua l'infima classe, gli altri provinciali massime
i più vicini a Cagliari hanno un vestiario suntuoso di maniera
che è un bello spettacolo veder la gioventù quando raccogliesì
a su pre]eri (piacere, e qui ballo geniale) dietro i zampo-
gnatori, e quando celebra la carola. Tra le differenze di moda
che si osservano nei vari paesi di questa provincia è da essere
notato il velo delle Sanluresi ( su parapetlu ) , che è mia qua-^
drata pezzuola , la quale attaccata con spille agli omeri tienesi
distesa sul petto sino al cinto o come elle dicono lazzada , che
varrebbe allacciatura. Quella veste sardesca, quale la dice chi
crede sia stato sempre il mondo del colore d'oggigiorno, il
coietto, va in disuso,, non cosi però che in molti luoghi, e
nella stessa capitale , non si vegga portata da alcuni vecchi
contadini, rigattieri, carratori. La veste di pelle {sa best-e-pcddi)
o pelliccia è ancora adoperata generalmente, senza maniche e
corta alle anche *, se ne eccettui i Sanluresi che V hanno distesa
a mezza gamba. Vale pure in ogni parte su sacca de coberri;
i pastori lo portan sempre , i contadini quando abbiano a se-
renare nel salto, gli altri il serbano in casa per iscambiarlo col
cappotto bagnato dalla pioggia.
Costumanze. Nelle nozze tra i popolani non è stipulato al-
cun contratto essendo cognito ciò che la consuetudine poita sia
rispettivamente contribuito dagli sposi. A lei spetta di prepa-
rare il talamo , il telajo , il guardaroba , la lingerìa , le sedie,
i necessari arnesi per lo paniGcio, le stoviglie ecc. Egli dee
provvedere per la abitazione , ed , ove sia agricoltore , aver
propri e il carro con due tori domiti, e tutti gli istromenti ne-
cessari per r agricoltura con copia di semi per la terra , e suf-
ficienza dell' altro che vuoisi avere per il vitto ; ove poi sia pa-
store essere padrone d'un branco, o aver sua parte nello d'al-
trui che governi.
Nel di precedente alla benedizione mandasi dai parenti della
fidanzata l'anzinarrato fornimento e apparato domestico alla
casa nuziale, e si trasporta con molto fasto, e col consueto ac-
compagnamento dei zampognatorì su dei carri tratti da bei
tori con le corna infiorate.
Suonando l'ora fissata, lo sposo in tutta gala, corteggiato dai
suoi consanguinei, dal parroco e dagli amici, va a ritrovar la
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CA6LUR1 il
ipota* Non però oltrepassa il liminar della di lei casa , e re-
stasi nel cortile sino a tanto che ella j come é costume degli
sposi prima di sortire dalia casa patema per costituirsi in nuova
famiglia y compisca Terso i suoi genitori y o alcuno dei più pro-
pinqui che li rappresenti , al sacro dovere del congedo. La ver-
ginella piangente nelle sue tenere commozioni, adorna nel mi-
glior modo di quanto ha di più prezioso, portasi alla presenza
dei suoi genitori che con cert'aria di gravità assisi nell' interna
stanza 1* attendevano tra i pro'ssimiori e gli amici più confiden-
ti y e piegatasi ai medesimi , e stante tra uno ed altro bacia le
mani paterne e chiede d'essere benedetta. Lo spettacolo si fa,
dirò, più sentimentale accesi gli affetti della paternità. Le la-
grime della dolcissima tenerezza si confondono tra gli abbrac-
ciamenti, e dice a un tempo e il padre e la madre tntto quel
bene , che desiderano avvenire alla medesima. Nella sem-
plicità di menti poco colte odonsi nel linguaggio della passione
delle bellissime cose, e lo spettatore ne rimane soddisfatto*
Movesi quindi lo sposo medio tra due dei primi consanguinei
della sposa col suo festivo stuolo aUa chiesa, segue la sposa
fra due principali della parentela dello sposo, e con molta co-
mitiva di donne. Presi i sacramenti di preparazione , e quindi
compito il rito solenne, nell' incamminarsi alla casa maritale si
uniscono le due . parentele, e si frammischiano donne con don-
ne, uomini con uomini intorno e addietro degli sposi. Per bel
complimento e felice augurio coloro presso le cui case passano
gli sposi versan su i medesimi sa razia ( forse grazia ) fru-
mento intramischiato di legumi e di sale, spruzzan dell'acqua,
spandon dei denari su i due consorti , e la gente fa codazzo,
non risparmiato il prete. Questi come entra nella casa la be-
nedice e prega per gli abitatori. La compagnia resta tosto ser-
vita di dolcerie, vini preziosi e caffè, ne sono serviti gli ac-
correnti, e finalmente ricevute le felicitazioni da coloro che
non parteogono alle famiglie affini dassi opera al convito, partì
dei quali sono mai sempre la busecchia, il montone, o il ca-
pro, che è più stimato. Uno stesso piatto, uno stesso bicchiere
deve servire ai due sposi.
Si tosto poi come una donna sgravisi della pregnezza usasi
in molti paesi di tutte lavare le meinbra del neonato con vino
tepido, e in siffatto umidore aspergerle di finissimo sale-, la
Dizion. Geogr. ecc. Voi. Ili. 3
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34 CAGLURI
qual pratica i lodata come ben propria a fortificar la cute, e
scansare alcune malattie superficiali , tra V altre i sudaminì.
Le esperienze confermano l'opinione. Di cotal uso antichissimo
appariscono le vestigia nella Sacra Scrittura. Costumavano gli
Ebrei ( cosi il Tirino in Ezech, ) di lavare con acqua calda i
molli corpi non solo perchè (ossero purificati dalle sordi del
parto, ma e perchè le membra che contratte ancora nel me-
desimo rimanevansi si potessero distendere e acconciamente for<-
mare. Le medesime tantosto venivano salate a farsi più sode
giusta l'asserzione di Galeno, e poi si e ostringevano tra i panni
con le fascie per non curvarsi e depravarsi.
Nelle morti è un rito quasi comune il compianto, e fino nel-
l' estremità della stessa Dominante , nominatamente nella Villa-
nuova , non è una usanza conosciuta da pochi. Il defunto espo-
Besi in casa e portasi alla tomba con le vesti dì gala; se ma-
ritato con gli abiti più splendidi, anzi con quelli stessi nei quali
comparve nel solenne giorno dell'amore: e qui è da notare
che molti non più li indossano dopo le noj^ze, e con diligenza
conservati li risparmiano al giorno della loro morte: se nubili
alle loro proprie vestimenta ed abbigliamenti aggiungonsi dal
padrino o padrina altri ricchi fregi. 0 questa o questi tolto
una fronda di alloro forma una corona intrecciatevi rose ed
altri fiori, e tutto stringe con catenelle d'oro, d'argento, e
con filze di collane. Ma egli è sul collo e sul petto della ver-
gine , o del giovanetto , dove con molto studio si compongono
siffatte gale. Composto il corpo sul feretro , le donne del pa-
rentado, e quelle pure di servigio meste nelle gramaglie del
duolo si assidono intorno sospiranti. Non possono che non la-
scino romper dal petto i gemiti, e diano più forza al dolore
dì chi più sente la perdita o madre o sposo o figlio. Intanto
sorge il funebre metro della canta trice.
In qualche luogo della diocesi Cagliaritana non sono, come accen-
nava, totalmente perdute certe superstizioni che una inumana pietà
9on sa stimare empie, a voler abbreviare le agonie d'un infelice.
Levansi via dalla stanza e croci e simulacri e imagini, e viene
egli spogUato, quando abbiane, degli scapolari sacri di qual-
che ordine religioso, delle scatolette che abbiano alcuna reli-
quia ecc. Tanto perché? perchè si crede che tnt valgano ad
ilppciUr l'anima nella partenza, e prolungare le sue sollerenze.
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CAGLIARI 35
Ove poi in breve non estìnguasi il loro carissimo, viensi al ri-
medio che stimano per efficacia supremo, e sottopongono e
adattano alla di lui cervice il giogo d' un aratro , o d' un carro.
* Verso i contadini delle altre provincie sono questi lodati sic-
come paxientissimi della fatica, e non poco solleciti d'una
esatta esecuzione delle opere. Ma attendi che compiscano i la-
vori della preparazione delle terre, deUa seminazione del fru-^
mento, di alcune specie di civaje, e della messe, e tu non ri-
conoscerà i più i colali in una gente scioperata. Manca l'inda-
stria , è perciò angusto il cerchio dell' esercizio , e pertanto me^
schina la loro condizione.
I Sardi in generale, e . caraifctensticamente l contadini cam-
pidanesi, sono frugivori, amando a preferenza il pane , le paste , i
legumi , e poco desiderando la carne e i pesci. Nella stagione delle
frutta se ne mangia con tale avidità, che non spegnesi per
poco, e non si aspetta la perfetta maturità. Delle frutta del
fico d' India , che forma le Aefì delle tenute , si fa un gran-
dissimo consumo. Non cosi procedon le cose nei paesi di mon-
tagna, dove si educhi gran quantità di bestiame, e in quelli
che sono alla sponda del mare o del gran lago; però che nei
primi sono per quanto dura il lattamento a comune materia
di sussistenza i latticini ; negli altri , per la stagione della pe-
sca , le più copiose' specie che si estraggano dalle pescaje. Le
frutta ed erbe ortensi fanno pure una parte del vitto alle po-
polazioni più prossime alla Capitale ; non però sono gradite le
patate, che si coltivano in poca quantità per darne ai citta-
dini. Il panificio è molto lodato , e la pasta si per la estrema
bianchezza, che per lo gusto può difficilmente eguagliarsi in
altre regioni dell' isola. Le pagnotte ordinarie per la gente da
servigio sono preferibili al miglior pane lavorato nel processo
d'arte quale è usato dai genovesi e francesi. La macinazione
del grano si fa per gli asinelli con una mola semplicissima e
rozza , quanto sarà stata nei più antichi tempi. Le pietre sono
provvedute dai Nurresi ( prov. d' Isili ). Di molini idraulici non
se ne trovano nella pianura, che dove sia corrente d'acqua.
La superiorità delle paste sarde fatte a mano con lungo stento
à ben conosciuta; le fabbricate nel Campidano di Cagliali non
cedono che alle più fine d'Oziéri. Amasi molto il pan di sa-
pa, cosi detto perchè* di questa intridesi la farina. La forma
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36 CAGLIARI
i di un anello. Si adorna con fettuccia di fogli d'oro e d'ar«*
genio, e con yariameoti colorati confettini. Usasi farlo per Ognis-»
santi insieme con le pappassìne , che sono una mescolanza di
uve passe , mandorle , pinocchi , pistacchi ecc. , agglutinati coii
un po' di patta sapata. Pure per le feste solenni se ne usa
fare ; e quelli che si offrono al santo e s' inseriscono nelle brac-
cic della barella, sulla quale trasportasi il simulacro, sono enormi.
Bevesi generalmente vin generoso, e nella pianura se ne fa mag-
gior consumo che in situazioni più elevate. Non intendi però che
ci ecceda : un eccesso in tal materia ha congiunta certa infa-
mia. Le donne dei villaggi sono proibite del medesimo anche in
piccola dose. Nelle tavole usasi poca varietà di cibi , salvo
quelle dei principali dei paesi, nelle quali tutto è preparato ,
come é solito nella città.
L'acquavite è T ordinaria mattutina bevanda della plebe;
ma a bel bello anche in questa classe va propagandosi il gu*
sto pel caffé. La naturale bevanda , V acqua , non è , per la
terza parte almeno della provincia, quale esige la sanità. Le
vene dei pozzi non somministrano che grossi umori pregni di
sali o d' altre sostanze minerali poco salutifere. Cominciasi a
supplire con le acque piovane, e in molti siti potrebbesi con
perpetuo vantaggio per cannelle di terra cotta raccogliere da
scaturigini non molto discoste, e gioverebbe ricercarne per la
trivellazione. Anche in Cagliari , sebbene non siane un vero
difetto, perocché hannosi alcuni pozzi pubblici inesauribili ,
tuttavolta malvolentieri beve dai medesimi la stessa minuta-
glia , ondeché quando per la scarsezza delle pioggie inaridi-
scano le cisterne, la più parte, riservati i pozzi agli altri usi,
se ne procuran ottima dai battelli, che si riempirono delle ri-
putate soigenti della tanca di Nizza presso la Maddalena, e
dalle fonti , che trovansi in fondo allo stagno quasi sulla estre-
ma sponda nel siti, uno detto sa cràstuUij altro appellato dì
$• Maria,
Al già detto intomo alla costruzione delle case pel Cam-
pidano d' Arborea ( Y. Busachi prov. ) non é altro da es-
sere aggiunto per lo Campidano di Cagliari, che la più ele-
gante forma, e il megUo inteso scompartimento, oltre allasu-
perior pulitezza. Sono avanti o allato delle medesime grandi
cortili con dei loggiati per stallaggio, nei quali accogliesi il he-
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CAGLURI S7
stìame impiegato nel «ervìgio domestico, o nelle opere mrali.
Aderente al muro della casa è una galleria ( su stdulu , su um-
bràgulu, da umbraculum ) ^ dove in tempi sereni siedon le
donne o al telajo o ad altri lavori.
Gli edifizi sacri di questa provincia sono meglio che nelle altre
costrutti, parati, provveduti, e goveraati. Rimarrebbe unica*
mente a desiderare che fosse men pericoloso il fermarvisi agli
u£Szi divini, oslarutte e non più riaperte le tombe , che sono un'altra
maligna fonte di infezione. Le più rimarchevoli antichità di
questa provincia sono in Cagliari e Nora. Nella prima e an-
cora visibile una gran porzione dell'anfiteatro romano con più
precìnzioni; ed il suntuoso acquedotto , che per una linea <ii
circa 5o mila metri derivava le acque dalla celebre solvente
di s. Giovanni de Bucca^-rutia traversando le teire di Sili-
qua, di Yillaspecìosa , di Decimo-manno , e del Maso. Se ne
diranno altre parole nell'art. Cagliari ciaà. In Nora è poco
men che intero u^ teatro in opera quadrata , dì cui l'Indicatore
Sardo diede brevissima descrizione tratta da una lettera sotto-
gnata col bigramma V. A. Sono in questi due luoghi , ed in
parecchi altri degli oggetti degni dì considerazione, di cui fa-
rem parola nell'occasioni. Non sono rare ne anche in questa
provincia quelle antichissime costruzioni che diciam norachi, e
in alcune spiccano delle singolarità, che domandano saggi e
pazienti osservatori. Non se ne ha il preciso numero, ma messi
in conto quelli pure, di cui restano le sole vestigie, forsechè
sommeranno a parecchie centina ja. Il difetto di pietre nella
parte media del piano ne ha fatto scomparire non pochi.
Statistica medica. Sarebbe desiderabile die l'egregio profes-
sore Zucca desse al pubblico i suoi lavori intorno a questo im-
portantissimo oggetto. Intanto giovati dei seguenti cenni. Per
ogni distretto è stipendiato un medico ed un chirurgo, ed è
posto uno speziale, e cosi è stabilito, che quelli, di cui consti
la povertà, abbiano le medicine gratuitamente. Le malattie più
frequenti sono nelle stagioni invernale e primaverile infiam-
mazioni di varie forme secondo le condizioni diverse degli in-
dividui, e delia atmosfera; nell'estiva ed autunnale febbri ga-
striche, intermittenti per lo ordinario complicate, nervose e si-
mili. Sopra le loro cause vale quanto fa detto nella provincia di
Bttsachiy e toma però occasione di implorare una pulizia sa-
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38 CAGLIARI
nitarìa , che obblighi i comuni a dar scólo alle acque , togliere
le molte pozzanghere che si mantengono a ciò vi si possano
imbrodolare i majali, inalveare i ruscelli , aprir gore ai rista-
gnamenti, portar lungi il letame, cingere sufficienti campi-
santi e scavarvi profonde le fosse , perchè grave dolore non
prenda i cuori umani in vedendo i cadaveri addentarsi dai ca-
ni , né sia necessità di esumare i non ancora disciolti per fare
luogo ad altri. E in questo sarebbe ancora a doversi prowe-*
dere in modo, che senza maggior indugio come fosse indubi-
tata la morte si portassero i defunti nella sepoltura. Orribili
cose avvennero in altri tempi , ed una maravigliosa avarizia
diede esempli di solennissima empietà, irreligione, inumanità.
Asciugamento delle paludi. Tra le molte menzionate ve n' ha
parecchie le quali asciugate assai gioverebbero, si perchè sa-
riano restituiti alla agricoltura gli spazi che ricoprono, come
perdiè resteriano soppresse tante perenni fonti di micidiali
miasmi.
La palude Palmas, che giacesi tra Pirrì e Paùli, non più sa-
sarebbe, se, come è facile, si colmasse, e nella sua lunghezza si
aprisse un profondo canale al Molentargiu: gli altri tre di
Mara-Calaginis, Quartucciu e Quartu né presentano maggiori
difficoltà air idraulico , né l'operazioni domandano grande di-*
spendio.
La palude di Sanluri, e la prossima ( Paùli-manna) dei salti di
s. Gavino forzate dall' arte cederebbero i male occupati luoghi.
Un solcamento vedesi cominciare presso la sponda del ricet-
tacolo , che proseguendo giù costeggia le vigne di Samassi , e ,
più in là, gli orti di S^rramanna per volgersi al fiume in su
i limiti di questa terra e di Villasor. Sgorgando nelle grandi
pienezze Tacque dello stagno in questo canale sarebbe facile
profondandolo più Carvele cader tutte. Insomma per bene stimate
linee di scavamenti si riuscirebbe ad aver esonerato tanti in*
fruttiferi crateri, perchè non se ne ritrae sale , se saliferi; non
pesci, se ve ne vivano, e, quel che peggio d'ogni altro male,
perchè con le loro morbifere esalazioni turbano o distruggono
la buona costituzione dei corpi umani, e infamando l'aria ri-
spingono i viaggiatori, in cui la precauzione del male sia più
fòrte della brama di ben conoscere un paese dove è aperto uà
vasto campo a saggie Qsserva2;ionì,
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CAGLIARI 39
Vaceinaùone. Questa salutevolissima istltuiioue^ la quale più
4' altrove era da essere studiosamente curata in una terra di^
fettosissicna di coloni ^ vedesi pi-ocedere lentamente per la co-
stante pervicacia dei genitori , e non ' potrassi stabilii^ , come è
desiderio dei saggi, se non si venga a . provvìdens^ rigorose.
La strage degli anni i8:ft^3o non li portò, in migliori tei^
mini; giacché nel i83i non M vaccinarono in tutta la provini-
eia più di 180 individui, e nel i83:k non più di 900, <avve-
gaachè la sómma dei nati nel biennio non fesse stata minore
di 7000. A voler però dare a ciascuno quel che tocca , non tac-
cerò , che in qualche distretto sono dell'opinione di coloro da
«ssere accagionati gli operatori, che mal praticando l'innesto
fanno si die i pretesi vaccinati, non già rarissimi, ma pres-
soché tutti, sentano, quando esso si sviluppi, la forza del
.morbo, e molti vi succumbano. Nella maggior parte dei paiesi
del Campidano muojono dentfco l'anno due quinti dei neona-
ti; un altro nei due anni consecutivi, non considerando i casi
di ^idemìa e di carestia, che pure per disgrazia sono frequen-
ti. Nel quale spazio di tempo sono gli infanti soggetti a feb-
bri putride. E vuoisi ciò attribuire alla malignità del latte, che
da un malsano nutrimento separino le nutrici , ed al troppo ar-
dore del sole' cui restano esse , e lasciano quelli esposti quando
sbarbatisi i lini , ed é permesso lo spigolamento : il che si com-
prova da che maggiore si é osservata la mortalità dal princi-
piar dell'estate all'estremo ottobre. E più empia era in altri
tempi la morte , quando i flebotomi , che soli nelle campagne
esercitavano l'arte medica, credevano rimedio utile in tutti i
mali il salasso» Benché la cura di costoro (ossit un' azione di
omicidio , nondimeno ei sostenevansi sempre in credito per
cert'aria di importanza, in cui si componevano, spacciando
molta perizia e confidenza nelle funeste osservazioni che ave-
vano fatte , se non era lecito vantar dottrina , perocché mal
sapevano leggere , siccome coloro che erano v enuti dalle bot-
teghe dei barbieri di Cagliari. Chi creda che ancora ti possa-
no , anzi tanto possano in molti paesi da soperchiare gli stessi
chirurghi ? Trapassato il pericolosissimo periodo della infanzia
sembra concepiscano i corpi forze gagliardissime contro alle ca-
gioni dei mali; ondechè sono pochi quelli che languiscano nella
impubertà; pijì pochi nella giovinezza. Mentit iu. siffatti climi
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4o CAGLIARI
è solito che una esuberanza di vita obblighi a percorrerne pìA
rapidamente il periodo; tuttavolta ammirasi in alcuni, nei quali
il supposto precoce sviluppo siasi, verificato, un lento ansi tar*
dissimo deperimento* Cosi fu conosciuta in uno del cognome
Vacca coslffiitta natura, che all'età di no anni sia potuto pas*
sare a seconde trozze , e vivere con la moglie sette anni s fu<*
rono veduti, in una signora tra i 90 e 98 anni, rinascere cin**
que o sei denti , e sotto la canutezza rigerminar nuovi oapelU
d'un bel colore castagno: ella aveva allattato dieci figli: altra
ne fu fatta sapere di io3 anni con le forze intellettuali fermis-
sime^ e tanto pure valente delle membra da far a piedi spesso
le quattro miglia anche in strade fangose.
Presentemente in Cagliari si ha non pochi esempli d'una
vetusta vecchiezza in più persone nonagenarie ; ed accade al-
tro e tento in paesi pure d'aria men salubre, in che potrei
citere alcuni, la cui vite è sul ventunesimo lustro. Ciò che
sia mirabile in questi fenomeni egli è non tento la vigoria del
corpo contro il pernicioso effetto del clima, quanto il riconi^
scerli in certe gente che poco amarono parere, ed essere
moderati.
Agricoltura, L'agricoltura, pastorizia, pesca e caccia, ecco
le fonti donde questi provinciali traggono quanto ai bisogni e
ai pochi comodìr della vite sia necessario e conveniente. L'agri-
coltura è la primaria occupazione, e la principale speranza. Il
rapporto attuale dei pastori ai contedini puoi tenerlo come di
z a 11,7. Lasciati da parte i paesi che siedono nelle falde, o
appoggiansi alle pendici dei monti, nei quali mentre perl'op*
portunità della pastura è copioso il bestiame deve essere un
numero proporzionato di persone a curarne l'educazione; ne-
gli .altri, che sono situati nella pianura, gli abitetori sono
quasi esclusivamente agricoltori. E qui sono stesi i campi vera-
mente graniferi della Sardegna; qui vedresti biondeggiar le fa-
mose opime messi. Che se pure vogliasi instituito un parago-
ne , e indicato dove la terra pa ja più che altrove Catte a que-
ste preziosissima produzione, ti citerò la Tre/ente, e le cam-
pagne prossime da maestro insìno ad austro. Che stupenda ye-
getezione non copriva quelle terre in quest'anno ( i835), av-
vegnaché favorite sia stete dal cielo solamente dopo la metà
del suo perìodo ! Che marayigliosa la bontii 9 quantità dei
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GAGUARI 4i
frutti! • • • • Qui dunque si conoscerà molto bene l'arte? A
non portar cosa contro il vero, dirò che negli uomini del con<-
tado e provincia di Cagliari , i quali ben di poco per arte e
diligenza superano gli altri, la troppa benignità della terra Cacea
languire e l'attenzione alle regole agronomiche , e lo studio
nelle opere.
Ma i tempi migliori sono per volgere; e non può non di-
lettarsi di tale speranza chi vede come già siasi eccitato , ed
ampiamente nei più ricchi proprietari si propaghi l'amor di
quest'arte , che è il fondamento fermissimo della prosperità dei
popoli ; e come per naturai connessione e conseguenza acqui-
stino i lavoratori più larghe e sincere cognizioni. Di che io lo<-
derò cagione il luminoso esempio delP eccellentissimo, uomo, il
signor marchese di Villahermosa , che si pose il primo . alla
grand-opera della restaurazione dell'agricoltura Sarda, e con
cura dilìgentissima voltosi a cangiare in deliziosi giardini, in
fruttuosissimi poderi le selvatiche, lande , e le paludose ma-
remme da Sarròco a Capoterra intragìacenti , fece della sua
villa d'Orri una scuola piratica d'economia preconcependo ^ e
colorando il disegno dei poder-modello tanto dai ragionatoli di
economia rurale commendati in questa età.
Se non otteneva il fine, cui si avea proposto quando a Gaik»
FeUce, principe amantissimo della prosperità d'una nazione de^
votissima a' Sabaudi , suggeriva la erezione d' una accademia sul
disegno migliorato e ampliato di quella de' georgofili di Firen*^
ze, onde dai dotti emanasse nei contadini gran copia di lumi;
non perciò disperava di cagionare una gran conversione nelle
cose rustiche , e le portare al grado , in cui sono pervenute
presso genti più colte ; ne si intiepidiva il suo amore, perchè
quasi solo si vedesse in su tanta opera ; però costantemento
insistendo , e quanti mezzi aveva , che molti erana e grandi ,
saggiamente spiegando, ottenne, che ed i proprietari conosoes*
aero, oltre il maggior utile d'una più profonda cognizione, del*
l'arte , la necessità d'una riforma nelle antiche maniere \ ed i
contadini , disimparate le malanticipate opinioni , si corredasi*
sero ad un esercizio assai più fruttifero di quanto l'esperien*
za , il ragionamento , ed il sussidio di altre scienze esibisce in
questo tempo ai coltivatori delle più felid regioni del conti-*
nente. Su quàl proposito toccherò oel progresso , come nascami
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42 CAGLURI
ropportuuita, quanto da lui si fece nell'iotendimeato di p«r*
fiuadere coi fatti , che sono a dir vero meglio che i raziocini
efficaci a convincere , instituendo comparazione dei nuovi coi
vieti metodi , dell'eseguimento delle opere per li nuovi isti*u-
menti y con il lavoro per li nazionali in conto di regolarità, e
di speditezza , facendo delle spese false ecc. ecc.
Già rammenterai la ragion che posi degli agricoltori ai pa-
stori : or abbiti determinato il lor numerp , di 23,5oo , quanto
fu nello scorso anno i834 nconosciuto.
Di questi sono più lodati gli uomini di Sanluri, i quali men-
tre sembrano avere una cognizione più chiara dell'arte , sono
«enea contraddizione i più diligenti ed assidui. Onde che, quando
eziandio la perversità delle stagioni diede tempi contrari, e da
tutti gli altri campi non si ripigliava né intero quel che si era
affidato , veniva loro dai propri tanta copia, che altri se ne sa-
riano rallegrati in anni di ubertà.
PreparatUone delle terre, I malesi si soglion rompere (ar<-
vattai arvum aptare) nel gennajo, e di nuovo rivolgersi (re-
lòrdri) nel marzo. Una terza aratura viene eseguita dopo le
prime pioggie autunnali {su repassu) ; e cosi disposte le terre
come in esse si conosca un mediocre contemperamento di umore
e di calore tosto sono riempiuti i solchi {su plemmentu) ; il
che ordinariamente accade verso la metà della stagione. £ vuoisi
tanto anticipare massime nella pianura , perchè in altro modo
meno pronte si leverebbero e fallirebbero le biade; senza che
cariano più offese dalle brinate nella primavera.
La seminazione del frumento viene ancora praticata secondo
gli antichi metodi. Alcuni però cominciano a sarchiarlo quando
è ancora in erba tenera, e sgombrarlo di tutte le inutili e no-
cive gramigne.
Si sono fatti degli sperimenti di aratri a treno, se n' è lodata
l'operazione ; ma il sardo va con calzari di piombo a tentar le no^
vita; egli ben esperto che i grani sono assai più produttivi
quando si piantano a due o tre pollici non sa vedere perchè
convenga far gemere i buoi sotto Taratro profondamente im*
presso; egli propugna ancora i suoi maggesi. Né in questo io
saprei contraddire considerato Fattuale condizione delle cose.
Che , un campo già esausto per la produzione, e che dall'in-
flusso delle meteore deve unicamente attendere di essere iavi«
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CAGLIARI 43
f Olito a nuovi parti , è d'uopo die riposi , se in questa solita
graffiatura delParatro comune non può una terra inesercitata
e piena di sue forae rivoltarsi in su a dar alinento ai semi.
Ma in questo egli è che versa suo errore. In profonde arature
avnasi sempre una terra ricca di buone sostanze.
Vorrai sapere le spese occorrenti per un solo starello della
seminagione alla ricolta ? Sommano a lire sarde :k5 incirca ,
che molto inegualmente vanno divise per le diverse operazioni.
E avverti che sopra queste dovrebbesi il valore della quantità
seminata e dell'affitto del terreno , ove si lavori in quello
d'altrui.
Il totale del seminamento per tutta la proviada potrà rap-
presentarsi in star. 91,800, che distribuirai in 60^00 di grano,
1 3,000 d'orzo, 14,000 di lave, 3,oòo di legumi, 1,800 di lino*
£d il frutto in anni di ubertà può calcolarsi di star. 1,863,700,
se desse ( e die anche più ) il grano i ,200,000 , l'orzo 390,000^
le laive 210,000, i legumi 60,000, il lino 3,700. di seme. Onde
intenderai la media comune eguale a 20,3o per uno -, e le par-*-
ziali , 20 pel grano , 3o per l'orzo , 1 5 per le lave , 20 pei
legumi , 2 pel lino.
Né solamente la poca attitudine degli istrumenti , che si han-
no , il difetto d'altri necessari , l'irragionevole pretesa che il
terreiio si adatti ai semi , la comunanza o quasi comunanza
delle terre , l'apertura delle medesime ad uomini e a bestie ,
msL nuoce pure , e non poco , al buon esito delle coltivazioni
la lontananza delle ndazzonì. E quindi risulta nuova ragione
perchè i coltivatori vivano o su , o presso le loro terre ; e per-
chè le numerosissime aggregazioni si dividano in minori da sta-
bilirsi in siti che per la salubrità del dima dell'aria dell'acque
sien iiBusti alla vita, e sempre in centro di un cerchio propor-
rionato , in quella istessa maniera che era ripartita la popola-
zione agricola prima che un nemico destino soggiogasse i sardi
alla dominazione aragonese. Cosi metterebbonsi a profitto tutte
le ore, uomini ed animali entrerebbero nell'opera con l'intero
vigore, intumescenza di fiumi non ritarderebbe i lavori, pati-
rebbesi meno di disagi e di pericoli, donne e figli verrebbero
in ausilio con le loro fatiche. E se l'abitazione toccasse il po-
dere altri rami di lucro crescerebbero , potendosi educare mag-
gior numeio di galline , oche , colombi , polli d'india , qualche
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44 CAGLURI
vacca j alcune pecore e inajali. Dì Tantaggìo non invaderebbero
nei colti gli animali a calpestare e rodere , i polti'oni a brut-
tare. Infine tu ci potrai vedere anche un guadagno per la mo-
ralità, e per la sicurezza dei passeggieri, non meno che per lo
comodo dei medesimi.
Or impara la condizione di questi contadini rispettivamente
alla loro agiatezza. In che a voler , quanto sia dicevole , defe-
rire all'accortezza di perspicaci computatori, tra quello che
deyon dare alla chièsa , e" le altre somme da contribuire al
R. Erario y alla cassa baronale^ al bilancio comunale essi sono
obbligati nella ragione del 78 per cento. Pertanto se per ir-
regolarità di stagioni venga meno , che erano degne le fatiche,
non ti pare debbano battersi V anca ? Qui sappi che la messe
è quasi vorrei dir Tunica tettola , se riguardi il generale , di
cui si giovino per la sussistenza, già che a ben pochi vien lu-
cro dalle vigne , orti e verzieri. Ad emungere di sue residue so-
stanze i poveri soccorre l'avarizia e la frode ; l'avarizia degli
usurai , dai quali y non potendo far somministranze i monti ,
devono dimandar prestiti per la messe ; la frode degli incetta-
tori , grandi mastri d'iniquità , gente di due misure.
£ qui y quando n'ho il destro , non tacerò che ad alcuni di
costoro nel vendere , non essendo quella porzione sufficiente che
loro riserba la misura mancante , desiderosi di più fanno gon-
fiare i grani posti in luoghi d'aria umida , o in mezzo il muc-
chio introdotta un'anfora nuova e piena d'acqua , ne li satol-
lano bene.
yigne. Le terre della circostanza ed a levante e ponente di
Cagliari, Tisoletta dello Stagno, e le regioni sur esso o il mare
mentre comparativamente alle altre sono men felici per le bia-
de , si lodarono mai sempre siccome appropiatissime alle viti.
Ed a questa specie distinta in molte varietà (62) é specialmente
rivolta la cura degli uomini del contado cagliaritano. Spesso si
fanno copiosissime vendemmie , si che i minori proprietari in
mancanza di botti , ed in bisogno di denari devono offrire il
mosto a vilissimo prezzo.
A concepire quanta sia in qualche anno la fruttificazione
delle vigne basti sapere che nel territorio di Carbonara da un
tralcio destinato a propaggine per tre fondi, che erasi allun-
gato a a8 palmi entro i mesi della vegetazione, si portarono ,
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CAGUARI 4^
«enea connumerarvi i radmoletti, centoyentìdue grappoli. La
quantità del mosto che suole ottenersi in tutta la provincia, se
niente sia avvenuto d'infausto alle vigne, non si calcola in meno
di quartieri 80,000,000.
La venderamiazione comincia solitamente dopo il 4 d' ottobre ,
e dura sino alla metà di novembre. Il vino é distinto di due
sorta; il comune , che volgarmente cognominano nero, comechè,
non abbia un color molto carico ; ed il gentile che dicono
bianco, sebbene siane qualche specie assai colorata. Il primo è
assai generoso , e conviene beversi con molto rispetto. Il me-
todo di sua manipolazione è semplice. Racoolgonsi le uve in
grandi botti (is cuppus) con un fondo , e vi si lasciano a fer*
mentare più o meno di otto giorni, però che variasi nel tempo
seconda la qualità delle uve e la condizione atmosferica. Il
momento della pigiatura arriva, e non si può indugiare ,
quando il mosto rende un odore aggredevole , sentesi in certo
moderato grado di temperatura , ed ha un gusto tra il dolce
e Tamaro.
U vino gentile , che si sperimenta generosissimo, non é ma-
nipolato in modo eguale. Le uve non si lasciano fermentare ,
e tosto come sien poste nel tino vengono spremute.
Questi vini distinguonsi dì tre specie : i semplici che deri-
vano da una stessa qualità .di uve ; is genius , che sono da
diverse uve -, e i vini de passadùra , o conciati , i quali men-
tre provengono da una certa uva si fan passare per la vinaccia
d'un' altra diversa.
I semplici sono : la malvagia , la vamàccia , il nàscolo , la
mònica, ilnuràghus, ilcannonào, il moscato, il giróne, prese
le denominazioni dalle uve. Se ne potrebbero annoverare altre
specie , se si usasse farne da altre uve gentili senza mistura
di mosti.
Le genie non sono distinte in più varietà ; ma non pertanto
queste sono tante , quante le variabili combinazioni delle di-
verse uve , si per Io numero e le qualità diverse, come per le
disuguali proporzioni.
I vini di passatura sono di due sorte, essendo o passaliira
nel giróne , o passatìtra nel moscatello. Il primo è dal mosto
della mònica , il secondo dal semidàno , tenuti per circa dodici
ore nella vinaccia, quello del giróne, questo del moscatello.
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46 CAGLIARI
Ottime nei senapllci e nelle genie «ono le essenze: queste sono
i liquori di colatura spontanea. Alcuni, coinè il moscatello , il
^ròne ecc., si temprano per un gusto dolce, e ciò si ottiene o
torcendo sulla vite il picciuolo del raspo alcuni giorui prima ,
p se i grappoli yendemmiati si espongano ad alcuni soli. Dei
nominati y la malvagia è principalmente pregiata, massime ove
abbia il merito del tempo , il quale , a giudizio degli inten-
denti , non è una qualità che si imagina , nia che benissimo
si sente per la purezza , finezza , e per certo qual gusto , che
dicono di catrame. Confrontati eoi più riputati vini dell' £u*
ropa meridionale hanno avuto, cosi giudicando dilicatissimi pa«
lati, l'onore deUa preferenza , e presentono i medesimi che ^
so accada' meglio sieno conosciuti nel continente , i famigerati
ungarici vini del Tokai non si possano sostener nell'alto luogo,
dove sono , e il colle di Mizào-male debba cedere al ca-
gliaritano.
I campidanesi pongono molt'opera ad assicurare i vini. Con-
siste questa operazione nel travasarli, e separarli dalla feccia,
o dal sedimento.
Si£htte trasfusioni dopo la prima, che si suole eseguire nel
genniqo , si ripetono nel marzo , nel maggio ^ da alcuni anche
nel luglio , da più pochi pure una quinta volta nel settem-
bre. Cosi si diffecciano, e acquistano maggior liquidità e chia«»
rezza.
La quantità che si fabbrica dei vini gentili è circa un de-
cimo del comune.
Sono celebrate nella provincia la vamaccia di s. Sperato-, la
malvagia, ed il moscato di Samassi e di Uta. Né sono in minor
pregio i vini d'Orri e di Capoterra.
Si pubblicò trovato da un intelligente proprietario il modo
di fabbricare il vin di Malaga , e fu annunciata tanto perfetta
l'imitazione che non se ne addarebbe un malaghese. Sia. Ma è
meglio Car conto dei nostri , ne é necessità dare al mònica na-
zionale un nome straniero per conciliargli estimazione.
Dalla distillazione dei vini producesi per ogni quartiere (A^.
Busachi prov. Eijuaz. metrica ) tre libbre di alchool poco più o
meno per la maggiore o minor loro bontà.
I Samatzaesi bruciano gran quantità di mosto, e prowedon
d' acquavite i paesi d'intorno. È comune 1' arte di far dei ro-
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CAGLIARI 47
soli, e di coafeadonar yariamenle li spìriti men rettificati.
Altra porzione di mosto si acidifica , ed a questo ora suole
usarsi quello che viene dalle uve che si tolgono dal su-
periore strato del tino , le quali ne han già concetto un
principio.
Gioverebbe alla economia domestica , quando l'abbondanza
è maggiore dell'ordinario , né si sa che uso farsi del mosto ,
se conoscessero i contadini come ottenerne dello zucchero. La
facilità del processo })ennette che possa questa manipolazione
raccomandarsi alle donne (Y. Elem. di chimica generale appli-
cata nella traduzione italiana per G. L. Cantù). Che se questo
per lo gusto rinfrescante e dolce ^a inferiore al comune, non
pertanto sarà cagione di grandi risparmi.
Orticolùàra. Questa è in qualche pregio nelle terre più pras-
sime alla capitale. Le erbe e le frutte non vengono meglio al-
trove, e sono stimale per una sapidezza gratissima. I Quattur-
eiesi , Selargiesi , Donoresi, Utesi studiano con molta intelligenza
in questa coltivazione, e se i luoghi sono aridi ei suppliscono
opportunamente con l'acque dei pozzi. Usasi il molino a ca-
vallo , e le trombe sono in piccol numero. In Puk nelle terre
del fiume presso alla foce ammireresti una vegetazione mara-
vigliosa. Pochi coltivano le patate , e non v'ha dubbio , che
in certi siti la compattezza dell'argilla è niente fisMista a questa
specie.
Lo zafferano coltivasi eoa gran successo in Villamara , in
s. Gavino , in Samatzài , e se ne ritrae non tenue lucro -, che
Vendesi a lire sarde 4 l'oncia. Si introduceva anche in altri
luoghi, ma i conigli sei divoravano. Vien pure nelle terre di
Cagliari.
GU alberi fruttiferi, Vìik che altrove sono coltivati in Cagliari
e terre più vicine del suo contado , nella regione di Piumini
( lungo tratto di terra nelle £ftlde dei monti di Mara-Catagonis)
ben irrigata ed esposta e però fatta agli orti ed a' grandi ve-
getabili , in Orrì , Sarròco , Pula ecc. Sono un buon numero le
specie , e in ciascuna molte distinzioni ; ma se ne desiderano
più altre.
Le frutta lodansi per la loro singoiar soavità.
Le specie più comunemente sparse sono i mandorli, dei quali
fassi una vistosa raccolta. U solo nnarch. di l^Uahermosa in cin«
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48 CAGLIARI
que o sei tratti del sao gran podere d'Oni n'ha già piantai
1 8,866. La estensione della specie in tutta la provincia egua-
glia forse i 2,000,000 individui.
Gli olivi si cominciano a riguardare con certo amore , e se
adesso a mala pena ne potresti numerare circa 80,000 per la
massima parte dispersi , forseebé non andranno due lustri , e
li oliveti nascenti, e quelli che vannosi formando produrranno
oltre il bisogno della popolazione.
I paesi che la natura e la esperienza designa acconci a que-
sta specie sono Decimo , il Maso , Pula, Orri. In quest'ultimo
n'ha già il prelodato marchese o piantati o innestati poco men
di io,ooo. Ma poi la falda dei monti di levante dalla contrada del
Giarréi al mare è tanto più idonea a siffatta coltivazione , che
con maniera vieta di parlare degna sarebbe d'esser detta la
terra di Pallade. Ivi meglio che in altre regioni meridionali del-
l'isola si allefica questa specie , ed é cagione di maraviglia ve-
dere l'energia dello sviluppo nelle piantagioni che si praticano
secondo i veri metodi dell'arte.
Agrumi. Se nella Foràda del Sàrrabus ^ che dir voglio egua-
le , se non oso superiore , alla Vega di Milis , troverai molte
terre attissime a queste piante -, di certo che non meno alle
medesime ti avverrà di riconoscerne attate nel tenitoro di s.
Sperato , di Pula , di Orri , e nella anzimentovata regione di
Piumini in su quel di Cagliari. Gli aranci ed i limoni di molte
varietà con i cedrati ecc. fruttificano cosi che più non si possa
bramare.
Gelsi, Egli é tanto tempo, che molti piemontesi precedente
e susseguentemente alle esortazioni del Gemelli mentre cono-
scono questo clima a siffatta coltivazione ben idoneo , ci van
proponendo i grandissimi vantaggi che ne potremmo ritrarre ;
e tuttavolta non vi si è sinora convertita l'opera e la mente j
salvo- da pochi. Fra i quali primeggia il march, di Villahermo-
sa , che intende e non invano studierà ad estendere questa im-
portantissima cultura , e le necessarie cognizioni per lo setificio.
Le fanciulle del conservatorio di Cagliari hanno già in questo
non poca esperienza , e dai bozzoli dei filugelli sardi veggonsi al-
cuni lavori, nei quali è pure da anumrare la bontà della materia.
La quantità delle piante fruttifere della provincia si può compu-
tare di circa ^^Soofioo tra grandi e piccole. In verità che per
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CÀGLURI 49
cotanta superficie sono pochissime , e saranno finché non «i
prendano opinioni e metodi migliori.
Cagìonavasì questa scarsezza e dal pregiudizio anche oggidì
fermissimo del cerio npcujiiento deirombra ai seminati ed alle
vigne, e dalla difficoltà deirallevamento. Il pregiudizio caderà
diffondendosi più ampiamente i lumi ; la difficoltà del prospe-
ramento cesserà se vogliasi tenere il metodo praticata nella villa
esemplare d*Orri, dove nei fossi , in cui sono dal vivajo tra-
sportate le pianticelle , usasi alternare degli strati di buona
terra con altri di fico dlndia, le quali per l'abbondante urao-
rosità diventano le sicure loro nutrici nel caso non infrequente
di siccità ', in quel metodo quasi assicura la riuscita , e rende
proficue quelle foglie y che prima si lasciavano corrompere su
la terra ad accrescere il vizio dell'aria. £ quindi da sperare ,
che quanto prima vi torni la Sardegna in quella condizione in
cui la ottennero i Romani, quando Polibio la lodava e per la
frequenza degli uomini , e per lo copiosissimo provenimento
dei frutti , e beata la dicea. Sti^abone per un suolo eccellente-
mente ferace di frumento , e di tutte le cose niaravìgliosamenté
fecondo.
Tabacchi, Si è voluta introdurre in vari luoghi della provincia
la pianta nicoziana ; però o sia il difetto nel clima , cioè nel
suolo o nel cielo , o sia^ piuttosto nella coltivazione , essa è ben
inferiore a quella die vegeta in Sassari , Sorso , Sennori. Non
ogni terreno porta tutto.
Soda , ed erba cristallina. In compenso è il contado di Ca-
gliari nelle ten e un. po' salse , che sorgono alla sponda del mare
e degli stagni , attissima a queste erbe , onde è la materia
prima per alcune fabbriche , che ancora desidera la Sardegna.
Altre coltivazioni. La robbia viene molto prosperamente nel
circondàrio istesso della città. Verrebbe parimente l'indaco ,
come cel persuade il soddisfaciente esperimento che tentossi nel
regno di Carlo Emanuele III. Si vuol augurare una vegetazione iion
meno felice della cannamela, e di altri pregiatissimi generi tp-
loniali. Su che io non vorrei contradire; conciossiaché a voler
comprendere quanto questo clima sia fausto alle piante esoti-
che basta guardare nel vasto giardino attiguo al palazzo della
villa d'Orri, dove sono in bella e prosperevole vita con le
nordali molte piante delle regioni equatoriali, e in piena terra
Dizion. Geogr. ecc. Voi. III. 4
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So CAGLIARI
e floridissime sono quelle vedute che per la restante Europa
nei climi superiori non si posson serbare in vita se non coi
benefizio d'una conveniente temperatura.
Coltivazione deW anice. Fu provata nel i833, e produsse il
62 per uno. La comparazione lo dimostrò per forza non in-
feriore all'estero, però di dolcezza minore dello spagnuolo.
Formiiim tenax. Tra le piante erbacee, che in questo clima
prosperano con molta felicità, merita esser notata questa specie,
della quale sono nell'anzidetto giardino più di 4^0 ceppi. Se
propaghisi potrannosi mettere nel commercio le sue fila ottime
per cordaggi e gomene da servire alle macchine idrauliche.
Giardini, Ne potrai veder parecchi presso la citta, tra i
quali è più degno di considerazione quello del marchese di
s. Tommaso , e può anzi parere un piccolo stabilimento. In
Pula ed in Samassi se ne trovano dèi belli; però nessuno più
del già sopralodato di Orri. In questo vedrai pure un gran vi-
vajo , che con gli altri degli attigui possedimenti contengono
circa le ^o mila pianticelle. L'arte del giardinaggio se comin-
ciasi a conoscere é merito e deve esser lode del marchese di
Villahermosa. Egli la faceva apprendere a due nazionali cui
somministrava generosamente mentre si trattenevano nei mi-
gliori stabilimenti del cont'mente, e assistevano alle lezioni dei
professori di Botanica. Ora col sussidio dei giornali georgici le
acquistate cognizioni vanno perfezionandosi , e si ha opportuna
contezza dei continui progressi dell'agricoltura, e de' migliori
metodi che vengono in onore. Intanto si formano degli allievi.
Terre chiuse, È ben piccola la porzione delle terre che veg-
gansi cinte ^ o assiepate , e queste sono intorno alla popolazione
a un piccol raggiò. La proprietà per molti pregiudizi e forti
ostacoli non può ancora vincerla sopra la barbara comunanza:
e se non ottenga il trionfo, che le augurano i buoni cittadini,
non sarà mai che possa fiorire , quanto le consente la natura.
Le poche private proprietà non sono né anche per un terzo
chiuse , e le chiusure sono comunemente a siepe viva , dure-
vole e fruttifera , adoperandovisi i fichi d' India. In nessun' al«
tra parte dell'isola vegeta questa pianta più vigorosamente,
che nel Campidano. Distinguonsi alcune sue varietà, tra le quali
il napal con fiori e frutte rosse , e con le spine molto sottili e
riunite in fascettì, nel cui congenere gli industriosi americani
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CAGLURI 5(
allevano l'insetto della cocciniglia. Altre se ne lono recente-
mente introdotte , e tutte vengono maravigliosamente. Le frutta
delle aiffiitte siepi somministrano per li meno agiati parte della
sussistenza, e producono non piccol lucro per quella quantità
che porgesi ai cittadini. Il sovrappiù serve di nutrimento ai
majali.
Sciite ghiandìfere. Nelle pendici occidentali dei monti di le-
vante queste specie ( tra le quali pii^ numerosi i lecci ) vanno
sempre più diradandosi per opera maligna dei pastori. Patiron
melio nei monti di ponente forse perchè tutto il dipartimento
del Norésé frequentissimo giù d'uomini anche nell'epoca dei
Saraceni , e più nel governo dei regoli Cagliaritani , restò poi
deserto, quando gli Aragonesi vennero a dominare. Grandissi-
ma è la superfìcie che occupano queste selve , o , dirò meglia,
avanzi, dove non pertanto potrebbero in anni id)ertosi impin-
guare più di 3oo,ooo capi porcini , e computarsi circa 5o mi-
lioni individui di piante fruttifere. Trovansi frammisti innume-
revoli ginepri, ed alcuni assai annosissimi, dai quali si sanno
lavorare mobili di grandissimo pregio. Veramente per la bel-
leaa e per la durevolezza sorpassano le opere più stimate del
tasso e del noce.
Lentisco. Ecco il supplementario degli olivi nei paesi posti
dlle falde dei monti. Se ne trae molt'olìo, e questo mettesi
nel commercio interno, ond'è un qualche lucro alle mamfat»
trici.
Bosco ceduo. Invano ne cercheresti nel piano ^ dove fuor
della breve circonferenza delie vigne, sarà gran sorte se un
viaggiatore incontrisi in un'ombra benefica. Solo presso le
sponde di qualche corrente, o in luoghi acquidosi usano al-
cuni allevare dei pioppi per servirsene nella travatura delle
case, e per alcuni mobili ed utensili. Comprenderai da tanto
che si scarseggia di tegne, e la scarsezza giugne spesso a tale,
che, consumati i saraieutì, vuoisi bruciar delle erbe secche a
sciildur il forno, in mancanza delle quali, che in qualche sito
non è rara, è giocoforza far conto dello sterco bovino. Sono
di questo difetto continui lamenti-, se ne può crear copia, e
non pertanto nessun si pone all'opra. Ma ancor poco, e col
suo esempio darà fortissimo impulso alla formazione e colti-
vazione dei boschi cedui il tante volte lodato marchese di Vii-
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5a CAGLIARI
lahermosa. Così avranno un necessario elemento le popolazio^
nij gli alberi ghiandiferi saranno risparmiati, le pioggie ca-
i dranno più frequenti, le acque sorgeran meno rare, e scor-
reran perenni , T aria si sanificherà ; se sia vero che abbiasi
nelle piante dei naturali elaboratori, dove si consumano i mia-
smi, e si produce il gasse vitale. Aggiungasi anche il lieto
aspetto che prenderan le terre, le quali in questi tempi, dopo
il taglio del frumento, presentansi in una prospettiva squalli-
da, nojosa ed orrida.
Pastorizia. Il numero dei pastori della provincia nel i834
era di i85o. A questo è decresciuto da quanto era nei tempi
superiori, che men si conoscevano i vantaggi della vita degli
agricoltori. Non è. da molto che Uta e Siliqua dissodarono gran
parte dei campi.
Questi pastori sono più rozzi che in altra parte, vivono in
gran disagio , e solo nella stagione dell' allattamento formansi
delle capanne , o si ricoverano nella camera di qualche nora-
che. Eccettuerai i Te*iladini che hanno delle stazioni stabili se-
condo il costume dei vicini Sulcitani.
Le solite specie del bestiame in tutta la provincia possono
in totale giugnere a capi i^'jjOOOy le cui parziali quantità of-
fronsi nei seguenti numeri.
Buoi per l'agricoltura 18,000 -— Vacche mannalite o dome-
stiche 3,000 — Vacche rudi 17,000 — Pecore io4>ooo — Ca-
pre 5o,ooo — Majali 5,ooo — ^ Porci rudi 25,ooo — Cavalli e
cavaUe domite 7,000 — Cavalle rudi 5,ooo — Giumenti 14,000.
Accusasi l'aria come cagione del degeneramento delle spe-
cie, ed io non so immaginare di quale elemento essa manchi
in su questa terra, che abbia nelle regioni d'Italia e Spagna
sotto la stesso dima. Vorrei in vece porre cause morali, quali
«potriano essere la poca intelligenza nel provvedere alla propa-
.gazione, e la negligenza nella educazione. Il che non studierei
a provare.
Anche in questa parte , che è l'altra delle professioni prin-
cipali dell' uomo sardo , volgeva sua mente il marchese di Vil-
labermosa, e . introduceva le racze piemontese, svizzera e sici-
. liana dei tori, l'araba dei cavalli, la tibetana delle capre, la
spagnuola delle, pecore, ecc. Al loro nutrimento formava un
campo iìrrìguo nella tanca di Nizza, dove hannosi già più di
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CAGLIARI 51
60 giornate dì prati adacquatori, e fansi due o tre tagli d'ot-
tuno fieno , e preparava tutto per costituire net podere del Loi
una cascina sul modello delle migliori della Lombardia. Infine
proponeva per dieci anni un premio di cinquanta scudi a chi
presentasse in sul mercato di Cagliari entro il gennajo il più
grosso bue. Noi godiamo in yedendo che infruttuosamente egli
non operava , e che di già non pochi proprietari studiano al
miglioramento delle razze.
Nel generale i buoi per T agricoltura sono curati con qual-
che diligenza. Però sono di corporatura maggiore che nelle al-
tre Provincie, e sul conto delle forze un giogo campidanese
strascina più facilmente, che quattro d'altronde. La razza di
Siliqua e della vicina Musèi è più lodata. Dalle vacche non
aveasi in addietro altro che il feto; ora se ne emunge un po'
di latte.
Le pecore si educano dappertutto, ma per ciò che patiscono
molto e dalla inclemenza delle stagioni, e spesso per difetto
di nutrimento rendon poco «frutto. Le più produttive non ren-
dono all'anno più di 3o libbre di formaggio, e questo per la
malintesa manipolazione poco si pregia. Di tutti i formaggi che
nella provincia fannosi dal latte pecorino il Burcerese é in
maggior onore.
Dalle capre poco è pure il profitto che si ritrae.
Cavalli. Molto é l'amore con che i ricchi proprietari guar-
dano ed accarezzano questa specie. Ondechè se in questa noni
ne sia maggior numero che in altre dove sono grandissimi ar-
menti per la propagazione, troverai però gli individui più di-
stinti per corporatura, vivacità, docilità, e per gli altri pregi,
che sogliono adornare i migliori. Di siffatti se ne veggono non
pochi nell' uscita solenne alla peregrinazione a Pula nel di
primo di maggio, nell' ipodromo carnevalesco, e quando cor-
icasi il palio in Cagliari , o nei paesi del Campidano , dove
siano ofierti premi di molto valore.
11 pollame è assai copioso nelle terre più vicine alla capita-
le , di che sono, contenti sparvieri e volpi. Con le specie indi*
gene sono mescolate le straniere. I polli. 'di Sanlmù sono sti-
mati per la loro grossezza.
Cacna di fiere. Alcuni uomini delle terre poste alle mon-
tagne affaticansi nella caccia, salvo in quella stagione, che
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54 CAGLURI
quelle attendono alla propagazione; ondechèeidi continuo pos-
sono somministrare alle mense più suntuose cinghiali, cervi
daini, e qualche muflone. I soli cacciatori di Uta, che non
sono più di 4^) ^^^ iS^9 portarono in Cagliari 1028 capi di
grossa selvaggina.
Dopo queste specie tanto amate per le carni, è numerosis-
sima quella delle volpi assai ricercate per la pelle. Queste fanno
le loro parti, e quelle dei lupi che mancano. In tempo che
le pecore figliano, corrono attorno senza posa per grande amore
dei teneri agnellini. In difetto trovano di che provvedersi nei
pollai. Anche le lepri e i conigli sono moltiplicati in grandis-
sime famigUe , avvegnaché contro loro si faccia guerra in tutte
parti e senza tregua.
Uccelli, Grande è V ornitologia di questa provincia , e poi sarà
maggiore, che si riconoscano tutte le specie, che o vi siedono
come in luogo patrio, o vi avvengono da altronde. Se non
senza frutto sonosi alcuni da poco tempo in qua applicati a
riconoscere se la Sardegna, che non so per qua] destino resti
quasi ignota all'Europa fino a questi ultimi tempi, potesse
dare qualche nuova specie; è da sperare che maggiormente
avranno a riuscir fruttifere altre più studiose inquisizioni. Non
sarà discaro che io qui enumeri le specie , che sono conosciute
generalmente in questa provincia ^ e che hannosi in mostra nel
gabinetto ornitologico. Nel che io mi prevarrò delle note fa-
voritemi dal signor Gaetano Cara preparatore di Zoologia nel
R. Museo della Università degli studi, dove sono indicati
quei nomi vernacoli che si sono potuti sapere. Tra i rapaci
nel genere degli avoltoi , il grifone ( vultur fulvus ) volg. an-
trà]u murra j Tarriano ( v. cinereus ) volg. antràju nieddu^
r a volto] o alimaccio (cathartes perìnopterus) \6i%. antrii]ubiann
cu, ravoltojo barbuto ( gypaetus barbatus ) volg. harbùdu , o
ingùrtiossu. Dei Ailconi propriamente detti trovasi Io sparvier
pellegrinus ( falco lanarius ) volg. stori perdiglùnu^ lo sparvier
reale ( f . peregrinus), Tastare di palude (f. subbuteo ) volg.
stori y il falchetto di torre ( f. tinnunculus ) voi. zerpeddèri ,
il falco acertello ( f. tinnunculoides ) volg. tilibrìcu. Tra le
aquile propriamente dette sono da notarsi l'aquila imperiale
(falco imperialis) volg. àhUi-era, o àkili-vera^ l'aquila reale
( f. fulvus ) volg. akilònij l'aquila-bonelli ( f. bonelli ) de-
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CAGLIARI 55
(critta già dal cav. Della Marmora, e detta volg. akUonedduj
e l'aquila nevìa ( f. naevius ) volg. akiloneddu. Segue V aqui-
lina ( f. psachjdactjlus ) volg. stori ^ V jiquila pescatore ( f.
faaliaethus ) volg. akiil-e-piscL Tra gli astori è conosciuto il
colombaro ( f . palumbarius ) Volg. stori coiumbìmiy il falchette
fringuellaro ( f. nisus ) Vdlg. zerpeddèri^ tra ì mUvi o milani ;
il nibbio forbiccione ( f. milvus } volg. zneddias tra i lanieri
o pojane , il £alco cappone ( f. buteo ) volg. siori-de-puddas ,
il falcone ( f. lagopus ) volg. stori-mannu ; tra i nibbi o circi ,
il falco cappuccino di palude ( f. rufus ) volg. stori-^e-pisci ,
l'albanella (f. cjaneus ) , e altro, che è 'A falco ci"
neraceus^ Delle strigi si conoscono finora l'allocco bianco
( strix flammea ) volg. stria , la civetta ( s. passerina ) volg.
cucumèuj il gufo stridulo ( s. brachyotas ) , il gufo
comune ( s. otus ) , 1* assiolo ( s. scops ) volg. zotica*
Degli onnivori, e dei corvi propriamente detti conosciamo il
corvo imperiale ( corvus corax } volg. crobu , il corvo mag-
giore ( e. coronae ) volg. crobu ^ la inulachia ( c.^ comix )
Tolg. corròga-braja f il corvetto dei campanili (e. monedula)
volg. corròga » la ghiandaia ( e. glandarius ) volg. piga ; del
genere de' rìgoli od orioli, il rìgolo ( oriolus galbula ) volg. ra-
nariu''arestiy o agresti; di quello degli storni, lo stornello
( sturnus vulgaris ) volg. sturru^pintu , e lo sturnus unicolor
descritto dal ca v. Della Marmora , e detto volgarmente sturru'
nieddti. Degli insettivori, e delle velie o ca/orni, la verla ca-
pirossa (lanius rufus) volg. passadiàrgia j la gazzlna (1. mi-
nor ) ; dei pigliamusche , 1' aliuzzo ( muscicapa crisola )
volg. bicca-HgUj la boccalepre ( m. albicollus ) ; dei
merli p tordi, il tordo maggiore (turdus viscivorus ) volg. /itr-
<f tf , la tordella gazzina (t. pilaris ) volg. turdu o taccidaj
il tordo bottaccio ( t. musicus } , il tordo mal vizzo
( t. iliacus ) , il merlo ( t. merola ) volg. meiirra^ il
codirosso maggiore ( t. saxatilis ) volg. culurubiu , il passero
solitario ( t. cyanus ) volg. solitaria. Dei cìnclì , il merlo pe-
scatore ( cinclus aquaticus ) volg. meitrra de acqua. Del ge-
nere delle silvie, la forapaglie ( Sylvia aquatica )...., 1' usi-
gnuolo di palude ( Sylvia cetti) descritta dal cav. Della Mar-
mora, la capinera ( s. atricapilla ) volg. conca^e^morUj Tusi^
gnuolo (s. luscinia ) volg. rossignòluj il beccafico (s. Iìorten«
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sis ) , la capinera-nera (s. melanocephala ) volg. cori"
ca-e-moru, la ( s. provincialis ) volg. topide-matta ^ il
pettirosso ( s. rubecula ) volg. grisù- o barbarubia , il codirosso
( s. phoenicorus ) volg. coarubia , il codirosso ( s. tì-
tb js ) volg. coa-^e-fogu , la ( s. sarda ) descritta dal-
Tauzilodato Cavaliere e detta volg. topi-^de-matta ^ la
( s. conspicillata ) descritta dallo stesso, e con egual nome volg.
detta y il beccafico canapino ( s. hìppolais ) volg. topi^de-matta ,
il beccomoschino ( s. cisticola ) , il fiorrancino ( s. re-
gulus ) volg. topi'dè-maita , il re di macchia ( s. troglodytes )
volg. idem. Del genere delle sassicde , il cordibianco ( saxi-
cola cenante ) volg. culu-biancu ^ la stapazzina ( s. - stapazi-
na ) , e altre due , la ( s. rubetra ) e la ... .
( s. rubicela ). Degli accentori , la stipaiuola ( accentor modu-
laris ) ed il (a. montanellus ). Delle montacille , o cu-
trettole, la ( motacilla lugubris ) voì^.coetta, la bal-
lerina bianca ( m. alba ) volg. coetta-bianca , la ballerina gialla
( m. boarula ) volg. coetla-groga, la ( m. citreola )....
Delle spioncelle, il ( antlius aquaticus ) , il
pispolone (a. arboreus) volg.^Jin/À/TO/w'. Tra li granivori nel g,
delle lodole, la calandra (alauda calandra ) yo\g. calandria^ lalo-
dola cappellaccia (a. cristata] volg. calandria^ la lodola panterana
(a. arvensis] volg. calandria^ la lodola mattolina (a. arborea ] volg.
pispànti , il lodolino ( a. brachidactyla ) volg. laccaièrra. Nel g.
delle cinciallegre o perrizzeccie , e particolarmente dei silvicoli, la
cinciallegra capinera (parus major) volg. ogu-de-bòi^ la perlonza
piccola (p. coeruleus) volg. . . . , la cincia coromagnola (p. ater)
volg Nel g. delle zie , tra le propriamente dette , il
DOttolano ( einberlza melanocepbala ) volg , lo zigolo
giallo (e. citrinella) volg , lo strilozzo (e. miliaria)
volg. orgidlij l'ortolano (e. hortolana) volg , lo zigolo
comune (e. cirlus) volg Nel g. dei fringuelli', tra i
laticoni , il frosone (fringilla coccotbraustes) volg. pizzu^
grussu ^ il verdone (f. chloris) volg. verdaròlu ^ il (f.
faispaniolensis) volg. cruadèu j il crespolino (f. serinus) volg.
canariii'burdu , il fringuello di monte (f. montifringilla ) volg. . . .,
la passera lagia (f. petronia) volg. cruculèu de monti , il mon-
tanello ( f . cannabina) volg. passaredduj il cardellino (f. car-
duelis) volg. cardanera. Nel g. dei cuculi, il cuculo (cucu«
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CAGLIARI 57
lus canoi-us) volg. cucii. Nel g. dei picchi o piconzi, il picchio
gallinaccio (picus viridis) volg , il picchio maggiore
(p. major ) volg. hiccalinna , il picchio piccolo ( p. minor )
volg Nel g. dei torcicolli , il torcicollo ( iunx torquilla )
volg Nel g. degli abbriccagnoli , il rampichino (certhia
familiaris ) volg Nel g. delle ticodrome , il picchio mu-
raiuolo (tycodroma phoenicoptera ) volg. topi de muru. Nel
g. delle upupe , la puppola (upupa epops) volg. pupìtsa. Nel
g. delle meropi, la merope (merops apiaster) volg. marragàu.
Nel g. degli alcioni , l'uccello di s. maria (alcedo- hisplda)
volg. pillòni de santu-perdu. Nel g. delle rondini, la rondine
(hirundo rustica) volg. rundlni , o pulhni de santa lidia ^ il
balestrino (h. urbica^ volg. idem , la rondine montana ( h.
rupestris) volg. rundird (fé monti. Nel g. de^cipseli, il ron-
done (cypselus alpinus) volg. varziìoni y e altro (e.
murarius) volg. varzìa» Nel g. dei caprimulghi , il succiaca-
pre (caprimulgus europaeus) volg. succiaerabas .altrimenti
diego della notte , il nottolone ('e. ruficoUis) volg. idem. Nel
g. dei colombi il colombaccio ( columba palumbes) volg. co-
lumbù agrestUy la colombella (e. oenas) volg. tidòni^ il pic-
cione terraiuolo (e. Hvia) volg. succella , la tortora (e. tur-
tur) volg. tùriuri. Nel g. delle pernici , la pernice ( perdix
petrosa) volg. perdi\i ^ la quaglia (p. coturnix) volg. t/uaglia
o cìrcuri, li g. dei fagiani o manca , o non si è ancora ri-
conosciuto. Nel g. delle clareole, la pernice di mare (clareola
torquata) volg. perdici de mari. Nel g. delle otarde , la gal-
lina prataiuola ( otis tetrax ) volg. pìdrayu , da alcuni stimato il
fagiano. Nel g. degli edinnemi, e tra le gralle a tre dita l'oc-
chione ( oedicnemus» crepitans ) volg. pudda mèdia. Nel g.
delle calidri , la calidra ( calidris arenaria ) volg. zurruliu. Nel
g. dei cavalier grandi , il cavalier d' italia ( hymantopus mela-
nopterus ) volg Nel g. degli ematopi ( haematopus ostre-
legus) volg Nel g. dei pivieri, il pivier dorato (cha-
radrius pluviatilis) volg. culingiòni de terra , il piviere tortolinò
( e. molinellus ) volg. zurruliu o conch^e-molenti. Nel g. dei
vanelli , la pivieressa ( vanellus melanogaster) volg , la
pavoncella (vanellus cristatus) volg. lèpuri de argiòla. Nel g.«
delle grui, la grue comune (grus cinerea) volg. grìd. Nel g.
delie cicogaee, la cicogna bianca (ciconia alba) volg. cicogna
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58 CAGLIARI
bianca, la cicogna oera (e. nigra ) volg. cicogna nicdda. Ke)
g, delle ardee, l'airone (a rdea cinerea) volg. meiiga, la sgarza
ranocchiaia (a. purpurea) Tolg. idem ^ la sgarza bianca (a.
egretta ) volg. menga bianca , la sgarzetta ( a. garzeta ) volg.
mengfu]edda bianca j la sgarza nitticora (a. nycticorax) volg....,
il tarabuso (a. stellaris ) volg. caboni de canna ^ la sgarza
ciuffetto (a. ralloides) volg. menghi\edda groga ^ la canaaiuola
(a. minuta) volg. menghi\edda. Nel g. dei fenicotteri, il fe-
nicottero ( phoenicopterus ruber) volg. mangòni. Nel g. delle
avocette , la monachina ( recurvirostra avoceta ) volg. paisdnu.
Mei g. delle spatole , il becco-spatola (platalea leucorodia)
volg. gragalla. Nel g. degli ibi o chiurli , il chiurlo marino
(ibis falcinellus) volg. tardnu. Nel g. dei curii-chiurli, il
chiurlo maggior* (numenius arcuata) volg. atruliu ^ il chiur-<
lotto (n. phaeupus) volg. idem. Nel g. delle tringe , tra le
proprìamente cosi dette, iipiovanello (tringa subarciiata) volgi.
beccaccìnu de nu^i , il piovanello . . • . ( t. variabilis ) volg%
idem , altro . • . . ( t. platyrincha ) volg. idem y la tringa vio-
letta (t maritima) volg. idem; tra le tringhe spilorzi, il gam-
becchio ( t. minuta) volg. beccaccUlu de mari , il malbecchia
(t. cinerea) volg. idem; tra quelle d'altra distinzione, la gam-
betta vera (t. pugnax) volg. idem. Nel g. dei totani, la gam-
betta scherzosa (totanus fuscus) volg. zurndiottUj la gambetta
di gambe rosse (t. calidris) volg. zurrulìu peis ràbius j T al-
bastrella (t stagnatilis) volg. zurrulìu, il culbianco (t. ochro-^
pus) volg. idem , il piovanello dei boschi (t. clareola) volg.
idem, il piro-piro (t. hypoleucos) volg. idem; e tra quei di
becco rialzato , il (t. glottis) volg. zurruViu. Nel g.
delle pantane, il gambettone (limosa m«lanura) volg. beccac--
cìnu, la pantana pittima (1. rufa) volg. idem. Nel g. beccac-^
cia-beccazza tra quelle che hanno il ginocchio piumato , la
beccaccia ordinaria (sclopax rusticola) volg. beccaccia o ca-
boni de murdegu \ e tra quelle che hanno nude le ginocchie ,
il croccolone (s. major) volg. beccaccinu imperiali, il beccac-
cino reale (s. gallinago) volg. beccaccinu reali, il frullino (s.
gallinula) volg. beccaccinu. Nel g. dei ralli o gallinelle palu-
stri, la merla acquatica (rallus aquaticus) volg. puddijcdda
de acqua. Nel g. delle gallinole tra quelle che mancan di plac-
ca , il re di quaglie ( gallinula gres ) volg. rei deis quaglias ^
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CAGMARI 59
^ Altro (g. poraana) volg. puddiykddA de acqua \ e tra }«
placcale, la sciabica (g. chipropus) yolg. caboniscn de acqua»
Nel g. pordrio , il pollo sultano ( porphjrlo liyanciotliioiu )
yolg. puddòni. Nel g. delle folaghe , la folaga ( fuUca atra )
yolg. pidiga^ Nel g« 4ei coUmbi , il toffolo ( podiceps crìsta-*
tus) Tolg. gangorra^ l'astrologa (p* nibricollis) volg. cazzòlu^
il tuffetto ( p. auritus ) yolg. cazzòlu j il tuffetto piccolo ( p>
minor) volg. acca kussonì. Nel g. delle sterne | la veccapesci
( sterna cantiaca ) volg. caìtta, altra ...*($. dougaUi) volg*
idem, ranima-di-sbirro fjs, hinipdo^ volg. idem ^ raBÌoia-<li-
sbirro bianca C»^ leucoptera) volg. caijèdda , il migoattino (a.
minuta ) yolg. idem^ altra (s. A)gra>^ Tolg. idem. N^
pare mancbino i Caloropi. Nel §. dei gabbiani , 9 tra i co$l
detti propriamente , il gabbiano grosso ( larus ^f ucus^ volg.
cali, il gabbiano reale (\. argentatus ) volg. càu, altro gab^^
biano reale (1. fuscus) volg. gavin^f^; tra le movie, il gabbiano
capinero (L melapocepha^us ) volg, idem , il gabbiano ridente
(1. ridibundus^ volg. idctfiy il gabbianello {L minutusj volg.
cai\èdda. Nel g. delle propellarie, T uccello di tenapesta ^proi-
cellarìa glacialis) yolg. giaiìrru , altro ... (p. puffinus^ volg.
idemj altro • .^ • (p- pelagica) yolg. idem, altra • • • (p. lea^ii }
volg Nel g. delle anitre , tra le oche, l'oca selvatica
( anas ansar ferus ) yolg. aca selvatica ; tra i cigni , il cigno
^a. cyenus ) volg. sìsiai \ tra le anitre proprian^ente dette 9
Tafiitra broqta (a* t^idorna^/ volg. 4ZJtà£U-éray U germano reale
^a. boscbas^ ^olg. anodi conca-birdij il cannapiglia fa« stre*
pera ) volg. trigàli , il codone C a. acuta ) volg. àgu , l' ani^
tra bibbio {&• penelope) volg. cabu-arrossu ^ l'alzavola (a.
querquetola) Yoìg. cìrcuredda de ispagna, T anitra n>arzaìuoU
( a. graeca ) volg. circuredda , \ anitra di / barberia ( a. leu-
cocephala ) volg. tililiQodfi , il fìstione del ciuffo ( a. rufina^
yolg. bùsciuy il moriglione (a. fenna) yolg* idem^ la moretta
( a. fuligula ) volg. rdeddiiznu , altra ^ a. cljpeata J
volg l'anitra domenicana (a. clangtela ^ volg. anàdU
Nel g. degli smerghi , il seghettone ( mergus serrator ) volg.
scoccaletut , il pesciaiuolo f m. albellas ) volg Nel g.
dei pellicani , il pellicano ( pelecanus onocrotalus^ volg. pelli"
càmi. Nel g. dei cormorani , il corno marino ( carbo rormo-
rannsj yól^, crobu angiùddàrgiu ^ altro • . . (" e. graculus} volg*
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6o CAGLURI
idem y altro Cc> crìstatuis ) volg. idem j il cormorano
pimmeo ( e. pjgmaeus ) volg. idem , il cormorano ( e. africa-
nus ) volg. idem , altra specie stimata nuova dal stg. Gaetano
Cara, e nominata carbo leucogaster (i) volg. idem. Nel g.
dei colimbi , il colimbo ^colimbus septentrionalis ^ volg
Nel g. dei pinguini, il pinguino minore (alca torda) volg. .. .
ecc. ecc.
Caccia dei lordi e congeneri. Si fa questa nei monti di le-
vante e ponente in molti siti, dei quali il più prossimo a Cagliari
è alle rive del fìumicello Ànciòva nella valle di s. Girolamo.
Gli uccellatori volg. piUonadòris , come declina l'autunno che
è il tempo della inunigrazionedei tordi nell'isola, non indu-
giano a portarsi nelle regioni , dove si conosce esser soliti gli
stormi per la copia delle frutta di loro gusto , che allora ma-
xturano nella mortella , nel corbezzolo , lentisco , olivastro , e
ginepro. Due volte al giorno in sul primo mattino , e in sulla
sera , non mai oltre il termine d'una mezz'ora , si può atten-
dere alle insidie , quando gli uccelli discendon nell'aperto delle
lande , e quando satolli se ne rìtornano nel bosco. E siccome
nel loro passaggio costumano per un sito volar quasi radendo
il suolo , per altro alquanto elevati *, co^i secondo che uno ha
(i) // sig. Cara avendo potuto osservare sette individui di
questa specie ne rilevava i seguenti caratteri — Le parti su-
periori y testa y collo y groppone d^un bruno leggiermente tinto
di verdastrO'Cangiante* Le piume delle copritrici alari, e del
dorso orlale d'una frangia biancastra e lustra. I remigi
neri, e di pari colore la coda composta di dodici penne or^
late di bianco sporco. Le parti esteriori delle co scie brune.
Nell'altre parti inferiori del corpo v' è bianchezza. Del becco
la parte inferiore gialliccia, la superiore nerastra. Gialleg^
giante pure la piccola borsa gutturale e i piedi. Il tarso e le
parti ififeriori delle dita nere. L'iride bianca. Dimensioni.
Dal becco alla estremità della coda piedi i , poU. 4 *> ' tarso
poli. 1 \ apertura longitudinale del becco poli. 3 , Un. 9. Dei
sette descritti uccelli due si presero addi i5 aprile i835, gli
altri cinque si uccisero nello slagno di Cagliari addi 20 giù-
gna, e tutti si ritrovarono similissimi. Se ne vede uno nel
museo di storia naturale di Cagliari.
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CAGLIARI 6i
osservato , rUpettlvainente alla posizione che si ha scelto , d'i-
versamente si governa ^ ed o prepara l'uccellaia su la terra, o
sospende un palchetto tra li pìàalU rami di due alberi vicini.
Tanto però nel primo modo , che dicooo tashrd , quanto nel-
l'altro che si nomina cadalettu , deve con yettoni e frasche for-
marsi un passaggio largo da due in tre metri con uscita chia-
ra , alla quale si applica la rete all'altezza di circa 4 metri ,
che si raddoppia con l'altra sua metà che appresa nell'estre^
mità ad un bastone solleva il cacciatore per conchiudere entro
ambe gli uccelli che incauti vi imbattano. La luce o cresciuta
a perfetto giorno , o scemata e mancata nella notte , tornasi
ciascuno non sempre con un volto , come appaia quello della
fortona , con le reti e con la preda alla capanna. Dove con-
corron pronti i rigattieri , che secondo la condizion dei tempi
e della cacciagione propongono vai^^o prezzo per ogni tàccola j
che cosi chiamasi una filza di otto uccelli , con sempre usata
certa graduazione per li spennati e bolliti. A conservare i pas-
sati pel fuoco sino all'ora della spedizione al mercato è solito
di conciarli con sale nel collo e basso ventre , e dentro una
tinozza mescolarli e seppelhrli tra le foglie della mortella , si
veramente che badisi a ciò ninna mosca possa sedere su quei
corpiceUi , però che ne verrebbe certa la corruzione di tutto il
vagello. Dacché si può intender nato il nome di smurùdus, che
dassi agli uccelli della tàccola. Il tempo della caccia dalla fine
d'autunno si prolunga spesso all'ultimo inverno, entro il quale
spazio può una rete fruttare anche i 3o scudi, con che il nu-
mero degli uccelli si calcolerebbe di circa 3ooo. L' oUo della
bollitura è cosi pregiato , che sì serba per un regalo distinto.
Caccia delle folaghe , e d* altri acquatici nello stagno mag--
giore di Cagliari, Egli è in queste acque che quelle molte specie
di uccelli acquatici, che abbiamo annoverate nella ornitologia della
provincia , o vengono a svernare , o abitano fissamente. I feni-
cotteri ricompariscono sin dal settembre, e non se ne partono pri-
ma della buona stagione. Avendo atteso altrove alla propagazione
portano qui i novelU parti , e in circa ventidue diverse posi-
sioni distendono le loro schiere. Qualcuna di queste consta di
più di dodici mila capi, e se n'è calcolata in quest'anno ^i835)
la somma a poco più o meno aSoooo. Volgon essi fra l'acque
il lungo collo, e sempre frugano a mangiarsi i piccoli crostac-
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0% CA6LURI
ci) le cottèbigiiette del g. rtssoìa, ed alcune specie bivalve delle
quali ricorre in que^rie stagioni il prdducimento. ladugian molto
persisCeùdo in uuo stesso sito , se he sentan troppa salsedine
nelle acque , né i cacciatori troppo si avvicinino. Levansi al-
lora » ed o tendon col volo all'acque dolci , o a sottrarsi dalle
insidie in posizioni non tnohe lontane j pochi eccettuati y che
più tifnidi fuggono ttgli stagni o di Quarto o di Sanlurl. Non
cosi i fìstioni del ciuffo , cbé molto amanti dell'acque dolci
usano à ricercarne é Hetnpir<é le borsette, dirigersi giomal-
mente in humerosissimi stormi in vane parti. Questi pasconsi
delle tuberose radici della piadta acquatica ^ che volgarmente
si nomina ruargiu : altre specie mangiano altre erbe; le rima-^
nenti dan caccia ai pesci y tra le quali voracissime sono cono-»
sciute Taquile ed i cormorani. È veramente in giorni sereni uno
spettacolo magnifico aggirarsi su per queste acque, vedere ife^
nicotteri spiegar le grandi loro linee o aggre^rsi in quadrati
o in triangoli ; le volteggianti turme dei cigni , dei codoni , delle
morette , e dì altre specie di anitre , di gabbiani , di procella-^
rie , steme , colimbi , totani ecc.^ il Volo insidioso dei corvi an^
guillatorì y dell'aquila ecc. vaganti in tutte parti per esplora-
zione quando con la rapidità del balenò piombano e si tuffano
e ne traggon fra gli artigli la preda , e quando , come snoie
l'aquila, sur un palo si posa a sbranarla. Chi voglia far guerra
a queste o ad altre specie ìiA- ben in che esercitarsi per tutte
Tore e non manca di fortuna , se non sia che prenda di mira
gli aironi. Ma comecché troppo difScil cosa sia poterli cogliere,
non pertanto assai spesso si assaliscono , siccome quelli che si
amano per le carni che sono saporitissime, per la peluria che
giova nelle emorragie da ferite, e per l'olio di una virtù molto
predicata contro i reumatici. Non é mai che manchino tutte le
specie però che restano sempre 1' aquile , e nidificano in siti
secreti a fior d'acqua; restau pure alcune folaghe , che depon-
gon le uova tra le canne ; né parton i cormorani eco. Però la
caccia principale che facciasi in questo stagno è delle folaghe.
Certa classe di pescatori suole in essa occuparsi dai primi d' ot-
tobre Alta fine del carnevale , onde in tal tempo sono cogno-
minati paradòris dalla preparazion delle insidie. Conosduto da
certi indizi dove nella notte usi questa specie posare , trava-
gliano a formarvi d'alche e fanghi un letto alquanto sodo sino
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al livello, e da pali ben fissi lendon cosi da ima e da altra
banda del costrutto fondo le reti , cbe ad un colpo ^ l'uoa e
i'altra vengaDO a chiudersi sul medesimo e stringervi quanti
uccelli vi si trovino. Tornano in sul decVinarc della notte , e
se ascoltino il loro pispìgtiamento tosto vibran le reti ^ e ac«
cade spesso che ne prendano più centinaie.
Apicultura. Più che altrove gli é nei paesi della montagna
dove questo nobile insetto coltivasi dai pastori. Come in altre
cosi in questa provincia si conosce il lliiele amaro , e trovasi
in istrad or più or meno atti secondo che più o meno sia du-
rata la fioritura del corbezzolo, odel cistio ^ commessi stimano)
sopra e sotto gli altri che furon lavorati in altro tempo , e che
hanno le cellette piene d'un liquore aureo e dolcissimo. Non
si provvede in modo alcuno alle api , e però quando per sic-
cità mancano l'erbe e i fiori , conseguita gran mortalità negli
alveari. Nell'anno scorso (i834) perirono quattro quinti degli
sciami , e non ne sopravvissero che circa diecimila famiglie. 11
bellissimo vespiero (su marragàu) le insegue con una crudelis-
sima guerra principalmente nelle terre di Segarlo. Alcuni ma-
lefici Io gittan morto fra le arnie, e le possono disertare. Con-
giurano anch'esse nello spopolamento degli alveari le pie ci-
cogne j quando non possan far caccia di rettili. L'alveare suol
essere di corteccia di sovero congiunto in una informe figura
cUindrica con alcune verghette incrociate , ponesi sopra un
mattone , o altra lastra , e copresi con una buona difesa. Non
si cangiano mai di posto per diversità di stagioni , e solo di
provvede a che il loro sito non sia battuto troppo dai venti.
Alla pochissima cura rispond)e la quantità del frutto , di ma-
niera che cagioni stupore come in un clima cosi accomodato
a questa coltivazione , sia non pertanto esiguissima la copia del
miele e della cera. Converrebbe riformare le arnie , e imitare
le forme di quello che imaginavasi dall'inglese Nutt , insieme
però praticare i suoi metodi , e studiare sul sistema d'educa^-
sione. Stimerei che il profitto sarebbe in questa terra assai
maggiore di quello che ei ci narra aver percevuto sotto cielo
men propizio.
* Ittiologia. Forse che in altri paraggi delle coste europee ,
come nei mari della Sardegna , e specialmente alla parte me-
ridionale , non frequentano in ischiere più numerose più gene-
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64 CAGLIARI
razioni dì pesci. Sarà pregio dell' opera se io qui proferisca ai
lettori un indice delle più conosciute specie. Quando qualche
nazionale pieno d'amore per la storia naturale vorrà applicarsi
a questa parte , stimo che grande incremento ei potrà cagio-
nare alla Ittiologia europea. È ignota la terra sarda , ed è nien
noto il suo mare.
Della famiglia dei delfini salta in questi mari il vero delfino
dei greci (delphinus dclphis). Vi comparisce anche il soffiatore
( d. tursio ) , il delfino capidoglio ( d. senedctta ) - Tra le fo-
che , il vitello di mare ( phoca vitulina^ volgarmente vitella^
o boi marinu , qualche vacca ( trichechus rosmarus^ v. vacca
marina , la foca del cappuccio ( ph. monacus ) e la piccola foca
nera ( ph. pusilla ).
Nella gran famiglia dei pesci noteremo lo storione (acipen-
ser Blax'ìo ) ^ la sai-dina ( clupea sprattusy^ frequentissima nel
mare sardo, le acciughe (^clup. encrosicolus ) che vegnenti dal-
l'Atlantico a grandi sciami prendonsi e si salano come si pra-
tica delle sardine. - Tra le cheppie la vera ( ci. aiosa ) volg.
sabota. - Alcune specie di trote. - Tra gli sgombri, il tonno
(thynnus scomber ) v. fonm'na, la palamita (s. pelamis), l' ala-
lunga (s. alalunga ), il macareUo ( s. scombrus ), Io sgombro
biscia ( s. glaucus ). - Tra i gadi , il luccio di mare ( gadus
merlucius ) v. merluzzu , il gado blennio ( g. blennius ) , il ca-
pellauo o mollo ( g. minutus ) v. mustia , l' asello pollacco
( g. poUachius ) , il gado verde ( g. virens ) , il nasello bianco
C g. merlanus ) , il gado donnola ( g. mustela ) v. pisci moni.
- Della famiglia degli spari , la dorata ( sparus aurata ) v. ca^
nina , lo sparago ( s. annularis ) , lo sparo-sargo ( s. sargus )
V. sàrigu y Io sparo dal muso appuntato simile allo sparo-sargo
( S. puntatus^ V. feriara , lo sparo occhiatello (s, melanurus ) ,
lo sparo piccarello ( s. smaris ) v. . giarreltu , Io sparo pagello
o francotino fs. erjthrinus ) v. pagellu , Io sparo meiidola
( s. moena ) v. ciàccarra , lo sparo occhio di bue ( s. boops )
V. boga. Io sparo canteno (s. cantharus) y. tanmida, lo sparo
castagnola ( s. castancola ) , lo sparo bogaraveo (s. boga-
raveo ) , Io sparo mormìllo o niormiro (s. mormyrus } v.
mormungiorii , Io sparo marrone ( s. chromis ) v. orbàra^ lo
sparo di color di piombo ( s. livens ) , il vargadello o sarpe
( s, salpai v. sarpa y lo sparo tricuspide ( s. osbeki), lo sparo
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CAGLURI 65
dentice, il re della (amiglia, più che altrove frequentissimo in
questi mari , ma pochi sorpassano le 3o libbre ( s. dentex )
T. ^lenttjì, finalmente lo sparo cetti ( s. cettì ) specie novella. -
Della Camiglìa degli squali, il cane o lupo di mare ^squalus
carcharìus ) v. canir-marinu , il can-di-mare dal naso lungo
^s. cornubìcus ) v. cani-marinu-nasoni y il can-di-mare azzurro
(s. glaocus) y. caìU-marinu^iisàluy il pesce gatto (s. catulus)
T. gaUu de marij il can-di-mare di rupe ( s. stellarìs), il can-
di-mare donnola ( s. mustelus ) v. mussola , il can-di-mare stel-
lato ( s. asterìas), il fiburo ^s. fiburus) v* piscirpalittayH rnsLt»
teUo (s. zigaena), la lamiola (s. galeos) v. canuzzu, il pesce
spinello (s. canthias) v. agugUa, il pesce porco (s. centrina)
T. btmardinu y il can-di-mare dallo sprone ( s. spinax J v.
cani con sproni , il pesce sega o istrice di mare ( s. pristis )
▼. spada de mariy lo squadro fs, squatina ) y. pisci angiubi.
- Della famiglia dei pleuronetti , o pesci piani , la lima ( pleu-
Tonedes limanda ) v. pìsci lima , la sogliola ( p. solca ) v. 50-
giioia y il passero ( p. platessa ) v. palaia y la limanda dalla
scaglia ( p. pegusa ) , il rombo scatto ( p. rombus ) - Della fa-
mìglia dei labri, il labro topo (labrusmelops), il labro merlo
(1« menila), il labro trimacolato (1. trimaculatus ) v. arrocaliy
il labro a due macchie ( 1. bimaculatus ) .y. arrecali , il
labro dalle labbra increspate (1. ossiphagus), il labro dal
dorso violetto (1. tessellatus), il labro cappa ( sciena cappa ) ,
il labro dalla macchia bruna ( sciena unimaculata ) , il labro
mosca ( 1. operculatus ) , il labro pavone ( 1. pavo ) y. ma-
ré^nUUy il labro cìnerino (1. griseus), il labro azzurro e giallo
(1. mixtus) , la donzella (1. iulis ) , il labro gallo (1. psit-
tacns ), il tordo di mare ( 1. turdus ), il labro ciuedo ( 1. cy-
naedus ) v. arrecali , il labro dai denti (1. scarus) , il labro
di creta ( 1. cretensis ) , il labro a rete ( 1. venosus ) , il la-
bro macchiato in bianco ( L guttatùs ) , il labro olivastro (1.
olivaceus ), il labro d'una macchia sola (1. unimaculatus ) , il
labro adriatico (1. adriaticus) - Della famiglia dei pesci di
quattro denti mostrasi talvolta in queste coste il pesce tamburo
( tetraodon morsa ) , il pesce luna , mola , e pe^ce argento
( tetr. mola ), il riccio di mare bianco (lagpceph^us), il riondo
( lag. lineatus ) v. pisci-sirborU y la luna nuov^ ( tetraodon
ocellattts ), il flacspsaro (tetr. hispidus) yr» pisci^olombu. - Tra
Dizion. geogr. ecc. Voi. 111. 5
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GQ CAGLIARI
le rane la nzza eineriiia ( raja balis ) v. zinUia , 3 giìtOfQ ,
rann dal becco appuatató ( r. oxjrhincus ) ^ la razza del dorso
a punte di cordo ( r. fuUonica), la razza a spine (x* rubus)^
la razza elettrica o torpiglìa ( r. torpedo ) , la razza aquila ,
&lcoa di mare , o pesce rospo ( r. a<piila ) y. aquiloni , la
razza ricciuta ( r. davata ) , la razza bruco o pesce topo ( r.
pastinaca ) v. ferraiAa o scritta , lo squadrolino ( r. rUxaba-
tos), la rasza occhiata ( r. miraletus ), la razza nera ( r. ni^
gra ) , la razza di gierna ... - Tra i ragni ( tiachinus ) il
drago di mare , v. atonia^ il ragno grigio cinerìno, il bianee
( t. osbeki ). - Tra le corifene ( corjphena ) , V orata ( e. hip*
purus), ilpjesce pettine ( e. novacula) y. pisci resoia , la lam-
puga ( e. pumilus ) - Tra i gobbi ( gobius) Io lolero ( g« ni-
gér ) y il chiozzo bianco ( g« iozo) v. maccioni ^ U cbiozzino
( g. minutus ) , il gobbio rosso ( g. cruentus ) , il gobbio nere
e bruno ( g. bicolor ) , il pignoktto ( g. «phja ) , il paganello
( g. paganellus ) - IXelia famiglia delle triglie ( mullus ) la tri*
glia dalla barba ( m. barbatus ) v. triglia òarbada , la triglia
barbio ( ra. surmuletus ) , la triglia senza barba (m. imberbìs)
V. trigKola , la trìglia saltatrice ( trigla Tolitans ) , la rondinella
di mare ( t. kirundo ) v. pisci caponi , la triglia broBloloaa
( t. gurnardus ) , il nibbio di mare ( t. lucerna ) y. pisci lan^
terna , la triglia lira ( t. lyra ) , la stoyiza ( t. adriatica ) , la
trigha cabrigia ( t; cuculus) y. organu, -> La lampreda di
mare (petromjzon marinus) - La persica di mare X perca ma^
rina ) y. persica , la bella persica ( p. cabrilla ) y. pi4ci grogu*
rtèkim-asHiu , il pesce lupo o ragno ( p. punctata ) y. lupu ,
iupazzH^ ^ La gagnola dalla tromba (sjDgnathus tjpte), il pesce
ago ( 8. acus ) v. agiiglia , il cavai marinu ( s. hippocampius )
T. cuctddu de mari ^ il serpente di mare ( s. opfaidion) v. ser^
penta marinu , la gagnola verde , rossastra , a strisce , il pap-
paccino. - Delle remore , la pìccola ( echneis naucrates). - La
spinarola ( gasterosteus ) , la mezzana (poli. 3). - La murena
angtùlla o yera anguilla y. anguidda , il grongo (m. cooger)
T. grongu j la murena di Plinio ( murenaphis helena) v. mu^
rena y la niu^enà dal roslio aeuto ^m. myras ), il serpente di
fnafe macchiato {ih, orphis), il gran serpente snatìno ^m.
serpcns) y. serpenti mannu , ranguilla ^lettiica ( m« gjnao-
tos } y FangQi)k( dì sabbia ( m. ammodites ) y. wingoni* ^ 1 mo^-
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CAGLIARI 67
ginì sono numerosissimi, in sei dÌTerse specie , e popolano il
grande stagno. Vedi in seguito §. Pesca dello stagno. - L'ate^
rioa anguilla ( atberina hepsetus ) t. guenaru. - L'argentina
/^argentina spfayrene ) v. argentina. - La veccbierella (balistes
yetula ) - . Dei blenni , il blennio gattoruggine ( blennius gatto-
rugina ) ^ la lepre di mare ( b. lepus ) v. lèpuri de mari , la
tinca (b. pbycis ) v. pisci-mola , il blennio* gado (b. albidus),
il mesoro ( b, cellaris ) v. pisciaUlta giudea , il pavon di ma-
re, il blennio stellato, il blennio argentino, il ranocchio di mare
(b. raniniis) v. arrana de mari, il blennio foVa pietre (b. pbolis),
il galeretto (b. galerita) v. piscialetta a chighirista, il blennio
gramite ( gadus callarius ). - U pesce lira ( callionjmus lyfa ) ,
il dragoncello o ragno (dracunculus), la trombetta (centriscus
scolopax ). - La palamita ( centronotes glaycos ) , la palamita
piloto ( centronotes pìlotus) v. palamida pilota. - «U pesce
spada (xyphias gladius ) v. pisc-e-spada. - Il pe^e fabro
(zeus Caber) t. pisci de s. Perda j il riondò rosso (zeus aper)
V. pisci sirbòni. - Il . pesce prete ( uranoscopus scaber ) y. co-
siia in cela. - U pesce nastro ( caepola taenia ) v. piscivetta ,
il serpente rosso (caepola rubescens) v. serpenti rubiuj la falce
di mare ( caepola tracbyptere ) v. pisci/alci. - La donzella bar-
buta ( <^hidiuni barbatum ) t. piccinna barbuda , la donzella
senza barba ( ophid. imberbe ) v. piccina sbarbada, il pesce baule
( ostracion tuberculatus ) v. pisci bauli , la fiatola ( stromateus
fiatola) y. lisetia ^ il pesce scudo ( lepadogastems gouanianus)
Y. pisci seudu , l'ombrina ( sciena umbra ) y. umbrina o gor-^
ballina figaru , il pesce amo ( heptocepfaalus morrisianus ) y.
pisci ama. « La rana pescatrìce ( lopkius piscatorius ) y. pi-
scidiasUu. - Lo scrofauo ( scorpena horrida ) y. seròpula , lo
ficrofanello (scorpena porus ) y. scropuledda^ lo scro£ano scor-
pione ( cottut massiliensis ) y. pisci scorpioni , il bezzugo y.
€apponi^
Tra i snollusclii, la seppia dì dieci braccia y« calamàris o
tòntanu ( sepia offuiìnalis ) , il "polpo , o seppia da otto piedi ,
▼• pulpu , ecc. - I datteri di mare ( pholas dactylus ) y. data-
tili marina. Tra i testacei. In testuggine dalla scaglia fina ( te-^
stttdo caretta ) y. tosùiinij che qualche yolta pesa le 400 libbre.
Conchiglie. Da nota del S. G. C. Coronule, testudinaria, ed
una specie forse naoya. •- Balanus perforatos. - Anatiia, levis,
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69 CAGLIARI
striata. - Gastrochena modiolina. - Solen, vagina , decorticatas ^
ensis, legumcn , strigilatus, due var. - Mja truncata. - Lu-
trarìa piperata. - Mactra , helvacea , stultorum ( cocciula im-^
brìàga) , di cui una gran copia al vitto, lactea. - Erycina, co-
spirata , costata. - Solemja mediterranea. - Amphidesma , cor-
nea , e altre tre specie. - Corbula , nucleus , porcina. - Pan-
dora obtusa. - Sexicava pholadina. - Petricola fragilis. - Yenu-
rupis perforans. - Psammobia , vespertina , uniradiata , e altre
specie. - Telline, planata, nitida bis, tabula, depressa ter,
pulcbella , tennis bis , candida ter , balaustrina. - Lucina , la-
ctea , carnarìa. - Donax, trunculus bis. - Genei bis. - Cytherea ,
chione nitidula , tincta , e altre specie. - Venus , verrucosa
bis , gallina , damnoiensis bis , decussata ( cocciula niedda , di
cui un'immensa copia al vitto) quinquiesj florida bis^ bicolor,
sulcatina , dysera. - Venericardia pectinata. - Gardium, ciliare ,
ecbinatum , aculeatum , tuberculatum, oblungum fór, laeviga-
tum , edule ( cocciula bianca in incredibil copia ). * Cardita ,
trapezia , sinuata. - Arca, noae , tetragona, barbata, lactea. -
Pectunculus , pilosus bis , depressus , stellatus , violacescens ,
nummarius. - Nucula , pella , margaritacea. - Cbama , lazzarus
bis , grypboides. - Modiola , barbata , dealbata , minima , lito-
pbaga. - Mytìlus edulis bis. - Pinna , squamosa , nobilis ( v.
gnaccheray il cui bisso filasi in Cagliari, e si forma in guanti
pregiatissimi , e pure in scialli d'un valor maggiore di qualun-
que altro di ricca materia e delicato lavoro). - Lima, inflata ,
squamosa , ed altra specie. - Pecten lacobaeus di quattordici
varietà y unicolor, sulcatus, glabes, inflexus, di sette i^arxefà , isa-
bella di otto , succineus ter , altre quattro diverse specie , vi-
treus di otto s^arietà , incomparabilis , e altre quattro specie ,
lineatus di cinque varietà^ p. es. felis , varius di nove varietà. -
Spondylus gaederopus di dodici varietà. - Ostrea ( v. ostioni )
adriatica ter , cristata biSj deformis. - Anomia electrica. - Te-
rebratula , vitrea , truncata , caput serpentis , e altre specie. -
Chiton squamosus , fascicularius , cinereus , e altra specie. -
Patella , lamarkii bisy umbella. - Emarginula , fissura , co-
stata. - Fissurella , graeca , e altre tre specie , reticola. - Pileo-
psis , spirirostris , e altre due specie. - Carena ria vitrea. - Ca-
lyptrea laevigata. - Crepidula unguiformis. - Bulaea aperta. -
Bulla 9 lignaria, striata, bydatis òi5, cylindracea. - Cyclostoma
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CAGLIARI £9
STUBcatolum. - Eulima, candida, e altre specie. -* Neritina vi*
ridis. - Natica canrene y manuorata, valencienneosù, fascio-
lata. - lanthina fragilis. - Sigaretus baliotideus. - Torna tella fa-
sciata. - Haliotis tuberculata di quattro varietà, - Scalarla com-
munis 9 lati varicosa. - Sola riunì , perspectivum , stramineum. -
TrochuSy maLgmbiSy umbilicaris, adaasoni, corallinus, granu-
latus j zizifinus ^ conuius , e altre due specie. - Monodonta
aegjptiaca , conturiì , fragadoides. - Turbo , xugosus, arinatus ,
aeritoides, cimex , violaceus , tricolor. - Phasìanella , nicaeen-
5is , rubra , pullus. - Turritella , bicingulata , brocchi^ bis , e
altra specie. - Cerithiuin tuberculatum , granulatum', pervxrsum,
marroconum. - Pleurotoina di due specie. - Fasciolaria y tareo-
tioa , e altra specie. - Fusui Ugnsnrius , sjracusanus. - Murex
( y. bucconi ) brandarius ^ trunculus ( cbe è il comune , e co-
piosissimo ) , pusio , rusticus , granarius , syphonellusS .e altie
quattro specie. - Tritonium corrugatum , culaceum , maculosum.
- Rostellaria y pes pelecani. - ^tiombos ^ gibberulus y floridus.
- Cassis testiculum. - Purpara bemastoma. - Dolium galea bis, -
Succùium, unifasciatum, oomiculum, ascanias, mutabile, ma-
«uloaum , neritaeum. - Mitra luteola. - Uarginella cjpreola, -
Voi varia , triticea, ozyza , « altra specie. - O^ula , cornea , e
4iltra specie^- Cjpraea, lurida ^^i5 , ^nnulus, moneta bisy en-
ropaea , coccineHa. - Conus , franciscanns , mediterraneus , e
altra speòe. ^ Argonauta argo. - Zoofiti. Gorgonie, di cui dodici
«pecie, tra le quali qualcuna non descritta. - Madnepore, stel«
Jaris, labjrintbica, pectinata , virginea , cespitosa , cervfeocnis,
muricata., scotaria^ disthica , ramea. - Millepore,. turbinata,
verruccaria, pileus, reticulala^ celluiosa^ jungites. - Alcioni,
spugne y asterie , echini , di moltissime specie. Gli altri generi
e specie si produrranno quando qualche Baturalista nazionale
si applichi a conoscc!rU.
Piante marine. Di queste ne sono già conosciute trentadue
specie y come può vederci nel gabinetto omitologico-àttiologioo
4lel niuseo cagliaritano.
Pesca. Di tutte le suddette specie di pesci, « di altre ezian-
dio , delle quali alcune per avventura non sono conosciute pure
dagli Ittiologi , portano giornalmente ed espongono in vendita
ì pescatori molte cantara \ e come devonsi riferir grazie alla
datura per la gran moltitudine che assuefece a queste acque •
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7© CAGLIARI
cosi perehé tra queste specie copiosissime sono molte che som-
mimsti-ano un alimento delicato nelle mense più laute. Mareg-
giano lungo i lidi della provincia da 3o in 4<> battelli; e si calo-
col a , che possBR prendere all'anno circa i5,ooo cantara per
45,000 scudi.
Tonnare, Non è solamente nella stagione del consueto loro
viaggio entro il Mediterraneo dopo mezza la primavera che
prendansi dei tonni in queste acque, però che ve ne restano
ia gran numero anche nelP inverno. E quivi é che viene a far
le uova pressoché tutta quella colonna che dall'Atlantico en-
trando nel batìno mediterraneo viaggiò lungo le coste della
spagna , Francia , e del Genovesato , onde al mare sardo si
converte passando tra l'Elba e la Corsica. Ye n'ha d'un vo-
lume meraviglioso, lunghi 17 e più piedi , che pesano 1800
epiùlìbht^ sarde. Il tonno bianco conoscasi sotto l'appellazione
di sgombro sardo*
In altri tempi ^rano in vari punti del littorate della provincia
degli stabilimenti per la pesca dei tonni; ma siccome accadeva
spesso , che il prodotto iòsse minore del necessario dispendio,
furono abbandonati. Gli ultimi che si dismisero sono stati quello
di Malfettano nel golfo Teulada, e l'altro deli'isoletta di s. Ma-
cario presso Capo-Pula. I negozianti che le calarono ebbero a
patire grosse perdite. La tonnara di Malfettano si calava al
ritorno dei pesci nell'Atlantico , quando essi sono assai degra-
■dati da quanto erano in primavera , e però di pochissimo va-
lore. Importa molto esplorare qual linea sogliano avere nella
loro corsa , e stabilir la pesca dove si conosca che le loro
greggio possano scorrere. Della maggiore ^o minor quantità degli
individui di questa specie nella colonna su accennata portansi
Tarie ragioni , e molte non da essere ammesse. Intanto non si
considera , che la sorte è allo stretto di Gibiltenra , là dove
mentre si volgono per una maggiore o minore curvità della li-
nea del corso e avvicinamento alla costa spagnuola , o alla afri-
cana , si determina ad una più che ad altra grande l'afflusso;
siccome per una maggiore o minore propinquità delle diverse
Bchiere le seguenti sono determinate a inviarsi nella direzione
delle precedenti. E quando molti qui ne vengano può il can
marino aszurro che molto li ama e divoraseli in uno o due
bocconi, perciò dai tonnaiìoti appellato /wVct-Cwmiw, persegni-
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CAGLUkIUL 71
%m1ì, sperperarli, come qnà è solito fiirè nieàtemefio <c}ie«ttUe
coste deU'Ingbiltecra e «Iella. Francia*.
Pfisca netìo stmgno» Troraiisi in .questo già stabilite, ùndici
pecdliere , otto ntlU liate dcila plaia , una ia s« Gilla, altee
due neirintemo, le «pali fruàtaiia a. Gilla. scudi i6oo: Girinas,
che incontrerai dopo la «ca& , tua la prima «^ secofida. isvletr
ta j lao : Sol pi6<^eredda 900 : Sa ponti/edda . 900 : Su £ùndali
900 : Corti-longa 1000 : Pton^-becdna 6op z Sa pifiÓBa diostn
mola 400: Maiamuia iSo. £ nelterritarÌA.di Asscnyii, laposobiem
di s. Malia 3oo: Su pcirtasa i 3«* ^ «Si pnnò peto aensa 4ci'|ipalp
sospettare che questi numeri non rappneaentiso^ina prema me-
dia. In queste peschkDC so»a applitiate. cisca Jffi ,pars<MM «enan
fiar conto dei ragazzi, e impiegate barche ^1,
AhA 4fio pescatori di Ca^Uaci , con ao di Assemini;» e 12
del Maso sono occnpati nella pescagione dello .«ta^no ccùà.cUrqa
dncoento barche , dei qnah alAri usano' le iddi, altri l'amo »
questi la fiocina di giorno a tenlare f imigU.faé^<>siì doweafeV-
•mino tnMfansi delle anguille , qiMHi nella* oéciÉn|ài.éoo. Ja fiac-
oofe : onde nelle notti illimi^ ma serene, e Mjà beiUissiiMispel^
taooio alia città ; alcuni finalmente usano le nasse, i pesci, più
«opiosi sono i muggini di ^i diverse specie , cefalo , iHdusQl-
bida, uUiòne, senebeo, conchedda, nuiauhi. iNoniÉieab diicurca
altre venti diverse specie vi guizzano , nati ppnando^'in ooitfo -i .
gamberi che som . copiosissimi. 1 xagazai fn^nn 110Ì :baa^i Iiindi
per le conchiglie* . . . • v 1
Si calcola il prodotta di jqa«ste> aoque a ia,ooò ;oai^ta£a:iy
dalla qual somma deli^tto nn sento, pe;- io vbHo dei pescatoci
e loro £Miiiglta y pare pnasa^oo venire i|>eit>la .-vendita del sre«-
stante hre sutle 14^,000. fi menerei le ^pos&ievq lih]tltlao'ap^
prossimativaoieote lire sande 17,500, TdyiBhiAdasi-, > cfauJe ahce
arti ( quidi sono chianiafee le :diverse maniere di' pekafiei)* anni-
dano lire < 27,500.. Dall' anztnotato totale tofadberetteno >att' ap*-
pnltatore hre 36,35o, e le rimanditi diiose .in 'uonfaii ì5bo>
compmsi i piccoli, avrebbesi per comune lire ao8. a.
Pesca tieiJìumL Nel Caralita, e nei prìncipaU* suoi iniamit
non sono .scarse le anguille e le trote, e in .eerti, tenipi 've«-
donsi presso la ioce anche le . che|ipie ( altee ). , La copia del
primo genere è allora grankUssinML, quando per larghe pioggie
il fiume ristaura il oorso, e gonfiasi. La uialiiére delia. pesca
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7^1 CAGLURI
sono Tane, ina la più comune è per li nassai; che però do-
vrebbe essere limitata con appositi provvedimenti, perché il
piccol lucro dei pescatori non costi, come accade, un grave
danno ai comuni; quanto si sperimenta , quando le molte acque
non si potendo contenere nell' alveo e smaltire nel!' aperto solco
in varii tratti colmato per lo stabilimento dei nassa! , si spar-
gono , e causano calamità ai seminati , e spogliano i fondi della
terra vegetale. Si possono annoverare circa So pescatori, che
in comune, quando sian fortunati, pr^enderànno cinquanta can-
tara , che vendute a un prezzo medio potran loro valere scudi 25o.
- Rare volte si pesca nelle paludi, ondechè le anguille vi in-
grossano cosi, che se n'ebbe alcuna, la quale superò le libbre
sarde a5.
Sanguette. Se ne raccoglie grandissima quantità dai fiumi e
paludi* Furono ricercatissime nel commercio, e se ne mandò
tanta copia, che alPuopo mancarono agli stessi cagliaritani:
però fu pubblicata una proibizione.
Saline, in ^iù luoghi anche alquanto remoti dal mare sono
dei bacini in cui, quasi tutti gli anni, formasi il sale; però non
se; ne scava che nel littorale della città alla parte di levante.
-Le artificiali sono al Lazzeretto, a S. Pietro, e lungo la plaia.
Qnelle che furono formate in fondo al golfo di Teulada sono
neglette da non pochi annU
Gli é da un tempo immemorabile, che nelle vicinanze di
Cagliari si pratica il salificio. Se ne trova menzione nel governo
dei Giudici, e poscia in un diploma del re di Aragona e di
Sardegna D. Jacopo (all'anno 1327), in cui concede, che
^Ue regie saline deg)i stagni potessero i cagliaresi senz' alcun
prezzo tanto prendere^, quanto fosse stimato necessario all' uopo
giornalieiHii' delle famiglie, imposta una multa di 60 alfonsini
minuti a chi ne abusasse. •£ nel dubbio, se del sale naturale
dei bacini di M<4entra/u, e Marestagno debba intendersi, odi
quello che in artificiali vasi si formasse con l'umana industria,
inclinerei nella prima parte, conscio come sono della maravi-
gliosa produzione dei due detti stagni, la quale a far conce-
pire quanta sia, dei sapere che dall'anno 1781 al 1786 si
estraevano brodettate 3,729,8^3, e se ne ammucchiavano sal-
me 337485; onde per medio frutto di stagione si ottenevano
per anno in detto spazio salme 37,914? meatre dalle artificiali
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CAGLURI 73
cosi recchie, come recenti, non si ebbe che l'annua media di
7,386, che era circa un quinto del prodotto delle naturali»
Ma non ha guarì che si provvedeva con intelligenza alla mi-
norazione delle saline artificiali, e formavasi tra Monvolpino
e s. Bartolommeo uno stabilimento, affidata al cav. Delitala
(D. MicheUno) la direzione delle operazioni secondo i metodi
da lui proposti, e costituitavi una scuola di teoria, nella quale
alcuni alhevi dell'ospizio di s. Lucifero sono eruditi nell'arit-
metica , e nei principi! di chimica rispettivi alla salificazione.
Vi sorge un bel fabbricato con caserme, ergastoli, e magaz-
zini; e vi si gode la comodità di belle avventenze con la op-
portuna copia dell'acqua. Portavi questa per una linea di pres-
soché 3ooo metri un canale sotterraneo da una abbondantissima
fonte, die alle radici del colle di s. Ignazio felicemente ritro-
vava l'anzilodato Cavaliere per un egregio risparmio dell' azienda,
e salubre ristoro dei lavoratori nell'ardenza del sollione sotto
cut cominciano le operazioni dello scavamento*
La superficie impiegata al salificio é su- d' un fondo compatto
di argilla tenacissima. La sua quantità comprende finora otto-
mila ari; ma quanto prima distenderassi sopra altrettanto spa-
zio. Sono adoperate le viti archimedee, e le ruote a timpano,
e sono già scavati 18 pozzi.
La salsedine dell'acqua del mare suole trovarsi a 5^; se
però riposi per non più di cinque giorni nei bacini soffire tanta
vaporizzazione, che può essere versata nei vasi siccome satur-
nia a 37^ e ancor più in là.
La produzione é calcolata a salme io per ogni aro (la sal-
ma vale star. cagl. 11 , vedi Busachi prw, — Equazione me-
irica')i però si ottiene e il i5, e il ao ancora, se perla sta-
gione favorevole ùlt . si possano più ricolte. Indi é la gradazione
di pregio, coi si riguarda nei contratti. I sali di prima scava-
zioDe sono più stimati , meno gli altri che vengon dalla seconda
e terza , perciò che la cristallizzazione è sempre più impura.
La siccità è moltissimo desiderata ai salinieri L'umido nuoce,
che scema la quantità del prodotto, e può farlo mancare af-
flitto. Della bontà del sale non tutti, portano egual giudizio.
Sono alcuni, cui seppe alquanto d'amaro.
Valor del prodotto. Mentre la coltivazione, die si comprende
nei divcra lavori dell'asciugamento^ appii^namento, battimento
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74 CAGLIARI
della Mipeificie, cui segue lo scavamento del sale, e raoc»»
mulanettlo simultaneo, fi computa a 1. n, 0,75 per ealma
( come suol essere il presso d' appalto ) ; se a questo si ag-
giunga anche il valore del trasporto, avrai costare la detta
snisura K n. i,a5, non oonstderate le spese perla manutenzione
dello stabilimento.
Ordinaria quantità del prodotto negli anni pi>ossimamente
traAcorsi*
Nelle saline di Cagliari, e nelle altre del regno solerauai
ecavare di ^le naturale salme 74,000, di artificiale 479^^^*
Vcodevansi nel regno di sale naturale salme 6,000, di aiti^
€iale 10,000, quello per lire sarde i58,4oo, questo per »64,ooo:
alle gabelle del Piemonte di «ale naturale s. 3o/»oo per lire
60,000, di artificiale 3o,ooo per 67,500: agli esteri, ed ai sa-
lalori di sale naturale 10,000 per lire ao,ooo , di aitifidale
lOyooo per lire aa,5oo: si che ottenevasi una somma di lire
sarde 592,400 eguale a lire nuove 1,137,40^*
Canale delle saline. Il gran vantaggio delle saline di ponente
«ra la agevolezea del trasporto per acqua% Ora altrettanto si é
aggiunto alle recenti di levante dallo scavamento d'un «anale,
il quale mette sua foce nel mare sotto lo punta Misclis avan»
zandosi lungo le seccagne intra due palafitte a 710 metri. Un
efflussorio per poco non isola le antiche saline del Lazfeeretto.
il tronco principale producesi agli stagni della Palma e Pier-
ini bianca, donde si farà scorrere tra il Marestagno e Molen^
targiu alle ajc della terra di Quarto: La sua larghezza al pelo
delie acque magre è di metri 7,00 , nel foocìo di 4?4^= ^^ scarpa
di 4^^' ^^ profondità delle acque tra il flusso, e riflusso di
melFi i,3o. Opera è questa di molta provvidensa, la quale e
giova a ridurre le spese del trasporto, a circonvallare le sa-,
line e impedire i furti) e, ciò che grandemente importa, vale
ncuro deposito perle necessarie sommi nistranze ai vasi, semlo
che i due grandi bacini patiscono spesso cosi granai dimiau<»
sioni e pel calore, e massimamente fer k forza del maestrn*-
le, che mostrano scoperto il fondo per più della nietii.
Mineralogia, E alcun fondamento , su cui posare in opinando
av^r li romani pure in questa provincia conosciuto alcune vene
metalliche. £' potrebbe parere di veder notata un'antica fer-
riera neUa Ferrarla y dove è segnata stazione nell'Itinerario di
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CAGLURI 75
AntoajQo in su la linea di «orsa per lo lido erìciltalB, a M.
P. da Cagliari Xlil, corrispondenti a miglia comuni iOy4o.
DolgoQsi molti che si lascino n/egletti nelle viscere della terra
questi doni d'una benigqa natura, e che i sardi, i quali po^
trebberò fornir r£uropa d'un ferro che nei fatti sperimenti é
stato riconosciuto superiore a qualunque . altro delle miniere
europee , debbano mendicarne dagli esteri per formarsi gli istro-
menti delle arti. Gli é vero che ei non han d'uopo di ricer-
car in sotterranee ghUerie delle ricchezze, che migliori e più
copiose possono avere dal suolo; ma non pertaoti^ é ancor vero
«fservi delie braccia inerti, e del (tmpo vacito da occupazione
a potersi impiegare per fornire alm/eno agli artigiani nacionaU
queste materie prime*
Nella provincia di Cagliari ai trovano:
Territorio di Segarlo, Roccia di trachite brecciforme. ,&erve
di passaggio alla roccia alluminifera seguente : trovasi vkino al
territorio di Serrenti.
— Alluminifera. Forma delle grotte nella rooeia precedente
e nella calcarea marnosa ( iW ).
Allumina solfata che si raccòglie in efitorefeenze. NoHo^grottfe
suddette ( 2W ).
Calce carbcNiata^ denitritica che si avvicina al traefaita.
— Carbonata, dentritica, con qualche varietà' della.. prece»
dente. . • . .
Serrenti, Calce solfata, in frammentLdi cristalli dt^aasoi* Tno»>
vasi negli jscavi dello stagno di Serrenti»
Pimentdlo, Calce carbonata, dentritica. >
* Monastir.lìotcia. pirossenka^ xossì^uk., .di cui sì oosirnl un
ponte sulla nuova strada, lì villaggio di Monastk ripwa .su
qucata roccia.
*-^ Pirossenioa come la precedente, jna più bigia.
— Pirossenica con dorite, ialite e noccioli d'analcima. Del
monte Sara ( pezeo di rara belkiaa e colossale ).
Cabasia accoppiala all'analcìma, alla calce carbonata ed al
quarzo, che ricopre un agglomerato trachitico. Della cava A
Mooastir. Bellissimo saggio.
Stìlbite rossa, lamellare, sopra matrice trachitica verde.
— Bianca, lamellosa, mista alla cristallizzata , nelP agglome**
rato di trachite. Del mottte Sara.
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76 CAGLIARI
Stilbite bianca y cristallizsata, della varietà dodecaedraj in
una roccia trachitica (tW).
Roccia pirossenica con l'analcima, e che ricopre crittalU di
quarzo e di feldspato.
SUkpia, Porfido dei trachiti, con cristalli d'anfibola.
— Dei trachitì, di colore pavonazzo, con cristalli di piros-
sena.
Roccia porfirìca, cooaofibola e cristalli di feldspato. Del Co*
stdlo di Siliqua.
AssènUni, Porfido dei tracfaitì, con cristalli d'anfibola. Tro-
Tato fuori luogo y ad Asséinini, e che sembra apparleoere
piuttosto alla roccia di Siliqua, di cui sovra.
Raccolta mineralogica della collina di Bonaria. Calce car»
bonata, concrezionata e stalattitìca. Della collina di Bonaria^
presso Cagliari.
— Carbonata, concrezionata sul calcareo grossolano {ivi).
Marmo d'un bel giallo ( calce carbonata ) con piccole breo
ce, e di colore più vivace di quello di Verona.
— Bianco che volge al bigio ( calce carbonata ) in piccole
brecce come il precedente.
Calce carbonata, concrezionata, con ocra gialla.
-^ .Carbonata alabastro , bianca , di zone colorate in giallo
più o meno cupo, in bigio, ecc. .
— Carbonata , alabastrina , colorata. Come quella di Bil-
ica, nella jH-ovincia di Cuneo.
— Carbonata, alabastrina. Come la precedente, ma della
cava superiore.
. -^ Carbonata, alabastrina. Cooze le due precedenti , delfei
cava inferiore.
— Grossolana, compatta, conchiglifera, bianca e gialla.
Ferro idrato. Si trova nelle spaccature del calcareo prece-
dente.
— Ocraceo. Trovasi nel calcareo qiù appresso indìoato.
Calcareo, compatto, grossolano, contenente il ferro Sdmlo
suddetto ed indizi di ferro spatico.
Calce carbonata, concrezionata, che varia in alabastro» e
contiene una piccola prominenza che si suppone essere un dente
fossile del pesce lupo.
— Cari^ouata, cristallizzata sopra la calce carbonata gialla.
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CAGLURI 77
Calce carbonata, cristallizzata, delia varietà metastatica.
— Carbonata , stalagmitìca.
— Carbonata, stalagmitica , a HorL
— Carbonata che avvolge (rammenti calcarei d' altra forma-
zione, sopra un'ocra ferruginosa.
Calcareo compatto, grossolano, concbiglifero, con impronti
di madrepore, e di ostriche.
Calce carbonata, conchiglifera sul marmo o breccia, accen-
nata qui retro a pag. 76, lin. 17; V'ha molta varietà nelle conchi-
glie , e sopra taluna vi si vede la calce stessa confusamente cristal-
lizzata. U calcareo di Bonaria appartiene ai terreni ternari; esso
riposa sui banchi marnosi e sabbiosi: le masse di questi terreni
sono in generale poco alte, e la collina di Cagliari, che é una
delle più alte, oltrepassa appena i cento metri d'altezza. Il
calcareo suddetto racchiude una breccia 06sea simile a quella
di Nizza, Antibo, Gibilterra, ed accennata qui appresso. Essa
è evidentemente posteriore alla formazione calcarea, e la
sua parte inferiore é terminata da un piccolo deposito di ferro
colitico. Una parte del littòrale della Sardegna é ricoperta da
una formazione marina assai recente, che il cav. Della Mar-
mora crede propria del bacino d^l mediterraneo , e questa sem-
bra appartenere alla medesima epoca della breccia ossea di
Bonaria. In questa breccia v'ha un gran masso dì ossa di pio-
coli animali rosichiatori, della grossezza sottosopra d'un topo.
Breccia ossea in grosso masso , mista aUa calce carbonata di
Bonaria j di cui parlasi a pag. 76, lin. 17, ed appartenente
ad un quadrupede del genere sopraccei^to dei rosichiatori.
Ferro gldi)ulare in piccoli grani. Trovasi nella parte inferiore
della breccia, nelle fessure del calcareo grossolano indicato a
pag. 76, lin. 3o.
— Globulare ferruginoso , di grani un po' più grossi del pre-
cedente, e posto sopra la calce carbonata stalattitica, detta di
Bonaria.
— Globulare ferruginoso, di grossi grani ( iVi ).
Quarzo cristallizzato sopra il calcareo concrezionato.
Breccia ossea, con grosse ossa racchiuse nel calcareo gros-
solano. Di Bonaria.
Geode calcarea. Si rinvengono nelle escavazioni di Monte
Reale.
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78 CAGLIARI
Calce carbonata eoa ÌDiltzio di ferro spatico {i%*i)^
Arenaria ricoperta da piccoli distaili di calce carbonata. Si
rinvenne in profondita di 1 45 metri, neir escavazione d'unpoz-
zOy nella polveriera di Cagliari.
— Calcarea, di grana fina, serve di pietra da scalpello.
Agglomerato conchiglìfero. Trovasi presso Cagliari.
Calce carbonata, madreporitica , di tinta scura. Del selciato
dell'università di Cagliari.
Piombo solforato', argentifero ( forse lo stesso che il seguente ).
— Solforato, argentifero. Del monte Santa di Pula, presso
Cagliari. Diede all'analisi docimastica il 25[i 00,000 in argento,
ed il 63 per cento in piombo.
Arenaria quarzosa. Trovasi nelle vicinanze del castello di
1. Michele.
Breccia calcarea, conchiglifera. Della collina di 5. Michele^
Scisto micaceo. Della montagna di Capoterra^ vicino a Ca-
gliari.
Granati in massa e cristallizzati ( m ).
Roccia quarzofa di base talcosa, lisciata e levigata naturai*
mente (m).
Ferro magnetico. Si trova arrotolato in quantità nei dintorni
di Capoterra.
Calce carbonata con caselle di daitoli marini ( mytilus litho^
fagus ). Di s. Elia presso Cagliari.
— Polverolenta , terrosa. Di i. jivendrace^ sobborgo di Ca-
gliari.
Arenaria calcarea, concrezionata. Del luogo detto Fangario^
burrone che trovasi un'ora distante da s, jivendrace^ sulla
strada che mette a Iglesias.
Silice plromaca scura, con calcedonìa di varii colori.
Feldspato ed anfibola. Del selciato di Cagliari.
Quarto, Roccia porfiroidea, molto argillosa, con base di
feldspato , cristalli di quarzo , anfibola , indizi di talco , ecc. ,
del monte Figunieddu ( fico nero ). Trovasi sulla strada che
da Quarto mette a Muravera, verso l'estremità a ostro della
grande Catena.
— Porfiroidea come la precedente, ma più compatta.
Si vede in istrati sottostanti al granito, ossia alla roccia del
monte suddetto.
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CAGLURI 79
Roccia porfiroidea, cod noccioli di feld^to rosso , che Tarìa in
breccia. Trovasi verso la cima del monte suddetto, asccn-i
dendo da Quarto.
Lava foro$^' Della fortezza vecchia^ rada di Quarto*
S. Rocco, Piombo solforato, compatto, dì scaglia menooay
assai puro. Della miniera cbe trovasi alla distanza di due ore
dal villaggio di s. Rocco, in un vallone che si avvicina a quello
del fiume di Pula, al piede della montagna detta Ìsl Stidiosa,
cbe fu coltivata per cinque o sei mesi da certo cav. Bosingo.
Il minerale non ha f»ù là che metri o,io a o,i5 di spessezza,
e trovasi disseminato in una matrice di quarzo e di barite sol-
fata. L» roccia cbe circonda questa miniera è quareosa e du*
rissima , ed é questo uno dei motivi per cui la coltivazione di
essa riesce assai dispendiosa e che perciò fu abbandonata.
Roccia quarzosa. Forma l'incassamento della miniera sud-
detta.
Pula, Piombo solforato argentifero. Nel luogo chiamato i^^
narba, dipendenza del monte Sebura, montagne di Pula ^ si
scorgono degli indizi dì minerale di piombo in un filone di
ferro ossidulato magnetico, cbe dopo d'avere attraversato il
granito, si mostra all'aperto in una roccia calcarea sovrappo-
sta a quel terreno. La vista del minerale piombifero sembra
aver causata la ricerca fattasi sopra un' erta della roccia. Siceo*
me però la galena non si protrae di là dal calcareo , è proba-
bile che questa particolarità abbia £atto abbandonare l'impresa.
Questo minerale lavato ha dato il 25 per cento in slìcco, il
quale ha reso il 60 per cento in piombo , ed un quinto d' on-
cia,' per quintale , peso di marco, in argento.
— Solforato , argentifero , di una eacavasione antica. Trovasi
a' piedi del monte Santo di Pula in una roccia calcarea so-
vrappogta al granito , e che sembra una coaseguenaa delia pre-
cedente miniera. Il minerale è di ottima qtialità, avendo dato
il 73 per cento in piombo, senaa lavatura precedente, e i\5
d'oncia d'argento per ogni quintale.
Stilbite compatta. Della punta di s. Effisio di Pula.
— Radiata (m).
— Cristallizzata, della varietà unitaria d'Hauj. Delle r«cce
trachitiche.
Roccia pirossenica. Del luogo suddetto.
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So CAGLIARI
Rooda quanosa , che Tana ueììu pietra Udia,Deììe montagne di
Pula.
Isola di s, Pietro, Diaspro terroso, fasciato di giallo e bigio.
— Rosso cupo, ricoperto da una leggerissima^ crosta di cal-
cedonio.
— Giallo fasciato.
— Rosso macchiato in giallo*
— Rosso scistoso.
— Rosso, con quarzo ed ocra ferruginosa.
— Rosso cupo, vivacissimo e lucidissimo.
— Rosso fasciato, di zone verdi ed altri colori.
— Rosso cupo, macchiato di giallo.
— Scistoso, rosso-scuro.
— Giallo fasciato. Di Carloforte.
— Rosso bruno (ivi)*
— Verde ricoperto da un leggerissimo strato di calcedonio {ivi),
. — Fasciato, bigio e pavonazzo.
Quarzo resinile giallo, frammisto al calcedonio ( iW ).
— Diasproide, ricoperto dall'ocra.
— Rubiginoso.
— Diasproide, misto all'ocra gialla.
Porfido trachitìco, prismatico, ricoperto in parte da una
tinta rossa.
Trachite.
— Rossigno che volge al violaceo.
— Bigio.
— Compatto, violaceo.
— Porfirico, con feldspato vetroso.
Lava argillosa , con mica ed altre sostanze.
— Bigia, litoide.
Ossidiana periata, contenuta in una specie di podinga.
— Periata, di color verde scuro.
— Periata, di colore verde che passa in decomposizione.
Perlite.
Argilla smettile.
Arena cristalllfera d'i quarzo.
Ocra di ferro arrotolata, con nocciolo di calce carbonata.
Pauli Gerei, Lignite nell' arenaria.
Podighe, Geode calcarea in cui v'hanno cristalli della varietà
e^/uiasie.
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CAGLURI 8c
Geode calcarea di cristalli metastatici volgenti all'e^uùur^e.
Breccia selciosa, rossa, con noccioli bianchi e rossi della
stessa sostanza.
Manifatture, Le arti meccaniche sono mediocremente cono-
sciute nella città, rozze nei villaggi. Dura tuttora il sistei^a
delle corporazioni, vige T ingiustissima legge «fuof ar(e5 ne exer-
cèto, e si vogliono ferme le proibizioni e restrizioni, anche in
quei mestieri, dall'imperizia dei quali non viene o danno o
male, che a chi l'esercita. Avvi delle ammende per chi co-
noscendo arti diverse ora in questa ora in quella si eseixiti a
suo arbitrio: ve n'ha pure per chi si ardisca in proprio nome
far alcun' opera nel mestiere , in cui compi il legittimo garzo-
nato, se non abbia potuto prima raggranellare il danaro ad
essere inscritto dopo un dubbio esame nell'ordine deUa Mae-
stria. Qu'mdi accade ai meschini, cui fu con modi indegni in-
terdetto di procacciarsi la sussistenza col lavoro di sue mani,
essere una necessità l'accattare, o U rubare. Residuo di ini-
quità e servitù di tempi barbari.
Sono nella provincia dei paesi conosciuti per de'manofatti,
ma certamente di pochissimo pregio. Deciino-manno e Deci-
mo-puzzu per la fabbricazione di grosse stoviglie : Fuitéi e Se-
garlo per te voli e mattoni: Samatzài anche per la calcina: Sin-
nai e Settimo per certi utensili di fieno che lavorano le don-
ne: Paùli-Arbarèi per stuoje di sala: Donòrì per sedie e simi-
li; e altri per altre opere di non più alto merito.
Tessitura, Potrai numerare in tutta la provincia, non com-
preso il capo-luogo, circa i3,ooo telai non migliori, che nelle
altre provincie. Deve perciò, e per difetto delle sussidiarie
macchinette avvenire, che colei pure che con buon animo si
accinga , e duri con costanza in una lunga giornata non si con-
soli che dell'ottava parte del lavoro sopra un telajo meglio co-
strutto. Ai panni lani meno che ai lini sono applicate le don-
ne; e tuttavolta né si ha pure di questi il sufficiente. In Ca-
gliari questa sorta di artificio si è già di molto migUorata , mercè
le cure dei due ottimi cittadini, cui fu commessa la educazione
ne' due orfanotrofi. Ei pure v'ha contribuito chi stabiliva la
lavoreria dei bordati. Fu già una fabbrica di panni, ma in
breve tempo cadde. Dalle quali cose è dritto inferire esser le
manifatture di tutta la provincia una cosetta meschina, o es-
Dizion. geogr. ecc. Voi. UI. 6
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8^ CAGLIARI
sere in sul nascere . « . . ahi a^ T oroscopo è infausto! E si
intenderà di vantaggio pochi essere i prodotti della natura,
che si nobilitino a maggior valore , e mancare il popolo di im-
piego; ond'é conseguenza penuria^ miseria, povertà, ignoran-
za, rouezza, superstizione, barbarie. Oh quanti si lamentano
che in ripigliare manofatte le materie che diedero grezze , sian
richiesti di restituire il ricevuto con una arrota doppia, tripla,
e talvolta decupla! E si che ben conoscono quanto si aggiunga
di valore alle materie per Tarte; e non pertanto non li vedi
mai determinarsi al buon partito, e non saprai presagire,
quando siano messi in grado di entrare nella guerra commer-
ciale , e onorevolmente liberarsi dal tributo , cui sono costretti
di offirire tutti gli anni alle fabbriche estere, e da una vii ser-
vitù, qual è veramente la dipendenza che non sia da una ra-
gione insuperabile ; quando si scuotano dalla inerzia , in cui
naturalmente va a spegnersi il movimento degli animi in que-
sto e simili climi, e caldi di generoso ardore adoprino a che
l'industria, cui è mollo felice questa provincia per lo migliore
relativo stato dell'agricoltura, germini, e di quelle arti, che in
regioni più colte educa , sia benaugurata madre. Che le persone
di non volgar fortuna studiino a farle fiorire, né rifugga da
quest'impegno la nobiltà, essendo la vera verissima ragion di
prestanaa nella patria il ben meritar di lei la vera gloria , il
ben meritare della umanità y togliendo, per via d'esempio,
la mendicità, che è certo una gangrena, e stringendo gli
oMÙ, che sono una peste, a vivere per se e per altri. Che
si facda sentire desto quello spirito d'associazione Industriale,
che le piccole fortune riunisce e pareggia a grandi intraprese ,
e dal niente e dal poco fa nascer cose, e cose grandi. Allora
soccorrendo opportune le proibizioni, le quali non si può ne-
gare essere alunne della industria principiante, potrebbero pure
fra i sardi elle rinnovare i miracoli, che altrove felicemente
ebbero operato. Pretenderai più dallo stato, che già pose
feodamento a tutto con incoraggiare l'agricoltura, con pre-
Starle ampio favore, con togliere questi ostacoli, che per la
còndision delle cose è stato lecito alla di lei migliorazione , e cosi
ereaiva l'abbondanza, ed in questa cagionava un prezzo me-
diocre alle opere y non si concede che alla gente grossa. Che
se ineuBlba a lui dt formare degli stabilimenti di industria,
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CAGLURI 83
ciò non sarà che in uno dei due casi^ o di impiegare le per»
sone dannate, o di assoggettare al lavoro gli oziosi vagabondi
e accattoni.
Commercio. Dal sin qni detto intomo alla agricoltura ed in-
dustria potrà senz'altro ogni uom avvisarsi di ciò che sia il
commercio di questa provincia interno ed esterno. Però a dir
qualche parola sul primo, noterò esser in alcuni luoghi ( Quar-
to, Serdiàna, Sanlùri, Villamàr) non pochi che mercanteg^
giano su gli ordinari articoli, cereali, vini, formaggi, bestia-'
me : e tenersi delle fiere in occasione di feste popolari , dove
però non si eonchiudono che piccoli a£EEirucci.
Strade, Oltre la strada centrale, dove in certi tempi è un
gran movimento per lo trasporto delle derrate alla capitale,
trovasi da su Monastir cominciato il traccianpento della pro-
vinciale alla Ogliastra. Ma come si desidera il perfezionamento
di questa, cosi è desiderato Taprìmento di alcune altre per
facilitazione del commercio col Sulcis, col Sarrabus, con i paesi
littorali a levante e ponente , e per le comunicazioni viciualì.
Le correnti, i fanghi, le asprezze sono grandissimi impedi-
menti. Peggio se gente malvagia vada attorno con libertà , e
aon abborrisca dalle grassazioni.
Porto. 11 numero medio dei legni mercantili che all'anno
frequentano U porto ascende ai 3oo. €he se si considerino
quelli solamente che direttamente vengono per commercio fòr>«
sechi il sopposto numero dovrà scemarsi sino alla metà. Di
rado si, ma pur avviene che passi la settimana senza un ar*^
rivo o partenza: e più infrequentemente, che si veggano tn-*
tro V immenso porto tanti legni ( n.^ 5o ) quanti starvansi un*
corati col segnai nessun mi tocchi sul trinchetto o com*
presso , quando in snl cadere del i835 affollaronsi tutti quelli
ehe avevano negozi nella piazza per entrar i primi in quelle por-<
te, che da sei mesi con danno incalcolabile dei produttori te-
liea serrate una opinione. Le frequentissime provenienze sono
da Genova e sue riviere, Marsiglia, Livorno, Napoli, Malta,
Fiume. Con la Finlandia e Svezia pochissimi contratti, meno
ancora con la Spagna. Dei legni di commercio con bandiera
sarda , che sono la massima parte degli avvenienti , non so
q[uanti appartengono a negozianti della piazza.
in tutta la provincia non è pel commercio altro porto, che
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84 CAGLIARI
il cagliaritano. £ gli è iu questo , che può uno formarsi giu-^
sta idea di tutti i bisogni dei sardi. Quali e quanti sieno gli
articoli principali dell' attivo , e chi non sappia ? Quali e quanti
quei d'importazione? dicali l'industria nazionale, ed il pazzo
lusso gi£| da una in altra delle classi cittadine sino ai villaggi
propagato con la forza d'un contagio , che questo, il quale
anzi è un bene dove fioriscono l' arti., è veramente altrove una
rovinosa j^zzia. In poche parole abbiti molto: ricevesi quanto
è nelle cose necessarie utili dilettevoli, fatta restrizione per
alcuni manofatti che già somministrano le piccole fabbriche
della città. Piccol risparmio, che certamente non pareggia la
perdita patita dal commercio attivo per certe estrazioni cessa-
te , o molto ridotte. E qui mentre mi cade in acconcio noterò
che dello scemamento degli avventori , mentre potevano essere
state altre , e furono , con troppo manifesta ingiustizia si è vo-
luto portar cagione la malafede. Ebbervi qui pure ( e in qual
parte non si trovi questa gente piena di magagne? ) dei cotali
che si intrusero avventurieri nella professione del commercio ,
e adulterarono i grani, la soda, i vini, i formaggi ecc., e for-
tunati nella frode sfuggivano poi di essere mandati, dove me-
glio stanno questi infami delitti, che certe venialità in materia
di furto, che l'odio, l'invidia, la vendetta spesso fanno ve-
dere per un microscopio. Ma senza questo , in mani di chi è
il commercio della piazza?
Chi ora domandi in qual parte preponderi la bilancia com-
iikerciale? Già sarai venuto in gran maraviglia per quel certo
Statistico , il quale ragionando di tai tempi , quando era biso-
gno di più merci dall'estero, osava affermare ineguaglianza
grande nelle somme comparate del commercio attivo e passi-
vo , e quyesta in favor dei sardi , i quali or dovriano , se avesse
detto quel che era, esser ricchi di molte centìnaja di milioni
di Ure nuove serbati. A riformar l' opinione secondo il vero ,
eccoti alcuni numeri del movimento commerciale non della
sola provincia di Cagliari , si bene di tutto il regno negli anni
1824 1825 * 1826
import 4,849,111. 5,838,i8i. 7,178,333.
Esport. 3,487,177. 5,228,836. 5,418,796.
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CAGLIARI 85
1827 18:28 18:19
fafort. 9,o65y!ii5. 'jySi^^g^. 9,5i9,i!i2.
fiport. 8,239^788. 10,433,644* 7,126,001.
Risulta una passività, e questa si verifica frequentemente. Si
vorrebbe calcolato quanto viene dai sali; ma gli è questo un
artìcolo d' altra natura. Si vorrebbe computato quanto viene dai
contrabbandi; ma in questo fatto non accadono scandali, e per
avventura l'avuto può ^bilanciarsi col dato.
Amministrazione di giustizia nella provincia. Sopra la me^
desima è preposto un prefetto , che è consultore dei ministri
di giustizia tra i vassalli di feudatari stranieri. Mandamenti.
T. In Cagliari è il tribunale della R. Vicarìa con gli assessori
dei quartieri secondo il voto dei quali sentenzia il Vicario, a.
Quarto capo-luogo di mandamento Quartucciu e Pirrì. 3. Se-
larpufi e. 1. Settimo e Sestu. 4- Paùli-pirri e. 1. il Maso. 5.
Sinnai e. 1. Mara-Cala gònis, Burcèi, Carbonara. 6. Ussana e. 1.
Soléminis. 7. S. Sperato. 8. Villasòr e. 1. Decimo-puzzu , Vii-
lahennòsa. 9. CapoteiTa e. 1. Sarròco. io. Pula e. 1. s. Pietro-
Pula, Domos de Maria. 11. Serdiàna e. 1. Donòrì. 12. 5icci.
i3. Assémini e. 1. Uta. i4* Decìmo-manno e. 1. Villa speciosa.
i5. Villamàr. 16. Samàssi e. 1. Serrenti. 17. Sanlùrì. 18. Nu-
rioninis e. 1. Monastir. 19. Senorbi e 1. Sèlegas, Seùni, An/i,
s. Basilio, s. Andrea. 20. Furtéi e. 1. Segarlo, Villagréca. 21.
Serramanna. 22. Guasila e. 1. Guamaggiore , Ortacesus, Pimen-
tallo y Barrali. 23. S. Pantaleo e. 1. Suelli. 24- S. Gavino e. 1.
Sàrdara, Pabillònis. 25. Siliqua. 26. Samatzài.
Delitti. £ssendo generalmente i campidanesi di miti costumi
sono di poco conto le più frequenti colpe, e degne men di
pena, che di una paterna correzione. Ciò è chiaro dalle stesse
condanne alla sdiiavitù pubblica per leggieri peccati, ordina-
riamente di furto. I gravissimi sono di uccisioni spesso indeli-
berate per trasporto di furia , raramente premeditate per amor
di vendetta , e accadono più spesso nei paesi di montagna y
dove è ancora un po' di fierezza, che altrove. Non pertanto si
ricordano esempi di crudeltà in uomini delle terre più basse
da commozione di gelosia ; e furono pure che intraprendessero
t^e strade pubbliche i passeggicri.
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86 CAGLURI
Intendenza provinciale. In quanti distretti sia stata spartita
già fu detto. Amministrasi dallo stesso Intendente generale del
Regno, onde che egli deve dividere la sua attenzione tra le
particolarità e minuzie provinciali e locali, e la generalità del
reggimento di tutte 1* altre.
Quello che proviene all'erario cumulativamente alle gabelle
e agli altri redditi si può stimare di novecento e più mila lire
sarde, circa due milioni di lire nuove.
Opere e forze militari. Senza i propugnacoli della citta do-
minante , di cui sarà poi particolar disborso, sono state in certi
punti del littorale edificate delle torri. E procedendo da le-
vante a ponente troverai prima delle altre la torre di Cala-pira
conia vicina di Serpentarìa sur una isoletta; quindi la denominata
dei cavoli sopra im altro gran masso entro il mare. Siede sul
prossimo promontorio e domina il porto di Carbonara la cosi
detta fortezza vecchia. Successivamente sopra vari spargimenti
della costa sono le torri di Capo Boi , di Monti-fenùghu , della
Regina, di s. Andrea, quindi il fortino del Margine-rosso, dove
fu già il campo dell'esercito francese di sbarco nel 1793* Sul
promontorio di s. Elia sopra Cala -mosca é il forte della torre
dei segnali. A ponente della città sono le torri del Loi, dì
s. Macario sopra una isoletta, del Coltellazzo sulla testa del
promontorio su cui fra due porti sedeva l'antica e nobile città
di Nora, e in là quelle di Cala-d-os(ias, Chia, Sparavento,
Malfettano, del Budello entro il gran seno di Teulada, e oltre
il capo di questo nome V estrema di Cala-piombo. In questa
linea erano anticamente più numerosi i punti , dove eransi po-
ste armi e guardie , e vi sorgevano in siti opportuni per l'al-
tezza alle vedette alcune torricciuole per stazione degli specu-
latori \ per forma che era tra tutte le guardie del littorale una
corrispondenza poco chiara a dir vero, ma era il primo ten-
tativo e passo alla telegrafia.
L' origine di queste torri si riferisce al regno di D* Pietro IV
( anno 1 354 ) quando trovandosi nell' isola ordinava fossero in-
torno alla medesima, specialmente nei luoghi di approdo, costrutte
torri, e in eminenze di largo orizzonte stabilite specole , che
per via di foco segnassero se nei rispettivi paraggi si presen-
tassero legni nemici.
Erano altre foi*tificazioni presso la città , che a spese dei cit*
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CAGUAftl 87
ladini fuiooo costruite in quei punti HÙlitarì| cbe par?e bene
preoccupare a poter iar argine ad un nemico , che con preci*
pitosa marcia si pcMrtasse sulla capitale. Allora le eresie del
HoDVolpino si coronavano di piccoli bastioni; si co:»truiva sul
monte di s. Ignazio a sopraccapo della torre dei segnali un
forte che facesse giocare più di 36 pezzi d'artiglieria-, e sulla
Kaffa , eh' era altro punto di somma importanza dove potevasi
operare sul mare e sulla avvenienza dalla plaìa, fondavasi uà
terzo bastione. Diversa maniera di pensare in fatto di tattica
non ha guari fé' distruggere le opere del Monvolpino, e lascia
le altre si sfacciano per opra del tempo o dell'uomo.
Delle Gostruziotki militari del medio evo restano ancora pa*
recchie, comecché già rovinanti, fatta eccezione di quelle che
comprendonsi nelle fortificazioni della città; e sono il castello
di Bonvicino ( Bonvebi ) , altrimenti di s. Michele , sopra la
prima collina della catena cagliaritana ad un miglio circa la
tramontana della città , di cui in appresso sarà special menzio-
ne ; e le rocche, una di Siliqua, della quale sotto la denomina-
zione di Gioiosa guardia sono molte memorie istoriche; altra
dell'antica città di Sanlàri che tuttora si conserva; e la terza ,
il castello di Sàrdara , che ebbesi il cognome di Monreale. Tra
quelle che già caddero devonsi notare la fortezza di s. Gilla
molto celebre nell'estrema epoca dei giudici cagliaresi, e il
castello di Bonaria. Sopra le quali sono dal Fara ricordate le
castella di Pula e Santisconata nel Norese, di Sorris in Parte-
Ippis, di Orgulosu nel dipartimento di Galilla, altrimenti del
Giarréi ; ma il primo è tutt' altra cosa , per la forma che quella
che si nomina , avvegnaché alcuni uomini vi si potessero difen-
dere; del secondo non si ha finora alcuna contezza ; rispetti-
vamente al terzo, cosi la tradizione, come quello che avanza
della costruzione cel presentano non castello, ma palagio del
barone.
Milizie. Delle regolari si di infanteria , come di cavalleria ed
artiglierìa , che sono nella provincia, il numero porta uomini
circa i5oo. Se esso fosse più ampio, si potrebbero fissare delle
stazioni nei capi luoghi dei distretti a maggior fermezza del
buon ordine, e a meglio frenare quei che scapestrano.
Le truppe nazionali sono in molte e numerose schiere, e
possono essere portate ad una quantità sei o più volte mag-
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88 CAGLURI
giore al primo cenno del goyerno. Esse nel 1798 mentre uo-
mini scelti dei cittadini erano intesi nella propugnazione , e so-
stenevano il vivissimo fuoco della formidabil flotta del Diret-
torio rivoluzionario di Francia, ferme in vantaggiose positure
contenevano dentro i loro steccati le feroci bande state man-
date giù per prendere alle spalle la capitale, e poi instando e
premendo con vigore le costringevano a ricercar salvezza nei
legni. Se avessero avuto a esser guidate da un abile capitano , sa-
rebbe ora in quei lidi la ricordanza di una illustrìssima vittoria.
Feudi. I 61 villaggi di questa provincia sono compresi in
%Z feudi.
I. n marchesato di Yillasor (popolazioni 3) appartenente
ad uno straniero.
a. id, Yillacidro ( popol. i nella prov. ) ad
uno straniero.
S. Sperato (p. i ) ad un signore sardo.
Giarrei (p* 3 nella prov.) ad un na-*
zinnale.
Soleminis ( p. i ) ad un signore sardou
Samassi ( p. a ) ad un signore sardo.
Baronia di Serdiana (p. a) ad un signore sardo.
S. Michele (p. 9) ad uno straniero.
Monastir (p. 5 nella prov.) aduno straniero.
Snelli ( p. a) all'arcivescovo di Cagliarì
Capoterra ( p* a nella prov. ) ad un signore
sardo.
Pula ( p. 3 ) ad uno straniero.
Samatzai ( p. i ) al R. Patrimonio.
Teulada ( p. i ) ad un signore sardo.
Monreale ( p. i nella prov. ) ad uno straniero.
Quarto ( p. 3 ) ad un signore sardo.
Furtei ( p. 5 ) ad uno straniero.
18. Viscontea di Sanluri (p. i ) ad un signore sardo.
19. Contea di Villa mar ( p. i ) ad un signore sardo,
ao. Signoria della Tre/enta ( p. 1 1 ) ad uno straniero.
ai. id. Marmilla ( p. i nella prov. ) ad uno straniero.
a a. Ducea di Mandas ( p. i ) ad uno straniero.
a3. Feudo d' Albis ( p. i ) ad un signore sardo.
Dal qual prospetto si apprende dai dieci feudatari forestieri
3.
id.
4.
id.
5.
id.
6.
id.
7-
Baroma dì
8.
id.
9-
id.
IO.
id.
ti.
id.
la.
id.
i3.
id.
14.
id.
i5.
id.
16.
id.
»7-
id.
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CAGLIARI 89
pocsederd popolazioni 4^ 9 che sono Teramente le più prodiit-
tÌTie^ dai signori sardi popolazioni ai. E si può designare come
m totale approssimativo delle prestazioni, cui sono soggette
fa ragioni di tutte sorte, lire nuore 5oo,ooo.
Questo ed altro più grave peso , che loro sovra incumbe , fa
gemere e cpiesti e gli altri popoli della Sardegna. Ma già verso
£ loro si volge il cuore dell'augusto Carlo Alberto, già vede
le cause della misera condizione, in cui versano, e tocco da
pietà non più indugia a tutta porre in opera la Sua Real
provvidenza (V. Carta Reale 19 dicembre 1 835 prescrivente la
consegna dei feudi , giurisdizioni e dritti feudali ) in loro sol-
lievo. Gli animi amanti della patria e cupidi del rifiorimento
della nazione si ergono a grandi speranze: poco ancora, e i
popoli dell'isola saranno posti nel grado di incivilimento e pro-
ferita, in cui per benefizio dei Principi Sabaudi sono perve-
nnti e consistono i loro fratelli del continente-, e Carlo Alberto
ac^iislerà altri e massimi diritti alla perpetua gratitudine dei
sardi, e con tutto merito l'appellazione affettuosa di Padre
della patria , il glorioso cognome di Ristoratore della Sardegna.
Del governo ^generale delT isola e regno di Sardegna. .
B reggimento della Sardegna è monarchico.
Le sue forme, e gli ordinamenti per la legislazione, e per
l'amministrazione si costituirono cosi:
Il re D. Pietro, il Cerimonioso ^ fu il primo dei sovrani
d'Aragona e Sardegna, che convocasse a Cagliari in parlamento
i più distinti fra i suoi soggetti. Il che avvenne nell'anno i355
(Y. Manno Storia della Sardegna in detto anno).
Alfonso T , quando abbandonata l' impresa della Corsica sof-
ferma vasi nell'isola, volle congregare alla, sua presenza nel ca-
stello di Cagliari il parlamento della nazione ( anno 1421 )•
Dal qual tempo cominciò per la nasdone sarda un ordine mi-
glior di cose, perché si facea partecipe in qualche maniera
deUe cure del proprio reggimento, ed invitavasi dai sovrani a
rassegnare periodicamente il quadi*o dei suoi bisogni , e la pro-
posizione dei rimedi. Ed ecco il cenno che delle leggi politi-,
che della Sardegna dà nella sua lodata istoria il chiarissimo
summentovato Autore.
11 re D. Alfonso non volendosi dipartire da quelle norme ^
che nei regni suoi della Spagna erano già in vigore ^ estese
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90 CAGLIARI
alU Sardegna la «tessa legge delle cosi dette corti generali del
principato di Catalogna, convocando a formare il parlamento
sardo tre ordini di persone: quello degli ecclesiastici, compo-
sto dei vescovi, abbati, priori e capìtoli delle cblese cattedrali ,
chiamato anche fra noi con vocabolo castigliano stamento ec-
clesiastico: quello dei gentiluomini, nel quale sono compresi
tutti i signori dei feudi, rappresentanti eziandio i comuni loro
sottoposti, ed intervengono tutte le persone nobili ed i cava-
lieri del regno , appellato stamento militare : e lo stamento in-
titolato reale, al quale convengono i deputati di ciascheduna
città. Allorché per convocazione intimata dal sovrano o dal vi-
ceré , si dovettero questi tre ordini congregare in solenne par-
lamento, chìamossi tal concilio corte generale , o curia del re-
gno. La riunione distinta di ciascuno ritenne il nome di sta-
mento; la qual cosa succedette specialmente più volte nelle ran-
nate dello stamento militare per lo privilegio concedutogli di
congregarsi anche alloraquando non si trovano adunate le cor-
ti, onde rappresentare al sovrano le cose necessarie al bene
dello stato; essendo stata a questo stamento in modo partico-
lare commessa la tutela delle ordinazioni vinte nei parlamenti.
Ed in questo rispetto devesi osservare che siccome ciascun or-
dine rappresenta una classe diversa di sudditi, così le risolu-
zioni prese se furono accordate fra i tre stamenti, ed appro-
vate dal sovrano obbligano il regno intero, ed hanno forza di
legge generale, mentre che quelle che ad un solo ordine ap-
partengono per una sola classe di sudditi partoriscono obbli-
gazione. Per le formalità solite usarsi vedi il lodato Scrittore
all'anno 14^1 ed all'anno 1721.
Queste assemblee facevansi solitamente in ogni dieci anni.
L'ultima fu tenuta nel 1699. Ottenutosi il regno sardo dai
duchi di Savoja , Vittorio Amedeo avea deliberato in conformità
alle domande fatte dallo stamento militare di convocare un
solenne parlamento; ma poi si incontrava una difficoltà nell'in-
felice risultamento del ricolto, e non si voleva in tal condi-
tone aumentare le pubbliche gravezze.
Fu poi nelle urgenze dei tempi torbidi del 1 795 tenuta una
general sessione, ma non fa numero con le precedenti, sicco-
me quella che non può comprendersi nell'ordine consueto.
Avvegnaché non si celebrino siffatte congreghe nelle solenni
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CACLIARI 91
forme y che si era «olito, tutUvolta i Reali di Sav<^a hanno
date e danno a questi ordini le più distinte prove di loro con-'
siderazione e fiducia. Imperocché non solo continuano nella con-
suetudine'^ di interpellare le tre prime voclj e i mfeuthri prin-
cipali di ciascun ordine per la proroga triennale del donativo ;
ma le chiamano in parte di importaotissimi negozi, ed i vi-
ceré ai maggiori congressi per interrogarli della loro sentenza*
Consigli di stalo. Quando il Sovrano restasi in sul continente
tiene presso di se un Consiglio, che si qualifica Supremo;
quando sia nel regno questo onore é attribuito alla Reale
Udienza*
Componesi il supremo consiglio d*un presidente, del reg-
gente di toga, che deve essere regnicolo, di due consiglieri
eziandio regnicoli, e di quegli altri, cui piace al re di eleg-
gere ; fìaaln>ente d' un avvocato fiscale generale , e d' un segre-
tario. Questi consultano il sovrano per tutte le provvisioni con-
cernenti r amministrazione della giustizia, grazie, e impieghi
di privativa dei regnicoli, e danno il loro sentimento sempre
che si tratti di leggi o di altri provvedimenti, che direttamente
si riferiscano al bene pubblico, e riguardino lo statuto della na*
zinne, o il governo politico. E qui è da notare che se le regie
provvisioni concernenti tali materie non siano segnate dai mi-
nistri del supremo devonsi dal viceré e dai magistrati trattenere.
Viceré. 11 Luogotenente del re nell'isola chiamossi in prin-
cipio Governatore, o capitan generale, quindi Viceré* Amplis-
sima e veramente regia erane nei primi tempi l'autorità: in
questi é circoscritta dalle leggi del regno, dalle reali istruzioni
del 1 755 , e dalle particolari che sono prescritte a ciascuno
nella sua nominazione.
Qualche volta per caso di morte o di assenza si destina un
presidente del regno , titolo che indica una luogotenenza prov*
visoria, quale suole commettersi al governatore di Cagliari^
Il viceré nella solenne inaugurazione di sua autorità giura
in presenza dei tre ordini del regno nella chiesa maggiore l'os-
servanza delle leggi vigenti nel regno , privilegi, capitoli di
corte ecc.
Assistono al viceré nella generale amministrazione delle cose
pubbliche /:ome suoi legittimi consiglieri i capi dei dipartimenti
giuridico, economico, militare. Ma il principale e perpetuo egli
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9^1 CAGLURI
è il Reggente la Real Cancellerìa , il quale dopo il viceré pre-
cede tutti gli altri impiegati del regno. Ei gli offre i suoi con-
sigli nelle materie giurìdiche, giurisdizionali e politiche , die
non sieno però di tanta importanza, da si dover sottoporre
alle deliberazioni della Reale Udienza, e con la stessa norma
nella provvisione d' uffici soliti conferirsi dal viceré o interinai*
mente o per incommenda ecc. La istituzione dell'ufficio del
Reggente fatta dal re Ferdinando II fu il primo temperamento
posto air arbitrario ed assoluto governo dei viceré. La Sardegna
per circa i6o anni soggiacque ad un reggimento quasi milita-
re. Lodossi mai sempre il governo di coloro che contenti ad
invigilare, e studiosamente invigilando operarono che le am-
ministrazioni fossero esercitate col dovuto zelo, e si accomoda-»
rono nella spedizione degli affari al giudizio dei capi di dicastero.
Sta presso il viceré una regia segreterìa di stato e di guerra.
È questo il primario uffizio del regno, onde é sfogo a tutte le
provvidenze governative.
Reale Udienza. Nel regno é la Reale Udienza un consiglio
di stato. Gli é mandato al viceré , che occorrendo cose gravi
o concernenti alle massime del governo, ei le debba trattare
con la medesima -, ed é pure ordinato che la risoluzione, che
d'accordo verrà presa, abbia ad essere spedita con segnatura
del Reggente, ecc. ecc. I pregoni contenenti provvidenze e di-
sposizioni prese nella maniera accennata, e pubblicate nella
forma prescritta , ottengono nel regno forza di legge perpetua.
La stessa Reale Udienza forma le terne dei soggetti nei quaU
concorrono le richieste qualità , per essere delle prelature e di-
gnità ecclesiastiche del reguo, arcivescovadi, vescovadi, abba-
zie, priorati, nei quali la nomina e presentazione spetta al
Real patronato, onorate e provviste sempre secondo la espressa
volontà sovrana le persone più degne e benemerite di esso re-t
gno. Siffatte terne tocca pur fare alla Reale Udienza nella va-
canza di quegli impieghi, ai quali deve il re nominare i re-
gnicoli , in favore dei soggetti più benemeriti e distinti del regno
in probità e dottrina. Quando sia questione intorno a provvi-
denze estere, o di regi editti, patenti, e diplomi, comprese
pure le lettere di grazia , di creazione , di commende ecc. ecc. ,
essa se riconoscavi ragioni di orrezione o surrezione , o altra
che stimi pregiudiziale al reale servigio, al pubblico bene, a
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CAGLURI 93
al teno, deve sospendere Vexequatur^ o la registrazione delle
medeàme , e proceder tosto alle opportune rimostranze. Final*
mente in mancanza del viceré (se pure già non siasi in altra
maniera disposto) il Reggente la Real Cancelleria, e tutti i
ministri della Reale Udienza , sino a che il Re provvegga , de*
von prendere il governo del regno ed amministrar giustizia con
autorità viceregia in una col governatore di Cagliari.
Magistrati supremi di giustizia. Il Supremo consiglio del re-
gno, e la Reale Udienza riuniscono in se quest'altro sublime
carattere. Sono ambedue supremi, ma tuttavolta dassi supplii
cazione da questa a quelUo, o straordinariamente consente^
una revisione* Veramente in parità d' altro dovea preponderare
l'autorità del Consiglio per la prerogativa dell'oracolo regio.
Compete al Supremo la giurisdizione civile e criminale nei
casi e modi dalle leggi del regno determinati, e secondo le
prescrizioni e disposizioni del legislatore. Un avvocato fiscale
generale vi deve intervenire a difendere i regii dritti, ed a
spiegar il suo voto consultivo in tutte le cause, nelle quali sì
tocchi l'interesse del reale patrimonio. Dal Supremo si sen-
tenzia su li processi conchiusi dal visitatore cui sia stato com-
messo di esaminare la condotta dei ministri reali, e degli al-
tri magistrati del regno, e ove a lui sia stata fatta potestà di
dar sentenza si ricevono gli appelli. . Capo di questo magistrato
è il Re , e chi lo presiede in suo nome ha il grado e le ono-
rificenze dei primi presidenti.
La Reale Udienza, come magistrato, fu con editto del 31
gennajo 18 18 ordinata in tre sale, due civili, ed una crimi-
nale, che è pur denominata Reale ConsigUo, o Sala di gover-
no. Il Viceré é capo del medesimo , e se intervengavi può dar
voto nelle cause criminali. Lui assente, prevale l'autorità del
Reggente la Real Cancelleria, e se questi manchi, ottien le
prime il presidente o il giudice seniore. Mentre é libero al Reg-
gente di presiedere in quella delle sale, dove stimerà meglio
convenire secondo la importanza dei negozi , é tuttavia dichiarata
sovrana intenzione che sia più assiduo nella sala criminale.
Spetta al Reggente la disti*ibuzione delle rispettive cause ai
giudici civili e criminali perché ne possan ridire la somma*
Ciascuno di questi quando gli tocca sua volta riferisce, e a
quest'atto vien ammesso, il pubblico.
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94 CAGLIARI
Una si è deUe precipue iocumbenie dell'avvocato fiscale,
cbe promova il corso della giustizia con procurare le prove dei
reati, e l'arresto dei delinquenti. Egli spiega il suo sentimento
sulle criminal'ttà , denunzia i delitti dei quali ebbe avviso dai
ministri di giustizia, domanda l'evocazione al Reale Consiglio
delle cause per misfatti degni di pronta ed esemplare punizio-
ne , e deve vigilare sulla condotta dei giudici locali.
I dottori di legge dopo che siansi esercitati nella pratica se
voglian essere ammessi a patrocinare davanti questi tribunali
devono prestare un apposito giuramento. Ye n'ha un numero
sorprendente.
Per li poveri è assegnato un avvocato e procuratore che
deve gratis e con buona fede patrocinare lor cause tanto ci*
vili, che criminali.
Supplicazioni. Dalle sentenze della Sala criminale è concesso
supplicare alla stessa, o alle civili; e da una civile ad ambe
unite se il valore della cosa che si contende sorpassi le lire
sarde 5oo; od al Supremo, se si litighi per una somma mag-
giore di i5oo.
Reale governazione del Logudoro. E questa pure ha il dop-
pio carattere di corpo politico, e di magistrato per le provin^^
eie del Logudoro. Risiede in Sassari , ed ha per capo il gover-
natore. Questi può intervenire alle sessioni qualunque volta
giudichi cosi convenire in affari che domandino una pronta
provvidenza governativa, ed assistere personalmente alla rela-*
xione e decisione di qualunque causa civile o criminale.
Delle operazioni deliberate nella Reale Governazione per af-
fari di governo o concernenti all'amministrazione della giusti-
lia , massime in materie gravi e giurisdizionali , devesi dare
senza indugio contezza al Viceré eoa l'esibizione dei consulti
e informative.
Appellasi dalle sentenze della R. Governazione nelle cose cri'-
minali al R. Consiglio , nelle civili alla R. Udienza.
Prefetture del regiu) già stabilite con l'editto dei 4 mag*
gio 1807. Sono state ridotte a dieci, e sono quest'esse: Caglia-
ri, Busàchi, Igl^stas, Isili, Lanusèi, Nuoro, Sassari, Alghero,
Ozièri, Càglleri. Tempio può nuovamente aggiungersi al nume-
ro, dopo essere stato separato per Carlo Felice dalla Ozierese,
e favorito d'un Delegato Consultore avente le stesse attribu-
zioni dei prefetti.
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GA6UARI 9^
I prefetti fanno residenza nelle città o terre destinate per
centro della giurìsdiùone, dove però non più eserciscono le
funzioni di giudici ordinari. Erano eì per T addietro giudici
d'appello dalle sentenze dei tribunali locali , ora le incunibenze
sonò ristrette a dare lor TOto ai ministri delle sole curie su*
bordinate per la prolazione delle sentenze nei processi civili
e criminali , ed a vegliare su gli officiali di giustizia anche con*
sultori, e perché dette giudicature siano provvedute a tempo,'
ed i detenuti ben custoditi, e con umanità trattati.
Tribunali di mandamento. Furono stabiliti Yeghieri (R. Vi-
cari) in Cagliari, Sassari, Oristano, Bosa, Alghero, un Pode^
sta in Castelsardo , un Capitano di giustizia in Iglesias, i quali
esercitano la giurisdizione in prima istanza. 1 veghieri valgonsì
del voto dei rispettivi assessori.
Alle curie pedanee soggette a feudatari residenti ne'regi do«-
minii é concesso avere dei consultori, negato alle soggette a
feudatari forestieri. I consultori proferiscono sentenza e dipen*
dono immediatamente dalla R. Governazione, o dalla R. Udienza.
Nelle ville si reali, che baronali componenti un sol manda-
mento deve l'ufficiale di giustizia deputare per ciascuna un
particolare luogotenente, il quale rispetto agli atti urgenti,
principalmente criminali, ha giurisdizione ordinaria^ e può pure
provvedere nelle cause minime e in quelle che non patiscono
dilazione. Che se l'ufficiale fosse sospetto, infermo, ò assente,
potrà conoscere e provvedere in suo luogo con la stessa autorità.
Sportale. I Magistrati non godendo un sufficiente assegna*
mento, vige tuttora il sistema sportulario regolato d'una re*
cente tariffa.
Sindacaturatié un'ottima instituzlone, che come èia natura
delle cose umane potrebbe degenerare in un cerimoniale inu*>
tìle, ed in un vero aggravio per le finanze. Fu questa in uno
degli articoli proposti dalla famosa regina d'Arborea Leonora
Desserra nel trattato^ di pace col re d' Aragona. Nei primi tempi
non ne erano esenti né anche i ministri maggiori del Re; poscia
Ti rimasero soggetti soli i minori. È solito che ogni tre anni i
Magistrati della R. Udienza e Governazione deputino uno o
più giudici, i quali con l'avvocato, o proavvocato fiscale re-«
gio trasferitisi nelle città e luoghi di residenza dei prefetti ve*'
ghierì, delegati consultori , e invitati gli aggravati a proporre
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96 CAGLIARI
le accuse , iinpreDdono V esame delie operaùoni del gitidice
locale ecc. 1 prefetti rivedono quelle dei ministri delle ville dei
loro distretti.
yisUatorL Se i ministri maggiori non sono più sottoposti a
quesU regolari esami, non perciò possono liberar l'animo da
tristi pensieri intorno all'avvenire, se male adempiano i loro
offici; che, quando sembri conveniente al Sovrano, comparisce
improvviso un regio Visitatore a discoprire le malvelate magagne.
Leggi. Quelle che si osservano , e secondo le quali si giudica
sono il dritto comune , e il patrio. Compongon questo i .^ la
Carta de Ioga, Codice diviso in 198 capitoli in antico dialetto
sardo, che si promulgava verso la fine del secolo xiv dall' an-
zilodata Leonora d'Arborea: fu commentato da Girolamo Oli-
ves , e recentemente tradotto , e molto dottamente illustrato da
D. Giovanni Mameli de Mannelli: a.^ le Reali prammatiche^
corpo di leggi in lingua spagnuola diviso in 5i capitoli, che
fu compilato e commentato da D. Francesco Vico reggente nel
supremo consiglio di Aragona, e promulgato da Filippo IV nel
i633: 3*^ i Capitoli di corte che sono suppliche rassegnate ai
sovrani dai tre stamenti del regno coi relativi decreti; furono
compilati da G.Giovanni Dexait: 4-^ gli Editti pregoni j ed al-
tre regie provvisioni emanate pel regno di Sardegna dacché
esso passò sotto la felice dominazione dei Reali di Savoja,
fra le quali ordinazioni le anteriori al 1774 furono raccolte
dal reggente del supremo consiglio Sanna-Lecca: 5.^ la nuova
Raccolta pubblicata da Carlo Felice addi 16 gennajo 1827 , che
componesi di articoli 2369.
jForo privilegiato. Tr9L vari tribunali detti di eccezione, come
pei militari , e pei ministri dipendenti dal regi9 patrimonio , i
nobili e cavalieri, però che sono dello stamento militare, sono
cosi privilegiati, che siano decise le loro cause criminali con
li voti del reggente , del relatore , e di sette giudici del pro-
prio stamento da essere eletti dal viceré , e con l' assistenza
dell'avvocato fiscale regio. £ poi come al fisco cosi al reo fa-
coltà di appellare dai loro giudicati. Al secondo giudizio in-
tervengono quattro uomini del ceto dei nobili, che non ab-
biano votato nel primo, il reggente e quattro giudici della
sala, cui siasi appellato. Intendi che i nobili che manchino
neir esercizio di qualche officio soggiacciono al dicastero , da cui
esso dipenda.
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CAGLIARI 97
Cancelleria apostolica é regia. Le controversie che occor-
rano tra la giurisdizione ecclesiastica e regia vengono inappel-
labilmente decise dal tribunale del Giudice delle contenàoni
costituito nel regno con siffatta denominazione.
Tribunale apostolico. Fu pure stabilito un tribunale supremo
ecclesiastico, che resta provvisto ogni cinque anni con breve
pontificio* Al quale sono le appellazioni dalle sentenze emanate
per le curie arcivescovili e vescovili.
Amministrazione economica della Sardegna. L'uffizio della
Intendenza fu nel regno surrogato al ministerio del procurator
reale. Siffatta amministrazione nel doppio aspetto di studiare al
miglioramento delle rendite, e al regolamento delle spese è
tutta in mani d'un supremo provveditore, che si appella In-
tendente generale. E pertanto è costituito, che nulle opere straor-
dinarie si possono intraprendere senza il suo consenso; e nella
previsione, che in tal accidente fosse dissentimento di lui dal Vi-
ceré , fu riservata la decisione al Sovrano , o ad un particolare
congresso, o giunta in casi d'urgenza.
L' economia delle provìncie é commessa ad altrettanti Inten-
denti provinciali. Di questi quello che fu postò in Sassari ebbe
il titolo di Vice-Intendente generale a causa di certa sopran-
tendenza sugli offici economici del Logudoro, che le fu racco-
mandata per consimili ragioni a quelle, onde si cagionò la
creazione della R. Govemazione.
Agli Intendenti provinciali incumbe di verificare il ripartì-
mento degli imposti reali e comunali nelle terre e villaggi del
rispettivo reggimento, di decidere qualunque controversia, cKe
in dipendenza delle medesime possa nascere, di vegliare alla
formazione del personale dei consigli comunitativi, e al riem-
pimento dei doveri di tal carica, di vedere il bilancio dei red-
diti e delle spese d'ogni comune, i conti dei sindaci, ricevi-
doi;Ì e agenti comunali, i contratti per l'affitto dei terreni pub-
blici; e finalmente di provedere all'incremento dell'agricol-
tura, e industria di loro provìncie, ed alla esecuzione degli
speciali provvedimenti che si sieno dati per la salute pubblica.
Non manca la necessaria coniroUorazione per un uffizio go-
vernato da un fungente le veci del controllore generale.
Amministrazione delle cose militari. Il supremo comando
delle armi è presso il Viceré. Sono a' suoi ordini due ge-
Dizion. gcogr. ecc. Voi. III. 7
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98 CAGLIARI
neraliy uno delle truppe regolari, altro delle bande nazionali.
Delle prime niente è , che non sia noto. Le altre non hanno
stipendio fisso , salvo quelli che sono nei gradi maggiori , i
quali sono stati liberalmente provvisti. I militi furon divisi in
due corpi 9 uno di cavallerìa, altro di fanteria, onde risulta
una forza rispettabile, di facilissima riunione, e traslocazione
per qualsiasi urgenza.
Dai miliziani sono scelti i barracelli, antica ed ottima insti-
tuzione . sarda, imitata ora con buon esito da alcune nazioni
più colte. Queste non sono meno che compagnie di assicura-
zione contro i furti e i danni ingiuriosamente dati ( V. la Carta
de Ioga ( cavaliere Giovanni Maria Mameli ) not. 265 ).
Torri. Uno dei particolari mezzi di difesa del regno si è una
linea di torri lunghesso il littorale une da altre a certe di-
stanze per la corrispondenza. Mentre le medesime possono gio-
vare alle regie finanze impedendo il commercio di frode , ed alla
salute pubblica vietando T approdamento delle navi procedenti
da luoghi pieni, o sospetti di infezioni, ottienesi pure di ren-
der difficile l'accesso ai nemici, come gloriosamente è avve-
nuto in molti punti , quando si pativa dagli europei che i bar*
bari delle coste africane scorressero a ladroneggiare nel mare
mediterraneo. Su queste fortificazioni perciò sono sempre ver-
sate le cure del parlamento del regno , a proposta del quale una
amministrazione fu stabilita, alla quale si affidava la cura del
servigio economico, mentre ad un colonnello quella commette-
vasi del servigio militare. Si Tuno che l'altro si governano alle
norme prescritte dal regio editto del 1766, i5 gennajo. Tut*
tavolta come è destino delle umane istituzioni sono invalsi al-
quanti abusi, li quali a togliere già converte sua attenzione il
governo.
Istruzione pubblica. Mentre tutte le amministrazioni in qual-
siasi genere di cose pubbliche hanno un principio, e un cen-
tro, onde sorge il movimento in una sola direzione, e cui
tutte le diverse parti si rìferiscono per connettersi in una bella
unità) sola la istruzione pubblica manca di congiunzione , né
v'ha un dicastero con una sola mente, che e vegga il com-
plesso delle parti, e con un consiglio operi , e mantenendo la
uniformità con energia indirizzi le cose al proprio fine, e le
promova a quella grandezza, in cui sono altrove cresciute. Per
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Coogle
CAGLURI 99
le quali cose é desiderata una commissione su questo impor-
tantissimo ramo di pubblica economia ad uomini che si cono-
scano valenti a si grave incarico , i quali alle costituite autorità
indipendenti sovrastando regolino tutto il sistema della istruzio-
ne, gli studi maggiori, i minori, l' erudimento primario.
Gli studi maggiori si fanno in Cagliari e in Sassari , dove è
r insegnamento delle quattro facoltà teologica , legale , medico-
chirurgica , filosofica. Né sa bene a molti questo raddoppia-
mento di disciplina in un piccol regno; però che ne questa ,
uè quella università promette e presta una istituzione comple-
ta, sendo che per iscarsezza di mezzi devono .mancare di
molte e necessarie parti d'un insegnamento, di molti e uti-
lissimi sussidi, ed i professori avere meno di quanto sian co-
nosciute degnissime le loro gravi e pregievolissime fatiche.
Quindi ai medesimi parrebbe ottima provvidenza un accumu-
lamento: e crederei che per una più soda e più estesa istru-
zione potesse assai giovare , si veramente che fosse avuto ri-
guardo al comodo di tutti. D che ove la condizione delle cose
ancora non consenta , è a studiarsi di conseguire una parte al-
meno del gran desiderio , e certo conseguirassi , se modi meno
fallaci, che gli ordinari, siano prescritti per la scelta degli institu-
tori; se quelli siano assunti al nobile ministerio che sappiano e
vogliano lavorare all'incremento delle scienze, e che coi pe-
renni monumenti di loro ingegno e studio possano onorar la
patria, e i lumi di loro scienza diffondere e porgere agli uo-
mini di altri luoghi e tempi; se desto all'operosità sia tenuto
il loro zelo, e vengano gli animi persuasi a una sincera con-
sensione, annichilate le rimanenze dell'antico furioso munici-
palismo , conciliate le menti alla necessaria docilità , e per
stringer il molto in poco, accesi i cuori d'un tale amore che
tolga la indifferenza , spegna le antipatie , e opprima , se esi-
sta, ogni invidia letteraria.
A più delle suddette due università ristabilite e ridotte a
forme migliori sotto i Reali di Savoja sono delle scuole mag-
giori nei capiluoghi di diocesi , spiegandosi pressoché in tutd ì
seminari ecclesiastici 1% filosofia e la teologia, omessa sempre
la canonica.
Le scuole minori per 1^ grammatica latina e per le belle
lettere sotto la direzione di chierici regolari , o di preti seco-
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loo CAGLURI
lari. Dì queste y'ha un buon numero , conciossiachè siano sta-
biliti dei ginnasi nelle città , nelle terre vescovili , e davvan-
taggio nelle più popolose. £ questi studi dimandano pure una
saggia riforma. Dopo otto anni ini^iegati nei sunnotati due
rami i più diligenti accorgonsi non aver ottenuto che un me-
schinissimo frutto.
Le scuole primarie sono per benefizio dell' immortale Carlo
Felice stabilite in quasi tutte le popolazioni del regno. Con sommo
dispiacere di tutti i buoni male esse corrispondono airintendi-
mento dell'istitutore. Restano sotto la sorveglianza degli inten-
denti provinciali , e in nulla o in poco dipendono dai mode»
ratori della istruzione pubblica.
Capitcuda generate e consolato. Il viceré in qualità di ca-
pitano generale presiede al tribunale cosi detto , cui é com-
messa la cognizione dei delitti degli uffiziali delle milizie na-
zionali , e degli uomini addetti al servigio delle torri in ciò
che riguarda i loro rispettivi offici \ e spetta pure il giudizio
sopra delitti commessi in mare , sopra la legittimità delle
prede. In generale le incumbenze e giurisdizioni del consiglio
dell' ammiragliato in Genova sono in Sardegna esercitate dal
viceré e dalla capitania generale.
Il magistrato del consolato venne stabilito in virtù del regio
editto 3o agosto 1770. Esso decide sommariamente e senza for-
malità di atti le cause di cambio , mercatura , ogn' altra que-
stione riguardante il commercio , e le insorte per costruzione
di navi mercantili , e loro armamento , equipaggio , stallie , e
getti. Oltre le quali attribuzioni ha dritto di inspezione sulle fab-
briche e manifatture , ed é specialmente incaricato di scoprire
e impedire i monopolii , di pubblicare i fallimenti , e provve-
dere sui medesimi.
Sono nel regno due siffatti tribunali , uno nella dominante ,
altro in Sassari. Dai giudici subalterni si può appellare a' sud-
detti due magistrati , se la somma sopravanzi gli scudi 4^ > se
il centinajo si può pure da questi. I giudizi di supplicazione
vertono unicamente avanti il magistrato di Cagliari , cui sono
aggiunti altri due giudici , se chiedasi riparazione di sua
sentenza.
Cen morato generale sopra i monti di soccorso. Sono cosi
chiamati i monti nununari e granatici che furono in favore
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CAGLURI loi
dell'agricoltura stabiliti secondo le prescrizioni del pregone 4
settembre 1767,
Ogni agricoltore ha dritto di farsi imprestare la quantità che
siagli necessaria per fare o compiere la seminagione. Dopo la
ricolta restituisce 9on l'aggiunta d'un lieve interesse. I denari
che si ritraggono dalla vendita dell'eccedente la conveniente
somma dotale sono a profitto delle banche nummahe , che
pure con altre particolari istituzioni sono dotate. Dalle quali si
anticipa ai poveri il danaro necessario per l'acquisto dei giu-
menti, degli istrumenti rurali 9 con la tenuissima usura dell'uno
per cento.
Per l'amministrazione dei monti dì soccorso è stata stabilita
in ogni città e villaggio una giunta particolare. Queste sono im-
mediatamente governate da una giunta superiore , che si ap-
pella diocesana , siccome residente in ciascun capo-luogo di
diocesi. Tutte dipendono daUa giunta suprema e generale di
Cagliari.
I censori si locali j che diocesani, non meno che il generale
sono segretari dei rispettivi comitati ; ai quali incumbe soprav-
vedere nelle giornaliere sue particolarità l'amministrazione dei
monti 9 riferire gli abusi invalescenti , e con ogni studio procu-
rare la miglioràzione e propagazione dell'agricoltura. Or conviene
richiamar le cose ai primi ordini , o riformarle a più si-
curi elTerà.
CAGLIARI, capitale del regno di Sardegna , una delle più
antiche città dell'Italia.
È situata in sul lido meridionale dell'isola alla latitudine
^9^ i3\ e longitudine (da Greenwich) 9^ 6\ Donde sorge
sopra la collina , la quale nel suo punto culminante non sor-
passa i metri centododici. Si questa , come le altre prominenze
già notate (art. CaglÌ€U*i provincia) si riconoscono d'un calcareo
bianco giallognolo distinto dai geologi sotto la denominazione
di calcareo di terza formazione, che il cavaliere Alberto Della
Marmora ravvisava a quello somigliantissimo che apparisce in
quasi tutte le sponde e-terre del bacino del mediterraneo ; anzi
perfettamente identico eziandio pei fossili compresivi con quello
de' terreni terziari del Piacentino, dell'Astigiana, di Montema-
rio in Roma , e di più regioni della Sicilia , delle Baleari , della
Bctica , di Montpellier, e di altre regioni della Francia nieri-
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ro2 CAGLIARI
dìonale; siccome della costa di Barberial Due , secondo il sul-
lodato Cavaliere j sono i fenomeni geologici del territorio di
Cagliari : i .^ la breccia ossesa di Monreale ( nella massa di
Mon volpino ed eminenza sopra Bonaria) , dove è ad esser ve-
duta una non numerabile quantità d'ossa d'alcuni rosicanti, e
sarieno questi topi hagoncis ecc. , cui quelle sono inframmischiate
di alcuni carnivori , cani, volpi ecc. , con altre di buoi , ca-
Talli , daini y rettili , uccelli ecc. Trovasi questo miscuglio nei
fendimenti e intervalli delle roccie , ed in alcune spelonche a
circa metri ^5 sul livello del mare , ed offre quasi le stesse
sembianze delle congeneri di Cerigo , Palermo y Gibilterra y
Ceuta , Pisa , Nizza , Antibo , che non altrimenti si ritrovano
presso le sponde del mare : 2.® le conchiglie suff ossili con
frantumi di terraglia cotta , e di altre opere di industria uma-
na y che si posson oggidì vedere a metri 5o sul livello del
mare (V. la lettera dell'anzimenzionato eh. Cavaliere nel Jour-
nal de Geologie y tom. 3, pag. 3 09). Nel museo della regia uni-
Tersità tra ì pezzi di pietrificazione se ne vedono che furono ri-
conosciuti per ossa di elefanti. Le quali mentre sono notate
siccome appartenenti alla collina della città , avvi perciò qual-
cuno cui pare ravvisarhe un ricco acervo in una roccia calca-
rea sotto il casino-Massa ( vedi pag. 75, e seguenti ).
Non è presentemente nella catena cagliaritana altra scaturì-
gine alla superficie, che quella la quale nel promontorio di s.
Elia sorge poco più che al livello del mare , cui subito si me-
sce. Fu mestiere ricercar l'acque scavando profondamente , salvo
nella falda settentrionale del detto promontorio presso la chiesa
di s. Bartolommeo , dove fu trovata presso al livello del mare.
Le acque dei pozzi altissimi della parte superiore della città
(il Castello) sono lodate come buone , fuorché dai chimici ,
che se lor piaccia , saranno ordinate tra le minerali. No*^ per-
tanto sono bevibili , e da ciò più di quelle pregiate che som-
ministrano l'altre vene che in generale sono salmastre e pe-
santi. Dentro alcune caverne raccogliesi dell'acqua per lo stil-
licidio y ma quanti vi si potriano dissetare ?
Gli stagni e laghi dei quali si è fatto cenno nel prospetto
della provincia comprendono una gran superficie. Il maggiore,
che vedi-ai al ponente ha una circonferenza di 20 miglia , ed
una superficie di circa io quadrate. Sono in esso alcune tcire
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CAGLURI io3
che poco si levano. La maggiore , che dicesi Sa lièta ( Tiso-
letta) lunga metri 1700 , con la larghezza media di ySo, in
distanza dalla Scafla di 14^0, e da s. Gilla di 1000. Le altre
sono Suhefradi lunga 900 , larga i3o : Reupodda lunga 100 ,
larga 80 : Ischèras lunga 4^ 9 larga 25: Is cadennas lunga 25 ,
larga 12. Alla parte di levante il Molentargiu ha una circon-
ferenza di 8000, con una figura quasi ovale in lungo 2700, in
largo 1900 y in distanza dalla città di i65o. Il Marestagno ha
una circonferenza di i56oo , con una lunghezza di 7000 , e
larghezza compensata di 65o. Il lago Palmas tra PauU e Pirri
è lungo 1270 9 e largo compensativamente no, in distanza daUa
citta di 3 100. Hanno tutti poco fondo , e meno degli altri
questi due ultimi.
Dai dati della latitudine, topografia, ed esposizione potrassi
incominciare la cognizione del clima deUa città: or diremo
della temperatura , elettricità , e di tutte Taltre vjiriabili con-
dizioni atmosferiche.
Barometro medio
anno i833 i834 anno i833 i834
Gennajo
75,78
75,78
Luglio
75,61
75,57
Fehbrajo
75,5a
75,82
Agosto
75,5i
75,61
Marzo
75,oa
75,82
Settembre 75,39
75,9»
Aprile
75,30
7540
Ottobre
7542
7^.9»
Maggio
75,67
75,63
Novembre 75,44
7545
Giugno
75,5a
75,94
Dicembre 75,79
75,87
Termometro medio
anno i833
anno i834
Gennajo
Int. 12,52
Est.
11,28
Int.
14,07 Est.
13,71
Fehbrajo
i3,3i
13,37
i3,o4
72,73
Marzo
12,46
12,44
13,82
14,32
Aprile
l5,2l
16,29
>9>99
i5,53
Maggio
20,21
21,26
a 1,28
22,33
Giugno
^4,09
24,82
24,29
25,46
Luglio
25,38
26,30
28,44
29,66
Agosto
23,22
27,64
28,67
28,84
Settembre
21,56
22,65
28,33
27,20
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io4
CAC
:i.URi
Ottobre
30,08
'9
47
31,88
2'»9»
Noveuibre
16,68
16,
69
17,81
nM
Dicembre
14,49
14
01
12,19
ia,oa
Giorni
sereni ,
piovosi ,
ventosi e
ventt dominanti.
Anni 1833-1834
Ser.
Piov.
VeiU.
Vent.
(2om.
Gcanajo
17. 30
4.3
a. 18
Leraote
Maestro
Febbrajo
19. i5
». 4
i5. 3
Maestro
id.
Marzo
II. 33
6. 0
7. 8
id.
Ostro
Aprile
18. 9
4.4
12. 7
id.
id.
Maggio
25. i5
4. 3
3. 3
Ostro Sin
id.
Giugno
33. 35
0. I
5. 7
id.
id.
Luglio
35. 36
0. 0
i3. 7
Maestro
id.
Agosto
38. 31
0. 0
14. 3
id.
Sbrocco
Settembre
18. 31
6. 0
8. I
id.
Ostro
Ottobre
* i4* II
1. 3
3. 9
Ostro
id.
Novembre
33. 17
a. 8
5. 3
Maestro
id.
Dicembre
34* 23
3. 2
20. 5
id.
id.
La elettricità poche volte è sovrabbondante a cagione della
molta e quasi ordinaria umidita *, ma in altra costituzione
atmosferica non infrequentemente accade che il forte calore
scaldando assai l'atmosfera giovi al suo sviluppo ; e allora se
lo squilibramento non si faccia sempre sentire con violenti ful-
minazioni , manifestasi in altre meteore , e solitamente con sif-
fatti venti che imitano le bufere. Sono memorabili alcune tem-
peste più per lo spavento , che per avvenute disgrazie: impe-
rocché mentre in alcune perseverò per molte ore un toneggta-
mento orribile , e tanta rapidità di fiamme , che pareva ar-
desse la città , tutta volta non si pati quasi mai dolore per grave
danno di edifizi , né si ebbe a deplorare spenti che pochi uo-
mini e animali. Nelle medesime fu a molti osservato il feno-
meno dei riflussi elettrici dalla terra alle nuvole. Gli é da molto
che la elettricità sotterranea non più opera, e da uno in altro
secolo appena chi ne sia espeiimentato accorgesi di alcuna leg-
gerissima succussione , sussulto o tremito , coincidente negli
stessi fatali momenti quando funestamente avviene che nella
Sicilia e Italia cadano le città , e si sprofondino i monti« Di
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CAGLURI io5
sìinili fenomeni si ha memoria uno avvenuto nel 1610 v4
giugno), altro nel 1778 (17 agosto) , il terzo nel i8i3, tutti
innocenti.
La umidita é molto sentita , quando dominano i venti dal
levante. Yedesi allora il selciamento delle strade cosi umettato
che giureresti avesse piovigginato , e gemere le mura alle parti
inferiori nei luoghi umorosi. Imiuag'ma quanto si rallenti l'ela-
sticità dell'aria , che in quel tempo si respira. Però segue un
rilassamento di fibre , una condizione di melanconia con per-
turbamento delle &coltà intellettuaU. Non è poi di si tristo
carattere il levante , o vento di mare , come dicono , nel pe-
riodico e regolar fenòmeno che si conosce sotto il nome d'im-
batiUy anzi moltissimo giova a temperare il calore estivo. Dalla
primavera all'autunno se non prevalgano, per più potenti ca-
gioni y che la maggior densità or dell'aria marina , or della
terrestre , altri venti , suole giornalmente avvenire che in su le
IO antimeridiane l'aria dal mare influisca nella terra, e poi nella
notte rifluisca nel mare.
Archeografia cagliaritana. Cagliari antica , Caralis , e Ca-
laris, che sono a detta dell'Arduino autorizzate ambe le lezioni
da antichi MSS. T. Livio ed Irzio la portano sempre in plurale
Carales , e Karales \ ed in tal numero vediamla pure decli-
nata in un cippo alla memoria di Favonia Vera , che sta espo-
sto nell'atrio della R. Università. U Bochart citato da La-Mar-
tinière ( art. Sardaigne ) fa venire questo nome da radice fe-
nicia, e la pensa appellata Caririn, o Cariroy a cagione del
rinfrescamento , che riceve (riferisce il citato geografo ) da una
collina, per cui vien protetta dai caldi venti del mezzogiorno.
Più probabile però sarebbe se rinfrescamento sì potesse acco-
modare nella voce primitiva a significare un nuovo provvedi-
mento di vettovagUe , che qui avessero potuto fare i fenici
nelle loro lunghe navigazioni in Ispagna , o in là delle colonne.
I primi anni di Cagliari di molto precessero i tempi della
storia. Emmi probabile aver si bene in questo sito stabilita
stazione i tirreni , non già amatala a preferenza ; conciossiaché
nella parte boreale più opportuno ai medesimi occorresse il
porto Olbiense da non lungi rimpetto alla lor patiia terra \ e
nella meridionale il Norense. Progrediti poscia a questi mari i
navigatori fenici , ed ottenuta o per amore o per forza di po-
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io6 CAGLIARI
tere la facoltà di alcuno stabilimento su questi lidi a comodo del
crescente commercio , non avranno mal conosciuta la impor-
tanza di questo sito , e allora, postavi la loro princìpal sede ,
fu che crebbe rapidamente a quella grandezza , cui la portava
la industria degli abitatori. E si fea più ampia e prendea mag-
gior incremento quando alle altre tribù Libiofenicie prevalendo
la Punica fu dai novelli signori scelta a centro del governo pro-
vinciale , siccome quella , da cui erano alla dominante più age-
voli e spedite le comunicazioni: Nel quale gi-ado persistette
anche sotto i romani ; in sul principio , perche era una van-
taggiosissima posizione militare contro i Cartaginesi *, e poscia,
per la sua grandezza e splendore , fino a che cominciò la di-
visione dell'isola in quattro o più toparchie, nulla al pensiero
offerendosi perchè si conchiuda essere stati né in sulle prime
subordinati al caralense gli altri regoli o giudici.
L'area dell'antica Cagliari può essere senza en'ore definita
per le ben appariscenti vestigia. £ queste provano sua lun-
ghezza dalla esistente chiesetta di s. Paolo in su lo stagno sino
a presso S. Saturnino y o come la denomina il volgo S. Co-
simo alla falda di Monreale (oggidì Boccìdro\u ): la larghez-
za , quanto l'intervallo tra la sponda del mare e le falde della
collina ; per lo che era più ampia nell'attuale quartiere di
Stampace ; e veramente da più indizi si riconosce esservi stata
più folta la popolazione , e la parte più nobile della cittadi-
nanza. Rimangon dei ruderi delle antiche costruzioni, e le mag-
giori si possono tuttora osservare nei campi presso la chiesa
dei Carmelitani, quella di S. Pietro. Le muriccie che chiudon
questi ed altri compongonsi da frammenti di muratura romana.
Altre reliquie sono pure a una ed altra sponda della strada a
S. Avendrace ; e si scoprivano alle spalle della chiesa di s. Ber-
nardo nel 1762 molti insigni avanzi di edifizi magnifici, e al-
cuni litostrofi molto pregievoli , uno dei quali era l'Orfeo con
attorno dodici animaU , che presentemente adoma il museo di
Torino ; e quarantaquattro anni addietro si disascondeva altro
impiantito d'opera maravigliosa rappresentante un Ercole tra
varie fiere , che diviso in parti mentre si mandava in Barcel-
lona , i barbareschi gittarono in mare. Lunga cosa sarebbe lo
indicar , e non più , le cose che ancora rimangono non da
spregiarsi -, il che deve far crescere V idea di quanto era ia
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CAGLIARI 107
tempi remoti questa città a chi consideri quanto si è distrutto
ed annientato nei passati secoli , e quanti belli monumenti ,
dei quali ora» ci potremmo onorare sono periti nella piena
barbarie, in cui sventuratamente sì giaceva il popol sardo , prima
d'esser riunito aUa Italia per li Duchi di Savoja. Non pertanto
questi pochi che rimasero a essere veduti da noi attestano sia
stata Cagliari nei tempi antichi , e sotto la dominazione romana
una città ragguardevole e per magnificenza di fabbriche , è per
numero di abitanti, che, se non mi inganni nel congetturare,
passavano bene i centomila. Eran quei tempi molto fausti all'in-
dustrìa. £ da non pochi segni è lecito arguire esservi stata pre-
cisamente nella pendice di Tuviieddu una fabbrica di terraglia.
Frugando nella terra ti verrà fatto di scoprire una incredibii
quantità di frammenti di antichi vasi di svariatissime forme ,
molti di una sorprendente finezza , altri con , altri senza ver-
nice , dei quali potrai vedere nel gabinetto archeologico di Ca-
gliari dei pregievolissimi pezzi. Inferiormente si trovarono degli
indizi d'una vetraia , e neU'anzidetto gabinetto ti si oiSìiranno
dei vasi di tal materia assai stimati.
AnfUtatro, Ecco un'opera giandiosa, che può far concepire
le ricchezze e popolazioni dell'antica capitale. Esso era per due
terzi formato nella roccia, e per un terzo a costruzione, della
quale sono veduti alcuni avanzi. L'eDisse suprema pare aver
avuto Tasse maggiore di metri 88,90, il minore di 72,90. L*in*
fima può computarsi nel primo di 5o,oo , nel secondo di
34) 00. L'altezza dal seggio estremo all'arena è calcolata di
i8,3o. Consta di due precinzioni , la prima pei cavalieri di
sette ordini , la seconda pel popolo di altrettanti. Quindi era
la galleria o ambulacro superiore con conveniente numero di
romitori o sbocchi agli scalari per li cunei. Dissopra erano al-
tri ordini di sedili. Sotto il podio cui è un competente sporto
scorreva una galleria con forse sei aperture con cancelli nel-
l'arena , e ingresso a due stanze per li gladiatori , e scala per
cui salivano al podio gli uomini primari e altre persone pri-
vilegiate. All'orlo del medesimo é una gora che si può stimare
fatta a raccoglier l'acqua , se piovesse , a che non si riempisse
l'arena, e in essa certi sfiatatoi ad una apposita chiavica nel
detto ambulacro inferiore che portava fuor dell' ingresso del-
l'anfiteatro, dove è visibile un maggior condotto, che riusciva
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io8 CAGLURI
a qualche serbatojo. Ti verran pure Teduti nel podio i forami
in cui piantarsi le aste per tendervi da alto in basso i velari
neirestate. Non poca parte dell'arena e coperta di rovine; tut^
tavolta pare sianvi delle buche dove si tenessero preparate le
Ocre. Se qualche studioso di antichità ne rimovesse V ingombro ,
forseché potrebbesi allora darne una più distinta descrizione.
Del suntuoso abbellimento niuno moverà dubbio y quando niente
sono oscure le apparenze di bassi rilievi nella galleria del-
l'arena. La capacità per un calcolo approssimativo é tanta , che
la pienezza potrebbe essere la somma di pressoché ventimila
spettatori. Ammirasi questa preziosa anticaglia nel seno della
valletta di Palabanda tra il convento dei cappuccini e lo spalto
della cittadella.
AiUico tempio. Alcuni scrittori nazionali dell' età superiori
fecero menzione di non so qual via sacra , d'un campidoglio ,
d'un tempio d'Apolline. Può essere che non sia stata una illu-
sione ; certo è però che a questi tempi altro non rimase o al-
men si conosce, che la parte inferiore d'un sacro edifizio d'arte
indubitatamente romana. È di figura circolare con una ben
apparente gradinata, e pare potessero sul pronao sedere quattro
colonne. La forma ne persuaderebbe a stimare che la divinità
che vi si adorava non già Apolline fosse , ma piuttosto la
dea Yesta.
Cisterne antiche di Cagliari. Solino Polihyst. e. ix. ne notifica
lo studio con che gli uomini sardi raccoglievano le acque pio-
vane , riservando a)la penuria estiva la copia invernale. E in
scrivendo ciò penso non vedesse altri che i cagliaritani , nella
cui collina vedesi sino a questi giorni gran numero di reci-
pienti scavati nella roccia. Sono di grandi dimensioni , lunghi
oltre i cinquanta metri con altrettanta estensione in largo in
una variabile altezza da tie a sei. Le forme varie con delle
sinuosità irregolari nelle pareti. Si ricoprivano dallo stilato su-
periore della roccia , ed esso si sosteneva da . un conveniente
numero di pilastri. In molti e tuttora ben conservata la into-
nacatura dello smalto. Dai canali in fondo degli scavati in più
alto livello pare lecito argomentare che si facessero le acque
scorrere da superiori in ricettacoli inferiori , talché spurgandosi
sempre più nei travasamenti sgorgassero infine pure e limpide
al bisogno del popolo. La superficie del colle spoglia quasi
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CAGLIARI 109
affatto di terra era in guisa solcata per lo scarpello , che la
collezione delle particolari confluenze corrivasse alle fauci delle
cisterne , le quali erano spiragli verticali ed obliqui per cui
l'acqua ' infondevasi. Nell'orto dei cappuccini si può vederne una
assai vasta, la cui volta è forata per siffatto inghiottitoio (m-
gurtidroyiy Tuvu-mannu, e Tuvi/eddu è poco meo che svi-
scerato per cotali vasche supplementarie di quelle che la na-
tura dimenticossi formare in questa collina -, però rare quelle
che non sieno state in gran parte rovinate ed ostrutte. £ incli-
nerei a credere lo sprofondamento della collina nel sito deis
mirriònis dall'essere crollate le volte di alcuni cosiffatti grandi
serbatoi. Né altra la cagione della totalmente mancata pendice
contro oriente del coUe su cui fu fondato il castello vorrei am-
mettere. Sono certamente queste caverne un'opera antichissima,
un lavoro dei primi fondatori della città. Né stimo ne sia stato
poscia abolito il servigio , che si scavò e costruì l'acquidotto ,
essendo in esse un opportuno sussidio per una qualche even-
tuale discontinuazione del corso del ruscello nel gran canale.
Alla qual asserzione concorre mostrare alcuno dei licettacoli
inferiori una via di comunicazione , che ne sembra vada in
quello a riuscire. Tale è la cavità sotterranea, che dicono pri->
gione di S. Efisio , nella quale si può osservare e imo spiraglio
superiore con cui beveva dai depositi delle pendici vicine , ed
altro inferiore per cui le smaltiva nell'acquidolto.
Acquidotto, Quando apparve alla gran popolazione non es-
sere sufficienti quelle conserve si pensò a provvedere con più
sicurezza e copia, e però formossi un acquidotto che si cono-
sce maggiore fra quanti furono fatti in Sardegna , siccome quello
che dalla sorgente di S. Giovanni de Ucch-e-rutta ( Bocca di
grotta ) sino a dove oggi è la porta Gèsus , percorreva una li-
nea di 4^,000 metri. L'epoca della fabbricazione contienesi
nel periodo della dominazione romana, e dalla forma triango-
lare dei mattoni v'ha chi la imputa agli estremi tempi della
repubblica , o ai primi dell' imperio. Durò nella sua integrità
fino alle invasioni o dei barbari del settentrione , o degli arabi
africani e spagnuoli, che ne distrussero quanto era apparente.
Nelle tristissime vicende di Cagliari, donde furono i nazionali
costretti più volte ad esulare , non si provvide più mai alla ne-
cessaria restaurazione -, e perduta in progresso di tempi tene-
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no CAGLURI
brosi la cognizione di quello esso era, divenne un oggetto di
iavoie, alcuni stimandolo un'opera del marchese d'Oristano,
o a meglio dire del diavolo che gli serviva, per venire inos-
seiTato alla capitale; altri asserendolo in serietà non meno
mirabilmente formato per una potentissima fata, che appellano
lAicìa Raiòsa, Mei 1761, essendo viceré il conte Tana, scoprissi
per a caso sulla estremità del borgo dell'Annunziata l'ingresso
al 'medesimo , si sgombrò dalle terre che vi avevano intromesse
le grandi alluvioni, e si percórse per circa 1800 metri sotto
Stampace e la Marina. Di presente non sì concede di proce-
dere molto al di là della chiesa di S. Bernardo, però che te-
merariamente un privato volle interromperlo per formarsi una
cisterna. Non pertanto puossi senza fallo designare sid terreno
il suo procedimento, avendosi vari punti ben conosciuti, nei
quali fu toccato in occasione che scavavasi per porre fonda-
menta o per altro : e sono essi il magazzino-Arcàis , e Viale in
Stampace, e a poca distanza dalla porta Gésus sotto la casa
Dessi nella strada denominata del fortino nella Marina. Nella
primavera dell'anno i835 è stato quest' acquidotto osservato
e descritto dal P. Y. Angius per circa due terzi della lunghez-
za , cioè da Cagliari a S. Maria di Siliqua, che è la distanza
dì 29,000 metri. Presso alla qual antica chiesa e oggidì rovi-
nosa alla sinistra sponda del Ciserro trovansi i materiali ro-
mani della costruzione dell' idi'oforo, e prossimamente lo scavo
del medesimo nella roccia con larghezza di metri 0,70, che poco
dopo ricomparisce presso una costruzione antichissima , che può
sembrare la pianta d'un picciol tempio. Essa è una massa
quadrata ora fessa in due parti, che ne formava il pavimento
e copriva un sotterraneo. Quindi pare che in direzione verso il
levante esso si spieghi sotterra come vuole la località per un
tratto di tre miglia , dopo le quali sono nuovamente visibili
le sue vestigia dove per li materiali disciolti, e dove per le
fondamenta ancor legate. In territorìo di Villaspeciosa se ne
vedono dei tratti, nei quali sì riconosce facilmente la parte
inferiore del condotto, l'ampiezza dello speco, e la grossezza
delle mura laterali. Traversato poscia il fiume Caralìta a mezzo
miglio dìssopra al ponte dei tredici archi (costruzione in
opera quadrata, ma barbara), là dove é un grosso pilone, la
linea inclinasi verso al scirocco, e sorpassata la valletta dei
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CÀGLURI III
due fiuraìcellì uno di Tre/entà , altro di Partiolla , rade la
chiesa di S. Greca e l'estremità meridionale della terra di
Decimo dirigendosi al Maso che lascia a destra in distanza
d'un terzo di miglio , e quivi debbe nascondersi altra yolta
nella terra. In tanto spazio osservasi sulla linea che qua e là
patisce alcune inflessioni comecché ottusissime dei ben lunghi
tratti nei quali mancano le sole mura laterali, e meglio che
altrove per la strada da Decimo al Maso | che si denomina
da S. Andrea, il dorso della quale è il fondo del canale in
gran parte ancora smaltato nella solita ampiezza dai o,65 a
0,70, spessezza delle mura laterali di 0,4^ e crassezza di 0,01
nello smalto che si compone di frammentuzzi di mattoni e car-
bone. In siti poi dove un improvviso avvallamento comandava
di sospenderlo non sono ricercati invano i piloni. Dal Maso
alla valle di Fangario ora é aperto un sol pozzo , ma prima
che le interposte terre si riducessero a cultura apparivane gran
numero. Pure nel concavo di Fangario il canale era in costru-
zione e posava sopra piloni , dei quali uno è tuttora visibile
in distanza di circa 3oo passi sopra il ponte : e questo chi
bene osservi non indugi era a riconoscer costrutto coi suoi fram-
menti. Sul margine sinistro di Fangario tornano visibili i pozzi
a piccole distanze , quali cl^iaramente appajono nel possesso
Misorro. La loro continuazione non più si interrompe dalla
estiemità di s. Avendrace sino a poca distanza dall'ingresso già
notato alla coda del borgo dell'Annunziata. Scorrendovi dentro
può ben osservarsi la sua costruzione a tuffo e mattoni trian-
golari, e la volta acuta a tegoloni notati del marchio della
fabbrica , sino a trovare la collina di Cagliari , dove è scavato
nella roccia calcarea ; e i pozzi che prima aveano una forma
quadrata di circa 3 palmi per lato , la prendon bislunga per
una apertura maggiore. Si li maggiori , come ì minori di que-
sti pozzi o sfiatatoi hanno tutti in due sole delle pareti opposte
dei buchi a distanze regolari , siccome staffe per poter discen-
dervi ed ascenderne senza altre scale. Sulla collina di S. Aven-
drace se ne veggono profondi sino di i4 metri ; dei quali uno
coperto in gran parte da costruzione antica , altri poco ben
chiusi da due gran sassi, altri del tutto scoperti , perchè questi
cadutivi dentro. Il condotto là dove è l'ingresso spiega un ramo
verso s. Pietro , e procedendo apre in varii punti i suoi fian-
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r
112 CAGLIARI
chi come a sfogo della piena , ed alle distribuzioni , tnentic
ÌD altra parte sembra avere un canale di sussidio che gli som-
ministri le acque di uno o più dei serbatoi anzi descritti della
collina della città. Altri simili rami partivano in progresso quale
verso il Carmine y quale verso la antica chiesa di's. Agostino,
presso la quale dicesi essere stata scoperta la gran balza. Il
tenuine della linea è probabile fosse non molto in là del
rivellino dì porta Gèsus. Il vacuo dello speco è tale che anche
un uom di superior corporatura vi scorre comodamente. La
inclinazione del canale è quasi insensibile , e non la crederei
guadagnare pii\ del due o tre sul mille. Non si può ben cal-
colare la quantità dell'acqua che si portava ai bisogni della
popolazione *, ma certo che era sufficiente anche a più di cen«
tomìla anime , e a quel numero di truogoli domestici , e di
bagni pubblici che gli uomini di quei tempi che non avevano
Fuso della biancherìa di lino stimavano e non senza buone
ragioni una delle cure necessarie per la sanità. Basti il dire
che era quel copioso ruscello d'acque limpide e pure che sorge
dal monte di s. Giovanni presso Domus-novas. Questa era l'ori-
gine creduta comunemente , e questa confermavasi dalle ricer-
che ed osservazioni fatte dal P. Angius: con tutto questo nacquero
nello scorso anno per vn momento dei dubbi: che vi fu uno
che poco saputo nei principii dell'idraulica , e povero di altre
belle cognizioni , ma tanto animoso quanto sono i ciurmadori ,
osò spregiare i lavori ^lell' anzidetto Osservatore , e presentarsi
al pubblico siccome l'unico che poteva ridune alla verità la
comune antica opinio|fe , avendo e investigato la derivazione
delle acque da altra parte , e scoperto le medesime tuttora
affluenti a pochi passi dalla città. Si infiammarono tantosto i
desideri, che erano per lunga siccità aride le cisterne -, voleasi
senza indugio riaperto l'antico corso all'acque , e rìstaurato il
benefico flusso. Era d'uopo di conforto ! Toccò cinquecento lire
nuove , travagliò a trarre 3o metri cubici di terra , e poi ? . . .
Il pubblico continua nell'ardente desio di godersi il bel co-
modo d' un elemento tanto alla vita necessario , che spesso
manca. E converrebbe trovar modo di risarcire l'antico idro-
foro sino all'anzinotato monte di S. Giovanni. Gli é veramente
un gran dispendio , che forse vorrebhe due milioni e mezzo
di' lire nuove ; ma la necessità è quanta nei luoghi più aridi ;
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CAGLURI ii3
Tutìlità saria immensa; e credo quest'una cosa decuplerebbe il
pregio della bellissima posizione della capitale, gioverebbe alla
salute pubblica , ed all'incremento della popolazione. Se al-
l'esempio dei romani si impiegassero nell'operare i servi pub-
blici 9 verrebbe fatto non piccol risparmio sulla somma supposta;
e se le famiglie continuassero, essendo meglio servite, a pagare
per gl'interessi d'un imprestito , e per l' estinzione del debito
quel che cumulativamente ora sono costrette a pagare ai car-
rattori, che non stimo meno di 100,000 lire nuove, e quello
che è domandato dalla formazione e riparazione delle cisterne,
credo potrebbero aversi le necessarie somme.
Antiche necropoli. Alle falde del Monreale e annesso poggio
di Bonaria è un antico sepolcreto , ed un altro alla estremità
del coUe cagliaritano sopra e lunghesso S. Avendrace. Proba-
bilmente ve n'era pure nell'area , che poi occupava il castello,
e i molti cippi e altre pietre sepolcrali che vediamo nelle resi-
due costruzioni pisane sembrano ra£fermare la congettura.
Gli é principalmente sulla collina di S. Avendrace che deve
volgersi la considerazione degli osservatori dell'antichità. La re-
ligione verso i morti vi si manifesta quanta mai sia stata , ap-
pariscono monumenti di antichi riti , argomenti della prosperità
dei cittadini, e nelle opere istesse alcune singolarità degne di
riguardo.
Quali sono in queste età gli uomini sardi pieni di tenero af-
fetto verso i lor cari estìnti , afietto che spiegasi vivissimo nel
funerale , nell'antico rito qua portato per li fenici delle pia-
gnone , nel lungo tempo del duolo , che non si può dire quanto
sia squallido per la negletta coltura del corpo , nel rigoroso ri-
tiro e segregamento da feste e adunanze piacevoli , nel silenzio
e oscurità domestica , nel corruccio ai soliti giorni di solenne
commemorazione infra l'anno , nei lumicini che si accendono
in loro onore , nelle maniere dolorose della preghiera pubblica
sopra le tombe , dove si fanno ardere ceri e profumi nella so-
lenniili dei suffragi generali del novembre ecc. ecc. ; tali erano
i loro maggiori , e ne sono prova come le migliaja di .quegli
antichissimi mirabili monumenti che appellansi norachi e di
quelle cameruccie funeree che trovansi incavate in tutte le rupi
sarde , cosi queste più recenti opere mortuarie che ancora
restano.
Dizion, Gcogr, ecc. Voi. III. 8
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ii4 CAGLIARI
Sono esce aperte nel vìvo sasso. Dalla difficoltà del la? oro si
aigoaientì il dispendio , da ^esto la condizione prospera delle
famiglie, il Aumero dette quali può stìmaisi dalla grandissima
quantità di sif&tti monumenti.
E di essi distinguo due generi , tombe e sepolcri. Le tombe
sono certi singolari recipienti scavati verticalmente. La profondità
varia da 3 in 5 metri , in una costante forma bislunga di non
straordinarie dimensioni. L'altezza si divide in tre non disegualì
parti, e si rappresentano le pareti di tre diverse casse crescendo
proponiooatamente le linee della media e della suprema; onde
accadeva poter fare tre depositi separati se si coprissero con
lastre appoggiate alle labbra dell'infima e poi della seconda ,
e l'una e l'altra cassa. Ad uno dei lati minori nel fondo trovasi
una piccola finestra per dove si passa carpone in una stanzuola
quadrata d'un' area di quattro metri incirca, e volta cosi bassa,
cbe convenga starvi sulle ginocchia. Ei pare che quando fos-
sero stati pieni i tre recipienti , e si avesse a preparare luogo
per altri defunti , tolte le lastre si lasciassero cader in fondo i
carcami , donde si insinuassero nella cameruccia descrìtta. In
varie di queste tombe vedesi ancora lo smalto , in alcune è
qualche lavoro di scalpello. L'epoca dette medesime è di certo
anteriore alla scavazione dell'acquidotto nella stessa collina, da
che vediamo alcuni suoi pozzi in esse scavati. Non so se ra-
gioni bene , ma ei mi pare che se in tal tempo fossero ancora
oggetto di venerazione per contenere memorie di famiglie esi-
stenti, non si sarebbe tentato simil sacrilegio, massime quando
non urgeva necessità di violarle-, che i pozzi dell'acquidotto sì
potevano di pochi palnù anticipare o avanzare , non vietandolo
alcuna necessità di sempre eguali distanze , le quali né anche al-
trove si riconoscono state esattamente osservate. Dunque era
svanita da questi luoghi la santità , ed esse tombe appartene-
vano a generazioni assai remote. Forse ne saranno ancora al-
cune inviolate y e sarebbero un degno oggetto d'investigazione
agli archeofili. Il luogo è ancora intatto agli intelligenti ; po-
chissimo conosciuto agli stessi cagliaritani. Tra gli altri siti noto
quello cbe sta di contro alla chiesa parrocchiale del sobborgo
di S. Avendrace , ove rimangono vestigie d'un casino che si
incorporava pochi sepolcri , un pozzo dell'acquidotto , alcune
di colali tombe, e dove è uno strettissimo andito aperto nella
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CAGLURI it5
roccia , per cui puosd hre alcuni passi ; e prima , cóme atte-
stano alcuni che avean esplorato tutte queste cavità , poteasi
per più lungo tratto avanzare , quando non era venuto giù un
pezzo della volta , onde ora è l'impedimento. Da quel che si
riferisce può nascer una congettura che vi si trovino dentro
molti avelli.
I sepolcri sono posteriori essi pure alle suddescritte tombe ,
come é chiaro dalla distruzione ben notata di molte delle me-
desime nella scavazione e formazione di questi , e senza dub-
bio appartengono ai secoli romani. Vedrai delle camere o bis-
lunghe o quadrate con volta competentemente alta. Nelle pa-
reti a destra e sinistra e a fronte gran numero di nicchie per
vasi cinerari. In moltissime o con, o senza queste piccole nìc-
chie degli scari a certa altezza sul suolo in forma d*un segmento
semicircolare con una specie d'aveUo capace dell'intero cada-
vere sotto la corda. Potrei riferire i sepolcri con le piccole
nicchie per le ceneri ai migliori tempi di Roma , e gli altri
con gli avelli all'epoca dopo gli Antonini , quando cessò la costu-
manza di bruciare i cadaveri ? Però veggo che in alcuni sono
avelli e insieme nicchie. Lascerò quindi ne discorra altri. Tra
i più magnifici accennerò a quello che occorre a destra della
gran strada , volgarmente appellato* sa gratta dessa pìbera ,
dove fu deposta Pomptilla moglie, credesi, del Filippo luogote-
nente di Siila che venuto pretore in Sardegna vi fece guerra
contro Q, Antonio statovi mandato da Mario (V. Mimaut Hi-
stoire de la Sardaigne , v. ^ ,' p. 402 }• Presso il quale non sono
molti anni che si scopriva l'ingresso ad una gran camera con
molti avelli ai lati , e in fondo tre grandi nicchioni. Ne sono
molti altri degnissimi di osservazione , e avrebbe in che bene
occuparsi chi imprender volesse a descrivere questo nobilissimo
sepolcreto. Non lascerò tuttaria di additare anche l'ultimo sulla
estremità del sobborgo , che sembra essere stato il più elegante
e vasto. A malgrado del genio distruttore dei tempi che tra-
scorsero resta ancora a vedersi qualche orma dell'arte degli
stuccatori, che spesso è riconosciuta assai gentile.
Duolck di non aver contezza delle famìglie e persone che
aveansi preparato queste sedi per l'eteriio riposo, che per av-
ventura potrebbe la storia sarda ornarsi di qualche nome, e
apporre delle onorevoli ricordanze a quei moltissimi anni, che
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ii6 CAGLIARI
rese vacui per lunghi spazi un fatale obblio. Tanto sono scarse
le is^izioni che non so se .quattro o cinque se ne siano lette ,
tra le quali primeggiano le lodi della menzionata Pomptilla,
che con buon'arte sono scolpite in caratteri greci e latini; e
il titolo che alle sue mogli premorte , ai figli, posteri, e suoi
libeiti pose C. RubelUo Chzio. Avvene di semplicissime, che nulla
più contengono, dei nomi, omessi anche quelli che non spet-
tavano alla individualità.
Neil' altro antico confine della città , alla pendice di Mon-
T^le in una roccia men dura sono pure delle tombe, ma di
altra forma e di lavoro men pregevole. Vedeasene alcuna e
nel poggio di Bonaria, che gli aragonesi nel fondarvi il loro
castello non avean cancellato, e da cui a relazione del P. Fr.
Antioco Brondo ( hysL y milagros de N» Senora^ de Buenayre
an, i5^) si estrassero vasi, urne, cassette di piombo con
osse bruciate , monete ecc. ; però , mentre non fu a noi tra-
mandata una. particolar descrÌ2;ione delle medesime, mal si può
della loro somiglianza, o dissomiglianza a quelle di S. Aven-
drace portar giudizio. Ma si che i sepolcri in nulla dififerivano.
Ne restano ancora, e son certo una piccola frazione del nu-
mero, che sussisteva prima che i barbari, i pisani , e gli ara-
gonesi che aveanvi prossimamente edificato, i religiosi che vi
si stabilirono, e i tagliatori di pietra avessero cominciata, con-
tinuata e quasi finita alla abolizione delle vestigie la distinzio-
ne. Negli ultimi tempi si lavorò con più barbarie, speciahnente
nel 1761 , quando se ne svelsero i materiali all'edificio del-
l'arsenale per le galere. Circa i tempi del citato scrittore se
ne vedeanp moltissime, e alcune quasi intatte, che con le im-
poste all' adito nei medesimi in modo di porta avrebber potuto
servire di abitazione : non poche si insinuavano molto adden-
tro nel colle con frequenti comunicazioni fra loro ; altre erano
di gran capaci&i , come quella presso al mare , che fu scelta
a stanza dell'infante D. Alfonso nel tempo dell'assedio, perciò
stata poi detta la grotta del Re,
Di sarcofaghi con rilievi di mani maestre, e di profonde si-
gnificazioni, alcuni restarono a noi salvati per gran sorte. Ne
vedrai quattro o cinque all' ingresso del museo, che merite-
rebbero una litografia; più altri ci sono stati tolti ad orna-
mento di ^gabinetti esteri. I truogoli semplici sono comuni. Le
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CAGLIARI 119
pietre di monumento con eleganti notazioni »ono innumerevor
)i^ gran parte in forma di cippi^ altre in quella di botticiofi,
e però rotondate salvo nel lato sul quale posavano , con alcuni
cartelloni a memoria di varie persone sotto giacenti, e forse
entro concavità del voliune e figura delle urne formate entro
grantU massi, qualcuno dei quali vedesi nelle costruzioni pisane.
Acropoli di Cagliari. Da alcuni scrittori nazionali delle età
superiori , che nelle più chiare vestigìe di queUo era stata Ca«
gliari ravvisavano o immaginavano la imitazione dei principali
pubblici edifizi di Roma, si fé' menzione dell'antica ( noi di-
rem ) cittadella , e si notava il sito ov' essa sorgeva sopra 1»
òtta. Sarà stato cosi; ma ei non ispiegaron le cose in modo da
salvar la mente dai dubbi.
(brandi vie antiche da Cagliari a Tibida^ a Olbia y poi a
Torre, Partivano da Cagliari, o in essa convergevano quattro,
o cinque grandi strade; due littorali a Tibula, una per po-
nente che per la plaia si dirigeva in Nora, Sulcìs, Neapoli ,
Tarro, Comi, Rosa, Torre, Tibula; altra che per Settimo
( sept. ab. u. 1.) tendeva a Sarcobos (Sàrrabus), e quindi
sopra le maremme dell' Ogliastra si svolgeva ad Olbia per a. Ti-
bula ; due centrali , una a Tibula che per Sestu ( sexto ab u.
1. ) procedeva quasi sempre nella linea della recente strada
centrale sino a pie di Monsanto del Meilògu, donde in princi-
pio dirigevasi verso Ardara ( V. art. Cubuabbas ) ; e poscia,
quando Torre fu privilegiata degli onori di colonia romana,
andò nella linea secondo la quale ' ora prosegue in suo sviluppo
la nuova strada alla stessa rinascente Torre ; altra ad :01bià ,
che per le falde e' pendici occidentali della gran catena sarda
producentesi alle fonti del Tirso, indi si rivolgeva in questo
punto. Della quinta non si trova menadone nell'Itinerario, ma
la appellazione della terra di Decimo^ che precisamente tror
vasi situata ai X. M. P. da Cagliari, e l'avviamento della li-
nea , che a niun altro punto da Sulci esser potea , vale a^sai
a farci riconoscere questa scorciatoia per lo commercio tra le
due primarie città. Ma in qual punto della città era la colonna
aurea ? Si potrà poi determinare che nella desideratissima carta
corografica della Sardegna , la quale con imn^enso studio si di-
segna dal chiarissimo cavaliere Della Marmora possa vedersi it
punto, in cui si congiungano le quattro distanze che si baialo
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ii8 CAGLIARI
alla risoluùoae del problema, e queste sono le tre sunnotate
di Sestu, Settimuy e Decimo , e l'altra di Quarto.
£ che fu di questa gran città , posciaché incominciarono a
scorrere i tempi infelicissimi, quando cadde la potenca roma-
na , e restarono desolate le sue più belle provincie 7 In tanto
.furore dei barbari del settentrione doveva essa pure perdere
ogni di più , e irreparabilmente , di suo splendore e grandezp-
sa, e per tante rovine in estremo a quella meschinità essere
ridotta , in cui ci ricomparisce dopo la cacciata del saraceno
Musatto. Che se consti per memorie certissime costui averla ri-
staurata, e a niun dispendio perdonato per aggrandirla e af-
forzarla, quanto fosse decoroso alla città di sua residenza, che
penseremo essere stata prima di lui?
Notizie istoriche dalla sua fondazione oliranno auUesimo
delTera volgare. Sull'epoca della fondazione di Cagliari, e su
i primi suoi coloni ci furono trasmesse dagli antichi notizie
contraddittorie ( vedi il chiarissimo baron Manno àSeor. della
Sardegna nel lib. Ij e sul principio del lib. Il )• Nella qual
questione io m'avviso dover meglio valere il ragionamento so*
pra sode cognizioni, che l'autorità di»scrittori che portavano
senza esame le opinioni che avCTano apprese da cui potevano
consultare. Richiamo quel che fu scritto in sull'esordio di que-
st'articolo.
Io vorrei l' invasione dei cartaginesi sotto la condotta di Ma-
«beo riferita a intorn6 l'anno A. G. C. 54o, in e circa il quale
é notata la dignità dì costui come Suffetto (giudice) biennale
della repubblica. I particolari delle imprese militari di Asdru-
bale e Amilcare Barca sono ignorati. Ma non é dubbio essere
stati gravissimi fatti d'arme. Finalmente divenuti i cartiginesi
padroni della Spagna, indi mossero, e colti i sardi inmjinata«>
mente li misero sotto il giogo.
Nell'anno di Roma 494 L« Cornelio Scipione vincitor di An*
none generale dei cartaginesi nella battaglia d'Olbia percorse
con gravissima sventura dei sardi l'isola, e fé' cadere sopra
Cagliari stanza principale dei cartaginesi il peso delle sue arme.
Nel seguente anno si scaricò sulla medesima una nuova tem-*
pesta da C. Sulpicio.
Tra gli anni di Roma 5i2-i4 ^^ truppe straniere agli sti-
pendi di Cartagine nella Sardegna, udita la soUevazione dei
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CAGLIARI 119
loro oompagni in Africa si dichiaravano esse pure «oatto al
governo y e uccidevano Bostax loro duce che racchiuso AraM
eoi suoi partigiani entro una fortezza* Approdava Annone con
altri mercenari, ma il contagio influendo in costoro la insubor-
dinazione, fu crocifisso, e si scannarono tutti i cartaginesi stabiliti
nell' isola. I cagliaritani non potendo più soflrire la tirannia
militare presero le armi ed ottennero di espellere dalle loro
terre quella barbara soldatesca. FannosWdai cartaginesi alcuni
apprestamenti per ridurre nuovamente i sardi all'antica devo-
zione f i romani colgono il buon destro , e fingendo di credere
che le dimostrazioni contro la Sardegna erano altrimenti un
apparecchio a nuova guerra contro Roma dichiarano la guerra
a Cartagine, che non può essa stornare da se , che col sa*
grifiiio della Sardegna.
Nel 517 posti i romani in allarme per una sollevazione , cui
incitavansi i sardi, pensarcMio ad affiwzarsi nella capitale, e
nelle altre piazze forti. Nell'anno seguente venne T. Manila
Torquato con V esercito. In progresso altri consoli sempre fier
spegnere le sollevazioni* *>
Nel 537 ritorna in Cagliari T. Manlio Torquato con la flotta
ed esercito^ e tirato il naviglio in secco va a combattere con-
tro Amsicora, e gli alleati cartaginesi Asdrubale , Annone, e
Magone congiunto in istretta parentela col grande Annibale.
Ennio il padre dcDa poesia latina militava in questa guerra
tra le file romane, e questa terminata , fermava» in Cagliari
sino all'anno 554 ^ quando M. Pordo Catone seco il licoodusse
a Roma.
Nel 685 mentre ardeva la guerra pìralka veniva Pompeo
nel porto di Cagliari, e provvedeva alla sua ricurezza. Vi ri-
tornava poi nel 696.
Nel 703 governandosi V isola da M. Cotta, scoppiava la guerra
civile tra Cesare e Pompeo. Cesare vi mandava Valerio , ed i
cagliaritani costringevano Cotta a lasciar vnoto il seggio al rap-
presentante di Cesare. Venuta l' Africa in podestà di Catone e di
Scipione, questi mandavano il loro navilio ad infestar F isola.
Si depredavano nei porti le navi , e strappavasi gran quantità
d'arme e di ferro. Cesare passa in Africa a guerreggiar coi due
feroci repubblicani, e da Cagliari riceve milizie ausiliarie , e
gran copia di vettovaglie.
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I20 CAGLIARI
Nel 706 vinti in Africa i nemici , Cesare viene in Cagliari, e
mostrasi amico ai cittadini, riconoscendoli di loro devozione.
Circa questi tempi la cittadinanza di Cagliari ottenevasi i pi-i-
vilegi di mwiicipio , per li quali mentre si partecipava degli
stessi dritti , che godevano i romani , era permesso di gover*
narsi con le proprie leggi , e statuti.
712. Cagliari e in breve tutta Pisola si occupava da Meno-
doro liberto di Sesto «Pompeo.
Ottaviano la riacquistava di presente per Eleno suo liberto.
Ritorna Menodoro, combatte con M. Lurìo, e sperimenta poco
propizia la sorte. Accortosi poscia della confidenza del nemico,
riaccozia le genti , coglie il buon destro , e riesce al suo fine ,
ricevuta parte dell'isola per ispontanea dedizione , parte per la
forza dell'armi. La rocca di Aradi (se per avventura non sia
da leggersi Caralis) stretta dal vincitore dovè calare ai patti.
Eravi lo stesso ricuperator della provincia per Ottaviano il
summentovato Eleno. Menodoro ferma vasi nell'isola all'anno
ap{)resso, quando nella conferenza del Miseno fu sotto certe
condizioni da Ottaviano e da Antonio a S. Pompeo il governo
della troppo cara provincia sarda.
714* Menodoro chiamato dal suo padrone a rendef conto di
sua amministrazione , uccisi i messaggieri , rimetteva in balia
di Ot& Viano l'isola, il navilio, l'esercito. Quindi nuovo motivo
di guerra.
715. Ottaviano tenzonava con Pompeo in battaglia navale
presso Cuma , e poi lo vinceva presso le spiaggie della Sicilia.
Le succedute violenti procelle , che per non poco fecero il mare
pericoloso gli vietarono di veder Cagliari.
Nella divisione dell' imperio la provincia sarda ascrivevasi al
senato fra le dieci pretoriane.
Era volgare. Coincide nell'anno di Roma 754 ^ del regno
d'Augusto Sa.
Frequenti disturbi della sicurezza pubblica per gli indomiti
Uiesi.
Nell'anno 19. Quattro mila giudei di verde età furono tra-
sportati in Sardegna con incarico di frenarvi i ladronecci. Questa
generazione fu svelta dall'isola nel 1492*
56. Yipsanio Lena preside della Sardegna per averla con so-
verchia avarizia governata fu condannato.
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CAGLIARI 121
62. Aniceto ministro delle scelleraggini di Nerone fu confinato
in Sardegna.
65. C. Cassio per sua venerazione all' uccisor di Cesare ebbe
egual sorte.
69. 1 sardi conosciute le vittorie d'Ottone se |li sottomisero ,
contro l'esempio della Corsica che soccorse a Yitellio.
193. Dalle legioni romane dell'Illirio e delle Gallie è salu-
tato imperatore Settimio Severo , che avea nell' isola esercitata
la questura. Razio Costante governa i sardi a suo nome.
Dopo l'anno 384 nella divisione dell'imperio sotto Diocleziano
la Sardegna fu compresa nell'impero d'Italia, alla quale era
stata aggiunta nel ripartimento geografico amministrativo sotto
Adriano (an. 117 ).
3oa. Dalle arti di Galeno indotto Diocleziano a pubblicare
un sanguinoso editto contro i cristiani , cominciavasi dai ma-
gistrati provinciali la inquisizione e persecuzione dei seguaci
della proscritta religione. La tirannica intolleranza sparse mol-
tissimo sangue anche in Cagliari , giacche Erculio e Costanzo per
lettere del primario imperatore dovettero eseguir l'editto.
Gran carestia d'annona per tutto l'impero romano , la quale
incitò molti popoli alle sedizioni.
33o, Nella divisione dell'impei|«> sotto Costantino restò la
Sardegna contenuta nella terza parte dello stato e diocesi
d'IuUa.
383. Apparteneva all'impero occidentale nell'Italia.
398. Radunasi nel golfo di Cagliari la flotta destinata contro
Gildone tiranno dell'Africa.
455. Genserico come conobbe esser morto FI. Placidio Va-
lentiniano, mandava i suoi vandali, che occuparono Cagliari,
e ridussero tutti i sardi sotto il giogo. Atrocissime cose furono
commesse che altri, tranne chi le tollerò, non saprebbe narrare.
Già fin dal 44<> ^vea ben assaggiato la Sardegna che gente si
fossero questi barbari.
461. Dario di Cagliari pontefice massimo.
468. HarceUino acquista all'imperatore Leone Cagliari , ed
il rimanente della provincia. Poco dopo rientraronvi i vandali.
47^- Il monte Vesuvio' vomendo le bruciate sue viscere, ca-
gionava notturna oscurità nel pieno giorno, e spargeva di mi-
nute polveri e ceneri la faccia d'Europa.
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i^% CAGLIARI
' 5o8k ScriTevansi in Cartagine iniqinssimi editti contro i
TescoTi ortodossi , e designavasi l'isola sarda , nella quale ei
fossero deportata
509. Si adduce vano in Cagliari gli illustri confessori acconi"
pagnati da ch^ci e monaci. JNel numero dei primi non si con-
viene ; che questi ne denuncia 1 20 ; questi 220 ; altri altri-
menti. Essi portaron seco, per sottrarle alle profanazioni , le re-
liquie dei grandi martìri j e d'altri uomini santissimi ; in que-
sti il corpo di S. Agostino. Scrissero al papa per avere, con-
forto nell'infortunio, le reliquie dei ss. mm. JNazario, e Roma-
no ; e Simmaco uomo sardo , che sedea nella cattedra di S«
Pietro , al bramato dóno aggiungeva danaro e vesti -, di che
negli anni appresso , finché durò sua. vita , non cessò di fornirli.
Fulgenzio coi vescovi Ulustxe e Gianuario formava in Cagliari
un monistero , dove convisse pure con Feliciano prete , che fu
suo successore , e co' monaci e cherici , che avean amato es-
sergli compagni nell'esilio. Questa casa fu un oracolo per li ca^
gUaritani. Vittore primate della Bizacena vi moriva.
5i4* Simmaco P. M. loro bene£Eittore era tolto da Dio.
Trasamondo mosso da ciò che la fama pi^icava di Fulgenzio
lo chiamava a Cartagine. .
517. Il santo vescovo per «qpra degli ariani tante volte ver-
gognosamente sconfitti , quante superbamente osarono assalirlo,
rimandnvasi in Cagliari. Pensò tosto a edificai*vi un monistero
fuori della città , a che Brumazio gli addiceva un certo seggio
presso la basilica di S. Saturnino. Vi raccoglieva quaranta e
più cenobiti*
520. I vescovi coofieasori celebrano una sinodo per consultare
sulla risposta ai legati dei monaci sciti in Roma intorno alla
Incarnazione , e Grazia di G. C.
522. Altra sinodo , nella quale dopo gravilsime discussioni
fu distesa una lettera sinodica ai monaci sciti in Costantinopoli.
523. Ilderìco asceso al trono de' re Vandali ruppe la catena
della lunga schiavitù.
53o. GUimere spalleggiato da una valida cospirazione toglie
a Ilderìco lo scettro e la libertà. Giustiniano avendo per la
seconda volta invano richiamatolo al dovere si volgeva ai con-
sigli di guerra. Su questi fatti consulta s. v* il Morcelll nel-
l'elica Christiana*
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CAGLIARI ia3
533. L'esercito di Giustiniano reduce dalla Persia preparasi
nd andar sull'Africa. All'esempio di Pudenào cittadino africano
che eccitò a ribellione le città tripolitane per sottometterle al-
l'imperio romano , Goda di nazione goto , che era stato pre-
posto alla Sardegna, detestandole crudeli maniere di Gilimere
invitava Giustiniano ad una facil preda. Questi non indugiava
-a spedire in Cagliari Eulogio suo legato con alcune schiere.
Conosciuta la qual conversione di cose il re Vandalo manda
Tzazone suo fratello con 5,ooo uomini sur una flotta di lao
navi. Cagliari é presa , q^nto Goda , ristabilito nell'isola l'im-
perio. Ma deve tosto il vincitore affrettatamente rinavigare al-
l'Africa per agli alloggiamenti BuUensi a ristaurare la fortuna
del fratello fuggito davanti a Belisario.
534* Le truppe imperiali comandate da Cirillo scendono
nei lidi cagliaritani. Mostrasi il moszato capo di Tzazone , si
aprono le porte della città , e tutta la Sardegna che per set-
tantanove anni era stata Vandalica ridivenne Romana.
55 1. Totila spedisce i suoi maggiori capitani con un potente
na villo perchè assoggettino al suo impero la Sardegna, e la
Corsica, Cagliari non si potè tener forte. Giovanni duce del-
l'armi imperiali in Africa riempie' la flotta di scelta soldatesca,
e la indirizza alla capitale della Sardegna. I romani si accam-
pano sul littorale , e poscia movono all'assalto. Invano , che i
goti cadendo repentini sopra. essi stanchi o sbadati li sbarattano
e rovesciano in mare.
553. Totila e Teia. vinti da Narsete, Cagliari e tutta la pro-
vincia è ricondotta all'ossequio dell'imperator romano.
Sgji, il pontefice Gregorio I ( ^ grande ) il quale nella ne-
gligenza del governo imperiale qpìegava certo /rroCelloroXa sopra
la Sardegna , si riwdgeva al metropolitano Gianuario arcive-
scovo di Cagliari, perchè studiasse a salvar l'isola dalle cor-
rerìe di Agilulfo duca di Torino, marito di Teodolinda regina
dei Longobardi, che ne infestava le spiaggie. La invasione fu
fatta riuscire ad un fine infelice per Io valore dei difensori. U
vigilantissimo Santo Padre tetnendo l'amor della vendetta po-
tesse movere i Longobardi ad altra aggressione riconfortava
Gianuario alla munizione delle rocche.
6oo. Innocenzo prefetto d' Africa , e Domenico vescovo di
Cartagine udito dalla Sardegna i clamori miserabili degli uo-
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mini della infima classe soffocati e calpestati dalla tirannia dei
ricchi, scrìssero al p. m. Gregorio, il quale unicamente parea
loro potere con sua autorità e grazia sollevarli , come in effetto
avvenne per lo zelo di Gianuario, che egli eccitava.
In quest'anno rincrudiva la pestilenza che sembrava sopita
o speata. Essa era comune quasi a tutta l'Italia.
60 1. Innocenzio manda in Sardegna alcuni uomini a tenervi
ragione ; però tanta fu la loro immanità , che non a difendere
la provincia , ma ad espilarla parvero venuti. Vittore, vescovo
di Fausania , non pati questo scandalo. Gregorio per di lui pre-
ghiera ne dava lingua al prefetto d'Africa, che represse quella
voracissima avarizia.
639. Gregorio ultimo dei prefetti d'Africa spiega sua giurisdi-
zione sopra la Sardegna.
642. Macchina cose nuove.
646. Affetta il regno -, né le provincie africane e le pertinenze
malvolentieri gli aderiscono.
647* Accorre col suo esercito contro Abdalla soldano sarace-
no : resta vinto ed uccìso.
65o. I saraceni discesi in Sicilia si impadroniscono di molte
ritta , e annientano con crudel uccisione l'esercito romano. Ter-
rore in Sardegna dei barbari che impunemente corrono le pro-
vincie e van consumando l'imperio , non potendo alcuna resi-
stenza esser eguale a tant'impeto.
663. Costante II parte da Bisanzio col disegno di stabilii*si
in Roma. Quindi va in Siracusa , e spregia in paragone la ca-
pitale d'Oriente.
664* La di lui dimora in Sicilia gravissima agli isolani; che
sono le loro cose da' suoi soldati , siccome da pirati, messi a
bottino. L'Africa e la Sardegna gemono sotto simiU vessazioni ,
piena una ed altra di rumore, di pianto, e di sangue.
665. Il contagio , che funestava l'Italia, si appicca alla Sar-
degna. I saraceni sotto gli occhi d'Augusto cosi devastano la
Sicilia , che ne resta disfatta.
667. Gran numero di africani , disperati della salvezza , si ri-
coverano in Europa ed Asia.
668. Parte da Cagliari un certo numero di armati a propu-
gnare nella Sicilia contro Mizizio , uomo d' Armenia , che aveasi
usurpato l'impero, i dritti di Costantino lY figlio di Costante.
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670. Le flotte saracene spargono il terrore nei lidi europei
del Mediterraneo.
680. GitonatOy arcivescovo di Cagliari, accusato di funeste
macchinazioni contro alla maestà , alla pace , ed. allo stato ,
va in Costantinopoli, mette in aperta luce la sua innocenza,
onde con grandissimo onore è ricevuto nel vi concilk) ecumenico.
685. Giustiniano II, tiranno abbominevole, coi suoi angaria-
• menti raddoppia le sventure dei sardi.
691* Da Hazan,. duce dei saraceni, sovvertita Cartagine ,
quanto era di greci nell'Africa fu annientato. Forse quindi in^
comincia la diminuzione della dipendenza dei sardi dagli im-
peratori greci.
712. Gli arabi , o saraceni d'Africa, introdotti nella Spagna
dal conte Giuliano.
Verso il 720. I saraceni di Spagna,. fecer impeto nella Sar-
degna e operarono orribili devastazioni. Cagliari nonistette salda
alla violenta impressione. £ qui pure , come era massima poli-
tica a questi barbari , avran bruciato tutti i libri per ridurre i
cristiani all' ignoranza , all'apostasia.
722. Luitprando, conosciute le pro&nità che i saraceni si
peimettevano in Cagliari, inviava legati ,. che riscattassero le
reliquie di S. Agostino.
Governo nazionale. Pare che in su gli estremi anni del se-
colo decorso trovandosi la nazione abbandonata ai mali suoi
destini sorgesse qualche anima generosa a destare il coraggio
degli oppressi a buone speranze.
In anno incerto, dopo l'epoca testé suddeterminata , i sardi
mal so£Cerenti del giogo prendon l'arme e liberan la lor terra
dagli infedeli.
785. Epifanio inviato dall'arcivescovo di Cagliari Tommaso
fu dall' imperatore Costantino VI e sua madre Irene deputato
a ripigliare con altro incaricato presso il pontefice Adriano III
il trattato della convocazione d'un «concilio generale in Costan-
tinopoli contro la eresia degli Iconoclasti. Da che mi consterebbe
solamente un resto di riverenza agli imperatori.
800. Dal P. M. Leone III si incoronava imperator d' occi-
dente Carlo Magno. L'abate Gaetano Cenni (nelle sue note alle
dissertazioni del Muratcri su le antichità italiane ( noi. 27 alla
diss. 71), dice aversi indubitata testimpnianza da Eginardo come
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quest'eroe, o unsuodace, eombattnto «resse eootro i saraceni
nelle due isole di Sardegna e di Corsica. Quindi converrebbe
ammettere un'altra irruzione dei barbari nelle nostre terre al
principiante secolo nono y la quale avesse provocato le armi
di Carlo.
806*7. I saraceni ritornarono in sul batter Cagliari; ma il
valor dei propugnatori prevaleva al furore e numero degli
espugnatori*
810. Nuova né più fortunata aggressione.
81 3. I mori dell'Africa spediscono un grosso armamento:
ma per la forza dei venti si stritolavano alle coste sarde cento
navi. Questi esaustì dalla procella , il ferro sardo esauriva i loro
fratelli deUa Spagna sopraggiunti poco dopo.
81 5. Dopo la morte di Carlo Magno partiva da Cagliari un'
ambasceria e presentava dei doni a Lodovico il Pio in Pader-
bona. Supposta la ricuperazione dell'isola per l'arme di Carlo,
in quest'ambasceria potrebbesi intendere un omaggio di vassalli
al novello signore. ... Di altre irruzioni saracene nulla con-
tezza è pervenuta. Intanto alle frequentissime percosse Cagliari,
in cui come ogn'uom vede, doveva cadere il primo impeto , an-
dava in distruzione.
Oìudicato di CagliarL L'origine dei Giudici della Sardegna ,
come furono appellati ì primari magistrati che governavano la
somma delle cose pubbliche, è certamente assai più antica,
che abbiano asserito i pisani. E penso doversi la medesima ri-
trovare nei tempi che si contennero nella fine del secolo vm
e principio del n, quando veniva meno, e poscia cessava af-
fatto la influenza del governo greco. Già fin dai tempi di s. Gre-
gorio, con tutto che avessero gli imperatori nell'Africa l'eser-
cito, ed in Cartagine un prefetto^ veduto abbiamo in certa
imbecillità il loro potere, e su questo fondamento possiam te-
ner probabilissimo, anzi moralmente certo, che la medesima o
annullata o ridotta sia stat& a un morto dritto, poiché la po-
tenza dei saraceni oppresse i romani nell'Africa, e rendendo
infesti i^ari vietava il frequente commercio tra Costantino-
pc4i e Cagliari. In cosiffatta condizione non potevano restare
senza governo i sardi , e doveva avvenire , che o i magistrati
instituiti dall'imperatore o dal prefetto ritenessero, e trasmet^
tessero nei loro posteri la giurisdizione ; ovvero che alcun uomo
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CAGLIARI la;
iiobilisMaio dei nazionali j radunando sempre btorno a se in
dientela altre e altre genti, finalmente il supremo potere ot-
tenesse per consenso dei cittadini o tacito o espresso. Non pa-
rendomi yero il primo per quella antipatìa , o altro che in-
tendasi , la quale in nazioni vassalle è solito esser veduta con-
tro lo straniero dominatore, e, nel presente caso dirò, per
l'odio che i sardi avran dovuto concepire e nutrire ad una
eccessiva grandezza verso i magistrati greci, che per indole
superbi e avari nella debolezza del goverao supremo dovevano
passare ad una feroce tirannia , e nel mal esempio dei costanti
e suoi pan imperversare senza alcun timore e ritegno; però
vo' far ragione di quel che posi in secondo luogo, e stimare
r istituzione fatta con espresso consentimento della miglior parte
del popolo, di soii^ che uno o più capi della nazione siano
esistiti per elezione del dero, e delle principali persone, come,
se io non veda in fallo, è da dedursi dallo statuto politico
del reggimento dei Giudici, di cui si dirà nell'articolo 6m-
dicalo. Per me la loro esistenza comincia ad esser ceiia
nel tempo istesso della oppressione dei popoli sardi sotto la
barbarie saracena, quando a non poche genti disdegnose della
schiavitù, e inorridite per le abbominazioni commesse dagli
infedeli nei luoghi santi, fu offerto un asilo nell'antica stanza
degli iliesi , nelle regioni dei barbaracini , luoghi sacri alla li-
bertà, e inviolati dall'alterìgia dei dominatori cartaginesi e
romani; e chiaramente- si dimostra nella felicemente tentata
ripulsione degli infedeli per le sole (opie dei nazionali, che
ragion vuole crediamo sotto la condotta e secondo i consigli
d'un ben avveduto supremo duce, compita e probabilmente
molto in là della seconda metà del secolo ix. E qui nella cer-
tissima esistenza dei duci delle genti barbaracine nuovo fonda-
mento si offire alla opinione intorno a un capo supremo delle
genti non so^tte agli infedeli, quando non si potesse am-
mettere quella istituzione che io pretendo. Sono tenebrosissimi
questi tempi per totale difetto di monumenti, ma stimo che
se un qualche lume in avvenire risplenda fra i medesimi, sarà
che restino rischiarate le cose che ora non sono visibili a tutti
gli occhi, che tra le terribili sventure che sovraincumbettero
alla terra sarda appajano maravìgliose imprese di valore relì-^
gioso e militare, e, conciossiaché in parità di cose, gli uomini
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ia8 CAGUARI
di tutti i tempi e luoghi le stesse maniere tengano nelle cose
di somma importanza, e per la salvezza gli stessi mezzi adot-
tino li medesimi conigli a tutti suggerendo la natura, sarà
pure siano riconosciuti avvenimenti somigliantissimi a quelli ,
che ebbero luogo fra gli spagnuoli riparatisi dalla tirannia dei
mori. nei monti di Leone, d'Asturìa e diGallizia, e $iano ve-
dati i Pelagi ed i Garzia sardi in sul principio travaglianti il
nemico con iscorrerie, e poscia opprimentilo in ordin&te bat-
taglie.
Questo o questi capi della nazione già insino dalla metà del
secolo nono compariscono col titolo di Giudici ( vedi il baron
Manno agli anni 847-54)* Dirò a dar ragione del mio dub-
bio sul loro numero, che sebbene siami più probabile che
unico in principio fosse il principe , tutt^ia veggo che poco
dopo o per divisione di eredità, o per usurpazione di capi
militali che in diverse parti dell'isola dovessero vegUare con
Tarme in mano , si potevano essi moltipUcare.
Negata ai pisani la istituzione dei Giudicati , negarsi può ezian-
dio la divisione del regno in quattro parti. Il giudicato Caralense
è anteriore a questo supposto spartimento, e lo è ancora
il TorrJtano, come fu vittoriosamente dimostrato dal baron
Manno. Non però sembra ed é facile a determinare quanto
prima dell' xi secolo siano state le diverse giurisdizioni. Che se
dalla qualifica di Giudicati fino in questi tempi rimasta a due
grandi dipartimenti, uno incluso nella Cagliaritana, altro nella
provincia Arborense, questi sono l'Ogliastra, ed il Colostrài,
fosse conceduto di ragionare , in questo caso avrebbesi come
difendere essere stati i giudicati più di quattro. Ma pretermet-
tiamo siffatte discussioni, che per avventura possano stimarsi
vane. Mig}ior negozio certamente ei sarà ricercare quanta sia
stata da)la prima origine al secolo xi l'autorità di questi to-
parchi. Eran eglino nei tempi della recente instituzione subor-
dinati agli imperatori greci, o a' romani pontefici? — Non po-
trei consentire né ad una , né ad altra parte. Conciosslaché non
paja essere stata alcuna vera dipendenza dai primi , e questo
non tanto per atti di imperio, quanto perciò che i vassalli
sogliono stimare tolto il dovere dell'ossequio, e annullata la
dipendenza, quando svanisca la possa che soggiogava o infre-
nava: né pure sia onde si possa arguire una superiorità poli*
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CAGLURI 129
tite nella Sede Apostolica , anzi dentro il secolo ix nella let*
tera di Leone IV all' , o ad un Giudice della Sardegna abbiasi
un argomento in contrario. Se lui dal pontefice leggerai quali-
ficato di altezza e di magnificenza , e onorato del modesto stile
della preghiera, vorrai pensare che Leone abbia stimato di
scrivere a un suo vassallo ?
Ma se nel secolo nono non sentiyan l'autorità civile del
papa, non però i principi sardi erano da altra signorìa indi-
pendenti ; che gli imperatori romani cominciarono ad esercitare
su di loro i dritti dell'alta sovranità. E questi dritti generali
probabilmente dalla vittoria sopra i saraceni dominatori se non
siano dimostrati indubitatamente dall' ambasceria notata nel-
l'anno 8i5 , lo sono cosi a parer mio da questo che han sem-
pre confessato i romani pontefici esser le ragioni dal preteso
alto dominio sulla Sardegna venute loro dalla qualunque cre-
dasi donazione imperiale , e da quello pure che i Cesari spesse
volte ravvivarono gli antichi loro diritti in pregiudizio della
Sede Apostolica. Questa però nel secolo xi come avvenne che
dai Giudici sardi fosse riconosciuta per dominatrice suprema ,
anzi che lo fosse generalmente , come consta dalle dimande che
da tutte parti si faceano al pontefice (vedi anno 1074 ) per la
investitura della Sardegna? Lasciata da parte la controversia sulle
donazioni e conferme imperiali , potrebbesi la esercitata sovra-
nità ripetere o dalla opinione che in quei tempi prevalea che
le terre dei cristiani sgombrate dagli infedeli fossero patrimo-
nio di 8. Pietro y o dalla spontanea sommessione dei popoli per
esserne protetti, e forse da ambedue queste cause.
Quando le toparchie sarde furono definite a quattro, la Ca-
ralense, della quale Cagliari era capitale, constava dei seguenti
dipartimenti secondo che lasciò scritto il Fara : 1 .^ Campidano
di Cagliari, o Curatoria di Campidano con popolazioni 43: 2.^
Curatoria di Decimo con popolazioni 1 1 : 3.^ Curatoria di Dò-
lia con popolazioni 28: 4*^ Curatoria di Ippis con popolazioni
29: 5*^ Curatoria di Nuràminis con popolazioni 14^ 6.^ Cura-
toria di Tre/enta con popolazioni 20: 7.^ Curatoria di Seùi^us
con popolazioni 3o: 8.^ Curatoria di Galilla o del Giarrèi con
popolazioni 1 2 : 9.^ Incontrada di Barbàgia-Seùlo con popola-
zioni 6: 10.^ Incontrada del Sàrrabus con popolazioni 16: 11.^
Lacontrada di Cirra o Chirra con popolazioni 4 : ' ^«^ Giudicato
Dizion* geogr. ecc. Voi. III. 9
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i3o CAGLURI
4ella Ogliastra o deli' Agtigliastra con popólatiòni i3: i3.® Cu*
ratorìa di Nora coti popolazioni i6: i4*^ Guratoria di Giserro
- con popolazioni 34 : i5.^ Curatoria del Sulcis con popolazioni 3i.
A. voler determinare qual fosse la probabile popolazione di
questi trecento dodici comuni non si hanno sufficienti dati :
nientedimeno se facciasi ragione della estensione , in cui si con-
tenevano queste abitazioni , e della fecondità del suòlo non
dovrà veramente sembrare una esagerazione Io averla compu-
tata di circa mezzo milioAc
Regoli della tetrarchia Caralese. Di nessuno fra quanti eb-
bero il governo della medesima in là del secolo xi è pervenuta
a noi particolar contezza. Degli altri ecco i nomi , e breve-
ipente notate le principali cose cha rimasero nelle antiche me-
morie alla nostra cognizione. Chi più desideri consulti il baron
Manno , il quale con sue chiare discussioni portò molto lume
contro le tenebre del medio evo , con le diligentissime rìcer^
che riempi non pocdi vacui , e con V acre giudizio districò
molti nodi.
I. Anni dell'Era volgare 1002. Ugone I, marchese di Massa,
signor di Corsica , é insieme qualificato siccome giudice del
Caralese. Ei si conosce per una donazione a Placido abbate di
S^ Mamiliano in Monte^Cristo dat. da Cagliari, anno sunnotato.
Musano. Nuova invasione e dominazione dei saraceni. In-
torno all'anno terzo del secolo xi Musatto, principe saraceno,
discende in Sardegna , ed occupata Cagliari, vi stabilisce la
sede del suo governo. Giovanni XVIII P. M. compunto da pietà
per lo infortunio de' sardi , e da timore per le sciagure che
prevedeva dover cadere in su l'Italia , però che era nel golfo
di Cagliak-i , e in tutta la costa orientale una grandissima co-
modità a' barbari per assaUre e depredare la penisola , invitava
i popoli più potenti a guerreggiarli , e poneva , cosi preten**
desi, prezzo della liberazione dei sardi la signoria dell'isola.
I pisani fecero piccole imprese contra Musatto.
ioo5. Il feroce soldano, éome seppe ritiovarsi Pisa sprov-
veduta di difensori, volgcsi col navilio in quelle sponde, e
brucia quella parte della città che fu poscia denominata Chin-
sica.
1012. I pisani, memori della incursione del barbaro, ardono
di vendicarsi. GH corrono con grand'impcto addosso , e lo so-
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GAGLURI i3i
spingono dalla terra; Ma restaurate le forze egli rìtema, e rin-
nova il regno.
ioi5-> i6. L'Italia ^ anzi tutta l'Europa afflitta da carestia e
pestilenza.
1016. I saraceni scioglion da Cagliari contro la penìsola.
Espugnano la città di Luni , e per gravissimo danno e igno-
minia dei vicini vi si annidano. Benedetto YIII spinge contro
loro molte genti, che con tutte armi e da terra e da mare li
conibattano. Musatto vede cader tutti i &uoi , perde la sposa ,-
e con precipitosa fuga rifugiasi nella rocca di Cagliari. Quivi
a disfogare la rabbia che conceputa avea contro i cristiani, fa-
ceva i miseri cittadini infigger vivi nelle mura. Di cosi lagri-
mevole sciagura dei cagliaritani conscio il santo padre, e pre-
gato dai fratelli Cao, Uario , e Atanagio , padre dì Benedetto,
in appresso cardinale di santa chiesa , uomini nobilissimi degli
isolani , che per esimersi dalle ire di quel carnefice sì erano
ricoverati in Roma , inviava in Pisa ed in Genova il vescovo
d'Ostia perché congiungessero l'arme all' esterminio dei saraceni
padroni dì Sardegna. Musatto delibera di fabbricare sul colle
cagliaritano una città forte. Arrivano i jHSani e liguri , pugnano
coi mori e prevalgono. I sardi cooperavano. Discussione tra lì
due popoli alleati. I liguri sono espulsi dall'isola.
U. 1019. Guglielmo I, signor di Corsica , onora vasi pure del
tìtolo di Giudice cagliaritano. U che appare da una carta di
donazione al monìstero di S. Mamìliano della regola dei Ca-'
fnaldolesi.
III. 1091. Ugone II , marchese di Massa, signor di Corsi-
ca , era Giudice cagliaritano , siccome consta da un diploma
riferito dal Muratori e provato dagli annalisti camaldolesi.
Musatto ripigliato vigore ed ardimento, e profittando della
negligenza dei pisani per troppa confidenza nelle proprie forze,
move dall'Africa, e inaspettato presentasi. Niuna resistenza ei
trovava nelle rocche , le quali non erano munite per la guerra.
Nondimeno gli isolani si mossero a fronteggiarlo , e solamente
costretti da necessità inclinarono all'accordo*
I genovesi ed i pisani nuovamente òonsenzienti lo assaliscono.
Quelli ebbero per se il tesoro del saraceno ; questi si immagi^
narono di aver aoqiùstato il dominio deirisola \ ma non av-
venne cosi , perché gli antichi pudici continuarono ad esser
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i3a CAGLIARI
padroni in casa loro j ed il papa ritenne i dritti dell'alta so-
vranità \ di maniera che la loro sovranità non era né di dritto,
e né pur di fatto , che nell' unico caso , in cui per le forze
maggiori prevalessero. Cagliari e gli altri luoghi più importanti
dell'isola furono fortificati.
Verso la metà del secolo Musatto già ben avanzato in età
adduce sulla Sardegna nuova tempesta. Accorrono di nuovo
pisani e liguri alla salvezza dei popoli, e si accampano pressò
alla città , che avea potuto fin allora reggere agli assalti dei
barbari. La potenza di questi é disfatta in terra e in mare. I
sardi esultano liberati per sempre dalla schiavitù.
lY. loSg. Torchitorìo I offriva doni a Montecassino per la
erezione in Cagliari d'un monistero.
In questi tempi cominciava a fiorire per sapienza , saatità ,
e virtù prodigiosa Giorgio di Cagliari vescovo della Barbagia.
Y. 1073. Onroco. A lui e agli altri giudici sardi scriveva
Gregorio VII P. M. si tosto come imprendeva il governo della
chiesa universale. Scriveva poscia a lui solo, e mentre con-
sentivagli di poter portarsi in Roma , imponeva chiamasse a
conferenza gli altri giudici , e deliberasse con essi su di ciò ,
che era stato significato per Costantino arcivescovo di Torre.
Le parole non erano tutte amorose , che non si potè tenere il
papa dal far prevedere il suo sdegno, ove essi non dessero
prontamente una risposta appagante. Trattavasi del dritto ed
onore di S» Pietro,
Nell'anno seguente mandavasi dal papa in Cagliari il vescovo
di-^opulonia , e Onroco , cui la punizione recente di Enrico
III imperatore dei romani con la scomunica e col disobbliga-
mento dei sudditi dal giuramento di fedeltà dava dei timori ,
lo accoglieva molto rispettosamen^ie , e con lui adempiva a tutti
i suoi doveri. Dì che Gregorio grandemente lodavalo , dichia-
rando che soddisfatto del suo vassallaggio , era fermo a non
lasciarsi piegare dalle preghiere di grandi personaggi tra i nor-
manni , toscani , lombardi , e alcuni popoli oltramontani a
permettere che conquistassero la Sardegna , e a non lasciarsi
vincere dalla lusinga delle amplissime proni essioni che proferi-
vansi in grande incremento della sede apostolica.
1087. Vittore III P. M. poco prima di morire si indirizzava
all'arcivescovo di Cagliari, cui qualificava primate dell'isola,
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CAGLIARI i33
perchè esso e gli altii vescovi provvedessero al rista uraniento
delle chiese per opra degli infedeli in miserevole ruina giacenti.
I pisani trasportano alla loro patria dalla tomba presso Nora
i corpi dei ss. mm. Efisio e Potito.
VI. 1088. Arzone de Unàli, giudice . della provincia, lodato
per donazioni fatte ai benedittini.
VII. 1089. CostaDtino I, figlio di Arzone. Erigeva nell'anno
appresso il monistero di S. Saturnino presso Cagliari , se pure
non ristorava il cenobio di S. Fulgenzio (v. l'anno 517 ) , e
confermava le paterne religiose offerte nella solita formola
della redenzione dalle pene penitenziali , particolarizzando il
concubinato y l'omicidio , l'incesto , di cui erano stati i giudici
ed i loro popoli notati nell'anno 864 dal P. M. Niccolò I, la
negazione delle decime , e la violazione di altri dritti della
chiesa , e certificandone che erano questi vizi comuni agli altri
princìpi sardi.
1095. Il Fara dalla autorità degli scrittori spagnuoli segna la
fondazione del castello e borgo di S. Igia , o Gilla , da un certo
Gillo marchese longobardo. Sarà cosi.
VIII. iio3. Turbino de Unàli , fratello di Costantino. Prese
a se il governo del Giudicato non ostanti i dritti di Tprchì-
torio , altrimenti Mariano , suo nipote , il quale era stato
onorato , vivente ancora il padre , col cognome di Giudice e
di Re.
IX. 1109. Torchitorio IldeUnàli. Nel qual anno, che corse
lietissimo a tutta la cristianità per li trionfi che dei turchi
menarono i crociati , e per la ricuperazione di Gerusalemme ,
terminava Torchitorio la guerra contro lo zio, e per una com-
pita vittoria riceveva il regno avito. Erasi egli partito da Pisa
nell'anno addietro con la compagnia di molti nobili cittadini
su tre galee -, conciossiachè non potesse altrove , alloggiavasi nella
penisola sulcitana restandovi in molta strettezza di vettovaglie
tra le fatiche e pericoli delle armi. Essendo stato poscia a j un-
tato dai genovesi di sei grosse navi capitanate da Ottone For-
nano , conseguiva le sue cose , e dava prove di suo animo
grato. Obbligavasi a mandare ogni anno in Pisa una libbra di
oro puro, una nave carica di sale , e prometteva franchigia
a tutti i cittadini pisani da qualunque tributo e dazio nel suo
stato. Scriveva altri doni alla chiesa maggiore di una , e di
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i34 CAGLIARI
altra città. E siccome stimava molto aver conferito alla sua
prosperit^^ Timplorato patrocinio di S. Antioco venerato nella
mentovata penisoletta , però lo onorava di offerte cospicue,
II 12. Turbino era già rientrato nella grazia del nipote.
Ili 4- 'Fu parte della spedizione dei pisani contro i morì
delle Baleari , e vi si fece ammirare per lo senno.
II 19. Guglielmo, arcivescovo di Cagliari, alla presenza di
Pietro cardinale di s. chiesa , e de' vescovi di Bisarcio , e di
S. Giusta , consagrava la chiesa di S. Saturnino , confermate le
donazioni già fattesi in vantaggio del monistero , e approvate
le recenti di Torchitorio.
X. ii3o. Costantino II de Unàli, figlio di Torchitorio, cono-
sciuto per sue religiose largizioni.
II 5a. Federico I imperatore invalorando gli antichi dritti
che stimava avere sopra la Sardegna la donava a Guelfo ; onde
questi cominciò a qualificarsi Principe di Sardegna.
XI. 1 1 64* Pietro de Làcono , signore della Nùrcara e secon-
genito di Gonnario giudice logudorese, avendo sposatala figlia
di Costantino partecipò degli onori sovrani del giudicato ca-
gliaritano.
Sorse un pretendente all'autorità suprema della provincia ,
che la cronaca pisana chiama Barisele , figlio di Bubbino , e che
al baron Manno pare esser possa Salucio , cui conghiettura fra-
tello di Costantino II. Sia stato Tuno , o l'altro , certo è que-
sto che Pietro fu obbligato a ricoverarsi colla sua sposa nel
Logudoro , né prima potè ottenere il sicuro possesso dello
stato , che suo fratello Barisone venisse con l'esercito nel ca-
ralese. La città fu presa , scacciato l'usurpatore , restituito il
legittimo signore.
Congiuntesi alle logudoresi le schiere cagliaritane furon ri-
volte neir arborea , dove i due fratelli in odio e danno del
Giudice tutto posero a ferro a fuoco a sacco. Molti furon con-
dotti in ischiavitù.
11 65. E.«sendo devotissimi alla repubblica pisana, e però
nemici di Barisone di Arbòrea , al quale il favore dei geno-
vesi otteneva da Federigo Barbarossa la corona di Re di Sar-
degna, i due fratelli Pietro di Cagliari e Barisone di Logudoro
Yoltaronsi di nuovo a devastar i di lui stati.
1166. Rtaccendesi la guerra tra le due repubbliche rivali per
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CACLUKI i35
Vesdusirò domioio della Sqidegna. I genovesi spediscorio il
eoBMfe Uberto Reccalfito in Cagliari per risuscitarvi la loro
aotarità. Meoo il difetto di carattere, che di coovenieuti forze
lece si , cbe egli si avesse da Pietro accoglienza onorevolissima,
giiiranienlo 4i fedeltà, parola di un donativo, promessa di certo
annuo tributo, e che gli si consentisse di mandar via tutti i
pisauj. Infatti partitosi il console eì ritornava nell'ossequio della
repubblica pisaua , e non dubitava di portarvisi col fratello.
1167. Il console genovese Corso Sigismondi appi;oda in Ca-
gliari. Il buon Pietro non impediva che per alcuni mesi po-
tesse questi amministrare le cose pubbliche.
II74- I genovesi ottengono da Pietro proferta di favori am-
plissimi , il porto delle grotte (v. appresso ^^og/tariz) , e di pò*
fere scavare liberamente nelle saline.
1181. Barisone d'Arborea re di Sardegna invade il caralese.
Avvengono molte mine, stragi e depredazioni. I consoli pisani
mandano due lora (tf>lleghi , i quali li forzarono a posar 1^
arme. Come partirono , niente più impediva che l'uno e l'altro
si corressero contro. Fu però necessità che si inviassero altri
due consoli con nuove forze per farli acquietare.
XII. 1 190. Guglielmo II, cittadino pisano, marchese di Massa,
venuto con yaUde forze in Sardegna imprimamente sbalzava
Pietro dal suo grado ^ di poi si rivolgeva contro Costantino di
lui nipote, giudice del Logudoro , ed essendogli soprastato in
battaglia , gli toglieva e la rocca del Goceano , e la nuova
^>osa, cbe come in sicuro luogo aveavi riposta.
Tra l'anno 1196. Il naviglio genovese accostavasi a Cagliari
in cerca del pisano. Yolevan discendere , e Guglielmo noi con*
sentiva ; onde varie volte fecero d'arme , e poscia cresciuta de'
rinforzi una ed altra parte venuero a battaglia ordinata. Gu-
glielmo fu sconfitto , il castello di S. Igia preso , spogliato di
tutte le ricchezze , ed in gran parte smantellato.
1 197. Guglielmo si impadronisce della persona del Giudice
d' Arborea Pietro I e del piccpl suo figVo Parasone , in appresso
della lor signoria. La usurpazione fu convalidata dalla solenne
elezione al governo che di lui fece il clero dopo che fuggissi
l'arcivescovo che era di nazion genovese.
Ugone II, altro, congiudice arborense, ricuperava il regno (anno
1207) sposandosi incestuosamente con una figlia di Giiglielnuo.
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i36 CAGLIARI
i!ào3. Innocenzo III P. M. attendeva ad avvalorare i dritti
della santa sede sul temporale dell'isola. Di lui trovasi una
lettera presso il Rinaldi ( an. supposto ) dove si tocca della
doppia ragione in cui la Sardegna soggiaceva ai romani pon-
tefici. I genovesi predarono una gran quantità di danaro che
mandavasi in Pisa.
i2o6. Guglielmo prestava giuramento di vassallaggio alla
santa sede , nelle mani di Biagio arcivescovo di Torre.
iao8. I pisani ausiliari di Ottone di Brunswich imperatore
« cominciavano a macchinare contro la Sardegna , perchè Inno-
cenzo avvisava i giudici che si tenessero in «ull' avviso.
XII. iai2. Benedetta di Massa, figlia di Guglielmo. Morto
costui il clero e popolo lei solennemente eleggeva in giudi-
cessa. L'arcivescovo le dava il bacolo reale simbolo della so-
vrana dignità, e ne riceveva il solito giuramento. Per li dritti
che Parasone figlio di Pietro I aveva sull'Arborea , essa quali-
ficavasi pure signora di quella provincia.
I2i5. Benedetta e Parasone prestano omaggio alla Sede
apostolica.
Fondazione del castello di Cagliari , e declinazione della
potenza dei giudici cagliaritani. 12 17. I pisani volendo rinvi-
gorire la loro influenza nell'isola, spedivano in Cagliari il na-
vilio. Il console otteneva che Benedetta cedesse il vicino colle,
e si dichiarasse vassalla della repubblica. Su quello con opra
sollecita attese a edificare una grandissima rocca capevole d'una
popolazione, e la creava congregandovi molte famiglie pisane.
Presto Benedetta ebbe a pentirsi di sua condiscendenza ; che
gli ospiti vollero farla da padroni , e , peggio , gli amici si
scopersero nemici inondando la provincia di soldatesche , e tra-
sportandosi sino a insidiare al suo onore. Quindi voltavasi alla
autorità del pontefice Onorio III, e se gli raccomandava perchè
da tali angustie la esimesse. Le preghiere partorirono qualche
buon effetto.
iai8. Lamberto e Ubaldo suo figlio, patrizi pisani del li-
gnaggio de' Visconti della Gallura , che si avevano usurpata , si
distesero nella provincia limitrofa di Cagliari, e si impadroni-
rono di alcuni dipartimenti. Il prenominato pontefice a respiii-
gere gli invasori appellava e Marìano II di Logudoro cognato
di Benedetta ^ ed i milanesi -, ma mun si mosse.
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CAGLURI 187
iiìi4- Benedetta prometteya solennemente a Gotìfredo, cap-
pellano del papa nella villa di S. Cecilia (Castello-castro),
un annuo censo per ricognizione del supremo dominio della
chiesa nei suoi stati , e una totale dipendenza dal romano
pontefice.
Instando Ubaldo nella sua impresa , Benedetta dovette ritirarsi
da Cagliari in altra parte della provincia onde l'aggressore oc-
cupava il castello. Egli vi si trovava nel I23i enei 34 quando
sottoscrìveva alcune cai*te qualificandosi giudice gallurese e ret-
tore cagliaritano, sebbene non di tutto il regno fosse padrone.
Nel 1236 andava a prender possesso deki^gno del Logudoro va'*
caute per la morte di Barìsone fratello^di Adelasia sua sposa.
XIY. 1239. Regnava già Guglielmo HI di Massa, figlio di
Benedetta y nato nel 12 19. Secondo PAleo non potè egli subito
dopo la morte della madre esercitare la sua giurisdizione avendo
prevaluto l'ambizione dì sua zia materna, Agnese di Massa.
Costei onora vasi del tìtolo di Signora del giudicato nella dona-
zione , che della villa di Flumentèpido , nella marca del Sul-^
cis, faceva al monistero di s. Pantaleo nella diocesi di Lucca.
E questa usurpazione meglio ancora si evincerebbe da una scrit-
tura dello stesso Guglielmo , dove è chiaramente espresso lo
studio e l'opera, che egli poneva ad asseguire il regno.
i25o. È stato scritto aver fatto i pisani un formidabile ar-
mamento contro i governi della Sardegna poco devoti alla pre-
tesa lor sovranità, e per lo terrore destato nei regoli essendo
rimasti vacui i loro seggi aver nei medesimi collocato nuovi
principi preponendo alla provincia gallurense i Visconti , al-
l' arborense i conti di Capraja , alla cagliaritana i conti della
Gherardesca ecc. Non vuoisi negare il fatto della spedizione,
perchè ed erano ai pisani ragioni cR tanto moto , e vediamo
neir Arborea i Capraja ; ma non è da' ammettersi in tutti gli
aggiunti; però che de' Visconti sia da non pochi anni conosciuto
lo stabilimento in Gaflura (anno Ì2V8) e della potenza dei
Gherardeschi nella provincia di Cagliari sia la fondazione po-
steriore -, onde si possa inferire che o non riuscirono i pisani a-
costituire il nuovo signore , o che abbia prevalutd l'antico.
XY. 1253. Giovanni , e Chiano di Massa propinquo a Gu-
glielmo , ma in grado ignoto di consanguimrtà. 11 quale per re-
primere la baldanza di Guglielmo di Capraja e rivendicare i
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i38 CAGLIARI
dipartimenti stati smembrati dalla sua tetrarchia ricercò l'ami-
cìzia di Genova , e però prendeva in isposa una fanciulla di
quella nobiltà , e offriva il castello alla repubblica ^ obbligandosi
a sgombrarlo di tutte le persone che fossero mal vedute a quei
cittadini, a trasferire nei nuovi abitatori i loro beni, a nutrirli
per un anno , a permettere V estrazione gratuita del sale , a
non aprire nella provincia altro porto*
Mentre egli aspettava rajuto della repubblica amica, una
fatai necessità sorgeva di stare incontro ai Gherardeschi , ed al
Capraja, Restava dissotto nella tenzone , perdeva 1* arme , la
libertà , la vita barbaramente trucidato sotto le mura di S. Igia.
XVL 1256. Guglielmo lY di Massa, sopranomato Cepola, cu-
gino di Giovanni. Partecipe dei sentimenti di questi lo sopi-a-
vanzò nella devozione verso il comune di Genova, cui si ren*
deva ligio. Yi si trasferiva nell'anno seguente, e attaccato da
morbo repentino finiva. Trascurato e i suoi figli naturali, e
quelli del fratello Rinaldo , già suo benefattore , tramandava
alla repubblica la gravosa eredità della ricuperazione del giudi-
cato. In questo la rocca cagliaritana stringevasi ogni di più, e
a cbe in nessun modo venisse fatto ai genovesi di soccorrerla,
si innalzava sul porto una torre con macchine e uomini pro-
vati in arme. Sedici navi piene di genti e munizioni per la
rocca comparvero , ma non si avvicinarono. Si invocò la coope-
razione della carovana orientale , però senza frutto. Imperoc-
ché le truppe sbarcate vennero con furore rigettate in mare.
Dopo molti e varii casi gli assediati già cadenti per inedia si
arrendevano al giudice di Arborea (anno ia57).
Divisione del GiueUcqto Cagliaritano. Furon fatti tre mem-
bri non eguali. Uno al giudice Arborense , ed erano i diparti-
menti ^i . froatiera chf ()à erano stati annodati alla sua to-
parcbia fin dal ia5o, o in quel torno; l'altro al giudice di
Gallui'a , che constitulvasi- dalla Ogliastra col castello di Ciira
e dipendenze, dbe forse. erano a quel giudicato congiunte dal
tempo delle invasioni di Ubaldo ; il terzo , che veramente era
molto iqaggiore degli altri, restò ai pisani in suddivisione tra
il coinuqe , e i Gherardeschi. Essendo stati aggiudicati ad Ugo-
lino Iglesias , Domus-novas e altri borghi vicini con le terre
littorali della regione sulcitana ; ai successori di Gerardo le ca-
stelle dì Siliqua e di Villamassargia con la regione del Ciserro.
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CAGJLURl 139
Ma ooa quanto <Bm Cagliari, avca ottenuto Pisa , né era ben
sicura dell'acquistato. I genovesi insistevano se potessero rien*
trsae nel castello , ^ però mandavano Gioachimo Calderario
con nuovo navilio , sebliiene altro frutto non venisse loro da
questa impresa , che una cospicua quantità d'argento che tro-
varono in seno ad una nave predata ^ e con tanta costanza so-
stenevano l'assedio del castello e borgo di S. Igia, che parea
non si verrebbe mai a fine né per violenza aperta , che riget-
tavano sempre gli assalitori; né per tradimento ^ che quei bor-
ghesi non più lasciavansi tentare a cosa alcuna in favor del
giudice di Arborea e dei pisani , da che ebber veduto con
esempio di crudeltà incredibile arsi vivi certuni j che erano
stati accagionali di scerete pratiche con gli assediatori. Fre-
quentissime accadeano le fazioni militari ; ma come quelle che
nuUa di più erano che scaramuccie , non portavano ad alcuna
conclusione. Infine stracche ambe le parti si accomodavano ai
consigli y che Alessandro lY P, M. loro porgeva per due cava-
lieri templari; rimettessero ogni arbitrio sul disputato dominio
nella S. Sede ^ consegnassero la terra ai suoi legati , é congiun-
gendo gli animi voltassero le forze verso la Palestina. Tuttavia
non molto andò che i pisani con grave perfidia e irriverenza
al pontefice investirono d'improvviso S. Igia , e fecero indegno
governo dei non partigiani, dei quali parte furono tagliati a
pezzi y parte ridotti in ischi^vitù , ben pochi si poteron sottrar
con la fuga. Non però rimase del tutto deserto il borgo ^ che
continuarono a sedervi quanti riconobbe il vincitore de?oti alla
sua fortuna. Il papa altamente si dolse dell' attentato , e fé'
minacciarli della scomunica se .non sortissero dalla fortezza, la
quale non Istimo abbiano paventato nell'impeto della vittoria.
Accaddero queste cose nell'anno i253*
Regno Cagliaritano ^Uo la dominazione pisana. Abolito il
governo de' giudici in questa provincia cominciarono i pisani
ad esercitarvi una piena giurisdizione , e studiarono a che que-
sto possedimento tanto ff uttificasse , che avessero mercede delle
tollerate fatiche miUtari, e dei dispendi.
Della maniera di governo introdottavi pochissime cpse son
per noi conosciute. Ma non pertanto da ciò che ne espone il
diligentissimo istorìografo della Sardegna (B. Manno verso là
fine del libro ott^ivo) si pi^> concepire una qualche idea della
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i4o GAGLURI
medesima. Imperocché sotto i vicari del r^no cui era commessa
la general amministrazione, aveayì i minori ufficiali che tratta^
yano le varie particolari bisogne , i castellani, ì rettori, i po-
destà j i maggiori delle ville , i camerlenghi , i consoli del
porto , i giudici , gli assessori , i ministri delle curie , i capi-
tani di guerra , i sergenti , e altri commessarì , tra i quali i
salinieri , i preposti alle scavazioni delle miniere, e i soprain-
tendenti ai lavori della zecca. E di vantaggio quando paresse
convenire soleva la repubblica delegare per lo regno alcun vi-
sitatore , con la quditài di riformatore , ed inquisitore , a que-
sto che chiamasse a sindacato tutti gli ufficiali.
Di alcuni di cotali impiegati , e questi erano i preposti al
governo della capitale , é fatta menzione in vari marmi. In
due é nominato il capitano del comune e popolo di Castello-
Castro (anni 1292-99). Nella lapida dell'arsenale (1264) sono
notati due castellani, un giudice , ed un assessore , siccome in
quelle del Duomo (i3i2), delle torri di S. Pancrazio (i3o5),
dell'Elefante ( 1 807 ) , e del monumento per la espugnazione di
Lucca , che già fu affisso nella facciata della chiesa maggiore
(i3i5) intendi rispettivamente ai castellani-, ma se ne leggeva
un solo nel marmo per la vittoria di Monte- Catero ( i3i6).
Come a oggetto di primaria importanza cosi videsi alle mi-
niere rivolta r attenzione della repubblica dominatrice , che
molte in questa provincia aperte, e non del tutto sviscerate si
ritrovavano , e restavano trascurate da che caddero i romani.
Certamente non fu questo un inutil consiglio , perocché ebbero
in breve a trarne grandi tesori. La qual cosa é lecito inferire
dalle non poche navi cariche di argento sardo , che casual-
mente furono intraprese dai genovesi. E nel cominciamento di
questa epoca di governo parmi sia accaduto che i pisani
usando del loro dritto sovrano abbiano stabilito una zecca in
Iglesias ( V. il baron Manno nel smndicato luogo).
Se U commercio della provincia prendesse allora forze e ra-
pido e meraviglioso incremento non dubiterà chi conosca con
quanto studio a questo principalmente vacassero i pisani , al
quale dovevano la prosperità e grandezza , in cui erano da
piccoli principìi pervenuti (v. nella continuazione del presente
articolo, Cagnara antico porto di Cagliari dove dal tempo dei
giudici (rivedi anno 1174 Governo di Pietro) negoziavasi con
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GAGLURI i4i
0ì esteri). Ad afTermare più fortemente la loro potenza nella
capitale, quando continuava a turbarli un ragionevol timore ^ che
gli emoli non si abbandonerebl^ero da tentar la sorte , se loro
consentisse quel che avea legato l'ultimo Giudice , e che pure
potrebbe animarsi qualche altra ambizione, posero la mente
a nuove miUtari costruzioni. Allora sorgevano le due alte torri
del castello, le mura di Stampace, e si edificava sul colle più
intemo la rocca di S. Michele.
1282. Pietro Ili re d'Aragona, amico dei pisani, venne con
im gran navilio nel porto di Cagliari , e vi indugiava fino a
che udiva queUa emozione dei siciliani , in cui fu fatta la in-
degnissima strage, che chiamasi il Vespro.
Intanto le squadre navali delle due rivali repubbliche ga-
reggiavano con altrettanta virtù , che ostinazione a nuocersi
per potere una sostenersi nel castello di CagUari , altra occa-
parlo. Guglielmo Ficomataro rapivasi in sulla bocca del golfo
una nave pisana carica di vettovaglie , e di argento. Non po-
che ahre poscia , ed ^saq gravi di danaro tratto dall' isola , si
predavano nelle acque dell' Oglìastra , il quale cadde acconcia-
mente per li dispendi della edificazione della darsena.
1286. Lutto per l'infausta giornata della Meloria, fatai coipp
di fortuna ai pisani, perché cominciarono a languire sino a
non poter sostenere la propria libertà. Gran timore negli abi-
tatori del castello che i genovesi nell'impeto della vittoria non
sei rapiscono.
1287. ^^ trattarsi le condiùoni della pace ponesi a condi-
zione condusorìa la cessione del castello di Cagliasi. A qual
patto con ammirabil magnanimitàr i prigionieri non volevano
si ricomprasse la patria la loro libertà.
1389. I pisani soscrivono la cessione del castello. Domawfan
poi prorogato ad un anno l'effetto della convenzione , cedendo
pei sicurtà altri luoghi fortificati , e la stessa torre della rocca
di Pisa. I
Guerra civUe ita i pisani nelle terre di Cagliari. La morte
del conte Ugolino , cui , comecché fosse smo zio e tutore ,
Nino giudice di Gallura coml^atteva civilmente, e l'arcivescovo
di Pisa condannato nei sublimi versi di Dante alla esecrazione
dei posteri spingeva nelle fauci della più miserevole delle mor-
ti» conile fu conosciuta da Guelfo di lui figliu9lo, che tr^ya-^
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143 CAGLIARt
vasi nel feudo surdo, accendetalo in tanto furore, the preci*
pttava ìnconsideratainente nella guerra. Ben raffermato Vìlla-^
iglesias , Domus-novas con le castella di Baràtuli , Gioiosa-*
guardia y e Acquafredda si mise in suU'offendere. Ed a mag-
giori imprese disponeva l'animo y quando venuto dall'Italia
Lotto altro suo fratello con delle soldatesche indotte a sti-
pendio Crebbero al doppio le sue forze. Ma la ^repubblica noti
mancava a se stessa -, che mandava tosto alcune schiere , e
facea che Mariano di Arborea volgesse sUe armi nelle tèrre
dei ribelli. I due fratelli furono ' sfortunati. Guelfo venuto A
battaglia col Giudice fu fatto prigionieifo , e Lotto dovette re*'-
dimerlo con la cessione di tutti i luòghi posseduti.
1290. I pisani, cut era gravoso il patto della cessione, de-
liberano (fi pericolare in una nuova guerra.
1292. Giovacfaimo Merello, capitano di alcune galee geno-
vesi , appi-oda in Capoterra , dirimpetto a Cagliari , e Scorrendo
con sue soldatesche le vicine regioni distrusse le torri , e arse
quanti poderi si coltivavano in- quelle circostanze.
1299. I pisani temendo gravissima sciagura nella contenzione
con nemici assai più forti calarono agli accordi, e per ritenersi
SI tanto ambito castello di Cagliari abbandonavano ai genovesi
}a città di Sassari, e pagavano cento trentasetrte mila lire di
Genova pe' dispendi della passata guerra.
t3i2. Si ponevano dentro il castello le fondamenta del lem-
pio maggiore, che poi si perfezionava dagli aragonesi nd i33i.
Ouerm aragonese^ i323. La signoria di Pisa udito il ma-
celb che* de' pisani dimoranti in sue terre avea fatfto il Giudice
di Arborea, e gli apprestamenti di Portofiingoflo, riempie Ca-
gliari di genti da guerra.
Il Visconte di Roccaberti con alcune bande aragonesi e col
sussidio delle milizie arboresi marcia sopra quella, e si allog-
gia nella terra di Quarto. L' ammiraglio Francesco Carroz melsa
nella spiaggia del Sulcis la più gran parte dell' esercito sotto
gli ordini dell'Infante D. Alfonso veleggia al golfo di Cagliari,
e vi sbarca '3oo cavalli, e diecimila fenti. Le* quali forse siag-*
giunsero a quelle del Visconte, che già era in sull'^cndere ,
e ben trincerato sopra il colle di Bagnara^
n Carroz sorte ad altre impi*e<fe ' lungo- la costa orienlale ,
tnsL per poco, che dee ritornare a proibire ni pisani l'acceseo
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CAGLIARI 143
in Cagliari ^ e salTare quelle navi che avea respintevi l' Infante
per isremaryi. Constava la flotta regia di galee sessanta, di
ventiquattro grosse cocche , e di duecento sedici navi minori.
i324* I guerrieri pisani , che avean fatta una onoratissima
difesa sostenendo la terra d'Iglesias per sette mesi contro un
esercito venti volte maggiore , si ricoverano nel castello.
Comparisce il navilio della repubblica di cinquantadue navi
da guerra. L' Infante raccozza sotto Cs^lìarì tutte le sue forze.
Tuoi prima cimentarsi in mare, ma ne i suoi, né i nemici
vollero arrisìchiarsi all'abbordaggio. Il conte Manfredi della
Gherardesca salta con sue genti in Capoterra , e si avvia a De*-
cimo ingrossandosi di molte bande di paesani. Alfonso corre-
gli incontro cogli aragonesi , e si affrontano tra il Maso e Deci-
mo nella regione £ Bau-sisterri. Supera la fortuna aragonese,
e i vinti si ricoverano nel castello. In questo voltosi il Carroz
contro la flotta nemica scemata di molta gente la spingeva in
Alga, e rendéasi padrone di tutte le navi onerarie.
Cagliari cingesi da ogni lato, e a privarla affatto delle vet-
tovaglie si ordina una stazione alla scafia in sul capo della piaìa.
Manfredi con molte sortite travaglia gli assediatori. Tenta di
pieno giorno una incursione nel campo reale ; ma il valore non
superò l'avverso destino. Gli aragonesi avvicinano le màcchine
alle mura del castello : il fuoco dei pisani le annienta.
Behedetto Calci ambasciatore e sindaco della repubblica , ve-
duto le cose allo stremo, sottoscrive le condizioni delP accordo
riserbandole in titolo di feudo il castello con Stampace e Til-
lanova col porto e stagno ecc. Lo stendardo aragonese sven-
tola sulla torre del duomo. L' antica città regina dell' isola de»
gradasi alla condizione delle terre feudali. I confini della sua
giurisdizione non vanno molto in là delle falde del suo colle.
Le tende del campò regio^si cangiano in abitazioni, e Bonaria,
come dissero gli aragonesi storpiando il vero Bagnara, sorge al
gradò di città dominante.
i3a5. Mentre i cagliaritani sentivano troppo grave la super-
bia e ingiustizia dell'aragonese; questi mal volentieri tollera-
vano veder i pisani dentro il loro insuperato castello. Dai la-
menti delle ingiurìe si venne ben presto alla vendetta. Gaspare
Boria con le sue galee, e con quelle di Pisa entra nel golfo
di Cagliari , commette moke scaramuccie con T'ammiraglio ara-
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i44 CAGLIARI
gonete, finalmente lo provoca ad ordinata battaglia. La sren-
Uira pisana oppresse Q valoroso genovese.
Si pensa aUa espugnazione deUa città. Il vincitor anuniraglio
col generale Raimondo Perai ta investono d'accordo Stampace,
superano le sue mura, e cagionano grave duolo ai pisani che
aveanvi raccolte le donne , i figli e le masserizie. Fecesi grande
strage e bottino.
iSafi. Stringendosi con vigor sempre più termo addosso ai
propugnatori le schiere aragonesi, fu necessita che quelli in*»
dinassero a pensamenti di pace. Pei nuovi patti diveniva Ca^
gUari colonia aragonese.
Addi 9 giugno del 1826 i pisani uscivano dal castello per
la porta Leonina, e Filippo Boyl coi regii commissarii e con
gli aragonesi entrava dalla porta di s. Pancrazio. Ritornò al-
lora Cagliari nell'antico suo grado.
Govarno della medesima. Le forme consuete degli altri mu-
nicipii aragonesi, come era ragione e dritto, furono date a
Cagliari, la quale anzi si volle assomigliare in tutto a Barcel-
lona. Si stabiliva fossero cinque consiglieri, e cinquanta o più*
giurati j i quali trattassero, ordinassero e procurassero le cose
del castello, e dei popoli che erano e sarebbero alla falda
della collina. Si instituiva l'ufficio della Vicarìa per l' ammini-
strazione della giustizia, si creava un bailo ecc.
Concessioni di privilegi, I nuovi cittadini di Cagliari erano
aragonesi , erano i conquistatori del regno ; e però furono verso
i medesimi prodighi d'ogoi sorta di favori i sovrani, e D. Ja-
copo nel diploma di erezione della comunità in municipio co*
municava con loro tutte le libertà , immunità , privilegi e con-
suetudini di Barcellona; soprali quali beneficii crebbero a cu-
mulo altre e molte grazie speciali. L' Arquer parlando ( circa
l'anno i54o) dei cinque consoli, cui era commessa l'ammini-
strazione delle cose pubbliche, affermava, che ne dal Re, né
dal Viceré erano essi mal disturbati nei loro negozi, che an-
davano per la città ornati delle insegne dell' officio , che dispen-
savano ( o almen dovevano ) secondo il consiglio della prudenza
o dei più savi cittadini le rendite del comune, le quali erano
molte-, che infine aveano in più casi la podestà di. far leggi e
pure sanzionarle con la pena di morte o di mutilazione.
Notizie storiche di Cagliari sotto la dominazione aragonese
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CAGLURI 145
e spagnuola. Giacomo U tiene il regno dì Sardegna dfl ^^24
al 1327. Non volendo che la novella città di Bonaria cadesse
dopo brevissima esistenza ordinava si costruissero nuove abi-
tazioni nell'intervallo che separava Cagliari da Bonaria , si con-
giungessero ambedue in un sol corpo, e a difesa di Bonaria
si costruisse sulla eminenza vicina una fortezza col nome di
Monforte. Ma gli aragonesi amaron meglio di abitar in case
vecchie.
Alfonso IV U conquistatore. iSag. I pisani che non dispe-
ravano di ristaurare in Sardegna la loro antica autorità non
sapendo far meglio vollero adoperare i frati Francescani e
Domenicani. Ciò fu cagione^che l'ammiraglio Boxados mandasse
fuori dal castello i frati e tut^ti i sardi che vi si trovavano.
Giovanni XXII supplicato dal Re ordinava che gli ordini reli-
giosi che per l' addietro erano sotto la giurisdizione di prelati
pisani fossero per l'avanti soggetti a superiori aragonesi.
i33o. Aitone Doria blocca Cagliari, e preda alcune navi.
i332. Tredici galere genovesi si avventurano a penetrare
nel porto ; ne sortono in minor numero.
i335. I consìgheri promulgano degli ordini e .statuti contro
gli israeliti. Il Re non li approva.
i336. Muore Alfonso.
Pietro IV prende il regno.
1345. Confermasi a Cagliari il privilegio del re .Alfonso di
stabilire delle imposte su merci e vettovaglie per impiegare
certa parte del frutto nella costruzione delle muraglie di La-
pola e di altre opere di difesa.
1348. Mentre ardeva la guerra tra i genovesi ed aragonesi
si difiuse nell'isola l'orrib'de pestilenza descritta dal Boccaccio»*
La strage più che in altra paiiie fu spaventosa in Cagliari.
i353. Scoppiata la guerra tra Aragona e Arborea i capitani
del giudice Mariano espugnato Decimo , e distrutto il. castello
Orgoglioso nel Giarréi vennero a oste contro la capitale , e
stabilirono ì quartieri nel borgo di Quarto. In questo essendo
Tenuto il navilio aragonese comandato da D. Bernardo Cabre^
ra , furon tratte al lido tutte le genti d'arme calde ancora dell^
vittoria sopra i genovesi nelle acque di Alghero. Gli arboresi
ritornaronsi in loro case.
i355. II re D. Pietro da Alghero passa in Cagliari. Primo
Dizion. geogr. ecc. Voi. IH. * io
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r46 CAGLIARI
parlatoiento della nazione. Presiedeva lo stesso sovrano e trat-
tava coi principali uomini de' tre ordini del regno di ciò che
conducesse al bene dei popoli. Veniva a Cargli riverensa Tim*
baura giadicessa di Arborea , ed il suo fì^io Ugone. Concor-
reva poscia anche il Giudice Mariano con Matteo Dona* Con-
chiusa la pace si trattò del maritaggio del principe Ugone con
una nobilissima fanciulla aragonese.
i362. Nuovo contagio scema la popolazione.
i366. Facendosi sempre più pericolosa la guerra con Mariano ^
il re manda delle soldatesche a maggior presidio della capitale.
l'SGg. Nel timore di un tradimento in favor di Mariano si
cacciavano i sardi anche da LapoW.
i374-' Ugone, principe d'Arborea, con una squadra di 4^ ga-
lee genovesi tentava di prender Lapola, ma nel respingeva Brain
caleone Doria.
1876. Cagliari stringesi dagli arboresi da mare e da terra.
I cittadini debilitati dall'inedia , dal morbo, dalla guerra deli-
beravano di ritirarsi nell'antica patria, rovesciate le mura della
rocca , e incendiate le abitazioni. La guarnigione del prossimo
castello di S. Michele era per ceder l'armi e il luogo. Ma
venne a tempo l'ammiraglio Aragonese. Ugone lascia libero il
porto, i capitani delle genti arboresi non si ostinano a restarsi
al pie della collina.
Si ridesta la pestilenza. Muore Mariano, e subentra Ugone,
che poi nel i383 fu ucciso dai propri sudditi.
1 384* Brancaleone Doria , marito della giudicessa Leonora ,
viene contro la fede pubblica trasportato in Cagliari , e custo-
ditovi come prigioniero. Leonora vincitrice dei congiurati che
tentato avean costituire l'Arborea alle forme repubblicane , vol-
gesi contro gli aragonesi , e più volte li fa ti^emare dentro i
loro propugnacoli.
1387. ^uore il re Pietro , e gli succede
Giovanni L •
Radunansi in Cagliari i sindaci dei comuni e dipartimenti
soggetti a Leonora per definire coi ministri regi le condizioni
della pace , che restò composta nell'anno seguente.
i3gi. Rinata la guerra con Leonora, il Re che vide con
mirabil celerità propagato il terrore e favola delle arme arbo-
resi attése a fornir Cagliari di valido presidio.
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GAGLURI 147
i3g5. Muore Giovanni , e gli succede il suo fratello
Martino {il seniore).
i3ff6. Approda in Ca;jliari con sua flotta il Re ; vi si ferma
ilciifii giorni , e poi da Barcellona manda gente e danaro a
Ibrti&ear meglio la caporale nel sempre crescente pericolo.
i4o3. Appiccasi nuovo contagio alla popolazione di Cagliari.
i4o4- Muore Leonora giudìcessa d'Arborea.
1409. D. Martino (il (;ìuiiiore)9re di Sicilia, arriva a Cagliari
con grosso navilio per combattere il Visconte di Pfarbona pre-
tendente del giudicato di Ariiorea. Allegrezze per la vittoria di
Sanliuri. Lutto per la inonorata ed immatura morte del vincitore.
141 o. D. Pietro Torrellas muove da Cagliari con l'esercito
per espugnare la capitale dell'Arborea , e obbliga Leonardo
Gabello a prendere il titolo di Marchese d'Oristano, deposto
ijttello di Giudice d'Arborea.
Muore il re D. Martino. Interregno. I cagliaritani sono ridotti
allo stremo per la guerra e pestilenza.
i4ii* Muoriva in Alghero il viceré, e Giovanni Montagnano
govemator di Cagliari cadeva estinto in un incontro coi popò*
lani d'alcune terre sollevate.
141 2. Alcune navi genovesi bruciano dentro il porto i legni
catalani , e vessano i sobborghi.
La stirpe castìgliana ottiene il regno di Aragona. Tr^ molti
eompetitorì è scelto e proclamato re l'Infante di Cartiglia
D. Fcrdinandù,
i4i5. Il Re comanda che, ove presentisi , sia rìspinto Tanti'»
papa Benedetto , il quale avea disegnato di riparare al castello
di Cagliari , e cpiìvi sostenere la sua indipendenza.
i4i6. Ascendeva al trono
Alfonso V.
\fyx\. Ritornando il Re dalla spedizione di Corsica sofièrma«>
vasi in Cagliari.
Secondo parlamento nazionale presieduto dallo stesso Sovra-
no , che con molta benignità accolse gli omaggi dei procuratori
dei comuni , e dei principaU della nazione. Fé' ragione secondo
le leggi; accordò li favorì supplicati, e decorò i benemeriti di
grazie , onori e privilegi.
14^3. Si fanno provvedimetìti per ia maggior sicurezza di
Lapola.
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i48 CAGLIARI
1432. Il Re approda in Cagliari , vi riunisce la flotta , e
quindi parte a combattere la reggenza di Tunisi.
144^* Soprastando all'isola rarmata turchesca, il Re nomina
capitano generale del regno D. Raimondo Satrillas di Cagliari.
iSo'lo stesso anno essendo accaduti in varie regioni alcuni
commovimenti egli mosse con le truppe a ristabilir l'ordine e
la tranquillità, e fé' valere l'ampia podestà, che era stata in
lui conferita dal Sovrano. Assediava Villaiglesias, e la riduceva
all'obbedienza.
1 44^- Corti straordinarie. 1 baroni del regno vedendo le cose
pubbliche troppo travagliate dalla malvagità degli ufficiali si
radunano, e mandano alla corte due messaggi.
14^8. Ascendeva al trono Giovanni II.
1459. Da Sicilia passando in Ispagna toccava in CagUari
D. Carlo Principe di Viana. Il governatore della città spedivasi
da lui a raggranellare tra i comuni quella somma di danaro,
che se gli doveva o£frire in attestazione di onore.
1470. Il viceré Carroz sorte da Cagliari contro il marchese
d'Oristano. È sconfitto presso Uras, e perde molto terreno.
i47^« Leonardo di Alagon marcia sopra la capitale intento
a opprimere il Viceré suo personal nemico. I quartieri, i bor-
ghi , i campi vicini sono aspramente vessati e devastati , chiuse
le vie , impedite le vettovaglie.
1476. Artaldo d' Alagon, primogenito del Marchese, assedia
Cagliari, occupa il poito, e le navi che vi si trovano, e tutto
pone a sacco. Poco manca, che la città non cada. Il Viceré
va in Barcellona ad afirettar il soccorso.
Nella pr'unavera del 1478 molte squadie vennero da Ara-
gona e Sicilia per finir la guerra. Il Viceré dopo la vittoria
dovè dolersi della morte del figlio. La Viscontessa di Sanlurì,
che odiava i Carroz, perché avean perduto il suo maiito, fu
accusata di ammahamento, e processata.
1479* Muore il Carroz , ed il re Giovanni.
Regno di Spagna, 1 paesi di Aragona e Castlglia uniti per
lo matrimonio di Ferdinando con Isabella riprendono quest' an-
tico nome.
Ferdinando il Cattolico.
1481. Convento generale delle corti. Ximone Perez V. R.
1483. Il borgo di Lapola in Cagliari si privilegiava di spe-
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CAGLIARI i49
ciali franchigie , affinchè più popoloso fosse più sicuro in que-
sto che temevasi dai genovesi.
1484* Per violente contenzioni tra il Viceré ed il procurator
generale, cui favorivano molti gentiluomini cagliaritani e sas-
saresi, levavansi i popoli a rumore, e gravi commovimenti si
generavano di minor durata però nella capitale per la prudenza
dei consoli. Il Viceré fu richiamato.
i48^« Ritoma il Perez , e condanna i suoi emoli in un giù*
disio di maestà.
1490. Convocazione delle corti. D'Ignigo Lopez avea inti-
mata l'adunanza in Sassari, e incominciata; ma a petizione
dei consoli di Cagliari fu il parlamento ti-asferito nella capita-
le, e conchiusovi.
1492. Ferdinando ed Isabella conquistano il regno di Gra-
nata dopo una gran battaglia, cui dava ottimi auspici il valo-
roso Leonardo Tola , uomo sardo , che coglieva col laccio e
strascinava al padiglione del Re un granatino di gigantesca cor-
poratura uscito a disfidare e punger con derisioni i guerrieri
cristiani.
Si ordina V espulsione degli israeliti. La loro sinagoga si con-
sacra al cristiano culto sotto l'invocazione di s. Croce.
Si stabilisce il tribunale della Inquisizione dipendente da
quello di Sassari sotto la influenza del famoso Torquemada.
Arquer dice che prcK:edevasi con tanta severità contro i sospetti
di eresia , apostasia , maleficio da non si potere con poche pa-
role spiegare. Certo è però che era minore di quella , che nel
1571 egli sperimentava dalla Inquisizione di Toledo, da cai fu
fatto perire di ferro e di fuoco siccome luterano dogmatizzante.
1498. Accadde un conflitto di giurisdizione tra il S. Ufficio e
l'Arcivescovo, che con l'aiuto del Viceré avea levato un me*
scbino dalle prigioni della Inquisizione. Fuvvi una processura.
Gli inquisitorìali ebbero il vantaggio.
i5io. Convento generale delle corti. Presiedeva Giovanni Du-
say viceré. Il quale morto , prorogavasi l' assemblea dal gover-
natore di Cagliari. Il Re destinava a suo luogotenente generale
Ferdinando Giron ReboUedo. Pare che costui indicasse la con-
tinuazione del parlamento in Sassari: ma per una interposta
coQtradizione fu obbligato di ritornare indietro da Oristano, e
tener l'assemblea nel castello.
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i5o CAGLURI
i5iS. Muore Ferdinando il Cattolico. I regni della Spagna
sono devoluti nella stirpe di Ausburg.
Ciirlo I di Spagna, e poi /^ fra gli imperatori romani, figlio
di Giovanna lafolUy da Filippo U bello d'Ausburg, imprende
il regno.
i5i9. Convocanoni delle corti. D..Angelo di Yillanova V. R.
Si attentò contro lo statuto del regno; però che i gentiluonùni
di Sassari, Alghero, e degli altri luoghi settentrionali compor-
tavano a male in cuore , che per la validità delle unioni dello
stamento militare si comandasse l'assemblea nella capitale (V.
B.Manno all'anno iSig ). U Re volle inalterate le antiche con*
suétudinì.
i53o. Congregazione degli stamenti. D. Martino Cabrerà V. R.
i535. Si riunisce nel golfo un numerosissimo navilio per la
guerra Africana. Carlo V ferma-;! alcuni giorni in Cagliari. Al-
legrezze per la vittoria di Cesare, e per la liberazione di 1 1 19
schiavi sardi. Il valoroso cavaliere cagliaritano D. iialvatore Ai*
merìch resta' governatore della Goletta.
1540. Orribil penuria. La stessa capitale langue di miseria
e di stento.
i54i- Adunanze parlamentari. V. R. D. Antonio Cardona ,
cognato di Cesare. Circa questi tempi fu scrìtto per lo sum-
mentovato Sigismondo Arquer di Cagliari un Saggio, che dir
possiamo storico-politico- statistico della Sardegna, onde si ap-
prende la tristissima condizione morale delle c*ittà primarie e
provinciali, e delle popolazioni rustiche. Nel quale notavasi la
negligenza del comune, lo studio del privato interesse, la crassa
ignoranza, la gran lode che era aver veduta la giammatica
latina, lette le leggi di Giustiniano, e le pontificie, scorso con
occhio sonnacchioso il Galeno ed Avicenna, la enormità del
lusso e della superbia, e con tutto questo i vìzi della barba-
rie. Vi si parlava con poco onore dei preti e monaci.
i549«D. Girolamo d'Aragal cagliaritano, governatore della
capitale e provincie clìpeudenti , prende il ; overno del regno con
titolo di presidente. Egli erìgeva il baluardo dello Sperone.
i553. Gran timore in Cagliari per le correrìe del famigerato
corsale Dragutte alleato de', francesi e però conti^rlo a Carlo.
i555« Coiti generali del regno. D. Lorenzo D'Eredia V. R.
A costui, che moriva si tosto come chiudeva il parlamento, sue*
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CAGLUra i5i
cesse nel governo del regno D. Alvaro di Madrìgal, sotto il
quale le fortificaùoni del castello furono in gran parte con-
dotte a perfeùone y come apprendesi dalla iscrizione nel fianco
del baluardo di s. Croce y che domina quello del Salice.
1 556. Carlo I chiude sua vita politica rinunciando il regno
delle Spagne al suo figlio
Filippo IL
i562. Ordinava alla inquisizione della Sardegna di unifor-
mare a tutti i regolamenti del S. Uffizio di Spagna nelle pro-
cessure. Per lo che mandava alcuni frati peritissimi in siffatte
bisogne.
1 564. Stabiliva ^ R. Udienza.
i565. Si òm votano le corti del regm>* D. Alvarp di Ma-
drigal V. R-
Si introduce Tarte tipografica da ^iicolao Canelles.
1567. 11 Madrigal j come negli altri propugnacoli , cosi nel
dedicato a S.Giovanni ( bastione di S. Croce ) dimostrava il
suo studio a munire secondo le regole e la condizione topica
la città con Topera degli ingegneri Rocco Capellino , e Antonio
Mazolina. Cosi da una iscrizione nel fianco dello stesso bastione
al Bàlice.
1571. Dal P. M. Pio V. proclamatasi la crociata contro i
turchi , la Sardegna contribuiva il suo terzo contro Selìmo IT.
Quattrocento archibugieri sartfi in massima parte cagliaritani
furono accolti neUa Reale cristiana y dov'era D. Giovanni
d'Austria. Contro la quale Ali comandante supremo della flotta
turchesca , confidentissimo nella ferocia dei quattrocento suoi
giannizzeri, spingevasi. Ma i sardi avventatisi su lui con la vio-
lenza della folgore y e domata ogni resistenza ne presentavano il
capo a D. Giovanni. Fu questo prodigio di valore il grand'au-
spicio della famosa vittoria delle Curzolari , addi 7 ottobre. D.
Giovanni reduce dal Levante toccato in Cagliari si congratulava
coi cittadini del felice valore dei suoi guerrieri. Questi bravi
con l'insigne Figneròa , degno condottiero di eroi, posero mo-
numento di loro religione alla Beatissima Vergine nella chiesa
dei Domenicani l'onorato stendardo. Il quale era uno dei più
significanti ornamenti nelle feste per la canonizzazione di Pio
V , e tutti gli anni portasi pubblicamente j come un trofeo
nella solennità del SS. Rosario.
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iS% CAGLURI
1573. Convocazione delle corti. D. Giovanni Coloma V. R.
1578. D. Michele De Moncada Y. R. fa il giro del regno
per terra e per mare provvedendo alla sicurezza interna
ed estema.
i58a. I barbareschi saccheggiano la terra di Quarto sotto gli
occhi del governo.
1587. Compite le fortezze di Cagliari e di Alghero, e for-
nite d'ogni necessario istromento intendesi a circondar l'isola
di torri. Si stabilisce nella capitale una reale amministrazione
per le medesime.
iSgS. Convocazione delle corti. Marchese d'Aytona V. R.
1594. Temendosi in Cagliari dei tuixhi , il V. R. D« Ga-
stone di Moncada provvedeva j ed i baroni armavano molta
gente.
1598. Filippo HI.
i6o3. Famoso parlamento nazionale. Conte d'Elda V.R. Spa-
ventosi nembi di locuste vengon dall'Africa nelle terre sarde.
Influsso mortalissimo di va j nolo.
1606. Bolla di Paolo Y per la erezione di una università
di studi.
161 1. Viene visitatore D. Martino CarriUo. Nell'anno seguente
pubblica là sua relazione intomo alla Sardegna.
161 3. Convento delle corti. Duca di Gandia V. R.
i6i5. Sotto le ruine dell'antica chiesa di S. Saturnino ( v.
agli anni 517 , e 1089) scoprìvansi molti depositi di vecchi
ossami , li quali furono riconosciuti tombe e reliquie di beati
martiri. L'arcivescovo Esquivel dimostrò uno zelo maraviglioso
a farli onorare. Molte città dell'Italia parteciparono della in-
venzione.
1619. Toccava nel porto di Cagliari il prìncipe Filiberto
Emanuele terzogenito di Carlo Emanuele I duca di Savoja. Egli
era grand'ammiraglio di Spagna.
i6ao. La flotta turchesca tenta uno sbarco nella spiaggia di
Quarto. Tra i baroni accorsivi molto si distìnse D. Giambattista
Satrìllas.
i6af. Il conte d'Eril raduna il parlamento per ùlt provvi-
sione a fortificare l'isola di S. Pietro y nido dei pirati barba-
reschi e turchi , donde inferivano ai popoli della vicina Sar-
degna continue molestie e gravi danni. Ma prevaleva il consi*
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CAGLURI ,53
glio di edificare una squadra di galere. Il prenominato Satril-
las fu inviato al re
FiUppo IV.
i6ti3. ConTOcatione delle corti. D. Giovanni Vivas V. R.
Questi per sue maniere violente rendeasi nemici molti membri
dello stamento militare. Onde non potendo viver tranquillo
nella capitale andava a Sassari ^ e moriavi molto onorato.
1&26. D. Luigi Biacco consigliere del supremo di Aragona
Tiene per domandar soccorso ai Aspendi della guerra. Indica
una congrega straordinaria , e reggela ei stesso, essendo Y. R.
il marchese di Bajona. Fu deliberato un donativo di quattro-
cento mila scudi pagabili in un quinquennio. Cagliari contri-
bui per scudi novantatre mila. Cosi potè formarsi un terzo
(laoo uomini) di soldati nazionali, e mantenersi. Gonducevalo
alla guerra di Mantova il maestro di campo marchese di Sedilo.
1682. Corti ordinarie. Marchese di Bajona Y. R. Lui morto
destinavasi il vescovo di Alghero D. Gaspare Prieto a conti-
nuarle e conchiuderle.
Le tre primevoci giurano nel Duomo di difendere la imma-
colata Concezione della B. Y.
i633. Si pubblica la compilazione delle prammatiche per D.
Francesco Yico.
1634* ^ militari del Logudoro persistono nella pretesa di
poter fare delle riunioni stamentarie in Sassari. Il Re annuiva
per certi casi ; ma presto rivocavasi la licenza.
i635. Cagliari invia soccorsi agli eserciti regii nella Catalo-
gna. II Y. R. Doria, prìncipe di Melfi, muore. Gli è sostituito suo
fratello duca di Avellano.
i636. Gran carestia di viverì.
1637. Occupata Oristano dal conte di H^rcourt, i consoli di
Cagliari offrono danaro, e proferiscono somme maggiori. D.
Diego di Aragal parte a governar la guerra. Si attese tosto a
fortificar la capitale , ed a compire alcune opere di difesa. Fu
munito anch'esso il castello di S. Michele e cominciossi a edi-
ficare il forte di S. Elia. Quando il Y. R. disponevasi ad andar
nel campo venne nùnziata la vittoria dell'Aragal. Yennero a
tardo ausilio dieci galee , dalle quali la città comprava nuove
provvisioni di guerra. D. Antonio Quintano molto intendente
di architettura militare fece alcune avveitenze sulla fortificazione.
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i54 CAGLIARI
i638. D. Diego di Aragal Catto preside de! regno erìge il propu-
gnacolo alle spalle del palazzo reale , che in certa forma d*un ca-
valiere siede sul gran baluardo della stessa denominazione.
Scandaloso scoppio di odii municipali , dolendofi i cagliaresi
che si tentasse dai sassaresi non solo contro la primazia poli-
tica ed ecclesiastica, ma ancora contro i suoi santi con empie
pasquinate. Ammutinamento popolare in Cagliari contro D. An-
tonio De Basceliga ed il canonico Diaz creduti autori degli scritti
disonorevoli. Furono assaUtt nelle loro case , e se non fosse
accorso lo stesso presidente del regno sarebbero stati finiti.
i638. D. Giorgio di Castelvi conduce in Fiandra un terzo dì
sardi , e vi si ricopre di gloria.
1639. ^ ^* ^*> prindpe dì Melfi, muore desiderato da tutto
il regno.
1641. D. Giovanni Dexart pubblicava la compilazione e chiosa
degli atti delle corti del regno.
Fondasi il monistero di s. Catterìna per educarvi le fanciulle
bennate.
La città offre al Re una gran somma in doniitivo grazioso.
1642. Convento generale delle corti. Duca d'Avellano V. R*
I marchesi di Laconi, e di Villassor, formano quegli un reg-
gimento di cavalleria, questi un terzo d'infanteria con uno
squadrone di cavalli , e vanno a combattere gli insorgenti della
Catalogna.
1 consoli a distrigare il fisco dai precipitati obblighi suoi
offrono scudi trcncamila per anni dieci.
1644* Mandano copiosi sussidi all'ei^ercito regio nella Cata*
logna. Muore il Y. R. Succede il Idontalto, e purga il regno
dai malviventi.
Contenzioni tra i marchesi di Villassor e (^uirra per lo pri-
mato nello stamento. Il Quirra va a negoziare il titolo di Duca.
II Yillassor si oppone. Cagliari manda soccorsi alla squadra di
D. Giovanni d'Austria, che combatte i ribelli napolitani, e
Masaniello.
Guerra tra le erse Castelvi e Villassor. D. Agostino Castelvi ,
che il Villassor avea voluto trucidare, sorte in campo con i5oo
cavalli e sfida il marchese Villassor. Relegazione dei partitanti.
Il cardinal V. R. fa riconoscere dal comuiissaiio un cavaliere
casigliano accusato di magia e come tale bruciato.
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CAGLIARI i55
i65o. D. Giovamii d'Austria, compresse le rìbelUoni di Na-
poli e Sicilia, viene in Cagliari con la flotta. Il cardinale Tri-
vulzìo y. R. per evitare le spese nomina a presidente il Visi-
tatore, e parte. Scandalo gravissimo nella cattedrale quando era
per giurare il Visitatore, perché il govemator di Cagliari si
pose con violenza in suo luogo , e imprese il governo.
i65i. Viene V. R. il Guerara e relega il governator di
Cagliari. Provvede contro i fialsatori delle monete erose. I se-
greti delle sue operazioni svelati cagionano dei disordini, e
quindi si passa ad un ammutinamento. Gli stampacìni e i vii-
lanovcsi si mossero contro lui. Ma non si precipitò alla strage.
i652. Incomìncian tempi funesti. Nel maggio veniva dal-
l'Africa cosi denso nembo di locuste, che copriva la terra,
ed oscurava il giorno. N'erano consumate le messi. U fieno
tocco dalle medesime avea effetti dì veleno. Supplicazioni re-
ligiose e scongiuri. Fatica vana dei popoli a distruggerle. Com-
pita la ovazione, in sull'estremo esinano, cado n sul mare. Nella
seguente primavera al tepore si animano i parti, ed una quan-
tità decupla della prima fa disperar le genti. Perita anche
questa nell'istesso tempo e modo, i contadini si volsero a di-
struggere i nidi. Venne la seconda generazione, ma tocca da
certo pestilenziale influsso mori tutta prima di nuocere e par-
torire. Prendonsi nella capitale le- più savie misure contro la
pestilenza appresasi alle terre settentrionali da commercio con
la Catalogna allora ammorbata. Giambattista Perez provvede
in modo che per quattro anni restò preservata Cagliari. Il
castello di s. Michele fu destinato a lazzeretto.
iG54- L'armata francese minaccia la capitale» Il governo
comecc^'è in aiianno per lo contagio preparava per una valida
difesa i baluardi ed i cittadini.
i6i^6. Il Re ordina la convocazione delle cord. Il Perez pro-
testa i ivano. Si fa l'assemblea presidente conte Lemos. L'ar-
civescovo prima vittima del contagio. Il V. R. dissimula il
morbo, e quesìo sì attacca all'Italia, e fece in Napoli quella
grandissima strage che rÌLerisce il Botta. Oade gridò tutto il
mondo conlra il V. R. di Sardegna. Questi ritirasi in Sassari
per salvarsi. Ivi ricevuto la conferma del parlamento chiamò
tutti i titoli e voti, e conchiuse le corti con le consuete so-
lennità. Il contagio in sul fiair d' agosto degenerò in febbri di
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i56 CAGLIARI
somma malignità. Nell'ottobre era perfettamente ristabilita la
salute pubblica. Si resero grazie a s. Efisio, e nel maggio andò
il popolo col suo simulacro in Nora per festeggiare. La pe-
regrinazione continuasi tuttora. Il Re richiama U suo rappre-
sentante causa dell'orribile mortalità dell'Italia: con uno sguardo
severo toglieTasi il senno. D. Bernardino de CerveUon governa-
tore di Cagliari e Gallura veniva in Cagliari mentre ancora
infunava la pestilenza a prendervi con le solite cerimonie pos-
sesso del governo in qualità di presidente.
1657. Il V. R. marchese di Castel Rodrigo purga V isola dai fa-
cinorosi, accresce allasquadrn un' altra galera. Edifica un poiio
( la darsena ) e arsenale con baluardo del molo piccolo. Incen-
dio del palazzo viceregio. Selciamento delle strade. Intro-
duzione e miglioramento di varie arti meccaniche per li servi
del V. R. Uomini alemanni di molta industria.
1662. n principe di Piombino V. R. visita molte fortezze del
regno. Nel 1664 muore in officio.
i665. Carlo II sotto la tutela di Marianna, arciduchéssa d' Au*
strìa , reggente del regno.
Ella per la guerra contro Luigi XIV chiede essere servita d'un
cospicuo sussidio di danaro. Scerete conferenze del marchese
Laconi con l'arcivescovo primate, col vescovo d'Ales, e col
giurato in capo di Sassari. Molti vanno nella loro parte. Il mar-
chese Villassor , e pochi altri baroni famulano al Y. R.
1667-8. Congregazione degli stamenti. Marchese Camarassa
V. R. I laconeschi prometto» a condizione della privilegiata
concessione delle prelature , e degli impieghi dello stato ai re-
gnicoli. I viUassoreschì puramente. Prevalendo i primi mandasi
il Laconi sindacò alla corte. La supplicazione non accoltasi con
favore , gli stamenti ricusavano il chiesto servìgio. Il Laconi ri-
torna in patria applaudito gloriosamente , e presentasi alle con-
greghe stamentarie, dove trovò occupato il primo posto dal
marchese di Villassor. Il Camarassa, disperata la persuasione,
scioglie l'adunanza, molto indispettito contro i laconeschi, dei
quali altri levava dal posto, altri privava del soldo , questi re-
spingea dall'intendimento, quelli cacciava in esilio. Entro la
prima ora del di 21 giugno 1668 il drudo della Cedrellas^
marchesa di Laconi, metteva a morte il marchese. Il V. R.
desidera riconosciuti tosto gli autori del delilto-, ma il giudice
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CAGLURI 157
prevarica. I Gastelvi, tutte le primarie famiglie aderenti, e la
clientela giurano la vendetta sul cadavere. Uomini dì pace la
dissero lecita , e di essi une a poter alla medesima commovere
il popolo dolentissimo del destino d'un uomo, che amava e
appellava padre della patria, osò dare non vano consiglio di
portar al sepolcro a tutd gli occhi scoperto le lacere membra.
Il castello riempiesi di armata Eran del numero molte persone
sacre non però abborrenti dal disordine. Il defunto è onorato
delle lagrime dì tutd i cittadini. La presenza dei giudici presso
le porte della città frenava la sedizione preveduta dal V. R.
L' adultera querelasi contro questi siccome mandante. Si fanno
molte conventicole dai Castel vìani, e si destina a morte il Cama-
rassa. Della quale essendo stato incaricato il marchese di Cea ,
costui non riuscito nell'intento per li veleni, e per le polveri
fé' adoperar le armi, ed addi 21 luglio mentre con sua mo-
glie e figli tornava dalla festa del Carmine il Camarassa cadde
ferito da cinque carabine.
Il Cea col marchese Tillacidro, e coi cavalieri Cao, Portu-
gues, Griaoni rifiigìansi coi servi nel convento dei claustrali.
La reale udienza provvede per contenere il popolo. Gli stam-
padni vogliono assistere ai congiurati, e non al governo. U prin^
ópe di Piombino capitano generale della squadra delle galere
sarde si esibisce con sue genti a custodire il castello. La no-
biltà ed i sindaci dei quartieri oppose, la reale udienza non
ammise P offerta.
U Cea coi compagni si muniscono di tutte armi, e cangiano
il convento in una fortezza. Una guardia £ duecento uomini
vigilano contro qualche improvviso assalto del governo. Si ag«-
giungono altre schiere in lor difesa dai sindaci. In fine le mi-
hzie nazionali invocate dalla reale udienza, non curata questa,
•iirono i loro servigi al Cea. Questi potea farsi padrone di
tatto , era confjgliato a ciò, e noi fece, che non voleva pas-
sare ad una vera fellonia e calpestare la fede giurata al sovrano.
Arriva da Sassari il prenominato Aragal-Cervellione a im-
prendere la interinale viceregia. Si oppone l'avvocato fiscale
rifiutandolo perchè processato due volte per sue prepotenze ,
ed una relegato, altra confinato nel governo di Gallura. Ma
la forza vinse questa ragione , ed altre. Si procede nella inqui-
sizione sulle due morti per enormi calunnie. Tuttayolta il de«-
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i58 CAGLURI
litto della Cedrellas, e le sue infamie si divulgavano. U Cea
coi suoi cor*giurati e comitiva passa iu Sassari, onde poi con-
ferirsi in quulwhe sito forte del Logudorp, e sostenervìsi sino
ad ottenere il perdo ao. Egli è accollo con entusÌ£^mo d'amore
da tuUii i popoli, ed è pregalo di gi*ec!lre i loco servigi. Im-
minente il nuovo V. B»egU è esortato dai suoi partigiani a
impadronirsi della capitale, ed a rispìngere il vendicator del
Camarassa, ma invano. 11 duca di s. Germano sussidiato da
buone soldatesche prende possesso di sua dignità addi 26 di-
cembre.
1669. Il curatore del marchesino Laconl instituìsco l'a cusa.
Rinnovasi la procedura , e appare sincera la yerltli , die cre-
deasi sepolta 60tto molti speìgiuri e ingiustizie. Si nominano
tre commissari a liberare il regno dalle squadriglie dei con-
giurati* Il Cea è nuovamente consigliato a venir su la capita-
le, e cacciare il duca. Si cospira contro di questi; ma cessa
l'audacia introdottesi destramente le truppe nel castello. Chio-
desi senza le solite solennità il donativo, e si concede. Addi
18 giugno il Cea coi complici furono condannati di crimenle-
se ; ma lodati siccome fedeli e leali sudditi del Re tutti gli al-
tri, di stamenti ringraziarono il Y. R., che avesse reso giustà-
eia alla nazione. La casa, ove i congiurati oprarono il misfat*-
to , fu atterrata , e postovi un marmo 4:on la memoria del de-
litto e infamia dei colpevoli.
L' arcivescoco Vico rifabbrica la cattedrale già rovinante.
Il Viceré con truppe d'ordinanza e con tutte le cavallerie
del regno va ad assalire iu Moatenieddu di fiallura il marchese
Cea, ma invano.
1670. Il V. R. fa violentemente arcestare alcuni magoati in
suo palazzo. -
1671. Perivano i primari congiurati, e con impctfturbata co^
stanza soggettatasi in Cagliari alia mannaja il marchese di Cea.
La sventura di questo vecchio , ohe la diabolica frode del-
l' adultera avea tratto nel delitto toccava gli animi 4I0I0-
rosamente; la prosperità del vile Alivosi, cui l'azione turpis-
sima in soprassoma di molte scelleraggini i^attava il dominio
di alcuni feudi, moveva a sdegno.
1677. Periodica convocazione delle corti: Conte di S. Ste-
fano Y. R.
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CAGLURI iSg
1679* I sindaci dei quartieri insorgono contro i procuratori
della città , che riempissero i yacui della infedele amministra-
EÌone con forti estorsioni.
1683. DaVv si ai frati Domenicani dalla citt'i la chiesa di S.
Lucifero che nel fcrvor del litìgio sulla prìr .nzia fu riediucata
guU'antica intor-^o dl'anno 1646, e proi?ietievasi una fabbrica
a collegio di studi con certo annuo assegnamento sulla gabella
del taLacco per dicci religiocì. Cominciossi l'edifìzio nel 1C94 9
ma perchè poco rcrdeva la {[gabella andò a rilento l'opera y e
poscia per le sopr&yveQute vicende politiche restò imperfetta.
160S. Convocazione del parlamento. Duca di Montellano Y. R.
1700. Venne iu Ca;;jlian a reggere il regn-^ D. Ferdinando
di Moncadti duca di S. Giovanni , uomo di alto merito.
Carlo risolve il dubbio della elezione del successore dalla
casa Borbone o rVATisburg iastituendo suo erede il duca di
Angiò. Muore al primo di i.oveiibrc. Comincia la guerra dì
successione. I sf:trdi o! blignno lor fede a
Filippo V.
1701. L'ammiraglio inglese Rooch veleggia lungo le coste
sarde se possa eccitarvi qualche movimento in favore del prCp-
tendente austriaco.
1703. L'ammiraglio inglese Schowel avvicinasi con simile
intendimento. U Re esìge il donativo per lo suo avvenimento
al trono.
1704* Comincia a vacillare la fedeltà dei principali baroni.
Il marchese di Vììlassor disgustato degli onori del marchese
Laconi q)arge i semi d'una congiura. Il suo genero conte di
Montessanto per somma perfidia e ingratitudine alienasi dal Re.
Il marchese Valero V. R. teme di convocare in tempi cosi
pericolosi le corti del regno , e in forma meno solenne ottiene
dagli stamentì il consenso per la proroga del donativo.
Viene in sue laani il memoriale d'un frate sardo all' Alci-
duca 9 nel quale notava i principaU personaggi del regno che
ei stimava inclinassero all'Austrìaco , o al Borbone. Inconslde^
ratamente fa trasportare tre uomini primari in Francia. Per che
ì Satrillas , e tutta la loro clientela cangiaron colore.
1 706. Chiede il sovrano un altro donativo , e ottiene oflferti
ducentoventi mila scudi a quote eguali in \xq anni.
1708. Il nuovo V. R. marchese della Giaroaica si avvisa della
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i6o CAGLIARI
divisione degli animi , e dove YiUassor con Montessanto ten-
dessero. Non ottenuti li chiesti soccorsi intende a guadagnare il
Montessanto, dal quale fu sostenuta 'una gran simulazione ed
ogni arte esperimentata ad estenuare la forza dei principali
Filippeschi. Il fratello dì costui marchese di Cifuentes aperta-
mente devoto all'austriaco esorta alla conquista del regno. Per
la influenza di alcuni Garleschi postisi nella Corsica scoppiava
primamente nella vicina Gallura la sedizione. Il Montessanto è
incaricato di opprimerla. Appare sua mala fede , e gli si so-
stituisce D. Vincenzo Baccalar di Cagliari. Il quale andato tra
i galluresi e fatto consapevole dell'occulto negozio nominava al
Y. R. quei che espediva bandir dal regno. Questi restarono.
Comparisce la flotta inglese con poche truppe da metter in
terra , ed esse mal disciplinate. I Filippeschi si incoraggiano
alla difesa: i Carleschi la impediscono. I consoli non sono lu-
singati dalle promesse dell'ammiragUo Lake \ ma abbandonatosi
dal V. R. ogni pensiero delle cose pubbliche , e svelatasi la
perfidia dei Villassoriani veggousi ridotti a questo che patteg-
gino con l'aggressore. Il Montessanto agli spergiuri ed alla perfi-
dia contro il sovrano poneva il colmo con una barbara empietà
contro la patria, però che a scemar l'onta d'una sommessione,
che manifestava il tradimento fece che gli inglesi in piena ,
notte vuotassero le artigherie sopra i cittadini che riposavan
sulla capitolazione conchiusa.'
Carlo III.
Il conte di Cifuentes giurava in di lui nome.
Il fedelissimo Baccalar incontravasi con D. Francesco Pes ,
e veniva alle mani. Ma oramai vedendo infi^uttuosa l'efiusione
del sangue abbandonava la Gallura , e ritomavasene al re Fi-
lippo. Il Pes ebbe poscia per la sua devozione e valore premio
onorevole.
Una mortalissima epidemia funesta la capitale. Si fa voto
dai consoli alla V. intitolata dal Rimedio venerata nella, chiesa
di S. Lucifero.
1709. U Baccalar testé creato marchese di S. Filippo prepara
un piano di invasione alla ricuperazione del regno.
17 10. Il Laconi destinato a V. R. passa con lui in Genova
per accelerare l'armamento. Due ministri traditori fanno riu-
scire a mal fine l'impresa. Comecché il conte di Castiglio di-
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CAGLIARI i6i
sceso con sue genti in Terranova avesse pugnato non infeli-
cemente col Pes , ei dovea sloggiare dall'isola premuto dalle
fone dell'ammiraglio Norris , che lo affrontò a S. SimpUcio.
1711. Carlo ottiene gli onori dell'imperio.
171 3. Pace d'Utrecht. La Sardegna è riservata all'Austria.
17 17. Filippo manda la flotta contro Cagliari : navi di linea
12, onerarie 100, con gente da sbarco fanti 8,000, cavalli 600;
e con artiglieria pezzi dall'assedio 4^, mortarì ao , sagri 12.
Piantasi il campo presso S. Andrea ( littorale di Quarto ). Addi
aa agosto si apri la trincea. Il V. R. fugge ad Alghero , e resta
a dirigere la difesa il marchese della Guardia. I baroni levano
alcune milizie. Addi 16 settembre cresce il numero delle truppe
nemiche , e ponesl grossa schiera al Maso per proibire le vei*
tovaglie. Addi 3o una faccia del baluardo di Monserrato col
fianco difensore del bastione della darsena erano distrutti.
Quando gli spagnuoli già salivano sulla breccia la città calò
ù patti.
Cagliari oppressa dai conquistatori. Emozione popolare per
le avanie dell'Intendente generale. Qiiesti salvasi con la fuga.
17 18. Trattato di Londra. Si fissano i dubbi destini della
Sardegna aggiudicatasi al duca di Savoja.
Radunasi nel porto l'armata spagnuola destinata contro la
Sicilia y navi di linea aa^ altri legni armati 8, vetturali 34o,
truppe di sbarco 36^000. I cagliaritani con dolore si ricordaron
poi di questi ospiti.
17 19. Gli alleati preparansi a riprender la Sardegna da Fi-
lippo. Questi risoluto a non cederla pìrt^blica dei provvedimenti.
La inquisizione procede contro alcuni s^gurati.
1720. Filippo deve acconsentire alla volontà degli alleati.
Addi 4 agosto il principe Ottaiano de' Medici riceve dal capi-
tano generale la rinuncia di Filippo a Cesare. Per tre giorni
si inalbera su i baluardi della rocca il vessillo imperiale , fe-
steggiando i cittadini. Addi 9 al cospetto degli stamenti il rap-
presentante cesareo rassegna al rappresentante del nuovo mo-
narca il governo del regno.
Nuova epoca della nazione sarda sótto i propri re.
Addi 39 gli stamenti deputano al regio trono D. Giuseppe
Satrillas marchese di Villaclara. \
' Addi % settembre il barone di s. Remigio V>. R* ricevuta la
Dizion. geogr» ecc. Voi. III. 1 1
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i62 CAGLIARI
fede del rappresentanti della nazione proferiva il giuramento
in nome di
Vittorio Amedeo II re di Sardegna,
Il Visconte del porto statico degli spagnuoli in Cagliari , clie
tentava la fede dei sardi ^ ammutolì alla voce del Re.
Riforme secondo migliori maniere, restauri delle opere an-
tiche, e costruzioni di uuove difese.
II timore della pestilenza serpeggiante in Proven7a si slem*
pera con satie cautele. Instituzione d'un magistrato di sanità:
vegolameoto del lazzeretto.
17^1. Il Villadara porge al Sovrano i primi omaggi della
nazione. Si rilascia il donativo solito prestarsi negli avvenimenti
al trono.
Il V. R. richiede gli stamenti di straordinari soccorsi per la
guardia dei littorati.
1722. Nuova offerta degli stamenti. nd un triennio del do-
nativo di scudi 60 mila.
Il testé mentovato deputato si nomina in reggente del su-
pi'emo consiglio di Sardegna in Torino.
Clamori contro i curatori delle cose civiche , che per privi-
legio non tenuti al rendiconto, giovando a se, nuocendo altrui,
facean cadere l'azienda e la fede pubblica* Il V. R. soccorre
alla pupilla.
17^5. La inquisizione cagliaritana non languiva ancora nei
suoi rigori. Li sperimentava Pietro Palla, nome celebrato nei
proverbi.
1717. Vengono alcuni regolari a propagar la lingua italiana.
n Re delibera convocar le corti a domandarvi un aumento
n elle pubbliche gravezze -, noi permise la infelicità del raccolto.
Il censimento generale diede 809,994 '> I^ capitale aveavi parte
per anime 16,924*
Atto estremo della giurisdizione degli inquisitoriali contro un
distinto letterato cagliaritano, uomo di 75 anni, decorato di
dignità abbaziale, perchè avesse alcuni autori proscritti. Il Re
andava restituendo i vescovi alle loro attribuzioni ordinarie.
1730. Vittorio Amedeo abdica in favore del principe di Pie-
monte
Qtrlo Emanueie III re di Sardegna.
Scrive una lettera piena di amore ai sardi. Il V. R. ronr-
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CAGLUni i63
rlie*^p fVi Cortanrc nell* assemblea degli .^lamenti guitava in di
]ui nome V osseri-anza dello statuto e delle leggi del regno ;
poscia proclamava un indulto generale.
D. Giambattista Satrìllas mandasi in Torino , interprete del-
l'amore e della fedeltà dei sardi.
1734. Il Re intende a convocare un solenne parlamento; ma
la suscitatasi guerra volge da questo i suoi pensieri* I caglia-
ritini applaudono ali eroe di Guastalla.
1735. Muore il V. R. marchese Falletti, uomo carissimo ai
sardi; poco appresso il generale delle genti da guerra conte
di Brassicarda.
1737. Il V. Pi. marchese di s. Martino diRivarolo, liberata
la terra dai malviventi ^ esce dalla capitale ^ visitare il regno.
Rimettesi il donativo pel maritaggio del Re.
1738. Si stabilisce la insinuazione. Arrivano i tabarchini de-
stinati coloni deir isola di s. Pietro , ^e sperimentano un gene-,
ro^o amorr. Il Y. R. va a vederli nelle nuove sedi. La me-
moria del Rivarolo sarà sempre gloriosa fra i sardi.
T739. Il y. R. conte Apremont stabilisce le regie poste.
Proseguonsi con calore le opere di fortificazìpne. Di cui vedrai
in avanti — Materiale della città di Cagliari,
174^. Prevedendo il Sovrano qualche impresa del Cristia-*
Dissimo contro la Sardegnn, offeso dal suo i^ccostamento alla
regina d'Ungheria, chiamava il tìavilio degli inglesi alleati.
Dagli ordini del regno si prevengono le richieste del governo.
Susseguiva altra offerta per lo preservamento della salute pub-
blica dal contagio y che infieriva in Messina.
1 744- Creazione d* un reggimento nazionale , perdonato il tri-
buto per la sua manutenzione.
174^* Offresi un donativo madore ad un quadriennio : son-
ministransi copiose vettovaglie all'esercito regio.
1746. Soldatesche da Cagliari a Corsica a sostenervi gli i|n-
tiliguri.
1747. Andazzo di vainolo e grande strage nella minor età.
Dirupamento del numistero di s. Catterina (di cui vedi ai-
Panno 1641 ) sul fosso di levante con morte di ao religiose.
1748. Alle universali querele richiamasi il segretaro di stkto,
che troppo abusava della con6denza in lui posta dal regio rap-
presentante.
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i64 GAGLURI
I ']5o. Il prete Gioi^io Cesare deputato dei Mainottì viene a
^ trattare dello stabilimento di gran numero dei medesimi in
Sardegna. Ma i negoziati tornaron vani , riconosciutasi la lor
credenza in articoli sostanziali niente cattolica.
II Re delibera congregare nel!' anno seguente il parlamento.
Desìste per rimostranze del V. R.
1751. Nuovo general censimento. In Cagliari anime 19,513.
Erezione del conservatorio per le fanciulle orfane.
Arrivano dalla schiavitù di Tunisi 1 2 1 tabarchini. Continuasi
il riscatto.
Gli stamenti supplicano sia il cavaliere di Yalguamera con-
fermato nella regia rappresentanza. Il Re ebbe riguardo alla
di lui fiacca salute. Gli succedeva il Bricherasio , che la Sar-
degna pone nel grado dei migliori amministratori. Dalle cui
memorie, che ben avea studiate le leggi e consuetudini sarde,
e investigato i modi di' rilevare il regno, diconsi desunti i
principali regolamenti.
1756. Il conte Bogino occupa una paite più estesa nel mi-
nisterio delle cose sarde. Si decretano sapientissime riforme.
Vedi il Baron ]yianno, che le precipue riferisce con tali pa-
role, che ne risulti un solennissimo encomio al provvido so-
vrano, al gran ministro.
1761. Pubbliche grazie a Dio per la ristaurata salute del
principe di Piemonte Carlo Emanuele.
1763. Il y. R. cavaliere Giambattista Alfieri, uomo d'alto
senno, immaturamente rapito al governo.
1764* Diploma regio ( 38 giugno ) per la ristaurazione e re-
golamento della Università degli studi seguentemente alla bolla
dì Clemente XIII ( 12 luglio 1763 ). Chiamansi dall'Italia pro-
fessori di molta dottrina. Infestazioni dei barbareschi, ma spesso
8Ì portan la pena. Stabilimento della fabbrica delle polveri.
1766. Monizione e comminazione ad Agius cagione di gravi
pregiudizi alla quiete ed interesse pubblico. La regia indegna-
zione appena conteneasì, che noi schiantasse.
1767. Stabilimento dei monti frumentari. Indulto generale
per incremento dell'agricoltura.
• 1768. Si regola la monetazione. Usasi un conio proprio del
regno.
1769, Apresi la nuova casa delle scienze sulla gola del ba*
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CAGLIAKI ,65
luardo del Bàlice. L'antica a pie della torre di S. Pancrazio
destinasi a teatro , e ad altro.
1770. U V. R. Des Hajes degno rappresentante del Ristau-
ratore della Sardegna visita il regno. Erezione del tribunale
supremo del consolato.
1771. Arriva una nuova colonia di tabarchini , ed è quindi
diretta alla penisola di S. Antioco in Calasetta. Regolamenti
per l'anmiinistrazione delle cose comunali*
1773. Mancava ai viventi il grande Carlo Emanuele onorato
di sincere lagrime dai regnicoli ^ ai quali era cosa né veduta ,
né udita l'amore con^ che studiava a conoscerne i bisogni , ed
a migliorarne la condizione. Con lui cessava pure il ministerio
del conte Bogino. Questi due nomi sono scritti nel cuore di tutti
i sardi , e all'uno e all'altro sarà una gloria non caduca, che
in quattro decine d'anni quasi ristoravano la Sardegna di ttre-
diù secoli di continflate sciagure.
Vittorio Amedeo HI re di Sardegna.
Si inaugura il regno nelle solite maniere. Si pubblica un g^
nerale indulto; appresso un altro per le nozze del principe di
Piemonte nel 1775 rilasciato il dovuto donativo,
1776. Rientrano nella patria molti schiavi redenti.
1777. Viene al governo il conte D. Giuseppe Lascaris dei
conti di Ventimiglia , personaggio nobilissimo, per la*di$cendenza
dagli imperatori d'Oriente , per li suoi valorosi taknti massi-
mamente nella diplomazia , e per Jlo molto zelo negli alti
suoi uffici. . .
1779-80. Orribile carestia ricoixiata nei proverbi* Ma soc-
correva con maravigliosa generosità il Lascaris dando in sol-
lievo degl'infelici tutto il suo danaro , ed implorando dal S07
vrano più lai'ghi sussidi. Quindi fu salutato padre del popolo,
e proseguito eon la^crime e bqne.diuoiu nella partenza. Gli sta-
menti con affettuose parole riconobbero i reali benefizi.
1781. Si ÌDiprimono e metton in corso viglietti di credito
sulle regie finanze. Si provvede per la seminagione della so4^a
nel littorale di Cagliari. Precauzioni contro, il contagio. Si
manda in Sassari. l'Intendente generale a sedarvi un tumulto
popolare.
1782. Nembi di locuste danneggiano alle messi. Entra nella
sqpneteria di stato ^ e restavi per un decennio , D. Silvestjo Sor-
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i66 CAGLIARI
ge^e, già professor Al cuuoni nella i\, Uuiveraiità di Ca^ii^Lri ,
poi avvocato ficcale. £1 trattò tutto le parti della puijbi.ca uui-
iiiinistrazioiie cou zelo e sapienza bouiuia: Lo tie priuie voci
degli staiiieati presso il Y. R. consentono su di un annuo con-
tributo per strade e ponti. 11 Re permette la cojigicga. Il
iiiarchesc Lacoai la indica ai baroni e nobili tutti del re^no.
1783. Addi 39 genuajo si apri la sesòionc dello ^lamento
militare. Noa vi intervennero i cavalieri di Sassari , che si
dolsero della citazione siccome irregolare ^ e rinnovaioiio la
pretesa a ciò in simili occasioni avvisati della materia da di-
scuteire potessero nella loro città deliberare , e r«jg quaglia re
del parere dei più la prima voce in Cagliari. 11 Re vrotò (]ue!>ta
divisioue.
1785. Morte della regina Maria Ferdinanda.
1788. Grave scontento nel regno, e ]:iù clie altrove in Ca-
gliari , perché alcuni officiali spregiasser<l i ioio doveri , e ol-
trepassassero la linea , in cui erano circoscritti dalie leiJi^i del
regno. Il flagello delle locuste , il tinjor del contagio dura
tuttora.
1792. Temesi dei francesi, i quali per lo console, o agente
cornukcrciale , studiano alla corruzione. Dolore per le angustie
del Sovrano, e proposito giurato di prima patir le co^e estre-
me , che i- suoi nemici aggiungano all'intendimento di torgli
lo scettro. La capitale in condizione pericolosa , perchè senza
presidio di soldatesche , e senza il necessario istromento jdelle
arme. Il V. R. consente si congreghi lo stamento militare , e
vi siano chiamati i nobili dei Logudoro.
1793. Si provvede e occorre ai bisogni e ai pericoli. I ba-
roni fauno leva di dieci battaglioni di fanti , e di milledugento
cavalli. Le schiere si situano a coprir la capitale. Alcune ceii-
tinaja di artieri si mandano a tenero i baluardi e le batterie
della sponda.
Addi 'Ja geuuajo, Truguet preseiitasì con navi di linea 11,
regate 3, bombardiere altrettante.
2:4- Intimasi alla lancia parlamentaria di rhrocedere , mentre
non ascolta se le comanda in tuono più terribile. L'agente
francese rifugiasi tra i suoi.
La città e percossa da alcuni vastoeili; i difensori li coalrac-
cauxbiano.
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CAGLIARI 167
^8. La flotta schierutasi in battaglia erutta per più di sei ore
toircuti di fuoco. I pUi tiri vun persi ; ma le palle infuocate
dei sardi non vi arrivano stanche.
£1 a ' già nata , ed in questo crescea la diffidenza dei «ardi
veiso alcuni forestieri , creduti studiare a novità.
Ai prittti di iebbrajo coiupaiisce il cotntraui miraglio Latou-
cLe-Tieviìle con navi di linea 3, fregate 4? navi pnerarie 3<» ,
e deutrovi pressoché 7060 soldati sotto il general Casablanca.
12. Attacco dei siti forti del promontorio di S. Elia a slog-
giane ì sardi y e sbarcarvi 1200 inuriuari.
i3. Fuliiànamento contro le luilizie nazionali poste aUa spiag-
gia di Quarto. I marsigliesi e corsi si trincerano sul lido.
i5. Orribile bombardamento della città per dodici ore , e
canooueggiamento contro la spiaggia. L'armata oenùca muo-
¥esi a pieoder la città dì fianco e alle spalle. La colonna hi'-
dintta sopra la terra di Quarto mia in una positura dei .sar*-
di, e n'é rimbahiatu sino agli alloggiaiuenti; l'altra procedente
tra il mare e lo stagno viene di notte sotto il trinceramento
di S. Elia , e ritirandosi sbalestratamente alcune ève baiide
nelle tenebre e nel terrore dei sardi inseguenti ^i fucilano scam-
jkireroluiente. Compariva al sole per un gran tratto la vergogna
della fuga.
16. Continua il fuoco dei francesi contro la piazza sino a
iuezzogiorno , della piazza €onCi>o i francesi alla notte. Dalla
parte della spiaggia, era un continuo e pazfto trarre dalle navi
contro le schiere sarde, che tianevano assediati gli assiditori.
Es6e si ostinavano a restare.
17. li levante-slrocco cagiona ^ran naufragio, e allaga ii
campo francese. La cavalleria sarda è cooAesKLta da lanciarvìsi
dentro. Un vascello mentre combatte contro un baluardo so-
spinto dai marosi solca , e presto incaglia z spogliato si affoca.
Come é permesso dall'ira del mare i marsi^iesi si riducano
neUe navi meravigliati di non esser rimasti prigioDieri.
22. Disperato: Truguet fugge dai Udi fatali. Napoleone Bona*
farte che conobatteva ai lidi della ftallura ritornava in Corsica
con tutta la divisione.
Piccol monumento di vittoria grandissima , coniasi una mo^
seta erosa con akone parole saere a confessare avere Iddio
confusi i nemici del Re. Mettonsi in corso altri bighetti di ere*
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i68 CAGLIARI
dito sulle fiaaDze per la concorrente di lire sarde trecentomila.
Il Y. R. porge al popolo di Cagliari le congratulazioni so-
vrane per la sua fede e virtù , e invita la nazione a proporre
quel che le paja dover tornare in suo meglio. Sono abolite le
colpe di chi erasi cimentato coi nemici. Gli ecclesiastici otten-
gono di potersi congregare in stamento. Adunasi pure lo sta-
mento reale.
Deliberano unanimamente i tre ordini del regno una depu-
tazione al sovrano. U V. R* acconsente nella speranza , che
sarebbe fine alle sessioni ; però che gli ecclesiastici e i militari
gli parevano arditi anzi che no.
Sulla fine d'aprile gli stamenti ingrossano per li logudoresiy
e cresce il fervor degli animi.
Intendesi dai rappresentanti a fortificar la capitale y ed i
prossimi siti militari nella previsione della vendetta dei fran-
cesi. Si disegnano queste difese sulle colline a levante-sirocco
della medesima , e sul littorale. A che con gran carità contri-
buiva la cittadinanza.
I sei deputati del regno presentano al sovrano cinque domande.
Addi 4 ottobre presente una squadra inglese il V. R. ordi-
nava alle prime voci degli stamenti lo scioglimento delle assem-
blee. Nella speranza di conseguire i desideri tranquillarono gli
animi.
1 794- Il rescritto ( i aprile ) poco favorevole conferma i so-
spetti delle sinistre suggestioni fatte da alcuni individui , che
pareano malaffetti verso la nazione. Il malcontento del popolo
fu esasperato dai disprezzi : imprudenti minaccie , che sareb-
bero toltegli quelle arme , che avean sostenuto T onor del so-
vrano , fecero scoppiare un fremito di indegnazione.
Giornata 28 aprile*
All'arresto di due persone di molta popolarità nasce un pro-
fondo movimento ; questo cagionava dimostrazioni <ostili ; da
che era infiammata Tira. Scoppia la seduzione im^tampace. Il
popolo scardina le imposte di Lapola., scala le mura del ca-
stello , combatte e disarma le truppe , si impadronisce dei ba-
luardi, e chiama a se i due cittadini. Riavutoli si placa. Per-
sonaggi onorevoli risvegliano in quel punto i sentimenti del
dovere. Acclamasi al Re , e se gli rinnovano i più sacri giu«
ramenti.
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CAGLIARI 169
La R. Udienxa assume il governo. Si riaprono le sessioni
stamentarìe. Alcune persone maWedute siccome poco amiche ai
sardi , e sospette di fede si ritirano al continente.
Gli ordini del regno ragguagliano il sovrano degli avveni-
menti. Il reggimento svizzero Schmid ripiglia il servigio della
piazza. Ritornasi in sul supplicare per la concessione delle cin-
que domande , e chiedesi la istituzione di un ministero spe-
ciale per gU affitri del regno, t^er la tranquillità , come si di-
ceva , era organizzata una milizia urbana di varie centurie', e
provvedeasi al fornimento per le volontarie obbiezioni.
Alle buone disposizioni del real animo sono gli animi sol-
levati. Quello poi fu un giorno di letizia ( ^5 agosto ), in cui
pubblicavasi la indulgenza reale per gli antecedenti , simulta*
nei , e conseguenti della giornata 28 aprile. Nominatisi dal
ministro quattro nazionali per le primarie cariche sotto la vi-
ceregia y doleasi del trascurato dritto delle terne la R. Udien-
za , e già ne sospendea l'esecuzione : ma il timore di nuove
perturbazioni dall'ambizione d'uno de' candidati la sconsigliò.
Arriva (6 settembre) il V. R. Vivalda. Nell'accoglienza ebbe il
più certo argomento deU' amore e fede del popol sardo verso il
Re, e quanto lo spirito pubblico (salvo pochi stamentari)
fosse rimoto dalle opinioni della stagione. Fu uno, che dagli
agenti della propaganda rivoluzionaria accettava la messione a
spargere le dottrine sovversive del trono e dell'altare: ma in-
contrava male. Il Vivalda provvedea contro siffatti apostoli , e
appresso contro il pregiudizio della diffusione deirinfamia nei
consaguinei del reo.
In questi tempi cresceva la potenza di Vincenzo Sulis, capo
della centuria stampacina, e comandante della. quarta, che non
era fior di gente. Egli era un uomo di grande spirito , di mira-
bil coraggio, di ingegno assai destro, e fu non piccolo spazio
di tempo , che poteva tutto Qella città. In materia politica niente
stimava meglio dello statuto sardo, e invano fu tentato più
volte dai perturbatori della Europa.
Cotali spiriti, in cui erano già entrate opinioni non buone, pro-
mavono il disordine negli stamenti , e inspirano audacia in altri.
U V. R* offeso dalla superiorità, che spiegavano i rappre-
sentanti, proponeva al Sovrano di riformare le tumultuose riu*
uioni stamentaric in pacifiche, sayie e subordioate corti.
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170 CACLURI
1795. Esacerbatisi via più i luali uuiorl, a bi acceudo molt'odio
contro il generale delle armi, e conti o rintuucleulc , i quali
accagionavano di opere e disegni rei. Dicevabi da loro uscita
la voce, che 6,000 inglesi ven*ebbero a vendicuix: il peccalo
del 2H aprile.
A novella pretermissione delle terne la reale uuicuza, e gli
stauieuti vengono in opposizione col ministro, la tuato 5Coii.-
piglio si esasperano gli animi contro i due suqqiiaJilIcati. Co-
mincia il subbuglio , e da chi aspettava il desi lo l'attesi certe
rivelazioni, e sparse molte imposture , sentivasi un'ampia sue-
cussione.
Giornata 6 luglio. Gli stamenti accortisi della tempesta vol-
lero scongiurarla: ma il nembo era rotto, il geiieiale si attei,-
già a severità, e spiega la forza: incontro è più viokuta la
reazione. Vince il popolo, e si fa padron di tutlo. llu grosso
distaccamento va ad assalire il Generale, un altro coati o l'iu-^
tendente. Questi parasi alle difese. Avea molte arme da fuoco,
e una gran turba di clienti ; veniva in suo sussidio d centu-
rione dei Villanovesi. Ma avvenuto che i suoi ceuturìati nega-
rono di operare ostilmente contro i cittadini, Tinte udente .col
suo difensore dovettero arrendersi a discrezione. £ miseri men-
tre portavansi alle prigioni di s. Pancrazio, riaccesosi il furoro
nel popolo, gla,cquero sulla strada. 11 generale veniva poscia
tratto dal suo nascondiglio alla torre dell' Elefante. Si soste ne-*
vano intanto molti degli amici ed aderenti dei due persegui-»
tati, e delle sequestrate loro scritture commettevasi l'esame
ad alcuni deputati.
Gli stamenti ragguagliano il Re dei nuovi moti , e lo sup-
plicano di provvedere alla pubblica tranquillità. Alcuni mali-
gni travagliavano a non lasciar cadere in calma tauta agitazione.
Giornata 32 luglio. Alla pubblica lettura delle carte dei due
perseguitati nell'assemblea dei rappresentanti due anime tri-
ste .. . sfiata vansi a persuadere alla plebaglia come era indu-
bitato aver lo spento Intendente , ed il detenuto Generale tni'-
tnato- a spogliar la nazione dei suoi privilegi. Però concitati gii
auMiii^i corse alla prigione del Generale, si rovescìaion Icmu-
poste, si trasse giù Tiofelice tra la furiosa oioltitudisie , ie si
commise l'omicidio. L'onda comecché meno impetuosa si volse
quindi contro coloro, i quali siccome complici erano vociferati
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CAGUARI 171
(la privati ncuiici. Al postutto sì stabiliva uaa deputaùoue pei*
«culeiiziare 5ul delitto. Questa, finiti i suoi lavoii ( lu t)oveiu«-
bre), usciva iu pubblico, e pronuQciaya i due esliuti rei d'alto
tradiuicnto coutio la patria, e coatro il Re. Rispettivamente
a^li udeieuti proponeva fosse dagli stanienti supplicato il V. 11.
ciic sopra loro faces&e valere la real detueuza iu riguardo al
doiuic delle desolate iaiui^ie cui appartenevano.
Disordine del Lo^udoro. Per una anoniaia ;»iguiC caute ai^
cuui cagliaritani aver invocata la Francia, il Governatore dei
Logudoi*o inette iu sull'avviso il Viceré di Corsica. Coloro che
si diceano popolo di Cagliari avendo domandato vendetta della
calunniata lealtà, gli sta menti richiesero il governo dell'arresto
dell'assessore D. Andrea Flores supposto consigliatore del fatto
passo, il Vivulda rende onore alla fedeltà del popolo dì Ca-
gliari, e ordina sia il Flores custodito in Castella rdo. il quale
mentre vi era condotto liberavano i suoi amici. Uomini inten-
denti al male fan temere ai cittadini di Sassari egual violenta
contro altri ragguardevoli personaggi. Gli stameuti vogliono ras-
sicurarli, ma sospettasi malanimo sotto le buone parole. Si
tiene però dai nobili sassaresi una adunanza nel loro orato-
rio, e deliberano una rappresentanza al Re, u ciò non H ab-
bandoni alla tirannia. Intanto dichiaravasi la
Guerra al feudalismo.
L'opinione coutinria a quest'antica costituzione allignava in
Cagliari-, e negli stessi stamenti era vi contro i feudatari una
nmoerosa ftizione, ed aderenza all'Aiigioi. Quindi si sparsero
idee di emancipazione, e consigli di insurrezione* Mei comin-
i:iar dell'agosto, quando si domandavano i dritti baronali ,
scoppiavano in molti villaggi dei gravi tumulti. I consigli co-*
munitati vi di Moittemaggiot-e oongrc^tisi giuravano un atto di
alleanza per non avere altro signore, che il Re.
Questi consente alla reale governazione di Sassari la sospen-
sione degli ordini del superior governo, quando temasi del
loro effetto contro il bene pubblico. Questo avvantaggio invitò
a nuova sessione , ed animò a domande impolitiche ; . queste
erano rappresentate, forza, indipendenza dalla capitale. Non
piacquero al Sovrano. Conventicole in Cagliari, dove.txattavasi
di assoggettare la reale governazione , ed i consoli di Sassari ;
che uiiuocrtrata crasi qu(;Ua CQme suprema sul Logudoro , u
{
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173 CAGLIARI
questi avean sospeso il mandato al loro rappresentante. 11 Vi-
valda annulla un certo pregone del governatore di Sassari, e
approva la commessione dì tre deputati stamentari in quella
provincia. Erano li fini aperti dei committenti a restaurarvi
r autorità legittima , i nascosti le brame dei nemici di Sassari ,
e dei congiurati contro la. servitù feudale. Grand' accorgimento
dei macchinatori in eccitare i villici contro i loro signori resi-
denti in Sassari. Per opprimere i quali conveniva abbattere il
governo. Nella notte dei 27 dicembre il commcssarìo France-
sco Cilloco circondava Sassari con io mila uomini tra caval-
lerìa e fanteria. Nel di seguente dopo alcune ore di un fuoco
vivissimo si venne in su i patti. Dai partigiani del Mundula,
socio del Cilloco , eccitato un tumulto, si sbarravano le porte. I
feudatari fuggirono o si nascosero , lasciato le case al saccheg-
gio , i poderi alla devastazione.
J796. Addi II gennajo il governatore e l' arcivescovo di Sas*
sari furono deposti nel convento degli agostiniani di' Cagliari.
Si delibera una- delegazione a ricompor le cose del Logu-
doro. 0 per un profondo pensiero politico del V. R. , che fu
un uomo accortissimo, o per opra della grossa parte antifeu-
dale , TAngioi si sceglie va. ^//er-no5. A calmar l'agitazione egli
inspira belle speranze nei villici , a realizzarle propone come
supplicata la Redenzione dei popoli. Insorgono contro lui i più
potenti dello stamento militare , e provocano un ordine per la
soluzione dei drìtti signoriU. L'Angioi per occulta operazione
suscita molte comunità a venire a se per protestar contro, e
per domandare imperiosamente la emancipazione. Ferve la guerra
contro i baroni ; si sacoheggiano le lor case , si diroccano i pa-
lazzi, si dividono le greggte. Gli stamenti, in cui predomina-
vano i feudatari, pubblicano esortatorie di |)ace con invito. a
proporre legalmente gti aggravi. Preordinate le cose, con i suoi
amici di Cagliari V Alier^-nos prepara una catastrofe. I prin-
cipali di non pochi villaggi del Logudoro , prese le arme , e
radunata gran gente mettonsi in sulla strada alla dominante
dietro i suoi passi. Un di lui nemico personale contendegli il
passo in Macomer , e spedisce un messaggio al V. R. Gli altri
popoli fra i quali passava quella truppa stimando V audace im-
presa una vera fellonia intendono a nuocere. Oristano è occu-
pata. Quivi si avvisa TAngioi essergli fallito il disegno di sor-
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CAGLURI 173
prendere la capitale , ts di dettarvi la legge posti giù i feuda-
tari. Però mal accomodandosi al tempo chiede superbamente
in qualsivoglia sito una conferenza col V. R. , o con una de-
putazione di due ministri della reale udienza , e di sei mem-
bri degli stamenti , e spera ridurre il governo ai suoi voleri ,
se minacci la separazione del Logudoro, e una ambasceria a
ottener la mediazione della Francia, e poterlo spaventare da
atti odiosi contro se o contro la provincia commessagli se fac-
cia ostentazione di tutte le migliaja d'arme maneggiate ai suoi
cenni. In questo il V. R. ( 8 giugno ) lo richiamava dalla in-
combenza sostituitogli il Delrio con tre deputati degli stamen-
ti; e immantinente accordato il perdono ai sedotti dichiarava
pubblici nemici i seduttori. Perché l'Angioi veduto il perico-
lo , in cui versava , pensò di ritornar indietro. Gli oristanesi
conosciuto le provvidenze del governo attegglaronsi a guerra,
e minaccevoli li pressavano a uscir dalla loro terra. Passato il
ponte del Tirso non si tennero gli angioisti che noii mostras-
sero il viso ai perseguitanti , ondechè vi ebbe un affaruccio non
innocente. Precipitosamente a sottrarsi dalle insidie dei nemici ,
che produceali la terra ad ogni passo, ritornava -in Sassari
r Angioi ; donde spinto dal timore sortiva coi principali suoi
satelliti a ricoverarsi sotto la protezione dei francesi. Il Pintor
e Guiso vi arrivavano dopo due giorni con grandi forze,' e
provveduta la città d'arme e 41 truppe si rivolgevano ad al-
tro. Si costringono i paesi che '^rano insortì alla sottomessione ,
e ad annullare l' alleanza giurata per l' abolizione di tutti i dritti
feudali. I bone^i conterranei dell' Angioi, e più degli altri in-
docili sono soggiogati.
Sulla fine *del luglio si facevano grandissime allegrezze per
la pubblicazione delle grazie sovrane. Checché allora apparis-
sero queste, egli é certo che in breve ritornati alla tranquil-
lità gli spiriti e meglio considerato tutto furono alcune ricono-
sciute siccome poco politiche. Onde fu pregato il sovrano di
stabilire una perfetta promiscuità tra' popoli fratelli.
Gli stamenti riunivansi dopo ciò altre due volte , e nella se*
conda, in cui l'ecclesiastico ed.il reale consultavano per pacifi-
care i vassalli insorti , ebbero i feudatari a dolersi di aggravio.
Si spediscono addi 16 agosto le convocatorie delle corti da
aprirsi addi 3 gennajo dell'anno prossimo.
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T74 c\r.i.:\v\
Muore ( adJì i6 ottobre) Vitlono Amedeo, e ascende al trono
Carlo Emanuele ^ IP^ re dì Sardegna*
Conferma nel Yivalda l'autorità viceregia , e la inciimbenza
di presidente delle corti* Le somme consuete per la cas'alcalOj
e altre solennità praticate nella inaugurazione dei nuovi regni
sono impiegate in meglio.
Si sostituisce al Delrio sopra il Logudoro D. Giuseppe Va-
lentino consigliere di stato. Calma in Cagliari tra i turbamenti
delle Provincie settentrionali dalle apparizioni degli angioisti
a concitare i vassalli* Cosimo Au)eri avea nell'agosto assalito
Sassari.
'797* Il ^* R' propone alla reale Udienza, ed agli sta menti
se o no convenisse di 'sospendere ulteriormente l'apertura delle
corti, e fu deliberato convenire.
T 798. Da' deputati degli st^mcpti in unione con alcnni per-
sonaggi nominati dal Y. R. formasi un piano per la estinrAonc
dei vigl ietti di credito sulle regie finanze* I rappresentanti lo
n>niliano ai Sovrano, e lo hanno approvato (2$ maggio).
Dolore per la sventura di molte centinaja di carolini cbe
nella notte 3-3 di settembre furono rapiti in schiavitiì dai pi-
rati di Tunisi. Il Re provvede pei vaeii'i di salvarli.. Addi a
ottobre nasceva Carlo Amedeo Alberto di Savoja principe di
Catignano. Per una perfidia politica obbligato Carlo Emanuele
ad uscire dai suoi stati annpii^ava da Parma {26 dicembre)
la sua determinazione di venine nel regno.
1799. Gli statTienti ed il consiglio civico .si affrettano di si-
gnificargli r affettuosa brama di tutta la nazione. Si mandano
tre deputati a condurre in Cagliari la Ueal famiglia.
Addi 3 marzo arriva il Sovrano , e vedesi accolto da un
immenso popolo con tanto entusiasmo di affezione , che potea
sollevare l'anima sua dal peso delle patite disgrazie. Protesta
stando ancora sulla nave contro la convenzione segnata a To-
rino col generale Joubert , e apre i suoi porti agli Inglesi. Si
pubblica una amnistia. Vittorio Emanu^le , duca d'Aosta, è
creato general delle armi del regno , e govemator di Cagliari ,
sue dipendenze ed aderenze: il duca dello Sciablesie destinata
a presidente dell'amministrazione delle torri,
l tre ordini del regno offrono un donativo straordinario di
i65 mila scudi per li maggiori pesi incumbenti allo stato.
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CAGLIARI 175
Il raccolto è Infelice. Y. Emanuele vede morir dal vaìuolo
l'unico suo figlio , e in questo uditosi il suono delle vittorie
riogli austro-russi in Lombardia parte a precorrer il Re nella
(tiilia. Carlo Felice è nominato in suo luogo governator di
Cagliari.
iMcntre il Re disponevasi a ritornar nei suoi stati ( ^S ago*
sto ) la nazione riduceasi in termini più politici verso lui , e
gli stamenti supplicavano fosse variato il sistema stabilito col
diploma 8 giugno 1796 rispettivamente alla privativa per li re^
gnicolt delle cariche politiche giuridiche economiche e militari
alla interna amministrazione del regno , e ordinata una perfetta
promiscuità ammessi i non regnicoli nel regno , i regnicoli
negli stati del continente. E dopo altre preghiere questa pure
gli porsero, che, durante la sospensione delle corti periodiche,
potessero legittimamente essi ordini in occasione di dover con-
sultare sulla proroga dei donativi continuar la sessione per quel
numero di giorni, che sarebber loro determinati a deliberare
le rappresentanze da fare per lo meglio del regno. Carlo Ema-
nuele ( la settembre ) rispondeva secondo i desideri.
L' autorità di Vincenzo Sulis era già caduta , ed i nemici che
la fortuna aveagli provocato contro travagliavano alla sua per-
dizione. Il duca di Aosta avea voluto salvarlo mandandolo
nelle Smirne come console generale ; ma fu ricusata V offerta.
Nati dei forti sospetti di qualche suo disegno contro l'esistente
ordine delle cose , il duca del Genevese ( 9 settembre ) ordi-
nava il suo arresto. Il padrone d'un bastimento napolitano lo
svaligiava di tutto , e poi lo vendeva per 5oo scudi.
Non essendo ancora composti i negozi tra' vassalli e baroni ,
il Re knstituiva una delegazione per le controversie, e rimet-
teva gli uni e gli altri nello stato del 1790.
Addi 22 settembre il Re lasciato suo vicario il duca del
Genevese navigava al continente con la regina Maria Clotilde
di Borbone.
Scopri vasi una cospirazione. Domenico Pala di Cagliari in
complicità con altri volea tentare una emozione. A tanta au-
dacia non mancò la pena.
ì8oo. Si fanno più gravi le eontenaioni dei vassalli contro i
baroni. Sulla fine della estate insorgono più altamente degli
altri i lussurgiesi, e li tiesini. Que^^li ostinatisi videro venirsi
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176 CAGLIARI
contro D. Antonio Grondona con buon nerbo di truppe , e di
milizie. La resistenza fu infranta. Carlo Felice guardò con cle-
menza i sedotti, ma proscrisse i seduttori.
Vincenzo Sulis mandasi nella torre d'Alghero-, in appresso fu
alloggiato per men disagio nelle carceri di Sassari, donde dopo
una maravigliosa simulazione fuggiva. Ma quand'era per saltar
nella Corsica avvisato del danno che toccherebbero per sua
fuga quegli che aveangli usata misericordia cedeva a' suoi di-
visamenti. Nel 1821 partecipò della clemenza reale, mitigatasi
la reclusione ad un confinamento neli' isola della Maddalena ,
dove mori.
i8oa. Carlo Felice stabilisce la posta di levante. Morta <( 7
marzo) Maria Qotilde , Carlo Emanuele (4 giugno) rinunciava
in Roma a
Vittorio Emanuele / re di Sardegna.
Carlo Felice provvedea contro altri angioisti il curato Sau-
na, e l'antico commissarìo Cilloco. Il Sauna moriva combat-
tendo. Il Cilloco si poneva vivo nelle forze della giustizia, e
patite le maggiori infamie in Sassari tra i vili insulti dei suoi
antichi nemici sortiva al supplizio da quella porta , per cui era
entrato vincitore.
Stabilimento nei quartieri della città di medici , chirurghi e
medicine a spese di Carlo Felice. Egli fé' pure aprire una
scuola gratuita di disegno , e di architettura civile.
Allegrezze per la redenzione di circa sette centinaja di ca-
rolini. I quali tra un immenso popolo adempivano agli uffici
di religione nella primaziale.
Muore in Sassari ( 29 ottobre ) il duca di Morienna.
t8o3. Ad un inverno umidosissimo succeduta una secchis-
sima primavera mancò la messe. Sulla fine di aprile Carlo Fe-
lice lasciato suo luogotenente il marchese Thaon di s. Andrea
passava in Italia a rivedervi i suoi.
1804. Il Re commette agli stamenti di provvedere a riabilitar
la real cassa. Si forma una deputazione , e vienesi ad un imposto.
Approvasi il regolamento d'una società agraria ed economica, e
n' è fatto presidente il suo fondatore Carlo Felice , e in sue veci
il marchése Villahermosa uomo d'alta sapienza a veder quanto
conferisse alla prosperità della patria , e di zelo maraviglioso
nell'operazione. Preparasi a s. Lucifero un orfanatrofio.
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CAGLIARI 177
i8o5. Nella prima metà di quest'anno era assai sentita la
carestia. Carlo Felice comprimeva la ingordigia dei monopolisti.
1806. Il Re veduto i francesi alle porte di Napoli volgesi
alla- Sardegna. Posto tra la Francia e ì* Inghilterra seppe con
molta ammirazione della Europa sostenere la sua esistenza po-
litica , e assai contando su la fede e il valor dei suoi sardi
mentre si fece rispettare dai nemici mostrossi agli amici alleato
si, non cliente. Visita alcune provincie del regno, ed ai voti
degli stamenti cresce la reale udienza d'una sala civile di sup-
plicazione per le cause di seconda istanza, e ricostituisce il
consiglio supremo di revisione. Sono mandate truppe d' ordi-
nansa nei littorali più esposti alle scorrerie de' barbareschi.
Apparve il valor dei popolani di Orosei contro gli infedeli da
prove maravigliose.
Gli stamenti offrono alla regina Maria Teresa l'annua prò-*
gressiva prestazione di scudi saidi 25 mila (lo spillatico).
1807. Si stabiliscono nel regno quindici prefetture, si fonda
un monte per la estinzione de' debiti dello stato (monte di ri-
scatto). Raccolto ubertoso. Carlo Felice, naviga a Palermo per
sposarvi Maria Cristina di Borbone. I consoli resero con opere
di beneficenza lieto e fortunato l'arrivo degli augusti sposi.
1808. Creazione de' reggimenti provinciali, dodici di iante*-
ria, e sei di cavalleria. Tocca in Cagliari, e vi si onora re-
giamente Luigi Filippo duca d' Orleans ( ora re de' francesi ).
Concorre gran moltitudine di emigrati francesi e spagnuoli.
181 O.Timor di contagio. I seminati languiscono.
181 1. Si stabilisce una illuminazione notturna. Da Corsica tio-
▼ano caritatevole ospizio nella Sardegna molti preti deportati.
Rìcevonsi e si depositano nel santuario della cattedrale le spo-
glie mortali della regina di Francia moglie di Luigi XVIII.
Viene l'arciduca Francesco duca di Modena. Per la continuata
irregolarità delle stagioni mancano, pure in quest'anno le messi.
181 a. Una orribile fame consuma i popoli. Le generose lar-^
piicmi di Cprlo Felice conservano la vita a gran numero di
poveri. L'arciduca visita alcune provincie del regno. Addi 20
giugno sposa Maria Beatrice.
Il Ee provvede contro le frequentissime incursioni de' bar-
bareschi, e spiegano i sardi il loro valore con felicità cosi sul
mare, come sopra il lido. I sarrabesi rovesciavano in mare gli
Dizion. Geogr. ecc. Voi. 111. 12
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178 CAGLIARI
aggressori sotto la torre di Porto-Corallo. Sebastiano Melis so*
steneva per dieci ore con eroica costanza il forte dì Serrala
battuto furiosamente da mare e da terra. Il lido restò coperto
di cadaveri, ed il bravo ottenuti dal Re una medaglia d'oro,
e lodi bellissime da Carlo Felice capo dell'amministrazione delle
torri. Riaprìvasi la secca. Addi 14 novembre nasceva a Vittorio
Emanuele Maria Cristina Carolina Efisia destinata a sedere sul
trono delle due Sicilie , degna di tanto e di maggior onore
per l'alta mente, per li generosi spiriti, ». • ma un destino
immaturo la rapirebbe all' amor dello sposo , all' affetto dei
popoli !
Per inspirazione dell'egoismo , che n vendea ai balordi come
amor di patria, alcuni, dappoco in altre cose, damiuUa in fatta
di politica, vollero ritornare in su quella cbe infaustamente
prevalea dal 1798 al g6y e riguai>dato come di nessun valore
il pentimento degli stamenti far rivivere in tutte le sue partì
il diploma del 17^6 (8 giugno ). Ad nomini quai bene,, quai
mal riputati dal pubblico, quelli ingannati, quelli ingannatori,
cosi da Cagliari come da altri paesi era egli capo un Giuseppe
Zedda da Terralba professor di legge ? Per D. Raimondo Ga*
ran in quel tempo avvocato fiscale , che fix sollecito a distesscr
gran pfarte della tela , mancò molta gente nel luogo e tempo
concertato (notte del 3o al 3i ottobre). Un caporione volea
nell'indomani precipiUre i dubbiosi al delitto cominciando la
giornata dall'assassìnio del general Villa mari na , ma fu repi'esso
da' complici meno scellerati. Si scoprivano tutti i misteri della
iniquità, ed uno dei primari congiurati (Francesco Garan di
ff. Gavino ) chiesto un salvo condotto spiegava la più ributtante
malignità. Alcuni furono dannati nella testa.
181 3. Grandi timori della pestilenza di Malta. Il valorosis-
simo D. Vittorio Porcile terrore dèi barbareschi, coi quali tutti
gli anni dal 1782 a questo si batteva felicemente, ritoma viu*
citore da una pericolosa pugna. Fu questo l'estremo dei suoi
fatti , ed il più glorioso. Vedi il Caboni nei suoi ritratti poe«
tico-storici di illustri sardi moderni.
i8i4. U tristo destino che sparsa avea nell'Europa un nembo
di sventure cedeva , e Vittorio Emanuele andava a ripigliare
il governo degli stati di terraferma , poneva in mano di Maria
Teresa le redini del governo ;• la quale mentre sapea provar
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CAGLIARI 179
all' Europa che l'arte di regnare non erast dioientlcata dalle
femmine austriaclie, ricordava ai sardi pieni di ammirazione
l'antica giudìcessa Leonora d'Arborea.
Una delle prime cure del Sovrano nella restaurazione del
suo governo nel Piemonte fu di ristabilire il supremo €on9Ìglio
del regno, e rivestlHo tanto nel politico, che nel giurìdico ed
economico delle antiche attrìbuzioni.
i8i5. Aboliti i reggimenti provinciali si ripristina l'antica
milizia. La Regina va negli stati d'oltremare accresciuti del
{^enovesato stato ceduto da John P. Dalrjmple comandante le
forze Britanniche al ministro del re Vittorio Emanuele.
Salutasi nuovamente Y. R. il duca del Genevese. Provvi-
denze per respingere i barbareschi. Ma essendosi mancato di
cautela, essi nella «otte del 1 5 ottobre poterono sbarcare sulla
penisola di S.Antioco fortunatamente non inosservati. I pothi
di guarnigione con una cinquantina di miliziani corsero incon^
tro agU aggres8€M*i e fatto testa coprirono il paese ^ finché tutti
si mettessero in salvo ;. poscia ritiravansi dentix» un qial co*-
strutto fortino con porta non ancor vaiyata , evi si'SÒsMnn^ró
per ott'ore ributtando dai merii e dall'ingresso un numero
venti volte maggiore. Moriva nel più vivo dell'aàione Tl'ik)mao^
dante tenente d'artiglieria Elìsio Melis di Cagliari*, -potine
d'Ardentissiino valore , ma tioppo confidente. Gli altri non fif-
ron presi che quando l'interno del forte era tutto • iaondafe
del loro sangue , e coperto dei compagni estinti. Cahuato- il fu-
rore riguardavano i barbari con ammirazione i loro prigionieri,
e si vergognavano di metter loro le catene.
A nuove minacele dei tunisini di venire con un^ ' flottiglia
considerabile a praticare ostilità sulle spiaggie istessé *dèll'A
capitale ,- Carlo Felice a\^isava i cittadini dei quartieri ^^ tM
nersi pronti per marciare dove fosse ordinato dal general 'ViU
iamarinv. - '^ ''i
1816. Epidemia. OaH*ettobre passatosi erafn éothinciati ti ndtare
in Cagliari alcuni casi di febbri petecchiah. La contagiosità Venne
tantosto conQsciuta. Nel Vnarzo e aprile il' pessimo morbo in-
fieri spaventosamente. Alla fine di agosto la pubblica ialuté
era ristabilita. Furono grandi dissensioni tra i fisici ^ e in-'^cfue'^
ito perivano circa 3 mila persone. Pet la insoffribile mefite
delle chiese furono ordinate le sepolture in campisanti. Il duca
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i8o CAGLURI
del Genevese diede allora la più nobil prova del generosissimo
suo amore .verso i diletti cittadini , il (juale nessuna premura
da chi desidera vaio nel continente strìngeva ad abbandonarli
versanti in tanta sventura. Solamente quando declinante rapi-
damente la malattia vide risorgere gli animi egli si determ^*
nava di uscire dalla carissima terra lasciato al governo sotto il
suo nome il general di Villamarina D. Giacomo , uomo , che
ai sovrani , ai militari , ai cittadini rendea carissimo la fede ,
il valore , e. ogni virtù civile; celebre sopra tutti per la sua
imparzialità in far ragione ^.e terribile ai malvagi per lo in-
flessibile suo consentimento alla sanzione delle leggi.
Col flagello della pestilenza coincideva gran disagio per la
fame. Fu il raccolto di qii^est'anno più scarso , che nell'altro.
Era però una grandissima consolazione , che finalmente cessas-
sero le eteme infestazioni dei barbareschi nel trattato di pace
concbiuso tra il Re e le reggenze africane per rammiraglio
Edoardo barone Emouth autorizzato a mediatore , e segnato
«ol Dey d'Algerì addi 3 aprile , col Bey di Tunisi addi 17 , col
Bey di Trìpoli addi 29 ; che però si restituissero in patria gU
achiavi 7 e finalmente che pei casi di futura guerra fosse del
tutto abolita la schiavitù.
181 7. .Per quattro mesi mancate le pioggie quasi interamente
perìvano i seminati j onde si dovè domandar grani dall'estero.
Temesi influenza pestifera da Bona.
18 18. Muova organizzazione della R. Udienza in tre sale,
due civili, la terza criminale, abolite le precedenti riforme.
La capitale inondata dai mendicanti. Si provvede per che si
arresti il pericoloso afflusso , e che i già venuti siano rìdptti
fsntro la casa di S. Lucifero. Al riaprìmento della quale l'aria
grossa che vi stagnava dalla stagione dell'epidemia , come po-
teva supporsi dal luogo nel quale erano stati racicolti gli in-
fetti toccando alcuni corpi , ricomparivano le febbrì dell'anno
1816. Se non che furon men maligne , e pochi casi.
Per tanti successivi abbruciamenti di viglietti di credito
sulle regie finanze érasi a quest'anno tanto sottratto dal loro
totale in lire sarde 700,000, che non più ne rimaneva che per
la concorrente di lii'e a3o,ooo.
Creasi un corpo di moschettieri per la pubblica tranquillità
• sicurezza. Nell'anno seguente sono riformati in cacciatori reali.
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CAGLURI i8i
a piedi ed a cavallo, commessa loro anche la custodia delle
proprietà , che era stato ufficio dei barraccelli *, in cui peri
Don durarono che due anni , trasferitasi cotal cura nei nuova*
mente instituiti cacciatori provinciali. Una seconda riforma fu
ordinata nel i8aa , incorporati i medesimi ai carabinieri reali.
i8ig. 11 conte Thaon provvede contro alcuni che perturbano
la Gallura. Nella festa popolare di S. Paolo di Monti molti
principali dei villaggi , che non sapean patire si annullasse la
influenza , si comprimesse la cupidigia , sì usasse severità con«
tro le loro ingiustizie, perciò a rispingere il governo dai saggi
procedimend chiamarono in congiura tutti i capi di squadrì-
glie. Questi con le loro genti si riunirono presso Tempio mi-
nacciando atti di vera ostilità , se i preposti al governo* ed alla
amministrazione della giustìzia non consentissei-o ad un indulto
generale , ed al libero porto delle arme , e di vantaggio alla
continuazione delle barracellerìe , ed alla riduzione dei tributi
all'antica quantità , articoli impertinenti a quegli scellerati. Lo
che ben considerato dal Thaon cosi operava che quelle molte
centlnaja in pochi giorni si disgregassero da se stesse. Ranno-
daronsi anche un'altra volta un misse dopo sebbene in minor
numero , ma la forza del governo snervò la loro audacia. I
cacciatori o carabinieri reali non perdettero mai di mira i prin<«
cipali motori , e in breve liberarono il paese dalla loro tra-
cotanza.
Carlo Felice, in rimpìazzamento dei fondi mancanti alle ri-
spettive dotazioni dei monti di soccorso, assegna ai medesimi
una porzione dei donativi dovutigli dal regno.
Addi 6 ottobre muore in Roma il re Carlo Emanuele IV.
i8ao. Vittorio Emanuele avoca al R. patrimonio le dogane
del regno , e facilita la introduzione delle granaglie sarde negli
stati d'oltremare. Precauzioni , infierendo la peste in Majorca,
Africa ecc. Il Sovrano, instando a colorare i disegni di Carlo
Emanuele III, pubblica la legge sulle chiudende. La tortura è
abolita.
1821. Addi i3 marzo Vittorio Emanuele, glorioso per la sua
fortezza nelle sventure, gloriosissimo per essersi saputo sostenere
nel decoro dell'alta dignità , abdicava alla corona. L'esercizio
della autorità e potestà reale era assunto da
Cario Felice I re di Sardegna.
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i8a CAGLURI
Il quale notìGcando agli stamenti il suo avvenimento al trono
dicevasi soddisfetto del savio e sommesso contegno detta capi-
tale ne' passati turbamenti.
Gli stamenti deputano il marchese di Villahermosa a presen-
targli l'omaggio della nazione. L'alto personaggio , e gli sta-*
uientari di suo seguito udirono parole faustissime ed onorifiche.
Sono riorganizzate le prefetture , e nuovi ufBci costituiti d'in*
tendenza, tesoreria, esattoria, ecc.
1832. Gli stamenti mandano deputati al V. R. a significare
la loro adesione alla chiesta proi^oga dei donativi. Lo straordi-
nario , che Carlo Felice avea voluto impiegare esclusivamente
in prò del regno istesso , ora destinavasi alia formazione delle
strade maggiori dell'isola , alla estinzione del debito pubblico,
alla istruzione , e ad altri articoli di comune utiUtli.
Addi 6 aprile, anDÌversario della nascita di Carlo Felice , l'ot-
timo V. R. il marchese di Jenne 0. Ettore Veuillet, uomo ca-
rissimo alla nazione , quasi in sul partirsi dal governo per lo
più florido commercio dei popoli con auspici fausti poneva la
prima pietra del monumento da costruirsi a sue spese, donde
incomincieriano le miglie della nuova gran strada. Il cavaliere
D' Emanuele Vialardi intendente generale pronunciava un di-
scorso in faccia al festeggiante pubblico sulla piazza , cui nel
tempo istesso si imponeva il nome di S. Carlo. La magnificenza
dell'apparato ebbe a risplendere maggiormente nell'ordine della^
esecuzione delle cose. La esultanza dell'immenso popolo ono-
rava il Sovrano ed il suo degno rappresentante.
1823. Con Tanno sono incominciati i lavori della gran strada.
Al y. R. conte Galleani d'Agliano , uomo di gran carattere,
succede nel governo come presidente il conte Roero di Mon-
ticelli. Al quale Cagliari è debitrice di sua maggior eleganza.
Si istituiscono le scuole primarie , e si pubblicano delle
provvidenze per la superiore istruzione.
1824* Addi IO gennajo muore Vittorio Emanuele.
1825. Si stabilisce il debito pubblico redimibile. Le inten-
denze sono separate dalle prefetture.
Addi 27 settembre la divisione navale sarda comandata dal
cavaliere Sivori operava ostilmente contro Trìpoli. Il cavaliere
Mameli di Cagliari guidava i bravi che quella reggenza ridu-
cevano in più onesti termini aol governo del Re. Il suo mi-
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CAGLIARI i83
rabil valore otteneva dal Sovrano un alto premio , e dalla ca-
mera del commercio di Genova belle onorificenze.
1827. Promulgasi ( i settembre ) la raccolta delle leggi ci-
vili e criminali del regno. Si fa nuova organizxaadone di corpi
di fiEinteria e cavalleria miliziana* Formai ^le falde di Mon-
i-eale in disegno elegante un proporzionato camposanto. S'apre
Torianatrofio di S. Lucifero ^ il quale Carlo Felice preparava
a proprie spese fin dal i8o4*
1828. Sistemansi le condotte .mediche , e la vaccinazione ,e
si ordina in Cagliari una giunta primaria.
Addi 9 marzo i deputati ambasciatori degli stamenti al co-
lpetto del rappresentante regio con l'adesione alla proroga dei
donativi esternavano il desiderio della nazione di poter con
maggiori servigi provare al Re la sua devozione.
Addi 16 aprile. Festeggiasi in Cagliari a Carlo Alberto di
Savoja principe di Carignano venutovi alla perlustrazione del
regno. Fermo stabilimento d' una scuola di geometria pratica ,
architettura , e disegno.
i83i. Carlo Felice padre del popol sardo ., del cui amore ,
^elle cui beneficenze dir non si può quanto sia in eguaglianza
perfetta col merito dopo un regno di dieci anni morendo (27
aprile) tramandava la regia autorità in
Carlo Alberto re di Sardegna.
Le più care speranze letificano i popoli, lui potente mode-
rator delle cose , che sapeva osservaae da filosofo la condizione
dei medesimi y e vedeva i mali che persistevano , perchè na-
scosti sempre ai sovrani , e gli ostacoli che stettero finora alia
prosperità comune. Il meritò del peri'ezionamento dell'opera,
con sommo amore e sapienza inoonùnciata da Carlo Emanuele
lUy continuata da Vittorio Emanuele, proseguita da Carlo Fdice,
il beneficio della completa restaurazione dei regno sanilo sarà
il più bel titolo nella eternità del tempo avvenire alla lode
e venerazione del suo. nome.
Cagliariianì iUastri.
Il cavaliere Cossu , che scambiò talvolta le lucciole con le
«telle nelle sue notizie sopra la città di Cagliari produce una
jserie «oosl lunga . di illustrissirai , che non credo posano tutti
aver luogo nel tempio della . glòria. Quindi saia «bene scegliere
e ripdrvi i dignioii l
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i84 CAGLURI
Lucifero vescovo di Cagliari — Eusebio vescovo di Vercelli
— Ilaro? e Simmaco pontefici romani , dei quali nelle biografie
universali
Isidoro y uomo principale , di cui lodava l'eloquenza S. Gre-
gorio Magno (V. lil baron Manno all'anno 5g^).
Benedetto Cao creato prete cardinale del titolo di S. Pras-
sede da Gregorio VII , di cui potrai riveder le notizie storiche
agli anni ioi5 - i6 , e leggere nel baron Manno intorno alla
stessa epoca. Moriva nel 1087.
Giorgio ( santo ) vescovo della Barbagia , del quale vive an»
cora la fama , siccome d'un uomo dotto, santo e taumaturgo
(V. Notizie storiche ed il citato istoriografo della Sardegna al*
l'anno loSgy ed i Bollandisti).
Ugoccionio ( beato ) Vacca-Gruno ? uomo santissimo da S. Do-
menico ammesso in Bologna tra i suoi , e poscia mandato a
fondare in Pisa nel 1221 il cenobio di S. Catterina , onde in
appresso discese la gente domenicana di Sardegna. Grande zelo
nella evangelizzazione , e ornamento di sante doti sono in lui
aotati dal marmo della chiesa del detto cenobio.
Aimerich D. Salvatore , uomo di valore e prudenza singo-
lare. Carlo V il volle seco alla spedizione contro Tunisi. Il
suo onore vi ottenne nuovi incrementi, e chiara apparve l'alta
stima di Cesare , destinato lui a governatore della Goletta.
Arquer D. Sigismondo, il primo dei nazionali, che sia conosciuto
aver scritto sulla Sardegna Sardiniae brevis historia et descriptio ,
che fu inserita nella cosmografia di Munster anno i558. Già li-
volgeva l'animo a tutte raccogliere le cose patrie , ed aveva a
ciò Ifi possa, quando (anno i56i) veniva arrestato ^ siccome lu?-
terano dommatizzante. Ristretto nelle orribili carceri della in-
quisizione di Toledo vi scriveva in 180 fogli una apologia , per
la quale tuttavolta non ottenne di evitfire il destino. Condan-
nato (anno 1571 ) alla relaxation era sul palo barbaramente
trafitto da molti dardi, e poi bruciato dalle sottoposte fiamme.
Cao D. Girolamo , canonico della primaziale, gran valent'uo-
mo in molte parti dell'umano sapere , e di ammirabil senno
nelP operare. Scrisse la storia della Sardegna , che intitolava
modestamente De rebus Sardois , e che il P. Bonfriziori , il
quale ricordala in occasione della beata Lucia Zatrillas caglia-
ritana dei conti dì Cuglieri fondatrice d'un convento del &uo
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CAGLURI ì85
ordine dei serri di Maria , commenda al pubMìco con molte
parole di lode.
Porcell Tommaso j medico di gran nome nelle Spagne. Pab-
blìcaya (i565) una sua scrittura sulla pestilenza di Saragozza.
Arca Giovanni scriveva =» Naturalis et moralis historia de re-
gno Sardiniae j De -Barbaracinis libri duo , che sono inediti y
ed a giudizio del baron Manno non cosi pregievoli , che sia
un bene pubblicarli. Nel iSgS prodnceva De sanctis Sardiniae
libri tres.
Serpi Dimas , minor osservante , dava in lingua castigliana
*il Trattato del purgatorio contro Lutero 1600; la Cronaca de'
santi di Sardegna in quattro libri nello stesso anno , e Apodi*
xts sanctitatis S. Georgii Suellensis, episcopi, Roma 1609 (V*il
baron Manno nel libro 11.^).
Brondo Antioco della regola della Mercede, autore di certi
conmientarì , parafrasi ecc. su l'Apocalisse in lingua latina,
Roma 161 a y e di altre operucde di minor conto. Nel qual
genere riduco e l'Istoria della invenzione dei corpi santi ritro-
vati presso Cagliari, opera del P. Esquirro Serafino dei cap-
puccini^ (anno i6a4) , e il Trionfo dei santi di Sardegna del
dottor in legge e teologia Bon£eint Dionisio (anno i635); e al-
tri scrittori di orazioni sacre , e di cose ascetiche.
BaccaUar Andrea, arcivescovo di Sassari , che nella fede del
cavaliere Cossu possiam dire scientissimo nella teologia , e nelle
lingue latina , greca , ebraica , e sirìaca , voltava nel sermone
latino le opere di S. Giovanni Damasceno. Non Airono esse
pubblicate*
Perez Xea D. Michele pubblicava in Madrid ( anno 1622 )
Precetti militari sul? ordine e formazione degli squadroni , e
scriveva un' opera Della difesa delle piazze. Guerreggiò nel mi-
lanese, e nelle Fiandre, fu maestro di campo, e per le prove
di un mirabil valore, e per l'opinione non mal' fondata de'
suoi grandi talenti nella scienza delle arme , ebbe lode tra i
primi militari della Spagna/ Il Re lo qualificava commessario
generale delle artiglierie di tutto il regnò , e quando la Fran-
cia più fortemente instava per ottenere le isole di S. Marghe-
rita, e di S. Onorato sulle coste della Provenza lui mandava a
* difendere la fortezza erettavi. Fu assalito dalla fiotta dell'Hard
court reduce dalle terre d'Oristano, e insieme da un'altra squa«
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i86 CAGLIARI
dra francese. Couiecchè grandissìivìa fosse la violenza degli agr
gressorì ei tenne fermo per due mesij dopo i quali consumate
tutte le provvisioni otteneva quei patti , che solo sono consen-
titi a' pid valorosi. Passò quindi a nuovi pericoli , perché il
governo spedivalo a soccorrer a Fontarabia stretta cja un'ar-
mata francese. Vi entrava passando su questa, e vi si sostene-
va j e travagliava gli assedianti con frequenti sortite. In una di
queste egli moriva pieno di gloria.
Aragall D. Diego , estremo della nobilissima famiglia, di questo
cognome , governatore di Cagliari ecc. ecc. , guidò le milizie
sarde contro il conte d'Harcourt , Io cacciava da Oristano , e*
lo sconfiggea su queUe maremme.
Canales De Vega D. Antonio , dottissimo giuresconsulto. La-
sciava scritti in buona latinità Quaranta consulti, ed otteneva
maggior poore sppn^ gli altri alleganti , che non voglio nomi-
nare; pubblicava pure alcuni Discorsi sopra le cqrti celebrate
a suo tempo* Nel 1683 produceva la Storia della invasione dei
£rancesi in Oristanp.
Dexart D. Giovanni, molto savio nelle leggi, come provano
alcuni «critti di materia forense che diede alle stampe , e
massimamente la Compilazione , e commentazione degli atti deUe
corti del regno ; del qual lavoro il chiarissimo baron Manup
(agli anni i63i-33) diede un giudizio n^olto onorifico. Quando
gli fu commessa quest'opera em giudice della R. Udienza: io
appresso veniva dal Re innalzato alla dignità di. membro del
superior consiglio napoletano* In questa citfà egli si prestò pro<-
tettore a Buragna Carlo. Di lui scrisse la vita Carlo Susanna,
e diceva molte iodi il bfiron Manno in sulla fine del libro 1 1 .^
rifei^ndo le opiniooi del Cresqimbeni , e le consentanee del
MazzuccbellL Ei fu stimato letterato di somma profondità in
ogni scienza. Scrisse Con»mentari sul Timeo di Platone , JNot^
alle sezioni coniche di Apollonio Pergeo , ed ai frammenti di
Archimede , ed un Trattato dei snoni ed intervalli musicali.
Conosceva perfettamente la lingua greca , e non meno la la-
tina ed itaUajpa. In queste due dettava molte poesie , e tra
esse un Poema eroico , che per la negligenza , in che molto
peccava delle sue cos^, andò perduto. Per la somina sua virtù
poetica era egli coniiderato come uno dei . ristoratori della vol-
gar poesìa , ott^neya un degoo seggio tra i primari del secolo
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CAGLIARI 187
j(Vii , e ii avrà sempre intere le lodi , che in lui furono , e in
gran copia ^ conferite dai letterati di quella età , e approvate
dai posteri*
Aleo Francesco , professor di legge nella università di Ca-
gliari y dava nel 1637 ^^^ ^^ ^^^ ^^ scritture di altri insigni
dottori della capitale sotto il titolo Consilia diversorum auctorum,
Aleo Fr. Giorgio dei cappuccini, autore di una Storia gene-
rale della Sardegna y di cui die sentenza il baron Manno. Alla
<|uale venne aggiunta la narrazione particolare degli Avveni-
menti del regno dal i637 al .72, verso la qual epoca le ope-
razioni dei suoi emoli q calunniatori ottenevano che il duca di
S. Germano y uomo precipitevolissimo nella severità, lui né pur
udito mandasse a esilio nella Sicilia.
Castelvi D. Giorgio. Servi giovinetto nella corte di Madrid ;
fece le prime campagne col principe Filiberto di Savoja am-
miraglio, delle flotte spagouole ; e poi preso il comando delle
schiere sarde andò a guerreggiar nelle Fiandre. Ivi intervenne
a molti assedi e battaglie campali con molta sua gloria , e dei
«oldati che governava. Fatto .prigioniero dei francesi mescola-
vati nella ootagiurn dei più principali di quel regno , e si esi-
biva a impetrar i sussidi potenti del re di Spagna. Scoperto
venne in grandissimo perìcolo , ma non mancando a se stesso
in tal frangente trovò le vie per cui evadersi ; e presso il go-
verno spagnuolo avendo per la utilità, che sperava da una di-*
versione e più grav<e occupazione del governo francese , in-
stato per gli opportuni ausili ai congiurati , concorse efficace-
mente alla insurreziiHke del prìncipe di Condè. Ribellatasi ]Na-
poli , Filippo IV vel spediva compagno a D. Qiotanni d'Austria
«uo figlio naturale. Presto ritornava in Ispagna portandovi pri-
gioniero il duca di Guisa , e vi rimaneva a sorvegliarlo nel
castello di Segovia. Per le male arti del quale D. Gioigio pe-
riva , se non che vide a tempo le insidie. U- Re conscio di
sua dottrina lo sostituiva nel luogo di D. Francesco Vico reg-
gente del supremo consiglio d'Aragona. Dal quale officio do-
vette per alcun tempo desistere , trasferitosi nel castello di
Toledo dove il governo poneva sotto la sua podestà il prin-
cipe di Lorena. Ascrittosi ai cherìcì , fu nel nuovo stato dalla
regia benignità adornato di favori convenienti. Egli partecipava
e non poco nei negozi deUe cord celebrate dal Camarassa.
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i«8 CAGLURI
Castelvl D. Giacomo , marchese di Cea , da ramo cadetto
de' marchesi di Laconi , e visconti dì Sanluri. Fu lodato il suo
valore nelle guerre d'Italia. Molto lodato dal suo generale mar-
chese Spinola , massime nella invasione del Monferrato. In
maggior grado guerreggiando in Fiandra fece eziandio provata
la sua prudenza , e la cognizione dell'arte. Pertanto grazia vasi
dal sovrano dell'ufficio di procurator reale nella Sardegna alla
futura successione di D. Paolo suo padre. Ritornando in pa-
tria cadeva nella schiavitù degli algerini , e non poteva libe-
rarsene che pel prezzo di ventimila reali da otto. Fu uomo di
maniere civilissime , ecc. U resto vedi nelle Notizie istortche
negli anni 1668, e seguenti.
Castelvl -La nza D. Agostino , marchese di Laconi , lodato di
gran bontà , di un fervido amor di patria , e di molta popo-
larità. Fu dagli stamenti nel parlamento del 1666 , Y. R. il
Camarassa , mandato sindaco alla corte per ottenere ai regni-
coli la supplicata privativa delle prelature , e cariche dello '
stato. L'indegno suo fine vedrai nelle Notizie storiche.
Delitala - Castelvl D. Giuseppe, poeta castigliano, pubblicava
una sua opera in Cagliari nell'anno 1672. V. il baron Manno
nel luogo suindicato.
' Pichioni, o Piccioni, Eusebio altrimenti Eugenio, professore
di teologia in Cagliari , orator facondo , e messionarlo per
tutta l'isola. Nel 1676 stampava voltato da se in italiano il
Colloquio spirituale tra G. C. e il B. Enrico. Scrisse sulla Sa-
cramentaria un'opera non edita — Cosi nella biblioteca dei
domenicani. Quetif ed Echard. Parigi 1721. Di lui si trovarono
altri tre codici, i. Missioseu predicatio Evangelica Chrìsti cru-
cifixi. 2. Ejusdem missio in septem peccata. 3. Ejusdem misào
in decem praecepta.
Il conte di Villasalto produceva un romanzo, Napoli 1687; e
nel 1696 un poema eroico. Consulta il citato istoriografo.
Vico D. Pietro ( secondo il cavaliere Cossu ) si distinse per
sublimi talenti militari , e per un coraggio infiammatissiroo.
Maresciallo di campo operava prodigi nella giornata a Sara-
gozza , e sempre con tanta sapienza e forza dirigea le cose ,
die dovesse la fortuna non discostarsi mai dalle sue bandiere.
' Castelvl D« Francesco, marchese di Laconi , onorato di grandi
favori da Carlo li , ed elevato al Grandato da Filippo Y. Le
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CAGLURI 189
belle e felici azioni mililari e le più volte sotto gli occhi del
sovrano gli meritarono plausi e premi* Fu destinato generale
a conquistar la Sardegna dagli austrìaci , e viceré a moderarla.
Ma il tradimento caQcellava i disegni , e vietava al marchese
novelli onori. Y. notizie storiche. Il cavaliere di Yalguarnera,
che sotto l'imperio dei reali di Savoja governò con somma
lode il regno , stette giovinetto sotto i suoi ordini alla prima
disciplina militare.
Baccallar D. Vincenzo ^ marchese di S. Filippo , della cui am-
mirabile fede al legittimo sovrano y e valore nelle contenzioni
guerresche si è fatta onesta menzione nelle notizie storiche agli
anni 1708 e seguenti , fu peritissimo nelle scienze di stato , e
nella letteratura. Da Filippo Y , che sei teneva carissimo tra i
i^rimi , fu onorato della carica di suo grande scudiere ^ esal-
lato alla dignità marchionale , e inviato suo ambasciatore alla
repubblica di Genova. Scrivea in lingua castigliana la Storia
della monarchia ebrea, Madrid 1703, Genova 1719; eia Haye
(tradotta dal francese) 1727; storia, dice il baron Manno,
piena di dottrina , di senno , e scritta con gran brio di stile.
I Commentari della guerra di Spagna, commendati altamente
dagli spagnuoli , e dai francesi , che ebberli voltati per Man*
dave 1756. Un poema sacro in lingua castigliana e ottava rima.
I due Tobia 9 Madrid 1709, e 1746. Y. le biografie universali
a più ampia cognizione , ed il baron Manno.
Nin D. Gabriele de' conti del Castiglio, figlio del Felice di
cui nelle notizie storiche anno 1 709 , scriveva un libro sopra
le Evoluzioni militari , e ai ebbe lode di eccellente militare.
Genovés Antonfirancesco , marchese della Guardia , governa*
tore di Cagliari, ecc. ecc. Con poche milizie nazionali , e non
più di 600 uomini di truppa d'ordinanza difese Cagliari per
circa 40 giorni contro la violentissima aggressione dell'armata
spagnuola. Y. notizie storiche (171 7)*
Nurra Gianpaolo , canonico cagliaritano , scienziato , e filo-
logo insigne , che il barone Manno pone ira i migliori , e più
accurati scrittori nazionali. Nei primi anni del secolo xvin
feari nell'Italia an^mirare dai primi dotti, e nel 1708 pubbli-
cava una dissertazione sulla . varia lezione d' un antico adagio
greco riferibile alla Sardegna. Lo stesso eh. pontefice Benedetto
XIY attestò più volte in che alto pregio l'avesse. Soggiornava
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igo CAGLIARI
più spesso neHa Toscana a far tesoro di erudite notizie onde
rischiarare i fasti storici* della patria, caro ai letterati tutti di
quella provincia e soprattutto all' illustre Magliabeccliio. Una
morte immatura il rapiva. V. il sullodato barone Manno. Ri-
mangono alcuni MSS.
Fancello Giuseppantonio , protomedico di Cagliari , scrisse nel
1780 un Trattato sulla flebotomia, ed un Compendio di ana-
tomia e chirurgia in lingua castigliana in quel torno di tempo.
Maccioni Antonio, gesuita, pubblicava nel 1732 in Madrid
FArte ed il vocabolario della lingua lula e toconota, e nel se-
guente la Descrizione corografica delle due amplissime provin-
cia dell'America meridionale, il gran Ciaco , e Gualamba, e
poi altre operette minori, tutte in lingua castigliana.
Masones D. Giacomo, conte di Mont'alvo, uomo di guerra, e di
stato. Fu posto nel grado di generale di fanteria , e come direttore
governò tutte le scuole militari spagnuole dell'artiglieria , e del
genio. Fu inviato straordinario e plenipotenziario nel congresso
d' Aix-larChapelle nel 1748» <love seguo la pace. Con tal ca-
rattere passò e stette alcuni anni alla corte di Francia. Quindi il
sovrano lo chiamava nel suo consiglio di stato. Masones D. Fe-
lice , duca di Soto-ma/or , glande di Spagna di prima classe.
Fiori circa alla nietà del secolo passato di molto onore per le
scienze di stato. Fu inviato straordiparìo in Portogallo , di poi
consigliere di stato, e pi-esidente del consiglio degli ordini. V.
il cavaliere Cossu- Caglia ri.
Marcello Antonio , medico. Scrivea tre drammi : il Marcello
an. 1784^ r Olimpia 1785, e la Morte del giovine Marcello.
Si stampavano in Cagliari.
Sanna-Lecca D. Pietro, riputato legista, e reggente di toga
ìlei supremo consiglio di Torino. Dava al pubblico la compilar
zione delle leggi emanate sotto il governo dei reali di Savoia
sino all'anno 1773.
- Marchi Francesco Alberto, dei carmelitani, professore di
fisica, e poi di teologia • nella regia università. Lasciò W
tomo di orazioni sacre , le quali ben attestano quanto egli
fosse , e quanto finor la fama sia stata inferiore al merita.
Restavano alla sua morte inediti, e un altro tomo di discordi
sacri, ed un terzo che comprendeva il quaresimale. Comec-
ché abbondino siffatti libri nell' Italia, non pertanto godereb*
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CAGLIARI tgi
bere i lettori assennati dei giudiziosi e bei lavori del Marchi.
Carta Francesco Gianstefono , dei minori osservanti , con ot-
timo consiglio dava al pubblico la Logica e Metafisica che det-
tava nella regìa università. Stampava pure alcune orazioni ^d
un eccellente catechismo.
Chiappe D.Giuseppe, canonico della primaziale, dottissimo
teologo , poeta , ed oratore molto aggraziato. Ahbiam di lui
alcune poesie ed orazioni sacra.
Deidda D. Gemiliano ^ uomo che andò molto avanti nelle ma*
tematiche , e di cui dice il barone Manno , che poco dovette
alla fortuna y niente alF altrui ammaestramento , tutto ai pro-
pri studi profondi ed aggiustati , che seppe utilmente applica*
re. V. il preclarissimo istori<^rafo , ed il Caboni nei suoi Ritratti
poetico-storìci di alcuni illustri sardi.
Cabras Antonio, lodato pei suoi moltiplìci talenti, per la
sua ampia e profonda cognizione della giurisprudenza. Fu ca-
nonico della prìmaziale, e ottenne su i pergami solenni ap-
plausi. Indi nacque una nobilissima fama. Ma le sue orazioni ^
non ha molto, pi*esentate alla lettura del pubblico, lo degrada-
rono non poco da <{uella sublimità, in cui appariva. V. nel ci*
tato oposculo il Caboni. '
Cadello D.Diego, arcivescovo di Cagliari, é prete cardinale
delia S. R. Cbiesa. L'altezza della mente era in lui , quanta
la grandezza del cuore. Consulta il Caboni.
Pintor cavaliere Efisio Luigi, bravo giuresconsulto , e poeta
assai apprezzato^ Non è guarì che si sono pubblicati alcuni suoi
componimenti in lingua patria veramente lodevoli. Questi navigò
fra le tempeste politiche della Sardegna nel declinare del secolo
scorso, ed una sorte propizia Io porlo a salvezza.
Castelli Raimondo, canonico cagliaritano. Fu molto riputato
per la eloquenza sacra. Le sue orazioni pubblicate non man-
cano di pregi.
Pintor Francesco , canonico cagliaritano , autore di alcuni oom-
pommenti latini, dove é poco spirito di poesia, ma molta pur^
gatezza di lingua.
Valle Raimondo, canonico cagliaritano, conosciuto vantaggio-
samente per lo suo poemetto - / tonnù
F'ii'enti.
Mameli D. Giovanni alla sciefkza legale tiene aggiuiito Toma-
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192 CAGLIARI
mento di moltìplicl c<}gaìzioni. Percorsa con molt'onore la car-'
riera degli impieghi giuridici ora è provveduto a riposo. £i
traduceva ed arricchiva' di note eruditissime la Curia de LogUj
codice di legislazione patria, promulgato dalla sarda eroina
Leonora d'Arborea.
Navoni D. Nicolò. Mentre studiava alla educazione dei
giovani del seminario arcivescovile scriveva e pubblicava
alcune poesie, e drammi sacri. Fatto vicario generale spie-
gava più utili talenti. I quali in quel tempo più brillarono ,
che ebbe commesso il governo della diocesi sulcitana. Impe-
rocché riduceva a società in UK)lte parrocchie figliali le disperse
famiglie dei pastori , e con propria personal fatica le indiriz-
sava e portava ad una vita civile. Questa sua grand' opra sta
vigorosa , e i progressi ne sono tanto rapidi , che fra non molto
i piccoli boddèus ( casali ) si formeranno in felici popolazioni.
Il re Vittorio Emanuele pertanto degnavalo di una special con-
fidenza , e faceasi gran conto del suo sapere , e della sua coo-
perazione per lo governo dei popoli sulcitani , e per la difesa
di quei littorali. Lo zelante vescovo privavasi dei comodi per
assicurare le popolazioni che avea create dalle repentine in-
cursioni dei barbereschi, e contribuiva tutto alla erezione di
alcune necessarie difese. Elevato alla maggior dignità della chiesa
sarda nella più estesa ampiezza di questa sfera, e nelle altre
Provincie , in cui ebbe ed ha parte come prima voce dell' or-
dine ecclesiastico, fé' più brillare i suoi talenti politici. Entro
il decimosettimo lustro egli opera ancora vivido di spirito e
di cuore.
Tiragallo D. Luigi. Competè nel 1770-71 per una cattedra
di legge , ed. ebbe la rara sorte , che fosse fatta ^ustizia al
suo merito trascendente. Questo superava l'invidia , e gli pro-
cacciava splendide mercedi* Dopo onoratissimA gradazione
arrivò a tanto , che fu nominato intendente generale del re-
gno, invitato negli stati del continente all'alto ufficio di av-
vocato generale , e in fine creato reggente del supremo magi-
strato del consolato di terra e di mare con l'onestissima arrota
della decorazione delle grandi insegne ecc. ecc. Fu stimato e
si prestò profondo giuresconsulto , uomo di stato, e letterato
insigne*
Manca di Tiesi D. Stefano , marchese di Villahermosa , e di
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CAGLURI 193
s. Croce. Nella prima età molto si distinse nel? armi, e fu
parte di molte azioni, delle quali portò incancellabili le ono-
rate memorie. Tanto poscia in questa scienza egìì progrediva ,
che nulFaltro a lui vedea da preferire lo stesso Vittorio Ema-
nuele molto intendente delle cose di guerra. Versava insieme
in altre non poche parti dell'umano sapere, e acquistava gran
tesoro di erudizione. Onde gli accademici italiani si onoravano
del suo nome , e la reale società agraria ed economica di Ca-
gliari lo venerava suo degnissimo presidente. Fu devotissimo a
Carlo Felice, dal quale mentre era corrisposto con affettuosa
amicizia , al bene della patria riguardava , ed alla gloria di lui.
Pertanto come affettuoso patrono lo riguardarono e amarono i
suoi cittadini persuasi della parte, che avea ben grande nelle
moltissime ottime cose , che quell'amantissimo prìncipe nelle sue
▼ice regie , e nel regno fece per la comune prosperità -, gli in-
geg;m più chiari Io veneraron mecenate; le persone di merito
protettore. Dei suoi studi al rifiorimento della Sardegna fu fatto
alcun cenno nell'articolo Cagliari provincia^ § Agricoltura. I so-
vrani di Sai^degna , e i loro alti alleati consapevoli dei sommi
suoi menti l'onoravano delle più nobili decorazioni. Carlo Al-
berto, in attestato dell'alta sua stima, gli conferiva la canea
già da se onorata di gran mastro d'artiglieria.
Grondona D. Antonico. Fece la guerra nel continente , e poi
nel 1800 , quando i tiesini apertamente ribellavano a danno
del feudatario, ebbe raccomandata la spedizione ( vedi notizie
storiche ) ; contro i quali pieni di audacia per lo numero , e
trasportati da furore contro ciò, che essi dicevano tirannia feu-
dale , non solo si sostenne , ma emendati i gravi errori del
piano propostogli ottenne una compita vittoria. Teneva dopo
questo e altri fatti onorifici li governi di Alghero e di Sas-
sari , ed in questo spiegando una maravigliosa attività fece pro-
cedere in meglio le cose. «Dotto nelle scienze militari sente pure
molto avanti nelle naturali, e tante doti spiccano più belle
nelle virtù del suo cuore.
Baille D. Lodovico, membro dell' accademia delle scienze di
Torino, e di più altre, segretario perpetuo, ed ora presidente
della reale società agraria ed economica di Cagliari , censore
della università , e presidente della biblioteca. Fu uno dei primi
che abbiano coltivato in Sardegna con buon gusto la lettera-
Dizion* Geogr. tee. Voi. III. i3
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194 CAGLURI
tura y prcrtliisse yarì compoiAunenti poetici assai lersi , ed è so-
prattutto lodato per lo suo amoi*e alle cose patrie , per le sue
yaste cognizioni in queste e nell' archeologìa » intorno alle
quali cose scrìveva e produceva molte illustrazioni. Egli ha la
bella soddisfazione di veder già suUe sue orine ben diretti non
pochi giovani , dai quali la patria spera assai*
Caboni avvocato Stanislao dottissimo nel dritto e nelle scienze
economiche, ed uno de' letterati superiori. Dal concorso ad una
cattedra di legge, nel quale avea brillato al pubblico l'esimio
merito del suo ingegiv) , e dei suoi profondi studi, essendo par*
tito senza premio , entiò nella carriera economica , resse con
sommo onore la intendenza generale del Regno , in appresso
con pari merito di zelo e di abilità governò la yice*intendenza
generale di Sassari, ed ora tiene le veci del controllo genera-
le. Egli redigeva il giornale Cagliaiilano in beUa lìngua con
molta copia di cognizioni utilissime ; dettava due orazioni, una
per D. Raimondo Garau, altra per Carlo Felice ^ molte poesìe
assai pregiate da chi gusta il bello ; e già intraprese la pub-
blicazione di Saggi letterari e scienti6ci con nel primo fasci-
colo i Ritratti poetico-storici di alcuni illustri sardi. I dotti
bramano la continuazione dei medesimi, e augurano alla pa-
tria dai suoi rari talenti e somnia bontà di cuore maggiori cose.
Amat di s. Filippo noonsignore arcivescovo D. Luigi. Dopo
aver ai^ministrato con somma soddisfazione del governo pon-
tificio e dei popoli varie delegazioni, fra queste quella di Bo-
logna , andò nunzio alla corte di Napoli , e in appresso con
egual carattere a quella di Madrid. Ai suoi talenti nella diplo-
mazia è aggiunto il fregio clie viene dalla letteratura. Abbiam
di lui una orazione latina per li funerali del re Yittorio Ema-
nuele celebrati in Roma.
Contessa Margherita D. Carolina nata De-Quesada. Si rese
nota ai letterati per alcuni scritti, che sono argomento certo
dell'alto ingegno, e della sincera pietà di lei.
Pes di Villamarina cav. D. Emanuele, luogotenente gene-
vaie, cav. gran croce, e cav. di s. Luigi di Francia. Fu paggio
del Re Vittorio Amedeo. Impaziente di appartenere alla milizia
in tempo, in cui era fieramente minacciata l'indipendenza dei
dominii Sabaudi, entrò giovanissimo nel reggimento Aosta, com->
pagnia de' granatieri. In una sanguinosa fazione valorosamente
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CAGLURI 195
combattendo fu fatto prigioniero dai repubblicani di Francia.
Divenuto poi libero di se, e rientrato nel detto reggimento,
da prode e solerte uffizlale si distinse contro ì francesi nelle
campagne degli anni i794~9^'96. In seguito alla presa d'Ales-
sandria nel 1799 ^" prigione di guerra degli austriaci. Nelle
campagne degli anni 1799, ^^o<>9 1801 , i8oa, i8o3 segnalossi
guerreggiando sotto i vessilli dell'Austria. Passò di bel nuovo
al servizio del Re di Sardegna Vittorio Emanuele. Fu commis-
sario del Governo Sardo presso gli eserciti austriaci nella cam-
pagna del i8i5, e trovossi presente alla presa di Grenoble.
Venne quindi prescelto a capo dello stato maggiore della di-
visione di Torino. Dal provvido Re felicemente regnante fu
dapprima eletto a consigliere di stato, e vennegli quindi affi-
data la somma degli importanti delicatissimi affari della guerra,
marina, e Sardegna. Che veramente egli è personaggio d'in-
gegno vivacissimo, dì rari moltiplici talenti, e soprattutto di
una maravigliosa attività a farli tutti valere. Dallo studio delle
dottrine tattiche non avendo disgiunto lo studio dell' altre scienze
di puM>lica utibtà , specialmente delle economiche , ebbe la ri-
putazione cosi di militare peritissimo, come di abile uomo di
stato. Confermava la prima con una molto applaudita teoria
militare, e l'altra con la sapienza, onde conduce le cose al
bene della patria nell'altissima dignità, cui lo innalzava il sag-
gio Monarca.
Materiale della città di Cagliari. Che in alcun tempo sia
stata Cagliari all'intutto dis£itta e ridotta a diserto è contro la
verità storica. Perchè errava il Fara in asserendone il primo
eccidio da T. Sempr. Gracco Cons. , l'altro dopo molte furiose
oppugnazioni sotto Fariete di diverse schiatte di barbari. Non
posso però non consentire nel suo diminuimento ad una par-
ticella della superficie , che copriva coi suoi edifizi in quello
che correvano i meno infelici tempi della dominazione romana:
che anzi emmi certo che la Cagliari , dove Musatto avevasi
fondato il trono , era una meschina cosa *, comecché non la sap-
pia designare nei veri limiti. A ragionar però' da quello ap-
parve ne' succeduti tempi era la popolazione ristretta dove og-
gidì è Stampace col borgo comprendendovi le chiese di S. Pie-
tro , e di S. Paolo. La parte rassicurata con mura e torri erano
le isole che si appoggiano sulla strada di S. Michele , e mezza
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196 CAGLURI
quella chft si distende dalla torre e porta Scala (antico ingresso
nella città dall' interno) alla piazza S. Carlo , dove é ancora
veduta l'imposta dell'arco della porta al mare , denominata
dall'Angelo, a^ cui nella solennità degli Angeli custodi il clero
parrocchiale , come costumano fare il capitolo alla porta Leo-
nina , la comunità di Yillanova alla porta ^di questo nome , e
la comunità di Lapola a S. Elmo presso la porta del Molo ,
suole andare a supplicazione composto visK un aitar temporario.
La rimanente circoscrizione può essere facilmente riconosciuta.
Nella età dell' Arquer (intorno al i54o) sussisteva ancora parte
della cinta , e nella sua topografia di Cagliari è segnata quella
che coDgiungeva le anzinotate due porte. Entro queste mura
parve ad alcuno fosse contenuta la chiesa maggiore col seggio
arcivescovile , e gli furon indizio due medaglioni scopertisi non
lungi dalla porta dell'Angelo, rappresentanti in lavoro mosaico ,
uno Gesù Cristo, altro la sua madre. Il nome di Stampace , che
ebbe questa parte dell'antica Cagliari , venne dai pisani , nella
ciu città troviamo un rione ed un baluardo cosi appellati.
Villa di S. Igìa. La giacitura del borgo e castello di S. Igia,
o Gilla, cosi deve essere determinata , che da ponente toccasse
lo stagno , da levante si estendesse sino nella linea della strada
a Fangario e contrada del borgo esistente , verso austro alle
spalle dell'attuale chiesa di S. Avendrace, verso il tramontano
a non più di quattrocento metri in là delle ultime case di
questo borgo. Intra questi limti è da vedere molte fondamenta,
e siffatti materiali , che attestano qualche magnificenza. Il sito
dell'antica chiesa principale è ben accertato. Era denominata
da S. Maria de Giusi , uffiziata da canonici , e onorata dalla
frequentissima residenza dell'arcivescovo. La popolazione era
difesa da forti mura , ed a più fermezza era stato erettovi un
castello, che divenne famoso nelle guerre , e fu sempre dove
andava a tempestare il nemico , f sì consumava ogni violenza
dì guerra. Non sono molti anni che ne apparivano le fonda-
menta. I coltivatori le hanno già disciolte. In questo sito forti-
ficato si riuniva col regolo della provincia quanto era nella me-
desima di persone illustri e potenti. In caso d'una repentina
irruzione era il comodo dì evadere per l'acque dello stagno
o alla vicina isoletta , o più in là. Non pare che la distru-
zione del castello e delle mura (Y. not. stor. sulla fine del
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CAGLIARI 197
secolo xm) portasse un totale esterminio degli abitanti. D. Al-
fonso quando conquistava Cagliari ritrovava in S. Gilla una
piccola popolazione , e noi la possiamo st'unare tuttora sussi-
stente nel borgo di S. Avendrace , avvicinatesi le case a pie
dell'antica necropoli.
CastdlO'Casiro y o Castel di Cagliari. Si edificava questa
magnifica rocca dall' architetto Fratino. La circonferenza su
li dati dei residui delle mura si può calcolare di metri i35o.
La irregolar figura riguardati solo gli angoli principali salienti
può ridursi alle trapezoidi -, di cui il lato maggiore protendesi
quasi sotto il meridiano sul ciglio della rupe ; il lato contro
libeccio dall'angolo del pozzo (nel bastione di S. Remigio )
alla torre dell'elefante, linea piuttosto curva che' retta, egua-
gliasi a cinque ' quattordicesimi del primo lato -, quello contro
ponente da questa torre alla gola del baluardo di S. Giovanni
a sei quattordicesimi; l' estremo , che è una spezzata , incontro
a maestro-tramontana di altri cinque. Presentemente la mag-*
gior lunghezza può essere rappresentata da metri 55o, la lar-
ghezza di 200; nella pendice a ponente con le altezze di li-
vello negli angoli sulla linea maggiore 72,00 presso S. Catte-
rina -, 98,82 alla torre di S. Brancazio , che ottiene su questi
altri metri 35,07, negli altri due tra le linee minori ; 57,16 a
pie della torre dell'elefante , che sorge ad altri 27,49 ; e 69,09
al balijardo di S. Giovanni. La pendice di levante fu tagliata
tutta e in modo che restaron le rupi verticali con profondità
di circa metri 3o quanti se ne inism'ano dal piano deUa cat-
tedrale al fosso. La linea delle mura contro levante apparisce
sinora quasi tutta col rivestimento solito delle costruzioni dei
pisani senza scarpa e con riseghe. Nel fossario e in parte del-
l'edifizio attiguo alla cattedrale sono essi visibili e vi si no-
tano l'arine pisane. La linea contro libeccio e presso che in-
tera e rìc#noscesi entra la casa degli scolopi , nel successivo
cortile , e nel muro intemo del teatro. Dell'altra eccetto un
pezzo che tocca la torre dell'elefante , il resto fu disfatto dagli
spagnuoli nell'erezione delle nuove opere di difesa in architet-
tura accomodata alle artiglierie. L'ultima è sussistente nella
metà alla torre di S. Brancazio. Il .rivestimento delle medesime
era allo zoccolo di pietre calcaree spesso bugnate non sempre
a ordini regolari ; agli strati superiori di certe roccie che sono
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198 CAGLIARI
una breccia o di arene , o di ghiaja y o di questa e conchiglie ,
0 del tufo comune.
A diseguali tratti erano le mura divise da toni, ^ui roton-
de y qual vedesi presso a quella di S. Brancazio , in una delle
quali passa la linea magistrale della fortificazione attuale , là
quadrate , come pare vederne una nell'angolo ad austro , e al-
tre superiormente. Ve n'eran pure polìgone , e quella che sta
alle spalle del monistero di S. Lucia quasi in tutta sua inte-
grità conservati pure i merli. Nella parte contro libeccio co*
noscesi una torricciuola , sotto la porterà del collegio degli sco-
lopi. Grandissima di tutte nel principio costruivasi la torre del-
l'aquila per una valida difesa della porta con saracinesca , su
cui sorge va. In appresso Giovanni Capula levava le due magnifi-
che torri di S. Brancazio (nell'anno i3o5 ) e dell' Elefieuite
( 1307). La costruzione di queste rassomiglia a quella delle
mura e della torre dell'aquila , ma assai distinguesi per una
maravigliosa precisione del lavoro. Nelle faccie e nei fianchi
sono vestite d'un calcareo cosi compatto , che alcuno lo scam-
biava nel marmo , nelle spalle con tufo. Sulla cima hanno
ambe la vedetta , e da quella che spunta sopra S. Brancazio,
dove teneansi già degli speculatori a vedere i legni che si pre-
sentassero nel porto , apresi per ovunque volgasi l' occhio
una infinita mirabile scena indescrivibile. Negli ultimi ordini
sporgono dei medaglioni per lo ballatojo.
Sin dal 1264 erasi edificata nel castello una darsena ( tar-
sena castri) siccome ne dice una iscrizione ritrovatasi nel di-
sfacimento del campanile della parrocchia di Stampace (i). In
qual parte del castello fosse stata disegnata non è che ce l'in-
dichi. Per avventura avria potuto essere stata nell'istesso sito,
(i) Fu questa iscrizione commentata dal chiarissimo cavc^
liere Baille , e sinora non pubblicata. Nella quale notato V ori-
gine araba di questo vocabolo , che nella lingua sarda intro^
dussero i saraceni dominatori ^ e proposto i due significati di
conserva d^ arme , e di fabbrica di cose navali , afferma debba
intendersi nel primo modo. In che mentre facilmente condiscenda
terrò per certo che governando Musatto , cui ogn^ iu)m sa es-
sere stato molto pratico delle cose di mare , aver amato il cor-
seggiare , e stato pure sia in Cagliari un laboratorio di navi.
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CAGLIARI 199
dov' era T armeria nel tempo degli spagnuoli , e notava l'Àrquer
la torre delle munizioni da guerra. DafUa parte contro ostl-o-
libeccio, onde poteva entrarsi nel castello, erano quattro or-
dini di mura con quattro porte , per li quali erano formate
cinque rampe e V ultima più breve delle precedenti , le quali
ancora appariscono quasi intere. La linea esterna e maggiore di»
stendeasi da presso Porta- Villanova in là di s. Catterina mar-
tire ', la seconda nella projezione della faccia maggiore del ba-
luardo dello Sperone-, la terza per la cortina , tra il prece-
dente e il bastione del Balice , i cui materiali sono stati ado-
prati a formar parte di questa, come è veduto neUa porta di
Castello, tra i quali osservandosi sopra questa porta due teste
di leoni , onde prendea cognome la porta Leonina , non pare
sia gran temerità qui fissare- la medesima ; la quarta sussiste
tuttora e maschera la porta dell'aquila.
Dalla parte di s. Brancazio erano tre ordini di mura eon tre
porte , il primo separava la torre dal popolato , il secondo ser-
viva di primD antemurale alla toire, il terzo più in là di al-
tra difesa*
Costrutto il castello , l'Arcivescovo vi ebbe alloggio presso la
piccola chiesa di s. Cecilia ; e divenuti padroni i pisani nel 1 3 1 3 ,
cominciossi a edificarvisi la cattedrale presso s. Cecilia , il cui
nome prevalse nell'uso a quello di N. D. cui fu dedicata dagli
aragonesi. Fu disegnata secondo lo stile architettonico di quei
tempi, e da alcuni residui é permesso dire con maestria som-
ma. Mediocre era la grandezza, quanta si vede: due ordini di
colonne formavano nel piede della crociera tre navate -, ed un
pulpito di qualche pregio per l'arte , ma di misure maggiori
che permettesse la proporzione , era sospeso su colonne spi-
rali sedenti ( o bella cosa ! ) sopra il dorso di quattro leoni gi-
ganti. Il tetto era a legname con ben intesa travatura, e que-
sto minacciando ruina fu cagione che D. Pietro Vico arcivescovo
di Cagliari facesse distruggere 1' edìfizio^ per piantarne un nuovo
con miglior disegno , se cosi fosse ; il quale si cominciava a
fondare addi 22 novembre 1669 per un uomo del genovesato
Mastro Domenico .... Si accrebbero i materiali dalle due brac-
cie dell'antica chiesa basilica di s. Saturnino.
Castello (U s, MicJiele. Fabbricava si dai pisani sulla emi-
nenza a settentrione delia città nel sito dove erano sin allora
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20O CAGLIARI
vissuti dei certosini. È quadrato con torri simili , ma disugnali
ai tre angoli in libeccio, sirocco, e greco. Il perimetro somma
a metri i44* I^^U^ prima capitolazione dei pisani vi si allog-
giarono gli aragonesi. Raimondo Peralta preposto alle cose di
guerra fecelo foitificare, quando parve imminente nuova ten*
zone con gli antichi possessori. Ottenevalo poscia Berengario
Carros obbligato a ben munirlo. In progresso adattavasi alle
nuove armi 9 e formavansi i rampari^ nei quali potevano agire
pochi cannoni , scavato il fosso intorno e prodottolo da una
parte contro ponente con muro posto sul ciglio interno a im-
pedire il nemico di vedere i lati di pon. e tramant.; da altra
contro il levante a nuovo ostacolo per passare al lato di levante
sulla piazza d'arme in forma di piccol campo , senza il fosso
era negli altri lati salvo 1' australe una cinta che si attaccava
agli angoli delle spalle delle due torri a libeccio e sirocco.
La porta era nel lato a levante con ponte e saracinesca. Solo
dalla parte a mezzogiorno poteva il castello essere battuto , e
da questa esso teneva tre cannoniere alla cortina. I Carros vi
dimoravano spesso , essi ritornati in Spagna non si ebbe molta
cura di conservarlo. Presentemente é abbandonato , lasciati den-
tro città gli invalidi, che nell' addietro vi avean caseiina.
Era un borgo sotto questa rocca , ed il cavaliere Baille cre-«
delo appellato Calamatìas.
Bagnata. Porto e boi^o di Cagliari nei secoli di mezzo, e
negli anteriori estrema parte della città , sotto la necropoli
australe. Vi erano le dogane , e si esercitava il principal traf-
fico degli isolani con gli esteri. Sedeanvi il Camerlingo del poi>
to j i consoli del commercio , i giurati , i sensali , altre per-
sone necessarie in queste bisogne , e certo numero di uomini
per la forza. In esso si accumulavano si gli articoli da espor-
tarsi , cereali, formaggi , lane grezze e lavorate , e altre non
poche derrate compreso il prodotto delle miniere ; come le
merci estere ai bisogni , comodi , e al lusso , qual fosse , delle
popolazioni dell'isola. La strada principale la ruga dei mer^
canU era fiancheggiata da ricchi fondachi. Era stata erettavi
in parrocchia la chiesa poi denominata da s. Bardilio , e in
addietro dalla SS. Trinità sotto la invocazione della Vergine del
Porto delle grotte ( caverne sepolcrali ( V. Necropoli cagl, ) ,
cui si festeggiala nella memoria della sua annunciazione con
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GAGLURI 20 1
grande luminaria in cera dal prodotto d' un tenue dritto su i
bastimenti secondo che fossero capevoli. Le quali cose ed al-
tre sono dedotte dal Breve portus caraUtani progettato in Ca-
gliari, ed emendato in Pisa Tanno iSiS, che il chiarissimo
cavaliere Baille estrasse dall'archivio Roncioni di Pisa, dove è
dì notare le cose della vendita e compra, e come allora fosse
più attivo uno ed altro commercio.
Venuti gli aragonesi, e non tolto per li patti il castello, il
sobborgo di Stampace, e la Villanova ai pisani, continuò la
frequenza in questo poito, ma non per molto. Che come i
nuovi signori dissero ai pisani di volere a se le loro case di
Cagliari, fu abbandonato , e quello abitato che costoro si ave-
vano formato alla falda dello stesso castello in Lapola, come
si voUe dal re D. Jacopo nel diploma di erezione della città
di Cagliari in colonia aragonese.
ViUano\fa^ Comincia a comparir nella storia alla invasione
degli aragonesi. Non pare sia stata murata avvenga che si no-
tino due porte, una detta Romeri, cb^ pone in corrispondenza
la contrada deis Jrgiòlas con s. Domenico-, altra Cabànias
presso s. Cesello, onde si usciva dalla strada di s. Giovanni.
Questa è ben indicata nella topografia delTArquer con ai due
fianchi un piccol tratto di muro. Sarebbe essa di antichità su-
periore al medio evo? Le abitazioni si distendevano lungo la
falda orientale del castello con quattro contrade maggiori* U
nome della odierna principal contrada deis jérgiòlas ci awba
che ivi era campo raso, e accomodato alle aie. In tempi po-
steriori è riconosciutovi un vico cosi denominato, che sarebbe
di quelle isole, che sono prossime a s. Lucifero, ed altro ap-
pellato di Gèsus, o di Orta, presso l'antico convento degli o^
servanti, oggi chiuso tra i rampari del rivellino di Porta^Ge-
sus, e riformato alla fabbrica dei tabaccbi*
Bonaria 9 villa e castello. Mei 1824 convenutosi nelle con-
dizioni scambievoli, siccome il Castel di Cagliari si ritenea dai
pisani, D. Alfonso ordinava, che intorno al campo, ove erasi
attendato il suo esercito sul colle di Bagnara si tirasse una
muraglia, 0 dentro si edificassero abitazioni, perchè vi risie-
desse il supremo governator del regno , e stanziasse V armata.
Quindi formavasi una popolazione in certa foggia di città con-^
simile, come immaginavano, a Barcellona, e tosto si edificava
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IO) CAGLURI
una chiesa parrocchiale, dedicata essa pure alla Trinità. Ebbe
Bonaria i privilegi di città nel i3a5, e l'onore di dominante.
Lapolay volgarmente la Marina. Occupato il Castello e lo
Stampace dagli aragonesi mentre si intese ad ampliare di van-
taggio la città fu permesso ai sardi di poter formare delle abi-
tazioni tra il castello e il mare, e vivervi mescolati a' domi-
natori. Gli edifizi furono prima disegnati presso alla sponda,
e nell'età dell' Arquer erano tuttora nude le rupi dalle mura
del castello alla linea da Porta-Villanova a Porta-Stampace
guidata secondo la presente strada della Costa.
Spogliati i pisani del porto di Bagnara ne formavano un al-
tro alle sponde di Lapola stringendo non piccolo spazio me-
diante una palizzata in forma di due archi appoggiantisi uno
al torrione, dove oggidì il baluardo di s. Agostino, l'altro al
torrione detto di Levante , dove è il bastion della darsena ,
sortendo dalla corda del lido in mo' di freccia un ponte per
avventura nella lingua dove è la dogana, la caserma, il ba-
gna, il fortino di s. Vincenzo col piccol molo, che è uno delle
braccie dell'attuale porto , o darsena.
Il y. R. di Castel-Rodrigo a togliere l' inconvenienza di man«
dare la squadra sarda a svernare ne) porto di Genova formava
il suindicato porto, e guerniva in sua difesa il fortino.
Fortificazioni aragonesi. Primo pensiero dei novelli signori
fu di fortificar bene la conquistata città. Concedevasi (anno
1837) all'università di Cagliari, e più volte poi si ratificava,
il privilegio di imporre delle gravezze sopra le merci e vittua-
glie per aver dei mezzi alla costruzione di nuove muraglie : e
finalmente nel diploma 8 agosto 1874 ordinavasi si impiegasse
il trìente di quanto ritornava dalle imposizioni specialmente
nella edificazione delle mura di Lapola , in cui spesso incorre-
vano gli arboresi. Vi ha qualche ragione per credere , che non
si compissero le opere comandate prima che venisse la ne-
cessità di adoperare nelle difese quel genere di costruzione ,
«he domandavano le artiglierie.
Fortificazioni spOgnuole, Solo verso il 1470 cominciossi nella
Sardegna a usare le artni da fuoco; nel quale il Y. R. Carros
domandava alcuni cannoni dal govemator del Logudoro per
battere le rocche del marchese d'Oristano Leonardo d'Alago-
ne. È però anche posteriore a tal epoca la recente militare
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CÀGLiÀllI ao3
architettura: che se i grandi baluardi si comiodaroBo a edifi-
care Bon prima del i45o ia paesi militari , nella trascurata ca-
pitale della Sardegna certo assai più tardi. £ nei primi pare
siano stati i bastioni delle porte di Villanova, e dello Stam*
pace , li quali non entrano , che con violenza nel piano delle
altre fortificazioni. Surto Carlo V al trono e levatisi contro la
Francia e la Turchia apparve la necessita di fondare dei va-
Udi propugnacoli , che si perfezionavano poi dal suo figlio Fi-
lippo IL II principal disegno fu di assicurare il castello in
guisa d' una cittadella. ^A ciò veduto dover conferire il fortifi-
camento di Lapola si venne poi in sul fatto, e poco prima
che scrivesse il Fara recavasi a. fine. Dalla iscrizione del ba-
luardo di 8. Giovanni ( volgarmente di s. Croce ) apprendiauio
essersi il medesimo compito nel i568 dagli ingegneri Rocco
Capellino e Antonio Mazzolino , tenendo il viccregno D. Alvaro
di Madrigal, il quale nella stessa lapida è lodato per lo stù-
dio in fortificar Cagliari cosi in questo come in altri baluardi.
Lo stesso y. R. era notato nel marmo che vedeasi sulla porta
di \illanova.
Nella parte di levante non si stimò importare alcun lavoro
ad aggiungere fortificazione d'arte alla naturale, e solo verso
la metà del secolo xvn D. Diego d'Aragal fabbricava il piccol
bastione del palazzo, col quale si avevano già sedici punti di
propugnazione , non però tutti baluardi , come diceali il Cana-
les de Vega nella sua relazione della invasione dell' Harcourt.
Circa la quale nobile epoca forse per le avvertenze poste nella
icnografia della piazza da D. Antonio Quintana cavaliere assai
intendente della architettura militare nella visita fatta pel ge-
nerale D. Melchiorre De -Borgia, furono fatte le appendici dei
bassi fianchi ai maggiori baluardi del castello , Porta-Villanova,
Balice, s. Giovanni, s. Brancazio, della controguardia a s. Gio-
vanni, della falsa braga da questo al torrione di Porta-Cristi-
na, con l'altre opere alla difesa di s. Brancazio.
La robusta costruzione spagnuola é rimarchevole inverso la
recente , e pare che le opere novelle spariranno in breve su-
perstiti a più lunga durazìone le antiche.
. FortificoAÌoni novelle sotto i Reali di Soi^oja. Il re Vittorio
Amedeo dedicata a meglio fortificare la città una gra^ somma
di danaro riscossa dal governo spagnuolo in compenso dei cau«
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2o4 CAGLURI
noni di bronzo , onde era stata spogliata la rocca cagliaritana,
e nel lato orientale del castello edificava tre baluardi di diversa
grandezza , cui non mirerà mai alcun aggressore , e formava
per tutta la linea di levante dal mare alla porta avanzata la
strada coperta con le opere solite , aggiungendo eguali opere
al Iato occidentale della Marina. L' opera più dispendiosa fu
sulla sommità del colle dalla parte di s. Lorenzo , dove è il
vero punto di attacco contro il castello , e sul disegno del De-
vincenti formavasi un'opera a corno in gran parte intagliata
nelle rupi fu appoggiata alla freccia spagnuola , e cinta delle
solite opere. Rinforza vasi pure la linea della sponda , ma con
poco saggio consiglio a rivestire alcune faccie e fianchi di ba-
stioni fu scelta una dura pietra calcarea. Finalmente dopo la
invasione del Truguet furon permesse alcune costruzioni sul
Monvolpino , sul promontorio di s. Elia , e in qualche punti del
littorale.
Particolarizzazione delle opere di difesa di Cagliari.
X' opera a corno di Pòrta^Reale tiene i due bastioni nomi-
nati uno dal B. Emanuele faccia a s. Lorenzo metri 70 , fianco
37 , in linea di difesa 180 ; altra face, al ciglio delle rupi sulla
passeggiata della polveriera metri 81 , altezze sul livello ma-
rino del fosso e del parapetto ( e distingui sempre cosi i due
numeri notati ) aU' ang. fiancheggiato 92,98 , e 98,98.
Il bastione di s. Filippo, face, sull'anfiteatro romano (sulla
cui estrema prec'mzione siede lo spalto ) 80 , fianc. 37 , nella
dif. 190: altra face. 48, fianc. 14, nella dif. dal torrione di
Porta-Cristina 380.
Dentro quest'opera è il baluardo di s. Brancazio in forma
di tanaglia con lato a s. Filippo 70, nella dif. dal detto tor-
rione 168 , con l'appendice d' un basso fianco a orecchione ,
in cui è mascherata l'antica porta della cosi detta cittadella
( quest' ìstesso baluardo ). Il primo lato dell' angolo rientrante
40 , il secondo che domina il B. Emanuele 56. Il fosso é d'un
gran lavoro a 89,43 dal livello del mare. Il parap. all' ang.
della spalla a Porta-Cristina è a 101,84, all' ang. rientrante
della tanaglia 112,80.
Nella cortina quindi al torrione più volte mentovato fu aperta
Porta-Cidstina.
Torrione. Questo è dell'antica fortificazione pisana. Batte pure
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CAGLURI !io5
«ul fianco dì s. Giovanni a metri 138, altezze 8i,6g e 99,75.
Sotto questa torre concorrono due lìnee dì mura variamente
spezzate con lo spalto sul ciglio del fosso di s. Andrea. Indi
a s. Filippo figura una cortina nella quale è un angolo sa-
liente onde sono due linee di difesa , la prima di sovrappiù
alla faccia a libeccio dì s. Filippo , la seconda a s. Giovanni ,
con una falsa braga; l'altra spezzata a questo baluardo figura
una consimil opera sovrapposta.
Baluardo di s, Giovanni, Face, a campagna 64)50 , con fianco
a orecch. 36, n^lla dif. 210. Face, a Stampace 74 9 nella spez-
zata di dif. 265 -H 40 9 ^^^ basso fianco. Altezza all'ang. fianc.
47969 e 80 : nell' ang. della spalla al Balice 4^)69 y ^ ^y^9'
La controguardia è alta dal fosso 6 9 da fuori 11.
Da questo baluardo alla torre dell'Elefante a metri ioa, la cor-
tina formasi in un dente con fianco 28^^ ad accorciar la difesa al
Baluardo del Bàlice, Face, a Stampace 989 con fianco a orecch.
!27 ( in cui é una porticina donde per due rampe una sopra 9
V altra alla faccia del basso-fianco si discende in Stampace ),
nella difesa^ dal dente 100. Face, alla Marina 4^9 con orecch.
curvilineo 'i^y nella spezzata di difesa 14^ -h 44- Altezze all'ang.
della spalla verso il dente dell'Elefante sopra la rampa 38,5o
e 57,36, all'ang. fian. ^4960 e 54916, all' orecch. curv. 44 ^ 549 16.
Bastione dello Sperone, Face, alla Marina 739 con orecch.
curv. 20 che maschera la porta Leonina , o Castello, nella dif.
193. Face, alla Yillanova a5, con orecch. 19, nella difesa dal
prossimo &porgimento della stessa magistrale 489 che lo svi-
luppo fu impedito dal bastione sottoposto della zecca. Altezze
del fosso all' orecch. curv. 56 , all' ang. fianch. 4^,09 , del
parap. 66. Su questo sorge il bastione di s. Remigio metri 6.
Bastione della Zécca o di Porta^Villanova. Unica face* con-
tro Villanova 84 9 col fianco ad austro 33 , e basso-fianco nella
difesa aoo, dal bastione di Monferrato; altro fianco a tram.
3o con basso-fianco. Altezze all' ang. della spalla presso Poi^
ta- Villanova 38,89 9 all' altr' omologo 4? 9^^ 9 ^^^ parap. oriz-
zontale 58.
Gran baluardo del palazzo. Face. 87, fian. 289 nella spetr
zata di difesa dal precedente 2!io -1- 4^ \ ^l^ra fac. 94 9 fian.
3o, neUa consimile dif. dal susseguente ^54 -h a6. Altezze al
primo angolo di spalla 57,05, all'altro omologo 64913, nelpa-
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ao6 GAGLURI
rap. omaoBtate 70. Sopra questo ìd propria ntuazione d'un ca*-
valiere sof^e a metri 9 l'antico bastione del palazzo con faccie
quasi eguali i3, fianc. ad ausùo 11, a tramontana 22.
Bastione Si Carlo. Face. ^S , fìanc. a oreccb. 4^ 9 nella spez-
iata di difesa dal prec. 166 -h 60. Altra face. 5o , fianc. 25,
nella dif. i34« AJkezze, all'ang. di spalla ad austro 71,4^ 9 ^^^
Tomologo 72,92, nel parapetto orizzontale 75,45.
Bastione del Beato Amedeo. Face. 37, fianc. 19, nella dif.
dalK antecedente :23. Altra face. 23, fianc. 149 nella dif. 5z.
Altezze nell'ang. della spalla ad austro 75,5 1 , nell'omo-
logo 78,349 nel parap. orizzontale 8i,5i. Segue una collinet-
ta y dor'è la porta avanzata con un pie col fianco e faccia , che
in complesso con l'anzidetto bastione nella icnografia congiunti
con ^(^re imminenti fanno una brutta figura d'opera a co-
rona, quale io qualifico nella inspezione della pianta topogia-
fica della città e fortificazioni di Cagliari disegnata dal volon-
tario nel Genio militare il signor Efisio Crespo di Cagliari.
Fortificazioni di Lapola,
Bastione di Monferrato. Face. 4^9 ^^^ fianc^ a oreccb. 3o,
nella difesa dal bastion della Zecca i32 (nella compresa cor-
tina è la porta Yillanova ) -, altra face. ( in cui nel 1 7 1 7 apri-
ron la breccia gli spagnuoli ) 39, confian. 29, nella spezzata di
dif. dal susseguente 1 76 -h 83» Altezze dell'ang. della spalla a
Porta-Villanova 3o,35 e 36,35 , all'ang. fianc. 25, 14 e 36, 14,
aU'ang. della spalla ad austi^o 21,14 e 34912*
Bastione della darsena» Face. 6o,5o, con fianca oreccb. 22,
nella dif. dal prec. 270 (nella cortina compresa è la poita
Gésus), face, al mare 43, con fianc. 6, nella dif. 73 dal pros-
simo braecio dritto della darsena. Altezze all'ang. alla spalla
verso il bastione predescrìtto 2,59, aU'ang. fianc. 0,75, nel pa-
rap. orizzontale 12. .
Braccia di difesa della darsena. Il retto ( or citato ) lungo
1 38 , entro cui la dogana , una caserma , i bagni , che dicono
con la porta detta della darsena , tiene in capo il fortino di
S. Vincenzo con una faccia sull'altro braccio 149 fianc. 199
nella dif. mal diretta dall'anzidetto bastione i54 9 con l'altra
22 , fiane. i6. Nella difesa dal Molo 253. Altezze 0,75 6 10,75.
A metri 44 ^ ^^ piccol molo l'appendice d'una mezza luna
con fianchi in- totale sviluppo 38.
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CAGLURi 207
Il piegato (batteria di S. Giacomo) , ond'é chiuso il ^to ,
ha due linee , una contro libeccio 65, altra contro austro 60,
altezza del parap. 3. Congiuntesi a questa e forma un altro
dente la batteria di S. Saturnino con la prima linea 87 y altra
32 , altezza del parap. 3.
Bastione del Molo o di S* Elmo. Unica face, coatro Uh. 5o
nella dif. da S. Vincenzo, fianc. a lev. 44 9 ùi fine al quale è
la porta del Molo a ponente 68. Altezze 0,75 e io.
Baluardo di S. Agostino, Nell'altro estremo della linea lit-
torale di Lapola face, a mare 70 , con fianc. a oreccb. 19,
nella dif. da S. Elmo no, face, alla campagna 78, con orec»
eh. 3a , che non maschera bene la porta S. Agostino in difesa
ficcante a5o. Altezze, all'ang. deUaspaUaa S. Elmo oc io,&»,
aU'ang. fianch. o,85 e 1 1 con due ordini di fuoco verso S. El-
mo : ang. alla spalla a porta S. Agostino 3,62 e 9,97.
Bastiome di S. Francesco, Unica face. 85 , neUa difesa fic-
cante da S. Giovanni 335, e nella quasi radente e più breve
dal dente dell'Elefante con fianc. a orecch. a tramontana 44 >
che maschera Porta-Stampace , e l'altro ad austro 35. Altezze,
all'ang. della spalla verso S. Agostino 18,71 e 23, all'omologo
22,42 e 27,42.
Opere esteme. Si è già dato un cenno di. queste. Rimane a
dire che k fatte al ponente di Lapola furono quasi in tutto
cancellate , l'altre d'^altrove in parte tolte , e struggcntisi in
una negligenza , che poi non é irragionevole. Il riveUino di
Gèstts maschera la cortina intera, come faceva Taltro che si disfece
di S. Agostino, i minori coprivano le porte di comunicazione. L'al-
tezza dello «ipalto va sempre crescendo dal mare alla porta
avanzata , presso cui non avrà meno di metri 20 con scarpa
di circa 70^ , ondechè il parapetto nasconde per un gran tratto
il quartiere di Villanova , che vi si appoggia.
Parti deUa citid , strade , cibici ecc. Componesi Cagliari di
quattro distinte paiti , però appellate quartieri. Il Castello e
la Marina contenuti éntro le fortificazioni , e separafi una da
altro per la cortina dal Balice allo Sperone , stanno sul colle
che ha le falde al mare ; quello nella parte superiore sulla
pendice a ponente , questa nell'inferiore sulla pendice a libec-
cio. Lo Staapace alle falde di ponente distendesi in projezione
al maestro , seguito dal borgo di S. Avendrace (santa Tènnera):
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io8 CAGLURI
la ViOanova alle falde di levante producesi sottilmente quasi da
mezzodì a mezzanotte.
La superficie delle quattro parti principali é di metiì qua«
drati 884i9ia risultanti dalle parziali 1 34,825 per lo castello
con 120,912 per l'arca di ciò che dicono cittadella: 137,887. 5o
per la Marina : 189,787. 5o per lo Stampace , non compreso
il borgo : 298,000 per la Villanova.
Il castello ha contrade principali 6 ed altre più piccole alle
mura , traverse 4 9 isole 27. La più lunga e nobile che pare
andar media , secondo la ordinaria corrispondenza deUe cose
aUe parole con molte stortezze dicesì dritta. Sua misura è di
metri 484980. Su questa quasi nella metà è uno spazio , che
dicono la piazzetta , ed è da poco che se n'è aperto un altro
in fine della medesima , e fu nominato la piazza di S. Bran-
cazio. Quindi è il raroparo di S. Croce , ed il bastione di S.
Remigio. Persistono ancora alcune case fabbricate nei passati
secoli. La circonferenza dell'area dov'è l'abitato è di 8,080. Vi
sono aperte quattro porte ; la porta Castello alla Marina ; la
porticina dell'Elefante a Stampace; l'Apremont alla porta avan-
zata per a Villanova; e la recente porta Cristina a porta Reale
sul colle di S. Lorenzo.
La Marina, o Lapola, presentala figura d'un trapezio. So-
novi strade maggiori per l' erta 8 della lunghezza del quartiere
di circa 3p3 e altrettante intersecanti, delle quali la più bella
è la Costa, per cui è la linea di- comunicazione tra lo Stam-
pace e la Villanova. Più spaziosa di tutte è la piazza or detta
di s. Francesco, e in addietro della Marina , nelle cui estre*
mità sono le porte della darsena e del molo. Sii annoverano
isole 87 , e da tutte le parti riunioni di case alle spalle dei
ramparì. La darsena è lunga miglia 284, larga i io , con aper-
tura 56. Nel primo giorno del 1886 vi si numerarono 56 navi
di carico, e vi restava ancora capacità per legni minori. La
Marina ha 6 porte , come può ricavarsi dal già detto. Di que-
ste e delle altre già notate nel castello due sole sono in buon
disegno, Porta Cristina nel Castello e Porta Villanova^ella Ma-
rina. Sarebbe a notarsi la porta del Molo per la sua architet-
tura, ma è troppo piccola. Fu ordinata ma sinora non eseguita
quella di Stampace secondo il disegno del cavaliere De Albertis
in architettura di forme adatte alla fortificazione, di cui sa-
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CACLIARI 309
rèUbe parte. Quando si effettui cedrassi tolta la discontinua-
EÌODe della strada Tenne con la costa cagionata dall' orecchione
del ticin balordo baluardo.
Stampace può esser distinto in due parti ; quella che fu già
circondata di mura, delle, quali nel secolo xn era iu gran
parte nudata; e la contrada Yenne con sue appendici. Nella
prima sono isole si^ nell'altra i5. A pie della faccia a mae-
stro del baluardo del Balice formavasi la piazza di s. Carlo,
e ¥i si ergeva il monumento del marchese di Yenne , onde co-
mincia la misura migliaria delle grandi strade del regno fatte
e da £are. Diverrebbe più ampia e più bella tolte quelle ca-
sette, che si è concesso fabbricar nel fosso.
S. Avendrace, borgo di Cagliari, che dista metri Sgo dal
rione dell'Annunziata, nel quale spaùo ornato di due ord'mi
di alberi ad una e ad altra parte della strada suol essere la
passeggiata nei giorni sereni d' inverno, componesi di 2o3 case,
delle quali 190 a pian terreno, disposte in due linee brutta-
mente speziate ad una e ad altra parte della grande strada a
pie del colle dei sepolcri antichi. Alcune famiglie nùsere abi^
tano entro quelle caverne»
Yillanova. Ha due granc^ contrade, la più lunga di s. Gio-
vanni di metri lara, l'altra detta deis argiòlas di 1090,80
che procede con urna larghezza irregolare. Si numerano altre
minori i5, traverse 11, isole 6o.
Chiese, Dentro il castello 8: la cattedrale, sJ Giuseppe col-
legio degli Scolopt, s. Lucia monistero , la Purissima monìstero,
s. Catterìna monistero, a. Croce basilica magistrale della Reli-
gione de' cavalieri Ss. Maurizio e Lazzaro, la Chiesa del monte
confraternita, la Speranza, che stimasi )a più antica del ca-
stello. Fuor della cittadella è la chiesa di s. Brancazio , òggidi
volgarmente denominata di s. Lorenzo, o Buon cammino. Nella
Marina 12 : s. Eul.alia parrocchiale , s. Antonio spedale gover-
nato dai religiosi di s. Giovanni di Dio, s. Teresa collegio dei
gesuiti , 8. Francesco di Assisi mOnisterio delle cappuccine , il
s. Sepolcro confraternita, s. Catterina chiesa nazionale dei ge-
novesi e confraternita , s« Rosalia convento degli osservan-
ti , 8. Leonardo convento degli agostiniani , s. Lucia confrater-
nita, s. Francesco di Paola convento dei Paolotti, la Vergine
DizioTim geogr, ecc. Voi. IIL i4
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d' Uria «confraternita , i. Elmo oi*atoiio del conegio dei mari*
liai e pescatoli, ehe dicono, di mar vivo.
Nello StampacedentroVabitato 1 1: 6. Anna parrocchiale, s. Fran^-
cesco convento dei daustrali e antico inonistero dei benedit-
tini, 6. Michele casa di noviziato dai gesuiti, la SS. Annuu-
t'iata casa di noviriato degK sccJopi, s. Bernardo parrocchia fi-
gliale, àé Efisio confraternita, s. Giorgio di Cagliari vescovo,
che dicono di Snelli, s. Chiara tnonisterò, s. Restitiita confra-
ternita, s. Margherita, s. Nicolao. Fuori dell'abitato 4'- >• Abo-
mino antico monistero dell'ordine degli eremiti, il quale non
compreso nella vallazione della marina gli spagnuoli in gran
parte diroccarono , perchè dominava sul vicino propugnacolo,
mandati i frati dentro le mura; il Carmine convento dei car-
meliti ; la 'Chieda del convento maggiore dei cappuccini ; is. Pie-
tro chiesa antichissima , dove nel secolo xm sappiamo aver fre-
quentato gli arcivescovi ai divini uffizi, ora patronata dal col-
legio dei pescatori di stagno.
Nel borgo, s. Avendrace parrocchiale, s. Paolo alla sponda
dello stagno, e i ss* Simone e Giuda sopra la isoletta.
Nella Villanova dentro l'abitato fi s. Giacomo parrocchiale,
l'Oratorio del Cristo coafraterhita , 1' Oratorio del suffragio con-
fraternita , s. Giovanni confraternita, s. Cesello, s. Domenico
convento dei padri predicatori con alcuni oratorii annessi ,
s. Mauro noviziato dei frati mitiori. Fuòri s. Rocco \ s. Bene**
detto noviziato de' cappuccini ; s. Lucifero formato già a casa
pubbhca di studii, poi abitata dai frati trinitari, e finalmente
ridotto a ospizio degli orfani-, s. Cosimo, residuo dell'antica
basilica di s. Saturnino, già monistero di s. Fulgenzio , poscia
dei benedittini; la Nostra Donna di Bonaria convento dei mer*
cedari , antica parrocchia della villa e castello di tali nome : sor-
gele al fianco un grandioso edifizio sacro, che non si è com-
pito. E ora interdetta anzi ridolta a usi profani l' antichissima
chiesa della Vergine del porto , casa dei francescani nel primo
secolo di loro istituzione , indi de' trinitari: ebbesi già in que-
sto luogo uno spedale con dódici letti. Finalmente al collo del
promontorio di s. Elia tfovansi unite le chiese di s. Bartolom-
meo, e della Nostra Donna di Gliuc.
Fabbriche rimarckeifoU. Delle militari si è già ragionato,
ora delle pubbliche e private.
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CAGLURI ftit
' I conventi e chiese dei frati daustrali e domenicani di an*
tLca architettura sono assai da lodare per la felice esecuzione.
Si costruivano nel secolo xin. Nel primo è rimarchevole il
penatilo.
La cattedrale è magnifica ( intendasi con la dovuta restrì-
KÌone ) , na certo non regolare. L' arcivescovo Vico la facea de^
formare ad romano poco pregievc^e dallo stile che diceva go-
tico. Di questo molti avanzi attestano aver avuto l'antico edi-
fizio quelle bellezze , che sono ammirate in altre di questo ge-
nere in Italia. Meritan riguardo due amboni , che da persone
intelligenti vennero riferiti ai pisani : l' aitar maggiore , che
tutto idi argento in forma d' un ciborio faceasi comporre dai
co.nsoli della città ( 1610 ), nel quale quant' è commende vok
' il disegno dell'architetto, tanlo l'eccellenza delle elaboratìsaime
statuette, che vi son profuse; una gran croce di bell'arte ecc. ecc.
Nello Stampace ostentasi come di grandissimo pregio la chiesa
dì S. Anna : veramente bella esecuzione di malinteso disegno.
In generale ebbesi dagli architetti poco rispetto alle regole ^ e
poca critica* S. Michele ha qualche cosa da commendare. È a
^esta consimile S. Antonio nella Marina.
Tra le fabbridie pubbliche menzionerò il seminario arcive-^
scovile y opera del benemerito arcivescovo di Cagliari D. Gìw*
seppe Delbecdbì ex-generale delle .scuole pie , la règia univer»
sita degli studi in continuatone, e l'orfanatrofio delle fanciulle.
Di palazzi ve n'ha gran numero , ma non isolati , primo tsa*
quali ponesi il Regio , che è d'una soUda architettura. Le aln>*
tazioni ordinarie sono ben costrutte, e comparirebbero meglio
in maggiore ampiezza e reg<^arità delle strade.
Dopo il 18 15 Cagliari migliorò di tanto , che non è più di»
•porsi negli ultimi luoghi tra le città di Italia di seconda
■ordine.
Prospetto delia €ittd. Presentasi essa in bell'aspetto da van
punti del suo, circondario , e dal mare , nel quale si specchiai!
Approssimandosi al lido vedresti le batterie al pel&'detle acque ^
e la cortina distesa ikà .li due ma'ggiori .bafaiavdi^ siccome ì\
fùèìo d' un anfiteatro : quindi per su l^ertà poco'* "mite alire
opere di difesa , e tra essi in iscena piacevole le svariatissime
forme degli edifiii .di.Lapola; i colossali baluardi che la do-
minano con l'intermedio miafóda una patte, dall'altra le r«ipi
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113 CAGLURI
perpendieolar mente tagliate su l'opere di difésa congiunte , ed
esterne dove é una bellissima passeggiata lieta per molte pian*
te y le fabbriche che sorgono superbe, tra le quali. tinte di
color rossigno le due bellissime torri , l'Elefante , e S. Bran*
cazio sovraeminente a ogn'altro vertice , che né a propugna-
colo , né ad ergastolo sembra fatta , ma , come consente il
cielo frequentemente sereno e purissimo , ad una bellissima
specola astronomica. Sotto quest'aerio castello vedrai giacenti i
due quartieri, quinci Stampace, ed il più lontano borgo tra lo
stagno e il colle dei sepolcri ; quindi Yìilanova tra il colle di
Cagliari e Monreale, e nella parte inferiore di questo gli edifizi
di Bonaria , e la non lontana cappelletta monumento della mor-
talità del i656 , nella falda il cenotafio contiguo a un bosico
di palme. I^on é facile darti una anche oscura imagine della'
bolla apparenza di Cagliari , principalmente ne' bei giorni si
dal Inare che da vari punti d'intorno, e quel che dicesi é ben
lontano dal merito del vero.
Pitture e sculture ragguardevoli. Nella cattedrale ; quadro
originale della scuola dei Caracci , il martirio di S. Barbara :
neUa sagrestia esterna una tavola con diversi santi, e nomina-
tamente nel mezzo una Madonna di sommo pregio , opera da
atih'ibuire agli artisti che fiorirono verso la fine del quattro-
cento ; neir interna , la Flagellazione , copia di Guido Reni , e
altri dipinti di scuola bolojgnese ; la S. Cecilia ; tre tavole con
tre teste stimate del Luca di Olanda ; un piatto adoperato in
usi sacéì , nel quale é rappresentato il tiionfò di Nettuno con
Galatea , tritoni , e altri iddìi marini di Benvenuto Cellini , e
in uno degli altari la caduta degli angioli rei in alto rilievo
della scuola del Bernini , ma non di molta lode. Sono nella
stessa chiesa alcuni mausolei pregitevoli , dei quali il maggiore
occupa con poca dignità uno dei cappelloni. È questo alla me-
moria del vincitor di Saniuri fiinesto campo , dove molte miglia ja
di sardi, che difendevano i loro dritti, infelicemente cadeano. Se
a Cagliari spagniiola era questo un monumento di gloria , a
Cagliari sarda é una. memoria dolorosa. In verità starebbevi me-
glio una cappella a qiialche patrono nazionale , che un cenota-
fio odioso.
Rimarchevole é il santuario sotto il presbiterio diviso in tre
cmnere ben illuminate dal ciel d'oriente , e fatte belle dalla
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qLGLIARI 3i3
materia e dal lavoro. Nella cappella a sinistra i l'urna di Carlo
Emanuele figlio di Vittorio Emanuele morto in età di tre anni
( addi 9 agosto 1 799 ) , a destra il mausoleo dì Giuseppa Maria
Luigia di Savoja moglie di Luigi XVIII morta in Londra ( addi
la novembre 1810) opera del Calassi assai lodata.
Nel palazzo municipale, due grandi quadri del Marghinotti,
il Carlo Felice , ed il Carlo Alberto. Nell'arcivescovado il Cuor
di Maria dello stesso artista. N^I palazzo regio nella serie dei
V. R. alcuni di gran merito , come pure nella serie dei re di
Sardegna della dinastia Sabauda. .Nella casa degli Scolopi un
S. Efisio del Marghinotti sulla tempesta della flotta francese in
&ccia a Cagliari.
Non dimenticherò il simulacro colossale in bronzo di Carlo Fe-
lice secondo modello del Calassi bello per lo suo panneggiamento,
per le decorazioni , e per l' atto dignitoso e animato. Tocca
assai quell'elmo cavalleresco coronato con la corazza eroica.
Esso è conservato nel magazzino dei mMeriali per l'artiglieria^
Nella chiesa di S. Eulalia , il quadro di questa Santa , di Pom*
peo Battoni. In S. Leonardo , gran statua di S. Agostino , di
egregio scalpello. In S. Anna, il beato Amedeo statua di marmo
alta metri 2,76, del Calassi, e il quadro del Salvatore nel*
l'amoroso misterio della Eucaristia, del Marghinotti. Nell'Annun-
ziata , la Salutazione angelica , dello stesso pennello. Nella chie-
setta di S. Agostino fuor delle mura, il S. Dottore, opera di
molta laude da aggiudicare alla fine del quattrocento. Presso
i claustrali in alcune cappelle della chiesa e del chiostro delle
tavole di qael Cimabiie , cui prima del Ciotto era il campo
nella pittura al dir di Dante , ma sono non poco degradate.
Nella sagrestia di S. Michele due quadri Adamo ed Eva sullo
stile de^ Guido Keni -, gli altri sono stimabili per lo colorito.
In S. Giacomo un Crocifisso del quattrocento ? In S. Domenico
una bellissima ma poco conosciuta e pregiata tavola -della Cro-
cifissione con molti ritratti , tra cui quello di Dante vicino al
buon ladrone. 11 Marghinotti la stima del Massaccio. Sono
dallo stesso pennello due bellissinie tavole di S. Pietro , e di
S. Paolo ecc. ecc.
Oltre di queste vi ha un akro e non piccol numero .di pit-
ture e miniature di autori di gran fama possedute da persene
private, poche delle quali a dir vero le sanno stimare s«coiid«
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ai4 CAGLIARI
il merito. Ve pe ha pure di alcuni artisti nazionali lo Scaletta,
il Massa ecc. Giuseppe Antonio Lonis scultore nello scorso se*
colo ci lasciava tra altre opere un Crocifisso , e la statua di
s. Efisio lodevole per la grazia.
Passeggiate. Prima del 1820 non se ne aveva altra, che nel
bastione di s. Remigio, e fuor di città nello stradone a Bona-
ria. Indi si formavano quella della Polveriera, e l'altra di s.
Lorenzo. La prima incominciata dal gen. Yillamarina , e con-
tinuata dal C. Roero terminavasi dal C. Boyl. Mette in un giar-
dinetto pubblico , dove è una statua antica , che si dedicava
alla nobilissima sarda eroina Leonora di Arborea con in fondo
una facciata di casino bella per 1' architettura , e per alcune
statue, dalla quale é coperto lo stabilimento della Cabbrìca delle
polveri. La passeggiata di buon cammino, o di s. Lorenzo dal
rivellino di Porta reale al ciglio della rupe sopra il gran fosso
dei Mirrioni, lunga metri 521^3 (quanta risultava una pic«-
cola base misuratavi nel i835, a verificamento della Lirelliana, 1
per li cavalieri Della-Marmora, e De-Candia), comecché inferiore
per la formazione alla predetta e ad altre, siccome angusta e
spoglia d'alberi , tuttavia è la più salubre e gradita. «La par»
ticolarità delle passeggiate del castello gli è il larghissimo pro-
spetto d'un pittoresco orizzonte , il cui simile non pare sia go-
duto da altro punto abitato del bel- paese, né odesi rammen-
tato e lodato da quei pure che abbian visitate le più belle re-
gioni della rimanente Europa. Sono veri centri di stupendi pa-
norami. Qui dappresso erte rupi, costruzioni militari di certa
arditezza , e di un aspetto tetro si ma imponente, i vasti sca-
vamenti del colle con molte vestigie di antica grandezza , la
città bassa , e l'altra sul dorso della eminenza, in là d'intorno
le diverse coltivazioni, verzieri, giardini, case e cappelle di cam-
pagna, linee stradali fiancheggiate da siepi moltiformi, circo-
scrizioni di poderi , colline fortificate , il porto massime quando
frequentato , lo stagno di ponente con gran numero di barchette ,
la gran strìscia della plaia coi suoi ponti , V isoletta , le peschiere^
le paludi e gli stagni di levante quando in pienezza , quando
in diminuzione con in questi e in quello a certi tempi im-
mense schiere di uccelli acquatid, e alle loro sponde i vasi
saliferi , e gli ammucchiati prodotti la vastisima pianura che
producesi in la della forza visiva verso maestro ^ i diversi manti
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della m^de^ùlia per lo cplpr^ d^U^ l^rr^ , djiv^r^ità e yaii^
fitat9 dblfe cQltiva^ioiMi, 1» yer«urs^ sempre yiywre , queUa dei
semimtì sncced^adi». a]l qQlpr del paii>pino , i viUagg^i vV;iui). i
più lontani , le eminenxe , le valli , le catene dei Vftf>i;^ di le-
vante e di ponente C9i9^ variabilMisime ti^t^, e ^oi^ apparenze
ora oscure ^ìpbl di^|u»)tf , i loi^lBnÀ. gw>^i d^ jiM>n^ dellil Bar*r
bagia dalV ottobre al J^t^^ggio d» distinguere per lo candore- della
Tesl^ inv^jcnale, ^ va%tp golfo che sembra inclii^r^i d^ una .
g;ian Ipot^n^^pm aV& ^VQJiÀ^i la sporgi^nza del coUl^ di «• ^Ua
9 formar djue gra# s^ni , in$o^ì.i^a una non definibile qu^tiU
di oggetti > uiia M^ua <;be noi^ è mai 1/^ stessa e ch^ varì^ noif
solo con k stagioni, ma secondo che cavg^ lo ft^o d^U' at-
mosfera , e la posizione del sole.
- Si pa4$qKÌ^ frequeftl^Uiente sulla str$4a coperta , toltene
perciò le traverse > e sul fo^fo cbe è stato fiai^heggiato da ^1*
beri esotici. Iol mugica militare suol reivdere nei di festivi ig
un circolo sullo spalto più geoi^le il ridotto.
Stradoni» Senza 1;» gran stra^da centrale, ebe muove da piazza
«<. Carlo , sono altre due grandi stradi? una a Pirri dalla Porta
avan«ata , altra a Quarto in coptiuuaziox^e dell^ contrada à^x~
giòlas. Sentesi bisogno di altre, una per la plaia a toccare
ipiella che da C^poterra in là v^rso SarrQco aprivasi dal mar-
chese di ViUab^rmosa» P c^tjira per opppjtua^ f cordato ja a quei
che abitano nel CA«tello e iu Yillapovai l^^ <|^ale ds^ eircol^
dei Miirionji portai^se diri^t^meKkte ii^ dir^loJP^ a ma^s^o su^W
strada centrale. In questo sito sottostante all' estremità dell^
passeggiata di •• I^oxenzo ^iace vedere le orride rovine del
colle caduto dentro le caverne antiche- Se fosse spianato ( a
che nou è uecessario gr^n dispendio) vi comparirebbe un grande
spano , e pittore/sK^o per le r^ dei vicini colli, o ad uii^ campo
di Marte , o ad un giardino pubblico , di ^ui esser potrebbero
parte le somjiaitii di Tuviyeddu, e di Auia^ne, altri centri di
divense e Yagbi^ime prospettiva.
Contrada della città. Nel Ca#telV>,.,€^ n^lla Mf^rina «quo ifi
gran parte ben selciate; negli altri due quartieri, eccettuatele
prìucipali, l'altre o lo souo pessi|n^n\<^te o reggonsi nud^ in
tutto*.. «Xulte gen^ralmei^te sono larghe ;e in modo , che se noli
10 impedÌKA la eyite^za, vi possono scorrere ,^e carrozze, ma
troppo dure ai piedi. In vero non si potrebbero lodare di grande
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!ii6 CAGLIARI
regolarità ; tuttavolta verso altre città anticfae siipererel>bera od
confronto , e mi è certo che se efficacemente si comandasse la
subordinazione dei fabbricatori agli edili avrebbesi un allinea-
mento migliore.
La strada del corso traversa i tre quartieri bassi nella loro
lunghezza, e si compone deUe Yenne , Costa, e Argiolas. Que-
ste tre , quelle del Castello , e generalmente le più popolose
sono assai nette, scomparsi affatto gli antichi letamai che da
tutte parti fumavano gran contaminamento all'aria. Fra gli im-
piegati civici sono quattro veditori di pulizia per li quartieri,
che nel Castello fan travagliare i galeotti a tenerle monde. In
questo quaitiere , e nella Marina sono sufficienti chiaviche , po-
che nello Stampace , nessune nella Yillanova.
Illuminazione notturna. Sono per tutta la città distribuiti ii5
riverberi ^ dei quali 35 nel Castello , 34 nella Maiina , 23 nello
Stampace , ed altrettanti nella Yillanova. A provvederli è stato
imposto un dazio sulla introduzione dell'olio d'olivo alla consu-
mazione. Quando il gran riverbero della luna sia sull'orizzonte
non credesi convenire i minori risplendano né in quelle strade
che non sian vedute da quel raggio. Accade spesse volte che
in assenza pure di quello molti tra questi si ecclissino.
Contado di Cagliari. Se si volesse determinare secondo la
circoscrizione portata nel diploma di D. Jacopo ( i5 agosto 1 3^7 ) ,
estenderebbesi nella parte di ponente sinom presso alla villa
di Decimo , che sarebbe a circa M. P. X. e miglia italiane 8;
nella parte di levante a 6.
La circostanza di Cagliari ^ poco amena in tutto quello, che.
non sia valle-, il che conseguita piuttosto dalla negligenza de-
gli uomini, che dalla inettitudine del terreno. Niun sito nel-
r addietro più orrido , ed ora niun sito più ameno del pie delle
Irupi alla polveriera.
Popolazione di Cagliari. Quanta fosse quando prese posr
sesso del regno la dinastia Sabauda , lo potrai vedere nel pri-
mo censimento portato nelle notizie storiche. Ora appare quasi
raddoppiata. -'* '
Vedi per uà decennio dal iSaS al 1 834 le consegne del cen-
'simento parrocchiale. Restano esclusi i preti, i , religiosi, le
genti del presidio, i forestieri, non domiciliati fissamente, che
son qualche '(:osa più di 5ooo.
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CAGLIARI
317
j4iuU
Maschi
Fem.
Totale
NaU
Morii Matr.
Fam.
1835
11,548
i2,85o
34,398
986
38o 197
6,860
sf^^6
.1,847
12,982
24,829
1,100
4l5 230
5,990
l6^^J
1 1 ,6a I
12,703
24,3^4
910
409 160
5,982
i8a8
11,868
1 3,456
25,344
1,006
45o 335
6,100
idag
1 ìyHSl
12,423
23,654
935
335 168
5,000
i83o
12,243
12,708
34,951
1,120
395 35o
5,o3o
i83i
11,834
12,073
33,907
935
435 195
5,080
i83»
12,167
.3,^44
25,4 1 4
1,200
340 260
6,160
i833
12,258
i3,3i4
25,572
1,060
375 3l5
6,370
i834
12,5 IO
i3,a59
25,769
i,ii5
36o 265
6,45o
La popolazione
notata al
1 1834 era divisa ne' quartieri con
<piesti rispettivi numeri
Castello
Uom. 1,767
Don. 1,987 Tot.
3,754 Fam,
990
Marina
3,931
- 4,3
?9 —
8,3io —
3,i65
Stampace -^
• 3,i53
— 3,388 —
6,54. -
I,530
VillanoTa -
■ 3,i34
— 3,o52 —
6,186 —
^49^
6. Aveodrace —
- 5a5
— 453 —
978 -
296
CaraUcri dei cagliaritani. !Nella loro fisonomia niente è di
speciale, che facciali distinguere dagli altii sardi ed italiani.
Le fattezze regolari, mediocre la statura, brunetta la tinta,
frequeatisnma la bellezza nelle femimne con molta anima. Oc-
corre rarissima alcuna creatura storpiata. '
Ottiene quasi generalmente in certa età il temperamento ma-
linconico. È osservabile molta cortesia , franchezza e ingenuità ,
e con queste quelle altre particolarità, che porta la condizione
del clima. Si fa loro colpa della spensieratezza dell'avvenire,
e si é detto che non aveano pertanto nei tempi della loro gram-
matica ìXJuturo; il che fu detto poco saggiamente. Impercioc-
ché i cagliaritani non sono diversi dagli altri italiani, e uni-
versalmente da tutti gli abitatori delle città primarie, nelle
quali moltissimi si trovano che sono o poco, o meno curanti
di ciò che sarà. Chi poi conosca la etimologia nelle lingue
trova aver li cagliaritani, il futuro grammaticale come le^ altre
nazioni. Che gran differenza ìsm ho a leggere cagliaritano, e
Ugger-o italiano !
Rimangono ancora non poche vestigie del contagio spagnuo-
lo: certa alterezza nelle classi più elevate, una qualche am-
pollosità per la somma importanza, che si dà ad alcune nul-<
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ai8 CAGLIARI
lità «filosofiche ; molto muore a non iiure, né caper fiure y per-
ché giacciono inerti grandissimi talenti; ami non è molto che
lo studio tenevasi per cosa poto ingenua. Si censura e connn
gione il I08S0 e la magnificenza per lo nessun rispetto, che si
ha della economia, onde restan molti abbruciati di danaro, e
per questo pure , non giii per offesa alla sobrietà, la frequente
pompa di lautissime imbandigioni.
Viene però dalla considerasione di questi e di moltissimi al-
tri dati a doversi stimare il carattere dei cagliaritani come oa
contemperamento dell'indole dei francesi^ e degli spagnuoUu
Religione. Niasnn miscuglio in Cagliari , come nelle rimanenti
parti del regno, di sette, nessuna dissensione, che non sono da
riguardare alcuni greci scismatici. La Mostra Donna è un «a*
rissimo oggetto della religione ed cittadini. Essa è venerata
come principalissima dei patroni nella prerogativa di sua con-
cezione purissima. La medesima sin dal 1870 ottene^aÀ ncUa
chiesa di Bonaria moltissimi déVoti, quando, come fu scnlto,
miracolosamente arrivato sotto quel colle acquistavasi suo sir
mulacro. Il quale in occasione di gran fortuna stato era entro
sua cassa chiusa gittato da una nave catalana, che dall'Italia,
dove fu scolpita in quel tomo di tempo , trasportavalo nella
Spagna. Me'sabhati in sul vespro é a ki firequentissioio il con-
corso dei devoti. I naviganti vi accorron (più nell' addietro) a
liberarsi dai voti: e alcuni usano visitarla prima di sciogliere
come per pregarla propisia, cosi per esplorare il vento del ca*
Baie. Ragionossi in altri tempi d'una navicella d'avorio (lun-
ga metri o,25 ), la quale, mentre era per un sottil canape so*
qiesa da un trave sotto l'arco della volta, desse certissiaso se^
gno della direzione del vento fuori del golfo. Si è scritto ( vedi
narrazione compendiosa della miracolosa Tenuta del sim«|lacK>
della Vergine di Bonaria stampato in Cagliari, e dedicato al re
Carlo Emanuele lidi Sardegna) fossero fatte moli» prove. 9 dalle
quali risultasse nuova confermazione a tanta mamviglta. Que-r
sta tacque quando al canape fu pei^ religiosa splendidezzn $0*'
stituita una catenella , rinnovossi quello rimesso» Da questo ra-
gioni ognuno a suo modo.
Maravigliosa poi é ]a divozimie del popolo verso s. Efisio,
uomo militare sotto l'imperio di Diocleziano, che per la fede
fu decapitato alla porta della città di Nora. Si riferiscono n
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CAGLUiU ai9
lui molte gratie ricevute, e la cessazione dell'ultima pestilenza
(Vedi notizie stoiiclàe aU'aono i656).
Peregrinazione a Nora. Mei primo di maggio circa le ii
antimeridiane il simulacro di <|iiesto martire fr^iato di pre-
ziosi voti dentro una urna ottangolare , chiusa nelle faccie a crir
stalli y ornata di banderuole , e sospesa sur un carrozzino , traesi
fuor della chiesa. Due buoi, qualmente sogliono essere abbi*
gliati dai contadini per fare una schiera di bestie nelle pro-
cessioni, SODO aggiogati al temone. Un coro di zampognatori
precede, un altro segue questa sorta di carro trionfale. jDue
divisioni di cavallerìa fanno Tanti e il retroguardo. Gli uo*
mini dell'ordine di questo santo, senza però le confiratesche
divise sopra scelti destrieri , seguono col vessillo il primo squa-
drone, e sono riccamente bardati, susseguiti da' un consigliera
della città, il quale ottìene pel luogo della festa nella chiesa
di Mora l'autorità di Alter^nos. Intono e addietro del simu-r
lacro una moltitudine di devoti si affolla in più e più cori
guidati da sacerdoti e da persone pie, altri con g]ii accesi cerei
promessi, altri scalzi ^ altri scapigUati, e fra le femmine molte
coperte di nn saio azzurro , che strìiigon al seno con un nastro di
seta bianca , divisa delle devote del santo. Al saluto della città
cessano i balli nelle piazze s. Carlo e Yenne, e nel campo di
s. Micolao , ed allora -é un gradevole ^eltacolo veder dal ba*
luardo del Balice un popolo immenso, che compie le sottopo-
ste contrade, e da varie traverse sbocca nella via alla Sca&*
Vedresti genti diversissime, nazionali, esteri, cittadini e villici,
e tutti i costumi dd regno da poterne fare a beli' agio il con-
fronto, e veder le difierenze. Cresce ognora . la calca intomo al
santo, ondeggia il popolo, e lupare yxAo una infinità di teste,
cappelli, bonneUiy berrette , csqppelline di antiche e recenti mo-
de, di estate e di inverno., parasoli , e i fazzoletti e veli delle
donne plebee e deUe vUliche non so di quanti diversi colori.
Sulla qual massa soperchia la sola urna del santo, e i cava-
lieri dell'accompagnamento coi confratelli. Uscito il convoglio
dall'abitato la* moltitudine svilujtpasi e riempie il lido sino in là
del ponte alla casa nella prima isola della plaia , dove dee fer-
marsi la sacra biga, ed allora ti colpisce la nuova scena d'un
gran numero di barchette in fiocchi, che nel mare e nello
stagno volteggiano piene di gente plebea, o vilhci che pren-
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aio CAGLIARI
don diletto a far risuonar l'aria dei rozzi lor tuoni in diverte
maniere di canto. Come giugnesi nella anzidetta casa cessa la
solennità, ed il santo posto in una- cassa , ed in altro carroz-
zino mandasi in incognito y tuttaTolta onorato di un numeroso
seguito , quali in modo di penitenti , quali a cavallo , quali sopra
carri a trucca, che è un telaio a botte su cui stendonsi len-
zuola o tappeti. Arriva nella seguente mattina a Nora , si pre-
para alla festa per V altro giorno , dopo il quale nella stessa
forma riportasi in Cagliari, e rientravi verso la sera. La gente
sebbene non più che la metà del prìmo concorso adunasi di
qua e di là del ponte della Scafifa fin dal mezzogiorno, ed é
una festa popolare, conviti ^ balli, canti, corse di barchette.
Poi ricomincia la solenne processione, e eomukove la religione
del popolo.
Saniiuirio della cattedrale. Visitano pare i cagliaritani con
molta fede il depòsito dei ss. martiri dove dall'antica chiesa
dì s. Saturnino, che dicon basilica, tra il i6i5 26 furono tra-
sferiti per monsignor d'Esquivél. I monumenti prodotti per
provare là santità di queste reliquie stimaronsi da .alcuni cri-
tici siccome o dubbi o insufficienti,. da altri rigettati con pa-
role aspre. Nel che si usci dal modo. Forse che sarà avvenuto
in queir entusiasmo di ricercare , in quella smania di ritrovare
dappertutto santi martiri, come se Cagliari fosse stato un ma-
cello , che qualcuno ( p. e. il buonuomo del Bonfant ) abbia
veduto spoglie sante anche in reliquie profane; tutta volta chi
potrà movere dubbi ragionevoli sopra i distinti depositi , che
si scoprirono dentro la mentovata basilica con tutti quei segni ,
che erano soliti esser posti per dire alle altre età, che quelle
ossa erano di uomini fedeli , e per virtù eroica venerabili ?
Allora fu trovato sotto le rovine d' una vecchia chiesa vicina ,
dedicata, come portava la tradizione , alla memoria di s.. Luci-
fero, il corpo di quest'insigne propugnatore della divinità di
Gesù Cristo e potente patrono del grande Atanasio. Era sul
sepolcro un marmo , ed altro come un piccoi triangolo dentro
sopra le ossa del petto. Questo .nella sua semplicità s. Lucifer
Eptis presentava la più certa autenticità. Dubitossi però intorno
all'esteriore, nel quale parlavasi della primazia cagliaritana ^
e della unione del santo vescovo alla sede apostolica, non
fosse una impostura. Ma scopertasi un'altra lapida in memo-
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CAGLURI aii
t-ìa di tre vescovi africani morti in Cagliari potevasi pèrla os^
servala perfetta consimiglianza delle note di questa a qudle
dei marmo estemo del sepolcro di s. Lucifero, togliersi dal
chiarissimo cavaliere BaiUe la invalsa idea d' una impostura , ed
assegnarsi l'epoca della ristaurazione del sepolcro, o reposi»
zione delle sante reliquie.
Rispettivamente^alle reposìzioni si può tenere che preceden-
temente alla Esquivelliana altre due se ne fossero fatte in tempi
antichi; la prima alla pace data alla chiesa da Costantino, e
simultanea fabbrica della basilica , altra forse quando a s. Ful-
genzio fu concessa la stessa basilica per formarvi un monista»
(Vedi notizie storiche ). I vescovi africani portarono con se, e
arricchiron Cagliari delle reliquie di molti santi.
Grande era pure in altri tempi la devozione verso s. Agostino
nella chiesa ove fu già serbato il suo corpo. Una lapida suU'ar-
-clutrave ddlla porta ne dice di certa acqua mirifica negli am-
malati sudante da un sotterraneo-, la gravezza e amarulenza
accusava sua origine dal vicino mare. La distruzione del con-
vento nel regno di Filippo II e le sepolture permessevi nella
mortalità del 1816 nocquero alla rehgione del luogo.
Associaziom religiose di secolari. Dai cenni dati parlando
delle chiese si può dedurne il numero. È inutile ragionlire dri
loro istituti , i quali solamente appariscono in quelle del Monte
nel Castello , e del S. Sepolcro nella Marina. Poche eccettuate,
l'altre nelle quali è gente plebea servono ad accrescere il nu-
mero delle schiere, e diminuire la dignità religiosa delle sup-
plicazioni. •
Processioni e Junzioni sacre in tempo di Passione* Nel ve-
nerdì di Passione tre confraternite dai tre quartieri, nel mar-
tedi santo una quarta vanno alle stazioni della Via crucis^ in
molte chiese , nelle quali la massima parte dei confratelli pas*
sano da una porta ali* altra , eccettuata' V ultima che ascolta
atenne meditazioni. Portano tutte sopra sei barelle il Cristo in air
trettante diverse situazioni della passione , che dicono volgarmente
i hUsterij dopo i quali l'Addolorata. Due piccole bande di sol-
datiténgono i due estremi della schiera. Due tamburi a suoa'
JH duolo apron la marcia.
' Nel giovedi sera e venerdì mattina di settimana santa tutte
le conCraternite, alcune accompagnate da musica, sono in
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232 CAGUARI
giro alla ▼Isita dei SS. Sepolcri ibrmaili i pia come palchi
scenici con le loro decorazioni, nei quali è rappresentata una
qualche aaione dei Mbri divini. Nd dopo pranzo é nei tre quar-
tieri bassi un concorso prodigiosa aUe chiese, dove si rappre-
senta la deposizione di Cristo dalla cróce. Vedrai inalberata
una gran croce sur un palco presso ai pulpito , sotto quella
tn simulacro della Vergine , e presso la Maddalena e il Gio-
vanni molti angiolini in carne ed ossa. D predicatore, quando
a certo punto del suo discorso spiega il desiderio di Maria di
riaver il corpo del figlio , vede tosto appressarsi due masche-
riti a ebrei , che figarano il Nìcodemo e il Giuseppe , i quali
dopo e tra varie oerimonie metton giù il Cristo dalla croce ,
e infin di tutto postolo in una bara lo portano in processone
per la città. Si procura in«itexe in gran movimento la imagi-
nazione , e non ostante che la bramata iUnsione spesso mandvi
pure suol essere un gran piagmsteo. Accade un frequente in-
contro di questi convoli funerei , ed é nella gente una gran
, dissipazione. L' ultimo atto è nella domemea di risurrezione :
due confraternite sortono in pubblico , una col Risuscitato , l'al-
tra con la Gloriosa , e vanno all'incontro . e conginngonsi in
qualche piazza. Chiederai quanto lucri da tali usi la pietà ?
Fatti i calcoli , mi par che perda , ed é desiderato che si adot-
tino altre maniere meno materiali , e più commoventi.
Supersùzioni. Per difetto d'istruzione certe pratiche con*-
dannate non sono ancora tolte. Nelle feste dell'Annunciazione ,
e di S. Giambattista si operano sciocche superstizioni.
Costumi nel vestire. Gli domini delle classi alta e media , e
gli artigiani vestono nella moda degli altri italiani. I ri-
gattieri , carrai , acquaroli ecc. alia sardesca , ma non tutti in
una medesima forma. Che altri si abbigliano a coietto , altri
senza, comecché sìa universale il gusto per pompose bottoniere
d'oro e di argento alle due maniche sul cubito , su i due mezzi
petti del giubboncino, e nel colletto della camicia, e per le n^
in panni fini di lana , seta , e lino. I pescatori e barcaruoli hanno
una special maniera ; pantaloni larghi di panno rosso , gittb-
bonetto chiuso con fascia di seta a mezza vita , altro giubbonetto
con maniche , e pìccol bavero , e bottoniere. Parte del vestia-
rio sardesco è la berretta di lana , che suol essere composta
secondo la professione. Generalmente la lunga treccia si attorce
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CAGLIARI aa3
lolle rifrolfe deBa medeflitna introdottale la estremità neHa
•piega. Le domie degli uomini di ^esta classe hanno ima moda
media tra quella delle villiche e delle cittadine con certe no-
tevoli differenze tra se stesse secondo l'ordine in cui sono i
loro mariti o padii. II lusso di queste è spesso una vera ca*-
•licàtura.
Mes»%i di cwile educazione* Fu sempre in CagKarì sentito i\j|
bisogno di queHe istituzioni che sono molte pregiate in paesi
più colti y e con vantaggio , per le quali i padri che o non
possano o non sappiano da se educare i figli , e tuttavia che
amino di averli ben coltivati nello spirito e nel cuore ^ possano
compiere questo sacro dovere , e soddisfare ai loro desideri.
Gli scolopi , comecché altrove abbiano -dei convitti , non haa
mai pensato di aprime alcuno nella Sardegna paghi della sola
istituzione nei giorni ed ore scolastiche : i gesuiti che gover-
navano nell'addietro il collegio detto dei nobili eretto per fi
consoU del municipio dal i6ai ora curano il nuovo collegio
non ha guarì aperto nella marina in sostituzione di quell'an-
tico convitto; dopo di che occorre nient'altro a notare in que-
sto genere y non si essendo posta finora alcun' opera al proget-
tato collegio delle provincie. Per tanto pochissimi giovani pos«
sono godere d'una ben diretta educazione.
Non sono meno sfortunate le fanciulle, anzi lo sono più per
l'assoluto difetto di convitti alla loro educazione. Forse còntio
il fine che ebbesi nella fondazione del monistero di S. Catte-
ritta dal P. Fr. Tommaso Meli-Cao , e da sua zia D. Antonia
Meli-Fores ( an. 1641 ) non si creavano in esso le Sanciulle né
pure nei primi tempi della istituzione.
Divertimenii, Festeggiandosi nelle chiese che sono alla estre-
mità dello Stampace , e della Villanova è solito darsi lo spet-
tacolo della corsa dei barberi. Ma nient' é che eguagli la corsa
carnevalesca nella contrada di S. Michele per uno stadio di
circa 75 trabucchi (metri 227,35) in due oblique, questa per
una china di circa trabucchi 40 , quella per l'erta. Si inaugura
nella solennità per S. Antonio abbate , poiché i cavalli furono
benedetti nel passare davanti sua chiesa e quindi si continua
nei giovedì, domeniche , e ultimi giorni. La strada , o il suolo,
diremo , di quest^ippodromo é convesso e costrutto a ciottoli ,
donde in sull'imbrunire al violentissimo quadrupedamento sdùz-
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%2^ CAGLIARI
zaa sciDtille. Vi concorrono i più nobili destrieri co' più abili
cavalieri , e si ammira di quelli la vivacità la fpga la docilità,
di questi Tagilità la destrezza la forza. Cprresi , come dicono,
a pareggia formatasi una catena di cavalieri da due in sette ,
i più, che permette congiungersi l'ampiezza della strada, nella
parte delle mosse. È allora piacevolissima scena in questa strada.
Una moltitudine sovrasta da' pogginoli con tutta la pompa del
lusso , e riempie tutta la contrada. Vedresti ai tocco del tam-
buro in su le mosse aprirsi la calca avanti i .corridori , e tosto
chiudersi alle spalle , e con poco grato senso farti i cavalieri
sentire i pericoli tra cui scherzano accennando cadute , rimet-
tendo il fr^oo, abbandonandosi sulle gruppe del vicin cavallo,
e altre siila tte pazzie , alle quali come è giusto applaude, ogni
matto. Spesso i cavallerizzi presentansi mascherati alla iniita-
zione del costume di altie nazioni , e delle stesse varie tribù
sarde.
Non v'ha un grand'amore ai giuochi. In tutta la città non
jsono più di quattro bigliardi, uno nel Castello , un altro, nella
Marina, e due nello Stampace. U giuoco alle palle é più fre^
quente in certi ridotti presso la città , massimamente nei di
festivi , siccome quello in cui si esercitano uomini meccanici.
Teatro civico nel Castello, Dimesse le recite ora vi si canta
l'opera nelle stagioni d'autunno, e d'inverno. Attendesi a ri-
formarlo in maggiori dimensioni suU' elegante disegno del Co-
minotti.
Feste per s, Giovanni ^ e di s. Pietro. Nella, sera delle vi-
gilie sino a dopo la mezzanotte é solito farsi gran rumore dalla
gioventù , e dalla plebe. Dappertutto è baldoria , e si prende
diletto a lanciare e a far scoppiare dei fuochi artifiziati. Per
la seconda particolarmente è un gran festino tra le famiglie
dei pescatori presso la chiesa del santo.
Idioma. La lingua che si usa in Cagliari , e in quasi tutta
la Sardegna meridionale, ha una sostanziale identità con la Lo-
gudorese: se non che sembrane degenerata per molta mesco-
lanza di vocaboli forestieri , per subite non poche depravazioni
nell'affettazione d'una pronunzia più dolce e sonante , e per vi-
* zioso disuso di alcune essenziali parole e forme verbali, cui
non si supplisce che con offesa della proprietà. Chi tentò ^i ri-
durio alla regolarità che^^mmirasi neUa Logudorese ? spaventa
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CAGLIARI ii5
il pensiero de' sonori cacdùni che scoppierehbero a tui paresse
meglio rispettare la grammatica , che l'uso plebeo. Si è formata
la grammatica ? Cosi è. £ non ha guari si pubUicava il Dirio-
nario. Gran lavoro , ma poco felice.
Trovansi in questo idioma delle canzoni di gran merito det«
tate dall'avvocato E. L. Pintor ( di cui tra gli uomini illustri
di Cagliari ) , alcune delle quali si possono leggere in una rac-
colta di poesie de' vari sardi dialetti.
Canto, Distinguesi in gentile, ed in plebeo. D gentile suol
avere 1' accompagnamento di qualche istromento , ordinaria-
mente deUe zampogne, o della cetra, che dicon sarda. I versi
solitamente usati sono bissenari : il primo emistìchio del primo
verso delle strofe resta assoluto, poi ogni secondo è corrispo-
sto con rima interna dal verso seguente. Le strofe sono spesso
a decine col ritornello , che va cantato prima delle medesime.
Il canto plebeo annunzia la sua aria con una scala di tuoni
sul lay la, la, la, ecc. Fatto questo preludio in quattro voci
si comincia la bella canzone in due settenari , ai quali succede
nuovamente quella carissima cosa del la, la, larà^ Fatto una .
piccola pausa portasi in altri due settenari il pensiero che si
volea spiegare , e quindi viene a corona la bell'aria con delle
variazioni cosiffatte , che fanno spiritare^ I primi due settenari
sono volgarmente detti su sterrimeniu , gli altri in cui èia idea
principale sono su coberimentu , è i sentimenti delle due parti
hanno spesso tra loro quella connessione , che si conosce nelle
cose più disparate.
Ma\oU, Nella lingua sarda maiòbi è una specie di recipiente
a piramide quadrangola che sospendesi rovescia sul collo della
mola , in cui versarvi il grano ; e dalla forma che parve aves-
sero consimile i cappucci dei gabbani dei giovani villici, pen-
sano alcuni, aver questi procacciatosi un tal nome. Per que-
sto valore potrebbesi esso appropriare a quanti indossano sif-
fatta .vesta i ma non é cosi, dacché per l'uso fu ristretto a in-
dicare principalmente i giovani che vengono dai villaggi del re-
gno per applicarsi agli studi , e specialmente tra questi quei co-
tali «che, cosi volendo la loro fortuna, locano a qualche fami-
glia certo genere di servigio sussidiario nei giorni ed ore non
scolastiche, a merito dell'alloggio e del vitto. Di questi ultimi
non sarà un numero minor di 800 , levati quelli che in pas-
Dizion. geogr. ecc. Voi. III. i5
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326 CAGLIARI
sare agli studi maggiori devono lasciare l'abito sardesco, ed il
servìgio anzidetto per dedicarsi all'esercizio di pedagoghi.
Forestieri. Da varie parti del Mediterraneo , da Grecia , Si-
cilia , Napoli, Toscana, Spagna, Francia, e in più numero
dagli Stati Sardi del continente immigrano spesso delle fami-
glie , e per la ospitalità e favore che incontrano , e per la fa-
cilità del vitto volentieri vi si stabiliscono. Molti attendono a
qualche manifattura , alcuni al commercio ; ed é da essere ri-
conosciuto da essi non solo l'aumento della popolazione , ma
la introduzione dì alcune arti ^ e il miglioramento delle già
esercitate , e quella attività , che sia , nel traffico.
Poveraglia, Non ragionasi qui di quei del paese, dei quali
i più si ritengono nella verecondia, ma dei paltoni che accor-
rono dai villaggi, e fermansi nell' allettamento della beneficenza
che sperimentano. DI cotali ve ne avrà forse da tre in quattro
centinaja tra uomini e femmine, un terzo del qual numero
sono invalidi per età, o per vero danno di alcun senso o mem-
bro. Agli altri infelici per propria volontà si potrebbero aggiun-
gere circa due centinaja di femmine sciaurate tapinanti. Come
in altri luoghi di Italia , cosi anche nella Sardegna , dove . per
benignità di cuore sono copiose le limosine, dovrebbesi ben
conoscere la saggia risoluzione data per alcuni economisti
sul modo di far la limosina , che giovi a chi la fa , e a chi
la riceve , alla società , alla religione , alla pubblica moralità.
Statistica medica. Vi ha in Cagliari gran numero di persone
addette al gran ministerio della sanità : medici a6 , chirurghi
19, flebotomi i5, speziali i5 nel Castello, 7 nello Stampace ,
IO nella Marina , i in Villano va.
Il vitto dei cagliaritani e in gran* parte animale , e piutto-
sto lauto. Il pane é di molta bianchezza , e di bel gusto , ma
poco soffice ed assai grave , quando lavorasi alla\ sardesca. Si
rispetta generalmente la sobrietà, ed è raro vedere anche nel-
r ultima plebe chi faccia onta al costume pubblico.
Bevesi acqua delle cisterne , che sono con tutta diligenza
curate. Non poche famiglie però l'attingon dai pozzi, ed e gran
numero di acquaroli, che ne provvedono il pubblico: general-
mente la danno salmastra. Dentro il Castello dal tempo dei pi-
sani ne furono aperti cinque ad una grandissima profondità,
e han le bocche uno sotto la piazza di s. Brancazio , altro
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CAGLURI 227
presso al monistero di s. Lucia ^ che sono i due donde traesi
acqua ; il terzo alla piazzetta , il quarto a s. Croce , il quinto
all' angolo del bastione di s. Remigio. Un altro fu non da molto
scavato nella polveriera. Se li vuoi mettere tra le sorgenti di
acque minerali , fa pure il tuo piacer, che io non dissento.
Le malattie, che sogliono dominare nell'inverno e prima-
vera sono infiammazioni massime nell' apparato digerente. Nel-
Testate ed autunno le febbri cosi dette gastriche, nervose, e
le periodiche per lo più complicate con irritazione , o flogosi
della mucosa gastro-enterica, e del fegato.
Anche in Cagliari la maggior mortalità avviene nella prima
età per la classe disagiata , che è assai numerosa , e per le al-
tre pure quando sviluppasi qualche epidemia vaiuolosa. Sono
moltissimi, che vanno in là deUa virilità; non pochi che ol-
trepassano gli 80 e 90, e non rarissimi gli esempli di. più di
venti lustri. Ora tu potresti vedere nella città qualcuno oltre i
90, cui non daresti più di 60 anni. Che bella vecchiezza!
Bagni. Godesi da non molto questa comodità. Essi sono in
capo al passeggio del terrapieno, e gli accorrenti sono benis-.
simo serviti.
Polizia medica. Sonosi ordinati sapientissimi regolamenti, .
dei quali tutta volta è desiderata la piena osservanza: sonosi
proposte molte riforme per opprimere ogni sorgente di miasmi
esiziali , massime nella coda dello Stampate e della Villanova ^
e si spera che siano adottate. Soprattutto converrebbe si sca-
vasse in quest'ultimo quartiere il canale della espui^azione, e
nel sito dessu boccidroyi ( ammazzatoio ) , dove si fa la cftmi-
ficina del bestiame, non si lasciasse allagare ed imputridire il
sangue con le materie fecciose. Egli è ancora una cosa {ùù spia^
cevole veder in questa parte estrema della città rosseggiar le
strade dal macello che si fa dei montoni nei cortili di alcune
case.
LazzertUo. È stato insti tuito da gran tempo nel promontorio
di Cagliari alle falde dei colle oggidì appellato da s. Ignazio
aul lido. Consisteva prima in alcune mescbinissime case a pian
terreno; poscia sotto i Reali di Savoja si riformava in sul di-
segno degli edifizi di pari destinazione; e finalmente nell'anno
1835 si ampliava dalla capacità di dùnque periodi ai quattor-
dici , e provvedeasi alla comodità non trascurata una certa ele-
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328 CAGLIARI
ganza. E però tuttora angusto , e difetto siffatto fu ben sentito
nello scorso anno ; per che fu necessità ricorrere alla violen*
tissima precauzione estrema. Da questo apparirà la somma uti-
lità dell' aropliazione progettata dal cavaliere De-Albertis sino,
a poter contenere trenta periodi^^ anzi se fosse agevole, altri
ancora di più, e non pe' sospetti solamente, ma anche per gli
infetti. Si arroge che la situazione à accomodatissima a stabi-
limenti siffiitti , la quale per lo facile isolamento per la esten-
sione e condizione saria la più felice a case di osservazione ,
a spedale, e a deposito di merci per quanti dal Mediterraneo
potessero approdarvi.
Governavasi prima dal Magistrato civico, poscia venne inca-
merato , ed il Sovrano con carta reale a4 gennajo i835 ap-
provava un regolamento, con cui si stabilivano discipline più
acconcie alla amministrazione con notevole diminuzione dei
dritti sanitarii.
Magistrato generale di sanità. Una delle prime cure del go-
verno Sabaudo fu la conservazione della salute pubblica. A che
instituivasi un magistrato, di cui fosse capo il viceré, e delle
giunte speciali poste in ogni città e comune, ove fosse porto
o spiaggia accessibile. Molte saggie ordinazioni furono fatte in-
torno a questo importantissimo oggetto , e sono da essere ve->
dute quelle che si contengono negli articoli dal 'jS all' 83 della
sapientissima carta reale di Carlo Emanuele IH, 12 aprile lySS.
Campo-Santo, In distanza dall'abitato di circa 1000 metri
a sotto Monreale contro il ponente si ricingeva nel 1828 un ret-
tangolo con i lati maggiori di 1 20,60 , e i minori paralelli alla
strada da s. Bardilio a s. Cosimo di 93,60. In fronte alla porta
appoggiasi all'altro lato minore sur un terrapieno una cappella
d'ordine ionico. Entro l'area del campo corrono alcune pa-
ralelle ai muri, e all'altipiano con altre due intersecantisi
a retto, di forma che sono determinati quattro eguali spazi
rettangolari per le sepolture comuni, nei quali è quella capa-
cità, che, computata l'annua ordinaria mortalità ai 4^0, ba-
sta perchè prima di 6 anni non ripiglisi lo scavo delle prime
linee: nel quale tempo per le condizioni del terreno fu stimato
si disfarebbero interamente i corpi. Nell'intervallo tra le pa-
rallele delle mura e dei viali saran costrutte delle loggie per se-
polture privilegiate, e tutte uniformi a quella in cui il mar-
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CÀGLURI 329
chese di Villahermosa volle riposte le spoglie di sua sorella
marchesa di Villarios.
Governo spedale della città. Vari sono gli uffici, come va-
rie le parti del pubblico servigio economico , giudiziario, mi-
litare.
Amministrazione del municipio. Fino al 1810 il consiglio
della città si componeva di nove persone in tre classi da tre
diverse liste. Delle quali nella prima erano scritti i nobili e
laureati; nella seconda i proprietari e negozianti; nella terza i
notai e procuratori, cui da vasi di poter ascendere nella se-
conda per benemerenze nel servigio. Tal ripartizione partorendo
degli incomodi fu il coi'po civico ridotto a due temi, riunita
la seconda e terza lista. In uno ed altro di questi ordini non
si contengono più di dodici, e i mancati si rimpiazzano per
elezione da tre proposti. Sono da questo numero, e secondo
l'anzianità quelli, che si cbiedon per lo consiglio ordinario, e
per gli altri offici municipali. Ogni anno se ne rìnnovano per
un terzo i membri ai primi de' due terni subentrando uno da
questo, uno da quell'ordine, e gli altri ascendendo. Quei che
escono dal consiglio persistono nella matricola, e quando sia
compito il periodo ripigliano la toga per altro triennio.
Aboliti i mal concessi privilegi il danaro del municipio è
amministrato con la dovuta dipendenza dal governo. Neil' anno
1764 ( 3o settembre ) il V. R. Balio della Trinità pubblicava
un regolamenta per lo governo delle cose municipali a cau-
telare con le migliori massime economiche il giusto prodotto
delle entrate, e la direzione delle spese alla necessità ed uti-
lità, perchè l'azienda si ristorasse, e i creditori soffrissero il
menomo discapitar nel conseguimento degli interessi si ridotti,
come inferi, che neUe vicende dei passati governi, essendosi
questa amministrazione obbligata a moltissimi in là e in qua del
i656 per un totale, cui erano disuguali i suoi prodotti, fu ne-
cessità che per li censi anteriori alla detta epoca non il frutto
legittimo, ma si rispondessero sugli annuali avanzi rate mo-
diche, e però variabili come quelli, il che dicevasi il Rateo ^
dandosi per li posteriori il convenuto del 6, o dell' 8 per loo.
In detto riordinamento essendo state sfalciate tutte le inutilità,
restò fissata la somma di lire sarde <;irca 28 mila per gli stipendi
degli impiegati, per gli istituti di pubblica beneficenza, per la
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33o CAGLIARI
istruzione pubblica , e per diversi obblighi dì religione, ecc.
Grande autorità era sotto la dominazione spagnuola negli
uomini di questa amministrazione , e grand' ornamento di pre-
rogative. £ soBO da essere rammentate queste due, che non
potessero ricevere ingiuria senza aver vendetta, e chiudersi
nelle carceri-, ondecliè quando diffidavano del governo non si
spogliavano della toga e del perruccone. In quei beati tempi
usava questo consiglio supplicare i Re nel loro avvenimento al
trono della conferma dei privilegi che non erano in uso. Il
capo giurato ritiene ancora un distintivo come prima voce dello
Stamento Reale, e lo convoca previo ordine del governo.
Impiegati cìvici. Padre d'orfani, Capitano d'artiglieria, de-
putati alla vendita dei cereali e del pane , Amostasseno, Obriere,
Architetto, Veditore di. pulizia. Sindaco, ecc. ecc.
Il Padre d'orfani provvede all'allevamento degli orfani e
degli esposti, alla loro educazione in qualche mestiere.
Il Capitano d' artiglieria comanda alla compagnia dei canno-
nieri civici, i quali in altro tempo facean guardia al palazzo del
comune.
Deir Amostasseno si dirà più sotto.
L' Obriere presenta una specie di Edile. La sua inspezione
è sulle fabbriche pubbliche, sul selciato delle contrade e chia-
viche, ecc.
Il Sindaco è a rappresentare il corpo civico nei giudizi.
Sperasi fra breve sarà data una miglior forma a questa am-
ministrazione.
Sindaci dei quartieri bassi. Sono tre in ciascuno di essi. Ser-
vono per un anno, e assumonsi il primo dalla classe dei no-
bili o laureati; l'altro dall'ordine dei notai o procuratori; il
terzo dagli artigiani. Presentemente le loro incumbenze sono
assai ristrette , e forse fra non molto saranno annullate , ezian-
dio perché stentasi a trovare chi voglia l'onor di questo titolo
per non pochi danari, che conviene erogare nelle parrocchie.
Comecché nelle loro operazioni siano essi indipendenti dal Ma-
gistrato civico; tuttavolta non si possono allontanare dalle or-
dinazioni generali del medesimo , anzi devono studiare alla os-
servanza delle medesime.
Nel sobborgo di s. Avendrace non si ha che un maggiore di
giustizia, sebbene come in altri comuni si possa formare un
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CAGLIARI a3i
consiglio, e nominare un sindaco , ecc. A più chiara cognizione
dell'antica amministrazione civica di Cagliari leggi nella Storia
di Sardegna libro xi pel chiarissimo baron Manno.
Amministrazione di giustizia, li Yeghiere o regio Vicario
rende ragione in prima istanza col voto degli assessori suoi per
li diversi quartieri. In sua mancanza o assenza, é dato al primo
dei consoli esercitare questa autorità. Dipende dai suoi ordini
una compagnia di cosi detti pratai {pardayis o prada\uSy da
pardu o pradu , prato ) comandata da un uomo di qualche con-
fidenza col titolo di Sotto veghiere, però senza autorità di sorta.
Tribunale economico del Reggente la R. Cancelleria* Ne' mar-
tedi e giovedì al giorno il reggente apre in sua casa udienza
per decidere somimariameDte le cause verbali, che gli siano
portate, se sia litigio di somma non eccedente gli scudi 4o, di
affitti, salari, medici ecc. Un segretario registra le ordinanze.
Comando di piazza. Il generale delle arme , che è gover-
natOire delfa città, invigila per li maggiori e altri subalterni al
buon ordine. Accadde pure siasi spiegata autorità di altro ge-
nere toccandosi alcuni affarucci di giustizia tra i plebei.
Guarnigione della città. Le truppe presidiane sono alcune
compagnie di artiglieri, uno o due battaglioni di fanteria, trfe
o quattro compagnie di cacciatori, e pochi squadroni di ca-
valleggieri. Nell'anno i834 ebbersi questi numeri; artiglieri a3i^
e in due battaglioni della brigata Cacciatori-Guardie uomini
looo', cacciatori franchi 143; cavalleggieri i^5\ invalidi 75-,
alabardieri ^5. Si contavano servi di pena 987 e loro guardie
26. Alloggiano in otto caserme: cinque nel Castello, tre nella
Marina.
Lo spedale maggiore militare è nella Marina sotto la chiesa
di 8. Rosalia nell'antico convento e chiesa degli osservanti.
Sono due ergastoli pe' dannati al lavoro, uno nella casatnatta
del baluardo dello Sperone, altro maggiore presso il fortino
di s. Vincenzo.
Annona. Molti regolamenti alla copia e sanità de' viveri, alla
pulizia delle piazze di mercato, e contro il monopolio e con-
giura dei venditori; e spesso se ne desidera l'osservanza.
Amostasseno. Non fu mai altra autorità più vessatoria di
questa. Da lui, siccome direttor della grascia, ^a la tassa del
pane e pollame, delle paste, frutta, e di tutt' altro che si ven--
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!i3i CAGLIARI
desse a nunuto per lo vitto gioraalìero. Avea sue guardie in
persone, che erano male del pubblico, e viveano di una por-
zione delle multe. I quali per certo danaro che fosse loro pre-
sentato ogni mese, e per altri doni vendevano ai rigattieri la
sicurezza di non esser visitati; e opprimevano i meno accorti,
cogliendoli in fallo di peso o misura, principalmente i poverì
villici. Chi negava la contravvenzione, e la domandata multa
era tradotto in queir ufficio , che aveva interesse a condannare ,
e condannava sulle prove somministrate da quei furfanti. Gli
è vero che potevasi appellare al Reggente la regia cancelleria ,
ma il disturbo e la spesa maggiore ne distoglievano, epperò
giovava venire a transigimento. Ben si pare come fosse quest'
incumbenza dannosa a' venditori e compratori, utile al provvi-
sto e più agli sgherri. Finalmente il Y. K. Montìglio secon-
dando le idee sovrane tolse queste ingiurie scandalose, e sif-
fatti disonesti profìtti, abolita ogni consegna e presentazione dì
mostre, impetrazione di permesso, e tassazione. Sarà fra non
molto che il governo ordini queste cose nella ipaniera più sag-
gia e più comoda al pubblico.
Le piazze di mercato sono tret la maggiore sul fosso della
faccia e fianco del baluardo di s. Francesco: la minore tra
Porta Villanova e il baluardo di Monserrato. Nella prima sono
34 botteghe di semplice disegno in forma di loggia, con una
maggior linea parallela di banche di rigattieri e pescivendoli:
nella seconda più scarso numero di une e di altre. A s. Elmo
è una sola bottega per carne con molte banche a vendervisi
i pesci del mar vivo.
Sono macellati all'anno capi circa 332,ooo: buoi 4^000, vac-
che 3,5oo , vitelli 1 ,000 , capretti 1 0,000 , montoni più di i ,5oo ,
caproni 400, saccai 3oo, agnelli 10,000, porci 3,ooo, por-
chetti ( a chisorgi ) 5oo. In totale sur una quantità media lib-
bre 2,023,000.
Di selvaggiume cervi, daini, cinghiali, qualche muflone, le-
pri e conigli si espongono in vendita pubblica e quasi giorna-
liera capi circa 10,000 con peso di libbre 41^9000. Di uccelli
silvestri tordi, merli in filza di otto con o senza piume, capi
720,000; di pernici, quaglie e altre specie delicate 10,000. Di-
cesi che dai piani di Villasor, Serramanna e ViUacidro por-
tinsi già alcuoi fagiani, specie per T addietro ignota nell'isola,
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CÀGLURI 933
e 9ÌaD essi di quelli , che da Carlo Felice si portayano da Si*
dlia, e nutrìronsi nel suo giardino domestico sul baluardo del
palazzo y finché non se ne volarono alla natia libertà. Di uc-
celli acquatici vendonsi circa 5,ooo capi, di pollami 4O7OOO9
di uova 1,000,000.
La quantità che consumasi di pesci e di altri prodotti ma-
rini puoi vedere addietro ( Cagliari provincia y art. pesca ).
Piazza delle erbe. Al fianco del summentovato baluardo di
8. Francesco sono in vendita gli erbaggi e le frutta de'^li orti
di Cagliari e terre vicine di Pula, del Sarrabus ecc. Si vuole
che sia molta copia e di quasi tutte le specie che si coltivano
nell'Italia e Francia; ma qualcuno noi crederebbe. Niun però
nega la singoiar soavità del sapore di questi vegetabili.
Agrumi. Dal dicembre gli uomini di Domus-novas, Pula,
s. Sperato, Yillacidro, Iglesias ne portano grandissima quan-
tità, e li vendono per le strade a otto per soldo, e nella per-
fetta maturità a sei. I Milesi sopravvengono nei primi giorni
primaverili, formano delle baracche coq stuoje di canne nella
piazza delle erbe da i5 a ao, in Villanova da 5 a 8. Vendono
a prezzi sempre maggiori come procede l' estate. Se ne compra
anche in ottobre.
Rigattieri. Distinguine due classi. Nella prima non sono com-
presi più di aa , i quali aver deM!>ono una banca pubblica, e
sempre provveduta dei soliti articoli. I medesimi fanno da sal-
sicciai. Gli altri pizzicagnoli che vendono e comprano alla gior-
nata sono circa 160. Trovansi sulle banche dei primi salame
di porco e di pesce, strutto, formaggi, frutte lecche e fre-
sche, sebbene non in tutto l'anno, che spignorano i veri me-
todi a conservarle , e senza questi moltissimi altri articoli.
Il butirro di pecora trovasi in vendita a circa 7 soldi la lib-
bra dal gennajo al giugno; quello di vacca a 12, proviene in
gran parte dal Logudoro e quasi per tutto Tanno.
Il latte yendesl dì buon mattino da alcuni pastori vicini, o
da alcuni rigattieri che fanno questo commercio. Questi sanno
bene accrescerlo con acqua e fior di farina, rare volte con
amido. Più tardi passeggiano altri con latte manipolato in due
diverse maniere, il colostro, come chiamasi il latte mescolato
con buone dosi d' acqua e farina , e passato sopra un fuoco
mite; e il caccio acido (casu'a\edu) ^ che è latte quagliato in
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234 CAGLIARI
certo grado d'acidità. £ fortunato cLi possa averne puro. Mon
ha guari che conducevansi delle bestie per le strade, le quali
si mungevano presso chi ne bramava. I rigattieri fecero osser-
vare, che questo modo nuoceva alla salubrità dell'aria, e pro-
dussero ragioni convincentissime. Il pubblico si dolse della
mancanza di questo comodo.
Panificio. Sono fabbriche nell'arte genovese e francese 23,
nella sardesca 280. Nelle prime lavorano uomini 90; nelle al-
tre 5oe donne compresevi quelle principali che tiene descritte
il magistrato civico per lo giornaliero servigio della città. In
totale si manifatturano per giorno starelli di grano 325 non
compresa la quantità che vogliono le genti del presidio. Il pane
di s. Avendrace in Cagliari , di Pirri , Selargius , Settimo e Sin-
nai è con merito assai pregiato, ed è preferibile al migUore,
che con metodi diversi facciasi in città. Dalle fabbricanti di
questi villaggi se ne hanno quasi giornalmente libbre 2,000. Si
numerano fabbriche di paste a torchio 1 7 , a mano e alla sar-
desca 40 9 botteghe di caffè, cioccolata, liquori, dolcerie, ecc.
4 nel Castello, 5 nella Marina, 8 nello Stampace, 2 in Yil-
lanova : dolcerie semplici cbn arte estera 2 nello Stampace , ed
altrettante alla sardesca: botteghe di vino, pane e altri diversi
commestibili 3o nel Castello , 58 nella Marina, 4? nello Stam-
pace, 57 in Villanova, 8 in s. Avendrace: di commestibili con
articoli di pizzicagnolo 20 nel Castello, 4^ ntWdi Marina, 34
nello Stampace, 20 nella Villanova: locande nel Castello 4)
nella Marina 2 , nello Stampace i , in Villanova i ^ in s. Aven-
drace I. Osterie e insieme trattorie nello Stampace 8, nella
Villanova 5.
Non si può esporre in vendita alcun genere di commestibili
senza il permesso dell' Amostasseno, cui bisogna tutti notificare
gli articoli di negozio. Ciascun bottegajo è tenuto alla presta-
zione mensile di reali dae per la illuminazione notturna, e per
gli incaricati della medesima , sema il dazio sull' olio , di e tu si
è già detto più sopra.
Combustibile, La città per antico privilegio provvedesi della
legna e carbone dalle terre del marchese di Chirra. Quindi
quanto sia sufficiente trasportasi su navicelli, e si deposita in
grandi cataste sulla riva di Gésus a sirocco , e di s. Agostino a
maestro. Se ne aggiunge anche dai vieini monti di Quarto e
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CAGLIARI a35
Sizuiai. Port&nsi all' anno di carbone alle cucine per mare can-
taro iO|OoOy per terra a^ooo e 400 ^^^ fucine. Il minerale è
solo usato nel regio arsenale: di legna grosse è sottili intomo
a pesate 80,000 (vale la pesata libbre sarde i5o (Vedi in fine
dell'articolo Busachi provincia j equazione metrica). Le fa-
scine sono in grandissimo numero. I cittadini comprano dai
detti depositi y che sono otto alla riva Gèsus e cinque a quella
di s. Agostino. Alcune famiglie religiose e altri , che hanno po-
deri nelle terre del detto Marchese provreggonsi delle mede'-
sime di circa S^ooo pesate. Il prezzo di una pesata di legna
sottili è reali due , di legna grosse un reale e mezzo , delle ra-
dici soldi sei Cflnezzo, del carbone reali sei: delle fascine per usi
domestici un soldo per una nel deposito , poco più dentro città,
e se ne sogliono bruciare circa 100,000^ delle minori, che
usano i fornaciai per la calcinazione , e per la coziotie dei mat-
toni e tegole due cagliaresi per una, e se ne consumano in-
tomo a 35o,ooo. Nell'abitato sono molte donne che rivendon
carboni e discetti di legne sottili.
Arti e mestieri e loro condizione. Tutli gli artefici e uomini
di qualche mestiere con certe leggi organiche approvate dal
gorerno sono uniti in diverse corporazioni, che si dicono gre-
mi. A ciascuna delle quali è dato in uno dei ministri della
R. Udienza un protettore, patrono, o quasi giudice di pace
per gli affiiri concernenti la rispettiva arte , o mestiere. Rimosse
le restrizioni e tolto il monopolio , gioverebbe che in queste
università fosse creato alcun istituto, e perchè avessero dotile
figlie dei poveri che professano l' arte , e perchè gVi invalidi e
loro famiglie, le vedove e gli orfiauai, non mancassero del ne-
cessario; principalmente sarebbe vantaggiosissima la formazioile
delle cosi dette casse di rispaimio» Gli è vero che da alcuni
siffatti gremì aventi ben comune si pratica qualche beneficenza
verso le persone che vi appartengono , ma non si soddisfa ai
bisogni. Le persone occupate nelle arti meccaniche da sotto-
notarsi sono tra grandi e piccoli circa 3,ooo, la massima parte
mal agiati o per lo poco che ritraggono dai loro manofatti, e
dall' opera , o per mancanza £ lavoro. Sono nell' anno giorni
di vacanza circa 71, di mezza vacanza intorno a i3. JMiuno ai
duole della perdita che fa nell' ozio di non poche gioivate che
potrebbero esser fruttuose alle funiglie; anzi in moltì mestieri
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a36 CAGLIARI
o per intero, o per una buona parte vanno perduti i lunedi.
Veramente è da non tollerarsi questa inerzia di molti nei di
di lavoro, e la operosità nella domenica. Cosi cominciano a
profanar la festa per poi contaminarla con le intemperanze ,
in cui profondono i guadagni della settimana, lasciando poi
in dura privazione le famiglie.
Distinguonsi questi uomini meccanici in mastri, garzoni e
discenti. Gli ultimi sono assegnati a vari mastri per certo
tempo sotto certi patti, intervenendo il padre degli orfani, cui
incumbe d' invigilare, perché siapo ben trattati ed istruiti. Fi-
nito il tempo stabilito della ^sciplina sono liberati dalla sog-
gezione del mastro, e possono passare a servigio di quegli al-
tri con cui loro convenga di stare. Dal garzonato non ascen-
dono al grado della maestrìa, che sostenuto un esperimento,
e pagata la matricola. Solo a chi ottienesi quel titolo é con-
cesso di lavorare in proprio nome.
Sartori. Mastri 53, garzoni 40 9 ^^. ^5. Sartrici So. Mo-
diste 6. Sartori alla sardesca mastri 4^, garzoni ao, dis. 12.
Officine di cappottari greci 1 3,. uomini 5o. — Scarpari di la-
voro gentile 80, garzoni 60, dis. 70: di lavoro grossolano
mastri ao, garzoni 22, dis. i5. Aggregati a questo gremio
minatori di pelli e sellari mastri 3o , garzoni 25 , dis. 35.
Queste arti si esercitano con qualche lode. — Conciatori n^a-
stri 35, garzoni 40. Officine i3. Pelli conciate nell' anno circa
25 mila. Conosciuti recentemente alcuni migliori metodi mi«
gliorarono cosi questi manofatti, che accade ai meno accorti
di scambiare le pelli e cuoja preparate in Cagliari con quelle
che si importano dalla Francia. Muratori mastri 70, garzoni
40, dis. 5o, manovali 3oo. Sono generalmente esecutori as-
sai felici, e alcuni ben intelligenti a dedurre in opera icno-
grafie di molta composizione. — Ferrari di lavori gentili ma-
stri 32, garzoni 25, dis. 16. Armaroli 26; di lavori gros-
solani mastri 20, garzoni 16, dis. 25. *— Ebanisti e fale-
gnami mastri 45, garzoni So, dis. 25. Segatori 22, tornitori
9, intagliatori 6, calafatti 20, fabbri di carrozze 3, di carri
e carrette 16, di botti 25, di barche 12. Generalmente gli
uomini di queste varie professioni sono sprovvisti di buoni prin-
cipii, e di quegli istromenti che porterebbero maggior agevo-
lezza ed eleganza. Gli ebanisti meritano lode per la precisa
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CA6LURI i37
imitasione dei più belli Jayorì di oltremare , e per la maestrìa
con che trattano il legno ginepro , che la loro mano sa ren-
der cosi bello ne' lavori gentili ^ che in paragone men si loda
lo stesso mogogano. Indi provenne un cospicuo risparmio per
le masserisie d' un gentile arredo , ed un nuovo ramo di lucro
agli uonùni di montagna che forniscono le o£Gicine di legni pre-*
xiosi, noci, tasso, ciriegi ecc., col detto ginepro. Si provve-
desse a che in avvenire non si domandasse dall' estero il pino
in tavole e travicelli.
Le primarie delle arti sunnotate portano l'obbligo d' un'esa-
me ; non cosi queste altre , che praticano , gli orafi mastri ao ,
garzoni So, dis. i8, gli ottonieri mastri i5, dis. la , i campa-
nari mastri i , garzoni 4 9 gli orologiari mastri io, dis. i a, gl'in-
doratori n.^ 4? ^ lattieri n.^ 1 1 , i vetrari ( acconciatori) n.^ 11,
gli scultori n.^ 3, ì pittori n.^ 8, i calderarì n.^ 9, i tintori n.^
5 , gli ombrellari n,^ 3, i barbieri n.^ 90 , i perrucchieri n.° i a ,
i cappellarì n.^ aò^P^rieri n.^ i5 , i fabbricatori di candele di
sevo n.^ 13, i marwKri n.^ 5, i fornaciai di calcina n.<> 4^ per
fornaci i5, i tagliatori di pietre n.^4^9 i fornaciai di tegole n.°
So , per fornaci 9. Dei pescatori e navicellai è stato detto nell'ar-
ticolo Cagliari provincia, Carreggiatori : di questi altri sono
acquaroli n.^ So; altri servono nel trasporto di merci e di mate-«>
riali n.^ 5o , i quali in estate quando non si possan meglio occu-
pare impiegansi a fornire il pubblico dell' acqua necessaria. Fu-
naiuoli 6, fabbricatori di reti 3o , e nel medesimo opificio un cen^
tinajo di donne; facchini a5o, dei quali 40 obbligati alla do-
gana e organizzati in un corpo. Beccari per la vendita 36, per
le precedenti operazioni 40. Il carnificio è cosi mal esercitato,
che converrebbe essere comandata una maniera più pulita e
meno offensiva dei cuori umani. L' ammazzamento si fa in pub-
blico , e tra laghi di sangue e il putridame delle trippe veg-
gonsi questi lesoci trattar col ferro ì palpitanti corpi. Son si crude
scene da soffrirsi in tempi di tanta umanità 7 Dalle idee di bar-
barie passiamo ad altre di altro genere , e ricordiamo un altro
greoùo non ha guari risuscitato con la rinnovazione della pri-
vativa di poter essi soli scaricare le botti di vino (onde sono
detti scaricatori ) con un dritto che esigono in danaro per ogni
botte, e con altro conseguente di frequenti bibite per confor-
tarsi al lavoro. U profitto di questa vii gente è non solo un
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a38 CAGLIARI
aggravio al pubblico ^ ma una turpitudioe. Fortuna che non
siano più di la.
Stamperie. L'arte tipografica già da tre secoli introdotta
solamente in questi anni sembrò progredire ( vedi il chiaris-*
Simo baron Manno Storia di Sardegna, libro xi, ne' suoi giudixi
sullo statx> morale de' sardi sotto la dominazione spagnuola).
Sono oggidì tre officine, la Regia, la Civica, l'Arcivescovile.
La regia, alquanto decaduta tiene in esercizio 6 torcoli di an-
tica forma e 12 lavoranti: la civica propria di C. Timon 4
torcoli, II lavoranti: l'arcivescovile di proprietà d'una com-
pagnia 4 torcoli , I a lavoranti. Aggiungi in ciascuna un torcolo
per li rami. Le due ultime hanno un sufficiente fornimento,
e producono stampe nitide. Tutte insieme imprimono all'anno
cirea 36oo risme di carta, ohe viene in massima parte som-
ministrata dalla Cartiera Boyl di Domus-iuovas del Ciserro.
Quanti fogli sieno stampati finora da cìa^^a delle tre noi sa-
prei dir con precisione, che noi sanno vP^ure i proprietari.
Però a calcolo approssimativo può diisPKlla regia, che da
quando posela Carlo Emanuele III di Sardegna presso la Uni-
versità degli Studi, ove stette sino al 1776, lasciando fuor del
novero le carte pubbliche di governo , e altre cose minute ,
forse non stampò più di aooo fogli.
Cosi poco si è scritto sulle scienze e sulle arti. Mancò per
avventura l'ingegno? Se ne abbondò sempre. Mancò la dot»
trina? Furono per questa stimati moltissimi e con merito.
MancaroD i mezzi ? Eh sono scuse. Mancò la volontà di faticare.
Giarnalù Si cominciò a pubblicarne ne' torbidi della nazione
verso la fine del secolo passato. Stile di poco merito con esa*
gerazioni e menzogne, quale é veduto in altre scritture della
stessa epoca.
Nel 1827 si produsse una poligrafia mensuale in fascicolo
eoi titolo — Giornale Cagliaritano — nel quale a poche, ma
bene scelte notizie politiche succedevano moltissime cose di
somma utilità, dettate in bella lingua dal chiarissimo avvocato
eoUegiato Stanislao Caboni. Dolse molto ai saggi che la conti-
nuazione fosse proibita da' di lui uffici pubblici.
Dopo non considerevol intervallo susseguirono due giornali
aettmuinali , la Gazzetta di Sardegna e V Indicatore Sardo. Le
loro colonne abbondavano di notizie politiche, e spesso ne con-
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CAGLURI a39
tenevano delle patrie. Riunitisi da non molto in società gli
Stampatori y la Gazzetta ammutolì.
Ma questa mancanza si è supplita? Abbiam veduto un nuovo
giornale prima eddomadario, ora mensuale, intitolato -^^ U Com-
pilatore delle cognizioni utili*. — Impresa grande , anzi superiore*
Finalmente l' Accademia agraria ed economica di Cagliari co»
mincia a mandar fuori i suoi fascicoli , dove saran compresi i
migliori lavori degli accademici.
Manifatture. Su, diciamo le grandi piccolezze.
Fabbrica di cotoni. Consta di più di 170 telai distribuiti per
la città. La filatura fii ridotta a sette da a 5 macchine , che in
addietro erano impiegate : la tintoria a poche persone. I teSf-
snti sono bprdati , bordatini di diversi colori all' uso di Genova ,
tele crude , fanfare all' uso di Malta e altre varie stoffe. Per le
quali robe erano già solite estrarsi non piccole somme. I depo*
siti sono in Cagliari , Sassari e Alghero : il prezzo batte eoa
quello delle consimili di Genova. Dal marzo i834 al febbrajo
i835 sono state lavorate pezze di cotone 14^3 della distesa di
palmi sardi 316 caduna con l'opera di 277 persone. Indi crebbe
il numero dei lavoranti sino ai 4oo«
Fabbrica delle berrette. Sono riuniti i soli cardatori : le fila*
Urici e altre operaje lavorano a casa. I manofutti reggono alla
concorrenza con l'estero, e n'é grande lo smercio in tutta l'isola,
dove se ne vestono circa 190,000 teste, e se ne comprano an<-
nualmente non meno di i5o,ooo. Non bastando ancora al bi-
sogno i suoi prodotti possono alcuni piccoli fabbricanti impie-
garsi nella stessa mamfattura, e devono alla sufficienza impor-
tarsene dall'estero.
Da queste due fabbriche venne a circa un migliajo di per-
sone un mezzo di sussistenza. Che prendasi dalle medesime un
maggior incremento, e si studi a non dover mendicare dal-
l'estero le materie prime, quando si possono avere dal regno
con la propagazione de' merini e l'ingentilimento delle razze
indigene in quel che concerne alle lana, e con la coltivazione
del cotone, i cui prodotti nel clima sardo sono da persone in-
telligenti riconosciuti di maggior bontà verso i più pregiati nel
commercio. Agli inviti del provvido governo aggiungano i par-
rochi le loro esortazioni. Quando pure non possano decimare
questi frutti, ei non soffriran detrimento, che stende bene i
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ii4o CAGLIARI
figliani, staranno bene ei pure, né patiran dolore dalla yistd
di molte famìglie infelici, cui deve la lor carità stendere la
benefica destra.
Saponiere. Tra poche altre una è distinta per li metodi che
usa non diversi, come si dice, da queUi che tengono le &b-
briche francesi. Essa però mal può provvedere al terzo di quanto
esiga il bisogno.
Sono in esercizio molte fabbriche di cappelli, i più di lana
per li contadini della parte meridionale. In qualcuna se ne la*
vorano pure di miglior pasta, e si fanno pagare come fini.
Regie fabbriche. 11 laboratorio delle polveri fu dopo il di-^
castro deU' incendio accaduto addi aS febbrajo 1822 riarmato
in tutto. Presentasi col prospetto d'un grazioso casino d'or-
dine corintio , e frontispizio sormontato da statue , stanza de-*
stinata per il direttore e persone addette alla fabbrica. Il dise-
gno è del luogotenente generale C. Bojl , come lo è parimenti
quello del pubblico giardino sulla sua piazza. Passando in den*
tro sono nel primo cortile la raffineria dei nitri, ed i magaz-
zini per le materie prime. Si e tentata con ottimo successo dal
cavaliere De-Villabermosa D. Angelo la formazione del nitro
artificiale. Nel successivo sono vari molini a pistone in bel mec-
canismo e con le forze dove d'uomini , dove di cavalli , le ma-
cine in bronzo , e quant'altro si ricerca nell'artificio delle pol-
veri. Se ne offrono di ottima qualità. Potrebbe questo stabili-
mento somministrare anche per lunghi bisogni.
Il deposito è sulla parte più alta del colle di S. LorenzOé
Non ha difesa dai fulmini ; ondechè nello squilibrio delle elet->
trìcìtà temesi da molti.
R, Arsenale. Tra le porte Cristina e Apremont presentasi
la sua di bella architettura ( ordine dorico ) con quattro colonne
di granito, e il regio stemma in bronzo sopra una apposita la«
pida. Quindi per una gallerìa scavata nella rupe sotto il ba^
luardo di s. Brancazio vassi nel gran fosso rettangolare ai lati
del rientrante della tanaglia contro greco, e vedesi a fronte e
a' fianchi un regolar fabbricato, e in centro un padiglione di
ordine dorico con gran sala per il direttorio dello stabilimento,
e minori contigue per conserva de' modelli e disegni, donde è
passaggio nelle 4ue branche dei laboratorii.
Fuor di questo perimetro è un edificio per la fonderia, e
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CÀGLURl i4f
taieHa éontiiiuazioiie del fosso appoggiaiisi alisi iac&ìa del baluardo
contro Porta-Reale i magazzini di deposito per li materiali delle
diverse opere di artiglieria, e di conserva delle già costrutte.
Tutto fii eseguito nel disegno del C. Boyl.
L'opera die più onori questo stabilimento si è la fondita
( anno 1827 ) della statua colossale di Carlo Felice decretata
dagli stamenti. Fu il modello ordinato allo scultore sardo Ca-
lassi, la fusione raccomandata al C. Boyl.
Regia Fabbrica dei tabacchi. Questa dal i.^gennajo 1 635 fu
definitivamente stabilita in Cagliari nel rivellino di Gésus. Sono
separate sette diverse sorta, comune^ senziglio di prima e di
seconda qualità^ senziglio verde, mancyos, albania, granetta,
Canada. Non si manifatturano più né rapati, né sigari. Dei trin-
ciati sono distinte quattro qualità. Esse varietà patiscono una
gradazione di bontà anche per le diverse condizioni dei ter-
reni onde sono le foglie. 11 tabacco di secco, posta la stessa
preparazione, é pregiato sopra il rigadìo^ ed il proveniente
dagli orti concimati sopra quello di altre terre. In questo la-
boratorio movonsi macchine a cavallo 6, a mano i3, e sono
lavoranti 60 per la separazione deUe foglie , macinazione e va-
rie operazioni sulle farine , e per lo invasamento , con un ma-
nipolatore che da una certa conda ( segreto di famiglia ), da
cui , quando sì maneggino ottime farine , i tabacchi recenti di-
ventano superiori agli stagionati de' più esperti contrabbàndistì.
Governa la fabbrica un ispettore e capo contabile in dipen-^
denza dalla erezione delle Gabelle, e dall'Intendente.
La vendita dei tabacchi era per gli anni scorsi nei seguenti
numeri adequati. Nell'inteiuio del regno libbre 400,000*, alle
regie gabelle del Piemonte 204,000; alle nazioni estere 4^000 ;
in totale libbre 608,000; per li prezzi nel regno dì lire sarde
360,000, al Piemonte 40,800, agli esteri 8,000 j in totale 408,800;
coi prezzi medìi per libbra nel regno a hre sarde o. i8. o,
al Piemonte lire nuove o. 20, agli esteri lire sarde 2. o. o.
Per la vendita dei tabacchi, sali e polveri sono in Cagliari
gabellottì 18: nel Castello 3, nella Marina 7, nello Stampace
14) nella Yillanova 3, in s. Avendrace i.
Gli altri stabilimenti manifatturieri lì avrai nel seguente titolo.
Istituzioni di beneficenza pubblica. Per somiglianza di mate^
. ria proporremo prima gl'istituti d'industria.
Dizion. geogr. ecc. Voi. III. iG
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a4a CAGLIARI
In Ufi tempo, che nella Italia é acceso un tìtò zelo per
istituzioni siffatte sarebbe una omessione imperdonabile nonra-^
gionar di quelle che si fondarono nella capitale della Sardegna.
OrfanuJUrofi. Reale ospizio degli orfaneUi a S. Lucifero eretto
da Carlo Felice, ordinato da Carlo Alberto* Piazze gratuite 20 ,
di pensione 22 per lire nuove la al mese. Non si aocogliono, /che
quelli in cui siano certe condizioni, e si istruiscono nei cate-
dbismi religioso e agrario, nella lettura, scrittura, conteggio,
e nelle arti meccaniche. Per la disciplina di queste tono gli
alunni ripartiti ne' diversi mestieri ricevuti finora nell'ospizio,
che quelli sono dei tessitori, calzolari, feilegnami, ebanisti,
sarti, fettucciarì , calzettarì, in diverse officine governate da un
capo*mestiere, e da un decurione. La mercede dei lavori spar-*
tesi tra l'ospizio e i lavoranti se sieno in piazza gratuita, tra
i benefattori e lavoranti se pensionari. Sono questi orfanelli dì-
visi in decurìe, Aelle quali il più degno é qualificato decurione
con r obbligo di alcuni uffici verso la squadra. Un capo de-
curione invigila su tutti. Per assicurarsi dell' abilità che abbia
ciascuno acquistata nel mestiere, cui siasi dedicato, sono invi-
tati i maggiorati del gremio o dell'arte esercitata , che si clas-
sificano per mastri, o lavoranti , e tali li riconoscano quando
escano dall' ospizio. È stabilita una congregazione a dirigere
l'amministrazione, e procurare l'adempimento delle reali di-
sposizioni. U locale basterebbe per 80 alunni, comecché siano
a essere compite due maniche del quadrato. L fondi sono aa
mila lire dalla cassa regia , 1' asse dei Trinitari soppressi , e
della chiesa, nuova di Bonaria. 0 non progredisce quest'istituto,
o il suo progresso e incremento è insensibile. Il canonico Ma-
nunta uomo pieno di patria carila ne fu il primo direttore,
e frutto di sue cure fu l'avviamento delle cose al fine intento.
Conservatorio delia Prowidenza. Le orfanello sono raccolte
fin dal i833 (25 aprile) dov' era il reale collegio de' nobili,
ampliatasi la casa e riformata al nuovo uso sotto gli auspici
di Carlo Felice. Sonovi tre piazze obbligate, e quaranta gra-
tuitamente concesse dalla congregazione incaricata delia sopra-
intendenza allo stabilimento. Le pensionane pagano scudi 60.
Sperasi portato fra breve il numero deUe piazze gratuite a 60,
e avanzerà luogo ad altre 12 ne' due dormitori, uno della In-
nocenza per le minori ^ altro della Pace per le maggiori. In
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GAGLURI a43
questa distinzione vanno le fanciulle in due diversi saloni per
lettura y scrittura, abbaco , e ricreazione. Sono governate da una
madr^ sotto gli ordini di una direttrice , che é una. femmina
primaria , e sotto V autorità d'un direttore. Tutte si esercitano
nelle comuni faccende domestiche. Le une insegnano l'altre in
tutti i lavori di ago e di spola, frangìe di cortine, mantilerìe
di coione e di lino in tutti i disegni , bordati , bindelli di seta,
ermesini per coltri , coperte , calzette. Filasi la seta e compransi
i bozzoli sardi. L'esperienza dice che la seta nazionale non
iscapita in paragone della migliore del Piemonte. 11. cavaliere
D. Antonico Grondone procurò alle medesime questa istr^izione,
e fu maravigUosa la, prestezza con cui appresero l'arte dalla
maestra che fu loro data. Filasi la gnàcchera. Del prezzo dei
lavcfi metà si attribuisca alla cassa comune: all'uscita pren-
dono quanto si conservi sotto il lor nome, detratte le spese
del vestiario; e, ove non se ne rendano indegne per qualche
capriccio, ricevono dalla Congregazione una dote di scudi cento*
Nelle due officine a pian terreno sono le macchine in buon
numero. Nel i834 erano in esercizio telai 24 per li bordati
dello stabilimento della fabbrica sopra descritta dei cotoni, al-
tri per seta, fazzoletti, coperte, nastri, calze, due macchine
quasi alla yacquaid , e gran copia di altri minori istromentì.
A quest' istituto fu preposta una Reale Congregazione presie-
duta dal Y. R. Tutto ben considerato trovasi degna di com-
mendazione la educazione rdigiosa e civile , la istruzione per
crearle a buone massare, e saggie dei lavori signorili più co-
muni, e solo resta a desiderare che uomini di cuor generoso
vi rivolgan lo sguardo, e studiino ad avvantaggiare le cose di
cosi* bello e utile istituto*
La riconoscenza a' magnanimi che lo promossero è testata
in bel modo* Nella sala della direttrice sono stati rappresen-
tati dal pennello di Antonio Caboni il beneficentiss'mio monarca
Carlo Felice , lo zelantissimo patrizio marchese di Yillahermosa,
ed il y. IL conte d' Agiiano. Sia onore allo zelo dell' ottimo
abbate Lorenzo Frassetto, che in meno d*un decennio triplicò
il numero delle femciulie , preparò alle medesime la comoda
e bella abitazione, e fecele addestrare ne' detti importanti rami
d'industria.
Educazione delle ^Ue dei militari poveri. Ad imitazione del
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a44 CAGLIARI
beneficio fatto in Torino dalla Confraternita del SS. Sudario
alle figlie suddistinte si è già cominciato a radanarne alcune ,
e sonosi poste sotto la direzione d'una maestra. Cosi h^ dise-
gno fu del cavaliere Sardo-Piccolomini colonnello nella brigata
cacciatori guardie , e per lo medesimo e altri militari di cuor
generoso sarà colorato.
Case di lavoro. Se quelli che una insufQcienia fisica gitta
nella miseria devono essere per istretta giustizia soccorsi dallo
stato, quegli altri che giacciano nella stessa condizione per o
ignoranza di mestiere, o mancanza di mezzi e di occasione a
esercitarsi in quello che conoscano , o per infingardaggine , de-
vono essere o ammaestrati, o forniti, o forzati. Quindi, non
riguardando per ora la prima parte, dovrebbero essere delle
case di lavoro, e converrebbe vi fos^ chi tenesse gli occhi su
tutti, perchè non passasse alcun giovine ì primi anni senza
istruzione lungi da ogni disciplina ; perchè non languisse nel-
r inerzia chi avesse volontà di faticare ; finalmente perchè a chi
non l'avesse fosse questa inspirata. Quanti giovinetti sono che
in nuir altro si esercitano che nelle male cose che insegna l'ozio-
sità! \ Quanti onesti uomini sono costretti a domandar spesso
dklla carità quel che non possono disgraziatamente ritrarre dai
loro talenti ! Com' è diffusa quella peste di fuchi , che troppo
tardi accogliono le prigioni e gli ei^astoli !
Lavoro nelle prigioni. Dopo che si è fatto molto per lo mi-*
glioramento materiale e sanitario delle prigioni, rimane quello
che importa assai più, c^ie è il miglioramento dei dltenuti ,
onde mentre dormono le cause non giacciano i carcerati lun-
ghi anni nell'ozio e nella cecità , ma siano con saggie istruzioni
moralizzati, e tutto il tempo occupati nel lavoro. Senza* che
questo tornerebbe utile loro, ed al reale erario, o alle casse
baronali, li renderebbe migliori. Separati in diverse mansioni
con certo ordine a ciò i meno maligni non si aguzzino alla
malvagità dei più scellerati, si obblighino al lavoro quelli mas*
simamente che debbano aver cura della sussistenza di, moglie,
o figli 9 o di altri propinqui. Da simile scuola in più beate terre
molti ritornarono in società altri che n'eran partiti. Si è ten-
tata siffatta cosa nelle prigioni di S. Brancazio pel sullodato
canonico Manunta; ma forse altri non istudiò a promoyerla a
buon successo.
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CAGLIARI 145
Istiiuti di ben^cenza di carità civile e crisdima. Metteremo
primo fra gli altri Io spedale civico che nel i636 fu conse-
gnato Ai religiosi di S. Giovanni di Dio. È assai antica in Ca-
gliari la cara caritatévole degli infermi negli spedali. Il S. Pon-
tefice Gregorio il Magno (an. 604 ) riprendeva T arcivescovo
Gianuario per la poca sollecitudine in attendere agli spedali
dell'isola. Dello spedale di S. Bardilio fu fatto cenno.
Quest'asilo degl'infermi è nella Marina , dove fu notato nella
topografia dell' Arquer. Sonovi due sale , una per li maschi
con letti 25 (che dovriano essere 28), altra per le donne con
letti i4* In caso di* qualche influenza morbosa se ne possono
ricevere di più , anzi esser deve una provvista per altrettanto
numero. Non ammettesi alcuno pri-ma che il visiti il' medico.
1 tisici e cronici ne sono esclusi , e non si assiste che a quat-
tro sifilitici. Dove andranno quei miseri ? 11 locale fu poco
saggiamente scelto , ed è davvantaggio troppo angusto , perchè
non vi abbia una sala pe' convalescenti , né un giardino o si-
mil luogo j dove essi si assuefacciano nuovamente all'aria
aperta. Che spettacolo compassionevole in quelle f accie cada-
veriche , in quei corpi languenti , che saltano nell' inclemenza
delle stagioni , e devon servirsi di cibi nulla confacevoli allo
stato dello stomaco .' Erasi preposto uno stabilimento maggiore -
in altro sito con apposito edificio, quale è adombrato nella to*
pografia dì Cagliari per Comminotti. Dove se non si potesse
fondarlo , non istarebbe in altra situazione meglio , che incon-
tro al baluardo di Monserrato in modo che sovrastesse al chiu«
so , che dicon orto botanico dalla sua vana destinazione.
Manicomio. Molto duole all'anime buone non vedere alcuna
riforma nella custodia e guarigione degli alienati. I quali sog-
giacciono ancora a carcere, catene e battiture. Sono tenuti in
quattro sale a pian terreno , dove non sono più di sei posti.
In queste stanze di malinconìa la causa morale del morbo si
radica più fortemente, e le violenze che si esercitano da anime
dbumane conduce ì miseri alla frenesia. Possa la filosofia in
questa parte sollecitare i progressi della civiltà. A lei più che
alla medicina appartiene la cura di questi infelicissimi.
Le donne affette di tanto male sono tenute in alcune ca-
mere, che dicono stufie, dove sono quattro posti. Le infermiere
della «ala delle ammalate ne hanno il governo.
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346 CAGLUHl
Il solilo numero di sìffiitti ammalati è ben' tenue , aTfegna-
che vi sì condiscano quelli che esser possono nella parte meridio-
nale del regno. Ondeché la ragion loro alla popolazione egua-
gliasi a quello di uno a sedicimila, Airamministrazione di questo
stabilimento di carità è stata preposta una R. congregazione*
A ciascuno dei religiosi , che non soglion eccedere il numero
di dodici , essa ha fissato per elemosina mensuale lire sarde
17. 18. 4* Al professore di clipica medica ^ e suo assistente , e
a quello della chirurgica con SÌ91ÌI subalterno lire 5o, o. o.
per trimestre. Ai due allievi chirurghi lire 9 per mese. Ai
cappellani , agli inservienti , ecc. ecc. In somma spendesi solita-
mente all'anno intomo alle dodici , o tredici mila lire sarde.
Spedale di S, Brancazio. Si conobbe finalmente che ogni
maltrattamento non prescritto dalla legge in pena del delitto
fosse u^a ingiuria ìncivilissima , e che la n<^ligenza di quei
che attendendo la giustizia avvicinantesi o alla condanna o alla
assoluzione con la celerità della testuggine , venivano sorpresi
da qualche malore , fosse una barbarie , ansi una ferità. For-
mossi uno spedale con due sale belle e ariose con in una 18
posti per li maschi y con 6 nell'altra per le donne , e si ordinò
che diligente fosse la cura e non si studiasse a risparmi. I
cavalieri confratelli del Monte vegliano con molto zelo in fa-
Tor dei miseri ; un Antonio Olandu di Senorbi morto nelle
stesse prigioni legava non piccol danaro per quest'opera.
Cura gratuita in casa. Per la umanità di Carlo Felice, per
la paterna carità di Carlo Alberto godesi di tanto beneficio.
Quelli dei quali il parroco attesti la povertà hanno medico, chi-
rurgo e medicine gratuite. Qui potrebbero fare utili osservazioni
quei che consenzienti al Beccaria ed al Ricci pensano più giovi
alla umanità se nelle loro case piuttostoché negli spedali siano
curati i poveri. Io sederei fra entrambi, perchè in tal condi-
zione di cose giova più in casa ; in tal altra nello spedale.
Trovatelli, Provvide il magistrato civico agli infelici, che o
pascono contro le leggi , o si abbandonano da madri povere ^
ed a raccoglierli furono poste due ruote , una nel Castello
presso S. Croce , altra nella Marina a S. Antonio. Il padre
degli orfani consegna gli esposti a nutrici qualunque , talvolta
alla stessa occulta madre, che desidera il tenue stipendio di
lire a al mese.
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CAGLIARI 347
Numerò di esposti dal i8a5 al 34 > col corrispondente dei
morti disotto.
Esposti 76. 66. 75. 64* 6a. Bi. loo. 84« ii4«.8B.
Morti a5. 38. 48. 43. 27. 5a. 63. 56. 73. 48.
Fa mai amore nelle mercenarie ? U gran principio minima
de malis facciasi valere a conciliar con le leggi gli abusi cbe
non n possoni togliere dalla costitazione sociale. Sarebbe delle
più citili co6e se lo Stato riguardasse con più carità questi in-
nocenti, onde immeritevoli non portassero il peccato dei loro
genitori , né patissero nella società alcuna infamia. Non si ab-
bandonino in potestà di femmine vili per li vizi, e ?enza cuore.
Si prepari a loro una sorte meno ingiusta nascondendosi la rea
loro origine , perché i maschi non debbano arrossire della se-
duzione o debolezze di quelli onde vissero , e le fanciulle
disperate £ una onesta sorte non si precipitino nella ignominia.
jiUauamenio graiuitOé Quando diciam delle cose che esser
dovrebbero, aggiungiamo come sia giusto provvedere affigli
leigittimi , quando le madri povere per fisiche indisposizioni
non posson loro porgere un nutrimento bastevole e sano. In
che però , se la condizione delle cose permetta , io vorrei per*
sistere in sul principio della possibile soppressione de' sussidi
mteramente gratuiti. Ov'ella valga ^ presti perciò la madre al«
cnn'opera , compia p. e. qualche penso di filatura al mese, ecc.
Avvi gran numero di legati per doti che si distribuiscono
nelle parrocchie. Ma siccome i fondi per negligenza degli am«>
ministratori deperiscono , e cosi manca con che adempire le
volontà de'pii testatori ; quindi amerebbesi vedere i medesimi
accumulati in una rigorosa e Sbggia amministrazione , e rifor-»
mate a maniere più civili e cristiane certe disposizioni testa-
mentarie. Perché si vorranno da qualcuno escluse le fanciulle
dell'ultima plebe , le orfane , e quelle di parenti ignoti ? per^
che rigettate quelle che sian cadute in fallo? Il re Carlo
Emanude IV nell'anno 1798 stabiliva ^4 ^^^ P^' zitelle
da niarito da conferirsi nel giorno che renderebbonsi grazie
anniversarie per la vittoria contro i francesi. Poi fu la somma
(di circa i5oo scudi) convertita in pensione alle vedove di mi-
litui o impilati benemeriti. Nel i8a4 volevasi rinnovare Tan-*
tica destinazione di questo danaro , ma declinossi dal proposito
per ragioni migliori.
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248 CAGLURI
Case di ricovero per gli invalidi. Miseri coloro che in tale
stato depose la sorte ! Devon essi giacere sulle strade , coprir
il corpo di cenci, e mendicare* una meschina sussistenza. La
carità cristiana è offesa della infelicità di questi , la filosofia
della ingiustizia che verso loro è usata. £ chi approvi che si
badi a' fittÌKÌ , e nulla a' gravissimi bisogni , che si studi a' di^
letti della classe agiata, e niente a sminuire gl'infortuni deipo-^
veri! Un asilo agli infelici fa più onore a una città che un
magnifico teatro.
Favorisca Iddio al disegno che molte virtuose matrone for-
marono in bene delle persone di loro sesso che giacciono in
bassa sorte. Aprasi un ricovero a quelle cui né la educazione ^
né la salute concedono di procacciarsi il pane servendo o la-^
vorando, e meno si addice di questuare. Il re Carlo Alberto
come conosceva questo pio consiglio tosto assegnava un'annua
cospicua pensione sui fondi e redditi della cassa privata del
defunto sovrano €arlo Felice. Tanta pietà e liberalità fu lodata
da tutte le belle anime, ma imitata da pochi: ondeché dalle
contribuzioni non radunossi ancora una sufficiente somma per le
spese di primo stabilimento. Non so quanto sia stato efficace
l'invito che pubbiicossi alle signore per coscriversi in una con-
gregazione ad opera di tanta carità. Un santo pensiero entri in
lor anima, e siano persuase a sacrificare alla misericordia quel
che sia non già vero decoro, ma pura vanità. Al loro esempio
si ecciti la emulazione nell'altro sesso , e provedasi all'alloggio,
vitto, vestito degli abbandonati-, ma sia saggia la limosina j
$ian essi posti in disciplina , e si facciano occupare in ciò a
che abbiano forza, idoneità^ prt>pensione.
Associazioni religiose di secolari in favóre degli infelici. Di
due sole si può far menzione, una denominata dal Monte, al-*
tra del S. Sepolcro.
La prima è distinta in due schiere. Cosi i confratelli, come
le consorelle, che sono tutti della classe dei nobili, hanno co-
mandata la visita e il soccorso degli ammalati nelle loro case.
I confratelli assistono pure a quei che si destinano all'ultimo
supplizio, e non ha guari che si incaricavano di attendere a
che i carcerati non siano nella quantità o qualità degli alimenti
offesi dagli avari appaltatori, e perchè gli infermi abbiano tutti
e tempestivi i soccorsi. Da certa propina solita offrirsi da' no-
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CAGLIARI a49
velli AnosUsseni a' V. R., e poi attribuita alle opere pie di que-
sta eongregazioDe dal benemerentissiino V. R. marchese di Yenne,
cui tal danaro puzzava , i confratelli provvedono ai poveri pri-
gionieri di alcune robe necessarie. L'altra confraternita si oc-
cupa a seppellire quei morti, cui non sia come pagare il prete
per l'opera della misericordia. È però talvolta accaduto che
questi confratelli non si accorgessero del piagnisteo di qualche
povera fiimiglia, e restasse il cadavero in casa per tre giorni.
Chi non sia commosso da sdegno e orrore?
Chiederai a che sieno nate l'altre confraternite? Non lo so ;
sebbene dir possa che niente è in Cagliari che si avvicini a
quella venerabile compagnia di S. Paolo ehe onora e felicita la
dominante del Piemonte, alle istituzioni di Rosa di Covone , e
delia vedova di MariUac.
Quando son venuto' alle comparazioni giovami confrontare la
beneficenza pubblica di questa città con quella di Torino, e
di Milano. La carità pubblica in Cagliari riguarda non più di
4S0 persone , in Torino circa 6,000 , in Milano poco men che
1 1 ,000 $ quindi la beneficenza di Cagliari é a quella di Torino
come nove a cento venti, a quella di Milano come nove a du-
cento venti; e tenendosi conto, come conviene, delle rispet-
tive popolazioni riducesi la prima ragione eguale a i3[5o, la
seconda a 13(55. Il grado relativo* d'incivilimento sarà ancora
in questa ragione? Stimerei bene.
Soccorso di danaro per urgenze. Monte di pietà. Nel decli-
nare del secolo passato istituivàsi un monte nùmmario con do-
tazione di 2i5 mila scudi per sovvenire ai poveri facendo dei
prestiti ( non mai sopra scudi a5) con l'assicurazione sopra un
pegno , sott' obbligo di ripigliarlo dentro l' anno, il quale tra-
scorso soggettasi all'asta. Non è domandata alcuna usura , il
che suppone che gli ufficiali di quest' istituto prestino 1' opra
per pura carità. Se cosi è li benedica Iddio.
Molto era per l' addietro lodata istituzione siffatta , oggi si di-
q>uta sul suo merito. Eretto questo monte contro l'avidità de'
giadaizzanti non si riuscì nell'intendimento, mentre le impre-
stanze essendone limitate alla suddetta quantità, quelli sono an-
cora ricercati per grandi somme , talvolta con interesse da non
credersi -, di forma che forse maggiori non ne avea esatto quella
genia di furfanti ;, che il severo Catone in sua pretura cacciava
Dizione geogr. ecc. Voi. IH. 16*
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25o CAGLIARI
dall'isola. Altronde soTYÌene questo parimente cbe i congeneri
istituti cosi al vero bisogno, che alle esigenxe del vizio , e molte
famiglie anmiinistrate da capi dementi vanno a restar sprov-
vedute degli oggetti più necessariiy dopo che furon abbruciate
di tutto il danaro. Che dovrebbesi sostituire? una banca di ri-
sparmio 9 da quale opera siffatta nessun detrimento , e nasce un
bene certissimo. Che il popolo si educa ad una saggia provi-
denza , si sveglia al lavoro , e la pubbUca moralità e bcfn es-
sere prende incremento. La società prese miglior aspetto dap-
pertutto dove questo consiglio fu posto in esecuzione. E avriasi
per giunta che al carattere dei sardi ne verrebbe onore, e can-
cellerebbesi quella ìmsouciance , di cui sono accusati.
Commercio interno. Principalissimo articolo ne sono i cereali^
Ne' martedì, mercoledì, giovedì e sabbati è una gran frequenza
di villici alla piazza destinata a questo mercato, e i grani vi
^1 trasportano a cavallo , carri e carrettoni , con un carico i
primi di 4 starelli, i secondi di io in i5, gli ultimi di 20 in
40. Trovasi sul posto un deputato civico, e mentre tiene spie-
gata la bandiera si fa compra dalle paftntare e dai capi di fa-
miglia V quella posta giù è lecito patteggiare agli speculatori.
Ivi dove già fu l'antico convento degli agostiniani , e poi al^
cune opere di difesa che non da poco furono demolite, sono
in costruzione molti magazzini per jmaggior comodità del coni'
mercio. Senza i cereali portano i villici linseme , mandorle , for-*
maggi, pelli, cuoja , cera, miele, alcool, terraglie ecc. , ecom««
prano robe per vestiario , ornamenti f mobili ecc.
Botteghe di stoffe di varia materia ^4, molte nella Marina
sulla Costa , poche nella continuazione della stessa contrada del
corso nei due quartieri diStampace, e Yìllanova, e nell'antica
strada del commercio denominata di Barcellona-, di chincaglie-
rie 8, di porcellane majoliche e criitalli 10, di ferro acciajo e
pombo i5, dipelile cuo)e conciate si estere che nazionali ao,
di cera lavorata 8 , di sevo lavorato 6 , di biiouiieries 29 , d| mer-
dajuoli 70, di libri a, di generi coloniali 6, di carte estere nessuna
in particolare , che si vendono dai merciajuoli, di carta sarda i*
Le stoviglie di Oecinoo vendonsi tra la piazza de' cereali , e
delle erbe.
istruzione pubblica.
Istruzione ckmentaV-e. Dopo l'editto del i8a3 farono istìhiìte'
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CAGLIARI • :l5i
pure in Cagliari le scuole popolari per lo primo dirozzamento
dei £uicittlli y una nel Castello , nella Marina e nello Stampace,
e due nella Villanova. Concorronvi nel Castello ao , nella Ma-
rina 5o , nella Villanova 4^ 9 nello Stampace 3o. Quanti cre-
donsi o sono sopra F ultima classe del popolo arrossirebbero
di mandare i loro piccoli nella scuola normale , come qui Fa
vogliono appellare ; perchè Scolopi e Gesuiti dcTOn t6nek*e aperta
l'antica scoletta per l'insegnamento a leggere e a scrìvere.
Ginnasi y dove iosegnan la grammatica latina , e le belle
lettere. Ve n' ha due , uno nel Castello delle Scuole Pie , altio
nella Marina nella casa dei Gesuiti. Concorrono nel primo circa
goo giovani , nel secondo circa 3oo. Sono per ogni ginnasio sei
maestri subordinati a un capo che si qualìBca prefetto degli
studi. Sono distinte sette classi. Nella settima sono vari gradi
dalla compitaaone ai primi rudimenti di lingua italiana , e però
due o più anni di corso. Gli Scolopi banno in questa classe un
iHaestro che educa tutti, ma istruisce i soli provetti, essendo
la istruzione spedale dei minori raccomandala per un'ora alla
mattina, ed altra alla sera ai cherici che sono in disciplina.
I medesimi avean nell'addietro una scuola di calligrafia e di
aritmetica mercantile , la quale ban dovuto sospendere per la
troppa incomodità del locale. Quattro anni sono destinati alle
dassi sesta quinta quarta e terza per la grammatica latina
due per le belle lettere nella seconda e prima. Sono segnati
giorni di lezione intorno a 175, di oratorio 4^- Apronsi le
scuole di mattina alle 8 : di ^orno dalle 2 alle 3 ip secondo la
stagione. L'ora scolastica è di ore due e mezza alla mattina e
di altrettanto spazio al giorno. Le ferìe maggiori non comin-*
ciano dopo compito il numero ordinario delle lezioni , però
cadono nel principio dell'ultimo quadrimestre. Le sale scola-
stiche nel ginnasio dei Gesuiti sono salubri e molto comode ;
in quello degli Scolopi sono mal situate , alcune poco illuminate,
le più cosi strette che i giovani vi restano ammassati , e tutte
cosi incomode <^e i giovani mentre son costretti a respirare
un'aria corrotta deggion restare per tutta l'ora in un vero tor-
mento , 0 sortendo esporsi a pericolo di contrarre un malore.
1 religiosi buono generosamente esibito sufficiente locale per
l'ampliazione dei vasi , cd^ il governo rivolge in questo la
sua attenzione che divenga questo ginnasio per la salubrità
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aSa CA6LURI
e comodità quello che è degno di essere uà istituto siffatto^
Archiginnasio , o regia università degli studi. Nel castello di
rincontro alla casa degli Scolopi sul Bàlice è il palazzo degli
studi maggiori fabbricato con bel disegno sotto il regno di Carlo
Emanuele III di Sardegna dopo la rìstaurazione delle scienze.
La sua capacità é assai minore delle esigenze.
Le scienze umane e divine sono ripartite in cinque facoltà ,
Filosofia e buone arti , Medidna , Chirurgia , Legge , Teologia.
Nella filosofia sono due scuole pel prim'anno , una di lo-
gica e metafisica , altra di matematica elementare ; pel secondo
altrettante , una di fisica sperimentale ora consunta con la ma-
temafica, altra di etica.
Nelle buone arti sarebbero due cattedre di eloquenza una la-
tina, altra italiana.
Nella medicina , il cui corso stendesi in quattr'anni , sono cin-
que scuole. I. Istituzioni mediche. 2. Anatomia. 3. Materia me-
dica e medicina legale. 4* Teorico-pratica. 5. Clinica. Può ag-
giugnersi 6 la chimica generale e farmaceutica.
Nella chii^urgia , il cui corso é in altrettanto spazio , sono tre
scuole. I . Teorico-pratica con l'anatomia topografica, a. L'ope-
ratoria con la ostetricia. 3. Clinica.
Nella legge scuole cinque, i. Istituzioni di Giustiniano, a. Istitu-
zioni canoniche. 3. e 4* H digesto in due sezioni. 5. Le decretali. Il
corso è quanto nelle due anzidette facoltà , e nella seguente.
Nella teologia scuole tre. i. Teologia scolastico«-dommatica.
2. Morale. 3. Scrittura e lingue orientali.
Professori. Nella filosofia solevano esser quattro; nelle buone
arti due senza officio ; nella medicina cinque ; nella chimica
uno \ nella chirurgia due ; nella legge cinque ; nella teologia
tre. Senza questi sono altri per onore qualificati professori.
Collegi. Ogni facoltà tiene matricolati certo numero di dot-
tori , nei quali i professori ordinari e straordinari. Chi presiede
al collegio ha la qualifica di prefetto, ed é membro del Magi-
strato sopra gli studi. Il collegio di filosofia e, buone arti ha
14 membri , sette per sezione non compresi i professori e due
collegiali sovranumerari alla filosofia per la chimica : il collegio
di medicina ne ha la compresi i professori e due sovranume-
rari. I collegi di legge e teologia inclusi i professori hanno
membri 18.
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CAGLIARI 253
Aggregazione ai collegi* Il Magistrato riconosce prima di tutto
dei requisiti delle costituzioni nei postulanti ; poscia li propone
al gradimento dei dottori della facoltà che lo* accettino o ri-
gettino. Il gradito se fia alla filosofia riceve un tema , sul quale
dopo quindici giorni leggerà una dissertazione -, lo che fatto è
subito decorato delle insegne di dottor coUegiato ; se sia all'al-
tre facoltà egli intorno ad alcuni punti o titoli tirati a sorte
deve proporre in certo numero di tesi la sua dotti*ina, e dopo
trenta giorni di preparazione disputare in difesa delle mede-
sime ,in rigorosa forma sc'olastica -, dopo tre ore di tenzone il
candidato viene nuovamente nel rischio della votazione , e
qualche volta è rigettato. Accade che il Sovrano dispensi sulle
votazioni , e faccia ad altri maggior grazia ordinando sien posti
nella matricola dei dottori collegiati i loro nomi senza alcun
esperimento.
Elezione dei professori. L'ordinario modo di questa è per
concorso siffatto. Stabiliti i giorni per le disputazioni pubbliche
dei competitori , questi nel dì precedente alle singolari prove
e ventiquattro ore prima si riuniscono tutti presso al prefetto
della facoltà , cui assiste il segretario , e altre persone del Ma-
.gistrato y e tirati a sorte due punti della scienza il difendente
deve prenderseli per dissertarvi. Nell'altro giorno all'ora stabi-
lita ei va sulla cattedra dell'aula dell'università in faccia ai
suoi emoli , al Magistrato ed al collegio cui spetta il giudizio
del merito comparativo , e dice le sue dissertazioni ciascuna per
mezz'ora. Quindi i competitori tendono il sillogisV arco ^ che é
necessità far le cose nella ritualità peripatetica. Dopo 1' esperi-
mento dell'ultimo dei competitori i membri del collegio fatti
santissimi giuramenti si accingono al gran giudizio per voti se-
creti , dando quella cedoletta che ha il nome di lui che vo-
gliasi professore. Letti tosto i voti si scartano quelli che ne eb-
ber più pochi y e si ritorna a votare su i rimanenti, e di nuovo
si scartano i meno favoriti , e cosi vie via finche la cosa venga
a due pei quali fassi l'ultima votazione ragionando ciascuno con
la penna come vuole e come sa. Il governo superiore nomina
quello che de' due sembri più degno del magisteiio.
Il Sovrano suol provvedere ad alcune cattedre senza questa
dipendenza dai voti dei dottori collegiati, e installare quelli,
che per maniere meno fallaci conosca degni del grado, esi-
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a54 CAGLURI
mendoli dal pericolo d' essere in confronto con altri di poco o
di nessun merito rigettati. In questo modo provvedesi alle cat*
tedre di Fisica , Matematica , Chirurgia y Sacra Scrittura e Lin-
gue orientali, come fu stabilito nell'articolo i della risposta di
Carlo Emanuele IV di Sardegna ( i a settembre 1799 ) alla rap«
presentanza degli Stamenti sulla promiscuità de' regnicoli e non
regnicoli negli impieghi del Regno.
Studenti, L'ordinario numero dei giovani somma a Sso,^ di-
stribuiti in Filosofia primo e secondo anno i5o, in Medicina
IO, in Chirurgia ao, in Leggi 80 non compresi quelli che stu-
diano le sole istituzioni cesaree per preparazione alla profes-
Sion notariale y in Teologia 60, inclusivi quelli che studiano la
sola morale.
Lezioni. I giorni di lezione sono ne' due quadrimestri 1 35 y
di esercizi spirituali 8; di oratorio le domeniche, nelle quali
non occorra una festa maggiore. Le lezioni durano un'ora e
un quarto. Di mattina sono le lezioni di prima ora, che co-
minciano alle 9 e terminano alle io i|49 onde cominciano
quelle di seconda. Di giorno una sola lezione. I teologi per
altri venti giorni devono radunarsi o alle esercitazioni sulla ca-
suistica sotto la presidenza del professore dimorale, o alle dis-
sertazioni sulla storia ecclesiastica del professore di donima-
tica. Sono queste esercitazioni e dissertazioni notate in giorni
feriati. Le ferie maggiori occupano tutto il terzo quadrimestre
da maggio ad agosto.
Esami e gradi accademici. Quelli sono sei, quattro privati
e due pubblici; questi quattro, e sono Magistero in Filosofia
e buoni arti, Baccellerato, Prodottorato, Dottorato. Non par<-
lasi dei maestrì di Chirurgia, e de'Farmac^ti. L'ora degli esa-
mi è varia.
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CAGLIARI %55
Noia degli esami dal i83i-32 al 1 834-35
Bacellerìe Licenze private
Magist. TeoL Leg. Med. Chir. TeoL Leg. Med. Chin
t83i-3a
32-33
33-34
34-35
27 4 3>
26 4 i5 3
29 7 18 4
37 6 16 2
4
I
4
2
3
5
14 I '3
IO - -
ai I -
16 a 4
Licenze pubbliche
Lauree priv%te
t
TeoL Leg. Med. Chir.
»
TeoL
Leg. Med. Chir,
3 1-32
32-33
33-34
34-35
4 i5 ' I 2
19 - -
5 22 I
5 17 - 3
4
a
3
5
i3 4
i5 I 3
6 I
19 I a
Lauree pubbliche
* Aggregazioni ai collegi
TeoL Leg. Med. Chir.
Filos. TeoL
Leg. Med. Chir,
3 1-32
32-33
33-34
34-35
3 17 3 2
2 16 2 4
462-
4 16 I a
3
I
I
a - 3
2 -
3 1-32
32-33
33-34
34-35
Esami con lode
Magisteri Bacell. Licenze priv.
a I -
I 3 I
4
55 3
Lauì'tee pHvdié
4
3
6
Esami di Magistero
di Chirurgia
privali pubblico
I a 1
Esami
di
Farmacisti
RipWvati
nei diversi
esami
3 1-32
32-33
33-34
34-35
3 I • I
- I 1
- I I
6 -
6
I
5
3
5
i
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256 CAGLURI
BILANCIO
de* prodotti e spese della Regia Università per Fanno i833-34.
Parte attiva
Prebenda d'Assemini . . . lire sarde 4)^^ — *
Cassa Regia . • .
Monte dì Riscatto . . . .
Protomedìcato
Pensioni y o quote assegnate alle Diocesi
Monti di Soccorso • • * .
Amministrazione del debito pubblico
Casuali •..•«.
Residui •
4,171 17 6
375 — -
5oo — -
7,375 — -
2,880 — -
i,4i5 li 9
5oo — -
a,93o 14 4
Totale a4,653 3 7
Parte passiva
Stipendi agli impiegati e professori lire sarde 1 3,5 11 5 -
Trattenimenti . . . . . . » 3,617 io -.
Spese ordinarie e fisse .... » ^9761 io 6
Spese straordinarie » ^9762 18 i
Casuali » 3,000 — -
Toule ^4,653 3 7
Stabilimenti sussidiari a certe discipline.
Gabinetto fisico. Fu di molto aumentato , e però presenta
un assortimento considerevole e prezioso delle macchine ne-
cessarie*
Laboratorio chimico. Destinavasi a questo l'antica officina
della zecca sotto le segrete delle prigioni di S. Pancrazio. Il
locale è per molti riguardi maladatto \ il fornimento difettoso *,
che non si posson eseguire tutte le necessarie dimostrazioni.
Gabinetto anatomico. Vi si riunirono molte preparazioni in
cera , e forse quanto belle in apparenza , tìmto vere nel figu-
rativo. Sonovi alcune coserelle sul vero, e gioverebbe assai ve
ne fossero di più.
Teatro anatomico. Sta un convenevole istromento.
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CAGLURI 257
Perchè manca una collezione patologica , o un gabinetto dei
peazi morbosi? con essi si presenterebbono belli esemplari di
fiitto nella dottrina delle malattie.
Armamentario chirurgico. Forse non è Scarso.
Museo. Carlo Felice nel 1806 donava alla R. accademia i
pezzi di storia naturale j e i monumenti di antichità , che dal
]8o3 avea cominciato a raccogliere in una sala *'del suo pa-
lazzo, ed esponeva alla contemplazione degli studiosi. Crebbe
poscia per la diligenza , e per li generosi studi del buon ca-
valiere De-Prunner.
Nel gabinetto mineralogico troverai disposti pezzi n. 2730
tra esteri e sardi.
La collezione geologica della Sardegna compivasi nel i835
per istudio ed opera del chiarissimo cavaliere Alberto Della-
Marmora : il duplicato disponevasi nel museo di Torino ; il
triplicato in quello di Parigi con'scbedole rispondentisi. La
geologia sarda per lo suUodato viaggiatore sarà basata su que-
sti saggi.
Laboratorio mineralogico^ È stabilito presso l'armeria sulla
piazza di S. Pancrazio con sufficiente fornimento di cose neces-
sarie.
La parte zoologica non manca di pregio , ma saria bene ,
che d studiasse a riunire tutte le specie dell'isola , fra le quali
sinora alcune non comprese nella storia naturale europea, mol-
tissime non raccolte.
Gabinetto degli idioletti sardi y o Museo fenicio. Cosa singo-
larissima è questa raccolta di figurine di bronza riferibili in
ragion dell'arte ai primi esperimenti della statuaria , delle quali
gran numero furono ritrovate nella parte meridionale del re-
gno y molte entro vetustissimi sepolcri , e alcune ne' norachi.
Se ne hanno già riunite circa i5o e tutto di se ne aggiungono
dell'altre. ' Certamente ne sarebbe più grande la quantità se
prima si fosse conosciutone il pregio. 11 cavaliere Alberto Della -
Marmora si occupa con grand' amore intomo a questi ido-
letti, e già dispostili in certa serie fa incidere a sue spese per
sottoporli alle considerazioni de' più sagaci archeofili. £i vi ri-
conosce ìL religioso sistema, il quale dissero Sabeismo da Sabi
figlio di lectan , che il primo è creduto aver cominciato a dar
omaggio al Sole , e tali spiegazioni darattene che ti appaghino.
Dizion. Geogr. ecc. Yol. III. 17
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33$ CAGLURl
Da antichità di altro genere e di epoca meno rìmota cresce
ODore al museo cagliaritano. Potrai vedere iscrizioni , urne, jmc-
coU bronzi di molto merito , alcune operacele di plastica, arme
antiche , bassi rilieTi y statue j tra e8$e principalmente tre con-
solari dei buoni tempi romani , e una svariati^sima copia di
altri oggetti , che furon tratti da mezze le rovine delle antiche
città sarde y escavate in Cagliari. Manca il luogo perchè si fac-
cia una decente esposizione.
. La parte numismaMca e ben provveduta in rame e argento,
meno in oro. Gioverebbe si tenesse prossima una biblioteca
di archeologi.
Filosofia. Qui più che di mezzo secolo essa riconosce distar
dal ^iftdo , in cui sia presso più eulte genti > da che può sti*
marsi in quello dove era l'Italia alja meta del ^e^olo passato,
eonciossiadiè siano tuttora in pregio molte nullità peripatetiche.
Dalla ristaurazione essa tornava indietro , aggirapdosi. per vie
difficili e storte , e solamente da pochi ann^ in qua si è me-
glio avviata.
Belle Arti, La scienza estetica é in pochissime menti. Di che
sia una ragione la quasi nulla corrispondenza letteraria. Le nuove
cognizioni, i metodi di miglior esposizione delle antiche o tar*
di, o con gran dispendio arrivano in questo paese che a
giudicarne da tanto parria diviso dalla Italia non per piccol
tratto di mare , ma per tutto un oceano. Nell'unico negozio di
libri non vengono sempre nei più recenti, né i migliori.
L'arte del disegno è non so di quanti. La pittura si esercita
dà alcuni ^ i quali npn sono però a esser detti artisti , fatta
onorevole eccezione de' pochi che con somma lode studiarono
in Roma , e solo si possono ordinare infra i non infelici imi-
tatori , ne' quali e una iniziale ma oscurissima conoscenza delle
leggi estetiche ed artistiche della composizione. Niente di silo-
grafia, calcografia, litocromia. La plastica (salvo il merito di
pochi come sopra ) é nelle sue parti volgari e più facili mal
conosciuta. Dell'architettura cominciossi a saper alcuna cosa da
quando Carlo Felice aprìvane scuola; crebbe la cognizione dopo
la istitiuione dell'ufficio di strade e ponti , e della scuola ma-
tematica per gli allievi del Genio civile. Molti vantanti ^ co-
noscer la musica , che veramente tra i cagliaritani si manifer
nano frequentemente bei talenti musicali \ ma che abbiasi una
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CAGLIARI aSg
competente cognizione della scienza , e si possieda e quella sua
parte che dicona grammatica , e Taltra cbe denominan relto-
rica , noi «aprei afiPcrmare. Si e però composta qualche opera. .«
sarà. Ma io non vorrei dire opere musiche certi plagi , e le
cuciture di tarii peszi di diverso stile , siccome quelli che sono
da diversi autori ^ e su materie diverse, né in ciò giurar voglio
nelle parole di certi dilettanti , che non è di molti dar giudizio
sul merito d'uiia composizione , e opera di arte. La musica istru*
mentale ha moki amatori nei giovani-, la vocale molte studiose
fra le damigelle. La poesia e diletto di pochi ; tra* cpiali a4
alcuno a lei nato potrebbe esser gloria ^ se in questa età fosse
amabile una gloria siffatta.
L'amore della letteratura è ancora iniziale , però poeo esteso,
onde rendesi ragione del mal esito d'un gabinetto letterario ,
che erasi aperto; delle nulle o quasi nulle conferen;^ lettera-
rie. Dei pochissimi cui è il cognome di letterati tre quarti
parrebbero uomini del secolo passato , niente o poco avendo
progredito dal punto , in cui erano gli italiani venuti al restau-
raneiento degli studi, uomini delle scuole soppresse, l'altra por-
zione sono di questa età , e della vìgente letteratura , da cui
sono degli scritti casti* di lingua, ricchi di sapere, pregievoU
per lo ragionaoiento , piacevoli per la vivacità dello spirito ,
per la naturalezza e semplicità. L'esempio luminoso del pre-*
clarissimo baron Manno trasse dal volgo questi giovani, e av-
viò sulle sue orme. Cresca il loro numero , e si accresca dai
loro ingegni alla Sardegna quella gloria letteraria , cui per la
frequente sublimità ^ delle menti, mobilità di immaginazione, e
delicatezza di cuore ne' suoi è degna avere.
Matematica. Ecco la scienza più meschina dal poco che si
insegna, e dal nessuno amore alla medesima. Non si dettano
che gli elementi, quali nel secolo scorso,, e sono un pochino
di aritmetica, un pizzico d'algebra , alcuni libri della geome-
tria Euclidea. Il professore insegnerebbe eziandio la 'pratica ,
siccome promettesi nell'orario scolastico e nella nota delle ma-
terie da trattare, se alcuno vi accorresse. Di quella prendon
cosi poco i giovani, che i più docili appena in sulla fin del-
l'anno ti potranno recitare alcune mal intese de6qiziopi, ese-
guire le prime più semplici operazioni, e di più nient'altro.
£ si porge a deliberarne , come ho accennato , non tanto per-
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a6o CAGLIARI
che nella attuale condizioDe del sistema non é lecito più, quanto
per lo poco studio: e di questo é cagione la difficoltà in cui
ftif incontrano i gioTani , venendo in questa scuola cosi rozzi ,
che i più non conoscon ne la numerazione ; la lingua latina in
cui si detta e spiega , ed il discredito in cui han lei posta certi
ripetitori che di poco levati sopra i discepoli bestemmiano quel che
non sanno. Si presentino al professore i giovani alquanto di-
rozzati , imparata almeno l'aritmetica nei ginnasi ; prendano un
bel corso in lingua volgare-, siano assistiti da altri che soglion
essere quei guastamestieri , che mettono sulla croce i poveri
scolari a imprimersi in mente la materialità delle dimostrazioni
e risoluzioni , che non intendono ; e cosi accadere che sveglisi
molto amore verso questa utilissima scienza, e in quel grado
si venga , nel quale possa essere ampliata melle più utili ap-
plicazioni , meccanica , idraulica , e nautica y che tutti conoscono
come sìeno necessarie alla industria , ed al commercio. Non
perchè in istato cosi infelice giaccia questa scienza nella uni-
versità 9 però credasi mancace chi abbiala in pregio , e la pos-
sieda. Senza quelli che furono eruditi nella scuola del genio in
Cagliari da valenti professori , e gli altri pochi che compirono
il corso in Torino , sono alcuni che cont>scono almeno la ele-
mentare in quella estensione che ottiene nelle più celebri uni-
Tersità. Se sotto l'indicazione classe di matematici nel!' alma-
nacco non leggesi alcun nome , questo ti dica solo , che non
piacque notarne , e io non saprei perché.
Fisica, Qual ella sia nelle applicazioni della matematica ra-
gionai\e tu già conscio della condizione di cotale scienza. Rispet-
tivamente alla parte esperimentale essa non dista gran tratto
dal punto , in cui sia nelle celebri scuole d'Italia pervenuta.
Etica, Non si potrebbe questa qual e quanta é solito darsi
spiegare nei ginnasi ? Avrebbesi in tal caso e luoghi e mezzi
ad altra utile scienza, p. e. all'economia.
Esame per la magisterio delle arti, Devesi rispondere su la
rettorica, logica e metafisica, matematica elementare, fisica,
etica. È una mole di cose quasi importabile, e però sarebbe
giovevole se alla fin di ciascun anno fossero i giovani interro-
gati su tutte le varie lezioni udite, e senza dispendio ornati
dei diversi onori accademici i più studiosi. Questo vuoisi esteso
a quegli altri esami, dove è compresa la materia di più anni*
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CAGLIARI 261.
Scienze medico-chirurgiche. Sono e&%e poco giù daiki QQndp-
KÌone, in 6iii versino in paesi , dove esse sono stimate quanto
é merito. I professori con privati mezzi si procurano la neces-
saria cognizione dei progressi che facciano per le osservazioni,
indagini, ed esperienze dei più famosi che consacrano il loro
ingegno e studio all'arte salutare. È molta svegliatezza d'aninir
intomo a questa , e auguro che crescendo gli studi la scuoia
cagliaritana potrà essere con onore nominata.
L'incremento e miglioramento della parte medica si è da ripe-
tere dal principio del corrente secolo. Nel 1800 creavasl un
professore di notomia, e poi si comandavano pubbliche ^ezioDr,
che in seguito, da vano spettacolo che erano , si ordinavano
al profitto degli studiosi -, nel 1822 , commessane la Cuta ad
un dottore, fu migliorato lo stabilimento sussidiario della eli-*
nica , che prima si praticava dai diversi professori in torno. £
sì conùndò a esercitare la anotomia patologica , che 'è certa-
mente un necessario compimento della clinica , e la più bella
dimostrazione delle dottrine mediche. Quanto sareM)e utile se
delle cedolette che si hanno appese ai letti, nelle quali è no-
tato il diario curativo , e le giornaliere variazioni dello slato
dell'ammalato si tenesse miglior conto : vorrei dire , se si for-
masse un registro nosologico ( imposta quest'opera all'assistente
del professore) , si compilassero' dei quadri mensuali nosostati-
stici , e il complessivo annuale. Dai quali lavori pubblicati ver-
rebbe un vero giovamento alla scienza , e si formerebbe un
corso di annali nosocomiali, quasi tante pietre lidie per provare
la verità o falsità delle teorìe , che a brevi intervalli vanno
producendo immaginosi' patologi , o superficiali ossei*vatorì.
Scuole di partito. Da quale si cognomina la scuola cagliari-
tana ? Non si pare una decisa parzialità , e non so se fra i
professori e dottori della facoltà sia chi voglia giurare nella
sentenza di alcuno. Forse Ippocrate e Galeno sono rispettati
come i grandi sapienti che furono , ma non adorati come Id-
di! , e gli infallibili oracoli della medicina. Sarà dunque molto
spesso un'opposizione di parerì ? Quindi non sarà unita nel com-
plesso delle dottrine ? Questi incomodi hanno il lor bene, che
si moltiplicano le idee, e si esercita il ragionamento. Nella ser-
vile adesione e consensione è un debilitamento di mente.
Parte chirurgica. Con ottimo consiglio alla chirurgia sono
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36a CAGLIARI
itati offerti neir Accademia ^li stesti onori , di cui erano de-
gnate l'altre scienze. I chirurghi maggiori per li soliti esami ,
privati e pubblici, arrivano al grado del dottorato. I minori,
dopo due esperimenti privati ed uno pubblico^ conseguono Tonor
del magisterio. £ desiderato a più piena erudÌKÌone degli stu-
diosi sia a tanto cresciuto il numero dei professori ^ quanto
ne vorrebbero le primarie e necessarie parti.
Botanica, È commesso ad uno de' professori , cui incumbe
altro principale insegnamento , dai: gli elementi della fisiologia
vegetale. Manca Torto botanico.
Storia naturale. Venne non ha guari da S. M. creata una
cattedra di storia naturale in questa Regia Università.
Anatomia comparatista? Sarebbe necessaria per preparamento
alla ....
Veltrinaria. Non piccola parte delle ricchezze della Sarde-
gna è nelle greggie e negli armenti. Da ciò il vantaggio di
questa istituzione.
Numero di studiosi deWarU- salutare ? Dalla inspeiione della
proposta tavola è veduto quanto sieno pochi che vi intendan
l'animo. Accadde talvolta non fos&er tanti gli scolari quanti i
professori ; tal'altra si desiderasse uno cui leggere. Donde que-
sto ? credo da ciò y che sia ancora certa opinione poco favo-
revole , e che gli emolumenti che se ne sperano pajano più
costosi, e si stimino minori del lucro dalle esercitazioni
forensi. Si agglugne , che nell' attuale ordinamento delle
cose di questa disciplina , la moltiplicità , la difficoltà , la
grandezza delle materie atterrisce quei che non istudiano
con amore; e' i bei poltroni lodano però gli antichi dot-
tori 9 che ai discepoli non la teoria , in giusto sviluppo ; ma
dessero il sommario della scienza. Possa questa sorgere a mag-
gior onore , ed essere amata da alti ingegni ; possa crescere
ogni di più, e con lode esser esercitata nelle citta , e in tutte
le altre terre a benefizio della popolazione! Mancano persone
necessarie in un comune , se manchi un medico , un chirurgo,
una levatrice , un veterinario. £ questi sono certamente più
utili che quella ciurma di notariuzzi , onde sono appestati i vil-
laggi , gente dappoco che quando per mancanza d'ingegno , o per
dissipazione viziosa non poterono o non seppero far di più , per
non ritornare alla vanga, vollero dalla pennati dritto dei gau-
denti , e di poter vivere a spese altrui.
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CAGLIARI a63
La chimica è una recente istituzione. Il lUo laboratorio è
poco fornito , e però sebbene le teorie' che 8Ì danno siano un
eco di quelle che nella Italia molto si pregiano , gli scolari
( e questi sono i farmacisti , e gli studenti di medicina e chi-
rurgia in primo anno ) non procedono in molta chiarezza , e
però poco speditamente* Dei farmacisti di Cagliari moki sì
esercitano in varie preparazioni , che in addietro domanda va usi
dalla Italia , e ve n'ha cui viene gran lode dalle vaste cogni-
zioni in questa bella scienza , e dai felici esperimenti , per li
quali tuttavolta non saprei dire se stato sia alcun incremento
alla somma delle cose che si aveano per l'operoso ingegno de-
gh oltramarini.
Protomedicaio ? In questo consiglio sono compresi col proto-»
medico due membri nati, due aggiunti fissi col segretario della
Università.
Dritto romano e pontificio. È poco -meno che comune in-
gegno dei grandevi lodare i tempi della pincipiante loro età,
e dannare quelli della cadente. Mentre grande diseguaglianza
é nella cognizione dei due estremi ; che le attuali cose vedon
j^ofondamente in una chiara intelligenza ; per lo contrario ia
una oscura memoria le passate , che conobbero solo nella su-
perficie ; stoltamenie fanno se parlino con asseveranza. Dirai
che le umane cose decadono e scemano -, ma crescon pure , e
ascendono. Grandi ingegni y e profondi pensatori sostengono la
giurisprudenza ia alto grado di onore ; e di ciò sarebbe cer-
tezza a tutti, se essi volessero dar prova dì lor valore* Quanta
gloria perdesi all'ingegno sardo dal difetto delia volontà in chi
ha molta potenza? Oh , se dalla mente divina del Gar&u rima-
nesse ai posteri la sapienza , quanto la Sardegna sarebbe ono-
rata per aver prodotto in lui un prudentissimo , eguale ai più
celebri dei giureconsultir che stati mai sieno!
Dalla semplice istoria de' concorsi può chi è saggio conoscere
come per quell'esperimento possa venire una opinione falsa,
e nella deliberazione lEarsi ingiuria al merito. Le dissertazioni
chi. sa non sieno opera altrui *, dunque non vi si può fondare
. un ^udizio. La memoria , la presenza di spirito , la loquacità,
la sofisticheria , che molto' sogUon valere , in verità che non
sono a^ne , sodezza , profondità di ingegno , non forza di
ragione , non pienezza di sapere. Quanto dev'esser raro che
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i64 CAGLIARI
da uno o da ^rkro affetto non pia in una che ìm altra parte
V si inclinino g|i animi di coloro che seggono giudici, che i loro
cuori non si vincano da riguardi , da corruttele ? Sia (come sono
disposti d'animo i più ) chi voglia giudicare secondo la coscienza.
Ma perciò il suo giudizio sarà pure secondo il merito ? Quant'é
difficile conoscerne le disuguaglianze ? e questo non solo per la
diversa distanza degli atti, che porta una memoria più o meno
oscura; ma più perchè le prove sono tutte in cose e condi-
zioni diverse , onde sarebbe un calcolo imbarazzantissimo da
cui non so quanti potriano espedirsi felicemente ? Veramente
quante volte accadde il giudizio dei molti dotti che vi assiste-
rono senza parzialità riprovlisse quello dei dottori della facoltà?
e quante dimostrasse l'esito esser ei stati ingannati da false
apparenze, quando si videro sorger alla gloria i posposti, e
sprofondarsi nell'obblio gli uomini di dozzina che furon pre-
scelti ? Però è a desiderare , che per via più sicura si vada
alla cognizione del merito dei concorrenti.
Ed un altro ordine vorrebbesi pure istituito perchè nel col-
legio di filosofia a quelli unicamente fosse adito che per un
esperimento quale si pratica nelle aggregazioni agli altri col-
legi fossero riconosciuti abbastanza dotti nelle scienze che sono
in questo dipartimento comprese. Erasi stabilito che dopo letta
una dissertazione sur un dato punto fossero i postulanti rice-
vuti tra li soci. Dove però è a considerare che non in merito
di questa ( che può esser da altri ) , ma delle prove sicure
che suppongonsi offerte al pubblico di loro sapere e ingegno,
della riputazione onesta che ne risultasse erano degnati di tanto
onore. Le quali proye desiderandosi in molti , nasce che non
sia in essi alcun dritto , e Tiene che questo debbasi acquistare
con un esperimento non dubbioso.
Dettatura, Per tre quinti dell'ora scolastica. È da molto che
alcuni saggi han cominciato e non invano a declamare per la
la sua £(bolizione. Lasciando da parte altre considerazioni deve
persuadere il frutto da percepirsi maggiore se il professore nel-
l'anzideterminato spazio che è presente , e non agente , stu-
diasse a far ben intendere ai giovani le sue dottrine. Ma si ri- .
pugna, e perciò che la desiderata pratica sarebbe dannosa nelle
scienze progressive. Dunque almeno in quelle di sistema fisso ,
dove non sì può variare , che il metodo , sia in meglio , o in
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CAGLURI 265
peggio /non ne discorriamo , quella patria senza danno anzi con
vantaggio valere , principalmente nella matematica elementare y
e nella applicata alla fìsica : in che non solo si provvederebbe
alla correzione della materia , che è disperata sotto il dettame*,
ma alla economia , che per le tavole delle figure fatte a mano
spendesi da' discepoli più che importeria l'acquisto d'un'opera.
£ credo poi si possa cessare dalla dettatura anche nelle pro-
gressive. Colali progressi non sono continui -, altrobde essi non
son più che rettificazioni , aggiunte , e non abbandono dei
principii , e dei consettari , che le scienze sono tutt'altro che
ipotesi. Or bene quelle rettificazioni aggiunte ecc. non si pos-
sono o per interfoliamenti inserire a suo luogo', o per appen-
dice porsi in fin del libro ?
. Reale accademia agraria ed economica di Cagliari ^ eretta
e stabilita in detta città a petizione di Carlo Felice duca del
Genevese dal re Vittorio Emanuele, con diploma dato in Gaeta
il t4 luglio i8o4* Componesi d'un presidente, segretario , teso-
riere , coi loro sostituiti , e di 36 membri ordinari. Oltre i
quali è la classe degli onorarii , in cui sono ammessi quanti
siano creduti coru^enienti pel decoro e per Vinteresse della so^
cietà. La elezione degli accademici ai posti vacanti spetta alla
società collegialmente unita. Veramente viene non poco lustro
a questo corpo dai titoli delle persone ascrittevi, i quali sono
o di feudi , o di alte magistrature , o di ufiSci accademici. Vi
si annumerano cherici di alto grado. Sono aggregati a* questa
società alcuni contadini , siccome consultori , e sperimentatori.
Infine è una terza classe dì socii corrispondenti , suddivisa in
ordinarli ed- onorarii, i quali de von esseve disseminati in tutte
le popolazioni del regno : anzi nel disegno organico di cosif-
fatta società era proposto si ecciterebbe da lei il pairiotismo
delle grandi , e specialmente delle città ad erìgersi in società
corrispondenti e figliali della cagliaritana !
In quanto concerne le adunanze eccoti l'art. XXII del Re-
golamento : « Di due classi debbono essere le adunanze della
società : altre pubbliche , altre prìvate.
Le private da ten^irsi periodicamente ogni giovedì sono com-
poste dal presidente, segretaro , e dodici membri eletti per
torno fra gli ordinarli senza esclusione degli altri che volessero
intervenirvi.
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366 CAGLURi
Questi dodici socii eletti si rinDOveranno per metà ogni quin-
dici giorni , dì modo che non sì trovino mai tutti nuovi ; ma
i sei che entrano si uniscano con i sei precedenti , onde tra-
mandandosi dagli uni negli altri lo spirito delle cose si conservi
la unità dei sistemi.
In queste private adunanze si debbono trattare tutti gli af-
fari , dei quali la società deve occuparsi : vi si leggono tutte
le corrispondenze , e si combinano le risposte j che poi esten-
derà il segretaro \ si esaminano in ultimo le memorie che i
socii potranno presentare ; e , dopo approvate per ciò che ri-
guarda rutilila, si rimettono a' censori.
Le pubbliche adunanze saranno quattro e si teiTanno ogni
tre mesi ne^ giorni da destinarsi dalla società nel salone della
R. Università con facoltà al pubblico d'intervenirvi » ecc. ecc.
Vedi il regol. citato che trovasi nel primo fascicolo delle me-
morie della society j dove tutte le minuzie che io non posso
comprendere.
Nel discorso inaugurale ragionandosi de' doveri del novello
istituto si disseco tutti i fini , che erasi proposti l'augusto isti-
tutore, e si presentò una gioconda imagine di quello che av-
verrebbe alla Sardegna da quest'accademia , nientemeno che
la sua prosperità e felicità! Essa già comincia a uscir dalla in-
fanzia 9 e quando crescerà in età , quando uomini periti delle
scienze agronomiche ed economiche, e liberi da vecchi pregiu-
dizi , siano ammessi in questa illustre società , quando una csiU
tedra di economia ed altra di agronomia siano fondate , e sta-
bilite scuole pratiche per l'arti rustiche in tutte le provincie
commesso agli accademici di sopravvederle , quando questi con
generosità studiino a dare ai contadini opportune istruzioni , e
comunichino con essi ì nuovi metodi che altrove si adottino
con risparmio di tempo e di spese , e con aumento di prodotti,
quando si formi un museo tecnologico con ì migliori modelli di
meccanica per utilità degli artefici ecc. , allora si arriverà a
quelle promesse.
Il governo molto favori questo stabilimento. Fin dal princi-
pio gravava in suo benefizio l'azienda generale dei monti di
soccorso d'un' annua somministranza di scudi 3oo. A quest'ora
potriasi avere un totale di otto in novemila scudi.
Sonosi già cominciati a pubblicare i suoi lavori , dei quali
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CAGLIAAl 267
sopra il pregio delle cose e della liogua lascio che quelli giu-
dichino che se ne sappiano!
Chiesa cagliaritana, I suoi principii ripetousi da' tempi apo«
stolici j e si pretende che S. Clemente da questo salisse al pon-
tificato romano. Il primo vescovo che ci nomina la storia è
Quintasio : egli soscrivea agli atti del concilio arelatense ( V. il
baron Manno nel princ. del lib. vi). Dopo lui presentasi il fa-,
moso Lucifero. Benedetto XIY (1. i3 e. i5. de Sjn. Dioeqes.)
riferisce già concesso al vescovo caralense l'uso del pallio prima
del secolo vui , nel declinar del quale l' ebbero ricevuto . tutti
gli arcivescovi* La prerogativa del primato fu dai pontefici ro-
mani riconosciuta nell'arcivescovo di Cagliari prima di tal
epoca. , Intentatasi poscia una lite scandalosa sopra la mede-
sima (consulta il baron Manno nel libr. citato ) ^ fu dalla rota
romana con varie sentenze dichiarato primeggiar questa chiesa
siccome più antica ^ e metropoli delle isole della Sardegna .
che comprendeva questa provincia la Corsica , e le Baleari
(Y. il detto storico all'anno 4^3-84)- Posto fuor di ogni dub^
bio quest'onore , vuoisi sian stati tutti al legittimo possessore
da Alessandro III ( an. 1 1 76 ) i dritti consueti ( né si apporta
per qual e quanta colpa ) a gì atificame all'arcivescovo di Pisa.
In che si scopre , e però rigetta unaT falsa supposizione ( V. il
baron Manno Ikb. vii, all'anno 11 38).
Da quando sia l'ordinamento del clero principale di Cagliari
non è agevol cosa definire *, tuttavolta è qualche fondamento
alle congetture da questo , che vediamo sotto il pontificato di
S. Gregorio Magno già stabilita la dignità dell'arcidiaconato ; e
da quello che sappiamo essere stato il cagliai'itano Eusebio ver
scovo di Vercelli , l'istitutore della vita comune del clero al-
l'esempio della convivenza dei monaci , e Lucifero studiosis-
simo come della purità della fede, così della santità della vita^
Nelle sventure de' tempi seguenti per le invasioni e per la
dominazione de' saraceni le cose religiose di Cagliari furono a
tale ridotte , che quasi mancarono. Pertanto Giacomo arcive-
scovo era comandato da Vittore III di ristaurare li rovinosi
sacri edifizi. Si ristìtuivano allora le sedi vescovili , e si ripri-t
stinava la dignità del dero. Diffiitto trovasi poi nella storia
menzione dei canonici che servivano la chiesa di S. Gilla , che
per avventura .non era la principal chiesa della città, coinec-
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268 CAGLIARI
che questo castello ne fosse in quel tempo la parte più nobi-
le i e notati come ceusuari della chiesa romana nel registro di
Cencio ( an. 1193) venti tra vescovadi e arcivescovadi di
Sardegna.
Qui è da notare , come insìno all'anno 1 080 seguisse il clero
sardo nella consuetudine della chiesa orientale a non rader
la barba.
£ pratica pure derivata dai greci fu Taltra di conferire il
Sacramento della Cresima , come tra quelli usavasi fin dal se-
colo vir. Dalla quale quando abbiano cessato i preti sardi è
ignotcì» Egli è vero che S. Gregorio Magno aveali pi*oibiti dalla
celebrazione di questo rito divino ; ma poi avvisato essersi
molti di siffatta sua volontà assai doluti condiscese nel voto ,
sebbene con questa restrizione, che solamente ove mancas^ro
i ministri ordinari delift confermazione , potessero i preti sem-
plici amministrarla.
Governando gli aragonesi tutte le cose della Sardegna si le
civili che le sacre , siccome precipitarono le prime , caddero
ancora le seconde. Per conto di interessi lasciavansi sprovviste
molte diocesi , aggruppandosene successivamente le amministra-
zioni intorno ad altre maggiori. Cosi avvenne che all'arcivesco-
vado cagliaritano si aggiugnessero i vescovadi j Suellense o Bar-
bariense nel 14^09 Galtellinense nel 1439 e nuovamente nel
1489 dopo una separazione per non più di cinque anni , Do-
liense nel 1482, Sulcitano nel i53i. Poteva mai un uomo reg-
gere a ta^ta mole di negozi ? Poteva l'arcivescovo cagliaritano
invigilare su i singoli pastori che avean commessa la cura delle
anime in tante diocesi? Sarò temerario se stimi da quell'epoca
massimamente aver patito la fede per le superstizioni , la mo-
rale per la ignoranza e viziosità de' parrochi ? Venuti tempi
migliori nel sapientissimo imperio della dinastia Sabauda a to-
gliere tanti mali , si disgiunsero le dette diocesi una eccettuata,
la DoUensc , che nella sua prossimità alla sede principale
meno avea sofferto di detrimento. La Sulcitana separavasi con
bolla de' 18 maggio 1768 , la Galtellinese con bolla i giugno
1778. Alla separazione della Barbariense ( oggidì ^Ogliastriua )
cui si pensava sin dal 1777 , era provveduto con bolla 39
gennajo 1798 , lasciatane l'amministrazione all'arcivescovo fino
a che compensata di una somma eguale a quella da perdersi
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CAGLURI 269
la sua meDsa fosse luogo alla rìstaurazione , che ebbe effetto
nella consecraàone del vescovo d'Ogllastra addi -24 feb*
brajo i8a5.
Difensori della Sardegna. In tempo del più volte lodato
S. Gregorio occorrono certi ministri apostolici coi titoli o di
difensore , o di legato; e vi è bene onde si inferisca ts&exe ei
stati incaricati della procurazione dei principali negozi del clero
sardo. Il Fara li agguaglia a quelli commessali pontificii .che
furono poi e sono tuttora qualificati giudici di appellazioni e
di gravami.
Questa delegazione, di cui fu fatto cenno nel titolo delle am*
ministrazioni generali in seguenza all'artìcolo Cagliari prosnncia^
incominciava dal i4%9 attribuitosi al giudice apostolico che
potesse conoscere e decidere nelle cause di appello dalle sen-
tenze delle cui;ie metropolitane cosi in primo che in secondo
giudizio , e fosse cosi più pronta la riparazione delle ingiurìe ,
che fossero inferite , e si evitasse un dispendio maggiore ne'
più casi. Ma conciossiachè di questa autorità soglia essere ri-
vestito un canonico cagliaritano y parve a molti indecoroso che
da un suo cherico veder dovesse l'Arcivescovo riformate le pro-
prie sentenze , e lui sorgere in più alto grado a esercitare in
se una superiore autorità , e usare il tono della comminazio-
ne , e aver forza a poterla effettuare \ onde si era con ottimo
consiglio proposta la istituzione d'un tribunale collegiale.
E se non valesse quel rispetto a dimostrare la conve-
nienza della riforma, varrebbe assai a provarne la necessità
il considerare che nel nuovo ordine i giudicati avrebbero la
forza di maggior autorità , e sarebbero meno frequenti che
sono le appellazioni dall'attuale tribunale al giudizio del San-
tissimo; lo che principalmente ebbesi in mira.
Parrocchie della diocesi di Cagliari , e unita Doliense.
Delie rurali della diocesi Caralense alcune sono immediata-
mente dipendenti dal vescovo , altre da' canonici , le rimanenti
dai parrochi attuali , che si appellano rettori. .
Della diocesi di Bolia o Bonavoglìa capo-luogo era Dolia o
lolia , la qual terra perduto l'antico nome ora si appella dal
titolare della chiesa principale , S. Pantaleo , la quale di tut-
t'altro ornamento^ spogliata non conserva dell'antica sua dignità,
che il vano nome di cattedrale. Nel suo capitolo era un de-
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270 CAGLURI
Gauo e undici canoaicì^ che si godevano le detìme di 24 par-
rocoh'iQ. Ai canonici furono con vera utilità della religione $q^
stituiti ventiquattro rettori.
Entro la circoscrizione della Doliense era ed è SuelU , che
dicevasi capoluogo della diocesi Barbarieose ! La chiesa cori'-,
serva ancora il titolo di cattedrale j e nuU'altro.
Clero secolare di ambe le diocesi. Numero totale sacerdoti 4^^
da distribuire
Diocesi Caralense. Nella città in officio 14B iensa off. 3o.
Nelle parrocchie rurali no » 4^*
Diocesi Doliense io5 » 30.
In ambe le diocesi , escluso Cagliari , aono in cura pnacipale
d'anime come parrochi 71.
Nella Caralense parrocchie «rbane 4? suburb. i , rustiche SG«
Doliense ' » 35.
Delle chiese di ambe le diocesi nessuna è insignita degli onori
di collegiata ; e le tre comunità delle parrocchie de' quartieri
inferiori della città non sono propriamente tali.
Arcivescovo. Si intitola priore di S. Saturnino , e fregiasi
del titolo di barone di Suelli e di S. Pantaleo. Per la baronia
di Santàdi inclusa nella diocesi di Iglesias è lite tra lui e quel
vescovo , e sono ora le cose in questi termini che egli se ne
onori nel titolano , quegli ne goda i frutti. Nel parlamento
della nazione l'arcivescovo siccome principe del braccio eccle^
siastico y e come suol dirsi primeLvoce gode l'onore del primo
grado, e di iniziar le opinioni.
Canonici. Sono 3o tra i quali sei bordonieri , gli altri con
prebenda o titolo di prebenda. L'origine dei canonici bordonieri è
riferita al secolo xvi quando a sedare una controversia tra ca-
nonici e beneficiati per la gestazione delle aste , o de' bordoni
fu dalla S. Congregazione proposta la soppressione di sei be-
nefizi y e la erezione dei medesimi, in titoli canonicali, con tutti
gli onori. Dei canonicati uno solo e dignità con qualifica dì de-
cano -, di quelli d' ufficio la collazione si fa dopo un concorso,
eccetto il dottorale a cui nomina o il Sovrano, o l'arcivescovo
nei mesi di suo dritto, che sono i due sostiziali , e li due equi-t
noziali. Dopo i canonici sono 35 beneficiati , tra i quali dodici
non dotati. La quantità delle distribuzioni non è definibile; si
p«ò però dire sommando alle ordinarie le straordinarie, che
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CAGLURI 271
quette ie* canonici e beneficiati non siano meno di lire sarde
3o,ooo all'anno»
Su i proventi spettanti alla chiesa fu ordinata una separa-
zione di casse, onde non si confondessero negli appartenenti
alla nassa capitolare quelli che sogliono provdnire dagli spogli
e 'vaeanU , e da altre <»use< ^on essendosi con l'ossequio ,
che conTeniya, curata mai sempre la esecuzione degli appositi
regii provredimenti, gioverebbe se ne inculcasse la osservanza.
Parrocchie urbane* Sono titoli canonicali, e hanno benefi-
ciati per la cura delle anime , e pel coro , la Marina ^4 con
distribuzione 9 e due senza; Stampace ao con distribuzione ^ e
due senza -, Villanova 1^2 de' primi ^ e due degli altri, in cia-
acima sono cinque ai quali è solidariamente commessa la cura
delle anime. Il presidente è primo fra eguali , e sopra ciò
niente più di essi. Nella suburbana é un sol parroco. Questi
per siCfatto ufficio haoAo iZ% scudi sulle decime di Villassor,
Kuramiois e Villamar perpetuamente applicata a dette parroc-
chie con bolla di Pio VII, delle quali quanto sia residuo cresce
«Ila mensa.
. Decime, Furono da tempi antichi us^te in Sardegna due sorta
di decime , una politica al capo dello stato , altra religiosa per
i capi delle diocesi. Della prima è un argomento nella con-
cessione fatta per Costantino giudice del Caralense al monistero
di S. Saturnino della metà della decima , che gli spettasse su
i beni di quello ( v. il baron Manno storia della Sardegna al-
l'anno 1089 )r £ pare questa prestazione non esser tanto lu-
cente, quanto l'istituzione dei Giudici, ma per gli intermedia
governi conservata e presa dall'uso dei romani , ai quali fu
con somma probabilità la Sardegna una provincia de ciunana.
Dell'altra sono due antichi monumenti , che il suUodato ìsto-
riografo della Sardegna accennava (anno 10B9. Vedi poi sulla
fine del libro vni) , uno nella concessione che faceva l'arci-
vescovo Ugone al monistero di S. Saturnino di una metà della
decima della chiesa cagliaritana ; altro nella promessa di Co-
stantino giudice di ofirìre il decimo dei frutti e le primizie da
quel giorno negli anni seguenti. Per lo meno quindi nella dio-
cesi di Cagliari è certissimo il pagamento della decima ^ e pos-
siamo congetturare siasi incominciato a fare sin dal tempo del
iOveroQ imperiale 0 sul esempio della chiesa greca nella quale
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273 CAGLIARI
sin dal secolo vi era conosciuta questa prestazione , perché cosi
comandassero i ministri imperiali -, lo che emmi più probabile,
che una posteriore introduzione sull'esempio delle chiese gal-
licane , nelle quali diconsi le decime messe in uso per autorità
di Carlo Magno consentendo la liberalità dei popoli. Dunque
mal seppe le cose D. Alfonso , quando scrivendo all'arcivescovo
di Cagliari (anno i332) Gundtsalvo affermava la riscossione delle
decime contraria all'antico costume. E pertanto dee tenersi vero
che, come osserva ilbaron Manno, fosse poi questa per cause
a noi ignote soppressa od intermessa ; forse perché il clero fu
dotato con terre e schiavi. Settantasette anni dopo la proibizione
di D. Alfonso ( 1409) il^re D. Martino commosso dalla gran
povertà del clero annuiva alle preghiere dell'arcivescovo Anto-
nio , e annunziando ì concerti presi con la Santa Sede permet-
teva il pagamento della decima nella diocesi cagliaritana , ri-
servatane la terza parte alla Corona. Piel qual modo non fa
praticato nella diocesi d'Alghero , delle cui decime la metà fii
infeudata al marchese Albis ( cosi il cavalière Cossu, notizie di
Cagliari ) concesse due parti dell'altra al vescovo , riservata la
terza al Re. Nel i Son il re Ferdinando comandava si prestasse
la decima intera senza deduzione o compenso alcuno delle spe-
se, e prescrivea certe cautele intorno al modo con cui dovesse
eseguirsi tal prestazione onde non soffrissero alcun danno i de-
ciraatori.
Gran varietà é nei diversi luoghi si rispettivamente ai ge-
neri soggetti a siffatta prestazione , che alla quota della me-
desima ; della qual varietà in altro non può trovarsi la cagio-
t^te e ragione che nelle antiche consuetudini e transazioni , e
nell'autorità dei giudicati profertisi sopra le contestazioni tra li
beneficiati e parrocchiani per qualche nuovo prodotto. Però
non si é potuta stabilire alcuna certa massima rispetto ai ge-
neri decimabili , ed alla quota. Sull'una ed altra cosa furono
frequentissime le contenzioni , ma più spesse sulla prima , e
quante volte si venne in suU'introdurre nuove coltivazioni ,
ond'é stato che si contrariò in tutti i modi a che si stabilissero.
Nel territorio circondario di Cagliari non si paga alcuna de-
cima , e dicesi sia quest' esenzione da una antica convenzione
tra un non so quale arcivescovo e il magistrato civico , che si
addossava le spese della fabbrica , feste , musica , ecc. della
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CAGLURI 273
cattedrale. Ma le prove? . . . Egli è più probabile cLe il so-
vrano mentre concedeva al vescovo di domandare ài suoi dio-
cesani la determinata parte dei frutti significasse , che voleva
immuni i suoi aragonesi della colonia di Cagliari , e i sardi
coabitantivi.
Prebende. Per recenti pontificii rescritti non deve il loro va-
lore eccedere li mille scudi , che sono poco meno che lire
nuove 5ooo , non computatevi le distribuzioni , e gli altri van-
taggi dalla assistenza al coro.
Quantitativo delle decime dell'arcivescovado di Cagliari dal-
l'anno 181 9 al 34* Notisi che si era già cominciata a far grossa
la coscienza dei parrocchiani , e che non più la decima pre-
stavasi , ma appena la ventesima.
Si raccolse di cereali starelli «,o 11 ,380 dalle parziali starelli
di grano 683,967 , d'orzo 165,71 3 , di fave i6i/38o.
Di vino non fu la quantità minore di quartieri 3,200,000.
De^ frutti minori , che sono legumi, lino, capi vivi, cacio,
^cc. non si può fare un preciso calcolo , tuttavia si può credere
che ne provenisse non dispregievol valore.
ftipartimento delle rispettive decime.
Nella diocesi di Cagliari la decima ridotta , come fu accen-
nato, dividesi in cinque parti. Tre sono attribuite al prebenda-
to, una ai laboranti , l'altia alla chiesa rispettiva. Il quarto quinto
. dei laboratori , o del curato , va diviso in parti eguali , e in
prebenda camerale o canonicale il vicario prende per se il 5
per 0{0 di tutto Tasse decimale. L'amministrazione del quinto
della chiesa è presso i prebendati.
Ma a dir vero non é intero il quinto, che per dritto appar-
tenga alle chiese. Nel princìpio del secolo xvii il capitolo di
Cagliari essendo ricorso alla S. Sede dolentesi della tenuità
delle distribuzioni ottenne che del quinto assegnato alle chiese
se ne corrispondesse un terzo alla massa capitolare. Questo che
dicesi terzo quinto in tempi più felici dava una somma annua
adequata dì circa lire sarde 20,000 : sebbene alcune chiese non
portassero tal peso, è ne' prezzi, specialmente del vino, si vo-
lesse gratificare i secolari procuratori delle chiese, perchè con
zelo servissero.
Terzo regio delle decime. Questo , se diasi quella parte di
frutti che abbia il denonainatore , che porta l'appellativo della
Dizion. geogr. ecc. Voi. III. 18
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274 CAGLIARI
prestazione, e non già un maggiore^ potrebbe ammontare come
è spesso ammontato in tutto il regno a scudi sardi circa 3oo,ooOy
eguale a lire nuove i,44^9^^^* ^^^ questi mezzi quante belle
istituzioni pie si potrebbero fare e mantenere ! Mon sappiamo
se nel governo spagnuolo senza le pensioni ai cadetti, crociati,
antichi funzionari , e altre persone benemerite siasi mai fatto
alcun uso o formalmente o eminentemente pio. Piuttosto po-
tremmo arguire il contrario dell'assoluto difetto di istituzione
di pùbblica beneficenza. Ma cosi saggio impiego ci è ben certo
nel governo dei reali di Savoja , tra le cui operazioni fu questa
Assai studiosa di ridurre tutto alle massime d'una buona eco-
nomia , e di far valere queste rendite agli studi , alla educa-
zione de'cherici (y. tom. i de' pregoni ed editti) ecc. ecc.,
con che furon tronche le antiche querèle dei preti.
E qui nota che sebbene coerentemente al concerto potesse
appartenere al re il terzo su tutte indistintamente le rispettive
decime , non di meno non ha egli usato di tal dritto che su i
redditi spettanti alle mense vescovili.
Sussidio regio. Sono gli ecclesiastici tenuti alla prestazione
annua di scudi quindicimila , che viene per proporzionate quote
da tutte le diocesi del regno. >
Donativo regio. Nell'ultimo parlamento di Montellano , cui
ancora si riguarda, lo sta mento ecclesiastico offeriva scudi set-
temila ; ma in iscatto non ne pagava che ì^^ooq , avendo volato
diffiileare il dritto d'estrazione delle loro granaglie denominato
saca^ fissato a scudi 3,ooo.
Sussidii al monte di riscatto. Oltre il suddetto terzo si e
concesso dal Papa un biennio dei benefiii vacanti ( concessa la
congrua al nuovo provvisto) al monte di riscatto dal 1807 a
a5 anni , e nuovamente ad altrettanto spazio con nuovo breve
de' ^9 luglio 18^3. Allo stesso ottimo fine fu attribuito al detto
monte quanto nelle prebende pingui sopravanzi i mille scudi.
Elezione de' parrochi. Quelli che sono qualificati rettori ven-
gono eletti dopo esperimento fatto dèlia loro idoneità airufiì-
cio. Ma cotiverrebbe in questi importantissimi negozi , onde
dipende gran bene , o nasce funestissimo male , rispettare le
santissime prescrizioni canoniche, e che a titolo di merito mag-
giore non fosse posta come principal cosa la superiorità della
dottrina. Sono in un parroco tante altre cose a desiderarsi cotne
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CAGLIARI 275
esseima]!, nelle quali se sia parità in più concorrenti , può al-
lora un maggior ornamento di dottrina considerarsi per la
preponderanza.
Sinodi. Sono le antiche di Cagliari ignorate. Delle recenti
hannosi stampate quelle di Machin , Sobrecasas , La Cabra ,
Carìnena. Citansi le sinodi de' monsignori Novella , e La8S0*Se-
deno» Della diocesi di Ponavoglia se ne ha solo una stampata ,
e viva nell'osservanza.
Seminario ecclesiastico. Nel j6aa conseguentemente alle pro-
poste della sinodo Tridentioa per cura dell'arcivescovo Esquivel
costruivasi una casa di educazione per li cherici giovani. Era
però poco adatta all'uopo per la forma e per la ristrettezza ,
onde nel declinare del secolo scorso l'arcivescovo D. Agostino
Delbeccfai volle edificato in continuazione col palazzo degli studi
un magnifico convitto.
Si possono tenere circa 60 alunni tra quei ' di grazia e di
pensione. Le piazze gratuite sono ^4, un' altra è di mezza paga.
In esse cinque sono straordinarie ^ perchè quelli che le occu-
pano io soprappiù delle somm'mistranze ordinarie , di cui a certo
tempo godono gli altri, sono forniti di quanto loro abbisogni
senza alcun concorso delle famiglie. Quando trattisi di riempire
alcuna piazza gratuita, i giovani postulanti si soggettano ad un
esperimento , e quelli si scelgono cui sono più pochi mezzi di
«ossifitenza in parità di altre cose , queste sono indole talento
ecc. La pensione fissata per gli altri conrittori è di scudi 70.
Sono tutti raccomandati per la educazione alle cure d'un pre*
side 9 e d' un direttore spirituale ; per la istruzione a vari
maestri, tra' quali uno di capto e di liturgia. I giovani vi pos<-
son rimanere sino a conseguir la laurea.
Questo stabilimento diventò più florido dalla concessione delle
prebende di Samassi e Serrenti^per Clemente XIII , e del terzo
degli spogli, e delle vacanti.
Monachismo antico in Cagliari e sua diocesi. Piace ad aU
cuni essere stato S. Fulgenzio, il primo institutore della vita
monastica. Sarà cosi de' monaci propriamente detti ; ma non
di queir altra specie di uomini religiosi che erano detti eremi*
ti: che tienesi Antero come anacoreta in Sardegna prima di
sedere neUa cattedra di S. Pietro , e avere i ss. Nicolao e
Tiano menato vita solitaria nella Gallura dal secolo iv al v
(Y. il baroQ Manno libro vi agli anni 362*455).
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276 CAGLURI
Del monistero eretto presso la chiesa di S. Saturnino per lo
sunDominato sant'uomo è stato detto nelle note istrriche.
Crederemo ye ne fosse altro , dove fu deposto il corpo di S.
Agostino ?
È menzione di altri due monisteri , cui presiedevano sotto
il pontificato di S. Gregorio gli abbati Urbano , e Giovanni. Un
quinto di S. Giuliano era allo stagno di Quarto, di cui anche
oggidì rimangono vestigia. Ora è titolo canonicale. Nella istessa
epoca troviam ricordati sei monasteri di donne. Erano i tre
primi fonduti dalle matrone Yetulona, Pompejana y Teodosia :
del quarto è ignota la istitutrice ; del quinto fu abbadessa De-
sideria ; del sesto è conosciuto nient'altro che il sito , dove e
oggidì il chiostro delle ckrisse.
Benedittini. Il primo loro stabilimento fu presso la Villanuova
nello, stesso monistero , ove S. Fulgenzio riuniva i suoi mo-
naci. Nello stesso quartiere abitavano poi nella casa ora occu-
pata dai domenicani. Nella Marina era là un lor priorato, dove
oggi sono gli agostiniani , ed altra casa dove sono gli speda -
lieri. Nello Stampace subentravano ai templari nel gran mo-
nistero che occuparono poscia e ancora occupano i conventuali
di S. Francesco ; il sopranotato sesto convitto di donne fu abi-
tazione di vergini sotto la regola di \S. Benedetto. Non venuto
snqno l'oinline degli eremiti , e sappiamo di loro altri essere
stati nel luogo ora denominato di S. Guillem; altri nel monte
a libeccio di Cagliari in S. Barbara -, ai quali puoi aggiugnere
gli anacoreti del colle poi detto di S. Elia nel promontorio.
In poca distanza dalla città eransi fabbricati altri monasteri ,
e si denominavano uno di S. Martino in S. Avendrace , altro sul
colle di S. Michele abitato da certosini fino a che i pisani vi
eressero il castello ancora stante -, e forse cosi detto dalla ti-
tolare della chiesa del monistero : altro di S. Maria de Claro
a pie di detto castello verso greco dove abitavano monaci di
Chiaravalle -, altro di S. Maria delle vigne tra Cagliari e Pirri,
dove erano monaci camaldolesi; finalmente un altro sul collo
del promontorio presso la chiesa di S. Bartolommeo.
In là del contado di Cagliari , era in Quarto due monisteri
«ino dove fu poi la chiesa di S. Elena , altro di S. Agata le cui
rovine raddrizzarono i cappuccini per formarsi un conventino ;
tra Pauli e Sclargius S. Lucifero ; presso Mara-Calagònis due.
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CAGLURI 277
un presso dove fu poi edifìcata la chiesa di S. Pietro , e forse
uo altro , che quello sarebbe che S. Gregorio diceva Agilitauo,
se ivi situandolo non erra l'Alco. Furono dei monaci in Bara-
ci y o Monte-Cresia , nella montagna di Solànas in due diversi
stabilimenti , nell'isoletta di S. Macario presso Capo-Pula, nel
Manso o Maso , e questi dipendevano da Monte-Cristo , in Uta
presso S. Cromazio e S. Maria , in Decimo a S. Nicolao e
a S. Pietro y in Monastir in certo sito tra Siliqua e Villassor,
finalmente in Segariu ( Y. il baron Manno libro viii dove tro-
verai quanto finor leggevi).
Frati e cherici regolari. Francescani. Vennero in Sardegna
nei primi tempi di loro istituzione. Dopo la famosa scissura
tra il ministro generale Francesco Elia , e Antonio di Padova
fu divisione pure in Cagliari , e nel rimanente pure deirisola.
Gli aderenti di Francesco Elia (conventuali] continuarono a
dominare nelle case per Taddictro occupate dai benedittini, gli
altri andaropo ad abitar altrove. Nell'anno 1:274 essi tenevano
seggio nel gran monistero di Stampace , poi si distesero in
Iglesias , in Oristano ( dove subentrarono ai monaci basi]iani)|
in Castelgenov^ese , ora Sardo , mentre ancor vivea S. France-
sco ; nell'Alghero; in Uta. La prima fondazione fu in Gallura,
la seconda in Monteràsu , dove é un ospizio ( Y. Bono ) , 1»
terza iii S. Maria di Porto-Grotte in Bagnara. Ma venuti ben
presto col predominio dei genovesi tempi infelici ai monaci be-
nedittini, che in massima parte possono essere supposti pisani
di nazione , questi involandosi alle vessazioni e forse espulsi
lasciarono le case ai novelli frati. Altri due stabilimenti sopra
ì già enunzìati ebbero essi in Sardegna uno sotto Monteràsu
presso il paese di Bòttldda , altro in S. Barbara , quando ce-
devano da Uta. In tanti secoli , e in quella generositìi che già
fu per ragion di coscienza negli uomini de' secoli tenebrosi que-
ste fraterie accumularono grandi ricchezze, le quali per la am-
ministrazione poco saggia e fedele decrebbero non poco. I loro
predi e censi cumulativamente forse potrebbero avere il valore
di lire sarde 2,000,000. Si numeran religiosi 69.
I frati minori dell'osservanza della provincia di Cagliari de-
nominata di S. Saturnino hanno nella città due conventi. Nel
1458 fondavano alla Maddalena presso Oristano , lo abbando-
navano nel 1472 per istabilirsi in OUolai, e vi ritornarono nel
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^78 CAGLIARI
1490 fuggiti da quella sede {y. Barbagia^ chiesa SarbatienseJ»
Nel i5o8 passavano da S. Maria delle grotte ài nuovo con-
vento di Gésus j donde sulla fine del secolo scorso vennero
dentro la Marina presso la chiesa nazionale del siciliani , S. Ro-
salia. Nel i55o ebbero la chiesa di S. Lucia inS. Gavino Mon-
reale. Nel i558 fondarono in Busachi : nel 16 io ebbero Pi-
tica chiesa parrocchiale di Mandas , la chiesa della Trinità in
Fonni, dell'arcangelo Michele in Yillassor. Nel 1623 si stabi*
lirono in Gadoni. Nel i63o ottennero la chiesa del S. Sepolcro
in Genoni. Nel 1646 fu eretto per abitazione dei Recoletti il
convento di Villanova in Cagliari , poi fu attribuito agli osser-
vanti, che la scelsero a casa di prova. Nel 1660 fondarono den-
tro Oristano un'altra casa; nel 1727 in Lanuséi. Non ha guari
che abbandonavano Busachi , G adóni , e l'ospizio di Oristano.
Sono -religiosi 182 , e li distingui in sacerdoti 49 7 cherici 11,
laici 34 9 terzini 38. Vivono dalla provvidenza , e da qualche
reddito della sagrestia.
Cappuccini. Provincia cagliaritana. Il convento cagliaritano
fonda vasi nel iSgi, l'iglesiense nel iSgS, il sanlurese« l'ori-
stanese e il baruminese nel 1608, il villassorese nel 1628, il
quartese nel i63i, il villanovese (casa di prova in Cagliari )
e il nurrese nel i643, il masullese nel 1648. Il convento di
Barumini è stato abbandonato. Sono religiosi i3o, tra sacer-
doti e chierici 60, laici e terzini 70.
Nelle antiche emulazioni ipunicipali tra cagliaritani e sassaresi
non restarono neutrali i frati ; ma più che altrove entrò feroce
la discordia tra gli osservanti e cappuccini delle due parti ,
operando con tutte forze l'ambizione e l'invidia, e sempre in
furor fremendo la contenzione, la ripugnanza. Grandi passioni
entro angusto cerchio ! Quelli che erano tra i cagliaritani pen-
savano che questo fosse un vero dritto per dominare su i lo-
gudoresi ; questi non si arrendevano a dover servire come iloti*
Il governo spagnuolo con la stessa indifferenza con cui guar-
dava la guerra de' preti , vedeva la più accanita dei frati. Però
per nessun patto essendosi potuti riunire gli animi , e finalmente
convenendo far cessare il gravissimo scandalo d'un odio irre-
conciliabile in persone che predicavano la carità , si venne dal
pontefice i^H'unico rimedio che restava , di separare gli uomini
de' due partiti in piovincìe diverse.
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CAGLURI ^79
Merceda^rL Si stabilivano in Cagliari nella paiTOcchia di Bo-
naria nel i336. Dopo il 1610 fondavano in Sassari; di poi verso
il 1640 in Alghero , in Yillacidro, ec. Sono religiosi ^5 j dei
guali 3o sacerdoti e cherici , i5 laici. Se le loro amministra-
zioni fossero state ben governate , ora ì predi si potrebbero va-
lutare in lire sarde circa 800^000.
Trinitari. CbiarnuYansi , o venivano in Cagliari nel i558y e
si stabilivano nella chiesa oggidì esecrata di s. Bardilio, donde
si trasferivano nello scorso secolo alla chiesa di s. Lucifero.
Dopo il 16 IO ebbero casa in Sassari, e in YiUamar. Guerreg*
giarono'fra di loro per invidia e ambizione-, però il governo
dei Reali di Savoia annientava con essi lo scandalo.
jdgostiniani. Verso il 1400 si stabilivano a quella chiesa, dove
nel vandalismo foron depositate le reliquie del s. Dottore; quindi
in Ilorai, Saflis^ri , Alghero, Sanluri, Samassi, Tortoli, Scolca,
Iglesias , Pozzo maggiore. Ora son già abbandonati i conventi di
Ilorai , Sassari , Sanluri , Scolca , Iglesias , e vanno disertandosi
gli altri, che non restano più di 87 religiosi, dei quali 19
sacerdoti, 4 cherici, 6 laici. Possiedono, e prima che per di-
fetto di buona economia si lasciassero deteriorare i fondi, pos-
sedevano in comune non meno di lire sarde 5oo,ooo.
Carmelitani. Non prima del i5o6 fu introdotto quest'isti-
tuto. Essi succedevano agli anacoreti nel promontorio di Ca-
gliari, e dalla loro chiesa venne al colle la denominazione di
s. Elia. Poscia e perchè troppo esposti agli insulti dei barba-
reschi , e per più comodo di sé e del pubblico passarono nello
Stampace , ritenendo il possesso delle terre che aveansi acqui-
state preJso Monvolpino e il promontorio. Fondavano poi in
Mogoro nel . . . , in Bosa nel 1599, in Oristano nel i636 ,
in Alghero nel 1644 9 ^^ Chiaramonte, in Sassari, in Nura-
minis. Sono religiosi 70 , tra sacerdoti e cherici 4^ » ^^^^^ ^^'
In più luoghi sono cadute le loro amministrazioni. Essi posse-
devano già in comune per lire sarde 800,000.
Paolotti. Ebbero stanza *in Cagliari nel 1625, dove oggidì è
il noviziato delle scuole pie, donde pas^rono in Lapola nel i643.
Si stabilivano pure in Yillanova-franca e in Assemini. Quest'ut
tinìo conventino è da molto abbandonato. Sono religiosi 1 5 tra
sacerdoti e laici, che vìvono in quello di Cagliari , ad eccezione
del religioso ( ma non è un eremita ) , che resta in YiUanova-
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28o CAGLIARI
franca. Possono possedere per un valore di lire sarde 1 5o,ooo.
SpedalierL Hanno quattro case presso gli spedali , in Cagliari
dall'anno . . . , in Sassari dal 1 689 , in Oristano e Algbero dal
i€4o. Quella di Bosa fu abbandonata, e restò soppresso lo
spedale. Sono religiosi 3o. L'amministrazione è diretta da regie
congregazioni.
Monasteri di donne. Nel castello ve ne sono tre, uno di
s. Lucia fondato nel i539 ; altro della Purissima nel i54o*, il
terzo di s. Catterina sotto la regola di s. Domenico, fondato
nel 1641* Dopo la metà del secolo xvii si fondava un moni-
stero di Clarisse nello Stampace, uno dì cappuccine in Lapola.
Cherici regolari,
I gesuiti vennero in Cagliari la prima volta nel i564* Eb-
bero già molte case con ginnasi. Dopo la ristaurazione non se
ne riaprirono che tre , delle quali due in Cagliari, una in Sas-
sari. Sono religiosi circa ^5. La dotazione del collegio di Ca-
gliari può valutarsi in netto all'anno di lire sarde 17,467. 3. 4;
ossiano lire nuove 33,536. 96. Al collegio di Sassari venne sta-
bilita la dotazione di lire saixle 5ooo , con l'obbligo di man-
tenere dieci religiosi. In riguardo allo stabilimento di Cagliari ,
siccome i predi sono di molto migliorati, cosi è da pensare che
maggiore sarà il prodotto. Da questo nulla si detrae per le feste
di s. Michele e s. Teresa, e delle due sagrestie, per cui é te-
nuto corrispondere il monte di riscatto, ec.
Scolopi. Furon dai consoli di Cagliari chiamati verso il i635,
e fondaron ginnasi per la grammatica e belle lettere in Cagliari,
Tempio , Sassari , Oristano , Isili. Hanno un'altra casa in Ca-
gliari per la prova, e sono religiosi 80, dei quali 5o tra sa-
cerdoti e cherici , 3o laici. I loro poderi complessivamente pos-
sono valutarsi in lire sarde 1,000,000.
Inquisizione, Estesasi in Sardegna la delegazione degli inqui-
sitori della eretica pravità, i cagliaritani si contennero in modo,
che non vi si potè stabilire il principal u£Scio ; e l'inquisitore
maggiore , e il fiscale dovettero esser paghi di poter deputare
da Sassari , dove furono tollerati , un commessarìo , il quale
di rado si sceglieva dai domenicani. Accaddero delle conten-
zioni di questa delegata con 1' autorità ordinaria de' vescovi' ,
e sì praticarono delle violenze contro persona» o innocenti, o
erranti per ignoranza, più o meno frequentemente, secondo
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CAGNA 281
clie di mite o feroce ingegno era il capo della suprema spa-
gnaola , ed il maggior inquisitore di Sassari. Il governo de' Reali
di Savoja rimise le cose nel giusto ordine , e sciolse quell'e-
sercito di ufficiali inquisitoriali y che per le solite franchigie
causava il potere dei delegati del Re (V. il barou Manno ,
lib. XI ).
* CAGNA ( Cagna ) , com. nel mand. di Dego , prov. e dioc.
d'Acqui, div. di Alessandria. Dipende dal senato di Piedi. ,
intend. prefett. ipot. d'Acqui , insin. di Dego , posta di Cairo.
Non appare il nome dì questa terra innanzi al xii secolo }
ed essa in allora insieme con Lodesio facea parte del marche-
sato di Ponzone posseduto da' discendenti di Aleramo. Passata
a' Carretti de' marchesi di Savona , Ottone nel 1 209 la sotto-
pose al comune d'Asti, che ne investi i figliuoli di lui nel iai3.
Venne poi con Asti sotto i Principi di Savoja nel 1 3 1 3 : ma
nel i322 fii da' Carretti venduta a' marchesi di Saluzzo, nelle
croniche de' quali all'anno 1327 leggesi che Manfredo die' a
Giaime, o Giacomo di Ponzone l'investitura di Lodesio , ideila
metà di Cagna , investendo 'Ottone dell'altra metà di questo
luogo.
Casa de' Boschi, Erche e Soolagrea sono frazioni di questo
comune.
Giace sopra un colle. U suo territorio é simmetricamente di-
viso ai lati di mezzodì e tramontana : la parte meridionale tro-
vasi in dolce pendio ^ e tien coltivata con diligenza.
£ lontano un miglio* da Dego, e quindici da Acqui.
Di sua vetusta fortezza più non esiste che un piccolo tratto
di muraglia.
La vìa comunale , detta della Salita , esce dal confine di Piana
a levante , traversa il territorio per la lunghezza di un mìglio
nella stessa direzione, per un altro miglio ad ostro, e quindi
per ugual tratto a maestrale, accennando a Torre d'Uzzone.
Gli abitanti sperano di godervi fra non molto i vantaggi di
una strada provinciale, che dalla parte di Gorrino attraversi il
comune , e conduca a Piana : già da tre anni se ne fece un
nuovo tracciamento, che emendò le imperfezioni del primo, e
se ne conservano nel territorio i gittati segnali.
Vi scon*ono due rivi: il primo detto di Cagna nasce nella
regione delle Fornaci , e dopo il corso d'un miglio si unisco a
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a83 CAIRO
quello di Lodisio : il secondo , chiamato dell'Erche , scaturisce
alle falde di uua collinetta presso il Villarello , bagna questo
territorio per lo tratto di due miglia , e congiungesi quindi col
Cagna sul confine di Piana.
Sonovi tre chiese: la nuova parrocchia , dedicata a s. Mas-
simo, stata instituita nel 18249 mercé la Regia munificenza,
che somministrò i mezzi di ristorarla ed ampliarla, perchè si
erigesse in parrocchia : una chiesuola, sotto l'invocazione di san
Giovanni Battista , la quale venne donata alla comunità dalla
famiglia Borello : la terza è sotto il titolo di Nostra Donna As-
sunta. L'antica parrocchiale serve di cappella al campo santo.
Il territorio di questo comune comprende mille cinquecento
giornate. La sua valle abbonda di vigneti e di castagneti. Yì
si raccolgono biade e legumi in sufficiente quantità.
Pesi ; misure e monete come nel suo capo di provincia.
Gli abitanti sono di assai robusta complessione, di buona in-
dole e di buone disposizioni intellettuali.
Popolazione 270.
CAIRO ( Carium Laumdiorwn ) , com. nel mand. di Pieve
del Cairo, prov. di Lomellina , dioc. di Vigevano, div. di No-
vara. Dipende dal senato di Piem. , intend. di Mortara , prefett.
ipot. di Vigevano, insin. di Mede , posta di Lomello.
Nel-^A55 seggtàcqTie-*aHe-tre -dV Federigo^ DjiibaiuiB371i»e4^-
4iede al \acco od -alle fiamme | Ki p«ire scopo al furore di Fa-
cino Cane, il quale di ritorno m Alessandria da Brescia, ove
abbattè la fazione Guelfa , passando per la Lomellina , questo
luogo e le vicine castella rovinò dalle fondamenta.
Fu già tenuto in feudo dalla nobile famiglia Isimbardi.
È lontano 3oo metri da Pieve del Cairo, otto miglia da Mor-
tara, uno da Cambiò, uno e mezzo da Gambarana.
Vi corrono due strade : la prima provinciale da levante con-
duce a Pieve del Cairo, quindi a Mortara ; e da ponente, dopo
il tratto di 3oo metri piegando a mezzodì, scorge a Cambiò.
La seconda comunale incomincia , da ponente , presso al-
l'oratorio di s. Rocco, attiguo al paese , e mette a Gambarana.
Al confine del territorio, verso mezzodì, passa il Po, cui
ivi non soprastà né ponte , né porto. Molte volte questo fiume
allagò con gravi danni le campagne di Cairo. Singolarmente l'in-
nondazione del 4 novembre 1755 giunse ad ingombrarne l'abi-
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CAIRO 383
tato per modo che Tacqua vi si elevò fino alla mensa dell'ai-
tar maggiore della parrocchia. Fuvvi pure di gran nocumento
un'ìnnondazione nel 1790, e ne sarebbero stati ancor più ter-
^bili gli effetti senza le pronte ed energiche provvidenze degli
abitanti.
n Po qui abbonda di trote, lucci, tinche, anguille, balbi,
e nell'avanzata primavera vi si pescano storioni del peso da uno
a quattro rubbi*
Le campagne vi sono inaffiate da roggie che provengono da
sorgenti poste fra tramontana e ponente del comune.
Sur un vicino rialto, che sorge al lato occidentale, esistono
le vestigie di un antico castello , e se ne veggono ancora i fossati.
La parrocchiale è dedicata a N. D. della Consolazione , e a
s. Giovanni Battista.
Sonovi due oratorii: uno campestre, sotto l'invocazione di
8. Rocco ; l'altro , sotto il patrocinio di santo Stefano, vedesi
nel sito del sopraccennato castello ; esso è molto antico , di
forma ovale : appartiene alla diocesi di Tortona.
I fanciulli hanno il comodo d'una pubblica scuola , nella
quale imparano a leggere, scrivere, i principii dell'aritmetica ,
ed il catechismo.
II territorio produce frumento , rìso , meliga , avena e fieno.
Yi sono considerabili i prodotti del bovino bestiame. Il molto
butirro, e la gran quantità di stracchini, che vi si fanno, smer-
ciansi particolarmente nelle città d'Alessandria, Valenza, Mor-
tara , e in Pieve del Cairo.
Gli abitanti sono di assai robusta complessione , di buona
ìndole , e di perspicace intelletto. Nell'autunnale stagione vanno
soggetti alle febbri terzane. «
Si usano i pesi e le misure come in Pavia. Oltre le monete
nuove di Piemonte ve ne sono in corso alcune di Milano , la
pezza di Spagna e i suoi spezzati.
In un antico palazzo di Cairo , spettante alla nobile famiglia
Isimbardi di Milano , è osservabile un salone , sulle cui pareti
veggonsi quattro medaglioni , che contengono dipinti di qualche
pregio. Il primo rappresenta la liberazione del cardinale De' Me-
dici -, il secondo un gran consiglio di guerra; il terzo offre allo
sguardo guerreschi movimenti ; il quarto gl'illustri antenati Isim-
bardi.
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284 CAIRO
^^» è fuor di proposito che qui si narrino le rilevanti par-
ticolarità deli' or accennata liberazione del cardinale De' Af edici,
che fu poi quel gran Papa , che diede il nome al suo secolo.
Il sommo ponte6ce Giulio II y per mettere gelosia nel go~
verno di Firenze, faceva legato di Perugia il detto cardinale,
e poco dopo collo stesso titolo e grado lo mandava all' eser-
cito pontificio e spagnuolo , in tempo che il viceré Cardooa
stringeva d'assedio Bologna ribellata alla Chiesa.
Sciolto l'assedio per la sollerzia e il valore di Gastone De-
Pois j segui il fatto di Ravenna , dove il cardinale De' Medici
rimase prigione , e fu dai francesi condotto in Milano. Il drap-
pello di soldati che di là in Francia lo conducevano venne a
pernottare in Pieve di Cairo , ove si soffermò alcuni giorni.
L'abbate Buongallo , segretario dell'illustre prigioniero , bramoso
di liberarlo , discoperse il suo dìvisamento ad un Rinaldo Gatti
già capitano al servizio ora di Spagna , ed ora di Francia. Lo
Zatti , tra per l'odio , cbe nudrìva contro al nome francese ,
tra per l'amore alla rimembranza cui vivissima conservava del
gran Lorenzo Medici padre del porporato prigione , si adoperò
a quanto il Buongallo bramava; fece partecipe del secreto il
marchese Ottaviano Isirabardi , e ad entrambi si ragunò una
moltitudine di abitanti di Pieve del Cairo, di Cairo e di Cam-
biò , i * quali armati , nel giorno che il drappello francese dovea
continuare il cammino , si nascosero nei boschi presso al porto di
Bassìgnana , sul quale dovean passare il Po. Il cardinal pri-
gioniero , che della concertata sua liberazione avea piena con-
tezza y finse di essere assalito da una colica , e chiamò di ar-
restarsi alquanto per riposare: il più dei soldati che lo scor-
gevano , non sospettando di nulla , passò il fiume , e pronta-
mente quella turba d'armati ch'erasi nascosta per poterlo met-
tere in salvo , venne a liberarlo dopo avere uccìso buon nu-
mero di francesi , e costretti gli altri a fuggir su' navigli. Lo
Zatti e l'Isunbardi condussero questo fatto con tale destrezza e
prosperità, che dei loro seguaci ninno mori, e funne appena
alcuno ferito. »
L'Isimbardi posta in dosso al cardinale, allo scopo di meglio
travisarlo, una militare casacca, e fattolo nella seguente notte
trasportare sopra una piccola barca di là del Po , il condusse
egli stesso ad un castello, situato nel dominio Genovese, che
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CAIRO a85
era di Bernardo Malaspina , amico suo e parente. Ivi il Mala-
spina in luogo di accogliere onoratamente cosi nobile fuggitivo,
od almeno di consentirgli , che senza offesa , e timore si . go-
desse il frutto d'una libertà con tanto stento ricuperata , volle
trattenerlo prigione in una meschinissima stanza : allegando in
iscusa di non poter concedere a un tanto personaggio la libertà
se prima dal Triulzi , gran maresciallo dell'armi di Francia ,
della quale si dichiarò partigiano , non ottenevane la permis-
sione. Scrisse pertanto sopra questo affare al detto Triulzi ; il
quale già vedendo cacciati per ogni dove dal distretto del Min-
cio i francesi 9 al Malaspina rispose: volgere allora pe' francesi
tanto sinbtramente le cose , che ben a tutt' altro che non al
Cardinale legato avea mestieri di por mente il Re Cristianis-
simo. Frattanto il Cardinale legato una notte, coU'ajuto di un
suo prete , che fu probabilmente il Buongallo , essendosi col
mezzo di una fune calato a basso dalla stanza , ove stava rin-
chiuso , sali a cavallo ^ e dal prete stesso fedelmente accom-
pagnato, viaggiando a tutta possa per le colline sopra Voghe-
ra, e per isconosciute strade una intiera notte y giunse il giorno
appresso , benché dal timore e dai disagi spossato y felicemente
a Piacenza. Di là recossi a Mantova per condiscendenza di
Francesco Gonzaga , e finalmtnte a Bologna y la quale città
per la partenza de' Bentivogli era tornata sotto l'obbedienza di
S. Chiesa.
Quando egli , nell'anno dopo , fu creato Papa col nome di
Leone X , lo Zatti suo principal liberatore se ne parti dal capo-
luogo di Pieve, andò a Roma, dove il novello Pontefice lo ac-
colse con molta benignità, e credesi, che Io rimunerasse del
feudo detto deUa Genga.
11 luogo di Cairo, a cagione della sua positura, fu molte leolte
soggetto a gravi disagi per lo passaggio di numerose truppe.
Nel 1 794 vi stanziò un grosso coi*po di cavalleria napoletana.
Nel 1795 l'esercito d'Austria -, nel vi 798 un treno d'artiglie-
ria francese; nel 1799 fuvvi il passaggio dell'esercito Auspro-
Russo. Un corpo di 6000 fanti russi capitanato dal generale
Nilaradovizch si accampò allora a ponente del paese intorno al
campestre oratorio attiguo all'abitato. Nel frattempo che al di
là del Po, sul piano fra Bassignana e Pecetto, diedesi a' fran-
cesi una fiera battaglia^ vennero trasportati iù Cairo molti feriti.
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286 CAIRO
Nel 1801 ebbe vi stanza un grosso corpo dì truppe di Fran»
eia. In aprile del i8ai passowi l'esercito Austrìaco diretto ad
Alessandria.
Popolazione 4^0.
CAIRO ( Carium ) , capo di mandamento nella prov. di Sa-
-vona, dioc. d'Acqui, div. di Genova. Dipende dal senato di
Genova, intend. prefett. ipot. di Savona.
Vi sono giudicatura, insinuazione, posta delle lettere, per-
cettoria, banco del sale e magazzino di tabacchi. Vi stanziano
cinque carabinieri reali. Evvi una stazione de' cavalli in posta.
Frazioni di Cairo sono Montenotte superiore ed inferiore, e
il luogo detto Ferrania.
Come a capo di mandamento gli vanno soggetti i comuni di
Altare, Bormida, Brovida, Carcare, Carretto, MaUare, Osiglia,
Fallare, e Rocchetta-Cairo.
Giace sotto l'Appennino lungo la sinistra sponda del Bormida ,
suU'aiiUca via Romana da Tortona a Savona, a pie di una rupe,
su cui sorgeva un antico castello. È cinto di muraglie senza fos-
sati: un viale d'olmi Io cinge all'intorno.
Delle frazioni, che gli sono aggregate, Ferrania è la princi-
pale. Il comune fa seicento fuochi.
Vi passa la strada provincialt che da Savona mette ad Acqui,
seguendo il corso del Bormida da Carcare al Cairo, e a Roc-
chetta-Cairo.
Al Bormida, presso le mura del borgo, soprastà un ponte in
pietra di sette archi.
La maggior parte del terrìtorìo consiste in colline piantate di
vigneti, e in monti coperti di boschi. Vi si trovano frequenti
cave di pietra da calce.
Le campagne vi sono soggette al flagello della grandine. La
molta neve che sovr'esse cade, è facilmente disciolta dai venti
di mare.
Vi si raccolgono grano, meliga, marzuoli, /patate, castagne,
vino e seta-, queste due ultìme produzioni sono assai conside-
rabili; ma«le altre non bastano che per la metà dell'anno al
«ostentamento degli abitatori , costretti a procacciarsi le derrate ,
che loro mancano, dal Piemonte, e dal Genovesato.
Per la scarsezza dei pascoli, e del fieno non vi si manten-
gono che poche mandre.
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CAIRO 287
0 paese ha il vantaggio dì tre ferriere , ciascuna delle quali»
per quattro meji dell'anno , somministra lavoro ad otto operai.
La chiesa parrocchiale sotto il titolo di san Lorenzo martire
fu costrutta dal i63a al 164O) ed ampliata nel 18 16.
Il cimitero sta nella prescritta lontananza dall'abitato.
A prò dei malati poveri del comune havvi un piccolo spe-
dale. Per beneficenza dei signori Scarampi fuvvi già stabilito
un monte di pietà.
Nella scuola pubblica l'istruzione giunge fino alla grammatica
indusivamente.
A poca distanza dal paese , in mezzo alla pianura , vedesi un
nuovo palazzo spettante al marchese Marcello Dura^zo di Ge-
nova, primo possidente in Cairo; un altro palazzo egli vi ha
pure nel centro dell'abitato.
Le vestigie dell'anzidetta romana via scompajono ad un quarto
di miglio, superiormente a Cairo; ma esse di bel nuovo appa*
riscono in sulla manca sponda del Bormida, ove sta un ponte
sopra un torrente, che attraversa la strada provinciale. Poco
lunge trovasi la chiesa di ssà Donato ; ivi sotterra , alla profon-
dità di mezzo metro, sonosi discoperti molti rottami di tegole,
di vasi, ed altri avanzi di vecchie fabbriche, misti a carboni:
onde si credette che vi esistesse un villaggio distrutto dal fuoco.
Ad un miglio circa dal borgo eravi un convento di Minori
Osservanti, fondato da san Francesco, che secondo il Gonzaga,
ed altri autori delle croniche francescane n' ebbe l'acconcio sito
da Ottone del Carretto.
Le truppe repubblicane di Francia nel 1 799 posero in fiamme
quel convento , che poi ristorato in parte , e nuovamente abi-
tato dai detti religiosi , fu al tempo della generale soppressione
venduto dal francese governo.
In Cairo sono giorni' di fiera: il 14 di maggio; il 7 d'agosto;
il i4 settembre; il 3o di novembre. La fiera d'agosto vi dura
due giorni, e ti*e quella di novembre.
In ogni settimana vi si fanno due mercati.
Si usano cosi i pesi e le misure del Piemonte , come quelle
del Genovesato.
Gli abitanti sono robusti , e amanti della quiete.
Popolazione 36oo.
Notizie sibriche. L'antichità di questo borgo si riconosce àalh
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iSS CAIRO
Torientale suo nome, che passò agli occidentali significando
città , o grosso villaggio.
Qualche somiglianza del vocabolo fece che alcuni prendessero
Cairo per Caristo, e ^he il padie Beretti nella sua corografia
italica lo confondesse con Chieri presso Torino , citando a tale
proposito r autorità di Ottone di Frisinga, e del Guntero, che
pure accennano a questa sola città.
Yi si rinvennero , or fa quattro anni, moltissime consolari me-
daglie. Furono esse malamente in varie mani disperse : ciò non
pertanto venne fatto al dottissimo abbate cavaliere Spotorno di
acquistarne un centinaio per lo medagliere, che il marchese
Durazzo vuole donare all'università degli studi di Genova.
Cairo fu già riguardevole per la vastità del suo territorio ,
per cospicue vesdgle di antichi edifizi, e venne anzi conside-
rato alcun tempo siccome capitale delle alte Langhe.
Erat munito di due forti castelli , detti l'uno il Folgorato
verso Ferra nia, e l'altro il Castellazzo verso la marina.
In bolle pontificie anteriori al i5oo la parrocchiale di san
Lorenzo è distinta come, collegiata insigne , la cui prima dignità
era prepositura. Quella collegiata fu soppressa nel i5o6 da
Giulio II perché luttuose vicende ne avevano di molto atte-
nuate le rendite.
Dalla Castellania del Cairo dipendevano le tecre di Buzile ,
Carretto, Yignarolo, Ronco, Mallo, Montecavallìone , ed anche
il Dego.
Sotto i franchi imperatori fece parte dell'albese contado,
finché un diploma del 967 lo assegnò al vescovato savonese ,
a cui due altri diplomi del 998 e del 1014 aggiunsero Pieve
di san Giovanni colla cappella di san Donato.
Aleramo il grande acquistò giurisdizione su Caira, e sul ter-
ritorio di esso : Anselmo secondogenito di lui nel 99 1 ne diede
undici poderi alla badia di s. Quintino , ch'egli fondò nel luogo
di Spigno.
I <:airesi nel 1088 ottenevano da quei di Savona i pascoli
comunali dal giogo infino al mare^ con che per altro il mar-
chese a ciò desse il suo consentimento.
Nel 1097 il marchese Bo|ùfacio fondava la vicina badia di
Ferrania, assegnandole fondi in questo territorio, come si dirà
in appresso.
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CÀIRO 289
Nell'eredità di Bonifacio, l'anno 1143 Cairo cadde al di lui
figliuolo Anigo il Guercio , stipite de' nuovi inarcliesi eli Savona
e del Carretto.
I suoi figli Ottone ed Arrigo per la ristrettezza dello stato
paterno furono poi obbligati a sottometterlo al comune d'Asti
nel 1^09 , ed ai genovesi cinque anni dappoi.
II marchese Ottone considerando la miseria, .in cui, per guer-
resche vicissitudini, erano cadutigli uomini del Cairo, nel 1222
loro condonava i suoi diritti sul foraggio-, ed oltre a ciò, due
anni dopo , ad essi concedeva la facoltà di testare de' propri!
averi , restituendo ad un tempo al monistero di Ferrania una
terra ed un bosco statagli tolto in Montecavallione.
I firatelli Oddone ed Alberto marchesi del Carretto nel 1290
confermano la convenzione fatta l'anno i233 cogli uomini del
Cairo-, e nel 1293 il podestà di Savona ordina l'estratto d'un'
antica convenzione coi cairesi , per cui questi a compenso de'
pascoli loro conceduti, erano obbligati ogni anno a stare in
certo numero per Io spazio di otto giorni in Savona a proprie
spese, tranne il vitto , somministrato da' savonesi.
Nel 1285 i marchesi Oddone, Ugone ed Alberto, convocato
il parlamento degli uomini del Cairo , dichiaravano di non avere
giurisdizione alcuna sopra la badia di Ferrania , e i possedi-
menti di essa. Franceschino figliuolo di Alberto nel !3io ce-
deva al marchese Giacomo figlio «d' Arrigo il quarto del Cairo ,
che da Genova riconoscea.
Conceduta dall'imperatore nel i3i3 la città e il contado
d'Asti^ ai conti di Savoja , quei marchesi loro prestarono omag-
gio, prestandolo poscia nel i322 ai marchesi di Saluzzo.
II feudo di Cairo da Arrigo il Guercio era pl^ssato di padre
in figli ad Ottone I, Ugone, Manfredo , Oddone li, e Man-
fredino: questi, e il suo figliuolo Oddone III, nel 1822 tran^
. qiUUe vivere volenies lo vendettero con altre terre a Manfredo
marchese di Saluzzo : il quale non potendolo difendere , lo alienò
il 7 febbrajo i337 ad Oddone^, Giacomo, Matteo, Giovannone
e Tommasino fratelli Scarampi, figliuoli di Antonio gentiluomo
astese , per la somma di cento dieci mila fiorini d'oro : nella
divisione di costoro l'anno i339 il Cairo spettò a Giovannone.
Da cotali atti scorgesi l'errore del Brizio , che suppone gli
Scarampi signori del Cairo al tempo ^ in cui san Francesco vi
Dizione geogr. ecc. Yol. III. 19
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290 CAIRO
fondò il sopraccennato convento: ciò che, secondo il Pingone,
avvenne ti*a il 12114 ^ ^ 1220. Nella divisione de' feudi tra i
fratelli Scarampi ( iSSg) Giovanni figliuolo d'Antonio ebbe in
sua parte il Cairo colla Rocchetta , e parte dell'Altare , e delle
Carcare: per maggior sicurezza egli nel i36g ne ottenne l'in*
vestitura dall'imperator Carlo IV.
Ne conservavano intanto i genovesi la superiore giurisdizione,
la quale ^ nella pace di Gian Giacomo marchese di Monferrato
coi Ghibellini di quella terra, venne trasferita a Gian Giacomo :
questi per altro non potè goderla che sino alla pace del i435
col duca Amedeo YIII di Savoja, a cui la cedette.
Gli Scarampi stanchi delle lunghe contese tra gli uomini di
Savona , e quei del Cairo per cagione dei pascoli , e della le-
gna che i secondi facevano nei beni dei primi, stabilirono, allo
scopo di terminarle, nel i5ii un compromesso coi savonesi
nella persona di Luigi Dei-Carretto vescovo cantuariense. Ma
non serbando gli Scarampi la promessa fedeltà ai Duchi di Sa*
voja, ed unendosi, secondo le circostanze, or a Genova, orai
marchesi di Monferrato, quando ai Prìncipi di Francia dive-
nuti padroni d'Asti , e quando anche agli Spagnuoli , n'ebbero
soventi volte danni assai gravi.
Cosi Vittorio Amedeo, che per Carlo Emanuele I suo geni-
tore comandava gli eserciti di Francia e di Savoja , portandosi
per la valle di Splgno sopra Savona , liel i6a5 incontrò in
quei del Cairo , che da ducento Spagnuoli presidiato era, una
forte resistenza : perlocché ei fecelo in cinque ore prendere d'as-
salto , ed abbandonollo a un fiero sacco, libera lasciandone
uscire la guarnigione. Il castello dopo i44 colpi di cannone sì
arrese. Questo fatto, e il giorno in cui esso avvenne , che fu
il a di luglio, sono indicati da una iscrizione nella chiesa campe-
stre detta la Madonna del Bosco, sotto il titolo della Visitazione.
Riaccesasi la guerra , mentre le truppe di Spagna tutta scor-
revano la vercellese contrada , il conte di Verrua, generale del
Duca di Savoja , devastava la valle di Spigno , ed atterrava i
castelli delle Carcare, e del Cairo.
Rimasto quindi il Cairo a' Principi Sabaudi , venne da loro ,
nello scorso secolo, infeudato a' marchesi Seyssel d'Aix.
Questo paese ebbe un tempo i proprii statuti in {i5 capi-
toli , che furono stampati a Milano nel i6o4-
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CAIRO 291
Monistero di Ferrania» Presso il Cairo, di là dal Bormida,
è il luogo di Ferrania, che prende il oom^ da un vicino tor-
rente, lyi dal marchese di Savona e del Vasto Bonifacio, figlio
di Tete , o Tetone , venne fondata una nobile Canonica , nel
di 24 febbrajo del 1097, secondo la miglior lezione che ce ne
diede la membrana d'Alba; la qual data citasi pure da un'altra
carta del iioo.
A tal fondazione concorse il nipote di lui Arrigo , figliuolo
del già estinto Manfredo, dichiarandosi in essa entrambi di sa-
lica legge. Confermolla nel iia4 Guglielmo figlio di Bonifacio,
unitamente ad Adele sua consorte , aggiungendovi le decime ,
ed una vigna in Diano.
La chiesa ne fu intitolata a N. D. , ai ss. Pietro e Nicolao ,
ed ascritta alla provincia di Milano. Vennero chiamati ad ufii'*
ziarla i canonici della regola di s. Agostino , come appare da
un atto del iisS dato in Loreto d'Asti. Ingannossi dunque
monsignor Della Chiesa , e dopo lui il Mabillon , che vi ere-*
dettero chiamati da principio i benedittini. Erano sei i canonici
col loro preposto Pier Grossolano , uonào in leggi e nelle gre-
che lettere dottissimo, che fu poi vescovo dì Savona, e quindi
nel 1202 arcivescovo di Milano.
Bonifacio donò alla canonica i suoi beni in Val di Boinia ,
quelli di Rivopiano intomo a Ferrania sino alla casa degli Ari*
maani , luogo or detto la Madonna dell'Eremita , da una parte,
e sino alla rocca di Cingio dall'altra. Le aggiunse nel mi la
terra di Biestro colle sue pertinenze, ed i suoi possessi delle
Carcare, di Croceferrea, Millesimo, Pertiche, e Pice o Pia: le
diede innoltre negli anni 11 12 e iii3.il pascherio, od il di*
ritto de' pascoli , e feccia esente da ogni pedaggio negli Stati suoi.
Il marchese di Savona Arrigo nel 1179 aumentoune la dote
della chiesa di s. Maria De FumeUo , da lui fondata con ospe-
dale per dodici infermi, in onore di s. Lazzaro, mediante beni
in Cairo, Carcare, S. Giulia, Cosserìa , Lavagnola e Savona.
I sommi pontefici Gregorio Vili nel 1 1 87 , Innocenzo III nel
1210 presero sotto la loro protezione questa canonica, venerata
per la regolare osservanza di que' oenobiti ; ed Innocenzo IV
nel 1245, confermando le antiche donazioni , ne accenna le se-
guenti in -suSà bolla del 27 settembre: cioè la VUla di Carretto
colla chiesa di s. Martino , quella di Calizzano con sue tre
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39^ CAIRO
chiese, la metà di Saliceto e di Màllere con una chiesa; due
chiese in Grinzane ; • quelle di 5. Giovanni , di Montemagno , di
BiestrOy di Nocegrossa nel territorio di Cuneo, di Cellanuova
presso S. Albano , di s, Pietro in Grado presso Carrù , di s. Maria
in Gornaletto , di s. Maria di Dogliani, di s. Giovcumi 4} Mon-
forte , di s. Pietro 4'Isola, di ^. Sisto di Calosso, di 5. Stefano
presso Canale , l'anzidetta chiesa DeFurnelliSy la Pieve di 5. Pietro
in Moncalyo, la chiesa di s. Giuliano ^ e lo spedale d'Alba con
tutte le sue rendite, le chiese di s. Maria De Spinetis presso
Cimeo , di & Saturnino in Savona, di s. Michele d'Alpicella
;pr#flfio'*^qucatS*'c^ttìi ; infine le due chiese di s. Maria Madda*
lena j e di s, Maurizio in Alessandria.
Monsignor Brizio vi aggiunse s. Maria del Poggio in Neive,
commendata nello scorso secolo all'ordine de' Ss. Maurizio e
Lazsaro.
Per le frequenti guerre esterne^ , e per le intestine discordie^
di quei tempi fuvvi trascurata ogni coltura dei terreni, e de-
vastato il loco. Ai marchesi di Savona e del Carretto succeduti
erano , come s'è detto superiormente , i marchesi di Saluzzo ,
ed a questi gli astesi gentiluomini Scarampi, fra i quali nel i4oo
Antonio figliuolo di Bonifacio offerse al papa Bonifacio IX di
riparare la chiesa, la canonica ed i beni, con che datone il
governo ad un secolare sacerdote, fossene conferito a lui, e
successori suoi il patronato, e il dritto di presentarne il ret-
tore. U Pontefice , di cui Antonio era scudiero e familiare , ac-
consenti all'offerta , stabilendo che il rettore fosse provvisto di
ufu congruo sostentamento. La chiesa venne dichiarata secolare
col titolo di s. Pietro ; i luoghi dipendenti dalla canonica furono
conceduti ai vescovi di Acqui, di Savona, e di Trento per es-
sere aggregati ai monisteri principali dell'ordine di s. Agostino ;
la chiesa per altro conservò gli antichi privilegi della canonica.
Felice y, come scorgesi da una bolla di Leone X, del i5i5,
confermò siffatta concessione a favore di Bartolommeo , e dei
fratelli di esso.
Durò in questa famiglia il patronato sino al marchese Anton-
Maria, il quale nel 1746 ottenne da Benedetto XIY per sé , e
pe' suoi successori di ridurre il beneficio in commenda dell'or-
dine de' Ss. Maurizio e Lazzaro*, ma nell'ottobre del 1747 ek
mori senza prole, e si estinse in lui questo ramo Scarampi.
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''
CAIRO 393
Passò la detta commenda ai marchesi dlncisa Camerano-,
ed ora il patronato ne spetta al marchese Marcello Durazzo ,
che vi mantiene due cappellani.
Oltre lo splendore dei vetusti privilegi ebbe questa canonica
il Tanto di conservare le ceneri e la memoria di un' antica
Principessa della Casa di Sayoja Agnese di Poitiers, marchesana
d'Italia, moglie del marchese Pietro, primogenito della celebre
Adelaide, e di Oddone conte di Savoja.
Se ne trova Tiscrizione , cui manca intera l'ultima linea. Fu
essa ridotta alla migliore lezione nei termini seguenti :
HAG BECVBÀUT FOSSA ICATRIS VENERABILIS OSSA
CVIVS ERAT PATVtVM VITA BONI SPEGVLVK
nAEC PICTAVORVM COMITVM STIRPS NOBILIORVM
PVLCHRA FVIT SPECIE HVRVS ADALASIAE
DEFVHCTOQVE VIRO HVLTO POST ORDINE MIRO
HVHOVlt DESERVIT HICQVE SEPVLTA FVIT
Il Sansovino la interpretò malamente confondendo questa ma-
trona colla moglie d'Anselmo , figlio del marchese Aleramo :
dopo lui rapportarono l'iscrizione medesima i Della Chiesa , il
£uichenon, il Mabillon, ed il Cartario Ulciense.
La lapide giaceva , sul fine del passato secolo , negletta ed
infranta, quando l'economo dell'ordine suddetto ebbe cura di
riunirne i pezzi , e di farla incastrare nel muro della chiesa ;
cosicché potè essere dottamente spiegata dallo Slavo,
Agnese era figliuola del conte Guglielmo di Poitou, e di
Enn^idrada : ebbe il marchese Pietro da lei due sole figliuole
chiamate Agnese la prima come la madre , e la seconda Adelaide
o Adele, come l'avola.
Le due figlie di Pietro furono innocente cagione di lunghe
i;uerre , e di alti danni ^la Dinastia di Savoja. Perocché la
prima rimasta vedova di Federico di Monbeliardo ^ conte di Lu-
cemborgo e di Monzone (morto nell'anno 1091 , in cui av-
venne pure la morte dell'avola Adelaide): per consiglio della
madre Agnese, aspirando all'eredità di essa Adelaide, sposò, per
sostenere l'acquisto , Burcardo de' conti di Tours , valente uomo
di guerra , venuto allora a visitarla in occasione del suo ritorno
da Roma, ove il papa Urbano II avealo prosciolto dai mona-
stici voti, da esso in età giovanissima fatti per forza. Assunto
questi il titolo di marchese , mosse guerra ad Umberto II di
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294 CAIRO
Sa?oja erede di Adelaide , ed aggiunse alle sue conquiste in
Piemonte quella. di Torino, come appare dall'epitafio di lui ,
rapportato dal Duchesne , in cui si osservano i seguenti versi :
TV TIVRISBHSBS SOLV8 SIC EDOMVISTI ,
VT TE CREDIDERIBT MILLE FVIS8B VIROS
Non si legge che Burcardo marchese avesse figliuoli a man^
tenerne gli acquisti : Pietro di Monbeliardo , figlio di Federico ,
mancò di sufficienti forze a prendervi parte.
La seconda sposò il valoroso marchese di Savona Bonifacio,
fondatone della canonica di Ferrania : s'impadroni questi , a
nome della consorte , quasi di tutto il meridionale Piemonte :
dalla quale conquista , divìsa quindi ne' figliuoli suoi , pigliarono
origine i marchesati di Ceva , di Cortemiglia , di Clavesaua , di
Busca e di Saluxzo.
La comune madre Agnese di Poitiers , dal 1078 vedova del
marchese Pietro , e testimone dolente della guerra , che da oltre
sette anni affliggeva il Piemonte, fece molte pie donazioni, so-
prattutto alla chiesa di Pinerolo, alle badie di Cavorre, e di
S. Benigno , e ritiratasi poscia dal secolo in un chiostro, morì
nel principio del secolo xn. Le spoglie di lei furono in questa
chiesa di patronato di Bonifacio, che &ce?a la sua residenza
nel Cairo, sepolte dalla figliuola.
Agnese , dopo la morte del conte Federico di Monzone suo
consorte, nell'atto di ricevere anch'essa l'abitQ monastico ( 1099)
dall'abbate Almeo de' signori di Barbania, donò all'abbazia di
S. Benigno di Fruttuaria una metà di Yillanova , poi detta de'
Solari, e una metà del luogo di Airasca.
Casato degli ScarampL Si è detto di sopra , che a' discen-
denti di Bonifacio, marchesi di Savona e del Garretto, avanti
la metà del secolo xrv, succeduti erano gli Scarampi nella giu-
risdizione sopra molti loro feudi cisapennini , e specialmente
sopra il Cairo.
Questi Scarampi , venuti di Fiandra in Asti , furono ascritti
air astese nobiltà intorno al mille ducento. Di essi un Guglielmo,
nel 1240 , era podestà di Genova. Da Antonio, figliuolo di Ober-
tone, e nipote di Guglielmo vennero , i.^ Giovanni sopraddetto,
signore del Cairo, della Rocchetta, della metà delle Carcare,
e. di Altare: 2.^ Oddone, signore della metà. di Cortemiglia:
3.^ Giacomo , signore dell'altra metà : 4*^ Matteo , signore
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CAIRO agS
di Roccaverano , di Olmo • e Vincio , di parte di Bubbio
e di Monastero: 5.^ Tommaso, signor di Mombaronee di Mon*
talto. Circa il i35o Giovanni ebbe Ambrogio e Bonifacio, si-»
gnor! ciascuno della metà del Cairo.
Da Apcibrogio nacquero Giovanni li , Antonio II , Giacomo II,
che fu abbate di S. Benigno, e Bartolommeo.
Di Giovanni furono figliuoli Ambrogio II , e Xiazsaro , che fu
vescovo di Como nel i4^*
Di Ambrogio furono Francesco, Bonifacio, cavaliere di Malta,
Ludovico signor di Canelli ^ e stipite dei marchesi di tal titolo,
che passò poi per via di donne ai Crevelli milanesi, coll'ob-
bligo di portare il nome degli Scarampi.
Nel i5o9 Francesco ebbe Bartolommeo II principe di Per-
rania -, Gerolamo prevosto della canonica ferrariese , poi ve-
scovo di Campania. Da Bartolommeo sposato ad una Spinola
neL iSyo nacquero Gian Guglielmo e Giovanni Battista. Di que-
st'ultimo furono figliuoli Pietro e Guglielmo, l'uno e l'altro
abbati di Ferrania.
Del ramo di costoro , che rimase in *A$ti , Filippo, di parte
Ghibellina , nel i3o3 fu nominato al governo della città; e a
rincontro Giovanni ne fu scacciato dai Solari Panno dopo : Lu-
dovico nel 1339 vi venne eletto ad uno dei savi della società
nobile.
Un Rolando sedea patriarca di Costantinopoli nel i348 : le
opere latine di lui si conservarono dapprima nel monistero di
Azzano , e poscia nella libreria del circondario d'Asti , stata
manomessa nel tempo del cessato goyemo francese.
L' inclito beato Enrico Scarampi , figliuolo di Oddonino , si-
gnore di Cortemiglia , ebbe molta parte nei grandi affari del-
l'età sua. Fu direttore di spìrito della B. Margarita di Savoja ,
e vescovo d'Acqui nel 1396. 11 sommo pontefice Gregorio IX
Io elesse a suo consigliere e segretario, promovendolo ad un
tempo alla sedia vescovile di Belluno e Feltre.
A sedare le fazioni che nel 1408 infierivano in Milano , vi
fu egli mandato a governatore della città per li Ghibellini con
Ugolino da Fano , che lo fu per i Guelfi. L'imperatore Sigis-
mondo chiamatolo poscia in Germania, lo fece assistere alla
dieta nel i4i4» ^^ '^^ concilio di Costanza, dal quale fu man-
dato al pontefice Giovanni per averne la rinuncia al papato.
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396 CALAMANDRANA
Sedette pure al concilio come prelato elettore per la nazìqfie
italiana ; e il pontefice eletto Martino V il volle a tesoriere della
camera apostolica , amministratole del patrimonio di s. Pietro ,
governatore dalla towa di Lavoro ^^^loHe^ifraremmet. Ritornato
alla sua sede vi mori colla fama di dotto e di santa nel i44^9
e fu sepolto nella cattedrale.
, Un Antonio nel i563 fu vescovo di Nola.
Un altro ramo venne al servizio de' marchesi di Monferrato
e si stabili in Casale : Tommaso di questo ramo ottenne dal
marchese Teodoro la grossa terra e la rocca di Pontestura per
trentamila fiorini d'oro. Egual favore ebbe sotto i duchi dì Sa-
voja quel casato , di cui Daniele fu per essi governato r di Chi-
vasso nel i534 ? come Antonio lo fu della città di Torino.
I (Untomi di Cairo , verso il fine del secolo passato, furono
il teatro di sanguinosi conflitti: nel giorno 21 di settembre 1794
vi penetrarono i repubblicani di Francia, ma ne vennero discac-
ciati. Addi IO, II e 11 d'aprile del 1796 vi fu combattuta
quell'ostinatissima e memoranda battaglia, che aperse a Buo-
naparte le vie dell'Italia. Vedi Montenotte.
CALAMANDRANA ( Calamundrana ) , com. nel mand. di
Nizza Monferrato, prov. e dioc. d'Acqui, div. d'Alessandria.
Dipende dal senato di Piem., ìntend. prefett. ipot. d'Acqui ,
insin. di Nizza Monferrato, posta di Canelli.
Giace a levante su elevato colle , ove si ha il piacere di
molto belle vedute , e respirasi un'aria sanissima.
È lontano due miglia da Nizza di Monfenato , da Canelli ,
Rocchetta Palafea , Castelvero , San Marzano, e sette da Acqui.
II fiume Belbo è qui valicato da un ponte io legno. Le vie
che di qua mettono agli anzidetti villaggi sono tutte comunali.
La parrocchiale è sotto il titolo di N. D. della Concezione.
Si usano i pesi e le misure del Monferrato \ sono in corso
le monete di Piemonte. .
Il territorio é di 11 53 ettari, di cui lai presentano boschi
cedui, 114 terreni incolti, il rimanente è diviso in campi, vi-
gneti e prati.
Gli abitanti sono robusti, e per lo più addetti all'agricoltura.
Cenni storici, Calamandrana trovasi nominata dal castellano
di essa Guglielmo, figliuol di Amedeo, di legge longobarda , in
una carta del 1129, coii cui egli dona un manxo, ossia podere
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CALAMANDRANA 297
di questo territorio, al monastero di santa Maria presso Acqui.
Le furono un tempo soggette altre vicine terre e castella dello
stesso nome , tenute da signori variamente denominati, ma pro-
venienti forse dalla stessa prosapia. Cosi nel trattato di pace
conchiuso in Milano l'anno iaa7 si fa cenno di una Calaman-
drena degli Ansaldenghi , d'un' altra spettante ai Crosa ed ai
CorbeUari, e di una finalmente che apparteneva al marchese
di Monferrato.
Nel 1216 Galamandrana , di cui qui si parla, era sottomessa
agli Alessandrini y quando loro la presero gli Astesi : questi la
tennero sino all'anno 12 189 in cui furono vinti sotto Valenza
da quei d'Alessandria. Venne quindi tra loro conchiusa la pace ,
che per altro di bel nuovo cessò nel laaS, allorché gli Asti-
giani avendo seco truppe Mon ferratesi e Savoine, vennero in
soccorso de' Genovesi contro l'oste Alessandrina, rafforzata da
truppe di Tortona e di Milano. Si diede nel giorno 7 di set-
tembre di quell'anno una battaglia sotto Calamandrana : gli
Astigiani vi perdettero ottocento dei loro prodi , che fatti pri-
gioni furono condotti in dure carceri d'^essandria sino alla pace
di Milano. Calamandrana fu atterrata dai vincitori, e gli abi-
tanti vennero tradotti a Nizza della Paglia , allora di fresco fab-
bricata.
I signori suoi la riedificarono nel 1^37 , e la vendettero al
comune d'Asti , che nella ridetta pace avea dovuto restituirla
ad Alessandria.
Posteriormente i suoi signori divenneit> vassalli della chiesa
d'Acqui *, e di loro Federico Semplice nel i3o6ne riceveva l'in-
vestitura dal vescovo Ottone Bellingeri : all'incontro il successore
di lui Ottobono Dei-Carretto, de' signori d4' Ponti, nel 1840
privava Franceschino del feudo di Rocca Palafea , e ne inve-
stiva il marchese Giovanni di Moii^rrato per aver preso a quella
chiesa il castello di Roncosenàrio y^ e per avere senza il consen-
timento di essa alienato il castello, e la villa dell'anzidetta Rocca
al marchese Ottonino d'Incisa. Cosi Arrigone dal vescovo Guido
de' marchesi d'Incisa fu nel 1 356 obbligato ad abbattere il mo-
lino da lui costrutto sette anni prima sul rivo Pantano a Pan-
tonazzo, proprio della mensa nel territorio di Terzo.
Ritornò poscia Calamandrana sotto gli Astesi : ma il mar-
chese di Monferrato profittando delle loro intestine discordie ,
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398 CALAN6IAMUS
9e ne impadioni^ e la tenne finché conquistolla Amedeo Vili
di Savojay da cui fu restituita alla pace del i435.
Sotto i marchesi n'erano feudatarìi i signori di Canelli; ma,
ritornata sotto i Duchi Sabaudi, ebbela con titolo comitale la
famiglia GordarsTT^ della quale fu Tabbate Giulio autore della
storia del collegio Ungarico di Roma /e di altre opere letterarie.
Popolazione i6o<&»^ m^KSijSi^ %
GALANGIANUS antic. GALANIANUS, villaggio della Sarde-
gna nella provincia e distretto di Tempio. Si comprendeva nel
dipartimento Gèmini Josso , dell'antico giudicato della Gallura.
Giace a' pie di alcuni colli in esposizione a tramontana e a po-
nente. Il dima è temperato , . non però in mezzo l'inverno ,
quando spira il borea, e il tempo mettesi a neve. Fumavi tal-
volta la nebbia, ma non è causa di male.
Della popolazione una parte è raccolta nel paese , l'altra di-
spersa nelle varie cussorgie del territorio. In quella si nume-
rano anime 1060 in famiglie 3oo; in questa 960 in famiglie a6o.
•Si celebrano nell'anno i5 matrimoni! : nascono, nel paese, 4^;
nella campagna, 3os muojono in quello sS , in questa ita,, e
intendasi quando alla natura non coopera nel furor delle ini-
micizie la vendetta. Le ordinarie malattie sono infiammazioni,
massime di petto , e febbri periodiche. Il loro vitto è frugale,
e si meschia con le carni e coi latticini. Il periodo della vita
è generalmente ai 60 anni.
I calangianesi nel personal portamento sbadato , e notevol-
mente languido , nella pronunciazione oltre il decoro aperta ed
allungata, ofiìrono certo carattere di bonarietÀ, che per ciò che
parca la stessa scempiezza si collocavano tra gli uomini sgan-
igherati; da che in molti fu causata una maliziosa di£Bdenza.
Studiosi di lucro trafficano i loro panni lani e lini nel proprio
e ne' dipartimenti di intorno. Alle stesse lettere per avarizia più
tosto che per amor del sapere e della lode sembrano appli-
carsi : se non che poi è in essi osservato certo costume assurdo,
che dove siansi acconciati per un congruo emolumento , ei non
-si lascierebbero allettare da speranze più belle. Sarà questa in-
solenza da una transazione dell'infingardaggine con l'amor del
denaro. Il malo spìrito dì vendetta influisce con egual violenza
in questi , come negli altri ^alluresi ( V. l'art. Gallura ).
Non pochi dì questi popolani travagliano, comeché con poca
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CALANGUMUS 299
arte, alla fabbricazione di mattoni e tegoli. Le altre persone
meccaniche ( falegnami, ^muratori , fabbri ferrarì e armaroli)
non sono in là di 3o. Le donne lavorano in circa 3oo telai.
Nella scuola di istruzione elementare concorrono 3o fanciulli.
Un buon sacerdote legava una frazion dell'asse allo stipendio
d'un maestro per la grammatica latina e rettorìca.
Comprendesi questo popolo nella giurisdizione del vescovo di
Civita, od Olbia. La chiesa principale appellata da s. Giusta v. e m.
consecravasi nel 1738. La cura delle anime è data ad un vi-
cario perpetuo , nella quale gli assistono altri due sacerdoti.
Sono quattro chiese minori , gU oratorii, uno di s. Croce, altro
della Vergine del Rosario ai fianchi della parrocchiale , un terzo
sotto la invocazione di s. Anna , e finalmente la chiesetta del
piccol convento dei cappuccini , dove sogli on convivere sacer-
doti 5 , e quando facciasi lettura di filosofia o teologia che-
rici IO, in altro caso 4) l^ici 6, terzini 4« Suonavi tuttora la
fama di alcuni religiosi calangianesi , ed é molto onorata la me-
moria di un fr. Antonio, che alle prelature dell'ordine ebbe ag-
giunto il titolo di qualificatore del s. uffizio di Sassari , e di
commessario apostolico , del quale lodato per santità è stato
detto che pronunziasse dal pulpito al popolo di Sassari la sua
morte avvenuta addi 20 marzo 174^»
Le principali feste ritornano per b. Lorenzo da Brindisi , e
per s. Isidoro Agricola. I concorrenti vi godono dei soliti spet-
tacoli. Nel i835 non si era tuttora formato il campo santo, e
la chiesa, massime nella state, era contaminata da si copiosa
espirazione di mefite dalle mal suggellate tombe, che conve-
niva fuggirsi p^r non aver male.
Nella campagna troverai sei chiese rurali : s. Paolo primo
eremita verso ostro a a miglia; s. Leonardo a tramontana mi-
glia 4; <• Antonio abbate a tramontana miglia 6; s. Bacchisio
ad ostro miglia 6; s. Giacomo, e s. Giambattista ambe a tra-
montana miglia i4* Sono tutte di stile antico,^ salvo l'ultima
che fu riformata. Caddero le chiese di s. Margherita e di s. Se-
bastiano non lungi al paese verso ponente, e quella più pros-
sima di 8. Nicolò e s. Maria, di pochi passi distante, dove se-
condo rivelazioni , che asseriva aver avute un frate venerato per
santità, si credono sepolti i corpi di Cesareo e di Usarida, che
fra i tormenti confessaron Cristo sotto la presidenza di Barbaro,
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3oo GALAM6IA1VUS
Agro. Grande é la superficie dei territorio attribuito a questa
comune dopo essersi estinte le altre popolazioni che lo colti-
vavano. L'abitazione è mal situata in una estremità del mede-
simo. Spendousi nella seminagione starelli di grano 35o , d'orzo
Suo, e l'ordinaria fruttificazione è al decuplo; di fave e fa-
giuoliy di tre varietà, tanto che il prodotto sia non più della
sufficienza alle famìglie. Negli orti sono coltivate latuche , di-
polle, rape coi porri citriuoli, ravanelli, cavoli, cardi ec. Il
freddo nuoce al lino , e poco però se ne ottiene. Le vigne pro-
sperano, e da molta copia e varietà di uve cola tanto vino a
poterne somministrare ad alcuni paesi d'intorno, dell' Anglona
pure e del Montacuto; se ne distilla eziandio dell'acquavite, e
questa pure in quantità maggiore del solito consumo intemo.
Le specie dei fruttiferi, con poche varietà, sono castagni, fi-
chi, peri, pomi, susini, ciriegi , pini ec. Il totale non sopra-
.vanza li 4000 individui.
Chiudende. Una piccola porzione superficiaria è chiusa per
pascolo del bestiame domito.
Monti. Sorgono più degli altri i denominati Monti-di«pìnu ,
Macciu-mannu , Sarra-di-monti , Montì-Saùrru ec. *, di roccie sono
generalmente granitiche , e tra queste di altre masse eteroge-
nee , colorate quali in nero^ quali in rosso. In quelle rupi tro-«
vasi molta oricella , che si mette nel commercio con lucro.
Selve ghiandifere. Coprono esse grandi spazi. Le spede do-
minanti sono lecci e so veri. Dalla corteccia di questi or si ha
un vantaggio non tenue.
Strade. Le sperimenterai alpestri, e non potresti carreggiarvi
per molti e lunghi tratti. Nell'inverno sono rotte da' fiumi, e
in . modo , che spesso sìa pericoloso tentarne il guado.
Malviventi. 1 luoghi selvaggi sono opportunissimi a cotal ciup*
maglia. Tra cui passan sicuri i viaggiatori , però che non per
vile spirito di ladroneggiare, ma per diffidenza che abbiano
della giustizia , consci di alcun delitto , che suol essere di ven-
detta, essi si aggirano nelle selve.
Bestiame manso e rude delle persone sedenti nel paese.
Buoi 4^0, vacche 1200, cavalli i5o, cavalle 300 , porci i3oo,
giumenti 100, capre i5oo, pecore 1000.
Pastori. Del numero delle anime .e famiglie stanziate nelle
.cussorgie si è già detto. Gli slazii ( distretti frazionarli delle
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CALANGIANUS 3oi
ciissorgie ) sono a pareggiarsi alle famiglie; Non però in tutti
hannosi greggie ed armenti \ che restano alcuni per la sola abi-
tatone, e per praticarvi un po' di agricoltura, i cui frutti se
siano insufficienti al bisogno, ei vi suppliscono o per la carità
altrùi , o per propria mala industria. Il totale delle bestie che
si educano nelle specie suddette può ascendere a capi i6,ooo.
Sulla pratica benefica d^la punitura , ond'é a' miseri che sof-
friron danno un mezzo di ricostituirsi un capitale (V. articolo
GaUiura),
Tra le malattie che frequentemente attaccano le greggie , e
gli armenti, quella è più micidiale , che dicono abatura , e
che si prende in aspirar da quelle acque ferme, che i pesca-
tori infettarono con la ìjua per attossicare le trote e anguille.
Cosa possono le leggi in questi deserti? Restano i pastori per
tutto Tanno nelle cussorgie dove hanno case e capanne , e sono
ben pochi che vadano nel ^paese a passarvi in ozio il settembre
e ottobre. Fanno un mediocre commercio , e spesso di con-
trabbando , vendendo delle bestie vive o macellate , lardo, for-
maggio , lane , pelli , cuoìe.
Selvaggiume, Yi compren^ cinghiali, lepri, volpi, martore
e istrici in grandissimo numero, e pure a poca distanza dal-
l'abitato. Dove la ìproprìetà del paese estendesi nel Limbara
sono dei mufloni e daini. Grande è la copia dei volatili nelle
specie pernici , colombi , beccaccie , merli , piche , corvi , a-
voltoi. Né mancano specie acquatiche.
Acque. Ne scaturiscono purissime a tutte parti*. Si lodano al-
cune come medicinali a chi patisca le febbri terze , e su l'altre
è celebrata la Sigala ,* a mezzo miglio dall'abitato verso tra-
montana. Quindi molti riozzoli , che congiungonsi in quattro fiu-
micelli. Negli alvei guizzano molte anguille e trote , e se i lu-
rasinch> non vengono a tender reti , e altre insidie , la loro
generazione si moltiplica in grandissimo numero.
Popolazioni antiche. A ponente e a mezzo miglio d'inter-
vallo intorno alla chiesa rovinata di s. Margherita sono osser*
vate vestigio di antiche abitazioni. Nella cussorgia di Scobetu
si riconosce la situazione del villaggio cosi denominato ; pari-
mente in quella di Maciu-mannu sulla eminenza di La Sarra
di-lu puzza a 8 miglia dal paese verso greco. -
Iforachi, Se ne veggono ancora nove comechè in distruzione.
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3o% GALASCA
Presso ai deBominati Agnu, e di Monti di Deu nella tanca
Coxiu sono alcune antichissime sepolture con enormi lapidi.
Spelonche» Ve n*ha gran numero , e in certe stagioni sono
opportuna stanza ai pastori.
Signoria. Questo comune comprendesi nella signorìa della
Gallura. Non sono molti anni che vi si tenea la curia. Delle
prestazioni feudali sarà discorso nell'art. Gallura.
GALASCA ( Calasca ) , com. nel mand. di Bannio , prov. d'Os-
sola, dioc. e div. di Novara. Dipende dal senato di Piem., vice-*
intend. prefett. insin. ipot. di Domodossola , posta di Pontegrande.
Appartenne alla signoria di Vogogna. Giace nella valle Anzasca.
Sono frazioni di questo comune Molini, Duzement, Damuele,
Licrosi, Ronchetto, Gretto, Delia-Motta , Vigìno , Case de' Mo-
randoniy Sorretta , Antogna , Pianezza, Calasca di dentro , e
Barzona*
È lontano due miglia da Bannio , e nove da Domodossola.
Una strada comunale, oltrepassato, al confine di Castiglione,
un piccolo ponte in pietra sul ruscello Duorca , e tragittando a
mano destra per Vigìno scorge a Calasca.
Dal sito della parrocchia di questo luogo si dipartono due
vie: la prima, attraversando a Casa Medaja la strada provin-
ciale della valle Anzasca , conduce all'oratorio della Gulva, me-
diante un ponticello in pietra ; e quindi alla valle Strona, che
ha l'imboccatura nelle vicinanze di Omegna: la seconda a pochi
metri di distanza raggiunge la via della presente linea doganale
di controllo segnata dal torrente Val Bianca sino alla valle d'An-
trona. Questa principale strada , lunga metri 4^9^ 9 dirigesi a
ponente : essa é tortuosa , irregolare , sovente rìpida.^ La riu-*
niscono cinque ponti intermedii , due in pietra e tre in legno.
Per l'accennata via della Gulva , in settembre del 1 799 9 vi
giunse un corpo di truppe francesi proveniente dal monte Tarlo,
e pernottò presso il detto oratorio: nel 1800 vi passò, venendo
dalla valle Strona, un corpo di austro-russi, capitanato dal ge-
nerale Laudon.
Vi sorge il monte denominato San Martino, dalla cui cima
furono, non é gran tempo , da topografi eseguite trigonome-
triche operazioni. ^
La chiesa parrocchiale è sotto l'invocazione di s. Antonio
abate: essa venne in questi ultimi tempi edificata sul disegno
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GALASCA 3o3
'del paroco Carlo Toniettì, personaggio sperto nelle scienze e
nelle belle arti. In questa nuova chiesa si venera con particolar
divozione il corpo di s. Talentino martire.
Nel ridetto oratorio della Gulva si celebra con gran pompa,
e coU'intervento di due mila forestieri la solennità di Nostra
Donna assunta in cielo.
U cimitero trovasi nella prescritta distanza dall'abitato.
Esistevi un monte di pietà diretto da una particolare ammi-
nistrazione sopra vvigilata dal vescovo di Novara. Questo insti-
tuto pio sovviene ai poveri del paese , provvede per evangeli-
che missioni , e per la celebrazione dei divini misteri.
In una scuola comunale aperta per quattro mesi dell'anno ,
e mantenuta col prodotto di pii legati , i fanciulli ricevono la
primaria istruzione.
Un qualche guadagno proviene al paese dal mantenimento
del vario bestiame : le pecore per cinque mesi dell'anno si la-
sciano pascolare sulle vicine alpi senz' alcuna custodia.
Le territoriali produzioni sono segale, legumi, /^atoXe, casta*
gne , noci , pome , ciliegi , e poco ed acerbo vin bianco.
Sui balzi. del comune allignano bene i larici, gli abeti, e le
roveri.
Pesi e misure della valle Anzascd , monete col ragguaglio alle
milanesi.
Nel comune di Gabisca si trovano :
Ferro solforato , aurifero , raramente sparso in una roccia
quarzosa. Della miniera posta nella regione F'albiancay detta dei
Giumalij coltivata da Gaspare Bessero.
— Solforato, aurìfero, raramente sparso in un- quarzo ocra^
ceo cristallizzato, ed amorfo. Della miniera posta al luogo detto il
Croletto o CrotcHo, e coltivata da Giuseppe Guglielmi, da cui si
ricavano circa ^Sooncie d'oro in ogni anno, vi s'impiegano 7 operai
e 12 molinelli. Dalla miniera coltivata dai fratelli Marta, di cui si
parlerà qui sotto, piegando alla sinistra, ed attraversando una boc-
chetta che divide in due l'alta valle Segnara, si arriva in fondo,
ove dicesi al Piano dei Groletti. La bocchetta é formata di un
^eiss scistoso, soprapposto allo scisto talcoso. Gli strati pendono
a ponente con angolo di a3 gradi. In questo Piano trovasi la
miniera suddetta : il minerale é piuttosto scarso , e non molto
ricco: si trovano in diversi siti del Piano indizi di miniera, ed
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3o4 CALASCA
anni sono si trovò un masso di quarzo carìoso , con oro na«
tivo y in vicinanza della cava : altri piccoli massi si trovano vi-
cino alla bocchetta, detta il Pianlago. I lavori cosistono : i.^ in
una galleria colla direzione a un dipresso da greco-levante a
ponente-libeccio : 2.^ in un cammino a destra che sbocca al-
l'apeito : 3.^ una pìccola traversa a sinistra , ed in fondo ad
essa un'altra di ricerca parai ella alla principale, dove pare,
che siavi l'incassatura regolare. L'alto sito di questa miniera
non permette , che vi si lavori più di due mesi all'anno.
Ferro solforato y aurifero ed argentifero col quarzo. Della
miniera già coltivata dai fratelli Marta. Quasi in faccia alla
montagna detta dei Cani , in valle Anzasca , ewi la già ac-
cennata valle Segnara , lunga da cinque in se\ ore di cam-
mino, la quale dipende tutta dal comune di Calasca: all'estre-
mità di questa valle , al Montone della Rossa sul!' alpe del
Cretto vecchio , tiovasi la suddetta miniera. È formata d'un
quarzo con piriti di ferro decomposte , e poca galena ; la più
ricca in piombo è anche più ricca in argento, e meno inoro:
e quella che non contiene piombo è più ricca in oro quasi puro.
11 minerale è sparso in molta matrice , e la posizione della mi-
niera è alta assai come la precedente: era ricchissima in sul
principio: vi si ti'ovava dell'oro nativo, e diede persino, col
lavoro di quattro molinelli , un'oncia d'oro al giorno , ma in
pochi giorni spari questa grande ricchezza , ed è ora in uno
stato quasi passivo : l'unico vantaggio che offre questo mine-
rale 8Ì è, che nell'amalgama poco o nulla consuma il mercurio.,
La miniera pare essere uno strato quarzoso colla direzione da
libeccio a greco , inclinandosi sotto maestro con angolo di 22
gradi circa.
Ferro solforato, aurifero, argentifero ed arsenicale nel quarzo
talcoso. Della miniera denominata dei Cristalli in valle Segnara,
di proprietà dei signori Albasini.
Quarzo jalino in cristalli prismatici, misti, ed in parte im-
brattati dal ferro idrato. Della miniera suddetta.
— Jalino , come il precedente , misto al rame solforato e car-
bonato. Incontrasi nella miniera suddetta.
Ferro solforato aurifero ed af-gentifero , del luogo denomi-
nato Lavezzaro.
Popolazione 995.
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CALA-SETA 5o5
GALA-SETA; terra deirisola Sulcitana, nella provincia di
I^iesias, nel disti'etto di s. Antioco. Giace sull'angolo delle linee
Ijttorali a ponente e a tramontana in fondo a un piccol seno,
contro il maestro nella lat. 89^ 6^ e long, occid. da Cagliari
o^ 4^' 3o^' y in distanza dell'antica Sulci di miglia 5, e di 4
scarse dal porto di Carlo-forte , da Porto-Scuso 6 e tesi 200.
Questa colonia da non gran tempo addietro istituivasi con uo-
mini del Piemonte e di Tabarca ( 2 maggio 1769 ). Le abita-
jùoni sono in un piano sabbioso indinatissimo , e le strade di-
rette a dove è aperto il seno»- Sembrerebbe tal situaiione meno
infausta alla salute , sicconcie quella che è in esposizione ai
venti più sani ^ e rimota dalle più cause comuni dei miasmi,;
e tutta volta essa è infamata come insalubre , e non a torto;
che dominano molte malattie , e la mortalità spesso supera il
numero della rìparazìone. Il che sarà più stupendo se si at-
tenda al carattere di questi popolani, uomini niente infingardi j
sobri y modesti , ilari e tranquilli , e ornati di più altre belle
qualità onde esiste un carattere fisico-morale che suol produrre
robusta salute , e vita longeva.
Sono due strade principali , e le case circa 9Ò; .
Popolazione, I calasetini non sono in maggior numero di 4^0^
e si distribuiscono in famiglie 78. Soglion all'anno celebrarsi
matrimoni 6 , nascere ^5 e morir , quando meno^ i4- La vita
raramente va in là de' 55 anni. Le spesse rapide variazioni
delle condizioni atmosferiche cagionano frequenti infiammazioni ^
onde i dolori laterali , le angine , i reumi d'ogni genere ec.
ne sono funestissime conseguenze. Le giubbette di pelli sareb-
bero un gran preservativo come nelle altre parti della Sarde-
gna, cosi in questa^ Ma temesi di comparire uomini dell'an-
tica barbarie. Gli stolti! Dunque perchè alcuni matti non si ri-
dano della lor maniera di vestire , converrà che si espongano
al pericolo di perder la salìite, e la vita? Quelli che mostransi
pelliti, se son barbari, non lo sono già per questo. Le mode
sono barbare quando o la pubblica onestà, ola individuai sa-
lute puÀ soffirire offesa; sono civilissime quando si provvede ad
una e ad altra cosà ; e gridin pur contro certi materialoni ^
che pongono la civiltà in tali cose che nulla dicono al bene
della società e degli individui.
Gli uouùni di Calaseta sono agricoltori e pescatori , e ?i ha
Dmoru ^eogr. ecc. Yól. IÌL ad
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3o6 CALA-SETA
chi pratica qualche arte meccanica. Le donne si occupano in
lavorare degli stroppi ^ che sono cordicelle di palmizii per le
reti delle tonnare. La nettezza negli abiti ^ neUe case ^ nelle
masserizie è lodi^volissinia , e sarebbe desiderabile in altri paesi
della Sardegna. Alia educazione dei fanciulli é la scuola eie*
mentare dove frequentano i5 e anche più.
Chiese, \à^ parrocchiale piccola e mal fornita è dedicata a
s. Maurizio martire. Ti amministra i sacramenti un solo prete
che ha il titolo di vicario , sotto la giurisdizione del vescovo
di Iglesias. Le principali solennità occorrono nella memoria del
titolare , e della Natività di N. D. In esse non è alcuno dei
soliti pubblici spettacoli che amano i sardi; e tutte le ricrea^
zioni di questi popolani si riducono a qualche balletto privato,
al giuoco delle palle e del gallo , cóntro cui posto a bersaglio
alla distanza di metri ^o studian aggiustar le pietruzzole.
Tbrrilorio di dotazione. La sua superficie è un'arta che po^
tria ricevere starelli 3ooo. Comeché la terra sia sabbiosa , le
biade producon non poco. I fichi vi prosperano meglio che
altra specie*
Le vigne sono i5o, ed in esse sono piantate i,5oo,ooo viti^
che all'anno producono quartieri 200,000 , pari a litri 1^000,000
di viUo eccellente. I zibibbi delicati e l'acquavite spiritosa ot-
terìgonsi dalle uve hiigliori di Spagna e di Francia , che si hanno
in grati copia. I vini gentili, moscatello, girone , monica , can*
nonao ec. , sostèngonsi in paragone con li migliòri' del Cani'*-
pidano.
Poche erbe e piante ortensi, e specie di civaie si coltivano.
Cassi pure poca opera al lino pel sbo tenue prodotto.
Fra le piante selvatiche , di cui i Calasetini si giovano ,
snno da notare i palmizi della patma-scopa , detti da questi e
da' Carolini strufagìi , che sono per l^appunto i teneri germo«-
gli di molta midolla , ed i frutti che sono datteri rotondi e ros'
signi di gusto aspro e forte , nutrimento alla povera gente.
Parlasi di certo the bastardo che nelle forme e fisiche proprietà
vuoisi simile al vero, e lodasi di effetti quasi eguali. Di una
pianta enieto-purgante , che nominano scàla-bàxiu , dalle cui
foglie masticate (e pajon parlar da senno) se strappate all'insù
il vomito , se all'ingiù sia altro effetto ! ! ! finalmente di certo
attrò vegetabile , che i Carolini appellan Minca de tu , li cui
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CALCABÀBBiO ' 307
ilari e frMtta diano u^ bel color di ciriegie al legno che un^
gasi di loi* suco.
Bestiame. Si numerano buoi per TagricoUttra 100 t, vacche
altrettante , alcuni cavalli e giumenti. Le pecore non son più
di ^api 62o.
Acque. Sopo scavati nel paese tre poiù pubblici ; due pro-
pinano im'acqua poco buona, e che si beve per necessità; dal
terzo »e ne attìgue salmastra in alto grado. In campagna han-
nosene altri due d'acqua salubre , uno in distanza di un quarto
di migUo, altro di due miglia nel luogo la Spiaggia grande, delle
cui acque ^i predica una virtù purgativa e febbrifuga. Qualche
osservatore che mancò di fede bevve senza simili esperienze.
Littorale. Approdasi ne' seni Galanga e Spiaggia grande. La
profondità verso jm^estro, tramontana, e greco è tanta che vi
possono mareggiare le fregate ; . verso I^^ccio assai maggiore.
La co^ta di Meruneddu offre molti seni cavernosi»
Pesca. Moltissime speoie di pesa nuotano in queste acque ^
i ton^i anch'ersi mojstransi in tutte Je stagioni. Quando il mo-
vimento tempestoso delle onde noi vieti , i Calasetini fiì pix)-
curwo iM>|i poca copia deBe specie più gisnlìli a ordinario ali-
mento, Essi b^tnnó un buon numero di battelli^ e se nao s'in-
curvino con la vanga, sudano su i remi.
Salintìt Non lungi dal paese sono aperti i vasi salìferì , onde
è un bMono e cppioso prodotto^. Questi popolani vi travaglialo
volentieri.
ff^portanione, l generi , che si estraggono , sqno sale ^ fini ^
cordoQcelli di palma. Vi accorrono genovesi e napoletani , di
rado i corallieri •
Torre di Calaseta, • È convenientemente munita. Frequenti
acca4dero 1^ incursioni dei barbareschi a danno della popola-
zione ; ma sempre infruttviofie per la vigilaaita j e pei* Ifo TJilMre
dei tprrigiani.
* CALCABÀBBIO (Cakababium), com.nel m9nd.d^ &i«^
tisn^ay prov» di Vocerà, dioc. di Tortona^ .div. di A^al»-
dria. Dipende dal senato di Piem,, ioteud. prefetti ipoi* di 'Vo-
ghera, instn. e posta di Casteggio.
È comune, che fu disgiunto da Ai va di Nazzanó» Spettò al
marchesato dei Botta-Adorni di Pavia.
Sta sei miglia da Vc^hera, e ventidue da Alessandria^
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3o8 CALDERARA e CALICE
Il terreno coltivato di Calcababbio è di 666 ettari, 8 de'
quali sono occupati da paludi, e da rivi.
Il territorio produce 190D quintali metrici di fromento , 600
di meliga, 190 di legumi, 160 di fieno, 17 di canapa, i5o
di foglia di gelsi, 20 di varie frutta, e 16 di ghiande. Vi si
fanno ettolitri di vino 2800 , d' olio di noce 14 , di ranz^
zone 5.
Vi si mantengono nS bestie da soma , 90 tra buoi e Tacche,
96 tra montoni e pecore, e 3o majali.
La parrocchiale è sotto il titolo di Nostra Donna Assunta^
Pesi, misure e monete come nel suo capo di provincia.
Gli abitanti sono quasi tutti applicati all' agricoltura.
Popolazione 1400.
* CALDERARA (Calderara), com. nel mand. di Pieve di
Teco , prov. d' Oneg^ , dice, d' Albenga, div. di Nizza. Di-
pende dal senato di Niua , vice-intend. prefett ipot d' One-
glia , insin. e posta di Pieve di Teco*
La vetustà di questo villaggio si riconosce da un' antìchis*-
sima rovinante chiesuola , sotto il titolo di s. Giorgio , posta
sopra un picciolo monte, la quale serviva altre volte di ci<»
mitero agli abitanti dì CaMerara, ed a quelli di paesi anche
distanti sei ore di cammino.
Cartari e Siglioli sono frazioni di questo comune, lontane da
esso un miglio e mezzo circa. Ti scorre il fiume Buxio, che
va a congiungersi coU'Aroscia.
La chiesa parrocchiale è sotto il titolo dell'Annunziata. S.
Giorgio é il santo protettore ;del villaggio. S. Matteo è il santo
titolare della frazione Cartari. S. Martino lo è del luogo di
Siglioli.
Presso Calderara sorge il monte di Villabella, dalla cui som-
mità si gode di assai deliziosi, prospetti*
Le produzioni del territorio sono in discreta quantità fru-
mento, olive, orzo e castagne; vi si coltivano pochi vigneti;
A mantengono molte bestie bovine, ed alcune pecore e capre.
I terrazzani sono robusti, di buona indole ed applicati al-
l' agricoltura.
Popolazione 470.
* CALICE ( Calix Albingaunum)^ com. nel mand. di Finale-
borgo I prov. d' Albenga , dioc* di Savona , div» di Genova.
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CALICE 3o9
Dipende dal senato di Genova, vice-intend. d' Àlbenga , prefett.
insìn. ipot e posta di Finale.
Trovasi alle fialide , e sul divo di parecchi balzi. È diviso da
due torrenti. Uno di essi ha la sorgente nel luogo di Rialto,
e chiamasi Pora \ V altro è detto Carbuta dal npme del vil-
laggio, donde proviene. Il Pora dopo essersi ingrossato delle
acque di varii rigagnoli, mette foce in mare a ponente della
città di Finale.
A levante confina col territorio di Carbuta , che innanzi al
i465 era parte di Calice, e dopo essersene disgiunto, gli venne
riunito nel i8i5, sebbene formi tuttora da se una separata
parrocchia. Ad ostro confina col territorio di Perti, ad occi-
dente coi comuni di Gorra e Bardino vecchio, a borea con
Rialto e Yene.
Dalla parrocchiale di Calice a Carbuta , Gorra, Perti e Vene
si Ta in tre quarti d'ora di cammino; dallo stesso sito a Rialta
si {kerviene in due ore.
Temperato è il dima di Calice , pura V aria , e fecondo il
terreno* Le acque , onde ne sono bagnate le campagne , di
buoni pesci abbonderebbero, se di quando in quando non vi
fossero gettate sostanze velenose.
Durante il soggiorno di eserciti Francesi in Italia, Calice fu
presso che sempre occupato da soldatesche or di questa, or
di quella nazione.
Le case vi sono per la più parte rustiche e di antica co-
struzione *, ma in ogni quartiere se ne veggono alcune moderne,
di buon gusto e signorili.
Le magioni pubbliche sono tutte assai belle ed eleganti.
La chiesa parrocchiale vi è singolarmente degna di osser*
vazione. Fu eretta dalle fondamenta , e nel corso di dieci
anni condotta al suo termine addi cinque agosto del 1735. La
grandiosa sua pianta rassomiglia ad una cetiti: contiene due
grandi cappelle al centro, e quattro altre minori ai fianchi.
La parte interiore è rabbellita di finissimi marmi, e di begli
stucchi in gran parte dorati : le sedie del coro , il leggile , i
confessionali, l'orchestra sono di elegante lavoro. Di manno
finissimo è i| pulpito ; di marmo sono le balaustre del presbi-
tero e delle due grandi cappelle; di marmo sono tutti gli eli-
tari, ed il pavimento.
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9io CÀLICE
Dodici sacerdoti, un diacono, due chierici formano di pre^
sente il clero di Calice : si specchiano essi nelle predare virtù
dell' abate Pasquale Siccardi zelantissimo prevosto di questo
comune : egli in età d' anni nprantasei è ancora tutto occupato
a prò dei fedeli alle sue pastoi^ali cure commessi. Amante de^
gli studi poetici , or fa tre anni y dettò versi che furono dati alla
luce ; dai quali con piacere si scorge che quel venerando vecchio
Ha la penna che getta ancor faville.
Le due sagrestie, che fiancheggiano il coro, abbondano di
sacri arredi di gran prezzo: questo magnifito tempio è veramente
ricco di sacri vasi, e suppellettili d' argento , cavato dalla mi**
niera esistente nella ròcca di Rialto.
Le principali feste in Calice sono quelle di san Nicolò vescovo
di Mirra suo titolare -, le solennità di Nostra Donna del SS. Rosa^
rio, e del Sacro Cuore di Gesù, a cui concorrono le popolazioni
dei vicini paesi. Accresce il decoro di questo tempio una grande
piazza, a cui si ascende per mezzo di una scala magnifica. A
fianco di esso in linea paralella della sua facciata vedesi la
chiesa dei disciplinanti, sotto l' invocazione di san Carlo Bor-
romeo, la quale è pur meritevole di osservazione per la sua
capacità, e per V eleganza della su^ «irchitettura.
Nei tre quartieri di questo comune si trovano undici oratp-
x\ì pubblici : due di essi stanno nel quartiere di Campo grande,
tre in quello del Monte , sei nel quartiere di £se. A riserva di
tre, che servono piuttosto a private famiglie che al pubblico,
tutti gli altri sono di bella costruttura, ed ornati di stucchi e
dipìnti.
Nella grandiosa piazza dì Calice si puonno eseguire <foinoda- ^
inente militari evoluzioni.
La confraternita del Santo Spirito nel di della Pentecoste vi
distribuisce a ciascuno degli abitanti , e singolarmente alle fa'-
miglie povere una considerabile quantità di pane.
Per r istruzione primaria dei fanciulli evvi una pubblica scuola,
che fu stabilita da un Nicolò Sasso colla somma di mille
colonnati di Spagna , come rilevasi da una lapide ivi esistente.
Le anguste ed irregolarì contrade di Calice non corrispón-
dono all' estensione di esso. Bramerebbesi che in migliore stato
fossero mantenute le strade che corrono pel suo territorio,
frequentatissime pel continuo passaggio dei trafficane.
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CALICE OSSOLÀNO Si i
Nel TÌllaggio , per la vendita delle merci di o^ni n^auiera ,
fi veggono molte botteghe: è però danno che vi uiaDchi una
farmacia.
Nel territorio si contano quattro molini da grano , e molti
da olio : uno di questi è posto in moto dall' acqua : apparten*
gono essi tutti a private persone*
I prodotti territoriali , che si smerciano anche a' forestieri ,
sono vino, olio, agrumi, frutta d'ogni specie, singolarmente
fichi , pere e poma di ottima qualità, non che seta ^ canapa.
È notevole il guadagno che vi si ricava dal mantenimento
del vario bestiame.
Alla distanza d' un quarto d' ora dall' abitato, nella regipne
detta La Costa , rinomatissima pei vini squisiti che vi si fanno,
si vede in collina un ameno palazzo del cavaliere Filippo De'
Raimondi, vice-intendente della provincia d'Ossola, che in-
sieme colla contessa Maddalena Buraggi sua genitrice, è il mag-
gior possidente del comune.
La parte superiore di quel palagio è cospicua pei* nin vago
terrazzo , donde si scuoprono le torri di cinque pajrrpcchie ,
Gorra, Calice, Carbuta, Vene e Rialto, non che i due luoghi
di san Giacomo e di san Pantaleo , notissimi per ^i ava/izi
delle trincee fattevi dai tedeschi, e per essere stati nelle ultime
guerre occupati quando dai francesi , e quando dagli alemanni,
che vi si azzuffarono spesse volte. La deliziosa villa del cava-
liere De' Ray mondi fu sovente abitata dai generali , ^ dallo stato
maggiore de' varii eserciti che ebbero a stanziare- colà.
Attiguo al detto palazzo sta un pudbblico oratorio di buona
architettura, ricco di marmi e di stucchi, ornato di pregevoli
dipinti , e per certo il più considerabile che in que' dintorni si
vegga.
Popolazione iq56.
* CALICE OSSOLÀNO fCalix OscelanoruniJ, /com. nel mand.
e prov. di Domodossola , dioc. e div. di Novara. Dipende dal
senato dì Pieni., vice-intend. prefelt. insin. ipot. e posta di
Dompdossola.
II territorio di questo villaggio è situato parte in luoghi mon-
tuosi , e parte in pianura : le vie che vi passano al piano sono
tutte carreggiabili ; per quelle che serpeggiano sul monte si va
con bestie da soma eziandio nel rigor dell' inverno.
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3i!» CALICE OSSOLANO
Verso la valle detta di Anzona troTasì una specie di pietra
detta lavezzara , che nei passato secolo servi ad abbellire al-
cune cappelle del monte ivi detto Calvario. I lavori intorno a
quella cava or sono quasi abbandonati.
Nella pianura vi scorre il fiume Tece abbondante di trote
squisite; dal monte discendono parecchi ri^, ma poveri dì
acqua. '
Anticamente la parrocchiale di Calice era la chiesa dedicata
a san Quirico e a santa Giulita: di presente gli abitatori di-e
pendono da quelle di Domodossola e di Yagna.
Fuori del comupe, dalla strada che mette a Domodossola,
s' entra in una comoda via , per cui si ascende sul ridetto sa-
cro monte Calvario: Imigo questa via si veggono di tanto in
tanto cappelle elegantemente costrutte , ornate di statue e pit-
ture che rappresentano la passione del Salvatore.
Su quel monte stanno due chiese, una consecrata a Nostra
Donna di Loreto, quivi appellata la Santa Casa ; I^ altra più
vasta ha il nome dal Santo Crocifisso: a questo tempio è an-
nessa un'ampia e comoda abitazione per 1'' amministratore del
monte, il quale è insignito dei titoli di rettore e di canonico.
Evvi pure un casino per gli esercizi spirituali , provvisto di
rendite su£Eioienti a quest' uopo.
Quegli edifizi , e quegli instituti pii furono la maggioir parte
eretti dagli antenati della famìglia Capis, ed uno di essi che
ne fu il principal fondatore fu quivi sepolto.
Nel detto casino, or son quattro anni, fu stabilito un corpa
di religiosi dell' ordine della Carità: ubo di essi ha il carico.
d' insegnare ai fanciulli del coinune i primi rt^iìnienti delta lin-
gua italiana.
In un sito della pianura , occupato da una palude , antica-
mente giaceva un ampio e profondo lago.
Al dissotto della valle, detta Brusamonte, ahre volte esisteva
una popolosa villata; ma essa venne distrutta da un corpo di
truppe francesi che volle crudelmente vendicarsi della resistenza
degli abitatori di essa.
.Nel luogo, che chiamasi tuttora il Castello , sorgeva una for-
tezza chiamata di Mattaralla , ove risiedevano un comandante
militare , e la curia giudiziaria. Quella rocca fu smantellata disi-
gli spagnuoU.
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GÀLIZZÀNO 3i3
' A cagione di varie paludi mabana é V aria di questo co-!>
mune , principalmente nel tempo che si macera la canapa.
I prodotti territoriali sono vino dì buona qualità in' qualche
abbondanza -, poco fieno. , poche castagne y e poco panico.
I terrazzani di Calice sono per lo più di debile complessione,
e tnttochà applicati al lavoro non possono procacciarsi ui^'
agiata sus^stenza.
Popolazione aSe,
CALIZZANO fCaliiianumJj capo di mand. nella prov. d' Al-
benga, dioc« di Mondovi, div. di Genova. Dipende dal senato
di Genova ^ vice-intend. d' Albenga , prefett. Insin. ipot. e po-
sta di Finale. Ha il tribunale di giudicatura.
Calizzano con titolo di Castello — Castrum CdUxani — - nel
1142 venne in potere di Enrico quintogenito di Bonifacio
marchese di Savona e del Vasto : spettarono quivi pure al suo
dominio i pascoli insino al Bormida , tranne le pertinenze di
Ferrania , e quelle della sua Canonica.
Lo ebbero quindi i marchesi del Carretto, del ramo dei si-
gnori di Bagnasco: di fatto nel 1268 Corrado, Arrigo ed An-
tonio figli del marchese Giacomo di questa prosapia, dividen^p
dosi il retaggio paterno , annoverano tra i beni del genitore ;
jwra quae habent in càsiris, villìSy homimbus , MelitatibuSy
- vassallis , et fodris Calissani , VeniLce et Bardineti.
1292. Antonio figliuolo del predetto marchese Giacomo con
documento: Actum in CalisanOy in domo Castri Calisani :
coftituisce suoi procuratori e nunzii a stabilire le convenzioni
«u la navigazione e le dogane tra i finalini e la repubblica di
Genova. *
Nello stesso anno , 19 giugno , il sopraccennato Antonio ra-
tifica le convenzioni qui dianzi riferite , con documento: ^<um
in domo domini Simonis de Maximino in b^rgo Calisani.
i355. Cfrlo IV imperatore con diploma dato in Pisa con-
ferma a' marchesi Emmanuele ed Alerame del Carretto , e ai
loro eredi e spcoessori l'investitura di parecchi feudi, tra i
quali specifica casirum et villam Cali%ani.
1 528. La famiglia di Calissano viene ascritta alle patrizie di
Genova. Il Ganducio ed il Federici attestano che tolse il gen-
tilizio della patria.
La popolazione per altro aggravata di eccessivi carichi dai
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3i4 CALUZANO
signori del Carretto si pose in rivolta , li discacciò dal paese
e non poterono essi mai più rimettervi il piede.
Neir opera intitolata Manuductio ad T^bulas Carretlenses
parlasi d' una gran lite agitata nel iSg6 pei feudi di Garcare
e di Galizzano.
Nel i6i3 questo borgo col suo territorio , e con Osiglia
passò sotto la dominazione de* Genovesi. Facendo esso poi parte
del marchesato di Finale ^ veqne in potere del Re di Spagna,
e ritornò quindi a Genova.
Il cardinale Carlo Domenico ddi Garretto fu quegli che vi
fondò la chiesa ed il convento^ dei dotnenicani.
Appunto colà, dove finiscono gli appennini, e cominciano
pigliar nome di alpi marittime, in distanza di dieci miglia dalla
marina , giace Calizzàno eotro una valle che dilatasi in amena
e lunga pianura , da una corona di montagne altissime circon-
data. Queste montagne non offirono che due aperture , una da
tramontai^a, e l'altra da mezzodì , larghe tanto quanto basta
per imboccarvi il Bormida.
Il comune è diviso in quattordici frazioni ; Borgo capo*Iuogo,
Mereta, Bosco, Godevilla , Frassino, Giaire , Valle, Pasquale,
Caragna, Garagnetta , Gerboraglia, Barbassiria, Yetria, e Ma-,
ritani.
Come capo di mandamento ha soggetti i villaggi di Bardi-*
neto e di Massimino.
Anticamente il borgo di Galizzano era cinto di mura -, ed alte
torri ne fiancheggiavano le porte. Vi sorgeva pure un castello
di qualche momento, che fìi in gran parte atterrato dalle
truppe di Francia nel i^cko.
Da sei lustri solamente questo comune trovasi sotto la giu-
risdizione spirituale della diocesi di Mondovi. Per lo addietro
apparteneva a quella d' Alba*
Quattro sono le principali strade che di qua mettono ai vi-
cini villaggi : una da ostro , passando per Bardineto e Toi-
rauo, accenna al littorale e al capo-luogo di provincia; un'al-
tra da borea scorge al Piemonte ; la terza da levante , at-
traversando Melpgno , guida a Finale ; la quarta conduce a
Garessio.
Galizzano e discosto 12 miglia di Piemonte da Albenga , 2
da Bardineto, io da Finale, 9 da Gcvn, e 6 da Garessio, La
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CALi£2^AIS0 3i5
6ua pianura è irrigata dal Bormida y che scaturisce alla di-
stanza di tre miglia circa nella gola di Castelveccbio tra Roc-r
cabarbena e Montelingo, Esso yieue ingrossato dai toirenti Sin
pegro y Frassino, Valle, Vetria, Siondo, e da parecchi riga<-
gnoU che oasoono in questo territorio, a tal che viene consi-
derato come il principale dei varii fiumi , che vi portano lo
stesso nome. Cosi questo Bormida, come le acque tutte die sp-
irano in esso , abbondano di trote squisite , di anguille , di ec-^
celienti botte , non c|ie di gamberi , di rane , e di altri pesci
d' inferìor qualità.
Lungo le spondo del fiume , e dei torrenti , ond' è ingro»*
sato , verdeggiano bei filarii di ontani , e di pioppi: presso le
loro fouti allignano alti« piante, ed in ispecie i faggi.
A chi dal Piemonte , passando per Ceva , si conduce adla
marina, e muove alla volta di Nizza, le vie di CaUszano e
Bardineto , ultime terre che s' incontrano di qua dai gioghi ,
V una a levante , a mezzodì V altra , sono le più brevi. Più
comoda è la prima, e discende a Finale, Loano, e quindi ad
Albenga ; la seconda è alquanto più breve , ma più dirupata ,
e scorge a Toirano , £rli , Castelveccbio, Zuccarello, Boi^Uetto,
Ceriale , ed Albenga.
Durante il cessato governo francese , la strada che mette a
Finale fu tracciata come imperiale. JXel 1818 ne fu condotto
un tronco di tre miglia a perfetto compimento ; ma per certe
municipali gare funne interrotta V esecuanone.
Veramente pittoresco e romantico è il luogo di Calizzano. La
sinuosa Bormida che s%orre nel mezzo della sua pianura , i
molti rivi, che vi serpeggiano in ogni verso, ne rendono molto
aggradevole P aspetto. Le mimerose 'boscaglie , « le frequenti
scaturìggini fanno si , che il soggiorno vi sia deliziosissimo nel-
V estiva stagione ; ma le stesse cause vi apportano brine e neb-
bie in primavera ed autunno.
L' amenità della pianura vb più cresce por V aspetto di fol-
tissime selve, onde sono rivestite le circostanti montagne; che
mirabilmente vi crescono faggi , roveri, castagni, frassini, aceri,
betulle, agrifogli , ed ezimidio gli avellani , massime in qual-
che sito verso i confini di Garessio. Da questi boschi appunto si
hanno roveri di fibra in siv^olar moclo iles sibilo, cosi che sona
esse ricercatissime , e nelle contrattazioni per la coslruziooc
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3i6 CALIZZANO
delle navi si richiede sempre che la loro ossatura sia coperta
da tavole di roveri di Calizzano. I faggi si riducono pure in
tavole j e queste servono per incassare gli agrumi: se ne ven-
dono annualmente drca sei mila salmate in Mentone ed in Ge^
nova: vi si apprestano pure altri legni per la formazione dei
carri, die si trasportano alV estero. Il più dei Galizzanesi ri-
cava il proprio sostentamento dal traffico del legname.
Due vaste selve assai popolate di piante d' alto fusto vi sono
possedute dal Regio Demanio.
Le produzioni territoriali sono: frumento , meliga, faginoHy
ceci, piselli, lenti , patate, e castagne; quest' ultima è la prin*
cipale: vi si fenno copiose ricolte di fieno, e si mantiene
molto bovino bestiame, che talvolta soggiace ad un morbo con-*
tagioso quivi chiamato y%/!rtfc/!»iio.
Sonovi quattro ferriere, ciascuna deUe quali, durante nove
.mesi dell'anno, impiega otto persone: nella state per altro ne
occupa più di cento pel taglio della legna , e per lo trasporta
dei carboni , dei minerali e del ferro lavorato , che spacciasi
.nel Genovesato ed in Piemonte.
Il minerale, che vi ti trasporta da Porto-Ferrajo , richiede
la Celtica di circa i6o persone durante l'estiva stagione: vero
è però che solamente otto operai sudano intomo al fuoco a
< manipolare il ferro nei mesi che più vi abbondano le acque.
Ciascuna d^lle dette feiriere fondo e raffina da ottanta canr
tara di ferro in. ogni settimana.
È mirabile la facilità, con cui vi si separa il ferro dalla
scoria \ si estrae dalla fucina la massa che é sempre del pesa
da i8 a 20 nibbi, e si voltola con tanaglie che non pesano
meno di 5 rubbi sotto un grosso maglio posto in moto dal-
l' acqua^
Ciò peraltro che havvi di più considerabile è la cosi detta
tromba , meccanismo, che per la sua semplicità può riguar-
. darsi come perfetto nel suo genere. L' acqua irrompendo da un
recipiente ^ corre raccolta per un certo tratto dentro un cana-
letto, per quindi gettarsi nel cavo d' un tubo di diametro più
o meno grande, secondochè maggiore o minore è V altezza da
cui discende: questo tubo, o tromba che dir si voglia, fiaisee
e si allarga in un tino , nel cui fondo sta una pietra di forma
patta. La colonna d' acqua percuotendo con empito sopra essa ^
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GAUZZANO 317
ronipesi in forte spnizzaglia. L' acqua coinè più pesante im-«
bocca il forame fatto nella parte inferiore della botte ; V aria
sprigionata dallo sprazzo dell' acqua y come elemento più leg-«
giero, cercando più in alto una libera uscita, entra con tanta
forza in un cannone raccomandato alla parte superiore, e ri*
spondente in piknta acuminata sudla fucina , v' induce tanta in-
jesione d' ossigeno , che appena sei mantici comuni la potr^>^
bero agguagliare. Tanto è ciò vero, che in una sola coltura
si stempera cosi grande, quantità di minerale mescolato a fèr**
raccia , da ricavarne ao rubbi di ferro purgato nello spazio
'di 4 ore»
Ad avvivare 1' industria di «pesto paese vi sono ancora i^
seghe ad acqua, le quali servono per ridurre in sottili tavole
i faggi, ed altre piante d'alto fusto. Intorno a ciascuna di esse
vengono occupate due persone.
Potrebbe grandemente migliorare la condizione di tanti ófc*
rai, se fosser èglino solerti, affaticanti e sobrii, come il sono
quelli di Bardineto, e se parecchi dei padroni delle ferriere
cessassero dal biasimevol uso di loro fornire nell' inverno' po««>
chi danari ad usura, e commestibili ad un prezzo eccessivo.
Galizzano nei tempi addietro veniva considerato come uno
dei floridi paesi della repubblica Ligure, non tanto per gli an-
zidetti mezzi d' industiià , quanto per lo commercio del sabe e
per le fabbriche de' tabacchi. La sua topografica positura , e
r essere d' un circuito selvoso molto esteso , e confinante col
Piemonte facevano si , che si potessero con facilità trafugare
quelle den-ate. L* agevolesza che aveano gli abitanti di porsi ìà
salvo , il molto guadagno che traevano dai contrabbandi ^ e
r abuso del vino gli rendevano più. baldanzosi del dovere : à
tal che vi accadevano frequenti risse , e talvolta omicidiì t
cotali danni erano cresciuti .dalla presenza d' uomini di mal af«-
fare , e in bando del capo , che quivi rifuggivano non solo dai
confinanti villaggi , ma da varie parti del Piemonte.
Or , cessati quest' inconvenienti » i Calizzanesi , che general-^
mente sono di aperto ingegno, potrebbero assai meglio profit*
tare dei loro naturali mezzi di prosperità ) se fosse tra loro più
promossa una elementare istruzione.
•Le malattie più comuni vi sono le pleuritidi^ le angine » i
reumi acuti-, e nell' estate le febbri terzane e le gastriche. Per
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3i8 CALIZZANO
r abuso smoderato dei vino non poclii giunti ad una t^rU
età vi diventano seniifutui , ed alcuni prendono in odio la pro-
pria TÌta. A malgrado della pubblica vigilanza che se ne ac*
corse y dal 1824 ^' '^^^ ^i accaddero due suicidii colla mag-
gior freddezza di spirito premeditati.
I più elevati monti di questi dintorni sono lo Spinardo e il
Sektepani: il primo a ponente, a levante il secondo. Dalla som-
mità- del Settepani si scorgono ad occhio nudo la pedemontana
pianura , il Monferrato , la riviera di levante , il sottoposto
mediterraneo , le montagne di Corsica e di Sardegna. Sui monti
Spinardo e Zotta stanziarono per qualche tempo alternatamente
le truppe Francesi, e le Austro-Sarde; tra le quali non vi ac-
caddero che semplici scaramuccie : battaglie accanite furono
tiìg^ggiate nelle vicinanze di Calizzano e Bardineto tra ì Fran<-
cesi e i Tedeschi , le quali furono il malaugurato preludio delle
triste vicende ^ a cui per più lustri soggiacque poscia l' Italia.
Sloggiati i Tedeschi dalla forte posizione della Roccabarbtna ,
fugg*u*ono pi*ecipitosi e rotti sulle alture dello Spinardo , e di
Settepani. Si rifecero però dell'onta nel sanguinosissimo coin*-
battimento di Settepani, che accadde sul finire di giugno del
1795.
Principiò V aspra zuffa suU* albeggiare j e fini col tramonto
del sole. Per tre volte i Francesi guidati da Massena , sant' Ilaire
e Cervoni andarono all' assalto , e per altrettante furono riso-
spinti dal vivo fuoco de' cannoni. Alla fine i pertinaci Austriaci
scortati da Argentau rimasero padroni del campo. I morti sooìf^
marono a più di io5o>: 3000 furono i feriti.
Sur un rialto presso il torrente Vetria, non lungi dalla vii-
lata che appellasi Caragaetta ^ si scorgono gli avanzi di una
torricella , in cui vuoisi che si leggesse un' iscrizione avente il
nome del grande Aleramo , siccome fondatore di essa.
Due sono le parrocdiie di Calizzano : una principale sotto
il titolo di S. Maria; e l'altra sotto l'invocazione di S. Lo-
renzo martire. La fondazionje della prima risale a rimotissima
tstà : da un manoscritto litrovato nell' archivio dei certosini di
Toirauo rilevasi , che a' tempi di Carlo Magno era già essa una
parrocchiale diretta dai padri benedittini. Il sacerdote che di
presente la governa, è insignito del titolo di arciprete. Il pa-
tronato e il diritto di nomina ne spetta al marchese Seyssel
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CALIZZANO 3ì9
d' Aix e di Sommama. Questa chiesa in marzo del 1799
servi di ricetto alle truppe di F/ancia , the prima di partir da
quel luogo la pósero in fiamme.
Dal popolo di Caliszano nel 181 1 fu riedificata sopra un dise-^
gno di gusto moderno. In essa vedesi dipinto un quadro di N.
S. e di S.Rosalia, con iscrizione, nella quale sì narra come i
Calizzanesi fossero prodigiosamente liberati dalla peste che im-
perversò in quelle parti nel 161 3.
Le funzioni parrocchiali, tranne quelle in onore di N. S. che
8Ì Jianno nella chiesa principale , sono compiute nella chiesa
di S. Lorenzo, che sorge in capo del borgo. La fondazione
di essa ebbe principio nel secolo xvi , e venne condotta at
suo termine sul cominciare del xvii : ne sono di marmo gU
altari ed il pavimento. Il cimitero sta presso alla parrocchia
matrice, in distanza di 4<>c> metri dall' abitato.
Alle falde del castello evvi xm oratorio de' disciplinanti sotto
ìL patrocinio di S. Giovanni precursore, e di S. Giovanni evan^
gelista. Quivi si vede una ^atua rappresentante S. Giovanni
Battista , opera dell' esimio scultore Maragliano gei^ovese. Que-
st' oratorio servi di chiesa agli antichi marchesi padroni di
questa terrai sedici dipinti che vi si veggono sulle mora late*-
rali portano iscriiioni coi nomi delle principali famiglie di- Ca^
lizzano. '
Nella villata detta Pasquale fuvvi un convento di domeni-^
tani , il quale coir annessa chiesa fa posto in fiamme nel 1799
dai repubb1it!ani di Francia. La chiesa ne vennfe riedificata nei
j6ì% per le largizioni di un Paolo Viola calizzanese. Alla Ver»
gine del Rosario fu dedicato questo novello tempio.
Sul territorio vi sono dodici cappelle manienute^oUa inchie-
sta decenza. ^
A vantaggio delle tre frazioni Vetria, Itfaritant, e Barbassi*
ria é pure affiziata un' altra parrocchia sotto il tìtolo di S. Pie<«
. tro principe degli Apostoli , la tjtxale si separò dalla principale
sul finire del secolo xvi.
Soggette a questa parrocchiale sono tre cappèlle rurali: esi*
stevi pure un oratorio di disciplinanti. La maggiore solennità
di Galiziano si celebra il '2 luglio nella principale pan*occhia
in onore di N. D. delle grazie, intervengono a tale festa più
di mille forestieri. ^
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3!io CALLABIANÀ
Evvi Ilo palazzo spettante ai signori Franchettì, nel quale si
veggono riputati affreschi del Biella*
Si fanno annualmente due fiere: la prima detta di S. Lo*»
remo il io d' agosto ; la seconda della Croce il 14 di settem-
bre : le derrate > che vi si mettono in vendita sono cereali ^
drappi 9 tele d'ogni sorta , chincaglierie^ scarpe , corami, e
molti capi di grosso e minuto bestiame. Intervengono a queste
fiere non pochi trafficanti del Littorale e del Piemonte.
Si usano i pesi e le misure di Genova ^ vale a dire il can-
taro e il rubbo per li pesi^ il palmo per la misura dei drappi
o delle tele ^ lo staro per quella dei cereali : usasi eziandio la
mina di Piemonte : vi é in corso la moneta di Genova y cioè
il franco equivalente a soldi i5.
Evvi una stazione di carabinieri reali comandata da un bri*
gadiere.
Nel territorio di Galiziano si trovano ì Scisto micaceo talcoso^
di tinta bigio-verdastra. In istratificazione confusa presso la fta^
Cina Fraachelli. ^- Terra argillosa, ontuosa al tatto, impastata
con certa quantità di materia carbonosa apparentemente grafite.
Trovasi in piccole masse nel terreno alluviale che riveste il
pendio occidentale della valle Bormida, nel luogo detto la Stu-
dia, presso il casale di Caragna. Potrebbesi for$e usare nella
costruzione dei crogiuoli*
Popolazione ai5o4
* CALLABIANÀ (CaUabiana)j com^ nd mand-cti Andorao»
Cacciorna , prov. e dioc. di Biella , div. di Torino. Dipende dal
ienato di Piem., intend. prefett. ipot e posta di Biella^ ìusìbì
d' Andorno-Cacciorna*
Fu contado de'Nazzarii di Savigliano. La sua positura èagrecoi
Una via comunale nella direzione da levante a ponente con^
duce da questo luogo a S. Giuseppe discosto un miglio, indi
a Biella distante miglia quattro.
La parrocchiale è consecrata a Nostra Donna degli Angeli.
Il protettore del comune è S. Antonio abate.
Sul vicino monte detto Marcone evvi un oratorio sotto 1* in-
vocazione di S. Antonio da Padova; A quell' oratorio non si
perviene che per una strada molto disastrosa.
Le terre di Callabiana sono bagnate dal torrente Strona, fe-
condo di trote squisite.
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/
/
CALUAPfÒ 3:1 i
Ti si habnò * scarsi prodotti del grosso bestiame, il cui com-^
marcio si fa col capo di mandamento.
Vi sono fabbriche di pettini di canne per uso de' telai , te-^
liuti pei migliori che si facciano nella provincia.
Gli abitanti sono di buona indole y ed inclinati alle arti mec-
cauicUe.
Popolazione 735. ^
GALLIANO ( Callianum)^ com. nel malid. di Tonco, prov.
dioc. di Casale, div. d' Alessandria. Dipende dal settato di Pieui. ^
intend. prefett. ipoL di Casale, itisìd. e posta di Moncalvo.
È distante otto miglia da Asti e dodici da Casale.
Da borea conGna colla città di Moncalvo \ da levante con
G razzano , Grana e Castagnole.; da ostro con Scursolengo , e
Portacouiaro ; da ponente con Touco , e Castel Tal fero.
Tutti questi luoghi sono da esso lontani qual due e quale tre
miglia circa.
Il tronco della strada provinciale eli e da Asti mette a Casale
ne attraversa il territorio, estendendosi a diversi angoli e cur*
Te, massime nella direzione da levante a mezzodì.
Le campagne ne sono inufiìate priucipal mente dal rivo Grana,
che nasce in vicinanza di Moncalvo , e percorrendo le terre
di Grana , da cui piglia il nome ^ va a metter capo nel Po
verso il comune di Occimiano: sono anche in paite bagnate dal
rivo appellato Rotta, che ha le fonti in una tallea detta dei
Rivi, e dirigendosi verso ponente ^' discende ad unirsi al tor-*
reo té Versa.
Il territorio e composto di varie colline e di valli mediocre-
mente fruttifere, ed assai ben coltivate. Pioduce grano, vino ,
meliga e fieno.
I villici mantengono molto grosso bestiame , e soprattutto
vitelli, cui véndono sui mercati di Moncalvo a' tiaflScaùti delle
città di Casale , Asti e Vercelh.
U suolo 'é pailicoiarmeute acconcio alla coltura dei gelsi: i
bozzoli, di cui vi si fanno copiose ricolte ^ sono assai ricercati;
Dalla parte di mezzodì estendesì una villatBj frazione di
questo comune, detta di S. Desiderio : essa ha una parrocchia
separata da quella di Galliano.
In capo air abitato della frazione di S. Desiderio sorge tin
monte ^ ove furono già una chiesa , ed un convento di bene-
DizioTU geogr. ecc. Voi. III. ai
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322 GALLIANO
dittli>ì^ che lo a})itaroiio insino al i3oo, tenipcr in cui una ter-
ribile pestilenza spopolò il luogo di Perno , i cui abitatori som*
maro no a più di tre mila.
Si crede che solamente sette persone andassero salve dall'or*
libile flagello , e che da quelle avesse origine la popolazione
che in oggi abita la villata di S. Desiderio.
Un' altra frazione di questo comune é detta la Perrona. Tro-
vasi a ponente del capo-luogo ^ e confina col capo di manda-
mento. Contiene ducento persone.
Parecchie sono le chiese di Galliano : una chiamata di. S»
Felice sta sopra un vicino b^Izo , e credesi la prima che vi
abbia servito di parrocchia, unitamente a quella di S* Pietro^
situata neir opposta parte del paese.
Un antico tempietto , sotto il titolo di Nostra Donna delle
Grazie , vedesi in sulla vecchia strada tendente ad Asti : una
chiesuola, dedicata a S. Rocco, è posta vicino all' abitato dalla
parte di mezzodì; nel di del santo titolare accorrono ad essa
tutti i Callaniesi, Sonovi due confraternite : dell' Annunziata , e
di S. Michele*
Allato del vetusto castello sta la parrocchiale. È a tre na-
vate. Ne circonda il presbitero una balaustrata di fino marmo ;
sono pure costrutti in marmo 1' aitar maggiore , ed uno dei la-
terali dedicato a Nostra Donna del Rosario. Questa chiesa, nella
quale sono eretti, alcuni benefizi, è ben fornita d' ogni maniera
di sacri arredi, e di un organo eccellente; pel $uo manteni-
mento si hanno rendite cospicue; il parroco è provveduto d' una
ricca prebenda.
Esistevi un'opera pia, eh' ebbe incomìncìamento in maggio
1767 ; essa sovviene agi' infermi poveri del paese, e provvede
eziandio a' bisogni di coloro che non puonnp procacciarsi il so-
stentamento. La fondatrice ne fu una Margherita Roetti. Le ren-
dite a questo scopo da essa lasciate vennero, col tempo, ac-
cresciute per largizioni di altri benefattori , la cui mercè sono
dotate alcune povere ed oneste fanciulle.
Finora il spio paroco, senza 1' intervento di alcuna congre-
gazione di carità, amministra i considerevoli proventi di que-
sto instituto di pubblica beneficenza.
Neil' interno del paese veggonsi gli avanzi di un' antica for-
tezza ^ le cui muraglie giungevano un tempo ad unirsi a un
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CALLUMO 3aS
castello già spettante alla prosapia de' mardiesi di Caliiano e
Murìsepgp*
Da dieci anni vi si possono fare un mercato in ogai setti^
mana, ed un' annua fiera: ma per cagione dei mercati fre-
quentatissimi tli Asti e di Moncalvo , il comune di Galliano non
potè ancor profittare di quella Real concessione.
Vi si odUivano con particolare diligenza il grano ^ e la meliga)
ma non egualmente i uiarzuoli e le viti.
Si usano i pesi e le misure del Monferrato.
Gli abitanti sono generalmente di robusta complessione , di
mente svegliata , e non poclù di essi mostrano felici disposi-
zioni alle belle arti. Il celebre pittore Moncalvo è originario
di questo luogo.
Alle occidentali falde di questo cospicuo paese, io una spe-
cie di seno apertosi dalla vicina valle di Oro detta di Fersa^
trovasi rasente la strada , ed io mezzo agli incolti pascoli
del comune , la fontana denominata la PirenkZy oppure il Pro^
fondo di Galliano.
Solleva ella per lo passato tra il paludoso limo A un nero
pantano, del quale non fu mai possibile di misurare il solido
fondo.: la limpidità àeìV acqua lascia però ora travedervi a 70
centimetri i ruvidi e grossi sassi , dhe vi si gettarono ^ onde
eostrurvi una specie di tino..
Il volume deir acqua che perenne sgorga si é di 20 centi*^
metri di diametro quadrato, per cui forma- un ruscello, il
quale accresciuto da piccioli scoli di altre fonti d' acqua co-
mune, zampillanti a 4^ metri superiormente, pone tosto in giro
i molinì pei cereali detti della Pietra o dcWOlla; e diraman-
dosi quindi in varie guise a riempiere grandi fosse , nelle quali
i possidenti di Galliano macerano la loro canape, mette poi
foce nel torrente F'ersa ai limiti del territoiio di Gastell'alfero.
Le ubertose collinette circondanti si compongono di strati
di schisto argilloso-calcareo , e di solfato di calce , ove stabi-
lironsi moke cave di gesso.
L' alveo ove placida scorre V acqua è tutto intonacato dà
belletta bianco* verdastra , con deposito di fanghi nerissimi \
lattiginosa ed impalpabile nubecola galleggia sull'onda, che in
forma di verde spuma si arresta ai margini. In> eeite estive
notti , se mai vi si approssima qualche fiaccola , non di rado
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3a4 CALLIANO
si accende un' azzurra fiamma^ che tremola qua e là risplende^
spandendosi all' intorno , massime in sulla sera , un intenso
odore di uova fracide.
L' egregio medico G. De-Rolandis scrisse, non é guari , un
cenno sopra V acqua sulfurea di Galliano da lui , da suo pa-
dre, e da altri medici riconosciuta utilissima principalmente in
molte alFezioni della cute: per sua cura ne venne fatta un' ac-
curata e completa analisi dall' esimio chimico Antonio Giordano
nel 1834, che fu pubblicata nel repertorio medico- chirurgico.
Si dà qui il complesso di questo esame analitico, da cui ri-
fuliò che cinque libbre di essa contengono le sostanze seguenti
nelle proporzioni di
I. Gaz acido idrosolforico Pollici cub. i3 00
a. Gaz acido carbonico » io i5
3. Gaz azoto » io 60
4* Carbonato di calce Grani 36 00
5. Bi-carbonato di magnesia » t6 00
6. Solfato di calce » 69 00
7. Solfato di allumina » 4 00
8* ' id, di magnesia » 6 00
9. Muriato di magnesia » 1 1 o5
10. id, di ferro » 4 '9
11. Nitrato di potassa » 12 00
la. Silice » 6 00
Materia organica, tracce inestimabili » o 00
Grani i55 00
Cenni storici. Questa terra colP antico suo nome di Castrum
CadeUianum è SLCceanaià in una carta (996) di concambio tra il
▼escovo Pietro d'Asti ed Ermengarda figliuola d'Anselmo, fi-
glio del grande Aleramo, insieme con Amelgauso marito di lei.
Il raccorciato nome di Callianum già vedesi in una carta dì
permuta del io34 tra l' abate di Nonantola ed il conte di
xPombia : e cosi pure in un diploma del 1041 ^ ov' è nominata
la' chiesa di S. Maria dt Grana dal vicino torrente di tale
denominazione.
Federico I con diploma del 1164 confermonne il poMedi--
mento al marcheye Guglielmo lY di Monferrato,
N. ■
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GALLIANO 3a5
O luogo di Galliano è pure nomiiiato in un diploma dello
stesso Federico in favore della chiesa di Torino nel iiSg , ed
in un altro anteriore di Enrico IV del io4i in favore del ve^
scovo d' Asti.
Nel 1 1 94 era signor di Galliano un Arrigo , che col conte
di Biandrate Raniero, e coi magnati del marchese Bonifacio
di Monferrato giurò per esso al parlamento di Pontestura di
accondiscendere al giudicato dei Milanesi , e degli alleati per
la pace sua con Alessandria, Asti e Vercelli.
Nel tempo della prigionia del marchese Guglielmo VII, i
Gallianesi furono indotti dal danaro degli Astigiani a loro ce-
dere il castello e la villa. Il Ventura, ch^militava in quell'oc-
casione nomina nella sua storia i due autori del tradimento ,
che ne ricevettero il prezzò; i quali furono Bonifacino, o Fa-
cino di Cuniberto , e Facino Falzono.
Giovanni figliuolo di quel marchese , collegato col marchese
Manfredo di Saluzzo, ricuperò Galliano nel I2g4* Teodoro I,
Paleologo di lui successore, nel settembre del i3o6 giunto in
questo luogo trattovvi con Filippo principe d' Acaja , e cogli
Astigiani la pace , e la ricuperazione degli stati suoi. La qual
pace fu conchiusa in parlamento al ponte della Jlotta presso
Graziano. i
Nel parlamento di Ghivasso ( iSig) giurarono a Teodoro fe-
deltà Bertolino De FiUa , e Cicalino De Monte^ come signori
di Galliano.
L'imperatore Garlo IV ( iSSS) creando Giovanni Usuo vi-
cario imperiale gliene confermò il possedimento.
Nel i43i questo luogo fu in parte infeudato ad Antonio di
Primeglio , a Giovanni di Gasalborgone , e ad Enrichetto di
Robella: il marchese Giangiacomo lo occupò in occasione di
guerra, e lo restituì alla pace del i455.
Giacomo De FiUa degli antichi signori di questo villaggio,
che in parte ancora lo teneva , fu deputato nel i432 dal mar-
schese al consiglio di Amedeo Vili in Torino per invocarne
soccorso , ed alla vendita de' redditi di Galliano per pagarne
il presidio di Savoja.
Lo ebbero quindi con titolo di marchesato insieme coi cont\
di. Gocconato i Gratella d' Asti venuti al servizio di« que' mar-
chesi , e stabilitisi in Gasale: di essi fu Guidetto consigliere di
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S%6 CALONA
Ciovaniìi II nel i343 ; Alessandro prendente del senato di Ca-^
sale -, i cavalieri di Malta Ardkufto aei i546, 'Giovanni Matteo
nel i5Sg , e Giovanni Battista nel iSgo.
La marchesa Margherita Paleologa duchessa di Mantova lo
fendette poi a Vespasiano Boba , che lo tenne con titolo mar-
chionale: da ultimo lo ebbero gli Scotia,
Galliano 1* anno 1681 fu gravemente danneggiato dalle truppe
{rancóri.
Popolazione 25oo.
* GALOGNA ( Colonia )) com. tiel mand. di Lesa, prov. di
Pallanza, dioc. e div. di Novara. Dipende dal senato di Piem.,
vice-intend. prefett. ipot. di Paltànza , insio. di Arona , posta
ili Belgirate.
È situato in montagna. Guarda levante. Lo compongono po^
qbi e meschini abiturì.
Vi seqpeggiano tre vie : una 9 dal lato orientale , conduce a
Belgirate ; un' altra , da mezzodì ^ mette a Comnago ; la terza y
da tramontana^ scorge a Stropino e Magogntno.
Da questi paesi Galogna è discosto un miglio e meteo circa,
e miglia sette da Pallanza.
11 torrente Pianezza fQrniato dalle acque di ruscelli che na-r
scono in questo territorio , dopo averne bagnate le praterie ,
va a metter foce nel Verbano. Non evvi alcun ponte per tra-r
gittarlo.
Una chiesa sotto il titolo di S. Bartolommeo, statavi edificata
nel 1802 , fu eretta in parrocchia nel i83o.
Esistevi un'oratorio campestre sotto l'invocazione di santa
Cristina.
Il piccolo cimiterio è attiguo alla parroechiale. Fu costrutto
nel 181 9.
Vi si fanno scarse ricolte di segale, patate, castagne ed uve.
Si mantiene una considerevole quantità di bestie bovine e
di pecore, alle quali si dà ricovero in capannuccie coperte di
paglia.
Pesi e monete di Milano.
I terrazzani sono per lo più di debile complessione e di
mente poco svegliati».
Popolazione i65.
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CALOSSO 3^7
GALOSSO (Calossum) ^ com. nel inand. di Caoelli, prov. e
dioc d' Asti, div. d' Alessandria. Dipende dal senato di Piem. ,
intend. prefett. ipot. d' Asti y insLn. di Mombercelli , posta di
CanelH.
Giace a scirocco. È discosto due miglia da Candii, e nove
da Asti. La sua via comunale , da maestro , tende a Costigliole,
e indi mette nella strada provinciale d'Acqui.
U ton-ente Tinella vi si tragitta sur un ponte di legno.
La parrocchia é sotto il patrocinio di S. Martino vescovo e
confessore. La principal festa del villaggio si fa in Onore del
beato Alessandro Saoli nella prima domenica dopo l'ondici di
ottobre.
Evvi un' opera pia stata fondata dall' abate Fogliati che fa
paroco di questo luogo. Le rendite di essa valgono a soccorrere
i mendici, e a dotare povere ed oneste fanciulle.
Le produzioni territoriali sono : frumento , meliga , legumi ,
uve nere e bianche in qualche abbondanza.
Pesi, misure e monete di Piemonte.
Gli abitanti sono robusti ed industriosi.
Cenni sioricL Calossa fa luogo principale dell' antica signo-
ria di Acquosana che dipendeva da' marchesi di Busca. I ^rimi'
castellani, o signori, che detti erano De CaUocio , si divisero
in vani rami, come De' Mantraci, De' Pupini ecc.
Dopo aver eglino sottomesso il castello , e la terra al co-
mune d'Asti nel 1203, associaronsi alla signoria de' gentiluo-
mini di questa città: e siccome gli astigiani feudi er&no pure
femminei , cosi Calosso passò per via di dt>nne a parecchie no-r
bili astesi famiglie. Di queste furono i signori di Castellinaldo ,
i Boschi consignpri di Agliano , i Cedrati nobili albeti , e
quindi i Bertaldi, i Delia-Porta, i Cdisseni, ed i Pelletti cOusi-
gnorì di Burio, investiti tutti da quel comune.
I Bertaldi ebbero un Roberto appellato Rossetto , che con
Ottina moglie di Robaldo nel i!2i7 cedetteio allo stesso co-
mune la loro parte di Calosso: Giovanni che l'anno dopò acqui-
stò dal marchese di Busca il castello della Rocchetta, cui Oberto
di lui figliuolo vendette nel ia8o: Freulo consigliere del co-
mune nel 12649 Roberto, Rosso, Baldracco, e Giacomo con-
siglicri nel 1276.
Ma Roberto e Micolino 1' anno 1^10 furono scacciati da Asti
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3^8 CALOSSO
dai Solari, siccome de' più animosi ghibellini, e diroccate Ten-
nero le loro case, e pigliata gran parte dei loro beni. Anzi
perchè contro i capitoli stabiliti col conte Amedeo di Savoja ,
e co» Filippo principe d'Acaja allora capitaneo d'Asti non vollero
restituire la rocca di Masio, ritenendola per conto de' Castelli,
questo principe venne in tanto sdegno, che li fece dipìngere
capovolti sulle porte della città. ^
Da quel tempo i Bertaldi dicaddero ; ma non cosi che più
feudi ancora non ritenessero; perocché nel i384 possedevano
Bubbio e Monastero nell'Acquese , cui Bonifacio nel suo testa-
inento di quelj' anno permette a Roberti no suo figlio di alie-
nare agli Scarampi dei Cairo. Cosi nel 14^0 si trovano appa-
rentati cogli Asìnari , e con altri gentiluomini astigiani.
De' Cerrati furono Robaldo consigliere d' Alba nel 1198 , il
quale sei anni dopo giurava per questa città la tregua con
A!»ti : Guglielmo , e Fulcone consiglieri nominati nel trattato
di pace del 1228 fra i due comuni, mentre era consignore di
Calosso un Oggeror Guidone eletto arbitro con titolo di Si-
gnore nel i25i tra Savigliano e Lavaldigi: Vernerò accennato
con tltqlo dj consigliere nella lega del 1^40 tra Alba e Cuneo,
mentile di quest' ultimo comune era capitaneo Rinaldo.
Paolo, chiarissimo poeta latino, dettò tre libri in versi De Vir^
giniiatey che furono ammirati per facilità virgiliana, edmiepita-f
lamio per le nozze di Guglieliiio Paleolo^o con Anna d'Aleii^on.
(V. Alba): Giovanni Vincenzo giureconsulto assai chiaro, i cui
consigli vennero stampati in una pregiata raccolta di consigli
legali. Quelito casato mancò nel sepolo xvn,
I nobili Delia-Porta furono consignori di Calosso nel 1^20.
Ebbero innanzi a questo tempo in Asti le prime onoranze. Gir
ribaldo nel 1188 eravi console di giustizia; Alberto nel i.ao4y
e Simbono nel 1221 vi erano consiglieri. Andrea, Bartolom-
meo. Marco ed Odone insieme con Agnese vendette! o Calosso
ad Asti nel 1245. Scapino ne fu consigliere l'anno 1276; Gu-
glielmo e Giacomo lo furono quattordici anni dopo: a costoro
succedettero altri della stessa prosapia , che di questa citta fu-
rono consoli, rettori , decurioni.
Fiorirono in altre parti del Piemonte antichi noblH Delia-Porta,
massime in Vercelli, e nel contado di Casteilainonte, dei quali non
fu comune la provenienza: si farà cenno di loro al proprio luogo.
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CAtTIGNAGA 329
Da questi casati passò Calosso a' Rotarli o Roeri, consignori
di Mpnteacuto o Monteu^ e di Santo Stefano, i quali lo pos-
sedettero dappoi con titolo comitale.
Il beato Alessandro Sauli vescovo di Pavia terminò la sua
mortale carriera in questo villaggio , ov' erasi condotto per vi-
sitare quella parte della sua dioce.si. La cauiera del castello,
•spettante al marchese di Roero-Cortanze , nella quale a' di un<f^
dici di ott bre del i5gi mori il venerabile prelato , venne po^
scia convertita in pubblico oratorio , nel quale si legge la se-
guente iscri?^ione:
T£N . ALEXANDER . SiVLIVS . EPISCOPVS . PP
IN • VISITATIONE . DIOECESANA . ELABOBAHS
AB • HAC . AVLA .AD.. COELVM . EVOLA VlT
ARNO • 1592 . DIE . H.* . OCTODRIS
GVIVS • BEI . MBMOBIAM . EXPBIMENDAM . CVRAVIT
LAVEEirriVa . TBOTTVS . ABCHlEPiSCOf VS . EPISCOPVS . PP
IR . ACTV . SVAE . VISITATIORIS . ARNO . l683 . DIE. . P.* . 7.BBIS
YT . VARpEW . ATtAM . A . D . MARCHIORE . DE . ROTABllS
BVIVS . OPPIDI . COMITE . . DECOBATAM
HOC . MORVMERTO . QVOQVE . REDOEBET
VERERABIUSM
Popolazione 2173.
* CALTIGNAGA (Cahiniaca) , com. nel mand. di Momo,prov.
dloc. div. di Novara. Dipende dal senato di Plein, j intend.
■ gen. prefett. ipot. di Novara, insin. d'Oleggio, posta di Momo.
Fu ima delle terre da Galeazzo Visconti signor di Milano
lirsa e distrutta per allontanare da quel paese le feroci ma-i
snade inglesi al servìzio del marchese di Monferrato.
Lo ebbero in feudo insieme con Isarno, Codemonte , e So-
lagna i conti Bertrami di Milano.
Sta sulla via provinciale, che da Novara mette a Borgomanero ,.
in distanza di tre miglia di Piemonte da Novara e da Momo.
Da levante vi passa il torrente Terdoppio, e da ponente il
fiume Agogna.
Evvi una pubblica scuola elementare di lettura, scrittura, ^
ed aritmetica.
11 vecchio castello di questo luogo già munito di torri , e
circondato di fosse é di presente ridotto ad usp di magazzini,
f di private abitazioni*
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33o CALUSO
La parrocchiale, sotto l'invocazione di N. D. Assunta in cielo,
é governata da un sacerdote , che vi ha il titolo di prefetto; è
matrice di tutto il vicariato , che estendesi sino a M<mio in-
clusiva mente.
I prodotti del territorio sono : fromento , riso , meliga , se-
gale , uve j noci , canapa , lino , e poco bestiame : vi abbonda
la legna da bruciare : i cacciatori vi trovano molte anitre sel-
vatiche, beccaccie, pernici e lepri.
Pesi, misure, e monete novaresi.
Gli abitanti sono mezzanamente robusti.
Attendono pressoché tutti all'agricoltura.
Popolazione 5io.
CALUSO {Calusiuin)f capo-luogo di mandamento nella prov,
e dioc. d'Ivrea , div. di Torino. Dipende dal senato di Piem.,
intend. prefelt. ipot. d' Ivrea , insin . di Strambino. Ha la
giudicatura, l'ufficio di posta delle lettere, ed una stazione di
cavalli in posta.
Gli sono unite le frazioni di Rodallo , Vallo, Are, e Ca-
rolina.
Come capo di mandamento ha soggetti i seguenti villaggi : Baro-*
ne ^ Candìa , Mazze, Montalenghe, ed Orio.
La parrocchiale è arcipretura sotto il titolo de' s$. martiri
Calocero , e Andrea apostolo. £ssa é antica , ed ha un cam-^
panile molto elevato.
Sulla cima d'un vicino balso eravi anticamente una fortez-
sa , dì cui stanno ancora in pi^ due alte muraglie a ponente
e settentrione ; le quali sono di tanta spessita , che sovr'esse
camminar potrebbero comodamente due cavalli di fronte.
Vi sorge a tramontana una collina feracissima di viti.
II paese è intersecato dalla via provinciale che da Torino
conduce ad Ivrea. È distante otto miglia dal suo capo di pro-
vincia , e quindici dalla capitale.
Nel i54o ebbe vi stanza un corpo di truppe francesi sotto il
comando del maresciallo Brissac , il quale vi fece derivare dal-
l'Orco l'esistente canale , che attraversa Caluso ed il suo ter-
ritorio.
Vi esistono anche due confraiernitc e quattro piccole
chiese.
Non evvi villaggio in Piemonte ^ in cui facciasi con tanta
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CALUSO 33 1
pompa come in Caluso la processione del Corpus Domiu): cbé
quivi le coDti^ade, per ov'essa dee passare, sono tutte coperte
di ampie tele , e coperte si veggono di ricchi tappeti e dì be-
gli arazzi le pareti esterne di tutte le case.
Yi sono degni di riguardo Hr palazzo e gli attigui , giar£i&i
spettanti al conte della Trinità.
£tvì un collegio , nel quale s'insegna fino alla reltorìca ^
cento alunni. Bellissima è la sua positnra. Gli è unito un vasto
giardino.
Frequentissima di, gente è sempre la fiera detta di S. tVico<'
lao , che si fa in questo capo di mandamento : essa dura Ut
giorni ; e se il tempo lo acconsente j anche tutta una set-*
timana.
I prodotti del territorio sodo : ftomento , segale , meliga ,
uve , e frutta di ogni qualità.
Un bosco di 5oo e più giornate é proprio della comunità,
S'v mantengono molte bestie bovine , e molti tavatti.
Caluso è rinomato per la copia e la squisita bontà de' suoi
vini, che , massime i bianchi , ti si fanno con particolarissima
cura.
Quivi passa la diligenza che du Torìtio mette ad Ivrea e vi- .
ce versa.
Gli abitanti sono 'robusti , e quasi tutti applicati ai lavori
della campagna.
Popolazione 56o.
Cenni storicL Caluso fu nobile e fòrte borgo de' signori del
Canavese , discendenti da quel f^ido rfc' CanayisiOj che tedesl
sottoscritto al diploma di Arrigo IV del mi in favor di To-
rino in un con Raniero marchese di Monferrato , con Alberto
}I di Biatidrate , e con Manfredo di Romagnanò.
Dacché sì divisero que' signori in due rami principali di YaU
perga e di S. Martino , rimase Caluso sotto la giurisdiziotie
dei primi.
Venne quindi per via di maritaggi a' conti di Blahdrate, sottu
i quali eranvi castellani , di cui in un contratto del 1124 tra
Federico II imperatore y e Guglielmo di Monferrato si legge -.
9 ut tenent castellwn de Calugine* Di costoro fu Contado Lungo
eziandio signore di Settimo Torinese y del quale si fa cenno
nel trattato di alleanza conchiuso nel 1229 tra il comune
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33» CALUSO
dlvrea da una parte, e dall'altra il marchese di Monferrato,
Goffredo di Biandrate , ed i conti del Canavese coi loro ca-
stellani.
Intanto i vescovi d'Ivrea , die dopo Testinzione di quegli
ultimi inaicliesi ebbero da^li iinj.eratori la teui|.orule (-iuri-
sdiz'.one sopra il contado, per coiiservaruela, suii'euduto aveano
nel 1337 6**^" parte di quo! le terre al marchese di Monfer-
rato, di cui M ha il vassallaggio alla chiesa d'Ivrea rei ia44*
Era il territorio suo in quel tempo per coltura cosi ferace,
che le biade raccoltevi in una sola annata bastavano , al dir
dell' Azario, per dieci anni al bisogno degli abitanti.
li tragico 6ae del marchese Guglielmo di Monferrato che
gli Alessandrini fecero morir di stento nella loro città Tanno
1390, die luogo a' gravi moti de' Guelfi nella Lombardia, nel
Monferrato , in Piemonte , e nel Canavese ; perocché era egU
grande capo della parte ghibellina nelle dette contrade : onde
avvennero quelle lu ighe , e feroci guerre, delle quali cantòi
rAli^hieri nel 7.^ del Purgatorio :
Quel che più basso tra costor s'atterra
Guardando in suso e Guglielmo marchese ,
Per cui Alessandria e la sua guerra
fa. pianger Monferrato e '1 Canavese.
F'. Alessandria , Acqui , Asti.
Nel Piemonte capo di Guelfi era il principe d'Acaja , it
quale eccitato d^ai Guelfi del Canavese occupò la gro>sa terra
di Caluso per cambio di altre terre in Piemonte fattone col
signore di essa che era un conte di Biandrate.
In Caluso non esisteva in allora un solo Guelfo ; ma con
tanta benignità si adoperò il principe verso i Calusini, ch'eglino
^utti divennero Guelfi, e lo ajutarono a circondate di forti
muraglie l'occupato hor^o. Lo ricuperarono i liiarchesi di Mon-
ferrato , e d.tf.ttto nel iSao un Uberto signore di Caluso in-
terviene al parlamento di Chivasso come vassallo di quelli.
Sottrattosi di bel nuovo questo luo^o dall'ubbidienza loro, il
marchese Giovanni profittando delle discordie insoite fra i conti
di Valperga Ghibellini, e qu^' di S. Martino Guelfi, Io riacquistò
(1339) ^^^ ^'^^^ ^^''^^ > ^^ ottenne che Cai lo lY imperatore
con diploma del i355 gliene confermasse il possedimento. Per-
dutolo di nuovo, in giugno del i363 porto^si ad invadere il
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CALUSO 333
Canavese con trecento Barbute , o cavalieri coperti il capo d'el-
metti y e venne sopra Caluso con animo risoluto di averlo ad
ogni costo-, loccbè non avendo egli potuto conseguire, fé' re-^
cidere le biade, ed atterrare tutti i vigneti del territorio. Tor-
natovi un'altra volta, perché i Calusini , suoi infensi nemici^
recavano molti danni a Chivasso ed alle vicine terre , vi trovò
già fatte all'intorno le seconde ricolte , e seppe , che dentro il
paese erasi raccolto il fiore della parte Guelfa venutovi da
Ivrea, e da tutto il Canavese»
Ivi stavano Martino de' S. Martini il più potente \ Bar-'
tolommeo signore di Strambino , e insieme con Pietro della
Strìa molti de' nobili Tacitanti d' Ivrea. £«^lino tutti ebbero
tale fidanza nel proprio valore , che , calato il ponte le-
vatojo , aprirono le porte al marchese , provocandolo ad
entrarvi. Punto egli per questo in sul vivo , e confortati in
nome di Dio e di S. Giorgio i suoi militi , entrovvi con im-»
peto grande ; ma pervenuto in sulla piazza posta nel sito più
elevato della via , che direttamente ad essa conduce , da
quella superiorità di; luogo , e dulie contrade laterali , fu
cosi gagliardamente a.<:salito che dovette retrocedere con molta
perdita de' suoi. Irritato per tale rotta , con fresche genti ar-^
mate di pavese , gettossi con gran tumulto un'altra volta nella
terra , ma funne cacciato con più danno dì prima. Pensò al^
lora di aggiunger l'arte al valore ; ed in un terzo assalto cosi
dispose i suoi , che i primi occupassero la porta col sovrap-
posto torrione, entrassero ì secondi per le vie laterali, appiC'^
cando il fuoco alle case, e i più prodi movendo per la diritta
contrada assaltassero la piazza. Accorsi di fatto in gran parte
i difensori al riparo degl'incendi , si trovarono in minor nu-
mero sulla piazza incontro all'assalto dell'ultima squadra , che
tramezzo a quelli urtando, ne li sconfisse per modo, che pochi
a mala pena ripararono nella rocca y la quale fu tostamente
circondata.
Mancando la rocca di munizioni , i più risoluti fra coloro j
ch'erano rifuggiti in essa, apertasi nella notte una muraglia,
si salvarono nella campagna , mentre le genti dell'aggressore
nel sonno immerse per la passata gozzoviglia , ne guardavano
le sole porte. 1 Guelfi^ che la fuga degli altri ignoravano , al
marchese Pindomane arresero la fortezza.
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334 CALUSO
Questo prospero avvenimento gli accrebbe nel Canavese ade-
Tifati e rinouianza ; 4 tal che vepnegli fatto di aprirsi la strada
ad occupare albr« terse lungo le Alpi, e dentro le valli insino
alla Dora Ripa rìa. , Dopo tale epoca i marchesi eressero Caluso
a capo dulia coi^tea di questo nouie.
Già dal principio di quel secolo i Conti di Savoja erano pa-
droni della città d'Ivrea , e dal suo contado , allorché Amedeo
YIII nel 1393 venuto d'oltrementi con grosso esercito, tentò,
col favor di un borghese per nome Giacomo Cossato , d'inipa-
dronirsene ; ma per quella volta gli andò a vuoto l'impresa.
L' ebbe' finalmente per trattato dal marchese Gian Giacomo
nel 1435.
Sotto i Duchi di Savoja Caluso dai conti di Valperga passò
per contratto di noóe a Gherardo Scaglia di Biella conte di
Terrua , e signore di altri feudi , il quale ebbelo con titolo di
marchesato ver^o il fine di quel secolo.
Sul principio del ivu , Alessandro de' signori D' Orio , Can-^
dia e Castiglione, niinor conventuale, avendo voluto fondare in
Casale patria de' suoi un convento del suo ordine, vi trovò in
que' cittadini una forte opposizione ; ma gli prestarono favore
in Caluso il marchese Scaglia e la comunità. La scelta del
luogo ritardò l'opera , che dopo la morte di lui fu eseguita dal
padre Carri casalasco col concorso delia marchesa Scaglia , del
vescovo Ceva d'Ivrea e del paroco Demorra.
Questo insigne borgo ritornò in fine al easatQ Yalperga della
linea di Masinp.
La famiglia de' MQri;a di Caluso vantò eccellenti giurecon-
sulti. /^. Chinasse.
Il casato de' Valperga ebbe a' di nostri il celeberrimo abate
di Caluso , della cui vita riferiremo le principali notizie rica-
vate dai cenni storici che ne scrisse Tabate Lodovico Aiborìo
Gattina ra di Breme.
Tommaso Valpergaiigdi Caluso, dei conti Valperga di Masino^
nacque io Torino nel 1787. Nella sua più giovanile età fu
mandato paggio del gran maestro Gerosolimitano in Malta f
d'onde passò nel collegio Naztarejio di Roma. Venutagli quivi
per sorte tra le mani una storia di Maurizio , maresciallo di
Sassonia, sentissi, egli stimolar forte da quella lettura alla glo«
ria dell'armi.
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CALUSO 335
A coDipiacere pertanto in qualche maniera cotesto iippulso,
sali nel 1754 sulle galee del re di Sardegna.
A Nizza , ove l'equipaggio avea stazione , alcuni padri ge<*>
suiti f addoccbiato un si beli' ingegno , lo riscaldarono cosi
d'amore della vita loro, da ridurlo in forse , se non avrebbe
abbracciato quell'istituto ; ma recatosi in su quelle a Toriuo ,
lo scorgervi, che già vi si era voluto dare un aspetto di feimo
proposito a una poco più che velleità , cospirò colle dissuasioni
d'un suo fratello abate nel fargli voltar consiglio: del tutto poi
fuori di quel pensiero lo portò alcuna prova felicemente su-
scitagli in quei giorni per applicare da se quel tanto > che
aveva imparato di matematica in Malta, alle scienze astro*
noniiche.
Da quello studio attinse brama d'impratichirsi delle dottrine
nautiche, e ravvisando nella impresa delle carovane una op«
portunità d impiegarsi nel servizio di mare,, si ricondusse in
Malta a darvi principio.
Si stava svernando nelle acque di Palenno , quando in sul
finire d'un assai g^jo carnevale ivi goduto, conobbe un. egregio
prete filippino , di cui Io colpirono altamente la dottrina , la
modestia, e le soavi maniere. Il tornare in patria, deportile
insegne cavalleresche , ricondursi a Napoli , e professarvi nel*
l'età sua di a4 anni il sacerdozio tra i cherici-secolari filippini ^
fu tutt'una serie di cose.
Recava egli già seco fin d'allora una dovizia di dottrine.
Quei preti lo ' destinarono ben tosto a bibliotecario , e poscia
a professore di teologia ; cessando cosi, ad onor suo, l'uso di
chiamar un estraneo a quest'ufizio.
£i venne impiegando qu^li anni nell'accumulfire un iqcre^
dibile corredp di ecclesiastica , e d'ogni propinqua erudizione,
facendo del pari procedere l'esame dei due testamenti con
quello delle cristiane tiadizioni.. Costumò ad un tempo inge->
nuamente la sua vita sull'idea della claustrale austerità., e fu
oltre ogni dire osservante del più rigoroso contegno.
Un politico accorgimento di quel governo , escludendo nel
1 768 i forastieri dalle congregazioni religiose , egli rimpatriò
nel seguente anno.
Fu veramente ammirabile il tesoro delle sue cognizioni.
Versò nelle sublimi matematiche astratte ed applicate all'astro^
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336 CALUSO
noinia , alla dottrina del tempi , ed alla navigazione. Toccò
il fondo di ogni più i^condita erudizione poliglotta , e dettò
in ispecie di coptica e di ebraica , tutte le a£Eni lingue chia-
mando in sussidio di quelle \ impareggiabile nel rintracciare là
più astrusa genesi delle voci orientali , e in ricondurlé alle
materne radici. Sparse grandi lumi di filologia greca e latina,
fecondi d'ogni più arcana erudizione. Raccolse molte preziose
osservazioni , e pratici avvedimenti sfuggiti ai tanti precettori
di poetica italiana, e ne formò tre sugosi, giovevolissimi libri.
Fu modello di critica nel narrare di storia letteraria. Scherzò
con classica festività colla musa epico-comica \ e destò frequenti
suoni dalla lira e dalla tibia latina e toscana : il suo cai me
italiano è maestro talvolta di profonda sapienza ; e ovidiane
sono veramente quelle lagrime , onde Turna cosparse di tal
donna , che , sebben destinata a molti omaggi dalla regal sua
fortuna , sembrò , che tutti se li attraesse cogli squisit-ssimi
pregi suoi. Dei versi greci di Tommaso di Cai uso , ^li stam-
pati sono i più pochi. Le lettere francesi , spagnuole ed inglesi
niun carattere vantano coi»i indigeno , niuna cosi propria loro
bellezza, di cui non avesse un pieno discernimento. Serbò per
l'ultimo stadio di sua carriera , e come a corona di tanti par-
ticolari lavori ed insegnamenti , un'opera di razionale filosofia,
in lingua francese , monumento della più rigorosa e robusta
metafisica.
Fluirono i giorni suoi nella dolcezza della più schietta ami-
cizia. Oltre alia compagnia de' suoi cari, che la comune patria
adunava , egli andò, sino all'ultimo, quegli altri ricercando
che vivevano in terra straniera. Più di tiitto lo allettò in ogni
teuipo a frequenti viaggi quello strettissimo suo e celebre af-
fetto per Alfieri , che ebbe i suoi princtpii nell'anno 1772 iti
Lisbona. « Epoca sempre memorab.le e caia , dice ti ^ran tra-
gico , per avervi io imparalo a conoscere l'abate Tommaso
di Caluso «.
Dolce a chi legge la vita del Sofocle nostro, è quel frequentò
trovarvi il nome del Caluso non mai disgiunto dagli epiteti di
carissimo , d* uom unico , d'ottimo degli uomini , d' incom-
parabile.
L'abate di Caluso volontieri associò la propria fama a quella
dell'accademia delle scienze 5 della cui gloria fu intrepido prcM
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CALVIGNANO 33^
pugnatore ne' inen prosperi destìni di lei. Associoìla non mcDO
air università di Torino , e mostrò quanto affetto avesse per lei ,
chiamandola erede di tulta la esimia suppellettile di libri e mano-
scritti orientali, ch'era parto della doviziosissima sua bibfìoteca.
La copia delle idee che gli si affollavano in sul principio del
discòrso , e ad un tempo la precauzione di tutte ordinarle nel
modo il più efficace , ne ritardavano dapprima la fluidezza ;
ma tosto succedevansi con luminoso incatenamento le sentenze,
e questo aveva di fruttuoso e di mirabile la parola di lui, che
uno si credeva in udirlo poco mén che sollevato ad uguale
intelligenza.
Equanime , temperantissinio godè sempre di tutto il suo vi-
gore ) e non fu veduta mai una p!:ù- fiorente vecchiezza , e che
promettesse più felice longevità oltre gli anni ; in cui cadde
mortalmente infermo. Appena ebbe riconosciuta l'insistenza
della febbre in questa gagliarda malattia di soli sette giorni ,
che fu la seconda in tutta la sua vita , volle esset munito di
tutti i conforti della religionei Ringraziò Iddio del lungo, tran-
quillo , ed onorato corso concedutogli^ trasparendogli dal Volto
la letizia della dignitosa e netta coscienza.
Mori in Torino il primo d'^aprile dell'anno j8i5, nell'età
d'anni 77, giorni io. *
Fu presideate della classe di scienze nell'àccaden^ia :di scienze
e lettere di Torino, professoi^e di lingue orientali, direttore
dell'osservatorio astronomico e membro del gran consiglio iii
questa università ; fu della società italiana , dell'accademia
tiberina, pastor arcade, corrispondente «all'istituto dH Francia,
e membro della legion d'onore, t
Per le pubbliche esequie di lui vennero dal celebre Vernazta
dettate iscrizioni belìissirnij , e piene di' verità *, una delle quali
giova qui riportare, affinchè meglio si sappia qual fosse Tanimo
dell'immortale Cai uso.
lENITATIS . ET MISEàlCOBDlAB . PARTSS . ÈGIt . LlBENTBB
. . OMNIA . ET . LEPOS . ET . HVXANrrAS
ET . INNOGENTIA . ET . VITAE . OIGNITAS . DECÒBABAT
. * CÀLVIGISANO (Calnnianum)^ com. nd mand; di MohtattOj
prov. di Voghera , dioc^ di Tortmia , dit. di Alessandria. Di-^
pende dal senato di ^icm» ,1 intenda prefett. ipot; di Voghe-<
ra , insin. e posta di Gasteggio.
Dizioru s^ogr. ecc. Voi. III.- a:*
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338 CALVISIO
Fu contado posseduto dal Faatonì di Pavia , e dai Masio di
Possano.
Due vie attraversano questo codiane ^ una nella direzfone da
levante a ponente divide il territorio quasi per metà y e conduce
sul dosso della sua collina: l'altra da meszodi a tramontana scorge
al monte Geresino , o Cesarino. La prima via mette a Montalto
discosto un miglia e mezzo , ed a Gasteggio lontano tre miglia.
Vi passa , dirigendosi da levante a ponente, il torrente Chiara
che ha foce nel Po.
U monte Cesarino é tutto coperto di roveri, dì altre piante
d'alto fusto , e soprattutto di castagni.
Sulla sua cima esisteva nei tempi andati una chiesa con at-
tiguo romitorio , di cui 9Ì scopersero le regolari fondamenta in
occasione che il conte Fantoni di Pavia fece costrurre m quel
luogo una deliziosa villuccia.
La parrocchia é consecrata a s. Martino* Il paroco gode un
supplemento di congrua di lire 239.
I prodotti territoriali sono fromento, meliga , legumi , uve/
fieno, canapa, castagne, foglia di gelsi, buone frutta di varie
specie , e legna iM da costruzione.
II terreno coltivata è di ettari 4^1 , quello sterile ed incolto
di ettari 5a , le foreste particolari occupano lo spazio di ettari
aoo , le pi^ludi , gli itagni ed i torrenti quello di 1^.
Dalla legna d^ costruzione ricavavasi ogni anno la somma'
di lire 3oo, da quella da bruciare i33o.' Si fanno 'jSo etto-*
lltii di vino. Gli abitanti traggono pure un guadagno d!ai
tartufi e dai funghi, di che abbonda il territorio.
Mantengono da 64 buoi , e «n plccio) nùmero di vacche ,
montoni, pecore e mapli.
Sono eglino robusti^ e quasi tutti aq[>plicati ai lavora campestii.
Popolazione 3oo.
* CALVISIO {Calvisìum)^ com. nel raand.di Finale, prov^
d' Albenga , dioc. di Savona , div. di Genova. Dipende dal se-
nato di Genova, vice-intend. d' Albenga , prefett. insin. ipot. e
po*sta di Finale.
È situato parte in collina e parte in pianura, alla distenza
di un mìglio dal mare, verso Giovo, e di 16 miglia da Al-
benga. Sono frazioni , o quartieri di questo comune Verzi ,
Bricco, Costa, Cremata vecchia, Fiumara , Buonviaggio.
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CALVISIO 33^
Vi passa la strada corouDale^ che da Giovo conduce a Scrìal-
pta e Final^mariiui.
Il torrente Sciusa ne attraversa il territorio: esso ba le
fonti verso .il luogo di Perti, non gli soprastà che un solo
ponte: le sue acque non sono feconde di pesci: mette foce nel
mare.
La vìa che guida ai monti denominati di S. Bernardino,
Tolla Vareginà, Bricco della Croce, Legnerìo, Connei e Punei,
si può praticare col carri fino alle loro sommità : ina quella i
che mette a Rocca di Corno , Bricco degli Uccelli , e Rocca
Stisera, non é che un sentiero molto disastroso.
Ti esìstono due fornaci da calce: una nel sito detto Bricco,
«la quale è da gran tempo negletta-, 1' altra è posta nel luogo
denominato Punei: in questa si lavora due volte nelPanno.
Il quartiere di Versi prima del i8o5 era separato dal co-
inune di Calvisid.
Vi sono due chiese parrocchiali ; una sotto V invòcatione di
S. Cipriano; l'altra sotto quella di S. Gennaro.
La prima e antica, ed abbisogna di non poche riparazioni :
nella seconda di forma ovale , adorna di marmi , e ben prov-
vista di arredi sacri, nel i8lg vennero costrutti T aitar mag-
giore ed il coro.
Il nome di Càlvisio proviene dal inonté Calvo. ì primi abi^
tatori di esso cominciarono a fabbricare le loro case verso la
metà di quel monte , ò colle , chiamandolo Cremata, d' oifie
gli venne il sopranome di Lacrimata.
Dalla parte che tende a Giovo sorge la collina detta la Punei,
parie coltivata a campi, e parte coperta di elei e di pini.
La strada che Tattraversa é. della grandezza d'un metro circa*
èssa , dipartendosi da Giovo , conduce al comune dì Magnone,
ed alle Tagliate: indi passando alle Mallate métte in Piemonte,
Questa via che anticamente appellavaisi Ponti, corre kingo ìì
territorio di Calvìsio in quella parte, ove incoiitrasi il torrente
Ponei, valicato da due antichissimi ponti di pietre quadrate,
distanti mezz'ora di cammino 1' uno dall' altro : sono essi an-
cora ai di nostri degni di osservazione pel* la loro struttura e
solidità.
Questo torrente non trovasi mai privo d' acqua , èssendo di con-
tinuo àlimenftalo da due i^vi che sc*tu#iscòno dai Aionli vìéiin:
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34o CAMAGNA
Sotto il primo dei detti ponti vedasi una iscrizione già cosi
corrosa dal tempo , che appena vi si conosce essere stata ivi
posta dopo il mille.
Sonovi tre cartiere: nella prima, durante otto mesi dell'anbo,
si fa carta 6na , mezzana , e straccia : nelle altre due non fiissi
che carta straccia durante quattro mesi dell' anno. In ciascuna
di queste fabbriche non vengono occupate che 4 ^ ^ persone.
Si veggono in Calvisio due palazzi : uno adorno di belle pit^
ture e di marmi appartiene al conte Oe-Ferrari di Final-ma-
rina : r altro eziandio pregevole per la vastità delle sue ca-
mere , e pei comodi che offre , spetta al commendalore Borea
Ricci d' Albenga.
Nel territorio di Calvisio si mantengono pochissime bestie .
bovine.
^La ricchezza più considerevole di questo comune proviene
dall' olio e dal vino. L' annuale prodotto dell' olio é appros-
simativamente di 600 barili, e di 3ooo quello del vino. ^
Le altre territoriali produzioni non bastano che per due terzi
dell' anno ai bisogni dei terrazzani.
La quarta parte delle terre di Calvisio è copèrta di selve.
I pesi e le misure vi sono ragguagliate a quelle di Genova.
Popolazione 52i.
* CAMAGNA {Camfigna ù Camania Monferratenfium) ^ com.
nel mand. di Vignale, prov. e dioc. di Casale, div. di Alessan-'
dria. Dipende dal senato di Piem. , intend. prefett ipot po-
sta di Casale , insin. di Occimiano.
G^rlo Magno diede questo luogo col suo territorio ed altri
molti nel Monferrato ai canoniti di S. Martino di Tours : e
Carlo il Grosso con diploma dell' 887 loro confermò quelle
donazioni.
Federico I donavalo a Guglielmo di Monferrato nel 1 164 ;
e quella donazione era da Carlo IV <ionferniata nel ^65.
Fra i primi castellani o signori di Camagna trovasi un No*
r^ndo Sannazario nel 1220 , cosi appellato dal luogo di S* Naz-
zario nel Pavese, di cui era anche padrone: questi lo ven-
dette poscia ai signori di Lignano suoi nipoti. *
Dal parlamento che il marchese Teodoro I tenne in Chivassa
l'hanno iSig.si rileva, che i signori e gli uomini di Camagna
vi vennero obbligati a fornire uh milite all' esercito.
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CAMAGNA 341
Francesco dì Cotignola , cajpitano del daca Filippo Visconti ,
mentre fra questo Duca e il marchese Gian Giacomo di Mon-
ferrato ardeva la guerra nel 1431, pigliò e diede al sacco Ca-
magna ed altre vicine terre : essa per altro venne restituita
quattr' anni dopo nella pace di Torino a mediazione del co-
gnato di lui Amedeo YIII Duca di Savoja. Dopo questo trat-
tato fu di bel nuovo e meglio fortificata da Ludovico di Sa-
lu2zo.
Questa terra appartenne ai conti di Yalperga, poscia ai Boba ,
quindi con titolo di marchesato ai Sannazzari ed ai Grisella.
L' unica via comunale di Gamagna è situata a ponente , e
mette a Gasale, da cui è-7 miglia discosto.
Yi corrono due torrenti chiamati uno il Grana, e 1' altro il
Rotaldo: le loro acque danno moto a parecchi molini.
La parrocchiale è sotto V invocazione di S. Eusebio.
Un' opera pia , chiamata Debemardi dal nome del suo fon^
datore , vi ha rendite destinate a dotare povere ed oneste fi-
glie del paese.
Il principate prodotto del territorio è queHo dell' uve : che
1200 giornate feraci di bei vigneti forniscono in ogni anno
approssimativamente 5ooo brente di vino, cui gli abitanti ven-
dono in Casale, Yercelli e Torino,
Pesi e misure del Monferrato.
Popolazione i65o.
* CAMAGNA {Camagnay o Ctanania Canapitientium) ^ com.
nel mand. di Rivara , prov. dioc. e div. di Torino. Dipende dal
senato di Pieln. , intend. gen. prefett. ipot. di Torino , insin.
di Rivara, posta di Rivarolo.
I primi signori dell' antico castello di Camagna , che si co-
noscano, eran di gente Lombarda, e tenevano pure i castelli
di Azeglio, di Corio, della Rocca e di Barbania.
Di costoro un Yiberto, o Guiberto , figliuolo di Corrado, fu
abate di S. Benigno di Frutluaria: ad esso il sommo ponte-
fice Urbano 11 , trovandosi in Asti nell' anno 1089, confermò
gli antichi privilegi, e gliene concesse molti altri estesissimi.
Queir abbate di S. Benigno fu 1' anno dopo - creato vescovo
d' Ivrea.
Corrado figliuolo di Guidone, fratello di Guiberto, gli succedette
dapprima nell'abbazia, e quindi nel vescovado Tanno 1097.
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34a CAMAGNA
Furon eglino vassalli de' primi conti del Canavese ; mancati
i quali i conti di Valperga che n'erano il primo ramo, riu-
piroQo al diretto anche l'utile dominio di Camagna.
Questo piccolo villaggio è discosto un quinto di miglio dal
suo capo di mandamento; piacevole è la sua giacitura. Lo cir-
condano fecondi vigneti.
Quattro ne sono le comunali' vie; una, da levante, conduce
a Pertusio , quindi a Yalperga , ed al borgo di Cuorgné ; un'
altra , da mezzodì , mette a Rivara ; la terza , da ponente ,
scorge a Forno ; la quarta , da tramontana , guida a Pra-
scorsoi no.
Sui confini dei territorii di Camagna e Rivara passa il tor-
rente Yiana. Per agevolare le comunicazioni fii'a gli abitanti di
queste due comunità, si sta ricostruendo su quel torrente, a
comuni spese , un nuovo ponte di cotto , di cui diede il di-
segno il cavaliere Mosca ingegnere in capo.
Ottimi ed assai piacevoli al gusto sono i vini cui fornisconq
i feraci colli che vi stanno da levante e me«i»di.
Di poco rilievo vi sono i prodotti del beswme.
Si fanno assai buone ricolte di uve , grano, segale , meliga,
patate, castagne, noci, e di altre frutta.
La chiesa parrocchiale ^ sotto V invocazione di S. Barto-
lommeo. Nella soglia di questa chiesa vedesi una lapide stata
rinvenuta dal vivente prevosto Francesco Perino tra le ruine
del vecchio castello di Camagna. Essa è lunga ^5 oncie, larga
IO: presenta una figura umana rozzamente scolpita, in basso
rilievo, dalla testa sino al petto, sotto cui si legge la seguente
iscrizione :
CASSU
Q • p . posaA
V . A . LXV
Prima del 1800 la giustizia vi era amministrata da un pò*
desta di nomina del feudatario.
11 comune fu poi fatto dipendente dalla giudicatura di Onor-
ane: dopo il 1806 fu riunito al mandamento di Rivara.
I terrazzani sono di robusta complessione , ed applicati ai
lavoro.
Popolazione 807.
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CAMANDONA 343
* CAMANDONA ( Camandana)^ cani, nel tnancl. di Mosso,
proY. e dioc. dì Biella , div. di Torino. Dipende dal senato di
Piem., intend. prefett. ipot. e posta dì Biella, insin. di Bioglio.
Era altre volte un cantone di Bioglio ; Io ebbero in fendo
con titolo di contado i Margheri , e poscia i Marchisi.
Giace alla distanza di cinque miglia dal capo di provincia.
Vi corrono tre vie: una, comunale, da levante scorge a Mosso,
due miglia discosto ; un'altra , provinciale , da mezzodì con-
duce a Biella ^ la terza , da ponente, mette ad Andorno.
Divide questo territorio da quelli di Callabiana e Petti*
nengo il torrente Strona , su cui vi stanno tre ponti , due in
pietra , ed uno in legno.
Lo Strona scaturisce poco liinge da Camandona , ed ha foce
pel Cervo.
Vi passa il rivo denominato Anvera , che dalla parte di le*
Fante separa questo comune da quello di Veglio, e si tragitta
sur un ponte di legno. Si scarica nello Strona : nelle sue acque
trovansi alcune trote di gusto squisito.
La strada , che di qua ficcenna alla Valsesia ed agli stati
svizzeri non é praticabile , se non con bestie da soma.
Nelle selve i cacciatori yi trovano faggiani e pernici. I pro-
dotti delle mandre, alimentate dai pascoli dei vicipi monti ,
sono di qualche rilievo. Il bovino bestiame vi é soggetto al-
VemormesL Vi si raccolgono da ^o ettolitri di castagne.
Havvi una fabbrica di stoffe in lana di diverse qualità : essa
occupa di coqtinuo dodici operai. Gli abitanti fanno il commer-
cio de' loro prodotti principalmente con Biella , Ivrea, Aosta ,
e col Ducato di Savoja.
La parrocchiale è sotto il patrocinio di s. Grato: le principali fe-
ste, a cui intervengono gli abitanti delle terre vicine, vi sono quelle
di s. Grato edis.Policarpo.Si veggono in essa dipinti pregevolissimi.
La più antica chiesa di Camandona é un oratorio , che per
lungo tempo ebbe il titolo di vicaria.
Vi è tenuta in grande venerazione la rurale cappella detta
la Madonna del Mazzucco. Fra non molto vi sarà costrutto nella
prescritta distanza dall'abitato un ampio cimit^rio.
A prò de' poveri ewi una congregazione di carità. In una
pubblica scuola s'insegna a leggere e scrìvere : il maestro é
stipendiato dagli allievi.
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344 CAWASCO
Vi si vede un palaa^zo; <^i liella architettara che già' spettò
alla fomiglia Basso.
Si usai)o i p^si e le iviisure del Piemonte.
Gli abitanti di Camandona sono per lo .pia robusti , e ben
fatti della persona , singolarmente le donne.
Kssi conservano grata ricordanza della famiglia Cecidani ,
che fra loro ebbe lungo domicilio , e fu assai benemerita cosi
del comune , come della sua chiesa parrocchiale. Di quella nu-
merosa , e distinta famiglia il conte Cesare fu intendente ge-
nerale delle Finanze ; l'abate Mattia , fu canonico della catte-
drale di Torino, consultore del Re, ed elemosiniere della Regina.
Popolazione 1800.
. CA.MASCO {Camascum)^ com. nel mand. di.Varallo, dioc.
e div. di Novara , prov. di Valsesia. Dipende dal senato di
Piem. j vice-intend. prefett. in^n. ipot. e posta di Yarallo.
£ situato a tramontana. Yi passa il fiumicello denominato
Nono y valicato da un rozzo ponte in pietra di un solo arco ,
stato costrutto , or fa sessant'anni , a spese della provincia :
pasce nel monte Ranghetto, ed ha foce nel Bagnolo, fiume
di Cervarolo : abbonda di trote squisitissinie.
11 Rangbetto , ed una catena di montagne secondarie , le cui
vie non sono praticabili che a pie , e a cavallo , drcondano
questo villaggio.
Sulla cima diquel n^onte evvi una miniera del ferro , della quale
$i tentarono più volte , ma con pochissimo frutto gli scavamenti.
I balzi di questo comune sono tutti coperti di faggi , la cui
legna dagrindustriosi terrazzani è ridotta in carbone, oggetto
per essi di molto traffico. Le selve vi abbondano di selvaggiume.
Una considerabil ricchezza proviene al paese dai prodotti del
grosso e del minuto bestiame che non vi è soggetto ad alcuna
particolar malattia.
Si fanno assai copiose ricolte di biada , canapa , castagne e
noci : le quali produzioni si vendono principalmente in Varallo.
La maestosa parrocchiale, d'ordine composito, è dedicata a
s. Bernardo.
Degna di osservazione vi è la chiesetta sotto il tìtolo di N. D.
Addolorata: essa è d'ordine corinzio.
La festa del santo titolare , ^ e quella dell'Addolorata vi sì
(i^nno con dimostrazioni di vera e singolare pietà.
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CA>1BIAN0 - 345
Nella pfirroccbia si aanniraao eccelleDti quadri-, e special-
mcnle uno di s. Rocco, lavoro del celebre Tanzio: un altro
deirimmacolata Concezione y opera d'un valente pennello ro-
mano: due rappresentanti s. Pietro e s. Paolo , sono del Guaz-
zala: il quadro grande di s. Bernardo è.un capo-lavoro del Penna.
A vantaggio de* poveri vi esiste un'opera di carità.
Il cimitero , vicino al portico d'ingresso della parrocchiale, è
troppo angusto per la popolazione.
Pesi e misure della Yalsesia.
Gli abitanti sono assai robusti , di mente aperta , e d'in-r
dole buona.
Nel territorio si trovano: Ferro ossidato d^lla miniera detta
del Ranghetto.
Quarzo roseo amorfo: vicino all'abitato:
Sul fine del secolo xvm fiori un Bernardino Penna di Ca-»
masco minor riformato, che fu arcivescovo a Tangut nel Thibet;
e sul principio del secolo scorso distinguevasi Carlo Penna
pittore di chiara rinomanza.
Popolazione 44^*
* CAMBIANO ( Cambianum e Camianum) y cqìxì» nelmand.
di Cbieri , prov. dioc. e div. di Torino. Dipende dal senato di
Piera., intenda gen. prefett. ipot. di Torino , insin.e posta di
Chieri,
Giace a scirocco della capitale, discosto sette miglia da essa,
e due da Cbieri.
Sono sue frazioni i luoghi detti Suissone , Graitesca , Petto
di Cassano, Molinato , Broglia, Galli, Petto del Becco, ed
alcuni aggregati di rustiche case nei siti che chiamansi di Gia-
ietto, e Po morto.
Le campagne ne sono inafBate dal torrente Banna , che na-
sce ai confini di Yìllanuova d'Asti , e dopo un corso di nove
miglia si scarica nel Po. Non è valicalq da veiun ponte. In
tempo di dirotte pioggia straripa , e vi apporta gravi danni.
Il rivo Yalliorso , che scaturisce presso Peremo* di Torino ,
serve di confine a questo territorio dalla parte di greco ; è atf
traversato in vari siti da vecchi ponti di cotto. Dopo un corso
di tre miglia circa mette foce nel torrentello Tepicc , il quale
da levante ad ostro separa questo territorio da quello di Chieri.
Il Tepice ha le sue fonti superiormente ^al comune di Pino, e
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346 CAMBIANO
dopo uà corso eli tei miglia circa ti getta nell'alreo dell'an-
tica Banna. Quando gli abbondano le aeque vi fa girare due
moUni di tre ruote ciascuno, ed irriga molte praterìe, lasciando
sovr'esse proficui depositi, che servono di concime.
I prodotti del bestiame vi sono di poco rilievo. Considera*
bile è il guadagno cui gli abitanti ricavano dalla coltitazione
degli sparagi , e dei meloni , i quali vi rìescono di un sapore
squisito.
Dal cominciamento della primavera sino al termine dell'au-
tunno vi si raccolgono rape in grande quantità , che i villici
con molto loro profitto vendono nella capitale.
Una sorgente di prosperità in questo paese proviene da qua-
ranta pianto di filatoi poste in moto dalla forza dell'uomo per
mancanza 4i acqua* perenne : servono esse a filare e torcer^
le sete grossa , oltre una grande quantità di cotone per uso de'
fabbricanti da stoffe di simil genere. Durante l'inverno, ec|
esiandio nelle altre stagioni, quando si può riposare dai cam-
pestri lavori , più di 600 persone tra maschi e femmine sono
occupate intopip ^i predetti filatoi.
A ponente, ed a borea del comune sorgono collinette, fer-
tili di viti ed anche di noci. Le vie che ad esse conducono
$ono praticabili coi carri. A poca distanza dell'abitato , verso
ponente, evvi un rialto cou una cappella denominata Malmoo-
tea, ove i contadini scavando il teiTeno rinvennero cadaveri,
ed ossa umane. Credesi che ivi succedesse una fiera mischia
tra i tedeschi e i francesi , e che i primi , per avervi avuto la
peggio, dessero al sito il nome, ond'esso é tuttora appellato.
Due sono le principali chiese di Cambiano. La parrocchiale,
^otto l'invocazione dei ss. martiri Vincenzo ed Anastasio , è di
architettura jonica : fu costrutta nel 1740 a pubbliche spese:
l'architetto Vittone ne diede il lodato disegno. Vi è pure os-
servabile la chiesa delia confraternita dello Spirito Santo , in
essa ogni di vengono celebrati i divini misteri.
Oltre alla cappella della Madonna della Scala, esistente nella
yillata di questo nome , vi sono poco lunge dal paese tre cam-
pestri oratori.
Evvi una congregazione di carità amministrata da dodici con-
siglieri , e provveduta d'un' annua rendita di lire tremila circa,
lasciata per testamento dalla pia vedova Elisabetta Peinelli. Con'
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CAMBUNO 347
tale rendita si soccorre ai malati poveri del paese , ed a que-:
gli abitanti che o per vecchiexza, o per altre cagioni sono ina-
bili al lavoro.
Nei giorni di martedì , giovedì e sabbalp parte da Cambiano
una vettura per Torino.
Vi si fanno due annue 6ere : una alli 16 agosto, l'altra all'i
4 novembre. In ogni lunedi vi si tiene mercato per la vendita
degli erbaggi, e delle frutta.
Gli abitanti di questo paese sono di buona indole , e di me^
diocre robustezza.
Cenni storici. Cambiano sotto i marchesi di Torino era una
villa del cfaierese territorio , di cui è fatta menzione in due
carte dèi »o34, nelle quali' vengono descritti concambi di varie
corti e poderi , fatti tra l'abate di s. Silvestro di Npnantola nel
Modenese , il cui monistero molti allora ne possedeva in Pie-:
monte, ed il conte Yidone o Guido di Pombia.
Di questa terra é pur fatto cenno in una carta del io4i a
favore dei canonici di s. Giovanni di Torino , a quel tempq
chiamati di s. Salvadore.
In un grande prato del territorio di Cambiano , detto di s.
Vincenzo , presso il torrentello Tepice , Pietro di Savoja come
primogenito della piarcfaesa vedova Adelaide , assistito dalla
madre, dal vescovo Guiberto , o Cuniberto, di Torino, da' giu-
dici del sacro palazzo, e circondato da' suoi vassalli, adjasti-
iiam reddendamy oc ddiberandum nella causa del monasteri
Fruttuariense, di cui l'abate Alberto si trovò presente, tenne
un parlamento nel 1064*
Federico I Barbarossa avendp distrutta la ciftà di Chìeri nel
II 55, i signori di Cambiano concorsero a riedificarla. Non eb-
bero questi signori da principio altro titolo cheli distinguesse,
tranne quello del luogo. Un ramo di essi dapprima stabilitosi
a Chieri, si traslocò poscia in Savigliano, allorché questa città
si resse a comune , ed ivi fu ascritto tra le principali famiglie.
GiacoiTio sindaco del comune di Savigliano nel i254 intervenne
per esso all'accordo fatto coU'abate di Staffai da : Guglielmo
con titolo di signore é scrìtto testimonio al trattato di pac^
tra Cuneo ed Asti nel 1278.
Da Giacomo I nacque Adamo padre del celebre giurecon-
sulto Comotto o Giacomotto , e ài un Giacomo, ondj venne
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348 CAMBIANO
una posterità assai numerosa che si apparentò coUe migliori
famiglie di Piemonte , con gli stessi marchesi di Saluzzo , ed
in ogni secolo produsse insigni personaggi , tra i quali non
vuoisi ommettere 4|iiel Pietro che per le sue splendide virtù
ebbe il titolo di Beato. Degli altri che acquistarono i feudi di
Rodolfia , ossia Ruffia , di Corte , di Cartignano , di Celle , di
Paeres , di Castelmagno si parlerà al proprio luogo.
In appresso Carlo Emanuele I infeudò Cambiano al conte
Sco.to piacentino , capitano di una compagnia di cavalli , in ri-
munerazione de' suoi militari servigi. Dopo . la morte del conte
Scoto acquistarono questo paese con titolo comitale i Borgarelli
gentiluomini di Chieri, dei quali il primo fu Alessandro gover-
natore de^ castello , e del marchesato di Ceva,
Di questi furono i Melchiorre , signor di CoiTeglia , di Poi-
rino , di Santena , e balio di Avigliana : Ottavio generale , e
comandante della fortezza di Monmelliano. 11 casato dei Bor<-
garelli acquistò inoltre' per maritaggi la contea di Beaufort;
noverò fra i suoi molti distinti capitani di cavalli , e venne
ascrìtto alla nobiltà d'Alba , non che a quella di Alessandrìa,
Nacque in Cambiano il oonte Guglielmo Borgarelli j cava-
liere gran, croce ; fu egli prìmo segretario di stato per gli af-
fari interni , primo presidente del real senato di Piemonte , e
nel 1822 ebbe la carica di ministro di stato : cessò di vivere
nel i83o.
Onora di presente questo paese l'egregio Lorenzo Martini ,
professore di medicina legale, polizia medica , ed igiene, con-
sigliere del magistrato del protomedicato y conservatore del
vaccino nel Piemonte , e segretario dell'eccellentissima giunta
superiore sul vaccino. Fu dapprima professore di fisiologia.
Lo hanno a sozio onorario la società me dica -chirurgica di
Bologna, e la società Gioennia di Catania. Lo hanno a sozio
corrispondente le seguenti accademie :
L'Instituto di Parigi, e la Società di scienze, arti ed indu-
stria di quella città : la Società filosofica-americana di Filadel-
fia: l'Accademia imperiale di Rio Janeiro : l'Accademia medica
di Madrid, di Napoli, di Livorno e di Lovanio: l'Accademia
di scienze e lettere d'Alessandria: l'Accademia imperiale di
Padova ec.
I^e principali opere che diede alla, luce À\ dottissimo pro-
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CAMBUSCA 349
fessore Martini , sommamente benemerito dei medici studi ^
sono :
Elementa Physiologiae , in a volumi : venne tradotta in
francese a Parigi dal D. Rathier*, ed in italiano dal D. Pagliani
di Casale , stampato in Milano. — Leeioni di Fisiologia, in 1 a
volumi. — Elementa Medicinae forensis , Politiae Medicae, et
Hyglenes, volumi 4- — Manuale d' Igiene, volume i. — Ele-
menti di Policia Medica , volumi 5 nella prima ediùone , vo-
lume 1 nella seconda. — Patologia generale, volumi 2. - — Emilio,
o governo della vita, fascicoli 12. — ^milius , seu de vitae in-
stitutione, volumi 2. -— Serate geniali , ossia ragionamenti adat-
tati al bel sesso , volumi 5. — - Riforma della prima educa-
zione. — Discorsi Filadclfici , o fasti deiriogegno italiano, vo-
lume I* — ^ De Medicinae beneficiis in rempublicam. — De'
vantaggi che la Medicina apporta alle nazioni. — Vita Cu-
niberti. — Vita Tesii. ■— Vita Franchii. — *- Introduzione alla
Medicina Legale, volumi 3. — Storia della Fisiologia, volumi
8. — De Sapientia Graecorum, volume i. — Scienza del cuore
tratta dall'Iliade, volumi 2. — > Della medicina curativa di Le-*
roy. — Della Colera Indica, volume i.
Popolazione 25òo.
^ CAMBIASCA { Cambiasca)y com. nel mand. d'Intra , prov.
di Pallanza, dioc4 e div. di Novara. Dipende dal senato di Piem.,
vice-intend. prefetti insin. ipot. di Pallanza, posta d' Intra.
È discosto due miglia circa di Piemonte da Pallanza , a cui
mette una via comunale dalia parte di mezzodì.
Comero e Ramello sono frazioni di questo comune , che al-
tre volte apparteneva si\A signoria d'Intra.
Nella parte occidentale vi scorre un torrente, che ^uivi ap-
pellasi Fiume morto per essere quasi sempre povero d'atque.
Varie montagne circondano il paese dai lati di levante e
ponente : il cantone di Cambiasca é- però situato in pianura.
Sul balzo detto Monscenori vedesi un oratorio sacro a N* D.,'
rinomato per la pia fiducia coù cui vi vanno a pregare le
donne sterili desiderose di prole.
La chiesa parrocchiale consecrafa a s. Pietro sta vicino al
comune di Trobaso , col quale forma una parrocchia sola.
Sònovi tre oratorii; s. Gregorio in Cambiasca , s. Rocco in
Ramello , e s. Anna in Cornerò»
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35d CAMBIO'
11 territdrìo produce io discreta quantità segale , castagne ,
noci e vino.
Pesi , misure, e monete come nel suo capo dì provìncia.
Gli abitanti sono per lo più robusti ; attendono ai lavori
della campagna ^ ed al mestiere di scarpellino.
Popolazione S^'x.
CAMBIO' ( Cambium ) , com. nel mand. di Pieve del Cairo ,
prov. di LomelUna, dioc. di Tortona, div. di Novara. Dipende
dal senato di Piem. , intend. di Mortara , prefett. ipot. di Vi-
gevano , insin. di Mede , posta di Lomello.
Fu contado degli Sparvara di Pavia , estinti nel 1769.
E lontano Un miglio ed un sesto da Pieve del Cairo , e noVe
da Mortara.
Sono ds&esso dipendenti i cascinali detti di Tillanovai
La strada provinciale, che dalla Svizzera mette a Genova ,
Attraversa il territòrio di Caimbiò nella direzione da levante
lid ostro.
Una via comunale da levante a ponente mette ai cascinali dì
ViUanova , che gli stanno ad un quinto di miglio di Piemonte.
Il Po lambisce que^ territorio da ponente a levante : si
tragitta sur un porto. Le sue frequenti inondazioni arrecano a[
Questo comune siffatti danni che giài ess<^ perdette una sua
frazione denominata Sp'a^varà , ci parte di quella di Villahota.
Il Po quivi abbonda di eccellenti pesci. In primavera vi si
prendono storioni del peso da venti a cento libbre ; e vuoisi
éhe nel 1776 se ne sial pigliato uno dì quaranta rubbi.
La parrocchiale è consecrata a N. D. Assunta , alla cui festa
intervengono molti abitatoci dei vicini villaggi.
Un palagio già spettante al cohte Palatino Torquato Spar-^
Vara di Cambiò é ora posseduto dall'ospedale di Pavia , che ,
pochi anni sono , ne fece atterrare la parte civile.
Evvi^ una congregazione di carità instituita nel 1796 dall'abate
Civali , che fu paroco di questo paese.
Il nuovo cimitero è posto nella prescritta distanza dall'abitato.
Nella scuola comunale i fanciulli imparano a leggère , scri-^
Tère, e conteggiare.
Le malattie dominanti sono le febbri terzane , e le infiam-
matorie.
Nel 1798 vi stanziò un treno d'artiglieria francese , è nei-'
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CAMBURZANO 35i
Tanno dopo vi si accampò un corpo di truppe Tiioe. Nel 1821
passoYvi l'esercito d'Austria, diretto ad Alessandria.
I prodotti territoriali sono: fromento, meliga, Tino, a^ena,-
e fieno. Si mantiene poco bestiame bovino , ohe vi è soggetto
alle infiammazioni , ed al male detto del carbone. Megli ani-
^mali domestici di quando in quando si manifesta l'idrofobia.
Pesi, misure , e monete come nel suo capo di provincia.
I terrazzani di Cambiò sono robusti , vivaci , di aperto ma
non coltivato intelletto.
Popolazione 323.
^ CAMBURZANO {Camburtianum), com.nel oùmd. di Mon*
grando , proV. e dioc. di Biella , div. di Torino. Dipende dal
senato di Piem. , intend. prefett. insin. ipot. e posta di Mongràndo.
Questo villaggio ebbe a signori gli Ariaorei di Vercelli ; de'
quali fu Carlo Giovanni Aurelio cavaliere della Nunziata , ge-
nerale di fanteria e di cavalleria al servizio di Carlo Ema-
nuele I. 11 fratello di lui Mercurino Filiberto fu grande scu-
diere di quel Duca. In appresso ebbero anche parte alla si-
gnoria di Camburzano i Montegrandi , gentiluomini di Biella ,-
che presero il nome dal vicino cartello di Móngrando.
Camburzano è discosto un miglio e mezzo da BieUa e da Mon-^
grando. A questo luogo conduce una via comunale dalla parte di
ponente. A Biella mette unastradachevicorre dalla parte dilevante.
La parrocchia e sotto il patrocinio di s. Martino: oltre una rendita
fissa di lire 669, essa gode in supplemento una congrua di lire 200.
Terreni coltivarti ed abitati «ettari 216. 73. i ^ sterili e in-
colti 112. 53. 8-, foreste comunali i. g6. o, particolari 44* 4^* ^>
acque é stagni 2. 84. i.
I suoi scarsi prodotti ascendono a 100 quintali metrici di
meliga, ed a 355o di fieno. I beni sono mcdto divisi tra i ter-
razzani , e cinti da siepi e fosse.
Vi si coltivano pòco le viti, perché le uve non id giungono
a perfetta maturità.
Si lyantengono da i23 vacche, 29 asini, i5o pecore e 80 majalì.
II territorio di Camburzano è sovente flagellato dall{^ gran-
dine : epperciò una parte dei terrazzani è costretta a procac-
ciarsi altrove il proprio sostentamento esercitando il mestiere
del muratore , od applicandosi all'agricoltura.
Popolazione 825.
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352 CAMERANO-CASASCO
* CAMERANA (CaMerana)^ com, nel mand. di MonesìgUo,
prov. e dioc. di Mondovi ^ div. di .Cuneo. Dipende dal* senato
di Pieni. , intend. prefett. ipot. di Mondovi , insin. e posta di Ceva.
Questa terra é nominata in un diploma del 967 a favore
della chiesa di Savona. Venne quindi in potere dei inarchesi
di Savona e del Carretto, che ne fecero col tempo la fedeltà
a' marchesi di Saluzzo, i quali la incorporarono ai proprii stati.
Ond'è che nella bolla di erezione del vescovato di Saluzzo,
fattosi nel i5i8, vedesi compresa Camerana, che già apparteneva
alla diocesi d'Alba. Fu acquistata in appresso dai marchesi di'
Monferrato , . che la diedero in feudo a quei d'Incisa : colla
pace di Cherasco del i63i venne sotto il dominio della Casa
di Savoja.
Giace a tramontana sui" un colle ^ a pie del quale nasce un in-
fluente del Bormida; è lontano 12 miglia dal suo capo di provincia^
Il comune è dominato da tutti i venti, ed in ispecie dallo sci-
rocco, che gli apportai temporali, e troppo sovente la gragnuola.
Del suo territorio tre decimi sono coltivati a campi assai fe-
raci di grano e di meliga ^ tre altri sono folti di castagneti e
di boschi cedui ; un decimo e di pinati in vai di Eelbo, che
producono fiono di mediocre qualità ; un altro decimo è col*
tivato a viti; i due restanti rimangono incolti.
Le seconde ricolte sono incerte per la siccità a cui vi vanno
soggette le campagne*
La chiesa parrocchiale è sotto il patrocinio di s. Antonio i
eVvi un oratorio ad uso di confraternita.
Il Bormida vi si tragitta col mezzo di pedali.
Vi si fa una fiera addi 10 di maggio.
Pesi , misure e monete di Piemonte.
Gli abitanti sono di buon indole e di mente perspicace.
Popolazione i35o.
CARIERANO-CASASCO, com. nel mand. di Montechiafo ,
prov. e dice. d'Asti, div. d* Alessandria. Dipende dal senato dì
Piem., iiìteiid. prefet. ipot. d' Asti , insin^ di Cocconato, posta
di Mont^chiaro.
Vi corrono due vie : una , da tramontana , passando per Mo-
nale, da cui il paese é lontano tre miglia , tende alla capi-
tale ; l'altra, dalla parte di scirocco, mette ad Asti, cinque
miglia distante*
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CAMERANO-CASASCO 353
l ccdl'i di qoeslo comune, smgolarmeate feraci di ottiini vini,
sono praticabili coi carri.
La parrocchiale, di antica costruzione, è dedicata a S. Lorenzo.
Un superbo, grandioso castello, o palazzo in Camerano, un
attiguo assai vago giardino , già spettante al marchese del Car-
retto , fu in questi ultimi tempi acquistato da S. E. il conte
Prospero Balbo di Vinadio.
Vi si fa un mercato nel lunedi di ogni settimana.
Pesi, misure e monete di Piemonte.
Gli abitanti sono robusti , e d' ìndole buona. " .
Un agricoltore nelle zappare una vigna di questo villaggio ,
rinvenne lo scheletro d' un Fiseter macrocefalo , • i cai varii
pezzi vi si conservano nel palazzo del conte Balbo.
Notizie storiche. Camerano, ed altri somiglianti nomi di
paesi,, derivarono dal latino Camera j o Camara , die signi-
, fica edifizio coperto a volta , per lo più ad uso di pubblico
ricovero.
Cameranum, o Camairanumi trovasi già nominato in una
carta de]r875 esistente negli archivi capitolari d'Asti, nella quale
è segnato 1' anno ventesimo dell' impero di Ludovico : ne fa
pur cenno un diploma dell'imperatore Arrigo del.io4i > a fa-
vore della chiesa d' Asti.
Dopo quel tempo compajono signori, di Camerano gli Asi-
nari gentiluomini astesi: nel 1195 Guglielmo Pusterla podestà
d' Asti fece un atto solenne in Solario Asinariorum , cioè nella
superiore loggia del lora palazzo: nello stesso anno Ridolfo si-
gnore di Camerano assisteva all' alleanza de' signori di Casasco
con esso comune.
Oltre le nominate terre, ebber eglino anche i feudi di Du-
sino , Vesme , liu , Balangero , Moasca , Canelli , S. Giorgio ,
Mombaldone, Montechìaro , Cartosio , Mal vicino , Benevello,
Virle, Banna , Clavesana , Solto, Mombercelli; non che i feudi
di Val di Chiesa , Agliano , Monale, Basista , ed Orbassano.
Questo casato si divise nei rami i.^ della Città, 2.^ di Co-
^ stigliole e di S. Marzano , 3.^ di Spigno, 4*^ di Casasco , 5P
di Camerano.
Quanto al primo , nel 1 100 Oggiero intervenne alla divisione
che Arrigo fece di Mombercelli tra i suoi figliuoli; Giovanni
nella qualità di consigliere del comune trovasi nominato in una
Dizioru geogr. ecc. Voi. III. 23
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354 CAMERANO-GASASCO
conTenùonc coi signori di Neive y ed in una transazione del
I33I , fra la città ed il vescovo Giacomo.
Opizione assiste alla rinuncia che il marchese di Monferrato
nel 12^6 fÌBi di Belvedere, 4etto Malainorte, al comune d'Asti,
coi somministrando di tempo in tempo cospicue somme di da*
naro, va acquistando giurisdizione su alcuni villaggi.
Raimondo nel 1246 intervenne alla transazione del comune
col marchese di Busca Manfredo Lancia, dal quale, a nome
deir imperatore , fu investito del castello e della terra di DuO'
decimo , o Dosino, nel ia5o. Fedele perciò alla parte imperiale
( ia6i ) unitamente a' suoi fratelli, ed a» Guttuarii ne fu uno
dei capi contro i Solari (ved. Asti)i nel 1266 venne deputato per
la tregua del comune col re Carlo di Provenza: Ghieri in ul-
timo lo ebbe a podestà nel 1274-
Nella pace del 1276, fra Asti ed Alba, Tommaso era con-
sigliere del comune insieme con Folchetto , Oberto , e Melano,
che uniti ne trattarono V alleanza coi marchesi del Garretto.
Specialmente Folchetto trovosA con Oggero Alfieri procuratore
per l'acquisto di Gossano V anno seguente, in cui Oberto era
tuttavia consigliere con Giulio.
Giorgio fu consigliere nel 1290 ; visse aderente al prin-
cipe Filippo d' Acaja: nel palazzo di lui ebbe residenza Gu-
glielmo Mombello vicario del principe , e vi fu ucciso dai Ro-
magnani di Yirle.
Muzio figliuolo di Raimondo nel 1290 trovossi con Giorgio
e con Folchetto , allorché si fece dagli Astesi coi conti di Bian-
drate quel trattato importante per gli Astesi , di cui si toccò
negli articoli Asti e Biandrate, Trovandosi egli con Giorgio e
Yaleriano al servizio del Principe d' Acaja , furono tutti e tre
compresi nella pace da lui fatta col marchese di Saluzzo nel
1307.
Bartolommeo era sindaco d' Asti nel 1 280 , quando fu ricu-
perato Gossano* Nella causa tra il vescovo d' Asti Guido Val-
perga, ed il comune di Mondovl, wnae eletto arbitro Fui-
cone o Flisco, podestà di Mondovi ndi 1284, e di Genova in
appresso.
Oddonino, Arrigo, Giorgio, Raimondo, e Benentinonel i33g
fecero quell' alleanza coi marchesi di Monferrato , e di Saluzzo,
per cui i Solari vennero cacciati dalla città.
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CAMERANO-CASASCO 355
Giorgio fu lo stipite dai ramo degli Asinari di Gameratio nel
i3o7 ; Guglielmo il fu di quei di Casasconel rsoo; Buon--
gioanni dt quelli di Costigliole e di S. Mariano hel 1 297 ; Ere-
rardo di quei di Spigno nel i49'-
Si dirà óra del ramo di.Camerano, e parlerassi degli altri
al proprio luogo. Guglielmo signor di Casasco ebbe Razòne,
da cui nacque Giorgio, che fu pure signor di Gatnerano, e di
un quarto di Yirle nel 1307. Figliuolo di lui fu Razonino :
ebbe questi Michele nel 136 1: da Michele nacque Giorgio 11^
il quale accrebbe al casato possanza e lustro: era consigliere
d'Asti nel i486; fu consignore di Casasco, di Val di Chiesa ,
di Dusino, di Agliano, di Monale , e di Bastita. Pel figlioolo
di lui, Gioyan-Francesco , l'imperatore Carlo V eresse in con^^
tea il feudo di Camerano nel iÌ5o. / i
Nella prima metà di quel s^olo il già florido Piemonte , t
per l'ambizióne di Carlo T, e dei due Re di Francia Ludovico
XII , e Francesco I , vide arse le città , diroccati i castelli ;
incolte e vuote d'abitatori le terre; che D. Ferrante Gonzaga, per
allontanarne i Francesi , avea dato all' Imperatore il consiglio
di ridurlo ad un deserto, ed il maresciallo di Montjcan ebbe
1' ordine di mandare , e mandò quasi ad esecuzione il consi^o
inumano.
In quel tempo il conte Gian Francesco erasi mantenuto colla
sua famiglia nel suo castello di Camerano , munito allora pél?
modo , che le fortificazioni ne erano giudicate valere la somma
a quei di considerabile di tvanta mila scudi.
Da lui nacque ( i5a7 ) il conte Federico ( V. AsU\ che- non
solamente fu sommo letterato , ma prode guerriero, ed uomo
di stato. Lucreùa madre di lui era di nobile astese casato ; il
cui ceppo fu Solinguerra , figlio di quel Torello che nel xn
secolo divenne assoluto signore di Ferrara sua patria. Guido
figliuolo di Marsilio Torello, terz' avolo di Lucrezia, nel ì4^S
era stato dichiarato conte di Guastalla, e .di Montechtaruggolo.
Pomponio* Torello fu rinomalo poeta , di cui Affò scrisse la
▼ita. Questa prosapia dopo avere conti^tti splendidi parentadi
coi Visconti , e con altre principesche famiglie , trasferitasi in
Polonia , ebbe colà il vanto di produrre 1' ultimo Re di quella
un di si Tasta *^ e possente contrada.
" Il conte Federigo in età di veni' imfeii fu. maritato in Parm^
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356 CAMERANO*CASASCO
a Costanza Sanseverino di Aragona , nipote del rinomato conte
di Cajazzo Roberto. Nelle guerresche vicende di queir età tenne
U partito imperiale: per lo che il maresciallo di Brìsacco nel
i55i assali il castello di Cainerano, e io espugnò. Lo ripiglia-
rono gli imperiali; lo riebbero i francesi durante 1' assenza del
conte neir anno i554 9 in cui egli sottraevasi alla condizione
di prigioniero a proprie spese y e sulla parola di non più ser-
vire fino al suo cambio.
Federigo era stato sorpreso 'dalle truppe di Francia passando
di Spagna in Italia per servizio del Duca Emmanuele Filiberto,
di cui fu sempre fedelissimo seguace. Esegui con molto senno
le ambasciate di quel Duca in Inghilterra , ed in Ispagna , e
ne venne /éreato ministro per gli affari della guerra dopo la
vittoria di Gra velina nell' anno i558 , in cui si fece il cambio
de' prigionieri.
Trovatosi ad una fazione presso Ceresole alla testa di quat*
trocento cavalli , potè ridur salva in Asti la copiosa militare
cassa di Spagna, ed ivi le assembrate soldatesche ricevettero le
loro paghe.
Nel i56o, raggiunto il Duca a Nizza di Provenza, ebbe la
parte prìncipale nella creazione memorabile della provinciale
milizia , per cui quel Sovrano con poco dispendio potè disporre
delle forze di trentasei mila uomini , opera di gran momento
per quella età.
Fu generale dell' astese milizia; e Buoniforte Asinari lo fu
della milizia intiera dopo il Gen^jiale Antonio Leva di Piacenza
che ne stampò l'ordinamento in Torino Tanno i566, in cui
fu mandato ad esecuzipne.
Dopo ciò il conte Federigo in queir anno medesimo condusse
air imperatore Massimiliano in Ungheria il soccorso del Duca,
col quale contribuì alla vittoria , ed alla presa di Tatta , for-
tezza posta tra Già varino, e Coma.r. Fu questa V ultima spedi-
zione militare di si grand' uomo.
Nel 1570 dal Duca suo signore gli fu commessa un' amba-
scieria presso il gran Duc^ di Toscana per ricon^cergU questi»
novella dignità , d^ accordo in ciò colla repubblica di Venezia,
e col Sommo Pontefice. ,
Due anni dopo godeva egli in Milano cospicypi asse^amenti
dal Re cattolico , quando diede in isposa la suai figliuola Mar-
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GAMERI 357
^rìta al conte di Maslfio Ghiroae di V0lperga £glio del eonte
Gian Fran<;esco goTernatoine di Yereelli; e jiel .i574 ^^ ^^^ &"
gliuolo Gianfrancesco volontieri acconsenti che &' Ammogliasse
con Margarita Maina figlia del conte Sforza, e di Er^lia Pai-*
laviciai.
Ritornò & Milano nel iS'j3 per negoziati del suo Duca col
governatore di quella città Gusmano d' Ajamonte, iaf riguardo
dei molti armamenti della Spagna in Italia: dopo quei nego-
ziati venne da immatura morte rapito nel suo castello di Oa^
merano in età d' anni quaraftt'olto» Gianfrancesco unico figlio
di lui fu 1' ultimo dei eonti Asinari di Camerano. Non ebbe
questi fuorché una figliuola, chiamata Ersilia, sposa di D. Ame^
deo di Sayoja , marchese di S. Ramberto , cavaliere della Nnz^
«iata , e consorte , in seconde nozze , del conte Masino V anno
1602, in cui cessò di vtv-^e il eonte Gianfrancesco. < • '
La contessa Masino, sorella di Itti , fa donna d'ingegno col-
iissiroo , da più scrittori encomiata* Dal ^Uo meritaggH) non ebbe
che due figliuole, Anna Delibera, cons^^rteclt Gmdo Yifla "Si
ferrara, marchese di Cigliano, cavaliere della Nùniiata , e Co-
stanza Maddalena sposa di Gi^fidc^menico -Dorìn marchese' di
Ciriè , cavaliere di quello stesso ordine. La quale cospicua fa-
mìglia Go^erva>il sangue dell' illustre eonte iFedeHco^i Ca-
merano.
Il castello di ^piesto villaggio nella guerra pel Monferrato
^enne preso dal Duca di Savoja P anno 1612: n^le- guerre di
-Spagna contro Francia fa smatttlsllato. . . • • .. .1 . .
• Popolazione 900. .;..■..<• ". ,
CAMiKl ' { Camerium j e Ccà^tenxcùm), com. nel madd.
prov. dioc< e div. di No^ra. Diperide dal fenato 'ti!' T^fem.',
intend. gén. prefett. insin. ipot. è' pwta di'Novai-a. »» • » '
È menóonàtb in parecchie àntkbé carte, 'e singolarmente in
quella dì S. Adelgiso dell' 840 , coli cui il satìtó t^còVO di
Novara gli fa un opportuno assegnatiiento di decime.' Fu' nel
f 358 coi luoghi air intorno posto in fiamme da Galeazzo Vi-
sconti per allontanarne le inglesi masnade condotte dal mar-
chese di Monferrato.' * ' . iv »
Nel i64g''la comunità di Ca meri ottenne il privilegio, che
questa terra non venisse infeudata. "• ...... »
Codemonte è una sua piccola frazione.
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358 CAMBRIANO E CAMINATA
Vi corrono sei comunali vìe: delle tre principali, una tende
a Novara, V altra a Galliate, e la terza ad Oleggió. II paese
è distante tre miglia da Novara , due da Galliate , e quattro
da OJeggio.
Dalla parte di levante vi passa il Ticino, che tragittasi sur
*un porto fatto dì barche , e da quella di ponente passa il
Terdoppio.
La parrocchiale è sotto il patrocinio di S. Michele Arcan-
g/elo. Evvi un' altra chiesa dedicata a N. D. e a S. Gassiano ,
la cui festa ,si fa addi 8 di settembre. . .
. £vvi un piccolo spedale, che può ricoverare sei malati. So*
novi due piazze ampie, e ben selciate : una dirimpetto alla
parrocchiale, 1' aUra dinanzi alla chiesa di N* D.
I prodotti del territorio $od0 segale, gran turco, riso, fo^
giuoli , uve , lino , e legna da bruciaDe.
; Facendosi alcuni scavi nel luogo denominato Castello, ora
TÌdotto a semplici case rustiche, si sono scoperte grosse mura*
j|ie d,' un' antica fortezza*
. Ebbero \ uaXalì in Cameri gli Ignaziani, Gerolamo TomieUi,
celebre . oratore sacro ^ e Guido Ferrari, di cui esistono molte
iscrizioni lapidarie.
Gli. abitiinti di questo comune sono robusti ed applicati al
lavoro.
Popolazioni^, di Cameri 36oo ; di Codemonie 6o,
CAMBRIANO ( Camariartum ) , terra nella Novarese provÌ9»
eia , frazione del comune di Qisalino , già munita di un ca*
stello, in cui fu situata la parrocchiale con titolo di Pievania.
Trovasi distante da Novara quasi quattro miglia di Piemonte,
sulla via reale , che da quella città tende a Yercelli : é detta
Camilianurn nella carta di donsvtione che S* Adekiso vescovo di
Novara nell' 840. fece ai caDonici della cattedrale di quella città.
Dall' Azzario essendosi alterato il nome di questo paese in
Arcamarianum , il Merula ed il Castiglione . vi sognarono un
arco di Mario per una fantastica viatoria quivi riportata da Ma*
rio sopra i Cimbri.
"* CAMINATA ( Caminata ) , com. nel mand. di Zavattarello,
prov. e dioc. di Bobbio , div.. di Genova. Dipende dal senato
di Genova, vice-intend. prefett. ipot di Bobbio, insin. e posta
di Varzi.
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CAMINO 359
Fu feudo, che dalla mensa vetcovile di Bobbio passò ai Dal
Verme di Zavattarello.
È situato alla sinistra del Tidone.
Parecchie viUate compongono questo comune.
Ti corrono. due strade: una, da levante, detta del Chiapeto,
conduce al borgo Mibbiano ; V altra , da ponente , chiamata
del Cavajone, scorge a Baino, e ad altri circonvicini paesi,
È discosto i5 miglia da Bobbio , e tre da Zavattarello. U
suo territorio confina collo stato di Piacenza.
Il Tidone y che bagna una parte delle campagne di questo
luogo, e che indi corre sullo stato Piacentino, nasce dal Pe*
nice, ed ha foce nel Po , vicino a Piacenza.
U torrentello Cavapne attraversa le terre di Caminata, di^
rigendosi da borea ad ostro. Mette capo nel Tidone.
Vi sorge un monte detto Bissolo , tutto coperto di castagni
e di rovefli. Anguste, e mal§gevoli sono le vie che serpeggiano
sul Bissolo.
La chiesa parrocchiale è sotto 1' invocazione di S« Giuseppe.
- I prodotti principali vi sono: fromeolo, meliga j £sve, uve, ed
altre frutta; se ne fa il conunercio con Voghera, e coi borghi
vìcinL
I terrazzani di Caminata sono di buona indole , di pobnsta
complessione , e di pronto intendimento.
Vi stanzia una brigala di 5 preposti delle dogane , sotto gli
ordini di un commissario.
. Pesi e misure come in Bobbio t vi è in corso la moneta mi-
lanese.
Popolazifltie 553.
* CAMINO {Cambmm)y com. nel mand. di Ponteitura,
piov. e dioc. di Casale , div. di Alessandria* Dipende dal se-
nato .di Piem., intand» prefelt. insin. ipot.di -Casale , posta di
Trino. . .
È situato alla destra del Po, che a breve distanza tragìt'-
tasi col mezzo dì un ponte fatto di barche.
. Il ferace territorio é assai produttivo di ecceUenti uve, e di
cereali. Vi scarseggia il selvaggiunie.
Le bestie bovine sono quivi soggette alle malattie infiamp*
matorie.
In una fornace di proprietà del comune, si fanno molti qaa^
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36o CAMINO
drelli a dirersi colori per uso di pavimenti , che per la loro
vaghezza e bontà sono assai ricercati, e vendonsi nove lire per
ogni cento nell* Alessandrino , nel Veroellese, ed in Piemonte.
La chiesa parrocchiale, statavi or fi^ un secolo edificata, é
sotto gli auspici di S. Lorenzo , alla cui festa intervengono più
migliaja di forestieri.;
Il vetusto castello xsoutieae pregevoli dipinti, ed una copiosa
biblioteca.
Gli abitanti sono robusti, ed applicati all' agricoltura.
Si usano i pesi e le misure come nel jcapo di ^ provincia :
sono ili corso le monete del Piemonte.
Notizie storiche, I mardiesi' di Monferrato ebbero questo vii*
laggio in feudo dai vescovi d' Asti. Si ha nel 1289 un atto di
fedeltà del marchese Bonifacio al .vescovo eletto Oberto per le
castella di Camino, Pontestura , e &. Salvadore.
( Il marchese Guglielmo nel 1214 ^^^^ ceduto Camino, Ca-
vagnolo , Pontestura , ed altri luoghi oltre Po ai Vercellesi per
la pace ottenutane. a mediazione del loro vescovo Ugone.
. Il marchese. Gi%lklniò VII nel ia54 diede Camino, Mon-
calvo, Verolengo, Pontestura^ Mombello, Castagnole, e S. Raf-
faele per cautela della dote di sua sjfosa Isabella , primoge*-
nita di Riccardo conte di Glocester.
Nel i3o6 il castellano e gli uomini di Camino ^ono chia-
mati dal .marchese JPàleologp Teodoro, al parlamento di Chi-
vasso, ed ivi annotati per provvedere un milite all'esercito.
Carlo imperatore nel i355 confermava al marehese Giovanni
il possedimento di questo luogo.
Camino è pure nominato in un atto di fedeltà ehe i Trinesi
nel 1372 prestarono al marchese Secondotto.
Un Jacopo de Camino chirurgo stabilitosi in Chieri conoonre
nel 1 38a . alla fondazione .dell' ospedal generale , le cui regole
furono in quel!' anno stesso approvate dal vescovo di Tonno
Xsiovanni di Rivalta. >. \ .
Gli Scarampl nobili .Astesi,, traslocatisi .in Gasale , acquistato
avendo il feudo di questo villaggio , ebbero col comune di
Trino, per cagione dei terreni smossi dalle inofidamoni del Po,
lunghi litigìi,: che terminaxfmo nel t445o|>er:uiia sentenza del
marchese Gian Giacomo , la quale temperava le sentenze de'
predecessori di lui^Jn essa si nota>^ che; ai fratelli Soa rampi
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CAHO 36 1
litiganti per se, e- pei nipoti Guidetto, Gian Giacomo, e Gior-
gino figliuoli di Tommaso, sono assieurati i diritti di pedag-
gio, di potca, di navigazione, e di tener porto con gomene e
corde sopra qualunque ma .del Po anche propria di quei di
Irino.
Del ramo degli Scacampi , che possedettero Camino con ti-
tolo di contado , sono da ricordarsi un Rolando che dal i347
al i34o tenne la sede di Reggio, ed un Giorgino eccellente
capitano, cui il marchese Teodoro li affidò la custodia delle
sue principali fortezze. . .
Popol. gSo.
* CAMO {Camumjj coKn. nel- mand» <£ s. Stefano Belbo ,
prov. e dioc. d'Alba , diy. di Cbneo. Dipende dal senato di
Piem. , intend. prefetL ipoL d'Alba , insin^ di Cortemiglia ,
posta di Canelli.
£ detto Camulum in un diploma del looi dat^ dall'impe*
ntore Oddone Ili , a &vore del marchese A Torino Oldevioo
Uaofì^edo padre della celebre marchesa Adelaide. In esso gli
-oonferoia gli altri suoi possedimenti nel contado d'Alba. Dopo
la morte . di Adelaide , .3ooifacio. march^ae jàì Savona . e del
Vasto, avendo occupato questa- terra , la. trasmise a Gfighelmo
.6MO figlioplo, stipite dcfi marchesi' dì Rusca , dai quali, essa
venne ài mairchc^i del Carretto. Xa ebbero un tfiÉipa gfi asteil
con .&. Stefano e con gli altri yicrai. luoghi «intorno al Belbo»
Poiché quasti si diedero al re. di- Provenza Roberto, Camo fii
occupato dai marchesi di .Monferrato ^ dai • quali col trattato di
Chef asco venne' ceduto aì Duehiidi .Savòja. Lo dbibero ki foado
i c^|^ori.BecGSKÌa,,Gjratt4rola, Jm^isa conti di Gr^egutfcdo. !
.^, j^ discosta ua.ifii^gUo da ». Stefano Belbo., e» sette d# AUmu
,5i^de sofMra.'On* alj^ monte*,, la vie: per salirvi sono carreggiàbili*
Tre. cOmunaU. strade di qua ; ai dipartono s uùa, da .levante^
i^Opduc^.as^ Stefano Belho : un'altra, da meizodi, tende a Citf«>
sano : la terza, da ponente^ scorge a Man|^ ^ e al capo luogo
deUià provincia. .
SpaoKÌ <ilcKne #elve, folte di castagni , roveri, e pini. . * »
. Ti;<>vaiisi cave di piotrg che si i*iduce ad uso di pavimenti
e di balconi.
I^a chiesa j^nrooehiale è sotto il patarocÌBÌo di s. Pietro in
Vincoli. . f .
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362 CAMOGLI
Si usano i pesi e le misure del Piemonte.
I terrazEani di Camo sono molto robusti , ed a|^licati ai la
▼ori campestri.
Nel territorio si trova : arenaria pia calcarea che selciosa ,
di color bigio molto oscuro. Della regione O^^osa , posta a tra-
montana, e di proprietà del signor Francesco Varrino* Questa
c^va è ora abbandonata.
Popolazione 200.
CÀIVIOGLI ( CamiUium) , oom. nel maod. di Hecco , prov.
dioc. diy. di Genova. Dipende dal senato^ intend. gen. prefett
iosin. ipot. di Genova y posta di Recco.
Si trova fra i gradi di latitudine 44* ^^ 9 ^ longitudine 6. 4^9
discosto un miglio da Recco , e tredici da Genova.
È intieramente costrutto in mare. La più parte delle sue Bnb»
bricfae hanno le fondamenta negli scogli che si ergono alla super-
ficie dell'acque. Un suo quartiere y in cui abitano più di trecento
persone , e sta la maestosa parrocchiale , chiamasi appunto
l'isola perchè in tempi burrascosi è tutto circondato dall'onde.
L'antichissimo suo porto guarda ponente : un molo a go*
mito lo ripara da mezzodì : fu fatto a spese dei primi abitanti
dà questa spiaggia ; erano essi pescatori che allettati dalla co*
modità del golfo, e dall'abbondanza dei pesci, quivi elessero
la propria dimora , fabbricandosi le anguste ed irregolari case
che vi si veggono tuttavìa. La fertilità del terreno , i mezzi di
dovizia che presenta il Iwogo , e la sua naturale positura, fe->
cero si che in poco tempo si popolasse , e sin dai primi anni
del secolo quinto Camogli già forma vauna parrocchia indipendente.
II porto, oltre il battello a vapore, contiene venti bastimenti
della portata da cinquanta a ducento tonnellate. La sua grande
utilità si riconosce allora siogolarmetfte, quando un naviglio
per veùtì contràri di tramontana e di greco non può dirigere
la prora a Genova o a Portofino , e non trova ricovero the
in esso; dò che sovente interviene.
Gli abitanti vi hanno 120 navi mercantili capaci di lunga
corsa , dirette da esperti capitani e mariniVjtcìtli nativi del
luogo , oltre 70 battelli per la pesca della «boh che si fa nel-
l'acque dell' isoletta Gorgona.
Nell'invernale stagione vanno eglino a pescare in mari lon-
tani, e singolarmente presso 4e coste dell'Africa.
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CAMOGLI 363
Le case del borgo , a cagione della ristrettezza del sito , e
dei balzi , appiè dei quali esso giace , si elevano quasi tutte
sino al settimo piano.
L'antico castello , che già servi di baluardo contro i nemici
di Genova , sta sopra una rupe , . nella penisola , che vi forma
un quartiere separato.
La valle è dominata da parecchie alture , che dal monte
JPortofino, a manca , si estendono a quello di £suli, a diiìtta,
in semicircolo.
Fra i molti olivi, e le viti, e miUe altri fruttiferi arboscel-
li, qua e là sorgono vaghi edifizi: ed è singolare il diletto che
vi si prova, massimamente in aprile, vedendo tanta vastità di
terreno presentare i!ome un ampio vaso fiorito a cento colori.
Bei palazzi , che si veggono in. cosi deliziosa vallea , il più
sontuoso appartiene alla nobile famiglia Gentile.
Le terre vi sono bagnate da due torrenti: uno- dalla parte
ocódentale , detto Migliara ; l'altro da quella di levante , de-
nominato Ghiara. '
La nuova strada comunelle fatta soltanto per metà, cioè sino
ai confini di Recco , trovasi a ponente t sale pel tratto d^un
miglio , sbocca precisamente alla metà del monte Portofino ,
nella via pnoviaciale che da Genova , passando per Recco, ascende
a Ruta, frazione di Camogli, ed entrando nella bellissima grot*
ta , che di Ruta si appella , mette nella' provincia di Chiavari.
È desiderio generale , che quella strada sia una volta- con-
dotta al suo termine ; ^perocché dal porto di Camogli potreb*
besi eseguire lo sbarco , e quindi il trasporto d'ogni sorta di
snercanzia! per -ogni punto di. questi Regi Stati. Un tale van-
taggio non si ha dal goMb della Spezia sino a Genova, e per
óò apponto è meno attivo il commercio.
La grotta di Ruta mette in comunicazione i due golfi dì Ra*
•palio e di Genova : la sua larghezza è dì 6 metri , Paltezza
media di 6 y^ , e la lunghezza di 74 : rivestite di mura sono
le pareti del .masso -per impedire lo sèolo delle acque che fil*
tranio tra le fessure d^a rupe.' Sulla faccia, dalla parte di po^
nenie, sta una. lapide in marmo bianco, che ittdìc^ i nomi dei
prìncipi, sotto i quali essa ebbe cominciamento , fu continuata
e compiuta.
Li alcun luogo della terra non si ha forse un punto di vista
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364 CAMOGLl
più dilettoso di quello che s'offre al viaggiatore , il quale uscendo
dall' orieatak apertura di queir artefatta rettilinea spelonca si
volge , e porta fuori di essa Io sguardo. Da grande elevatezza
egli vede con piacere ine£Fabile il sottoposto mare , la superba
Genova che slede in arco sul lido, un gran tratto della riviera
occidentale, e molta parte di quella di levante, che sembrano
da lunge due continuati sobborghi dell'antichissMna capitale. Né
mal s'appone al vero chi dice ivi applicarsi osa maraviglia del-
l'ottica a molti stupendi oggetti della natura , dell'indostria , e
dell'arte. Alle più ammu'evoli vedute di Genova , e delle sue
riviere , é altrove scemata la bellezza dalia sterilità delle alte
ciine dei baisi: chi guarda la Liguria dall'antro di Ruta, scorge
solamente quella parte di essa , che qua* e là sparsa di bei
villaggi e di magnifici palazzi è fortunata per maravìgUosa ve-
getazione.
Risiedono in CamogU il- capitano del porto , il vioe-^oasole
-di Marina, la cui giurisdizione estendesi ìnGno a Bogliasco ìn-
clusivamente , e vi stanzia una brigata di nove preposti delle
R. Dogane.
Gli abitanti si distinguono per una semplicità non affettata*,
e non rozza , che si attrae l'attenzione dei forestieri.
Le principali occupazioni degli uomini vi sono l'agricoltura
£ il commercio marittimo: moke delle' donne vi sono applicate
a fare le reti.
I fanciulli hanno il vaatag^o di una pubblica scuola, in cui
s'insegnano i primi rudùnentì della lingua italiana, e dell'aritmetica.
II territorio , tuttoché sassoso, è anzi fertile che no. Le sue
produzioni sono di varie specie : fromento , rioo e legumi che
bastano al sostentamento degli abitatori : vino', olio d'oliva ,
castagne ed altre frutta, ond'é accresciuta la ricchezza dei paese;
non che i prodotti delle vacche^ che- vi trovano eccellenti pasture.
Camogli è diviso in due parrocchie, entcambe cèn titolo* d'ar-
/cipretura: una denominata dal comune é' posta sul lido ; l'al-
tra , cioè quella di Ruta , sta sulla strada jpeale.
La prima , consecrata a N. D. Assunta, novera una popola-
zione di 4^76 abitanti sparsi nelle soggette viUate, e nel borgo
xasente la spiaggia , che ne forma la patte maggiore. .
Questa chiesa succeduta ad una , che vi esisteva prima dei
409 , è costrutta a tre navale sopra uno sooglio , coi mette
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CAMOGLI 365
un'ampia strada , la quale termina in una scala di marmo.
Il suo battistero, in marmo bianco , decorato di statue del-
l'altezza ordinaria d'un uomo, è lavoro del rinomato Rava-
scbino ligure.
Di Francesco Schiaffino tì sono le statue di N. D*del Rosa-
rio, di s. Domenico, di s. Chiara, e degli apostoli Pietro e
Paolo : quella in legno della Concezione si crede lavoro di
Bernardo , fratello di lui.
La tavola del Crocifisso , la tavola che rappresenta la pe-
scagione di s. Pietro , e quella dell'Eterno Padre , sono opere
di esperto, ma sconosciuto pittore.
Vi sono tenute in grande venerazione le ossa di s. Prospero,
vescovo di Tarragona , morto nel 4^9 9 mentre fuggitivo dalla
sua diocesi cercava sottrarsi alle insidie de' suoi feroci perse-*
cutori.
Cernii storicL 1 1 18. Nel novero dei deputati che sottoscrissero
il trattato di pace fra i genovesi, ed ì pisani, trovaronsi Folco,
Rolando , Guglielmo , e Landrico , tutti nativi di Camogli.
uggì Tfdjgio da Cninogli fondft Iw chiana, di s. Chiara-in
1 2g6. Antonio da Camogli era vescovo- dì Luni.
1433. I veneziani con ventidue galee saccheggiarono barba-
ramente Zoagli, s. Margherita, s. Giacomo di Corte , e Boglia-
sco ; ma non ardirono investire Camogli per averne veduti gli
abitatori disposti ad una. gagliarda difesa.
1435. Ludovico da Camogli armò col proprio, danaro una
grossa galea, che facendo partedella flotta di Genota , comandata
dal grande ammiraglio Biagio Assereto, contribuì a riportare
la famosa vittoria contro l'armata del re d'Aragona.
Dtf questo comune trassero origine le- nobili famiglie Fran«-
zoni , Ponte , Da-Camogli , -^amtlkK^ Figali-CasclK , De-Lorenzi,
Peilerani e Topori. Vennero esse ascrìtte alla nobiltà, di Ge-
nova nel i5a8.
La parrocchiale di Ruta , anticamente Rua , di gotico dise-
gno, consecrata a s. Michele , novera 1040 abitatori, la mag-
gior parte occupati ai campestri lavori. Fu edificata nel i6f4*
Trovasi a pochi metri dalla ridetta spelonca, superiormente
alk strada reale, sull' antica' via della provincia, che interse-
cando il quartiere di Bona , conduce a Rapallo.
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366 CAMOGLI
Sulla slessa via, noa discosto dalla chiesa , vedesi un ora-^
torio , in cui é venerato un crocefisso, lavoro della scuola del
Maragliano.
Varie -case poco distanti dall' accennata parrocchia , e due
buone locande sulla strada regia, vi formano come un piccolo
borgo.
Nella parrocchiale di Ruta, oltre la tavola del Piota, su cui
è effigiata la Concezione di N. D. , bavvene una del Vàudik ,
che rappresenta il sacrifizio del Calvario , annoverata fra Le più
insigni opere di cosi famoso pittore. Si narra , ch'egli abbia
per qualche tempo avuto quivi ricovero , e che in riconoscenza
della ricevuta ospitalità , facesse queirammirabil dipinto.
Ruta conserva le «sacre spoglie di s. Giovanni , che soffri il
martirio addi 4 ottobre del 334* Si è in dubbio , se questo
Santo abbia qui avuto i suoi natali. Certo è , ch'ei visse vita
penitente in Capo di Monte , e che fu «epolto nella cl|iesa già
detta Ospitai vecchio , della quale non rimane, che la ricordanzaé
Nel luogo, ove sorgeva quella chiesa, fu coli' andar del
tempo edificato un monìstero per le monache ràterciensi ;
che dopo la rovina di esso, si ricoverarono in quello di s. Maria
della Valle di Cristo , già esistente neU' attigua parrocchia di
di s. Maria del Campo* Da questo monistero sin dal i35i si
pagava un canone alla parrocchia di Ruta.
Le sacre ossa di quel martire , rimaste sotto le rovine della
detta chiesa , scoperte poscia per celeste inspirazione , furono
col tempo traslocate nel tempio deir Ospitai veccluo , e final**
mente nella parrocchia di s. Miahele.
Sopra due urùe , nelle quali si è ritrovata la sacra spoglia^
sono scolpite le due seguenti iscrizioni inedite:
BIG . JACBT • CORPVS . S.TI HIC • JAGBT . COBPV9 '
IOAinriS . MABTIBIS S. GIOVAHRBS • MSRTISE
Alla ricordanza del martire è sacra l'ultima domenica d'agosto^
che vi è festeggiata con molta pompa e pletà«Dai vicini vii-'
laggi vi accorrono in folla gli abitatori per emulare la devozione
dei figli di Ruta, ed acquistare le spirituali grazie dal sommo
pontefice Alessandro VII concedute a chi visiti quelle sante reliquie.
Sulla cresta del monte di Portofino vedesi una cappella de-»
dtcata a s. Rocco, e retta da un sacerdote. Ad essa, ogni anno
nel mese di maggio, vanno processionalmente gli abitatori delle
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CAMOGLI 367
due parrocchie per isciogliere un voto quivi fatto in occasione
di un terhbil contagio.
In mesto alla predetta vallea sta una chiesa dedicata a N. S.
del Boschetto» Si ammira in essa una bella statua dell'Addo-
lorata ^ scolpita da Pellegro Olivarì. È pia credenza che nel
i5i8 la Vergine Madre comparisse ad Angela Schiaffino diCa«
mogli j e lasciandole segni visibili della sua apparizione , le
imponesse la edificazione del tempio , che prestamente fu eret-
to, e dodici anni appresso divenne priorato dei servi di Maria.
La prima ' domenica di settembre é assegnata all'annua fé-»
stiviti,, che si celebra eziandio nella parrocchia , ed è fatta più
solenne per fuochi artificiati , e per illuminazione dii tutto il
borgo y e della via che scorge alla chiesa del Boschetto. >
Alla distanza di mezco miglio dal paese , in sulle falde del
monte di* Portofino, esisteva la chiesa dis. Nicolò di Bari, stata
consecrata addi ^7 luglio del 345 da s. Romolo vescovo di
Genova. La uffiziarono un tempo i canonia regolari della
congregazione di s. Rufo: la ebbero nel i5i8 i padrìr cappuc-
cini : essa infine divenne patronato della nobile famiglia Durazzo«
In un seno dello stesso monte , a tre muglia da Camogli ^
sta la badia di s. Fruttuoso.
Questo santo che fu vestivo dìTarragona in Catalogna, sof"
ferse il martìrio sotto l'impero di Giuliano.
Erano discepoli suoi Giorgio , Marziale , Procopio , Giustino,
e Pantaleone. Si narra che alcuni di questi supernamente in-
spirati trasportassero la salma del loro santo maestro nel sito
ove costrussero la chiesa , in cui fu essa collocata.
Questo luogo divenne poscia monistero dell'ordine di s. Be-
nedetto , e f u dai monaci abitato sino al i454* La sede apo-
stolica nel i538 ne avea già conceduto il jus patronato ai Doria^
da cui se ne nomina tuttavia l'abbate commendatario.
Nell'anno terzo dell'impero di Ottone I, da Adelagia sposa
di lui , e figliuola di Rodolfo furono fatti al monistero molti
donativi, e fra gli altri quello del monte di Portofino, esente
da qualsivoglia imposta ; ond'è che alla famiglia Doria passò
il diritto di nominare i paroci di Portofino , di Nozarego , e
di san Giacomo; furono dipendenti dal monistero i priorati di
s. Antonio del castello genovese in Sardegna, di s. Giuliano di
Albaro presso Genova , e di s. Matteo dentro le mura.
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368 CAM06LI
La badia di s. Fruttuoso è siugolarmente insigne per le
tombe dei Doria. Non vedesi altrove più magnifico sepolcreto
dei tempi di mezzo. In una lunga camera , spettante alla parte
inferiore del monistero , stanno gli a?elli. Una serie di archi
acuti fatti di marmò in fasce bianche e nere si vede sopra i
sarcofaghi , e ciascun arco sta su dodici colonnette di marmo
bianco. Le iscrizioni in gotico carattere hanno la semplicità del
secolo decimoterzo. Yi sorge una torriceUa quadrata, costrutta
dai Doria, appiè della quale vedesi l'anzidetta fortezza naunka
di due cannoni.
Di presente abitano il monistero un sacerdote addetto al ser-
vizio dilla chiesa, una brigata di pochi preposti delle dogane,
ed alcune famiglie di pescatori.
Personaggi iUustrL 8i (linTanni Bono ^ sepolto in Rrrro uri
•^34. Dello stesso nome , e di questo medesimo lupgo fu que-
gli che occupò la sedia arcivescovile di Milano nel 63 1.
Angela Schiaffino chiaro modello di ogni virtù religiosa , dotata
dello spirito di profezia , fiori sul principio del secolo decimosesto.
Bono da Cam'egli ^ vescovo di Albcnga.-
Do Crcgori Squillaon , eardinale.^
Geromino da Camogli, vescovo di Scio.
Prospero da Camogli , vescovo di Cattania , consigliere del-
l'imperatore Federico , e rinomato astronomo.
Orazio Schiaffino, ambasciatore della repubblica di Genova
alla corte di Spagna.
De-Gregori Squillace , zio del suddetto cardinale , fu primo
ministro della corte di Spagna sotto il re Carlo IIL
Gio. Battista Figari , colonnello del reggimento italico , al
servizio di Ludovico XIV, valorosamente combattendo raiorl nella
famosa giornata di Hostelk.
Agostino Schiaffino carmelitano, lasciò manoscritti gli annali eccle-
siastici di Genova, un libro delle vite dei pontefici , uno della storia
di Genova, ed un altro sull'origine di tutte le chiese della Liguria.
Francesco Boggiano diede alla luce l'Erotea, ed il Solitario.
Antonio Denegri lasciò opere di diritto civile e canonico.
Francesco Capurro fu rinomato pittore.
Francesco e Bernardo Schiaffino vennero in istima di valenti
scultori.
Popolazione 6190.
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GAMPELLO 369
* GAMPELLO ( Campellus ) , com. nel naand. di Varallo , proT.
di Yalsesia, dioc. e div. di Npvara. Dipende dal senato di Piem. ,
vice-intend. insin. di Yarallo , prefett. i^ot. di Yals.esia j posta
d' Omegna.
Nel 18 16 questo comune fu separato da Rimella^ cui per
r addietro era sempre stato unito.
È situato sul torrente Strona, ai confioi della valle di Sesia.
Sono sue frazioni Pianpianino , Tappone, e Valdo : quest' ul-
timo luogo non é abitato che dalle tre f;ìmiglie , aventi lo
stesso nome Tosseri.
Di qua partono due strade comunali: una, da levante,-- con-
duce al borgo d' Omegna : V altra , da ponente , scorge a Ri-
mella: da questa via, salendo per la montagna^ si perviene
in tre ore di cammino alla cosi detta Colma \ e di là discen-
dendo verso le alpi, si giunge in due ore alla parrocchia di
Rimella.
Ad ostro del paese corre lo Stro|[|, e a levante il Gigno.
Nel giorno 19 marzo del 1701 questo torrente in una inonda-
zione vi atterrò parecchie case; nel 1755 rovinò una parte
della chiesa parrocchiale; nel 1781 distrusse intieramente la
detta chiesa , \ e ne furono sommersi gli arredi sacri , e V ar^^
chivioé
Lo Strona nasce da un laghetto, che giace sul Gopezzònei
alpe che appartiene al beneficiato della cappellania di, Rimella.
Vi sorgono tre balzi: il primo detto la Massa del Sesiani ,
confina a mezzodì colla cosi detta Guria di Yarallo : il secondo,
chiamato Lussolo, a tramontana, confina coli' Ossola superiore:
il terzo , che appellasi Toscalina , è posto a levante di Forno.
Da Gampello , passando pel Lussolo , si va in otto ore al
borgo di Domodossola.
Alli 19 d'agosto del 1759, la chiesa di questo comune fu
eretta in parrocchia , sotto il titolo di S. Giovanni.
L' inondazione del Gigno, quivi avvenuta 1' anno 1781 ,
avendo ^ come s' è detto , atterrata la parrocchiale chiesa , vi
si incominciò la fabbricazione di un' altra su elegante disegno
nel 1784,^ e fu condotta al suo termine nel 1790.
Tutti gli abitanti , ed in ispecie le due famiglie Guglianetti
e Tonsi, concorsero perché fosse edificata la chiesa novella4
Le bestie bovine, i cui prodotti vi sono di qualche rilievo^
Dizioru geogr. ecc. Yol. IIL ^4
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370 CAMPERTOCNO
Tanno molto soggette al male quivi detto scabbiola , cagionato
dalla soverchia umidità del luogo: esse per altro guariscono
facilmente 9 se loro si legano presto le orecchie y e se queste
gonfiate si forano entro lo spazio di ventiquattr' ore.
Sul CopezKone allignano bene i ciliegi, gli abeti, i faggi,
ed i larici. Vi abbondano le starne, le lepri, ed eziandio le
camoue.
Gli uomini di Campello sono robusti , e giungono per lo più
ad età molto avanzata. Non pochi di essi , per la sterilità del
loro paese , si portano in regioni straniere ad esercitarvi il
traffico, od il mestiere del peltrajo, lasciando le proprie man-
dre in custodia delle donne, che di forte complessione anch'esse
ed amantissime del lavoro , vanno al mercato di Omegna , di-
stante 7 miglia di Piemopte , per vendere il butirro ed il for-
maggio, cui trasportano sulle proprie spalle.
Si usano i pési e le misure di Milano*
Popctlazione 180.
CAMP£RT0GKO {Campertonium), cora. nel mand. di Sco-^
pa , proT.di Valsesia, dioc. e div. di Novara. Dipende dal se-
nato di Piem. « vice*intend. insin. e posta di Varallo , prefetti
ipot. di Valsesi^^.^.^^/^^^ .^^iiV^v^a.^/^./^^.
La parrocchia di -questo ^tllaggin è la più antica della^-salle
ov'essà giace , e ne fu Tanica sino al i3^ ; dopo il qual
tempo Venne eretta nella parte superiore quella di Alagna.
Il teutonico corrotto di< letto , che vi parUmo gli abitanti ,
indica la l^ro provenienzi|.
Parecchie villate formano questo comune , e sono : Qoare ,
Piana , Villa , Tetti , Pie di Riva , Carratta , Otra , Rusa , e
Goreto.
Il capo luogo è composto di tre cantoni uniti : Avigi , Pia-'
n aponte , Cadgrampino , o Gianon.
La strada provinciale , correndovi da mezzodì , conduce a
Piojfde lontano un miglio ed un quarto; india Scopello, Scopa,
Balmuccia, Vocca , e finalmente al capo luogo della provincia
distante cinque ore di cammino : .da tramontana la medesima
via scorge a MoUia discosto tre quarti di mìglio , quindi a
Riva , e ad Alagna ultimi luoghi della valle.
Campertogno è diviso per metà dal Sesia, il cui letto ^ quivi
ingombrato d«i sassi di enorme grosse^cza.
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CAMPIDANO o CAMPÒ 3n t
Vi si pigliatìo molte trote piccole , ma saporose.
II paese trovasi nel mezzo di alti monti , fra i quali vuoisi
notare il Vasnera , che contiene una cava di pietra da calce di
buonissima qualità.
La pianta che meglio prospera su questi inontì è il faggio.
Le produzioni territoriali sono : segale , patate , castagne ,
noci, e canapa. Di qualche rilievo vi sono i prodotti delle
vacche e delle capre , che durante l'invei-no sì danno a custo-
dire ai villici di Borgosesia , Sostegno, Prato, e Grignasco.
La chiesa parrocchiale è d'ordine composito : vuoisi che sia
Stata edificata sul disegno dell'architetto Vittone. È sotto l'in-
vocazione dell'apostolo s. Giacomo Maggiore , la cui festa ivi
è celebrata col concorso di molti forestieri. Il paroco vi ha
il titolo di arciprete.
U corpo di s. Innocenzo martire della legione tebea è de-
posto in questa chiesa.
Vi sono alcune ìnstituzioni di pubblica beneficenza , la cui
mercé si soccorre ai malati poveri , ed anche alle persone ina-
bili al lavoro.
Gli abitanti di Campertogno sono robustissimi, di buona in-
dole , è particolarmente inclinati alle arti meccaniche.
Pesi e misure come nel capo luogo di provincia;
Popolazione i23o.
Narrasi per tradizione , che sur una delle predette montagne,
vicina al cantone delle Quare , appellata Varga Monga ,' iokse
arrestato il famoso Dolcino , il quale nei primi anni del se-
colo XIV per le sue enormi scelleratezze tenne in grande ap-
prensione il Biellese,'la Valsesia, il Novarese, eie vicine con-
trade (Vedi Biella e Borgosesia). È per altro più fondata
opinione che l'arresto di quell'eretico , di cui parla Dante nel
canto xXnn dell' Inferno^ accadesse sopra un balzo di Roos»
Bbn lui»gc da Triverio, «tw bUi 'id tih'oin dilJHiniinn dal can-
tone delle Quare.
Evvi una terra pur detta Campertogno sopra un monte della
Catalogna presso le frontiere della Francia.
CAMPIDANO o CAMPO. Sono tra i sardi in mòlt'uso questi
nrjmi a significare certe regioni piane di grande estensione j
e più asciutte delle valli. Il Gemelli pose il fondamento
della distinzione di Campi e Campidani nella inn^^gior o mi-
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371 CAMPIDANO o CAMPO
nore quantità della superficie , la quale ove fosse assai tasta
"^ si appeUasse Campidano , se angusta Campo : tuttavolta non
trovo nel vero il suo giudizio , da che qualche regione che i
Logudoresi cognominan Campo ( p. e. il campo d'Oziéri ) pa-
reggia qualcuno dei Carapidani. Però non attendendo a questo
scrittore dirò sinonime le due appellazioni, quando quelle sif-
fatte regioni che nella parte meridionale del regno si dicono
Campidani sono dai Logudoresi Campi nominate. A nOEÌon più
distìnta giovi sapere quali idee siano comprese nella parola
Campidano o Campitano come si legge nelle antiche carte. Si
vuol significare una grande estensione piana , ma senza negare
alcun rialto è colali tumescenze cui non convenga l'appellativo
di colli, già che pure ne' Campidani è la distinzione di terre
basse e alte : e dassi ad intendere una terra coltivata , e di
superior fecondità, asciutta in gran parte, e quindi non esclusi
certi siti umidi con acquitrini , pantani , e stagni ; perchè vi è
• sempre annessa l'idea d'un'aria insalubre in quella stagion del-
l'anno che corre dal spllìone alle grandi pioggie dell'estremo
autunno. Cotal complesso di qualità nella denominazione di
Campidano si può tutte le volte riconoscere, che si applica la
medesima a regioni cui sia proprio altro nome, p. e. all'Anglona.
Campi. Sono molte regioni nelle provincie settentrionali cui ge-
neralmente si dà quest'appellativo.
Campo d'Ozièri , vastissima regione del Montacuto chiusa da'
monti di Mores , Ardara , Ploàghe , Chiaramente, Sassu sino
al fiume di Co'guinas , indi dai colli di Qastra , e dalle emi-
nenze di Ozièri. La sua circonferenza valutasi in miglia 89, la
superfìcie in circa 90 quadrati. Il terreno è più frequentemente
sabbioso. Se ne darà più distinta spiegazione all'articolo
OzièrL
Campo di Còguinas. Cosi dicesi la maremma che vederi di-
stesa dai monti di Gallura, Agultu, Qugurenza, Latrai, a quelli
di Caslelsardo in una superficie di circa 28 metri quadrati.
Essa è una terra che rinforzasi spesso dalla pinguedine delle
inondazioni del Còguinas, onde suole spiegare una vegetazione
prodigiosa. V. l'art. Coguìruzs.
Campo Giavesu , cosi detto da Giave che ne possiede un
grandissimo tratto. Ha una superficie di circa io metri qua-
drati, una terra umorosa e feitilissima. Y. l'articolo Giave.
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CAMPIDÀINO o CAMPO 373
Campo Laziaro , che apresi a mezzodì di Codrongìanos ed
a ponente di Ploaghe. La sua superficie può calcolarsi alli 8
metri quadrati. La terra é di somma virtù. V. l'articolo
Pioaghe.
Campo Mela. Stendesi questo dalle fauci di Can-e-Kervu
sotto Scala-di-giocca all'eminenza di Codrongianos. Se la su-
perficie è un po' minore della precedente , la fertilità è senza
contrasto eguale. V. ISirticolo Codrongianos.
Campo di Oltana. V. l'articolo Otlàna j ecc. ecc.
Nella Sardegna meridionale è una landa a ponente del monte
Atei .y detta Campo di S. Anna : di cui vedi nell'articolo Ori-
stano,
Campidani. Due sono i principali , uno di Cagliari , l'altro
di Arborea. Queste cose hanno essi di comune , che siano di
pochi metri elevati sul livello del mare j con cui terminano
da una parte; le. terre argillose, scarse di sorgenti, e non
propinanti dai poco profondi pozzi che acque salmastre ; po-
vere di arbusti , e di piante d'alto fusto venute spontaneamente
ia nud compenso sparse di cardi agresti e di altre eAe spi-
nose ; che salvo il tempo in cui verdeggiano i seminati com-
paiiscano orride come deserti ; che sciano il calore e l'umi-
dità in grado maggiore; che nei tempi di media temperatura
soggiacciano a nebbie frequenti , e spesso fatali : nelle notti se-
rene o a copiose ruf^de , o a forti brinate, onde i fiori e i
teneri germogli sono bruciati , e intristiscono le piante e le
frutta.; e in ogni tempo a tanta variabilità di condizione nel-
l'atmosfera , -che entro lo stesso giorno ti parrai portato da
una in altra stagione succedendo a un calore che non sia da
patire un freddumido che dia dei brividi. Alle quali cose poco
alla sanità fauste cresce , come dicea , la infezione deli' aria
dal luglio al novembre dai molti funesti laboratori di miasmi,
dei quali questi non rimovibili, quelli permessi dalla infingar-
daggine dei coloni ; quindi correndo questi tempi pericoloi^i il
timore di prendere un male , che possa esser fatale , sé non
si eviti l'umido dopo di avere- sperimentato il caldo , non tem-
perandosi da troppe bevande, e da cibi di concozione difficile.
L'inguinamento dell'aria é ben sentito quando alle prime piog-
gie autunnali escono i conladini a preparar le terre. Della fer-
tilità non accade dover Care alcuna parola : però dbe se il cielo
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374 CAMPIDANO o CAMPO
ristori con frequenza i seminati degli umori perduti , comecché
sia tristissima Tarte , tuttavia tanta copia è di messe , che ge-
neri ammirazipne.
Della fisica e morale costituzione dei Campidanesi si è detto
quanto parve convenire negli articoli Busachi provincia , Ca^
gliari provincia.
Particolarità dei Campidani*
Campidano di Arborea, Dislinguesi in tre dipartimenti no->
minati essi pure Campidani con determinazione dai paesi prin-
cipali , dove nel governo dei Giudici erano soliti risiedere i cu-
ratori ; questi erano il Campidano-rMaggiore , il Cam|Hdand-
Milis , il Campidano-Simàgis.
Il Ca^npidano^Maggiore , secondo il P. Napoli , distendesi
dai limiti orientali di Cerfallio a Capo-manno per più di mi-
glia aa, e dal ponte d'Oristano a quello di Riòla circa 6 *,
onde sarebbe un'area di metri quadrati 140.
Da un'i^ntica carta in cui si riferiscono le congreghe dipar-r
timentali di tutte le curatone del giudicato d'Arborea e delle
altre dipendenti dal governo di Leonora Giudìcessa di Arborea
per la elezione dei propri sindaci a stipular la pace col Re
d'Aragona ricaviamo con certezza il numero e nome delle po«
polazioai in quello esìstenti come de^li altri distretti , cosi di
questo e degli altri due Campidani. Coniponevanp il Campi<^
dano-Maggiore Solorussa , Cerfallio, Villalonga , Sii-ma/ore ,
Pctravèurra, Massaina, Nuràci-niello , Fenugheda , Nuraci-albu,
Capras , Solànis , Semisthe , Nuraci de pische , Ersorra , Do-
nugagia , Cclleyani, Baratili. Fu dopo quel tempo un altro TÌl«
laggto presso al secondo ponte sulla strada centrale da Orìn
stano detto Nura-capra , che nel secolo scorso restò deserto.
Il Campidano-Milis giacente al settentrione del suddescritto
ha di larghezza dal ponte di Tramatza al confine del Sanlus-*
surgiese miglia 7, di lunghezza dal confine di Bau-ladu alla
torre del Pozzo miglia 18 ; e quindi una superficie di miglia
quadrati 1 3o ?
Comprendevansi già in questa contrada , siccome deducesi
^alla sopracitata antica carta , queste popolazioni , Tramatza ,
JBauladu , Sant'Aèru, Milis-mannu , Milis-^piccinnu , Nurapulia,
Barigàdos , Calca rgia ^ Sèneghc , Bouàrcato , Segacos , Spinala
)]ia , Solli,
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CAMPIDANO o CAMPO 875
Il Campidano Simàgis , che trovi a mezzogiorno del Cani-
pidano-Maggiore , stendesi da Marnibiu al ponte dì Oristano
per miglia io, dai monti d'Arci al mare per miglia i3, con una
estensione superficiarìa di miglia quadrati i3o.
Dalla stessa carta abbiamo aver in queU'epoca questa cu-
ratoria contenuto Simàgis , Simàgis di S. Giuliano , Simàgis de
70SSU, Bàngios y Camplesy Ugiastra, Sia Sancti Nicolai, Olbar-
ra y Sili , Santa lusta , Palmas-roa/ore y Palmas, S. Aéru, Sia
Sanctae Luciae.
In questo tempo nelle tre curatone sono le seguenti popo«
lazioni. Nel Campidano-Maggiore : Baratili, Cabras anticamente
Capras , Ccddiani anticamente Celleyani , Cerfalliu , Donigala
anticamente Donugagia , Massama , Nurachi , non so «e Nura-
cbi albu, o Nurachi de pische ? Nuraxioieddu , anticamente
Nurachi niello, o pigello, Riòla chi sa se avesse nell' addietro
un diverso nome, o sia più recente della notata età, Sia-mag*
giore anticamente Siì-mayore , Solorussa , Solanas. Nel Campi-
dano-Milis : Milis , forse i due Milis antichi che eran certa-
mente vicini si sono congiunti? Bonarcado anticamente Bonar«
cato , fiau-liidu, Narbolia iintie«mente Nurapulia, S. Aéru-Mi-
lis , Séneghe , Tramatia.
Nel Campidano-Simàgisji Simàgis, i tre di questo nome forse
si congiunsero in un solo , Sili , Sia-manna , Sia piccia , que-
ste due Sie pare sieno le denominate di S. Nicole e di S. Lu-
cia. S. Aèru-Cooglus specificazione che ne dice la esistenza d'un
antico paese appellato Cpngius , che se non ebbe in quell'epoca
altro nome sarà stato fondato in appresso. Ogliastra-Simàgis
anticamente Ugiastra, Villaurbana forse Olbarra 7 Palmas, forse
riunione delle due antiche , Marrubiu.
Il Sinnis , di cui fu detto nel!' articolo Cabras , resta com-
preso secondo la circoscrizione del P. Napoli nel Campidano-
Maggiore -, secondo quella del Fara sarebbe parte del Campi-
daoo-Milis. Non giova quisfcionar su ciò , che sopra essa re-
gione hanno dritti gli uomini di uno , e di altro dipartimento.
Il Campo di S. Anna chiudesi nel Campidano-Simagis.
Prospetto dello stato attuale de* tre dipartimenti.
Campidano- Magf^iore. Popolazione: nel •i8:»5 anime 9569;
nel 1834 anime 10722, in famiglie 2374* Nascevano 336, mo-
rivano 3o6, si contraevano matrimoni 89*
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376 CAMPIDANO o CAMPO
Agricoltura. Si seminavano starelli di grano 9525, d'orzo
ao53 , di fave 1260, di legumi 872, di gramone piccola quan-
tità , di lino 509. Si coltivavano alberi fruttiferi ^^6000^ viti
IO milioni. La fruttificazione comune de' cereali in complesso
andava all'ottuplo; le viti rendevano 1,700000 quartieri; gli
olivi 497^^ quartare. Erano impiegati nei lavori campestri uo-
mini 2200 , buoi 4800.
Pastorizia, Vacche 8089 , pecore 18600 , capre io5o ,
porci 6985 , cavalli 2 1 3o , giumenti 1 356. Esercitavano la
pastorizia uomini 167.
In tutto il dipartimento erano meccanici per l'arti di neces-
sità 88 , donne che lavoravano al tela jo 1 666 ed altrettanti
telai , pescatori 100, fanciulli alla istruzione elementare 2o5 ,
persone che sapesser leggere 326 , preti 3 1 , chiese 25.
Campidano-Miiis. Popolazione nel 1825 anime 8i4i 9 nel
1834 erano 8578, in famiglie 2 1 24. Si celebravano matrimoni
69 , nascevano 257 , morivano i65 nell'anno.
Agricoltura. Si seminavano starelli dì grano 7100, d'orzo
2010, di fave 240, di granone no, di legumi 120, di lino
45o. Si coltivavano albeii fruttiferi 6333oo , viti 402800, i ce-
reali moltiplicavano in comune al sestuplo , le viti rendevan
quartieri 68800, gli olivi quartane 2100. Erano addetti all'agri^
coltura uomini 1662, buoi 2280.
Pastoritif. Vacche i55o, pecore ioo5o, capre 4^^? porci
1710 , cavalli 875, giumenti 348. Erano pastori 106.
Numeravansi uomini meccanici 122 , telai in attività i3i5,
fanciulli concorrenti alle scuole elementari 96, persone che sa-
pesser leggere 191 , preti 29 , chiese 3i.
Campidano-Simàgis. Popolazione nel 1 825 anime 4^88 ,
nel 1834 erano 44? ^ , in famiglie 993. Nascevano 160, mo-
rivano 118 , si celebravano matrimoni 4^ nell'anno.
Agricoltura. Si seminavano starelli 3696 , d'orzo 906 , di
fdve 930 , di legumi 336 , di lino 5 io. Si avean alberi frutti-
feri 24300 , viti 25oooo , che davano quartieri 4i3oo. I ce-
reali moltiplicavano al sestuplo. Davan opera all'agricoltura uo-
mini 929, servivano buoi 1760.
Pastorizia. Vacche i^io^ pecore 8000, capre 585o , porci
i4io, cavalli 56o, giumenti 66o. Eran pastori 95.
Si numeravano uomini meccanici fyi , tessitrici e telai 722 ,
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CAMPIDANO o CAMPO 377
fanciuHi nelle scuole elementari 4? 9 persone che sape$ser leg-
gere 125, preti 16, chiese 17.
Campidano di Cagliari , curatoria dell'antico giudicato Cara-
lese , oggi compresa nella provincia di Cagliari. Sten desi e fi-
gura siccome un semicìrcolo sulla capitale se non che deve
aggiugnersi là metà occidentale dei monti d'^ Sinnai , Mara , e
Carbonara. Vi si con<^ngono i3 popolazioni , e son quest'esse;
Assémini , Burcèi, Carbonara, Mara-Calagònis , il Maso o Man-
so, Pirri, Pauli-palma (volgarmente Pauli-pirri ), Quarto, Quar-
tuccio , Selargius , Sestu , Settima Decìmu , Sinnai. Di esse
maggiore era in altri tempi il numero , che nel diploma del
re Giacomo ( 1327) sono notate dentro il territorio attribuito
a Cagliari S. Gilla Sanvetrano o San Vidriano , Cepolla , e
Quarto-susu ( sarebbe V attuale Quartuccio ? ) , Quarto /ossu ,
Quarto Donitu , che per avventura sonosi congiunti in un sol
coi*po -, poco prima della qual epoca stava pur Bagnara a Porto-
grotte , e in essa non era tutto caduto il castello di Bonaria.
Sopra queste leggonsi in' una concessione di D. Gilaberto Cen-
telles e Carroz (20 novembre i336) nominate Galagoni,' Sìxi
oggi Sicci , Sedànu , Corongiu , Sirigargiu , Figu-erga , Villa-
nova dessa Penùga , Separassiu , Villanova S. Basilio , S. Bar-
bara. Finalmente nelle notizie di antica statistica presso il ba-
ron Manno troviamo fatta menzione di Simbilia^ Mògoro, Ca-
lamatia, S. Maria de Claro, Solànas, Gereméasj Pahnas , Sen-
nerinu , Sapolio , Sinnuri , Siuris , Scannu , Sennenosi , Sepa-
ra , Salsali , onde forse i ciottoli di fiumara sono stati deno-
minati , che i cagliaresi oggi corruppero in Sassari ( perda de
Sassari), Sana, Siria , Flumìnale, Girsemi , Gruoros, Matter*
rùn , S. Maria de Paradiso , Nulgi , Pituxi.
Prospetto dello stato attuale del Campidano di Cagliari.
Popolazione. Erane nel 1824 anime 20112, nel 1 834 die* ^
dene il censimento 22096 , in famiglie 4^00 , nelle quali na*
scevano 810 , morivano 620. I matrìn)OBÌ nell'anno sommavano
a 160.
Agricoltura, Si seminavano starelli di grano 865o , d' orzo
2480, di fave 1895 , di legumi 44^9 ^^ ''^^ ^45* Si aveano
alberi fruttiferi 536,ooo , viti 8,608,000. I cereali moltiplica-
vano nel comune al sestupla ; le viti producevano quartieri
1,078,000. Esercitavano nell'agricoltura uomini 4Bt5, buoi 2338,
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378 CAMPIDANO o CAMPO
Pastorizia. Vacche 2180, pecore 144^0 ^ capre ì535o ,
porci 44^^ 7 camalli 995, giumenti 2390. Eran pastori 35o.
Si numeravano in tutto il dipartimento meccanici 34^9 doone
tessitrici 1672, scolari di istruzione pruuaria 1 18, persone che
sapesscr leggere 47^ 9 P>*<^tì 3o , chiese 32.
Condizione universale dei Campidanesi.
Il pauperismo è assai più esteso che altrove in queste terre
fecondissime, dove non troverai altre case prospere che quelle
dei privilegiati , e di pochi principali. Ne potea esser altrimenti,
quando era in mani di grandi proprietari la maggior parte dei
terreni , e li medesimi aperti non avea a esercitarsi l'industria
che intorno ai cereali , li quali mancando niente rimaneva a
conforto, nulla o poco giovando il frutto delle viti in difetto
di compratori. A questo aggiungi la scarsezza del bestiame, e
conseguentemente delle lane , la trascurata coltivaziotie del
Uno, e quindi l'inopia del materiale ai lavori femminili, onde
che tutto il vestiario costa buona moneta , e spesso molta per
certo lusso che ti si fa vedere. Viene in colmo la poca atten*
zione all'avvenire, i conviti , gli incarichi delle feste e dei di-^
vertimenti popolari, le questue per tali cose , le perpetue que*
stue de' frati mendicanti , cui dassi per li bisogni giornalieri ,
per provviste di quaresima e di avvento , per buon numero
di feste e di solennità , le primi^e delle frutta , delle gi*eggip
degli armenti , parte delle lane , dei formaggi , della vendem-
mia, della decima dovuta ai parrochi, e di molte altre cose.
Infine le prestazioni feudali ...
Feudi, Qui godemi l'animo , che per beneficio dell'ottimo
Monarca , p^dre de' suoi popoli, velato il quadro dell'infelice
stato dei campidanesi , cui sovente del frutto de' propri sudori
poco o niente rimanea , ed erano alcuni obblighi di servitù ,
» possa aprire cosa giocondissima ^ la letìzia dei medésimi
pieni di speranza per un miglior avvenire , e di gioja per le
grazie ricevute. Non si può senza una scellerata ingratitudine
negare li Reali di Savoja, si tosto come impresero il governa
4^1 regno sardo aver in. questo rivolta la mente, che sollevati
fossero i villici dalla indegna afflizione in cui li trovarono gia-
centi, e spiegato in favor di quelli un potente patrocinio. Ma
era altro e molto al farsi, e toccava al pio e magnanimo Carlo
Alberto di compir la grand' opera di levare i suoi popoli da
un'abbietta sorte a più cìvil condizione.
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CAMPIGLU 379
Io non dirò , che dirlo non saprei bene , come lietissime si
destassero le genti della Sardegna y quando Tuom saggio che
degnamente sa rappresentare un Re sapientissimo e amantis-
simo del suo popolo (cavaliere D. Giuseppe Maria Montiglio
d'Ottiglio e Yillfinova ecc. ecc. ) concependo in sua gran mente
gli alti pensieri sovrani , e con maravigliosa prudenza produ-
cendoli felicemente, pubblicava 1 la real volontà per la conser
gna de' feudi ; ne so pur descrivere la esultazione in cui elle
si concitarono quando il medesimo rende vale consapevoli del 7
l'altra spvrana grazia, per cui era abolita la servitù personale
cui eran soggetti i popoli aggiacenti alle saline, che o davean
ti'avagliarvi nella più calda stagione, o rediimesene con un'an*
nua prestazione; e meno potrei confidare di narrare la gioJ4|
in quanta festeggiarono i pop'oli sardi nel di memorando , che
richiamavasì alla sovranità la giurisdizione per diversi titoli sin
allora esercitatasi pe)le terre infeudate p^r li baroni o loro mi-?
nistri , ed una per tutti i sudditi divenne l'autorità direttrice
dell'eseguinìento delle leggi. Più diletto^a allegrezza non mai
felicitò la patria : vedean&i tutti i modi del più sincero giubi^
]o , suonavano le più ouorevoU acclamazioni , si udivano voli
per l'amatissimo Sovrano , e rendevansi con i^ligiose cerimonie
grazie i^l'^ltissiino per averli be9ti dVo IV^ tanto studioso del
loro bene.
* CAMPIQLIA ( Campilia Bugelle^nsium ) 9 com. nel mand,
di Andorno-Caccioma , prov. e dioc. di Biella , div. di Torino.
Pipende dal senato di Piem*, intenda prefett. ipot. e posta di
Biella , insin. di Andorno-Caccioma.
Lo ebbero in feudo i Mocchia di Cupeo. È una delle quat*
tro comunità esistenti nella valle d'Andoruo-Cacciorna. Giace
a scirocco. Il suo territorio è intersecato, fra levante ed ostro,
da una strada carreggiabile, che dal capo di mandamento scorge
sino al comune superiore di Pìedicavallo , ultimo luogo della
detta vallea.
E discosto un mezzo miglio da Quittengo e da s. Paolo ^
tre miglia da Piedicavallo e da Caccioino , e cinque da Biella,
Le campagne ne sono bagnate dal torrente Cervo , che nasce
dal lago chiamato Ddla Vecchia giacente sul balzo di Mologna,
e discendendo precipitoso sulle terre di Piedicavallo, di Qujl-t
tengo, e di s. Paolo , va a scaricarsi nel Sesia. Abbonda di
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38o CAMPIGLIA
eccellenti trote. Si tragitta presso Pabitato sopra un ponte in
pietra d'un arco solo , che accenna a varie dipendenti villate,
e da cui incomincia un'agevole salita , per la quale si va ad
un veneratissimo santuario dedicato a s. Giovanni Battista.
La bella chiesa parrocchiale è sotto il patrocinio dei santi
Giuseppe , e Bernardo da MenthoA : le sono aggregati he quarti
del comune di Quittengo , ed anche tre quarti di quello di s.
Paolo. È a tre navate , sorretta da otto grandi colonne in pie-
tra d'ordine dorico : può contenere 35oo persone.
La sua festa principale si celebra addi i5 di giugno. Questa
chiesa nel^uo cominciamento , cioè nel 1 533, era ufficiata dai
padri beneditfini , ehe l'abbandonarono in occasione d'una fiera
peste, onde fu desolata la valle d'Andomo.
Nel 1575 la reggeva un prete secolare con titolo di vice-cu-
rato: in tempi posteriori fu detto priore chi la governava. Di
presente il |)aroco é insignito del titolò di vicario foraneo.
Alla distauza di un miglio circa dal villaggio, si vede il pre-
detto santuario di s. Giovanni Battista sopra un'altura, d'onde
si discoprono agevolmente le amene pianure del Vercellese.
La sua positura e tra levante e mezzodì. L'elevatezza é di 4000
piedi sopra il livello del mare.
Sontuoso è questo santuario, di una sola navata, d'ordine
composito. La sua lunghezza è di i3 trabucchi ed un piede ;
la larghezza di 4 trabucchi e 4 piedi. Fu edificato per le spon-
tanee oblazioni e fatiche degli abitatori della valle , come iscor-
gesi dall'iscrizione esistente sopra il gran d'arco^ che divide il
presbiterio dal rimanente del tempio :
HANC . SACRAM . JBDEM
DIVO . lOAVRI . BAPTISTJB
PAVPEABS . ET . BIVITE8
PaiORB . AC • BECTORB
FRANCISCO . FRANCESIO
JEDIFICABVNT
. In ìxtk quadro che rappresenta la nascita del I^recursore vi
si ammira soprattutto una immagine di Zaccaria. 11 celebre Ber-
nardino Cagliati fece quella preziosa tavola nell'età sua di anni
87. Del suo fratello Fabrizio vi sodo parecchie dipinture nel
coro , e nella parte superiore del tempio. Nel coro si leggono
le seguenti iscrizioni :
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CAMPIGLIA 38i
FAFRICITS . GALLB&Bl . AEfDVR-FORinCEM • ADTTA . COMDECOBÀTIT
AS» . S . 1777
lOÀN . BEBIfABDIinrS . FBATER . JBTÀTIS . SVM . ESTREMO . 87
ICONEM . HÀNC • IITY . PINX . OBTVLIT • 1 7g4
A dèstra del santuario yedesi una cappella incavata nella
roccia , ove fu rinvenuto da alcuni pastori il simulacro del
s. Precursore , la coi festa vi è celebrata col concorso di 3ooo
e più forestieri , intervenendovi anche proces&ionaloiente gli
abitanti della parrocchia di tutta la valle.
Grandiosa e bella è la piazza dirimpetto al santuario: la di*
vidono due alte e ben costrutte piramidi. Le sta nel mezzo una
fontana d'acqua molto ^limpida e salutare. Vi stanno cinque belli
palazzi. Il primo è destinato ai preti collegiali y il secondo ad
un collegio di studenti, il terzo é occt^to da un albergatore,
gli altri due servono a' forestieri , che vanno a visitare qud
sacro monte , e vi puonno aver alloggio trecento persone.
Per una strada assai comoda, di là si passa al santuario
d|Oropa , non distante che due ore di cammino.
Nel palazzo del collegio possono abitare settanta studenti.
Vi sono ammessi i giovani delle quattro comunità di Campii
glia , Quittengo , Piedicavallo e s. Paolo. Loro s'insegna sino
alla grammatica. La scuola vi venne fondata dal sacerdote Acati
di s. Paolo, che lasciò al degno scopo un legato, col quale ,
e colle largizioni fattevi da' quattro comuni si ha una rendita
sufficiente per lo stipendio di tre maestri ; a tal che gratuito
vi e l'insegnamento pei fanciulli nativi dei detti villaggi. I fo«-
restieri non pagano che un piccolo noinervale. Nel collegio è molto
agevolato il modo delle pensioni pel mantenimento degli allievi.
Ogni tre anni vi si danno gli spirituali esercizi quando ai
sacerdoti , e quando ai secolari.
I prodotti territoriali sono: castagne, noci, patate, alcune frutta,
canapa , e fieno. I terrazzani possono fare una considerabile quan*
titàdi butirro e di formaggi, cui smerciano nel capo di manda mento.
II territorio abbonda di lepri ^ faggiani , pernici , e tordi. Vi
si trovano camozze.
Gli abitanti sono per lo più robusti e perspicaci. Non pochi
di essi vanno ad esercitare la loro industria in. paesi stranieri.
Pesi , misure , e monete di Piemonte.
Popolazione looo.
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382 CAMPIGLIA
* CAMPIGLIA (Cantpilia Eporediensùàn) , com. nel mand.
di Pont , prov. e dioc. d'Ivrea , dW. di Tonno. Dipende dal
senato di Piem. , intend. prefett. ipot. d'Ivrea , insin. di Poni,
posta di Cuorgnè.
Questo villaggio con le terre cbe stanno intomo al torrente
Soana , fu già soggetto ai conti di s. Martino. Lo ebbero po-
steriormente in feudo con titolo di marcbesato i Moccbia di
Cuneo. £ circondato da tre ^ifte montagne. La sua dL«tanza da
quella , che dicesi Arieta o Rancio , è d'un miglio circa. A le-
vante ha il monte Civetto, la cui sommità, di vide il territorio
di Canipiglia da quello di Valprato ; a ponente ba i balzi chia-
mati Busiarie , e Brogliatto, le cui cime dividono questa dalla
valle di Forso.
Due strade comunali di qua si dipartono : una da ostro con-
duce a Valprato; l'altra da borea mette a Cogne , luogo della
valle d'Aosta: quest'ultima strada ornai divenuta impraticabile ^
era vantaggiosissima pei trasporti dalla nùniera del ferro quivi
abbondante.
Vi scorre il torrente Soana che nasce da parecchie fonti , ed
in ispecie da quelle dell' Arieto. Le acque di tali fonti si riu-
niscono lungo la valle, cbe porta il nome del torrente, e sboc-
cano nell'Orco vicino a Pont.
Campiglia è lontano un miglio e metto da Valprato, e di-
eiotto da I?rea.
* La paiTocchìale ha il nome da s. Orso. Sonovi due cappelle
Campestri : una a greco del comune distante tre miglia , conse-
crata a s. Besso ; Taltra pochi metri lontana , sotto l'invocazione
di s« Antonio da Padova.
11 territorio produce segale e patate • abbonda di grosso e
di minuto bestiame , ed eziandio di legna da bruciare che si
vende per uso delle officine del ferro e del rame stabilite in
quella valle.
Il commercio dì questo paesetto si fa con Pont e Cuorgnè.
Gli abitanti sono robusti , d'indole buona , e di non tardo
intelletto. La più parte di essi recasi in altri paesi a procac-*
ciarsi un guadagno coi lavori del rame.
Nel territorio di Campiglia si trovano : argilla magnesiaca :
della regione del Rancio : si ottenne all'analisi docimastica un
indizio d'argento.
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CÀMPIGLIONE 383
Ferro solforato nel quano : deUa regione e montagna Tan-
2one. Il minerale diede in slicco il 36 35 per cento , e questo
contiene il 4iio<>oo ^ argento leggermente aurifero.
Popolazione lyS.
CÀMPIGLIONE ( Campino ) , com. nel mand. di CaTOur ,
prov. e dioc.di Pinerolo, div. di Torino. Dipende dal senato
di Piem. , ìntend. prefett. ipot di Pinerolo , insin. di VìUafranca
di Piemonte, posta di Cavour.
La terra e il castello di Campiglione furono posseduti dagli
Albertenghi , antichi signori , di cui si è parlato nell'articolo
Bagnolo.
Ne conservarono essi parte della giurisdizione fin nel secolo
ivu. Del ramo di Campiglione fu stipite Faciotto ( i45o), pa-
dre di Giovanni, avo di Giovanni Antonio, che nel i562 ebbe
Matteo; onde fu Baldassarre padre dell'ultimo Matteo nel i6^o;
il quale altra prole non ebbe, che Paola, sposata a Giovanni
Battista Rorengo de' conti di Lucerna. Questi vi avevano già
qualche parte di signoria coi Tolosani, da loro conservata in-
sino a questi ultimi tempi.
A Campiglione apportarono gravi mali i ribellati Valdesi,
che ne furono poi del tutto cacciati in novembre del i634*
Fuvvi già una missione di padrì minori riformati.
La sua positura é ad ostro di Pinerolo.
Parecchie strade comunali ne attraversano il territorio: una,
da levante, conduce al capo-luogo di mandamento; un'altra,
da mezzodì, mette nella via, che da Bibiana scorge a Cavour;
una terza, da ponente, guida al nuovo ponte sul Pellice, detto
ponte di Bibiana ; una quarta, da tramontana, chiamata di To-
rino, si unisce alla provinciale di Pinerolo e Saluzzo; una quinta
infine nella medesima direzione , è detta di Brìcherasio : pas-
sano per questa via le persone che viaggiano a piedi nei tempi
in cui si può guadare focilmente il Pellice.
n borgo é distante quattro miglia e mezzo da Pinerolo; due
circa da Cavour ^ uno e mezzo da Brìcherasio; uno da Bibiana
e da Fenile.
La parrocchia è sotto il patrocinio di s. Giovanni Battista*
Esistonvi due antichi palazzi, i quali appartengono ai signori
già confeudatari del luogo.
La maggior produzione di questo paese e il vino, che vi si
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384 CAMPO
fa generoso , e vendevi nelle proyincie di Pinerolo e di Saluzso.
Pesiy misure e monete di Piemonte.
Gli abitanti sono robusti, e applicati con molta intelligenxa
airagrìcoltura.
Popolazione looò.
* CAMPO ( Campus ) y com. nel mand. di Castellamonte ,
prov. e dioc. d'Ivrea, div. di Torino. Dipende dal senato di
Piem. , ìntend. prefett. ipot. dl?rea , insin. e posta di Castel-
lamonte.
Questo luogo era altre volte sotto la dipendenza di Castel-
nuovo. Fu contado dei s. Martini marchesi di Pont , e dei s.
Martini di Strambino ; vi ebbero anche signoria i Rolandi^Mar-*
che t ti ed i Mosca.
È situato in collina. Da levante e mezzodì ne circonda il ter-
ritorio un'arida montagna , su cui si vedono frequenti . sassi di
nero colore. Essa abbonda di una terra atta alla formazione
della majolica. I chimici ne cavano pure un sai purgativo.
Gli alberi principali che vi allignano sono i castagni, ed i noci*
Tre vie comunali di qua si dipartono : una , da levante ,
scorge a Muriaglio , distante un quarto di miglio , l'altra , da
mezzodì , conduce a Castellamonte , due miglia discosto -, la
terza , da ponente , mette a ViUa Castelnuovo, che gli sta ad
un mezzo miglio.
Quéste vie sono a gran pena carreggiabili*
Il rivo Malesina interseca il territorio dalla parte di ostro ,
e va a scaricarsi nell'Orco.
Un rigagnolo detto Deria^ che nasce ad ostro del comune,
ne bagna eziandio una parte delle campagne , e si scarica nel
Malesina presso a Castellamonte.
L'antichissima parrocchiale è consecrata a s. Lorenzo. Sta a
qualche distanza dall'abitato*
In una scuola comunale i fanciulli imparano a leggere e
scrivere.
I prodotti sono : fromento , segale , meliga , castagne , pat-
tate , e fieno. I ben coltivati vigneti vi producono buon vino
in abbondanza. Ti è di qualche considerazione il prodotto delle
knandre. Il bestiame si vende dai terrazzani sulle fiere di Pont,
Cuorgnè , e s. Giorgio ; il latte ed il butirro si smerciano in
Castellamonte.
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CAMPOCHIESA 385
Gli abitanti sono di forte complessione: loro gioverebbe che
meno conoscessero i mezzi del litigare»
Popolazione 800.
* CAMPOCHIESA ( Campus Ecclesice)^ com.nel mand. prov.
e dioc. d'Albenga, div. di Genova. Dipende dal senato di Ge-
nova , vice-intend. insin. posta d^Albenga, prefett. ipot. di
Finale.
È situato in fondo d'una valletta : forma col villaggio di
Salea un solo comune.
II territorio è soggetto alla siccità. L'olio e i legumi ne sono
i principali prodotti :. altre volte vi si facea buon vino. in qual-
che abbondanza : di presente vi sono scarse le rìcolte delle uve,
come scarse vi sono pur quelle del grano e dell'orzo. Si trovano
cave di pietre da molino, ed una sorta d'argilla molto atta a
fabbricare buone stoviglie.
Le numerose greggie, che nell'inverno vi sono condotte da
Cosio , Pornassio , Mendatica , vi lasciano proficuo concime.
Vi sono tre vie comunali: la prima , carreggiabile, mette ad
Albenga nella direzione da borea ad ostro : la seconda , da po-
nente a levante, conduce al Ceriale : la terza, da levante * a
ponente , scorge a Cisano : le due ultime non si puonno pra-
ticare che a dosso di muli.
Caropochiesa è discosto 3ooo metri dal capo luogo, e 4000
dal Celiale e dal mare.
Il torrente Antoniano divide il territorio di questo comune
da quello d' Albenga: tuttoché povero d'acque, contiene molte
anguille : mette foce nel mare.
Vi sorgono molti colli , che quivi appellansi coste : costa di
Scornavacca , Bruxà , costa dell' Arina, Fontane d'Acque, Scia-
nasso , Rocca rotonda , costa di Mezzo , Poggio alto , Colla
bassa , Groppino, Chiazzabella, Altare delle Mosche, costa della
Fontana del balzo , costa dei Gìajrini , Rocca Raivola , costa
di Prato grande, costa dell' Erexea , costa di Rocca Falca ,
costa di Cianfreo, costa dei Prati de' Monti.
La nuova chiesa parrocchiale è sotto il titolo di s. Sebastiano.
L'antica parrocchia, ch'era dedicata a s. Giorgio, serve ora
di cimitero.
Pesi e misure come in Albenga.
Dizion. geogr. ecc. Voi. III. aS
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386 CAMPOFREDDO
I terrazsani di Campochiesa sono di buon'indole , e melCo
applicati ai campestri lavori.
Popolazione 352.
CAMPO FREDDO {Campus frigìdus) ^ capo luogo di mand.
nella prov. e div. di Genova , dioc. d'Acqui. Dipende dal senato,
intend. gen. prefett. ipot. di Genova, insin. e posta di Voltri.
Ha il tribunale di giudicatura.
Fu già una dipendenza dal tuarcbesato del Basco. Nel primi
tempi appellavasi Campo-fredo, da /ren, parola tédesta, che
in italiano significa Uber<y*
Mei laoo fu venduto ad nn Simone Vento, da) qnale passò
ad Anfriano Spinola, che da Ludovico imperatore ne ottenne
l'investitura a titolo di feudo tamen francum et liberum , come
dice il diploma, ita ut in omnibus ^ et per omnia superet sem-
per naturam allodii, Perlocchè nel corso di quattro secoli , in
cui si conservò questo feudo nella famiglia Spinola, il paese
fu sempre libero dai dritti feudali, che si praticavano altrove,
e non andò soggetto a variazioni notabili di governo sino al
1795 , epoca ^ in cui ebbe anch'esso la sorte di tutti gli altri
fcudi.
Era anticamente difeso da un ben munito castello, che nel
1747 ebbe una guarnigione austriaca, la qnal fece fronte alle
truppe di Francia e di Genova.
Di presente è tutto scassinato. Vi sta per altro ancora in pie
una torre osservabile per la sua elevatezza non meno che per
la sua vetustà. Servi essa d'asilo ai saraceni. L'abate Luciano
Rossi , che scrisse le antichità di Caknpofreddo sua patria , par-
lando di quella torre afferma , che secondo un'iscrizione ivi esi«
stente, quella torre fu costrutta più secoli prima dell'era
volgare.
Campofreddo, come capo di mandamento, ha soggetti i co*
muni di Rossiglione e di Masone: è distante ao miglia geno-
vesi del capo luogo di provincia , e io dal mare.
La strada, che interseca questo mandamento, fu per regio
decreto , ha più anni , dichiarata provinciale. Essa è tutt' ora
mantenuta a spese del mandamento.
Vi corrono tre fiumi -torrenti : lo Stura , il Ponzema , e l'An-
gassino.
Lo Stura discende nella direzione da ostro a borea ; bagna
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GÀMtH)FRE]>DO * 387
•le ttrre di Masone, luBcìatidole a malica: indi passa per Cam-
pofvedde , lasciandolo a diritta : percorre poscia le campagne
di Rossiglione ed Ovada, e si scarica nel fiume Olba.
Il Ponsenta scaturisce ai confini del paese Terso legante , e
si unisce aHo Stura presso il comune dalla parte di mezEodi.
L'Angassino ha le fonti anch'esso a levante: si scarica purte
nello Stura dopo avere attraversalo il paese vcfrso tramontana.
Cosi il f onzema ^ come TAìigassino^ dividendo in tré parli il
«e^nbune*)' si tragittano so due ponti in pietra d'antica costpu^one.
'j Lo Stura éi valica sopra ' un ponte in pietra-) <he fu costrutte
nel 7(»49 come si scòrge da un'iscrìaiobe scòlpijta 8f»pr|i una pila»
<}cìestO'po*ter dappi^hua èra' di cinque 'ardii :- (é atterralo -per
una inondazione avvenuta nel 1695. Venne rifatto eguaiMCttle
-in pòelara nel 1795*, tua un altro ' allagamento ne atterra di bel
nuovo una pila e due arcate : ne fu ricostruttà* la . pila i pile
tdoe arcata non furono sostituite ch^i tifavi.
I predatti' fiumi abbondàuo di trote ^^^ A bltri pes(!i <K' ot-
tima qualità.
La parrocchiale sotto l'invocasMoe della natività di N. D. fu
rifabbricata nel 1765 su elegante disegno. FieliBoS fu 0riett|t
in collejpàta di undici canonici ^ compresa la primaria dignità.
Nel paese erfstono due oratorii: lino fu tiediàcato', non è gnari,
sotto l'invocazione di N.J). Assunta: l'altro è' sotto il'patrociilib
di s. Sebastiano. ' >'-
Sonovi tre cappelle campestri; una d^icata^as. Maria Mad-
dalena, protettrice del Vilkggio; un'altra é titolata col nonàe di
8. Michele Arcangelo; la terza è Sacra a N. O, della Misericòrdia.
Le principali feste della parrocchia sotifér: queNe della Nati-
vità di M. Vergine , e di s. Mai>ia Maddalena. '
Nell'oratorio di N.D. Assunta si -conservano le Telii^uie del
ss. marlati Benedetto e Pio , e se né èelebi'a la festa ncAla quarta
domenica di settembre.
L'oratorio di s. Sebastiano possiede il corpo di qtiesto saùto,
di cui si celebra la festa neUa domenica più prossima at 26
d'agosto. ^ ' '
La piazza che sta rimpetto alla chieda pai'rOcchiale forma
un bel quadrato 9 a cui fanno vaga prospettiva le quattro prin-
cipali contado del villaggio: le accresce ornamento il Marchio-
nale palazzo.
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389 • CAHPOFREDDO
Nelle scuole del comiuie s'inficgua fino airumanità ìbcImtw-
mente: furono e»e Ì9Slituite nel 1772 per un lascito delPabate
MichelQ Oliveri-
£y?i una pubblica biblioteca , propria della collegiata.
Uno spedale, che può rì^veirai e tutti i malati poveri del paese,,
vi fu , non è gran tempo , approvato da S. liL che ne creò una
commissione amministrativa.'
Vi si fanno tre fiere di due giorni ciascoBa : la prima addi
aa e.A3 di luglio : la seconda nel tunedi e nel màrtedi dapi»-
la dooi»enica ,più .prossima al 26 d'-s^osU» : la terza nei due
giorni dopo la quarta domenica. di i^l^t^mbve. Il maggior com-
P(i|r^ «he. si^ fa ,ìù essere .quello del glosso , e nùnuto lie-
•itiwwie.. ',.;.'•:
I. J prodotti territiMriaU sdDp» |[renio^ firmpentone, leg«iiu,c»-
stUgne e patiate..
Proviene al paese un note voi gixadagno dal carbone che vi
si.f;^,, e con cui Ti provvede a dtfe' ferriere , e a moka^ fab*
briche di chiodi.
. In .alcune filatore y e in «a filatoio delk seta vi sono occu-
|Miti più didvcenlo operai» •
. Vi stansiano cinque carabinieri reali. compre.so il brigadiere.
Si usano i pesL e le mie nre del Geoovesato. Le monete son»
in corso col ragguaglio alle antiche genovesi.
Nel territorio di Campofreddo si trovano :
Calcareo bìgio-cUiriM^O^ coipip^tlo^ di igrdna fina non efferve-
scente coll'acido niti'i^o; della cava appartenente al signor mar-
chese Filippo Spinala, ed è coltiva^ come i tre seguenti per
essere ridotto in a4cer<
— Bìanco-giallpg/ciolOi d'un tess;^to alquanto scistoso, fa po-
chissima effervescenza co^i, acidi: della, cava di Stefano Ighina.
— Di. tinta bigio -chifira traente al^vM^aceo, di frattura fra
la, compatta e la scagliosa , alquanto rilucente: trova» a strati
di varia grossezza , diretti a gr. 20 a scirocco, ed inclinati a
gr. 4^ a greco, divisi talvolta da straterelli d'argilla: sono essi
coperti dal terreno vegetai e , e formano gran parte della sponda
destra dfsl rivo, detto delle Fornaci ad t;^ quarto d'ora circa
a maestro di Campofreddo: non fa effervescenza cogli acidi.
— Bigio -generino, leggerifiente violaceo^ di frattura fra la
compatta e la scagliosa, ed un poco lucente: della cava detta
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GAMPOROSSO 389
ia ifnmclugia presso la sommità del monte dello stesso nome,
«e di quella detta della colonna a io minuti circa a maestro
•dalla predetta , in territorio di Rossiglione.
Nella prima ^i queste cave la calcarla giace in istrati pres-
soché orizzontali , e trovasi nell'altra in istratificazione confusa.
Di queste due cave di €ampofreddo si fanno cinque o sei for-
"Bacciate in ogni anno , da cui si hanno circa Sojm rubbi di calce«
Nell'unita villata di Masone trovasi:
Talco argilloso. Contiene ferro ossidulato in poca quantità :
ridotto in slicco colla lavatura , questo diede 11-65. 90 per cento
in ferraccia.
In Campofreddo , al tempo del governo de' duchi di Man-
tova , sì lavorava intorno ad una miniera dell'oro *, ma si cesso
per sempre dallo scavarla , dacché per un subito scoscendimento
yi restarono sepolti tredici lavoratovL
Popolazione 3ooo.
'*' CAMPOROSSO (Campus ruber) ^ com. nel mand. e Jioc.
di Ventimìglia , prov. di s. Remo , div. 4i Nizza. Dipende dal
senato di Nizca , TÌce-intend. pre£ett. ipot. di s. Remo , insiu.
^ posta di Ventimiglia.
i lontano tre quarti d'ora di cammino ^al mare , sul con-
Huente del Nervia , e del rivo Gantarana.
Gli sono finite due villate : Mai-tinassi , e la Trinità.
La strada comunale , che nella valle del Cervia ^diramasi da
quella che costeggia il littorale , a ponente di Genova , corre
per Gamporosso , dirigesi verso greco a Dotceacqua costeggiando
la destra del torrente , il quale scaturisce nelle montagne dì
Pigna, e tragittasi «el territorio di Gamporosso colmezau) d'una
piccola barca : il passarlo a guado non .^ mal senza grave pe-
ricolo.
Presso la foce del Nervia , giacciono due laghetti , nei quali
•n trovano in abbondansa muggini ed anguille.
Vicino a Gamporosso sorge il colle di s. -Giacomo dal quale
incomincia la linea militare, che nelln guerra del 1800 fu oc-
cupata dagli austro-sardi , e poi dalle truppe di Francia: essa
prolungasi sino a Mondovi : ond'é , che fu per lungo tempo in-
vasa, quantunque non appropriata ad una lunga resistenza per
la grande facilità di poter essere tagliata per^di dietro al monte
Torace, alla pontura del colle Ardente.
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ago CAMPOSPINOSO
L'antico castello di questo villaggio , e le mura da cui era
circondato^ più non esistonp.
La parrocchiale, é sotto l'invocazione di s. Marco»
Sonovi due oratorii; uno uffiziato dfiiì cosi detti pepitene neri,
l'altro dai penitenti bianchi.
Fra le varie cauipestrì cappelle distinguesi quella che s'jnti-^
tola da N. D. della Neve. Es^ è tenuta dai terraszani in grande-
Teneraziooe : nel di i5 d'agosto vi si distribuisce uiia limo-
sina in danaro a tutt'i poveri del paese.
Il patrono del conaune é s. Sebastiano, alla cui festa iiCGdr*
rono più di mille forestieri.
Nel centro dell'abitato evvi una piazza abbellita da una fon-
tana in marmo j che dà in copi^ fresche e salutari acque.
Da un'altra piBzsM esistente fuori del paese incomincia «m
ameno passeggio ombreggiato da pioppi e da platani*
Il cimiterio è situato in pianura alla distanza di 5oò metri
dall'abitato: ne) recinto di egso vedesi un'antica chiesa dedi-
cata ai 6»» apostoli Pjetro. e Paolo.
Nella scuola comunale s'insegnano gli elemenU dellai lingua
italiana , l' aritmetica , ed il catechismo.
Ti il tengonQ dUe fiere : una , il 20 geimajo, detta dji s. Se-
bastiano : l'altra, il %5 d'aprile, chiamata di a. M^rcot sono
esse frequentate dai mercadanti di e. Remo, di Ventimiglia^di
(ordìgberjL , e di Porto Maurizio.
Il principale prodotto di €amporo$$o è l'olio d'oKva ; pec
fare il quale esistoaVi d^ do fabbriche che impiegano per quat
che tempo 5fì e più persone^
Di qualche considerazione vi è il prodotto delle ove, e dei
marzuoii: ma vi mancano le biade, e per difetto di pascoli
anche il bestiame.
Pesi e misure di Genova.
Gli abitatori di questo villaggio sono per lo più robusti , e
* 4'ingegtìO svegliato.
Si Vuole che. l'etimologia di Camporosso provenga dai molti
oleandri di rossigiio colore, che allignano nel ietto del Nervia«
Popolazione . «1 Soo.
* CAMPOSPINOSO {Campus spinosus) ^ com. nel mand* di
Broni , prov. di .Voghera, dìoe^ di Tortona, diV. di Alessandria.
Dipende dal senato di PìeuL , intend. prefett ipot. di Voghera,
insin. e posta di Broai.
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CANALE 39X
n territorio di Campospinoso è attraversato dall' utilissima
•strada detta delle case nuove ^ non è guarì rifatta e tnanteouta
.a spese di 17 eomuni. Essa, partendo dirittamente da Broni,
nella direzione da ostpo a borea , e toccando le terre di Alba*
redo , e di Mezzanino y scorge ai Po , vicino al porto della
Stella.
La strada delle case nuove è della lunghezza di metri 9339.
. U terreno di questo villaggio è mezzanamente fcitile : i suoi
prodotti sono : fromento , meliga j fave , foglia di gelsi , fijsno^
4ive y altre specie di buone frutta , ^ singolarmente le noci.
Non vi esiste alcuna chiesa parrQ(xhiaIe : gli abitanti sono ad-
detti alla parrocchia di Broni.
Sulla pubblica piaz^ sta un antichissimo oratorio sotto il ti-
tolo di s. Lorenzo.
I terrazzani sono robusti , ^ quieta indole , di mente aperta^
.e molto applicati all'agricoltura.
Pési e misure come nel capo luogo di provincia.
Popolazione 55o.
CANALE {Canalis , Canales) , capo-luogo^ mand. nella
prov. e dioc. d'Alba , div. di Cuneo. Dipende dal senato di Piem.,
intend. prefett. ìpot. d'Alba , insin. di Qorneliano. Ha il tri-
bunale jdi giudicatura , e l'uffizio di posta delle lettele.
Come a capo di mandamento gli sodo soggetti i comuni di
CastagnitOy Castellinaldo , Monta, Jlionteu-Rojvero , e s. Stefaao.
Aovero.
Ha due sobborghi. L'antichissimo suo castello , che per in-
vestitura di Galeazzo Visconti del 6 marzo 1379 ^'^ della casa
Aovero d'Asti , appartiene di presente alla casa MalabaiLa.
Vent'anni fa vi esìstevano ancora due porte alle estremità
^dell'abitato. Tennero ^sse affatto demolite nel 1818.
Ti corrono cinque vie comunali: la prima conduce a s. Da-
miano d'Asti , tre miglia lontano ; la seconda , verso mezzodì,
scorge ad Alba , distante cinque miglia; la terza y nella stessa^
^direzione, scorge a Monteu-Rovero, tre miglia discosto ; la quarta ,
da ponente , passando alla Monta , accenna alla capitale : la
quinta infine per la lunghezza di due miglia guida alla Ci-
sterna.
il territorio è bagnato da parecchi rivi, che .discendono da
MoDteu-Rovero , e da s. Stefano Royero : essi soao peceam» e
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39^ CANALE
Si scaricano nel torrente Borbore , che ha le fonti sotto Qua-
regna in distanza di tre miglia circa. II Borbore j dopo avere
intersecato le campagne di Canale , at^iraversa ^quelle di s. Da-
miano : indi scorrendo presso le mura d' Astì , mette foce nel
Tanaro, non lungi da quella 'città.
La parrocchia di Canale è antichissima. Il patrono ne è s. -
Vittore. Sonovl due confraternite : una , della compagnia della
misericordia , sotto il titolo di s. Giovanni ; l'altra , pei disci-
plinanti , è appellata da s. Bernardino.
Fra le varie piazze di Canale, k più considerabile è quella
detta di s. Giovanni : essa serve al principale traffico nel giorno
di mercato.
* Evvi un ospizio, in cui, sotto la direzione d'una maestra ,
hanno gratuito ricovero dodici ragazze. Porta il nome di s. Fran-
cesco di Paola: è sotto la special protezione del Re.
Uno spedale di carità vi può ricoverare otto malati poveri.
Le ragazze ricoverate nell'ospizio servono in questo spedale.
I padri minori riformati di s. Francesco vi hanno im convento.
II cimiterio , assai capace per la popolazione , è posto nella
prescritta distanza dell'abitato.
Nelle scuole comunah s'insegna sino alla grammatica esclu-
sivamente.
Ii'imperatore Carlo V, con rescritto del 12 aprile i53o, con-
cesse a Canale il privilegio d'una fiera di quindici giorni.
Ora se ne fa una addi 29 d'ottobre , frequentata dai traf-
ficanti di Asti , di s. Damiano d'Asti , di Bra , e dagli abita-
tori di tutti i circonvicini villaggi.
Sonovi due filature della seta , nelle quali sono occupate
cento e venti persone.
Il martedì , e il venerdì di ogni settimana vi sono giorni di
mercato.
Evvi un cosi detto peso a ponte Billico coperto da bel por-
ticato , capace di pesare fino a rubbi 35o.
Yi stanziano cinque carabinieri reali, compreso il comandante.
Il territorio produce in abbondanza vini eccellenti, di cui la
più parte Vendesi nella capitale.
Gli abitanti sono robusti, e sollerti.
Popolazione 4o<>o circa*
In Canale trovansi:
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CANALE 393
Terra magnesiaca : rinviensì in molti siti di quel territorio 9
come pure su quel di s. Stefano Rovero, Monta , Canelli, Nizza
dì Monferrato , Monticelli , Cherasco , Narzole , s. Vittoria , Co-
stigliole d'Asti y ed altri.
Le diarree a cui andava soggetto il bestiame , che pascolava
in que' siti , fecero conoscere essere quella terra abbondante
in magnesia : si cominciò ad estrarre il sale catartico, mediante
lavatura , corporazione , e successiva cristallizzazione. Il primo
che prese ad appurare queste terre , e formarne il sale suddet-
to , fu certo medico Alloi. Se ne faceva , nei tempi andati ,
una grande consumazione sotto il nome di sai canale ; ma
dacché si stabilirono in Torino fabbriche di solfato di magne-
sia, si dovette colà cessare da tale fabbricazione, non potendo
reggere alla concorrenza. Questo saggio di terra magnesiaca fu
raccolto in una ripa posta nella regione Roretto, o. Fiere, ove
abbonda.
Solfalo di magnesia , ossia sale catartico ottenutou dalla terra
suddetta, e quale si poneva in commercio dal sig. Battista Gal-
lino di Canale.
— Di magnesia come il precedente, dell'affineria dei signori
Zaverio Piccino, e Carlo Simonda di Comeliano.
Cenni storicL Questo comune in antiche carte é appellato
Cànales dai due canali superiore ed inferìore , in cui diviso il
Borbore ne interseca la valle. Ne irien fatta menzione dall'im-
perator Lodovico in un suo diplonoa deir862. Per le preghiere
della consorte Ingelberga , e del vescovo Staurace , qu^ell'impe-
ratore fece donazione alla Pieve principale dei contomi di s. Vit-
tore de CanaUbus , che tutt'ora conservane il nome , insieme
con le altre pievi di Novello , della . Vezza , della Villa » e di
Piobesi, e con la terra ed il bosco del Celiare^ ora Cellarengo.
È pur detto Canales in due altri diplomi del qo5 e del io4t:
viene pure appellato Canali nelle carte di concambio (io34)
fra l'abate del monistero di Nonantola, e il conte di Pombia.
Fu ben più ampia la donazione che la marchesa Adelaide
di Susa fece al vescovo Girelmo , o Guglielmo II , nell'anno
io65 i perocché all'astense chiesa diede la terra ed il castello
di Canale , con la cappella di s. Silvestro , il castello di s. Ste-
fiino, con la cappella di tal nome , non che i beni , le case ,
le castella y e le cappelle amiesse^ e di più ogni cosa esistente
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3g4 CANALE
in Val Blandinascfii, e nella villa di s. Micbele , coq la «appel-
la » e le pertineiue in Yeutrone, in Yezano (la Yezza), e con
la cappella di s. Giorgio di Novello^ non che in valle Gado«
ne , in Loreto, in Carognano, Yalpiana, Cerù , CeredoUo (la
Cerrina ) Ceretto , e finalmente in Pratriolo in un col castello,
e con ogni cosa che ai castelli ed alle cappelle appartenesse.
L'imperatore Federico I, al conte Ottone Palatino, che con
Guido di Biandrate, detto il grande, andò legato imperiale ad
Alessandro III , diede il castello di Canale con la sua valle z
lo rassegnò questi nel ir6a col gradimento dello stesso impe-
ratore a Guido (vedi Biandrate)^ il quale già molte castella
possedeva intorno alle due rive del Borbore.
I discendenti di lui nell'infelice trattato del 1290 lo sotto-
misero al comune d'Asti , da cui lo ebbe in parte Guglielma
de' Rotarli , o Roverii , i quali avevano già acquistato Monte-
acuto , o Monteu. Di questi Giorgio (i5i2) ne vendette la
quarta parte a Daniele Malabaila figliuolo di Giacomo de' si-
gnori Castellinaldo , i cui pronipoti, tra i quali fi^i il celebre
abate cistcrciense D. Filippo, lo tennero con titolo dicontado^
Un Ottone di Canale circa il i^5o unitosi con undici citta-
dini di Chieri vi stabili lo spedale detto nuovo. Un Michele de'
«ignori di Canale è sottoscritto alle patenti date nel i^'j^dAllaL
duchessa Yiolante di Savoja a ffivore di Sebastiano ed Arrigo
Ferrerò del fu Besso di Biella.
Esistette già in questa ierra un monistero de' cimonici rego-
lari, sotto il titolo di a. Nicolò*
U castello già detto di 6. Pietro deUa valle , che sorgeva
presso Canale, fu tenuto dai Pelletta, « distrutto nel tempo
dei Guelfi e dei Ghibellini.
II territorio, dopo la distmùone (U 4{uel castello, fu ripartito
ai comuni di Canale , di Ferrere , e di s. Damiano.
In Canale nacquero : Antonio Bonini , che fiori nella seconda
metà del secolo xvi ; fu professore di ragion civile nell'univer-
sità di Torino, ove nel iSqS diede alla luoe un trattato de
serviUis vassallorum.
Il conte Gerolamo Hoselli, rinomato gnireconsulto e senatore.
Filiberto Melica, avvocato fiscale generale in Torino.
n rinomato Francesco Alloi, molto benemerito della chiaM»
sòenza*
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CANÀLES, E CANÀVESE 3^
Nel 121 a Alrico dì. Nono signore di Canulé ne fu investito
dal vescovo Guidotto, al quale egli cede ogni suo diritto sul
medesimp» riconoscendone la supremazia.
CANALES , dipartimento della Sardegna nella prov. di 6usachi|
compreso già nell'antico giudicato d'Arborea. Contiene Domus-
novas, NojTguiddo^ Soddi, Tadasùni, Zyri , Sedilo , Boronéddu.
Dove è questo in tempo del Fara esistea Birone, ma eran già
estinte Ustedu, Urru, Boèle, Lichèri, Nordài, Guilcièri, onde
fu il nome al dipartimento , e Sella. Siccome la civratoria Ca~
nales si considera qual frazione di Parte Guilcier, però se 99
rimette in quell'articolo il prospetto statìstico.
GANAVESE ( Canc^ensis ager ^ Canapitium ), È un tratto di
paese a borea della provincia di Torino fra il Po^ la Dora
Ballea y e lo Stura ^ i cui liaiiti crebbero, o scemarono im' varii
tempi.
Una teirft presso Rivarotta , già spettante al territorio di Sa*
lassa y nel »ec<^ decimo era detta Canada ^ uome non infre-
quente d'antiche città , e di antielii villaggi ; e perchè quella
terra veniva considerata come la principale de' suoi dintorni ^
«ecoodo lo stile di que' tempi^ appellavasi Curie Canavensis,
L'imperatore Ludovico III nel 90 1 concesse quella corte alla
chiesa di Vercelli. I marchesi d'Ivrea le d'Italia la diedero in^
«ieme col castello detto Rivarotta alle monache di Pavia; e
l'imperatore Ottone III la ritornò alla chiesa vercellese nel 999.
U vescovo Leone ne ottenne poi anche il castello con Rove-
reto, Rivaroloy Bordili teg^a , luogo ora distrutto, e con la
rocca di Sparone.
. Rovereto , il cui nome provenne dall'esser luogo piantato di
roveri, si trovava nell'antica selva Gerulfia , posta tra l'Ama'*
Ione e l'Orco nel territorio dell'odierna S. Benigno. Ove sor-
geva Rovereto , fu dappoi fabbricato Bosconegro.
Arrigo I confermò al vescovo Leone nel ioi4 la canavese
corte con altri vicini castelli , tolti a Viterbo fratello dell'in-
felice re Ardoino, cioè quei di Ceprione e di Pertugio, dan-
dogli ad un tempo Ghenune e Pombia nel novarese, i cut
possedimenti gli vennero coinfermati da Corlrado il Salico nel
&oa7«
Cresciuto cosi il territorio della corte canavese , andoseene
di mano io mano dilatando il nome ai luoghi ad esso appar-
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Zg6 CANAVESE
tenenti ; epperciò l'or citato imperatore nel suo diplotifia dello
stesso anno 1027 a favore dei monaci di S. Benigno, loro don^
il villaggio di Obiano coir indicazione già alterata in Canaifasio.
Di Obiano più non rimane che una cappella presso Rivarolo,
consecrata a s. Biagio.
Scompare quindi per tutto il secolo 'undecimo il nome di
Canava , e di Canavese, che scorgesi di bel nuovo in un Guido
de Canavisio signore di quella Corte , e del territorio di essa:
il quale Guido in un diploma di Arrigo lY del ima favore
della città^ di Torino trovasi sottoscritto dopo i marchesi di Mon-
ferrato e di Romagnano , e dopo Alberto di Biandrate. Viene
pur detto Comes de Canavisio^ Jiliiis quondam Àrditiords in
una carta del 114^9 ^ ^^ un'altra dell'anno susseguente. L'/tfr-
diiio or nominato è forse quell'Ardoino che nel 1066 fece una
donazione all'abbazia di S. Benigno \ perocché si scambiavano
allora facilmente i nomi Ardlzzone , Ardicino , ed Ardoino.
Verso la metà del duodecimo secolo il nome Canadese co-
minciò a dilatarsi ampiamente ^ e'funne primaria causa l'am-
bizione del marchese di Monferrato. Profittando, questi dell'a-
micizia , e della parentela con Federico I imperatore venne qua
e là invadendo terre circonvicine. I conti del Ganavese , riso-
luti e fermi di opporsi a siffatte invasioni , strinsero coi pro-
pinqui signori una estesa confederazione, la quale da' più forti
avendo pigliato il nome , fu appellata dei signori de Canapiéio.
Or questa lega essendosi per assai tempo mantenuta , si appel-
larono dal -Ganavese anche le terre dei confederati.
Gli stessi potentissimi conti di Biandrate, che avevano allora
nemici i comuni di Novara « d'Ivrea ^ sostenuti dai milanesi ,
accostaronsi a quella lega ; cosi 'che la loro grossa terra di san
Giorgio fu sin da quel tempo nominata in Canaveso.
In appresso la famiglia dei conti del Ganavese nuovi dominii
acquistando , e sovr'essi dilatandone il nome , si divise nei tre
rami di Valperga , di San Martino , ^ di Gastellamonte.
Da una transazione del lìS'] appare che Guido fu capo del
casato dei couix di Valperga , e i tre figliuoli di Ardicino suo
fratello il furono dei conti di San Martino.
Il ramo principale di Valperga , oltre l'insigne borgo e il ca-
stello di Valperga, teneva Cuorgné , Salassa , Rivara , Mazze ,
Rondissone, San Colombano, Sale, Prascorsano, l^^usio^
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CÀNAVESB 397
Caùiscbio ^ Pratiglione e Frassineto ; di più possedeva un quart»
di Rivaralo , la metà di Rivarossa , d' Oglianico , di Pont e
delle sue valli ; parte di Strambino , il contado di Masino, al-
lora spettante alla vercellese provincia , ed il castello con la
terra di Silvescbio. Aveva inoltre la superiorità di Barbania ,
Salto ^ Camagna , Forno, Levone, Bnsano, Corio, Rocca, Cal-
loso , Candia , Castiglione, Montalengo, Cine, Lanzo, Ozegna
e Favria. Altri luoghi infine teneva di consorsio cogli altri rami,
e c6i conti Biandrate di San Giorgio*
I conti di San Martino ebbero' per loro parte il castello di
San Martino , Agliè , Castelnuovo con la sua valle , le terre
della Pedagna , la Perosa , Scdlnagnac, Prasalito , Yialfré col
Iago , Strambino , Baldissero , Bairo ,' la Torre e la Valle di
Chj ^ la Yauda , e Front , di più il castello Gelano , Prassi*
nelo , Castsliamonte , 41 castello di Malgraté ih Rivarolo , Lo*
renze , e.Sparone. Ebbero. anche la netàdlKivarossa, di Pont,
e delle sue valli .con li^e quarti di Rivarolo , non che il eon-
florzio dei vassallaggi di Favria, Balangerò, Barbania, Candia'^
Castiglione, Salto e Leyni. Si divisero poscia nei rami d' Agliè,
di Front , di Pont , di Castelnnovd e di Rivarolo*
I conti di Masino , oltre il castello ók questo nome, ebbero
Hagliano , Vestignè , Borgaro e Settimo Roilbaro.
I conti di Mazze erano pignori del castello , onde pigliarono
.la dStmnazione , non che di Candia , Castagnole , Mercenasco
e Blondissone.
II ramo di Cagtellamonté derivato da' Sanmartini , oltre Ca-
stellamonte , signoreggiò la valle di Brosso , Lessolo , Stram-
binello, Quagliussio e Vidracco ; di più Feletto , Lombardore,
Vicogerulfio ed Obiano: ebbe anche parte di giurisdizione in
MoDtalenghe , Balangerò ed Ozegna. Un torraccio in Agliè era
posseduto ida alcuni di ; questo casato , detto de Cagna col so-
praggiunto de AUadiv,
Il coiHune di Vercelli venuto in apprensione ed in gelosia
per motivo della lega poc'anzi accennata , nello scopo di affie-
volirla , infeudava ( 1208 ) ai nobili di Masino il castello di
Maglione : a rincontro il comune dlvrea ( iai3 ) le concedeva
il diritto di cittadinanza; e quello di Novara ( laai ) alla stessa
lega accostavasi contro i vercellesi , dandole il nome , e quasi
la qualità di un solo comune. Dal loio canto i vercellesi ne
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3g8 CANAVESE
distaccaTano nell'anno susseguente i conti d'i San Martino, loro
infeudando Castelletto d'Ivrea.
Perlocchè , dopo la famosa vittoria die le truppe di Novara
unite ai canavesi riportarono sull'esercito di Vercelli , tutti i
signori de Canapasio furono nominatamente compresi nel trat-
tato di pace seguito fra i due comuni addi 23 di novembre del
1229. Da questo ìmpoitante documento si vede cbe allora i
confini del territorio canavese erano ad ostro segnati dall'Ama«-
ione , o Malone^ infino a San Benigno, ed a borea dalla GhW
aella fin sotto a Maczè ; onde il contado d'Ivrea vi è indicato
come una regione dal Canavese disgiunta.
La ridetta confederazione , cbe De^Canepicio cominciò cbia-
marsi in una lettera del re de' Romani Gugbelmo , avepte là
data del ii5a ^ venne a rompersi per le opposte fazièiu dei
due grandi rami de' suoi conti 9 che i Yalper^ni si dichiarano
Ghibellini , ligii a' marchesi di Monferrato , ed ai conti di Bianr
drate ; e i San- Martini manifestaronsi Guelfi , aderenti a^ Conli
di Savoja , ai Principi d'Acaja , al vescovo ed ni • coikiuoè : di
Ivrea , non che altri comuni e castellani* Il conte Goffredo di
Biandrate nel i:»63 era costituito podestà del Canavese , e tro;»
vavasi alla testa dei Valpergani.
Tre anni dopo il marchese di Monferrato ebbe mezzo di qus^
assoggettarsi Ivrea, ma i principali della òtta cotlegatisi *coi
San Martini si posero in rivolta. Perlocchè il marchese l'anno
ia68 stabili contro di loro nel castello di Chivasso una kga
eoi Biandrati, coi Valpergani, con i Castellamonti , i Pdneoni
D'Azeglio e con altri signori. La guerra che ne nacque in que-
sta contrada fu interrotta colle paci del 1278 e del 1294*
Nel principio di questo secolo il marchese , per ottenere nuovi
aderenti, infeudato aveva 1« sue terre di qua del Malone ai
signori del Canavese: epperciò questo nome fu ad esse appli*
cato: cosi Corio e la Rocca, luoghi posseduti da' Biandrati (iSoq)^
vengono detti in Canapitio\ Lanio', Cirìé e Vo1piand'( iSdo )
sono indicati in confinibus Canapitu\ e San Maurizio'' in Lei-
finiasco, vale a dire in Cordaio.
Dal che appare , come i limiti tra il Piemonte ed il Cana*
vese nel secolo tiv fossero ancora segnai dalla metà della Yauda
considerata nella sua lunghezza.
Vuoisi accennare che dal fine del dedmoterzo secolo in pei
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CANADESE 399
fi sostenne il nome CanepiUum^ o CanapUiumy e y\ cadde l'an-
tico Canavisium per ropinione, senz'alcun fondamento allora
invalsa » che quel paese fosse appellato dairabbondanata e dal
pregio dell» canapa ; opinione , che ancor di presenta darà fra
molti. L'Azzario si serve costantemente della parola CanepieUtm ;
e gli altri scrittori dicono per lo più Canapitium.
Stanchi finalmente i cittadini d'Ivrea delle lunghe tessa-
noni a cui li sottoposero i Monferrìni, e gli stessi signóri del
Canavese , risolvettero di somuettersi ad Amedqo V di Savoja
e al principe Filippo d'Acaja. Per tale sottomissione si distin-
sero i Valperga di Mazze , di Rivarolo , ed i San Martini di
Front per la Vanda. Nel i35i ne seguirono l'esempio i Castel-
lamopti di Vische e della Torre. Colà si condusse Amedeo con
poderoso esercito nell'anno 1 3 1 3 , in cui dall'imperatore Ar-
rigo VII era egli fatto signore della repubblica astigiana.
Le truppe di Amedeo tennero per qualche tempo tranquilla .
la popolazione d^Ivrea ; ma non poterono salvare il Canavese
dai tristi effetti di belliche fazioni. Perocché il Principe d'Acaja
( i3a5 ) movendo guerra al marchese Teodoro di Monferrato y
ivi fece piiil irruzioni sulle t^rre degli aderenti di lui 3 i quali ,
non ricevendo soccorsi , si videro indotti a prestara fedeltà al
Principe. Fra loro si novera il conte Francesco Biandrate di
San Gioi*gio ^ il quale gli prestò omaggio per la terra e il ter*
ritorio di San Giorgio , che comprendeva Foglizzo , Ozegna ,
Cucceglio , Lusiglié , Corteregia e Ciconio.
Nel i333 il Principe ricominciò le ostilità contro Giovanni
di Monferrato in Canavese } tenne , durante due mesi , stretto
d'assedio il castello di San - Giorgio , abbruciandone ìa terra :
e il marchese dovette , per liberaraelo, andarvi con 'esercito
poderoso.
Il nuovo Conte di Savoja ( 1 339 ) deliberò di pacificare il
Canavese offerendo a Teodoro di cedergli in feudo quella con^
trada. Teodoro rifiutò l'offerta, continuò la guerra , e più vi-
Tamente si riaccesero le discordie civili.
I Valpergani ( 1339 ) ottennero da' Milanesi contro i San Mar-
tini trecento barbute , o uomini armati d'ehno, condotti dal
capitano Malerba. Passarono questi la Dora Baltea a Vische ,
luogo tenuto da' partigiani de' San Martini. Mandarono in fiamme
questo luogo ; ma furono risospinti dalla sua rocca ^ come purè
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4oo CANAVESE
da quella di Rivarolo. Presero quella di Montalenghe ; ma col
soccorso di 800 uomini di San Giorgio: pedocchè essa rimase
ai Biandrati: ebbero il castello Dorio a patti , presero Barone
de' San Martini d'assalto , uccidendo quanti vi trovarono ^ ed
atterrandone le mura , che non furono più mai rialzate ; occu-
parono San Benigno non fortificato ; misero a ferro e fuoco il
luogo di Favria de' San Martini, conservandone il castello pei
consignori Valpergani: allò stesso modo trattarono Front, il
cui baluardo presso Ri v arossa loro oppose una gagliarda resi-
stenza -, costrinsero quindi i signori di Barbania a rinunciare
alla parte Guelfa.
Avviatisi alla valle di Pont , loro si uni una grossa mano
di cuorgnesi , i quali atterrarono uno de' castelli di Pont, che
ai San Martini spettava.
Il conte Giovanni di Valperga , detto il maggiore , passò quinci
con molti &nti e balestrieri in Val di Soana , che delle due
famiglie era comune signoria. Ivi giunto , col mezzo de' suoi
vassalli procacciò di avere egli solo il forte della Pertica , si-
tuato in capo alla valle per modo, che l'ingresso erane in mezzo
di una grande rupe spaccata , e pochissima gente potea ren-
derlo inaccessibile a qualsivoglia forza nemica. Commise la cu-
stodia di quel forte a' suoi fidi, i quali per tutto il tempo della
guerra più non vi lasciarono entrare alcuno dei loro signori ,
fosser eglino Guelfi o Ghibellini.
Nel ritorno quelle masnade diedero un orribil guasto alle
campagne di Castellamonte , di Agliè , di Lorenzate , e di Ca-
stel S. Martino , tagliandone le viti , scorticandone gli Uberi ,
atterrandovi gli edifizi meccanici, ed ogni abitazione.
Irritati per tanti eccessi i San Martini , ottennero dal mar-
chese di Mantova cento barbute, capitanate da Saraceno de' Gre-
maschi: cento altre formarono di loro gente , e cento ancora
raccolsero di quelle , che avevano finito il loro servizio presso
i Valpergani.
La cosa pertanto si volse in aspetto contrario. I San Martini
assaltarono il castello di Rivarolo, che a quei di Valperga spet-
tava , mettendo ivi a ruba e a fuoco le case , ed i poderi de'
Ghibellini. Si condussero quindi a Salassa, e alla Villa di Pont-,
cui mandarono in fiamme. La terra di Valperga posero a sac-
comanno ; e già alcune di quelle barbute che avevano servito
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CANAVESE 4oi
i Yalpergani , per la conoscenza che avevano del castello di
Yalperga , eran sul punto d'impadronirsene , quando giunti I
Cuorgnesi ne li sbaragliarono , facendone grande strage. I San
Martini peraltro occuparono il luogo di Silvesco, che fu poi da
essi tenuto per lungo tempo* Oltrepassata quindi la Dora, scor-
sero le terre dei Masini , portandovi il guasto e la desolazione.
Ritornati sopra Mercena'sco , mentre questo luogo trattava di
arrendersi , vi entrarono per sorpresa , uccidendovi il «onte An*
tonio di Yalperga.
Nel 1343 il Papa s'interpose tra i belligeranti, e col mezzo
del suo legato il cardinale Guglielmo de' santi quattro coronati^
ne ottenne la pace.
Mei i356 riaccesasi la guerra, il principe Giacomo d'Aceja^
fatta lega con Galeazzo Visconti, inoltrossi nel Canavese insino
ad Ivrea , di cui s'impadroni.
Gli accordi, che mercè del conte Amedeo YI di Savoja se-
guirono col marchese di Monferrato, furono rotti.
U marchese nel i359 assoldò quelle bande inglesi, che, dopo
aver desolate le regioni di Novara e di Yercelli , vennero nel
Canavese.
Stanziarono esse lungamente nei contorni di Rivarolo^ non
cessando dal devastare le terre e le case dei GuclG , insino ad
Ivrea ricaduta sotto il dominio del Marchese ; e nell'anno se-
guente , recatesi a Lanzo ed a Cirié, vi apportarono lo sterminio.
È qm da notarsi, che ì cuorgnesi si opposero col più fermo
valore a quella trista genia, e la tennero lontana dal loro ter-
ritorio.
Oltre a tali calamità ^ in Lombardia ed in Piemonte infie-
riva a quel tempo una terribile peste, che mieteva sette per-
sone ogni dieci.
Perciò le scellerate masnade ivano più sempre ingrossando
de' malviventi dei luoghi per ove passavano: nella teira di Ciriè,
sorpresero il conte Amedeo , che , per redimersi , pagò loro
cento ottantamila fiorini d'oro ; mossero quindi a Savigliano ,
d'onde si condussero infine ad unirsi in Asti ai facinorosi con-
dotti da Ennechino Burgardo, ladrone scelleratissimo.
Il conte Amedeo irritato per la ricevuta offesa, e fatta lega
con Galeazzo Visconti, nel i36i intimò la guerra al marchese,
e nell'anno seguente potè allontanare le bande inglesi dal Pie*
Dizion. geogr. eco, YoL III. 26
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4oa CANATESB
monte. Entrafo egli nel Canavese j vi danneggiò s. Giorgio e
Rivara.
.Airinconlro penetroyyi il marchese con trecento barbute gui-
date dal capitano Malerba : assaltò dapprima Caluso , ma in-
darno ; quindi il castello di Rivarolo y detto il Malgrate de'
s. Martini, che con lungo assedio, e mediante molte macchine
6i prese e tenne per se : rovinando poscia le campagne di Ca-
stellamonte e di Agliè , pervenne a Strambino , custodito pei
s. Martini da quattrocento prodi del paese , i quali non vi la-
sciavano abitare chi Guelfo non fosse. In uno dei vigorosi as-
salti dato a quel castello dal marchese, fu ucciso da quei della
terra il marchese di Busca , primo grande di sua corte , e ri-
portò una grave ferita il giovane duca Ottone di Brunsvik. In-
fieritosi pertanto il marchese, più non lasciò nel borgo una
casa intiera, e fecene trucidare tutti gli abitatori che gli capi-
tarono nelle mani. Impadronitosi poscia di quel castello, e della
rocca d'Oiro , fece rialzare Mursasco presso Strambino , che
presto si riempi di abitanti.
Dopo ciò condusse di nuovo l'esercito sopra Caluso , gli
diede quel famoso assalto, di cui si è parlato al proprio luogo,
€ presolo , al duca Ottone il donò, benché appartenesse'al Yal-
pergano conte Bertolino di Mazze. Mostrossene questo signore
cosi oltraggiato , che chiamò in Canavese il signor di Milano
Galeazzo Visconti, dandogli in pegno i castelli di Candia e di
Castiglione , ch^egli fortificò con molta diligenza.
In tempo dell'assedio di Caluso avvenne , che Pietro signor
di Settimo , fido cortigiano del marchese , impadronissi per in-
ganno del castello di Yolpiano , ch'era sotto la giurisdizione
degli abbati di s. Benigno , siccome luogo opportuno per venire
dal Canavese in Piemonte. Quel castello fa per altro , poco
tempo dopo, restituito all'abbate. *
Finita questa luttuosa guerra, i signori del Canavese si co--
stituirono vassalli di Amedeo VI : ed i conti di Masino gli fu»
pono assoggettati dall'imperatore Carlo IV verso il fine del se-
colo susseguente. Succeduto al marchese Giovanni il figliuolo
Secondotto in età di dodici anni , trovossi lo stato invaso da'
Bernabò Visconti : e per esseiiie difeso dal conte Amedeo , gli
cedette con trattato del 1372 quanto unitamente a Chivasso pos-
sedeva in Canavese. Il quale possedimento fugli confermato nella
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CANDfiASCO 4o3
nuova lega di difesa , che venne conchiusa da Amedeo YEQ ,
e dal marchese Gian Giacomo Tanno i435. L'intiero acquisto
fanne ai Principi di Savoja consolidato per la pace di Chera--
8CO. Sotlo il loro domioio il Canavese , in cui si trovarono ducentò
castelli , e non mai una città , ebbe a capitale quella d' Ivrea.
Per la parte statistica del Canavese , vedi gli articoli Is^rea
provincia , ed Ivrea città.
* CANDEASCO {Candeascum) ^ com. nel tnand. di Borgo-
Maro , prov. di Oneglia , dioc. di Albenga , div. di Nizza. Di-
pende dal senato di Nizza , vice-intend. prefett. ipot. e posta
d'Oneglia y insin. di Borgo-Maro.
Questo paesetto appartenne al marchesato del Maro. Nella
guerra deL Monferrato che durò dal i6ia sino al 1618 sop-
portò gravissimi danni.
Nel 1673 fu sorpreso da truppe di Genova ; ma il prode
Chiappa ajutante di campo del duca di Savoja , per accondi-
scendere al desiderio degli amministratori di questo villaggio ,
con poca soldatesca lo ricuperò prestamente , uccidendovi qua»
tutto il presidio nemico. ^
Trovasi a manca del fiume Impero tra Caravonica , Aurigo,
e Borgo-Maro.
Una strada, verso ponente, di qua mette a Caravonica, di-
stante un miglio circa ; un'altra , verso levante , conduce ad
Auxigo , lontano un miglio e mezzo ; una terza scorge al capo
di mandamento y che sta ad un quarto di miglio.
Vi si Teggono due rivi quasi sempre asciutti , uno chiamato
del Convento, e l'altro della Madonna degli Angeli.
lift parrocchia fu smembrata da quella del Maro , patrotiato
della comunità : é sotto l'invocaiione di s. Bernardino . alla cui
festa vi concorre un centinajo di persone dalle terre vidné.
L'annua rendita del paroco non eccede le lire 170.
Evvi un oratorio ad uso di confraternita , intitolato a s. Gio-
vanni Battista. A pochi metri dal villaggio sta una cappella
campestre sotto il titolo degli Angeli.
Un'opera di puU>lica beneficenza stabilita in Borgo-Maro deb
distribuire in ogni anno la piccola somma di venti franchi , in
«occorso dei poveri di Candeasco*.
In questo territorio esistette un convento di frati minori ri-
fbnnati statovi fondato nel i6i4*
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4o4 CANDELO
Vi si manteogono pochi muli, e quel mimerò di bestie be-
vine che richiede la colti?azioBe delle campagne*
Le maggiori produzioni vegetali sono in discreta quantità :
olio d'oliva 9 vino, e marzuoli, il cui commercio si fa con One-
glia , Pieve, e Porto Maiurizio.
Vi abbondano i fringuelli, i passeri, ed ì merli.
Gli abitanti sono di buona indole , e di forte complessione*
Si usano i pesi di Genova , e le misure di Oneglia. Vi sone
in corso le monete di Piemonte.
Popolazione 240.
CANDELO {Candelwn) , capo luogo di mand. nella prov. e
dioc. di Biella , div. di Torino. Dipende dal senato di Piem. ,
intend. insin. ipot. e posta di Biella. Ha il tribunale di giudi-
catura.
Giace a destra del torrente Cervo. È distante due mi^ia da
Biella.
Come capo di mandamento ha soggetti i seguenti comuni i
Benna, Castellengo, Gaglianico, Massazza , Motta Alciata, San»
digliano , Verrone , e Villanova di Massaza.
È diviso in tre borgate: la prima chiamasi Villa ^ la seconda
a. Lorena, la terza Perpignano.
Quattro vie di qua si dipartono : una, da levante, conduco
alla Barazza e quindi a Motta Alciata -, un'altra , da mezzodì ,
inette a Benna *, una terza , da ponente , accenna a Sandiglia-
no*, una quarta, da mezzanotte , scorge al capo luogo di pro-
vincia. Quest'ultime tre vie sono della lunghezza di due miglia
circa. Da Candelo a Torino 91 contano trenta miglia.
Vi hanno due chiese parrocchiali , una detta di s. Pietro y
l'altra di s. Lorenzo , divise anzi pei eognonù degli abitanti ,
che per vero Umite ; a tal che nella medesima casa i padroni
possono appartenere ad una parrocchia , e i loro servi ad un'al-
tra. Havvene ancora una terza , appellata s. Maria maggiore.
Questa è comune , ed ambidue i paroci vi debbono alternata^
mente celebrare le parrocchiali funzioni in molte feste dell'anno.
Questo loro obbligo fa supporre che la chiesa di s. Maria mag-*
giore sia stata la prima parrocchia di Candelo , e che da essa
venissero smembrate in progipesso di tempo quelle di s. Laremer
e di s. Pietro.
Vi sta tuttora in pie un antico casteDo , denfifo ili quale éù
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CÀNDELO 4o5
Teggono orrìbili, sotterranee prìgioni. È disabitato : ma si con-
taao in esso trecento cantine per uso di Tarìì possidenti del
•luogo, n principe di Masserano aveva ottenuto dalla comunale
amministrazione la facoltà di fabbricarvi un palazzo.
Vi si tengono due annue fiere: la prima, nei giorni ^29 e 3o
di luglio j chiamata s. Maria ; la seconda , nel giorno 18 di
ottobre. Il mag^or commercio di queste fiere si è quello del
bovino bestiame.
Il prtncipak prodotto del tenitorìo è il vino di mediocre
qualità.
Le rìcolte del grano, della saggina, « della segale, sono suf-
ficienti al bisogno della popolazione. ^
Pesi e misure come nel capo luogo di provincia.
Gli abitanti sono robusti ^ e mollo* periti dell'agricoltura.
Popolazione argo.
Cenni storici. Non .si sa «on qual fondamento il Gusani lasciò
-scritto, che questo luogo venne fabbricato dai romani fin -dal
tempo delia seconda guerra punica, e cbe dai medesimi vi fu-
rono aperte parecchie strade*
Checché di ciò sia , certo è che in età molto remota Cande]o
era già popoloso villaggio, e capo di Pieve nel territorio di
Biella.
Trovasi menzionato col suo proprio nome in un diploma di
Ottone HI del 999, a favore del vescovo di Vercelli-, e il papa
Urbano III in bolla del 1186 ne fa cenno, alterandone la de-
nominazione in Canderium»
L'imperatore Arrigo III nel io54 , ^ Arrigo VI nel 119T ,
ne confermarono il possedimento alla chiesa vercellese , i cui
vescovi lo infeudarono a' nobili Fontana Piacentini , cbe sta-
bilironii nel borgo di Santhià , e nel secolo xv lo vendettero a
Sebastiano de' nobili F^rreri di Biella.
La tradizione afferma che Candelo fece già parte del capi^»
tanato di Santhià: narra eziandio ch'esso dapprima esisteva al
basso , e per essere stato distrutto dalle innonda zioni del Cer-
vo , venne rifabbricato sull'altura , ove sta di presente.
Vuoisi che questo cospicuo villaggio avesse un tempo i propvìi
statuti. Vero è che godette «nolti privilegi or venati in disuso ,
je tuttavia se ne rammentano alcuni che ragguardano alle com-
pre dei beni quivi btte dai f^re^ieri; alle saccessioni ab ia-
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4o6 CANDlk
testato , al riscatto dei beni in vantaggio dei parenti del Ten«-
ditore^ e all'eseuzìone dalle gabelle nei giorni di fiera»
Megli archivi comunali non si hanno documenti anteriori al
secolo XV ; perocché nenùche truppe , invaso questo villaggio ,
gli diedero il $acco dopo averne devastato il tenitorio | e di-
strutto i molti vigneti di cui era fecondo. Càò non pertanto un
indizio dell'importanza militare di Gandelo é il vecchio castello
poc'anzi nominato ^ tuttora cinto di valide mura e di bastione,
munito di quattro torri , chiuso da due porte , una delle quali
era già custodita da un ponte levatojo , e da una forte messa
luna con alto fossato all'intorno ; tanto più che a difesa della
terrai» vi sorgevano ancora due forti rocche , una detta Sangaiv
da , e l'altra il Caslellazzo j che prima della loro . distruzione
furono ppssedute dalla famiglia Gazzari.
Nacquero in Gandelo : Fra Vercellino^ insigne inquisitore ge-
nerale di Loikibardia verso il 1290.
Agostino Moliniato y famoso giureconsulto , senatore in To-
rino, nel i55o, vescovo di Tri vento, e succesnvamente di Fer«-
limpopoli e di Bretinore. Intervenne al concilio di Trento come
legato del duca Emanuele Filiberto*. Mori nel 1579, e fu se-
polto in Vercelli.
Giovanni Pietro dello stesso casato , esimio giurìspnidente.
Scrisse molte opere legali.
Giorgio BujlÉ, domenicano, profondamente versato neUe teo-
logiche dottrine , nel dritto canonico , e nelle matematiche : nel
i58o stampò in Venezia le sue opere di filosofia e di teologia:
diede pure alla luce un trattalo della sfera coi tipi di Vene-
zia e di Ferrara.
Bernardino Bus^ , fratello del Giorgio , minor conventuale ,
nel i6o3 pubblicò in Colonia i suoi discorsi sul Vangelo.
Dionigi de'Dionisii, professore di medicina, e distinto letker
rato, nel 1643 stampò elogia virorum iliusirium,
CANDIA {Candia Canavensium) , com^ nel maniL di Caluso,
prov. e dioc. d'Ivrea , div, di Torino. Dipende dal senato di
Piem., intend, pfefett ipot. d'Ivrea, insin. di Strambino , posta
di Caluso.
Trovasi a)Ja d^strfi della Dora Ba)fea sulla strada provinciale die
da Toiinp, conduce ad lyr^^« È distante un miglio ^a Caluso^
uno e mezsq.da M^roen^scoi sette dalvre^» quindioi da Torioo.
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CANDII 407
La piccola terra di Garrone, che ha il vantaggio di una
propria parrocchia y è membro di Gandia.
Sulla sommità dì un monticello , che domina il pae^e , ve-
desi un'antica torre con avanzi di mura diroccate aU'intorno.
Pietro Azzario nell'opera De Bello Canapicienù ne parla come
di fortino atto a buona difesa.
Al villaggio soprastà un colli, detto Monte di santo Stefano,
perchè sulla sua cima sorge un'antica chiesa dedicata a quel
santo y e alla Vergine Madre. Quivi un tempo era un conventò
di henedittini, di cui più non esistono che alcune vestigie«
Quella chiesa di presente custodita da un cosi detto eremita,
e gli annessi beni sotto il nome di benefizio di Santo Stefano,
appartengono al seminario d'Ivrea.
La parrocchiale di Candia , consecrata a ^. Michele , é an-
tichissima 9 e d; nessun pregio : queUa di Garrone appellasi da
&• Grato.
Il cimiterio sta fuori del paese nella prescrìtta distanza.
£wi una scuola comunale , in cui s'insegna fino alla quarta
classe inclusivamente.
I prodotti territorìali sono firomento, meliga, segale, mar-
zuoll ed uve« Gli abitanti si adoprano invano ad iinpedire che
il loro vino inacidisca nell'estiva stagione. Eglino fanno il com«
inercio delle proprie derrate con Ivrea , Ghivasso e San Giorgio^
Mantengono bestie bovine soltanto per uso dell'agricoltura.
Pesi e misure come nel capo di provincia* ^
Tra i villici , che pure vi sono in generale di complessione
robusta , serpeggia talvolta l'insidiosa pellagra.
Cenni storicL KeU'undecimo secolo era uno dei mag^ori
feudi della chiesa di Ivrea, il cui vescovo Oberto nell'alano 13^7
lo diede al marchese Bonifacio di Monferrato per avemé la mir
litare assistenza. I conti di Yalperga n'ebbero quindi la giuris-
diziqne, che passò al ramo loro de' Sammarttni, e pQfterior<*
mente al casato dei Mazze.
Di costoro f^ quel conte Bertolino, il quale incollerito, per«-
che il marchese di Monferrato y impadn>niton daGaluso^sacui
egli avea signoria , donato lo avesse ad Ottone di Brunsvìco ^
chiamò in Ganavese Gale92^ Visconti ,: dandogli in pegnV» i
luoghi di Gandia e di Gastìglione. . '•
Sotto questi conti tennero poscia il castèllo di 'Gaadiq con
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4o8 CANDU
Castiglione e la Pedagna i Yàlbertìni , e successivamente i
Provana di Carignano della linea de' Macagni , coi quali vi eb-
bero anche parte di signoria i Morra di Caluso, orìginarii di
Chivasso.
Venuto meno il ramo dei Mazze, i Sammartini lo infeuda*
rono alla distintissima famiglia 'Birago di Milano , coIPobbligo
di portare il loro cognome e 1% arme loro. Candia per quella
famiglia divenne capo di marchesato. Gli altri rami di Borgaro
Torinese e di Roccavione conservarono le proprie arme.
Fra gli illustri personaggi di questo nobil casato si distinguono:
Andrea detto il Magn^co , consigliere del duca Filippo di
Milano nel i44o«
Un altro Andrea , capitano generale deiriufanteria del re di
Francia Carlo IX,
Enrico , ambasciatore di Francia presso l'imperator di Turchia.
Pietro Antonio , insigne abate di Firenzuola che ricevette
splendidamente a Milano nella propria casa l'imperator Carlo
y y Francesco re di Francia , ed il sommo pontefice Paolo III,
Renato y govfsrnatore di Lione , gran cancelliere di Francia ,
morto cardinale nel i583 ; sulla sua tomba si legge:
QVID . TISI . OPV8 • STATVA . SATIS • EST • STÀTVTSSB . BIBACE
VIBTVTIS . PASSIM . TOT • MONVMBIfTA . SVJB
Carlo y ambasciadore straord'marìo di Vittorio Amedeo I presso
U romano Pontefice,
0 Un altro Carlo, capitano delle guardie del corpo del detto
Vittorio Amedeo , e cavaliere della Nunziata.
Ludovico e Gerolamo, cavalieri dello stesso ordine.
Uà altro Ludovico , ambasciatore presso le corti di Roma
e di Francia, e governatore dei principi Maurizio e Tommaso
figliuoli del sopraccennato Sovrano.
Renato Augusto di Borgaro, luogotenente maresciallo nel 1 718,
gran mastro di artiglieria e cavaliere della Nunziata nel 1737.
Sulla terra di Candia ebbero poi signoria i nobili della Valle,
i Cromi di Biella , i Pachierì, ed i Boffa-del luogo di Piozzo.
In Can^a nacque il rinomato filosofo e medico Giovanni
Piatto, che fiori in Tonno verso il i5ao, e vi diede alla luce
un'eruditissima latina orazione intorno a tutte le scienze a quel
tempo conosciute.
Popolazione 2173.
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CANDU 409
CANDIA y lago a ponente , e a poca distanza dalPor descritto
paese, onde piglia il nome, non che dai villaggi di Vische e
Mazze. La sua lunghezza è di un miglio circa ; la larghezza di
un quarto di miglio. Vi si pescano numerosi lucci , e non poi-
ché tinche. I duchi di Monferrato lo donarono agli abitanti di^
Gandia : fu esente da imposte sino all'invasione dei francesi, i
quali impropriamente lo chiamarono stagno.
Da molte prove sambra potersi affermare ch'esso non è che
un residuo di un lago assai più vasto, il quale altre volte oc-
cupava quasi tutta la pianura inferiore d'Ivrea dai monti rac-
chiusa , in guisa che i due rimanenti laghetti di Candia e di
Viverone ne sarebbero stati le due parti estreme. Ed in vero
le basse campagne da Albiano infino ad Azeglio da un lato,
e insino a Vische dall'altro conservano sotto la prima superfi-
cie un profondo sedimento arenoso, del tutto simile a quello
che sogliono lasciare le acque della sempre torbida Dora nella
irrigazione delle terre adiacenti-, loccfaè dà a divedere un lungo
^eposito delle stesse acque in tutte le sopraccennate regioni.
A ciò si aggiunse l'antica e costante tradizione fra gli abitanti
di quei luoghi, e la fede degG storici fra i quali si nota {Min-
cipalmente l'Azario che viveva nel i3oo. Ci rende egli certi, che
al suo tempo rimanevano ancora presso Masino le mura di una
•specie di porto costrutte con pietre e calee , alle quali stavano
infiissi grossi anelli di ferro per legarvi le navi, appunto come
se 'ne vedevano in sulle rive di Pi verone, e di Vi verone.
Più anticamente lo storico Strabone asseverò che i Salassi
usciti fuori della loro valle , e fatti padroni del paese intorno
ad Ivrea , pei lavori intorno ai minerali che scavavansi nei
balzi a quella città inferiori, derivavano dalla Dora tanta co-
pta d'acqua , che mancava poi essa alla necessaria irrigazione
delle campagne dei popoli più ricini al Po : onde questi per
ottenerla venivano spesse volte a battaglia con quelli «< e dò
sembra dimostrare un molto «steso ristagnainento di acque,
senza il quale non potrebbesi capire come la Dora Baltea ve-
nisse meno alle prossime inferiori terre f essendo essa fiume*
torrente cosi grosso , e celere , e perenne,
CANDIA {Candia LaumeUinomm) ^ capo luogo di* mand.
nella prò v. di LomeUi|ia> dioc. di Vercelli, div. di Novara. Di-
pende dal senato di Piem., intend. epostadi Mortara, pMfetl.
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4io CANDIÀ
ìpot. di Vigevano, indn* di Mede. Oltre il tribunale di gMftdi-
calura evyi un uffizio dipendente dal R. Economato Generale
dei beni ecclesiastici*
Fu sito militare di qualche importanza nelle guerre del se-
colo zvn, tra i principi dÀ Savoja e gli Spagnuoli, che occu-
payano il Milanese per la successione al Monferrato.
Ne fu oriondo l'insigne Domenico Candia dei padri predica-
tori, di cui si hanno alcune dotte opere , fra le quali distin-
guesi la cristiana felicità del Piemonte *
Per riguardo alla nascita di Pietro de Candia ^ che sali al
sommo Pontificato , vedi l'articolo seguente.
Questo cospicuo borgo fu donato dall'imperatore Carlo V a
Ludovico III y conte di Belgiojoso.
Lo ebbero poscia i Gallarati, marchesi di Cerano.
Sta in fruttifero ed ameno suolo a manca del Sesia , e a
destra della roggia Sartirana, sulla via provinciale, chedale-
.vante mette a Casale , e da ponente a Mortara , da cui è di-
scosto cinque miglia.
n fiume Sesia ,' che quivi abbonda di pesci, e tragittasi col
«tezso di un porto , discorre pel tratto di cii^ca mezzo miglio
su questo territorio.
. Candia, come capo di mandamento, ha soggetti i seguenti co-
«muni, Castelnovetto, Celpenchio, Cozzo, Laogosco, Rosasco,
e Terrasa*
Evvi un'ampia magione, detta il Castellone , di cui la co-
.struttura e la forma inducono a credere die già fosse una
casa forte.
Vi esistono due parrocchiali: una intitolata a s* Michele, e
L'Altra a Maria Vergine delle Grazie.
. Quella di Maria Vergine delle Grazie è di proprietà del co-
nihune: sc^ra l'altare di s. Gerolamo vi si vede un gran quadro
sa. sommo pregio , che rappresenta quel santo.
, Nella chiesa di s. Michele %i hanno m<dti dipinti del celebre
Lavini , assai ben conservati a malgrado della loro vetustà. U
paroco della medesima era da circa quattro secoU riyesUto delia
qualità di vicario foraneo: tal carica nel i8ao venne cqu*
lerìta al prevosto di Cozzo. Evvi inoltre un tempietto per uso
di confraternita. Il cimiterio ti'ovnai a ponente del paese alla
distanza di ducento trabucchi*
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CANDU o CANDIETTA 4ii
DaDa nobile famiglia Confialoiùeri-Olevano vi fu iostituita
un'opera pia per sovvenimento dei poveri del comune..
Nella scuola comunale s'insegnano i primi rudimenti di let-
tura, scrittura, e di aritmetica.
Sonovi due palazzi : uno di assai grazioso prospetto appar-
tiene ai signori Cambieri : l'altro è proprio della nobile fami-
glia Sannazzaro-Mata di Casale-, esso è riguardevole per bella
costruzione , per grandezza e magnificenza ; sorgono due toni
a' suoi lati ; contiene un piccolo teatro regolarmente edificato.
Ewi una piazza alquanto spaziosa, ma di forma non affatto
regolare i in una delle sue estremità sorge un' alta colonna in
pietra , sulla cui cima sta una croce di ferro. Essa fu eretU
nell'occasione che s. C^rlo Borromeo si condusse a visitare que-
sto borgo.
Le contrade vi sono tutte ampie, e bene ordinate.
In una CQoda di pelli vi sono continuamente occupate tre
persone. •.
Nel primo lunedi di marzo si fia una fiera, il cui principale
commercio $i è .quello del bovino bestiame : ad essa intervei^
gono u^olti abitanti non isolo della Lomellina, ma eziandio del
Novare^ e del Monferrato.
In ogni merc<dedl si fa un mercato , su cui si mettono in
vendita cereali , pollame , commestibili ai varie sorta , panni
e stoffe di ogni qualità.
Il territorio produce riso, fromento , segale, avena, melìgai
legumi , fieno , e lino. Abbonda di uccelb , e di selvaggiun^e»
.Pesi e mitfure come nel suo capo di provincia , moneta di
Milano. . .
Uavvi una stazione di cinque carabinieri reali.
Gli abitanti. sono di buon'indole, e la pia parte addetti al*
l'agricoltura.
Nel 1799 ebbe, qui stanza, durante otto giorni cputìmùy
l'esercito austrO-rus$o composto di 5omila uomini.
Popolazione aa5o.
GAMDIA o CANDIETTA {Candia NavarUnsium). È una ter-
ricduola della riviera d'Orta , di cui vuoisi fare parola , per-
chè a buon diritto si vanta di essere patria del sqmmo ponte*
fice Alessandro V.
Alcuni altóbuiacMo questa gloria a Candia di Lomellina, ed
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4i» CANDU o CANDIETTA
altri a Candìa isola del Mediterraneo. Questi idtimì non appog-
giano la loro opÌDÌone fuorché al nome , ed al soprannome di
quel gran papa. Vero èj ch'egli tenne costantemente il nome
di Petrus^Candia prima del suo pontificato; maé vero altresì
che quell'isola fu sempre detta in latino anzi Creta , che Can-
did: e s'ei prese talvolta il soprannome di Filargo ed anche
quello di Filarete , -ciò fece perchè all'età sua era vezzo dei
dotti italiani Io usar giteci soprannomi ,- avvegnaché il più di
loro non avessero mai veduta la Grecia. A tali riflessioni si ag-
giunge die il signor di Milano Galeazzo Visconti non avrebbe
cosi di leggieri affidata ad un cretese l'educazione della sua
prole , e de il concilio di Pisa non avrebbe commesso ad un
greco il governo della chiesa universale.
Quelli che pensano che Alessandro V abbia avuto i natali
in Candia di Lomellina , prestano soverchia fede a scrittori che
vissero noko tempo dopo il secolo xiv , in cui fiori quel grande
uomo, e non poterono riferire alcuna particolarità della sua
origine, che abbia relazione colla provincia di Lumello; ed
inoltre la Candia di questa provincia solevasì chiamare dagli
scrittori di quel tempo non già Candia^ ma Candium»
Or l'opinione a favore della Candia novarese ha per primo
vantaggio il eonsentimento de' sudi medesimi oppositori intorno
all'iipportante singolarità, che i genitori dì Alessandro V furono
antichi conti di Crusinallo, nel cui territorio questa Candia era
compresa. Di fatto l'autore della Novaria sacra ne rapporta
afeuni versi che atte^ano una tale origine ; versi in rozzi ca-
ràtteri cui egli riferisce al tempo di quel pontefice, stati scritti
sur una parete della sagrestia della chiesa di s. Giulio d'Orta.
Altronde riputati storici antichi accennarono un si gran perso-
naggio col titolo de CriisinaHo, e ilnobil suo titolo de Candia
é da credersi che fosse quello di un ramo particolare del suo
casato. Il perchè era egli ancor vescovo di Novara nel 1 1 marzo
del 1391, quando confermò a' suoi. parenti il feudo di Crasi*
nallo dipendente dalla chiesa novarese.
Nacque l'anno y349« ^^Ua prima fanciullezza vide la natale
sua terra manomessa da inglesi bande ferocissime; e vide l'in-
cendio che , per discacciarle da quei dintorni , le appiccò il
principe Galeazzo Visconti. Per tali disastri cadde nella miseria;
e fu detto che un francescano , trovatalo errante , seco il con-
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CAI9DID0 ED INNOCENZO, e CANDIE o C&NDIÀ 4i3
dusse» al proprio convento , i cui superiori avendo riconosciuto
nel giovinetto un ingegno maravìglioso, lo mandarono agli studi!
in Oxford y e quindi in Parigi, ove ottenne il grado del magistcrfk
Galeazzo in quel tempo avea ristaurata Tuniversità di Pavia,
e fornitala di professori cosi prestanti , che molti di essi furono
poi creati vescovi , ed alcuni salirono al cardinalato. Ad inse-
gnare in quella cospicua università la filosofia , e le scienze
tecdogiche fu chiamato da Parigi Pietro de Candiai né molto
andò che Galeazzo il volle suo ministro , ed ajo del suo fi-
gliuolo. La fiducia che in lui pose quel principe si accrebbe
per modo , che lo impiegò nelle più rilevanti negozazioni , e
soprattutto in quella , per cui dall'imperatore Yenceslao gli ot-
tenne il titolo e la dignità di duca. Di questi servigi venne ri-
meritato coi stt6:essivi vescovati di Vicenza e di Novara, col-
l'arcivescovato di Milano , col patriarcato di Grada , e fii insi^
gnito della sacra porpora dal papa Innocenzo Yll. Infine il con-
cilio di Pisa neH'ottimo scopo di opporre agli antipapi un ri-
spettabile , possente avversario , e di mettere un termine allo
jcisma che travagliava la cristianità, nel 1409 lo proclamò sommo
pontefice nella sua età di anni settanta.
Intento egli a provvedere alle urgenze della chiesa , portossi
a Bologna , ove mancò di vita, non senza sospetto di veleno,
dopo solo dieci mesi , ed otto giorni di pontificato.
Furono grandemente ammirate la sua dottrina,/ l'eloquenza ^
la purit^ dei costumi , e la liberalità verso ì poveri non pa-
renti. La spoglia mortale di lui giace in un mausoleo stato
eretto in Bologna nella chiesa dell'ordine , al quale appartenne.
Molte pregiatissime sue lettere e parecchie dotte scritture sono
custodite nella biblioteca Vaticana: i suoi commentarii sua
quattro libri del maestro delle sentenze si conservano nella
buUionense biblioteca di Oxford.
CANDIDO ed INNOCENZO (ss.). Luogo nel 1641 eretto in
commenda dei santi Maurizio e Lazzaro , distante tre miglia da
Mondovi in vai d'Ellero. Dai Bonardi Mangarda passò negli ul-
timi tempi ai Corderi di Pamparato.
CANDIE o CANDIA di Ciamberì (Candia Camerinorum) ,
villata nella parrocchia di Ciamberì il vecchio. Fu feudo del
casato dei Montaigu signori di Brandis , e Villarsalet. Lo eb^
bero anche i Sarde di Ciamberì.
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4i4 CANDIOLO s CANELLI
CANDIOLO [Candìolam) ^ com. nel mand. di Orbassaiio ^
proT. dioc« diy. di Torino. Dipende dal senato di Piem. , in-
tend. gen, prefett. ipot. di Tonno , insin. di Rivoli , posta di
Mone.
Sta sulla Chisola. Furvi eretta una commenda della religione
di Malta.
La strada provinciale da Torino a Pinerolo interseca questo
comune. Da essa, verso mezzodì , alla distanza di cento tra-
bucchi, si diramano due vie comunali: una, da ponente, con-
duce ad Orbassano ; l'altra , da levante , scorge a Yinovo , ed
a Piobesi.
È discosto un miglio circa da Tinovo e Piobesi , sèi da To*
rinro, e nove da Pinerolo.
Il Chisola divide questo territorio da quello di None: attra*
Tersa la via provinciale: gli soprastà un antico ponte di cotto.
Questo torrente, mediante una diga, che si mantiene presso il
territorio di Voi vera a spese di molti proprietari, vi serve ad
irrigare le praterie.
La parrocchiale d'ordine dorico, dedicata a s. Giovanni Bat«
tista , è situata sulla pubblica piazza nel centro dell'abitato*
Il cimiterio è attiguo a quella chiesa.
I principali prodotti vi sono: grano, meliga, segale, fiagiuoli,
miglio , avena , e fieno. Vi si mantengono in qualche numero
buoi, vacche, e tori.
II territorio fornisce molta legna , per essergli assegnata una
parte della foresta di Stupinigi , in cui annidano molti fagiani
gentili, alcuni cervi, e daini.
Nel 1800 accaddero in questo luogo varie scaramuccie tra i
francesi e gli austriaci. Le case degli abitanti furono poste al
sacco dai vincitori.
Popolazione 1400.
CANELLI {Canellce^ Cannetum), capo luogo di mand. nella
prov. d'Asti, dioc. d'Acqui, div. d'Alessandria. Dipende dal se-
nato di Piem. j intend. prefett. ipot. di Asti , insin. di Mom-
bercelli. Ha la giudicatura , e l'uffizio di' posta.
Trovasi a manca del Belbo.
Come capo di mandamento ha soggetti i comuni di Calosso,
Moasca e s. Marzano*
Una delle sue vie comunali non praticabili con vettura , fuor-
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CAIVELU 4i5
che ndla bella stagione, da mezianotte, passando per s.Mar-
zano due miglia discosto, conduce in Asti lontano dodici
miglia.
Sul Belbo quivi soprastà un ponte di legno assai vecchio e
mal sicuro, che dee essere rìcostrutto a spese del conuine, se-
condo il disegno dell'ingegnere provinciale Ferrarottì^Frti^ //v a^ 22^^^
Sonovi due chiese parrocchiali , una dedicata a s. Leonardo,
Taltra a s. Tommaso.
Fuwi un convento di eremitani di s. Agostino della copgre*
gazione di Lombardia.
Il cimitero trovasi nella prescrìtta distanza dall'abitato.
Nella scuola comunale s'insegna sino alla grammatica.
Si fanno tre fiere: la prima nel secondo martedì di mag-
gio ; l'altra il !i5 dì agosto y la terza nel giorno 1 1 di novem-
bre : sa questp fiere si mettono in yendita alcune locali der-
rate , drappi di varie sorta , chincaglierie , e molte bestie
bovine.
Nei giorni di martedì e venerdì vi si fa un mercato, il cui
traffico è di mercanzie , di pollame , e di erbaggi.
I prodotti del paese sono cereali e legna in qualche quan-
tità , e molte uve.
Squisitissimi sono i vini che vi si fanno colla passaretta , è
col nebbiolo : si vendono essi in Piemonte , nelle provincie di
Alessandria e Novara , nel Genovesato, e nel Milanese.
I boschi e le selve di questo comune abbondano di selvag-
giume.
Pesi , misure , e monete di Piemonte.
Cenni istorici. Questa terra fu altre volte tutta ingombra dicanne,
a tal che appellavasi Canneto, ed in latino locus cannellarum.
Nel 1143 Canelli, col contado di Loreto, toccò in eredità ad
Oddone Boverio figliuolo del marchese Bonifacio di Savona.
Aveva già un forte castello posto sur un'eminenza per modo
che da nìun punto era dominato , e tutta esso dominava la
terra , la quale da una parte era cinta di grosse mura , e dal-
l'altra le case le facevano riparo : ond'è che nel 12^5 fu in
grado di resìstere alle truppe riunite di Alessandria, Tortona,
e Vercelli -, e più tardi, nella guerra della successione al Mon^
ferrato (i6i3) , rendette vani gli assalti del duca di Nevers Gon-
zaga, il quale avvegnaché le si fosse appressato con molta gente.
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4i6 GANELLI
e con buone artiglierie , dò non pertanto dovette allontanarsene
con grave sua perdita.
Si distinse in quella difesa il colonnello Ta£Eini, a cui pre-
starono possente ajuto i terrazzani a malgrado del guasto che
il nemico avea dato alle loro case ed ai loro beni : perlocchè
il Duca di Savoja li esentò per più anni dalle pubbliche im-
poste.
U villaggio j poco tempo dopo , ritornò sotto il dominio degli
Spagnuoli ; ma ( i6i5 ) il marchese di Mortara fatto consape-
vole che l'esercito di Savoja, capitanato dal conte Guido di
Biandrate , impadronitosi di Calosso j gli si avanzava celere-
mente ^ prima di abbandonarlo ne atterrò le rinnovate fortifi*
cftzioni con grandissimo danno del feudatario.
Ganelli fu capo di consortile, che di qua e di là del Belbe
aveva sotto di sé Calamandrana, Rocchetta Palafea, Loazzolo,
Mangano } Moasca, Sessame, Soirano, e Garbazzola.
Nel 1180 i signori di Candii tenevano anche una parte di
Monticello. Eran eglino in molte famiglie divisi^ e ne troviamo
alcuni semplicemente detti de Canellisj altri chiamati Mastargì^
Ratti de LanerìOj Lambruschi, Settami, Grechi, Gorbellarìi ,
Lucii j Bizarii, Danesi , de Garessio , Bocchi «fe Gamba^ Crosi,
e Tarditi.
Nel 1 198 si collegarono essi tutti con le genti di Asti , di
Alessandria e di Cassine contro il marchese di Monferrato.
Grosso dei signori di Canelli è nominatamente compreso nel
trattato di pace, che l'anno 11 99 le genti di Asti, i inarchesi
d'bicisa , e le città alleate , cioè Milano , Piacenza , Vercelli ,
Alessandria , Savigliano ec. conchiusero col marchese Guglielmo
di Monferrato.
Gh anzidetti signori, per la sostenuta guerra e per molti di-
sastri, caddero in angustie assai gravi; perlocchè ( 1217 ) si
videro costretti a vendere agli Alessandrini in allodio molti
loro possedimenti : Arrigo figliuolo di Ottone loro vendette la
quinta parte di Canelli, la quarta della Torre di Mezzana, di
Canelli, e della Castellania di Freno, quanto possedeva in Ses-
same , Moasca , Loazzolo , Masma , e S. Marzano , e tutto ciò
per la somma di lire astesi i ao *, Ruffino Crosa ed il suo fra-
tello Vermo , ossia Guglielmo, per la somma di lire 85 alie-
narono la loro quarta parte di Garbazzola , e di più a nome
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CAMELLI 417
anche del fratello Guercio la metà della Torre dell'or accen-»
nato Inogo , la metà del palazzo presso la Torre di Calaman-
drana , la Torre del Castello di Mezzano , una parte di SeS'^
same, non che i loro possedimenti in San Marzano, ed in Soi-
rano ; Ottone Corbellano per lire 44 >i spodestò della sua quarta
di Garbazzola , della metà della Tori*e , e di quanto teneva in
Calamandrana -, Arrigo e Giacomo Danesi per lire 76 vendet-
tero la loro quarta della terra , e la metà della Torre di Gar-
bazzola , tutta la parte che avevano della Torre e del palazzo
di Canelli detto de' Balbi ^ ed infine ogni loro tenimento in
I^ovazzolo , San Marzano , Moasca , e nella stessa Canelli. Le
astesi lire si crede che fossero eguali a nove dei nostri franchi.
Li quello stesso anno dovettero prestare al comune d'Asti la
loro assistenza; ma ricevettero da quello un compenso di lire
aooo.
Nel iiiS avendo mossa guerra agli Alessandrini, nonindu«>
giarono questi ad atterrare Garbazzola , ed a condurne gli ahi*
tanti a Nizza della Paglia.
Un Giacomino Sismondo signor di Canelli (laSS) sottoscrive
al testamento del marchese Bonifacio Del Carretto.
I Ghibellini D.e-Castelli , dopo aver cacciati da Asti i Solari ,
diedero Canelli a Raimondino d'Incisa , uno dei loro capi.
Nel i3o6 era signore della maggior parte di Canelli il mar-
chese Raimondino d'Incisa , il quale per essere capo Ghibellino
fu spogliato di questa e delle altre sue terre dal principe Fi-
lippo d'Acaja , capitano generale del comune d'Asti , allora
Guelfo. Questo comune l'infeudò agli Asìnari signori dìTesme,
dai quali nel 1377 passò agli Scarampi signori del Cairo
( V. Cairo ). Dagli Scarampi cadde nel secolo xvi sotto il do-
minio di Alessandro Crivelli , milanese , signor di Lumello per
via di maritaggio con Margherita figliuola del conte Luigi, dalla
quale ebbe figli adottati nella casa Scarampi, d'onde venne
una chiarissima posterità , che fiori in Milano , ed alla Corte
dei Duchi di Savoja. Alessandro Crivelli fu dapprima senatore
in Milano , poi colonnello di Carlo Y imperatore : mancatagli
la consorte abbracciò lo stato ecclesiastico , fu fatto vescovo di
Cariati , e quindi nella promozione .dei prelati che si erano più
distìnti al concilio di Trento, l'anno i565 fu da Pio IV creato
cardinale.
Dizion. geogr. ecc. Voi. III. a;
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4i8 CANELLI
Il casato milanese dei Crivelli vanta un s. Ausano arcivescoyo
di Milano y morto net 567; un altro arcivescovo della sfessa
città y che nel 1 1 83 sali alla cattedra di s. Pietro col nome di
Urbano III: mori questi di cordoglio all'infaiisto annunzio della
perdita di Gerusalemme espugnata da Saladino v un Riccardo
insigne condottiere di truppe tedesche nel 1280 ; un Simone
che nel 1 822 fu mandato ai governo di Piacenza : dello stesso
casato furono Zucchino podestà di Vercelli nel 1297; Giacomo
priore gerosolimitano di Lombardia nel i323v e quel Ma-
sino che nel i4o5 essendo capitano di 3ooo cavalli , 3oo lan-
cie , e 700 fanti fìi mandato dai Borentini in soccorso del si-
gnor di Bologna Giovanni Bentivoglio contro il duca di Milano.
Di questa prosapia furono eziandio il beato Luca gesuita , ed
il beato Giuliello -, Leodrisio amico del Filelfo , e di Enea Sil-
vio : fra gli scritti suoi si notano : la vita di Sforza il padre
duca di Milano*, De expeditione Pii II in Turcas^ che travasi
negli scrittori rerum italicarum\ versi latini, che sono col cor-
men de Francisco barbaro \ e gli argonautici di Orfeo dal greco.
Un ramo de' Crivelli già era stabilito in Asti nel secolo xn : in
fatti di essi Rolando Ottobono ne fu decurione nel rióS, e
quindi console di giustìzia ; Bonifacio ed Alberto vi furono
chiavarii , il primo nel 1207, il secondo nel 1212; ed Azzone
vi era sindaco nel 1274* Le monache di s. Anna di questa città
ebbero donazioni di beni da un Rolando nel 1272.
L'astigiano casato Crivelli si estinse verso il fine dello scQrso
secolo in Eleonora Cache rano-Scarampi-Cri velli-Pro vana , con-
sorte del conte Bernardo Cavoretto di Belvedere d'antico no-
bile casato di Moncalieri. Ella fu dama di palazzo della regina
Ferdinanda di Sardegna.
Canelli fu pure contado dei Galleani di Barbaresco.
Il vescovo di Susa Pietro Antonio Cirio , stato consecrato il
29 di aprile del i832 , nacque in Canelli nel di 4 febbrajo
del 1763. S. S. lo nominò suo prelato domestico , ed assistente
al soglio pontificio.
Dopo la pace stata conchiusa in Cherasco nel 1 796 tra S. M»
Sarda e la Repubblica Francese, l'esercito capitanato da Buo-
naparte passò per Canelli^ la cui comunità dovette sborsargli
la somma di lire 3ooo , e fornirlo di vettovaglie.
Popolazione 35oo,
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CANEPA 4ig
^ CANEI^A ( Canata y Canepa), conu nel mand. di Recco,
proY. dioc. diy. di Genova. Dipende dal senato, intend. gen.
prefett. ipot* e. posta di Genova, insin. di Recco.
Varii paesi, alcuni dei quali da piccola origine, coli' andar
del tempo divennero insigni, furono dapprincipio chiamati Ca^
nabaj Canada, ed anche per alterazione Caiiepa: le quali voci
indicarono già quelle baracche, ossia casuccie di legno, stanze
di tela o simili, che si vedevano frequenti lungo le vie per co-
modo de' viandanti , i quali vi si sofferma vano a bere, pren-
dere qualche cibo e riposarsi : furono poi adoperate a significar
le cantine, dette anche Canax^e ^ Cano\^e ^ parole accorciate da'
francesi nel vocabolo Cave.
A questo comune sono aggregati i luoghi di Teriasca, Ca-
preno e Bossonengo. Ciascuno di essi, avvegnaché non sieno
che semplici terricci uole, contenenti un picciol noterò di abi-
tatori, ha^il vantaggio, di una propria parrocchia.
A s. Maria è dedicata la parrocchiale del capo-luogo, a s. Lo-
renzo quella della frazione Teriasca, a s. Pietro l'altra di Ca-
preno, a s. Bartolommeo l'ultima di Bossonengo.
Tii#6 il territorio di questo comune è situato in una monta-
gna, alle falde della quale passa il torrentello, chiamato Sori,
che sbocca in. mare.
Le sue strade sono anguste e cattive.
Canepa è distanta un miglio e mezzo genovese da Teriasca,
due da Capreno e Bossonengo, cinque da Recco, e tredici da
G«nova.
È degno di osservazione il modo , con cui si coltivano i pò-*
^derL dfl comune di Canepa. I terrazzani alla perizia del-
l'agricoltura uniscono quell'amore alla fatica, per cui si di-
stingue il più dei villici della Liguria: e sebbene il loro
territorio non sia multo riguardevole per naturale fei^acità,
ciò non ostante, mercé t'opera loro instancabile, é assai pro-
duttivo di ogni maniera di cereali, di frutta squisite e di erbaggi.
Approssimativamente in ogni anno vi si raccòlgono di fromento
quintali 35 r. 5, di segala 3. 80, di orzo 142* 5o, di avena
4* 75, di meUga i3. 3o, di legumi 47* ^o? di patate 47^.
1 prati "vi producono quintali di fieno 978. 5o: con che ^\
mantengono da 340 vacche, 20 montoni, ^o agiicHi, 8 capre,
400 pecore, IO somarelli.
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420 CANEVINO
I boschi danno quintali ^']5o dì legna da bruciare e 47-
So di legname da costruzione.
Notevoli prodotti vi sono ancora: quint. 142. So di vino^
106. 87 di olio d'oliva, 47^ di castagne, 3. 80 di noci, qSo
di varie frutta, 4lSo di ortaglia, 5oo di limoni e di aranci*
II paroco di Canepa e i tre prevosti delle ti^e soggette fra-
xioni avendo una rendita fissa molto tenue, ottennero un sup-
plemento di congrua.
Popol. di Canepa 772, di Teriasca 270^ di Capreno 268,
di Bossonengo i47*
* CAN£V1N0 {Canevinum, Canabinum) y com. nel mand. di
Soriasco, prov. di Voghera, dioc. di Tortona^ div. di Alessan-
dria. Dipende dal senato di Piem., intend. prefett ipot. di Vo-
ghera, inaia, e posta di Broni.
. Appartenne alla contea di G€0gn<da,^à posseduta dal principe
di Belgiojoso. patrizio milanese. . ^ ,
Sta nell'oltre Po fra le sorgenti del Coppa, e del Versa*
Gli sono unite le seguenti villate : Casco, Colombara, Costa,
Morgone , MoUie e Pianaversa.
La strada principale di questo montuoso villaggio si i quella
che dalla pròssima terra di.Ruino tende a Montecalvo, attra».
versando, da borea. ad ostro , l'intiero comune: la medesima
strada conduce pure a Stradella , distante sei miglia italiane.
Vi corrono altre vie che hanno il nome dei villaggi, a cui
tendono»
Cane vino è situato a levante del suo capo di provincia, da
cui é discosto tredici miglia.
La parrocchiale sotto il titolò di N. D. Assunta sta saprei un«
colle non praticabile che a piedi e a cavallo.
Nella frazione di Casco esiste un oratorio ben rare volte uf-
fiziato.
Le produzioni territoriali sono : grano , meliga, ixvCy uve ,
e varie specie di frutta.
Vi si cacciano ìt\ qualche abbondanza pernici , tordi , e lepri.
Pesi , misure , e monete , come nel capo di provincia.
Gli abitanti vendono il superfluo delle loro derrate sui mer-
cati di Stradella e di Broni.
Sono eglino di buona indole, affaticanti, e di mente svegliata»
Popolazione 346.
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CAMISCHIO 4^1
**" CAMSGHIO ( Caimicium), coni, ne) mand. di Cuorgnè,
prO¥. d'iYvea, dioc. e dir. di Torino. Dipende dal senato di
Piem., intend. prefett. ipot. d'Ivrea , insin. e posta di Cuorgnè.
- • Giace in ana valletta a libeccio di.Coorgné. Da questo borgo
^distante tre miglia; da Ivrea i3; da Torino 19 per la strada
di Lejni, e 18 per quella di Front.
Il comune è composto di 17 villate , che volgarmente vi si
chiamano cantoni, e dì sette cascinali: le villate sono: Cata-
rello inferiore , Breda , Ferrerò , Foresto , Rìapetto , La Ruata
di Sotto , La Ruata di Sopra , Mezzavilla di Sotto, Mezzavilla
di Sopra , Moschero, Raffanel, Sombeila, Catarello Superiore,
Fojasso, Branda Cavallot , Gìrot, e Boson; i cascinali vi hanno
i nomi di Crossetto , Andrea Grangia , Moschero di Sopra y
Donna , Giovannini , Giorgis , Palazzo.
In Mezzavilla di Sotto vedesi la parrocchia , il cui prevosto
è di aomina del consortile di Valperga. A questa parrocchia è
soggetto il cornane di Sale , posto a greco di essa nella me-
desima vallea.
Nel territorio n veggono le cappelle : di s. Giuseppe nella
Breda ; della Ss. Trinità in Riapetto -, di s* Anna in Ferrerò ;
di s. Grato nella Ruata di Sotto; di s. Antonio presso la par-
rocchiale ; di N. D. della Neve in Catarello ; di s. Bernardo sul
monte Mai-es.
La valletta , in cui siede Canischio*, ha due miglia circa di
lunghezza : è angusta nella sua imboccatura ; ma via via di-
latandosi offre una figura ovale y ed è ingombra di molti rialti*
Da ostro la rinserrano i balzi detti Sciarandone e della Costa,
^confinanti con Pracorsano e Pratìglione ; da libeccio la mon-
tagna Calusso in prossimità di PratigKone ; da maestrale il monte
Mares, che la divide da Sparrone; da borea il monte Croas-
«era , detto Roccie di s. Martino, ov'essa termina con Alpette ;
e infine, da greco, le montagne Lesino e Forest, che s'innal-
zano superiormente a Sale. Nel più alto dei detti monti, cioè
nel Calusso , nasce da due sorgenti il torrente Gallenga . che
Ti discorre a mezzodì , ed ingrossato dai rivi Sombeila, Bruino,
Lesino , e Rutterò , provenienti dai balzi Mares , Croassera ,
Lesino , Forest , ed intersecanti la vallea , precipita nella Yal-
licciuola di s. Colombano , passa vicino a Bosdomio e Valperga,
ed infine si scarica nell'Orco presso a Riyarotta. U Rutterò se-
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422 CANISCHIO
para Canischio da Sale , divide Catarello inferiore da S. Co-
lombano, e quindi si unisce al torrente Gallenga vicino all'adito
del paese nel luogo chiamato del Grosso Sasso.
Il territorio di Canischio presenta molti boschi , feraci pa->
scoli y ed alcuni campi , da cui si hanno scarse ricolte di mer
liga e di segale ; produce in abbondanza castagne e patate.
Sul principio della Breda si veggono le vestigie di una fer-
riera già spettante all'avvocato Cavassa torinese; e superior-
mente a quella viUata sta un' officina di manifatture in ferro,
che appartiene ad un Canavetti. Sonovi parecchi molini, ed ub
edifizia meccanico per .la formazione dell'olio di noci.
La chiesa parrocchiale è sotto l'invocazione di s. Lorenzo.
Robusta è la popolazione in questo villaggio. Gli uomini sono
addetti all'agricoltura, ed alla pastorizia : le donne per lo più
sono applicate a far tela. Non é quivi per anco cessata l'opi-
nione superstiziosa dei malefizi e delle streghe, le quaU , se^
condo la folle credulità degli abitanti , danzano in ogni ve-
nerdì sul piano del monte Mares.
Cenni storici, Canischio è rinomato per un piccolo castello,
detto della Sala , nella regione Fojasso , che venne costrutto
da Manfredi marchese di Susa. Non ne rimangono adesso che
pochi avanzi di muri, in un sasso dei quali si leggevano nel
1781 le seguenti parole : Oldericus MoiigifreduSy comes 2b-
rini fieri mandavit. Ciò risulta da una scrittura deH'ardbivio
comunale , in cui pure si conservano un morione di ferro ,
utensili militari dei bassi tempi, logore pergamene, ed inslr»-
menti di transazioni fatte tra questa comunità , e il consortile
di Valperga. In una di esse vedcsi la immaginata arma dei
conti del Canavese , quindi di Yalperga , cioè la pianta della
Canapa. Sul che V. l'articolo Canavese.
In una carta dello stesso archivio si legge che Orazio Silve*
6C0 dei signori di Salto e Canischio nel 1570 fece trasportar*
E' sua casa in Cuorgiiè, di cui era sindaco, le seguenti iscrizioni:
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CÀNlSCHiO 4^3
BUNÀE ET GtVlO LOCI
S&CRVM
L. MIHDIVS SVPERNV9
PATER ET
COENELU SOTERIS
STATI BASSI
F F
SEGW 9VAA
DA PIA TA PIA
SVIS SVIS
¥. A. ZXX
Nell'or accennato castello , che fu poi distrutto nelle guerre
de' Guelfi e Ghibellini, ritirossi più volte , siccome in luogo di
solitudine , la celebre Adelaide. Ciò scrisse il padre benedittino
Giovanni De Ambrosib in sul finire del secolo su ; ciò afferma
la costante locai tradizione.
Quell'erudito benedittino ci narra eùandio, che Adelaide fa->
cendo tal fiata on viaggio di due miglia a piedi scalzi , condu-
cevasi da Canischio al piccolo monastero di Colberg per ono-
rarvi la Madre di Dio.
Il Pingonio sulla fede dell'annotatore della cronaca di Frut-
^uaria disse 'nell'Augusta Taurinorum , che nel 1080 Adelaide
in F^alpergiam se recepii : se per F^alpergiam si vuole inten-
dere il castello, ed il villaggio di tal nome, il Pingonio si al-
lontanò dal vero ; perocché quel castello fu costrutto dal conte
Ardoino nel secolo zn , e prima del 1 142 non comparve Val-
perga. Colberg fu poi detto Belmonte ; e il castello prese il
nome dì Gualperga, e Valpergia , siccome osserva il Marchini.
Convien credere che negli andati tempi Canischio fosse una
terra considerabile ; che in essa fini Adelaide i suoi giorni , e
fuvvi seppeUita nell'antica parrocchiale , ov'ebbe anche la tomba
l'illustre consorte di un^r nipote di lei, cioè il conte Federigo
di Monzone , principe Lofenese , e capitano generale della gran
contessa Matilde. I
La predetta marchesana di Susa , rimasta vedova , cogli Stati
suoi ereditarii del Piemonte amniiuislrava pur quelli de' suoi
figliuoli , e reduce forse da Aosta , e da Ivrea , venn^ a soffer-
marsi nella sua prediletta solitudine di Canischio ,. quando nel
1 091 vi fa sorpresa dalla morte nell'età sua di annisettantacinque«
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424 CANISCHIO
Non è pertanto conforme ài vero dò che ne scrìsse l'autore
della storia dell'Italia occidentale , vale a dire ch'ella si fosse
rifuggita colà per essere stata derelitta dai suoi , e privata
d'impero. A far conoscere la falsità di tale opinione basti il
dire coli'astigiano storico Alfieri , che Adelaide nello stesso anno,
in cui terminò la sua mortale carriera, aveva severamente punito
Asti , ordinandone l'occupazione militare , ed anzi l'incendio ,
perchè da questa città era stato espulso il vescovo Girelmo ,
eletto da lei.
Un moderno scrittore straniero disse che Adelaide fu sepolta
nel maggior tempio di Tonno; ma ciò egli disse senza fonda-
mento. Il Pingonio y monsignor Della Chiesa , il Terraneo , e
molti altri storici degni di fede affermano che la tomba di quella
principessa sta in Canischio ; e il celebre Denina ci rende certi
di averla veduta egli stesso l'anno 1775 nella parrocchiale di
quel luogo , cioè nell'antichissima chiesa di santo Stefano, che
era situata alquanto sopra del castello della Sala , in mezzo
alle due sorgenti del torrente Gallenga : la quale chiesa ai tempi
del Denina era già rovinante , ed è ora ridotta ad alpino abi-
terò. Nella detta parrocchiale di santo Stefano, verso il 1600,
esisteva ancora una campana mista d'argento , chiamata bret-
ioruij che avea l'iscrizione: ^^e^i^ib me yèaì. Nella parrocchia
del comune di Pracorsano , cui per convenzione appartiene tutta
la regione Faje , nella quale sorgeva l'accennata chiesa di santo
Stefano, l'anno 1800 se ne conservava per anco la chiave, che
siccome risulta da atti della curia arcivescovile di Torino, ado-
peravasi da rimoto tempo per la speciale benedizione ad otte-
nere la guarigione degli idrofobi per morsicatura di cani ar-
rabbiati.
Monsignor Agostino ab ecclesia riferendo giustamente che
Adelaide fu sepolta in Canischio , sbagliò nel dire che la tomba
di lei fosse nella chiesa di s. Pietro. Dopo di lui caddero nello
stesso errore gli storici susseguenti.
In Canischio non esistette mai veruna chiesa dedicata a san
I^etro. Quell'eruditissimo prelato prese abbaglio intomo a sif-
fatta particolarità , forse per aver confuso Canischio canavesano
con Chiawusco , ora Chianocco, dell'abbazia di San Giusto di
Susa , la cui parrocchia è a s. Pietro ed a s. Paolo dedicata.
Popolazione i5oo.
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CANNERÒ 4a5
CANNERÒ (Cannermm)y com. oel mand. di Cannobio, proy.
di Pallanza, dioc. e div. di Novara. Dipende dal senato dì Piem.,
Tice-intend. prefett. ipot. di Pallanza , insin. e posta di Can-
Dobio.
Fu cosi appellato per essere stato luogo abbondante di canne;
per la stessa cagione altri paesi vennero detti Cannetumj Canr
ìdcium^ Arundinetum^ Juncetum,
Lo chiama scorrettamente Canore una carta di donazione
del 985 fatta da Aupaldo vescovo di Novara in favore de' suoi
canonici viventi in comune. Erano questi caduti nella miseria
non solo perchè gli Ungari nel 949 avevano devastate le loro
terre , ma eziandio per causa delle eccessive esazioni del re Be-
rengario allo scopo di dare a quei barbari le convenute paghe,
e rin^andarli dall'Italia. Laonde quel vescovo' cedette al suo
capitolo insieme con le chiese di s. Ippolito e di s. Pietro an-
che la piccola corte di Cannerò, e la villa Oglone con le terre,
gli oliveti, i servi ec.
Cannerò, che appartenne alla signorìa di Cannobio, sta nella
parte australe della valle Cannobina , sovra un promontorio
deUa sponda settentrionale del Verbano. Presenta due prospetti
di assai belle case , che dall'altura , ove sorge il villaggio, di-
scendono insino al lago ; dal quale chi ne volga lo sguardo al-
l'abitato, vi scorge con diletto fioriti giardini, spalliere diagru*
mi , ed orti fecondi degli erbaggi più delicati.
Gii ameni e fruttiferi colli di Cannerò sono riparati dai geli
dei settentrione. Nella loro cima si stendono campi e vigneti.
Sul sasso e sulla ghiaja minerale essendovi piantate le viti,
sono esse produttive di squisiti vini , che migliorano invec-
chiando.
La positura più deliziosa e ferace di questo comune è da
ponente : non cosi fertili ne sono le terre situate a levante e
mezzodì.
Due vie di qua si dipartono : una , da levante , conduce a
Cannobio ; l'altra , da ostro , mette ad Oggebbio.
Tulliano , o Tolliano, é frazione di Cannerò , che trovasi di-
scosto cinque miglia italiane da Cannobio , un miglio dalla
punta della Creta , dieci da Intra , e tre da Germignago , tale
essendo quivi la larghezza del lago.
Nel tenitorio. sorge un alto monte chiamato il Morscinolo ,
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4^6 CANNERÒ
sulla cui cima si veggono tre croci di legno. Dal villaggio si
perviene in quattro ore di cammino a quel vertice delle tre
croci , salendo per una strada molto erta e sassosa.
La parrocchiale, che dicesi essere stata eretta da s. Giulio ,
è sotto il patrocinio di s. Giorgio martire. Nel di 14 settem-
bre del 1839, il corOy la sagrestia , ed il campanile di questa
chiesa furono atterrati da una straordinaria innondazione di un
vicino rivo, o torrente. La parrocchia di s. Giorgio venne smem-
brata dalla diocesi di Milano nel 18 15, ed aggregata a quella
di Novara; si vale tutt'ora del rito Ambrosiano.
Vi si fanno due principali solennità: la prima nella seconda
domenica di luglio ad onore di N. D. del Carmelo ; ad essa
intervengono molte persone dalla provincia di Pallanza, ed
eziandio da luoghi del regno Lombardo- Veneto : l'altra vi
si celebra nella seconda domenica d'agosto per onorare s. Fausto
martire, di cui si conserva l'intiero corpo dentro un'urna bellissima.
Vi concorrono eziandio molti forestieri nel primo lunedi dopo
la festa di s. Rocco per esservi giorno destinato agli uffizi ge-
nerali in suffragio dei defunti ; pei quali uffizi vi sono invitati
da trenta a quaranta sacerdoti.
Alla distanza di una mezz'ora di cammino dalla parrocchiale,
vedesi una cappella , in cui si venera un'antichissima imma-
gine di N; S. delle Grazie. Molti forestieri si conducono ad
onorarla con sentimento di religiosa fiducia.
Nel comune, sopra il monte Oggiogno, sta un'altra parroc-
chia, dedicata a s. Bernardo da Chiara valle , già figlia di quella
di s. Giorgio stata smembrata nel 1781. Vi si perviene dal
villaggio , per una rìpida strada , in tre quarti d' ora di cam-
mino. Nella parte piana del paese , vicino al palazzo dei signori
Brambilla di Milano, vedesi un oratorio consecrato a s. Rocco.
In prossimità del lago evvi una piazza, ove i pescatori danno
sesto alle loro reti : quivi sta un antico palazzo con portico |
che un tempo fu ospizio de' gesuati.
Pesi e misure come nel capo di mandamento, monete milanesi.
Gli abitanti sono robusti, pacifici, ed applicati al lavoro: col-
tivano essi con molta diligenza e perizia le viti e gh agrumi :
alcuni per altro trasmigrano in lontane regioni per servire in
qualità di cuochi o di camerieri.
Popolazione 832.
CANNERÒ (Castelli di) , vedi Cannobio.
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CANNOBINO, E CANNOBIO 427
GAMNOBINA, angusta e meschina valle , che trovasi a mae-
stro del borgo di Gannobio, da coi prende il nome. Comprende
le terre di Formena, Harchillo , Rondonio, Sparurio^ Loro e
-Giazzo, le quali stanno verso borea, e cLiamansi volgarmente
U piaggio dì sopra. Sant'Agata, Socrano, Tinzago, Ronco e
Campeglio formano il piaggio di ^tto. A queste ville si deb<-
bono aggiungere le seguenti, che tutte insieme formano la Pieve
di Cannobio, cioè Traffiume,.Ca vaglio, Gurrone, Spoccia, Grasso,
Cursolo, Gurro e Falmenta: sono esse poste ad occidente : Vig-
giona, Cheggio, Cheglio, Franco, Cannerò , Oggiogno , Donico,
Cassino, Punto e ToUiano, vi stanno a mezzodì. Carmeno e
liignago sono paesetti aggregati al comtine dì Cannobio. Questa
valle è generalmente montuosa» Gli abitanti di tutti i villaggi
or accennati non sommano che a iiooo circa; percfa 'eglino in
granparte abbandonano il loro tetto natio per cercare altrove col-
l'industria e col lavoro quei mezzi di sussistenza, che invano
cercherebbero dalle loro terre. Per riguardo al principale pro-
dotto di questa vallea, vedi Cannobio^
CAJNNOBINO, fiume-torrente, che scaturisce negli aspri di-
rupi della valle anzidetta, da cui piglia il nome , e dopo averla
solcata in tutta la sua lunghezza , mette foce nel lago maggiore
^cìno a Cannobio. Gli soprastanno due ponti; uno assai bello,
in pietra di un arco solo prima di arrivare a Traffiume, stato
costrutto l'anno 174^: l'altro alquanto angusto, ma di aspetto
veramente pittoresco per la sua romantica positura in uno de'
più begli orridi , che poisa presentare natura , lunghesso la
strada che tende al luogo di Socraggio, e quindi nella Vallea.
A poca distanza da Traffiume s'incontra una fontana, cre-
duta dal volgo prodigiosamente efficace contro le malattie del
corpo umano ; massimamente dacché fu benedetta da s. Carlo
Borromeo quando in giugno del s5']5 egli visito quella' parte
della sua diocesi : checché di ciò sia , certo è che sperti chia-
mici hanno riconosciuto essere molto leggiera l'acqua di quella
fontana, e contenere buona dose di magnesia.
CANNOBIO e CANOBIO (Canobium) , capo-luogo di man-
damento sopra tutta la valle Cannobina , prov. di Pallanza ,
dioc. div. di Novara. Dipende dalscnatolii'Piem.^ vice-intend. pre-
fett. ipot. di Pallanza. Oltre il tribunale di giudicatura vi hanno
esattoria, iiisiu., regia dogana, ed ufficio di posta dipendente
da Intra. Evvi una stazione di carabinieri a piedi.
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4^8 CANNOBIO
Giace in amena positura sulla sponda settentrionale del Lago
maggiore. I paesetti Carmeno e Lignago formano con esso un
solo comune. Carmeno aveva negli aiidati tempi un castello as-
sai forte per natura, e per arte. Alta e scoscesa rupe ^ìì s'in-
nalza da libeccio , cui da tre parti circonda un profendo pre-
cipizio. Quella rupe è chiamata il sasso di Carmeno: le acque
che si frangono a' suoi piedi sono molto pericolose ai navi-
ganti , quando soffiano i venti da mezzanotte : se si eccettui
quest'orrido scoglio , i dintorni di Carmeno sono molto feraci,
e singolarmente produttivi di uve squisite.
Cannobio , come capo di mandamento, ha soggetti i seguenti
comuni : s. Agata , s. Bartolommeo del Piaggio , Cannerò , Ca-
Taglio, Cursolo, Falmenta , Curro , Orasso, Spoccia, Traf-
fiume, Trarego, Viggiona.
Territorio. Il suo territorio sta parte in pianura, parte nei
monti, che lo circondano da tre lati. In generale é assai fer-
iale di cereali, di eoceUenti uve , e di varie specie di frutta.
Vi si mantiene un considerabil numero di bestie bovine: si fanno
butirro e formaggio in qualche abbondanza, né vi mancano
le altre cose necessarie all'umano sostentamento. I cacciatori
vi fanno buone prede di pernici , fagiani, tordi, e lepri. I cir-
costanti balzi sono vestiti a dovizia di ubertosi pascoli, e so^
vr'essi allignano mirabilmente i larici , le quercie , i faggi , e
le bettulle.
Industria, Gl'industriosi cannobinì, per mezzo di certe vie
solcate in sull'erta stessa dei monti, fanno rotolare al pianola
molta legna da essi tagliata sulle montane sommità ; ma prima
di cosi far giungere al piano i tronchi delle quercie , li spo-
gliano della corteccia , che tritata sotto il nome di rosea, essi
vendono ai conciatori di pelli in Cannobio, in Milano, ed altrove.
Vuoisi che le pelli di capra, dette a sommaco, qui riescano
meglio, che in altri luoghi, a cagione della purezza delle acque.
Maccabeo , che nel secolo decimoquinto scriveva la sua coro-
grafia del Verbano, chiama Cannobio Emporium mercis co^
riaceae, e Morigia nel secolo decimo sesto riconobbe dai registri
di dogana, che in ogni anno erano trasportate da Cannobio a
Milano cinquanta mila minute pelli , e dodici mila grossi co-
rami : oggidì vi sono le stesse fabbriche, ma ne diminuirono
i lavori.
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CANNOBIO 429
Non pócbe donne Ti n occupano tuttora , come altre volte, in
hare merletti. Oggetti dì qualche traffico vi sono diverse mer-
canile , particolarmente certi lavori di lana fina , e coperte di
grossa lana. Proviene al comune un notabil guadagno * dalla
molta legna', e dal molto carbone.
Il traffico delle sue derrate è promosso da un mercato sem-
pre frequentissimo di gente , che ogni quindici giorni si tiene
in Locarno , città della Svizzera, non lontana che due ore di
cammino da questo capo di mandamento.
Sirade. Perché ne sia veramente favorita l'industria, nesieno
avvivate le mamfieitkure, e ne prosperi viemmeglio la commer*
dale ricchezza , Cannobio ha d'uopo di strade sul littorale del
Yerbano, che gli aprano più agevole comunicazione con Pai-
lanza ed Intra , e coi prossimi pdesi dell'Elvetico suolo : ha
pure bis<^o di ima più comoda via , che guidi Dell'interno
della cannobina vallea -, perocché di presente il viaggiatore vi
a espone a gravi perìcoli delk vita, soprattutto quando gli ò
fona oltrepassare il cosi detto sasso di Finero, che é un luogo
scoglio quasi a picco , sulla cui faccia occidentale l'angusto sen-
tiere , che serve di strada, é posto sovra un precìpizia spaven-
tevolissimo.
Castelli di Cannerò. Nel comune di Cannobio rì veggono sor-
gere due castelli, detti di Cannerò dall'essere vicini alia sponda
del paesetto di questo nome: sono essi ridotti a rovinati abi-*
turi, posti sul prolungamento subacqueo del promontorio. Cin<^
que scellerati fratelli deUa &miglia Mazzarda , capi dell'infame
lega , che da essi pigliò il nome , in sul principio del secolo
decimoquinto, per fare impunemente ogni violenza , innalzarono
quei castelli, e li. tennero durante dieci anni, commettendovi
le più barbare scelleraggini. Ne furon eglino discacciati dal duca
Filippo Maria Visconti Tanno i4i4» ^ vennero distrutti i loro
castelli: ma nel 1 5 19 il conte Ludovico signor di Cannobio a
quell'età li fece riedificare, nominandoli VitaUani dal primiero
cognome della sua fEimiglia , come Io dimostrano alcuni versi
scolpiti in sulla porta d'entrata.
Quei castelli Girono invano per lungo tempo assediati da An-
chise Visconti, nemico della potenza de'Borromei: nel iSaS
quel capitano dovette abbandonare senza profitto le mura de'
VitaUani.
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43o CANNOBIO
BaUdlo a vapore. Gannobia per la sua giacitura 'sul Lago
Maggioregodedd vantaggio dal battelloa vapore, detto il Verbano,
che due volte al giorno regolarmente serve di comodo tragitto al
viaggiatore y cbe approda alla sua sponda.
Chiese. La presente collegiata di ordine corinzio , fuelegasr-
temente costrutta sul disegno deirarchitetto Giovanni Sperone
di Varese. Le fu £atla iion è guari ona bdla facciata sul di-
segno del valente arcbjÉtetto Ferdinando CaronesL II numero
dei canonici è attualmente di dicci. Il capitolo è presieduto da
un preposto con cura d'anime. Già sin dall'ann^^ 1076 esisteva
in Caanobio una collegiata, ed Uberto Pirofano , primo di quep*
sto nome, arcivescovo della diocesi milanese , nel giorno iodi
luglio del II 55 la consecrava solennemente. In processo di
tempo fu restaurata in virtù di un decreto di permissioDe avuto
da Ottone Visconti arcivescovo di Milano, con lettere del ai
d'ottobre del 1294: posteriormente nel 1575 fu ampliata per
ordine del santo arcivescovo s. Carlo Borromeo : e per ultimò
è stata ridotta nella forma presente. Quest'antica collegiata,
come tutti i capitoli di Lombardia, all'epoca dell'invasione
francese dovette soffrire molti danni , e fu infine soppressa ;
ma nel 1826 ad istanza dell' eminentissimo cardinale Morozio^
attuale vescovo della diocesi novarese , venne ristabilita.
ArUico carcere. Accanto a quel tempio si vede tuttora un
antico edifizio, che vuoisi abbia servito di carcere nei tempi , in
cuiCannobio regge vasi da sé, come risulta dalla seguente iscrizione;
K . CG • LXXXXC . COMMVNS • CAMHOBl
HABENS . MBfiVBC . IMPERTVM • ET
•nSTVM • FfiClT • nSBl . BOC • OPVS
IN • BEGuiniK . nOMIRl • VGORIIIE . OB . MAIIDBLLO
Si pretende , che la lega Mazsarda , quando infestava quelle
contrade , se ne sia pure servita per rinchiudervi e farvi bar-
baramente perire quelH del contraria partito.
Oltre la collegiata sulla riva del Lago sì ammira in Canno*
bio la chiesa della SS. Pietà , la quale, secondo la pia cre-
denza di quegli abitanti, e secondo relazioni venute alla luce,
fu eretta sul disegno di Bramante nel luogo stesso , dove oc-
corse un miracolo addi 8 gennajo del r522. Si veggono in essa
pregiate tavole , begli affreschi, e l'ancona dell'aitar maggiore
rappresentante la Pietà , egregio lavoro di Gaudenzio Ferrari.
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CANNOBIO 43i
Vuoisi fare paroh della chiesa di s. Marta, che oltre i pregi
di elegante architettura e di buoni ornati , possiede alcuni capi-^
lavori di Carlo Antonio Procaccini, e conserva Tintiero corpo
del martire s. Teodosio. Da pochi anni i padri minori riformati
di s. Francesco hanno pure convento , e bella chiesa in Can-
Dobio j dove anticamente stava il convento dei padri cappuccini.
Si veggono innoltre in questo cospicuo borgo alcune chiesuole,
osservabili si per la loro antichith, e si per l'architettura e gli
ornati: tali sono l'oratorio della congregazione de' sacerdoti, e
il tempietto di s. Gottardo, ove in ogni anno si celebra una
sontuosa festa con molto concorso di popolo devoto.
Castello. Negli antichi tempi sorgeva in Cannobio, verso tra-
montana » un fortissimo castello, le cui vestigia e fondamenta
si scorgono tuttavia: dicesi che sia sta|o eretto per potervìst
riparare quando i Goti vennero a devastare l'Italia. Era esso
ancora in piedi nell'anno i ado , e si crede che sia stato di«>
strutto da quei di Locamo uniti alle genti di Bellinzona, e di
altri paesi circonvicini per gelosia di potere.
Stabilimenti pubblici. Fra gli stabilimenti di pubblica utilità
vi si contano parecchie manifatture , artifizi idraulici per segare
speditamente i legnami, vari molini, ed alcune case d'in^
dustrìa.
Istituto di beneficenza. Un' opera pia vi fondò il dottore Uc-
celli, nativo di questo borgo. Essa porta il nome del suo be-
nefico fondatore-, e provvede all'indigenza dei poveri del paese.
L'annua sua rendita , che oltrepassa dieci mila franchi, è am-
ministrata da una congregazione saviamente instituita.
Forze corporee ed intellettuali degli abitanti. I Cannobini
sono di complessione robusta, di mente svegliata, e molto ap<«
plica ti al lavoro. L'aria salubre e viva , che colà si respira ,
ne punge gli ingegni , e lì rende atti a grandi cose : cosicché
molti di loro , come si dirii in appresso, acquistarono una bella
rìnomanza nelle scienze , e nelle arti liberali.
Cenni istorici. Incerta è l'origine del nome di questo cospicuo
borgo. Altri la vuole dedotta dall'abbondanza di palustri canne
già esistenti nell'attuale sua positura , onde siasi detto in prima
Cannetum^ indi Cannobetum^ ed infine per sincope Cannobium.
Forse con più fondamento altri la deriva da Cannabis , Canape ,
supponendo che su queUa sponda del Lago fosse il luogo de-
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43) CANNOBIO
8tìnato alla maceFazione della canapa: e fiuvvi clii lo chiamJt
. Canabia silva, Ganapaja.
Checché di ciò sia, egli è certo che la fondazione di questo
paese risale ad età molto remota. È opinione probabile , che lo
edificassero i Romani, con altre terre del Lago Maggiore, nel
tempo ch'eran eglino padroni della Gallia Cisalpina ; e si crede
che gli abitanti di quei luoghi già fossero annoverai fra le
genti alpine, che Augusto gloriavasi di avere domate.
Quest'opinione è sostenuta dall' Alciato nelle sue antichità ;
è corroborata dalle storie dei Galli insubri di Bonaventura Ca-
stiglioni \ dalle opere di Gaudenzio, Merula sull'antichità dei
Galli Cisalpini; dall'autore della Novaria Sacra; da Giovanni
Labus nelle note al viaggio dell'Amoretti ai tre Laghi; e da
molti archeologi.
Si hanno a maggior luce di questa opinione due lapidi ro-
mane , che furono trovate in Cannobio : una nel già convento
dei padri cappuccini , l'altra in una casa sulla sponda del lago.
Sulla prima si legge:
nnS • MANIBVS
GOMuns . qviuti . vuam . atilujub
MATRI . DVLCISSmjB
Sull'altra sono scolpite le seguenti parole :
• DOS . MANUVS
BAVE . PRIMITIVA • BEmONA
INCOMPAaABIUS . FOEMUTA
VIVA . MIHI • POSVI
Ad alcuni parrà strana questa seconda iscrizione per l'aita-
coluthon della sintassi, che ha per altio molti esempi: qui ac-
cade perché Primitiva vivente si preparò il sepolcro, e scrisse:
F'iva mihi posili ; ed il rimanente fu, dopo la sua morte , fatto
scolpire dai congiunti, o dagli eredi.
Cannobio nell' 85'j facea parte del contado di Seprio , che
funne distrutto tra i secoli xi e xiiy cioè nel tempo, in cui sì
andarono smembrando le antiche contee: epperciò in un di-
ploma di Federico I imperatore del ii85, quel contado già
trovasi limitato aUa spiaggia orientale del Lago Maggiore , e
Cannobio non vi é pure compreso.
I conti speciali di Cannobio vi tenevano la curia ; ed uno di
eni detto Sansone, intorno al mille, rimasto vedovo, donò
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CANNOBIO 43i
questo borgo colla sua curia a Geizone, abate di Breme , e
vesti nell'abazia Bremetese l'abito monastico.
Il cronista della Novalesa parla di Cannobio come di an->
tica grossa terra piena d'industria e di traffico.
Berengario II e Adelberto suo figliuolo signoreggiargno que-
sta terra-, e dacché perdettero questi lo scettro, ne furoifo pa-»
droiii gli Mnperatori ; laonde sino all'anno 1 0^5 , in cui fu as-
sunto aH'imqiero di Àllemagna Corrado II di Svevia , Cannobio
fu governato da podestà , da vicarii , ossia rettori imperiali ^
come afferma Leandro Alberti nella descrizione d'Italia. Ma in
quel tempo i Cannobini essendosi all'autorità imperiale ribel-
lati, cominciarono a governarsi in comune.
Fu per altro di poca durata questa loro libertà ; perocché il
detto Corrado II, e poscia Enrico Y, il quale sali al trono
l'aimo 1106, si rappattumarono con quei di Cannobio, appro-
vando loro una particolare costituzione di privilegi e giurisdi-
zioni, a patto però di subordinazione alla imperiai dignità.
I Cannobini per l'avvenire osservarono quel patto ; ed invero
nelle fazioni Guelfa e Ghibellina, die tanto straziarono l'Italia,
furon eglino sempre ligii alla parte imperiale.
Le cose continuarono a questo modo, sinché Giovanni Ga-
leazzo Visconti fu da Yenceslao imperatore creato duca di Mi-
lano l'anno i395. Allora Cannobio, che già di soppiatto avea
parteggiato pei Visconti, ricoveranda Ottone Visconti arcivescovo
di Milano , che in uà fatto d'armi presso % Castel Seprio era
stato dai Torriani rotto e posto in fuga, e prendendo sin dal-
l'anno 1343 Luchino e Giovanni arcivescovo, fratelli Visconti,
per protettori de' loro privilegi, e per difensori contro chi ol-
traggiar li volesse , intieramente si diede al dominio dei nuovi
duchi di Milano , e restò poi sempre ad essi sottoposto sino
all'anno i44i 9 '^ ^^'^ il borgo con la. sua valle fu dal duca
Filippo Maria Visconti infeudato a Vitaliano Borromeo I suo
scudiere , il quale n'ebbe ad un tempo la contea di Arona con
diritto di successione a' suoi legittimi discendenti di linea ma-
scolina.
Col volgere dei secoli Cannobio passò dai Borromei agli Sforza,
ritenendone essi per altro il titolo feudale. Stette quindi sotto
il dominio dei duchi di Milano e dei loro eredi , sinché l'au-
gusta M&ria Teresa negli anni 1742 e 1743 col patto di Wo-
Dizion. geogr. ecc. Voi. III. iS
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434 CANNOBia
marzia , e quiadì nel 1748 col trattato di pace, che venne stU
purlato in Aquìsgrana , cedette questa porzione de' suoi stati al
re di Sardegna Carlo Einanuele III.
Al tempo dell'invasioae francese , Cannobio appartenne al re*
gno d'Italia; ma col trattato di Vienna del i8i5 ritornò sotto
il felfce dominio degli Augusti Sabaudi Monarcbi; e nello spi*
rituale fu unito alla diocesi Novarese; ma la sua chieda che
per lo addietro era sempre stata parte della diocesi éÀ Milano^
conservò il privilegio del rito Ambrosianor
Uomini illustri. Nacquero in Cannobio:
Lucio Sasso 9 figliuolo di Marco, il quale dopo essere stat»
referendario in Roma prinoa di giustizia e poi di grazia y il
primo promosso al vescovato di Ripa Frassone nella Marca di
Ancona y prefetto della sacra penitenzieria , vicario della chiesa
di s. Giovanni Laterauo in Roma, e datario, venne infine creato
cardinale da Clemente Vili.
I monsignori Pizzalli, e Gallerini , prelati distintissimi per
singolari virtù, e per somma dottrina.
Omacini, vescovo di Bobbio, che fu rapito da immatura morte,
alle speranze di quella diocesi.
Francesco Maria Zoppi, già primo vescovo di Massa e Car-
rara, ed ora vescovo in parùbus di Cera.
Amico Cannobio, giureconsulto riputatissimo cosi per le sue
dotte scritture , come per avere speso tutto il suo dovizioso pa«>
trimonio fondando insigni opere di pietà.
Melchiorre deUa stessa famìglia Cannobio, che fu dei decu-
rioni della città di Novara, capitano d'infanteria sotto Astorre
Visconti, e colonnello per la repubblica di Venezia.
Giovanni Francesco del Sasso Carnoine, che fu chiaro giure-
consulto e letterato ; lasciò manuscrìtta una storia del boi^o
e delle fomiglie illustri di Cannobio.
Onora di presente questo suo luogo natio l'illustre abbate
Tirinanzi teologo ed avvocato, arciprete dell'insigne collegiata
di Arona, e vicario generale della diocesi di Novara: lo ren-
dono chiaro i suoi vasti talenti , le virtù luminose e i molti atti
di vera beneficenza.
Vuoisi riferire che Gannobio vide nascere quel Giovanni
Branca, il quale nel 1627 fece in Milano la prima pubblica espe-
rienza della fona motrice del vapore dell'acqua boi lente sopra un
/
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CANOSIO 435
molino ideato da luì: Pìnerzia del governo spagnuolo lasciò
perdere all'Italia questo importante ritrovamento-, e ne rimase
più tardi agli stranieri la gloria.
Popolazione 1800.
* CANOSIO ( Canosiumj Canusiumy, com* nel mand. di
Frazzo, prov. e div. di Cuneo, dioc. di Saluzzo. Dipende dal se*»
nato di Piem., intend. gen. prefett. ipot. di Cuneo, insin. di
San Damiano, posta di Dronero.
Fu detta pure Canusium un'antica città della Puglia , le cui
lane- erano rinomatissime pel nativo loro colore.
Canosio segui le vicende comuni a tutte le terre della valle
ove giace. Fu anticamente soggetto ai marchesi di Saluzzo. Da
Carlo Emmanuele I venne infeudato col luogo della Marmora
al conte Sebastiano Ferrerò ( v. Biella), Lo tennero posterior-
mente con titolo di contado gli Alessi del paese di Carrù.
I valdesi che dapprima si erano rifuggiti nel territorio di que^
sto luogo , ne furono prontamente scacciati dagli abitanti.
Qui si trovarono vetuste lapidi aventi iscrizioni ad onore di
Augusto.
Verso la metà di luglio del 1 ^44 *^ accampò nei dintorni di
questo comune una colonna dell' esercito gallispano sotto gli
ordini dell'Infante D. Filippo di Spagna e del Principe di Bor*
bone Conty; Quella colonna copri gli assalti dati cosi nella val*
lea laterale di Stura alle Barricate, come in quella di Varaita,
ed impedi ad un tempo le comunicazioni per le dette valli al-
l'esercito austro*sardo.
Canosio trovasi a maestrale di Cuneo nella valle di Macra
sulla destra sponda del torrente di questo nome.
Compongono questo comune Villa capo-luogo, Collo e Preit.
La sua strada , da levante , conduce a Marmora , e da po-
nente ai confini di Bersezio , Pietraporzio e Sambuco, comuni
della valle di Stura.
II Macra vi si tragitta sur un ponte di legno.
Questo torrente che nasce dai due laghetti Magnina e Ser^
vagno é colà privo di pesci.
Ne sono derivati alcuni canali per l'irrigazione delle campagne.
Il laghetto Magnina è della larghezza di un trabucco, e della
lunghezza di tre: il Servagno ha due trabucchi in quadro.
Giacciono entrambi sulla vetta del balzo detto Pianessio.
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436 CANTALUPO
Vi sorgono due colli , uno chiamato Scayagiio per cui si yf2l
a BerseiAo , l'altro detto del Cugno che mette al Sambuco: le
vie ne sono praticabili a piedi e a camallo.
Due sono le parrocchie di questo comune: la prima conse-
erata alla Natività di N. D. sta nella villata principale; la fac-
ciata di questa chiesa è di gotica forma , in pietre da taglio
lavorate: la seconda trovasi nell'unito luogo di Preit.
Il cimiterio é discosto trenta trabucchi circa dall'abitato.
Le produzioni territoriali sono : fromento in poca quantità ,
segale, orzo , e màrzuoli d'ogni specie.
Vi si mantiene un considerevol numero di bestie bovine e
di capre.
I cacciatori vi trovano pernici., fagiani, lepri, volpi e ru-
picapre.
Vi sono alcune fabbriche della tela, ed havvene una di grossi
panni, in cui sono impiegati cinque operai. '
Nella scuola comunale s'insegnano i primi elementi della ìm*
gua italiana.
Alli 12 di settembre si fa una fiera che dura tre gioini: ac-
corrono ad essa molti trafficanti del Piemonte per la compra
del vario bestiame.
Gli abitanti sono di robustissima complessione , d'ingegno
vivace , ma poco inclinati alle lettere , e forse troppo tenaci
delle proprie opinioni.
Popolazione 980.
CANTALUPO {Cantalupus)y com. nel mand. di Rocchetta
Ligure, prov. di Novi, div. di Genova, dioc. di Tortona. Di-
pende dal senato di Genova , vice-intend. prefett. ipot. e posta
di 'Novi, insin. di Rocchetta Ligure.
Giace appiè dell'Appennino, alla distanza di poche miglia da
Monte Acuto»
Sono sue frazioni: Borgo- Adorna , Merlassino, Pallavicino •
Zebedassi.
La sua via comunale , da mezzodì scorge ad Albera, da tra-
montana conduce a Molo.
. Il Borbera interseca il comune da ostro a borea. La maggior
sezione traversale del sua letto è di metri aoo 9 sino alla re-
gione chiamata Pertuso , dove il torrente passando fra due mon-
tagne restringesi a soli ao metri e non riprende la saa lar-
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CANTALCPO 437
f^ezEa se non dopo il corso di due miglia nel territorio di Persi.
Il Borbera non è colà valicato da verun ponte.
Il limite di questo comune, verso levante, è una catena di
monti j la cui sommità offre allo sguardo vastissime praterie. 11
più elevato di essi è il mónte Giarolo.
. Vi sono cinque parrocchie : la prima nel capo«-luogo , col
titolo di 6. Catterina ; la seconda in Merlassino , con quello di
6. Giacomo ; la terza in Schedassi , consecrata a s. Andrea ; la
quarta in Borgo- Adonio che ha il nome da N. D. Assunta \ 1»
quinta in Pallavicino , consecrata a s. Bernardo. La parrocchia
di Merlassino ha bisogno di essere rifsibbrìcata.
. Oltre le anzidette parrocchiali «evvi un pubblico oratorio sotto
il titolo di s. Giulio.
. I prodotti consistono in cereali , castagne ed uve -, il tutto in
poca quantità a cagione del montuoso e poco fertile territorio.
Addi 16 di agosto si fa una fiera, il cui principale traffico
si è quello del grosso bestiame.
' Pesi , misure e monete come nel suo capo di provincia.
Gli abitanti sono di complessione assai robusta , e per lo più
addetti ai lavori della campagna.
Popolazione 1290.
CANTALUPO ( Cantalupiis ) , sobborgo d'Alessandria: Già e-
tisteva nel secolo decimoterzo. Giace in pianura sulla riva si-
nistra del Bormida. È diviso dalla strada provinciale di Savona.
La sua distanza da Alessandria é di sette chilometri. Fa a6o
fuochi y e novera 986 abitanti. La parrocchia è di nomin^ ve*
scovile, ed estende la sua giurisdizione sopra il territorio di
Castellazzo , nel quale ha la cura di 26 anime. Il governo as-
segnò al parroco lire aoo annue, ed i popolani gli offrono le
primizie dei loro prodotti. Questo luogo fu già ben munito di
fortificazioni , perchè gli Alessandrini nelle antiche loro guerre
credettero ch'esso per la sua positura fosse atto a difendere le
strade , che conducevano alla loro città. Nel iSgS le sue case
furono distrutte, e fu desolato il suo territorio per causa di
un'orrenda straordinaria meteora ; ma coU'ajuto degli Alessan-
drini vi si ristabilirono le cose per modo , che nel 1625 po-
terono ricoverarvisi i tedeschi , che venivano contro il duca di
Savoja -, il quale essendosi poi fatto padrone della terra, vi pose
in ordine le sue truppe che s'inviavano ad assediare la città d'Acqui.
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438 CANTALUPPA
Si dee notare che nella nostra penisola esistono parecchi altri
paesi aventi il nome di Cantal upo. Ve ne sono quattro nel re-
gno Lombardo -Veneto ; due negli stati pontificii -, due nel regno
delle Due Sicilie. In Cantalupo che trovasi nel distretto di Sa-
ronnoy delta provincia di Milano, fu già un gran monastero di
donne , statovi fondato da Fiorina Crivelli , sorella del sommo
pontefice Urbano III.' Cantalupo, che sta nel distretto dlsemia,
della provincia del Sannio, presso le fonti del Biferno y vide
una compiuta vittoria , riportata ne' suoi dintorni dai francesi ,
•opra le schiere di Napoli ; e sofferse i danni d'un gran tre*
muoto nel i8o5, per cui perirono 1^1 intiere famiglie.
CANTALUPPA e CANTALUPA ( Cantalupa ), com. nel mand.
di Cumiana, prov. e dioc. di Pinerolo , div. di Torino. Dipende
dal senato di Piem. , intend. prefett. ipot. e posta di Pinerolo,
insin. di None.
Ebbe già un monistero di benedittini, dipendenti da S. Giusto
di Susa.
Appartenne alla contea di Frossasco. Trovasi a borea dalla
città di Pinerolo, da cui é distante tre miglia. Il comune è
composto di Monastero capo-luogo, e di varie borgate qua e
là sparse per la collina : la principale di esse é denominata da
S. Antonio.
Delle sue comunali strade , una , da scirocco , mette a Fros*
sasco , e quindi a Cumiana ; un'altra , da mezzodì , conduce a '
Roletto \ una terza , da mezzanotte, scorge al capo-luogo di
provincia. Frossasco gli « discosto tre quarti di miglio , Ro«
letto un mìglio , e Cumiana cinque.
Vi scorrono due rivi, il Noce, ed il Pianassa : il Noce sca-»
turisce dalle montagne che si alzano a ponente del comune,
discende a Monastero , dove gli soprastà un antico ponte in
pietra; e passando vicino a Frossasco va a scaricarsi nel tor-^
rente Chisola sul territorio di Cumiana : il Pianassa ha le fonti
verso la boreale cima del balzo , che chiamasi Tredenti , ed
all'estremità di questo comune mette capo nel Noce. Da que-
sto rivo diramasi una bealera^ che dà moto a cinque molini ;
due dei quali sono nel territorio di Cantaluppa, e tre in quello
di Frossasco. Il Tredenti separa i coni uni di Cantaluppa e di
Cumiana : non si può tragittare che a piedi : da tramontana é
tutto viva roccia *, dagli altri lati é ricco di castagni , di roveri
e di avellani.
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CANTARANA ^
Per a Gumiana sì passa il goU« Marione verso poneott , «
rinfernetto per a Talucco.
La chiesa parrocchiale sta in Monastero 3 fu costrutta nel
1760. È dedicata a N. D. Assunta.
Lo sterile suolo ti produce scarse ricolte di grano e meliga,
non che di uve , e di altre frutta. Per la mancania di praterie
vi si mantiene poco bestiame.
Pesi y misure e monete di Piemonte.
Popolazione 1400.
* CANTAR ANA {Caniarana)y corl nel mand. di Baldichie^
ri , prov. e dioc. d'Asti , div. di Alessandria. Dipende dal se*
nato di Piem., intend. prefett. ipot. d'Asti^ insin. di s. Damia*-
no, posta di Villannova d'Asti.
E situato a tramontana in distanza di sei miglia dal sue
<apo luogo di provincia. Molte abitazioni per altro vi si veggono
qua e là sparse sulle colline*, e al piede di eèse nella parte
di mezzodì.
Delle sue vie una , da levante , mette a Tigliole , e sulla
strada reale detta di Piacenza: on%ltra, da mezzodì , conduce
a s. Damiano: una terza , da ponente, scorge a Ferrere : una
quarta, da mezzanotte, accenna a Yillafranca.
Vi scorre un rivo , che quivi serve al giro di due mulini t
fu inalveato . non è gran tempo. Antichi corografi qualificandolo
torrente , gli diedero il nome di questo comune : nel paese è
detto la bealera della valle. Ha la sua sorgente nella valle
della Cisterna, passa sui confini di san Damiano e di Ferre-^
re , bagna quindi il territorio di Cantarana , e va a metter capo
nel torrente Trìversa.
Le terre del comune sono pure solcate dal Rianotto , nel
quale condotte da parecchi fossi scaricatori vanno a perdersi
le acque quivi scaturienti , ed altre volte stagnanti. Dee tornare
a lode degli abitanti che vi seppero trovar modo di disec-
care le molte paludi^ ond'era già ingombra la loro feconda
vallea. Il Rianotto egualmente che la bealera della valle , dppo
un corso di quasi due miglia si unisce al Trìversa.
La bealera vi é valicata da due ponti in legno rivolti a po-
nente sulla via comunale detta della valle , tendente da questo
luogo al coDMine di Yillafranca , da cui diramasi quella ch^
scorge a jao Damiano. Il primo di quei- ponti^ situalo solla
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44o CANTARANA
strada che mette a VUlafraflta non è distante che lao.trabuc*
chi dal centro del comune, l'altro posto su quella che tende
a san Damiano gli è discosto trabucchi i5o.
Nella valle, verso ponente, ben presso al molino del. conte
d'Osasco, alla distanza di i3o trabucchi dal centro del paese ,
veggonsi gli avanzi di grosse fondamenta , ed una residua parte
di antica spaziosa fabbrica , che si crede fosse altre volte una
casa forte.
La superficie di questo territorio è di giornate a555. Vuoisi
da taluno , che di campi vi sieno giornate 600, di prati
460, di vigne ^20, di boschi 1041 circa, di terreni sterili ed
incolti 200. *
Si dee per altro notare che alcuni distinti abitatori di Can«-
tarana pretendono non esservi di boschi che giornate 800 cir-
ca: ciò essendo, convien a-edere che uno spazio di a^i gior-
nate, in altri tempi selvoso, sia stato ridotto a coltivazione nel
corso di settanta tr^ anni. Il comunale catastro , a cui vedesi
unita la mappa figurata, è del 1763.
I maggiori prodotti del territorio sono: cereali d'ogni sorta,
fieno , uve, frutta di varie specie, foglia di gelsi, legname da
bruciare e da costruzione. Vi si mantengono ia6 vacche, 46
buoi, 18 cavalli, 3 muli.
II principale commercio di questo comune si fa col capo
luogo di provincia. .
Tuttoché i terrazzani vi sieno amanti della fatica, ciò non-p
dimeno ricusano d'informarsi , e di trarre profitto dei imovi
ritrovamenti per far prosperare l'agricoltura.
Nella coltivazione dei bachi da seta non vogliono dilungarsi
dal poco vantaggioso, antico metodo del loro paese: a talché
la ricolta dei bozzoli anche negli anni migliori non eccede i
rubbi 70.
Gli estesi boschi vi forniscono un'occupazione quasi contìnua
a aoo persone, « ,
Vi si puonno fare buone prede di quaglie, beccacele , bec<*
caccini, e lepri.
La chiesa parrocchiale è sotto l'invocazione di s. Dorotea :
venne fondata nel 1696 pei* cura del priore Antonio Casso« La
principale festa vi si celeb|.a nel di dell'ottava di s. Rocco col*
l'intervento di circa mUIe abitanti dei circonvicini villaggi.
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CANTARANO . 441
Delle sette parrocchie del mandamento di Baldichieri la inen
provveduta di beni si è quella di Cantarana^chenonhadbesei gior-
nate di terreno pel mantenimento del prevosto , il quale oltre
il carico della cura delle anime, ha l'obbligo di fare la scuola
ai fanciulli del comune , ed ha per questo un annuo stipendio
di lire aoo.
La maggior parte degli abitatori di Cantarana è applicata ai
lavori della campagna.
Popolazione 4^6.
Cenni storici. Cantarana fu già borgo assai popoloso. Qua e
là nel territorio si rinvengono di tempo in tempo non pochi
notevoli avanzi di vasti edifizi. Me scemarono di molto gli abi-
tanti si per le guerre, onde il paese fu travagliato, e si a ca-
gione dell'aria ch'eravi divenuta insalubre , perché frequenti
paduli , come si è riferito poc'anzi , ivi formatisi a poco à po-
co 9 pressoché tutta ne ingombravano la valle.
Appartenne in feudo ad un ramo del. nobile astigiano casato
Malabaila , del quale fu stipite Andreone , figliuolo di Abel-
lone , che fioriva sul principio del secolo decimoquarto. Que-
gU ebbe tre figli : Pietro , Abellone , e Bonifacio. Dal primo
di essi nacque Bernardino , investito di Yolgorrera nel i384 »
e dal secondo nacque Pietro , genitore di Andreone II , che
condusse in isposa Orsina di Rivalta.^Pa questo i^arìtaggio ven-
nero Giovannone , che fu padre di Rolando referendario di
Asti nel i5oa; e iSaldoyino, il cui figlio Giovanni Antonio pro-
crea Baldovino II, donde nacque Baldovino III, genitore di
Giovanni Antonio II , di cui si hanno chiare memorie del
j6oo.
Questo paese dai Malabaila passò infine ai Cach^rani d'Osa-
8C0 per successione.
Mon lunge da Cantarana sorgeva l'antico castello di Bellotto,
che pure spettò ad un ramo dei Malabaila , il cui ceppo fu
Emanuele figliuolo di Francescone. Emanuele fioriva sul fine
del secolo decimoquajrto : dal suo primo connubio venne An-
tonio, ceppo dei conti della Monta: dalle seconda sue nozze
con Isabella Scarampi nacque Giorgio , padre di Anton-Tom«
maso dottore , e cavaliere nel 1470: figliuolo di costui fu Gio-
vanni, padre di Giorgio II, dal quale nacque Anton-Tommaso
IL Dell'ultimo Giorgio si hanno memorie del i53g«
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44» CANTAVENA , e CANTOGNO
Alcuni gentlluonuni or jgiDarii d'Asti furono con signori di quel ca-
stello, e unicamente da esso vennero sempre denominati. Si trasfe-
rirono da Asti in Carignano , e passarono quindi ad abitare
nella Boi^ogna.
La (erra di Bellotto nel 1 57 r vide nalpere l'insigne Giacomo
Biureato« in ambe leggi, ed arciprete di Villanova. La sua
ottrina, e massimamente la santitèl della vita indussero
Emanuele I • ad affidargli l'educa zio!
k'omuoverlo alla dignità di tesone 11
di Torino, quindi ad auditore it
al vescovato di Vercelli nel 161
e dota i benedittini fogliesi,
Visitasiope: fece la prima incoronazione <i N. D. d'Oropa nel
iC dei proprii figli uo-
nel capitolo metro-
cardinale Maurizio,
In questa città egli
le monache della
defunti , che suole
la riunione della
i6ao : mstitul il segno del suffragio dei
darsi d( pò TAvemaria della sera : procui
colIegialEi di s. Maria Maggiore al me trodolitano capitolo con
reciproci convenzione, ch'ebbe /effetto sei unni dopo la morte
di lui : eresse in Villafranca d'Asti la chi(
stabili (li oblati di s. Gaflo, dei qnali Oj
di s. Elena, ove
n sa quanto ai pa-
roci , efl ai fedeli sia utile l'instituto : fon^l» dodici pensioni nel
semina 'io di Torino a vantaggio de' suoi pi esani. Scelse nella
predett 1 chiesa di s« Elena il àùo sepolcro :l sulla pietra che ivi
cnopre le sue» ceneri si legge una ben modefta iscrizione. Mori
in Yerrelli nel i638.
Evvi un'altra Cantarana nella provincia df Mondovi tra Or*
mea , ed il ponte di Nava. — Dello stesso nome scorre un
torrentello nel Vercellese, che ha foce nel Sesia, inferiormente
alla città di Vercelli. — Una terrìcctuola d^ta Gantaranna fu
già parte della signoria di Broni.
GANTAVENA o CANTAVENNA {Cantavenna), antica terra
nella provincia e diocesi di Gasale , situata sulla riva destra del
Po, a levante di Gabiano , e a ponente della Rocca delle Donne
ira ì detti due luoghi, e Gerrìna, e Possengo. Ha un'arcìpretura
col titolo di s. Garpofaro. È ricordata nel diploma di Ottone
III del 999 , a favore di Leone vescovo della chiesa Vercellese.
Fu smembrata da Vercelli nel i474'
GANTOGNO ( Cantonius)^ terra situata sul torrentello che ne
porta il nome: fuvvi altre volte un nobUe castello degli Aicardi, o
Acchiardi consìgnori di Barge {^edi) , i quali lo riconoscevano
dai marchesi di Saluzio.
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CANTOGNO, E CANTOIRA 443
Gli abitanti di Cantogno uniti a qaelli di Marcheruto, e di
Musinasco concorsero principalmente all'edificazione di Villa-
franca circa il I aoo , e vi si stabilirono dopo avere diroccato
il nativo paese , non altro lasciandovi in piedi tranne il ca-
stello e le fortificazioni , ch'erano in potere dei loro signoii.
Gli Aicardi nel i353 vendettero questo loro possesso parte a
Manfredo signore di santa Vittoria , e parte a Rolando Borgo-
gniniy nobile astigiano, che venne a stabilirsi in Vigone. Una
porzione del detto dominio dai signori di santa Vittoria ^assò
successivamente ad un gran numero di famiglie , cioè a' Ca-
nali di Cumiana, e da questi a Pietro e Franceschino Solaro
figliuoli di Michelino ; venne dappoi a' Bosii , o Castelli di Car-
pineta 9 e da essi ai Cerruli , ai Marini, ed ai Ferreri di To-
rino ; passò inoltre ai Buffali , agli Oggeri di SavigUano , ai
Bernezzi , ai Malingrì di Bagnolo , e posteriormente ad . altri
casati.
I Borgognini vi tennero la loro signoria sino al secolo zvn,
in cui per la più parte l'ebbe il conte Ubertino Solaro dì Mo-
retta: il rimanente fu diviso neUe principali famiglie della pros^
sima Villafranca.
Una parte di quel feudo appartenne eziandio ai marchesi di
Romagnano conti di PoUenso , fi Roggeri di Barge originarìi di
Saluzzo ,' i Provana , ed i Cacherani.
CANTOGNO ( Cantonlus ), torrentello della provincia di Ph
neiolo , che si forma dall'unione di molti |ìvi , i quali sgor-
gano nella pianura sottoposta al monte di Cavorre , e va con
lento passo a scaricarsi nel Po tra Carde , e Villafranca.
* CANTOIRA { Cantoria j Cantoria^ Cantuaria) , crai, nel
mand. di Ceres, prov. dioc. div. di Torino. Dipende dal senato A
Piem. , intend. gen. prefett ipot. dì Torino , insin. e posta di
Lanzo.
Col nome che ha questo paese era già indicato un podere
la cui rendita serviva per la celebrazione W messe anniversarie
da doversi cantare in qualche chiesa.
Cantoira fu contado che dai Ripa di Chieri de' marchesi ài
Ceva passò ai Bigliani nel 1769.
Sta nella valle di Lanzo, sullo Stura , che vi si tragitta sur
un ponte di legno.
Gli sono unite le seguenti villate ; Bruschi , Boscbietto , Ru
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444 CANTOIRA
superiere ed inferiore. Villa, Boeri, Losa, CasaGofib, Foerì,
Casa Michiardi, Litrès , Bergognesco, Balme, Piagni, Ghitta,
Casa Colombo , e Casa Bergotto.
Nel sito principale di Cantoira Tedesi una bella casa spettante
ai signori fratelli Teppa.
Nella frazione Casa Goffo sta un piccolo castello di gotica
forma ,. sulla fondazione del quale si conservano singolari tra-
dizioni nel paese: vi si veggono le armi di una delle più il-
Ittstd e più antiche famiglie di Europa. Nell'atrio v'erano di-
pinti quattro sacerdoti , ed il signor del castello colla berretta
in capo.
. La sua via comunale , da levante conduce a Ceres , da po-
nente a Chialamberto.
. )1 p^se è discosto un miglio dai detti comuni , e venti da
Torino.
Vi sorgono i monti Rivetto , Moriondo, ed il colledi s*Cri^
sitna : le vie non ne sono praticabili durante l'inverno.
Ti corrono tre torcenti : della Villa , Bergogniesco , e Ra
inferiore*
L'anticbi^sima parrocchiale sta nella frazione Foerì all'ele-
vatezza di 4^1 metri sopra il livello del mare : é dedicata ai
.santi apostoli Pietro e Paolo, alla cui festa vi accorrono
molte persone da' paesi circonvicini. Questa chiesa ha tuttora
.la volta fatta di assi, che presenta iscrizioni ricavate da tutto
il simbolo degli apostoli. Sulla sua facciata sono dipinte due
enormi chiavi.
Pripia del 1600 la giurisdizione della parrocchia di Cantoira
si estendeva fino a Grosca vallo, comprendendo le due parroc-
chie di Chialamberto e di Bonso.
Le terre. colà coltivate con molta diligenza e perizia offrono
allo sguardo prati ridenti, ricche piantagioni, e bellissimi campi.
Gli abitanti posseggono. tutti qualche podere; e ben pochi di
Ipro si allontanano ^1 proprio paese. Vi sono alcune piccole
fabbriche di utensili, e fornaci per cuocere la pietra da
calce.
Il prodotto del bestiame bovino si calcola in ogni anno a
lire aooo , quello delle capre a lire 3oo , quello delle
pecore a lire 5o» U territorio abbonda degli augelli più ri-
cercati»
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CAPO , B CAPÓTÉRRA 445
GU abitanti «odo robusti , e d'indole buona* L'agricoltura é
la lóro principale occupazione.
Popolazione i4oo.
CAPO 9 nome di una delle primarie divisioni del regno di
Sardegna. Il re D. Pietro volendo cancellare quanto potesse
rammemorare l'antico ordizfe delle cose, e riprodurne de6Ìde«o
rio, ordinava nel i388 quello era in addietro appellato re-»
gno o giudicato di Cagliari e di Logudoro , aver in -avanti a
nominarsi Capo di Cagliari , e Capo del Logudoro. La Gallura
aggregavasi al Capo di Cagliari , e dopo la dissoluzione ddlp
stato di Arborea erane attribuita certa parte al primo , il re-
stante- all'altro. I due Capi prendeva» poscia un altro cognome,
e si disse :
Calw de ìossu^ o Capo inferiore^ tutta la pertinenza di Ga*
gliari nella parte meridionale del regno ; senza l'appendice della
Gallura Cabu-e-susu^ o Capo di sopra ^ l'antico giudicato lo«
gudorese ; onde nacque la distinzione degli uomini, sardi ìa
Cabu^'Susèsus , e Parte^iossèsas.
La divisione non si intendeva dover essere unicamente poli-
tica, e si c^|segul fosse pur morale; onde furono veduti ìfo^
poli della 9^egna separarsi in parti opposte , che non «solo d[
maltrattavano coni disonestissimi dispiègi, ma spiegavano una
animosità da nemici. Né era gran oonsensione tra le genti dei
rispettivi partiti, e i vincoli della unione erano dìsciolti e rolli
tra una e altra città, tra un e altro comune. Coeì fu una dia*
soluzione fatale a eccidio della narione , a sicorezaa d'uu dé«
bole governo , esistè lo scandalo d'un disgregaaoiento , quale fa
rare volte in tempi barbari tra nazioni diverse, e videsilaSar*
degna con due capi e nessun'anima. Oggimai per la propensa
del governo dei Reali di Savoja di tanto male non altro resta
che il vestigio nella denominazione dei due Capi, e questo si
^ra sarà quanto prima abolito.
CAPOTERRA , villaggio della Sardegna nella provincia di
Cagliari , nel distretto di Siliqua. Comprendevasi. nel diparti-
mento Norese dell'antico giudicato di Cagliari.
. ^el i55o questa , conte tutte le altre popolazioni del sud-
detto dipartimento, giaceva estinta, e giacque fino a che nel
x6S5 D. Girolamo Aragall e Cervellion ebbe conceduto certe
buone condizioni ad alcuni uomini del Logudoro e della. Gal-
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446 CAPOTERRA
lura ^ che non s'ardivano ritoniare nelle jHroprìe case, ed espor-
TÌsi alla vendetta dei loro nemici.
Sta sulla falda dei monti presso Io stagno e il mare incon-
tro alla capitale , in distanza di ore due e mezzo. Sono case
i85 costrutte a mattoni d'argilla crudi di . brutto aspetto , e
neirinterno poco salubri e comode ; tra le cpiati è ancora a
vedere parecchie delle capanne che accolsero i primi coloni. 11
clima é temperato -, ma l'aria in alcune stagioni sperimentaà
depravata dagli acquitrini delle terre basse lunghesso stagno. Non
poca parte di tanto male è pure da questo, le cui sponde sono
di poche miglia rimote.
La popolazione (anno x835) sommava ad anime Ssto, dì-*
stribuite in famiglie 170. Nascevano nell'anno 3o, morivano 16,
e si celebravano matrimoni 7. Nelle ordinarie malattie sono
febbri periodiche , .infiiimmazioni ecc. , e per esse , mancando
l'opera dei medici e chirurghi, sotto quella di imperiti flebo*
tomi alcuni succumbono nel fiorir della età.
Qui uomini e donne poco si curano della pulitezza. QuelK
aono armigeri, di buon umore, inclinati all'amore e al vino ,
e generalmente poco rispettosi delle altrui proOTJ^. Mólti la-
vorano a provveder la capitale di legna sofflt e fascine ^
che vi mandano sn-i navicelli. Con essi alcuni uomini di Quarto
brucian legno a carbone, onde avvien loro qualche lucro. Que-
alo cresce con la vendita della sala e dei giunchi che in sulla
estate tagliano o strappano dalla Tuerra , e delle sanguisughe
che in grandissima copia prendono nelle acque della medesima.
Risiede in questa terra il delegato di giustizia con giurisdi-
zione sopra Parroco. Dal jBi6 vi furon mandati in stazione
de' soldati dì fanteria. Alta istruzione elementare non concor-
rono più di 5 fanciulli.
Questa parrocchia è sotto la giurisdizione dell'arcivescovo di
Cagliari. 11 sacerdote che l'amministi^a si qualifica rettore. Nel
.popolato non v'ha che una sola diiesa sotto la invocazione del
glorioso martire S. Efisio. Essa è minor dell'uopo, siccome
quella che era stata dal barone edificata a suo oratorio , non
per parrocchiale. Quindi disegnossene un'altra di solida e mi-
glior architettura in luogo più comodo. 11 campo santo, che è
l'antico cemeterio, é contiguo alla detta chiesetta. Nella cam-
pagna esistono altre due chiese , una appellata da S. Barbara
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CAPOTERRA 447
che si edificaya nd laSi , doye un colai frate Guanttno con
altri compagni menava yita eremitica. La quale sorge sopra un •
pianerotto in meua la pendice orientale del monte , luogo di
un' amenità deliziosa , e di ^tesa yagbissiroa prospettiva per
mezzo Torizzonte da tramontana ad ostro per levante dove ap<»
parisce in bella scena la catena cagliaritana in là del mare con
la città capitale che vi si specchia , e in fondo gli alti monti
del PartioUa e la continuazione sino a Carbonara , onde go«
mincia a vedersi il cielo basato sul mare. I frati francescani
v'hanno un ospizio , fin da quando cessero la bella antica chiesa
della Vergine di Honserrato in Uta. all'arcivescovado di Ca-
gliari (vedi l'articolo Uta). L'altra sotto l'invocazione di S. Gi«
rolamo trovasi nella parte inferiore del monte in una valle pit-
toresca , per dove scorre il Cioffa , quasi sulla linea da Capo^
terra a S. Barbara. I frali osservanti vi ebbero un ospizio circ|i
il 1640; poscia vi si pose un titolo canonicale. Alcuni signori
di Cagliari edificarono in uno ed altro sito delle case, e vi si
stavano ne' bei giorni ^a goder dell'aria campestre, e della cac-
cia. Il sito di S. Girolamo è presentemente men pregiato. Dìf-
sta da Capoterra la S. Barbara per un'ora, il S. Girolamo per
mezza* Nella memoria de' due titolari eri^ in addietro gràndis*
fimo concorso.
Due volte solennemente festeggiasi in Capoterra, una perla
Tergine del Rosario nella prima domenica di màggio, altra per
l'Arcangelo Michele addi 29 settembre , con cor«a di barberi.
Nella prima é da vedere mentre portasi in giro il simulacro
della Vergine una lunga schiera di buoi aggiogati con le corna
infiorate , nella fronte vezzi femminili e specchietti, e nel collo
jerti di erbe verdi e odorose; cui succedono i confratelli , so-
pra i quali viene l'adorata immagine col prete, quindi un co-
dazzo di uomini e di donne in due cori. Quando si passa presso
la casa del desolo ( cosi é detto colui che fa le spese della
festa ) , i buoi sono adomati in ambe le coma con pani di
sappa a cerchio (coccòis) che vi si inseriscono, riconoscenza a
chi conduce il giogo ; i confratelli sono rigalati essi di const*
mili pani , e quattro grandissimi se ne appendono alle quattro
branche della barella del simulacro, dono al prete. I poveri
non sono dimenticati , che trovano preparatq il pranzo presso
il festeggiante. Ammirasi la sontuosità del gran convito per le
persone tutte del parentado, e amiche.
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448 CAPOTERRA
il territorio di quésto comune è molto esteso , in parte piano,
• in parte montuoso , con le roccie granitiche. Ai terreni vicini
all'abitato meglio si condanno le viti che i cereali. Si seminano
slarelli di grano 35o , d'orzo 5%p , di fave , civaie , e lino pic-
cola misura. U vigneto occupa d'un giorno in altro nuovi spazi.
I vini sono per forza e delicatezza non inferiori a quelli, che
^Tengono dalle terre più vantate in Sardegna per questo pro-
dotto.
La Tuèrra. Cosi chiamasi nella lingua de' sardi una terra
bassa umidosa , solcata da un corso d'acque , e fecondata cosi
dalle inondazioni , che vi si ammiri una vivacissima vegetazio-
ne , e cosi è detta una siffatta terra sotto il paese per la sponda
delio stagno. In essa e presso, e a non maggior distanza d'un'
ora sono molti poderi. Dai suoi canneti si provvede agli ap-
paltatori delle peschiere ; dai prati naturali si ottiene un co-
piosissimo foraggio, che Vendesi nella capitale sino all'estremo
giugno.
La Tanca di Nissa ; tìtolo di marchesato per un cadetto
.della casa Yillahermosa. Questo gran podere segue all'austro
della Tuérra, anzi è una sua continuazione. Della cui amenità
« fertilità , massime • soocorrendo un'arte bene intesa , si do^
Trebberò dire le meraviglie. Yi si fa seminazione di cereali, e
piantagione di tabacchi. Nessun luogo migliore per una casci-
na , e questa vi fu costituita , foimati alcuni prati irrigabili con
.l'acque derivate per maestrale dalla pisdna di D. Giauru nella
Tuerra. Molte cavalle, gran numero di tori di razza, e di buoi
vi stanno a pastura. 11 Rio-lungo termina a mezzodì questa
terra.
. Bestiame. Nel manso si numerano buoi i5o , cavalli 3o ,
giumenti 140. Nel rude, vacche 4^^} cavalle 200, pecore Sooo,
eapre 4^^^ 9 porci 1000. D latte e il formaggio smerciasi nella
capitale. Le arnie sono coltivate in alcuni orti.
, Selve ghiandifere. Le principali nelle regioni. Bacu dess'ali-*-
nu, is Barachèddos, Monte-Marcis , S'Arridéli , Xillàdos : in to-
talità dà 3 milioni individui.
Acque. Avvi moltissime fonti, e le più di acque buone. Sono
però verso le altre più lodate la Bramanti in Is barracheddos,
e Sa Scabizzada presso al romitorio di S. Barbara entro un
^Ito bosco di mirti, corbezzoli, filiree, lecci ecc. , coperta
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CAPOTERRA 449
d'un rustico fabbricato in forma di cappellucda , alla quade i
divoti f quando vi sì appressano a bere , depongono certe cro^
cette di canna fessa o di fuscellini , e dicon essi per evitar le
cadute. Perchè scabiz%ada vale decollala pretendesi che su que-
sta fonte consumasse suo inartirio la santa. Ha fama eguale
l'acqua di S. Girolamo sorgente nel giardino del barone, dove
tra piante silvestri frondeggiano molte specie gentilL
Acqua minerale ? Si pretende che una piccola acqua che
scaturisce a pie del monte in distanza di un miglio e mezzo
dal paese verso maestro-tramontana sia ferrugginea , e di ciò
adducesi prova nel suo gusto ingrato , e in una pellicola che
vi galleggia, nella quale si riconobbe un ferro carbonato. Qual-
che medico la prescrisse con vantaggio in alcune affezioni cro-
niche de' visceri del basso ventre.
Viene in questo territorio dai monti di Uta e di Assemini
un fiume (su riu mannu) , e lo traversa. Nel i833 il mar-
chese Villahermosa lo deviava, perchè in un bel canale cor-
ressero le acque entro Nissa sino alla foce aperta sullo stagno
a versarvele incontro alla peschiera di Malamura. Il Rio lungo
contribuisce esso pure allo stagno , alla cui foce era in addie-
tro un porticciuolo ai navicelli per caricarvisi di fascine e di
altri generi , quando le peschiere aperte davan libero passo.
Porto della Maddalena e Saline. Questo porto è prèsso dove
il gran banco della plaia tocca il suolo fermo , la qual punta
fu ciò che in principio dicevasi Capoterra. Siccome il fondo è
basso, però non vi possono approdare che le barche piatte, o
i navicelli per trasportar in Cagliari legne , paglia , grano , e
altre derrate. Dista dal paese un'ora , e scorrevi da presso la
strada reale , onde da Cagliari si procede in Capoterra , Orri ,
Sarroco.
Attigue a questo porto sono le saline che da pochi anni si
ricevcan dal fisco.
Antichità, Restano in questo territorio otto nòrachi; e nella
Maddalena sono vestigie di alcune suntuose antiche fabbriche
di stile romano , e della vìa da Cagliari a Nora. Si vuole che
non lungi dalla Ciofia sul bivio a Capoterra e a s. Barbara
siavi esistito un laboratorio di vetri. Consimil fabbrica parve a
qualcuno di riconoscere nella cussorgia di Masoni-OUastu presso
al fiume.
Dizion, geogr, ecc. Voi. HI. 29
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45o CAPRAJA
Dei dritti barouali, dei quali molti gravosi, alcuni vessatori,
altri kitollerabili , non giova ragionarne.
CAPRA JA ( Capraria insula) j isoletta che ha un borgo dello
stesso nome , capo-luogo di mand. nella prov. dioc. e div. di
di Genova. Dipende dal senato , intend. gen. insin. ipot. di
Genova. Evvi il tribunale di giudicatura, le cui sentenze per
gli affari di commercio sono inappellabili sino alla somma di
lire trecento: del resto si rapporta al regolamento del i3
maggio i8i5 per il ducato di Genova. Vi risiedono un pub-
blico uffiziale, cui sono aflBdate le funzioni di commissario di
marina, ed un vice-console di marina. Havvi un uffizio della
posta delle lettere.
Fra i gradi di latitudine 4^9 ài longitudine 7. 28, giace
quest' isoletta nel mar di Toscana a levante di Genova, ad ostro
di Livorno , a maestrale dell'Isola d'£lbà. È distante da Ge-
nova no miglia italiane , tla Livorno 4^9 dall'Isola d'Elba 18.
La sua circonferenza è di miglia 17 circa.
Ha un porto difeso da una fortezza, nel quale si entra per xat
golfo molto a greco, ma troppo esposto alla traversia del greco-
levante. La punta orientale di quel golfo è ehiaraata dagli iso«
lani Fara lione.
In distanza di quasi due miglia dal moderno borgo si veg-
gono i ruderi dell'antico e gli avanzi di un tempio già uffi-
ziato da monaci , e dedicato a santo Stefano.
Nel luogo detto Esenoppido^ discosto dal paese cinque mi-
glia , vedesi un cratere che presenta i segni di un esaurito vol-
tano. Tutta la superficie de' suoi dintorni è coperta di una terra
rosso-scura, ruvida al tatto, frammista d'ossido di ferro, e di
pomice dello stesso colore , a diversi gradi di leggerezza ; ed
havvene eziandio della pesantissima. Si crede che colà esista
una miniera di ferro.
La fortezza é posta sulla sommità di una rupe. Dalla parte
di levante è inespugnabile-, ma non cosi dai lati di scirocco e
ponente. Fu eretta dai Genovesi nel principio del secolo de-
cimosesto per guardarsi dai corsari barbareschi , siccome appare
da una iscrizione in gran parte tuttora esistente sulla porta prin-
cipale di essa. È di presente assai poco munita. Nelson la prese
nel 1796. È merlata nella parte che guarda il borgo: ha uu^
uscita orizzontalmente copei^, e fornita di feiitoje , che con-
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CAPRAJA 45i
duce ad uoa porta di soccorso nel sito detto il Bagno. Essa
gira sul lato sinistro.
Oltre la rocca l'isola ha tre torri: del Porto, dell^Esenop-
pido, e delle Berbigi: le due prime a cilindro merlato, l'ul-
tima quadrato a scarpa.
La strada De-Genejs parte dalla fortezza , ed attraversando
il paese nella sua lunghezza , conduce insino al porto.
Il torrente Molino reca le sue acque all'estremità meridio*
naie del porto anzidetto.*
Sopra una cima della catena dei monti , ond'è circondata , e
intersecata tutta quest'isola, giace il laghetto Stagnone, in cui si
pescano buone anguille. Quantunque sia esso formato dall'acqua
piovana , non accade però mai di vederlo asciutto. Trovasi a
ponente del borgo, da cui è lontano tre miglia.
Le montagne della Capraja nella loro superficie presentano
quarzo-grigio-nerìccio , schisto durissimo di color di piombo
scuro , pietra selce , e granito a diversi gradi di durezza : ab-
bondano di una specie d'argilla , con che vi si fanno buone
stoviglie. Sotto il monte del castello , in rìva al mare , a tra-
montana , in distanza di tre miglia e mezzo dal borgo , sta una
vena di vitriolo, ma poco abbondante.
La parrocchiale con titolo di arcipretura è sotto l'invocazione
di s. Nicolò di Bari : è di architettura composita , a tre navate.
Se ne cominciò la fabbrìcazione nel 1 758 , e venne condotta-
ai suo termine nel 1761. Il governo genovese fece considera-
bili dispendi per l'erezione di quella chiesa , perchè s'era im-
padronito dell'antica parrocchia fino a quel tempo esistente den-
tro la fortezza, ed aveala ridotta a militare caserma.
I francescani minori osservanti vi hanno una chiesa ed un
convento edificato nel i558. Sonovi innoltre alcuni pubblici ora-
torii pel comodo degli abitanti della campagna.
Settanta uomini compongono la guarnigione del paese. Il co-
mando della piazza , e la polizia sono sotto la direzione di uf-
fiziali di marina.
Le produzioni della sterile terra sono poco orzo, poche olive,
e pochissimo , ma eccellente vino.
Pesi e misure di Toscana.
Gli abitatori per lo più addetti alla marinerìa riescono assai
bene in quest'arte. Sono di mente aperta , rissosi, e trascurati
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452 CAPRAUNA
in tutto ciò che non appartiene alla marina. Le donne vi sono
applicate ai lavori della campagna.
Popolazione looo.
Ctnmstorici. Quest'isoletta fu dai greci chiamata Egilc0fAiytlog
e dai latini Capraria o Caprasia , secondo alcuni per l'abbon-
danza delle capre, e secondo altri per la moltitudine delle sue rupi.
È tradizione che sia stata abitata dai greci. Le donne vi
conservano tuttora la greca foggia di vestire ; e il locale dia-
letto ha non pochi svisati vocaboli deHa greca favella.
Sul finire del quarto secolo già erano quivi radunati molti
monaci greci. Orosio dice che Masaldel spedito da Onorio contra
Gildone tiranno d'Affrica , volle approdare a Capraja per im-
barcare sulle sue navi una parte di quei monaci , i quali nel
secolo quinto già vi erano in gran numero, come appare dal-
l'itinerario di Rutilio Numaziano.
Quest'isoletta per la^ naturale sua positura fu quasi sempre
una dipendenza della Corsica. La conquistarono i Saraceni, cai
nel io55 la tolse insieme colla Gorgona Lamberto Cibo, il quale
sin dal 999 erasi con la sua famiglia stabilito in Genova. Nel
secolo XII se ne impadronì la famiglia del Maro , della quale
un Jacopo funne spogliato dai genovesi nel 1507. Fu a qnestt
ripresa dai corsi l'anno 1 767 sotto la condotta del Depaoli nella
loro sollevazione contro Genova, la quale cedendo la Corsica
alla Francia l'anno seguente , a se riservò la Capraja.
Nella comune catastrofe quest'isola fu incorporata all'impero
fi*ancese , ed aggregata al dipartimento del Golo.
Nel 1814 1a lipigliarono gl'inglesi.
Nel ]8i5 in virtù del trattato di Vienna lu ceduta insieme
col ducato di Genova all'augusta regnante Casa di Savoja.
Nel di 27 di febbrajo di quell'anno comparve presso Capraja
Napoleone che veniva dall'isola d'Elba con i i^ix uomini di-
sposti sopra un brigantino , e due bombarde , per rientrare ,
siccome fece, nel regno di Francia,
* CAPRAUNA {Capniunia, Caprarda) y com. nel mand. di
Ormea, prov. e dioc. di Mondovi , div» di Cuneo. Dipende dal
senato di Piem. , intend. prefett. ìpot. di Mondovi , insin. dì
Garessio , posta d'Ormea.
Di là dall'Appennino fra il col di Frasso, e il pian dell'Orso,
trovasi il piccolo comune di Caprauna.
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CAPRAUNA 453
È lontano 34 ttùglia dal suo capo di provincia , e €9 d^lla
capitale.
Appartenne alla contea di Alto.
Yi corrono tre vìe: la prima, da levante, conduce ad Alto
tre miglia discosto ; la «econda , da ponente , scorge ad Ormea
distante otto miglia; la terza, da tramontana, mette ad Aquila
sei miglia lontano -, queste vie non sono carreggiabili, e nem-
men comode per chi le pratichi a piedi.
Sul rivo detto Fossato Croso vi soprastanno due ponti di cotto,
l'uno e l'altro della lunghezza di circa diciassette metri, stati
costrutti a spese del comune : il Fossato Croso colà del tutto
privo di pesci scaturisce a poca distanza da Caprauna ; solca
le terre di Alto e di Nasino, e dopo un corso di otto migha
si scarica nel fiume che va a metter foce nel mare vkino ad
Albenga.
yì sorgono tre monti : uno , da borea , chiamato Le Pene \
l'altro , da ponente , detto Capraunetta -, il terzo , da ostro , ap-
pellato di s. Bartolommeo. Le vie che guidano ad essi , non si
puonno praticare che a piedi per otto o nove mesi dell'anno.
Non allignano su quei tnonti che pochi castagni , roveii , e
faggi , il cui legname serve alla costruzione delle «ase del co-
mune. Vi si trovano cave di pietra da calce.
Le produzioni territoriali consistono in segale , legumi, ave^
na , e castagne. Il terreno in generale è sterile , qua e là so-
stenuto da muriccioli ; laonde per la coltura della campagna i
terrazzani debbono impiegare gravi fatiche , e notabili dispen-
di : sono eglino perciò ridotti, per evitar la miseria , a recarsi
durante l'inverno sul littorale, ove si otccupano alle ricolte delle
olive , e a fare canestri.
Per la scarsità dei pascoli si mantiene solamente il nulnero
di vacche e di pecore necessario alla sussistenza degli abi-
tanti.
. L'aria di Caprauna è sana, e forse più temperata che quella
di Ormea.
La chiesa parrocchiale è sotto l'invocazione di s. Antonino.
Sono in essa due cappelle, una sotto il titolo della Madonna
della Neve, l'altra sotto quello di s. Bartolommeo. Al paroco
è assegnata un'annua rendita di 3oo lire ; ed una di 200 è
destinata pel manteninteoto , e pei ristauri della chiesa.
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454 CAPRERA E CAPREZZO
Negli anoi 1793 e 1798 passarono per questo comune al-
cuni corpi di truppe , ma non vi succedette alcun fatto d'armi.
Pesi di Genova, misure e monete del Piemonte.
Popolazione 470* ^ m.
CAPRERA, anticamente Porcaria , e da Tolommeo insula
Phintonis? è una piccola terra montuosa aggiacente alla costa
settentrionale della Sardegna , contro al golfo di Arsaquèna ,
sulle bocche dalla parte di levante.
La sua situazione geografica è determinata tra li paralleli
4i°9 10% e 41^9 1 5', e tra li meridiani (all'oriente di Cagliari)
o®, 17% 3i", e o®, ao\ Sarebbe affatto deserta, se non vi
stanziassero da dieci feimiglie di pastori della Maddalena in ca-
panne di frasche a educarvi delle vacche, pecore e capre. £ ce-
lebre la ricotta butirrosa che vi si manipola conformata iu una
pinocchia spirale -, quella che lavorano i galluresi è ben infe-
riore ; la romana non vince nel paragone. I maddalenini po-
veri di terre bramerebbero queste a se in una equa divisione
a piantarvi un vigneto , e coltivarvi delle piante fruttifere , onde
accadesse di dipender meno dalla Ogliastra per li vini , e di
avere dove e come impiegarsi , quando vacassero dal mare.
Le roccie sono granitiche : il Tialoue è la eminenza più rag-
guardevole.
CAPREZZO (Caprìàum) y com. nel mand. dlntra, prov. di
Pallanza, dioc. e div. di ?]ovara. Dipende dal senato di Picm.,
vìce-intend. prefett. insin. ipot. di Pallanza, posta d'Intra.
Fu già compreso nella signoria d' Intra e Degagna di s.
Pietro.
Giace alla destra del torrente s. Giovanili sopra il monte che
chiamasi di Caprezzo ; monte sterilissimo, fiiorchè in una sua
piccola parte , ove allignano assai bene i castagni , ì roveri ,
ed ì faggi in quel numero che basta ai bisogni dei terrazzani.
Nel territorio di Trobaso sta un ponte in pietra sul torrente
s. Giovanni , che ha le sue fonti nella montagna di Aurano ,
e viene a scorrere ai piedi del monte di Caprezzo: le sue acque
non alimentano che alcune piccole trote.
Vi sono due strade : una comunale, da mezzodì , che con-
duce al luogo di Trobaso, due miglia discosto, e quindi a Pal-
lanza e ad Intra. Un'altra via , da levante , mette al comune
d'Intragna , due miglia circa lontano.
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CAPRIASCO E CAPRIATA 455
La chiesa parrocchiale è sotto l'invocazione di s. Bìiitolouuneo
apostolo, la cui festa vi si celebra addi ^4 d'agosto col con*
corso di molti abitanti dei circonvicini paesi.
Evvi inoltre una chiesetta sacra alla B. V. , la quale venn/e
fondata a spese di varii divoti nel i65tì.
Gli scarsi prodotti del territorio consistono in burro , for-
maggio y castagne , uve , avena , e miglio.
Avvi in questo territorio :
Quarzo frammisto a feldspato : dello strato che trovasi in que-
sti gerbidi o grillaje.
Pesi e misure come nel, suo capo-luogo di mandamento.
Nativo di Caprezzo è l'esimio Baldassare Yerazzi , giovane
artista di assai belle speranze , che addi 7 di settembre del
corrente anno , nella solenne distribuzione dei premi eretta per
i grandi e piccoli concorsi , ch'ebbe luogo nell'I, e &. acca-
demia di belle arti di Milano, ricevette il premio per il dise-
gno dal busto. /
Popolazione 58o*
CAPRIASCO , luogo unito alla cura di s. Germane , distaiale
miglia 4 circa da Vercelli. Fu già priorato unito per bolla di
Clemente XI al seminario di Vercelli.
CAPRIATA { Capriata )j capo di mand. nella prov. di Novi,
dioc. di Alessandria, div. di Genova, Dipende dal senato- di
Genova , vice-intend. prefett. ipot. e posta di Novi , insin. di
Castelletto d'Orba.
Questo capo di mandamento ha soggetti i comuni di Basa-
luzzo , Francavilla , e Pasturana.
Giace sur un piano elevato : dalla pai*te occidentale ha in
fronte unat vaga pianura adacquata da un rivo , che la rende
feracissima : dai lati di mezzodì e di levante é circondato da
belle, amene e fruttifere collinette, le quali vanno dichinando
insino alla parte di tramontana.
Vi è molto piacevole il clima : l'aria clie in sulle alture vi
sarebbe forse troppo elastica, è temperata dall'umidità della
pianura.
La strada che da Capriata conduce al capo luogo di provin-
cia , comunale insino a Basaluzzo , è di continuo frequentata da
conducenti, che con carri e con bestie da soma trasportano
dai paesi supniorment<: situati una glande quantità di vini e
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1
456 CAPRUTA
di altre derrate. Da Basaluzzo infino a Novi essa é provinciale,
e dovrà essere continuata sino ad Ovada.
Le vìe , che da mezzodì scorgono a Gavi y e da ponente ad
Acqui } sono comunali , assai disastrose , € quasi impraticabili
nei tempi cattivi.
Il paese , dalla parte australe , è lontano 3o miglia circa dal
mare ligustico.
Verso ponente è bagnato dall'Orba , che ha le fonti negli ap-
pennini , presso la badia appellata dei Raggi , e dopo un ra-
pido corso di quasi loooo metri entra nella provincia d'Ales-
sandria , dove principia il territorio di Predosa ; bagna quindi
le terre di Fresonara, Retorto , Bosco e Casalcermelli , ed ivi
si getta nel Bormida.
A levante vi passa il Lemme , che nasce dalla Rochetta , e
dopo aver solcati i territorii di Voltaggio , Gavi , Francavilla ,
ed infine quello di Capriata si scarica nell'Orba.
A mezzodì del Parodese , finimento di Gavi , scaturisce il
torrente Arbedosa ^ il quale dopo avere intersecato il teiTÌtorio
di Castelletto , ha pur esso foce nell'Orba , superiormente a
questo paese , e al di sotto del cascinale di Prato Carbonato :
le acque dell'Arbedosa vi danno moto ad un molino.
Il rivo Secco nasce a ponente di Capriata sul confine di
Rocca Grìmalda, discende verso levante , ed entra nell'Orba*
Nell'alveo di quel rivo, parimente che in quello dell'Orba , si
trovano pagliuzze d'oro finissimo.'
U Riolo scaturisce nel bosco Gazolo che trovasi ad una delle
estremità del comune. Interseca tutta la partd occidentale del
territorio , e va a scaricarsi nel Lemme , inferiormente al ca-
stello detto Spinola , proprio dei marchesi Guasco Bisio. Cosi
il rivo Seccò , come il Riolo sono asciutti pressoché sempre
nell'estiva stagione.
Le produzioni territoriali sono : grano , meliga , marzuoli di
ogni specie , fieno , foglia di gelsi , ed uve. In questi ultimi
anni vi si introdusse la coltivazione delle patate , ed anche
quella dei pomi e dei peri, che vi danno frutti di gusto squi-
sitissimo. Eccellenti sono i fichi e le pesche di questo paese.
Delle uve vi si fanno per lo più abbondanti ricolte : i vini
vi riescono molto buoni, e se fossero fatti con maggior peri*
zia e diligenza , potrebbero sostenere il paragone dei migliori
vini d'Italia.
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CAPRIATA 457
Le selve di Capriata forniscono legna non solo pel bisogno
degli abitanti , ma eziandio per poterne provvedere una quan«
tità considerabile al capo luogo della provincia.
Le pioggie che quivi cadono ordinariamente nei mesi di lu-
glio e di agosto y fanno nascere in quelle selve una gran quan-
tità di buoni funghi ; prodotto di non poco vantaggio ai po-
yeri del paese , e di gradimento alle doviziose famiglie.
Nel bosco detto Valoria si vede uno strato di crostacei , che
puonno meritare l'osservazione dei zoologi.
La chiesa parrocchiale , assai capace per la popolazione , é
a tre navate , di antico disegno toscano* Vicino ad essa vedesi
una piazza sufficientemente spaziosa.
Fuvvi già un convento di frati minori osservanti detti di s.
Carlo.
A mezzodì dell'abitato ewi un oratorio con&ecrato alla SS.
Trinità. Assai bella é la sua costruttura , e il suo campanile é
di semplice ma elegante disegno.
A tramontana vi sorge ancora un'assai vaga chiesuola con
bel campanile , dedicata a N. D. dell' Annunziazione.
Vi fu, é poco tempo , Ticostrutta una casa del conte Gero-
lamo Rolla genovese, la quale per l'ampiezza e per altri suoi
pregi può riguardarsi come un palazzo di vero nome. Vi hanno
inoltre non poche abitazioni assai bene costrutte.
Due fiere si fanno in Capriata , di tre giorni ciascuna. La
prima incomincia nel di 3o di giugno , la seconda nel lunedi
susseguente alla prima domenica di ottobre: il maggior traf-
fico di esse è quello del vario bestiame.
In ogni mercoledì vi si tiene un mercato, nel quale si fa
uno smercio grandissimo di majali, di pollame, e d'ogni soita
di commestibili.
In questi ultimi tempi fuvvi eretto un monte di pietà.
Per la pubblica sicurezza vi ha una stazione di cinque reali
carabinieri a piedi.
Nella scuola comunale s'insegna fino alla quarta classe in-
clusivamente.
Gli abitanti sono d' indole buona e pacifica. È certo che da
cento anni in qua non vi accaddero che due omicìdii , uno dei
quali ebbe origine dall'ubbriachezza, e l'altro dall'impeto della
gelosia.
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468 CAPRUTA
Gli uomini vi sono robusti , vivaci , ed affaticanti ; egli é
danno per altro che nessuno abbia ancora procacciato d'intro*^
durre nel paese qualche maniera d'industria perchè vi sieno
meglio occupati nella fredda stagione.
Sì usano le misure di Genova e i pesi del Monferrato..
Cenni storicL Questo cospicuo borgo che da tre parti è cir-
condato dal vastissimo bosco detto Gazolo , e dal lato occiden-
tale guarda la deliziosa pianura dell'Orba , fu dapprima un
ampio, e comodo pascolo per le capre ; dal che forse è deri-
vato il suo nome*
. Divenne quindi una nobile terra cinta di grosse mura, e mu-
nita di un forte castello.
Dalle memorie dei Ghilini storico alessandrino , e da quelle
del Foglietta storico genovese, risulterebbe ch'ella prima del
secolo decimo si reggesse a comune.
Appartenne ai marchesi del Bosco discendenti del grande
Aleramo. (Vedi Bosco).
Per mezzo loro negli anni ii83 e i2o3 trovossi collegata
con Alessandria , città da poco tempo edificata in territorio spet-
tante alia giurisdizione di quei marchesi.
Nel II 83 questo borgo contava settemila abitanti. Per la sua
lega cogli alessandrini fu stabilito che i consoli suoi Manfredo
Melanotte eMobaldo Ratto dessero il fodro ad Alessandria
ogni volta ch'essa lo desse all'Imperatore , e che costruissero
muraglie , scavassero fossali , e facessero altri apparecchi mi-
litari , se Alessandria eseguisse le stesse cose : i consoU di Ales-
sandria promisero di prestar soccorso ai capriatesi contro qual-
sivoglia loro nemico , e diedero parola di far valere le ragioni
che Capriata da più anni aveva ottenuto sopra Gamondio y ora
Castellazzo: queste condizioni furono stabilite con pubblico istru-
mento sulla piazza del duomo di Alessandria.
I marchesi del Bosco essendosi poi collegati con Genova,
gli alessandrini nel 1218 pigliarono da ciò il pretesto di muo-
vere la guerra a Capriata , e di metterla in fiamme.
Per questo fatto il marchese Ottone prima che spirasse l'anno
1224 la vendette a' genovesi prò ']5 lib. annuatim soWendis :
il perché gli alessandrini vennero in tanto sdegno , che , fatta
lega con Tortona , Milano e Vercelli contilo Genova , e gli
alleati di lei si condussero colie imite forze sopra Capriata con la
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CAPRIATA 459
risoluzione di atterrarla ; ma i genovesi l'avevano cosi ben prov-
veduta d'ogni sorta di munizioni, che ne andò a vuoto per
quella volta l'impresa : se ne vendicarono per altro colla deva-
stazione del territorio : di che i loro nemici rendettero la pa
riglia j dando il guasto a molte terre dell'alessandrino.
Tre anni dopo , cioè nel 1227, gli oratori delle parti bellige-*
ranti furono invitati a tiovarsi in Milano , ove si conchiuse la
pace, di cui gli articoli 9, io , ii trattano di Capriata, or*
dinando , che il castello e le mura di essa vengano diroccati,
e ne sieno appianati i fossi, e ciò nel breve spazio di 60 giorni
e per mano dei medesimi capriatesi : ordinando inoltre che
niun genovese od alessandrino immischiar si potesse negli af-
fari di Capriata, abitarvi od innalzarvi novelle fabbriche: sta*'
bilendo infine die due sperti e probi giurisprudenti nel ter-
mine di cinque anni avessero a pronunziare definitivamente in-
torno ai diritti delle due città sopra quel borgo.
Si nota che a questa pace intervennero ambasciatcres per
Asti Guglielmo Cardino, e Guglielmo Gacherano; per Alessan-
dria Rufino Guasco , Rufino Asinari , ed Ottone Lanzavecchia.
Gli alessandrini non tennero la giurata fede , assaltarono al-
l'improvviso Capriata , e sebbene a prezzo di sangue la pre-
sero, la diedero al sacco ed alle fiamme , mettendo a fil di
spada quanti genovesi e capriatesi ad essi vennero innanzi, ed
appendendo poscia i loro cadaveri ai rimasti merli delle mura.
Il genovese podestà ne usci fortunatamente travestito, e con
alcuni capriatesi sì rifuggiò, nel luogo di Cavi.
Gli uomini di Alessandria non paghi ancora di tali crudeltà
devastarono nell'anno seguente tutto il territorio di questo borgo
infelice: laonde i milanesi in allora capi della lega lombarda
decisero che questa lotta terribile avesse una volta un termi-
ne : fattosi un compromesso fra le parti (i23i) nell'arciprete
Sardi d'Alba, ed in Guglielmo ospedaliere di s. Giovanni, il
borgo venne restituito ai genovesi in proprietà colla condizione
di darne agli alessandrini la metà in usufrutto.
I genovesi trovandosi finalmente tranquilli padroni di Capria-
ta , vi costrussero un nuovo castello a mezzodì , quantunque in
parte vi esistesse ancora l'antico nel lato di tramontana con
torre molto elevata: cinsero poscia di bastioni il paese, e for-
marono strade coperte per potersi all'uopo introdurre facil-
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46o CAPRUTA
mente nei due castelli. Tutte queste operazione vennero ese-
guite nell'anno 1372 per ordine dei capitani genovesi Oberto
Doria , ed Oberto Spinola , come appare da una lapide , che
tuttora si conserva , nella quale si leggono ancbe i nomi del-
l'ingegnere , e di altri cbe vennero incaricati di mandare a
compimento quelle opere di fortificazione.
I genovesi , dopo di aver fatto di Capriata una fortezza di
molto rilievo a que' tempi , si adoperarono eziandio per farla
una considerabile piazza di commercio, come lo accertano gli
avanzi degli spaziosi fondachi , e della grandiosa fabbrica , cbe
tuttora vi si chiama la gabella , ov'era il gran magazzino del
sale , cui la repubblica di Genova spedi nel corso di varii se-
coli ai lombardi che in allora mancavano di cosi importante
derrata.
Sul finire del secolo decimoterzo , e sul cominciare del de-
cimoquarto i genovesi essendosi trovati nella necessità di soste-
nere molte guerre non più per CapHata , ma per altre terre
del Monferrato , e principalmente per Tagliolo, Rocca Grimal-
da , Castelletto d'Orba ecc. , arruolarono in questa piazza forte
soldatesche a piedi ed a cavallo , massime per diminuire le
forze degli astesi e degli alessandrini venuti in grande potenza.
Durante questa lotta , il marchese di Monferrato volendo al-
lai^re a poco a poco il suo dominio , e usando l'occasione
delle gare di quelle nemiche repubbliche , non tardò ad im-
padronirsi di Capriata allorquando nel i4i8 Fregoso duca di
Genova , essendosi eroicamente difeso dagli impeti del suo ri-
vale Bernabò G uà reo , lo rìsospinse al di là dei gioghi.
La guerra terminò dopo varie fazioni importanti , ed al niar>
chese di Monferrato (nrono ceduti i luoghi di Capriata j e dì
Tagliolo.
Questa cessione fu procurata dall'avvedutezza del Fregoso,
il quale per non cadere appo i suoi paesani in cattivo conceUo
a cagione del sacrifizio che dovea fere di quelle terre , operò
di modo che gli abitanti di esse abbandonando la repubblica
di Genova in quel tempo occupatissima in guerre marittime ,
e non più in grado di soccorrerli al bisogno , si dessero volon-
tariamente al marchese Gian Giacomo di Monferrato , il quale
soddisfattissimo della loro dedizione , con istrumento, che con-
servasi tuttavia , Catto nel castello di Pontestura addi io gìu-
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CAPRUTA 46i
gno del 14^X9 concedette ai caprìatesi molti pmikgi^ loro con*
servando la facoltà di reggersi a norma dei patrìi statuti.
Sotto i marchesi di Monferrato non cambiarono i destini di
Capriata; perocché si riconosce dall'archivio comunale che .sotto
di essi andò ella soggetta ad esorbitanti tasse y ed a straordi-
narii balzelli in onta dei privilegi che le erano stati conceduti»
Gli stessi privilegi le vennero poi confermati dal duca di
Mantova, sotto il quale passò il Monferrato nell'anno iSl^^per
la morte del marchese Bonifacio ultimo della linea Paleolog»:
ma non diminuirono gli aggravi j ed anzi crebbero maggior-
mente allorquando , estinta la linea primogenita dei Gonzaga ,
per quel principato avvennero lunghi contrasti fra i due com-
petitori , uno residente in Francia , e l'altro in Napoli , ambir
due cadetti Gonzaga : perocché la Francia avendo pigliato a
proteggere il primo , e l'Austria e la Spagna essendosi dichia-
rate in favor del secondo , i capriatesi non tardarono molto a
provare gli effetti crudeli di una lotta sanguinosissima ; che le
truppe francesi occupandone il casteUo, commettevano nel paese
i più atroci disordini; e gli spagnuoli che si appressavano per
discacciameli , devastavano il territorio, e ne straziavano gli abi-
tatori, che invece di essere soccorsi dal loro principe , erano
anzi vessati da' suoi commissari residenti in Acqui, i quali pre-
tendevano incassare l'ordinaria tassa, malgrado i danni irrepa-
rabili cagionati per la prepotenza degli eserciti nemici.
Allora fu che molte doviziose famiglie di Capriata vennero
ridotte alla miseria. Quelle ch'ebbero maggiormente a sofirire
le calamità di tali funeste vicende, furono la Palearia, prove-
niente dalla Spezia , feudataria di questo borgo , la quale in
sul principio del secolo decimosesto noverò parecchi personaggi
insigni nella milizia, nel foro e nella carriera ecclesiastica-, la
famiglia Gentile, la Rovere, la Leiici, ed altri cospicui casati
vi si trovarono al colmo dell'infortunio; ed anzi il medesimo
comune per provvedere a bisogni urgentissimi fu costretto a
vendere tutti i fondi ad esso spettanti.,
L'anno i545 si erano introdotti nel castello di Capriata uni-
tamente a' francesi i Farabutti , pubblici masnadieri , che di là
uscendo venivano ad infestare l'Alessandrino, il Monferrato, e
la strada che metteva a Milano. Il Velada generale spagnuolo,
ottenutane la permissione dal duca di Mantova, spedi il mar-
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462 CAPRUTA
chese Serra generale d' artiglierìa ad assediare il casteUo y il
quale gli si appressò nel di 28 giugno di quell'anno , e dopo
averlo tre giorni battuto indarno deliberò dì atterrarlo colla
forza delle mine; ma il Capone governatore del castello , avuto
di ciò conteua, Io cedette ad onorevoli patti. Il Serra nello
scopo di abbattere per sempre quel ricovero di assassini, collo
scoppio di cinque mine ottenne di smantellarlo.
La forma esteriore per altro ed i molti frantumi di quel di*
roccato castello esistettero fino 'all'anno 1829, nel quale il sìg.
Rolla avendolo acquistato dal duca di Mondragone ne ritolse
ogni vestigio per ridurre tutto quel sito a coltivazione.
I ducbi di Mantova posseduto avevano Capriata sino all'anno
1 708 , in cui questo borgo fu ceduto al duca di Savoja alleato
dell'Imperatore. Sotto la Sabauda dominazione gli furono con-
fermati i privilegi statigli conceduti dal marchese di Monferrato,
ed esso gli godette in realta sino all'anno 1798, in cui avvenne
il politico mutamento che tutti sanno.
Nel 1 74^ su questo territorio fermossi l'esercito anglo-ispano
capitanato dal duca di Modena, il quale prese alloggio in Ca-
priata.
Per qualche temnp vi stanziarono poscia i francesi sotto gU
ordini del conte MwKois: vi si soffermarono anche i tedeschi s
ma vuoisi notare a gloria dei principi di quell'età, ch'eglino
guerreggiando più non acconsentivano alle loro truppe d'incru-
delire contro le innocenti popolazioni.
Giurisdizione ecclesiastica. Capriata , sebbene già unita da
lungo tempo al Piemonte, cionondimeno per le cose spirituali
dipendeva dalla diocesi di Genova-, ma nel 17^^, in virtù del
concordato fra il re di Sardegna e la Santa Sede , dallo stesso
arcivescovo di "Genova liiwi nominato un vicario generale; ed
anzi nelle dolorose circosttinze , in cui i sommi pontefici Pio VI
e Pio VII furono violentemente condotti lungo da Roma, il
vicario Giulio Bartolommeo Giordanelli, prevosto della parroc-
chiale di questo borgo , ottenne tutte le pontificie facoltà , le
quali ebbero poi fine addi 16 giugno i8o5, allorquando per
decreto del cardinale Caprara legato del papa , Capriata fu unita
alla diocesi di Acqui, da cui stette dipendente fino all'anno
1817, nel quale fu aggregata alla diocesi di Alessandria.
Antica strada. Non vuoisi ommettere che l'antica strada, la
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GÀPRIGLIO 463
quale dà Genova metteva a Milano, passava senza dubbio in
Capriata; perocché il Muratori e il Trìstani Calchi asseriscono
che nel mSi Innocenzo IV conducendosi in Francia , da Ge-
nova venne per Cavi in Capriata , dove pernottò; ed indi per
Alessandria e per Pavia giunse a Milano , schivando la Fra-
scheta in allora lunghissimo sito selvoso , pieno di pericoli ai
viaggiatori.
Mutazione del dominio feudale. I Merlanì nobili alessandrini
nel i3i7 tenevano in feudo questa terra, che fu poi marche-
sato dei Grilli, marchesi di Clarafiientes , duchi di Mondrago-
ne, signori di Basaluzzo e Carpeneto, residenti in Napoli.
Fra i personaggi illustri , che nacquero in Capriata , si di-
stinsero:
Monsignor Francesco Antonio Frachia, vicario apostolico in
Costantinopoli ed arcivescovo di if^dosiopoli , che terminò in
Calata la sua mortale carriera. t
Bartolommeo Giordanelli , dottore in ambe leggi , vicario
generale presso l'arcivescovo di Genova per riguardo ai paesi
situati nel Sabaudo dominio.
L'abate Giovanni Poggi, che fu distintissimo professore di
umane lettere in Torino: diede alla luce eloquenti orazioni, ed
assai belle produzioni poetiche. I discepoli suoi lo amarono
come padre, e ne conservano la più dolce ricordanza.
Paolo Carbone , già reggente l'uflBcio dei poveri , giudice alla
corte d'appello in Genova, e consigliere dì stato.
Popolazione aaoo.
* CAPRIGLIO e CRAYIGLIO {Caprilium, Caprile)^ com.
nel mand. di Montafia, prov. e dioc. d'Asti, div. di Alessan-
dria. Dipende dal senato di Piem. , intend. prefett. ipot. d'Asti,
insin. e posta di Villanova d'Asti.
Sotto i marchesi di Monferrato appartenne ai Radicati, co-^
me membro dell'antica contea di Cocconato: nella guerra del
13^9 se ne impadronirono i chieresi e lo restituirono alla pa-
ce: passò quindi con tìtolo comitale ai Melina torinesi ed ai
Lodi: i Magni yi ebbero anche giurisdizione.
£ situato a borea del capo-luogo di provincia.
Vi sono quattro vie-, la prima, da .ponente, chiamata della
Ciecca è comunAte; mette a Chieri lontano sei miglia, ed accenna
quindi a Torinor: la seconda, da tramontana, passando per la
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464 CAPRILE
collina, scorge a Passerano tre miglia /liscosto, ed àMondònio
lontano un miglio e mezzo: la terza, da levante, detta del
Massasso, tende a fiagnasco non discosto che un mezzo miglio:
la quarta, da mezzodì, chiamasi della Valle, e anch'essa pel
tratto di mezzo miglio conduce a Montafia.
Nel comune corrono due rivi: uno denominato del Nissone
scaturisce nei confini di Mondonio , attraversa il territorio nella
parte di mezzodì e va a scaricarsi nella bealera di Montafia:
l'altro è detto del Vari: nasce nel territorio di Passerano, ^
anch'esso entra nella bealera dì Montafia, recandovi le acque
del rivo della valle di Piova e Cerretto.
Vi sorge il colle della Ciecca, per cui passa una via non
praticabile nell' invernale stagione.
La parrocchia é sotto l' invocazione di san Martino. La prin-
cipale solennità é quella del Santo titolare, che vi si fa la prì->
ma domenica dopo la festa del detto Santo, coli' intervento di
cinquecento e più persone dei vicini paesi.
Il territorio é ricco di boschi, nei quali annida non poco
selvaggiume.
Gli annui prodotti in bestiame sono approssimativamente di
lire a5oo, e di lire 20000 quelli dei vegetali.
H principale copimercio si fa colla città di Chieri e eolla
capitale.
Popolazione 460.
^ CAPRILE { Caprile )j com. nelmaod. di Crevacuore, prov«
e dioc. di Vercelli , div. di Novara. Dipende dal senato di Piem. ,
intend. prefett. ipot. di Vercelli, insin. e posta di Masserano.
Spettò al contado di Crevacuore , da cui fu separato addi 26
di settembre del 1736.
Vi sono tre vie : una , da levante , conduce ad Ailoche : l' al-
tra, da mezzodì, scorge a Crevacuore : la terza, da ponente,
mette a Coggiola.
Nel territorio corrono due piccoli rivi: uno detto Caneglio,
e l'altro il Croso della Piana: nascoilb entrambi in vicinanza
del comune di Crevacuore , e dopo esaersi congiunti, mettono
capo nel torrente Sessera.
Vi sorge un monte appellato Barone , appiè del quale si veg-
gono buoni pascoli: per andare su quel monte non vi sono
che incomodi sentieri, appena pratitabili dai pedoni.
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CARAGLIO 465
La parrocchiale sotto il patrocinio di s. Carlo trovasi in sito
alquanto lontano dall'abitato , e non ha vicine fuorché due
case , quella del paroco ed un' altra propria della confira-*
ternita.
Nel comune esistono sei oratorii -, il primo nel cantone di
Caprile, sotto il titolo di s. Defendente: il secondo nel can-
tone degli Uccelli, sotto quello di s. Giuseppe : il terzo nel sito
detto Casa de' Rivi, consecrato a N. D. della Neve: il quarto
nel cantone Piolo ^ sotto il patrocinio di s. Antonio: il quinto
nella borgata Persica, intitolato a s. Lorenzo: l'ultimo nel
cantone Riale, che ha il nome da san Rocco.
I prodotti di Caprile in bestiame sono quelli di poche be-
stie bovine e di alcune greggie di capre: scarse vi sono le pro-
duzioni in vegetali, e consistono in grano, meliga, castagne,
patate, noci, uve e canapa.
Gli abitanti suppliscono alla scarsità delle ricolte si lavorando
la tela di fil di canapa, e si esercitando il mestiere del car-
bonajo nelle provincie di Vercelli e di Novara, ed eziandio
nella Savoja e nel ducato di Aosta.
Pesi, misure e monete del Piemonte.
Popol. 55o.
CARAGLIO {Caraliiim y Caralis , nel M. E* Quadraliunij
Cadralium), capo-luogo di mand. nella prov. dioc. div. di Cu-
neo. Dipende dal senato di Piem., intend. gen prefett. ipot. di
Cuneo, insin. di Busca. Vi sono il tribunale di giudicatura, il
percettore dei regii tributi e la posta delle lettere. Havvi una
stazione di cinque reali carabinieri a piedi.
Come capo di mandamento ha soggetto il comiine di Ber-
nezzo.
Vi corrono quattro vie: la prima fatta, non ha gran tempo,
è provinciale per a Cuneo-, la seconda, da ponente, mette a
Valgrana, discosto due miglia ; la terza, da mezzodì, conduce a
Bernezzo , un miglio ciixa distante ; la quarta , da tramontana ,•
scorge a Dronero, tre miglia lontano.
Nelle parti di borea e di ponente evvi una catena di colli-
Inette , ricche di viti e di castagni : in esse trovansi cave di ec-
cellente pietra da taglio , cave di pietra da calce , ed evvi ezian-^
dio una specie di marmo che assomigliasi a quello di Busca.
Il torrente Grana, che discende dai monti di Castelmagno,
Dizion. geogr. ecc. Voi. HI. 3o
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466 CARAGLIO
ultimo paese della valle dì Graua , vi passa nella parte di ostra
alla distansa di un quarto di niiglto , e va quindi ad unirsi al
fiume-torrente Macra presso YillafallettOr
Il Grana é presso che sempre asciutto nei mesi d'estate; ma
in occasione di dirotte pioggie arreca talvolta , straripando ^
gravissimi danni alle circostanti campagne.
È di presante valicato da un ponte in legno , cke venne co-
strutto quando vi fu fatto un nuovo tronco di strada provinciale ,
che da Cuneo mette a Dronero.^ Il Grana è quasi privo dì
pesci.
Sul colle , a borea del paese , altre volte sorgeva un forte
castello y di cui si veggono ancora gli avanzi di una grossa mu-
raglia.
Sotto le rovine di quel castello si discoperse, non é gran tem*
pò, una cappella, dentro la quale si vide una pittura rappre-
sentante la Madre di Dio e i santi Apostoli. La cappella fuvvi
perciò riedificata, ingrandita ed eretta in santuario sotto Pio*
vocazione della Regina degli Apostoli.
La chiesa parrocchiale fuvvi eretta , sessant' anni fa , per
l'opera e le spontanee offerte della popolazione. Venne dedi-
cata a Nostra Donna assunta in cielo. In questa chiesa di sem-
plice disegno, ma vasta, I>ene ornata e dipinta, evvi un or-
gano assai riputato, fiella ed ampia é l'abitazione del paroco.
Tre altre chiese vi sono inoltre per comodo degli abitanti ^
una dedicata a s. Giovanni Battista; l'altra ai santi apostoli
Pietro e Paolo \ la tersa in un eoli' annesso convento già spettò
ai padri cappuccini, dei quali vi si é io grado* di chiedere it
ritorno , mercè la generosa cessione , che ad esm farebbe dell' an-
tico loro convento sua eccellenza il conte d'Agliano , che ne
divenne possessore.
U palazzo comunale è di vaga e recente costituzione.
La contrada maestra vi fu, non è guari, intieramente sel-
ciata, e venne coperta la bealera de* mulini, scorrentevi nel
mezzo.
Allato della strada provinciale che tende a Cuneo, si è Csitta
i n questi ultimi tempi una bella passeggiata , che incomincia
dalla piazza nuova esistente in sul finir del paese, ed è pel
tratto di un quarto di miglio ombreggiata da una doppia fila
di olmi e di platani.
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CARAGLIO 467
Nelle ieaole comunali s'insegna fino alla quarta classe in-
dusivamente.
£ftì un ospedale di recente fondato per disposinone testa-
mentaria del fu suddiacono Commetti : allo stesso spedale è ora
riunita la congregazione di carità cb' esisteva dapprima. Esso
contiene sei letti , e colle sue rendite , che non oltrepassano le
annue lire 4^<>^9 ^^ provvede anche ai bisogni dei malati po-
veri nei propri loro domicili.
Si stanno coostruendo un nuovo cimiterio dell'estensione di
due giornate, e sepolcreti particolari intorno alla cinta : opera y
il cui dispendio sarà di lire iSooo.
I prodotti del territorio sono fonnento, segale, avena, me-
liga, formentone, miglio, fagiuoli e castagne in qualche ab-
bondanza.
I gelsi vi allignano molto bene, e se ne veggono in gran nu-
mero, che producono foglia in grandissima quantità. Il pro-
dotta dei bachi da seta è il principale di questo comune.
Vi esistono quattro filature di bozzoh, nelle quali, per tre
mesi dell'anno, sono impiegate seicento persone. In un filatojo
della seta vi sono di continuo occupati cinquanta operai. I
prodotti di queste fabbriche si trasportano alla capitale.
Una vecchia chiesa già spettante ad una confraternita fu de-
stinata ad uso di teatro. Gli abitanti non si mostrano incli-
nati né ad abbellirlo, ne a frequentarlo.
In Caraglio si fanno cinque fiere: la prima nel lunedi della
settimana di Pascione; la seconda nel primo mercoledì dopo la
festa di s. Giovanni; la terza nel mercoledì dopo la solennità
dell'Assunzione; la quarta nel mercoledì dopo la solennità di
^Nostra Donna del Rosario ; la quinta addì 22 di novembre. Su
tutte queste fiere, che sono per lo più frequentissime di gen-
te, si vendono cereali d'ogni specie, grosso e pdinuto bestiame ,
e merci di ogni qualità.
II mercoledì di ogni settimana vi é giorno di mercato, a cui
intervengono molti abitanti dei vicini paesi , massime quelli
della valle di Grana.
Trovasi in questo territorio: MicaScisto takoso, bigio, com-
patto: delle cave che trovansi dietro la chiesa di s. Giovanni,
nel cantone detto Torre del Cervo j di proprietà comunale e
degli scalpellini Gallo e Medici: queste due cave offrono eccel-
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4G8 CARAGLIO
lenti pietre da scalpello, e se ne fa uno smercio conside-
revole.
Calce -carbonata , varietà biromboidale? Incontrasi nel mica-
scisto suddetto.
I caragliesi sono in generale di foiie complessione , di buona
indole e di mente svegliata.
Pesi, misure e monete del Piemonte.
Popol. 6000.
Cenni sioricL È cosa molto probabile , che questo cospicuo
paese nascesse dalle rovine di un'antica romana città, cbe
sorgeva non lungi dal sito, ov'esso fu poi edificato. Se ne fa
menzione in una carta del 1028, cioè in quella della fonda-
zione dell'abazia di s. Pier di Savigliano.
Caraglid con altre vicine terre nel 1020 concorse alla fon-
dazione diXuneo, a cui die motivo il fatto seguente.
Tentata da uno de'principali dominanti di quella regione
V onestà della moglie di uno de' sudditi suoi , se ne levò ni-'
more per la villa e per le borgate all'inloiiie, già incollerite
per le molte vessazioni, cui da gran tempo andavano soggetti.
Avvenne perciò, cbe gli abitanti di unanime accordo risolves-
sero di abbandonare affatto il loro luogo nativo: della quale
risoluzione fatti consapevoli i loro tii-annelli , simularono di vo-
ler cedere ad essi le proprie castella, purché non si allonta-
nassero dai loro dominii: ma fra gl'infelici caragliesi «no, dice
la cronaca , vir maturi iniellectus , rammentando ad essi le molte
sofferte violenze, gli confortò ad edificarsi noVelle case in più
sicuro luogo, frammezzo a due fiumi, cioè nel sito chiamata
poi Cuneo a cagione della sua forma.
Perlocchè gli statuti cuneesi del iato ordinarono, che fra
'i consiglieri della città tratti dalle ville del territorio, i cara-
gliesi fossero in numero quadruplo rispetto agli altri.
. Nella formazione dei marchesati di Saluzzo e di Busca , verso
la metà del duodecimo secolo y' Caraglio fu nel marchesato di
Busca compreso: ma i buschesi dominatori, rovinatisi per le
loro discordie , perdettero a poco a poco le proprie terre , non
pili ritenendone cbe alcune, oltro a quelle che possedevano
nelle Langhe.
II marchese Manfredo di Saluzzo nel 1160 si condusse ad
assaltare Caraglio e Cuneo, fidando nella potenza di Federico
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CARÀGLIO 469
Barbarossa; ma gli falli T impresa; perocché le armi dell'im-
peratore furono vinte dalla lega lombarda. Caraglio per altro
soggiacque al dominio del principe saluzzese, quando, quatti'O
anni dopo, per T interposizione -dell' arcivescovo di' Colonia Rai-
naldoy cancelHeredeir imperio e vicaiio dell'imperatore, qu^
borgo fu diviso per metà fra il signor di Saluzzo ed i signori
di Salmour, <^bligati a riconoscere da quello la parte lóro. '
Si trova in appresso, un' investitura del 1197 data 'dal mar-
chese Bonifacio di Monferrato al marchese Bonifacio di Sa-
luzzo per la valle di Stura e per altre terre a Cuneo per lo
addietro soggette; investitura confermata dal marchése Guglielmo
a Manfredo di Saluzzo nel 1221. »
Ai marchesi di Monferrato erane stata conceduta e confer-
mata la signoria dagli imperatori Carlo IV e Massimiliano I. ;
Ma la città di Cuneo , divenuta ghibellina , levò Caraglio al
marchese nel 1:^4^9 ^ ritornata guelfa si sottomise insieme
con Caraglio al conte di Provenza Carlo d' Angiò nell'anno
I ^59. Questa somniisa^one durò infino al famoso vespro si-
ciliano, per cui con le sorti d' Italia cangiarono pure i destini
del Piemonte. Laonde il marchése aju^to dagli astigiani fu in
grado di ripigliare non solamente Cuneo , ma eziandio la villa
ed il castello di Caraglio, nel quale entrò addi- 16 di aprile
del 1285.
I provenzali, sotto la condotta del conte Raimon^^ figliuolo
di Carlo II d' Angiò , glielo ritolsero nel i3o5, diypo avere*
riacquistato il territorio cuneese e ila valle di Stura.. Il loro
dominio in queste partì durò sotto Carlo II, sotto Roberto &
la regina Giovanna di Napoli sino all' anno i346, in oui lo-
ebbe Amedeo VI conte di Savoja , unitamente al principe di /
Acaja. Del che venuto in gelosia il marchese Tommaso II , e
coUegatosi con Lucchino Visconti signor di Milano riprese Ca*
raglio in agosto dell' anno dopo.
Kklomarono i provenzali sotto la scorta del genovese Lerea-:
ro, siniscalco della regina Giovanna ( t357 )? ^ ^^ ^^ nuovo
s'impadronirono di Caraglio, che per altro ricadde sotto U po«
tere di Federico, figliuolo del marchese Tommaso.
Venuto quindi nelle piemontesi terre il conte Amedeo per
sottomettere il principe di Acaja e mantenere i suoi diritti so*
pra il marchese , gli ripigliò Caraglio con molte terre , da lui
poscia restituite alla pace.
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470 CARA6U0
Questo castello rimase perciò soggetto ai marcbeù infino al-
l'amio 1395, in cui venne sotto il dominio di Amedeo Vili,
primo duca di Savoja.
Nella guerra della successione al Monferrato , dopo la morte
deir ultimo Paleologo, un Antonio Torresano da Caragllo, capo
di bande assoldate dalla Francia , dopo molte scorrerìe nel Pie-
monte in gennajo del i537 fu in vicinanza di Grana sbaragliato
dal marchese Francesco di Saluzzo; e rifuggitosi nella rocca
della sua patria , le si appressò il marchese, fulminandola colle
sue artiglierìe per modo, che gli abitanti atterriti ne discaccia-
rono non solo il Torresano, il quale si salvò colla fuga, ma
eziandio i seguaci suoi, che appena usciti dalla fortezza fu^
rono parte uccisi, e parte fatti prigioni dagli assedianti spa-
gnuoli.
Ricomposte altre masnade, il Torresano si condusse di bel
nuovo contro Garaglio , e presolo d'assalto, trucidovvi lo
Ispano presidio e quanti abitatori gli caddero nelle mani*^ ol-
tre a ciò non dubitando di macchiarsi di nera empietà con-
tro il luogo, dov'ebbe la culla, diedelo al sacco ed alle fiamme,
Nel primo tempo , ii^ cui il borgo di Garaglio fu de'cuneesi,
lo ebbero in feudo gli Arduini di Cuneo ed altri signori discesi
da quei di Sarmatorìo: nel 1400 lo acquistò Bartolommeo So*
laro , signore di Villanuova , i cui discendenti lo alienarono agli
Isnardi , signori dì Saulrè , che il possedettero poi con titolo di
marchesato.
Gli Isnardi erano orìginarii d'Asti, di uno dei tre casati de
Castelli , i quali come guelfi furono emoli dei Solari. Uniti eglino
ai marchesi di Saluzzo, seguirono Manfredo (1307) nell'im-
presa di lui per la successione al Monferrato, dopoché mori
senza prole Giovanni, ultimo Aleramico. Manfredo perciò nella
pace dell'anno dopo col principe Filippo di Acaja comprese i
due Isnardi, Manfredi e Guglielmo. Il primo fu in quello stesso
anno podestà di Genova; lo fu l'altro nel i3ii: ed uno Ame-*
deo nel 1339 venue prescelto dal duca di Milano a governa-
tore di Novara,
In quel tempo gli Isnardi, oltre Sanfré. e Soiùmariva, che
già possedevano, fecero acquisto di Valf enera, MA^Uabruna e
Ternavasio: ebbero quindi Villanuova Solaro, la Monta, San-
ila e Vito, Agliano e Strevi, la Motta e Gervere, il marche*
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CARÀGLIO 471
sato di Senaates in Francia ^ ed infine pel maritaggio di un
Carlo Maurizio con Cristina ultima erede dei marchesi di Ha-
yardy ebbero il contado di Ligne ville, Wittel e Malmaissen in
Lore na.
Espulsi alla lor volta da' Solari, n ricoverarono in Saluzzo
presso i marchesi. Quivi Andrea Matteo fu podestà nel i36o;
e il fu Lucchino sette anni dopO) fra Giacomo , cavaliere di Ro-
di, yi yenne eletto a capitano dal marchese Federico nella
guerra contro il principe di Acaja -, e parecchi altri dello stesso
casato yi si distinsero nell' esercizio delle alte cariche loro
affidate. Un cospicuo raonistero di domenicane delV Annunziata
fuvvi stabilito dalla vedova Isabella IsnardidiSanfré, a^e quali
vennero poi surrogate le cistercensi.
Ma poiché il marchese Federico ( 1 362 ) fu costretto dal conte
di Savoja a cedergli le migliorì sue piazze, e si elevò per con-
seguenza in Saluzzo il potere di alcune popolari famiglie, gli
Isnardi e altri antichi patrizii si allontanarono da questa città.
Kel i382 gr Isnardi d'Asti si sottomisero al conte di Savo-
ja ; e in tempi posteriori ottennero dai principi Sabaudi cariche
assai luminose: onde vediamo Tommaso ambasciadore di Carlo
Emanuele I alla corte imperiale, Carlo Maurizio gran caccia*
tore, Luigi gran ciambellano, Giovanni Battista vescovo di Mon-
dovi e cancelliere dell'ordine supremo: vediamo cinque altri
della stessa prosapia insigniti dell'ordine medesimo e molti ca-
valieri di Malta.
L'eroica difesa della città di Alessandria ( 1744) contro
l'esercito gallispano, segnalò l'ultimo degli Isnardi, cioè il
marchese Ignazio di Caraglio, cavaliere della Nunziata. Mori
questi governatore della cittadella di Torino nel 174B; e il
feudo di Caraglio fu da Carlo Emanuele III conceduto al mar-
chese Filippo Valentino Asinari di s. Martano dopo la splendida
di lui ambasciata in Ispagna l'anno lySi.
Le molte lapidi e gli insigni monumenti , che si rinvennero
presso Caraglio e nel suo territorio, additano, come fu notato
superiormente, l'esistenza di un'antica città romana, che fio-
riva non lungi dalla positura, ov'esso fu poi edificato.
Presso r oratorio campestre di s. Lorenzo , discosto un miglio
circa da questo borgo, in sulla via per a Cuneo, nell'anno
1780, in cui si riattava quell'oratorio, venne scoperto un mo-
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472 GARAGLIO
numento prezioso, tuttoché sia mancante del nome dell'autore
sul principio e sul fine. Eccolo:
CVR . R . P . PBDON
CVR . R . P . CABVR
CYR . R . P . GERMA
VAL • HBPOTUXiE
GONIVGI . PIENTISSIMA
qUM . VI-
XIT . AH . XXXIX . M . Ili . D
XVn . . . IRDECI . . .
Il nome di curatore indica un uffizio intorno ad una cittb;
perchè ^e città soltanto avevano i decurioni , fra i quali crea<*-
vasi un curatore y cioè amministratore delle rendite loro.
Il monumento indica inoltre il nome della città, nella quale
air autore di esso mori la moglie Nepotilla; ma lo indica im-
perfettamente : è assai probabile che sia Germanicia, o qual-
che altro molto somigliante vocabolo. Cosi nelle medaglie germ.
leggesi germanìcus; e città dette GerManicìe n'esistono altre,
tra le quali è noverata la Germanicia della Siria Comagene.
Noi stessi abbiamo Germaniaco in vai di Lucerna, Germagnano
in vai di Lanzo e Germagno nella provincia di Pallanza.
La sopraccennata cappella di s. Lorenzo è una residua parte
deir antica Pieve di santa Maria de plebe Cadralii , in cui fu
già una cella, ossia un piccolo monistero di benedittini.
Presso a questo sito in una sotterranea camera vennero di-
scoperti sepolcri fatti per contenervi intieri cadaveri: tra i quali
dall'eruditissimo teologo Milanesio, preposto di Sambuco di
vai di Stura, fu trovata l'intiera salma di una matrona detta
Didisirinaj avente un elegante braccialetto di bronco al destro
braccio, ed accanto una ben conservata lucerna. L'iscrizione,
che è molto antica, le fu posta da' figliuoli suoi CianacciOj
fHdimOy Marcello e dal genero Moccio Giusto ^ della cui fa-
miglia fu forse la Mocca Ennania , della qual^, è fÌErtto cenno
in un'iscrizione rinvenutasi a due miglia da Cuneo di là dal
Gesso.
Un'altra iscrizione, che nello stesso luogo trovossi, ricorda
parimente un' Ennania, moglie di un F^ito Enestalo Pomelioj
e i figliuoli suoi Ulaluno , yeluro , Vito Premelio , e f^eiisa-
consorte di e$so«
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CARAGLIO 473
Nella stessa camera sepolcrale esisteva una lapide a Giulia
figlia di Marco, a Tirannide jéfrodisiOj a C. Giulio Àfirodia-^
te^ posta da un suo genero, del cui Dome più non si leggono
che le due ultime lettere IO.
la vicinanza del ridetto oratorio . trorossone un'altra su mar*
mo bianco, il quale è contornato di un basso rilievo di assai
mediocre lavoro, nella cui parte inieriore sta un carro tirato
da due cavalli, e guidato da un uomo a piedi. La struttura
di quel carro non ba la samigliante presso lo Scheffero de x^ehi-
culìs anii quorum y ed ba la forma del carro militare austriaco*
In mezzo vi si legge, che Rinnia Farlo la eresse. a Rimùo No-»
vicio Mulattiere suo. padre, ed a Rinaio Vilago guardiamo
fratello ambi viventi.
Dipendente dalla Pieve di Caraglio era la villa dì Passatore,
situata a levante nella. distanza di un miglio dalla cappella di
s* Lorenzo, presso il passaggio del Grana. Ivi fu rinvenuta una
lapida miUiare inscritta: - .% ' .
IMPBaATORt . M . AV£|!UO . FIO • PVLUa • IRVICTO • AVÓVSTO . A • . • A
nella quale, manca il più ìuiportante , 'cioè il numero delle
miglia r ma siccome il sito non era • discosto dal luogo di
s- Benigno , dove fu già un monistero di benedrttioi , die
anicor ritenne il nome di tjuadraginta in un diploma dèl'ii&z
a favore di Anselmo conte di Laigueglia , che vuoiti castelfi
posisedeva nel contado di Albeàga ; è siccome sono a un di-
presso quaranta le miglia rQmatH; da Torino a qu«l luogo*,
cosi se ne può ritrovare il numero delle miglia poileridò
mente al tempo, in cui fu eretta la lapida. . * *
Un gran sepolcro venne colà dissotterrato- circa la metà dello
scorso, secolo, avente due iscriàiom imperfette: dì una -(fi esse
non si potè avere ifotixia: dell'altra eccone le palmole:
n . w '
M . AVBEUO * FAVSTO . Bt .• Y . VltlRO . AVGVSTALI ^
DBCC < CIVIT * • • GVBATOBl'. KALEIfD . BEIP
. . . CIA ... ET . MAXIMJS
L . P . VXORI . CHABISS1M4B • ET • VASO . LVPIOm
LIBEBrO» . .
Questo M. Aurelio Fausto era sacerdote di A(igii9to, decu-
rione di città, curatore ed ispettore de^calendarìi, o delle ta-
vole dei registri per Tesaxione dei tributi di Gennanicia indi-'
cata nelle finali Cice.
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474 CARAGLIO
Ora si talk cenno di quattro antiche lapidi crtslìane, che fu-
rono rinTcnute nel 1763 in un caaapajo accanto all'aaiidetU
cappella di s. Lorenzo. Una di esse conteneva dieci linee di
bel romano carattere , di cui otto vennero tolte per indicarri
r erezione dell' oratorio colla data dell'anno 1780 : le dueli-
tiee rimanenti sono: «
CBJBSTUmS . FOSSOBiaVS
AD . REFBIGEHIVM • XC . IH . rBBP
I fossori erano stati instituiti nei primi tempi della chiesa per
iscayare ne'cimlterii i sepolcri per i defunti crìstiani. Chierici
e nobiluomini e matrone ne esercitavano l'uffizio; ed anzi il
grande Costantino ne fondò in Costantinopoli un ordine distinto
dai laici^ e lo esentò dagli uffizi pubblici e dai tributi. Negli
antichi cimiteri si scorgono i ritratti dipiati dei fossori cm
gravina e col compasso in mano, e con altri analoghi strumeob.
II titolo cresiianis aggiunto ai fossori di quella lapide e»
pare del secolo v, fa dubitarci che al tempo in cui fu scolpita
le campagne vi fossero ancora cosperse di pagani. Difetto il
vescovo di Torino san Massimo, che oltrepaasò la metà di fu^'
secolo, ha due sermoni contro i sanguinosi riti diqueii^u^<>
dei. gentilesimo, nei quali con vivace eloquenza descrive un tu-
lieo sacerdote di Diana, che per meno soffrire delle (ente cbe
dee farsi di per se stesso allo scopo di onorare quella »!>>
divinità I si ubbriacava il mattino, si copriva il capo di B"ti
irsuti capegli, e nudatosi il petto, iva barcollando e meflando
vanto delle fattesi piaghe.
I fossori adunque, di cui si é parlato poc'anzi, conies^«*
del cristianesimo , avevano le loro tombe distinte. La voce rtp'
gerium, che sta in quella lapide, è propria de' cristiani, ^
i|sata che da cristiani scrittori, ed in senso di morale soUiero
e conforto. Che in quei tempi gli alunni dell' evangelica ^^ *
venissero talvolta, per lo scambio dell'i ine, chiamati cr€sUa-
ni, lo dichiarano parecchie auliche lapidi , e singolarmente qoe ^
del museo veronese, pag. aSa; ed un'altra riferita nella ston
letteraria d'Italia^ tom.- 2 , pag. 374*
In un canapajo del medesiqao sopraccennato luogo si ritrova-
rono due altre iscrizioni cristiane del tempo longobardico, 10
erano esse ben rare: servono queste mirabilmente ad accertare
cune epoche della cronologia dc're Longobardi* La pi^^
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CARAGLIO 475
romano carattere semibarbaro e molto ineguale dice:
-4» ne . lUBQvmsciT • ni . somro • pacis . m (bonac memoriae)
MABCIAHA . Q {^UOC)
TIXIT • ANH . PLM {pluS miìlUS J
L « BT • BBCESSIT . DB . HOC . SEL® • SVBD^" • mMABUAS
(scado sub die sexto idus martias)
m BBG • D^M . ABIPT . ABNO • YP • IBD • I
(regnante domino Ariperto anno tjiùnto per indicùonem primam)
Alcuni D sono scritti come un delta greco semplice , alcuni
con delta, che é un triangolo rettangolo, il cui angolo retto
e la base opposta sono traversati da una linea retta, oppure
la perpendicolare che forma l'angolo retto è superiormente prò»
lungata, e quindi ad angolo retto ripi^^ta.
11 ^ è un C, da cui a qualche distanza pende un C rove-
sciato ^.11 V è prolungato a guisa d' V, 11 T e una roua
croce, che si ripiega al piede obliquamente.
La croce che precede le iscrizioni la indica cristiana. Da essa
impariamo il vero principio del regno di Ariperto Longobardo;
perché nel marzo cadente nell' anno quinto del suo regno cor-
reva pure l'indizione prima. Questa era cominciata nelsettem-'
bre del 65'j ; dunque il marzo seguente nel 65^; epperciò Tanno
primo del suo regno fu il 653, non il 65a, come perisbaglio
pensò il Muratori, e dopo lui non pochi eruditi.
L'altra iscrizione ricorda una Rofia, (pd recessit dehuncse^
cidum sìd) die nono kalendas februarias , regnante domino no^
Siro Grimovaldo rege anno sepiimo per indictionem duodeci-'
mam feliciterà
Ora questa indizione duodecima cominciava in gennajo del
669. Dunque l'anno primo del regno di Grimovaldo fu il prin*
cipio del 663, o ai più sul finire del 662,
Una terza iscrizione cristiana di non poco rilievo fu nello
•tesso luogo discoperta: essa appartiene ai tempi di Carlo Ma*
gno: é rotta nel mezzo e nell'estrema parte inferiore.
-I* HICBSQVIESGITBVOLSI
BnOCBHSFavS • COBCBT
ISHIBICSA • BROBVMTBIVM
+ +
QVEM • DOMinVS • SVSC
BPIT • IBPACB . QI . BBCBSSJT
XVI • . . S
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476 CARAMAGNA
Si legge hic reqtUescà Evols innocens JiUus Comeùs Hiriceanr
ìwrum irium, ^uem Dominus suscepk in pace ^ qui recessk de-
cimosexto — forse manca il resto.
Goljla lapide trovossi il cadavere del fanciullo ' tutto avvolto
in fascie, delle quali vi fu cbt ha conservato ì pezzi: era que--
«ti figliuolo del celebre conte Irico o Erico , governatore , sotto
Carlo Magno y della Liguria occidentale, che estcndevasi infino
ld Po, e comprendeva per conseguenza la città di Gernoanicia,
in cui Erico perdette il suo figli uolino e vi die sepoltura. Delle
yirtù e dei guerrieri talenti di quel governatore parlarono tutti
gli annalisti del nono secolo: ne fecero molti encomi il Du«-
«hesne , Eginardo agli anni 796-799 , il monaco Engolismense,
ed il poeta Sassone qg^la vita di Carlo Magno.
Qi^esto imperatore innalzò poi il conte Erico alla dignità di
duca del Friuli.
Il padre Zaccaria nel suo iter italicitm rapporta una cronica
ricavata da un codice del capitolo di Verona, in cui all'anno
797 si accenna una vittoria ddlo stesso Erico sopra i Vandali;
ed altri scrittori ne riferiscono un' altra da lui riportata contro
gli Avari e gli Unni sotto gli auspizi di Pipino re d'Italia.
Le virtù di Erico, che dalla nostra lapida è cfaianieto Hi^
rico, tutte ritrasse, come in un bel quadro, il grande amico di
lui Paolo Diacono in una lodata canzona, che venne messa in
luce dall'abate Leboeuf nel supplimento alla sua francese Di5-
seriazione ecclesiastica e disile di Parigi,
In quella canzona il poeta mirabilmente esprime il suo do-
lore nella perdita dell'amico, ed invita a piangere seco le città
ch'erano state governate o conquistate da lui, fra le quali sono
rammentate Asti ed Albenga. Cosi prezioso epicedio , forse non
conosciuto a molti letterati d'Italia, fu ripubblicato con cor-
rezioni ed illustrazioni dal nostro celeberrimo Dui^andì.
* CARAMAGNA ( Caramannia Albingaunum ) j . com. nel
mand. di Porto Maurizio , prov. d'Oncglia, clioc. d' Albenga,
div. di Nizza. Dipende dal senato di Nizza , vice-intend. prefett.
ipot. d'Oneglia, insin. e posta di Porto Maurizio.
Caramagna è nome di antichissima città cosi nei paesi d'orien-
te, come in quelli di occidente: dello stesso nome sonovi tie
luoghi in questi regi slati di terraferma.
Fu antica corte con castello nella contea di Albenga: ne fa
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CARAMAGNA 47^
nlenzi<Aie una carta del 1028, cioè quella per cui venne fan-
data l'abazia di Caramagna in Piemonte. In essa il marchese
di Susa Olderico Manfredo insieme con Berta sua consorte,
dona all'abazia la metà di questo castello, della sua cappella,
di una grossa torre sulla costa del lido e delle. attinenze loro:
cbè l'altra metà era già stata da essi conceduta al monistero
de'beneditlini dì s. Martino, allorquando lo fondarono nell'isola
Gallinarìa, di cui il marchese Olderico era signore: la mar-
chesa Adelaide figliuola di lui nel 1064. la diede alla badia
di Pinerolo. Qui noterassi che l'isola Gallinarìa detta pure di
Albenga, per essere posta in faccia a questa città, isola di cui
parlano Yarrone e Columella, ebbe da princijAo il suo nome
dalla copia di galline selvatiche ivi ritrovate : essa è una grande
rupe solo praticabile per un sentiero dalla parte di settentrione.
La spiaggia da questo lato potrebbe esser comoda eziandìo
pei grossi vascelli, ove fosse frequentata (v. Albenga}.
Nella predetta carta vediamo, che Caramagna è detta Cara-'
manniola, di cui era membro Pratariolum, che oggi conserva
il nome di Prelà^
Al comune di Caramagna sono uniti come frazioni i luoghi
di Cantalupo e di Ricci.
Quattro vie comunali di qua si dipartono; una, da levante,*
mette a Cantalupo; un'altra, da mezzodì, guida a Porto Mau^
rizio; la terza, da ponente, conduce ai Piani e Torrazza ; 1»
quarta, da tramontana, scorge a Moltedo e Vasia. Rimpetto a
Caramagna, dalla parie occidentale, sorge il monte che appel^
lasi Poggio brucialo y sulla cui cima nei tempi andati esisteva
un paese , del quale , non è guari , vedevansi ancora gh avanzi.
Vi scorrono due torrentelli, chiamati, unp Moltedo e l'altro
Vasia , dai nomi dei luoghi , ov' essi hanno le fonti.
La parrocchiale di Caramagna è sotto l'invocazione di s. Bar-
tolommeo; quella che serve agli abitanti delle due frazioni Can-
talupo e Ricci , è sotto il patrocinio dei santi .Simone e Giuda.
Il principale prodotto del comune si è quello delle olive : si
fanno scarsissime ricolte di cereali e di uve: non si mantiene
che il bestiame' necessario pei trasporti e per la coltivazione
della campagna.
Pesi e misure di Genova, monete dei regi stati.
Popol. 540.
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478 CARAMAGNA
CABAMAGNA, torrenle della proTÌncia d'Oneglia, formato
dai due torrentelli Moltedo e Yasia, che riuniti presso il tìU
laggio di Caramagna, ne prendono il nome. Questo torrente
scorrendo quiadi verso il luogo occidentale della citta di Por-
to Maurizio, va ad imbattersi in una riva del mare più del suo
letto elevata, ed ivi ristagnandosi le sue acque, danno feùda
esalazione e cagionano agli abitatori le febbri intermittenti. In
questo torrente, alla distanza di circa trecento metri da Porto
Maurizio, vedesi un ponte in pietra di recente costruzione, per
cui è facile il tragitto a Dolcedo ed ai molini di Prelà.
CARAMAGNA , torrente nella piovincia d'Acqui , che ha le fonti
nelle superiori* colline di Cassinelle, mandamento di Molare,
e dopo un corso di sette miglia, passando a Morsasco e Pe^
drasco, si getta nel Bormida inferiormente a Visone.
* CARAMAGNA ( Caramania ) , com. nel niand. di Racco-*
nigi, prov. di Saluzzo, dioc. di Torino, div. di Cuneo. Dipende
dal senato di Piem., intend. prefett. ipot. di Saluzzo, insin. e
posta di Racconigi.
Trovasi in una vasta pianura. È distante due miglia , a borea ^
da Racconigi.
La superficie del suo territorio è di giornate 6967. 78.
Gli é soggetta una villata, che chiamasi dei Sangaglietti , lon-*
tana un buon miglio dalla chiesa parrpcchiale; gli abitatori di
essa mantengono per loro comodo un cappellano.
Il paese e diviso in varii cantoni che la più parte prendono
il nome dalle cappelle, che in essi furono erette, cioè: della
Villa , della confraternita di s. Rocco, di s. Sebastiano, di s. Lo«
renzo , di s. Martino, di Nostra Donna delle Grazie, di s. Bia-
gio. Ciascuna delle dette chiese fa la festa del suo titolare , ma *
solamente quelle di s. Rocco e di s. Sebastiano vi si celebrano
eon qualche solennità.
Delle sue strade una, da levante, conduce a Sommariva del
Bosco*, un'altra, da mezzodì, scorge a Marene e quindi a Pos-
sano; una terza, da ponente, mette a Racconigi^ una quatta,
da mezzanotte , ^nde a Carmagnola.
E discosto cinque miglia da Marene, quasi due da Somma-
riva del Bosco, tre abbondanti da Carmagnola, undici da Sa-
luzzo e quattordici da Torino.
Ev?i un canale, detto il Rivo, che in occasione di piogge o
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CARAMA6NA 479
sciogKineDlo di nevi s'ingrossa di acque provenienti da' coUi
dell' Astigiana: esso attraversa il territorio di Garamagna a le<*
vante, lungi un terzo di miglio dall'abitato: ewi una bealera
chiamata Sorseis : vi sono inoltre due piccole correnti, una
detta Rovarino e l'altra Carmagnota, che si uniscono a poca
distanza dal paese verso tramontana e pigliano il nome di Meufa.
La parrocchiale dedicata all'Assunzione di Nostra Donna ed
a s- Biagio, è antichissima: la sua prima construzione era se*
condo il sistema semigotico: nel 1819 venne riattata sul gusto
moderno; fu tutta dipinta dal pittore Gastaldi pìnerolese; ne
vennero marmorate tutte le pile coi loro capitelli, in ordine
composito , dallo stuccatore Bassi : e tutto ciò si potè eseguire
mercé le offerte dei parrocchiani e per la diligenza dell'odierno
arciprete, il quale, dopo avere comprato la vetusta casa aba«
ziale, che era divenuta propria del fu conte di Lombriasco,
la fece atterrare e formovvi un ampio giardino, che trovasi at-
tiguo alla canonica.
Nella chiesa parrocchiale si venera il corpo di s. Biagio,
rinchiuso in un busto d'argento: in una magnifica urna vi son«
le reliquie dei ss. Desiderio, Abondio ed Asteiìo compatroni.
Appartiene alla giurisdizione spirituale dell'arcivescovo di Te<*
rino in virtù di bolla pontificia del 17 'luglio 1817: la par-*»
rocchia venne eretta in arcipretura dall'arcivescovo Chiaverotti
nel 1 8^5: il titolo dell'antica abazia di Caramagna, di cui si parlerà
qui appresso , fu conservato ad una regia abazia , le cai rendite
vennero assegnate e distribuite per bolla pontificia del 3i di
luglio 1822 nel modo seguente: lire 7i5o all'abate titola*
re, 7i5o all'abazia di s. Michele della Chiusa, lire 684^. 29
al capitolo di Vigevano, e lire 3964* 1 7 sono riservate al regio
Economato generale: l'ampio monastero statovi edificato dai
padri gerolimini, il quale doveva servire di abitazione non so*
lamente al paroco, ma eziandio all'abate commendatario, fu
ceduto all'arciprete.
Negli antichi tempi vi era una rocca , la quale , secondo
un'opinione priva di fondamento , sarebbevi stata eretta da
Cara, figliuola di Numeriano Cesare , e moglie di PubUo Manlio.
Sorgeva essa nel cantone detto la Villa : la circondavano fos-
fati e bastioni, dei quali, or son cinque lustri, vedevansi an-
cora gli avanzi : tuttodì ne sono nominate le porte-, ed in i&pe-
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486 GÀRAUAGMA
eie quella che diceTasi ÀaìÌB pustette, é la porta- nvofa. I^
rati il tempo in cui Tenne distrutta: havvi soltanto negli si*
chlvi couiunali un instrumento tra la comunità , ed i beoedit'
tini che vi fiorivano in allora. Coi detti monaci, che a quei teiLji
reggevano la parrocchia di Caramagtia, la comunità conimi
di fare , come ancora si fa^ in ogni anno , una pubblica pro-
cessione ^ e di celebrare solennemente ì divini misteri ìd no*
graziamento a Dio per la pace ottenuta nel giorno 26 d'api.!f
del 1559. L'instrnmento di tale convenzione incomincia co5Ì
« Uni ve rais notum sit quod nolentes esse imniemores tasti
« muneris nobis j a summo Deo collatis , pacis initae inter ^l^
« ges, et Principes rehgionis cristianae beri in hoc oppidopt:
e quatuor timpanistas uniusque Maestatis pubblicatae , et io tob
« hac pedemontana patria, a qua pace, }am annis vigintiqi»-
« tuor praeterìtis tota haec miserabilis patria , immo tota h
« ropa esausta , et privata estitit , per berbedenem dicti m
« inter Cesaream , et Regia m Majestatem facti etc. »
£ravi un magnifico castello, nella cui splendida galleria stan
scritto : Otho a Saxonia imperator dediu Appartenne « ^'
sato dei Saluzzo Carde: nel 1793 cadde in potere tó mar-
chese s. Martino di Aglié: in seguito alle passate riceode poe-
tiche fu venduto all'asta pubblica. Oi ia cinque lu*« ^cnne
atterrato, ed in appresso ridotto ad un corpo di eascina.
I palazzi di qualche riguardo vi sono: il comunale ed il p
rocchiale , che per la sua ampiezza , e pel vasto attiguo gi^''
dino può riguardarsi coinè la più beUa canonica della
cesi.
Hannovi due piazze : una davanti alla parrocchia , che
ponente ha il comunale palazzo; l'altra chiamata A(AV^^^^
fraternità, perchè trovasi rimpetto alla chiesa di essa, so
titolo di s. Croce.
In questa chiesa si ammirano dagl'intelligenti una ecce
tavola del famoso Lallemand, ed ui^ Crocifisso in ì^%^
rinomatissimo Plura.
Questo paese circa il 1600 fu travagliato da un p^
morbo , che secondo una locale tradizione ivi cesso p^^
ste prodigio. «
Per il cholera*morbus , che nello scorso anno impcrtcì
alcune provincie di questi Regi Stati, e miete ^'4 ^
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CARAMAGNA 481
quella dì Saluzzo , morirono in Caramagna a6 maschi, e ^i
ì femmine.
I principali prodotti del territorio sono : il fromento , il fieno,
e la legna: dal bovino bestiame, ed in ispecie da' Titelli, visi
ricava un considerabil guadagno.
Un bosco di giornate 898 circa., esistente a borea di questo
comune, forma parte del distretto riservato per la caccia reale.
U ^5 di novembre vi è giorno di fiera , il cui principale
traffico é quello del grosso bestiame : ad essa concorrono i ne-
gozianti dei circonvicini paesi.
II martedì ed il venerdì vi sono giorni di mercato per la
vendita del burro, degli erbaggi, e di altri commestibili.
Evvi una stazione di sei reali cai'abinierì a piedi, compreso
il brigadiere.
Si usano gli antichi pesi , e le- antiche misure del Piemonte.
L'aria , che vi si respira , essendo molto sana , gli abitanti
sono per lo più di robusta complessione, ben fatti della per-
sona , vìvaci e di mente aperta.
Il maggior numero di essi è applicato ai lavori delle proprie
terre. Gli uomini della classe meno agiata esercitano il me-
stiere del muratore , e nell'invernale stagione quello di sega-
tore della legna. Le donne si distinguono nel filare i bozzoli :
partono esse in novero di cinquecento circa per lavorare nelle
filature dei paesi circonvicini , ed anzi non poche di loro si
conducono per questo genere di occupazione infino a Voghera.
Popolazione 8676.
Ceruù storici. Caramagna nel decimo secolo era già luogo di
considerazione con corte e castello. Nel 1028 il marchese di '
Susa Ulderico Manfredo unitamente a Berta sua consorte , fi-
gliuola del marchese Autberto, fondò nella basilica o cappella
insigne di questo castello una celebre abazia di nioua<^ftbene-
dittini^.
Il marchese Bonifacio di Savona conquistò questa con altre ^ / / .
terre delJPiemonte sopra i conti di Savoja discendenti dilKaS^ Vv^^*^
^^U^iredofe nella divisione di sua eredità, Caramagna Tanno 1142
toccò al primo marchese di Saluzzo Manfredo.
Ai marchesi di Saluzzo la tolsero i provenzali, dopo la metà
del seguente secolo , sotto Carlo d'Angiò , che ad essi la rese
per averli alleati; gli Astigiani perciò collegatisi col marche:»e
Dizìon. geogr. ecc. Voi. HI. 3i
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48a CARAMÀGNA
di Monferrato y toa i Viscoqti , i Genovesi, ed i Pavesi k ri«
tolsero nel i474 ^' marchese Tommaso, e s'impadronirono ad
un tempo di Kevelio, e di Possano. Allora il prìncipe Saluz-
lese congiunse con le loro le proprie truppe , ed ottenuta sui pro-
venzali la vittoria di Roccavione , riebbe Caramagna l'anno se«
guente , alla pace di Torino , restituendo egli pure agli Asti-
giani la villa, ed il castello di Tegerone.
La ebbe quindi in feudo il conte Antonio di Biandrate si-
gnore di Monteacuto nel i3o5 per quattro mila fiorini d'oro:
dai Riandrà ti passò a' Savojardi baroni, di Miolans , e da que-
sti per via di donne ai Carde do' marchesi di Saluszo.
L'abazia che Manfredo e Berta, viventi secondo la legge sa-
lica o franca , in questo castello fondarono , venne confidata
alle monache benedittìne sotto la presidenza di Richilda , la
quale sin dalla prima giovinezza era stata in quell'ordine al-"
levata.
La carta di tale fondazione è un pregevole testimonio della
condizione del culto divino nel tempo del mille. Nella detta
basilica erano quattro altari : il primo di essi era dedicato al
divin Salvatore , alla beata Vergine, a s. Giovanni Evangelista,
ed a tutti i Santi-, il secondo a s. Giovanni Battista, a s. Pie-
tro , ed a tatti gli Apostoli ; il terzo ai santi martiri Stefano ,
Lorenzo, Cosma , e Damiano ; il quarto a s. Michele Arcan-
gelo. Si avevano inoltre le reliquie dei santi Astet io, Longino,
Biagio martire , non già vescovo di Sebaste , come credettero
molti, e di più le reliquie di s. Demetrio, di s. Abondio mar-
tire , dei santi Mauro e Cesario , dei santi martiri Vito, Giorgio,
e Maurizio.
Furine grandiosa la dotazione: cioè il castello intiero di Ca-
ramac^na con la metà del villaggio, con la metà di Pollenzo ,
di Colonne e Casala#$iM»di Carmagnola e Pradariolo, di cui
si è toccato superiormente; inoltre il terzo della corte di Sa-
luzzo , liserbatone il castello proprio della marchesa Berta.
I fondatori vi aggiunsero la loro parte della chiesa di s. Ila-
rio di Aevello , del cui nome esiste ancora la cappella , e la
regione ; diedero di più la loro porzione della chiesa di s. \ito
in Caballario PVìberti ora Cavaiiermaggiore con le proprietà
di s. Maurizio , e colla chiesa di s. Maria di Becetto.
Né qui ferinossi la largizione a quell'abazia ; perocché le as-
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CARAMAGISA 483
segnarono eziandio quasi tutta la Talle di Magra y vale a dire
le loro possessioni in Surzana ( dalle cui rovine sorse Dronero),
in s. Damiano, Pagiiero , Stroppo, Prata ora Frazzo, s. Mi-
chele, Acceglio, Paderno, e Roccabruna *, ed inoltre una casa in
Torino coi possedimenti che i fondatori avevano in Avuglione e
Cambiano, e finalmente dieci mansi o poderi, che lavorati for»
nivano la sussistenza ad una numerosa famiglia di villici in
Mombarcaro.
La giusta misura di tutte le possessioni sopra indicate era di
iugeri dieci mila.
AiMihe la loro figliuola Adelaide segnalò la sua pietà nella
donazione che fece (1072) a questo monistero di molti teni»
menti nel territorio di Carmagnola soggetta in quel tempo al
vescovato , ed alla contea di Torino.
Venuta meno col tempo la disciplina del monastero, il sommo
pontefice Adriano IV nel 11 56 lo sottomise alla cura del ver
scovo d'Asti Anselmo: fatta quindi capo d'ordine l'abazia dis.
Michele della Chiusa, Innocenzo IH nel 1S102 le sottomise pa-
recchie altre abazie, fr£( cui quella di Caramagna , il che fu
poscia confermato da Innocenzo IV nel i %J^5 , e da Urbano IV.
Dopo il i4oo l'abazia di Caramagna riacquistò la propria li-
bera giurisdizione, ma se ne rilasciò la disciplina, e ne vennero
dissipati i beni : peilocchè Felice V nell'anno i444 9 ^^^ ^" ^'
quarto della sua elezione, con bolla dei 39 di aprile data da
Ginevra , concedette l'abazia ai benedittini neri coH'esenzione
dal vescovo, e con dipendenza da un abate commendatario, il
quale avea pure giurisdizione spirituale sopra le domenicane di
Chierì. I benedittini scaduti anch'essi dopo due secoli , loro
vennero sostituiti i monaci di s. Gerolamo circa il 1620. Fu-
rono eglino soppressi l'ultimo giorno del 1770.
Dopo la citata bolla, il monastero non --cessò dairavere abati
commendatari , il primo dei quali nel i44^ ^^ Antonio Pro-
vana di Carignano: a lui succedette Tommaso abate di Pine-
rolo , ed arcivescovo di Tarantasia nel i4^9 ^ il quale otto
anni dopo la rinunziò al nipote Giovanni. Urbano de' Miolans,
signore di questo luogo, funne il quarto abate nel ]490- in-
signe per la sua beneficenza verso i poveri ^ ristabilì del pro<-
prio il tempio abaziale. Possedette egli pure le abazie di s. Mi-
chele della Chiusa , di s. Stefano di Vercelli , di s. Ramberlo
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484 CARAMAGNE e CARASCO
in Saro ja , ed il vescovato io Francia di Dia e di Valenza. M
iSiS gli successe Clemente di Roma y arcivescovo di Colacio,
che la rinunziò l'anno dopo al nipote Basilio. UnFi'aDcescoiir
Feis de' conti di Piossasco y signore di Piobesi , preposto ci
Dronero, fuvvi abate nel i54o. A lui succedettero quattro ar-
dinali: Antonio Bobba di Casale nel 1570, GiovaDoi Francesco
di Biandrate (vedi Biandratc) nel 1601, Scipione Borghese
quattro anni dopo , e Pietro Canipotto modenese , yescoTO ci
Cremona, il quale nel 1C37 rassegnò Pabazia a Tommaso kuic
de' conti della Monta , abate di Millet in Francia.
Cessò quest'abazia sotto il governo francese; venne rubli-
lita dal Re con pontificia approvazione del 3i di luglio 1^33,
e fuvvi nominato l'abate Giuseppe Cacherano di Brichera»»,
primo limosinìere di Sua Maestà, gran croce de' ss. Maorìso
e Lazzaro , ceremoniere dell'ordine supremo. Fa questi^ a»
è guarì , tolto ai viventi.
Caramagna diede la culla a Clemente Guido, che Borirà eira il
1600; fu medico riputatissimo -, scrisse un trattato sopra i Teleoi'
Qui ebbe ricovero la beata Catterìna da Racconigi^ cbeiuon
nella vetusta casa Cappellis, la quale ridusse a òecatt or*'^
rio la camera, in cui fu ritirata quella santa circa l'ui'^^HV'
CARAMAGNE {Caramania)^ luogo a due miglia i^^"^^^
beri sulla destra del Leisse, tra la Croce rossa ed il ^^^
* CARASCO [Carascum), crtn. nel mand. eprov. diO»*
vari , dioc. e div. di Genova. Dipende dal senato di GeooR.
vice-intend. prefett. insin. ipot. e posta di Chiavari.
Molto antico è questo villaggio , il cui nome vuoisi àt ^
vivi dalla scala che, per mezzo del golfo di s. Salvador^, *
vetustissimi tempi qui si faceva delle merci per la Loml»'^'
Si crede che prima dell'esistenza di Chiavari già in ^^
risiedesse un capitano.
JNel 1660 le abitazioni di questo paese , e siogolarmente
vecchia parrocchiale, furono quasi per intiero atterrate dalfiiifl^
torrente Stuila che erasi ingrossato in un modo strao»dinar'^
Nel 1746 numerose soldatesche passarono, ed el)beros(a
in questo territoiio*
L'abitato é posto quasi intierameste a mcuodi: è distante
miglia circa cosi dal capo luogo di provincia , come dai cu
convicini comuni.
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CARASCO 4«5
La strada che da Chiavari mette a. Bobbio , nella direzione
da ostro a borea, passa per Carasco, Mezzanego e Borzonasca.
}^er Io addietro essa era la più frequentata delia riviera di. le-
Tante , se per altro eccettuisi quella del littorale.
Provenivano dalla detta via i lini , ed i cereali dalla Lonir
bardia , a cui in cambio si trasportavano gli oli della riviera ;
dimodoché non essendovi altre vie carreggiabili, quei trasporti,
e quei traffichi tornavano a grande utilità dei carascbesi, una
parte dei quali è di presente costretta a spatriare, per procac-
ciarsi il sostentamento.
Vi corrono due fiumi-torrenti : uno detto Sturla , e T altro
Lavagna. Il primo scaturisce a Pian Lavagnolo in cima della
Fontana Buona : vi si tragitta sur un ponte stato edificato nel
1 833 a spese dei comuni di Carasco , e di s. Colombano. Il
secondo ha le sue fonti sulla montagna Bozzale.
Quei due fiumi vi «i riuniscono in un «olo , che poi chia-
masi promiscuamente Lavagna , ed Entella ; la largliezza me*
dia del suo letto è loo metri. Nel 1783 fuvvi costrutto uu so-
lido ponte a spese dell'intiera provincia, il quale seive al tra-
gitto da Chiavari a Bobbio.
L'Entella , passando vicino alla parrocchia di Rivarolo , ri-
ceve le acque del torrente Graveglia , e corre a metter foce
nel mare non lunge da Chiavari. Gli accennati fiumi e torrenti
sono fecondissimi di piccoli pesci e di eccellenti anguille : ma
le loro acque si perdono in gran parte sotto gli alvei ghiajo-
si , e non sono esse perciò bastanti all' irrigazione . dèlie cam-
pagne : ma con l'aite , e con pochi dispendi sarebbe facile il
condurre canali, dai fiumi Taro ed Aveto , come altre volte si
è fatto nelle vicinanze di Jatta , e si potrebbero in tal modo
rendere più feconde le terre di questo , e dei .vicini villaggi.
Vi sorgono il monte Camelia, e varie colline assai feraci dì
viti , e di olivi. Vi si trovano cave di ardesia.
La nuova chiesa parrocchiale fu costrutta nel centro del paese
Tanno 1770. £ sotto Tin vocazione di s. Marziano. La festa prin-
cipale vi è quella di N. D. della Concezione. Rìmpetto alia par-
rocchia vedesi una piazza sufficientemente spaziosa.
Il ciiniterio tiovasi a qualche distanza dall'abitato.
Vi si mantengono molte vacche , di cui è notevole il pro-
dotto , ed alcune pecore e capre.
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486 CARAVECCHIA e CARAVINO
DI qualche tiguardo vi sono i frutti degli olivi, delle viti , e
dei castagni.
Proviene a Carasco un qualche guadagno dalle piante di alto
fusto, e soprattutto dalle quercie, che servono assai bene per
la costruzione di attrezzi marittimi , e militari.
La principale occupazione delle donne vi è quella di filare
il lino , e di tesserne la tela , che si vende principalmente in
Chiavari.
Per lo passato si tenevano due fiere : una nel di primo di
maggio , e l'altra nel giorno 8 di ottobre : le quali ora più
non si fanno.
Pesi e misure di Genova.
Popolazione 1740.
CARAVECCHIA, torrente del Sospellese, che discende dalla
balza d'Immera , e perdesi nel Merlanzone.
CARATINO {Caravinum), coni, nel mand. di Azeglio, prov.
e dioc. d* Ivrea , div. di Torino. Dipende dal senato di Piem.,
ìntend. prefett. ipot. d'Ivrea , ìnsin. e posta di Azeglio.
Questa terra è celebre pel martirio ivi sofferto da s. Solu-
tore della romana legione tebea Tanno 286 giusta il computo
del TilIemODt. Il corpo di lui da una santa matrona nativa od
orionda d'Ivrea, detta Giuliana, fu trasportato a Torino nella
sepoltura dei santi Avventore ed Ottavio compagni di esso, che
in Torino furono martirizzati : sulla detta sepoltura , esposta a
libeccio della città, quella santa matrona eresse poi un oratorio,
e fabbricò a se stessa una cella.
Dopo i marchesi d'Ivrea , la chiesa di questa città ebbe il
dominio di Caravino.
Da una carta del 1070 ricavata dagli archivi della Regia Ca«
mera de' conti , la quale ha la data di Guillengo presso No-
vara , si riscontra un Ardizzone , figliuolo di Rosone di gente
longobarda , che rivende Cadrawrium con molti altri luoghi ,
castelli , ed oratorii circonvicini , non che varìi lontani villaggi
ad un conte Guido , figlio di un altro conte €uido, probabil-
mente di Bìandrate , e forse quello stesso , che ni^l io34 fece
un cambio di possessioni nella Rraida di Pollenzo con l'abate
di Nonautola {\ edi Biandrale ^ e ^r^^. Ardizzone avea comprati
quei beni da Yaldrada moglie di Alberto, e figliuola del conte
Alberico.
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CARAVINO 487
Nel iaa7 il vescovo Oberto d^Ivrea lo cedette , sii!coine feudo
maggiore , al marchese di Monferrato ; e questi lo infeudò in
appresso ai coati di Masino.
Sul territorio dì questo «paese corrono quattro comunali stra-
de -: una , da levante , conduce a Settimo Rottaro , e ad Aze-
glio-, un'altra, che e la principale, mette, da settentrione, al
capo luogo della provincia , passando per Tina , e volgendo
a mezzodì ^ scorge a Vestigné *, una terza guida ad Albiano ;
una quarta , da ostro , tende a Masino.
Il comune è lontano un miglio da Settimo Rottaro, cinque
dal capo luogo della provincia, due da Albiauo, ed uno e mezzo
^ Masino.
Alla distanza di due abbondanti miglia, tragittasi, col mezzo
di un porto, la Dora fialtea.
Nel territorio si valica pure su due ponti il regio naviglio,
ossia il canale d'Ivrea , con cui si puonno irrigare non pochi
tenimenti del villaggio situati a tramontana.
Un'ameoa e ferace collina esistevi a mezzodì , sul vertice della
quale vedesi il bel castello di Masino. Le falde ne sono ver*
deggiantidi bei coltivati vigneti; e. all'altezza di più di un quarto di
miglio , essa è popolata di boschi cedui , e soprattutto di ca-
stagni f i quali , oltre i frutti , ohe forniscono , sono di un
grand'uso per lo sostegno delle viti , di cui abbonda il paese*
Vi scaturiscono varie sorgenti d'acque limpide, fiesche, leg-
gerissime; ed una, che nasce appunto nel territorio di questo
luogo, chiamata la fontana della Verna, fu, quarant'anni ad*
dietro , di utilità grandissima per gli abitanti di Caravino ,
giacché per mezzo di tubi era essa condotta dentro il paase; '
ma per qualche gelosia , o malevolenza trovossi guasta otto
lustri £ai, e non venne mai piik riattata.
Nel mezzo del paese sta la parrocchia di vetusta constru-*
xione. A maestrale vedesi la cappella di s. Solutore, di cui si
è parlato poc'anzi. Si accerta che questo santo sia stato mar-*
tirizzato nel sito medesimo, in cui la detta cappella fu poi edi*
ficaia.
Le feste principali vi ^ono due : quella di s. Giacomo com-
patrono nel di a5 di luglio , alla qu2ilc concorrono due mila
e più persone ; e la festa di s. Solutore titolare della parrocchia ,
che si fa con intervento di pochi forestieri addi so di gtnnajo.
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488 CARAVINO
Sonovì due altre chiesuole : la prima si vede ad una esti(-
mila deirabitato in sulla via che tende a Masino. DieiiDerel6
gante disegno il conte del Verde , di cui il comune cookni
grata riinembranza ; è dedicata a s. Rocco : l'altra, che ap[ti-
lati della Madonna delle Grazie, sorge fuori del paese io di
strada che mette ad Albiano.
Sopra la collina, in distanza di quattiocento trabucchi dsi<i
parte di maestro , sorge un antichissimo campestre oralori
detto di s. Giacomo in Carpaneto , spettante all'abazia dì à%
nome. Fu esso di patronato di casa Masino, e trovasi on so:^
quello del conte della Trinità. Dicesi che prima del taglio dt'i
collina di Mazze, quando la Dora Baltea inondava queliep-
nure, si attaccassero alle esterne pareti di quell'oratorio le hi;-
che: di fatto , a ricordo d'uomini , vi si vedevano ancora a!-
laccati grossi appiccagnoli di ferra.
£vvi una congregazione di carità, fondata per li laKiSi «^^
vari caravinesi , ed in ispecie di una Giovanna Masera. l^
quale, or fa sessant'anni , per cosi degno scopo lasciò no 'Q*
nna rendita di lire 4^^ 9 che si distribuiscono ai poveri, '9'^''
per altro vi sono in picciol numero ; perocché il Ifrnlono,
tranne la quarta parte di esso, propria di casa Saà'ì'^)'^
diviso per modo che quasi tutte le famiglie vi posseggono e
coltivano con diligenza qualche podere.
I caravinesi, nell'autunnale stagione, vanno soggetti alle '«^
bri intermittenti , perché uomini e donne in buon nuffl^'*'^
conducono sul vercellese per le ricolte dei risi. KeUa pn»**
vera non pochi di essi vengono assaliti da pleurisie ben s^^^'^''
' fatali , per negligenza di ricorrere per tempo all'arte nifo»^
II cimitero é posto a borea , in poca distanza dalJ'abitst*
Sulla pubblica piazza havvi un assai grande ricettacolo d'a^f'
chiamato Quassolo : fu sempre conservato affinchè si P*"^
nella state inaffiare i giardini , e si abbia in pronto Tacq»""
casi d'incendio j tanto più che non vi sono se non quattro f^
comunali della profondità da sedici a venti trabucchi-
A mezzanotte si veggono notevoli avanzi di un antico «'
forte castello, di cui la gran porla d'ingresso ed il P^"*^ ^
vatojo furono atterrati nel j8ia.
A ponente evvi un ampio cascinale , a guisa divill^ta?^'
chiamasi di GrivalinO; con bellissimi edifizi meccanici p^^ ^
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CARAVONICA 489
cinare i cereali , per la pesta della canapa, e per la forma-
zione deirolìo di noce : vi stanno ducento cinquanta persone.
Quel luogo é proprio di casa Masino.
I prodotti territoriali sono : fromento , segale, meliga, vino.
Si ricava eziandio un considerabil guadagno dalle molte piante ,
e in ispecie dai noci , dai roveri , dai pioppi, e dai castagni,
la cui legna si vende massimamente sui mercati del capo luogo
della provincia.
Non vi abbonda il selvaggiume. I cacciatori non vi trovano
cbe pocbe lepri , pernici , beccaccie , quaglie , tordi.
Gli abitanti sono in generale dì robusta complessione, vivaci,
ed ingegnosi ; riescono pressoché tutti assai bene nelle arti
meccaniche ; i loro lavori si vendono anche fuori del paese.
Molti di essi fanno il mestiere del muratore , e si conducono
per esercitarlo in ogni parte del Piemonte.
Nella scuola comunale s'insegnano gli elementi delle lingue
italiana e latina.
Si usano i pesi e le misure antiche del Piemonte.
Questo comune si onora d'aver dato i natali all'insigne
abate Perino , dottore in teologia e in ambe leggi , che dettò
<on molta distinzione le teologiche dottrine nel seminario di
Ivrea , e fu tolto ai viventi in età di quarant'anni nel 1791.
I caravinesi rammentano con piacere, che abbia scelto fra
loro la propria abitazione l'insigne avvocato Ignazio Fava , d'il-
lustre famiglia , il quale fu vice-intendente della provincia di
Ivrea , e lasciò tre figliuoli che si distinsero nella milizia , so-
prattutto r ultimo , che in premio del suo valore fu insignito
della croce dei santi Maurizio e Lazzaro.
Popolazione 1600.
^ CARAVONICA o CRAVONICA ( Carasfordca ) , com. nel
mand. di Borgo-Maro, prov. d'Onègfia , dioc. d'Albenga, div.
di Nizza. Dipende dal senato di Nizza , vice-intend. prefeft.
ipot. e posta d'Oneglia , in sin. di Borgo- Maro.
Questa terra molto sofferse delle fazioni avvenute nella pro-
vincia di Oneglia tra il duca di Savoja , ed i genovesi nel
principio del xvii secolo.
La famiglia Tomatis originaria di Garavonica ebbe un Tom-
maso presidente al tempo del duca Lodovico di Savoja, e tre
altri riputati scrittori di civile e canoDica giurisprudenza , cioè
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490 CARATONIGA
Marc' Antonio , ìauclitore di Ruota in Macerata , che scrìsse un
volume di decisioni di quel tribunale nel 1639, ^" vescovo
(1640 di Ritetto nel Napolitano, sostenne quindi rilevanti ca-
riche nello stato pontificio y e mori in Roma in età d'anni 79
l'anno i665.
Un nipote di lui , avente lo stesso suo nome , fu presidente
dell'una e dell'altra segnatura in Roma, e quindi vescovo d'Asti
nel 1666. Nelle cariche della curia romana succedette a que-
st'ultimo il fratello di lui Giovan Domenico , di cui si hanno
dotti libri di scienza legale , massimamente di diritto eccle-
siastico.
Garavonica è situato a ponente sul pendio di una montagna
presso la strada, che da Oneglia, per Ormea, conduce in Pie-
inonte tra s. Lazzaro e s. Bartolommeo , e fra le due sorgenti
della Fiumara. £ molto esposto ai freddi venti , ed alle nevi.
È lontano tre ore e mezzo di cammino dal suo capo luogo
di provincia.
Vi corrono quattro vie: una , da levante, conduce a Torna,
discosto un'ora ; un'altra , da ponente , a Borgo-Maro , anche
un'ora lontano; una terza , da mezzodì, a s. Lazzaro, distante
minuti 4^ ; nna quarta , da mezzanotte , a s. Bartolommeo
d'Azeno , che gli sta a So minuti»
La principale via di presente è comunale ; prima della for-
mazione della via provinciale, era essa la reale strada del Pie-
inonte: ciò nondimeno essa é ancora molto frequentata dai
mulattieri, perché la provinciale che passa per Cesio è più
lunga di due ora circa. .
Ne solca il territorio il Trezenda , torrente , che ha foce
nel fiume luipero. Vi si tragitta a guado da chi si conduce a
Torri a ; cosicché nelle sue escrescenze , durante alcuni giorni, è
forza che il viaggiatore passi per s. Lazzaro , dove esiste un
ponte.
Un rivo detto Rivo grande, che alla sua sorgente chiamasi
la Bramosa, viene ad unirsi al Trezenda al passo che appel-
lasi della Pantallina. Quel rivo é varcato da due ponti , detti
uno delle Brcggie , e l'altro dell'Edifizio.
Sorgevi un colle dell'estensione di una mezz'ora circa , al
quale successivamente si uniscono altri colli spettanti a circon-
vicini villaggi. Ad esso sovrasta un'altura chiamata Piceo dritto.
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CARATONICA 491
La strada che yì conduce , detta Pietra negra ^ è pratica-
bile in ogni stagione , tranne il caso di una straordinaria ab-
bondanza di neve , cbe tuttavia non impedisce , se non per
pochi giorni , il passaggio.
Nel mezzo dell'abitato sta la parrocchia sotto Tiifvocazione
di s. Michele Arcangelo. S. Pietio martire è il compatrono del
comune.
Un'altra chiesa, sotto lo «tesso titolo di s. Michele, vedesiin
distanza di dieci minuti da Caravonìca. Venne fondata nel looi.
Era l'antica parrocchiale , quando il comune dividevasi in varie
borgate : serve ora di cimiterio.
Alla distanza d'un quarto d'ora sorge un piccolo santuario
Teneratissimo per essere consecrato a Nostra Signora delle Vi<*-
gne. È posto vicino all'antica reale strada del Piemonte. Fu
eretto nel 1600.
Alle solennità del s. titolare, e di s. Antonio da Padova in*
tervengono molti forestieri.
Evvi un ospizio di quattro camere in pessimo stato , che è
addetto al convento dei cappuccini di Oneglla. .
La. pubblica scuola, in cui s'insegnano i primi rudimenti
delia lingua latina , venne fondata da un Giuseppe Gallo , con
testamento del 3 di gennajo del j 7G6. Sonovi due palazzi: uno
rovinante , proprio di casa Ceva -, l'altro in ottimo ^tato ap«
partiene all'abate Giovan Battista Morelli, che lo ereditò dalla
contessa Tomati , vedova Nicolis di Hobilant , morta , son
pochi anni , in Roma.
Una via che conduce all'altura del paese , e chiamasi tuttora
del Castello, fa credere che vi sorgesse altre volte una casa
forte.
' Vicino al sopraccennato santuario di Nostra Signora delle
Vigne sì fa addi i3 di giugno una fiera , principalmente per
la vendita del bestiame , alla quale accorrono molte persone
dei paesi e delle valli circonvicine.
1 prodotti territoriali consistono in grano , vino , erbaggi ,
fieno, castagne , fichi, ed altre frutta. Ma fallendovi la ricolta
delle olive , il paese trovasi in cattiva condizione \ perocché il
prodotto di esse vi è il ])rincipale.
I cacciatori vi possono fare buone prede di pernici e di tordi.
Gli abiUnti di Caravonica sono metzanamente robusti, e d'io-
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4g^ CARAZ E CARBONARA
tlole buona: quelli fra loro che si applieano agli studi, vi rie-
scono assai bene.
Si usano i pesi e le misure del Piemonte.
Popolazione 290.
CARAZ , terrìcciuola distante un'ora di cammino dalla città
di Nizsa y a levante del torrentello Barla , a mezzodì del
lido del mare, a occidente del Varo, a tramontana della
Casa della lanterna. Fu contado dei Maistre di Castelgrana della
città di Nizza.
'*' CARBONARA di Lomellina {Carbonaria LaumeUino^
rum) , com. nel mand. di Cava, prov. di Lomellina, dioc. di
Vigevano, div. di Novara. Dipende dal senato di Piem., intend.
di Mortara, prefett. ìpot. di Vigevano, insin. di Garlasco, posto
di s. Martino Siccomario.
È situato lungo la costiera che guarda la valle del Ticino.
Verso borea confina col regno Lo mbardo« Veneto, mediante un
piccolo ramo del detto fiume ; ed è per ciò che vi sono una
stazione di cinque carabinieri reali , ed una regia dogana dì
second'ordine. .
Una strada provinciale , da levante , accenna alla città di
Pavia , ed a ponente conduce a s. Martino Siccomario , disco-
sto due miglia ; delle altre vie che corrono in questo territo-
rio, una, da occidente, scorge a Gropello due miglia lontano;
un'altra , da ostro , tende a Sommo , Sairano , s. Fedele , ed
alla Torre de' Torti ; una terza , da borea, mette a Limido,
e Campo Maggiore distanti un miglio , ìndi al capo luogo di
provincia nove miglia discosto.
La chiesa parrocchiale è sotto l'invocazione di s. Giovanni.
Le due principali feste vi sono quella del s. titolare della par-
rocchia-, ed un'altra quivi detta la festa del paese, che ricorre
nella terza domenica di ottobre.
I prodotti territoriali consistono in vino , segale , meliga ,
avena, riso, e in poca quantità di grano e di fagiuoli di varie
specie. II fromento , il vino , ed i marzuoli si consumano nel
paese ; le altre derrate sì smerciano nelle provincie di Voghera
e di Novara.
Si fa nel comune un formaggio giallo di ottima qualità.
1 cacciatori vi tjrovano molto selvaggiume , beccaccini, qua-
glie e pernici.
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CARBONARA ^ 4g3
Gli abitanti , che per la più pane attendono con diligenza
all'agricoltura, sono robusti anzi cbe no , e d'indole quieta.
Per riguardo ai pesi la libbra , composta di i a onde , corri-
sponde a kìlograniini o. 0324^58.
L'oncia corrisponde a kilogrammi o. 0270215.
Il rubbo è di 25 libbre.
Le misure del grano sono il sacco e l'emina ; il sacco è di
emine sei; l'emina colma è di litri 20. 377 ; la rasa di litri
18. ii3. /
Cenni storici. Questo villaggio pigliò il nome dall'antica Car^
bonaria Silva , circondata da tre fiumi , il Terdoppio , il Ti-
cino , ed il Po , nel quale i due primi vanno a scaricarsi.
La detta selva, situata ad ostro di Gropello, occupava i pre-
senti luoghi e territorii di Villanuova , di Carbonara , che ne
ritenne il nome, di s. Damiano, della Torre de' Torti , di Cava,
di Torre vecchia , o Torvedo insino a Siccomario , di s. Nazario
del bosco insino a Zinasco, ed a Sommo. Terminava a levante
in un largo sabbione a manca , ed in paludi a destra verso il
Po : vi passava nel mezzo la strada di Pavia.
L'imperatore Guido nell'891 concesse l'uso di quella selva al
monistero di s. Maria Teodota di Pavia confermandogli il di-
ritto della pesca dal re Cuniberto de' longobardi statogli con-
ceduto presso le due opposte rive del Po, ed eziandio le iso*
lette da Nebiasco insino all'Agogna. •
Dopo quel tempo nella ridetta selva eransi moltiplicati i lu-
pi ; cosicché Io andarne a Pavia , od il venirne era un arri-
schiare la vita. L'imperatore Berengario II ordinò , circa il
960, agli abitanti di tutti i vicini paesi una caccia per ester-
minar quelle fiere.
Nel seguente secolo fiori in Carbonara un priorato di cano-
nici regolari agostiniani detto di s. Maria , che reggeva uno spe-
dale annesso , e dipendeva dalla congregazione di Mortara.
Questo luogo fu feudo di una famiglia di Pavia , che ne
portava il noma. Lo ebbero amebe i Lonati Visconti di Milano.
Venne poi eretip in marchesato a favore dei Della Chiesa Ma-
laspina della città di Bobbio.
Popolazione 826.
* CARBONARA di Tortona ( Carbonaria Derthonentium ) ,
com.nel mand. prov. divedi Tortona^ div. di Alessandria. Di-
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494 CARDONARA
pende dal senato di Pieni. , TÌce-intend. prefett. ìnsin. ìpot. e
posta di Tortona.
Ebbero il dominio di questo paese i Garofoli Guidoboni Ca-
valchini feudatari di Volpeglino : ne furono consignori i Guido-
boni Cavalchini patrizi! di Tortona, feudatari di Sarezzano.
L'imperatore Ferdinando II concesse a Boniforte Garofolo
Guidobono Gayalcbini il titolo di barone del sacro romano impero.
Questo antico villaggio trovasi alla destra sponda dello Seri-
via in distanza di circa due miglia dal suo capo-luogo di pro-
vincia. È situato sopra un colle ferace.
Vi banno tre strade. La prima provinciale, da ponente, con-*
duce a Serra valle , discosto tre miglia,- la seconda comunale,
da ostro, mette a Spineto, lontano un mìglio; la terza ezian-
dio comunale, da borea, scorge a Tortona.
Il territorio e situato per due terzi in pianura e per un terzo
sopra un colle, ove sth principalmente l'abi^to del villaggio.
Nella pianura di Carbonara si videro, non è gran tempo,
molti accampamenti militari, massime in occasione dell'assedio
del castello di Tortona.
Lo Scrivia divide questo territorio da quello del capo-luogo
di provincia ed irriga eziandio le campagne di Cassano Spi-
nola, Villalvernia e Castelnuovo Scrivia. In quel torrente vi
SI trovano pochi pesci.
La chiesa parrocchiale sotto il titolo di s. Martino fu edifi-
cata nel 1780. Evvi una vecchia cappella sotto il titolo di
s. Rocco.
Vi sta tuttora in pie una vetusta rocca, che fti nei tempi
andati assai forte e ben munita. S'ignora l'epoca, in cui venne
eretta. Vogliono alcuni che fosse fabbricata dalla famiglia dei
Carboni, la quale divisa ora in. più casati é una delle più an-
tiche del villaggio.
Le produzioni territoriali sono in discreta quantità fromen-
to, meliga, vino, fieno, marzuoli e bozzoli.
Dal mantenimento del grosso bestiame vi si ricava un note-
voi guadagno.
Gli abitanti sono robusti e quasi tutti applicati ai lavori cam-
pestri.
Si usano i pesi e le misure come nel capo- luogo di provincia.
Popol. 600.
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CARBONARA 495
CARBONARA o CARBONAIA , villaggio della Sardegna so-
pra il Capo dello stesso nome nella provincia di Cagliari , e
nel distretto di Sinnai. Comprendevasi nella curatoria del cain<-
pidano dell'antico regno cagliaritano. Venne il nome. da questo
che ivi principalmente si facesse il carbone per la capitale.
Nella età del Fara (i58o) era già deserto, e si può conget-
turare noi fosse di recente; che ivi prima che altrove, essendo
un luogo cospicuo e di frequente passaggio , sarà più volte an-
data a cadere la furia de' barbareschi «ino alla totale desola-
zione. Indi in avanti quegli uomini di Sinnai e Mara che vi st
conferivano , ed in meschine capanne restavano per lavorare
nei colti di Simius erano frequentemente sorpresi e menati in
iscbiavitù. Nel 1821 -2t» fattesi dal marchese di Cirra o Quirra
alcune concessioni ad alcuni signori cagliaritani , uno tra essi,
il cavaliere Incani sotto gli auspici del conte Roero presidente
del regno , edificatavi una chiesetta vi chiamava alcuni coloni,
e vi accoglieva quegli altri che non aveano stanza , e che va-
gavano cercando fortuna. Si attese a fabbricarvi delle case, e
capanne. Continuando l'affluenza la popolazione in tanto crebbe,
che dopo dodici anni vi si numeravano 55o anime in famiglie
i3o. Non pertanto non fu sinora;. eretta in comune, manca di
consiglio e di sindaco, e sente solo gli stimoli d'un maggiore
costituitovi all'esazione dei dritti feudali. 11 governo a sostenervi
il buon ordine e reprimere l'audacia dei pastori , mandovvi in
istazione alcuni soldati. Sonovi già stabiliti in questa terra al-
cuni meccanici; e le donne maneggiano da 80 telai per panni
Jani e lini.
Carbonara è sotto la- giurisdizione dell'arcivescovo di Cagliari.
La piccola chiesa tienesi come parrocchia figliale di Mara-Cala-
gonis. ^ servita da un solo sacerdote , ed é povera sino alla
indecenza.
agricoltura. Nella seminagione si spandono starelli di grano
3oo, d'orzo altrettanti, di fave i5o , di linseme i5. Non col- *
tivasi specie alcuna di civaje. La generazione delle locuste sce-
mava di molto i prodotti; però già da quattr'anni soffronsi più
pochi danni , che come va distendendosi la coltura restano fé*
liceroente oppresse le uova depositate ne' terreni sodi. Frutti-
fica il grano al decuplo, l'orzo al quarantuplo, le fave al quat-
trodecuplo. Il lino viene assai bello. Nel vigneto sono in piena
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4cfi CARBONARA
vegetazione viti Sooooo , ed il loro prodotto è triplo di quellj
ottengasi nel restante del Campidano. Un giudli ( ordine di n.
viti) dà i 60 quartieri. Conosciuta nel terreno cotanta attitu-
dine a questa specie amano tutti di piantar vigne , e prorre-
dere in copia al bisogno e al piacere. Sì fabbrica vini ordinari
e gentili. Le specie de* secondi sono state notate nell'aillco.:
Cagliari provincia. Gli ordinari sono buoni a pasto (periata-
machi forti) e sarà maggiore lor bontà come più maturino k
vigne. Traesi dai medesimi acquavite eccellente, ed in copia
che mentre altrove da io quartieri di mosto di forza medo-
ere non ricavasi che una sola cotal misura di spinto -, e dos
più di due ove ottimo sia ; in questo se ne ottengono due e
mezzo comecché il vino che bruciasi non sìa scelto.
Si coltivano alcuni orti : le patate vi hanno una terra propu
allo sviluppo , e sono un cibo gradito. Di alberi fruttifenscEO
molte specie, couieccliè in piccol numero, e vi prosperano n»-
rab il niente. Gli olivastri ricevono gl'in ni-sti , né mal com^poQ*
dono alle speranze. Gran danno! che i nar^on^/or/ abbiaso io-
cene rite innumerevoli piante di questa specie.
Pastorizia. Buoi per l'agricoltura 200; vacche domestiche a
rudi aoo ; pecore 2000; capre 1000; porci 600; caTalli n^
giumenti 1 5o. Rendon di formaggio all'anno per individui k
pecore libbre i5 ; le capre 20 ; le vacche , che non da gutf'''
cominciò a mugnere , ^o, 11 tenue prodotto delle pecore , ^'
appena eguaglia la metà di quello che solitamente fioàvf^
le sarrabesi , accusa la scarsezza del pascolo. Questa si csp^
da' maligni vicini di questo nascente popolo , i qu«^* ^^^^
intenti al suo nocumento mettono dentro il territorio k l^^'
^gie pecorine spesso più numerose di capi 4000 , e gli «l«^*' *"'^
domiti. Concessi congiurano i pastori Biddamannesi , i ^'^''^
mentre sostengono d'aver dritto di svernare in Castiàdas olì
passatine i limiti devastano tutto , rapiscono quanto loro oc-
> corre, spogliano gli altri pastori, e quando il possa n fareic*
perìcolo entrano nel popolato a provvedersi a spese a'
Quando sarà compressa l'audacia di questi feroci , e tcìta^
peste ?
Il gliìandifero è ne' monti di Gennasalto in loro pendice''*'
tale ed occidentale : vi domina il loccio, e le piante son p
offese. Ve n'ha pure alcuni tiatti in Montemàri , e Mure
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CARBONARA 497
Gomlncìossi la coltivazione deUe api, e già hannosi da 1000
araie.
Caccia, I cignali sono in tanto numero , che non si sa chi
cagionino maggiori danni nei colti ^ o essi o .i biddamannesi !
Oqcorron spesso ai cacciatori cervi e daini. Di volpi e lepri è
grandissimo numero. Le pernici e quaglie sono frequentissime;
vi usano nella solita stagione i tordi e merli in stormi immen-
si ; però gli uccellatori sarrabesi vi formano alcune baracche.
Pesca, I pescatori cagliaritani mareggiano tutti i giorni in
questi paraggi ^ e prendon in molta copia le specie già notate
neirarticolo Cagliari provincia , e delle foche.
Antichità, Intorno alla chiesetta di s. Maria era già una po-
polazione. Vuoisi fosse stabilita a non grande distanza una fon-
deria di ferro, e questo si traesse dal prossimo monte. Vera-
mente ad un miglio dalla chiesa in sito appellato su frdili (la
fucina ) si pajono le rovine d'un fornello e sparsevi molte scorie.
Altra popolazione è stata pure presso la chiesa di s. Pietro,
nel qual torno si vedeano de' sepolcri scavati nella roccia con
tm^ole di pietra a coperchio , e dentrovi ossa , vasi lacrimato-
ri, e monete di xame. In Sarcu dessuMasUj del quale spazio
una parte è nell'area delle nuove abitazioni , scavando vi fu
veduto un acquidotto a tubi di piombo. Finalmente verso al-
l'ostro-libeccìo sulla cresta di Montesogno imminente al porto
e golfo di Carbonara sono avanzi di certa fortezza ; e dalla
parte per cui è l'accesso un muro di costiuzione ciclopica. Le
forti macchie non permisero una più distinta ricognizione. .
Monti, La catena centrale della Sardegna in questo littorale
sprofondasi nel mare. Delle valli è rimarchevole quella di Gen-
na^alto lunga poco men di quattro miglia dal paese alla |bc^
(Sa Genna)per dove scorre una carreggiata in Castiàdas. £ pure
da notare la valle e piano di Simlus a breve intervallo dal
paese nel sirocco- levante, dove in addietro i sinnaesi e marcsi
solevan lavorare per li cereali. , ^
Acque, Poche ne sorgono in questo territorio; ondecluV esso
è solcato da soli tre ruscelli. Riu dì corru-de-pruna move da
una valletta (bacu , o vacuu dicon ei, e ìntendgn un canale
nella pendice del monte, o il vacuo tra due) di Genna»alto a
maestro della popolazione , e volge acque perenni sino alla
metà della gran valle, dove nell'estate nascondesi sotto le sub-
Dizion. gcogr, ecc. Voi. III. 02
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498 CARBONARA
bie : Riu Su-Masu dal salto San meschino a ponente che in-
fluisce nel primo: Riu-de-foUas che nasce sotto l'eminenza del
monte Su-Casteddu più scarso d*acque.
Littorale. L'estremità del promontorio o penisoletta di Car*
bonara con la prossima isola dei Cavoli alla latitudine ' 89° ,
4i'y e longitudine orientale da Cagliano^, 25* è uno dei prin*
CJpali Capi della terra sarda , àòv'è la congiunzione de' lati me-
ndionale ed orientale. In questo avrai cinque miglia di costa
se vorrai fissato il limite a Cala-pira -, in quello misurerai di«-
stesa una linea poco più o meno altrettanta. La penisola ba
un collo assai Sottile , perchè ristretto da una concavità in cui
il mare versa delle acque ; piccolo stagno dove nel solitone suole
cristallizzarsi un po' di sale. Sopra di essa è un fortino, a che
dicesi essere stato riformato un antico stabilimento per la pesca
dei tonni.
Sono in questo littorale alcuni *seni a stazione dei legni , ma
poco sicuri; nella parte orientale il golfo di s. Stefano da Capo-Mo-
lenti a Capo-Carbonara aperto al sirocco; nella penisola Porto Bur-
róne, Porto Giunco, e Cala-Catterina; nella parte meridional^il
golfo dì Carbonara dalla punta della penìsola a Capo Boi, nel quale
mette sue acque il fiume di Gennasalto.
Sorgono su questo mare due isolette > una la già menzionalai
isola dei Cavoli; altra la nominata di Serpentaria o Serpentaìna.
La situazione della prima è al libeccio ed a pìccolo intervallo
dalla punta della penisola ; dell'altra in stilla linea dello stesso
nome* da Cala-pira , a distanza però di più d'un mìglio. '
Penso risola dei Cavoli sia quella che nella tavola corogra-
fica di Tolommeo porìesi penultmia col nome Ficaria, La cui
determinata longitudine 33^ corrispondendo con nulla differenza
né menoma alla segnata su l'isola Hermaca che ricoìnosciamo
per Tavolara , la latitudine di quella essendo verso questa mi-
nore di i^, 40^ (secondo i codici palatini ), mentre osserviamo
che nelle carte moderne la longitudine dell'isola dei Cavoli
batte con quella di Tavolara , e che le latitudini non più dif-
feriscono che di circa 7^ , errore perdonabile alla imperfezione
della misura in quei tempi, quando la geografia era nascente,
si può tener siccome certo , che l'antica Ficaria è la da noi
appellata isola de' Cavoli , e non altra ; non la Serpentaria, che
in verità meno era ai navigatori notabile di quelle cbe essi in-
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CARCARB /^gq
contrarano sotto un Capo , che era come é tuttora uno óti
punti onde prender il proprio rombo. Erra pertanto gravemente
il Fara stimando la Ficaria essere slata l'isoletta dello stagno
maggiore di Cagliari , a attribuendo il nome di Colloda al*
risola de' Cavoli ; come molto s'inganna notandone il circuito
di M. P. V.
TorrL Senza la già accennata fortezza vecchia sulla penisola,
cbe batte nel porto di Carbonara , vedesi nella medebiiiia so-
vrastare a Cala»Catterina una torre che da essa é denominata;
in là se ne trova un'altra sull'isola dei Caroli. Nella parte di
levante è la torre di Cala-pira sopra un piccol seno, e quella
di Serpentarìa nella isoletta suaccennata. Nella parte di mezzo-
giorno é la toiTe di Capo^Boi. Tutte hanno un pìeciol presidio»
'Strade» A' Castiàdas e al Sàrrabus per Gennasalto : a Cagliari
per ott'ore^eper più di quattro sulla costa, dove è difficilissima
e pericolosa -, onde è desiderabile si prosegua quella che hanno
cominciato a tracciare i fondatori- della popolazione. La quale
passa per li seguenti* luoghi:
Solònas, ainena e fertilissima vallata larga circa un miglio coii
un fiumicello dall' arco Cirròni. Avvi qualche coltivazione, e
in altri tempi ervi vissuta una popolazione, di cui duralo !e
vestigia.
Gereméas , altra bellissima valle, con fiume dal monte dei
Sette fratelli. La terra è prodigiosamente produttiva. Qui pure,
in 6kti> che puossi facilmente riconoscere , in antica etade ahi*
tava un popolo. Prima di traversar detta valle conviene costeg-
giare il MoDte-fenugn alla parte di terra per su grandi banchi
di sabbia di spesse intumescenze.
Carbonara resta compresa nella baronia dì S. Michele.
CARCARfi ( Carearoe)^ com. nel mand. di Cairo, prov. di
Savona, dioc. d'Acqui, div. di Genova. Dipende dal senato di
Genova , prefett. ipot. intend* di Savona , insin. di Cairo. Ha un
uffizio di posta. ....
Confina coi villaggi di Cairo, Plodib, Cosseria, Pillare, Mal-
lare ed Altare.
Sono sue frazioni Carplneto, Buzilé superiore, Buzile infe*
riore.
Giace sulle rive del Bormida in mezzo ad un'ampia ed amena
vallea. Quantunque non sia lontano che due migfia e mezzo da
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5oò CARCARE
quella sommità degli appenntni, che viene intersecata dalla
strada provinciale di Savona., ciò non di meno quivi non si
vedono montagne, e godesi la vista di vaghe colline, la cui
piccola elevazione acconsente, che si porti lo sguardo sopra un
vasto orìzzcmte per ogni verso. Quest'apertura e forse la causa ^
per cui, dissipandosi più facilmente la nebbia invernale,, il
freddo vi sia meno sensibile, che nei circostanti paesi. La ri-
gidezza, dell'inverno è altresì mitigata dal non provarvisi quasi
mai l'incomodo del vento, che non vi soffia con qualche im-
peto, fuorché in primavera. I venticelli che spirano nella state,
pavticolàrmente io sul mattino e in sulla sera, i dilettevoli pas-
seggi, le varie bellissime prospettive, la salubrità dell'aria e
la purezza delle acque ne rendono assai gradito il soggiorno,
a tal che molti dai paesi marittimi vi si recano a ristaUKrsi
in salute-, e> non è cosa rara che giovanetti gracilissimi vi
acquistino in pochi anni una complessione robusta.
Il non esleso temitorio produce poco più di ciò che rag-
guagliasi alla consumazione locale in grano, meliga, vino, ca-
ttagne, piitate e canapa. Da pochi lustri migliorò notevolmente
la coltivazione V ma vorrebbesi che fosse più promossa queil^
dei gelsi, i quali vi prosperano assai bene, e furono amJie
troppo diminuiti nelle ultime guerre.
. I boschi sono popolati di quercie e soprattutto di castagni.
Alcuni noci, numerosi salici, pioppi, ontani ed altre piante
che nei luoghi umidi crescono rigogliose, ombreggiano le sponde
delle acque. Lo squisito sapore delle felciate che si mangiano
in Carcare, mostra che i pascoli vi sono eccellenti. La grafide
quantità del fieno che si consuma nelle stalle dei pubblici al-
berghi e in quelle dei carrettieri del paese, fa si, che non si
possano mantenere bestie bovine oltre al numero richiesto dal-
l'agricoltura e dagli usi domestici. Neil' estensione del territori»
vi sono ben poche mandre di minuto bestiame ; si tengono po-
chissimi cavalli, ma s'ingrassano molti majali.
Uno dei prati di Carcare chiamasi Prà Donne, denomina-
zione che probabilmente é una storpiatura di Pratum Domini^
perchè si sa avere nei tempi antichi appartenuto ai signori del
luogo.
I beni comunali si riducono a tre pezzi di terreno coperti
di castagni tenuti a ceppaje : tratto tratto la comunità vende il
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GARCARE 5oi
taglio de'pòllom, dei ^uali si fanno cerchi- pel: le botti, che
vengono trasportati in Francia.
Altre volte abbondava il selvaggìume : che' i pillici sì reca-
vano a qualche onta lo inseguirlo in tèmpo d^lnvemo', all'in-'
disio delle sae pedate sopra la ne Ve ; nàa di presente i conta-'
dini, cessato quel riguardo, He fsinno stinge per modo, che vi
scarseggia moltissimo; e da quelli' che sono ghiotti di tale cibo,
si desidera che* superiori providence vietino d' or innanzi la 'c«ic-
eia dei quadrupedi 'a terfeno coperto di neve.
Anche gli augelli di piccole specie stazionari! o di passaggio
si veggono da un anno all'altro più rari.
Quel ramo dei Bormida, che scende dal territorio del co-
mune di Bormida, divide l'abitato in dae borghi, che comu-
MÌcano fra di loro mediante un ponte in legno .sovra pile di
pietra. Quel fiume-torrente solca le campagne di Carcare nella*
direzione a greco insino al ponte, ove al tutto piega verso tra-
montana.
Il Bormida é quivi copioso di pesci di mediocre qualità, non
mancando di alcune buone trote e di anguille. Nella estiva sta-
gione é quasi asciutto; ma talvolta, come accadde, or fa cinque
anni, apporta rovina ai campi e minacciale case. Le sifC acque,*
tranne l'irrigazione dei circostanti poderi, non servono che agli '
usi comuni, e a dar moto ad un molino a grano.
In faccia al ponte , verso la parte meridionale del paese sulla
destra del fiume, si veggono gli avanzi di un vetusto castello in
mattoni , che pare fosse quivi posto a difesa del più antico dei due
borghi: nel 1687 fu consegnato ai francesi per tradimento di
un Filippo Evnandes Alfiere spagnuolo: venne distrutto e quindi
riedificato a spese del comune. £ra esso residenza dei feuda-
tari: passò poi col Prà Donne e con altii beni a quel ramo
dei marchesi Spinola che si era stabilito in Savona, e lo ebbero
ultimamente i Pico nobili savonesi. Gli Spinola, abbandonatO|
il castello , abitavano una casa verso la chiesa , che albergò ne
secolo passato l'infante di Spagna Don Filippo.
Parecchi rigagnoli tra colle e colle scorrono pel territorio in
ogni direzione. Il Bormida riceve le acque del rivo Lauta, os-
sia marcherò j del Chiuso e del toncuteìlo Plodio. Un ponte
di vivo colà, dove si volta per andare a Ferrania, é Ponte della]
Volta nominato. 11 Lanta ed il Plodio raramente seccano de
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5o2 GARGARE
tutto. Il primo ba 6fC^ a borea del.villaggip, il incendo a po-
nente.
I colli nei pochi siti ^oy essi noostra no. i), fianco nudo, hanno
diverse .qiialità di roccie disposte a. strati di .variante altezza;
contengono diverse petrifìcazioni e cppcbigLie,. onde si conosce
che tale diramazione degli, appen^ini. appartiene alle montagne
secondarie. Si discuoprono alcune traccie dì lignite, che si cre-
dette essere una coiìtinuaziope i^lìs^ cava d^ Ca4vbona. Sono vi
alcune cave di pietra da calce: evvi un^ buona specie d'argil-
la, con che si fanno jnplti. mattoni. Oltre, all'arena ed ai sassi
che in grande quantità provvede, il }iormida, si rinviene una
sorta di pietra di facile taglio per uso di costruzìpne.
Le pietre che già erauo preparate per edificarvi un nuovo
ponte, rimangono da^. cinque lustri nelle vicinanze di Biestro,
dove furono scavate.
La chiesa parrocchiale sotto il titolo di s. Giovanni Battista
fu eretta sul principio del secolo deciuiosettinio, e venne con-
secrata nel 1607^ come si scorge da una memoria, in cui è
detta chiesa nuova. Trovasi all' estremità settentrionale del paese
verso Cairo ^ in sito incomodo alla maggior parte degli abitanti.
È cosi angusta che non corrisponde in veruu modo alla sempre
crescente popolazione. Ha tre navate j possiede un bel crocifìsso
del Maragiani. 11 paroco è insignito del titolo di arciprete. Die-
tro il coro vedesi il cimitero.
A tramontana della parrocchia, in distanza di circa ducento
metri, evvi un tempietto intitolato a Nostra Signora della Neve,
eretto dai carcaresi , come appare dall' iscrizione Communis CoT'^
cararuariy che leggesi accanto all'altare. Un Pietro Nocera, no*
tajo, fece un lascito perchè vi sicno celebrati i divini misteri
due volte nel mese. Quell' uomo pio fu tolto ai vivi nel
1629. La confraternita dei disciplinanti va in ogni anno a vi-
sitarla processionai mente per nove feste successive in adempi-
mento di un antico voto. Nel di 5 di agosto se ne celebra la
festa, dopo la quale, nei tempi andati, si faceva una fiera fre-
quentissima di gente.
All'estremità opposta, a mezzodì dell'altro borgo, sta un'
antica cappella sotto il patrocinio di s. Sebastiano: fu in que-
st'ultimi tetppi rifl^orata: conserva in una delle sue paieti un'
iscrizione del i533, la quale fu collocata affinchè si sappia dai
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GÀRGARE 5o3
posteri, che nel suddetto anno i533 la peste rapi in Carcare
tutta la popolazione, eccetto tre sole famiglie, che per prodi-
gio andarono salve. 1 nomi di due di «quelle rimaste famiglie
si puouno in quella iscrizione ancor leggere » cioè la Franchina
e la Mallone. S. Giuseppe Gallasanzio, di cui si dee parlare
qui appresso, predicò alla raunata popolazione nella detta cap»
pella, e vi operò un miracolo. Questa circostanza e gli avanzi
di muri che si veggono intomo a quell'oratorio, fan credere,
che anticamente fosse una chiesa più vasta, e che anzi abbia
un tempo servito di parrocchia, giacché vi si trovarono alcuni
jBepolcri ed un cimiterio.
Vicino alla cappella di Nostra Donna della Neve era una
vetusta chiesuola de'disciplinanti, sotto il titolo di Nostra Donna
Assunta, i quali ora ufiiziano la chiesa di santa Rosalia pa-
lermitana, stata fondata nel centro dello stesso borgo a spese
di un Gastiglia patrizio di Garcare, che arricchì in Palermo,
donde mandò la statua della santa titolare. In questa chiesa
da lui fondata eresse una cappellania con messa in ogni di per
comodo degli abitanti del borgo.
L'oratorio di santa Rosalia conserva un buon quadro, che
rappresenta Maria Vergine assunta in cielo.
Oltre r anzidetta cappellania evvi nel luogo un benefizio sotto
il titolo di Nostra Signora del Rosario.
Vuoisi ora far cenno del carcarese collegio. Fu esso il pri-
mo delle scuole pie, che nella Liguria venisse fondato, e lo
fondò il medesimo s. Giuseppe Gallasanzio, che ave vane otte-
nuto la facoltà per breve pontifìcio del 1619. Venne egli in Gar-
care nel mese di aprile del 1628 per dare gli ordini opportuni
intorno alla fabbrica, che per altro era già incominciata. Il
collegio fu edificato a spese dei fratelli Gastellaoi , che vi impie-
garono 4oo<>o scudi romani. Il tipo di questo edìfizio sarebbe
assai lodevole, ma fu male eseguito , e piuttosto che ad uso di
collegio, pareva atto ad alloggiare i cappuccini, i quali dal
testamento dei Gastellani furono chiamati ad occuparlo, avve-
nendo che mancassero gli scolopii. Per assegnargli una rendita
fuvvi trasportata una cappellania sotto il titolo di s. Antonio
abate eretta dagli stessi Gastellani nella parrocchia e dotata di
5o4o scudi d'oro.
La piccola rendita di quel collegio non permetteva , che il
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5o4 GARGARE
mantenimento di pochi religiosi, i quali dovevano limitarsi alle
prime scuole elementari. Fuvvi altre volte uu convitto, ma non
era numeroso si per la strettezza della casa, e si per la diffi-
coltà delle strade, particolarmente di quelle, che mettevano a
Savona ed a Finale.
Nel 1798 vi fu mandato a rettore il padre Giuseppe Garo-
sio, la cui perdita avvenuta il io di febbrajo del 1 836 lamen-
teranno lungamente i carcaresi. Egli ebbe a governare un col-
legio poverissimo nei più malagevoli tempi, e non solamente
il conservò senza la menoma interruzione, ma dapprima come
rettore delle scuole pie, quindi come amministratore a nome
del comune, posteriormente come principale del collegio Ca-
rosio, ed infine, dacché la Liguria fu unita al Piemonte, di
bel nuovo in qualità .di rettore , notevolmente lo aumentò re-
candolo ad un alto grado di splendore. Institui un nuovo con-
vitto, riordinò a miglior forma la fabbrica, vi aggiunse quasi
un braccio dai fondamenti, tutto il rimanente accrebbe di un
piano. Ma sebbene per l'ampiezza dei dormito! e delle sale
possa ornai contenere un gran numero di allievi, ciò non per-
tanto vero è che quel collegio dall' eccellente disciplina e dai
miglioramento nel metodo d'istruzione dee riconoscere la sua
celebrità in tutti i regii stati ed eziandio presso nazioni stra-
niere ; celebrità che V ingegno e lo zelo dei degni successori del
Carosio non lascieranno che venga mai meno.
Le scuole che dalla primaria si stendono alla filosoGa ed
alle matematiche, sogliono trarre, oltre il gran numero degli
alunni interni, circa settanta giovanetti dei paesi circonvicini,
i quali vivono in case particolari, e in qualità di studenti esterni
profittano insieme coi carcaresi dell'istruzione.
Il collegio non è disgiunto dall' abitato se non per una strada
e per una piazza, che unitamente all' edlfizio, ad altre piazze
che lo circondano , ad un'estesa villa, ad un ampio giardino,
è chiuso da un muro di cinta. L'aria purissima che quivi si
respira, le piazze destinate all'uso di recreazione, gli esercizi
ginnastici, cui esse danno il comodo, la salubrità del clima
sono tutti vantaggi che ben di rado si veggono riuniti in una
pubblica casa di educazione.
La chiesa di quel collegio, la cui pietra fondamentale venne
posta nel di 5 di giugno del 1621 , e* una croce greca,, assai
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CARCARE 5o5
ampia , cioè 3 doppio della parrocchia , benché non contenga
che tre altari. È sotto l'invocazione di s. Antonio abate. Nella
cappella del Carmine, in elegante urna propria del comune,
si conservano le ossa di s. Candido martire, di cui si celebra
con novena solennemente la festa addi i5 di settembre. Nella
cappella opposta già dedicata a s. Filippo Neri ed ora a s. Giu-
seppe Callasanzio si custodisce in bella urna d' ebano una parte
considerabile del cranio ed una veste quasi intiera di questo
santo. Molte altre preziose reliquie andarono perdute, quando
nell'ultima guerra servi questa chiesa or di prigione, or di
Inagazzino, quando di quartiere, quando di spedale, e fu espo-
rta a tutti gl'insulti dei vincitori e dei vinti. 11 padre Carosio
la ristorò quasi per intiero. In essa e nell'interno del collegio
si puonno vedere non pochi buoni quadri della , scuola geno-
vese, la maggior parte dal Carosio acquistati. Ve n'hanno del
Cambiaso, de' fratelli Ferrari, del fiarrabino, del Merani, del
Assereto, del Lomi, del Sarzano, del Borsoni, del Mali, del
Semino e del Gobbo da Sestri. U dipinto che serve di cielo
alla cupola, rappresentante il santo fondatore in gloria, assai
stimato dagli intelligenti , è di un pittore piemontese da Carrù.
Nell'atrio del collegio l'anno i83i dai padri e dai loro alunni
fu eretto un pìccolo monumento d'onore in marmo al famoso
Giovanni Andrea Castellani. Nella chiesa sono depositate le spo-
glie mortali del venerabile padre Stefano Spinola delle scuole pie ,
quivi morto' nel 1674- Ad agevolare i ristauri fatti intorno al
collegio ed alla sua chiesa dall' esimio padre Carosio , contribuì
un pio legato del benemerito avvocato Grotti carcarese.
Evvi pure uno spedale per gl'infermi poveri del paese, edi-
ficato quasi per intiero l'anno i833 sul disegno dell'ingegnere
Francesco Pradese di Cairo. È capace di otto letti in due grandi
camere, non compresa quella dell'infermiere, ed una assai
vasta sala che serve per l'archivio comunale. Ne ammini-
strano le mediocri rendite cinque persone di nomina regia , sotto
la presidenza del sindaco. Questo spedale sta in salubre positu-
ra , da cui si hanno due bellissime prospettive , a levante l' una
e l'altra a ponente.
Fra le opere di pubblica beneficenza, oltre gli alunni man-
tenuti agli studi in Roma, e a quattro doti che si distribuiscono
annualmente a povere ed oneste zitelle per lascito del Castel-
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5o6 CARCARE
lanì, è da ricordarsi l'opera Germana, cosi detta dal testatore,
la quale consìste in un'annua dote di quìndici doppie ad una
delle agnate di lui, e qualora non ve n'abbia veruna , divisi-o
bile tra due zitelle povere una di Carcare, l'altra di Cosseria,
a nomina dell'arciprete di questa parrocchia e del rettore del
collegio.
L'antica parrocchiale affermano molti essere la chiesa dia* GicH
vanni di Buzile , comunemente s. Giovanni del monte ; intorno
alla quale sono i beni della mensa parrocchiale.
Ma quando il marchese Ottone del Carretto nel 121 4 cedeva
alla repubblica di Genova alcuni feudi da lui posseduti , come
Cairo, Caretto ec. nominava distintamente la metà di Carcare
e la metà di Buzile j e con questa distinzione riceveva Tanno
medesimo l'investitura di detti feudi dal governo di Genova*
È dunque da dire che cosi Buzile, come Calcare avessero il
proprio prete o rettore dipendente dall' arciprete di Cairo. Delle
tre feste che vi si fanno, la principale é quella di s. Giovanni
decollato, con una fiera. Vi concorre allora un numero di quat-
tro mila e più persone dei vicini villaggi, ed eziandio di lon-
tane terre e città. Vi intervengono specialmente molte donne,
che vi portano i loro bambini e con essi girano nove volte in^
torno alla chiesa , che ha proprio cappellano e una tenue rent-
dita. La frazione di fiuzile oggidì è quasi priva di abitatori*
A un tiro di fucile so^ra un'eminenza, dove ora e Tuccel-
iiere del marchese De-Marini, si vedono le vestigie di un'an-
tica rocca detta il Castellazzo: verso la chiesa era cinta di fos-
si: la difendeva dagli altri lati un precipizio. Vicino a quel di-
strutto forte trovasi appunto la sopraccennata frazione di Bu-
zile, che fu già molto popolosa, come appare dalle estese ro-
vine di abitazioni. Si pretende anzi che altre volte colà fosse
Carcare.
Girando il colle verso mezzodì s'incontra Carpineto, altra
frazione di Carcare. .Si sa per tradizione che vi si faceva negli
andati tempi un rinomatissimo mercato.
Oltre all'anzidetta fiera di s. Giovanni decollato, un'allrase
ne fa nel paese addi 24 ^^ giugno, alla quale sogliono con-
correre due mila e più forestieri. In essa si vendono merci
d'ogni genere e soprattutto ferri da taglio ad uso di falci ec.
Vi è grande il desiderio che venga ristabilito l'antico mercato.
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GARGARE 507
adesso principalmente che la positura di Carcare è renduta molto
importante dal nodo che vi formano tre proyineiali strade, le
quali Io- rendono quasi centro a tre principali parti dello Sta-
to, vo^ltam dire al Piemonte, al Monferrato ed alla Liguria.
Una di quelle vie, diretta a scirocco, tende a Savona per la
lunghezza di sette miglia piemontesi-, l'altra, a ponente, dopo
otto miglia circa,, si divide in due, a Montezemolo, e mette
a Mondovi: per la terza si perviene, dopo miglia vent' uno , in
Acqui verso borea. Sono comunali le strade che guidano a Mal-
lare, Montefreddo, Biestro, Fallare e Plodio.
Mallare é distante miglia quattro, Biestro tre; gli altri tr^
paesi con Altare, Gosseria e Gairo formano intorno a Garcaré
un arco maggiore della semiperiferìa del raggio di due miglia.
Le strade provinciali traversando ambedue i borghi di Gar**
care, da un'estremità all'altra vi apportano un notabile pas-^
saggio e molto traffico. I vetturali sogliono farvi la fermata,
trovandovi ottimi stallatici. La strada per a Savona ha pro-
mosso il commercio de' legnami, che tratti al porto savonese ,
vengono spediti ai cantieri di Varazze, Genova e Tolone.
La comunicazione con nove ferriere mantiene colà non pic-
coli depositi di ferro, massime di quello ridotto in^ verghe, e
aumenta il commercio per le prò visioni di commestibili, di ve-
stiari e di altri oggetti in. quelle fabbriche necessari.
Gli abitanti per altro sembrano più inclinati all' agricoltura,
siccome più conforme alla loro indole pacifica. Ghè sono eglino
amanti di fuggire cosi l'ozio, come i tumulti, ora perciò ben
diversi da quello che fossero in sul principio del secolo deci-
inosettimo, allorquando il Gallasanzio giunto in Garcare vi
trovò dissenzioni, odii e persecuzioni mortali tra famiglia e fa-.
miglia. Qual angiolo di pace egli calmò gli animi e stabili una.
durevole unione, a talché il governatSre di Finale che disperava
di porre un termine a scene cotanto luttuose volle che solen-
nemente se ne rendessero grazie all'Altissimo.
Cenni storici. Garcare e nome antichissimo , come il sono gli
altri formati colla voce ara od ore, indicante un punto di al-
tezza: paesi di nome cosi composto ve n'hanno parecchi nelle
nostre alpi; taU sono Mollare, Molare, Molaret, Mallare, Pai-
lare, Altare.
Fece parte del contado antico di Sayona. La più vetusta me-
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So» CARCARE
morìa die siasi rinvenuta intomo a questo villaggio è una delle
carte prodotte nella causa della commenda di Ferrania. Essa
ha la data in Castro Ccì^cb 20 novembre mi.
Nella divisione dell'immensa eredità del tnarchese Bonifacio
fatta nel 1 14'-^ 9 U castello di Carcare col territorio ( Castnan
Carcherarum cum tcnimenio ) venne compreso nella parte as-
segnata con titolo di marchesato di Savona ad Enrico del Va-
sto ^ il quale fondando poscia la chiesa e lo spedale di s. Maria
di Fornelli donò ad essa toium quod copio in Carcaris.
Papa Alessandro III con bolla del 1 1 78 confermando i beni
e i dirìtti de' monaci di s. Quintino di Spigno, nomina espres-
samente jus quod habelis in Carcaris,
Nella parte statistica di quest'articolo si e veduto, che nel
]2i4 Carcare spettava ai marchesi del Caretto; e col tempo
venne sotto il dominio del ramo che signoreggiava in Finale,
non come porzione del marchesato , ma qual sua dipendenza
insieme con Bormida, Fallare ed Osiglia.
I detti marchesi del Caretto nel i33:» lo cedettero con Cairo
al mai:chese Manfredo di Sai uzzo. Bai principi saluzzesi Car-
care un secolo dopo passò agli Scarampi.
Venne poi come Finale sotto la Spagna, e cadde quindi in
potere della repubblica di Genova.
Nel 1625 questo villaggio avendo voluto resistere all'esercito
di Savoja unito a quello di Francia , che marciava per la valle
di Spìgno sopra Savona, fu col suo castello quasi intieramente
rovinato. Nell'aprile del 1640 il principe Tommaso di Savoja
colà si trattenne diciassette giorni.
Sotto il governo genovese era capo-luogo; aveva giudicatura
con un podestà mandatovi dalla repubblica, dipendente in ceite
cause più gravi dal governatore di Finale. Da questa giudica-
tura erano dipendenti i comuni dì Fallare, Bormida ed Osiglia:
in quest'ultimo paese il detto podestà teneva un vice-giudice.
Stabilitisi i dipartimenti francesi e divisi in cantoni più per
onore che per altro, fuvvi chiamato cantone Cairo-Carcare.
II comune di Carcare prima dell'anno 1197, in cui segui il
governo democratico della Liguria, veniva amministrato da un
sindaco e quattro giuratori eletti dal consiglio formato dai capi
di casa, che chiamavasi consiglio generale: i giuratori si ele-
gevano due consiglieri per ciascheduno, e formavano fia lutti
il numero di tredici, compreso il sindaco.
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CARCÀRE 509
Erd d&vi^ il comune ìd quattro quartieri , cioè i due ber»
ghi y le ville ed una porzione di Fallare inferiore. I consiglicn
si radunavano di quando in quando per gli afiari comunali sotto
la presidenza del podestà e del cancelliere di esso. Eravi uno
statuto, secondo le norme del quale dovevano comportani le
amministrazioni cosi civile come giudiziaria.
Tale foggia di amministrazione cessò nel 1797 colla costiCn*-
zione ligure democratica, e Carcare allora fu stabilito in mue-
nicipalità formata da un presidente e cinque consiglieri con un
segretario, ed ottenne un giudice di pace con ampie atttibii*
zioni: locchè durò fino, all'unione della Liguria all'impero fian-
cese.
Cessato il governo di Francia nel 18149 il capo del comime
pigliando il nome di capo anziano reggeva in compagnia di sdì
consiglieri. Fu questo un governo che durò soltanto fino al*
l'unione del Genovesato al Piemonte.
La popolazione ebbe molto a soffrire negli anni 1799 e 1800
per le guerre e la fame, donde nacque una petecchiale fone^
sta:- cosicché nel i8oa gli abitanti non sommavano che a 670.
In questo villaggio soffermossi per alcuni. giorni, il quartiere
generale dei francesi nell' aprirsi della cfimpagna del 1796» Buo<^^
naparte era in Carcare, quando si combatteva nelle tene di
Cosseria e di Dego.
In una piccola sala del signor Nicolò Ferveri leggesi un' isori»
zione , che rammenterà ai posteri i dolorosi tempi della chiesa,
nei quali il vicario di Cristo Pio VII passava a prendere un
ristoro in questo villaggio.
Carcare a buon diritto si onora di aver dato i natali agli
esimii fratelli Castellani. L'Orlandi in una sua lettera indiritta
al Tiraboscbi, rapportata nell'Antologia romana, dice che i
fratelli Castellatii furono tre, Vincenzo, Bernardino e Giamma-
ria, e che Gianandrea fosse un loro zio: ma dalla donazione
dei proprii beni fatta da Giovanni Andrea alla s. Casa di Lo-
reto, e dal suo testamento, non che da alcune scritture di au-
tori quasi contemporanei, risulta che Giammaria fu suo fratello*
che pure lo fosse Bernardino, si ricava dal pubblico istrumento
fatto in occasione, in cui fu posta la prima pietra della chiesa
di questo collegio. Pare adunque, che deggia prevalere un'opi-
nione fondata sull'autorità di atti pubblici.
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5ro GARGARE
I talenti e lo studio , non la nobiltà dei natali o le ricdiene
portarono Gianandiea Gastelianì ad essere referendario dellGa
e dell'altra segnatura, segretario della s. consulta e canon t^
nella basilica Vaticana. Egli rese cara la sua uiennoria colle opci^
di beneBcenza. Vivendo fece dono dei suoi beni alla sante Cm
di Loreto , e confermò quel dono col suo testamento; as«f§E
una cospicua somma di danaro per edificare la chiesa e l"i*
minare il collegio degli scolopii in Roma; assegnonnc on'altn
perchè fossero in ogni anno dotate di trenta scudi dasoia
dieci zitelle, quattro delle quali native di Carcare sua ptru.
ed anche perché fossero mantenuti agli studi delle scienze id-
rante sette anni in Roma sedici giovani, sei dei quali aTessero»
essere di Garcare o delle vicinanze di questo villaggio sino ìlb
distanza di dieci miglia. Per ciascnno dì essi lasciò cento soA
ma di presente per essersi diminuite le rendite dei luoghi k
monti, ottiensi appena, che vengano accettati e provisd del a-
sognevole due alunni carcaresi nell'antico collegio Ficeuo. I»*
'signore Gianandrea Gastelianì mori nell'anno 1646.
Di Bernardino si hanno poche notizie. Fu archiatro (^wf-
gorio XV. Da una memoria che si conserva neirarcfefl* "*
;questo collegio, pare esser egli, che destinò i quaranta 2^*
scudi per fabbricarlo.
Dopo lui fu archiatro dello stesso romano Pontefice « '"'
tello Giammaria. Questo cclrbre medico, che dal Toluziiècb*
mato anatomia' ìàu:s(ris, anatomicus perfectissimus ^ e ài ^
verini andtomiu cultìssimus pervenne cogli studi suoi ad acq«''
starsi tanta fama, che fu eletto a medico primario rfcliaif^'
ospedale di s. Spirito in Sassìa: quivi tanto si adoprò nelle a^
topsie per compiere la sua grand-opera anatomica, che «'^'^
dette ben degno di succedere ad Angelo Elpidiano nella ca «•
"dra di anatomia e chirurgia : cattedra che egli cuopri con ^'
ma lode durante trentasette anni, secondo che affermai!
raffa.
Nel 1616 stampò in Venezia un opuscolo intitolato Ant^
Baldes (juoBstionem de gangrcnce et sphaceeli diversa cu^^^^
collegìt^ recognom etc. Diede pure alla luce due anni dopo u
preziosa operetta De sanguinis missione^ tradotta in italiao »
in tedesco, e ristampata nel 1619 in Viterbo, nel i63i *^
gentina. Ma l'opera più insigne di Giammaria Castellai^**
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CARCIAGO Sii
ÈXjLtk grande Anatomia con tavole in rame^ le prime che si co-
noscono: opera ch'egli lasciò inedita e che poi compari sotto
il nome di Pietro Be retti ni da Cortona. Vero é per altro che
le ricerche ed i giudizi che ne fecero l'Allazio, il Mohesem,
r Altero, il Petraglia, il Marinucci ed altri sommi uomini non
lasciano dubitare che quella grande opera fosse dettata e cor^
redata di opportune tavole da Giammaria Castellani di Carcare.
Egli fu il vero fondatore della biblioteca casauatense. Impiegò
dodici mila scudi d'oro per gettarne le fondamenta, siccome
risulta da una iscrizione, che conservasi nella medesima biblio-
teca; assegnò mille scudi annui per mantenerla ed accrescerla :
e se il cardinale Casanatta gli diede il suo nome, ciò fu per-
ché egli l'ampliò ed arricchì notabilmente. Il celebre anato-
mico carcarese mori il i.^ di agosto del i655. A monsignore
Gianandrea fu eretto un busto; ed è da credere, che Bernar-
dino e Giammaria avranno almeno una lapide, che ricordi i
Ioro> nomi a gloria della terra che ad essi diede la culla.
Nacque in Carcare il venerabile padre Luigi Mallone delle
scuole pie, uomo Veramente evangelico, chiamato ai suoi tempi
voce di Dio: si segnalò per la sua carità verso i bisognosi: fa
il più zelante a promuovere il grandioso albergo dei poveri in
Genova. Vittima di sua carità mori colpito della peste nel 1 66 1.
Gli alti meriti di lui prenunciò s. Giuseppe Callasanzio, che
il vide fanciullo in Carcare. Ne parlarono con niolta lode gli
scrittori della vita del santo. Il genovese senato decretava una
statua in marmo per onorare Je grandi virtù del padre Mallone,
ma pei teinjù avversi ne fu sempre diflerita T esecuzione.
Sì vantano i carcaresi di un altro Mallone, ch'ebbe una im-
portante carica militare; fu egli forse quell'Ottone Mallone, che
nel 1229 comandava^ una flotta della repubblica di Genova spe-
dita 'in soccorso di Nizza: si vantano eziandio di un valoroso
Barla che fu colonnello al servizio di Spagna. Il carcarese Giu-
seppe Maria Malia vini, arciprete della parrocchia della sua pa-
tria e quindi vicario generale del cardinale Passiouei , pochi
giorni dopo la sua elezione a vescovo fu tolto ai viventi.
La popolazione, che sul fine del 1819 era di Sjiy ascende
ora a 1 1 80 non compreso il collegio.
CARCIAGO {Canciacum)j com. nel mand. d' Intra, prov.
di Pallanza , dioc. e div. di Novara. Dipende dal senato di Pie-
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$11 CARCOFFORO
monte, vice-intend. prefett. insio. ipot. di Pallanza, posta d' Intra.
Di questo paesello sono piccole frazioni Carogno, Carpiano,
Geredo, Sussello e Selva.
La sua via è comunale. Sta in distanza di due miglia pie-
montesi dal capo di provincia , presso la riva occidentale del
Vefhano, a greco d' Intra , in sito riparato dai venti d'oltre-
monte.
Nel territorio sorgono molti colli, di cui le strade non sono
praticabili con vetture. Sonovi molte foreste.
Segale, castagne, patate, fagiuoli, vino e gli scarsi prodotti
di poco bestiame bovino forniscono i mezzi di sostentamento
ai terrazzani di Carciago.
Per le cose spirituali dipende dalla parrocchia di s. Mauri-
zio. Vi banno nel comune alcuni pubblici oratorii, ma ben di
rado uffiziati.
Pesi e misure come a Pallanza, monete col ragguaglio a
quelle di Milano.
I terrazzani vi sono robusti, affaticanti e d'indole buona.
Popol. 45o.
CARCOFFORO, CARCOFARO e CARCOFANO, com. nel
mand. di Scopa, prov. di Yalsesia, dioc. e div. dì Novara.
Dipende dal senato di Piem., yice-intend. prefett insin. ipot.
.e posta di Varallo.
Giace in vai di Sesia nel seno orientale della vallea di Roc^
cìoleto o dì Sermenta, ove scaturisce il fiumicello di tal nome.
Da CarcoSbro, salito l'alto balzo di £gaa, si discende a Ra-
ranca e in vai di Mastallone. Gli sono unite le piccole villate,
che quivi si chiamano Tetto Minocco, Terragno, e i luoghi
detti Di là dell'acqua e in Cima il Rivetto.
Due vie comunali di qua si dipartono : ujua, da mezzodì , con-
duce a Ferrata, discosto metri 2466; l'altra, da tramontana,
scorge a Bannio, lontano metri 24660. Questa strada non è
praticabile che nell'estiva stagione e solamente con bestie da
soma.
II villaggio è situato a ponente di Varallo, da cui è distante
33592 metri.
È circondato dall'Egea, quivi appellato Equa, dal Lampone
e dal Mallosco, alti e dirupati balzi.
U comune abbonda di larici e di abeti.
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CARDE 5i3
'Vi passa il torrente Equa, che ha le fonti sul balzo di tal
lome. Gettasi a Rimasto nel Sermenza. Yi é valicato da un
3onte in legno, che venne costrutto a spese dtl comune nel
e 793. Prima di scaricare nel Sermenza, riceve le acque del
rivo Frassinera. Contiene qualche trota.
Lia chiesa pbrrocebiale d' ordine composito é sotto il titolo di
santa Croce. Fu edificata verso il 1729. In essa vengono cele-
brate coli' intervento di pochi forestieri le feste di santa Croce ,
di santo Stefano e di Nostra Donna della Neve.
Evvi un instituto di carità, chiamato di Aquesetto.
Si sta per costrurre un nuovo cimiterìo nella prescrìtta di-
stanza dell'abitato.
Trovasi in questo territorio : Ferro solforato in una roccia
calcarea, steatitosa, contenente leggerissimo indizio d'argento.
Si mantengono molte bestie bovine , pecore e capre. H burro
ed i caci che quivi si fanno in abbondanza, si smerciano so-
prattutto nel capo-luogo di provincia.
I cacciatori vi trovano fagiani j starne e rupicapre.
Pesi y misure e monete come in Varallo.
Gli abitanti di questa piccolissima terra sono di complessione
robusta , di lodevol indole e molto inclinati alle arti.
Popol. aia.
* CARDE o CARDETO {CardetamJ y com. nel mand. di Mo-
retta , prov. e dioc. di Saluzzò , div. di Cuneo. Dipende 'dal
senato di Piem. , intend. prefett; ipot. di Saluzzo, insin.*^ e po-
sta di Moretta. *
Giace sulla destra sponda del Po ben presso al suo vetusto
castello, dove il fiume tragittasi col mezzo del primo porto
natante , da cui sia esso valicato. Di là s'incominciano imbar-
care su navicelli ogni sorta di legname, e varie specie di pie-
tre per oso di Idstrìcature e di fabbriche ,'che vi si traspor-
tano specialmente dal territorio di Barge.
ColÀ / secondo un gigantesco progetto , che fu fatto indamo nei
tempi della dominazione francese, avrebbe dovuto riuiscire
un canale di navigazione , la cui mercè lo Stura sarebbesi con-
dotto a con'giàngersi col Po. Quivi pure , secondo un divìsa-
mento del 1 780 , dovea passare là strada da Saluzzo a Tori-
no , la quale sarebbe stata quasi tre miglia più breve , che
non è la presente ; ma sebbene vi fosse' l' opportunità di co-
Dizioiu geo^r. ecc. Voi. IIL 33
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5i4 CARDE
strurvi un ponte sul fiume in un sito in cui es«o non ha dì
larghezza che metri cinquanta , e poco più di cinque metri di
profondità , cip nondimeno si ce^sò . da quel pensiero per la dif-
ficoltà del successivo passaggio del Pellice, fiume-tonente ìmpe*
tuosissimo quando ingrossa.
Yi coprono eii^que vie comunali : una , da mezzodì , con-
duce al capo luogo di provincia quattro miglia circa lontano ^
la seconda , y^rso levante , dal centro del villaggio scorge a
Moretta discosto due miglia ; la terza , da libeccio, mette a
Staffarda , ed indi a Revello per la lunghezza di quattro miglia;
una quarta , da maestrale , accenna a Barge cinque miglia di-
stante ; r ultima , da libeccio , pel tratto di due miglia tende a
Y^lafranca di Piemonte.
L'anzidetto castello negli antichi tempi era di qualche mo-
innato, come si scorge da' suoi avanzi, che sono una porta con
ponte levatòjo verso mezzodì y e vestigie di grossi bastioni dagli
altri lati , nel cui recinto abitavano circa ducento persone , e
stava una chiesa parrocchiale , chiamata Parcecia Castri.
L'attuale parrocchia di Cardeto è sotto l'invocazione di s« Cat-
terina vergine e martire. Essa è collegiata composta di quattro
canonici , compreso il paroco. Venne eretta sotto il sommo
pontefice Giulio II, con istromento del 6 di agosto del i5o6.
Fu dotata da- Manfredo VII dei marchesi di Carde , il quale
conservò per se e pe' suoi successori il dritto di nomina cosi
del prevosto, come degli altri canonici.
La data della bolla di erezione di quella collegiata è di
cinquantasei giorni, anteriore a quella del sopraccennato ìstru-
mento di dotazione.
Il ' disegno della parrocchia di Carde stata ricosti'utta nel
1704 dal marcliese Carlo Emanuele di Garessio, Saluzzo Mio-
lans Spinola, presenta la forma di una croce greca. Ha due
aitati laterali, uno sotto il titolo di N. IX del Rosario, e l'al-
tro sotto quello di ,s. Giuseppe : contiene inoltre una cappella
in cui si venera Maria Vergine Addolorata.
Il presente cimiterip, della grandezza di circa quaranta ta-
vole , trovasi ad ostro nella prescritta distanza dall'abitato.
Per tramandare ai posteri la memoria di alcune particolarità
relativamente a quella chiesa, venne posta sopra la porta di
essa una lapide colla seguente iscrizione :
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CARDE 5i5
D . O . M
9ACEAM • MDEM
qyjM . ▲uno . i2oa . ruiifeedvs . ii
SVPBEMVS . SiXTTlAKVM • DOHDfVS • AC . MABCBIO
cjbfia • tienatobia . 81lta . extavctoqve • ad . hebidanvm
Castello . pie • bieditabattr
HAUTBEDVS . IV • AllirO . l3a4 • MAGlfinCE • BBEXEBAT
MAHFBEDVS . VU • ABNO . l5o6 • AD . AVITA • BELIGIOK • A»DITAME]ITVM
COETV • GAIKHIICOBVM • OBNAVEBAT
CABOLVS • BMAirVEL • HEIIBICV6 . 108EPH • ARTOmvS
DE • SALVTOS . HIOLAHS . SPINOLA . OPJPIDI • HVIVS . AG
BnOLANS • BABO . CABAMABUB • DOMIffVS • GABEXU . AC
FABILUANI . MABCBIO • COMES . BEIHETTABVM
BBGIA . CELSlTVDDf • VICT . AMED . II • HOBILIS . CVBICVLABIVS
PBATOBIA . COHOBTM . LEOATVS . VT • DOMESTICjB
VIBTVTI • AB . AVIS • BBCEPTS . POSTEBJS
DBMAHDABDf • iBTBBnO . HOBVMEBTO . C0II8VLBBÌT
A • FVRDAMEBTIS . BE8TAVBABAT . ABNO • I704
La superficie del territorio è di gioroate 4^0 3. o. g.
I prodotti del bovino bestiame vi sono considerabili. Gli abi-
tanti smerciano molti grassi vitelli singolarmente in Torino,
Moncalieriy Tigone e Saluzzo; nell'inverno conducono e vendono
sulle fiere di Moretta e di Yillafranca buoi ingrassati e vacche.
I prodotti vegetabili vi sono : grano , meliga , foglia di gelsi,
uve di mediocre qualità , e soprattutto molta canapa , là quale
meglio che ad altri usi, vale per essere ridotta in funi, ed in
gomene.
Nell'estiva stagione , e sul princìpio d^autunno , gli abitanti
che hanno poca cura della propria sahite , vanno soggetti à
pneumonie , ed alle febbri intermittenti.
Mei di 4 <lì dicembre vi si fa una «fiera *, ina è poco fre-
quentata..
Evvi un .pubblico peso antico , il quale serve per pesare il
fieno y la -paglia^ ed il legname. '
Popolazione >i88o. ^ '
Cenni sioricL II sita in cui trovasi questo villaggio fu già
pieno di cardi selvatici, dei quaU se ne veggono ancora ben
molti lunghesso le^strade e nei terreni incolti: dal che derivò
probabilmente il suo nome.
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5i6 CARDE
Nel i334 il podestà di SaJuzzo Giovanni Braida , coll'assi-
stenza del consìglio de' sei sapienti , fece col marchese Manfredo
un importante cambio; quello cioè della rendita di 228 lire astesi,
che quegli avea sulla città , con la grande selva di Cardeto,
che a lei apparteneva. Quella selva, nelle antiche carte detta
sili^a venatoria , si estendeva lungo la destra del Po sino a
Moretta, ed allargavasi per modo a comprendere il sito , in cui
fu edificata Torre di s. Giorgio, chiamata dapprima Torre di
Cornafame, già luogo di convegno per le caccie dei principi
saluzzesi (vedi Torre 5. Giorgio). AJla sinistra tra il Po ed il
torrente Giandone il vastissimo bosco giungeva issino ai coit-^
fini di Barge.
Molto prima di quelcaoibio, il borgo di Carde aveva , come
si è osservato poc'anzi, un luogo sul fiume da tempi antichi
fortificato , il quale sotto i marchesi divenne una rocca im-
portante.
Carde fece parte del patrimonio , che Manfredo IV marchese
di Saluzzo con testamento del iSaS lasciò a Manfredo suo pri-
mogenito del . secondo letto a pregiudizio di Federico , che del
primo letto era primogenito. La quale inconsideratezza fu ca-
gione di lunghe civili guerre che desolarono il paese , e prepa-
rarono la dicadenza del marchesato.
Federico adunque , vivente ancora suo padre, sette anni dap*-
poi occupò , con altre terre lasciate a Manfredo , anche la villa
e la rocca di Cardeto, che per altro gli rendette dopo la pace
del 1334 , fatta per intervento del conte di Savoja.
Tommaso II , succeduto al padre Federico , ne diede due
anni dopo l'investitura aUo zio Manfredo , il quale dominato
sempre dall'avidità di regnare, fatta lega col principe Giacomo
d'Acaja, rinnovò le civili discordie,, che cagionarono l'incendio
di Saluzzo , la lunga prigionia del marchese Tommaso , e de'
suoi figliuoli ; prigionia per alcun tempo sofferta nel castello di
Carde *, cagionarono anche la moite di moki fidi vassalli del-
l'illustre prigioniero, ed infine la sottomissione Jello stesso mar-
chesato, che Tommaso trovossi nella necessità di fare al Del-
fino di Vienna Umberto per averne l'assistenza.
Rientrato in possesso del marchesato fece annullare liei t347
la vendita della sopraccennata selva di qua del Po , fatta a
Manfredo dal comune di Saluzzo.
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CARDE 5i7
Nel 1497 m^^^ d^ Cardeto ottenevano dal marchese Ludovico
LI benefizio di estrarre dal Po un canale d'acqua , il quale
passa pel saluszese territorio.
Nella guerra del i55i , il castello di questo villaggio era
stato tolto ai francesi dagli imperiali ^ ma nello stesso anno
le truppe di Francia , dopo più giorni di assedio , ripresero la
fortezza , e passato a fil di spada il nemico presidio , la sman-
'tellarono.
Il ranao dei Saluzzo Carde y che ebbe origine dal marchese
Manfredo lY, é ora estinto.
ÌT^'^^ÌmI leudo di questa terra havvi un altro, atto in favore
della marchesana d'Agliè e di Garessio , Maria Teresa Saluzzo
Miolans Spinola, nel di 8 di aprile del 1754; pel quale regio
atto S. M. investi quella marchesana del feudo di Carde , e di
tutte le ragioni di dominio diretto sopra il luogo, non che so*
pra il territorio, con obbligo ai possidenti di p«igarle le decime
dei cereali , del vino e della canapa ; e questi diritti vennero
poi affrancati nel 1797 nella somma di lire 44^4 ^^ pagarsi
in ogai anno ai succq^ssori della marchesa.
i Non è guari fu posta nella chiesa parrocchiale di Carde una tomba
per ricevere le spoglie mortali degli ultimi feudatari : già in essa
riposano le ceneri del barone Vittorio di Carde , morto addi
,16 di novembre del 1829; e quelle del marchese Carlo Casi-
miro di s. (fermano che mori in Napoli nel di 16 gennajo
i«3a.
Su quella tomba si legge la seguente iscrizicme:
CAISOmCORVM . COLLEG • BESTITVTO
JVBE . PATRORAT . VIHDICATO
CABOIVS . BAYMVKDVS . VICTORIVS
SAliMARTUn . FRATRES
EX . MABCmONU . S . GERMANI
CARDETTI • DYUASTJB
SIBI • SVISQVE
TVMVLVM • IfTSTAVRANDVM
CVRARTNT
VII . KAL • AVGVST . MOCCCXIXII
Il marchese di Saluzzo Manfredo IV volle pur essere sepolto
in quella dùesa , che dapprima era stata magnificamente eretta
da lui.
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5i8 CÀRDELLONA b CARDEZZA
Carde si onora di aver dato i natali a monsignore Giovanbat»
tista Bollati dei minori osservanti di s. Francesco: fa egli uno
de' più valenti sacri oratori che abbia avuto l'Italia in questi
ultimi tempi: durante la francese dominazione stabili il suo do-
micilio in Sai uzzo , ed ivi attese con sommo zelo al ministero
della divina parola ; dal dottissimo abate Disderì , vicario capi-
tolare della diocesi I fu trascelto ad esaminatore sinodale: dopo
la ristorazione politica , e dopo il ristabilimento dei corpi re»
liglosi in Piemonte venne nominato Definitore generale del-
l'ordine j al quale appartenne : fu poi creato vescovo di Biel-
la , dove terminò la sua mortale carriera nel di i r di luglio
del 1818. Non vuoisi tacere che i morettani mettono anche a
buon diritto quell'illustre Pontefice nel novero dei Ipro distinti
personaggi y perocché s'egli è vero, ch'ei nacque accidentalmente
in Carde, è vero altresì, che fu orìondo di Moretta, dove
la sua famiglia , e i suoi antenati ebbero constante dimora.
CÀRDELLONA , terricciuola del Casalasco , feracissima di
eccellenti uve , e di altre finitta. Trovasi fra il colle di Crea ,
e di Serralunga. Fu feudo del monastero di Crea, che ottenuto
Io aveva dai marchesi di Monferrato.
CARDEZZA ( Cardeda , Cardeta ) , com. nel mand. e prov.
di Domodossola , dioc. e div. di Novara. Dipende dal senato
di Piem. , vice-intend. prefett. insin. ipot. e posta di Do-
modossola.
Appartenne alla signoria di Yogogna , e f u poi tenuto in
feudo dalla casa Borromea. Ne fa menzione una carta di con-
cambio, che ha la data del penultìm'anno del secolo decimo.
Nel 1571 fu separato da Beura, con. cui faceva un solo co-
mune.
La sua chiesa per altro , già eretta prìma in parrocchia , era
stata consecrata nel 1570 da un esule vescovo d'Ipri. Un se-
colo dopo le fu costrutta un'ampia ed elevata torre con cu-
pola ottangolare , ed altissima.
Si crede , che Giulio Cesare conducendosi in Francia , pas-
sasse per questo comune : tale credenza vi si conserva perchè
leggevansi , non è gran tempo , in Dresio sopra una lapide le
seguenti parole:
VIA . FACTA . A . CAIO • IVLIO • C£SARS
Ma queir iscrizione fu giudicata dei bassi tempi.
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CARDEZZÀ . 5i9
Gardena nel i53o, a cagione della peste, restò quasi priva
di abitatori ; le vitame di essa -venivano gettate giù da un bur-
rone in una profonda fossa naturale, cbe fu poi coperta di
inolti sassi e di terra. Nel di di 8. Marco la popolazione, ac-^
compagnata dai sacri ministri , si reca processionalmente a quel
sito , e soffermandosi innansi ad Una croce , recita molte preci
in suffragio delle anime di coloro , dei quali ivi riposano le ossa.
La rispettabile famiglia Bionda diede molti parochi a que-
sta sua patria , e non pochi uomini illustri alle scienze ed
alle lettere.
Il paese trovasi /impetto all'ingresso di YalFAntrona, donde
sbocca il torrente Ovesca , sulla sinistra sponda dell' Atos , ó
Atoson , detto volgarmente Toccia , Tosa , o Toce.
A questo comune , che gode degli istessi privilegi dell'Os-
sola superiore , spettano come frazioni parecchie villate , che
quivi si chiamano : Cantone della Chiesa , Cantone di Sotto y
la Costa , la Gasa Bionda , Farnetti , Case Solaro , le Creste i
Buretti , e Guzzego.
Tanto il paroco , quanto il sindaco di Cardezza estendono
l'esercizio dei loro diritti sopra i luoghi detti Caselli, Fara-
giano , Case della Pliccia , e Giavine , spettanti al territorio di
Beura, nei quali hanno dimora cardezzane famiglie.
La principale via , detta degli Scoppelli , vi passa nella di-
rezione da ostro a borea. Era essa provinciale prima che si fa-
cesse la strada bellissima del Sempione. Delle altre sue vie
una , da tramontana, scorge a Beura che gli sta ad un miglio,
e a Masera quattro miglia discosto ; un'altra , da levante, mette
a Villa lontano due miglia ; una terza , da maestrale , della
lunghezza di miglia quattro conduce a Domodossola.
L'Atos, o il Toce vi discende a ponente del villaggio, e vi
riceve le acque del torrente Ovesca. Non essendovi ponte per
valicarlo , tragittasi col mezzo di una navicella , nel piano di
Cnzzego , la quale è ài regio diritto. Quel fiume fecondissimo
di trote, temoli, anguille, ed anche di lontre, ha le sue fonti
^ulle montagne di Fonnazza ; precipita 'nella valle di Antigono,
bagna' Crevola, Domo, paite dei territoti di Masera, e di Tron-
tano, e passando a Beura, giunge alle tbrfe di questo comune,
ove hì^omifìcià ad essere navigabile, e va a mettere capo nel
hìgo maggiore.
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520 CARDEZZA
Sul luoghi, ove sono le prindpali pastore del territorio, quivi
chiamati Corte dì Sopra, Corte di Sotto, ed Ogliana, scaturi-
scono varie fonti di acqua limpidissima e perenne: una di esse
raccogliendo nel suo alveo molti ruscelletti, diventa infine un
torrente, che pigliando il nome di Og^na, dopo aver solcate
le campagne di Beura , a cui passa nel mezxo., a poca di-
stanza si scarica nel Toce. Abbonda di trote squisitissime : si
crede che le sue acque contengano particelle adamantine ; pe-
rocché, messe in un vaso di vetro, lo fanno screpolare, e ne
tagliano il fondo.
Nel comune sorgono parecchie montagne , di cui la più ele-
vata chiamasi. Pizzo delle Pecore ; un'altra , di poco minore al-
tezza, è detta Rossola, per la quale serpeggia un viottolo, che
scorge alle alpi di Premosello ; una terza , perchè meno delle
precedenti s'innalza , viene distinta col nome di Bassa ; su que-
st'ultima sta una croce, a venerare la quale in ogni anno pro-
cessionalmente si conduce la popolazione devota.
Mon pochi rialti e feraci colli vi si vedono popolati di ca-
stagni e di viti , fra i quali si elevano qua e là villereccie
abitazioni.
Amenissimo fra i balzi ed i colli di quella terra é il Marzoue,
su cui sta un'antichissima chiesuola dedicata a s. Gio. Battista, di-
sposta in due ardii sorreggenti un soffitto di legno; fu essa un
tempo la parrocchiale di Prata, e sene fece acquisto dai car-
dezzaui nell'anno i83i. Sul vertice del Marzone giace un pro-
fondissimo, rotondo laghetto privo di pesci, le cui acque ver-
dastre non vengono mai meno.
I prodotti territoriali consistono in biada , saggina , uve di
ottima quaUtà , e singolarmente in noci e castagne, che i ter-
razzani , per esservi già navigabile il Toce , vendono con faci-
lità , e con loro notevol profitto ai mercatante milanesi: trag-
gono essi pure un non mediocre guadagno dal mantenimento delle
bestie bovine e delle capre, delle cui lane vi si vestono cosi
gli uomini come le donne) le quali per altro, da qualche sta-
gione , già dilungandosi dall' antica seniplicità del paese , co-
minciano portare il grembiale , ed alcuni abbigliamenti di fine
stoffe a varii colori, provenienti da manifatture straniere.
Tuttoché vi sia per^ lo più fecondo , e diligei^temente colti-
vato il suolo , ciò nondimeno il territorio essendovi ristretto ,
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GARDEZZA 521
se si ragguardi alla numerosa popolazione , molti degli uomioi
si allontanano dai proprii focolari ^ per procacciarsi in altri
luoghi lavoro e guadagno.
La parrocchia , uffiziata da due sacerdoti , uno col titolo di
prevosto, e l'altro con quello di cappellano, è sotto Tinvoca-
ùone di s. Antonio abate. La sua prima fondazione risale ad
età rimotissima. Ha tre arcate : dieci colonne ne sorreggono la
volta. %
Nel 1833 fu essa ingrandita. Dalla parte di levante le venne
fatto un ampio coro con sei finestre sopra l'aitar maggiore ,
che è di bello e svariato marmo. Dalla parte di ponente le fu
aggiunto un colonnato , ed un novello portico sostenuto da quat-
tro colonne ne cuopre adesso la porta di mezzo e le due late-
^li. Queste aggiunte, e questi rìstauri furono eseguiti sul di-
segno dell'architetto Jacopo Citrini di Domodossola. Sopra l'ar-
chitrave della porta maggiore sta scritto :
n . o . M
AC . D . ART . ABB^. PUS . DONIS . OFEBIBVSQ
ECCLESU . HAEC . ADAVCTA . FVIT . AN . l833
Ad abbellire quella chiesa si adoperò di buon grado il ya«
lente pittore Lorenzo Peretti vigezzino. Del suo riputatissimo
pennello vi si ammirano adesso eccellenti dipinti , e soprattutto
quello che rappresenta le tentazioni di s. Antonio abate. Affin-
chè tutti quegli importanti lavori venissero intrapresi , e con-
dotti a buon termine si adoperò l'attuale prevosto con lode volas-
simo zelo. Si sta ora formando dal rinomato Bartolommeo Cippa
varallese un buon organo a maggior decoro di quella par-
rocchia. Due volte nell'anno vi si onora solennemente , e col
concorso di molti forestieri la memoria del santo titolare, cioè
nel di 7 di gennajo, e nella seconda domenica di luglio.
Oltre l'antichissima chiesuola sotto il titolo di s. Ciovanni
Battista , della quale si è fatto cenno superiormente , il co-
mune ha tre belli oratorii. Il primo, molto vicino alla parroc-
chia , rappresenta una croce greca , e fu costrutto sul vago di-
segno del valoroso architetto Mazza \ e venne dedicato al mar-
tire s. Fermo. Il secondo, titolato col nome di s. Antonio da
Padova , troVasi a qualche distanza da quello di s. Fermo. £
vaga la sua costruzione di un arco solo. Ne è di nei'o marmo
l'altare, di cui è riputatissimo il quadro* In quest'oratorio si veg-
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521 CARDEZZA
gono begli affreschi rappresentanti alcum dei principali fattiy del
santo martire. Il terzo fu eretto presso l'amena TÌlla detta di
Curale , dal nobil uomo abate Tranquillino Cattaneo, canonico
della collegiata di s. Gaudenzio di Novara. Di elegante disegno
è questo tempietto di un solo arco. Stanno in esso due altari,
uno dedicato a N. D. dell'Addolorata , e l'altro ai santi Gau-
denzio ed Agabio. Il pio fondatore fu, secondo l'ultima sua
volontà , ivi sepolto addi 4 di ottobre del i8i5.
Il villaggio contiene quattro torri vetustissime, le cui mura-
glie sono di una straordinaria spessita : due di esse furono ri-^
dotte a private abitazioni ; e ad una in cui alberga il cappella-
no, fu annessa nel i83o , a guisa d'appoggio, la sala delle co-
munali adunanze. La tradizione afferma , che quelle torri ,
della cui erezione s'ignora l'orìgine , siano state in potere di
tirannelli^di una famìglia appellata Cane, nel tempo che gli
Elvezii si armarono contro l'Ossola.
Ti sono alcune eleganti case. Oltre quella del paroco, vi si
distinguono l'abitazione spettante ai signori Bionda , e quella
dei signori Cattaneo.
Esistevi un leggiadro casino proprio dei signori Cadorna di
Togogna , in cui suole dimorare durante l'autunno la nobil
donna Angela Cadorna-Ponzanì novarese.
In una delle quattro sopraccennate torri ebbe già domicilio
la nobilissima famìglia dei Lossetti , come ne fanno fede pa-
recchi istru menti , in uno dei quali avente la data del 6 no-
vembre i45o si leggono queste parole : speciabilis et nobiUs
vir\ ed in un altro con la data di ott'anni dopo si legge: spe^
ctabilis et generosus vir Georgius Lossetus. Sulla facciata di quella
torre vedasi tuttavia lo stemma gentilizio dei nobili Lossetti.
La piazza chiamata delia parrocchia è sufficientemente spa-
ziosa. Alti muri impediscono che la guasti un vicino rivo , il
quale in tempo dì pìoggie dirotte diventa minaccioso.
I carJezzani sono per lo più robustissimi , sprezzanti dei pe-
ricoli della vita , morigeiati , avversi alle liti , ed alle superflue
spese : esercitano mestieri faticosi, e nulla più bramano che di
potere, mercè dei loro onesti risparmi , far acquisto dì qual-
die poderetto nel paese natio.
Usano i pesi e le misure deirOssoIa ; e fauno le loro con-
trattazioni in monete milanesi.
Popolazione 973.
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CARDIGA 523
CARDIGA , altrimenti Alùssara , regione della Sardegna nel
dipartimento del Sàrrabus. Giace a mezzodì de' monti della
Ogiìastra , a maestro di Cirra, a levante del GìarrA. È un al-
tipiano con parecchie , ma troppo ardue scale. .
La sua lìnea da tramontana ad austro si computa di miglia
5 9 con la perpendicolare di circa 8. In esso a non gran distanza
dalla sua sponda orientale levasi un colle detto Sa Planedda^
per ciò che nella sua parte superiore stendesi quasi orizzon-
talmente una pianura capace di starelli loo. Al qual livello
pare aggiugnesse in tempi assai remoti la restante massa , in-
nanzi che o per Fazione delle acque interne che dissolvessero
e consumassero alcuni strati inferiori, o per alcuna convulsione
intestina che li sfragellasse crollando si dimettesse di alcune cen-
tinaia di metri. Le roccie sono di arene grosse e minute me-*
scolate nelle parti inferiori di lapilli , nelle superiori di con-
chigliette. Quivi vede&i alcun banco di pure arene. Gli strati
sono dì varianti spessezze , come è chiaro laddove acc£^dde in-
frangimento , e meglio nelle coste ove esse levansi quasi ver-
ticalmente. Vi troverai frequenti caverne, più numerose in Ma-
mùsi , che però han pìccol seno ; e nel sito detto Is tumbas
molte cavità aperte alla superficie in figura di pozzi o dì tom-
be , perìcolose fauci dóve spesso gli animali sono assorbiti. Non
è scarsezza di acque. Delle quali nascono alcuni rivoli , che per
lo repentino sprofondamento del livello precipitandosi dalle
sponde olirono lo spettacolo di altrettante cascate. Di queste è
bella a vedere la denominata Maista. Il ruscello move da non
lungi sempre nella stessa quantità , salvo quando le frequenti
pioggie , gonfiasi a maggior volume , e presso la scala dello
stesso nome volgesi giù ad una estrema profondità , per influire
neU'Antas. La cascata deis Canneddus é da due finestre sotto
il ciglio d'una rupe tagliata. Essa é dalle acque , che si insi-
nuano in is ingurtidorgius , i quali sono due caverne aperte
nel piano, e per un mìglio e mezzo un po' tortuosamente in
un'oscuri ssi ma gola si avanzano alle due foci per crescere il
fiume Tùvulu o di s. Giorgio, tributario del Cirra movente da
Bacu-canargius. Le cascate di Mamusi vanno nel rio Corru->de-
Cerbu , ultimo dei confluenti a destra del Cirra.
Le valli principali del Cardiga sono Coma-e-Sulis , Buddi-
dorgia, Biscotti, Gon'ovoni. Nelle quali frondeggiano tra i lecci
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524 CARDONA e CAREMA
le filiree , i corbezzoli , ginepri , mirti ecc. Anche alle Scale
trovansi ghiandiferi y e fa leggiadra pompa di se quello che ve-
geta alla pendice e falda della Planedda.
Le capre tì hanno un abbondante ed ottimo pascolo ; né je
ne manca per le pecore. U serpellino non y'é raro, e da co-
tale alimento sono assai pregiati i formaggi del Cardìga. Es-
sendo questo territorio promiscuo ai sarrabesi ed ogliastrìni ,
e gli uni e gli altri vi conducono lor greggie; quelli d'inver-
no y questi di primavera.
Il clima e fredduccio; l'aria é ottima* La terra si presterebbe
a molte coltivazioni. Se ne seminò qualche tratto , e si ottenne
anche il 60.
Troverai vestigia di due popolazioni y una intorno a Santu-
Miali ( S. Michele ) a pie della Planedda ; altra in Matta-e-
cannas. Credo vi sia spazio , e possa esservi sussistenza per tre
da costituirsi una dove era già presso s. Michele , altra alla
Maista , la terza alla sponda australe. L'appellazione di s. Mi-
chele è da una antica chiesa distrutta. Né questo sacro edifi-
zio creder uqìco , conciossiachè se ne conobbe uno sotto l'in-
vocazione di s. Damiano alla regione di Murdega non lungi dal-
l'acqua di Funtana manna tributaria del Dosa.
I cacciatori non partono mai da Cardiga senza molta preda;
che vi sono numerose le specie de' cervi, daini, e cignali. Non
vi mancano i mufloni.
CARDONA {Cardona)y cantone di Yilladeati nel Monferrato.
Giace sopra un'amenissima collina , ricca di Ben coltivati vi-
gneti. La sua antica parrocchia con titolo di pievania era stata
eretta sotto il titolo di s. Lorenzo. Il nome di questa terra è
molto antico , e proprio di altri vetustissimi paesi. Evvi una
città in pari modo appellata che trovasi alle falde de' pirenei
in Ispagua presso il confluente del Cardonero colla Bidassoa.
* CAREMA {Carema) , com. nel mand. di Settimo Yittone ,
dioc. e prov. d'Ivrea, dìv. di Torino. Dipende dal senato di
Piem. , intend. prcfett. insin. ipot. d'Ivrea , posta di Settimo
Vittone,
II vero antico nome di questa terra è ad cameram. Fu con-
siderabil corte nei tempi di mezzo. Lo storico Yiberto narra
che in essa potè condursi a salvamento un nipote dell'impera-
tore Corrado il Salico , per nome Bruuone , che sali poi sulla
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CAREMA 525
cattedra di s. Pietro col nome di Leone IX. Aveva questi ancor
povine seguito la spedizione militare dello zio in Italia , e sen
ritornava quindi in compagnia di poche persone per la strada
d'Ivrea. Gli abitanti di questa città , cbe pochi mesi prima
stati erano soggiogati dall'Imperatore, e gli conservavano l'animo
avverso , appena udito l'arrivo del nipote di lui , corsero al-
l' armi per farlo prigione ; ma di ciò fatto accorto Brunone ,
g\k s'era celeremente condotto ad cameram , ultima terra del
contado , e già se ne andava sicuro alla volta di Aosta , mentre
ì suoi nemici lo cercavano ancora dentro ad Ivrea.
Cairema fu feudo dei s. Martini Provana di Parella , e dei
Yallesa di Montalto.
Giace ai piedi del monte ehe chiamasi Maletto , sulla sinistra
sponda della Dora Baltea, in distanza di un miglio da Pont
san Martino terso Aosta , e di due miglia da Settimo Yittone dalla
parte del suo capo luogo di provincia , da cui é 6 miglia discosto.
La strada provinciale, che da Ivrea mette in Aosta , passa
per questa terra*
Sono sue frazioni le seguenti villate : Togìiana , AjTale ,
Prati di Sotto, Prati di Sopra, Cappella Ferrata, Maddalena,
' Stigliano , Boschietto , e Marchetto.
La Dora Bai tea separa il territorio di Carema da quelli di
' Quincinetto , e Donnas. Da tale separazione viene formato un
isolotto , a Cui non si arriva per mezzo di verun ponte. Esso
appartiene in parte al comune di Carema, e in parte al co*
mune di Donnas.
Da ostro vi discende il Chiussuma , toirrente che scaturisce
sul vertice della montagna Bechera , e viene sul confine di que-
sto paese ad attraversare la strada provinciale , ove sta un so-
lido ponte in pietra. Dal Chiussuma gli abitanti derivarono tre
' canali d'acqua ,. di cui si valgono per l'irrigazione dei loro po<^
' deri tanto* in montagna quanto in collina, ed eziandio per dar
moto ad un molino , e per l'uso di una fabbrica del ferro.
Un altro torrente chiamato Eyles, cbe ha le fonti sui balzi
di Gressoney , passa, jiler questo territorio , e prima di metter
foce nella Dora v'ÌBa£Ba molte campagne, e mette in giroedi*
fisi meccanici.
Cosi la Dora , come il Chiussuma , e TEyles vi sono fecondi
ili ottime trote.
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526 CAREMA
Sul MaletlOy a' cui piedi trovasi Careoia, non si sale che per
una via soltanto praticabile con bestie da soma : alla sua som*
mità si perviene in quattro ore di cammino.
In questo territorio si rinviene:
Scisto micaceo e quarzoso, con la mica di un bianco argen-
tino ed il quarzo traente al colore verdognolo: della cava Go*
glielminotti ; si adopera come pietra da taglio.
Roccia composta d'anfìbola , calce carbonata , scisto dorito-
so j idocrasìa in massa ecc. : del luogo detto Costa della
fornace.
La chiesa parrocchiale è sotto l'invocazione di s. Martino ve-
scovo. In essa oltre la festa del santo titolare , si fanno con
qualche solennità quelle del Rosario , del Carmine, del Corpus
Domini, e della nascita del Salvatore. Ti esbte un'antichissima
lapide con iscrizione , le cui lettere furono quasi tutte corrose
dal tempo.
Nel comune si veggono parecchie rurali cappelle. In una di
esse , dedicata a s. Anna , dal principio di giugno sino alla
metà di ottobre soggiorna un sacerdote coU' obbligo di cele-
brarvi i divini misteri.
Degli altri oratorii uno sotto il titolo di s. Defendente tro-
vasi nella villata di Ayrale*» un altro in Cappella Ferrata è sotto
rinvocarione di s. Erasmo -, un terzo sacro a s. Giovan Battista
decollato sta nella regione di Gory ; un quarto sotto il patro-
cinio di s. Rocco vedesi nella regione di Gioo; un quinto con*
secrato alla nascita del precursore di Cristo sorge in montagna
nel luogo detto Ciampas.
Il paese contiene inoltre una chiesetta spettante alla confra-
ternita del Santissimo Sacramerito.
I qpnjugi Battista e Catterina Cuglieratta, con testamento del
9 di gennajo 1743, e con codicillo del 27. marzo dello stesso
anno , vi fondarono una cappellania laicale, obbligandone 21
previsto a celebrarvi la messa in ogni d\.
Un Michele Ai*vatto , ,cob . testamento del «4 ^ebbrajo 18^7,
vi institui uu beneficio per la scuola dei fanciulli coli' annua
rendita di lire %fyi, e provvide ad un tempo l'-abitazione pel
maestro , ed un'ampia camera per l'uso della scuola , in cui
si hanno ad insegnare gli elementi della lingua italiana e del-
raiitnietica.
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CARENTmO 527
Avvi uaa coagregazioDe di carità per sovvenire ai poveri del
comune.
I prodotti del territorio sono cereali in poca quaiitità , e molte
uve j con che si fanno riputatissimi vini. Vi si ricava un notevol
guadagno dalle molte mandre del grosso e del minuto bestiame.
Esistonvi due fabbriche del ferro : una propria del signor
Mongenet , in cui sono occupati sette operai : l'altra per tre
quarti appartiene ad un Giuseppe Yìetti , e per un quarto al
$ignor Pietro Bredda d'Ivrea, nella quale s'impiegano tre per-
sone. 11 ferro in quelle fabbriche lavorato si vende quasi tutto
nella capitale.
Vi è un ufiSsio della re^ dogana dipendente da quella
d'Aosta, ove si paga pel transita delle pelli non lavorate, pro-
veniebti da quella città.
. Gli abitatori di Carema sono molto robusti , e in generale
d'indole buona.
Pesi, misure e monete del Piemonte.
Popolazione i4oo.
" CARENTINO ( Carenùnum ) , com. nel mand. di Momba*
ruzzo, prov. d'Acqui, dioc. e div. di Alessandra. Dipende dal
senato di Piem.^ intend. prefett. ipot. d'Acqui, insin. di Kizza
Uonferrato, posta di Alessandria.
È uno dei principali luoghi dell'antico marchesato d'Incisa,
di cui segui le varie vicende. Alcuni scrittori lo chiamarono
Coretto. Fuvvi chi affermò che venisse fondato all' epoca stessa
della distruzione di Trelance ( v. Incisa ).
Di Garentino è fatta menzione in un breve dell' 1 1 di luglio
1180, fatto dal sommo pontefice Alessandro III a favore del-
l'arciprete di Santa Maria del Foro.
Da instrumento stipulato in Cattania nel marzo del 1224 ri-
sulta, che i marchesi d'Incisa ebbero questa terra in feudo
dal marchese di Monferrato Guglielmo VI. La ebbe poi uno
Oldone od Oddone io virtù di un diploma dell' imperatore Mas-
similiano, fatto addi 11 di setteuftbre del i4o7*
Dei luoghi del Monferrato, che vennero assegnati alla dio-
cesi di Alessandria, fin dall'epoca della sua fondazione, questo
fu r unico , che le ria stato conservato dopo il ristabilimento
del suo vescovado, quantunque per riguardo alle cose civili non
sia stato giammai ad Alessandria soggetto.
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528 CARENTINO
Verso la metà del secolo decimosesto la cura delle anime di
questo villaggio erasi trasferita dalla chiesa dei santi Fabiano e
Sebastiano in quella di Santa Maria posta fuori dell' abitato so«-
pra un'altura deliziosissima, ove già esisteva un convento di Umi-
liati, i quali se n' erano partiti di là poco tempo innanzi. La chiesa
di Santa Maria, tuttoché sia stata rinnovata nel iSyG, ciò non
di meno nella seconda metà del secolo decimo ottavo minac-
ciando rovina, si credette che non fosse più inistato, nemmeno
riattandola, di servire al culto divino. Si fabbricò pertanto nel
1780 una novella parrocchia, alla cui edificazione contribuirono
sommamente le largizioni e le fatiche dei terrazzani.
Questo villaggio nel 1708 fu dato con titolo di contado ai
Faa marchesi di Bruno.
Giace a mezzodì sopra un rialto , in sulla destra sponda del
Belbo, alla distanza di sette miglia da Alessandria e di dieci,
dal suo capo-luogo di provincia.
Borgoratto non gli è discosto che di un miglio circa.
Oltre il Belbo, vi scorre il rivo Bruno, da cui gli abitanti
non trassero finora verun canale per irrigare le proprie cam-
pagne.
La parrocchia è sotto l'invocazione di s. Sebastiano; ma la
festa principale che vi si celebra coU^ intervento di duecento
forestieri si é quella di Nostra Donna assunta in cielo.
Il cimiterio statovi costrutto, son pochi anni, trovasi fuori
dell'abitato nella prescritta distanza.
Sonovi inoltre un oratorio per uso della confra;ternita della
Santissima Trinità, ed una chiesuola dedicata alla Beata Ver-
gine di Loreto.
Del vetusto castello più non avvi che un pozzo, spettante ai
marchesi Faa di Bruno.
Nella scuola comunale s'insegnano gli elementi della lingua
italiana,
I principali e più copiosi prodotti di questa terra sono il
frumento ed il vino, l'uno e l'altro di facilissimo smercio per
essere di ottima qualità. Di qualche rilievo vi sono pure le ri-
colte dei marzuoli.
I carentìnesi sono robusti, assai perspicaci e d' indole buona.
Usano i pesi e le misure del Monferrato.
Popolazione 495. \
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CARESANA Sag
'*' CARESANA {Carisiana^ Cariciana), com. nel mand. di
troppìana , prov. e dioc. di Vercelli, div. dì Novara. Dipende
al senato di Piein., intend. prefett. insin. ipot. e poata di
ercelli.
Alla distanza di due miglia dal suo capo di mandamento,
di sette dal suo capoluogo di provincia sta questo antico vii-
aggio non lunge dal Sesia, che quivi tragittasi con sicurezza
oV luezzo di un porto.
11 territorio è ferace di ogni maniera di cereali , di uve e di
ilUre frutta.
Delle comunali sue strade, una, da levante, conduce alla
Liomellina', l'altra, da ponente, mette a Stroppiana. '
Oltre l'anzidetto fiume vi passano due correnti: il Boriino e
\a roggia Bona: Tuna e l'altra vi sono valicate da un ponte
di cotto. Quello , che sta sul Boriino , venne costrutto nel 1 786
sul disegno dell'architetto Nicola Nervi, e a spese del capi-
tolo della cattedrale di Vercelli. Lo stesso avvenne di quello che
fu posto sulla roggia Bona molti anni dopo. Le due ccirrenti,
dopo avere innaffiato una parte del territorio, mettono capo
nel Sesia.
La parrocchiale e sotto il titolo di s. Matteo. Ha tre nava-
' te-, fu edificata nel 1754.
Fuori dell'abitato esìstono due chiese, quivi distinte col no-
' me di santuarii, tenuti in molta venerazione.
Gli abitanti sono robusti, generalmente applicati ai lavori
. campestri.
Usano i pesi e le misure antiche del Piemonte, e fanno le
loro contrattazioni in lire nuove di Piemonte.
Cenni storici. L'antico nome di questo paese è Caricetum
o Careclum^ indicante luogo pieno di carici, cioè di una sorta
di giunco angoloso, acutissimo e durissimo, della specie della
ttionoecia triandria , spettante alla famiglia delle ciperoidi. Que-
sto carice è dannoso nei pascoli e nei fieni per la sua durez-
za. La sola specie delle sabbie o plantaginea di Linneo si crede
utile per la virtù sudorifera delle sue radici.
Questa Caresana nei bassi tempi fu corte insigne, con forte
baluardo ed ampio territorio, il quale conteneva otto mila gior-
nate, oltre i siti ghiajosi.
Da Berengario II re d' Italia fu data alla chiesa cattedrale
Dizion, geoi^r, ecc. Voi. III. 34
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5»4^<? CARESANA
di VerceUi , a cui Tenne quindi tolta e restituita dal re Arduino
insieme con la chiesa di s. Matteo tuttora parrocchiale , e con
quelle di s. Giorgio e di santa Maria: il che fu poi confer-
in'ato da Berta, consorte di quel re, e da Ottone III con di-
plomi del 999 e del looo. In un altro diploma del mille quel-
r imperatore conferì al vescovo Leone di Vercelli il diritto di
caccia è di pesca da Ca resana iusino ad s. EvasiunJ^eret Ca-
sale, e quinci insino a Balzola.
Accadde che un Arderico accompagnasse Corrado il Salico ,
di cui era parente , nel viaggio di quest' imperatore a Roma , e
che dal sommo Pontefice vi fosse consecrato vescovo di Ver-
celli. Corrado in queir occasione gli fece dono di Caresana. Ve-
nuto poi egli alla sua sede, e risoluto di pigliare possesso di
Caresana, vi trovò nel capitolo della cattedrale una costante
resistenza , la quale il pio vescovo seppe condurre a bene della
chiesa^ offerendo a quel capitolo di rinunciargli l'imperiai do-
naiione, se i canonici di esso ritornati fossero all'antica vita
comune instituita da s* Eusebio, ed ebbe la consolazione di
ottenere pienamente quell'intento nel 1040.
Nella conferma di donazione a prò di que' canonici fatta da
Federico I nel ii53 é spiegato che la corte di Caresana pos-
sedeva gli alvei ed i porti del Cervo insino a Biella; ed inol-
tre un porto sull'Elvo con gli alvei e le due rive della cappella
di s. Colombano insino al Po.
Vuoisi notare, che dal diploma imperiale, in cui è confer-
mata la predetta donazione, si scorge, che quella cappella eia
situata inter Beleduni , Balloia , et Languscum ; e perciò si rico-
nosce che TElvo nel dodicesimo secolo, meno impedito dalla
coppia delle sabbie, spingeva il suo corso ad ostro di VerceUi
insino al Po, senza entrare dapprima nel Sesia.
Nel secolo vegnente le fazioni guelfe e ghibelline avevano
posto la terra di Caresana in misera condizione, allorquando
ì Langoschi, nobili vercellesi, ed altri casati divenuti potenti,
la tolsero al capitolo di Vercelli, In quel frangente gli Avoga-
dri , che combattevano per la chiesa, avendo alla testa Nicasio
dei signori di Casanuova, rotta la fazione dei Langoschi e caccia-
tala da Caresana , ritornarono questo luogo ai padroni di essa.
Ma essendosi vie maggiormente riaccese le gare degli abitanti ,
il capitolo y coU'ajuto del conte di Sa voja e di altri potenti , ne
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CARESANA-BLOT 5*5 ^/
fé' tutti uscir fuori nel 1^56, e vi condusse dentro ad abi-
3kTlo buon numero di vicini terrazzani , che non parteggiavano
er nessuno, facendo loro capi i Dionisiì, nobili vercellesi.
>uel casato dei Dionisii ne tenne quindi il possesso, e col
empo ne assunse il home: a tal che duecento ventiquattr' anni
Vopo, Comina figliuola di Enrico Ferrerò, stipite del nobilis-
\ma ramo della Marmora, veniva condotta in isposa ad un
battista Dionisio signore di Car esana.
Yi ebbero poi parte di dominio i conti di Tal macca e di Bre-
me y discesi dagli antich\^ conti di Cavaglià , ed anche i Tizzoni
discendenti dai signori della Riva.
^el i355 l'ambizioso Giovanni II, marchese di Monferrato,
ottenne questo luogo dall'imperatore Carlo IV ; ma noi posse-
dette ne a lungo , né tranquillamente per la continua e ferma
opposizione del capitolo di Yercelli.
Carlo Emanuele I lo infeudò insieme con Collobìano agli Avo-
gadri di S.Giorgio in Monferrato-, ma nella guerra di quel duca
contro la Spagna, i tedeschi in una notte del i6x3 appicca-
rono il fuoco al villaggio, del quale fatto prese egli vendetta
il giorno dopo incendiando Palestro, situato di là dal Sesia.
Nel 1687 questo paese venne occupato dalle truppe spa-
gnuole , sotto il comando del marchese dì Leganes. Passò final-
mente con titolo di marchesato alla famiglia dei Macelli.
Popolazione 2Ò00.
* CARESANA-BLOT (Carisiana^ Cariciana Fercelknsium) ,
com. nel mand. prov. dioc. di Vercelli, div. di Novara. Dipende
dal senato di Piem., intend. prefett. insin. ipot e posta di'
"Vercelli.
È menzionata in diplomi dell' 882, del 999 e del 1000. In
quest'ultimo si accenna, che in quei secoli era soggetta al ca-
rico di fornire il miele al fisco, sorta di tributo, che chiama-
vasi melagium.
A questa Ca resana si sopraggiunge il nome di Blot, o Bellotto,
che è quello di una terra posta fra essa e Vercelli, ma molto
più vicina a questa città-, ed erane diffatto un antico sobborgo,
finche nelle fazioni del decimoterzo secolo divenne il ricovero
dei fuorusciti, opposti al partito dominante nella città. Rimase
però sotto la giurisdizione della chiesa cattedrale.
Fu contado d^i Biamini Arborii, patrizii di Vercelli.
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53a CARESANO, CARESIO e CAREZZANO
Questo paese è composto di sparse cascine, di cui le mag-
giori stanno non luugi dalla parrocchia; ma senz'ordine di con-
trada ; se non che alcune di esse trovansi a fianco della strada
provinciale, che da Vercelli conduce a Varallo ed attraversai!
tenitorio di questo comune.
A levante confina col torrente Cervo, che scorre in distanza
d'nn terzo di miglio circa dalla parrocchiale: a mezzodì colla
città di Vercelli, due miglia lontano: a ponente col luogo di
Quinto, che gli sta ad un miglio circa.
La parrocchia é sotto il titolo di s. Cecilia.
I prodotti territoriali sono: rìso, grano, segale, meliga,
marzuoli e foglia di gelsi. Le risaje vi si trovano nella parte
di tramontana.
Popol. 4^0.
CARESANO, CAREZZANO o CARACCIO {Caricianum), è
luogo sulla destra dello Strona a ponente di Baveno. Lo ac-
cenna una carta di vendita del 998 fatta dal vescovo di Tor-
tona Liutfredo ad un duca Ottone, figliuolo di Conone.
CARESIO ( Carisìunij Cariciuni)^ antica terra scaduta del
Novarese, ove si trovò la seguente iscrizione romana di una
Licinia, che scioglie un suo voto a Minerva:
LICINU . IVSTINI . FILIA . MUIEBVA . V . S .
* CAREZZANO inferiore ( Carisianum, Caricianum inferius ) ,
com. nel mand. di Villalvernia, prov. e dioc. di Tortona, div.
di Alessandria. Dipende dal senato di Piem., vice-intend. pre-
fett. insin. ipot. e posta di Tortona.
Appartenne alla signoria del vescovo di Tortona. Ciace al
destro lato dello Scrivìa. È lontano sei miglia dal suo capoluogo
di provincia, e quindici dalla città di Alessandria.
Le sue vie comunali sono in pessimo stato.
Ha due parrocchie: una sotto i titoli di s. Maria e di s. Eu-
sebio ; V altra fu cousecrata alla Natività di s. Giovanni Battista^
Il paroco della prima gode una rendita fissa di lire 4 ^^9 ^
lire 90 in supplimento di congrua: quello della seconda non
ha di fìssa rendita che lire no, e in supplimento di congrua
lire 3oo.
II territorio presenta di terreni coltivati ed abitati ettari 4080.
5.6.35, di foreste comunali i4* 7* 9* 20, di foreste partico-
lari 95. I. 6. 68, di terreni sterili ed incolti i28« 9.4*
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CAREZZANO 533
Io questo comune si raccolgono per approssimazione da quia-
tali 392 di frumento, 219 di saggina , i5 di legumi, 244 ^^
fieno, I di canapa, 20 di castagne, i63 di foglia di gelsi, e
549* 33 di minerale, il cui prodotto netto è di circa lire
730 , pari alla somma che richiede la coltivazione. Di TÌno si
fanno ettolitri 170, di bozzoli quintali 3. 24*
Si Mantengono da 80 buoi, 24 vacche, 140 peoore, 3o so-
marelli, /^o majaìi.
Si raccoglie in questo territorio:
Ferro fosfatico, di colore nerastro, misto alla terra ocracea
gialliccia, e di frattura scabra. Rinvenutosi in una massa, forse
di ragguardevole estensione, sotto il terreno vegetale, in una
ripa del luogo detto Sul Poggio y presso la strada comunale
dalla Costa a Villalvernia. La porzione di ferro contenuta in
questo minerale sembra tenue e di qualità assai difettosa, per-
chè unito al fosforo : tuttavia può meritare qualche attenzione
per questo che ivi abbonda il combustibile, e v'ha un suffi-
ciente cosso d'acqua.
Pesi, misure e monete come in Tortona.
Gli abitanti sono pressoché tutti applicati all'agricoltura.
Popolazione 752.
* CAREZZANO superiore {Carisiamim^ Caricianum superius)^
com. nel mand. di Villalvernia , prov. e dioc. di Tortona , div.
di Alessandria. Dipende dal senato di Piem. , yice-intend. pre-^
fett. ìnsin. ipot. e posta di Tortona.
Fu parte, come Carezzano inferiore, della signoria del tor-
tonese vescovado. Trovasi come quello in sulla destra sponda
dello Scrivia.
È distante sette miglia da Tortona, e da Alessandria quin-
dici e mezzo.
Vi esistono due chiese parrocchiali: una sotto l'invocazione
di s. Eusebio , e l' altra sotto quella di s. Carlo. I due prevo-
sti sono privi di rendita fissa, ed hanno perciò ambedue lire
5oo in supplimento di congrua.
La superfìcie del territorio presenta di terreni sterili o in-
colti ettari 44* ^* ^* 7^- ^^ correnti 3.9. 2. 71: di foreste par-
ticolari 8. 5.0, 86: di suolo coltivato ed abitato 242. 6. 9. 53.
I terrazzani raccolgono quintali 146 circa di grano, 68 di
Bteliga, 49 di legumi, 83 di Ceno, 2 di canapa, 20 di casta-
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5t»5/. CARGIÈGHE
gne^ a4^ dì foglia di gelsi, i6 di poma e 90 di minerale ^ il
cui annuo prodotto è di lire 118 circa, pari alla somma ri-
chiesta dalla coltivazione. Le uve producono 128 ettolitri di vino.
Si fanno di bozzoli quintali 3. 43*
Yi sono mantenuti da quaranta buoi, i3o pecore, 9 asini,
34 majali.
Pesi, misure e monete come nel capoluogo di provinfta.
I terrazzani sono quasi tutti agricoltori.
Popolazione 336.
CARGIÈGHE, villaggio della Sardegna nel distretto di Plo&ghe
della provincia di Sassari. Comprendevasi nell' antica curatoria
di Figulina del Logudòro.
Siede in un sito non molto eminente sul campo Mela , e a di-
stanza a ponente della strada centrale di non più di mezz'ora, ove
godesi da greco a scirocco per levante d' un beli' orizzonte, e
poco so£fresi dai venti australi per un colle che si distende a
impedirli. Non però il clima è de' migliori , che vi regna grande
umidità, e per la esposizione a levante, e per le acque. Né
V aria è da lodar assai.
Componesi di case circa i io. Nel i835 vi abitavano famiglie
io3, che davano anime 4-^5\ nacquero 24, morivano 18; si
celebrarono matrimoni 5.
Avvi ben pochi che conoscan quelle dell' arti meccaniche ,
che sono più necessarie. Lavorasi in circa 70 telai. Pochi faib»
ciulli si educano nella scuola primaria.
La parrocchia di Cargièghe comprendesi nell' antica diocesi
di Ploàghe, ora unita alla Torrense. La chiesa principale è de-
dicata a S. Quirico , dove altro non è da rimarcare , che una
tela figurativa della sacra famiglia , la quale pretendesi di buono
stile. A!la cura delle anime è preposto un elettore con 1' ausilio
d' un vice-paroco.
Esistono due sole chiese figliali, una nel paese denominata
dalla Santa Croce , e uffiziata da una confraternita ; altra nella
campagna sotto la invocazione di S. Maria. Festeggiasi con
pompa solo per lo titolare della parrocchiale. Il cimitero è
contiguo a S. Croce.
Agricoltura, ^\ semina star, di grano 640, d'orzo i5o, di
fave 5o, dì legumi 20, di lino 3o. Le terre sono fecondissime.
Quanto de' cereali sovrabbonda ai bisogni smerciasi in Sassari.
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CARGIÈGHE ^ 5*^5^
L terreni cIiìuaì possono computarsi della capacità di star, i8«
Le vigne producon bene , e vi prosperano gli alberi fruttiferi,
11 bestiame è in piccol numero: buoi per T agricoltura loo,
-vacche anìmansite 5o^ cavalli loo. Nel suddetto apuo il be-
stiame rude nelle solite specie sommava a capi 2o5o. I pascoli
pubblici sono altrettanto spazio che i terreni delle vidazzoni^
che si dicon capaci di star, 1260, non compresavi la parte
che quei di Cargieghe hanno con i Florìnesi e Codroogianesi
nel ghlandifero di Giunchi. ,
Di selvaggiume non é notabil copia ; e mancano le specie
maggiori cervi e daini. Ti compensan però le pernici , qMaglie ,
ed altre specie gentili di volatili.
I colli calcarei protesi da maestro a scirocco per ponente , e
detti Giorrè, hanno molte scaturigini che bene irrigano li sot-
togiacenti terreni. Gli abitanti bevono dalla fonte Runache a
10 passi dal paese.
Acque di S. Martino in Campo Mela. Sono esse fredde aci-
dule leggermente ferruginose. Secondo analisi del prof. Cantù,
riferita dal cav. Della Marmora , vi si riconobbero le seguenti
sostanze. Gaz acido carbonico , idrogeno solforato, iizoto, ossi-
geno , calce carbonata , soda carbonata , magnesia carbonata ,
'^ ferro carbonato, soda solfata, soda carbonata, se\ce^ materie
vegeto- animali.
La viitù di queste acque in molte malattie, per cui sono
^ prescritte dai medici, è contestata da stupende guarigioni. Duole
il vedere come non siasi ancora potuto eseguire il bel divisa-
^ mento di uno stabilimento, dove gli ammalati potessero star
comodamente. Nella condizione attuale del luogo ne un terzo
degli ammalati, cui queste acque gioverebbero, può profittarne;
' però che non v' ha uè una capanna , dove ricoverarsi, e in
certi tempi deve assai temersi della malignità dell' aria; in tutti
della troppa umidità notturna.
^ Tre ruscelli scorrono per le terre di Cargieghe, e sono Riu-*
de-montes, Badde Saina, e Rio di S. Pietro. 1 due primi mani-
cano nella estate ; il secondo entra nel terzo.
' Restano due soli norachi, e li troverai nel Campo Mela un
detto de sa Tua a ponente della strada centrale, che fu in
gran parte demolito; l'altro nell'altra parte detto di S. Maria
e del fiume de Moutes, che fu poco oficso.
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536 ^ CARIGNANO
Dei dritti baronali non serve fare spiegazione. Qaesto comune
e territorio fa parte della Baronia di Ploagbe.
64iV//^^^«»^ CXKiGN ANO (Carinìanum), citta, capo luogo di mand. nella
L^L^'^fjf' prov. dioc. e div. di Torino. Dipende dal senato di Piem. ,
intend. gen. prefett. ipot. di Torino. Yi sono il tribunale di
giudicatura, gli uffizi d' insinuazione , di posta delle lettere, la
posta dei cavalli, ed una stazione di sei reali carabinieri a
cavallo.
Questa piccola e bella città siede in ameno feracissimo suolo
al sinistro lato del Po che gli scorre in distanza di circa mezzo
miglio.
Le appartengono le frazioni chiamate :/Lratti4:', Tetti Pautassì,
Tetti Peretti , Tetti Bagnolo , Gorra, Ceretto , B^Néllant, Cam-
pagnino , Sesseuo e Correa.
Come a capo di mandamento le sono soggetti i luoghi di
Loggia, Piobesi, e Viuovo.
La strada reale di Nizza ne attraversa 1' abitato: da essa di-
ramasi la provinciale di Saluzzo. Un' altra via da ostro di là
si d iparte per alla città di Carmagnola quattro miglia lontana.
Si contano miglia sette da Carignano alla capitale.
Delle sue comunali strade una mette a Yillastellone ; un' al-
tra a YinoYO; una terza a Piobesi-, una quarta a Castagnole
di Piemonte \ una quinta ad Osasio; una sesta conduce a Pan-
calieri. Sono esse tutte della lunghezza di due miglia circa,
tranne 1' ultima , che è di miglia quattro.
Vi scorrono il torrente Oytana, e varie bealere.
Il fiume Po , che vi passa nella direzione da ostro a borea ,
tragittasi col mezzo di un porto , appunto nel sito , dove altre
volte stava un ponte in legno per la vecchia strad& che tende a
Carmagnola.
Yi è salubre il clima : le campagne intorno intersecate dalle
vie , che scorgono a vicini castelli e villaggi , ed a non lontane
città, sono feconde di cereali, di legumi, di frutta, di canapa
e di legname : il prodotto, ed il commercio della seta vi è co-
pioso: le amene praterie , inaffiate da spesse fonti e da varii
canali, alimentano numeroso bestiame; onde il paese potè al-
cuna v-olta mantenere grossi eserciti nelle sue vicinanze.
^ Della ricchezza dell* esteso territorio di questa città, e della
generale agiatezza de' suoi industriosi e soUerti -abitatori appa-
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CARIGNANO 537
iscono frequenti e chiari indizi uéìV interno deir abitato. Co-
node per lo più, ed assai polite ne sono le case: intorno alla
^rincijkile delle sue piazz^, ornata diportici^ stanno vaghi pa-
lazzi y éoTk ben disposti gì a^ ini , dentro i quali s\ veggono pit-
ture, e>^tatue in marmo temute in pregio dagli iV^lligenti.
A far fede dell'opulenza, e dell'animo dei Carignanesi da
tempi antichi molto inclinati a sostenere il decoro del culto
divino , e a sovvenire ai bisogni degli indigenti , vi sono ma-
gnifici templi, conventi, e lodevolissimi instituti di pubblica
beneficenza.
Chiese. La parrocchiale, dedicata ai santi Giovanni Battista
e Remigio, fu costrutta dal 1756 al 1766 sul maestoso dise-
gno del rinomatissimo Alfieri. Questo capace tempio sorge rim-
petto al palazzo civico presso al sito ov' era il castello del Prin-
cipe di Carignano. La sua figura è semi-circolare ; gli sta di-
nanzi un proporzionato piazzale. Tutto all' intorno è circondato
da piccole colonne in pietra situate in eguale distanza. Alta e
maestosa ne é la facciata. Vi si ha 1' accesso per tre ampie
porte. Dietro alla maggiore di esse vedesi uu bellissimo peri-
stilio di quattro colonne , che serve a sorreggere la vasta mole
della volta. Questo sacro cdifìzio riceve la luce da larghe ovali
finestre, che dischiuse appositamente in sull'alto, e al disso-
pra del superbo cornicione, giovano ad accrescere negli animi
i sentimenti di religioso rispetto. Nel restante vi è tutto^£ran-
' ^^zza , e ad un tempo semplicità. Vi si ammirano quattro Tìassi-
^ùlUvl che rappresentano ì santi dottori della chiesa Crisostomo,
Ambrogio , Agostino, e Gerolamo, cosi bene atteggiati, che sem-
brano versare dall' aurea bocca i fiumi della sacra eloquenza.
Nobile corona gli fanno sei grandiose cappelle. Una , nel sinistro
fianco, è dedicata all' Angelo Custode, e ai santi martiri Crispino
e Crispiniano; V altra è consecrata a Nostra Donna Assunta in
Ciclo; la terza al martire s. Defendente. Nel destro lato la
prima è sotto i titoli di sJVIaria degli Angeli , e di s. Anna ;
la seconda appellasi da sr firufappo; la terza da s. Catterina.
Si uniscono i due lati per mezzo di un balaustro di candido
marmo , che separa il presbitero dal restante del tempio. Al-
l' aliar maggiore si ascende per cinque marmorei gradini in
mezzo a due colonne magnifiche. Dietro ad esso, nel niuro del
coro, si scorge in alto un ampio medaglione con entro due
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52^ CARIGNANO
bassi rilievi cbe rappresentano i due santi titolari : ai due Ban-
chi miransi due bei dipinti: cioè a destra T. immagine di s.
Giovanni Battista nell' atto che battezza il Redentore , e a si-
nistra quella di s. Remigio, che amministra il battesimo al
re Clodoveo. In questo sagro luogo si conservano le reliquie
dei ss. Alessandro , Valentino , e di altri martiri della legione
tebea.
Cdsc di religiosi , e chiese annesse. All' antichissimo mona-
stero di s. Chiara , del quale si dovrà far cenno nella parte
storica di quest' articolo, è unita una chiesa di elegante dise-
gno. Esistono in essa quattro cappelle adorne di pregevoli
dipinti , fra i quali ammirasi l' immagine della Maddalena pro-
stesa appiè della Croce. Stupendo è 1' aitar maggiore tutto di
fini marmi ingegnosamente lavorati. Sovr' esso vedesi una ripu-
tata effigie della vergine s. Chiara. In questo monastero trovansi
di presente congregati settanta individui appartenenti all' ordine
di s. Francesco.
Il convento che già spettò agli Agostiniani della congrega-
zione di Lombardia, è ora occupato dai minori osservanti
detti di s. Tommaso. La sua chiesa è litolata col. nome di s.
Maria delle Grazie. Venne un tempo dotata ed arricchita di
preziose suppellettili dalla duchessa Bianca Paleologa , vedova
di Carlo I duca di Savoja, tutrice reggente in allora a nome
di Carlo Amedeo , augusto suo figliuolo. La spoglia mortale di
lei riposa in quella chiesa, come ne fa fede una lapide ivi
esistente al destro lato dell' aitar maggiore.
A poca distanza dal monastero di s. Chiara era vi quello di
s. Giuseppe, angusto dapprima, e poscia notabilmente ampliato.
Nel tempo della dominazione francese fu ridotto ad uso pro-
fano. Ne rimane per altro ancora la sua bella ed elegante
chiesa, tuttoché non più aperta agli esercizi del culto divino.
Sonovi due antiche confraternite , una consecrata allo Spi-
rito Santo , e V altra sotto il titolo della Misericordia.
La recente vaga chiesetta del regio Ospizio di Carità, de-
dicata alla Beata Vergine della Presentazione al Tempio, è
aperta anche pel comodo della . popolazione.
£vvi pure un'elegante cappella sotto l'invocazione dis. Giaco-
mo, propria della famiglia dei marchesi Solaro di Moretta.
In tutte le frazioni appartenenti a questa città csistOAO cam-
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CARIGNAJNO 5a3
pestri oratorii , nel quali tutti sono celebrati i divini misteri
nei giorni festivi.
Oltre i predetti monasteri, Cangnano aveva già due con*
venti: uao dei padri cappuccini-, V altro dei padri Agostiniani,
Il primo che sorgeva all' estremità dell' abitato dalla parte di
mezzodì venne distrutto in un colla chiesa nel tempo della fran-
cese dominazione: il secondo vi esiste tuttavia, ed è abitato
dai padri minori osservanti di s. Francesco, che ne servono il
tempio. Questo convento , coli' approvazione del sommo ponte-
fice Sisto lY, era stato eretto nel 147^ fuori delle mura, ove
stava una chiesuola appellata da santa Maria Maddalena: ma
nel i544 ^1 governatore di Carignano sotto pretesto di un im-
minente assedio fecelo atterrare.
In memoria di^quel sacro edifizio fu quindi per cura dei
padri Agostiniani più elegantemente rista urata una cappella sotto
il titolo di Nostra .Donna di Loreto , come da una iscrizione
in essa esistente apparisce.
INel 1 548 furono più dentro alla città costrutte per quei re-
ligiosi un' altra abitazione, ed una novella chiesa, la quale
' venne dedicata a s. Maria delle Grazie. Essa è di figura ret-
tangolare: la volta e tutta rabbellita d'intagliate figure: l'unica
sua porta è rivolta all' oriente. Le sta dirimpetto un piaz-
zale di forma quadrata, il quale protendesi fino alla piazza
^ maggiore. Ne adornano la facciata quatti'O statue, che rappre-
sentano i ss. Agostino, Nicolao da Toledo, Tommaso da Vil-
la no va arcivescovo di Valenza , e Guglielmo duca di Aqui-
tania. Superiormente a quelle statue si veggono cinq^ie bei di-
pinti , fra i quali distinguesi quello di Nostra Donna delle Gra-
zie col suo divino infante. In parte più elevata scorgonsi due
bassirilievi , uno dei quali offre 1' immagine di santa Monica,
e l'altro l'effigie della beata Chiara da Monte Falcone. Nel-
l'interno della chiesa , rimpetto all'aitar maggiore, sta un buono
ed elegante organo. Questa chiesa contiene otto assai larghe e
ben disposte cappelle, tutte fregiate di^ belle pitture: 1' ul-
tima dal destro lato è consecrata a Nostra Signora del Rosa-
' rio , in Gnor della quale vi si celebra in ogni anno una splen-
dida festa.
Instituti di pubblica beneficenza. Vi sono due spedali: uno
destinato al ricovero degli infermi poveri contiene 38 letti ,
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54o CARIGNANO
quattro dei quali servono per gì' incurabili. Fu costrutto dap-
prima per le generose offerte degli abitanti , incoraggiati dai più
doviziosi del borgo , che con ampie largizioni diedero princi-
pio ed incremento, e consolidarono quest'opera pia, eccitati
massimamente dall' esempio di D. Ignazio Carrocio, prevosto
della Metropolitana , vicario generale dell' Abazia di s. Mi-
chele della Chiusa , nel tempo in cui quest' Abbazia venne con-
ferita al principe Eugenio di Savoja , il quale non contento di
aver eretto una compagnia di beneficenza pubblica nella par-
rocchiale , affinchè fossero soccorsi gì' indigenti , volle provve-
dere ai primi bisogni di quel pubblico in'stituto di carità.
L' altro spedale destinato al ricovero dei fanciulli , e dei
vecchi poveri, soccorre a cento individui poveri tra uomini e
donne: fu esso costrutto, e dotato generosamente dal signor
Frichieri notajo; venne poi maggiormente arricchito dai do-
nativi di parecchi distinti personaggi di questa città ; ed ulti-
mamente da monsignor Carlo Arnosio, arcivescovo di Sassari.
Il cimiterio , forse troppo angusto , è posto in principio del-
l' abitato nella paite di tramontana.
Evvi un monte di pietà fondato nel 1782 dal notajo Uglio.
La sua dote è di lire laooo. Si ricevono gratuitamente i
pegni in ragione dei due terzi del loro valore senza verun ob-
bligo, tranne quello della restituzione della somma ricevuta,
durante l'anno: in caso di vendita degli oggetti impegnati,
1' amministrazione , ritenuta la somma sborsata , restituisce il
soprappiù senza diffalco.
Nelle pubbliche scuole s' insegna sino alla rettorica indù-
sivamente.
Da circa ott' anni esiste una fabbrica per raffinare il zuc-
chero , nella quale sono occupati da 90 operai. Vi si vede
una macchina a vapore , la cui forza ragguagliasi a quella di
trentadue cavalli.
I confetti di Carignano, massimamente quelli che si chia-
mano zesti, sono da lungo tempo assai rinomati.
I prodotti dell' esteso territorio sono , come si e accennato
superiormente, grano, meliga, segale, canapa, fieno, vino,
legname da bruciare e da costruzione , e molto bestiame bo-
vino , il cui traffico si fa sui mercati dei circonvicini paesi.
Avvegnaché vi sieno molte selve, massime in vicinanza del
Po , tuttavia vi scarseggia il sttlvaggiume.
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CARIGNANO 541
Vi si tengono due fiere nell'anno: una nel di 8* di maggio:
e r altra nel di 16 di novembre. Nei tempi andati esse dura-
vano quindici giorni ciascuna.
Vi si fa nel giovedì di ogni settimana un mercato, al quale
accorrono molti dai vicini paesi, per trovarvisi sempre ogni
sorta di vettovaglie e dà merci.
Pesi, misure e monete come in Torino.
I Carignanesi sono per lo più di complessione robusta e d'in-
dole buona.
Popol. 7500.
Cenni storici, Carìgnano anticamente era già popoloso e ricco
borgo cinto di mura e di fossi. Fu poi illustrato del titolo di
città da Carlo Emanuele I.
Nei tempi di mezzo appellavasi Carnianum , e talvolta per
iscorrezione Cargnanum^ come nel diploma imperiale del 995
fatto da Ottone III in favore di Amìzone figliuolo del marcbese
di Susa Ardoino III, e vescovo di Torino. Nel quale diploma
r Imperatore gli dona , o conferma Carnianum con molti aU
tri luoghi. Collo stesso nome è chiamato in carte del 1026, e
del io34< Solamente nel secolo duodecimo cominciò dirsi Ca^
rinianum.
Dal che si vede essere stata immaginaria la derivazione di
questo nome dalla romana Cara , moglie di P. Mannio : e si
vede eziandio che si dilungano dal vero gli scrittori , che affer-
mano che questo luogo fu donato nel 1048 dal marchese di
Susa a Rcquimiro vescovo di Torino morto due secoli prima.
Nel ioi3 il marchese di Susa Olderico Manfredo II, nipote
di Amizone, fece in Carignano donazione del castello e delle at-
tinenze di Lesegno al prete Aifredo per cento soldi d' argento.
L' imperatore Arrigo nel 1046 confermò la donazione (U Ca-
rignano al vescovo Cuniberto, grande fautore di luì: dall'atto di
fondazione della badia di Pìnerolo ci vengono nominati il porto
di Carignano ed una vasta peschiera detta de Barbadingia.
Era nata in quel tempo una grave controversia per rispietto
alla spirituale giurisdizione di questo luogo tra il vescovo di
Torino, e l'abate di s. Michele della Chiusa: controversia
che fu poi dal papa Gregorio VII appianata-, cosicché il ve-
scovo Umberto nel 1146 ne confermò a quell'abate l'intiera
cessione.
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5a6 CARIGNANO
Nel 1222 s. Francesco fondava un suo convento in Monca-
lieri , ed un altro in Garìgnano. Gli abitanti di quest' ultimo
borgo, due anni dopo la morte di s. Chiara, cioè nel i25i,
fondavano un monìstero dell' ordine di lei : ma venuti in ti-
more di non poter provvedere ai bisogni delle due comunità
religiose, mandarono i loro Francescaai al convento di Mon-
calieri , ritenendone solamente quattro individui, affinché uffi-
ciassero la chiesa delle monache , che furono alloggiate appunto
nel convento dei Francescani, situato fuori delle mura.
Circa quell'età si scorge che i Pro vana ed i Romagnani
acquistarono la signoria di Carignano dai vescovi di Torino.
Verso la fine del secolo duodecimo, Amedeo lY conte di Sa-
Toja rivendicato avendo i diritti del suo casato verso la città
e il vescovo di Torino, avvenne che Tommaso zio e tutore
del conte Bonifacio si conducesse con un esercito in Piemonte,
e nel i25o racquistasse Carignano, ed altre terre dai Provana
e dai Romagnani. Ond' è che nel 1286 Guglielmo Provana e
Giacomo Cavalieri per questo comune giurarono, cogli altri
nobili del Piemonte, la fedeltà al conte Amedeo di Savoja nel
parlamento a ciò tenuto nei prati di Già veno presso il Sangone.
In gennajo del 1295 l'anzidetto conte Amedeo, che aveva
proso a regnare in luogo del suo nipote Filippo , partecipò
con lettera ai nobili ed ai borghesi di Carignano, che a que-
sto Principe stati erano assegnati i dominii del Piemonte, che
per lui , da Rivoli all' ingiù , ridotti vennero a poco più dei
paesi contenuti tra lo Stura del Canavese, ed il Po.
Fu questi il primo principe di Acaja , il quale satìsfattissimo
de' servigi a lui prestati dai Carignanesi, volle affrancarli ( i3io)
dai feudali diritti nell' alienaz.ione dei loro beni , e da altri
non pochi tributi ; perlocchè gli fu da loro promesso il paga-
mento di cento lire di Vienna in Delfinato, le quali sarebbero
state esatte all' Ognisantì da' quindici savii del comune.
I Carignanesi per altro furono dappoi cosi vessati dagli uf-
fiziali di quel Principe-, che dovettero ricorrere a lui , perchè
cessassero e fossero riparati i mali sofferti, ed il Prìncipe già
presso al termine della sua vita ne ordinò in un codicillo la
dovuta riparazione, nominando a tale effetto 1' abate di s. Mi-
chele, ed il padre Bertolotto provinciale dei Francescani di
Genova. Gli abitanti di questo borgo addimandarono quindi
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CARIGNANO 527
Ila Principessa vedova la conferma dei loro antichi privilegi,
d essa , col consiglio dei sopraccennati arbitri , loro concesse la
ibera esportazione del grano , il diritto di essere giudicati se-
:oado i proprii statuti dal castellano di lei, e la facoltà d'im-
>orre gabelle nel comune, e nel territorio.
Intanto la principessa Bona d' Acaja ( 1 820 ) vestito aveva in
Innesto borgo V abito di s. Chiara insieme con dieci dame della
sua corte, e con essa abitava in una casa da lei quivi com-
prata , presso la quale fece edifìcare un oratorio che venne
dedicato a s. Elisabetta, e lo dotò di estesi poderi, di cui fece
poi ella un dono al monistero , che sin dal i ^44 ^vea ottenuto
autorizzazione dì possedere dal papa Bonifacio Vili. Morta in
odore di santità, fu seppellita nell' oratorio da lei edificato.
Un'altra Bona, figliuola di Pietro di Borbone, e vedova
del conte di Savoja Amedeo YI morto nel i383 , quivi si mo-
nacò , e divenuta Badessa ottenne , che le case di Manfredo de
Ganello , e di Guglielmo Romagnano, nelle quali erano state
trasferite le monache pei timori di guerra imminente, fossero
ricostrutte per uso di monastero. Cessò ella di vivere alcuni
anni dopo , ed ebbe tu molo nella chiesa esteriore del moni-
stero, nella quale é fama che s. Bernardino da Siena tenesse
' pubblici ngionamenti.
La duchessa Bianca di Monfen^ato fece pure molte donazioni
a quelle religiose , e fra le altre cose si novera una croce d'ar-
gento , che fu occasione di lungo litigio col prevosto Mola.
11 monistero ebbe in appresso cospicui ingrandimenti dalle
famiglie Provana e Romagnani , che già aveano avuto parte
nella fondazione di esso ; siccome contribuirono anche a fon-
darvi la prima lo spedale di s. Remigio , e V altra quello di
s. Maria Maddalena. Ad ingrandire il detto monistero , a cui
fu posta la clausura nel 1570 sotto la badessa Bernezzo di
Vercelli , cooperarono anche altre famiglie , fra le quali si di-
stinse quella dei Montafia.
Il principe Giacomo d' Acaja avendo voluto sottrarsi alla di-
pendenza del conte di Savoja Amedeo VI , impose un grave
dazio ai sudditi di lui che fossero passati per Carignano *, t
non solo non si piegò a levarlo per qualunque istanza o mi-
naccia gli facesse il Conte, ma gli aderenti di lui, che negli
stati suoi abitavano, tribolò con ogni maniera di vessazioni. I
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r,\\ CARICNANO
Provana furono dei più nialtiattati , e credendosi eglino lesi
dai tribunali del Pritocipe c\ie li perseguitava, risolvettero dì
appellare alla cur'ia del Conte in Moncalieri , ed appunto per
questo il principe Giacomo fece atterrarci loro palazzi, e con-
fiscò i loro beni. Venne allora nelle piemontesi terre ( i36^ )
il Conte con poderoso esercito , ed assediò Carignano , che a
malgrado della gagliarda difesa fattane per lo Principe dai Sar-
tori capi guelfi , e nemici ai Provana , dovette rendersi dopo
alquanti giorni.
Il marchese Giovanni di Monferrato usò V occasione di sif-
fatte discordie , e dall' imperatore Carlo lY, di cui era vica-
rio, ottenne la donazione di Carignano ( i355), la quale per
altro non ebbe verun successo importante.
In questo mezzo Filippo figliuolo del prìncipe Giacomo di
Acaja profittando dell' assenza del conte di Savoja , cL' era par-
tito per la crociata , si ribellò contro il padre, ed assoldando
feroci truppe , corse saccheggiando non che il luogo di Cari-
gnano, e le vicine terre , ma quasi la metà del Piemonte ,
coiinuettendovi eccessi inOniti. Le medesime sceleratezze a
danno Ai queste contrade commise trent' anni dopo il famoso
Facino Cane alla testa delle bande del mardiese di Mon-
ferrato, t
Morto Ludovico ultimo principe d' Àcaja ( 1418), Carignano,
col rimanente delle terre pedemontane , venne riunito al do-
minio dei conti Sabaudi *, e questi , perchè ad essi il luogo
piaceva, lo tennero poi sempre sotto 1' immediata loro signo-
ria*, e non più infeudandolo a veruno, lo abitarono di spesso;
ond' è che in breve tempo divenne un fiorente paese.
Quivi nacque addi 29 di marzo del 1468 il duca Carlo I dal
Beato Amedeo IX, e dalla duchessa Jolanda figliuola del re
di Francia Carlo VII. La vedova di lui Bianca , figliuola del
marchese di Monferrato Guglielmo VII , vi fissò la sua resi-
denza tenendovi un' elegantissima corte , a tal che il famoso
cavaliere Bajardo nel i499 ivi diede ad onore di quella ge-
nerosa Duchessa uno splendido torneo , e riportonne egli stesso
il premio proposto au plus vaillant.
Il duca Filippo II zio e successore dell' unico figliuolo di
Bianca, morto di una caduta, ebbcvi pure a lungo la sua re-
sidenza : cosi pur fecero Filiberto II , ed infine Tommaso prì-
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CARI6NAM0 545
iniero Priaclpe di CarigDano. Filiberto II aveva quivi eziandio
celebrato ( i5o4) quel famoso torneo, al. quale invitato area
il fiore dei nobili di qua e di là dai monti.
I Francesi avendo invaso il Piemonte nel i536 sorpresero
Torino che si trovava quasi senza difesa; ed usciti in una tem-
pestosa notte dalla cittadella ^^ si condussero capitanati da Lelio
Bonfigli a Carignano ; e ' mentre gli abitanti erano immersi nel
soano , gli diedero la scala tac , . e le misero a ferro e fuoco ,
eccettuandone il solo castello.
Ripigliato quindi dagli imperiali a nome del Duca, fu da
essi accerchiato di mura, di bastioni e di fossi* 11 duca. Carlo
III vi tenne in quel tempo la sua corte ed il senato.
Disastri molto, minori provarono i Carigiianesi , quando il
loro borgo venne Occupato dalle truppe italiane, condotte dal
conte della Mirandola in Francia , perchè l' imperiale ' presidio
che lo custodiva loro si arrese a pat^ : ma tornato il luogo
all'ubbidienza del Puca , venne (, 1 544 ) l'oste Francese a
cireondarlo, e gli abitanti dovettero sostenere un lungo,. terr
ribile assedio sino alla battaglia. di Ceresole.
Rifulse allora la costante fede dei, Carignanesi nelk militari
fazioni a cui furono presenti cqI presidio imperiale sotto à.car
pitani Pirro Colonna, e Felice d'Arco, a' fronte del cotitinuo
fuoco di molte batterie , e dei replicati assalti dei nemici ; e
vie maggiormente negli orrori della fame , durante i quali m
nutrirono essi delle più immonde vivande colla spei*an«a del
soccorso condotto dal marchese del YasU>,;,che verso di loro
a gran passi veniva. > . .. i '
Frattanto mancati tutti i mezzi di difesa, gli. abita tori di Car
rìgnano anziché arrendersi : alle truppe di Francia, vennero
suir esempio dei Saguntìni nella risoluzione di portare in piasza
le robe loro , di appiccare il fuoco ai quatjtrp angoli d^l paese,
ed aprirsi coU'^armi il varco fra mezso ai:Bemicl.
La quale deliberazione venne meno .a cagione della vitlbtia
che i Francesi riportarono a Ceresole sopra il marchese del
Vasto 9 che conduceva il soccorso. I.Carìgnanesi , per la gìbr-
nata di Ceresole, perduto avendo ogni speranza^ s». piegarono
alla resa che ottennero ad onorevoli condimoni.. Ma furoao
queste malamente osservate dai viacitorì^. i quali, non rispet^
tarono cosa veruna , e né tampoco i sacri templi , ove si erano
Diifion. geo^r. ecc. Voi. III. 35
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546 CARIGNANO
ritirati molti abitanti. Appiccarono il fuoco al grono campa*-
nile della parroccbia^ dentro il quale molta gente si era rin-
chiusa. Le suppellettili sacre furono incenerite, e venne allora
spezzato il mausoleo della dudbessa Eianca , al quale in ap-
presso un altro più semplice fu sostituito.
La chiesa delle monache di s. Chiara ì?i stabilite nel iSao
per opera dei Pro vana , e collocate l' anno 1 363 nel palazzo
di Lionello di questa prosapia , fu meno maltrattata ; rimase
perciò inoffesa la celebrata statua militare di Giacomo Pro-
Tana , de' signori di Castel Rainerio , che all' uso di quei tempi
aveva V elmo coperto di caprina fronte cornuta , la cui pelle
stendeva» alle parti inferiori.
Tutte le fortificazioni j tranne il castello , furono in quel
.tempo atterrate.
Un filtro gravissimo disastro nA i63o «offerse Carignano, al-
(lorché, occupata la città di Saluzzo dai francesi, si portarono
questi sotto gli ordini idei duca -di Mootmorency e De-La-Force
al «occorso^ di Casale, assediato dagli spagnuoli. 11 doca Vitto-
rio Amedeo alla testa de' suoi e degli imperiali, in prima si
oppose a queUa marcia deUe troppe di Francia fuori di €ari-
-gnano in sulla via di Pancal'ieri; e quindi al ponte fortificato
Sttl Po non Itinge dal borgo, nel qaale, dopo molta perdita,
entravooo i nemici, e nulla, fuorché le chiese, lasciarono d'in-
tatto. ...
Nove anni dopo, nette guerre della reggenza, non minori danni
4kovette comportare questo paese ^ due tanto gli amici , quanto
i nemici eserciti ivi passando commisero -enormi disordini, e
-spopolate ne rimasero le campagne*
Carignano ebbe quindi T insigne^ vanto ^i dare il suo nom(e
ad mia linea dell'augustissima Casa di Savoja: perché il duca
.Carlo. Emanuele 1 lo assegnò con titolo di principato in ap-
pannaggio a Tommaso, ultimo suo figliuolo, sWpite della Casa
or felicemente regnante, e di un altro ramo di quel titolo, che
da poco tempo risiede in Torino.'
Il prìncipe Tommaso vi stabili un consiglio presidiale com-
posto dì un presidente, di due assessóri, db un avvocato e pro-
curatore patiimoniale per la seconda cogniaione delle cause del
suo prìncìpato. Quel consiglio venne poseia trasferito a Racconigi.
Questa città divenne quindi assai florida- per cagione del suO
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CARIGNANO 547
ayvivatissimo commercio col superiore Piemonte, con la Pro-
venza e con la Liguria.
Nel territorio si trovano vetusti castelli , alcuni dei quali già
rovinati y ed alcuni tuttora in piedi, che spettarono un tempo
ai Provana, ai Romagnani e ad altri nobili casati.
Fra quei castelli di qua dal Po e verso Racconigi eravi Cer-
return j nome antico di luogo piantato di cerri, accorciato po-
scia in quello di iSere. Ivi scorgesi tuttavia- un torraccìo con
rustiche case. Eravi pure un villaggio, che fu anch'esso di-
strutto nelle guerre del secolo decìmoquarto. 11 castello venne
poi riedificato ed atterrato un' altra volta ; oude gli restò il solo
nome di Mota , che significa un' alzata di terra con alcuni muri
all'intorno. Nel 1400 passò dai Provana ai Depontc.
Verso Pancalieri di là dal fiume evvi l'antico Castel Brìi"
lanUj che spettò anche ai Provana: verso Moncalieri vi ha
quello di Carpinetum^ cosi detto, perché posto in luogo già
piantato di carpini: esso appartenne eziandio agli anzidetti si-
gnori e quindi ai conti di Valperga: del castello della Loggia
erano padroni i Darmelli, antichi nobili di Moncalieri, che le
diedero il nome.
Da questa parte sorgeva pure il castello de Sahlonibus^ ora
del Sabbione. Fu corte con estesa giurisdizione, la quale venne
poi sotto la dipendenza dell'abazia di s. Michele della Chiu-
sa, come si scorge dal privilegio d'Innocenzo III, e cadde po-
scia sotto la giurisdizione del preposto della metropolitana di
Torino in un colla chiesa di s. Stefano, già pieve. Il castello
dagli abbati di s. Michele passò ai Balbi di Cbieri*, e questi
( I a5o ) ne £ccero un concambio in quello di Pa^arolo con la
metropolitana, la quale, per mezzo del preposto Gottofredo ,
lo diede in feudo a Nicolò Provana, figliuolo di Oberto, nel-
l'anno 1267. Di presente il rovinato luogo più non contiene
che i poderi a gentiluomini della casa Provana spettanti.
La Gorra ^ detta Zucchea, era un castello situato a mezza via
tra Carignano e Moncalieri, che parte ai Provana di Lejui, e
parte ai Montefalconi di Revìgliasco obbediva. Un Bartolommco
ed un Giacobino di Provaoa, figlio questi di Gitano, consi-
gliere di Lanzo, lo signoreggiavano, quando il principe Gia-
como d'Acaja se ne impadroni; e fu questa una delle cagioni
della guerra, che cominciò tra esso, ed Amedeo conte di Savoia.
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548 CARIGNANO
Quattro torri sorgevano nel territorio di Carìgnano.DKK::
vi stanno tuttora in pie: una detta di Valsorda Tcdesi ad o>t-
e a un mezzo miglio dalla città, ben vicino, e a manca del
strada provinciale di Saluzzo. Nella sua base, fatta a scaip:
è della larghezza di due trabuccliì, e quindi alV ele?aàooc :
trabucdii tre restringendosi <K un sesto circa, s' innalza in kx
ma quadra sino alla sua estrema altezza, che è dai 9 ai >
trabucchi. Ha una sola apertura verso borea. Neli'uts:
non si veggono né volte, né indizii, dai quali si scora.
modo, con cui si arrivasse alla sua cima. S'ignora ìtf^
precisa della sua fondazione. La forma per altro deUa m »
struzione ed alcune altre particolarità inducono a ciedett tr
sere stata eretta verso la meta del secolo decimoquaito, 2^
che servisse ora per le vedette negli imminenti pericoli^
paese, ed ora per trasmettere gli opportuni segnali alle Iff-
vicine, colle quali Carignano fosse collegato. '
L' altra torre é nell* interno della città in mezzo al »to -
cupato altre volte dal forte, che fu demolito do|H) la l»t''^
di Ceresole. È ancora intatta: serve di campanile alla p/rx
chìale. È di forma quadra di cima in fondo, della i^'?*''''*
di trabucchi due e dell'altezza di otto. Ha due Siftm-'^
ad un terzo di elevazione verso borea, l'altra reno^o^
nella parte più alta di un piano, separato per alto^^''^
volta, donde si scorge, che i due piani dapprima non a^«^*"'
comunicazione fra loro*. Anche questa torre sorge ad ostro fl«*
' città.
Un' altra somigliante era situata nel luogo delle cascine
Ceretto, in distanza di due miglia da Carignano, nella steJ»-
rezione di quella di Yalsorda, e lontana da questa uu dH'
circa. Stava essa in tutta prossimità di un forte castello
distrutto.
L'ultima, delta di Marghiccio, era posta a levante dita
guano, in distanza di un migho e mezzo, olti-cpassalo il »«^
Po. La sua costruzione era slmile a quella di Yalsorda.
Carignano vantò già molte illustri ianiiglie. Vi risplc^f
dìffatto la Provana, la Romagnano,' le quali, come g»
toccato, vi ebbero signoria. DeU'una e dell'altra « ^^ "^
revoli segni di vera beneficenza. Della prima si dovrà u^^'
iSne di quest'articolo particolare menzione.
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CARIGNANO 549
Yi si distìnguevano pure moki altri casati, cioè: un ramo dei
Duchi di Moocalìeri, i Montafìa, i Pertonesi signori in parte
di Cavoretto, i Grossi di Chìeri signori di Brozolo in vai di
Susa, i Gozzoli, i fiarberii, e soprattutto i Vallesa nobilissimi
ìa Tal d'Aosta, ed i Grimaldi veauti di Savoja; uno dei quali
sposando nel 1480 Nicolina, ultima erede dei Montafia, entrò
nei diritti della consorte.
I Grimaldi che sotto diverse denominazioni si diffusero in
Francia, in Germania, in diverse parti della Lombardia e della
Liguria, ed accoppiar onsi alle chiarissime famiglie di Cava, di
Montafia e ad altre splendide prosapie, diedero allo stato insigni
capitani, ammiragli, cavalieri dell'Ordine Supremo, ed alla
chiesa zelanti pontefici e porporati.
Verso la metà del secolo decimosettimo si segnalarono i tre
fratelli di questa casa Marco Lucio, Silvestro e Francesco. II
primo fu ajutante di campo del re di Francia e poscia del duca
di Sàvojfr Carlo Emanuele II; l'altro si acquistò bella fama,
guerreggiando pel re di Francia, sotto il comando del conte
Francesco Maria Broglia; il terzo diede luminose prove di va-
lore in Ispagna, sotto il cardinal Mazzarino, nel Belgio sotto
il Broglia, in Piemonte sotto Carlo Emanuele li, in Olanda ed
in Germania sotto altri celebri condottieri di eserciti.
In Carignano dìstinguevasi pure la famiglia dei Masserata.
Di questa furano Giangiacomo, mastro uditore di guerra ai
tempi del duca Carlo Emanuele I. Ludovico rinomatissimo per
l'eroica difesa di Casteldelfino , e Baldassare, già marchese
di Casalborgone , tesoriere generale dei principi Sabaudi Tom-
maso e Maurizio, plenipotenziario presso il re di Francia , coa-
diutore del re di Spagna pel savio ordinamento di quel regno,
é finalmente Maurizio cavalière di Alcantara noverato fra i ma-
gistrati del re cattolico.
Non inferiore per chiarezza di nobiltà fuvvi il casato dei No-
varino di s. Sebastiano. Era di essa il dottissimo ed incorrotto
Giambattista, che giunse a coprire l'alta carica di primo pre-
sidente del senato di Torino, e toma a gloria di lui, che il
suo figliuolo Giuseppe Antonio fosse un peritissimo giurispru-
dente, e venisse eletto a consigliere di stato, a gran referen-
dario della Casa di Savoja, e a giudice della capitale.
La famiglia di Paturino, tuttoché avesse la sua prima ori-
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55o CARIGNANO
gine dair Insubria , ore possedeva estesi dominii, pure dee con*
siderarsi come di Carignano, perclié vi sì traslocò da più se-
coli. Di questo casato fu Giovanni Andrea , consigliere di stato
e referendario dei sigilli. Era questi figliuolo del conte Cesare,
senatore, auditore generale di guerra , il cui avolo veniva eletto
a governatore di Carmagnola j nella quale carica terminò la sua
mortale carriera.
Si dirà ora più distintamente dei Provana di Carignano, dai
quali è cosa indubitata , che provennero tutti i rami di questo
nome stabilitisi in Italia, in Provenza ed in Polonia.
Il loro nome e la loro arma gentilizia sembrano attestarne la
maravigllosa fecondità. Il vocabolo piemontese Provana dal la-
tino propago y o dal francese proviìij indica il ramo di una
pianta, che senza esserne disgiunto si piega e corica nella
terra , perchè dal succo di essa nutrito sorga in pianta novella.
La loro arma gentilizia é una vite ricca di grappoli. Le si ag-
giunse una colonna per privilegio ottenuto dal sommo ponte-
fice Martino V, della €oloiffcse famiglia di Roma, il quale ri-
toinando da Costanza e passando per il Moncenisio nel i^iSy
venne splendidamente ricevuto dai Provana, cioè da Giovanni
signore della Novalesa, da Giacomo abbate di Susa, e da al-
tri loro parenti, che in Piemonte lo accompagnarono.
Già nel 1882 si noveravano venti capi di Provanesi fa-
miglie, che tutti avevano verace titolo di signorìa, e che fe-
cero la loro sommessione al conte Amedeo di Savoja. 1 cava-
lieri Guido, Giacomo e Giacotto a nome degli altri Provana,
sotto gli auspizii del detto Conte conchiusero nel castello di Ri-
voli la pace col principe Giacomo di Acaja, ottenendo per la
indennità nel giorno 2 3 di ottobre del i363 l'esenzione per
tre anni da qualunque carico, e non pochi insigni privilegi.
Questa nobilissima progenie giunse in varii tempi a posse-
dere meglio di cinquanta tra castelli e ville, che nominati per
alfabeto sono:
Alpignano ed Altessano inferiore, Balangero con la Castel^
lata, Bardassano, Baldissero presso Pinerolo, Beinette, Belri-
paro e Bellaguardia in Provenza, circa il 1400 acquistata da
Giovanna rdo, di cui fa cenno il Nostradamus; Bossolino in
Monferrato, Brillante, Buriasco inferiore, e i Bracci. Candiaia
Canavese, Carignano, ove nel t38o i Provana ancor davano
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CARIGNANO 55i
investiture pei feudi di terre circoo vicine; Casalgrasso, Caccia,
Carpeneto , Castel Rainero , Castel Vecchio , Cavoretto , che dal
conte Touiuiaso di Savoja ebbero in pegno, Castagneto, Col-
legno, CavagQoio e Coazze.
Dameranx acquietato dall'anzidetto Giovapnardo e Prùeat.
Favole, Gorra Zucchea, Lagnasco, Lanzo, ed una parte della
sua valle con Lemie ed Usseglio, Leyni e la Loggia.
Mirandolio , Misnole di Coissa in 8avoja , di cui fece acquisto
il cavaliere Filippo, giudice maggiore e consigliere dei conti
Edoardo e Aimone di Savoja; Monteu, Mati, Osasìlo, Panca-
lieri, Polonghera, Pianezza e Perosa con la sua valle, Rub*
btana e Rubbianetta.
S. Elena dal lago in Savoja conceduto al cavaliere Guido
nel i3a3 per li suoi molti servigi a prò dei conti Sabaudi.
S. Raffaele, s. Secondo, Sciolze, Sabbioni, Sixt in Savoja , che
per 33oo fiorini d'oro nel 1367 Stefano consignore di Coazze
acquistò da Raimondo di Belforté; ed infine parte di Scarna-
figi, di Valfenera e di Yalgorrera, Villar d'Ahnese e Viù.
. Oltre questi castelli e queste ville ebbero la Castellania di
Susa e di Ciriè, Lanzo, Caselle e Tarantasia.
Per distinguere i moltìplìci rami della loro stirpe, avean
eglino assunto i varii nomi de Floro , del Rosso , del Mara-
gno , de Gabiano, de Rato , de Pauluccio , de Georgino , de Hen-
rletto, de Monaco, de Lanzono, ed infine de Bcssono. Oltre
ì predetti nomi si aggiunsero quelli di ciascun villaggio o ca-
stello da essi particolarmente posseduto»
Giova il dire che già nel ia35 da un Oberto Provana era,
come già si toccò, fondato in Carìgnano lo spedale di s. Re-
migio; che da Nicolò, primo figliuolo di lui, si acquistava nel
ia65 il castello ed il feudo del Sabbione. E pur bello il no-
tare che sin dal i3oo si distinguevano della loro famiglia tre
sommi legisti Filippo, Oberto e Piero; il primo dei quali fu
maggior giudice di Savoja , consigliere dei principi Edoardo ed
Aimone ; il secondo fu il genitore di Floro , stipite del casato
di tal nome; il terzo nel i3o3 venn^ trascelto a podestà di
Savigliano , e a giudice di Torino nel i3i4-
Yent' anni dopo era provinciale de' francescani delle regioni li-
guri e lombarde fra Bertolotto, rinomatissimo a'suoi tempi persin
golare dottrina. Nel i338 Stefano e Toipmaso figliuoli di Cior-
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552 CARIGNANO
dano consigliere di Vinovo e Coazze furono pei conti di Sa-
Toja governatori della Valle d'Aosta: il primo alla testa di
molta gente riduceva quei ribellati vassalli all' obbed tenta. Es-
sendosi poi egli assolutamente dichiarato in favore del mar-
chese di Saluzzo, che guerreggiava contro i principi d'Acaja»
venne da questi spogliato de'proprìi fèudi, e n'ebbe gravis-
simi danni.
Nel 1873 Giacotto, signore del castello di Brillante , acquistò
il quarto di Leyni dal conte Amedeo di Savoja. '
Barlolommeo, sesto figliuolo dell'anzidetto Filippo, yerso la
metà del secolo decimoquinto, fece acquisto di una parte di
Yiù: Giacomo, fratello di lui, fu abate di Susa, e Ottone mo-
riva in Toscana mastro di campo dell'imperatore Carlo V.
Nei posteriori tempi i PróVana ebbero luminose cariche dai
duchi Sabaudi. I Due di essi, cioè Trajano e Prospero, condot-
tisi in Polonia, per la loro esimia dottrina, e per le loro co-
spicue virtù furono prescelti a ministri di quel reame, ove il
monarca f ra i privilegi di cui li volle onorati, ordinò che fra
la nobiltà polonese si avesse a considerare qualunque dei Pro-
vana colà si fosse condotto: ad essi inoltre concedette d'in-
quarta re nelle loro arme l'aquila bianca del regno.
Degli altri illustri di questa estesa chiarissima prosapia si farà
più distinta menzione negli articoli che ragguardano agli antichi
loro feudi. . * •
Fra i molti che onorarono questo insigne paese, noteremo
Nicolò Romagnano, che sul principio del secolo decimosesto
si distinse come sommo letterato, e fu vicario generale degli
agostiniani in Lombardia ed in Liguria, e mori in Roma priore
di s. Maria del popolo nel i54o.
Meglio ancora segnalossì Cara Pietro, conte e cavaliere pa-
latino, senatore e ministro di Filippo di Savoja, inviato da lui
per importanti negozi all'imperatore Massimiliano in un col
yescovo e principe di Losanna, Aimone di Montefalcone, col
governatore di Nizza Bussi d'Eriè, e con Sebastiano Ferrerò,
generale di finanze. Stampò le opere sue latine in Torino ( iSso)
per P. P. Porro: nella quale edizione si leggono più lettere di
grand' uomini di quel tempo a lui scritte e le sue dotte ri-
sposte. Fra quelle lettere una ve n'ha di Ermolao Barbaro
patriarca di Aquileja , che descrive il nuziale convito di Gian*
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CARIGNANO 553
giacomo Trìttlziy poi marchese di Vigevano-, e vi hanno pure
due arringhe éjf lui, fatte una all' imperatore Massimiliano, l'al-
tra ad Alessandro Vi, un'epìtome della guerra di Carlo Vili
in Italia, e molti sermoni, dai quali tutti appare, che egli fu
dei primi oratori del suo tempo.
Antongiacinto Cara de Canonico della stessa famiglia, fu dotto
e zelante raccoglitore di memorie patrie: comunicò al celebre
Yemazza un bellissimo testo a penna del Benvenuto s. Gior-
gio, in quarto piccolo, di pagine 174, scritto al tempo, in cui
il sopraccennato Pietro stampava le opere sue. Di questo co-
dice, che sopra quello della biblioteca di Torino ha il pregio
di giunte assai buone, fattevi probabilmente dal Pietro Cara,
profittò molto il Vernazza nell'edizione del Benvenuto, pubbli-
cata in Torino l'anno i78o.ttó-^«^'^*>^(^'*y^-'^^^/-'^'V^^^
Oriondo di Carignano fu l'egregio vescovo d'Alba, monsi-
gnore Giovanni Antonio Nicola, rapito, ha poco tempo, ai vi-
venti (v. Carmagnola), Qui nacque il preclarissimo D. Carlo
Arnosio, che fu per molti anni canonico curato della Metro-
politana di Torino, e quindi arcivescovo di Sassari. Cessò di
vivere in Torino addi 18 di agosto del 1839. Le popolazioni,
di cui fu zelantissimo pastore, ne pianseit) amaramente la perdita.
Carignano si onora del conte Michele Saverio Provana del
Sabbione, cavaliere de' santi ^laurizio e Lazzaro, intendente ge-
nerale, bibliotecario di S. M., presidente della regia commis-
tione di revisione dei libri e delle stampe, socio delle due
classi della reale accademia delle scienze di Torino, e diret-
tore della classe di scienze morali, storiche e filologiche, de-
curione delia città di Torino, e maggiore nel corpo reale de'
volontari.
Di quest'inclito personaggio, fornito di molte lettere e di
molta dottrina, si hanno bellissime iscrizioni latine, in cui si
ammirano tutti i pregi che appartengono a tal genere di com»
poni menti.
Nativo di questa città è il chiarissimo dottore A. B. M. Schina,
professore d'istituzioni chirurgiche nella R. Università di To-
rino, chirurgo ordinario della R. Accademia militare degli Stati
di S. M. S. , emerito onorario del venerando Spedale maggiore
della sacra religione ed ordine civile e militare de' ss. Mauri-
zio e Lazzaro, consulente del R. Manicomio, membro corri*
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554 CARISIO
spondente della R, Accademia di medicina di Francia, delle
società medico-chirurgiche di Ginevra, di Livorno, di Bolo—
gna ecc. Questo esimio professore , per vastità di dottrina e per
vera filantropia riputa tissimo, diede alla luce le seguenti opere:
Riflessioni critiche di patologia, Torino 1822, «in voi. in 8.^
Cenni sull'irritazione e sulla flogosi, Milano 1827, un voi. in8.^
Archivio di medicina pratica universale, prima divisione.
Trattato completo di anatomia fisiologica e patologica del cuore,
Torino 1823-249 voi, 4 i"i 8.0
Induzioni patologiche-cliniche intorno al cholera asiatico, To-
rino i835, in 8.®
, Archivio di medicina pratica universale, seconda divisione.
Anatomia e Fisiologia comparativa del sistema vasale , Torino
i836, voi. 2 in 8.**
* CARISIO ( Carisiumj Caricium ), com. nel mand. di San
tià, prov. di Vercelli, dioc. di Biella, div. di Novara. Dipende
dal senato di Piem., intend. prèfett. ipot. di Vercelli, insin. e
posta di Santià.
Sta sulla destra sponda dell' Elvo, che scorre nel suo terri-
torio da maestrale a scirocco in distanza di tre quarti di miglio
dair abitato. Il detto torrente vi si tragitta col ipezzo di un porto.
11 comune é attraversato dalla strada provinciale che mette
alla Svìzzera.
Evvi una sola via comunale, che tende verso scirocco a
s. Germano, passando pel vasto tenimento di Vestigné, proprio
del principe della Cisterna e appartenente al territorio di Santià.
Sonovi due altre strade non comunali, ma soggette a ser«*
vitù di pubblico passaggio ; una , per a Biella , che da maestro
passa pel tenimento di s. Damiano, spettante al conte Masino^
e dipendente dal comune di Carisio , con parrocchia sotto l'in-
vocazione dei ss. Cosma e Damiano , distante da Carisio due mi^
glia; l'altra conduce a Salussola, traversando il tenimento di
Nebbione del conte Colobiano Carisio, in cui havvi pure una
parrocchiale sotto il titolo di N. D. Assunta. Da quest'ultima
strada se ne dirama una per Cavaglià quattro miglia lontano.
Sulla linea dell' anzidetta via provinciale Carisio a mezzodì
guardia Santià due miglia e mezzo distante, e a tramontana
Bujronzo che gli sta a quattro miglia. Di miglia dieci è la sua
lontananza da Biella.
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CARISIO 555
. La parrocchia di questo villaggio è dedicata a s. Lorenzo.
Oltre la festa di questo santo , ne fu ultimamente per voto della
comunità instituita un'altra ad onore di s. Catisio nello scopo
di preservare, mercè l'intercessione di questo santo, il paese
dal cholera.che imperversò in alcune terre del Piemonte. Que-
sta festa, che ricorre addi 1 6 di aprile, vi fu già celebrata una
volta. •
La principal produzione è il rìso, di cui si fanno copiose
ricolte.
In questo territorio , nella direzione da levante a ponente ,
sul confine di Santià, nasce la lunga collina detta la Serra.
Ce/w storicL Anticamìente fu parte del Comitaius s. AgaOuBy
col quale venne sotto il dominio della chiesa di Vercelli prima
del 961. I primi suoi signori riconoscevano da quella chiesa e
si appellavano di Carisio. Di essi un Roberto ebbe i proprii
beni confiscati da Arrigo li , per essere stato fedele ali' infe-
lice Ardoino re d'Italia» Quell'imperatore con diploma del 1014
concesse i detti beni alla stessa chiesa vercellese.
Il vescovo infeudò poi il castello col territorio ai Solari o
Soleri , che vennero quindi ad abitare in Ivrea , e furono di
un casato ben diverso dal casato dei Solari a stesi. In appresso
divisero essi la giurisdizione di Carisio coi Ratarii e cogli Avo-
gadri.
Vantano i Ratarìi un Giacomo, canonico della cattedrale di
Vercelli, e quindi arcivescovo di Torino, il quale seguitando
in Italia il cardinale Ugone , che fu poi papa col nóme di Gre-
gorio IX , concesse con autorità pontificia il monastero di s. Pie-
tro in Pavia, ch'era de' benedittini , ai canonici della congre-
gazione di Mortara.
Federico II imperatore si conciliò la benevolenza di questo
vescovo, facendolo suo generale vicario in Lombardia, e con-
fermandogli nel 1230 la signoria di Chieri da' suoi predeces-
sori già infeudato ai conti di Biandrate.
Pose questo prelato nell'anno stesso la prima pietra del mo-
nistero di Rifreddo in Val di Po: aggiunse ai figliuoli di Ber-
toldo consignore di Lanzo uiva terza parte di dominio, su quel
villaggio, e fermò alleanza coi signori di Rivalta.
L'importante castello di Montosolo posto sur un alpestre
monte , oggetto di continui litigi e cagione di molte zuffe tra
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556 CAWGNANO
ì confinanti signori, diede egli in custodia a Giacomo de'Ga-
gnazzi e ad Ibleto della Rovere.
Trovandosi ei poscia in un luogo situato tra Caselle e Ci-*
riè, forse nel castello di s. Maurizio, ricevette T omaggio del
marchese Bonifacio di Monferrato pel castello di s. Raffaele*
Sottoscrisse nel 1226 all'imperiale investitura dei beni tem-
porali deli* arcivescovo di Tarantasia ed alla conferma dei prì-
Tilegi della prevostura di Oulx: due anni dopo in un castello
dei sobborghi di Milano sottoscrisse alla conferma dei privilegi
dei signori di Rovigliasco : ri usci infine a comporre le differenze
insorte tra il vescovo d'Asti e quel comune.
Dei Ratarii fu pure Filippo dei primitivi domenicani , morto
órca il 1254 con fama di santa vita.
Un ramo de'Rateri trovavasi nel secolo xvi in Carmagnola.
Carisio da' Rateri venne agli Avogadri , e da questi a' Care-
sani, che appunto dal luogo presero il loro nome.
Si &a un'investitura del duca Amedeo TIÌI di Savoja del
1402 a favore dei detti signori all'occasione, che fu ad essi
preso questo castello, e i loro beni e le loro case vennero in
piepa pace Ostialiter^ injuriose et malitiose expilatce da Fa-
cino Cane, che in pari modo trattava i nemici e gli amici.
Accorsero essi al duca Sabaudo, il quale essendo in grande
estimazione sopra tutti i principi del suo tempo, mandò tale
ambasciata al duca di Milano, al cui servizio era Facino, che
prontamente col castello e col territorio fu restituita ogni cosa.
Amedeo Vili ordinò tosto ad un Challant, capitano di Santià,
che facesse un serio esame dei danni, affinchè fossero di essi
rifatti i Soleri ed i Ratarii con Ubertino ed Ibertono Avogadri
di Yaldengo e di Quaregna. Fu per altro trattenuta pel duca
la parte di Giovannino Ratario, accusato di alto tradimento.
. Non ispiacerà che qui si noti di passaggio Carisio essere stato
il nome del più antico fra i grammatici, di cui si abbiano
trattati intieri : cioè cinque libri , le regole del dire latino, ol-
tre molti* frammenti di antichi scrittori per lui conservati. Chia-
mavasi Flavio Carisio Solipatro: fu di Campania e di religione
eristiano, come avvisa il Fabrizio.
Popolazione 1200.
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CARLOFORTE SSj
CARLOFORTE, borgo fortìBcato della Sardegna nella pn>-
vincia d'Iglesias e isola di s. Pietro, alla sponda del mare, in
mezzo il lido orientale, dove è un seno aperto al primo qua-
drante. È situato nella latitudine 3g^ 8^ 3o^^ , e nella longi-
tudine occidentale da Cagliari o^ 5o\
Dall'epoca dubbiosa del suo disertamento all' ottavo lustro del
secolo xvui, tra i quali termini furon molti secoli, fu questa
isola senza popolo, ed il solito luogo di agguato per li barba-
reschi, onde sì lasciavano sopra le navi di commercio che vi
si avvicinassero, o sopra la Sardegna a desolarne i lidi. Mei
i6ai convocavasi in Cagliari un parlamento straordinario per
provvedere a certe fortificazioni in questa e nella sua prossima
isrfla di s. Antioco, che poi non si eseguirono (v. il baroa
Manno, Storia di Sardegna, -anno notato).
Ripopolamento dell'isola e fondazione di Carloforte, Nel
1787 ridondando di popolazione la isoletta -di Tabarca, <he
giacesi di fronte all'Africa a non grandi distanze, venne il caso
di dover emigrare, e si prese il partito di supplicare Carlo
Emanuele di accettare in alcuna delle piccole isole aggiacenti
al suo regno alcune centinaja d'- uomini. Il re destinò loro V isola
di s. Pietro, e di essa investiva il marchese Della Guardia
D. Bernardino Genoves con titolo e, dignità di Duca. Mentre sì
regolavano le franchigie e condizioni dei coloni , e le ragioni
del Duca, le quali a nome degli abitanti di Tabarca ricono-
sceva Agostino Tagliafico , un signore genovese ( D. Giambat-
tista Segni ) proferivasi di aggiungere alla novella colonia la sua
famiglia e alcune persone dipendenti. Nel maggio adunque del-
l'anno 173B giunsero i coloni Tabarchini , gent)e tntta ori-
ginaria e fin allora dipendente dalla Liguria , in numero di più
di quattrocento uomini robusti e di bella forma , con abbon-
dante fornimento di robe , masserizie , arredi per la pescagio-
ne , e instrumenti per l'agricoltura , senza i condottivi dal Se-
gni. Si può bene immaginare che fosse allora questa tèrFa«
Pertanto diboscatovi uno spazio sufficiente all'uopo , si comin-
ciò a edificare sur una piccola eminenza le case-, e insieme
un forte , e ad appellare, compostosi con questo il nome del
benefico Sovrano, il luogo Carloforte, gli uomini Carolini. A
proteggerli dai barbareschi , che sì volean rivendicare una sta-
zione opportuna ai loro ladronecci y mandaya il viceré arti~
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558 CARLOFORTE
glierìe e soldati , a ferii prosperare li giovava in tutte altre
maniere (vedi il chiarissimo baron Manno ( anno 1738 ) che
le principali cose di questa colonizzaiione egregiamente descrive )•
Siccome però gli abitanti, che eran gente di mare, poco ama-
vano di restarsene chiusi in quelle roccie, impresero per mag-
gior comodità a formarsi delle baracche sul lido, le quali più
volte divorate accidentalmente dalle ilamme , finalmente per-
metteva il governo si fabbricassero stanze più perdurevoli; ed
ora non restano nell'antica dimora che poche famiglie, la guar-
nigione, i condannati al lavoro, ed i prigionieri. Della prima
chiesa parrocchiale non sono che le vestigia, e va rovinando
la bastita di s. Carlo. Sulla porta della quale ecco quali sensi
furon acolpiti in una tavola marmorea:
maOSPlTAK . IHSVLAM
LASOBIOSA • GBHTB •. BX « AFRICA . 0RI8 • ABCJBSSITA
VfiBE . FVia>AIIEfmS . EEECTA
CVLTA . BT . IRGOLIS . FRBQVEBTATA
Ul • FISCATlOHiS • BT • GOMUEBCU • PLAGAM
FEUCITER . COMVEATIT
CAaOLVS • BMABVEL . SEX
CAlOl^l • MARCH • BlVABOl* . PHOBBOIS
CONSILIO • SBDVLITATB
QVO • RBGFO • BT • BXTBRIS
OBBS • PABABET • BT . COBUIOOW
£ molto veramente il popolamento di quest' isola conferi al*
l'iocreu^nto di s. Antioco^ e molto al Sulcis, cui f mono grandi
vantaggi dal commercio con i novelli coloni.
Era il quinto anno dalla istituzione di questa colonia, quando
l'isola di Tabarca , che poteva stimarsi inespugnabile a qualunque
vigoroso attacco dei barbereschi, cadde in potere dei medesimi
per uno stratagemma in tempo che fungeva le veci di gover-
natore un uomo di grande età e di poca prudeiiw^ e furono
.quanti vi si trovarono portati in iscfaiavitu ^ miserevol gente,
in massima parte vecchi , donne e fanciulli ; che gli uomini di
forza per sorte o per disgrazia ondeggiav^n sull'alto a trarne
i coralli. Il re Carlo Emanuele restava commosso dalla disgra-
zia de' miseri 9 che perduta aveano la libertà, e dal dolore dei
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CARLOFORTE 559
parenti y che perduto aveano ,i loro cari*, e veduto che la re-
pubblica di Genova j cui dovea spettare di procurare la loro
salvezza, non se ne dava alcun pensiero, intese a redimerli,
e li redense , ricevuti i più in iscambio di schiavi maomettani ,
gli altri a certa sopra^isura per la generosità delBey Ali. Dai
quali (in numero di 120) fu un nuovo incremento a Carlo-
forte ( v. aW atino \')5o il sullodato baron Manno). La me-
moria di questo riscatto con tanta pietà del re , e maggior in-
cremento della colonia , serbasi durevole entro la popolazione
per un monumento marmoreo erettovi nel 1788, che è una
statua colossale dell'Augusto in paludamento reale e con l'al-
tre insegne della maestà sovrana, cui da un lato un uomo,
dall'altro una madre col figliuolino sottogiacciono incatenati.
Sorge nel centro della piazza della marina sopra un gran pie-
destallo a due faccie, del quale è a leggere queste scritte.
i.^ A fronte:
BEGl . CABOLO . EMMAIIVELI
FOETIS6IMO . PBIVCIPl
OB • BKIMUM » GLEMBSITUM
QTA • TABBàCàBOS . MBTV . AFBICANJB . SEBVrTVTlS . EXTOftBES
CA8TBO • SVI • NOHINIS • CABOLIIfOS
m . IBSVLA • 8ANCTI . PBTBI . EXTBVCTO
IN • nnBM . BBCBprr
ET • VTlfBBIBVB . AC • PBtVILEOIIS • OBNATOS
IMMVIIBS • AB • OMin . TBIBVTO . niT . 8EBVAV1T
COLeniA . TABBACAHA
COHDITOBl . SVO
ET . ALBBBTVS • OENOVES1T8
DVX • INSTLA
MORVHBIftVM • EX • SOLIDO . MABMOBE
FIEBl . CEIISVEBVirr
AN6EIO . 80LAB0 • rROBEGB
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56o CARLOFORTE
2.*^ A tergo:
REGI . CAROLO . EBrMARVELl
PIO • FELICI . AVGVSTO . PATRI . COLGZflA . TABRACAHA
QYOD . CBTER08 . TÀRRACJB . inCOLAS
A . SABBARIS . E . PATRIA . BtSY . llf . YIHCVLA . ABEEPTOft
DIVQYB • MISERA . SERVITVTE • PRESS08
MISSO • TVIVETVM . YIRO . DILIGERTISSIMO
REDIMERDOS . CYRAYERIT
ATQYE • ÉIC . CYM . SYIS . DEGERE . IHDYLSERIT
GEIVS . YNIYERSA
ET . ALBERTYS . GEROYESIYS
DYZ • IHSYLA . SANCTl . PETRl
STATVAM . ET . 81MYLACRA . SERYITYTIS . EELBYATJB
CYM . TITYLIS . ET . OMflI . ORRAMEHTO
FECERYHT • AR . BIDCCLXXXIlI
CAROLO . FRANCISCO . THAONE . PROREGE
Nel 1793^ i carolini non parteciparono della gloria, che gli
altri sardi si ebbero per la fedeltà al re e per le maravigHose
proYC, con cui essa fu testala. Non avendo consentito^ che il
comandante De-Nobilis facesse resistenza, non che si offrissero
di ajutarlo , questi, inchiodato i cannoni del castello, rìtirossl
in Sardegna con la guarnigione ; ed i francesi vi entrarono addi
7 gennajo. La impresa, che prima fecero quei repubblicani,
fu di abbattere e seppellir nel Ijdo la statua del gran Carlo ^
vedendo né potendo .impedirlo essi ^ nei quali erano state con-
ferite tante grazie. Senza ja quale furono loro altre cause di
dolore e di vergogna da non rammemprarsi. Ma infine , dopo
pochi mesi, s^assaliti i francesi da D. Luigi Borgia forte di
tutte l'armi del re cattolico prima in s. Antioco poco dopo
nell'isola, furono beati i carolini di ritornare sotto la patema
autorità del re di Sardegna , e pronti a restituire nell* antico
seggio il monumento del generosissimo loro benefattore.
Nel 1798 pati Carloforte una sventura grandissima. Ingan-
natisi i popolani su di certi bastimenti mareggtanti da alcuni
giorni presso la lor isola, furono nella mattina del 4 settembre
sorpresi, mentre erano ancora nel sonno, dai tunisini, che il
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CARLOFORTE 56 f
Rais Mahemet avea nella notte posti in terra ft distanza di
due miglia dall' abitato. Invase gli animi un orribile spavento ;
fu una scena di violenza-, di pietà, di virtù, di brutalità da
non potersi descrivere. Pochi nell'assalto improvviso si riten-
nero l'animo e le forze, i più erano avviliti dal terrore, e se
ne videro delle greggie spingersi al mare da pochi bar-»
bari. Intanto gli altri senza contrasto saccheggia van le case, e
preso quant' eravi di più prezioso , il resto guastavano e met-
tevan in rovina. Si caricarono i legni di gSS carolini , e si ad-
dissero in Tunisi al servìgio. L'altra metà della popolazione
evitò destino cosi tristo per esser involatisi con la fuga nel
monte o nella casa del console francese , o stati salvati da al-
cuni valorosi *y i più, essi erano gli uomini più forti, trovatisi
nell'alto alla pesca. Durò questa schiavitù per 5 anni , dopo i
quali Vittorio Emanuele avuto la somma ìiecessaria li ricom-
prava. Quel tristo accidente consigliò maggiori cautele, e la
popolazione fu circonvallata da una muragUa fuorché sul lido,
dove drizzossi una batteria a fior d'acqua. A maggior difesa
si edificarono nella hnea della medesima sei fortini, e si for-
niva di tutto il necessario la torre di s. Vittorio sullo spabna"
tore di dentro a mezzo miglio dalla popolazione, luogo nel-
r addietro ben conosciuto ai barbari.
L' abitato presentasi sul lido in beli' aspetto per certa rego-
larità nelle strade coperte a ciottoli e di giusta ampiezza , e
per le due piazze, una nella marina col monumento di Carlo
Emanuele III , l' altra quadrata nel centro del paese. Le case
son ben costrutte, parecchie con piano superiore, e molte tra
esse di bella forma. La pulitezza delle medesime nell' interno
è da lodare. Generalmente curasi certa eleganza , e amasi molta
morbidezza ne' letti.
Nel i834 vi si numeravano anime ^935 nella distinzione di
maschi 1468, dì femmine 14679 ^ si calcolavano nell'anno
nati 100, morti 5o, matrimoni i5.
Il clima è caldo anzi che no , le pioggie vi sono scarse , e
spesso in tanto, che non si riempissero i due cisternoni, da
cui beve la popolazione , e fosse necessità portar l' acqua dalla
Sardegna, o servirsi delle molte piccole sorgenti dell'isole,
che hanno del salmastro. L' aria nel paese e buona , però in
qualche stagione patisce alquanta impurezza dai miasmi dei
Dizion, geogr. ecc. Voi. III. 36
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5&I CARLOFORTE
prossimi stagni; nelle altre parti dell'isola sono dei luoghi in-
salubri, massime intomo agli stagni di Cala-vinagra e del Pe-
scietto, e presso altre acque ferme. Non pertanto godesi gene-
ralmente buona salute, molta robustezza, cui soglioiì essere
belle forme e molta vivacità principalmente nelle donne. Le
malattie ordinane sono d'infiammazioni e periodiche, ecc. Un
medico, un chirurgo ed uno speziale soccorreli in questi e in
altri morbi più rari.
Sono i carolini una gente molto industriosa. Per la quale
singolare attività hanno^ riparato alle perdite patite nelle incur-
sioni dei barbereschi, e sanno provvedere alla propria sussi-
stenza in una terra naturalmente sterile. In che molto ancora
conservano della loro origine. Li vedresti sulle barchette ora
andar a strappar i coralli, ora a ricercar gli sciami nuotanti
delle sardelle e delle alici. Dai primi di maggio agli ultimi di
di giugno tu ne troveresti circa quattrocento nelle tonnare,
dove i più abili sono posti alla direzione della pesca col titolo
di Rais, gli altri con altri nomi in altri uffizi lavorano studio-
samente. Nei mesi dell' estate non si rìposaào , anzi si applicano
e grandi e piccoli alle diverse operazioni del salificio. Intanto
degli altri questi vanno a formar delle pianelle dalle pietre
di taglio, che poi spediscono in Cagliari e altrove, quelli por^
tansi sul Capo Rosso in distanza di 7 miglia a ponente, nel
qual promontorio trovansi in copia dei minerali atti alla for-
mazione dei colori, che metton in vendita, chi va alla caccia
dei pesci, chi trattienesi a coltivare i poderi. In breve essi
t'impiegano in tutto, e tutti fan di tutto. Oh se non ricusas-
sero di allontanarsi un poco dai loro lidi , e studiassero al
commercio, di quante ricchezze abbonderebbero! Ma in que-
sto riguardo essi smentiscono la loro origine. Altrettanta buona
volontà di lavorare é notata nelle donne; ma spesso manca
alle medesime la materia. La dolcezza dei lor costumi è tale,
che non si ha l'esempio d'un sol processo criminale. Sono niente
curiosi dei fatti altrui, né molto attendono a' riguardi che in
altri paesi violentano gli animi. Le persone di prima classe ve-
stono alla italiana , le altre alla moda de' rivieraschi. Il lin-
gnaggio é pretto genovese. Si sogliono divertire al bigliardo,
alle palle , al bersaglio con arma da fuoco o con pietre ,
proposto un gallo. Nel qual gioco dassi per ogni tiro certa
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CARLOFORTE 563
moneta al padrone ; ma egli deve cederlo a chi lo ammazzi.
Professione de* carolini. Sebbene da pochi tutta volta si eser-
citano molte arti, essendo forse più di t5o persóne tra ore*
fici, lerrari, sartorì, calzolai, falegnami, bottari , muratori,
tagliatori di pietra, mastri di barche, calafatti ecc. La prlncipal
professione però è la marinerìa, e sono Sop marinai matrico-
lati, 9 padroni patentati, 102 mozzi. Si hanno barche da co-
sta 36 , tra le quali alcuni piccoli 600 ; barche pescareccio ,'
dette piroghe , 3o montate da 90 uomini. Sono poi da annove-
rare negozianti e mercanti 14 9 basarioUi o pizzicagnoli 8,
locandieri 3 , beccari 3. Gran numero di fanciulle torcono il
filetto per le reti delle tonnare , e molte donne si occupano
nel panificio per la popolazione e per provvista delle barche.
Risiede in Carloforte un comandante e un ajutante maggiore
di piazza, un capitano del porto, un -deputato di sanità, un
comandante della guarnigione, ecc. Un capitano di giustìzia è
postovi a far ragione. Alia primaria istruzione attende un sa-
cerdote dello stesso luogo, e la scuola suol esser frequentata
da 5o a 60 fanciulli, molti dei quali passano poi allo studio
della grammatica latina.
Questo popolo è sotto la giurisdizione spirituale del vescovo
Sulcitano. La chiesa parrocchiale appellasi da s. Carlo Borro-
meo, ed é governata da un vicario con l'assistenza d'un altro
prete. Sono tre chiese figliali, una dentro il popolato, l'altre
fuori. La prima é un bell'oratorio dedicato alla N. D. nella
sua Concezione, che appartiene alla nobil famiglia Segni. Il
simulacro, che vi si adora, dicesi ritrovato miracolosamente
nelle terre di Tunisi da uno schiavo carolino , da lui conse-
gnato a un prete della detta famiglia parimente schiavo , e dà
questi reduce in patria onorato di un beli' altare. L' altra de-
dicata all'apostolo s. Pietro nel padronaggio della nobil fami-
glia Porcile. Dista dalla popolazione un quarto di miglio. La
terza sotto l' invocazione dell' apostolo s. Giacomo Maggiore ,
in cui ha dritto la casa Mongiardino, e lontana di un miglio
e mezzo. È molto conosciuta la religiosità dei carolini.
**11 territorio dell'isola si calcola di circa 16 miglia quadrate.
Esso é un ammasso di scoscese rupi ^ di piocole e aspre col**
line sparse di» macchie j onde provvedesi la popolazione pel
fuoco, e di akuni pineti , dì cui si provvedono «gli abitanti
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«64 CÀRLOFORTE
per la costrueione dei loro piccoli battelli. U sdo aspetta geo^
logico dalla parte di levante dà a conoscere essere stata questa
terra io continuazione di quella di s. Antioco. Nella qua! co*"
sta vedonsi delle sostanze vulcaniche che ne paiono esser procedute
eia grandi masse di porfido silicioso, che tagliate verticalmente ,
presentano informi e grossolane colonne. La base é coperta
dalle acque del mare ; le facce de' prismi, le cui teste sono sulla
massa argillosa , sono distillate da una bella tinta rosa ramificata
sovente per dendriti. Dlcesi vi si trovi in abbondanza il manganese,
in Cala-vinagra un filone di ferro secondo le apparenze assai
considerabile; nella regione denominata il Becco, il diaspro san-
guigno; e in varie ^parti delle ottime terre per majc^iche se-
condo sperimenti di persone perite.
Comeché la natura di questo terreno sia tale, che poco vi
possa valere l'agricoltura, non pertanto i carolini per l'inde-
fesso studio ottengon alcun profitto. Si coltivano molte specie
di erbe e frutta ortensi e i pomi di terra ; si seminano lentìc-
chie, piselli , ceci , fagiuoli, ma in poca quantità, e tutto con-
sumasi ancor tenero. Di grano accade spesso raccoglier meno ,
che erasi dato ; e quando il cielo prosperi i seminati , non si
pi ocaccia più che al bisogno di tre soli mesi : l' ono si dji in
erba a' buoi. Le viti vegetano benissimo, le uve sono delle va-
rietà comuni della isola madre ; il prodotto n' é copioso , ma
tenue il vantaggio , che posson trarne i coltivatori in tanta viltà
dei prezzi. Le specie de' fruttiferi sono in grandissima quantità
fichi e mandorli , in minore gelsi , olivi , albicocchi , susini ,
peri, pomi e alquanti alberi di agrumi, ciriegi e meligranì.
Mancando i pascoli non si possono educare che alcune cen*
tinaja di pecore e i buoi necessari per l'agricoltura, che si
comprano dal Sulcis , onde pur si provvede alla beccheria.
La caccia é ristretta ai conigli. Qua ndo il Tagliafico vi con^
dusse la colonia, erane la generazione cosi numerosa, che per
instare che s' instesse in sul farne strage , non si notò una di-
minuzion di numero. Continuossi la guerra , e .sebbene ogm
anno se ne uccidano ideile miglia jà, tutta volta temo non sì rie-
sca ad annientarli, che • nel fesso delle roccie e tra le pietre
essi hanno dei covili sicuri. Da essi è un gravissimo danno,
per& che rodendo le tenere gemme delle viti lolgon li frutti
di tre anni. Le pernici sono in gran copiai N-ella primavera
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CARLOFORTE 565
V^^Qsi di passaggio molte specie di volatili; però non vi sog-
giornano che i passeri e i cardellini.
Ac4fue. Sono , come si è accennato , molte sorgenti nell' iso-
la , ma somminbtran acque poco salubrL EsKse vanno a riunirsi
in alcuni fiumicini, tre de' quali vanno nel gran mare*, il quarto
jdel bacino del Pescetto, la cui ridondanza scovre in altra pa-
lude ^ che sgravasi nel mar di levante.
Stagni. Sono in questa superficie alcuni stagni, dei quali i
più noti per la depravazione dell'aria sono quelli di Calarvi-*
nagra e del Pescetto. Il primo che poco dista dal seno cosi
detto era per l' addietro più esteso; ora è restretto in un cra-
tere di star. 3, avendo i coltivatori in parte colmatolo. L' al-
tro che trovasi alla parte meridionale deli' isola un po' lungi
dal mare, siccome, nacque dalle alluvioni, cosi se si scavasse
uno sfogo, potrebbe asciugarsi con vantaggio dell'agricoltura
e bonificamento dell'aria. Senza questi trovansi all'ostro del
paese , lo stagno delle regie saline , che opprime un tratto ca-
pace di più di star. loo; lo stagno de' muggini, cosi denomi-
nato dalla specie dei pesci che vi nuotano nell'area^ di star. 8^
con iiauce al mare per levar quanto sia necessario a nutrir Le
saline; quello della Yivagaa con superficie di star. 20, con
l'altro dei Pescetti sur una terra di star. 'jS^ nei quali ripo-
sano acque di alluvione. In questi usavano già molte anitre*
Saline. La loro posizione è maravigliosa, il suolo molto adat-
to, il clima felicissimo per le rare pioggie. La superficie sali^
fera divisa in 4^ oaselloni si può calcolare di ari laoo incir-
ca, quanità eguale all'area della gran salina di Cagliari nella
Palma. Kon essendo stata mai curata, cresciuta la fanghiglia,
e mancando ancora le macchine idrauUblie , si dee soggiacene
ad un fortissimo dispendio. La solita quantità del prodotto è
di circa io mila salme metriche, di rado essendo accaduto di
accumularne il doppio. Il sale è assai cristallizzato, ma, come
generalmente esser sogliono i sali. della Francia, alquanto de*
liquescenti; nel qual riguardo sono inferiori ai sali cagliaritani
del recente stabilimento, e lo sono pure in quest'altro, che
perdono l'amarezza più tardi di quelli, che se ne spogliano
af&tto dopo un anno.
Pesca^ Abbonda il mare vicino di ottimi pesci, e principal-
mente di tonni, sardelle, alici. Indi à una non piccola parte
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566 CARLOFORTB
del nutrimenlio di quei popolani e del lucro, cU ne portano
talvolta anche in Cagliari.
Tonnare. Cala-vinagra. Questo regtostabilimeDto trovasi nel
littorale di ponente* Dal suo affitto solea venire in altri tempi
all'erario da i5 in 20 mila lire nuove, che prendeva li 3ooo
o 4000 pesci y e grandissimo numero di alelunghe se soffiavano
i ponenti, e non vi si volgea il filo di alcuna corrente a im-
pedir la pesca. Ora sono alcuni anni che niente ricevesi , che
le perdite patite da altri mettono in altri timore di egual sorte,
e- però nessuno imprende a calarla. Quindi va tutto distruggen*
dosi.
Isola-piana. Era questa la seconda tonnara del regno, ed
il marchese di Villamarina , che n' è il proprietario, ebbe da
questa grand' incremento nelle sue cose. Vi si pescò talvolta
fino a 3o,ooo tonni , dei quali alcuni pesavano le libbre sarde
1000, altri laoo; e si ricavò più di centomila lire nuove. Tanta
copia venne a poco a poco scemando, cosi che in questi ul-
timi anni non si prese più d'un migliajo di pesci, di che vuoisi
causa la frequenza dei levanti, che disserrano ì pesci. Afa
perché sarà pur accaduta variaùone nel tempo della pesca ?
Prima faceasi mattanza verso il io di maggio, ora non si hanno
pesci nelle camere che sulla fine del mese , e si augura bene
quando cominciano a raccoglier visi circa il ao, o aS.
Littorale, La sua linea si computa di 18 e più miglia, nella
quale a tutte le altre parti , fuorché alla orientale j non si tro-
vano dei seni sicuri a stazione di navi, che il gran mare vi
volge con furia le onde per li freqoenti maestrali e ponenti.
Tre sono li notevoli angoli o capi di quest'isola, uno a pò*
nente con un grande scoglio alla distanza di mezzo miglio. La
tua denominazione é di Capo-Rosso, e trovasi alla lat. 89^,
10^, e longitudine occidentale da Cagliari o^, 5S^* L'altro è
contro all'austro e dicesi Capo delle colonne da quella sorte
di prismi soprappo&ti, di cui si fé' cenno, la cui giacitura è
determinata alla latitudine 89^, 61; 'la longitudine occidentale
a o^, 5o^ Il terzo dicesi la Punta incontro al settentrione alla
latitudine 89^, la^, e longitudine occidentale o^, 49^. Quasi al
suo levante in distanza di mezzo miglio é la Isola-piana: cosi
detta dalla sua superficie. La sua figura assomiglia alla circolare
in una linea di due miglia scarse. E incolta, cinta di rocciea
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CARMAGNOLA 567
tutte parti, salvo il lato, dov'è lo stabiliinento della tonnara,
e presenta le stesse condizioni geologiche della costa orientale
di S.Pietro. Vicinissima a questa è Tisolelta de' toppi.
Golfo e porto di Carlo/arie, Vienesi in questo j^olfo da tra-
montana e da mezzogiorno; da quella parte sono due passag-
gi, uno tra la Punta di s. Pietro e T Isola-piana, dove è per-
messo passare solo a legni che peschin pochissimo; altro tra
risola-pana e Porto-Scuso, largo circa le 4 miglia e profondo,
ma dalle maggiori navi evitato per alcune secche , in cui si po«
trebbe facilmente inciampare: da questa parte è il canale tra
s» Antioco e s. Pietro largo due miglia, ma ben profondo. Per
tutto all'intorno di detto golfo sono buonissimi porti per li ba-
stimenti mercantili, e sicure stazioni sotto la torre deir Isola-
piana, e in tutta la costa orientale di s. Pietro.
U porto di Carloforte formasi da un piccol promontorio, che
«porge dalla linea di levante a sirocco della popolazione e a
distanza di mezzo miglio. Nella stagione della pesca dei tonni
vi è grande influenza di forestieri, come pure in quella dei
coralli € delie sardelle e alici. Il commercio di Carloforte è
ristretto a pochi oggetti, e si suol fare coi genovesi.
AniichitÀ, Dicevasi quest'isola da' greci Jlieraconnesos ^ dai
latini insula accipiiorum, I cartaginesi ed i romani vi ebbero
stanza , come pare lecito argomentare dalle tombe , che si sco*
prirono, dalle monete puniche e romane, che vi ri ritrova-
rono , da altri oggetti di quella antichità , e dalle vestigie di
antichi edilizi presso la chiesa di s. Pietro. Nel sito detto Bricca
distante circa un quarto d'ora, dicesi siano visibili le rovine
d'un castello, presso al quale scoprivasi un pozzo pieno di
palle di pietra.
Uomini illustri, I carolini si lodano di aver prodotto alla
Sardegna un buon capitano di mare ed un bravo letterato. Il
primo ei sarebbe D. Vittorio Porcile , il secondo il padre Tom-
maso Napoli delle scuole pie. Consulta il Caboni nei suoi rir
tratti poetico-storici di alcuni sardi illustri moderni.
Il ducato dell'isola di s. Pietro, estinta la linea dei Geno-
ves, fu riunito al regio Demanio. I carolini non pagano alcun
dritto diretto. .
CARMAGNOLA ( Carmaniola, Caramaniola e Carp^agno-^^*^^^^'^''
lia)y città, capo di mandamento nella prov. dioc. e div. di To* ^ ' ^'
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568 CARMAGNOLA
rino. Dìpeiìde dal senato di Piem., ìatend. geo. prefett ipot.
di Torino. Ha un uffizio d' insinuazione, un magazzino di sali
e tabacchi , un banco del lotto , V uffizio della distribuzione
delle lettere, una stazione di reali carabinieri.
Sta in fertile pianura sulla strada reale che tende a Nizza
in distanza di undici miglia da Torino , e di due dalla destia
sponda del Po, che vi scorre da ponente a tramontana.
U torrente Melletta o Mellea entra in quet^to territorio ad
ostro, e tenendosi con ampio circuito verso ponente ad un
miglio dall' abitato, va a scaricarsi nel Po dalla parte di borea.
Due gore artefatte vi entrano pure dallo stesso lato , passando
sotto al letto del torrente Ricciardo col mezzo di un condotto
che appellasi volgarmente trombone. Queste si avanzano diret*
tamente verso la città , la circondano e vanno a scaricarsi in
altro canale intermedio , che s' appressa maggiormente alla
città stessa, la circonda più da vicino , ed inoltrandosi in dne
rami superiormente va a ricever le acque dalle gore predette.
Questo canale sebben ora per la sua strettezza non possa essere
navigabile , ritiene tuttavia il nome di naviglio : le due goi*e
o bealere prendono il nome una di Moneta o del borgo vec-
chio , V altra di s. Giovanni , perché passano in questi due
borghi, ove danno moto ai molini , e diramate in molti ru-
scelletti , servono pure ad inaffiare i prati ^ cui procacciano una
rigogliosa vegetazione.
Da una carta di donazione fatta dal marchese di Saluzzo
Manfredo II al monastero di Casanova del aS maggio 1198,
risulta che dÉ esistevano edifizi meccanici , ed una gora e
prati nella regione Zuchea juxta vUlam Carmagnoliee, La gora
debb' essere quella di Moneta che prese poi col borgo questa
denominazione circa la metà del secolo seguente. Si trattò di
aprirne un' altra l'anno i435, di derivarne una dal torrente
Melletta nel i5oo, di terminare quella di s. Giovanni nel i567,
e di fare un naviglio 1' anno i5o5. Addi 9 dì marzo di que-
st' anno , per trattare col marchese di Saluzzo delle spese
e delle condizioni , con ^ cui s' intendeva di concorrere alla
formazione di esso , adunavansi i quaranta consiglieri, metano*
bili e metà popolani , rappresentanti il comune ; s* aggiunge-
vano ad essi quarantacinque capi di casa ; venivano eletti quat-
tro consiglieri , unitamente al giureconsulto Agostino Menocfai<»
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CARMAGNOLA 569
e ad Ambrogio Tesio ; e tuoIsì credere che fosse allora
aperto, poiché trattossi di ripararlo nel iS/^S^ e di dilatarlo
nel i55o.
U re dì Francia 1' anno 164 1 ordinava la costruzione di
un naviglio che doveva , come quello esistente, incominciare dai
fossi della città, e sboccare nel Po vicino a Fortepasso per
poter lare ascendere le navi dal Po a Carmagnola.
È da pensare che per difficoltà insuperabili non si mandasse
ad esegu'unento quel!' opera.
Col mezzo di ficche s' innalzano pure e si fanno scorrere
per le vicine praterìe le acque del Melletta , e nulla si trala-
scia per applicare utilmente all' agricoltura le acque correnti ,
semprechè giungono al territorio di Carmagnola , e non sono
trattenute , od abusivamente divertite ne' territori superiori ,
con ^rave danno di. questa città, la quale in varie epoche ha
sostenute liti e tentate pratiche, sperando che in virtù di un
generale provvedimento più non abbia a soffrire una cosi dan-
nevole privazione.
Ciò nuUadimeno su questo territono con grande fatica si
abbassano campi alla profondità di alcuni metri , se ne trasporta
altrove la terra per porli a livello , e ridurli a prati e farli
surmontare dall' acqua e poterli allagare. Crescono le opere e
gli ingegni necessari ad arrestare ed innalzare le acque stesse,
si rinnovano opere vecchie sostituendo per maggiore solidità
pietre delle cave di Barge e del Malanaggio ; e con una o più
lastre di tali pietre si formano pure i ponticelli a traverso di
tanti fossi che servono all' irrigazione.
La terra che debbesi trasportare per i suddetti spianamenti
si vende talora poco meno del fondo stesso. I prati si affittano
comunemente cento lire ogni jugero ; si vendono due e più
mila lire , benché 1' annua imposizione prediale nel perimetro
più vicino alla città, or sia da lire 16 a 17. In questi prati si
tagliano i fieni tre volte all' anno , coli' intervallo di quaranta
giorni, principiando alla fine di maggio^ dopo la festa di s.
Bernardino; si riserva il quarto comunemente alle pasture per
la difficoltà che suole incontrarsi nel farli seccare , e nel riti-
rarli asciutti d'autunno. Sono essi molto nutritivi e confacenti
ai buoi ed ai cavalli. Le greggie scendono dalle montagne e
vengono qui a pascolare soltanto d' inverno : in altri tempi
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570 CARMAGNOLA
SODO vietate dagli antichi e dai recenti statoti: soendoao perà
da alcuni anni sempre in minor numero non ritrovando i pro-
prietari de' prati in questo ie loro convenienze , ed avendo mag«
gior profitto nella cara del proprio armento.
Si ricovera 1' aitnento nelle cascine di notte in ogni stagione
e vi soggiorna pure d' inverno. Si recidono le corna ai vitelli
ed ai giovenchi , e questi si addestrano alle prime fatiche at-
taccandoli al tri volo suli' aja. Ma nella struttura delle cascine,
nella qualità del bestiame, e nella stessa agricoltura sono in
diverse parti di questo territorio diverse le usanze.
La parte che dalla città tende a ponente , come accennammo,
è in gran parte irrigata da acque correnti ; quella che volge
a levante è bagnata soltanto dalle acque piovane. Aridi ed in
parte sabbiosi sono i terreni che compongono V abbazia di Ca-
sanova , la quale si protende da questo lato ed abbraccia 6,34^
jugeri. U resto del territorio comprende jugeri 18,632 , e viene
diviso in cento venticinque regioni che vennero pure chiamate
isole, perchè circondate nella massima parte da strade, e in
parte da canali o da rivi.
S' intende qui il jugero di cento tavole. Il j^gero antico di
Carmagnola equivale a cento dieci delle presenti, giacché una
tavola di terreno secondo le misure di Carmagnola prima del-
r editto 5 giugno 161 2, che stabili i pe^i e le misure presentì,
equivale a piedi i3, oncie 3, punti a; era il trabucco più.
lungo del presente oncie 3, punti 5 , atomi 6.
Ordinava la città di Carmagnola un registro de' beni del suo
territorio nel 1434^ pensava di farli squadrare nel x438. Un
registro più esatto de* precedenti si fece nel 1461 , e dìvem
altri in seguito , sin che nel 1 7 1 3 ordinava la misura ge-
nerale ed il catastro, che fu compiuto nel 1735 con tutte
le mappe e coi tipi regolari delle isole suddette, che or sono
in uso.
I proprietari di questo territorio, quando si fece quest' ul-
timo registro e cadastro , erano in numero di i ,686 , se ne
contano nell' anno corrente 2,337 9 crescendo il novero dei
possidenti , crebbe eziandio moltissimo la suddivisione de' beni,
cosa utile all' incremento dell'agricoltura, all' aumento, ed alla
maggiore prosperità della popolazione.
Mei lato di ponente ove abbondano i prati , mantìensi di
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CARMAGNOLA 571
pre£erenza il grosso bestiame, cioè buoi macchinosi e vacche,
neir altro si mantengono vitejli e giovenchi da pastura. In
questo si supplisce al difetto di acque correnti , coli' adu-
nare e conservare le acque piovane in fossi e peschiere, che
oltre al fornire saporitissime tinche , lucci, carpi ed anguille
servono ad abbeverare il be^ti^me , ed anche ad ioaffiare i
prati , e promuovere la raccolto de' secondi e terzi fieni dove
si puonno adunai-e le acque piovane ih maggiore abbondanza»
Quivi ogni cascina ha uno o più di questi ricettacoli d' acqua
4eir estensione di più tavole ed anche di qualche giornata.
Nel luogo dell' abbazia di Casanova si potrebbero accrescere
le praterie col benefizio di una grande peschiera , e sarebbe
fors' anche opportuno di tendervi una mandra di cavalli.
Nel lato di ponente lungo il Po si veggono fresche praterie
e campi coltivati a canapa che cresce a molta elevazione-, gli
orli delle strade e de' fossi , 4 confini de' campi , le acque del
Po e della MeUetta sono ombreggiate da pioppi, da ontani e
da salici. Meno frequenti son queste piante nel lato opposto ,
ove allignano meglio i gelsi e le viti , e si raccoglie maggior
quantità di cereali e marzuoli. Veggonsi molti alteni in vicinanza
de' borghi : si riparano le viti dal rigore dell' inverno^ col sot-
jterraile.
Stanno le cascine qua e là talora isolate, talora aggruppate
insieme in maggiore od in minor numero. Sorgono, a due terzi
di miglio circa dalla città , quattro borghi che formano con le
loro dipendenze altrettante parrocchie: il borgo di Salsasio a
borea , quello dei ss. Michele e Grato a maestro , quello di
s. Bernardo a ponente, quello di s. Giovanni ad ostro. Il primo
comprende il vicino borghetto ed i grossi cascinaggi di boi*go
ossia una parte di Borgaro Cornalesio , e Fortepasso , i casci-
naggi di madama Molinasso, Pochettino, Chicco, s. Marco,
fra Luigi Morello , e parroccbiani 3,079. Il secondo i cascinaggi
de' Tosi e Cocchi, e parrocchiani 1,387. Il terzo comprende i
cascinaggi del Corno , delia Motta , di Bornaresio , bassi dei
Sola, ed il borgo di cappuccini, ^ parrocchiani ^,94B* Il quarto
finalmente i cascinaggi degli Osella, dei Fumeri, dei Cavalieri,
dei Lunghi e dei Chiaberti, e parrocchiani 1,868. Evvi a due
miglia, a levante della città, la parrocchia dell'Abbazia di
Casanova, che oltre le cascine dell' Abbazia stessa , comprende
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57^ CARMAGNOLA
i casànaggì dei Tmùnetti , dei Cocchi, Tetti dei Grandi , e di
Vallongo , e parrocchiani 1537. ^^^^'^ accennare le molte ca-
scine isolate ed abitate soltanto da una o due fàuù^ììe , com-
prese fra i parrocchiani suddetti.
Crebbero questi boighi a tale distanza dalla dttà, dacché
ne' secoli xti e xvu furonvi demoliti, per causa delle fortifica-
lioni, quegli attigui alla città. Questo smembramento utile al-
l' agricoltura rende meno popolosa la città che travasi nel oeo-
tro,cWl>orgo vecchio ossia di Moneta, compreso nella parroc-
chia della città novera parrocchiani 3,176, ed ha un ghetto
di 157 ebrei.
Trattandosi di un territorio riguardevole per V agricoltura
non • sarà inopportuno il notare i pregi delle abitazioni cam-
pestrì.
Le caseine sono composte di stalla , fenile , casa rustica , e
sovente anche di abitazione civile , hanno pozEO , tettoja , i
siti pel pollame, pei majali, una spaziosa aja ec. Hanno pure
quasi tutte un forno, l'orto, Talteno , prati in proporzione
dei terreni coltivati , che secondo le regole debbon essere la
quarta parte.
Le stalle sono ordinariamente rivolte ad ostro , eoa pìccole
aperture nel lato opposto per introdurvi il fresco d'estate:
sono alte circa tre metri, larghe almeno sei, dove si vo^ioao
disporre due file di bestie , tanto più dove si tiene grosso be-
stiame. Le vecchie stalle sono nella maggior parte coperte da
voltini di quarto su travi posti fra loro in minor distanza
di un metro : ora si vanno ricostruendo pressoché tutte a volta
a vela per maggior solidità , e per il cresciuto valore de' travi.
Per i vitelli e le vacche suol farsi una retrostalla separata e
più ristretta. Sopra la stalla vi è il fenile che serve a conser-
varla calda d' inverno ed a provvederla , per mezzo di un
pertugio , con facilità ed economia dei necessari foraggi. Le
stalle sono là parte più importante d' una cascina, e servono
a ricoverare il bestiame, a riparare i contadini dai rigori del
verno. Soglion questi adunarvisi specialmente nelle lunghe se-
rate: gli uomini vi s' occupano facendo rustici attrezzi; le donne
filano, ed hanno cura della propria prole.
La casa rustica ha facile comunicazione alla stalla ed al pozzo.
Le tettojc si fauno ordinariamente rivolte a borea od a le-
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CARMAGNOLA SyS
Tante, colle gronda je all' elevazione di circa quattro metri ^
larghe almeno' metri sei , e servono a ricoverare gli attrezzi
campestri y il grano prima che sia trebbiato , ed anche il fieno
ed il canape : dove se ne fa abbondante ricolta , si veggono
in maggior estensione le tettoje.
Con queste avvertenze che risguardano 1' uso e la destina*
ùone delle suddette parti d' una cascina , si principiano queste
ad edificare e si accrescono poi , e sovente si cìogono e ser-
rano d' ogni intorno, adattando le altre parti come meno im-
portanti alle circostanze. La solidità vien limitata dall' econo-
mia , r eleganza tien sempre del rustico , ed è la parte più
negletta.
Quindi i borghi che racchiudono molte cascine insieme non
presentano sempre lungo le strade le loro abitazioni civili ,
ma quel lato dell' edifizio che permettano le avvertenze sud-
dette : e nella strada principale che traversa il borgo di s. Ber-
nardo nella direzione ds| levante a ponente si presentan le c^se
nella loro estensione di fianco : in quella che traversa il borgo
di Salsasio in direzione opposta, si presentano le case di testa
o di punta, con muri di recinto fra mezzo.
Le sorgenti d' acqua sono copiose e perenni in tutto il ter-
ritorio ove a maggiore , ove a minore profondità : basta ca-
vare un pozzo per trovarle. Verso V abbazia di Casanova ve ne
sono alcuni profondi ventiquattro e più metri; nel lato oppo-
sto , e specialmente nella città sono le sorgenti copiose anche
a due o tre metri. Se non sono queste per tutto ugualmente
salubri e fresche , lo sono nella maggior parte, e soltanto presso
ai confini a libeccio si palesano talvolta negli abitanti le gole
grosse che si sviluppano in gozzi nel prossimo territorio , e cì&
viene attribuito all' acqua potabile.
L' aria benché per le vicine correnti d' acqua e per le pra-
terie sia umida, ciò non pertanto è salubre. Non sono infre-
quenti gli ottuagenari d' ambi i sessi in buona salute. Dicesi
che a Carmagnola é men male rompersi la testa che le gambe,
perchè quella guarisce con facihtà, queste difficilmente. Salu-
bre è '1 vitto: r aspetto della popolazione generalmente florido,
robusto e tranquillo: riguardevole è la nettezza nel vestire
anche de' contadini.
Sono succinti gli abiti de' villici , e rìtengon deUa foggia mi-
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574 CARMAGrCOLA
litare più accetta a quelli che ritoraano dal militare servìzio
alla vita agreste.
Le donne di campagna vanno lentamente seguendo alcuni
ghiribizzi delle mode cittadinesche : le più agiate si distinguono
per vari giri intorno al collo di grosse perle di foglia d' oro
diiamate doriui , per crocette dello stesso metallo o d' argento,
per cui lavorano due orefici in Carmagnola. Le borgarine si
distìnguono anche per vesti di seta , per merletti , per fiori e
nastri sulle cuffie specialmente nei di di festa. Accorrono uomini
e donne alla città ne' di festivi e ne* giorni di mercato -, usando
in questi giorni specialmente molta attenzione per entrare re-
stiti e calzati con nettezza ; le donne di campagna col capo ri*
coperto da candido fazzoletto.
Per r abbondante raccolta di canapa che si fa su questo
territorio y specialmente presso il Po ed il torrente Mei letta ,
puonno i contadini con maggior facilita provvedersi economi-
camente di tela canapina e di biancheria.
Si. pone in macerazione la canapa nel Po , nel IVIelletta , e
con più sicurezza dal)e improvvise escrescetm^ in fosse a tal
uopo destinate , di cui ve ne sono molte,- in i specie presso quel
torrente. Le febbri non sono infrequenti quando si fa questa
ricolta.
Abbazia dì Casanoi^a* L' abbazia di Casanova si dilata a
vista d' occhio in poggi e lande apriche , e si distìngue facil-
mente dai resto del territorio di Carmagnola più ombreggiato
e diviso da alberi , alteni e siepi.
Alla distanza di un miglio circa presso a' suoi confini d'ogni
intorno si presentano il campanile, la chiesa col recente mona-
stero , ed i cascìnaggi di s. Maria di Casanova. Pochi gelsi si
frappongono allo sguardo da' suoi confini verso la città ; dal-
l'altro i boschi di rovere che furono in gran parte abbattuti
nelle ultime guerre e quindi con poca avvedutezza sradicati *y
si vanno ora in gran parte ripristinando.
Si fanno adesso considerabili piantagioni di gelsi che vi alli^
guano benissimo , e sono per la buona qualità della foglia
molto pregiati. I monaci ebber cura di queste piante mentre
possedevano questo vasto tenimento , e ne piantarono due belle
file lungo r ampia strada da loro aperta in linea retta 1' anno
17689 dal monastero alle cascine loro del Molinasso poste sulla
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CARMAGNOLA S^5
vecchia strada che per Fortepasso conduceva da Carmagnola a
Torino: questa é lunga circa due miglia e mezzo. Di grossi
gelsi si vede pur fiancheggiata V altra strada che dal mona-
stero inette alla grossa cascina della Grangia. Il prodotto che
se ne ricava , deve incoraggiare a piantarne ed allevarne degli
altri.
L' abbazia de' monaci cirsterciensi sotto il titolo di s. Maria
di Casanova fu fondata dai fratelli Ugone e Manfredo I, mar-
chesi di Saluzzo, l'anno 1 137. Questi stessi le donarono ai 21
maggio II 41 una gran parte de' beni circonvicini circoscritti in
parte dai torrentelli Veneéna e Stellone che scorrono da sci-
rocco a maestro , e sono quindi da loro insieiu^ riuniti , intera
secati.
La strada che da Carmagnola tendeva al castello Tegerone,
ora cascina sui confini di Poirìno , serviva loro di confine a
borea; nel lato opposto il territorio di Ceresole; verso ponente
il resto del territorio di Carmagnola compreso da quel lato
colla regione e denominazione di bosco giurato.
. I suldetti monaci derivati dkl monastero di Staffarda aveano
già sul territorio di Carmagnola il monastero « s. Maria e
s. Crocd in loco civitaculce^ dilcui in seguito non Isi trova più
fatta moìzione , e par che fosse demolito come vecchio e ca-
dente.
Gli stessi marchesi Ugone e Manfredo I, addi 12 agosto del
114^9 approvavano tutti gli acquisti che avrebbe fatto il mo<>>
nastero di Casanova.
Nel marzo 11 65 il marchese Manfredo di Saluzzo donava
allo stesso monastero col consenso del marchese di Romagnano
tutto ciò che era di sua spettanza nel cimitero , e finaggio di
detta chiesa*
Nel 1172 5 novembre , Enrico della Torre donava al mo-
nastero un molino e diversi beni.
Nel iiSJi' 35 agosto , il marchese Manfredo II donava al mo-
nastero suddetto ogni sua proprietà sui poderi di Servirola ,
Gastaldacio e Centenaria : di cui la prima ritiene oggidì lo stesso
nome. Nel 1198 25 maggio lo stesso li cedeva ogni sua ra-
gione sui molini e battitori dello stesso monastero , forse quelli
detti ora del Molinasso^ ed un prato nella regione Zuchea.
Riceveva il monastero in dono ai sa aprile 1201 ventisette
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576 CARMAGNOLA
jugeri dì terreno da Manfredo II , e daUa sua consorte Alasia
nella regione Altafoftsa or detta de' Grandi.
Con queste e eoa altre successive donazioni, esenzioni, e prìrì*
legi concessi dai marchesi di Saluzzo, con le liberalità pure di
vari cittadini di Carmagnola , il monastero di s. Maria di Ca-»
sanova accrebbe i suoi fondi e le sue rendite, e divenne sem*
pre più riguardevole.
Nel secolo xv fu ridotta quest'abbazia in oonamenda perp^
tua , e formava una delle più cospicue prebende prelatizie del
Piemonte, fatta però separazione di una parte delle posses-
sioni in favore dei monaci e di un abbate titolare dello stesso
ordine.
Questi riedificarono dopo la metà del secolo scorso il con-
vento suddetto , come ora si vede , assai spazioso , elegante e
solido, e vi aprirono un noviziato e lo studio. Dopo la loro
soppressione passarono i beni di quest' abbazia al R. Econo-
mato, il quale vi mantiene un subeconomo, un medico, ed
un paroco.
I beni di quest' abbazia col vicino tenimento di Temavasso
formano un distretto delle R. Caccie. Il tenimento di Ternfi-
vasso fu posseduto per vari secoli dalla famiglia dei Temavasio
nobili di Carmagnola, prima che passasse agli Isnardi di Val-*
fenera, e nel i383 a Guglione Rotari , poscia ai Blanchardi
signori della Turbia.
. . In questi ultimi anni fu separato dal territorio di Carma-
gnola , ed aggregato a quello di Poirino.
Tra Ternavasso e la cascina già castello Tegerone sì trovano
le cascine dei Cereali limitrofe^al territorio di Casanova; luogo
ziominato nelle antiche scritture pef~ùn antico tempio di Ce-'
rere , di cui però non si ravvisa alcun vestigio.
Sul territorio di Carmagnola presso i confini dell' abbazia
di Casanova si trovano la regione e la cascina Belvedere , che nel
secolo XV era castello e feudo dei marchesi di Sai uzzo. Negli
archivi della città vi si conserva una lettera del marchese Lu*^
dovico diretta ad Aua«te Tuerdi, con cui lo nomina castellano
del castello de pulckro videre.
In quella regione si veggono oggidì due cascine col residuo di un
torrione , e di abitazione civile : sta scritto sulla porta principale
SIT . PAX . IHTRANTl • BBUSDICTIO • QVOQVE • MOa^HTi
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•CARMAGNOLA 577
la quei contornì che portavano pure la denominazione aUe
torri, nel princìpio dello scorso secolo si sono trovati alcuni
vestigi di antichità y lumi e rottami di embrici coli' iscrizione
Sabni j e parecchie medaglie d' oro coli' effigie dell' impera*^
tore Teodosio il grande e del figlio Arcadio.
Alcune urne cinerarie finienti in punta e da infiggersi io
terra , si sono rinvenute a qualche distanza di là presso la ca«
scina Savarino coli' iscrizione LeuciL Contenevano esse varii
utensili di metallo. Yi si trovarono pure colla stessa iscrizione
Leucii alcuni vasetti di cristallo.
Nel i8og si rinvenne, presso la grossa cascina dell'Abbazia
denominata la Stella, una cassettina con medaglie, e varii og-
getti d'oro.
Alcuni rottami di embrici con bei caratteri romani si sono
discoperti presso la cascina Cascauda, nella regione Podio dà
s. Martino, òhe il proprietario conserva unitamente a diverse
altre anticaglie trovate su questo territorio, specialmente ne'
suddetti contorni di Belvedere.
Il dottissimo carmagnolese Angelo Carena nella sua Descrizione
Mss. di Carmagnola , dice ch'esser doveva ne' suddetti contorni,
ove pur si rinvengono fondamenta di antichi edifizi , il soprac-
cennato monastero .di s. Maria e s. Croce in loco civitacuLe ,
e congettura per questa denominazione che anticamente fosse
una città, poiché i nomi di Civitacula, com'egli osserva, Ci-
vitella, Citella, indicano sempre il luogo di un'antica città:
egli è pHpbabile , che il suddetto luogo ^ia dove dice il Care-*
na, anzi Vhe ai Cereali, come opina Jacìupo Duranoi; ma po-
trebbe esiere altresì che fosse in vicinanza e ad Astro della
presente città nella regione" Zuchea , dove kprati e4 una strada
' Senzx^ ^fermarci m Vane congetture, si dee por mente ,
che in quest'ultima regione sorgea il borgo e la parrocchia di
s. Giovanni, che fu in parte demolito nel i584 per la costrut-
tura del bastione, che prese lo stesso nome, ed in parte nel
secolo seguente; onde fu edificato il nuovo borgo di s. Gio-
vanni più distante.
L'anno io44 i^ marchese Enrico e la contessa Adelaide do-
navano al monastero di s. Maria di Cavorre una cappella de-
dicata a s. Giovanni posta su questo territorio nollft ir rnprfn»»-
Dizìon, geogr. ecc. Yol. III. 87
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578 CARMAGNOLA
-àsk duf pirti ilniìn fin Drrini Wnn si può dire con fondamento,
dbe abbia da quella cappella avuto il nome il suddetto borgo
e che fosse edificato prima del secolo ziii, come si può dir«
che fermava una delle tre parrocchie di Carmagnola prima del-
l'anno 14749 ^^^ spettava alla prevostura della collegiata dì
s. Maria di Chieii, e che le abitazioni della presente città fa-
cevano parte di questa parrocchia e delle altre due di s. Ma-
ria di Moneta e di s. Maria di Yiurso, esistenti presso il cir-
cuito attuale della città, che era già nella maggior parte abi-
tato e fortificato al principio del secolo xiv.
Sorgeva il borgo di s. Maria di Yiurso a ponente deUa cit-
tà , nella regione dei borghi demoliti , poiché fu atterrato per dar
luogo alle nuove fortificazioni l'anno 1640. Si vuole cosi de-
nominato dalla parola latina F'icus Ursi.
Esisteva il borgo di s. Maria di Moneta a levante della cit-
tà, e fu demolito in gran parte nel 1584) quindi risorse e
prese il nome di Borgo Vecchio. Prima dell' erezione della col-
legiata, la chiesa di s. Maria di Moneta si chiamava la Ca-
mera Episcopale. Si trovano memorie del borgo e della par-
rocchia di Moneta nella metà del secolo xiii; trovasi in un di-
ploma del 1259 nomiqato Jacobus Bi'^si pUbanus Monet(B\ e
se trasse questo nome dalla Zecca de' marchesi di Saluzzo, e
dalle Monete che vi si coniavano, sembra che questi non tar-
dassero molto a mettere qui in uso il privilegio della zecca ,
che accordava l' imperadore Federico II a Manfre^ III con di-
ploma del 5 maggio 1221. I re di Francia fecero coniare nio-
nete in Carmagnola nel secolo xvi. Nel i5i4 era qui maestro
di monete Francesco de Clivate. Nel i566 Marco Vali mbert di
Chieri faceva profferta alla città di andare a Parigi ad ottenere
che vi isi battesse moneta. Ritornato da Parigi nel iSyi, Rai-
mondo Pertusio per varii suoi affari colà spedito dalla città,
liferiva d'aver pure ottenuto che si coniasse moneta.
Fu demolita col borgo di Moneta una bella e vasta chiesa,
fondata Tanno 149^) sotto il titolo dell' Annunziazione, con venti
cappelle e l'annesso convento di Minori Riformati di s. Fran-
cesco, dove abitavano ordinariamente tienta religiosi che mon-
signor Brizio ricordava con particolare compiacenza dicendo,
che potea contenere ottanta religiosi, e coIP annessa chiesa era
uno de'più belli e comodi della provincia, e proporzionato al-
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CARMAGNOLA 579
l'opulenza di questa città. Per la seguita demolizione, i Minori
Riformati si trasferirono presso la chiesa di s. Maria di Salsa-
sio, dove eressero un altro convento colle liberalità de' carma-
gnolesi e di Madama Reale Cristina, che fu poi incendiato ed
atterrato in tempo del cessato governo.
11 borgo di s. Maria di Salsasio e borgo della Madonna è
attraversato dalla reale strada, che da Torino mette a Carma-
gnola , ed accenna a Nizza. Nelle scritture del secolo xi questo
luogo é detto Saucia e Salsa. Avendo Gezone vescovo di To-
rino fondata l'anno io io l'abbazia di s. Solutore Maggiore
fuori delle mura di quella città, fu poco dopo donata a que»
sta la cappella di s. Maria di Salsasio , che fu a lei soggetta
sino air erezione della collegiata di Cai-magnola.
Y'eran pure su questo territorio le chiese di s. Giorgio, del
Villero e di s. Pietro di Rentanasco, nelle regioni che riten-
gon questi nomi.
Il monastero di monache benedittine di Caramagna avea ri-
cevute l'anno 1072 dalla contessa Adelaide in dono tutte le
possessioni ch'ella aveva in Carmagnola, e fondava presso
la chiesa di s. Giorgio del Villero un altro monastero e prio^
rato sotto la giurisdizione di quello di Caramagna. Alle mo-
nache , per rilassatezza di disciplina , furono poi sostituiti i mo*-
naci benedittini, e fu ridotta l'abbazia in commenda perpetua;
ad essi per la medesima ragione vennero sostituiti i monaci
dell'ordine di s. Girolamo, i quali pure aboliti, venne il prio-
rato di s. Giorgio del Villero amministrato coU' abbazìa di Ca-
ramagna.
11 priorato di s. Pietro di Rentanasco, con circa seicento
jugerì di ottimi terreni , dai canonici regolari di Croveglia pas-
savano alla chiesa collegiata di Carmagnola nella sua erezione,
ed in parte sotto al cessato governo ad altri proprietani.
S. Pietro di Rentanasco è detto membro della prevostura
della Cortevecchia soppressa , nella suddetta bolla d' erezione.
La sua rendita fu in quell'occasione valutata 175 fiorini d'oro
di camera.
Aveva il territorio di Carmagnola tre basti te lungo il Po per
custodirne il passo. L'uno verso i confini di Carignano , gli al-
tri due runpetto ai luoghi del Cerretto e di Lombriasoo sotto
il nome di Motte. Una di queste che prese il nome dagli Isnardi
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58o CARMAGNOLA
s'ignori di Valfenera, consisteva in due palazzi foitificati: yen-
duta Tanno 1889 dagli Isnardi a Oddino Giglieto di Carma-
gnola per 2,5oo fiorini d'oro, prese il nome di Motta del Corno
da un casale vicino.
Quella di Gardeglio situata nella regione di questo nome,
erarfortìfìcata a guisa di castello, e fu registrata tra le castella
conquistate dal conte Amedeo YI di Savoja sul marchese di
Saluzso intomo all'anno i363 Castrum de Motta Gardelii.
Fortcpasso era molto più riguardevole per la sua positura
sulla strada da Torino a Carmagnola per le sue fortificazioni,
per le varie fazioni seguite tra gli astigiani che lo fabbricaro-
no, mentre si reggeano a comune, ed i marchesi di Saluzzo,
che glielo presero tra i chieresi e quei di Carmagnola. Dopo
varie vicende , distrutte le fortificazioni nel secolo xvi, con-
tinuò a far parte di questo territorio sino a questi .ultimi
anni, in cui fu aggregato nella massima parte al comune di
Villastellone col tenimento di Borgaro Comalesio. Questo, che
ora consiste pure in alcuni cascinali, è passato dalle nobili fa-
miglie Costa e Pastoris antiche feudatarie in proprietà del Duca
di Montmorencj.
Vuoisi ora far cenzK) dell' inalveamento del Po che a bene-
fizio dell'agricoltura e del suo territorio Ai arditamente pro-
mosso ed eseguito dalla città di Carmagnola l'anno 1764.
11 detto fiume, come si è osservato superiormente, attraversa
il territorio di questa città presso, ai suoi confini verso Cari-
gnano e Lombriasco, scorrendo da ponente a borea In un ter-
reno molle e leggiero. Il territorio di Carignano s'innoltra eoa
alcuni protendimenti oltre la sua destra, e s'immischia cosi
con quello di Carmagnola, che per le continue alluvioni di-
ventano sempre più intricati i confini. Il Po già accresciuto
dalle acque dei fiumi- torrenti Grana, Macra , Varaita, PeUice,
Ghisone, e di parecchi torrentelli, scorrea in un alveo im:o-
stante per le grandi sinuosità molto esteso. I gravi devasta-
menti, che ivano cagionando le sue acque, richiamarono sinQ
dal 1733 l'attenzione della città di Carmagnola, la quale per-
ciò seriamente cercava i mezzi da poterlo irenare e contenere.
Per l' eccessiva spesa e per le grandi opere necessarie non potè
porvi un riparo prima del 1764*
Ottenne in quest'anno R. Patenti dei 2 fchbrajo, con cui
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CARMAGNOLA , 58 1
fa prescritto un nuovo inalveaineuto rettilineo col concorso
delle regie finanze per una parte delle spese, e col concorso
anche in parte dei territori di Carignano e Lombriasco.
Si pose mano all' opera addi 27 dello stesso mese sotto la
direzione dell'ingegnere Boldrini, con quattro centurie di la-
voratori, ognuna soprav vigilata da un proposito o centurione
e da vari caporali. Crebbero sìfiatte centurie col crescere del
lavoro, sicché al termine di marzo se ne contavano dieci^ ol-
tre alcune centinaja di uomini, che operavano per conto dei'
proprietari nell* atterrare piante e sbarazzare i loro fondi , per
potervi aprire l'alveo novello.
' Oltre ai centurioni presi in parte dal reggimento d'artiglie-
ria, sopraintendevano all'esecuzione abili assistenti ingegnerie
geometri : pattuglie di cavalleria ivano di e notte in ^iro pel
buon ordine e per la custodia delle dighe: al battere de' tam-
buri tutto era in moto. Nel mese di giugno eran compiuti i
principali lavori, e diminuiti gli operai, che continuarono però
• le loro fatiche sino al finire d'ottobre.
Sette furono i tagli che si diedero in lìnea retta da un seno
all'altro dell'alveo vecchio: tutti insieme svilupparono una fuga
di circa due miglia e mezzo, trabucchi 1,908, come si scorge
dal tipo. I tagli per il nuovo alveo si fecero larghi dai 3o ai
i5 metri, restringendosi sempre allo sbocco per trar profitto
dalle corrosioni dell' acqua , la quale arrestata col mezzo di fic-
che, sforzata ad entrare nel nuovo alveo, in breve lo rese
della larghezza di ia3 e più metri. Quest'impresa costò lire
170,626. 19. IO.
Le nuove sponde cedevano però soverchiamente alle corro-
sioni delle acque, specialmente nelle escrescenze, e il Po tornò
in breve a prendere i suoi andamenti tortuosi, per cui oggidì
abbandonò intieramente in alcuni tratti quell'inalveamento, es-:
sendosi con nuove sinuosità scostato da questo oltre i5o metri.
, Due porti ed un ponte in legno solidamente costrutto- ser-
vono al passaggio del Po sul teiritoi'iO di Carmagnola. Il ponte
fu fatto in tempo del cessato governo come pure un tronco della reale
strada di Nizza, alzato e rafibizato da un muraglione ne' siti
più soggetti a^i straripamenti. Per la vecchia strada che da
Carmagnola tende a Torino per Fortepasso si trova un porto;
e si passa pure il Po; col mezzo di un porto^nell'opposto lato.
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5«i CARMAGNOLA
Confina il territorio di Carmagnola a levante con quel di
Poirìno per mezzo dell'abbazìa di Casanova; a greco con ViU
]astelk)ne e Borgaro Cornalesio; a borea e maestro con Cari-
guano; a ponente con Loiiibriasco; a libeccio con Racconigi ;
ad ostro con Caramagna e Sommari va del Bosco; a scirocco
con Ceresole.
Il tratto della reale strada di Nizza, che da Carmagnola scorre
ai confini del suo territorio per Racconigi fu aperto Panno 1786.
Un bel ponte in legno serve al passaggio dei torrente Mellet»
ta: la strada provinciale d'Alba^ che da Carmagnola tende a
Sommariva del Bosco,^fu aperta l'anno 1775. Per favorire il com-
mercio e Tagricoltura ebbe questa cittìi una particolar cura delle sue
strade, e prima delle sud(iette altre ne apriva perciò da ogni
lato, e le stabiliva di una larghezza considerabile.
Cogli statati dell'anno f336 già ordinava che le strade pub-
bliche dovessero essere larghe due trabucchi , e le principali
quattro. Con ordinato del 37 novembre 1669 determinava il
numero e la larghezza dì ciascheduna, cioè che 116. ài esse
meno importanti fossero larghe due trabucciii; i3 larghe tra-
bucchi tre; 8 larghe quattro; due finalmente della larghezza di
trabucchi cinque.
Alcune di esse trovavansi in continuazione delle altre più
spaziose o ristrette secondo il maggiore o minor traffico; cosi
una di queste due ultime da Carmagnola ai borgo di Salsasio
era larga cinque, e quattro di là al confine di Carignano.
Cogli statuti del i336 erasi anche prescritto il riattamento
delle strade poste nell'interno della città nella parte denomi-
nata Gardezana ; le quali strade erano già selciate. Nel secolo
seguente se ne fecero l-ìstricare alcune non frequentate da car-
ri, con mattoni di taglio. Maggiore nettezza vi fu poi intro-
dotta nel secolo xvi ,' come ora vedrassi.
Città» Nel centro del suo territorio sorge la città di Carma-
gnola. Dopo varie vicende di antiche e moderne fortificazioni,
or essa è aperta da ogni lato, essendosi circa il 18x9 termi-
nata la demolizione delle sue antiche mura merlate, e delle
diciassette torri per vecchia j a cadenVi.
Questo recinto la rendeva di forma ovale, della larghezza da
ostro a borea compreso il castello in linea retta di metri 43o,
e della lunghezza da ponente a levante di metri 536. Viene
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CARMAGNOLA 583
ora da quest'ultimo lato congiunta col borgo di Moneta o borgo
vecchio, e si prolunga cosi più di un terzo di miglio.
Attraversa questo borgo la strada provinciale d'Alba, ove
si dirama la reale strada di Mixza, entra nella città ed esce
dal iato opposto. Questa percorre la contrada maestra molto larga
ÌQ mezzo alla città , cinta di case con portici , com' è pure la
maggior piazza di forma rettangolare, la qual prende il nome
dalla chiesa di s. Agostino, che sta in capo e guarda tramontana.
Al rivolgere della contrada maestra si presenta la chiesa di
s. Giovanni Battista j nel lato opposto s'offre allo sguardo
la chiesa collegiata; ed una strada larga oltre sei metri chia-
mata Gardezana tende direttamente dall'una agl'altra chiesa.
Come si dilata e scorre in linea paralella alla via di Gar-
dezana la contrada maestra ad ostro, cosi a borea uno stra-
dale denominato la Riva passando avanti la magnifica chiesa
di s. Filippo eretta all'ingresso dell'antico castello.
La contrada di Gardezana con le case poste ai suoi due lati
tra la contrada maestra' e la riva, veniva da ampie fosse e
mura e rivellini circondata ancora nel secolo xv.
Secondo gli statuti di Carmagnola dell'anno i336 doveva
ogni abitante di essa andare o mandare ogni volta che li ver
niva intimato, un uomo abile a far la guardia di Gardezana.
Varie cautele erano prescritte per la sicurezza di questo sito,
vari gli obblighi imposti per la pulizia, a quei che vi aveano
case lungo la strada dritta di Gardezana dalla porta murata
sino alla porta di Moneta, e dalla casa Testo sino alla porta
di Sacayrone, o dalla porta del Cunicolo sino al castello.
Sembra che la presente città di Carmagnola principiasse a
sorgere in questo sito depresso e paludoso nel secolo xii, dac-r
che gli abitanti di tre grossi borghi posti d'intorno, come scri«
veva alla fine del secolo xv Gabriele Bucci sulla tradizione de'
suoi maggiori, infestati da scorrerie nemiche, trovarono mag-
gior sicurezza in mezzo alle acque, e presero a fabbricare le
loro case in mezzo alla palude, chiamando questo sito Gar-
desana.
Facea Carmagnola erigere sul finire del secolo xiv e nel se-»
guente l'altro recinto di mura merlate e torri, pochi anni la
demolito, v'apriva intorno altre fosse, e rinserrava cosi con
la suddetta Gardezana i borghi delle Cirche o Cerche di Sa-
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584 CARMAGNOLA
chirone e di'Nova; ergeva nuovi edifizi; e cosi sorgeva la pre-
sente città.
Le fosse di Gardezana che ancor restavano lungo la presente
contrada maestra furono coperte al principio del secolo xn con
un'ampia cloaca, che contribuì sin d'allora alla, nettezza di
questa città, ed a dare lo scolo alle copiose sorgenti sotter-
ranee. Varie diramazioni di questa cloaca per le contrade tra-
yersali si fecero nell' anno scorso , mentre il Colera asiatico mi-
nacciava questa città, e si terminò pure di ricoprire la gora
del molino per tutta l'estensione del borgo di Moneta, onde
questo ora si presenta più spazioso e bello.
Vicende del castello e delle fortificazioni , Avevano i mar-
chesi di Saluzzo un castello nel lato di borea di Carmagnola,
cui riparavano e fortificavano considerabilmente nel i435. Cin-
que anni dopo ivi ergevano la torre , che serve ora di campa- ^
nile alla chiesa di s. Filippo , dopo essere stata salda in varie
circostanze ai colpi de' cannoni. Le sue muraglie sono delia
grossezza di due metri e quarantacinque centimetri al piano
terreno e poco meno in cima. La città offriva ad elezione del
marchese per costrurre questa torre o trecento mila mattoni o
trecento ducati.
• Ora i mattoni di quella grossezza costerebbero in Carma-
gnola più di lire 35 ogni mille , e si può conoscere da questo
le maggiori spese che s'incontrano nell' edificare, non poten-
dosi avere pietre a minor prezzo, e facendo^ perciò intiera-
mente gli edifizi di mattoni cotti.
Nel i544 6^^ spagnuoli venuti in possesso del castello, pre-
sero a demolirlo/ ricuperatolo i francesi, presero a ripararlo
e fortificarlo maggiormente: usciva il presidio di questo ca-
stello^ il campo de' francesi acquartierato a Carmagnola, an-
dava ad affrontar gli spagnuoli presso ai confini del suo ter-
ritorio, e qui ritornava vincitore dopo la sanguinosa battaglia
di Ceresole ( vedi Carignano e Ceresole ).
Nel corso di questo secolo si continuò a fabbricare in que-
sto capitello , a provvederlo di caserme , di magazzini , - di ar-
meria, e le ruine e le costruzioni furon tutte di molto aggra-
vio a questa città.
• L'inveuzione dell'artiglieria vi fu causa di nuove fortifica-
zioni. Alcuni bastioni furono alzati intorno alla città nel i553,
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CARMAGiMOLA 585
altri nel i584 , t le mura merlate e ^utto il castello
restarono difesi colla città medesima da sette bastioni con-
giunti da cortine, rinforzati da terrapieno. Sostenne cosi
]a città ed il castello diversi assedi essendo bastevolmente
forte, e non potendosi far agire intomo le mine, sinché col
terminare del secolo xvn furono atterrati i bastioni, e cessò
Carmagnola di essere piazza forte.
Casa de* padri della congregazione dell* oratorio y e chiesa della
Trinità o di s. Filippo. U padre Gio. Giuganino avea fondata in
Carmagnola una casa della congregazione dell'oratorio Tanuo
1689, che papa Innocenzo XII confermava con bolla del 21
marzo 1692. Egli acquistava l'anno 1701 dalle finanze ducali
il vecchio castello ed i siti adiacenti delle demolite fortifica-
zioni col consentimento della civica amministrazione, desiderosa
che si accrescesse il culto divino eoa la costruzione di un nuovo
tempio, e con le istruzioni e le- pratiche di pietà promosse da
questa benemerita congregazione.
Si vede ora il corpo principale del castello ridotto ad abi-
tazione de' padri filippini, dentro uno spazioso giardino di loro
proprietà.
Visse e fu otto volte preposito di questa casa il servo di Dio
padre Pietro Molinati, nativo d'Ivrea, morto a Curuiagnoiu
«ddi 16 marzo 1785 nell'età di anni 67. Per la sua umiltà,
integrità di costumi, e carità verso il prossimo, fu tenuto iu
concetto di santità.
Coi materiali delle atterrate fortificazioni del castello, i padri
filippini eressero al principio del secolo scorso una magnifica
chiesa, dov'erano la porta d'ingresso ed i ponti levatoi del
castello medesimo. Questa chiesa venne dedicata alla SS. Tii-
nità, ed appellasi da s. Filippo. La sua grandiosa facciata e a
due ordini; l'interno d'ordine corìntio. Lssa é rivolta ad ostro,
e si potrebbe scuoprìr bene dalla piazza di s. Agostino, se la
contrada traversale non fosse ristretta dallo sporto di una ma-
gione.
La volta e il cornicione, che' gira tutt' intorno, vengono so-
stenuti da pilastruni binati e scaaellati: sonovi cinque alluit:
)e quattro cappelle Iati*rali hanno due colonne ciascuna isola-
te, altre due annicchiate dt'^^kinco all'altare, che sosteu^oho
un arco nel mezzo, due coretti ai due lati, e sembra pu:c,
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586 CARMAGNOLA
die sostengano il cornicione e la volta coi pilastroui amidcUL
Il difficoltosbsimo Francesco Miltùa sarebbe satisCatto dì quelk
colonne cosi isolate e de' quadri sugli altari, senza tanti frofi-
toni e cartocci, e dell'elegante struttura degli altari medesimi,
e della maestosa semplicità , con cui in un vasto campo sul-
l'ara maggiore presentasi il quadro della santissima Trìade.
Fu questo quadro e gli altri tutti che adomano gli altane
le pareti delle cappelle dipinti dal padre Ignazio Fascina, prett
della congregazione dell'oratorio. Nacque egli a Torino Tao»
1701 , mori in questa casa ai 18 dicembre del 1769, à}Tt
passò una gran parte della sua vita. Del suo pennello sodok
pitture assai pregevoli che ora esistono in questa chiesa e ceJ-
l'annessa casa della congregazione. Benché le molte pitture del
Fascina non sieno esenti dai difetti del secolo scorso, sodo pure
trattate con molta maestria, ed attestano la sua rara ùciii^i
di mandare ad efifetto i suoi felici concepimenti. Alcuni suoi
affireschi neUa volta dell' aitar maggiore furono imbiaccati, o^'
tre soppressa la congregazione sotto al cessato goTcroo, ser-
viva questa chiesa ad usi profani. La Fuga in Egitto e u "''''
tentazione al tempio sono dei più riputati fra i suoi fp^'^
grandi e di largo stile. Un s. Giovanni Battista ed oisP^^^
indicano un avviarsi ad uno stile più purgato»
S. Agostino. L'anno 1397 il padre Antonio di H^taito,
priore del convento degli agostiniani calzati d'Asti, otteiffie<»
pote^ fondare un convento di questa religione a Cann^'''
Addi a6 di maggio dell'anno i4o6 si gettò la pietra fonda-
mentale della presente chiesa, che fu poi aperta nel ^¥1'
Ha questa chiesa, oltre le tre navate principali di oguale
altezza e con volte di sesto acuto , un'altra a ponente più ^^^
con la cappella di s. Sebastiano in capo, di juspatrooato de
città, la quale ebbe gran parte nell'erezione di questa <J»'^
promossa pure e favorita da Francesco Bussone , notissimo &oc»
il nome di conte di Carmagnola , del quale si parlerà ^ *('
presso. Fecesi 1' ^giunta della quarta navòta per trar p^^^
del sito, che v'era da quel lato, ed alzare la facciata in «"^
alla fronte della piazza, che dalla chiesa prese il nome,
ornamenti uiaruiorei della porta principale consistono in
stipiti architravi ed archivolto a^ cornice: furono scolpii ^^'^
Amedeo Fiorentino Tanno i49^» io cui vennero allog^^ r
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CARMAGNOLA 587
cura del padre Gabriele Bucci, priore dell' annesso convento.
La città era disposta a spendervi duemila fiorini, ma per i molti
aggravi, cui andò soggetta in quel frattempo, dovette abban-
donare il pensiero. Lo stesso padre Bucci ^ che avea- già fatte
eseguire le pitture dell'aitar maggiore, si adoperò nel i497 »
perchè si facessero gli affrescbi della facciata. Questa che ri-
mase iiuperfetta e rustica in origine, fu restaurata nel secolo
decimoseitimo, ed abbellita di una grande e non dispregevole
pittura a fresco , rappresentante la s. Sindone , sostenuta da due
-vescovi, due princìpi, e con la Beata Vergine nel mezzo. Ri-
trovandosi tale dipintura e tutta la facciata molto danneggiate
dalle ingiurie del tempo, i padri agostiniani la fanno ora ri-
staurare, riducendola ad ordine composito, corrispondente alle
variazioni prima d'ora eseguite neirinterno della chiesa, sull'ele-
gante disegno dell'esimio avvocato Pier Luigi Menochio, consigliere
della città. La civica amministrazione ha divisato di collocare su
questa facciata una grande lapide con iscrizione analoga de' voli da
lei fatti alla Vergine della Concezione, mentre Carmagnola era de-
solata dalla peste l'anno iSsa e i63o, e di nuovo nell'epLr
zoozia l'anno 17 149 per cui ba pure incaricato l'abile scultore
torinese Angelo Bruneri di fare una statua colossale ( alla uà
trabucco ), rappresentante la Beatissima Vergine ; statua che
dovrà essere collocata nel timpano del frontone, ora costrutto
su questa facciata. ^
La città fece dipingere ed ornare la cappella di s. Seba-
stiano nell'anno 14^9, e di nuovo nel i5ao. Un secolo dopo
vi collocò il quadro di s. Sebastiano, dipinto dal Molineri di
Sa vigliano, che fu pagato franchi 655. 6.
La bella statua in legno rappresentante Cristo risorto, che
si vede ali' altare della confraternita di s. Bernardino , è una
delle più pregiate opere del Clement. Questa confraternita fa
qui eretta e riapriva questa chiesa sotto al cessato goverì)^,
dacché quella propria di s. Bernardino, già di spettanza dei
disciplinanti, veniva destinata ad usi profani.
11 civico consiglio facea collocare sul campanile di questa
chiesa, finiente in cono, la campana dell'orologio l'anno 14^^
cke rotta nel 1497? facea rifondere nello sLesso anno , del peso
di rubbi ^iq. Yu questa sin d'allora destinata fra gli altri usi
a suonare la ritirata due ore prima della mezzanotte, come-pur
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588 CARMAGNOLA
ora si pratica per il buon ordine, e come già renita prescritta
con gli statuti dell'anno i336.
S'innalzava nel i435 l'unito spazioso convento de' padri ago-
stiniani, che fu poi in parte ricostrutto circa la metà del se-
colo scorso. Questo è annoverato tra i più rìguardevoli conventi
dell'ordine agostiniano , ed è pur uno de' principali edifizi di
questa città. Le principali famiglie di Carmagnola avevano i
loro sepolcri in questa chiesa. In questo convento, e nell'ora*
torio di 8. Bernardino si fecero più volte le adunanze conso-
lari specialmente nei secoli xv e xvi.
Il campanile , la parte esterna e posteriore della chiesa con-
servano l'antica fisonomia del gotico sistema.
Nel chiostro attiguo si vede affisso alla parete il- coperchio
marmoreo d'una tomba che era nel tempio, dov'è scolpito un
guerriero defunto che dairiscrizione si riconosce essere Giacobo
de Tornabula Scozzese signore di Rettigarne, il quale mori in
Carmagnola addi 2 di settembre del 1496 nel suo ritorno da
Napoli coll'esercito francese, di cui era uno de' principali con-
dottieri.
Collegiata dei ss. Pietro e Paolo. Con bolla del i4 gennajo
1474 9 P^P^ S's^^' ^^ riuniva insieme le rendite delie tre par-
'rocchie di s. Maria di Moneta, di s. Maria di Viurso, e di s.
Giovanni decollato, che sorgevano presso le mura della pre-
sente città ; la prima a levante , la seconda a ponente , la terza
ad ostro. Vi aggiungeva le rendite di s. Pietro di Rentenasco,
'di s. Giorgio del Villero , delle cappelle di s. Maria di Salsa-
-sio , di s. Michele delle Lame, di s. Lazzaro, e di s. Loren-
zo , poste tutte nello stesso territorio. Queste rendite che som*
Ynate- insieme davano 63 1 fiorini d'oro di carnea , furono de-
stinate a formare le prebende di dieci canonici , con ti*e ■ di-
gnità , prevostura , arcìpretura , e cantoria. La chiesa parroc-
44iiale e collegiata fu allora eretta nel borgo delle Cerche ,
dove ora se ne veggono i ruderi nel recinto della città , sulla
contrada maestra , nell'isola di s. Germano.
' L'anno i/lg7. addi 19 di maggio furono gettate le fondamenta
della collegiata presente , che col concorso della città per la
metà delle spese fu condotta a compimento , e consecrata li J5
^i maggio i5i4*
' Si spesero ueirucquisto del sito , e nella edificazione fiorini
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CARMAGNOLA 589
1 39^5; dispendìo che per la scarsità del denaro in quel tempo
fu cospicuo e sufficiente , considerato . il tenue valore de' ma-
teriali, ad erigere una collegiata di tale capacità e costruttura
che monsignor Della Chiesa affermava che dopo quella di Sa-
luuo era la più grande di tutta la diocesi, e tanto magnifica
e superba da non cedere a molte cattedrali ; essa è larga nS
metri , lunga il doppio.
È a tre navate , con dieci cappelle ai due lati , due
in capo e l'aitar maggiore in mezzo. La volU e gli arconi sono
di sesto alquanto acuto. L'aggiunta posteriore del cornicione
che gira intorno alla navata grande , l'aggiunta de' capitelli ,
dei fregi, e di altri ornati indicano l'intenzione che si ebbe di
renderla d'ordine composito. Piacquero le finestre frastagliate
e cintinate ; si moltiplicarono e furono sostituite a quelle ovali
e con. archivolto.
L'aitar maggiore in capo alla navata grande è tutto di mar-
mo, con affreschi non dispregievoli sulle pareti, rappresentanti
il martirio dei ss. apostoli Pietro e Paolo. Gli sta dietro il coro
in cui uffiziano i canonici durante le belle stagioni : che nel-
l'inverno essi frequentano quello che sta dietro la cappella del
Crocefisso. Due cappelle in capo alle navate minori sono dedi-
cate , una alla N. S. del Rosario , l'altra a M. V. concetta senza
peccato.
Desolata questa , città dalla peste l'anno iSaa facea vota
solenne dì erigere una cappella in. onore dell'immacolata Con-
cezione di M. V., alla quale vi si era già in tali strettezze fé*
licemente ricorso ne' secoli precedenti. Facea pubblico voto
sulla piazza di s. Agostino , per sé e per i .posteri , di cele-
brarne in perpetuo la festa , e di digiunare rigorosamente la
vigilia , col non prendere altro dbo che pane e vino. Sulla
detta piazza si suole anche per voto celebrare la messa nell'ul-
timo giorno di giugno.
Riavutasi dalle tante angustie che allora l'afflissero , innalzò
la cappella che fìi poi dedicata alla Madonna del Rosario. De-
solata di nuovo per la peste dell'anno i63o rinnovò il voto ,
di nuovo sperimentò l'efficacia della protezione di M. V., e
volle perciò decorare maggiormente con dorature , stucchi , e
pregiati marmi la cappella, ove si venera la sacra statua.
Aveva nel i63i fatto dipingere dal Rovere due quadri rap-
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590 CARMAGNOLA
presentanti con molta Terità i suddetti due vod: questi furono
traslocati nella sagrestìa della canonica, per coUocarrene altri
due , fatti dipingere in occasione del centenario celebrato nel
1814.
Questa cappella è di juspatronato della città, come pur quella
del Sacramento , dove si vede una Deposizione della Croce ,
opera del Moncalvo , o della figliuola di lui.
Tutta rivestita di bei marmi, e di buona architettura è la
'Cappella del Crocefisso ; marmorei sono in gran parte gli altri
altari ; e marmoreo è il pavimento della chiesa.
Spiace che essendosi rifatte pressoché tutte le cappelle con
maggiore sfondato , e con nuovi ornati , si siano perdute molte
antiche e pregievoli pitture , e belle indorature che le ador-
liavano. *
Sì conserva una Madonna delle Grazie , tavola di molto pregio.
La sagrestia della chiesa , e quella de' canonici sono spa-
ziose e tenute con molto decoro. Il capitolo soppresso sotto il
eessato governo, ristabilito da papa Pio VII , or vi torna ad
ufficiare. Erano assai ricche le prebende di questa collegiata ,
che possedeva più di tremila jugeri , ed alcune eccedevano la
rendita di lire cinquemila > ora ne oltrepassano di poco il
quinto.
L'alto campanile di questa chiesa , quello di s. Filippo
più massiccio , quello di s. Agostino con la sua punta conica
o piramidale , queUo ottangolare benché meno elevato della
chiesa della Misericordia , formano una vaga prospettiva a qual-
che distanza dalla città.
Scrivendo a papa Clemente Vili s. Francesco di Sales dopo
di aver predicato per quattro giorni in questa città , ed il ve-
nerabile Giovenale Ancina vescovo di Saluzzo dopo la pasto-
rale sua visita, faceano molti elogi della religione, e della di-
vozione de' carmagnolesi verso la gian madre di Dìo.
« Oltre alcune cappelle, ed una nuova chiesa dedicata all'An-
nunziata nel borgo vecchio , v'é pure la chiesa della confra-
ternità di s. Rocco a croce greca , surmontata da cupola , co-
strutta co' materiali delle demolite fortificazioni ; e quella della
confraternita della Misericordia dedicata a s. tjlovanni Battista,
con tre altari , orchestra di buono architettura , facciata , e
cumpanile.
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CARBfAGKOLA 591
Opere pie e di ben^cenza» Vi esistono : la pia opera di s.
s. Paolo , con un monte di pietà , una congregazione di cari-
tà , una riguardevole fabbrica destinata agli esercizi spirituali.
l poveri traggon molto sollievo , specialmente d'inverno , e
ne' tempi di maggior bisogno daUe distribuzioni di riso , grano,
e da altri soccorsi cbe si danno dalle predette opere ^ e dal-
l'abbazia di Casanova ) e dall'ospedale.
Ospedale degli infermi sotto al titolo di 5. Zorenzo. Stabi«-
liva il consiglio civico, cogli statuti dell'anno i336, cbe si do*
Tesse fare in Carmagnola una nuova infermeria. Nel 1498 si affitta-
vano i beni stabili dell'ospedale , cbe già erasi eretto a bene*
fizio degli infermi poveri per fiorini i54« Gli accrescea la città nel
io63 coll'acquisto di varie possessioni della cascina di s. Mar-
co , cbe venne edificata nel 1 5')i coi mezzi avuti per l'eredità
di Bernardo Plana , e di altri legati pii.
Fu demolita la fabbrica dell'ospedale nel i584 insieme eoa
molte altre case, e la chiesa^ s. Maria di Moneta per causa
delle nuove foitificazìoni. In breve fu provveduta un'altra ca-
sa ; e crebbero le rendite di quest'opera pia per eredità sin-
golarmente, e per lasciti cui fecero il capitano Domenico De-
gregorio, Tommaso Mattia, Giovanni Michele Bechio, D. Tom^-
maso Milanesio, D. Giuseppe Berlia , avvocato Paolo Lomelli*
ni, D. Francesco Peila, Giovanni Andrea Tesio, Lorenzo Gal-
Ima, Gian Battista Berga, e soprattutto nel 1769 per l'eredità
dell'avvocato Giovanni Battista Ferrerò , onde a questo tempo
ba una rendita di lire 520oo, dedotte le imposizioni, nella mas-*
simk parte in beni stabili.
S'era posto mano alla costruzione di una nuova grandiosa
fabbrica l'anno 1754 coi disegni di Filippo CasteUi, e coU'idea
di congiungere all'ospedale un ospizio di carità. Su di un piano
rettangolare intersecato in mezzo dovean /-estarvi quattro cor-^
tili uguali , circondati da spaziosi atrii interni , infermerie , e
stanze a tre piani. Si costrusse il lato di ponente , e quindi
verso la fine del secolo il lato che guarda a borea , e quan-
tunque manchino gli altri due progettati , e la crociera interna,
viene quest'ospedale tenuto tra i più rìguardevoli , cosi per la
solida , comoda ed elegante sua struttura , come per l'assi-
stenza che viene ivi prestata ai poveri inferoA
Si ricoverano in quest'ospedale tutti i malati poveri , tanto
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5gi CARMAGNOLA
di medica, quanto di cerusica inferaiitày compresi anche i fo-
rastieri. Molti medicinali e sussidii vengono pure somn^inistrati ^
da quest'opera a quelli che puonno essere curati al loro do-
micilio.
Si opponeva la civica amministrazione nel i434 ^^^^ nomina
fatta dal vescovo di Torino ^ nella persona di un chierico a
reggere il suddetto spedale, provando che fu esso mai sempre
di juspatronato laicale , come sostenne anche in appresso: se-
condo il regolamento approvato da S. M. nel 1787, e secondo
l'altro del corrente i836 , quell'opera viene amministrata da
nove direttori senza distinzione tra secolari ed ecclesia>tici y e
sono sempre direttori nati il sindaco , ed i due primi consi*
glieri dì città.
Ospizio di carità. Fu eretto dall'avvocato Lorenzo Cavalli
con suo testamento del 27 ottobre 1788 , col quale lo istituì
suo erede universale.
Quest'opera ricovera di pres^te i4 poveri giovani scelti dì
preferenza tra gli orfani , gli calza , veste , ed alimenta , loro
dà per mezzo di ui^ custode un'educaùone civile e religiosa ,
loro fa insegnare i prìncipii d'aritmetica e di calligrafia , gii
obbliga ad apprendere una professione meccanica mandandoli
a lavorare durante sei anni presso alcuni abili artisti. Conser-
vando a loro beneficio quanto questi artisti ad essi corrispon-
dono annualmente ; l'intiera somma di danaro guadagnata
colle loro fatiche, viene ad essi consegnata quando escono fuori
dell'opera.
Ritiro della Provvidenza, Dopo la metà dello scorso secolo.
Domenica Tuni netto apriva questa casa di educazione per le
fanciulle , col concorso e . coH'ajuto che vi presero vari citta-
dini , ed in ispecie il canonico Luigi Desiderio Lionne , il quale
diede il disegno , e diresse la costruzione del presente edificio.
Venne ora dichiarata opera regia , e le fu stabilita un'ammi-
nistrazione destinata a sopravvigilare afiduchè slcno ben edu-
cate ed istruitie le fanciulle che ivi convivono , e le altre che
v'intervengono alle scuole.
Scuole comunali, Avea questa città pubbliche scuole d'istru-
zione al principio del secolo xv ; al cominciare del seguente
vi aggiungea umcnaestro di arìtmetica e di geometria, e prov-
vedeva sollecitamente all'istruzione pubblica , come ne fanno
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CARMAGNOLA Sgì
testimonianza ì colti ingegni che ebbero qui la culla, e si di«
s^D»Br<^ÌEL que'due secoli e ne' seguenti. /^j^^Ars^/s^s.^^^^'
Jifs^ Jrei i505 esisteva in Carmagnola una tipografi^ diretta da
Marc' Anton io Bellone , protetta dalla città , come esiste tut-
tora , provvista di bellissimi caratteri, ed arricchita di tutti i
perfezionameuti moderni dell'arte da Pietro Barbiè.
Il canonico Guglielmo Baldesano lasciava a promuovere Ti-
struzione pubblica di Carmagnola sua patria una cospicua ere-
dità ai *padri gesuiti con che vi fondassero un collegio , e vi
tenessero pubbliche scuole. Spiegava questa sua intenzione con
atto di donazione fra vivi del 29 luglio i583 , e in appresso
con testamento del 20 luglio 1692 , rogato Rivetti. Il padre
Acquaviva preposito della società di Gesù approvava sotto li
18 febbrajo 161 1 l'erezione di questo collegio, quando co'
fondi lasciati, e co' frutti si avesse una rendita di scudi i5oo.
Si accrebbero le rendite, la città fece instanze perchè si desse
eseguimento all'intenzione del Baldessano, dacché co' fondi la-
sciati , e co' frutti , potea il fondo oltrepassare 3oo mila lire ,
e rinnovò le sue istanze in quest'ultimi anniònfruttuosamente.
Avea sotto il cessato governo ottenuto l'antico castello o casa
de' Filippini , dove apri un collegio con* convitto di giovani
sotto felicissimi auspici ; funne però la durata di pochi anni.
In queste scuole oltre le Hngue latina ed italiana , l'umanità
e la rettorica s'insegna anche la filosofia. Il cavaliere Domenico
Ferrerò , come delegato dalla riforma degli studi , vi stabiliva
nel 1820 una scuola normale per mostrare a leggere e seri- .
Ter e , i prìncìpii di religione e civiltà ai fanciulli. Il metodo
da lui introdotto è molto vantaggioso , e meritevole d'essere
imitato e propagato. Frequentano questa scuola volentieri cen-
tocinquanta ragazzini di cui molti toccano appena il quinto
anno , e sotto ad un solo maestro apprendono a conoscere e
pronunziar bene le lettere , ed a scrivere sulla sabbia , sulla
lavagna , ed in fine sulla carta. Vi promove ora i buoni studi
in qualità di Riformatore il dotto padre I^icola Casalis prepo-
sito della congregazione dell'oratorio. ^
Mercato. Già da più secoli si fa in Carmagnola ogni merco-
ledì uno de' più considerabili mercati del Piemonte. Allettati
dalla positura del luogo , e dal libero commercio , v'accorrono
negozianti e compratori da' circonvicini paesi, e dalle provincie
Dizion. geogr, ecc. VoL III. 38
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5^4 CARMAGNOLA
di Asti , Alessandria , Alba , Saluzzo , Cuneo , e Pinerolo , per
cui quattro o cinquecento sono comunemente i carrettoni da
trasporto che giungono ad ogni mercato , e vi si trova ogni
genere, di mercanzie , e di vettovaglie. Vi si fa poi singolar-
mente un gran traffico in bestiame , cereali , canape , e nelle
proprie stagioni in bozzoli ed uve.
Bestiame. Sì contano ordinariamente intorno a quattrocento
capi di bestie bovine -, nella primavera poi e nell'autunno sette
o ottocento. In primavera vi si trovano in vendita circa due*
cento porchetti, ed una cinquantina di majali del peso dai i4
ai i5 rubbi,;-/i^***^*^-
Grano e marzuoU. Vi si trovano ordinariamente sotto alla
spaziosa ala , cui a tale scopo faceva erigere la città y e com-
pieva nel 1820, sacchi da 3oo a 400 di varie specie di cereali ^
nell'autunno circa il doppio , ed una quantità riguardevole se
ne vende in sulle mostre della derrata. Si espongono pure in
vendita sotto all'ala stessa legumi, castagne, riso, e nella pri-
mavera seme di trifoglio e di canapa-, questo seme dacché venne
permessa l'esportazione all'estero è molto richiesto specialmente
dalla Francia*
Canapa, I mercati più notevoli di questo prodotto si fanno
dal principio di settembre a tutto dicembre; in questo frat-
tempo se ne contano in ogni mercato dai tre ai quattro mila
rubbi , ed in seguito sino alla successiva ricolta va diminuendo.
Bai negozianti di questa città si spediscono in complesso nel-
l'annata da ottanta a centomila rubbi, specialmente per il lit-
torale di Genova , per Nizza , Tolone , e Marsiglia, ove rìdu-
cesi in cordame ad uso di marina. Altri nibbi 5o in 60 mila
s'impiegano nel far corde, e nel ridurla ad uso di tela in gran
parte su questo territorio , specialmente nel borgo di s. Bei^
nardo , e se ne trasporta a Sommari va del Bosco, Giaveno, Ivrea,
Bra , ed Asti. I prezzi della canapa nel corso di vent'anni sono
stati dalle quattro alle sei lire il rubbo secondo la qualità.
Generi di marina. Consistono questi principalmente in olio,
merluzzi, tonno, alici, ed altri pesci salati, in agrumi, e si-
mili prodotti della Riviera di Genova e di Nizza. I pesci freschi
od in conserva ora non si portano più su questa piazza in
quella quantità che per l'addietro. Si puonno calcolare in
vendita per ogni mercato: olio rubbi 100 in i5o -, merluzzi
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CARMAGNOLA fgS
nel corso dell'autunno, deiriuverno , e in parte della prìma*
vera in complesso dai 20 ai ^4 ^^^^ rubbi ; tonpb nel qorso
dt due mesi barili dai i5o ai 200-, alici salate tratte su
questa piazza dal Genovesato , e smerciate nei vari luoghi del
Piemonte nel decorso dell'anno da 700 a 800 barili.
Bozzoli, Si presentano su questo mercato , durante il tempo
della ricolta del prezioso prodotto de' filugelli e nelle annate
comuni, dai trenta ai trentadue mila rubbi, per l'acquisto de'
quali si pone in circolazione circa un milione di lire. Era più
riguardevole questo mercato alcuni anni addietro , prima che
Sì aprissero altri mercati di questo genere , e che i filanti sta*
bilìssero commessi per farne acquisto ne' luoghi di ricolto mag-
giore. Continua nulladimeno il mercato di Carmagnola a ser-
vire di norma per istabilire i prezzi altrove.
Si contano in questa città , e nel suo territorio annualmente in
esercizio da 260 a 3oo fornelletti, intorno alla terza parte dei quali
si lavora per opera dei tre fratelli Chicco nel borgo vecchio ;
la filatura Voena ne conta 60.
Uve, Si fa ogni giorno un mercato di uve provenienti dai
colli astigiani in tempo di questa ricolta , e si puonno calco-
lare esposti su questa piazza in complesso rubbi 1 4o mila, nel
corso di poco più d'un mese.
In primavera n fa pure un riguardevole mercato dì pali e
pertiche, di pioppi ed altri alberi.
Yi Si mette pure in vendita una considerabile quantità di
butirro , proveniente dalla valle di Yenasca , e di quello che
si fa in questo territorio, e ne' vicini paesi; esso viene in parte
esportato nelle provincie di Asti e di Alessandria.
Notizie storiche. Il nome di questa citta da vetusti docu-
menti appare un diminutivo dell'antichissimo di Caramania ^
come si è pure osservato per rispetto a Caramagna in Liguria,
che nella carta di fondazione dell'abazia caramagnese in Pie-
monte , del 1026, viene chiamata Caramaniola*
Di fatto questa nostra Carmagnola in carta del io34 9 ideila
quale i Biandrati fanno un concambio di terreni coli' abate di
Nonantola nel Modanese , è appellata Carmaniola.
Alcune donazioni della contessa Adelaide dal secolo xi hanno
la data di Carmagnola, actum in villa Carmaniola \ e si ri-
conosce .che questa in allora spettava a lei per una quarta
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5g6 CARMAGNOLA
parte , colla sapcriorità sugli altri tre quarti infeudati aUa fa-
miglia de* Romagaani.
Dopo la morte di Adelaide , Bonifacio , marchese dì SaToii
e del Vasto , che avea condotta io i<;posa una figliuola di le:,
conquistò Carmagnola , come parte dell'eredità di essa, m
grande tratto del meridionale Piemonte, ed aggregol la al mar-
chesato di Saluzzo instituito da luì per il suo figliuolo MaBÙti:
Carmagnola vcdesi quindi nominata nella carta di fondazic:f
dell'abazia di Casanova da questi marchesi fatta nel libi-
li marchese dì Saluzzo Manfredo II nel 1200 acquistò Ì2
parte della villa tenuta da' Romagnani. Sorsero perciò coote^
tra lui , ed il comune , le quali appianate furono dal podejtj
di Chieri, col patto che il comune avesse il diritto di creaiu
ì consiglieri , stabilire i bandi nella villa e nella canipap,
non che quello dei pubblici forni , dei pascoli , delle acque.
e dei boschi , ed eziandio con patto , che ciascun abitante avesse
la facoltà di disporre liberamente dei proprii beni. Questa eoa-
Tenzione, che fu la base del civile regime, e della prosperila,
in cui crebbe dappoi Carmagnola , fu segnata prcsw u bor-
rente Stellone, confine dei comuni di Carmagnola cdiCfc'^-
Erano da molto tempo frequenti zuffe tra i camut^^'H' ^
gli abitanti del vicino Borgaro situato fra il torrente Bannt, e
l'opposta selva , e tenuto dagli avvocati del capitolo dei cano-
nici torinesi , per l'acquisto del castello di Fortcp^? ^
quale sorgeva tra Carmagnola e Carignano ; ma ebbero dc<?
quand'esso, dopo fieri assalti, ai carraagnolesi fermo n-
mase.
Nel 1216 la marchesa Adelaide di Sa1u7Z0 , nei campi éè
Ronco tra Fortepasso , ed il Po , &ceva la pace coi conte (^
Savoja Tommaso I ; la qual pace consolidata per 1'»"**°
fra i due casati , aperse un'era assai felice a CaransooìB'
coltura delle terre , l'aumento della popolazione , del tra )
delle manifatture, della ricchezza, e della potenza ne venfl^
con essa. Vi fiorirono allora le famiglie dei Baldisseri, de
valleri , de' Montaldi , de' Murialdi , de' Rotarli, de'PniiorP^J
de'Ternavasii, e de' Visconti di Baldissero col soprannome
Pagno.
A questi prosperi tempi altri sopravvennero , che ««I
la dicadenza del marchesato.
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CARMAGNOLA 597
I marchesi di Saluzso avendo di spesso niegato Tomaggio
tlelle loro città ai conti di Savoja , ebbero a sostenere rovi-
nose guerre , per cui molto sofferse Carmagnola. Oltre a ciò
le venne un gran danno per causa dello sgraziato testamento
di Manfredo IV, che al primogenito Federico 1 lasciava sol-
tanto una parte de' suoi stati- con Carmagnola, ed il rimanente
domìnio al secondo figliuolo Manfredo, che fii poi -capo della
linea di Cardeto. Perlocché svegliossi tanta furia di dissensioni
nelle loro famiglie, e fu cosi pronto l'intervento di Imperiali^
di Francesi , di Sa voini , e de' Visconti , che il marchese Fede-
rico li, nipote dell'or nominato Federico I, stretto dalle armi
di Savoja , gettossi nelle braccia della Francia , in poter della
quale l'anno 1 3^5 diede' Carmagnola , che il padre suo Tom-
maso nel i336 aveva munita di nuove fortificazioni. Addi 11
di maggio di quell'anno prestò omaggio al governatore del Del-
finato , il quale vi fece tosto innalzare le armi regie, e mandò
truppe in soccorso del marchese.
Guidone de' Morgiis luogotenente e capitano generale in Pie-
monte del re di Francia , e del DelGno , ricevuto il giuramento
di fedeltà dal comune di Carmagnola , gli confermava, secondo
le già fatte promesse , tutte le franchigie : in virtù delie quali
potesse cangiare, e riformare a piacimento i proprii statuti, e
gli officiali del re dovessero osservarli : fo.sse lecito ai carma-
gnolesi di condursi nel Delfinato, e di esercitarvi la mercatura
senza pagare alcun dritto o gabella : non potesse il Re od il
Delfino trasferire ad altri Carmagnola con tutte le sue perti-
nenze fuorché al marchese, ed a' suoi successori: dovesse con-
servare tutti i diritti , gli onori , e mantenere i confini del ter-
ritorio con le ripe del Po , e far restituire al, comune il ca-
stello , ossia Motta di Gardeglio occupata dal conte di Savoja:
non potesse levare per servizio delle armi regie , se non la
metà de' capi di casa , i qnali fossero tenuti a servire soltanto
. quindici giorni nell'anno.
Per si fatto modo Carmagnola che nelle precedenti guerre
non fu ni^i presa da' suoi nemici , benché soventi volte da loro
assalita , venne| tranfquillamcnte in potere della Francia.
Nel settembre del i4<)9 avendo Genova discacciati i francesi
ristucca del loro governatore Buccicaldo, fece questi nell'otto-
bre alleanza col principe d'Acaja^
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5^ CARMAGNOLA.
I cannagDolesi essendosi avveduti che il loro governatore ac
cosUvasi a quella lega , e che , peggiorando le cose dei (m-
cesi ìq Italia y correvano riscbio di essere da loro abbaodoDat
indussero il marchese Touiniaso II di Sai uzzo , cbe a quei I
eraòi ritirato a Valfenera , a condursi nel loro paese , e fatti
le necessarie proteste in favore della Francia , scacciarooo iJ
governatore col presidio francese nell'agosto dèi i^^o] presU-
rono giuramento di fedeltà al marchese , che confermò tutte
le loro franchigie.
Venne allora Buccicaldo con le schiere collegate ad as<;<(ii3i
Carmagnola , e ne devastò il territorio; ma invano adopero»»!
ad occupare la città , che annata si difese , finché soccorsa di
Facino Cane , fu rotto Buccicaldo , e scacciato coi francesi di
lUlia.
Fra la gioventù carmagnolese che si distìnse in queste »-
zioni eravi quel Francesco Bussone , che poi col soprauoocBe
di Carmagnola divenne quel grande capitano , da coi si m
spesso dipendere la sorte dei principi d'Italia , come si Ted»
in appresso.
La pace che nell'anno seguente si conchiuse fra il nurcoc*
se, ed il principe d'Acaja, fu rotta nel i/^iià pero^i^^^^
castello di Fortepasso.
Mei di la di giugno del 1 416 il principe a jutato dalle truffe
del conte Amedeo Vili di Savoja , le quali sommaTano a^esU
mila uomini , costrinse alla resa il castello della Hott^ H
Isnardi , e dopo due giorni prese il castello di Ternavasio.
Ebbe quindi altri vantaggi nel marchesato ; onde il n^^
aderì di prestare omaggio al conte Sabaudo : e doveodo p
i sindaci dei cc^muni prestare giuramento di fedeltà , ^^ F
starono per Carmagnola Giacobino de' Casuli , ^à t^
Bri zio.
Ritornò allora la pace a spandere i suoi doni su Carindo"
in presso il fine di questo secolo; e specialmente sotto i ^
chesi Ludovico I, e Ludovico II vi sorsero nuovi edifi*'; ^
città divenne più florida.
Nel 1438 il marchese Ludovico I dava al suo figK^ P^''"^
genito il proprio nome ^ e ad un tempo il titolo di conl^
Carmagnola; titolo che portarono quindi i primogeniti ^^' ^
cessivi marchesi.
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CARMAGNOLA 599
Nuova guerra per causa di omaggi insorse tra il duca di Sa-
Toja , e il prìncipe Saluzzese: laonde il duca radunato un eser-
cito di venticinquemila uomini , coirajuto del duca dì Milano,
e degli Svizzeri assediò Carmagnola , e la costrìnse alla resa.
Cadde allora in suo potere ogni altra parte del niarcliesato.
Fu poi Carmagnola consegnata a Francesco di Savoja arci^
vescovo di Auf^zio del duca, siccome persona neutra, mentre
pendevano nuove trattative fra il duca, e il marcliese.
Morto il duca nel 1490, il marchese addimandò soccorso da
Liudovico Sforza signor di Milano , e postosi a campo tra Ca-
rignano e Carmagnola indusse la vedova duchessa Bianca di
Monferrato , cbe in quella città risiedeva , a ridonargliela.
In Carmagnola il marchese Michel Antonio ebbe a ricevere
con magnifiche feste (i5o7) il re di Francia Ludovico Xllnel
suo ritorno dalPìmpresa di Genova.
Questo secolo fu in appresso pieno dì triste vicende per Car-
magnola : che gli imperiali , condotti da Prospero Colonna ,'
cacciati avendo nel ìSih i francesi al di là dall'alpi, un grosso
esercito di loro guidato dal marchese dì Pescara, e dall'abate
di Nazaret entrò nel marchesato , s'impadroni di questa città
mettendola a sacco , e quel ch'é peggio , venne con esso una
fierissinìa peste, per cui vi perirono moltissime famìglie, a tal
che il consiglio sino al iSa^ più non si potè radunare nel nu-
mero consueto. Allora fu, cbe dodici capi di famiglia, che an-
darono salvi dalla pestilenza , invocarono il patrocinio di Maria
Vergine concetta senza peccato, facendo il voto di quel severo*
digiuno che tutt'ora s'osserva nel giorno 7 di dicembre.
Filippo di Savoja duca di Nemours, ebbe quindi dall'impe-
ratore l'investitura di alcuni luoghi del marchesato, ed occupò'
Carmagnola ; d'onde per altro venne presto discacciato dal mar-
chese , che accorso con un buon nerbo di truppe di Francia
la ricuperò con tutto lo stato. Disgustato poi de' francesi erasi
unito agli imperiali ; ma essendo questi passati con Carlo V
all'impresa di Provenza , i francesi rinforzati da im corpo di
dieci mila italiani sotto la condotta del conte Guido Ran-
gone , si portarono a Carmagnola , e l'ebbero a patti nel giorno
26 di novembre del i536.
Parti dopo tre giorni il Rangone , lasciandovi un presìdio
sotto il comando di Stefano della Balìa modanese.
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eoo CARMAGNOLA
Ritornati gli imperiali dall'infelice impresa di Provenza , il
marchese Francesco rivolgeva un grosso esercito per ricuperar
Carmagnola j e avevane già presi i sobborghi , e la stessa cit-
tà y e disegnava il luogo per piantare una batteria contro il
castello y e già di per se , facendo l'uffizio di bombardiere ,
aveva sparati due colpi di cannone , *quaudo fu ucciso da un
colpo di moschetto trattogli dalle ferritoje deUe mura nel di
a8 di marzo del i538. Volendo i due comandanti imperiali
Maggi da Napoli . e Brunoro da Tiene vendicarne la morte ,
assaltarono la rocca cosi ferocemente, che in breve ora vi fa*
rono dentro. Difendevala , come si è toccato di sopra, pei fran-
cesi il capitano Stefano della Balia con appena ducento italia-
ni , i quali non la cedettero che al numero. Il marchese del
Vasto capitano generale diede il barbaro esempio di far impic-
care il capitano , e condurne i soldati alle galere.
Il marchese Francesco vi fu onoratamente sepolto nella chiesa
collegiata.
Qui non finirono i tristi casi della città; perocché il Dumiera
disceso dall'alpi con venturieri tedeschi la restituì l'anno stesso
alla Francia , che la ritenne sino al i543- In quest'anno il
marchese del Vasto di concerto col duca di Savoja fece tentar
Carmagnola da Federico di Dovera , e da Ludovico Vistarino
governatore di Chieri , famosi capitani imperiali. Questi , pas-
sato il Po, sconfissero e fecero prigione il signor d'Ossat, che tenea
Carmagnola pel re di Francia, ed avea voluto andarli ad affrontare
contro il parere di Bernardino Vimercato capitano d'uomini d'arme,
ed ebbero perciò in poter loro senza contrasto questa piazza impor-
tante-, che per altro fu in breve ricuperata dai francesi sotto il
comando del duca D'Enghien , il quale vi pose il suo quartier
generale , e fece stringere Carignano d'assedio.
Mosse da Asti il marchese del Vasto per soccorrere Carigna-
no, e giunto a Ceresole con un poderoso esercito voleva pie-
gare verso i boschi di Ternavasso per ischivar Carmagnola ,
quando vide l'esercito di Francia che avauzavasi ad affrontarlo.
Era la seconda festa di Pasqua, il di i4 di aprile del i544*
presero i due eserciti posizione sui poggi che stanno in quei
dintorni presso il confine dei due territori : si appiccò la mi-
schia con grand'impeto: i francesi riportarono quella piena vittoria
che chiamasi di Ceresole, con la morte di settemila e più im*
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CARMAGNOLA 6oc
penali : dalla quale celebre vittoria derivò la salvezza della
Francia, ed una pace per lei vantaggiosissima.
Fra i carmagDolesi , che combatterono in questa sanguinosa
battaglia unitamente ai Francesi, segnalossi Gian Giacomo Pi-
scina , che ebbe in premio di poter inserire nel suo stemma
gentilizio la regia insegna de' Gigli.
Carmagnola alla pace rimase col marchesato alla Francia ,
che vi pose a gran giudice e vice-siniscalco Bartolommeo
Braida di Sommar iva , e conservolle tutti i privilegi.
. Nel i588 la soi^rese il duca Carlo Emanuele I , il quale
nella notte del a8 di settembre fece secretamente andare tre
corpi di truppe a quella volta. (Giunse il primo due ore avanti
giorno , ed occupò in un subito due bastioni della città mal
custoditi; ma corsi i cittadini all'armi ne trattennero l'impeto,
mentre il castello , in cui era il deposito di quattrocento can-
noni , si mise a bersagliarlo con numerosi colpi. Non ancora
sostenuto dal secondo corpo guidato dal conte Provana di Fros-
sasco , che aveva nella notte smarrito il cammino , cedere do-
vette forzatamente il campo. In quel frattempo giungeva il duca
col fiore de' suoi gen^luomìni , ricominciava l'assalto , ed al-
l'arrivo del terzo corpo s'impadroniva della città , che per gli
ordini di lui fu salvata dal sacco. Ancor faceva una viva re-
sistenza il castello ; ma venuti al duca quindici cannoni , con
cui prese a batterlo senza posa, e mancando inoltre di viveri
il presidio , a buoni patti si arrese.
Il vincitore trovò in questa piazza quatti ocento cannoni, e
grandi provvigioni guerresche di ogni sorta ivi dai francesi con-
dotte per la difiesa del marchesato , e per le imprese d'Italia.
Non ostante le grandi querele che per ciò mosse la Francia,
rimase Carmagnola in potere del duca , e gli spagnuoli come
suoi ausiliari la occuparono con grossa guarnigione nel 1600.
La città ed il territorio, fra le gravezze, che furono conse-
guenza di questa guerra , vennero assoggettati alla bannalità
dei forni pubblici nel 1602. Verso il fine di questo secolo si
volle anche infeudare i borghi della città, ma ciò mal soffe-
rendo gli abitanti, amarono meglio sborsare con forti sacrifizi
le somme per tale oggetto richieste.
Carmagnola rimase allora decorata di titoli , e carica di deb-
biti , dei quali sente il peso ancor di presente
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6o2 CARMAGNOUk
Sotto i marcbesì aveva , dopo Saliaxo, il primo lao^ : i ducti
le approvarono il titolo di città , ch'essa già pretendeva di areit
le veniva questo titolo confermato un secolo dopo. Fu ella pdf
qualcbe tempo riguardata come capo di una provincia che por*
tavaue il nome. Verso il^ fine del secolo dec'.mosctttiuo pren-
deva i titoli di contessa di Salsasto, di s. Bernardo, di s. Mìr
chele, di s. Grato, di san Giovanui, e di signora di sao ?i^
tro. Ponea perciò la corona comitale sopra il suo stemma for-
mato da un C in campo auurro nella metà superiore, ed»'
genteo nell'altra , col motto dot candida cado. Due delEci
composero il C, ed altri due si frammischiarono al cooton»
dello stemma , quando la città facea parte del Deificato. En
nel 1792 divenuta cosi molesta l'esazioDe dei dritti de' pubUxi
forni , che esacerbata la popolazione tutti li mise a terra m
una notte. Airesercizio di tale diritto fanne allora sunt^
un altro che pagasi tuttora per sei piazze da pristina jo, cTeDoe
aggiunto un aumento sul testatico.
La pe^te tornò a rincrudire negli anni 1 63o e i63i ^ e
cosi per questa calamità, come per le incessanti coatréanoaij
da cui venne aggravata Carmagnola , fu i^idotta a molto porcra
condizione. Il cardinale Maurizio di Savoja, Tanno t6S8 teoto
di occuparla per segrete iutelligenze con alcuni òttadim, |
quali scoperti furono posti a morte. In questo temfo i
francesi tenendo Carmagnola per la reggente , sotto pretesto
di aggiungere alla città nuove fortificazioni , atterrarono 1 tre
grossi borghi , che ornati di belle chiese , e di eleganti !«>"
briche stavano intorno ad essa. Ma sorsero in breve a qu»"
che maggiore distanza i tre nuovi borghi di s. Giovanni,
s. Michele , e di s. Bernardo , che hanno ciascuno la f^ì
parrocchia •
Nella guerra del 1690 il maresciallo francese Catinat T»p<J
l'assedio , ed eutrovvi per trattato il di 9 di luglio àopo àa^
giorni di aperta trincea. La facilità di questa impresa, co"*
se n'ebbe dappoi la certezza , fu dovuta alle sécrele pr^tttc ^;
che il niaresL'ialIo tenne con alcuni de' principali cittadin».
virtù del trattato usci libero il presidio di due mila voaitoi^
gran parte valdesi. Ben tosto Catinat cinse la fortezza di »"^^
bastioni, e di altri ripari, obbligando a siflatti hvoriogoi
tadiiio senza eccezione di stato -, ma fu l'opera interrotta ^
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CARMAGNOLA 6o3
di 28 di settembre ; perchè il duca Vittorio Amedeo II accoiu-
pagnato dal principe Eugenio di Savoja , che era alla testa di
trenta mila tedeschi , dopo dieci giorni di vigorosi assalti s'im-
padroni di questa piazza y donde uscirono con armi e bagaglio
i francesi.
Cessarono gli assedi di questa città dopo il 1690. Il trattato
di quest'anno restituiva al duca Pinerolo con le sue valli , e
portara le frontiere di Francia sino alla sommità delle alpi,* e
perciò Carmagnola non essendo più piazza di confine , le sue
fortificazioni giudicate d'inutile difesa contro Mi nemico, e ca-
paci di ofiesa alla vicina capitale , vennero demolite.
Il territorio ciò nondimeno verso il fine del secolo, xvii sog-
giacque alla totale devastazione, ordinata dal superbo Louvois
ministro di Luigi XIV , ed eseguita barbaramente dal mare-
sciallo Catinat; in guisa che il duca Vittorio Amedeo vide, pas-
sandovi , tale nudità , ed udì tali grida de' famelici abitatori
del già fecondo paese, che nelle mani loro versò quanto da-
naro aveva , generoso atto prontamente imitato dalle persone
del suo corteggio; ed anzi da somma pietà commosso, levatasi
la collana guernita d'oro e di gemme a quegli i A felici anche
la diede.
Nel 1799 i repubblicani francesi che avevano invaso il Pie-
monte , ed espulsone il re , dopo più sconfitte avute dagli
austro-russi in Lombardia, si ritiravano in Francia: non pochi
di essi passavano alla spicciolata pel borgo di Salsasio su que-
sto territorio : si risvegliò contro di loro l'antico odio dei car-
magnolesi ,' la cui patria era stata un tempo manomessa cotanto
dalle truppe di Francia: il loro odio si accrebbe per gli eccita-
menli di alcuni rifuggiti nizzardi.
I piccoli corpi di quei repubblicani dapprima , e poi anche
i corpi più numerosi furono presi e disfatti dai contadini. Que-
sti successi accrebbero il novero e l'audacia degli assalitori ,
che sebbene male armati, e peggio ordinati a Salsasio, ed a
Fortepasso , poterono ciò nondimeno mettere in fuga alcune
centinaja di cavalli mandati loro incontro da Torino.
II governatore f rassìnet vedendo crescere il pericolo, poiché
i sollevati s'ingrossavano del concorso degli astigiani , e delle
popolazioni della pianura sino al numero di settemila , 1 ac-
colse uomini quanti potè dai vicini presidii , e in un col rio-
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6o4 CARMAGNOLA
forzo dei barbetti scesì giù dalle loro Talli j formò un corpo
di quattro mila yalorosL Con questi giunto presso ai solierat
mandò un parlamentario a loro intimare la somuiissioDe ; (
gli fu risposto che sarebbesi conceduto a* francesi libero ii pavso
per la loro patria , purché deponessero le armi , ed il ba-
gaglio.
Era il 1 3 di maggio: arderano ì sollevati di sdegno, e di
coraggio ; ma non avevano capo che li dirigesse , né onLoe
alcuno fra loro : perciò il generale francese , veduta da di
canto l'inutilità di ogni altra via , e considerato dairaltro il
temerario ardire de' suoi nemici , che venivano ad assalirlo
nella pianuri(, munito com'eia di molta artiglieria, colle udiU
forze de' suoi corpi si cacciò nelle file dei sollevati, che iosio
a posero in fuga , e si ritrassero in mal ordine insino al borgo.
Ivi concentrati opposero una gagliarda resistenza, ma in-
darno. Il cannone francese ruppe la campana della chiesa, cbe
suonava a stormo, ed atterrò i ripari. Le fiamme dooioarooo
ben presto il borgo , e ne furono arse cento treotaquattro ca-
se. Di cento «cinquanta mila lire ne fu il danno : cento qa^
Tanta sollevati perirono nella zuffa, gli altri per le foJtefflf***
andarono salvi.
In cosi funesta occasione gli amministratori di Caimagno
si coinpoitarono con molta saviezza : scaiuparooo dalie lua
dei villici quanti infelici soldati vi si erano rifuggiti, eDepT^
sero molta cura: la città essendo rimasta vuota dì aJwtatori^^
mantennero essi fermi al loro posto. Quando il generale lian-
tese si appressò alle murargli andarono al Fincon ti o preseo
dogli un centina jo di francesi conservati sani e salvi per opo*
loro.
Questa condotta dei savii amministratoli meritò che u B^
rale tuttoché irritato liberasse la città dal saccheggio , <^ da
disastri , e stesse contento a riscuotere una contribuzioo
sessanta mila franchi. La sola casa Lionne provò sgrai^^
mente Tira del vincitore. .
Per dar lode al vero si deve qui notare un grave errore
dizionario geografico universale statistico stampato in Veo
in questi ultimi anni. In tale opera all'articolo Carmagno
appone ai villici carmagnolesi la taccia d'esser eglino «**"
accesi dallo spirito della francese rivoluzione , che inT^^^^
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CARMAGNOLA 6o5
ì canti e le danze chiamate Carmagnole j le quali furono in
Francia il preludio delle più sanguinose tragedie. L'autore della
corogra6a deiritalìa ricopiò il medesimo errore, il quale è fa-
cile che sia riconosciuto da chiunque ponga mente che quegli
orrori succedevano in Francia più anni avanti che i francesi
discendessero in Italia ad insegnare quei tremendi canti, e ad
infondere quel turbolente loro spirito : ed i carmagnolesi cch
fatti ora esposti dimostrarono tanta opposizione a quello spirito
da non immaginarsi mài che loro venisse^ un giorno attribuita
l'invenzione di quei balli e di quegli inni feroci.
Statuti, ed amministrazione pubblica. Ordinava questa città
i suoi statuti nel i336> gli riformava nel i345v e quindi negli
anni i4o6 e i479* Venivano essi raccolti in un volume in per-
gamena divisi in dieci capi che trattano:
1. Della giustizia, e delle cose appartenenti al dritto civile.
2. Dei malefizi, e delle cose criminali.
3. Delle paghe del clavario, e notajo per affari civili e cri-
minali ec.
4* Del consiglio , e delle cose al consiglio spettanti.
5. Degli «officiali della comunità. '
6. Dell'imposta, e dell'esazione delle taglie.
7. Dei rivenditori al minuto.
8. Delle arti e dei mestieri.
9. Dei canipari, e dei danni campestri.
10. Dei negozi , e di cose diverse.
Era la città rappresentata, ed amministrata da quaranta con-
siglieri, metà nobili, e metà popolani, che venivano cangiati
ogni sei mesi , e ciascuno di essi aveva qualche uffizio partico-
lare. Vi erano in capo due sindaci della libertà, e due del
comune. Al consiglio presiedeva il castellano, che surrogato da
un podestà , o giudice verso il fine del secolo xv, doveva es-
sere cangiato in ogni anno sulla proposizione del consiglio ,
come pure il clavario, ed il cavaliere di giustizia, il quale era
un commissario aggiunto al tribunale. Quando Carmagnola di-
venne piazza forte , e sali a stato più florido ebbe un gover-
natore con un militare presidio secondo che lo addimandarono
le circostanze.
Il numero de' consiglieri fu ristretto quindi a trentasei, po-
scia a diciotto, ed infine per l'editto del 29 di aprile del 1733
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6o6 CARMAGNOLA
venne ridotto , come bei luoghi cospicui , a seSunitamente ad
un sindaco.
Per le calamità de' tempi essendo venute meno varie fami-
glie carniagnolesi dichiarate nobili dal marchese Manfredo IV^
diciotto famiglie dal consiglio prescelte a quelle furono sur-
rogate nel 1476 dal marcliese Ludovico II perché avef^serofine
le gare che per ciò vi erano nate. Nel i555 il vice -siniscalco
Boerio diede una sentenza , colla quale defini le nuove liti, che
allo stesso proposito erano ìd sorte.
Famiglie illustri, i. Fra le più cospicue famiglie di Car-
magnola vuoisi dapprima distinguere quella die piglionne il
nome, e si sparse nel marchesato di Saluzzp, e nella città fio-
riva sotto i marchesi Manfredo I , e Manfredo IL Vi aveva
essa molte giurisdizioni, e possedeva le decime di Val di Po,
che vendette quindi alle monache di Rifreddo.
Sì hanno quindi a notare :
a. I Cassali signori di Montalto , della qual signoria Gio-
vanni e Martino nel 1369 ebbero la conferma dal marchese
Federigo a nome di Bernabò Visconti. Giacobino Cassulì fu sin-
daco di Carmagnola nel 1416.
3. I Gatti nobili feudatarii ebbero Antonio giudice di Mon-
dovi nel i3oo, ed un altro dello stesso nome vicario generale
di Saluzzo nel i44i 7 ^ quindi di Asti per i francesi. Il fi-
gliuolo di lui Alberto , eccellente giureconsulto , fu generale
vicario del marchese Francesco di Saluzzo, e presidente pei
francesi a Torino. Nella chiesa di s. Agostino di questa capi-
tale giace la spoglia mortale di lui.
4- I Pagni, discendenti dai Baldisserii, nel i34o consignorì
di Castiglione , ebbero un Giordano abate del Yillar s. Costan»
zo , ed un Giovannino ambasciatore del marchese Tommaso
di Saluzzo al marchese di Monferrato.
5. I Ternavasìi dal capitello dt questo nome appellati ebbero
un Bonino, che nel i363 fu con Giovanni Cassuli sicurlà del
marchese Federico al conte di Savoja per la somma di otto
mila fiorini.
6. La nobile famiglia dei Gavazza fu anche dichiarata no-
bile in Saluzzo nel i33o dal marchese Manfredo lY. Aveva
essa palagio nelPuna e nell'altra città, e possedeva molti feudi.
Si apparentò cogli Orsini di Rivalta , e coi Rotari di Pralor-
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CARMAGNOLA 607
mo: dì questi furono Galeazzo , il primo che trasportò la sua
famiglia iu Saluzzo circa il i45o , e vi fu vicario del marchese
Ludovico II ; uu G iovanni giurista di grido , vicario di Belluno
nel 1460 , e senatore del parlamento di Grenoble; un Tom-
maso, podestà di Carmagnola; un Francesco vicario del mar-
chese, menzionato con onore dall'Alberti nella sua descrizione
d'Italia; un Bernardino valente capitano di cavalli , cavaliere
de' santi Maurizio e Lazzaro , luogotenente di Saluzzo , e del
marchesato pel duca Carlo Emanuele II.
7. I Rotari signori di Pralornio, e di Ceresole.
8. I Cavalieri originarii di quelli di Cirìè, signori di Robas-
somero e dì Grosso.
9. I Murialdì originarli dai marchesi di Ceva. Uno di essi
che in istromento dotale del 1460 vien detto padre di Anto-
nio e di Giorgio condusse in isposa . Catterina Provana di Ca-
rignano.
10. Vi furono eziandio cospicue le famiglie dei Novaresi,
dei Rateri , dei Gi velli o Zoelli , dei Bucci , ed alcune altre
delle quali si farà qui appresso menzione , parlandosi di per-
sonaggi illustri che a quelle appartennero.
Carmagnolesi che si distinsero nelle lettere. La sola famiglia
Bucci ora estinta noverò cinque scrittori di molti riputazione.
Fra Gabriele Bucci , ministro generale della religione ago-
stiniana fiori verso il fine del secolo xv. Fu questi oratore fa-
condo. Esistono di lui un volume mss. in 8 in pergamena nella
biblioteca della regia Università di Torino, vari elogi funebri,
orazioni e discorsi in parecchie circostanze da esso composti ;
un opuscolo de orìgine loci Carmagnoliae ^ et augmeniis ejus^
dem ; un'operetta de origine et incr ementis convcntus patntm
ord. eremit, sancii Augustini de Carmagnola^ ed alcuni ser-
moni ch'egli recitava in festevoli adunanze , nei quali tutti si
ammira la sua estesissima erudizione.
Domenico Bucci fu filosofo e medico di molta dottrina , sic-
come lo attestano le sue questioni medicinali stampate in To-
rino nel i55i , in Venezia nello stesso anno dal Grisio, quindi
in Lione nel i555, e sei anni dopo in Parigi.
Agostino figliuolo dell'anzidetto Domenico fu medico, filoso*
fo ed oratore di molta fama nel secolo xvi. Si hanno di lui
parecchi trattati di medicina , alcune orazioni , un tiattato di
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6o8 CARMAGNOLA
logica 9 un'opera sulla santa Sindone, una storia dei marche»!
di Saluzzo e degli uomini celebri di quella città, storia àt
rimase inedita. Venne dui duchi Emanuele Filiberlo , e Carie
Emanuele I più volte mandato ambasciadore ai principH r^
guanti di Europa : nelle quali occasioni diede luminose prur;
delia sua rara eloquenza , principalmente in Roma , dove fa
ascrìtto alla cittadinanza , come era innanzi stato ascritto a
quella di Torino , nella cui università ebbe per lungo temp
la prima cattedra di filosofìa. Torquato Tasso ne' suoi dialo-
ghi della Nobiltà e della Dignità lo introdusse fra gli inter-
locutori.
Domenico Filiberto Bucci, figlio di Agostino, scrisse una re-
lazione del solenne battesimo del principe Filippo Emanuele ci
Savoja, stampata nel 1587.
Filippo Bucci dottore in ambe leggi , e distinto poeta: fa
cancelliere dell'ordine dei santi Maurizio e Lazzaro; morì in
Roma nel secolo xvii: si hanno di lui alle stampe non pochi
litici componimenti.
Pietro Giacomo Zoelli celebre medico nel secolo in. Scrisse
una dotta opera De pestilenti statu^ stampata in VeflOM nel
1557.
Baldassare Scaramelli dettò un poemetto in ottava rima in-
titolato il Giudizio di un nuovo Paride, che fu dato alle stampe'"^'
i585 in Carmagnola coi tipi di Marc'Antonio Bellone, edi Giacomo
Novarese, unitamente a due canti di un poema eroico po^e '"^
ottava rima intitolato Scanderbeck , da lui dedicato al po'»'
cipe di Bisignano , Bernardino san Severino , mentre si "scr-
bava di dedicargliene la seconda parte, nella quale àasti^
▼arsi anche T Armida , tragedia che aveva poco innaiwi com-
posta. Navigando egli da Candia a Venezia fu da una prw*^'*
spinto nell'Albania : percorrendo la Grecia , ancor fuitianlc »
vide del sangue turco , per le imprese dello Scanderbeck, ^
savo del principe a cui dedicò quell'opera. Dopo molli sH^
ritornato a Carmagnola vi stampò in un volume i sopraccw
nati suoi scritti, allettato dalla buona stamperia che qmri^
vò; aggiungendo ad essi varie liriche poesie, e tre piacevo
novelle.
Nicolò Basterio agostiniano fu professore di dottrine teologa'
che neiruniversità di Pavia : stampò un trattato del «i^
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CARMAGNOLA 609
ed un commentario sopra la logica di Paolo Veneto coi tipi di
Marc' Antonio Bellone. Carmagnola 1590 , un volume in 4*^
Francesco Gallina medico , e filosofo di molto grido diede
alla luce un trattato dei bagni di Yiuadio, e di Yaldieri , To-
rino 1575 ; addizioni ed annotazioni ai libri di Baldassarre Pi*
sanello, Torino 1612. Lasciò pure manoscritta un'opera Decu'
ratione mbrborum , che , secondo il Rossetti , era tenuta da
Baldassarre Arpino celebre medico del secolo xvi. Lo stesso
Rossotti ci conservò riscrizione che sul sepolcro di lui aveva
fatta porre l'unica sua figliuola Virginia.
Francesco Piscina figliuolo di Gian Giacomo, e padre del gran
cancelliere, fu discepolo del celebre Gian Giacomo Menochio , poi
professore di leggi nell'università di Mondovi. Scrisse un' ragio-
namento sulla questione An statata foeminarum porrigantur ad
bona forensia \ ed un curioso trattato delle figure dei tarocchi,
cui diede alla luce in Mondovi l'anno 1570.
Giorgio Ripacara dettò un faceto libro delle cose astrolo-
giche , diviso in cinque capitoli , che fu stampato in Carma^;
gnola nel 1587.
Guglielmo Baldesano canonico teologo della Metropolitana di
Torino , verso il fine del secolo xvi dettò in tre volumi in fo-
glio una storia delle due chiese orientale ed occidentale , di
cui monsignor Paolo Brizio confessa d'essersi valuto per la sua
opera intitolata progressi della chiesa occidentale. È danno che
il Baldesano non abbia avuto tempo di dare alle stampa la
detta storia , soprattutto per ciò che riguarda la chiesa partico-
lare del Piemonte. E per altro molto conosciuta quella che
scrisse intorno alla legione Tebea; e note pur sono le sue no-
tizie relative all'ordine militare dei santi Maurizio e Lazzaro ,
stampate in Torino in un volume in quarto Tanno i6o4« Di
molta utilità fu anche giudicata la sua opera che ha per ti-
tolo stimoli alle virtù cristiane , stampata in Roma nel iSgo,
in Anversa nel 1594 , in Carmagnola nel iSgS , e nove anni
dopo in Colonia. Lasciò, come si é di sopra toccato, ogni suo
avere ai padri gesuiti per l'erezione di un collegio di educazione
nella sba patria , che fu poi applicato al collegio degli stessi
padri in Torino.
Jacopo Novaresio fiori sul principio del secolo xvn : posse-
dette un museo di naturali cose da lui raccolte , che monsignor
Dizion. geogr, ecc. Voi. IIL 3^
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«IO CARMAGNOLA
àtWtL Chiesa annoterà va fra le rarità del Piemonte: scrisse m
libro che rimase inedito presso i suoi figliuoli, intitolato /^ir»-
litos PharmasiUf diviso in tre centarfe, de Lapidibus ^ de Htr-
bis , de aliis medicinalibus secretis.
Carlo Giovenale Barberis entrò nella religione de' serrili
l'anno i656 ; fa predicatore e teologo di grido, e pubbli»
molti libri di voti, di cui si può vedere il caulogo presso iw»-
•ìgnor della Chiesa , e presso il Rossetti.
Giovanni Antonio Barberis, padre del suddetto Carlo Giovenalf.
fu medico ordinario del principe Tommaso di Savoja. Stan
per dare alla luce varie sue opere di medicina; ma fu io quelli
rapito dalla morte nel i665.
Frahchi Francesco stampò in Carmagnola l'anno 1687 ^
dramma in tre atti, intitolato: La pietà vincitrice, e Tempi»
domata da Carlo Magno.
Enrico Batterò professore di belle lettere a Moncalieri in-
torno al 1640, dettò InterpreUttiones in orihographiam maf
stri Stephani.
Jacopo Menzio giurisprudente di gran fama , Usóò 00 w-
timo trattato de lectione librorum jurisy e diverse poesie, if^"
circa il 1740 in età più che settuagenaria.
Innocenzo Romero minor osservante, e il sacerdote ran
leone da Carmagnola , diedero alla luce libri ascctià ai "*®
utilità.
Il padre Nicola Roppi , e il padre Francesco Maria F^^'
gatta, ambidue agostiniani, fecero di pubblica ragione iscoi*
sacri , panegirici , ed altre opere di vario argomento.
Il padre Carlo Maria Chiaraviglio de' chierici minori t^W"
«Mrti , fu sozio di molle accademie d'Italia , ed ebbe in
dia il nome di Giulindo Leucadio. Si nota questa Y^^f'^K
del suo arcadico nome , perchè ad esso , con trasposw^n
lettere , corrisponde precisamente quello di, Diunilgo Va '
autore di un'opera in versi ottonari! intitolata lo sco%i^<^
Vumamià , ossia avvertimento salutare alla gioventù f^^
telarsi contro le insidie delle malvagie donne ; operetta P
critico-poetico-morale. Nel secondo tomo della sc**^ '
di essa fatta in Venezia nel 1793, trovasi un'aggi"^*
l'elogio delle donne illustri scritto probabilmente ^^'^'f***^^|\f
calmare lo sdegno con cui si erano rivolti contro
jiluitnol»
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CARMAGNOLA 6ft
fbmtninéy é non potbi aniaoti de] bel tesso. Credesi con fon-
damento che di quell'opera fosse autore il pfedetto padre Chia^
raviglio. Nel 1761 egli avea messo alla luce in Venezia unTO-
lumetto col titolo divote salutazioni alla Santissima Vergine
immacolata ecc. , dedicato ai sindaci , e consiglieri della città
dì Carmagnola. Quattro anni dopo pubblicava eziandio in Ve-
nezia coi tipi dì Pietro Bassalia ^ un volume in 4*^ contenente
la vita del venerabile servo di Dio Francesco Caracciolo ^ fon-
datore dell'ordine de' chierici regolari minori. Questa vita è
scrìtta in versi esametri latini.
Di tre dei Pellerì , che vissero nel secolo passato, !»i dee qui
fare menzione : Francesco Antonio fu compositore, ed incisore di
prospettiva, e di ornati: Lorenzo fu buon pittore e poeta , e si
hanno di lui pregevoli dipinti e poetici componimenti: l'av-
vocato Francesco Antonio compilò in due grossi volumi un'o-
pera per uso dell'amministrazione civica della sua patria , e
De compose un'altra sulle parrocchie e sui borghi di Carma-
gnola*
Il Sacerdote Pietro Peila scrisse un eccellente opuscolo sulla
coltura dei prati, del quale in breve tempo si sono fatte cin-
que edizioni.
Ludovico Peila fu molto perito di fisica sperimentale. Nel
1780 egli fece la scoperta dei canellini fosforici: li presentò al
re di Francia e all'Imperatore d'Austria, dai quali ebbe ric-
chi donativi.
L'avvocato Desiderio Lionne ritornato in patria da Napoli ,
dov'era applicato all'ambasceria di S. M. il re nostro signore,
stampò un'istruzione utilissima sull'epizoozia , che infieriva nel
territorio di Carmagnola l'anno 1796.
Il padre Vincenzo Piola scolopio , che fu professore di ret-
torica in Carmagnola sua patria, pubblicò nel 1817 una bella
orazione funebre in tnorte dell'abate Ferrerò, riformatore delle
scuole di questa città. Diede pure alla hice varii lodati com-
ponimenti di prosa, e di poesia.
Piacerà che si rammenti il nome di Giuseppe Turletti nativo
di Raccoiiigi , morto nel i834 iu Carmagnola , dove avca fis-
sato da dodici anni il suo domicilio. Dall'umile sua fabbrica di
stoviglie assai ben poetava. Oltre molti suoi lirici componimenti
si hanno stampati gli ultimi quattro canti da lui composti , e
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6ia CARHAGIfOLA
il compioMnto del settimo ^ del poema epico inttelato M
salvata^ che il ckìarìssimo conte Vincenzo Harenco laido ooo
compiuto. Ne Tenne alla luce in Carmagnola nel i833 «DT<h
lume in I3.
Il padre Diego Bono minor ossenrante, che fu tolto, é pò»
tempo\ ai vìventi, fu abile pittore : si hanno in Carmagoola
varii bei quadri del suo pennello.
Le scienze , e le buone lettere vantano alcuni carma^Iefl
della distinta famìglia Carena.
Il senatore Paolo Emilio Carena fu in questi ultimi tempi
rìputatissimo professore di leggi in questa regia università.
Angelo Carena circa la metà dello scorso secolo fu uno
dei principali promotori delle ricerche , e delle scoperte u-
cheologicLe e storiche di questa parte d'Italia. Abbiamo diloi
nel secondo volume de' miscellanei della società reale ^co-
matematica di Torino, una descrisione col titolo observaùom
sur le cours du Po y e una dissertazione intomo al tempo tf
cui fiorirono Omero ed Esiodo , stampata nella difesa del
Saggio sopra le vicende della letteratura di Carlo Deoio'* ad-
biamo eziandio una sua bella descrizione storica di Caio*^^'*
È però danno ch'essa non sia terminata , ed abbi« wolte
cune. Il celebre barone Veri^azza lo teneva in gran conto,
alla morte di lui compose la seguente iscrizione , cbe gn eg-
gevasi nell'or distrutta chiesa parrocchiale di s. MarcO) \^
il demolito ponte del Po :
ANGELO • PAVLO • FBAVaSCO . CARElffAE
IGIf AtI • MEDICI • F • CARMANlOIflISI
TAVRIzn . IHCOLAE • UIDBMQVB
EBGIAE . SOCIBTATIS . COiaBGAE
REI . LITEBABIAB • IMMATVBE . AnEMPTO
108EPH . VEMfAZZA • ALBAE . POMFEIAIT
ABfflCVS . raFELIClSSlMVS . P
▼IXIT . ARROS . ZXIX • IffERS • VI . DIES • X
DECBSSIT . XVlI . KAL . ROVEMB • MDCCLXlX
Carmagnola si onora del vivente Giacinto Carenai p^'
di filosofia , professore straordinario degli studi fisici Qcl a
già accademia militare , sozio e segretario della acca
reale delle scienze per la classe di scienze fìsiche e ma
tiche, e sozio per la classe di scienze morali , storiche e
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CARMAGNOLA 6i3
logiche y cavaliere e consigliere dell'ordine civile di Savoja.
Di questo illustre personaggio sommamente benemerito delle
scienze filosofiche , delle huone lettere y e dell'italica favella fu-
rono date alla stampa lodatissime produzioni: le principali sono
le «eguenti:
Nei volumi accademici.
Elogi:
Del dottore Vittorio Amedeo Oioanetti.
Del professore Carlo Giovanni Brugnone.
Del conte Felice Sammartino Della Motta.
Del professore Anton Maria Vassalli- Bandi.
Del dottore Lodovico Bellardi.
Del conte Antonio Vagnone.
Del cavaliere Giacomo Vichard di Sanreal.
Del professore Stefano Borson.
Del professore Giovanni Antonio Giobert.
I sopraddetti elogi sono splendidi modelli del genere bio-
grafico.
Notìzie storiche intomo ai lavori della classe fisico-matema-
tica delia reale accademia delle scienze , per gli anni 181 5 a
i835, nei volumi accademici dal xxui al xxxvm.
Nei volumi delle memorie y
o nei calendari della regia società agraria.
Réservoirs artifìciels , ou manière de retenir i'eau de pluie,
et de s'en servir pour l'arrosement des terrains où il n'y a
pas d'eaux couraotes (l'Autore ne ebbe in premio una meda-
daglia d'oro dalla società d'agricoltura di Parigi): ne fu pub-
blicata in Torino una traduzione italiana, con na' appendice sui
pozzi artesiani ecc.
Intorno all'arte dell'osservare e dello sperimentare in agri-
coltura.
Cenno storico critico sui Par agrandini.
Pubblicate separatamente.
Essai d'un parallèle entre les foices physiques^ et le forces
morales. Questa eccellente opera , nuova nel suo genere, appar-
tiene alla sublime letteratura. Ne fu fatta , e pubblicata , or
son pochi mesi, in Firenze una pregevolissima ti aduzione italiana.
Oitservazioni intorno ai vocabolari della lingua italiana, spe-
cialinente per quella parte che ragguarda alle definizioni delle
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6i4 CARMAGNOLA
cose ooncementi alle scienza naturali. Si desì^kr» àfìi colùìb-
lianì cbe H cavaliere Carena continui questa $iia dotta , giof^
Tolissioia fatica*
Chiaro è il nome del vivente carinagnoleu^ Lorenio CaAtù,
dottore collegìato di medicina , professore di chimica gsoenk
applicata alle arti , membro d^Ha reale accademia delle so»
ze, della reale società agraria, e del consiglio delle mÌDÌeredi
Torino, membro corrispondente del reale istituto di Napoli «
della reale accademia di medicina di Parigi , ecc. ecc.
L'esimio professore Cantu già fece di pubblica ragione:
I . Saggio chimico-medico sopra l'acqua solfureo-salina di O
stelnovo d'Asti«
a. Essai chimico-medicai de Texistauce de l'iode daps l^
eaux minérales sulfureuses , particuliéreuient dans cellesdeCi-
stelnovo d'Asti, et des moyens de la constater.
3. Specimen cbemico-medicum de mercurii praeseatia in un-
nis syphiiìticorum , mercurialem curationem patieotluai.
4. La Chimica insegnata in a6 lesioni , ossia elementi di cbi-
mica generale applicata alle arti , airagricoltura , alia loeàid'
Da , ed alla farmacia , traduzione dal francese , eoa sote^ ^
aggiunte.
5. Note sur une nouvelle mine de manganése (maag^ne^
carbonate vìolet, compact] trouvée d^^QS la vallèe de U^^ì
comniune d^AIa.
6. Chimica miperalogica del signor F. Joyce, tradotta d
francese, con note, ed aggiunte*
7. Saggio chimico-medico sulla presenza sim altane» *J P""^
siato di ferro, e d'una materia zuccherina in una particol
varietà d'orina umana.
8. Essai chimico-medicai sur les eaux minérales da f^^ ^
jardin de la ville deNjons, dans le departement deh v^
(en France).
9. Manuale pratico per là conoscenza e cura àei eoo
morbus, dei dottori Berruti, Sachero e Cantù, professori ne *
];egia università , componenti la Commissione medica . sp^
da S. H. a Cupeo. ..
10. L'illustre Cantù attese per più anni in conipag»»* *j
desideratissimi dottori Ricci e Barovero alla compil»^'^
Repertorio di medicina, di chirurgia, e di chiuùca mcoica-
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CARMAGNOtA «i^
qualità di membro della Commissione medica sul Cfaolera , di
Torino , contribuì a scrivere il rapporto y che quella Commis-
sione pubblicò sulla detta malattia. Fu uno dei compilatori della
nuova farmacopea di Torino. Della sua erudita penna si leg-
gono più memorie scientifiche nei pubblici giornali. Ad imita-
zione de' suoi venerati maestri, i chiarissimi dottori Bonviciop
e Rizzettiy egli esercita eoa ottimo successo la medicina pratica
in questa capitale.
L'iUustre città di Carmagnola diede alla chiesa parecchi di-
stinti prelati , i quali sono :
Monsignor Girolamo Ferragatta agostiniano. Fu il primo yer-
scovo in partibus , suffraganeo e coadiutore di quello di Mon-
dovi, e quindi vescovo d'Aosta. Mori nel 1572.
Gerolamo Scarampi y nato da Giovanni Bartoloameo Sca.-
lampi de' signori del Cairo , e dalla gentil donna Maria Ga-
vazza caunaguolese ; fu già preposto della collegiata di Car-
magnola y poi vicario generale dell'arcivescovo di Torinp^ quindi
vescovo di Sutiiano , e di Campagna nel regno di Napoli m^
tomo all'anno i520.
Baldassare Tuerdo nunzio pontificio presso i re di Scozia.
Era stato dapprima segretario del cardinale De-Medici , che
sali al pontificato col nome di Leone X. Il Roscoé nella vit^
di questo papa rapportò vane lettere sottoscritte da un Bal-
dassarre, che probabilmente é lo Stuerdo, di cui qui si par^
la, e che talvolta chiamavasi da Turino, e talvolta da Peseta.
Fu questo nunzio cosi accetto^ alla corte di Beozia, che da Gio-
vanni Stuardo duca di Albania tutore di Giacopo V^ e gover-
natore del regno ebbe col consenso dei prelati e dei grandi di
quella nazione onorevolissime patenti , con. cui venne ad es-
so, e al suo fratello, e ai loro discendenti «conceduto di pren*
dere il nome di Stuerdo 9 e ài aggiungere , quasi ofiondo di
quella real famiglia alla sua arma gentilizia il leone rosso, in-
segna di Scozia: ond'é che sull'arma- degli Stuerdi di Poirin^
il legge a Scotis leonem refero. La famiglia di questo prelato
era una delle nobili di Carmagnola nel secolo xui.
Carlo Piscina fu vescovo di Saluzzo : cessò di vivere nel
1668.
Monsignor LomeUini domenicapo , confessore di papa Bene-
detto XIII, vescovo di Alghero in Sardegna, e poi di Saluzzo.
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6i6 CARMAGNOLA
Honsìgiior Giuseppe Bartolommeo Menochio agostiniano, di
coì^ si leggono varie operette ascetìcbe ed anonime , venne in
fama pei suo valore nell'eloquenza del pergamo, e per la san-
tità della vita. Fu eletto vescovo d'Ippona , e Suffraganeo del
vescovo di Reggio nel 1795 ; e quindi traslato alla sede ve-
scovile di Porfirio nell'anno 1800 , in cui intervenne al con-
clave in Venezia come sagrìsta pontificio. Di là si condusse a
Roma con papa Pio VII di cui era confessore , e partìcolar
confidente. Restò sempre in Roma nel tempo del dominio fran-
cese j facendo egli solo per alcuni anni le funzioni di vescovo,
e tenendo segrete relazioni col sommo pontefice assente. Ben-
ché vmn prestasse al francese governo il chiesto giuramento non
fu molestato in grazia delle sue preclare virtù. Abitò di con-
tinuo nel palazzo pontifizio del Quirinale , ove mori ai 25 di
marzo del iSJU, in età di 83 anni. Negli ultimi tempi di sua
vita ebbe una particolare sollecitudine per l'educazione del suo
nipote Pier Luigi Menochio , stato da lui accolto con molti se-
gni di singolare benevolenza nel 1807 in Roma , ove avevalo
mandato la sua genitrice.
Ebbe egli a couìpìacersi dei rapidi progressi che questo suo
nipote faceva studiando nel seminario romano , ov'era stato
posto per consiglio del papa Pio VII , e soprattutto del modo
onorevole con cui prese dappoi la laurea nella sacra facoltà.
Ritornato Pier Luigi in Piemonte , addottorossi in ambe leggi
nella regia università di Torino Tanno 1820. Tornato a Roma
due anni dopo , giunse in tempo a rivedere Vottimo suo zio ,
che più non visse che pochi giorni. S'è fatto qui onorevole
cenno dell'esimio carmagnolese Pier Luigi Menochio, non solo
per la particolare affezione in cui lo tenne quel venerando pre-
lato , ma eziandio perchè è personaggio fornito di molta dot-
trina , e idi molte lettere , alla cui rara cortesia sono dovute
molte importanti notìzie per la compilazione di questo articolo
che riguarda Tillustre sua patria.
Monsignor Nicola vescovo d'Alba, e monsignor Giuseppe Maria
Cavalieri provinciale delTordine dei cappuccini , e poi vescovo
di Bobbio, cessarono , è poco tempo , di vivere. Ne piansero
amaramente la perdita le popolazioni che erano state da essi
con zelo veramente apostolico governate.
Questa città diede pure allo stato uomini distintissimi. No*
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CARMAGNOLA 617
vera parecchi tra' suoi figli ch'ebbero la canea di vicario ge-
nerale del marchesato di Saluzzo, equivalente a quella di gran
cancelliere negli altri stati.
Tre di essi furono della famiglia Gavazza , Galeazzo , e il fi-
glio di lui Francesco, il quale fu pure vicario generale del-
l'astigiana pel re di Francia, ed il nipote Gerolamo.
Un Giovanni della stessa famiglia intorno al i43o fu sena-
tore a Grenoble ; un Tommaso nel i^i^ era rettore podestà
di Belluno quando quella città reggevasi a comune ; Giovan
Pietro figlio pure di Galeazzo , scudiere del marcbese Michele
Antonio , al cui seguito trovossi nelle guerre d'Italia, fu pode-
stà di Sai uzzo nel i5i2.
Il giureconsulto Giacomo Tesio condottosi ad istanza del fa-
moso Francesco Bussone in Milano vi fu professore d'institu-
EÌoni, divenne quindi vicario ducale di Genova , e poscia oc-
cupò la carica di vicario del marchesato.
Il quinto vicario generale fu Alberto Gatto che dal re di
Francia venne poi creato referendario. Era presidente del se-
nato di Torino quando fu tolto ai viventi. Venne sepolto nella
chiesa di sant'Agostino di questa metropoli.
Ludovico Zoello figliuolo di Pietro Giacomo medico riputa-
tissimo, fu primo presidente della camera de' conti di Torino,
della quale carica venne privato come reo di qualche gi-av^
colpa : riconosciuto innocente fu creato primo presidente del
magistrato straordinario.
Angelo Francesco Benzo , discendente dai Benzi di Chieri, fu
dopo vari impieghi nel 1740 eletto a presidente della reale
udienza in Cagliari , e dopo varie promozioni , presidente
capo del supremo real consiglio di Sardegna residente a To-
rino. Mori nel 1764 nella sua età d'anni 84*
Nel 1346 Giovannino di Pagno fu dal marchese Tommaso
di Saluzzo inviato ambasciadore al marchese di Monferrato.
Nella milizia si distinsero molti ch'ebbero la culla in questa
città; e con molta lod^^ono tuttora rammenlati i valorosi ca«
pitani Gian Giacomo fl|Pina , Giovan Battista Berga , e Gian
Battista Giuganino; ma a tutti di gran lunga sovrasta France-
sco Bussone , della cui celebrità a buon diritto la nostra na-
zione si onora.
Dal Macchiavello, grande conoscitore delle cose militari; egli
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6i8 CA&MAGNOLA
fu dichiarato siccome ecceilentiramo nell' arte della guerra. Da
sommi storici, e da biografi di chiaro nome non si dubitò di
affermare eh' ei fu il primo tra i più famosi coudottieri di
eserciti che io Italia si segnalarono a' suoi tempi. Piacerà dun-
que ai leggitori di questa Corografia de' Regii Stati il trovarvi
succintamente narrate le più singolari particolarità di sua yita,
le più stupende sue geste, e le triste circbstanze del miserando
suo fine.
Nacque verso il iSgo. in Carmagnola da genitori poveri , e
guardiani d'armenti, che ben presto lo destinarono allo stesso
loro mestiere. Crescendo negli anni si mostrava di aperto, ma
terribile ingegno, e vieppiù dal suo volto traspariva la fiereiza
dell' animo. Si distinse , come abblam toccato poc' ansi, fra la
gioventù carmagnolese nelle importanti fazioni contro i colle*
gati nemici della sua patria condotti dal Buccicaldo, che s'ebbe
la peggio , e dovette -allontanarsi dall' Italie a terra.
Alcun tempo dopo un Tendasco , officiale sotto gli ordini
di Facino Cane, passò per questa città, e visto il fiero aspetto
di Francesco , e conosciutane la guerresca indole , il levò di
leggieri dalla sua prima o'ccupazione di pastore, e seco il con-
dusse per fante.
Il giovine Bussone, che pigliò poi il soprannome di Carma*
gnola , entrò 1' anno i4i» come semplice soldato nell' esercito
di Filippo Maria Visconti Duca di Milano. Dopo aver eserci-
tato le cariche più basse della milizia , ebbe facilmente la con-
dotta di uno squadrone di cavalleria, e poco tempo dopo fu
prescelto a comandare quattro compagnie di cavalli sotto gli
ordini di Fiicino Cane in allora capitano generale del predetto
Duca. Morto Facino nel i4i^> ^ tolto anche ai viventi Matteo
Tode.sco che eragli succeduto nell' alto grado , ebbe Francesco
il bastone del generalato, il comando di diecimila fanti, e di
quattro mila cavalli.
Con siffatto esercito vinse e feri Astorgio Visconti figlio na-
turale di Bernabò, che lo stato di Mi)ano agognava: tolse a
Giovanni Piccinioo fratello di AstorgiMl terra di Canturio. Ito
fin presso alla rocca di Trezzo ove stavano accampate le schiere
di Filippo, rotto al suo arrivo il ponte eh' era sull'Adda, tenne
quel luogo assediato durante l' inverno ^ ma in fine vedendo
dac non sarebbegli riuscito di espugnarlo , procacciò di otte*
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CARMAGNOLA £19
nerlo ^on danari: impadronissi di Lodi, scacciandone Giovaorà
Vignato, il quale con due suoi 6gliuoU furono latti morire
nel i4i6.
Ebbe poi in mauo nello s^sso anno la città di * Como , e
Lecco y grossa terra nella bocca di quel lago , ove essendo
andati gli Svizzeri in numero di ottocento per soccorrerla , iu-
rono da lui pienaipente sconfitti. Scemò di molto le forz^ del
signor di Creoiona* Prese Bergamo e Brescia a Pandolfo Ma-
latesta: impadroniti dì Porli ed Imola-, le qpali città il duca
Filippo consegnò quindi al sommo pontefice Martino V : ruppe
a Sagarola, e poi in va) di Lemona Carlo Malatesta generale
de' fiorentini: ricuperò Piacenza, occupata da Filippo Arcello,
facendo sugli occUi di lui impiccare Barto|ommeo suo fratello ,
ed un suo figliuolo , perché differi a rimettergli la rocca di
quella città : ottenne Burgo d' Ormino da Orlando Pallavicini :
ebbe Crema per tradimento del governatore.
Per queste ed altie memorabili imprese il Carmagnola fu
r istrumento della grandezza del suo signorie. Ei trovato 1q
aveva quasi sprovveduto di danari , con truppe insufficienti ai
bisogni, circondato da baldanzosi nemici, e più quasi non co*
mandando che a Milano ed a Pavia, ove anche la sua auto-
rità era da faziosi mal rispettata: ma il Bussone sQttomettendq
tutti i tirannelli che avevano fra loro divise le conquiste di
Giovanni Galeazzo, e facendo tornare tutta quanta la Lombar*
dia sotto il dominio del duca Filippo, lo compensò largamente
delle alte dignità militari, a cui lo aveva innalzato.
Vero è che il Duca gli prese un' affezione grandissima, e in
atgomento di gratitudine per tanti servigi lo creò con molta
solennità conte di Castel nuovo, ^ con«ignore di Vespolate nel
novarese; lo trascelse a consigliere nelle cose di Stato; adot^
follo nella sua propria famiglia, dandogli per moglie Antoni^
Visconti sua parente ; e lo sovvenne di cospicue somme di da-i
9ari nell' occasione che fece edificare in Milano quel palazzo
chiamato il Broletto Nuovo , il quale se per la sua ritirata ^
non fosse rimasto imperfetto, stato sarefibe uno de' più ma-
gnifici di quella città.
Dopo che il Duca vide per ogni parte rassettata la sua si-
gnoria, sospìnto dai prieghi di Francesco Spinola, di Teramq
Adorno , e di altri fuorusciti^ mosse ai genovesi U gueora*
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6ao CARMAGNOLA
Passi adunque il Carmagnola sopra Savona ; ma indmo
affaticossi per prenderla , tanto era ben difesa da Spioetb
Fregoso.
Partito^ di là, andò a porre l'assedio a Genova , e batto-
dola da tre lati con grosse artiglierie ridusse a cosi mal par-
tito il doge Tommaso da Campofregoso , che questi fu costretto
ad arrendersi, e ritirarsi col senato in Sarsana.
Restò il Carmagnola goTematore di Genova , ed abitoni tl-
cun tempo con riputasione non meno di eccellente politb,
che di egregio capitano.
Quiyi nel i4^3 fece allestire pel suo signore una flotta, àt
a compiacenza di papa Martino , ed in favore della re^
Giovanna dovea servire contro ad Alfonso re di Sicilia e di
Aragona.
Ma la fortuna del Carmagnola non poteva durar tanto tempo
senza ricevere una violenta scossa dagli invidiosi. Gli altn ca-
pitani, che erano alla corte del Duca, e spezialmente OWm*
da Lampugnano , non cessavano dal persuaderlo che letta-
prese del Carmagnola avrebbero al tutto oscurata la ^om oi
lui ; e giunsero a conseguire il loro perfido scopo. Dorante w
guerra mossa dal suo signore ai fiorentini , egli fu escuto a
Genova in ozio indegno del suo valore. Da tutti in que'^a «
si credeva che della gran flotta novellamente allestita ei s
sarebbe Ammiraglio ; e giunse colà per comandarla ii eoo
Guido Torelli. Poco dopo gli fu ordinato , sotto preU^io à
economia , di licenziare i trecento uomini che era solilo
per sua guardia ; e con sua sorpresa vi arrivò , p«^ *"^^
gli al governo , il cardinale Giacomo degli Isolani.
Il Carmagnola che formato aveva l'esercito, cui comanda^»
e che vedeva la sua sicurezza nel rispetto e nell' amore
suoi soldati, disdegnava di separarsi da essi, e rimanere
difesa presso ad un sovrano sospettoso ed ingrato, niso
pertanto di andarlo a trovare nel luogo di Abbiatcgnw«<> P
abboccarsi con lui, e riacquistarne il favore. ..
Ma per quanto si adoperasse , non gli venne mai &
avere udienza ; laonde pieno d' ira e di cordoglio p^^
sconoscenza riparti imi
frettoloso in Piemonte,
sconoscenza riparti immediatamente, e passato il Ticiao ; ^^
Presentossi al duca Amedeo Vili , e gli conuoicò il ^
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if
CARMAGNOLA 621
legno dì condarsi a Venezia , e indurre quella repubblica a
muover guerra al Milanese , e cosi porgere a lui un' oppor-
tunità di assalire dalla sua parte con vantaggio la Lombardia.
U Duca di Milano gli confiscò allora tutti i suoi beni , che
secondo il Muratori gli davano un' annua rendita di quaranta-
mila fiorini , e fece trarne in prigione la consorte j e le figliuole.
Dopo essersi abboccato col Duca dì Savojà , andò Francesco
a risedere in patria il suo buon genitore, a cui comprò po-
deri , acciocché in compagnia de' figli e de' congiunti tran-
quillaoiente se li godesse. Fu a questo tempo eh' ei fece co-
piose largizioni perchè fosse rifabbricato il tempio degli Ago-
stiniani in Carmagnola.
Dopo avere cosi dato sfogo alle tenerezze di figlio , ed alla
carità di cittadino, recossi a Trevigi passando con lungo giro
fra r alpi per la via di Lamagna.
In questo mezzo da Guido Torelli generale delle armi del
Duca Filippo si facevano progressi in Toscana.
Ciò non pertanto ì Veneziani dapprima poco fidarono alle
proferte del Carmagnola, e per poco stette^ che al tutto le
ricusassero; ma un tentativo che fece il Duca per farlo avve-
lenare in Trevigi da un certo Luprandrio , che per ciò fu
condannato a morte, non lasciò più dubitare della sincerità
del Bussone , il quale nella primavera del ì^iS creato coman-
dante degli eserciti delle due repubbliche di Venezia e di
Firenze in poco tempo fece cambiare aspetto alle cose.
Cominciò la campagna con la conquista di Brescia, e tolse
tutte le fortezze del Bresciano ai Milanesi con diversi assedii
successivi , sotto gli occhi di un esercito nemico assai più nu-
meroso del suo. Riportò nel di 11 di ottobre del 14^7 una
gloriosa vittoria a Maclodio sui quattro generali più celebri,
che fossero a que' tempi in Italia , e che uniti militavano agli
stipendii del Duca , cioè Francesco Sforza , Piccinino , Angelo
dalla Pergola, e Guido Torello*, ma per un'imprudente gene-
rosità rimandò tutti ì prigionieri che aveva fatti ; ed in tal
modo destò sospetti nei Veneziani. La pace ottenuta per le sue
vittorie, fece riacquistare la libertà a sua moglie, e a sue fi-
gliuole , in tanto che assicurò alla repubblica di Venezia i con-^
quisti dì Brescia, di Bergamo e di una metà del Cremonese.
Sgraziatamente in una guerra che subito dopo insorse, il
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«13 CARMAGNOLA
conte CarmagooU più non corrispose alP espctUvMMie di ^•
netia. Non impedì, forse potendolo, unn sconfitta , chs kflon
Yenesìana comandata dal Trevisano ebbe aul Po il is di nuf*
gio del i43a ; né procaccìÀ dappoi di riparare quel daooa
U Senato non volendo supporre eh' egli potesse prorait n-
vesti senza sua colpa, di leggieri scindesse a credere cb«arw(
ptetii di un padrone , della cui ingratitudÌDe giii si era vanì!-
calo abbastanza , ed avvisò dì punire il supposto di Ini ina-
mento. Dal magistrato de' Dieci, che con venti agginfiti Krllr
tra que' del consiglio de' Pregati , e col Doge e sei co^ielieri.
ascese al numero di trentasette , fattasi considerazione agli otte
mila prigionieri spontaneamente liberati dal Carmagnola^ »-
r assistenza da lui niegata al Trevisano , ed anche alla tBiàm
in soccorrere il capitano Cavalcabò che avcvalo chiamato in
ajuto per impadronirsi della città di Cremona , di cui già ot-
cupava una porta, si deliberò di arrestarlo; ma non osaodofl
ciò eseguire fra V esercito , fu chiamato a Venezia tolto prt-
testo che la repubblica abbisognasse de' suoi consigli.
Tenne accolto con una pompa' straordinaria. Nel Senato
gli fu dichiarata 1' affezione, e la gratitudine della rcpuWifa;
Ina non appena i soldati di lui partirono , il conte ùnB^^
fu messo in ferri , gittato venne in un'orribile piigioo«i * P^
sto subito alla tortura acciocché confessasse ì p^^ ^" ^
menti. In fine , non trascorso ancora un mese dopo u ^ ^
V X
resto , in eseguimento di terribile sentenxa data con «»«
ciannove voti contro diciassette , gli fa tagliata la testa ira
due colonne di s. Marco addi 5 di maggio del x^Sii i"'P"
del suo supplizio ebbesi cura di mettergli un bavaglio in 1>®^*'
affinché non potesse rimproverare la sconoscenza e la i"o'"^ ,
zia del sospettoso Senato innanzi alla moltitudiDe che si tro
presente al miserando spettacolo.
Questo gran capitano soffri 1' estremo supplizio nella sua
sca età di anni 4^ : la recente memoria delle cose da lui
ratamente Éatte , trasse le lagrime dagli occhi di c"* '^ ,
morire, e mosse a compassione gli animi di tutti colo
lo conoscevano. Il Muratori afferma che incredibile » r
fece in Italia la disgrazia di cosi celebre condottiero di e
11 consiglio de' Dieci, A' erasi già valuto di uoa f^^^ ^
suoi tesori, anche prima della condanna, per dar 1^ P^E
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CARMAGNOLA feS
floldati, decretò con essa la confisca di tutti "^ di lui averi ad
eccezione di dieci mila ducati , il cui frutto fosse a favore della
moglie, purché abitasse in Trevigi, e di altri quindici mila ,
che divbi in parti uguali servissero di dote, in occasione di
matrimonio, alle sue tre figliuole , una delle quali era fidanzata
al Malatesta, o di sostentamento, qualora non si fossero ma-
ritate.
La consorte , il cancelliere , e tutti i famigli dell' infelice
conte , eh' erano stati posti in carcere , furono liberati subito
dopo la fatale esecuzione.
Era Francesco Carmagnola di animo impetuoso , ma incli-
nato alla munificenza: accusava i nobili dì orgoglio durante la
pace , e di viltà nelle belliche fazioni ; locchè forse contribuì
molto alla sua rovina. In Venezia era stato ascritto al libro
d'oro, e fatto conte di Castelnuovo, terra nel Veronese, perchè
fosse compensato della perdita eh' egli aveva fatta del feudo di
Castelnuovo di Scrtvia , abbandonando il servizio di- Milano*
Nel di che venne con molta solennità dichiarato nobile patrizio
veneto , e capitano generale di s. Marco , arrivò in Venezia il
vecchio suo genitore. Lo riconobbe il conte , ed abbraccioUo
in pubblico con tali segni di figliai tenerezza , che fu da tutti
altamente commendata la sua pietà, e celebrata in bei versi
italiani e latini da Adamo Fumani veronese.
La sua vita privata fu splendida e sontuosa. Aveva pochis-
simo atteso alio studio delle buone lettere, ma avevale in
pregio , e teneva per segretario un Alberto Demarini di Son-
cino , di cui fa onorevol menzione il s. Giorgio. Si è accennato
superiormente yrome ad istanza di lui si fosse condotto in Mi-
lano il suo concittadino Giacomo Tesio, dotto giureconsulto,
che vi fu poi trascelto a professore dì leggi , e passò quindi
ad occupare cariche di alto momento in Genova, ed in Saluzto.
Dopo la morte infelicissima del conte Carmagnola, i beni
che gli erano stati epnfiscati dal duca Filippo furono in parte
restituiti a' suoi eredi in grazia forse di sua contorte , che era
della famiglia Ducale.
Il suo cadavere eh' ebbe subito sepoltura in santa Maria
Gloriosa de' Frari , fu poi trasportato in Milano , e posto nella
chiesa di s. Francesco dentro una tomba , sulla quale venne
scolpila la seguente iscrizione :
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6^ CARMINE y CAROGNA e CAROSIO
MT?D . ÌBPHGAVM • EST . M . D . nURClSa . DICTI
CAAIUGIIOUAJB
DB • TICECOMITIBTS • CASTBWOVI . AC • GLàRAE . BflUTUK
PRUICEPS
BBLLORVM . MAXIME . HECTOR . FRAHCISGB . ABMIPOTERS . SI
FATA . EXTBBMA . TVLISTI . IMPIA • LAETATFBQTI
ARIMVS . BENE
COBaCITS • AS9BBTI • IMPEBIl . QYOD . FATA • 1TB0T
IO . FEBEE . IfECBSSE • EST
BPlTAPBiyM . IRVICTISSIMI • IMPERATOEIS . BELLOBIV
COHITIS
FBABCISCI . CARMAGEfOLIAB . VICECOMITIS • QVl . OBIIT
▼ENETIIS . DIE . 5 • MAI . l^^l
CARMINE o CarmenOy dipeodenia di Canoobio F".
CAROGNA , torrente che nasce nel territorio di CarteJ Saa
Gioanni , scorre a Parpanese , ove sbocca nel Po.
* CAROSIO o Carrosio {Carrosiim e Carruciim), cm
nel mand. di Gavi, prov. di Novi, dioc, e div. di Gcnow. Di-
pende dal senato di Genova , vi£e-intend. prefett 'mào, ìfot-
di Novi*, posta di Gavi.
È situato a tramontana sulla sinistra sponda àà toneote
Lemme. Gli stanno ad ostro il luogo di Voltaggio , a ^«^*"**
quello di Pratolungo, a borea e ponente il territorio ai ^^^;
Appartenne alla signoria dei marchesi imperiali Ut<^
Genova : dai quali era venuto ai Migliorati Gavotti.
È discosto un miglio e mezzo da Voltaggio , due circa
Gavi j che sta a quattro miglia dal capo-luogo di pronncii-
. Vi passa la strada provinciale della Bocchetta , che verso
mezzodì conduce a Genova , e verso mezzanotte a Sov-
Il Lemme non è quivi valicato da verun ponte: scatunsc^
sul iponte della Bocchetta : si scaricano in esso i avi di i^
tanile , Ricroso e Piscionso : bagna una gran parte delle te
di questo comune , ^d entra nel Bormìda , non Juoge oa
sai uzzo. È assai fecondo di piccoli pesci d'inferior quanta*
Vi sorgono i monti della Bruciata, ossia della Croce, e <p
detto Vedraje. Sul primo negli anni 1798, 1799 e 1800 acca
dero fatti d'armi fra le truppe francesi e Tesercito austro-sa
Alle falde di esso nel 1799 un corpo di russi si fermò pa>^
chi giorni.
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GAROSIO 6a5
Sul colle Riccoi nel 1800 passarono gli austrìaci^ i quali do-.
Tetterò aprirvi una nuova strada, che appellasi tuttora la
strada dei tedeschi^ per la quale passarono , conducendosi a
Genova.
Sonovi due sorgenti d'acqua solforosa: una appiè del detto
colle f e Taltra sol rivo Ricroso. La prima più efficacemente
che la seconda serve a guarire alcune malattie delPaddomine.
La parrocchia di forma ovale y edificata da più di due
secoli , è di bella architettura. Vi si celebrano solenne-
mente due feste , cioè quelle dell'assunzione di M. Y. , e del-
rinvenzione di santa Croce , a cui accorrono molte persone dei
circostanti paesi.
Si scorgono appena le vestigie di un antico diroccato castello.
In distanza di mezzo miglio dall'abitato ^ sul rialto d'Amerò, si
vedono le fondamenta di una torre già spettante ad un'antica
rocca. Credesi che cpstà esistesse un tempo Carosio.
Questo villaggio ne' tempi andati era feudo imperiale , lìbero
da qualsivoglia imposizione. Godette de' suoi vetusti privilegi ,
eùandio quando venne sotto il dominio Sabaudo, infino al-
Tepocì in cui fu occupato dagli insorgenti, dei quali si par-
lerà in appresso.
Evvi un'opera di pubblica beneficenza*
11 territorio abbonda di bestie bovine e di pecore, delle
quali si fa commercio con Genova , Moyi , Gavi , e Voltaggio.
Non vi scarseggia il selvaggiume.
Dalla coltivazione dei gelsi ritraggono un notevol guadagno
i robusti e solerti abitanti.
Pesi , misure e monete come in Genova.
Trovasi in questo territorio : Acqua leggermente salso-solfo-
rosa , di temperatura comune. Di una sorgente alquanto ricca,
che nasce da uoa screpolatura , la quale divide verticalmente
alcuni strati orizzontali d'arenaria micacea , separati da letti
di marna , sulla sponda destra del torrente Lemme , presso il
borgo di Carosio.
— Salso-solforosa simile apparentemente alla suddetta. Di un
piccolo zampillo, che sorge ad un'ora circa, a levante da Ca-
rosio , presso un casolare detto il Cascinotto ^ ed in fondo ad
una gola , che divide il monte. Guazzino , intieramente com-
posto di massi, ciottoli, e frammenti pietrosi disgregati e difr-
Dizion. geogr. ecc. Voi. III. 4o
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&x6 GAROSIO
{KHti a strati ik yaria grossetia , ioduiati di circa gradi 3^ a
tramontana.
Cenni siorid. Seguirono alcaot T opinione di Cluverio e di
Cellario, i quali indotti dalla sola somigliane del nome, cre-
dettero che questa terra na il Catystìtm menzionato da Lìtìo,
lib. 4^ e* 7 9 ^a<%o '^^ cui i Romani riportarono sopra i L^ori
una grande Tittoria (Y. Acqìd), Ma Carystum é messo da
Lìtìo mAf^ Suuieilati, « Carosio sta fuori dell' antico ter-
ritorio degli stazielli , trovandosi sul Lemme superiormente a
6an.
Oltre a ciò il nome che nell' >^|^ro SutUellad , ora Acqnese
provincia , si per la situazione del luogo, si per le radicali sue
lettere, meglio convenga col Carystum ^ è veramente il solo
Cartosio F'.
In questo comune nel i6a5 Carlo Emanuele I disfece un
poderoso esercito composto di Genovesi, Milanesi, Parmigiani
e Modenesi , cui guidavano Tommaso Caracciolo , Ludovico
Guasco alessandrini, maestri dì campo, ed il barone di Ti-
cas-Millas. Stavano questi in un alto campo trincerati per ar-
restare i progressi del Duca.
Goffredo Benso da Chieri , signor di Santena, assaltò il primo di
fronte quelle trincere, e dopo due ore di accanito contrasto, venne
a capo di superarle. Giunse in questo frattempo ai nemici un grosso
rinforzo di fanti e di cavalli, il quale fu subito da Piemontesi e da
Francesi ausiliarii con tanto ardore assafito , che i fanti si disper-
sero e fuggirono i cavalieri senza por mano alle spade: i loro
condottieri, eccetto il Yicas-Millas, furono fatti prigioni; e Ga-
vio con altre castella cadde in potere del Duca. Carosio fu ce-
duto come feudo imperiale delle Langbe al re di Sardegna nella
pace di Ylenna Panno 1738.
Nel 1798 fecesi quivi un assembramento di rivoltosi contro
il regio governo. Eran eglino eccitati da Ginguené ambascia-
tore francese in Torino , sostenuti dal genepale francese Brune,
che governava in allora la cosi detta repubblica cisalpina , e
da esso provveduti d'armi : venivano forniti del rimanente
dal governo di Genova , sospinto a quei di dal governo Fran-
cese , il quale, oltre le pubbliche ingiurie al sovrano del Pie-
monte , mandava con molto danaro duemila de* suoi a con-
giungersi con- loro. Carosio trovandosi accerchiato dalle geno-
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CARPASIO 627
veA terre , quella gente ivi raccolta recava molti clanni al
coafinaDte regio stato. I Genovesi , violando il territorio, pre-
aero con essi alla sprovvista Pozzoolo , facendo prigionieri quat-
trocento soldati j che vi erano di presidio.
Non dava il Ligure governo soddisfazione veniQa, negava alle
Piemontesi truppe libero il passo, e Ginguené minacciava il
governo dd re , se k» tentasse per forza. Ciò non ostante le
icgie truppe, a cui si «nirono volontarii monferrirà, condotte
dal cavaliere Policarpo Cacherano d*Osasco , occuparono le do-
minanti alture , vennero loro sopra disperdendoli intieramente,
e mettendo il terrore nelle confinanti valli del Genovesato. Le
sconfitte decisive , toccate dai sollevati , furono quelle di Rocca
GrimaMa, e della Fraschetta.
Nel 179& questo comune dovette pagare enormi conti^ibu-
zioni, e sopportare la devastazione delle sue campagne.
Nel 1799 vi passarono nei giorni ì5 e 16 di agosto le sol-
datesche francesi , che si ritiravano verso Genova dopo la scon-
fitta ricevuta dagli austro-russi sul colle di Novi.
Dal 1800 sino al 1S14 fuvvi un continuo passaggio di soldati.
Circa il 1800 tip corpo di quattrocento francesi vi ebbe stanza
durante un anM.
Popolazione 900.
CARPASIO {Carpasium) , com. nel mand. dì Borgo-Maro ,
prov. di OnegTia , dioc. di Ventimiglta, div. di Nizza. Dipende
dal senato dì Nizza , vice-intend. prefett. d^Oneglia , insin. di
Borgo-Maro, posta d'Arma.
In vai di Tabta , o Taggia , fra selvaggie montagne , in sito
alquanto elevato, trovasi questo villaggio, che fa 190 fuochi.
Appartenne al marchesato del Maro. Presso alla sua giacitura
si dipartono alcune colline in varie direzioni.
Il territorio presenta molte roccie e boscaglie.
Evvi per altro im gran numero di vigneti, di campi e di orti.
Questi ultimi danno una rendita considerabile.
Sono parte di Carpasio cinque borgate, cioè a levante quelle
di Costa e 4^ Arzene ; a ponente quelle di Glori soprani, di
Glori s<4lani , ed Ugello. Quest'ultima villata è loirtana due mi-
glia circa dal capo-lnogo. Sono esse tutte poste in luoghi mon-
tuosi.
Ti passano quattro vie comunali in cattivo stato , non pra*
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628 CARPASIO
ticabili che a piedi , e a dosso di muli. La prima , da levante^
conduce a Ville Saq Pietro , distante tre miglia ; la seconda ,
da ponente , a Triora, otto miglia lontano ; la terza , da mez-
zodì y a Montalto , discosto miglia due ; l' ultima , da mezia-
notte , ad Agaccio , che gli sta a quattro miglia.
Un rivo che ha le fonti $ulle alte montagne della Cazzesina,
e di Montegrande , scorre nel teiritorio a tramontana , in di-
stanza di quattro miglia dall'abitato. Si valica col mezzo di on
ponticello in pietra di un arco solo, costrutto da più dì un
secolo. Esso vi dà moto a due hioIìdì* Le sue limpide acque
servono ad inaffiare le circostanti campagne-
Sulla sommità del Cazzesina , e del Montegrande si distaiH
dono feconde praterìe , che producono copioso , ed eccellente
fieno. Vi abbondano preziose erbe per uso farmaceutico, e molti
vanno a farne ricerca.
Nell'invernale stagione è assai pericoloso il salire su quelle
montagne a cagione della molta neve che cade sovr'esse, e
dell'impeto dei venti boreali , che vi imperversano dì spesso.
Accade sovente che passeggieri mal cauti vi perdono la vita*
SI nelle antiche guerre , che in quelle che adissero r£u-
ropa negli ultimi tempi, furonvi passaggi di numerose solda-
tesche , e vi accaddero zuffe sanguinose.
La chiesa parrocchiale è sotto il titolo di sant'Antonino. An-
tica ma bella é la sua costruzione. Alla solennità del santo tìr-
tolare accorrono molti forestieri.
Allato di questa chiesa videsi un oratorio dei disciplinanti ,
sotto il patrocinio di Nostra Donna dell'Annunziata.
Fuori del recinto del paese si veggono a levante le cappelle
di san Sebastiano e di san Bernardo , a ponente l'oratorio di
sant'Antonio , ad ostro quelli di san Carlo e di Nostra Signora
della Piazzima, a borea il tempietto di san Giovanni Battista.
Negli antichi tempi vi sorgeva un castello , in cui si ripara-
vano gli abitanti dal furore de' saraceni. Fu esso istrutto da
circa due secoli. Sulle rovine 'di quel castello fu poi edificato
l'attuale villaggio]dì Carpasio.
Questo territorio abbonda di bestie bovine , di p^orc , di
capre , e di muli. Il s^olo produce in copia formento e maz-
zuoli , ed é anche fertile di viti ; ma le uve non vi giungono
a perfetta maturità.
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CARPE «ag
Gli abitanti di Carpatio sono molto robusti, aflBeiticanti, d'in-
gegno STegliato , e per lo più d'indole molto buona.
Pesi di GenoTa, misure di Oneglia, monete di Piemonte.
Popol. 700.
'*' CARPE o Calpe {Calpe)^ com. nel mand. di Loano, proy.
•e dioc. d'Albenga , dir. di Genova. Dipende dal senato di Ge-
nova, vice-iniend. d'Albenga, prefett. ipot. di Fina^, insin. e
posta di Loano*
È situato a mezzodì, sopra un'altura, inferiormente alla
grand'alpe di Monte Calvo.
Lo compongono le seguenti piccole borgate: De' Coxe, Barletti,
Cascina , Rocche , Roggia.
I suoi abitanti sono per lo più occupati dell'agricoltura, del
taglio e del trasporto della legna.
II villaggio é distante sei miglia da Albenga.
Vi corrono quattro vie : la principale conduce verso levante
a Toirano , discosto tre miglia -, un'altra verso ponente mette
a Garessio , nove miglia distante ; una terza , da tramontana ,
della lunghe&za di miglia tre, tende a Bardine to ; l'ultima, da
mezzodì, scorge a Balestrino, che sta a due miglia circa da
Carpe.
Alcune terre del comune sono bagnate dal Lavaggini che
scaturìsce in mezzo al monte Rocca-Barbena. Quel torrente vi
si tragitta sur un ponte privo di parapetti della lunghezza di
due metri e mezzo. Mette foce nel fiume Varatella.
Sulle alte balze di Rocca , di Banco, e di Beltado esistono
buoni pascoli, quantunque sieno es^se in gran parte nude roccie.
Sul fine del secolo scorso vi dimorarono quando gli austriaci,
'& quando i francesi: questi ultimi posero il paese al sacco ed
al fuoco.
La chiesa parrocchiale è sotto l'invocazione di san Sebastiano:
fu eretta nel centro dell'abitato l'anno 1606.
Un'altra chiesa , che anticamente era parrocchia , vedesi alla
distanza di un quarto d'ora dal - villaggTo. È dedicata a san Ber-
nardo.
Non vi si mantiene che pochissimo bestiame bovino. Molto
scarsi vi sono i prodotti in cereali , ed in erbaggi. Vi abbonda
il selvaggiume.
Gli abitatori di questo paesetto sarebbero più miti e solerti^
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(}3o CARPENETTA e CARPENETO
se loro Don mancassero i meui d'istraìni e d'eserdtare qual-
che Dìaolera di traffico coi circofttanti rillaggi.
Pesi e misure come ìq Genova.
Popolazione 170.
CARPENETTA {Carpineta)y antico castello non lontano da Rao-
conigi, statò feudo dei Racbis di Pirerone ^ e dei Morra di Panca*
lieri con titolo comitale: spettò anche alla signoria dei Gaarondi
Avigliana , degli Aliberti Balegni di Racconigi , e a quella dei
Pipini e dei Belli.
CARPENETO e Carpinete (Carpinetum). Questo nome à-
gnifica luogo piantato di carpini. — Carpeneto^ e Carpinete di
Carignano , Carpinetum Taurinorum , antico membro di Ca«>
rigoano , nella provincia di Torino. Ebbe nei tempi di mezzo
un castello appartenente ai Provana , dai quali pervenne ai
conti di Valperga. Fu anche feudo de' Graneri di Mercenasco,
che vi ebbero una villa superba. — Carpeneto di Vercelli ,
Carpinetum yerédiensiumn Fu contado infeudato ai nobili ver>
Cellesi delle Rive , che lungo tempo lo tennero sotto i mar*
chesi di Monferrato.
Nella guerra del iSSy tra il marchese Giovanni , e Galeazzo
Visconti 9 vi fermò quartiere Ugolino Gonzaga , condottiero delie
truppe di quel marchese. Questa terra alla pace di Cherasco
venne sotto il dominio di Casa Savoja. Fu eretto ìa baro&ia a
favore de' Coardi di Quarto.
CARPENETO e Carpinete ( Carpinetum Af/uensium Statiel"
lorum ) , capo di mand. nella prov. e dioc. d'Acqui , div. di
Alessandria. Dipende dal senato di Piem., intend. prefett. ipot.
e posta d'Acqui , insin. di Rivalta.
Sta nella valle dell'Orba, sulla sinistra sponda del fiume di
questo nome , a levante della città d'Acqui , da cui è disco-
sto cinque miglia»
Come capo di mandamento ha soggetti tre villaggi , che sono
Mootaldo , Rocca Grimalda , e Trisobbio.
Le sue principali e comunali vie sono. due: una da borea
ad ostro conduce ad Alessandria -, l'altrb da levante a ponente
mette al capo«-luogo di provincia.
La distanza di Carpeneto dalla capitale è di miglia cinquanta.
Vi corrono due rivi lo Stanavazzo ed il Mobbio. Il primo pro-
viene dal confinante territorio di CremolinO| passa per quello
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CARPENETO 63i
di CasteUerro , e va a «caricarsi nel Bormida : 41 secondo ha
le fonti sul confine di Trìsobbio , interseca le campagne di
Rocca Grimalda , e mette foce nell'Orba. AH' uno ed all' altro
vi' soprastà un ponticello di cotto , costrutto a spese del co-
mune.
Presso il villaggio sorge un colle , sulla cui cima si pui
giungere per comoda vìa in qualunque stagione.
La chiesa parrocchiale è sotto l'invocazione di san Giorgio.
La festa principale del comune vi è quella della natività di
Nostra Donna.
Evvi un santuario sotto il titolo della Villa , in cui si cele-
bra solennemente in ogni anno la fèsta di Mostra Donna As-
sunta.
Esistevi un'opera pia , «he sovviene agli indigenti^ e soprat-
tutto ai malati poveri.
Nella scuola comunale i fanciuUi ricevono ana elementare
istruzione.
Vi sono un castello ed una casa comunale ^ la quale per
lo passato serviva di quai-tiere ad un piccolo porpo di tnippe.
Vi é sufficientemente spaziosa una pubblica piazza.
Il cimiterio è posto a borea nella prescritta distanza dal vil-
laggio. Di cinquanta tavole è la sua circonferenza.
Il territorio produce cereali e frutta in modica quantità* Me-
«chinissimo è il prodotto del bestiame per difetto di pascoli.
Vi scarseggia il selvaggiume.
Vi sono dei boschi cedui , i quali servono soltanto all'uso de^
terrazzani.,
Si fa un' annua fiera nei giorni 8 , 9 , io di settembre.
Accorrono ad essa molti dei circostanti comuni .per le contrat-
tazioni del grosso bestiame*
Si faceva un mercato in ogni lunedi, il quale dicadde a
motivo della vicinanza di Ovada , borgo considerabile pel
commercio.
I pesi vi sono la libbra , il rubbo , ed il cantara. La misura
pei cereali è ranliea ^biiiia Genovese. Vi é in corso la pionel^
dei regii stati.
Cenni storici. Carpeneto d'Acqui è il Carpanmn menzionftto
nel diploma del 9^5 , fatto è^ì re Ugo e Lottano a favore del
{[rande Aleramo. Il terreno donatogli , oltre quello dalla Villa del
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63!i CARPIGNAMO
Foro j estendeyati dal Tanaro alla Bomnda , e da Barale, on
Bardiasso sino a Carpineto Acquese y e quind dalla Bormià
airOrba.
È poi nominato nella carta della fondaxione dell'Abbadia di
san Quintino fatta nel 991 da Anselmo figliuolo dello stesse
Aleramo. Passò agli Aleramici di Monferrato , a cui lo tolsero
gli Angioini, in un cogli Alessandrini loro alleati: nel 12241^
marchese Guglielmo teneva ì'due castelli di Carpineto per uoi
metà, che diede in pegno all'imperatore Federico II, con altie
molte terre del Monferrato per la somma di 900 marcbe dV
gento , statagli data in prestito da quelFimperatore in Catania.
Gli alessandrini restituirono la loro parte al marchese Guglielmo
nella pace fatta con lui l'anno 1278.
Fu quindi infeudato a' Tortonesi nobili d'Alba, che dagli
imperatori ottennero privilegi, e furono fatti conti Palatini. Il
duca Amedeo Vili lo acquistò dal marchese di Monferrato alla
pace di Torino Tanno i436 , con molte altre terre, in com-
penso dell'avergli salvati gli stati dall'inTasione di Filippo Ri-
sconti duca di Milano.
Nel i6o3 i Roberti stabiliti con diploma di cittadinanza in
Acqui sin dal 1569 , cedettero la loro giurisdixione so drp^'
neto al duca di Mantova , e u'ebbero in cambio, oltre ioe«
da esso posseduti nel territorio, anche quelli del ostello.
Carpeneto fu poi feudo dei Grilli di Capriata*
Popolazione i5oo.
CARPIGNANO {Carpinianum), capo di mandamento «Ha
prov. dioc. e div. di Novara. Dipende dal «enato di P»*"*»^'
tend. gen. prefett. ipot. di Novara , insin. e posta di RomagoaBO.
Trovasi sulla sinistra sponda del Sesia a maestrale ai ^^'
vara , da cui é distante otto miglia di Piemonte.
Come capo di mandamento ha soggetti i seguenti em^-
Briona , Castellaezo , Fara , Landiona , MandcUo , Silav««8® *
Sizzano. ^ ^
Una sua comunale stra^ , nella direzione di levante e
duce al Farà , discosto un miglio ed un quarto.
Il Sesia che vi si tragitta sopra una barca , scorre per 9" '
sto territorio.* Vi si trovano in esso numerose trote ^ te© 1
anguille , e pìccoli pesci. Sooovi parecchi canali p«^ **'"'"
^EÌone dei prati,
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CARPIONANO 633
La chiesa parrocchiale è sotto il titolo di Nostra Donna As-
sunta: la ufficiano un prevosto, due coadjutori, ed un cap-
pellano. Le principali solennità , alle quali accorrono più di
duemila forestieri , sono quelle di sant'Olivo martire , di santa
Croce , e dell'Epifania. Davanti alla parrocchiale sta una piazza
alquanto spaziosa.
11 cimitero è situato a levante del paese nella prescritta lon-
tananza da esso.
Vi sono due opere pie a vantaggio dei poveri : una di jus
patronato , detta dell'eredità' Bonenti ; l'altra chiamata di Santo
Spirito diretta dall'amministrazione comunale.
Un castello di antichissima costruzione tuttavia circondato di
fossi j «erve adesso di private abitazioni.
Esiste in questo capo-luogo di ^nandamento una fabbrica del
cotone: sono in essa più 'di venti telai ^ intorno ai quali lavo*
rano da venti persone.
Il territorio mantiene un numero discreto di bestie bovine,
le quali vanno soventi volte soggette a malattìe d' infiamma*
zÌ0n«.
Vi abbonda il selvaggiume.
Nei primi tre giorni dell'ultima settimana di maggio si fa
in ogni anno un gran fiera , il cui traffico è di ogni sorta di
bestie , e di mercanzie : accorrono ad essa non solo i terrazzani
delle circostanti ville , ma eziandio i negozianti delle provincic
di Vercelli e di Biella.
Si fa pure in ogni settimana un floridissimo mercato per la
vendita cosi del bestiame come dei cereali, della canape, e di
ogni derrata.
I prodotti del territorio in cereali sonp assai copiosi. Pesi di
Novara ; la libbra novarese di oncie 28, risponde in peso me«-
trico a. libbre o, onde 7, grossi 6, den. 2, g, 5. o. 11 rubbo
di lib* 35, di oncie 1 2 cad., risponde a lib. 8 , onc. 1 , grossi
6. d. 7. g. 5. Il fascio di lib. 100, d'oncie a8 caduna, lisponde
a lib. 76. 2. 5. I. 7. Tutte le misure poi si dei liquidi, che dei
solidi , e quelle delle stoffe sono eguali a quelle di Novara.
Cenni storicL Nelle antiche carte Carpignano è detto Cal^
punianiun , nome forse corrotto da Calpwmianum , villa di
qualche roniano Calpuroio , o forse meglio è lo stesso , che
CarpinUum.
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634 CARPINETI b CARPUGNINO
Nel 901 uà Adalgiso d« Carpignano , avvocato del Tesoova
di Novara Ga ribaldo , disputava dlnanai a Berengario re d'Ite-^
lia pei diritti di questa chiesa sull' abbazia di Lucedio contro
Aginulfo Avogadro che sosteneva quelli della chiesa vercellese.
Berengario diede in quell'anno la sua sentenaa in lavore dei
vescovi di Vercelli.
Carpìgnano é poi rammentato nel diploma dell' imperatore
Arrigo II del ioi4i in cui a favore del vercellese TeaooTO
Leone sono confiscati tutti i poderi spettanti ad Ugone e Gui-
done signori di questo luogo , come vassalli rimasti fedeli al*
l'infelice re d'Italia Ardoino.
Era questo borgo tenuto da' marchesi di Monferrato , e preso
da' Visconti, per tix>varsi fortificatO| fu esente nel 1 36 1 «dall'in-
cendio, a cui soggiacquero le altre vicine terre. Al dire del
'Bescape esistevano un tempo in questo luogo , più che in altii
della diocesi di Novara , numerose fondazioni d'ogni maniera
di benefizi ecclesiastici. Bravi pure inr questo forte castello un
monastero di canonici regolari colla chiesa intitolata a sant'Afa
pollinare , presso la chiesa di san Pietro.
Nel i653 i francesi, gettato avendo sul Po un ponte di
barche nelle vicinanze di Crescentino , si condussero ad asse-
diare questo castello , in cui trovavasi un presidio di due com-
pagnie italiane, e presolo, ne atterrarono le mura. Anticamente
fu feudo dei signori delle Rive.
Lo tennero poi gli Erba di Milano , principi di Monteleonc
nel regno di Napoli.
Popolazione a5oo.
CARPINETI ( Carpineta ). Di questo nome vi furono , e vi
cono più altri luoghi , di presente semplici casali \ fra cui sì
nota Carpenè , o Carpineto nel Saluzzese , già feudo tenuto dai
Castelli, dai Belli, dai Cartetti , e dai Rachis.
* CARPUGNINO e CARPIGNINO (CarpumttiMeCarpinùuun)^
com. nel mand. di Lesa , prov. di Pallanza , dioc. e div. di
Novara. Dipende dal senato di Piem., vice-intend. prefetti ipoft.
di Pallanza, insin. d'Arona , posta di Belgirate.
Questo comune guarda mezzodì. E discosto un miglio ed un
s^ tanto da Comnago , quanto da Stresa.
Le principali sue strade sono due: una per Comnago con<-
duce a Lesa^ l'altra per Stiesa accenna al capo*luogo di provincia.
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CARPUGNINO C35
Vi passa il fiume Crisaiia , d^ ha le bHkCi sulle alpi del
Mergozzolo ; congiungesi coU'Erno , e mette foce nel Verbano.
Vi si tragitta sur un ponte di legno. Le sue acque sono di
^ande vantaggio a molte parti del mandamento di Lesa , ser-
vendo cosi per l'irrigazione delle circostanti campagne , come
per dar moto a*perecchi edifizi meccanici.
Un grosso rivo, sul quale sta pure un ponte di legno, in-
terseca questo territorio, e giova non poco alla sua fertilitiu
La chiesa parrocchiale é antichissima , d'ordine dorico, de-
dicata a san Donato vescovo di Arezzo. Fu fabbricata, secondo
l'opinion generale , da san Giulio, Si ammirano in essa quat-
tro bellissimi dipinti , creduti di Paolo Veronese : il primo rap-
presenta la Circoncisione ; il secondo la Beata Vergine , l' in-
fante Gesù , e sant'Anna; il terzo Mostra Donna concetta senza
peccato; l'ultimo l'Addolorata. Oltre la festa del santo titolare
annualmente si fanno due solennità, col concorso di numerosi
devoti: cioè quelle del Rosario , e della Circoncisione. Un ca-
nonico di Baveno veniva quivi ad uffiziare: coU'andar del tem-
po , pel maggior comodo dei terrazzani , vi aveva egli fissata
la sua dimora , ritenendo sempre il titolo e i suoi diiitti come
canonico ; titolo e diritti che furono perduti per negligenza di
uno dei parrochi precedenti.
I prodotti del territorio sono segale, meliga , miglio , panico,
legumi , patate y noci, uve ed altre firutta. Vi si mantiene un di-
screto numero di bestie bovine , e di pecore.
Pesi e misure di Milano.
Cenai storici. In questo paese si sono rinvenute vetuste me-
daglie con le immagini d'imperatori romani; e si discuoprono
ben sovente avanzi di antichità. Si veggono le vestigia di una
vecchia torre , che vuoisi abbia appartenuto ad una fortezza
tenuta dai Visconti.
Carpignino fu soggetto all'antica badia di san Donato di Scoz-
sola , ora Sesto-Calende , in un con Graglia , Belgirate , Lesa
e Baveno. Nato un litigio tra Gerardo abate e l'arcivescovo di
Milano per alcune possessioni, il papa Innocenzo III circa il
I aoo scrisse su di ciò all'arcivescovo Tadooe , allegando i molti
titoli dei poderi in quistione statigli presentati dall'abbate. Ciò
non pertanto Passaguerra procuratore della mensa , avendo re-
cati gravi damii a quelle terre , o possessioni , ne incorse la
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636 CARREGA
scomttDica del sommo poatefice , finché non ti ebbe ripsua* i
Popolazione aai.
* CARREGA {Carrega), com. nel mand. di Rocbetta U
gare, proy.«di Non, dioc. dì Tortona, div. di GenoTa. Dipenda:
dal senato di Genova , vice-intend. prefiett ipoU e posta d
Novi, insin. di Rochetta Ligure. •
Giace a levante di Novi , e a tramontana di Genova^
È diriso in cinque parrocchie: i.^ san Giuliano m&rtire.
che ivi dicesi di Carrega: a.^ sant'Andrea di Agneto: 3.^ saa
Giacomo di Campani : 4-^ Natività di M. Y. dì Cartesegna :
5.^ san Michele di Dalio : 6.^ Nostra Donna assunta di Coso-
la: 7.^ Nostra Signora del Carmine di Vegnì. Nelle predette
chiese si celebra solennemente la festa del santo titolare , ed- I
l'intervento dì molti forestieri.
Ciascuna ha il proprio cimitero assai distante dall'abitato.
Per comodo degli abitanti, massime nei di festini, vi esistpoo
eziandio tre piccoli oratorii.
Una strada comunale attraversa il paese. Dà essa l'adito alle
Provincie dì Genova e di Bobbio , valicando la vetta deU'a^en-
nìno ligure a Cabanne.
Carrega nella stagione invernale è soggetto ad una penodìca
migrazione de' suoi abitatori , i quali a motivo delle scarse ri-
cotte che vi si fanno , conduconsì nella Lumellina, nella Lom-
bardia e nel Pavese ad occuparsi in campestri lavori. Ritor-
nano in patria nei mesi di aprile e di maggio.
Il territorio assai montuoso comprende le altissime punte de-
gli apenntni liguri , che chiamansi il Montebore , il Carmo ,
e TAntoIa. Da questi hanno origine grossi torrenti , cioè il Bor-
bera, lo Seri via, e la Trebbia.
Sul vertice di quei monti si distendono belle praterie , e i b^
vi allignano molto bene.
Il Borbera in quelle parti suddividesi in tre rami , doe :
Agnelina che incomincia sul monte Antola-, Carreghina che na-
sce sul Carmo -, Cosarella che sorge dal Montebore.
U principale prodotto di questo comune è quello del vano
bestiame , di cui i terrazzani fanno molte vendite nelle vicine
Provincie , e singolarmente in Genova. Le bestie bovine vi sono
qualche volta soggette all'epizoozia.
Il terreno produce in poca quantità grano , marzuolì e casti^ne.
Non vi scarseggia il selvaggiume.
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CARRETTO 637
Si tengono sei annue fiere: la prima addi i5 di maggio:
l'altra nel secondo lunedi di giugno : la terza ai 4 <^ì luglio s
la quarta al 7 di agosto : la quinta il primo di settembre :
l'ultima nel giorno 8 di ottobre. Si fa in esse un considerabile
commercio del grosso bestiame : vi accorrono molti negozianti
cosi da Genova , come da altre città, e da paesi distanti.
La popolazione vi è robusta , d'indole pacifica; ma ^on di-
stinguesi per svegliatezza d'ingegno.
Il peso in uso è il genovese, cioè il cantaro, il rubbo e la
libbra. La misura pei solidi non é uniforme: quella del capo-
luogo è lo stajo, di cui 4 formano la emina, di rubbi la ge-
novesi circa : si divide in due quarte , e questa in 8 copelU.
Per i liquidi vi è la brenta di rubbi io genovesi , e si sud-
divide in 4o pinte o 80 boccali.
Carrega fece parte dei feudi imperiali. Fu una delle più co-
spicue terre della casa Doria Pamfili , cbe la tenne con ti-
tolo di marchesato.
Il marchese vi nominava un commissario, che esercitava una
estesa giurisdizione amministrativa e giudiziaria.
L'esercito Franco-Polacco nella sua ritirata dopo la battaglia
di Piacenza, accampò durante alcune settimane sulla costa che
unisce le sommità del Carmo e dell' Antola.
Popolazione 3ooo.
CARRETTO ( Carretum , Carecium ) , com. nel mand. di
Cairo, prov. di Savona , dioc. d'Acqui, div. di Genova. Dipende
dal senato di Genova , intend. prefett. ipot. di Savona , insin.
e posta di Cairo.
Giace sopra erti balzi , vicinissimo , ma inferiore alla vetta
dell'apennino , che gli fa riparo dall'impeto de' venti boreali.
Lo compongono le seguenti villate: Code villa, Casa di Rog-
gioli , Cazzoli , Casa de' Pennini , Barberi e Moncerchio : sono
esse quasi tutte verso la sommità dell'apennino a destra ed a
manca della parrocchiale : le case sono fabbricate con pietre
di quelle vicinanze , e per lo più con un cemento di terra per
difetto di calce. I tetti ne sono coperti con lastre tagliate gros-
samente, e disposte senza artifizio.
Una strada comunale vi passa dalla parte di levante : con-
duce al capo di mandamento due miglia lontano. Da Carretto
a Savona si contano tredici miglia.
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638 GARRETTO
I balzi che sorgono io questa terrìtorìo tono Moncev*ciiio
Delia-Costa , Bettesio , Seiciù e Cbiaggìa de) Monte.
Sul MoDcerchio ha orìgine il rivo detto della Tina , <^e ba-
gna il terrhorìo di Cahro, ed entra nel Bormida. Sul Betterìa
ha le fonti un altro rivo che interseca il territorio di Brovida.
ed ha por foce nel predetto fiume.
II terreno é un tufo , che di sciolto dalle acque e daHe neri
si rende atto alla vegetazione per meszo di buon conctme; ma
il camminarvi sopra nei giorni umidi è cosa malagevole^ per-
ché dov'è sodo y si sdrucciola ; dev' è smosso y ìì piede si af-
fonda. Tristo è poi Taspetto dì quel terreno, specialinente dove
l'acqua abbia formato burroni/
In paese di tal natura , ed in posizione cosi elevata non e
facile tenere aperte strade carreggiabili: non sono esse pertanto
praticate che a piedi , e con giumenti.
I prodotti del comnne in cereali , marzuoli , castagne « pa*
tate f e quelli del bestiame , a cagione della sterilità delle cam-
pagne y non bastano al sostentamento degK abitanti. Vero è
però j che di non poco rilievo è il prodotto del vrno , pnpato
a giusta ragione come il migliore del mandamento di Cairo.
L' uva è nera y di quella varietà che si trova nei paesi del
. Monferrato , che sono più in grido per la squisitezza dei loro
Tini. Le viti sono disposte a lunghi filari paralelK , e tenute
cosi basse , che i grappoli sentono il calore ,che si riflette dal
suolo. Negli intervalli tra i filari , i villici coltivano qualche
piccola quantità di meliga. Vi sono molti alberi di frutta ; si
tengono alcuni alveari p potendovi le api trovare alimento gradito
nel timo odoroso che copre quei greppi. Yi allignano molte
roveri, pochi pini e gelsi.
II commraercio si restringe alla vendita del vino e di po-
chissimi altri prodotti del luogo , ed alla compra delle cose
necessarie alla vita.
Gli abitanti sono per lo più assai robusti, pacifici , e ad-
detti all'agricoltura.
I pesi y le misfire , le monete e il dialetto si conformano al
capo di mandamento.
La chiesa parrocchiale è sotto il titolo di san Martino dì
Tours ; ha un piccolo coro e tre altari : il maggiore è coperto
di marmi bianchi e neri, variati con qualche disegno. Re-
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CARRETTO fóg
latiTe all'illustre casa del Garretto , ti ti . troiano le pa*
rote seguenti y intagliate in piccolo spazio nMrmoreo sopra la
porta :
D • O . M . CABBBTTA
DOMTS • A • BALBSTRBIO
nr . HVBfBBTlf • BOItOBTH • OFEBVBf
HVHC • STUM . D • MIRTINI • CVLTYlf
BBrOHlT
MDGCXXlll
Il dmitero trovasi a conTenevoIe distanza dall'abitato.
Yi éltttttora in pie un'antìia torre , la quale \eryl d'asilo agli
abitatoli contro il furore dei \saracenì.
Sopra un erto poggio che guarda il luogo di Cairo, vi sorge
un castello che già fu residenza dei marchesi del Carretto. Ri-
mangono due lati del suo cerchio di muraglie , dov'essi con-
giungendosi y formano un angolo, s'innalza una torre alta circa
i6o palmi gmiovesi , pendente dalla parte di greco per mo-
tivo dì una fenditura perpendicolare che si formò. In uno dei
lati si veggono tuttavia travi ed assi , che sono avanzi dei pal-
' chi che dividevano in varii piani l'altezza della torre. Le fe-
rltoje angustissime si riducono ad una per lato : la porta , assai
bene costrutta , è alta da terra circa 40 palmi. La torre è iso-
lata interamente dal castello , ma trovasi dentro il medesimo.
Cosi il castello come la torre furono costrutti con quella sorta
di pietra , e collo stesso cemento , onde sono fabbricate tutte
le case del luogo.
Cenni storici. Carectum , lo stesso che Caricetum , indica
luogo pieno di carici , sorta d'erba acuta e durissima. Da que-
sto accidente locale ebbero origine i varii nomi di Carisio,
Caresana, Calice ecc. Da questa terra e dal suo castello ebbe
il nome un antichissimo e nobilissimo casato tuttora numeroso,
i uscito dal grande Aleramo , che Bori nel principio del goo.
Di fatto da Aleramo per Anselmo I e II , venne Tete , od
Ottone padre di Bonifacio marchese di Savona , del Tasto , di
Ceva e di Qavesana, il quale da Adelaide 6gliuola di Pietro di
I Sayoja, marchese ereditario di Susa , ebbe Arrigo il Guercio
marchese di Savona e del Ta{to.
Ottone figliuolo di quest'Arrigo congiunse col titolo di marchese
di Savona quello di Carretto 9 come scorgesi da più atti del iioa
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640 CARRO
e del laogv il f[Oal uso seguirobo i suoi discend^iti , fino a
che perdettero Savoaa ad essi tolta da' gcDov^i.. La loro sSo-
rìa riuscirà più chiara , comiaciaudola dalla prima loro origine
nell'articolo di Savona» V, . .
Questo paese trovasi già menzionato negli imperiali diplonù
del primo e del teno Ottone (anni 967, e 998) a favore dei
Vescovi di Savona.
Del suo castello diceva Raffaele della Torre : Castnan Co--
rettum , a quo Marchionum CarreUentium illustrissimum no^
men cuitiquae structurae opus in ipso Langéuiun medimllio non
longe a Cairo siium est.
Vedesi pure accennato insieme con la rocca di Spigno , e con
Lodesto in una carta del 1070, in cui un Ardizzone di legge
Longobarda fa quitanza ad un conte Guidone per lo prezzo ri-
cevuto della vendita fattagli di queste terre , e di altre nella
Lombardia ch'egli comprato avea' da YaUlrada figlinola di un
conte Alberico , e moglie di un Alberto. Passato a' marche»
di Savona Bonifacio ed Enrico, compresero questi la villa fra
le donazioni fatte alla c\iiesa di Ferrania nella fondazione di
essa Tanno 1097. Y. Cairo*
Ti avevano a quel tempo la chiesa dedicata a san Martino,
che é tuttora la parrocchiale, e quella di s* Maria, che allora
dipendeva dall'abbazia di san Dalmazzo di Ped<ma , statale
confermata nel 1^246 dal papa Innocenzo lY.
Popolazione i34*
* CARRO ( Carrum)^ com. nel mand. di Godano, prov. di
Levante , dioc« e div. di Genova. Dipende dal senato di Ge-
nova, vice-intend. di Spezia , prefett. ipot. di Sarzana , insin.
di Levanto , posta di Borghetto.
Questo paese guarda levante. Lo compongono tre parrocchie
che sono : Carro arcipretura che estende le sue giurisdizioni
su Cereta, Ponte, e Pavareto: Castello, prepositura, cui sì uni-
scono Pera ed Agnola : Ziona anch' essa prepositura.
Yi corrono quattro comunali vie: una da levante, chiamata
Trambacco, mette a Godano; l'altra da ponente è detta Inola;
la terza, da mezzodì, chiamasi Cerro ; l'ultima da tramontana
chiamata Foci scorge a Yarese. La terza e la quarta di quelle
vie mettono nella strada provinciale.
Sul fiume Yara , che passa per questo comune , vi sta un
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CARRODANO 641
solido ponte in pietra a due archi , osserTabile per la sua al«
tezzar.
La prima delle tre chiese parrocchiali è intitolata a 9. Lo«-
renzo: in essa vedonsi ud altare di marino fioissimo, ed un
medaglione rappresentante Nostra Donna concetta senza pec*
cato: layori stati eseguiti nel 1774 •* scorgesi pure un bel qua-
dro del uiartirio del santo titolare , recente opera del rino-
mato Giuseppe Dorffoieister. La seconda parrocchiale è sotto il
titolo di san Giorgio di Castello; la terza chiamasi s. Maria di
Ziona.
Vi esistono ancora due santuarii dedicati uno a Nostra
Donna del Rosario, l'altro a s. Antonio da Padova. Nel primo
vede si una pregiata statua che rappresenta Maria Vergine. Alle
solennità che si fanno in questi due santuarii , accorrono quat-
tromila e più persone.
Vi si fanno scarse ricolte di TCgetabili, e mediocre è il pro-
dotto del bestiame.
Gli abitanti sono di robusta complessione e di mente aperta.
Vi sono altrettanti cimiteri, quante sono le parrocchie, eie
loro adiacenze: ne è privo il luogo di Agnola.
Questo paese produsse parecchi uomini distinti: *fra i quali
si notano Paganini Gian Battista che fu console pontificio nel
1780, e lasciò per legato cento mila lire all' albergo di Car-
bonara in Genova, ove gli fu eretta una statua.
Ferrari Faustino dell'ordine de' cappuccini , missionario apo-
stolico , morto in Angola , in concetto di santità , 1' anno
1770.
Popolazione i8i5.
^ CARRODANO ( Carrodanum ) , com. nel niand. di Le-
vanto, prov. di Levante, dioc. e div. di Genova. Dipende dal
senato di Genova , intend. di Spezia , prefett. ipot di Sarzana,
insin. di Levanto , posta di Borgbetto.
Compongono questo comune la parrocchia del capo-luogo
colle sue adiacenze , Ferrere e Piana ; la parrocchia di Carro-
dano superiore , e quella di Mattarana e Canegrega.
Da levante vi passa la regia strada , per cui si va al capo-
luogo di provincia , discosto quattordici miglia.
Il torrente Malacqua interseca questo territorio. Proviene dai
monti Radice , Rosola e Levanto , e mette foce nel Vara. Vi
Dizion. geogr. ecc. Voi. III. 4'
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64^ CARRU'
è Talicato da tre ponti in pietra: uno i quello deDa vefjìa
strada costrutto nel 1824 y &o^to gli auspizi del re Carlo Fe-
lice. Gli altri. due souo da gran tempo edificati.
La parrocchiale di Carrodano capo-luogo è intitolata a santa
Felicita : quella di Carrodano superiore è sotto il patrocinio di
san Bartolommeo: a san Gioyan Battista è dedicata quella di
Mattarana.
Queste tre chiese furono edificate prima del 1400.
Stante l'antica romana via divenuta ora strada reale , vi fii
in ogni tempo passaggio di soldatesche.
I pi-odotti di questo territorio sono in discreta quantità ce-
reali y legumi d'ogni sorta , castagne ed uve. Ti si mantiene ub
buon numero di bestie bovine e di pecore.
Si rinviene in questo territorio :
Eufotide col feldispato bigio e col dialìaggio metalloide a
larghe lamine. Trovasi sul monte Fogona , e suDa strada che
da Carro mette a Carrodano.
Dialìaggio metalloide , di colore traente al giallo , ed a ]a->
mine di stupenda grandezza ^
Marmo rosso-sanguigno , brecciato a piccoli noccioli di tinta
rossa più oscura , e di altri di un bigio pia traente al rossi-
gno y e sparso di piccole macchie e filetti bianchi.
Gli abitanti sono per lo più robusti, ed inclinati alla colti-
vazione della campagna.
Pesi e misure di Genova.
Popolazione 11 83.
CARRU' B CARRUCCO {Carrucum)^ capo di mand. nella
prov. e dioc. di Mondovi, div. di Cuneo. Dipende dal senato
di Piem. , intend. prefett ipot. di Mondov} , insin. e pesta, di
Sta sulìa manca sponda del Tanaro a levante di MondovI ,
da cui è discosto sette miglia.
Come capo di mandamento ha soggetti i seguenti comuni:
Clavesana , Magliano e Pioszo.
Di qua si dipartono sette vie comunali ; la prima tende al
capo luogo di provincia , ed a Bastia \ la seconda a Clavesana-,
la terza a Sa vigliano; la quarta a s. Giorgio; la quinta a Bene-,
la sesta alla Trinità; la settima a Magliano. Le quattro pnnoie
•ono della lunghezza d' un miglio circa j le altre di due.
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CARRU' ^y
Quivi tragittasi col mezEo di una barca 41 fiume-torrente
Pesio , che discende dai vicini colli occidentali , e inette capo
nel Tanaro fra questo territorio e quello di Bastia. 11 Pesio è
povero di pesci.
La parrocchiale è sotto il titolo di N. D. Assunta in Cielo.
Alla distanza di un miglio da Carrù trovasi un piccolo san-*
tuario detto della Madonna di Ronchio; già due volte vi si
fece la centenaria incoronazione della Vergine Beatissima dal
vescovo di quella diocesi.
£vvi un convento di padri cappuccini.
Sonovi due oonfraternite , una dei disciplinanti bianchi ^ l'ai*
tra dei disciplinanti neri. Ija prima sotto il tìtolo di a. Seba«*
stiano celebra con grandissimo concorso di forestieri il sette*
nario della B. Y. Addolorata: la. seconda è appellata della Mi-
sericordia.
Il cimiterìo è situato a borea in distansa £ tento trabucchi
dall' abiUto.
Sta tutlora in pie V antico castello di questo paese. .
- Nella scuola comunale s'insegna fino alla quarta classe in^
elusivamente. . ^ .
Sonovi dua opere <di pubblica beneficenza, doè un monte
di pietà y ed un 4>$pedale che può ricoverare sedici am-
malati.
Si tengono sopra una spaziosa piazza quattro annue fiere ,
ed un mercato nel giovedì di ogni settimana pel commercio
^ del bestiame 9 dei cereali, dei drappi, e di altre sorta di merci:
due delle dette fiere si fanno in primavera ; la terza nella
state \ V ultima sul finir d^ll' autunno : sono esse molto fre**
quentate dai negozianti del Piemonte , e dagli abitatori dei vi-^
Cini paesi. .;,.-,.
Intorno ad un. filatojo della aeta sono continuamente occu-
pati settanta operai. ^
Evvi una stazione di cinque carabinieri reali a jHedL
Gli abitanti sono per lo più robusti, di buona indole , ed
applicati a> lavori campestri.
Pesi , misure e monete del Piemonte.
Cenni storici. In questa antica villa de' popoli Bagenni fu
trovata presso la chiesa di s* Pietro la seguente iscrizione ro-
mana, non intiera:
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C44 CARRU'
» ms . MAVttTs . s • aerum
M . FTLTITS
T . otum . i . oWit . L • ibèns • m . erito
Forse questo Marco Fulvio che suU' ara degli Iddìi Mani sóxk
il suo voto è quello stesso che un altro voto sciolse a Q'm
sugli estremi confini de' Bagenni a Bersesio per aver ràiii
Liguri Transalpini y come si raccoglie da una iscrisione Todn
pure colà trovata , da' fasti consolari all' anno 63o di Rom,
e dairepitomatore di Livio lib. 6o«
Carrù fece poi parte del contado Bredalense, ora proviodt
di Mondo vi, sotto Carlo Magno, e sotto i successivi imperaton;
ma segui la sorte dell'antica capitale de' Bagenni; e fofwò
con Bene nel 901 dall'imperatore LudoTico III assoggettato»
Tcscoyi d' Asti: Jocchè fu confermato da' suoi successori
. Nei diplomi di tal donazione imperiale , e di tale coolenDa,
come pure nelle successive bolle dei sommi pontefici Eages»
III, Anastano, ed Adriano IV, la prima del ii53, lasecoo^
dello stesso anno , la tersa del 11 56 si accenna 1' antica p-
rocchia di questo luogo, detta de s, Petra in Grado che en
pieve, ossia chiesa principale dei contomi, e questo W^"
ai qualifica ciir<e, cioè sede della euria del distretto -, vi so»
anche indicati il castello , le rurali cappelle , i bosdii , t k
altre sue pertineoie.
In vece della detta chiesa, che trovandosi ora fuori M»^
tato , indica che l' odierno Carrù sia bensì dappresso, ^
non nel sito precise dell' antico , si fabbricò un' BÌìn à^
nel centro del riedificato villaggio prima del 1213) e f s ^
dedicata a Maria Santissiona, come appare da unA ^^^
queir anno.
Da bolle dei papi Innocenio III ed Innoceliao Vf <i ^
che r ora accennata pieve di s. Pietro fu separata dalla à^
d' Asti , ed unita a quella di Ferrania. Soppressa questa f^
positura, fu la detta pieve ridotta a beneficio semplice ^
titolo di priorato congiunto con quello di santa Maria M>'
dalena, ed aggregata dal cardinale Lauro vescovo di Mod<>^
al suo seminario eretto nel iS'jS.
Nel secolo duodecimo i marchesi di Ceva ne cootrastaroQ*
ai vescovi il possesso. Nel i38o lo ebbero i principi d'^^l**
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GARTIGNANO «45
i quali lo infeudarono a' Bersani di Mondbvly da cui nel^io
fu rimesso^ad uno dei dietti prìncipi , che lo diede al ^uo luo-
gotenente generale d' armi Ludovico Costa signore di i. Al-
bano, della Trinità, e di Bene.
Per questo territorio passò la soldatesca Francese che sotto
il comando di Buonaparte entrò in Piemonte, e si condusse a
Cherasco, o?e si segnò nel 1796 il trattato di pace col re di
Sardegna.
Popolazione 4000.
* CARTIGNANO ( Cartinianum ) , com. nel mand. di $. Da-
miano , proy. e div. di Cuneo , dioc. di Saluzzo. Dipende dal
senato di Pieni. , ìntead. gen. prefett. ipot. di Cuneo, insin,
di s. Damiano, posta di Dronero.
È diviso in due borghi dal Macra , che vi si tragitta col
mezzo di un ponte in pietra. Questo fiume-torrente ha la prin-
cipale sua fonte nella terra di Acceglio, frazione della Chiap-
perà.
Tra Acceglio e Cartignano riceve il tributo di molti rivi; ba-
gna Prazzo, Stroppo, Alma , Lottulo, san Damiano, e va a
metter capo nel Po in vicinanza di Cavallerleone. Contiene in
copia trote saporose, temoli e botte. Le sue acque ben lungi
dal fecondare il terreno, lo immagriscono assai; dal che forse
derivò il suo nome. Delle sorgenti che concorrono alla for-
mazione del Macra , la maggiore è quella che scaturisce appiè
di un' alta rupe nella frazione Chiapperà. Quest' acqua vuoisi
che sia la stessa , oad' è formato il lago di Visaisa , che giace
sulla cima della detta rupe , e il cui visibile fondo corrisponde
perpendicolarmente al punto , ove inferiormente si vede quella
scaturiggine. Compongono il comune di Cartignano le seguenti
frazioni: Mellino , Copetto, Ponte e Mittanta, Galliana Cogno,
Chiaudieres dipendente dalla parrocchia di s. Damiano, Ponte
del Bedale nel territorio di Dronero, dipendente dalla parroc-
chia di Cartignano. La villata ove sta, chiamasi il Paschero.
La pubblica strada è comunale: da Dronero, traversando la
▼alle di Macra , e passando dentro Cartignano , mette in Acce*
^lio. Cessa di essere carreggiabile a s. Damiano.
Ad ostro del connine sorgono due monti , il Fey il quale
non offre che nude roccie , ed il Pugliano su cui si vedono
qua e là piccoli faggi, ed avellani selvatici.
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646 CARTIGNANO
A tramontana tedferì il monte Ramk Anch' esso non cfin
segni dì TegeUxione fuorché in alcune sue parti, ovealGgnaa
i castagni.
La chiesa parrocchiale a due navate, è sotto rinrocaiioK
di s. Lorenzo. La nomina del paroco é di )ufr-patroDato. i
Il cimiterio sta presso a questa chiesa nella parte di tn- 1
montana.
Vi esistono sei rurali cappelle , cioè: s. Lucia e la Hadoosi,
della Natività al ponte del Sedale ; s. Rocco alla villata il \
Ponte; s. Anna alla yillata Galliana; s. Firmino a Chìaudiera,
s. Cristina isolata fra i campi presso un ayanzo di antico mi-
nistero di Clarisse; s. Mauro U castello.
Nella scuola comunale i fanciulli imparano i principu£ let-
tura , di scrittujm, di aritmetica ed il catechismo.
Vi sorto una confraternita del Gonfalone , ed una coo^
gasione di carità.
£yvi una filatura dei bozzoli di trentacinque fomelletti àu
somministra lavoro a ottanta e più donne durante due ocs
dell' anno , cioè dalla metà di luglio alla metà di settembre.
Sonoyi pure occupate non poche persone intomo a due w-
riere, ad un edifizio di sega, ad un edifizto per la tormiio^
dell' olio di noce , ad un molino a due ruote , ai qua^ ^
danno moto le acque del Macra.
A destra di questo fiume, sopra un'altura, yedesi Y^xits»
castello di Cartigoano. Dominava esso l' entri^ del poote, ^
V opposta riva del fiume , ove giace I' altra metà del villag^
e signoreggiava eziandio la strada che guida luogo la valle di V^<^'
Quasi a metà cammino tra Cartignano e s. Damiaoo » ^^s*
gono i ruderi di muri validissimi sopra un mootìceJiOf i^^
alla borgata di questo comune, che chiamasi Galliana* ^^
sorgeva anticamente un castello detto Zoardi o Doaràuh^
un feudo di cui solevasi dare l' investitura ai signori di ^
comune.
Le produzioni territoriali pia abbondanti sodo la segala)
le castagne. Vi scarseggia 41 selvaggiume.
Gli abitanti sono di complessione robusta , di mediocn «J
colta inteHettuali , e naturalmente inclinati al lavoro, fanoo
loro principale commercio, che è quello delle bestie bovJ»«>
sui mercati di Drenerò.
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CARTIGNANO
Usano gli anticki pesi , e le antiche misure dell' Alto
monte. Vi è in corso la moneta dei Regi StatL
Cenni storicL Da due monumenti Romani che furonc
Tenuti in vicinanza di Cartignano si scorge che il nome d
sto luogo antico fu Cereale forum , mercato de' cereali
valle :
lOVl . OPTIMO • MAXYMO
h é SaXTIVS . £ . P . DOMO «...
h . ÀVPUaTS . M • F . DOMO . P£DOaA
AEDILIS . FOBO . CSEEALIS • BT • • . .
▲ • L • VÀLBBINVS . L . F . DOMO
POLLERCIA • VlVia • AVO • BAGIBR
D . S . P • P
Il seguente fu discoperto da monsignor Della Chiesa e
salterò della vicina Pallieres.
V • Ì¥ens • F • ecit
U • EXOMHIVS . SBVBBVS
M • F . POLLU • FOBO . CIB
ilVlB . BIS • SIBl . BT • DISI AH AB
MAX . FIL . BT . BLAIAE VXOBl
A questo cereale vuoisi anche riferire 1'
ABD . PLEB,. CEBUL
della grand' ara sepolcrale di Alba posta a se ed alla co i
da Cajo Cornelio germano patrono di molti municipii.
Nel 1091 erasi già alterato il nome di questo luogo ii .
Cereanum , come trovasi in una carta di queir anno , de
tica Abbazia di Caramagna \ ed in un' altra posteriore in
gine, accanto alle parole in Cercano j vedesi notato con :
tere antico: nunc Cartignano.
Sotto r abbazia di Caramagna lo ebbero col castello in
i Berardi, che dal vicino feudo di s. Damiano presero < ]
il cognome.
Di questi un Costanzo venuto al servizio del papa Euge
circa il 147O} dopo avere ricevuto il governo di Perug i
di altre cospicue città, fu fatto senatore di Roma.
Estinta questa progenie, Cartignano col suo castello p< i
Claudio Cambiano de' conti di Ruffia, il quale fu ambasci i
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648 CARTOSIO
per Carlo Emanuele I in Inghilterra, dal quale ottenne il ti-
tolo comitale di questo villaggio, e fu luogotenente del prin-
cipe Tommaso stipite della linea ora felicemente regnante.
Popolazione 780.
* CARTOSIO ( Cariosium ) , com. nel mand. di Pontone ,
prov. e dioc. d'Acqui, div. di Alessandria. Dipende dal senato
di Pieni. , intend. prefett. insin. ìpot. e posta d'Acqui.
Trovasi sulla sinistra sponda dell'Erro ad ostro del suo ca-
po-luogo di« provincia, da cui è «listante cinque miglia.
La strada principale nella direzione da mezzodì a tramon-
tana , potrebbe facilmente divenir carreggiabile per la valle
dell'Erro in ogni tempo , tenendo la destra di quel torrente ,
e mediante un ponte sul Bormida al sito della roccia detta dei
Frascarosi, confine tra Acqui e Melazzo.
Le vie del territorio sono quasi .tutte in montagna , e diffi-
cilmente eziandio con molti dispendi potrebbero ridursi a ve-
nir praticate coi carri.
Il torrente Erro nasce sulle alture di Montenotte , e corre
precipitoso a metter foce nel Bormida inferiormente al luogo
di Terzo.
La parrocchiale ha tre navate con coro: è sotto l'invocazione
di sant'Andrea apostolo. Fu rifabbricata nel 1619.
Evvi un'altra chiesa quivi detta del suffragio. Sonovi nel ter-
ritorio otto rurali cappelle , cioè : san Pietro Apostolo -, san
Rocco ; san Martino vescovo *, l'Addolorata ; Nostra Donna del
Pillareto -, san Bernardo abbate ; san Antonio abbate *, TAscen-
sione del Redentore.
A vantaggio dei poveri del comune è stabilita una con-
gregazione di carità , che loro annualmente distribuisce una
certa quantità di' castagne, di cereali , e dà pure qualche soc-
corso in danaro ai malati indigenti. Coi proventi di due altre
opere pie si provede al predicatore quaresimale , e si dotano
povere figlie del paese. L'ultima riconosce per fondatore un
degno ecclesiastico delPincIita famiglia Asinari di san Marzauo.
Un sacerdote , cui la comunità dà il carico di celebrare per
maggior comodo degli abitanti in ogni di festivo i divini mi-
steri , insegna ai fanciulli gli elementi della lingua italiana e
latina , ed anche quelli deiraritmetica.
Da due piccole torri , dai riuiasti tratti di grosse muraglie^
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CARTOSIO 649
e da una grande torre quadrata dell'altezza di cinque trabuc-
chi , si conosce che in questo paese vi sorgeva nei tempi an-
dati una fortezza di qualche momento.
Adornano l'ampia piazza detta delle aje due antiche fabbri-
che j una spettante alla famiglia Asinari di san Marzano, l'al-
tea all'avvocato Sutto; e l'antichissima torre che facea parte
dell'anzidetta fortezza , in cui stava im oratorio , di cui riman-
gono alcuni avanzi , sui quali si veggono affreschi che rappre-
sentano i dodici apostoli, con iscrizione del 1480.
1 prodotti territoriali sono grano, marzuoli ; castagne, vino,
legna e carbone. Le cinque prime produzioni bastano appena
per l'uso degli abitanti, i quali vendono con loro considerabil
guadagno molta legna e molto carbone nelle città e provincie
di Acqui , Alessandria ed Asti.
Vi si fa una fiera nel primo lunedi di luglio, assai frequen-
tata pel commercio del vario bestiame.
Avvi in questo territorio :
Calce carbonata bigia , piuttosto granosa. Delle cave di Al-
berto Gain^ ,' posta nella regione detta Calcinare. Dà una calce
molto grassa , e contiene dello zolfo.
Calce carbonata bianca , e nel resto come la precedente ,
ma conchiglifera. Delle cave suddette.
Gli abitatori sono per lo più robusti , e di lode voi indole.
Pesi e misure del Monferrato , monete del Piemonte.
Cenni storici. Questo luogo, come si è detto all'artìcolo Ca»
rosio , è l'unico dell'agro Stdtiellate , ora provincia d'Acqui ,
che per le radicali sue lettere rappresenti il Caristum di Li-
vio, o?e i Romani diedero quella battaglia cosi micidiale ad un
esercito di Liguri , che i vinti o perdettero combattendo la vi-
ta , o la libertà e la patria*
La positura di questo paese sopra una roccia , che alta e
scoscesa sovrasta all'Erro , potè riuscire vantaggiosa ai Liguri ,
che ritiraodosi dalla StafTora, quando loro veniva incontro l'eser-
cito Romano capitanato dal consolo Marco Popilio, vi concen-
trarono le loro forze , come Livio narra ch'ei fecero in Caristo.
A confermare quest'opinione si aggiunge, che in queste vici-
nanze evvi un luogo , il quale chiamasi tuttora Carystia , ove
furono rinvenuti, e si rinvengono di tempo in tempo avanzi
di antichità.
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65o CASALBAGLIANO
Sotto i franchi imperatori i conti d'Acqui vi avevano beni prò»
pri , come scorgesi dalla donazione dei poderi , che il beato
Guido della prosapia di quei conti , e vescovo acquese fece al
monutero di san Pietro nel sobborgo della città Tanno io4i.
Nel io54 Timperadore Airrigo ILI donava Cartosìo con altre
terre alia chiesa d' Acqui , ed i vescovi lo infeudarono ai mar-
chesi di Ponzone , uno dei casati discesi dal grande Aleramo.
Si ha ancora Tinvestitura del 1087 , che Oddone vescovo dava
della terra e del castello al marchese Opizzone Mori di Ponzone*
Nel iStxS Antonia e Manetta di Ponzone confermando alla
città d'Acqui i loro diritti sul bosco di Arbella nel territorio
di Cartosioy situato tra il monte Mazolino, il torrente Erro^
ed il fossato di Bozzolasco , le ne fanno intiera donazione.
Intervenne all'atto un Giorgietto Asinari consorte della Marìet*
ta y e stìpite del ramo degli Asinari di Camerano ; e cosi questo
feii^do agli Asinari pervenne.
L'imperatore Carlo IV nel i364 confermava alla chiesa
d'Acqui il possesso di Cartosìo , e degU altri luoghi ad essa do-
nati da' suoi antecessori.
Il duca Amedeo Vili nel i435 lo acquistò alla pace di To-
rino dal marchese Gian Giacomo di Monferrato.
Venuto in appresso alla prosapia degli Asinari di Costigliole
(V. Camerano )y i secondo-geniti presero il titolo di Carlosio-,
ed i primo-geniti alternano quelli di marchesi di Caraglio e di
san Marzano.
Popolazione 100.
CASALB AGLI ANO (Casale BaUianorum). Nei bassi tempi
da Casa^ indicante rozza abitazione, derivò Casale ^ come da
vinca y vinealcj da via^ viale ecc., la quale denominazione si
trova nel cadere del v secolo dopo l'invasione de' goti, e se n'ha
esempio nel papiro di Anastasio bibliotecario, tom. 3, parte
prima. Per lo più si applicò tal voce alla riunione di varie case
non formanti ancora un villaggio; le quali se avevano un solo pa-
drone , pigliavano l'aggiunto del nome di esso per essere di-
stinte dalle altre. Cosi fu detto Casale Algiati^ Folloni* , Bui^
gonis ecc. Per altro in più luoghi del Piemonte , e d'elle akre
regioni d'Italia , e nella Spagna particolarmente si conservò
loro il nome di Casa o Casae.
I BagUaai alessandrini , signori di questo luogo , pcofittando
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CASALBELTRAME 65f
della sua '^gpatìtara tra i due fiumi , vi edificarono fin castello
nel 11280.
Dalla storia di Guglielino di Tito , e dalla versione di essa
fattane da Giuseppe Horologi (Venezia .i56a, in 4)7 appare^
che que' signori si distinsero nelle crociate di Terra Santa.
Un ramo de' Bagliani, o Ballianì, venne a stabilirsi in Gasale
Monferrato. •
Servi questo casteDo più volte di antemurale alla città di Ales^»
sandria , ed ebbe molto a soffrire da' francesi nelle guerre del
1643 e del i653. Fu baronia de' Peretfi della città di Car-
magnola.
Giace a destra del Tanaro e a manca del Bormida , in di-
stanza di sei chilometri dalla città di Alessandria. Fa cento e
trenta fuochi. La sua parrocchiale fu eretta e dedicata a No-
stra Donna assunta in cielo l'anno 1576. Sonovi due cappelle
nel palazzo Bagliani. Il paroco di nomina vescovile gode i
frutti di giornate 3. 81 di terreno, riceve da tutti i^parrac-
chiani ammessi alla comunione uno stajo di grano , ed ha
dal governo un supplimento di congrua tli lire ducento annue.
Popolazione 75o.
* CASALBELTRAME ( Casaiebertani ) , com. nel mand. di
Biandrate , prov. e div. di Novara, dioc. di Vercelli. Dipende
dal senato di Piem., intend. gen. prefett. insin. ipot. e posta di
Novara.
Trovasi a ponente , e alla distanza di sette miglia da No-
vara.
Vi corrono quattro vie: una, da, levante, conduce a Maran-
gana : un'altra , da mezzodì , scorge a Casalvolone : una terza ,
da ponente , mette a s. Nazaro : una quarta ^ da tramontana,
tende a Biandrate. Da ciaicuno dei quattro sopraccennati vil-
laggi Casalbeltrame é lontano un miglio circa di Piemonte.
La chiesa parrocchiale è dedicata a Maria Vergine assunta
in Cielo : venne, ha poco tempo , ricostrutta sulle rovine del-
l' antica : ne diede 1' elegante disegno 1' architetto Delmastro.
In una cappella si venera il corpo di s. Novello, martire della
legione Tebea, la cui festa vi si celebra con gran pompa , e
coir intervento di molti abitanti dei paesi circonvicini.
Esistevi un' altra chiesa (>er uso di confraternità sotto il ti-
tolo deir Annunziazione di Maria Vergine.
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652 CASALBORGONE
Iq meno al villaggio sta un' ampia pìaxsa divisa in qoattn
rioni.
Il territorio produce in abbondanza riso, grano , segale,
meliga , legumi , erbaggi , e trifoglio : è ricxo di piante frutti-
fere y massimamente di noci. Vi allignano mirabilmente i piopji,
le guercie , e gli olmi.
• Gli abitanti sono di robusta complessione , di loderol indo^
e per lo più addetti all' agricoltura.
Pesi e misure di Noyara.
Cenni storici. Casalbeltrame è nominato in una carta dei
1070 con le vicine terre , e con Biandrate , da cui erano di-
pendenti. In essa un signore lombardo per nome Ardizzooe,
fa quitanza ad un conte Guido della somma da lui ricevati
per la compra di questa , e di altre terre in Episcopaiu EffO-
riense ( d' Ivrea) , in Valse sia , ne' contadi d' Acqui , di No-
vara, di Pavia , di Piacenza ec.
Questo luogo fu ridotto a villa, o borgo da'Bertani, detti
poi Beltrami che n'erano signori.
Venne atterrato nelhi guerra del 1 358 tra il marchese Gio-
vanni di Monferrato e Galeazzo Visconti signor di Milano, lo
rifabbricarono i conti di Biandrate.
I Beltrami avevano anche il dominio di Murisengo : di ^
un Bauci fu capitano de' Fiorentini ; ed un Bertramo signore
di Lampugnano, podestà dei Vercellesi nel laia conccdeTi
privilegi al comune di Trino.
Popolazione gSo. |
CASALBORGONE { Casideburgonum , Casate Burgomsh
capo di mandamento nella prov. dioc. e div. di Torino. U»'
pende dal senato di Piem. , intend. gen. prefett. ipot di i^
rino. Oltris il tribunale di giudicatura, ha V uffizio della po&
delle lettere.
È situato a greco della capitale , da cui è discosto dodio
miglia.
Confina con Piazzo , san Sebastiano , Castagnette ,
Cinzano, Berzano, ed Aramengo.
Come capo di mandamento ha soggetti i comuni ai ^^
gnetto , Lavriano, Piazzo, e s. Sebastiano.
La principale sua via che è comunale, tende, da boreS)
s. Sebastiano , donde va a sboccare nella strada milit^'^ ^
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CASALBORGOME €53
da Torino accenna a Casale; da ostro conduce a Berzano , indi
inclinando, ad occidente, verso Rivalbaj mette a Tonno.
Yi passano due torrenti , il Losa ed il Leona. II Losa è for-
mato dalle acque di parecchi rigagnoli che derivano dai colli
di Castagnetto, discende nella direzione da ponente a levante^
e rivolgendosi a tramontana , si scarica nel Leona , il quale
proviene dalle colline verso Piazzo , Aramengo , Berzano , e
scorre in senso opposto al primo fino al suo confluente.
11 territorio é sparso di collinette feraci: abbonda di boschi
cedui, e di alberi di alto fusto. I boschi sono folti in parte
di castagni, destinati all' appoggio delle viti, e in parte di quer-
ele , ontani, frassini, avellani, e pini selvatici. Vi si trovano
alcune beccaccie , pernici , quaglie , e lepri.
La parrocchiale è sotto l' invocazione di S. M. Maddalena :
evvi un' altra chiesa sotto il titolo 'della SS. Trinità ^ desti-
nata per uso di confraternita, eretta sotto gli auspizii di s. Croce:
sonovi pareèchi oratorii sparsi nelle diverse borgate. Una con-
gregazione di carità' distribuisce- ai malati poveri una tennis-
sima rendita di lire loo annue.
Il prodotto in bestiame consiste massimamente in bestie bo-
vine allevate per un terso dai proprietari del luogo , e per gli
altri due comperate in altri paesi.
Vi si raccolgono»' cereali e legumi d' ogni sorta , ma non in
tale quantità che baiti per 1' uso degli abitanti che sono co->
stretti a provvedersene una parte sui mercati di Chivasso.
Si coltivano per altro con buon successo i piselli da possi-
denti di ristretti podeoriy che li raccolgono verdi, e li portano
a vendere in Torino. Il territorio abbonda di buone frutta, di
cui una parte smerciasi pure nella capitale.
La maggior ricchezza del paese si é quella che proviene dalla
ricolta dell'uve: vi si fai^o vini eccellenti massime il neb-
biolo , r alba-luce , la malvasia e la barbera , i quali vini in-
vecchiando divengono sempre migliori. •
Vi si tengono annualmente tre fiere: la prima nel primo lunedi di
marzo, la seconda il 5 di maggio, la terza il 'i4 di settembre.
U bestiame, specialmente il bovmo, ne forma l'oggetto del
traffico principale.
In ogni lunedi vi si fa un mercato per lo più frequentissimo
di gente: sul quale si conduce un gran numero di bestie bo*
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654 GASALBORGONE
TÌae y cosi dai circostanti comuni , di cui Casalb^rgone per b
sua positura é quasi centro, come anche da lontani pacsL T.
si vendono caci freschi di squi&ìto sapore, detti Tolgarmafe
rubblole , cui £anno gli abitanti in primavera e in estate, ^i
s' iinpoitano erbaggi, uova, pollame, burro, tartufi, fun^bi,
frutta di diverse specie, ed altre minute derrate, stofiedino-
dico prezzo, e moltipKci oggetti per uso domestico.
Gli abitatori a cagione della salubrità dell' aria e dei booii
cibi sono assai robusti , e in generale pervengono ad età molte
avanzata.
Essendovi una parte considerevole di terreni incolti, odiporc'
prodotto; la coltivazione dei molti vigneti richiedendo indicibili
Catiche e dispendi; essendovi non infrequenti le disgrazie prodottt
dal gelo intempestivo , e dalla gragnuola , ne nasce che il paese
abbondi di poveri , al cui sostentamento si ha gran pena *
provvedere, malgrado le migliori intenzioni dei principali p<»-
aidenti.
Si é scoperta in un bosco, di proprìetii del conte BrogriatB
Chierì della lignite carbonosa , ma si riconobbe essere in p^
chissima quantità.
Avvi una stazione di cinque carabinieri veadi a piedi ^ co»"
preso il brigadiere.
Pesi, misure è monete come nella capitate.
Cenni storici. Questo paese era probabilmente assai coost*
derabile nei romani tempi. Verso il fine del secolo jassato b
dissotterrò nelle sue vicinance a ponente una lapide in cui sovo
nominati tra seviri, o decurioni, senza indicaaione di altre '"^
go:. eccola
TBBTIO . aaSSlO • AVTONU • P
VI • V1B
MUnCtAB • ST • F ». lovmcAS
SlLVlVS . F . VI • Via
MÀRGVS . F . VI . Via
Casalborgone , quantunque posto di là dal Po , fu non per-
tanto membro particolare del contado d* Ivrea , alia cai of^
cesi spettava ancora nel. 1817 , quando fu aggregato a ^
di Torino. Ebbe già due parrocchie molto antiche, Tusap
vostura, che tuttavia esiste, e l'altra di s. Siro, chepm^^^
i. Si dee per altro notare che una carta del vescovo '
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CASÀLCERMELLI
di Torioo del 1087 dimostra questo sottomeMoaDa torinese ci
Posto ai confilli di diversi stati fu da continue guerre trav
tOy finché venne sotto il dominio dei conti di Cocconatc
essendo il più popoloso l>orgo del contado divenne ca]
una delle tre principali parti di esso dette Colonnellati.
Il marchese Giovanni di Monferrato ne otteneva nel
la giurisdizione dall' imperatore Carlo IV ; onde ne riii
di lui vasalli quei conti , i quali per causa della moltiplia
de' rami di loro famiglia si ridussero quindi ad alienare
sti ed altri feudi. P^r si fatta guisa passò Casalborgone i
veani di Torino, e da ^s\ ai Macerati, da' quali 1' el
conte Maria Broglia de' Gribaldenghi di Cbieri pec. coni
de' dritti della sua moglie Catterina sopra il castello di .
Massimiliano imperatore nel i5o3 diede la superiore
risdizione su questo luogo al Duca di Savoja.
Popolazione 21000.
* CASÀLCERMELLI ( Casalecermellum , Casalecern
rum), com. nel mand. di Castellazzo, prov. dioc. div. di
sandria. Dipende dal senato di Piem. , intend. gen. p
ipot. e posta d' Alessandria , insin. di Castellazzo.
Giace sulla sinistra sponda dell' Orba.
È distante un miriametro e sei chilometri dalla città di
sandria.
Venne fabbricato nel 1380 da un Florido Cermell
bile Alessandrino. Dalle storie della città di Alessandria si
che alcuni della nobile famiglia Cermelli , che diede il
a questo casale erano nel 1187 nel novero de' condottie
gli Alessandrini al conquisto di Terra Santa. Questo lue
feudo de' Trotti di Milano conti di Castelnuovo-Calcea ,
gnori di V'mzaglio.
Era già compreso tra i sobborghi di Alessandria -, n
1600 venne eretto in comune.
Il suo territorio comprende 197!! giornate , e produc
mediocre quantità di grano e di meliga.
La chiesa parrocchiale fu eretta nel 1648: é di libera
zinne. U paroco gode i frutti di giornate 3 ti e 11*, e
dal governo lire ia5 à titolo di congrua. Gli spetta ez
la cura di 171 anime, che sono sul territorio di Castel
e di 159 su quello di Frugarolo.
Popolazione io3o.
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656 CASA I CASALE
CASA BIANCA: nel territorio della ciuà d'Asti: già contad»
degli Alfieri di Cortemiglia.
CASA BIANCA: nella signoria di Morìondo presso Monca*
lierì.
CASA BIANCA: già spettante alla signoria di Cava nella Lo-
mellina.
CASA DELL'AGLIO: appartenne al feudo di Momperooe
nel Tortonese.
CASA DEL BOSCO : alla sinistra del torrente Roasenda , a'
confini del Vercellese , nei marchesato di Sostegno. L' anno
1746 venne separato dal feudo di Villa, e ne presero il do-
minio gli Alfieri marchesi di Sostegno , conti di s. Martino ec«
CASA DE' CARLI. Sulla destra sponda del torrente Prela ,
a maestrale di Oneglia; fu parte della contea di Prela.
CASA DE' FERRATI : nella valle di Sesia , distante 1 1 mi-
glia da Varallo.
CASA DEL FIORE : a dodici miglia da Voghera , nel pà
marchesato di Pietra Gavina.
CASA DEL FORO : pertinenza di Corvino nell' oltre Po.
CASA DEL GATTO: villa del marchesato di Brignano.
CASA DEI GHIRINGHELLI : a cinque miglia a greco da
Voghera , nella parrocchia della Bastida de' Dossi.
CASA DE' GIORGI: a greco di Voghera, da cui é distante
cinque miglia.
CASA DE' GUERZI : ad otto miglia da Vogbera: già nel
marchesato di Torre del monte.
CASA DEL RATTO: fece parte del contado di s. Salvatore
presso Chieri.
CASA DI CABIANO: distonte miglia 18 da Voghera: spetto
al marchesato di Pietra Gavina.
CASA DI ROSINA: speltò alla signoria di Montacuto nel
Tortonese.
CASA DE' TISMA, a sei miglia a greco da Voghera: già
feudo dei Mezzabarba di Corvino.
ly^'/^f^f'oL CASALE provincia, formata dalla massima parte del Basso
L/*^- fi£. Monferrato, la quale a levante confina con quella di Mortara,
a ponente con quella di Torino e coli' Astigiana , ad ostro col-
l'Alessandrino , a borea col Vercellese.
È situate alla destra del Po , che comincia bagnare le falde
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CASALE 657
dei colli monierìratest nel territorio di UoneetAnOy laogo oon-^-
finante colla proi^ncia di Torino , ed entrando costà nel Ca-
aalaacOy ne segna il limite settentrionale colla provincia di Ver-
celli sioo al territorio di Morano , distante quattro miglia dalla
città • dì Gasale , dove lascia alla sua sinistra i territorii di Mo-
rano, Balzola, Villanova, componenti il mandamento di Bal-
xola, ed una parte del territorio della stessa città > formata dai
sobborghi detti del Popolo, e di Terranova; l'ultimo dei quali
si estende sino all'imboccatura del Sesia, che per un piccolo
tratto segna il limite cotta Lomellina. Da questo punto il Po
serve ancora di ^visione tra la provincia di Casale, e quella
di Mortam sino al comune di Bozzole, il cui territorio é con-
finante colla provincia di Alessandria , che confina con quella
di Casale dalle rive del Po sino al comune di Castagnole.
Superficie, La sop^ficié deUa< provineia si può calcolare et-
tari 85647, ari Sa e ceni. 66.
. Si divide come segue: nudi scogli ett. gS, aria, cent. 4^*
Terreni sterili ed incolti ett. 3447? &" 7I9 cent. i. Laghi ^
fiumi, stagni, paludi e torrenti ett 9982, ari 87, pent. 91. Fo-
reste demaniali ett. 4- 18. 11, comunali ett. 843. 5. 3i, particolari
6307. ai.. 57. Terreni coltivati ed abitati ett. 7^967, ari a6|
cent. a6.
Dal numero della popolazione , di cui si dirà in appresso ,
risulta , che ogni individuo h% una superficie dì ari 85 e cent.
48 , corrispondenti a giornate 2. 7 in misura di Piemonte.
Alveo del Po. A questo fiume quivi sarebbe opportunìs^imo
un alveo, in cui si potessero condurre le sue disperse acque.
Otterrebbesi per tal modo una navigazione più sicura , più co-
moda , più estesa , e .vi cesserebbero molti gravi inconvenienti.
Esso di fetto^ a malgrado delle considerabili spese, che di
continuo vi si fanno per contenerlo, in ogni piccola sua escre-
scenza corrode e distrugge ben coltivati poderi, atterra fabbriche
e piante , forma in varie parti del presente alveo depositi, ed iso-
lotti, che rendono il navigare pericoloso, e lo impediscono tal-
volta. A ricordanza d'uomini si vedevano le barche veneziana
sotto le mura di Casale ; locchè più non avviene dal tempo in
cui vi si moltiplicarono i canali per 'guisa j 'die -or qua -or \k
si debbono trasportare i molini , per ottenerne Agevole il moto»
Allo scopo di ripararsi dalle corrosioni del fiume certi cotiìiini
Dizion. geogr. ecc. Voi. IIL 4^
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e56 CASALE
ti «doprano ooti tutti i metsi, na non poitOBO conseguirei
loro inteato , se non se a daiuio di akroi \ pcrcbè i lavori »
spingenti che si fanno da una parte, lisospingono le aqe
dall'altra, e da ciò ne nascono acerbi litigi* Per altra parte
cotali opere rendono il corso del Po assai tortuoso, e àr»
in più rami.
La provincia di Casale dovette fiire in non molti anni ipe»
assai gravi per evitare tali danni, ma pressodiè inutilmeste.
Oltre la cessazione dei mali nascerebbero considerabili boi
dalla formazione di un apposito alveo: cbè ai potrebbero jb»
simamente ridonare all'agricoltura molte mifdiaja digioniteiE
terreno incolto con grande vantaggio della provincia , e csi
profitto delle Regie Finanze.
Ed oltre a ciò vi si potrebbero stabilire ponti pd pinco-
modo e sicuro passaggio del fiume. E su qnesto proposito gion
il dire che un ponte fisso airaltura di Casale sommamente ^
verebbe ad accrescere rinsportansa della strada di Savona per
a Vercelli.
Torrenti e loro corso. Vi scorrono cinque torrenti, d« »
RoUldo, il Grana, il Gattola, io Stura, ed il Versa. I fottio
primi entrano nel Po; rultiino ha foce nel Tanaro.
Nasce il Rotaldo nel comune di Otti^lio , bagna i territoiii
di Olivola , Vignale , Camagna , Coniano , Mirabello, Gianv^
Pomaro , e si scarica nel Po n^ lungi da Bozzole. U ^^^
scaturisce nel territorio di Moncalvo, interseca le camp^'^ '
Grana, Monte magno , Viarigi, Altavilla, Cuccaro , traverà'
sotto un antico ben costrutto ponte , il tratto di strania p^'
vìociale di Alessandria , tra Occimiaao e Mirabello, e si uDUce
al Rotaldo vicino a Giarole. Jl Gattola ba le fonti nel ten*^
di Oziano, passa per quelli di San Giorgio e di Casale, «
mette capo nel Rotaldo presso a Valmacca.
Lo Stura entra in questa provincia sul territorio ài Mod*'
glio, indi bagna quelli di Murisengo, Odalengo grande, ^^^
talero , Serralunga , Cereseto , ed lia foce nel Po ia vicinai
di Pontestura.
Il Versa nàsce nel territorio di Montiglio , interseca q"
di Cunico, di Colcavagno , Scandeluzza, Rinoo; entra fK'i"^
provincia d'Asti vicino a Cunico, e va a scaricarsi nel Tav'^
Strade. Vi corrono quattro provinciali strade. Una à\t^^
i"
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CASALE
dalla tia provinciale di Alexandria , in £»tanza d'un \
dalla città di Casale ^ entra nella valle esattola, e costegf
il torrente di questo nome sin sotto ad Ozzano^ sale e dh
pel colle di Robiano^ stendasi poscia nella valle di Oz
passa nel territorio di Cereseto ; indi costeggia per lungo
il rivo ColobriOy perviene alle falde del colle ^ su cui
Moncalvoy ascende il colle suddetto , attraversa la città
scende di bel nuovo nella valle di Penango ; rìsale il i
di Calliano ; passa per l'abitato di questo paese , dichina
valle Versa j ed entra nella provincia d'Asti.
Questa strada é una delle più grandi e vantaggiose o
che la provincia di Casale abbia mai intrapreso. La sua
ghezza è di undici miglia di Piemonte.
La via che da Casale tende a Tonno è pure classificata
provinciale. Essa dopo avere traversato il Po in vicinar
Casale, dirigesi a maestro, attraversa il territorio e l'a
di Morano, ed entra nel Vercellese.
Sono altresì di molta importanza pel commercio di <
e di altre regioni dello Stato le vie provinciali dì Alessc
e di Vercelli. La prìma passa pei territorìi , e per gli a
di Occimiano, e Mirabello , ed entra nell'Alessandrino;
conda intersecando il territorio , e Tabitato di Villanova, <
a Vercelli.
Oltre le strade sopra indicate altre ve ne sono di cui i
fare parola.
La via militare, che attraversa la provincia in tutta li
lunghezza da levante a ponente , é un' opera grand iosis i
che già era stata incominciata dal governo dei Principi
baudi prìma dell'occupazione francese , e che per le p
vicende rimaneva imperfetta. Un decreto del 7 dicembre
ordinò che fosse condotta a compimento , e continuata s
confini del regno Lombardo«-Veneto , passando per G'u
Pomaro, e Valenza. Il Regio Biglietto del so luglio 1781
cui già erane stata ordinata la costruzione, ne dava il
della spesa a tutto lo Stato. L'aver essa in questi ultimi I
cangiato il nome di militare in provinciale , fece si che
carico rimase particolarmente a questa provincia.
Rilevanti pure vi hanno ad essere le due vie tenden i
a Mortara , e l'altra a Valenza ; la prima alla sinistra
seconda alla destra del Po.
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:v
660 CASALE
Quella è ornai terminata ia soda costmiìoiie , e passa pò
Terranora : delPaltra è da sperarsi che si maodcrà il progetto
ad esecusioae.
Allorché le tre strade .poc'anzi indicate saranno condotte 1
compimento , ed una ve n'abbia da Yalenza a Voghera , a
avranno i due raggi più brevi dal Moncenisio a Milano, e
Piacenza , e fors'ancbe i più sicuri ; perocché dall'una paife
«'incontrerà minor numero di fiumi , e dall'altra minor nimien
di colli. Per riguardo alla brevità, si risparmìeranno duerni-
glia verso Milano, e dodici verso Piacenza.
Ponti. Vi hanno un ponte di barche sul Po, formato fi
ventiquattro navi; un ponte in cotto di dicci metri dì luce si
torrente Stura ; un altro pure in cotto di sei metri di luce aJ
rivo Starella; ed i ponti sul Gattola, sul Rotaìdo e sul Gim^
dei quali si farà cenno al proprio luogo.
Clima, L'atmosfera vi é generalmente variabile; asciutta alk
collina , ed umida alquanto alla pianura.
I venti , che ne rompono il naturale equilibrio , sono qoci
di levante, e di borea.
Le malattie più comuni nell'inverno sono le infiammawom
di petto, e di gola: in primavera i reumi acuti; nell'estate k
febbri biliose ; nell'autunno le intermittenti.
Popolazione, Il numero della popolazione , non compre» p
ebrei , é di 112200 circa.
Non risulta che vi sia stato notabile accrescimento 0 dio»'
nuzione negli abitanti in questi ultimi tempi. Non vi accadono
emigrazioni né periodiche , ne straordinarie : i matrimoDU sono
anzi frequenti che no. In generale é buona l'indole dei Casa-
laschi: sono eglino industriosi, e pacifici : i villici sodo per ^
più assai periti dell'agricoltura.
Non vi esistono ebrei fuorché a Casale , ed a UoDcaìvO'
loro numero è di 725 nella prima , e di 233 nella sccoofl»
città: sono eglino addetti ad ogni maniera di negozii. AìcudW^
piegano cospicue somme dì danaro nel far filare la seta.! ^
stabili che possedono in questa provincia, e fuori ài ^^'
vennero calcolati , per approssimazione , del valore di (f^^
milioni di lire nuove di Piemonte.
II numero dei vaccinati in ciascun anno Dell'estensione
tutta la provincia ascende a 900 circa.
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CASALE 66 1
Circoscrizione ecclesiastica. Cent'otto sono \e parrocchie for-
manti questa provincia ; dieci appartengono alla diocesi d'Asti^
tre alla diocesi di Vercelli , novantacìnqùe a quella di Casale.
Si osservò che ben lungi dall'esservi soverchio il numero
delle persone appartenenti al clero secolare, o a qualche or-
dine religioso , la loro scarsezza è tale , che si ha alcune volte
non poca pena a trovare maestri di scuola per i comuni ru-
rali , ed anche tal fiata a provvedere di pa rechi alcune chiese
▼acanti.
Natura del suolo. Il terreno in generale è molto fertile ;
cretaceo alle colline, e sabbioso alla pianura. Le colline non
sono irrigate , e non vanno soggette ad avvallamenti. Alcune
di esse per altro , cioè quelle di Casale, dalla pai*te tendente
ad Ozzano , per motivo della calce , che racchiudono , si fen-
dono facilmente in tempo di abbondanti pìoggie, e dello scio-
glimento del ghiaccio. '
Produzioni minerali, 11 gesso , la pietra da calce , il maci-
gno sono le sole, produzioni minerali di questa provincia. Molte
sono le cave di pietra da calce ; poche quelle di gesso ; tre
appena di macigno. Essendo tutte di proprietà privata, la loro
coltivazione é sempre in ragione diretta delle richieste , o dei
bisogni dei proprietariì. Tutte però si coltivano con qualche
buon succedimento.
Acque minerali. Non vi mancano sorgenti di acque minerali.
Le più encomiate sono la Pirenta di Murìsengo , ed un'altra
nelle vicinanze di Casorzo , delle quali si parlerà al proprio
luogo. Sono esse propriamente solforose.
Trovasi nel comune di Vignale una sorgente di acque salse,
di cui molto si servono i contadini per condire gli erbaggi, ed
i legumL
Divisione delle terre , e produzioni vegetabili» I terreni in
generale seno anzi divisi che no. Hanno vi per altro alcuni
grandi tenimenti fatti coltivare dai proprietarii ad economia.
11 maggiore afiìttamento , che si conosca nella provincia , è
quello di Gazzo, e Pobietto, per cui pagasi alle regie Finanze
Tannuo fitto di lire \Zm. oltre le contribuzioni.
I poderi per la più parte sono cinti , e separati con fossi, .
siepi, e file di olmi , di querele, di gelsi, e di noci. *
Nella coltivazione della terra si adopera di preferenza Tara-
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G6a CASALE
ti*o. Si restituiscono le forze riproduttive del terreno laidamUo
ia riposo, e concimandolo a tempi opportunL
La seminagione delle biade si alterna.
Le acque che servono per rirrigazione, sono derivate dalk
Dora y ed eziandio dai torrenti che attraversano la provincia ;
e se ne trae tutto il possibile profitto.
Nel mandamento di Bakola , e net tenimentì di Gano , e
di Pobietto^ coltivasi anche il riso, il cui prodotto vi è ili
qualche considerazione.
Alla pianura i migliori terreni danno otto per uno; eqoat*
tro alla collina.
La vite é l'albero più fruttìfero , e più abbondante di qae*
sta provincia. Si coltiva con molta diligenza ; ma non si la
bastante cura nella scelta delle uve , preferendosi ordinaria-
mente la quantità alla buona qualità dei loro prodotti.
In alcuni villaggi si scelgono le migliori uve bianche per fare
un vino squisito , che di fatto riesce odorato e soave : ed ia
alcuni altri l'uva bianca conservasi mirabilmente , cosicché por-
tasi a vendere bella e sana a primavera inoltrata , nelle ci>^
circonvicine , e spezialmente in Torino. I vini in genenle fi
fanno buoni , sani , e di non poca durata.
Con molta diligenza si coltivano pure le canne, perocdie
valgono esse a sostenere le viti ; ed oltre a ciò ridotte in isc»^"
già servono per far pettini da telai. Dalle loro radici s'estiae
in Gasale un eccellente siroppo assai ricercato.
Si coltivano i legumi ; ma di poco riguardo è il ^or^ f^
dotto.
La canapa, ed il lino si coltivano eziandio, il primo io qual-
che abbondanza , e scarsamente il secondo.
I boschi sono per lo più negletti. Il regio Demanio dod
ne possiede in questa provincia : quelli che apparteffg^»''^ ^
comuni sono i più trascurati. Siffatto inconveniente p^r altrt
andrà cessando per la vigile amministrazione dei hosan ^
selve.
Le frutta di varie sorta, che si raccolgono in copia, si ^'
stinguono per la loro bontà , e per l'utile che ne vi«nc. 1^
più squisite e delicate, come i fichi, le susine, le albicocc"^»
e le pelche fanno assai buona prova nelle calde positure.
I paesi più freddi abbondano di petxì, e di poma, k ^
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CASALE
durando sane fino all'estate, si Tei;
provincia.
In alcuni villaggi si coltivaDo pure
fragole , e vi riescono di un gusto gì
Gli ortaggi , e soprattutto gli spina
i carcioffiy gii sparagi, ed i cardi no
villici 9 si perchè fanno parte dai loi
che riuscendovi di sapor delicato, si
con loro n9tevol vantaggio. . .
Meritano per ultimo particolare n
bianchi , che si raccolgono nella .prov
soavità , e fragranza vengodo ricercati
lia, e segnatamente da Torino , da.d
Produzioni animalL Gli animali pii
le vacche , i cavalli , ed i. UiuIi. 1
per l'agricoltura , gli altri servono i {
detti all'agricollura, parte si allevano
se ne fa incetta dal Piemonte. Il paes
a sufficienza per la giornaliera consun
mente finora a rendere migliore la ra
cavalli è alquanto migliorala, dacché ^
dal governo. Il prezzo degli animali vf
se, e secondo le maggiori a le minori
Il massimo prezzo d'un pajo di bt
il minimo è di lire a5o. U maggior {
lire a5o; il minore e di lire 5o« Un
può valutare lire 900; il minimo prezzo <
II consumo annuale delle bestie di
nove mila grossi vitelli , da ducento a
cento a quattrocento vacche , da mille
montoni , da mille duecento a mille
consumazione maggiore delle carni viei
sale , e di Moncalvo.
Il prodotto dei boszolLé di qualche
gran lunga più considerabile , se i
bachi da seta , avessero siti meglio ap
cognizioni opportune a cosi utile coltiv
Non vi sono edifizii a ciò destinati,
che adoprano i proficui metodi recenti
uigitizea
re^Google
6d( CASALE
Arti e manifatiure. Non vi sooo grandi fabbriche e
fatture che si esercitino sulle sostanze minerali -, e tale dod
puè dirsi quella delle stufiè che si trova in Casale. Yì sodo
però molti orefici , orologiai , doratori , calderai y ed ar-
ma] uoli.
Non esistono grandi fabbriche e manifattare di sostanze T^
getaibili ; si lavora per altro assai in tele , calzetti , tessati iii
maglia ) e fani« Vihannb anche delle tintorie; e dal complesso
dei saddetti lavori che si fanno separatamente, risulta un pio-
dotto di qualche momeafto:
Non vi hanno fabbriche di birra , tranne una piccola esi-
stente in Qasale; mancane fabbriche di amidi, e di profumi:
pochi sono che facciano liquori , benché abbondi la matem
prima i ed anche pochi sono i facitori di paste, non potendo
queste sostenere il confronto di quelle di Genova. Vi hanno is
buon numero falegnami, ebanisti, e tornitori, alcuni dei quali
vendono i loro bei lavori anche fuori della provincia.
Arti e man^aiture che si esercitano sitile sostanze animah.
Dì gran momento vi sono le filature dei bozzoli , nelle quài
s'impiegano da mille ducente persone. 11 metodo dei vapore
M pratica particolarmente n^KfiJattlìtde' proprietarii Guauooee
Vitta , nei quah soli lavorano più di seicento operai.
Meritano pare di esservi riguardate le concie di pelli^ otSe
quali s'impiegano più di cento persone, e si fanno corami di
ogni sorta.
Sonovi fabbriche di cera, e di sevo pel bisogno della pro^
vincia *, ed anzi di cera si provvede la città di Vercelli* ^' ^
impiegano venticinque lavoratori.
Non esistono manifattare di stoffe di seta ; tranne vb» ài
piccoli bei nastri , la quale è osservabile per le macchine 0
cui è fornita. Si fabbricano • pure in essa molte migl^^ ^
pezze di fettuccia, che si vendono nella massima parte inPtf'
monte , ed anche fuori dello stato.
Nella provincia si fiinno ottimi caci , ma non in tanta quan-
tità , che ne risulti un considerabil . profitto. Nel noto ìi^
catalogus gléri€ie mundi , stampato in Lione l'anno i^^^^
sono molte lodate le rubbiole del Monferrato.
Relazioni commerciali inteme. 11 commercio vi connste n^l
permutare il superfluo con quello die manca. La fecondid^*^
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CASALE 665
terreno provvede in grana , mebga y vino , canapa ecc. , una
quantità oltre quella che si consuma nel paese. Cotali derrate
si permutano con le coloniali , coi panni ^ con le mussoline ,
CM drappi di seta , che costà pervengono di seconda mano da
Genova, ed anche da Torino.
RapprossiBÉare per .quanto é passibile i consumi alle prodn-»
«ioni vi sarisbbe cosa di alto momento, e potrebbesi conseguire
col render facili , *od almeno praticabili in ogni stagione le vie
comunali, che pei» lo pid sono in cattivo stata a cagione della
natui-a del suolo, e della deficenza di mezzi aU'utiie scopo
Patinati. : >
Un altro oggetto di grande importanza sarebbe quello di
moltiplicare a tale riguardo Teccesso , e diminuire il difetto ;
ma poiché alla diminuzione si oppongono il lusso, e certi bi^
.;aCi^ni ..introdottisi da lungo tempo / forza è rivolgersi alVau-
mento con portare l'agricoltura al maggior grado di perfezione
possibile, e procurando che* nei- pesmuta menti la quantità * di
quòlto,, che.6Ì.€&) superi la quantità che si riceve. Giova ^erò
osservare,' che ìmI. ottener questo intento già vi si mostrano
assai più solerti i coltivatori delle terre.
Relazioni commerciali aW^tero, Molto ristrette vi sono le
relazioni commerciali all'estero , e si aggirano sul vino , che
talvolta si spedisce a Milano, e sugli organzini, che si portano
in Francia, ed in Inghilterra, e si permutano con jKinni, ca-*
siniiri , chincaglierie, le quali importansi da quei regni, e dalla
Svizzera. Sifiatto coinmercio sarebbe suscettivo di qualche mi-
glioramento , se vi si aumentasse if prodotto dei bozzoli *, ciò
che riuscirebbe facile , ove si avesse in generale maggior cura^
e perizia di mantenere i bachi da seta , e si moltiplicasse la
coltivazione dei gelsi.
. Esportazioni da questa ad altre provincie dello stato , ed air»
l'estero.
Esportazione per Genova grano quint. SSgSi. '
» granone id. loooo.
» riso id. 9134*
per Torino vino ettolitri iSSgS.
per Novara id. 157 36.
per Vercelli id. 15786.
per Lomellina id. 4^00.
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666 CASALE
per Milano vino ettoUtii ^^xio.
per Francia organsini chil. Sooo.
per Inghilterra id. aooo.
Ospedali , ùuùtuU di beneficenza , pubbliche scuole. Foni
della città capo-luogo non harvi ospedale civile tranne ia Moo*
calvo. L'ospedale di questa piccola citta , appellato da s. Hi»"
co, potrebbe all'uopo ricevere ventiquattro ammalati. 11 ut-
mero ordinario per altro dei ricoverati è Mai quattordici i
sedici: é diretto da una commissione di cittadini: ha direu&b
lire cinque mila circa.
Non mancano in molti comuni opere dì beneficenn A
scopo di soccorrere gli indigonti , e di provvedere di dote le
6glie oneste e povere ; ma troppo tenui sono le loro reoète
da doverne a lungo parlare.
In quasi tutti i villaggi vi sono pubbliche scuole deincnbn
per l'istruzione de' fanciulli. Si dirà qui appresso dei mem ^
erudirsi che hanno i giovani nel. capo-luogo di provincia.
Prigioni, Oltre le prigioni esistenti in Casale, ài cm àbn
cenno posteriormente , ve ne sono in Moncalvo , nelle tpà
per lo più non si trovano che dieci , o dodici ditenuti , e qQ>9
sempre di passaggio, come tutti quelli, che accidentalmente s
trovano nelle prigioni dei eapi-luoghi di mandamento»
CASALE città vescovile nella divisione di Alessandna, np^-
luogo di provincia, e di mandamento, capitale del basso Mon-
ferrato.
Sorge in ansena , e fertile pianura appiè di assai fruttivcn
colli fra i gradi di longitudine 6, 4i 9 ^ ^^ latitudine 4^« ^^i
sulla destra sponda del Po , che scorre in vicioanza delle stf
mura , e costà si tragitta sopm un ponte di barche. '
Nel Po vi si fanno buone prede di eccellenti trote , ed cnafr
dio di squisitissimi storioni, i quali divengono migli<>rì, «f"
saporiti risalendo questo fiume , la cui lunghezza dalla sua i^
ce a porto di Goro, sino a questa città , è di inig'i^ ^•'7'
vi si pigliano eziandio certi ottimi pesci volgarmente cbw"*'
stni di pelle bensì -aspra , ma non squamosa, il cui in^P
peso non oltrepassa la mezza libbra.
Le sono uniti più suburbii , cioè s. Gernumo , Roocagii'i
Torcello , Popolo , Terranova , e Gazzo.
Ha soggetti i seguenti capi di mandamento: Balzola, ^^^'
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CASALB 667
neto, Cablano ; Mombello^ Moncalvo, Mptitemaguo, Montiglio,
Occimiano , Ottiglio, Pontestura, Rosignaoo, Tonco, Vignale,
6 ViHadeati.
Vi risiedono il suo propri<^ vescovo , il comandante della
città del castello della provincia , ed il suo maggiore ; un co-
mandante del castello ; un maggiore delle porte ; un intendente
di prima classe, ed un sottointendente, «
Vi sono un tribunale di prefettura di terza classe; un con-*
servatore delle ipoteche ; un riformatore delle regie scuole \
un rappresentante del magistrato del proto-medicato v un com-r
missario di polizia ; un vice-direttore della posta delle lettere;
un banchiere del sale , e de' tabacchi. •
Vi stanno per lo più due divisioni di cavalleria con lo stato
maggiore., ed una compagnia di fanti ^ con pochi veterani can«
nonieri d«nti*o il castello.
Garabiniari realL Havvi luogotenenza comandata, da un hio*
gotenente : vi stanziano sette carabinieri , quattro a cavallo , e
tre a piedi, fra i quali un maresciallo d'alloggio, che co-
manda la stazione. .
Evvi la posta dei cavalli.
Questa città ottenne la sede vescovile dal sommo pontefice
Sisto IV Tanno i474* Ha il privilegio di nominarsi due sin-
daci , i consiglieri , ed U tesoriere. 11 consiglio é composto di
venti membri , e si divide in due classi : vi sono nella prima
dieci nobili , e nell'altra otto cittadini e due negozianti. I
sindaci di ambedue le classi nelle pubbliche funzioni vanno
vestiti della togh senatoria , ed i consiglieri di un abito di vel-
luto, nero alla foggia spagnuola , e ciò in virtù di regie pa-
tenti del 6 giugno 1735^ che furono confennate da alue del
7 settembre 1775.
È distante da Torino miglia 3a, da Alessandda i5, da Asti
16, da Genova 5^ , da -Mortara io, da Vercelli io.
Strade. Le strade che corrono per le ten'o di questo capo-
luogo di provincia sono : da ponente per Torino ; da borea
per Vercelli ; da levante per Alessandria ; da ostro per Asti ;
da greco per la Lomellina : la prima i lunga iipiglia tre di
Piemonte ; la seconda quattro ; la terza sei ; la quarta otto ;
la quinta cinque. Parecchie vie non provinciali sono , per la
tenacità del terreno , assai malagevoli neirinvernale stagione.
r^ ,
668 CASALE
Superficie dd ieniiorio*
Terreni sterili ed incolti • • ettari 53a. i3. 4{-
Fiumi , stagni , paludi , e torrenti . » SiS. 8. 16.
Foreste comunali • • • . » 177. 5o. 4B. |
Foreste particolari .... » 760. 19. 10.
Terreni coltivati ed abitati • • > 5986. 4^* ^^
ProtoUL II territorio di Casale produce in copia grano, «-
gale , meliga , legumi , patate , riso , fieno , generosi rini, ec-
cellenti frutta di varie sorta , buoni erbaggi , squisiti tartoE,
canapa, lino, canne, e foglie di gelsi. Sui coUl, e nella pù-
nura verdeggiano non solo le fruttifere piante, ma gli olmi, ed
i roveti. Nell'oltrepò allignano bene i pioppi, i salici, e gli onCasL
I molti e fecondi prati fanno si che yì abbia un gran w
mero di bestie bovine per uso dell'agricoltura , ed anche (fi
vitelli pel giornaliero consumo che se ne fa nel paese, e fff
le vendite a negozianti forestieri.
I cacciatori vi fanno buone prede di quaglie e di penùà
Quantità approssimativa degli annui prodotti in vegetabili:
si raccoglie
Grano quintali 7603.
Segale
Meliga
Legumi
Patate
Riso
Fieno
Canapa
1537
i852.
aSo.
3oo.
5ooo.
5400.
178.
Legna da costruzione il prodotto annuo è di lire 4^^'
Da bruciare * i*'*^
Vino ettolitri 2i8io«
OUo » 17.
Foglie di gelso quintali aSooo.
Pomi » 36ooo«
Pera » 4^o*
Quantità di prodoui animali.
Bozzoli quintali aoi.
Lana » 6.
Cuoi , pdli I» 600.
Pelli » too.
Digitized by CnOOQ IC
CASALE 669
Ti ti maiilengODO per approsàmazione : cavalli i44 V o^^li
€[; asini 35; buoi io io; vacche 47B ; montoni 6; capre ago;
agnelli So; pecore 200; xnajali 4^0; manù 162 ; vitelli i^S.
Cave di calce n.^ 4* Quantità del minerale che si raccoglie
all'anno quint. 35o, il cui prodotto netto é di lire i3o.5o.
Di gesso n.<> 7. Id. quint. 3ooo , lire i65o.
Temperatura media dell'atmosfera; gradi secondo il termo-
metro di Reaumur negli anni di freddo, e di caldo non ec-
cessivi*
Gennajo al i. -1- o -1- 4'
Id. al ao. — 4 "^ '•
Febbrajo al ao. -1- 5
Id. al 29. -H 7
Marzo al i5. -1- 9 -f- 12.
Aprile al i5. 7I- i3
Maggio al i5. -f- i3 -H 16.
Giugno al IO. -•- 17 • . • . .
Id. al 20. -f* 22 .... •
Luglio al la. -H 18 -f* ao.
Id. al aS. -H a3
Agosto -H 30 -H aa.
Settembre -f* i4 -1- i5.
Ottobre -1- la ,
Novembre -1- 9 — o.
Dicembre — 7 — 9.
Fortezza, Il presente castello di forma quadrata , fornito di
quattro bastioni, fu dapprima fondato nel 1469, quando Gu-
glielmo IX governava il Monferrato. I Gonzaga lo abbellirono
mediante l'erezione di un palazzo da essi frequentissimamente
abitato , innanzi al quale trovavasi un piccolo giardino detto
belvedere , sia per la vaga sua positura, sia perchè era stato
adornato di statue , la maggior parte delle quali vennero tra-
sportate a Torino.
Nello scavarsi la terra per la formazione dell'anzidetta rocca
fu scoperta la famosa tavola isiaca. Il duca Vincenzo se la
fece trasportare in Mantova , d' onde passò a Torino.
Vi sorgeva pure altre volte una delle più forti piazze d'Eu-
ropa , stata costrutta nel 1590 dal duca Vincenzo , la quale
venne atterrata cento e sei anni dopo.
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670 CASALE
Chie$$* Il maggior tempiQ di questa città, stato eretto in cab
drale da Sisto IV l'anno i474> scapitò non poco nel 1706, qua^
nel tentativo dt abbellirlo all'uso moderno, gli fu tolto il suo 10»
nmo pregio, che era l'essere uno de' pia considerabili moDuoieiB
dell'architettura longobardica. Sotto Tattuale pavimento se mii*
trovò uno di marmo a mosaico istoriato.
Le cose tuttavia meritevoli di osservauone yì sono: i.H
spazioso atrio elevato e svelto con gallerie ed ornati in pirtn
sul miglior gusto antico ; come pure nella volta un belFiotr»
ciò d'archi costrutti di tagliate pietre senza connessione di da.
i quali nel 1758 furono da mano inesperta imbiancati ioskee
cogli altri ornamenti gotici, a.^ L'ordiestra , le statue e à
intagli , lavori disegnati ed eseguiti da Severino CassÌDÌ rasud
1730; l'organo già fatto da Gioan Battista Gattinelfi, e da po-
chi anni ridotto a miglior forma, e reso più armonico dùin-
telli Carrera milanesi. 3.^ La tavola davanti al battistero de
rappresenta il battesimo del Redentore : la quije è a?aiuo £
un'ampia tavola del celebre Gaudenzio Ferrari in più $p^
menti salvata da incendio , e risarcita da recente pcnncllft
4-^ L'elegante mausoleo in marmo , con statua al Datonl<
sopra il sarcofago: monumento eretto a Bernardino Tebal(l^
sebi, primo vescovo di questa città: esso vedesi nell'altia pai^
del battistero. Inoltre varii quadri di eccellenti autori; ^
sono Ferrari , Moncalvo , Peruggino , Belletti veneriano , Man-
nelli , RoncheUi, Panfilo; parecchie statue di BartolommeoM
la-Porta , di Ambrogio Volpi, di Alfonso Lombardi, e* J^
riputati scultori. 5.^ La sontuosa cappella di s. Evasio m»^^^
primo vescovo d'Asti, e patrono della città: fn cominciata 1 aO'
no 1760, e condotta a termine nel 1808 sul disegno di i"^''
Barberi. All'erezione di essa molto contribuì monsignor G^Q'
seppe Luigi Avogadro, vescovo di Casale , che ne pose ifl p^'
pietra. Gli affreschi che nella volta vi rappresentano le ^^
del santo, sono bei lavori di Giambattista Ronchelli di N^^
quattro medaglioni in marmo , che rappresentano l'ordinazioo^i
la predicazione , il martirio del santo , ed il trasporto «^
sue reliquie , come pure gli angeli , ed i fregii collocati ^^
-scurolosono dello scalpello del valente Baruero. La detti ^T
polla è. di forma elittica: l'urna in cui riposano le ceoen ^^
rinchiuse in uua statua , è tutta d'argento : fuori deU^ ^P'
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CASALE 671
pella 8Ì mostra la colonna, su cui dicesi ches. Evatio fu decapitato.
Gli abitatori di Borgovercelli si conducono due volte Panno a ve-^
nerare le sacre reliquie , e fanno qualche pia offerta al tempio:
a ciascuno di essi in tale occasione si dà pane e vino bene-
detto. Nell'interno della sacrestia si ammira un crocifisso al
naturale ^ che fu tolto agli alessandrini : è rivestito, di lamine
d'argento, col contorno nella croce di cristalli convessi a forma
di gemme: opera riguardevole dei barbari tempi: nell'altare
le quattro statue , le cinque tavole storiate a tutto tondo , gli
angeli sopra il sarcofago , il tutto eseguito in fino marmo, sono
eccellenti lavori che appartennero all'antico altare di s. Evasio,
«tato poi quivi collocato : bannovi pure tre pregiate statue di
Bartolommeo Delia-Porta ; si vede eziandio un'antica croce d'al-
tare di squisito gusto gotico in rame dorato con ornati e figure
d'argento , e diversi smalti , donativo del cardinale Teodoro di
Monferrato. Fra tanti capolavori , è osservabile la statua in
bianco marmo , che rappresenta la madonna in deliquio , opera
del Bernino , stata quivi trasportata dopo la soppressione del
monistero di s. Clara.
Nell'archivio capitolare esistono due preziosi codici del se-
colo decimo in pergamena , ed un messale ornato di bellissime
miniature in oro.^Evvi eziandio una grande idria antica d'ar-
gento dorato , adorna di basstrilievi , che rappresenta baccanti
e divinità del paganesimo.
Il capitolo di questa cattedrale é composto di sedici cano-
nici, c<^prese le due dignità di preposto e di arcidiacono:
ba due cerimonieri capitolari , e quattro mansionarii : gli sono
di presente aggregati tre canonici onorarii.
Parrocchia di santo Stefano, Questo tempio sorse poco dopo
il mille , vicino ad un ospedale che da santo Stefano era ap-
pellato , poco prima del i5oo fu dal capitolo della cattedrale
eretto in filiale parrocchia: venne ampliato e rabbellito nel i65o
sul disegno del Guala. Lo consecrò monsignor Miroglio nel 1692:
ne riformò la facciata , che per altro non è ancora compiuta,
il Callotti nel 1762* Questa parrocchia possiede bei dipinti del
Moncalvo e del Guala ; soprattutto un quadro che rappresenta
s. Sebastiano legato all'albero , lavoro d'ignoto, ma valente pen-
nello: havvi però chi créde, che sia esso una pregievole copia
sostituita di soppiatto dal marchese Coyonger , il quale colla
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67a CASALE
persoatione, ed esiandio colla violeoia, dbbee spedi ìd Fi»
da sua patria molte delle più belle pittare di quetU òtti
Parrocchia di s, Ilario. Secondo la tradizione questo Msm
fu costrutto ?erfiO il fiae del quarto secolo, e serri al culto ì
false divinità; fu poi destinato al culto del vero Dio, e p<^
sotto il patrocinio di «..Ilario, che vi fu promuigatore delr»
gelo. Nel i520 venne eretto, in parrocchia. Eragià uffiziatoà
' padri carmelitani. Si veggono in esso antiche e buone pittore
la più eccellente , che fu , non è guari ristorata , passò ^
donativo del signor conte Sordi da questo tempio alla nà
pinacoteca.
Parrocchia di s. Dometùco. Chiesa fondata sotto questo fr
tolo da principi Paleologiii nel 14G9 9 e consecrata nel i5:3
La vastità j sveltezza ed armonia del diseg;no , che cou (ooéi'
mento si attribuisce al Bramantino^ fanno che questo sia coe-
siderato come il più bello dei sacri edifizii di Casale» £ lo^
piedi 100 circa di Monferrato, e largo piedi 63 , oltre la tn-
buna ed il coro, della lunghezza di 75 piedi, e delia largliaB
di 26. La facciata é adorna di sontuosi rilicTi e di statue la
pietra : vi si vedevano altre volte due cervi , aventi nel ©«»«
lo stemma della casa Paleoioga. In questa parrocchia si aiB*
mirano eccellenti quadri del romano Pompeo Bettoni, àtit^'
yaliere Vicentini , di Nicolò Musso , del cavaliere Rotarì , oé
Guala, del SaletU, del Moncalvo , della signora Clemeotini,
e del Grozio. Vi è particolarmente osservabile l'antica pitt"'*
allato della porta della sacrestia, in fondo d'oro , la qapl^^ ^^P*
presenta Nostra Donna in mezzo a s. Domenico ed al Battiif'
lavoro di Giovanni Cavato. Vi si ammirano il mausoleo, ^
statua al naturale, e con altre figure, il tutto in marino ^ stilo
eretto al celebre Benvenuto san Giorgio ; ed il recente mar^
moreo deposito, ove per ordine sovrano nel di 3 giugno de) f^^
vennero con regale funerea pompa collocate le ossa di alcuni pno*
cìpi Paleologhi. Evvì un organo assai pregiato. Questa chiesa e/^^
uffiziata dai padri domenicani; all'epoca della loro soppres^^^''^
ed in tempi calamitosi soffri molto , e fu spogliata di vari^^^'P'
pellettili ; è di presenta parrocchia , governata da nn rettore-
Parrocchia del santo Crocifisso. Chiesa di molta capa^^^
e di bella costruzione , riedificata sul disegno del conte Va'
gnoca valli. Nel 1768 fu compita di una cupola; idea io*^^
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CASALfi 673
di un capo-m«stro. Appartiene ad up& confraternita. B gigan-*»
tesco Croci6sso in fondo al coro è opera del rinomato Seve-
rÌDo Cascini , dì cui pure è la statua della Beata Vergine Ad-
dolorata. Questa chiesa fu eretta in parrocchia nel presente
secolo. La governa un rettore.
Parrocchia del Castello. È un tempietto ad uso della guar-
nigione di questa città. Fu fondato nel 1633 sotto il titolo di
Nostra Donna della Concezione. Venne posteriormente dipinto
dagli esimii pittori casalaschi Mpssi, ed Alberini.
Parrocchia di 5. Germano , suburbio di Casale, Questa chiesa
era altre volte collegiata col tìtolo di s. Germano , nel 1578
eretta in parrocchia sucursale. Nel 1780 venne riedificata in
altro sito, jd ampliata sul maestoso disegno del conte Ma-
gnocavalli. ^
Due sono le principali feste che ^i fanno in Casale. Quella
dì s. Evasìo protettore della città, la quale più non ricorre
come prima nel primo giorno di dicembre, ma sibbene il 12
di novembre, perchè fu essa in tal di celebrata tostochè la
magnifica cappella del Santo fu al suo termine condotta; l'altra
festa vi è quella deirimmacolata Concezione addi 8 dicembre di
ciascun anno. Filippo Bottero fece per essa un ampio legato
nel XVII secolo, e volle che riuscisse molto splendida massime
.per scelta musica, e per illuminazione.
Oltre le predette chiese ve ne sono non poche altre che
contengono bei dipinti ed ornati , di alcune delle quali si farà
posteriormente distinta menzione.
Santuario di santa Maria di Crea, Era già ricco, e molto
frequentato. Sta a sette miglia da Casale sopra un alto monte^
tenuto nei passati tempi colle sue dipendenze in feudo dai ca*
nonici lateranesi, ed unito pei carichi a questa città: ivi si
venera una statua della Beata Vergine, detta di s. Luca, che 5
secondo la tradizione, fuvvi portata da t. Eusebio vescovo di
Vercelli in un oratorio fatto da lui costrurre nel sito , ove di
presente sorge la cappella , in cui detta statua è riposta. La
chiesa è vasta, a tre navi, con portico, bella facciata adoma
di statue, rabbellita nell'anno 1643. Il quadro dell'aitar mag-
giore è del pennello di Alberto Duro. Sonovi diciotto cappelle
sparse in sul monte verso mezzodì, nelle quali erano storiati
varii fatti della santa scrittura: vi hanno innoltre diciassette
Dizion. geogr. ecc. Vói. IIL 4^
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674 CASALE
cappellette, nelle quali ewndio si vederano sacre statue ì
naturale. Cosi magnifico santuario sofferse moltissimo in (pt
ultimi tempi : vi fu atterrata una vasta canonica : rane sbtBi
furono sfigurate o distrutte: molti ricchi e prexiosi arredi k
furono tolti. La uffiziano adesso i padri minori ossema^
Palazzi. I più rìguardevoli palassi di Casale sonola codto
casa d'Arco, e quelli del marchese di San Giorgio, del mare))»
Gozsani di Tre ville, del conte Magnoca valli, del ca?aliere Pie»*
del conte Leardi, del marchese Dellavalle , del conte Langoso.
del marchese Grisella.
Palazzo detto casa d^Arco. Fn il primo che vi si wèae
sorgere con ardiitettura veramente palladiana. Yenae f&-
cato dall'opulentissima famiglia Ardiszoni , la quale à esto
poco dopo la costruzione di esso.
Palazzo San Giorgio, fu costrutto nel 1778 sul maesh»
disegno del conte di Robilant. La facciata , il bel portico. «^
pioiipclte del primo soHilo docorato di SUituei 0 fiancheffl^
dn Ipggiadiissliaa veduta | in InnfananTay di un iiamcn^opfr
4m&, lo scalone, la gran sala, e le gallerie ne sono degne ^
particolare osservazione. Le volte degli appartamenti Teuxiv
dipinte, per l'architettura da Francesco Guidolini, eperJ'
figure da Paolo De-Lorenzi , l'uno e l'altro da Ticenia. Eiw"
già due camere dipinte dal Bittino bolognese. Ti si p^
ammirare diversi quadri , alcuni de' quali sono lavori del a-
vàliere Mattia. Sullo scalone , e nella sala veggonsi belle ^
tue, busti, e bassirilievi in marmo, opere del Bemero.
In alcune camere si veggono ritratti di famiglie daesono
una verit3i sorprendente , massime quelli istoriati del Già**
«asalasco.
Palazzo Gozzani di Treville. Fu edificato nel 1730 sd*-
segno dello Scapita: venne ampliato 5o anni dopo, ^ '^^
mato nella facciata sul disegno del Bertotti vicentino. ^^ ^
degni di riguardo l'atrio svelto, il prospetto del primo con»^
decorato di statue , lo scalone , la sala , e la galleria &r^
dal Bittinì per l'architettura , e da Pietro Guala per kiff'
Gli affreschi dei varii appartamenti sono del Guidoliai , ^
De-Lorenzi.
Palazzo MagnocavalH. La casa vecchia è poco ^&^^''
assai riguardevole. Gli ornati della porta d'ingresso i^^^
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CASALE 675
sìgnatì dal conte Alfieri sul gusto di Palladio. La scala mag-
giore molto conioda , ed arnioDÌca , è abbellita da una gigan-
tesca «tailua rappresentante uno spliiavo die porta una lampada.
Le interne stanze sono dipinte per rarchitettura da Natali, e
per le figure dal Ru.sca bolognese. Innocenzo Bellavite lascioTTÌ
magoUiche soprapporte, e buoni quadri di fiartolommeo Man-
fredi» Nella libreria yt si iredeva, nel 1794 9 un' au>nìirabile
statua gigantesca , che era una copia £eitta in Roma del famoso
Apolline di Belvedere. Sonoyi lodati affreschi del Raimondi da
Piacenza.
Palazzo Picco ^ ora CallorL Gli è nobile edifiùf) costrutto
sul disegno del conte Ottavio Magnocavallì. Contiene b^ di-
pinti, fra i quali un riti-atto di un abate di 8. Andrea in Man-
tova, -della famiglia Picco Gonzaga,. latoro del Tiziano. Un altro
ritratto dello stesso pennello vedesi nella casa del conte Callori.
Palazzo Leardi, Venne fabbricato nel 1785, secondo il di-
segno dell'ingegnere Franco piemontese, sull'intiero sito del-
l'isola , dove sorgeva altre volle il magnifico palagio della casa
Biandrate di San Gi<irgio in Canavese.
Palazzo DdlavaUe. Si ammirano in esso alcunt affreschli di
Giulio Romano fatti sullo stile di Rafaello, ed altri dipinti di
valorosi pennelli; gli è attiguo un scelto giardino botanico, le
cui piante più delicate e preziose si tengono, durante l'inverno,
dentro un vago terrazzo appositamente chiuso, e riscaldato.
Palazzo LangoscOf gid Cocconiio» Fu riattato nello seorso
secolo , ed accresciuto l'anno 1776 di un b«ll'atrio, di un sa-
lotto , di una scala , e di una spaziosa galleria sul disegno del
piemontese Borra. Sonovi vaghe sovrapporte di Paolo De-Lo-
renzi vicentino.
Palazzo Grisella. Venne riedificato* nel 1740 sul disegno
dell'architetto Giacomino Bandello. Il suo portico interiore è
molto riguardevole. Apparteneva alla famiglia de' marchesi
Grisella ora estìnta. Essa vi possedeva una copiosa libreria
ricca .di preziosi codici insieme con una raccolta «li nuilti rari
joggetlii della natura e delle arti: riteneva eziandio niolti vasi dii^
^ nissima porcellana ,* dipinti da artisti molto periti; Questo
palazzo jnello scorso secolo fu più voUe abitato da Princìpi ,
e da personaggi di alto affare. Ne' stioi appartamenti si veg-
gono pitture a fcesco del Rusca, e del Bertini.
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676 CASALE
Piazze. Hanoovi molte plazte tra grandi e piccole. (^
detta per antonomasia la piazxa, serre per le Tendite die-
baggì. y carni, pesci, formaggi ec. Un'altra detta dd oskt?
serve pel traffico del bestiame, delle frutta , e delle legDa:li
terza poco spaziosa sta rimpetto alla soppressa chiesa i
's. Francesco, diventata ora un grandiosissimo edìfizio, ck'
adorna ^ la piazza medesima , e la contrada di Po : en e»
destinata al mercato del vino, il quale sì fa ora sndiuo'ak
piccola , ma bellissima piazza detta del tribunale : la (pi&b
più grande delle quattro sopraccennate é detta piazza d'insù
ma non può più servire all'uso, a cui pareva destinata, per 1^
piantagioni, onde fu ingombra: Poltima in fine, per 000 p
lare di altre di poco rilievo, è destinata alle evoluzioni tè-
tari , alle corse di cavalli , e a simili spettacoli: nelle (pìt
occasioni, per la sua bella forma, e considerevol graodexa,
rassembra ad un capacissimo anfiteatro.
Passeggiate. A comodo di pubblico diporto vi sono delui»
viali nirintorno e dentro le mura della città vagamente di^
sti , e fiancheggiati da roveri, acacie, platani ed olmi. La '^"^
situazione nell'alto del terrapieno con begli stradoni di doxt
discesa , la loro lunghezza di circa mezzo miglia in aria vt»-
bre , fanno si che sia questo ubo de' più ameni psseggii ^
possano vedersi nell'interno di una città. Fu incominciato 1'^
1761.
Istituti pii. Sonovi due spedali. Uno detto di santo Spir*^
venne fondato dalla munificenza di principi Paleologhi nel 14!. '
allo scopo di ricoverarvi gli ammalati poveri, ed eziandio^
spurii. Fu in diversi tempi ampliato ed abbellito. Contiene 0»
sessanta letti per maschi , e trentadue per femmine. V^ *''
che ricoverare i pazzarelli. Colle sue reudite si provveggooo
necessario gli esposti in case private sino alla loro ^^^'^^.
sette. Furono eretti in esso da S. £• U conte Pio Vidui ^
Conzano quattro letti pep quattro donne incurabili e forf*^
luogo di Gonzanp, ed in loro mancanza, di Casale. Qu^^^
pia ha una piccola chiesa intema. E ben diretta ds uo« ^'
missione composta di cavalieri e di cittadini , assistiu
prefetto, e presieduta dal vescovo. L'annua sua rendiC*^^
a lire ventisette mila e dncento circa.
Vospedale ossia il regio ospizio de' poveri d'ambi 1 ^
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CASALE 677
eretto nel 1730, ed aperto sedici anni dopo. La fabbrica eoo
nobile facciata , e con portici sulla piazza d'armi ne venne fatta
sul disegno di Bernardino Yittone*, essa è ornai condotta per
intiero al suo termine , e potrà col tempo contenere trecento
e più letti. Vi vengono ricoverati tanto i maschi , quanto le
femmine di povere famiglie , con condizione per altro che non
sieno in età minore di anni sette*, né maggiore di dodici. Vi
sono anche ricevuti coloro che divennero limabili a procacciarsi
il vitto; ma non vengono ammessi che i soli abitanti di Ca-
sale. Quest'opera pia è diretta da una numerosa congregazione
composta di cavalieri e di cittadini, del comandante, deirin-
tendente , del prefetto , dei sindaci della città , e presieduta
dal vescovo. L'annua sua rendita è di lire undici mila.
Orfanotrofio. Opera pia sotto il titolo di s. Giuseppe eon
chiesa pubblica, fondata nel 1610 sul disegno del canonico
Guala, e consecrata nel 1659. Vi si mantengono quaranta fi*
glie, e separatamente venti figli orfani. Nella predetta chiesa
sì vedono buoni dipinti di Giulio Procaccini , di Francesca Teti
romana, e di Federico Bianchi. In questo orfanoti*ofio i rico-
verati sono ritenuti fino alla loro età di diciott'anni , e le ri-
coverate sino al loro collocamento. Una congregazione di ca-
valieri e di cittadini coli' intervento del prefetto amministra
quest'opera pia., che ha l'annua rendita di lire ii5oo.
Ritiro, Merita distìnta menzione tin conservatorio , o ritiro
di povere figlie, pericolanti per la loro età , povertà , e man-
canza di mezzi di educazione. Quest'opera pia venne fondata
nel 1743 setto la Real protezione. Oltre le ricoverate gratui«
tamente bavvi un numero di quelle che pagano una tenue
pensione. A cosi degno scopo fu scelta nel ]83i una fabbrica
più spaziosa , che non fosse quella che a ciò fu da principio
destinata.^ Quest'opera è amministrata da monsignor vescovo
che ne ^ il presidente, dal prevosto , e dall'arcidiacono della
cattedrale , dai due membri più anziani del corpo decurionale,
e da un canonico della cattedrale stessa, che ha l'uffizio di
segretario* L'annua sua rendita è di lire 4^00.
Congregazione di misericordia, C questa un'opera di pùbblica
beueficeuza, iostituita sin dall'anno 1 598 per soccorrere gl'ìndi-
genti al propiio domicilio , e màssime quelli che caddero in
bassa fortuna. Ha essa una chiesa di elegante disegno costrutta
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678 CASALE
nel iCft. La facciata è adorna ilt pregevoli stalue a stuce
La bellexsa deirihtemo è accreaclota eia graiidi statue al »
turale che si credono lavori di Dìoni^ Bastola inilaiiese. T>
SODO osservabili due aropii quadri del Pallavicini da Milaor.:
e due altri di minor esteosione , posti laterabnente al pit^r
tero , che si vogliono del pennello del caTaliere Perugino. Cu
compagnia di negozianti sotto l'ispezione di cavalierì nomisr
dal Re, e sotto la presidensa del prefetto re^e col aaa^m
lelo quest'opera pia , la cui rendita è di lire trentamila. Cor-
risponde essa veramente allo scopo per cui fu eretta ad W^-^
di monsignor Benedetto Erba , il quale caduto infermo pi»
di aver distese le opportune istruzioni pel bnoo regalamest»
di cosi utile luogo pio, secondo- i decreti del sacro concilio d'
Trento , ne pregò il visitatore apostolico Gerolauio Ragasw
vescovo di Novara, condottosi a Casale ad A 7 novembre i3;6.
e da questo venne pierfettamente stabilita quell'opera di be
neficenza.
Monte di pietà. U monte di pietà di Casale merita «sa pf*
tioolare menziona; perocché davvero corrisponde allo icop&,
per cui fu eretto nel 1573 ad istanza di s. Bernardino da F"-
tre^ neir^occasione ch'egli ebbe a predicare in questa città, ^th
l'atrio d'ingresso vi si yede un'antica pittura sulla parete, cb^
rappresenta la Pietà nel mezzo, s. Evasio da un lato es-^
nardiao dall'altro. L'annua rendita idi questo monte è &^^
tremila circa. Esso non richiede che il modico intere^^^
tre e mezzo per cento, e concede tre anni di tempo al ri^^
de' pegni, passati i quali si vendono bensì i p^^ni ^^^'^^
pubblica, ma «empre procurasi il maggior vantaggio delle p^^'
sone, a cui appartennero gli oggetti, che si mettoao <° T^'
dita. La direzione di questo pio instituto é affidata a due^
Unti cavalieri che hanno il titolo di amministratori prf$i^<^
Questo monte ha sempre in giro la somma di lire cento mu':
oltre l'annua sua rendita.
Campo Santo. Assai ampio , ed espoto a borea è il «""*'
rio, lontano dalla città duecento trabucchi. Si vedono in ^
parecchi mausolei.
Scuole normali di carità. Cosi appellasi un instituto f'
statovi fondato da una società di ecclesiastici , di nobili e
cittadini, affinchè i fanciulli poveri abbiano gratuitamente °
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CASALE 679
qualche istruzione. Fu aperlo uel di 4 ài novembre del 1791^
ed accolto l'anno dqpo sotto il real patrocinio. Da tre maestrì
s'insegnano gl'^ elementi di lettura e scrittura, le prime ope-*
razioDÌ deir aritmetica y la dottrina cristiana e le regole della
civiltà. Nell'edito di queste scuole normali havvi un orato-
rio privato per la celebrazione dei divini misteri. Nel vestibolo
di esso vedesi un antico crocifisso al naturale , tenuto in pre-»
gio dagli intelligenti. Nella sala di congregazione sta un vetu«»
«to quadro, che rappresenta l'Ascensione del Redentore; e
nell'oratorio ammirasi una statua della Beata Vergine, lavoro
del valente Gresoni.
Nel 1 798 la predetta benemerita società aperse un' altra scuola
gratuita, in cui le fanciulle povere ricevono eziandio una pri*
maria istruzione, conforme a quella testé accennata, e son«
inoltre esercitate in qualche donnesco lavoiio. L' annua rendita
per le scuole normali di carità è di lire iioo.
Collegio dei padri somaschi^ Venne fondato Tanno 1604 per
r educazione di giovanetti o nobili, o di condizione civile. Nel
1770 era stato traslocato nel già palazzo dei conti Camberà;
il quale fu costrutto prima del ristabilimento dell' architettura
circa l'anno 1400 da monsignor Bernardino Camberà,, il cut
busto vedesi nella facciata sopra la porta. £li stemmi dei Pa-
leologhi ed i pontificii, e varie sculture, il tutto in marmo
esistenti sugli angoli di quella facciata, lo spazioso cortile fian-
cheggiato da portici con colonne di pietra, contribuivano a ren-
dere cospicuo quel palazzo, per la cui erezione si mandò ad
eifetto un'idea di Bramante e di s. Gallo, che vollero in pie*'
colo ricopiare la cancellaria romana da loro immaginata, ed
abbellita poi con gusto più moderno dal cardinale Rafaello
Ria^. Dopo la ristorazione politica, il predetto collegio dei
padri somaschi fu riaperto nel soppresso monastero di s. Cat<*
terina, già destinato ad uso di liceo nel tempo della domina-
zione francese. Ivi è il comodo di un pubblico e bello, e son-
tuoso tempio, che ha vasta cupola, altre volte coperta di rame
sUgoato, ed una vaga facciata, che fu recentemente resa più
bella. Il monastero era stato ampliato ed abbellito dalla pi-in-
cìpessa Anna, vedova reggente del Monferrato, ed il fu anche
nello scorso secolo, in cui gli si fecero corti interne ed una
•lazia esterna innanzi alla sua propria chiesa, nell'interno della
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68o CASALE
quale si ammirano affreschi di valorosi pennelli ed una stata
in marmo della Beata Vergine Astnnta , laToro prege? otisnat ,
del Bernero. Nel coro interno bellissimi sono i sedili lavorali |
a tarsie. Riputato vi è il quadro dell'altare di s. Catterìa.
lavoro di Angelo Butteri. Vi é poi soprattutto ammirabile
gran dipinto della deposizione dalla croce del Salvatore, open
di Rafaello da Urbino , e dono prezioso della anzidetta pria-
eipessa Anna de Alen9on, la quale incorporò in quel monastcn
il suo proprio palazzo, che ne formala parte prindpale. I»
merosi alunni corrispondono alle sollecite cure dei loro sis
direttori. Sono quivi pure unite tutte le regìe scuole sotto b
particolare ispezione di un riformatore e dì un prefetto, eos^
pure le altre scuole minori. Al collegio delle regie icuolfs
sul principio della ristorazione politica vi furono aggìante ^k
eattedre, l'una per l'insegnamento delle istituzioni civili e T al-
tra per quello della chirurgia.
Seminario de' chierici. Questo collegio per 1* educazione da
giovani chierici venne traslocato, non e gran tempo, Deliaca^
de' preti della congregazione dell'oratorio, sotto il ^tolo i
s. Filippo: l'ampia elegante sua chiesa a croce greca, con cu-
pola d'inusitata costruzione, venne fondata l'anno ì^^ "^
grandioso disegno del canonico Guala. Fu decorata del tilw
ducale dal duca di Mantova Carlo Ferdinando Gonzaga^ e cci^
secrata l'anno 17^1. Il cavaliere Peruccini, Francesco M«rti'
notti, Federico Bianchi, Mattia Prati, Guido Reni, santi M
dalena de' Pazzi, Giorgio Barbanelli, ornarono quesu cbiefl
di varii loro ottimi quadri. *
Biblioteca pubblica. Nel venerando seminario vescovile t*'^
ad uso pubbhco una numerosa scelta libreria. Il ìaogo, (^^^
riposta, fu adornato ed abbellito nel i83a con mosaici iston^^
sul pavimento. La proprietà di essa appurtiene al semif^'^^*
virtù d' una disposizione testamentaria di monsignore Canta-
dossi, che fu vescovo di Gasale. Un'annua rendita di ìii^^
mila è destinata per la conservazione ed amplìazioae ^^
biblioteca. Era essa dapprima composta di sei mila vo/ami ^
storici ed ascetici; venne poi accresciuta d'un altro numero
uguale di libri di varia letteratura , che già appartennero a
canonico De-Giovanni, modesto e distintissimo letterato-, "^^'
lore dei quali fu calcolato di lire tredici mila ; tra questi i>l^
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CASALE 68i
si dàstioguoBO la collana degli autori latini, ad usum Delphini ^
rencyclopédie et Vari de verijier les dates. Vi. sopraintendono
il rettore del seminario ed un bibliotecario.
Famiglie di religiosi esistenti in questa città* .
Minori osservanti. Uffizi ano questi la chiesa di s. Antonio
stata edificata sul principio del i5oo. La sveltezza di questo
sacro edifizio, l'armonia delle gallerie che gli ^rano atlocno^
e l'epoca della sua costruzione, lo fanno credere del disegno
di un celebre architetto casala3Co, che fu Bartolommeo Baro-
uomo.. Gli affreschi della facciata sono del Toricelli do. Lugano.
Dentro la chiesa si vedono pregiati dipinti. Essa è propria della
città. La uffiziano ora trfenta religiosi.
Missionarii, Furono introdotti in Cabale nel 1706. La. loro
casa venne riedificata Tanno lySo, ed ampliata cqIT aggiunta
di quaranta camere per gli esercitanti. Nel teinpo dells^ fcan-;
Cà&e dominazione questo spazioso edifizio fu destinato ad oso
di ospedali militari. È di presente abitato da ppcbi miaiona-
riiy i quali stanno costruendo una beUissiokà chiesa.
Padri crociferi* Nel i/83i i padri crociferi presero possesso,
della chiesa e del convento, che già {tenevano i pa^ì barna*-
biti di s. Paolo. Questa chiesa , che viene riputata siccome una
delle più armoniche di Casale, fu ridojtta all'attuale; architet-
tura sin dall'anno i586, e fu consecrata nove anni dopo. Si
ammirano in essa dipinti del Monchi vo, di Francesco da Car
stello, detto il Fiammingo, di Giorgio Alberti, e si vedono
begli ornati in oro. Pochi religiosi ufficiano questo tempio.
AÌQnache agostiniane, A queste monache pppartiene la chiesa
di 8. Bartolommep d'antica costruzione, ornata senza regole di
architettura, consecrata nel i5o6. Nel loro monastero si tr<Ht
Yano venti religiose, oltre, le converse. e le serve. Tengono essei
in educazione donze^e nobili e civili.
Padri cappuccini extra im^otf. Abitano questi un convento,
che spettò altre volte ai cavalieri templari, passò quindi ai ca<«
yalieri gerosolimitani, e venne poi ceduto nel 1619 ai padri
mioori riformati di s. Francesco. Soppressi questi, fu venduto,
e fioalmente dopo il felicissimo ritorno degli augusti nostri Prin»-
cìpi, lo ebbero dal conte Mazza i padri cappuccini. L'annessa
«hiesa fu ricostrutta, ingrandita, e venne consecrata nel \^ì%
d» monsignor Icheri di Malabaila, vescovo di questa città.
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68a CASALE
Oltre le anridette case «pettanti ad ordini religiosi, yì eno
altre Tolte pili monasteri di vergini , e cooTentì di regolan ita-
tivi introdotti in direrst tempi , cioè:
Nel i34o i minori conrentnali.
Nel i4i8 le chiarisse scalze di s. Maria Maddalena.
Nel 1476 i minori riformati della Madonna del Tempio a-
tra ouiros. Nello stesso anno erano anche stati introdotti k
questa cittì gli agostiniani riformati.
Nel i5a8 le domenicane di s. Catterina.
Nel i566 i carmelitani della congregasiooe di Mantors.
Nel 1573 i barnabiti di s. Paolo.
Nel 161 1 le cappuccine di s. Chiara.
Nel 161 3 le orsoline.
Nel 1711 le domenicane del terzo ordine della beata Ibr-
gherita di Savoja.
Il convento degli agostiniani era ragguardevole pergli8fb^
sdii del Moncalvo e di altri rinomati pittori, alcuni àt'qm
si veggono ancora di presente. Si dee notare , che nella chiea
di s. Croce , spettante allo stesso convento, si fece nel iSoSva
celebre congresso , a cai intervennero gli ambasciatori, e pl^
nipotentiarìi dell'imperatore Massimiliano I , di Carlo IH ava
di Savoja, di Ludovico XII re di Francia, di Federico Gon-
saga duca di Mantova e della repubblica di Genova; neìquif^
congresso sonosi assestate le differenze loro.
Nella vetusta chiesa di s. Maria Maggiore di piasza, ^a p""'
rocchiale, stata consecrata nel i44^ da Guglielmo Diderio re-
scovo di Vercelli , era stata eretta nel 1481 una coUegiata ad
cardinale Teodoro Paleologo , ed approvata dal sommo pon-
tefice Innocenzo Vili addi 6 di giugno i485. Non era essa sot-
toposta alla giurisdizione del vescovo : la componevano dodici
canonici e due dignità: la parrocchia ne era di libera coHauoo^
Nel 161 5 addi la di marzo il* dotto medico Andrea Trevig» *
• Ali
Occimiano vi eresse un collegio delle scienze, assegnando ai p^
agostiniani un' annua rendita di settecento e settanta docatooi,
perchè vi fossero stipendiati professori di matematica, di teologi
di lingue greca ed ebraica, e venissero nello stesso collegio p^^^
tainente mantenuti sette giovani convitori da eleggersi fra' po^^"
monferrini. I padri agostiniani rinunziai*ono nel 1619 quel 1^^^
cogli obblighi medesimi ai padri somascbi.
. /
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CASALE 683
QuariierL Sono due quartieri, «do vecchio detto di s. Laiigiy
che può iconteoere oentO' eavalli , le l'altro nuovo , chiamato
della Maddalena , chu fmò .contenerne . cinquecento.
Teatro. £vvi un sol» teatro y ohe nel .tfSS fu ricostruito ed
ampliato da mqa società di nob'di nd disegno delcataliere Vit-
toli Spoletino. Questo, cdifizia per la sua* vaga ed armonie»
struttuia , per leggiadri dipinti. dei fratelli Galliari, per l'units
salii ad uso. di ridotto , e per akri.sDoi pregi viene riputato
coBie uno de' più belli del suo ^nere. È. aperto almanco òae
volte neiraonOé
Torre dèlia città. Sa crede che la torre del grand' orologia
vi sìa stata eretta innanzi al looo. Dalla sua antica forma venne
ridotta alla presente cosb-usione nel'iSiOy sojtto il governo di
Guglielmo VII marchese di Monferrato , che vi aggiunse lai
campana tuttora esistènte di rubbi dna, sulla. 'quale si vedono
gli slemmi della famiglia di quel princi^. Gli ornati della detta
torre scapitarono non poco sotto i Goiisaga, pe' colpì di caa««
none ad essa dirètti, dal castello in due. occaàoni , per atter«
rire i sommossi cittadini. Nel 1760 si volk abbellirla di nuove
pitture e di nuovi ornati, ma con infelice successo.
Antico palaizQ di città. Questo edi6zio appartenne ad un
ramo dell'illustre famiglia. Biandrate. Fu confiscato dalla camera
nel i535: servi quindi alle sessumii del senato; ed in fine alle
adunante del cootiglio civico. Il nobile suo por^co esteriore^
i magnifici ornati, in pietra che ne' abbelliscono la facciata /
(anno credere l che bramante Lazzari ne sia «tato l'autore. ]>iel««
l'ixiterno era vi un oratorio, al cui altare stava un gran, quadra
rappresentante la beatissima Vergine , .s. £vasio e s. Patriu»
patroni y stimatissimo lavoro di Paojo Appiano casalasco , del
quale sono gli .affreschi che ne abbelliscono tuttora le vo1te«»
NcUo stesso oratorio esistevano altresi quattro belle tavole y
rappresentanti i quattro evangelisti^ che veAgooo attribuisti, a
UQ discepolo di Ferdinando Cairo. NeUf cessazione del senato,
di Casale y l'anno 1731» i detti quadri insieme con hcdhe tap-
pezzerie e suppellettili preziose , furono^ traspoctati a Tor'mo.
Esistono*, ora in Casale due tipografie , una propria del signor
Ludovico. MafFei , e L'altra dei signori fratelli Corrado,
Già sin- dal iGSg vi si era stampata dal Piazzano la cronaca
di Benvenuto san Giorgio ^ e nd 1675 vi si pubblicarono dal
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684 CASALE
Maottt decrtia civUia , et emuinalia y ci muda MonJdsfirrai.
Bagni. Evvì uo'acsai polita, e bea regolatai casa di bagni,
dei quali profittano molti Dell'estiva sli^itMie.
Prigioni. Quadrata, 'bea -oostratfia, in luogo isolato e sasàf
•imo sta la fabbrica delle prigioDi : fu eretta a spese re^
md I79A. Trentatre ne sono le camere, e noa più di Testi n
sono per l'ordinario i carcerati. •
Fiere e mercati. Si tea^no due fiere nell'anno ; una in aprile,
e Taltra in novembre. Si fa in esse gran commercio di bestie
bovine e di cavalli. Vi sono giorni di mercato il martedì ed il
venerdì d'ogni settimana : il primo é assai frequentato pel tn^
fico del grosso bestiame.
Un velocifero parte da Gasale per Torino tre volte la set-
timana.
Pesi e misure. Questa città ha i proprtt pesi, e per le dd-
sure dei terreni il proprio trabucco. A misurare i drappi a
usano il raso , il braccio lungo , il braccio corto : dal cke
nascono talvolta inconvenienti a pregindììio degli idioti cootadim-
Popolazione. Gli abitanti della città e dei aubbuii>ii; f»^
presi gli ebrei, sommano a 31,000.
Notizie storiche. Il nome di Casale adoperatosi a' tempi del»
scadente latinità per indicaiìe l'unione di più rosticbe caie,
succedette all'antico proprio nome sìnora ignoto di questo ìaO'
go, il quale, ^ome si riconosce da vetusti monoinenti ivi rin-
venuti , era ascritto alla tribù Follia Romana , e fu proiwV'
mente uno dei molti cospicui paesi, che le barbariche troppa?
al coi iterato impeto l'impero di Roma peri , al tutto àisUf»-
aero eziandio nelle nostre contrade.
Alcuni scrittori cui «icopiarono -varii lessicografi , p**" ^'^
congetture s'indussero a pensare die qui fosse Bodincoma^^
od Industria , di cui è fatto cenno da^ Plinio : altri eredeUeit
die qui sorgesse Cantica S^duìa , ove fu martìriztato sant'Eva-
Mo. Di Sedala j come pure di Paciliano, antico, vicino, ^^
lebrato borgo si parlerà in fine del predente articolo: di Bo-
dincomago , od Industria , si -terrà discorso coiriri«fraga6u«
autorità de' monumenti all'articolo Monteu da Po. SI dee ora
soltanto notar di passàggio die il nome di s. Evasio sopraggi""|^
a. questo illustre luogo , venpegK da un villaggio due 0^^''^
da esso discosto verso scirocco *, villaggio scaduto , i cui a^'"
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CASALE 685
tanti intorno al mille vi si condussero a stal>ilire il proprio
domicilio.
Nello scavarsi le fondamenta della cittadella di Casale l'anoio
1 590 tonosi discoperte molte romane medaglie , tenute nel no-
vero delle più vetuste : alcune dì esse hanno una figura ^di
due faccie da un lato , ed una nave dall'altro. Net 1720 sotta
la casa Sannazzaro furono travati i busti di 8erviHo Ahala , di
Sabina y di Antonino Pio imperatore, di Faustina Maggiore, e la
testa colossale del» nostro Pertinace. Nella casa Magrellr, sotter-
ra j alla profondità di tre piedi , si rinvennero moltissime urne
cinerarie, lumi sepolcrali, mezzo rovinati sepolcreti, e nunie^
rose medaglie , parecchie dellie quali sono di Severo , di Con-
sta nzo , e di Ck)stantino. Negli scavi di Porta Marengo l'anno
1 800 si discopersero un grosso pezzo d'architrave con iscrizione
all'imperatore. Claudio , nna Cerere Lararia , un vago meda-
glione in bronzo d'Antinoo , un altro in argento della provin-
cia prima Macedonica, e paiecchie medaglie consofori.
Nella propria magione U signor Ricci Panno t8o6 trovò presso
a profondi e grossi ruderi medaglie della fami^ia de' FlavU
Cesari , che passarono poi al museo delPabate Beccaria d'In-
cisa in Torino. Nell'anno stesso in un campo oltrepò , vicino
alla strada che mette a Balzola , trovarronsi due oreiolettì eoa
argentee monete ; aventi alcune di esse da una' parte ìa leg-
genda MS SA; alcune MASSA; altre MASSAA; e dal-
l'opposto lato la testa della repubblica di Marsiglia col lione
che porta l'uovo in bocca. - '
Le iscrizioni rinvenutesi in varie parti della Gitt& ne accen-
nano le antiche famiglie : cosi quella sepolcrale che fu dissot-
teiTata l'anno i56i ne' fossi del castello, e sparve dopo i ri-
stauri che costà vennero fatti nel 1798, dichiarò' più rami della
famiglia Suaffeja della tribù Pollia: non poche altre sitate rac^
colte dall'avvocato Deconti indicamo sepolcrali pietre di un
Lennio Secondo erette al genio di un Asiatico amico: due inoK
tre accennano un Cajo Vibio figliuolo 4li Cajo deiatieo ; ed
, una Vibia SUIpicia di un Ebùzio : delle quali famiglie , ed in
ispecie di quella dei inibii molte iscrizioni sonosi discoperte nel
Piemonte. • •
A poca distanza dalla città, in un campo proprio del signor
Cervis , or fa sei lustri , vennero trovate due colonne di pie-
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686 CASALE
tra , il cui piedestollo em sotterra alla profondità di treib-
cinque piedi : sul loro fu^to , e sullo zoccolo • si vide inòsA i
monogramma deiriuiperatore Ludovico Pio.
^ Se la celebre tavola Isiaca, già detta anche Bembina,[ifi-
cbé posseduta qualche tempo dal cardinal Bembo, si fosse «•
ramente discoperta , come di sopra toccammo , negli scavi k
castello di Casale , avremmo un indixio di più a provare T^
ticbità di questo luogo , ed un maggior aaotivo di teom ó
pregio. quel aingolar monumento a cagione della sua proTrab'
jta , tuttoché non sia più riguardato come lavoro egiiiaoo eJ
originale.
Casale non aveva per anco il soprannome di s. Enm>
quando l'imperatore Carlo il Grosso ne faeea dono alla dùes
di Vercelli nel secolo ix ; né quando Ottone III con dipto
del 999 9 ed Arrigo nel io«4 oonfermavano quella doDaiNot
Poiché in questo tempo i marchesi di Monferrato a ^tf»
delle chiese , e delle repubbliche vicine , ivano dilatando ii
proprio dominio 9 loro si accostò Gasale, e da guelfa cbe «ti
divenne di parte imperiale.
U vescovo di YerceUi Ugaccione , venuto in grande stìna
presso l'imperatore Federico I j e presentatosi a Ini in f^^
na y n'ebbe» l'anno iiS% la conferma del possesso di Cai»
£um omnibus insulis suis t il qual favore non solo poco ^
alla chiesa Vercellese; ma trovandosi ansi lo stesso iroperatot
in foispgtio di cattivarsi grossi comuni y quanti più potesse; cct
diploma dato in Novara nel ii86 rendette libero Casale coOi
sola dipendeosa dall'impero.
Ma dopo la morte di Federico avvenuta nel 1190, Amp
VI (uo successore assoggettò^ l'anno appresso, di bel oaofop
abitatiti di questa città alla chiesa di Vercelli: e noo avendo
Qglioo per niua modo voluto conformarsi al volere di Am^ì
mise questi , sei anni dopo , la loro città al bando dell'imp^
jroy ordinando che Cosse sitterrata*
In tale frangente si vìder eglino costretti a sottomettersi f^
diffatto li troviamo compresi da quei di Verdiani «el/a f^
ch'essi unitamente alle iCittà di Piacenza, di Alessandria, ^ ^
Asti fecero col marchese Bonifacio di Monferrato in V^^
nel di i3 di gii^ao del 1199.
Non durò la fonata loro sommissione ai verceUeii ; ^^ *^^
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J
CASALE 687
oltreclìè si comportarono come uomini di Jibera citià , Cecero
si che gli abitanti di altri popolosi luoghi si discostassero dal-
l'obbedienza di Vercelli : ciò che avvenne particolarmente ri-
guardo al grosso antico borgo di Paciliano., di cui quasi tutta
la popolazione venne a stabilirsi in Casale.
Ma l'anno 121 5 la vendetta da lungo tempo preparata scop-
piò su questa città in modo cosi tremendo, e predpitoso, cbe
i vercellesi sul Po , i milanesi col conte dì Savoja Topimaao
venutovi alla testa dì mille cavalieri nella pianura , e gli
alessandrini sul vicino colle, improvvisamente la cìnsero d'in-
torno per modo che i pavesi poterono appena introdurvi in fretta
du cento armati ad arrecarle soccorso. Furono feroci gli assalti
degli alleati, e maravigliosa la difesa de' casalaschi, finché es-
sendo a quelli riuscito di abbattere un tratto di muro della
lunghezza di quattrocento passi, si arresero questi a discre-
zione dopo avere resistito colmassimo coraggio dal 12 di marzo
insino al a di agosto. I vincitori abusando della Icmto favore-
vole condizione salvarono bensì la vita agli assediati, ma tutti
li condussero pri^oni ; « dopo un estremo sacco adeguarono
al suolo il paese col bando alPuso di que' tempi , che non
potesse maà più rialzarsi. OH alessandrini nel bottino da loro
ivi fatto , pigliarono , e seco portarono via 1 preziosi arredi
della chiesa , molte sacre reliquie , è soprattutto i corpi dei
santi Evasio , fidatale , e Projetto.
Gli infelici abitanti ebbero ricorso a Federigo li , il ^ale
per conservar fedele all'impero un possente comune , annuHò
quel crudo bando , die ordine cbe si rifabbricasse la città , e
le confermò i privilegi con diploma del isao che ha la- data
di Firenze.
Casale sorse allora dalle sue rovine assai più vasta , e più
forte : le sue novelle mura vennero munite di torri , e fian-
cheggiate da quattro baluardi detti di Acquarole , di s* Cro-
ce , della Maddalena , di s. Bartolommeo , e sulla collina fu
piantata la bastita di s. Anna.
A questi ristanri , e a tali opere di fortificazione giovarono
mirabilmente i buoni uffizii del casalasco Guglielmo Falzano ,
il QUI credito èra eminente presso la corte imperiale.
L'anno 12 1 5 fu notato dagli storici a cagione dell'eccessivo
freddo, per cui non solo le acque dei minori fiumi, ma quelle
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stesse del Po sì congelarono , secondo che afferma il Sigònìo,
aU'alteua di undici braccia , cosicché i carri pesanti di grossi
carichi le traghettavano oon sicurezza.
Mantenne il vescovo di VerceUi per qualche tempo la sua
giurisdmone sopra questa città colla forza dell'armi , e si hi
di ciò una prova neiristromento di sommessione che il podestà
di Casale Raniero de' Cantori fece al vescovo Ugone nel giorno
undici di giugno del mille duecento ventiquatti-o , e che il co»
mune confermò nel secondo giorno di agosto. Egli è appunto
in questo frattempo che il detto Ugone fortificava Crescentino,
Villanova , e rifabbricava Trino in sito più acconcio a servire
di antemurale ai casalesi.
Nel 1343 il vescovo di Vercelli cedeva alla città il suo pos-
sesso di Casale: questo comune all'incontro otteneva , cinque
anni dopo., dall'imperatore, che affatto se gli unisse il già
scadete borgo di Paciliano , del quale rimangono vestigie sul
colle superiore di s. Germano.
I marchesi di. Monferrato avevano del continuo l'occhio ri-
volto all'acquisto della fiorente Casale , e Bonifacio nel ia53
otteneva ne da Corrado re de' romani l'investitura con diploma
dato in Rarletta nel napolitano; e poiché, quanto più cresceva
la potenza del marchese , tanto più scemava il dominio di
Vercelli sopra Casale , gli abitanti di questa città lo elessero
nel 1278 a loro capitano con lo stipendio di lire trecento pa-
vesi , .a condizione per altro ch'egli prestasse giuramento di
conservarne i privilegi.
Entrò Casale (ijkSS) nella grande lega delle città di Milano,
Novara , Vercelli , Como , ed Alessandria , le quali prescelto
si erano a capijtano Matteo Visconti , che in fine tutte se le
assoggettò, ed anzi, morto essendo (1292) il marchese Gu-
glielmo il Grande, ne assaltò gli stati durante la minor eia del
di lui figliuolo Giovanni, e ne consegui una pace assai van-
taggiosa.
Pervenuto Giovanni ad età maggiore, i suoi stati ricupera,
discaccia Matteo da Milano , riceve quei di Trino sotto la su'
obbedienza, prende vendetta del padre sugli alessandrini, col-
legasi con gli astigiani, ed in lui solo trovano i casale» a qu^l
tempo la sicurezza del loro comune; perlocchè il a5. di luglio o"
i3o3 nella chiesa di s. Maria gli danno , conservando tutts*
CASALE 689
vìa i privilegi y il perpetuo dominio del propizio borgo , e del
territorio.
Morto senza prole maschile in Cbivasso (i3o5) Giovanni uU
timo marchese Aleramico , veniva l'imperatore Arrigo VII ^
cinque anni dopo , in Italia per calmare le agitazióni della
Liombardia ; e Matteo Visconti , che scacciato da Milano erasi
condotto ìn^ Asti a visitarlo , ottenne la restituzione degli
stati suoi y ed inoltre la donazione di Gasale , che pure
dallo stesso Arrigo nel i3ii consegui la conferma de' suoi
privilegi.
Arrigo VII per consìglio del detto Visconti, risoluto avendo
di volgere le sue armi dirittamente a Milano , ove quei della
Torre y scacciati i Visconti, la facevano da dominanti, mosse
senza indugio alla città di Gasale, in cui fu accolto con feste
ed onoranze moltissime , e soffermossi alcun tempo : in tale
occasione a lui presentatosi un medico di Vigevano , che gli
oArse di renderlo padrone di quella città, accettò la proffer*
ta , e vi mandò con buon numero di soldati Ugone Delfino ,
che col mezzo del medico vigevanasco consegui di leggieri l'in-
tento. L'Imperatore allora, tragittato il Po , recossi per Ver-
celli a Novara, ove gli ambasciatori di Guido della Torre ven-
nero a domandargli la pace.
La speranza di togliersi alla soggezione di quel lontano prin-
cipe, indusse Gasale ad entrar nella lega delle altre città lom-
barde , che all'arrivo de' guelfi provenzali in Italia credettero
di scuotere agevolmente per loro mezzo il giogo imperiale.
Ella perciò unitamente alle alleate città incorse il bando dal-
l'Imperatore pubblicato il 14 luglio i3i3 ; in virtù del quale
dovesse pagare mille libbre d'oro, ed essere dai fondamenti at-
terrata ; ma non fu mandato ad eseguimento quel bando , e
là cosa fini colla sommessione di questa città fatta il 23 marzo
i3]6 al nuovo marchese , venuto d'Oriente, Teodoro I stipite
de' Paleologi.
. Tre atini dopo questo principe tornato da Gostantinopoli ,'
ov'era ito a consQBve il padre Andronico dèlia morte della
coDsorte di lui , e genitrice sua Violante , figlia di Giovanni
ultimo Aleramico marchese, tenne un generale parlamento in
Ghivasso , ed ivi fatta la concordia tra le casalesi famiglie de
Canibus , e de Tiirdis della superior parte del comune con
Dizioiu geogr. ecc. Voi. III. 44
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690 CASALE
quelle dt Grassis ^ e de Bazanis della parte inferiore, venoc
il coinupe tassato a dodici militi per la leva militare.
Dopo un satio governo di trentadue anni , lasciollo morendo
al suo figliuolo Giovanni, il quale colla vittoria di Gamcnario
nell'aprile del i345 espulse d'Italia i provenzali. Gli rinnoira«
rono i casaleai la loro sommessione (i35i ) ; ma non fu essa
ben ferma per li dissapori insorti a motivo di giurisdisioDe
tra essi ed il marchese. Ne fecero le parti compromesso nel-
l'arcivescovo di Milano Giovanni Visconti , la cui sentenza da
quei di Casale non venne osservata. 11 marchese perciò fecesi
• confermare la giurisdizione sua dall'imuratore Carlo lY nel
di lui passaggio in Italia con diploma del 1 355 che ha la data
di Pisa.
Dal 1359 al i364 arsero guerre desolatrici tra Bernabò e
Galeazzo Visconti , ed il Marchese. Alla pace sul principio di
quest'anno dal cardinale di s. Marcello conseguita fuvvi una
* terribile apparizione di locuste , le quali , da quanto leggiesi
nel necrologio di questa chiesa cattedrale , furono viste il Zo
luglio in Casale, e nei paesi dei ^dintorni in cosi fitta moltitu-
dine da offuscare come nebbia il sole ; ma poco tempo vi sì
arrestarono non altro danno recando fuorché ai canneti, cui
J dispogliarono affatto*, e si seppe che nella Toscana, ove si po-
sarono esse , ogni cosa consunsero nelle campagne. Gli Annali
y Milanesi per altro , e la Cronaca Piacentina riferiscono questo
j disastro , forse per le campagne di Milano , e di Piacenza ,
all'anno i358.
Si ruppe , cinque anni dopo , di bel nuovo la guerra tra
{ quei principi per cagione di Alb* , e di altre città vicine ,
ch'esser dovevano restituite a Galeazzo da Odoardo capitano
I di truppe inglesi ; ma che il marchese teneva in pegno di ven-
tiseimiia fiorini d'oro da lui al capitano imprestati. Devasto
pertanto Galeazzo le terre del marchese in agosto del 1369»
e questi gli rendette la pariglia nelle regioni di Novara. Ma
Galeazzo nella seguente primavera impadronitosi di Valeuia,
si gettò sopra la città di Casale; strinsefa- d'assedio; e gh
sforzi del marchese per liberarla, od introdurvi soccorsi, w-
rono indamo. Ciò nondimeno le vigorose sortite degli abitanti
costrinsero il Visconti a tenere il largo , e cangiare l'assedio m
blocco-) che durò dieci mesi : dopo i quali Galeazzo ; f^^
CASALE €91
otervì entrare I accondiscese alle condizioni favorevoli propo*
e dagli abitatori y cui dovette anche fornire di molte vet-
Dvaglie.
Mori due anni dopo in Volpiano il marchese Giovanni , ed
1 tutore del di lui figliuolo Secondotto, che era il duca Dt-
one di Brunsvicp, collegatosi col sommo pontefice Gregorio XI
lì fresco venuto da Avignone a Roma*,' e ' col duca Amedeo
Vili di Savoja , diede a Galeazzo sottp Atti una fiera scon-
fitta che nel 1877 condusse la pace , non che la promessa di
restituire Casale , e la conclusione delle nozze del marchese
Secondotto con Violante figlia di Galeazzo , e vedova dell'in-
glese Lionello duca dì Chiarenza.
L'anno appresso mori senza prole il marchese assassinato da
un suo famiglio tedesco in Langirano, villaggio dello stato di
Parma nel di 16 dicembre, e venne sepolto nel maggior tem-
pio di quella città. Gli succedette al governo il fratello Gio-
vanni, il quale accompagnando lo zio Ottone di Brunsvico nel
Napolitano fuvvi ucciso in una battaglia da quello ivi data a'
provenzali il 23 d'agosto del i38i. A Giovanni III successe il
fratello Teodoro IL
Questi finalmente (i4o4) l'iebbe diCEatto Casale co^ suoi ca-
stelli dalla duchessa Catterinà di Milano y#dova di Gian Ga-
leazzo in virtù dì un'alleanza fatta con lei.
I casalaschi un anno prima condotti da Facino Cane capi-
tano delle genti milanesi avevano potuto sorprendere Alessan-
dria, rifarsi dei danni ricevuti dagli alessandrini nel sopraccen-
nato famoso sacco , e riacquistare le reliquie dei santi Evasio,
Natale , Projetto ecc., che ad essi erano state rapite.
Nel 1408 le rendite di Casale erano poste in cauzione della
dote di Giovanna di Savoja sorella di Amedeo Vili, e sposa
di Gian Giacomo figliuolo del marchese Teodoro.
Tra Gian Giacomo, e Filippo Maria Visconti duca di Milano
(i43i] era nata una discordia, per cui questi fece occupare a
quello gran parte del Monferrato nel mese d'ottobre , e la stessa
Casale nel giorno dieci dall'anno medesimo per Francesco Sforza
' suo capitano. Trovatosi Gian Giacomo in molto difficile condi-
zione ricorse al duca Amedeo , il quale , siccome per accordare
la pace (14^6) al duca Filippo avevane ottenuto la signorìa di
Vercelli , cosi per assalire in quest'occasione le truppe di
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6gi CASALE
lui , volle che il marchese gli cedesse Yolpiano , Settics
Cbivasso , Brandizzo , Livorno , Trino , e nel canavese Lombr
dorè, Fletto y Montanaro, OsegDa de' conti di s. Giorgio, Mas^
ed Azeglio ; e volle di più mettere guernigioni in tutd i u-
stelli , e neUe torri che al marchese appartenevano.
Ciò fatto , Gian Giacomo per consiglio di Amedeo si a-
dusse a Venezia ad eccitarne il senato contro il duca r%>.
e vi ottenne l'intento.
La pace per altro segui nel i434 9 e il duca Amedeo é
restituire al marchese i suoi stati , lo costrinse a ricoDoscrt^
da lui in feudo , siccome fu conchiuso l'anno seguente i^h
pace di Torino.
In questa città il 12 di giugno del i436 , il duca kméa
fece inoltre col marchese il trattato di divisione tra loro de^
stati del duca di Milano Filippo Maria pel caso , che (jd^
fosse morto senza prole ; ma il marchese fu tolto ai tìtì k
anni prima di Filippo (i445); enei tempo, cb'ei ma»'
senza figli, il duca Amedeo a conseguire gli effetti di (p
trattato , era impedito da gravi affari di chiesa oltreoioe^
A Teodoro II che governò dopo Gian Giacomo succedette Ge-
vanni V morto senza figliuolanza nel i464-
Lo stato passò %l fratello Guglielmo VIIT, sotto il quale eU^
Casale tranquilli e prosperi eventi , vieppiù si estese /arfe^-
larmente dal lato di mezzodì , a se congiunse il cx)sì dett'
borgo orientale , fu decorata di un senato , ottenne , 0 ^u .'»
confermato il titolo di città , e fu fatta , come già toccami: .
sede vescovile da Sisto IV con bolla del ai d'aprile li",^'^'
tantasei terre distaccate dalla vasta diocesi di Vercelli coiB[fr
sero questa novella diocesi , che noverò da principio sess^
tre mila quarantasett'anime. Il primo suo vescovo scelto
i canonici della collegiata fu Bernardino Tibaldesrhi <^^"
si ni di Roma , che l'Irico vuole originario di Trino , w^
di Pietro , consigliere del duca , e siniscalco di ^oi'te. ^
chiesa di Casale si dirà in appresso.
Coni ossi in quest'occasione una medaglia di bronto cooi
magine , e la leggenda di s. Evasio , e nel rovescio colle
tere G. M. GuiUelmus Marchio, sormontate dalla corona d"»^^
chionale cqlla leggenda MONTISFER.
Si pubblicò dal Bellini un'altra medaglia in rame di ^^
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CASALE 693
marchese, nella cui parte anteriore si vede lo stemma gentili-
zio colla leggenda GU. MAR. MONTFE ; e nell'altra la croce
colle parole SVB. TWM. PRESIDIVM. Lo stemma e udo scudo
con in mezzo una sbarra sormontata dalla corona marchionale
fra due diritti rami d'alloro , a cui sovrasta un braccio armato
di spada.
Morto anche Guglielmo Vili senza figliuolanza , Bonifacio V
suo minor fratello piglia le redini del governo. Si ha di lui
un'argentea medaglia, in cui da una parte s. Evasio è seduto
in faldistorio , e stanno le parole S . EVASIVS . CVSTOS , e
dall'altra evvi un'aquila dì due teste con in petto uno scudo
traversato da sbarra colla leggenda BONIFACIVS . MAR . MONT.
FER. Fu essa trovata nella milanese biblioteca ambrosiana.
Un'altra di rame presso di sé teneva T Irico , la quale
da una parte offre l'immagine di s. Teodoro a cavallo
colla lancia alla destra , diretta contro un dragone a tre teste,
e vi si legge intorno S . T1EODORYS . CVS; e dall'altra
presenta un involto, con in mezzo uno scudo traversato da
sbarra , sormontato dalla corona marchionale , e questa da un
braccio armato di spada, colla leggenda BOMIF • MA • MO . FÉ:
alla destra dello scudo havvi un B. a manca la 3f.j cioè £0'
nifacius Marchio •
Il marchese Bonifacio fece il suo testamento in lingua voi*
gare nel castello di Gasale l'anno 1491*
Ebbe a successore Guglielmo IX suo figliuolo, che mancò ai
vivi dopo lunga malattia l'anno i5i8. Nel museo ambrosiano
trovasi una moneta di lui in argento ^ che da una parte ha
l'immagine della testa di esso colla leggenda G VLIELMVS . MAR.
MOINT . FER; e nel rovescio stanno inquartate nello scudo l'arma
gentilizia coll'aquila a due teste, tre sbarre orizzontali traversate da
una quarta-, due croci, di cui una negli angoli ha quattro altre
croci minori, e l'altra quattro lune; tre altre sbarre perpen-
dicolari , e due pini , che l'imperito incisore vi pose invece di
due pesci. Si leggono intorno: PRINC . VIGA . PP . SACRI . RO.
IMP-, cioè Princeps, Vicarius Perpeiuus Sacri Romani Impe^
rii. Il Muratori Tattribui a Guglielmo il vecchio ; ma questi
BOD ebbe il titolo di vicario perpetuo del romano imperio.
Fu prestato ( i^ig.) nella cattedi'ale il giuramento di fedeltà
al pupillo giunto appena all'età di sette anui , cioc a quel Bo*
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694 CASALE
DÌfaiio Vly la cui caduta di cavallo nel di 6 di ^ngM l'k
•e fu cagione della tua morte , fu ad un tempo fetale a toti^
il marchesato ; poiché né egli , né il suo fratello Gian Giorpi
che gli successe 9 e mori nel 1533, lasciarono prole.
Cosi ebbe 6ne la seconda dinastìa de' marchesi di Mode-
rato y cioè la Paleologa , dopo ducento vent'ott'anni di doam n.
L'imperatore Carlo V mandò subitamente ad occupare il Ves-
ferrato , come feudo imperiale, un corpo di truppe capitauk
da Alvaro de' Luna , da cui fu posta la propria resideoia :£
Casale ; attestò con lettera del a4 settembre i433 ai casjles
la sua soddisfazione per la buona accoglienza da essi Catta k1
castello alle sue genti : e ciò che più rileva , con diploina ii |
ag dicembre i535y emanato in Napoli, divise questa citOeJ
il suo territorio dal resto del Monferrato , dichiarandola io^*
pendente» Il che fu causa di contrasti sciagurati tra Casale ed
i suoi mantovani Marchesi che vi vennero dopo.
Nel detto anno i535 si estinse la famiglia Sforza saccaia
a' Visconti nella signoria di Milano. L'ambizioso FranceKO I ^
affrettò ad occupare quello stato per titoli anteriori d'erfd.Li
E nello stesso tempo per dare sfogo al suo di.<gusto , parche i
duca di SaVoja Carlo III accettato avesse dall' imperatore l^
conferma del dominio d'Asti , su cui egli pure preteaden (^
ditarie ragioni , ne assali all'improvviso gli stati, e glisoi}"^
Torino.
Il Buria governatore di questa cittadella intendendo euetti
casalaschi ristucchi degli imperiali, tenne pratica coi più*^
stiliti abitanti della loro città per esservi di notte tempo *'
trodotto \ il che fu bensì efpguito, ma senza provvedere ^
stromenti per trincerarsi, e per l'assedio al castello. LBOoàe'
presidio imperiale d'Asti ebbe tempo di accorrervi eoa ud ff^
rinforzo, il quale circondò il Buria, e feeelo con tuttCK^
truppe prigioniero. L'infelice città soggiacque perciò al 8a<^
gto delle tr*jppe imperiali durante tre giorni.
Allora i popoli del Piemonte gemettero per molti sodì si p"
dover fornire di vettovaglie più eserciti stranieri, sì per t"^'
soggetti a continui tributi , e si ancora pei mali tratumeob "^
sopportarono spesse volte. A tali danni le patrie storie a^"^
gono le ire del cielo, e le calamità delle terre negli aoni i^^
1541 e 154^ : ael primo fu l'inverno algente e secco per0><'^
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CASALE «95
che goccia di piova , o fiocco di neve non cadde dal cielo ; ed
un estate gli successe cotanto infuocata , che segno di vegeta-
zione nei prati quasi più non apparve, e radissime nei campi
furono viste le biade*
^Nell'autunoo del i54a piovve cosi a dilungo e dirottamente,
•clie a dismisura ingrossatisi i fiumi , rotti i ripari , sommersero
le sottoposte pianure.
L'anno dopo in Italia sopravvenne l'insolito disastro delle
cavallette a quattro ali e sei piedi , che divise in varie fol-
tissime squadre , cosi nei vigneti , come nei campi ove si fér*
marono , ogni frutto ed ogni fronda distrussero; e fu allora in
parecchie ville proposto un premio a chi tante ucciso ne avesse
da riempierne un moggio ; ma l'accorgimento fu indarno ; pe-
rocché vi restarono esse, fin quando sorprese dal freddo, ne
cadde in alcuni luoghi in tanta copia ^ che ne fu l'aere tutto
contaminato.
Dopo la vittoria di Ceresole (i544) s'impadronirono i fran-
cesi di tutto il Monferrato , fuorché di Cascale ; e lo ritennero
fino alia pace di Crespy.
L'imperatore Carlo V aveva bensì il 3 di novembre i536
pronunciata in Genova la sentenza della successione ai Mon-
ferrato a favore dell'ultima Paléologa Mai^herita , e del suo
consorte Federico Gonzaga signore di Mantova , eretta (i53o)
in ducato dallo stesso imperatore ; ma i duchi mantovani non
poterono prigliarne il possesso fino alla pace del iSSg.
La famiglia Gonzaga regnato aveva in Mantova dopo la ca-
duta della casa Bonacoorsi in 1 3!t8. 11 duca Federico frattanto
cessÀdi vivere { i54o), lasciando quattro figliuoli, dei quali Fran-
cesco gli successe , Guglielmo fu ceppo dei duchi di Nevers , e
Federico fu poi cardinale.
1 francesi nel iSSa ruppero la pace: e in Piemonte altre
desolazioni alle prime si aggiunsero nel corso di quattro anni;
e quindi il maresciallo di Brìsacco , occupata Ivrea e Santià,
procacciò di vendicare in Casale il passato toito del Buria.
Nel suo quartiere di Santià fu egli informato (i555), che in
Casale erasi rallentata la militar disciplina , e che negli ultimi
giorni di carnevale far si volevano feste e tornei dal presidio:
oltre a ciò per mezzo di un soldato casalasco , da un maestro
di scuola, il quale abitava presso la porta di Po, seppe starvi
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6g6 CASALE
oltre quella porta un grosso torriooe con isTolta di maro.
che impedivane alla guardia di osserrare chi dalla campa^
alle mura opposte si approssimasse. 11 maestro per cssersii
guida y ed agevolargli il buon successo della propostagli in-
presa , pretendeva dodicimila scudi per se , e seimila pel sii-
dato che gli riferi il suo divisau. ato, ed era suo fratello: cs-
tali somme di danaro furono concedute.
Il Brisacco appena spuntò l'alba del martedì grasso , frc
tutte le barche sul Po da Chivasso alla Motta ritirare soUi »
Distra riva , perchè niuno del suo movimento portasse ias-
nuaùo alla città. Da Verrua su navicelli mandò il capitano Si-
vesou con trenta speditissimi soldati, che con sé portavano scaJe
segui egli con mille ducento scelti archibugieri sostenufa^
tiTcento cavalli.
' D governatore della città sen» saperlo , concorse io q°(>
gibroo al buon esito dell'impresa del suo nemico; peiw*
che a rendere piik liberi i militari soUaizi , ordinò che bus
cittadino , dopo una data ora di notte, uscisse di casa per f^
lunque strepito avesse sentito.
Giungono a notte avanzata i francesi, e scorti da/ p^^
maestro s'introducono non visti nei fossi delle mura; qae^^
inosservati le salgono , ed all' improvviso investendo ia ff»'^
della porta di Po, la fanno in pesai, e corrono per le "f^^
Casale senza che alcuno si muova. Il solo coìoaaeUo Moa-
druzzi loro vepne all' incontro eoo alquanti tedeschi, e lu «'
ciso: il governatore Figuerroa a mala pena potè salvai^^^
camicia nella cittadella con soli quattrocento de'suoi.
II Brisacco fatte venire da Torino cinque colubrine, <uco
cannoni, con essi e con tre altri lasciati dai tedeschi, p^
due rivellini, ed entrato quindi nei fossati , le volte, ood'*""'
le mura sostenute, sì fattamente percosse, che Fi^crroa s<^
fuggi in Alessandria, ed i suoi uffiziali, undici giorni dopo ^
sero la piazza. Mantenne il Brisacco fra i suoi la disciplu^*^
la sicurezza fra gli abitautì, accrebbe le fortificazioui, '°^^^
fermò il suo quartier generale sino alla pace di Cambrai or
settembve iSSg. Durante i}. suo governo vi si formò l'accade-
mia degli Illustrati , di cui daremo contezza qui sotto. ^[
tempo dell' or accennata guerra , la quale non fu pressocbe lu^
interrotta dal i533 al ì55g, non potè il Monferrato pos*^''^
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CASALE 697
uè il duca di Mantova Federico III, consolle dell' ultima Pa-
teologa, morto nel i5iOy né il suo fratello Francesco III, che
caduto nel lago di Mantova Tanno iSSo vi si annegò*
Cinse dopo lui la corona il terzo fratello Guglielmo, che
( i56i ) condusse in isposa Eleonora d'Austria, figliuola dell'im-
peratore Ferdinando I, da cui l'anno dopo ebbe un figliuolo
chiamato Vincenzo.
Piacque ad Eleonora il s^giorno di Gasale , e vi stabili Gu->
glieliiio la sua residenza nel 1 563. Ordinò adunque alla città,
per sua abitazione, il rìstauro cosi del castello dagli antichi
marchesi costrutto, come delle fortificazioni che lo GÌ:?gevano.
Agli ordini suoi non ubbidì il consiglio civico , allegando i pri*
vilegi di Gasale, cui il4>riocipe non volle riconoscere, affer-
mando ch'egli aveva dall'Imperatore avuta la cessione della
città senza riserbo o condizione veruna. Portò il civico consi-
glio le sue proteste all'imperiale camera di PaSBiSS», e quindi
allo stesso Imperatore, ma non potè ottenerne alcuna diffini-
ziooe.
Guglielmo intanto faceva lavorare intorno al castello e n'erano
disturbati gli operai dalla plebe; onde ne seguivano punizioni
eziandio conti'o i non rei. Al nuovo anno i564 i proconsoli della
città giunsero a segno di fortificare la porta della rocca, mu-
nirla di artiglierìe, e distribuire agli abitanti le armi.
Dopo questo fatto si ritirò il principe a Frassineto da Po,
doude chiese al govemator di Milano gli opportuni soccorsi,
che gli vennero poderosi dalla città d'Alessandria: il che sa-
putosi dai casalaschi, vennero a domandargli la pace, ch'ei
concedette a condizione che fossero tòsto atterrate le nuove
fortificazioni , consegnate le armi giudicate superflue , e mas-
simamente col patto che venisse riconosciuto supremo signore.
Rientrò allora Guglielmo in città colle ausiliarie truppe e
con quattrocento volontarii di Trino.
Cessò di vivere nel i556 la Paleologa duchessa in Gasale.
La sua epistolare corrispondenza coH'arci vescovo di Milano
s. Carlo Borromeo, che conservasi nell'ambrosiana, chiara-
mente appalesa quanta fosse la pietà e la saviezza di lei.
Dopo la sua morte le discordie de'casalesi col principe s'in-
nasprirono per guisa da far temere la rovina della stessa città.
La soverchia inclinazione alla magnificenza, alle feste, ai co-
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6^8 CASALE
sioti viaggi, obUigaTa Guglielmo ad imporre' gravene, i^
agli abitatori parvero esorbitanti ed ingiuste, e ne oacqKr
perciò contro di lui mail umori , dispetti , e tali atti oltr»*
gioÀÌ , che coiiiunque di mite natura ei pure s' indusse ad al-
lontanare dalla città alcuni principali capi dello stato, i qiuE
tuttavia ostinatamente aggirandosi nei dintorni di essa, pa-
ventar lo facevano della sua vita , cosi che se ne dipartì d
medesimo, lasciandovi un forte presidio.
L'anno dopo, credendone tranquillati gli animi, vi fece rì-
tomo. Nel di 6 di ottobre, in cui il nuovo vescovo Aìàtptì
prendendo possesso della sua sede, celebrava nella cattedrale b
messa, vi assisteva il duca colia sua corte, allorché xmé
presentata una lettera, ond'èra fatto airvertito di unacoo^o-'^
contro la sua vita, che doveva scoppiare al tocco delfj di-
pana del Sanctus. Lèttone il contenuto, né punto mo?eodo».
ordinò che subito le corde delle campane fossero tagliate, «
a funsione finita co'più fidi cortigiani si ritirò nel castello.
'Venuta la notte, sen parti per Mantova, lasciando una gì]l^
nigione più numerosa che noi fosse prima nella cittadelae
nella atta, ed ordinando che severamente fossero puniti \^
pevoli^ ond'é che il mattino seguente centoventi cittadini i"'
rono messi in carcere, e poscia i più rei vennero decapilo:
Oliviero Cappello, autore e promotore de'primi richiami pr^^
l'imperatore, ed esiandio capo della fresca congiura a?era tro-
vato modo di fuggirsene in Chieri; mt^ vi fu, pochi p^f^^
dopo, ammassato.
Continuando tuttavia i rumori nell'anno 1569, vennero «"''
vocati nella cattedrale i capi di casa, e costretti a rinuniiaK
ai privilegi e ai beni della città. L'ordine de'decurioni fu «^
lito , ed i beni comunali vennero aggiudicati parte al ^^'
parte ai cittadini più devoti al principe. L'atto pubblico'"
1571 ratificato dall'imperatore, che nel 1574 innaliò il M*'
ferrato al grado di ducea. Ritornò pure in Casale il ooff
duca ( i58o) abitando nel castello, ove mori nove anni dap-
poi.
Il suo figliuolo Vincenzo I vi eresse una cittadella «J^go
molto forte sul disegno del Savognanì , ed aggiunse al» ^'
nuove fortificazioni , rinchiudendo in essa il borgo degli aoge •
Cosi importante baluardo principiato il iSqo^ condotto >^'
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CASALE 699
mine ed armato il iSgS, divenne scopo di molte invidie trai
princìpi vicini. Visse Vincenzo infino all'anno i6i!ì, e succe-*
dettegli il figliuolo Francesco lY, il quale sposato avendo (1608)
Margarita, primogenita di Carlo Emanuele 1 di Savoja , n'ebbe
due fÌ£^Iiy hu'ìQi e Maria; ma in quello stesso anno 161 2 mo*-
rirono Luigi e il duca suo genitore. Uimaneva al governo Fer-
dinando secondogemto di Vincenzo I, il quale perciò depose
la porpora cardinalizia ottenuta da Paolo V nel i6o6.
Chiedeva il duca di'Navoja sotto ìm sua tutela la principessa
Maria, a cui era devoluto il Monferrato come feudo femmi-
nino, il quale appunto per ragion di donne entrato era nelle
%case Paleologa e Gonzaga. Il solo ducato di Mantova, come
feudo mascolino, doveva rimanere a Ferdinando.
^on volle questi inviare la chiestagli erede al duca di Sa-
voja, il quale dopo avere tentato indarno il marchese di Ri<*-
yara, governatore della cittadella di Casale per averla in suo
potere, nel mese d'aprile 161 3 proruppe in aperta guerra,
pigliando ad un tempo Trino, Moncalvo ed Alba. In questo
mezzo giunto era in Savona dalla Francia Carlo Gonzaga, £•»
glio di Luigi duca di Nevers , secondogenito del marchese Fran-
cesco III, e stava per incamminarsi alla volta di Roma*, ma
fatto consapevole dei movimenti del duca di Savoja, si con-
dusse frettoloso a Casale, ove fu benissimo accolto. Questa
città non venne punto assalita durante una tal guerra, che
terminò colla pace del 161 7.
Morto Ferdinando senza figliuolanza nel 1626, ebbe a suc-
cessore il fratello Vincenzo II , che mori l' anno dopo.
Siccome questi era eziandio privo di prole, aveva chiamato a
se nel tempo della sua ultima malattia il duca di Rhetel, fi-*
glio del duca Carlo di Nevers, e consolidato aveva le ragioni
di esso alla sua successione , facendogli condurre in isposa l'an-
zidetta erede Maria il 26 di dicembre, cioè il giorno prima
ch'ei cessasse di vivere.
La morte dì Vincenzo eccitò un'altra volta il duca di Sa<*
voja a far valere gli antichi suoi diritti; e siccome la .Spagna
vedeva di mal occhio in Italia nel duca di Rhetel un principe
di parentela e di aderenza francese , cosi il duca Sabaudo per
cominciar ad avere una parte del Monferrato, fece con essa
un trattato di divisione, in virtù del quale a lui venissero Tri<«
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no, AIDA con altre vicine terre, e òpagna si avesse Casale
col rimanente dei ducato.
Affrettossi il duca di Nevers a munire Casale il meglio che
per lui si potè, e fecesi i casalaschi per tal modo affezionati,
che nella loro città introdussero molte vittovaglie, e si dimo-
strarono soprammodo disposti alla difesa di essa. *
Sul fine di marzo del 1628 renne ad attediarlo il governa-
tore spagnuolo, residente in Milano, don Gonsalvo Cordova^
con circa ottomila fanti e mille dugento cavalli; ma commise
l'errore di non occupare la collina alla città soprapposta -, ond'
è , che veggendo che andava consumando inutilmente il
tempo per la fiera resistenza degli assediati, e che il duca di
Savoja impadronivasi intanto delle città e delle castella, sene
parti da Casale, e postosi ^ campo sotto Nizza, in poco tempo
vi entrò.
I francesi vennero dal passo del colle dell'Agnello in vai di
Yaraita per soccorrere il nuovo duca di Mantova; ma furono
pienamente sconfitti dal duca di Savoja nella prima pianura,
che giace appiè di quella vallea.
II Cordova frattanto ritornato sotto Casale, non era più fe-
lice di prima; ed anù varie fazioni, che fecero vergar molto
sangue, successero per lo più favorevoli alla costanza, degli as-
sediati. Laonde venne a dargli il cambio io Spinola alla testa
di ventimila uomini , quattromila dei quali erano spagnuoli. In
quel tempo il generale francese Thoyras potè con nuove truppe
di Francia e del Monferrato introdursi nella cittadella. Fu que-
sti ajutato dalla continuai opera de 'casalaschi, perlocchè vani
tornarono eziandio i replicati gagliardi assalti dello Spinola. II
Canossa nella città, ed il Ri vara nella cittadella con l'arte e
col valore secondavano a maraviglia la perizia del generale
francese.
Stabilita s'era una tregua fra le potenze guerreggia n ti; ma
esse non ben convenendo ancora per rispetto agli articoli ai
pace, l'imperiale capitano Collalto ebbe ordine di congiungere
sotto Casale le sue truppe colle spagnuole comandate dal Santa
Croce, che era allo Spinola succeduto. Vi accorse l'esercito
gallicano per soccorrere la piazza coU'appiccare una battaglia 9
e già i primi corridori francesi con quelli degli assediati veni-
vano alle mani, quando all' improvviso il cardinal Mazxanno
CASALE 701
uscito dal campo de'suoi, e gridando alto alto all'opposto
campo, gli annunziò la pace di Ratìsbona concliiusa tra le pò*
tenze. L'accordo per Casale fu, che uscitone il Thojras, re-
stasse la città in mano di mille nionferrini sotto {(li ordini del
duca di Mena, figliuolo del duca di Mantova, e lasciassero gli
spagnuoli tutto il Monferrato.
In virtù di tal pace, Carlo I, duca di Nevers, nel di 20 di set-
tembre i63i rientrò in Mantova. Il duca di Rhetel suo figlio era
morto in Gaeta sei giorni prima, lasciando un solo bimbo in fasce,
che fu poi Carlo IL Un mese dopo, Ferdinando altro figliuolo di
Carlo I cessò di vivere in Casale. Allora Maria , vedova del duca di
Rhetel , a persuasione della genitrice Margarita di Savoja , pro-
testò contro gli atti seguiti a favore dei Gonzaga; ma allonta-
nata questa dagli stati mantovani, quella rivocò la protesta.
Intanto Carlo I si trovò in cotali angustie , che non potendo
pagar soldatesche , affidò ai veneziani la guardia di Mantova e
quella di Casale ai francesi. Mori nel 1637.
Durante la minor età di Carlo II, l'imperatrice Eleonora
Gonzaga trasse Maria al partito austriaco, e la indusse a se-
condare una trama per far trucidare il francese presìdio di
Casale ; ma tale trama essendo stata discoperta , i francesi ne
punirono di morte i cospiratori, e si resero padroni assoluti
del Monferrato. L'imperatrice in appresso volle che il suo fi-
gliuolo Ferdinando III sposasse Eleonora, sorella di Carlo li,
ed un'altra Gonzaga si maritasse al re di Polonia; ma per
dar loro quelle doti che fossero convenienti a cosi cospicui ma-
ritaggi, il buon Carlo vendere dovette tutti i suoi feudi di
Francia, e mori nel i665 vittima della sua intemperanza.
Gli successe in età di anni tredici il figliuolo Carlo Ferdi-
nando, ultimo duca di Mantova e di Monferrato.
Nella guerra della reggenza di Savoja dopo la morte del duca
Vittorio Amedeo I ( 1637) favoriva la Spagna i principi fratelli di
lui, e la Francia sosteneva le ragioni della vedova duchessa Cri*
stlna. Lo spagnuolo generale Leganez volle (1639) assalire Casale,
che aveva un debole francese presidio ; ma il francese generale
d'Harcourt partito da Carmagnola, sorpresa Chieri per via,
giunse in tempo ad introdurvi un soccorso prima che vi giun-
gesse il tardo spagnuolo. Credendo questi di essere più de'suoi
antecessori fortunato a conseguire l'intento di prendere quella
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forte ptatia, commise il loro medesimo errore di Don Deca-
parne la soprastante collina. Pose in vece alle falde di essa un
quartiere di soldati, ed un altro ne stabili nella rimota pia-
nura di Frafsineto: ciò fatto senza avvedutezza di esperto ca-
pitanO) imprese ad assaltare la sola città. Il generale francese
La Tour difendevala con soli mille ducento fanti e trecento
cavalli, ma' cosi bene aveva saputo conciliarsi la gioventù ca-
salese, che da essa congiunta coll'assalita soldatesca erano di
continuo sturbati i lavori dell'assedio.
L'Ha rcourt ebbe poi l'ordine di liberar Casale; ma l'esercito suo
erasi già troppo impiccolito a cagione del rinforzo che vi aveva in-
trodotto, e per le conseguenze della vittoria, che con truppe m nu-
mero quattronrolte minore aveva ottenuto su Leganez al ponte
della Rotta sul morto Po tra Santena e Carignano. Appiccossi que-
sta battaglia quando l'Harcouit nel suo ritomo dall'aver soc-
corso Casale, entrato in Chieri, fuvvi rinserrato dal Legànez;
ma presto sbrigatosi da lui, e con raro accorgimento perve-
nuto a quel ponte , vi fece prove di estremo valore, scacciando
le numerose schiere nemiche e giungendo a salvamento in Ca-
rignano.
Dopo questo glorioso fatto , mandò il Leganez a dire per un
trombetto all'Harcourt: t Se fossi re di Francia farei ad ^ar-
court tagliare la testa per avere con tanta inferiorità di iorze
avventurata la pugna : va, disse l'Harcourt, e reca per rispo»
sta , che se fossi re della Spagna , farei decapitare Leganez per
aver perduto la battaglia con forze quattro volte maggiori ».
Collo stesso coraggio si accinse il generale francese a slog-
giamelo da Casale , quantunque non avesse , eziandio coll'ag-
giunta delle piemontesi truppe condotte dai marchesi Villa e di
Pianezza, meglio di sei mila fanti, e tre mila cavalli; mentre
che il generale spagnuolo nel di 8 aprile del 1639 investito
aveva la città con un grosso corpo di diciannove mila combattenti.
Partito da Poirino per la via di Villanuova si condusse a
Rosignano.
Allora il Leganez , contro il parere de'suoi , incocciossi ad
aspettare nel chiuso i nemici; addimaudò nuove milizie al prin-
ci[ie Tommaso di Savoja , che aveva il quartier generale in
Asti , e tuttoché disgustato di lui , inviogli ottocento prodi sol-
dati a cavallo sotto gli auepicii del principe Maurizio.
7o4 CASALE
scili per l'antico loro signore, ed un'alta diffidenza nel gover-
natore francese per riguardo ai cittadini.
Mandò il marchese al Brembato ^lesidente del senato che
intimasse agli adunati senatori dapprima, e quindi a tutti gli
abitanti della città di cacciarne subito i francesi sotto pena di
ribellione.
In siffatto emergente adoperossi il Brembato contale accor-
gimento col Sant'Ange governatore, che a malgi^ado deììa sua
fierezza vedendo questi imminente la lotta con tutti i cittadini,
si ritirò nella cittadella ; ed il Giraud d'Espradeles comandante
del castello senza indugio lo consegnò per due mila doppie ai
mantovani che allora congiunti cogli spagnuoli i quali stavano
al di fuori della città si posero ad assediare la cittadella.
Il Caracena temendo prossimo il soccorso de' piemontesi gui-
dati dal Villa , spinse l'assedio con le trincee, con le mine, e
cogli assalti per siffatto modo, che il Sant'Ange comunque si
difendesse con egual valore, vedendosi in fine due bastioni
atterrati , tre soli cannoni in istato di servizio, e quasi tutfi gii
artiglieri uccìsi , nel giorno ventidue di ottobre rese la piazza
cogli onori di guerra.
Vi entrarono mille mantovani , e cinquecento monferrini tra
l'allegrezza del popolo tutto : allegrezza che fu di breve du-
rata; perocché dopo alquanti di videro entrare ottocento te-
deschi assoldati dalla Spagna a presidiar la città.
Carlo Ferdinando era succeduto ( i (>65) al suo genitore Carlo
}. II ; e non essendovi speranza ch'ei fosse per aver prole , ve-
ji niva , per motivo della successione , tribolato dall'Imperatore ,
e dalla Spagna ; .posciaché il suo lusso , e le sue sregolatezze
lo tenevano in continuo bisogno di danaru Un suo confidente,
Ercole Mattioli bolognese , abusando dell'opportunità di un (o-
:, glio in bianco da lui sottoscritto , recatosi in Francia vi com-
* mise il gran tradimento di vendere a Luigi XIV il possesso ai
* Casale : e non bastando al tristo quell'azione iniqua , venne a
J! rivelare il fatto al governatore spagnu/olo , ed a madama Gio-
' Vanna Battista reggente di Sàvoja per averne, come n'ebbe,
ì
ad infame guidei^ne quattrocento doppie.
Saputosi il caso nella Spagna, in Venezia, e presso Vhùf^'
ratore, levossene cosi alto lamento, che il duca ai vide e -
stretto a protestare contro quel fatto , che a sua insaputa e
Nella guerra della successioDe delV Austria il re Carlo £ma<-
nuele dopo la battaglia di Bassignana {l'j^S) ritrasse il suo
esercito sopra Casale , appoggiando la destra ai colli , ed al
fiume la manca.
Al sopraggiungere del nemico gli austro-sardi lasdarouo la
città retrocedendo a Trino, e commettendo dapprima la difesa del
debole castello al Desroches irlandese , che , dopo avere per
sei giorni fatte maravigUose prove di gagliarda resistenza contro
un fiero tempestare di molte artiglierie , ne usci cogK onori ben
meritati.
Dopo i cambiamenti che sotto il novello dominio iì Gasa
Savoja eransi fatti in Casale , non vi erano rimasti altri im-
piegati superiori fuorché Tintendente generale di tutto il basso
Monferrato , un giudice senatorio che giudicava in appello le
cause della provincia, un avvocato fiscale, un governatore ge-
nerale della città e della provincia , ed un governatore del
castello.
A malgrado delle anzidette vicissitudini, Casale erasi man-
tenuto in un certo splendore si per l' agiatezza sua propria , e
si per la celebrità nelle armi, nella toga, nelle lettere e nelle
scienze procacciatasi da non pochi de'suoi cittadini, sino a che
le francesi truppe l'anno 1800 entrarono nelle sue^mura, e fa
poi riunito all'impero francese.^ Sotto quel governo aveva una
corte di giustizia criminale , una corte civile ed un liceo.
Dopo il felicissimo ritorno degli augusti nostri ' Sovrani nei
loro stati di terraferma , questa città fu, come le altre del Pie-
monte , ricondotta alla condizione in cui trovavasi prima dei
politici sconvolgimenti V se non che la sua provincia fu smem-
brata di circa dodici mila abitanti, che vennero posti sotto
l'amministrazione di altre intendenze.
Alcuni cenni sulla chiesa di Casale» Vi è tenuta merita-
mente come antichissima la chiesa dedicata a s. Evasio ,
la quale dacché venne in Casale trasportata la 'sacra spoglia di
quel martire, trasmutossi nel grandioso tempio, che abbiamo
descritto nella parte statistica di quest'articolo, e che fu solexH
nemente consecrato coli' intervento di molti vescovi dal sommo
pontefice Pasquale II nel suo ritorno dalla Francia in Italia.
* Secondando egli la pietà degli abitanti v'institui un cospicuo
collegio di canonici regolari agostiniani , il cui capo aveva titolo
7o6 CASALE
UDO in vico Boronia^ in Lucco, in Ajeldo, in Orano, in hr
biario , 'ed ia Frassineto.
Dacché dÌTenne cattedrale acquistò da quelle dì YeiteDle
di Asti intorno a novanta comuni, le tre abazie di s. ìSììàk
di Lucedio, de' santi Vittorie Corona di Grassano, e qiieB»d:
Crea; la prima e la seconda giÀ spettanti ai benedittim, la Ina
che già fu de' regolari canonici lateranesi.
Dalla diocesi d'Asti furono tolte le parrocchie di Felinaai),
Montemagno e Cagliano-, la prima fu poi riunita a queib^
Alessandria : l'abazia di Lucedto, ora di s. Genuarìo, venKtal
tempo restituita alla diocesi di Vercelli.
Nella sua prima creazione la sede era auffraganea di Mìb^
e nel 1817 lo divenne dell'arcivescovato di Vercelli.
Il primo vescovo di questa città fu , come già si è detis.
Bernardino Tebaldescbi , che ebbe a coadiutore Gian ^i^i?
Paleologo, zio, poi successore del marchese Bonifacio TI-
Il padre Erba da Mantova , domenicano , dopo essere saBf
ai primi gradi del suo ordine , fu costretto da s. Pio V «
accettare nel 1570 questa sede. In essa il grand' uomo collcfflì^
vigili cure formossi un dero dotto e saggio , colle predicaiioci,
coi catechismi ottenne di avere un popolo istrutto nella /^
gione: e come vero padre dei poveri ebbe molta parte rm
fondazione del primo monte di pietà in Casale. Célebrara opf
anno il suo sinodo diocesano \ era in grande stima presso ^
Carlo Borromeo : dopo sei anni di vescovato mori ìsìsóanioà
aè universal desiderio.
Scipione Pasquali di Cosenza fu oratore del duca VeriÌBi^*^
Gonzaga al re Filippo III di Spagna , e scrisse nel i^^^ '^
guerra del Monferrato.
Agnello Maffei sedicesimo vescovo dettò fra le altre cose f
annali di Mautova , che furono stampati in Tortona TaDoo i^-^
Miroglio Gerolamo de'conti di Moncestino di lui successor^i
prelato di molta scienza e probità scrisse un'eccellente ^^^
di ragion civile ; stanilo lo specchio di sua diocesi in ^^
latina coi tipi di Mafwr^el 1678. L' iscrizione postagli n^^ F^
sbiterio della cattedrale è l'elogio di un perfetto vescovo.
Famiglie cospicue : uomini illustri. Le antiche illustri ^amig''^
di Casale produssero molti valentuomini in guerra ed in P^^
Oltre i grandi vassalli dello stato, i Biandrati, ed i Lango^^'
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CASALE 709
i\el parlamentò tenuto in Chivasso l'anno 1819 dal primo
marchese Paleologo Teodoro I, si notano i De-Canibus capi
della fazione imperiale, e i De-Grassis o De-Grassi capi del
partito guelfo; fra i quali il nuovo marchese ristabili la pace.
Ai primi aderivano le famiglie Calcagni, Bustarini , Galloni,
De-Ponte, Marazzani, Ferrogatta, Scazzosi, Rubei o Rossi,
e FsBssoni ; dalla parte de' secondi stavano i Bazzani , i De-
Cerr-^to, i Deturtis o Torta , i Mangiacaballi o Magnocavalli ,
i De «Gilio, i De-Bolcolo, i De-Cerviasco, i Caudani, gli Strac*
cati 9 i Pelleri ed i Garofolo. A questi si hanno ad aggiungere
i Mola, i Bobba, i Natta, ì Gambara, i Guazzi, i Grisella, gU
Ardìzzoni, i Calori, i Casati, i Faa, ì Balliani, gl'Iberti, i
Picchi, i Sannazzarìi, gli Scozia, i Socii, i Surdi , i Valle, i
Yalmacca, ed altre non poche famiglie , che perirono nei mol-
tìplici assedii, in tempo de' contagli , e per altre vicende. Dei
Biandrati parlammo distesamente nell'articolo del paese che ne
porta il nome , e non emettemmo di toccare di quelli che 9t
stabilirono in Casale. Faremo adesso un cenno .de' Biandrati
conti di Balzola , originarli di Vercelli , i quali adottarono l'arma
gentilizia diversa da quella degli altii, cioè un lione in vece
! dell'armato cavaliere. Di costoro fu quel Giovan Guglielmo che
contribuì con altri de'principali cittadini ad introdurre in Casale
i francesi capitanati dal Burla , ed avendo dovuto fuggirne per
causa della mala riuscita di tal affare , segui poi le sorti de^
francesi in Piemonte ; fu fatto da «ssi colonnello, £ signore di
Cervasca e di. Vignale presso Cuneo. ^
-Della famiglia de' Langoschi signori di Lumello, e di quella
dei Montiglio di Villanuova, non che degli alti personaggi che
la illustrarono, e vieppiù la illustrano di presente, parleremo
al proprio luogo.
I De-Canìbus o Cani erano d'origine di Pavia alleata di Casale:
1 in quella città erano già essi e nobili e doviziosi ; vennero in Casale
nel fiorire di questo comune, e vi comperarono dai vercellesi
i feudi di Celle, Frassineto e Rosignano. Di costoro un Uberto
intervenne nella pace di Casale coi vtr«leUesi l'anno laoS; e
questi fecero loro concittadini Ardizzone, Bonifacio e Giovanni
nel 12 18.
> Guglielmo favorito di Arrigo VII contribuì alla pace de'ca-
tialesi con quell'imperatore nel i3ig. Franceschbo intimo con-
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\jn%J/\M^M^
sìgUere del marchese Giovanni II concorse col suo valore alla
faaiosa vittoria di Gamenario da lui nel i345 riportata sopra
i provenzali. Franceschino nella guerra dello stesso marchese coi
Visconti gli divenne in tal modo sospetto, che lo fece morire;
e la famiglia De-Cani fu tutta cacciata di Casale; perlocché
messasi al servizio de'Viscontì , Ruggero ebbe il comando di
cinquecento lancie di Bernabò, e fu poi fatto capitano generale
delle di lui armi in Piemonte.
Ma sopra tutti famoso appare Facino o Bonifacino, di cui
daremo i cenni biografici nell'articolo relativo a Santìà, di cui
fu nativo.
Mostrossi anche prode guerriero quel Ludovico parente di
Facino, il quale venne eletto a capitano d'arme dal marchese
Teodoro IL
Un Lorenzo fu abbate di Breme nel 14^ 3: un Mattia nello
stesso tempo veniva distinto fra i giureconsulti; era cavaliere
aurea to, giudice maggiore del Ganavese e di Susa ; avea quindi
pel duca di Savoja Ludovico la carica di senatore in Torino;
ed era poi vicario di Chieri e governatore di Geneva.
I Crassi o Grassi costantemente nemici ai De-Canlbus, e di
parte guelfa, ebbero nel ]2o3 un Giordano consigliere, che
intei*venne per la. sua patria nella pace di quell'anno con
Vercelli; ottennero essi nel i236 la cittadinanza di questo
comune.
Filippo fu uno de'principali cittadini, che gli altri indusse a
ricevere (i3o3) a loro capo il marchese Giovanni II di Mon-*
ferrato. Francesco (i346) saliva in grido di eccellente giurista.
Giovanni nel i45o era professore di leggi in Torino, ed eralo
quindi in Pavia , ove per la sua mirabile scienza venne decorato
del titolo d'archimandrita de' legisti : le sue opere si stamparono
più volte in Milano.
De' Grassi erano aderenti i Bazzani , che con loro interveni-
vano cosi nelle paci , come nelle guerre della patria. Si tras-
locarono da Vercelli a Casale in tempo che questa distinta città
reggevasi a comune»
I Calcagni di origine astigiani furono delle prime ghibel-
Jine famiglie di Casale. Guglielmo e Ruggero Calcagni in-
tervennero peni la patria nella pace con Vercelli, conchiasa
nel i)o3»
CASALE 711
I De-Ponte ^ ramo deirastigiana prosapia ài tal Doyn«y venu-
tole dal, castello del Ponte di Stura nel Monferrato, vantano
Guglielmo, Enrico e Giovanni intervenuti fra i principali di
Casale aella ridetta pace con Vercelli : Bonifacio seguace del
xnarcbese di Monferrato Guglielmo fu (1267) eoa eisso lui, ^
eoo molti altri capi di sua fazione scomunicato da papa Clemente:
Agostino (i4o^) ^fA consigliere del comune.
Dopo la morte di Giovanni II ultimo marchese Aleramico
(i3o5) divisosi Gasale in due fazioni; i De-Ponte combatterono
coi De-Canibus; e fra gli altri Guglielmo e Francesco 6gIiaol9
di Oberto.
I Rossi erano , coi De-Canibus , consignori di Frassineto, Rq«
ftignano e Celle: si sottonùsero al comune di Vercelli nel 121&
I Calori sono originari d'Asti , ov' erano già de' nobili più
distinti: cosi nel 1 161 un Gualfredo Calori era console della sua
patria-, Obertino e Rolando ne erano consiglieri nel 11 90:
Oggero e Giacomo sono non meno che i precedenti nominati a
cagioD d'onore nella cronica dell'Alfieri; il piimo all'anno 1:1179
il secondo al 1376. Venuti in Casale ebbero personaggi di chiaro
nome; fra i quali si notano un Camillo cavaliere di Malta nel
i58o, ed un Giovanni Maria grande gìurecoii.suJtOy senatore dì
Mantova, e signore di Vignale.
Gli Ardizzoni erano d'origine vercellesi: i Mola furono un
ramo degli antichi signori di Barbania, vedL' i Guazzi erao#
de'primi quando Casale reggevasi a comune : di essi Guglielmo
segnava la pace del iao3 coi vercellesi.
II celebre Stefano Guazze nacque in Casale nel i53o. Per
inspirare a' suoi concittadini il gusto delle lettere e singolare*
mente della poesia contribuì molto, come si dirà più distintar
mente in appresso, a fondare 1' accademia instituita nella sua
patria col titolo degl'illustrati. Fu segretario della duchessa
Margherita, di Luigi duca di Nevers, e mori in Pavia li 6 di
dicembre iSgS. Le sue opere sono: I. £& cwil conversazione
divisa in qucUtro libri ^ Venezia, i574 in 4*^9 i586, iSgo e
1628, in 8.^; tradotta in latino, Lione, i65o , in 8.''; opera
riputatissima ; IL / dialoghi piacevoli (in numero di dodici) ivi,
i586, in 4-^> ^5go e 1610, in 8.**; HI. Ze«erc , ivi, iSgo, 1599
e i6o3, in 8.**; IV. Rime nella nuova scelta di Comin Fentnra^
Bergamo, i5ga, in 16; V. La ghirlanda di Bianca Beccaria^
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^la CASALE
contesta di madrigali di diversi autori^ Genova iSgS, in 4**
Stefano Guazzo è altresì editore . delle lettere volgari di diversi
gentiluomini del Monferrato, Brescia, 1565, in 8.?
Pensiamo essere del tutto conforme allo scopo del presente
eapo il rapportare .un'epistola indirìtta a Don Battista Ago-
Sita, in' cui quel dotto e sempre ingegnoso e sempre amabile
scrittore toccò brevemente della condizione di Casale a'suoì
tempi« « Voi mi chiedete , dice egli , che io vi mandi il ri-
tratto di questa città. Eccolovi tutto figurato in un guscio di
noce. Casale è posto nel piano in forma circolare con giro di
un miglio, tanto vicino al Po, che lo sente fi*a carne e pelle.
Ha cinta la fronte di una ricca corona di verdi colli, ove al-
bergano Cerere e Bacoo, l'uno versando dall' urna divinissimo
nettare, l'altra spargendo a' piedi saporosissima ambrosia. E
fornito di sicurissime mura, d'un bellissimo castello, di ri-*
guardevoli chiese, di di voti monasteri, di magnifiche case, di
un giusto senato, di una virtuosa accademia. La città, siccome n.oa
è di passaggio, cosi non ha molto concorso di forestieri : sono però
«ssi ben veduti, carezzati ed onorati. Il numero degli abitanti è
dipresso a quindici mila. Sonovi più avvocati che cause, più me-
dici che orinali : gli uni e gh altri per lo più eccellentii ^(^ili as-
sai, mercatanti ed. artefici in gran copia. Rendite piccole, spese
soverchie e pegni agli ebrei. Si veste bene e politamente; si
vive infra due. Sono i costumi facili, le maniere grate, la
creanza poco cerimoniosa, gli animi leali, nemici dell'aiterei-
za, presti a'servi^ii degli amici ed alle epere. crlstfane*. I.vec^
chi tengono lieta ed onesta vita, i giovani sono n^arziali^ si
dilettano d'apparere quando giuocano al maglio ,. quando fanno
feste e tornei, e quando passeggiano lungo l^conlrad^js e più
a piedi che a cavallo. Le donne, ch'io doveva nominar pri*
ma, sono bellissime e più per natura che per. arte-, in abito
tanto leggiadro e pomposo, quanto si usi altr^.vej n4» in tutto
ribelli, né in tutto arrendevoli agli aipaoti. Risp)endono ia.qn^
sto numero come luminari ipaggiori, alcuna sa vie ^e. giudiziose,
le quali con dolci, ed onesti trattenimenti, e coLmoitrarsi gc^te
a virtuosi cavalieri, resterf^nno dopo i^orfle al.^ri ideile. anti*
che matrone, riverite ed adorai nel tempio degl'eterna' me*
moria. Questa è la maniera e la ffin^ i^ yivere die serba
oggi la mia patria , la quale ora-, che è spenta la rabbia del fu*
CASALE 713
rloso Marte, si rivolgerà in cosi fatta guisa àgli sludìi delle atti
liJt>erali , che con l'altre più famose città d' Italia potrà di gloria
co estendere ». — Questo presagio, diciamo noi, si vide poscia,
e vedasi di presente avverato in. cosi cospicua città, ove cresce
più sempre l'amore delle scienze, e dell'arti belle ; ed ove si
annuirà lo zelo di un'eletta società filarmonica tanto bene or-
dinata da non essere seconda a verona di quelle, cbe in altri
capi luoghi di provincia de' regii sitati vennero con not»ilq di-
vìsa mento stabilite.
L«a famiglia INatta trovasi dappilma in Alessandria, pi essa
un Oberto nel rigo erane già consigliere, e riduceva in po-
ter suo il castello di BAaslo: nel 1260 veniva noverato tra i
principali che facevano la lega con Mondo vi, Cuneo, Saviglia-
j&o. Busca e Bene. ^
I Da lui sorsero i Natta astesi, ì quali si traslocarono in Ca-
sale, come aderenti a' marchesi di Monferrato. Di questi fu
, Arighetto vicario generale del marchese Gian Giacomo: Gio-
vanni, di lui figliuolo, ebbe in feudo i castelli di Tonco e di
Alfiano; Giorgio, altro saò figlio, fu ambasciatore (14B0) del
■ marchc/ié Boni&aio al duca di Milano, isuo vicario generale
l'anno t485; e ncIP istrumento nuziale di Carlo duca di Sa-
▼oja con Blaiioa di Monferrato vien detto Magnifico ; come an-
I che in altta scrlhura dello stesso marchese è intitolato Barone
Imperiale. Era egli dapprima stato professore di molto grido
nelle Università di Pisa e di Pavia^ poi senatore in Casale,
oratole' del marchese Bonifacio ad Innocenzo Vili. Diede alle
stampe in 'Pavia, Venezia, Bologna e Colonia opere di giuri-
sprudenza, la più riputata delle quali aggirasi intorno alle Gu-
glie dotate. Nell'iscrizione posta sulla sua tomba è qualificato
Anùsies piriseonsuiiorum.
Secondino, altro figlinolo di Arighetto, fu consigliere, poi
vicario generale dello stesso Gian Giacomo, e suo ambascia-
dorè presso il duca di Savoja. Di lui scrive il Ventura essere
stato uno di quelli che portarono il baldacchino nel primo in<-
^resso in Asti del duca d'Orleans, e uno dei quattro,' che que-
sti mandò ambasciadori al |}o)[)olo milanese dopo la morte del
duca Filippo Maria. Lt> vediamo successivamente vicario gene-
rale d'Aiti per lo duca d'Orleans, e podestà di Alba nel
1495.
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Marc' Antonio , figlio di Secondino e di AndreotU Arinaxi di
Cartosio, maestro di Ruota in Mantova ed in Genova, tenatore
in Casale, stampò molte opere legali e letterarie in Italia, in
Francia ed in Gerniiania. I suoi consigli lo furono in Lione i566f
in Francfort 1572, in Venezia i584: De doctrina Principuin,
in Veneaia i56o, in Francfort i6o3. Fra parecchie altre sue
opere di argomento filosofico- od ascetico, registrate dal Ros-
sotti, giova notare un suo trattato metafisico intomo al BeUo.
Mori nel i568.
Alfonso, marchese d'Isola^ Tonco e Baldesco, senatore di
Casale, scrisse l'erudita opera Le Paimc Astesi.
Fra Giacinto fu in molto credito presso i papi Paolo V e
Gregorio Xll, come esiandio presso l'imperatore Ferdinando IL
Stampò i suoi Aitisi per i diversi stati due volte in Bresàa
16 16 e i6ao; diede alla luce in Milano un suo Elogio di
s. Carlo Borromeo; pubblicò il Censore Cristiano^ Brescia i8a6,
Parigi, in francese, 1629. Cessò di vivere con £una di santità
in Casale nel 1637.
U marchese Virginio stampò un'erudita Genealogìa di sua
famiglia in Alessandria, poi in Pavia con aggiunte (17 io),
presso i Gradignani. ^
I Pagani furono ghibellini: di essi Valla d Goala, era con-
igliere nella pace del i2o3; Archlmbaldo, Bonifacio e Gu-
glielmo con Guala, col sìàO figliuolo Ruffino, coi Cani e coi
De-Curia dopo fiere civili guerre intervennero ad una concor-
dia nel 1236.
Virginio Pagano scrisse la Storia della guerra del Monterà
rato fatta dal duca di Savoja: storia pubblicata in Tonno nel
i6i3. '
I Pappalardi ebbero Giacomo che fu consigliere alla pace
del iao3; Bonifacio, che in quella del 1218 giurò colla sua
famiglia di condursi ad abitare in Vercelli ; Nicolino che com-
parve come uno dei capi della* guerra contro gli alessandrini
nel i4o3*, Luigi che ebbe il titolo di consigliere imperiale sotto
Carlo V imperatore.
I Sannazsart, cosi chiamati dal cartello pavese di Sannaza-
rio, vantano un Bergonzio, ohe nel 1164 venne dall'impera-
tore Federico I mandato a' genovesi per indurli ad. assistere colle
loro armi )1 giudice di Torre-Arborea in Sardegna, quando quesù
CASALE
fu incoronato re di quel!' isola: era signore di Oeui
nel 1206 al trattato di pace con Asti in qualità d 1
del marchese Guglielmo di Monferrato. Un altri
(i23o) unitamente a'suoi fratelli, signoreggiaya il I
dì OzzanOy ed un Norando co'suoi nipoti teneva i] 1
Camagna, cui vendette ai Lignana: Guglielmo ed
laSg erano podestà di Vercelli; e quest'ultimo ii 1
possedeva il feudo di Giarole, e veniva eletto a c< j
Anna marchesana di Monferrato. Il conte Gerolan 1
sciadore pel duca nel 1670.
Gli Scarampi astesi sin dal secolo decimosesto a
Casale, ed ebbero onorifiche cariche in corte de'
Cairo).
I Sordi furono in questa città ne'primi tempi e !
gevasi a comune: di loro Bongiovanni e Carlo a
vercellesi nel iai5 dovettero cogli altri prigionieri
in Milano. Un ramo dei Sordi uscito da Crescentii
abitare in Casale sin dal secolo xvi in persona di
tro che vi fu senatore, e venne poi eletto a presii
nato di Mantova. Il di lui pregiato volume delle <
senato di Mantova fu messo alla luce in Venezia 159' 1
fort 1598, e fu riprodotto con commenti in Vene
vioni 1643.
Case nobili vi erano quelle dei Passati e dei Gì
primi si riconosce ( 149^ ) un Giovanni Antonio, si
niolo, camerlengo della duchessa regnante Maria
rato.
Gli Stracca vi erano riputati nobili innanzi al iz
I Bobba, originarii del castello dì Lù da loro
come lo furono quelli dì Camagna, di Torricella ,
di Galliano, nobili luoghi del Monferrato , traslocatii
vi vennero considerati tra i primi della città. Un
Bobba di molto nome in giurisprudenza ne lasciò
mille scudi d^oro: un Vespasiano ebbe dal marche
le più importanti ambasciate; un Fabio, cavaliere
distinse ( i534 ) in una navale battaglia coi turch
prese un galeone: mori all'assedio di un'affrica
i55o: un Ettore, gran giostratore de'tempi suoi , e
da P. Antonio Caraffa de' conti dì Maddalona , va
7i6 CASALE
liere, sfidato in aperto campo presso Carmagaola, lo uccbe a
ferro pulito. Un Alberto, legista eccellente, fu de'primi casa-
laschi, che, estinti i marchesi Paleoioghi, entrasse al setruio
della Casa di Savoja sotto Carlo IH. Ottenne da liù e da Ema-
nuele Filiberto il feudo di Morano. Ebbe due distìnti figliuoli
Marc' Antonio ed Ascanio.
Marc' Antonio fu giureconsulto di grido, senatore in Torino,
ambasciadore del duca a varie corti: entrato quindi negli or-
dini sacri, venne promosso al vescovato di Aosta, vedi. Fa in
appresso abbate di Susa, di Caramagna , cardinale di santa
Chiesa, legato apostolico, abbate di Pinerolo e protettore del-
l'ordine di Malta.
Ascanio, gran priore dell'ordine de'santi Maurizio e Lazza-
ro, capitano delle guardie di Carlo Emanuele 1, fu governa-
tore di Nizza.
Guglielmo, fratello del predetto Alberto, ritiratosi in Pie^
monte, ebbe anch' egli un illustre figlio per nome Ascanio,
che si segnalò in molti fatti guerreschi , e fu marchese di Gra-
glia, Netro, Borriana, signor di Montalto, grande scudiere di
Vittorio Amedeo, e cavaliere della Nunziata.
I Faa vennero dal castello di Vignale in questa cìtVà circa il
i5oo in persona di Tommaso, che fu segretario del senato.
Ardicino ed Ortensio fratelli, ambidue senatori, ottennero che
il castello di Bruno nell'Acquese, di cui erano consignori , fosse
dal duca di Mantova eretto in contado. L'anno 1703 fu eretto
in marchesato a favore dei Faa di Casale. Nel principio di que-
sto secolo ebbero un Antonino vescovo d'Asti.
I Casati, d'origine milanesi, vantarono un beato, che fu car-
dinale di santa chiesa nel 1281, e molti governatori, di città;
vennero in Casale sotto i duchi di Mantova*
I Balliani ebbero un Giovanni Maria agostiniano, dotto espo-
sitore di sacra scrittura, che stampò in Venezia. iS'J'jl un co-
mentano del santo Vangelo-, un altro Giovan M^ria de' signori
di Odalengo, che pubblicò il primo in lingua volgare la vita
di s. Evasio martire, in Trino per il Giolito i566: opera che
fu poi riprodotta ( ]6a4) in Casale per il Piazzano, colla dedica
alla duchessa Paleologa Margherita. Egli trovonne il testo latino in
un manoscritto in membrana di un monaco benedittìno di s. Ge-
nuario, detto Giovan Domenico, il quale perchè lo scrisse e se-
CASALE 717
giiò del suo nome colla data del 11 28 non può dirsi cbe ne
fosse l'autore; perocché lo stile e varie circostanze lo dimo*
strano anteriore di più secoli. Di colali licenze si hanno altri esem-
pi a quel tempo. Il testo Ballìano fu quello su cui si esercitarono
VAlghisio, il Malahaila, l'Ughelli, T Emilio ed altri molti. Balliano
Marglierita^ consorte del senatore Prato, diede alla luce com-
pommenti poetici nelle due lingue latina ed italiana y lodati dal
Guazzo e dall' Alghisio : fiori versm la metà del secolo decimo
sesto.
I Grova circa il 1600 ebbero un Paolo Francesco, che fu
dal duca Ferdinando di Mantova soprammodo commendato con
diploma del i6a5 per i suoi militari servìzi, e massimamente
per avere cinque volte salvata Nizza di Monferrato dagli as«
salti nemici; un barone Francesco presidente del senato di
Mantova ed anche governatore di Nizza; un Nicolò podestà di
Mantova; un Felice insigne predicatore e vescovo d'Acqui, che
in buono stile italiano scrisse la vita del suo antecessore s. Gui-
do, e mori nel 1645.
Gli Scozia venuti dal castello di Montiglio, dove avevano una
contrada del loro nome, si traslocarono parte a Pinerolo e
parte a Casale. Qui nobilmente vivendo acquistarono molti feu-
di, come quelli di Pino, Murisejigo, Verduno, Mondone e
Musinengo. Si dirà più distesamente di essi ai proprii luoghi.
I Soz] détti altramente Avelloni uscirono di s. Germano ver-
cellese, e furono consignori di Saluggia, e di S. Ra£faele.
Gli Stracca o Straccati vivevano in Casale già innanzi al 1400^
I Valle originati da Mazze de' Conti di Valperga Vjantarono
un Rolando grande giureconsulto, autore di riputate opere di
giurisprudenza e di consigli legali, consigliere dell'ultimo mar-
chese Paleòlogo Gian Giorgio, e poi presidente del senato. Delle
sue opere si fecero molte edizioni in Torino, Lione, Casale,
Venezia e Pesaro.
I Valori ebbero un Domenico cavaliere di Malta nel 1577.
I Vialardi antichi nobili vercellesi consignori di Villanova e
di Celle trasferitisi in Casale ebbero nel 3tvh secolo un gran
cancelliere del ducato di Mantova: di essi Giovanna consorte
del conte della Motta Laogoscò ottenne chiara fama nelle let-
tere latine, italiane e spagnuole verso il i5óo.
I Valmacca usciti dagli Antichi conti di Càvaglià , e signori di
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Valmacca acquistarono nel i5oo dai Rotarii i castelli di lio-
nale, e di Bastita nell' Astigiana.
I Viscardi o Guiscardi provennero da Bianzè in persooa di
Eusebio segretario del marchese Giovanni circa il 1440. Di essi
un Trajano fu insigne uomo di stato, gran cancelliere dei due
ducati di Monferrato e di Mantova, rimunerato dal re di Francia
con privilegii e feudi , e da Carlo I Gonzaga fatto marchese del
Cerro, e conte di Villanuova^ Fondò una pubblica libreria com-
posta di molti scelti volumi.
Oltre il gran numero dei personaggi sopraccennati , che illu-
strarono questa città colle opere deiringegno, e colle arti della
guerra, o se le resero sommamente benemeriti per grandiose
opere di pubblica beneficenza , ve n'ebbero molti altri , che si
distinsero o per la santità della vita, o per la loro prestanza
nelle scienze, nelle lettere, nelle belle arti, o pel valor mili-
tare, fra i quali singolarmente si notano
Per la santità della vita : santa Giordana imperatrice di Co- •
stantinopoli, figliuola del marchese Guglielmo IV: santa Macodia
monaca : il beato Franceschino canonico: il beato Gioan Fran-
cesco: il beato Gregorio Bazzani : la beata Angela monaca.
Per dignità ecclesiastiche: Uberto Cocconato cardinale di s.
Eustachio.
Teodoro Paleologo cardinale nel 1464*
II ridetto Marcantonio Bobba cardinale di s. Marcello.
Francesco dei conti di Biandrate e s. Giorgio cardinale nel
Gian Giacomo Millo cardinale prodatario.
Bartolommeo Millo monsignore della sacra congregazione
dei riti.
Arighetto Natta cardinale e vescovo d'Alba.
Nelle armi: Francesco del Carette marchese di Grana : Gia-
como Yaìperga marchese di Rivara: Mercurino Faracchia, che
si segnalò nelle guerre di Fiandra : Gerardo Picco che fece
grandi prove di valore in Oriente, e nel 1292 fu governatore
di Tolemaide.
Nelle scienze : Nicolò Belloni professò il dritto civile nelle
scuole di Piacenza, di Valenza nel Delfinato , e di Dole nelle
Fiandre: si acquistò molta fama per le sue opere di giurispruden-
aa, e massimamente per i suoi consigli legali stampati in Lione
>
GASALE 719
\S5oy in Basilea i544> i^ Francoforte 1576: fu senatore in
Milano, poi governatore della Lorena: mancò ai Ti?i in Ger-
mania nel i55a.
Cretti Giovanni professore di leggi nella università di Pisa da
Im ristaurata nel principio del i5oo ^ e poscia in quella di Bo-
logna-, mori nel i54o. Nell'epitaffio del suo sepolcro in s. Do-
menico è detto Caesarei juris monarcha.
Stirano Lorenzo professore di ragion civile in Padova, pre-
sidente del senato di Casale per lo re di Francia: stampò in
Lione un volume di consìgli legali nel i55i.
Cavagnolo Rolando, senatore di Mantova, diede alla luce i
Commenti sulla costituzione del Monferrato^ Casale pel Grosso
1595.
Comazzi conte Giovanni pubblicò la storia di Leopoldo I im<*
peratore, Vienna i685; la religione, e la politica nella vita di
G. C, Colonia 1700, Trento 1713.
Ricci Agostino stampò un trattato sul moto dell'ottava sfera,
da cui si raccoglie che egli aveva fatti gli studj astronomici in
Cartagena, ed in Salamanca: pubblicò pure un'epistola sui primi
ritrovatoti dell'astronomia.
Come pittori ebbero chiaro nome Alberini Giorgio, Appiano,
' Buttora Angela, Caccia Francesco, Caire Ottaviano, Crosio, Evan-
gelista, Roviglione, Spanzotto, ed altri già nominati nel corso di
quest'articolo.
' Come architetti. Baronino Pietro, Gaietti, e il più volte lo«
' dato Magnocavallk.
Come statuari! il Cassini, il Grizzone , il Yolpi.
Nelle lettere molti fiorirono in Casale , massime ne' tempi ,
' in cui gì' ingegni migliori vi si affaticavano a far risplendere le
accademie ivi stabilite: la prima delle quali detta degli Argo-
nauti fondata verso il i54o prese in ispecial maniera a coltivare
' la poesia marinaresca , e frutto degli studii di quegli accademici
furono i dialoghi marittimi di M. Gio. Jacopo Botazzo, le rime
marittime di Nicolò Franco, ed altri componimenti stampati in
' Mantova nel i547.
L'altra accademia ebbe il nome degli //ib^fro/ì, e, come già
si è osservato , ne fu dovuta la gloria principalmente al celebre
Stefano Guazzo, il quale ne parla sovente nelle sue lettere, nei
libri della «vile conversazione, e descrive le leggi con cui ella
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710 CASALE
si goverDATa. Nel i567 questa letteraria società pubblicò una
raccolta di poesie in morte di Margherita Paleologa, duchessa
di Mantova, marchesana del Monferrato: tra gli accademici
autori di esse veggiaino rammentati Annibale MagnocavalK ,
Annibale Guasco, Gian Francesco Gambara, il Botlazzo, il Guazzo,
Giorgio Caretto, e Silvio Calandra.
In una lettera del Guazzo al signor Federico Gonzaga castel-
lano di Mantova , che ha la data del i5 di luglio i588 , sì
legge : e Staremo ora ad udire la decretazione del serenissimo
signor nostro, sperando che Tecclissata accademia degl'Illustrati
abbia tosto a rischiararsi » . Navazzotti Orazio, e Paletta Lionora
dettarono poesie tenute ai loro tempi in molta stima.
Diremo in fine che i casalesi in singoiar modo si onorano
del prelodato conte Ottavio MagnocavalU insigne matematico ,
e valoroso poeta , di cui due tragedie il PoUiuto ed il Corrado
di Monferrato , conseguirono il premio alle tragedie migliori
proposto in Parma.
A buon diritto si vantano essi pure di aver comune la pa-
tria col celebratissimo Evasio Leone. Diede questi luminose
prove di somma perizia cosi nella sdenza delle divine cose,
e nelle ragioni della vera eloquenza , come negU arcani della
patria storia. Ciò per altro che lo rese più chiaro, fu il suo
mirabile genio all'italica poesia. E veramente il nome di lui
suona dolcissimo sul labbro di tutti i colti italiani, percb' egli
più di ogni altro si accostò poetando all'armonia , ed alla soa-
vità cotanto ammirate nei versi dell'immortal Metastasio.
Molti de' nostri leggitori bramano che il presente articolo
ne contenga la vita dai biografi non per anco tessuta. A cosi
onesto desiderio noi condiscendiamo tanto più di buon grado,
in quanto che il teologo professore emerito 4i questa universin
GugUelmo Ledne degnissimo fratello di quell'illustre, ebbe la raia
cortesia di trasmetterci all'uopo* le sincere notizie da /ui
con pietoso affetto e con molta diligenza, raccolte. Ci giova tut-
tavia premettere, che nostro divisamento è di compiere qve-
st'ufiizio colla semplice narrazione dei Catti per evitare che gli
artifizii di un apposito elogio scemino fede allaschiettenadeiis
parole. *
Evasio Leone nacque il di 16 di aprile del 1 765 in Casale, ove
dalla sua prima giovinezza frequentò le pubbliche ^uole. Poi'
CASALE ^at
ch'egli era di molto spave e dodi indole, e per singolare viva-^
cita d'ingegno tutti di gran lunga superava i suoi condiscepoli ,
non tardò a conciliarsi , non che la benevolenza , T ammira-
zione stessa de' suoi professori.
11 nome di Evasio fin d'allora già onorevolmente conosciuto
fuori delle scolastiche pareti destò nel padre Celestino Sudda
provinciale dei carmelitani la viva brama di averlo nell'Ordine
suo* Con lieto animo aderì il giovinetto all'invito , e consen-
tendolo i pii genitori , fu ammesso nel convento del Carmine
d'Asti.
Ivi solennemente professò ne) di i6 di novembre del 1781.
Applica vasi con fervore ai sacri studii sotto la disciplina del
padre Flòrido Ambrosio, che era in fama di eruditissimo scrit-
tore , quando per la solennità di s. Secondo protettore d'Asti
gli venne la fantasia di dettare un sonetto , il quale mandato
anonimo alla luce , piacque per siffatto modo , che subito
le colte persone vi furono vogliose di conoscerne l'autore.
Le congratulazioni che gliene vennero fatte , e le lodi mol-
tissime , onde fu confortato ai poetici studi fecero si, che d'al-
lora in poi, attendendo pur sempre alle teologiche discipline ,
coltivasse ad un tempo più di proposito 1' amena letteratura ,
in quella guisa per altro , che meglio a religioso uomo si con-
venisse. Con tale intendimento nell'immatura età di diciannove
anni si accinse a fare la traduzione e l'illustrazione del Can"
lieo de* Cantici , adattato al gusto dell'italiana poesia e della
musica , e cotredato di note ed osservazioni sul senso lette*
rale e spirituale. Poco tempo dopo le dieci cantate ne furono
realmente vestite di musiche note , inspirate dai versi e dai
concetti di Eva^o al cavaliere Bagetti , il quale fu eccellente
in quasi tutti i generi delle arti belle , e soprammodo si di-
stinse come pittore paesista nella prospettiva aerea e hneare ,
ed anche nell'effetto del chiaroscuro.
Questa poetica versione fu con applausi accolta dai dotti. In
bi;evissimo giro di tempo a quattro edizioni pubblicate dal ti*
pografo Soffietti in Torino , tennero dieti*o molte altre, venute
in luce nelle più cospicue città della nostra penisola ; talché
ne nacque uua bella celebrità al nome di Evasio , e ne fecero
a gara onorevoKssima menzione Tiraboscbi , Saverio Mattei ,
Denina , Ginguené , e gli estensori dei più rinomati gior-
Dizion. geogr. ecc. Voi. 111. * \G
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7^7 CASALE
nali* Lo stesso BettioeUi , il quale scrìvendo al canonico D^
giovanni fembrò portarne men Cavorevol giiidmo, perchè \»
tore seppe mettere la Cantica in Canzoni j volle soggiangert:
anch*io lodo la metastasiana» Feramento un foglio lettera
iti Venezia anatematizzò il Mattei per la profanazioni B^
tastasiana della poesia ebraica. Ma ifuesto figlio di EXiè»-
pera di molto il Mattei , ed io non m'arrogo lo zdo ardali
del padre suo : sarò piuttosto un Eliseo.
Chiamato Evasio nel 1^83 al couvenlo di Torino, li fece
l'intiero corso di teologia , e ne espose , e sostenne i tnSati
nel mese d'aprile 1788 in uno di quei pubblici espeni&csti,
che difese venivano chiamati. Vive ancora in molti la mtm»
degli applausi da lui riscossi in quella solenne occasione.
Alcuni anni prima il padre Eustachio Delfini aveva in (^
lità di cappellano assistito alla flotta francese nella celebR
spedizione alle Indie orientali sotto la condotta del ^enetìk
De-Suffren. Di ritorno in Piemonte alfidò ad Evasio le nofc
tumultuane che raccolto aveva intorno a quelle rimote, e a
allora mal conosciute contrade* Evasio le ordinò riveste»^!^
di uno stile nitido ed elegante. Uscirono poi dai torchi deJ ^
fiotti nel 1 785 il ragguaglio della spedizione della fitAìAfr»-
eese alle Indie orientali; e nell'anno seguente /e memon;^^
riche intorno alle Indie orientali , ed al ritorno in Eurtif»*
Questi due volumi adorni di dediche , di proemii e di vatf
tazioni portano il nome del padre Delfini , a cui Era<iio ftf
un effetto di singolare amicizia lasci^ l'onore ed>il fri>^ ^'^
lunghe sue veglie.
Una società letteraria; la quale l'anno 1 782 tenne la sua pn"*
adunanza nel palazzo del conte San Martino della Motta, '
poscia in quello di S. E. il conte Prospero Balbo , lo au"^
a voti unanimi nell'anno 1786. In quel consiesso cfaf ^
composto delle persone più erudite della capitale, ^
egli moltissime sue produzioni si in prosa , che io versi if^
recchie delle quali^ Airono per acclamazione dei soiii i^^ "*
stampe negli ozii letterariL Nel 1 790 , in virtù di reffo r
glietto del 5 di febbraio, venne ricevuto fra i dottori àà ««•"
legio di belle lettere-, nella quale occasidhe recitò un'eiof»^^
ed applaudita orazione latina.
In questo fi^attempo avendo per socii il Michelotti , '^ ^
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CASALE ji3
bert ed il Giulio , uomini di nome distinto nelle sciente , at-
tendeva alla pabblicfazione del Giornale delle Scienze , Lettere
ed Arti. Gli articoli Ietterai ii a lui singolarmente riservati , ne
formavano y per coinun giudizio, il più bell'ornamento.
Taute j e si svariate occupazioni non lo distolsero da un'im-
presa di assai più grande rilievo. Confortato da ragguardevo-
lissimi personaggi , e principalmente da S. E. il conte Corte,
gran cancelliere del regno , ^er lungo tempo si affaticò a rac-
cogliere ed ordinare in un corpo di storia i più sinceri , ed in
parte reconditi monumenti cbe ragguardano alla Casa Reale ed
a' suoi felicissimi stati. Frutto' di malagevoli ed indefesse ri-
cerche furono poi gli Elogii de' principi della real casa di
Savoja dal looo al 1891 . Emulando , e per avventura su-
perando il celebre padre Appiano Bonafede , ad ogni elogio
fece precedere un sonetto , in cui dipinge con vivaci colori
l'indole , e le geste di ciascun principe. L'infelicità de' Jempi ,
nei quali al suo compimento era giunta quell'opera , ne impedi
la pubblicazione.
Le varie tristissime vicissitudini a cui soggiacque ^1 Piemonte
in un'epoca infausta, lo costrinsero a mutar cielo.
Dimorò per alcun tempo in Parma, trattenutovi dall'amici-
zia de' più distinti uomini che fiorissero allora in quella città,
e particolarmente del Bodoni , che. volle onorare co' suoi tipi
parecchie opere di lui. Ivi attese al ministero della divina pa-»
rola , e dettò un'epistola , sgraziatamente smarrita , nella quale
con grande maestria descriveva ii sublime disegno , con cui il
cavaliere Bossi avea fatto l'apoteosi di quell'immortale tipografo.
Durante il suo soggiorno in Parma venne aggregato all'Ac-
tademia italiana ed a i^olte altre società letterarie. Nel i8o3
fu dal magistrato di Fermo invitato a reggere la cattedra di
eloquenza e di poesia io quella antica università. Quattro anni
dopo trascelto a professore di morale nell'archiginnasio della
sapienza in Roma ^ vi recitò sai principio dell'anno seguente
in piena adunanza un'orazione latina in lode di Leone X. Nello
stesso tempo il magistrato di Viterin) lo nominava a teologo
consultore di quell'insigne città. Nel 1809 un diploma del vi-
ceré d'Italia 'richiama vaio a Fermo per esservi professore, e
reggente di quel liceo.
Avendo colà ricevuto l'annunzio di una gravissima malattia
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7^4 CASALE
del Bodonl, partissene per Parma nel settembre del 181 3. [•
questo viaggio cosi discorre il chiarissimo Delama Deìb vk
del cavaliere Bodoni. « L'abate Evasio Leone che nell'uDÌferikj
di Fermo fino dal i8o3 stava dettando con generale appìasH
pubbliche lezioni di eloquenza e di poesia, giunse improrv.-
samente in Parma per abbracciare un si illustre suo coDàtt^
dino , da cui le vicende politiche d'Italia lo avevano per tacu
tempo diviso, e per rivedere ad un tratto l'abbate Gueiie/iBo
suo fratello , che poco prima erasi qui recato per assui^re h
carica di censore dell'imperiale liceo. Furono quei breri è)nii
pel cuore di Bodoni soavissimi .... quando nel sepsni^v,
ambidue colle lacrime sugli occhi strinse afifettuosamente al ì^a
questo dolcissimo amico , e . . . . addio con voce conimc^^S;
disse a lui , che gli prometteva di ritornare , addio, 0 ore
a rivederci , ma nell'altio mondo .... inaspettate parole, à
trafissero Taniino del piangente Evasio, e piombarono sul cuoie
della consorte , spettatrice di tale dolorosa separazione ■.
Ritornato intanto a Fermo vi sostenne con grandissima ^
stinzione sino al 18 14 gli onorevoU ed importanti impiegii' co'
gli erano stati conferiti.
A quali vicende , ora gioconde ed ora penose , d'aUora »
poi sia stato soggetto, non potrebbesi meglio riconosoerf}
che dalle seguenti due lettere , la prima delle quali ìoàifoi^
egli da Corfù il i5 di giugno 1816 all'egregio suo amico G«*'
dani , procuratore generale del governo di Parma.
« Post tot errores , scrive egli , post tot discrimma rfr>
io posso pur finalmente presentarmi in ispirito al mio tf^f
onorato, e caro Giordani, e dargli contezza della mia esiste»^
le rinnovargli il tributo dei sentimenti ^ che il suo gcào '
sue virtù m'inspirarono nei lieti giorni della prima età. A^*
de re del regno italico io abbandonai U mìo soggio''°^ ^
mo ; visitai nuove terre e nuove genti. Dimorai pareccw ^
in Napoli , e poscia in Monopoli nella terra di Bari , ^^
nutovi da un egregio vescovo e letterato, che meco s»*""^
nella più ingenua e tenera amicizia: ma egli morì; edioo»T
sto nuovo infortunio colpito , ricaddi nella tetra melando'*'
da cui appena cominciava a respirare. Ripigliai il prog<^'^
viaggiare -, vidi tutta la Magna Grecia , -e la patria d» ^ '^^
e di Teocrito. Di là traghettai per quest'isola , col àìse$^^
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GASALE 7^5
andar peHegrinando a baciare le rovine di Sparla e di Atene,
e riverire la patria della filosofia e delle muse. Ma la peste
sopraggiunse a troncar le mie brame. Qui da sei mesi fissai
dunque la mia dimora j della quale altra augurar non mi po-
teva più opportuna a schiantarmi dal cuore la moral malattia
cbe mi travagliava fieramente. Una schiera di amici , che co-
noscevano i miei scrittarelli, si riunirono per migliorare lamia
sorte. Essi riuscirono nella loro filantropica impresa ; e colla
salute dell'animo fece a me ritorno quella del corpo. Io qui
sono sano , e vegeto y e tenuto in qualche pregio dai primarii
signori greci ed inglesi. Hi furono offerti alcuni letterarìi im-
pieghi , che non lio accettato. Ma credo , che al fondarsi del-
l'istituto delle sette isole , che dovrà risiedere nella patria di
Ulisse, io sarò annoverato tra ì professori di italiana e latina
letteratura.
Mi vo intanto addestrando alla greca, e già comincio a bal-
bettare nel linguaggio di Omero , e di Demostene I pochi
miei progressi mi furono bastevoli per consultare in fonte gli
originali citati dall'autore di un trattato de consolatìone da me
sottratto in Fermo alla distruzione che preparavagli un mer-
cante , il quale stava per avvolgervi et piper et chartis quid
quid c/iartis amicitur ineptis. Io lo credo inedito , e l'ho con
grandissima cura illustrato , come vedrete dal foglio che vi
mando per codesto egregio bibliotecario Angelo Peszana , al
quale vi prego di porgere supplica in mìo nome , ed avvalo-
rarla col vostro , onde lo possa dalla generosa sua gentilezza
ottenere i lumi , de' quali ancora abbisogno j.er dare l'ultima
mano al lavoro, e preparare l'edizione.
M'è surto in mente il pensiero di eseguirla in qualche città
d'Italia , e di farne un omaggio all'ombra del gran Bodoni.
Io sono oppresso dalle obbligazioni pei favori , di cui venni ri-
colmato da quel lume d'Italia ancor vivente. Polche non ppsso
in altra guisa scontare menoma parte de' miei debiti , io vo-
glio a lui morto recui'e il tributo della mia riconoscenza. Date
di questo mio disegno parte alla vedova illustre di quel grand*
uomo , rinnovandole la memoria di me , che in ogni vicenda
ho serbato di lei memoria vivissima , piena di tutti i senti-
menti , che le debbo perpetui , ed inviolabili.
Datemi qualche notizia di voi , e delle cose vostre. Se es&e
\
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;^ CASALE
corrispondono al menti voetri sommi , ed a' miei voti, io».
pur H«to e felice della vostra felicità. |
11 Pindaro Parmense (Angelo Massa) ha egli con qnaU' {
nuovo lavoro messo il Tebano in forse dei secondi (Aoii?ei
Nestore della vostra patri:i , e il sensitivo , ed elegante ccrt
Antonio Cerati non* l'ha egli arricchita con qualche nuon p
duzione della sua facii penna , e della sua ridente imin^cJ»-
xtoHe ì e voi, mio duca , e mio maej>tro , avete potuto ìb^^
lare alla catt<;dra , al foro , alle cure dei nsagistrati fajRoa
una qualche ora per donarla alle nmse ? Scrivetemi dì ce. e
di che altro appartiene alla letteratura di una città che fera:
tanta parte della gloria italiani^.
Presentate i miei osscquii a tutti gli amici , i quali m*tt:^
rono , e mi amarono negli anni troppo rapidi ch'io scornava
vicino. 0 anni di sempre dolce, e sempre acerba licordan:^
Io vi rammento sul suolo dove ancora olezzano gli ord d Al-
cinoo, e tra gli ulivi, che forse udhono i canti di Omenu
Di un'altra lettera ch'egli inviò a suo fratello il 9 di bo-
vembre del 1817, e^trarrenio i soli passi, che presentalo Da>
ve y o più singolari circostanze della ^ua vita.
e Tu vuoi ch'io ti dica coU'in^enuità che hai dirifto di ^>
gere da me , tutto ciò che ho racchiuso nel cuore : o» ^
cenno mi è legge.
Fermo , dove io viveva tranquillo , essendo stato <la ^
niera violenza invaso (parla dell'invasione di Muratj, io do*''
bo voluto servire l'oppressore fraudolento.
Rinunziai . perciò all'onorevole, e vantaggioso impifp «^
Reggente di quel liceo, e nel primo bollore di un'ardeule ii^
maginazione meco stesso deliberai d'uscire afiatto d'Italia- ^
volsi quindi a Napoli, onde tragittare di là in Grecia. Ma <^^
gravissima malattia mi costrinse a dimorare quasi sette d^
in quella gran capitale. Venne alloia ad assalirmi un'orr^'^
melanconia , la quale degenerò quasi in frenesia. L^atU'C*^'
ed un barlume di ragione mi sostennero.
Per togliermi a quello stato infelicissimo , e per cang'^^
col cangiar di cielo la fortuna, non tardai un istante a f^^
sulla prima nave , che dal porto di IS'apoIi salpava per la ^^
glia , la quale quasi interamente costeggiando trascorsi. ^^
fiera burrasca mi fece afferrare Monopoli , città doviiiw»;^
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CASALE
eulta. Qui la sorte mi fece abbattere in un vesco
"- aveva in grandissinia estimazione i miei scritti. £|
presso di se , ed affidonimi , per distrarmi dalla i
'* ^ che pur mi travagliava , la direzione generale deg
seminario, o del liceo. Quest'occupazione, ed i se
maniera apprestatimi da quel buon prelato, m*an(
a poco risanando fisicamente , e moralmente. Qu
'- libri, dei quali aveva molti e sceltissimi: quivi coi
chie operette rettoriclie , poetiche, e morali, le aus
' la luce in Piacenza. Quivi Taria salubre , gli acce
ci , e soprattutto gli innocenti piaceri della campa j
cero quasi rinascere a nuova vita. Ma come è mie
non gustare la felicità, se non dimezzata, il bene
i' dopo breve malattia spiiò nelle nàe braccia Tanii
i- nedetta.
% Che fare allora? restare? io ne aveva i più cah
ì le immagini tetre di morte mi avrebbero rispinti
% mia melanconia : altronde qual prospettiva pote^
jf morte del mio benefattore , offrirmi un ^ angolo di
w Diveltomi perciò dal seno degli an>ici, abbandona
«alìi una nave che veleggiava per Corfù , e vi g
dopo essere stato ludibrio dell'onde, e dei venti,
duto il naufragio d'un legno ^ che quasi nello
aveva alzata l'ancora.
t Faustissimo fu il mio ingresso nella capitale del
I •• de* principali .signori gieci , i quali si erano educi
risaputo appena il mio arrivo , gareggiarono nel i
e dopo due anni mi sta ancora presente una cen;
a me imbandita a spese loro comuni , nella qual
la cordialità mi richiamavano al pensiero quella
«* fece apprestare in quest'isola ste&sa ad Ulisse, al
ricolt di mare , e nelle peripezie pur troppo io n
Ma mentre si lieti priucipii m'inondavano di gì
ecco un avvenimento il più terribile, e funestator
grido si sparge, che serpeggi poco lungi un mort
tacca ad un tempo, ed uccide. Il grido ognor più
do, sinché resta avverato, die la peste ha invase
risola, e minaccia il rimanente. Mon ti dipingerò
in ogni guisa atteggiato, che si vedeva Kolpito ii
7i8 CASALE
to y in ogni sembiante. Ordina il governo che la parte appe-
stata venga separata da tutte le altre : si stabiliscono trìplid
•cordoni di truppe \ si chiudono le porte della città ; ed io dai
più ridenti piombato nei più tristi pensieii rimango con tutti
i compagni della mia infelicità , cittadini e stranieri, confinato
e rinchiuso dentro le mura , ove non sapeva , se avrei sog-
giorno , o tomba. Questa infelice coodisioue di cose riurò ben
nove mesi
Ad ogni modo non mi sono avvilito , né mi avvili rò giam-
mai. Il santo amore che nutro per le lettere, non si è spento-,
né spegnerassi, se non coir ultimo respiro. Sto applicandomi
alla piena intelligenza de' greci scrittori con quello stesso zelo,
eon cui mi ci sono preparato negli anni più verdi. Ho in
pronto un'opera morale , che riceverai quanto prima per la
via di Venezia. Ho inoltre tradotto dall'inglese, e corredato dì
opportune note sette lettere del vescovo di Landaff contro Gì-
bon.| Porse lo spaccio straordinario che ebbe l'opera originale
nella Gran Brettagna si può in parte attribuire al nome stesso
dell'autore dell'istoria della decadenza , e della mina del Pini-
pero romano, e molto più al nobile scopo del suo confutato-
re^ il quale difende il cristianesimo dalle imputazioni fattegli
tIsC quello scrittore irreligioso. L'opera tuttavia in se stessa è
di gran polso , é scritta con una purità .singolare di lingua. Nel
traslatarla anzi che le parole io ho seguito il sentimento ; e
posso conndai^ che sia stata da me rivestita di colori equiva-
lenti agli inglesi. Pel signor del Majuo ho pure sulla tavola due
o tre volumi d'operette di vario genere. In sonmia mi son fatto
una legge di quel detto d'Orazio , che non conviene troppo
pensare al domane, e perchè la Provvidenza è sempre madre,
•e perchè non bisogna afFreltarc ì mali col figurarseli »
Oltre le ultime opere nella precedente lettera indicate, e per
funesti accidenti di mare perdute , ed oltre il manoscritto ^^
consolatione , che , sebbene assai tardi , si è finalmente rice-
vuto , metteva Evasio in Coi-fù la seconda mano ai già nienlo-
vati Elogii^ avendo in pensiero non solo di continuarli sino al re-
gno di Vittorio Emanuele , ma di correggere eziandìo qualche
giovanile inavvedutezza ^ e di porre in miglior aspi tto «na
storia , dalla quale i giusti encomii allontanassero ogni sospetto
di bassa adulazione. Voleva intitolare quell'opera i secoli Sa'
CASALE 7^9
bandi j avendo in mira d'instruire chi appena sappia i primi
elemeiìti della storia patria ; ^la proponendosi ad un tempo
clie il suo lavoro non fosse indegno delio sguardo degli storici
profondi , dei politici , e dei letterati. Al nobile scopo aveva
già egli raccolti , e ripuliti i materiali della seconda parte di
lutta quest'opera ; ma anche questa sua novella fatica , per
qualche fortuna di mare non giunse in Piemonte.
Glunsevi però l'autografo della f^iitoria di Mosca in lode
.dell'imperatore Alessandro. Questo poema drammatico spirante
in tutte le sue parti la venustà Metastasiana, restò lunga pezza
£ra le mani del conte Capo d'Istria , il quale cosi ne scriveva
al vecchio suo padre in Corfù: v Sto spiando l'istante di pre-
sentare a Sua Maestà l'egregio lavoro di Evasio Leone. Molti
italiani mi hanno indirizzato loro versi : io li terrò indietro
tutti per far giustizia al professore Leone , a cui forse potrò
essere utile ». Ma queste buone intenzioni del conte Capo
d'Istria , e le promesse di- altri cospicui personaggi furono
senza effetto ; non per questo rimase mai turbata la calma dì
Evasio. « Io son nutrito , scriveva egli , delie più luÀngbiere
speranze ; ma la mia stella non si tìnse mai di color di rosa :
spera e temo ».
• Né più felice successo coronò la Visione sul sepolcro della
principessa Carlotta di Galles ^ uscita dai torchi di Corfù, e
riprodotta con lusso dai tipi Bodoniani nel 1818. Contiene la
visione un elogio ' funebre tessuto con certe insolite forme , che,
se mal non ci apponili iamo , erano prima sconosciute pli'Ita-
■lia. La madre della principessa, che ne aveva aggradito la de-
dica, aveva altresì sollevato l'autore a liete speranze, che pur
totte andarono fallite.
La singolarità dell'invenzione , la forza de' pensieri , l'evi-^
denza delle immagini , ed uno stile sempre pittorico, e non di
rado sublime, sono i pregii che risplendono in questa produ-
zione , e «QUO di non dubbia prova , che l'età non aveva an-
cora diminuito le scintille del felicissimo ingegno, di cui la
' natura era stata cortese all'autore.
Crediamo opportuno lo aggiungere qui il giudizio che portò
di quell'elogio funebre il dotto Gerolamo Trevisan, professore
emeiito della università di Padova ^ in una lettera indiritta ad
im suo illustre collega, e Ebbi finalóieute col mezzo di un
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geotil giovine parmigiano a ciò incaricato dal cLiarissimo abate
ColoDibp, la Visione^ dono prezioso della vostra amicizia sem.-
pre libéralissima verso di me. Potete iinniagiiiarvi con quaota
avidità mi feci a leggerla ! tutta da capo a fondo sull' istante
la divorai. £ come infatti scostar le labbra da questo nettare
prima di averjo tutto sino airultima stilla esaurito ? ben una
tal opera doveva essere si lungamente aspettata dalla mia im-
paziente curiosità! lavoro sommo, impareggiabile, unico/ sarà
criticato lo veggo , e può criticarsi : ma da cbi ? da coloro ,
che non si sollevano sopra la sfera dei letterarii insetti , e non
sanuo abbandonare quell'aere basso e pesante , ove nacquero,
ove muojono. Io guardo ai concetti senza troppo curarmi delle
espressioni. Mnn è castigato sempre lo stile ; ma le idee sono
sempre grandi e sublimi. Chi pretender può a buon diritto in
un colossal simulacro le ultime squisitezze degli scalpelli più
dilicati , che sanno solamente incidere con scrupolosa diligenza
qualche opera da microscopio ? anche il numero manca tal*-
volta. Ma non è questo un concento di musica pastorale , e
gentile : è il suono delle maschie trombe de' forti , e l'inter-
rotto gemito del dolore: sono, per cosi esprimermi , le eruzioni
volcaniche di un'immensa passione. Come incatenarne l'impeto
per assoggettarle alla freddezza uniforme del ritmo si malage-
vole de' prosatori? e poi ci fossero in fine difetti e di lingua,
e di stile , e d'armonìa , converrebbe sempre perdonarli alla
novità, edalla grandezza delle idee, e de' concetti , che splen-
dono per tutta l'opera ».
L'amor del vero ci obbliga per altro a dire che varie fan-
tastihe espressioni sfuggite all'autore nell'entusiasmo di una fret-
tolosa composizione , e da lui stesso poscia riprovate , incor-
sero a buon diritto la censura della sacra coogr^azione del-
l'Indice. Ma la ristampa ne presentò per la prim% volta quel-
l'opera diligentissimamente riveduta , e purgata da quelle men-
de , che meritarono si grave nota.
La Visione , di cui erasi già fatta in Corfù una versione
francese , fu altresì nel 1819 da un dotto ellenista tradotta in
greco letterale ; e a questo modo andava essa trascorrendo il
Peloponneso , e l'Attica , ed era applaudita dai discendenti dei
Demosteni , e degli Isocruti.
Aveva Evasio il i3 di marzo dello stesso anno spedito p^f
rebbe in un paese cristiano ; ma in mezzo ai turchi , a dispetto
delbi natura j che ride d'ogni intomo, sembrami, che tutto
sia tinto di color melanconico e tetro. Ad ogni modo , se da
Corfù non vengo a condizioni onorevoli richiamato , mi rimarrò
qui, ed occuperò un pajo d'anni a perfettamente istruirmi nel
greco idioma , a viaggiare , a scrivere i miei viaggi , riducendo
le mie lettere a forma e stile , che non abbiano a temere Ja
luce del giorno. Vero è, che in mezzo al comun servaggio un
franco , che ha la protezione di un console austriaco , può
godere come io godo realmente , di una piena libertà. ]Non
posso per altro dissimulare , che il sentimento 'della dignità
umana mi fa provare molto ribrezzo nel vederla qui universal-
mente degradata ».
Ma a quali lavori Evasio attendesse, e quali fossero a quel
tempo i suoi divisamenti , meglio , e in più distinto modo sì
potrà riconoscere dai varii cenni, ch'egli stesso ne fece in una
sua lettera indiritta a suo fratello il 18 settembre 1818. a Spero dì
poter mandare quanto prima a Sua Eccellenza il conte Balbo
l'incisione di un basso rilievo qui da me trovato , e fatto di-
segnare da abile artista tedesco, il quale era dì passaggio per
recarsi in Atene. Mi duole, che sono affatto privo di libri d'an-
. tiquaria, e dì belle arti, dalla qual»pnvazionc deriva una gran
difficoltà di ajutarmi nella descrizione, ed illustrazione di que-
sto capo -lavoro , e di altrì non pochi , i quali vo scuopreudo
tra le mine di quest'antica capitale deirAcaja , accresciuta dì
una colonia , e ripiena di bei monumenti da Augusto dopo fa
famosa battaglia d'Azzio.
Passeggiando, giorni sono, sulla sponda del golfo di Lepanto
m'avvenni in un cimitero. Un turco, cui richieisì a cbì appar-
tenessero quelle tombe , con aria rispettosa dissemi , che era
il cimitero de* ciistianì morti nella battagfia di Leiìanlo. Cbc
bel soggetto per un'altra visione! di quante forme e patetiche,
e sublimi sarebb'cssa suscettiva ! ma mi mancano le megiorie
di quella battaglia , di cui più sanguinosa non videro e Gre-
cia , e Roma antica , e che salvò Roma moderna , e l'Italia.
Se mi riesce di trovare qualche narrazione storica di quel fat-
to , potrò utilmente impiegare le mie- veglie , e la mia soli*
tudine 0.
Due mesi dopo scriveva cosi :* « Ti accennai la mia idea di
scrivere sulla Grecia, argomento di modaj ma, per quanto si-
A proposito, sai ta, cbe si é teste scafato il tempio d'Apol-
line precisamente sulla montagna di Delfo , e che ti si sono
trovate , olire ad altre preziose anticaglie , molte bellissime
statue ? quanti tesori sifiatti potrebbero ritrovarsi in Olimpia ,
dove tutto è intatto, quanti in Tebe , in Argo, in tutta TAr-
eadia ! Ma di ciò un'altra volta, quando avrò veduto coi miei
occhi ciò, che sull'altrui relazione ti scrìvo ».
Vide egli infgitti , ed esaminò ia« varie gite gli avanzi del
Partenone , e tanti altri, i quali ancor ricordano, cbe la Gre-
cia fu un giorno sede delle arti belle.
È qui opportuno il riferire ciò che di lui scriveva sul finire
del 1819 il conte De-Grattagliano: « Evasio è stimato ed amato
ovunque si fa conoscere. I miei corrispondenti delle varie con-
trade della Crecia , ai quali l'ho raccomandato come un mio
fratello , mi scrivono che soq vicini a perdere un tesoro che io
presto riacquisterò ».
Le sventure inseparabili dalle lunghe sue peregrinazioni nel-
l'interno della Grecia , e la stagione che avrebbe reso ognor
più pericoloso un viaggio di mare. Io consigliarono a ricercare
un necessario riposo, e ad attendere in Gorfù,che l'incostanza
de' flutti fosse meno funesta. Ricevuti colà da suo fratello nuovi
e maggiori inviti a ri patriarci , colla seguente lettera rispon-
deva Evasio il 20 di giugno 1820. « Porgi in mio nome mille
rendimetìti di grazie a S. E. il conte Balbo , il quale fra i
tanti sublimi pensieri e grandi, ha pure la generosa degnazione
di rìsov.venirsi di me. Ninno sarà pia di me felice , se sotto i
suoi fausti auspizii io potrò chiudere non solo la mia carriera
letterarìa , ma ancor la vitale. Io inceppato da debolezza ca-
gionata dal clima e dalle febbri che mi travagliano, debbo,
a mio malgrado, andar ritardando la mia partenza. Ma se il
cielo mi iridona la salute che perdetti, e vo troppo lentamente
ricuperando , ti scriverò tosto , a£Snchè tu venga al mio in-
contro in Venezia , per ftir teco il più dolce viaggio ch'io ab-
bia fatto giammai. Sarà questo l'ultimo , poiché come il Ye-
Bosino, sono stanco maris eiviarum-, e null'altit» sospiro,
Che tra gli antichi amici in caro loco
Viver temprando il verno al proprio foco.
Io sento ognor più che cogli anni sen "fugge la forza ed il
brio del corpo e dello spirito: ho* d'uopo di riposo , e questo
\
coDuo SUO Viaggio la icTsnie , o per yioienia nuuaiua , o per
qualche ignota fortuna di mare.
Evasio ebbe una bella statura , una fisonomìa nobile ed
aperta, uno sguardo pieno di fuochi, una voce dolce e sonora,
atta a muovere e persuadere, un cuore tenero e sensitÌTO. Fu
nella vita privata di modi soavi, e di una piacevolissioia mo-
destia : nell'animo suo non annidarono mai né livore , né in-
vidia , né alcun basso pens?ero.
Le sue opere edite sono: Il cantico de' cantici, tradotto ed
illustrato. — Lettera del consigliere Giordani al traduttore , e
sua risposta. — Variazioni dall'autore fatte alla sua versione.
— Sei elogi sacri , con copiose annotazioni. — I treni di Ge-
remia , tradotti ed illustrati. — Le virtù del trono , cantata.
— La pace fra Pallade ed Amore , ^cantata. — Versione poe-
tica del salmo 71. — Pianto di Maria. — Ode a S. £. il ba-
rone Vincenzo dell'Aglio. — Pignuilione , poemetto. — Elogio
funebre di monsignor Minucci , arcivescovo di Fermo. — Let-
tera all'autore , di Sua Eminenza il cardinal Brancadoro. — Vi-
sione sul sepolcro della principessa Carlotta di Galles , edizione
riveduta ed emendata. — Le opere inedite sono , oltre molti
opuscoli quali in versi , quali in prosa , Elogii storico- poetici
della real casa di Savoja , dal 1000 al 1391. — Tre panegi-
rici. — Nove discorsi per novena del s. Natale di N. S. — La
vittoria di Mosca , poemetto drammatico. 11 trattato de cons(H
latione , di Nicolao Mechin^pse , vescovo di Madrusfa, dall'au-
tore scoperto , arricchito di un commentario , ed illustrato con
erudite annotazioni.
Le sue dotte fatiche intorno a questo prezioso trattato del
Madrusfa . voleva egli dedicare alla città che lo vide nascere ^
ed anche fartene dono dell'autografo stesso : onde appare, che
le virtù , di cui ebbe l'animo a dovizia fornito , non andarono
disgiunte mai dal santo amore di pàtria.
DeW antico luogo di s, Ey^asio, e di SEDULA.
11 villaggio ora scaduto di s. Estasio fu nei tempi di mexxo
una corte , o capoluogo con distretto particolare. I due già citati
diplomi imperiali di Ottone 111 , e di Arrigo 11 , il primo del
999 a favore del vercellese vescovo Leone, il secondo a van-
taggio della badia di Fruttuaria ci dimostrano primamente che
s. Evasio aveva sotto di se le terre chiamate Frassineto da Po^
;S8 CASALE
nMtì in ipelli città « MDevare oimtro esso la plebaglia, a a«
lo diacaedaroiio eoa la irsoleaza. Si ritirò egli per la via dà
Venselli m ValasiaikO, terra o^i scaduta tra Casale «d Arti , ed
ivi addonaenlatosi per la staacbexsay fu risvegliato dal fido
prete Natale ^ a ripartitone Irettolostt atrarrìvo di caTaKerine-
mici, $»èò a riposarsi ad Oxzano, e dappoi io una selva detta
Cornea si nascoseé Arrivò colà il diacono Projetta, che cen-
dusselo in virioo luogo sicuro, di cui non è indicato il none;
ov% il d«ro ed il popolo dei dintorni andò a visitarla CoslA
confennè i «recanti nella fede, e cogiti insegnamenti e «na»-
f«GoH trasse a4t^a«iiftà del vangelo molte infedeli famiglie, fra
le ^oali coftverti una pagana per nome Projetta, figliuola di
«n crittìano artefice chiamato Diogenio, alla quale ridonò ad
un tempo prodigiosanvente la salute del corpo, berlocche vi
fcresfie Un 1»mpio per accogUerii ai santi mfsterì, dedicandolo
al tfta?^ve diacono s. Lorenao. Trovavasi allora in una pros-
sima città detta Sedala, il prefetto de'presidii del confine At-
tabttlo pagano, il quale aentendo quel maraviglioso progresso
del eristianeshno, preso da fiero disdegno, volle che fosse di-
nanzi a se condotto il santo vescovo, e avendo questi «Ita-
mente ricusato di cessare daBe predioaxiooi, avrinto mani e
piedi fu gittate nel profondo sotterraneo dagK abitaifti dna-
malo Pozzo di Ucostrato. E avendo poscia il tiranno reiterate
invano le sue prime intìmàtioni e mlnaccie, ordinò che colà
dinanri al tempio fosse Evasio posto a morte insieme col -dia-
cono Projétlo e con cento quarantacinque cristiani dell'uno e
dell'altro sesso: «ordine crudele -eseguito nel di primo di di-
cembre del ^36ik.
Poco tempo dopo molte puniùooi diviue colpirono le persone
che ebbero parte all'esecuzione dell'empia sentenza; e /soprat-
tatto fu colpito Attabolo, che divenne cieco, né potè ricupe-
rare la vi^ , se non invocando jl soccorso del santo maiii'^
auUa tomba di 'Itrì, divenuta gloriola par cagion dei prodigi
che il sommo Iddio vi operava. Dopo la conversione del prò*
fetto, l'esercirio della cH^huai religione in Seàula cft)betale
increfmento, che per le viftn degli abitanti, la città era rOfSìt^
celebrata, ed i fedeli da lontani paesi liberamente vi si reca*
Vano ^1 sepolcro del martire.
fla dopo la morte di Altabulo, gli ariani ìà cattivaroao il
CASALB 739
prefetto auUlfu» di Valensa «lal Po> cbe er» uo certo Caunio,
unno di Ofigia»; e questi Tenne con truppe in Seduta pet fcirvi
bottino al sepolcro, che erA stato altrove trasportato. Al fu-
rore degli ariani aggiuntosi il disdegno del preletto, la città fa
da essi abbandonata al saeco ed alle fiamme. Qui fioi&cono gli
atti sinceri.
S "ignora se mai più Sedala sorgesse dalle sue rovine ; certo
é cbe in appresso più non trovasi in autentiche carte nomina-
ta; e il diploma di LuitprandO| in cui appare il nome di e^sa,
è quivi interpolato.
Non cessò per questo il concorso de' divoti al sepolcro di ^
Evasioy che, tranquillatesi le cose, furvi rimesso, e vi si mao*-
tenne ansi per modo, che il nome della città si amarri a po#
co a poco 9 e quello del santo essendovi di preferensa sul lab»
bro di ognuno, Sedula diventò s. Evasio; mutamento di POIM
che a molti altri luoghi è in pari guisa succeduto a que'
tempi.
Intorno al mille andò crescendo la prosperità di Casale , e
«comando grandemente quella del luogo di s. Evasio; cosi che
gli abitanti di esso allettati dai vantaggi , che si avevano in
Casale , e dalle profferte de' casalcsi , s'indussero a trasfeiV'»
visi la maggior parte colle sacre spoglie del santo; e da quel-
l'epoca in poi questa città fu appellata Casale di s« Evasio.
U luogo antico di s. Evasio dicadde cosi, che di esso non rimane
in oggi traccia veruna. Tuttavolta tra Paciliano e Casale iofco»-
trasi un'amena pianura , che da tempi antichissimi é denomi*"
nata dal pozzo di s. Evasio; cioè dalla profónda prigione , ove
il santo era stato gittate. Sul finire del secolo xvia ivi ancorm
si vedevano molti ruderi di antiche rovine, e non è gran tempo
che fuvvi ricòstrutta la vetusta chiesa in onore di quel santo :
la distanza di dae miglia che or si notano da Casale all'antico
s. E?asio, combina con quella indicata dagli imperiali diplomi*
La memoria di questo Posso , o carcere Licostrato fece ne'
tempi di mezzo immaginare una fonte di acqua viva, ietta costà
scaturire dal santo ; del die non havvi alcun fondamento : e
perciò i versi che* si leggono nelPinno dell'Uffizio proprio dis.
Efesio : et vebu Moysis renwcUa virga protuUt undat , non
sono che l'espressione di una pia volgare credenza.
Le anzidette circostanze, poiché non havvi ragione che vi si
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^4o CASALE
opponga, riunite indeme concorrono a fu quifì raTviaitYi:*
lieo luogo di s. Evasio , e per giusta consegoeaia qvdko èà
vetusta citta di Sedula. Ed in Tero niano dubita die od lese
di 8. Evasio fu il suo sepolcro , per coi esso dibe lacdebDl
ed il nome ; niuno dubita che in Sedula fu il pozso , <n£ i
gittato j e sofferse quindi il martirio : non haTri in fise e
possa negare che il suo sepolcro divenuto tostamente Ofgetto a
culto in quell'antica città e ne' suoi dintorni , sia slato kosk
della venuta degli ariani, e della distruaione di SeduìiJesa.
Appuuto perché i sinceri atti, che noi mpportamiiu,^^
erano per lo innanzi ben conosciuti , si confusero non fàè i
due vescovi Evasii, ma ben anche i luoghi, e si dichian^
Casale , s. Evas'io , e Sedula come una sola cosa; dò A^^-
tra gli altri il padre Beretti nella sua corografia soJJe tr&.
deirUghelli, che fu anch'egli tratto in errore dal ìislabaili
Cenni storici sopra il luogo di PadlianOf ora s, Gtmfi^
di Casale. Il moderno villaggio di s. Germano presso Casr
ebbe anticamente il nome romano di PaciUaiuun , rilia w^
spettante ad alcuno del romano casato de' Facili, cogoomc^fi'
tichissimo della gente Turia , di cui fu un Cajo Tulio h^
console di Roma l'anno 3i4y rammentato da Livio 4? *^^^'
vero di alcuno dei loro liberti.
Stava poco discosto dalla città di Sedula, ora casobre^»
Pozzo s. Evasio. I suoi avanzi veggonsi a due miglia a scirKc^
da Casale alla destra del Gattola sul vicino colle che ooo^^'
vane il nome.
Nel diploma dell'imperatore Carlo il Grosso dell'88i e ^
preso con Occimiano nella donazione. di terre da lui ^^^
chiesa di Vercelli.
Di Paciliano trovasi poi menzione nel trattato de' comuni («^
lega Lombarda fattosi in Milano l'anno 1199- ^ V^
rilevasi ch'esso fu un cospicuo comune , che aveva voA^ r
polazione, ed un podestà proprio distinto da quello àt'pT
sobborghi e del territorio. Si vede ad un tempo à»^
comune era podestà Manfredo marchese di Occim»^)
dei sobborghi lo era Ottobuono de' BenedetW ; si riconosce *
fine che all'occasione di quella lega fu stabilita h f»^^
otto anni tra quei del comune e gli altri continuajuep^ "
guerra tra loro«
/
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CASALE 74 1
Ivi purè ì vercellesi dimostrano avere con quei di Pacilian'o
trattati particolari , «d anche con quei di Torino , d'Ivrea j e
di Casale.
Nelle guerre dopo questo tempo succedute Paciliano venne
distrutto ; ma nel 1216 fu riedificato dai vercellesi congiunti
coi milanesi. Un trattato di alleanza con quei dì Vercelli del
laiQ fatto in Campis PaciUani ultra GauUam nel di primo
di luglio assicura a quei di Paciliano in ogni evento T assi-
stenza de' vercellesi.
Ciò non pertanto Paciliano Cu rovinato un'altra volta sul fi<-
nire dello stesso secolo xui; e la sua chiesa principale in onore
di s. Germano vescovo di Parigi venne riedificata nel 1 554 più
verso il Gattola, ove i pacilianesi si erano trasportati, ed ave-
vano dato origine alla moderna terra, che cambiò con quello
del santo l'antico suo nome.
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7<3
Il^DIGE
CabeHa . •
Cabras . •
Cabu-Abbat
Cabu*e-susm
Cabu*e-iossu
Caccia
Caccìarna
Gadda
* Caffatse
Cagliari
Cagna
Paa
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Cairo (pvoT.dUiVmeiriDa)» a8a
Cairo ( prov. di Savona) » ^86
Calamandrana • • • « 296
Calangiànus • . • » ^98
Calasca • • • • ^ » .Boa
Cala-Seta . . . « » 3a5
Calcababbiò • • • » 307
CaUerara • •' • • • 3o8
Calice M m
Calice Ofisolano ■• • a Sii
Calizzano • • • • m 3i3
Callabiana • • • • » 3ao
CaUiaoo ■• .. , .« • » 3ai
Calogaa » 3a6
Calosso 3 3a7
CaltigDaga .. • .. • a Bag'
Calasa • » 3Sa
Casigliano • J • . a 387
Calvino .... • • . » 338
Cainagna.(pK>y. diCaule)» 340
Cainagna(pix>?^TorÌBo)» 341
Camandona-. • • • » 343
Camasco • • • • » 344
Cambiano • • • • » 345
Cambiasca • • • • » 349
Cambiò a aSo
Cambunano . . . » 35i
Camerana • . • • » 35a
Camerano-Casasco • » ivi
Cameri » 357
Ganeriano . . • Pao. iSè
Caminata » ivi
Camino a 3%
Caino « » 36r
Camogli a 36a
Campello • • . . • 369
Gampertogno • • • a 370
Campidano, o Campo 1» 371
Gampiglia (prov. di Biella}» 379
Gainpiglia(prav. d'Ivrea)» 3éa
Campiglione • • • • 383
Campo m 364
Campocbiesa • • • » 385
CaBipo£red4a .... « 386
Camporosaa ..••<• 389
Campos|Mno«o • • • • 390
Canale > B^f
Canàfes a 395
Canaveae ^ • . • • ra
Candeasao • . • • • 4^'
Candelo • • • . « • 4^4
Candia ( prov. «d' Ivrea ) » 4^
Candia ( lagé ) • . » 4^
Gandia (prov. di Novara) » 4>i
Candiiio ed Imocento » -41 '
Candie (prov. di Sav<^
propma) • • • • » m
Gandiolo . . • . « 4'4
CaneHi » ivi
Canepa . . . . . » 4**9
Canevino • . • • • 4^0
Gaoiscbio . • • . a 4^1
Cannerò • . • • . m 4^5
Cannerò (Castelli di) » 4^6
Cannobina ( valle ) • » 4^7
Cannobino [fiume^torr. )» ivi
Cannobìo • • • • » ivi
Canosio » 4^5
Cantalupo • . . . » 4^^
Cantalupo ( sobborgo tPA--
Ussandria) . . • » 43?
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Pao.
744
Cantaluppa • • •
Cantarana • . .
Cantaveoa . • .
/ Cantogno • • •
Cantogno {torrentello)
Cantoira . . . •
Capo
Capoterai. . • . • •
Capraja
CaprauDg .... .
Caprera . . ... . .
Capr«zz€L .......
CapriascQ .. • •
Capriata ....
Caprìglio . • .
Caprile • • • •
. Caraglio ...... •
Caramagaa ^ prov. d'One
glia)
Caramagpa {torrenti)
Caratnagpa .( prov. di Sa
luzzo )
Carainagne
Carasco . .
Caravecchia
Cara?ÌQO
Caravonica
Caraz . •
Carbonara (
mellina )
Carbonara (
tona ) .•
Carbonara (
gliari )
Carcare .. .
Carclago .
Carcofforo
Carde . .
Cardellona .
( torrente )
prov. di La
prov. di Tor-
prov.
di Ca
lorc
superiore
438 Cardeiia . .
4^9 Cardiga . .
44^ Cardona . .
ivi Carema . .
443 Carentino
ivi Caresaoa
445 Caresaaa-Blot
ivi Caresano
45o Caresio ....
452 Carezzano ioferi
454 Carezzano
ivi Cargièghe . . .
455 Carìgaano > • .
ivi Carisio
463 Carloforte ...
464 Carmagnola
465 Carmine
Carogna {torrente
476 Carosio • . •
478 Carpasio .. •.
Carpe . . . .
ivi Carpenetta (
484 Carpeneto . .
ivi Carpignano .
486 Carpiaetl
ivi Carpugnino.
489 Carrega .. .
493 Carretto .. •
Carro . . •
ivi Carrodano ..
Carrù . .
493 Cartignano .
Cartosìo • ..
495 Casa
499 Casalbagliano
5ii Casalbeltrame
5 1 a Casalborgone
5i3 Casalcermelli
5i8 Casale . .
castello)
Pifi.
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Fim DBL TOLUME TEBZO.
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J
As
53 1
AGGIUNTA
ALLE
CORREZIONI FATTE AL VOLUME PRIMO
Ebbori
CoRREziom
rag.
JLin,
184
a ranonìci effettivi, e
canonici effettivi , oltre l'arcidia-
quattro onorari. Uno
cono; dei quattro onorari che
di essi,
vi avevano, non ne rimane
che un solo. Uno dei cano-
nici effettivi,
ivi
35 Le due tanto rinomate
Le due già tanto rinomate fiere
fiere di Alessandria,
di Alessandria , una in aprile.
una in aprile, l'aL
l'altra in ottobre, alle quali
tra in ottobre, sono
intervenivano molti forestieri
'.
frequentissime di fo-
e negozianti dalla Lombar-
restieri e negozianti,
dia, dalla Svìzzera e dalla
che vi intervengono
Francia, più non sì sono
dalla Lombardia,
fatte da più anni.
dalla Svizzera e dal-
la Francia.
i85 3i La vìa di Emilio Scau-
ro ecc.: questo pe-
riodo
186 4 Cascina-Grossa, luogo
che già fu detto Bru^
sa, è situato
IVI
In essa chiesa fu eretta
un'abazia dalla fa-
miglia dei Gallia. Ev-
vi pure un altro tem-
pietto uffiziato da un
cappellano.
ivi 22 Nella sua parrocchia
venne eretto im be-
nefizio.
187 25 Villa
ivi 26 Valenza , e chiamavasi
Attjgliano.
si ometta.
Cascina-Grossa è luogo situato
SI ometta.
si ometta.
Valle
Valenza.
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r\\
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785
DIZIONARIO
GBpOBAFlCO-STOBICO-STATlSTICO-COIfMERClALE
DB^BECn STATI
TO&UMX 8XCOSnK>
ElBORI
Fag. Lin.
6 5 Fiumana
ivi 3a Badalacuni
la I Trìa
i6 29 ii52
17 4 '^'
a5 19 i fianchi di quel pog-
gio.
ivi aó Invece del castello bay-
vi di presente la ca*
pace
ivi 21 a cui si sale per molti
gradini
ivi 23 sul disegno dell'archi-
tetto Buscaglione to-
rÌQ£Sfl«
ivi 25 del Gesù;
ivi 34 è fertile, inaffiata da
molti rigagnoli che
discendono dalle vi-
^^ cine montagne , le
quali qui ctaiincia*
no ad elevarsi.
CSoiBEzion
fiumana
Badalucum
Iria
ii4a
i55i
ì fianchi di .qael .poggio, e
stanze sotterranee a cui so-
prastanno altre poche inter-
secantesi mura.
In distanza di ducepto metri
circa dal luogo dell'antico
castello, havvi la capace
a cui $i perviene salendo
sul disegno dell'architetto Ma-
rio Queriniy modificati^ dal-
l'architetto Buscaglione to-
rinese.
di Santa Croce;
è intersecata da molti rigagno-
li, di cui la più parte sono
sempre asciutti, fuorché in
tempi di dirotte pioggìe, nei
quali si gonfiano in torren-
telli, e passano a formare
il torrente Banna più nocivo
che benefico alle campagne.
I rigagnoli che ivi scorrono
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786
Pag. Un.
a5 35 si distendono eccellenti
pascoli sino alla loro
sommità.
ivi 36 Contengono 0sse mi-
niare di ferro , cave
' di pietre da taglio,
e marmi di Tario
colore,
a6 I si diparte una strada
che ooaduce a Lom-
bavdore, La Pie,
jGrosso e Ri?aro&sa.
ivi 8 garocchi
27 37 nel Taiiaro
98 33 Asti
33 16 La parrocchiale è sotto
il titolo ecc., prima
di questa indicazione
si legga
per«iinì,somininistnDoaqtt
molto salutevoli per uso ^
bagni. La fertìBtà èclk p-^:
piana di Balangero à m
soprattutto riconoscere à^
roggùi molinara cbe (kà-
cesi dallo Stura.'
si distendono poco fendp-
scoli sino alla loro soa^-
tà. I monti di s. Yòt» e
Grosso sono imboschiti fia
presso alla loro dmi-, £i
non cosi è deiraltiguo moflfc
Giovetto.
Contengono esse mìneraie ^^
ferro, una cava di pietre ài
taglio, e contenevano altre
volte marmi dì vaiio coifirr,
si diparte nna strada die m-
duce a Grosso, La Pie, alk
Vaude , e stendesi verso Vd-
piano. Vi corrono parccà*
altre vie, di cui se ne si-
tano due specialmente: n^
di esse mette a Cork), alli
Rocca di Cario, a Barbaiùa;
ed un'altra molto utile «i
traffico del paese, situata ai
ostro di esso, conduce aB«
strada provinciale, che ^
Torino scorge a Lai»o.
garoceli
nel 3oHk>r0
Alba
È da osservarsi che nel i^«*
atvu in Balestrino esisteva uw
tipografia, della quale ^i^
un'edizione assai oitìJ^^"
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/^jg". Lin.
1 38 90 di piccoli saporosi pe-
sci
ivi a 7 tagliata su balzi,
ivi a8 spaccata
139 i5 commercio col Pie-
monte ecollittiarale
ivi :»! tempietto
ivi a3 nella
ivi 33 il palazzo
140 8 Roccabruna
i53 i5 un Pietro Angelo ecc.
171 IO Al ponte sopra il Ta-
naro
iyi 23 Scheelembourg
192 17 tre chiese
193 7 nei primi tempi del
cristi anesimo , al la
foggia di quello di
s. GioyanniLaterano
in Roma.
ao3 i3 Tribellk)
239 36 CXXIX
260 5 N.
ivi 38 Jovi ecc.
264 4 ^^^^ ^^^ '^
271 3a misure del Piemonte.
274 20 ottavo
2B2 II XIV
3i3 6 1720
3i8 17 di Coloeza^ in un an«>
787
• due volumi in 8.® di un'
opera di argomento sacro.
di piccoli pesci e di ottime an-
guille ,
passando sulle vette de'monti,
praticata
commercio col littorale
angusto e disadorno oratorio
Bon nella
la casa
Roccabarbena
si ometta colle seguenti parole
fino a Nacque.
Presso al porto di Bassignana
Sculembourg
tre chiese parrocchiali
nei primi tempi del cristia-
nesimo.
Trebellìo
Le ultime due linee della pa-
gina 319, e le due prime
della seguente si omettano.
LXXIX
M.
Jqvù . , — ilf . Fvhivs — rfe-
victis. et. superatis — . . •
r. S. L. M.
si omettano.
misure di Genova.
sesto
xm
1820
di Coloezza. In un antichissimo
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78H
J^ag, Lin.
tìdbtssimo affresco
sulla porta di ana
piccola casa a destra
della chiesa di san
Carlo y su cui lesesi
3^0. 4 I
3a5 37 ii56
335 16 Questo fiume prende
il suo nome ecc. : in
vece di questo pe«
riodo leggi
342 26 e passò quindi ai Bassi
anche nobili di Sa-
vona ìnestati alia fa-
. . miglia della Rovere.
379 20 probo
386 3i Arberti
41B 3i Yi risiedono un con-
servatore delle re-
gie gabelle, un ri-
formatore
444 36 BONVILARET ( 5o-
mimvilarelam )
affresco suUa porla £ m
piccola casa, a destra de3i
chiesa di s» Carlo, le^fi^,
non e gran tempo,
II
1618
Questo fiane dà il mae id
una valle che ha 24 e p
parrocchie; e prima <kl \'§
formava una prorìocia ^
vernata da un patriùo csa
titolo di eccellenza; eàx^vi
un tribuno del popolo, d
tìtolo di abaie. La parie à
detta vaile più vicina al uà-
re, forma di presente pa-
recchie comunità ; ma neDo '
spirituale continua ad essere
considerata come anbor^
di Genova, ed i suol pa-
rochi vanno col corpo tó
parochi di città nelle occa-
sioni di cerimonie pubbli-
che. Il Bisagno è nominato
da Plinio col nome di F^-
rìtor,
si ometta.
Probo
Alberti
Vi risiedono un xiSormBtore
BONVJLLARET (B(mm'i^
reimn)
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?89
I*ag,
JLiìi.
449 ag n
fli
45»
18 Burgaiii
Burgarii
464 a^ (icché
sinché
465 :
38 per
per le
46s
34 Catterina
Cristina
481
38 Provincie 9
Provincie di Torino,
49»
36 rendite
vendite
5oo
38 prov. dioc. e div- di
prov. e div. di Novara , dioc
Novara.
di Vercelli.
5o3
26 Urbano
urbano
5o6 a5 del Marchesato di Fi-
di Finale e di Bormida
«
naie e in conseguen-
za di Bormida
~
5o8
I Essa, ricevuto poi Tin-
Essa, ricevuto poi T influente
fluente del Plodio,
Viazza, e giunta a Fallare
e giunta a Fallare
ìtì
6 alla sinistra. Da Mal-
alla sinistra sotto Bragno. Da
lare a Carcare
Mallare a Cairo
5i4
a il periodo che comin-
cia Borriana
ai ometta.
52a
ai Ricco
Ricco
536
22 Bavaschiero
Ravaschiero
ivi
a5 dal i8o3 il R. Eco-
Da più anni l'abazia di Bor-
nomato ecc. : in vece
iose è unita alia mensa ar-
di questo periodo
civescovile di Genova.
leggi
563
2 11 vago palazzo, cui
U vago palazzo cui egli vi pos-
egli vi possedeva,
sedeva, ed è ora proprietà
del marchese Marcello Luigi
Durazzo , presidente delia
R. Università di Genova,
587
38 Bozzulce
Buxale
589
6 destra
sinistra
636 3a Ordo Brigim'anorum
Ordo Brigianorum
675
33 i65o
l55^
709
34 a'canonici suoi metro-
a'canonici suoi,
politani,
751 i5 prov. e div. di Geno-
va , dioc. di Tortona.
prov. dioc. e div* di Genova.
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7y>
Pag. lÀn.
766 — - dopo la linea 11 si Thomas de Basca pìttoit fio-
legga lÌTa verso il fise deliecok
deciEDcquinto. Si boooi
lui una bella tavda £ la-
ria Vergine ndlafacreéft di
8. Maria in fiiRàtibiii in Al-
benga , e gli avami di nn
affiresco in ona fitbbntttfuà
royinata, ndl' antica ini
Albenga ad Alassio.
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the Library on or before the last date
stamped below.
A fine of Ave centa a day is incurred
by retaining it beyond the
titne*
Pleaae retTim promptly»
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